Solstizio d' Estate

di echo kiriky
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo Capitolo. ***
Capitolo 2: *** Secondo Capitolo. ***
Capitolo 3: *** Terzo Capitolo. ***



Capitolo 1
*** Primo Capitolo. ***


Solstizio d’Estate




Primo Capitolo.

E’ un tardo pomeriggio di Novembre e Kim, una ragazza di diciassette anni, guarda fuori dalla finestra della su piccola stanza, il vento che con una forza impetuosa, si abbatte sugli alberi facendo spostare i loro rami e quelle rade foglie che sono resistite alla stagione autunnale.
Si stringe di più nel suo pile mentre un brivido, causatole da uno spiffero proveniente da una piccola fessura della finestra , la fa sussultare sul posto.
Lentamente la luce del sole, che in quella giornata era coperto da uno spesso stato di nuvole grigie, comincia a diradarsi mentre la notte avanza e l’apparire della prima stella avvisa la notte imminente.
Guarda per un’ ultima volta il paesaggio fuori dalla finestra, per poi alzarsi dal davanzale sul quale era seduta fino a qualche minuto prima.
Uscita dalla sua stanza scende al piano di sotto, stringendo tra le mani un libro dalla copertina blu, scolorita, e dai contorni leggermente sgualciti; decide di allungarsi sul divano in salotto e di passare il tempo leggendo, nell’attesa che la madre ed il fratello facciano ritorno dalla vicina Cardiff dove sono andati, qualche ora prima, per fare spesa.
Sfoglia svogliatamente il libro per un po’, fino a quando, il cigolare della porta d’ingresso la fa alzare, nello stesso momento in cui la testa rossa cosparsa di lentiggini, del fratello, appare sullo stipite della porta salutando sorridente con un “Siamo tornati e mamma ha chiesto di andare a prendere la spesa rimasta in macchina”
Davanti alla porta d’ingresso, prende il suo giaccone lasciato sull’ appendiabiti, dopo che è rientrata da scuola quel pomeriggio, ed esce per aiutare mentre il rumore delle pentole in cucina l’avvisa che la madre ha già cominciato ad armeggiare con i fornelli per preparare la cena.
Varcata la soglia, si stringe maggiormente, per ripararsi da una folata di vento particolarmente forte e gelata.
Una volta rientrata ed aver rimesso la giacca al proprio posto, va nella cucina per sistemare la spesa, mentre dal salotto proviene il rumore della televisione, segno che il fratello si messo a giocare alla playstation.
“Kim, questo Natale non lo passeremo al cottage” le dice la madre finendo di impilare delle scatole di pomodoro e chiudendo poi l’anta del mobile e controllando la cottura di alcune pietanze sul fuoco.
“Bello, finalmente un Natale diverso!”esclama contenta la ragazza continuando ad indisturbata a smistare la spesa “ E dove andiamo?” domanda sempre ilare.
“In Germania”.
Un barattolo di mais cade a terra, sfuggendo alla presa salda di Kim e rotola lungo il pavimento fino ad arrestarsi scontrandosi contro la gamba di una sedia.
Kim si gira lentamente verso la madre. “Dove andiamo?” domanda, leggermente scossa, mentre il fratello, forse attirato del rumore del barattolo caduto o dalla voce di un tono più alto della sorella, appare, prima facendo capolino con la testa e, poi, completamente, nella stanza.
La madre sospira profondamente. “Andiamo in Germania” ripete.
Dopo un momento di esitazione e con una voce poco sicura “Io… io, non… non posso venire. C’è… il ballo e, devo assolutamente andarci e …”.
“Kim, lo so che a quel ballo non ci vuoi andare quindi, non prendere scuse che non esistono. A Natale andremo in Germania, ho già avvisato i nonni. Partiremo tra una settimana. La rimprovera la madre, alzando di poco il tono della voce.
Kim scuote il capo sconvolta. “No, io non vengo”.
“Tu verrai e passeremo tutti e tre una bella vacanza fuori da questo cottage”
Vorrebbe urlare e gridare che lei non accetta questa imposizione ma, conosce sua madre e sa che non può opporsi tanto meno le riuscirà di convincerla a non partire, comportandosi da bambina; per cui, annuisce solamente con il capo prima di uscire dalla cucina e salire nella sua stanza, chiudendo con violenza la porta alle spalle, facendone risuonare il rumore per il cottage.
Tim, sempre dallo stipite della porta, osserva la madre riprendere a cucinare.
“Te lo avevo detto che non l’avrebbe presa bene” le fa presente. “Però, vedrai che presto si abituerà all’idea e si divertirà un volta arrivati in Germania” aggiunge poco dopo.
“Lo spero Tim, lo spero veramente”.
Chiusa nella sua stanza e ripresa l su postazione preferita, sul davanzale della finestra, pensa al notizia da poco ricevuta.
Non può credere che la madre abbi accettato un viaggio di quel tipo; non perché abbia qualche cosa contro la nazione ma, per il semplice fatto che lì ci sono troppi ricordi che non vuole rivivere nuovamente.
Un leggero toc toc alla porta non la fa girare in direzione della porta, ben sapendo che è la madre, l’unica che in quella casa bussa tute le volte ce entra in una stanza mentre il fratello è più da entro e basta.
Si gira giusto in tempo per vedere la chioma riccia e rossa della madre fare capolino sullo stipite della porta “Posso entrare?” annuisce con il capo prima di spostare lo sguardo fuori, anche se oramai non si riesce più a vedere niente per quanto è scuro.
“Kim… so come ti senti e, credimi, prima di accettare la proposta dei nonni ci ho pensato parecchio e alla fine ho deciso che si può fare.” Comincia il discorso la madre, ma non finisce di parlare che Kim, comincia a parlare. “Se credi di aver preso la giusta decisione ok, sai che intanto verrò a Kiel, anche se sono parecchio restia.”le dice, spostandosi una ciocca di capelli castani da davanti al viso mentre la madre le accarezza dolcemente la testa sorridendole.
“La cena è quasi pronta” si alza ed esce dalla stanza, lasciando la porta leggermente aperta che, poco dopo, permette a Tim di entrare e di sedersi sul letto utilizzato per gli ospiti.
Si tolgono quattro anni anche se, vista l’altezza ed il viso dai tratti simili, vengono spesso scambiati per gemelli, e sono veramente molto legati anche solo per essere fratello e sorella.
Kim gli sorride, appena.
“Vedrai che ci divertiremo” le dice e lei riesce solamente ad annuire poco prima di alzarsi e seguire i fratello in cui per poter cenare.
A cena non si accenna neanche di sfuggita al viaggio e alla Germania e discutono della giornata scolastica.
Tim del fatto che a Barry Island, dove abitano, la scuola lasci a dir poco a desiderare come edificio e del fatto che la sua professoressa di inglese, secondo lui, ce l’abbia nei suoi confronti.
Mentre Kim racconta della corsa sua e della sua mica Vivien per prendere l’autobus per poter tornare a casa da Cardiff e, di come, per poco non era ruzzolata rincorrendo il mezzo che non si era fermato neanche vedendole. Solamente alla fermata successiva, erano riuscite a salire e a prendere posto, facendosi largo con gli zaini ingombranti.
“Se non avessimo avuto il prossimo autobus solamente quattro ore dopo, avremo potuto anche lasciarlo andare via senza rincorrerlo come pazze. E sentivamo Sebastian ridere senza sosta. Vivien aveva intenzione di fare dietro-front e conciarlo per le feste, solamente il fatto che la corriera stava prendendo velocità le ha fatto cambiare idea”
Finita la cena, Tim sparecchia la tavola mentre Kim si occupa di mettere i piatti e le posate in lavastoviglie poi, subito a dormire, dopo aver preparato le loro divise scolastiche, per il giorno dopo.
La mattina dopo, quando Kim esce di casa per prendere l’autobus, è costretta a rincasare per recuperare un ombrello per ripararsi dall’acqua che con un movimento scrosciante, scende giù.
Arrivata alla pensilina, attende per qualche minuto, richiudendo l’ombrello. Sale sul mezzo, per poi sedersi su uno dei primi posti, d sola, conscia che quel giorno la sua migliore amica non prenderà l’autobus perché ha trovato un altro passaggio.
Arrivato all’edificio scolastico, una delle nuove costruzioni nella città di Cardiff, si dirige a passo spedito verso il suo armadietto, nell’ala est.
Dopo aver recuperato i libri che le servono per le prime tre ore e lasciato lo zaino con i restanti, Kim, chiede il suo armadietto con maggiore forza del solito, creando un notevole rumore, facendolo sbattere.
Una ragazza, poco più bassa di Kim, le si avvicina facendo ondeggiare la lunga chioma bionda, legata in un treccia che si muove a tempo con la sua andatura.
“Svegliata male?” le domanda divertita.
“Meglio che non parli” risponde stizzita mentre si avvia per il corridoio, con i libri sotto braccio.
Vivine, la migliore amica di Kim dall’età di appena tre ani, quando avevano cominciato a giocare insieme alla scuola materna. Capelli biondi come il grano nel mese di giugno, quando è pronto per la mietitura ed occhi verdi, vispi.
Allegria e pazzia d vendere, come la forza di battersi contro chi non le va a genio.
Bella e discretamente corteggiata dagli alunni della scuola che entrambe frequentano, anche se lei afferma il contrario. E, particolare da non trascurare, fidanzata da sette mesi con Sebastian.
“ E dai, cos’è questo muso lungo?” ed altra qualità per cui non passa inosservata è proprio il suo ottimismo con il quale influenza tutti coloro che le stanno accanto.
“Vivien… a Natale parto!” continuano a camminare dirigendosi verso l’aula di storia, per seguire la prima
lezione della giornata.
“Allora: vitalità! Hai sempre desiderato passare le vacanze lontano da casa e Cardiff, non vedo perché devi avere questo muso…”
“Andiamo in Germania!” le dice all’improvviso, fermando il fiume di parole dell’amica.
-Ah!...- riesce solamente a dire dopo un po’ di silenzio, entrando in classe e prendendo posto su due banchi vicini ed in penultima fila.
-Già!-
Il professore entra, arrestando la confusione venutasi a creare nell’aula in mancanza della sua presenza e così anche Kim e Vivien terminano per il momento la loro conversazione.
Durante tutta la durata della lezione, Vivien, non presenta alcuna attenzione, addirittura, senza capire neanche l’argomento di studio del momento; perché, intenta ad analizzare tutta la situazione presentatale dall’ amica.
Riesce a capire come Kim abbia potuto ricevere una notizia di quel genere, ricorda ancora quando una sera l’amica si era presentata sotto casa, in lacrime e con le trecce sfatta, incurante della tempesta che c’era quella notte. Non può fare a meno di ricordare anche quel periodo in cui Kim, Tim e la madre, qualche anno prima, erano andati a stare da loro, in mancanza di una casa, dopo che avevano dovuto vendere la loro piccola abitazione.
Il suono della campanella la fa ritornare al presente e, ancora scossa, segue Kim che, camminando per i corridoi sistema i vari fogli in cui ha preso gli appunti della lezione appena terminato.
“Ehm, non è che me li potresti prestare?” le domanda Vivien.
Alza lo sguardo dagli appunti, per poi annuire, porgendogli quei quattro, cinque fogli in cui è riassunta la lezione.
“Grazie. Li copio e poi te li ridò prestissimo. Uffi, non so cosa farei senza di te!” dice Vivien, sistemandoli accuratamente in una piccola cartellina che porta con se, mentre insieme si dirigono verso le aule di lingue.
“Me lo chiedo anche io!” risponde sorridendo divertita.
“Spiritosa.” Le fa un linguaccia, sorridendo. “Senti, ho comprato il vestito per il ballo scolastico di Natale, vieni questo pomeriggio a vederlo? Così mi dici se secondo te può andare, sai, non mi sento proprio a mio agio con un abito di qualsiasi tipo e per questo motivo evito accuratamente tutte le feste scolastiche ma, Sebastian quest’anno mi ha costretto!” sospira tristemente.
“Certo che passo a vederlo, intanto questo pomeriggio ho solamente un impegno con le valigie per la partenza.”
“Ops, scusa. Forse era meglio se non nominavo il ballo” le dice sinceramente dispiaciuta Vivien.
“Tranquilla. Intanto, come ben sai, non sarei mai venuta. Anche se, ad essere sincera, avrei fatto molto volentieri un cambio: no Germania e sì al ballo!” le risponde sorridendo, fermandosi davanti all’aula di tedesco. “Ora devo andare a lezione, ci sentiamo dopo pranzo, nella mensa.”
“Ancora non capisco per quale motivo hai deciso di prendere tedesco, che conosci correttamente la lingua!” dice la bionda, osservando la scritta sopra la porta. “Ora vado anche io in classe. A dopo.” E così si avvia affrettando il passo verso l’aula di Francese
Kim è seduta ad un tavolino con un piccolo vassoio con il suo pranzo, quando Vivien le si siede davanti, leggermente arrabbiata in volto. Non fa domande, perché conosce l’amica e sa che deve essere lei a raccontare altrimenti riceverà come risposta solamente un Niente.
Riprende a mangiare il suo rost-beef, quando in mensa entra Sebastian, un ragazzo dell’ultimo anno alto all’incirca un metro e ottanta, gel per capelli per tenere leggermente dritti i capelli scuri, jeans strappati in più punti ed una maglia a maniche corte, anche se la temperatura non è l’ideale per questo abbigliamento.
Vedendola, le fa un cenno di saluto a cui ricambia, mentre si avvicina affrettando un po’ il passo.
“Vivien!” le si siede accanto. “Ti porto a casa io, ok?”
“Viene anche Kim con noi.” Le dice Vivien “dobbiamo vedere il vestito per il ballo” gli spiega.
“Bene, allora alla fine delle lezioni ci vediamo nel parcheggio. Ora, scusatemi, ma ci sono Marcus e Jasper che mi aspettano.” Un bacio veloce a Vivien ed un saluto con la mano a Kim e poi scappa via.
Le due amiche, poco dopo, si alzano con poca voglia e si dirigono verso la loro classe per seguire lezione di letteratura inglese, l’ultima di quel giorno.
La classe, a causa delle parole soporifere, del professore, è quasi completamente addormentata e, anche quando suona la campanella, ci vuole del tempo perché tutti gli studenti si sveglino.
Kim e Vivien sono ancora intenti a sbadigliare senza sosta, quando arrivano nel parcheggio e trovano Sebastian ad aspettarle con il motore della macchina acceso.
Arrivate a casa di Vivien e salutato Sebastian, corrono subito nella stanza della ragazza e recuperano il vestito: arancione, lungo fino ai piedi con delle bretelline fini ed uno scialle bianco abbinato.
“Bello, mi piace.” Afferma sicura Kim “Sicura però, che non sia un po’ troppo estivo per portarlo a dicembre?”
“Tranquilla che, va benissimo” le sorride.
“Se lo dici tu!”

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Capitolo 2
*** Secondo Capitolo. ***


Secondo Capitolo.

Sono appena atterrati all’aeroporto di Kiel, in Germania e, con le borse appena recuperate, si avviano all’entrata dove i nonni hanno detto si sarebbero fatti trovare.
Uscendo dall’ aeroporto vengono attirati da un piccolo cartello bianco con su scritto Wilkommen im Kiel Fie, Kim e Tim, per cui si avvicinano lentamente, incontrando il fratello del padre di Kim e Tim, con la sua famiglia composta dalla moglie e da due figli maschi. Si salutano e tra vari complimenti e affermazioni, salgono in macchina mentre due spaesati Kim e Tim osservano i loro due cugini, rispettivamente di un anno più piccoli, avendoli visto per l’ultima volta, tanti anni prima.
Una mezz' oretta di viaggio e, finalmente, riescono ad arrivare a Neumunster, a casa dei nonni. Ricevono una calorosa accoglienza anche da parte dei nonni, ed un seguito la proposta di riposarsi un po’ nelle due camere degli ospiti preparate per l’occasione, una per Sophie e l’altra per Kim e Tim.
Ed ora eccoli lì: Tim addormentato sul letto e Kim intenta ad osservare il soffitto, leggermente assonnata ma non tanto da farla crollare per la stanchezza.
E’ tardo pomeriggio ed il sole è già sceso da un po’, quando Tim e Kim decidono di scendere al piano di sotto. Scese le scale incontrano il nonno intento a guardare la televisione in salotto con un giornale piegato nel posto del divano accanto, ed in cucina la madre e la nonna intenta a preparare la cena e ad apparecchiare la tavola, chiacchierando tra loro.
“Ragazzi” li saluta la nonna, mescolando nella pentola posta sopra il fuoco. “Avrei voluto farvi visitare la città ma, oramai si è fatto tardi. Se sarà possibile e, non farà molto freddo, domani mattina mi accompagnate al supermercato che devo fare gli ultimi acquisti per il pranzo di Natale e vi faccio vedere un po’ la città.” Dice sorridendo.
I due annuiscono, prendendo posto a tavolo. “Peter, spegni la televisione e vieni in cucina, è pronta la cena.” Grida la nonna, per farsi sentire dal marito, dall’altra stanza e, così, poco dopo, anche il nonno è seduto a capotavola mentre si cominciano a fare i piatti.
Finita la cena, Tim ed il nonno vanno in salotto mentre Kim, la madre e la nonna rimangono in cucina per sparecchiare poi, Kim torna nella camera che occupa durante il periodo delle vacanze, mentre le altre vanno anche loro in salotto.
Il sole che lentamente sorge, si fa spazio a forza tra le spesse nubi grigie che sovrastano il cielo della cittadina di Neumunster. Alcuni tenui raggi entrano dalle cortine socchiuse della finestra, svegliando delicatamente Kim, che si alza e rimane seduta sul letto per un lungo tempo, stropicciandosi stancamente gli occhi, prima di scendere dal letto e andare in bagno per sciacquarsi il viso per svegliarsi, per poi andare al piano di sotto per fare colazione. Scendendo le scale, viene attirata da un dolce profumo di biscotti appena sfornati provenienti dalla cucina, infatti, appena entra nella stanza vede la nonna con delle presine in mano trasportare un vassoio appena uscito dal forno con dei biscotti fumanti.
“Buongiorno” saluta la ragazzina, attirando l’attenzione della nonna su di sé, la quale, alza il viso e sorridendo le dice “Gutten Tag”, appoggiando il vassoio sopra i fornelli e prendendo un piattino decorato con motivi floreali sul quale trasporta i biscotti.
Kim si siede, rovesciando la tazza messa capovolta sopra una tovaglietta e, versandosi del tè caldo dalla caraffa aggiungendo due cucchiaini di zucchero.
“Penso che l’idea proposta ieri di fare un giro per Neumunster non sia fattibili. Non vorrei svegliare Tim”le dice la nonna, smettendo per un momento d sistemare i biscotti.
“Se vuoi, posso svegliarlo io. Non c’è alcun problema” le dice Kim, prendendo uno dei biscotti zuccherosi sopra il tavolo.
“No, tranquilla. Uscirò da sola a fare la spesa.” Le dice.
“Nonna, se vuoi posso andarci io. Avevo intenzione di fare un giro e, non sarebbe un problema per me andare al supermercato e fare spesa” propone la ragazza.
“Non vorrei costringerti, sebbene mi faresti un grande piacere”.
“Nessun problema, nonna, vado io” finisce di bere il suo tè e poi ritorna nella sua stanza per lavarsi e vestirsi.
Fa una doccia veloce ed in accappatoio gira per cinque minuti buoni alla ricerca di qualche cosa da indossare, optando poi per una maglia a righe bianche e nere ed un paio di jeans chiari con ai piedi gli stivali bianchi comprati la settimana prima.
Si posta davanti allo specchio per sistemare i capelli, decidendo di legare i capelli castani, in due codini ai lati della testa con due fermagli neri lasciando, in questo modo, il viso scoperto e la leggera spruzzata di lentiggini che le colorano appena il viso, allo scoperto.
Si specchi un’ultima volta, decidendo che per questa volta può anche non mettersi neanche un filo di trucco e prende una borsa non tanto grande in cui mette il suo portafoglio, un piccolo blocco-notes- che deve avere sempre con lei-, una penna biro che scrive nero, il suo inseparabile I-pod ed un pacchetto di fazzoletto.
Prima di uscire dalla sua stanza si ferma a lasciare un messaggio sul comodino per il fratello e poi si decide a scendere. In cucina la nonna le lascia la lista della spesa e cinquanta euro, poi prende il suo giaccone corto nero ed esce di casa dirigendosi verso la prima fermata dell’autobus, che ha visto il pomeriggio prima quando è arrivata, intenzionata a raggiungere Kiel.
Lungo il tratto a piedi ad un certo punto è costretta ad accelerare il passo a causa della pioggia che comincia a scendere; solamente quando arriva sotto il piccolo riparo della fermata può fermarsi, perché al riparo ma, è costretta a rimanere in piedi per mancanza di una panchina.
Nell’attesa, decide di prendere il suo mp3 e di cominciare ad ascoltare la musica, pur di passare il tempo e così lo accende, impostando un volume abbastanza basso, in modo tale da riuscire a captare ogni più piccolo rumore ed è anche per questo motivo che riesce a sentire dei passi avvicinarsi e vedere un ragazzo moro avvicinarsi e posizionarsi sotto la tettoia. All’inizio non gli da grande importanza e quindi non gli presta molta attenzione ma, mentre Kim decide di abbassare il cappuccio del suo giaccone, riesce a vederlo meglio e, da subito, viene attirata dagli occhi di un grigio chiarissimo.
E’ a questo punto che si rende conto di non conoscere minimamente la città di Kiel e quindi, di non sapere neanche dove trovare un supermercato per cui, facendosi forza per superare la timidezza che da sempre l ostacola un po’ nelle relazioni, si rivolge al ragazzo.
“Scusami, forse potresti aiutarmi. Dovrei andare a Kiel a fare spesa ma, non so dove potrei trovare un supermercato”. Sentendosi parlare così tranquillamente in tedesco, si accorge che, eccetto per un piccolo accento tendente al gaelico, potrebbe essere scambiata per tedesca senza nessun tipo di problema.
“Alla seconda fermata, arrivata in città, è nella prima traversa a destra. Non puoi sbagliarti.” Le dice sorridendo cordiale.
“Grazie” ricambiando il sorriso, mentre il rumore di una macchina li fa voltare entrambi verso sinistra e vedere il mezzo fermarsi davanti alla fermata dell’autobus ed il finestrino abbassarsi ed il viso di un ragazzo fare capolino da questo.
“David, dai, salta su!” ed il ragazzo che Kim capisce chiamarsi David, le rivolge un ultimo saluto per poi correre in auto e poco dopo questa parte, lasciando una piccola scia di acqua che colpisce anche Kim che si ritrova leggermente bagnata fino alle ginocchia.
Non ha tempo di inveire contro il conducente della macchina perché il suo autobus si ferma e deve salire.
In poco più di una mezz’ora è scesa a Kiel e seguendo le indicazioni del ragazzo, riesce a raggiungere il supermarket nel quale compra tutto ciò che gli è stato elencato dalla nonna e, solamente in u quarto d’ora, riesce ad uscirne e, soprattutto, portando solamente tre sacchetti, neanche troppo pesanti.
Rientrata casa, lascia la spesa in cucina.
“Questa sera andiamo in centro. Tutti gli anni, sotto la vigilia c’è una piccola recita dei bambini e poi qualche esibizione generale di compaesani” le dice la nonna, infornando il pollo per il pranzo e compiendo questo gesto non le riesce di vedere la faccia leggermente scocciata della nipote Esibizioni delle elementari e di cori in vestiti tipici “E ci sono diversi stend. Faremo cena lì, ci sarà anche tuo zio Markus con la famiglia.” Continua a spiegarle la nonna e a lei non resta che annuire.
Dopo di che, torna nella sua stanza dove trova Tim intento a leggere lungo sul letto. Sentendo la porta aprirsi con un leggero cigolio, alza appena lo sguardo dalle righe scritte.
“Saputo il programma serale?” le domanda Kim, buttandosi di peso sul letto, con un leggero sbuffo finale.
“Ti riferisci ad una tradizione di paese che comprende esibizioni e stend?” le domanda ridendo appena, riprendendo la lettura del suo libro. Lei annuisce con i capo, sommergendolo poi sul cuscino, facendo ridere maggiormente il fratello.
“Sarà orribile!” si lamenta, con il suo della voce attutito dal cuscino.
“Su, dai, non è detto…” cerca di convincerla Tim, senza però riuscire a trattenersi dal ridere e attirando, in questo modo, lo sguardo truce della sorella.

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Capitolo 3
*** Terzo Capitolo. ***


Disclaimer: Ci tengo a precisare che i Panik non mi appartengono, e con questo mio scritto privo di alcuno scopo di lucro, non intendo dare una rappresentazione veritiera del carattere o delle vite dei componenti della band, né desidero offenderli in alcun modo.

Terzo Capitolo.

Kim scende di corsa le scale, arrivando così nell’ingresso dell’abitazione dove i nonni, la madre e Tim l’aspettano dopo che è dovuta risalire per prendere il suo cellulare lasciato sopra la scrivania, dopo aver chiuso la chiamata con Viviene, meno di un’ora prima.
Jeans scuri e maglia blu, quest’ultima coperta dalla giacca nera, e ballerine blu ai piedi, ecco come vesta questa sera Kim, mentre i capelli sono lasciati sciolti lungo le spalle.
Camminano a piedi per un tratto abbastanza lungo, tra le stradine di Neumuster illuminate a festa; le grida e risate avvisano alla piccola comitiva di essere arrivati a destinazione ed infatti, girando l’angolo, arrivano nella piazza del paese in cui sono presenti quattro stend e diversi tavolini, disposti davanti ad un piccolo palco, montato appositamente.
Il nonno vede Markus cercare di attirare la loro attenzione, per cui si dirigono nella sua direzione, avendo occupato dei posti anche per loro e aver preso dei vassoi con wurstel, panini e strudel.
Kim addenta uno dei panini, ed il passaggio di un piccolo gruppo- composto da sei ragazzi- attira la sua attenzione, una volta che lo zio, chiama uno di questi. “David”
Scuote il capo, sicura che non si tratti di lei, per cui, continua tranquillamente a mangiare, mentre il ragazzo chiamato dallo zio sembra non averlo sentito tra le tante persone che si trovano in piazza.
L’esibizione dei bambini è proprio come se l’era immaginata, con poesie elementari ed altrettante canzoncine per cui le ascolto senza grande interesse con la testa appoggiata sulla mano e lo sguardo vitreo; è il turno delle altre esibizioni e vedendo un piccolo gruppo di uomini in abiti tipici già pronta a tutto, quando lo zio Markus le dice di alzarsi perché le vuole presentare una persona. Si alza, rischiando di inciampare con la panca sulla quale era seduta e segue lo zio.
Pensa di sapere già chi sia questa persona che le vuole assolutamente presentare, il famoso allievo talentuoso dello zio, di cui ha sentito parecchio parlare.
“David, non mi saluti più?” ancora questo nome, possibile che sia questa la persona che gli vuole presentare?!
“Markus! Non ti avevo visto, altrimenti sarei venuto di corsa a salutarti. Ci sono anche Frederik e Daniel? Non li ho visti in giro.”
“Sì, è venuta la moglie di mio fratello con i due figli e abbiamo occupato un tavolo. Sono seduti lì”
“Ah, allora dopo passo a salutarli.” Dice cordialmente, mentre vede altri cinque ragazzi avvicinarsi e salutare lo zio.
“Ciao ragazzi. Ah, David, volevo presentarti una persona. La mia prima vera allieva.” E così dicendo fa cenno a Kim di avvicinarsi e, con le gote un po’ più rosate, riesce a vedere il ragazzo con cui, fino a quel momento, lo zio stava intrattenendo una conversazione.
“Tu?” dicono insieme, sotto lo sguardo confuso dei cinque ragazzi che affiancano il ragazzo moro e quello perplesso dello zio.
“Vi conoscete?” domanda infatti lui.
“Ci siamo incrociati questa mattina alla fermata dell’autobus e gli ho chiesto delle informazioni” spiega Kim, mentre David annuisce.
“Io sono David Bonk” porge la mano, per presentarsi. “Kim Kelly”ricambia la stretta sorridendo.
“E quindi è la tua nipote, di cui mi hai spesso parlato.”dice David, questa volta rivolto verso Markus che annuisce con il capo. “E prima che me lo chieda anche tu, sì, è lui il mio allievo di cui ti parlavo… anche se oramai da quasi tre anni non segue le mie lezioni…” aggiunge poco dopo.
“Sai perfettamente il motivo” gli fa presente i ragazzo. “Sì e ne sono felice, come ti ho già detto più di una volta ma, l’aver perso un buon allievo come te… è una grande perdita, nonché un grande dispiacere.”
“Ed ora, che salgano sul palco un gruppo che, in questi ultimi anni, sta girando parecchio per la Germania e non solo…” sono le parole del presentatore.
“Torniamo al nostro tavolo. Ci vediamo dopo.” Dice Markus e così, lui e Kim fanno ritorno al loro tavolo.
“Chi le dovevi presentare?” domanda Sophie una volta che entrambi hanno preso posto e, nel frattempo sul palco sei ragazzi prendono le loro postazioni con i loro strumenti alle mani.
“David Bonk”.
“Oh, quel bravo ragazzo.” Dice il nonno. “Dovresti sentirlo suonare il pianoforte, è un talento nato e, non per niente, ha vinto diversi premi.”si rivolge a Sophie. “Credi che suonerà questa sera? E’ da un po’ che non lo ascolto.” Questa volta si rivolge a Markus.
“Sì, si esibisce con il suo gruppo. Ma non so se suonerà il pianoforte questa sera, è più probabile che lo ascolteremo alla chitarra.”
“Ed eccoli qui: i sei talenti di Neumunster. Questa sera si esibiranno con quattro loro canzoni: Revolution, Ein Neuer Tag, Was Wurst du Tun e Wegweiser. Date un caloroso benvenuto ai … Panik!” un piccolo coro di urla di ragazze nei primi tavoli, accompagna l’inizio della prima canzone.
Kim ascolta con attenzione, il ritmo non le sembra male, anche se il rap non è mai stata la sua passione ma le parole, in un qualche modo, l’attirano e le fanno prestare attenzione.
Osserva bene il gruppo e capisce che è composto da David e dai suoi amici, che ha visto prima.
“Sì, quello alla chitarra è David. Alla batteria c’è Juri, Jan è i dj, Linke al basso. Il cantante è Frank ed il rapper è il migliore amico di David, Timo.” Le spiega lo zio.
“Papà, poi David viene qui, vero?” domanda il più piccolo dei cuginetti, Daniel.
“Ha detto che poi passa a salutarvi.”è la risposta data da Markus.
Con la seconda canzone, Kim non può fare a meno di cambiare la sua opinione riguardo al gruppo, anche dall’ introduzione musicale di Ein Neuer Tag al pianoforte, suonato da David.
Anche la terza canzone non le sembra per niente male e alla quarta viene nuovamente attirata dal suono del pianoforte e così si ritrova d applaudire con convinzione una volta che i sei ragazzi, dopo un inchino e saluto al pubblico, scende dal palco.
Impaziente com’è, di poter congratularsi con David per la sua maestria nel suonare il pianoforte e di poter fare i suoi complimenti anche alla band, Kim si ritrova a spostarsi per la panca con una certa impazienza.
“David!” sentendo Frederik fare il nome del ragazzo, si volta di scatto alle sue spalle, intravedendo i sei ragazzi avvicinarsi ed in particolar modo David scompigliare i capelli al cugino più piccolo, che sembra non fare nemmeno caso di avere i capelli fuori posto e che sorride felice.
“Veramente una bellissima esibizione, anche se generalmente preferisco la musica classica…” dice il nonno Peter ai ragazzi.
“Grazie” rispondono questi.
“Sedetevi. Unitevi a noi, c’è ancora posto al tavolo.” Dice la zia Marion facendo accomodare i ragazzi che accettano molto volentieri.
“Fate musica insieme da tanto?” chiede Sophie, interessata alla carriera musicale.
“Ognuno di noi ha cominciato ad età diverse ad interessarsi ad uno strumento. All’inizio eravamo solo io e David a suonare tra noi e dopo numerosi cambi di componenti, ci siamo ritrovati a suonare noi sei… saranno circa cinque anni che suoniamo insieme e l’anno scorso abbiamo inciso anche il nostro primo album con una casa discografica.” A parlare è Timo e, osservandolo mentre parla, Kim che capisce che è lui il ragazzo che quella mattina era dentro l’auto.
“Quindi, siete famosi?” ad intervenire questa volta è Tim ed i sei amici si guardano tra loro sorridendo. “Famosi è una parolona. Siamo discretamente conosciuti in diversi paesi, oltre la Germania e ci spostiamo per piccoli tour.”dice Juri.
“Bhè, i miei complimenti, perché ho sentito questa esibizione e siete veramente bravissimi.” Dice Kim.
“Non ci avevate mai sentito prima?” domanda ancora Juri e Kim scuote il capo.
“Non stupitevi più di tanto, ragazzi, non vivono qui in Germania, ma in Galles.” Fa presente loro Markus. “Wow… parlate benissimo il tedesco.” Dice Jan.
“Oddio, grazie, ma… l’accento un tantino gaelico si sente. Però ci esercitiamo parlandolo spesso a casa e anche con le lezioni a scuola.” Dice Kim, arrossendo appena.
“Tornando alla musica. Kim, prima o poi dovrai suonare qualche cosa… tu mi hai sentito, ed ora spetta a me.” Dice David, smettendo per un momento di giocare a mora cinese con Daniel.
“Sono leggermente fuori allenamento e non mi sento un granché a mio agio a suonare...” dice Kim, mettendo un mostra un velo di timidezza.
“Questa storia l’ho già sentita da qualcun altro..” dice scherzosamente Timo, dando una leggera gomitata a David, seduto al suo fianco.
“Smettila, eh daii…” cerca di liberarsi di Timo, per poi rivolgersi nuovamente alla ragazza. “Ti pregoooo, mi fai sentire qualche cosa?” con il tono della voce supplichevole.
“Vedremo…” svicola con maestria Kim, senza però riuscire a trattenere una piccola risatina dall’espressione supplichevole di David.
“Kim, Tim… è il caso di tornare a casa, perché i nonni sono stanchi…” interrompe la conversazione la madre ed i due non possono fare altro che annuire ed alzarsi.
“Ci vediamo in giro, prima che ripartiate” salutano i sei ragazzi. “Ci vediamo domani a pranzo” è invece il saluto dei loro zii e cugini.
“Mi raccomando, mi devi far sentire come suoni.” Ricorda nuovamente David sorridendole e Kim annuisce con il capo, ricambiando il sorriso.

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