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di Dragon Shiryu
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


CAPITOLO 1

Smeraldopoli. Base segreta.
Dopo il suono di una sirena assordante, un’immensa folla di uomini e donne vestiti di nero giunsero di corsa in una grande sala al buio illuminata esclusivamente da un grande schermo, il quale, peraltro, aveva anche una bruttissima ricezione.
Tutti, in mancanza di sedie, se ne stavano in piedi e in silenzio in attesa di qualche ordine, che per alcuni minuti non vennero impartiti da nessuno, suscitando perciò perplessità e curiosità sul perché di questa riunione.
Ma, come se fossero robot, i presenti si misero all’unisono sugli attenti quando notarono il televisore funzionare all’improvviso, dando sullo schermo il primo piano di una figura maschile dai corti capelli neri, che vide i presenti inchinarsi al suo cospetto.
- Addetti… - cominciò a parlare in un tono serioso l’uomo, che di nome faceva Giovanni – In questo ultimo periodo molti di voi hanno compiuto il loro dovere egregiamente, mentre altri, purtroppo, falliscono anche delle missioni semplici…  
Sentendo queste parole, i partecipanti alla riunione si guardarono attorno interpellandosi sottovoce su chi poteva averlo deluso… e questo ronzio fece innervosire il capo, il quale, dopo aver attirato la loro attenzione con un potente rumore di pugno dato ad un tavolo posto davanti a lui, alzò sempre di più il tono della sua voce.
- Silenzio laggiù! – e, per calmare i suoi nervi, accarezzò il pelo di un felino giallo che però nessuno riuscì a vederlo – Noi siamo il Team Rocket, la più grande organizzazione criminale del mondo, e dobbiamo assolutamente conquistare tutto, incominciando dai territori vicini a noi…
- Siamo d’accordo! – ci fu un commento generale da parte dei membri in sala.
Sentendo quelle parole, dentro di sé Giovanni riuscì essere orgoglioso di loro, anche se in realtà li considerava solamente degli schiavi in suo potere… delle marionette da controllare a suo piacimento.
- Kanto e Johto saranno presto in nostro potere! – e, con un sorriso sulle labbra, ordinò a tutti di andarsene dalla stanza, fermando però sull’uscio esclusivamente due persone.
Una portava dei capelli neri divisi in due lunghi fin sulle spalle, mentre l’altro ragazzo una lunga chioma arancione racconta con una molla nera in modo da formare una coda che copriva perfino il suo posteriore: ed entrambi, richiamati all’ordine, si inchinarono per la seconda volta davanti a quel grande televisore rimasto ancora accesso.
- Perché volevate parlare solo con noi due, signor Giovanni? - e i due rimasero in quella posizione.
- C’è un preciso motivo, Hiromi… So che io posso fidarmi di entrambi, avendo portato a termine molte missioni, anche quelle più difficili e pericolose, con successo… - e, con una mano invitò i due a guardarlo direttamente – Per questo motivo ne avrei una speciale solamente per voi! Anche perché so con certezza di poter fidarmi di entrambi!
- Siamo pronti per qualunque incarico! – intervenne l’altro Rocket, un30enne dal nome Takeshi – Diteci solo cosa dovremmo fare e noi obbediremo senza esitazione!
- Esatto, capo! – confermò la collega situato proprio accanto a lui – Quali sono le vostre istruzioni?
- Ho saputo da fonti certe che fra qualche giorno ci sarà grande fermento nella città di Borgo Foglianova, nella regione di Johto…
I due si guardarono negli occhi non comprendendo le parole del loro boss, il quale, senza ricevere nessuna domanda o dubbio da parte loro, continuò il suo discorso.
- Dovete sapere che ci saranno dei nuovi ed emozionati ragazzini pronti a partire per il loro viaggio di formazione per diventare degli stupidi allenatori di Pokémon… - e per il disgusto ingoiò della saliva, per passare a toccare il manto del suo animale, che, alzando per un solo istante il muso verso lo schermo,  si scoprì essere un esemplare di Persian.
- Capo, non dovrete disprezzare i bambini… -intervenne la donna – Forse un giorno passeranno dalla nostra parte… Potranno essere future reclute del Team Rocket!
- Esatto! - proseguì il suo coetaneo Takeshi – E chissà… anche dei nuovi…
- So a cosa stai pensando, perciò smettila subito! – e la donna gli diede un pugno talmente forte al braccio che lui urlò dal dolore - Sai che io sarò felice vedendoti al fianco di un uomo che ti ama e ti apprezza per quello che sei, e sto cercando di capire una buona qualità ti te…
- Cosa vorresti dire con ciò? – e si gonfiò le guance offeso, sotto le risatine della collega.
- Ma i ragazzini lasciali stare, intesi? – divenne poi un po’ seria.
- Ma se aspetto la loro maggiore età, allora potrei…
- Smettetela voi due! – alzò la voce Giovanni, arrabbiato per essere stato ignorato dai due - Non ho nessuna intenzione di vedervi litigare!
E, spaventati dall’umore dell’uomo, interruppero le loro discussioni per poi abbassare la testa in segno di vergogna.
- Sapete che odio vedervi bisticciare… - e il suo tono si abbassò man mano che continuava a parlare, segno che finalmente si era calmato – Ma adesso ascoltate molto attentamente: il professor Elm, nonché famoso ricercatore e collega del professor Oak di Biancavilla, consegnerà a loro nuovi Pokémon, ancora inesperti del mondo esterno…
- Perciò? – domandarono i due.
- Quelli ancora privi di esperienza sono più facili a renderli cattivi, perciò il vostro compito è quello di dirigervi verso la città e rubare quanti più Pokémon possibili… E non importa in quale maniera riuscirete a completare il lavoro!
- L’importante è che tutta l’operazione vada in porto! – sghignazzò la donna.
- Faremo molto casino, non si preoccupi! – disse con fermezza la persona accanto a lei.
- Ne sono convinto… - e sul viso di Giovanni si stampò un sorriso – Adesso andate… e cercate di non fallire, anche se so di potermi fidare di voi!
E lo schermo si spense all’improvviso, lasciando le due reclute al buio completo, anche se riuscirono a trovare la porta d’uscita, che la superarono chiudendosela subito alle loro spalle.
I due continuarono a camminare accanto ed in silenzio, pensando a dei possibili piani in per completare la missione, ma in realtà avevano talmente tante idee nelle loro teste che non fiutavano quella migliore.
- L’unica cosa sicura è che avremo bisogno di armi potenti ma maneggevoli…
- Sono d’accordo, Hiromi… - rispose l’altro Rocket – E credo che la mia adorata stia scalpitando in attesa di essere usata!
Ad un tratto si ritrovarono davanti alla porta della loro camerata, dove, all’interno, oltre a trovarsi due letti ed una scrivania, in un angolo erano posizionati alcuni oggetti misteriosi, tra cui alcune pistole di varie dimensioni e delle Pokéball appartenenti ai due.
- Credo che ci anche loro ci ritorneranno utili… - sorrise la donna prendendo in mano una sfera – Sono sicura che ci metteranno i bastoni fra le ruote!
- Sono perfettamente d’accordo! – e anche l’amico la imitò, poi si avvicinò alla finestra.
Aprì completamente i vetri che si affacciavano all’aeroporto personale del Team Rocket e fece un fischio rivolto verso l’altro, poi rimase in attesa di qualcosa.
- Ci raggiungerà il più presto possibile! – disse Hiromi completando la sua vestitura mettendosi sulle spalle un fucile – E infatti eccolo!
I due osservarono un oggetto viola volante che planava verso di loro, ma nessuno dei due pare spaventarsi da ciò, tant’è che Takeshi, una volta ritrovateselo davanti , lo accarezzò.
- Crobat, abbiamo una nuova missione. Sai già dove andare, vero?
E il Pokémon volò dritto verso la destinazione, seguita a ruota dai due che, dopo aver aspettato che il 30enne ricaricasse la sua amata pistola, uscirono di corsa dalla loro stanza.
I loro passi erano così veloci che il resto degli uomini li videro passare all’improvviso davanti ai loro occhi, anche se poi ritornarono alle loro normali attività: in fondo tutti erano abituati a questi movimenti.
- Ditemi quando siete pronti per partire… - cercò all’improvviso risposta un pilota, vestito anch’egli di nero, vedendoli correre verso di lui
- Non vedi che siamo già qui? – si irritò la persona coi capelli arancioni fermandosi accanto a lui davanti all’entrate delle scale di un grosso elicottero.
- Cerca di calmarti… - poi la donna si rivolse all’altro uomo – Ora saliamo, anche se non sarà facile discutere di una missione delicata come questa!
-  E anche prepararci non è mica semplice! Bisogna parlare di ogni minimo dettaglio…
-  Invece di perdere tempo a chiacchierare, salite! Non ho tempo da perdere! – si stava stufando il conducente - Per fortuna che io vi devo solo accompagnare…
I due lo guardarono in modo minaccioso, ma non ebbero tempo di discutere perché dovettero obbedirgli, perciò, con passo deciso, i tre entrarono nel mezzo di trasporto, che si sollevò da terra per portarli nel luogo desiderato, sotto lo sguardo vigile e attento degli altri rimasti alla base.
- Chissà quale sarà la loro missione…  - commentarono fra di loro dei nuovi seguaci vedendo poi l’elicottero comparire nel cielo.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


CAPITOLO 2


C’era un gran fermento nella piccola città di Borgo Foglianova, in particolar modo al laboratorio del professor Elm, dove tutti gli assistenti erano eccitati all’idea di vedere tanti bambini provenienti da tutta la regione di Johto ricevere il loro primo Pokémon in modo da poter iniziare il loro viaggio di formazione.
- Immagino che sei emozionata, Fujiko… - si avvicina un giovane uomo occhialuto ad una donna china su un microscopio, la quale alzò per un attimo la testa nella sua direzione – É un onore vedere il proprio figlio compiere questo grande passo!
-  Sono molto contenta… - si imbarazzò molto diventando per un po’ rossa – Peccato che mio marito non sia qui ad assistere, essendo fuori per lavoro!
- In effetti è colpa mia se in questo periodo si trova nei pressi del Lago d’Ira a cercare di scoprire qualcosa sull’esistenza di altri Gyarados dalle squame rosse – e si aggiustò gli occhiali che nel frattempo stavano scivolando dal naso – Oramai dovresti conoscerlo…
- Questo è anche vero… vedo più spesso suo padre a casa che lui!
- Spero però che Shun farà una grande sorpresa ad Akito quel giorno...
- Incrocio le dita che io, sennò mando il mio Kadabra a prenderlo con il teletrasporto!
I due si guardarono negli occhi e si misero a ridere all’istante senza preavviso, facendo voltare gli altri collaboratori presenti, i quali li guardarono in modo perplesso senza conoscere il motivo della loro ilarità.
- Ma adesso sarà meglio rimetterci al lavoro, sennò i bambini rimarranno delusi vedendo i loro primi Starter impreparati… o peggio ancora non ricevendo proprio nulla!
- Sono perfettamente d’accordo ! Non li voglio sentire piangere o protestare per non aver trovato nulla qui… e per di più non ascoltando nessuna spiegazione! – intervenne Goro, un giovane lavoratore di 30anni che stava selezionando attraverso delle schede su un monitor di computer i mostriciattoli pronti per quel giorno speciale – Perciò ci conviene sbrigarci!
- Vedo che non ami troppo i bambini, vero? – sorrise la donna.
- Al contrario io li adoro! – e si grattò la sua testa pelata – Ma forse sono abituato a quel casinista di mio fratello adolescente…
- Ma non sono tutti così! – intervenne Elm.
- Questo lo so, infatti per me Akito è un eccezione alla regola, vedendo durante le feste in casa i compagni con comportamenti simili al mio parente più giovane… - poi si rimise al lavoro, quando si fermò davanti ad una scheda di un Cyndaquil – Fujiko, quando verrà di nuovo tuo figlio in laboratorio, posso scambiarlo con Masato?
Goro però non sentì nessuna risposta da parte della mora, tranne che uno “scemo” tra le risate generali, poiché impegnato ad aggiustare l’elaboratore in quel momento bloccato.
E aveva anche molta fretta di farlo.
In effetti mancava poco alla giornata, due dì per essere precisi, e tutto doveva essere pronto e in perfette condizioni per quell’evento, tant’è che anche lo stimato professor Oak dalla città di Biancavilla aveva chiamato per dare il suo appoggio, seppur solamente morale, a tutti i suoi colleghi di Borgo Foglianova.
- Poteva venire anche lui a dare una mano…  - si lamentava ancora una volta il giovane coadiutore – Non mi sarebbe affatto dispiaciuto, anzi…
- Smettila di lamentati sempre! - intervenne la donna - Sai benissimo che il professore è molto impegnato!
- Esattamente… - continuò il capo – Fra gli allenatori di Kanto, la sua radio personale e le ricerche sui rapporti fra Pokémon e allenatori, ha molto da fare! Perciò, miei cari colleghi. continuiamo a preparare il tutto!
Ricaricato da quest’ultima frase, tutto lo staff si mise al lavoro con grande entusiasmo,quasi come se avessero fatto una grande scoperta come novità sulle uova o su un Pokémon leggendario, ma Fujiko era un po’ triste per l’assenza di suo marito in questi giorni.
Ma nel suo cuore era sicura che sarebbe stato orgoglioso del figlio.
- Non pensarci adesso… - intervenne Goro vedendo la sua faccia - Sono sicuro che neanche Elm avrebbe previsto questo grande ritardo nella missione al Lago d’Ira…
- Ma in fondo dovevo aspettarmelo, visto che questo è il suo lavoro! – sorrise – Sono solo preoccupata nel vedere la faccia delusa di Akito quando non vedrà suo padre…
- Ma gli hai spiegato che è via per lavoro?
- Sa già che sarà lontano per molto tempo, ed è anche orgoglioso del suo lavoro, tanto da parlarne con tutti quelli che conosce… perfino con gli estranei che ci vengono a trovare! E tu dovresti saperlo bene…
I due ripresero a chiacchierare con ardore, quando all’improvviso la voce del professor Elm rimbombò nell’intero edificio del laboratorio a causa dell’amplificazione provocata da un megafono.
- Ancora a conversare, voi due? Mettetevi immediatamente al lavoro! – e, dopo averlo abbassato portandolo con il braccio sui suoi fianchi, l’uomo borbottò fra se – Oak ha ragione: questo metodo funziona benissimo!
E, osservando con attenzione i suoi due assistenti mettersi per l’ennesima volta al lavoro, decise di dirigersi verso una stanza speciale dove erano conservate tutte le Pokéball ancora inutilizzate dai vari allenatori, quando, non appena girò la chiave per poterla aprire, richiamò l’attenzione di Fujiko.
- Verresti a darmi una mano? Sai benissimo che da solo non riuscirò a spiegare le regole di comportamento ai piccoli Pokèmon inesperti…
- Il tempo di finire una ricerca al computer e arrivo subito.
La donna chiamò un’altra persona in modo da poterla sostituire e ridendo, si avviò verso il ricercatore, che la squadrò dalla testa ai piedi non capendo di quel gesto.
- Non devi prendertela con me se non riesci a gestire i piccoli... Come del resto tutti gli anni!
- Questo è anche vero… - e fece una piccola linguaccia.
 A quel punto i due vi entrarono dentro e, dopo aver chiuso per bene la porta alle loro spalle, Elm ebbe la brillate idea di farli uscire tutti assieme dalle loro sfere, ma ciò fu una brutta idea, poiché tutti gli animaletti, ancora inesperti e disobbedienti, incominciarono a girovagare per la stanza pensando fosse un mini parco giochi.
Non avevano idea su come fermarli, tant’è che i due fecero molta fatica a starli dietro, rincorrendoli girovagando anche a vuoto attorno alle pareti, quando alla fine la donna ebbe un’idea.
Dopo essersi sbottonata il camice bianco, mise una mano sulla sua cintura marrone in modo tale da poter
afferrare un oggetto sferico, più precisamente una normale Pokèball, la quale venne lanciata per aria sfiorando perfino il soffitto.
- Cosa hai intenzione di fare? - volle sapere il professore osservando quel gesto.
- Ora lo saprai… - e con un sorriso sulle sue labbra vide comparire all’improvviso una palla rosa dotata di un ciuffo d’avanti - Sai già cosa devi fare, vero Jigglypuff?
Sotto lo sguardo incredulo e stupito dell’altra persona presente, il Pokémon cominciò ad intonare una dolce e allo stesso tempo tranquilla canzone, che, come per magia, fece rilassare i nervi ai presenti.
E compreso Elm stava per cadere a terra dal sonno!
- Adesso basta! Credo che oramai si siano calmati! – e lo fece rientrare nella sua sfera.
- Per fortuna… sennò sai che figura ci averi fatto con i piccoli qui! – si risvegliò da quasi - sonno il ricercatore che pretese poi il momento in cui aveva imparato a usare in quel modo quell’attacco.
- Mi sono allenata molto dopo le ore di lavoro, sotto lo sguardo meravigliato di Akito e del nonno Ryo! – ed Elm la guardò in modo strano – E lo sapevo che un giorno sarebbe tornato utile per questa causa!
Così, approfittando di quella strana situazione creatosi ai futuri Starter,  i due poterono finalmente spiegarli i loro compito fra qualche giorno, ovvero non appena vedranno per la loro prima volta dei piccoli sconosciuti ragazzini sceglierne uno per poter partire per il loro viaggio di formazione.
- Fin da quando hai partorito, mi sono sempre domandato quale sarà la scelta di tuo figlio… - pensò ad alta voce Elm non appena uscirono dalla stanza.
- Conoscendolo bene, avrà delle difficoltà. -  gli rispose Fujiko  accompagnandolo alla sua scrivania piena di carte - Ma sono sicura che sarà amore a prima vista!
- Ne sono sicuro! – e si sedette sulla sedia prendendo in mano una cartellina, ma non ebbe il tempo di leggere la prima frase scritta sul foglio bianco che la donna lo interruppe.
- Ma non sarebbe meglio dare una ripulita qui? – e con un dito alzò una quantità di polvere che il ricercatore starnutì.
- Sei disposta a pulire gratis ogni giorno il laboratorio dopo l’orario?
- Ti ricordo che io ho una casa e un figlio da accudire!
- Allora non lamentarti di questo disordine… - e la guardò in modo strano.
Pertanto i due tornarono al lavoro, e questa volta non ci furono interruzioni.
Tutti non vedevano l’ora che quel giorno speciale arrivasse subito, curiosi di vedere, non appena consegnati i primi Pokémon, le facce piene di gioia dei ragazzini, sperando in una loro grande e duratura amicizia.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


CAPITOLO 3


- Quale sarà il primo Pokémon che riceverò dopodomani? Qualche anticipazione?
Un bambino di appena 10 anni stava saltellando come un grillo in mezzo ad un prato fiorito non appena sua madre rientrò  a casa dopo una lunga giornata di lavoro.
- Lasciala stare, Akito… – cercò di farlo calmare il nonno, un signore anziano di nome Ryu – Non vedi la sua faccia stanca?
- Non preoccuparti, sto bene! – e si abbassò in modo da poter abbracciare il figlio – Niente anteprima, ma ti do solo un consiglio: solo il tuo istinto saprà compiere la giusta scelta…. Deve venire soltanto dal tuo cuore!
E ,in effetti, la donna aveva ragione: non poteva scegliere lei l’animaletto al posto del figlio!
Così quest’ultimo, dopo aver ricambiato il gesto ed essersi staccato qualche minuto più tardi, prese la mano della madre trascinandola nella camera da letto di lei, sotto lo sguardo felice della vecchia persona, contenta di vedere i due così uniti.
E per lui era un modo per far agevolare al nipote la mancanza di Shun.
Entrati nella stanza, Akito invitò Fujiko a sdraiarsi e a rilassarsi sul grande letto matrimoniale, seguito subito dopo anche da lui, il cui incominciò a raccontarle la sua giornata in ogni minimo particolare, senza trascurare nulla, come eseguiva tutte le sere.
- Non appena i miei occhi si sono aperti, il primo pensiero è stato quello di controllare se c’era qualche e-mail spedita da papà…
- Ne è arrivata qualcuna?
- Purtroppo no, ma non mi sono affatto scoraggiato: so benissimo che è molto impegnato lì al Lago d’Ira… chissà se ha scoperto qualche altro Gyarados di quello strano colore color rosso…
La donna ascoltò molto attentamente le parole del figlio, rimanendo orgogliosa del fatto chequest’ultimo non aveva perso la voglia di scoprire tutti i segreti del mondo Pokémon, specialmente dopo aver sentito delle sue ricerche a proposito dei vari tipi di allenatori e dei capipalestra più famosi di tutta la regione di Johto.
- Noto che ti sei informato bene… Non me lo sarei mai aspettato da te! - e, mettendo una mano sulla bocca, nascose, inutilmente, una risata, visto che fu sentita benissimo.
- Non sono pigro! – mise le mani incrociate in segno di offesa – E poi non voglio sembrare una persona impreparata agli occhi degli altri!
- Parlando di gente estranea a Borgo Foglianova... -  e Akito la guardò incuriosito sul discorso appena intrapreso dal genitore femminile - Non vorrei prendere un abbaglio, ma Mariam ritornerà qui per ricevere tutto il necessario per poter partire con il suo viaggio.. Non sei contento di rivederla?
- Beh… - e incominciò a gesticolare cose senza senso, come se fosse nervoso – É sempre piacevole vedere un’amica…
- Sei sicuro che sia solo ciò?
- Mamma, e tu non dovevi dormire? Non eri distrutta?  -e sulle sue guance comparve un po’ di rosso.
Fujiko sapeva benissimo che suo figlio era cotto della sua vecchia compagna di giochi, che però si era dovuta trasferire nella più vicina Fiorpescopoli a causa del lavoro dei suoi genitori.
E sospettava anche che, quando si annoiava a casa, convinceva suo nonno, o anche a suo padre quando era di riposo, ad andare a trovarla in città
- Adesso dovrei veramente dormire…
Akito, vedendo la madre sbadigliare, scese dal letto con uno scatto tipico di un felino appena sceso da un albero e, dopo averle dato un bacio sulla guancia destra, si allontanò dalla stanza, chiudendosi alle sue spalle la porta .
Credendo di essere rimasto solo, si diresse in punta di piedi verso la sua camera, ma dopo pochi passi una voce lo fece saltare dallo spavento.
- Finalmente sei uscito da là…
- Nonno! –e si voltò verso lui - Che spavento!
- Eppure credo che io non sia un tipo così brutto da far terrorizzare le persone..
Ryu scoppiò in una fragorosa risata vedendo la faccia del nipote diventare verde dalla rabbia, peggio di un Snorlax appena svegliato senza volerlo.
E così cercò di calamrlo un po’.
- Cosa vi siete detti fino ad ora? Le hai letto un romanzo di mille pagine?
- Esatto… e aveva una trama molto interessante! – e lo guardò storto.
- Di cosa tratta?
- É la storia di un nipote che decise di strangolare il nonno dopo che quest’ultimo aveva continuato a compiere gesti inaspettati!
- E tu avresti il coraggio di farlo?
Per qualche istante non dissero una parola, ma in seguito scoppiarono dalle risate perché sapevano entrambi che la questione era abbastanza assurda… tanto irragionevole da cambiare subito discorso!
Iniziò così una lunghissima chiacchierata, parlando di tutto ciò che le loro menti concepivano: dai genitori a Mariam, fino ad arrivare alla partenza tanto attesa del ragazzo.
- Chi prenderai come tuo alleato?
- Non ne ho idea… - e si mise a pensare un po’, mettendosi perfino una mano sul mento e alzando gli occhi al soffitto – Avrei delle ipotesi, ma non so chi rimarrà quando sarà il mio turno.
- In effetti i nuovi allenatori cercano sempre quelli che, secondo loro, sono i più forti, lasciando quelli più deboli, come Sentret, Weedle o Sunkern, agli ultimi rimasti…
- Speriamo allora di non esserlo! – e già nella sua mente si immaginava in cammino per i fitti boschi di Johto con il millepiedi dietro di lui che, seguendolo, strisciava molto lentamente.
Il vecchio rise vedendo la faccia di Akito, il quale, disgustato dalla scena, eseguì un’espressione disgustata come se essi avesse assaggiato un po’ di succo di limone,
Ma, vedendolo, era anche d’accordo con quel gesto, ricordando  il suo primo animale catturato quando era molto giovane.
- Non vedevo l’ora di liberarmene, soprattutto di Kakuna…
- E che fine ha fatto? - cercò di sapere il 10enne oramai ripreso dal brutto pensiero - Lo hai liberato nei boschi?
- A dire la verità è morto… È stato un grande dolore per me, ma orami era molto vecchio!
- Non riesco a capire…
- Devi sapere che, quando si è evoluto in Beedrill, è stato un ottimo alleato, facendomi pentire di tutte le malignità dette fino al quel momento!
Ma il nipote non era molto convinto: infatti più sentiva quelle parole e più avrebbe deciso di evitare come la peste quel Pokémon stomachevole!
Sperando, però, di trovarne altre specie sul suo cammino!
- Però sarà soltanto il tuo cuore e la tua anima a decidere il tuo futuro miglior amico, stanne certo!
Il ragazzino scosse la testa in totale concordia con queste ultime parole, quando, vedendo il nonno sbadigliare dal sonno, cercò di convincerlo ad andare a nanna.
- Però non andare a dormire tardo, ok?
Il ragazzino non parlò, ma diede un bacio sulla guancia al vecchio signore, il quale si avviò in camera sua, nonostante le varie domande di Akito, che stava cercando di scoprire, anche se inutilmente, qual era stato il suo primo Starter.
I suoi occhi guardarono la porta chiudersi, per cui, a piccoli passi non volendo svegliare nessuno, si avvicinò alla finestra che si affacciava verso al piccola città, in quell’occasione un po’ buia a causa del orario tardivo.
- Ma c’è anche una persona come me ancora sveglia!
 Accennò ad un sorriso notando da lontano solo una luce accesa provenite dal laboratorio, e probabilmente quella dello studio del professor Elm, intento ancora a lavorare per il grande giorno.
- Non so se il fato vorrà che io diventi un grande Pokémon Mater… - parlò fra sé continuando ad osservare lo scenario che si proponeva davanti agli occhi – Ma ce la metterò tutta pur di realizzare il mio sogno!
Istintivamente, convinto che non ci fosse nessuno in casa, alzò il braccio destro in aria e si mise ad urlare come un pazzo.
- E niente e nessuno mi fermerà!
Akito rimase fermo in quella posizione per qualche istante, guardandosi in giro con la paura di aver svegliato qualcuno, ma, non avvistando nessuno in giro pronto a rimproverarlo. Cercò di calmarsi.
Così decise anche lui di recarsi a dormire, meditando ed eccitandosi su quello che accadrà fra due giorni.
Qualcosa che non dimenticherà molto facilmente…
Qualcosa che rimarrà per sempre nel suo cuore.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


CAPITOLO 4


Il sole brillava fiero sopra i cieli di Borgo Foglianova, e, stranamente, i suoi raggi illuminavano tutta la regione di Johto, la quale non vedeva questa strana atmosfera da molto tempo.
E, a causa di ciò, tutti credevano che questa strana situazione fosse opera di qualche Pokémon leggendario.
Ma, al laboratorio del professor Elm, nessuno voleva credere a questa ipotesi, anche se non avevano voglia di interrogarsi su ciò che stava accadendo poiché quel dì particolare tutti erano impegnati in quella che era la giornata tanto attesa da moltissima gente.
E In particolare da Akito, eccitato da quello che sarebbe stato il suo regalo del 10° compleanno.
- Speriamo che il professore sia gentile con me! – parlò in modo fiero guardandosi allo specchio in modo da poter aggiustare i suoi capelli marroni.
- Sappiamo che oggi sei il grande festeggiato, ma non credo che Elm ti avvantaggerà…
Deluso dalle parole del nonno, Il ragazzo continuava il suo lavoretto: aveva aspettato questo giorno da così tanto tempo che non ricordava il primo giorno in cui ci aveva pensato.
E adesso era lì, in trepida attesa, poiché, dopo aver ricevuto una torta di compleanno piena di panna e cioccolato appena alzato dal letto fatta dalla madre prima di andarsene, non vedeva l’ora di ricevere il suo regalo speciale.
- Sbrigati! Sei peggio di una femminuccia… - si lamentava una voce femminile, la quale, appoggiata alla finestra, diede per curiosità, uno sguardo fuori – Sono già arrivati tanti aspiranti allenatori… e nostri futuri rivali!
- Mariam ha ragione! -  e anche Ryu si avvicinò al vetro - Se rimani lì di fronte ancora qualche minuto, non resterà nulla! E tu rimarrai a bocca asciutta…
- Finalmente sono pronto! – si girò di scatto il 10enne verso i presenti.
- Meno male… mi stavo annoiando guardandoti aggiustare quei tuoi capelli maledetti! – e, assieme all’anziano, incominciò a ridere.
- Bisogna sempre tenerli in ordine, giusto nonno?
- Questo è vero, ma non così per tanto tempo… E sei anche in ritardo!- e guardò il suo orologio situato sul polso.
Sentendo queste sue ultime parole, si affrettò a prepararsi, sistemandosi per bene la sua fascia blu e, una volta presa l’amica per la mano, uscì di corsa dalla casa.
Akito fu molto felice quando si ritrovò a casa propria Mariam, ma i due non dissero nulla fino a quando il nonno l‘aveva invitata ad entrare dentro in modo da poter aspettare la vestitura del piccolo addormentato ancora in pigiama.
E la ragazzina non poteva prevedere che il suo coetaneo fosse così lento a prepararsi, ma aveva la certezza che stava facendo tutto ciò per fare una bella figura davanti sia a sua madre, certamente orgogliosa del suo unico figlio, che al professor Elm, che lo aveva visto crescere fra i corridoi del suo laboratorio.

“- Non correre così forte, sennò farai innervosire tutti i Pokémon presenti! – urlò Fujiko rincorrendo, inutilmente, un piccolo bambino sotto lo sguardo rilassante dei presenti.
- Tesoro, lascialo stare… - cercò di calmarla il marito – È solo un pargolo!
La donna si fermò fulminandolo con gli occhi, proprio come se un infuriato Electabuzz fosse pronto a lanciare un “Tuonopugno“ al suo avversario.
- Shun, anche se ha solo 5 anni, deve imparare a comportarsi in maniera adeguata in ogni luogo in cui si trova.
- Però lui ha ragione… - intervenne il ricercatore affacciatosi alla finestra – Non puoi tappare le ali ad un infante…  Ed inoltre…
Elm non disse più nulla, ma indicò ad entrambi i genitori una scena particolare: il loro figlio giocare a “Guardia e ladri” con i Pokémon più piccoli, divertendosi tutti quanti.
- Hai visto, tesoro? Stanno tutti svagando! – e abbraccio da dietro la donna che si calmò qualche istante dopo -Sono sicuro che, crescendo con questo comportamento, diventerà un grande allenatore di Pokémon!
-Per ora lasciamolo giocherellare, poi, quando sarà un po’ cresciuto, deciderà lui cosa vorrà diventare! – e i loro occhi osservarono un cambio di gioco: Akito faceva il solletico sulla pancia ad un Cyndaquil.”

Entrambi, non appena si fermarono nelle vicinanze del laboratorio, allontanarono immediatamente le loro mani arrossendo un po’, ma Akito, cercando di non pensarci, cambiò velocemente discorso quando vide alcune persone davanti a lui.
- Quanta gente…  Si è radunata tutta Johto, per caso? – si meravigliò della lunga fila davanti a loro.
- Ti avevo avvisato, non ricordi? - lo punzecchiò Mariam.
- Devo però ammettere che Borgo Foglianova non è mai stata così affollata come oggi! Di solito non è così movimentata…
- Almeno una volta l’anno c’è qualcuno che arriva… Vogliamo parlare allora di Fiorpescopoli? Non c’è assolutamente nulla!
Il ragazzo non rispose: il suo cuore sperava che l’amica esprimesse in quel momento il desiderio di ritornare a casa da lui, ma sapeva benissimo che non l’avrebbe mai detto a causa dei suoi genitori.
Così i due aspettarono il loro turno in fila.
Nel frattempo al laboratorio tutti gli assistenti erano indaffarati nell’esaudire i desideri dei futuri allenatori, non credendo della folta gente arrivata quel giorno.
- Ma 10 anni fa tutti i genitori si sono messi a concepire figli? – fece una battuta Goro, che fece sorridere tutti i presenti.
- Zitto e lavora! – lo rimproverò Elm, che però, non appena il 30enne si voltò, rise anche lui, tuttavia ad un tratto osservò Fujiko osservare fuori alla finestra – Qualcosa non va?
- Cercavo Akito, ma non lo trovo… - rispose continuando a guardare al di là della lunghissima fila.
- Si sarà svegliato tardi… e sono sicuro che in questo momento si trova in fondo alla fila.

“- Non ho mai visto un dormiglione come lui… - si lamentò una donna la mattina presto – È come suo padre!
- Lascialo riposare un altro po’… - cercò di calmarla Ryu – In fondo è solo un bambino!
- Avrà anche 8 anni, ma è quasi mezzogiorno! –tirò un sospiro di sconforto – Ed io che mi ero presa un giorno di ferie per stare accanto a lui!
La donna continuò a preparare la tavola, imbandita di varie leccornie, quando ad un tratto lasciò il tutto e si diresse verso la camera del figlio, ma quando aprì la porta notò il letto ordinato e la finestra della camera aperta.
- Akito è scappato! Non c’è in camera!
Il nonno non si spaventò dalla notizia, ma con tutta la calma del mondo si avvicinò alla nuora, la quale non riusciva ancora a capire il motivo per cui lui non era agitato come lei.
- Tuo figlio è fuori a giocare con Mariam, visto che saranno gli ultimi giorni in cui si potranno vedere.  Non sapevi  che i suoi si trasferiranno per lavoro nella vicina Fiorpescopoli?
- E come mai non me ne sono accorta?
- È stato nei minuti in cui sei andata dal professor Elm per chiedere il consenso! – e i due  si avvicinarono alla finestra – Sono stato io a dargli l’autorizzazione, dopo ovviamente avergli fatto fare colazione con un bella tazza di latte Mumù. Però lo devo ammettere…. Hai perfettamente ragione sul fatto che ha preso da Shun il problema del dormire fino a tardi!”

Il ragazzo stava perdendo la pazienza, ma Mariam cercava con ogni mezzo di farlo calmare, poiché sapeva che avrebbe incominciato a litigare con gli altri ragazzini, scatenando una battaglia ancor prima di ricevere un Pokémon.
- Ti avverto solo di una cosa: se inizi a prendere a botte qualcuno non mi rivedrai più! – e Akito, sentendo ciò, si calmò, non accorgendosi, però, che, assieme ad alcune persone, fra cui Mariam, doveva entrare dentro per ricevere il loro animaletto.
Questo perché Elm aveva deciso di lavorare a gruppi, per rendere molto più facile il lavoro agli assistenti e per insegnare con calma i principi fondamentali del mondo Pokémon.
- Ciao Mariam, da quanto tempo! – e Fujiko abbracciò la ragazzina che ricambiò quel gesto, poi si rivolse ai cinque minorenni presenti – Forse sapete già tutto quanto, ma siete qui per scegliere il vostro primo alleato per le vostre future battaglie.
- Là ci sono le Pokéball dei Pokémon rimasti… - intervenne Goro indicando con il dito un tavolo, dove erano presenti delle sfere rosse e bianche - Scegliete con cura, poiché sarà per sempre il vostro amico!
I cinque presenti si fiondarono vicino al banco, ma non appena se le ritrovarono di fronte, tutti si bloccarono di colpo.
Era una scelta molto importante.
Quale sarebbe stato quello adatto a loro?
La donna guardò attentamente suo figlio: era curiosa di sapere chi avrebbe scelto, ma era sicura di ciò che avrebbe fatto .
Aveva sempre fatto la scelta giusta.  

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


CAPITOLO 5


Gli occhi di tutti gli assistenti erano puntati verso quella strana situazione, poiché i cinque ragazzini erano rimasti muti ad osservare quelle particolari sfere di color bianco e rosso, fino a quando uno dalla testa pel di carota si mise a saltare sul posto.
- Questo è mio…  e nessuno lo avrà mai! - e sbandierò la Pokèball come se fosse un trofeo appena conquistato.
-E il primo è stato scelto… - pronunciò orgoglioso Elm gonfiandosi il petto, mentre Fujiko, proprio accanto a lui, continuò a rimanere ferma e impassibile ad osservare tutti i movimenti del figlio.
“Shun… è un vero peccato che tu non sia qui presente!” incominciò la donna a pensare ad occhi aperti al marito in missione sulle rive del Lago d’Ira, quando ad un tratto ritornò alla realtà grazie all’intervento di una voce maschile.
- Sono sicuro che anche lui vorrebbe essere qui… - e Goro mise una mano sopra alla spalla della donna, che ricambiò il gesto accennando un sorriso.
Nel frattempo anche altri due bambini avevano compiuto la loro scelta esultando come se avessero segnato il gol importante in un derby cittadino, mancando così all’appello solamente i due amici d’infanzia. Ma ad un tratto Mariam,dopo essersi avvicinata e aver osservato attentamente per svariate volte le due sfere rimaste,incominciò ad urlare dalla gioia.
- Che carino questo! Posso prenderlo? – ma non appena diede uno sguardo all’amico, accorse che quest’ultimo, dopo aver preso la Pokéball nella sua mano destra, pareva incantato da qualcosa, perciò, non ricevendo risposta, decise di avere per sé l’ultima rimasta – Allora scelgo questo!
Il giovane ricercatore sorrise poiché l’ultima scelta fu finalmente compiuta, mentre Fujiko osservava il figlio contemplare quell’oggetto rimasto a disposizione sul suo palmo della sua mano, ma all’improvviso notò una leggera contentezza sulle labbra.
- Sono sicuro che ha fatto la scelta giusta! – sussurrò all’orecchio il professore, che stava anche fissando attentamente i cinque bambini lì di fronte a loro che si scambiavano le opinioni sulle loro scelte.
Perciò, per richiamare la loro attenzione, incominciò a tossire e, non aspettando oltre, cominciò ad far uscire dalla sua bocca le spiegazioni su tutto ciò che riguardava il mondo Pokémon.
Ma sembrava che nessuno era  interessato al suo discorso.
E, a causa di ciò, Elm iniziò a sentirsi offeso dal loro comportamento, mettendosi le mani conserte, ma ad un tratto si accorse che tutti i presenti in quella sala avevano lo sguardo sprovveduto e l’orecchio ben teso verso in alto, cercando di sentire qualcosa.
- Perché un elicottero sta sorvolando i cieli della città? – si interrogò Goro sentendo uno strano rumore all’esterno dell’edificio, come se il mezzo aereo si fosse fermato a mezz’aria proprio sopra il laboratorio.
- Da dove proviene questo assordante… ma Fujiko non riuscì a concludere la domanda che venne interrotta da una fortissima esplosione, generando una nube di polvere così densa da circondare tutti i presenti, che cominciarono a tossire e a correre dalla paura.
- Cosa credere di fare, pezzenti? – si udì una voce maschile provenire dal’alto.
- Sono totalmente d’accordo… È inutile scappare! – un’altra, questa volta femminile, continuò il discorso appena iniziato- Oramai non avete speranza di sfuggire!
 E ciò che videro tutti furono due ombre calarsi dal cielo attraverso un enorme buco nel soffitto, molto probabilmente per opera  di una bomba esplosa sopra le loro teste.
Ombre, tra l’altro, sconosciute ai presenti.
- Chi siete? – pretese di sapere il ricercatore aggiustandosi gli occhiali, i quali erano scivolati dal suo naso.
- Sono fatti nostri, quattrocchi! – rispose in modo maleducato una donna dai capelli neri – Hai mai sentito parlare della privacy?
- Avete il diritto di sapere solamente una cosa! – e un uomo dai capelli arancioni accanto a lei alzò la mano con il solo indice alzato - Consegnateci tutti i vostri Pokémon, altrimenti andrete tutti all’inferno!
Quel gesto fu finalmente visto dagli adulti e i bambini, visto che la polvere incominciò con calma a dissolversi, rivelando anche le loro facce.
E questa operazione era anche facilitata, anche se del tutto insperato, dal Crobat del duo, visto che era appena sopraggiunto sulle loro teste.
E continuava a sbattere le ali in modo da tenersi in volo.
- Ma quelli sono del Team Rocket! – urlò Akito osservando accuratamente la grossa rossa lettera “R” sulle loro maglie nere.
- Non pensavo che i lattanti potessero essere così intelligenti! – risse a gran voce Hiromi.
- Perché? Già hanno imparato a parlare? –la imitò Takeshi, che successivamente si mise le braccia conserte, per poi scuotere la testa in orizzontale – Non esistono più i neonati di una volta… tutti vogliono crescere in fretta, per poi…
- Lasciateci in pace! – fece in passo avanti Fujiko che spalancò le sue braccia ai lati di sé in modo da proteggere i piccoli ospiti, sotto però lo sguardo preoccupato del figlio.
- Zitta, puttana… non osarmi più interrompere! – e Takeshi, dopo aver preso qualcosa di metallo dalla sua cintura,  puntò la pistola verso la donna, la quale però rimase impassibile davanti a quel gesto.
- Cosa hai intenzione di fare?- si preoccupò Elm, ma il nemico di fronte a loro lo ignorò volutamente.
- Dateci immediatamente tutto quello che avete, sennò vi faccio saltare in aria! – e Hiromi accennò ad un mezzo sorriso pieno di malvagità – E non verrà risparmiato nessuno…
Nonostante quest’ultima frase li avesse spaventati, nessuno degli adulti presenti non obbedirono agli ordini nemici, decretando il loro respingimento  attraverso l’utilizzo dei loro Pokèmon.
- Avete intenzione di fare sul serio, vero? – incominciò ad arrabbiarsi la donna Rocket vedendo comparire in quella piccola stanza Stantler e Wigglytuff mandanti in campi rispettivamente dal professore e da Fujiko, mentre Goro cercava in qualche modo di portare via i cinque bambini.
Ma il suo gesto pareva totalmente inutilmente.
Difatti Akito tentava con tutte le sue forze di rimanere là ad assistere all’incontro e anche, nel profondo del suo cuore, aiutare la mamma con il suo Cyndaquil appena ricevuto.
- Sei completamente impazzito? -  si abbassò l’assistente 30enne guardandolo furioso negli occhi – Questo non è uno scherzo, ma è una vera battaglia!
- Ha perfettamente ragione! – si intromise Mariam strattonandolo verso di sè– Non cercare di fare il coraggioso!
Così la ragazzina cominciò a tirargli la maglietta nel tentativo di trascinarlo via, ma il suo coetaneo, che in realtà non stava affatto ascoltando i due,  non voleva assolutamente andare via, poiché i suoi occhi erano impegnati ad osservare la dura lotta contro un Espeon e un Umbreon, molto più duri del previsto.
Per un attimo tutti si fermarono davanti alla porta per assistere anche loro alla battaglia, ma poi Goro si fece coraggio e, con una spinta, costrinse il 10enne a dover seguire il resto della fila fuori dal laboratorio, lasciando solo gli altri due adulti in preda al combattimento e alla furia omicida dei due animali nemici, che attaccavano senza pietà i loro avversari.
- Cosa succede? Siete per caso in difficoltà? – sorrise il maschio Rocket vedendo Fujiko ed Elm sudare freddo, ma il ricercatore non aveva nessuna intenzione di arrendersi.
- Non sforzarti a sorridere troppo… la battaglia non si è ancora conclusa!
In realtà stava tentando unicamente di perdere tempo fino all’uscita dal laboratorio di Goro e dei bambini, ma dall’innervosita espressione di Hiromi parve che era stato scoperto.
- Sai anche te che non bisogna raccontare le bugie ai bambini… - e, dopo aver tirato un sospiro per calmarsi, visto che si stava agitando, continuò a parlare con calma, come se fosse una mamma con in braccio il suo bambino - Anche loro devono imparare a conoscere cosa sia la guerra… Non si può ignorare qualcosa che fa parte del grande cerchio della vita!
- Cosa intendi dire? – domandò l’altra donna presente guardandola perplessa, così come tutti i presenti, rimasti fermi ed immobili.
Ma la Team Rocket la ignorò completamente non rispondendo alla domanda e, dopo aver fatto spostare verso un lato il suo Espeon, accennò ad un mezzo sorriso di soddisfazione personale.
E quello che fece sorprese tutti.
Infatti, con un abile mossa della sua mano, degno del più grande pistolero mai esistito, estrasse dalla sua cintura la pistola e, dopo aver steso il suo braccio perpendicolarmente al pavimento, spinse il grilletto in modo da far partire il proiettile.
Pallottola che viaggio proprio verso il punto scelto da Hiromi.
- Ti ricordi cosa ci ha detto il capo? – si voltò verso il suo incredulo compagno ignorando le reazioni intorno a lei – Non importa in quale maniera la otteniamo… L’importante è completare la nostra missione!

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


CAPITOLO 6


- Sono perfettamente d’accordo con te!
Sul sorriso di Takeshi spuntò un sorriso malefico che fece innervosire Elm, anche se  non riuscì ad eseguire nessun gesto poiché passarono solamente alcuni istanti da quel gesto fatto da Hiromi verso Fujiko, la quale  si mise le mani sul suo petto, che in quel momento cominciò a sanguinare.
- Mamma! - si sentì ad un tratto le urla di un ragazzino, che piangeva temendo già il peggio.
E lui cercò di correre il più velocemente possibile verso il genitore, ma venne di colpo fermato da Goro, il quale cercò di bloccarlo tirandolo per la maglia, avendo paura di una reazione del Team Rocket.
Che, purtroppo per lui, avvenne.
- Non ti muovere, bamboccio! – e la 30enne nemica puntò la pistola in direzione del 10enne, che obbedì tremante.
- Adesso te la prendi anche coi bambini? – urlò verso loro il professore, inginocchiato a terra per soccorrere la sua assistente, però poi si voltò verso Goro alzando ancora di più il tono della sua voce – Cazzo, vuoi portare fuori di qui i bambini?
L’assistente, non aspettandosi la reazione del suo capo, rimase incredulo nel sentire le sue parole, ma poi decise di trascinare fuori tutti i bambini, compreso Akito, anche se quest’ultimo cercava con tutte le sue forze di svincolarsi dalla sua presa che però, rispetto a prima, era molto più forte.
Intanto, rimasti in pochi in quello che oramai era solamente un mucchio di macerie, Takeshi, con un cenno di testa, ordinò al Crobat, che nel frattempo svolazzava in aria osservando con i suoi grandi occhi gialli tutta la scena sottostante, di volare in picchiata verso la terra, gesto che però nessuno ne capì il significato.
- Aerasoio verso i presenti, per poi mordili come solo tu sai fare… – e osservando le facce timorose di Elm e dei pochi assistenti rimasti in piedi, inizialmente ridacchiò mostrando la maggior parte dei suoi denti, ma poi strillò – Usa il tuo “Velenodenti”!
Il Pokémon volante obbedì al suo padrone, scendendo verso coloro che considerava suoi nemici, i quali cercarono di scappare dalla paura.
Elm, oltretutto, evitò per un soffio le ali del pipistrello viola, ferendosi leggermente ad una guancia tentando di proteggere Fujiko ancora a terra priva di sensi, tuttavia gli altri assistenti vennero sobbalzati via dalla potente corrente d’aria creata dall’attacco.
Crobat, però, optò di ritornare indietro non soddisfatto di ciò che aveva compiuto e, con ben in vista i suoi canini affilati attraverso la sua bocca spalancata,colpì in pieno le due persone in piedi col camice bianco, che vennero sobbalzati via colpendo in pieno il muro alle loro spalle.
- Per un pelo… - sospirò il ricercatore ansimando dopo che, prendendo la donna in braccio, ebbe i riflessi pronti per evitare il secondo l’attacco, ma poi osservò in giro – Anche loro sono stati…
- Non ho fatto strike…. Maledizione! – incominciò ad arrabbiarsi l’uomo Rocket che provò ad avvicinarsi rabbiosamente ai due per terra, ma venne fermato dalla collega, che lo trattenne per un braccio – Perché lo hai fatto?
- Non vedi come sono ridotti?
- Hiromi, adesso hai compassione per loro?
- Negativo, ma non voglio che entrambi ci sporchiamo le mani col sangue di questi poveretti… -  poi indicò ai lati Espeon e Umbreon, rimasti fermi  in un angolo ad analizzare – Loro a cosa servono, in fondo?
E, dopo un piccolo cenno di capo, i due Pokémon andarono contro le due persone a terra cercando loro di morderli , quando ad un tratto vennero entrambi respinti da una barriera invisibile prodotta da Stantler, che si mise in mezzo in protezione del padrone e della donna in braccio a lui.
- Accidenti! Questa non ci voleva! – continuò ad imbestialirsi Takeshi, il quale strinse il pugno in segno di rabbia.
- Ha usato il suo attacco “Protezione” per salvarli! – continuò Hiromi – Ma questa volta non perdono nessuno!
Perciò i due ordinarono ai loro 3 animali di attaccarli contemporaneamente  con tutta la forza che possedevano, ma all’improvviso vennero ancora una volta rimandati addietro a causa di un urto.
Senza nessun preavviso comparve in quella stanza un Pokémon giallo dai lunghi baffi e con la particolarità di avere ad entrambe le mani due cucchiaini.
- Non è possibile… - si meravigliò il professore vedendolo in piedi davanti a loro – Ma quello è l’Alakazam di…
- Non ci interessa di chi sia… - incominciò ad arrabbiarsi il 30enne dai capelli arancioni – Vogliamo solamente mandarvi all’altro mondo!
- Ma guardando attentamente quel sangue uscire dal petto di quella donna, pare che dovremo solamente occuparci di te! – e con un sorriso la collega indicò Fujiko ancora priva di sensi e con un brutto colorito sulla sua  faccia, ma ciò non le impedì di rivolgersi ai Pokémon – Attaccate ancora una volta!
Ma la psico-volpe agì senza nessuna indicazione da parte dei presenti alzando senza preavviso il suo braccio, dal quale si cominciarono ad intravedersi alcune gialle saette avvolgersi in quella parte del corpo.
Alakazam rimase in quella posizione fino a quando i nemici non si trovarono a pochi centimetri da lui, in modo da stringere a mo’ di pugno la mano così velocemente che, con un solo gesto, colpì in un solo colpo Umbreon, Espeon e Crobat.
I due del Team Rocket rimasero shockati vedendoli svenuti a terra con i loro corpi pieni di scintille, segno che erano rimasti paralizzati, e, guardandosi negli occhi, presero in mano tre Pokéball.
Nel frattempo fuori tutti erano preoccupati  di ciò che stava avvenendo dentro il laboratorio e gli abitanti di Borgo Foglianova,radunati nelle vicinanze, cercarono in qualche modo di consolare tutti quei ragazzini spaventanti.
Ma Akito voleva ad ogni costo tornare indietro, in modo da poter finalmente utilizzare il suo Cyndaquil appena ricevuto, ma quando cercò di fare di testa sua, ricevette un sonoro schiaffo da parte di Goro.
- Sei impazzito o cosa? Vuoi forse morire? - e il suo sguardo divenne serio.
- Perché me lo hai dato? – si arrabbiò il ragazzino mettendosi la mano sulla guancia dolorante, ricambiando però il gesto - Voglio solo aiutare…
- Sei arrivato a 10 anni, ma sei rimasto ancora un bambino… - ed una voce si fece largo fra il pubblico – Lui ha perfettamente ragione!
I due si voltarono verso quella persona, la quale, dopo essersi fermata proprio accanto ai due, si inginocchiò con un po’ di fatica verso il più piccolo.
- Ma non te ne importa nulla di mamma? – si voltò il 10enne verso il nuovo arrivato, ancora arrabbiato del gesto precedente subito dal pelato.
- Certo che si, Akito, ma sai bene che loro sono abili a fare il loro dovere… - e il tono di voce di Ryu divenne un po’ serio – E tu sei ancora troppo piccolo per poter affrontare quelli del Team Rocket.
- E lei come fa a sapere che sono stati loro? – si sorprese Goro.
- Ho visto da casa il loro elicottero, ma un povero vecchio che non ha oramai nessun Pokémon con sé non può far nulla…
-Ma io…
- Adesso basta Akito! – intervenne Mariam - Anche io vorrei incominciare a combattere col mio Chikorita, ma non sono così stupida ad affrontarli!
Il vecchio si rialzò in piedi e sembrava aver rinunciato a fargli cambiare idea, sapendo benissimo che discutere con Akito era totalmente inutile essendo un ragazzino testardo e cocciuto.
All’improvviso sentirono la gente mormorare qualcosa ed indicare l’uscita del laboratorio, così, dopo essersi voltati anche loro, intravidero delle sagome uscire dall’ingresso, notando tre persone camminare faticosamente e una quarta in braccio ad Alakazam.
Ma, non appena incominciarono a delinearsi, tutti si sorpresero di ciò che videro.
- Il team Rocket è riuscito a scappare utilizzando il teletrasporto di uno Xatu, ma dobbiamo solamente ringraziare lui… - e uno degli assistenti indicarono il Pokèmon con loro – Ma qualcuno…
Tutti notarono le loro facce tristi indicare la donna priva di sensi , e Goro, esaminandola attentamente, notò prima il suo viso pallido e, solo successivamente, qualche goccia di sangue, che nel frattempo si stava un po’ rimarginando, colare dal corpo quasi pietrificato verso terra.
- È quello che… p-p-enso io?  – chiese tremante, ipotizzavando già la risposta che avvenne però dalla bocca urlante del figlio di Fujiko, che si precipitò verso la mamma approfittando di un momento di debolezza della presa dell’assistente .
- Come avete potuto lasciarla morire? – e coi pugni picchiò il corpo del professore.
- Smettila! – lo rimproverò inutilmente, il nonno – È stato quel maledetto Team Rocket che…
- Lascialo sfogare, Ryu… - sussurrò Elm – In fondo non siamo stati in grado di proteggerla. È giusto che se la prende con noi…
Lo sfogo durò solamente per alcuni minuti, quando, sfinito, il 10enne abbracciò piangendo il ricercatore, il quale, ricambiando quel gesto, cercò di consolarlo.
- Però uno del Team Rocket ci ha riferito un messaggio per tutti noi… - intervenne uno dei feriti – Ovvero che quello che è successo non sarà il loro primo e unico attacco…

“- Sentirete ancora parlare di noi… Questo attacco è stato solo un antipasto di ciò che sappiamo fare! – sentenziò Hiromi.
- Esatto… ma non verrete mai a sapere quali saranno i nostri prossimi assalti e, perché no, le nostre prossime vittime – concluse Takeshi prima che entrambi, dopo aver richiamato i loro Pokémon nelle Pokèball e fatto uscirne fuori un altro, per la precisione uno Xatu, scomparvero davanti a loro occhi, facendo rimanere senza parole tutti, increduli ancora su ciò che era accaduto.”

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


CAPITOLO 7


Tutti gli abitanti del piccolo paesino di Borgo Foglianova si erano radunati davanti al laboratorio, oramai mezzo distrutto, per assistere al funerale di Fujiko, uccisa brutalmente da Hiromi nell’attacco del Team Rocket avvenuto qualche settimana prima.
Ed inoltre la pioggia scendeva libera sulla terraferma, quasi come se qualcuno da lassù volesse anche lui piangere una morte così assurda e perdi più inutile.
- Non pensavo fossero capaci di compiere ciò… Mi dispiace molto! – ed un vecchio mise una mano sulla spalla destra di Elm cercando di consolarlo.
- È sempre dura perdere qualche assistente, professore, ma dovrebbe consolare qualcun altro…  - e il suo sguardo si posò su Akito, il quale continuava a piangere fra le braccia del padre, arrivato dal Lago d’Ira qualche giorno dopo il fattaccio.
Così il vecchio studioso, senza dire una parola, si allontanò da lui andare incontro alla famiglia sconvolta, cercando, sempre con la delicatezza che l’aveva sempre distinto, di dare a tutti loro delle condoglianze sincere provenienti dal profondo del suo cuore.
- La ringrazio molto, professor Oak, è sempre doloroso perdere… - ma Ryu non riuscì a concludere la frase a causa delle sue per lacrime, le quali, anche a causa del maltempo, si stavano confondendo con la pioggia.
- So cosa vuoi dire, poiché ne ho passate molte anche io, con tanti allenatori ed assistenti…
- Vi sono molto grato per la vostra presenza! – intervenne Ryu stringendogli la mano, gesto peraltro ricambiato - È da molto tempo che non ci vediamo…
- Non ricordo la data esatta del nostro ultimo incontro, ma è un dovere essere qui ad assistere al funerale e stavi accanto!
L’anziano ricercatore si abbassò poi in direzione della testa di Akito, accarezzandola leggermente, quasi scompigliando i suoi bruni capelli oramai bagnati, sorprendendo il 10enne che voltandosi verso di lui, si trovò davanti quello che era considerato il più grande scienziato mai esistito sulla terra.
- So che in questo momento vorresti solamente piangere, e ti comprendo, ma vorrei darti un consiglio: prendi questa occasione per diventare più forte! E sono sicuro che tua madre sarà per sempre accanto a te… - ed un sorriso fece per un po’ passare la tristezza al bambino, che lo guardava ancora immobile.
Oak, anche se con po’ di fatica a causa dell’età, si rialzato con calma e, dopo aver sgranchito la schiena dolorante a causa di una lombaggine mai curata, si rivolse ancora una volta al padre, questa volta con un tono più serioso.
- Elm mi ha raccontato che hai fatto intervenire il tuo Alakazam in tempo! Hai fatto un’ottima mossa!
- Però deve ringraziare Goro! – e indicò i tre assistenti accanto al loro capo, tutti fasciati a causa delle ferite ricevute – È grazie a lui che ho saputo delle difficoltà!

“Goro tentava inutilmente di calmare tutti i bambini presenti, ma Akito,ignorando volutamente tutte le sue raccomandazioni, venne preso per la mano da Mariam, che, trascinando da parte l’amico, cominciò a chiacchierare con lui.
Ma in quel momento all’uomo pelato non interessava i loro discorsi, lasciandoli per un momento da soli.
Infatti desiderava ardentemente collaborare assieme ai suoi colleghi, sperando che Fujiko non sia stata colpita mortalmente dal quel colpo di pistola, così prese dalla sua tasca il suo Pokégear componendo un numero telefonico.
- Shun… sta succedendo qualcosa di incredibile! Devi immediatamente venire!
- Cosa è successo? – rispose il biondo dall’altra parte del telefono.
L’assistente cominciò a raccontare nei minimi dettagli tutto ciò che era accaduto prima che lui lasciasse coi bambini il laboratorio, quando scoprì che il ricercatore sarebbe partito il più presto possibile.
- Nel frattempo manderò il mio Alakazam dal professor Elm, sperando di agire in tempo! – cercò ancora una volta di tranquillizzarlo, per poi continuare – Ma per ora non dire nulla ad Akito. Non voglio farlo preoccupare più del dovuto!
- Stai tranquillo… rimarrò in silenzio! – e chiuse la telefonata, cercando di mettere in fretta l’apparecchio in tasca, in modo da non farsi vedere dal 10enne.
Cosa che, per sua fortuna, non avvenne. ”

Nello stesso momento, quasi nascosto dagli sguardi altri, un uomo con addosso un nero mantello col cappuccio in testa era intento in una telefonata, osservando contemporaneamente tutto ciò che succedeva.
- Anche se abbiamo fallito la missione, come accordo con lei sono rimasto qui a spiarli…
Un sorriso si stampò sul volto dell’uomo misterioso, che rimase in silenzio ascoltando le parole dell’altra persona al di là della cornetta.
E, sistemandosi sul ramo di un albero nei pressi del laboratorio, descrisse nei minimi particolari.
- Capo, sembra che sia radunata tutta la regione di Johto, visto che intravedo perfino il campione della Lega, ovvero quel montato di Lance! – e tirò per aria un pugno, quasi volerlo colpire – E ovviamente è presente anche quel vecchio decrepito del professor Oak, che sta salutando i poveri familiari…
Ovviamente Giovanni capì dal suo tono che li stava solamente prendendo in giro, ma, non pronunciando nulla a riguardo, continuò a parlare del piano, ordinando al suo servitore di ritornare addietro.
- Messaggio ricevuto… Meno male che Hiromi mi ha lasciato il suo Xatu, così posso scomparire senza farmi notare! – e il Pokémon lo guardò indifferente appollaiato su un altro ramo – Però voglio dare un ultimo saluto a quella puttana morta!
- Stai solo attento… Non rovinare tutto!
- Non si preoccupi… Qui Takeshi. Passo e chiudo!
Dopo aver chiuso la chiamata, mise in tasca il suo telefono e, una volta presa in mano una Pokéball, l’avvicinò alla bocca sussurrando qualcosa di incomprensibile.
Contemporaneamente il prete, dopo aver radunato la gente in un luogo preciso accanto alla casa della defunta, aveva appena  compiuto messa e aveva dato il consenso di mettere sottoterra la tomba, situata nelle vicinanze, ma ad un tratto qualcosa nel cielo attirò l’attenzione di tutti.
Un grosso animale arancione stava venendo proprio nella loro direzione, volando in picchiata con uno sguardo minaccioso che li spaventò, cogliendoli impreparati.
- Cosa ci fa qui un Charizard? - si sorprese Oak.
- Ma soprattutto perché sta scendendo proprio qui? La vedo brutta! – e, prendendo una sfera, Shun mandò in campo Gliscor, sorprendendo Akito che non aveva mai visto quel tipo di Pokèmon girovagare per la regione di Johto.
Ma ad un tratto il drago di fuoco si arrestò a mezz’aria osservando con aria prepotente tutte le persone sotto di sé, per poi rivolgere lo sguardo verso il nemico appena comparso, che ricambiò il quel gesto di sfida.
I due rimasero a fissarsi per qualche istante, quando le ali di Charizad, in movimento in modo da mantenerlo in volo, cominciarono a svolazzare sempre di più, sorprendendo Elm che, assieme al suo ex professore, capì la sua vera intenzione.
- Attenzione! Vuole scagliarci contro un potente tornado!
Ed in effetti da quello stano movimento ne uscì uno piccolo, ma tra l’altro molto pericoloso a causa anche della pioggia, che stava quasi sollevando per aria la tomba di Fujiko.
- Gliscor, proteggila  immediatamente! – ordinò Shun al suo Pokémon, il quale, dopo essere tornato indietro, afferrò con le sue chele i lati della sarcofago, mentre ficcò con una presa ben salda la coda a terra.
Ma il drago non si arrese e lanciò contro di lui anche un potente “Lanciafiamme”, che però venne trattenuto a metà percorso da un fortissimo getto d’acqua.
- Non ti arrendere… Devi sconfiggi quel maledetto nemico!  - si udì una voce e i presenti, voltandosi in direzione, videro Lance, con i suoi inconfondibili capelli rossi, fermo e serioso con il suo mantello che svolazzava a causa del tornado – Il Team Rocket non vincerà neanche questa volta!
Sembrava che fra i due dragoni ci fu una parità di attacchi, poiché nessuno aveva intenzione di cedere, ma poi quello di fuoco decide di scansare il potente getto che gli sfiorò solamente un’ala , per decidere poi, cogliendo tutti di sorpresa, di volare via verso il bosco circostante al paese.
I presenti rimasero a bocca aperta a causa del gesto improvviso del nemico, mentre il tornado cominciò a calmarsi per lasciare posto alla pioggia, che in ogni caso continuò ancora a cadere giù.
I due animali ancora in campo furono richiamati nelle Pokéball dai loro rispettivi allenatori, mentre Akito, di corsa sotto la pioggia, andò vicino alla bara per conoscere le condizioni del corpo della donna, ma si accertò che nulla era stato danneggiato.
- Sono sicuro che non ci lasceranno mai più in pace… - stabilì Ryu che si avvicinò da dietro al nipote, appoggiando le sue mani sulle sue spalla.
- Nonno… - e il bambino si voltò - Ho paura…
- E di cosa? – e anche il padre si avvicinò, inchinandosi al figlio.
- Ho paura che loro vi facciano del male… Non voglio rimanere solo… non voglio morire! - e il padre, anche se  non disse nulla, abbracciò il figlio, il quale ricambiò quel gesto - Mi manca la mamma!
- Figliolo, è vero che tua madre è morta, ma in realtà lei vivrà per sempre dentro al tuo cuore… è come se fosse il tuo personalissimo angelo custode dai capelli marroni!
- Sono d’accordo… - intervenne il nonno – E immagina che ogni Pokémon che d’ora in poi nascerà sarà una sua reincarnazione!
E le persone rimasero lì ferme e immobile, non sapendo cosa realmente farà il Team Rocket dal quel giorno in avanti… e soprattutto se ci saranno delle povere vittime che hanno solamente avuto il coraggio di tentare di fermarli.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


CAPTOLO 8


Mentre il calendario segnava il passare dei giorni, il tempo sopra i cieli di Borgo Foglianova sembrava quasi migliorare e le gocce di pioggia erano soltanto un lontano ricordo.
Infatti alcuni raggi di sole iniziarono ad illuminare le strade piene di macchine e i tetti delle piccole abitazioni, anche se dovevano lottate per la dominazione della volta celeste con delle nuvole grigie che, poco a poco, cominciavano a perdere la loro efficacia in modo da far posto alla luce capace di illuminare i visi degli abitanti.
- Immaginavo di trovarti qua…
Un uomo dai capelli biondi, dopo aver percorso pochi passi da casa, scovò un ragazzino di 10 anni fermo in piedi davanti ad un lembo di terra dove era conficcato, a forma di croce, un paletto di legno con incise delle brevi ma intense parole.

“Anche se il tuo corpo non c’è più, il tuo spirito sarà sempre accanto alle persone a cui hai voluto bene.
Ti vogliamo tanto bene!
XXX”

Decise così di fermarsi proprio accanto a lui, guardandolo, in modo da poter stare da solo con suo figlio, visto che il padre aveva deciso di restare per un po’ a riposarsi in casa.
- Ho saputo che la tua amica Mariam è già partita per il suo viaggio di formazione. Perché non sei andato con lei? – ma il figlio non rispose – Papà mi ha parlato anche della tua piccola cotta per lei…
- Non è vero! – e si voltò arrabbiato verso l’adulto, nonostante il suo viso incominciò a diventare rosso dalla vergogna – Non devi credere al nonno! Ha mentito su questo fatto…
- Dici sul serio? – e sghignazzò mettendosi una mano sulla bocca – Dalla tua faccia non si direbbe!
Akito abbassò lo sguardo cercando di nascondere quel arrossamento che aveva invaso tutta la parte superiore del corpo e Goro si accorse di qualcosa sulle sue labbra: senza volerlo, infatti, lo aveva fatto almeno sorridere, distraendolo un poco.
Ma tutto ciò durò qualche secondo.
Infatti l’uomo intuì che il figlio aveva cambiato ancora una volta il suo umore, per questa motivo, con grande sorpresa, lo avvicinò al suo fianco stringendolo.
- Papà, ma cosa combini?
- Ti volevo solo far sapere che io ci sarò sempre con te, anche se sarà lontano da casa per lavoro.
- Questo lo so benissimo, ma… - e si rattristò un poco.
- Anche a me manca la mamma… - e, dopo essersi staccato, si inginocchiò all’altezza dei suoi occhi – Ma devi mostrare tenacia e andare avanti. Ricordi cosa ti ha detto il professor Oak al funerale?
- Di essere forte e coraggioso? – si asciugò una lacrima che nel frattempo era scivolata sulla sua rosea guancia – E che lei sarà per sempre accanto a me?
- Esatto… Te ne eri forse dimenticato?
- Cosa pretendi da un figlio nato dai genitori stupidi, cocciuti e  impertinenti? – ed una voce femminile li colse alla sprovvista, spaventando perfino Cyndaquil che, se fino in quel momento era proprio accanto ai piedi del padrone, scappò dietro le sue gambe.
- Cosa volete voi del Team Rocket?
L’uomo, che riconobbe la grossa lettera R stampata in rosso sulla casacca viola, si pose davanti in protezione del figlio per paura che quella donna dai lunghi capelli neri lo faccia del male, ma rimase sorpreso dalla risposta del nemico.
- Non preoccuparti, bell’uomo. Non ho intenzione di far del male a nessuno… né a te né a quel bamboccio lì… - e con l’indice della mano destra additò Akito – Volevo chiederti solamente se eri disposto a darmi in regalo il tuo Alazakam. Il nostro capo ne è rimasto molto entusiasta!
- La mia risposta è assolutamente negativa! Dovrete prima passare sul mio corpo…
- Io lo farei ben volentieri,rimanendoci sopra per tutto il tempo necessario… - e per un istante alzò di qualche millimetro la sua gonna.
- Adesso basta! – urlò Shun –Vattene via di qui immediatamente!
- Io volevo esclusivamente parlare con tutta la calma del mondo senza peraltro essere volgare, ma noto che tu non vuoi darmi ascolto… - e, con una presa sicura e veloce, afferrò una sfera pronta a combattere.
- Vuoi proprio la guerra? – e anche lui ripeté lo stesso gesto.
- Non con te, però… Voglio combattere con lui! – e la nemica indicò Akito, il quale comparve all’improvviso accanto a lei intrappolato fra le ali del suo Xatu.
Il padre rimase shockato non capendo come avesse fatto a perderlo per qualche secondo, ma poi la rabbia cominciò a circolare nelle sue vene e arterie quando vide che il 10enne tentava di muovere inutilmente le labbra.
- Lascialo! – urlò ad alta voce non riuscendo a sentire qualche suono di senso compiuto uscire dalla bocca del figlio agitato - Non vedi che lo hai spaventato?
- E a me cosa importa? – rispose in modo sarcastico Hiromi – Pretendo unicamente in incontro a mio favore, cosa c’è di male?
- Allora non sei una vera allenatrice di Pokémon!
- Io sono solamente un membro del Team Rocket, pronta a obbedire e a baciare i piedi di Giovanni…
- Ma lo sai che sei solo una marionetta in mano sua? - ma a questa domanda la 30enne rispose con una rumorosa pernacchia, gesto che infastidì molto Shun, poiché immaginava che lo stava solamente prendendo in giro.
La donna non aprì bocca ma, con cenno di testa, ordinò al suo uccello di buttare per terra Akito, che, al forte impatto con il terreno, ebbe un po’ di dolore al braccio destro, incominciando a massaggiarsi la parte sofferente, ma il genitore corse immediatamente in aiuto del figlio.
- Tutto bene? – chiese una volta preso in braccio come se fosse un neonato – Ti sei rotto qualcosa?
- A parte un po’ di dolore al braccio, non mi sono fatto nulla! – lo rassicurò il bambino.
- Soddisfatto, adesso? – sorrise maliziosa la terza incomoda – Io ho obbedito ad un tuo ordine, ma adesso tocca a te ricambiare…
L’uomo si accorse che il suo tono di voce era cambiato all’improvviso: sembrava quasi voler azzannare i due oppure, paragonandola ad un Pokémon, autodistruggersi come un Electrode impazzito e appena toccato da un estraneo in una desolata a e abbandonata centrale elettrica.
- Vattene immediatamente! – incominciò ad arrabbiarsi anche lui – Voi del Team Rocket non conoscete il legame indissolubile fra allenatore e animale…
- E a noi cosa importa? – lo sfidò con gli occhi – Sono solo un mezzo per poter facilitare i nostri compiti…
- E neanche quello fra persone… - e, ignorando quest’ultime parole, guardò  il figlio che accennò ad un sorriso in segno di approvazione alle parole dette dal genitore.
- Meglio obbedire ad un grande ed intelligente uomo come Giovanni che essere servo di un professore nullafacente, tra l’altro allievo di quell’altro rimbambito…
- Non devi neanche nominare Elm ed Oak, intesi?
- Mica li ho citati… hai per caso la coda di paglia? – e, una volta raggiunta con una sensualità tipica di una pornostar il suo pennuto, scomparve dalla loro vista.
- Ma cosa può capirne una a cui è stata fatta il lavaggio del cervello? – e il 10enne, con l’aiuto del padre, scese appoggiando i piedi per terra.
-  Ma adesso non pensarci più.. Andiamo a casa a curare quel tuo braccio, prima che peggiori! – sorrise Shun accarezzando con la mano i suoi capelli marroni, che rimasero poi scompigliati.
- Non mi sono fatto male! – rispose con un tono arrabbiato – E poi ti ho sempre detto di non toccarmi i capelli!
- Scusa! Non lo faccio più… - sorrise per poi fargli una linguaccia.
Il padre accelerò i suoi passi, seguito a ruota dal suo unico figlio che, scherzando, sfidò il primo in una breve gara di corsa con traguardo l’ingresso della loro casa, ma i tre, visto che furono raggiunti anche da Cyndaquil che in quel momento era rimasto a guardare in silenzio, furono raggiunti da un Ryu dolorante alla testa.
- Papà, cosa è successo? – si preoccupò il biondo vedendolo anche un po’ barcollante.
- Non lo so… Mentre guardavo seduto un programma televisivo, ho ricevuto da dietro alle mie spalle una sonora botta in testa e sono svenuto all’istante. – poi si grattò la testa – Ma non so cosa sia successo esattamente dopo…
- Andiamo a casa a curarci… - e con uno sguardo fra il preoccupato e il perplesso accompagnò i due parenti verso casa.
In effetti intuiva che qualcosa non andava… che il Team Rocket, da quel momento in poi, avrebbe pianificato qualcosa di ancor più meschino e pericoloso per portare a termine qualunque loro compito pericoloso, anzi spietato.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


CAPITOLO 9


- Hiromi… grande mossa quella che hai compiuto. Sono molto fiero di te!
- La ringrazio, capo!
Una donna si inchinò in avanti verso un grande schermo illuminato, dove era riflesso la figura di un boss dai capelli cortissimi, seduto comodamente in poltrona, mentre era intento da accarezzare il suo fidato Persian, che pareva essere soddisfatto del trattamento del padrone.
- In questo modo potremo d’ora in poi controllare tutti i loro piani e cercare di scoprire se i ricercatori andranno in luoghi segreti…
- E anticiparli, in modo da poter catturare solamente per voi dei Pokémon leggendari…. - sorrise Takeshi, come se volesse affermare il parere di Giovanni, il quale si immaginò di avere con sé la squadra più forte che nessun allenatore abbia mai avuto fin dalla notte dei tempi.
- Ragazzi, adesso potete andare… Vi informerò in privato sui nuovi piani del Team Rocket….
I due videro spegnersi di colpo lo schermo facendoli rimanere come al solito al buio nella grande sala, così i due presero la decisione di uscire da quella stanza, con il 30enne che guardò incuriosito la sua collega.
- Smettila di guardarmi! – incominciò a ringhiare la donna – Mi innervosisci!
- Mi stavo chiedendo perché non ho avuto io l’idea delle microspie nascoste in casa di quello stupido ricercatore…. – e strinse un pugno dalla rabbia.
- Perché sei uno stupido che si lascia prendere dalla foga del momento… - e lo guardò con un’aria fredda, come se volesse congelare l’uomo accanto a lei.
- Questo non è assolutamente vero! – ma poi decise di cambiare argomento avendo paura di una reazione pericolosa  di Hiromi - Senti un po’, ma adesso quanto tempo dobbiamo aspettare prima della prossima missione?
- Non ne ho proprio idea… dipende cosa combineranno coloro che stiamo spiando. Ma è probabile che il nostro capo sia tanto generoso da farci compiere delle piccole commissioni in modo da tenerci sempre allenati!
- Lo spero tanto… Non voglio passare tutte le giornate sdraiato sul mio letto inutilmente!
Senza neanche accorgersene, i due si ritrovarono davanti alla porta della loro stanza, che venne aperta di scatto dalla 30enne, sbattendo con forza la maniglia sul muro provocando un rumore assordante.
- Adesso cosa ti prende? - chiese l’uomo dai lunghi capelli arancioni.
- Nulla… - e si accasciò sul letto socchiudendo gli occhi.
Nella sua mente si affiorarono alcuni flashback, in particolare dell’incontro fra lei e Shun… non riusciva a capire il motivo per cui ricordava proprio quel momento, ed ogni volta che ci pensava rimaneva ancora di più confusa.
E quell’agitazione venne percepita perfino dal suo collega che, nel letto accanto a lei, continuava a curiosare nelle varie riviste porno.
- Secondo me c’è qualcosa che non va…. – e abbandonò il giornale sul letto, con la pagina aperta su un poster di un uomo nudo come mamma l’aveva fatto – Ti vedo strana…
- Ti ho già risposto qualche istante fa… - e le sue guance divennero leggermente rosse – Sono affari personali!
- Questo tuo comportamento è cambiato subito dopo il tuo ritorno dalla missione “Spy”… - e, mettendo la mano sotto al suo mento, cominciò a pensare, quando all’improvviso esclamò – Non ti sei per caso innamorata di qualcuno? Forse del padre di quel moccioso di nome…
- Shun, ovvio… - lo interruppe Hiromi.
- E chi sarebbe? Io mi riferisco al bambino, figlio di quella puttana che hai ucciso con la pistola…
- Allora credo che tu ti riferisca ad Akito… - rispose in un modo svogliato, quasi come se fosse costretta a ricordarne nome e faccia.
In effetti sembrava che alla donna non importava nulla né del 10enne e neanche di Takeshi, che la guardava in modo perplesso non comprendendo ancora cosa le passava per la sua testa, nonostante gli anni di attività in comune nel mondo criminale del Team Rocket.
Ma, conoscendola bene, decise di non indagare più per il momento, prendendo ancora una volta in mano il magazine abbandonato per osservare attentamente quella foto davanti a lui.
- È inutile che lo osservi così a lungo… non uscirà fuori per magia. Ed inoltre, se immagino quello che vorrai fare, sai benissimo che devi fare le tue porcate da solo, mentre non ci sono…
- È un peccato che non ci sia qui accanto a me… - e si asciugò la bava dalla bocca – Ed inoltre non sono scemo a toccarmi davanti a te…
- Pensiamo alla nostra missione… - cercò di ignorare la sua ultima frase, anche perché non voleva immaginarsi il 30enne intento a giocare col proprio corpo nudo.
E i due, da quel giorno cominciarono ad osservare ogni piccolo movimento in quella casa, costatando, per esempio, che Shun, con grande delusione di Hiromi, era quasi assente a causa dei lunghi viaggi di lavoro causati dal professor Elm, così dovettero spiare attentamente quelli che erano in realtà i veri abitanti della casa.
- Molto strano il comportamento di quel moccioso…
- Sono d’accordo con te, Takeshi…. – e continuò ad osservare un piccolo monitor posto sulla scrivania, dove i due si riunirono seduti su delle sedie girevoli, come quelli che si trovarono nei vari uffici - È passato qualche mese da quando ho sparato a sua madre e sembra avare paura di uscire di casa. Avrà sicuramente terrore di incontrarci di nuovo!
- Allora non sarà un vero Pokémon master, anche se, guardandolo nei suoi occhi tristi, me lo farei ben… - e si interruppe subito notando lo sguardo da assassina di Hiromi – Come non detto...
- Mi dispiace solo per quel povero nonno che cerca in tutti i modi di convincerlo ad uscire di casa, visto che, ogni volta che accendiamo questo schermo, quel bambino è sempre lì dentro casa a giocare con quel suo stupido Cyndaquil!
- E sembra che il Pokémon fuoco sia il suo unico amico!
Ed infatti quello che i due esaminarono furono le coccole ricevute dall’animale da parte del suo padrone, il quale continuava ad osservare malinconico fuori dalla finestra, ma ad un tratto gli si avvicinò Ryu, il quale mise una mano sopra alla sua spalla.
- Nipote… so che la mamma ti manca tantissimo, sentimento condiviso da questo mio povero cuore, ma tuo padre sarebbe stato molto orgoglioso di te se avessi intrapreso il tuo viaggio insieme alla tua fidanzatina Mariam…
I due del Team Rocket si stupirono da queste ultime parole, guardandosi perplessi.
- Da quando ha una fidanzatina? – si chiese la 30enne dai capelli neri – Mi sono persa qualche cosa?
- Forse Akito è innamorato di questa bambina e il nonno sta solamente cercando di prenderlo in giro, almeno credo… e lo sper… - ma ancora una volta venne zittito dallo sguardo assassino della collega, così i due continuarono a spiare i due, gesto che ripeterono per i mesi successivi, spezzati solamente da missioni di poco conto da parte del loro capo Giovanni e che loro consideravano solamente un allenamento.
Fino a che, una sera, non udirono quello che sarebbe stata la loro più grande occasione di emergere e riscattarsi dopo il fallimento della loro importante e precedente missione.
-Figliolo… - e i due videro i parenti seduti vicini sul letto della stanza del 10enne – È passato quasi un anno da quando è successo quel brutto incidente e, come hai notato, quelli del Team Rocket non si sono fatti più vivi!
- Ma mi manca lo stesso…
- Anche a me manca Fujiko e sai benissimo quanto noi due ci amavamo… - e il brunetto mise la sua testa sulle gambe del genitore, il quale cominciò ad accarezzargli la testa – E comprendo benissimo che tu abbia paura dei nemici tanto da non voler uscire mai di casa, ma devi solamente farti coraggio e andare avanti.
Il figlio non pronunciò nessuna parola, ma guardò solamente in quella posizione il viso del genitore, ed entrambi sorrisero dolcemente, tanto che i due nemici pronunciarono un “che teneri” all’unisono, ma poi il padre continuò a parlare al figlio.
- Ma devo promettermi una cosa: sai che tra due giorni partirò per le Rovine d’Alfa alla ricerca degli Unown, quindi voglio che tu incomincerai il tuo viaggio di formazione anche senza di me… e soprattutto senza mai fermarti e senza aver paura. Che ne dici?
- Papà… - e di scatto si alzò preoccupato - Non posso garantire nulla se non sono sicuro di riuscire a mantenere una promessa…
- Ok, figliolo… - e, una volta alzatosi dal letto, gli diede un bacio sulla guancia - Fai come ti senti, allora. Sarò sempre dalla tua parte, e questa lo sai!
Non si sa cosa successe dopo, poiché Hiromi decise di spegnere il monitor-spia con un sorriso maligno e, dalla stessa espressione del viso, pareva che anche Takeshi aveva avuto al sua stessa idea.
- Ha detto rovine d’Alfa? – esclamarono assieme, ma poi il 30enne continuò da solo - Forse abbiamo avuto la stessa idea, cara…
- Esatto… dobbiamo parlare col nostro capo!
E così i due abbandonarono di corsa la loro stanza per consultarsi con Giovanni, in attesa di ricevere qualche notizia lieta sui nemici e, ovviamente, in fermento nel sentire quale sarebbe stato il loro malvagio piano.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


CAPITOLO 10


Dopo aver salutato con un grosso abbraccio il figlio e ricevuti gli ultimi aggiornamenti  della missione dal professor Elm, Shun, attraverso il suo inseparabile Alakazam, si teletrasportò all’interno di un piccolo laboratorio presente nei pressi delle Rovine d’Alfa, dove, ad aspettarlo, c’erano altri suoi colleghi e studiosi che lo videro apparire all’improvviso davanti ai loro occhi.
- Eccovi qui, caro Shun… - incominciò a parlare un anziano dai corti capelli grigi.
- Vi ho sempre detto che potete darmi del “tu”… In fondo sono solo un umile ricercatore che compie bene il proprio lavoro, esattamente come voi tutti!
- Beh… però sei tu il capo di questa spedizione! – intervenne da dietro Goro che, in un segno d’amicizia, lo colpì con un leggero pugno sul braccio – È giusto darti del “voi”!
- Ma adesso non perdiamo in sciocchezze… - cercò di cambiare argomento, diventando serio -Avete scoperto qualche cosa?
- Purtroppo no. Ogni volta che abbiamo intenzione di entrare in una delle grotte qui vicine, veniamo respinti da qualche cosa di misterioso… come se l’ingresso fosse bloccato da una barriera psichica!
- Accompagnami… voglio cercare di scoprirne il motivo con i miei stessi occhi!
 Il biondo decise perciò di seguire il pelato verso una delle grotte misteriose, quando, una volta arrivato di fronte all’atrio, allungò d’istinto la sua mano che però si arrestò come se avesse toccato con il palmo un vetro invisibile,provocando tra l’altro dei cerchi per aria attorno ad esso.
- Visto? Non riusciamo a passare…  -e Goro rivolse il suo sguardo verso la persona accanto a lui, ma lo vide pensieroso – Conosco quel pensiero… Cosa hai intenzione di fare?
- Proverò ad utilizzare il mio Heracross, sperando nella riuscita del suo attacco! - e così il ricercatore, una volta presa la sua Pokéball in mano, mandò davanti a lui il Pokémon coleottero, il quale, sott’ordine del suo padrone, dopo aver preso la mira verso quel muro invisibile concentrandosi al massimo si circondò di sfere luminose, partendo qualche istante più tardi col suo attacco “Nottesferza” che fece il suo effetto.
I due uomini videro infatti coi propri occhi quella barriera frantumarsi come un vetro rotto da una palla da baseball, permettendoli in questo modo di entrare di corsa dentro la grotta, ma ad aspettarli c’erano solamente il buio più assoluto e degli occhi bianchi, i quali li osservarono da lontani in modo minaccioso, come se volessero ucciderli a causa della loro invasione.
- Non si vede assolutamente nulla…. – si lamentò l’assistente del professor Elm, il quale tentava inutilmente di accendere una lampadina tascabile – Cazzo… non funziona!
- Sei sicuro di aver ricaricato le batterie?
- Si, Shun… proprio qualche ora fa, ma poi non l’ho più utilizzata!
- Allora gli Unown, con qualche loro potere, devono aver fatto qualcosa di misterioso per ostacolare la nostra visibilità!
Goro consigliò al suo collega di rimanere accanto a lui immobile in modo da non perdersi e stare per poter comunicare fra di loro con meno difficoltà, ma ad un tratto si accese una luce in fondo ad una parete piena di disegni e strani geroglifici rappresentanti quei strani Pokèmon, cogliendoli all'improvviso.
- Sorpresi di vederci? – sghignazzò un uomo dai lunghi arancioni accanto al suo Espeon.
- Ancora voi? – incominciò ad alterarsi il 30enne – Cosa ci fate qui?
- Le Rovine d’Alfa sono da oggi in poi di proprietà esclusiva del Team Rocket! – ignorò volutamente la donna accanto a Takeshi – Perciò fuori dai piedi!
- Queste sono un patrimonio di tutti, farabutti! – contrastò Shun, che però vide una grossa sacca nera in mano alla donna – Ecco il motivo per cui gli Unown sono in agitazione… pensano che anche noi vogliamo farli del male!
- Se voi li importunate con le vostre stupide ricerche, loro saranno arrabbiati anche con voi! In fondo avete profanato il loro sacro territorio… - dichiararono entrambi i nemici come se fossero una voce sola.
Il ricercatore capì benissimo che era totalmente inutile discutere con loro e inoltre non si chiese neanche da dove potesse provenire quella luce che aveva  nel frattempo illuminato tutta la grotta, intuendo che quella forma evolutiva di Eevee dal sottile mantello nero aveva utilizzato la mossa “Flash”.
Ma il suo sguardo si rivolse ancora una volta verso quel grande sacchetto che Hiromi custodiva gelosamente nella sua mano.
- Liberali immediatamente! – urlò l’uomo verso la donna, notando degli strani movimenti provenire da quella custodia di plastica nera.
- Oramai questi Unown sono nostri e nessuno dovrà liberarli… per nessuna ragione al mondo!
- Non avete il diritto di fare quello che state facendo! – intervenne perfino Goro puntando il dito verso il nemico di sesso maschile.
- Ancora con questi diritti, pelatone? – e Takeshi diresse il suo sguardo verso di lui, che ricambiò quel gesto minaccioso – Noi siamo solamente i futuri padroni del mondo ed è per questo motivo che facciano quello che vogliamo!
- È una cosa assurda! – urlò il 30enne sperando di convincere i nemici a lasciar perdere la loro missione.
- Taci, microbo! – e il tono della voce del capellone sovrastò tutti i rumori provenire da quella grotta, tacendo anche gli Unown che nel frattempo cercarono inutilmente di nascondersi -Ma tanto voi non vivrete ancora per molto, soprattutto te!
E, con l’indice della sua mano destra indicò il padre di Akito, che non riuscì a capire per quale motivo avesse indicato proprio lui, ma ad un tratto, vedendo Umbreon ancora fermo accanto al padrone, iniziò a pensare al motivo per cui non aveva ancora attaccato.
Forse i due del Team Rocket avevano paura che la mossa perda la sua efficacia facendoli rimanere anche loro nel buio più totale?
- Heracross, cerca di liberare gli Unown imprigionati!
Shun con quella scelta sorprese tutti i presenti, i quali videro il coleottero dall’esoscheletro blu alzarsi in volo, ma all’improvviso venne fermato a mezz’aria da un’energia psichica, che Goro intuì provenire dagli Unown.
- Maledizione! Non vogliono che combattiamo qui! – e, mangiandosi un’unghia, si rivolse nervosamente alla persona accanto a lui – Adesso cosa facciamo?
- Stare immobili in quella posizione fino a quando non abbiamo compiuto la nostra missione! – siggerì in modo sarcastico Takeshi.
- E nel frattempo io mi divertirò un po’ con voi… - sussurrò nell’orecchio di Shun Hiromi, la quale, senza che nessuno se ne accorgesse, si era teletrasportata con il suo Xatu proprio alle loro spalle.
I due si voltarono spaventati verso la donna porgendo le spalle all’altro avversario che, nel frattempo, era ben lieto di osservare tutta la scena, e anche quello che verrà conoscendo la sua collega, con il sacco ricevuto qualche istante prima ben saldo nella sua mano.
- Dobbiamo stare attenti a loro due… - e il biondo continuò ad indietreggiare muovendo lentamente la sua testa anche dietro per osservare i possibili strani movimenti del nemico.
- Tu devo solamente guardarmi negli occhi! – e, dopo aver fatto girare con forza la testa verso il suo viso, la donna stampò un bacio sulle labbra sorprendendo i presenti, ma Shun la staccò tanto brutalmente che la Rocket stava per cadere per terra.
Ma per sua fortuna non accadde nulla.
- Sei impazzita? – si arrabbiò il padre di Akito, ma l’unica risposta che ricevette fu un possibile schiaffo che però venne bloccato dalla mano di lui solamente a qualche millimetro di distanza dalla guancia.
- Lasciala stare immediatamente! – urlò il capellone puntando il dito verso i due, rivolgendosi  subito dopo al pelato – E tu cerca di fermarlo, sennò vi denuncio entrambi per aver picchiato una donna!
- E la polizia sarebbe ad ascoltare uno del Team Rocket, un malvagio e ricercato gruppo di malviventi?
- Tutto è possibile in questo mondo… - e un sorrisi si stampò sulla faccia di Takeshi – È possibile che il nostro Dio Giovanni decida ci corromperli…
- Non sparare cazzate! Inoltre, come hai visto te stesso, non è successo assolutamente…
- Chiudi quella fottua bocca! – lo interruppe il nemico che, dopo aver corso velocemente, scagliò come un pugile professionista un sonoro pugno al naso Goro, che cade a terra dolorante e sanguinante – Ho sempre desiderato farlo!
“Bastardo…” pensò la persona a terra mentre tentava di tamponare in qualche modo la fuoriuscita, ma poi osservò il collega lasciare la presa della donna, la quale, con un colpo di karate, lo colpì sull’addome con la pianta del suo stivale sinistro attraverso un calcio che lo fece piegare in due dal dolore.
- Mi dispiace molto, o bel tesoro, eri un gran bell’uomo e, da quando ti ho incontrato la prima volta, ho sempre voluto portarti a letto con me e, perché no, anche avere un bambino con te… - e Takeshi la scrutò incredulo alle parole che aveva appena sentito – Io, te e il futuro pargolo potevamo essere una famiglia unita e, soprattutto felice…
Shun non riusciva a comprendere il suo discorso, come del resto anche il pelato che riuscì a fatica a rialzarsi con un braccio posizionato alle narici del suo naso, perciò tutti continuarono ad ascoltare il discorso, per loro senza senso, della donna.
- Potevamo anche uccidere quello stupido moccioso, se per caso avesse ostacolato la nostra storia d’amore, ma mi hai spezzato il cuore con quel precedente gesto… E questo per te sarà la fine… te lo posso assicurare!

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


CAPITOLO 11


- Credo che entrambi dovreste andare da uno psichiatra per farvi visitare… - esclamò un Goro ancora incredulo alle ultime parole sentite.
- Sono perfettamente d’accordo con lui… - confermò anche Shun, il quale si massaggiò la pancia ancora dolorante per il calcio ricevuto precedentemente  -Perciò ve lo ripeto ancora una volta: andatevene via, prima di assaggiare la nostra vendetta! Difenderemo gli Unown a tutti i costi!
La donna si sbellicò dalle risate con una tonalità di voce tale da spaventare tutti coloro che l’avevano ascoltata, ma ad un tratto cambiò atteggiamento, trasformando il suo volto in qualcosa di più serioso, quasi infuriato, come se un Charizard volesse lanciare delle fiamme dalla sua enorme bocca contro il nemico.
Ma in quel caso parevano uscire dagli occhi di lei.
- Ho già ucciso quella puttana di tua moglie… - e perfino Takeshi si spaventò udendo ciò – Perciò non esiterò a fare lo stesso con te, visto che i miei sentimenti verso di te sono mutati!
- Ho avuto adesso la conferma che sei totalmente uscita di senno…
- Tu, palla da bowling, non osare dirmi di essere pazza! – sbraitò verso l’assistente – E, dopo quest’ultima affermazione, non credere che riuscirai a vivere ancora per molto…
I due, spaventati da questo comportamento, rimasero in silenzio non riuscendo a controbattere quella minaccia di morte, e neanche il Rocket ebbe occasione di confermare quel discorso appena pronunciato, ma si limitò ad osservare in silenzio e a tenere ben saldo in mano il sacco.
Nel frattempo i Pokémon lettera persistevano a rimanere nascosti mimetizzandosi fra i geroglifici sui muri della caverna, ancora spaventati da tutta quella strana situazione, e non tentavano neanche di liberarsi dagli intrusi poiché erano consapevoli che quell’animale nero accanto al capellone li avrebbe in qualche modo messi a cuccia a causa del suo tipo Buio.
- Avete visto? Perfino loro hanno paura di noi! - e il nemico si gonfiò la pancia in segno di orgoglio, gesto che però i due ricercatori non riuscirono a capirne il motivo, visto che tutto quello che avevano fatto là dentro era totalmente sbagliato – E dovreste averne anche voi...
- Non sono d’accordo con te… - intervenne Goro, che nel frattempo si era alzato in piedi, prendendo un po’ di coraggio – Il Team Rocket non riuscirà mai a spaventarci! E dovresti ricordare che ogni qual volta che il male invade con forza e volontà la vita di qualcuno, quest’ultimo cercherà sempre di fermarlo in qualunque modo e di difendere i propri affetti!
- E tu saresti quella persona che ci fermerà? – sorrise Hiromi portando ancora una volta tutti alla sua attenzione.
- E, anche se fosse, a te cosa importa? – le rispose in modo serioso il pelato, che continuò – Ti farò togliere quel risolino dalla tua stupida bocca…
- Perché non me ne dai una dimostrazione, cacasotto?
- Calmati subito, Goro… così fai solamente il loro gioco! – sussurrò Shun cercando di non farsi sentire da loro, ma fu totalmente inutile.
- Guarda che ti abbiamo sentito benissimo! – e all’improvviso Takeshi lo colpì in pieno viso con il sacco pieno di Unown, facendolo volare per terra – Ho sempre desiderato fare questo a qualcuno… perciò grazie per avermi fatto avverare il mio desiderio!
- Sei forse impazzito?-  urlò la collega verso di lui – Vuoi forse rompere la sacca e liberare i nostri prigionieri?
- Non preoccuparti… è indistruttibile! Ho già fatto delle prove prima di venire in questa stupida grotta da quattro… - e venne interrotto da un sonoro pugno sul naso da parte del pelato.
- Come hai detto tu qualche istante fa, anche io ho sempre desiderato fare questo! E spero che con ciò chiuderai il becco per moltissimo tempo…
- Anche tu dovrai tacere, così non dovrò sentire quella tua voce odiosa! – e, dopo aver estratto una pistola, Hiromi sparò in direzione del braccio di quest’ultimo, ferendolo lievemente – E questo è soltanto un piccolo e innocente avvertimento, perciò lasciateci finire il nostro lavoro e vi lasceremo andare… forse…
- Q-questo… mai… - intervenne il padre di Akito con affanno, anche a causa del colpo ricevuto in faccia.
E fu talmente duro che, rimasto ancora per terra, si massaggiava tutta la parte centrata, la quale nel frattempo era diventata molto rossa, mentre da una narice del naso colavano delle gocce di sangue rosso.
Ma nessuno pareva lamentarsi dei colpi ricevuti, ma anzi sembrava che ciò li avesse ricaricati ancora di più, trovando un altro buon motivo per cacciarli da quel luogo sacro e protetto, mentre i due del Team Rocket continuarono ad osservarli impassibili compiacendosi delle loro ferite.
Ma entrambi non sembravano abbastanza soddisfatti.
Volevano addirittura fare di peggio.
- L-libera imm… immediatamente quello che hai catturato! - e Shun, dopo essersi sollevato in piedi con il dolore al volto, cominciò ad avvicinarsi a Takeshi con Heracross che guardava dal soffitto della grotta senza poter far nulla – Sennò rovinerò il tuo bel faccino a suon di pugni…
- Non avvicinarti, sennò non vedrai mai più la luce del sole! – e , dalla tasca, uscì un pugnale con una lama, lunga all’incirca 10 centimetri, molto affilata.
- Non avrai mai il coraggio di farlo… -  lo sfidò Goro – Fin dalla prima volta che ti ho incrociato sul mio cammino, ho capito come sei fatto realmente: sei solo un piccolo codardo che lecca i piedi non solo a Giovanni, e questo posso anche capire, ma perfino alla tua presunta collega!
- Siete voi che non lo conoscete abbastanza… - pronunciò con calma Hiromi ignorando l’ultima parte del discorso del pelato che la guardò non riuscendo a comprendere cosa intendesse.
Ma poi, qualche secondo dopo, nei suoi occhi si poteva leggere la paura, visto che tutto il suo apparato visivo cominciò a tremare dopo aver avvistato una pistola estratta dalla donna, la quale la puntò verso di lui.
- E adesso non muoverai neanche un muscolo delle tue gambe, intesi? - e, distendendo bene il braccio in avanti, mosse il cane della sua arma da fuoco.
Nessuno osò dire una sola parola e neanche muoversi, rimanendo immobili come statue antiche a fissarsi in segno di sfida, e sembrava che nessuno dei presenti avesse l'intenzione di arrendersi.
Perfino gli Unown vennero contagiati da questa strana atmosfera venutasi a creare nella loro stessa tana continuando a rimanere defilati negli angoli della grotta, quando ad un tratto notarono finalmente qualcuno avanzare lentamente.
Takeshi, con un sorriso maligno, camminava verso uno Shun sorpreso da quello strano gesto, anche perché il nemico nel frattempo aveva abbassato la mano avente il coltello, quando si ritrovò a poca distanza da lui.
- Lo devo ammettere: sei stato una persona molto testarda, cercando con tutti i metodi possibili di fermarci, anche se è stato completamente inutile... – sussurrò a voce bassa il capellone dai capelli arancioni, anche se gli altri due potevano tranquillamente sentire – Il Team Rocket vincerà su chiunque e un giorno, forse molto più vicino del previsto, domineremo su tutti i quattro elementi di cui è fatto il pianeta in cui viviamo!
- Testardo sarete vuoi due! – contrappose il ricercatore biondo – Il fuoco, la terra, l’aria e l’acqua non potranno mai essere sottomessi, ma appartengono alla natura che ci circonda!
- Che belle parole, ma totalmente privi di fondamento…
- Invece non lo sono, se ci pensi attentamente…
- Credo oramai che la cotta di Hiromi verso te sia già passata, anche se non mi spiego come abbia potuto innamorarsi di uno come te… uno senza cervello… - e, ignorando l’ultima frase enunciata dalla persona di fronte a lui, rivolse il suo sguardo verso la collega, al quale rimase impassibile di fronte a quel gesto, come se avesse capito la sua intenzione - E credo che quel tuo insulso figliolo rimarrà orfano di entrambi i genitori!
E prima che il padre potesse replicare a quell’affronto che giudicava oltraggioso, il nemico, con un’abile mossa, puntò il coltello verso di lui, infilando qualche istante dopo la tagliente lama dentro il lato sinistro del petto, proprio in direzione del cuore, per poi, senza pietà, spostarla orizzontalmente verso il centro facendo uscire un fiotto di sangue.
- Ti avevo detto che non avresti mai più visto la luce del sole… - mormorò in modo che nessuno potesse sentire quelle parole.
Ed in effetti ciò che si udirono furono solamente qualche minuscolo lamento del biondo, dovuto al colpo subito, che fece allarmate l’assisteste senza capelli in testa del professor Elm, che cominciò ad urlare a squarciagola il nome della vittima.
- È inutile che urli… tanto per lui è la fine… ha avuto quel che si meritava! – enunciò seria Hiromi, ma, accorgendosi che  la persona sottotiro aveva deciso di scattare verso i due, incominciò ad arrabbiarsi – Stronzo! Ho detto di non muoverti!
E, senza pensarci due volte, decise di premere il grilletto della sua pistola, cercando questa volta di non colpire il braccio già ferito precedentemente e ancora sanguinante, ma, prima che la pallottola raggiungesse la sua destinazione,
un’energia misteriosa prevalse in tutta la grotta , avvolgendo tutti i presenti, Pokémon compresi, di una luce incolore che penetrò perfino nelle profondità dei loro corpi.
Pelle, muscoli, ossa e organi.
Tutti erano stati contagiati da quella strano attacco.
E nessuno riuscì a comprenderne né da dove provenisse né il motivo di quella strana azione.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


CAPITOLO 12


Una luce comparve all’improvviso nei cieli di Johto, in particolar modo nelle vicinanze del piccolo laboratorio delle Rovine d’Alfa da dove, incuriositi da quello strano fenomeno, erano usciti i restanti studiosi, i quali, increduli, videro precipitare al suolo due persone col camice bianco e un Pokémon dalla pelle blu.
Ed tutti e tre restarono immobili.
- Ancora non riesco a crederci! Ma quelli sono… - e, prima che l’uomo più vecchio potesse finire la frase, Alakazam, che per tutto il tempo era rimasto fuori dalla grotta, si precipitò in loro soccorso, ma, non appena si piegò verso uno di loro, sentì una voce tremolante.
- Dove sono? – e, una volta aperti gli occhi, Goro si toccò da prima dolorante la sua nuca pelata per poi alzarsi di scatto, sorprendendo il baffuto animale, guardandosi attorno in cerca di qualcosa.
Ma non ci volle molto a capire il suo interesse poiché,  disinteressandosi del suo braccio ferito, corse verso una persona rimasta ancora per terra in posizione prona, con un po’ di sangue che decorava la terra attorno al busto.
- Shun, svegliati! – urlò il collega, quando, non appena lo girò in modo da avere il suo viso di fronte, iniziò a schiaffeggiarlo, ma improvvisamente notò una lunga ferita da taglio su tutto il lato sinistro del petto, che ipotizzò provocato dalla lama del pugnale di Takeshi.
Incominciò perciò ad agitarsi, togliendosi perfino tutta la parte superiore degli abiti, rimanendo a dorso nudo, in modo da tentare di tamponare il più possibile la ferita con essi, ma inaspettatamente intravide l’ombra di Alakazam dietro di lui intento a piegarsi verso il suo padrone.
E tutti i presenti, che nel frattempo si erano avvicinati per scoprire chi fosse il misterioso individuo caduto dal cielo assieme al pelato, videro le mani gialle dell’animale posarsi sopra la ferita, cercando in qualche modo di far qualcosa.
- Guardate, sta usando “Ripresa”! Speriamo che faccia effetto… - sperò una voce anziana provenire dalla folla che fu concorde con quell’affermazione quasi all’unanimità, visto che Goro fu l’unico a non pronunciare nulla, poiché, anche se giudicò quel gesto come qualcosa di nobile, era consapevole che nel profondo del suo cuore era oramai troppo tardi.
- Maledetto Team Rocket… ve la farò pagare un giorno di questi! – borbottò sottovoce, ma poi si voltò verso quei spettatori fermi attorno a lui - Se qualcuno di voi possiede in questo momento un Pokégear, potete chiamare un ospedale?
- Ma è successo qualcosa di grave? – si preoccupò un’altra persona, il quale aveva dei strani capelli neri come un punk, con tanto di piercing al sopracciglio sinistro.
- Non sono un medico, quindi non posso sapere della gravità del danno subito da Shun…. – e il suo sguardo si rivolse a quel taglio che a prima vista sembrava molto profondo, visto anche la lunghezza dell’arma del nemico, per poi rivolgersi ad Alakazam con un tono di voce preoccupato  -Cerca di fare del tuo meglio fino all’arrivo dei medici!
Il Pokémon affermò con il muso rimanendo allo stesso tempo concentrato sulla sua missione, ma dalla sua espressione si poteva percepire che tutto quello che stava facendo risultava inutile.
Molto probabile sapeva che il suo padrone non avrebbe più riaperto i suoi occhi.
Forse aveva intuito che lo avrebbe perduto per sempre.
Ma dentro al suo cuore rimaneva ancora accesa una fiamma di speranza grazie all’umano inginocchiato accanto a lui, ed era anche per colpa sua se non ebbe nessuna intenzione di mollare il tutto.
- Goro, ho appena chiamato il più vicino ospedale e mi hanno appena fatto sapere che tra un po’ arriveranno i soccorsi. Speriamo però il più presto possibile! - e anche l’anziano si piegò sulle sue ginocchia, mettendo una mano sopra la sua spalla - Forse è meglio che tu vada dal professor Elm per avvisargli cos’è accaduto…
- Assolutamente no! Voglio rimanere qui fino a quando…
Ma il pelato non ultimò la sua replica che la sua attenzione fu catturata da una luce provenire da qualche metro di distanza dal gruppo, che imitò il 30enne incuriosito su chi fosse appena giunto in quel luogo.
Ad un tratto, quasi come per magia, comparvero cinque persone unite con il palmo della loro mano ad un piccolo essere giallo, che, non appena si manifestò, rimase lì seduto con i suoi occhi ben chiusi come se si fosse addormentato immediatamente.
E tutti furono molto contenti nello scoprire che erano i medici chiamati qualche istante prima, i quali corsero immediatamente verso il ferito.
- Fate tutto il possibile, mi raccomando! – raccomandò il 30enne che, una volta alzatosi in piedi, mise entrambe le sue mani sulle spalle del capo-medico.
- Potete scommetterci… - rispose quest’ultimo, ma poi osservò il braccio sanguinante –Se volete, possiamo curare anche il vostro braccio…
- Forse faresti meglio a seguire i suoi consigli, prima di partire… - e il più vecchio degli scienziati si intromise lasciando il pelato di stucco, soprattutto sentendo l’ultima affermazione – Il professor Elm deve sapere cosa è successo!
- Questo me lo avete già detto qualche minuto prima! – contraccambiò guardandolo negli occhi mentre uno degli specialisti iniziò a fasciare il arto superiore.
- Allora cosa aspetti?
- Purtroppo non so come tornate indietro…. – rispose notando un Alakazam preoccupato accanto al padrone, decidendo di non allontanarlo da lui.
Tuttavia in questo modo non aveva nulla con cui ritornare indietro.
- Possiamo prestarti il nostro Abra… - lo offrì uno dei dottori, che fu immediatamente ringraziato dall’assistente di Elm, che promise di trattarlo nei migliori dei modi, cosa che fece - Non si preoccupi… mi fido di voi!
Così Goro si avvicinò al piccolo animale che, anche se continuava a tenere le palpebre dei suoi occhi ben chiuse, avvertì la sua presenza proprio accanto a lui e, capendo la sua intenzione,non oppose nessuna resistenza, scomparendo così assieme a quello sconosciuto lasciando il vuoto proprio dove erano.
Nel suo cuore era sicuro di lasciarlo in ottima compagnia, considerando anche la presenza di Heracross, il quale era uscito indenne dall’impatto col terreno.
Nel frattempo, a Borgo Foglianova, Elm era abbastanza preoccupato di non ricevere notizie dalle Rovine d’Alfa e camminava nervosamente in un laboratorio in via di ristrutturazione, anche se i lavori erano quasi conclusi per la gioia dei vari lavoratori che odiavano sentire qualunque tipo di rumore provenire dagli attrezzi dei carpentieri e dei muratori, visto che avevano accesso liberamente anche all’interno dell’edificio.
- Perché non chiamano? Sarà successo qualcosa? - continuava a chiedersi il professore ignorando gli sguardi perplessi dei suoi assistenti, ma ad un tratto notò una strana luce provenire dal nulla comparire proprio davanti ai suoi occhi – È impossibile! Cosa ci fai…
- S-salve professore… - e, una volta lasciata la presa su Abra, Goro si toccò il braccio fasciato ma ancora dolorante.
- Ma cosa è successo? – si preoccupò vedendolo in quelle condizioni.
- Purtroppo le nostre ricerche sugli Unown sono state ostacolate da qualcosa, o meglio da qualcuno… - e il pelato riprese fiato, anche a causa della stanchezza dovuta all’ultima battaglia – Purtroppo il Team Rocket ci ha giocato d’anticipo…
- Cosa vorresti dire?
Così il 30enne cominciò a raccontare come si svolsero i fatti nei minimi particolari: dall’incontro con il nemico fino al successivo combattimento nel cercar di fermare il malvagio duo e liberare i Pokémon simbolo, spiegando perfino la provenienza di quella sua ferita al braccio.
E, soprattutto, che fine aveva fatto Shun.
- Maledetti! – urlò Elm talmente forte da sbattere violentemente il suo pugno contro la scrivania, facendo sobbalzare dalla paura tutti i presenti non aspettandosi quel gesto da parte sua – Speriamo che vada tutto per il meglio!
- Lo desidero anche io… - e prese per mano il suo Pokégear fissandolo attentamente - Augurando che questo oggetto porti buone notizie…
- Immagino il tuo stato di preoccupazione, visto che voi due eravate amici d’infanzia! - e, dopo averla massaggiata dal dolore, l’occhialuto mise la mano sulla spalla della persona davanti a lui - Ma non oso pensare come potrà reagire Akito se dovesse succedere il peggio…
- In effetti è vero… Ha già perso sua madre e non voglio neanche immaginare come reagirà se dovesse morire anche il padre! - e, staccatosi da Elm, si avvicinò alla finestra guardando attraverso il vetro – Anche se avrà il nonno accanto a lui, sarà talmente duro il colpo da digerire che la mia lesione al braccio sarà una cosa di poco conto!
- Allora dovremo pregare a lungo, auspicando che sia i medici che Alakazam possano fare al meglio il loro lavoro… - e anche Elm si avvicinò osservando il paesaggio fuori, illuminato da un caldo sole… una calorosa stella nel cielo che i due desideravano ardentemente portasse un immenso raggio di luce di speranza.


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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


CAPITOLO 13


Una giovane coppia di fidanzati era intenta a scambiarsi delle dolcissime coccole arricchite da appassionati e focosi  baci sulle panchine del grande Parco Nazionale della regione, proprio nelle vicinanze con Fiordoropoli, quando furono interrotti da un sonoro rumore provenire dalla grande distesa d’erba situata al centro del giardino.
- Maledetti Unown! – incominciò a borbottare Hiromi non appena si alzò in piedi - Anche questa volta abbiamo fallito la missione! Adesso il capo si arrabbierà con…
- Quelle stupide lettere avranno anche un grandissimo potere, ma non saranno mai in grado di sconfiggere il Team Rocket! – la interruppe in modo brusco un Takeshi, anch’esso appena rialzatosi con le sue gambe, ma poi, notando la coppia nascosta in un angolo ad osservarli, li urlò contro – Hey, voi due! Lo sapete che non si spiano le persone? Andatevene immediatamente prima che…
- Adesso cerca di calmarti! – lo fece distrarre la collega, permettendo ai fidanzati di scappare a gambe levate via dal parco, il quale rimase stranamente deserto - Pensiamo piuttosto ad avvisare Giovanni della nostra disfatta!
- Perché parli in questo modo? – e, con sorpresa di lei, prese per mano una sacca buttata lì per terra nelle vicinanze del 30enne – Guarda con chi abbiamo viaggiato assieme il teletrasporto di quei stupidi Pokémon!
La donna non riuscì a pronunciare nulla dalla forte emozione di rivedere la loro cattura vicino a loro e corse da abbracciare il suo collega che, dopo aver ricambiato quel gesto, si staccò da lei.
Takeshi la affidò poi il nero fardello e, mettendo una mano nella sua tasca, prese in mano il suo personale Pokégear.
- Cosa hai intenzione di fare con quell’aggeggio?
- Ancora non hai capito, Hiromi? – e lo porse davanti a lui – Chiamo io o te?
- Forse è meglio che lo faccia io… In fondo io sono molto più in gamba con le parole rispetto a te… Senza offesa, naturalmente!
- Non preoccuparti… riconosco che molte volte perdo la pazienza!
Perciò la coetanea prese con forza il piccolo telefono e, dopo aver cercato il numero della base del Team Rocket sulla rubrica, schiacciò un pulsante in modo da avviare quella chiamata, appoggiando poi il Pokégear sul lobo del suo orecchio.
Dovette aspettare qualche minuto prima che, dall’altra parte del telefono, qualcuno rispose e la donna scoprì che era lo stesso Giovanni, che, senza tanti indugi, volle sapere immediatamente della missione.
Così Hiromi iniziò a raccontargli tutti i minimi dettagli, compresa la lotta con i due uomini e il ferimento grave di uno di loro, e la donna sorrideva intuendo che il capo fosse soddisfatto di tutte le loro mosse, congratulandosi perfino coi due per l’ottima riuscita.
- Arriveremo tra qualche istante alla base… così potrà mettere le mani sugli Unown! – e, dopo aver riso leggermente per la soddisfazione, concluse la chiamata, passando il Pokégear al suo legittimo proprietario.
- È giunta l’ora, vero? – e l’uomo dai lunghi capelli arancioni si riprese l’aggeggio, che finì in tasca.
-Esatto! Tieniti pronto… - e, dopo che Takeshi ebbe richiamato il suo Umbreon ancora in libertà, fece avvicinare con un cenno di testa  Xatu, il quale, dopo aver percepito le loro mani sulle sua verde testa, si smaterializzò lasciando in quei prati verdi un vuoto assoluto.
Intanto, a Borgo Foglianova, Akito, assieme al suo inseparabile Cyndaquil, era rimasto chiuso in camera a leggere qualche libro riguardante i misteri dei Pokèmon leggendari sparsi nelle varie zone della regione di Johto, ma il nonno, nonostante tutto questo interessamento sull’argomento, continuava ad essere seriamente preoccupato.
In effetti non riusciva a credere che suo nipote si isolasse dal mondo intero stando solamente accanto al suo inseparabile animale e l’unica persona che vedeva, oltre a lui, era il professor Elm, il quale andava a visitare molto spesso quella casa.
L'oramai 11enne usciva anche davanti a casa nel giocare col suo piccolo amico, ma restava fuori solamente per pochissimi minuti, anche quando splendeva un sole come quello che illuminava il piccolo paese quella giornata.
Ma tutti quei suoi pensieri e le apprensioni furono interrotti dal bussare della porta d’ingesso e l’anziano, visto che  non aspettava nessun’ospite, di diresse con calma ad aprì l’uscio, curioso di scoprire chi fosse.
- Ma che bella sorpresa! Cosa ci fa qui? - ma non ricevette nessuna risposta da parte di quell’essere umano ancora fermo fuori dalla porta, così lo guardò attentamente negli occhi - È successo qualcosa di grave?
- Salve, Ryu… - e il professor Elm abbassò il suo viso – In realtà…
- Prima di darmi qualche brutta notizia, la prego di dirmi una cosa: chi è stato?
Ci fu un momento di imbarazzante silenzio da parte dei due, poiché il ricercatore stava cercando le parole adatte per poter esprimere il concetto che aveva in mente, ma poi, dopo un grosso respiro gonfiandosi il petto per poter riempire d’aria i suoi polmoni, prese il coraggio.
- È meglio se si sieda, se non vuole perdere i sensi sul pavimento… - ma, dopo aver ricevuto un netto rifiuto da parte del vecchio, continuo – Come preferisce!
Così incominciò a raccontare quello che Goro gli aveva riferito nella stessa giornata , ovviamente con tutti i particolari sentiti e percepiti dalle sue orecchie,e sembrava che il ricevente fosse interessato alla storia.
Ma successivamente arrivò al vero motivo per cui era giunto con quel suo sguardo triste a casa sua.
- Avete intenzione di dirmelo oppure no? – incominciò ad arrabbiarsi Ryu quando ci fu un altro silenzio da parte di Elm, il quale, sotto la sua insistenza, si accinse a raccontare il seguito.

“I due erano ansiosi di sapere la situazione dalle Rovine d’Alfa, quando, all’improvviso, il Pokégear dell’assistente cominciò a squillare facendo sobbalzare dalla paura tutti quelli presenti in laboratorio.
- Pronto? – fu l’unica parola pronunciata dal pelato non appena accettò la chiamate.
- Salve Goro… - e la voce di un vecchio, che lui riconobbe come l’anziano che conobbe in quell’aria nei pressi di Violapoli, assunse un tono fra il serioso e il triste – Abbiamo degli aggiornamenti da parte delle condizioni di Shun…
- Aspettate, in questo modo sistemo il vivavoce in modo che anche il professor Elm possa ascoltare! - e, dopo aver staccato il telefono dal suo orecchio, lo posizionò davanti a lui in modo che il bollettino potesse essere udito da chiunque dopo aver premuto il determinante pulsante.
- Prima di tutto vorrei salutarla! – e dopo aver fatto passare tutti convenevoli, continuò – Come ben sai, le sue condizioni sono state molti gravi,anche dopo la tua scomparsa. I medici lo hanno ribadito dopo aver dato solamente uno sguardo prima di poter intervenire in qualche modo!
- E allora? – si innervosì l’amico del padre di Akito, poiché tutte riteneva tutte quelle parole inutili.
- Cerca di calmarti! – e accanto a lui l’occhialuto mise una mano sopra alla sua spalla, capendo il suo stato d’animo.
- E tu, ovviamente, hai sempre sperato nel miracolo… - continuò l’anziano ignorando tutto quello che succedeva dall’altra parte della cornetta.
- Ed è avvenuto, vero? – ma, anche se aveva fatto quella domanda, Goro sapeva già la risposta, che arrivò immediatamente.
- Sia Alakazam che l’equipe medico, a dispetto di tutti i loro sofisticati strumenti, hanno fatto tutto il necessario per poter salvare la vita a Shun, ma la sua vita era veramente appesa ad un filo!
- Cosa vorreste dire? – intervenne il professore al posto del 30enne, non capendo quell’ultima frase, anche se in realtà stava fingendo di farlo, perche dalle loro espressioni si riusciva a percepire che in realtà sapevano dove volesse andare a parare l’anziano.
E per loro fortuna quest’ultimo non riusciva ad avvistare i loro volti.”

- Quindi vorresti dire che mio figlio è… - e Ryu incominciò a tremare per via di una futura ma probabile risposta, ma poi, una volta calmatosi, continuò – Mio figlio è…. morto?
- Purtroppo quel colpo gli è stato…
Ma il professor Elm interruppe bruscamente la sentenza, poiché vide lo sguardo incredulo di Akito, il quale, curioso di scoprire chi fosse alla porta, rimase di sasso sull’uscio della sua camera assieme a Cyndaquil, immobile accanto ai suoi piedi.
- N-nipote… - e anche il nonno si voltò verso il 11enne, il quale rientrò di corsa in camera sbattendo forte la porta.
- Credo abbia sentito tutto… - sentenziò Elm, che, un po’ triste per come si erano svolti i fatti, decise di avvicinarsi all’anziano per cercarlo di consolarlo, ma quest’ultimo fece un gran respiro prima di parlare.
- Se non ti dispiace vorrei cercare di consolare mio nipote…
- Avete fatto la scelta migliore… Akito avrà bisogno di voi in questo triste momento! – e, dopo avergli stretto la mano, Elm si allontanò da quella casa, lasciando quella famiglia chiusa nel loro dolore.
Dolore che sarà molto difficile cancellare nei loro cuori.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


CAPITOLO 14


Nei primi giorni successivi al funerale Akito decise di rimanere chiuso a chiave nella sua camera, e perfino la compagnia del suo Cyndaquil non era di grande aiuto nel cercare almeno di alleviare il dolore della perdita del genitore.
Difatti le lacrime non smettevano di scendere bagnando le sue guance rosa, e il ragazzino non aveva nessuna intenzione di voler interrompere il loro lavoro.
E, in tutto questo, Ryu non riusciva a farlo sorridere neanche una volta poiché, quando tentava di bussare alla porta, non riceveva nessuna risposta dall’altra parte.
- Akito…  - sussurrava sconsolato il vecchio ogni volta che riceveva esito negativo, per dirigersi poi verso il salone, in modo da accomodarsi sulla sua poltrona prediletta pensando anche lui al figlio perso.
Ma entrambi sapevano, nel profondo del loro cuore, di aver perso qualcuno in comune, interrompendo anche un’intera generazione come se un anello della grande catena dell’esistenza fosse stata spezzata da qualche forza esterna molto più forte di quel solido legame.
Però poi i giorni passarono inesorabili, e tutti gli abitanti della piccola Borgo Foglianova, compreso il professor Elm, si accorsero che nipote e nonno iniziarono pian piano a legarsi ancora di più, forse capendo che solamente con il loro aiuto reciproco potevano superare quell’ostacolo della vita che solo una morte poteva mettere sul loro cammino.
E, ovviamente, potevano contare anche sull’aiuto di Cyndaquil il quale, nonostante il suo carattere timido ed impacciato, portava un sorriso in quella famiglia distrutta dal Team Rocket che, senza che i due se ne accorgessero ancora, continuarono a spiarli di nascosto grazie alle cimici sparse per tutta la casa.
Ma un giorno accadde qualcosa che nessuno si aspettò.
Mentre il ragazzino rincorreva il suo animaletto sotto gli occhi sorridenti di Ryu, che contemporaneamente stava facendo riposare le sue ossa su una comodissima poltrona, il televisore davanti a lui cominciò a fare degli strani rumori.
- Cosa sta succedendo? – si chiese il 11enne, il quale si avvicinò incuriosito allo schermo assieme al Pokémon fuoco.
- Non ne ho idea… - e anche lo sguardo dell’anziano si rivolse verso quello strano fenomeno, che continuò per alcuni minuti fino a quando all’improvviso non spuntò fuori un becco di color celeste.
- Che diamine è quello? – si stupì Hiromi osservando anche lei quella scena con un piccolo televisore nella sua stanza situata all’interno della base Rocket.
- Credo di riconoscerlo, ma non vorrei sbagliare! - continuò Takeshi accarezzandosi il mento in modo da poter concentrarsi meglio per poter riconoscere quella strana cosa.
Ma non ci volle molto per identificare quella cosa misteriosa, visto che dallo schermo spuntò fuori un’anatra di color rosa con coda, pancia e zampe azzurre, la quale cominciò a svolazzare per la stanza sorprendendo tutti i presenti, increduli di vedere quel Pokémon raro proprio davanti ai loro occhi.
- Porygon2? – urlarono all’unisono le quattro persone colte di sorpresa, sentimento che ebbero anche quando la porta della casa cominciò a bussare insistentemente.
Così Ryu, alzatosi dalla sua poltrona, si avviò ad aprire l’uscio, scoprendo coi propri occhi una persona magra con addosso, sopra al naso, un paio di occhiali tondi.
- Scusate se vi disturbo… - si giustificò l’uomo grattandosi la testa in segno di imbarazzo – Stavano facendo delle analisi quando un Porygon2 è scappato fra i fili dell’elettricità. L’avete per caso…
- È comparso proprio davanti ai nostri occhi, Elm… - e con il suo dito indicò l’interno della appartamento, dove il Pokémon Virtuale inseguiva  uno spaventato Cyndaquil – Ma vorrei sapere come mai è venuto proprio qui…
- Non ne ho proprio idea… - e il professore si aggiustò gli occhiali che nel frattempo li stavano scivolando verso le narici – All’improvviso è fuggito via, e ho immediatamente concepito che avesse captato qualcosa nelle vicinanze… Forse ha percepito la presenza dell’animale di suo nipote.
- Sarà sicuramente così! - e i loro passi avvanzarono all’interno, dove il ricercatore fu accolto da Akito con un caloroso abbraccio.
- Vedo che almeno hai iniziato a sorridere… ne sono contento!
Ma il 11enne non fece in tempo a rispondere che la sua attenzione, come quella degli altri, Team Rocket compreso, fu attirata da Porygon2 che, abbandonato il Pokémon fuoco, si vibrò in volo rimanendo immobile  a mezz’aria come ad occhi chiusi, come se la sua mente fosse concentrata su qualcosa, quando, inaspettatamente, i presenti videro schizzare per aria da varie zone della casa piccole microcamere che, al contatto col pavimento, si ruppero in mille pezzi.
- Maledizione a quel Pokémon! – urlò come una pazza Hiromi accorgendosi che lo schermo cominciò a trasmettere solamente delle orizzontali linee bianche e nere - Abbiamo perso l’unica occasione di spiare i nostri nemici!
- Ed inoltre, oltre al danno, ci sarà anche la beffa… - si sconsolò Takeshi, che fu guardato in malo modo dalla donna – È inutile che mi guardi in quel modo… dovremo pur rivelare al nostro capo questo cambiamento nella nostra missione di spionaggio.
- Ma sei impazzito? – e il tono della voce di lei si alzò sempre più - Vuoi forse che Giovanni ci cacci fuori dal Team Rocket ed essere sostituti da due incompetenti? Meglio tenerci la bocca chiusa, almeno per ora, e aspettare qualche suo ordine, intesi?
E, dopo aver ricevuto il consenso da parte del suo collega, decise di spegnere il televisore e, nervosamente, uscì fuori dalla camera ad allenarsi in palestra in modo da rilassare i suoi nervi, lasciando il povero 30enne senza parole.
Nel frattempo, a casa di Akito, tutti erano sorpresi nel vedere quei frammenti di micropsie sparsi sulla pavimentazione,ma stranamente una non aveva ricevuto gravi danni, pertanto venne raccolta dal professor Elm, incominciando ad esaminare attentamente quell’arnese di misteriosa provenienza girandola con le sue dita, quando inaspettatamente il suo viso assunse un tono spaventato.
- Cosa è successo? – chiese Ryu avvicinandosi assieme al nipote.
- Guardate qui! - e portò la sua mano davanti agli sguardi dei due, che fissarono attentamente l’ oggetto elettronico - Notato qualcosa di strano?
- Ma quella lettera rossa incisa non è la R del Team Rocket? – si sorprese Akito.
- Bingo! – fu l’unica parola pronunciata dal ricercatore come risposta al 11enne – E sono sicuro che il nemico l’avrà messo per poterci spiare….
- Ma quando l’avranno messe? – si domandò il più vecchio fra il trio di persone, ma nessuno ebbe il coraggio di rispondere.
In effetti non trovavano nessuna risposta decente, nonostante ci rifletterono per qualche minuto, per di più osservati ingenuamente dai due Pokémon.
Ma ad un tratto l’anziano fece spaventare tutti con la sua voce.
- Credo di aver capito! – ed in questo modo guadagnò l’attenzione dei presenti, soprattutto del nipote, al quale si rivolse qualche istante dopo - Ricordi di quel giorno in cui, mentre stavi rientrando con tuo padre, avevo un forte mal di testa?
- Quello in cui avevi affermato di credere di aver ricevuto una sonora botta sulla tua zucca? –e, dopo aver ricevuto una risposta affermativa, continuò – Che la colpevole sia quella donna dai lunghi capelli neri che ha cercato di sedurre mio…
Ma il ragazzino non riuscì a concludere la frase.
In fondo, anche se lievemente, il dolore della perdita di suo padre era ancora molto grande, come del resto non era scomparso neanche quello per la mamma.
E non sapeva quando si sarebbe trasformato in un dolce ricordo.
- Immagino come ti senti… - intervenne Elm cercando di consolarlo, ma poi si rivolse al Porygon2 che stava nel frattempo non aveva smesso di svolazzare per l’abitazione – Hai percepito qualche altro oggetto elettronico sospetto?
- Credo che la risposta sia negativa… - affermò Ryu notando il drinking bird di color rosa/azzurro rimanere fermo impassibile a fissare coi suoi occhi neri l’ex studente del professor Oak.
- Sono d’accordo… - e l’occhialuto, dopo aver raccolto in un piccolo sacchetto di plastica trasparente i resti delle videocamere, volendole analizzare più approfonditamente, e salutò i due parenti, stringendo per prima la mano all’anziano signore.
- Hey! I miei capelli devono assolutamente rimanere fermi ed ordinati! – si arrabbiò il 11enne dopo che la sua capigliatura marrone fu scossa dal ricercatore.
I due adulti risero di quel gesto per qualche minuto, a cui si aggiunsero perfino Cyndaquil e Porygon2, il quale fu il primo ad andarsene scomparendo da dove era apparso, ovvero dallo schermo del televisore.
- Speriamo di ritrovarlo in laboratorio… - disse speranzoso lo scienziato il quale, salutando con la mano, uscì dalla casa, in modo da farli rimanere due parenti da soli.
- Beh... Se un giorno deciderai di partire col tuo Cyndaquil in giro per Johto, potrai dire di essere stato uno dei pochi ad aver visto il Pokémon virtuale… Neanche io ho avuto mai la fortuna di vederlo, almeno fino ad oggi!
- Davvero? – e l’unica risposta ricevuta fu un accenno di affermazione con la testa da parte di Ryu.
Così i due decisero di andare a dormire,ma nella mente di Akito, prima di chiudere gli occhi e abbandonarsi al fantastico mondo dei sogni, giunse l’ultima frase detta dal nonno.
Aveva ancora un po’ di paura a rivedere quei due… specialmente ora che i suoi genitori non erano più accanto a lui nell’incoraggiarlo.
Ma ringraziava il nonno di essere rimasto accanto a lui in quel difficile momento.
Difficile per entrambi.

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


CAPITOLO 15


Per loro fortuna, il Team Rocket non aveva creato altri danni in quel breve periodo, forse perché Hiromi e Takeshi, non ricevendo ancora ordini da parte di Giovanni, erano impegnati in un lungo allenamento per rafforzare sia la loro forza fisica che quella della loro squadra Pokémon.
E non volevano assolutamente fermarsi neanche per le vicinissime vacanze di Natale, festa che però, a casa di Akito, nessuno avrebbe rinunciato facilmente!
In effetti i due parenti, ancora più uniti, erano in eccitazione nel preparare, anche con l’aiuto del piccolo Cyndaquil, tutte le decorazioni necessarie in grado di abbellire la loro casa, in modo da farla risultare la più bella del piccolo paese di Borgo Foglianova.
- Purtroppo non abbiamo più il nostro albero! – fece notate il vecchio al nipote, che lo guardò sapendo che fine aveva fatto quello dello scorso anno, ormai tutto striminzito – Credo che ne dovrò comprare un altro…
- Assolutamente si! – confermò l’altro interlocutore.
Così, dopo aver fatto un inchino ad una foto incorniciata di entrambi i genitori, sistemati in un angolo della casa come se ci fosse collocato un piccolo santuario, Ryu decise di uscire nel trovarne uno adatto per lo spazio disponibile, mentre il 11enne, aiutato dal topo di fuoco, si stava scervellando nel trovare delle collocazioni ideali per le decorazioni.
Ma, anche se chiedeva dei consigli utili al suo piccolo e unico amico, non riceveva nessuna risposta, visto che, oltre ad essere privo di linguaggio, lo guardava incuriosito con quel suo lungo musetto giallo e verde, come se non aveva nessuna idea da consigliare al suo padrone.
- Credo che dovrò cavarmela da me… - si rassegnò il ragazzino appendendo vicino alla finestra degli adesivi a forma di stelle comete, ma poi iniziò a fissare con uno sguardo perso il paesaggio forestale con i suoi tipici colori invernali - Papà… Mamma… vorrei che foste qui con me…

“- Sarà sicuramente un ottimo Natale… ne sono sicuro! – affermò Shun mentre, durante il giorno della vigilia di Natale, apparecchiava una tavola imbandita.
- Già, soprattutto ora che abbiamo il nostro bambino… - sorrise Fujiko verso il marito per poi posare il suo dolce  sguardo verso un piccolo neonato, intento a ciucciare il capezzolo della madre – Tesoro… guarda Akito!
L’uomo si avvicinò senza far alcun rumore sospetto verso il piccolo di pochi mesi, sperando di non spaventarlo, e l’osservò attentamente.
- Se berrà tutto quel latte, crescerà forte e sano… e, chissà, magari diventerà  anche un latin lover! – e si gonfiò il petto orgoglioso - Come il suo papà!
- Evviva la modestia, vero? – e cercò di trattenere a stento una risata, che per sua fortuna non fu notata dal consorte, il quale, una volta allontanandosi dai due, continuò nel suo lavoro.
- Per fortuna Elm ci ha dato dei vacanza per poter festeggiare il Natale in famiglia! – affermò Shun sistemando delle decorazioni sulla tavola.
Ad un tratto fu raggiunto dalla moglie che, dopo aver lasciato il piccolo nel passeggino, lo aiutò nella disposizione dei piatti, mentre tutti i presenti potevano annusare la squisita cena che il nonno Ryu stava preparando in cucina.
E, tutto ciò, sotto gli occhioni marroni di Akito che osservava i tutti i movimenti dei familiari, i quali, ogni tanto, ricambiavano entusiasti quel gesto.”

- Credo che una persona dovrebbe sostituire immediatamente un povero e stanco anziano… - e una voce lo sorprese talmente tanto che, dopo essere ritornato in terra, si voltò di scatto come se fosse stato spaventato da qualcosa - E faresti meglio a venire qui immediatamente, sennò tra qualche minuto questa grossa scatola cadrà per terra…
- Professor Elm! – e l’11enne si meravigliò scorgendo alle spalle nel nonno il magro uomo con degli occhiali tondi , ma ciò non gli impedì di affettarsi nell’aiutare i due - Ma non avete con voi un Pokémon di tipo Lotta, tipo Machop o le sue forme evolute?
- Il suo aiuto è stato del tutto improvvisato… -rispose l’anziano un po’ affaticato, perciò, dopo aver fatto il cambio col nipote, si accomodò su una sedia in modo da riprendere fiato – Mi ha visto ritornare a casa ed è uscito di corsa dal laboratorio volendo darmi una mano!
- Avevo solamente paura che quella scatola le facesse del male… - cercò, anche se inutilmente, di giustificarsi il ricercatore, considerando il fatto che Ryu iniziò ad osservarlo storto.
Akito sorrise immaginandosi tutta la scena, la quale, nella sua mente, si visualizzò come se fosse una serie di strisce di un fumetto di genere comico, ma per sua fortuna fu sorpreso solamente dal suo Cyndaquil, il quale, non avendo l’uso della parola, non poteva spettegolare ai due adulti presenti.
Così dopo aver salutato il professore, ritornò nella sua mansione di decoro dell’abitazione.

“- Sono contenta che siamo qui tutti riuniti nel festeggiare questo Natale! – enunciò sorridendo una Fujiko seduta su una comoda sedia con accanto un passeggino.
- Peccato che Elm non sia potuto venire, visto che, anche durante queste giorni festivi, ha voluto continuare in laboratorio la sua ricerca sulle misteriose Uova di Pokémon! – continuò Shun a capotavola,mentre Ryu fece soltanto un cenno di conferma con la testa.
L’adulto, alzatosi poi in piedi, prese in mano una bottiglia di champagne e iniziò ad agitarla per bene e la moglie, intuendo le intenzioni del marito, decise di fermarlo afferrando saldamente  anche lei la bottiglia.
-Smettila! Akito si spaventerà! – si preoccupò la madre, ma il padre non fece in tempo a controbattere quell’affermazione che tutti i presenti udirono la risata del bambino, il quale, vedendo quella scena, lasciò per un attimo il biberon e, ingoiando il latte che stava bevendo, applaudì per quella scena in modo gioioso,ridendo anche a crepapelle .
- Credo che mio nipote non si spaventerà di uno stupido tappo di sughero! – sentenziò alla fine Ryu - Anzi… sono sicuro che nella sua vita non avrà mai paura di nulla!”

- Ho come la sensazione che questo Natale sarà speciale… - sentenziò senza preavviso il nonno una volta alzatosi per iniziare a decorare l’albero.
Il nipote lo guardò in modo strano, non capendo affatto quell’affermazione e, chiedendosi cosa volesse dire il parente, si avvicinò anche lui verso quella pianta in modo da appendere sui suoi rami tutte le decorazioni necessari.
Ma la sua attenzione fu rivolta a Ryu, il quale, con grande sorpresa, rispose a quella espressione dubbiosa.
-In realtà non so come mi sia venuta quella frase di qualche istante prima, ma tutti sanno che in questo periodo di festa si respira un’aria magica! – e guardò l’11enne situato proprio accanto a lui - E sono sicuro che, dopo queste vacanze, qualcosa cambierà nelle nostre vite!
- Qualcosa cambierà nelle nostre vite…. – iniziò a memorizzare questa frase, anche se non aveva idea sul suo reale significato.
Ma, a dire in realtà, neanche il vecchio ne sapeva qualcosa sul loro futuro.

“Ma ad un tratto notò qualcosa di insolito fuori dalla finestra: due ombre si erano fermati proprio davanti alla finestra e sembravano che lo stessero chiamando.
- N-non può essere… - si meraviglio osservando bene dai vetri che separava lui da quelli che sembravano due persone.
Il ragazzo corse verso la porta, che aprì sbattendola al muro, in modo da uscire in pigiama al freddo sotto la neve cadente, seguito qualche secondo dopo da Cyndaquil, che si era svegliato dal rumore dell’uscio.
Akito sostò lì immobile notando quei due spiriti avvicinarsi di qualche passo vero di lui, quando, sotto la luce di un lampione, il ragazzino scoprì la verità.
- Sei sempre nel nostro cuore! – sorrise una donna che, dopo essersi inginocchiata alla sua altezza, tese le braccia – Anche tu ci manchi moltissimo, ma io e tuo padre ti osserveremo e ti guideremo per tutta la vita!
- Ha ragione tua madre… - intervenne un uomo accanto a lui, il quale, a differenza della signora mora, sfoggiava un colore biondo platino – Sappi che saremo orgogliosi di te qualunque cosa tu faccia, ma…
Ma fu interrotto dalle urla del loro figlio che corse verso di loro, abbracciando la mamma.
- Mamma… Papà…. – e quest’ultimo gli accarezzò la testa – Vi voglio bene!”

Nel frattempo Elm e Goro, dal suo laboratorio, furono incantanti nel vedere l’Alzakam di Shun restare immobile e sospeso in aria con un’aurea misteriosa che lo stava circondando.
- Professore, cosa sta succedendo?
- Non so precisamente il motivo di questo suo strano comportamento… - rispose il ricercatore al pelato, che nel frattempo fu raggiunto anche dagli altri assistenti incuriositi da questa scena.
- Che sia usando l’attacco Divinazione? – si chiese ancora una volta.
- Probabile Goro, ma come te rimango sbalordito dal suo comportamento…

“- Ci siamo trattenuti più del dovuto… - e da una guancia della donna scese una piccola lacrima – Purtroppo è giunto il momento di andare…
- Ma ricorda che noi vivremo sempre dentro di te, figliolo… - continuò l’uomo – E chissà… anche in quell’uovo che il professore ti ha regalato!
Il ragazzino rimase meravigliato per la loro conoscenza del dono ricevuto da Elm, ma prima di conoscere qualche spiegazione, i due, dopo aver augurato un “Buon Natale” al loro bambino, si voltarono, scomparendo nella fitta foresta accanto alla casa.
E Cyndaquil, che fino a quel momento aveva continuato a capire qualcosa della situazione, si accorse di qualche movimento in mezzo ai tronchi.”

E, mentre senza preavviso, in laboratorio videro quella visione del Pokémon Psico, Ruy ringraziò per l’aiuto il nipote con un sorriso, vedendolo poi andare con gioia verso la sua camera.
E, nel vederlo allontanarsi, nel suo cuore aveva la certezza che Akito lo avrebbe lasciato presto da solo in casa.
E tutto questo lo rendeva felice.

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


CAPITOLO 16


- Sono d’accordo con nonno… questo Natale è stato veramente speciale! Non è vero?
Gli occhi marroni di Akito osservavano in modo brillante uno sguardo assonnato di un Cyndaquil preso in braccia di mala voglia dal padrone, visto che auspicava ancora rimanere sdraiato in modo da poter passeggiare nei grandi prati verdi e puliti dei suoi sogni.
Dopo quell’incontro del tutto inaspettato, l’11enne trascorse il resto delle festività giocando e ridendo con il suo Pokémon e Ryu, il quale aveva trovato la felicità guardandolo finalmente comportarsi come un ragazzino della sua età.
E questo comportamento lo aveva notato anche Elm che, nei momenti in cui non era abbastanza impegnato col troppo lavoro al laboratorio, li andava spesso a trovare, di cui molte volte senza preavviso.
Ma in realtà era molto curioso di sapere se era giunto il momento della schiusa del misterioso uovo rosa, però tratteneva questa sua curiosità dentro sé poiché voleva assolutamente che il ragazzino rimanesse sorpreso da ciò che sarebbe uscito.
- Ho una grande notizia per te! - dichiarò un giorno il ricercatore alla persona più giovane della casa, il quale lo scrutò in modo curioso - Spero che tu sia pronto nel cominciare il tuo viaggio di formazione...
- Certamente, professore! Adesso non ho più paura del Team Rocket… o almeno non come prima!
- Ed inoltre non vede l’ora di incontrare la sua fidanzatina Mariam! – intervenne ridendo Ruy, e il nipote cercava inutilmente di tapparli la bocca con la sua mano.
- Non è la mia fidanzata! – urlò arrossendo il ragazzino, facendo sorridere anche Elm – È solamente la mia migliore amica, fin da quando eravamo piccoli…
- Ok… mi sono confuso… Scusami! – ma in realtà nel suo cervello c’era l’idea contraria.
- E quale sarebbe la notizia, professore? – chiese l’11enne ignorando totalmente l’ultima frase detta dal parente.
- Dopo averci pensato un po’ durante queste vacanze, ho deciso che tu e il tuo Cyndaquil potrete partire da Borgo Foglianova il prossimo mese, precisamente il giorno 7!
Akito si meravigliò udendo queste ultime parole: infatti quello era il giorno del suo 12° compleanno e quindi considerava un regalo anticipato.
Anzi… il suo regalo più bello!
E l’anziano, ignaro di tutto, fu felice di aver appreso questa notizia.
- Ovviamente ti consegneremo tutto il necessario in quella giornata stessa, non preoccuparti!  - continuò il suo discorso l’occhialuto uomo – Ma dovrai prepararti a dovere, perciò  riposati spesso, godi la compagnia di tuo nonno  e mangiapiù che puoi!
- E perché dovrei ingozzarmi? – domandò in modo divertito l’interlocutore.
- Beh… potrà capitare di doverti perdere in qualche bosco oppure di non riuscire a trovare la strada in mare aperto…. Questo ovviamente se non ci sono navi disponibili pronti a partire dai porti!
- Il professore ha ragione… - intervenne l’anziano - Infatti ricordo che una volta, quando ero solamente un giovane allenatore, per andare verso Fiordoropoli dovetti attraversare in groppa al mio Pokémon tutto il mare a causa di uno sciopero della navigazione… e mi stavo quasi perdendo nelle Isole Vorticose!
- E come hai fatto ad uscirne, nonno?
- Quando la fiamma della speranza si stava quasi spegnendo, la M/N Acqua si fermò a pochi metri  da me e il suo equipaggio mi salvò la vita, idratandomi prima e poi portandomi gentilmente a destinazione!
- Avete intenzione di  spaventarmi, non è vero?
- No… ti mettiamo unicamente a corrente della cruda realtà! – pronunciarono all’unisono i due.
- In effetti  la realtà è dura… - si arrese il ragazzino, anche se in realtà dentro sé era carico, pronto a incominciare,per lui anche il giorno dopo,  il suo viaggio assieme al suo Cydaquil.
Pronto a vedere nuovi posti e scoprire nuovi Pokémon.
Pronto a conquistare tutte le medaglie necessarie per entrare nella lega di Johto e affrontare i Superquattro.
Ma, soprattutto, non vedeva l’ora di incontrare la sua amica Mariam, la quale, quando arrivò finalmente l’atteso giorno del suo compleanno, gli mandò un videomessaggio di auguri da un luogo che lui non riuscì completamente a comprendere…
Ma forse era solamente l’agitazione per averla rivista!
- È stata molto gentile a chiamarti! – affermò il nonno posando sul tavolo della cucina una torta piena di cioccolata e panna – Ma adesso, prima di dirigerci da Elm, perché non soffi sulle candeline? E ricordati ovviamente di esprimere un desiderio…
L’appena 12enne si avvicinò al tavolo, dove ad aspettarlo c’era anche un’eccitante Cyndaquil, e, dopo aver gustato con le pupille degli occhi quel dolce, chiuse il suo organo visivo cercando di scovare dentro di sé un desiderio giusto.
Fino a quando non riuscì a trovarne uno.
“ L’unico sogno è quello di vivere appieno questo viaggio, facendomi crescere innanzitutto spiritualmente, più che altro per i miei genitori!” e, dopo aver memorizzato nella sua mente questa breve frase, finalmente vi soffiò sopra spegnendo le piccole fiamme di fuoco.
Decise quasi subito di mangiarsi in fretta una grossa fetta,  e per sua fortuna non rimase incastrata nella sua gola, per poi vestirsi e indossare sulle sue spalle un comodo zaino dove, al suo interno, Ruy aveva messo lo stretto necessario, come ad esempio i cambi della biancheria intima e una mappa cartacea della regione di Johto.
Prima di uscire dalla casa diede uno sguardo al suo interno, essendo consapevole che sarebbe stato lontano da quel luogo per qualche tempo, poi, stringendo a sé il misterioso uovo rosa ricevuto a Natale, voltò le sue palle a quell’abitazione in modo da dirigersi, accompagnato dal vecchio parente, al laboratorio.
E, stranamente, il professore era lì fuori ad aspettarlo assieme a Goro, oramai guarito del tutto.
- Prima di consegnarti tutto il necessario, vorrei farti gli auguri per il tuo 12° compleanno, e sono sicuro che questo sia il più bel regalo ricevuto da me in questo anni! - incominciò a parlare il ricercatore – Finalmente incomincerai il tuo viaggio per diventare allenatore!
- In questi due anni ero molto indeciso… - disse il festeggiato – Ma adesso ho deciso di rendere orgogliosi i miei genitori!
- Lo saranno sicuramente! – ma poi vide in mano al ragazzo l’uovo regalato da lui – Noto che non si è ancora schiuso…
- Già… Lei sa quando sarà l’ora?
- Il mondo dei Pokémon è ancora pieno di misteri,tra cui questo. L’unica cosa che si sa è che, dopo averlo curato, sarà lui stesso a nascere! Ma non esiste un giorno preciso. Perciò ti darò il tuo primo incarico: quando si schiuderà chiamami! Sono curioso di sapere in che cosa nascerà!
- Ovviamente non posso che associarmi alle parole del mio superiore, sia per gli auguri che per tutto ciò che riguarda i tuoi! – intervenne il pelato, il quale gli consegnò 5 Pokéball vuote, le quali vennero immediatamente messe nel suo zaino, ed uno strano congegno grigio che venne osservato stranamente da Akito.
- Quello che stai squadrando è il Pokègear, un apparecchio elettronico dove al suo interno potrai trovare tante funzioni utili che ti serviranno nel tuo tragitto, ma in quello appena affidato ci sono solamente un orologio, una mappa di Johto digitalizzata e il telefono, così potrai chiamare quando vuoi chi vuoi tu. – e l’occhialuto tirò un sospiro di sollievo dopo aver parlato senza sosta, ma poi riprese – Ma tu potrai installare altre funzioni…
- Come noterai abbiamo inserito per il momento solo i nostri due numeri e quello di casa tua, ma , visto la sua facile funzione, ne potrai aggiungere altri, fino ad un massimo di dieci, anche se ci stiamo lavorando per poterlo migliorare! - continuò il 30enne che poi, con uno sguardo di chi se ne fosse dimenticato, consegnò il Pokédex al ragazzino – Credo che almeno questo sai già cosa è.
- Mi hai preso per uno stupido? – si offese quest’ultimo, anche se poi rise qualche secondo dopo.
Tutti si salutarono abbracciandosi e dandosi un affettuoso arrivederci e, assieme al suo Cyndaquil rinchiuso nella sua sfera e l’uovo infilato per bene nel suo zaino, Akito decise finalmente di partire.
- Sono sicuro che sarà un’avventura incredibile! – confermò ad alta voce a se stesso lasciandosi alle spalle la piccola Borgo Foglianova, ma poi, fermatosi per qualche istante, divenne un po’ serio – Forse sul mio cammino incontrerò ancora quelli del Team Rocket ma indubbiamente avrò vicino a me dei nuovi amici che mi difenderanno!
Il 12enne mise una mano nella sua tasca ed estrasse il Pokégear, osservandolo lo schermo spento.
- Speriamo di ricevere un giorno il numero di Mariam… - e, dopo aver guardato sorridendo i suoi polsini blu, corse davanti a sé verso l’ignoto, pronto per la sua prima e grande avventura.


NOTA: So benissimo che il Pokégear in “Pokémon Oro HeartGold” e “Pokémon Argento SoulSilver” sono di colore blu per il sesso maschile e rosa per quello femminile, ma essendo che sia questa fanficion, che il “Hitori no Merry Christmas” che la prossima avventura che scriverò nella regione di Johto (ma non ora…) ha come ambientazione “Pokémon Cristallo”, in questo videogioco l’apparecchio è di color grigio!

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