History di Dragon Shiryu (/viewuser.php?uid=107468)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
CAPITOLO 1
Smeraldopoli. Base segreta.
Dopo il suono di una sirena assordante, un’immensa folla di
uomini e donne vestiti di nero giunsero di corsa in una grande sala al
buio
illuminata esclusivamente da un grande schermo, il quale, peraltro,
aveva anche
una bruttissima ricezione.
Tutti, in mancanza di sedie, se ne stavano in piedi e in
silenzio in attesa di qualche ordine, che per alcuni minuti non vennero
impartiti da nessuno, suscitando perciò perplessità e curiosità sul
perché di
questa riunione.
Ma, come se fossero robot, i presenti si misero all’unisono sugli
attenti quando notarono il televisore funzionare all’improvviso, dando
sullo
schermo il primo piano di una figura maschile dai corti capelli neri,
che vide
i presenti inchinarsi al suo cospetto.
- Addetti… - cominciò a parlare in un tono serioso l’uomo,
che di nome faceva Giovanni – In questo ultimo periodo molti di voi
hanno
compiuto il loro dovere egregiamente, mentre altri, purtroppo,
falliscono anche
delle missioni semplici…
Sentendo queste parole, i partecipanti alla riunione si
guardarono attorno interpellandosi sottovoce su chi poteva averlo
deluso… e
questo ronzio fece innervosire il capo, il quale, dopo aver attirato la
loro attenzione
con un potente rumore di pugno dato ad un tavolo posto davanti a lui,
alzò
sempre di più il tono della sua voce.
- Silenzio laggiù! – e, per calmare i suoi nervi, accarezzò
il pelo di un felino giallo che però nessuno riuscì a vederlo – Noi
siamo il
Team Rocket, la più grande organizzazione criminale del mondo, e
dobbiamo assolutamente
conquistare tutto, incominciando dai territori vicini a noi…
- Siamo d’accordo! – ci fu un commento generale da parte dei
membri in sala.
Sentendo quelle parole, dentro di sé Giovanni riuscì essere
orgoglioso di loro, anche se in realtà li considerava solamente degli
schiavi
in suo potere… delle marionette da controllare a suo piacimento.
- Kanto e Johto saranno presto in nostro potere! – e, con un
sorriso sulle labbra, ordinò a tutti di andarsene dalla stanza,
fermando però
sull’uscio esclusivamente due persone.
Una portava dei capelli neri divisi in due lunghi fin sulle
spalle, mentre l’altro ragazzo una lunga chioma arancione racconta con
una
molla nera in modo da formare una coda che copriva perfino il suo
posteriore:
ed entrambi, richiamati all’ordine, si inchinarono per la seconda volta
davanti
a quel grande televisore rimasto ancora accesso.
- Perché volevate parlare solo con noi due, signor Giovanni?
- e i due rimasero in quella posizione.
- C’è un preciso motivo, Hiromi… So che io posso fidarmi di
entrambi, avendo portato a termine molte missioni, anche quelle più
difficili e
pericolose, con successo… - e, con una mano invitò i due a guardarlo
direttamente – Per questo motivo ne avrei una speciale solamente per
voi! Anche
perché so con certezza di poter fidarmi di entrambi!
- Siamo pronti per qualunque incarico! – intervenne l’altro
Rocket, un30enne dal nome Takeshi – Diteci solo cosa dovremmo fare e
noi
obbediremo senza esitazione!
- Esatto, capo! – confermò la collega situato proprio
accanto a lui – Quali sono le vostre istruzioni?
- Ho saputo da fonti certe che fra qualche giorno ci sarà
grande fermento nella città di Borgo Foglianova, nella regione di Johto…
I due si guardarono negli occhi non comprendendo le parole
del loro boss, il quale, senza ricevere nessuna domanda o dubbio da
parte loro,
continuò il suo discorso.
- Dovete sapere che ci saranno dei nuovi ed emozionati ragazzini
pronti a partire per il loro viaggio di formazione per diventare degli
stupidi
allenatori di Pokémon… - e per il disgusto ingoiò della saliva, per
passare a
toccare il manto del suo animale, che, alzando per un solo istante il
muso
verso lo schermo, si
scoprì essere un
esemplare di Persian.
- Capo, non dovrete disprezzare i bambini… -intervenne la
donna – Forse un giorno passeranno dalla nostra parte… Potranno essere
future reclute
del Team Rocket!
- Esatto! - proseguì il suo coetaneo Takeshi – E chissà…
anche dei nuovi…
- So a cosa stai pensando, perciò smettila subito! – e la
donna gli diede un pugno talmente forte al braccio che lui urlò dal
dolore -
Sai che io sarò felice vedendoti al fianco di un uomo che ti ama e ti
apprezza
per quello che sei, e sto cercando di capire una buona qualità ti te…
- Cosa vorresti dire con ciò? – e si gonfiò le guance
offeso, sotto le risatine della collega.
- Ma i ragazzini lasciali stare, intesi? – divenne poi un
po’ seria.
- Ma se aspetto la loro maggiore età, allora potrei…
- Smettetela voi due! – alzò la voce Giovanni, arrabbiato
per essere stato ignorato dai due - Non ho nessuna intenzione di
vedervi
litigare!
E, spaventati dall’umore dell’uomo, interruppero le loro
discussioni per poi abbassare la testa in segno di vergogna.
- Sapete che odio vedervi bisticciare… - e il suo tono si abbassò
man mano che continuava a parlare, segno che finalmente si era calmato
– Ma
adesso ascoltate molto attentamente: il professor Elm, nonché famoso
ricercatore
e collega del professor Oak di Biancavilla, consegnerà a loro nuovi
Pokémon,
ancora inesperti del mondo esterno…
- Perciò? – domandarono i due.
- Quelli ancora privi di esperienza sono più facili a
renderli cattivi, perciò il vostro compito è quello di dirigervi verso
la città
e rubare quanti più Pokémon possibili… E non importa in quale maniera
riuscirete a completare il lavoro!
- L’importante è che tutta l’operazione vada in porto! –
sghignazzò la donna.
- Faremo molto casino, non si preoccupi! – disse con fermezza
la persona accanto a lei.
- Ne sono convinto… - e sul viso di Giovanni si stampò un
sorriso – Adesso andate… e cercate di non fallire, anche se so di
potermi
fidare di voi!
E lo schermo si spense all’improvviso, lasciando le due
reclute al buio completo, anche se riuscirono a trovare la porta
d’uscita, che
la superarono chiudendosela subito alle loro spalle.
I due continuarono a camminare accanto ed in silenzio,
pensando a dei possibili piani in per completare la missione, ma in
realtà avevano
talmente tante idee nelle loro teste che non fiutavano quella migliore.
- L’unica cosa sicura è che avremo bisogno di armi potenti
ma maneggevoli…
- Sono d’accordo, Hiromi… - rispose l’altro Rocket – E credo
che la mia adorata stia scalpitando in attesa di essere usata!
Ad un tratto si ritrovarono davanti alla porta della loro camerata,
dove, all’interno, oltre a trovarsi due letti ed una scrivania, in un
angolo
erano posizionati alcuni oggetti misteriosi, tra cui alcune pistole di
varie
dimensioni e delle Pokéball appartenenti ai due.
- Credo che ci anche loro ci ritorneranno utili… - sorrise
la donna prendendo in mano una sfera – Sono sicura che ci metteranno i
bastoni
fra le ruote!
- Sono perfettamente d’accordo! – e anche l’amico la imitò,
poi si avvicinò alla finestra.
Aprì completamente i vetri che si affacciavano all’aeroporto
personale del Team Rocket e fece un fischio rivolto verso l’altro, poi
rimase
in attesa di qualcosa.
- Ci raggiungerà il più presto possibile! – disse Hiromi
completando la sua vestitura mettendosi sulle spalle un fucile – E
infatti
eccolo!
I due osservarono un oggetto viola volante che planava verso
di loro, ma nessuno dei due pare spaventarsi da ciò, tant’è che
Takeshi, una
volta ritrovateselo davanti , lo accarezzò.
- Crobat, abbiamo una nuova missione. Sai già dove andare,
vero?
E il Pokémon volò dritto verso la destinazione, seguita a
ruota dai due che, dopo aver aspettato che il 30enne ricaricasse la sua
amata
pistola, uscirono di corsa dalla loro stanza.
I loro passi erano così veloci che il resto degli uomini li
videro passare all’improvviso davanti ai loro occhi, anche se poi
ritornarono
alle loro normali attività: in fondo tutti erano abituati a questi
movimenti.
- Ditemi quando siete pronti per partire… - cercò all’improvviso
risposta un pilota, vestito anch’egli di nero, vedendoli correre verso
di lui
- Non vedi che siamo già qui? – si irritò la persona coi
capelli arancioni fermandosi accanto a lui davanti all’entrate delle
scale di
un grosso elicottero.
- Cerca di calmarti… - poi la donna si rivolse all’altro uomo
– Ora saliamo, anche se non sarà facile discutere di una missione
delicata come
questa!
- E anche
prepararci
non è mica semplice! Bisogna parlare di ogni minimo dettaglio…
- Invece di perdere
tempo a chiacchierare, salite! Non ho tempo da perdere! – si stava
stufando il
conducente - Per fortuna che io vi devo solo accompagnare…
I due lo guardarono in modo minaccioso, ma non ebbero tempo
di discutere perché dovettero obbedirgli, perciò, con passo deciso, i
tre
entrarono nel mezzo di trasporto, che si sollevò da terra per portarli
nel
luogo desiderato, sotto lo sguardo vigile e attento degli altri rimasti
alla
base.
- Chissà quale sarà la loro missione…
- commentarono fra di loro dei nuovi seguaci
vedendo poi l’elicottero comparire nel cielo.
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
CAPITOLO 2
C’era un gran fermento nella piccola città di Borgo Foglianova, in
particolar modo al laboratorio del professor Elm, dove tutti gli
assistenti erano eccitati all’idea di vedere tanti bambini provenienti
da tutta la regione di Johto ricevere il loro primo Pokémon in modo da
poter iniziare il loro viaggio di formazione.
- Immagino che sei emozionata, Fujiko… - si avvicina un giovane uomo
occhialuto ad una donna china su un microscopio, la quale alzò per un
attimo la testa nella sua direzione – É un onore vedere il proprio
figlio compiere questo grande passo!
- Sono molto contenta… - si imbarazzò molto diventando per un
po’ rossa – Peccato che mio marito non sia qui ad assistere, essendo
fuori per lavoro!
- In effetti è colpa mia se in questo periodo si trova nei pressi del
Lago d’Ira a cercare di scoprire qualcosa sull’esistenza di altri
Gyarados dalle squame rosse – e si aggiustò gli occhiali che nel
frattempo stavano scivolando dal naso – Oramai dovresti conoscerlo…
- Questo è anche vero… vedo più spesso suo padre a casa che lui!
- Spero però che Shun farà una grande sorpresa ad Akito quel giorno...
- Incrocio le dita che io, sennò mando il mio Kadabra a prenderlo con
il teletrasporto!
I due si guardarono negli occhi e si misero a ridere all’istante senza
preavviso, facendo voltare gli altri collaboratori presenti, i quali li
guardarono in modo perplesso senza conoscere il motivo della loro
ilarità.
- Ma adesso sarà meglio rimetterci al lavoro, sennò i bambini
rimarranno delusi vedendo i loro primi Starter impreparati… o peggio
ancora non ricevendo proprio nulla!
- Sono perfettamente d’accordo ! Non li voglio sentire piangere o
protestare per non aver trovato nulla qui… e per di più non ascoltando
nessuna spiegazione! – intervenne Goro, un giovane lavoratore di 30anni
che stava selezionando attraverso delle schede su un monitor di
computer i mostriciattoli pronti per quel giorno speciale – Perciò ci
conviene sbrigarci!
- Vedo che non ami troppo i bambini, vero? – sorrise la donna.
- Al contrario io li adoro! – e si grattò la sua testa pelata – Ma
forse sono abituato a quel casinista di mio fratello adolescente…
- Ma non sono tutti così! – intervenne Elm.
- Questo lo so, infatti per me Akito è un eccezione alla regola,
vedendo durante le feste in casa i compagni con comportamenti simili al
mio parente più giovane… - poi si rimise al lavoro, quando si fermò
davanti ad una scheda di un Cyndaquil – Fujiko, quando verrà di nuovo
tuo figlio in laboratorio, posso scambiarlo con Masato?
Goro però non sentì nessuna risposta da parte della mora, tranne che
uno “scemo” tra le risate generali, poiché impegnato ad aggiustare
l’elaboratore in quel momento bloccato.
E aveva anche molta fretta di farlo.
In effetti mancava poco alla giornata, due dì per essere precisi, e
tutto doveva essere pronto e in perfette condizioni per quell’evento,
tant’è che anche lo stimato professor Oak dalla città di Biancavilla
aveva chiamato per dare il suo appoggio, seppur solamente morale, a
tutti i suoi colleghi di Borgo Foglianova.
- Poteva venire anche lui a dare una mano… - si lamentava
ancora una volta il giovane coadiutore – Non mi sarebbe affatto
dispiaciuto, anzi…
- Smettila di lamentati sempre! - intervenne la donna - Sai benissimo
che il professore è molto impegnato!
- Esattamente… - continuò il capo – Fra gli allenatori di Kanto, la sua
radio personale e le ricerche sui rapporti fra Pokémon e allenatori, ha
molto da fare! Perciò, miei cari colleghi. continuiamo a preparare il
tutto!
Ricaricato da quest’ultima frase, tutto lo staff si mise al lavoro con
grande entusiasmo,quasi come se avessero fatto una grande scoperta come
novità sulle uova o su un Pokémon leggendario, ma Fujiko era un po’
triste per l’assenza di suo marito in questi giorni.
Ma nel suo cuore era sicura che sarebbe stato orgoglioso del figlio.
- Non pensarci adesso… - intervenne Goro vedendo la sua faccia - Sono
sicuro che neanche Elm avrebbe previsto questo grande ritardo nella
missione al Lago d’Ira…
- Ma in fondo dovevo aspettarmelo, visto che questo è il suo lavoro! –
sorrise – Sono solo preoccupata nel vedere la faccia delusa di Akito
quando non vedrà suo padre…
- Ma gli hai spiegato che è via per lavoro?
- Sa già che sarà lontano per molto tempo, ed è anche orgoglioso del
suo lavoro, tanto da parlarne con tutti quelli che conosce… perfino con
gli estranei che ci vengono a trovare! E tu dovresti saperlo bene…
I due ripresero a chiacchierare con ardore, quando all’improvviso la
voce del professor Elm rimbombò nell’intero edificio del laboratorio a
causa dell’amplificazione provocata da un megafono.
- Ancora a conversare, voi due? Mettetevi immediatamente al lavoro! –
e, dopo averlo abbassato portandolo con il braccio sui suoi fianchi,
l’uomo borbottò fra se – Oak ha ragione: questo metodo funziona
benissimo!
E, osservando con attenzione i suoi due assistenti mettersi per
l’ennesima volta al lavoro, decise di dirigersi verso una stanza
speciale dove erano conservate tutte le Pokéball ancora inutilizzate
dai vari allenatori, quando, non appena girò la chiave per poterla
aprire, richiamò l’attenzione di Fujiko.
- Verresti a darmi una mano? Sai benissimo che da solo non riuscirò a
spiegare le regole di comportamento ai piccoli Pokèmon inesperti…
- Il tempo di finire una ricerca al computer e arrivo subito.
La donna chiamò un’altra persona in modo da poterla sostituire e
ridendo, si avviò verso il ricercatore, che la squadrò dalla testa ai
piedi non capendo di quel gesto.
- Non devi prendertela con me se non riesci a gestire i piccoli... Come
del resto tutti gli anni!
- Questo è anche vero… - e fece una piccola linguaccia.
A quel punto i due vi entrarono dentro e, dopo aver chiuso
per bene la porta alle loro spalle, Elm ebbe la brillate idea di farli
uscire tutti assieme dalle loro sfere, ma ciò fu una brutta idea,
poiché tutti gli animaletti, ancora inesperti e disobbedienti,
incominciarono a girovagare per la stanza pensando fosse un mini parco
giochi.
Non avevano idea su come fermarli, tant’è che i due fecero molta fatica
a starli dietro, rincorrendoli girovagando anche a vuoto attorno alle
pareti, quando alla fine la donna ebbe un’idea.
Dopo essersi sbottonata il camice bianco, mise una mano sulla sua
cintura marrone in modo tale da poter
afferrare un oggetto sferico, più precisamente una normale Pokèball, la
quale venne lanciata per aria sfiorando perfino il soffitto.
- Cosa hai intenzione di fare? - volle sapere il professore osservando
quel gesto.
- Ora lo saprai… - e con un sorriso sulle sue labbra vide comparire
all’improvviso una palla rosa dotata di un ciuffo d’avanti - Sai già
cosa devi fare, vero Jigglypuff?
Sotto lo sguardo incredulo e stupito dell’altra persona presente, il
Pokémon cominciò ad intonare una dolce e allo stesso tempo tranquilla
canzone, che, come per magia, fece rilassare i nervi ai presenti.
E compreso Elm stava per cadere a terra dal sonno!
- Adesso basta! Credo che oramai si siano calmati! – e lo fece
rientrare nella sua sfera.
- Per fortuna… sennò sai che figura ci averi fatto con i piccoli qui! –
si risvegliò da quasi - sonno il ricercatore che pretese poi il momento
in cui aveva imparato a usare in quel modo quell’attacco.
- Mi sono allenata molto dopo le ore di lavoro, sotto lo sguardo
meravigliato di Akito e del nonno Ryo! – ed Elm la guardò in modo
strano – E lo sapevo che un giorno sarebbe tornato utile per questa
causa!
Così, approfittando di quella strana situazione creatosi ai futuri
Starter, i due poterono finalmente spiegarli i loro compito
fra qualche giorno, ovvero non appena vedranno per la loro prima volta
dei piccoli sconosciuti ragazzini sceglierne uno per poter partire per
il loro viaggio di formazione.
- Fin da quando hai partorito, mi sono sempre domandato quale sarà la
scelta di tuo figlio… - pensò ad alta voce Elm non appena uscirono
dalla stanza.
- Conoscendolo bene, avrà delle difficoltà. - gli rispose
Fujiko accompagnandolo alla sua scrivania piena di carte - Ma
sono sicura che sarà amore a prima vista!
- Ne sono sicuro! – e si sedette sulla sedia prendendo in mano una
cartellina, ma non ebbe il tempo di leggere la prima frase scritta sul
foglio bianco che la donna lo interruppe.
- Ma non sarebbe meglio dare una ripulita qui? – e con un dito alzò una
quantità di polvere che il ricercatore starnutì.
- Sei disposta a pulire gratis ogni giorno il laboratorio dopo l’orario?
- Ti ricordo che io ho una casa e un figlio da accudire!
- Allora non lamentarti di questo disordine… - e la guardò in modo
strano.
Pertanto i due tornarono al lavoro, e questa volta non ci furono
interruzioni.
Tutti non vedevano l’ora che quel giorno speciale arrivasse subito,
curiosi di vedere, non appena consegnati i primi Pokémon, le facce
piene di gioia dei ragazzini, sperando in una loro grande e duratura
amicizia.
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
CAPITOLO 3
- Quale sarà il primo Pokémon che riceverò dopodomani? Qualche
anticipazione?
Un bambino di appena 10 anni stava saltellando come un grillo in mezzo
ad un prato fiorito non appena sua madre rientrò a casa dopo
una lunga giornata di lavoro.
- Lasciala stare, Akito… – cercò di farlo calmare il nonno, un signore
anziano di nome Ryu – Non vedi la sua faccia stanca?
- Non preoccuparti, sto bene! – e si abbassò in modo da poter
abbracciare il figlio – Niente anteprima, ma ti do solo un consiglio:
solo il tuo istinto saprà compiere la giusta scelta…. Deve venire
soltanto dal tuo cuore!
E ,in effetti, la donna aveva ragione: non poteva scegliere lei
l’animaletto al posto del figlio!
Così quest’ultimo, dopo aver ricambiato il gesto ed essersi staccato
qualche minuto più tardi, prese la mano della madre trascinandola nella
camera da letto di lei, sotto lo sguardo felice della vecchia persona,
contenta di vedere i due così uniti.
E per lui era un modo per far agevolare al nipote la mancanza di Shun.
Entrati nella stanza, Akito invitò Fujiko a sdraiarsi e a rilassarsi
sul grande letto matrimoniale, seguito subito dopo anche da lui, il cui
incominciò a raccontarle la sua giornata in ogni minimo particolare,
senza trascurare nulla, come eseguiva tutte le sere.
- Non appena i miei occhi si sono aperti, il primo pensiero è stato
quello di controllare se c’era qualche e-mail spedita da papà…
- Ne è arrivata qualcuna?
- Purtroppo no, ma non mi sono affatto scoraggiato: so benissimo che è
molto impegnato lì al Lago d’Ira… chissà se ha scoperto qualche altro
Gyarados di quello strano colore color rosso…
La donna ascoltò molto attentamente le parole del figlio, rimanendo
orgogliosa del fatto chequest’ultimo non aveva perso la voglia di
scoprire tutti i segreti del mondo Pokémon, specialmente dopo aver
sentito delle sue ricerche a proposito dei vari tipi di allenatori e
dei capipalestra più famosi di tutta la regione di Johto.
- Noto che ti sei informato bene… Non me lo sarei mai aspettato da te!
- e, mettendo una mano sulla bocca, nascose, inutilmente, una risata,
visto che fu sentita benissimo.
- Non sono pigro! – mise le mani incrociate in segno di offesa – E poi
non voglio sembrare una persona impreparata agli occhi degli altri!
- Parlando di gente estranea a Borgo Foglianova... - e Akito
la guardò incuriosito sul discorso appena intrapreso dal genitore
femminile - Non vorrei prendere un abbaglio, ma Mariam ritornerà qui
per ricevere tutto il necessario per poter partire con il suo viaggio..
Non sei contento di rivederla?
- Beh… - e incominciò a gesticolare cose senza senso, come se fosse
nervoso – É sempre piacevole vedere un’amica…
- Sei sicuro che sia solo ciò?
- Mamma, e tu non dovevi dormire? Non eri distrutta? -e sulle
sue guance comparve un po’ di rosso.
Fujiko sapeva benissimo che suo figlio era cotto della sua vecchia
compagna di giochi, che però si era dovuta trasferire nella più vicina
Fiorpescopoli a causa del lavoro dei suoi genitori.
E sospettava anche che, quando si annoiava a casa, convinceva suo
nonno, o anche a suo padre quando era di riposo, ad andare a trovarla
in città
- Adesso dovrei veramente dormire…
Akito, vedendo la madre sbadigliare, scese dal letto con uno scatto
tipico di un felino appena sceso da un albero e, dopo averle dato un
bacio sulla guancia destra, si allontanò dalla stanza, chiudendosi alle
sue spalle la porta .
Credendo di essere rimasto solo, si diresse in punta di piedi verso la
sua camera, ma dopo pochi passi una voce lo fece saltare dallo spavento.
- Finalmente sei uscito da là…
- Nonno! –e si voltò verso lui - Che spavento!
- Eppure credo che io non sia un tipo così brutto da far terrorizzare
le persone..
Ryu scoppiò in una fragorosa risata vedendo la faccia del nipote
diventare verde dalla rabbia, peggio di un Snorlax appena svegliato
senza volerlo.
E così cercò di calamrlo un po’.
- Cosa vi siete detti fino ad ora? Le hai letto un romanzo di mille
pagine?
- Esatto… e aveva una trama molto interessante! – e lo guardò storto.
- Di cosa tratta?
- É la storia di un nipote che decise di strangolare il nonno dopo che
quest’ultimo aveva continuato a compiere gesti inaspettati!
- E tu avresti il coraggio di farlo?
Per qualche istante non dissero una parola, ma in seguito scoppiarono
dalle risate perché sapevano entrambi che la questione era abbastanza
assurda… tanto irragionevole da cambiare subito discorso!
Iniziò così una lunghissima chiacchierata, parlando di tutto ciò che le
loro menti concepivano: dai genitori a Mariam, fino ad arrivare alla
partenza tanto attesa del ragazzo.
- Chi prenderai come tuo alleato?
- Non ne ho idea… - e si mise a pensare un po’, mettendosi perfino una
mano sul mento e alzando gli occhi al soffitto – Avrei delle ipotesi,
ma non so chi rimarrà quando sarà il mio turno.
- In effetti i nuovi allenatori cercano sempre quelli che, secondo
loro, sono i più forti, lasciando quelli più deboli, come Sentret,
Weedle o Sunkern, agli ultimi rimasti…
- Speriamo allora di non esserlo! – e già nella sua mente si immaginava
in cammino per i fitti boschi di Johto con il millepiedi dietro di lui
che, seguendolo, strisciava molto lentamente.
Il vecchio rise vedendo la faccia di Akito, il quale, disgustato dalla
scena, eseguì un’espressione disgustata come se essi avesse assaggiato
un po’ di succo di limone,
Ma, vedendolo, era anche d’accordo con quel gesto, ricordando
il suo primo animale catturato quando era molto giovane.
- Non vedevo l’ora di liberarmene, soprattutto di Kakuna…
- E che fine ha fatto? - cercò di sapere il 10enne oramai ripreso dal
brutto pensiero - Lo hai liberato nei boschi?
- A dire la verità è morto… È stato un grande dolore per me, ma orami
era molto vecchio!
- Non riesco a capire…
- Devi sapere che, quando si è evoluto in Beedrill, è stato un ottimo
alleato, facendomi pentire di tutte le malignità dette fino al quel
momento!
Ma il nipote non era molto convinto: infatti più sentiva quelle parole
e più avrebbe deciso di evitare come la peste quel Pokémon stomachevole!
Sperando, però, di trovarne altre specie sul suo cammino!
- Però sarà soltanto il tuo cuore e la tua anima a decidere il tuo
futuro miglior amico, stanne certo!
Il ragazzino scosse la testa in totale concordia con queste ultime
parole, quando, vedendo il nonno sbadigliare dal sonno, cercò di
convincerlo ad andare a nanna.
- Però non andare a dormire tardo, ok?
Il ragazzino non parlò, ma diede un bacio sulla guancia al vecchio
signore, il quale si avviò in camera sua, nonostante le varie domande
di Akito, che stava cercando di scoprire, anche se inutilmente, qual
era stato il suo primo Starter.
I suoi occhi guardarono la porta chiudersi, per cui, a piccoli passi
non volendo svegliare nessuno, si avvicinò alla finestra che si
affacciava verso al piccola città, in quell’occasione un po’ buia a
causa del orario tardivo.
- Ma c’è anche una persona come me ancora sveglia!
Accennò ad un sorriso notando da lontano solo una luce accesa
provenite dal laboratorio, e probabilmente quella dello studio del
professor Elm, intento ancora a lavorare per il grande giorno.
- Non so se il fato vorrà che io diventi un grande Pokémon Mater… -
parlò fra sé continuando ad osservare lo scenario che si proponeva
davanti agli occhi – Ma ce la metterò tutta pur di realizzare il mio
sogno!
Istintivamente, convinto che non ci fosse nessuno in casa, alzò il
braccio destro in aria e si mise ad urlare come un pazzo.
- E niente e nessuno mi fermerà!
Akito rimase fermo in quella posizione per qualche istante, guardandosi
in giro con la paura di aver svegliato qualcuno, ma, non avvistando
nessuno in giro pronto a rimproverarlo. Cercò di calmarsi.
Così decise anche lui di recarsi a dormire, meditando ed eccitandosi su
quello che accadrà fra due giorni.
Qualcosa che non dimenticherà molto facilmente…
Qualcosa che rimarrà per sempre nel suo cuore.
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Capitolo 4 *** Capitolo 4 ***
CAPITOLO 4
Il sole brillava fiero sopra i cieli di Borgo Foglianova, e,
stranamente, i suoi raggi illuminavano tutta la regione di Johto, la
quale non vedeva questa strana atmosfera da molto tempo.
E, a causa di ciò, tutti credevano che questa strana situazione fosse
opera di qualche Pokémon leggendario.
Ma, al laboratorio del professor Elm, nessuno voleva credere a questa
ipotesi, anche se non avevano voglia di interrogarsi su ciò che stava
accadendo poiché quel dì particolare tutti erano impegnati in quella
che era la giornata tanto attesa da moltissima gente.
E In particolare da Akito, eccitato da quello che sarebbe stato il suo
regalo del 10° compleanno.
- Speriamo che il professore sia gentile con me! – parlò in modo fiero
guardandosi allo specchio in modo da poter aggiustare i suoi capelli
marroni.
- Sappiamo che oggi sei il grande festeggiato, ma non credo che Elm ti
avvantaggerà…
Deluso dalle parole del nonno, Il ragazzo continuava il suo lavoretto:
aveva aspettato questo giorno da così tanto tempo che non ricordava il
primo giorno in cui ci aveva pensato.
E adesso era lì, in trepida attesa, poiché, dopo aver ricevuto una
torta di compleanno piena di panna e cioccolato appena alzato dal letto
fatta dalla madre prima di andarsene, non vedeva l’ora di ricevere il
suo regalo speciale.
- Sbrigati! Sei peggio di una femminuccia… - si lamentava una voce
femminile, la quale, appoggiata alla finestra, diede per curiosità, uno
sguardo fuori – Sono già arrivati tanti aspiranti allenatori… e nostri
futuri rivali!
- Mariam ha ragione! - e anche Ryu si avvicinò al vetro - Se
rimani lì di fronte ancora qualche minuto, non resterà nulla! E tu
rimarrai a bocca asciutta…
- Finalmente sono pronto! – si girò di scatto il 10enne verso i
presenti.
- Meno male… mi stavo annoiando guardandoti aggiustare quei tuoi
capelli maledetti! – e, assieme all’anziano, incominciò a ridere.
- Bisogna sempre tenerli in ordine, giusto nonno?
- Questo è vero, ma non così per tanto tempo… E sei anche in ritardo!-
e guardò il suo orologio situato sul polso.
Sentendo queste sue ultime parole, si affrettò a prepararsi,
sistemandosi per bene la sua fascia blu e, una volta presa l’amica per
la mano, uscì di corsa dalla casa.
Akito fu molto felice quando si ritrovò a casa propria Mariam, ma i due
non dissero nulla fino a quando il nonno l‘aveva invitata ad entrare
dentro in modo da poter aspettare la vestitura del piccolo addormentato
ancora in pigiama.
E la ragazzina non poteva prevedere che il suo coetaneo fosse così
lento a prepararsi, ma aveva la certezza che stava facendo tutto ciò
per fare una bella figura davanti sia a sua madre, certamente
orgogliosa del suo unico figlio, che al professor Elm, che lo aveva
visto crescere fra i corridoi del suo laboratorio.
“- Non correre così
forte, sennò farai innervosire tutti i Pokémon presenti! – urlò Fujiko
rincorrendo, inutilmente, un piccolo bambino sotto lo sguardo
rilassante dei presenti.
- Tesoro, lascialo
stare… - cercò di calmarla il marito – È solo un pargolo!
La donna si fermò
fulminandolo con gli occhi, proprio come se un infuriato Electabuzz
fosse pronto a lanciare un “Tuonopugno“ al suo avversario.
- Shun, anche se ha solo
5 anni, deve imparare a comportarsi in maniera adeguata in ogni luogo
in cui si trova.
- Però lui ha ragione… -
intervenne il ricercatore affacciatosi alla finestra – Non puoi tappare
le ali ad un infante… Ed inoltre…
Elm non disse più nulla,
ma indicò ad entrambi i genitori una scena particolare: il loro figlio
giocare a “Guardia e ladri” con i Pokémon più piccoli, divertendosi
tutti quanti.
- Hai visto, tesoro?
Stanno tutti svagando! – e abbraccio da dietro la donna che si calmò
qualche istante dopo -Sono sicuro che, crescendo con questo
comportamento, diventerà un grande allenatore di Pokémon!
-Per ora lasciamolo
giocherellare, poi, quando sarà un po’ cresciuto, deciderà lui cosa
vorrà diventare! – e i loro occhi osservarono un cambio di gioco: Akito
faceva il solletico sulla pancia ad un Cyndaquil.”
Entrambi, non appena si fermarono nelle vicinanze del laboratorio,
allontanarono immediatamente le loro mani arrossendo un po’, ma Akito,
cercando di non pensarci, cambiò velocemente discorso quando vide
alcune persone davanti a lui.
- Quanta gente… Si è radunata tutta Johto, per caso? – si
meravigliò della lunga fila davanti a loro.
- Ti avevo avvisato, non ricordi? - lo punzecchiò Mariam.
- Devo però ammettere che Borgo Foglianova non è mai stata così
affollata come oggi! Di solito non è così movimentata…
- Almeno una volta l’anno c’è qualcuno che arriva… Vogliamo parlare
allora di Fiorpescopoli? Non c’è assolutamente nulla!
Il ragazzo non rispose: il suo cuore sperava che l’amica esprimesse in
quel momento il desiderio di ritornare a casa da lui, ma sapeva
benissimo che non l’avrebbe mai detto a causa dei suoi genitori.
Così i due aspettarono il loro turno in fila.
Nel frattempo al laboratorio tutti gli assistenti erano indaffarati
nell’esaudire i desideri dei futuri allenatori, non credendo della
folta gente arrivata quel giorno.
- Ma 10 anni fa tutti i genitori si sono messi a concepire figli? –
fece una battuta Goro, che fece sorridere tutti i presenti.
- Zitto e lavora! – lo rimproverò Elm, che però, non appena il 30enne
si voltò, rise anche lui, tuttavia ad un tratto osservò Fujiko
osservare fuori alla finestra – Qualcosa non va?
- Cercavo Akito, ma non lo trovo… - rispose continuando a guardare al
di là della lunghissima fila.
- Si sarà svegliato tardi… e sono sicuro che in questo momento si trova
in fondo alla fila.
“- Non ho mai visto un
dormiglione come lui… - si lamentò una donna la mattina presto – È come
suo padre!
- Lascialo riposare un
altro po’… - cercò di calmarla Ryu – In fondo è solo un bambino!
- Avrà anche 8 anni, ma
è quasi mezzogiorno! –tirò un sospiro di sconforto – Ed io che mi ero
presa un giorno di ferie per stare accanto a lui!
La donna continuò a
preparare la tavola, imbandita di varie leccornie, quando ad un tratto
lasciò il tutto e si diresse verso la camera del figlio, ma quando aprì
la porta notò il letto ordinato e la finestra della camera aperta.
- Akito è scappato! Non
c’è in camera!
Il nonno non si spaventò
dalla notizia, ma con tutta la calma del mondo si avvicinò alla nuora,
la quale non riusciva ancora a capire il motivo per cui lui non era
agitato come lei.
- Tuo figlio è fuori a
giocare con Mariam, visto che saranno gli ultimi giorni in cui si
potranno vedere. Non sapevi che i suoi si
trasferiranno per lavoro nella vicina Fiorpescopoli?
- E come mai non me ne
sono accorta?
- È stato nei minuti in
cui sei andata dal professor Elm per chiedere il consenso! – e i
due si avvicinarono alla finestra – Sono stato io a dargli
l’autorizzazione, dopo ovviamente avergli fatto fare colazione con un
bella tazza di latte Mumù. Però lo devo ammettere…. Hai perfettamente
ragione sul fatto che ha preso da Shun il problema del dormire fino a
tardi!”
Il ragazzo stava perdendo la pazienza, ma Mariam cercava con ogni mezzo
di farlo calmare, poiché sapeva che avrebbe incominciato a litigare con
gli altri ragazzini, scatenando una battaglia ancor prima di ricevere
un Pokémon.
- Ti avverto solo di una cosa: se inizi a prendere a botte qualcuno non
mi rivedrai più! – e Akito, sentendo ciò, si calmò, non accorgendosi,
però, che, assieme ad alcune persone, fra cui Mariam, doveva entrare
dentro per ricevere il loro animaletto.
Questo perché Elm aveva deciso di lavorare a gruppi, per rendere molto
più facile il lavoro agli assistenti e per insegnare con calma i
principi fondamentali del mondo Pokémon.
- Ciao Mariam, da quanto tempo! – e Fujiko abbracciò la ragazzina che
ricambiò quel gesto, poi si rivolse ai cinque minorenni presenti –
Forse sapete già tutto quanto, ma siete qui per scegliere il vostro
primo alleato per le vostre future battaglie.
- Là ci sono le Pokéball dei Pokémon rimasti… - intervenne Goro
indicando con il dito un tavolo, dove erano presenti delle sfere rosse
e bianche - Scegliete con cura, poiché sarà per sempre il vostro amico!
I cinque presenti si fiondarono vicino al banco, ma non appena se le
ritrovarono di fronte, tutti si bloccarono di colpo.
Era una scelta molto importante.
Quale sarebbe stato quello adatto a loro?
La donna guardò attentamente suo figlio: era curiosa di sapere chi
avrebbe scelto, ma era sicura di ciò che avrebbe fatto .
Aveva sempre fatto la scelta giusta.
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Capitolo 5 *** Capitolo 5 ***
CAPITOLO 5
Gli occhi di tutti gli assistenti erano puntati verso quella strana
situazione, poiché i cinque ragazzini erano rimasti muti ad osservare
quelle particolari sfere di color bianco e rosso, fino a quando uno
dalla testa pel di carota si mise a saltare sul posto.
- Questo è mio… e nessuno lo avrà mai! - e sbandierò la
Pokèball come se fosse un trofeo appena conquistato.
-E il primo è stato scelto… - pronunciò orgoglioso Elm gonfiandosi il
petto, mentre Fujiko, proprio accanto a lui, continuò a rimanere ferma
e impassibile ad osservare tutti i movimenti del figlio.
“Shun… è un vero peccato che tu non sia qui presente!” incominciò la
donna a pensare ad occhi aperti al marito in missione sulle rive del
Lago d’Ira, quando ad un tratto ritornò alla realtà grazie
all’intervento di una voce maschile.
- Sono sicuro che anche lui vorrebbe essere qui… - e Goro mise una mano
sopra alla spalla della donna, che ricambiò il gesto accennando un
sorriso.
Nel frattempo anche altri due bambini avevano compiuto la loro scelta
esultando come se avessero segnato il gol importante in un derby
cittadino, mancando così all’appello solamente i due amici d’infanzia.
Ma ad un tratto Mariam,dopo essersi avvicinata e aver osservato
attentamente per svariate volte le due sfere rimaste,incominciò ad
urlare dalla gioia.
- Che carino questo! Posso prenderlo? – ma non appena diede uno sguardo
all’amico, accorse che quest’ultimo, dopo aver preso la Pokéball nella
sua mano destra, pareva incantato da qualcosa, perciò, non ricevendo
risposta, decise di avere per sé l’ultima rimasta – Allora scelgo
questo!
Il giovane ricercatore sorrise poiché l’ultima scelta fu finalmente
compiuta, mentre Fujiko osservava il figlio contemplare quell’oggetto
rimasto a disposizione sul suo palmo della sua mano, ma all’improvviso
notò una leggera contentezza sulle labbra.
- Sono sicuro che ha fatto la scelta giusta! – sussurrò all’orecchio il
professore, che stava anche fissando attentamente i cinque bambini lì
di fronte a loro che si scambiavano le opinioni sulle loro scelte.
Perciò, per richiamare la loro attenzione, incominciò a tossire e, non
aspettando oltre, cominciò ad far uscire dalla sua bocca le spiegazioni
su tutto ciò che riguardava il mondo Pokémon.
Ma sembrava che nessuno era interessato al suo discorso.
E, a causa di ciò, Elm iniziò a sentirsi offeso dal loro comportamento,
mettendosi le mani conserte, ma ad un tratto si accorse che tutti i
presenti in quella sala avevano lo sguardo sprovveduto e l’orecchio ben
teso verso in alto, cercando di sentire qualcosa.
- Perché un elicottero sta sorvolando i cieli della città? – si
interrogò Goro sentendo uno strano rumore all’esterno dell’edificio,
come se il mezzo aereo si fosse fermato a mezz’aria proprio sopra il
laboratorio.
- Da dove proviene questo assordante… ma Fujiko non riuscì a concludere
la domanda che venne interrotta da una fortissima esplosione, generando
una nube di polvere così densa da circondare tutti i presenti, che
cominciarono a tossire e a correre dalla paura.
- Cosa credere di fare, pezzenti? – si udì una voce maschile provenire
dal’alto.
- Sono totalmente d’accordo… È inutile scappare! – un’altra, questa
volta femminile, continuò il discorso appena iniziato- Oramai non avete
speranza di sfuggire!
E ciò che videro tutti furono due ombre calarsi dal cielo
attraverso un enorme buco nel soffitto, molto probabilmente per
opera di una bomba esplosa sopra le loro teste.
Ombre, tra l’altro, sconosciute ai presenti.
- Chi siete? – pretese di sapere il ricercatore aggiustandosi gli
occhiali, i quali erano scivolati dal suo naso.
- Sono fatti nostri, quattrocchi! – rispose in modo maleducato una
donna dai capelli neri – Hai mai sentito parlare della privacy?
- Avete il diritto di sapere solamente una cosa! – e un uomo dai
capelli arancioni accanto a lei alzò la mano con il solo indice alzato
- Consegnateci tutti i vostri Pokémon, altrimenti andrete tutti
all’inferno!
Quel gesto fu finalmente visto dagli adulti e i bambini, visto che la
polvere incominciò con calma a dissolversi, rivelando anche le loro
facce.
E questa operazione era anche facilitata, anche se del tutto insperato,
dal Crobat del duo, visto che era appena sopraggiunto sulle loro teste.
E continuava a sbattere le ali in modo da tenersi in volo.
- Ma quelli sono del Team Rocket! – urlò Akito osservando accuratamente
la grossa rossa lettera “R” sulle loro maglie nere.
- Non pensavo che i lattanti potessero essere così intelligenti! –
risse a gran voce Hiromi.
- Perché? Già hanno imparato a parlare? –la imitò Takeshi, che
successivamente si mise le braccia conserte, per poi scuotere la testa
in orizzontale – Non esistono più i neonati di una volta… tutti
vogliono crescere in fretta, per poi…
- Lasciateci in pace! – fece in passo avanti Fujiko che spalancò le sue
braccia ai lati di sé in modo da proteggere i piccoli ospiti, sotto
però lo sguardo preoccupato del figlio.
- Zitta, puttana… non osarmi più interrompere! – e Takeshi, dopo aver
preso qualcosa di metallo dalla sua cintura, puntò la pistola
verso la donna, la quale però rimase impassibile davanti a quel gesto.
- Cosa hai intenzione di fare?- si preoccupò Elm, ma il nemico di
fronte a loro lo ignorò volutamente.
- Dateci immediatamente tutto quello che avete, sennò vi faccio saltare
in aria! – e Hiromi accennò ad un mezzo sorriso pieno di malvagità – E
non verrà risparmiato nessuno…
Nonostante quest’ultima frase li avesse spaventati, nessuno degli
adulti presenti non obbedirono agli ordini nemici, decretando il loro
respingimento attraverso l’utilizzo dei loro Pokèmon.
- Avete intenzione di fare sul serio, vero? – incominciò ad arrabbiarsi
la donna Rocket vedendo comparire in quella piccola stanza Stantler e
Wigglytuff mandanti in campi rispettivamente dal professore e da
Fujiko, mentre Goro cercava in qualche modo di portare via i cinque
bambini.
Ma il suo gesto pareva totalmente inutilmente.
Difatti Akito tentava con tutte le sue forze di rimanere là ad
assistere all’incontro e anche, nel profondo del suo cuore, aiutare la
mamma con il suo Cyndaquil appena ricevuto.
- Sei completamente impazzito? - si abbassò l’assistente
30enne guardandolo furioso negli occhi – Questo non è uno scherzo, ma è
una vera battaglia!
- Ha perfettamente ragione! – si intromise Mariam strattonandolo verso
di sè– Non cercare di fare il coraggioso!
Così la ragazzina cominciò a tirargli la maglietta nel tentativo di
trascinarlo via, ma il suo coetaneo, che in realtà non stava affatto
ascoltando i due, non voleva assolutamente andare via, poiché
i suoi occhi erano impegnati ad osservare la dura lotta contro un
Espeon e un Umbreon, molto più duri del previsto.
Per un attimo tutti si fermarono davanti alla porta per assistere anche
loro alla battaglia, ma poi Goro si fece coraggio e, con una spinta,
costrinse il 10enne a dover seguire il resto della fila fuori dal
laboratorio, lasciando solo gli altri due adulti in preda al
combattimento e alla furia omicida dei due animali nemici, che
attaccavano senza pietà i loro avversari.
- Cosa succede? Siete per caso in difficoltà? – sorrise il maschio
Rocket vedendo Fujiko ed Elm sudare freddo, ma il ricercatore non aveva
nessuna intenzione di arrendersi.
- Non sforzarti a sorridere troppo… la battaglia non si è ancora
conclusa!
In realtà stava tentando unicamente di perdere tempo fino all’uscita
dal laboratorio di Goro e dei bambini, ma dall’innervosita espressione
di Hiromi parve che era stato scoperto.
- Sai anche te che non bisogna raccontare le bugie ai bambini… - e,
dopo aver tirato un sospiro per calmarsi, visto che si stava agitando,
continuò a parlare con calma, come se fosse una mamma con in braccio il
suo bambino - Anche loro devono imparare a conoscere cosa sia la
guerra… Non si può ignorare qualcosa che fa parte del grande cerchio
della vita!
- Cosa intendi dire? – domandò l’altra donna presente guardandola
perplessa, così come tutti i presenti, rimasti fermi ed immobili.
Ma la Team Rocket la ignorò completamente non rispondendo alla domanda
e, dopo aver fatto spostare verso un lato il suo Espeon, accennò ad un
mezzo sorriso di soddisfazione personale.
E quello che fece sorprese tutti.
Infatti, con un abile mossa della sua mano, degno del più grande
pistolero mai esistito, estrasse dalla sua cintura la pistola e, dopo
aver steso il suo braccio perpendicolarmente al pavimento, spinse il
grilletto in modo da far partire il proiettile.
Pallottola che viaggio proprio verso il punto scelto da Hiromi.
- Ti ricordi cosa ci ha detto il capo? – si voltò verso il suo
incredulo compagno ignorando le reazioni intorno a lei – Non importa in
quale maniera la otteniamo… L’importante è completare la nostra
missione!
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Capitolo 6 *** Capitolo 6 ***
CAPITOLO 6
- Sono perfettamente d’accordo con te!
Sul sorriso di Takeshi spuntò un sorriso malefico che fece innervosire
Elm, anche se non riuscì ad eseguire nessun gesto poiché
passarono solamente alcuni istanti da quel gesto fatto da Hiromi verso
Fujiko, la quale si mise le mani sul suo petto, che in quel
momento cominciò a sanguinare.
- Mamma! - si sentì ad un tratto le urla di un ragazzino, che piangeva
temendo già il peggio.
E lui cercò di correre il più velocemente possibile verso il genitore,
ma venne di colpo fermato da Goro, il quale cercò di bloccarlo
tirandolo per la maglia, avendo paura di una reazione del Team Rocket.
Che, purtroppo per lui, avvenne.
- Non ti muovere, bamboccio! – e la 30enne nemica puntò la pistola in
direzione del 10enne, che obbedì tremante.
- Adesso te la prendi anche coi bambini? – urlò verso loro il
professore, inginocchiato a terra per soccorrere la sua assistente,
però poi si voltò verso Goro alzando ancora di più il tono della sua
voce – Cazzo, vuoi portare fuori di qui i bambini?
L’assistente, non aspettandosi la reazione del suo capo, rimase
incredulo nel sentire le sue parole, ma poi decise di trascinare fuori
tutti i bambini, compreso Akito, anche se quest’ultimo cercava con
tutte le sue forze di svincolarsi dalla sua presa che però, rispetto a
prima, era molto più forte.
Intanto, rimasti in pochi in quello che oramai era solamente un mucchio
di macerie, Takeshi, con un cenno di testa, ordinò al Crobat, che nel
frattempo svolazzava in aria osservando con i suoi grandi occhi gialli
tutta la scena sottostante, di volare in picchiata verso la terra,
gesto che però nessuno ne capì il significato.
- Aerasoio verso i presenti, per poi mordili come solo tu sai fare… – e
osservando le facce timorose di Elm e dei pochi assistenti rimasti in
piedi, inizialmente ridacchiò mostrando la maggior parte dei suoi
denti, ma poi strillò – Usa il tuo “Velenodenti”!
Il Pokémon volante obbedì al suo padrone, scendendo verso coloro che
considerava suoi nemici, i quali cercarono di scappare dalla paura.
Elm, oltretutto, evitò per un soffio le ali del pipistrello viola,
ferendosi leggermente ad una guancia tentando di proteggere Fujiko
ancora a terra priva di sensi, tuttavia gli altri assistenti vennero
sobbalzati via dalla potente corrente d’aria creata dall’attacco.
Crobat, però, optò di ritornare indietro non soddisfatto di ciò che
aveva compiuto e, con ben in vista i suoi canini affilati attraverso la
sua bocca spalancata,colpì in pieno le due persone in piedi col camice
bianco, che vennero sobbalzati via colpendo in pieno il muro alle loro
spalle.
- Per un pelo… - sospirò il ricercatore ansimando dopo che, prendendo
la donna in braccio, ebbe i riflessi pronti per evitare il secondo
l’attacco, ma poi osservò in giro – Anche loro sono stati…
- Non ho fatto strike…. Maledizione! – incominciò ad arrabbiarsi l’uomo
Rocket che provò ad avvicinarsi rabbiosamente ai due per terra, ma
venne fermato dalla collega, che lo trattenne per un braccio – Perché
lo hai fatto?
- Non vedi come sono ridotti?
- Hiromi, adesso hai compassione per loro?
- Negativo, ma non voglio che entrambi ci sporchiamo le mani col sangue
di questi poveretti… - poi indicò ai lati Espeon e Umbreon,
rimasti fermi in un angolo ad analizzare – Loro a cosa
servono, in fondo?
E, dopo un piccolo cenno di capo, i due Pokémon andarono contro le due
persone a terra cercando loro di morderli , quando ad un tratto vennero
entrambi respinti da una barriera invisibile prodotta da Stantler, che
si mise in mezzo in protezione del padrone e della donna in braccio a
lui.
- Accidenti! Questa non ci voleva! – continuò ad imbestialirsi Takeshi,
il quale strinse il pugno in segno di rabbia.
- Ha usato il suo attacco “Protezione” per salvarli! – continuò Hiromi
– Ma questa volta non perdono nessuno!
Perciò i due ordinarono ai loro 3 animali di attaccarli
contemporaneamente con tutta la forza che possedevano, ma
all’improvviso vennero ancora una volta rimandati addietro a causa di
un urto.
Senza nessun preavviso comparve in quella stanza un Pokémon giallo dai
lunghi baffi e con la particolarità di avere ad entrambe le mani due
cucchiaini.
- Non è possibile… - si meravigliò il professore vedendolo in piedi
davanti a loro – Ma quello è l’Alakazam di…
- Non ci interessa di chi sia… - incominciò ad arrabbiarsi il 30enne
dai capelli arancioni – Vogliamo solamente mandarvi all’altro mondo!
- Ma guardando attentamente quel sangue uscire dal petto di quella
donna, pare che dovremo solamente occuparci di te! – e con un sorriso
la collega indicò Fujiko ancora priva di sensi e con un brutto colorito
sulla sua faccia, ma ciò non le impedì di rivolgersi ai
Pokémon – Attaccate ancora una volta!
Ma la psico-volpe agì senza nessuna indicazione da parte dei presenti
alzando senza preavviso il suo braccio, dal quale si cominciarono ad
intravedersi alcune gialle saette avvolgersi in quella parte del corpo.
Alakazam rimase in quella posizione fino a quando i nemici non si
trovarono a pochi centimetri da lui, in modo da stringere a mo’ di
pugno la mano così velocemente che, con un solo gesto, colpì in un solo
colpo Umbreon, Espeon e Crobat.
I due del Team Rocket rimasero shockati vedendoli svenuti a terra con i
loro corpi pieni di scintille, segno che erano rimasti paralizzati, e,
guardandosi negli occhi, presero in mano tre Pokéball.
Nel frattempo fuori tutti erano preoccupati di ciò che stava
avvenendo dentro il laboratorio e gli abitanti di Borgo
Foglianova,radunati nelle vicinanze, cercarono in qualche modo di
consolare tutti quei ragazzini spaventanti.
Ma Akito voleva ad ogni costo tornare indietro, in modo da poter
finalmente utilizzare il suo Cyndaquil appena ricevuto, ma quando cercò
di fare di testa sua, ricevette un sonoro schiaffo da parte di Goro.
- Sei impazzito o cosa? Vuoi forse morire? - e il suo sguardo divenne
serio.
- Perché me lo hai dato? – si arrabbiò il ragazzino mettendosi la mano
sulla guancia dolorante, ricambiando però il gesto - Voglio solo
aiutare…
- Sei arrivato a 10 anni, ma sei rimasto ancora un bambino… - ed una
voce si fece largo fra il pubblico – Lui ha perfettamente ragione!
I due si voltarono verso quella persona, la quale, dopo essersi fermata
proprio accanto ai due, si inginocchiò con un po’ di fatica verso il
più piccolo.
- Ma non te ne importa nulla di mamma? – si voltò il 10enne verso il
nuovo arrivato, ancora arrabbiato del gesto precedente subito dal
pelato.
- Certo che si, Akito, ma sai bene che loro sono abili a fare il loro
dovere… - e il tono di voce di Ryu divenne un po’ serio – E tu sei
ancora troppo piccolo per poter affrontare quelli del Team Rocket.
- E lei come fa a sapere che sono stati loro? – si sorprese Goro.
- Ho visto da casa il loro elicottero, ma un povero vecchio che non ha
oramai nessun Pokémon con sé non può far nulla…
-Ma io…
- Adesso basta Akito! – intervenne Mariam - Anche io vorrei
incominciare a combattere col mio Chikorita, ma non sono così stupida
ad affrontarli!
Il vecchio si rialzò in piedi e sembrava aver rinunciato a fargli
cambiare idea, sapendo benissimo che discutere con Akito era totalmente
inutile essendo un ragazzino testardo e cocciuto.
All’improvviso sentirono la gente mormorare qualcosa ed indicare
l’uscita del laboratorio, così, dopo essersi voltati anche loro,
intravidero delle sagome uscire dall’ingresso, notando tre persone
camminare faticosamente e una quarta in braccio ad Alakazam.
Ma, non appena incominciarono a delinearsi, tutti si sorpresero di ciò
che videro.
- Il team Rocket è riuscito a scappare utilizzando il teletrasporto di
uno Xatu, ma dobbiamo solamente ringraziare lui… - e uno degli
assistenti indicarono il Pokèmon con loro – Ma qualcuno…
Tutti notarono le loro facce tristi indicare la donna priva di sensi ,
e Goro, esaminandola attentamente, notò prima il suo viso pallido e,
solo successivamente, qualche goccia di sangue, che nel frattempo si
stava un po’ rimarginando, colare dal corpo quasi pietrificato verso
terra.
- È quello che… p-p-enso io? – chiese tremante, ipotizzavando
già la risposta che avvenne però dalla bocca urlante del figlio di
Fujiko, che si precipitò verso la mamma approfittando di un momento di
debolezza della presa dell’assistente .
- Come avete potuto lasciarla morire? – e coi pugni picchiò il corpo
del professore.
- Smettila! – lo rimproverò inutilmente, il nonno – È stato quel
maledetto Team Rocket che…
- Lascialo sfogare, Ryu… - sussurrò Elm – In fondo non siamo stati in
grado di proteggerla. È giusto che se la prende con noi…
Lo sfogo durò solamente per alcuni minuti, quando, sfinito, il 10enne
abbracciò piangendo il ricercatore, il quale, ricambiando quel gesto,
cercò di consolarlo.
- Però uno del Team Rocket ci ha riferito un messaggio per tutti noi… -
intervenne uno dei feriti – Ovvero che quello che è successo non sarà
il loro primo e unico attacco…
“- Sentirete ancora
parlare di noi… Questo attacco è stato solo un antipasto di ciò che
sappiamo fare! – sentenziò Hiromi.
- Esatto… ma non verrete
mai a sapere quali saranno i nostri prossimi assalti e, perché no, le
nostre prossime vittime – concluse Takeshi prima che entrambi, dopo
aver richiamato i loro Pokémon nelle Pokèball e fatto uscirne fuori un
altro, per la precisione uno Xatu, scomparvero davanti a loro occhi,
facendo rimanere senza parole tutti, increduli ancora su ciò che era
accaduto.”
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Capitolo 7 *** Capitolo 7 ***
CAPITOLO 7
Tutti gli abitanti del piccolo paesino di Borgo Foglianova si erano
radunati davanti al laboratorio, oramai mezzo distrutto, per assistere
al funerale di Fujiko, uccisa brutalmente da Hiromi nell’attacco del
Team Rocket avvenuto qualche settimana prima.
Ed inoltre la pioggia scendeva libera sulla terraferma, quasi come se
qualcuno da lassù volesse anche lui piangere una morte così assurda e
perdi più inutile.
- Non pensavo fossero capaci di compiere ciò… Mi dispiace molto! – ed
un vecchio mise una mano sulla spalla destra di Elm cercando di
consolarlo.
- È sempre dura perdere qualche assistente, professore, ma dovrebbe
consolare qualcun altro… - e il suo sguardo si posò su Akito,
il quale continuava a piangere fra le braccia del padre, arrivato dal
Lago d’Ira qualche giorno dopo il fattaccio.
Così il vecchio studioso, senza dire una parola, si allontanò da lui
andare incontro alla famiglia sconvolta, cercando, sempre con la
delicatezza che l’aveva sempre distinto, di dare a tutti loro delle
condoglianze sincere provenienti dal profondo del suo cuore.
- La ringrazio molto, professor Oak, è sempre doloroso perdere… - ma
Ryu non riuscì a concludere la frase a causa delle sue per lacrime, le
quali, anche a causa del maltempo, si stavano confondendo con la
pioggia.
- So cosa vuoi dire, poiché ne ho passate molte anche io, con tanti
allenatori ed assistenti…
- Vi sono molto grato per la vostra presenza! – intervenne Ryu
stringendogli la mano, gesto peraltro ricambiato - È da molto tempo che
non ci vediamo…
- Non ricordo la data esatta del nostro ultimo incontro, ma è un dovere
essere qui ad assistere al funerale e stavi accanto!
L’anziano ricercatore si abbassò poi in direzione della testa di Akito,
accarezzandola leggermente, quasi scompigliando i suoi bruni capelli
oramai bagnati, sorprendendo il 10enne che voltandosi verso di lui, si
trovò davanti quello che era considerato il più grande scienziato mai
esistito sulla terra.
- So che in questo momento vorresti solamente piangere, e ti comprendo,
ma vorrei darti un consiglio: prendi questa occasione per diventare più
forte! E sono sicuro che tua madre sarà per sempre accanto a te… - ed
un sorriso fece per un po’ passare la tristezza al bambino, che lo
guardava ancora immobile.
Oak, anche se con po’ di fatica a causa dell’età, si rialzato con calma
e, dopo aver sgranchito la schiena dolorante a causa di una lombaggine
mai curata, si rivolse ancora una volta al padre, questa volta con un
tono più serioso.
- Elm mi ha raccontato che hai fatto intervenire il tuo Alakazam in
tempo! Hai fatto un’ottima mossa!
- Però deve ringraziare Goro! – e indicò i tre assistenti accanto al
loro capo, tutti fasciati a causa delle ferite ricevute – È grazie a
lui che ho saputo delle difficoltà!
“Goro tentava
inutilmente di calmare tutti i bambini presenti, ma Akito,ignorando
volutamente tutte le sue raccomandazioni, venne preso per la mano da
Mariam, che, trascinando da parte l’amico, cominciò a chiacchierare con
lui.
Ma in quel momento
all’uomo pelato non interessava i loro discorsi, lasciandoli per un
momento da soli.
Infatti desiderava
ardentemente collaborare assieme ai suoi colleghi, sperando che Fujiko
non sia stata colpita mortalmente dal quel colpo di pistola, così prese
dalla sua tasca il suo Pokégear componendo un numero telefonico.
- Shun… sta succedendo
qualcosa di incredibile! Devi immediatamente venire!
- Cosa è successo? –
rispose il biondo dall’altra parte del telefono.
L’assistente cominciò a
raccontare nei minimi dettagli tutto ciò che era accaduto prima che lui
lasciasse coi bambini il laboratorio, quando scoprì che il ricercatore
sarebbe partito il più presto possibile.
- Nel frattempo manderò
il mio Alakazam dal professor Elm, sperando di agire in tempo! – cercò
ancora una volta di tranquillizzarlo, per poi continuare – Ma per ora
non dire nulla ad Akito. Non voglio farlo preoccupare più del dovuto!
- Stai tranquillo…
rimarrò in silenzio! – e chiuse la telefonata, cercando di mettere in
fretta l’apparecchio in tasca, in modo da non farsi vedere dal 10enne.
Cosa che, per sua
fortuna, non avvenne. ”
Nello stesso momento, quasi nascosto dagli sguardi altri, un uomo con
addosso un nero mantello col cappuccio in testa era intento in una
telefonata, osservando contemporaneamente tutto ciò che succedeva.
- Anche se abbiamo fallito la missione, come accordo con lei sono
rimasto qui a spiarli…
Un sorriso si stampò sul volto dell’uomo misterioso, che rimase in
silenzio ascoltando le parole dell’altra persona al di là della
cornetta.
E, sistemandosi sul ramo di un albero nei pressi del laboratorio,
descrisse nei minimi particolari.
- Capo, sembra che sia radunata tutta la regione di Johto, visto che
intravedo perfino il campione della Lega, ovvero quel montato di Lance!
– e tirò per aria un pugno, quasi volerlo colpire – E ovviamente è
presente anche quel vecchio decrepito del professor Oak, che sta
salutando i poveri familiari…
Ovviamente Giovanni capì dal suo tono che li stava solamente prendendo
in giro, ma, non pronunciando nulla a riguardo, continuò a parlare del
piano, ordinando al suo servitore di ritornare addietro.
- Messaggio ricevuto… Meno male che Hiromi mi ha lasciato il suo Xatu,
così posso scomparire senza farmi notare! – e il Pokémon lo guardò
indifferente appollaiato su un altro ramo – Però voglio dare un ultimo
saluto a quella puttana morta!
- Stai solo attento… Non rovinare tutto!
- Non si preoccupi… Qui Takeshi. Passo e chiudo!
Dopo aver chiuso la chiamata, mise in tasca il suo telefono e, una
volta presa in mano una Pokéball, l’avvicinò alla bocca sussurrando
qualcosa di incomprensibile.
Contemporaneamente il prete, dopo aver radunato la gente in un luogo
preciso accanto alla casa della defunta, aveva appena
compiuto messa e aveva dato il consenso di mettere sottoterra la tomba,
situata nelle vicinanze, ma ad un tratto qualcosa nel cielo attirò
l’attenzione di tutti.
Un grosso animale arancione stava venendo proprio nella loro direzione,
volando in picchiata con uno sguardo minaccioso che li spaventò,
cogliendoli impreparati.
- Cosa ci fa qui un Charizard? - si sorprese Oak.
- Ma soprattutto perché sta scendendo proprio qui? La vedo brutta! – e,
prendendo una sfera, Shun mandò in campo Gliscor, sorprendendo Akito
che non aveva mai visto quel tipo di Pokèmon girovagare per la regione
di Johto.
Ma ad un tratto il drago di fuoco si arrestò a mezz’aria osservando con
aria prepotente tutte le persone sotto di sé, per poi rivolgere lo
sguardo verso il nemico appena comparso, che ricambiò il quel gesto di
sfida.
I due rimasero a fissarsi per qualche istante, quando le ali di
Charizad, in movimento in modo da mantenerlo in volo, cominciarono a
svolazzare sempre di più, sorprendendo Elm che, assieme al suo ex
professore, capì la sua vera intenzione.
- Attenzione! Vuole scagliarci contro un potente tornado!
Ed in effetti da quello stano movimento ne uscì uno piccolo, ma tra
l’altro molto pericoloso a causa anche della pioggia, che stava quasi
sollevando per aria la tomba di Fujiko.
- Gliscor, proteggila immediatamente! – ordinò Shun al suo
Pokémon, il quale, dopo essere tornato indietro, afferrò con le sue
chele i lati della sarcofago, mentre ficcò con una presa ben salda la
coda a terra.
Ma il drago non si arrese e lanciò contro di lui anche un potente
“Lanciafiamme”, che però venne trattenuto a metà percorso da un
fortissimo getto d’acqua.
- Non ti arrendere… Devi sconfiggi quel maledetto nemico! -
si udì una voce e i presenti, voltandosi in direzione, videro Lance,
con i suoi inconfondibili capelli rossi, fermo e serioso con il suo
mantello che svolazzava a causa del tornado – Il Team Rocket non
vincerà neanche questa volta!
Sembrava che fra i due dragoni ci fu una parità di attacchi, poiché
nessuno aveva intenzione di cedere, ma poi quello di fuoco decide di
scansare il potente getto che gli sfiorò solamente un’ala , per
decidere poi, cogliendo tutti di sorpresa, di volare via verso il bosco
circostante al paese.
I presenti rimasero a bocca aperta a causa del gesto improvviso del
nemico, mentre il tornado cominciò a calmarsi per lasciare posto alla
pioggia, che in ogni caso continuò ancora a cadere giù.
I due animali ancora in campo furono richiamati nelle Pokéball dai loro
rispettivi allenatori, mentre Akito, di corsa sotto la pioggia, andò
vicino alla bara per conoscere le condizioni del corpo della donna, ma
si accertò che nulla era stato danneggiato.
- Sono sicuro che non ci lasceranno mai più in pace… - stabilì Ryu che
si avvicinò da dietro al nipote, appoggiando le sue mani sulle sue
spalla.
- Nonno… - e il bambino si voltò - Ho paura…
- E di cosa? – e anche il padre si avvicinò, inchinandosi al figlio.
- Ho paura che loro vi facciano del male… Non voglio rimanere solo… non
voglio morire! - e il padre, anche se non disse nulla,
abbracciò il figlio, il quale ricambiò quel gesto - Mi manca la mamma!
- Figliolo, è vero che tua madre è morta, ma in realtà lei vivrà per
sempre dentro al tuo cuore… è come se fosse il tuo personalissimo
angelo custode dai capelli marroni!
- Sono d’accordo… - intervenne il nonno – E immagina che ogni Pokémon
che d’ora in poi nascerà sarà una sua reincarnazione!
E le persone rimasero lì ferme e immobile, non sapendo cosa realmente
farà il Team Rocket dal quel giorno in avanti… e soprattutto se ci
saranno delle povere vittime che hanno solamente avuto il coraggio di
tentare di fermarli.
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Capitolo 8 *** Capitolo 8 ***
CAPTOLO 8
Mentre il calendario segnava il passare dei giorni, il tempo sopra i
cieli di Borgo Foglianova sembrava quasi migliorare e le gocce di
pioggia erano soltanto un lontano ricordo.
Infatti alcuni raggi di sole iniziarono ad illuminare le strade piene
di macchine e i tetti delle piccole abitazioni, anche se dovevano
lottate per la dominazione della volta celeste con delle nuvole grigie
che, poco a poco, cominciavano a perdere la loro efficacia in modo da
far posto alla luce capace di illuminare i visi degli abitanti.
- Immaginavo di trovarti qua…
Un uomo dai capelli biondi, dopo aver percorso pochi passi da casa,
scovò un ragazzino di 10 anni fermo in piedi davanti ad un lembo di
terra dove era conficcato, a forma di croce, un paletto di legno con
incise delle brevi ma intense parole.
“Anche se il tuo corpo
non c’è più, il tuo spirito sarà sempre accanto alle persone a cui hai
voluto bene.
Ti vogliamo tanto bene!
XXX”
Decise così di fermarsi proprio accanto a lui, guardandolo, in modo da
poter stare da solo con suo figlio, visto che il padre aveva deciso di
restare per un po’ a riposarsi in casa.
- Ho saputo che la tua amica Mariam è già partita per il suo viaggio di
formazione. Perché non sei andato con lei? – ma il figlio non rispose –
Papà mi ha parlato anche della tua piccola cotta per lei…
- Non è vero! – e si voltò arrabbiato verso l’adulto, nonostante il suo
viso incominciò a diventare rosso dalla vergogna – Non devi credere al
nonno! Ha mentito su questo fatto…
- Dici sul serio? – e sghignazzò mettendosi una mano sulla bocca –
Dalla tua faccia non si direbbe!
Akito abbassò lo sguardo cercando di nascondere quel arrossamento che
aveva invaso tutta la parte superiore del corpo e Goro si accorse di
qualcosa sulle sue labbra: senza volerlo, infatti, lo aveva fatto
almeno sorridere, distraendolo un poco.
Ma tutto ciò durò qualche secondo.
Infatti l’uomo intuì che il figlio aveva cambiato ancora una volta il
suo umore, per questa motivo, con grande sorpresa, lo avvicinò al suo
fianco stringendolo.
- Papà, ma cosa combini?
- Ti volevo solo far sapere che io ci sarò sempre con te, anche se sarà
lontano da casa per lavoro.
- Questo lo so benissimo, ma… - e si rattristò un poco.
- Anche a me manca la mamma… - e, dopo essersi staccato, si inginocchiò
all’altezza dei suoi occhi – Ma devi mostrare tenacia e andare avanti.
Ricordi cosa ti ha detto il professor Oak al funerale?
- Di essere forte e coraggioso? – si asciugò una lacrima che nel
frattempo era scivolata sulla sua rosea guancia – E che lei sarà per
sempre accanto a me?
- Esatto… Te ne eri forse dimenticato?
- Cosa pretendi da un figlio nato dai genitori stupidi, cocciuti
e impertinenti? – ed una voce femminile li colse alla
sprovvista, spaventando perfino Cyndaquil che, se fino in quel momento
era proprio accanto ai piedi del padrone, scappò dietro le sue gambe.
- Cosa volete voi del Team Rocket?
L’uomo, che riconobbe la grossa lettera R stampata in rosso sulla
casacca viola, si pose davanti in protezione del figlio per paura che
quella donna dai lunghi capelli neri lo faccia del male, ma rimase
sorpreso dalla risposta del nemico.
- Non preoccuparti, bell’uomo. Non ho intenzione di far del male a
nessuno… né a te né a quel bamboccio lì… - e con l’indice della mano
destra additò Akito – Volevo chiederti solamente se eri disposto a
darmi in regalo il tuo Alazakam. Il nostro capo ne è rimasto molto
entusiasta!
- La mia risposta è assolutamente negativa! Dovrete prima passare sul
mio corpo…
- Io lo farei ben volentieri,rimanendoci sopra per tutto il tempo
necessario… - e per un istante alzò di qualche millimetro la sua gonna.
- Adesso basta! – urlò Shun –Vattene via di qui immediatamente!
- Io volevo esclusivamente parlare con tutta la calma del mondo senza
peraltro essere volgare, ma noto che tu non vuoi darmi ascolto… - e,
con una presa sicura e veloce, afferrò una sfera pronta a combattere.
- Vuoi proprio la guerra? – e anche lui ripeté lo stesso gesto.
- Non con te, però… Voglio combattere con lui! – e la nemica indicò
Akito, il quale comparve all’improvviso accanto a lei intrappolato fra
le ali del suo Xatu.
Il padre rimase shockato non capendo come avesse fatto a perderlo per
qualche secondo, ma poi la rabbia cominciò a circolare nelle sue vene e
arterie quando vide che il 10enne tentava di muovere inutilmente le
labbra.
- Lascialo! – urlò ad alta voce non riuscendo a sentire qualche suono
di senso compiuto uscire dalla bocca del figlio agitato - Non vedi che
lo hai spaventato?
- E a me cosa importa? – rispose in modo sarcastico Hiromi – Pretendo
unicamente in incontro a mio favore, cosa c’è di male?
- Allora non sei una vera allenatrice di Pokémon!
- Io sono solamente un membro del Team Rocket, pronta a obbedire e a
baciare i piedi di Giovanni…
- Ma lo sai che sei solo una marionetta in mano sua? - ma a questa
domanda la 30enne rispose con una rumorosa pernacchia, gesto che
infastidì molto Shun, poiché immaginava che lo stava solamente
prendendo in giro.
La donna non aprì bocca ma, con cenno di testa, ordinò al suo uccello
di buttare per terra Akito, che, al forte impatto con il terreno, ebbe
un po’ di dolore al braccio destro, incominciando a massaggiarsi la
parte sofferente, ma il genitore corse immediatamente in aiuto del
figlio.
- Tutto bene? – chiese una volta preso in braccio come se fosse un
neonato – Ti sei rotto qualcosa?
- A parte un po’ di dolore al braccio, non mi sono fatto nulla! – lo
rassicurò il bambino.
- Soddisfatto, adesso? – sorrise maliziosa la terza incomoda – Io ho
obbedito ad un tuo ordine, ma adesso tocca a te ricambiare…
L’uomo si accorse che il suo tono di voce era cambiato all’improvviso:
sembrava quasi voler azzannare i due oppure, paragonandola ad un
Pokémon, autodistruggersi come un Electrode impazzito e appena toccato
da un estraneo in una desolata a e abbandonata centrale elettrica.
- Vattene immediatamente! – incominciò ad arrabbiarsi anche lui – Voi
del Team Rocket non conoscete il legame indissolubile fra allenatore e
animale…
- E a noi cosa importa? – lo sfidò con gli occhi – Sono solo un mezzo
per poter facilitare i nostri compiti…
- E neanche quello fra persone… - e, ignorando quest’ultime parole,
guardò il figlio che accennò ad un sorriso in segno di
approvazione alle parole dette dal genitore.
- Meglio obbedire ad un grande ed intelligente uomo come Giovanni che
essere servo di un professore nullafacente, tra l’altro allievo di
quell’altro rimbambito…
- Non devi neanche nominare Elm ed Oak, intesi?
- Mica li ho citati… hai per caso la coda di paglia? – e, una volta
raggiunta con una sensualità tipica di una pornostar il suo pennuto,
scomparve dalla loro vista.
- Ma cosa può capirne una a cui è stata fatta il lavaggio del cervello?
– e il 10enne, con l’aiuto del padre, scese appoggiando i piedi per
terra.
- Ma adesso non pensarci più.. Andiamo a casa a curare quel
tuo braccio, prima che peggiori! – sorrise Shun accarezzando con la
mano i suoi capelli marroni, che rimasero poi scompigliati.
- Non mi sono fatto male! – rispose con un tono arrabbiato – E poi ti
ho sempre detto di non toccarmi i capelli!
- Scusa! Non lo faccio più… - sorrise per poi fargli una linguaccia.
Il padre accelerò i suoi passi, seguito a ruota dal suo unico figlio
che, scherzando, sfidò il primo in una breve gara di corsa con
traguardo l’ingresso della loro casa, ma i tre, visto che furono
raggiunti anche da Cyndaquil che in quel momento era rimasto a guardare
in silenzio, furono raggiunti da un Ryu dolorante alla testa.
- Papà, cosa è successo? – si preoccupò il biondo vedendolo anche un
po’ barcollante.
- Non lo so… Mentre guardavo seduto un programma televisivo, ho
ricevuto da dietro alle mie spalle una sonora botta in testa e sono
svenuto all’istante. – poi si grattò la testa – Ma non so cosa sia
successo esattamente dopo…
- Andiamo a casa a curarci… - e con uno sguardo fra il preoccupato e il
perplesso accompagnò i due parenti verso casa.
In effetti intuiva che qualcosa non andava… che il Team Rocket, da quel
momento in poi, avrebbe pianificato qualcosa di ancor più meschino e
pericoloso per portare a termine qualunque loro compito pericoloso,
anzi spietato.
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Capitolo 9 *** Capitolo 9 ***
CAPITOLO 9
- Hiromi… grande mossa quella che hai compiuto. Sono molto fiero di te!
- La ringrazio, capo!
Una donna si inchinò in avanti verso un grande schermo illuminato, dove
era riflesso la figura di un boss dai capelli cortissimi, seduto
comodamente in poltrona, mentre era intento da accarezzare il suo
fidato Persian, che pareva essere soddisfatto del trattamento del
padrone.
- In questo modo potremo d’ora in poi controllare tutti i loro piani e
cercare di scoprire se i ricercatori andranno in luoghi segreti…
- E anticiparli, in modo da poter catturare solamente per voi dei
Pokémon leggendari…. - sorrise Takeshi, come se volesse affermare il
parere di Giovanni, il quale si immaginò di avere con sé la squadra più
forte che nessun allenatore abbia mai avuto fin dalla notte dei tempi.
- Ragazzi, adesso potete andare… Vi informerò in privato sui nuovi
piani del Team Rocket….
I due videro spegnersi di colpo lo schermo facendoli rimanere come al
solito al buio nella grande sala, così i due presero la decisione di
uscire da quella stanza, con il 30enne che guardò incuriosito la sua
collega.
- Smettila di guardarmi! – incominciò a ringhiare la donna – Mi
innervosisci!
- Mi stavo chiedendo perché non ho avuto io l’idea delle microspie
nascoste in casa di quello stupido ricercatore…. – e strinse un pugno
dalla rabbia.
- Perché sei uno stupido che si lascia prendere dalla foga del momento…
- e lo guardò con un’aria fredda, come se volesse congelare l’uomo
accanto a lei.
- Questo non è assolutamente vero! – ma poi decise di cambiare
argomento avendo paura di una reazione pericolosa di Hiromi -
Senti un po’, ma adesso quanto tempo dobbiamo aspettare prima della
prossima missione?
- Non ne ho proprio idea… dipende cosa combineranno coloro che stiamo
spiando. Ma è probabile che il nostro capo sia tanto generoso da farci
compiere delle piccole commissioni in modo da tenerci sempre allenati!
- Lo spero tanto… Non voglio passare tutte le giornate sdraiato sul mio
letto inutilmente!
Senza neanche accorgersene, i due si ritrovarono davanti alla porta
della loro stanza, che venne aperta di scatto dalla 30enne, sbattendo
con forza la maniglia sul muro provocando un rumore assordante.
- Adesso cosa ti prende? - chiese l’uomo dai lunghi capelli arancioni.
- Nulla… - e si accasciò sul letto socchiudendo gli occhi.
Nella sua mente si affiorarono alcuni flashback, in particolare
dell’incontro fra lei e Shun… non riusciva a capire il motivo per cui
ricordava proprio quel momento, ed ogni volta che ci pensava rimaneva
ancora di più confusa.
E quell’agitazione venne percepita perfino dal suo collega che, nel
letto accanto a lei, continuava a curiosare nelle varie riviste porno.
- Secondo me c’è qualcosa che non va…. – e abbandonò il giornale sul
letto, con la pagina aperta su un poster di un uomo nudo come mamma
l’aveva fatto – Ti vedo strana…
- Ti ho già risposto qualche istante fa… - e le sue guance divennero
leggermente rosse – Sono affari personali!
- Questo tuo comportamento è cambiato subito dopo il tuo ritorno dalla
missione “Spy”… - e, mettendo la mano sotto al suo mento, cominciò a
pensare, quando all’improvviso esclamò – Non ti sei per caso innamorata
di qualcuno? Forse del padre di quel moccioso di nome…
- Shun, ovvio… - lo interruppe Hiromi.
- E chi sarebbe? Io mi riferisco al bambino, figlio di quella puttana
che hai ucciso con la pistola…
- Allora credo che tu ti riferisca ad Akito… - rispose in un modo
svogliato, quasi come se fosse costretta a ricordarne nome e faccia.
In effetti sembrava che alla donna non importava nulla né del 10enne e
neanche di Takeshi, che la guardava in modo perplesso non comprendendo
ancora cosa le passava per la sua testa, nonostante gli anni di
attività in comune nel mondo criminale del Team Rocket.
Ma, conoscendola bene, decise di non indagare più per il momento,
prendendo ancora una volta in mano il magazine abbandonato per
osservare attentamente quella foto davanti a lui.
- È inutile che lo osservi così a lungo… non uscirà fuori per magia. Ed
inoltre, se immagino quello che vorrai fare, sai benissimo che devi
fare le tue porcate da solo, mentre non ci sono…
- È un peccato che non ci sia qui accanto a me… - e si asciugò la bava
dalla bocca – Ed inoltre non sono scemo a toccarmi davanti a te…
- Pensiamo alla nostra missione… - cercò di ignorare la sua ultima
frase, anche perché non voleva immaginarsi il 30enne intento a giocare
col proprio corpo nudo.
E i due, da quel giorno cominciarono ad osservare ogni piccolo
movimento in quella casa, costatando, per esempio, che Shun, con grande
delusione di Hiromi, era quasi assente a causa dei lunghi viaggi di
lavoro causati dal professor Elm, così dovettero spiare attentamente
quelli che erano in realtà i veri abitanti della casa.
- Molto strano il comportamento di quel moccioso…
- Sono d’accordo con te, Takeshi…. – e continuò ad osservare un piccolo
monitor posto sulla scrivania, dove i due si riunirono seduti su delle
sedie girevoli, come quelli che si trovarono nei vari uffici - È
passato qualche mese da quando ho sparato a sua madre e sembra avare
paura di uscire di casa. Avrà sicuramente terrore di incontrarci di
nuovo!
- Allora non sarà un vero Pokémon master, anche se, guardandolo nei
suoi occhi tristi, me lo farei ben… - e si interruppe subito notando lo
sguardo da assassina di Hiromi – Come non detto...
- Mi dispiace solo per quel povero nonno che cerca in tutti i modi di
convincerlo ad uscire di casa, visto che, ogni volta che accendiamo
questo schermo, quel bambino è sempre lì dentro casa a giocare con quel
suo stupido Cyndaquil!
- E sembra che il Pokémon fuoco sia il suo unico amico!
Ed infatti quello che i due esaminarono furono le coccole ricevute
dall’animale da parte del suo padrone, il quale continuava ad osservare
malinconico fuori dalla finestra, ma ad un tratto gli si avvicinò Ryu,
il quale mise una mano sopra alla sua spalla.
- Nipote… so che la mamma ti manca tantissimo, sentimento condiviso da
questo mio povero cuore, ma tuo padre sarebbe stato molto orgoglioso di
te se avessi intrapreso il tuo viaggio insieme alla tua fidanzatina
Mariam…
I due del Team Rocket si stupirono da queste ultime parole, guardandosi
perplessi.
- Da quando ha una fidanzatina? – si chiese la 30enne dai capelli neri
– Mi sono persa qualche cosa?
- Forse Akito è innamorato di questa bambina e il nonno sta solamente
cercando di prenderlo in giro, almeno credo… e lo sper… - ma ancora una
volta venne zittito dallo sguardo assassino della collega, così i due
continuarono a spiare i due, gesto che ripeterono per i mesi
successivi, spezzati solamente da missioni di poco conto da parte del
loro capo Giovanni e che loro consideravano solamente un allenamento.
Fino a che, una sera, non udirono quello che sarebbe stata la loro più
grande occasione di emergere e riscattarsi dopo il fallimento della
loro importante e precedente missione.
-Figliolo… - e i due videro i parenti seduti vicini sul letto della
stanza del 10enne – È passato quasi un anno da quando è successo quel
brutto incidente e, come hai notato, quelli del Team Rocket non si sono
fatti più vivi!
- Ma mi manca lo stesso…
- Anche a me manca Fujiko e sai benissimo quanto noi due ci amavamo… -
e il brunetto mise la sua testa sulle gambe del genitore, il quale
cominciò ad accarezzargli la testa – E comprendo benissimo che tu abbia
paura dei nemici tanto da non voler uscire mai di casa, ma devi
solamente farti coraggio e andare avanti.
Il figlio non pronunciò nessuna parola, ma guardò solamente in quella
posizione il viso del genitore, ed entrambi sorrisero dolcemente, tanto
che i due nemici pronunciarono un “che teneri” all’unisono, ma poi il
padre continuò a parlare al figlio.
- Ma devo promettermi una cosa: sai che tra due giorni partirò per le
Rovine d’Alfa alla ricerca degli Unown, quindi voglio che tu
incomincerai il tuo viaggio di formazione anche senza di me… e
soprattutto senza mai fermarti e senza aver paura. Che ne dici?
- Papà… - e di scatto si alzò preoccupato - Non posso garantire nulla
se non sono sicuro di riuscire a mantenere una promessa…
- Ok, figliolo… - e, una volta alzatosi dal letto, gli diede un bacio
sulla guancia - Fai come ti senti, allora. Sarò sempre dalla tua parte,
e questa lo sai!
Non si sa cosa successe dopo, poiché Hiromi decise di spegnere il
monitor-spia con un sorriso maligno e, dalla stessa espressione del
viso, pareva che anche Takeshi aveva avuto al sua stessa idea.
- Ha detto rovine d’Alfa? – esclamarono assieme, ma poi il 30enne
continuò da solo - Forse abbiamo avuto la stessa idea, cara…
- Esatto… dobbiamo parlare col nostro capo!
E così i due abbandonarono di corsa la loro stanza per consultarsi con
Giovanni, in attesa di ricevere qualche notizia lieta sui nemici e,
ovviamente, in fermento nel sentire quale sarebbe stato il loro
malvagio piano.
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Capitolo 10 *** Capitolo 10 ***
CAPITOLO 10
Dopo aver salutato con un grosso abbraccio il figlio e ricevuti gli
ultimi aggiornamenti della missione dal professor Elm, Shun,
attraverso il suo inseparabile Alakazam, si teletrasportò all’interno
di un piccolo laboratorio presente nei pressi delle Rovine d’Alfa,
dove, ad aspettarlo, c’erano altri suoi colleghi e studiosi che lo
videro apparire all’improvviso davanti ai loro occhi.
- Eccovi qui, caro Shun… - incominciò a parlare un anziano dai corti
capelli grigi.
- Vi ho sempre detto che potete darmi del “tu”… In fondo sono solo un
umile ricercatore che compie bene il proprio lavoro, esattamente come
voi tutti!
- Beh… però sei tu il capo di questa spedizione! – intervenne da dietro
Goro che, in un segno d’amicizia, lo colpì con un leggero pugno sul
braccio – È giusto darti del “voi”!
- Ma adesso non perdiamo in sciocchezze… - cercò di cambiare argomento,
diventando serio -Avete scoperto qualche cosa?
- Purtroppo no. Ogni volta che abbiamo intenzione di entrare in una
delle grotte qui vicine, veniamo respinti da qualche cosa di
misterioso… come se l’ingresso fosse bloccato da una barriera psichica!
- Accompagnami… voglio cercare di scoprirne il motivo con i miei stessi
occhi!
Il biondo decise perciò di seguire il pelato verso una delle
grotte misteriose, quando, una volta arrivato di fronte all’atrio,
allungò d’istinto la sua mano che però si arrestò come se avesse
toccato con il palmo un vetro invisibile,provocando tra l’altro dei
cerchi per aria attorno ad esso.
- Visto? Non riusciamo a passare… -e Goro rivolse il suo
sguardo verso la persona accanto a lui, ma lo vide pensieroso – Conosco
quel pensiero… Cosa hai intenzione di fare?
- Proverò ad utilizzare il mio Heracross, sperando nella riuscita del
suo attacco! - e così il ricercatore, una volta presa la sua Pokéball
in mano, mandò davanti a lui il Pokémon coleottero, il quale,
sott’ordine del suo padrone, dopo aver preso la mira verso quel muro
invisibile concentrandosi al massimo si circondò di sfere luminose,
partendo qualche istante più tardi col suo attacco “Nottesferza” che
fece il suo effetto.
I due uomini videro infatti coi propri occhi quella barriera
frantumarsi come un vetro rotto da una palla da baseball, permettendoli
in questo modo di entrare di corsa dentro la grotta, ma ad aspettarli
c’erano solamente il buio più assoluto e degli occhi bianchi, i quali
li osservarono da lontani in modo minaccioso, come se volessero
ucciderli a causa della loro invasione.
- Non si vede assolutamente nulla…. – si lamentò l’assistente del
professor Elm, il quale tentava inutilmente di accendere una lampadina
tascabile – Cazzo… non funziona!
- Sei sicuro di aver ricaricato le batterie?
- Si, Shun… proprio qualche ora fa, ma poi non l’ho più utilizzata!
- Allora gli Unown, con qualche loro potere, devono aver fatto qualcosa
di misterioso per ostacolare la nostra visibilità!
Goro consigliò al suo collega di rimanere accanto a lui immobile in
modo da non perdersi e stare per poter comunicare fra di loro con meno
difficoltà, ma ad un tratto si accese una luce in fondo ad una parete
piena di disegni e strani geroglifici rappresentanti quei strani
Pokèmon, cogliendoli all'improvviso.
- Sorpresi di vederci? – sghignazzò un uomo dai lunghi arancioni
accanto al suo Espeon.
- Ancora voi? – incominciò ad alterarsi il 30enne – Cosa ci fate qui?
- Le Rovine d’Alfa sono da oggi in poi di proprietà esclusiva del Team
Rocket! – ignorò volutamente la donna accanto a Takeshi – Perciò fuori
dai piedi!
- Queste sono un patrimonio di tutti, farabutti! – contrastò Shun, che
però vide una grossa sacca nera in mano alla donna – Ecco il motivo per
cui gli Unown sono in agitazione… pensano che anche noi vogliamo farli
del male!
- Se voi li importunate con le vostre stupide ricerche, loro saranno
arrabbiati anche con voi! In fondo avete profanato il loro sacro
territorio… - dichiararono entrambi i nemici come se fossero una voce
sola.
Il ricercatore capì benissimo che era totalmente inutile discutere con
loro e inoltre non si chiese neanche da dove potesse provenire quella
luce che aveva nel frattempo illuminato tutta la grotta,
intuendo che quella forma evolutiva di Eevee dal sottile mantello nero
aveva utilizzato la mossa “Flash”.
Ma il suo sguardo si rivolse ancora una volta verso quel grande
sacchetto che Hiromi custodiva gelosamente nella sua mano.
- Liberali immediatamente! – urlò l’uomo verso la donna, notando degli
strani movimenti provenire da quella custodia di plastica nera.
- Oramai questi Unown sono nostri e nessuno dovrà liberarli… per
nessuna ragione al mondo!
- Non avete il diritto di fare quello che state facendo! – intervenne
perfino Goro puntando il dito verso il nemico di sesso maschile.
- Ancora con questi diritti, pelatone? – e Takeshi diresse il suo
sguardo verso di lui, che ricambiò quel gesto minaccioso – Noi siamo
solamente i futuri padroni del mondo ed è per questo motivo che
facciano quello che vogliamo!
- È una cosa assurda! – urlò il 30enne sperando di convincere i nemici
a lasciar perdere la loro missione.
- Taci, microbo! – e il tono della voce del capellone sovrastò tutti i
rumori provenire da quella grotta, tacendo anche gli Unown che nel
frattempo cercarono inutilmente di nascondersi -Ma tanto voi non
vivrete ancora per molto, soprattutto te!
E, con l’indice della sua mano destra indicò il padre di Akito, che non
riuscì a capire per quale motivo avesse indicato proprio lui, ma ad un
tratto, vedendo Umbreon ancora fermo accanto al padrone, iniziò a
pensare al motivo per cui non aveva ancora attaccato.
Forse i due del Team Rocket avevano paura che la mossa perda la sua
efficacia facendoli rimanere anche loro nel buio più totale?
- Heracross, cerca di liberare gli Unown imprigionati!
Shun con quella scelta sorprese tutti i presenti, i quali videro il
coleottero dall’esoscheletro blu alzarsi in volo, ma all’improvviso
venne fermato a mezz’aria da un’energia psichica, che Goro intuì
provenire dagli Unown.
- Maledizione! Non vogliono che combattiamo qui! – e, mangiandosi
un’unghia, si rivolse nervosamente alla persona accanto a lui – Adesso
cosa facciamo?
- Stare immobili in quella posizione fino a quando non abbiamo compiuto
la nostra missione! – siggerì in modo sarcastico Takeshi.
- E nel frattempo io mi divertirò un po’ con voi… - sussurrò
nell’orecchio di Shun Hiromi, la quale, senza che nessuno se ne
accorgesse, si era teletrasportata con il suo Xatu proprio alle loro
spalle.
I due si voltarono spaventati verso la donna porgendo le spalle
all’altro avversario che, nel frattempo, era ben lieto di osservare
tutta la scena, e anche quello che verrà conoscendo la sua collega, con
il sacco ricevuto qualche istante prima ben saldo nella sua mano.
- Dobbiamo stare attenti a loro due… - e il biondo continuò ad
indietreggiare muovendo lentamente la sua testa anche dietro per
osservare i possibili strani movimenti del nemico.
- Tu devo solamente guardarmi negli occhi! – e, dopo aver fatto girare
con forza la testa verso il suo viso, la donna stampò un bacio sulle
labbra sorprendendo i presenti, ma Shun la staccò tanto brutalmente che
la Rocket stava per cadere per terra.
Ma per sua fortuna non accadde nulla.
- Sei impazzita? – si arrabbiò il padre di Akito, ma l’unica risposta
che ricevette fu un possibile schiaffo che però venne bloccato dalla
mano di lui solamente a qualche millimetro di distanza dalla guancia.
- Lasciala stare immediatamente! – urlò il capellone puntando il dito
verso i due, rivolgendosi subito dopo al pelato – E tu cerca
di fermarlo, sennò vi denuncio entrambi per aver picchiato una donna!
- E la polizia sarebbe ad ascoltare uno del Team Rocket, un malvagio e
ricercato gruppo di malviventi?
- Tutto è possibile in questo mondo… - e un sorrisi si stampò sulla
faccia di Takeshi – È possibile che il nostro Dio Giovanni decida ci
corromperli…
- Non sparare cazzate! Inoltre, come hai visto te stesso, non è
successo assolutamente…
- Chiudi quella fottua bocca! – lo interruppe il nemico che, dopo aver
corso velocemente, scagliò come un pugile professionista un sonoro
pugno al naso Goro, che cade a terra dolorante e sanguinante – Ho
sempre desiderato farlo!
“Bastardo…” pensò la persona a terra mentre tentava di tamponare in
qualche modo la fuoriuscita, ma poi osservò il collega lasciare la
presa della donna, la quale, con un colpo di karate, lo colpì
sull’addome con la pianta del suo stivale sinistro attraverso un calcio
che lo fece piegare in due dal dolore.
- Mi dispiace molto, o bel tesoro, eri un gran bell’uomo e, da quando
ti ho incontrato la prima volta, ho sempre voluto portarti a letto con
me e, perché no, anche avere un bambino con te… - e Takeshi la scrutò
incredulo alle parole che aveva appena sentito – Io, te e il futuro
pargolo potevamo essere una famiglia unita e, soprattutto felice…
Shun non riusciva a comprendere il suo discorso, come del resto anche
il pelato che riuscì a fatica a rialzarsi con un braccio posizionato
alle narici del suo naso, perciò tutti continuarono ad ascoltare il
discorso, per loro senza senso, della donna.
- Potevamo anche uccidere quello stupido moccioso, se per caso avesse
ostacolato la nostra storia d’amore, ma mi hai spezzato il cuore con
quel precedente gesto… E questo per te sarà la fine… te lo posso
assicurare!
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Capitolo 11 *** Capitolo 11 ***
CAPITOLO 11
- Credo che entrambi dovreste andare da uno psichiatra per farvi
visitare… - esclamò un Goro ancora incredulo alle ultime parole sentite.
- Sono perfettamente d’accordo con lui… - confermò anche Shun, il quale
si massaggiò la pancia ancora dolorante per il calcio ricevuto
precedentemente -Perciò ve lo ripeto ancora una volta:
andatevene via, prima di assaggiare la nostra vendetta! Difenderemo gli
Unown a tutti i costi!
La donna si sbellicò dalle risate con una tonalità di voce tale da
spaventare tutti coloro che l’avevano ascoltata, ma ad un tratto cambiò
atteggiamento, trasformando il suo volto in qualcosa di più serioso,
quasi infuriato, come se un Charizard volesse lanciare delle fiamme
dalla sua enorme bocca contro il nemico.
Ma in quel caso parevano uscire dagli occhi di lei.
- Ho già ucciso quella puttana di tua moglie… - e perfino Takeshi si
spaventò udendo ciò – Perciò non esiterò a fare lo stesso con te, visto
che i miei sentimenti verso di te sono mutati!
- Ho avuto adesso la conferma che sei totalmente uscita di senno…
- Tu, palla da bowling, non osare dirmi di essere pazza! – sbraitò
verso l’assistente – E, dopo quest’ultima affermazione, non credere che
riuscirai a vivere ancora per molto…
I due, spaventati da questo comportamento, rimasero in silenzio non
riuscendo a controbattere quella minaccia di morte, e neanche il Rocket
ebbe occasione di confermare quel discorso appena pronunciato, ma si
limitò ad osservare in silenzio e a tenere ben saldo in mano il sacco.
Nel frattempo i Pokémon lettera persistevano a rimanere nascosti
mimetizzandosi fra i geroglifici sui muri della caverna, ancora
spaventati da tutta quella strana situazione, e non tentavano neanche
di liberarsi dagli intrusi poiché erano consapevoli che quell’animale
nero accanto al capellone li avrebbe in qualche modo messi a cuccia a
causa del suo tipo Buio.
- Avete visto? Perfino loro hanno paura di noi! - e il nemico si gonfiò
la pancia in segno di orgoglio, gesto che però i due ricercatori non
riuscirono a capirne il motivo, visto che tutto quello che avevano
fatto là dentro era totalmente sbagliato – E dovreste averne anche
voi...
- Non sono d’accordo con te… - intervenne Goro, che nel frattempo si
era alzato in piedi, prendendo un po’ di coraggio – Il Team Rocket non
riuscirà mai a spaventarci! E dovresti ricordare che ogni qual volta
che il male invade con forza e volontà la vita di qualcuno,
quest’ultimo cercherà sempre di fermarlo in qualunque modo e di
difendere i propri affetti!
- E tu saresti quella persona che ci fermerà? – sorrise Hiromi portando
ancora una volta tutti alla sua attenzione.
- E, anche se fosse, a te cosa importa? – le rispose in modo serioso il
pelato, che continuò – Ti farò togliere quel risolino dalla tua stupida
bocca…
- Perché non me ne dai una dimostrazione, cacasotto?
- Calmati subito, Goro… così fai solamente il loro gioco! – sussurrò
Shun cercando di non farsi sentire da loro, ma fu totalmente inutile.
- Guarda che ti abbiamo sentito benissimo! – e all’improvviso Takeshi
lo colpì in pieno viso con il sacco pieno di Unown, facendolo volare
per terra – Ho sempre desiderato fare questo a qualcuno… perciò grazie
per avermi fatto avverare il mio desiderio!
- Sei forse impazzito?- urlò la collega verso di lui – Vuoi
forse rompere la sacca e liberare i nostri prigionieri?
- Non preoccuparti… è indistruttibile! Ho già fatto delle prove prima
di venire in questa stupida grotta da quattro… - e venne interrotto da
un sonoro pugno sul naso da parte del pelato.
- Come hai detto tu qualche istante fa, anche io ho sempre desiderato
fare questo! E spero che con ciò chiuderai il becco per moltissimo
tempo…
- Anche tu dovrai tacere, così non dovrò sentire quella tua voce
odiosa! – e, dopo aver estratto una pistola, Hiromi sparò in direzione
del braccio di quest’ultimo, ferendolo lievemente – E questo è soltanto
un piccolo e innocente avvertimento, perciò lasciateci finire il nostro
lavoro e vi lasceremo andare… forse…
- Q-questo… mai… - intervenne il padre di Akito con affanno, anche a
causa del colpo ricevuto in faccia.
E fu talmente duro che, rimasto ancora per terra, si massaggiava tutta
la parte centrata, la quale nel frattempo era diventata molto rossa,
mentre da una narice del naso colavano delle gocce di sangue rosso.
Ma nessuno pareva lamentarsi dei colpi ricevuti, ma anzi sembrava che
ciò li avesse ricaricati ancora di più, trovando un altro buon motivo
per cacciarli da quel luogo sacro e protetto, mentre i due del Team
Rocket continuarono ad osservarli impassibili compiacendosi delle loro
ferite.
Ma entrambi non sembravano abbastanza soddisfatti.
Volevano addirittura fare di peggio.
- L-libera imm… immediatamente quello che hai catturato! - e Shun, dopo
essersi sollevato in piedi con il dolore al volto, cominciò ad
avvicinarsi a Takeshi con Heracross che guardava dal soffitto della
grotta senza poter far nulla – Sennò rovinerò il tuo bel faccino a suon
di pugni…
- Non avvicinarti, sennò non vedrai mai più la luce del sole! – e ,
dalla tasca, uscì un pugnale con una lama, lunga all’incirca 10
centimetri, molto affilata.
- Non avrai mai il coraggio di farlo… - lo sfidò Goro – Fin
dalla prima volta che ti ho incrociato sul mio cammino, ho capito come
sei fatto realmente: sei solo un piccolo codardo che lecca i piedi non
solo a Giovanni, e questo posso anche capire, ma perfino alla tua
presunta collega!
- Siete voi che non lo conoscete abbastanza… - pronunciò con calma
Hiromi ignorando l’ultima parte del discorso del pelato che la guardò
non riuscendo a comprendere cosa intendesse.
Ma poi, qualche secondo dopo, nei suoi occhi si poteva leggere la
paura, visto che tutto il suo apparato visivo cominciò a tremare dopo
aver avvistato una pistola estratta dalla donna, la quale la puntò
verso di lui.
- E adesso non muoverai neanche un muscolo delle tue gambe, intesi? -
e, distendendo bene il braccio in avanti, mosse il cane della sua arma
da fuoco.
Nessuno osò dire una sola parola e neanche muoversi, rimanendo immobili
come statue antiche a fissarsi in segno di sfida, e sembrava che
nessuno dei presenti avesse l'intenzione di arrendersi.
Perfino gli Unown vennero contagiati da questa strana atmosfera
venutasi a creare nella loro stessa tana continuando a rimanere
defilati negli angoli della grotta, quando ad un tratto notarono
finalmente qualcuno avanzare lentamente.
Takeshi, con un sorriso maligno, camminava verso uno Shun sorpreso da
quello strano gesto, anche perché il nemico nel frattempo aveva
abbassato la mano avente il coltello, quando si ritrovò a poca distanza
da lui.
- Lo devo ammettere: sei stato una persona molto testarda, cercando con
tutti i metodi possibili di fermarci, anche se è stato completamente
inutile... – sussurrò a voce bassa il capellone dai capelli arancioni,
anche se gli altri due potevano tranquillamente sentire – Il Team
Rocket vincerà su chiunque e un giorno, forse molto più vicino del
previsto, domineremo su tutti i quattro elementi di cui è fatto il
pianeta in cui viviamo!
- Testardo sarete vuoi due! – contrappose il ricercatore biondo – Il
fuoco, la terra, l’aria e l’acqua non potranno mai essere sottomessi,
ma appartengono alla natura che ci circonda!
- Che belle parole, ma totalmente privi di fondamento…
- Invece non lo sono, se ci pensi attentamente…
- Credo oramai che la cotta di Hiromi verso te sia già passata, anche
se non mi spiego come abbia potuto innamorarsi di uno come te… uno
senza cervello… - e, ignorando l’ultima frase enunciata dalla persona
di fronte a lui, rivolse il suo sguardo verso la collega, al quale
rimase impassibile di fronte a quel gesto, come se avesse capito la sua
intenzione - E credo che quel tuo insulso figliolo rimarrà orfano di
entrambi i genitori!
E prima che il padre potesse replicare a quell’affronto che giudicava
oltraggioso, il nemico, con un’abile mossa, puntò il coltello verso di
lui, infilando qualche istante dopo la tagliente lama dentro il lato
sinistro del petto, proprio in direzione del cuore, per poi, senza
pietà, spostarla orizzontalmente verso il centro facendo uscire un
fiotto di sangue.
- Ti avevo detto che non avresti mai più visto la luce del sole… -
mormorò in modo che nessuno potesse sentire quelle parole.
Ed in effetti ciò che si udirono furono solamente qualche minuscolo
lamento del biondo, dovuto al colpo subito, che fece allarmate
l’assisteste senza capelli in testa del professor Elm, che cominciò ad
urlare a squarciagola il nome della vittima.
- È inutile che urli… tanto per lui è la fine… ha avuto quel che si
meritava! – enunciò seria Hiromi, ma, accorgendosi che la
persona sottotiro aveva deciso di scattare verso i due, incominciò ad
arrabbiarsi – Stronzo! Ho detto di non muoverti!
E, senza pensarci due volte, decise di premere il grilletto della sua
pistola, cercando questa volta di non colpire il braccio già ferito
precedentemente e ancora sanguinante, ma, prima che la pallottola
raggiungesse la sua destinazione,
un’energia misteriosa prevalse in tutta la grotta , avvolgendo tutti i
presenti, Pokémon compresi, di una luce incolore che penetrò perfino
nelle profondità dei loro corpi.
Pelle, muscoli, ossa e organi.
Tutti erano stati contagiati da quella strano attacco.
E nessuno riuscì a comprenderne né da dove provenisse né il motivo di
quella strana azione.
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Capitolo 12 *** Capitolo 12 ***
CAPITOLO 12
Una luce comparve all’improvviso nei cieli di Johto, in particolar modo
nelle vicinanze del piccolo laboratorio delle Rovine d’Alfa da dove,
incuriositi da quello strano fenomeno, erano usciti i restanti
studiosi, i quali, increduli, videro precipitare al suolo due persone
col camice bianco e un Pokémon dalla pelle blu.
Ed tutti e tre restarono immobili.
- Ancora non riesco a crederci! Ma quelli sono… - e, prima che l’uomo
più vecchio potesse finire la frase, Alakazam, che per tutto il tempo
era rimasto fuori dalla grotta, si precipitò in loro soccorso, ma, non
appena si piegò verso uno di loro, sentì una voce tremolante.
- Dove sono? – e, una volta aperti gli occhi, Goro si toccò da prima
dolorante la sua nuca pelata per poi alzarsi di scatto, sorprendendo il
baffuto animale, guardandosi attorno in cerca di qualcosa.
Ma non ci volle molto a capire il suo interesse poiché,
disinteressandosi del suo braccio ferito, corse verso una persona
rimasta ancora per terra in posizione prona, con un po’ di sangue che
decorava la terra attorno al busto.
- Shun, svegliati! – urlò il collega, quando, non appena lo girò in
modo da avere il suo viso di fronte, iniziò a schiaffeggiarlo, ma
improvvisamente notò una lunga ferita da taglio su tutto il lato
sinistro del petto, che ipotizzò provocato dalla lama del pugnale di
Takeshi.
Incominciò perciò ad agitarsi, togliendosi perfino tutta la parte
superiore degli abiti, rimanendo a dorso nudo, in modo da tentare di
tamponare il più possibile la ferita con essi, ma inaspettatamente
intravide l’ombra di Alakazam dietro di lui intento a piegarsi verso il
suo padrone.
E tutti i presenti, che nel frattempo si erano avvicinati per scoprire
chi fosse il misterioso individuo caduto dal cielo assieme al pelato,
videro le mani gialle dell’animale posarsi sopra la ferita, cercando in
qualche modo di far qualcosa.
- Guardate, sta usando “Ripresa”! Speriamo che faccia effetto… - sperò
una voce anziana provenire dalla folla che fu concorde con
quell’affermazione quasi all’unanimità, visto che Goro fu l’unico a non
pronunciare nulla, poiché, anche se giudicò quel gesto come qualcosa di
nobile, era consapevole che nel profondo del suo cuore era oramai
troppo tardi.
- Maledetto Team Rocket… ve la farò pagare un giorno di questi! –
borbottò sottovoce, ma poi si voltò verso quei spettatori fermi attorno
a lui - Se qualcuno di voi possiede in questo momento un Pokégear,
potete chiamare un ospedale?
- Ma è successo qualcosa di grave? – si preoccupò un’altra persona, il
quale aveva dei strani capelli neri come un punk, con tanto di piercing
al sopracciglio sinistro.
- Non sono un medico, quindi non posso sapere della gravità del danno
subito da Shun…. – e il suo sguardo si rivolse a quel taglio che a
prima vista sembrava molto profondo, visto anche la lunghezza dell’arma
del nemico, per poi rivolgersi ad Alakazam con un tono di voce
preoccupato -Cerca di fare del tuo meglio fino all’arrivo dei
medici!
Il Pokémon affermò con il muso rimanendo allo stesso tempo concentrato
sulla sua missione, ma dalla sua espressione si poteva percepire che
tutto quello che stava facendo risultava inutile.
Molto probabile sapeva che il suo padrone non avrebbe più riaperto i
suoi occhi.
Forse aveva intuito che lo avrebbe perduto per sempre.
Ma dentro al suo cuore rimaneva ancora accesa una fiamma di speranza
grazie all’umano inginocchiato accanto a lui, ed era anche per colpa
sua se non ebbe nessuna intenzione di mollare il tutto.
- Goro, ho appena chiamato il più vicino ospedale e mi hanno appena
fatto sapere che tra un po’ arriveranno i soccorsi. Speriamo però il
più presto possibile! - e anche l’anziano si piegò sulle sue ginocchia,
mettendo una mano sopra la sua spalla - Forse è meglio che tu vada dal
professor Elm per avvisargli cos’è accaduto…
- Assolutamente no! Voglio rimanere qui fino a quando…
Ma il pelato non ultimò la sua replica che la sua attenzione fu
catturata da una luce provenire da qualche metro di distanza dal
gruppo, che imitò il 30enne incuriosito su chi fosse appena giunto in
quel luogo.
Ad un tratto, quasi come per magia, comparvero cinque persone unite con
il palmo della loro mano ad un piccolo essere giallo, che, non appena
si manifestò, rimase lì seduto con i suoi occhi ben chiusi come se si
fosse addormentato immediatamente.
E tutti furono molto contenti nello scoprire che erano i medici
chiamati qualche istante prima, i quali corsero immediatamente verso il
ferito.
- Fate tutto il possibile, mi raccomando! – raccomandò il 30enne che,
una volta alzatosi in piedi, mise entrambe le sue mani sulle spalle del
capo-medico.
- Potete scommetterci… - rispose quest’ultimo, ma poi osservò il
braccio sanguinante –Se volete, possiamo curare anche il vostro braccio…
- Forse faresti meglio a seguire i suoi consigli, prima di partire… - e
il più vecchio degli scienziati si intromise lasciando il pelato di
stucco, soprattutto sentendo l’ultima affermazione – Il professor Elm
deve sapere cosa è successo!
- Questo me lo avete già detto qualche minuto prima! – contraccambiò
guardandolo negli occhi mentre uno degli specialisti iniziò a fasciare
il arto superiore.
- Allora cosa aspetti?
- Purtroppo non so come tornate indietro…. – rispose notando un
Alakazam preoccupato accanto al padrone, decidendo di non allontanarlo
da lui.
Tuttavia in questo modo non aveva nulla con cui ritornare indietro.
- Possiamo prestarti il nostro Abra… - lo offrì uno dei dottori, che fu
immediatamente ringraziato dall’assistente di Elm, che promise di
trattarlo nei migliori dei modi, cosa che fece - Non si preoccupi… mi
fido di voi!
Così Goro si avvicinò al piccolo animale che, anche se continuava a
tenere le palpebre dei suoi occhi ben chiuse, avvertì la sua presenza
proprio accanto a lui e, capendo la sua intenzione,non oppose nessuna
resistenza, scomparendo così assieme a quello sconosciuto lasciando il
vuoto proprio dove erano.
Nel suo cuore era sicuro di lasciarlo in ottima compagnia, considerando
anche la presenza di Heracross, il quale era uscito indenne
dall’impatto col terreno.
Nel frattempo, a Borgo Foglianova, Elm era abbastanza preoccupato di
non ricevere notizie dalle Rovine d’Alfa e camminava nervosamente in un
laboratorio in via di ristrutturazione, anche se i lavori erano quasi
conclusi per la gioia dei vari lavoratori che odiavano sentire
qualunque tipo di rumore provenire dagli attrezzi dei carpentieri e dei
muratori, visto che avevano accesso liberamente anche all’interno
dell’edificio.
- Perché non chiamano? Sarà successo qualcosa? - continuava a chiedersi
il professore ignorando gli sguardi perplessi dei suoi assistenti, ma
ad un tratto notò una strana luce provenire dal nulla comparire proprio
davanti ai suoi occhi – È impossibile! Cosa ci fai…
- S-salve professore… - e, una volta lasciata la presa su Abra, Goro si
toccò il braccio fasciato ma ancora dolorante.
- Ma cosa è successo? – si preoccupò vedendolo in quelle condizioni.
- Purtroppo le nostre ricerche sugli Unown sono state ostacolate da
qualcosa, o meglio da qualcuno… - e il pelato riprese fiato, anche a
causa della stanchezza dovuta all’ultima battaglia – Purtroppo il Team
Rocket ci ha giocato d’anticipo…
- Cosa vorresti dire?
Così il 30enne cominciò a raccontare come si svolsero i fatti nei
minimi particolari: dall’incontro con il nemico fino al successivo
combattimento nel cercar di fermare il malvagio duo e liberare i
Pokémon simbolo, spiegando perfino la provenienza di quella sua ferita
al braccio.
E, soprattutto, che fine aveva fatto Shun.
- Maledetti! – urlò Elm talmente forte da sbattere violentemente il suo
pugno contro la scrivania, facendo sobbalzare dalla paura tutti i
presenti non aspettandosi quel gesto da parte sua – Speriamo che vada
tutto per il meglio!
- Lo desidero anche io… - e prese per mano il suo Pokégear fissandolo
attentamente - Augurando che questo oggetto porti buone notizie…
- Immagino il tuo stato di preoccupazione, visto che voi due eravate
amici d’infanzia! - e, dopo averla massaggiata dal dolore, l’occhialuto
mise la mano sulla spalla della persona davanti a lui - Ma non oso
pensare come potrà reagire Akito se dovesse succedere il peggio…
- In effetti è vero… Ha già perso sua madre e non voglio neanche
immaginare come reagirà se dovesse morire anche il padre! - e,
staccatosi da Elm, si avvicinò alla finestra guardando attraverso il
vetro – Anche se avrà il nonno accanto a lui, sarà talmente duro il
colpo da digerire che la mia lesione al braccio sarà una cosa di poco
conto!
- Allora dovremo pregare a lungo, auspicando che sia i medici che
Alakazam possano fare al meglio il loro lavoro… - e anche Elm si
avvicinò osservando il paesaggio fuori, illuminato da un caldo sole…
una calorosa stella nel cielo che i due desideravano ardentemente
portasse un immenso raggio di luce di speranza.
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Capitolo 13 *** Capitolo 13 ***
CAPITOLO 13
Una giovane coppia di fidanzati era intenta a scambiarsi delle
dolcissime coccole arricchite da appassionati e focosi baci
sulle panchine del grande Parco Nazionale della regione, proprio nelle
vicinanze con Fiordoropoli, quando furono interrotti da un sonoro
rumore provenire dalla grande distesa d’erba situata al centro del
giardino.
- Maledetti Unown! – incominciò a borbottare Hiromi non appena si alzò
in piedi - Anche questa volta abbiamo fallito la missione! Adesso il
capo si arrabbierà con…
- Quelle stupide lettere avranno anche un grandissimo potere, ma non
saranno mai in grado di sconfiggere il Team Rocket! – la interruppe in
modo brusco un Takeshi, anch’esso appena rialzatosi con le sue gambe,
ma poi, notando la coppia nascosta in un angolo ad osservarli, li urlò
contro – Hey, voi due! Lo sapete che non si spiano le persone?
Andatevene immediatamente prima che…
- Adesso cerca di calmarti! – lo fece distrarre la collega, permettendo
ai fidanzati di scappare a gambe levate via dal parco, il quale rimase
stranamente deserto - Pensiamo piuttosto ad avvisare Giovanni della
nostra disfatta!
- Perché parli in questo modo? – e, con sorpresa di lei, prese per mano
una sacca buttata lì per terra nelle vicinanze del 30enne – Guarda con
chi abbiamo viaggiato assieme il teletrasporto di quei stupidi Pokémon!
La donna non riuscì a pronunciare nulla dalla forte emozione di
rivedere la loro cattura vicino a loro e corse da abbracciare il suo
collega che, dopo aver ricambiato quel gesto, si staccò da lei.
Takeshi la affidò poi il nero fardello e, mettendo una mano nella sua
tasca, prese in mano il suo personale Pokégear.
- Cosa hai intenzione di fare con quell’aggeggio?
- Ancora non hai capito, Hiromi? – e lo porse davanti a lui – Chiamo io
o te?
- Forse è meglio che lo faccia io… In fondo io sono molto più in gamba
con le parole rispetto a te… Senza offesa, naturalmente!
- Non preoccuparti… riconosco che molte volte perdo la pazienza!
Perciò la coetanea prese con forza il piccolo telefono e, dopo aver
cercato il numero della base del Team Rocket sulla rubrica, schiacciò
un pulsante in modo da avviare quella chiamata, appoggiando poi il
Pokégear sul lobo del suo orecchio.
Dovette aspettare qualche minuto prima che, dall’altra parte del
telefono, qualcuno rispose e la donna scoprì che era lo stesso
Giovanni, che, senza tanti indugi, volle sapere immediatamente della
missione.
Così Hiromi iniziò a raccontargli tutti i minimi dettagli, compresa la
lotta con i due uomini e il ferimento grave di uno di loro, e la donna
sorrideva intuendo che il capo fosse soddisfatto di tutte le loro
mosse, congratulandosi perfino coi due per l’ottima riuscita.
- Arriveremo tra qualche istante alla base… così potrà mettere le mani
sugli Unown! – e, dopo aver riso leggermente per la soddisfazione,
concluse la chiamata, passando il Pokégear al suo legittimo
proprietario.
- È giunta l’ora, vero? – e l’uomo dai lunghi capelli arancioni si
riprese l’aggeggio, che finì in tasca.
-Esatto! Tieniti pronto… - e, dopo che Takeshi ebbe richiamato il suo
Umbreon ancora in libertà, fece avvicinare con un cenno di
testa Xatu, il quale, dopo aver percepito le loro mani sulle
sua verde testa, si smaterializzò lasciando in quei prati verdi un
vuoto assoluto.
Intanto, a Borgo Foglianova, Akito, assieme al suo inseparabile
Cyndaquil, era rimasto chiuso in camera a leggere qualche libro
riguardante i misteri dei Pokèmon leggendari sparsi nelle varie zone
della regione di Johto, ma il nonno, nonostante tutto questo
interessamento sull’argomento, continuava ad essere seriamente
preoccupato.
In effetti non riusciva a credere che suo nipote si isolasse dal mondo
intero stando solamente accanto al suo inseparabile animale e l’unica
persona che vedeva, oltre a lui, era il professor Elm, il quale andava
a visitare molto spesso quella casa.
L'oramai 11enne usciva anche davanti a casa nel giocare col suo piccolo
amico, ma restava fuori solamente per pochissimi minuti, anche quando
splendeva un sole come quello che illuminava il piccolo paese quella
giornata.
Ma tutti quei suoi pensieri e le apprensioni furono interrotti dal
bussare della porta d’ingesso e l’anziano, visto che non
aspettava nessun’ospite, di diresse con calma ad aprì l’uscio, curioso
di scoprire chi fosse.
- Ma che bella sorpresa! Cosa ci fa qui? - ma non ricevette nessuna
risposta da parte di quell’essere umano ancora fermo fuori dalla porta,
così lo guardò attentamente negli occhi - È successo qualcosa di grave?
- Salve, Ryu… - e il professor Elm abbassò il suo viso – In realtà…
- Prima di darmi qualche brutta notizia, la prego di dirmi una cosa:
chi è stato?
Ci fu un momento di imbarazzante silenzio da parte dei due, poiché il
ricercatore stava cercando le parole adatte per poter esprimere il
concetto che aveva in mente, ma poi, dopo un grosso respiro gonfiandosi
il petto per poter riempire d’aria i suoi polmoni, prese il coraggio.
- È meglio se si sieda, se non vuole perdere i sensi sul pavimento… -
ma, dopo aver ricevuto un netto rifiuto da parte del vecchio, continuo
– Come preferisce!
Così incominciò a raccontare quello che Goro gli aveva riferito nella
stessa giornata , ovviamente con tutti i particolari sentiti e
percepiti dalle sue orecchie,e sembrava che il ricevente fosse
interessato alla storia.
Ma successivamente arrivò al vero motivo per cui era giunto con quel
suo sguardo triste a casa sua.
- Avete intenzione di dirmelo oppure no? – incominciò ad arrabbiarsi
Ryu quando ci fu un altro silenzio da parte di Elm, il quale, sotto la
sua insistenza, si accinse a raccontare il seguito.
“I due erano ansiosi di
sapere la situazione dalle Rovine d’Alfa, quando, all’improvviso, il
Pokégear dell’assistente cominciò a squillare facendo sobbalzare dalla
paura tutti quelli presenti in laboratorio.
- Pronto? – fu l’unica
parola pronunciata dal pelato non appena accettò la chiamate.
- Salve Goro… - e la
voce di un vecchio, che lui riconobbe come l’anziano che conobbe in
quell’aria nei pressi di Violapoli, assunse un tono fra il serioso e il
triste – Abbiamo degli aggiornamenti da parte delle condizioni di Shun…
- Aspettate, in questo
modo sistemo il vivavoce in modo che anche il professor Elm possa
ascoltare! - e, dopo aver staccato il telefono dal suo orecchio, lo
posizionò davanti a lui in modo che il bollettino potesse essere udito
da chiunque dopo aver premuto il determinante pulsante.
- Prima di tutto vorrei
salutarla! – e dopo aver fatto passare tutti convenevoli, continuò –
Come ben sai, le sue condizioni sono state molti gravi,anche dopo la
tua scomparsa. I medici lo hanno ribadito dopo aver dato solamente uno
sguardo prima di poter intervenire in qualche modo!
- E allora? – si
innervosì l’amico del padre di Akito, poiché tutte riteneva tutte
quelle parole inutili.
- Cerca di calmarti! – e
accanto a lui l’occhialuto mise una mano sopra alla sua spalla, capendo
il suo stato d’animo.
- E tu, ovviamente, hai
sempre sperato nel miracolo… - continuò l’anziano ignorando tutto
quello che succedeva dall’altra parte della cornetta.
- Ed è avvenuto, vero? –
ma, anche se aveva fatto quella domanda, Goro sapeva già la risposta,
che arrivò immediatamente.
- Sia Alakazam che
l’equipe medico, a dispetto di tutti i loro sofisticati strumenti,
hanno fatto tutto il necessario per poter salvare la vita a Shun, ma la
sua vita era veramente appesa ad un filo!
- Cosa vorreste dire? –
intervenne il professore al posto del 30enne, non capendo quell’ultima
frase, anche se in realtà stava fingendo di farlo, perche dalle loro
espressioni si riusciva a percepire che in realtà sapevano dove volesse
andare a parare l’anziano.
E per loro fortuna
quest’ultimo non riusciva ad avvistare i loro volti.”
- Quindi vorresti dire che mio figlio è… - e Ryu incominciò a tremare
per via di una futura ma probabile risposta, ma poi, una volta
calmatosi, continuò – Mio figlio è…. morto?
- Purtroppo quel colpo gli è stato…
Ma il professor Elm interruppe bruscamente la sentenza, poiché vide lo
sguardo incredulo di Akito, il quale, curioso di scoprire chi fosse
alla porta, rimase di sasso sull’uscio della sua camera assieme a
Cyndaquil, immobile accanto ai suoi piedi.
- N-nipote… - e anche il nonno si voltò verso il 11enne, il quale
rientrò di corsa in camera sbattendo forte la porta.
- Credo abbia sentito tutto… - sentenziò Elm, che, un po’ triste per
come si erano svolti i fatti, decise di avvicinarsi all’anziano per
cercarlo di consolarlo, ma quest’ultimo fece un gran respiro prima di
parlare.
- Se non ti dispiace vorrei cercare di consolare mio nipote…
- Avete fatto la scelta migliore… Akito avrà bisogno di voi in questo
triste momento! – e, dopo avergli stretto la mano, Elm si allontanò da
quella casa, lasciando quella famiglia chiusa nel loro dolore.
Dolore che sarà molto difficile cancellare nei loro cuori.
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Capitolo 14 *** Capitolo 14 ***
CAPITOLO 14
Nei primi giorni successivi al funerale Akito decise di rimanere chiuso
a chiave nella sua camera, e perfino la compagnia del suo Cyndaquil non
era di grande aiuto nel cercare almeno di alleviare il dolore della
perdita del genitore.
Difatti le lacrime non smettevano di scendere bagnando le sue guance
rosa, e il ragazzino non aveva nessuna intenzione di voler interrompere
il loro lavoro.
E, in tutto questo, Ryu non riusciva a farlo sorridere neanche una
volta poiché, quando tentava di bussare alla porta, non riceveva
nessuna risposta dall’altra parte.
- Akito… - sussurrava sconsolato il vecchio ogni volta che
riceveva esito negativo, per dirigersi poi verso il salone, in modo da
accomodarsi sulla sua poltrona prediletta pensando anche lui al figlio
perso.
Ma entrambi sapevano, nel profondo del loro cuore, di aver perso
qualcuno in comune, interrompendo anche un’intera generazione come se
un anello della grande catena dell’esistenza fosse stata spezzata da
qualche forza esterna molto più forte di quel solido legame.
Però poi i giorni passarono inesorabili, e tutti gli abitanti della
piccola Borgo Foglianova, compreso il professor Elm, si accorsero che
nipote e nonno iniziarono pian piano a legarsi ancora di più, forse
capendo che solamente con il loro aiuto reciproco potevano superare
quell’ostacolo della vita che solo una morte poteva mettere sul loro
cammino.
E, ovviamente, potevano contare anche sull’aiuto di Cyndaquil il quale,
nonostante il suo carattere timido ed impacciato, portava un sorriso in
quella famiglia distrutta dal Team Rocket che, senza che i due se ne
accorgessero ancora, continuarono a spiarli di nascosto grazie alle
cimici sparse per tutta la casa.
Ma un giorno accadde qualcosa che nessuno si aspettò.
Mentre il ragazzino rincorreva il suo animaletto sotto gli occhi
sorridenti di Ryu, che contemporaneamente stava facendo riposare le sue
ossa su una comodissima poltrona, il televisore davanti a lui cominciò
a fare degli strani rumori.
- Cosa sta succedendo? – si chiese il 11enne, il quale si avvicinò
incuriosito allo schermo assieme al Pokémon fuoco.
- Non ne ho idea… - e anche lo sguardo dell’anziano si rivolse verso
quello strano fenomeno, che continuò per alcuni minuti fino a quando
all’improvviso non spuntò fuori un becco di color celeste.
- Che diamine è quello? – si stupì Hiromi osservando anche lei quella
scena con un piccolo televisore nella sua stanza situata all’interno
della base Rocket.
- Credo di riconoscerlo, ma non vorrei sbagliare! - continuò Takeshi
accarezzandosi il mento in modo da poter concentrarsi meglio per poter
riconoscere quella strana cosa.
Ma non ci volle molto per identificare quella cosa misteriosa, visto
che dallo schermo spuntò fuori un’anatra di color rosa con coda, pancia
e zampe azzurre, la quale cominciò a svolazzare per la stanza
sorprendendo tutti i presenti, increduli di vedere quel Pokémon raro
proprio davanti ai loro occhi.
- Porygon2? – urlarono all’unisono le quattro persone colte di
sorpresa, sentimento che ebbero anche quando la porta della casa
cominciò a bussare insistentemente.
Così Ryu, alzatosi dalla sua poltrona, si avviò ad aprire l’uscio,
scoprendo coi propri occhi una persona magra con addosso, sopra al
naso, un paio di occhiali tondi.
- Scusate se vi disturbo… - si giustificò l’uomo grattandosi la testa
in segno di imbarazzo – Stavano facendo delle analisi quando un
Porygon2 è scappato fra i fili dell’elettricità. L’avete per caso…
- È comparso proprio davanti ai nostri occhi, Elm… - e con il suo dito
indicò l’interno della appartamento, dove il Pokémon Virtuale
inseguiva uno spaventato Cyndaquil – Ma vorrei sapere come
mai è venuto proprio qui…
- Non ne ho proprio idea… - e il professore si aggiustò gli occhiali
che nel frattempo li stavano scivolando verso le narici –
All’improvviso è fuggito via, e ho immediatamente concepito che avesse
captato qualcosa nelle vicinanze… Forse ha percepito la presenza
dell’animale di suo nipote.
- Sarà sicuramente così! - e i loro passi avvanzarono all’interno, dove
il ricercatore fu accolto da Akito con un caloroso abbraccio.
- Vedo che almeno hai iniziato a sorridere… ne sono contento!
Ma il 11enne non fece in tempo a rispondere che la sua attenzione, come
quella degli altri, Team Rocket compreso, fu attirata da Porygon2 che,
abbandonato il Pokémon fuoco, si vibrò in volo rimanendo
immobile a mezz’aria come ad occhi chiusi, come se la sua
mente fosse concentrata su qualcosa, quando, inaspettatamente, i
presenti videro schizzare per aria da varie zone della casa piccole
microcamere che, al contatto col pavimento, si ruppero in mille pezzi.
- Maledizione a quel Pokémon! – urlò come una pazza Hiromi accorgendosi
che lo schermo cominciò a trasmettere solamente delle orizzontali linee
bianche e nere - Abbiamo perso l’unica occasione di spiare i nostri
nemici!
- Ed inoltre, oltre al danno, ci sarà anche la beffa… - si sconsolò
Takeshi, che fu guardato in malo modo dalla donna – È inutile che mi
guardi in quel modo… dovremo pur rivelare al nostro capo questo
cambiamento nella nostra missione di spionaggio.
- Ma sei impazzito? – e il tono della voce di lei si alzò sempre più -
Vuoi forse che Giovanni ci cacci fuori dal Team Rocket ed essere
sostituti da due incompetenti? Meglio tenerci la bocca chiusa, almeno
per ora, e aspettare qualche suo ordine, intesi?
E, dopo aver ricevuto il consenso da parte del suo collega, decise di
spegnere il televisore e, nervosamente, uscì fuori dalla camera ad
allenarsi in palestra in modo da rilassare i suoi nervi, lasciando il
povero 30enne senza parole.
Nel frattempo, a casa di Akito, tutti erano sorpresi nel vedere quei
frammenti di micropsie sparsi sulla pavimentazione,ma stranamente una
non aveva ricevuto gravi danni, pertanto venne raccolta dal professor
Elm, incominciando ad esaminare attentamente quell’arnese di misteriosa
provenienza girandola con le sue dita, quando inaspettatamente il suo
viso assunse un tono spaventato.
- Cosa è successo? – chiese Ryu avvicinandosi assieme al nipote.
- Guardate qui! - e portò la sua mano davanti agli sguardi dei due, che
fissarono attentamente l’ oggetto elettronico - Notato qualcosa di
strano?
- Ma quella lettera rossa incisa non è la R del Team Rocket? – si
sorprese Akito.
- Bingo! – fu l’unica parola pronunciata dal ricercatore come risposta
al 11enne – E sono sicuro che il nemico l’avrà messo per poterci
spiare….
- Ma quando l’avranno messe? – si domandò il più vecchio fra il trio di
persone, ma nessuno ebbe il coraggio di rispondere.
In effetti non trovavano nessuna risposta decente, nonostante ci
rifletterono per qualche minuto, per di più osservati ingenuamente dai
due Pokémon.
Ma ad un tratto l’anziano fece spaventare tutti con la sua voce.
- Credo di aver capito! – ed in questo modo guadagnò l’attenzione dei
presenti, soprattutto del nipote, al quale si rivolse qualche istante
dopo - Ricordi di quel giorno in cui, mentre stavi rientrando con tuo
padre, avevo un forte mal di testa?
- Quello in cui avevi affermato di credere di aver ricevuto una sonora
botta sulla tua zucca? –e, dopo aver ricevuto una risposta affermativa,
continuò – Che la colpevole sia quella donna dai lunghi capelli neri
che ha cercato di sedurre mio…
Ma il ragazzino non riuscì a concludere la frase.
In fondo, anche se lievemente, il dolore della perdita di suo padre era
ancora molto grande, come del resto non era scomparso neanche quello
per la mamma.
E non sapeva quando si sarebbe trasformato in un dolce ricordo.
- Immagino come ti senti… - intervenne Elm cercando di consolarlo, ma
poi si rivolse al Porygon2 che stava nel frattempo non aveva smesso di
svolazzare per l’abitazione – Hai percepito qualche altro oggetto
elettronico sospetto?
- Credo che la risposta sia negativa… - affermò Ryu notando il drinking
bird di color rosa/azzurro rimanere fermo impassibile a fissare coi
suoi occhi neri l’ex studente del professor Oak.
- Sono d’accordo… - e l’occhialuto, dopo aver raccolto in un piccolo
sacchetto di plastica trasparente i resti delle videocamere, volendole
analizzare più approfonditamente, e salutò i due parenti, stringendo
per prima la mano all’anziano signore.
- Hey! I miei capelli devono assolutamente rimanere fermi ed ordinati!
– si arrabbiò il 11enne dopo che la sua capigliatura marrone fu scossa
dal ricercatore.
I due adulti risero di quel gesto per qualche minuto, a cui si
aggiunsero perfino Cyndaquil e Porygon2, il quale fu il primo ad
andarsene scomparendo da dove era apparso, ovvero dallo schermo del
televisore.
- Speriamo di ritrovarlo in laboratorio… - disse speranzoso lo
scienziato il quale, salutando con la mano, uscì dalla casa, in modo da
farli rimanere due parenti da soli.
- Beh... Se un giorno deciderai di partire col tuo Cyndaquil in giro
per Johto, potrai dire di essere stato uno dei pochi ad aver visto il
Pokémon virtuale… Neanche io ho avuto mai la fortuna di vederlo, almeno
fino ad oggi!
- Davvero? – e l’unica risposta ricevuta fu un accenno di affermazione
con la testa da parte di Ryu.
Così i due decisero di andare a dormire,ma nella mente di Akito, prima
di chiudere gli occhi e abbandonarsi al fantastico mondo dei sogni,
giunse l’ultima frase detta dal nonno.
Aveva ancora un po’ di paura a rivedere quei due… specialmente ora che
i suoi genitori non erano più accanto a lui nell’incoraggiarlo.
Ma ringraziava il nonno di essere rimasto accanto a lui in quel
difficile momento.
Difficile per entrambi.
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Capitolo 15 *** Capitolo 15 ***
CAPITOLO 15
Per loro fortuna, il Team Rocket non aveva creato altri danni in quel
breve periodo, forse perché Hiromi e Takeshi, non ricevendo ancora
ordini da parte di Giovanni, erano impegnati in un lungo allenamento
per rafforzare sia la loro forza fisica che quella della loro squadra
Pokémon.
E non volevano assolutamente fermarsi neanche per le vicinissime
vacanze di Natale, festa che però, a casa di Akito, nessuno avrebbe
rinunciato facilmente!
In effetti i due parenti, ancora più uniti, erano in eccitazione nel
preparare, anche con l’aiuto del piccolo Cyndaquil, tutte le
decorazioni necessarie in grado di abbellire la loro casa, in modo da
farla risultare la più bella del piccolo paese di Borgo Foglianova.
- Purtroppo non abbiamo più il nostro albero! – fece notate il vecchio
al nipote, che lo guardò sapendo che fine aveva fatto quello dello
scorso anno, ormai tutto striminzito – Credo che ne dovrò comprare un
altro…
- Assolutamente si! – confermò l’altro interlocutore.
Così, dopo aver fatto un inchino ad una foto incorniciata di entrambi i
genitori, sistemati in un angolo della casa come se ci fosse collocato
un piccolo santuario, Ryu decise di uscire nel trovarne uno adatto per
lo spazio disponibile, mentre il 11enne, aiutato dal topo di fuoco, si
stava scervellando nel trovare delle collocazioni ideali per le
decorazioni.
Ma, anche se chiedeva dei consigli utili al suo piccolo e unico amico,
non riceveva nessuna risposta, visto che, oltre ad essere privo di
linguaggio, lo guardava incuriosito con quel suo lungo musetto giallo e
verde, come se non aveva nessuna idea da consigliare al suo padrone.
- Credo che dovrò cavarmela da me… - si rassegnò il ragazzino
appendendo vicino alla finestra degli adesivi a forma di stelle comete,
ma poi iniziò a fissare con uno sguardo perso il paesaggio forestale
con i suoi tipici colori invernali - Papà… Mamma… vorrei che foste qui
con me…
“- Sarà sicuramente un
ottimo Natale… ne sono sicuro! – affermò Shun mentre, durante il giorno
della vigilia di Natale, apparecchiava una tavola imbandita.
- Già, soprattutto ora
che abbiamo il nostro bambino… - sorrise Fujiko verso il marito per poi
posare il suo dolce sguardo verso un piccolo neonato, intento
a ciucciare il capezzolo della madre – Tesoro… guarda Akito!
L’uomo si avvicinò senza
far alcun rumore sospetto verso il piccolo di pochi mesi, sperando di
non spaventarlo, e l’osservò attentamente.
- Se berrà tutto quel
latte, crescerà forte e sano… e, chissà, magari diventerà
anche un latin lover! – e si gonfiò il petto orgoglioso - Come il suo
papà!
- Evviva la modestia,
vero? – e cercò di trattenere a stento una risata, che per sua fortuna
non fu notata dal consorte, il quale, una volta allontanandosi dai due,
continuò nel suo lavoro.
- Per fortuna Elm ci ha
dato dei vacanza per poter festeggiare il Natale in famiglia! – affermò
Shun sistemando delle decorazioni sulla tavola.
Ad un tratto fu
raggiunto dalla moglie che, dopo aver lasciato il piccolo nel
passeggino, lo aiutò nella disposizione dei piatti, mentre tutti i
presenti potevano annusare la squisita cena che il nonno Ryu stava
preparando in cucina.
E, tutto ciò, sotto gli
occhioni marroni di Akito che osservava i tutti i movimenti dei
familiari, i quali, ogni tanto, ricambiavano entusiasti quel gesto.”
- Credo che una persona dovrebbe sostituire immediatamente un povero e
stanco anziano… - e una voce lo sorprese talmente tanto che, dopo
essere ritornato in terra, si voltò di scatto come se fosse stato
spaventato da qualcosa - E faresti meglio a venire qui immediatamente,
sennò tra qualche minuto questa grossa scatola cadrà per terra…
- Professor Elm! – e l’11enne si meravigliò scorgendo alle spalle nel
nonno il magro uomo con degli occhiali tondi , ma ciò non gli impedì di
affettarsi nell’aiutare i due - Ma non avete con voi un Pokémon di tipo
Lotta, tipo Machop o le sue forme evolute?
- Il suo aiuto è stato del tutto improvvisato… -rispose l’anziano un
po’ affaticato, perciò, dopo aver fatto il cambio col nipote, si
accomodò su una sedia in modo da riprendere fiato – Mi ha visto
ritornare a casa ed è uscito di corsa dal laboratorio volendo darmi una
mano!
- Avevo solamente paura che quella scatola le facesse del male… -
cercò, anche se inutilmente, di giustificarsi il ricercatore,
considerando il fatto che Ryu iniziò ad osservarlo storto.
Akito sorrise immaginandosi tutta la scena, la quale, nella sua mente,
si visualizzò come se fosse una serie di strisce di un fumetto di
genere comico, ma per sua fortuna fu sorpreso solamente dal suo
Cyndaquil, il quale, non avendo l’uso della parola, non poteva
spettegolare ai due adulti presenti.
Così dopo aver salutato il professore, ritornò nella sua mansione di
decoro dell’abitazione.
“- Sono contenta che
siamo qui tutti riuniti nel festeggiare questo Natale! – enunciò
sorridendo una Fujiko seduta su una comoda sedia con accanto un
passeggino.
- Peccato che Elm non
sia potuto venire, visto che, anche durante queste giorni festivi, ha
voluto continuare in laboratorio la sua ricerca sulle misteriose Uova
di Pokémon! – continuò Shun a capotavola,mentre Ryu fece soltanto un
cenno di conferma con la testa.
L’adulto, alzatosi poi
in piedi, prese in mano una bottiglia di champagne e iniziò ad agitarla
per bene e la moglie, intuendo le intenzioni del marito, decise di
fermarlo afferrando saldamente anche lei la bottiglia.
-Smettila! Akito si
spaventerà! – si preoccupò la madre, ma il padre non fece in tempo a
controbattere quell’affermazione che tutti i presenti udirono la risata
del bambino, il quale, vedendo quella scena, lasciò per un attimo il
biberon e, ingoiando il latte che stava bevendo, applaudì per quella
scena in modo gioioso,ridendo anche a crepapelle .
- Credo che mio nipote
non si spaventerà di uno stupido tappo di sughero! – sentenziò alla
fine Ryu - Anzi… sono sicuro che nella sua vita non avrà mai paura di
nulla!”
- Ho come la sensazione che questo Natale sarà speciale… - sentenziò
senza preavviso il nonno una volta alzatosi per iniziare a decorare
l’albero.
Il nipote lo guardò in modo strano, non capendo affatto
quell’affermazione e, chiedendosi cosa volesse dire il parente, si
avvicinò anche lui verso quella pianta in modo da appendere sui suoi
rami tutte le decorazioni necessari.
Ma la sua attenzione fu rivolta a Ryu, il quale, con grande sorpresa,
rispose a quella espressione dubbiosa.
-In realtà non so come mi sia venuta quella frase di qualche istante
prima, ma tutti sanno che in questo periodo di festa si respira un’aria
magica! – e guardò l’11enne situato proprio accanto a lui - E sono
sicuro che, dopo queste vacanze, qualcosa cambierà nelle nostre vite!
- Qualcosa cambierà nelle nostre vite…. – iniziò a memorizzare questa
frase, anche se non aveva idea sul suo reale significato.
Ma, a dire in realtà, neanche il vecchio ne sapeva qualcosa sul loro
futuro.
“Ma ad un tratto notò
qualcosa di insolito fuori dalla finestra: due ombre si erano fermati
proprio davanti alla finestra e sembravano che lo stessero chiamando.
- N-non può essere… - si
meraviglio osservando bene dai vetri che separava lui da quelli che
sembravano due persone.
Il ragazzo corse verso
la porta, che aprì sbattendola al muro, in modo da uscire in pigiama al
freddo sotto la neve cadente, seguito qualche secondo dopo da
Cyndaquil, che si era svegliato dal rumore dell’uscio.
Akito sostò lì immobile
notando quei due spiriti avvicinarsi di qualche passo vero di lui,
quando, sotto la luce di un lampione, il ragazzino scoprì la verità.
- Sei sempre nel nostro
cuore! – sorrise una donna che, dopo essersi inginocchiata alla sua
altezza, tese le braccia – Anche tu ci manchi moltissimo, ma io e tuo
padre ti osserveremo e ti guideremo per tutta la vita!
- Ha ragione tua madre…
- intervenne un uomo accanto a lui, il quale, a differenza della
signora mora, sfoggiava un colore biondo platino – Sappi che saremo
orgogliosi di te qualunque cosa tu faccia, ma…
Ma fu interrotto dalle
urla del loro figlio che corse verso di loro, abbracciando la mamma.
- Mamma… Papà…. – e
quest’ultimo gli accarezzò la testa – Vi voglio bene!”
Nel frattempo Elm e Goro, dal suo laboratorio, furono incantanti nel
vedere l’Alzakam di Shun restare immobile e sospeso in aria con
un’aurea misteriosa che lo stava circondando.
- Professore, cosa sta succedendo?
- Non so precisamente il motivo di questo suo strano comportamento… -
rispose il ricercatore al pelato, che nel frattempo fu raggiunto anche
dagli altri assistenti incuriositi da questa scena.
- Che sia usando l’attacco Divinazione? – si chiese ancora una volta.
- Probabile Goro, ma come te rimango sbalordito dal suo comportamento…
“- Ci siamo trattenuti
più del dovuto… - e da una guancia della donna scese una piccola
lacrima – Purtroppo è giunto il momento di andare…
- Ma ricorda che noi
vivremo sempre dentro di te, figliolo… - continuò l’uomo – E chissà…
anche in quell’uovo che il professore ti ha regalato!
Il ragazzino rimase
meravigliato per la loro conoscenza del dono ricevuto da Elm, ma prima
di conoscere qualche spiegazione, i due, dopo aver augurato un “Buon
Natale” al loro bambino, si voltarono, scomparendo nella fitta foresta
accanto alla casa.
E Cyndaquil, che fino a
quel momento aveva continuato a capire qualcosa della situazione, si
accorse di qualche movimento in mezzo ai tronchi.”
E, mentre senza preavviso, in laboratorio videro quella visione del
Pokémon Psico, Ruy ringraziò per l’aiuto il nipote con un sorriso,
vedendolo poi andare con gioia verso la sua camera.
E, nel vederlo allontanarsi, nel suo cuore aveva la certezza che Akito
lo avrebbe lasciato presto da solo in casa.
E tutto questo lo rendeva felice.
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Capitolo 16 *** Capitolo 16 ***
CAPITOLO 16
- Sono d’accordo con nonno… questo Natale è stato veramente speciale!
Non è vero?
Gli occhi marroni di Akito osservavano in modo brillante uno sguardo
assonnato di un Cyndaquil preso in braccia di mala voglia dal padrone,
visto che auspicava ancora rimanere sdraiato in modo da poter
passeggiare nei grandi prati verdi e puliti dei suoi sogni.
Dopo quell’incontro del tutto inaspettato, l’11enne trascorse il resto
delle festività giocando e ridendo con il suo Pokémon e Ryu, il quale
aveva trovato la felicità guardandolo finalmente comportarsi come un
ragazzino della sua età.
E questo comportamento lo aveva notato anche Elm che, nei momenti in
cui non era abbastanza impegnato col troppo lavoro al laboratorio, li
andava spesso a trovare, di cui molte volte senza preavviso.
Ma in realtà era molto curioso di sapere se era giunto il momento della
schiusa del misterioso uovo rosa, però tratteneva questa sua curiosità
dentro sé poiché voleva assolutamente che il ragazzino rimanesse
sorpreso da ciò che sarebbe uscito.
- Ho una grande notizia per te! - dichiarò un giorno il ricercatore
alla persona più giovane della casa, il quale lo scrutò in modo curioso
- Spero che tu sia pronto nel cominciare il tuo viaggio di formazione...
- Certamente, professore! Adesso non ho più paura del Team Rocket… o
almeno non come prima!
- Ed inoltre non vede l’ora di incontrare la sua fidanzatina Mariam! –
intervenne ridendo Ruy, e il nipote cercava inutilmente di tapparli la
bocca con la sua mano.
- Non è la mia fidanzata! – urlò arrossendo il ragazzino, facendo
sorridere anche Elm – È solamente la mia migliore amica, fin da quando
eravamo piccoli…
- Ok… mi sono confuso… Scusami! – ma in realtà nel suo cervello c’era
l’idea contraria.
- E quale sarebbe la notizia, professore? – chiese l’11enne ignorando
totalmente l’ultima frase detta dal parente.
- Dopo averci pensato un po’ durante queste vacanze, ho deciso che tu e
il tuo Cyndaquil potrete partire da Borgo Foglianova il prossimo mese,
precisamente il giorno 7!
Akito si meravigliò udendo queste ultime parole: infatti quello era il
giorno del suo 12° compleanno e quindi considerava un regalo anticipato.
Anzi… il suo regalo più bello!
E l’anziano, ignaro di tutto, fu felice di aver appreso questa notizia.
- Ovviamente ti consegneremo tutto il necessario in quella giornata
stessa, non preoccuparti! - continuò il suo discorso
l’occhialuto uomo – Ma dovrai prepararti a dovere, perciò
riposati spesso, godi la compagnia di tuo nonno e mangiapiù
che puoi!
- E perché dovrei ingozzarmi? – domandò in modo divertito
l’interlocutore.
- Beh… potrà capitare di doverti perdere in qualche bosco oppure di non
riuscire a trovare la strada in mare aperto…. Questo ovviamente se non
ci sono navi disponibili pronti a partire dai porti!
- Il professore ha ragione… - intervenne l’anziano - Infatti ricordo
che una volta, quando ero solamente un giovane allenatore, per andare
verso Fiordoropoli dovetti attraversare in groppa al mio Pokémon tutto
il mare a causa di uno sciopero della navigazione… e mi stavo quasi
perdendo nelle Isole Vorticose!
- E come hai fatto ad uscirne, nonno?
- Quando la fiamma della speranza si stava quasi spegnendo, la M/N
Acqua si fermò a pochi metri da me e il suo equipaggio mi
salvò la vita, idratandomi prima e poi portandomi gentilmente a
destinazione!
- Avete intenzione di spaventarmi, non è vero?
- No… ti mettiamo unicamente a corrente della cruda realtà! –
pronunciarono all’unisono i due.
- In effetti la realtà è dura… - si arrese il ragazzino,
anche se in realtà dentro sé era carico, pronto a incominciare,per lui
anche il giorno dopo, il suo viaggio assieme al suo Cydaquil.
Pronto a vedere nuovi posti e scoprire nuovi Pokémon.
Pronto a conquistare tutte le medaglie necessarie per entrare nella
lega di Johto e affrontare i Superquattro.
Ma, soprattutto, non vedeva l’ora di incontrare la sua amica Mariam, la
quale, quando arrivò finalmente l’atteso giorno del suo compleanno, gli
mandò un videomessaggio di auguri da un luogo che lui non riuscì
completamente a comprendere…
Ma forse era solamente l’agitazione per averla rivista!
- È stata molto gentile a chiamarti! – affermò il nonno posando sul
tavolo della cucina una torta piena di cioccolata e panna – Ma adesso,
prima di dirigerci da Elm, perché non soffi sulle candeline? E
ricordati ovviamente di esprimere un desiderio…
L’appena 12enne si avvicinò al tavolo, dove ad aspettarlo c’era anche
un’eccitante Cyndaquil, e, dopo aver gustato con le pupille degli occhi
quel dolce, chiuse il suo organo visivo cercando di scovare dentro di
sé un desiderio giusto.
Fino a quando non riuscì a trovarne uno.
“ L’unico sogno è quello di vivere appieno questo viaggio, facendomi
crescere innanzitutto spiritualmente, più che altro per i miei
genitori!” e, dopo aver memorizzato nella sua mente questa breve frase,
finalmente vi soffiò sopra spegnendo le piccole fiamme di fuoco.
Decise quasi subito di mangiarsi in fretta una grossa fetta,
e per sua fortuna non rimase incastrata nella sua gola, per poi
vestirsi e indossare sulle sue spalle un comodo zaino dove, al suo
interno, Ruy aveva messo lo stretto necessario, come ad esempio i cambi
della biancheria intima e una mappa cartacea della regione di Johto.
Prima di uscire dalla casa diede uno sguardo al suo interno, essendo
consapevole che sarebbe stato lontano da quel luogo per qualche tempo,
poi, stringendo a sé il misterioso uovo rosa ricevuto a Natale, voltò
le sue palle a quell’abitazione in modo da dirigersi, accompagnato dal
vecchio parente, al laboratorio.
E, stranamente, il professore era lì fuori ad aspettarlo assieme a
Goro, oramai guarito del tutto.
- Prima di consegnarti tutto il necessario, vorrei farti gli auguri per
il tuo 12° compleanno, e sono sicuro che questo sia il più bel regalo
ricevuto da me in questo anni! - incominciò a parlare il ricercatore –
Finalmente incomincerai il tuo viaggio per diventare allenatore!
- In questi due anni ero molto indeciso… - disse il festeggiato – Ma
adesso ho deciso di rendere orgogliosi i miei genitori!
- Lo saranno sicuramente! – ma poi vide in mano al ragazzo l’uovo
regalato da lui – Noto che non si è ancora schiuso…
- Già… Lei sa quando sarà l’ora?
- Il mondo dei Pokémon è ancora pieno di misteri,tra cui questo.
L’unica cosa che si sa è che, dopo averlo curato, sarà lui stesso a
nascere! Ma non esiste un giorno preciso. Perciò ti darò il tuo primo
incarico: quando si schiuderà chiamami! Sono curioso di sapere in che
cosa nascerà!
- Ovviamente non posso che associarmi alle parole del mio superiore,
sia per gli auguri che per tutto ciò che riguarda i tuoi! – intervenne
il pelato, il quale gli consegnò 5 Pokéball vuote, le quali vennero
immediatamente messe nel suo zaino, ed uno strano congegno grigio che
venne osservato stranamente da Akito.
- Quello che stai squadrando è il Pokègear, un apparecchio elettronico
dove al suo interno potrai trovare tante funzioni utili che ti
serviranno nel tuo tragitto, ma in quello appena affidato ci sono
solamente un orologio, una mappa di Johto digitalizzata e il telefono,
così potrai chiamare quando vuoi chi vuoi tu. – e l’occhialuto tirò un
sospiro di sollievo dopo aver parlato senza sosta, ma poi riprese – Ma
tu potrai installare altre funzioni…
- Come noterai abbiamo inserito per il momento solo i nostri due numeri
e quello di casa tua, ma , visto la sua facile funzione, ne potrai
aggiungere altri, fino ad un massimo di dieci, anche se ci stiamo
lavorando per poterlo migliorare! - continuò il 30enne che poi, con uno
sguardo di chi se ne fosse dimenticato, consegnò il Pokédex al
ragazzino – Credo che almeno questo sai già cosa è.
- Mi hai preso per uno stupido? – si offese quest’ultimo, anche se poi
rise qualche secondo dopo.
Tutti si salutarono abbracciandosi e dandosi un affettuoso arrivederci
e, assieme al suo Cyndaquil rinchiuso nella sua sfera e l’uovo infilato
per bene nel suo zaino, Akito decise finalmente di partire.
- Sono sicuro che sarà un’avventura incredibile! – confermò ad alta
voce a se stesso lasciandosi alle spalle la piccola Borgo Foglianova,
ma poi, fermatosi per qualche istante, divenne un po’ serio – Forse sul
mio cammino incontrerò ancora quelli del Team Rocket ma indubbiamente
avrò vicino a me dei nuovi amici che mi difenderanno!
Il 12enne mise una mano nella sua tasca ed estrasse il Pokégear,
osservandolo lo schermo spento.
- Speriamo di ricevere un giorno il numero di Mariam… - e, dopo aver
guardato sorridendo i suoi polsini blu, corse davanti a sé verso
l’ignoto, pronto per la sua prima e grande avventura.
NOTA: So
benissimo che il Pokégear in “Pokémon Oro HeartGold” e “Pokémon Argento
SoulSilver” sono di colore blu per il sesso maschile e rosa per quello
femminile, ma essendo che sia questa fanficion, che il “Hitori no Merry
Christmas” che la prossima avventura che scriverò nella regione di
Johto (ma non ora…) ha come ambientazione “Pokémon Cristallo”, in
questo videogioco l’apparecchio è di color grigio!
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