Solstizio d' Estate di echo kiriky (/viewuser.php?uid=13588)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo Capitolo. ***
Capitolo 2: *** Secondo Capitolo. ***
Capitolo 3: *** Terzo Capitolo. ***
Capitolo 1 *** Primo Capitolo. ***
Solstizio
d’Estate
Primo
Capitolo.
E’
un tardo pomeriggio di Novembre e Kim, una ragazza di diciassette anni,
guarda fuori dalla finestra della su piccola stanza, il vento che con
una forza impetuosa, si abbatte sugli alberi facendo spostare i loro
rami e quelle rade foglie che sono resistite alla stagione autunnale.
Si
stringe di più nel suo pile mentre un brivido, causatole da
uno spiffero proveniente da una piccola fessura della finestra , la fa
sussultare sul posto.
Lentamente
la luce del sole, che in quella giornata era coperto da uno spesso
stato di nuvole grigie, comincia a diradarsi mentre la notte avanza e
l’apparire della prima stella avvisa la notte imminente.
Guarda
per un’ ultima volta il paesaggio fuori dalla finestra, per
poi alzarsi dal davanzale sul quale era seduta fino a qualche minuto
prima.
Uscita
dalla sua stanza scende al piano di sotto, stringendo tra le mani un
libro dalla copertina blu, scolorita, e dai contorni leggermente
sgualciti; decide di allungarsi sul divano in salotto e di passare il
tempo leggendo, nell’attesa che la madre ed il fratello
facciano ritorno dalla vicina Cardiff dove sono andati, qualche ora
prima, per fare spesa.
Sfoglia
svogliatamente il libro per un po’, fino a quando, il
cigolare della porta d’ingresso la fa alzare, nello stesso
momento in cui la testa rossa cosparsa di lentiggini, del fratello,
appare sullo stipite della porta salutando sorridente con un
“Siamo tornati e mamma ha chiesto di andare a prendere la
spesa rimasta in macchina”
Davanti
alla porta d’ingresso, prende il suo giaccone lasciato
sull’ appendiabiti, dopo che è rientrata da scuola
quel pomeriggio, ed esce per aiutare mentre il rumore delle pentole in
cucina l’avvisa che la madre ha già cominciato ad
armeggiare con i fornelli per preparare la cena.
Varcata
la soglia, si stringe maggiormente, per ripararsi da una folata di
vento particolarmente forte e gelata.
Una
volta rientrata ed aver rimesso la giacca al proprio posto, va nella
cucina per sistemare la spesa, mentre dal salotto proviene il rumore
della televisione, segno che il fratello si messo a giocare alla
playstation.
“Kim,
questo Natale non lo passeremo al cottage” le dice la madre
finendo di impilare delle scatole di pomodoro e chiudendo poi
l’anta del mobile e controllando la cottura di alcune
pietanze sul fuoco.
“Bello,
finalmente un Natale diverso!”esclama contenta la ragazza
continuando ad indisturbata a smistare la spesa “ E dove
andiamo?” domanda sempre ilare.
“In
Germania”.
Un
barattolo di mais cade a terra, sfuggendo alla presa salda di Kim e
rotola lungo il pavimento fino ad arrestarsi scontrandosi contro la
gamba di una sedia.
Kim
si gira lentamente verso la madre. “Dove andiamo?”
domanda, leggermente scossa, mentre il fratello, forse attirato del
rumore del barattolo caduto o dalla voce di un tono più alto
della sorella, appare, prima facendo capolino con la testa e, poi,
completamente, nella stanza.
La
madre sospira profondamente. “Andiamo in Germania”
ripete.
Dopo
un momento di esitazione e con una voce poco sicura
“Io… io, non… non posso venire.
C’è… il ballo e, devo assolutamente
andarci e …”.
“Kim,
lo so che a quel ballo non ci vuoi andare quindi, non prendere scuse
che non esistono. A Natale andremo in Germania, ho già
avvisato i nonni. Partiremo tra una settimana. La rimprovera la madre,
alzando di poco il tono della voce.
Kim
scuote il capo sconvolta. “No, io non vengo”.
“Tu
verrai e passeremo tutti e tre una bella vacanza fuori da questo
cottage”
Vorrebbe
urlare e gridare che lei non accetta questa imposizione ma, conosce sua
madre e sa che non può opporsi tanto meno le
riuscirà di convincerla a non partire, comportandosi da
bambina; per cui, annuisce solamente con il capo prima di uscire dalla
cucina e salire nella sua stanza, chiudendo con violenza la porta alle
spalle, facendone risuonare il rumore per il cottage.
Tim,
sempre dallo stipite della porta, osserva la madre riprendere a
cucinare.
“Te
lo avevo detto che non l’avrebbe presa bene” le fa
presente. “Però, vedrai che presto si
abituerà all’idea e si divertirà un
volta arrivati in Germania” aggiunge poco dopo.
“Lo
spero Tim, lo spero veramente”.
Chiusa
nella sua stanza e ripresa l su postazione preferita, sul davanzale
della finestra, pensa al notizia da poco ricevuta.
Non
può credere che la madre abbi accettato un viaggio di quel
tipo; non perché abbia qualche cosa contro la nazione ma,
per il semplice fatto che lì ci sono troppi ricordi che non
vuole rivivere nuovamente.
Un
leggero toc toc
alla porta non la fa girare in direzione della porta, ben sapendo che
è la madre, l’unica che in quella casa bussa tute
le volte ce entra in una stanza mentre il fratello è
più da entro e basta.
Si
gira giusto in tempo per vedere la chioma riccia e rossa della madre
fare capolino sullo stipite della porta “Posso
entrare?” annuisce con il capo prima di spostare lo sguardo
fuori, anche se oramai non si riesce più a vedere niente per
quanto è scuro.
“Kim…
so come ti senti e, credimi, prima di accettare la proposta dei nonni
ci ho pensato parecchio e alla fine ho deciso che si può
fare.” Comincia il discorso la madre, ma non finisce di
parlare che Kim, comincia a parlare. “Se credi di aver preso
la giusta decisione ok, sai che intanto verrò a Kiel, anche
se sono parecchio restia.”le dice, spostandosi una ciocca di
capelli castani da davanti al viso mentre la madre le accarezza
dolcemente la testa sorridendole.
“La
cena è quasi pronta” si alza ed esce dalla stanza,
lasciando la porta leggermente aperta che, poco dopo, permette a Tim di
entrare e di sedersi sul letto utilizzato per gli ospiti.
Si
tolgono quattro anni anche se, vista l’altezza ed il viso dai
tratti simili, vengono spesso scambiati per gemelli, e sono veramente
molto legati anche solo per essere fratello e sorella.
Kim
gli sorride, appena.
“Vedrai
che ci divertiremo” le dice e lei riesce solamente ad annuire
poco prima di alzarsi e seguire i fratello in cui per poter cenare.
A
cena non si accenna neanche di sfuggita al viaggio e alla Germania e
discutono della giornata scolastica.
Tim
del fatto che a Barry Island, dove abitano, la scuola lasci a dir poco
a desiderare come edificio e del fatto che la sua professoressa di
inglese, secondo lui, ce l’abbia nei suoi confronti.
Mentre
Kim racconta della corsa sua e della sua mica Vivien per prendere
l’autobus per poter tornare a casa da Cardiff e, di come, per
poco non era ruzzolata rincorrendo il mezzo che non si era fermato
neanche vedendole. Solamente alla fermata successiva, erano riuscite a
salire e a prendere posto, facendosi largo con gli zaini ingombranti.
“Se
non avessimo avuto il prossimo autobus solamente quattro ore dopo,
avremo potuto anche lasciarlo andare via senza rincorrerlo come pazze.
E sentivamo Sebastian ridere senza sosta. Vivien aveva intenzione di
fare dietro-front e conciarlo per le feste, solamente il fatto che la
corriera stava prendendo velocità le ha fatto cambiare
idea”
Finita
la cena, Tim sparecchia la tavola mentre Kim si occupa di mettere i
piatti e le posate in lavastoviglie poi, subito a dormire, dopo aver
preparato le loro divise scolastiche, per il giorno dopo.
La
mattina dopo, quando Kim esce di casa per prendere l’autobus,
è costretta a rincasare per recuperare un ombrello per
ripararsi dall’acqua che con un movimento scrosciante, scende
giù.
Arrivata
alla pensilina, attende per qualche minuto, richiudendo
l’ombrello. Sale sul mezzo, per poi sedersi su uno dei primi
posti, d sola, conscia che quel giorno la sua migliore amica non
prenderà l’autobus perché ha trovato un
altro passaggio.
Arrivato
all’edificio scolastico, una delle nuove costruzioni nella
città di Cardiff, si dirige a passo spedito verso il suo
armadietto, nell’ala est.
Dopo
aver recuperato i libri che le servono per le prime tre ore e lasciato
lo zaino con i restanti, Kim, chiede il suo armadietto con maggiore
forza del solito, creando un notevole rumore, facendolo sbattere.
Una
ragazza, poco più bassa di Kim, le si avvicina facendo
ondeggiare la lunga chioma bionda, legata in un treccia che si muove a
tempo con la sua andatura.
“Svegliata
male?” le domanda divertita.
“Meglio
che non parli” risponde stizzita mentre si avvia per il
corridoio, con i libri sotto braccio.
Vivine,
la migliore amica di Kim dall’età di appena tre
ani, quando avevano cominciato a giocare insieme alla scuola materna.
Capelli biondi come il grano nel mese di giugno, quando è
pronto per la mietitura ed occhi verdi, vispi.
Allegria
e pazzia d vendere, come la forza di battersi contro chi non le va a
genio.
Bella
e discretamente corteggiata dagli alunni della scuola che entrambe
frequentano, anche se lei afferma il contrario. E, particolare da non
trascurare, fidanzata da sette mesi con Sebastian.
“
E dai, cos’è questo muso lungo?” ed
altra qualità per cui non passa inosservata è
proprio il suo ottimismo con il quale influenza tutti coloro che le
stanno accanto.
“Vivien…
a Natale parto!” continuano a camminare dirigendosi verso
l’aula di storia, per seguire la prima
lezione
della giornata.
“Allora:
vitalità! Hai sempre desiderato passare le vacanze lontano
da casa e Cardiff, non vedo perché devi avere questo
muso…”
“Andiamo
in Germania!” le dice all’improvviso, fermando il
fiume di parole dell’amica.
-Ah!...-
riesce solamente a dire dopo un po’ di silenzio, entrando in
classe e prendendo posto su due banchi vicini ed in penultima fila.
-Già!-
Il
professore entra, arrestando la confusione venutasi a creare
nell’aula in mancanza della sua presenza e così
anche Kim e Vivien terminano per il momento la loro conversazione.
Durante
tutta la durata della lezione, Vivien, non presenta alcuna attenzione,
addirittura, senza capire neanche l’argomento di studio del
momento; perché, intenta ad analizzare tutta la situazione
presentatale dall’ amica.
Riesce
a capire come Kim abbia potuto ricevere una notizia di quel genere,
ricorda ancora quando una sera l’amica si era presentata
sotto casa, in lacrime e con le trecce sfatta, incurante della tempesta
che c’era quella notte. Non può fare a meno di
ricordare anche quel periodo in cui Kim, Tim e la madre, qualche anno
prima, erano andati a stare da loro, in mancanza di una casa, dopo che
avevano dovuto vendere la loro piccola abitazione.
Il
suono della campanella la fa ritornare al presente e, ancora scossa,
segue Kim che, camminando per i corridoi sistema i vari fogli in cui ha
preso gli appunti della lezione appena terminato.
“Ehm,
non è che me li potresti prestare?” le domanda
Vivien.
Alza
lo sguardo dagli appunti, per poi annuire, porgendogli quei quattro,
cinque fogli in cui è riassunta la lezione.
“Grazie.
Li copio e poi te li ridò prestissimo. Uffi, non so cosa
farei senza di te!” dice Vivien, sistemandoli accuratamente
in una piccola cartellina che porta con se, mentre insieme si dirigono
verso le aule di lingue.
“Me
lo chiedo anche io!” risponde sorridendo divertita.
“Spiritosa.”
Le fa un linguaccia, sorridendo. “Senti, ho comprato il
vestito per il ballo scolastico di Natale, vieni questo pomeriggio a
vederlo? Così mi dici se secondo te può andare,
sai, non mi sento proprio a mio agio con un abito di qualsiasi tipo e
per questo motivo evito accuratamente tutte le feste scolastiche ma,
Sebastian quest’anno mi ha costretto!” sospira
tristemente.
“Certo
che passo a vederlo, intanto questo pomeriggio ho solamente un impegno
con le valigie per la partenza.”
“Ops,
scusa. Forse era meglio se non nominavo il ballo” le dice
sinceramente dispiaciuta Vivien.
“Tranquilla.
Intanto, come ben sai, non sarei mai venuta. Anche se, ad essere
sincera, avrei fatto molto volentieri un cambio: no Germania e
sì al ballo!” le risponde sorridendo, fermandosi
davanti all’aula di tedesco. “Ora devo andare a
lezione, ci sentiamo dopo pranzo, nella mensa.”
“Ancora
non capisco per quale motivo hai deciso di prendere tedesco, che
conosci correttamente la lingua!” dice la bionda, osservando
la scritta sopra la porta. “Ora vado anche io in classe. A
dopo.” E così si avvia affrettando il passo verso
l’aula di Francese
Kim
è seduta ad un tavolino con un piccolo vassoio con il suo
pranzo, quando Vivien le si siede davanti, leggermente arrabbiata in
volto. Non fa domande, perché conosce l’amica e sa
che deve essere lei a raccontare altrimenti riceverà come
risposta solamente un Niente.
Riprende
a mangiare il suo rost-beef, quando in mensa entra Sebastian, un
ragazzo dell’ultimo anno alto all’incirca un metro
e ottanta, gel per capelli per tenere leggermente dritti i capelli
scuri, jeans strappati in più punti ed una maglia a maniche
corte, anche se la temperatura non è l’ideale per
questo abbigliamento.
Vedendola,
le fa un cenno di saluto a cui ricambia, mentre si avvicina affrettando
un po’ il passo.
“Vivien!”
le si siede accanto. “Ti porto a casa io, ok?”
“Viene
anche Kim con noi.” Le dice Vivien “dobbiamo vedere
il vestito per il ballo” gli spiega.
“Bene,
allora alla fine delle lezioni ci vediamo nel parcheggio. Ora,
scusatemi, ma ci sono Marcus e Jasper che mi aspettano.” Un
bacio veloce a Vivien ed un saluto con la mano a Kim e poi scappa via.
Le
due amiche, poco dopo, si alzano con poca voglia e si dirigono verso la
loro classe per seguire lezione di letteratura inglese,
l’ultima di quel giorno.
La
classe, a causa delle parole soporifere, del professore, è
quasi completamente addormentata e, anche quando suona la campanella,
ci vuole del tempo perché tutti gli studenti si sveglino.
Kim
e Vivien sono ancora intenti a sbadigliare senza sosta, quando arrivano
nel parcheggio e trovano Sebastian ad aspettarle con il motore della
macchina acceso.
Arrivate
a casa di Vivien e salutato Sebastian, corrono subito nella stanza
della ragazza e recuperano il vestito: arancione, lungo fino ai piedi
con delle bretelline fini ed uno scialle bianco abbinato.
“Bello,
mi piace.” Afferma sicura Kim “Sicura
però, che non sia un po’ troppo estivo per
portarlo a dicembre?”
“Tranquilla
che, va benissimo” le sorride.
“Se
lo dici tu!”
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Capitolo 2 *** Secondo Capitolo. ***
Secondo
Capitolo.
Sono appena atterrati all’aeroporto di Kiel, in
Germania e, con le borse appena recuperate, si avviano
all’entrata dove i nonni hanno detto si sarebbero fatti
trovare.
Uscendo dall’ aeroporto vengono attirati da un piccolo
cartello bianco con su scritto Wilkommen im Kiel Fie, Kim e Tim, per
cui si avvicinano lentamente, incontrando il fratello del padre di Kim
e Tim, con la sua famiglia composta dalla moglie e da due figli maschi.
Si salutano e tra vari complimenti e affermazioni, salgono in macchina
mentre due spaesati Kim e Tim osservano i loro due cugini,
rispettivamente di un anno più piccoli, avendoli visto per
l’ultima volta, tanti anni prima.
Una mezz' oretta di viaggio e, finalmente, riescono ad arrivare a
Neumunster, a casa dei nonni. Ricevono una calorosa accoglienza anche
da parte dei nonni, ed un seguito la proposta di riposarsi un
po’ nelle due camere degli ospiti preparate per
l’occasione, una per Sophie e l’altra per Kim e Tim.
Ed ora eccoli lì: Tim addormentato sul letto e Kim intenta
ad osservare il soffitto, leggermente assonnata ma non tanto da farla
crollare per la stanchezza.
E’ tardo pomeriggio ed il sole è già
sceso da un po’, quando Tim e Kim decidono di scendere al
piano di sotto. Scese le scale incontrano il nonno intento a guardare
la televisione in salotto con un giornale piegato nel posto del divano
accanto, ed in cucina la madre e la nonna intenta a preparare la cena e
ad apparecchiare la tavola, chiacchierando tra loro.
“Ragazzi” li saluta la nonna, mescolando nella
pentola posta sopra il fuoco. “Avrei voluto farvi visitare la
città ma, oramai si è fatto tardi. Se
sarà possibile e, non farà molto freddo, domani
mattina mi accompagnate al supermercato che devo fare gli ultimi
acquisti per il pranzo di Natale e vi faccio vedere un po’ la
città.” Dice sorridendo.
I due annuiscono, prendendo posto a tavolo. “Peter, spegni la
televisione e vieni in cucina, è pronta la cena.”
Grida la nonna, per farsi sentire dal marito, dall’altra
stanza e, così, poco dopo, anche il nonno è
seduto a capotavola mentre si cominciano a fare i piatti.
Finita la cena, Tim ed il nonno vanno in salotto mentre Kim, la madre e
la nonna rimangono in cucina per sparecchiare poi, Kim torna nella
camera che occupa durante il periodo delle vacanze, mentre le altre
vanno anche loro in salotto.
Il sole che lentamente sorge, si fa spazio a forza tra le spesse nubi
grigie che sovrastano il cielo della cittadina di Neumunster. Alcuni
tenui raggi entrano dalle cortine socchiuse della finestra, svegliando
delicatamente Kim, che si alza e rimane seduta sul letto per un lungo
tempo, stropicciandosi stancamente gli occhi, prima di scendere dal
letto e andare in bagno per sciacquarsi il viso per svegliarsi, per poi
andare al piano di sotto per fare colazione. Scendendo le scale, viene
attirata da un dolce profumo di biscotti appena sfornati provenienti
dalla cucina, infatti, appena entra nella stanza vede la nonna con
delle presine in mano trasportare un vassoio appena uscito dal forno
con dei biscotti fumanti.
“Buongiorno” saluta la ragazzina, attirando
l’attenzione della nonna su di sé, la quale, alza
il viso e sorridendo le dice “Gutten Tag”,
appoggiando il vassoio sopra i fornelli e prendendo un piattino
decorato con motivi floreali sul quale trasporta i biscotti.
Kim si siede, rovesciando la tazza messa capovolta sopra una
tovaglietta e, versandosi del tè caldo dalla caraffa
aggiungendo due cucchiaini di zucchero.
“Penso che l’idea proposta ieri di fare un giro per
Neumunster non sia fattibili. Non vorrei svegliare Tim”le
dice la nonna, smettendo per un momento d sistemare i biscotti.
“Se vuoi, posso svegliarlo io. Non c’è
alcun problema” le dice Kim, prendendo uno dei biscotti
zuccherosi sopra il tavolo.
“No, tranquilla. Uscirò da sola a fare la
spesa.” Le dice.
“Nonna, se vuoi posso andarci io. Avevo intenzione di fare un
giro e, non sarebbe un problema per me andare al supermercato e fare
spesa” propone la ragazza.
“Non vorrei costringerti, sebbene mi faresti un grande
piacere”.
“Nessun problema, nonna, vado io” finisce di bere
il suo tè e poi ritorna nella sua stanza per lavarsi e
vestirsi.
Fa una doccia veloce ed in accappatoio gira per cinque minuti buoni
alla ricerca di qualche cosa da indossare, optando poi per una maglia a
righe bianche e nere ed un paio di jeans chiari con ai piedi gli
stivali bianchi comprati la settimana prima.
Si posta davanti allo specchio per sistemare i capelli, decidendo di
legare i capelli castani, in due codini ai lati della testa con due
fermagli neri lasciando, in questo modo, il viso scoperto e la leggera
spruzzata di lentiggini che le colorano appena il viso, allo scoperto.
Si specchi un’ultima volta, decidendo che per questa volta
può anche non mettersi neanche un filo di trucco e prende
una borsa non tanto grande in cui mette il suo portafoglio, un piccolo
blocco-notes- che deve avere sempre con lei-, una penna biro che scrive
nero, il suo inseparabile I-pod ed un pacchetto di fazzoletto.
Prima di uscire dalla sua stanza si ferma a lasciare un messaggio sul
comodino per il fratello e poi si decide a scendere. In cucina la nonna
le lascia la lista della spesa e cinquanta euro, poi prende il suo
giaccone corto nero ed esce di casa dirigendosi verso la prima fermata
dell’autobus, che ha visto il pomeriggio prima quando
è arrivata, intenzionata a raggiungere Kiel.
Lungo il tratto a piedi ad un certo punto è costretta ad
accelerare il passo a causa della pioggia che comincia a scendere;
solamente quando arriva sotto il piccolo riparo della fermata
può fermarsi, perché al riparo ma, è
costretta a rimanere in piedi per mancanza di una panchina.
Nell’attesa, decide di prendere il suo mp3 e di cominciare ad
ascoltare la musica, pur di passare il tempo e così lo
accende, impostando un volume abbastanza basso, in modo tale da
riuscire a captare ogni più piccolo rumore ed è
anche per questo motivo che riesce a sentire dei passi avvicinarsi e
vedere un ragazzo moro avvicinarsi e posizionarsi sotto la tettoia.
All’inizio non gli da grande importanza e quindi non gli
presta molta attenzione ma, mentre Kim decide di abbassare il cappuccio
del suo giaccone, riesce a vederlo meglio e, da subito, viene attirata
dagli occhi di un grigio chiarissimo.
E’ a questo punto che si rende conto di non conoscere
minimamente la città di Kiel e quindi, di non sapere neanche
dove trovare un supermercato per cui, facendosi forza per superare la
timidezza che da sempre l ostacola un po’ nelle relazioni, si
rivolge al ragazzo.
“Scusami, forse potresti aiutarmi. Dovrei andare a Kiel a
fare spesa ma, non so dove potrei trovare un supermercato”.
Sentendosi parlare così tranquillamente in tedesco, si
accorge che, eccetto per un piccolo accento tendente al gaelico,
potrebbe essere scambiata per tedesca senza nessun tipo di problema.
“Alla seconda fermata, arrivata in città,
è nella prima traversa a destra. Non puoi
sbagliarti.” Le dice sorridendo cordiale.
“Grazie” ricambiando il sorriso, mentre il rumore
di una macchina li fa voltare entrambi verso sinistra e vedere il mezzo
fermarsi davanti alla fermata dell’autobus ed il finestrino
abbassarsi ed il viso di un ragazzo fare capolino da questo.
“David, dai, salta su!” ed il ragazzo che Kim
capisce chiamarsi David, le rivolge un ultimo saluto per poi correre in
auto e poco dopo questa parte, lasciando una piccola scia di acqua che
colpisce anche Kim che si ritrova leggermente bagnata fino alle
ginocchia.
Non ha tempo di inveire contro il conducente della macchina
perché il suo autobus si ferma e deve salire.
In poco più di una mezz’ora è scesa a
Kiel e seguendo le indicazioni del ragazzo, riesce a raggiungere il
supermarket nel quale compra tutto ciò che gli è
stato elencato dalla nonna e, solamente in u quarto d’ora,
riesce ad uscirne e, soprattutto, portando solamente tre sacchetti,
neanche troppo pesanti.
Rientrata casa, lascia la spesa in cucina.
“Questa sera andiamo in centro. Tutti gli anni, sotto la
vigilia c’è una piccola recita dei bambini e poi
qualche esibizione generale di compaesani” le dice la nonna,
infornando il pollo per il pranzo e compiendo questo gesto non le
riesce di vedere la faccia leggermente scocciata della nipote
Esibizioni delle elementari e di cori in vestiti tipici “E ci
sono diversi stend. Faremo cena lì, ci sarà anche
tuo zio Markus con la famiglia.” Continua a spiegarle la
nonna e a lei non resta che annuire.
Dopo di che, torna nella sua stanza dove trova Tim intento a leggere
lungo sul letto. Sentendo la porta aprirsi con un leggero cigolio, alza
appena lo sguardo dalle righe scritte.
“Saputo il programma serale?” le domanda Kim,
buttandosi di peso sul letto, con un leggero sbuffo finale.
“Ti riferisci ad una tradizione di paese che comprende
esibizioni e stend?” le domanda ridendo appena, riprendendo
la lettura del suo libro. Lei annuisce con i capo, sommergendolo poi
sul cuscino, facendo ridere maggiormente il fratello.
“Sarà orribile!” si lamenta, con il suo
della voce attutito dal cuscino.
“Su, dai, non è detto…” cerca
di convincerla Tim, senza però riuscire a trattenersi dal
ridere e attirando, in questo modo, lo sguardo truce della sorella.
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Capitolo 3 *** Terzo Capitolo. ***
Disclaimer:
Ci tengo a precisare che i Panik non mi appartengono, e con questo mio
scritto privo di alcuno scopo di lucro, non intendo dare una
rappresentazione veritiera del carattere o delle vite dei componenti
della band, né desidero offenderli in alcun modo.
Terzo
Capitolo.
Kim
scende di corsa le scale, arrivando così
nell’ingresso dell’abitazione dove i nonni, la
madre e Tim l’aspettano dopo che è dovuta risalire
per prendere il suo cellulare lasciato sopra la scrivania, dopo aver
chiuso la chiamata con Viviene, meno di un’ora prima.
Jeans
scuri e maglia blu, quest’ultima coperta dalla giacca nera, e
ballerine blu ai piedi, ecco come vesta questa sera Kim, mentre i
capelli sono lasciati sciolti lungo le spalle.
Camminano
a piedi per un tratto abbastanza lungo, tra le stradine di Neumuster
illuminate a festa; le grida e risate avvisano alla piccola comitiva di
essere arrivati a destinazione ed infatti, girando l’angolo,
arrivano nella piazza del paese in cui sono presenti quattro stend e
diversi tavolini, disposti davanti ad un piccolo palco, montato
appositamente.
Il
nonno vede Markus cercare di attirare la loro attenzione, per cui si
dirigono nella sua direzione, avendo occupato dei posti anche per loro
e aver preso dei vassoi con wurstel, panini e strudel.
Kim
addenta uno dei panini, ed il passaggio di un piccolo gruppo- composto
da sei ragazzi- attira la sua attenzione, una volta che lo zio, chiama
uno di questi. “David”
Scuote
il capo, sicura che non si tratti di lei, per cui, continua
tranquillamente a mangiare, mentre il ragazzo chiamato dallo zio sembra
non averlo sentito tra le tante persone che si trovano in piazza.
L’esibizione
dei bambini è proprio come se l’era immaginata,
con poesie elementari ed altrettante canzoncine per cui le ascolto
senza grande interesse con la testa appoggiata sulla mano e lo sguardo
vitreo; è il turno delle altre esibizioni e vedendo un
piccolo gruppo di uomini in abiti tipici già pronta a tutto,
quando lo zio Markus le dice di alzarsi perché le vuole
presentare una persona. Si alza, rischiando di inciampare con la panca
sulla quale era seduta e segue lo zio.
Pensa
di sapere già chi sia questa persona che le vuole
assolutamente presentare, il famoso allievo talentuoso dello zio, di
cui ha sentito parecchio parlare.
“David,
non mi saluti più?” ancora questo nome, possibile
che sia questa la persona che gli vuole presentare?!
“Markus!
Non ti avevo visto, altrimenti sarei venuto di corsa a salutarti. Ci
sono anche Frederik e Daniel? Non li ho visti in giro.”
“Sì,
è venuta la moglie di mio fratello con i due figli e abbiamo
occupato un tavolo. Sono seduti lì”
“Ah,
allora dopo passo a salutarli.” Dice cordialmente, mentre
vede altri cinque ragazzi avvicinarsi e salutare lo zio.
“Ciao
ragazzi. Ah, David, volevo presentarti una persona. La mia prima vera
allieva.” E così dicendo fa cenno a Kim di
avvicinarsi e, con le gote un po’ più rosate,
riesce a vedere il ragazzo con cui, fino a quel momento, lo zio stava
intrattenendo una conversazione.
“Tu?”
dicono insieme, sotto lo sguardo confuso dei cinque ragazzi che
affiancano il ragazzo moro e quello perplesso dello zio.
“Vi
conoscete?” domanda infatti lui.
“Ci
siamo incrociati questa mattina alla fermata dell’autobus e
gli ho chiesto delle informazioni” spiega Kim, mentre David
annuisce.
“Io
sono David Bonk” porge la mano, per presentarsi.
“Kim Kelly”ricambia la stretta sorridendo.
“E
quindi è la tua nipote, di cui mi hai spesso
parlato.”dice David, questa volta rivolto verso Markus che
annuisce con il capo. “E prima che me lo chieda anche tu,
sì, è lui il mio allievo di cui ti
parlavo… anche se oramai da quasi tre anni non segue le mie
lezioni…” aggiunge poco dopo.
“Sai
perfettamente il motivo” gli fa presente i ragazzo.
“Sì e ne sono felice, come ti ho già
detto più di una volta ma, l’aver perso un buon
allievo come te… è una grande perdita,
nonché un grande dispiacere.”
“Ed
ora, che salgano sul palco un gruppo che, in questi ultimi anni, sta
girando parecchio per la Germania e non solo…”
sono le parole del presentatore.
“Torniamo
al nostro tavolo. Ci vediamo dopo.” Dice Markus e
così, lui e Kim fanno ritorno al loro tavolo.
“Chi
le dovevi presentare?” domanda Sophie una volta che entrambi
hanno preso posto e, nel frattempo sul palco sei ragazzi prendono le
loro postazioni con i loro strumenti alle mani.
“David
Bonk”.
“Oh,
quel bravo ragazzo.” Dice il nonno. “Dovresti
sentirlo suonare il pianoforte, è un talento nato e, non per
niente, ha vinto diversi premi.”si rivolge a Sophie.
“Credi che suonerà questa sera? E’ da un
po’ che non lo ascolto.” Questa volta si rivolge a
Markus.
“Sì,
si esibisce con il suo gruppo. Ma non so se suonerà il
pianoforte questa sera, è più probabile che lo
ascolteremo alla chitarra.”
“Ed
eccoli qui: i sei talenti di Neumunster. Questa sera si esibiranno con
quattro loro canzoni: Revolution, Ein Neuer Tag, Was Wurst du Tun e
Wegweiser. Date un caloroso benvenuto ai … Panik!”
un piccolo coro di urla di ragazze nei primi tavoli, accompagna
l’inizio della prima canzone.
Kim
ascolta con attenzione, il ritmo non le sembra male, anche se il rap
non è mai stata la sua passione ma le parole, in un qualche
modo, l’attirano e le fanno prestare attenzione.
Osserva
bene il gruppo e capisce che è composto da David e dai suoi
amici, che ha visto prima.
“Sì,
quello alla chitarra è David. Alla batteria
c’è Juri, Jan è i dj, Linke al basso.
Il cantante è Frank ed il rapper è il migliore
amico di David, Timo.” Le spiega lo zio.
“Papà,
poi David viene qui, vero?” domanda il più piccolo
dei cuginetti, Daniel.
“Ha
detto che poi passa a salutarvi.ӏ la risposta
data da Markus.
Con
la seconda canzone, Kim non può fare a meno di cambiare la
sua opinione riguardo al gruppo, anche dall’ introduzione
musicale di Ein Neuer Tag al pianoforte, suonato da David.
Anche
la terza canzone non le sembra per niente male e alla quarta viene
nuovamente attirata dal suono del pianoforte e così si
ritrova d applaudire con convinzione una volta che i sei ragazzi, dopo
un inchino e saluto al pubblico, scende dal palco.
Impaziente
com’è, di poter congratularsi con David per la sua
maestria nel suonare il pianoforte e di poter fare i suoi complimenti
anche alla band, Kim si ritrova a spostarsi per la panca con una certa
impazienza.
“David!”
sentendo Frederik fare il nome del ragazzo, si volta di scatto alle sue
spalle, intravedendo i sei ragazzi avvicinarsi ed in particolar modo
David scompigliare i capelli al cugino più piccolo, che
sembra non fare nemmeno caso di avere i capelli fuori posto e che
sorride felice.
“Veramente
una bellissima esibizione, anche se generalmente preferisco la musica
classica…” dice il nonno Peter ai ragazzi.
“Grazie”
rispondono questi.
“Sedetevi.
Unitevi a noi, c’è ancora posto al
tavolo.” Dice la zia Marion facendo accomodare i ragazzi che
accettano molto volentieri.
“Fate
musica insieme da tanto?” chiede Sophie, interessata alla
carriera musicale.
“Ognuno
di noi ha cominciato ad età diverse ad interessarsi ad uno
strumento. All’inizio eravamo solo io e David a suonare tra
noi e dopo numerosi cambi di componenti, ci siamo ritrovati a suonare
noi sei… saranno circa cinque anni che suoniamo insieme e
l’anno scorso abbiamo inciso anche il nostro primo album con
una casa discografica.” A parlare è Timo e,
osservandolo mentre parla, Kim che capisce che è lui il
ragazzo che quella mattina era dentro l’auto.
“Quindi,
siete famosi?” ad intervenire questa volta è Tim
ed i sei amici si guardano tra loro sorridendo. “Famosi
è una parolona. Siamo discretamente conosciuti in diversi
paesi, oltre la Germania e ci spostiamo per piccoli
tour.”dice Juri.
“Bhè,
i miei complimenti, perché ho sentito questa esibizione e
siete veramente bravissimi.” Dice Kim.
“Non
ci avevate mai sentito prima?” domanda ancora Juri e Kim
scuote il capo.
“Non
stupitevi più di tanto, ragazzi, non vivono qui in Germania,
ma in Galles.” Fa presente loro Markus.
“Wow… parlate benissimo il tedesco.”
Dice Jan.
“Oddio,
grazie, ma… l’accento un tantino gaelico si sente.
Però ci esercitiamo parlandolo spesso a casa e anche con le
lezioni a scuola.” Dice Kim, arrossendo appena.
“Tornando
alla musica. Kim, prima o poi dovrai suonare qualche cosa…
tu mi hai sentito, ed ora spetta a me.” Dice David, smettendo
per un momento di giocare a mora cinese con Daniel.
“Sono
leggermente fuori allenamento e non mi sento un granché a
mio agio a suonare...” dice Kim, mettendo un mostra un velo
di timidezza.
“Questa
storia l’ho già sentita da qualcun
altro..” dice scherzosamente Timo, dando una leggera gomitata
a David, seduto al suo fianco.
“Smettila,
eh daii…” cerca di liberarsi di Timo, per poi
rivolgersi nuovamente alla ragazza. “Ti pregoooo, mi fai
sentire qualche cosa?” con il tono della voce supplichevole.
“Vedremo…”
svicola con maestria Kim, senza però riuscire a trattenere
una piccola risatina dall’espressione supplichevole di David.
“Kim,
Tim… è il caso di tornare a casa,
perché i nonni sono stanchi…”
interrompe la conversazione la madre ed i due non possono fare altro
che annuire ed alzarsi.
“Ci
vediamo in giro, prima che ripartiate” salutano i sei
ragazzi. “Ci vediamo domani a pranzo” è
invece il saluto dei loro zii e cugini.
“Mi
raccomando, mi devi far sentire come suoni.” Ricorda
nuovamente David sorridendole e Kim annuisce con il capo, ricambiando
il sorriso.
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