Vita da spia

di Lord_Envy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Scoperta ***
Capitolo 2: *** Die Beste Weg ***
Capitolo 3: *** In the airplane ***
Capitolo 4: *** Hilton Hotel ***
Capitolo 5: *** Let's get physical ***
Capitolo 6: *** Schiaffo Morale ***
Capitolo 7: *** Scars ***
Capitolo 8: *** Fidel's anatomy ***
Capitolo 9: *** Migliori Amici ***
Capitolo 10: *** Amici/Amanti/... ***
Capitolo 11: *** E' complicato ***
Capitolo 12: *** Si comincia ***



Capitolo 1
*** Scoperta ***


''Occupato!'' La voce di Brexton usciva ovattata dalla porta del bagno ogni volta che Léonie iniziava a bussare in preda alla furia.

''Sbrigati! Fra mezz'ora ho un appuntamento!'' urlò la ragazza guardando l'orologio e tornando a tirare colpi contro la porta.

''Ho detto che è occupato!'' urlò Brexton con voce lievemente più irritata.

''Ora mi ricordo perché ci siamo lasciati, io e te!'' commentò Léonie tirando un calcio alla porta e dirigendosi verso la sua camera a passi pesanti. Lungo il tragitto incontrò Fidel, il suo migliore amico che, vedendola camminare così pesantemente decise bene di svoltare ed entrare nella camera di Lothar il quale stava dormendo profondamente.

''Sveglia, sono le 6 del pomeriggio!'' lo canzonò Fidel muovendo il corpo dell'amico con un piede, quasi a voler mantenere le distanze da lui.

''Ma io ho sonno.'' si lamentò girandosi e coprendosi il volto con la coperta.

''Fidel, vieni! Mi devi aiutare a scegliere il vestito.'' tuonò Léonie dalla camera opposta e subito l'amico, come un soldato spaventato dal sergente, si diresse saltellando verso la camera della ragazza che ora teneva due vestiti in mano e un'aria disperata in volto.

''Be?'' domandò.

''Be cosa?'' rispose Fidel non capendo.

''Quale vestito scelgo?'' domandò Léonie assumendo un'espressione di tale ovvietà che poteva esser scambiata per un'offesa da chiunque, tranne che per Fidel.

''Quello che ti piace di più.'' abbozzò il ragazzo alzando entrambe le spalle.

''A che mi serve un amico gay se poi non mi suggerisce cosa mettermi?'' sospirò Léonie appoggiando un vestito blu scuro direttamente sopra i jeans e la camicetta che indossava.

''Ti serve a ricordare che non tutti gli uomini sono da buttare.'' le sorrise l'amico andandole incontro e mettendosi dietro di lei per meglio vedere l'effetto che il vestito aveva sul suo corpo esile.

''Dove devi andare, ad un gran galà?'' domandò Lothar con voce assonnata mentre si passava una mano fra i capelli già disordinati e sbadigliava voracemente.

''E' esagerato?'' domandò subito lei girandosi verso l'altro amico.

''Dipende da dove vai...'' si giustificò Lothar stendendosi sul letto di Léonie senza troppe cerimonie.

''Sei venuto a cambiar letto?'' rise Fidel per poi tornare serio non appena il suo sguardo incrociò i due carboni ardenti che Léonie aveva al posto degli occhi. ''Il vestito, giusto! Metti quello!'' e si avvicinò a prendere un tubino nero e una camicetta bianca.

''Sicuro? Questa camicetta ha le maniche a palloncino...'' commentò Léonie prendendo i due capi d'abbigliamento che l'amico le porgeva.

''Meglio, ti danno un po' di massa in più.'' commentò Lothar con voce pastosa mentre cercava di capire perché Fidel avesse roteato gli occhi al cielo. Léonie guardò Fidel con aria sconfortata, quasi supplichevole, priva di sbattere i vestiti a terra e dirigersi verso il bagno.

''Non mi sorprende che tu sia single.- disse rivolto a Lothar e poi, rivolto a Léonie - Tranquilla, le maniche a palloncino sono tornate di moda!'' commentò inseguendola e sfoggiando uno dei suoi sorrisi.

''Non mi incanti con i tuoi denti splendenti.'' ruggì la ragazza per poi tornare a sbattere la mano contro la porta del bagno.

''Ma è vero...'' si giustificò Fidel poggiandosi una mano al petto.

''Ti do tre secondi per aprire questa porta, poi la butto giù a suon di calci.'' urlò Léonie per poi appoggiare l'orecchio sulla porta nel tentativo di captare qualche movimento di Brexton, ma nulla.

''Uno!''

''Ti prego, sii ragionevole.'' supplicò Fidel con le mani giunte.

''Due!''

''Questa non me la perdo!'' rise Lothar arrivando a grandi falcate e posizionandosi dietro Léonie, pronto a pregustare una scena epica a parer suo.

''Tre!'' e così dicendo la ragazza sferrò un calcio alla porta la quale dopo un lieve rumore cadde a terra riversandosi nel bagno. O meglio, di quello che credevano fosse il bagno.

Davanti a loro si ergeva una camera che non aveva più niente a che fare con la toilette alla quale erano abituati. Le piastrelle c'erano ancora ma al posto dello specchio era comparsa una consolle che proprovena grafici in verde e arancione, al posto della doccia c'era un'armadio pieno di ogni tipo di abiti, da alcuni che potevano sembrare carnevaleschi ad altri che
erano di ordinaria amministrazione, e al posto del bidet e del water era comparsa una seconda libreria piena di ogni tipo di aggeggio tecnologico mai visto.

Al centro della sala, Brexton indossava una cannottiera nera, degli anfibi e un largo pantalone a fantasia militare. Era congelato in una torsione a metà busto con le mani impegnate ad allacciarsi una stringa dello zaino e guardava i suoi tre amici con un'espressione mista fra gelo e stupore.

''Oh'' disse stupidamente ''non credevo l'avresti fatto sul serio.'' commentò stirando le labbra in un sorriso nervoso.

''Ma che ca...'' balbettò Lothar entrando nella stanza e guardandosi attorno come un bambino spaesato.

''P-posso spiegarvi tutto!'' annunciò Brexton ponendo le mani in avanti come a voler fermare l'intrusione dell'amico.

''E' meglio se inizi, allora.'' commentò Fidel fermandosi a guardare Brexton dritto negli occhi sapendo che così non avrebbe fatto altro che metterlo in soggezione.

Brexton stava per rispondere quando il grafico sullo schermo sparì e comparve una donna anziana dai capelli biondi eccessivamente tinti e dalle rughe eccessivamente marcate.

''Agente Sword, mi riceve?'' domandò l'anziana donna con una gelida voce che avrebbe disgustato persino un dittatore. Brexton chiuse gli occhi e passandosi una mano fra i capelli sibilò in modo secco e strascicato ''Merda!''.

''Agente?'' ridomandò la donna e subito Brexton si girò a guardarla nello schermo.

''Eccomi.'' squillò il ragazzo con sconsolatezza.

''Tutto pronto per la missione?'' domandò la direttrice Wings, come recitava il suo cartello che penzolava sulla giacca bluastra.

''Sì.'' annuì Brexton mordendosi le labbra e guardandosi attorno mentre iniziava a tremare con la gamba destra.

''Qualcosa che non va, agente?'' chiese la Wings riducendo gli occhi ad una fessura per scrutarlo meglio.

''Agente???'' domandò Léonie senza regolare i decibel e il tutto uscì come un urlo mezzo strozzato mentre la ragazza rimaneva ancora a bocca aperta.

''Agente, loro chi sono? Non saranno mica
Files da cancellare.'' chiese la donna, dimostrando di non saper fare nient'altro oltre che domandare a raffica. Brexton guardò i suoi amici. Guardò Léonie, la ragazza che più aveva amato durante i suoi 27 anni di vita, guardò Lothar, il suo migliore amico e compagno d'avventure liceali e guardò Fidel che conosceva solo da pochi anni ma che voleva preservare comunque dalla cancellazione.

''No, signora, sono apprendisti che ho allevato io stesso. Partiranno con me.'' dichiarò a voce ferma mentre quelle parole risuonavano tanto come una sentenza per tutti e tre i Files da cancellare.

''E' una missione pericolosa ma la responsabilità dei suoi uomini è solamente sua. Bene e torni, tornate vittoriosi.'' e così dicendo chiuse la conversazione e sullo schermo comparve un secondo diagramma con valori esponenziali che variavano ogni manciata di secondi.


 

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Capitolo 2
*** Die Beste Weg ***


 Die Beste Weg


''Chi sei?'' domandò Lèonie indietreggiando leggermente come di fronte ad un leone pronto a scattare per divorarla.

''Non c'è tempo per spiegare, venite!'' commentò Brexton prendendo la ragazza per il polso ed entrando in un tunnel che si era aperto dopo che aveva pigiato una mattonella in
particolare. ''Voi due, seguitemi!'' aggiunse il ragazzo con voce stanca e stressatae i due ragazzi sgattaoilarono come piccoli criceti in direzione dell'amico.

''Dove stiamo andando?'' domandò Fidel puntando la luce del cellulare per terra: non aveva niente ai piedi e la cosa che più odiava era calpestare siduciume quando era scalzo. Per
fortuna il corridoio si presentava come estremamente pulito ma anche estremamente buio, stretto e stranamente circolare.

''Ve lo dirò quando arriveremo.'' sibilò Brexton nervosamente.

''Ma non ha senso. Perché dovresti dirmi dove stiamo andando solo quando siamo già arrivati?'' domandò Fidel per poi accorgersi che i piedi di Brexton si erano fermati puntando verso di lui. Il ragazzo alzò il cellulare e notò l'espressione assassina sul volto dell'amico ed aggiunse frettolosamente ''Ok, fa niente.'' per poi riabbassare la luce ai piedi.

Il gruppo riprese a camminare ancora per pochi minuti quando Brexton lasciò libera Léonie e spinse una porta circolare.

''Entrate.'' disse con velocità e gli altri tre ubbidirono e si trovarono in una stanza ottagonale dalle pareti bianche coperte di speciali vetrine che contenevano le armi più particolari e di una tecnologia talmente complicata che nemmeno Lothar, l'esperto matematico, riuscì ad identificarne metà.

''Che diavolo...'' commentò Lothar poggiando una mano sulla vetrina e premendovi la fronte per vedere meglio gli oggetti li racchiusi.

''Non toccare. Ora, andate nell'armadio e cambiatevi. Léonie, mi dispiace ma ti dovrai accontentare di vestiti da uomo.'' Ordinò Brexton con aria distratta mentre cercava si avvicinava ad un secondo monitor ed iniziava a digitare una password che gli concedeva l'accesso al computer centrale.

''Non mi vanno!'' protestarono Léonie e Fidel quasi all'unisono.

''Usaite le cinture, cazzo!'' esplose Brexton sbattendo la mano contro la consolle e digitando una sequenza di lettere inleggibili. ''Sentite,- aggiunse dopo aver respirato a lungo- fidatevi ed andrà tutto bene.''

''Credo di aver il diritto di sapere cosa stia accadendo.'' rispose Léonie con un tono eccessivamente calmo. Fidel e Lothar la guardarono sorpresi, erano abituati a vederla andare in escandescenza mentre ora si mostrava tranquilla e paziente.

''Ok, va bene.'' convenne Brexton annuendosi e girandosi a guardarli negli occhi per poi rigirarsi e tornare a maneggiare la consolle. ''Magari più tardi...'' aggiunse con tono febbriciante.

''Brexton!'' protestarono gli altri tre e lui si vide costretto a rigirarsi e a raccontare tutto.

''Evitate i commenti, ok Fidel?'' domandò

''Io non commento mai!'' protestò il ragazzo per difendersi ma poi decise di andare a sedersi poiché aveva notato di essersi contraddetto da solo.

''Sono una spia. Una brava spia e dovevo partire in missione prima che Léonie non mi sputtanasse abbattendo la porta. Ora, se la Wings non v'avesse visto, avrei risolto tutto con una bella chiacchierata ma ora siete costretti a venire come me.'' spiegò con aria desolata.

''
Costretti? Ma per favore, se non lo facciamo che vuoi che succeda?'' protestò Lothar incrociando le braccia.

''Vi ammazzeranno.'' sorrise Brexton innocentemente.

''Quindi, fammi capire bene, o ci facciamo ammazzare in missione con te o ci ammazzano loro?'' domandò Léonie con tono tremante di chi stava per fare una strage. Brexton alzò le spalle.

''Non permetterò che vi accada nulla ma dovete stare ai miei ordini e fidarvi ciecamente. Capito?'' e non andò avanti fino a quando tutti e tre non ebbero annuito.

''Per questo hai detto che siamo reclute allevate da te?'' domandò Fidel con sguardo perso.

''Già.Ora la mia... nostra missione consiste nel sabotare un laboratorio di armi chimiche in Australia.'' spiegò Brexton tornando a digitare qualcosa sulla tastiera.

''Australia? Dietro l'angolo proprio...'' scherzò Lothar.

''Meglio così avrò tempo per addestrarvi durante il viaggio di andata. Una full immersion nel mondo delle armi, del combattimento corpo a corpo e dello spionaggio.'' sorrise Brexton preparando una macchina fotografica.

''Direi FOOL immersion piuttosto...'' commentò Fidel infilandosi una cannottiera nera come quella di Brexton. Quando tutti e tre si furono cambiati, Brexton li sottopose, uno ad uno, alla tortura della fototessera poiché in qualità di spie, spiegò loro, avevano bisogno di un pass.

Léonie, Lothar e Fidel divennero rispettivamente Shot, Glove e Mist.

''Che schifo di nomi...'' rise Lothar guardandosi il cartellino; aveva sempre preso in giro Brexton per la sua mancanza di fantasia e quei nomi erano una miniera di ricatti.

''Bene, ora venite che scegliamo le armi!'' annunciò Brexton dopo aver tirato uno scappellotto all'amico.

''Finalmente!'' saltellò Léonie come una bambina a cui avevano regalato il gioco tanto ambito. Brexton aprì le vetrine e fece posizionare i ragazzi al centro.

''Ora, ce n'è solo un tipo a testa perché questo spogliatoio non è stato concepito per più persone ma ci faremo bastare la armi.'' convenne il ragazzo che ora sembrava più rasserenato. ''Léonie tu prendi queste cinque, Fidel tu quelle altre e Lothar, tu apri quell'altra vetrina e scegline altre cinque.'' spiegò indicando le tre vetrine.

''Perché solo cinque?'' domandò Léonie mentre prendeva quello che sembrava essere un orologio.

''Perché poi non vi raccapezzereste più...'' sorrise Brexton prendendo una penna a scatto. Dopo che tutti presero cinque armi a testa, Brexton li condusse per un secondo corridoio che questa volta dava su una landa sperduta fuori città. Era praticamente buio ma il riverbero delle luci di città arrivava fin lì con il suo giallo allo iodio.

Il ragazzo si piegò sulle ginocchia ed iniziò a palare la terra con le mani. Non sapendo che fare, gli altri tre si scambiarono uno sguardo e, alzando le spalle all'unisono, decisero di imitare l'amico.

''Che state facendo?'' sorrise Brexton guardandoli.

''Ti imitiamo...'' convenne Lothar. Il ragazzo dondolò con la testa e poco dopo premette un pulsante con entrambe le mani dando il via ad un sibilo.

''Che hai combinato?'' domandò Léonie mentre un forte vento si alzava ed il sibilo diventava rumore. Poco dopo Léonie ebbe la risposta alla sua domanda poiché un grosso aereo atterrò in modo veloce proprio davanti alle bocche spalancate dei tre ragazzi.

''Andiamo!'' gli intimò Brexton prima di aprire lo sportello ed entrare.

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Capitolo 3
*** In the airplane ***


In the airplane

I ragazzi entrarono squadrando l'interno dell'aereo. C'erano dei divanetti in pelle bianca e l'interno del veicolo era foderato da morbida moquette e da un legnoso soffitto. Su ogni poltrona c'era uno schermo ed una tastiera su cui non erano presenti le solite lettere bensì un alfabeto diverso che, bene o male, richiamava gli stessi simboli dell'alfabeto.

''Sono rune?'' domandò Fidel chinandosi per vedere meglio.

''Sì... é il nostro alfabeto. Le conosci?'' domandò Brexton togliendosi lo zaino e gettandosi sul divano.

''Più o meno...'' rispose l'altro alzando le spalle e prendendo posto su un'altra poltroncina vicino al finestrino. Lothar si stese appoggiando i pied sulla poltrona di fronte e cadde in un sonno profondo mentre Léonie pensò bene di sedersi affianco di Brexont mantenendo comunque una certa distanza.

''Dunque erano questi i famosi viaggi che facevi?'' domandò Léonie in un sussurro senza guardarlo negli occhi.

''Mi dispiace...'' rispose Brexton appoggiando la testa al finestrino.

''Questo- indicò l'aereo come fosse emblema del mestiere del ragazzo – questo è quello che mi hai nascosto per tre anni!'' sorrise amaramente Léonie mentre i suoi occhi nocciola iniziarono a pungerle come avvertimento delle lacrime che stava per versare. ''Io credevo avessi un'altra.'' confessò a voce spezzata continuando a guardare davanti a sé ''ma ora scopro che quello che mi hai tenuto nascosto per tre anni è un'altra realtà, un'altra vita. Avrei preferito l'amante. Farebbe meno male.'' confessò la ragazza per poi alzarsi e andare a raggiungere un altro posto. Giocherellò con una ciocca della sua chioma fulva mentre riservava all'altra mano l'onere di subire un rosicchiamento delle unghie.

Era bella ma poche erano le persone che non si lasciavano spaventare dagli sguardi che assumeva a volte. Le avevano detto di avere delle labbra belle, Brexton glielo aveva detto per primo, e per questo non usava mai il rossetto o lucidalabbra. A dire il vero non usava mai il trucco tranne un po' di matita sfumata lungo la palpebra per fare uno stupido gioco di ombre che, a
quanto pare, la rendeva più carina di quanto già non fosse.

Aveva amato solo una persona in 25 anni di vita: Brexton. Lui si era dimostrato immune al suo carattere eccessivamente aggressivo e riusciva a resuscitare quel lato nascosto di romantica donna alla mercé del suo uomo. Ci volle una letterale pioggia di petali di rosa per far sì che lei accettasse di fidanzarsi con lui. Non sapeva di essere romantica, prima di conoscere Brexton. Alla fine, dopo 3 anni stupendi, Léonie prese la decisione di lasciare Brexton a causa dei lunghi viaggi che faceva. A volte partiva ad aprile per tornare a giugno e in quel lasso di tempo senza la propria metà, Léonie non poteva fare a meno di piangere, di cadere in depressione e di dimagrire a vista d'occhio. Fu una decisione d'amor proprio, quella di lasciare Brexton poiché sapeva che così non poteva continuare assolutamente. Non disse mai la verità al ragazzo. Si inventò che aveva conosciuto un altro e lo accusò di tradimento e lo scaricò con queste scuse che anche alle sue orecchie parevano assurde.

Si abbandonò a quei pensieri prima di addormentarsi profondamente.

Passarono un paio d'ore prima che Brexton decidesse di alzarsi e raggiungere Fidel il quale era l'unico ancora sveglio e lui di certo non voleva passare le restanti 6 ore a dormire.

''Posso?'' domandò sedendosi senza neanche aspettare la risposta di Fidel che sembrava aver puntato i propri occhi verdi verso un punto lontano miglia di distanza da lui.

''Quanta probabilità abbiamo di uscirne vivi?'' domandò volgendo il volto verso l'amico senza, però, muovere lo sguardo.

''Be non è difficile come credi...''

''Sincero. Per una volta, sii sincero.'' puntualizzò Fidel guardandolo dritto negli occhi, questa volta e sapendo di toccare un tasto dolente per Brexton.

''Il 5%.'' ammise senza distogliere gli occhi da quelli di Fidel il quale ora si mordeva le labbra.''Andrà tutto bene, fate fare tutto a me e vedrete che...''

''Oh, zitto! Qua sembro l'unico che sembra essersi conto che stiamo andando a morire. Siamo inesperti, non sappiamo niente di combattimento corpo a corpo e non sappiamo neanche come si maneggia un tagliacarte! Ci stai spedendo al patibolo.'' sibilò con furia mista ad indignazione. Brexton rimase immobile maledicendo l'idea di cambiare posto e di subirsi l'ennesimo rimprovero.

''Se dicevo che eravate intrusi vi avrebbero ucciso e non volevo che vi accadesse nulla di brutto. Almeno così ci sono più speranze.'' spiegò Brexton affondando il capo nel poggiatesta.

Fidel fece per aprire bocca ma qualcosa lo trattenne e decise di tornare a guardare fuori al finestrino mentre il sole sorgeva e i suoi capelli diventavano ancora più biondi quando qualche raggio li sfiorava.

''Non voglio morire a 22 anni.'' commentò con un sospiro il biondo.

''Cosa? 22? Credevo fossi grande quanto Léonie.'' rispose Brexton con un tono pieno di sorpresa.

''Senti, forse non arriverò alla fine di questa settimana quindi il meglio che tu possa mai fare è ricoprirmi di complimenti per indorare questa pillola, perciò evita di dire che sembro più grande. Intesi?'' disse Fidel quasi con un ringhio per nulla minaccioso.

''Ti ho mai detto che sei bellissimo?'' sorrise Brexton mostrando i denti, solita mossa alla quale nessuno sapeva resistere.

''Bravo ragazzo.'' annuì il biondo tornando ad appoggiare la testa al finestrino. In realtà Fidel bello lo era per davvero. Aveva una bellezza giovane, quasi adolescenziale e spesso veniva scambiato per un diciottenne.

''Ti prometto che farò tutto il possibile per evitare che vi accada qualcosa.'' aggiunse Braxton prima di chiudere anch'egli gli occhi.

''Lo so. Posso appoggiarmi alla tua spalla?'' domandò il ragazzo prima di poggiare la testa sulla spalla dell'amico che aveva acconsentito con un mezzo sorriso.

Passarono altre due ore prima che Lothar aprisse gli occhi a causa di un sogno troppo affannato per la sua psiche stanca. Si stropicciò l'occhio sinistro, quello verde, svogliatamente ed iniziò a guardarsi attorno, indeciso sul da farsi. Gli altri tre dormivano profondamente quindi decise di sbizzarrirsi procedendo in un'esplorazione accurata dei computer che, tentatore, sedeva di fronte a lui. Lothar si avvicinò allo schermo nero, che gli restituì il suo sguardo eterocromatico ed iniziò a pigiare qualche tasto cercando di azzeccare le giuste lettere.

Le sue dita si muovevano veloci sulla tastiera del computer così come sui tasti del pianoforte che sapeva maneggiare altrettanto bene. Aveva gli occhi di due colori diversi e questo gli garantiva un certo successo nel mondo sentimentale poiché a quanto pare nessuno può resistere ad un'iride verde ed una celeste. I capelli erano biondo cenere ma nessuno li aveva mai notati poiché gli unici complimenti che si sorbiva erano quelli diretti alla bellezza dei suoi occhi. ''Sono bellissimi'' era il complimento più diffuso ma anche il più insopportabile, a parer suo. Poche erano state le persone che si erano complimentate per le sue doti musicali, matematiche o semplicemente per qualche altro pregio fisico di cui si riteneva modestamente ben fornito.

''Password?'' sussurrò annoiato mentre cercava di capire quale poteva essere mai la parola che il suo amico aveva inserito. Indeciso, ritenne che sarebbe stato meglio chiederlo direttamente a lui, per evitare altri problemi. Si alzò ed iniziò a punzecchiare la guancia dell'amico per farlo svegliare; sapeva bene che l'avrebbe irritato ma anche lui voleva provava una leggera fitta di rancore verso di lui.

''Che vuoi?'' rispose l'altro ancora con gli occhi chiusi.

''Qual è la password del sistema?'' domandò a bassa voce.

''Scordatela.'' mugugnò ripoggiando la testa sopra quella di Fidel.

''Oh. Che strana parola d'accesso.'' commentò leggermente sorpreso.

''No! Scordatela nel senso che non te la do!'' spiegò Brexton aprendo gli occhi e usando un tono leggermente nervoso.

''E dai... voglio solo curiosare un po'.'' si giustificò alzando le spalle in modo innocente.

''Come quella volta al liceo? Anche lì volevi solo curiosare per siti porno nel laboratorio di informatica e com'è che è finita? Ah già, ti sei fatto sospendere per 2 settimane!'' gli ricordò Brexton con un lieve sorriso sulle labbra. ''Solo che qui non ci sospenderebbero e basta!'' aggiunse abbassando di nuovo la voce.

''Devi sempre far riferimento a quella storia?'' rispose l'amico riducendo gli occhi ad una fessura.

''Ci puoi scommettere!'' sorrise l'altro tornando ad abbassare la voce visto che Fidel stava iniziando a lamentarsi inconsciamente. ''Ora, torna a sederti, da bravo bambino.'' sussurrò
Brexton alzando le sopracciglie divertito.

''Non vale, non mi fai divertire mai.'' convenne Lothar annuendo con falsa scortesia e andando a sedersi pesantemente vicino a Léonie, facendola svegliare.

''Ma che sei, un'elefante?'' domandò la ragazza sbattendo la palpebre.

''Brexton non mi fa divertire.'' spiegò con voce offesa.

''Brexton, fallo divertire.'' mugugnò Léonie risistemandosi sul divanetto.

''Sei sua madre?'' si lamentò Brexton girandosi a guardare la ragazza e svegliando così Fidel che sbatté gli occhi arrossati e corrugò il viso in una smorfia sentendo le lamentele dei suoi amici.

''No ma se vuole divertirsi lascialo fare!'' convenne Léonie svegliandosi del tutto.

''Ben detto!'' aggiunse Lothar.

''Ma non ci si può divertire con i computer dell'azienda.'' spiegò Brexton esasperato, a volte gli sembrava di essere solo contro tutti.

''Ma che bisogno c'è di litigare?'' domandò Fidel sbuffando.

''La tua amica mi da ordini.'' spiegò Brexton guardando Fidel il quale piegò leggermente la testa e guardò altrove facendo capire che aveva intuito la situazione.

''Io cosa?'' domandò Léonie alzandosi.

''Ok ok fa niente, posso divertirmi in mille altri modi!'' si affrettò a dire Lothar alzando le mani.

''Sì che mi dai ordini!''

''Sei tu quello melodrammatico!''

''Ah quindi sarei IO il melodrammatico? Ma ti senti quando parli, ogni tanto?''

''Cosa vorresti dire?'' domandò Léonie puntando il dito accusatore contro Brexton ma prima che quest'ultimo potesse rispondere, Fidel decise di intervenire poiché non era tipo da sopportare forti rumori da appena sveglio.

''Ora basta!'' urlò ''siamo chiusi in un barattolo di 60 metri per 10 nonché sospesi a molti kilometri d'altezza e non credo sia il miglior momento per litigare, anzi vi dico che non ci saranno affatto occasioni proprizie per questa attività quindi o vi calmate o vi prendo a testate! A voi la scelta!'' concluse alzandosi dalla sedia e puntando un dito contro Léonie e Brexton. Lothar era rimasto in silenzio incassando la testa fra le spalle come una tartaruga poiché si sentiva lievemente colpevole dell'accaduto. Ammutoliti dall'uscita di Fidel, i due convennero che era meglio non sfidare la durezza della sua testa quindi tornarono a sedersi anche se poco dopo Brexton si alzò e si diresse verso la cabina di pilotaggio.

''Non ho visto nessun pilota...'' convenne Lothar rivolgendosi a Léonie la quale assunse un'espressione pensierosa.

''Neanche una hostess o uno stuart.'' aggiunse la ragazza alzandosi e dirigendosi verso la cabina di pilotaggio e urlare in preda allo sconforto ''Che cazzo stai facendo?''.

''E' una domanda a trabocchetto?'' domandò Brexton guardandosi attorno per sottolineare l'ovvietà della risposta. Era seduto sul sedile del primo pilota e teneva il manubrio dell'aereo in mano mentre due cuffie si appiattivano sui due lobi delle orecchie.

''Per...Come...Dove sono i piloti?'' domandò la ragazza a bocca aperta.

''Usiamo piloti automatici, sono più sicuri!'' spiegò con un sospiro Brexton.

''Ah ed è per questo che stai guidando tu?'' domandò Léonie passandosi una mano fra i capelli fulvi.

''Lo so guidare e, per favore, fidati.'' sussurrò il ragazzo schiacciando qualche bottone ed assumendo un'espressione concentrata. 

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Capitolo 4
*** Hilton Hotel ***


Hilton Hotel

Atterrarono con un'ora di anticipo e Brexton si rivelò un ottimo pilota tanto che Lothar non poté non farsi promettere che glielo avrebbe insegnato, un giorno di questo.

Ci misero venti minuti di scarpinata prima di entrare a Melbourne ed altri trenta per entrare in un albergo dove il loro abbigliamente non sembrava esser notato anche se stonava con la ricchezza del luogo.

''Io vado a parlare con la receptionist, voi aspettate qui.'' spiegò Brexton avvicinandosi ad una ragazza che appena lo vide gli concesse un largo sorriso di benvenuto.

''Zoccola!'' sussurrò Léonie squadrando la ragazza a distanza.

''Come?'' domandò Lothar mentre Fidel tentava con scarso successo di trattenere una risata. Brexton tornò con aria vittoriosa giocherellando con una chiave ed annunciando che sarebbero dovuto salire all'ultimo piano per la suite che li avevano gentilmente concesso.

''Hai detto suite?'' domandò Fidel con gli occhi pieni di desiderio e di eccitazione.

''Si ma non so quanto potrete godervela. Passerete una settimana infernale.'' li canzonò dirigendosi verso l'ascensore e schiacciando l'ultimo pulsante che si illuminò chiedendo una verifica vocale.

''Agente Sword!'' urlò e l'ascensore ringraziò con voce meccanica per poi partire mentre Brexton squadrò i suoi amici con il suo solito sorriso.

L'ascensore fece scorrere la porta e subito i ragazzi entrarono in quella che sembrava essere l'appartamento estivo di un re e di una regina. Ogni stanza era grande, il bagno era tecnologico e corredato di una sauna e di doccia con cromoterapia, c'era una grande terrazza che dava sul mare e una grandissima palestra con ogni tipo di attrezzo più un ring per incontri da Box. Unica pecca era un unico letto matrimoniale baldacchino ma era abbastanza grande per ospitare tutti e quattro comodamente.

''Ora, passeremo qui una settimana. Vi allenerò nel combattimento corpo a corpo, vi spiegherò come usare le armi e cercherò più informazioni possibili su chi dobbiamo sabotare. Ora dormite visto che è messanotte inoltrata.'' disse indicando il letto.

''Il letto è mio!'' urlò Léonie correndo e buttandosi sopra.

''Non rompere e condividi!'' rise Fidel stendendosi anche lui.

''Le donne hanno la precedenza!'' ridacchiò la ragazza mentre Lothar, sconfitto, si dirigeva verso il divano senza neanche cercare posto sul materasso.

''Non vorrai farmi dormire per terra dopo tutto quello che abbiamo passato!'' le ricordò Fidel falsamente offeso.

''E cioè?'' rispose la ragazza spingendolo con le mani verso l'orlo del materasso.

''Chi ti ha insegnato a pomiciare!?'' rivendicò Fidel scoppiando a ridere notando lo sguardo gelido di Brexton.

''Tu... Lei... Cosa?'' domandò Brexton rimanendo a bocca aperta.

''E' successo agli anni del liceo!'' si giustificò Léonie scoppiando a ridere vedendo il viso sconvolto del ragazzo.

''Ma se Fidel è più piccolo di te!'' osservò Lothar rigirandosi nel divano per guardare i due amici.

''Sono stato precoce...'' convenne il biondo annuendo e alzando le spalle.

''Ora, andate a dormire e non... non tenete lezioni su altro!'' li pregò Brexton prima di entrare in una stanza piena di computer e chiudersi.

''Mi sa che è sconvolto...'' sussurrò Léonie divertita.

''...O eccitato...'' aggiunse Lothar trattenendo una risata.

''O tutti e due!'' convenne Fidel cadendo pesantemente sul materasso.

''Vi ho sentito!'' urlò Brexton dall'altra stanza con un tono di voce che evidenziava un certo fastidio. Pochi minuti dopo si addormentarono tutti e tre, Léonie abbracciata a Fidel sul letto matrimoniale e Lothar stravaccato sul divano, mentre Brexton si concentrò per trovare le informazioni sul direttore responsabile di quei laboratori chimici.
Anche Brexton era un bel ragazzo. Muscoloso, occhi scuri e capelli neri tagliati corti. Era un po' troppo alto e sfoderava sempre un sorriso sghembo non appena gli era possibile ma gli usciva naturale come respirare, era un'azione del tutto priva di malizia o di secondi fini ma non tutte le persone sembravano apprezzarlo
.

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Capitolo 5
*** Let's get physical ***


Let's get physical


I ragazzi vennero svegliati bruscamente alle 5 del mattino. Brexton usò lo squillo di una tromba da stadio come sveglia e subito i tre ragazzi aprirono gli occhi di colpo, Lothar cadde persino dal divano.

''Sei rincretinito?'' ruggì Léonie gettando il cuscino contro il ragazzo.

''Avete dormito la bellezza di quattro ore! Dovreste ringraziarmi della mia infinita bontà. Ora, su, alzatevi!'' disse battendo le mani e producendo altro
rumore indesiderato.

Lothar si rialzò con immensa difficoltà poiché non era ancora del tutto lucido mentre Léonie si sedette sul letto sbadigliando voracemente.

''Dove credi di andare?'' domandò Brexton piazzandosi fra la porta del bagno e Fidel che nel frattempo si era alzato e aveva tentato di camminare rimanendo in equilibrio.

''A lavarmi.'' spiegò Fidel con aria inebetita.

''Non c'è tempo. Su, in palestra!'' disse puntando la luce di una torcia sulla faccia del ragazzo che rispose con un lamento.

''Non facciamo nemmeno colazione? Non mangio da 12 ore e sono affamato!'' bascicò Lothar dirigendosi verso la palestra.

''La colazione la farete alle 10. Ora, muoevetevi!''

''Altre cinque ore a digiuno? Non se ne parla.'' protestò l'amico guardando Brexton con aria di sconforto.

''O fai come dico io o te ne pentirai...'' lo canzono Brexton mettendogli una mano sulla nuca e spingendolo in palestra con poca grazia.

''Prima di iniziare, mi ricordate gli sport che avete fatto?'' domandò il ragazzo mettendoli in fila in ordine decrescente di altezza.

''Io tai chi e yoga!'' rispose Léonie svogliatamente.

''Io nuoto e basta... per 8 anni di fila.'' rispose Fidel con stanchezza.

''Ho fatto Hip Hop quando andavo al liceo.'' sbadigliò Lothar grattandosi la pancia.

''Bene... Per fortuna avete tutti e tre un fisico atletico quindi comincerei con mezz'ora di tapis roulant per Fidel, stretching per Léonie e Lothar. Avanti.'' e così dicendo i tre amici acconsentirono al riscaldamento.

''Non so se mi ricordo come si fa una spaccata.'' si lamentò Léonie avvicinando il ginocchio ed avvicinandolo al petto con entrambe le braccia.

''Io non ballo da tre anni!'' le confidò Lothar sorridendole ed allungando le braccia dietro la schiena.

''Stiamo messi bene.'' convenne Léonie dopo aver perso l'equilibrio ed esser caduta per terra.

''Ci sei mai salito sopra?'' domandò Brexton mentre lasciava che l'amico salisse sull'attrezzo ancora spento.

''No ma sembra divertente!'' ammise Fidel lasciandosi sfuggire un sorriso. Brexton azionò la macchina e subito il ragazzo iniziò a correre coprendo a grandi falcate il tappeto che guadagnava sempre velocità maggiore. Brexton salì sul tappetto affianco ed iniziò ad imitare l'amico anche se l'attrezzo si muoveva una velocità ben più elevata.

''Io e Fidel ci concentreremo sulla forza mentre con voi due giocherete sull'agilitò. Va bene?'' domandò senza realmente volere una risposa che arrivò comunque.

''Perché devo essere quello agile e non quello forte?'' domandò Lothar quasi risentito.

''Perché l'Hip Hop ti aiuta a sviluppare una certa forza e velocità dei movimenti, ecco perché. Ora, continuate fino a quando non ottenete una spaccata
alla russa.'' sorrise Brexton, con cattiveria questa volta.

''Tu sei pazzo.'' commentò Léonie poggiando la gamba su una sbarra di legno che le costringeva a formare un angolo retto con la gamba tesa ed ancorata a terra.

La prima mezz'ora causò un po' di problemi soprattutto a Léonie e Lothar che accusarono dolori ai muscoli almeno tre volte ciascuno mentre Fidel, non contando il giramento di testa che puntuale viene dopo ogni scarpinata su un tapis-roulant, cadde rovinosamente a terra e vi rimase per almeno un minuto, cercando di riguadagnare l'equilibrio.

Successivamente passarono ai pesi, al bilancere, allo yoga ed, infine, quando furono le dieci, poterono fiondarsi in cucina a rimpizzarsi.

''Fate un pasto veloce e tornate!'' li intimò con tono severo mentre si appendeva agli anelli ed iniziava a fare qualche esercizio di ginnastica.

''Contaci!'' lo canzonò Lothar mentre correva in cucina.

''Avete mezz'ora di tempo. Se non tornate in tempo sarete costretti a fare 100 flessioni.'' e subitò la minaccia sembrò aver effetto poiché non solo i ragazzi tornarono in tempo ma arrivarono con ben 5 minuti di anticipo. Tornarono a sollevare pesi, a correre, a saltare la corda e a saltare in lungo per poi ottenere una seconda pausa, all'una in punto.

''Andiamo a mangiare?'' sorrise Brexton che non sembrava per niente stanco.

''Trascinatemi!'' miagolò Fidel steso con la faccia premuta contro il pavimento ed il corpo dolorante ricoperto di sudore.

''Forza che poi vi costringerò solo ad un corpo a corpo contro il sottoscritto e sarete liberi per tutto il pomeriggio. Poi dalle 19 alle 20 impareremo ad usare le armi.'' sorrise Brexton aiutando Léonie ad alzarsi.

''Che itineriario di merda!'' si lamentò Lothar dirigendosi verso il bagno.

''Chiamiamo il servizio in camera?'' domandò Fidel con voce soffocata poiché continuava a premere il volto contro il pavimento.

''Sì, non ce la faccio a muovermi.'' aggiunse Léonie appoggiandosi alla parete per poi tornare seduta.

''Dovremmo, invece, uscire un po' e imparare a comportarci con disinvoltura anche se siamo stanchi e doloranti.'' spiegò Brexton con dolcezza.

''Possiamo essere disinvolti anche con la cameriera che ci porterà il pranzo.'' rispose nervosamente Léonie guardando Brexton con un certo fastidio.

''Ok, va bene. Rimaniamo qui... Ma volevo portarvi a comprare dei vestiti su misura visto che i miei a stento vi stanno addosso.'' sorrise Brexton verso
Léonie dimostrandole che non aveva paura delle sue occhiatacce.

''Non c'è un servizio in camera anche per quello?'' domandò Fidel ponendo fine alla lieve tensione che si era creata fra il moro e la ragazza. C'era sempre stato del manifesto rancore fra i due da quando Léonie l'aveva lasciato ma era soprattutto la ragazza a giocare sporco poiché Brexton aveva quasi sempre cercato di riallacciare i rapporti con lei ma Léonie non era ancora pronta per smettere di odiarlo. Ma cos'è l'odio se non un'altra forma d'amore?

''No, mi dispiace.'' sorrise Brexton in direzione di Fidel il quale alzò lo sguardo stanco verso l'amico per poi riabbassarlo deluso. ''Vada per il servizio in camera, ma solo per oggi, sia chiaro!'' rinunciò alla fine alzando le spalle e lasciandoli soli nella palestra mentre si dirigeva in terrazza.
Fidel ne approfittò per sgattaiolare vicino all'amica con la velocità di un coniglio impaurito e, poggiandole un braccio sulla schiena rimase in silenzio a riflettere. Bisognava pesare ogni parola con Léonie.

''Non credi che dovresti essere meno dura con lui?'' domandò guardandola negli occhi.

''E' colpa sua se stiamo qui.'' rispose Léonie guardando l'amico con uno sguardo perplesso.

''Cosa dovrebbe fare? Lasciare il lavoro o consegnarci al patibolo?'' domandò comprensivo.

''Lo odio.'' rispose Léonie dopo secondi di silenzio. Non era mai stata brava ad ammettere di aver torto ma riusciva benissimo a capire quando
sbagliava o meno.

''Non è vero.'' rispose Fidel alzandosi e uscendo dalla stanza.

Dopo una lunga doccia e un lungo pranzo in cui vennero disseppelliti argomenti più leggeri e divertenti, tipici della loro compagnia, Brexton annunciò che sarebbero dovuti ritornare ad allenarsi generando un malcontento generale.

''Nel corpo a corpo dovete essere risolutivi, pratici e, in alcuni casi, addirittura geniali. Per adesso mi affronterete tutti e tre insieme, più tardi ci concentreremo nei duelli. Pronti? Via!'' annunciò ponendosi al centro del triangolo formato dai tre ragazzi.

''Mi inviti a nozze.'' sorrise Lèonie caricando un calcio con una roteazione del corpo.

''Meno impulsiva, più tattica.'' suggerì Brexton parando il colpo con una mano sola e facendo cadere Léonie per terra, fatto che la rese ancora più furiosa.

Successivamente fu il turno di Lothar che tentò di colpire l'amico tirando pugni al vuoto poiché il ragazzo riusciva a muoversi con abbastanza velocità da schivare ogni calcio o pugno. Alla fine Brextor riuscì a bloccare il braccio di Lothar dietro la schiena dell'amico e premere il suo corpo contro il muro, impedendogli ogni mossa di resa.

''Non farti mettere nè le spalle né il viso contro il muro.'' suggerì Brexton lasciando la presa mentre Lothar si massaggiava il polso indolenzito.

''Tu non mi attacchi?'' domandò Brexton rivolto verso Fidel il quale alzò semplicemente le spalle.

''Non so da dove iniziare!'' spiegò.

''Non hai mai fatto a botte con nessuno?'' domandò perplesso Brexton.

''Mai.'' rispose abbozzando un sorriso.

''Bene. Almeno prova a tirarmi un pugno.''

''Non è ho motivo.'' rispose Fidel.

''Prova. Dai!'' sorrise Brexton.

''Non... Non ho un bel rapporto con la violenza.'' spiegò il ragazzo dopo aver guardato Léonie a lungo la quale comprese a cosa si stesse riferendo
l'amico.

''Dovrai imparare se no non sopravvivi. Vuoi che ti provochi?'' domandò Brexton cambiando improvvisamente tono e facendosi più severo.

''Brex, lascialo in pace.'' intervenne Léonie rialzandosi e scrollando qualcosa dalla tuta.

''Se non impara a essere violento allora non sopravviverà neanche cinque minuti.'' spiegò Brexton quasi arrabbiato ''E non mi chiamo Brex.'' aggiunse in un sibilo mentre si rigirava per guardare Fidel.

''Ok, va bene. Ti colpirò, ma non farmi male.'' miagolò Fidel meditando su quale mossa fare affidamento. Alla fine arpionò entrambe le spalle dell'amico e avvicinò il busto di Brexton al ginocchio piegato nell'intento di colpirlo all'addome ma, naturalmente, Brexton parò il colpo con ambo le
mani per poi rispedire la gamba indietro e afferrare Fidel per il collo.

''Troppo artificioso.'' commentò lasciando la presa. ''Così non ci siamo affatto. Siete scarsi nel combattimento. Aggiungeremo ore di pugilato all'allenamento.'' annunciò mentre gli altri tre si lamentavano apertamente.

''Che palle!'' sbuffò Lothar incrociando le braccia e appoggiandosi alla parete.

''Imparerete a tirare pugni, calci, ad eseguire combo e a combattere in coppia nonché ad incassare i colpi. Inizierei ora.'' spiegò Brexton ignorando i commenti dell'amico.

''Cosa? No! Avevi detto che ci avresti lasciati liberi fino alle 19!'' rivendicò Léonie sfoderando l'indice come una spada.

''Non sapevo foste messi così male.'' rispose velocemente. I tre ragazzi spesero altre tre ore a tirare pugni e calci contro un sacco da Box. Impararono in fretta le tecniche migliori per affaticarsi di meno e i punti da evitare poiché avrebbero procurato una frattura delle dita. Lothar si stirò un muscolo,
Léonie cadde più volte mentre Fidel era l'unico che sembrava non avere problemi nel tirare ganci e colpi contro un sacco contentente sabbia.

''Ma guarda un po', sono le 19! Avanti con le armi.'' disse uscendo dalla stanza.

''Giuro, lo odio!'' sibilò Lothar squadrando l'amico che usciva.

''Ma smettila.'' si sedette Fidel mentre si tamponava il sudore della fronte con un asciugamano.

''Io dovrei smetterla?'' domandò Lothar con infastidita ironia mentre incrociava le braccia ed alzava il sopracciglio destro.

''Non fai altro che lamentarti e questo non è d'aiuto!'' spiegò Fidel alzando le spalle con innocenza anche se la critica era tutto meno che innocente.
Lothar stava per rispondere ma fu bloccato dall'intervento di Léonie che si mise letteralmente in mezzo ai due e, a braccia spalancate, parlò come un pacifista.

''Basta. Calmiamoci.'' sorrise la ragazza.

''Siamo arrivati al punto che Lèonie fa da ambasciatrice di pace...'' sorrise amaramente Lothar per poi appoggiarsi alla parete dietro di loro
.

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Capitolo 6
*** Schiaffo Morale ***


Schiaffo Morale


''E' arrivato Babbo Natale!'' canticchiò Brexton entrando nella palestra con in mano tre oggetti. Un guanto da palestra, una penna ed un indecifrabile oggetto che sembrava un ventaglio chiuso con due elastici a fine e metà struttura.

''Lèonie, mi dispiace per te ma tu non hai preso nessuna arma d'attacco quindi puoi anche andare a rilassarti.'' spiegò il ragazzo distribuendo il guanto a Lothar che lo prese con malavoglia e il ventaglio a Fidel.

''Cosa? E le altre armi?'' domandò la ragazza con delusione.

''Non abbiamo tempo per una dimostrazione delle altre, anche perché non saprei dove fartele provare. Mi dispiace.'' alzò le spalle il ragazzo.

''Allora continuo ad allenarmi.'' spiegò Léonie che, pur di non sentirsi avvantaggiata, preferiva mettersi in difficoltà da sola.

''Ok Fidel, vieni.- disse facendo alzare il biondo e allacciando gli elastici sul bicipite e sull'avamabraccio- prova a schiacciare questo pulsante.'' suggerì indicando un piccolo bottone rosso. Fidel, un po' titubante, eseguì l'ordine e subito gli elastici si aprirono e il ventaglio si aprì diventando grande il doppio. Quello che Fidel teneva in mano era un arco sottile ma dall'aria resistente e comoda allo stesso tempo.

''Che figata!'' strillò facendo sorridere gli altri tre. ''E le frecce?'' domandò tendendo l'elastico indietro e in avanti, mimando la figura di un perfetto arciere.

''Per ora impara ad aprirlo e richiuderlo senza farlo cadere.'' sorrise Brexton a denti stretti mentre si dirigeva verso Lothar.

''Non è matematicamente possibile che un arco possa trasformarsi diventanto irriconoscibile.'' sussurrò Lothar mentre si infilava il guanto alla mano destra.

''Nel campo dello spionaggio sono stati fatti grandissimi passi in avanti. E poi l'abbiamo solo ripiegato su se stesso, non è niente a confronto di altre armi che abbiamo. Ora, prendi quel peso da 80 kg. No no, con la mano destra e basta.'' indicò Brexton all'amico che si girò a guardarlo titubante. ''Fidati.'' disse alzando il pollice come un imperatore misericordioso.

Lothar si avvicinò al peso, lo afferrò con forza e lo sollevò con così tanta facilità che per poco non cadde all'indietro.

''Ma che...'' balbettò sbalordito.

''Quel guanto assorbe il peso di un corpo fino a 100 kg. Ah, puoi anche rompere pareti e ossa con quello.'' disse indicando il guanto.

''Ora si che sono felice!'' rise alzando ed abbassando il peso con facilità.

''E quella penna?'' domandò Léonie.

''Quella è la mia spada fidata!'' sorrise il ragazzo mostrando agli altri come una lama di un metro scarso può essere rinchiusa in una penna di 30 centimetri.

''Non farò domande se no credo collasserò.'' convenne Lothar annuendosi.

''Posso prendere le frecce?'' domandò Fidel dopo che era riuscito nell'operazione.

''Devi riuscirci dieci volte consecutive e poi se ne parla.'' spiegò Brexton iniziando a fendere l'aria con la sua spada.

''Attento a non cavarti un occhio.'' ironizzò Lèonie fra un pugno e l'altro contro la sacca da Box.

''Non ti preoccupare, cara.'' le sorrise Brexton guardandola dritta negli occhi mentre continuava a far volteggiare la lama quasi distrattamente.

Lothar e Fidel si bloccarono a metà delle loro azioni sentendo quel cara uscire dalla bocca di Brexton e i loro sguardi andarono avanti e indietro fra Léonie e il ragazzo poiché si
aspettavano l'inizio di una discussione atroce anche perché Léonie si era bloccata per puntare i suoi occhi castani contro quelli neri di Brexton in un'espressione di minaccia e di ira.

''Domani che facciamo?'' intervenne Fidel con voce quasi stridula per rompere l'aria elettrica che si stava diffondendo.

''Già è vero, non ce l'hai detto, Brexton.'' aggiunse Lothar con enfatizzato interesse.

''Domani faremo le stesse cose di oggi così per altri sei giorni, fino a Domenica.'' li rispose interrompendo il contatto visivo con Léonie. ''Vi avviso che dedicheremo Giovedì, Venerdì a Sabato a dei duelli corpo a corpo nei quali non avrò pietà di nessuno. Decidete voi in che giorno stare.'' disse tornando a far roteare la lama.

''Bene...'' commentò Léonie tornando ad allenarsi ancora più energicamente.

''Morte su prenotazione.'' ironizzò Fidel assumendo la posizione di un arciere anche se ci mise un po' a tendere l'elastico perfettamente.

Le ore passarono e, finalmente, alle dieci di sera, Brexton decise che era meglio interrompere l'allenamento poiché vedeva che i suoi amici iniziavano a perdere colpi ed anche l'equilibrio ed il buon umore.

Lothar si abbandonò sul divano tramortito mentre Fidel si chiuse in bagno nella speranza di una doccia che avrebbe lavato via stanchezza e mal umore.
Rimasero soli Brexton e Léonie. Si sedettero rigidamente ai bordi del letto, quasi a voler rispettare lo spazio altrui, a non voler provare neanche a far tremare la barriera che uno aveva creato contro l'altra. Non erano molti i momenti in cui fra i due si alzava una fitta nebbia di imbarazzo poiché il solito sorriso di Brexton e il solido rancore di Léonie non lasciavano spazio a silenzi.

''Come stai? Stanca?'' domandò Brexton schiarendosi la voce.

''Sì.'' annuì Léonie e serrando le labbra per sembrare più convincente.

''Vuoi che me ne vada così puoi riposare?'' chiese Brexton guardandola di sfuggita.

''No no.- rispose velocemente -Non sentirti obbligato.'' aggiunse altrettanto velocemente.

''Allora aspetto che Fidel esca dal bagno.'' annuì guardando altrove.

''Tu, come stai?'' domandò la ragazza dopo forse anni in cui non lo chiedeva.

''Preoccupato.'' ammise serrando la mascella e guardandola dritta negli occhi mentre i loro visi iniziavano ad avvicinarsi con velocità impercettibile. Brexton adorava il sapore delle labbra di Lèonie, erano lievemente dolci e dannatamente calde e morbide, era il particolare fisico che più gli mancava della ragazza. Lèonie, invece, amava l'odore della pelle di Brexton, era calda, intensa e sempre gradevole anche ora che il suo corpo era ricoperto da goccioline di sudore.

Si avvicinarono ancora. Le labbra di Lèonie riuscivano a percepire la lieve pressione generata dai respiri dell'altro. Brexton socchiuse gli occhi, le labbra diventate incandescenti nell'attesa di poter trovare sollievo nella bocca di lei quando, all'improvviso si sentì lievemente spinto in direzione opposta dalla mano di lei per poi sentire un forte rumore e un lieve
bruciore alla guancia.

''Che cazz...'' mormorò ancora mezzo addormentato Lothar e guardando Brexton con il volto girato di lato e Léonie che era rimasta con il braccio in aria e la mano rigida.

''Mi dispiace.'' mormorò la ragazza spalancando gli occhi e avvicinando una mano al volto di Brexton il quale la evitò come fosse peste per poi alzarsi dal letto e cambiare stanza.

Lèonie ebbe l'impulso di andare a seguirlo e chiedergli ancora scusa ma il suo orgoglio non le permise di muoversi di un solo centimetro anche perché era fortemente sorpresa di quella che aveva fatto, quasi inconsciamente. Non aveva ancora perdonato a Brexton di averle fatto passare il periodo migliore e peggiore della sua vita e quando aveva visto le loro labbra avvicinarsi aveva perso il controllo; una parte di lei, la più forte, voleva baciarlo, ma l'altra parte l'aveva avvertita giusto all'ultimo istante con un urlo soffocato che non era il momento di ricadere nelle sue braccia. Lo schiaffo era partito come impeto di sfogo, quasi come riflesso incondizionato guidato dalla parte che ancora credeva che quello che
provava verso Brexton fosse odio.

Esausta, incredula, sorpresa di provare così tante emozioni in due secondi o meno, Léonie optò per spegnere la luce ed addormentarsi.

''Che è successo?'' domandò Lothar arrampicandosi sul materasso e stendendosi vicino lei.

''Niente.'' rispose con voce malferma mentre si portava la mano che aveva schiaffeggiato Brexton vicino al naso per annusare l'odore impresso sui suoi polpastrelli.

''Be oggi dormo qui, che dorma Fidel sul divano.'' sussurrò Lothar chiudendo gli occhi eterocromatici e girandosi di spalle per poi affondare il viso nel morbido cuscino e addormentarsi quasi subito.

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Capitolo 7
*** Scars ***


 

Scars


Brexton camminò pesantemente per tutto il corridoio serrando i pugni dalla rabbia. Si sentiva ingannato, umiliato e furioso. Un impeto di rabbia e di odio nei confronti di Léonie nacqua e perdurò per qualche minuto prima che il ragazzo capisse che non era il momento che le emozioni prendessero il sopravvento.

Non sarebbe mai stato il momento, anzi era meglio se si dimenticava tutto il prima possibile per il bene della squadra perché ora come ora avrebbe lanciato Léonie in una gabbia di leoni tenuti a digiuno quaresimale. Eppure le sue labbra erano state così vicine che negargliele era stato il maggior torto che potesse mai fargli in quegli anni. Ok, sapeva che Léonie poteva rifiutare un bacio come e quando voleva ma non in quel modo, pensò iniziando a bussare con forza alla porta del bagno poiché una doccia sarebbe stata un balsamo per i suoi nervi. Fidel aprì la porta con addosso un asciugamano annodato in vita, l'asciugacapelli impugnato nella mano destra e uno sguardo perplesso dipinto in volto.

''Hai finito?'' domandò Brexton ma Fidel rispose alzando il sopracciglio e guardando i suoi capelli ancora mezzi bagnati.

''No ma se vuoi finisco di asciugarmi i capelli altrove.'' aggiunse alzando le spalle.

''No, fa niente.''disse entrando comunque e sedendosi a bordo vasca. Perplesso dalle intenzioni dell'amico, Fidel chiuse la porta e tornò ad asciugarsi i capelli lanciando ogni tanto uno sguardo indagatorio su Brexton che teneva lo sguardo basso e le labbra contratte.

''Tutto bene?'' domandò cercando di sovrastare il suono dell'asciugacapelli con la sua voce ma Brexton non parve sentire. L'onda di rabbia si era trasformata in triste senso di colpa per quello che aveva fatto poco prima e per quello che aveva fatto passare a Léonie anni fa.

''Come mai hai cinque dita stampate sulla guancia?'' domandò Fidel spegnendo il phon.

''Léonie...'' commentò alzando lo sguardo per incrociarlo con gli occhi dell'amico riflessi dallo specchio.

''Oh. Perché l'ha fatto?'' domandò a metà fra il divertito e lo scandalizzato e girandosi verso Brexton.

''Ho... Abbiamo... Stavamo per... baciarci.'' spiegò con difficoltà, quasi con imbarazzo poiché sapeva che Fidel avrebbe dato ragione a lei e non a lui.

Per questo motivo, quando Fidel aprì la bocca per parlare Brexton alzò le mani ed abbassò il capo, in segno di resa.

''Non ho bisogno che tu mi dica che ho torto.'' spiegò.

''Perché dovrei dire che tu hai torto?'' domandò sorridendo e notando un sospiro di sollievo uscire dalla bocca di Brexton.

''Non so.'' ammise alzando le spalle e notando una leggera cicatrice di cinque centimentri vicino al fianco destro.

''Io so, invece, che siete entrambi dei coglioni.'' disse tornando a guardarsi allo specchio poiché odiava che altri guardassero alle sue ferite con interesse o, peggio, compassione.

''Grazie...'' commentò l'altro pensando che l'ultima cosa di cui aveva bisogno erano altre critiche.

''Pensaci. Lei ti ha allontanato dalla sua vita e tu non ti sei nemmeno opposto, non hai nemmeno lottato. Hai accettato la cosa e stop.'' spiegò Fidel prendendo lo spazzolino e spalmandoci sopra del dentifricio.

''Si ma lei mi ha lasciato!'' si difese Brexton con un ringhio.

''Infatti ho detto che siete due coglioni.'' spiegò continuando a spazzolarsi i denti.

''Secondo te posso riprendermela?'' domandò il moro dopo minuti di silenzio. Fidel fu sorpreso da quella domanda, non se l'aspettava minimamente, almeno non in modo così esplicito e diretto. Non aveva mai intrattenuto una coversazione così con Brexton, anzi erano sempre rimasti due mondi separati ma ora, il fatto che era proprio lui a fargli una domanda, a chiedergli un'opinione lo inteneriva.

''Secondo me non l'hai mai persa.'' rispose sorridendo ed uscendo dal bagno.

''Quella cicatrice?'' domandò Brexton prima che l'altro chiudesse la porta. Fidel alzò lo guardo portandosi meccanicamente la mano sul fianco mentre si torturava il labbro inferiore mordendosi la carne all'interno. Cosa avrebbe dovuto fare? Raccontargli la verità? No, era troppo presto: già era stata una fatica immane raccontarlo a Lèonie fra una valle di lacrime ed un'altra ed ora che stava dimenticando, perché riesumare il passato? No, non
era il caso.

''Fidel?'' domandò Brexton risvegliando il biondo che sembrava caduto in un sonno ad occhi aperti.

''Un paio d'anni fa sono caduto e ho sbattuto ad un ferro vecchio.'' spiegò guardando altrove ed alzando le spalle.

''Col fianco?'' domandò alzando il sopracciglio.

''Già... capita. Ora vado che ho sonno.'' rispose chiudendo la porta e procedendo con una certa fretta verso il letto dove Lothar stava dormendo per evitare che Brexton potesse continuare a fare domande.
Fidel prese a scuotere lievemente il ragazzo per farlo svegliare ma Lothar sembrava esser entrato in coma così passò a punzecchiargli il volto con
l'indice.

''Rompipalle...'' mormorò Lothar girandosi per fare spazio a Fidel e finendo per abbracciare da dietro Lèonie la quale, addormentata, accolse il gesto con una dose di buon umore inconscio spingendo la propria spalla contro il petto di Lothar. Fidel si lasciò cadere al lato del materasso, ignaro dello scenario che si presentava ai suoi occhi poiché il buio era impenetrabile e si addormentò.


 


Il mattino dopo i tre furono svegliati da una secchiata di acqua gelida. Léonie lanciò un urlo appena l'acqua entrò in contatto con la sua pelle mentre Lothar si alzò di scatto colpendo il volto di Fidel col gomito.

''Il mio naso! Il mio bellissimo naso!!!'' mugugnava mentra si copriva il volto con le mani.

''Ma te le studi la notte o improvvisi?'' domandò Lothar contro Brexton il quale sembrava stranamente divertito da quella situazione anche se il suo sorriso nascondeva un'ombra di cattiveria, questa volta.

''Forza, scendete dal letto che vi aspetta un lungo allenamento.'' rise Brexton gettando il secchio per terra.

Come un soldato ubbidiente, Lèonie scese subito dal letto senza emettere fiato mentre Fidel si diresse in bagno per cambiarsi poiché aveva dormito solo con l'asciugamano annodato in vita.

''Dormito bene?'' domandò Brexton a Lothar.

''Sì.'' rispose l'amico con naturalezza ma rimanendo comunque incuriosito dallo sbuffo che emise Brexton. Lothar non si era accorto di aver dormito abbracciato a Léonie e quando Brexton li aveva visti così 'vicini' aveva provato una fitta di gelosia mista a senso di tradimento. 'Via i sentimenti!' si rimproverò Brexton entrando il palestra.

I ragazzi si allenarono per tutta la mattinata ma alla fine, alle 11 del mattino, furono letteralmente trascinati fuori dalla camera e dall'albergo.

''Dio, che stanchezza!'' mormorò Lothar guardandosi attorno per poi rimanere in dubbio ''Come mai nessuno ci nota? Siamo vestiti da soldati,
praticamente.'' osservò.

''Questo è un quartiere sicuro.'' spiegò Brexton prendendo il portafogli ed uscendo una carta di credito azzurra.

''Per sicuro intendi pieno di spie?'' domandò Léonie. Era dalla mattina che non aveva spiccitato parola, troppo in imbarazzo per quello che era successo ed ora il suo intervento aveva bloccato Brexton per qualche secondo. Il ragazzo entrò in un negozio che sembrava troppo elegante per le loro possibilità economiche e furono subito avvicinati da una commessa dai capelli rossi e dal sorriso smagliante ma palesemente finto.

''Desiderate?'' domandò sbattendo le palpebre.

''445213'' rispose Brexton e la commessa perse il sorriso per qualche secondo per poi sfoderarne uno che partiva da un orecchio ed arrivava all'altro.

''La stavamo aspettando, agente Sword. Prego, prenda quello che vuole.'' spiegò per poi guardare gli altri tre ragazzi che stavano dietro di lui.

''Loro sono con me.'' commentò Brexton indicandogli distrattamente per poi andare nel reparto uomo. ''Ok, scegliete due tute, un vestito elegante e più qualcosa di casual ed un completo da combattimento.'' disse guardando una giacca elegante.

''Chi paga?'' domandò Fidel con scetticismo.

''L'azienda.'' rispose Brexton sfoderando un altro dei suoi sorrisi.

''E ha credito illimitato?'' rise Lothar guardando il prezzo con tre 0 di un pantalone che sembrava tutto meno che costoso.

''Praticamente...'' convenne il ragazzo che, fra l'indecisione di prendere un pantalone da 500$ ed un jeans da 490$, prese entrambi e si diresse nel camerino per provare entrambi.

''Dov'è il trucco?'' domandò Lothar avvicinandosi cautamente ad uno smoking dai colori classici.

''Non c'è!'' spiegò Brexton con la testa fuori dalle tende del camerino ''potete prendere quello che volete. Davvero.''

''Mi sento un bambino nel paese dei balocchi!'' sospirò Fidel stiracchiandosi come per prepararsi ad una corsa.

''Lo dicevo io che ci doveva essere qualcosa di positivo in questa storia.'' sorrise Léonie dirigendosi verso il reparto donna e snobbando ogni commessa che le chiedeva se avesse bisogno di qualcosa, era la 'razza' che più odiava al mondo.

Usando Fidel come shop assistant, Léonie si chiuse nel camerino in compagnia del suo amico nel tentativo di provare qualche vestito che aveva aiutato a scegliere.

''Questo com'è?'' domandò la ragazza mentre con le mani accarezzava un vestito che sembrava disegnato apposta per lei: lungo e sottile, non era il massimo per i movimenti ma era comunque molto elegante e presentava una particolare tonalità di verde che si sposava benissimo con i capelli fulvi della ragazza. Il tessuto era tempestato da piccoli brillantini, la schiena era interamente scoperta, così come le braccia, mentre un decolté mozzafiato distraeva l'attenzione da altri particolari.

''Sto per diventare etero, lo sento!'' sorrise Fidel prima di ricevere una maglia addosso, lanciata con affetto.

''Dai, seriamente. Odio fare shopping.'' sbuffò guardandosi allo specchio.

''Sei bellissima.'' aggiunse con tono fraterno per poi aggiungere con accento più tecninco:

''Però devi portare i capelli alzati, una specie di chignon che ti faccia cadere qualche ciuffo ai lati. Capito cosa intendo?'' domandò facendo un'espressione mafiosa.

''Affatto!'' rise brevemente la ragazza.

''Ieri Brexton mi ha detto dello schiaffo.'' annunciò Fidel tornando serio.

''Da quand'è che siete amici voi due?'' domandò Léonie cercando di sembrare indifferente mentre dentro di sé voleva sapere cosa Brexton avesse detto, se l'avesse criticata, se si fosse sentito in colpa, se si fosse offeso. 'Parla, Fidel, parla!' pensava mentre il suo sguardo studiava il vestito
riflesso nello specchio.

''Da quando sono l'unico che non lo odia.'' rispose Fidel con tono d'ovvietà. ''Perché gliel'hai tirato?'' domandò, tornando all'attacco.

''Perché... Non lo so... Forse non volevo sentirmi debole... Con lui mi sento debole, ma non debole nel senso negativo, mi sento come se tutte le mie forze mi abbandonassero e fossi alla sua mercé, un giocattolo nelle sue mani; ma so anche che lui mi tratterebbe bene, che non mi farebbe mai cadere, che non mi farebbe mai del male. Non intenzionalmente, almeno.'' confessò più a se stessa che all'amico.

Poco più avanti, Lothar e Brexton si stavano provando delle comunissime maglie a maniche corte ma dai prezzi esorbitanti.

''Ce l'hai con me?'' domandò ad un certo punto Lothar guardando Brexton attraverso lo specchio ma l'amico fece cenno di no con la testa, distrattamente.

''Bugiardo. Che ti ho fatto? E' che mi lamento sempre?'' domandò togliendosi la maglia e provandone un'altra.

''No, tranquillo.'' mentì con freddezza mentre si allontanava.

''Sei un pessimo bugiardo. Ti conosco, da quanto? 8 anni? A me certe cose non puoi nasconderle.'' disse Lothar sbarrandogli la strada e piazzandosi di fronte a lui.

''Ti piace Léonie?'' domandò l'altro con tale franchezza e velocità che Lothar rimase interdetto per una manciata di secondi.

''Eh?''

''Niente, lascia perdere.'' disse cercando di spingerlo delicatamente via per passare.

''No che non mi piace. Cioè è bella ma so che è ancora tuo territorio quindi me ne sto alla larga.'' spiegò Lothar ignorando il tentativo di Brexton di passare oltre e continuando a stargli di fronte.

''Quindi, se non fosse mio 'territorio' tu ci proveresti.'' concluse Brexton con una punta di fastidio nella voce che non rifletteva neanche lontanamente la spada di fastidio che lo trafiggeva.

''Beh, belle come Léonie non si vedono tutti i giorni...'' si giustificò ma a quel punto Brexton aumentò la pressione contro la spalla dell'amico riuscendo a farlo indietreggiare potendo così, finalmente passare.

''Che ho detto?'' domandò alzando le braccia in segno di resa.

''Niente!'' ringhiò Brexton sparendo dietro un corridoio lasciando Lothar da solo, con i suoi pensieri.

Léonie era bella, molto bella ma l'aveva subito evitato di corteggiarla perché sapeva che il suo amico si era innamorato di lei già dalla prima volta che l'aveva vista, all'università di psicologia. Lothar capiva bene la gelosia fra ex ma era passato un bel po' di tempo da quel momento quindi non concepiva cosa passasse per la testa dell'amico.

''Tu ti suoni e tu ti canti...'' sussurrò andando in direzione opposta. Però, più ci pensava, e più Lothar si convinceva di quanto Léonie fosse bella.

 

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Capitolo 8
*** Fidel's anatomy ***


Fidel's anatomy


Brexton, intanto, procedeva a passi pensanti verso la zona dei camerini maschili. La testa ribolliva di pensieri negativi ed apocalittici.
In una scena del film mentale che era proiettato nella sua mente, lui apriva la porta e trovava Léonie e Lothar nudi in piena attività carnale mentre in un'altra li vedeva abbracciati sotto la torre Eiffel a scambiarsi baci mentre i fuochi d'artificio esplodevano in cielo. Sentiva lo stomaco stringersi in una morsa poiché in quei pensieri quella coppia era assolutamente perfetta. Non avrebbero litigato mai, si sarebbero sposati in una chiesa gotica e non avrebbero neanche invitato Brexton poiché la loro relazione non avrebbe lasciato spazio per coltivare le loro amicizie e, guarda caso, soprattutto la sua.

Stava stringendo i pugni lungo i fianchi quando l'occhio cadde in direzione dei camerini femminili ed ebbe una visione che bruciò all'istante la pellicola del suo film mentale.

Léonie in un lungo vestito verde e con i capelli raccolti. Stava benissimo. L'incendio si estese dalla 'sala proiezioni' a tutta la mente di Brexton mandando in corto circuito ogni ablità del proprio corpo, tranne una, in basso.

Fidel sgranò gli occhi non appena vide che Brexton era imbambolato dietro la ragazza e si impegnò seriamente a farlo risvegliare da quello stato catatonico in cui era caduto senza riuscirci pienamente. Avvertendo che qualcosa non andava, Léonie si girò e vide Brexton che, con difficoltà cercava di parlare.

''Io vado, devo... devo... devo fare qualcosa.'' sorrise Fidel che si alzò prontamente dalla poltrona e passò vicino Brexton sussurrandogli con velocità ''Sei splendida.'' per poi andarsene.

''Sei splendida!'' ripetè a pappagallo Brexton mentre era tentato di farsi installare un auricolare per poter sentire tutti i suggerimenti di Fidel.

''Grazie.'' arrossì Léonie. ''Senti...'' iniziò cercando di scongelare la gola e le corde vocali.

''Sì?'' domandò speranzoso.

''Per ieri sera... scusami.'' sussurrò la ragazza notando un lieve cambiamento nello sguardo di Brexton, come se un'ombra avesse oscurato i suoi occhi per qualche secondo.

''Per lo schiaffo o per Lothar?'' domandò con apatia.

''Che c'entra Lothar?''

''Avete dormito abbracciati.'' spiegò Brexton tornando di una serietà letale.

''Oh.'' le uscì dalla bocca, stupidamente. ''Non me n'ero accorta.'' si affrettò ad aggiungere ma Brexton sembrava non accettare quell'ipotesi, la teoria secondo la quale ci si può addormentare abbracciati a qualcuno senza che se ne abbia memoria.

Erano poche le occasioni in cui Brexton sfoderava quello sguardo disumano contro Léonie e tutte le volte che accadeva lei si sentiva morire dentro, si sentiva al gradino più basso della scala sociale, un rifiuto umano, una puttana del rango più basso ed irrecuperabilmente portatrice di perdizione.
'Guardalo negli occhi o non ti crederà!' si rimproverava mentre alzava lo sguardo che in quel momento sembrava pesare come un macigno. Salì lungo
le spalle, percorse le labbra ed arrivo al naso. 'Vai, ora.'

''Davvero!'' aggiunse facendo rotolare lo sguardo giù, fino a guardare le scarpe di Brexton.

Non vide la sua reazione, era troppo occupata a vergognarsi come una ladra. Notò solo che Brexton girò i tacchi e tornò a camminare in direzione opposta.

'Non piangere.' si ordinò non riuscendo nemmeno a guardarsi riflessa allo specchio e rimanendo così immobile.

Unico giorno che si rivelò pieno di risultati fu il Mercoledì. Lothar aveva imparato ad utilizzare il guanto alla perfezione, Léonie aveva imparato una decina di mosse di karate mentre Fidel ora riusciva perfettamente a tendere l'arco e lanciare anche più di una freccia nelle direzioni indicate.
Riuscirono anche ad immobilizzare Brexton grazie ad una combo compiuta dagli altri due uomini. Avevano finalmente capito che per battere un mostro come Brexton dovevano unire le forze, così, improvvisando del tutto, Fidel e Lothar sfruttarono la loro genialità per neutralizzare il loro amico.
Lothar si chinò come un giocatore da football durante un'azione di placcaggio ed iniziò a correre in direzione di Brexton il quale, senza troppe cerimonie saltò compiendo una spaccata a mezz'aria. Quello che non aveva notato alle sue spalle era che Fidel aveva iniziato a correre e, utilizzando la schiena ancora piegata di Lothar come una cavallina, si diede lo slancio e a mezz'aria abbracciò Brexton da dietro bloccandogli le braccia e facendolo cadere rovinosamente a terra.

''Ottimo!'' rise di gusto Brexton mentre cercava di divincolarsi dalla presa dell'amico.

''Grazie!'' risposero all'unisono Lothar e Fidel mentre Lèonie gioì di quell'azione appena compiuta.

''E' un'improvvisata?'' domandò notando quanto forte fosse la presa di Fidel.

''Yes! Ci siamo scambiati uno sguardo e ci siamo capiti subito.'' spiegò Fidel. ''Sta' buono!'' aggiunse sperando che Brexton la smettesse di divincolarsi.

''Dai, lasciami andare.'' rise l'altro anche se con difficoltà poiché Fidel non era certo un peso piuma.

''Che dite, ragazzi, lo libero?'' domandò Fidel volgendo lo sguardo agli altri due che, complici, esplosero in un cattivo 'No'.

''Dai, tanto abbiamo finito, sono le 20.'' spiegò dimenandosi un altro po'.

''Tu hai finito. Noi no.'' rise diabolicamente Lothar mentre spariva in cucina.

''Prima o poi ti stancherai e saranno dolori!'' rise l'immobilizzato mentre cercava di capire cosa avessere intenzione di fargli li altri tre. Sentiva solamente dei sussurri che si scambiavano Léonie e Fidel ma non capiva nessuna parola. Poi vide avvicinarsi le gambe di Lothar con in mano un secchio azzurro dalla quale cadeva qualche flutto d'acqua a causa del movimento ondulatorio della camminata del ragazzo.

''Fidel mi dispiace!'' rise Lothar prendendo il secchio con entrambe le mani.

''Fa niente, mi sacrifico per la patria!'' rispose l'altro allentando la presa. Brexton ne approfittò subito per ribaltare la situazione. Facendo leva con la gamba si spostò giusto in tempo per evitare il gavettone d'acqua. Ora c'era Brexton sopra Fidel ma non lo toccava se non per bloccargli le ginocchia con le sue gambe e i polsi con le sue mani.

''Non sapevo ti piacesse stare sopra!'' osservò divertito Fidel quasi crocifisso sul pavimento. Brexton aprì la bocca per rispondergli ma non fece in tempo che una seconda secchiata d'acqua, questa volta gelida, si infranse contro di lui, bagnandolo da capo a piedi.

''Ne avevamo una di riserva.'' spiegò Léonie mentre svuotava il resto del secchio e di piccoli cubetti di ghiaccio sulla testa del ragazzo.

''Ok me lo merito.'' ammise lasciando liberi i polsi di Fidel ed aiutandolo a sollevarsi anche se continuava a bloccargli le gambe.

''Si che te lo meriti!'' rise il biondo che era uscito praticamente asciutto da quel diluvio.

''Ah sì?'' domandò Brexton con aria di sfida spingendo di nuovo Fidel a terra e prendendo un cubetto di ghiaccio per poi infilarlo sotto la maglia del ragazzo, a diretto contatto con la pelle calda.

''Brucia!'' rise Fidel inarcando la schiena mentre Brexton si alzava e notava che in palestra non c'era nessuno. Uscì dalla stanza e ricevette una seconda secchiata d'acqua in pieno volto ma questa, almeno, era tiepida.

''E' guerra!'' ringhiò divertito.

Passarono due ore a gettarsi l'acqua addosso. Bagnarono le lenzuola, ruppero il televisore e macchiarono le pareti ma alla fine si stesero tutti e quattro sul letto e, col sorriso sulle labbra, si addormentarono.

Furono svegliati dalle urla di un gatto che veniva lanciato contro il letto.

Léonie lanciò un urlo e balzò giù dal letto, letteralmente terrotizzata dai gatti, sopratutto quelli neri mentre Lothar tentò di prenderlo ottenendo solo un paio di graffi sulle mani. L'unico che non sembrava turbato fu Fidel che si svegliò sentendo la lieve pressione del micio che camminava sul suo copro e gli annusava curioso le labbra.

Il biondo aprì un occhi e si ritrovò due occhi verdi che lo fissavano curioso.

''Sai che odio i gatti!'' commentò Léonie col fiatone e mettendosi dietro Brexton, usando il suo scudo contro l'animale che ora stava giocherellando con Fidel.

''Sì, lo so!'' rispose Brexton sorridendole.

''Mi ha graffiato, quella bestia!'' constatò Lothar studiando le proprie mani.

''Il disinfettante è in bagno. Fidel, vieni o rimani a coccolare il gatto?'' domandò Brexton.

''Gli o le ci vuole un nome,- disse prendendolo in braccio -e poi sei solo infastidito dal fatto che non mi sono svegliato di colpo!'' concluse Fidel con aria saccente.

''Sbrigati.'' alzò il sopracciglio.

''Ma ha bisogno di coccole! Guardalo,- si alzò e portò il muso del gatto a stretto contatto con la faccia imperturbabile di Brexton -come puoi negargli o negarle affetto? Soprattutto dopo che tu l'hai lanciato o lanciata per aria!'' lo squadrò riducendo agli occhi ad una fessura ma accentuando il tono ironico della situazione.

''A saperlo vi avrei lanciato un alano. Ora, in palestra!'' e prese il gatto dalle braccia di Fidel per posarlo a terra. Lèonie indiettreggiò non appena il gatto iniziò a scorrazzare per la camera e continuava a rimanere attaccata alla schiena di Brexton, la paura vinceva l'imbarazzo.

''Oddio mi sta guardando.'' disse nascondendo affondando la faccia nella schiena di Brexton.

''Se mi fai girare ce ne andiamo.'' aggiunse Brexton con tono rassicurante.

''Non fare scherzi.'' miagolò Léonie allentando la presa sulla maglietta di Brexton.

''Fidati.'' e con un leggero scatto si portò di fronte alla ragazza. Faccia a faccia. Il cuore di Lèonie smise di battere per un secondo per poi riprendere la sua attività con più frequenza.

''Andiamo?'' domandò Brexton risvegliando Léonie che riprese conoscenza e si affrettò a seguirlo assicurandosi ogni tanto che il gatto non seguisse entrambi.

Entrando in palestra la ragazza chiuse la porta non appena fu sicura che anche Fidel e Lothar fosserò lì con loro e che la 'bestia' non si fosse nascosta in qualche angolo remoto.

''Esagerata!'' sorrise Lothar tamponandosi le ferite lievi.

''I gatti sono una delle due cose che Léonie teme maggiormente.'' spiegò Fidel stiracchiandosi.

''E la seconda?'' domandò Lothar ad alta voce.

''Non sono stato autorizzato a dirtelo!'' rise l'amico dopo che Léonie lo incenerì con lo sguardo.

''Oggi è Giovedì. Chi viene a duellare con me?'' domandò Brexton sorridendo. ''Fidel, vieni tu!'' aggiunse senza aspettare che i ragazzi si mettessero d'accordo.

''Ma veramente...''

''Non era una domanda!'' sorrise Brexton mostrando i denti. Brutto segno. Brexton faceva come i cani: quando voleva apparire minaccioso mostrava i denti.

''Se è per la storia del gatto posso sbarazzarmene!'' sorrise Fidel indicando l'altra stanza.

''Forza, fai l'uomo.''

''Ma lo sono solo per metà!''

''O vieni con le buone o vieni con le cattive!''

''Ok, mi alzo!'' si arrese alzandosi con malavoglia e dirigendosi verso un ring che avrebbe fatto impazzire qualunque patito di box o wrestling per quanto era reale.

''Niente guantoni? Mi si rovinano le mani!'' protestò vedendo che Brexton saltellava sul posto per riscaldare.

''Léonie e Lothar, voi due allenatevi con pesi e bilancieri.'' spiegò ignorando l'osservazione di Fidel.

''Non possiamo guardare lo spettacolo?'' sorrise Lothar avvicinandosi al ring.

''Non avete pagato il biglietto quindi no!'' rispose Fidel.

''Perché, chi pagherebbe?'' domandò Lothar.

''Ci sono persone che pagherebbero miliardi solo per vedermi il...''

''Basta, abbiamo capito!'' scoppiò Brexton bloccando Fidel a metà frase e con il dito indice che indicava un punto in basso del suo corpo.
I due amici iniziarono a combattere. Fidel attaccava raramente, più per carattere che per assenza di possibilità, mentre incassava molti colpi dimostrando una buona struttura corporea.

Parava i colpi con aria distratta ma al contempo concentrata e stava attento più a proteggere se stesso piuttosto che ad attaccare.

''La miglior difesa è l'attacco.'' disse Brexton fra un pugno senza destinazione e l'altro.

Al terzo tentativo mancato di colpire Fidel al volto, quest'ultimo si abbassò completamente tirando un calcio dietro al ginocchio di Brexton facendolo cadere di schiena contro il tappeto morbido.

Il ragazzo si alzò subito senza utilizzare l'aiuto delle mani e tornò a fendere l'aria con il tentativo di colpire Fidel che ora sfoderava un sorrisetto divertito.

''Finirai per stancarti!'' disse Brexton roteando il colpo per sfoderare un calcio ma Fidel lo evitò piegando il busto all'indietro sicché potesse continuare a vedere le mosse di Brexton ma alla fine cadde rovinosamente di schiena a terra.
Brexton si diede un leggero slancio, tuffandosi con il gomito direzionato verso l'addome del ragazzo che fece appena in tempo a rotolare via ed evitare un dolore che si sarebbe rivelato indescrivibile.

Approfittando dell'amico a quattro zampe, Fidel si avvicinò per assestargli un calcio in pieno addome, costringendo Brexton a prendersi quale secondo di tempo per ignorare il dolore. Quando si rialzò vide Fidel in posizione d'attacco mentre con due dita lo invitava a raggiungerlo, sfidandolo. Brexton balzò sfoderando un gancio destro che fu evitato con velocità da Fidel il quale approfittò del momento per colpire l'amico in volto ma quest'ultimo parò il braccio, non aspettandosi però un secondo calcio al ginocchio facendogli perdere l'equilibrio momentaneamente. Con un po' più di grinta, Brexton tentò di nuovo di colpire il ragazzo al volto ma quest'ultimo parò il gancio con la mano e spinse il braccio dietro la schiena di Brexton, bloccandolo nella classica posizione che non permetteva alcun movimento.

''Ora chi è che è stanco?'' domandò Fidel con una punta di superbia mentre forzava ancora di più la scomoda posizione del braccio sinistro di Brexton lungo la sua schiena e tenedolo fermo ancorandosi al suo busto.

''Fidel, devi sapere due cose. Uno, non sono mancino e due, non devi avvicinare il tuo busto al braccio libero perché se no potrebbero fare così.'' e così dicendo caricò una gomitata dritta contro il fianco destro del ragazzo. Brexton sentì il respiro di Fidel che si smorzava e la forza che iniziava a scemare, approfittandone per sgusciare via e tornare in posizione d'attacco. Ma Fidel non era pronto. Cadette a quattro zampe reggendosi il punto in cui Brexton l'aveva colpito con la mano. Il moro si aspettava quella reazione quindi non ci fece molto caso, neanche quando vide Fidel rannicchiarsi in posizione fetale. Il campanello d'allarme scattò quando vide che la maglia dell'amico iniziava ad imbrunirsi così come la sua mano iniziava a tingersi di rosso.

Sentì Léonie abbandonare immediatamente il peso e correre verso l'amico che mandava soffocati lamenti di dolore.

''La cicatrice!'' urlò e subito Brexton si sedette sulle ginocchia ed alzò la maglietta dell'amico per vedere che dalla stessa cicatrice che aveva notato in bagno un paio di notti fa, ora stava uscendo del sangue. Non troppo ma comunque abbastanza.

''Tampona.'' bisbigliò Brexton mentre si avvolgeva il braccio dell'amico intorno al collo e lo aiutava ad alzarsi. ''Lothar, prendimi il disinfettante e tu, Léonie, prendimi ago e filo nella cassetta del pronto soccorso.'' urlò mentre accompagnava Fidel a letto. ''In fretta!'' disse vedendo che gli altri due non si muovevano.

Appoggiò delicatamente Fidel sul letto. Aveva tutto il corpo reso lucido dal sudore, i capelli attaccati alla fronte mentre teneva gli occhi chiusi e faceva piccoli respiri. Non voleva mettersi né ad urlare né a piangere ma il dolore era davvero troppo.

''Fidel, ascoltami.- disse Brexton constringendo l'amico ad aprire gli occhi -ora, dovrò suturare la ferita.'' e così dicendo imbevette un batuffolo di cotone nel disinfettante e poi lo poggiò con forza vicino alla ferita.

''E come intendi fare?'' domandò Lothar e Brexton rispose lanciando un'occhiata all'ago ed al filo da sutura che Léonie aveva appena portato.

''Stai scherzando? Sono cose barbare!'' protestò Lothar.

''Non possiamo portarlo in ospedale, è fuori da questo quartiere e finché chiamiamo un dottore potrebbe perdere troppo sangue.'' spiegò Brexton gettando il battuffolo di cotone e prendendone un secondo.

Sotto ordine di Brexton, Lothar tagliò la maglia di Fidel mentre Léonie si stese sul letto prendendogli il volto fra le mani.

''Andrà tutto bene.'' disse lei con voce spezzata mentre l'amico la guardava dicendole e ricordandole il motivo della cicatrice.

''Fidel ora devo chiuderti la ferita con questi- indicò ago e filo -ti prego, rimani fermo il più possibile. Non tremare, non inarcare la schiena, non tirare calci o sollevare la testa. Ok?'' domandò con voce sicura e ferma. Il ragazzo annuì mordendosi le labbra.

''Lothar prendigli la mano.'' ordinò il ragazzo mentre bagnava l'ago ed il filo col disinfettante.

''Pronto? Inizio!'' e come annunciato, Brexton passò l'ago fra i due lembi di pelle per poi avvicinarli. Aveva fatto il primo punto.

''Bravissimo, abbiamo quasi finito.'' mentì Brexton infilando l'ago in un altro lato di pelle.

''Cazzo dici che hai appena iniziato?'' sbraitò Fidel mentre stringeva la mano a Lothar e si mordeva le labbra. Era uno spettacolo raro vedere Fidel in preda all'ira più nera, ma quelle poche volte che accadeva faceva quasi paura e tenerezza allo stesso tempo. Ci voleva molto per farlo arrabbiare e riusciva comunque a portare le persone dalla sua parte grazie alla dolcezza che aveva sempre riservato a tutti, anche a chi non lo meritava.

L'ago in sé non faceva male, era quando tirava il filo per unire i due lembi che sentiva un forte dolore e bruciore. Il respiro iniziava a farsi più tagliato e disordinato. L'addome si muoveva su e giù dando fastidio all'operato di Brexton il quale si dovette fermare chiedendogli di moderare il respiro.

''Fanculo!'' rispose aprendo gli occhi iniettati di sangue.

''Fidel rischio di farti seriamente male. Per favore, modera il respiro. Canta una canzone.'' disse con serietà.

''A perché questo non è un male serio?'' urlò scioccato per poi richiudere gli occhi e cercare di moderare il respiro.

''Léonie cantagli qualcosa.'' ordinò mentre vedeva che il respiro si calmava ma non abbastanza. Senza farselo ripetere due volte, la ragazza si accucciò
vicino l'orecchio dell'amico e dopo avergli baciato la guancia annunciò le sue intenzioni.

''Ora canto Bad Romance, ok?'' Fidel aprì gli occhi ed annuì leggermente. La melodia si rivelò un dolce anestetico, anche se non abbastanza forte, mentre Lothar perse parzialmente sensibilità alla mano poiché Fidel stringeva troppo forte.

''Qualche altro punto ed ho finito.'' lo rassicurò Brexton ma i rumori arrivavano ormai ovattati alle orecchie del ragazzo. Iniziò a sentire un formicolio alle mani e dei sudori gelidi iniziarono a percorrergli la schiena e la fronte. Aprì gli occhi e vide nero. Il dolore si faceva via via più debole così come la voce di Léonie e la presenza della mano di Lothar. Poi, svenne.

''Fidel?'' domandò Lothar vedendo che l'amico non stringeva più la mano.

''E' svenuto.'' commentò Brexton con serietà clinica. Léonie squadrò l'amico con orrore. Era pallido, le labbra erano scolorite e non rispondeva ai richiami esterni.

''Léonie calmati. Sta respirando!'' disse indicando la pancia che faceva lievemente su e giù.

''Non dovevi colpirlo lì!'' lo accusò la ragazza con le lacrime agli occhi.

''Avrebbe dovuto avvisarmi che aveva un punto debole, non glielo avrei colpito.'' contestò Brexton ingoiando amaro.

''Ma sai quanta forza ci vuole per riaprire una cicatrice chiusa da almeno cinque anni?'' ringhiò come una leonessa inferocita ma Brexton non rispose.

Era troppo concentrato nel completare la sua opera clinica che si potè definire conclusa solo dopo tre quarti d'ora di tortura.

''Potete tornare ad allenarvi.'' concluse Brexton guardando Léonie e Lothar. ''Sono ancora le 11 del mattino. Andate!'' li ordinò muovendo la mano per sottolineare il concetto.

Lothar lasciò delicatamente la mano dell'amico e tornò sileziosamente in palestra, leggermente sotto shock per quello a cui aveva assistito. Léonie, invece non si mosse. Rimase ferma ad accarezzare i capelli di Fidel mentre cercava di trattenere qualche lacrima.

''Non farlo mai più!'' ringhiò contro Brexton.

''Fare cosa?'' domandò Mentre prendeva un altro batuffolo di cotone zuppo di disinfettante e puliva la ferita.

''Non prendertela con gli altri al posto mio.'' sibilò guardandolo con occhi pieni di rabbia.

''Mi stai accusando di aver fatto del male a Fidel solo perché so che è tuo amico?'' domandò Brexton confuso e infuriato. ''Ma quanto sei egocentrica!?'' commentò attaccando un cerotto sulla ferita dell'amico.

''Egocentrica io? Ma hai visto cos'hai fatto?'' domandò indignata.

''Non l'ho fatto apposta! E poi è meglio se ti abitui a veder soffrire i tuoi amici poiché non sarà una passeggiata questa missione.'' commentò Brexton con un tono rancoroso e pieno di tristezza. Léonie si bloccò di fronte a quella frase. Non aveva mai considerato la paura di Brexton di veder perdere i propri amici a causa sua ed ora gli faceva tenerezza, ma non una tenerezza materna, una che solo una persona che ti ama può provare. Avrebbe voluto baciarlo, rassicurarlo che sarebbe andato tutto bene, ma non ne aveva la forza.

''Vorrei rimanere con lui.'' sussurrò asciugando qualche lacrima che, traditrice, continuava a cadere.

''Verrò a controllarlo io, tranquilla.'' e così dicendo fece scendere Léonie dal letto e la condusse in palestra. 

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Capitolo 9
*** Migliori Amici ***


Miglior Amici


Fidel aprì un occhio. Poi un altro. Sembrava mattina, il sole era alto ed il caldo estivo non era ancora stato sostituito dalla fresca brezza notturna. Affianco a lui, MacMillan, il gatto, dormiva acciambellato. Dall'altro lato, Brexton era steso affianco a lui, gli occhi chiusi e le mani incrociate sul petto.

Il ragazzo si portò istintivamente una mano sul fianco e notò che, nonostante il bruciore, non gli faceva comunque troppo male né fuoriusciva sangue. Cercò di rialzarsi ma il dolore non glielo permise costringendolo a rimettersi steso sul letto dove ora, al suo fianco, Brexton teneva gli occhi aperti.

''Ehi. Come va?'' domandò girando il volto ma Fidel non rispose. ''Dovevi dirmelo che avevi un punto debole, non l'avrei toccato.'' disse comprensivo.

''L'avevi notata, però, la cicatrice.'' sussurrò con tono primo d'accusa.

''Non credevo fosse fragile. Come te la sei procurata?'' domandò.

''Te l'ho detto, sono caduto.''

''Balle. Una ferita così non nasce da una caduta.'' dichiarò in un attimo di serietà.

Fidel ispirò profondamente, chiuse gli occhi e poi gli riaprì guardando Brexton con sofferenza. Forse era ora che qualcuno lo sapesse oltre Léonie e suo fratello Dean. Forse si sarebbe sentito meglio dopo.

Il ragazzo mosse il braccio e lo alzò facendo vedere una seconda cicatrice più piccola all'altezza della gabbia toracica, qualche centimentro sotto l'ascella. Piegò il braccio e scostò un ciuffo di capelli da dietro l'orecchio destro una terza cicatrice quasi invisibile.

Si abbassò mutande e pantaloncini e mostrò a Brexton una quarta cicatrice sul punto dove la coscia iniziava, questa era leggermente più grande di quell'altra che Brexton aveva aperto.

Fidel alzò la mano e ne indicò una quinta fra indice e medio, piccola ma ben visibile.

''Ne ho un altra sul polpaccio sinistro e due dietro la schiena.'' aggiunse bisbigliando. Era difficile accorgersi delle sue ferite poiché erano molto sottili e comunque rosee, infatti se Fidel non le avesse indicate, Brexton non sarebbe riuscito a trovarle. Avevano cicatrizzato bene e l'unica cosa che rimaneva era un impercettibile differenza di tonalità aggiunta ad una pelle stranamente levigata.

''Come te le sei fatte?'' domandò Brexton corrugando la fronte.

La risposta moriva in gola ogni volta che Fidel tentava di farla uscire. La lingua si congelava, la gola si rifiutava di contrarsi e il palato non rispondeva ai comandi. Chiuse gli occhi stringendo le palpebre e mordendosi le labbra. La mano stretta in un pugno attorno alle lenzuola.

'Dai, parla! Parla così la metti in culo a quel bastaro!' urlò una parte di sé, furiosa, bramosa di vendetta e di giustizia.

''Me le ha procurate mio padre quando gli ho confessato di essere gay.'' mormorò mentre una lacrima scendeva pigra rigandogli il volto.

''E tua madre?''

''E' morta quando avevo cinque anni. E' stato mio fratello maggiore Dean a prendersi cura di me ma quando è partito per l'università il mio rapporto con mio padre è peggiorato. Volevo aprirmi a lui perché ritenevo che lui volesse saperlo.'' sorrise amaramente. ''Poi, quando ho deciso di fare il coming out lui mi prese a calci e a bastonate. Mio fratello mi aveva avvertito di non dirglielo ma io non avevo voluto dargli ascolto. Non so se hai mai avuto l'occasione di provare delle sprangate contro la tua pelle ma ti assicuro che è una tortura. Ogni colpo era come una goccia d'acqua che colpendomi generava un'onda di dolore. Mi colpì ovunque ma per fortuna le cicatrici sono poche. I vicini chiamarono l'ambulanza ed io passai tre settimane in ospedale ma io non sporsi mai la denuncia. Cambiai casa, andai a vivere da Léonie. Non sento mio padre da quel giorno.'' concluse tremando sia per la paura ma anche per la sensazione di leggerezza che lo pervase.

''Mi dispiace.'' sussurrò Brexton.

''Non è colpa tua.'' sorrise Fidel guardando il tetto.

''Se vuoi ingaggio una banda di spie per farlo pestare.'' propose Brexton, sperando che questo potesse essere scambiato per un atto consolatorio.

''Non ne vale la pena. Per me è come se fosse già morto.'' spiegò Fidel cercando di cancellare l'odio che provava verso quell'uomo e di trasformarlo in indifferenza.

''Dovrai metterti una protezione prima della missione, sappilo.'' sorrise Brexton alzandosi dal letto. ''Vado a controllare se quei due stanno facendo il loro lavoro.''.

''Poi torni? O fai venire qualcuno?'' domandò senza vergogna.

''Tranquillo.'' sorrise scompigliando i capelli del ragazzo. ''Comunque, hai dormito per un giorno intero!'' e così dicendo sparì dietro il corridoio.

Brexton camminò sollevato da quell'orribile sensazione che l'aveva attanagliato per ben 24 ore. Tremava dalla paura di aver provocato danni irreparabili sul corpo di Fidel e sapeva bene che non avrebbe resistito a lungo sotto il peso dei sensi di colpa. Era così spaventato dall'idea di vedere soffrire i suoi amici per mani estranee che alla fine è stato proprio lui la causa del dolore di Fidel. Doveva stare attento, trovare un equilibrio senza esagerare.

Aprì la porta ed entrò in palestra. Lothar stava parlando sorridendo a Léonie mentre lei annuiva distrattamente. Poi, Lothar poggiò una mano sulla spalla della ragazza.

Sbam!

''Léonie, Fidel si è svegliato. Vuoi andare a fargli compagnia? Tanto io e Lothar dobbiamo lottare.'' spiegò Brexton con voce apatica. Senza farselo ripetere due volte Lèonie abbandonò la stanza e corse a stendersi al fianco di Fidel.

''Sapevo avrebbe mandato te!'' sorrise Fidel facendole spazio sul materasso.

''Come va?'' domandò la ragazza appoggiando la testa sul petto del ragazzo.

''Potrebbe andare meglio. Brucia un po' ma sto bene.'' spiegò.

Brexton salì sul ring e socchiuse leggermente gli occhi premendosi il setto nasale con due dita, come per scacciare un mal di testa. Ma quello che Brexton voleva scacciare era l'immagine di Lothar che poggiava la sua mano sulla spalla di Léonie.

'Via i sentimenti!' si ordinò ma più spingeva quell'immagine nella parte oscura della sua mente e più quella ritornava a galla, presuntuosa. Stava per raggiungere un punto di equilibrio quando sentì un forte rumore, seguito da un dolore alla mascella. Brexton aprì gli occhi e si ritrovò per terra a tenersi la bocca con la mano e lo sguardo un po' perplesso di Lothar in posizione di attacco.

''Cazzo fai?'' domandò Brexton tamponandosi il labbro.

''Dovevamo combattere...'' rispose cautamente Lothar.

''Ti ho dato il via, forse?'' domandò ancora con un ringhio.

''No. C'era bisogno?'' chiese guardandosi attorno ed abbassando la guardia.

''Beh, hai visto che ero distratto.'' lo accusò rimettendosi in piedi.

''Pensavo fosse uno dei tuoi trucchi.'' si giustificò Lothar ponendo le mani in avant, come a voler fermare un toro alla carica.

'Via i sentimenti!' si ordinò e dopo una veloce ed intensa respirazione partì all'attacco.

''Quei due che stanno facendo?'' domandò Fidel facendo i grattini sulla testa dell'amica.

''Lottano.'' rispose lei.

''Possiamo fidarci a lasciarli soli?'' osservò il biondo con un leggero sospetto.

''Massì, sono migliori amici. Cosa vuoi che accada?'' nell'esatto istante in cui Léonie pronunciava questa frase, Brexton sbattè la testa dell'amico contro il morbido tappeto del ring, tenendolo ancorato per i capelli.

Lothar aveva uno stile di combattimento completamente differente da quello di Fidel. Mentre il biondo tendeva a difendersi, Lothar attaccava spesso e si difendeva poche volte cosa che gli permise un vantaggio sul corpo di Brexton ma uno svantaggio sul proprio.

Il moro sferrò un calcio colpendo il fianco dell'amico ma quest'ultimo ne approfittò per ghermire il polpaccio dell'amico e farlo cadere per terra per poi sedersi a cavalcioni su di lui, bloccandogli le gambe con le sue ginocchia. Lothar si schioccò le dita e poi sorrise innocentemente prima di sferrare un pugno contro il viso non protetto di Brexton. Lothar lo colpì per ben dieci volte prima che Brexton sfruttasse il sudore come lubrificante e riuscisse a liberare entrambe le braccia. Riuscì a bloccare entrambe i pugni di Lothar chiudendoli nelle sue forti mani e ne approfittò per tirare l'amico a sé e tirargli una testata. Stordito, Lothar cadde di lato tenendosi la fronte mentre sul suo campo visivo esplosero mille macchie colorate e l'udito si spense per un attimo. Brexton aveva il labbro ferito e lo zigomo destro ferito mentre Lothar sembrava stare bene apparte un grande livido sulla fronte.

Prima che l'amico si rialzasse, Brexton riuscì a sferrargli qualche calcio all'addome ma già dopo il terzo Lothar ne approfittò per far cadere l'amico di schiena a terra, girandogli il piede.

Si alzarono entrambi nello stesso momento ma fu Lothar a partire all'attacco. Cercò di colpire Brexton al volto ma il moro ne approfittò per bloccargli l'intero braccio, girandoglielo dietro la schiena come Fidel aveva tentato di fare prima.

Lothar ora aveva il collo stretto dal braccio sinistro di Brexton mentre il suo arto superiore destro era bloccato in una posizione scomoda e abbastanza dolorosa.

''E' troppo chiederti di lasciarmi andare?'' domandò Lothar cercando di ironizzare.

''Tu che dici?'' rispose Brexton sforzando ancora di più quella piegatura anormale e provocando un inarcamento della schiena di Lothar per il dolore.

''Non so liberarmi.'' protestò l'altro.

''Dimmi, cosa ti stavi dicendo con Léonie, prima?'' domandò sorprendendosi della sua stessa audacia.

''Cosa? Niente!'' rispose l'altro.

''Non mentire.'' commentò caustico mentre forzava ancora di più il braccio ed il viso di Lothar si contrasse in una smorfia.

''Giuro.'' aggiunse Lothar ma dopo urlò poiché sentiva che il braccio scorreva ancora di più verso la schiena, appiattendosi e infiammandosi.

''Ho visto che muovevi le labbra quindi qualcosa vi siete detti.'' bisbigliò all'orecchio dell'amico.

''La stavo consolando per il fatto di Fidel.'' spiegò ma Brexton non sembrava voler sentir ragione e continuò a provocare più dolore. ''Giuro!'' si dimenò l'amico.
''Avevi giurato anche prima!'' notò Brexton spingendo un'ultima volta il braccio. Questa volta Lothar sentì un crack provenire dall'interno del proprio corpo e rilasciò un urlo a pieni polmoni.

Brexton lo liberò dalla presa e lo allontanò riservandogli un bel calcio in pieno addome.

''Bastardo.'' sputò Lothar in ginocchio, mentre si reggeva il braccio destro dolorante.

''Non te l'ho rotto né te l'ho lussato. E' una lieve slogatura.'' sorrise Brexton in modo letale mentre si avvicinava all'amico.

''Tu hai qualche problema!'' annuì Lothar seriamente spaventato ed infuriato.

''Oh, avanti...''

''Avanti un cazzo, tu mi hai estorto informazioni torturandomi!'' sbraitò Lothar mettendosi in piedi.

''Esagerato.'' commentò volgendo lo sguardo altrove e non notando il calcio che Lothar stava caricando fino a quando non lo ricevette in pieno volto. Infuriato dalla tecnica dell'amico di approfittarsi dei momenti di distrazione, Brexton si avvicinò minacciosamente a lui e dopo aver parato un paio di colpi con serietà agghiacciante, lo afferrò per la nuca.

''Non devi approfittare dei momenti di distrazione, non è leale!'' urlò sottolineando ogni parola con un pugno allo stomaco del ragazzo. Lothar cadde in ginocchio e poi completamente a terra, in posizione supina. Era in uno stato d'animo molto simile alla trance, percepiva quello che accadeva attorno in modo ovattato e non sentiva neanche tanto dolore partire dall'addome. Ultima cosa che vidde fu la scarpa di Brexton che indietreggiava lievemene per poi avvicinarsi a velocità pericolosa contro il suo viso. Poi, buio. 

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Capitolo 10
*** Amici/Amanti/... ***


Potrete scusarmi per tutta questa attesa? Credevo di aver perso il racconto ed invece, cercando meglio, eccolo qui!
Perdonatemi!!!
Amici/Amanti/...

Lothar spalancò gli occhi di botto. Era notte fonda e non aveva la minima idea di dove si trovasse o di chi fosse il respiro che sentiva sul collo ed il braccio che sentiva avvolto al suo. Fece per muoversi ma dall'addome partì una gelida fitta di dolore che gli congelò il nervo costringendolo a rimettersi seduto. Gli faceva male anche il braccio destro, la fronte e la guancia più di tutto. Provò a rigirasi ma ogni movimento gli procurava una scossa di sofferenza e a stento riusciva a trattenere i versi che la sua bocca emetteva arbitrariamente. Si ricordò della lotta contro Brexton e di come l'aveva trattano. Gli si formò un nodo alla gola poiché si sentiva tradito, messo con le spalle al muro dal suo migliore amico che non aveva neanche dimostrato la decenza di trattenersi dal procurargli tutto quel dolore. Si autoimpose di non pensare alla faccenda perché se no si sarebbe sicuramente arrabbiato e quando Lothar si arrabbiava piangeva. Era un riflesso incondizionato che lo costringeva a non arrabbiarsi quasi mai poiché non voleva che gli altri potessero scambiarlo per un codardo o per un piagnucolone. Provò ad alzare il braccio ma si rivelò un'idea azzardata poiché il dolore divenne così insopportabile che l'arto ricadde pesantemente sul materasso sbattendo qualcosa. Sentì un lieve mormorio seguito da un fruscio proveniente dalle coperte. Pensò a MacMillan ma poi sentì l'interruttore della lampada accendersi e le sue pupille si ritrassero con un piacevole dolorino. Vide Lèonie che gli rivolgeva uno sguardo stordito da sonno ma che lasciava trasparire qualche accento di preoccupazione. Era il suo il fiato che sentiva sul collo mentre il braccio sinistro, be quello era stato avvolto dalle braccia di Fidel che se lo teneva stretto come un bambino con l'orsacchiotto di peluche. Fidel si era sempre dimostrato affettuoso ma mai come ora Lothar si beò di avere un amico come lui. ''Come va? Vuoi l'antidolorifico?'' domandò Lèonie prendendo un tubetto e facendone uscire una pomata trasparente per i dolori muscolari. Lothar provò a parlare ma si accorse che aveva la gola arsa e seccha, sentiva come delle spine che impedivano al suono di emergere e si accorse di avere molta sete. Si limitò ad annuire. ''Sai, ti sei agitato molto stanotte.'' sorrise Lèonie alzando la maglia dell'amico e spalmando la crema sopra un enorme livido. ''Io e Fidel abbiamo dovuto tenerti fermo per farti stare calmo.'' aggiunse indicando l'amico ancora addormentato. Le mani di Léonie spalmavano la crema con delicatezza ed attenzione. Non premeva troppo poiché non voleva che l'amico provasse dolore e non si fermò fino a quando la pomata non fu totalmente assorbita dalla pelle. Successivamente la ragazza passò al braccio e con la stessa seria delicatezza massaggiò tutto l'avambraccio di Lothar assicurandosi di non fargli troppo male. Lothar non era mai stato accudito così bene. Guardava Léonie come un parlatico: muoveva solo gli occhi poiché ogni altra parte del corpo gli faceva male ma quando la ragazza toccava la sua pelle era come se l'unico punto in cui sentisse qualcosa fosse esattamente dove Léonie poggiava le dita. Mentre Léonie passava alla fronte e poi alla guancia Lothar poté osservarla come non aveva fatto mai. Era vicina ed assolutamente perfetta. Le labbra perfette, il naso sottile e senza gobba, gli occhi profondi, le ciglia lunghe e le sopracciglia ben disegnate per non parlare della pelle che sembrava puro alabastro. Quando Léonie finì, annunciò che stava andando a prendergli un bicchiere d'acqua così si alzò delicatamente per non svegliare Fidel ed abbassò l'intensità della luce emessa dalla lampada. Lothar la guardò andare via e sentì che il cuore iniziava a giocargli scherzi di cattivo gusto e soprattutto fuori luogo. Non poteva permettersi di innamorarsi di Léonie se no Brexton... Se no Brexton cosa? Non era più suo amico e non lo pensava con volubilità infantile bensì con odio carico di rancora. L'aveva trattato come la peggio specie. Era sicuro che Brexton sarebbe tornato alla carica se avesse saputo le sue intenzioni su Léonie ma che faccese pure, pensò Lothar, tanto finché aveva Léonie come infermiera non avrebbe avuto paura di niente. Di niente! La ragazza dai capelli fulvi camminò per il corridoio dirigendosi in bagno. Si lavò distrattamente le mani e senza asciugarle si diresse in cucina per uscire l'acqua dal frigo e riempirne un bicchiere. Tornando, notò che dalla porta della stanza di Brexton proveniva il pigro riverbero di immagini elettroniche come quelle di una televisione. Incuriosita la ragazza entrò spingendo lievemente l'anta e si ritrovò di fronte ad un grosso computer, così grande che prendeva tutta la parete centrale e Brexton seduto ed addormentato di faccia sulla tastiera. Respirava profondamente e il suo naso continuava a premere la specie di B spigolosa sicché riempì ben due fogli solo con questa lettera. Léonie si avvicinò e sentì il respiro pesante del ragazzo, non era un vero e proprio russare ma era un respiro carico di rilassamento che avrebbe fatto sentire al sicuro anche un leone inferocito come Léonie. ''Brexton.'' lo scosse lievemente e subitò il ragazzo aprì gli occhi e cercò di raddrizzarsi facendo leva con la mano sulla tastiera e generando altre frasi impossibili da leggere anche se in alfabeto runico. ''Ti eri addormentato.'' sorrise Léonie notando che aveva lo zigomo ed il labbro ferito. ''Oh. Grazie per avermi svegliato.'' rispose Brexton sorridendole con aria assonnata. ''Da quand'è che non dormi?'' domandò la ragazza mettendosi di fianco a lui con aria di materna severità. ''Da... da... non ricordo.'' ammise sorridendo e cancellando l'obbrobrio ortografico che aveva compiuto. ''Dai, vieni a dormire con noi.'' sussurrò lei ma il ragazzo scosse la testa in segno di negazione. ''Devo lavorare, devo cercare delle informazioni.'' sbadigliò passandosi una mano fra i capelli. ''Lascia almeno che ti medichi le ferite.'' bisbigliò la ragazza mettendogli una mano sulla spalla e guardandolo intensamente come una leonessa guarda i suoi cuccioli per convincergli ad attaccare il cucciolo di gazzella ferito. ''Ok.'' si arrese Brexton alzandosi e facendosi trascinare fino al divano della loro camera. Lothar si era addormentato e Lèonie si sedette sulla parte esterna del divano facendo segno a Brexton di poggiare la testa sulle sue gambe. Troppo stanco per obiettare, il ragazzo si stese sul divano e poggiò la testa su un sottile cuscino che Léonie aveva piazzato come parete divisoria fra i due. Lèonie lasciò il bicchiere sul comodino e prese una bottiglia di disinfettante e con il fazzoletto imbevuto iniziò a tamponare le ferite. ''Da quanto tempo fai questo lavoro?'' sussurrò la ragazza. ''Da 9 anni e mezzo.'' bisbigliò Brexton senza forze. ''Hai 27 anni... da quando hai 18 anni?'' domandò Lèonie scandalizzata ma Brexton ora dormiva profondamente con il viso rivolto verso lei. 'Dai, chi vuoi che ti veda?' si chiese Léonie mentre spense la luce e cedette alla tentazione di accarezzare il viso del suo unico vero grande amore. Durante quell'estenuante settimana, i tre ragazzi furono svegliati in maniera barbara. Dall'acqua gelida alla tromba dello stadio, dal gatto MacMillan allo scoppio di petardi fino ad arrivare a cuffie nelle orecchie direttamente collegate con uno stereo che trasmetteva Heavy Metal. Avevano funzionato egregiamente (tranne le cuffie che Brexton ritenne opportuno non mettere alle orecchie di Fidel poiché aveva bisogno di riposarsi) ma nulla comparò la trovata di quel sabato mattina. I ragazzi non si erano portati alcun cellulare da casa ma la cosa che gli svegliò quel giorno fu proprio lo squillo e la vibrazione di dieci cellulari. Iniziarono a suonare contemporaneamente e generarono una snervante confusione nella stanza. Lothar si premette un cuscino contro il viso mentre Léonie e Fidel si diedero da fare per spegnerli cosa che era impossibile poiché tutti i cellulari erano introvabili e non si potevano spegnere. ''Sì siamo svegli!'' urlò Fidel e subito le sinfonie cessarono di dare fastidio. Dall'angolo della porta sbucò Brexton che con aria divertita mostrava loro un cellulare grigio e dall'aria estremamente triste. ''Pronta, cara? Oggi tocca a te.'' sorrise Brexton cercando di non far trasparire l'aria di assoluta paura che lo pervadeva. Non poteva far del male a Léonie. L'avrebbe lasciata vincere pur di non toccarla con un solo dito. ''Non vedo l'ora.'' ammise la ragazza mentre si sgranchiva i muscoli della spalla. ''Lothar tu riposa- disse e subito l'amico, con la faccia ancora nascosta dal cuscino, alzò la mano sinistra e mostrò il medio a Brexton che non la prese così male -e tu Fidel che dici se ritorni a tirare frecciate?'' domandò il ragazzo mettendo una mano sulla spalla. ''In senso lato?'' domandò Fidel inclinando leggermente il capo. ''No, in senso letterale.'' spiegò Brexton disarmato dalla sua ingenuità. Tutti e tre entrarono pigramente nella stanza che ormai conoscevano bene e Léonie chiuse la porta per evitare che il gatto li seguisse e minacciasse la sua sanità psichica. I due duellanti salirono sul ring ed assunsero una posizione d'attacco ma nessuno dei due si mosse. Erano parecchio distanti l'uno dall'altra e i loro sguardi non si muovevano per paura che potessero rompere quella fragilissima atmosfera che si creava ogni volta che si scambiavano occhiate lunghe o meno. ''E' una guerra a chi ride per primo?'' domandò Fidel scoccando una freccia e colpendo un bersaglio al centro e bucando la parete. I due scossero lievemente la testa, come appena svegliati da un sogno ad occhi aperti e Brexton ne approfittò per schiarirsi la voce come prima di un discorso importante. ''Dovresti provare a colpire un bersaglio mobile.'' spiegò Brexton volgendosi verso Fidel. ''Tipo? Te?'' domandò tendendo di nuovo l'arco vuoto questa volta. ''No, che sò, prendi il gatto.'' gesticolò ma la faccia del ragazzo di contrasse di una smorfia di assoluto terrore. ''Scherzavo.'' aggiunse ma Fidel continuava a guardarlo con occhi sbarrati e la bocca apreta. ''Davvero!'' annuì con sguardo circoscritto. ''Bene... costringerò Lothar ad un po' di movimento.'' sorrise aprendo la porta ed uscendo dalla stanza. 'Via i sentimenti!' si ordinò Brexton vedendo Léonie avvicinarsi minacciosamente. La ragazza gli sferrò un calcio ma il moro lo parò abilmente bloccandole il polpaccio come accadde la prima volta che lei aveva provato ad attaccarlo. ''Non impari?'' domandò Brexton tenendola ferma per la caviglia. ''Questo lo dici tu!'' sorrise Léonie e dandosi lo slancio con i fianchi e la gamba libera, roteò orizzontalmente e colpì Brexton sulla guancia sinistra, quella ancora sana. Sorpreso dall'atletica reazione della ragazza, Brexton lasciò andare la caviglia della gamba sinistra di Léonie e si portò una mano sul volto profondamente sorpreso. ''E pensare che io ci ho messo un mese ad imparare questa cosa.'' osservò Brexton con un tono falsamente risentito. Lèonie si allontanò eseguendo una ruota all'indietro e ritornò in posizione d'attacco. In lotta era equilibrata: attaccava quando aveva la possibilità e si difendeva giusto quando era tempo di evitare gravi danni al corpo mentre alcuni colpi li incassava semplicemente. Brexton invece non riusciva neanche ad avvicinarsi alla ragazza. Cercava di colpirla ma la sola idea di vederla soffrire come aveva fatto con Fidel e Lothar lo metteva in ginocchio e lo costringeva a rallentare la velocità e moderare la forza. Sbagliava mira apposta ed il più delle volte non provava nemmeno a difendersi per paura di ferire Léonie con qualche colpo controffensivo. Léonie finì per atterrare Brexton almeno quattro volte prima di decidere di rimanere ferma sopra di lui. ''Non ti stai impegnando.'' commentò bloccandogli i polsi sopra la testa. ''E tu che ne sai?'' domandò sorridendole e volgendo lo sguardo di lato. ''Be non ti difendi e cadi a terra più del solito.'' osservò la ragazza con il respiro leggermente affannato. ''Sei tu che sei brava.'' tornò a guardarla direttamente negli occhi. ''Hai paura di farmi male?'' domandò la ragazza avvicinandosi impercettibilmente al viso di Brexton il quale non rispose ma si limitò a contrarre la mascella. Léonie abbassò ancora di più il volto mentre Brexton lo alzò lievemente. Dopo ieri sera, quando avevano praticamente dormito insieme, Léonie sembrava aver dimenticato il rancora che provava verso il ragazzo. Avere la sua testa sul grembo si era rivelato un balsamo per le sue ferite e ora non riusciva a provare odio neanche sforzandosi. Si avvicinarono ancora. Lei sopra, combattiva, orgogliosa, determinata, lui sotto, dolce, romantico, comprensivo. Mancavano pochi centimentri e Brexton era ormai sicuro che non avrebbe ricevuto un secondo schiaffo e se anche fosse partito chi se ne fregava? Voleva il sapore delle sue labbra nella sua bocca ora, in quel preciso istante. Stavano per baciarsi quando un'ombra nera passò accanto al viso di Brexton e Léoni lanciò un urlo balzando in piedi e inidetreggiando fino ad un angolo del ring. Spaventato, Brexton si girò di scatto prima di vedere MacMillan che gli annusava curiosamente il volto. ''Portalo via!'' miagolò Léonie rannicchiandosi. Eseguendo l'ordine, Brexton prese il gatto in braccio e porse la mano libera alla ragazza che la prese con riluttanza. ''Non avvicinarlo a me!'' disse mentre Brexton conduceva entrambi fuori. Il gatto gli salì sulla schiena e si ancorò alla sua pelle affondando i piccoli artigli. Brexton avrebbe voluto gettare il micio dal balcone in quel preciso istante ma sapeva che dopo se ne sarebbe pentito così come il gatto si sarebbe pentito di aver interrotto il bacio fra di lui e Léonie. ''Ragazzi, sono un mostro!'' gioì Fidel andandogli incontro e rimanendo leggermente titubante quando li vide mano per mano. Léonie e Brexton si allontanarono uno dall'altra quasi istintivamente mentre Fidel li guardava con aria interrogativa e divertita allo stesso tempo. ''Perché?'' domandò Lèonie andando avanti. ''Guarda!'' disse Fidel indicandole un punto ben preciso sul muro. La stanza della cucina era piena zeppa di frecce incastrate nel muro ma una in particolare teneva ferma una cosa azzurra che continuava a muoversi delicatamente e in modo sofferto. ''Fidel sei un mostro!'' commentò Léonie cercando di staccare la freccia dal muro. ''Lo so.'' sorrise il biondo incrociando le braccia con aria compiaciuta. ''Non credo volesse essere un complimento.'' disse Brexton cercando di togliersi MacMillan dalla spalla. Lèonie riuscì a togliere il dardo incastonato nel muro con una mano sola mentre con l'altra accolse la piccola creaturina indifesa che cercava di sbattere l'ala ferita senza riuscirci. Brexton si avvicinò e le diede un'occhiata poi, sinceramente sbalordito, tornò a guardare Fidel e domandò con aria incredula ''L'hai colpita mentre volava?''. ''Certo.'' convenne togliendo MacMillan dalla spalla di Brexton e prendendolo in braccio. ''Ti fai tanti scrupoli per un gatto e non hai problemi a ferire una farfalla... Ma che persona sei?'' domandò accarezzando l'ala buona dell'insetto. ''Tranquillo, MacMillan, non dare ascolto a quella cattivona!'' mormorò Fidel abbassando le orecchie del gatto con una mano sola. ''Complimenti!'' esordì Brexton mentre rimbalzava lo sguardo dall'insetto al biondo che sembrava tutto meno che un cecchino. ''Ci ho messo quasi un'ora ma ne è valsa la pena.'' ammise Fidel annuendo seriamente. ''Sei crudele!'' ripeté Léonie osservando l'amico con aria sconvolta mentre la piccola farfallina cadde dalle mani della ragazza in un disperato tentativo di fuga. MacMillan non si lasciò sfuggire quel movimento e si divincolò dall'abbraccio di Fidel per poi cadere a terra e mangiarsi l'insetto in due morsi netti. Léonie guardò la scena con uno sguardo comicamente inorridito e sconvolto mentre Brexton e Fidel facevano fatica a trattenere la risata che prepotente li faceva tremare addome e voce. ''Micio cattivo.'' lo ammonì Fidel mentre gli riservava degli innoqui colpettini sul capo. ''Dai, andiamo.'' disse conducendo Léonie fuori dalla cucina. ''Tranquilla, ora è andata nel paradiso delle farfalle. Un luogo pieno di fiori dove non esistono bruchi ma solo farfalline colorate.'' le sussurrò accompagnandola sul letto.

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Capitolo 11
*** E' complicato ***


E' complicato 


I ragazzi si riposarono per tutto il Sabato pomeriggio e alla fine Brexton li convinse che andare a cenare fuori avrebbe giovato a tutti e quattro.
Non si vestirono eleganti, si limitarono ad indossare jeans e maglietta (camicetta in caso di Léonie) e scesero nella hall per restituire la chiave.
''Non credo che riuscirò a mangiare qualcosa.'' si lamentò Lothar poggiando una mano sullo stomaco ancora dolorante dall'ingente quantità d pugni che Brexton gli aveva riservato.
''Ordineremo cibo pre-digerito.'' ironizzò Fidel passandogli davanti.
''Divertente!'' rispose Lothar caustico.
''Dai che da domani starai già meglio.'' lo rassicurò Lèonie dandogli una forzuta pacca sulla spalla destra.
''Anche perché domani è il grande giorno!'' puntualizzò Brexton sbucando alla destra di Lothar.
''Lothar, ti hanno ingaggiato come muro di Berlino?'' rise Fidel vedendolo al centro di due fuochi così esplosivi e tornando indietro per prendersi Léonie ed allontanarla.
''Che fai?'' sussurrò lei quando erano ancora vicini.
''Evito che tu possa saltare alla giugolare di Brexton.'' rispose con naturalezza il biondo.
''No- si staccò -le cose sono cambiate!'' puntualizzò tornando in direzione di Lothar e Brexton.
''Come come? E Non mi avvisi?'' domandò rifermandola per il polso. ''Calmati tanto non vi rimetterete insieme camminando con Lothar in mezzo.'' aggiunse vedendo che l'amica tentava di divincolarsi.
''E'...''
''Complicato?'' finì Fidel lasciandola andare con un sospiro.
Camminarono ancora una decina di minuti prima di sedersi ad un tavolo rettangolare all'aperto, esattamente di fronte alla spiagga australiana.
Léonie fece per sedersi di spalle al mare e di fronte a Fidel (posizione stragetica così potevano scambiarsi occhiate complici o calci sotto al tavolo) ma Lothar e Brexton intrapresero una piccola corsa per guadagnarsi il posto vicino alla ragazza.
Rimasero a fissarsi con sguardi ruggenti per un paio di secondi prima di intraprendere una lotta verbale.
Léonie aveva la faccia a terra dall'imbarazzo, non amava sbandierare certe cose in pubblico e certo due ragazzi che lottavano per lei rientrava in quella categoria 'non in pubblico.' Fidel era sinceramente divertito ma fu il suo misericordioso intervento a porre fine alla discussione: chiese un tavolo rotondo e poco dopo si trasferirono tutti e quattro.
''Cazzo fai?'' domandò Brexton con un fil di voce mentre si muovevano verso il tavolo.
''Non posso sedermi vicino a Lèonie?'' domandò guardandolo con uno sguardo di sfida.
''Non se voglio sedermi io vicino a lei.''
''Hai perso ogni precedenza su di lei da quando hai perso lei, non ti pare?''
''Ma che hai?'' domandò Brexton con tono disorientato.
''Te lo dico per correttezza: Léonie mi piace e da questo momento in poi fra me e te è guerra!'' ringhiò con gli occhi lucidi per poi sedersi al tavolo.
C'era l'elettricità pura, quella sera. Brexton e Lothar erano uno di fronte all'altro e si guardavano con aria minacciosa, mentre Lèonie stava ancora tentando di recuparare un po' di dignità persa dalla scenata precendente.
''Vi preferivo quando vi lamentavate di ogni cosa.'' sospirò Fidel stiracchiandosi sulla sedia ma nessuno dei tre rispose. ''Avanti, potrebbe essere l'ultima serata della nostra vita e volete sprecarla così?'' domandò ma tutto tacque. ''Ci parli della missione di domani?'' domandò esasperato rivolto verso Brexton il quale dovette interrompere la comunicazione visiva con Lothar per rispondere alle esigenze dell'amico.
''Ok, ma non interrompetemi con stupide domande. Capito, Fidel?'' domandò rivolto al biondo intento a versarsi da bere.
''La volete piantare di dipingermi per quello che non sono!?''
''E' una domanda?'' chiese Lothar procurando una risata generale.
''Ah-ha!'' rispose Fidel lanciandogli il tappo della bottiglia addosso.
''Allora c'è questa grossa industria di armi chimiche che sta producendo in maniera smisurata armi con cui assoggettare vari Paesi. Nostro compito é quello di sabotare l'intera industria prima che causi dolore e sofferenza.'' sorrise bevendo dal bicchiere. ''Ho finito.'' aggiunse poco dopo.
''Quindi il destino del mondo dipende da noi 4?'' domandò Léonie mentre lo stomaco implodeva.
''No, tranquilla. Se dovesse andare male passeranno ad una vera e propria guerra. Diciamo che noi siamo i poliziotti buoni.'' convenne dopo un lungo ragionamento.
''Come facciamo a sapere che siamo i buoni?'' domandò Lothar.
''La parola armi chimiche non ti suggerisce nulla?'' osservò Brexton alzando il sopracciglio con aria di sufficienza.
''Penso che mi ubriacherò.'' commentò Fidel versandosi un altro bicchiere di vino.
''Domani dobbiamo solo raccogliere le informazioni sull'industria. L'attacco vero e proprio ci sarà fra un paio di giorni.'' spiegò incrociando le braccia.
''Passa la bottiglia.'' commentò esasperato Lothar allungando il braccio verso Fidel.
''Non è rischioso parlarne qui?'' domandò Léonie guardandosi attorno.
''No, siamo ancora nel 'quartiere amico'.'' le sorrise facendole l'occhiolino e mettendola in imbarazzo. Se Lothar aveva intenzione di corteggiare Léonie, Brexton non si sarebbe di certo arreso così facilmente; anzi, avrebbe lottato fino allo stremo per evitare che vincesse il suo amico delle superiori.
La serata passò comunque in maniera piacevole. Fidel divenne brillo poiché l'alcool proprio non lo reggeva e durante la strada del ritorno barcollò per tutto il tempo aggrappandosi a Brexton e canticchiando una canzone di sua invenzione.
Tornarono nella camera di nuovo sistemata, pulita e riparata e il biondo si gettò sul letto con tutte le scarpe e si abbracciò ad uno dei due cuscini che erano disponibili sul materasso.
Anche gli altri, stanchi senza ragione, si stesero sul letto con tutti i vestiti e scegliendo posizioni strategiche: Léonie sfruttò Fidel come muro riparatore dalla presenza degli altri due e si mise al suo fianco vicino al bordo del letto. Brexton si stese alla sinistra di Fidel mentre Lothar fu costretto a stendersi alla sinistra del moro dandogli, però, le spalle.
L'ultimo ad addormentarsi fu Brexton. La sua mente era turbata da miliardi di pensieri che riempivano la sua mente per poi lasciarla velocemente e tornare ancora quando meno se lo aspettava. Era arrivato il grande giorno, domani ci sarebbe stata la prima parte della missione, quella meno rischiosa, ma non era tranquillo per niente. Certo, aveva aiutato i suoi amici istruendoli sullo stretto indispensabile ma non era abbastanza e questo Brexton lo sapeva. Lui aveva subito un allenamento di tre anni prima di ricevere una missione di basso livello. Loro invece avevano avuto solo una settimana di tempo per prepararsi ad una missione critica. Non poteva fare a meno di sentirsi colpevole per quello che stava facendo passare ai loro amici. Se solo si fossero fatti un graffio non avrebbe retto ai sensi di colpa, questo lo sapeva. Aveva visto morire tanti colleghi durante la sua carriera ed ogni volta che partecipava ad una missione collettiva stava sempre sulle spine per la paura di tornare da solo. Non gli importava morire, no, per lui era peggio essere l'unico sopravvissuto.
Si formò un nodo nella sua gola insopportabile e si portò una mano sul viso e si coprì gli occhi. Era buio, gli altri non lo vedevano, ma sentivano il suo respiro farsi accelerato e disordinato. Qualche lacrima iniziò a scendere dal suo viso andando a bagnare il cuscino.
''Scusatemi.'' sussurrò con voce malferma, cercando di non far notare a tutti che stava piangendo.
Fidel, un po' più lucido, gli prese il braccio e se lo portò sotto il collo, avvicinandosi al petto dell'amico e favorendo così il contatto della mano di Brexton con quella di Léonie che la stringeva forte per rassicurarlo. Léonie si maledì per aver scelto quella posizione, avrebbe dato di tutto per fare a cambio con Fidel che ora era quello che più di tutti consolava Brexton standogli solamente vicino. La ragazza accarezzò la mano di Brexton e poggiò le sue labbra sulle nocche. Anche Lothar si girò verso l'amico ma non fece nulla apparte poggiargli una mano sulla spalla. Poi, si addormentarono. 

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Capitolo 12
*** Si comincia ***


Si comincia

Questa volta fu Brexton ad essere svegliato violentemente. Léonie, Fidel e Lothar si svegliarono praticamente nello stesso momento, ormai abituati ad aprire gli occhi prima ancora del sorgere del sole, ma questa volta si ritrovarono Brexton ancora dormiente al centro del materasso. Si scambiarono uno sguardo complice e a stento trattennero un sorriso.
Si alzarono dal letto e con passo felpato si diressero in cucina. Ognuno di loro prese una bevanda zuccherata e la agitò per bene. Tornarono sul letto e contemporaneamente sfruttarono la spinta del gas presente nelle bibite ed inondarono il corpo di Brexton ormai in posizione fetale per cercare di proteggersi dai getti dei liquidi.
''Ok, me lo merito.'' disse quando svuotarono le bottiglie.
''Siamo stati troppo misericordiosi.'' annuì Léonie gettando il contenitore di plastica pigramente contro il ragazzo sul letto.
''Ah sì?'' domandò prima di tirare Léonie per il braccio e abbracciandola asciugando la sua pelle contro i suoi vestiti. Léonie scoppiò in una convulsa risata mentre Brexton si alzava e minacciava gli altri due dello stesso trattamento.
''Non ci provare!'' rise Fidel ponendo le mani in avanti mentre Brexton avanzava furtivo come un leone.
''Cosa vorresti fare?'' domandò Brexton piegando leggermente le gambe, pronto a saltare.
''MacMillan, attacca!'' ordinò Fidel notando che il gatto si stava incamminando verso i due ma appena raggiunse i polpacci di Brexton, miagolò e si sedette pigramente per terra. ''Traditore.'' aggiunse girando i tacchi per correre via ma Brexton fu più veloce e lo tirò a sé sporcandolo come aveva fatto poco prima con Léonie.
''Oggi che faremo?'' domandò Lothar prevedendo bene che l'amico non avrebbe condiviso la stessa confidenza con chi la sera prima gli aveva dichiarato guerra.
''Non so. Siete liberi fino a stasera alle 18, poi dobbiamo prepararci e con un bagno solo prevedo una lunga fila.'' disse continuando a torturare Fidel che lo implorava di smettere.
''Come liberi?'' domandò Léonie alzandosi dal letto.
''Potete fare quello che volete.'' disse con un certo sforzo poiché Fidel ora iniziava ad opporre resistenza.
''Anche uscire e, che so, fare ancora shopping?'' domandò la ragazza.
''Sarebbe meglio se viaggiassimo leggeri!'' commentò con voce quasi affannata.
''Sai, l'ultima volta che ho lottato con un uomo è finita nel più porno dei modi!'' commentò Fidel e subito sentì la presa allentarsi ed il corpo di Brexton allontanarsi. ''Funzionano sempre questi avvertimenti!'' sorrise vittorioso.
Dopo una doccia per scrostare lo zucchero rappreso sulle loro pelli, i ragazzi si divisero. Fidel si mise a prendere il sole sulla terrazza, Léonie fece lo stesso solo che si diede alla lettura del suo libro preferito Orgoglio e Pregiudizio mentre Lothar si diede allo zapping convulso e Brexton andò decise di nuotare nella piccola piscina che avevano a disposizione. La ragazza cercava di concentrarsi sulla lettura ma ogni qualvolta che Brexton usciva dall'acqua i suoi occhi schizzavano a sondare il suo corpo. Partivano dai polpacci per poi salire sulle cosce, sfiorare il costume il cui contenuto conosceva fin troppo bene, poi si soffermava sugli addominali e sui pettorali per dirigersi verso le braccia, le mani, tornava sul collo e sulle labbra ed infine lo sguardo ricadeva sul costume del ragazzo, lato B compreso.
Lo stava fissando ormai da parecchi secondi quando poi Fidel le schioccò le dita davanti agli occhi per farla rinvenire.
''Smettila o se ne accorgerà!'' sorrise il ragazzo con gli occhi chiusi.
''Di fare cosa?'' domandò Léonie tornando a cercare il punto che aveva lasciato quando aveva assistito all'apparizione del corpo di Brexton.
''Devo mettermi a parlare?'' domandò aprendo un solo occhio.
''No no!'' rispose l'amica piazzandosi il libro davanti alla faccia per non vedere Brexton ma puntualmente la sua mente trasmetteva immagini in cui il ragazzo la sbatteva contro il muro ed iniziavano così a fare l'amore nel modo più passionale che la sua immaginazione poteva concederle. 'Basta!' si ordinò ma Mr Darcy prese le sembianze di Brexton e ad ogni occasione si strappava la camicia costringendo Léonie Bennet a toccargli i pettorali e ad ore ed ore di sesso selvaggio anzi no, sesso atomico.
''So a cosa stai pensando!'' canticchiò Fidel dondolando con la testa.
''Smettila, sei lugubre!'' commentò Léonie girando pagina per far vedere che stava leggendo.
''Da quand'è che non fai sesso?'' domandò con naturalezza.
''Be... da quando... cioè...'' balbettò Léonie cercando di sembrare convincente ma la sua mente stava andando in tilt.
''No! Non ci credo! Non dirmi che Brexton è stato l'ultimo!'' disse il ragazzo con gli occhi sgranati. Léonie annuì tristemente e si morse il labbro in segno di profonda distrazione anche se vista dagli occhi esterni la scena poteva sembrare soprattutto comica. ''Tesoro, tu puoi avere chiunque! Hai vinto alla lotteria della bellezza e puoi permetterti di convertire anche un omosessuale accanito come me!'' miagolò il ragazzo con tono speranzoso e convincente.
''E' che era così... bravo...'' si spiegò pesando le parole.
''Oh. Davvero?'' domandò lanciando un'occhiata perplessa a Brexton che nuotava. ''Sembra un imbranato!'' si spiegò.
''Non lo è!'' sospirò Léonie tornando a far finta di leggere.
''Be puoi sempre fartelo e gettarlo via.''
''Fidel!!!'' urlò la ragazza scandalizzata.
''Ok, ho esagerato.'' e tornò a rilassarsi. ''Almeno indossa degli occhiali da sole, così nessuno ti nota mentre lo squadri!'' aggiunse.
Le ore passarono e i quattri amici dovettero iniziare pigramente a prepararsi. Léonie fu l'ultima a chiudersi in bagno poiché sapeva di essere la più lenta e che avrebbe bloccato gli altri tre.
''Dovrei mettere un po' di gel?'' domandò Lothar guardandosi allo specchio.
''Sono finiti gli anni '90!'' spiegò Fidel mentre tentava di farsi la cravatta. ''Usa la cera.''
''Chi vuoi che sappia che il gel è fuori moda?'' disse aprendone il barattolo.
''Le checche e le ragazze.'' spiegò Fidel annodandosi la cravatta in una maniera orribile.
''Quindi alle ragazze non piace?'' domandò Lothar studiando il composto gelatinoso fra le mani.
''Mai piaciuto. Vogliono poter passare le mani fra i capelli senza aver paura di incastrarsi.'' commentò con uno certo sforzo poiché stava tentando di sciogliersi il nodo per l'ennesima volta.
Lothar richiuse il barattolo ed iniziò ad infilarsi i pantaloni neri dello smocking che aveva comprato.
''Ho fatto un cappio!'' gioì in seguito Fidel mostrando la cravatta agli altri due che risero lievemente.
''Vieni qui.'' disse Brexton e lo aiutò a fare il nodo alla cravatta mettendosi di fronte a lui. Con lo sguardo basso Fidel si concentrò sui movimenti delle mani del moro e ripensò al discorso che aveva fatto poco prima con Léonie. Ebbe un brivido di disgusto nell'immaginarsi Léonie e Brexton in atti spinti, era come vedere la propria sorella.
''Stai bene?'' domandò Brexton notando il brivido.
''Diciamo di sì e finiamola qui!'' sorrise il ragazzo mentre rigettava quell'immagine dalla sua mente ed accarezzando la cravatta appena fatta.
''Fidel, mi aiuti con la zip?'' domandò la ragazza urlando da dentro al bagno. Il biondo fece per muoversi ed esaudire la richiesta ma qualcosa lo bloccò. Vide lo sguardo lievemente mutato sul volto di Brexton e non poté fare a meno di pensare di dare una piccola spinta al suo coraggio, come una chioccia che spinge i pulcini a camminare.
''Non ho finito!'' disse con tono distratto mentre cercava di catturare lo sguardo di Brexton, troppo distratto.
''Vengo io!'' si offrì subito Lothar alzandosi dal letto con un aria leggermente iperventilata.
''Non ci contare!'' rise Léonie dall'altra parte.
''Vuoi che venga io?'' domandò Brexton poggiandosi alla porta e sconvolto dalla domanda che gli era appena uscita dalla bocca.
Léonie si girò verso l'uscio chiuso in preda al panico. Se avesse detto di no, Brexton si sarebbe arrabbiato e se avesse detto di sì Lothar avrebbe messo il muso tutto il tempo.
''Maledetto Fidel!'' sussurrò a denti stretti mentre si sforzava di chiudersi il vestito da sola.
''Allora?'' domandò Brexton abbonandosi i polsi della camicia per far vedere che era interessato da qualcosa di più importante. Lothar era tornato ad allacciarsi le scarpe in modo da cui traspariva evidente ira se non addirittura gelosia mentre Fidel pregava qualche divinità che Léonie dicesse di sì.
''Ho fatto da sola.'' disse qualche secondo dopo.
''Ok.'' rispose Brexton allontanandosi dal bagno e andando ad indossare la giacca con aria delusa mascherata da un velo di indifferenza. Fidel si catapultò in bagno, aprendo la porta senza neanche bussare e guardò Léonie con aria sconvolta e arrabbiata.
''Ma sei impazzita?'' domandò bisbigliando. ''Si era offerto di entrare.''
''Si, grazie, aiutami con il mascara.'' urlò la ragazza per sviare i dubbi dei ragazzi ''Avrebbe solo complicato le cose. Tu perché non sei venuto?'' domandò lei con tono accusatorio.
''Alza l'occhio!'' gridò lui per poi tornare a mormorare ''Perché volevo darvi una mano.'' rispose incrociando le braccia.
''Dare una mano a cosa? Non c'è rapporto, non ci sono intenzioni, solo velleità. Non c'è niente.'' disse con tono nervoso.
''Sei bellissima, comunque.'' disse sospirando e uscendo dal bagno dopo di lei. Il sangue di Lothar e Brexton confluì unicamente nella zona del basso ventre non appena videro Léonie uscire dal bagno. Il vestito era lo stesso che aveva provato al negozio ma ora con un filo di trucco, le scarpe adatte e i capelli alzati, stava ancora meglio.
''Sei...'' iniziò Brexton.
''Stupenda!'' finì Lothar prendendo l'amico in contro piede.
''Grazie.'' sorrise Léonie a sguardo basso. Brexton scoccò un'occhiata di soccorso verso Fidel il quale sillabò muovendo le labbra e senza emettere suono, come il gobbo di un teatro.
''Sei incantevole!'' le sorrise guardandola negli occhi.
''Andiamo?'' domandò Fidel dopo secondi di silenzio imbarazzato. Appena Léonie si girò Brexton fece l'occhiolino al biondo che sorrise in maniera di regale superiorità.
Entrarono in una limousine nera e viaggiarono circa per venti minuti prima di arrivare a destinazione. Brexton spiegò loro come avrebbero dovuto muoversi, cosa avrebbero dovuto fare, quanto tempo avrebbero dovuto usare e distribuì loro una foto del soggetto che dovevano cercare. Si sarebbero divisi in due gruppi: Léonie e Lothar si sarebbero finti cantanti di un locale jazz della zona frequentato da James Carlmichael, il vice direttore dell'industria chimica che avrebbero dovuto sabotare mentre Fidel e Brexton sarebbero andati nel suo appartamento e avrebbero cercato la piantina e i codici d'accesso della fabbrica.
''Indossate questi orologi. Quello di Lothar è collegato all'auricolare di Fidel mentre quello di Léonie al mio. Sentiremo tutto quello accade ma non potremo comunicare fra di noi.'' disse aspettando che gli altri afferrassero con certezza il concetto. ''Bene. Léonie, tu dovrai riuscire a farti dare il numero della cassaforte che io e Fidel apriremo e subito dopo andatevene. Ci rivediamo qui.'' disse porgendo due schede trasparenti a Lothar e Léonie.
''Come dovrei fare a ottenere quelle informazioni?'' domandò Léonie leggermente innervosita.
''A lui piacciono le cantanti e le belle donne.'' commentò Brexton aprendo la portella.
''Non vorrai dire che... dovrò... andarci a letto!?'' domandò lei sconvolta la quiete prima della tempesta.
''Non se sarai abile con le parole.'' disse Brexton. Léonie lo guardò con aria inferocita, quasi demoniaca. Teneva strette le mani contro la piccola scheda trasparente che Brexton le aveva dato e minacciava una discussione imminente. Respirava a fondo come un toro incallito mentre il suo sguardo assassino non si staccava dal volto di Brexton che avrebbe tanto voluto riempire di graffi e pugni.
Come osava? Come si permetteva a parlarle in quel mondo, manco fosse il suo pappone! Tutta la dolcezza di quegl'ultimi due giorni fu portata via da un paio di frasi e tornò l'atmosfera elettrica che regnava da tanto tempo. Lo odiava. Si sentiva umiliata, un oggetto e l'aria di sufficienza con cui lui ne aveva parlato la mandava su tutte le furie.
''Queste schede funzionano in questo modo.'' disse prendendone una terza per mostrargli la funzionalità. ''Agitate e aspettate che vi faccia un documento di riconoscimento. Purtroppo la funzione é Random quindi dovete provare più volte.'' disse mostrando loro quel gioiello della tecnologia. ''Fermatevi quando vi fa un pass come musicisti e poi entrate nel locale.'' disse facendo cenno ai due di scendere.
''Léonie, ricorda che sentiamo tutto!'' puntualizzò Fidel per evitare che l'amica si sfogasse imprecando contro Brexton che in quel momento avrebbe sentito tutto. ''Perché l'hai fatta andare con Lothar?'' domandò quando la limo ripartì.
''Perché lui sa suonare il piano e perché il mondo è più importante di lei.'' commentò mettendosi comodo.
''Finché la penserai così non l'avrai mai.'' spiegò Fidel guardando fuori dal finestrino.


 


 

Lothar e Léonie circoscrissero il locale e si nascosero in un viottolo aspettando che le loro tessere formulassero il pass per il locale.
''Guarda, sono diventato un cuoco.'' disse lui mostrandole il documento digitale appena uscito e tornando a riagitarlo.
''Io una maestra, una dottoressa, una psicologa... ecco!'' disse la ragazza mostrandogli un pass in piena regola dove compariva la voce Cantante Jazz. ''Mi chiamo Elizabeth Warld. Ho pure data di nascita e recapito fasulli. Che fantasia.'' sorrise lei veramente sorpresa da quella tecnologia.
''Sarebbe matematicamente impossibile ma non discuto: sono un architetto, ora.'' disse scuotendo la tessera più energicamente. ''Ecco.:Andreas Halland, Pianista Jazz. Andiamo?'' disse accompagnandola alla porta di servizio dalla quale sarebbero dovuti entrare. Lothar bussò alla porta ed un uomo nerboruto di colore gli aprì l'uscio con un'aria di sufficienza dipinta in volto.
''Sì?'' domandò soffermandosi a guardare la ragazza con un sorriso ebete dipinto in volto.
''Siamo i cantanti.'' disse Lothar mostrando il pass con la mano lievemente tremante.
''E perché state entrando di qui? Dilettanti.'' disse l'uomo facendoli spazio e invitandoli ad attraversare la soglia. ''Parlate con Tracy per sapere la scaletta.'' rispose scorbutico e tornando alla sua postazione.
''Chi sarà mai Tracy?'' domandò Lothar grattandosi il capo e guardandosi attorno.
''Scommetto un drink che è bionda e stupida.'' annuì Léonie sorridendo lievemente. ''Fin'ora tutto bene. No!?'' domandò cercando un po' di sicurezza dall'amico.
''Ci è andata di lusso.'' la rassicurò lei indicandole una ragazza che si muoveva zampettando sui tacchi a spillo.
''Ehi, Tracy?'' domandò Lothar avvicinandosi e la bionda si girò mostrandogli un sorriso a 32 denti.
''Sì?'' domandò sbattendo le ciglia.
''Siamo Andreas e Elizabeth e vorremmo sapere quando dobbiamo esibirci.'' disse il ragazzo facendo avvicinare Lèonie alla bionda.
''Oh, si certo. Piacere, ho sentito parlare molto di voi- strillò stringendo la mano ad entrambi mentre Lèonie e Lothar si scambiavano un'occhiata complice, un drink sarebbe stato versato -Bé la scaletta di oggi è un po' particolare.'' sorrise la ragazza inclinando la testa.
''Cioè?'' domandò Léonie tentando di trovare un motivo per non strappare lo scalpo a quella ragazza con un colpo solo.
''Vi esibirete per tutta la serata.'' rise saltellando e sbattendo le mani. Lothar perse il sorriso e si allentò la cravatta mentre Léonie continuò a sorridere mentre gli occhi le cadevano dalle orbite dalla sorpresa.
''E... cosa dovremmo, insomma, che canzoni dobbiamo fare?'' domandò Lothar schiarendosi la voce.
''Avete carta bianca.'' gioì la ragazza tornando a saltellare e prendendo la mano di Léonie come fossero amiche da anni. ''Non é fantastico?'' domandò tornando stabilmente sul pavimento.
''Certo. Ora, scusaci.'' disse Lothar prendendo Léonie in disparte.
''Avete un'orchestra a vostra disposizione!'' concluse Tracy squittendo per poi tornare ad occuparsi della sua faccenda preferita: non fare nulla.
''Siamo fottuti. Mi senti, Fidel? Siamo fottuti! Dì a Brexton che siamo fottuti!'' disse Lothar avvicinando l'orologio alla bocca. ''Ehi, dove vai?'' domandò Lothar vedendo che Léonie si allontanava.
''A schiarirmi la voce!'' disse lei chiudendosi in bagno in preda ad un attacco di panico. Odiava il palco e ora avrebbe dovuto esibirsi per un'intera serata per rubare delle stupide informazioni. ''Brexton, mi senti? Giuro che appena finirà questa storia ti prenderò a sprangate sulle gengive..!'' disse lei tornando a tapparsi l'orecchio sinistro per meglio sentire i vocalizzi.
NEL FRATTEMPO...
''Come facciamo ad entrare nell'hotel?'' domandò Fidel camminando dietro Brexton.
''Nel più normale dei modi!'' sorrise il ragazzo aprendo la portella e facendo passare il biondo per primo. L'hotel era lussuoso ed affollato. Un grande lampadario di cristallo trasparente spandeva una luce fastidiosamente gialla e la reception era un recinto in legno al centro della sala foderata di marmo e mobili dal gusto pessimamente antico.
''Desidera?'' rispose la donna anziana con la ricrescita argentata sotto una tinta color prugna.
''Una camera per due.'' disse Brexton agitando la tessera sotto il banco sicché la donna non potesse vederlo.
''Matrimoniale?'' domandò guardando Fidel al suo fianco che sembrava estraneo a quella situazione.
''Ovvio!'' disse Brexton cingendo il fianco del biondo e portandolo a sé. Fidel si irrigidì come una pietra davanti a quella affermazione totalmente imprevista e si ordinò di non arrossire.
''Siete in viaggio di nozze?'' domandò la donna iniziando a digitare sul computer dell'hotel per vedere se c'erano camere libere.
''Tsk, magari!'' rispose Fidel. La donna lo guardò leggermente spiazzata da quella razione e Fidel si affrettò a trovare una spiegazione. ''Non vuole decidersi a sposarmi. Dice che col matrimonio metterebbe su la pancia.'' sorrise Fidel iniziando a sudare freddo per la tensione.
''Fate bene a non sposarvi. Favorisca documento.'' disse la donna porgendo la mano. Brexton prese il portafogli e fece finta di uscire la tessera da lì. Le diede un'occhiata veloce e disse: ''Ecco a lei.''
''Bene, signor Theros. A voi la chiave della stanza numero 114, si trova al quarto piano. Avete bisogno di aiuto con i vostri bagagli? Ma, dove sono?'' domandò la donna chinandosi e non vedendo valigie o zaini.
''Li abbiamo lasciati in macchina, andremo a prenderli più tardi.'' sorrise Brexton prendendo la chiave e dirigendosi velocemente verso l'ascensore. Appena si chiuse la porta, il moro si scaraventò contro il biondo affondando il suo naso nell'incavo del suo collo e chiudendogli ogni via d'uscita con le braccia. Fidel si sentì morire dentro mentre senza forza cercava di convincere il corpo a reagire ma quest'ultimo aveva deciso di ammutinarsi. Arrossì violentemente mentre sentiva che Brexton saliva lentamente per il collo fino per passare alla mascella e sfiorare l'orecchio senza auricolare.
''Calmati, è perché stanno le telecamere!'' sussurrò notando l'irrigidimento del biondo.
Fidel non rispose, si limitò a respirare profondamente e a visualizzare scene disgustore per frenare il processo di erezione ormai avviato. Brexton era indubbiamente bello ma non era certo il tipo di Fidel, allora perché il suo corpo reagiva così?
'Basta, basta, basta!' pensò strizzando gli occhi e sentendo il din dell'ascensore che come la campana per lo studente, significava libertà. Illuso. Appena furono nel corridoio, Brexton gli prese la mano e camminarono uno affianco all'altro per tutto il tragitto.
''Hai la mano sudata.'' commentò Brexton distrattamente mentre cercava la 114. Fidel aprì bocca per puntualizzare qualcosa ma tutte le accuse caddero. Non sapeva cosa dire. Lui, Fidel, che non sapeva cosa dire? Stava veramente nella merda.
Brexton infilò la chiave nella serratura e la fece scattare rivelando loro una stanza lussuosa. Appena furono dentro, Fidel si staccò da Brexton e lo guardò stendersi sul letto con fare pigro e tranquillo.
''Ora?'' domandò Fidel con le braccia alzate mentre sperava che qualche missione gli avrebbe occupato la mente ed il corpo almeno per un po'.
''Aspettiamo.'' disse alzando le spalle.
''Ah.'' rispose sedendosi per terra appoggiando le spalle al letto.
''Anzi, cerca di trovare la stanza di Carlmichael.'' bisbigliò Brexton accendendo la tv. Eseguendo l'ordine, Fidel prese in mano l'iPod che aveva preso dalla dispensa di Brexton e lo accese. Sullo schermo apparve l'intera Australia e man mano che Fidel girava la rotella, lo zoom avanzava fino a raggiungere la struttura nella quale stavano. Andò nel menù e selezionò la voce 'postazione' e vide comparire se stesso in un pallino azzurro e Brexton in uno color arancio. Successivamente applicò il filtro 'nomi' e su ogni stanza comparve il numero ed il nome dell'occupante, su ogni persona comparve una nuvoletta con sopra scritto il proprio nome e mestiere.
''E' al settimo piano, stanza 359.'' miagolò Fidel.
''Bravo!'' convenne Brexton grattandosi la fronte. Minuto di silenzio. Brexton notò Fidel che si portava un dito all'orecchio con auricolare ed esercitava una lieve pressione. Gattonò fino ad avvicinare la sua testa a quella del biondo ma quando fu vicino non sentì niente.
''Perché ha detto che sono fottuti?'' domandò Fidel con le sopracciglia inarcate.
''Spero nulla di importante se no rimarremo qui tutta la notte.'' sospirò quasi offeso.
''Ma che ti prende?'' chiese Fidel.
''In che senso?''
''E' da quando sei entrato in quella limousine che ti comporti diversamente. Prima dici che Léonie è meno importante del mondo, poi ti fingi mio fidanzato e ora l'unica cosa che ti preoccupa è che passiamo una notte ad aspettare il nulla mentre forse i nostri amici sono in pericolo. Ma stai bene?'' domandò quasi con tono di rimprovero. Brexton aprì la bocca per rispondere ma il suo auricolare gli trasmise la voce di Léonie che lo minacciava.
''Stanno bene. Léonie mi ha minacciato.'' disse il ragazzo apatico e stendendosi supino sul materasso decidendo di ignorare quello che aveva detto Fidel.

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