The last memory

di ribrib20
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Hayate - Wind ***
Capitolo 2: *** Hayabusa - Super ninja ***
Capitolo 3: *** Ein - Nobody ***
Capitolo 4: *** Hitomi - Decisioni ***



Capitolo 1
*** Hayate - Wind ***


--- Note di Rib ---
Salve! Allora, questa è la seconda storia che pubblico e la prima che non sia un’originale.
Nell’introduzione ho messo Spoiler perché, anche se in quantità non eccessiva, un po’ di anticipazioni degli avvenimenti del quarto capitolo, ci sono ( poi se ci avete già giocato, meglio xD).
Detto questo … i personaggi NON sono miei ma del Team ninja e la storia non è scritta a scopo di lucro.
Mi pare di aver detto tutto … ah! Ogni commentino è ben accetto!
Buona lettura.

 

Hayate – “Wind”

La debole luce del sole si posa sul tuo giovane viso, svegliandoti.
Apri gli occhi e ti metti seduto sul letto.
“Oggi tutto avrà finalmente termine”, con questo pensiero inizi la tua giornata, apparentemente uguale a tutte le altre: allenamento, colazione, impartire ordini ai tuoi uomini. Sì perché ora, dopo la morte di tuo padre, sei diventato tu il capo del clan Mugen.
Stai in piedi, composto e rigido, guardando gli altri allenarsi sotto il tuo sguardo sempre vigile. Ma il tuo pensiero è altrove, giovane ninja del vento.

Pensi al tuo ruolo.
Pensi a tua sorella che per amore verso di te è scappata, abbandonando il suo clan, diventando una shinobi, una ninja fuggiasca.
Pensi al vostro passato. E al vostro futuro.
Piccoli bambini cresciuti troppo in fretta e travolti loro malgrado dagli eventi.
<< Master Hayate … >>  una voce ti desta dai tuoi pensieri e ti giri incontrando il viso di Ayane, giovane ninja, travolta anche lei dal destino, come voi.
<< E’ tutto pronto per la missione? >> Non vi è traccia di insicurezza nella tua voce, profonda e calma come l’acqua di un lago carezzata dal lieve vento primaverile.
<< Sì, attendiamo ordini, master Hayate>>  ti sembra di scorgere una strana luce, in quegli occhi rossi che sostengono senza difficoltà il tuo sguardo, ora duro.
Fai cenno ai tuoi uomini, che spariscono all’istante. Ora siete soli in questa stanza troppo grande: << Ayane. >>  la chiami, ma senza guardarla << Sì, master Hayate? >> ti guarda e per un attimo rivedi la bambina che giocava con Kasumi, lo sguardo attento e curioso, proprio come un tempo. << Fai molta attenzione >> sono le tue uniche parole.
Poi ripiombi nel tuo silenzio.
Tre parole. Un cenno appena accennato della testa.
E poi la missione ha inizio.

E ora eccoti qui, alla Tritorre.
Uccidi tutti i nemici che ti si parano davanti: uno, due, dieci, cento volte; nella tua mente solo il desiderio di proseguire fino al raggiungimento del tuo scopo: distruggere la DOATECH.
Sali, corri, uccidi. Continui così fino a che non ti blocchi di colpo: << Kasumi … >> e lei si gira, ti guarda << Hayate! >> prova ad avvicinarsi a te mentre ti parla. Di spiega ciò che vorrebbe fare. Ti dice che vorrebbe tornare al villaggio,desidera stare con te, la tua dolce sorella, ma sai che non potrà più essere così.

Perché lei è scappata, è una shinobi.
Perché tu devi ucciderla.
Perché questo è il vostro destino, quello che qualcun altro ha deciso per voi.

Ma nonostante tu sia sicuro del tuo obbiettivo e sia certo del tuo ruolo, così come di quello che devi fare, esiti di fronte al suo sguardo triste e supplichevole “Come quello di un cucciolo di cerbiatto ferito” ti ritrovi a pensare mentre il lontano ricordo della vostra infanzia si fa largo nella tua testa, soppiantando momentaneamente il desiderio di vendetta, permettendo ad un sorriso di farsi largo sul tuo viso sempre serio.
La guardi negli occhi, ma non vi leggi più l’insicurezza di un tempo. E’ diventata una giovane donna, Kasumi, piccola ninja che insegue il suo sogno.
Non puoi fare a meno di sorridere, questa volta più apertamente e lei ti guarda, senza capire.

Un rombo. Un’esplosione.
E il vostro piccolo momento di pace, quel minuscolo attimo in cui vi siete persi in lontani ricordi, svanisce. Riportandovi alla cruda realtà.
Fai per andare via e lei allunga il braccio per cercare di afferrare la tua mano, esattamente come quando era piccola.
<< Fratello … >> ti chiama, e nella sua voce senti tornare la fragilità di un tempo.
Le dai le spalle, non volti la testa ma senti il desiderio di abbracciarla, di dirle che andrà tutto bene … poi ti ricordi che non puoi permetterti simili gesti, per il tuo ruolo all’interno del clan. E allora ti limiti ad una frase:<< Prima o poi ci rivedremo Kasumi. E allora staremo insieme … di nuovo >>.

E poi sparisci, lasciandola da sola.
<< Si, fratello >>  un sussurro lieve, il suo.
E una promessa, nei vostri cuori.

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Capitolo 2
*** Hayabusa - Super ninja ***


--- Note di Rib ---
Salve! Ecco qui il secondo capitoletto, tutto dedicato ad Hayabusa! ^^

 

Hayabusa – Super ninja

Super ninja.
Un ninja con potenzialità superiori a quelle comuni.
Un uomo dotato di forza, agilità, saggezza  e capace di fare tattiche efficienti in battaglia … il ninja perfetto, nonostante la tua giovane età.
Ti concedi un sorriso dietro la maschera che porti sempre in viso: hai solo 23 anni, eppure tutti i tuoi compagni hanno rispetto per te, e ti trattano come se fossi un ninja anziano e non un loro coetaneo.
Percorri la via principale del villaggio, il portamento austero e lo sguardo apparentemente scostante fanno di te una persona fredda e solitaria; nessuno ti si avvicina, se non per un rispettoso saluto.
“Ma è meglio così” pensi, perché quello che fai è rischioso e questo non ti consente di avere relazioni, sai che se qualcuno ti si affezionasse, potrebbe soffrire.
Perché un ninja sa che in missione può morire.

Varchi la soglia
entrando nella casa principale, quella dove risiede il capo del clan, il tuo migliore amico: Hayate.
Ti ha chiamato per un aiuto: distruggere la DOATECH.
Entri in una piccola stanza dopo aver percorso uno dei molteplici corridoi di quel posto.
<< Ben arrivato Ryu >> non si volta, il suo tono è quello freddo che lo caratterizza.
Anche la sua posa lascia intendere che sia un uomo che mette i suoi doveri di capo prima di tutto il resto, arrivando a sacrificare la sua vita privata, ma tu sai che non è così.
<< Illustrami i dettagli della missione, Hayate>>  come tuo solito arrivi dritto al punto, senza perderti in discorsi inutili, anche perché sai benissimo cosa prova il tuo amico in questo momento:
Rabbia e odio verso la DOATECH, a causa del male che hanno fatto;
Timore, per Ayane che è ancora così piccola ma già così adulta e cosciente del suo ruolo e infine tristezza e dolore, per sua sorella Kasumi, piccola shinobi fuggiasca costretta a vivere vicino al villaggio e a non rivedere il fratello, obbligato a scegliere tra dovere e affetto …
Sai che lui prova tutti questi sentimenti assieme, in questo momento, ma sai che sta cercando di non mostrarlo, per non cedere, alla vigilia di una missione tanto importante. “Non è il caso di fare una piacevole chiacchierata tra amici … abbiamo una missione da compiere!”  i vostri doveri prima di tutto.
 Come al solito.
<< … E questo è il piano >> ha finito il discorso e ora ti guarda, in attesa di una tua risposta e quando gli fai un cenno della testa annuisce: << Partiremo stasera. Ora puoi andare a prepararti >> si volta, dandoti nuovamente le spalle.
Fai per uscire ma la sua voce ti chiama di nuovo, non ti volti: <<  Se incontri Kasumi … >> guardi fisso la porta e rispondi deciso: << L’aiuterò. >>  e poi esci, lasciandolo da solo con i suoi sentimenti.

E’ questa la vita dei ninja:  vi muovete nell’ombra, uccidete i nemici, sacrificate la vostra vita per eseguire al meglio il vostro compito.
Non importa quanto ciò vi faccia male.
Siete nati per questo.
Chiudi gli occhi per un attimo, poi li riapri: la missione ha inizio.



Prossimo capitolo: "Ein - Nobody"

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Capitolo 3
*** Ein - Nobody ***


Ein – Nobody


Apri gli occhi e ti ritrovi in un posto a te sconosciuto, confuso e spaesato.
Ti alzi o almeno ci provi, ma ricadi pesantemente a terra e questo ti fa pensare che “loro” ti abbiano dato qualcosa, prima di portarti e lasciarti in quella foresta. Aggrotti la fronte. “Loro”? Chi sono “Loro”?
Cerchi di fare mente locale, per poi analizzare meglio la situazione e di conseguenza decidere il da farsi.
Ma le uniche cose che ti ricordi sono immagini e parole, frammenti per te chiari un tempo e così incomprensibili ora.
Immagini di persone in camice bianco. Un tavolo con delle provette. Figure che man mano si susseguono, sempre più veloci, sempre meno facili da seguire. Ricordi delle parole, per te ora prive di senso: esperimento, guerriero perfetto, ninja, Hayate, DoaTech.
Cerchi di mettere insieme queste poche informazioni per ricostruire gli avvenimenti che ti hanno condotto in questo posto che non hai mai visto.
Ma una fitta alla testa ti obbliga a smettere di riflettere.
<< Devo fare qualcosa. Non posso stare qui per sempre. >> abbandoni momentaneamente il proposito di capire e di ricordare qualcosa e ti avvii, zoppicando, senza in realtà conoscere la tua meta.
Dopo un paio di ore, durante le quali hai iniziato a convincerti di esserti perso, vedi una persona: decidi di avvicinarti e quando sei lì, a pochi metri di distanza, il tuo fisico decide che è il momento di riposare, ma prima di svenire riesci a sentire la tua voce, sofferente << Aiu … to >>.
Poi il buio.


<< Papà chi è quel ragazzo? >>
<< Non lo so. L’ho trovato nella foresta nera, ferito e l’ho portato qui. >>
<< Sì, effettivamente ha perso molto sangue. Spero si riprenda. >>
Senti due voci parlare. Un uomo e una ragazza, a sentire le loro tonalità. E stanno parlando di te, stando a quello che hai captato mentre eri nel tuo stato di risveglio. Ti metti seduto e ti sfugge un gemito.
A questo punto avverti due paia di occhi su di te. Senti l’uomo dire qualcosa alla ragazza, ma sei ancora troppo intontito per capire e lasci perdere, passando invece ad osservarti, notando che dove prima c’erano ferite aperte e sanguinanti, ora ci sono delle bende.
Ma noti anche un’altra cosa: sei a petto nudo e la stessa ragazza di prima ti si è avvicinata, le guancie lievemente arrossate.
<< Ciao,io mi chiamo Hitomi. Il signore che c’era qui prima era mio padre. Ha detto che ti ha trovato ferito a ridosso della foresta Nera … Cosa … cosa ti è accaduto? >> << Non lo so. >> Avverti la tua voce diffidente e inaspettatamente più fredda di quello che pensavi. Credi che quel timbro non ti appartenga e, soprattutto, pensi che quella ragazza, dall’aria così gentile, non meriti un trattamento simile, così cerchi di trovare una risposta migliore, cercando di addolcire il tono: << Non mi ricordo nulla. Né cosa ci facessi in un posto simile, né come ci sia arrivato. >> “Ok,” ti dici mentalmente “ora va un po’ meglio di prima”.
La vedi sbattere gli occhi un paio di volte << Non ti ricordi proprio nulla? >> << No. >> le rispondi, abbassando lo sguardo sulle coperte. << Nemmeno il tuo nome? >> continua lei. Rialzi lo sguardo verso di lei: ora è il tuo turno di essere sorpreso.
Un nome?
Non ti ricordi o forse, pensi, non ne hai mai avuto uno.
E quando glielo dici, lei non sa risponderti, riesce solo a pronunciare un << Mi spiace … >> e dal suo tono di voce capisci che è triste.
Per te, che non rammenti nulla del tuo passato.
Senti il desiderio di carezzarle la testa per tranquillizzarla “non è colpa tua, non essere triste” vorresti dirle, ma tuttavia taci, forse aspettando che lei faccia qualcosa. E quel qualcosa non tarda ad arrivare, perché la vedi rialzare la testa ed esclamare << Non ti preoccupare! Ti aiuteremo noi a recuperare la memoria! Ancora non so bene come, ma ti aiuteremo, ci puoi giurare! >> e nell’enfasi è scattata in piedi, facendo cadere la sedia e assumendo una posa molto buffa.
La guardi ancor più sorpreso e sbatti ancora gli occhi, senza capire.
Ma quando finalmente comprendi, non puoi fare a meno di sorridere: << Grazie, Hitomi. >>.
Il primo sorriso della giornata.
Il primo di una lunga serie di sorrisi che riserverai solo a lei.
Solo ad Hitomi.

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Capitolo 4
*** Hitomi - Decisioni ***


Documento senza titolo

Ti sorride.
Quel ragazzo così strano, incontrato e portato a casa da tuo padre ti guarda sorridendo, nonostante non ricordi nulla di sè. Forse contagiato dal tuo entusiasmo.
Smetti di parlare e lo osservi a tua volta, convincendoti che sia davvero un bel ragazzo.
Scuoti la testa per cacciare via quel pensiero, rossa in viso, mentre ancora lui ti guarda senza capire la tua reazione, così imprevista.
« Ah. Emh. Io ... cena! Preparo la cena! » e senza dargli tempo di rispondere scappi in cucina, lasciandolo da solo, ancora col sorriso sulle labbra.

Ormai sono passate settimane da quando quel ragazzo così calmo e taciturno è entrato nella tua vita.
Lo osservi seguire attentamente le lezioni che tuo padre ha deciso di impartirgli, col viso sempre serio e attento. « Sei davvero bravo. Impari in fretta e possiedi una tecnica veramente eccellente ... » senti tuo padre riempirlo di complimenti, cosa che per te è assai rara.
« Il mio migliore allievo ... » Sì, in effetti è davvero bravo. Ti chiedi se nella sua vita, in passato, abbia fatto qualcosa riguardante le arti marziali, ma poi un'improvvisa tristezza prende forma dentro di te: "lui non ricorda il suo passato ... non sa nemmeno il suo nome" ed inconsapevolmente posi lo sguardo su di lui che se ne accorge e, dopo essersi congedato, ti si avvicina salutandoti.
Scacci i pensieri dolorosi e gli sorridi, rispondendo di rimando al saluto.
« Ho deciso! » esclami mentre camminate fianco a fianco sulla strada per tornare a casa, rompendo il silenzio, e nel farlo punti l'indice contro il suo petto, ricevendo in tutta risposta uno sguardo interrogativo.
« Ein »
« Come? » lui ti guarda, ancora più confuso di prima.
E ancora una volta, non puoi fare a meno di pensare a quanto tu ti sia affezionata a questo ragazzo.
« Ho deciso, ti chiamerai Ein. Hai bisogno di un nome... non posso continuare a chiamarti "ragazzo", no? » Ti guarda e la sua espressione varia dalla preoccupazione allo stupore, dalla confusione alla felicità.

E finalmente lo vedi: il suo sorriso. Quello che ti fa sciogliere ogni volta che lo mostra.
Ti poggia una mano sulla testa: « Grazie piccola.»
E tu ti senti felice.

 

« Papà, non trovo Ein! » irrompi nella stanza di tuo padre che ti guarda addolorato e sospira: « E' partito Hitomi. Per avere risposte e scoprire chi è veramente. »
Lo guardi, ti giri e cossi via, in palestra, mentre un miscuglio di sentimenti contrastanti ti investono come un fiume in piena: dolore, confusione, inutilità - perchè non pensi di averlo aiutato come avresti voluto - e rabbia.
Sì, rabbia. Perchè è sparito senza dirti nulla.
Perchè se n'è andato all'improvviso.
Perchè in cuor tuo sapevi che questo giorno sarebbe arrivato.

Alzi la testa e guardi il sacco, il suo sacco.
Tiri un pugno, mentre calde lacrime ti rigano il viso.
Decidi che diventerai forte. E riprometti a te stessa di trovarlo, dovessi impiegarci tutta la vita.
E quando l'avrai trovato, gli urlerai che è uno stupido.
E poi lo abbraccerai forte, piangendo di gioia.




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