#Gelosia#
La ragazza, con i piedi indolenziti e
la fronte sudata, non potè
fare a meno di sbuffare, fissando quella casacca rossa poco
più avanti a lei.
“Ma che cosa sta
facendo?!” chiese stizzita a Jin, senza
togliere gli occhi di dosso a Mugen.
Quest’ultimo, i capelli
scompigliati come sempre,camminava
affianco a due ragazze – due oche nemmeno tanto carine,
pensò Fuu- ed era così
sorridente, così gentile,
così
carino da prenderlo
a pugni.
“ Mh
…” rispose –o meglio, non rispose- Jin,
la sua schiena
blu a due centimetri dagli occhi della ragazza.
Fuu sentì la rabbia
montare dentro di lei.
“Un porco, un vero
maleducato” borbottò, sperando in cuor
suo di essere sentita.
E intanto lui continuava a sorridere
e a scherzare.
Sembrava davvero
tranquillo e soddisfatto … come non si mostrava mai con lei.
Quella terribile sensazione si fece
strada nel suo stomaco,
salendo fino al collo, alle tempie, e scivolando di nuovo
giù nei polsi.
Un piccolo maremoto dentro la piccola
Fuu.
“Attenzione!”
avrebbe
voluto gridare “ sto per esplodere!”
“Perché non
andiamo nella foresta?” chiese Mugen alle
ragazze.
“Ma cos’hai in
mente?!” disse una delle due, ridacchiando.
“Tante cose”
rispose Mugen, la voce bassa e roca.
Quella sua maledetta voce
… stanca.
Magnetica, irresistibile.
Quel vortice di rabbia riprese il suo
cammino, più
impetuoso.
“Attenzione,
sto per
esplodere! Mettetevi in salvo … Tutti tranne quelle due
troie … E tu, Mugen.
Ah, vedrai.”
“
… ma no, non
succederà nulla, state tranquille” disse lui,
parlando di chissà cosa.
“Dici?” chiese
l’altra, con gli occhi dolci.
“Ora
la ammazzo”.
“Sì, sono solo
leggende. Molte volte queste cose sono
semplicemente ingigantite” rispose Mugen, sorridendo a
entrambe.
“Ah,
Mugen …”
“Un corvo a più
zampe, hai detto? No, dev’essere qualche
animale grosso. Magari un orso.”
Gli occhi di lui erano puntati
inequivocabilmente sul seno
di una delle due stupide.
“
Ti avveleno”
imprecò Fuu nella sua testa, mordendosi il labbro per non
urlare.
“
Ti uccido nel sonno,
prima che tu possa andare nel letto di quelle due”
“
… ecco perché non
bisogna dar peso a certe storie” continuò lui, gli
occhi ancora su quel punto
incriminato.
“Vedrai,
vedrai se non
lo faccio”
E poi lui toccò il fondo.
Mugen si lanciò sul petto
della ragazza, con fare
animalesco.
“Oh, oh! Ma che ti
prende?” gridò una , nella zuffa.
“Vattene via,
porco!”
“Ma
che …?”
Le ragazze erano già
lontane e Mugen era a terra. Aveva dei
graffi sul volto,ma sembrava soddisfatto.
In mano aveva le focaccine dolci che
appartenevano alle due
giovani.
“Ah,
allora era il
cibo che guardava. Non il seno.” Pensò
lei.
Il maremoto non c’era
più. Tutto in lei era calma piatta.
#Notte#
“Te lo ricordi,
vero?” disse lei, in un debole sussuro.
Mugen si voltò a
guardarla. I suoi occhioni grandi erano
tutti per la Luna.
“Ricordarmi
cosa?”
“Mi hai fatto una promessa.
Devi cercare con me il samurai
che profuma di girasoli. Non morire.” disse lei, gli occhi
ancora sulla Luna.
“Certo che me lo
ricordo” rispose lui, seccato.
Ma Fuu non riusciva a
non pensare alle parole di Jin.
“Mugen si allena tanto
perché stavolta non è sicuro di
vincere”.
Una frase che le aveva tolto il
respiro.
“Hai promesso di uccidermi.
Non puoi morire oggi, ricordalo”
aggiunse Jin.
“So anche questo”
disse, facendo tre passi verso le scale.
“Pregherò per
te” si lasciòsfuggire Fuu.
Mugen si fermò,
infastidito.
“Che fai, ti comporti come
se fossi mia moglie?!” sbottò,
tornando a guardarla.
Ma Fuu non arrossì. In un
altro momento lo avrebbe fatto, ma
quella volta no.
#Soddisfazione#
Mugen si abbandonò sulla
sabbia, un morbido e paradisiaco
giaciglio rispetto ai pavimenti su cui aveva dormito negli ultimi mesi.
La sensazione era quella di un riposo
dei sensi. Una
tranquillità che stava per arrivare.
“Mi sento proprio
soddisfatto” disse, tra sé e sè.
Eppure quella tranquillità
non arrivava.
C’era qualcosa, in fondo al
suo stomaco, che non gli
permetteva di
rilassarsi.
E non era quello che
ha mangiato.
E non era il fastidioso verso dei
grilli.
Ma dov’era il problema?
Adesso era libero
dalla promessa.
L’aveva voluto lei, no?
Aveva detto chiaramente : “
addio.”
E per di più gli aveva
dato dell’ “inutile guardia del
corpo!”
Beh, se l’era cercata.
Ma allora cos’era quella
fastidiosa sensazione?
L’uomo sospirò.
Niente, addio pace.
Si passò una mano sul
volto, con una stanca rassegnazione.
La Luna era piena. Era grande come i
suoi occhi.
“Quella Stronza.”
Mormorò lui, incazzato come sempre.
#Cane Randagio #
Fuu si avvicinò lentamente, sospettosa.
Insomma, quel tipo sembrava proprio …
cattivo.
I capelli scompigliati, la carnagione
scura. Qualche
cicatrice sul viso.
Per non parlare di com’era vestito.
E la katana in bella vista?
Un criminale, senza dubbio.
“Desidera?”
chiese la giovane, perché una cameriera doveva pur
fare il suo lavoro. Non poteva evitare i clienti, se avesse potuto
farlo,
sarebbe stato il
Paradiso.
“ Acqua”
tagliò corto lui.
“Acqua?”
ripetè lei, incerta.
Accidenti, non voleva discutere con
quell’uomo. Il
locale era già pieno di brutta gente … non era
proprio il suo giorno fortunato.
“Ehm” si
schiarì la voce “noi qui possiamo servire solo
clienti che ordinano anche da mangiare. Se non ha i soldi, la prego di
uscire
da qui …”
Neanche finì la frase
che l’uomo le fece cenno di avvicinarsi, con
un’espressione seccata.
“Ehm … mi
dica.” Disse lei, a due centimetri dal viso di
lui.
“Cinquanta budini
dolci.”
“Eh?”
“Cinquanta budini dolci e
ti libero da quelle seccature”
continuò lui
a voce più bassa, indicando
con la testa il figlio del Magistrato e la sua orripilante compagnia.
“Dove diavolo è
il mio sakè?” urlò uno degli scagnozzi.
“Facciamo venti”
tentò di mercanteggiare la ragazza.
“Non giocare al rialzo con
me, prendere o lasciare!”
rispose lui.
Stava forse
cominciando a incazzarsi?
“Cameriera!”
urlò di nuovo il tizio di prima.
Fuu si voltò, decisa a
lasciar perdere quel vagabondo .
La sua faccia non le piaceva per
niente. Meglio non fidarsi
di lui.
#Baseball#
Guardando i giocatori americani, Fuu
non potè fare a meno di
provare un forte disgusto.
Erano quasi tutti grassi e flaccidi.
I loro corpi, a
confronto con quelli scolpiti nel marmo di Jin e Mugen , erano
spazzatura.
Mugen.
Insomma Mugen non era bellissimo come
Jin, però era
certamente meglio di quei porci occidentali.
Mugen aveva le mani grandi e callose.
Non delicate come
quelle di Jin.
E la sua pelle, al contrario di
quella di Jin, era scura.
Vissuta, piena di cicatrici.
Cicatrici sul volto, sul petto
muscoloso.
Cos’era quel caldo
improvviso? Sembrava che il suo corpo
minuto stesse bruciando.
L’oggetto dei suoi pensieri
entrò nel suo campo visivo, e
Fuu, arrossendo, decise che era meglio smetterla di pensare al corpo
dell’uomo.
Quegli americani, oltre che orribili,
erano brutali. Avevano
fatto fuori il resto della loro squadra.
Un grassone era persino saltato sulla
schiena di Jin.
Erano determinati a vincere,
quegli sporchi americani.
E adesso?
Adesso toccava a lei.
Inspirò ed
espirò, lentamente.
Era pronta a prenderle di santa
ragione?
No, assolutamente. Ma doveva farlo.
Lentamente, si allontanò
dal bordo campo per raggiungere la
sua postazione.
“Tu stanne fuori”
la fermò quella voce.
Bassa e roca. Una voce che non
ammetteva obiezioni.
Mugen guardava dritto davanti a
sé, come se non l’avesse
vista.
Fuu si tirò indietro,
felice, mentre l’uomo, con passo
deciso e pronto allo scontro, si diresse sul campo da gioco.
Lui gli avrebbe fatti vincere. La
ragazza ne era sicura.
Ma poi … perché
l’aveva fermata?
Non voleva che si facesse male?
Per tutto il finale della partita Fuu
non tolse gli occhi da
Mugen, senza smettere di interrogarsi su quel gesto.
Quella era stata una …
gentilezza?
“Perché per
vincervi, basto io soltanto!” urlò lui.
No. Il suo era stato
l’ennesimo atto di superbia e egocentrismo.
..O forse no?
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