L'Equilibrio

di evakant84
(/viewuser.php?uid=11474)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo e Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 - Capitolo 3 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 4 - Capitolo 5 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 6 - Capitolo 7 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 8 - Capitolo 9 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 10 - Capitolo 11 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 12 - Capitolo 13 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 9: *** ATTO II - Capitolo 1 ***
Capitolo 10: *** ATTO II - Capitolo 2 ***
Capitolo 11: *** ATTO II - Capitolo 3 ***
Capitolo 12: *** ATTO II - Capitolo 4- Capitolo 5 ***
Capitolo 13: *** ATTO II - Capitolo 6- Capitolo 7 ***
Capitolo 14: *** ATTO II - Capitolo 8 ***
Capitolo 15: *** ATTO II - Capitolo 9 ***
Capitolo 16: *** ATTO II - Capitolo 10 ***
Capitolo 17: *** ATTO II - Capitolo 11 ***
Capitolo 18: *** ATTO II - Capitolo 12 ***
Capitolo 19: *** ATTO II - Capitolo 13 ***
Capitolo 20: *** ATTO II - Capitolo 14 ***
Capitolo 21: *** ATTO II - Capitolo 15 ***
Capitolo 22: *** ATTO II - Capitolo 16 - Capitolo 17 ***
Capitolo 23: *** ATTO II - Capitolo 18 - Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo e Capitolo 1 ***


L’Equilibrio – Atto I – Parte 1

L’Equilibrio – Atto I

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Prologo

 

 

 

 

 

Solo, nella sala del consiglio, Anakin estese le sue percezioni, ma non riuscì a ristabilire lo strano contatto che si era creato con Padmè. Fino a un momento prima gli era sembrato di averla lì con lui, nella sala del tempio jedi.

Si allontanò quindi dalla grande vetrata, e tornò a sedere su un seggio.

 

In questo momento il maestro Windu sta arrestando il cancelliere, o meglio, il signore dei sith….

 

Le parole di Palpatine tornarono a esplodergli in testa “ Se muoio, tutto è perduto… Padmè morirà… solo io ho il potere di salvarla!”

Una lacrima scese dagli occhi del giovane jedi.

 

Non posso lasciarla morire… non posso… io non sono niente se lei non è con me…

 

Anakin si prese la testa fra le mani. E fu in quel momento che percepì una presenza nella sala.

 

Anakin…

 

Anakin alzò di scatto la testa.

 

Anakin…

 

Il jedi chiuse gli occhi.

 

-Chi sei?

 

Non ha importanza… ma tu, che chiedi a me chi sono, lo sai chi sei?

 

-No… non lo so… ho smesso di saperlo il giorno in cui uccisi i tusken…

 

Già… e che cosa hai pensato dei jedi, quando hai trovato tua madre morente?

 

-Che mi avevano abbandonato… che mi avevano lasciato solo con i miei incubi…

 

E poi?

 

-Che avevano paura di me… che se solo mi avessero fatto usare il mio potere avrei salvato mia

madre…

Anakin, Anakin… tu sostieni che i jedi sono invidiosi di te… ma sai cosa successe?

 

-No..

 

Volevano che tu crescessi… che affrontassi da solo questo evento terribile…

 

-Sapevano che non sarei riuscito a salvarla?

 

Sapevano che prima o poi ti saresti trovato di fronte a questo distacco…e che ciò ti avrebbe fatto maturare… e reso più potente…

 

-Ma  io voglio altro potere, o fallirò ancora…

 

Fallirai con Padmè? E questo che intendi?

 

-Non permetterò che muoia… la amo troppo…

 

È per questo che permetti al lato oscuro di crescere in te, di impossessarti di te?

 

-……

 

Rispondi!

 

-Si…

 

E tu credi che come sith riuscirai a salvarla…

 

-SOLO così posso salvarla! I jedi frenano il mio potere, mi umiliano… non si fidano di me!

 

Sono molto deluso, ragazzo mio…

 

-Che… che  cosa?

 

Che fine ha fatto il bambino che pensava a fare il bene di tutti senza pensare alle conseguenze?

 

Non capisci che hai in te il potere di salvare la donna che ami? È l’amore stesso che ti permetterà di farlo…  sento chiaramente i sentimenti che bruciano nel tuo cuore …ed è l’amore  a governare ogni fibra del tuo essere…  non hai bisogno di nient’altro… i sith non conoscono l’amore, e  tu sei l’essenza di questo sentimento, come lo era il piccolo schiavo di Tatooine…

 

- Ma tu che parli d’amore, chi sei per conoscermi così profondamente?

 

Ricordi cosa ti dissi  di fronte a quell’enorme albero dal tronco cavo, alle paludi dei gungan, su Naboo?

 

-Per la forza…com’è possibile?

 

Ti dissi “lì dentro troverai solo ciò che porterai con te…”. Ora non c’è più un albero, ma la vita si pone di fronte a te… cosa decidi di portare nel tuo cuore?

 

- io voglio Padmè… voglio mio figlio… voglio i jedi, la mia famiglia…

 

Bene, ragazzo mio… dentro di te troverai la forza per realizzare il tuo destino… solo tu hai il potere di farlo…

 

-Aspetta ...Qui Gon, ti prego… aspetta…

 

Cosa c’è,  Anakin?

 

-Perché mi hai abbandonato? Perché ci hai abbandonato?

 

Se ciò che dici fosse vero, non sarei con te in questo momento…io sono sempre stato con voi, ho sempre vegliato su te… e su Obi Wan…Ora avanti Anakin, è tempo di agire!… e ricorda le mie parole… che la forza sia con te, ragazzo mio…

 

Anakin si riscosse. Con gli occhi rossi e gonfi di lacrime, si alzò di scatto dalla sedia e corse verso l’hangar del tempio: doveva raggiungere l’ufficio del cancelliere.

 

 

*************************

 

 

 

Capitolo 1

 

 

 

 

 

 

“Anakin… Aiutami….” Le parole di Palpatine echeggiarono nella stanza, sovrastando il rumore delle scariche di forza che scaturivano dalle sue mani. Un vortice d’aria, proveniente dalla grande vetrata andata in frantumi a causa dello scontro, spazzava l’ufficio dell’ormai ex cancelliere. Di fronte a colui che si era rivelato essere il signore dei Sith, il maestro Windu cercava con l’aiuto della forza e tramite la sua spada laser di respingere le violente scariche di forza e contenerne la potenza. Anakin osservava la scena in silenzio, frastornato, e ai suoi piedi, i cadaveri dei maestri che avevano accompagnato Windu.

“Tu non sei come loro, Anakin… Aiutami! Io posso darti il potere illimitato…” Palpatine stava  lentamente scivolando verso terra, e le ultime parole pronunciate risuonarono più come un rantolo: il sith stava soccombendo a causa delle sue stesse scariche di forza oscura. Il maestro Windu infatti riusciva, non senza difficoltà, a respingere il potere di Sidious, rimandandolo al mittente: a terra, privo di forze, Palpatine era più un essere deforme che un uomo. “Anakin ti prego…. Pensa a..” “Non ascoltarlo Skywalker!” proruppe con veemenza Mace Windu “ Tu sei un Jedi! Devi aiutarmi, o non riusciremo ad annientarlo!” Il maestro parlava con fatica, e la sua fronte era imperlata di sudore: segni tangibili dell’enorme sforzo che stava compiendo per opporsi al supremo Sith. Anakin doveva intervenire: anche Windu stava cedendo alla fatica di quel terribile scontro. “Skywalker! Palpatine ha perso il suo potere! Ma solo in due possiamo farcela!” Anakin fece per muoversi, quando una esplosione di lato oscuro lo scaraventò verso la parete, e con lui anche Windu.

Ci ha ingannato! Non si era indebolito!

Sospeso a mezz’aria, con un ghigno sul viso deforme, Sidious osservò i due stupefatti Jedi. I suoi occhi, ridotti a due fessure, erano iniettati di sangue e emanavano odio puro.

“Poveri, sciocchi Jedi…” Sidious si mosse verso Anakin “Giovane Skywalker, pensi che io sia uno stupido? Pensi forse che io ti abbia lasciato agire liberamente, in questi anni? Anche se le probabilità di un tuo ripensamento erano minime, c’erano, e infatti mi hai tradito…”

IO NON TI HO TRADITO! Io ho scelto la mia via, Sidious, e la mia via è distruggere il male… e TU SEI IL MALE!” Sputò iroso Anakin verso il suo avversario, mentre cercava di rimettersi in piedi.

“ Ho fallito con te, giovane amico… ma per mia fortuna il fallimento non si è ripetuto …” Anakin ascoltava stupefatto quelle parole, quando scorse un movimento alle spalle di Sidious: Windu! Il Sith percepì il maestro alle sue spalle, e con un rapido movimento gli si gettò addosso; il Jedi fece appena in tempo ad accendere la spada, prima di cadere a terra sotto il peso dell’avversario, e la lama andò a creare una bruciatura sul braccio di Sidious. L’ex cancelliere fece una smorfia di dolore, poi strappò l’arma dalle mani di Windu. Con un calcio, il maestro jedi si liberò dell’avversario il quale, con una capriola, atterrò in ginocchio ed emanò una scarica di forza oscura che investì Windu in pieno petto, gettandolo a terra e lasciandolo svenuto. Anakin aveva osservato tutto lo scontro, e ora di nuovo in piedi, aveva assunto la classica posizione d’attacco, impugnando la sua spada laser con entrambe le mani.

 

Ormai è stanco, lo percepisco chiaramente… ha sostenuto uno scontro violentissimo, e il maestro Windu non è certo l’ultimo dei padawan… per quanta potenza voglia ancora mostrare, è debole,  ed è nelle mie mani!

 

Anakin si scagliò verso Sidious: il sith percepì il movimento del jedi e attirò a se la spada laser di Windu. L’accese rapidamente, e incrociò la lama viola con la spada laser di Anakin.

“Sei pieno di rabbia….” Esordì Sidious, il viso deforme illuminato dalla luce della lightsaber

“ Perché non vuoi arrenderti all’evidenza? Come sith domineresti l’intera galassia!”

NO!” Skywalker incalzò Palpatine, che colpo dopo colpo era costretto a indietreggiare. Anakin tentò l’affondo, ma il suo avversario parò il colpo, e con una rotazione si portò alle sue spalle. Sidious allora protese la  mano destra in avanti, cercando di colpire Anakin tramite la forza oscura, ma  questi protese rapidamente la sua mano sinistra per cercare di contenere il potere dell’avversario. Ma Sidious era troppo potente, e Anakin fu scagliato contro la parete. Il sith si diresse allora rapidamente verso il suo stordito nemico, e provò un fendente orizzontale, la cui chiara intenzione era decapitare. Ma Anakin, pur indolenzito, riuscì a piegarsi e a rotolare sul fianco, e la lama di Sidious andò a scalfire la parete. Ripresosi dal colpo, Anakin tornò di nuovo all’attacco. Le spade laser dei due contendenti si incrociarono ancora, colpo su colpo, fendente contro fendente. Sidious cercò nuovamente l’affondo su Anakin, ma il jedi fu più rapido, e dopo aver parato il colpo lasciò cadere la sua lightsaber  e afferrò con la mano meccanica la mano destra di Palpatine, quella che teneva la spada. Anakin strinse con forza il polso del nemico, che nulla potè contro i motori della mano cyborg.: la lama color porpora scivolò lentamente dalla mano del sith, al quale non sfuggì un rantolo di dolore.

Appena la spada toccò terra, Anakin la scagliò via con un calcio. Dopodichè lasciò la mano di Sidious e saltò all’indietro, spingendosi con i piedi sul petto dell’avversario che fu costretto a fare diversi passi indietro. Tramite la forza il jedi richiamò nella sua mano la propria lightsaber, e attese.

“Sento molta paura… non vuoi uccidermi, giovane amico?”

Non CHIAMARMI AMICO!!!! Tu hai carpito la mia fiducia, io credevo in te… ero solo un bambino…” urlò con ira il giovane jedi.

“Come farai con Padmè, Anakin? Solo io posso salvarla…”

“No.. TU MENTI! Tu… non puoi proprio niente…”

“E allora chi la salverà… TU?” Sidious scoppiò in una sarcastica risata “Povero sciocco… se io muoio, le i è spacciata…”

“Non è vero!”

“E allora perché esiti?”

Il signore dei sith e Anakin si guardarono per un momento che parve interminabile, poi l’ex cancelliere spiccò un balzo, subito imitato dal Jedi. In aria, le mani del sith si riempirono di scariche, pronte ad essere scagliate contro il nemico. Palpatine protese le mani verso Anakin, il quale con un avvitamento lo scavalcò: il sith si trovò così completamente sbilanciato, e Anakin con un rapido fendente, aprì uno squarcio nella schiena di Sidious, dalla spalla destra al fianco sinistro. Il jedi ricadde in piedi, lo stesso non avvenne per il suo avversario, che al contrario cadde rovinosamente sul pavimento. Con un urlo di dolore e odio, l’essere deforme caricò verso Anakin, ma questi, con un rapido scarto verso destra lo evitò e vi conficcò nel corpo la spada laser. Un rivolo nero colò dalla bocca di Sidious, che si accasciò lentamente a terra, guardando la lama di luce che gli trapassava il fianco da parte a parte; Anakin estrasse l’arma, e il suo avversario si portò entrambe le mani alla ferita. Poi si girò verso il ragazzo, e un sorriso malefico si dipinse sul suo viso: “I sith non scompariranno… MAI….” E stramazzando al suolo, spirò.

Anakin cadde in ginocchio, e guardò il cadavere. Windu si era nel frattempo rimesso faticosamente in piedi, e aveva raggiunto il ragazzo. “Maestro…..”

“Si, Skywalker, ho sentito… dunque non è ancora finita?”

”I sith sono estinti per sempre…” decretò  Anakin. Poi grave, continuò “Maestro… io credo che Palpatine si rivolgesse a me in particolare….  Voleva ME, come nuovo apprendista… e io stavo per cedere…”

 “Ascoltami Skywalker” lo interruppe Windu, che percepiva chiaramente il tormento interiore del giovane, anche ora che aveva scelto come indirizzare il suo destino. “Quello che hai fatto oggi è molto importante. Non solo mi hai salvato la vita, ma hai salvato tutta la Repubblica. Riesci solo lontanamente a immaginare cosa poteva succedere se Sidious avesse preso il comando senza più alcun freno?” Anakin ascoltava in silenzio. Anzi, non ascoltava affatto: Windu si rese conto che il ragazzo era in una specie di trance. Alcuni secondi dopo, il Jedi si riscosse e, con gli occhi sbarrati, guardò nuovamente il cadavere del sith, la cui bocca, nella rigidità della morte, manteneva l’ultimo ghigno di sfida. Infine si alzò, e aiutò il maestro a fare lo stesso, poi  i due si diressero verso la porta di ciò che rimaneva dell’ufficio del cancelliere.

“Cosa… cosa sarei diventato? Cosa stavo per fare?” domandò all’improvviso il giovane. “Ciò che potevi essere non ha più importanza, non lo sapremo mai. L’importante è sapere bene cosa sei adesso, Skywalker. E io lo so: sei il jedi più grande che io abbia mai conosciuto”

 

Ti sbagli, maestro, non sono il jedi che dovrei essere. E ti sbagli anche su altro,  io so cosa mi riservava il destino… ti ho visto precipitare dal palazzo del senato… ho visto mentre mi inchinavo a Sidious e venivo chiamato “Darth Vader”… ho visto la mia spada trafiggere i corpi dei piccoli padawan… e ho visto una maschera nera, l’essere che sarei diventato… dunque mi hai maledetto, Sidious? Questa è la  punizione per averti sfidato, conoscere il mostro che è nascosto in me…

 

*********************************

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 - Capitolo 3 ***


Capitolo 2

Capitolo 2

 

 

 

 

 

 

La notizia della morte di Palpatine suscitò non poco clamore al senato, ma ancora di più ne suscitò la rivelazione del maestro Yoda riguardante la doppia natura del cancelliere. Chiamato a conferire davanti a tutti i senatori, il piccolo maestro rivelò come Palpatine si era opposto all’arresto, uccidendo tre dei quattro jedi che erano stati incaricati del compito, e che solo grazie all’intervento di Skywalker era stato possibile fermare il cancelliere. I jedi avrebbero preferito portare Palpatine davanti al consiglio per giudicarlo,concluse Yoda,  ma era stato evidente fin da subito che ciò sarebbe stato impossibile.

Seguì dunque un periodo di transizione, dominato inizialmente da molta confusione: mentre il senato istituiva la figura del “maniscalco”, ovvero un ufficiale provvisorio che avrebbe condotto le elezioni del nuovo cancelliere, un gruppo di senatori estremisti cercava di prendere il potere così da permettere il proseguire della guerra. Sfortunatamente per loro, il piano fu troncato sul nascere: infatti i separatisti avevano perso ogni slancio (chiaro segnale del fatto che grande burattinaio degli eventi erano Palpatine e i sith), e uno dopo l’altro i vari pianeti erano rientrati a far parte della repubblica. Gli ultimi focolai di guerriglia furono tranquillamente controllati dai cloni, e anche la strenua resistenza opposta dalla federazione dei mercanti e da quella dei banchieri andò incontro al fallimento. Dunque, i senatori che tentavano di prendere il controllo furono subito scoperti e la maggior parte fu arrestata; alcuni, grazie al denaro della federazione dei banchieri, riuscirono a fuggire e a far perdere le loro tracce. I jedi furono tutti fatti rientrare a Coruscant, e ora che le acque si erano calmate, il senato cominciò i lavori per l’elezione del nuovo cancelliere.

 

*********************

 

Al suo rientro a Coruscant, il generale Kenobi fu accolto come un grande eroe: suo era infatti il merito della sconfitta del generale Grevious e dell’annientamento del “braccio armato” dei separatisti. Con grande gioia, Obi Wan ritrovò tutti i suoi compagni Jedi sani e salvi nella capitale, ma soprattutto potè riabbracciare gonfio di orgoglio il suo allievo prediletto, il suo migliore amico, suo fratello.

“Acclamano me quando sei tu l’eroe di questa guerra” esordì Obi wan

“Su, maestro, questa volta te la meriti davvero… goditi la fama, per una volta!”

“Come sarebbe a dire questa volta me la merito davvero?” ribattè il Jedi ad Anakin, fingendo disappunto, e i due non poterono fare a meno di scoppiare a ridere. Poi Obi wan tornò serio, e appoggiò una mano sulla spalla del suo ex padawan. “Sono molto fiero di te, Anakin. Sono orgoglioso di essere stato il tuo maestro” Il giovane abbassò la testa “Io invece non sono affatto fiero di me, maestro…”

“Perché continui a pensare in negativo? Tu stai diventando un eroe leggendario, Anakin, hai salvato tutti noi e…”

“Il fatto è, maestro, che i miei dubbi non sono affatto svaniti. Anzi, ora sono ancora più confuso, insicuro…” Obi Wan capì che Anakin, nascondeva qualcosa, di cui voleva liberarsi ma allo stesso tempo di cui aveva paura a parlare. Anakin fece per parlare, quando l’arrivo di un padawan attirò l’attenzione dei due jedi. “Maestro Kenobi, il maestro Yoda richiede la tua presenza alla sala del consiglio.”. Prima di lasciarlo per raggiungere il padawan, obi wan si rivolse ancora ad Anakin “La forza ti aiuterà a sciogliere i tuoi dubbi, amico mio..”Anakin non rispose, e guardò il suo ex maestro allontanarsi.

 

No maestro, tu non puoi … non puoi capire cosa vuol dire ignorare se il destino di una persona che ami è segnato per sempre o può ancora cambiare…

 

Una volta rimasto solo, Anakin si diresse verso il suo speeder.  Negli ultimi giorni  era stato riempito di incarichi e responsabilità, ma la sua mente era sempre occupata da ben altri pensieri: infatti non era ancora riuscito a vedere Padmè. Era stato numerose volte al senato, ma sulla postazione di Naboo aveva sempre trovato Jar Jar Binks; ciò non aveva fatto altro che aumentare la preoccupazione per lei e per il bambino. Salendo sul suo speeder, Anakin pensò a quanto avesse bisogno di abbracciarla,  di rassicurarla che adesso tutto sarebbe andato bene. Con una fitta al cuore, Anakin non potè fare a meno di constatare quanto avesse bisogno di sua moglie.

 

*************************

 

Obi Wan raggiunse Yoda nella sala del consiglio, e rimase un po’ stupito quando lo trovò da solo.

“Siedi pure, maestro Obi Wan….molto felice di rivederti io sono”

“Grazie, maestro Yoda. Ma… io non capisco, credevo di dover riferire al consiglio…”

“Non preoccuparti devi…” rispose il piccolo maestro jedi “La tua relazione domani al consiglio presenterai, ora di una recente nostra decisione partecipe vorrei renderti…”

Obi Wan ascoltava attento: se era stato chiamato così in fretta, voleva dire che la decisione di cui parlava Yoda lo riguardava da vicino. “Il giovane Skywalker, riguarda… raccontato ti hanno ciò che è successo?”

“Si, durante il mio viaggio di ritorno… il maestro Windu mi ha contattato via holocam, lui stesso ha voluto narrarmi i fatti di quella giornata. Ciò che mi ha detto ha rivelato che Anakin ha mostrato una grande maturità, una grande conoscenza della forza e… “

 “…un enorme potere…” concluse Yoda.

“Si, ma quello non era mai stato un mistero…” ribattè Obi Wan. Poi lo sguardo del maestro Jedi assunse per un attimo una luce triste quando egli riprese a parlare “ È  evidente che Anakin ha dimostrato di avere fiducia in noi, quando noi non avevamo fiducia in lui…”

Yoda ascoltò in silenzio, poi cominciò “Si, è vero… quello che tu dici è giusto, ma il ragazzo ancora troppo instabile è… soffre troppo, troppa paura ha…”

“Ma maestro, lui ci ha salvati! E ha dimostrato di essere dominato dal lato chiaro della forza, non dal lato oscuro! Come spiegare le sue azioni, altrimenti?”

 

Perché sono ancora così restii? Perché dopo tutto quello che ha fatto ancora non si fidano di Anakin?

 

“Maestro Yoda, il destino è compiuto!” Proseguì Obi Wan “perché siamo qui a discutere sulla personalità del ragazzo, sulla sua lealtà, sul suo potere, quando poi egli ha sacrificato tutto sé stesso per far ritornare la pace e per distruggere i sith? “

 

No, forse non proprio tutto… ma può definirsi una relazione, ciò che Anakin e Padmè vivono dall’inizio della guerra dei cloni, tra incontri furtivi e saltuari?

 

Yoda scrutò l’uomo. “Così sicuro tu sei Obi Wan, sulla scomparsa dei sith?” Obi Wan restò in silenzio, e gli tornarono alla mente le parole del maestro Windu:  Palpatine aveva detto di non aver ripetuto il suo fallimento … dunque doveva esserci un qualcuno che era stato iniziato alle arti oscure dei sith. Ma Anakin, aveva aggiunto Windu, era convinto che Sidious parlasse di lui, visto che stava per piegarsi al lato oscuro. Con questa interpretazione, veniva esclusa l’esistenza di un nuovo sith.

“Anche io sono confuso, Obi Wan. Ma questo nuovo sith poco potente potrebbe essere per non creare interferenza alcuna nella forza… oppure…” 

“….non esistere affatto….” Concluse Obi Wan, cercando di chiudere il discorso.

“Solo il tempo a capire ci aiuterà chi dietro le parole di Sidious si nasconde …” sentenziò Yoda.

Obi wan si alzò. Era amareggiato:  non solo il consiglio considerava la possibilità dell’esistenza di un altro sith, ma ancora non c’erano dimostrazioni di fiducia verso il suo ex padawan. Kenobi fece un lieve inchino per salutare Yoda, e si stava dirigendo verso la porta della sala del consiglio, quando fu fermato dalla voce del maestro.

“Anakin rintracciare devi. Per la prossima luna nuova al tempio deve trovarsi.” Obi wan si fermò sulla soglia, e guardò stupefatto Yoda, il quale proseguì “Skywalker maestro sarà fatto quel giorno.” Yoda scese dalla sua poltroncina, e appoggiandosi al bastone, si diresse anche lui verso la porta.

“È  innegabile che il ragazzo un ottimo Jedi è diventato, anche se certi sentimenti manifestare non dovrebbe… ma ora tutta la nostra fiducia lui ha. Non avergliene data un grande errore da parte nostra è stato…” concluse Yoda, che si allontanò per il corridoio del tempio. Obi Wan dovette faticare non poco per non mostrare la gioia incontenibile per quella notizia, e una volta fuori dal tempio, si chiese se avvisare subito l’amico. Decise di attendere: d’altronde non c’era compito più facile di rintracciare il suo ex allievo. Come lo stesso Obi wan aveva scoperto ascoltando i discorsi di alcuni giovani padawan, non c’era nessuno o quasi al tempio che non sapesse dove Anakin trascorresse i suoi giorni liberi.

 

************************

 

Anakin fermò il suo speeder a un isolato dagli appartamenti di Padmè. Una volta sceso, si tirò il cappuccio del saio sulla testa, e si inoltrò per le vie di Coruscant. Arrivato all’ingresso del palazzo dove si trovavano gli appartamenti di sua moglie, le due guardie addette alla sicurezza lo fecero passare; il giovane si diresse verso l’ascensore e rapidamente salì fino al piano scelto. Quando le porte si aprirono Anakin percorse il breve atrio, e non appena incrociò lo sguardo con quello di Dormè, la prima dama di compagnia di Padmè, si portò il dito indice alle labbra, per indicarle di non parlare e non fare rumore. “Dov’è?” chiese sussurrando, affiancandosi alla ragazza. “Milady è sulla terrazza, generale Skywalker. La attende lì ogni sera dal giorno della caduta del cancelliere”

Anakin si tolse il saio e si diresse verso la grande balconata: man mano che si avvicinava, poteva sentire la voce di sua moglie cantare una nenia dolcissima, della quale però non riusciva a capire le parole.

Anakin si appoggiò alla porta- finestra, assicurandosi di non essere scorto e di non fare rumore. Poi la guardò: Padmè era seduta su una comoda poltroncina, i capelli sciolti sulle spalle, e indossava una vestaglia leggera azzurro cielo; con la mano destra era intenta ad accarezzarsi il pancione, e sorridente intonava quella che doveva essere una ninna nanna di Naboo. Osservando la scena, Anakin non potè fare a meno di ripensare all’arena di Genosis, quando entrambi avevano rischiato di morire e avevano combattuto fianco a fianco: quel giorno, la tenera creatura che in quel momento si trovava di fronte a lui non aveva esitato un secondo a impugnare un folgoratore e  fare strage di droidi. Anakin attese che Padmè finisse di cantare, poi si affacciò alla porta: “Non ti avevo mai sentita cantare, è bellissimo che tu lo faccia per il bambino…”

Padmè trasalì e si girò di scatto, incontrando lo sguardo del marito. 

“Anakin!”

Il  jedi corse verso la moglie, altrettanto fece Padmè: i due si strinsero in un abbraccio carico di emozione, poi la ragazza cercò le labbra di Anakin, e il bacio che seguì valse più di mille parole.

“Sono stata così in pena” esordì la giovane “Dopo la morte di Palpatine c’è stata grande confusione al senato… tutto era così confuso…”

“Padmè stai tranquilla, va tutto bene ora, sono qui…”

 “Perché non sei passato dalla piattaforma?”

“Volevo farti una sorpresa… non ti è piaciuta?” in risposta, Padmè baciò nuovamente il marito.

“Sono stato diverse volte al senato, perché ho trovato sempre Jar Jar?” domandò preoccupato Anakin.

“Non sono stata bene negli ultimi giorni, per questo ho ottenuto un periodo di riposo…”

“Che vuol dire che non sei stata bene? Cosa hai avuto? E Il bambino?” chiese a raffica il giovane jedi, portando una mano sul grembo della moglie. La ragazza accarezzò dolcemente il viso di Anakin, e si affrettò a rassicurarlo “Niente di grave, solo un po’ di stanchezza, tensione… il droide medico ha detto che non ci sono problemi” Poi Padmè cercò gli occhi del marito “Anakin… hai fatto la cosa giusta. Palpatine era un sith, voleva il potere assoluto, e la guerra non avrebbe più avuto fine… chissà cos’altro sarebbe accaduto!”

Anakin guardò in silenzio la moglie, poi cominciò: “Ti ricordi Padmè il giorno in cui mi permisero di accedere al consiglio, senza però conferirmi il titolo di maestro?”

 Padmè annuì.

“Quel giorno ero accecato dalla rabbia e dalla frustrazione. Ho… ho odiato i jedi, perché non si fidavano di me…perché avevano paura del mio potere…”

La ragazza rimase stupita da quelle parole, ma capì: Anakin era stato sotto la diretta influenza di Palpatine in quel periodo, e questi  aveva fatto leva sui suoi sentimenti per plagiarlo e piegarlo al lato oscuro.

“Quel giorno” continuò il jedi “tu mi dicesti che forse non eravamo dalla parte giusta, e che la Repubblica per la quale lottavamo non esisteva più, anzi, forse era il male stesso da combattere. Io ti accusai di parlare come una separatista, e che non avrei mai tradito la mia fedeltà al cancelliere e alla Repubblica” Anakin accarezzò il viso di Padmè, la quale sembrava non capire dove volesse andare a finire il discorso del marito.

“Quello che voglio dire è che, come sempre, avevi ragione tu. Avevi capito a cosa saremmo andati incontro, mentre io non volevo vedere la realtà… “

“Non essere così duro con te stesso, Anakin, non eri in te…”

“No Padmè, il fatto è che non so cosa farei senza di te…” Il jedi la strinse forte, quasi volesse trattenerla per sempre lì con lui. Poi aggiunse “Saresti un ottimo jedi, amore mio…”

Padmè sorrise. “Resterai stanotte?” gli chiese poi. “Neanche tutti i crediti della repubblica  mi sposterebbero da qui!” La giovane si abbandonò tra le braccia del marito, sentendosi protetta e al sicuro. Se avesse guardato il viso di Anakin, avrebbe visto scendere una lacrima. Se avesse potuto leggere i suoi pensieri, avrebbe sentito tutta l’angoscia e la disperazione che ancora tormentavano il giovane jedi.

 

*********************************

 

Capitolo 3

 

 

 

 

 

 

Anakin si alzò dal letto e si infilò la sua vestaglia blu, cercando di fare meno rumore possibile. Padmè dormiva ancora profondamente, e lui non voleva assolutamente svegliarla dopo la notte agitata che aveva passato. Uscì dalla stanza, sempre molto silenziosamente, e si diresse verso la terrazza. Notò che le strade di Coruscant erano notevolmente trafficate, e dedusse che non si era svegliato presto come suo solito. D’altronde il letto matrimoniale in camera di Padmè era sicuramente più comodo dei letti del dormitorio del tempio. E poi aveva tanto di quel sonno arretrato… nell’ultimo periodo aveva dormito poco e male. Più che altro aveva cercato di resistere al sonno, per non essere tormentato dai suoi terribili incubi. Da quando era lì con Padmè però, Anakin si sentiva più sereno, più calmo, e gli incubi erano scomparsi. Ora riusciva a dormire bene, e quelle volte in cui aveva visto sua moglie in sogno aveva sì vissuto il momento del parto, ma tutto era avvolto da un’aura di serenità. Possibile dunque che la scelta di uccidere Sidious avesse cambiato quel terribile destino?

 

Possibile che Qui gon avesse ragione?

 

Anakin lo sperava con tutto il cuore, ma fino a che non fosse giunto quel momento, il tarlo del dubbio e della disperazione sarebbe rimasto a rodere il cuore e l’animo del giovane.

Inoltre non aveva ancora rivelato a nessuno ciò che era successo alla sala del tempio…

Anakin era così profondamente assorto nei suoi pensieri che si accorse di avere vicinoR2 D2 solo quando il piccolo droide emise un cauto bip. Il jedi tornò con la mente a concentrarsi sul presente, e guardando verso il fidato droide, sorrise “Non mi disturbi affatto R2, che succede?” il pallino fonico di R2 cambiò colore, e seguirono diversi bip. “Un messaggio di Obi Wan?”

 

Speriamo non ci siano grane…

 

Anakin si diresse verso l’ascensore intenzionato a raggiungere il suo starfighter (che nel frattempo era stato parcheggiato nell’hangar del palazzo), quando fu fermato dai fischi di R2. “Come, non ha trasmesso al starfighter? Ma allora come fai a dire che c’è un messaggio di Obi Wan?”

Il piccolo droide allora si diresse nello studio di Padmè e inserì tramite il suo braccio metallico i codici di ricezione: un ologramma comparve proprio sopra la scrivania.

“Alla buon’ora Anakin, dormito bene?” esclamò il maestro Kenobi.

“Maestro! Perchè non hai trasmesso sul mio starfighter? Lì avresti avuto la certezza di trovarmi!”

Obi Wan non rispose, e cominciò.

“Devi venire al tempio, Anakin. Il consiglio deve parlarti. Stasera”

“Sono in licenza, maestro… Cosa succede?”

“Stai tranquillo amico mio, non è un richiamo… semplicemente oggi abbiamo bisogno di parlarti”

Anakin sospirò. “D’accordo. Stasera sarò al tempio, maestro.”

L’ologramma scomparve, R2 si staccò dalla parete e uscì dallo studio. Anakin invece rimase lì a pensare: non c’arano guai in vista, altrimenti Obi Wan glielo avrebbe riferito immediatamente.  Padmè gli aveva detto che il senato era prossimo all’elezione del nuovo cancelliere, tant’è che le era stato chiesto di recarsi lì quel pomeriggio. Forse il consiglio doveva solamente discutere di quello, e era richiesta anche la sua presenza, visto il ruolo che aveva avuto negli ultimi avvenimenti.

 

Non è logico, però, non sono un maestro… la nomina straordinaria era una conseguenza della decisione del cancelliere, dunque oggi non ha più valore…

 

Ad Anakin si spaccava la testa, ma non riuscì a venirne a capo. Dunque quella stessa sera si recò al tempio. Poco dopo averne varcato la soglia, Anakin trovò Obi Wan ad attenderlo. “Ben arrivato! Ti sei goduto il meritato riposo?” Domandò il maestro Jedi.

“Mai stato meglio… Allora, che succede?” chiese il giovane, e Obi wan, nonostante la calma ostentata, percepì nel suo ex padawan una lieve irritazione e una certa inquietudine. “Anakin, lo sai che quando posso evito sempre di… DISTURBARTI….. quando sei in licenza” Obi Wan calcò molto sulla parola  “disturbarti”, e Anakin capì cosa volesse intendere. “Ma vedrai che oggi mi perdonerai…”

I due jedi arrivarono all’ingresso della sala del consiglio; la porta si aprì e Anakin entrò seguito da Obi Wan. Quest’ultimo si mise seduto sul suo seggio e Anakin notò con meraviglia che erano presenti tutti i maestri. C’era solo una sedia vuota, ma Anakin non riuscì a capire chi fosse l’assente. Il giovane cavaliere si posizionò al centro della stanza, com’era solito fare quando si veniva chiamati dal consiglio. Non fece in tempo a domandare nulla, perché il maestro Windu cominciò a parlare. “I maestri qui presenti hanno valutato le tue azioni, il tuo comportamento durante gli ultimi avvenimenti, avvenimenti che segneranno la storia di Coruscant e dell’intera galassia. Skywalker, tu hai contribuito in larga parte alla realizzazione di questa nuova era di pace”.

Windu si alzò, e lo stesso fecero gli altri. E in quel momento Anakin capì. Fu Yoda  a prendere la parola “Dimostrato tu hai, giovane Skywalker, di meritare ampiamente la nostra fiducia. E anche se un  jedi proprio ortodosso non sei…” il piccolo maestro indicò il seggio vuoto, proprio accanto a quello di Obi Wan “… il consiglio la carica di maestro ti conferisce. Sono sicuro che non ci deluderai, maestro Skywalker”.

Obi Wan notò un mormorio tra alcuni dei maestri più anziani, capeggiati da Oppo Rancisis: era evidente che non tutti accettavano la nomina di Skywalker di buon grado.

“Grazie… maestro Yoda…”

Anakin si inchinò, e con gli occhi che gli brillavano si diresse verso il suo seggio. Dovette faticare moltissimo per nascondere il turbinio di emozioni che si agitava in lui. Una volta seduto, sentì la mano di Obi Wan sulla spalla:

“Allora, avevo ragione o no?”

 

**************************

 

 

 

 

Lo stesso giorno in cui Anakin veniva nominato maestro Jedi, il senato procedeva alla ratifica delle votazioni per la scelta del nuovo cancelliere: i senatori avevano scelto come loro nuova guida Bail Organa di Aldeeran.

L’elezione del cancelliere Organa fu resa pubblica il giorno successivo, e fu salutata con grande gioia, ma soprattutto con speranza, da tutti i pianeti della Repubblica. Anche il consiglio dei Jedi aveva dato il suo benestare: Organa era sempre stato un amico dell’ordine, il quale sapeva bene come la pensasse Bail sulla guerra. Per una volta i senatori avevano parlato tanto ma deciso bene. Una settimana dopo l’elezione, Organa pronunciò il suo discorso di insediamento come cancelliere, dando così inizio al  suo mandato.

Padmè rimase a Coruscant fino al giorno dell’insediamento, poi partì per Naboo accompagnata dal marito. La senatrice aveva infatti deciso, insieme ad Anakin, che sarebbe stato meglio passare l’ultimo periodo della gravidanza a casa sua, dove sarebbe  rimasta a vivere poi dopo la nascita del bambino. Per Anakin questo comportò una spola continua tra Coruscant, dove la sua presenza era spesso necessaria in quanto maestro, e il paese natio di sua moglie.

Poi, con due mesi di anticipo, venne il momento tanto temuto da Anakin .

Il giovane maestro si trovava a Coruscant,  e insieme a Obi Wan si apprestava a partecipare a un consiglio, quando un padawan arrivò di corsa e richiamò l’attenzione di Anakin “Maestro Skywalker, ci sono problemi nell’hangar dei starfighter… il vostro droide sta dando in escandescenza..”

 “R2 D2? In escandescenza? Ragazzo sei sicuro che sia lui?” rispose Anakin, stupito dalla notizia.

“Si maestro, sono sicuro… ma quando alcuni meccanici hanno cercato di spegnerlo, hanno capito che diceva “messaggio urgente da Naboo”, così mi hanno mandato sub…”

“Messaggio urgente da Naboo? Perché non me l’hai detto subito?” lo interruppe il Jedi, che subito dopo scattò verso il corridoio, direzione hangar. Arrivato lì, R2 lo accolse con fischi e bip assordanti “Si R2, me l’hanno detto. Quanto tempo fa è arrivata la richiesta di contatto visiva?” Mentre parlava, Anakin salì a bordo del suo intercettore e cominciò a digitare i codici di sicurezza. R2 rispose con alcuni bip, ma in tono decisamente più calmo.

“Bene bene, quindi mi hanno avvisato subito” Anakin attese alcuni secondi, e di nuovo la richiesta di contatto apparve; dopo aver premuto un tasto, la figura di Dormè apparve sul monitor dell’intercettore. “Dormè? Cosa succede?”

“Maestro Skywalker, milady chiede urgentemente la vostra presenza qui…il droide medico in questo momento sta registrando numerose contrazioni e constatato una notevole dilatazione del…” “Un momento, un momento… contrazioni? Dilatazione?  Vuoi dire che…”

“Signore, milady sta dando alla luce il bambino e desidera che voi siate con lei” le parole di Dormè trafissero Anakin peggio di una spada laser. Dopo aver farfugliato un “arrivo subito”, spense il monitor e si abbandonò sul sedile dell’intercettore. Per la forza,  non era ora, non era il momento! Anakin sentì l’angoscia serrargli il cuore: avrebbe finalmente saputo se i suoi incubi rispecchiavano la realtà o se era riuscito a cambiare quel terribile destino. Avrebbe saputo se, dopo quello con sua madre, un nuovo fallimento era previsto nel suo destino per sconvolgergli l’anima e devastargli il cuore.

 

Cosa sto facendo ancora qui? Padmè ha bisogno di me! Nostro figlio sta nascendo!

 

Anakin si riscosse, diede ordine ai meccanici di aprire l’hangar, e impostò le coordinate di Naboo,  quando scorse Obi Wan “ Dove stai andando Anakin? Il consiglio sta per iniziare e…”

“Devo andare maestro, mi dispiace, non posso fermarmi”

“Anakin hai delle responsabilità adesso, sei un maestro!”

“NON ho delle responsabilità SOLO verso i Jedi, Obi Wan! Pensavo l’avessi capito ormai” ribattè con veemenza Anakin. Obi Wan rimase in silenzio, stupito: Anakin non lo chiamava mai per nome, e se lo aveva fatto significava che c’era qualcosa di molto serio ad occupargli la mente.

“I jedi  sono la mia famiglia, e lo saranno sempre! Ma ciò che grava sulle mie spalle, adesso, è molto più grande di qualsiasi responsabilità mi conferisca la carica di maestro! Ti prego, non trattarmi più come un padawan!” Detto questo, lo starfighter di Anakin eseguì la manovra di uscita, e una volta fuori dall’hangar, decollò. Obi Wan restò ancora un po’ a pensare, poi chiamò uno dei meccanici “Prepara il mio starfighter. In fretta”

 

 

***** ***** ****     

 “Dov’è?” chiese Anakin a Cordè non appena questa lo raggiunse nell’ingresso del palazzo che Padmè aveva scelto come dimora. “È  nella sua camera signore. Vi accompagno”

I due salirono una scalinata, poi Anakin seguì la ragazza lungo un corridoio illuminato da grandi vetrate. Percorsero il corridoio per quasi tutta la sua lunghezza, poi Cordè aprì una porta alla loro destra ed entrarono nella stanza che Padmè aveva adibito a studio. Vicino alla scrivania, si trovavano due droidi medico; accanto a loro, C3PO era visibilmente agitato.  “Padron Anakin! Oh, come sono felice di vederla! Sono molto preoccupato!”

“Anche io sono preoccupato, amico mio… ma andrà tutto bene, vedrai” rispose Anakin, più per convincere se stesso che il fidato droide protocollare.

Cordè proseguì e attraversò la stanza, dirigendosi verso la porta in fondo alla parete. La aprì piano. “È  qui, signore” bisbigliò la ragazza. Anakin entrò. La grande camera da letto di Padmè si presentava in chiaroscuro. Anakin osservò che la porta finestra era chiusa e le tendine abbassate, per evitare che il sole colpisse direttamente il viso di sua moglie. Dal letto, che si trovava  sulla parete opposta rispetto alla finestra, provenivano dei lamenti sommessi. Anakin si avvicinò piano e si mise seduto sul letto: il viso di Padmè mostrava tutta la sua sofferenza, ma al ragazzo sembrò bellissima. Vicino al letto, su un piccolo mobile, c’era un recipiente colmo d’acqua e ghiaccio, e una salvietta. Anakin immerse la salvietta nell’acqua e la passò sul collo e sulla fronte di Padmè. Poi posò la mano libera sulla testa della moglie: poco dopo la ragazza smise di lamentarsi, e si girò verso il marito.

“Anakin…”

“Sssht Padmè, non parlare… Non devi stancarti… Sono qui adesso…” la rassicurò Anakin, accarezzandogli il viso. Al giovane tornarono alla mente, come un flash, i suoi incubi: istintivamente chiuse gli occhi per scacciarli, e si concentrò sulla moglie.

 

No… non succederà niente, perché… perché ti amo così tanto, Padmè…

 

Padmè cercò la sua mano, e quando la trovò la strinse forte. Poi sul suo viso si dipinse una smorfia di dolore. “Anakin… non mi lasciare…”

“Non mi sposterò da qui… nulla mi impedirà veder nascere nostro figlio…”

”Nostro figlio… suona così bene…” Padmè sorrise e guardò nei profondi occhi azzurri del marito: ne lesse ansia, paura, ma anche una profonda determinazione. La ragazza si tranquillizzò: ora aveva la certezza che non le sarebbe successo niente.

 

**********************

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 4 - Capitolo 5 ***


Ciao a tutti

Ciao a tutti!

Per prima cosa vorrei ringraziare tutte le persone che hanno letto e quelle che mi hanno commentato. Vorrei quindi scusarmi con l’amministratrice per  aver inserito i miei ringraziamenti nelle recensioni, ma adesso mi ci sto raccapezzando con le regole ^^!

Grazie ancora a tutti, e buona lettura!

 

 

 

 

Capitolo 4

 

 

 

 

 

 

“Avanti Padmè, non mollare… ancora un piccolo sforzo!”

Anakin cercava di incoraggiare la moglie, di consolarla, ma era cosciente che Padmè era troppo concentrata sulle spinte e sul dolore per ascoltarlo.

Poco prima, nella grande camera da letto, il giovane jedi stava cercando di alleviare le sofferenze della moglie quando la ragazza aveva cominciato ad accusare fortissimi dolori. Il droide medico era subito intervenuto, e aveva decretato che era arrivato il momento.

Di fronte a un attonito Anakin, i droidi avevano delicatamente caricato Padmè su una capsula mobile per trasportarla nella stanza che era stata attrezzata per il parto: questa non era molto grande, e presentava nel mezzo un lettino dotato di staffe per l’appoggio dei piedi e quindi per una migliore spinta; in fondo, da un lato, era stata posizionata una piccola vasca e un lettino, sul quale si trovavano dei candidi teli e qualche minuscolo vestitino.

Anakin si era tolto il saio, la spada laser e la casacca della sua tunica jedi, rimanendo solo con la leggera camiciola; aveva affidato tutto a Versè, un’altra fidata ancella di sua moglie, la quale si era affrettata ad uscire dalla sala parto. Il ragazzo era corso dunque vicino a Padmè con il cuore che gli martellava nel petto e un’eccitazione indescrivibile. Seguendo le indicazioni del droide, Padmè aveva alternato momenti di spinta a momenti di riposo, ma ogni spinta era accompagnata da urla terribili: quasi a cercare conforto, la ragazza stringeva con forza la mano del marito, il quale non si era mai sentito così impotente come in quegli istanti.

Ora il droide aveva comunicato che la testa del bimbo era uscita, e che sarebbe bastata ancora una spinta.

“Forza Padmè, manca poco!” continuò Anakin, e il ragazzo si posizionò dietro la moglie, in modo tale da sorreggerle la schiena e aiutarla nelle spinte.

Padmè trasse un respiro, e spinse più forte che potè: all’urlo di sofferenza della ragazza, si sovrappose il vagito del neonato.

Il droide medico scannerizzò rapidamente il piccolo, per accertarsi che non avesse problemi, poi comunicò che era un sanissimo maschietto. Padmè sorrise mentre una lacrima le scendeva sul viso, e nonostante fosse stravolta dalla stanchezza non potè fare a meno di scoppiare a ridere quando il droide dovette chiamare più volte Anakin per attirarne l’attenzione: suo marito infatti era completamente stralunato e non smetteva di guardare lei e il bambino.

“Signore…” ripeté ancora il droide.

“Ah… si… che… che cosa?”

“Il bambino… non vuole prenderlo in braccio?”

Anakin lasciò la mano di Padmè e prese dagli arti meccanici del droide il piccolo, che non appena si trovò tra le braccia del padre si calmò. Il bimbo  teneva gli occhi stretti stretti, e questo non faceva altro che accentuare le grinze del viso. Anakin allungò un dito della mano ammantata dal guanto per accarezzare il minuscolo braccio del figlio. Questi mosse allora la manina e la aprì per afferrarlo. Anakin sorrise, e si piegò verso Padmè, che accarezzò dolcemente il viso del neonato.

“È bellissimo…” disse a bassa voce, ma nel suo viso si dipinse ancora una smorfia di dolore.

“Padmè! Che succede?” domandò allarmato Anakin. Un nuovo droide medico prese il bambino dalle braccia del jedi per portarlo nell’angolo della stanza che era stata allestita per lavare e vestire il neonato; nel frattempo il droide che si era occupato del parto di  Padmè si riportò nuovamente alle staffe.

La ragazza urlò.

“Per la forza, mi vuoi spiegare cosa sta succedendo?” chiese Anakin al droide che armeggiava tra le gambe della ragazza.

“Signore, ma come…non lo sa?”

“COSA dovrei sapere?” incalzò Anakin, che cominciava ad inquietarsi, e che si era portato nuovamente dietro alla moglie per sorreggerla. Padmè urlò, e il bimbo cominciò a piangere.

“Signore, mi perdoni se non sono riuscito ad avvisarla prima, ma pensavo che l’unita Medi1584…”

COSA DEVO SAPERE?” Anakin sentì il sangue ribollire nelle vene: non solo aveva già una massiccia dose di preoccupazioni per conto suo, ma adesso anche il droide medico si dimenticava di avvisarlo su un qualcosa che riguardava il parto.

Padmè strinse la mano del marito.

“Signore… milady attende due gemelli!”

Anakin rimase di sasso. Restò tra le nuvole per qualche secondo, ma un nuovo grido di sua moglie lo riscosse immediatamente.

Questa volta ci volle meno tempo, e nel giro di pochi minuti il droide medico si ritrovò tra le braccia l’altro bambino, che si rivelò essere una femminuccia. Anche lei fu rapidamente scannerizzata, e poi fu adagiata sul petto di Padmè, che sfiancata dalla fatica riusciva a malapena a parlare. L’altro droide aveva nel frattempo preparato il bambino e lo riconsegnò tra le braccia di Anakin.

Le due unità mediche continuarono il loro lavoro nella massima tranquillità, e il droide informò che il profilo medico di Padmè era eccellente, e che anche i gemelli erano sanissimi. Ma Anakin non aveva ancora abbassato la guardia, e estendendo le sue percezioni jedi si assicurò che la sua adorata moglie stesse bene.

 

È molto debole… ma non sento cambiamenti profondi nella sua forza vitale…

 

Anakin guardò Padmè accarezzare dolcemente la testina della bambina, che se ne stava tranquillissima appoggiata al suo petto: la piccola però, a differenza del fratello, aveva gli occhi spalancati e scrutava tutto intorno, curiosa di conoscere quello strano e nuovo mondo dove era capitata. Il jedi si piegò e baciò teneramente le labbra di Padmè : “Sei stata bravissima, angelo mio… ora riposati, poi decideremo il nome dei nostri piccoli…”

La ragazza lo guardò con due occhi adoranti, poi lasciò che l’unità medica ripulisse e preparasse anche la bimba; l’altro droide iniettò nel braccio di Padmè una soluzione che l’avrebbe fatta riposare serena per qualche ora. La giovane si girò verso il marito, e con la voce stanca, cominciò a parlare: “Hai visto… Sapevo… che non… sarebbe… successo niente…”

Anakin annuì, e prima di addormentarsi Padmè allungò una mano a toccare quella del jedi, e sussurrò: “Io ho bisogno solo di te… così  come sei…”

Mentre la capsula usciva dalla sala parto per riportare un’addormentata Padmè nella camera da letto, l’unità medica consegnò anche la bimba nelle braccia di Anakin, che ora teneva stretti a sé entrambi i figli. Il jedi seguì allora la capsula, e una volta fuori dalla stanza fu sommerso dalla gioia del personale del palazzo. Il ragazzo mostrò orgoglioso i gemelli,  e rassicurò tutti che Padmè stava bene e che avrebbe dormito per diverse ore, visto la fatica che aveva fatto.

Anakin diede disposizione  di posizionare la culla in camera da letto accanto a Padmè, e affidò i bambini a due giovani ancelle affinché fossero sistemati nella culla, vicino alla madre. Poi ordinò che si provvedesse a tutto ciò di cui si poteva avere bisogno. Il gruppetto di persone quindi si disperse, ognuna con un compito assegnato. Anakin prese allora da una parte il capitano Typho:

“Capitano, fate in modo che la famiglia di Padmè sia avvisata… credo che a milady farà piacere una visita dei suoi genitori..” Typho annuì, a anche lui corse via.

Rimasto solo, Anakin si diresse verso l’ampio balcone che aveva dirimpetto, aprì la porta finestra e corse fuori: una volta lì, fece letteralmente esplodere tutte le sue emozioni. Le lacrime cominciarono a scendere copiose, e i singhiozzi gli squassarono il petto: troppa era la gioia per quello che era appena successo, soprattutto dopo tutto quello che aveva passato. Le catene dell’angoscia, del dubbio, della disperazione che lo avevano tenuto prigioniero fino a quel momento si spezzarono e si dissolsero, spazzate via dalla felicità, quella felicità che per troppo tempo gli era stata negata.

Aveva voglia di urlare, ma riusciva solo a piangere, appoggiato a quella balaustra.

Sapeva che i problemi erano appena cominciati, ma non gli importava niente.

Lui, Anakin Skywalker, non aveva fallito di nuovo: era riuscito a mantenere la promessa fatta a sua madre.

Qui Gon aveva ragione, il suo amore gli aveva permesso di salvare Padmè.

Ora avrebbero cresciuto i loro figli, insieme. Per sempre.

 

 

********************************

                            

Nell’oscurità della caverna, la figura incappucciata si inginocchiò lentamente. Con trepidazione attese un segnale, qualcosa che l’avrebbe aiutata a capire. Attese minuti, o forse ore. Poi all’improvviso sentì che qualche cosa stava accadendo: la Forza stava subendo delle interferenze non comuni. Impercettibili, all’inizio. Ma via via sempre più imponenti.

 

Ci siamo…

 

Nell’immobilità completa, attese che quella forza prorompente si dileguasse, e che si ristabilisse la normalità. Fece per muoversi, quando qualcosa di inatteso lo bloccò: nuove interferenze. La figura incappucciata protese le sue percezioni: erano dello stesso tipo delle precedenti, di uguale potenza… ma non le stesse.

La nera figura capì, e sorrise.

 

Meglio ancora delle nostre più rosee previsioni….

 

Attese quindi che anche questa nuova forza si dileguasse. La misteriosa sagoma si alzò: ora poteva rilassarsi. Sperare in nuove interferenze era davvero chiedere troppo.

Con un lento movimento, alzò la testa. Percepì la presenza accanto a lui, così cominciò a parlare.

“Maestro….”

 

Si, mio fedele apprendista….

 

“Era questo, dunque, che stavamo aspettando?”

 

Già… ora potrò dare inizio al la mia vendetta…

 

“Non ho mai sentito tanta forza scaturire all’improvviso… e poi… sono due…”

 

Si! E ciò renderà il tutto ancora più grandioso! Skywalker dovrà pagare….

 

“Allora, maestro, posso cominciare…”

 

Si… vai e  trova il sicario di cui ti ho parlato e poi… sai cosa devi fare….

 

La nera figura si diresse verso l’uscita della grotta, ma a metà strada si fermò.

“Maestro… sei sicuro che collaborerà?”

In un momento, si ritrovò schiacciato a una parete: il potere oscuro lo aveva travolto, e ora si sentiva soffocare.

 

NON TOLLERO ESITAZIONI! E ANCOR MENO I DUBBI... Ricordatelo bene, questo, mio stolto apprendista…

 

La sagoma incappucciata cadde a terra, e lentamente riprese a respirare regolarmente. Quindi rapidamente si tirò in piedi, e ancor più rapidamente raggiunse l’uscita della caverna.

 

*******************************

 

Capitolo 5

 

 

 

 

 

 

 

Anakin era seduto accanto alla culla.

Svanita gran parte dell’eccitazione dovuta alla nascita dei gemelli, il jedi aveva percepito chiaramente che anche nei suoi figli la forza scorreva potente. Si domandò se al momento del parto avessero creato interferenze o squarci nella Forza, e soprattutto se qualcuno le avesse percepite. A lui non era successo, ma in quel momento le sue percezioni erano completamente fuori uso. Il pensiero andò a Coruscant e ai maestri del tempio jedi.

 

Chissà se hanno avvertito qualcosa… Coruscant è lontano, ma Yoda avrebbe potuto…

 

Anakin scacciò via quelle preoccupazioni;  si alzò e guardò dentro la culla: i piccoli dormivano profondamente. Il jedi li accarezzò dolcemente, attento a non svegliarli, e decise che per quel giorno non voleva avere problemi più gravi di come tenere un neonato in braccio.

Si staccò quindi dalla culla, e si affiancò a Padmè: il viso era disteso e sereno, non c’era più traccia della sofferenza che aveva passato fino a qualche ora prima; il petto si alzava e si abbassava nella regolarità del respiro. Anakin si guardò intorno, e osservò la grande camera da letto: dall’ultima volta che era stato lì erano passati sette mesi.

L’estenuante missione su Jabiim si era appena conclusa, e non appena aveva avuto la certezza di poter usufruire della licenza si era precipitato lì, nel grande palazzo di Padmè nella regione dei laghi, su Naboo. L’aveva avvisata subito, e infatti l’aveva trovata ad attenderlo sull’attracco per scafi del palazzo. Ricordava ancora la faccia che aveva fatto alla vista della cicatrice sull’occhio destro…

Anakin pensò a quella notte, e che forse proprio in quell’occasione erano stati concepiti i gemelli. Con un sorriso, Anakin tornò verso la culla, quando percepì una presenza familiare. Uscì dalla camera e dopo aver attraversato lo studio si diresse verso il lungo corridoio; arrivato alla scalinata, vide Obi Wan salire i gradini,  accompagnato da una Cordè visibilmente imbarazzata.

“Obi Wan… che fai, mi segui?”

“No… volevo solo essere sicuro che non ti cacciassi nei guai”

L’ex maestro di Anakin salì le ultime scale,continuando a parlare:

“Sarei arrivato prima, ma dopo la tua improvvisa partenza la mia presenza è divenuta necessaria nel consiglio…”

Obi Wan si portò di fronte al giovane jedi, guardandolo dritto negli occhi. Anakin fece un cenno a Cordè, che fu ben contenta di allontanarsi.

“Sono preoccupato Anakin… che cosa ti salta per la testa? Ho dovuto inventare che la senatrice Amidala si apprestava a partire e aveva richiesto la tua presenza.”

“E ci hanno creduto?” chiese ironicamente Anakin.

“Non lo so…Ma sanno che siete molto amici, e quindi è abbastanza veritiero.”

Obi Wan tirò un lungo sospiro. “Anakin… l’ho capito da un pezzo che avete una relazione.”

Anakin non si stupì: in più di un’occasione, per trovarlo, il suo vecchio maestro si era rivolto a Padmè. Comprese che i suoi atteggiamenti non avevano fatto molto per nasconderlo,  e poi Obi Wan era come un padre, come un fratello, e sapeva leggergli nell’animo come nessun altro. Kenobi riprese a  parlare “E fino adesso siete stati anche piuttosto bravi, anche se qualcuno comincia a farsi delle domande. Quindi immagino che per essere corso qui in fretta e furia, dimenticandoti di tutto e tutti e correndo un rischio così grande, deve essere successo qualcosa di importante… non è così?”

Anakin sorrise, ma Obi Wan percepì timore e esitazione nel suo ex padawan ora maestro.

“Hai fatto centro, maestro Kenobi” disse infine il jedi, ma niente di più. Obi Wan appoggiò allora una mano sulla spalla dell’amico: “Di me puoi fidarti, Anakin.. Cosa è successo a Padmè?”

Anakin sospirò, e guardando Obi Wan negli occhi, parlò: “Vieni con me, Obi Wan. Voglio presentarti qualcuno.”

Detto questo si girò e si diresse verso la camera di Padmè. Obi Wan rimase interdetto, e andò dietro a Anakin.

 

Presentarmi qualcuno?

 

Il giovane maestro jedi aprì piano la porta, e Obi Wan si ritrovò nella penombra della grande camera: Padmè dormiva tranquillamente, ma Kenobi non potè fare a meno di percepire una grande forza, che non apparteneva né a lui né ad Anakin, ed escludeva a priori la giovane senatrice.

 

Ma che succede qua?

 

Anakin si era avvicinato al grande letto e si era chinato a prendere qualcosa, ma il suo corpo nascondeva alla vista di Obi Wan l’oggetto misterioso. Quando Anakin si girò, Obi Wan spalancò la bocca dalla sorpresa e si portò una mano nei capelli.

 

Per la forza….

 

Il giovane sorrise, e cullando dolcemente i gemelli, domandò piano: “Obi Wan, posso presentarti i miei figli?”

 

 

**************************

 

 

Quando Padmè aprì gli occhi, risvegliandosi dal sonno profondo che il farmaco del droide medico gli aveva procurato, era ancora piuttosto indolenzita. Ma ciò non gli impedì di alzarsi seduta  sul letto per capire meglio chi fosse la rabbuiata figura appoggiata alla porta finestra della camera.

Anakin si accorse del risveglio di sua moglie e gli corse accanto, aiutandola a mettersi seduta e sistemandole i cuscini dietro la schiena.

“Come ti senti?” chiese poi, baciandole la fronte.

“Come se fossi atterrata al suolo dopo un volo di cento piani…  bene, tutto sommato..” Anakin sorrise, e Padmè continuò “I bambini?”

“Sono qui, nella culla.. sveglissimi, e anche affamati!”

Il giovane si alzò per prendere i figli, e Padmè finalmente, e non con poca sorpresa, focalizzò l’uomo che si trovava vicino alla finestra, il quale continuava a non proferire parola e ad accarezzarsi la barba con un fare nervoso.

“Obi Wan! Ciao… Cosa…”

“Ciao Padmè… sono contento di vederti in buona salute” Obi Wan accompagnò le sue parole con un  sorriso tirato, e dopo essersi allontanato dalla porta finestra fece alcuni passi in direzione della porta. Anakin nel frattempo aveva dato il piccolo alla moglie, in quanto stava cominciando a piangere alla evidente ricerca di una fonte di nutrimento. Tra le braccia del giovane jedi rimase solo la bimba, che non dava ancora segni di insofferenza..

“Io vado fuori, se Padmè deve allattare…” disse Obi Wan, e subito uscì dalla stanza.

Padmè si scoprì il seno, lasciò che il bambino vi si attaccasse e questi cominciò a succhiare avidamente. Anakin si era seduto accanto alla moglie, sempre con la piccola in braccio, per godersi meglio la scena.

“Da quanto tempo è qui?” chiese Padmè all’improvviso.

“È arrivato circa un’ora prima che ti svegliassi... se non l’avessero trattenuto al tempio jedi per il consiglio, sarebbe arrivato qui poco dopo di me.. avrebbe assistito al parto anche lui…”

“Avete parlato?”

“No… dopo aver visto i bambini non ha più proferito parola… si è messo accanto alla finestra, ed è rimasto lì senza parlare fino a quando non  ti sei svegliata”

“E non credi che dovreste chiarirvi?” Nonostante la sicurezza che ostentava, la giovane si accorse che il marito era abbastanza turbato da quella situazione. E anche lei non si sentiva in  pace con sé stessa: dopotutto Obi Wan era sempre stato un amico fedele per entrambi,  per Anakin un padre e un fratello allo stesso tempo. Padmè si sentiva in colpa per avergli taciuto tutto quanto, e capì che anche Anakin la pensava come lei. Il ragazzo non rispose, ma anzi domandò alla moglie:

“Che ne diresti di chiamarli Luke e Leia?” Anakin accarezzò il nasino della bimba tra le sue braccia, e parlò rivolgendosi  a lei.

“Cosa ne dici piccola? Ti piace? Leia Skywalker… e Luke Skywalker!”

“Credo che tu adesso debba affrontare una questione più  importante..” disse Padmè, anche se in cuor suo non avrebbe voluto interrompere quel bellissimo momento.

“Ma decidere il nome dei miei figli è una questione importante!” Esclamò Anakin, continuando a coccolare la bambina.

Padmè guardò il marito con aria di rimprovero.

Anakin scrutò la giovane  e sospirò “D’accordo…”

Si alzò dal letto e dopo aver baciato la moglie, si diresse verso la porta.

“Mando qualcuno ad aiutarti… “ disse aprendo l’uscio, e prima di richiuderlo dietro di sé, proseguì

“Ah, dimenticavo… i tuoi genitori sono stati avvisati, credo che arriveranno a momenti..”

Anakin chiuse la porta e si diresse verso la scrivania, dove attraverso un comlink mandò a chiamare un’ancella. La bimba, che fino a quel momento era stata buona tra le braccia del padre, probabilmente cominciava a essere stanca di tutti quei movimenti, e cominciò ad agitarsi. Lì vicino, seduto sulla bassa poltrona, un sempre più scuro Obi Wan seguiva i movimenti dell’amico.

Una giovane donna arrivò nello studio: Anakin gli affidò la piccola e la mandò da Padmè.

Il giovane jedi si portò di fronte a Obi Wan, e i due rimasero in silenzio per diverso tempo, scrutandosi a vicenda. Ma all’improvviso la voce di Obi Wan ruppe il silenzio e la tensione tra i due.

“Ti rendi conto di quello che hai fatto?” chiese lentamente.

“Non sono pentito di nulla, Obi Wan”

“Non ti penti di aver tradito il codice?”

“Vorrei poterti spiegare le emozioni che ho provato quando ho preso in braccio per la prima volta i miei figli… In quei momenti ho capito che non avevo sbagliato, Obi Wan.”

L’ex  maestro di Anakin si alzò in piedi, e cominciò a muoversi per la stanza.

“Ma per la forza, Anakin, ragiona! Già iniziare una relazione è stata una scelta assolutamente sconsiderata, visto i sotterfugi e le menzogne che  ha richiesto… “

“La nostra relazione sarà segreta e proibita, ma è perfettamente regolare….”

Obi Wan si fermò di fronte a Anakin, il quale era sempre rimasto nella stessa posizione dall’inizio della discussione.

“Non mi dirai che…”

“…L’ho sposata all’inizio della guerra dei cloni, quando la riportai qui a Naboo dopo i fatti di Geonosis..” disse il giovane tutto d’un fiato.

“Oh  santo….” Obi Wan incrociò le braccia al petto, e chiuse gli occhi. Anakin capì che il suo maestro stava cercando di recuperare un po’ di calma.

 

Forse due notizie così in una sola giornata è troppo anche per lui….

 

Dopo qualche minuto di silenzio, Obi Wan riprese a parlare.

“Non solo ti sei innamorato, ma ti sei anche sposato, cosa assolutamente proibita… in una situazione del genere, mettere al mondo dei figli è stata una pessima idea….”

 

E io che pensavo fosse una relazione saltuaria….

 

“Ma cosa credi, che siamo dei ragazzini senza cervello?” sbottò Anakin.

 “Padmè ha scoperto di essere incinta mentre io e te eravamo sull’anello esterno, e ti assicuro che non è stata una cosa voluta o programmata... è rimasta  sola per cinque mesi, nei quali non ha fatto altro che pensare a ciò che il bambino avrebbe comportato… anche io quando l’ho saputo, ho capito che la nostra vita non sarebbe più stata la stessa, che non sarebbe più stata la vita che avevamo desiderato…” Obi Wan ascoltava in silenzio, e il giovane gli si portò di fronte.

 “Ma allo stesso tempo, quando Padmè ha pronunciato quelle parole, sono stato l’uomo più felice della galassia! Oggi poi, quando li ho visti… questo è il giorno più bello della mia vita, Obi Wan… Me lo merito dopo tutto quello che ho passato…”

“In effetti non ti vedevo così felice da tanto.. troppo tempo… ciò non toglie che hai tradito la mia fiducia! Quello che voglio farti capire è che avresti dovuto parlarmene.. è questo che mi delude di più!”

“Ma eri ancora nel consiglio!”

“Essere nel consiglio non mi ha fatto sbandierare ai quattro venti che tu e Padmè avevate una relazione!”

Anakin sospirò.

“Tu non capisci Obi Wan! Il ritorno a Coruscant per me ha coinciso con una discesa verso l’inferno…”

“Ti riferisci alla storia di Palpatine?” domandò Obi Wan, turbato dalle parole del suo amico.

“Non solo… avevo incubi terribili dove vedevo Padmè morire di parto… inoltre ero continuamente mortificato dai jedi… e Palpatine ha fatto crescere il lato oscuro della forza in me…”

Anakin si mise seduto e si prese la testa tra le mani, come se liberare quelle parole lo avesse sfiancato. Poi continuò:

 “Manipolava le mie azioni, mi annientava dicendomi che solo i sith potevano salvare Padmè… Stavo per superare il punto di non ritorno…”

Obi Wan rimase attonito da quelle parole: nonostante il maestro Windu gli avesse riferito i fatti di quella ormai storica giornata, Obi Wan non sapeva che cosa fosse veramente successo al suo giovane ex allievo dopo il loro rientro a Coruscant dall’anello esterno. Sentire Anakin dire quelle cose lo lasciava di sasso.

 “Questo mi fa ancora più male Anakin…” il jedi si mise seduto e appoggiò una mano sulla spalla dell’amico. “Dovevi fidarti di me, parlarmene! Lo sai quanto voglio bene sia a te che a Padmè… avremmo sicuramente trovato una soluzione!”

Anakin alzò la testa e guardò Obi Wan.

“ Mi dispiace di averti ferito…”

“Quello che hai fatto è molto grave, alla luce del codice … ma sono contento che tu mi abbia detto tutto, ora… io sono tuo amico, prima di essere un jedi e prima di essere il tuo maestro…”

Obi Wan si alzò, subito imitato da Anakin. “Devi stare tranquillo, visto che adesso so tutto... puoi stare certo che dalla mia bocca non uscirà una parola” disse il jedi sorridendo.

“Non voglio metterti nei guai con il consiglio, Obi Wan..”

“Non preoccuparti, mio giovane amico… ho un po’ più di esperienza che mi permetterà di cavarmela…“

Anakin sorrise.

“Grazie, Obi Wan…Sono consapevole che è solo questione di tempo prima che il consiglio lo scopra, ma quando succederà sapere di avere ancora la tua amicizia e il tuo appoggio lo renderà meno duro…”

Il jedi si portò di fronte ad Anakin

“Di questo non dovrai mai più dubitarne… MAI! Hai capito?”

Anakin mosse la testa in un cenno di assenso. “I jedi sono la mia famiglia… ma Padmè e i bambini sono la mia stessa vita, adesso… non potrei sopportare di separarmene…”

Obi Wan annuì, poi guardò fuori dalla vetrata dello studio.

“Vedo la luce che brilla nei tuoi occhi quando parli dei tuoi figli e di Padmè, amico mio… leggo la tua determinazione. .. forse oggi ho visto il vero Anakin per la prima volta…sarà difficile rinunciare a te, dopo tutto quello che hai fatto nell’ordine, e alla luce dei fatti, devo dire che sei un grande jedi anche se allo stesso tempo tradisci le regole basilari…”

“Allora forse Obi Wan, è il codice che è sbagliato…” azzardò Anakin.

Obi Wan si girò e guardò l’amico, ma non commentò la frase. Dopo qualche istante di silenzio, l’ex maestro di Anakin riprese a parlare.

 “Sarà meglio che vada.. dirò che il rientro della senatrice è previsto tra quattro giorni..” il jedi fece l’occhiolino ad Anakin, e poi si diresse verso l’uscita dello studio. Obi Wan stava per aprire la porta quando la voce dell’amico lo bloccò

“Vuoi sapere cosa mi ha fermato quel giorno?”

Obi Wan si girò e scosse la testa per dire No.

“Ero da solo, nella sala del consiglio, come mi aveva ordinato il maestro Windu… e ho sentito la voce di… di Qui Gon…”

Sul viso di Obi Wan si dipinse un’espressione sbigottita.

“Qui Gon? Com’è possibile?”

Anakin mosse la testa.

“Non lo so… mi ha parlato nella forza… mi ha fatto capire che non avevo bisogno di altro potere…mi ha fatto capre di essere un vero jedi, nonostante i miei dubbi…. Non ha avuto parole di condanna sul mio amore  per Padmè, anzi… mi ha detto che ogni mia azione è governata dall’amore, e i sith non conoscono questo sentimento…”

Il giovane si portò vicino a Obi Wan, che era rimasto colpito da quelle parole.

“Qui Gon non si manifesta, ma ha sempre seguito il nostro cammino… il mio e il tuo...”

Obi Wan guardò l’amico con gli occhi lucidi.

“Ora sono io a doverti ringraziare, Anakin…”

I due rimasero fermi per un po’, poi il jedi allungò una mano per aprire la porta dello studio.

“Salutami Padmè e…” Obi Wan esitò un secondo, ma poi finì la frase, anche se con un certo imbarazzo “.. e dai un bacio ai bambini…”

Anakin rimase stupito, ma fu felice di constatare che uno degli scogli più grossi che lo preoccupavano era stato superato.

“Che la forza sia con te, Anakin”

“Che la forza sia con te, maestro…”

Il giovane jedi seguì con lo sguardo Obi Wan dirigersi verso la scalinata, quando dal comlink dello studio arrivò la voce del capitano Typho che avvisava l’arrivo dei genitori di Padmè.

Anakin diede l’ordine di farli salire, e attese. Poco dopo i Naberrie arrivarono nello studio, e Anakin notò preoccupazione nei loro sguardi.

 

Typho non ha detto loro niente…

 

 La madre di Padmè abbracciò il ragazzo:

“Oh Anakin, sono così felice di vederti qui! Cos’è successo a Padmè?”

Il jedi condusse la coppia nella camera, dove trovarono la giovane con in braccio un neonato e accanto a lei un’ancella con un altro bambino.

“Mamma… Papà!” Padmè non riuscì a nascondere la gioia di rivedere i suoi familiari, e i due corsero al letto per abbracciare la figlia. La giovane ancella nel frattempo aveva dato il bimbo a Anakin e era uscita dalla stanza.

Terminati gli abbracci, i Naberrie guardarono stupiti i neonati, e allora Padmè parlò:

“Mamma, questa è Leia… mentre in braccio a Anakin c’è Luke…”

La donna accarezzò la testa della bimba, e non potè trattenere  lacrime di gioia. Il padre di Padmè invece rimase in silenzio, poi si alzò dal letto per dirigersi verso Anakin. Arrivato di fronte al jedi, l’uomo domandò:

“Ragazzo… per quanto tempo ancora ci dirai che sei SOLO la guardia del corpo di nostra figlia?”

 

**************************

Una volta atterrato nell’hangar del tempio, lo starfighter del maestro Kenobi venne preso in consegna da alcuni inservienti, e il jedi, una volta uscito da lì, si diresse il più velocemente possibile verso le scale che portavano al dormitorio: era stata davvero una giornata pesante.

Obi Wan era talmente assorto nei suoi pensieri che non si accorse che in cima alle scale si trovava il maestro Windu.

“Maestro Kenobi.. tutto bene con Skywalker?”

Obi Wan si riscosse dai suoi pensieri e dentro di se qualcosa si agitò: aveva ardentemente sperato di non incontrare nessuno al suo rientro, ma il sottile filo di speranza si era spezzato con la comparsa del maestro Windu.

“Oh si.. perfetto!”

“Ma lo hai incontrato? Ci hai parlato?”

Certo che ci siamo parlati… se solo sapessi che cosa ci siamo detti…

“No… Non ho fatto in tempo… quando sono arrivato su Naboo mi hanno informato che la senatrice e la sua scorta, Anakin compreso, erano già partiti. Ma non ti preoccupare maestro Windu, Anakin sarà di ritorno tra pochi giorni: un assistente della senatrice mi ha detto che si tratta di un viaggio breve…”

“Ah beh, allora d’accordo… Sai Obi Wan, ho avuto il presentimento che la partenza improvvisa di Anakin nascondesse qualcosa…”

Nasconde un matrimonio e due figli gemelli, maestro Windu, ma è meglio che tu non lo sappia…

Credo che il maestro Skywalker si sia solamente dimenticato del viaggio della senatrice… tutto qua!”

“Bene maestro Kenobi… che la forza sia con te!”

“Che la forza sia con te, maestro Windu…”

I due si separarono, e quando Mace non fu più in vista, Obi Wan si concesse un sospiro: per questa volta era andata. E il jedi sperò che fosse l’unica: dopotutto Anakin sarebbe ritornato in quattro o cinque giorni, e Obi Wan considerò che forse in quel lasso di tempo nessuno avrebbe  più fatto domande.

 

 

***************************

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 6 - Capitolo 7 ***


Eccomi ancora qua per “L’angolo delle risposte alle recensioni”…^^

Eccomi ancora qua per “L’angolo delle risposte alle recensioni”…^^!!

Innanzi tutto mi fa davvero piacere che la storia vi piaccia (scusate il gioco di parole), soprattutto perché  ho avuto molti dubbi quando si trattava di postarla per la prima volta…

 

Per Darth Steo: hehe…in effetti è una battuta che mi è uscita di getto, soprattutto ripensando a Episodio II e alla scena tagliata nella casa dei Naberrie…mi sembrava carino mettere il punto di vista dei genitori di Padmè, riassumendo nella battuta il fatto che comunque fosse palese già da tempo che Anakin non era SOLO la guardia del corpo di Padmè…^^

 

Per Silvì76: grazie!! Il chiarimento Obi Wan/Anakin era un punto importante,sono felice che non abbia deluso! La frase di Padmè l’ho inserita per riprendere filologicamente alcuni passi di ROTS: Padmè, durante il film, ripete spesso ad Anakin questa frase, che è poi il mio “bivio” : se Anakin fosse rimasto così com’era, senza la sua bramosia di potere, non sarebbe successo nulla…

 

Per aresian: (sul titolo) era una delle cose che volevo cercare di far capire…questo continuo altalenarsi di sentimenti…di emozioni. In seguito sarà ancora più marcato…

 

Per Topomouse: beh, ho immaginato che Obi Wan non è che  si poteva fare una risata…^^

 

Capitolo 6

Capitolo 6

 

 

 

 

 

 

Nuova Coronet, il pianeta più importante del sistema Trigalis, sull’anello esterno, era stata per decenni una florida città,  centro scambiatore per commercianti e viaggiatori, nonché lei stessa punto importantissimo per i commerci dell’anello esterno. Con i suoi grandi palazzi, i suoi giardini, la sua prosperità era stata definita “il gioiello di Trigalis”.

Ora Nuova Coronet presentava i suoi grandi palazzi in rovina; i giardini erano al pari di paludi. Di sicuro non era più prospera come un tempo, ma ancora poteva definirsi un punto nevralgico per il commercio. Adesso, a regnare erano i boss della malavita; i suoi abitanti ladri, assassini, contrabbandieri: di certo quindi il commercio non mancava, anche se illegale.

Nonostante tutto, Nuova Coronet aveva ancora le sue utilità: fu questo che pensò la figura coperta da mantello e cappuccio neri mentre scendeva dal suo astrocaccia, che aveva lasciato a poca distanza dal centro abitato. Avvicinandosi ai grandi palazzi decaduti, pensò al tacito accordo che esisteva tra quel pianeta popolato da feccia e la Repubblica: nessun intervento contro Nuova Coronet, ma guai ridotti al minimo.

Arrivata al centro abitato, la figura si addentrò per le vie  popolate da ogni specie immaginabile, e passando attraverso un vicolo dove qualche contrabbandiere cercava di smerciare in cambio di denaro, arrivò in una piazzetta.

 

È qui…lo sento… finalmente l’ho trovato!

 

Fece per muoversi, quando una vetrata alla sua destra andò in frantumi: sull’acciottolato del terreno cadde pesantemente il corpo di un Aqualish, con il folgoratore ancora in una mano. Morto.

La figura sorrise, e entrò nella porta adiacente alla vetrata, vicino alla quale si era assiepato un gruppetto di alieni: qualcuno scavalcò i resti della grande finestra e si portò vicino al cadavere, per vedere se poteva avere qualche oggetto interessante addosso.

Dentro il locale, evidentemente una taverna, solo una persona era tranquillamente seduta al tavolo, senza curarsi di ciò che era appena successo. La sagoma incappucciata si mise seduta allo stesso tavolo.

“Sparisci..” esordì, senza neanche alzare la testa verso colui che si era appena seduto. “Potrei ucciderti con un solo gesto” continuò.

Il misterioso individuo portava un saio nero, logorato da chissà quante lotte, stretto in vita da una cintura rossa; la testa era completamente ricoperta da delle fasce grigie, che lasciavano intravedere solamente due occhi bianchissimi, senza pupille. Amava uccidere, dunque, ma senza mostrare il suo aspetto.

“Lo so, ho visto il tipo qui fuori” rispose il suo compagno di tavolo“e so anche che non hai bisogno di queste stupide risse da taverna. Io conosco il tuo potenziale… e lo conosce anche il mio maestro… per questo ti cerchiamo”

Gli occhi bianchissimi scrutarono nello sguardo dell’uomo che gli stava seduto di fronte. Poi si alzò dal tavolino. Nel frattempo nella taverna si era ristabilita la normalità, e il brusco movimento del feroce sconosciuto che aveva così rapidamente ucciso uno dei migliori killer di Nuova Coronet fece sussultare gli occupanti degli altri tavoli.

“Io non lavoro per nessuno. Tanto meno per chi non conosco. Ho già una missione da compiere”

L’uomo estrasse allora da sotto il mantello qualcosa, avvolto da delle bande si stoffa, e con voce melliflua disse: “…..Una missione che io posso aiutarti a compiere… ”

L’individuo si fermò, e prendendo l’involucro di stoffa tra le mani, lo aprì lentamente. Quello che vi trovò dentro gli gelò il sangue: due impugnature di altrettante spade laser,  dalla forma ricurva, completamente nere;  evidentemente usurate, ma non molto malridotte.

Lampi d’odio scaturirono dai bianchi occhi.

“Dove le hai trovate?” Chiese con voce distorta.

“Se verrai con me, io ti metterò in condizione di trovarti faccia a faccia con il suo assassino… da troppo tempo cerchi la tua vendetta… e grazie a me potrai averla…”. L’uomo si alzò e si diresse verso l’uscita del locale.

Le mani inguantate si strinsero attorno alle impugnature, in spasmi sempre più violenti. Poi il misterioso individuo dalla testa bendata si alzò,corse fuori dalla taverna e si mise di fronte alla figura incappucciata.

“Che cosa devo fare… Maestro?”

 

**************************

 

“Qualcuno ha visto Anakin?”

Finito di cenare, Padmè aveva deciso di dare alcune disposizioni per il giorno seguente, e una volta tornata nella sala da pranzo non aveva più trovato né Anakin né i bambini, solo una delle domestiche intenta a sistemare.

Li aveva cercati un po’ dappertutto, e in ultimo anche in camera, sperando che per una volta Anakin avesse avuto il buon senso di portare i piccoli a dormire, ma naturalmente la camera da letto era perfettamente in ordine e assolutamente vuota.

Tornando verso piano terra, la ragazza incrociò Cordè, che rispose alla domanda di Padmè:

“Si è diretto verso l’ala est, era insieme ai bambini… ho sentito dirgli che voleva far prendere un po’ d’aria ai gemelli, senatrice…”

Padmè ringraziò e congedò la giovane ancella, e un sorriso velato di tristezza si dipinse sul suo volto. Ormai tutti si riferivano a lei come milady, ma ancora qualcuno la chiamava “Senatrice”: Padmè ricordava ancora quando dopo il suo arrivo su Naboo, con il pancione celato dai larghi abiti, si era recata dalla Regina per ottenere il sollevamento dall’incarico. Padmè aveva parlato di ragioni personali che le impedivano e soprattutto che le avrebbero impedito, in futuro, di svolgere le sue mansioni di rappresentante del pianeta natio. Con molto dispiacere la regina aveva acconsentito alle richieste di colei che su Naboo era considerata un’istituzione, lasciandole però aperte le porte della politica, qualora si fosse sentita in condizione di tornare.

Ma Padmè, nonostante a volte si ritrovasse a pensare con nostalgia ai tempi della politica, non aveva rimpianti: erano passati 5 mesi dalla nascita dei gemelli, e non avrebbe barattato ciò che aveva vissuto in quel periodo con niente altro. Non era così facile continuare a mantenere il segreto, ma il personale del palazzo conosceva Padmè fin dall’infanzia, e le sue giovani ancelle le erano talmente fedeli da stare in silenzio. L’unico problema era stato dato all’inizio dai suoi genitori, ma poi sia Anakin che Padmè avevano spiegato loro la situazione, e con riluttanza i due neo nonni avevano accettato di non sbandierare a tutti quanto fossero meravigliosi i loro nipotini.

No, niente era facile, ma i suoi figli erano la sua stessa vita, e quando lì con loro c’era anche Anakin, Padmè si sentiva davvero felice e completa.

La giovane era arrivata all’ala est, e si diresse verso la balconata che dava sul lago, la stessa che, anni prima, aveva fatto da scenario al matrimonio proibito tra lei e il suo bellissimo jedi.

E fu lì che finalmente trovò Anakin e i bambini.

Suo marito era seduto su una comoda sedia e teneva Luke sollevato sopra la sua testa, mentre con la bocca gli faceva il solletico sul pancino. Il bambino apprezzava sonoramente il gioco, ridendo di gusto e agitando le manine. Di fronte a loro, Leia osservava un pochino imbronciata dall’alto del suo seggiolino appoggiato sul tavolo.

Anakin percepì la presenza della moglie e si portò Luke in grembo, si girò verso Padmè e tenendogli la manina gliela mosse.

“Luke, Leia, avete visto, c’è la mamma! Saluta la mamma, Luke… ciao mamma… ciao..!”

Alla vista della ragazza anche Leia cominciò a muoversi e ad agitarsi nel seggiolino, mentre il fratello aveva cominciato a battere le manine e a sporgersi verso la madre.

“Anakin, è ora di portarli a dormire e tu li agiti così? Tenerli fuori, poi, con l’aria della notte..”

Padmè accarezzò il figlio e si diresse verso il seggiolino per prendere in braccio la piccola.

“Ma Padmè… fa così caldo, cosa vuoi che succeda?” chiese Anakin un po’ contrariato

“Tu sei grande e grosso e senti caldo, ma ricordati che loro hanno cinque mesi”

Padmè gli ripassò davanti con Leia in braccio, e con la mano liberà gli accarezzò lievemente la gamba.

“Avanti, che è ora di andare a letto!”

Anakin roteò gli occhi e sospirò, fingendosi esasperato. Alzandosi in piedi, guardò Luke e gli disse “Piccolo mio… la vera minaccia per la tranquillità della galassia non sono i sith, ma è tua madre…”

“Guarda che ti ho sentito!” esclamò con finto disappunto Padmè, mentre si dirigevano verso le scale che li avrebbero portati alla camera. Anakin allora si avvicinò al viso di Luke, e sussurrò:

“Non ti sposare…mai…”

“La vuoi smettere?”

“Ma tesoro mio, lo sai che ti amo e che sto scherzando…” le rispose Anakin con la voce più dolce possibile.

Padmè aprì la porta della camera, accese la luce e si diresse verso le due piccole culle, dove vi adagiò dolcemente i gemelli, i quali non gradirono molto. Sempre sotto l’amorevole sguardo di Anakin, Padmè stampò un sonoro bacio ai figli, e domandò rivolta verso le culle: “Cosa dite, piccoli, lo facciamo dormire fuori papà questa notte, visto che fa così lo spiritoso?”

Il jedi allora la abbracciò da dietro,e allacciandole le mani sul grembo, cominciò a baciarle le spalle lasciate scoperte dalla leggera vestaglia.

“Non credo che riusciresti a stare da sola per molto…”

“Ah no? E cosa te lo fa pensare?”

Anakin sussurrò qualcosa all’orecchio della moglie, e Padmè sorrise.

“che presuntuoso!” detto questo la giovane si girò e si abbandonò a un bacio appassionato tra le braccia di Anakin. Padmè afferrò il bavero della camiciola del marito e senza separare le loro labbra lo condusse al letto. Qui Padmè si mise prima seduta e poi si distese, sempre trascinandosi dietro Anakin che si adagiò sopra di lei, sostenendosi con le braccia e lasciando così una minima distanza tra i due corpi.

Padmè allacciò le mani sulla nuca di Anakin, il quale era sceso a baciarle il collo, ma all’improvviso Luke iniziò a piangere.

Anakin si bloccò e Padmè aprì gli occhi. Poi i due si guardarono e non riuscirono a trattenere una risata. Il jedi si alzò e si diresse verso la culla: il piccolo Luke stava cominciando a piangere a squarciagola. Anakin lo prese in braccio, e cominciò a cullarlo.

“Luke, per la forza, che hai? Stai male?”

Padmè controllò Leia, e vide che invece la bimba era tranquilla.

“Non è un malessere fisico, Anakin… di solito se ha qualcosa Luke ce l’ha anche Leia… e lei è tranquillissima…”

Il giovane si mise allora il figlio sul petto, in modo da fargli appoggiare la testina sulla propria spalla, e cominciò a dargli piccoli colpetti sulla schiena.

“Avanti Luke… lo sai che dopo comincia a far chiasso anche tua sorella e continuiamo così per tutta la notte…”

Ma il bimbo strillava come un ossesso e non accennava a calmarsi.

Anakin guardò Padmè, evidentemente preoccupata per quel pianto senza motivo, e scuotendo la testa disse: “Non si calma neanche così.. di solito gli piace… Prova tu”

Il jedi passò il bimbo alla moglie, la quale si distese sul letto portandosi accanto Luke, e provò a giocarci, ma il figlio sembrava non volerne sapere di smettere. Anakin osservò la moglie e il piccolo, e grattandosi la testa aveva cominciato a escogitare qualcosa per far calmare il bambino, quando all’improvviso percepì chiaramente le perturbazioni nella forza.

Il jedi si irrigidì e si concentrò sul figlio: più Luke strillava, più la Forza era squassata da interferenze. Se avesse continuato così ancora per molto, probabilmente avrebbe creato grossi squarci… di brevissima durata, ma facilmente percepibili. Da chiunque. E dovunque.

 

Luke smettila, ti prego… smettila… smettila….

 

Nel frattempo Padmè si era alzata dal letto e stava cercando di far calmare Luke cullandolo, ma senza risultato. Anakin fece per muoversi verso la moglie, quando notò una luminosità diversa nella stanza: sembrava che nella camera ci fosse più luce…

Anakin corse ad aprire la porta della camera, seguito dallo sguardo di Padmè che non riusciva a capire cosa stesse succedendo quella sera.

Il jedi attraversò lo studio e percorse un breve tratto di corridoio: le poche luci rimaste ancora accese emanavano una luminosità diversa, più potente, più intensa. Anakin tornò di fretta in camera, mentre la forza si faceva sempre più instabile, e rientrando nella stanza, posò lo sguardo su tutte le illuminazioni: troppa luce… troppa!

“Padmè, sta giù!” proruppe all’improvviso Anakin.

“Ma sei impazzito?” fu la risposta di Padmè, la voce coperta dagli strilli sempre più acuti di Luke.

“Padmè, guarda le luci della camera, sono troppo…” Anakin non riuscì a finire la frase, poiché sentì il primo squarcio nella forza. Corse allora alla culla e sollevò Leia, e proteggendola con le braccia, si diresse dalla moglie e la spinse accucciata a terra, in modo tale da poter proteggere con il proprio corpo Padmè e i gemelli. Appena in tempo: tutte le illuminazioni della stanza esplosero, seminando dovunque frammenti di vetro e lasciando la camera nell’oscurità più completa.

 

Un altro squarcio!

 

Anakin e Padmè sentirono il rumore dei vetri infranti di tutte le illuminazioni dello studio.

Luke strillò ancora più forte, e Anakin percepì un’altra grande perturbazione. Si udì quindi un botto sommesso, e l’intero palazzo venne avvolto dall’oscurità

 

Il generatore centrale

 

Fu in quel momento che Luke smise di piangere. Anakin si concentrò.

 

La forza sta ristabilendo la normalità…

 

Il jedi aiutò Padmè a rialzarsi, e nel silenzio della camera, sentirono le voci e i passi concitati del personale del palazzo, tutti a domandarsi cosa fosse successo e ad adoperarsi per far tornare la luce. In lontananza, anche la voci metalliche di  C3PO e R2D2 espressero il loro disappunto per l’anomalia.

“Oh cielo… stavo per lasciarci i circuiti…”

“Tutto bene, Padmè?” domandò Anakin, e si accertò che non fosse arrivata loro nessuna scheggia di vetro. “Io sto bene Anakin, ma cosa è successo? Non mi dirai che..”

Il jedi fece avvicinare Padmè alla porta finestra della camera: la luce della luna non era il massimo, ma sarebbe stata sufficiente per ciò che Anakin voleva constatare. Quando il chiaro di luna colpì il viso di Luke, i due poterono notare che non solo ora era tranquillo e beato, ma che sorrideva e agitava le manine, come se avesse appena terminato di giocare.

Anakin accarezzò il piccolo e rivolgendosi a Padmè cominciò:

“Si Padmè… è stato lui a creare questo putiferio, o meglio la sua forza. E lo ha fatto apposta..”

La giovane lo guardò sbigottita.

“Ma come può averlo fatto apposta? Ha solo cinque mesi!”

“Lo so Padmè, ma Luke sapeva che se avesse pianto molto forte avrebbe creato uno scompiglio notevole… Guarda come ride, lui si è divertito…”

Anakin sospirò, e sistemandosi Leia tra le braccia, concluse

“.. e io, alla prossima convocazione del consiglio Jedi, sarò espulso dall’ordine…”

 

                                                            **************************

                                                                                                    

 

 

Capitolo 7

 

 

 

 

 

Dopo quella sera, Luke non si dimostrò intenzionato a ripetere quel putiferio. E la piccola Leia, per una volta, aveva deciso di non imitare il fratello, cosicché tutti i suoi pianti non andarono a creare disturbi nella forza.

 

Ma anche se lo facesse, ormai non creerebbe alcun danno… a questo punto sono curioso di conoscere il potenziale di Leia….

 

Anakin era appoggiato alla balaustra del grande balcone dell’ala est, e ripensava  a tutto quello che era successo qualche sera prima. Era incredibile ciò che suo figlio aveva combinato, e non solo a livello di danni materiali: quel suo exploit sarebbe costato ad Anakin l’espulsione dall’ordine. Infatti le perturbazioni create erano state troppo potenti per sperare che fossero passate inosservate, e di sicuro a Coruscant non ci avrebbero messo molto a fare due più due, soprattutto se anche durante il parto i gemelli avevano creato un qualche disturbo. Quando i piccoli erano nati, il giovane si era reso conto che non sarebbe riuscito a nasconderli per tutta la vita, anche perché non lo voleva: in breve tempo il consiglio lo avrebbe scoperto, e dopo quanto aveva combinato Luke, Anakin si attendeva una convocazione a breve.

Ma non si sentiva afflitto per questo. Certo, l’ordine jedi era stata la sua famiglia dopo la partenza da Tatooine, gran parte della sua vita l’aveva donata a loro, e abbandonare tutto gli creava malinconia. Ma spesso, durante le estenuanti campagne militari, il giovane maestro jedi si era ritrovato a desiderare di non dover più impugnare una spada laser, per dedicarsi esclusivamente a ciò che stava diventando la sua nuova vita: all’epoca c’era solo Padmè, ora c’erano anche i loro figli, e Anakin considerò che lasciare i jedi era la soluzione migliore.

 

Diventerò il ventunesimo jedi perduto…

 

Anakin si riscosse dai suoi pensieri e si diresse verso lo studio. Una volta giunto lì, cominciò a digitare i codici di sblocco della Holocam: da alcuni giorni infatti il jedi si attendeva una richiesta di contatto da Coruscant.

L’holocam si attivò, ma tutto tacque. Poi all’improvviso una voce metallica ruppe il silenzio della stanza:

“RICHIESTA DI CONTATTO DA CORUSCANT -  CODICE IDENTIFICATIVO 127938, TEMPIO  JEDI – CODICE DI TRASMISSIONE 8935427, KENOBI, OBI WAN, ACCETTARE?

RIPETO: RICHIESTA DI CONTATTO…”

Ci siamo…

Anakin conosceva bene la procedura, ormai erano diverse volte che Obi Wan lo contattava su Naboo per informarlo dei consigli, in quanto Anakin raramente si tratteneva a Coruscant più del dovuto e così si ritrovava a fare avanti e indietro tra la capitale e la sua residenza.

Il giovane accettò la richiesta, e l’ologramma di Obi Wan si materializzò nello studio.

“Buongiorno Obi Wan…”

“Ciao Anakin…”

“Quando è convocato il consiglio?”

“Tra due giorni devi essere qui”

“Di cosa si discuterà?”

“Di procedure, di politica… lo sai, le solite cose!”

“Ottimo... allora ci vediamo al tempio”

“Certamente…” I due non avevano più niente da dirsi, ma Obi Wan non chiuse il contatto. Anakin capì che il suo maestro sapeva.

“Anakin… cosa è successo qualche sera fa?”

Il giovane sorrise

“ Non ti sto a spiegare i fatti precisi, ma ti basti sapere che è stato Luke..”

“Luke?!?” Obi Wan era molto sorpreso. Poi proseguì

“Amico mio, sappi che qui sono tutti in gran fermento… Preparati Anakin, credo che …”

“Lo so Obi Wan… lo so…Non preoccuparti, saprò cavarmela.”

“Che la forza sia con te” concluse Obi Wan, e il contatto si interruppe.

Anakin ripristinò i codici della holocam, e si diresse nel grande salone ormai adibito a sala giochi dei gemelli. A terra, sopra un grande tappeto, Padmè era intenta a giocare con i bambini, quando vide arrivare il marito.

“Tutto bene?” chiese, mentre Leia le affondava le manine nei capelli.

“Tra due giorni devo essere al tempio” rispose Anakin mentre si sistemava anche lui sul tappeto vicino a Luke.

Padmè capì e allungò una mano ad accarezzare il viso di Anakin.

“Mi dispiace…” sussurrò

“Lo sapevamo che sarebbe successo… stai tranquilla” rispose il giovane sorridendo. Ma la ragazza lo conosceva troppo bene: per quanto Anakin amasse i bambini e volesse dimostrarsi distaccato da questa storia, Padmè sapeva che rinunciare all’ordine era un grande sacrificio per il marito, come per lei lo era stato rinunciare alla carica di senatrice.

 

**********************************

 

Windu decretò la fine del consiglio, e a uno a uno i jedi si alzarono dai loro seggi e si diressero verso l’uscita. Per tutto il tempo Anakin aveva finto di ascoltare ciò di cui si parlava, ma la sua attenzione in realtà era per il maestro Yoda: il vecchio maestro infatti non aveva proferito parola per tutto il consiglio, e le poche volte che lo aveva fatto era stato solamente quando direttamente interpellato. Era evidente che qualcosa angustiava Yoda, e Anakin sapeva di che cosa si trattava.

Il giovane aveva inoltre notato l’atteggiamento dei maestri del consiglio: sapeva di non piacere a molti, nonostante le sue imprese, ma quel giorno lo trattavano come un appestato.

Dunque piano piano la sala del consiglio si svuotò, e gli ultimi ad alzarsi furono proprio Obi Wan e Anakin; Yoda invece era rimasto seduto nel suo seggio, e quando i due maestri stavano per uscire ruppe il silenzio nel quale si era trincerato fino a quel momento.

“No… rimanete, maestro Kenobi e maestro Skywalker…”

I due si bloccarono sulla soglia, e tornarono davanti a Yoda.

 

Perché anche Obi Wan?

 

Anakin si preoccupò: quella questione doveva riguardare solo lui.

Il piccolo jedi verde tirò un lungo sospiro e cominciò a parlare rivolgendosi a Anakin:

“Maestro Skywalker… ciò che ho da dirti il cuore di tristezza mi riempie… ma tu deluso mi hai… profondamente…”

Anakin abbassò la testa, e Yoda continuò:

“Diverso tempo fa… cinque mesi, io credo… interferenze notevoli la forza ha subito… perturbazioni caratteristiche, che si creano quando un jedi muore… o un individuo potente nella forza nasce…”

Yoda scese dal suo seggio e si avvicinò alla vetrata.

“Poi qualche sera fa… grandi squarci nella forza…. Notevoli devo ammettere, ma chi li ha creati di usare la forza non è capace… un bambino, ho pensato… molto, molto piccolo… e così ripensato ho a quel giorno di cinque mesi fa… alla tua improvvisa partenza per Naboo, e ho capito Skywalker, anche se il maestro Obi Wan sosteneva che tu fossi nella scorta della senatrice….”

Il jedi rimase interdetto, ma Anakin intervenne:

“Maestro Yoda, il maestro Kenobi non c’entra nulla… lui ha creduto alle mie parole… sono io che ho mentito”

Yoda allora si rivolse a Obi Wan:

“Così come dice il maestro Skywalker è?”

Obi Wan guardò Anakin, e i suoi profondi occhi azzurri parlarono chiaro

 

Maestro, non metterti in mezzo, solo io devo essere coinvolto…

 

Il jedi chinò la testa e parlò:

“Maestro Yoda, io non sapevo nulla di questa storia… mi sono fidato delle parole del mio ex padawan…”

Yoda lo guardò di sottecchi, e dopo un lungo silenzio, decretò:

“Allora tu puoi andare, maestro Kenobi”

Obi wan si inchinò, e lanciando una rapida occhiata all’amico, il quale era di una calma impressionante, si diresse verso l’uscita della sala.

Il vecchio maestro tornò dunque a rivolgersi a Anakin.

“Da quanto tempo?” domandò. Anakin non rispose, ma lasciò che il vecchio jedi gli leggesse i pensieri. Yoda vide allora tutto l’amore per Padmè e per i piccoli, e sentì tutta la determinazione del ragazzo a non privarsene.

Yoda sospirò, e guardando negli occhi il giovane di fronte a lui, decretò:

“Tu un grande jedi sei stato, ragazzo… la profezia diceva che l’equilibrio nella forza avresti riportato, e così è successo… ma il codice jedi chiaro parla…  è per questo che il consiglio all’unanimità la tua espulsione dall’ordine decreta, con effetto immediato…Quando uscirai da quella porta, sarai solo Anakin Skywalker…”

Anakin rimase impassibile, fermo di fronte a Yoda. Tra i due scese il silenzio, ma dopo alcuni momenti il giovane  parlò:

“Maestro Yoda, vorrei solo chiedere una cosa, se mi è concesso”

“Certo Anakin.. diritto tu ne hai, prima di andartene”

“Maestro, io non sono stato un jedi modello. Sono sempre stato testardo, impulsivo, a volte anche irascibile. Ma nonostante i miei comportamenti, ho sempre svolto il mio dovere di cavaliere prima, e di maestro poi. Nonostante la mia relazione con Padmè e le influenze del lato oscuro, dal quale ammetto senza timore di essere stato soggiogato, ho permesso la fine della guerra e l’annientamento dei sith. Ho tradito il codice, è vero, ma ho anche dimostrato che il mio legame con Padmè non ha influito sul mio essere jedi. Nonostante le paure, l’attaccamento, il troppo amore, in me domina il lato chiaro della forza. Dunque ti chiedo, maestro Yoda: il codice jedi rispecchia davvero ciò che è giusto?”

Yoda lo guardò stupito.

“Sostieni forse che il codice sbagliato è? Ciò è ancora più grave di non rispettarne le regole, poiché la presunzione tu hai di  voler sapere ciò che è giusto e ciò che non lo è!”

Anakin rimase in silenzio, e inchinandosi, rispose

“Maestro, io rispetto le tue idee, e le regole del codice… ma non le condivido. Accetto quindi l’espulsione, ma resto dell’opinione che non sono completamente nel torto. Addio, maestro Yoda…” Detto questo Anakin si avviò verso l’uscita. Quando si trovò al centro della sala, sul grande motivo circolare, si arrestò. Yoda osservò il ragazzo spostare il saio dal fianco sinistro e chinarsi a terra, lasciandovi qualcosa. Poi lo vide rialzarsi e proseguire verso la porta della sala del consiglio. Quando Anakin fu uscito, il vecchio maestro guardò nel punto dove il giovane si era chinato, e vide a terra la luccicante impugnatura della lightsaber.

 

*************************************

 

Sorvolando Geonosis, il sicario dalla testa bendata  non potè fare a meno di cercare con gli occhi la grande arena delle esecuzioni. Anni prima, quell’enorme spazio oggi in rovina era stato lo scenario di una delle più grandi battaglie a memoria d’uomo. Ciò che l’aveva resa memorabile era il fatto che quel giorno erano scesi in campo tutti i cavalieri jedi: per questo motivo la battaglia di Geonosis era considerata unica.

Alla guida della nave da trasporto, il sicario proseguì oltre, superando l’arena e continuando a seguire le indicazioni del suo maestro. Dopo poco arrivò sopra un grande cratere, e scendendo in mezzo a una coltre di gas bianco, riuscì ad atterrare su una piccola piattaforma ormai in disuso. L’essere bendato mosse le mani sulla plancia di comando, e dopo alcuni secondi sentì il rumore del portellone posteriore che si apriva. Quindi scese dalla nave e diede ordine al gruppetto di genosiani di seguirlo.

Il sicario percorse quindi il breve tratto della piattaforma, e arrivò a una porta semidistrutta: l’ingresso della fabbrica. Scavalcò  le macerie e si infilò nel lungo corridoio, all’interno del quale le enormi travi d’acciaio che lo puntellavano non erano molto stabili. Proseguì infine fino alla porta che segnava la fine del corridoio: questa presentava solo qualche graffio e ammaccatura. Il sicario mosse una mano, e la porta si aprì: sotto di lui si stagliava l’enorme fabbrica di droidi.

Spiccò un balzo e atterrò vicino a una delle grandi presse, quindi osservò meglio:  vi erano detriti ovunque, e l’edificio era stato danneggiato da numerose esplosioni. Ma le strutture portanti, e soprattutto i macchinari principali, non sembravano messi così male. Nonostante le sue perplessità, dovette riconoscere che ancora una volta il suo maestro aveva ragione: prima di partire infatti gli aveva detto di non preoccuparsi, perché tutto avrebbe funzionato.

Intanto il gruppo di genosiani che aveva reclutato prima di recarsi lì si erano messi alacremente all’opera  per rimuovere i detriti dalle rotaie e dai nastri scorrevoli, ripristinare i collegamenti e sistemare i mezzi di trasporto interni della fabbrica.

Il lavoro durò diverse ore, ma i genosiani fecero un ottimo lavoro: era stato ripulito e ripristinato il minimo indispensabile, ma più che sufficiente per una prova.

Il sicario si avvicinò quindi al pannello di controllo centrale, tirò alcune leve e spinse in sequenza numerosi interruttori. Tutto tacque, ma dopo alcuni secondi i nastri cominciarono a muoversi e i macchinari iniziarono a pressare, saldare, fondere; i rombi dei motori delle macchine riempirono l’edificio. In fondo all’enorme catena di montaggio, alcuni minuti dopo l’accensione, il sicario vide uscire il primo droide.

 

Bene.. bene…

 

L’individuo bendato si rivolse allora ai genosiani:

“Fate tutto quello che è necessario per riportare questa fabbrica alla massima efficienza… agli splendori di un tempo. Non importa quanto ci vorrà: reclutate altri, se ne avrete bisogno. Ma tutto deve rimanere segreto, se tenete alle vostre insignificanti vite…”

I genosiani annuirono terrorizzati, e il sicario continuò, lanciando un sacchetto nero a terra

“Il mio maestro è generoso… lì dentro troverete il necessario per acquistare i pezzi che vi servono e per i reclutamenti. E non fermatevi mai nella produzione dei droidi… ho bisogno di un esercito sterminato…”

Detto questo l’essere bendato si diresse verso l’uscita, e i genosiani si misero alacremente al lavoro.

 

*************************************

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 8 - Capitolo 9 ***


Capitolo 8

Capitolo 8

 

 

 

 

 

 

“Ecco qua, Sten, ora dovrebbe andare…”

Anakin scivolò fuori da sotto lo speeder, e afferrando uno straccio si pulì la mano umana sotto lo sguardo del vecchio Sten, l’uomo che da anni si occupava di trasportare le forniture alimentari dirette alla residenza sul lago.

“Non so come ringraziarla, maestro Skywalker, senza lo speeder io…”

“Non dirlo neanche Sten.. mi diverto a mettere le mani su questi aggeggi!”

Anakin lanciò lo straccio sul tavolino, e dopo aver regolato i servomotori della sua mano meccanica,  si chinò nuovamente e la infilò in un piccolo vano dello speeder: qui afferrò un piccolo tubicino metallico e lo piegò per dargli la giusta angolazione. Quindi si rialzò, e invitò Sten ad accendere lo speeder. Questi salì a bordo e dopo aver impartito i comandi di accensione, il mezzo partì al primo colpo.

“Benone Sten… Fammi sapere se questo coso ti dà altre noie!”

“Grazie ancora maestro Skywalker!”

Il vecchio fornitore ripartì agitando la mano per salutare, e Anakin rimase ancora un po’ nell’hangar per sistemare gli attrezzi che aveva utilizzato. Un sorriso si affacciò sulle labbra del giovane.

 

Maestro Skywalker…

 

Erano passati già sei mesi da quando era stato espulso dall’ordine dei jedi, eppure tutti si rivolgevano a lui ancora con l’appellativo di maestro.  Non che gli dispiacesse, ma ciò lo riportava continuamente indietro nel tempo: era stato un jedi, un grande jedi, e ora non lo era più.

Almeno formalmente.

Infatti dopo l’espulsione Anakin aveva continuato ad esercitarsi nelle pratiche jedi, nelle meditazioni e nell’uso della forza. L’unica cosa che non poteva più fare era esercitarsi con la sua spada laser: l’aveva lasciata al tempio il giorno in  cui era stato espulso.

 

Chissà se mi sono arrugginito…

 

Anakin finì di sistemare al loro posto gli attrezzi; si tolse quindi la camicia nera  per rimanere a torso nudo, visto che quel giorno il caldo non sembrava dar tregua, e se la appoggiò su una spalla. Si diresse poi verso l’uscita dell’hangar, sempre assorto nei suoi pensieri. Dopo l’espulsione dall’ordine se n’era ritornato a Naboo, e la notizia non ci aveva messo molto ad uscire dalle mura del tempio: inizialmente si era saputo che Skywalker, l’eroe leggendario della guerra dei cloni, era divenuto il ventunesimo jedi perduto. A poco a poco si venne a sapere che il motivo dell’espulsione era stato l’aver violato una delle regole basilari del codice, ma quale non era trapelato; quando infine la curiosità crescente aveva rotto ogni argine alla fuga di notizie e si scoprì che il motivo dell’allontanamento era stato un matrimonio e dei figli, nessuno tardò a fare due più due e così anche il nome della senatrice Padmè Amidala fu presto sulle bocche di tutti.

Non seguì un periodo facile, ma per fortuna i due giovani potevano contare su amicizie influenti. Quando la notizia arrivò anche a Naboo, Padmè venne convocata dalla regina: i motivi del suo comportamento negli ultimi mesi era finalmente svelato. La giovane si era recata al palazzo preparata al peggio, ma in realtà la sovrana, che stimava enormemente Padmè, aveva voluto solamente ribadirle tutto l’appoggio possibile, nonché offrirle nuovamente la possibilità di un rientro in politica. La ragazza aveva rifiutato, ma la dimostrazione d’affetto della più alta carica di Naboo, unita ai messaggi ricevuti dai suoi vecchi amici il cancelliere Organa e Mon Mothma, non potevano che rendere più facile quel volontario isolamento.

Anche Obi Wan si era spesso recato a Naboo per far loro visita: Anakin sapeva che il jedi correva dei rischi, gli aveva anche parlato per convincerlo a non recarsi più nella regione dei laghi. Ma il suo maestro era più testardo di lui, quando ci si metteva, e ogni volta gli ripeteva che l’essere un maestro jedi non metteva in discussione il fatto  di essere per prima cosa suo amico: nulla gli avrebbe impedito di comportarsi come avrebbe fatto un fratello maggiore. E a ogni visita il ligio e serio maestro Kenobi si trasformava: Padmè e Anakin rimanevano sempre più stupiti dal vedere Obi Wan rotolarsi a terra con i bambini. E Luke e Leia lo adoravano.

Assorbito dalle sue riflessioni, Anakin era arrivato all’ingresso del palazzo, ma non trovò nessuno. Chiamò allora C3PO, e consegnandogli la camicia, cominciò a parlare

“ 3PO, dove sono Padmè e i bambini?”

“Oh, Padron Anakin! La signora Padmè e i signorini sono alla spiaggia, signore! Sono scesi poco dopo che lei si è recato nell’hangar, e ho sentito la signora lamentarsi per il caldo…”

“D’accordo, li raggiungo là… hai visto il mio guanto?” domandò Anakin, già rivolto verso il portone d’ingresso.

Il droide protocollare si mosse rapidamente.

“Certo signore, l’ho rimesso io al suo posto! Vuole che glielo porti?”

“Si C3PO, grazie… Lo sai che non voglio che i bambini stiano a contatto il mio braccio artificiale…”

Il ragazzo rimase in attesa, e dopo qualche minuto il droide dorato comparve con il guanto nero in mano. Anakin lo prese ma non lo indossò, e corse all’attracco per scafi del palazzo: lì trovò una piccola imbarcazione e vi saltò sopra. Digitò i comandi di accensione, e  dopo pochi secondi il piccolo scafo solcava le acque del lago; Anakin lo indirizzò verso una serie di piccole insenature, sulla sponda  opposta alla loro residenza. E fu in una di quelle spiaggette che il ragazzo scorse la moglie, in compagnia dei bambini e di Versè.

Anakin cominciò quindi a manovrare il suo scafo manualmente, e attraccò sul piccolo molo a fianco dell’imbarcazione utilizzata da Padmè, a una certa distanza da dove si trovavano lei e i piccoli. La giovane si trovava in acqua, immersa fino alle ginocchia, e dondolava Leia in modo tale da farle bagnare i piedini, mentre Versè a poca distanza osservava la scena con Luke in braccio. Furono proprio gli urletti del piccolo in direzione del molo a richiamare l’attenzione di Padmè, che scorse l’atletica figura del marito indaffarata a ormeggiare lo scafo. La ragazza uscì allora dall’acqua, e sistemando Leia sull’ampio telo, corse verso Anakin, il quale vedendo Padmè venirgli incontro, allargò le braccia: la giovane si lanciò sul marito,  aggrappandogli le braccia intorno al collo. Il ragazzo  gli passò una mano dietro la vita e una dietro le gambe,  la sollevò in braccio e così si diressero verso i bambini.

Arrivati da Versè e dai piccoli, Anakin posò delicatamente a terra la moglie, e fece una smorfia guardando a terra.

“Che succede?” gli chiese Padmè, mentre Luke e Leia stavano allegramente gattonando verso il padre con dei gridolini di gioia.

“Sabbia…” fu la laconica risposta del ragazzo.

Padmè scoppiò a ridere: suo marito non era un amante della sabbia, nonostante fosse cresciuto in un pianeta desertico.

“Non mi piace la sabbia… è granulosa, ruvida, e irrita la pelle… e s’infila dappertutto!” le aveva detto, prima di chinarsi a baciarla, appoggiati alla balaustra del grande balcone nell’ala est del palazzo. Il loro primo bacio.

“Su, orso… Cosa vuoi che sia?” finse di rimproverarlo Padmè, e Anakin sorrise, mentre Luke e Leia tentavano di arrampicarsi sulle gambe del ragazzo. La giovane osservò il marito sfilare da un lato dei pantaloni il guanto nero che portava a protezione della protesi meccanica, e iniziare a infilarlo sul braccio destro, mentre i bambini ai suoi piedi cominciavano a spazientirsi. Ma Anakin non aveva mai preso in braccio o toccato i figli senza il guanto: le aveva spiegato che non voleva trasmettere ai bambini la sensazione fredda dell’artificiale.

Terminata l’operazione, Anakin si piegò e sollevò tra le braccia entrambi i figli, i quali cominciarono a urlare dalla gioia, a toccare il viso del ragazzo e a tirargli i capelli biondi, mentre Anakin a turno li divertiva con boccacce e solleticandoli con il naso o la bocca

Mentre i bambini continuavano  prepotentemente ad impossessarsi del suo volto, il giovane  posò lo sguardo su Padmè.

Loro erano la sua vita, la sua nuova vita. E questa era la felicità che aveva disperatamente cercato e voluto, ma creduto di non poter mai assaporare.

 

********************************

 

Passeggiando per le strade di Coruscant, non si poteva non rimanere estasiati dalla perfezione di quella città che occupava da sola l’intero pianeta. Il centro nevralgico di Coruscant era costituito dall’ enorme ed elegante costruzione sede del Senato della repubblica, oltre che dall’imponente tempio jedi. Intorno a questi due edifici si era poi sviluppata tutta l’urbanistica della città:  gli altissimi grattacieli e i palazzi formavano una skyline suggestiva, nonché trasmettevano l’idea della potenza e della prosperità di Coruscant. Ma come ogni città, anche la capitale possedeva la sua zona d’ombra. Accanto ai meravigliosi palazzi si trovavano infatti anche le zone più povere, dove a regnare era la corruzione e la malavita; per sopravvivere si ricorreva al furto e al contrabbando. E proprio in uno di questi miseri luoghi dimenticati da tutti si trovava il quartier generale, mascherato da una lussuosa abitazione, di uno dei più grossi contrabbandieri della malavita di Coruscant: qualsiasi cosa ti potesse servire, anche la più strana o la più ingombrante di tutta la galassia, Seekam te la trovava. Se potevi permetterti la sua forte parcella per il disturbo.

Seekam era un alieno che aveva creato il suo malavitoso impero cominciando dai locali: gli spaccacervelli erano la sua specialità. Poi, una volta entrato nel grosso giro, aveva cominciato ad investire acquistando i locali stessi  e creandosi la reputazione di potente boss: non aveva molti rivali, anzi non ne aveva affatto. Troppa paura incutevano le teste mozzate degli sventurati che avevano osato opporsi a Seekam, le quali spiccavano in bella vista nella sala dove il contrabbandiere trattava i suoi affari.

Ma al sicario dalla testa bendata la storia di Seekam non importava affatto: lui aveva bisogno di alcune cose, e il suo maestro gli aveva ordinato di recarsi nella residenza di quell’alieno, poiché solo lì le avrebbe trovate.

I due enormi bruti nemodiani aprirono la grande porta della sala degli affari di Seekam e dopo aver accompagnato dentro il sicario, se la richiusero alle loro spalle e rimasero dentro la stanza ad osservare quell’individuo misterioso, per accertarsi che non creasse guai con il loro padrone.

Il sicario si diresse verso il grande divano, dove Seekam stava comodamente disteso assieme a due giovani aliene, e osservò il contrabbandiere: il corpo umanoide, lungo e sottile, era fasciato da un’aderente tunica color porpora; la testa poggiava su un corto collo, e aveva le sembianze di una serpe: gli occhi stretti e gialli attraversati da una fessura nera, la pupilla; la bocca sporgente, dalla quale spuntavano denti acuminati e una sottile lingua biforcuta; ai due lati della testa due sottili ma grandi protrusioni cartilaginee.

“Ooooh… Benvenuto ….”  Seekam tolse le quattro mani dai corpi delle giovani aliene, e alzandosi in piedi, fece loro un cenno “io e quesssto mio nuovo amico dobbiamo parlare di affari, ora…. Ci vedremo più tardi, ragazze….” Le due si allontanarono rapidamente e il contrabbandiere, strofinandosi le mani, si diresse verso la grande scrivania, lasciando che la sua lunga coda si trascinasse lentamente sul pavimento.

Il sicario seguì Seekam, e provò ribrezzo per quell’essere viscido e ozioso. Si domandò come potesse essere così temuto e soprattutto come fosse capace di uccidere, visto la sua corporatura longilinea e priva di qualsiasi muscolo. Concluse quindi che non era di certo lui a sporcarsi le mani.

I due si misero seduti, sempre sotto l‘occhio attento dei due bruti nemodiani.

“Ho bisogno di alcune cose. Molto ingombranti e molto rare, ormai.” Cominciò il sicario.

“ Niente è impossssibile per me, mio buon amico… “ rispose Seekam.

“È per questo che sono qui”

“Di cosssa hai bissssogno?”

“Di alcune navi d’assalto repubblicane e degli astrocaccia, risalenti all’ormai perduta guerra dei cloni...”

Seekam guardò stupito il suo interlocutore.

“Ssssembra che tu debba invadere un pianeta…”

“Niente domande. Mi servono e basta.”

“Ssssei fortunato, amico mio… devi sssapere che quando il nuovo cancelliere decisssse di ssssmantellare l’essssercito della repubblica, un mio ssssocio in affari, diciamo cosssì, mi ha passato sssottobanco quasi tutti i mezzi militari… compresssso ciò che tu mi sssstai chiedendo….”

Seekam tirò fuori da un cassetto della scrivania un pezzo di carta e cominciò a scriverci sopra.

“Quesssto ti cossssterà parecchio, amico mio… ma ssssono sssssicuro che non è un problema, non è vero?” domando subdolo il contrabbandiere, posando lo sguardo alla fila di teste mozzate e impagliate.

Il sicario non si scompose “Certo, nessun problema…”

Seekam finì di scrivere e consegnò il foglio all’individuo dalla testa bendata.

“Recati a quesssto indirizzo con quessssto foglio… non faranno domande e non creeranno problemi, vissssto che ti mando io…. È un enorme disssscarica di mia proprietà, ma in realtà massssschera un hangar ssssotterraneo dove tengo i mezzi dell’essssercito. I mezzi sssaranno mimetizzati da trassssporti civili, altrimenti non potremmo neanche pensssare di farli uscire da Coruscant.”

 Il sicario prese il foglio e se lo infilò sotto il saio. Ma il suo sguardo era posato da diverso tempo su un piccolo aggeggio appoggiato sulla scrivania: era costituito da due lunghe e sottili astine metalliche, in mezzo alle quali si trovava un dispositivo circolare ricoperto da una grata. In fondo a un’astina si trovava un piccolo pulsante, e tutto questo in pochi centimetri.

“Ti interessssa?” domandò Seekam, prendendo il piccolo strumento nelle mani.

“È un ssssintetizzatore e riproduttore vocale. Sssssspingi quessssssssto piccolo bottone, te lo infili in gola, e parli con la voce della persssssona che è programmata all’interno del ssssssintetizzatore.” Detto questo il contrabbandiere si infilò lo strumento in bocca, e riprese a parlare con la voce del sicario.

“Effetto realistico al duecento percento. Programmazione immediata. Peccato che ha ancora dei limiti: viste le dimensioni, ogni riproduttore può contenere una singola voce.”

L’individuo bendato non fece una piega. Seekam si tolse l’oggetto dalla bocca e dopo aver spinto il piccolo pulsante, lo appoggiò nuovamente alla scrivania.

“Conoscevo già questo strumento…sono interessato a una voce…” affermò il sicario

“Ho tutte quelle che vuoi…  Ssssenatori, guardie di ssssicurezza…è molto facile programmarne uno, come hai potuto vedere…bassssta sssssolamente una breve frasssse del diretto interessssato.”

“Mi serve la voce di un jedi”

Seekam lo guardò e fece un cenno a uno dei due bruti, che accorse subito alla scrivania.

“Abbiamo anche i jedi… anche sssse è ssssstato molto difficile… il prezzo quindi ssssale ancora…”

“Ho già detto che i soldi non sono un problema. Voglio il riproduttore vocale di Anakin Skywalker.”

Seekam scrisse di nuovo qualcosa su un pezzetto di carta e lo porse al bruto “Dallo a Daknar, in magazzino”

L’enorme nemodiano corse fuori, e dopo qualche minuto ritornò con una scatolina in mano.

Seekam la prese e la porse al sicario, il quale la aprì: dentro c’era un riproduttore vocale e un cartellino: JEDI, SKYW.

Seekam si alzò in piedi, e il sicario lo imitò.

“Io sono a posto così” esordì l’individuo bendato.

“Bene, bene… allora passssssiamo al denaro… pagamento anticipato, ovviamente. E per anticipato intendo adesssssso. Poi tu ritira tutto quando ti pare…”

“D’accordo…”

“Allora… mezzi militari… numerossssi mezzi militari….più un riproduttore vocale di un jedi…  in tutto fanno…” Seekam non finì la frase: una scintillante lama laser rossa gli aveva staccato la testa di netto dal collo.

 

Non sia mai che ti paghi per questa roba….

 

I due bruti nemodiani si scagliarono contro il sicario, ma questi con un rapido movimento trafisse il primo a portata di spada. Il bruto si accasciò senza un gemito, mentre l’altro caricò l’individuo bendato. Egli allora spicco un salto e si portò dietro l’enorme guardia del corpo, e senza nemmeno girarsi, accese la seconda lama della sua spada laser, la quale andò a trafiggere il gigantesco individuo nella schiena.

Quando la calma tornò nella stanza, il sicario spense la sua doppia lightsaber, e con tranquillità si diresse verso l’uscita della sala degli affari. C’era un intero palazzo da sterminare: non si potevano lasciare testimoni. Non ancora.

 

 

 

***************

 

 

Quando un ufficiale si presentò al tempio jedi per ordine del cancelliere Organa a riferire che era stato ritrovato il cadavere del contrabbandiere Seekam, e che insieme a lui erano stati uccisi, ormai da diversi giorni,  tutti quelli che lavoravano nella sua residenza, il maestro Windu non riuscì a capire. Certo la morte di uno come Seekam non poteva che essere un bene per Coruscant, ma perché il cancelliere aveva ordinato il coinvolgimento dei jedi? Però quando l’ufficiale riferì come i decessi erano sopravvenuti, a Windu si gelò il sangue: non vi erano errori, le spade laser lasciavano ferite uniche. E le lightsaber non erano le armi preferite solo dei jedi, ma anche dei sith. Dunque una nuova minaccia si presentava all’orizzonte: i lord oscuri erano tornati.

Un consiglio straordinario era stato subito indetto, e ora i maestri si trovavano nella grande sala, avvolti in un irreale silenzio carico di preoccupazione.

“Di nuovo il lato oscuro ad avvolgere i nostri sensi torna…” decretò Yoda.

“Sidious aveva ragione… Prima di morire è riuscito ad iniziare qualcuno alle arti dei sith…” disse il maestro Windu.

“Già… ma chi?” domandò Obi Wan.

“Forse non dobbiamo cercare molto distante…”

“Che cosa intendi, maestro Rancisis?”

“Io dico che è opera di Skywalker!”

“Ma è assurdo! Le vostre accuse sono insensate!!” proruppe Obi Wan

“Silenzio, maestro Kenobi!” lo riprese il maestro Windu. “ Sappiamo tutti quanto ancora sei legato a Skywalker… Lasciamo parlare il maestro Rancisis….” Quindi rivolgendosi all’anziano maestro, continuò “Come puoi affermare una cosa tanto grave?”

“Skywalker ha ammesso di essere stato influenzato dal lato oscuro… e ormai non è più un jedi… il passo è breve!” sentenziò Oppo Rancisis, il quale non aveva mai mascherato la sua avversione verso Anakin. Obi Wan non poteva più ascoltare.

“Qui non si tratta di amicizia o meno… si tratta di riferire i fatti come stanno!” esclamò il maestro Kenobi alzandosi in piedi.  “E so per certo, maestro Windu, che da quando Anakin è stato espulso non si è mai mosso da Naboo”

Obi Wan cercò gli occhi di Rancisis, il quale ricambiò lo sguardo a testa alta. Fu il maestro Yoda a rompere la tensione.

“Ciò che il maestro Kenobi dice a verità corrisponde… la sua forza un potente segnale è… e da Naboo arriva…”

“Maestro Yoda, forse il lato oscuro potrebbe mascherare la realtà…”

“Non una parola di più, maestro Rancisis.. io sento che Skywalker coinvolto non è… il lato oscuro potente è ritornato… e avvolge il pianeta Mustafar…”

“Maestro Yoda permettetemi di andare e indagare!” le parole di Obi Wan suonarono quasi come una supplica. Il piccolo maestro verde stava per rispondere, quando l’attenzione di tutti fu attirata dalla figura seduta vicino il maestro Rancisis: un jedi dai lunghi capelli spruzzati di grigio, raccolti solo in parte in un piccolo codino, con due occhi verdi guizzanti e qualche profonda ruga  a segnare  un viso provato dal tempo e dagli avvenimenti, ma ancora piuttosto affascinante: il maestro Lucius Hydragen.

“Maestri se permettete vorrei andare io… conosco bene quel pianeta, e tutto il sistema circostante: quando Raken era il mio padawan lo abbiamo usato per l’addestramento oltre che come punto d’appoggio per diverse missioni…”

“D’accordo maestro Hydragen, allora è deciso: tu e Raken vi recherete su Mustafar.” Decise il maestro Windu, mentre Yoda dava il suo assenso con un movimento del capo.

“Maestro Kenobi, tu resterai qui a Coruscant.”

Hydragen si alzò e mentre si inchinava nel saluto, continuò “Porterò con me anche la mia padawan.”

“Va bene, Lucius… hai il permesso di andare.” Lo congedò Windu.

Hydragen corse fuori dalla sala del consiglio, e si diresse rapidamente verso il fondo del corridoio, dove due jedi, un uomo e una donna, stavano parlottando a voce bassa.

L’uomo dimostrava circa trent’anni, ed era molto più alto della ragazza accanto a lui, tant’è che per parlarle doveva piegarsi un po’ con il busto. La ragazza, di aspetto umano ma con la pelle blu, portava i capelli corvini corti  appena sotto l’orecchio, a incorniciare un viso dai lineamenti delicati, ma dietro spuntava una treccina lunga fino al fondoschiena, segno evidente che la giovane era una padawan. Nessuna treccina  invece spuntava dai capelli scompigliati dell’uomo, che dunque era già cavaliere. Sul viso, dai lineamenti marcati ma belli, spiccavano due occhi celesti; una sottile barba andava a incorniciare la bocca e si faceva un pochino più folta sul mento, e sotto il labbro inferiore era stata modellata a creare un triangolo.

La sottile barbetta continuava poi lungo tutto il profilo del viso, andando a congiungersi con la basetta  seminascosta dai capelli castani portati spettinati e in avanti.

Entrambi portavano il lungo saio marrone caratteristico dei jedi, ed erano evidentemente impazienti e in attesa. Quando Lucius Hydragen li raggiunse, smisero subito di parlare, ma non fecero in tempo a domandare nulla, poiché il maestro cominciò:

“Axelbi, Dana, all’hangar: Mustafar ci attende…”

 

 

******************

 

 

Capitolo 9

 

 

 

 

 

 

 

Coruscant, in quanto pianeta capitale, era sicuramente il più florido e importante della galassia. Per questo con uno dei suoi ordinamenti Organa aveva deciso di mantenere sull’atmosfera intorno al pianeta un imponente incrociatore stellare, nonostante il suo primo decreto avesse smantellato l’esercito dei cloni. L’incrociatore non aveva più lo scopo che aveva in guerra, ma serviva solamente per controllare l’enorme traffico in entrata e in uscita che Coruscant presentava.

Dunque solo una sessantina tra meccanici e soldati cloni costituivano il personale dell’incrociatore, contro le quasi duecento che venivano impiegate normalmente al tempo della guerra.

Uno degli hangar adibiti al trasporto degli astrocaccia era stato modificato per creare una grande sala operativa, dove diversi cloni addetti alle radio si occupavano di comunicare con i mezzi in transito, richiedendo i codici di sicurezza, provenienza e destinazione, motivo del viaggio e carico.

Fu in mezzo a questa solita routine che uno dei cloni ricevette sulla propria consolle, oltre al normale codice di contatto, anche l’identificativo speciale per l’atterraggio all’interno dell’incrociatore. Il clone cominciò la normale procedura: avrebbe approfondito in seguito.

“Qui Incrociatore stellare Freedom… identificarsi prego.”

“Sono Anakin Skywalker… il codice identificativo del mio astrocaccia è KCP 8314EW”

“Generale Skywalker?!? Signore, per me è un onore! A cosa devo…dobbiamo…?”

“Ho un importante messaggio per il capitano Cody… sono in missione per ordine del Cancelliere Organa…  è per questo che chiedo l’aggancio.”

“Ma signore, lei non è più un jedi….”

“Con questo? Ciò non mi impedisce di compiere delicati interventi per il senato…”

“Attenda, generale Skywalker…  tornerò tra un minuto.”

Il clone si alzò dalla sua postazione e corse nella sala comandi dell’incrociatore, dove si trovava il capitano Cody. Dopo aver fatto il saluto militare, il clone cominciò.

“Capitano, c’è una richiesta di atterraggio.”

“Soldato, sai quali sono le procedure… non possiamo far atterrare nessuno nell’incrociatore.”

“Signore il codice speciale per l’atterraggio è valido… è uno dei codici jedi..”

“Jedi? Ma chi è?”

“È il generale Skywalker, signore!”

“Ma il generale Skywalker non è più…”

“Dice che è in missione segreta…e che ha un importante messaggio per voi”

Il capitano Cody rimase in silenzio a pensare.

“Signore, l’identificativo vocale corrisponde, il codici sono perfetti…” aggiunse il clone.

“D’accordo, soldato, dai l’ordine”

Il clone salutò nuovamente il capitano, e corse alla sua postazione.

“Il Freedom le da’ il benvenuto, generale Skywalker!”

Il clone fece un cenno a alcuni soldati, i quali cominciarono subito le procedure per l’aggancio del piccolo astrocaccia e per la disattivazione dei deflettori.

Se il soldato addetto alle comunicazioni avesse avuto un contatto visivo con il piccolo mezzo monoposto, ora avrebbe visto un individuo dalla testa bendata scostarsi le bende da davanti la bocca e sfilarvi da dentro un piccolo aggeggio metallico. Avrebbe visto qualcuno che di sicuro non era Anakin Skywalker accarezzare l’impugnatura di una doppia lightsaber e pregustare il momento in cui avrebbe messo piede sull’incrociatore. Facendo  strage di tutti i suoi occupanti.

 

********************

 

 

“Senatori, silenzio… SILENZIO!!!”

L’ufficiale addetto, nonostante i suoi sforzi, non riusciva a riportare la calma all’interno del senato della Repubblica.

La situazione era grave e molto delicata. Da diverse ora non si avevano più notizie dell’incrociatore Freedom, ovvero del principale garante della sicurezza del pianeta capitale.  La postazione di terra collegata a tutte le trasmissioni e a tutti i movimenti dell’incrociatore aveva comunicato che da ore il Freedom non segnalava più la sua posizione: era letteralmente scomparso dal radar. Inoltre non aveva più contatti con nessuno dei mezzi in transito sull’atmosfera di Coruscant. Inizialmente non era stato dato l’allarme poiché si era pensato a un guasto del sistema di localizzazione e delle trasmissioni: a terra non c’era stato motivo di preoccuparsi, visto che l’incrociatore non aveva inviato nessun allarme. Ma con il passare del tempo la situazione era diventata del tutto innaturale: stava passando troppo tempo, per essere un guasto, e il personale a bordo era il migliore che si potesse trovare. Dunque era stato inviato un piccolo astrocaccia a controllare, e con stupore il clone addetto alla ricognizione non aveva trovato nulla intorno all’atmosfera di Coruscant. L’incrociatore era sparito, e chi l’aveva fatto sparire non aveva dato il tempo al personale di dare alcun allarme. Inoltre aveva ben pensato di spegnere ogni strumento elettronico prima di allontanarsi dall’atmosfera del pianeta.

Dunque il senato era in fermento, e non si riusciva a ristabilire l’ordine. Il cancelliere Organa, seduto sul suo seggio, si accarezzò pensoso la barba, e con sguardo preoccupato cercò la sua prima assistente, la senatrice Mothma, la quale si trovava nel corridoio adiacente al punto d’attacco di una delle postazioni senatoriali vuote. La donna stava ancora parlando con il capitano che aveva riferito la notizia dell’incrociatore, e nonostante la distanza, Organa capì che quel colloquio privato nascondeva qualcosa di molto grave che non doveva essere riferito al Senato. Ma Bail si fidava di Mon Mothma, e anche quando vide la donna prendere dalle mani del capitano clone qualcosa, il cancelliere sapeva che la sua assistente stava agendo nel modo migliore.

Organa tornò a concentrarsi sull’acceso dibattito, e vedendo che l’ufficiale non riusciva a ristabilire la calma, decise di alzarsi in piedi e prendere il controllo della situazione. Al suo movimento il senato tacque.

“Senatori, vi prego! Capisco che la situazione è grave, ma dobbiamo rimanere calmi, e soprattutto uniti!”

“Cancelliere Organa, chiedo di parlare!” proruppe il senatore Vilbaem

“Prego, senatore”

“La scomparsa dell’incrociatore è un segnale chiaro… evidente!! Qualcuno è intenzionato a sguarnire le difese di Coruscant per ATTACCARLA!!

Un coro di voci si alzò dalle varie postazioni

“Il senatore Vilbaem ha ragione!”

“Qualcuno vuole una nuova guerra!!”

“I separatisti non sono stati annientati!!”

“Silenzio, Senatori! Ciò che dite potrebbe essere vero, ma non è necessario rubare un incrociatore per fare una guerra” fece notare il cancelliere.

“Ma cancelliere Organa, è evidente! Vogliono attaccarci”

“Ma sarebbe un suicidio, senatore Cylog! Attaccare subito la capitale… quando la Repubblica possiede centinaia  di sistemi in se”

“Cancelliere, con tutto il rispetto, perché sarebbe un suicidio?” domandò Vilbaem. “Dalla fine della guerra dei cloni, Coruscant ha mantenuto solo piccole guarnigioni, che da sole non sarebbero sufficienti per fronteggiare un attacco…”

Il senatore si interruppe, e un brusio si alzò dalle postazioni. Organa ascoltava attento.

“… mentre chi vuole attaccarci ruba un imponente incrociatore stellare  e non sferra un attacco immediato… creando una falla che potrebbe permetterci di organizzare le difese…”

Numerosi assensi si levarono, ma Organa strinse i pugni e cominciò a parlare cercando di mascherare l’ira.

“Senatori, proprio voi che un anno fa mi eleggeste per poter avere un lungo periodo di pace, ora mi chiedete di ripristinare l’esercito di cloni della Repubblica? È inaudito!”

Vilbaem riprese a parlare.

“È  terribile, cancelliere… ma necessario, se non vogliamo soccombere…”

Sul senato calò il silenzio. Il cancelliere si mise seduto e appoggiò la testa su una mano. Nel frattempo, accanto a lui, era ritornata a sedere una preoccupatissima Mon Mothma.

Dopo alcuni istanti, che parvero interminabili, Organa si rialzò, e con voce tuonante iniziò a formulare la procedura per iniziare una votazione, e dopo un’ora, sotto scroscianti applausi, veniva deciso il ripristino del quaranta percento del vecchio esercito della Repubblica: una piccola parte, ma più che sufficiente, secondo il cancelliere.

Organa  approvò il decreto e sciolse la seduta, dopodichè diede ordine che la postazione si ritirasse. L’addetto digitò alcuni comandi e piano piano la grande piattaforma circolare scese fino a ritrovarsi nell’ufficio del cancelliere. Una volta nella stanza, lontani dagli occhi di tutti, Organa si prese la testa tra le mani e si rivolse a Mon Mothma, che nel frattempo si era alzata dalla sua sedia e camminava nervosamente su e giù.

“Proprio io che firmo il decreto per ripristinare l’esercito…” cominciò sconsolato il cancelliere.

“Lascia perdere, Bail… c’è qualcosa di molto più grave” lo interruppe Mon Mothma, che quando si trovava da sola con il cancelliere perdeva ogni formalità: i due erano troppo amici per parlarsi in tono ufficiale.

“Lo immaginavo… ti ho vista con quel soldato… che cos’è che non si deve sapere?” domandò Organa, ricomponendosi sulla sedia.

La donna appoggiò un piccolo strumento sulla scrivania, di fronte Bail.

“Che cos’è?”

“È il registratore interno della strumentazione di terra collegata all’incrociatore”

“E allora?”

“Allora la postazione di terra possiede una copia di tutte le trasmissioni che l’incrociatore invia e riceve, per un sistema di controllo.”

“Quindi deduco che grazie a questo strumento sappiamo quali sono stati gli ultimi contatti del Freedom.”

“Esatto. Ed è per questo che la situazione si fa più grave e delicata di quanto non lo sia già.”

“Sentiamo”

La senatrice mosse le dita sui comandi, e poco dopo una voce gracchiante uscì dallo strumento. Le parole che seguirono lasciarono sgomento il cancelliere.

 

“BZZZ… GRZSR… Incrociatore stellare Freedom… identificarsi prego

Sono Anakin Skywalker… BZZZ  BZZZ

BZZ GRZS  Signore BZZ A cosa devo…dobbiamo

 Ho un importante messaggio per il capitano Cody… sono in missione per ordine del Cancelliere Organa…  è per questo che chiedo l’aggancio BZZZ

Ma signore, lei non è più un jedi….BZZZ

Con questo? Ciò non mi impedisce di compiere delicati interventi per il senato BZZ”

 

Mon Mothma spinse altri tasti, e la voce gracchiante riprese.

 

“Il Freedom le da’ il benvenuto, generale Skywalker! BZZ”

 

La donna spense lo strumento.

“Le registrazioni terminano dopo questo contatto” disse con fatica la donna.

“Vuoi dire che l’incrociatore è scomparso dopo che…”

Mon annuì.

Organa batté i pugni sulla scrivania.

“Non ci credo… mi rifiuto di crederlo!”

“Anche io sono convinta che Skywalker non c’entri, Bail, non fraintendermi… eppure tutte le identificazioni riconducono a lui! Queste sono prove schiaccianti… te l’immagini se venissero rese pubbliche? Arresto immediato, se non condanna a morte… anche la povera Padmè ne uscirebbe distrutta…”

Il cancelliere si alzò in piedi, e prendendosi il mento tra le mani, cominciò a parlare.

“Dobbiamo agire in fretta… il capitano?”

“Non parlerà, stanne certo.”

“Bene. Tutto questo non dovrà uscire da questa stanza.”

Mon Mothma annuì.

“Fai venire in gran segreto i maestri Windu, Yoda e Kenobi. Riferiremo con loro della situazione.… sapranno comportarsi. E non tradiranno Anakin”

La donna si avviò verso l’uscita dell’ufficio, e Organa rimase da solo, schiacciato dai suoi pensieri e dalle sue preoccupazioni.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 10 - Capitolo 11 ***


Capitolo 10

Capitolo 10

 

 

 

 

 

Anakin aprì lentamente gli occhi, e pazientemente attese che la vista si abituasse alla penombra della camera da letto. Poi alzò la testa, e rimase a contemplare quel corpo meraviglioso sotto di lui, che fino a un istante prima gli aveva fatto da morbido cuscino. Appoggiando  il mento tra i seni di Padmè, osservò il viso di sua moglie, i lineamenti addolciti dal sonno, i morbidi riccioli sparsi sul cuscino, e si sentì nuovamente come  quel giorno di tanti anni prima, a Tatooine, quando aveva solo nove anni e la vedeva per la prima volta. E come allora la domanda affiorò alle sue labbra:

“…sei un angelo?” sussurrò Anakin, nel silenzio della camera da letto. Non ottenne risposta, ma non ne aveva bisogno. Rimase ancora fermo qualche istante, poi piano fece scivolare le sue braccia, che si trovavano sotto quelle di Padmè, in modo tale da potersi alzare. Si bloccò quando vide sua moglie  sussultare, ma quando la ragazza si posizionò su un fianco continuando beatamente  a dormire, Anakin riprese a muoversi e dopo qualche istante era in piedi accanto al letto.

Lentamente si infilò la tunica color sabbia,  lunga fino ai piedi , e si mosse silenziosamente verso i lettini dei figli. Leia dormiva ancora profondamente, mentre Luke era già sveglio ma sembrava non essere intenzionato a far chiasso, quasi volesse rispettare il sonno pacifico di sua madre e della sorella. Anakin si chinò per accarezzare delicatamente il viso della figlia, poi sollevò tra le braccia Luke e uscì dalla stanza senza far rumore.

Anakin si diresse verso la grande balconata dell’ala est, e dopo aver appoggiato Luke a terra, lasciò che scorazzasse per l’ampio spazio. L’aria era calda, ma la leggera brezza proveniente dal lago non rendeva l’ambiente afoso. Anakin si mise seduto a terra e osservò i tentativi del piccolo Luke di camminare: il ragazzo non potè fare a meno di constatare quanto il figlio, che ormai aveva quasi un anno, gli somigliasse, anche lui con i capelli biondi e i profondi occhi azzurri. Leia invece assomigliava tantissimo a Padmè: gli stessi capelli castani, gli stessi lineamenti dolci e regali.

Luke stava ora cercando di camminare verso il padre, ma dopo qualche passo perse l’equilibrio e stava per ruzzolare  a terra se  Anakin, usando la forza, non lo avesse tenuto bloccato a mezz’aria.  Ridendo, il giovane  lo posò senza danni sul pavimento e il piccolo si guardò intorno, stupito da quell’avvenimento strano, ma poi non vi badò più e riprese i suoi tentativi. Poco dopo Anakin scorse l’elegante silouhette della moglie avvicinarsi con Leia in braccio, e insieme trascorsero la mattinata nella grande balconata, osservando i gemelli giocare e chiacchierando del più e del meno senza preoccupazioni. Almeno fino a quando Anakin non percepì l’arrivo di Obi Wan.

“Abbiamo visite!” esclamò, e porgendo la mano a Padmè l’aiutò ad alzarsi dalla sedia. Dopo aver lasciato Versè a controllare i piccoli, i due si diressero verso l’ingresso del palazzo, e poco dopo la figura barbuta di Obi Wan comparve sulla soglia.

“Come stai Anakin?” domandò il jedi abbracciando l’amico.

“Bene, grazie… Come sei riuscito a venire, questa volta?” chiese di rimando Anakin, ma Obi Wan rispose stringendosi nelle spalle.

“Padmè…” si rivolse quindi Obi Wan alla ragazza,  la quale abbracciò il vecchio amico. “Ogni volta che vengo sei sempre più bella… e mi stupisce come tu possa ancora sopportare questo qua…”  scherzò il jedi, e Padmè sorrise. Anakin intanto stava osservando il suo maestro: Obi Wan era preoccupato, nonostante volesse nasconderlo, ma il suo comportamento lo tradiva. Anakin lo conosceva troppo bene per poter essere ingannato.

“Dove sono le forze della natura?” chiese il jedi, riferendosi ai bambini. Ma Anakin cercò gli occhi di Obi Wan.

“Cosa succede, maestro? la tua non è una semplice visita di cortesia, non è vero?”

Anche Padmè si era accorta che qualcosa non quadrava, e ora attendeva la risposta di Obi Wan.

Il maestro jedi sospirò.

“Dobbiamo parlare, Anakin. In privato. È successa una cosa gravissima.”

 

***************

 

Il piccolo pianeta di Mustafar,  situato sull’orlo esterno,  nonostante la sua geologia instabile costituiva un importante risorsa naturale preziosa. I fiumi di lava che lo attraversano venivano infatti raccolti grazie all’imponente struttura del raffinatore per ottenere energia.

 

Mustafar è un pianeta remoto, in un sistema altrettanto lontano… rappresenta il luogo ideale per nascondersi… ma dove, maledizione?

 

Il maestro Hydragen era perso nelle sue riflessioni, appoggiato alla balconata dell’impianto di controllo, costruito tra le pareti di roccia vulcanica. Erano ormai diversi giorni che si trovava lì, insieme alla sua giovane padawan Dana Ling e del  fidato ex allievo Axelbi Raken. Avevano ormai perlustrato più della metà del sistema, senza risultato: il misterioso sith non si era fatto trovare. Il lato oscuro era l’unico segnale che i tre jedi avevano a disposizione: cresceva ogni giorno di più, e avvolgeva in un manto malefico tutto il sistema, ma in particolar modo il pianeta di Mustafar. Dunque era inutile continuare a cercare altrove: era lì, su quel globo infuocato, che bisognava concentrare gli sforzi e l’attenzione.

Hydragen ripensò agli anni in cui Axelbi era stato suo padawan, all’addestramento cui lo aveva sottoposto in quello scenario apocalittico di vulcani in eruzione; ricordava come il centro di controllo alle sue spalle nascondesse un infinità di stanze e androni, come si snodasse all’interno della parete vulcanica per chilometri. Ci sarebbero voluti giorni per perlustrare tutto, ma erano in tre e prima o poi, Hydragen ne era sicuro, avrebbero stanato quel maledetto sith.

Il maestro jedi fece un passo indietro, staccandosi dalla balconata. Sotto di lui un andirivieni di droidi e piattaforme stava trasportando senza sosta tonnellate di rottami destinati ad essere fusi nel fiume di lava. Doveva recarsi nella piccola sala operativa accanto alla sala comandi, dove avrebbe trovato Dana e Axelbi ad aspettarlo per decidere il briefing di quella nuova giornata di ricognizione, ma rimase ancora per qualche secondo ad osservare quel panorama tanto terribile quanto affascinante.

Fu questione di una attimo: il maestro Hydragen stramazzò al suolo, colpito violentemente alla testa. Mentre cadeva a terra, il jedi si chiese com’era stato possibile che i suoi sensi non l’avessero messo in allarme, che non avessero sentito pericoli. Prima che il buio totale lo avvolgesse, la faccia a contatto con il freddo pavimento di  pietra in netto contrasto con l’atmosfera infuocata di Mustafar, Hydragen riuscì a scorgere due lucidi stivali neri, e il suo ultimo pensiero prima di svenire andò a Dana e Axelbi affinché non facessero la sua stessa fine.

Nello stesso istante, su Geonosis, il Freedom attendeva nell’atmosfera del pianeta l’arrivo delle centinaia di navi da trasporto che avrebbero dovuto caricare sull’incrociatore i droidi prodotti in gran segreto negli ultimi mesi. Numerose navi d’assalto, anch’esse cariche di droidi, si alzarono dall’area circostante la fabbrica, andando a creare intorno all’incrociatore una flotta. Mentre le operazioni di imbarco proseguivano, un astrodroide meccanico impostò sulla consolle dei comandi le coordinate di Coruscant.

 

*******************

 

 

Obi Wan spense il piccolo trasmettitore, e le ultime parole del clone soldato che dava il benvenuto a bordo dell’incrociatore stellare al generale Skywalker si persero nei silenzi attoniti di Anakin e Padmè. Mentre stavano ascoltando la registrazione, la ragazza aveva cercato la mano del marito e l’aveva stretta forte, aumentando la presa man mano che le parole si rivelavano.

 “Obi Wan… non crederai che…” furono le uniche parole che uscirono dalla bocca di Anakin, dopo un lungo silenzio.

“Se ci avessi creduto, ora qui non ci sarei io ma  almeno due guarnigioni di cloni…” fu la laconica risposta del jedi, che continuò “ e sarebbe stato così, se il cancelliere non avesse tenuto la registrazione segreta.”

“Bail ha fatto questo?” domandò stupita Padmè.

“Anche lui non crede a questa registrazione, ma si è reso conto che se la cosa divenisse pubblica sarebbe la fine… per questo ne siamo a conoscenza solo io, Yoda e il maestro Windu, oltre che il cancelliere e Mon Mothma.”

Anakin si alzò dalla sedia e si portò di fronte alla vetrata, ascoltando la conversazione accarezzandosi il mento.

“Anakin non si è mai mosso da qui, Obi Wan!” proruppe Padmè

“Lo so Padmè, ma la prova è schiacciante… dopo l’allontanamento dall’ordine Anakin ha perso molti consensi tra i jedi.. in tanti credono che sia coinvolto nella sparizione dell’incrociatore…”

“Rancisis…” disse automaticamente Anakin: quando si trattava di attaccarlo, l’anziano jedi era sempre in prima fila.

“Già.. il Senato ha votato per ripristinare l’esercito, Coruscant è presidiata… la situazione è molto delicata, Anakin… è per questo che Yoda e Windu mi hanno mandato qui.. all’insaputa di tutti…”

“Ma Obi Wan, è senza senso! Rubare uno dei più grandi incrociatori della flotta stellare per attaccare subito la capitale, quando negli altri sistemi della  repubblica la situazione è normale… è semplicemente un suicidio!” considerò Padmè, alzandosi anche lei dalla sedia.

“Lo ha pensato anche il cancelliere… lo abbiamo pensato tutti, tranne un gruppo di senatori che ha chiesto la votazione per il ripristino dell’esercito della repubblica. A loro non importa se il piano che vi è dietro è folle o senza senso… Coruscant è minacciata, e questo basta.”

Anche Obi Wan si tirò in piedi.

“La situazione è tanto grave quanto anomala… per questo ti si chiede di tornare a Coruscant, Anakin…”

“Voglio venire anch’io! Voglio parlare con il cancelliere, con Mon Mothma e…”

“Padmè, il rientro di Anakin sarà tenuto segreto…  le tue doti diplomatiche sarebbero un aiuto prezioso, ora, ma non possiamo destare sospetti..”

“Prima scacciato, ora mi si chiede di tornare nascosto come un ricercato… e se non riuscissimo a dimostrare niente?” domandò all’improvviso Anakin.

Obi wan si portò di fronte all’amico, estrasse da sotto il saio la lucente spada laser che un tempo  era appartenuta ad Anakin, e mettendogliela in mano parlò

“Sono sicuro che troveremo la via giusta in questo labirinto… dopotutto quando ci sei in mezzo tu le cose non sono mai semplici… sappi però che questo richiamo  non fa di te nuovamente un jedi…. non ne ho il potere, purtroppo… ”

Anakin soppesò la spada laser , la rigirò tra le sue mani osservandola.

 

La mia vecchia vita…

 

Si voltò quindi per guardare nuovamente fuori dalla vetrata, cercando con gli occhi i suoi figli, i quali sotto lo sguardo divertito di Cordè tormentavano gioiosamente C3PO e R2D2 nell’ampio e curato giardino. Un sorriso si affacciò sulle sue labbra carnose, prima di girarsi a posare gli occhi su Padmè.

 

La mia nuova vita…

 

Anakin sospirò, e guardando l’amico, decretò:

“Finalmente ero davvero felice Obi Wan…. Scoprirò chi ha causato tutto questo… e la pagherà molto, molto cara. Dammi il tempo di prepararmi, tu intanto rifocillati. Voglio essere a Coruscant il prima possibile…”

 

*************

 

Capitolo 11

 

 

 

 

 

Appoggiato sul muro di un fatiscente appartamento in uno dei vicoli dei bassifondi di Coruscant, l’uomo il cui viso era seminascosto da un ampio cappuccio marrone appartenente al caratteristico saio dei jedi, seguì con attenzione ma senza farsi notare le mosse di un ragazzino che da tempo lo puntava. Il ragazzo avrà avuto si e no undici anni, abbastanza  in quel luogo per essere già un ladruncolo; troppo pochi per avere l’esperienza sufficiente a non destare sospetti. L’uomo osservò il ragazzino compiere per l’ennesima volta il giro del vicolo,  continuò a rimanere impassibile quando lo vide dirigersi ad ampi passi ma con studiata indifferenza verso di lui. A pochi passi dalla sua vittima, il ragazzo finse di inciampare, cadendo così addosso all’uomo avvolto dal saio.

“Mi dispiace signore… mi scusi!” esclamò mentre infilava rapide le mani sotto la lunga veste marrone alla ricerca di un borsello: una volta “ripulita” la sua vittima, sarebbe corso via. Ma quando il ragazzino sentì al tatto il freddo acciaio, e percorse con le dita l’elegante profilo di quella che  non poteva essere altro che una spada laser, alzò spaventato gli occhi per cercare quelli dell’uomo cui era caduto volontariamente addosso: uno sguardo benevolo lo stava osservando, e il ragazzino lasciò che il barbuto jedi lo aiutasse a rialzarsi. Poi Obi Wan mosse rapido due dita davanti al viso del giovane ladruncolo:

“Per oggi basta così…” fu la frase che accompagnò il trucco mentale, e il ragazzino se ne andò stralunato.

Nonostante quel piccolo diversivo, l’attesa si stava facendo noiosa per Obi Wan: era almeno un’ora che si trovava lì, era quello il punto d’incontro con Anakin. Dopo la partenza da Naboo, cinque giorni prima, i due si erano messi segretamente a indagare sugli ultimi avvenimenti, muovendosi per le vie di Coruscant presidiate da cloni e da AAT, i cieli solcati dalle cannoniere repubblicane.

Cinque  giorni nei quali i due non avevano scoperto niente che non si sapesse già, fino a quella mattinata: Anakin aveva avvisato Obi Wan informandolo di aver  trovato una pista importante, e che doveva seguirla da solo. Prima di chiudere il contatto,  lo aveva pregato di attenderlo al tramonto nel vicolo adiacente al suo alloggio provvisorio. Ma il sole stava quasi totalmente calando su Coruscant, e di Anakin neanche l’ombra.

Obi Wan era assorto nelle sue riflessioni quando un primo boato, attutito dalla lontananza, lo riscosse.

 

Che diamine…?

 

Il jedi uscì dal vicolo, e guardò in direzione dell’esplosione: fumo nero si stava alzando dall’enorme area industriale abbandonata di Coruscant. Sopra la testa di Obi Wan sfrecciarono veloci numerose squadriglie di AAT e caccia. Il secondo boato e la seconda fumata nera si presentarono a poca distanza dall’altra, mentre dal cielo sopra la zona industriale migliaia di puntini scendevano verso terra.

 

Per la forza… è di nuovo guerra!

 

Obi Wan corse verso il punto dove aveva lasciato il suo speeder, urtando e schivando i cittadini in preda al panico e le squadriglie di cloni dirette verso il punto dell’attacco… il terzo boato esplose sopra la sua testa, scaraventandolo a terra. Il jedi alzò gli occhi al cielo, tra le urla di donne e bambini e i comandi impartiti dai cloni con calma tipicamente marziale: il rombo delle navi da trasporto coprì ogni suono, e presto l’intera strada fu invasa dai droidi che con precisione sbarcavano uno dopo l’altro sul suolo di Coruscant.

Obi Wan estrasse la sua spada laser, respingendo gli attacchi dei droidi e  distruggendoli con rapidi e precisi colpi, quando la sua attenzione fu attirata da un gruppo di uomini e bambini, che terrorizzati non sapevano come uscire dal vicolo nel quale si trovavano intrappolati.

Il jedi si avvicinò allora a un clone, impegnato a sparare colpi di folgoratore.

“Soldato… SOLDATO!!” Obi Wan urlò, cercando di sovrastare con la sua voce i rumori dei mezzi e degli spari. Il clone afferrò Obi Wan e lo trasportò dietro un carro armato.

“Maestro Kenobi, se dobbiamo parlare, non possiamo certo farlo nel bel mezzo di un campo di battaglia, signore!”

“Giusta osservazione…” gli occhi del jedi si posarono di nuovo su quel gruppo di persone: erano arrivati altri. Quel vicolo era l’ideale per ripararsi dalla battaglia, ma allo stesso tempo costituiva una vera e propria trappola…

“Soldato, ordina a un tuo superiore di portare giù una cannoniera…”

“Maestro Kenobi, signore, è impossibile!!”

Obi Wan spinse la testa del clone in direzione di quegli uomini, quelle donne e quei bambini che speranzosi ora guardavano il barbuto jedi.

“Quelle persone non c’entrano nulla… dobbiamo evacuare la zona. E le cannoniere hanno posti a sufficienza…”

Il soldato rimase in silenzio, poi si appoggiò la mano sul casco, all’altezza dell’orecchio: Obi Wan lo sentì trasmettere via radio con il suo superiore. Dopo un rapido scambio di battute, il clone riarmò il suo folgoratore:

“Maestro Kenobi, andiamo a recuperare quei civili, stanno portando giù la cannoniera… la copriremo noi…”

Il jedi e un gruppo di soldati, richiamati da un cenno del clone, corsero in direzione del vicolo, mentre il fragore dei motori del mezzo d’attacco repubblicano si faceva sempre più vicino. I soldati crearono un corridoio dal vicolo al trasporto, e il jedi guidò dentro la cannoniera il gruppetto; quando finalmente furono tutti a bordo e il clone comunicò al pilota di poter partire, Obi Wan andò rapidamente a ripararsi dietro un carro armato carico di soldati e rispose alla chiamata del suo comlink, che da tempo segnalava una richiesta di contatto.

“Maestro Kenobi! Tu e Skywalker dovete accorrere all’ufficio del cancelliere! Immediatamente” le parole di Windu fecero tremare il piccolo comlink.

“Maestro Windu! È guerra! Migliaia di droidi stanno piombando sulla zona industriale… e non solo!! Com’è possibile che non ce ne siamo accorti??”

“Non perdiamo tempo, Obi Wan, corri qua insieme a Skywalker… il cancelliere sta ripristinando in via eccezionale le cariche militari della guerra dei cloni… Numerosi generali jedi stanno accorrendo

all’area industriale… ma voi mi servite QUI, ORA!!”

Obi Wan spense il comlink e saber in pugno corse a recuperare il suo speeder… ma con sorpresa non lo trovò.

 

Maledizione!!

 

Il jedi si guardò intorno, sperando di trovare qualcosa che potesse rimpiazzare il suo mezzo.. ma trovò solo decine di droidi in assetto da guerra che gli marciavano contro.

Obi Wan sospirò e fece alcuni passi verso di loro, quando da una strada laterale vide spuntare a velocità pazzesca uno speeder che falciò i droidi e che dopo un mezzo giro in aria gli si avvicinò: la cupolina del posto di guida si aprì, rivelando un tranquillo Anakin.

 “Anakin! Finalmente! Dove diavolo ti eri cacciato?”

proruppe Obi Wan, mentre saltava al posto passeggero.

“Dove mi ero cacciato IO??? E tu allora? Avevamo un luogo d’incontro ben preciso!!”

“Ma per la forza, ti sei accorto che ci stanno attaccando?”

Anakin ripartì a tutta velocità, schivando spari e mezzi d’assalto.

“Dirigiti al Senato.. ci attendono là…” comunicò un afflitto Obi wan, mentre in lontananza la zona industriale abbandonata veniva devastata dalle esplosioni.

.

**********************************

 

 

“E’ assurdo… sempre più senza senso!”

Obi Wan, con le braccia conserti,  guardava dalla grande vetrata dell’ufficio del cancelliere il fuoco e le fiamme provenienti dalla lontana area industriale, denominata ora “Red Zone”. Scrutando il cielo, vide le centinaia navi d’assalto pronte a sbarcare e a lasciare il loro carico di droidi; a loro si opponevano gli astrocaccia repubblicani  e le truppe di terra a bordo dei turbo carri armati.

Seduto alla scrivania, affiancato da due soldati, il cancelliere Organa firmava senza sosta decreti eccezionali e disponeva per fronteggiare quella situazione d’emergenza. Yoda e Windu sedevano tesi sulle due poltroncine opposte a al cancelliere, accanto alla senatrice Mothma; Anakin se ne stava appoggiato alla parete e attendeva che si arrivasse finalmente a una decisione: era inquieto, molto inquieto, e non era per l’attacco alla capitale. Era preoccupato, sentiva un pericolo, ma non riusciva a ricondurlo a niente. Osservando il grande ufficio, il ragazzo tornò al giorno in cui, con la morte di Palpatine, era diventato l’eroe della galassia, ma allo stesso tempo era venuto a conoscenza della parte più terribile nascosta in lui. Forse era l’ambiente e i relativi ricordi a suscitargli quell’agitazione.

Anakin guardò fuori dal vetro, nella stessa direzione di Obi Wan. Il maestro Windu, al loro arrivo, aveva riferito come la situazione si era evoluta, precipitando nel conflitto: circa due ore prima un piccolo gruppo di astrocaccia aveva intercettato il Freedom, ma la scorta di assaltatori che accompagnava l’incrociatore aveva abbattuto i mezzi repubblicani. Diverse squadriglie si erano alzate in volo, e tutt’ora stavano sostenendo una battaglia aerea con i mezzi d’assalto nemici nell’atmosfera di Coruscant; nella confusione generale, il Freedom era riuscito a sganciare le navette d’assalto, le quali avevano dato il via all’attacco su terra.

“Com’è possibile che, per la seconda volta, non ci siamo accorti di niente?” domandò afflitto Obi Wan.

“Materia vivente non è presente in questo assalto.. per questo di nulla ci siamo accorti…” decretò grave Yoda.

“Maestro Windu, qual è la situazione?” chiese il cancelliere, finendo di firmare le ultime carte.

“Il maestro  Ki Adi Mundi e il maestro Plo Koon si trovano alla “Red Zone”; i maestri Eeth Koth, Yarel Proof e Adi Gallia stanno coordinando le truppe di rinforzo”

Organa si alzò dalla sua sedia.

“E’ terribile… una nuova guerra! Non credevo potesse essere possibile un nuovo attacco alla capitale…”

“Per fortuna sono atterrati in una zona ormai deserta… l’area industriale è abbandonata da anni” osservò Mon Mothma.

“Non si è trattato di fortuna. Tutto ciò è senza senso. C’è qualcosa che non va…”

Le parole di Anakin attirarono l’attenzione del gruppo. Il ragazzo si avvicinò alla scrivania del cancelliere.

“Partiamo dall’inizio, al giorno in cui è stato rubato l’incrociatore. Chi ha i mezzi per sferrare un attacco di questa portata avrà avuto senz’altro la possibilità di assaltare il Freedom, ma non l’ha fatto. Ha preferito farsi agganciare utilizzando una voce amica, per inciso la mia, per poi far strage degli occupanti senza dare la possibilità di chiedere aiuto e portarsi via in tutta tranquillità l’incrociatore, lasciando dietro di se il mistero sulla sua identità . Chi ha organizzato tutto questo è un abile burattinaio.. e il burattino alla quale è più interessato sono io…” concluse Anakin, appoggiando il piccolo riproduttore vocale sulla scrivania.

“Era questa la pista che stavi seguendo?” domandò Obi Wan, avvicinandosi.

“Si.. non è stato facile trovarlo, ma è con questo che il nostro misterioso nemico ha assaltato il Freedom.”

“Che cos’è? Una bomba?” azzardò preoccupata Mon Mothma.

“No… è un sintetizzatore e riproduttore vocale. Me l’ha venduto un contrabbandiere, che a sua volta l’aveva acquistato da…”

“…Seekam…” finì la frase Obi Wan.

“Esatto. Questo piccolo strumento, inserito in gola, permette di riprodurre perfettamente  il timbro vocale della persona registrata in memoria. L’inganno è perfetto, poiché a un controllo delle modulazioni vocali e delle lunghezze d’onda, la falsificazione non si discosta dall’originale.”

Anakin si inserì in gola l’apparecchio, e riprese a parlare con la voce di Organa.

“Mi è bastata registrare una sua breve frase, cancelliere… ed ecco il risultato.”

Il ragazzo si sfilò il riproduttore e dopo averlo ripulito lo posò nuovamente sulla scrivania, sotto lo sguardo attonito degli altri.

“Questo ti scagiona completamente , Skywalker… ma c’è qualcos’altro, non è vero?” lo interrogò Windu.

“Si, maestro… Scegliere il mio timbro vocale poteva tornare utile per molti motivi, primo fra tutti il fatto di non essere più un jedi: ciò avrebbe evitato un riscontro immediato…”

“Ma?” chiese Organa, incalzando Anakin.

“Ma questo non è l’unico motivo.  Hanno utilizzato proprio me perché sapevano che il mio nome avrebbe creato un notevole caos tra le istituzioni, ma allo stesso tempo non sarebbe stato rivelato perché in tanti non avrebbero esitato a sbattermi su due piedi in prigione.. Sapevano anche che a causa di questo mi avreste fatto rientrare segretamente a Coruscant… il nostro nemico doveva creare una situazione sufficientemente grave per coinvolgermi e farmi tornare…. io dico che il nostro misterioso nemico vuole me… o meglio vuole la mia morte. Per questo ha fatto di tutto per farmi arrivare nella capitale”

“Il tuo ragionamento non fa una piega, Anakin, fino alla conclusione” osservò Obi Wan, che riprese “Se qualcuno ti vuole morto è perché ti conosce… e chiunque sa che ci vuole ben altro che un manipolo di droidi per ucciderti!”

“È qui che entra in gioco la zona d’atterraggio! Se vuoi conquistare Coruscant non atterri su una zona  abbandonata! Miri al senato… al tempio! Chi guida questo attacco…”

“Non c’è un solo essere vivente a bordo dei mezzi d’assalto!” proruppe Windu.

“Questo lo so, io volevo dire che chi guida questo attacco, la stessa persona che probabilmente mi vuole morto, si trova su Coruscant: non poteva certo rischiare di finire bombardato!”

“Non sono d’accordo” dissentì Obi Wan, incrociando le braccia. “Il lato oscuro guida tutto questo, e su Coruscant non v’è traccia. I segnali riconducono tutti a Mustafar.”

“Chi sta indagando?” chiese Anakin, che non sapeva questo particolare.

“Abbiamo inviato il maestro Hydragen, la sua padawan e Raken.” lo informò Windu.

“E cosa hanno trovato?”

“All’ ultimo contatto, informavano che in effetti sul pianeta e in tutto il sistema il lato oscuro era potente… abbiamo detto loro di ritrasmettere solo in caso di novità.”

“Devono essere contattati…” decretò Anakin.

 Fu Yoda a parlare, infine, dopo aver ascoltato la discussione.

“Questo attacco…un diversivo sembra….Skywalker ragione ha, ma non sui motivi! Questo misterioso  ragno ha intessuto la sua tela abilmente per poter richiamare Anakin a Coruscant… ma sa anche che impossibile è riuscire ad ucciderlo qui…”

Il silenzio calò nella stanza, mentre all’orizzonte i lampi delle esplosioni e le scie dei laser illuminavano a giorno il cielo di Coruscant.

Anakin si mise seduto su una poltroncina, la mente all’opera per ripercorrere le tappe.

 

Il riproduttore vocale con la mia voce… l’assalto all’incrociatore.. il Senato vota per ripristinare l’esercito… tutto calcolato, ci è stato concesso del tempo apposta…il consiglio intanto indaga su Mustafar… io che vengo richiamato su Coruscant, proprio come il nostro “ragno” ha fatto in modo che succedesse…prevede ogni nostra mossa, e noi ci muoviamo secondo i suoi piani… ma qual è il suo piano?

 

“Ma se l’obiettivo non è uccidermi, allora perché?” chiese incerto Anakin, ma all’improvviso capì. Nella sua mente rimbalzarono le parole di Yoda

 

Un diversivo… un diversivo…

 

Tutti  i pezzi di quel mosaico infernale si posizionarono  al giusto posto, nella mente di Anakin la situazione si fece lampante.; anche la sua inquietudine trovò finalmente riscontro.

Pallido come un morto, Anakin balzò in piedi dal suo divanetto e corse verso la porta dell’ufficio come una furia, sotto gli sguardi sbigottiti dei jedi, del cancelliere e della senatrice Mothma.

“Anakin! Fermati! Dove stai andando?” cercò di richiamarlo Obi Wan, ma il giovane era già uscito lasciandosi alle spalle la porta aperta.

Fu Yoda, con una lapidaria frase, a dar chiarezza al gruppo:

“Il nostro nemico di tutto ha fatto affinché Anakin tornasse a Coruscant… ma non per ucciderlo… il ragazzo è qui  perché da un’altra parte non deve essere…”

“Naboo!” esclamò immediatamente Obi Wan, attonito, dopodichè corse anche lui fuori dall’ufficio per seguire Anakin: se era successo qualcosa a Padmè e ai bambini, il ragazzo sarebbe impazzito, lasciando senza freni la sua ira. E Obi Wan non poteva lasciarlo da solo.

 

 

*****************

 

“NOOOO!”

Anakin urlò tutta la sua rabbia, mentre scaraventava un mobile lontano dalla porta riuscendo finalmente ad entrare in quel che rimaneva della sua casa. Muovendosi in quello che riconobbe essere l’ingresso, Anakin gemette vedendo i numerosi cadaveri a terra: addetti alla sicurezza, inservienti, le ancelle di Padmè…. Tutti morti. E tutto distrutto.

A due a due, Anakin salì le scale con il cuore che gli martellava nel petto, dirigendosi verso quella che era stata la camera da letto: anche lì la devastazione non aveva risparmiato niente, neppure il povero C3PO. Ma lui era un droide, e si poteva riparare.

Lentamente si avvicinò a quel che rimaneva dei lettini di Luke e Leia, e scivolò piano verso terra, tenendosi la testa tra le mani, urlando tutta la sua disperazione. Mosse freneticamente le mani tra i detriti e i pezzi di mobilio che ricoprivano il pavimento, ma l’unica cosa che riuscì a trovare fu un lungo drappo di seta celeste: la vestaglia di Padmè.

Attirato dalle urla, Obi Wan era arrivato correndo nella camera martoriata, rallentando il passo alla vista dell’amico.

Il jedi non parlò, osservando il ragazzo rigirare tra le mani quel pezzo di seta. Poi Anakin sembrò accorgersi della presenza di Obi Wan, e cominciò a parlare:

“Pagheranno per questo… eccome se pagheranno…”

“Anakin.. devi restare calmo… lo so che è dura ma…”

“NO! TU NON SAI PROPRIO NIENTE! E NON DIRMI DI RESTARE CALMO!” proruppe Anakin, alzandosi in piedi e scagliando un detrito contro il muro.

“Anakin smettila…” disse fermo Obi Wan, muovendo un passo verso l’amico.

“NON DOVEVANO COINVOLGERLI!!!” urlò Anakin, colpendo con forza con la mano meccanica il grande armadio dalle ante divelte, e il pugno fece volare alcuni pezzi del mobile.

Obi Wan capì che la situazione stava per sfuggire da ogni controllo, e cercò di bloccare il ragazzo mettendogli le braccia intorno al torace. Ma questi continuò  a dar sfogo alla sua rabbia.

“LASCIAMI, OBI WAN! SUBITO! LASCIAMI!”

Il ragazzo si divincolò, ma il jedi non mollò la presa.

“Anakin, non possiamo stare qui a perdere tempo, dobbiamo scoprire…” gli urlò in un orecchio Obi Wan, ma in un istante si ritrovò contro la parete a causa della forza sprigionata dal suo ex padawan.

“A QUEST’ORA POTREBBERO GIA’ ESSERE…” urlò il ragazzo contro Obi Wan, che indolenzito lo guardava dopo l’urto con il muro. Ma Anakin non riuscì a finire la frase: solamente il pensiero che la sua adorata Padmè e i suoi figli potevano essere stati uccisi gli toglieva il respiro e gli trafiggeva il cuore peggio di mille aghi. Il giovane si fermò al centro della stanza e mettendosi le mani nei capelli emise un lungo gemito.

Obi Wan stava per avvicinarsi ad Anakin, gli occhi velati dalla preoccupazione per come il suo amico aveva reagito, quando avvertì un barlume di vita in quella devastazione. Corse quindi giù per le scale, e concentrandosi si guardò intorno, cercando da chi provenisse: un lamento sommesso attirò l’attenzione del jedi, che freneticamente cominciò a piegarsi sui corpi.

“Anakin!” urlò “Corri! C’è qualcuno ancora vivo! Anakin!”

Obi Wan continuò la sua ricerca, mentre come un automa il giovane scendeva le scale, appoggiandosi al corrimano. Quando il jedi si trovò sopra il corpo di un uomo non molto vecchio, calvo e con la barba bianca sporca di sangue, Obi Wan lo sentì lamentarsi; si piegò allora e sollevandogli la testa chiamò Anakin:

“E’ qui! E’ lui, Anakin, corri!”. Mentre il ragazzo si avvicinava, il jedi cominciò a parlare all’uomo sofferente:

“Non preoccuparti, te la caverai….”

L’anziano aprì la bocca, ma non riuscì a parlare.

“Adesso ti porteremo via da qui, e sarai curato, ma tu devi aiutarci, sei l’unico che può farlo!”

“Per la forza, ma questo e Sten!” Esclamò Anakin, inginocchiandosi accanto al vecchio fornitore del palazzo.

“Sten, mi riconosci?”

“Ma.. maestro…. Sk… sk… Skywalker…” disse l’anziano, con molta fatica, a voce appena udibile.

“Si Sten, sono proprio io… ti prego… devi aiutarmi… devi dirmi chi ha portato via Padmè e i bambini”

“Era… erano tanti…”

“Chi erano? Dove l’hanno portati? Ti prego Sten… ti prego…” due lacrime scesero dagli occhi di Anakin. “Ti prego resisti…”

“Mu…Mustafar…” furono le ultime parole di Sten, che spirò tra le braccia di Obi Wan.

Anakin chiuse gli occhi dell’amico, e si alzò per dirigersi verso la porta. Anche il jedi si alzò, e cominciò a parlare:

“Anakin lo sai a cosa ti porterà quello che stai facendo?”

Il ragazzo si voltò lentamente, gli occhi rossi dal pianto, il volto sfigurato dall’ira e dal dolore.

“Obi Wan…sono mortificato… mi dispiace per prima…”

Il maestro jedi lesse sincerità negli occhi di Anakin: sapeva che quel ragazzo gli voleva bene come un padre, e solo in un momento di follia avrebbe potuto fare quello che aveva fatto. Ma voleva fargli capire che si stava addentrando ancora una volta in un sentiero pericoloso.

“LO SAI?” ripeté  Obi Wan alzando la voce.

“Si… ne sono consapevole”

“Allora ti supplico di controllarti… o la situazione diventerà ancora peggiore di adesso, se possibile…”

Una volta a bordo del suo starfighter, Obi Wan ricevette una richiesta di contatto da Coruscant.

“Maestro Kenobi! Cosa riferisci?” era il maestro Windu a parlare.

“I nostri peggiori timori si sono rivelati fondati: il palazzo di Naboo dove risiedeva Anakin è stato assaltato… è stata fatta una carneficina,  la senatrice Amidala e i piccoli Skywalker sono stati rapiti. Ma abbiamo una traccia, e conduce a Mustafar…”

“È proprio di questo che volevo parlarti, maestro Kenobi…  non abbiamo più contatti con il pianeta. È successo qualcosa al maestro Hydragen e ai jedi che l’accompagnavano.”

“Io e Anakin ci stiamo recando là… e faremo luce su tutta la faccenda.”

“Che la forza sia con voi” disse Windu prima di chiudere il contatto.

Obi Wan sospirò: era meglio non riferire quello che Anakin aveva fatto dentro il palazzo.

Una volta chiuso il contatto, lo starfighter di Obi Wan decollò e sfrecciò nel cielo di Naboo, seguendo quello di Anakin, per arrivare il prima possibile su Mustafar.

 

 

******

 

Padmè cercò di aprire gli occhi, ma la luce della stanza in cui si trovava era troppo forte per la sua vista e così li richiuse, momentaneamente vinta non solo dalla luce ma anche dal forte dolore alla testa. Rimase ferma per qualche minuto, sperando vanamente che il dolore passasse, poi decise di stringere i denti e riaprì gli occhi. Ci volle del tempo per permettere alle sue pupille di abituarsi, e il mal di testa rendeva il tutto più difficoltoso, ma dopo istanti che parvero interminabili alla giovane la  sua vista tornò ad essere ottimale. Padmè cercò quindi di muoversi: tentò di muovere le braccia e le gambe in modo tale da sollevarsi, visto che si trovava distesa a terra, ma con paura scoprì di avere caviglie e polsi legati.

Si guardò intorno: la stanza non era molto grande ed era priva di qualsiasi mobilio o altro; non vi erano finestre, e il ricambio d’aria avveniva grazie a un sistema di ventilazione proprio sopra la sua testa. L’unica uscita era data da una massiccia porta in acciaio, che non aveva maniglie o meccanismi d’apertura visibili.

Padmè non si curò del fatto che fosse legata e  prigioniera in chissà quale posto: con crescente agitazione la ragazza si stava rendendo conto di essere sola nella sua cella.

 

I bambini…. Dove sono i miei figli?

 

Padmè cercò di ricordare cos’era accaduto a Naboo: inizialmente la confusione regnò nella sua testa dolorante, poi piano quei momenti concitati riuscirono ad emergere dal buio.

Aveva messo i gemelli a dormire, e lei si era recata nella grande biblioteca del suo palazzo con l’intenzione di scrivere alcuni messaggi ai suoi amici Bail Organa e Mon Mothma. Le missive sarebbero poi state recapitate segretamente a Coruscant:  le importava poco ciò che il consiglio aveva deciso. Anakin era implicato in una brutta faccenda, e lei voleva dare tutto l’aiuto possibile: era sicura che i suoi cari, vecchi amici l’avrebbero assecondata.  Stava scrivendo la prima lettera quando aveva sentito un fragore provenire dal corridoi: era subito accorsa, e con orrore aveva trovato la sua casa invasa da centinaia di droidi. Il suo primo pensiero erano stati i bambini, e così aveva sfilato un folgoratore al cadavere di un addetto alla sicurezza e si era fatta largo fino alla camera da letto. Lì l’aveva raggiunta il capitano Typho, e questi era riuscito a scortare lei e i gemelli fino all’hangar. Sembrava fatta: nell’hangar infatti i droidi non erano ancora arrivati, e i mezzi erano tutti funzionanti. Ma a pochi passi da uno speeder Typho era stato falciato da una luccicante lightsaber rossa. Il  misterioso individuo incappucciato, dopo aver colpito il capo della sua sicurezza, l’aveva avvicinata, ma lei non era riuscita a vederlo in volto. Presa com’era dal tentare di proteggere i suoi figli, non si era accorta di avere un altro individuo alle spalle: vi era dunque finita contro, e il misterioso essere dalla testa bendata l’aveva tenuta bloccata mentre l’uomo incappucciato le toglieva i bambini urlanti dalle braccia.

Lei aveva urlato, supplicato di non fare del male ai suoi figli, e l’uomo incappucciato che si dirigeva verso uno speeder con Luke e Leia in braccio costituiva il suo ultimo ricordo di Naboo. Probabilmente quell’agghiacciante individuo bendato l’aveva colpita, e ora si era risvegliata in quella cella.  Ma i bambini non erano lì con lei: Padmè prego che fossero sani e salvi in un'altra cella… che fossero sani, dove non importava. Ma doveva trovarli.

Padmè iniziò a strisciare, muovendosi contro la parete per provare ad assumere una posizione eretta, ma le caviglie legate e i polsi immobilizzati dietro la schiena non rendevano facile l’operazione. La ragazza tentò e ritentò, ma presto dovette desistere: il dolore alla testa non era ancora passato, e ogni brusco movimento la faceva star male ancora di più.  Stringendo gli occhi per ricacciare indietro le lacrime, Padmè pensò a Anakin, ai giorni meravigliosi  trascorsi sul lago insieme ai loro figli.

 

Perché non possiamo essere felici…

 

Padmè si stava perdendo d’animo: stava per sprofondare nella disperazione quando il rumore della pesante porta d’acciaio che si apriva la costrinse a scuotersi. Mai si sarebbe fatta vedere in quelle condizioni, ma oltre all’orgoglio furono soprattutto il desiderio di conoscere la sorte di Luke e Leia, la paura e la tensione a farle ritrovare dignità.

Il sicario dalla testa bendata si avvicinò lentamente alla ragazza, e bruscamente la sollevò per metterla seduta: per Padmè fu un sollievo, ma contemporaneamente i modi di quell’individuo non avevano fatto altro che accentuare i suoi dolori. Fu come se in testa le fosse esplosa una bomba: Padmè strinse i denti, sotto gli occhi del suo carceriere che la guardava a braccia conserti.

“Dove sono i miei figli?”

“Stanno bene, se è questo che vuoi sapere… sono troppo preziosi per noi per permettere che si facciano male…”

“Preziosi? Noi? Ma chi siete? Cosa volete dai miei bambini?” urlò Padmè.

“Nei tuoi figli scorre il sangue di Skywalker… Il mio maestro non può permettere che tanto potere venga messo al servizio dei jedi…”

“Ma sono solo dei bambini… non sappiamo nemmeno se il potere su cui farneticate tanto esista…” mentì la ragazza, tentando di insinuare un dubbio a quell’essere che continuava a fissarla. L’individuo bendato inclinò la testa, come se volesse scrutarla meglio; quindi si inginocchiò di fronte alla giovane, portando il suo viso alla stessa altezza di quello di Padmè.

“Sono un guerriero, ma non sono uno stupido, senatrice…. E nemmeno il mio maestro lo è… sa che i marmocchi sono potentissimi, per questo ha voluto rapirli: li crescerà e li addestrerà, li terrà sotto la sua protezione… sono talmente piccoli che perderanno ogni ricordo della famiglia, diventeranno sith spietati…  i jedi saranno sterminati e sarà l’inizio di una nuova era….”

“No! Anakin non lo permetterà! I  jedi non lo permetteranno!” gridò furiosa Padmè, piegandosi in avanti verso il suo carceriere: aveva fiducia in suo marito e nell’ordine, poteva permettersi di sfidarlo.

“Il tuo “grande amore” potrà fare ben poco” rispose sarcastico il sicario. “Perché io farò in modo che il mio maestro porti a termine il suo piano….dei marmocchi m’importa ben poco, io cerco solo la mia vendetta….”. A Padmè si gelò il sangue nelle vene.

“Vendetta?” chiese quasi sussurrando.

“Il tuo adorato jedi ha ucciso una persona a me molto cara… da quel giorno lo scopo della mia vita è vedere Anakin  Skywalker morire in una lenta agonia….” L’uomo bendato pronunciò le sue parole con studiata calma, quasi volesse materializzare la scena davanti alla sua vittima.

“No… No…. Non ce la farete mai!!” urlò ancora Padmè, distogliendo lo sguardo da quegli occhi bianchissimi che si avvicinavano sempre più a lei.

“Il mio maestro ha architettato un piano perfetto… Skywalker presto capirà il gioco e sarà attirato nella nostra trappola…Questo pianeta sarà la sua tomba!”

Padmè ascoltò sgomenta quelle parole, mentre il suo aguzzino si lasciava andare a una  sommessa risata. Ma al contrario di quanto sperato da Padmè,non se ne andò, anzi riprese a parlare.

“Non vuoi sapere, senatrice, che sorte è stata riservata per te?” domandò con voce melliflua l’individuo dalla testa bendata, mentre con un dito cominciava ad arricciare una ciocca  della ragazza. Padmè si irrigidì, e non volle pensare al peggio.

“Beh, vivrai…Credo che tu piaccia al mio maestro… nonostante sia il sith più abile e spietato che abbia mai visto, la tua persona è capace di suscitare in lui delle emozioni….ma poiché sostiene che è impossibile amare ed essere saggi*, lui apprezza molto di più la saggezza che le futilità di un sentimento che non sarebbe nemmeno capace di provare….”

Il sicario bendato sposto il peso da una gamba all’altra, ridendo, senza staccare le dita dai capelli di Padmè.

 “… quindi con molte probabilità diverrai una sua concubina, per permettergli di… come dire… “deliziarsi”, ogni volta che ne sentirà il bisogno.… in effetti non si può dire che quel dannato Skywalker non abbia avuto gusto… “ continuò, mentre il dito passava dai capelli al viso, percorrendone i lineamenti. Scese poi sul collo, ma prima di poter arrivare ai seni, uno sputo colpì in pieno volto  il sicario bendato: a causa delle bende il gesto non produsse l’effetto voluto, ma l’orgoglio era stato ferito pesantemente. Questi si fermò subito, e incrociò i suoi occhi bianchi con quelli profondi della ragazza: ne lesse un odio intenso, e l’individuo bendato non dubitò che se nella stanza ci fosse stata un’arma, quell’apparentemente fragile creatura non avrebbe esitato un secondo ad afferrarla e farlo a pezzi. Ma per il momento bastavano i suoi occhi, e con sorpresa il sicario si ritrovò a distogliere lo sguardo, mentre Padmè alzava fiera il mento, sfidandolo ancora.

L’uomo bendato alzò la mano per colpirla, ma Padmè non si ritrasse, anzi si sporse ancora più in avanti. Lo stava mandando fuori di testa, con quelle provocazioni, ma dovette trattenersi dal percuoterla, poiché il suo maestro non l’avrebbe perdonato.

“Maledetta sgualdrina…” imprecò, rialzandosi e pulendosi laddove lo sputo aveva colpito. Poi a grandi passi rabbiosi uscì dalla cella, richiudendosi pesantemente la porta d’acciaio alle spalle.

Fu solo quando si trovò sola che Padmè abbandonò la sua fierezza e la sua spavalderia, e appoggiando la testa contro il muro, si liberò in un pianto sommesso.

Fuori dalla cella, la figura avvolta dal saio nero e con il cappuccio calato in testa attendeva il suo allievo: c’era del lavoro per lui. Un sorriso spuntò da sotto il cappuccio, mentre l’individuo bendato continuava a ripulirsi dalla saliva di Padmè.

“Te l’avevo detto che non era una preda, anzi… se non si sta attenti potrebbe diventare un predatore….” Fece notare l’individuo incappucciato, mentre si dirigeva verso l’entrata di un’altra cella.

Il sicario seguì il suo maestro, e mormorò qualcosa di incomprensibile: un’imprecazione nella sua lingua, ipotizzò la figura nel saio. Una volta di fronte alla massiccia porta d’acciaio della stanza che si trovava in fondo al lungo corridoio, anch’essa adibita a cella, il maestro si girò verso l’allievo:

“Ora abbiamo altro a cui pensare…Dobbiamo occuparci di questi jedi impiccioni… e dare il via alla seconda parte del piano..”

L’individuo bendato annuì: la porta si aprì e per primo entrò l’uomo incappucciato. Prima di entrare nella cella, il sicario mosse le dita per farle crocchiare; per far fare la stessa cosa al collo, piegò la testa a destra e a sinistra. Entrò quindi, e la porta si richiuse alle sue spalle.

Dopo alcuni istanti, un grido di dolore e di disperazione di un uomo echeggiò tra i corridoi, ma si perse nella profondità della roccia vulcanica in cui erano  scavati: le celle infatti si trovavano nei meandri più reconditi del centro di controllo dei raffinatori lavici di Mustafar.

Qualunque cosa fosse avvenuto in quelle celle, se qualcuno si fosse trovato sulla superficie del pianeta avrebbe continuato a sentire il rombo dei macchinari e il fragore dei fiumi di lava.

 

 

 

 

 

(* “È impossibile amare ed essere saggi” - Erich Fromm)

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 12 - Capitolo 13 ***


Allora, come al solito ringrazio TUTTI per avermi commentato in maniera così entusiasta

Allora, come al solito ringrazio TUTTI per avermi commentato in maniera così entusiasta!!! Sono davvero contenta che la storia continui a piacervi!! Quindi grazie a Silvì76 e alle sue critiche, grazie a Darthsteo, a Micia, a Irene, a Andy, Bip, Topomouse e tutti gli altri!!!

Ah, e come al solito...Buona lettura!!!

PS per Chaosreborn: si...ho fatto un po' di confusione con tutte quelle A e quelle T...sorry!!!

 

 

 

 

*

 

Capitolo 12

Capitolo 12

 

 

 

 

 

Il jedi starfighter di Anakin atterrò sulla grande piattaforma a poca distanza da quello che doveva essere il centro di comando. In un baleno il giovane si fiondò fuori dalla cabina di pilotaggio e seguito da R2, che si era sganciato dall’ala, si diresse verso l’ingresso del centro di controllo, rimandando al mittente decine di spari di folgoratori e mandando in pezzi altrettanti droidi.

Anche Obi Wan si precipitò ad aiutarlo, e quando fu ristabilita la calma, si rivolse all’amico.

“Il solito comitato di benvenuto…. Siamo sulla strada giusta, se ci sparano addosso.”

“Obi Wan, resta qui… questo è un conto che devo regolare io, da solo.”

Il maestro jedi bloccò Anakin tenendolo per un braccio, visto che il ragazzo si stava già avviando verso l’ingresso del centro di controllo.

“Restare qui, dici… e lasciare che tu perda il controllo? E poi se tu andassi da solo, finiresti ucciso prima ancora di trovare Padmè e i bambini, visto che è evidente che ci stanno aspettando. Capisco il tuo turbamento, ma devi ragionare.”

Anakin era impaziente.

“Faremo così: ora entreremo e INSIEME abbatteremo tutto ciò che ci si parerà davanti… INSIEME proseguirono per il centro di controllo, INSIEME libereremo la tua famigli e INSIEME fermeremo il sith. Sono stato chiaro?”

“Si, Obi Wan… ma adesso andiamo, per favore…”

Mentre si dirigevano verso l’accesso, Obi Wan si domandò se aver permesso ad Anakin di recarsi su Mustafar fosse stato giusto: percepiva chiaramente il turbamento dell’amico, e come la sua forza fosse alterata.

Era preoccupato, molto.

Anakin non sembrava più lui, dopo lo sfacelo di Naboo.

Una volta entrati nel centro di controllo, grazie all’aiuto di R2, i due jedi dovettero affrontare diversi droidi, destreggiandosi tra le consolle di comando dei raffinatori lavici.

“Dannazione, è un problema!” urlò Obi Wan mentre staccava la testa a un droide, all’indirizzo di Anakin.

“Fa attenzione a non colpire i comandi, Anakin, o qui salta tutto!”

Ma Anakin, come una furia, aveva il solo obiettivo di avanzare per raggiungere i meandri dell’edificio scavato nella roccia: il resto erano solo seccature senza importanza.

I droidi furono presto sistemati, e proseguendo per una piattaforma sospesa sul fiume di lava, si trovarono costretti a saltare su un elevatore carico di rottami, non solo per raggiungere più facilmente il loro obiettivo, ma anche per eludere un battaglione di droidi: se avessero dovuto continuamente combattere, sarebbero invecchiati prima ancora di trovare il sith.

Dall’alto dell’elevatore, Anakin e Obi Wan osservarono i droidi cadere nella lava.

In piedi sopra i rottami, i due jedi furono raggiunti da spari di folgoratore, a causa di numerose sentinelle che si trovavano sulle piattaforme più elevate, ma abilmente li respinsero con le loro spade laser. Mentre respingeva i colpi, Anakin percepì qualcosa.

“Obi Wan, dobbiamo saltare!”

“Si… l‘ho percepito anche io…”

Respingendo l’ultimo colpo di folgoratore, i due jedi saltarono dal montacarichi atterrando in una capriola sulla piattaforma sottostante: l’elevatore proseguì la sua corsa, verso la sommità dell’impianto.

Anakin e Obi Wan corsero quindi verso una grande porta incastonata nella roccia, e ancora una volta il piccolo R2 fece bene il suo lavoro, tramite i controlli dell’ingresso. Ma quando la porta si spalancò., i due si trovarono di fronte a un bivio: due corridoi paralleli rendevano ancora più complicata la situazione.

“Dobbiamo dividerci..” propose Anakin.

“Non credo sia una buona idea”

“Sento la forza dei bambini.. viene da qui, mentre …” comunicò il ragazzo indicando il corridoio alla sinistra.

“… il lato oscuro ci conduce qui…” terminò Obi Wan, guardando il corridoio destro.

Dopo un attimo di silenzio, il maestro Kenobi parlò:

“D’accordo, dividiamoci… tu cerca Padmè e i piccoli…io mi occuperò del nostro sith. Ma avrò bisogno di aiuto…”

“Ti raggiungerò non appena avrò messo in salvo la mia famiglia”

Stavano per inoltrarsi nei corridoi, quando Obi wan parlò afferrando il braccio dell’amico.

“Anakin… Non fare pazzie…”

“Non posso prometterlo, Obi Wan, lo sai”

“Non ti chiedo di promettere… ma sai a cosa andresti incontro se…”

“Se loro staranno bene, allora tutto andrà per il meglio. Posso dirti solo questo”

"Lo sai che i bambini sono ancora vivi, se ho percepito la loro forza l'hai fatto anche tu..... quello che mi preoccupa è che tu continui a essere fuori controllo..."

"QUANDO LI VEDRO' in buona salute, allora mi calmerò, Obi Wan. Le mie percezioni sono offuscate, non sono così sicuro di quello che sento..."

"Offuscate? Da che cosa?" Era una domanda retorica. I peggiori sospetti di Obi Wan si stavano rivelando fondati: il lato oscuro stava tornando a far presa su Anakin.

"Io vado, Obi Wan. Che la forza sia con te..."

Anakin si inoltrò velocemente nel suo corridoio.

Il jedi barbuto tirò un sospiro prima di iniziare a correre anche lui.

 

 

********

 

Finalmente ce l'aveva fatta.

Padmè si massaggiò i polsi e le caviglie, indolenziti e feriti a causa delle catene, che ora si trovavano a terra.

Non era stato facile liberarsi. Dopo che quell'essere orrendo aveva abbandonato la sua cella, ma sopratutto dopo essersi riscossa dallo smarrimento, si era messa all'opera per riuscire a portarsi le mani nuovamente avanti, anzichè dietro il corpo. Aveva abbandonato la sua posizione seduta, e da terra aveva lottato e si era divincolata per riuscire a farsi passare le gambe tra le braccia. Dopo innumerevoli tentativi ci era riuscita, ma nonostante avesse recuperato una minima padronanza del suo corpo, doveva superare uno dei due ostacoli più grossi che la separavano dallo scoprire dove fossero i suoi figli: le catene.

Poi c'era stato quell'urlo.... agghiacciante.

Probabilmente il suo aguzzino si stava divertendo a torturare qualche altro prigioniero.

Forse lo aveva ucciso. Padmè doveva assolutamente sbrigarsi.

Puntando le mani immobilizzate in avanti, si era sollevata in piedi, e saltellando per la cella aveva cercato qualcosa che potesse fungere da arnese di scasso.

Ma le pareti lisce e il pavimento altrettanto privo di asperità le avevano fatto rimpiangere le sue forcine, già utilizzate in passato e dimostratesi utilissime per quell'uso, ma di cui era sprovvista poichè i suoi capelli ricadevano lunghi sulla schiena, senza nessuna acconciatura.

Aveva allora cominciato a battere contro il muro della cella, sperando di scalfire le catene, ma con la consapevolezza che era una battaglia persa in partenza: sconsolata, si era gettata seduta a terra, e lì aveva visto un luccichio.

Aveva subito allungato una mano in direzione dell'oggetto responsabile del riflesso di luce, e Padmè si era ritrovata tra le mani una sottile lamella metallica: osservando la fonte di luce della cella, un neon ricoperto da una grata, dedusse che probabilmente la sua salvezza si era staccata da lì.

Un vero e proprio dono dal cielo.

Subito aveva cominciato ad armeggiare con le catene dei polsi, e dopo qualche minuto era di nuovo libera di muovere le mani.

Rapidamente aveva ripetuto l'operazione con le catene delle caviglie, e ora Padmè si trovava in piedi, in mezzo alla cella, intenta a studiare un modo per superare il secondo grosso ostacolo: la porta.

La giovane si avvicinò cauta alla massiccia porta d'acciaio: era completamente liscia, ed era impossibile riuscire ad aprirla. Sicuramente il meccanismo d'apertura interno era stato sabotato per permettere che la porta si aprisse solo con comandi esterni.

Padmè si appoggiò alla porta e abbassò la testa sconsolata: quello era un ostacolo insormontabile. Nella mente della giovane affiorarono i ricordi di Anakin e dei suoi poteri jedi.

 

Se solo fossi una jedi anch'io...

 

Considerò che l'unico modo per uscire da lì era attendere che qualcuno entrasse nella cella: avrebbe aspettato che il suo ignaro visitatore si trovasse nel mezzo della porta e poi lo avrebbe colpito con.... con...

Già, con che cosa?

Padmè vide le sue catene a terra.

 

Quelle andranno benissimo...

 

Il suo piano era buono, ma Padmè valutò che se fosse entrato l'individuo bendato, non avrebbe avuto possibilità: quello era sicuramente un guerriero, e lei dalla sua parte aveva solo l'elemento sorpresa. Si augurò che qualche galoppino fosse stato incaricato di portarle da mangiare: allora si che avrebbe funzionato.

All'improvviso, Padmè sentì un rumore dall'esterno della sua cella. Appoggiò in fretta l'orecchio sulla fredda superficie della porta per sentire meglio: erano passi... qualcuno stava correndo nel corridoio. Sentì i passi rallentare di fronte alla sua porta, per fermarsi poi del tutto.

 

Sta per entrare qualcuno!

 

Padmè corse a prendere le catene, e afferrandole con tutte e due le mani attese sul lato sinistro della porta, per cogliere di sorpresa il suo visitatore.

Dopo alcuni minuti, interminabili, la porta si spalancò, ma non entrò nessuno. Pur stupita, la ragazza non abbassò la guardia, e non osò spostarsi: se fosse stata una trappola?

In un baleno, una figura si precipitò dentro la cella, scagliandosi addosso a Padmè che non ebbe neanche il tempo di reagire.

 

No...NO! Ho fallito.. mi uccideranno!

 

La giovane chiuse gli occhi e si ritrovò schiacciata contro la parete, costretta a lasciar cadere le catene a terra.

"Per la forza, cosa ho fatto?"

Padmè aprì gli occhi, riconoscendo la voce familiare: sorpresa e gioia si mescolarono nell'espressione del suo viso quando si vide di fronte il suo adorato Anakin.

Il jedi lasciò la presa per sostituirla con un più dolce abbraccio.

"Tesoro mio, stavo per colpirti... avevo percepito un pericolo..."

"Stavo aspettando che qualcuno aprisse la porta per scappare... non avrei mai immaginato..." rispose Padmè, affondando una mano tra i capelli di suo marito.

"Oh, Anakin...ci hanno preso di sorpresa, hanno fatto un massacro..."

"Lo so, amore mio, lo so... quando sono arrivato a casa e non vi ho trovato mi è sembrato d'impazzire" disse Anakin, tenendola stretta. Padmè lo guardò negli occhi: ora la gioia era stata sostituita dalla paura.

"Siamo una trappola per te, Anakin... hanno rapito me e i bambini perchè ti volevano attirare qui..."

"Chi sono, Padmè? Li hai visti?"

La ragazza scosse la testa sconsolata.

"Posso dirti che erano due... uno è irriconoscibile poiché porta il viso completamente ricoperto da bende... si vedono solo due occhi bianchissimi... non è di razza umana. L'altro invece indossa un saio nero, e il cappuccio calato sulla testa gli nasconde il viso....non posso dirti di più, mi dispiace."

"Sith..." considerò amaramente Anakin. Poi prese per mano Padmè, e con quella libera le accarezzò il viso:

"Padmè, ora dobbiamo trovare Luke e Leia... Hai idea di dove siano?"

"Quando mi sono svegliata nella cella, ero da sola.... Ci hanno separati prima...Non so nemmeno su che pianeta siamo.."

"D'accordo... seguiremo la loro forza..."

Anakin e Padmè uscirono dalla cella e insieme corsero verso delle scale, seguendo la via della forza: nonostante le apparenze, la via più difficile, poiché Anakin si sentiva oppresso da qualcosa... qualcosa che non gli permetteva di utilizzare al meglio i suoi sensi. E purtroppo sapeva anche cos'era.

Ora Anakin sentiva un po' meglio: aveva trovato sua moglie, a restavano ancora i bambini. Obi Wan difficilmente si sbagliava: sicuramente i piccoli stavano bene.

Ma ciò non toglieva che quei dannati sith non si sarebbero salvati dalla sua ira.

 

********************************

 

Scendendo in profondità nel centro di controllo, Obi Wan si ritrovò a dover abbattere diversi droidi. Le sue percezioni lo conducevano in profondità: era lì che si trovava il suo avversario. Non sperò di poter coglierlo di sorpresa: i disturbi nella forza creati da Anakin erano sufficienti per svelare la presenza di cinquanta jedi, non solamente due.

Quel ragazzo lo preoccupava: da quando erano partiti da Coruscant, aveva sentito montare in lui sentimenti negativi: odio.. rabbia... paura. Eppure quando come maestro era sempre stato molto chiaro: tali sentimenti sono una via breve per il lato oscuro. E Anakin si era già pericolosamente addentrato per quella via, quando Obi Wan era su Utapau e il ragazzo credeva di poter salvare Padmè solo con i poteri dei sith; gliela aveva detto lui stesso, a Naboo, quando erano nati i gemelli.

Obi Wan arrivò a un livello che dava sull'esterno, poiché era un punto di congiunzione tra il centro di controllo, che ora si stagliava imponente sopra di lui, e una struttura più piccola dalla parte opposta.

In mezzo, il fiume di lava.

L'unico passaggio tra le due rive era una larga piattaforma metallica; paralleli alla piattaforma, sottili tubature portavano vapore dalle strutture del centro di controllo all'altra struttura

Obi Wan immaginò Anakin in bilico su uno di quei sottili tubi: un piccolo passo falso, e sarebbe caduto nella lava. Un piccolo errore, un lieve cedimento, e il lato oscuro l'avrebbe risucchiato.

Obi Wan si augurò che fosse saggio da capirlo.

Lo sperò con tutto il cuore, mentre attraversava la larga piattaforma metallica per dirigersi sull'altro versante.

E fu sopra quella piattaforma che un'esplosione di lato oscuro lo colse di sorpresa, gettandolo a terra.

 

Dannazione! Fregato come un pivello...

 

Con un balzo Obi Wan si tirò in piedi, e fulmineamente estrasse la sua spada laser.

Lo vide attendere in fondo alla piattaforma, seduto a terra, le gambe incrociate. Non capì chi fosse, ne come fosse fatto: la penombra l'avvolgeva.

Finalmente!

"Mostrati, dannato sith!" lo esortò Obi Wan.

Il suo avversario non si mosse. Dopo alcuni secondi, il jedi osservò la figura alzarsi lentamente da terra, e far cadere il suo saio nero.

"Perdonami se ti ho disturbato... Ma avrei una certa fretta di andarmene!" Lo incalzò ironicamente il jedi.

Ancora più lentamente, lo vide avvicinarsi, e quando finalmente si trovò alla luce creata dal riflesso delle illuminazioni sulla lava, Obi Wan potè vedere il suo avversario: un uomo dalla testa completamente avvolta dalle bende, che lasciavano scoperti solo due occhi bianchissimi. Una tunica nera lunga fino ai piedi lo vestiva, ma le maniche strappate lasciavano libere due braccia bianche e muscolose, i polsi ornati da dei bracciali neri con dei motivi arcaici sopra.

"Per la forza... Per un grande ustionato come te questo non è di certo il posto adatto... con tutta questa lava!" disse Obi Wan, mentre si liberava del saio marrone.

"Ridi ora, maestro Kenobi.... Perchè tra poco non potrai più farlo!" lo minacciò il sicario, accendendo la sua doppia lightsaber rossa.

"Chi me lo impedirà.. tu, forse?"

"Non alimentare il mio odio... anche tu sei responsabile della sua morte... come Skywalker!!"

 

La morte di chi?

 

Obi Wan era confuso, ma non ebbe il tempo di fare domande, poiché il suo avversario gli si scagliò addosso, roteando la doppia lama rossa in un turbinio mortale.

Il jedi parò i colpi indietreggiando, e potè percepire la devastante potenza dell'individuo di fronte a lui.

Un pugno lo colpì, ma Obi Wan rispose con una violenta testata sulla faccia nascosta del suo avversario.

Sotto di loro il fiume di lava scorreva implacabile, attendendo il responso di quello scontro.

 

*********************************

 

Anakin sfondò un'altra porta, ma niente: ancora un deposito rottami.

"Maledizione!" urlò, sferrando un pugno con l'arto artificiale contro il muro. Non riusciva a trovare i bambini.

Dannate le sue percezioni... Aveva perso ogni traccia.

"Proviamo a dividerci, Anakin" propose Padmè

"No.. non voglio che tu vada da sola... non voglio rischiare di perderti di nuovo"

I due rimasero in silenzio, Anakin appoggiato con le spalle al muro, lo sguardo teso verso il soffitto; Padmè di fronte alla porta divelta dal calcio del marito.

La ragazza fu scossa da un brivido : dopotutto, era rimasta con la leggera veste da camera che indossava al momento del rapimento, la quale le lasciava le spalle e le braccia scoperte.... ma non era il freddo la causa principale di quei brividi, Padmè lo sapeva.

Anakin se ne accorse, e rapidamente si sfilò il saio e lo avvolse attorno alla moglie, accogliendola poi tra le proprie braccia.

"Io... non so cosa mi sta succedendo, Padmè...le mie percezioni sono offuscate.. non riesco..."

La ragazza prese il viso del marito tra le mani, e lo costrinse a guardarla negli occhi

"Io ho fiducia in te, Anakin... so che li troverai... che li troveremo... e che torneremo tutti sani e salvi a Naboo..."

La giovane continuò, mentre Anakin annuiva

“Forse non dipende da te… magari c’è qualcosa che ti blocca, che ti impedisce di rintracciare i bambini… possiamo chiedere a R2 di fare una ricerca… dobbiamo tentare qualcos’altro!”

Anakin rimase in silenzio, pensieroso.

Sapeva da che cosa erano offuscati i suoi sensi… si era già trovato in questa situazione. Ma concentrandosi meglio, notò che non riusciva più a sentire neanche Obi Wan, che si trovava inequivocabilmente sul pianeta…

"Forse le tue percezioni sono bloccate da qualcosa..."

 

Bloccate? Già... bloccate... schermate!!! Come ho fatto a non pensarci prima?

 

Anakin la guardò come se avesse avuto una visione

"Padmè, sei un genio!!"

Poi afferrandola per le mani se la portò dietro fino al corridoio sottostante, dove aveva visto un pannello elettrico.

Lo smontò di corsa, e strappò i fili del campo di forza che schermava tutta l'area dei corridoi sovrastanti: ecco perchè aveva perso all'improvviso ogni traccia!

"C'era un campo di forza che schermava i corridoi, Padmè... ecco perchè ho perso i bambini!" le spiegò mentre salivano di due piani, seguendo le percezioni.

"Ora li sento quasi perfettamente... siamo vicini!" continuò Anakin, percorrendo un nuovo breve corridoio.

La coppia si fermò davanti a una porta diversa dalle altre: probabilmente non era un semplice magazzino.

Con un calcio il jedi sfondò la porta, e si trovò in una grande stanza dotata di pannelli e monitor luminosi, con al centro un enorme tavolo ovale circondato da sedie: sopra il tavolo, seduti su una coperta, Luke e Leia si girarono nello stesso istante per vedere chi fosse il responsabile di tanto baccano. Intorno a loro, sei droidi i quali si scagliarono immediatamente contro Anakin sparando, e una longilinea aliena terrorizzata.

Anakin non poteva respingere i colpi con la sua spada laser, rischiando di colpire i bambini: con la forza scagliò i droidi fuori dalla stanza, avendo così libertà di manovra.

Padmè invece corse verso l'aliena, che stava tentando di prendere in braccio i gemelli per scappare: un destro raggiunse la longilinea figura al volto, facendola cadere priva di sensi.

"E non ti permettere mai più di toccare i miei bambini!!" le sputò contro irata Padmè, prima di gettarsi sui gemelli, abbracciandoli e ricoprendoli di baci. Anakin rientrò nella stanza e non si chiese nemmeno che fine avesse fatto l'aliena: conosceva troppo bene sua moglie...

Il cuore gli si aprì quando vide i piccoli ridere felici alla vista della madre e del padre. Felici... e salvi.

"Padmè ora dobbiamo andarcene da qui, dobbiamo trovare un mezzo per farvi scappare!" disse Anakin sollevando in braccio Luke.

"Cosa vuol dire farvi scappare? Tu dove vai?" chiese preoccupata Padmè.

"Non abbiamo tempo di discutere, Padmè! Prendi Leia, e seguimi!"

Il jedi corse via, riparando Luke con l'altro braccio e tenendolo sotto il saio, imitato da Padmè.

Corsero per i corridoi, mentre Anakin chiedeva a R2 tramite comlink di trovare dove fosse l'hangar rispetto alla loro posizione.

Dopo alcuni secondi il robottino comunicò le informazioni richieste al suo padrone, e in breve tempo la coppia e i bambini si trovarono davanti al grande portone d'acciaio dell'hangar.

Fu in quell'istante che Anakin sentì un'interferenza nella forza.

 

Obi Wan... è ferito... è in difficoltà!

 

"Dobbiamo sbrigarci" disse il giovane appoggiando Luke a terra.

"Anakin, cosa succede?" chiese preoccupata Padmè.

"Obi Wan.. è in pericolo.."

"Obi Wan? Anche lui è qui?"

"Siamo arrivati insieme... mentre io cercavo voi, lui ha cercato il sith... e l'ha trovato. Ma sta avendo la peggio."

Padmè rimase colpita.

"Muoviamoci allora" decretò la ragazza, dopo alcuni istanti silenziosi.

Anakin infilò la spada laser nella massiccia porta d'acciaio, e seguendo le linee di un'immaginaria forma rettangolare, creò un'apertura nella lastra. Vi si infilò dentro, e in poco tempo si sbarazzò di tutti i droidi dell'hangar.

Poco dopo Padmè vide la porta aprirsi con il regolare meccanismo: ne uscì suo marito.

"Forza, andiamo dentro, ho già visto una navetta che andrà benissimo" esortò Anakin, riprendendo tra le braccia Luke.

Insieme corsero nell'hangar, fermandosi davanti a una nave da trasporto non molto grande ma veloce. Il jedi digitò i comandi e il portellone si aprì.

Una volta dentro la navetta, Anakin sistemò Luke su un sedile, e lo fermò saldamente con un doppio giro di cinture. Poi gli accarezzò la testa e lo baciò teneramente sulla fronte. La stessa cosa fece con Leia, che era stata immobilizzata sul sedile da Padmè; infine fece sedere sua moglie sul posto di comando.

"Padmè ascoltami bene, perchè non potrò ripetermi: questa sequenza corrisponde all'accensione, mentre questo tasto permette l'avvio delle procedure di aggancio con un'altra nave." Ad ogni parola, le mani di Anakin si spostavano da un tasto all'altro, mentre Padmè ascoltava attenta.

"Il cancelliere sa che siamo qui, probabilmente sta inviando qualcuno. Non appena ricevi trasmissioni amiche agganciati subito. Ti prego, dovete mettervi in salvo." continuò il jedi, accarezzando il viso della moglie.

"E non fare pazzie, senatrice..." concluse in un sorriso Anakin.

Padmè sorrise di rimando, prima che la bocca di Anakin si calasse sulla sua, per un breve ma intenso bacio.

“Ti amo.." disse il jedi mentre arretrava verso il portellone.

"Anakin.. ti prego torna..." fu l'unica cosa che Padmè riuscì a dire.

"Fai come se fossi già a casa..." la rassicurò Anakin.

Chiuse il portellone, e guardò la navetta iniziare le manovre di uscita. Attese di vedere sua moglie e i suoi figli scomparire nell'oscurità del cielo di Mustafar, poi corse via per cercare Obi Wan, seguendone la forza.

Arrivato sulla piattaforma, la scena che trovò gli mozzò il fiato in gola: Obi Wan era a terra, privo di sensi, la tunica macchiata di sangue, e un taglio sulla fronte.

Vicino a lui, un essere misterioso si stava srotolando le bende dal viso utilizzando la mano sinistra, mentre con la destra teneva una spada laser a doppia lama.

"Skywalker... ti stavo aspettando..."

Anakin avanzò verso il suo nemico. Le bende ora erano quasi tutte a terra, rivelando il volto di quel misterioso individuo.

 

 

Per Anakin fu come sprofondare in un incubo.

Quegli occhi bianchi senza pupille... quella testa glabra, ornata da linee nere, antichi segni arcaici... altre strisce nere, sotto gli occhi e la bocca...

"Cosa c'è Skywalker.. sembra che la mia faccia ti ricordi qualcuno..."

"CHI SEI?" urlò Anakin, sfoderando la spada laser.

"Chi sono chiedi?"

L' uomo fece un passo avanti, mettendosi in posizione... nella mano destra la sua doppia lightsaber.

"Io sono il peggiore dei tuoi incubi...”

Il sith fece un balzo in avanti, imitato da Anakin: in aria le lame laser si incrociarono...

"Io sono la morte stessa che viene a cercarti, Skywalker..." urlò in aria, mentre i due combattenti ricadevano sulla piattaforma, girandosi rapidamente per ritrovarsi faccia a faccia.

Di nuovo fermi in posizione d'attacco, il jedi e il sith si scrutarono, il silenzio rotto dallo scorrere della lava.

"Io sono l'angelo vendicatore..." prosegui l'uomo dalle pupille bianche.

Con movimenti rapidi, i due si avvicinarono: le saber scintillarono al contatto.

I visi vicini, tra di loro solo le luccicanti spade laser a illuminarli.

Il sith spinse lontano Anakin, e con una veloce rotazione la rossa saber ferì il braccio del jedi, che fece una smorfia.

L'uomo spense la spada laser, e piantando le sue due pupille bianche sul viso di Anakin, parlò:

"Io sono Khan Ventress, fratello di Asajii... e tu oggi pagherai per la sua morte!!"

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo 13

 

 

 

 

 

 

Un’altra ferita si aprì sul corpo di Anakin, mentre rovinava a terra, la faccia a contatto con la grata

metallica che pavimentava la sommità del raffinatore lavico.

Ventress lo osservava ansimando, tenendosi lo squarcio sulla gamba, appoggiato alla balaustra della piattaforma.

Lo scontro non sembrava vedere la fine.

Dopo le prime battute che i due contendenti si erano scambiati sul ponte sopra il fiume di lava, il jedi e il sith si erano spostati sulla terraferma, a fianco della piccola struttura che saliva di alcuni metri in altezza, incuneandosi nella roccia lavica.

Anakin non aveva avuto il tempo di mettere al riparo il corpo di Obi Wan, poiché la foga e l’ira del suo avversario l’aveva travolto, costringendolo a una reazione più che immediata.

Difficile, dopo quanto gli aveva detto….

Anakin era rimasto interdetto: non aveva dimenticato Asajii Ventress… non aveva dimenticato lo scontro su Yavin 4.

Non l’aveva dimenticato poiché l’ira e la rabbia gli aveva permesso di sconfiggerla… un altro, inesorabile passo verso il lato oscuro aveva compiuto quel giorno.

Ma Obi Wan era convinto che lei fosse ancora viva. E Anakin aveva seguito il suo maestro in quella che credeva una caccia ai fantasmi… e invece, su Boz Pity, ancora Asajii… ancora uno scontro.

Ancora la vittoria dei jedi.

Ora Khan, suo fratello, era venuto a riscuotere il conto…

Fendente dopo fendente i due si erano addentrati nel piccolo edificio, che si era rivelato essere un deposito rottami.

Si eguagliavano in forza e in potenza: il sith era stato ben addestrato alle arti del combattimento… sapeva manipolare il lato oscuro abilmente.

Inoltre Ventress aveva il rancore, l’odio…. la vendetta a guidare le sue azioni….

Anakin si sentiva invece  in dovere di reprimere i suoi sentimenti.

Anche se li sentiva crescere in lui.

Troppo sconvolgente era stato il rientro al palazzo di Naboo.

Troppa sofferenza aveva in sé per la vita alla quale, per quell’infernale piano, aveva dovuto rinunciare…

Troppa rabbia per aver coinvolto Padmè e i bambini in quella vicenda… anche se ora la sua famiglia era in salvo, Anakin percepiva chiaramente il mutamento del suo animo: tutto si era risolto per il meglio, ma la sua ira non si era placata…

Non  appena aveva visto il sith, il primo pensiero di Anakin era stato di vendetta.

Avrebbe voluto colpirlo, mutilarlo...trucidarlo...

Ma mentre il jedi parava i colpi provenienti dalla doppia saber di Ventress, si era ripromesso di doversi controllare.

Troppo pericolosa era la via del lato oscuro… e il suo spirito non era così innocente da poterne subire il fascino senza conseguenze.

Dopotutto era già successo. E stava accadendo di nuovo...

Sfondando una porta, Anakin si era ritrovato su un corridoio esterno che costeggiava l’edificio, e sotto gli scanner incuriositi dei piccoli droidi trasportatori il giovane  e Ventress avevano continuato a duellare, scambiandosi colpi… scambiandosi ferite.

Con un balzo il sith aveva raggiunto prima il livello sovrastante e poi la sommità del magazzino. Anakin l’aveva raggiunto e in una danza mortale e senza tregua le loro saber avevano scintillato sullo scenario apocalittico dei fiumi di lava.

Anakin aveva lasciato terreno al suo avversario e indietreggiava sotto i suoi colpi, ma all’improvviso, dopo avergli bloccato la doppia saber sotto la sua spada laser,  aveva afferrato Ventress per il braccio e se l’era tirato contro: nel momento in cui i loro corpi si incrociavano, Anakin aveva rapidamente roteato la saber, aprendo una profonda ferita sulla gamba del sith.

Poi, correndo, era saltato sulla sommità di un raffinatore lavico opposto all’edificio, e aveva atteso l’arrivo di Ventress.

Questi non si era fatto attendere: nonostante la ferita e il dolore, aveva spiccato un balzo e prima di toccare terra aveva incrociato in aria la saber con Anakin, il quale aveva parato senza  difficoltà.

Ma una volta con i piedi sulla grata che pavimentava la sommità del raffinatore, il sith aveva abilmente ruotato facendo perno sul corpo di Anakin e con un preciso colpo aveva aperto uno squarcio sulla schiena del jedi, facendolo rovinare a terra.

Ora per i due contendenti era tregua: il jedi a terra, Ventress in piedi appoggiato alla balaustra di recinzione del raffinatore… entrambi feriti, doloranti.. esausti.

Anakin mosse lentamente le braccia, raccogliendo le forze per rialzarsi.

La mente invasa da milioni di pensieri… sui quali uno si faceva prepotentemente largo…

 

Ventress è forte… è molto forte. .l’avevo sottovalutato.

Ci eguagliamo, è innegabile… para i miei colpi.. io prevedo i suoi…conosce la forza… e lo guida la rabbia….vuole vendetta.. vuole uccidermi…

 

E anch’io voglio la sua morte….

 

NO!!

 

Ventress è un nemico prezioso…devo ferirlo, devo stordirlo…e portarlo a Coruscant, dove il Consiglio lo interrogherà… deve rivelarci perché ha fatto tutto questo.. chi l’ha aiutato….. e la mia famiglia sarà al sicuro… tornerà la pace…

 

Il sith si era staccato dalla balaustra, e strisciando la gamba ferita si stava lentamente avvicinando a Anakin, ancora parzialmente a terra.

 

Io … io non posso aspettare… Padmè e i miei figli erano qui… e qui ho trovato Ventress… non mi importa sapere chi c’è dietro.. se vi è qualcun altro…loro erano in pericolo… li hanno usati per avere me…

 

Io voglio vendetta….

 

Anakin chiuse gli occhi, cercando di mettere ordine nella sua testa.. di scacciare quei pensieri.

Ventress si posizionò accanto a lui e violentemente lo rivoltò, usando il piede della gamba sana, mettendolo supino. Una smorfia si dipinse sul viso del jedi, a causa della profonda ferita sulla schiena ora a contatto con la gelida e ruvida grata del raffinatore. Ma non reagì: doveva trovare il modo di porre rimedio alla situazione.. di ordinare il caos che regnava in sé.

 

No.. no..  non devo parlare di vendetta.. SONO UN JEDI!

Ma a questo scontro solo io posso mettere la parola fine….

 

Mentre Ventress cominciava a colpirlo violentemente con calci allo stomaco,  sputandogli contro parole in una lingua sconosciuta, in Anakin affioravano prepotentemente ricordi e visioni:

 

Naboo… Padmè che gioca con i bambini in riva al lago…

 

Una maschera nera… un respiro artificiale…

 

La casa devastata…le culle fatte a pezzi…

 

Un piccolo padawan spaventato… “Maestro Skywalker.. cosa dobbiamo fare?”

 

Una voce distorta: “alzati, Lord Vader…”

 

Obi Wan a terra, ferito. Le sue parole “sai a cosa stai andando incontro? LO SAI?”

 

I calci di Ventress  si facevano sempre più forti.

Anakin gemette, ma non poteva reagire.. non ancora.

Non doveva cedere alla… facile…. troppo semplice via del lato oscuro. Lo sapeva bene.

Le sue visioni nell’ufficio del cancelliere gli avevano rivelato il  mostro che si nascondeva in lui...

Si appellò alla Forza...doveva essere abbastanza forte da riuscire a controllare la sua anima nera…. Ciò che era successo con i Tusken… ciò che era successo a bordo dell’”Invisible Hand” non doveva ripetersi.

 

Io sono un jedi.

 

Il lato oscuro mi rende un mostro… un essere spietato….

 

Ma Anakin era roso dal tarlo del dubbio.... cosa sarebbe successo a Padmè... cosa sarebbe successo ai bambini, se lui ora soccombeva per mano dei sith?

Sprofondando in quell'incubo, il giovane jedi immaginò il corpo del suo adorato angelo straziato e torturato...

Luke e Leia diventare spietati adepti del lato oscuro...

Si ritrovò a pensare che questo macchinoso progetto aveva come ultimo fine anche lo sterminio dei jedi e il trionfo dei sith...ma Anakin non se ne curò...

Lentamente sentì la consapevolezza di quel potenziale enorme prendere possesso del suo animo.. della sua mente.

Ogni pensiero fu spazzato via.

Obi Wan non sarebbe stato contento...

Obi wan non l’avrebbe saputo.

 

Io devo proteggerli....

 

Io ho bisogno di altro potere...

 

Io VOGLIO  altro potere...

 

Un altro violento calcio sullo stomaco. Poi Ventress chiamò a sé la sua saber, utilizzando la forza.

Le doppie lame scintillarono nell’oscurità dell’eclissi di Mustafar.

Anakin aprì gli occhi.

 

Il lato oscuro mi rende potente.

 

Io sono un mostro.

 

Io sono spietato.

 

Io voglio la morte di Ventress....

 

Fulmineamente la mano destra di Anakin si serrò intorno alla caviglia di Ventress, e con un altrettanto rapido movimento del braccio scaraventò il sith a terra che perse l’arma dalle mani.

Con un balzo Anakin  si tirò in piedi e gettandosi sul corpo del sith puntò il ginocchio sul torace di suo avversario, mentre il duracciao della mano artificiale si stingeva sul collo.

Ventress, che stava tentando di rotolare lontano dal jedi, era ora bloccato sotto il corpo di Anakin; il sith era stato decisamente colto di sorpresa: il suo nemico era inerme, non reagiva.. sembrava privo di sensi: tutto si sarebbe aspettato meno che una reazione così immediata e improvvisa.

Khan guardò Anakin piegarsi sul suo viso.

Il suo sguardo era diverso…

Anche la sua forza era cambiata.

Osservando il suo avversario con innaturale calma, un rivolo di sangue che gi colava dal labbro, Anakin parlò

“Ora comincia il divertimento, Ventress…”

Anakin strinse ancora di più la mano sul collo del sith.

E per la prima volta in vita sua Khan Ventress, lo spietato sicario, sentì un brivido percorrergli la schiena.

Sentì quella sensazione di cui aveva sentito tanto parlare.

Provò quello che avevano provato tutte le sue vittime, quando le guardava con ghigno malefico, prima di calare sulle loro teste il colpo mortale.

Sotto lo sguardo di Anakin, Ventress conobbe la paura.

 

*************************

 

Obi Wan si aggrappò alla grata che recintava il ponte e utilizzando l’unico braccio disponibile si tirò in piedi.

Si sentiva stordito.. confuso… quel maledetto guerriero era davvero ben addestrato.

Il jedi si guardò il braccio ferito.. la larga chiazza di sangue che si spandeva sulla tunica.

Tutta scena, in verità… il bracco gli faceva male, è vero, ma il colpo della saber non l’aveva trapassato. Era probabilmente una bella ferita… ma niente di così preoccupante.

Obi wan si passo una mano sulla faccia… Sentì il taglio sulla fronte, dovuto alla caduta a terra.

Sentì il labbro spaccato dal pugno dell’individuo bendato. Il maestro jedi guardò a terra e notò le bende abbandonate: dunque il suo avversario si era rivelato a qualcuno…

Anakin!

Obi wan si guardò intorno, ma non vide nessuno: probabilmente, mentre era a terra svenuto, il giovane era arrivato e aveva ingaggiato la lotta con il misterioso sith.

Nonostante tutto, Anakin era intervenuto: sicuramente aveva rintracciato Padmè e i gemelli, li aveva messi al sicuro… come promesso, poi, era corso ad aiutarlo.

Il maestro jedi si domandò se il suo ex allievo fosse stato abbastanza sereno da  poter sostenere l’incontro… la sua famiglia probabilmente era sana e salva, ma Obi wan sapeva bene quanto fosse difficile per Anakin controllare i suoi istinti, le sue pulsioni… Se il ragazzo cercava vendetta di sicuro non avrebbe desistito dal suo intento… e quello scontro poteva essere un pericoloso ago della bilancia che si piegava verso la parte più oscura e malvagia del giovane jedi.

Obi wan si appoggiò alla balaustra del ponte, cercando di raccogliere le forze… e si appellò a tutta la fiducia che aveva in Anakin per non pensare al peggio.

Ma all’improvviso sentì.

Nonostante la confusione e che regnava nella testa di Obi wan, il maestro jedi sentì chiaramente quell’interferenza nella forza… era impossibile non sentirla.

Le sue paure peggiori dunque si stavano rivelando fondate.

Anakin era da qualche parte intorno a lui… si stava scontrando con il sith…

E si era appellato alla sua rabbia e al suo odio.

Anakin si stava lasciando trascinare dalle sue emozioni.

Ancora una volta il ragazzo aveva lasciato che il lato oscuro dominasse le sue azioni.

Obi Wan alzò la testa, cercando disperatamente in quello scenario infernale i due contendenti.

Poi, al di là del fiume di lava, vide la sagoma del raffinatore lavico seminascosto dalla piccola struttura dirimpetto a lui.

E sopra l’impianto vide l’inconfondibile scintillio delle spade laser.

Il barbuto maestro jedi si maledì per aver perso i sensi.

Con passo più svelto che poteva, attraversò il ponte. Doveva raggiungere Anakin.

O sarebbe stata la fine.

*****************************

Il calcio di Anakin colpì il viso di Ventress, il quale perse l’equilibrio, ma non cadde: aiutandosi con una mano si appoggiò a terra, ritrovando la stabilità, ma voltando le spalle al jedi.

Rapidamente si voltò, e fu rapido a parare il fendente di Anakin, che come una furia si era gettato su di lui.

Lo scontro aveva voltato faccia.

Se prima i due sembravano equipararsi, e addirittura il sith in alcune occasioni si era rivelato più abile di Anakin, ora la situazione si era rovesciata.

Il jedi stava mostrando una schiacciante superiorità.

Il sith spesso si ritrovava spiazzato dalla velocità dei colpi, che arrivavano da ogni parte, continuamente: ora Anakin non sembrava conoscere stanchezza o mostrare debolezze.

I suoi movimenti, la sua tattica… erano perfetti.

Ma Khan era un osso duro, non avrebbe ceduto tanto facilmente, nonostante le ferite, le tumefazioni… la crescente spossatezza che si stava impossessando del suo corpo….

Le spade laser si incrociarono stridendo; seguì un veloce ma intenso scambio di colpi.

Il sith riuscì a contenere la potenza del suo avversario, ma sentì le gambe cedere.

Ventress cercò una rotazione e un affondo, ma ormai non aveva più l’agilità dell’inizio dello scontro: Anakin lo scansò facilmente, il suo colpo andò a vuoto, e un violenta gomitata lo raggiunse sulla nuca facendolo stramazzare a terra.

Ma Anakin non accennava a dar tregua al suo nemico.

Si gettò sul suo corpo e  utilizzando il braccio destro lo sollevò da terra, lanciandolo verso il perimetro del raffinatore: Ventress non accennò nessuna reazione.

Ormai era alla completa mercè del jedi.

Anakin lo sapeva.

E questo lo inebriava…

Durante lo scontro il giovane aveva focalizzato tutta la sua rabbia su Ventress; aveva sfogato il suo odio.. aveva sfogato le sue potenzialità represse.

Se da un lato sapeva di star sbagliando, dall’altro gli importava poco…Se una parte di lui gli diceva di fermarsi, di avere pietà, poiché il suo nemico era ormai sconfitto e a  sua disposizione, un altro Anakin lo istigava al massacro… lo incitava ad ignorare ogni sentimento di compassione.

E nella mente di Anakin il significato di pietà si stava perdendo, soppiantato da ben altri pensieri.

Ventress era il responsabile della guerra su Coruscant.

Ventress era il responsabile del rapimento di sua moglie e i bambini.

Ventress era stato il maggior attentatore all’incolumità della sua famiglia.

Ventress aveva ferito Obi Wan.

C’era qualcun altro, dietro?

Questo Anakin non lo sapeva. In quell’istante non gli interessava.

Lì c’era Khan… e a lui questo bastava.

Forse l’avrebbe interrogato… ma non sapeva se il sith fosse vissuto abbastanza a lungo.

L’eccitazione pervadeva il jedi, alla vista del sith sofferente…sentiva il bisogno di schiacciarlo con il proprio furore… sentiva il gusto stesso della lotta intossicarlo…

Ventress si stava rialzando, ma una altro calcio dal basso verso l’alto lo colpì al mento, facendolo ricadere all’indietro.

Anakin lasciò cadere la sua arma, urlando tutta la sua collera, e lentamente si piegò sul corpo dell’avversario.

Ventress non voleva arrendersi, il suo orgoglio non glielo permetteva: tentò di alzare la saber per colpire il jedi, ma questi gli strappò di mano l’arma…

Cercò di alzarsi, provò a sferrare un pugno al suo nemico. Anakin parò il colpo, e un violento destro arrivò sul viso martoriato del sith.

Rivoli di sangue nero solcarono la mandibola di Khan.

Anakin colpì ancora e ancora… e ancora.

Poi attivò la spada laser: le doppie lame rosse scintillarono nelle sue mani, mentre il piede affondava nello stomaco di Ventress.

Anakin fece roteare la saber e la sollevò sopra la sua testa.

Ansimando pesantemente, il jedi sentì migliaia di voci  nella sua mente… sentì il suo animo corrotto istigarlo..

 

Uccidilo!!

 

Uccidilo!! Lui è la causa di tutto… Loro saranno sempre in pericolo se Ventress non muore!!

 

Anakin mosse le braccia all’indietro, per caricare il fendente che avrebbe posto la parola fine alla miserabile vita del sith.

Ma qualcosa lo bloccò. Sentì dentro di sé crescere una consapevolezza…

 

Non posso… NON POSSO!! È inerme, disarmato… non posso andare contro l’ordine…io sono un jedi….

 

Jedi? TU NON SEI Più un JEDI… ricordi come ti hanno sbattuto la porta in faccia… come ti hanno messo da parte, non appena si è presentata l’occasione?

 

Ma io ho tradito il codice.. io ho sbagliato…

 

TI STANNO USANDO!! Si ricordano di te solo quando hanno bisogno… ma tu sei più forte di tutti loro.. sei MIGLIORE… non hai bisogno delle loro stupide regole….

 

Anakin esitò.

Si sforzò di recuperare la concentrazione. La lotta l’aveva mandato in una specie di malata estasi….

Doveva ritrovare se stesso…

 Ma di nuovo quella voce

 

UCCIDILO!! UCCIDILO!!!!

 

Nella mente confusa del giovane, le immagini si affollarono..

 

Guerra

 

Disperazione

 

Odio

 

Una vita consumata dai rimpianti e dal  rancore…

 

Una non – vita, all’ombra della potenza del lato oscuro…

 

Era questo che voleva?

Bene, ora Anakin l’aveva a portata di mano. Poteva uccidere Ventress, rivelando così se il vero Skywalker  era l’eroe jedi leggendario o solo un essere che si sarebbe lasciato consumare dal lato oscuro della forza.

 

Cosa.. cosa devo fare...

Anakin alzò ancora di più la spada laser.

 

Uccidilo!

 

Le parole di Padmè... "Io ho bisogno di te, così come sei..."

 

UCCIDILO!!

 

"sento chiaramente i sentimenti che bruciano nel tuo cuore …ed è l’amore  a governare ogni fibra del tuo essere…  non hai bisogno di nient’altro… i sith non conoscono l’amore, e  tu sei l’essenza di questo sentimento, come lo era il piccolo schiavo di Tatooine…"

 

Anakin urlò.

La saber rossa attraversò l'aria densa di Mustafar.

La lama laser si conficcò nella grata che pavimentava il raffinatore lavico, a pochissima distanza dall’orecchio di Ventress.

Anakin si lascio cadere a terra, esausto.

Ma ce l’aveva fatta… aveva dominato le sue pulsioni…

Accanto a Ventress, semiincosciente, rimase silenzioso, guardando quell'infernale scenario che si stagliava davanti ai suoi occhi.

Lentamente ritrovò la calma...

Ma non la serenità. Si passò una mano sul viso.

 

Cosa stavo facendo.. cosa sono io??

Come posso sperare di proteggere chi amo, se le mie stesse azioni potrebbero avere risvolti ancora peggiori del male stesso che li minaccia.....

 

I lamenti del sith lo riscossero. Cauto si avvicino al suo avversario ormai fuori combattimento.

Doveva pensare a un  modo per portarlo via da lì... Anakin pregò che vivesse abbastanza per arrivare a Coruscant...

Le  ferite di Ventress non erano molto gravi, ma il jedi aveva un brutto presentimento che non sapeva spiegarsi.

Il giovane afferrò per la veste lacera Khan e lo scosse un po'.

"Ascoltami bene, dannato essere... io ti porterò davanti al consiglio.. ma  voglio che tu ora risponda ad alcune mie domande..."

Ventress rimase inerme, guardando Anakin.

Il jedi lo agitò violentemente.

"HAI CAPITO??" gli urlò in faccia.

Il sith mosse la testa in cenno di assenso.

"Perchè lo state facendo?"

"Io... io volevo.... solo.... vendetta...." rispose a fatica Khan.

Anakin lo scosse ancora.

"Non mi interessa quello che vuoi TU!! Io voglio sapere chi ti ha aiutato... cos'ha in mente?? Cosa c'è dietro a tutto questo??"

Ventress tossì, sputando sangue.

"Io... so che.. Lord...."

Ancora sangue.

"Chi è, maledetto? PARLA!"

All'improvviso Anakin sentì il lato oscuro avvolgere l'aria intorno a lui...

Sentì l'estrema potenza manifestarsi.

Una risata esplose nella sua testa come un boato.

I giovane jedi fu costretto a lasciare il sith e a coprirsi le orecchie, accasciandosi su se stesso, tentando di attutire quel suono penetrante.

Rimase così per qualche istante, fino a che la risata non si placò: quando alzò la testa, non riuscì a credere ai suoi occhi...

Ventress era sospeso a mezz'aria... inerme e immobile. Fluttuò sopra di lui... Khan sembrò recuperare un po' di lucidità, ma non ebbe il tempo di dire nulla: fulmineamente, come se una mano invisibile lo stesse gettando via, fu scagliato verso il perimetro del raffinatore. Il corpo di Ventress sfondò la balaustra e si ritrovò sopra il magma infuocato.

Nonostante le ferite e la debolezza l'istinto di sopravvivenza fu più forte, e Khan fu lesto ad aggrapparsi alle lamiere divelte dal suo stesso corpo, che ora era sospeso a metri di altezza, mentre la lava sembrava attendere...

Anakin corse verso il sith...

 

No!! deve vivere!!

 

Ma nel momento in cui il giovane si  sporgeva il più possibile allungando il braccio per cercare di raggiungere Ventress, questi fu tirato violentemente verso il basso... sembrava che qualcuno lo stesse attirando verso la lava...

Il sith non riuscì ad opporsi a quella forza, e il jedi osservò sgomento il corpo di Khan precipitare e finire inghiottito dal magma...

Ancora una risata... che questa volta riecheggiò nell'aria.

Anakin  finalmente la riconobbe.

 

Sidious...?

 

Non c'erano dubbi... ma come poteva essere possibile??

Ora non aveva il tempo di pensarci... doveva andarsene da Mustafar... doveva portare via Obi Wan e tornare a Coruscant.

Doveva sincerarsi che la sua famiglia fosse in salvo.

Mentre si dirigeva verso l'estremità del raffinatore, la voce si insinuò nella sua mente...

 

Tu non conoscerai mai la pace...

la tua famiglia non sarà mai al sicuro...

Io ti distruggerò Skywalker....

Il tuo destino è segnato... e ciò che ti riserva è peggiore della morte stessa....

 

"NOOOOOO!"

Anakin si prese la testa tra le mani, urlando.

 

Io SONO il TUO DESTINO....

 

Anakin si inginocchiò a terra.

Sapeva che Sidious era morto da tempo.. ma sapeva che anche che non avrebbe mai smesso di perseguitarlo...

Sentì una mano afferrargli una spalla.

Il jedi alzò immediatamente la testa.

"Anakin.. cosa succede.... Dov'è Ventress?" domandò stancamente Obi Wan.

 

**********

 

"Cosa significa E' STATO SIDIOUS?"

Obi Wan e Anakin stavano attraversando il ponte diretti verso l'imponente centro di controllo.

Anakin presentava numerose ferite; l'abito lacero era un chiaro segnale della durezza dello scontro con Ventress.. ma il ragazzo non sembrava curarsene.

Dopo aver visto il volto del suo ex maestro, sulla piattaforma del raffinatore, il giovane jedi si era calmato...

Aveva aiutato Obi Wan a sorreggersi, passandosi un braccio intorno al collo, ma alle insistenti domande di Kenobi Anakin si ostinava a non rispondere.

"Hai paura di dirmi cosa è successo, Anakin?" aveva dunque chiesto.

"Cosa non vuoi dirmi... che per battere Ventress ti sei lasciato trascinare dalla tua ira? che ancora una volta hai perso il controllo del tuo spirito?"

Il giovane aveva scosso la testa. "Maestro.. io..."

"Io credevo che tu fossi abbastanza saggio da CAPIRE, Anakin.. ma evidentemente mi ero sbagliato..."

Obi Wan era deluso.

Il suo ex padawan sapeva a cosa andava incontro... era stato istruito su questo...

L'AVEVA PROVATO SULLA PROPRIA PELLE....

Anakin si era allora fermato nel bel mezzo del ponte.

Con sguardo duro, ma velato di tristezza, si era rivolto al suo maestro.

"Obi Wan, posso sopportare il dolore... posso sopportare il disprezzo degli altri maestri jedi...ma non posso sopportare di essere una delusione per te...di essere un fallimento per le persone a cui voglio bene..."

Con un sospiro aveva poi continuato

"è vero io.. io ero inebriato dal mio potere... Ventress era ai miei piedi e io volevo solo la sua morte...ma non l'ho ucciso.."

Obi Wan aveva ascoltato con attenzione: aveva sentito l'interferenza nella forza.. e Anakin non stava negando il suo errore.

Inoltre stava sostenendo di non aver ucciso il suo nemico, dimostrando di essersi controllato.

E questo poteva essere un buon segno...Ma quanto c'era di vero?

"Ma allora dov'è adesso Ventress?"

"è caduto nel fiume di lava.. è stato Sidious..."

Quelle parole avevano scioccato il jedi.

Lord Sidious... Palpatine... era morto! Anakin stesso l'aveva trafitto...l'aveva visto morire! com'era possibile?

"Cosa significa è stato Sidious?"

Ma il giovane jedi non sapeva dare una risposta.

"Obi Wan, so che sembra una follia.. ma era lui.. l'ho sentito parlarmi!!"

"Cosa ti ha detto?"

"Ha... ha ribadito la sua maledizione..."

Anakin alzò la testa, chiudendo gli occhi. Obi Wan gli appoggiò una mano sulla spalla.

"Mi vuole.. vuole me... vuole distruggere la mia vita..."

Obi Wan strinse la mano sul braccio dell'amico: non sapeva cosa dire...

Ma Anakin non cercava inutili, illusorie consolazioni...il giovane sapeva che lo spettro del Sith Lord lo avrebbe tormentato fino alla fine della sua esistenza...

il maestro jedi si passò la mano del braccio sano sulla barba.

"Non appena torneremo a Coruscant parleremo con il maestro Yoda... Riferiremo di questi nuovi risvolti...la situazione non è facile, a questo punto..."

I due jedi fecero quindi per muoversi, quando sia Obi wan che Anakin sentirono un barlume di forza brillare.

"Obi Wan..."

"Si.. l'ho sentito..."

Il maestro jedi all'improvviso si ricordò delle parole di Windu:

"maestro Kenobi… non abbiamo più contatti con il pianeta. È successo qualcosa al maestro Hydragen e ai jedi che l’accompagnavano....”

"Per la forza, Anakin...sono vivi...SONO VIVI!"

Obi Wan cominciò a correre e attraversò il ponte tenendosi il braccio ferito. Anakin lo seguì in fretta, capendo che quel residuo di forza era una speranza ancora accesa per la sorte dei tre jedi che prima di loro si erano recati su Mustafar. I due salirono rapidamente per i vari livelli del centro di controllo, seguendo la via della forza. Ma era dannatamente difficile ricondurre quel piccolo barlume a un luogo preciso...e l'edificio scavato nella roccia lavica era così imponente e complesso. D'un tratto Anakin si ricordò della zona dove aveva ritrovato Padmè... in un flash potè vedere quella porta chiusa, in fondo al corridoio...

"Obi Wan, seguimi, presto!!"

Anakin attraversò rapidamente un magazzino, salì delle  scale e percorse un  breve tratto di corridoio, fino a che i due jedi si ritrovarono in un altro lungo corridoio costeggiato da porte divelte. solo una, in fondo, non era stata toccata.

"Obi wan, qui è dov'era la cella di Padmè.. mi sono ricordato di non aver dato importanza a quella porta laggiù, visto che non mi dava segnali per i gemelli..."

il maestro jedi annuì, e lentamente i due si avviarono verso la stanza chiusa. Obi wan si concentrò, e dopo poco, con un movimento del braccio sano, spalancò la massiccia porta di acciaio. Lo spettacolo davanti ai sui occhi lo impietrì: il maestro Hydragen era riverso su un fianco, il viso una maschera di sangue... le vesti logore mostravano ferite e bruciatore su tutto il corpo. Obi wan si chinò sul corpo dell'amico, appoggiando due dita sulla giugulare; chiudendo gli occhi affermò grave:

"Per il povero Lucius siamo arrivati tardi...l'hanno ucciso le torture che gli hanno inflitto..."

Anakin invece si stava dirigendo dall'altro capo della stanza, dove giacevano due corpi: un uomo e una donna.

"Obi Wan.. è il vecchio allievo di Hydragen.. Raken...e questa è Dana..."

Il corpo del cavaliere stava sopra quello della ragazza.. in un ultimo, disperato, tentativo di proteggerla.

La giovane aveva il capo reclinato da un lato... un rivolo di sangue scendeva dalla bocca. Dagli occhi ancora spalancati una lacrima si era fatta strada attraverso le guance e non si era ancora asciugata.

Anakin si piegò sul corpo della ragazza. Asciugò quella lacrima... quel segno di paura di fronte alla morte... di rimpianto per quella vita che stava terminando e che poteva ancora essere vissuta...

Lentamente le chiuse gli occhi.

"Ma Obi Wan.. allora che cosa.." Anakin non riuscì a finire la frase poiché un lamento lo interruppe.

Gli occhi dei due jedi andarono su Raken: il cavaliere presentava numerose ferite di saber. Il viso era tumefatto dai pugni del suo aguzzino.. la schiena nuda era un'unica piaga, a causa dei colpi di vibrofrusta. Ma un impercettibile movimento di una mano e un altro lamento convinsero Obi wan a chinarsi sul corpo del giovane jedi.

"Axelbi...Axelbi!! Riesci a sentirmi?"

Raken mosse appena la testa... cercò di aprire gli occhi, ma non vi riuscì a causa delle tumefazioni dei pugni.

Anche Anakin si inginocchiò vicino al corpo.

"Non sforzarti, Raken...devi risparmiare le forze...."

Obi Wan aiutò l'amico a sollevare il corpo di Raken, e Anakin si avvio verso l'uscita di quel macabro mattatoio.

"Obi Wan, due livelli più su c'è l'hangar...dobbiamo andare ora...penseranno R2 e R4 ai nostri starfighter..."

Il barbuto jedi annuì, e Anakin si avvio per il corridoio, mentre Raken doveva aver perso i sensi.

Kenobi uscì dalla stanza, ma prima di seguire Anakin si voltò dando un ultimo sguardo agli amici persi in battaglia...

Quanti ancora dovranno pagare a causa dei folli piani di un vigliacco che ingannando la morte continua a gettare la sua ombra su di noi... quanti..?

"Obi Wan...?" la voce di Anakin lo riscosse.

"Si, amico mio.. andiamo..."

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 14 ***


Capitolo 14

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo 14

 

La sagoma della prua  dell'incrociatore "Freedom" si rivelò lentamente, spuntando da dietro Coruscant, man mano che la navetta da carico mustafariana si avvicinava.

Era dunque tornato al suo posto, a difesa dei cittadini…del senato.

Della Repubblica.

Ma era davvero così?

Ciò che il “Freedom” celava grazie alla copertura del pianeta capitale rendeva quanto la situazione fosse stata grave fino a quel momento, svelando ben più di quanto potesse sembrare...

Colonne di denso fumo nero si alzavano dai lati dell’incrociatore stellare, gravemente danneggiato e pericolosamente inclinato da un lato; tutt'intorno centinaia di caccia TIE repubblicani monitoravano la situazione, pattugliando l'atmosfera di Coruscant e interdendo lo spazio aereo a qualsiasi mezzo non autorizzato.

Frammenti di AAT e di quant’altro era stato impiegato  per affrontare l’esercito della repubblica vorticava ancora tra le stelle, mentre un via vai di cargo e trasportatori militari tra l’atmosfera e il pianeta permetteva il continuo ricambio dei cloni e la riparazione degli astrocaccia danneggiati. Dunque il “Freedom” era sì tornato, ma non più come garante della sicurezza della capitale: l’enorme incrociatore era stata la guida dell’attacco al cuore della Repubblica, ma ora era caduto sotto il potenziale dell’esercito guidato dai generali jedi e sotto il diretto comando del Senato e del cancelliere Organa.

La navetta civile si incuneò nel cordone difensivo creato da alcuni cargo:  in men che non si dica fu subito affiancata da due caccia, mentre da dietro il “Freedom” la sagoma dell'incrociatore stellare "Republic" si innalzava lentamente, mostrandosi come un minaccioso baluardo a difesa di Coruscant....punto di controllo e centro di comando delle operazioni militari che fino a quel momento avevano permesso di circoscrivere l'attacco a sorpresa solo in una piccola porzione di cielo.

L'incrociatore agganciò il piccolo mezzo di trasporto, assumendone temporaneamente il controllo; i due caccia di scorta non si spostarono dai lati della navetta mustafariana.

 

 

 “INCROCIATORE STELLARE “REPUBLIC”…. E’ IN CORSO UN’OPERAZIONE MILITARE, NESSUN MEZZO NON AUTORIZZATO PUO’ SORVOLARE LA ZONA! DICHIARARE IL MOTIVO DEL TRANSITO E ALLONTANARSI IMMEDIATAMENTE FINO A NUOVO ORDINE….”

 

Le parole del soldato si persero nel silenzio che regnava all'interno del piccolo trasporto che Anakin e Obi Wan avevano utilizzato per scappare dall'inferno di Mustafar.

Durante il tragitto i due jedi avevano parlato pochissimo, oppressi dagli eventi appena trascorsi.

Obi Wan aveva costantemente meditato sull’accaduto….

Dunque Sidious non era stato annientato e insieme al suo apprendista riusciva a tirare i fili di quel gioco… dannatamente abile a burlarsi delle loro vite…

Una grande minaccia incombeva ora sulla libertà della galassia

Ma cosa voleva?

Il potere?

Voleva Anakin? Oppure mirava ad impossessarsi dei piccoli Skywalker…?

O tutte quante le cose…

Se Palpatine aveva vinto la morte, la posta in gioco doveva essere davvero alta….

Spesso Obi wan si era fermato ad osservare il giovane che per lui era come un fratello.. l’aveva visto assorto.. distante.

Anche Anakin era preso dai  pensieri e dalle preoccupazioni che affioravano nella sua mente. Ma al contrario di Obi wan, il giovane jedi era tormentato dai suoi personali incubi.. dalle sue angosce più profonde.

Sidious era tornato.

Il misterioso sith suo allievo era ancora  a piede libero. Ma per Skywalker queste erano preoccupazioni secondarie… il suo cuore era oppresso da un terribile dubbio….

Il duello con Ventress era stato  emblematico…. Aveva rivelato sensazioni e ed  emozioni che Anakin credeva sconfitte e dimenticate.. ma in realtà  solo sopite…

Lui poteva scatenare una potenza devastante ..il suo lato oscuro.

Aveva scoperto che nonostante i suoi sforzi, bastava veramente poco per farlo affiorare…che nel delirio che accompagnava  il suo potere, non aveva alcun controllo delle sue azioni.

Ma allo stesso tempo cercava di convincersi che qualcosa era salvo in lui… dopotutto si era controllato, non aveva inferto il colpo mortale al suo avversario, nonostante ne sentisse quasi il bisogno.

Dunque forse non era tutto perduto.

Spesso la sua mente era andata a Padmè e ai bambini, durante il rientro.

I sith ne erano a conoscenza ormai. E li avevano usati.. li avevano coinvolti per costringerlo ad intervenire.

Anakin aveva maturato la certezza che Sidious aveva ideato quell’infernale piano per dimostrargli che il suo animo era ormai oscuro.. corrotto.

Che aveva si, fallito, quel giorno al Senato…. Ma che comunque la sua maledizione stava prendendo forma.

Ma se non fosse stato così? Se Quell’anima dannata cercava di più? Sidious voleva vendicarsi…e in qualche modo ci sarebbe riuscito…..

 

I bambini…

 

Anakin aveva scosso la testa e chiuso gli occhi, quasi a poter scacciare fisicamente quella terribile idea dalla sua mente.

Ma se Sidious avesse voluto i suoi figli? Dopotutto perché aspettare così tanto tempo… se non per attendere la nascita dei gemelli, farli crescere., e  poi….

Anakin non poteva sopportare il pensiero.. avrebbe fatto qualsiasi cosa per evitare una cosa simile…

Qualsiasi.

Piuttosto sarebbe morto..

No, ancora peggio.

Piuttosto avrebbe donato la vittoria e la sua vita ai suoi nemici. Si sarebbe lasciato sopraffare dal lato oscuro… avrebbe fatto ogni deplorevole azione che gli fosse stata richiesta.

Sapeva che ne sarebbe stato capace, le sue visioni gliel’avevano mostrato. E così la sua famiglia sarebbe stata in salvo.

 

In salvo.. si. Al sicuro dai sith…

 

Ma da me?

 

Anakin era angosciato da ogni cosa; ogni pensiero sembrava essere una possibile soluzione, ma un istante dopo gli si ritorceva contro.

Spesso i due jedi avevano incrociato gli sguardi mostrando, anche se per motivi diversi, la stessa tristezza negli occhi….

Ma di tanto in tanto lamenti sommessi distoglievano la loro attenzione da quei pensieri opprimenti: disteso sopra un ripiano liberato dalle cinghie di ancoraggio per la merce, Axelbi Raken tentava con tutte le sue forze di resistere al dolore che le ferite gli procurava.

Anakin e Obi Wan a turno gli si avvicinavano, alternandosi ai comandi della navetta…si sentivano impotenti di fronte al suo dolore.

No.. non al dolore fisico. Per quello al momento c’erano i loro poteri jedi ad alleviare le sofferenze del giovane cavaliere.

Ci sarebbero stati i medici, poi.

Ma per il dolore dell’anima? Quello forse non sarebbe mai scomparso dal cuore di Raken…e nessuno dei due aveva avuto il coraggio durante i rari momenti di lucidità del jedi, di rivelare la sorte dei suoi compagni.

 

RIPETO!! E’ IN CORSO UN’OPERAZIONE MILITARE, NESSUN MEZZO NON AUTORIZZATO…”

 

Anakin si avvicinò alla consolle comandi; attivò la trasmittente per le comunicazioni, ma sul punto di parlare si bloccò.

Obi Wan lo guardò di traverso.

“Anakin, che ti prende?”

Il ragazzo si voltò verso il maestro.

“Forse è meglio che parli tu con il comando….”

Obi wan rimase interdetto, ma poi capì: alla mente gli tornarono le registrazioni del Freedom un attimo prima che scomparisse dall’orbita di Coruscant. Si rese conto che in un frangente simile, comunicare al Republic "Sono il generale Skywalker, richiedo le procedure per l’atterraggio" sarebbe stata una frase davvero poco felice.

Il barbuto jedi asserì, e mentre Anakin manteneva premuto il tasto della comunicazione, il maestro cominciò a parlare:

 

“Sono il generale  Kenobi…So bene che la zona è interdetta, ma richiedo di atterrare sul pianeta. Qui con me c’è anche il generale Skywalker, stiamo rientrando da una missione autorizzata dal cancelliere Organa e dal consiglio Jedi…”

Silenzio. I due jedi attesero risposta, mentre tutt’intorno i caccia continuavano a bloccare e allontanare convogli.

La trasmittente emise nuovamente parole. Ma ora stava parlando una voce diversa.

“Generale Kenobi, sono il capitano Anders!! Vi stavamo aspettando, ma di sicuro non a bordo di un cargo civile!!”

“Abbiamo un ferito a bordo, capitano, e siamo stati costretti ad utilizzare un mezzo di fortuna…Piuttosto allertate immediatamente il personale medico, la situazione è abbastanza  grave….”

“Affermativo, signore…inizio le procedure per l’atterraggio all’interno dell’incrociatore: il generale Yoda richiede la vostra presenza qui…”

“Il maestro Yoda è a bordo?”

“Si signore… abbiamo coordinato le operazioni direttamente dal Republic, preferendo avere il generale Yoda qui sull’incrociatore…la situazione su Coruscant è ampiamente sotto controllo, ma per procedure protocollari è ancora denominata zona a rischio…per lo stesso motivo anche il Cancelliere Organa non si trova sul pianeta ma a bordo di un mezzo militare”

Un campanello suonò nella testa di Anakin: se Coruscant era ancora considerata poco sicura e lo spazio aereo era interdetto…dov’erano Padmè e i bambini?

Il ragazzo troncò sul nascere la risposta che Obi Wan stava rivolgendo al primo ufficiale dell’incrociatore, intromettendosi nella discussione.

 “Capitano Anders, sono Skywalker…Ho bisogno di sapere se avete notizie di un convoglio civile..”

  “Generale, sono passati centinaia di convogli civili….”

“Si ma questo aveva a bordo una donna e dei bambini….”

Obi Wan guardò l’amico stringere spasmodicamente i pugni.

 

Ti prego.. ti prego…

 

“Generale Skywalker, se vi riferite alla senatrice vostra moglie e ai due piccoli che erano con lei, sono qui da un pezzo! Un nostro caccia l’ha scortata per gran parte del tragitto dopo aver ricevuto una richiesta di contatto…”

Gli occhi di Anakin brillarono mentre ringraziava il capitano, e anche Obi Wan fu sollevato dalla notizia.

Finalmente il giovane si sentì calmo.. tranquillo.

Ora aveva bisogno del calore della sua famiglia… ai problemi avrebbe pensato poi.

I due jedi guardarono l’imponente incrociatore avvicinarsi, pronto ad accoglierli: gli scudi deflettori si abbassarono, permettendo l’ingresso della navetta all’interno del “Republic”. Nell’enorme hangar una capsula medica e una decina tra droidi e soldati medici attendevano lo sbarco dei jedi e del ferito; Obi wan potè vedere in attesa anche un ufficiale, probabilmente il capitano Anders, vicino all’inconfondibile figura del maestro Yoda.

Con un sorriso richiamò l’attenzione di Anakin, intento ad impostare i comandi automatici per l’atterraggio, quando da dietro le due figure vide spuntare di corsa e trafelata l’esile sagoma di Padmè, ancora stretta nel saio che il marito le aveva fatto indossare nei sotterranei di Mustafar.

Non appena la navetta ebbe toccato il suolo dell’hangar i medici vi si precipitarono dentro, e la capsula di soccorso fu la prima ad uscire dal veicolo, seguita da Anakin e Obi Wan.

Il ragazzo si staccò subito dal fianco del maestro per correre verso la moglie, la quale alla vista di Anakin si era subito diretta verso di lui, attraversando a passo veloce l’hangar: ignorando tutto e tutti i due si abbracciarono con trasporto e Anakin sollevò Padmè da terra, mentre  si accarezzavano e si baciavano dimentichi di ogni cosa.

Lo sguardo di Yoda seguì con tristezza la capsula medica che trasportava il corpo del giovane Raken, mentre Obi Wan gli si avvicinava e referente si inchinava.

“Maestro Yoda…mi dispiace…ma abbiamo percepito la presenza di raken per miracolo..”

“Dispiacerti non devi, maestro Kenobi… Lucius e la giovane Ling sapevano che impervie sono le vie della forza.. gioire noi dobbiamo per loro, ora che uniti ad essa sono…”

Obi Wan annuì, e grave continuò mentre l’anziano maestro congedava con un cenno della mano il capitano Anders.

“Ma le brutte notizie non sono finite, maestro… ciò che abbiamo trovato su Mustafar è rivelatorio per alcuni versi…ma inquietante per altri…”

“Si maestro Kenobi…andiamo, parlarmi tu devi…ma io credo di sapere a cosa tu ti riferisci…”

Con passo lento, appoggiandosi al suo bastone, Yoda si diresse verso gli elevatori dell’hangar, seguito da Obi Wan… prima di entrarvi, il piccolo maestro verde tornò a guardare Anakin e Padmè, ancora abbracciati ma ora intenti a parlarsi fitto fitto: sul volto di lei tutta la preoccupazione per le ferite sul viso e sul corpo del marito, il quale invece cercava di rassicurarla con un sorriso radioso e parole sussurrate all’orecchio.

Yoda sorrise di fronte a tale scena, lasciando che lo stupore iniziale diventasse prima un lieve imbarazzo, poi  crescente consapevolezza che l’amore che i due ragazzi emanavano era davvero più potente di qualunque regola o codice….

Osservando Anakin, il piccolo maestro verde si rese conto che forse non erano stati i jedi a spronare il giovane verso quell’amore assoluto in cui credevano… a farlo desistere dai suoi propositi insani…nessuno di loro aveva salvato il ragazzo dalla dannazione alla quale era stato condannato…No.

Infrangere il codice jedi l’aveva portato sulla via sbagliata, ma per assurdo proprio quegli sbagli l’avevano salvato.

E continuavano a salvarlo….

 

 

***********

 

“Sidious…… l’ombra che le nostre percezioni offusca avevo riconosciuto come sua ….non credevo fosse possibile anche per i sith unirsi alla forza…al lato oscuro…”

Yoda si diresse verso una delle vetrate  che davano visione dell’atmosfera di Coruscant, ancora brulicante di trasporti militari.

I due jedi si erano chiusi in quella sala, che doveva essere una stanza addetta ai briefing delle missioni, per poter parlare in tranquillità dei fatti appena accaduti…per poterne parlare in privato, poiché ciò che avevano da dirsi non sarebbe dovuto trapelare oltre le mura del tempio jedi.

Obi Wan aveva riferito di come dietro l’attacco alla capitale, il rapimento dei figli di Anakin e in generale al macchinoso piano si trovasse la mano di Khan Ventress, il fratello della defunta Asajii.

Ma non la mente.

Appurata la presenza di Sidious, era dunque necessaria un’ulteriore figura che facesse le veci dell’essenza malefica…che facesse da tramite e gestisse la situazione, manovrando Ventress come un burattino: anche lui dunque era finito vittima del lato oscuro.. semplice pedina dei piani di signori sith più potenti e più arguti…

Lo stesso destino della sorella Asajii, del resto…

“Khan ha parlato di un Lord, prima che Sidious lo gettasse nella lava…”

“Si Obi Wan… due essi sono… anche la senatrice parlato mi ha di due esseri incappucciati, quando chiesto le ho del rapimento…uno era Ventress, e l’altro non sappiamo…ma ora due sono rimasti.. i più potenti e i più pericolosi…”

Obi wan si sentì come  se un macigno si trovasse sospeso sopra le loro teste: Yoda aveva ragione, Sidious e  il suo allievo erano di gran lunga più pericolosi di qualsiasi Ventress avessero assoldato in giro per la galassia.

“Ma maestro Yoda…secondo te quali sono le loro intenzioni? Cosa vogliono?”

“Questa domanda di dubbi mi riempie, Obi wan…molto ho meditato…molto ho riflettuto…ma il loro scopo.. lo scopo di Sidious non mi è chiaro…temo che miri a molte cose… al potere, alla rivalsa dei sith…ma anche alla vendetta…”

Obi Wan trasalì.

“…credi che sia interessato ad Anakin?”

“Skywalker purtroppo del lato oscuro facile preda è….ma anche i suoi figli ci sono: i piccoli sono un perfetto miscuglio…la potenza del loro padre unita alla purezza d’animo della madre….

Molto attenti dobbiamo stare, maestro Kenobi…e avere pazienza… non dovremo farci trovare impreparati quando Sidious tornerà…e quando questo accadrà, alla resa dei conti assisteremo…”

Yoda si voltò e tornò a guardare Obi Wan.

“Ora vai, maestro Kenobi, hai bisogno di cure” disse l’anziano essere verde, indicando la spalla ferita e la tunica macchiata del jedi.

“Con Anakin io desidero parlare di questo, ora.. e di altre cose…”

Il jedi si inchinò e uscì dalla stanza, addosso la strana sensazione che Yoda sapesse più di quanto diceva…Obi wan si convinse che in qualche modo il vecchio maestro sapesse di quanto Anakin aveva fatto su Mustafar.

E si preoccupò. Poiché alla luce di questo, come doveva interpretare le frasi sibilline del vecchio jedi?

 

Skywalker purtroppo è una facile preda del lato oscuro…. alla resa dei conti assisteremo…

 

Che cosa temeva davvero Yoda? Il potere dei sith o la possibilità che si risvegliasse la parte più malvagia del prescelto?

 

*******

 

 

Anakin si presentò al cospetto di Yoda  solamente quando riuscì a liberarsi dalle grinfie di un droide medico un po’ troppo zelante. Obi Wan gli aveva riferito il volere del vecchio maestro, e Anakin aveva visto la sua espressione preoccupata mentre gli parlava.

Il giovane era riluttante…dopotutto non aveva più doveri o obblighi verso l’ordine, ora: lui aveva aiutato i jedi in quell’occasione, ma per questioni strettamente personali.

Ancora una volta era stata Padmè a farlo ragionare e a spingerlo verso la stanza dove attendeva l’anziano maestro: “Yoda è vecchio e saggio, Anakin…” gli aveva detto. “Se vuole vederti e parlarti, di sicuro avrà un motivo valido.“

E ora due fessure circondate da profonde rughe lo osservavano.

“Skywalker.. è molto che non parliamo, tu e io…”

“Da quando sono stato espulso dall’ordine, maestro…se non contiamo i brevi incontri avuti in occasione dell’attacco alla capitale..”

Yoda lo guardò negli occhi, scrutandogli nell’animo.

“Sento dei cambiamenti in te…sento molto amore, ma anche qualcosa di cui non riesco a capire la natura…”

“Non credo che vi riguardi più ora, maestro…vi ho aiutato, ma resto sempre un jedi perduto…”

Disse Anakin, tentando di mantenere la calma.

“L’arroganza.. quella non è affatto cambiata, vero Skywalker?” domandò Yoda inclinando di lato la testa.

Il giovane non rispose. Poche volte si era trovato a parlare privatamente con l’anziano maestro, e mai ne era uscito qualcosa di buono per lui.

Anche in quel momento si attese che la conversazione celasse qualcosa di sgradevole.

Senza ulteriori preamboli, Yoda parlò diretto ad Anakin

“So cosa su Mustafar è successo…”

Ecco…doveva aspettarselo.

Yoda era tra i maestri jedi più potenti. se non il più potente. Su Mustafar la forza di Anakin aveva subito interferenze notevoli, oscillando pericolosamente tra il lato oscuro e quello chiaro.

Durante il duello con Ventress poi si era lasciato andare completamente, senza freni…

Già, era impossibile che nessuno se ne fosse accorto.

L’anziano maestro lesse l’inquietudine sul volto di Anakin, e continuò.

“Non cerco spiegazioni, …ma di parlarmi, io ti chiedo. Ciò che sta accadendo sfugge a ogni logica, io stesso fatico a capire cosa accade nella tua anima… utilizzare a proprio piacimento il lato chiaro e il alto oscuro della forza un dono è, un grande dono….tu in più occasioni addentrato ti sei nella buia via della forza utilizzata dai sith, ma sempre ne sei tornato, e sappiamo bene come difficile è…”

Se Yoda ora appariva perplesso, Anakin lo era ancora di più: si era aspettato una condanna, la comunicazione di un allontanamento… non certo di veder trasformate le sue paure…in un dono!

Certo era che, su Mustafar, era stato sì in preda al lato oscuro, ma poi era riuscito a controllarsi.

Ma come avvenisse quel controllo, lui non lo sapeva proprio…aveva avuto quelle visioni…aveva pensato a Padmè e ai suoi bambini…aveva rifiutato la prospettiva di un futuro di odio e morte.

Ma era anche consapevole che questa sua capacità non dipendesse solamente da quello.

“Attento, però, devi essere, Skywalker…” lo ammonì Yoda, riscuotendolo dai suoi pensieri.

“Di questo dono.. di questa capacità abusare non devi… il lato oscuro da’ potenza, è vero, ma rifuggire dall’utilizzarlo tu devi!!” Poi grave concluse ”Sappi che se tu costretto fossi a utilizzarlo di nuovo, potresti non riuscire più a riprendere la via del lato chiaro…”

Queste parole lasciarono sgomento Anakin: temeva un’evenienza simile, e ora l’anziano jedi gliel’aveva confermata.

Ora  sapeva a ciò che andava incontro…e lo sapeva anche Yoda.

Il giovane voleva replicare, ma il piccolo essere verde parlò, fermandolo: inaspettatamente l’argomento era cambiato.. ma lo stupore di Anakin per questo non diminuì, anzi…

“I tuoi figli finalmente ho conosciuto…peccato in un simile frangente…”

Yoda sorrise, avvicinandosi lentamente al ragazzo con la sua tipica andatura dondolante. Ora Anakin era davvero confuso.

“Sentito io ho la loro forza…ottimi jedi saranno…”

“Maestro Yoda, con tutto il rispetto, ma io non capisco le tue intenzioni… Permettere ai bambini di divenire jedi sarebbe un controsenso, dal momento che proprio la loro nascita ha causato la mia espulsione dall’ordine…”

“Un controsenso? No, visto che tu un jedi sei!” disse Yoda, anche un po’ indispettito.

“Maestro…ma tu stesso…” Anakin si interruppe, capendo il fine di quelle parole. Distogliendo lo sguardo dal maestro, riprese a parlare

“Io.. io non posso tornare…troppi dubbi ho da sciogliere…ora poi, con quello che è successo…”

Yoda lo guardò con due occhi penetranti.

“Ma tu qui sei, ora, davanti a me...dalla mia stessa parte, non contro…sento il tuo animo bruciare nel desiderio di riscatto…”

“Cosa diranno gli altri jedi? Cos’è cambiato, maestro Yoda?”

“Ancora nulla Anakin… ma molte cose cambieranno, d’ora in poi…e tu sarai di nuovo un jedi, un maestro… e dovrai aiutarci”

Detto questo il piccolo alieno verde si diresse verso una bassa poltroncina, e chiudendo gli occhi, prese a meditare.

Anakin capì che Yoda  aveva chiuso la conversazione e si congedò, risollevato dalle notizie: il jedi aveva indirettamente ammesso gli errori dell’ordine. Lui sarebbe tornato, e il codice con ogni probabilità sarebbe stato modificato.

I bambini sarebbero diventati jedi… grandi jedi. Ancora più forti e migliori di lui.

 

Padmè di questo non sarà felice…

 

Ma  tutto ciò non lo distolse dalle sue preoccupazioni.

Yoda aveva chiamato la sua doppia natura un “dono”…la capacità di poter usufruire di entrambi i lati della forza, riuscendo però sempre a riprendere la via del lato chiaro.

Ma questo suo “dono” poteva rivoltarglisi contro.

 

No…non lo permetterò

 

Come non avrebbe mai permesso che si intaccasse la sua felicità.

Fu questo che pensò rientrando nella saletta che dava ospitalità a Padmè e ai bambini.

La ragazza lo attendeva, e dopo aver adagiato un addormentato Luke su una poltroncina, si diresse verso Anakin mentre Leia accoglieva l’arrivo del padre con gridolini di gioia.

Padmè vide la tensione sul volto del marito, anche se il sorriso radioso all’indirizzo di Leia tentava di nascondere il suo vero stato d’animo.

“Anakin.. va tutto bene?”

“Si.. certo Padmè.. certo.. ho solo bisogno di stare tranquillo ora…prima di tornare a  essere un maestro jedi!”

Padmè guardò Anakin, e la gioia si dipinse sul suo volto. Abbracciandolo esclamò

“Ma è meraviglioso! Sono così felice per te!”

Anakin la strinse forte…guardò i bambini.

Ancora una volta si ritrovò a pensare al loro futuro; era appena stato riammesso nell’ordine jedi, eppure i suoi pensieri erano rivolti in un’unica direzione: se loro fossero stati in pericolo, lui non avrebbe esitato a riutilizzare la malvagità che sapeva di celare.

Allora si che avrebbe ignorato tutto.. i jedi, Yoda..

Solo in quel caso avrebbe permesso che  quel suo dono così particolare gli impedisse di ritornare sulla via della luce…

La giovane sentì il marito irrigidirsi tra le sue braccia.

“Anakin…tu hai qualcosa che non va… parlami ti prego…”

Il ragazzo si staccò dalla moglie e accarezzandole il viso cominciò.

“Sono successe delle cose, su Mustafar…cose…orribili, Padmè..”

“Che cosa, Anakin? Io voglio aiutarti, ma non posso farlo se tu non mi permetti di entrare nel tuo cuore…”

Anakin sospirò.

“Io…io ho paura, Padmè…Paura per te, per i nostri figli…”

La giovane si aggrappò alle braccia del ragazzo: durante la prigionia il suo carceriere aveva parlato di quanto fossero importanti i gemelli… di come quella trappola era stata organizzata per uccidere Anakin e far crescere i bambini come sith. Ma suo marito era tornato, e questo voleva dire che non c’erano più pericoli. Dunque perché era così inquieto?

“Perché, Anakin? Quell’essere orribile è morto… tu sei qui, con noi… tornerai ad essere un jedi… Non corriamo pericoli, ora…so che tu non lo permetterai..”

Anakin la guardò di nuovo con infinita tenerezza, poi la lasciò per dirigersi verso i bambini.

 

Non lo permetterò, no…MAI…. ma io ho paura anche di me stesso, amore mio

 

Accarezzò teneramente Luke, mentre la mano inguantata diventava preda di Leia. Padmè osservò assorta il marito, che nonostante le sue insistenze si ostinava a non parlare.

Dopo alcuni istanti di silenzio, Anakin ruppe la tensione.

“Padmè…se il male può amare.. che cos’è davvero il male?”

La giovane rimase stupita da quelle parole.

Lentamente si avvicinò al ragazzo e gli prese le mani.

“Che vuoi dire, Anakin? Io non credo di capire…”

Ma Padmè in realtà capiva benissimo. Aveva visto suo marito disperato e pieno di rabbia per la morte della madre…

Aveva visto il terrore ne suoi occhi, la notte in cui le aveva rivelato di aver visto in sogno la sua morte…

Aveva visto troppe cose, per non capire.

Era successo qualcosa su Mustafar, qualcosa che aveva turbato profondamente Anakin.

Qualcosa che aveva rotto quel delicato equilibrio che regnava in suo marito e tanto faticosamente instaurato dopo i fatti che lo avevano portato verso una pericolosa via..

Anakin rimase in silenzio. Poi ancora:

“Padmè, se io…”

Ma la ragazza non lo lasciò finire.

“Tu sei buono Anakin…sei un uomo fantastico, un padre meraviglioso…tu sai amare!!! Poni l’amore al di sopra di tutto, e il male vero questo non lo conosce…”

Anakin rimase colpito dalla veemenza delle parole di sua moglie: nonostante gli ostinati silenzi e il desiderio di proteggerla da ciò che lo turbava, Padmè aveva capito più di quanto Anakin avesse voluto…

“Questo è un momento felice…non roviniamolo…”

Il giovane sorrise e la ragazza si alzò sulle punte per baciarlo, ma il pianto di Leia interruppe il momento. Con un sorriso Padmè si diresse verso la figlia, mentre Anakin guardò il lento scemare delle truppe dall’atmosfera del pianeta.

Al di la di Coruscant il sole spuntava lentamente stagliandosi sul curvo profilo: una nuova alba stava nascendo…

Una nuova luce sulla galassia e sulla Repubblica.

Una nuova luce come quella che avrebbe nuovamente illuminato la via del giovane jedi.

Un nuovo capitolo si sarebbe aperto.

Ma troppe cose c’erano ancora da scoprire…da capire.

Anche la luce più potente crea ombre oscure, così come la luce nell’animo di Anakin doveva lottare contro il buio nascosto in un angolo del suo cuore.

 

Chi vincerà alla fine?

 

Anakin questo non poteva saperlo. Ma sapeva di essere speciale…

Una luce di consapevolezza brillò nelle azzurre iridi del giovane, mentre osservava la galassia di fronte a lui.

 

Io sono il figlio dei soli…

 

Anakin chiuse gli occhi, lasciando scorrere i pensieri.

 

Io sono la luce che inghiottirà le tenebre…

 

 

 

 

Io sono il prescelto.

 

 

 

 

 

FINE I ATTO

 

 

 

 

Allora, questa è la fine, ma non disperate poichè è SOLO QUELLA DEL PRIMO ATTO (tutti, in coro: "NOOO! Ancora per un altro atto ci dobiamo sorbire sta lagna!" ^^): ne approfitto per RINGRAZIARE ancora una volta TUTTE LE PERSONE CHE MI HANNO RECENSITO, dal profondo del mio cuore… mai avrei pensato di leggere dei commenti così meravigliosi! (Ve lo dice una che è ipercritica verso se stessa, ergo la ff in questione era stata vittima di feroce stroncatura da parte della medesima autrice ^^)

 

Presto posterò il secondo atto, ma avrà dei tempi un pochino più lunghi essendo ancora WIP….

 

Grazie ancora. Davvero.

 

Eva/Marty

 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** ATTO II - Capitolo 1 ***


L'Equilibrio Atto II

L'Equilibrio Atto II

 

 

 

Capitolo 1

 

Coruscant sembrava più trafficata del solito, quel giorno.

I piccoli speeder sfrecciavano nell’aria, seguendo le rigide rotte di transito cittadine; nelle strade centinaia di persone si incrociavano…si urtavano, ognuna diretta verso la propria routine, la propria quotidianità.

Quante storie si avvicendavano sotto gli occhi del jedi che osservava l’operosità del pianeta capitale… storie di amore, di odio… vite che celavano gioie e delusioni, litigi e rappacificazioni, sotto la normalità di un’altra giornata di lavoro.

La normalità… essere  “normali”. Parola così semplice, e così complessa, allo stesso tempo

Chi poteva decidere cosa poteva essere normale e cosa, invece, no? Sotto gli aspetti “normali” di molti si nascondevano assassini o guaritori…. Ladri  o benefattori.

Chi poteva definire la “normalità” di una situazione?

Per i cavalieri jedi…per i soldati, una guerra era “normale”.

Per un abitante di Coruscant invece la guerra non era una cosa “normale”… la normalità consisteva nell’avere un lavoro, nell’avere una famiglia… nel sapere di poter ogni giorno rientrare nella propria casa.

La “normalità” di un edificio…

Il tempio e il senato, intorno ai quali era stata edificata l’intera città, si ergevano imponenti e granitici da millenni. Sotto il loro aspetto “normale” si erano consumati intrighi, tradimenti, amori intensi e odi profondi….e grandi cambiamenti.

Ad Anakin Coruscant, per quanto affascinante, non era mai piaciuta del tutto. Troppo frenetica, troppo confusionaria. Molto meglio Tatooine, casa sua.

Molto meglio Naboo…

Pianeti più consoni alla ricerca della sua pace interiore…del suo equilibrio.

Pianeti più…”normali”, per lui che  mai lo era stato....la sua benedizione e la sua maledizione, allo stesso tempo.

Non era stato un bambino comune…non era stato nemmeno un jedi nel senso ortodosso della parola, non solo perché pur essendo un jedi era anche un marito e un padre… lui normale non lo sarebbe stato comunque. Poiché lui era il “prescelto”…l’eccezione alla normalità.

Eppure quando camminava per le strade di Coruscant avvolto nel saio jedi, quelle stesse strade che ora Anakin osservava dalla vetrata della sala del consiglio, non si sentiva così diverso dalle persone che gli passavano accanto. Era una persona qualunque, agli occhi di coloro che lo incrociavano.

Una persona “normale”.

E lui, davvero, non lo era.

A quattro anni dal secondo conflitto di Coruscant e dagli avvenimenti di Mustafar, Anakin si ritrovava a passare notti insonni, pensando a quanto tempo ancora avesse dovuto aspettare per capire.

Per capire la natura del suo potere.

Per capire se stesso.

 

Già quattro anni….

 

Anakin si staccò dalla vetrata e lentamente uscì dalla sala del consiglio, sempre immerso nei suoi ricordi.

Il rientro sul pianeta capitale non aveva fornito ulteriori notizie ai generali jedi, né al cancelliere Organa: sulla terraferma il conflitto era rapidamente rientrato, e una spedizione su Geonosis aveva confermato che ancora una volta la popolazione insettoide aveva fornito la sua fabbrica e la sua manovalanza per la creazione dell’esercito di droidi. Dopo la distruzione, questa volta definitiva, dell’enorme fucina, le ricerche sul pianeta avevano dato esito negativo. Il sith che si stava cercando non si trovava lì: i jedi avevano dovuto ammettere che effettivamente il loro nemico era scomparso nel nulla, lasciando dietro di sé solo l’oppressione del potere oscuro di Lord Sidious, che in una cappa malefica avvolgeva i sensi degli adepti del lato chiaro.

Come detto da Yoda, Anakin era rientrato a far parte del consiglio con il rango di maestro, per la gioia di molti e il disappunto di alcuni i quali ancora non si fidavano totalmente del giovane Skywalker. Durante una calda seduta, molti anziani avevano espresso il totale disaccordo in questa scelta: Anakin costituiva la massima espressione del tradimento e del fallimento delle regole dell’ordine: come si poteva reintegrarlo, pur essendo un eroe?

Yoda aveva dunque spiegato che la presenza di Anakin si faceva assolutamente necessaria in previsione di quanto ci si apprestava a fare: una riforma totale del codice.

Dopo  millenni di radicate convinzioni con le quali si proibiva l’essenza stessa dell’essere umano, creando Jedi freddi e distaccati, sradicati dai sentimenti e dai legami affettivi, l’amore nella sua forma più pura e più vera sarebbe stato permesso.

L’affetto… il calore di una famiglia. Più nessuna perdita, più nessun fallimento da parte dei jedi che vedevano allievi e amici consumarsi nel lato oscuro inseguendo quanto era proibito: il poter esprimere una passione… un sentimento. Molte critiche erano state sollevate: così si rischiava di avere l’effetto opposto, ovvero dar più presa al lato oscuro.

Ma Yoda, assieme a Windu, Kenobi e Anakin stesso, era ottimista: i padawan sarebbero stati istruiti più severamente sui pericoli del lato malvagio della forza, gli addestramenti avrebbero insegnato come l’amore avrebbe reso loro dei jedi migliori, rifuggendo dal dark side.

Attraversando i corridoi del tempio per dirigersi verso la seconda torre, dove si trovava la training area,  Anakin passò davanti al grande hangar, dove alacremente i droidi meccanici preparavano le navette da trasporto.

Si perché a breve l’allenamento dei padawan sarebbe terminato, e centinaia tra bambini, ragazzini e adolescenti sarebbero stati caricati sulle navette per essere mandati a casa, dando inizio così al primo dei tra giorni di licenza. Che ovviamente erano previste anche per i cavalieri e in ultimo, anche per i maestri.

Licenze che erano state introdotte per permettere di riabbracciare le persone amate.

Si, molte cose erano cambiate.

Ora anche i jedi potevano assaporare una normalità che non fosse di battaglie, di guerra e di duri addestramenti.

 

****************

 

 

Appoggiato ad un angolo della grande sala della training area, Anakin osservava i vari gruppi di padawan in fase di addestramento. Ma per quanto cercasse di dimostrarsi imparziale, i suoi occhi correvano continuamente a un bambino che con maggior facilità rispetto ai suoi compagni respingeva i colpi della sfera d’addestramento, maneggiando una piccola lightsaber.

Il ragazzo sorrise.

Luke gli assomigliava sempre di più, col passare del tempo.

Sei mesi prima lui e sua sorella Leia erano entrati nel tempio tenendosi per mano, affascinati e allo stesso tempo intimoriti da quell’edificio così imponente  e misterioso, per i loro occhi di bambini. Sotto gli sguardi ansiosi di Anakin e Padmè, i piccoli erano entrati nella sala del consiglio, perché così era stato deciso già da tempo…

Si perché dopo la seduta che aveva ufficialmente reintegrato Anakin nell’ordine, Yoda era partito insieme al giovane alla volta di Naboo: l’anziano maestro era intenzionato ad avanzare nuovamente la sua  richiesta, dopo il dialogo con Skywalker a bordo del “Republic” poche settimane prima.

Questa volta parlando direttamente anche con Padmè.

Nell’elegante palazzo accanto alla reggia messo a disposizione dalla regina, residenza temporanea della giovane e i bambini dopo la sfacelo nella regione dei laghi, il piccolo jedi verde aveva richiesto di fronte ai due di poter addestrare i piccoli, quando avessero avuto l’età giusta. Anakin era entusiasta dell’idea, ma non aveva considerato che i figli erano tanto suoi quanto di Padmè.

Dopo che Yoda se n’era andato con la promessa che i bambini sarebbero stati sottoposti al giudizio del consiglio, Padmè si era infuriata. Ed era seguita una litigata di quelle che i due giovani raramente si erano trovati a sostenere… anzi, forse mai, avevano sostenuto.

Anakin ricordava ancora le parole esatte che si erano scambiati….

 

Quanto ancora pensavi di tenermelo nascosto?”

Padmè era infuriata. A ben donde.

“È un grande onore, Padmè…loro saranno…”

“…Saranno JEDI, Anakin! E come con te, sarò costretta a vivere nella paura, nell’ansia…”

Anakin si avvicinò alla moglie, prendendole il viso tra  le mani.

“Amore, molte cose cambieranno… non li perderemo…”

Ma la giovane si sottrasse al tocco del marito.

“Lo sai Anakin,  io ho sempre ammirato e rispettato l’ordine… ma ora non puoi chiedermi anche questo… “

“Io veglierei sempre su di loro, non permetterei mai che…”

“Anakin…non capisci?” Padmè ora esternava la sua rabbia. “ Io continuerei a essere sola…come sempre…prima con te, ora anche i nostri figli….o sei così egoista da non vedere l’evidenza?”

Il ragazzo allargò le braccia

“Noi non possiamo opporci al loro destino, già dal giorno della loro nascita sapevamo che sarebbero stati destinati a essere seguaci della forza…”

“No…questo lo sapevi TU. E forse io non ero degna di conoscere un’informazione così importante sui miei bambini!!”

“Padmè, cosa dici? C’eri anche tu, il giorno in cui Luke..”

“Essere potenti nella forza non significa che necessariamente debbano entrambi diventare cavalieri jedi…”

“è la loro via…” ripeté ancora Anakin.

“Esistono vie altrettanto degne e  meno pericolose!!!”

Il ragazzo la guardò con aria interrogativa.

“Mi sarebbe piaciuto educare i bambini…istruirli nelle tecniche della diplomazia…”

“Politici?? AH!” disse, roteando  gli occhi esasperato. “E così la politica sarebbe una strada meno pericolosa?? Questo proprio tu non lo puoi dire, Padmè!!”

“Non è la stessa cosa…nessuno è mai stato esposto ai pericoli quanto me…”

“Ah, jedi no e politici si?” Questa volta era Anakin a mostrare il suo disappunto. “ Se faranno ciò che piace a te, allora va bene tutto??”

Padmè lo guardò dura.

“Non sono una bambina… non è questione di cosa mi piace e non mi piace. È la vita dei miei figli…è la mia stessa vita. C’è qualcosa di molto più grande…”

Padmè se ne andò, e Anakin rimase interdetto. Sentì la porta dello studio sbattere violentemente.

Il giovane rimase solo, in silenzio, a pensare.

Lei aveva l’ultima parola. L’aveva sempre, pensò sorridendo.

Ma  lei era il suo angelo…non sopportava di vederla così Padmè aveva piegato governi al suo volere…. E lui, davanti a quella indomita ragazza, non era più l’eroe della guerra dei cloni. Era solo un uomo. .pazzo di lei, oltretutto.

“AAH!! Dannazione!!”

Svelto  si avvicinò alla porta dello studio… fece per aprirla, ma era chiusa a chiave. Non era un problema, per i suoi poteri jedi. Ma preferì parlarle dalla porta chiusa.

“Aspettiamo Padmè…aspettiamo la decisione dei maestri…c’è ancora tempo, molto tempo. E magari non è detto che i bambini vengano ritenuti in grado di sostenere l’addestramento…”

Silenzio.

La porta si aprì e Padmè ne uscì apparentemente  tranquillizzata.

“E se così non fosse?”

Anakin sospirò.

“Chiederò al consiglio di scegliere uno solo dei gemelli….”

Padmè sorrise. Anakin la guardò di traverso.

“Tu sei una strega…una dannata strega sith…e mi tieni incatenato a te con la tua magia…”

La ragazza  gli gettò le braccia al collo.

“Non sai che l’amore è la magia più potente?”

 

 

Così, nel giorno del loro quinto compleanno, i gemelli erano stati presentati al consiglio, e  dopo un attento esame, Yoda aveva parlato con Anakin.

“Entrambi i bambini potenti sono…potentissimi.” aveva riferito Yoda. Dunque il consiglio era favorevole. Eppure Anakin aveva percepito qualcosa.

“Ma..?”

“…ma solo Luke inizierà l’addestramento.”

Anakin non era contrario. Pensò a Padmè, e alla sua felicità quando lo avrebbe saputo. Ma voleva capire.

“Posso chiedere i motivi della scelta?”

Il piccolo Yoda si era avvicinato ad Anakin.

“Un motivo ben preciso non c’è… solo ho… qualcosa ho visto. E  il futuro della bambina, riguardava….”

Skywalker si era preoccupato. Cosa c’era nel futuro di Leia? Yoda si era accorto della tensione di Anakin, e si era affrettato a spiegare.

“Ho visto come una grande jedi lei potrebbe diventare, ma allo stesso tempo ho visto come la piccola Leia un importante peso politico acquisirà …”

Anakin aveva ascoltato attento.

“Lascia che Leia segui le orme di Padmè, Anakin… è molto importante….”

Era stato così che Luke aveva cominciato la sua avventura nell’ordine, mentre Leia era ritornata a Naboo.

Era la prima volta che i gemelli si separavano, ma in cuor suo Anakin si era sentito come se avesse sempre saputo che nel destino dei suoi figli era scritto di doversi dividere in tenera età…

 

 

***********

 

“Molto bene, miei piccoli Younglings… per oggi finito abbiamo. Che la forza sia con voi, in questi giorni di licenza…”

I piccoli salutarono il maestro Yoda e corsero tutti fuori dalla training area, assieme ai padawan più grandi, diretti verso l’hangar.

Tutti meno che uno: il biondo ragazzino infatti corse a braccia spalancate verso Anakin, che avvolto nel saio marrone scuro attendeva seduto in un angolo della sala. Il jedi si alzò in piedi e quando il piccolo gli si slanciò contro, lo sollevò tra le braccia e lo strinse forte a sé: gli occhi azzurri del bambino cercarono gli occhi dell’uomo, che erano dello stesso azzurro mare.

“Papà! Hai visto come sono bravo?”

“Si Luke, ho visto… diventerai più forte di me se continui ad allenarti così!”

Anakin spettinò giocosamente i capelli del figlio: a dir il vero c’era poco da spettinare visto che come a tutti i padawan a Luke erano stati tagliati i capelli a spazzola, mantenendo però una corta treccina che spuntava da dietro l’orecchio.

Yoda si avvicinò ai due, e attese che finissero di parlare. Anakin si accorse della presenza del maestro, e chinando la testa in un saluto.

“Maestro Yoda…”

“Salute, Skywalker… il piccolo Luke era necessario per farti nella training area  tornare …”

Anakin sorrise, tornando con la mente indietro negli anni: lui non sopportava le sedute di allenamento con la spada laser, perché con arroganza riteneva di non averne bisogno.

“Tuo figlio piccolo è ancora, ma certo è che molto più giudizio di te ha …” disse ridendo Yoda, uscendo dalla training area.

Anakin si mise a ridere

 

Allora l’ha ereditato da Padmè, non certo da me…

 

Al contrario Luke se ne stava serio tra le braccia di Anakin, poiché non conoscendo le storie a cui si riferivano suo padre e il maestro Yoda non ci trovava niente di divertente: il jedi se ne accorse, e così tornò a concentrarsi sul figlio.

“Allora, che cosa hai fatto stamattina oltre all’addestramento con la spada?” domandò Anakin a Luke mentre si dirigeva verso l’uscita della training area.

“Oh il maestro Yoda mi ha fatto esercitare nell’uso della forza… ma è così faticoso!! Non  sono riuscito sempre a fare quello che mi chiedeva…” concluse amareggiato il bambino, ma Anakin lo risollevò: “Avrai tempo, piccolo mio, per imparare ad usare la tua forza… non avere fretta, sii…”

“…paziente” concluse una voce alle loro spalle, nel corridoio che portava alle scale. Anakin e Luke si voltarono di scatto, e il bambino non potè non urlare con gioia il nome di Obi Wan.

“Ciao piccolo jedi…  com’è andata con la spada laser?” domandò il barbuto maestro a Luke, pizzicandogli le guance.

“Benissimo! Lo sai, papà dice che sono più bravo anche di lui!” esclamò fiero, mentre Anakin lanciava un’occhiata a Obi Wan, sistemandosi Luke tra le braccia.

Il maestro Kenobi sorrise, e avvicinandosi all’orecchio di Luke, coprendo la bocca con la mano come se non volesse farsi sentire da Anakin, sussurrò

“Lo penso anch’io Luke, ma non diciamolo a tuo padre….magari si offende”

Il bambino e Obi Wan tornarono allora subito seri, facendo finta di niente, e Anakin guardò con finto disappunto quei due che stavano cospirando alle sue spalle.

“Padmè non è venuta?” domandò Obi Wan quando ripresero a camminare.

“No, non ha potuto… sai, adesso che il cancelliere ha voluto che entrasse nel suo staff è molto occupata, ma Organa è stato comprensivo, e le permette una certa elasticità…. comunque oggi Luke viene a casa, così non si è dispiaciuta più di tanto…”

“Ah, è vero, è licenza per i padawan… a volte dimentico le nostre nuove riforme…” scherzò il vecchio maestro di Anakin, ma aveva percepito il cambiamento di umore dell’amico: c’era qualcosa che non andava, e riguardava Padmè, ma Obi Wan preferì non affrontare l’argomento con Luke presente. Così tornò ad ascoltare le parole del bambino:

“Papà da grande voglio avere una cicatrice come la tua!” stava dicendo Luke, toccando con un dito lo sfregio che attraversava l’occhio destro di Anakin.

“Oh no… spero di no piccolo… sai è stata molto dolorosa…”

“Ma la mamma dice che sei affascinoso…”

Obi Wan si mise a ridere, e anche Anakin continuò a parlare con un sorriso stampato sulle labbra.

“È   perché la mamma vuole molto bene a papà…. Per questo le cose brutte diventano… affascinanti, Luke… Bene,  Siamo arrivati” concluse Anakin, posando a terra il figlio davanti all’ingresso del dormitorio jedi.

“Raccogli le tue cose perché per i prossimi tre giorni sarai a casa ! Obi Wan aspetterà che ti prepari, poi ti accompagnerà lui…” disse Anakin, inginocchiandosi davanti al bambino

“Perché tu dove vai?” chiese imbronciato Luke, mentre una giovane jedi lo attendeva per accompagnarlo a prendere le sue cose.

“Non preoccuparti, devo andare al senato… vado a prendere la mamma, così quando sarai a casa troverai tutti ad aspettarti!”

“Yppieee!” urlò Luke, e corse verso la giovane jedi. Anakin si rialzò, e si rivolse a Obi Wan

“Allora io vado, spero che resterai a farci compagnia, stasera”

“Volentieri… ma prima dimmi cosa c’è che non va…”

Anakin cominciò a dirigersi verso la scalinata che portava all’ingresso del tempio.

“Niente di grave… Sono solo preoccupato per Padmè. Non si sente bene ultimamente…”

“Forse non è più abituata alla politica, così ora è soffre le pressioni…” azzardò Obi Wan.

“Si… forse… però l’ho convinta a consultare un droide medico, e stamattina prima di andare in senato si è fatta controllare… non so ancora cosa le abbia detto…”

“È per questo allora che vai a prenderla…”

“Si, voglio sapere cosa c’è che non va…”

I due jedi erano arrivati all’ingresso del tempio, e Anakin si congedò dall’amico.

“Adesso sarà meglio che vada….”

“Stai tranquillo, Anakin, tra un po’ sarò nei vostri appartamenti con Luke… lo porterò un po’ in giro, così che abbiate il tempo per parlare..”

“Grazie, Obi Wan, ti devo un favore!”

Anakin si affrettò ad uscire dal tempio, e Obi Wan fece rapidamente dietro front per correre verso il dormitorio, dove il piccolo Luke lo stava già aspettando. Prendendolo per mano, il barbuto maestro si rivolse al bambino:

“Allora, sei pronto per sfrecciare nei cieli di Coruscant con il vecchio Obi Wan?”

Luke lo guardò di traverso.

“Obi Wan, tu sei bravo come papà a fare le piroette in aria con lo speeder??”

Il maestro sospirò e sorrise.

“Luke, ti insegnerò una cosa. Tuo padre non è bravo… tuo padre è incosciente…”

 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** ATTO II - Capitolo 2 ***


 

Grazie a Irene e Aresian per i commenti, anche se mi rendo conto che i primi capitoli saranno un po' più lenti... appunto, introduttivi: tutt'altro registro rispetto alla conclusione del primo atto!!

Per Irene: riguardo lo "Yppie!!" di Luke.... di padre in figlio si ereditano pregi e difetti ^^!!

****************

Anakin salì rapidamente le scale che portavano all’ingresso del senato della Repubblica. L’enorme androne era gremito di gente: guardie di sicurezza, scolaresche, senatori con i loro segretari e con i loro studenti. Guardando al di là della grande vetrata che separava l’ingresso dalla sala che conduceva al senato vero e proprio, notò un certo movimento: dunque le sedute erano terminate, e presto la sua Padmè sarebbe uscita.
Dopo la guerra Organa era stato rieletto, e subito aveva chiesto all’amica se fosse stata disposta a un ritorno in politica, offrendole il prestigioso incarico di consigliere.
La giovane aveva accolto la richiesta con gioia, ma era riluttante… per una volta era stato Anakin a spronarla.: lui presto sarebbe rientrato nell’ordine jedi… perché lei doveva rinunciare alle sue ambizioni? E per poter continuare a seguire i bambini il cancelliere aveva garantito a Padmè la massima libertà.
Così la senatrice Padmè Amidala Naberrie Skywalker aveva fatto ritorno in Senato, giurando la sua fedeltà alla Repubblica e alla Democrazia…garantendo all’amico Bail tutto l’aiuto possibile, ma dettando un’unica condizione: quella di poter riuscire a svolgere il compito più importante della sua vita di donna…essere una madre.
La presenza del leggendario Skywalker suscitò non poco clamore tra i bambini in visita al palazzo senatoriale, e nonostante gli inviti di un insegnante a non disturbarlo un ragazzino si staccò dalla fila e con un certo timore tirò il saio di Anakin.
“Ciao!” lo salutò dolcemente il giovane.
“Ma tu sei davvero il maestro Anakin Skywalker?” domandò senza tanti preamboli il bambino.
“Tu cosa ne pensi?”
“Non mi sembri molto grosso per essere uno che ha combattuto tante battaglie…per uno che è un eroe…”
“Non è necessario essere giganti per compiere imprese altrettanto titaniche… tu quanti anni hai?”
“Quasi otto!”
“Avrei scommesso che ne avessi di meno, mio piccolo amico… Vedi, quanto il tuo corpo sia robusto o gracile non ha importanza… è lo spirito, è la forza dentro ognuno di noi a renderci grandi…. Anche se il nostro fisico sembra non essere d’accordo!” disse Anakin piegandosi in avanti per guardare il bambino negli occhi.
“Dicono che tu abbia ucciso un milione di nemici”
“Un milione? Non credo siano così tanti…”
“Dicono anche che quella cicatrice vicino all’occhio ce l’hai perché te lo avevano strappato via e allora te lo sei rimesso da solo....”

Oh santo cielo…ma chi racconta queste cose?

“Veramente la storia di questa cicatrice è un po’ meno cruenta…”
Il bambino allora sbirciò in una manica del saio.
“È vero che hai un braccio artificiale dopo un duello con un sith??”
Anakin sorrise, offrendo alla vista del bambino il guanto nero
“Si, questo è vero…è andata così…”
Il piccolo afferrò la mano di Anakin, scrutandola attentamente.
“Ma è solo un guanto…” disse deluso.
Il jedi si inginocchiò di fronte al bambino, e lo guardò serio.
“Avvicinati….a volte l’apparenza inganna…” gli disse sottovoce e il bambino ubbidì rapidamente.
Anakin gli avvicinò la mano all’orecchio e distese le dita, tenendola spalancata e in tensione per qualche secondo. Poi piano la chiuse a pugno: data la lentezza del movimento, le giunzioni delle dita emisero dei brevi ma inconfondibili scricchiolii metallici
“Ti assicuro che questo una mano umana non lo sa fare….”
Il bambino guardò prima la mano del jedi e poi, a bocca aperta, posò gli occhi su Anakin il quale gli fece l’occhiolino.
Il giovane si stava rialzando quando scorse Padmè attraversare la grande porta in vetro…al braccio di un giovane senatore: questa cosa lo turbò un poco, e accarezzando la testa del ragazzino si congedò, avvicinandosi a Padmè e al damerino che le stava accanto.
Lo avrebbe volentieri fatto volare giù per le scale dell’ingresso del senato., ma si ripromise di stare calmo: d’altronde ora tutti sapevano, quale sciocco avrebbe spudoratamente corteggiato sua moglie?
“Anakin, tesoro… che sorpresa!” esclamò felice Padmè quando vide il jedi di fronte a se.
Incurante della presenza del bamboccio, Anakin si piegò e posò un delicato bacio sulle labbra della moglie.
“Dov’è Luke? Starà con noi i prossimi giorni?” gli chiese, appoggiandogli le mani sulle braccia.
“È con Obi Wan, lo porta lui a casa… sì, starà con noi per tre giorni, come tutti gli altri padawan del resto!”
“Che meraviglia… saremo di nuovo tutti insieme! Povero Obi Wan, spero che Luke non lo faccia impazzire!”
“Quei due si adorano, non abbiamo niente da temere… per non parlare di Leia, quando si vedranno!”
I due si misero a ridere, quando un timido colpo d tosse attirò la loro attenzione. Fu allora che Padmè si ricordò della presenza del senatore accanto a loro: Anakin, dal canto suo, non l’aveva mai scordato. Semplicemente l’aveva deliberatamente ignorato.
“Oh santo cielo.. senatore Byrdbum, vi chiedo scusa! Posso presentarvi mio marito…”
Il giovane tese la mano ad Anakin. Questi lo osservò: era molto giovane, ma per essere già un senatore o era molto in gamba o era raccomandato; era sicuramente affascinante, con i corti capelli castani e due luminosi occhi verdi.
“Non c’è problema, senatrice…. Beh, non vi conoscevo di persona, maestro Skywalker, ma la vostra fama vi precede… sono onorato!”

Io per niente, anzi se non giri al largo da Padmè…

Anakin mosse il capo, e tese la mano destra verso il senatore:
“Piacere, senatore… io invece non ho mai sentito parlare di voi..”
Alle parole seguì una vigorosa stretta di mano da parte del jedi, effettuata con l’arto artificiale deliberatamente lasciato libero di stingere più del necessario.
Byrdbum fece una smorfia, cercando di nascondere il più possibile il fatto che Skywalker gli stava stritolando una mano: fu un sollievo quando il jedi allentò la presa, e il giovane fu lesto a tirarla via.
Padmè si accorse che qualcosa non andava quando vide il colore violaceo della mano del senatore.

La solita, insensata gelosia…

“Anakin, il senatore Byrdbum è stato così gentile da accompagnarmi fino qui perché mentre stavo uscendo ho accusato un lieve malore…”
“Maestro Skywalker, non avrei mai permesso che succedesse qualcosa alla senatrice…”

Se permetti a questo ci penso già io…

“Un malore? Un altro?”
“Non preoccuparti tesoro, non è nulla di grave…”
“No infatti… è stato solo uno sbandamento, ma ho insistito tanto affinché fosse accompagnata, anche se la senatrice minimizzava…” si intromise fiero il giovane senatore, come se avesse fatto la cosa più giusta e sensata del mondo.
Due profondi occhi azzurri si piantarono sul viso dell’uomo.

Hai insistito tanto, eh?

“Sentite senatore Bambam …”
“Senatore Byrdbum, prego”
“Si, quello che è… vi ringrazio molto, ma credo che adesso possa occuparmi io della senatrice mia moglie…”
La ragazza non sapeva se mettersi a ridere o arrabbiarsi: sapeva che quello scambio di battute probabilmente le sarebbe costato il muso del senatore Byrdbum per diverso tempo… ma le frecciate di Anakin, che tentava di mantenersi calmo, erano troppo esilaranti.
Anakin alzò la testa e piantò i suoi occhi su quelli di Byrdbum.
“Credo senatore Bimbum che qualcuno la stia cercando, ora…”
“Cosa...?”
“Adesso”
Il senatore rimase interdetto, poi si rese conto che Skywalker gli stava facendo capire, e in modo neanche tanto velato, che doveva andarsene: si tirò impettito l’abito, e incamminandosi stizzito, esclamò:
“E va bene… e comunque mi chiamo BYRDBUM!”
Anakin seguì con gli occhi il giovane mentre usciva dal senato, posando le mani sulla vita sottile di Padmè: il grande androne dell’ingresso si era svuotato, e ora solo poche persone si muovevano in quell’enorme spazio.
Anakin cominciò a ridere, ma la ragazza gli colpì il petto con la mano aperta
“Ma sei impazzito?” gli disse seria Padmè.
“Perché?” domandò con falsa innocenza il ragazzo.
“Anakin… sono io quella che viene qui tutti i giorni.. non puoi comportarti così con un senatore della Repubblica!”
“Quello aveva tutto meno che l’aria di un senatore!”
“Il fatto che sia molto giovane non ti autorizza a denigrarlo… è … è in gamba…”
Padmè distolse lo sguardo, e Anakin inclinò la testa, scrutandola con sguardo inquisitore.
“E va bene… è il nipote del senatore Vilbaem…”.
“Ah… lo sapevo che c’era qualcosa sotto….”
“Tu sei stato il maestro jedi più giovane nella storia, eppure te lo sei meritato…”
“Io non ero uno spocchioso damerino… ho combattuto delle guerre, ho perso un braccio… beh, è diverso… e comunque non mi piace come ti sta attaccato addosso…”
“Voleva solo essere gentile, tesoro… e tu sei un po’ troppo geloso…”
Padmè accarezzò il viso di Anakin, poi scese a prendergli le mani.
“Su accompagnami nel mio ufficio, nella fretta ho dimenticato lì i regali per i bambini…”
“Regali…Non li starai viziando un po’ troppo??”
Padmè lo guardò ti traverso.
“Ma sentilo… proprio TU parli di vizi quando basta una parola di Leia per farti correre peggio che a un ordine del maestro Yoda…”
Anakin sorrise, e insieme si avviarono nella grande sala costellata di porte, entrando poi in una di queste: si addentrarono quindi lungo un corridoio, sempre tenendosi per mano...Arrivati davanti all’ingresso dell’ufficio personale di Padmè, il jedi si fece serio.
“Padmè… non mi sono dimenticato del fatto che ti sia sentita male anche oggi…”
La ragazza digitò i codici di sicurezza della porta, e dopo un secondo questa si spalancò: non sembrava curarsi delle parole di suo marito.
Insieme entrarono nel grande ed elegante ufficio, ma Anakin era sconcertato dall’atteggiamento di sua moglie. Prendendola per un braccio, se la attirò contro il corpo.
“Io HO BISOGNO di sapere che cosa ti sta succedendo, Padmè… ti sei fatta vedere dal droide medico stamattina?”
“Si.. e vuoi sapere cosa sta succedendo Anakin? Se non sto bene è anche colpa tua…”
“Colpa mia?!?” Anakin era stupito, non solo da quelle parole, ma anche dal sorriso radioso di Padmè.
La ragazza gli prese una mano e se la posò sul ventre. Dopo un’attesa silenziosa, Padmè parlò di nuovo.
“Hai capito che cosa sta accadendo mio testardo, geloso, adorabile , bellissimo jedi?”
Anakin la fissò a bocca aperta, e Padmè gli prese il viso tra mani.
“Sono incinta, amore mio… aspetto… aspettiamo un bambino…” gli disse sussurrandoglielo sulle labbra, prima di baciarlo.

Un bambino…un bambino!!

La gioia pervase il giovane jedi…come quel giorno di quasi sei anni prima, quando protetti dalle colonne del senato sua moglie gli aveva rivelato quello che doveva rimanere un dolce segreto, agli occhi del mondo…
Anakin non rispose subito al bacio, ma dopo qualche secondo Padmè sentì le braccia forti di suo marito sollevarla da terra, e insieme fecero una piroetta nella stanza.
“Ti amo, Padmè… ti amo…ti amo….” le disse Anakin, senza lasciarla, separando appena le labbra dalle sue.
Ora non vi erano più guerre… niente più sotterfugi, o la paura di essere scoperti.
Ora c’era solo la loro felicità.


****************

Capitolo 2

Obi Wan attraversò a passo veloce il corridoio che portava alla “Casa degli anziani”, rispondendo con cenni del capo ai saluti che i padawan, appena rientrati dopo il periodo di licenza, gli rivolgevano.
Anche lui era appena ritornato al tempio, ma non certo a causa della licenza.
Il cancelliere aveva richiesto che un jedi portasse un’ambasciata al Primo Ministro di Utapau riguardo alcuni trattati economici, e visti i rapporti che Obi wan aveva avuto in passato con gli Utapauni, il consiglio aveva ben pensato di inviare lui.
E così, ancora una volta, Kenobi aveva rinunciato ai suoi giorni di riposo….Ma dopotutto, la cosa non gli pesava: da anni Obi wan finiva per trascorrere comunque al tempio i giorni di licenza introdotti dal nuovo ordinamento del codice.
Entrando in nuovo corridoio, il barbuto maestro considerò che a ben pensarci, non aveva un luogo di riferimento in cui passarli.
Non aveva una famiglia dove tornare… né una casa, da qualche parte.
Anche se spesso volava a Naboo, dove sapeva che due piccole pesti gli sarebbero saltate in braccio per tormentargli la barba…dove sapeva che due amici lo avrebbero accolto nella loro famiglia…
Obi wan era consapevole di quanto importante fosse per Anakin e per Padmè… del bene che Luke e Leia gli volevano…
Ma forse LORO non sapevano quanto fossero importanti per lui …
Tanti anni prima, dopo un suo rimprovero, Anakin gli aveva detto che per lui era ciò che più assomigliava a un padre.
Ora per Obi Wan quell’ irascibile testa calda, Padmè e i bambini erano diventati ciò di più simile a una famiglia. Anzi, forse…. la sua prima ed unica famiglia.
La vista dell’ingresso della “casa degli anziani”, in fondo al corridoio, lo riscosse dai suoi pensieri.
La convocazione per un colloquio gli era stata comunicata al mattino via comlink dal maestro Windu in persona, nel quale Obi Wan aveva notato una malcelata tensione….inoltre la saletta di meditazione del maestro Yoda era il luogo dove si parlava delle questioni più importanti o più riservate.
Era stato lì che Yoda, Windu e Kenobi erano venuti a sapere della sparizione dell’incrociatore “Freedom”, quattro anni prima, e del presunto coinvolgimento di Anakin.
Era stato lì, gli aveva detto il suo ex padawan, che Yoda lo aveva ricevuto quando era tormentato dalle sue visioni di morte.
Ed era lì che in questi anni di pace, in una a specie di anticamera, i capi del consiglio si riunivano per decidere i nomi dei più meritevoli, di coloro che sarebbero divenuti cavalieri o maestri…Nomi che venivano poi sottoposti alla decisione dell’intero consiglio Jedi.
Non erano previste nomine né vi erano questioni gravi all’interno dell’ordine, aveva considerato Obi wan… non era neppure riuscito a parlarne con Anakin, visto che non lo vedeva dal giorno dell’inizio delle licenze., da quando cioè dopo aver accompagnato Luke gli era stata notificata la partenza e si era subito congedato per muovere alla volta di Utapau.

Beh, di qualsiasi problema si tratti, sapremo di sicuro affrontarlo….

Ma Obi wan fu sorpreso quando, entrando nella saletta avvolta dalla penombra, trovò ad attenderlo solo l’anziano Yoda e il maestro Windu.
Sorpreso perché dopo anni in cui il peso di ogni decisione e ogni responsabilità era gravato solamente sulle spalle dei tre maestri, dopo il conflitto di Coruscant si era aggiunto in questo incarico anche il prescelto…anche Anakin Skywalker.
Loro erano  i quattro riferimenti dell’intero ordine.

Mmmh…ho un brutto presentimento…..

“Vieni, Obi wan… saputo ho, del buon esito della missione diplomatica su Utapau…” esordì Yoda, mentre Obi wan si inchinava in un saluto.
“Grazie, maestro….”
“Siedi, pure….” Continuò l’anziano jedi. “Convocato non ti ho per questo…altre questioni riferirti dobbiamo….”
“Non dovremmo aspettare il maestro Skywalker, prima di cominciare?” azzardò Kenobi, mentre si dirigeva verso un seggio vuoto..
“Anakin non è stato convocato. È meglio che non sappia quello che abbiamo da dirti….”
“Riguarda lui?” non potè fare a meno di chiedere Obi wan, messo in allarme dalle parole di Windu.
“No…non direttamente. Ma lasciamo parlare il maestro Yoda….”
Obi wan annuì, ma ora si apprestava ad ascoltare le parole del piccolo essere verde leggermente risollevato. Anche se le chiamate straordinarie alla “casa degli anziani”, quando cioè non riguardavano nomine, mai portavano qualcosa del quale stare allegri o sollevati.
“Il senato è in fermento, e voci allarmanti giunte mi sono…”
“Che tipo di voci?”
“Dopo la guerra, molti senatori non hanno visto di buon occhio il fatto che non si sia scoperto cosa era realmente successo, che apparentemente Organa non abbia voluto indagare” spiegò Windu.
“La distruzione della fabbrica dei droidi e la versione che abbiamo divulgato d’accordo con il cancelliere riguardo una falange di separatisti invece che acquietare gli animi, ne ha infiammato qualcuno…”
Obi wan ascoltava attento. Ricordava ancora quando nell’ufficio del cancelliere avevano deciso di non rivelare la presenza dei sith e il ritorno di Palpatine: in molti…troppi non avrebbero capito, così si era optato per riferire che dietro all’attacco su Coruscant vi erano armate separatiste non totalmente annientate dopo la fine della guerra dei cloni.
Una menzogna a fin di bene, per non creare allarmismi: sapere di essere stati attaccati da nemici ben conosciuti e già sconfitti in una precedente occasione avrebbe avuto un impatto psicologico nettamente inferiore che divulgare informazioni poco chiare su minacce oscure di portata ancora ignota anche ai jedi.
Cosa che difatti avvenne…ma non per tutti.
Windu riprese a parlare: “In molti in senato hanno cominciato a denigrare Organa, accusandolo di incapacità…si è creato un gruppo fedele al senatore Vilbaem, il quale in questi anni sta molto abilmente contrapponendosi al cancelliere, facendo leva sul fatto che non sia più la persona migliore per guidare la Repubblica poiché non è stato in grado di difenderla…”
“Scusa se mi permetto, maestro Windu, ma fin’ora non è nulla che non sapessimo già. Sapevamo degli screzi interni al senato…”
“È vero…Ma ora qualcosa si sta muovendo. Vilbaem e la sua schiera si stanno facendo arroganti…e pericolosi. E siamo indotti a credere che ora non si tratti più di mera contrapposizione politica.”
“Stai insinuando che alcuni senatori stiano….stiano cospirando alle spalle del cancelliere?”
”Solo sospetti, Obi wan…solo sospetti…e se non trattiamo la faccenda con delicatezza, potremmo rischiare la guerra civile…”
“Per la forza, che questo non possa mai accadere! Ma in base a cosa potete affermare che la situazione si sta aggravando?”
“Poco tempo fa è accaduto un fatto…La senatrice Mothma è affiancata da circa un anno da uno studente di legislatura. Il ragazzo è anche un abile meccanico, e una sera mentre armeggiava con una holocam degli uffici ha intercettato un messaggio su una frequenza criptata….”
Obi wan rimase stupito: le frequenze di comunicazione criptate potevano essere usate solamente in casi di emergenza, oppure dietro previa autorizzazione del cancelliere in persona. E Organa non rilasciava mai i permessi necessari con leggerezza, poiché i codici criptati venivano utilizzati per le comunicazioni straordinarie con l’esercito e i jedi…quindi dovevano essere sempre canali liberi.

Si…decisamente molto strano….

“Qual’era il contenuto della trasmissione?”
“Un breve dialogo tra due senatori, dove si parlava di un incontro con Vilbaem. Insospettito, ha pensato bene di parlarne con la senatrice, la quale a sua volta…”
“Ha riferito l’accaduto a noi… e ora?”
La domanda si spense nel silenzio della sala. Fu Windu a rispondere.
“Ora abbiamo bisogno di conferme ai nostri sospetti. Con le voci non possiamo intervenire…e così abbiamo pensato di… infiltrare qualcuno in senato. Un jedi, per l’esattezza.”

Una.. una spia?

“E chi? Il senato conosce i jedi, chi potrebbe riuscire a non destare sospetti?”
“Un jedi di cui non si conoscono le fattezze. O meglio, capace di cambiare il suo volto…”

Cambiare…. Un mutaforma….

“Sarà infiltrato il maestro Iver Gechter, non è così?”
Yoda annuì.
“Iver l’unico Jedi mutaforma è… sembianze umanoidi assumerà, e di acquisire la fiducia di Vilbaem in modo farà …”
“…fino a scoprire le sue intenzioni…” concluse Obi Wan, il quale, accarezzandosi la barba, riprese a parlare
“Il sospetto di alto tradimento è di per se abbastanza grave per….”
“Solo con dei sospetti abbiamo le mani legate, Obi wan.” Lo interruppe Mace “Sai anche tu che neppure NOI possiamo intervenire contro un senatore della Repubblica se non con prove certe in mano.”
Già…la situazione era davvero delicata.
Dopo quattro anni di calma apparente il cuore stesso della Repubblica, il Senato, poteva essere scosso da una congiura. E se Vilbaem mirava a spodestare Organa…..una simile eventualità avrebbe gettato la galassia nel caos: il Senato sarebbe stato screditato come istituzione….
Un colpo di stato avrebbe certamente creato subbuglio tra i sistemi, che avrebbero perso la loro unità e la loro coesione… probabilmente la Repubblica si sarebbe spaccata tra sostenitori e oppositori.
E solo il cielo sapeva quant’altro Vilbaem mirava a fare….
E i jedi, in tutto questo…chi avrebbero dovuto sostenere per mantenersi fedeli ai loro ideali di democrazia? Con il senato spaccato in due, in quale modo avrebbero dimostrato la loro imparzialità?
Inoltre tra i collaboratori di Organa vi era Padmè….
“È per questo che Anakin non deve essere informato…. “
“Skywalker sarebbe troppo coinvolto… la senatrice Amidala è tornata a lavorare in Senato, proprio come consigliere del cancelliere….”
“Ma se non ci sono rischi immediati…” obiettò Obi Wan. Tacere la situazione all’amico non gli piaceva.
“Non abbiamo certezza né sulle intenzioni di Vilbaem né su quanto ampio sia il raggio d’azione all’interno del quale vuole colpire. Per ora, il modo migliore per proteggere la senatrice e la nostra operazione è tenere Anakin all’oscuro della cosa.”
“Non credo sia una buona idea….quando si tratta della sua famiglia, Skywalker può perdere la testa… è già successo.”
“Difatti così facendo proteggiamo anche lui…da se stesso”
“Per ora…. Fino a che non scopriremo quanto grave la situazione è…” concluse Yoda.
I tre rimasero in silenzio, guardandosi in un tacito assenso.
“Bene… deciso allora è. Con il maestro Gechter subito andrò a parlare.” Disse improvvisamente l’anziano jedi verde. “Ci aggiorneremo non appena egli il suo lavoro in senato inizierà….”
Windu e Obi wan annuirono, e dopo un breve inchino uscirono dalla stanza.
Kenobi si diresse subito verso la training area, la mente spazzata da un vortice di pensieri.
Non solo la Repubblica veniva minacciata dall’interno, ma il fatto doveva essere tenuto nascosto…. Soprattutto ad Anakin.
Questa non era una gran dimostrazione di fiducia nei confronti dell’amico, eppure Obi Wan cercò di convincersi che quella era la cosa migliore da fare. Probabilmente Gechter avrebbe svolto un ottimo lavoro e la situazione non sarebbe sfociata in una crisi…. Quindi nessun pericolo.
E Anakin avrebbe capito.
Almeno questo si augurò Obi wan, mentre iniziava a salire i gradini della scalinata…avrebbe atteso la fine degli addestramenti per poter salutare Luke.
Ma una voce ben conosciuta alle sue spalle lo bloccò.
“Obi wan, cercavo proprio te!!”
Il jedi si girò e vide Anakin salire a due a due gli scalini che li separavano: il ragazzo sembrava euforico….più eccitato del solito.
Obi wan ostentò la sua espressione più radiosa.
“Che succede, Anakin?”
“Devo dirti una cosa.. una cosa importantissima! Quel giorno sei dovuto scappare…sai avrebbe voluto dirtelo anche Padmè, ma…a proposito com’è andata? Su Utapau, intendo…”
Il giovane parlava a raffica senza smettere di sorridere. Obi Wan lo guardò perplesso, mentre insieme riprendevano a salire le scale.
“Ah, bene… ma tu piuttosto, vuoi dirmi che cos’hai? Non riesci ad articolare una frase sensata! E cos’è che mi vorrebbe dire anche tua moglie?”
“È che…Obi wan, sono così felice! Ti ricordi quando ti dissi che Padmè non stava bene?”
“Si certo…non dev’essere però niente di grave, data la tua euforia!”
“No….anzi!! Padmè è incinta, Obi wan!”
Il jedi si fermò e voltandosi guardò l’amico: gli occhi azzurri di Anakin brillavano…senza quell’ombra che dopo i fatti di Mustafar tornava di tanto in tanto a incupirgli lo sguardo….
Il giovane riprese a parlare, afferrando per le spalle l’ex maestro.
“Un bambino! Avremo un bambino! Io sarò di nuovo padre, Obi Wan…non fantastico?”
La notizia era meravigliosa e lo riempiva di gioia ma….alla luce di quanto aveva appena appreso, sapere Padmè incinta rendeva la cosa ancora più delicata.
Soprattutto quando sarebbe stato il momento di dire ad Anakin la verità.

Il senato si scuote e Padmè forse sarà esposta a dei rischi…. Mentre attende tuo figlio…
È complicato…. È pericoloso…


Obi Wan sfoderò un sorriso e abbracciò l’amico.
“È meraviglioso, Anakin…Congratulazioni ragazzo! Sono felice per te…per voi…” disse infine il maestro al suo ex allievo
“Davvero una fantastica notizia!”

….in una giornata cominciata con delle pessime….


**********************


Il sole stava calando su Coruscant quando un jedi si avviò con cautela a intraprendere la discesa della scalinata d’ingresso del tempio.
Pur essendo molto giovane si appoggiava per camminare a un elegante bastone in legno dall’impugnatura adornata con un lucido inserto metallico, il quale fu puntato sul gradino più basso: scaricando il peso del corpo sul sostegno, l’uomo appoggiò il piede sulla prima scala.
Con fatica si trascino dietro l’altra gamba, portando la mano libera sul corrimano al lato della scalinata; l’operazione si ripeté per una decina di scalini, poi il jedi si fermò: una smorfia di dolore si dipinse sul suo viso, mentre chiudendo gli occhi serrava la mano intorno all’impugnatura del bastone…. Rimase così per qualche secondo, poi con un piccolo gemito lasciò il suo appoggio, che cadde fermandosi qualche gradino più in basso, e portò la mano sulla gamba…. quasi potesse alleviare il dolore.
Fu Anakin, che stava uscendo dal tempio, ad incrociare il sofferente jedi che ora con un sorriso tirato si apprestava a salutarlo.
“Ciao Anakin…”
“Axelbi tutto bene?” domandò il giovane maestro, accorrendo in suo aiuto.
“Si…ma sai, la mia gamba oggi non vuol collaborare…”
Axelbi Raken portava ancora i segni dell’inaudita violenza delle torture subite su Mustafar: anche se gran parte delle ferite si erano risolte in poco tempo grazie alle abili cure dei droidi del centro medico Repubblicano, il giovane cavaliere era rimasto invalido a una gamba ed era così costretto ad aiutarsi con un bastone per riuscire a muoversi con meno difficoltà.
Raken non aveva ricordi della prigionia…non aveva saputo dire chi si celasse sotto il cappuccio del misterioso sith, anche se in pochi momenti rivissuti come un incubo, Axelbi aveva potuto vedere nitidamente i suoi compagni jedi cadere per mano dell’allievo di Sidious dopo essere stati torturati da Ventress.
Egli stesso non sapeva spiegarsi come era riuscito a sopravvivere…. Con molta probabilità, era stato creduto morto dai suoi aguzzini.
Al suo rientro nell’ordine, dopo mesi di cure, Axelbi aveva ricevuto la nomina di maestro.. un atto dovuto da parte del consiglio, per rispettare la memoria di Hydragen del quale Raken avrebbe così preso il posto. Il giovane Jedi non aveva accolto la notizia con entusiasmo: si sentiva in colpa per quanto era successo…lui era ancora vivo, e non era riuscito a salvare il suo maestro e Dana….tutto si meritava meno che una nomina.
E anche ora, a distanza di anni, il volto di Axelbi si incupiva e si adombrava quando si tornava a parlare degli eventi di Mustafar.
Anakin si affiancò al giovane, guardandogli la gamba, mentre chinandosi gli recuperava il bastone.
“Non capisco, Axelbi….perchè ti ostini ogni giorno a percorrere tutte le scale dell’ingresso quando potresti passare dall’hangar e uscire direttamente….”
Axelbi sorrise. “Devo muoverla, Anakin, altrimenti potrà solo peggiorare…”
“Non mi sembra che tu stia migliorando….” rispose il ragazzo, porgendogli il bastone.
Il jedi tornò ad appoggiarsi, e sospirando continuò. “Ecco, vedi Anakin…. Non importa se sento male… io devo farlo…”
“Non devi accanirti sul tuo dolore, Axelbi” lo interruppe Anakin “Tu non hai colpa per quello che è successo….”
“Invece si…” gli occhi del giovane jedi si velarono di tristezza. E di rabbia.
“Perché proprio io sono sopravvissuto? Perché non Dana, che era una padawan promettente! O Lucius….uno dei maestri migliori…”
“Ma punirti obbligandoti a ricordare tramite la tua menomazione…”
“Tu non puoi capire Anakin… come ti sentiresti se Obi wan fosse morto e tu invece fossi ancora qui e per altro insignito di una carica che non ti meriti?”
Skywalker rimase in silenzio…. In effetti non era la persona migliore per poter convincere Raken che quello che stava facendo era sbagliato. Lui non aveva un bel rapporto con la morte… il pensiero del distacco lo terrorizzava. Anakin aveva sempre fatto quanto in suo potere…anche oltre il suo potere per salvare la vita dei suoi cari. Ma a differenza sua, Axelbi non temeva la morte…la rispettava come evento naturale della vita.
Solo non riusciva a perdonarsi QUELLE morti…. Non riusciva a perdonarsi di essere vivo a discapito dei due amici.
“Tu sei fortunato, Anakin…hai dei figli meravigliosi e una moglie stupenda. Hai la stima del tuo maestro…e sei un eroe. Io avevo solo Lucius e Dana. Ero con loro, e non sono riuscito a farli uscire da quell’inferno. Essere vivi non è abbastanza, come punizione.”
“Per me non è stato sempre così, Axelbi. Il mio passato è ricco di frustrazioni, di sbagli…di gravi errori quasi irreparabili.”
“Ma ora hai avuto il tuo riscatto. Io invece vivrò sempre nel rimorso…senza possibilità di riparare a ciò che è successo….”
Axelbi riprese lentamente a scendere gli scalini, sotto lo sguardo di Anakin.
Per molti aspetti erano simili… per questo forse Raken si era così legato a lui e a Obi Wan, dopo quei terribili fatti. Anche Luke, come tutti i piccoli apprendisti, parlava con ammirazione del giovane maestro, il quale a causa del problema fisico era stato designato all’insegnamento…il suo bastone era un’attrazione per i padawan, poiché l’inserto metallico dell’impugnatura era in realtà una lightsaber che poteva essere facilmente separata dal supporto di legno, in caso di necessità.
“Vedo che neanche tu resti al tempio” disse all’improvviso il jedi. “Ma spero che il tuo motivo sia più piacevole del mio…”
In pochi passi Anakin lo affiancò di nuovo: Axelbi aveva repentinamente cambiato discorso… come sempre succedeva quando si toccava la delicata questione della spedizione Mustafariana.
“Vado a casa….Voglio stare vicino a Padmè il più possibile, finché ci riesco…”
Quasi ogni giorno Raken era costretto a recarsi al centro medico per tenere sotto controllo il suo fisico. Non doveva essere piacevole, vista la giovane età: aveva gli stessi anni di Padmè…Si, senza dubbio i motivi di Anakin erano sicuramente migliori di quelli dell’amico.
“Perché, non sta bene?” si affrettò a chiedere Axelbi.
“Nulla di grave….Solo, la famiglia si allargherà da qui a qualche mese…”
Anakin si sentì a disagio…si sentì come se la sua felicità fosse nettamente fuori luogo, di fronte a Raken: aveva appena lasciato suo figlio dentro il tempio… si apprestava a recarsi a casa dove avrebbe trovato la sua adorata principessina Leia ad accoglierlo a braccia aperte…dove avrebbe trovato la donna che amava cullare dentro di lei il frutto del loro amore….
Raken invece era li, solo e sofferente, ad arrancare nel semplice atto di scendere dei gradini….
Il giovane jedi si fermò poi guardò con due occhi inquisitori Anakin: aggrappandosi saldamente al corrimano, Axelbi sollevò il bastone e colpì la gamba di Skywalker ma senza fargli male.
“..e una notizia così bella e importante la dici così??” lo rimproverò, mentre Anakin sorrideva, sollevato dalla reazione del jedi che continuò “Per la forza, io farei i salti mortali nei tuoi panni…. se solo potessi!!”
“Non volevo essere…”
“Inopportuno?” concluse Raken per lui, scuotendo poi la testa.“Il mio animo è ferito, ma dovete smetterla di continuare a proteggermi, Anakin…”
I due erano finalmente arrivati alla fine della scalinata.“Non era mia intenzione offenderti”
Raken mosse una mano. “ Non preoccuparti… Piuttosto, congratulazioni…e se la mia gamba me lo consentirà, verrò a farle personalmente alla Senatrice.”
“Sai che sei sempre nostro gradito ospite, Axelbi...”
Il giovane annuì, poi si girò a guardare il tramonto su Coruscant.“Sarà meglio che vada… o i miei fidati droidi medico potrebbero pensare che non apprezzo più le loro “amorevoli” cure…Che la forza sia con te, maestro Skywalker…”
“Che la forza sia con te, maestro Raken...”
Anakin rimase a guardare ancora per qualche istante l’andatura irregolare del jedi, prima di avviarsi verso il suo speeder.

I jedi non si vendicano, vanno oltre questo sentimento…vanno oltre la rivalsa…

Si ritrovò a pensare Skywalker.
Eppure aveva percepito chiaramente, durante il dialogo con l’amico, che egli non avrebbe lasciato impunite le morti del suo maestro e della padawan Ling.
Axelbi era tormentato dagli incubi del suo passato… non riusciva a superare quegli avvenimenti per i quali si addossava ingiustamente le colpe… ed era rimasto gravemente minato nel fisico.
Quando sarebbe stata l’ora della resa dei conti con Sidious e il suo sith, quel jedi sarebbe stato un aiuto prezioso.
Perché Raken non voleva giustizia.
Voleva vendetta.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** ATTO II - Capitolo 3 ***


Ancora ringraziamenti per tutti quelli che mi stanno seguendo (ho notato stasera che il numero di letture cresce... quindi grazie), poi ringraziamenti ad Aresian, a Topomouse e a Darth Steo.

Un grazie a Silvi76, che non ha recensito ultimamente ma so che mi legge, quindi va bene uguale ^^

 

*********

Capitolo 3


Nell’ufficio del senatore Vilbaem un uomo alto dai corti capelli neri e dalla barba curata guardava l’ologramma che rappresentava il politico intento a ricevere un’onorificenza nel suo pianeta natale. Girando la testa, osservò la stanza in cui si trovava: la scrivania elegante…. la parete occupata totalmente da un enorme libreria…la grande vetrata con panoramica su Coruscant.
Di fronte a lui, proprio ai due angoli di quest’ultima , due busti raffiguravano Vilbaem di fronte e di profilo.
L’uomo si portò quindi al centro della stanza e potè notare, proprio dirimpetto la scrivania, il grande specchio: in un sorriso, considerò che quell’ufficio rifletteva molto bene la vanità di Vilbaem.
“Senatore Gainder, sua eccellenza si scusa per il ritardo e mi manda ad avvisarvi che arriverà a momenti.”
Le parole del giovane assistente attirarono l’attenzione dell’uomo, che annuì con un cenno della testa. Rimasto di nuovo solo, la figura si avvicinò allo specchio e si osservò….
Osservò la carnagione chiara, gli occhi scuri che sfumavano dal nocciola al verde, i lineamenti marcati.
Osservò il suo aspetto umano, così diverso dalla sua pelle squamosa ed elastica, capace in un secondo di assumere qualsiasi sembianza fosse necessaria. Come in quel momento.
Perché al cospetto di Vilbaem doveva presentarsi il senatore Gainder, non il maestro Iver Gechter.
Come la missione prevedeva, il jedi doveva entrare il più velocemente possibile nelle grazie di Vilbaem… Certo che così rapidamente non se l’era aspettato.
Erano passati appena due mesi da quando l’anziano Yoda gli aveva esposto i fatti : il vecchio maestro era stato molto chiaro, e Iver aveva capito fin da subito quanto quella missione fosse delicata. Non l’attendeva un compito facile: la politica era un sentiero tortuoso, dove ogni parola doveva essere attentamente soppesata e ogni azione compiuta in funzione delle conseguenze che avrebbe portato negli alleati e negli oppositori. In questo l’arena politica non differiva molto da un campo di battaglia, terreno più consono al maestro Gechter…. Ma in guerra Iver aveva dalla sua i propri poteri jedi e la propria saber. In senato avrebbe avuto solo la sua furbizia e la sua abilità nella dialettica.
Per questo Gechter aveva dovuto imparare ogni singolo aspetto della vita politica, ogni procedura…. e il Cancelliere stesso, unico in senato a conoscenza della sua doppia identità, si era occupato della sua istruzione per non farlo trovare spiazzato nell’arena politica.
E Il jedi era stato davvero un ottimo allievo…Da buon mutaforma, tanto versatile nell’aspetto quanto nella mente.
Ma, in particolar modo, Gechter aveva studiato ogni aspetto del senatore sospettato e di tutti i suoi collaboratori …. Ogni punto di forza.
E soprattutto ogni debolezza.
Così era nato il Senatore Gainder, rappresentante di un remoto pianeta appena annesso alla Repubblica, il quale aveva manifestato una certa insofferenza alla politica del cancelliere e si era lasciato andare, nei corridoi del senato, a dichiarazioni poco amichevoli nei confronti di Organa e i suoi alleati.
Gechter aveva sperato che quei messaggi fossero recepiti…. E mentre si inchinava referente a Vilbaem, appena entrato nell’ ufficio, pensò che il suo lavoro stava procedendo nel migliore dei modi.
“Mi scuso di avervi fatto aspettare, senatore…”
“…Gainder. Senatore Ian Gainder, signore.” completò l’uomo per lui.
Vilbaem si accomodò alla sua scrivania… Gechter ne osservò l’aspetto. Il senatore stava invecchiando: ne erano una prova evidente i capelli bianchi e il viso segnato dal tempo…o dai troppi intrighi. Notò il naso pronunciato e il mento sporgente… e si accorse che i busti che lo raffiguravano non presentavano quei difetti.

Il suo narcisismo lo ucciderà…

“Il vostro arrivo in senato è stato davvero un notevole acquisto…” esordì senza preamboli il senatore.
“Mi lusingate, signore…” rispose Gechter con rispetto, abbassando la testa.
“Siete un giovane sveglio.. e avete capito subito su quale direzione bisogna muoversi per riuscire a rendere migliore questa Repubblica…”
Il jedi capì che l’uomo si stava con molta probabilità riferendo ai suoi attacchi verso Organa.
“È vero. Non condivido molte delle opinioni del nostro cancelliere” disse mentre si accomodava su una poltroncina dietro invito del Senatore. “Ma questo non significa che io non rispetti il lavoro che ha fatto finora…”

Provochiamolo un po’….

Vilbaem sorrise. ”Organa ha fatto molto per la Repubblica, ma la sua opera passata non giustifica a prescindere il suo presente… né gli assicura un futuro.”
Gechter ascoltava attentamente ogni parola: non poteva lasciarsi sfuggire preziose informazioni.
“Da quanto tempo il cancelliere è in carica?” domandò all’improvviso Vilbaem, dopo alcuni istanti di silenzio.
“Non saprei…sei anni, almeno…”
“Sei anni, già. A volte rimanere al potere per così tanto tempo non può portare giovamento alla Repubblica…. Guardiamo l’ex cancelliere…”
“Paragonare Organa a Palpatine mi sembra azzardato. Egli nascondeva un’identità ben più inquietante…” obiettò il senatore davanti a lui.
“Non dico che Organa e Palpatine debbano essere posti sullo stesso piano…solo che far ristagnare una società per anni a causa di una fossilizzazione su una figura che potrebbe tranquillamente venir sostituita, è sbagliato…. Ci sono molti errori, in questo governo. E per avere miglioramenti è necessario cambiare. Come cambiano le persone…le mentalità. Una stessa persona non può rispecchiare per anni il volere di una società… soprattutto di una società come la nostra, che si evolve continuamente..”
Gechter pensò che era giunto il momento di tentare di ottenere qualcosa in più. Decise di cominciare ad assecondare quel senatore che, doveva ammettere, in quanto a dialettica e abilità di persuasione, non era davvero secondo a nessuno.
“Organa è stato… è un cancelliere giusto. “ disse senza troppa convinzione. “Eppure è stata inconcepibile la sua gestione del secondo conflitto di Coruscant…”
Gechter fece una pausa, mentre Vilbaem ascoltava in silenzio. “Se non fosse stato per il vostro intervento, probabilmente Coruscant avrebbe subito le conseguenze devastanti di un attacco senza difese..” Vilbaem sorrise compiaciuto. Era quello il tasto su cui batteva senza sosta.
Si alzò quindi, e fermò con un cenno della mano il movimento del giovane senatore davanti a lui che stava rispettosamente imitandolo. Avvicinandosi a un busto che lo ritraeva, Vilbaem continuò ad ascoltare le parole di Gainder…o meglio, di colui che si presentava come Gainder.
“La vostra intelligenza…la vostra perspicacia ci salvò. Non Organa, benché fosse suo compito.”

Lo so che sei vanitoso, senatore…io ti ho dato ciò che volevi…ora dimmi qualcosa di interessante….

“Voi mi piacete, Gainder… mi piacete molto” disse Vilbaem, senza voltarsi, guardando fuori dalla vetrata.
“Mi piace il vostro modo di parlare e di pensare. Potrete sempre contare sul mio appoggio”
“Signore, per il mio pianeta avere alleati importanti e preziosi come voi è un grande onore e…”
“Si certo…certo.” Lo interruppe Vilbaem, quasi seccato. “Ma bando ai convenevoli. Io vi ho detto che potrete contare su di me… ma io devo poter contare su di voi…”
Il senatore scandì con studiata lentezza le sue parole. Poi aggiunse “Ho bisogno di persone sveglie. Capaci. Intelligenti. E fidate, in particolare.”

Ecco, ci siamo…

“Cosa state proponendo, signore?” domandò con aria ingenua Gechter.
“Proposte?” Vilbaem si mise a ridere. “Gainder, non correte troppo. Vi conosco poco, e non metto i miei affari nelle mani del primo che passa.”

Dannazione!

Dentro di sé, Gechter sentì che con la sua avventatezza aveva forse rovinato tutto. Vilbaem non era uno sciocco, e per quanto facesse del suo meglio, di sicuro il senatore avrebbe atteso ancora tempo prima di farlo entrare nelle sue trame.
Vilbaem si avvicinò a Gainder, e questa volta il giovane senatore si alzò.
“Tra pochi giorni dovrò recarmi nell’ufficio del cancelliere per un ….”richiamo ufficiale” a causa di una fastidiosa faccenda di canali cifrati” l’ultima frase si velò di sarcasmo. Ma Gechter capì che aveva in mente qualcosa per lui… e si rese conto che non tutto era perduto.
“Avrò bisogno di un assistente, la procedura lo richiede.” Proseguì, mentre tornava a sedersi. “Fatti trovare qui, nel mio ufficio, di buon’ora.”

Mi mette alla prova… bene…

“Certo signore…non vi pentirete della vostra scelta.” rispose Gechter.
“Lo voglio sperare…. potete andare, Senatore.”
Il mutaforma si inchinò e uscì dalla stanza. Le sedute erano finite, e il corridoio era un via vai di senatori., segretari e studenti. Ognuno completamente assorto dai propri pensieri, da come poter risolvere determinate questioni…di come assicurarsi l’amicizia di taluno o talaltro.
Nessuno quindi si accorse del sorriso che piano piano si era allargato sul viso del nuovo senatore appena uscito dall’ ufficio di Vilbaem. Perché Gechter non poteva fare a meno di sorridere: le acque cominciavano a muoversi.
E tutto sarebbe andato secondo i piani.


***********

All’interno dei nuovi appartamenti nei quali vivevano dopo il ritorno di Padmè in senato, Anakin attraversò il corridoio e distrattamente alzò la testa per sbirciare nella stanza alla sua sinistra. Il jedi passò oltre, ma dopo alcuni passi si fermò e piegandosi all’indietro tornò a guardare nella stanza. Leia era in piedi in cima al tavolo del grande salone, e armeggiava con la schiena di C3PO. Fin qui tutto normale, se non fosse stato che lo sportello dei circuiti di C3PO era aperto e la bambina, con piccoli gesti secchi, stava strappando uno per uno i circuiti del droide protocollare, causando ad ogni distacco un sobbalzo del robot accompagnato da una frase ogni volta in una lingua diversa, e via via più sconnessa.
Anakin si avvicinò lentamente alla figlia, che stava svolgendo quell’operazione con molta calma. Anche se il broncio che teneva era abbastanza eloquente.
“Leia?”
La piccola non rispose. Tirò un altro circuito e C3PO parlò:
“Oh.. BZZ:. Cosa…Io…. barattolo….TRAZZERREBBBLLL!!!”
Anakin osservò scoraggiato il sobbalzare del droide protocollare, prima di tornare a posare lo sguardo sulla figlia.
“Tesoro, perché stai demolendo il povero 3PO?”
Ancora silenzio. Il giovane afferrò dunque una sedia e si mise seduto accanto alla bambina, in attesa. Dopo qualche istante Leia iniziò a parlare, senza voltarsi verso suo padre…. strappando l’ennesimo circuito.
“Tu e la mamma mi odiate…”
Anakin rimase interdetto: la parola “Odio” sulla bocca di una bambina di cinque anni e mezzo era davvero fuori posto.
“Leia, come puoi pensare che io e la mamma ti …. Odiamo?”
La bambina si girò verso Anakin, con gli occhi gonfi di lacrime.
“Perché sono sempre sola…. E adesso voi dovrete pensare al nuovo fratellino, e così avrete ancora meno tempo per me….”
Anakin era sorpreso.
Non si aspettava che Leia potesse essere gelosa della nuova gravidanza di sua madre…e si sentì in colpa. Non si era mai posto il problema di come i gemelli avrebbero reagito… Lui ne era felice, ed egoisticamente aveva dato per scontato che tutti i membri della famiglia lo fossero.
Pensò che nella sua vita era sempre stato in grado di affrontare qualsiasi tipo di situazione o di minaccia… di battaglia, di nemico. La sua mente si era abituata a valutare immediatamente quale azione fosse la più giusta da fare… nei campi di battaglia c’era sempre stato poco tempo per pensare. Ma mentre prendeva tra le braccia Leia, che ora presentava due grossi lacrimoni a solcargli le guance, valutò che non sapeva davvero come comportarsi davanti alla gelosia della sua bambina.
Dolcemente se la posò in grembo e cominciò a parlarle.
“Leia l’arrivo del fratellino non deve preoccuparti, anzi… devi esserne contenta…”
La piccola alzò uno sguardo sul padre che spiegò meglio di mille parole il totale disaccordo con quanto appena detto da Anakin. E il jedi considerò che probabilmente aveva sbagliato approccio.
“Ecco… Sai Leia… la mamma avrà bisogno d’aiuto quando nascerà il bambino e sicuramente il tuo aiuto sarà quello che la renderà più felice…” disse di nuovo, mentre cominciava a coccolarsela tra le braccia.
“Non credo di volerla aiutare”
“Leia tu sarai una sorella maggiore, e questo è un incarico di forte responsabilità, lo sai?”
La bambina tirò su con il naso.
“Davvero…davvero papà?”
“Ma certo!!!” esclamò il jedi. Forse aveva trovato la via giusta.
“Noi ora non lo sappiamo, ma potrebbe arrivare una sorellina, anziché un fratellino… e allora il tuo aiuto diverrebbe indispensabile…”
“Cosa vuol dire? “
Anakin sorrise. “Che quando la mamma sarà impegnata con il suo lavoro, tu dovrai insegnare alla piccola tutte quelle cose che…che fanno le bambine, ecco.”
Leia sembrava sollevata.
“Uhm…Dovrò impararle a vestire le mie bambole senza rovinarle… “
“Mi sembra un ottimo inizio”
“Ma…papà, e Luke?” Domandò preoccupata Leia.
Suo padre si finse pensieroso, e dopo qualche istante in silenzio, la rassicurò “Beh…Luke vi proteggerebbe entrambe, da bravo jedi”
Leia lasciò allora che Anakin le asciugasse le lacrime.“Allora mi vorrete ancora bene?”
“Ma certo, tesoro…. Tu sei la nostra principessina, come potremmo non volerti tutto il bene della galassia??”
La bambina abbracciò Anakin,il quale se la strinse forte contro il petto.
“Papà, mi dispiace se ho rotto C3PO…”
“Non preoccuparti…ci penseremo più tardi…” la consolò il jedi accarezzandole il viso. La bambina fece per parlare, quando in lontananza si udì uno degli inconfondibili fischi di R2.
“Cosa ha detto R2, papà?”
“Credo stia cercando 3PO…” rispose ridendo Anakin, e la piccola assunse un’aria preoccupata. Il jedi la sollevò dalle sue ginocchia e la appoggiò delicatamente a terra.
“Non fare quella faccia Leia. Anzi, R2 è un ottimo meccanico… una volta salvò addirittura la vita della mamma…”
“R2 ha salvato la mamma? E come ha fatto?” chiese stupita Leia.
“Beh, intanto portalo qui… Io arrivo tra poco e mentre te lo racconto vedremo si sistemare la situazione.”
La bambina annuì entusiasta e corse via, chiamando a squarciagola l’astrodroide.
Con un ultimo sguardo sconsolato al robot protocollare ormai in tilt, Anakin si avviò verso la camera da letto: Ardè, una delle nuove dame di compagnia di Padmè, gli aveva detto che la Senatrice non si sentiva bene e stava riposando. Anakin stava raggiungendo sua moglie prima di fermarsi a rincuorare Leia.
Il jedi aprì il più silenziosamente possibile la porta della camera, e guardò l’angelica figura distesa sul letto: Padmè indossava la sua veste da camera celeste, ed era coperta fino alla vita dal leggero lenzuolo.
La osservò per un attimo: non voleva svegliarla o disturbarla… gli bastava anche solo guardarla per tranquillizzarsi. Stava richiudendo quando la voce di Padmè lo bloccò.
“Non sto dormendo, Ani…”
Anakin rientrò nella stanza e si chiuse la porta dietro di sé.
“Come ti senti?”
“Molto stanca…”
“Cosa dice il droide medico?” domandò ancora Anakin, sedendosi accanto a lei.
“Tesoro, stai tranquillo. È solo stanchezza. Io sto bene…e il bambino anche”
Anakin le posò una mano sul ventre, che cominciava ad avere una certa rotondità. “Dovrò parlare con Organa…e forse lui ti convincerà a desistere da questa tua insana abitudine di rimanere fino a tardi in senato…”
“Tu non parlerai con nessuno, maestro..” scherzò Padmè “Non voglio ritrovare Bail in preda a uno dei vostri trucchi mentali…”
Anakin sorrise…ma subito tornò serio. “È proprio necessario che tu presenzi a quella cosa, domani?”
“Anakin, per i richiami ufficiali è necessaria una commissione senatoriale… e in questi casi la commissione senatoriale siamo io e Mon Mothma.” Gli rispose la ragazza, mentre lentamente si tirava a sedere sul letto, aiutata dal marito.
“Dovresti riposarti, Padmè, invece” Obiettò ancora Anakin. “Non puoi far venire qualcun altro? La tua salute è ben più importante di una procedura politica…non ho capito neanche cosa riguarda, di preciso…”
“Il richiamo ufficiale” iniziò a spiegargli Padmè “è un procedimento con il quale il Cancelliere, alla presenza di una commissione senatoriale e un rappresentante del consiglio jedi, ammonisce, per così dire, un membro del senato riguardo un’azione compiuta contro i regolamenti…”
“Anche un rappresentante del consiglio, hai detto?” la interruppe Anakin, con un sorriso malizioso.
“Già…e seppur messo agli atti, il richiamo non ha conseguenze immediate….ma dopo un certo numero di richiami, il sentore o i senatori coinvolti subiscono una sospensione.”
“E per chi è previsto il richiamo di domani?”
“Per il senatore Vilbaem e due suoi collaboratori… sembra che abbiano tentato di usare i canali cifrati, ma non so bene i fatti precisi… Bail stranamente non è stato prodigo di parole.”
“Beh, a quanto dici non mi sembra che tu sia indispensabile…” obiettò il jedi.
Padmè prese le mani di Anakin tra le sue e si sporse in avanti, cercando le la labbra del ragazzo per un bacio.
“Non preoccuparti, sai che non farei mai niente che possa mettere me o il bambino in pericolo…” lo rassicurò dolcemente.
“Si, lo so. Ma visto che non vuoi proprio darmi retta, allora domani cercherò di essere presente… mi proporrò al consiglio. E spero che non abbiano da obiettare.” Il giovane baciò le mani di Padmè. “E se obietteranno, io verrò lo stesso”
“Anakin, vedi di non metterti nei guai. È solo una discussione…”
“Tu sei la cosa più preziosa della mia vita” la interruppe Anakin, come se non avesse neanche udito le parole della moglie. “E se voglio starti vicino, niente o nessuno può impedirmelo.”
Padmè sospirò: a volte suo marito si preoccupava anche più del necessario… ma gli occhi di Anakin parlavano chiaro, e la ragazza decise di non contraddirlo.
Solo avrebbe voluto dirgli che brutta aria tirava in senato, in quel periodo… come Vilbaem si stava facendo più arrogante, supponente e indisponente del solito, ma i due giovani furono interrotti dalle grida di Leia che chiamava suo padre.
“Cos’ha combinato per gridare così?” domandò stupita Padmè.
“Oh, niente…dobbiamo sistemare 3PO…”
“3PO? Cos’ha che non va? Prima funzionava alla perfezione…”
“Esatto… prima funzionava….” Rispose sornione Anakin. Padmè decise di non approfondire, e si distese nuovamente mentre Anakin la lasciava per recarsi da Leia….non prima di averle dato ancora un bacio.
Ma prima di uscire si voltò a guardarla.
“Che c’è?” gli domandò in un sussurro Padmè.

Cosa c’è?
C’è che sei bellissima…
C’è che sei ogni respiro che permette alla mia esistenza di continuare…
C’è che ti amo alla follia…


Anakin sorrise. “Niente. Solo non mi stancherei mai di guardarti…”

C’è che sei la cosa più preziosa della mia vita…..


***********

Raken salì lentamente le scale che portavano alla biblioteca del tempio jedi, il luogo di sapere più importante dell’intera Repubblica.
Ogni cosa era registrata in quell’enorme archivio, ogni nome, ogni pianeta….qualsiasi ricerca aveva un buon esito. E se per caso non lo aveva, semplicemente l’oggetto della ricerca non esisteva….Dopo quanto era successo nel caso di Kamino e dei cloni, ora il sistema era divenuto davvero infallibile.
Proprio per la quantità e l’importanza delle informazioni lì contenute, erano state adottate misure restrittive per quanto concerneva la consultazione degli archivi: l’ingresso alla biblioteca era ad esempio interdetta ai padawan, a meno che non fossero accompagnati da un maestro.
Cadenzando la sua andatura con il rumore del bastone che precedeva ogni suo passo, Axelbi attraversò la biblioteca rispondendo ai saluti che i giovani cavalieri o i padawan gli rivolgevano, arrivando infine al grande portone d’ingresso del database repubblicano il cui accesso, invece, era esclusivamente riservato ai maestri.
Raken si avvicinò al piccolo dispositivo a lato della porta e digitò il proprio codice identificativo: proprio per interdire l’accesso a chi non era autorizzato, il database era protetto da codici di sicurezza. Mentre attendeva che il display comunicasse il successo dell’operazione, il giovane maestro rimase ad osservare il portone, protetto da campi anti forza e sulla cui superficie erano intagliate scene della millenaria lotta tra jedi e sith. In un angolo, in alto a sinistra, Axelbi potè riconoscere la rappresentazione della battaglia di Geonosis: la ricordava bene… vi aveva partecipato anche lui. All’epoca era ancora un padawan, ma il suo apporto alla battaglia nell’arena Genosiana gli era valsa la nomina di cavaliere…
Il dispositivo lampeggiò e dopo una rapida successione di bip, la grande porta cominciò lentamente a spalancarsi. Con un’ultima occhiata al display, Raken potè notare che non era rilevata nessun altra presenza, quel giorno, nell’area esclusiva dei maestri.
Per questo l’uomo rimase stupito quando, in lontananza, scorse la sagoma di qualcuno seduto a una delle postazioni di ricerca.

Come può essere?

Di solito, l’unica persona che aveva libero accesso all’interno del database senza dover necessariamente utilizzare i codici era la maestra Nu. Ma l’esile figura dell’anziana maestra era inconfondibile…
Quella non era Jocasta.
Raken si avviò con passo leggero verso l’individuo tranquillamente seduto, cercando di fare meno rumore possibile con il suo bastone. Quando fu a pochi passi dal jedi che ora gli dava le spalle, questi interruppe ogni azione e girò leggermente la testa: probabilmente aveva percepito la presenza di qualcun altro. Fu solo allora che Raken riconobbe il profilo unico del jedi mutaforma.
“Maestro Gechter!”
Il jedi si voltò di scatto e sobbalzò alla vista di Axelbi.
“Raken! Da quanto sei qui?” gli domandò, e Raken non potè non notare una certa agitazione nel tono di voce, mentre si affrettava a chiudere i files che stava consultando.
“Sono arrivato adesso” rispose l’uomo, accomodandosi accanto a lui, appoggiando entrambe le mani sulla sommità del bastone. “E mi ha incuriosito vedere qualcuno quando il dispositivo di sicurezza non segnalava alcuna presenza…”
Gechter non sembrava sorpreso dell’informazione. Stringendosi nelle spalle, minimizzò la cosa
“Probabilmente allora il sistema è guasto…”
“Ma non segnalava guasti, Gechter…è questa la cosa strana…”
“Non so che dirti, Raken. Forse ti sei sbagliato… ti è sembrato che non segnalasse nessuna presenza e invece non è così” Iver era seccato. “Cosa ci fai qui?” aggiunse poi: era chiaro che cercava di sviare il discorso…
“Stavo per farti la stessa domanda…” ribattè Axelbi con un sorriso sornione.
Gechter lo guardò di traverso. “Ti diverti tanto a contraddirmi, oggi, Axelbi?”

Uh… come mai è così nervoso?

“Ho bisogno del planetario per una lezione…” Raken mosse quindi la mano destra, come a invitare Gechter a dirgli il motivo della sua presenza lì.
“Beh, ecco….” Iniziò il mutaforma, alzandosi “... dovevo cercare alcune informazioni”
“ Di che tipo, se posso chiederlo?”
“Ho il veto del consiglio, mi dispiace. Non posso parlartene.”

Il veto del consiglio?

Raken lo osservò indossare il saio marrone sopra lo veste jedi color sabbia.
“Ora devo proprio andare.” si congedò. “A presto Raken. Che la forza sia con te…”
“Che la forza sia con te… Iver…”
A grandi passi il mutaforma si allontanò, diretto verso l’ingresso. Axelbi ne seguì il cammino per qualche istante, poi il suo sguardo si posò sul piccolo monitor della postazione appena usata dal jedi, che ora lampeggiava in attesa di nuove informazioni da scovare.
Axelbi non potè fare a meno di pensare che anche lui era nel consiglio, e non vi era nulla che giustificasse le parole del mutaforma: qualsiasi cosa stesse cercando, il consiglio degli anziani non vi aveva posto nessun veto…. Anzi, non vi era stato nessun consiglio che autorizzasse Gechter a fare quello che faceva…
Dunque Gechter gli aveva mentito. Come per il dispositivo… non si era sbagliato, ne era certo. Il mutaforma non voleva risultare nel database, e non si aspettava che qualcuno arrivasse a disturbarlo.
Raken si alzò e si grattò la barbetta sotto il mento, mentre si avvicinava alla postazione utilizzata da Iver. Fissò ancora per qualche istante il monitor, poi digitò qualcosa sulla tastiera: il display si illuminò di rosso.

Niente da fare….

Era impossibile risalire alle informazioni ricercate da Gechter.
Axelbi allora fece qualche passo indietro e si allontanò. Voltandosi, cominciò a percorrere il corridoio, diretto verso un’altra ala del database.
Considerando che quell’evento sarebbe stato degno di nota al prossimo consiglio, si dedicò al motivo per il quale si era recato al database quel giorno.

***********


Seduto sulla sua scrivania, Organa osservò Vilbaem entrare nell’ufficio e posizionarsi al centro della stanza. Insieme a lui, i due senatori coinvolti nella discussione intercettata…. E il senatore Gainder.
Nessuno si stupì più di tanto che Vilbaem avesse scelto come assistente proprio il nuovo politico. Padmè e Mon Mothma si scambiarono un’occhiata, poi gli occhi della ragazza cercarono lo sguardo imperturbabile del jedi scelto a presenziare all’incontro in rappresentanza del consiglio: come le aveva promesso, Anakin si era proposto per quel compito… e aveva ottenuto di essere presente.
Il ragazzo incrociò lo sguardo con quello di sua moglie, prima di ritornare a guardare Vilbaem e il suo codazzo. Soprattutto quel Gainder…c’era qualcosa di strano in lui. Ma non riusciva a capire cosa.
“Bene, direi che ci siamo tutti” proclamò Organa, rompendo la tensione quasi palpabile. Poi rivolgendosi all’ufficiale incaricato di porre la discussione agli atti, parlò.
“Che abbia inizio il richiamo ufficiale verso il senatore Vilbaem e i senatori Kefir e Nyhwem per aver utilizzato procedure riservate per scopi ….”
Vilbaem borbottò qualcosa, e Organa si interruppe.
“Come avete detto, senatore?”
“Ho detto, cancelliere, che tutto questo appare una buffonata ai miei occhi e a quelli dei miei collaboratori.”
“Ritenete una buffonata il fatto che state subendo un richiamo per un’azione proibita?”
“No, è una buffonata per le persone presenti in questa stanza.”
Anakin si accigliò, mentre Mon Mothma prendeva la parola.
“In questo ufficio, oggi, sono presenti le più alte cariche politiche della Repubblica oltre che un membro di rilievo del Consiglio jedi, dunque non vedo in base a che cosa ritenete poco seria quest’azione. Senatore Vilbaem, questo vostro continuo disprezzo per tutto e tutti è davvero fuori luogo.”
“Fuori luogo io dite? No senatrice Mothma. Con tutto il rispetto, se qui c’è qualcuno ad essere fuori luogo non sono certo io….”
Anakin si irrigidì: aveva capito dove voleva andare a parare Vilbaem.
“Senatrice Amidala” continuò il politico “Io vi stimo enormemente, ma trovo una coincidenza davvero curiosa che qui presente oggi vi sia proprio il maestro Skywalker che… “ il senatore si girò verso il Jedi, il quale cercava di mascherare il nervosismo che l’aveva assalito, prima di concludere la frase con un tono sarcastico “…che è vostro marito, se non erro.”
Gainder sorrise e guardò Skywalker, mentre Padmè rispondeva in tutta tranquillità.
“Non vedo cosa c’entri questo con il vostro richiamo, senatore. Tuttavia, se il maestro Skywalker al di fuori di qui è mio marito, non implica che non debba adempire ai suoi doveri. Il consiglio l’ha inviato qui.”
“Certamente, il consiglio. Del quale Skywalker fa parte. Un esponente di spicco, come abbiamo già ricordato. L’eroe di ben due guerre…”
“Mettete in dubbio la mia persona, senatore Vilbaem?” Anakin non riuscì a trattenersi.
“No, maestro. Non mi permetterei mai. Solo che trovo davvero poco…come dire… equo, che una delle più strette collaboratrici del cancelliere sia così fortemente legata a uno dei capi del consiglio jedi. Ciò mi fa pensare che forse entrambe le parti possano essere influenzate da questo…”
“Voi pensate troppo senatore, per i miei gusti” sbottò Anakin. Anche Padmè intervenne, ma con più pacatezza.
“Senatore Vilbaem, nessuno si approfitta del fatto che io e il maestro Skywalker siamo marito e moglie. La nostra relazione privata non influenza in alcun modo l’operato né del cancelliere né del consiglio, se è questo che intendete.”
“Ma il dubbio rimane…e questa è solo la vostra parola. Chi dice che non stiate mentendo?” le parole del senatore Gainder attirarono l’attenzione dei presenti. “Dopotutto sappiamo bene che ne siete capace, senatrice.”
“Come vi permettete?” Anakin non sapeva per quanto ancora poteva trattenersi. Gainder non si scompose.
“Mi permetto perché è davvero assurdo che si giudichi il senatore Vilbaem quando qui sono presenti persone che per anni…e ripeto, per anni, hanno tradito principi fondamentali imposti da un giuramento…” lo sguardo di Gainder si spostò con studiata lentezza da Anakin a Padmè, mentre Vilbaem ascoltava con un misto di compiacimento e ammirazione le parole del suo giovane assistente.
“… e la fiducia di chi li circondava, cercando di nascondere le prove evidenti della loro sconsideratezza.”
Padmè saltò in piedi, abbandonando per un attimo la sua abituale diplomazia. “Senatore, io non mi vanto di quello che ho fatto, ma lo rifarei dieci…cento… mille volte!” disse con rabbia. “Vi concedo di criticarmi ma non vi azzardate a tirare in ballo i nostri figli…”
“Non agitatevi, signora… nelle vostre condizioni, poi…” ribattè Gainder ironico, tirando un’occhiata al ventre arrotondato della ragazza e poi ad Anakin, che lo guardava con due occhi furenti.
“Ora basta” tuonò Organa, mentre Padmè si riaccomodava aiutata da Mon Mothma e sotto lo sguardo preoccupato del marito. “Non siamo qui per parlare di questo!”
“Già…siamo qui per il mio richiamo.” rispose Vilbaem, riprendendo la parola. “Ma, alla luce di quanto fatto giustamente osservare dal mio testimone, queste rappresentanze sono viziate. Potrei far ricorso in qualsiasi momento…”
Organa strinse i pugni, e ridendo Vilbaem aggiunse, guardandosi intorno “Manca solo vostra moglie, in politica anche lei, cancelliere…poi sarebbe tutto perfetto…”
Bail si alzò in piedi, puntando le mani sulla scrivania.
“Smettetela Vilbaem! Sono stanco della vostra arroganza! Mi state oltraggiando…. me, e i miei collaboratori!”
“Oltraggio? Era solo un consiglio…”
“Non provocatemi ancora …badate bene, altrimenti…”
“Altrimenti cosa, mi sbattete in prigione, cancelliere?” domandò il senatore con tono di sfida.
“Ho il potere di farlo!!”
“Un dittatore ha il potere di farlo…un imperatore. Non una giusta guida.”
I due rimasero in silenzio guardandosi in cagnesco, mentre Anakin incrociava lo sguardo con Gainder: il senatore aveva il volto tronfio di chi sa di essere nel torto ma comunque l’ha fatta franca. E il giovane jedi si sentì in gabbia, impossibilitato a rispondere per le rime a quello spocchioso arrogante.
Fu la senatrice Mothma a rompere la tensione ormai a livelli insostenibili.
“Mi pare chiaro che queste non sono le condizioni ideali per sostenere un incontro, signori…”
Organa si voltò verso la sua assistente.
“No. La seduta è sospesa.” Disse trattenendo a stento la rabbia, mentre Vilbaem ghignava soddisfatto.“ e ora sparite dalla mia vista, senatore.”
L’uomo sorrise e si inchinò con referenza imitato dai suoi collaboratori.
“È stato un piacere…” si congedò, le parole intrise di sarcasmo, prima di scomparire oltre la porta.
Rimasti soli, i quattro poterono allentare la tensione che fino a quel momento aveva dominato la situazione. Organa si lasciò cadere sulla sedia, mentre Anakin si portava accanto a Padmè e assumeva un’aria pensierosa.
“Perdonatemi, non dovevo reagire così…” esordì Padmè, ma Bail la rassicurò. “Ne avevi tutte le ragioni. E se hai sbagliato tu, allora abbiamo sbagliato tutti…” Poi, amareggiato, aggiunse “La situazione ci sta sfuggendo di mano”
“Sembra che abbia nuovo vigore…” considerò Mon Mothma. “e la presenza di Gainder qui oggi è da valutare attentamente… Vilbaem sa che la sua linea politica è sempre più seguita. E se oggi si è portato Gainder come assistente, è segnale che sta diventando uno dei suoi favoriti …”
“Ma ce lo dovevamo aspettare” intervenne Padmè. “Dopotutto lo supporta apertamente in senato. È sempre il primo a sostenere le sue mozioni, infiocchettandole di elogi. Vilbaem adora circondarsi di persone che lo adulano…di persone intelligenti che però siano pronti a gettarsi nel fango per lui e impedirgli di sporcarsi….”
All’improvviso le valutazioni puramente politiche dei tre furono interrotte dalla lapidaria frase di Anakin.“Gainder…chi è? Da dove viene?”
“È il rappresentante di un sistema annesso da poco alla Repubblica.” Lo informò Mon Mothma.
Anakin incrociò le braccia sul petto e Padmè capì che suo marito covava qualcosa.
“Cos’hai sentito ?” gli domandò quindi.
“No, nulla di particolare. Ma ho avuto una strana sensazione… e l’ho avuta per tutto il tempo in cui Gainder è stato qui….”
“Ti ha attaccato apertamente, Anakin… Forse è questo che ti disturba” azzardò Organa. Il giovane jedi rimase in silenzio.
“Non credo sia solo questo… ma forse hai ragione. “ disse infine, dopo qualche istante.
Il cancelliere annuì, poi si alzò dirigendosi verso la grande vetrata, la mente affollata da pensieri e preoccupazioni: se Gechter era stato scelto da Vilbaem come assistente, voleva dire che il suo lavoro stava procedendo per il meglio. Eppure era costernato da come aveva attaccato proprio Anakin e Padmè… capiva la necessità di favorire Vilbaem. Ma era stato davvero necessario?
E poi c’era quella sensazione di Anakin…Bail aveva cercato di sviare il discorso, ma a cosa si riferiva Skywalker? Gainder era in realtà il maestro Gechter… un jedi come lui.
Mentre Mon Mothma, Padmè e Anakin si congedavano, Organa ebbe una sgradevole sensazione: scoprire le vere intenzioni di Vilbaem stava richiedendo menzogne su menzogne…E Gechter stava fin troppo bene calandosi nel suo ruolo.
Quel piano così articolato era allo stesso tempo delicatissimo… né i jedi, ne Organa potevano permettersi errori.
Il problema principale era non destare sospetti…. non far scuotere quel castello di sottilissime bugie e mezze verità da coloro che, dall’esterno, non dovevano capire cosa realmente si nascondeva dietro l’identità del senatore Gainder.
Ma se il problema fosse nato proprio da chi doveva risolvere la situazione?
Se il problema fosse nato dall’interno?

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** ATTO II - Capitolo 4- Capitolo 5 ***


Continuo implacabile ^^

Special Thanks to Bip, Topomouse, Aresian (sempre troppo buona ^^), Chaosreborn , e tutti quelli che buttano anche solo l'occhio...

Per Masterpeeves: Acc.... mi hai scoperto. In realtà ti ho fatto un trucco mentale....^^

 

*********


Su Yavin IV un debole sole spuntava tra la nebbia.
Il temporale aveva spazzato la giungla lasciando posto alla quiete e a un fenomeno tanto particolare quanto inusuale: un’aurora di incredibile bellezza si stagliava all’orizzonte, sfumando tra le rovine dei templi.
Tale calma non si addiceva al pianeta che, per millenni, era stato la base dei grandi Signori Oscuri dei Sith, come Naga Sadow ed Exar Kun…..ma vero è che la quiete può nascondere mille insidie.
L' umida vegetazione di Yavin IV aveva una sua vita…una sua anima.
Parlava attraverso i brontolii dei piccoli vulcani… sussurrava tramite gli ululati delle creature che la abitavano.
Si muoveva con le salamandre che emergevano dalle acque stagnanti …
Era infida come i serpenti cristallo che si mimetizzano tra le sue fronde smeraldine… che ti permettono di avvicinarti, per poi colpire con precisione letale.
Come quello che ora si trovava di fronte all’uomo incappucciato, attorcigliato attorno a un ramo che entrava all’interno di ciò che era rimasto dell’antico tempio sith.
La figura fece un passo verso il serpente, che emise la lingua biforcuta… un’intimidazione, quasi.
Allungò quindi un braccio, fin quasi a toccare la pelle squamosa dell’animale che, dopo qualche istante di immobilità assoluta, strisciando lentamente, si mosse: la serpe abbandonò il ramo per attanagliare il braccio della figura ammantata nel nero saio. Quando ebbe avvolto quasi completamente il suo arto l’uomo, con gesti lenti ma decisi, se lo avvicinò al busto…con la mano libera cominciò ad accarezzarlo.

A volte l’ingenuità dei jedi fa quasi… Tenerezza…

La figura incappucciata sorrise alle parole di Lord Sidious, il suo maestro.

Così nobilmente legati ai loro ideali…così dannatamente…stupidi! Mi hanno però sorpreso…spiare non è da loro. Anche se non è una novità…

Mentre lasciava che il serpente corallo gli salisse lungo la spalla, al sith affiorò alla mente il ricordo di come il consiglio jedi, anni prima, avesse chiesto ad Anakin di spiare colui che credevano fosse solamente il cancelliere supremo della Repubblica.
“Hanno imparato la lezione…” disse quindi. “Non vogliono ritrovarsi in una situazione simile a quella che portò voi a un passo dalla vittoria”.

Hanno imparato, dici? No, ti sbagli.

L’animale ebbe un sussulto…poi con una lenta serpentina attraversò le spalle dell’uomo e si portò sull’altro braccio.

Vedi, mio apprendista… Ciò che successe durante il mio operato come Cancelliere ha solamente dato una piccola scossa ai loro… “nobili” animi.
Con me scoprirono come possiamo essere subdoli… come possiamo carpire la loro fiducia…Come possiamo attendere per anni…decenni, per conseguire il nostro scopo….
Con la pazienza e le parole puoi fare quello che vuoi. E’ questo il vero potere….


Il sith ascoltava attento, mentre il serpente sembrava aver trovato quiete sul suo corpo.

Eppure, loro continuano a credere che i sith siano tutti come i nostri grandi guerrieri…abili nella spada e nelle arti del combattimento, come fu Darth Maul… Come lo erano i Ventress…
O belligeranti e guerrafondai, come Lord Tyranus…Insomma, tutti veloci a sventagliare la saber nel nome della nostra causa e guidati dall’odio profondo.
Ma la spada laser è un’arma così…plateale.
Ecco, l’errore dei jedi. Continuano a sperare nella nostra platealità.
E come si sbagliano…


“Milord, riusciremo finalmente a realizzare il vostro piano. E sarà la fine, per i jedi.”

Si… non vi sarà più traccia di loro…. La galassia tornerà nelle mani dei sith… tutto tornerà ad essere come è giusto che sia….

L’uomo incappucciato sorrise: la prospettiva lo eccitava….
Con un lento movimento, imprigionò il collo del serpente corallo con la mano libera e si avvicinò l’animale al viso, scrutandone gli occhi vitrei ricoperti dalla palpebra acquosa…

A che punto è il tuo lavoro?

Il sith si inginocchiò a terra, sempre guardando negli occhi l’animale.
“Nessuna novità, milord. Ma credo che presto arriveremo a qualcosa di utile….Inoltre tutto si sta svolgendo nella segretezza assoluta. Perfino Skywalker non è a conoscenza di quanto accade in seno al Consiglio…”
L’uomo avvicinò il braccio a terra, permettendo al serpente d scivolare sinuoso sul pavimento.
“… non capiscono che così facendo lo perderanno…”

I jedi non possono perdere ciò che non hanno mai avuto… e Skywalker non è mai stato dei jedi… Il potere di Anakin non risiede nelle loro dogmatiche dottrine.
La forza e la debolezza di quel ragazzo è la sua incrollabile fede per…quella donna.


“La senatrice Amidala….” Mormorò il sith. “…Lei è l’ago della bilancia…”

Già…Proprio questo lo porterà alla rovina….. E condurrà i gemelli nelle nostre mani….

“Sapete, mio signore, che è di nuovo incinta?” domandò all’improvviso l’allievo.
Sidious rimase in silenzio.

No…non lo sapevo. Ma tutto questo ci tornerà utile…

“Utile? E In che modo?”

Lo scoprirai a tempo debito. Adesso vai, mio apprendista. Dobbiamo essere cauti, ora che manca così poco…

L’uomo si rialzò e si calò il cappuccio sulla testa….ma rimase a guardare il serpente corallo che strisciava tranquillo verso la vegetazione.
Mosse quindi la mano destra… l’animale si staccò da terra e fluttuando arrivò a poca distanza dal viso del sith. Percependo il pericolo, l’anomalia della sua posizione, la serpe si aizzò contro la figura spalancando la bocca e sibilando contro la minaccia.

“Si sentono al sicuro…confidano nel loro potere…. “ mormorò il sith, mentre l’animale si divincolava nell’aria.

“Si batteranno con tutte le loro forze…”

Con un rapido movimento della mano, il serpente finì contro la parete del tempio, urtandovi violentemente: mentre cadeva verso terra, ciò che rimaneva della sua piccola testa lasciava una sanguinolenta scia nera lungo i grossi blocchi di pietra.

“….Ma finiranno inevitabilmente …schiacciati….” concluse il sith, un fremito di rabbia nella voce, mentre stringeva la mano a pugno.

Attento, mio apprendista… Controlla i tuoi pensieri. Controlla le tue emozioni.

La nera figura si inchinò rispettosa.
“Non dubitate milord…”
Mentre si avviava verso la breccia nel muro, l’uscita del tempio, le parole di Lord Sidious continuarono a insinuarsi nella sua mente.

Avrai tempo per sfogare la tua rabbia… e sento che ne hai… la sento crescere in te…

Sento la tua potenza, Lord Vader…


*******************

Capitolo 4


Nella “casa degli anziani” il maestro Yoda meditava, solo, avvolto dalla penombra…com’era solito fare quando qualcosa lo angustiava.
E, purtroppo, c’era molto a cui pensare.
E’ vero, la Repubblica e l’intera galassia stava godendo di un lungo periodo di pace. E i jedi erano tornati ad essere quello per cui erano nati: i guardiani di questa pace, ottenuta al prezzo di tante vite…
Eppure qualcosa aleggiava nell’aria…. Una sensazione strana, che da qualche tempo a questa parte si era insinuata tra le millenarie mura del tempio.
Yoda la percepiva chiaramente, ma non sapeva spiegarla. Non sapeva identificarla.
Ma sapeva a cosa attribuirla.
Il lato oscuro si stava facendo sempre più forte… ogni giorno aumentava di un soffio, avvolgendo i sensi dell’anziano maestro….. creando turbamento tra gli anziani e tra i giovani padawan.
Avvolgeva tutto in una nube opprimente…rendendo il futuro indefinito. Quel futuro che Yoda aveva tentato di sondare, affidandosi alla preveggenza. Alla strada più pericolosa, con la forza oscura così potente….e che comunque non aveva dato i risultati sperati.
Di certo, il lato oscuro così forte non presagiva nulla di buono; allo stesso tempo, però, il suo lento accrescersi rappresentava una stranezza…un’anomalia.
Ma il lato oscuro stesso era un’anomalia della forza …
Quello che Yoda non riusciva a spiegarsi, però, era il perché.
Perché Sidious non aveva chiuso i conti quando ne aveva avuto la possibilità, su Mustafar? Perché il suo allievo continuava a nascondersi, protetto dal potere malvagio del suo maestro?
Perché tutti questi anni di logorante attesa per un evento che prima o poi sarebbe inevitabilmente accaduto?
Sembrava quasi un monito, questa forza che aleggiava sopra le loro teste…

Non abbassate la guardia, non dimenticate che torneremo…

Quante domande….
E come riuscire a dipanare quella intricata matassa?
L’anziano maestro voleva solo essere rischiarato da un po’ di luce, nella nebbia che sembrava circondarlo. Incapace di capire anche le intenzioni di coloro i cui sentimenti dovevano essere chiari…cristallini.
Dubitando anche di chi gli era più vicino.
La casa degli anziani era stata subito la sua destinazione non appena era terminato il consiglio… pura routine, se non fosse stato per quanto aveva riferito Anakin.
Alla fine Mon Mothma aveva denunciato il fatto dei canali cifrati a Organa, il quale non aveva potuto far altro che eseguire il protocollo e avviare un richiamo nei confronti degli uomini coinvolti…. L’insistenza di Skywalker per presenziare come rappresentanza del Consiglio, lui che odiava la politica e i suoi praticanti, l’aveva preoccupato: era ancora troppo presto per rendere Anakin a conoscenza dei piani di Vilbaem ma opporre un rifiuto veemente avrebbe probabilmente creato dei sospetti nel giovane, e il consiglio aveva accettato…. Ma era ovvio che tale insistenza era riconducibile alla presenza della senatrice Amidala.
Di certo non si sarebbe aspettato di sentire che, tra i partecipanti, vi era anche un certo Gainder…. Il quale, tra l’altro, si era apertamente scagliato contro lo stesso Anakin e sua moglie.
Però Gechter non aveva comunicato questa novità.
Il mutaforma stava lavorando in maniera ottima, questo era indubbio… ma perché non riferire di essere stato scelto come assistente di Vilbaem? Questa era una tappa importante, nella missione: voleva dire che era riuscito ad abbattere la barriera di diffidenza del senatore sospettato, cominciando ad entrare nelle sue trame.
Yoda era stato chiaro: qualsiasi cosa doveva essere riferita. Qualsiasi.
Ma così non era stato.
“Maestro Yoda?”
L’anziano jedi alzò la testa in direzione della stretta porta della saletta. Preso com’era dalle sue riflessioni non aveva neanche sentito entrare il maestro Raken.
“Axelbi…” mormorò, incrociando le mani sul grembo.
“Perdonate se ho interrotto la vostra meditazione, maestro… ma ho bisogno di parlarvi di una questione che non mi sono sentito di esporre al Consiglio…”
Il giovane sembrava preoccupato, e Yoda lo invitò a sedersi di fronte a lui… capì la fatica che provava ad ogni passo, appoggiato al bastone, mentre percorreva il breve tratto che lo separava dalla bassa poltroncina: i 900 anni avevano reso l’utilizzo del nodoso pezzo di legno indispensabile per il piccolo maestro verde. Ma Axelbi, così giovane…
“Vedete, maestro Yoda… io non vorrei creare inutili sospetti o un’atmosfera di sfiducia….lungi da me tale pensiero…” esordì il giovane appoggiando le mani sul bastone “Ma…è successa una cosa al database della biblioteca…”
“Al database?” domandò stupito Yoda. “Una manomissione, hai scoperto?”
Raken scosse la testa.
“No, per fortuna. Ma non riguarda il database in sé… riguarda il maestro Gechter..”

Gechter…ancora lui…

“Ho notato un comportamento insolito…decisamente insolito in Iver”
“Cosa per insolito intendi, Axelbi?” domandò piano Yoda.
“Beh...Era nel database, ma non risultava la sua presenza. Inoltre non appena mi ha visto si è affrettato a chiudere i documenti che stava consultando…quasi come non volesse che li vedessi…. Era agitato, maestro Yoda… ne sono sicuro.”
“Era solo, o qualcun altro vi era?”
“Il database era assolutamente vuoto… non c’era neanche la maestra Nu, per questo mi sono insospettito. E alle mie domande Gechter ha parlato di ricerche effettuate per motivi posti sotto il veto del consiglio…ma non risulta nulla che giustifichi questa sua affermazione…”
Yoda abbassò lo sguardo, riflettendo su quanto Axelbi aveva appena riferito.
Dunque Iver non solo non aveva comunicato l’importante novità riguardo l’incontro con Organa, ma era stato al tempio…. All’insaputa di tutti. Era chiaro che Iver aveva occultato gli scanner del database….ma perché? Perché non voleva essere identificato all’interno del tempio?
E poi quella giustificazione…. Il “veto del consiglio”….
Si, in effetti Gechter agiva sotto la protezione degli anziani, e c’erano molte cose che stava facendo dietro “veto del consiglio” in realtà. Ma questo Axelbi non lo poteva sapere. Eppure, ancora dubbi.
Che tipo di ricerche stava effettuando il mutaforma? Se erano ricerche per la sua missione, avrebbe dovuto comunque chiedere…riferire. Cosa che ultimamente stava evitando di fare… deliberatamente.
Ancora domande…..

Ma quando, finalmente, le risposte?

Nonostante il silenzio dell’anziano maestro, Raken continuò.
“So…so bene che Gechter, per quanto si sforzi, non mi vede di buon occhio. Non lo biasimo, Lucius era stato suo allievo, e deve essere stato terribile per lui, quando…”
“I mutaforma per loro natura sono taciturni, scontrosi, a volte… ” lo interruppe Yoda. “Gechter eccezione non ne è. Con tutti sempre un comportamento distaccato avuto ha … nulla a che vedere il suo atteggiamento ha con quanto accaduto al tuo vecchio maestro. Iver decine di padawan addestrato ha… e la guerra ha tolto molto, a tutti quanti.”
Raken annuì, scrutando lo sguardo di Yoda. “Ripeto maestro, non vorrei essere così sospettoso ma…”
“Hai fatto bene a riferirmelo, Axelbi. Spiegazioni a Gechter in persona chiederò, sull’accaduto…”
Il jedi si alzò e si inchinò referente. “Grazie, maestro Yoda…sapete, mi sono liberato di un terribile peso…”
Yoda lo guardò, considerando come invece il suo cuore fosse gravato da sempre maggiori preoccupazioni.
“Che la forza sia con te, Axelbi.” lo congedò quindi, e il giovane lentamente uscì.
Il vecchio jedi tornò ad essere solo nella sala degli anziani.

Gechter…

Il maestro chiuse gli occhi, cercando nella meditazione la serenità.
Tutto si stava facendo più confuso di quanto avessero previsto….
Iver stava lentamente raggiungendo gli scopi che la missione richiedeva…ma non stava seguendo le direttive. Cosa aveva in mente?
E finalmente Yoda capì la natura di quella sensazione che subdola soffiava tra le millenarie mura..
La paura si stava insinuando nel Tempio jedi….
L’anziano maestro sospirò, riempiendo il silenzio che l’avvolgeva nella semioscurità della sala.

Che cosa ci sta accadendo?

******************


Il “Galaxies”, l’edificio dell’ opera galattica, era gremito di spettatori.
L’imponente teatro, cuore della mondanità della Repubblica, quella sera aveva in cartello la rappresentazione di uno spettacolo danzante: si sarebbe esibita un talento di grande fama…una giovane ballerina twil’ek che avrebbe portato in scena un assolo. Oltre a lei, ci sarebbero state a supportarla danzatrici corelliane e le eleganti e aggraziate ballerine kaminoane… le loro movenze flessuose e studiate erano capaci di lasciare gli spettatori senza fiato.
Nelle gallerie ai lati sovrastanti la platea , riservati alle istituzioni senatoriali, i numerosi politici davano sfoggio di sfarzo e lusso: il Galaxies era un’importante vetrina e la presenza era d’obbligo, se ci si voleva far notare.
Dal suo palco privato, il senatore Vilbaem osservava il palcoscenico centrale in attesa dell’inizio della rappresentazione, in compagnia di alcuni suoi collaboratori…. e accanto a lui un posto vuoto.
Con fare nervoso, il senatore si volse verso la porticina d’ingresso della sua postazione riservata, in attesa…
Ma quando le luci si spensero, Vilbaem decise di tornare ad interessarsi al palcoscenico.
Nella platea scomparve ogni brusio, e il Galaxies fu avvolto dall’oscurità totale. Passarono alcuni secondi, poi una forte luce illuminò l’esile figura inginocchiata a terra, al centro della scena….una musica dolce e serena riempì l’atmosfera dell’ Opera galattica, mentre la giovane twil’ek si animava, dando inizio al suo spettacolo.
Solo dopo diversi minuti Vilbaem sentì del movimento alle sue spalle.
“Sei in ritardo, Gainder…” mormorò il senatore alla figura che il più silenziosamente possibile si stava accomodando alla sua destra.
“Lo so signore, perdonatemi…ho avuto un contrattempo…”
“Non devi avere contrattempi, Gainder, quando IO ti invito a un evento così importante…”
Il senatore rimase in silenzio, senza ribattere alle parole di Vilbaem… preferì voltarsi a guardare ciò che succedeva nel palco.
La giovane danzatrice si muoveva con una leggerezza disarmante, spaziando in ogni punto del palco… intorno a lei, il resto del balletto si muoveva all’unisono nella coreografia di contorno, mentre l’orchestra continuava a dare al tutto un’atmosfera di tranquillità.

Se sapessi chi hai di fronte, Vilbaem, non saresti così strafottente…

Gainder, o meglio Gechter, era stanco di attendere.
Dopo quanto era successo nell’ufficio di Organa, era entrato ufficialmente nelle grazie di Vilbaem. Ma il senatore non si esponeva mai più del dovuto, e lui era fermo alle poche informazioni che aveva….
“Non ami la danza?” domandò all’improvviso sottovoce Vilbaem, riscuotendo il jedi dai suoi pensieri.
“Da dove vengo io non c’è molta mondanità, signore…Non ho i requisiti per apprezzarla…”
“Fai male. Spesso questi luoghi sono l’ideale per parlare in tranquillità…per sgombrare la mente…”
“Ho imparato, signore, a tenere la mia mente libera. A… scindere la mia personalità…” rispose in un sorriso Gechter. E solo il cielo sapeva quanto fossero vere le sue parole.

Altrimenti resterei schiacciato…perderei me stesso…

Anche Vilbaem sorrise.
Poi si voltò verso il palco del Cancelliere… buio. Vuoto.
“Buon per te, amico mio. Il nostro Cancelliere deve avere invece la mente molto occupata dalle sue preoccupazioni, se stasera non si è presentato….”
Poi in un sussurro aggiunse “..e fa bene, a preoccuparsi…deve essere schiacciato dai problemi….”
“Cosa dovrebbe preoccupare il cancelliere?” domandò Gechter, voltandosi verso Vilbaem.
L’anziano senatore rimase in silenzio…. Gainder lo osservò: nella bassa luce d’atmosfera del Galaxies, sembrava ancora più vecchio.
“Lasciateci…” mormorò quindi Vilbaem all’indirizzo dei due segretari che erano con lui, accompagnando la parola con il gesto della mano.
“Pensa Ian… “ proseguì “Organa è sempre più solo. Il nostro movimento cresce ogni giorno che passa… Il suo governo è al termine.”
“Ma le elezioni sono ancora distanti….”
Vilbaem non rispose, mentre due forti colpi di timpano scossero l’intero edificio e fecero sussultare Gechter costringendolo a girarsi verso il palcoscenico: la ballerina scosse il corpo con rapidi fremiti e spasmi, all’unisono con le percussioni…. Mentre il resto del balletto si ritirava dal palco, lasciandole la scena per l’assolo, la giovane twil’ek effettuava due balzi slanciando le lunghe e sottili gambe.
“Elezioni….” Mormorò quindi Vilbaem, scuotendo la testa. “Attendere ancora significherebbe portare il sistema al collasso…”
“Il cancelliere non rimetterà il suo mandato nelle mani del Senato….Non vorrei contraddirvi, senatore Vilbaem, ma non siamo così numerosi” obiettò il jedi, mentre gli strumenti producevano suoni sempre più acuti, trasmettendo l’agitazione che la giovane sul palco mostrava con i suoi movimenti. “Dopotutto se Organa è stato rieletto significa che è ancora ampiamente sostenuto dalla maggioranza dei sistemi…la nostra opposizione non è così forte…” continuò il mutaforma.
“Poveri illusi conservatori….ancorati alla loro utopica illusione di pace…e democrazia…”
Vilbaem fece una pausa, poi riprese a parlare senza voltarsi.
“Ma questa pace tanto decantata è solo una scusa…e la democrazia copre le vere intenzioni di Organa…”
“Signore, io non credo di capire….”
Il discorso di Vilbaem si stava facendo sempre più perverso e per quanto avesse difficoltà a seguirlo, ora non poteva permettersi di perdere neanche una parola.
“Ian…Ian…” disse piano l’uomo, scuotendo la testa “eppure è così evidente…con la diplomazia la Repubblica è al sicuro da tutto…e da niente, allo stesso tempo. In nome della pace, il sistema non ha un esercito a disposizione. La nostra politica è fatta di eteree parole, Gainder. E perché, questo? Perché Organa non ha alcun interesse a difendere la Repubblica… e questo è stato dimostrato durante l’attacco di quattro anni fa…e continua a dimostrarlo non avendo ancora scoperto i veri colpevoli….”
Un’altra pausa….come per lasciare che quelle parole facessero presa nella mente di Gainder.
Ora la ballerina si dimenava, conferendo drammaticità alle sue azioni…
“Organa vuole indebolire la Repubblica…vuole renderla indifesa dall’interno… Solo così potrà assumerne il diretto controllo…”

Un…impero?

Gechter si rese conto che finalmente la nebbia attorno a Vilbaem si stava diradando…ora era importantissimo lasciarlo parlare.
“Questo spiega molte cose….” Lo assecondò il mutaforma, mentre il senatore, annuendo, continuava ad esporre la sua tesi nella semioscurità del Galaxies.
“E poi, chi sono i suoi più stretti collaboratori? Mon Mothma e Padmè Amidala….le due donne che, assieme al cancelliere stesso, organizzarono e guidarono la “Delegazione dei duemila”…” sul viso di Vilbaem comparve un sorriso ironico. “Un nome molto stupido e tremendamente formale, ma copertura alla ben più clandestina “alleanza ribelle” che voleva rovesciare Palpatine quando ancora nessuno sapeva la vera identità celata dal cancelliere…”
Di nuovo, due potenti colpi di timpano rimbombarono nell’atmosfera dell’opera galattica.
“Siamo guidati da persone già predisposte agli intrighi…già ambiziose di potere… troppe cose non quadrano. Guarda la senatrice Amidala…legata a doppio filo ai jedi. Davvero credi che, come ci hanno assicurato, che tutto questo non abbia un’influenza su una o sull’altra parte?”
La domanda si perse, tra le note concitate che risuonavano nell’aria.
“Quindi, se Organa mira al controllo dittatoriale del sistema, non dovrebbe preoccuparsi dei jedi proprio per questo motivo? ”
Vilbaem sorrise “Esatto…l’ordine è costituito solo da lacché di Organa grazie al potere che la senatrice Amidala esercita sul marito… è fin troppo chiaro che Skywalker è succube di quella donna.”
“Ma i jedi proteggono la democrazia, non il cancelliere…”
“Proteggerebbero noi se facessimo quanto in nostro potere per proteggere questa Repubblica marcia fino al midollo?”
Gainder rimase in silenzio….Sul palco la ballerina era alle battute finali del suo assolo…al centro del palco, la giovane agitava convulsamente il corpo…
“Il senato deve essere purificato da questi traditori, Ian…” riprese con tono grave Vilbaem.” È necessario un radicale colpo di spugna…Dobbiamo liberare la Repubblica da tutti coloro che, come Organa, mirano al potere con questo gioco subdolo…”
“Lo ripeto, signore… Organa non si dimetterà mai…”

E perché dovrebbe farlo? È nel giusto…

Il corpo della giovane si era ora accasciato sul palco… l’Opera tornò nel buio nel quale aveva iniziato.
Ancora quella luce accecante sulla protagonista: negli ultimi singulti drammatici la twil’ek muoveva a scatti testa e collo…come se fosse stata in grave affanno.
Un incombente senso di morte avvolse il palco, mentre l’esile figura fremeva da capo a piedi…

“Io non parlo di dimissioni…parlo di purificazione, Gainder… Il senato sarà libero… e Organa e chi lo sostiene espieranno finalmente le loro colpe….”

La ballerina tese la mano verso il pubblico…

“… e qual è la più alta forma di espiazione per un traditore, Ian…?”

La giovane si accasciò lentamente al suolo, la testa appoggiata sulle braccia dopo gli ultimi convulsi fremiti.
E mentre la osservava, Gechter capì.
L’intero edificio rimase immobile… il pubblico attonito dall’intensità di quanto appena visto.
Ma dopo alcuni secondi, l’Opera esplose in un sentito applauso, esternando così il proprio entusiasmo.
“Magnifico…davvero magnifico…” mormorò il senatore mentre si alzava in piedi, applaudendo con veemenza.
Il mutaforma lo imitò, alzandosi dalla poltroncina. Ma non comprese se Vilbaem stesse compiacendo lo spettacolo appena concluso o se stesso.



********
Capitolo 5

La regione dei laghi presentava un paesaggio incantevole, quel giorno.
Una sottile brezza spirava dal lago verso le coste, increspandone le acque e agitando con delicatezza le fronde degli alberi.
E il grande palazzo che da decenni apparteneva ai Naberrie era tornato agli splendori di un tempo. Molto era occorso per sistemare quanto quell’attacco meschino, quattro anni prima, aveva devastato… ma ora i bianchi marmi erano di nuovo levigati… le stanze splendenti.
E la terrazza che dava sul lago era sempre la stessa…uguale a tanti anni prima. Anche se molte cose erano cambiate da quando due giovani si erano scambiati un bacio proibito sulla sua balaustra…
Nella dimora si erano avvicendati momenti di gioia e grida di dolore….il silenzio che era seguito allo sfacelo era stato riempito nuovamente dalla voce gioiosa dei bambini…dalla vita che era tornata ad animarla.
E quella terrazza, cornice di tanti ricordi, era tornata a cullare…a proteggere ciò che il tempo non aveva cambiato, ma solo accresciuto e fortificato…
Seduta in un comoda poltroncina, accanto alla balaustra, Padmè se ne stava in silenzio… Gli occhi chiusi, le mani appoggiate sulle ginocchia….e di fronte a lei Anakin aspettava.
Seduto anche lui, sporto lievemente verso la ragazza, gli teneva le mani tra le sue…. Anch’egli con gli occhi chiusi.
“Oh…” disse all’improvviso Padmè, in una lieve esclamazione di sorpresa.
“Sssh, Padmè…non devi deconcentrarti…” le rispose piano il giovane.
“Neanche lei è d’accordo, Anakin… sta scalciando.” ribattè Padmè, sempre ad occhi chiusi, un sorriso dipinto sulle labbra.
Anakin strinse gli occhi, poi dopo alcuni istanti di silenzio, in un sospiro li riaprì.”Se tu ti deconcentri, è impossibile riuscire a stabilire un legame nella forza, Padmè. E so che lo puoi fare. Lo sento.”
“Anakin, te lo ripeto. Io non posso creare proprio niente.” Le rispose la ragazza mentre scrutava i suoi occhi azzurri: suo marito era sempre stato convinto che anche lei avesse in sé la possibilità di controllare la forza…..Persino il maestro Yoda, una volta, le aveva detto di averla sentita scorrere in lei. Ma Padmè non ne era mai stata del tutto convinta: meglio lasciare questo tipo di potere a chi sapeva davvero cosa farne…
“Questo è tutto da vedere…” ribattè Anakin “..e se tu continui a fare così, non riusciremo mai a scoprirlo.” Poi, senza lasciarle le mani, aggiunse. “E poi, chi è che non sarebbe d’accordo?”
“La bambina. Si è messa a scalciare. Pensa anche lei che sia un’assurdità….” rispose Padmè guardandosi il grembo.
“La… bambina?” chiese stupito Anakin. “E di grazia, senatrice… chi dice che sarà una femmina?”
“Nessuno, ufficialmente…istinto materno…”
Padmè fece scivolare via una mano dalla presa del marito e la portò sul viso di Anakin.”Perché, qualcosa in contrario?” chiese maliziosamente.
Anakin sorrise e ruotando lievemente la testa, baciò la mano della moglie.
“No, niente… semplicemente mi stupisce la sicurezza della tua affermazione.” Il giovane si alzò dalla sedia, avvicinandosi al viso di Padmè. “Queste sensazioni sono tipiche dei jedi” disse quindi ridendo, e Padmè lo spinse via. “Smettila con questa storia!!” esclamò con finto disappunto.
Anakin scoppiò a ridere e si diresse verso il basso tavolino, dove recuperò il saio che aveva appoggiato.
“D’accordo, per oggi hai vinto tu” disse mentre lo indossava. “E solo perché nostro figlio non è d’accordo…”
Padmè si alzò dalla sedia, e Anakin fu rapido ad avvicinarsi ed aiutarla.
“È ora?” gli chiese. Il ragazzo annuì, prendendole le mani.

Le licenze passano sempre troppo in fretta…

Anakin si chinò sul suo viso, accarezzandolo con la punta del naso.
“Ma se vuoi, non me ne vado..” le sussurrò all’orecchio.
Padmè scosse la testa. “E’ tuo dovere, Anakin. Ci sono delle regole… e non puoi fare quello che vuoi…”
“Le regole sono fatte per essere infrante…” decretò in un sorriso Anakin, calandosi a baciarla.
“Ma che esempio daresti…” gli disse, mentre si separavano “… ai giovani apprendisti che invece vengono puniti se non rispettano ciò che il regolamento impone?”
Il ragazzo la guardò di traverso, poi sorridendo gli posò una mano sul grembo….sentì il minuscolo piedino che scalciava. Sospirando, aggiunse“Come al solito, senatrice, il vostro buon senso mi riporta con i piedi per terra…”
Padmè scoppiò a ridere, ma l’attenzione dei due fu attirata dalla piccola Leia che come una furia arrivò correndo sulla terrazza: Anakin fece un passo a lato e la prese al volo, sollevandola in braccio, mentre trafelata Ardè, la ragazza che si occupava di lei, si affacciava sulla soglia della balconata.
“Maestro Skywalker, milady, perdonatemi ma…” si scusò la giovane, ma Padmè la rassicurò “Nessun problema, Ardè. Ci pensiamo noi, ora…”
“C3PO stava salutando R2, così ho pensato che tu te n’eri andato via senza salutarmi!” esclamò la piccola, voltandosi a guardare negli occhi azzurri di Anakin.
“Come potrei andare via senza salutare la mia principessa?” le chiese Anakin, ma la bambina si imbronciò.
“Devi proprio andare?”
Anakin annuì serio, mentre Leia si aggrappava alle sue spalle.
“E quando torni?”
“Non lo so tesoro…sai che non c’è mai una data precisa”
“E porterai anche Luke, papà, la prossima volta?”
“Farò del mio meglio, piccola…”
Anakin le baciò la fronte e la posò a terra, ma Leia non sembrava convinta.
“Per la forza, stavo dimenticando la cosa più importante!” esclamò all’improvviso Anakin, suscitando la curiosità sia di Padmè che della figlia. Il giovane infilò sorridendo una mano sotto il saio, e inginocchiandosi davanti alla bambina, cominciò a parlare “Ho fatto una cosa per te…”
Leia lo guardò, inclinando la testa di lato, frugare con la mano inguantata: dopo qualche istante ne uscì un manufatto legato a un cordoncino: Padmè lo riconobbe all’istante.
“Che cos’è?” domandò incuriosita la bambina mentre Anakin glielo metteva nella manina.
“E’ japor, Leia… un portafortuna.” Spiegò il ragazzo. “Tienilo sempre con te, e sarà come se fossi ancora qui, anche quando sono via”

Non ho bisogno di un ciondolo per ricordarmi di te….

Le parole riaffiorarono prepotentemente nella mente di Padmè, mentre sua figlia si rigirava tra le mani il regalo di suo padre.
“Ma è come quello che ha la mamma!”
“Si…perché è un regalo che faccio solo alle persone speciali…” le disse Anakin con un sorriso sornione. La piccola si buttò allora tra le braccia del giovane, liberandolo solo dopo qualche istante.
Insieme, i tre attraversarono gli eleganti corridoi fino a raggiungere il grande salone dove la bambina aveva giocato fino a poco prima: Leia corse a mostrare il ciondolo di japor ad Ardè e a 3PO, mentre Anakin accoglieva tra le sue braccia Padmè.
“Chiama in ogni momento, se succede qualcosa. Non preoccuparti, d’accordo?” le disse prima di baciarla, guardandola negli occhi, alludendo alla possibilità che il bambino nascesse durante la sua assenza.
Mentre suo marito si dirigeva verso l’hangar accompagnato dai fischi di R2, Padmè si avvicinò alla figlia, che stringeva quel pezzetto di japor come il più prezioso dei cimeli …Se tanti anni prima, quando lei era ancora la regina ragazzina di Naboo e Anakin un bambino schiavo di Tatooine, qualcuno le avesse detto che si sarebbero sposati e avuto dei figli, probabilmente si sarebbe messa a ridere.
Certo, dal primo istante in cui l’aveva visto aveva capito che era un ragazzino speciale. E gli aveva subito voluto bene.
Ma mai si sarebbe immaginata nei dieci anni in cui erano stati separati che quel bambino, una volta cresciuto, avrebbe potuto far nascere in lei un amore così coinvolgente…una passione così bruciante.
Tanto da affidargli la sua vita e il suo cuore….
“Mamma, a che cosa pensi?” le domandò all’improvviso Leia. Padmè sorrise, avvicinandola.
“Stavo pensando che il tuo ciondolo è molto più bello del mio…” le disse mentre glielo metteva al collo.
Non credeva possibile che due anime potessero legarsi così indissolubilmente l’una all’altra….e a volte si era ritrovata a pensare che cosa le avrebbe riservato il destino se quel giorno non fosse atterrata su Tatoine…o se un altro padawan fosse stato incaricato di proteggerla…
Ma ad ogni risata di Leia… ad ogni sguardo di Luke…ad ogni movimento della creaturina che cresceva in lei o ad ogni carezza di Anakin, Padmè capiva.
Non sarebbe mai potuto essere diversamente, poiché l’uno senza l’altro era….incompleto.
Il loro incontro era scritto nelle stelle…disegnato da una forza superiore.
Perché lei e Anakin erano le due anime di uno stesso essere.




*******

Yoda, Windu e Obi Wan avevano ascoltato costernati le parole di Gechter, in piedi al centro della sala del Consiglio.
“Non l’ha detto esplicitamente, ma è stato molto chiaro” disse grave il mutaforma “ha parlato di espiazione dalle colpe…di espiazione per i traditori. E’ chiaro che mira ad uccidere Organa…e credo che nei suoi piani rientrino anche la senatrice Mothma e al senatrice Skywalker.”
Quelle parole si abbatterono sferzanti come pioggia gelida sulla testa dei tre maestri.
“…”Credo”, Iver, o lo sai?” domandò Obi Wan, teso. Se in quel cerchio era inclusa anche Padmè, la situazione si stava facendo pericolosa sotto tanti…troppi aspetti.
“Con i “credo”, i “se” e i “ma” non tireremo fuori nulla” proseguì quindi.
“Kenobi, io rischio molto” ribattè Gechter, duro “Devo fare attenzione ad ogni mia parola… non posso fare domande dirette. Vilbaem è molto furbo…con le allusioni non si rischia la condanna di alto tradimento.”
“Le nostre intuizioni erano giuste…la situazione è davvero delicata.” valutò Windu “Ma almeno ora sappiamo che c’è un piano concreto che mira all’eliminazione di Organa e della sua cerchia.”
“Nella sua mente ormai è tutto delineato: Vilbaem è convinto che il cancelliere stia architettando un piano per acquisire il potere…che non sta difendendo la Repubblica perché mira a indebolirla e assumerne così il controllo totale. Sta calcolando tutto…” continuò a riferire Gechter.“Solo sostenendo che la Repubblica è corrotta avrebbe tutti i consensi della popolazione, quando Organa sarà…. morto.”
“Mai sentito niente di più assurdo” mormorò Obi Wan. “E voi ritenete che non ci siano gli elementi per l’alto tradimento? Maestri, con tutto il rispetto, ma dobbiamo intervenire subito!”
“Vilbaem su un filo sottile si muove…Pazienza dobbiamo avere o finiremo per dare adito alle sue convinzioni…” intervenne Yoda “… un nostro intervento ora di avvalorare le tesi dei congiurati rischierebbe, secondo i quali Organa e i suoi “loschi” affari proteggiamo…”
“Ma delle persone sono in pericolo di vita, maestro Yoda!”
“Lo so, Obi Wan. Non l’ho dimenticato. Ma nulla di eclatante fare possiamo….solo, Organa informeremo di questi nuovi sviluppi.”
I jedi rimasero in silenzio. La situazione era davvero gravissima, ma tutti loro avevano le mani legate. Eppure Obi wan non riusciva a capire una cosa: scuotendo la testa, parlò.
“Maestri, Anakin deve essere informato…o rischieremo di aver un problema ancora più grave..”
“Informare ora Skywalker non è una buona idea…”
“Anakin ha dimostrato di credere in noi…di fidarsi di noi. E noi dobbiamo avere fiducia in lui!”
“Il lato oscuro molto potente è…” disse Yoda, dopo alcuni istanti di silenzio. “In quattro anni mai segni di cedimento ha dato. Ogni nostra percezione avvolge, rendendo difficile capire su cosa concentrarci dobbiamo…. È evidente, Obi Wan, che Sidious sta cercando di confonderci…”

Lord Sidious vuole confonderci perché vuole Anakin. Vuole il suo lato oscuro. E di certo noi non lo stiamo impedendo….

Obi Wan fece per ribattere, ma Windu lo fermò, come se avesse letto nei suoi pensieri,
“Il lato oscuro si nutre di paura… e il giovane Skywalker nasconde ancora un profondo turbamento nel suo animo… il suo cuore conosce l’ampiezza di entrambi i lati della forza…ma non possiamo permetterci che il lato oscuro abbia il sopravvento. Ora la sua serenità è importante…”
“Proprio per la sua serenità deve essere messo al corrente!” esclamò Obi Wan. “Io conosco quel ragazzo da tempo… e meglio di chiunque altro. Se Anakin verrà a sapere che abbiamo continuato a nascondergli tali rischi con sua moglie incinta, potrebbe davvero uscire di senno…”
“Dei sogni, tanti anni fa, lo portarono sulla via del lato oscuro. Cosa potrebbe accadere ora…” continuò a spiegare Windu, ma Yoda interruppe il dialogo tra i due maestri.
“Obi Wan ragione ha.” disse lapidario. “Anakin informato sarà degli eventi…evidente è che molto più grave di quanto avessimo immaginato la situazione è…”
Obi Wan si sistemò sulla sedia, risollevato dalla decisione di Yoda.
“Maestri, come devo comportarmi ora?” domandò Gechter, rimasto in silenzio durante tutta la discussione.
“Gainder il suo lavoro in senato continuerà. Ancora più fiducia carpire dovrà…e prove concrete dovrai portarci. Ora importante è che Vilbaem non faccia un passo senza che tu non lo sappia.”
Gechter annuì, e Windu riprese la parola.
“Con delle prove, potremmo esporre la situazione al Consiglio. E fermare Vilbaem prima che sia troppo tardi…”
Il silenzio calò nella sala….Yoda sospirò, mentre Obi Wan si accarezzava la barba e Windu congedava Gechter.
Quando il mutaforma uscì dalla sala, Mace si rivolse all’anziano essere verde.
“Maestro Yoda, perché non avete chiesto spiegazioni a Gechter sul suo comportamento?”
“Pazienza avere dobbiamo” iniziò a spiegare il vecchio jedi “la situazione già di per sé molto delicata è…e Iver un ottimo jedi è sempre stato. Giudicare non possiamo con i pochi elementi che abbiamo…”
“Forse tutto ciò è stato un errore fin dall’inizio..” valutò grave Obi Wan.
“Forse. Ma alternative non avevamo… ora concentrarci dobbiamo sull’immediato.” ribattè Yoda, scendendo dal suo seggio. “Con Organa parlare dobbiamo. E…” il jedi incrociò lo sguardo di Obi Wan. “…. Skywalker. Metterlo al corrente dobbiamo…ma attenzione, maestro Kenobi.”
Lentamente i tre si avviarono verso l’uscita.“Che la forza sia con tutti noi…” fu il congedo sussurrato da Yoda.
Aggrappandosi a quelle parole.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** ATTO II - Capitolo 6- Capitolo 7 ***


Un grazie a Ben, Aresian e Silvì per le loro recensioni!

Per Irene: IREEENEEE!!! Pensavo mi avessi abbandonata dopo lo "Yppie" ^^...  

 

*********

Capitolo 6

 

 

Obi Wan uscì dalla cabina del suo starfighter,  la testa che gli scoppiava, e sperò che il sole e l’aria fresca della mattinata di Naboo lo aiutassero a raccogliere le idee.

Un manovale prese in consegna il suo mezzo, mentre un altro lo accompagnava allo scafo che lo avrebbe condotto al palazzo della regione dei laghi: la solita prassi, visto che in quella zona vi era divieto di volo.

Solo, cullato dal dondolare del mezzo nelle acque cristalline, Obi Wan lasciò scorrere i pensieri…

Quanto era successo nell’incontro alla sala del consiglio, qualche giorno prima, aveva messo i maestri di fronte a una situazione ben più che delicata…. Avevano previsto una situazione di una certa gravità, altrimenti non avrebbero messo Gechter alle calcagna di Vilbaem. Avevano ipotizzato una sorta di cospirazione…ma che il senatore arrivasse addirittura a progettare gli omicidi del cancelliere e…

Inoltre, il lato oscuro era così potente…troppo potente.

Avvolgeva ogni cosa….

No…tutto quanto era fuori da ogni logica.

Probabilmente c’era qualcosa che sfuggiva a ognuno di loro…

Vilbaem era troppo deciso…troppo arrogante…troppo sicuro. E il lato oscuro così forte non escludeva la possibilità che il misterioso sith fosse ancora una volta a un passo da loro…dentro il senato.

Obi wan chiuse gli occhi, mentre  si prendeva l’attaccatura del naso fra le dita…come se quel gesto potesse concentrare ogni pensiero nella sua mente.

 

E se fosse Vilbaem??

 

No…impossibile.

Il senatore portava avanti un piano perverso ma prettamente politico. E poi stava mettendosi nelle mani di Gechter, aprendogli la porta a ogni suo intimo progetto… un sith della levatura del discepolo di Sidious, capace di tenerli in scacco per tutti quegli anni, avrebbe scoperto all’istante che Gainder non era in realtà chi si spacciava.

A meno che…

 

Una trappola nella trappola…

 

Vilbaem poteva aver capito tutto sin dall’inizio, ma stare al gioco per dar loro informazioni false e sviarli dalle sue vere intenzioni…ma allora non avrebbe accentrato le attenzioni su di sé.

Quale folle si attirerebbe i suoi nemici addosso?

 

Dannazione…DANNAZIONE!

 

Tutto ciò era un maledetto rompicapo.

Ma  Vilbaem e il sith non potevano essere la stessa persona: Gechter non era uno sprovveduto, avrebbe capito le anomalie. Così come, viceversa, se Vilbaem fosse stato un fruitore della forza oscura avrebbe percepito almeno delle sensazioni, riguardo Gechter…come era successo ad Anakin il giorno del richiamo nell’ufficio di Organa.

In un sospiro, Obi wan considerò che per il suo mal di testa non c’era rimedio: i problemi si susseguivano uno dopo l’altro.

Senza contare che le informazioni che Gechter portava dovevano essere accolte con cautela, alla luce del suo comportamento: Iver era strano.

Era…ambiguo.

Quest’alone di sfiducia era l’ultima cosa che i maestri potevano permettersi….ma purtroppo era inevitabile. E le parole del mutaforma erano l’unica cosa che avevano.

Yoda lo negava, ma Axelbi aveva ragione: anche Gechter era cambiato dopo gli avvenimenti di Mustafar….

E per quanto la presunta infedeltà del jedi fosse un problema decisamente grave, Obi wan non poteva fare a meno di pensare a quanto si apprestava a fare.

Era partito per Naboo, intenzionato a riferire il tutto ad Anakin… Se lo conosceva bene, il ragazzo non avrebbe reagito con un “ti ringrazio, ora che lo so sto più tranquillo”.

Non era la prima volta che si trovava in una situazione del genere, ricordava ancora quando aveva dovuto chiedergli, a nome del consiglio, di spiare il cancelliere. Ma questa volta era diverso…. Avevano creduto di avere la situazione sotto controllo…che Gechter impedisse al tutto di sfociare in crisi. E invece ora si parlava di omicidi….

 

Avrei dovuto dirglielo da subito…quando mi rivelò che Padmè era incinta…

 

Non sarebbe stato facile ora. Ma solo lui doveva farlo.

Solo lui poteva farlo.

“La forza ti indicherà il modo migliore per affrontare il giovane Skywalker” gli aveva detto Yoda. Ma mentre si accarezzava la barba, osservando il maestoso profilo della residenza che era stata dei Naberrie avvicinarsi, Obi Wan valutò amaramente che quando si trattava di Anakin, probabilmente neanche la forza sapeva bene cosa fare….

Alla fine delle sue elucubrazioni, comunque, il jedi era arrivato a una considerazione almeno in parte ottimistica: con ogni probabilità Vilbaem non era il sith allievo di Lord Sidious.

Ma la sicurezza con cui ostentava i suoi progetti celavano quasi sicuramente un aiuto….ma di chi?

 

Il potere attira anche persone insospettabili…

 

Il raggio era molto vasto: i senatori della coalizione di Vilbaem, in primis. Ma in un lampo, Obi Wan ricordò la frangia separatista interna al Senato che, dopo la caduta di Palpatine, aveva cercato di prendere il potere. Molti erano stati arrestati…ma molti ancora erano esiliati.

 

Possibile che Vilbaem goda dei loro appoggi?

 

Si.. possibile. Possibilissimo. E magari tra loro…

Già …questa poteva essere un’idea.

 

Ma ora la priorità è parlare con Anakin….

 

Il piccolo scafo attraccò sul retro del grande palazzo, e Obi wan scese con un balzo. Lentamente si avviò verso l’ingresso, attraversando un’elegante balconata ornata da vasi di rose rosse.

Quando il jedi entrò, potè vedere  il palazzo di Naboo animato da un via vai di persone intente a preparativi per, immaginò, una imminente partenza…. Scostandosi per lasciar passare due ancelle le quali reggevano ognuna una valigia, si chiese se non fosse capitato nel momento sbagliato.

Con passo tranquillo attraversò il grande atrio d’ingresso, ma alla ragazza che lo avvicinò chiese di non essere annunciato: aveva infatti intravisto Padmè e la piccola Leia, nel giardino antistante la casa. Stava avviandosi verso di loro, ma vide Leia alzare di scatto la testa e guardare verso di lui.

Obi Wan si fermò e sorrise: per quanto la via dei jedi non era stata scelta per la bambina, la piccola non era insensibile ai disturbi nella forza, ed era bastato avvicinarsi un po’ di più per rendersi percepibile ai suoi sensi non affinati ma comunque presenti.

 “Obi Wan!!!” urlò Leia con la sua squillante,  inconfondibile vocina correndo a braccia spalancate in direzione dell’uomo.

 “Ciao piccoletta!” la salutò Obi Wan dopo averla sollevata in braccio, un sorriso radioso sulle labbra: quella peste riusciva sempre a fargli dimenticare, anche se solo per un attimo, le preoccupazioni.

“Sei venuto a giocare con me?” gli domandò, mentre con il braccio libero il jedi abbracciava Padmè. “Non proprio…però giocheremo non appena avrò fatto due chiacchiere con tuo padre”

“Ma Anakin non c’è…” gli comunicò l’amica, stupita dalla richiesta.

“Non c’è? Ma non era in licenza?”

“Si…ma è rientrato al tempio da qualche giorno, ormai”

“Uhm…allora o il tempo è passato davvero in fretta senza che me ne rendessi conto, oppure questa licenza è durata meno del previsto” scherzò Obi Wan, mentre faceva tornare Leia con i piedini per terra.

Padmè sorrise. “Già…Anakin non ha voluto strafare, in previsione della nascita del bambino”

Obi Wan osservò la ragazza: anche con il semplice vestito che indossava, non perdeva mai il suo fascino…. La trovò bellissima, anche se il pallore del viso denotava una certa stanchezza.

Padmè aveva sempre avuto un notevole ascendente sugli uomini, ma Obi Wan non aveva mai provato niente che non fosse altro che pura amicizia, nei suoi confronti…. Era comunque affascinato da lei, si… ma affascinato dalla sua mente, dalla sua intelligenza… dalla forza che aveva sempre dimostrato di avere…

Forse perché la conosceva da tempo…da quando era un padawan…

L’allievo di Qui Gonn…

 

Cielo…sembra passata una vita…

 

Lo sguardo interrogativo di Padmè gli fece rendere conto che era rimasto un po’ troppo a lungo in silenzio: repentinamente rivolse la sua attenzione alla bambina che attendeva di fronte a lui.

 “Vorrà dire che dedicherò tutto il mio tempo alla principessina Leia….”

Un largo sorriso si dipinse sul volto della piccola: “Allora andiamo in giardino, Obi wan, così avremo più spazio!!”

Il jedi annuì e la bimba corse via, ma la mano di Padmè sul suo braccio lo fecero voltare verso l’amica.“Obi wan…va tutto bene?”

“Dovrei essere io a domandarlo a te… ti trovo molto pallida”

La ragazza inclinò la testa da un lato, lanciandogli un’occhiata.“Perché cerchi Anakin?” domandò ancora.

“Devo…devo parlargli di alcune cose” restò sul vago il jedi, e questa volta  Padmè percepì chiaramente un certo turbamento nell’amico, che si affrettò a cambiare argomento.“Vedo che hai molto da fare…spero di non aver disturbato…”

Padmè rimase alcuni istanti silenziosa, scrutando lo sguardo di Obi Wan. “Andiamo su Coruscant… ho una votazione straordinaria, in senato” disse infine.

“Non trovo sia una buona idea affrontare un viaggio nelle tue condizioni”

“E per questo che sei così preoccupato?”

Il jedi la guardò…sorrise, ma non rispose.

“Sei mia amica, è ovvio che sono preoccupato per te” le disse  mentre si avvicinavano al giardino.

Con un sospiro, Padmè capì che non c’era verso di scucire dall’amico il vero motivo della sua tensione.

“Mi sento solo stanca…ormai il peso si sente, anche se c’è ancora un po’ di tempo … è una votazione non fondamentale, ma importante. Devo esserci. E almeno saremo per qualche giorno a Coruscant, vicino ad Anakin e a Luke. A Leia manca molto suo fratello. E anche a me manca tanto…” Padmè rimase in silenzio, poi si affrettò a domandare: “Come sta?”

“Oh, è il migliore della sua classe” la informò il jedi  “È intelligente, sveglio…. Riesce nei compiti che gli si affidano con una impressionante facilità.” E mentre le parlava, potè vedere gli occhi dell’amica brillare di orgoglio…Insieme arrivarono nel grande giardino, e Leia corse al fianco del barbuto maestro, tirandolo per il saio.

“Allora Obi Wan vieni o no??”

Obi wan sorrise, e si voltò per salutare Padmè. “Sono sicuro che Luke sarà contentissimo della vostra visita” le disse abbracciandola, e quando si separarono Leia appoggiò le manine sul pancione della madre.“Obi Wan, senti che confusione  fa mia sorella!!”

“E’ una bambina?” chiese il jedi inarcando un sopracciglio, cercando lo sguardo dell’amica

“Veramente non lo sappiamo ancora…ma il mio intuito dice di sì…e Leia continua a dire che avrà una sorella…”

La piccola allora prese una mano del jedi e l’appoggiò sul ventre della madre, ma Obi Wan non riuscì a nascondere un certo imbarazzo.

“Non preoccuparti” lo rassicurò Padmè “Dopotutto,  sei uno di famiglia…solo che ora non scalcia…”

Il jedi attese, immaginando la felicità che stavano provando, e che avrebbero provato quando il neonato avesse riempito le loro giornate e la loro mente…

 

Gioia e serenità…

 

Spostò appena  la mano e sentì…. Sentì qualcosa…

Una strana sensazione che si andò  a insinuare in un angolo della sua mente.

 Non era legato al dover parlare con Anakin… ne era certo. Era qualcos’altro, che gli sfuggiva…

“Che peccato…” le parole di Padmè lo riportarono alla realtà “Si vede che ora sta dormendo…”

Il jedi tolse allora la mano e la porse a Leia, che la strinse con tutte e due le manine.

Stava avviandosi verso il centro del giardino insieme alla bambina, quando sentì l’amica chiamarlo

 “Di qualunque cosa si tratti, Obi Wan…qualunque sia il problema…” gli disse con voce stanca “…fidatevi di lui.”

L’uomo rimase fermo, ma i suoi occhi si velarono di tristezza, quando gli rispose.“La mia fiducia, Padmè, non gli mancherà mai.”

La ragazza annuì, prima di scomparire al di là della porta a vetro che era l’ingresso del giardino;  Obi Wan si mise quindi seduto accanto a Leia, che lo guardava con sguardo inquisitore.

“Cosa succede?”

“Cose da grandi…” gli disse il jedi, abbozzando un sorriso, mentre se la metteva sulle ginocchia.

“Sai che andiamo su Coruscant a fare una sorpresa a papà e a Luke??” gli domandò la bambina, mentre cominciava a giocherellare e a tirare la barba del jedi.

“Si.. me l’ha detto la mamma.”

La bimba allora iniziò a toccargli le ciocche di capelli spruzzate di grigio, che si confondevano tra i capelli rossicci.“Hai i capelli bianchi!!”

“Obi Wan sta diventando vecchio…”

Leia assunse un’aria pensierosa.“Uhm… Papà dice che non sei vecchio. E dice che i capelli bianchi ce li hai per colpa sua.”

Il jedi non riuscì a trattenere un sorriso, e mentre la piccola continuava a esplorargli il capo, tornò a guardare Padmè,  intenta ora a dare disposizioni al capitano delle sue guardie.

 

…qualunque sia il problema… fidatevi di lui…

 

Non poteva dirle che il problema più grave, in tutto quello che stava accadendo negli ultimi mesi, era proprio la mancanza di fiducia in suo marito.

Mentre lei rischiava la vita.

 

 

************

 

 

Nella notte brillavano le luci di Coruscant.

Poche stelle, nascoste da nuvole cariche di pioggia…

La notte si addice alle trame…ai complotti.

Non si addice a chi fa della luce la sua guida.

Eppure le tenebre incorniciavano le parole del maestro Windu…  il volto teso di Yoda… e il silenzio di Organa, che con preoccupazione mista a rabbia ascoltava quello che Gechter aveva appreso dalla bocca di Vilbaem mentre l’opera galattica presentava il suo spettacolo.

“Non pensavo potessero arrivare a tanto…” mormorò Bail, sconcertato.

“Il lato oscuro potente è, Cancelliere…. Su tutto questo l’ombra di Sidious c’è”

“Sidious? Come può avere ancora il controllo del Senato?”

Fu Windu a dare una spiegazione plausibile: “Uomini come Vilbaem sono le sue prede… menti affinate, ma allo stesso tempo consumate dalla bramosia di potere… su di essi Sidious lasciò la sua impronta come Palpatine… e ora da’ loro la forza di osare…”

Il silenzio avvolse l’ufficio di Organa… un silenzio carico di tensione.

“Dobbiamo fermarlo” decretò deciso Bail, sedendosi alla scrivania “Firmerò immediatamente l’ordine di arresto. Per quello che  sappiamo, la sua condanna per alto tradimento verrà emessa prima ancora che possa rendersi conto di cosa succede.”

Ma Windu scosse la testa, mentre Yoda appoggiato al suo nodoso bastone, abbassava lo sguardo scrutando un indefinito punto del pavimento.

“Arrestare solo Vilbaem non condurrebbe a nulla, cancelliere. Dobbiamo invece fermare tutti i membri di questa congiura…della quale, sono convinto, c’entra anche il misterioso sith…”

“Ma perché Sidious e il suo allievo dovrebbero aiutare Vilbaem nella sua congiura?”

Windu allargò le mani “Per destabilizzare il sistema….se riuscisse un attentato alla vostra vita, con la conseguente presa di potere degli attentatori , l’intera confederazione dei sistemi cadrebbe nel caos…nell’anarchia. In uno scenario del genere, il lato oscuro assumerebbe una grande forza, e a quel punto anche noi jedi potremmo fare ben poco, in una galassia di nuovo in preda a una caotica rincorsa di potere….”

“Una previsione decisamente pessimistica, maestro Windu…” osservò Organa.

“Ma purtroppo molto vicino alla realtà…”

Il cancelliere si appoggiò allo schienale della sua poltrona, appoggiando il mento su una mano “Rincorsa di potere….” ripeté, soppesando le parole. “È per questo che sostenete che con Vilbaem siano schierate anche le ultime frange separatiste?”

“Il maestro Kenobi” spiegò Yoda rialzando lo sguardo “è convinto di questo. In effetti  alquanto realistica l’ipotesi è…. “

 “Cosa proponete, allora?”

“Aspettare dobbiamo” disse grave l’anziano maestro “Una mossa falsa… un tentativo di incontro… E allora con le armi in mano i congiurati prenderemo…”

“Potremmo aver bisogno nuovamente dell’esercito…”  comunicò Windu, consapevole della ritrosità che Organa aveva riguardo questo argomento. “I separatisti esiliati potrebbero aver riorganizzato un’armata…a difesa dei loro scopi…”

Bail si accarezzò la barba, poi in un sospiro parlò. “Si…capisco. Questa volta non permetterò che ci colgano di sorpresa. Quella guerra è costata anche troppo…”

“È deciso, allora…” intervenne Yoda. “Nel frattempo, cancelliere, della protezione di alcuni cavalieri jedi godrete. Una presenza discreta, saranno… così che nessuno possa accorgersi di loro, ma allo stesso tempo voi non abbiate nulla da temere…”

“Ora dobbiamo solo attendere che Gechter ci porti altre notizie…” Windu si interruppe, e Organa non capì il motivo dell’improvviso cambiamento d’umore del jedi.

“Cos’altro c’è?” lo incalzò quindi.

“Il punto è che Gechter si comporta in modo strano. E cominciamo a dubitare della sua fedeltà. Non sappiamo quanto realmente possiamo fidarci di lui…”

Organa era stupito: mai avrebbe creduto di sentire sospetti così pesanti nei confronti di un jedi….da altri jedi.“Eppure dobbiamo! Arrivati a questo punto, è l’unico che può rivelarci le vere intenzioni di Vilbaem”

“Se  quello che ci dice corrisponde alle vere intenzioni del senatore…” valutò amaramente Mace.

Il silenzio scese nella sala, e Yoda scosse la testa.

“Il lato oscuro un suo scopo raggiunto ha già. Metterci l’uno contro l’altro… il dubbio, insinuare…la menzogna. Ciò di cui si nutre…”

 

 

********

 

 

Capitolo 7

 

“E questo a cosa serve? E questo? E questo, papà??”

Anakin sorrise mentre le dita di Luke, seduto nella cabina di pilotaggio del suo starfighter parcheggiato e tirato a lucido nell’hangar jedi,  passavano frenetiche da un pulsante all’altro del pannello comandi. Il giovane avrebbe dato volentieri qualche spiegazione, ma la curiosità del piccolo correva a ritmi insostenibili anche per il prescelto.

Appoggiato ai pannelli termici che rivestivano il suo mezzo, guardò il bambino impugnare con entrambe le mani la cloche e cominciare ad emettere un’ampia varietà di suoni.

“Woooahm!!! Sono Anakin Skywalker!! Non avete scampo!” urlò Luke, abbassandosi  come a evitare un immaginario colpo e simulando fantomatici spari verso un punto indefinito dell’hangar.

Anakin lo guardò con infinita tenerezza…. E provò un grande orgoglio.

Era suo figlio…. Il suo sangue…una parte di lui.

I bambini erano stati la cura più bella, per la sua anima ferita…

Sentì rumore alle sue spalle, e mentre Luke proseguiva quella immaginaria missione, si voltò a guardare nel grande hangar con i suoi astrocaccia custoditi dall’opera zelante di meccanici e astrodroidi.

In cuor suo sperò che non arrivasse nessuno, mentre si trovavano lì: l’hangar era zona proibita per i padawan più giovani… figurarsi per un bambino di appena sei anni.

Non che l’eventualità avesse costituito un problema, comunque…. che diamine, dopotutto era suo figlio. Anakin non gli concedeva nulla in più, rispetto agli altri padawan… si sforzava di essere imparziale, soprattutto per non creare problemi al piccolo Luke. Era consapevole che molti allievi vedessero i maestri più esperti con una sorta di venerazione…e che a qualche maestro ancora legato al vecchio ordinamento non piacesse che il bambino fosse diventato un padawan.

Spesso si domandava se il fatto di essere il figlio del prescelto fosse stato oggetto di… invidie. Ma sapeva anche che, se lo conosceva bene, Luke non sarebbe mai andato a piangere da lui…

Tornò a guardare suo figlio, perso nella sua fantastica missione: guardò i suoi occhi, e  li vide ridere… ecco quello che voleva per lui: che fosse felice.

E gli parve semplicemente assurdo il modo in cui aveva rischiato di perdere tutto, anni prima …

Senza preavviso, il giovane sollevò Luke dalla cabina del suo starfighter, suscitando le proteste del bambino, e se lo mise a cavalcioni sulle spalle tenendolo per le mani.“Avanti Skywalker, per oggi basta con intrepide missioni e voli iperspaziali”

La cabina di pilotaggio si richiuse, e Luke ne  seguì affascinato il movimento. “Papà, quando potrò averne uno tutto mio?”

“Quando sarai un po’ più alto” scherzò Anakin, mentre si avviavano verso l’uscita.

“E sarà come il tuo?”

“Si, se lo vorrai”

Il bambino rimase un attimo a pensare. “Lo voglio blu, con strisce azzurre…e dovrà essere velocissimo!!”

“Sarai il pilota più abile da qui fino all’orlo esterno!” lo incoraggiò suo padre, ricordando come anche lui, alla sua età, sognasse di sfrecciare veloce tra le stelle…

All’improvviso però, Luke si ammutolì… e Anakin attese che dal suo silenzio scaturisse il problema.

“Papà?”

“Si?”

“La mamma ti chiede mai di me?”

Anakin si fermò, e alzò un po’ la testa per guardarlo. “La mamma mi chiede sempre di te”

Luke sospirò. “E…e gli manco?”

“Gli manchi tantissimo… aspetta i giorni delle tue licenze contando anche i secondi!”

Luke si mise a ridere, ma poi tornò a incupirsi. “È  che… io ho paura che la mamma si dimenticherà di me, quando crescerò…”

Anakin si arrestò nel mezzo dell’hangar, sollevò il figlio e lo appoggiò a terra. Poi si inginocchiò di fronte a lui. “Che la mamma si dimentichi di te?? Di  tutte le cose  che ho sentito in giro per la galassia, questa è sicuramente la più impossibile!” gli disse Anakin, riuscendo a strappare un piccolo sorriso al figlio.

“Vedi Luke…” iniziò poi  il ragazzo, tornando serio. “Tanti… tanti anni fa i jedi separarono anche me da mia madre, ma in una maniera più rigida di quella che vivi tu ora… tanto che riuscii a rivederla solo dopo dieci anni…”

Nella mente riaffiorarono i dolorosi ricordi del campo tusken e delle sevizie…là, dove tutto era iniziato….Ma Luke avrebbe saputo l’intera storia a tempo debito.

“Dieci anni?” chiese meravigliato il bambino, e Anakin annuì. “Ma quando la rincontrai, era come se il tempo non fosse trascorso… Se quei dieci anni non fossero mai esistiti. Mi ricordo che mi accarezzò il viso, chiamandomi ‘il mio bambino’….” Anakin si interruppe, abbassando lo sguardo…una fitta di dolore a trafiggergli il cuore. “E poi?” lo incalzò Luke, ignaro di quanto costasse a suo padre parlarne.

“E poi siete arrivati tu e tua sorella” gli disse, tornando a guardarlo negli occhi, pizzicandogli una guancia. “E ho capito quanto mia madre mi amasse… perché quello che una madre…quello che tua madre ed io proviamo per te…e per tua sorella, Luke, non cambierà anche se voi crescerete…e diverrete grandi. Tutto è cominciato nel momento in cui abbiamo saputo che c’eravate… si è fortificato nell’istante in cui vi abbiamo visti, per crescere ogni giorno di più. Con la consapevolezza che non sarebbe mai finito…”

Luke ascoltava rapito le parole di suo padre… lo osservò muovere una mano di fronte a lui, e il bimbo potè sentire una piccola scossa nella forza.

“L’amore, Luke, è un po’ come la Forza vivente che usiamo noi jedi… è potente… è enorme… non può essere distrutta. Ma allo stesso tempo impalpabile… noi non la vediamo, ma sappiamo che c’è. E che influenza le nostre vite…”

“Allora  se sappiamo usare la Forza, sappiamo usare anche l’amore?” domandò il bambino. Anakin sorrise. “L’amore puro è parte della Forza. Amare può solo aiutarti a capirla nel profondo”

 

È questo che l’ordine non ha mai capito…

 

“E il bambino dentro la mamma? Questa cosa vale anche per lui?”

Anakin annuì. “Certo…. ma sia chiaro, Luke, che il neonato non toglierà il nostro amore né a te né a tua sorella….” 

Luke si strinse nelle spalle. “Oh, ma io non sono geloso.” Anakin lo guardò e tirò un sospiro di sollievo, dentro di sé: dopo quanto successo con Leia, ci  teneva a mettere in chiaro la situazione anche con il figlio.

“Anzi, penso che sarà fortunato perché avrà due fratelli come noi!” Disse poi, una punta di vanità nella voce.

“Oh, su questo ci puoi scommettere” gli rispose ridendo suo padre, mentre gli dava la mano per riprendere la via dell’uscita.

“Voglio che sia un maschio” proruppe all’improvviso Luke, mentre attraversavano i corridoi. “Così almeno potrò insegnargli a diventare un jedi, proprio come tu stai facendo con me!”

“Vedremo… ma se sarà una femmina, allora Luke saremo nei guai…”

“Perché?” chiese stupito il bimbo. Avrebbe dovuto spiegargli il potere che il gentil sesso esercitava  sugli uomini in età adulta, pensò Anakin. E al fatto che si sarebbero ritrovati soli in mezzo a ben tre donne…

“Lo capirai quando sarai più grande…” si limitò a dirgli.

Insieme arrivarono nei pressi del dormitorio, dove i piccoli padawan si stavano radunando sotto l’occhio vigile di Raken per recarsi a lezione. Il giovane maestro alzò una mano in direzione di Anakin, sollevandola dal bastone, e il ragazzo rispose allo stesso modo al saluto.

“Ci vediamo dopo Luke” disse poi, piegandosi verso il bambino “E mi raccomando… l’hangar deve restare un nostro piccolo segreto…”

Il bambino annuì in un sorriso birichino, e dopo essersi voltato cominciò a correre verso Axelbi.

“Avanti Luke, non vorrai mica che cominciamo senza di te?” gli domandò ridendo il maestro, e Luke scosse fermamente la testa, mettendosi in fila  dietro un suo compagno. Il gruppetto di padawan sfilò dunque sotto lo sguardo di Raken, in direzione di una delle sale di insegnamento; e fu allora che Anakin percepì Obi Wan, alle sue spalle.

“Mi chiedevo che fine avessi fatto”

“E io ti credevo ancora in licenza”

Kenobi gli si affiancò e insieme a lui seguì con lo sguardo l’ordinata fila di younglings.

“Ti stavo cercando…” gli disse, incrociando le braccia. Anakin assunse una finta aria preoccupata. “Uhm…cos’ho combinato, stavolta?”

Obi Wan sorrise…un sorriso tirato, più che divertito, e Anakin capì che il suo vecchio maestro non aveva una gran voglia di scherzare.

 “Ci sono dei problemi, di cui non ti abbiamo parlato…”

 

Se non me ne avete parlato, non saranno poi così gravi…

 

 “Beh, eccomi. Sono a tua disposizione.” Lo invitò il ragazzo, ma Obi Wan rimase in silenzio. 

“Hai sentito com’è cresciuto il lato oscuro, negli ultimi mesi?” domandò quindi, all’improvviso. E a quelle parole, Anakin sentì l’inquietudine crescere in lui…. Rimase pensieroso, per qualche istante. “Avete scoperto qualcosa riguardo Sidious?” gli chiese di rimando “È questo che devi dirmi?”

Obi wan scosse la testa. “C’è la possibilità che in tutto ciò siano coinvolti i sith, ma non ne siamo sicuri….”

“In tutto ciò… cosa?” Anakin si sentiva confuso…

 

Allora è qualcosa di grave…

 

“Perché non me ne avreste parlato?” lo incalzò il giovane, guardandogli negli occhi. Poi all’improvviso un pensiero angoscioso gli attraversò la mente. “C’entrano i bambini??” gli chiese con tono di voce più alto di quanto volesse.

“Anakin, noi avevamo paura per te…”

“C’entrano i bambini??” domandò ancora il ragazzo, in preda a un’incontrollabile agitazione. “Oppure Padmè?? Cos’è che devi dirmi? Cos’è che dovrebbe farmi paura?”

“Credimi, non avrei voluto metterti in questa situazione….”

“Dimmi cosa succede, maledizione!!” gli urlò quasi Anakin, interrompendo la sua frase.

Obi Wan si accarezzò la barba, e dopo un lungo respiro, iniziò a parlare.

 

********

 

Nella sala del consiglio Ki Adi Mundi stava presentando una proposta di ambasciata a  Yoda e Mace Windu quando Anakin aprì violentemente la porta e a grandi passi furenti entrò nella stanza.

“SECONDO QUALE REGOLA DEL CODICE VI ARROGATE  LIBERO ARBITRIO SULLA VITA DI PERSONE ESTRANEE A TUTTO CIO’??” urlò Anakin all’indirizzo di Windu e Yoda.

Mundi osservò attonito Skywalker, mentre Yoda sosteneva con grande tranquillità lo sguardo del giovane, ora in piedi nel centro della stanza in attesa di una risposta.

Fu Windu a rompere la tensione, congedando il maestro e rimandando quella piccola seduta a data da destinarsi, mentre Anakin, respirando pesantemente, serrava i pugni cercando di trattenere la sua rabbia.

“Calmati Anakin…” lo invitò Windu, e il ragazzo sovrastò le sue parole.

“PERCHE’ mi avete taciuto una cosa del genere?”

Ma i due maestri sembravano trincerati nel loro silenzio.

 “PERCHE’ MI AVETE TACIUTO CHE PADME’ ERA IN PERICOLO?” urlò allora il giovane, muovendo alcuni passi verso Yoda.

“Ora abbassa i toni, Skywalker!” proruppe Windu, alzandosi dal suo seggio. “Altrimenti sarò costretto a…”

“A fare COSA?” gli ringhiò contro Anakin, scandendo le parole. “Devo ricordarti, maestro Windu, che se non fosse stato per me, tu ora saresti un tutt’uno con la grande forza vivente?”

Mace non rispose, ma sentì la mente del ragazzo confusa… resa poco lucida dalla collera che faceva ribollire il  sangue nelle sue vene pulsanti.

Pericolosissimo, con il lato oscuro così forte…

Alle spalle del ragazzo, la porta della sala del consiglio si aprì nuovamente per lasciare entrare Obi wan, che aveva seguito Anakin dopo quanto si erano detti nei corridoi.

 “E voi, maestro Yoda! Novecento anni di saggezza… e tacete di fronte a un così semplice quesito?”chiese rivolto all’anziano jedi, le parole grondanti tagliente ironia.

“Molti perché non conoscono risposta, in questa storia…” disse piano Obi Wan, dopo qualche istante di silenzio.

“TU RISPARMIATI LA PREDICA!” urlò di nuovo Anakin, scagliando le parole contro il suo ex maestro. “Proprio tu, Dei del cielo! Proprio tu che mi conosci meglio di chiunque altro, non ti sei opposto alle assurdità decise dal consiglio!”

Obi Wan rimase in silenzio. Proprio perché lo conosceva bene, sapeva che continuare a ribattere non avrebbe fatto altro che renderlo ancora più collerico: nonostante sapesse a cosa andava incontro, questa reazione era esageratamente al di là di ogni più pessimistica previsione.  Meglio tacere…dopotutto, per quel giorno aveva parlato anche troppo.“Non sono più un padawan!” tornò a dire ai due jedi seduti di fronte a lui “Sono un maestro…. Il mio potere supera il vostro anche se vi uniste insieme, eppure sono trattato alla stregua di un ragazzino!”

 

…cosa c’entra il potere, ora?

 

“Il perché vuoi sapere, del nostro silenzio?” domandò Yoda all’improvviso

“Non voglio ripetermi” rispose secco il ragazzo.

Appoggiato al nodoso bastone, il vecchio maestro non smise di sostenere lo sguardo di Anakin, che troneggiava imponente davanti a lui.

“Guardati. Quello che stai dicendo…  Quello che stai facendo ora, la risposta alla tua domanda è…”

“E credevate forse che nascondendomi la situazione del senato, io me ne sarei rimasto calmo e buono?”

“L’abbiamo fatto per proteggerti, Anakin” intervenne Windu, e  il ragazzo sentì nuovamente la collera rimescolargli il sangue.

“Proteggermi? PROTEGGERMI?” ripeté incredulo. “Per il cielo, Padmè è incinta!! Vi rendete conto di quello che avete fatto? Poteva succedere qualcosa a mia moglie in qualsiasi momento…”

“Ma non è successa…” sapeva che era una causa persa, ma Mace cercava di farlo tornare sulla via della ragione.

“Voi avete messo in pericolo la vita di Padmè e del bambino che porta in grembo!!” lo interruppe Anakin, sovrapponendosi alle sue parole, in un tono che non ammetteva replica. “Voi avete giocato con la vita di mia moglie e mio figlio per non interferire con i vostri piani…. E l’avreste fatto per proteggermi? Io DOVEVO essere messo al corrente della situazione!!”

“Non vi erano pericoli immediati, e non volevamo metterti in allarme proprio in un momento così felice per te”

“Perché non mi dite la verità?” domandò carico di rabbia “Ditemi in faccia che avevate paura che facessi qualcosa che mandasse all’aria i vostri piani!”

“Anakin” il basso tono di voce del maestro Yoda, rimasto in silenzio fino a quel momento, quasi stonava nel contesto. “Padmè una cara amica è, ma anche un’importante…importantissima figura politica. Se subito ti avessimo detto che una situazione poco chiara in senato si stava creando, tu impedito le avresti, di recarvisi…e noi permetterci non potevamo nessuna alterazione che destare sospetti avrebbe potuto ….” Quelle ultime parole pesarono sul cuore di Yoda come un macigno… sembrava una strumentalizzazione, ma davvero non lo era.

Sincero era l’affetto per la Senatrice… e  preoccupato era,  per la sua sorte.

Anakin rimase a lungo in silenzio, tentando inutilmente di dare un senso a tutto quello che stava accadendo.

 “Se io avessi saputo fin da subito il problema, avrei certamente trovato una soluzione…. Non avete avuto fiducia in me…” concluse con rabbia mista ad amarezza.

“Il lato oscuro è potente, Anakin… e noi volevamo evitare di …”

“Io so controllarmi!” Sbottò “Io POSSO controllarmi!!!”

Yoda lo guardò con profonda tristezza. “Non lo stai dimostrando…”

“Come voi non state dimostrando di avere fiducia in me…ancora una volta…l’ennesima volta!!”

Anakin tirò un profondo sospiro, poi si voltò verso Obi wan  “Avrei potuto…” continuò, a denti stretti “avrei potuto tollerarlo… non l’avrei capito, non l’avrei accettato, ma almeno in parte digerito se fosse venuto da loro…”

Obi Wan sentì la profonda delusione che trapelava dalle parole del suo vecchio padawan… guardò nei suoi occhi, ora gonfi di lacrime rabbiose.

“Ma IO MI FIDAVO DI TE! E TU MI HAI TRADITO! Questo Qui Gonn non l’avrebbe fatto Obi wan….NON L’AVREBBE MAI FATTO!”

Il silenzio fece eco alle parole di Anakin, mentre Obi wan, dentro di sé, sentiva tutta la verità di quelle parole. Detto questo, il ragazzo girò le spalle e si avvicinò alla porta.

“Ma dopotutto tu non sei Qui Gonn…non lo sei mai stato…” mormorò Anakin, e uscì furente  dalla sala del consiglio, per avviarsi a grandi passi verso l’hangar, intenzionato a correre a Naboo….Padmè non avrebbe dovuto neanche comunicare con Coruscant, senza che lui lo sapesse.

I tre maestri rimasero nella sala del consiglio, turbati dalla reazione tremendamente pericolosa del prescelto. Non si accorsero nemmeno quando la porta si aprì piano, permettendo al maestro Gechter di scivolare dentro la stanza.

“Non l’ha presa bene, mi pare…” esordì il mutaforma.

 “Meno nascosto di  quanto sembri, il suo animo oscuro è…”

“Non possiamo biasimarlo” proruppe Obi wan “Non condivido la sua reazione, ma sappiamo bene quanto Anakin sia legato a sua moglie….”

 

E forse ci siamo dimenticati che se oggi lui è quello che è, non lo dobbiamo solo al suo talento e alle sue straordinarie capacità…ma lo dobbiamo anche a lei…

 

“Beh, dovrà passargli entro breve tempo” disse Gechter “Potremmo…sicuramente avremo bisogno di lui.”

“Ma forse ora lui non vuol saperne, di noi…” valutò amaramente Kenobi. Yoda scese allora dal suo seggio, avvicinandosi ciondolante ad Obi Wan. “Le sue parole dettate dalla rabbia, erano….”

“Maestro, Anakin ha ragione. Io non sono Qui Gonn…”

Il vecchio jedi lo guardò. “È vero. Ma se tu come Qui Gonn fossi stato, ora due problemi avremmo, invece di uno…”

 

 

***************

 

Padmè era nel suo studio, negli appartamenti di Coruscant, intenta a ricontrollare alcuni documenti: il lavoro proveniente dal Senato era sempre una mole considerevole, da quando aveva ottenuto il permesso di rimanere a casa visto il proseguire della gravidanza.

 Ora poi, con questa votazione, c’erano numerose cose da analizzare…. ma Padmè era contenta: il mattino dopo sarebbe andata in senato e finita la votazione avrebbe fatto portare Leia da lei e insieme si sarebbero recate al tempio. Aveva una tale voglia di riabbracciare il suo bambino… e di farsi stringere da Anakin.

Probabilmente suo marito si sarebbe arrabbiato, visto che aveva viaggiato da sola, nelle sue condizioni. Dopo quanto accaduto quasi cinque anni prima su Naboo, Anakin era stato perentorio: le aveva imposto altre guardie, altra scorta… e anche se il pensiero che per salvare la sua vita altre persone dovessero morire  non la entusiasmasse, aveva acconsentito.

Padmè chiuse gli occhi, appoggiando la testa su una mano… si sentiva così stanca…

Con la mente tornò alla visita di Obi wan… alla preoccupazione che l’amico cercava di celare ma che non era mai stato bravo a nascondere. Aveva detto di voler parlare con Anakin… Padmè pregò che non fosse successo nulla di grave.

Un brivido le attraversò il corpo, e si strinse nelle spalle: aveva freddo, solo con la leggera veste da camera…. Probabilmente   aveva un po’ di febbre. Forse non era stata davvero una buona idea viaggiare… soprattutto non lo era stata senza aver consultato un droide medico.

Ma all’improvviso il pianto di Leia attirò la sua attenzione. Lentamente si alzò dalla sua poltrona e si avviò verso la zona giorno dove la bimba giocava assieme ad Ardè e in compagnia di C3PO. Quando Padmè arrivò da sua figlia, trovò il dorato droide intento a profonde scuse con la bambina.

 “Oh, Padroncina Leia, sono profondamente mortificato e dispiaciuto, ma la prego  non faccia così…mi spezza il cuore…”.

“Tu non hai un cuore!” gli urlò contro Leia singhiozzando.“Oh, giusta osservazione” ribattè 3PO, che subito riprese a parlare “La prego però…”

Padmè interruppe quello scambio di battute rivolgendosi a sua figlia mentre, nei limiti del possibile, si piegava verso di lei.

“Tesoro, perché non mi spieghi cosa succede?”

Ma la bambina continuava a piangere, tenendo le manine chiuse a pugno davanti agli occhi, il corpicino squassato da singhiozzi. Fu Ardè a ragguagliarla.

“C3PO non si è accorto che Leia si era tolta il ciondolo che padron Anakin aveva fatto per lei e….” aprendo le mani a coppa, l’ancella mostrò quanto rimaneva del piccolo pezzetto di japor intagliato, frantumato dal peso del droide protocollare. Padmè spalancò gli occhi, mentre Leia riprendeva a maltrattare 3PO.

“Lo dirò a papà, e lui ti taglierà a pezzettini con la sua spada laser!!!”

“Oh cielo, no!Il creatore non lo farebbe mai!!” rispose l’impaurito droide, portandosi le mani al petto in un istintivo gesto di protezione. Padmè allora prese per le mani la figlia e se la portò su una vicina poltroncina, facendola sedere di fronte a lei.

“Leia” iniziò la giovane, appoggiando una mano sul suo viso e attirandone così l’attenzione “Sono sicura che C3PO non voleva rompere il tuo ciondolo. E papà non farà a pezzi nessuno” concluse con un sorriso.

Leia tirò su con il naso. “Ma si arrabbierà con me, perché l’ho tolto…perché non l’ho tenuto sempre con me…” La ragazza scosse la testa. “Io sono convinta che tuo padre sarà ben felice  di fartene un altro, e che non si arrabbierà… va bene?” la rassicurò dolcemente.

La bimba annuì debolmente, ma subito si voltò verso 3PO lanciandogli uno sguardo di fuoco. La ragazza scoppiò a ridere, poi abbracciò la figlia, cominciando a coccolarla… ma un nuovo brivido la fece tremare contro il corpo di Leia.

“Che hai mamma?”

“Niente, tesoro…sono solo molto stanca ….”

Una preoccupata Ardè si avvicinò a Padmè e la scrutò attentamente. “Signora, siete così pallida…” le disse, allungando una mano a toccarle la fronte. “Per il cielo, milady…state bruciando! Devo chiamare un droide medico?”

Padmè scosse fermamente la testa “No… non ce n’è bisogno…”

La giovane ancella avrebbe voluto obiettare, ma rumori provenienti dall’ingresso attirarono l’attenzione dei presenti: poco dopo, Anakin arrivava a grandi passi nel salone.

“Oh, Padron Anakin!”

“Anakin!” esclamò stupita Padmè: non si aspettava certo di vederlo lì. Ma le bastò scrutare il suo sguardo…il suo viso scuro per capire che qualcosa non andava.

“Cosa ci fate qui?”  chiese il ragazzo, piantato in mezzo alla stanza… e Padmè non capì se fosse più spaventato o più infuriato. Leia si alzò e si avvicinò al padre ma Anakin, non ottenendo risposta, oltrepassò la bambina e si piantò di fronte a Padmè.

“Ho chiesto COSA DIAVOLO CI FATE A CORUSCANT!” proruppe con veemenza, alzando il tono di voce. Padmè sgranò gli occhi, spiazzata dal comportamento del marito.

“Volevamo farti una sorpresa, Anakin…” gli rispose la giovane, perplessa. Leia tornò alla carica e si riavvicinò al padre.

“Papà…” disse tra i singhiozzi “C3PO ha rotto il ciondolo…”

“Non ho tempo per queste sciocchezze…” le disse con voce gelida. Poi, lentamente si voltò a guardare Ardè “Ora devo parlare solo con mia moglie. Sparite…tutti.”

Padmè era attonita: Anakin non si era mai comportato così…mai, con loro.

“Anakin, cosa ti prende?”

“Tu non dovrai più venire a Coruscant…non dovrai più recarti in Senato.” disse il jedi, mentre la figlia ricominciava a piangere con rumorosi singhiozzi.

“Anakin cerca di calmarti….”

“Dovete smetterla tutti quanti di dirmi di stare calmo!! Io non posso stare calmo!!” urlò Anakin, anche per cercare di sovrastare Leia.

“Ma se  non ti calmi, io non posso capire cosa ti succede!”

“Non c’ è niente da capire! Tu non dovrai più andare in senato!”

“Perché? Il Senato è il mio lavoro….”

In sottofondo il pianto di Leia si stava facendo sempre più forte….

“LEIA SMETTILA!!” sbottò allora il ragazzo, e immediatamente la stanza fu avvolta da glaciale silenzio.“Ardè, ti avevo chiesto di sparire! Prendi la bambina, falla smettere di piangere e vattene!”

Padmè era costernata, e diede un debole cenno d’assenso alla giovane ancella che aveva alzato due occhi smarriti sulla sua signora. Quando la coppia rimase sola, Anakin si tolse il saio e lo lanciò a terra.

“Ora, vuoi farmi il favore di smetterla di contraddirmi?”

“No, qui se c’è qualcuno che deve smetterla sei tu!” disse dura Padmè. “Ci stai trattando tutti come gli ultimi esseri sulla faccia della terra!!”

La ragazza sentì ancora un brivido …chiuse gli occhi, portandosi una mano alla fronte.

“Che cos’hai?” chiese secco Anakin, ma Padmè era infuriata, nonostante la debolezza che sentiva.

“Leia era disperata! L’hai spaventata!!” gli rispose, ignorando la sua domanda.

Il ragazzo si avvicinò allora alla moglie. “Perché sei a Coruscant?”

“Domani c’è una votazione in Senato, e volevamo farti una sorpresa. Ma vedo che non è gradita.”

“Non dovevi venire…è pericoloso”

“Coruscant è sempre stata la mia casa…la nostra casa, per anni! Cos’è cambiato? Qual è il problema?”

“Il problema è la tua vita, Padmè!!”

La ragazza rimase interdetta, e in un attimo il comportamento di Obi Wan fu limpido.

“…ecco cosa nascondeva Obi wan…” mormorò la giovane. Al nome del jedi, Anakin scattò verso la moglie.

“Obi Wan? Hai parlato con Obi Wan?”

“Si...”

“Quando?”

“Pochi  giorni fa…a Naboo, prima che partissi. Era teso, preoccupato, ma non potevo certo immaginare che….”

“E da quando tu e Obi Wan vi vedete a mia insaputa?” la interruppe Anakin, cercando di trattenere la collera.

“Che…che cosa?” Padmè era spiazzata.

“Voglio sapere cos’è che tu e Obi Wan tramate alle mie spalle!”

“Anakin…ma cosa stai dicendo?”

“Vuoi sapere cos’ha fatto il tuo Obi Wan, così teso e preoccupato, Padmè?”

“Non è il mio Obi Wan. Non sei divertente, Anakin.”

Suo marito gli si parò davanti.“Obi Wan…il Consiglio degli anziani era a conoscenza da mesi, Padmè, di una congiura contro Organa…contro il Cancelliere e i suoi più stretti collaboratori!”

“Una…una congiura??” balbettò incredula la ragazza.

“Vogliono uccidere Bail, Padmè. Lui e chi lo sostiene, come te. Sapevano fin dall’inizio che potevi esserne coinvolta… E me l’hanno taciuto” continuò Anakin, e Padmè potè sentire tutta la rabbia nelle parole di suo marito “Hanno giocato con la tua vita, Padmè. E io questo non lo tollero!!”

“Io…Anakin io non riesco a crederci. Obi wan è tuo amico…è nostro amico…e il Consiglio sa quanto tieni a me…”

“Smettila di giustificarli!” le urlò contro il ragazzo. E all’improvviso Padmè la vide di nuovo…negli occhi di Anakin, era ricomparsa quell’ombra nera….

“Io non li sto giustificando!” ribattè con veemenza “Solo non riesco a credere che se ci fosse stato un pericolo immediato, Obi Wan…”

“NON VOGLIO PIU’ SENTIRE IL SUO NOME!”

I due rimasero in silenzio, sostenendo uno lo sguardo dell’altra…

“Perché non sei venuta a dirmi che Obi Wan era stato da te?” domandò all’improvviso Anakin dopo qualche istante.

“Perché non l’ho ritenuto importante… quante volte è venuto a farci visita?”

“Certo…” esordì allora il jedi, sarcastico. “ preferisci parlare con Obi Wan piuttosto che con me che sono tuo marito, non è vero?”

“Cosa?” Quei ragionamenti non piacevano a Padmè….ormai la mente di Anakin vedeva solo quello che voleva vedere.

Suo marito l’afferrò per le braccia “Obi Wan è più saggio… più riflessivo…niente a che vedere con me, non è vero Padmè?”

“Anakin…stai farneticando!”

 

Accuse  senza senso… come quando…

 

“Poi i bambini lo adorano! Sarebbe di sicuro un padre e un marito migliore di me!”

Anakin strinse la presa sulle braccia della moglie…forse senza rendersene conto la scosse un po’.

“Mi stai spaventando, Anakin…”

“Se vuoi me ne vado, tesoro….”continuò sarcastico, tirandola verso il suo corpo. “Così tu, il tuo fantastico jedi così teso e preoccupato e  i bambini formereste davvero un quadretto meraviglioso…. E saresti libera di trastullarti con il tuo adorato Ob…”

Un poderoso schiaffo interruppe la frase di Anakin.

Il silenzio regnò nella stanza, interrotto solo dal pesante respiro di Padmè che era riuscita a liberare il braccio destro dalla presa ferrea del marito.

Il ragazzo girò lentamente la testa e tornò a guardare il viso della moglie, ora rigato da due grosse lacrime….gli occhi del jedi erano furenti… la sua rabbia si trasmetteva alla mano che non aveva lasciato la presa intorno all’esile braccio di Padmè.

“Mi stai facendo male, Anakin….” disse la giovane in un sussurro, la voce rotta dal pianto.

Anakin si avvicinò ancora a lei, stringendo ancora un poco la mano…e il cuore di Padmè si fermò per un istante: l’istante in cui, leggendo nei suoi occhi rabbiosi, ebbe la certezza che suo marito avrebbe potuto colpirla.

Ma Anakin invece la lasciò. Ancora con la faccia che bruciava, si chinò a raccogliere il suo saio e repentino si avviò verso l’uscita dell’appartamento, infierendo senza accorgersene su ciò che rimaneva del ciondolo di japor che aveva regalato a sua figlia, calpestandolo.

Rimasta sola nel silenzio della stanza, Padmè guardò i frammenti della pietra andata in pezzi… così simile al suo cuore, in quel momento…

E coprendosi il volto con le mani, sperò che le lacrime lavassero via tutto l’odio che Anakin le aveva scagliato contro.


 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** ATTO II - Capitolo 8 ***


Ringrazio Aresian e Irene per le recensioni (Irene lo sapevo che non mi avevi abbandonata!! Solo che sai, dopo lo Yppie avevo avuto il dubbio^^)

Visto il periodo vacanzesco, approfitto per augurare buone vacanze ai miei "affezionati"... purtroppo il lavoro mi impedisce di volare verso altri lidi, qest'anno... dunque credo che la fic riuscirà a procedere a intervalli regolari, salvo stravolgimenti dell'ultima ora!

Buona lettura!

 

*********

Capitolo 8

 

 

Senti…

 

Senti come cresce…

 

Potrei quasi toccarla, se ne avessi ancora la capacità…

La  senti, Lord Vader?

 

Skywalker è in balìa dei suoi incubi…e la  paura è tornata ad essere padrona del suo corpo…scorre in lui assieme al suo sangue…

... l’angoscia incatena la sua anima e la rende schiava…

Ah…quale soave vendetta sto già assaporando…ma se solo sapesse, quello sciocco sbruffone, cosa lo aspetta…

 

Un ghigno comparve sul volto del sith. “Maestro, ora Anakin sa delle intenzioni di Vilbaem. Ma il resto del consiglio è ancora all’oscuro….”

 

Presto tutti sapranno, Darth Vader.

Daremo loro le prove che vogliono…i tempi si stringeranno, e  le due parti in causa troveranno  un punto comune…collimeranno, con effetti catastrofici….

Tutto sarà meravigliosamente …

 

“...perfetto…” concluse per lui il sith, sapendo bene a cosa Sidious si riferisse.

Una risata riecheggiò intorno all’uomo.

 

Non c’è  niente di più magnifico del caos, mio apprendista… ma sublime diventa quando è seminato in mezzo a quegli stolti jedi…

 

Vader rimase in attesa, solo, nel buio… sentiva il suo maestro avvolgerlo potente….riempire il silenzio rotto solamente dal suo respiro. Il  sith si calò quindi il cappuccio sul capo: non c’erano altre disposizioni, per quel giorno.

Ma improvvisa la voce di Sidious raggiunse di nuovo la sua mente.

 

Tu cosa temi, mio allievo?

 

“Io?” Vader era sorpreso da quell’inaspettata domanda. “Maestro, io non temo nulla.”

 

…arrogante. E bugiardo.

Ognuno di noi teme molte cose…ma una soprattutto, è fonte di particolare sgomento…

Inevitabile essa è, ma fin dalla notte dei tempi ogni essere della galassia ha cercato di sconfiggerla… come Darth Pleaguis…

Il mio maestro la temeva, e per batterla riuscì a creare la vita…

E Skywalker… Ah! Tale è il suo terrore che cade in ginocchio atterrito, al suo cospetto…

Vader chiuse gli occhi. “Voi parlate dunque della…”

…Morte.

Dell’oscura mietitrice che passa a riscuotere il suo conto verso noi poveri esseri, vessati dalle sofferenze della vita…

Tutti temiamo la morte…

E Anakin crede di poterla fermare… di poter impedire agli eventi di seguire il loro corso…

Se solo sapesse…

 

Sidious si interruppe.

“Cosa, mio maestro?” lo incalzò l’uomo “Cos’è che Skywalker ignora?”

 

Se solo sapesse, mio apprendista, che in questa guerra la morte è nostra alleata…

 

***********

Le pesanti gocce di pioggia si abbattevano con forza contro il vetro della camera da letto.

Si infrangevano sulla lucida superficie, per poi scivolare lentamente verso il basso e sparire oltre il parapetto….nuove gocce prendevano quindi il loro posto, in un continuo, medesimo circolo…

Padmè guardava la pioggia scorrere, con la sensazione che l’acqua oltrepassasse con prepotenza la  finestra e andasse a picchiare direttamente nella sua testa…si sentiva spossata e i brividi l’attraversavano.

Era notte fonda, ma non riusciva a dormire…. non solo per il malessere fisico.

Accanto a lei, il letto era vuoto…. Intatto.

Dopo il litigio, Anakin non era più tornato.

 

…Ho chiesto COSA DIAVOLO CI FATE A CORUSCANT…

 

In tutta quella rabbia, Padmè aveva letto un terrore profondo…. La paura che serrava in una morsa il cuore di Anakin, e che solo in rare occasioni aveva visto.

 

…Il problema è la tua vita, Padmè…

 

La paura di perdere chi amava.

La paura di perdere lei.

 

…Vogliono uccidere Bail, Padmè… Sapevano fin dall’inizio che potevi esserne coinvolta… E me l’hanno taciuto…

 

Risentimento… delusione. C’era anche questo nelle frasi che erano uscite irose dalla bocca di suo marito. Perché non ne avevano parlato con lui, si chiese.

Perché non l’avevano messo al corrente della storia?

Forse volevano proteggerlo, così facendo…. non trovava altra spiegazione logica.

Padmè si rigirò, ma ogni singolo movimento era una fatica immane, per le sue membra intorpidite…la mente stanca di pensare, ma incapace di smettere di farlo.

Si portò una mano sulla fronte, chiudendo gli occhi.

                                                                                          

…Vuoi sapere cos’ha fatto il tuo Obi Wan, così teso e preoccupato, Padmè?

 

Il motivo della visita di Obi Wan aveva assunto contorni sempre più nitidi man mano che suo marito le dava spiegazioni. La preoccupazione dell’amico era finalmente motivata: sapeva bene che Anakin non avrebbe preso bene la notizia… soprattutto perché non avrebbe esitato ad addossargli le colpe.

Per Obi Wan non doveva essere stato facile tenersi dentro quel peso…e per Anakin, sapere che il suo amico più caro aveva taciuto informazioni di tale gravità era stato il colpo di grazia.

 

…preferisci parlare con Obi Wan… è più saggio… più riflessivo…niente a che vedere con me…

 

Lui l’amava, di questo ne aveva la certezza assoluta. Ma ogni cosa era solido appiglio per l’odio e la frustrazione che regnavano nell’animo di Anakin.

In condizioni normali, una visita di Obi Wan sarebbe stata accolta con gioia.

Quella sera, la medesima visita era diventata fonte di gelosia senza senso, che avevano istigato le parole orribili e ingiustificabili che le aveva detto.

Sembrava che il letto fosse ricoperto di spine, tale era l’insofferenza che Padmè provava: anche stare distesa, ora, era un tormento indescrivibile.

 

LEIA SMETTILA!!

 

Anakin adorava i gemelli. E Leia sapeva esercitare sul padre un ascendente indescrivibile.

Per la piccola, quel ciondolo di Japor era diventato la cosa più preziosa della terra perché era un regalo del suo eroe…. del suo papà.

Per questo, nella sua mente di bambina, lo sfogo di Anakin era da imputare solamente a se stessa, poiché non aveva avuto cura del dono che le aveva fatto….

Aveva pianto lacrime silenziose, dopo che se n’era andato. Padmè aveva tentato di spiegarle, prima di lasciarla scivolare nel sonno, che non era colpa sua se suo padre si era comportato così.

Ma con il cuore gonfio di tristezza, aveva capito che come poteva consolare la bambina, se anche lei aveva bisogno di essere consolata?

Decise di porre fine a quella tortura e, lentamente, provò a sedersi….. ma una fitta al ventre la squassò. Istintivamente si portò una mano al grembo, indurito.

 

Dei del cielo… non ora…non ora…

 

Cercò di essere rassicurata dai movimenti del bambino…. non sentì nulla. Nuovi tremori le percorsero la schiena… la febbre era aumentata, ma capì che i brividi non erano dovuti solo a quello.

 “Mersè…” chiamò con un bisbiglio, un violento crampo che  si espandeva ancora a tutto il ventre. Il droide medico l’aveva avvisata della possibilità che il bambino anticipasse  i tempi. Ma era troppo presto… e questo non era normale…per i gemelli non era stato così.

“MERSE’!!!” urlò raccogliendo le forze, e mentre tentava di alzarsi sentì una fitta lancinante di dolore, un peso insostenibile all’addome…..e qualcosa di caldo scenderle lungo le gambe….

La giovane ancella arrivò trafelata nella camera, i capelli scompigliati e gli occhi ancora assonnati, ma perfettamente lucida: apparve confusa quando con un’occhiata si accorse del letto intatto accanto alla sua signora.

“Mersè…chiama i droidi medici…” ordinò Padmè, il volto esangue e sofferente.

La ragazza le corse allora accanto, intenzionata ad aiutarla… ma quando scostò le candide lenzuola un grido le si strozzò in gola. “Milady…” sussurrò inorridita., portandosi una mano alla bocca.

Padmè seguì lo sguardo della giovane, ma non ebbe la forza per spaventarsi… si sentiva scorrere via assieme alla larga chiazza di sangue che impietosa macchiava il suo letto.

“Corri, Mersè…” la pregò Padmè, mentre un’altra fitta la squassava. “Corri…”

La giovane annuì, spaventata, e si precipitò fuori dalla camera.

Padmè sentì le lacrime salirle agli occhi….sperò di vivere in incubo, mentre con tutta la sua volontà cercava un segnale che le dicesse che il bambino stava bene. Cercò di lottare contro il buio che voleva inghiottirla, ma era così forte…così impenetrabile. Come in un sogno, vide entrare nella stanza uno dei soldati di palazzo…si sentì sollevare da terra… lo sentì urlare di chiamare aiuto.

 

No…no… chiamate Anakin…e io starò bene….

 

Avrebbe voluto dire tante cose, ma non aveva voce…non aveva forza.

 

Chiamate…

 

Prima che le tenebre la avvolgessero, sentì una lacrima scendere sul suo viso.

 

…Anakin…

 

*******

Su Tatooine, la notte non era così torrida come quando nel cielo brillavano i soli gemelli.

La luce della luna si rifletteva tra le dune sabbiose e le lande desolate, che apparivano così quiete…tranquille. Come quella distesa, dove un tempo era sorto un accampamento…. e dove una figura sedeva a terra, stretta nel suo saio.

L’uomo raccolse un pugno di fine sabbia e lasciò che scivolasse via dalla sua mano.

Del campo dei Tusken non era rimasto più niente….solo polvere, che si era mischiata alla sconfinata distesa.

Non era rimasto nulla perché quei mostri erano stati spazzati via dalla furia di un solo uomo. Lo stesso che ora sedeva nel deserto.

Un uomo che non doveva conoscere rabbia e odio…ma che proprio da rabbia e odio era stato condotto contro quei predoni…piaga per i contadini del luogo.

Putrida feccia, per lui.

La furia aveva guidato le sue azioni…aveva mosso la sua spada, lama lucente che senza pietà si era abbattuta su ogni corpo…su ogni testa, indistintamente.

Uomini…donne. Bambini.

Quella pietà che era stata…che doveva essere il filo conduttore del giuramento che aveva fatto… Un giuramento che da bambino aveva sempre sognato di poter pronunciare, ma che l’aveva portato via da sua madre….lasciandola sola in balia degli eventi.

Non avrebbe dovuto reagire così…. questo lo sapeva bene.

Ma come potevano i jedi comprendere il suo dolore? Come potevano dare dogmi su ciò che neanche conoscevano?

Odio, rabbia…la furia che lo avevano spinto al massacro era nutrita dal dolore. Un dolore acuto, che gli era esploso in testa nello stesso istante in cui sua madre l’aveva guardato per l’ultima volta.

Come si può impedire a un affamato di mangiare?

E la sua rabbia, quel giorno, attingeva il cibo dal dolore….

Dolore che non  fa ragionare…che non gli aveva fatto sentire le ferite che quelle bestie infliggevano al suo corpo con le loro rozze…inutili, armi.

Ma quel dolore che, quando se n’era andato, l’aveva lasciato sfiancato dalla sua stessa rabbia. Dal suo stesso odio.

Ed era stato come se quelle ferite…quei tagli che prima non aveva sentito, fossero penetrati fino alle ossa, andando a lacerare l’anima….fino al cuore, facendolo sanguinare.

Una nuvola liberò la luna, lasciando che la luce rischiarasse il volto umido di lacrime di Anakin.

Il giovane guardò il deserto intorno a sé…. Lo stesso che regnava nel suo animo.

Finalmente era tornato.

Le parole di Sidious stavano lentamente prendendo forma. La sua maledizione stava assumendo contorni più che mai reali.

 

Non ti libererai mai di me…non conoscerai mai la pace…

 

No…quel subdolo tarlo…il suo tormento non avrebbe mai permesso di fargli assaporare la pace.

Eccole le sue paure…le sue ansie. Dopo anni di sonno, nascosto nei recessi della sua anima, l’Anakin che il giovane aveva pregato affinché non tornasse più era prepotentemente riaffiorato.

E proprio contro le persone che amava di più.

L’aveva sentito chiaramente, al tempio jedi, mentre si scagliava contro Obi Wan… mentre urlava tutto il suo disprezzo verso l’ordine, l’aveva sentito insinuarsi nella sua mente, ottenebrandogli ogni ragionevolezza.

L’aveva visto riflesso negli sguardi stupiti…smarriti di Padmè e Leia, negli appartamenti di Coruscant. Gli aveva serrato il cuore nella gelida morsa della gelosia, quando Padmè aveva menzionato Obi Wan…impedendogli di riflettere sull’assurdità delle sue stesse parole.

Non era da jedi, quello che aveva fatto.

Non era degno del prescelto… del jedi che era diventato. O almeno, che credeva essere diventato….

Obi Wan gli aveva chiesto se aveva sentito il lato oscuro accrescersi

Anche i padawan erano turbati….poteva non essersene accorto?

Ma non voleva permettere che la forza oscura si insinuasse ancora nel suo animo. Era felice.. ed era determinato a far si che il lato oscuro non trovasse appigli per ancorarsi al suo spirito e crescere.

Perché aveva l’amore. Perché aveva il potere…. Perché il consiglio si fidava di lui.

 

Il consiglio si fidava di me…

 

Atroce beffa…

E quando la fresca aria di Tatooine era venuta a contatto con il suo viso, l’Anakin oscuro…il mostro che sarebbe dovuto diventare e al quale Sidious l’aveva condannato nella sua eterna maledizione, si era lentamente allontanato …riassopito.

Si portò una mano sulla guancia, sfiorandola…ancora bruciante, dopo lo schiaffo di Padmè.

 

Padmè…

 

Quando aveva contattato Naboo e non aveva ricevuto risposta, ottenendola invece da Coruscant, l’ultimo posto nel quale voleva che Padmè si trovasse, una paura folle si era impossessata della sua mente.

Era così spaventato… ma di certo non aveva trovato il modo migliore per dimostrarlo.

Come poteva aver perso il controllo proprio contro di lei? Lei, per la quale Anakin avrebbe mutato il corso delle stagioni…per la quale avrebbe impedito al sole di sorgere o alle stelle di brillare, se solo gliel’avesse chiesto….

Dunque, la sua rabbia era capace di farlo rivoltare anche contro Padmè. E non solo contro lei…ma anche contro i suoi bambini.

Questo Anakin non poteva sopportarlo…Questo era peggiore della morte.

Lentamente si alzò e si mise al comando del suo speeder. Rapido solcò la solitudine delle lande….ma interminabile gli parve la distanza da attraversare.

Finalmente scorse i profili dei vaporatori, e potè arrestare la sua corsa. Percorse a piedi, affondando nella soffice sabbia, il tragitto che lo separava da quel piccolo rettangolo di pietra incuneato nel terreno, a poca distanza da una semplice casa. Quando vi fu di fronte, si inginocchiò… lasciando che la mente tornasse a tempi passati e ormai irrimediabilmente perduti.

Non era lì da molto quando una presenza, a una certa distanza dalle sue spalle, lo riscosse dal suo torpore.

“Abbassa l’arma…. Non sono un predone. Non ce ne sono nel raggio di miglia” disse piano, voltandosi appena. Sentì la figura esitare… poi Owen Lars, il figlio di Cliegg, l’uomo che aveva sposato sua madre, gli si avvicinò

“Anakin?”

Il jedi lasciò cadere la domanda nell’assordante silenzio del deserto.

 “Che cosa fai qui?” gli chiese stupito l’uomo, affiancandolo. Anakin si alzò allora dalla tomba di sua madre. “Avevo bisogno di pensare….” rispose, senza staccare lo sguardo dalla lapide.

Passarono attimi interminabili, prima che la voce di Owen tornasse a rompere quell’apparente quiete.

“Vuoi entrare?”

Anakin scosse la testa “No… me ne stavo andando.”

“Beru è sveglia. Le farà piacere vederti... dopotutto sei sparito per anni…”

“Beru è tua moglie?”

Owen annuì. “Allora…hai una famiglia” mormorò il jedi.

“Siamo io e lei…non abbiamo bambini, Anakin…” e il ragazzo sentì una punta di amarezza nella voce del fratellastro. “A volte la vita è strana….c’è chi vorrebbe averla, una famiglia, e non può… invece chi non potrebbe…” Owen si interruppe, e Anakin capì l’allusione.

“Due gemelli, se non mi sbaglio…” chiese Lars, dopo qualche istante, e un sorriso si abbozzò sul volto di Anakin.“Già…. Luke e Leia hanno sei anni…” disse chiudendo gli occhi, pensando a che dono meraviglioso erano stati per la sua vita…un dono che non si meritava.

“La ragazza che portasti qui… è lei la madre, non è vero?”

 “Ma…..come fai a…?” gli chiese invece di rimando Anakin: non si aspettava che il fratellastro fosse a conoscenza di così tanti aspetti della sua vita.

“Oh, beh…” Owen si strinse nelle spalle “Si è parlato molto di te, qui…Tanti nemmeno ricordano che provieni proprio da Tatooine. ”

“A volte non lo ricordo neanche io…” mormorò amareggiato il giovane.

Owen allora lo scrutò. “So che sei un eroe… che  ti chiamano il “prescelto”. So che hai cambiato le cose.  E questo non è da tutti”

Ma Anakin scosse fermamente la testa: dentro di lui, la rabbia e la delusione per gli sbagli che costellavano la sua vita. Per gli errori le cui conseguenze ricadevano pesanti sulle persone che amava più di se stesso. “È facile parlare… ma nessuno sa niente di me. Io non sono quello che mi si dipinge. Forse non lo sono mai stato” disse al fratellastro, voltandosi a guardarlo.

Ma Owen sorrise. “Non è vero…e Shmi aveva ragione, quando ci parlava di te…”

Al nome della madre Anakin sentì le lacrime pizzicargli gli occhi, mentre Owen proseguiva.  “Diceva che saresti diventato un grande jedi….che le tue gesta sarebbero rimaste incise nel tempo. E che saresti tornato per lei…”

“Ho fallito in entrambe le cose…”

“Non dire così. Se le tue imprese sono arrivate fin qui, nonostante la coltre impenetrabile di indifferenza che Tatooine ha nei confronti della repubblica, vuol dire che forse qualcosa di straordinario lo hai fatto davvero….”

Un sorriso si abbozzò sul viso del giovane jedi. “E poi, tu sei tornato” continuò.

“Nei miei piani, non dovevo tornare per vedermela morire tra le braccia…”

Owen sospirò. “Molte cose non vanno come si vorrebbe, Anakin. Ed è questo, ciò che è veramente difficile da accettare.”

Anakin non rispose, e osservò il deserto intorno a lui. “E tu, Owen? Non vorresti cambiare le cose? Non sei stanco di tutto questo? Non sei stanco di questa vita?”

Il giovane Lars rimase in silenzio qualche istante: Anakin non capì se fosse l’incertezza, a fermarlo… o il dover rispondere a una domanda che, probabilmente, si era fatto molte volte.

“No…” disse infine “Non sono stanco perché questa è la vita che è stata decisa per me.” Owen si voltò a guardarlo. “Tu sei sempre appartenuto a un altro mondo, Anakin”

“Eppure sono nato qui. La mia vita non sarebbe stata diversa dalla tua, se i jedi non mio avessero portato con loro”

Ma Owen scosse la testa. “Vedi …. quando il destino ha deciso per te grandi cose, poco importa che tu sia un contadino… o uno schiavo in un buco remoto della Galassia. Tu non saresti mai rimasto qui, ne sono certo.”

Anakin sospirò, tornando a guardare la lapide di sua madre…. E fu allora che, impercettibile, la sentì. Una interferenza nella forza, come tante….e…

 

Anakin…

 

…e quella... Quella era la voce di Padmè? Com’era possibile?

“Io…io devo andare….” disse Anakin, turbato, stringendosi nel saio.

Owen annuì, ma prima di lasciare il fratellastro vi si rivolse ancora una volta: “Se mai ti dovesse servire qualcosa… beh, sai dove trovarmi.”

Anakin  lo vide sparire nel buio di Tatooine… poi corse veloce verso il suo speeder: nell’holocam lampeggiavano almeno una decina di richieste di contatto da Coruscant. Le mani volarono sulla consolle, mentre il mezzo si alzava in volo, ma dagli appartamenti nessuna risposta.

Continuò a provare senza sosta…si accorse infine che gli ultimi contatti non provenivano più da casa, ma dal centro medico repubblicano.

E mentre lasciava il suo speeder sulla piattaforma di atterraggio e correva nei corridoi asettici…   urtando i droidi medici con la mente invasa da un milione di pensieri, sperò di trovare finalmente una risposta alle follie che, nelle ultime ore, si erano impadronite della sua vita.

 

 

***************

Port Town, Cloud city. Livello125.

L’uomo guardò il via vai di sfruttatori e prostitute, di contrabbandieri e giocatori d’azzardo… clienti che entravano nei bar e nelle bettole, provenienti dai vicini porti di carico.

Stretto nel saio, aspettava il suo contatto.

Osservò per un istante gli intricati tunnel creati dagli Ugnaught, gli operai negli impianti di lavorazione del gas Tibanna, che rifornivano quella parte della città di cui tutti sapevano, ma della quale si sarebbe fatto volentieri a meno.

Percorse con lo sguardo l’inerpicarsi delle condutture, provenienti dal cuore di Cloud City…dagli impianti di estrazione e di raffinazione del gas.

Conosceva la città…nella mente, la sua mappa a memoria….

 

I primi cinquanta livelli sono la parte “turistica” della città: troviamo hotel, locali esclusivi, casinò, musei…nonché gli spazioporti di attracco; dal cinquantunesimo livello fino al centesimo ci si imbatte nei quartieri ricchi, dove mercanti, impiegati amministrativi, liberi professionisti e così via hanno scelto lussuose dimore.

Dal centounesimo livello al centoventesimo si susseguono gli uffici amministrativi…di vitale importanza, per una città del genere. Dal livello centosessantuno al duecentottanta  si trova il cuore operaio di Cloud City:  alloggi per il personale di servizio fino al duecentoventesimo livello, industrie nei restanti; altri dieci livelli sono occupati dagli impianti di estrazione di Tibanna e dalle strutture per la raffinazione.

Gli ultimi ventidue livelli, per un totale complessivo di trecentonovantadue , ospitano i potenti raggi traenti e i generatori repulsorlift che mantengono la città in sospensione…

 

“Hey!”

L’uomo si volse, riscosso dai suoi pensieri… ma non vide nessuno.

“Hey! Solo perché tu sei alto non significa che debbano esserlo tutti!!”

Abbassò allora lo sguardo, e si trovò di fronte il contatto che aspettava: le gambe tozze reggevano un busto sproporzionato, con braccia corte e una testa calva.

Beh, non hai mai visto un nano?”

L’uomo fece una smorfia insofferente. “Hai portato quello che ti avevo chiesto?”

Il piccolo essere lo tirò per il saio in un angolo più appartato, tra due taverne. Poi si frugò nelle tasche, da dove estrasse un astuccio metallico, rotondo.

“Disco ottico informativo a lettura alternata e doppia incisura. L’ultimo ritrovato della tecnologia in fatto di crittografia dei documenti. Il cancelliere in persona usa  questi dischi per i suoi archivi… perfetto. E assolutamente fasullo” concluse con un ghigno il nano.

L’uomo si inginocchiò e allungò una mano, ma il falsario si ritrasse. “Ce li hai i soldi? Oppure il tuo prezioso disco te lo scordi…anche se mi chiedo perché tu abbia voluto falsificare le …”

“Quello che devo farci è affare mio, omiciattolo” gli disse duro l’individuo. “Non giocare con me….potresti ritrovarti schiacciato come un insetto…”

“Non credo” lo sfidò il suo basso interlocutore “Ho visto….hai una spada laser. Tu sei un jedi, e i jedi non…” la frase non fu completata: fulminea la mano dell’uomo si serrò intorno al collo del nano, che si ritrovò sollevato da terra e sbattuto con violenza contro il muro esterno di uno dei locali più frequentati di Port Town.

“Tu non sai niente, essere spregevole e insignificante! Non sai chi sono ne da dove vengo, e la mia spada è uno specchietto per gli sciocchi come te, che credono di essere furbi ma in realtà sono consumati dalla loro codardia!!!”  sibilò all’orecchio del falsario, ora terrorizzato e paonazzo in volto.

“Ora dammi quello che ti ho chiesto…” la richiesta fu fatta lentamente, scandendo le parole… subito il disco scivolò nella mano inguantata dell’uomo, che solo dopo averlo rigirato più volte nella mano lasciò la presa intorno al collo dell’ometto, il quale ricadde a terra in un tonfo, tossendo sguaiatamente cercando di recuperare fiato.

L’uomo girò i tacchi, lasciando alle sue spalle l’essere rantolante. Ma all’improvviso si voltò, tornando sui suoi passi con studiata lentezza…. E il nano si fece ancora più piccolo, se possibile, contro il muro del locale.

“Dimenticavo…” disse con voce melliflua.. Infilò una mano sotto il saio e lanciò qualcosa contro il piccolo essere, che chiuse gli occhi e si riparò la testa con le mani.

Quando li riaprì, vide un sacchetto davanti a lui.

“Diecimila crediti, come d’accordo…. E dimentica presto il nostro incontro”

Sapeva che era inutile puntualizzarlo; in ogni caso, questa volta lasciare testimoni era ininfluente…anzi.

Veloce  uscì dal vicolo e si avviò nelle strade. Ora doveva andarsene…per  passare alla parte seguente del piano, su Muunilinst.

E dopo Muunilinst, ci sarebbe stato l’ultimo tassello da mettere al suo posto.

 

“ Maestro…hai detto che fino al centoventesimo ci sono gli uffici amministrativi, e che dal centosessanta comincia il cuore operaio di Cloud city.”

“Si…è esatto”

“Ma c’è un vuoto… dal livello centoventuno al centosessanta…cosa c’è?”

“Ci sono i quartieri controllati dalle attività criminali. Meno se ne parla e meglio è…”

Il ragazzo rimase pensieroso. “Ma perché allora non vengono chiusi e ripuliti?”

L’uomo sorrise. “Perché, a modo loro…servono. Anche a noi.”

 

Conosceva bene Cloud city…c’era già stato con il suo maestro.

Quand’era un padawan jedi.

 

 

 


 

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** ATTO II - Capitolo 9 ***


Come sempre, parto con i ringraziamenti:

 

Grazie Stizy e Chaosreborn; grazie a Silvì sia per il capitolo 8 che per quanto mi hai detto riguardo i capitoli 6 e 7 (CATTIVAAAA!!! Scherzo^^); grazie di cuore a Blaise perchè non mi sarei mai aspettata dei complimenti così! ^^

 

Grazie ancora a tutti!

 

 

 

***********

 

 

 

 

Capitolo 9

 

Olympia doveva il suo nome alla particolare situazione nella quale era stata ritrovata, quando era ancora in fasce, su un pianeta dell’orlo esterno facente parte del sistema stellare di Koobi  che rispondeva  al nome di  Nelvaan.

Per i nelvaaniani trovare una bambina abbandonata, oltretutto di razza umana, era stato di per sé abbastanza destabilizzante…  ma ritrovarla nella foresta in un covo di Troack, esseri striscianti dalla solida corazza derivanti dalla mutazione di alcune specie di serpenti corallo, senza che avesse neanche un graffio, aveva dato il via a un tam tam di supposizioni  e dicerie. Tra queste quella che andava per la maggiore era che la piccola fosse figlia di una strega e che fosse protetta dalle arti oscure, che le permettevano di sopravvivere in mezzo a quelle serpi ostili, creature anch’esse legate alla magia nera.

E questa dunque era la storia che era arrivata alle orecchie di un maestro jedi e del suo giovane padawan, giunti su Nelvaan per una delle tante missioni di addestramento.

La mente semplice del popolo, legata alle tradizioni magiche, aveva motivato questo evento come il frutto di un chissà quale sortilegio: al maestro jedi, come se non bastasse, l’anziano capo aveva addirittura insinuato che la bambina fosse stata concepita dagli stessi Troack e per questo non era ancora morta.

Tralasciando quelle folcloristiche spiegazioni, i due jedi avevano capito abbastanza rapidamente che la piccola non era morta poiché riusciva a  proteggersi grazie alla forza vivente che emanava e che andava a influire nelle percezioni degli animali….inoltre, a quanto ne sapevano, era alquanto improbabile che da dei serpenti nascessero bambini. Dunque nessun incantesimo o maledizione gravava sulla testa della neonata: la piccola aveva avuto la sfortuna di non essere voluta da sua madre, probabilmente una donna arrivata su Nelvaan per qualsiasi motivo…forse in fuga, per finire a partorire in quel pianeta remoto che evitava con cura contatti con civiltà diverse.

Quindi, mentre il maestro si assumeva ogni responsabilità nei confronti della bambina e per questo veniva sottoposto a ogni sorta di rito dallo sciamano del villaggio, il suo giovane padawan, allora appena tredicenne, era stato inviato a recuperare la piccola: constatato che la forza scorreva in lei, avevano deciso di rinviare l’addestramento per portare la bimba su Coruscant, al tempio jedi.

E al momento di darle un nome, il ragazzo aveva ascoltato il suo maestro raccontare una leggenda…. la storia di un guerriero, tanto spietato in battaglia quanto colto e illuminato.  Di quest’uomo si raccontava che fosse di origine divina, e che sua madre professasse il culto dei serpenti, tanto che da bambino egli era solito giocare con questi esseri striscianti con i quali la donna amava circondarsi. Perché allora non omaggiare la leggenda visto che la neonata poteva già vantare, nonostante la brevità della sua vita, un legame con serpi che mai le avevano recato offesa, seppur ostili?

Così, i vagiti della piccola Olympia * avevano riempito le stanze del tempio, in attesa che la bimba crescesse per poter iniziare a sostenere l’addestramento.

E Olympia era cresciuta, diventando prima una paffuta bimbetta dai capelli castani e dagli occhi verdi scintillanti, entusiasta youngling agli ordini del maestro Yoda…. Poi un’adolescente irrequieta, affidata ai severi insegnamenti del maestro Iver Gechter.

Tanto Iver era scontroso, scorbutico e a tratti anche antipatico, agli occhi di una ragazzina, tanto Olympia era esuberante, vivace e iperattiva. Iver aveva dovuto faticare non poco a contenere la dirompente vitalità della sua padawan, la quale ancora ingenua e inesperta, finiva non raramente per metterlo in imbarazzo, a causa della sua lingua anche troppo sciolta.

Ma quello che Iver non aveva mai capito…anzi, che Olympia aveva sperato scoprisse mai, era quello che il suo cuore sentiva: il suo maestro gli aveva riempito la testa con la storia dell’amore…che i jedi non potevano innamorarsi, perché innamorarsi avrebbe portato all’attaccamento,  alla gelosia….e a tutta una serie di cose terribili,  a sentirle . Eppure lei si era innamorata. Ci aveva messo un po’, a capirlo. Ma lo era…. e non poteva dirlo a nessuno.

Lui la considerava solo una bambina, probabilmente…. La prima volta che l’aveva rincontrato, non l’aveva neanche riconosciuta… lui che era stato il suo salvatore.

Ma non era riconoscenza, quella che provava… la prima volta che aveva sentito battere il cuore più forte, per quel ragazzo che nel frattempo era divenuto cavaliere, non sapeva che era stato lui a portarla via dal covo dei troack, su Nelvaan…gliel’avrebbe  detto Yoda, in seguito. Yoda gli aveva raccontato tutta la storia.

Era arrivata la guerra, e lei era cresciuta forse anche più in fretta di quanto volesse… aveva visto tanti suoi compagni morire, e in cuor suo pregava che almeno lui si salvasse…. Anche se sapeva che non aveva bisogno delle sue preghiere. Perché lui era saggio, era forte.

Era…era lui.

Con i suoi modi gentili e pacati, mai eccessivo ma per questo non meno incisivo… con i suoi occhi profondi, a volte così tristi e sfuggevoli…

Spesso Olympia avrebbe voluto andargli vicino…  eppure, lei che era così sfacciata e senza peli sulla lingua, davanti a lui si sentiva timida e impacciata… quasi in imbarazzo. Lui era un maestro, ora, un uomo….  Un generale, con quel soprannome ottenuto in guerra che lo faceva ancora più fiero e importante, se possibile…

Il quale, probabilmente, aveva di meglio da fare che ascoltare le confessioni di una ragazzina petulante. Anche se Olympia non era più solo una ragazzina: lentamente stava diventando una donna….

Poi le cose erano cambiate.

Il codice era stato interamente riformato…. E Olympia era sempre stata fermamente convinta che se mai ne avesse avuto la possibilità, sarebbe corsa da lui per esternare i suoi sentimenti.

Forse non si aspettava che potesse accadere realmente…ora era libera di dirglielo. Ma aveva paura.

Aveva paura che lui le ridesse in faccia…che le dicesse che per lui era ancora la bambina che aveva raccolto in fasce su Nelvaan….che tra loro non avrebbe potuto mai esserci niente.

Allora, meglio tenersi i suoi sogni,  nei quali lui la prendeva per mano e la portava via, in un mondo senza guerre e senza lotte… dove le prendeva il viso e la baciava, sussurrandole che l’amava.

Si era trincerata nelle sue fantasie, e a volte le sembrava che i sentimenti si fossero sopiti, nel suo cuore… era arrivata anche per lei la nomina, le avevano affidato l’insegnamento. Con gioia si occupava dei piccoli padawan, e all’inizio i contatti con lui si erano drasticamente ridotti, dandole l’illusione che forse era passata. Aveva avuto anche un’allieva, con la quale aveva passato del tempo lontana da Coruscant.

Lontana dal tempio.

Lontana da lui.

Convincendo se stessa che era stata solo una bella cotta giovanile.

Ma quando, al suo rientro, alle lezioni da lei tenute aveva cominciato a partecipare un ragazzino biondo di circa sei anni, il figlio del suo migliore amico, lo strazio era ricominciato.

E Olympia aveva capito che non era passato un bel niente.

Anche ora, che i suoi occhi verdi aspettavano risposta, e che dalle sue labbra incorniciate dalla barba color rame erano uscite domande alla quale lei poteva dar risposta, ma delle quali non capiva il senso, si sentiva estremamente in imbarazzo.

Ma doveva cercare di calmarsi….anche perché la situazione era molto seria. Il su ex maestro, Iver, l’aveva tirata in ballo in una strana faccenda, consegnandoli un disco che, a sue parole, conteneva informazioni “di importanza vitale”.

Gechter le aveva detto di darlo al consiglio… e lei si era subito recata da Yoda, trovando oltre al piccolo essere verde un maestro Windu scuro in volto e… lui.

“Ve l’ho già detto” ripeté quindi Olympia. “non mi ha parlato molto…mi ha solo dato il disco, dicendo che sarebbe stata la svolta che tutti si aspettavano”

Obi Wan si accarezzò la barba “…e come ti è sembrato?”

Olympia rimase a pensare “Non troppo diverso dal solito, direi. Il maestro Gechter non è uno che lascia facilmente trapelare le sue intenzioni”

Windu si rigirò il disco tra le mani “L’hai visto? Ne conosci il contenuto?”

“No” rispose la ragazza. “Iver mi ha fatto capire che c’è qualcosa di veramente importante, là dentro. Non mi sarei mai permessa, senza direttive al riguardo.”

“Molto bene, mia giovane Olympia.” Le disse allora il vecchio Yoda. “ del tuo aiuto ancora bisogno avremo…. A disposizione, tieniti.”

La ragazza si inchinò e fece per uscire, quando Obi Wan richiamò la sua attenzione. “Olympia…i documenti che Gechter ti ha consegnato…dove te li ha dati? In Senato?”

 “No…il maestro Gechter mi ha chiamato da Muunilinst. Sono dovuta arrivare là…”

Obi wan incrociò le braccia, pensieroso…attesero che Olympia lasciasse la sala. Cosa che non avvenne immediatamente.

“Maestri…cosa sta succedendo? C’è inquietudine, nel tempio e…”

“Lo saprai presto, Olympia” tagliò corto il maestro Windu e la ragazza, dopo un ultimo inchino, uscì… senza riuscire a trovare conforto negli occhi preoccupati di Obi Wan.

“Muunilinst… Vilbaem doveva tenere molto a quei documenti, per nasconderli con l’aiuto del clan bancario.” esordì Windu, una volta che i tre jedi furono rimasti soli. Ma Obi wan scosse la testa: “Il clan bancario non c’entra niente.”

Alzandosi dal seggio, iniziò a spiegare: “Ogni senatore dispone della possibilità di aprire conti presso le finanziarie di Muunilinst, secondo dei decreti della tesoreria senatoriale. Conti del quale si può disporre liberamente versando denaro, documenti. Quel che si vuole….”

“E tu come lo sai?” chiese stupito Windu. “Me lo disse Anakin, diverso tempo fa. Anche sua moglie ne ha uno, che fu congelato ai tempi della guerra dei cloni come quello di migliaia di altri senatori, onde evitare che il denaro dei membri del senato finisse per sovvenzionare i separatisti.”

I tre rimasero silenziosi, poi il maestro Windu si alzò dal seggio, stringendo nel pugno la preziosa prova. “A questo punto, non ci resta che vedere che c’è qua dentro.” disse, avviandosi verso l’uscita della sala. “Ma prima voglio far dare un’occhiata ai droidi analizzatori”

Rimasti soli, Obi Wan incrociò lo sguardo di Yoda: negli occhi dell’anziano maestro, una tacita domanda.

“Non so dove sia Anakin, ora, maestro Yoda.” disse piano Obi wan. “So solo che Padmè non si è presentata al Senato, nei giorni scorsi….e la maestra Nu mi ha detto che anche il piccolo Luke non è più al tempio. Probabilmente il ragazzo ha portato la famiglia in qualche posto sicuro.”

Uscirono dalla sala del consiglio, avviandosi lungo i corridoi in direzione della sala degli analizzatori, Obi Wan camminando accanto al piccolo Yoda. “Almeno, finché è con loro, non corrono pericoli…”

Il silenzio li accompagnò nel breve tragitto, ma a poca distanza dalla sala dove i droidi analizzatori solevano svolgere il loro lavoro, Yoda si voltò verso Obi wan. “Skywalker soffre… soffre molto. Il suo dolore nitido arriva nel mio cuore…” disse piano il piccolo essere verde, abbassando le orecchie. “…quel giorno, mentre mi guardava, pieno di rabbia…. Ho scrutato nei suoi occhi… e ho visto.”

Obi Wan cercò lo sguardo del vecchio maestro, turbato. “Cosa avete visto, maestro Yoda?”

“…il buio….” disse dopo qualche istante. “….un buio impenetrabile, che risucchiare il giovane Anakin vuole . Ma in realtà ciò che più sgomento mi ha lasciato è…”

I due jedi si interruppero, quando sentirono la porta a fianco a loro aprirsi: Windu uscì dalla sala degli analizzatori… la mascella serrata, lo sguardo velato dalla preoccupazione.

“Credo che dobbiate vedere il contenuto di quel disco. E informare il cancelliere. Il più presto possibile.”

 

***************

 

Negli appartamenti privati della senatrice Mon Mothma Bail Organa di Aldeeran, cancelliere supremo della Repubblica, e la stessa Mon Mothma, messa ormai al corrente dei piani di Vilbaem,osservavano con attenzione l’ologramma che una holocam proiettava nel centro della stanza: dispacci fitti…righe che si susseguivano una sull’altra.

“Seleucami….. Felucia… Boz Pity. Mygeeto. Cato Neimoidia…. I pianeti  che Vilbaem è riuscito a raccogliere dalla sua parte sono davvero molti. Al di là di ogni previsione” spiegò Obi Wan, mentre spegneva la holocam e recuperava il disco ottico che Olympia aveva ricevuto dalle mani di Gechter. “Ma su tutti, uno ricorre frequentemente nei dispacci che vi ho appena mostrato.”

“E cioè?”

“Endor” disse il jedi, dopo una lunga pausa. “Endor compare spesso nei messaggi crittografati che sono arrivati a Vilbaem in questi mesi. Probabilmente, è la che viene coordinato l’aiuto esterno del quale ora siamo sicuri godono i cospiratori del Senato.”

“Ma da chi proviene questo aiuto?” domandò Mothma. “Chi può essere così folle o così potente da raccogliere intorno a sé una nuova armata separatista?”

Obi Wan guardò Windu, che prese la parola. “I dispacci, senatrice, portano la firma del senatore Alykarnosh….”

Lo stupore si dipinse sul volto dei due politici: Alykarnosh era uno di quei senatori che era riuscito a scappare dall’arresto dopo la caduta di Sidious. Era uno dei capi della coalizione belligerante: un leader caduto che non aveva accettato la sconfitta.

“Alykarnosh ha promesso appoggio a Vilbaem nella sua missione contro di voi, cancelliere Organa. Questi documenti sono la prova che aspettavamo”

“Ma  sono attendibili?” domandò la donna.

Fu Windu a rispondere: “Gechter ha fatto avere questi documenti a una jedi sua ex padawan su Muunilinst, dove  sappiamo che i membri del Senato possono disporre di conti... è evidente che il senatore teneva molto a questo disco.”

“Maestri, ma alla luce del comportamento non proprio chiaro del nostro infiltrato…” ribattè il cancelliere, e Windu potè sentire una nota sarcastica nelle sue parole. “La possibilità che i documenti potessero essere falsi ci è subito venuta in mente. E per questo è stato il primo aspetto ad essere verificato: è stato completamento scannerizzato dai nostri droidi analizzatori, al tempio, senza risultati significativi. Inoltre, questo disco è a lettura alternata e doppia incisura…praticamente impossibile da manomettere e falsificare”

“Allora, se i documenti sono veri, possiamo anche smettere di nutrire dubbi verso il vostro jedi. Questa mi pare una prova di fiducia ben più che sufficiente…” concluse Mon Mothma, ma Obi Wan prese la parola.

“Si, in effetti non ci sarebbe più motivo di dubitare…ma  vorrei fare un ultimo riscontro, e mostrare il disco a una persona che mi ha già aiutato in passato. Eccesso di zelo, senatrice… chiamatelo come volete.”

Windu lo guardò di traverso: “Obi Wan, queste informazioni sono estremamente riservate e…”

“NON mostrerò il contenuto…ho solo bisogno di un parere tecnico.” Lo interruppe il barbuto jedi, che tornò poi a rivolgersi a Organa e Mon Mothma “Di lui mi fido ciecamente. Ed è l’unico che può sciogliere alcuni dubbi che ho riguardo tutta questa faccenda.”

Organa si alzò in piedi, subito imitato dai presenti.“Quando si tratta di vite umane, mai lasciare niente di intentato. Fate quello che ritenete più giusto, maestri….vi do’ carta bianca. Ma cerchiamo di porre fine a questa storia.”

I due jedi  si  congedarono, e mentre Windu usciva dagli appartamenti  Mon Mothma richiamò l’attenzione di Obi Wan.

“Maestro Kenobi… come sta Anakin?”

Rimase perplesso, alla domanda della donna: certo, in molti erano a conoscenza della sfuriata di Anakin al tempio…ma non pensava che le voci fossero arrivate fino in Senato.

“Non lo vedo da un po’, ad essere onesti. Spero vivamente che si senta meglio.”

Mon Mothma rimase in silenzio, poi scosse la testa. “Povera Padmè, dev’essere stato terribile…io non ho mai avuto figli, non posso capirlo… “ alzò lo sguardo su Obi Wan, e questi potè vedere gli occhi della donna lucidi di commozione. “Era così felice, per la nuova gravidanza…”

A quelle parole,  Kenobi rimase interdetto. “Scusate…” disse, allargando le mani “ma io credo di non seguirvi…”

Mon Mothma si accorse dello sguardo smarrito di Obi Wan, e lo guardò con altrettanto stupore. “Io.. io credevo che lo sapeste…”

Obi Wan scosse la testa, guardandola.

 

Sapessi cosa?

 

“Voi e Anakin siete da sempre molto legati…” continuò, ma Obi Wan la interruppe. “C’è stata una discussione abbastanza violenta tra noi, senatrice Mothma… Anakin non ha preso bene il fatto che gli sia stata taciuta la congiura. Per questo da giorni non ho contatti con lui…”

Mon Mothma sospirò, tornando a sedersi su un basso divanetto. “Sono arrivate delle cartelle cliniche, alla cancelleria del Senato… spiegavano il motivo per il quale Padmè non si è presentata alla votazione… e giustificano le sue assenze…”

“Cartelle cliniche?” Obi Wan era atterrito. “Cos’è successo?”

“Padmè…. ha perso il bambino, maestro Kenobi.”

 

 

 

***************

 

 

 

 

“…allora il maestro Yoda ha detto che eravamo stati davvero bravi e ci ha portato…indovinate??”

Padmè sorrise, alzando le spalle. “Non riesco a immaginarlo” gli disse, mentre Leia scalpitava dal suo lettino. “Dai Luke, diccelo! Dove siete andati?”

Luke saltò in piedi sopra le coperte allargando le braccia. “Al gigantesco planetario! Eravamo circondati dalle stelle e dai pianeti… ho visto Naboo, mamma… e ho visto Tatooine, dov’è nato papà!”

Il bambino era entusiasta, e non smetteva di raccontare le cose fantastiche che gli succedevano al tempio… a malincuore, Padmè dovette smorzare l’ondata di agitazione nei suoi bambini.

“Forza, adesso però è ora di dormire….” disse loro con dolcezza.  “Finirai domani, Luke… o saremo tutti troppo stanchi per apprezzare pienamente  il tuo racconto…”

I gemelli provarono a protestare, ma poi si infilarono sotto le coperte, decisi a non disubbidire alla madre. Padmè si sedette sul lettino di Luke….gli accarezzò il viso, prima di voltarsi a guardare Leia. Era così raro averli entrambi…vederli dormire vicini, nella camera che aveva fatto allestire nei loro appartamenti. E solo il cielo sapeva quanto  avesse bisogno di avere accanto i suoi figli, ora. Si piegò a baciare suo figlio sulla fronte, quando la vocina di Leia attirò la sua attenzione.

“Mamma…”

“Cosa c’è, tesoro?”

“Mamma…mi dispiace per quello che è successo al bambino…”

“Anche a me” le fece subito eco suo fratello gemello.

Padmè allungò le mani, andando a stringere le manine dei figli. “Lo so, piccoli. Lo so.”

Sentì le lacrime salirgli agli occhi, ma lottò per non piangere davanti a loro…l’avevano già vista così debole… non voleva che si ripetesse.

Leia si stropicciò gli occhi. “Non è vero che ero gelosa….” disse sbadigliando. Padmè si alzò e posò sulle guance della figlia un tenero bacio. “Forse arriverà un sostituto, Leia… forse avremo lo stesso un fratello…” bisbigliò Luke, rannicchiandosi su un fianco. Dopo aver rivolto loro un’ultima occhiata, Padmè lentamente uscì dalla stanza dei figli.

Erano così piccoli….non potevano capire.

Sorrise… avrebbe voluto credere anche lei a un sostituto…

Quando aveva lasciato il centro medico, aveva trovato i bambini ad aspettarla: non era stato facile spiegar loro come mai non c’era nessun fratello o nessuna sorella…

Si toccò il ventre piatto, mentre attraversava il breve corridoio che separava la camera dei bambini dal salone e si sentì…vuota.

I droidi le avevano detto che la stanchezza era stata uno dei primi sintomi, così come la febbre che l’aveva colta; l’emorragia finale era stata, per così dire, la sua salvezza, poiché l’organismo aveva rigettato il feto ormai privo di vita evitando così ulteriori infezioni.

E lei, così debole, aveva accettato quel verdetto inerme…impotente.

Anakin era arrivato al centro medico mentre la stavano operando… lei non ricordava i primi giorni passati nella stanza d’ospedale. Gliel’aveva detto sua sorella Sola, accorsa subito non appena aveva ricevuto la chiamata.

Le aveva raccontato che Anakin non si era mai mosso dalla sua stanza… che non aveva mai parlato con nessuno, se non per ordinare ad Ardè di andare a prendere Luke al tempio. E anche se non ricordava praticamente nulla di quei giorni orribili, nella sua mente era impresso il viso di suo marito quando aveva riaperto gli occhi e l’aveva rivisto per la prima volta, dopo la violenta discussione che avevano avuto: ricordava il viso stanco di chi è roso…tormentato da qualcosa. Ricordava i suoi  occhi rossi e gonfi,  di chi non conosceva sonno …e dalle tante lacrime versate.

E anche quando erano ritornati a casa, dopo l’aborto, Anakin non aveva parlato molto.

A volte si accorgeva del suo sguardo distante e discreto, mentre giocava con i gemelli….ma lei…lei non l’aveva più toccata.

Sembrava avesse paura.

Sembrava come se fosse consumato da un turbinare di pensieri che si affollavano nella sua mente… che a volte lo rendevano così distante anche quando sedevano l’uno di fronte all’altra.

Anakin non aveva più diviso la camera con lei dopo quel giorno in cui, pieno di rabbia, l’aveva stretta con forza e guardata con occhi colmi di odio…. Anche se, durante la notte, l’aveva sentito presente, vegliare silenziosamente… ma senza fare altro.

Arrivò nel salone e lo vide, seduto sul divano, intento ad armeggiare con chissà cosa.

 

La vita sembra più facile quando riesci ad aggiustare una cosa…

 

Rimase ferma, a guardarlo… lo vide alzare la testa e voltarla nella sua direzione: doveva averla percepita. Incrociarono i loro sguardi per un attimo… poi Anakin tornò a dedicarsi al lavoro che aveva interrotto.

Padmè continuò per la sua strada, verso la camera da letto….non sapeva quanto avrebbe retto quella situazione.

Ogni loro incontro era avvolto da un opprimente silenzio… non poteva più sopportarlo. E forse anche Anakin…suo marito, ne era certa, si tormentava per ciò che le aveva fatto.

Eppure…

Le difficoltà… il dolore li aveva sempre uniti.

Ma ora Padmè non sapeva come fare per abbattere quel muro che li stava separando.

Protetta dal silenzio e dalla penombra della sua camera da letto, tornò a posare la mano sul ventre…le lacrime che piano scendevano lungo il suo viso.

Perché capì di non sentirsi vuota…

Ma di sentirsi sola.

 

 

*********

* Con ovvie variazioni sul tema, dato che nel mondo di Star Wars non esiste la mitologia e la storia greca, la storia di Olympia si rifà a quello che gli storici raccontano sulla vita di Olympia o Olimpiade, madre del condottiero macedone Alessandro Magno.

"[Olympias] Aveva sognato che un serpente strisciava lentamente lungo il corridoio e poi entrava silenzioso nella camera da letto. [...] Le spire del grande rettile scivolavano sul pavimento di pietra e le scaglie luccicavano con riflessi di rame e bronzo [...]Il serpe s'insinuò sotto le coperte, le scivolò fra le gambe e fra i seni e lei sentì che l'aveva presa, leggero e freddo, senza farle alcun male, senza violenza.
[...]
- Che cosa significa il sogno che ho fatto? - [...] - Significa che il figlio che nascerà da te sarà stirpe di Zeus e di un uomo mortale. Significa che nel tuo grembo il sangue di un dio s'è mescolato al sangue di un uomo [...] "

(Valerio Massimo Manfredi - ALEXANDROS - Il figlio del sogno)

"Olimpia (Greco: ???µp?a?) (ca. 375 a.C. - 316 a.C.) fu una principessa Epirota, moglie di Filippo II di Macedonia e madre di Alessandro Magno. Secondo diverse leggende, Olimpia non generò Alessandro con Filippo che aveva paura di lei e della sua abitudine di dormire in compagnia di serpenti, ma lo generò con Zeus. Lo stesso Alessandro era orgoglioso di queste leggende e preferiva Zeus come padre anziché Filippo."
(Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.)

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** ATTO II - Capitolo 10 ***


Dopo la pausa estiva (^^) un nuovo capitolo, ma come al solito ringrazio:

 

Silvi, per quanto detto a proposito del nuovo personaggio e per il supporto (i ciccini lasciamoli soffrire un pochino...non c'è coppia senza crisi ^^)

 

Blaise, per le puntuali recensioni ^^

 

Buona lettura

 

***********

 

Capitolo 10

 

 

“Anakin…?”

Anakin strinse gli occhi, mentre sentiva gocce di sudore scendergli lungo le tempie: di fronte a lui, Padmè lo osservava con occhi preoccupati. “Stai bene?” gli domandò.

La guardò con occhi vacui, ancora dentro il suo incubo ad occhi aperti…. La giovane allora allungò una mano e, dopo un attimo di esitazione, gli accarezzò il viso.

Sussultò al suo tocco, riscuotendosi come all’improvviso: guardandosi intorno, riconobbe intorno a lui le volte e gli arredamenti dell’appartamento di Coruscant

 “Si… sto bene…” le disse quasi mormorando, mentre piano le toglieva la mano dal suo volto. “Hai bisogno di qualcosa?” domandò quindi, ignorando quanto era appena successo. Padmè lo guardò con tristezza, prima di scuotere la testa.

 

Così non risolviamo nulla Anakin… così non risolviamo nulla…

 

“No…stavo andando a prendere delle cose per i bambini e ti ho visto qui…con gli occhi sbarrati… mi hai spaventata…”

Anakin l’ascoltava, sostenendo il suo sguardo: avrebbe voluto abbracciarla… baciarla.

Il suo angelo… così forte e così fragile…

Invece si limitò ad annuire. “Non stancarti troppo…” le disse prima di oltrepassarla, e con passo deciso si avviò verso l’ascensore degli appartamenti mentre dalla terrazza arrivavano le risate e le grida divertite di Luke e Leia.

Il fatto che i droidi medici non avessero saputo dare una spiegazione clinica esatta alla spontanea interruzione di gravidanza di Padmè non aveva di certo aiutato Anakin nella lotta contro gli incubi che si annidavano nella sua anima; i suoi demoni lo istigavano ogni giorno alla colpevolezza, e il giovane si stava convincendo che se Padmè aveva perso il bambino era stata solo colpa sua.

Non aveva più dormito molto da quando era successo il fatto, roso dai sensi di colpa… e in quel poco che dormiva, era perseguitato da incubi. Non visioni, questa volta. Solamente la trasposizione del suo animo tormentato….

Si vedeva in una grande sala… come in un tribunale, attorniato da creature mostruose che lo giudicavano. Quando cercava aiuto, trovava invece le dita dei maestri jedi puntare verso di lui… additarlo, urlandogli contro la sua dannazione. Compreso Obi Wan.

E Padmè, che diceva di amarlo, ma che non poteva perdonarlo per quello che aveva fatto.

Ogni volta il sogno si concludeva con la sua condanna  a morte, affinché potesse pagare con la stessa moneta con la quale aveva pagato una creatura innocente….e a quel punto si svegliava urlando con la sensazione che il fuoco attraversasse il suo corpo: intorno, gli occhi preoccupati dei soldati di guardia, con i quali condivideva la stanza a piano terra.

Perché quando Padmè era tornata a casa, Anakin aveva continuato a vegliare su di lei… a controllare che un sonno tranquillo ristorasse il corpo provato dalla febbre e dall’emorragia.

E quando, nel cuore della notte, era certo che niente sarebbe accaduto, allora se ne andava….

Lei non si meritava di averlo accanto, dopo quello che aveva fatto.

Dopo quello che le aveva fatto.

E ora aveva cominciato ad avere incubi anche a occhi aperti….come qualche istante prima, quando la voce di Padmè l’aveva fatto tornare alla realtà.

Uscì al sole di Coruscant, sul piccolo portico nel retro dell’edificio che ospitava gli appartamenti,  cercando un po’ di tepore nel gelo del suo animo.

Quando era arrivato al centro medico, aveva ascoltato attonito dalla voce di Sola il racconto del rapido evolvere degli eventi….ma ben presto aveva smesso di seguire il discorso della ragazza. Nella sua mente l’incredulità iniziale aveva lasciato spazio a quella rabbia nutrita dal dolore che aveva rivissuto sui resti del campo tusken a Tatooine.

E si era maledetto… si era maledetto dal profondo del cuore, con tutta l’energia che il suo odio per sé stesso gli dava perché lei aveva avuto bisogno di lui, ma lui non c’era.

Aveva maledetto il suo orgoglio e la sua stupidità…

Si era sentito crollare, perché lei era sempre stata la sua forza, il suo appiglio nelle difficoltà…. Ma in quel momento Padmè avrebbe avuto bisogno di lui…si sarebbe aggrappata, a lui. E Anakin non sapeva se sarebbe stato forte per entrambi.

Perché con che coraggio… con che faccia poteva accoglierla tra le sue braccia, quando lui era la causa delle sue sofferenze?

“Maestro Skywalker, signore…”

Il jedi riconobbe la voce del capitano responsabile della sicurezza di sua moglie.

“Cosa c’è?”

“Il maestro Kenobi chiede di essere ricevuto, signore….”

Anakin trasalì: Obi Wan? Che ci faceva lì? Ma  probabilmente aveva saputo da Organa…. Non era poi così strano.

“Fatelo passare”

La guardia uscì, e Anakin si appoggiò alla parete, voltando le spalle all’ingresso. Poco dopo percepì la presenza silenziosa del suo ex maestro.

“Come stai?”gli domandò Obi Wan dopo un silenzio interminabile.

Anakin si strinse nelle spalle. “Non mi va di parlarne”

“Mon Mothma mi ha detto cos’è successo….” Obi wan gli si mise accanto, incrociando le braccia “Lei, come si sente?”

 “Sta bene, adesso. Almeno fisicamente…”

Rimasero silenziosi, nella tensione quasi palpabile.

“Dov’è ora?”

“È con i bambini, di sopra. Giocano…ridono. Sono felici.”

“Perché non sei con loro?”

Anakin non rispose. “Non ti sei mai tirato indietro, nei campi di battaglia. Perché lo stai facendo adesso? Non è da te”

Il giovane jedi allora si voltò seccato. “Senti, sei venuto a farmi l’interrogatorio?”

Obi Wan lo guardò di traverso, e capì dalla sua reazione di aver colto nel segno.

“Padmè ha bisogno di te, Anakin. Non puoi lasciarla sola in un momento come questo.”

“Perché non vai tu da loro?” rispose brusco “Sapresti di sicuro comportarti meglio di me!”

Le parole erano uscite quasi contro la sua volontà, Anakin se ne rese conto immediatamente. Ma vedere Obi wan era per lui tornare indietro a quel giorno, nel tempio…e inevitabilmente al male che aveva causato a Padmè.

Obi Wan rimase in silenzio…ma sentì chiaramente un profondo turbamento nel suo vecchio padawan: c’era dell’altro, dietro alla perdita del figlio, che stava consumando Anakin e che veniva nascosto da quel comportamento ostile.

“Anakin, cosa c’è?” lo incalzò allora il jedi

“Te lo ripeto, non mi va di parlarne….”

“Ascoltami… anche se so che è l’ultima cosa che vorresti fare.”  Gli disse allora, in un breve sospiro. “Mi dispiace per quello che è successo. Non ero d’accordo, ma pensavo fosse la cosa più giusta da fare”

“Beh, questa volta i tuoi sensi non ti hanno consigliato bene, maestro.”

“Lo so che è difficile, ma la  rabbia non ti aiuterà di certo a riprendere in mano la situazione dopo una cosa così terribile. Credi che Padmè trovi conforto in questo tuo modo di fare?”

A quel punto Anakin si voltò verso Obi Wan, piantando sul volto del maestro due occhi scuri…e profondamente tristi.

“No, ascolta tu, Obi wan… tu non sai niente. Non puoi sapere. Non potrai mai sapere. Io ho perso un figlio. Io e Padmè abbiamo perso un bambino… che fino a pochi giorni fa sentivo scalciare con forza nel suo ventre… e che sognavo di tenere in braccio, di cullare e di vedere crescere, come ho fatto e come sta accadendo con Luke e Leia. Ma questo non succederà Obi wan… non succederà!”

 

Ed è solo colpa mia…

 

Ascoltò atterrito le parole di Anakin… percependo chiaramente disperazione, oltre che la rabbia con cui il suo vecchio allievo era solito scagliarsi verso il mondo intero.

C’era solo verità nelle parole del ragazzo: Obi wan sapeva che non avrebbe mai potuto comprendere il suo dolore.

Ma lo conosceva troppo bene per non capire cos’è che lentamente e faticosamente stava affiorando in superficie.

“Tu credi che io non sappia come ci si sente di fronte alla morte, Anakin?”

Il giovane lo guardò di sottecchi, senza rispondere. “Tu credi che io non sappia cosa vuol dire sentirsi responsabili della morte di qualcuno che ti è caro?” lo incalzò Obi Wan.

E nonostante lo snervante silenzio dietro il quale Anakin si era trincerato, Kenobi comprese perfettamente.

Lo afferrò per le spalle, costringendolo a girarsi a guardarlo. “Se pensi questo, Anakin ti sbagli. Ti sbagli di grosso. So bene cosa vuol dire….  so bene come ci si sente.”

“No, tu non puoi…” obiettò Anakin, ma Obi Wan lo interruppe, scrollandolo.

“Sentirti in colpa non ti darà indietro tuo figlio. Così come non riportò in vita tua madre” sapeva di entrare in un terreno minato, ma proseguì “Addossarti la responsabilità di eventi che non puoi controllare finirà per distruggerti, Anakin!”

“Io POSSO CONTROLLARE gli eventi, se voi me ne deste la possibilità!!” gli urlò in faccia il ragazzo, liberandosi. “Mi bloccate…MI FRUSTRATE! Come quando ero un padawan!! E per colpa vostra le persone che amo continuano a soffrire…” Le lacrime scesero piano sul viso di Anakin “Per colpa vostra continuo a fallire…”

Obi wan gli si avvicinò: lo sentiva confuso… angosciato.

“Un fallimento, Anakin, prevede un tentativo: tentare di intervenire su un evento che forse, grazie alla nostra intromissione, potrebbe anche cambiare. Se non riusciamo nel tentativo, allora abbiamo fallito. Ma è intervenire sull’ineluttabile, Anakin, che porta solo frustrazione.”

Anakin si girò a guardarlo, ma Obi wan non si voltò “Per quanto tu voglia, non potresti cambiare l’inevitabile.”

“Ho salvato Padmè dalla morte. Se voglio, posso” ribattè duro. Ma Obi Wan scosse la testa “Le visioni sono un dono che pochi hanno. Ma spesso sono una distorsione del futuro…. eventi che forse non sono così inevitabili, e sui quali dunque possiamo tentare, per non fallire.”

Obi wan non aveva certo la presunzione di illuminarlo solo con quelle poche frasi…ma doveva almeno insinuare in lui il sospetto di quanto errati fossero i suoi ragionamenti.

“Vedi Anakin” proseguì, ignorando i silenzi estenuanti dell’amico “quando Qui Gonn morì, anch’io credevo di aver fallito…. Perché era stato trafitto sotto i miei occhi. Perché mi era morto tra le braccia….”

Anakin rimase stupito da quelle parole… non l’aveva mai sentito parlare così. Considerò che forse  era la prima volta che si apriva in quel modo, con lui.

“In quegli istanti, nella mia mente c’erano solo gli errori e le delusioni che avevo dato al mio maestro…. il fatto che lui mi avesse dato fiducia, ma che io non ero riuscito a ripagarlo. Poi però compresi…. O volli credere, che la forza mi aveva messo di fronte a una prova. Smisi allora di colpevolizzarmi…perché il destino mi aveva tolto molto, ma ero certo che mi avrebbe dato un motivo per andare avanti.”

“Ed era vero?” gli chiese mormorando, dopo qualche istante. “Trovasti quel motivo?”

Obi Wan lo guardò: la bocca si increspò in un sorriso. Ma non gli rispose. Gli appoggiò una mano sulla spalla, prima di voltarsi intenzionato ad andarsene. “Non ho la pretesa di farti cambiare idea…ma non cadere di nuovo nelle trappole del lato oscuro, Anakin. Non buttare al vento tutto quello per cui hai lottato in questi anni.”

Dopo che Obi wan se ne fu andato, Anakin rimase ancora molto a pensare nella solitudine di quel piccolo portico. Solo quando le luci del tramonto iniziarono a donare a Coruscant una calda sfumatura si decise a salire di nuovo in casa.

Sul divano, Padmè dormiva serena con Luke accoccolato contro il suo petto mentre Leia, distesa, le teneva la testa in grembo. Provò il desiderio di toccarli… allungò una mano, ma un sussulto di Padmè lo bloccò.

Si allontanò allora silenziosamente, avviandosi verso la camera dei bambini.

Obi wan non poteva comprendere le sensazioni che si agitavano nel suo cuore: non sapeva cosa aveva fatto al suo rientro, quando aveva trovato Padmè su Coruscant.

Non sapeva delle visioni che gli avevano mostrato il suo destino di uomo consumato dalla bramosia di potere, all’ombra di una maschera nera…

Non condivideva molto di quanto gli aveva detto. Però forse su una cosa aveva ragione.

La sua vita era stata da sempre ricca di privazioni…ma allo stesso modo la forza gli aveva dato dei motivi per non guardarsi indietro.

I suoi motivi erano la donna che aveva accettato di sposarlo, contro ogni logica…

Era un bambino che sognava di emularlo, ma che sarebbe stato migliore di lui…

Era una bambina che aveva cullato nelle notti nubiane, immaginando il momento  in cui sarebbe diventata una donna…

Aprì la mano, guardando il piccolo manufatto, frutto delle sue notti insonni.

Era per loro che doveva reagire.

E per loro avrebbe varcato le porte del suo personale inferno, se ciò li avrebbe messi al sicuro anche da lui stesso. 

Poi, lentamente,  posò sul cuscino del letto di Leia un nuovo ciondolo di japor…

Il suo chiedere perdono.

 

 

 

 

**************

 

 

Mentre scendeva dal suo speeder e iniziava ad avviarsi verso la struttura ad un piano che si trovava all’altro lato della strada, Obi wan tornò con la mente all’incontro con Anakin e non potè che considerare amaramente che le situazioni stavano sfuggendo loro di mano.

Quando la senatrice Mothma gli aveva  spiegato l’accaduto, Obi wan aveva in un lampo collegato il tutto alla visita  a Naboo e alle sensazioni che aveva avuto su Padmè… ma mai avrebbe potuto pensare a un epilogo del genere.

Così come aveva colto la gravità della situazione, per la fragilità d’animo che il suo vecchio padawan mostrava in casi come questi… Anakin stava perdendo, se non aveva già del tutto perso, la fiducia nel consiglio. Si era sentito messo all’angolo da persone nel quale pensava di poter contare…lui per primo. Poi questo…

Era assurdo pensare che Sidious potesse avere il controllo di simili eventi… eppure…

Obi Wan scacciò dalla mente tali assurdi pensieri: non erano da lui…e non avrebbe cominciato proprio in un momento così delicato.

E se anni prima non aveva saputo dare all’amico l’aiuto di cui necessitava… e non era riuscito a capire, stavolta Obi Wan non avrebbe permesso che il suo ex allievo cadesse nella fossa che Sidious gli scavava ormai da anni.

Non avrebbe permesso che Anakin si logorasse.

O almeno che lo facesse da solo.

Ma ora c’era un’altra questione da risolvere.

Toccando il lucido disco di acciaio riposto tra le pieghe del suo saio, entrò nella tavola calda del suo amico Dexter Jettster: il locale non era cambiato negli anni… punto fermo nell’urbanistica della capitale che si evolveva continuamente.

Si sedette a uno dei tavoli e notò con piacere che c’era sempre gente. Era contento che gli affari andassero bene al suo vecchio amico.

Una droide di servizio si avvicinò al jedi. “Buongiorno! Benvenuto al Dexter’s dinner! Cosa posso portarvi?” domandò con accondiscenza nel caratteristico timbro metallico.

Obi Wan sorrise: “Il padrone del locale”

La droide non capì, e Obi Wan continuò “Dì a Dexter che le miniere di Ord Sigatt non sono posto per i jedi…”

La droide rimase interdetta, poi ripose nel vano del suo petto il palmare delle ordinazioni e si avviò verso la cucina. Obi wan la vide sparire…dopo qualche istante sentì l’inconfondibile voce di Dexter urlare il suo nome.

“KENOOBIII!!!!”

Il jedi si alzò quando il massiccio Besalisk con quattro braccia uscì con irruenza dalla cucina. “Che tu sia maledetto, Kenobi!! Che fine avevi fatto??” gli disse dandogli una vigorosa pacca sulla spalla. “Ho di meglio da fare che chiudermi in un buco puzzolente” lo canzonò Obi wan. “Non si direbbe, amico mio…hai un aspetto orribile.”

I due si sedettero, e Obi wan sospirò “Hai ragione, te ne do’ atto. Ma ultimamente sono un po’ preoccupato...”

“Posso immaginarlo…so che non è un bel periodo, in senato”

Il jedi lo guardò di sottecchi “In senato non è mai un bel periodo...”

“Bah!! La politica!!!” sbuffò allora Dexter, allargando le braccia “Tutti bravi a blaterare…bla bla bla!!! Se passassero una giornata a lavorare davvero…. Venti ore al giorno sopra forni roventi, vedresti come avrebbero poca voglia di giocare a farsi i dispetti!!”

Obi wan non riuscì a trattenere un sorriso, prima di tornare al nocciolo della questione. “Comunque,  forse tu mi puoi aiutare…” gli disse, mentre gli porgeva il disco ottico.

Dexter lo guardò un istante, rigirandoselo nella manona…. Poi cominciò ad annuire.

“Ah…si certo… certo….bene. Allora eri tu!”

Obi Wan lo guardò stupito “.. io?”

“Sai, mi è arrivata voce che un jedi si aggirava per Cloud city, alcuni giorni fa…e che ha spaventato a morte il povero Irin…” Dex assunse un’aria offesa “Obi Wan, era davvero necessario? Sarà pure un falsario, ma alla fine è un bravo ragazzo…”

Obi Wan scosse fermamente la testa, alzando una mano a interrompere l’amico. “No, un momento Dexter…. Chi è Irin?”

Questi lo guardò stupito, poi incrociò due delle sue quattro braccia. “Uh… allora qui qualcuno si muove all’insaputa degli altri…” disse in tono ironico. Vedendo il jedi in attesa, cominciò a spiegare. “A Port Town, su Cloud city, si aggirano i migliori falsari in questo campo… e Irin è uno di questi. Sapere che un jedi ha avuto contatti con lui e vederti qui con un disco del genere mi fa riflettere…”

 “Allora, secondo te è…”

“Falso. Assolutamente.” disse con fermezza Dexter.

“Ma questo disco viene da Muunilinst, Dex.” Obiettò Obi wan mentre una terribile ipotesi si faceva largo nella sua mente. “E lo sai cosa si può fare, su Muunilinst…”

Dexter lo guardò di sottecchi. “Certo, che lo so.”

“E gli analizzatori del tempio dicono che è autentico”

“Mi pare di ricordare che i tuoi droidi non sono poi così infallibili, amico mio…” ribattè il grasso cuoco con sorriso sornione.

Obi Wan si appoggiò allo schienale della sedia. “È un disco a lettura alternata e doppia incisura. Lo sai bene che è impossibile da manomettere. O da falsificare.”

Dexter rimase in silenzio, poi si sporse sul tavolo. “Si…dici bene. Non si possono manomettere e falsificare. Ma se sei bravo e hai molti soldi a disposizione….” Dexter si sporse ancora di più. “…a crearli dal nulla ci vuole davvero poco…”

Obi Wan era attonito: le parole del Besalisk aprivano una nuova, inquietante prospettiva.

Se fino a quel momento una nube aveva avvolto il comportamento del mutaforma, ora quella stessa nube era stata spazzata via da una dolorosa limpidezza.

Gechter li stava tradendo… e la soluzione era la porta su una terribile verità.

 

************

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** ATTO II - Capitolo 11 ***


 

Comincio sempre con i ringraziamenti:

 

Evey/Blaise: intanto grazie per avermi avvisata per il cambio di nick, nonchè per i complimenti. Sono contenta che continui a piacerti e che non ti stia uccidendo di noia (immaginare stuolo di lettori della fic deceduti tra il sesto e il decimo capitolo causa lungaggini^^)

 

Padmeskywalker: Grazie per la recensione! Mi fa molto piacere, visto che anche tu hai scritto una "What if"!!

 

Grazie anche a Silvi e a chi continua a seguire ma senza commentare.

 

Ora, una comunicazion:

 

Non so se è necessario dare avvertimenti particolari riguardo una certa scena presente in questo capitolo, in quanto il tutto è reso (o almeno, ho tentato di renderlo) in chiave più dolce e romantica che puramente e semplicisticamente erotica. In ogni caso, se il rating fosse ritenuto sbagliato, mi scuso in anticipo^^

 

 

Vi auguro comunque buona lettura!

 

 

 

 

***********

 

Capitolo 11

 

Il consiglio era stato riunito al gran completo, quel pomeriggio.

Tutti i  maestri erano stati convocati d’urgenza poiché gravi questioni dovevano essere poste all’assemblea plenaria…. Ma nessuno fece domande alla vista dell’unico seggio vuoto: quello di solito occupato da Skywalker.

Nessuna chiedeva, poiché tutti sapevano.

Il volto teso del maestro Yoda non aveva lasciato presagire nulla di buono…presagi che erano divenuti parole concrete, quando Windu e Kenobi avevano ripercorso le tappe significative di quanto successo negli ultimi mesi. E come tali avvenimenti avevano dato loro la risposta peggiore al quesito che da tempo cercavano di risolvere. Ecco spiegato l’accrescersi del lato oscuro… ecco spiegato il suo penetrare nel tempio.

Ecco spiegati i dubbi che avevano accompagnato la missione del mutaforma fin dall’inizio.

“Non riesco a credere che Gechter sia un traditore…che si stia schierando con Vilbaem.” disse amareggiato il maestro Raken.

“Abbiamo fatto il suo gioco da sempre…e in vista della congiura, aveva ipotizzato un suo coinvolgimento.” ribattè Windu  “Oppure avrebbe comunque fatto in modo di entrarvi. L’appoggio a Vilbaem è il modo in cui ci ha indotto a scoprirci…è il modo in cui ci distraeva  mentre lui lavorava su due fronti. Non possiamo dire con certezza che Gechter sia il sith…ma alla luce dei fatti, pesante è il dubbio che sia dalla parte del lato oscuro.”

“Ma per l’amor del cielo, sotto i nostri occhi?” proruppe indignato Ki Adi Mundi “Nessuno di noi in grado di capirlo prima?”

“Lord Sidious lo protegge con il suo potere, che i nostri sensi soffoca…” spiegò Yoda. “Purtroppo dai nostri errori imparato non abbiamo…”

E tutti capirono il riferimento alla sconcertante rivelazione del cancelliere Palpatine, sei anni prima.

“A questo punto, come dobbiamo interpretare la sua mossa?” domandò la maestra Secura, visibilmente preoccupata.

“Avevamo chiesto delle prove. E lui ce le ha fornite, creandole ad hoc… ignorando probabilmente che avremmo scoperto il suo doppio gioco.”

“Gechter non pensava che saremmo venuti a sapere della sua presenza a Cloud City.” Intervenne Obi wan “Come non si aspettava che avremmo scoperto la falsità del disco”

 “Allora, se il disco è falso” valutò Luminara Unduli   “Anche le notizie di Endor e via dicendo sono fasulle”

“ Purtroppo si…” rispose con amarezza Obi Wan “E tale insistenza sul nome della luna boscosa denota la precisa volontà di condurci su quel pianeta”

“Ma ora abbiamo dalla nostra l’effetto sorpresa: lui non sa che noi sappiamo. Quindi arriveremo su Endor con un folto gruppo di cloni: se Gechter vuole farci la festa, saremo noi a farla a lui.”

La schiettezza del maestro Windu lasciò dietro di sé un silenzio carico di dubbi. Fu Raken, quindi,  a riprendere la parola.

“Eppure… stiamo tutti dando per scontato che Gechter sia un traditore... un mercenario dei sith. Ma a quanto ne sappiamo il disco potrebbe essere davvero autentico… dopotutto proviene dalle banche di Muunilinst…”

 “Ma allora come spiegheresti la presenza di un jedi nei quartieri malfamati di Cloud city?”

Un brusio si alzò tra i maestri, ma nessuno seppe dare risposta a quella domanda.

“L’obiezione di Raken giusta è” intervenne Yoda. “Rischiare non possiamo di tralasciare questo aspetto.”

“Dopotutto” continuò Axelbi “se davvero fosse coinvolto Alykarnosh? Se davvero nei sistemi reclutati operassero dei cospiratori?”

Il silenzio avvolse la sala…ancora una volta, a un bivio. L’impossibilità di intervenire direttamente, e porre fine alla storia una volta per tutte.

Ma ora non era più concesso loro il lusso dell’attesa.

Dopo rapide occhiate tra loro, i maestri si alzarono dai loro seggi.

“Il consiglio è sciolto, ma vi pregherei di non lasciare il tempio.” Ordinò Windu. “ Il cancelliere ci ha dato massima libertà d’azione, ma sarà avvisato dei nostri propostiti affinché firmi le disposizioni necessarie. Il prossimo consiglio si terrà entro ventiquattro ore. E sarà un consiglio di guerra.”

Lentamente i maestri presero la via dell’uscita, mentre Obi Wan, Yoda e Windu si avviavano verso la casa degli anziani.

“È evidente che Endor deve rimanere il nostro principale obiettivo” proruppe Windu.

“E lo sarà” disse piano Yoda. “Ma un maestro e dei cloni, nei pianeti menzionati dai documenti, inviati saranno.”

“Una perlustrazione preventiva…” mormorò Obi wan, e Yoda annuì.

“Così facendo, se Gechter ci sta davvero tendendo una trappola, le truppe saranno pronte a convogliare su Endor” Concluse Mace per loro

“E se i documenti fossero veri avremmo comunque la situazione sotto controllo, e potremo eseguire l’arresto dei cospiratori …. Gechter riceverebbe le nostre scuse, anche se dovrebbe presentare notevoli spiegazioni”

Tacito assenso vi era nel silenzio che li accompagnò per qualche istante. “Contatterò subito il cancelliere tramite i canali cifrati” li informò Windu, di fronte alla casa degli anziani, prima di attraversare a grandi passi il restante tratto di corridoio.

“Parlerò con Anakin.” disse all’improvviso Obi Wan. “È importante…”

“Che è molto scosso, tu mi hai riferito. Estremamente turbato…e sfiduciato.” Rispose in un sospiro Yoda.

“Per questo dobbiamo dimostrargli che ora ha la nostra fiducia. Maestro , abbiamo bisogno del prescelto.”

Il piccolo essere verde non replicò, mentre con piccoli passi sofferti si avviava dentro la casa degli anziani. “Meditare, io devo…”

Obi wan lo guardò sedersi nella bassa poltrona…chiudere gli occhi, incrociando le mani sul grembo. Fece per andarsene, quando tornò sui suoi passi.

“Maestro Yoda...”

“Mmh?”

“L’altro giorno… mi avete detto che avevate visto qualcosa, in Anakin, che vi aveva profondamente turbato… avete parlato di buio, ma c’era dell’altro”

Yoda riaprì gli occhi, annuendo. “Il buio in Skywalker turbato non mi ha perché del suo equilibrio fa parte…è stata la luce che nella sua oscurità ho visto, a spaventarmi…”

Obi wan lo guardò senza capire. “Una flebile fiamma era… una luce agonizzante. Una luce morente…”

Yoda mosse un poco la testa, scomparendo nella penombra della sala, mentre Obi Wan ascoltava attonito. “Non lasciamo che quella fiamma si spenga….perchè Skywalker allora perduto sarà. E questa volta, per sempre.”

 

 

 

**********

 

Anakin era sulla terrazza, seduto su uno dei marmi che la ornavano….lo sguardo verso la skyline di Coruscant, quando sentì sua moglie avvicinarsi.

“Affascinante, non trovi?”

“Non è il tramonto sul lago, a Naboo…” le rispose, incrociando le braccia.

Gli si sedette accanto. “Già…Naboo. Quando ci nascondevamo. Eppure eravamo felici di quel poco che il destino ci concedeva….”rispose Padmè con amarezza. Rimasero in silenzio, avvolti dalla quiete che regnava a quell’ora della sera.

“I bambini sono crollati” disse in un sorriso, voltandosi a guardarlo. “Leia era davvero felice per il ciondolo. Dice che non sei più arrabbiato con lei…”

Suo marito si strinse nelle spalle “Non lo sono mai stato.”

Lo guardò per un attimo: era così strano domandarsi se gli facesse piacere che lei si trovasse li.

Capì che era inutile continuare. Lentamente si alzò e fece alcuni passi verso il corridoio che l’avrebbe condotta alla camera.

“Da quando ti vidi per la prima volta, a Tatooine…”

La voce di Anakin riempì il silenzio della balconata… Padmè si arrestò a quelle parole, voltandosi verso di lui.

“Da quel momento e per ogni istante della mia vita, negli anni in cui siamo stati separati, non ho fatto altro che chiedermi in che modo avrei potuto farmi amare da te…”

Sua moglie tornò ad avvicinarlo, osservando il suo sguardo triste fisso verso l’oscurità della città addormentata. “E quando dicesti di amarmi…. quando ci sposammo… io ti amavo da impazzire e non potevo gridarlo. Vivevo nella speranza di poterti rivedere… di poterti stringere,  di poterti toccare. Ma allo stesso tempo nel terrore di perderti…Perchè la guerra ci teneva lontani e tu sei così bella, Padmè…così bella da non meritarmi…”

“Cosa vuoi dirmi, Anakin?”gli domandò con dolcezza, interrompendolo.

“Ho passato una vita a cercare il tuo amore…” Anakin alzò lo sguardo verso il suo viso “E ora quello che voglio è che mi odi...”

 “Come puoi pensare una cosa del genere?” gli domandò incredula. “Io non potrei mai odiarti, Anakin…”

“Allora guardami, Padmè…” le disse all’improvviso, e la giovane sentì quasi una nota supplichevole nella sua voce.

“Ti guardo, Anakin…”

“…e non vedi il mostro che ha ucciso nostro figlio?”

La ragazza lo guardò stupita, smarrita da quanto suo marito aveva appena detto.

“No” disse decisa. “No. Non è stata colpa tua. Quello che è successo al bambino…. Non devi neanche pensarlo.”

“È  stata solo colpa mia…tu avevi bisogno di me…”

Padmè rimase un istante in silenzio, prima di riprendere “A volte le cose vanno in un certo modo perché è così e basta. Senza colpevoli…senza responsabili.”

“Ma io sono colpevole, Padmè…sono responsabile, perché tutti gli sforzi fatti ogni giorno non hanno sconfitto il demone che silenzioso e infido mi logora l’anima, senza sosta…senza riposo.” Anakin si alzò in piedi, oltrepassandola. Un sospiro carico di dolore uscì dalle sue labbra, mentre si passava una mano sul viso. “Io non ho più la forza di lottare se la mia rabbia mi impedisce di fermarmi di fronte alle persone che amo di più al mondo…”

Padmè lo avvicinò, e appoggiandogli una mano sul viso lo costrinse a girarsi a guardarla.

“Io conosco il tuo dolore…conosco la tua rabbia. Ma conosco anche il tuo cuore. Tu ora chiedi odio e disprezzo...chiedi di essere lasciato solo. Eppure ricordi cosa mi dicesti, quando mi hai chiesto di sposarti?”

Anakin non rispose, ma la mente tornava indietro di anni, quando erano appena rientrati a Naboo dopo quanto successo a Geonosis….

 

Un sole accecante… una guerra che inizia.

Ma niente è importante ora…il mio unico tormento sei tu…

Il pensiero di perderti mi è intollerabile,  ora che so i tuoi veri sentimenti…

Ora che la morte che impaziente ci attendeva nascosta tra gli spalti dell’arena infuocata ha strappato via le nostre insulse maschere…

 

Anakin chiuse gli occhi, sospirando. Padmè portò anche l’altra mano sul suo viso, stringendolo. “Te lo ricordi, Anakin? Ricordi le parole che uscirono proprio da queste labbra?”

 

 “Sposami…”

…una parola sola, ma che conteneva una follia.

Eri confusa. Me lo ricordo bene. Ma continuai, ebbro di  quel febbrile desiderio che aleggiava nel mio cuore ogni volta che ti avevo accanto…

“Se quello che mi hai detto su Geonosis è vero, allora possiamo, Padmè… perché Noi saremo più forti di tutto… ma dovrà essere Noi… non io…non tu. Da soli non siamo niente…ma insieme, Padmè, riusciremo a non essere schiacciati dalle menzogne… A vincere la sofferenza.

Insieme, Padmè. Insieme…”

 

“Insieme, Anakin….”

Le parole di Padmè si sovrapposero al ricordo. “… ma se ti ostini ad allontanarti… a chiuderti, e a rifiutarci… allora non ce la faremo.”

Il ragazzo distolse lo sguardo. “Temo che quell’Anakin non esista più, Padmè…”

Ma sua moglie scosse la testa, sorridendo. “No Anakin. C’è ancora…lo sento. Lo so.”

“Non possiamo saperlo. Forse il vero Anakin è colui che sta distruggendo quanto di buono c’è accanto a sé.  Forse il vero Anakin è il mostro, e tutto il resto un’illusione al quale vogliamo credere.”

“Allora io mi sono innamorata di un’illusione? Ho affidato la mia vita a un’illusione?”

“Io so di cosa posso essere capace…l’ho visto”

“Hai visto anche la mia morte. Eppure hai cambiato il destino.”

“Io credevo di poterlo fare, Padmè. E invece tutto quanto è solo un’apparenza.” Le disse, guardandola negli occhi. “Anni…Anni di lotte, in cui ho cercato di cambiare le cose. Di renderle migliori. E cosa ho ottenuto? Il consiglio continua a non fidarsi di me….e le persone che amo continuano a soffrire per causa mia….”

Padmè rimase a guardarlo, mentre alzava una mano verso di lei…ma a poca distanza dal suo viso, Anakin strozzò la carezza, stringendo la mano a pugno e ritraendola.

“Io non voglio più farti del male…ma ho paura che quanto successo possa ripetersi. E dare conseguenze irreparabili.” gli disse con gli occhi lucidi. Padmè sostenne il suo sguardo pieno di tristezza “Non riesco a toccarti senza pensare che non possa avere conseguenze…”.

Rimasero fermi, nel mezzo della terrazza… poi Anakin si voltò, tornando a sedere su uno dei marmi, così come lei lo aveva trovato.

Ancora silenzio.

Un altro muro…l’ennesimo concesso.

E allora Padmè, con piccoli passi decisi, gli si parò davanti… gli appoggiò le mani sulle braccia, inclinando la testa per cercare il suo sguardo. Lentamente fece scivolare una mano sul suo viso, scostandogli un ciocca di capelli che gli ricadeva davanti all’occhio sfregiato.

“Ma se non mi tocchi, Anakin, mi fai ancora più del male.”

Anakin alzò gli occhi e la guardò, mentre lei gli sfiorava il volto con le dita. Fece per parlare, ma Padmè scosse la testa, appoggiando l’indice sulla sua bocca… esitò, quasi, sulle sue labbra….

Ma era determinata, ora più che mai, a non lasciare che Anakin si consumasse così… aveva bisogno di lui.

Aveva bisogno delle sue carezze…. della sua dolcezza…della sua risata allegra.

Aveva bisogno del suo abbraccio, l’unica cosa capace di darle forza e non farla crollare quando invece tutto, intorno a lei, sembrava sgretolarsi…

Del suo amore tenero e passionale… così distante dalla visione distorta di amore distruttivo che Anakin ora vedeva come unico capace di esprimere.

Lo baciò con dolcezza, attendendo una risposta… un qualsiasi segno di reazione. Lo sentì irrigidirsi all’inizio… ma poi, lentamente, le sue labbra si schiusero.

Seguì un bacio più profondo…e quando si separarono, Padmè lasciò scorrere una mano lungo il  suo braccio, allontanandosi.

Si voltò, intenzionata a raggiungere la camera…sperando che quella notte non la lasciasse sola. Anche se, dopo giorni passati a non parlarsi, quel bacio era una splendida vittoria.

Ma sentì qualcosa trattenerla: la mano di Anakin, stretta intorno al suo polso, le stava impedendo di andarsene.

Incrociarono gli sguardi…e il tempo parve fermarsi, in quegli istanti.

I suoi occhi la scrutavano enigmatici… poi, senza mai lasciarla si alzò in piedi e le si avvicinò.

Il silenzio assoluto avvolgeva ogni loro movimento, in un’atmosfera quasi irreale…e Padmè rivide in lui quello sguardo che così bene sapeva metterla a disagio… più audace di esperte carezze.

Senza dire una parola si chinò sul suo volto, baciandola con tenera irruenza….

Padmè chiuse gli occhi, mentre sentiva le mani di Anakin liberarle i polsi e posarsi con delicatezza, ma altrettanta decisione, intorno alla sua vita… gli allacciò le mani dietro al collo, stringendosi a lui quasi con disperazione….come se il suo abbraccio potesse evitare che si allontanasse di nuovo, che scivolasse ancora via tra le sue dita…

Si sentì sollevare, mentre le labbra di Anakin non accennavano a tregua…e quando si separarono, per un breve momento, Padmè potè vedere i suoi occhi colmi di desiderio… ma indecisi, allo stesso tempo.

Gli prese il viso tra le mani, lasciando  per un istante che il pesante ansimare riempisse l’esiguo spazio tra le loro labbra …

“Permettimi di chiederti perdono…permettimi di ridarti ciò che le mie paure ti hanno portato via…” le mormorò con voce roca.

“Permettimi di amarti ancora, Padmè…”

 

 

 

*******

 

 

Padmè sentì la pelle bruciare, mentre le mani di Anakin si muovevano lungo il suo corpo in delicate carezze… mani così forti… capaci di tanta dolcezza e tanta violenza allo stesso tempo….

sentì la sua bocca imprimersi sulla sua carne, assaporandola… infuocandone ogni lembo, nella piacevole tortura che solo le sue labbra sapevano darle…

Chiuse gli occhi, mentre la sua mano scendeva tra  l’incavo dei seni fino ad accarezzarle il ventre…

Anakin cercò la sua bocca, e Padmè sentì tutto il disperato bisogno che aveva di lei….

 

…ti amo… ti amo al  di là di ogni ragionevolezza…

 

Fece scorrere le mani lungo le sue forti braccia… per poi volare delicate a percorrere la sua schiena, accarezzando le cicatrici che segnavano il suo corpo…posandosi infine sulle sue spalle…

 

…desiderandoti ogni notte solitaria…cercando il tuo viso in ogni stella…

 

Si strinse contro di lui, aderendo al suo corpo, mentre gemiti soffocati uscivano dalle sue labbra  accompagnando la dolce, sinuosa danza dei loro corpi…

 

…un’unica anima… il mio cuore che batte al ritmo del tuo respiro…

 

Le loro labbra si cercarono per unirsi ancora… le loro menti ormai schiave del desiderio, della passione ardente che si stava consumando in quegli istanti, padrona di ogni fibra delle loro membra.

Anakin mosse la mano, quella che la guerra gli aveva risparmiato… quella che gli permetteva ancora di sentire il calore e la morbidezza della sua pelle. Accarezzò il fianco di Padmè risalendo, poi, il profilo del seno…. fino a trovare la sua  mano, intrecciando le dita con le sue…facendola scivolare  fin sopra la sua testa mentre i suoi movimenti si facevano sempre più intensi…sempre più decisi.

 

…ogni tua carezza è un tormento di cui non posso fare a meno…

 

Padmè chiamò il suo nome, affondandogli le dita nelle spalle… tremò sotto di lui, squassata dal culmine della passione che li aveva travolti…si sollevò inarcandosi verso il suo corpo con un grido trattenuto, mentre Anakin tornava a incendiare la tenera pelle del suo collo…a imprigionare le sue labbra ….

 

…ogni tuo  dolore… ogni tua lacrima  è per me pura agonia…

 

Si strinse ancora di più a lui, persa in sensazioni che le toglievano il respiro….bramando la sua bocca, mentre spossati dall’intensità del loro desiderio si abbandonavano l’uno tra le braccia dell’altra…

Sentì Anakin sussurrare il suo nome… sfuggirgli quasi in un singhiozzo.

 

…come ho potuto farti del male?

 

Padmè allora gli baciò la fronte… scese accarezzandogli con le labbra la punta del naso…e poi gli occhi, con le ciglia salate di lacrime.

 

Sono qui, amore mio…

 

“Sono qui….” gli mormorò all’orecchio… affondandogli una mano tra i capelli umidi.

Lui la guardò, e Padmè si perse nei suoi occhi azzurri, velati di tristezza per colpe che si addossava ingiustamente….occhi che  urlavano tutto il suo amore per lei.

 

Sono qui…e ci sarò per sempre…

 

Anakin si abbassò sulle sue labbra… poi, lentamente scese fino al suo petto, appoggiando la testa tra i suoi seni….non sciolsero l’abbraccio, desiderando che il tempo si fermasse… cristallizzandoli così, persi l’uno nell’altra…

Sentì il cuore di Padmè martellare furiosamente ….

Anakin non lasciò le sue mani nemmeno quando si distese al suo fianco, insinuandosi tra le sue dita e stringendole…  respirò il profumo della sua pelle, quando si sistemò contro di lui.

E il caldo soffio del suo respiro cullò Padmè fino al dolce oblìo del sonno.

 

Ti ridarò quello che ti ho tolto…te lo prometto…

 

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** ATTO II - Capitolo 12 ***


Rieccomi per il nuovo capitolo!

Ci ho messo un po', ma come ben sapevate sono rientrata dal Canada i primi di Ottobre, dopodichè ho dovuto racappezzarmi un po' con le idee e soprattutto ho avuto da sistemare un po' di faccende al mio rientro...

 

Ma innanzitutto i ringraziamenti: Thanks to Evey (o Blaise ^^), Silvì (sono contenta che ti sia piaciuto il "riavvicinamento", so quanto sai essere critica su questo genere di cose!), Chaosreborn (Hai perfettamente ragione: Toronto è magnifica!), Masterpeeves e Darth Harion. Un ringraziamento anche alla new entry ^^ Anduril, che si unisce alla schiera di coraggiosi che hanno avuto il fegato di leggere questa storia ^^.

Sto scherzando ovviamente, ma ora bando ai convenevoli e come al solito buona lettura!

 

 

 

 

***********

 

Capitolo 12


Obi Wan guardò il sole filtrare pigro dalle grandi finestre che armoniose disegnavano la geometria della sala del consiglio. Le mani ferme sui braccioli del seggio, osservava la pallida luce illuminare il motivo circolare al centro della stanza… farsi sempre più intensa e calda.
Si accarezzò la barba, meno curata del solito.
Aveva un’altra notte insonne alle spalle….Troppi pensieri. Troppe preoccupazioni.
Non erano certo le condizioni ideali per dormire.
Sentì la voce di Windu scorrere la lista dei maestri, mentre mormorii di assenso si alzavano tra le file dei jedi…
Il piano proposto era quasi banale, nella sua semplicità… e non si discostava molto da quanto avevano discusso nella sala degli anziani, dopo il consiglio del giorno precedente.
Non sapendo con precisione quale delle due strade li avrebbe portati alla risoluzione, la cosa più sensata era…batterle entrambe. Dunque, un maestro e una guarnigione di cloni sarebbero stati assegnati a ogni pianeta considerato “a rischio” , con l’ordine di ripiego in caso di necessità.
Contemporaneamente, su Endor si sarebbe consumata l’attesa.

…Maestro Koth… Seleucami…

…Maestra Unduli… Felucida …

…Maestro Vos… Mustafar…


Obi Wan scrutò lo sguardo deluso di Raken, escluso dall’operazione. Quando il maestro Windu aveva annunciato che le operazioni di imbarco delle truppe sarebbero avvenute il più presto possibile e che erano state decise per ogni maestro destinazione e numero di guarnigioni, Axelbi si era tanto repentinamente quanto avventatamente proposto per il sistema di Mustafar.
Vero era che lo conosceva molto bene…ma assegnare Raken alla guida di un esercito, per quanto fosse rimasto ancora molto abile nel combattimento nonostante le sue condizioni, sarebbe stata una mossa quantomeno azzardata.

Maestro Koon … Boz Pity…

Maestra Secura… Cato Neimoidia …



Neanche Anakin era stato menzionato nella missione. Era comprensibile…
Si era discusso molto sulla necessità di non perdere di vista l’obiettivo primario della congiura, oltre i risvolti che la stessa aveva portato alla luce. Di portare al sicuro il Cancelliere, la senatrice Mothma e Padmè…. E in molti credevano che Anakin avesse già provveduto a tal scopo, ignorando quanto si stava facendo con fatica per non destare sospetti.
Che non si riuscisse a tenerlo a freno… che l’assemblea continuasse a giustificare quei suoi atteggiamenti.
Solo l’ intervento di Obi wan aveva dato chiarezza alla situazione. E con amarezza mista a rabbia, aveva considerato che molti continuavano a giudicare senza realmente conoscere i fatti.
“Maestro Kenobi…”
Obi wan si riscosse, alzando lo sguardo: Windu doveva comunicargli la sua destinazione
“Per te c’è Endor.”
Il jedi annuì. Se lo aspettava.
Cosa c’è di meglio per il “Negoziatore” di una snervante attesa?
“Che la forza sia con voi…” disse quindi Yoda a tutti i partecipanti dell’assemblea.
Obi Wan osservò il lento scemare di jedi…. Nel giro di una giornata i primi avrebbero lasciato il tempio.
Sarebbero partiti a piccoli gruppi, per non destare sospetti, mentre i cloni sarebbero stati inviati sull’atmosfera di Naboo, dove vi era la certezza che i cospiratori non avevano agganci, per completare le procedure di imbarco. Infine da Naboo sarebbe avvenuta l’opera di smistamento delle truppe, comandate ognuna da un maestro.
Anche Obi wan decise di alzarsi: considerò che probabilmente sarebbe stato tra i primi a partire. Ma in quel momento Endor gli interessava poco….Inesorabile la sua mente correva ad Anakin. L’aveva lasciato sperando che riflettesse su quanto gli aveva detto… era fondamentale che ritrovasse la sua strada.
Aveva atteso le delibere di quel consiglio per parlargli: avrebbe così avuto modo di dirgli con precisione cosa stava accadendo.
Non era ancora riuscito a capire cosa pensassero Yoda e Windu al riguardo… Ma questa volta avrebbe corso il possibile rischio di mettersi contro gli anziani.
“Obi wan, tu sarai l’unico ad avere un compagno, su Endor.”
Le parole di Windu arrivarono inaspettate. Si voltò quindi sulla soglia, ad osservare i due maestri.
“Se riuscirai a intavolare una discussione civile con Skywalker comunicagli che è con te. Onestamente, non ti so dire se questa è una dimostrazione di fiducia nei suoi confronti ma…” Windu sospirò, prima di continuare “Se Iver si sente al sicuro, cosa assai probabile, potrebbe attendere il nostro arrivo su Endor. E noi abbiamo bisogno di lui”
Kenobi rimase in silenzio…era un’ ammissione, quella, di quanto fosse stata mal gestita l’attuale delicata situazione?
In parte. C’era di più.
Nella mente le parole della profezia….
L’equilibrio nella forza.
Se quella era la fine, poteva essere scritta solamente dal prescelto.
Obi Wan annuì, prima di parlare. “Avrei coinvolto Anakin anche contro il vostro parere, maestri.”
Yoda scese allora dal suo seggio. “Lo sappiamo. E in queste tue parole di sentire, mi sembra, l’arroganza del tuo vecchio maestro. E come molto tempo fa ti dissi, di quella bisogno non hai…” gli disse con due occhi bonari, strappando un sorriso al barbuto jedi.
Quindi si appoggiò con entrambe le mani al nodoso bastone. “Su Geonosis, invece, io mi recherò.”
“Geonosis?” Windu era perplesso “Geonosis non compare nei documenti, maestro Yoda…”
“Lo so bene. Ma non aver pensato a quel pianeta quasi ci costò la capitale, anni fa’…” valutò il vecchio jedi. “I congiurati potrebbero aver avuto bisogno di armi…”
“Ma maestro… proprio in seguito agli ultimi avvenimenti Geonosis è in mano a un governo nominato dal cancelliere Organa in persona…è impossibile che..” obiettò Obi wan, prima di essere interrotto.
“Un jedi sta, con molta probabilità, tradendoci sotto i nostri occhi…. In Senato coloro che al bene della galassia e dei popoli dovrebbero pensare mirano ad uccidere il cancelliere. Il lato oscuro tesse da anni le sue intricate trame…” Yoda lo guardò amareggiato: “Sicuro tu sei, Obi wan, che ci sia ancora qualcosa di impossibile?”

************


In fondo alla training aerea, inutilizzata a quell’ora del mattino, un’alta figura osservava intenta la rastrelliera occupata da decine di piccole spade laser: quelle che gli younglings usavano nelle lezioni con il maestro Yoda.
Alzando una mano, afferrò una lucente impugnatura, ornata ai lati da inserti verticali neri.
La rigirò, scrutandola con attenzione…così piccola tra le sue mani.
“Luke…usa questa, non è vero?” domandò Anakin quando sentì l’amico affiancarlo, e Obi Wan annuì. “Già. Perché è quella che assomiglia di più alla tua.”
“Gli ripeto sempre che la spada laser non è solo un’arma… ma l’estensione del nostro braccio. Noi stessi nel cristallo. E che da essa dipende la nostra vita…”
Il suo vecchio maestro lo guardò di traverso, inarcando un sopracciglio. “Beh detto da te, suona come una beffa…”
Anakin sorrise, mentre rimetteva al suo posto la piccola saber. “Si…credo tu abbia ragione…”
“Sono contento che tu sia qui…” gli disse dopo qualche istante il barbuto jedi. “Stavo venendo da te, agli appartamenti, quando ho percepito una presenza a dir poco inaspettata”
“Io… volevo scusarmi con te …” mormorò Anakin, alzando gli occhi dalla rastrelliera verso l’amico. “Mi dispiace, Obi wan…mi dispiace per quello che ti ho detto ”
Obi Wan rimase in silenzio, poi cominciò ad accarezzarsi la barba assumendo una finta aria pensierosa. “Non credo che tu debba scusarti. In fondo avevi ragione… io non sono come Qui gonn”
“Sai che non lo penso davvero…” si giustificò Anakin, ma Obi Wan proseguì . “Il buon vecchio Qui Gonn ti avrebbe gonfiato la faccia a suon di schiaffi, dopo un’uscita del genere”
Anakin lo guardò stupito… poi si mise a ridere imitato dopo poco da Obi wan, il quale percepiva chiaramente un turbamento di fondo, ma una maggior tranquillità nel suo ex padawan.
“So che c’è stato un consiglio…” azzardò il giovane, e Obi wan annuì. “Non credevo ti informassi su quanto accadesse al tempio”
“Infatti non lo faccio. Me l’ha detto Olympia… l’ho incontrata nell’hangar. Mi ha detto che c’è una gran tensione nell’aria…. Sembrava molto preoccupata….” Anakin osservò il volto stanco e tirato del suo maestro. “Anche tu lo sembri.”
Obi wan incrociò le braccia, sospirando: “Ci siamo, Anakin…”
Il ragazzo non rispose, attendendo che continuasse. “Iver è il nostro uomo…Gechter sta facendo il doppio gioco, o almeno così sembra. Il fatto è che non siamo sicuri di nulla. È l’incertezza a creare tutta l’inquietudine che avvolge il tempio.”
Anakin lo guardò senza capire.
“Abbiamo dei documenti che attesterebbero la lealtà di Gechter nei nostri confronti” iniziò a spiegargli Obi Wan “ma contemporaneamente sappiamo di strani movimenti su Cloud city di un fantomatico jedi….alla luce dei fatti, non riusciamo a capire se tali documenti siano falsi o meno…”
“Non può essere un altro, su Cloud city?”
“Nessuno sapeva di queste indagini…”
“Di cosa parlano i documenti?” domandò allora Anakin.
“Alykarnosh appoggerebbe Vilbaem nell’impresa di uccidere Organa…. ed Endor viene menzionato continuamente nelle missive…” Obi Wan si interruppe, e cercò lo sguardo di Anakin “Tu cosa deduci da tutto questo?”
“Deduco che se i documenti sono falsi…” gli rispose, incrociando le braccia “…sento un gran odore di trappola…”
Rimasero in silenzio, poi Anakin scosse la testa. “Dovevo immaginarlo…dovevo farmi delle domande da quel giorno in senato..”
“Se troveremo riscontro ai fatti, allora è stato lui a reclutare Ventress…a uccidere e trucidare Dana e Lucius…”
“..a rapire Padmè e i bambini..” concluse Anakin per lui, passandosi una mano sul viso. “Che cosa ha deciso il consiglio?”
“Di far scattare la trappola. E tu verrai su Endor con me.”
Il giovane jedi si voltò a guardarlo, poi fece una piccola risata ironica. “Fantastico… attaccato al tuo saio, neanche fossi un padawan. Mi hanno dato la balia…”
“Anakin, che ti aspettavi? Che dopo la tua sfuriata ti accogliessero al suono delle fanfare?”
Anakin non rispose… Obi wan lo vide serrare le labbra, percependo un fremito di rabbia.
“Non vederla come una “punizione”….Endor è il fulcro dell’operazione….”
“Era per questo che mi cercavi?” lo interruppe. “Per dirmi che adesso avete bisogno di me?”
Ma Obi Wan gli appoggiò una mano su una spalla. “No… ti cercavo per sapere se le mie parole ti avevano indotto a pensare”
Anakin gli lanciò un’occhiata, prima di sedersi in una delle panche che costeggiavano la parete della stanza.
“Non avevo bisogno che la forza me lo indicasse…” gli disse, guardandolo negli occhi. “Era lì, davanti a me. Erano lì. Sono loro a farmi rialzare la testa… sono loro che impediscono al buio di inghiottirmi…”
A quelle parole, a Obi wan tornò in mente la frase del maestro Yoda…

… la luce nella sua oscurità … una flebile fiamma …agonizzante… morente…

…non lasciamo che quella fiamma si spenga…


“Padmè. I tuoi figli. è per loro che hai sempre combattuto. Era a loro che mi riferivo, quando ti dissi di non gettare al vento tutto quello che avevi faticosamente costruito…”
Obi wan gli si sedette accanto, e Anakin si voltò verso di lui. “Io non voglio perderli, Obi wan.”
“Non succederà. Perché dovrebbe?”
Il giovane tirò un profondo respiro. “Quando sono arrivato a casa…. Ero furioso. E spaventato. Mi sono scagliato contro tutti…contro Leia…contro Padmè, anche se avessi già capito che non stava bene. Le ho urlato contro… l’ho presa per le braccia…l’ho spaventata.”
Obi wan era attonito… ma fu colpito dagli occhi di Anakin, nei quali lesse una profonda…paura. “Non voglio che succeda di nuovo… Costi quel che costi…”
“È per questo che ti tormentavi?” lo incalzò il maestro. “È per questo che credi sia stata colpa tua?”
Anakin non rispose. “Non le ho fatto del male… non potrei mai. Ma…”
“Padmè avrebbe perso comunque il bambino….” gli disse perentorio.
“Una bambina” lo corresse il giovane “…sai Obi Wan, era una bambina…” Il barbuto jedi sentì la voce dell’amico addolcirsi, mentre guardava le sue labbra incresparsi in un sorriso.
“…i droidi me l’hanno fatta vedere. Così piccola…ma perfetta….”
Anakin appoggiò la testa al muro, cominciando a fissare un indefinito punto del soffitto della training area, mentre Obi Wan ascoltava incapace di replicare…sentendosi schiacciato dal dolore dell’amico. “Quando mi hanno detto che era una bambina, non ho potuto fare a meno di pensare a quante volte Padmè me l’aveva ripetuto… e ai bambini, Leia soprattutto… a quante volte ci avevamo scherzato…”
Obi Wan sentì la voce dell’amico incrinarsi, e potè vedere le lacrime scendere sul suo viso.
“L’avevano messa su un piccolo lettino…era rannicchiata su un fianco. Sembrava che dormisse…”
Poi Anakin abbassò la testa…e dopo qualche istante il suo corpo venne squassato dai singhiozzi.
“Oh…andiamo. Vieni qui…” lo incoraggiò Kenobi, mettendogli un braccio intorno alle spalle a attirandolo contro il proprio petto. Anakin allora continuò il suo pianto liberatorio, e Obi wan non poté fare a meno di tornare indietro nel tempo, quando Anakin era appena arrivato, privato di ogni affetto compreso quello dell’unico uomo che aveva creduto in lui, Qui gonn.
Quando durante i primi addestramenti Anakin si scoraggiava facilmente, ma cercava di essere più grande e più forte di quanto volesse.
E spesso la sera lo sentiva piangere silenziosamente…. allora Obi Wan lo abbracciava anche se sapeva di non poterlo fare…ma voleva dannatamente bene a quel bambino.
Lo abbracciava per farlo sentire meno solo.
Lo abbracciava perché nelle lacrime di Anakin vedeva anche quelle che lui non aveva mai versato…le lacrime che non aveva pianto per Qui gonn…e consolando lui consolava un po’ anche se stesso.
Sorrise, guardando quel marcantonio che era diventato Anakin piangere contro il suo petto…
“Dai, ora basta, ragazzino” lo spronò Obi Wan facendolo rialzare, e Anakin si asciugò veloce gli occhi.
“Hai già pensato a un luogo sicuro dove portare Padmè e i bambini?” gli domandò, una volta che si fu calmato. “Dopo quanto mi dicesti al tempio, volevo solo portare Padmè e i piccoli il più lontano da Coruscant…poi…” Anakin si interruppe un momento “Nessun posto mi sembra sicuro, se ripenso a ciò che è successo a Naboo…”
Obi wan allora si alzò. “Voglio che tu te ne vada, e che pensi a mettere al sicuro la tua famiglia….”
Anakin lo guardò in silenzio. “Non ce la farai da solo su Endor, maestro.”
“Io non ti sto escludendo. Ti sto dando del tempo….anche io tengo a loro più di quanto non immagini. E…” Obi wan sorrise “Non puoi certo riportare l’equilibrio nella galassia, se prima non lo riporti nella tua vita…e in te stesso.”
Anche Anakin sorrise di rimando. “Ti caccerai nei guai prima o poi Obi wan, lo sai?”
“Sarebbe un’esperienza da provare” lo canzonò.
Insieme si avviarono all’uscita della training area, ma a metà strada Anakin si fermò.
“Il tuo motivo, Obi wan.”
Il maestro inarcò un sopracciglio.
“Dopo la morte di Qui Gonn… che ti ha permesso di andare avanti.”
“Già…il mio motivo.” Gli disse dopo qualche istante, sorridendo. “Il mio motivo era una promessa…e aveva le fattezze di un ragazzino biondo dai vivaci occhi azzurri che faceva lo schiavo su Tatooine.”
Anakin spalancò gli occhi, sorpreso, e Obi Wan gli appoggiò una mano sulla spalla.
“Chiudiamo la partita, ragazzo. Qui si tratta di restare o fuggire…la scelta è solo tua.”
Ma l’amico lo guardò con determinazione. “Ci vediamo su Endor”
Obi Wan sorrise. “Ci vediamo su Endor”
Anakin proseguì, oltrepassando la soglia e incamminandosi nel lungo corridoio, arrivando infine all’hangar e al suo speeder.

…Il mio motivo aveva le fattezze di un ragazzino biondo dai vivaci occhi azzurri che faceva lo schiavo su Tatooine…

Era lui il suo motivo…non poteva deluderlo ancora.
Non voleva deluderlo ancora.
Ma ora nei suoi pensieri solo i bambini…
Solo il suo angelo, che l’aveva salvato ancora una volta.
Un posto sicuro…
Quando entrò nei suoi appartamenti, scorse Padmè ridere di cuore, divertita da qualcosa che si stava svolgendo sulla terrazza. Si avvicinò silenzioso e da dietro prese le mani di sua moglie, stringendola contro di se, appoggiandole il mento su una spalla mentre lei, colta di sorpresa inizialmente, si abbandonava nel suo abbraccio.
E finalmente Anakin potè ridere di quanto accadeva sulla balconata, ovvero i goffi tentativi di C3PO di fingersi un malvagio, sottostando così al volere del gioco ideato dai gemelli che prevedeva il salvataggio della piccola Leia dalle grinfie di un cattivissimo droide/ governatore della quarta luna di Yavin da parte di un agguerritissimo Luke.
Di certo, 3PO non era molto credibile come perfido antagonista… Sorridendo, Anakin non potè fare a meno di pensare a quando l’aveva ideato e assemblato, tanti anni prima…. E all’improvviso…

…che faceva lo schiavo su Tatooine…

…“Se mai ti dovesse servire qualcosa… beh, sai dove trovarmi…”

…Lars…

…Tatooine…


Tatooine.


*************

Olympia percorse a passo veloce il camminatoio esterno che costeggiava l’ampio cortile sul retro del tempio.
Ricordava ancora nitidamente quando dal dormitorio si affacciava a guardare le truppe di cloni marciare, pronte a seguire i maestri nelle missioni che avrebbero portato alla fine della guerra contro i separatisti, anni prima.
Ora il cortile era vuoto, solo una piccola navetta in attesa. Il motivo per il quale si stava dirigendo alle terrazze di meditazione.
Obi Wan era lì, ad occhi chiusi, le mani incrociate dietro la schiena…
“Maestro Kenobi…” iniziò cauta. Il jedi non si mosse… ma poco dopo la ragazza lo vide muoversi, e un forte respiro risuonò nella quiete della meditazione.
“Dimmi pure Olympia…” la incoraggiò voltandosi verso di lei.
“È arrivato il vostro trasporto… per Naboo.”
Il jedi sorrise. “Uhm…finalmente. Temevo che non volessero più farmi partire…”
Le procedure di imbarco e sbarco avevano richiesto più tempo del previsto, in effetti. Ma dopotutto, dovevano aspettarselo: le operazioni militari avevano sempre sottratto molto tempo in condizioni normali…figurarsi in un regime nascosto come quello in cui si muovevano ora.
“È vero ciò che si dice del maestro Gechter?" gli domandò Olympia mentre insieme si avviavano al cortile. Doveva assolutamente parlare: restare in silenzio avrebbe celato malamente tutto l’imbarazzo nel trovarsi sola con lui.
“Si…” disse dopo qualche istante “Temiamo che Iver ci stia tradendo. In Senato ci sono dei congiurati che vogliono la morte del Cancelliere. E forse Gechter li sta aiutando… “

E la cosa più grave è che l’abbiamo messo noi nelle condizioni di farlo…

Ma Olympia scosse la testa “Il maestro Gechter è il jedi più puro che abbia mai conosciuto…”
La ragazza cercò gli occhi verdi di Obi wan, “è…è stato il mio maestro…tutto quello che so lo devo a lui…”
“Le persone cambiano, Olympia. Il lato oscuro potrebbe aver corrotto Iver…”
“Non ci credo! Non ci crederò finché non lo vedrò con i miei occhi..”
“Spero che questo non accada” le disse Obi wan con voce stanca “Spero che tu non debba vederlo con i tuoi occhi…”
La jedi rimase in silenzio, prima di continuare. “Non siete preoccupato?” gli chiese ancora. “Endor potrebbe rivelarsi una trappola… una fossa scavata ad arte per attirarvi dentro…”
Olympia non riuscì ad arrestarsi, e le parole uscirono dalla sua bocca come un fiume in piena. “Trovo che il consiglio stia sbagliando. Non potete andare solo… non riesco a credere che vogliano prendersi un rischio di questa portata!”
Obi Wan spalancò gli occhi, e posò uno sguardo stupito sul viso della giovane che lo affiancava.. e Olympia arrossì violentemente, temendo di aver parlato a sproposito. Ma dopotutto, uno dei suoi peggior difetti era di non riuscire mai a contare fino a dieci prima di parlare.
Il maestro jedi rimase in silenzio, ma poi scoppiò a ridere, strappando un sorriso anche alla ragazza.
“Non preoccuparti, Olympia…il consiglio ha valutato la questione, e non dimenticare che il tutto potrebbe risolversi in semplici arresti.”
Arrivarono al cortile, e un soldato salutò Obi Wan, mettendosi sull’attenti.
“Tu resterai su Coruscant?” gli chiese a pochi passi della pedana d’accesso al mezzo.
Olympia annuì, e il jedi proseguì. “Allora ci vediamo al mio ritorno. A meno che tu non faccia come sei anni fa…” Obi wan rimase in silenzio, e la ragazza sorrise imbarazzata, abbassando lo sguardo. “…quando rientrando al tempio venni a sapere che eri partita con la tua padawan….”
Obi Wan mise un piede sulla pedana, intenzionato a salire sullo speeder.
“Maestro Kenobi”
Il jedi si voltò, e incrociò gli occhi preoccupati della giovane.

Non ero partita, Obi Wan…ero scappata… scappavo da un amore impossibile…dal voler dirti quanto ti amassi…quanto ti amo…e forse non riuscirò mai a dirtelo…

“Che la forza sia con voi, maestro Kenobi” riuscì soltanto a dire.
“Che la forza sia con te, Olympia…” rispose Obi wan, prima che il piccolo trasporto si alzasse da terra per scomparire tra le sfumature del cielo di Coruscant.



*******

“Cosa fai?” chiese dolcemente Anakin a Luke, piegandosi mentre entrava nella piccola camera che i Lars avevano sistemato per i gemelli.
Quando erano partiti per Tatooine, ai bambini era sembrata l’inizio di una strana avventura… Durante il viaggio Anakin aveva raccontato loro del pianeta e di Owen e Beru, e i gemelli avevano accettato con entusiasmo la scoperta di questi nuovi zii, anche se Anakin aveva aggiunto che non avrebbe potuto trattenersi molto lì con loro, rovinando in parte la gioia dei bambini.
E finché era stato lì, aveva avuto il tempo di accertarsi che su Tatooine non ci fosse davvero alcun pericolo.
Ma quella sera, sul suo starfighter, aveva trovato un messaggio di Obi wan: il suo maestro stava muovendo su Endor.
Era dunque arrivato il momento di andarsene.
“Stavo pensando a una cosa…” rispose serio il bambino, seduto sul piccolo letto.
“Me la vuoi dire?”
Luke lo guardò di sottecchi. “Non vuoi che torno al tempio?”
“Certo che lo voglio”
“Allora perché scappiamo?”
Anakin rimase in silenzio. “Delle persone vogliono farvi del male. E io cerco di impedirlo.”
“Vogliono fare del male anche a te?”
Il ragazzo annuì. “Se non fanno del male prima a me, non riuscirebbero a farne a voi… Perciò sarò ben contento di farmi dare una bella strigliata per primo…” rispose sorridendo Anakin.
“Morirai, papà?”
Anakin lo guardò, sostenendo la serietà incredibile del bambino. Poi si voltò verso la porta alle sue spalle. “Avanti signorina, vieni fuori…”
Leia si affacciò timidamente sulla soglia, e Anakin la prese in braccio, mettendola seduta vicino al gemello. “Come hai fatto a sapere che ero lì?”
“È un po’ difficile prendermi alle spalle…” le disse con sorriso sornione.
Leia lo guardò, poi si voltò verso Luke.
“Papà non può morire. Papà è il più fortissimo di tutti”
Anakin si mise a ridere, poi si strinse i piccoli a sé.
“Devo andare via…” disse loro piano.
“Ma perché?” domandò sua figlia. “Non stai bene qui con noi e con lo zio Owen?” lo incalzò Luke.
Ma Anakin scosse la testa.
“Vorrei restare…non sapete quanto. Ma Obi Wan ha bisogno del mio aiuto…e io non posso lasciarlo da solo.”
I gemelli rimasero in silenzio, e Anakin chiuse gli occhi, stringendoli e baciando la testolina bionda di Luke… i morbidi ricci di Leia.
Avrebbe mai saputo dimostrare ai suoi figli quanto li amasse? Le parole non sarebbero mai state sufficienti…
Li amava.
Li avrebbe sempre amati. Sempre.
“Vi voglio bene, bambini…” mormorò ai suoi figli “E prendetevi cura della mamma, finché io sarò via..”
Il giovane fece loro un’ultima carezza, e Leia alzò gli occhi su suo padre. “Allora papà possiamo dormire con mamma, adesso!!”
Anakin sorrise, annuendo “Certo che si… lo dirò io alla zia Beru. Andate ora…”.
Ma i gemelli rimasero ancora un attimo a guardarlo. “Tornerò presto, ve lo prometto.” Li rassicurò, vedendo la loro riluttanza.
Quando uscirono dalla stanza, Anakin considerò che non era sicuro di riuscire a mantenere quella promessa…
Salì quindi le scale e si avviò verso l’uscita della casa: sopra la sua testa, il cielo limpido faceva bella mostra delle sue stelle…e a poca distanza l’oscurità del deserto avvolgeva l’esile figura di Padmè
“Obi Wan è in viaggio verso Endor” le disse piano, cercando i suoi occhi
La giovane sospirò. “Lo immaginavo….”
“Amore ascoltami…” le disse con dolcezza dopo un interminabile silenzio, prendendole il viso tra le mani. “Ascoltami, per favore…è importante. Questa è la resa dei conti, Padmè… e dobbiamo pensare anche al peggio…”
“No…” gli rispose decisa, scuotendo la testa. “Perché vuoi che sia un addio? Perché vuoi renderlo un addio?”
“Non voglio che sia un addio….cerco di essere realista.”
“Ho convissuto per anni con la guerra, Anakin.” Gli disse con rabbia, liberandosi dalla sua presa. “Ho visto la mia terra invasa. Ho visto le bombe esplodere su Coruscant. E sentito le voci…i mormorii che nei corridoi ti davano per morto, senza poter reagire. Ma la mia forza Anakin, veniva da come sapevi rassicurarmi ogni volta, prima di partire. Non hai mai pensato al peggio…non sei mai stato “realista”…”
Anakin rimase in silenzio.
“Perché mi stai facendo questo?” le parole di Padmè uscirono quasi in un sussurro, questa volta, andando ad unirsi al vento del deserto. “Ti stavo perdendo, e ti ho appena ritrovato…non voglio perderti di nuovo…”
Suo marito allora le si avvicinò, ma Padmè gli puntò le mani sul petto.
“Non farlo. Ti prego non farlo…”
“Non posso abbracciarti?”
Padmè scosse la testa. “Se mi abbracci, non sarò più in grado di lasciarti andare…”
Anakin la guardò…si limitò ad allungare una mano e accarezzare il viso della moglie.
“Non è così… non mi perderai di nuovo...stavo annegando, Padmè, e tu mi hai salvato…Ti sembra poco?”
“Se è destino che io debba perderti, mi sembra niente…”
“Ma non potrai mai perdermi, Padmè…” Anakin fece un passo verso di lei, sollevandole il mento per farsi guardare. “Perché potranno spegnersi le stelle e i soli smettere di sorgere…perché tutto potrà sembrare un sogno, o un incubo…o il mio animo corrotto e carico d’odio potrà appropriarsi del mio corpo…del mio potere, senza che io riesca a impedirlo…”
A Padmè tornarono in mente i momenti vissuti a Coruscant, quando Anakin era piombato a casa, privo di qualsiasi controllo….
“Potrà sembrarti la fine, ma tu non mi avresti perso comunque…” continuò il jedi, avvicinandosi ancora “ Perché il mio cuore, Padmè…il mio cuore resterà per sempre nelle tue mani… e allora io non sarei perduto. E tu mi avresti salvato. Ancora una volta…”
Padmè si morse il labbro, alzando gli occhi e portando indietro la testa, come a voler impedire alle lacrime di scendere.
“Posso abbracciarti ora?” le mormorò all’ orecchio… e le difese che la giovane aveva faticosamente innalzato per farsi forza crollarono sotto l’insostenibile peso di quel sussurro.
Gli posò le mani sul viso, baciandolo con trasporto… avrebbe voluto che non se ne andasse… avrebbe voluto…

…Non andare…non andare…

Quando si separarono, Anakin la tenne stretta a sé, appoggiando la fronte contro quella di lei.
“Non meritavi che ti facessi soffrire così…gli angeli non dovrebbero conoscere il dolore…”
“Io non ho rimpianti, Anakin…” gli disse in un sorriso “Rifarei tutto quello che ho fatto… lo rifarei all’infinito…”
Padmè appoggiò la testa sul suo petto, incapace di separarsi da lui…da quelle braccia che la cullavano in quella calda…assurda notte.
“Tornerai…lo so che tornerai” gli disse piano “Perché Luke dovrà averti vicino, quando sarà un uomo…perché Leia non te lo perdonerebbe…”
“E vedremo i bambini crescere, mentre noi diventeremo due vecchi rompiscatole…” disse Anakin ridendo…strappando un sorriso alle lacrime della ragazza.
“Ti ho fatto una promessa quella notte, Padmè…e farò del mio meglio per mantenerla” le ricordò il jedi dopo qualche istante, cercando i suoi profondi occhi nocciola.

…Permettimi di ridarti ciò che le mia paure ti hanno portato via…

Padmè annuì “…e tornerai perché io non ce la faccio senza di te…”
Un dolcissimo bacio unì le loro labbra l’ultima volta.
“Vattene ora, altrimenti davvero non sarò più capace di lasciarti andare…” disse Padmè, allontanandosi da lui di qualche passo…ma senza lasciare le sue mani.
“Ti amo…”
“Ti amo anch’io… tantissimo… ”
Il giovane si allontanò, e anche le loro mani si divisero.
“Anakin”
La sua voce lo fece voltare verso di lei.
“Un’unica anima….” gli mormorò, e Anakin annuì, regalandole uno dei suoi disarmanti sorrisi.
“Per questo non possiamo perderci”

 

 


 

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** ATTO II - Capitolo 13 ***


Nuovo capitolo, e scusate per la lunga pausa.

 

Come sempre, prima i ringraziamenti:

 

grazie a Darth Harion, Chaosreborn, padmeskywalker e Silvì (si, il gioco dei gemelli è una citazione a Episodio IV e no, onestamente non ricordavo proprio la canzone di Moulin Rouge^^)

 

 

Buona lettura

 

***********

 

Capitolo 13

 

Una fitta nebbia era calata sulle foreste di Endor.

Una nebbia densa, di quelle che ti penetrano nelle ossa…Che ti fa dubitare perfino della persona distante appena un’occhiata da te.

La vegetazione pullulava di sagome… ombre silenziose che con movimenti secchi e ben precisi prendevano posizione nei luoghi assegnati, scrutando con binocoli infrarossi che lasciavano spettrali scie tra le fronde… nascondendo e occultando mezzi di trasporto.

Se Obi wan non avesse saputo che tutto quel movimento attorno lui era opera dei cloni, probabilmente si sarebbe sentito a disagio.

Dopotutto, anche il clima si divertiva a metterli in difficoltà.

 

Dove diavolo si è cacciato?

 

Obi wan si guardò intorno, estendendo le sue percezioni. “Vado a dare un’occhiata qua intorno” gli aveva detto Anakin, prima di addentrarsi nella foresta e scomparire nella nebbia.

Ma erano ore che “dava un’occhiata” lì intorno… Obi Wan sospirò, stringendosi nel saio intriso di umidità:  quando finalmente fosse riuscito a capire cosa passava nella testa di quel ragazzo, probabilmente sarebbe stato troppo vecchio.

 “Generale Kenobi, signore”

Obi Wan posò due occhi stanchi sul clone in suite mimetica che gli aveva appena rivolto la parola.

“I quadranti nord/ nord ovest sono stati perlustrati per intero, signore, ma con esito negativo.”

Il jedi annuì. “D’accordo…proseguite come da programma” ordinò poi, e dopo un rapido attenti, il clone corse via, diretto verso la squadra a lui assegnata. Obi Wan lo vide stringere il pugno sinistro, poi indicare con precisione dei soldati; infine, serrare due dita insieme e in un gesto secco indicare di fronte a lui e alla sua destra, prima di sparire là dove la selva si infittiva.

Lentamente si avvicinò al suo starfighter e ordinò a R6, l’astrodroide dell’intercettore, di avviare la comunicazione con l’incrociatore Ares , in attesa di ordini a poca distanza dal pianeta.

Poco dopo la tremula figura del capitano Anders apparve con un guizzo sulla holocam.

“Generale Kenobi…”

“Capitano Anders, come procede?”

“Tutto estremamente tranquillo, signore, solo alcuni cargo e dei civili. Ci stiamo annoiando, quassù” concluse ironicamente l’ufficiale, e Obi wan sorrise.

“D’accordo, cercherò di trovarvi qualcosa da fare” ribattè il jedi “nel frattempo, occhi bene aperti e non esitate a contattarmi se succede qualcosa di significativo”

“Agli ordini, signore” furono le ultime parole del clone, e l’ologramma scomparve.

Le trasmissioni radio erano state sospese, su Endor, per rendere minimi i rischi di possibili intercettazioni. L’unico canale di comunicazione permesso era quello che dal pianeta metteva in contatto Obi wan con l’equipaggio a bordo dell’Ares, il quale poi avrebbe pensato a rigirare le informazioni a Coruscant, al tempio.

Anche se di informazioni ce n’erano ben poche, a dirla tutta.

Stava scollegando il comlink quando sentì qualcuno avvicinarsi, alle sue spalle.

“Si può sapere dov’eri?”

Anakin lo guardò inarcando un sopracciglio. “Te l’ho detto, ho dato un’occhiata qui intorno…”

gli rispose con la bocca piena, intento  a masticare qualcosa. “E…”

“Cos’è quella roba?” domandò Obi Wan, interrompendolo, guardando con curiosità mista a disgusto un panetto di color verde marcio che Anakin stringeva nella mano destra…e che con ogni probabilità era l’oggetto su cui lavorava la sua mandibola. “Oh, vuoi assaggiare?” ribattè Anakin, porgendoglielo “E’ ottimo. L’ho preso…”

Ma Obi Wan scosse la testa “Anzi no…ci ho ripensato. Non dirmi né cos’èdove l’hai preso. Dopo averti visto mangiare vermi a Jabiim, potrebbe essere qualsiasi cosa…” il jedi si interruppe, e Anakin si mise a ridere “E non venirmi a tirare fuori la storia della forza vivente” aggiunse dopo qualche istante, mentre Anakin finiva in un sol boccone il suo cibo e lo affiancava.

“Beh comunque ti dicevo…” cominciò il giovane, e Obi Wan alzò una mano “Aspetta, credo che tu debba sapere cos’è successo mentre davi un’occhiata qui intorno…”

Anakin lo guardò di sottecchi, poi sospirò. “D’accordo. Dimmi tutto.”

“I cloni hanno finito di perlustrare i quadranti nord e nord ovest, senza esito significativo.” Lo informò Obi Wan “Quindi ora ci recheremo a est, dove le sentinelle hanno individuato ampie radure in mezzo alla vegetazione, punti ottimali per degli eventuali atterraggi.”

“Benissimo…un’altra giornata di interessante esplorazione….” Commentò Anakin con sarcasmo, e Obi wan si strinse nelle spalle.

“Che novità ci sono sugli altri fronti?” chiese quindi il jedi “Che notizie arrivano?”

“Non ne arrivano, per il momento” rispose Obi wan mentre saliva su una swoop bike, imitato da Anakin “Ma è solo questione di tempo. Presto avremo un quadro completo della situazione.”

“Io invece sono stato  a sud.” disse Anakin “E…”

“Generale Skywalker, generale Kenobi, noi siamo pronti”

Un soldato attirò l’attenzione di entrambi: dietro di loro, tra la vegetazione, almeno un centinaio di  cloni in attesa.

“Loro circonderanno l’area, e ci aiuteranno a esaminarla” spiegò Obi wan velocemente all’amico. E prima di addentrarsi nel bosco, il jedi tornò a rivolgersi ad Anakin. “Cosa c’era a sud?”

Ma questi si strinse nelle spalle. “Te lo racconto dopo…tanto ne avrò tutto il tempo…” sospirò laconico mentre guardava l’infittirsi degli alberi.

 

******

 

Nella biblioteca del tempio, Olympia osservava i padawan svolgere le loro ricerche nel silenzio più assoluto, rotto di tanto in tanto da bisbigli o risatine.

Aveva appena parlato con il maestro Windu, nella “casa degli anziani”, che l’aveva aggiornata su quanto stava accadendo.

Il maestro Yoda stava volando verso Geonosis, con la speranza di non trovare riscontro ai suoi dubbi, ma da troppi pianeti ancora non erano arrivate informazioni utili. Compreso Endor.

E se entro poche ore non avesse ricevuto materiale su cui lavorare, avrebbe indetto un briefing tramite le holocam: quel buco informativo stava creando troppa inquietudine.

Ed era l’ultima cosa che potevano permettersi.

Sospirando, pensò a come non era riuscita a celare un certo sollievo quando Mace le aveva comunicato che assieme a Obi wan si trovava anche Anakin…

Un tocco sul suo braccio la fece sussultare.

“Maestra Olympia” iniziò il ragazzino, un padawan di circa dodici anni. “Maestra Olympia, qualcuno sta cercando di contattare il tempio. I canali holonet  segnalano insistentemente  una chiamata in entrata da parecchio, ormai…”

“Dov’è la maestra Nu? È lei che si occupa delle trasmissioni” rispose Olympia, guardandosi intorno.

“Non riesco a trovarla…però ho trovato voi. E ho pensato che fosse lo stesso…”

La giovane annuì. “D’accordo, ci penserò io. Hai fatto bene a chiamarmi.”

Il padawan si congedò, e con rapidi passi Olympia raggiunse il sofisticato pannello di ricezione della rete holonet. In effetti, i dispositivi indicavano un discreto numero di richieste di contatto a intervalli regolari.

Olympia digitò i suoi codici personali accedendo così alla rete… dopo qualche istante, un’immagine comparve sul monitor.

“Salute, giovane jedi” esordì la longilinea e pallida figura.

“Primo ministro Lama Su…” mormorò stupita la ragazza: tutto si sarebbe aspettato meno che una comunicazione della più alta carica di Kamino. “Salute a voi, primo ministro..” rispose quindi, non ancora ripresasi dalla sorpresa iniziale. “Che cosa vi porta a chiedere consiglio ai jedi?”

“Avrei piacere di conoscere, mia cara amica, che cosa hanno deciso gli anziani riguardo le modifiche  che il vostro jedi aveva intenzione di far apportare ai cloni e delle quali abbiamo parlato nel nostro incontro, diversi giorni fa…”

Olympia rimase di sasso.

L’esercito di cloni era impegnato nei vari sistemi assieme a un folto numero di jedi… chi si era recato su Kamino? E che tipo di modifiche voleva far apportare?

“Scusate, primo Ministro. A me non risulta che qualche maestro abbia richiesto di potervi incontrare…” obiettò la ragazza.

“Che cosa strana” valutò Lama Su, portando con un lento e aggraziato movimento la mano sul mento. “Eppure il maestro Sifo Dyas sembrava molto sicuro delle sue richieste…”

A quel nome, a Olympia si gelò il sangue nelle vene. “Primo ministro, il maestro Dyas è scomparso da quasi venti anni…”

Ma inaspettatamente, il kaminoano iniziò a ridere. “Sapete, per questo ero rimasto totalmente sorpreso quando me lo sono trovato di fronte. Ricordavo bene quando si era presentato, tanti anni fa, per commissionare l’esercito… come ricordavo alla perfezione le parole del maestro Kenobi riguardo alla triste sorte di un così valido jedi.” Spiegò con studiata calma Lama Su. “Ma il maestro Dyas ha preso con molta ironia la notizia, giustificando quanto accaduto con un terribile equivoco”

La ragazza deglutì a fatica. “E che cosa ha chiesto, il maestro Dyas?” domandò quindi.

“Abbiamo molto discusso dei motivi che lo spinsero a commissionarci i cloni…di come si sia rivelata una mossa fondamentale, per la sopravvivenza della Repubblica Galattica. Ma principalmente era interessato alla mappatura genica dei nostri cloni e al background militare che viene inserito loro durante le fasi di crescita…ha parlato di alcuni aspetti che voleva controllare per valutare delle modifiche, ma non ho ancora ricevuto notizie in merito…”

Olympia rimase in silenzio, un subdolo tarlo a roderle dentro la testa.

“Maestra, vi vedo angosciata…ho per caso scelto un momento poco opportuno?”

“Primo ministro, che…che aspetto aveva il maestro Dyas?” domandò invece di rimando la giovane, ignorando quanto chiesto dal kaminoano.

“Oh, un bell’uomo, senza ombra di dubbio…alto, atletico…sembrava che per lui il tempo non fosse trascorso. Sapete, ora che mi ci fate pensare…” Lama Su rimase in istante in silenzio. “..era esattamente uguale a quando lo incontrai la prima volta….”

Era quello che Olympia voleva sentirsi dire. “Invieremo qualcuno al più presto, Primo Ministro.” Lo informò la jedi, e il volto del kaminoano parve illuminarsi.

“Allora avete deciso, riguardo le modifiche…”

“No. Servirà nel caso il maestro Sifo Dyas dovesse ripresentarsi…”

Lama Su parve non capire.

“…per arrestarlo” concluse la ragazza, prima di spegnere la comunicazione.

 

******

 

In senato regnava una strana quiete.

Non vi era il solito vociare  polemico, né l’abituale malcontento che accompagnava il termine delle sedute.

A volte è difficile mettersi d’accordo con sé stessi. Figurarsi una confederazione di sistemi stellari, ognuno con i propri problemi e le proprie pretese.

L’unico suono, nel corridoio deserto, era quello dei suoi stessi passi.

Tutta quella tranquillità era dovuta alla cancellazione di gran parte delle sedute, vista l’assenza del cancelliere supremo.

Ufficialmente Organa era in viaggio verso Aldeeran a causa di problemi di salute.  In realtà, protetto da alcuni jedi in incognito, diretto chissà dove.

Così come la senatrice Mothma.

E la moglie di quel bamboccio di Skywalker.

Dovevano essere messi al sicuro.… dopotutto erano l’obiettivo di una terribile congiura.

La figura incappucciata non riuscì a trattenere un sorriso.

Tutto quello che il suo maestro Lord Sidious aveva ideato stava finalmente arrivando al compimento, grazie al suo operato...

Mesi e mesi, durante i quali aveva osservato. Spiato. Riportato, con dovizia di particolari.

Durante i quali aveva represso sé stesso, lasciando allo stesso tempo accrescere la sua rabbia…il suo odio…le sue pulsioni. Pensando al momento in cui avrebbe potuto lasciarsi andare.

A quel momento, verso il quale si stava avvicinando con lenti, studiati passi.

Scorse alla fine del corridoio l’ufficio del cancelliere, presidiato dalla sua guardia personale. I soldati si misero sul chi va là quando lo videro avvicinarsi.

Con soddisfazione ripensò a quando aveva plagiato Vilbaem tramite la potenza del lato oscuro, inducendolo a compiere ciò che solo nelle sue fantasie più recondite e perverse aveva sognato di fare: destituire Organa e prendere il potere, portando la Repubblica al tracollo.

A come gli aveva forzato la mano, convincendolo che solo con degli omicidi sarebbe riuscito nel suo intento…la mente di Vilbaem si era rivelata il terreno ideale per quel raffinato lavoro di condizionamento.

Era davvero un peccato che il senatore non avesse più ricordi del loro incontro.

Per non parlare del sublime piacere provato di fronte al senso di impotenza dei jedi, sempre così sicuri e arroganti.

A come li aveva indirizzati nella direzione prevista da Lord Sidious, grazie ai documenti comprati su Cloud city, portandoli a sparpagliarsi per la galassia.

Soli, con le loro truppe di cloni…

Avevano creduto di reggere le redini del gioco… in realtà erano sempre stati semplici pezzi della scacchiera allestita dal suo maestro.

Poco reattive, per essere guardie scelte… pensò sarcastico mentre utilizzando la forza sbatteva contro le pareti del corridoio i due soldati, che si accasciarono senza un gemito.

Scavalcandoli, si avvicinò all’ingresso: la porta era serrata, protetta da codici di sicurezza.

Estrasse allora una tessera e la infilò nel dispositivo di riconoscimento che solo dopo una lunga attesa diede il via libera all’ingresso.

E mentre la porta si richiudeva alle sue spalle, una voce metallica dava il benvenuto al cancelliere Palpatine.

Osservò per un istante l’elegante ufficio: tutti quegli anni di attesa… e ora, finalmente a un passo dalla fine.

A un passo dall’inizio.

Ogni piccolo particolare si sarebbe incastrato alla perfezione creando un unico, magnifico disegno di morte e distruzione…Tante gocce, che insieme avrebbero creato il fiume in piena che rompendo gli argini avrebbe spazzato via ogni singolo jedi… e dato il potere a lui.

A lui e al suo maestro, che con tenacia l’aveva inseguito per anni e finalmente, grazie al suo aiuto, avrebbe ottenuto….

E una volta che i jedi si fossero uniti alla grande forza vivente, anche Skywalker avrebbe pagato con il suo sangue ogni colpa di cui si era macchiato.

Lentamente si avvicinò alla scrivania, portandosi di fronte all’holocam: come avevano funzionato gli identificativi un tempo appartenuti al suo maestro per entrare, non ci sarebbero stati problemi per quelli riguardanti le comunicazioni.

E infatti dopo un breve attendere, l’ologramma del capitano Wilmer Anders comparve nell’oscurità dell’ufficio.

“Capitano Anders…” esordì mentre si toglieva il cappuccio.

“Signore, siete voi…”

“Il tempo è giunto, capitano…” Scandì le parole, assaporandole… “I jedi sono divenuti una grave minaccia per la sicurezza della Repubblica …ed è arrivato il momento di fermare il loro astuto quanto ardimentoso complotto, del quale io sono venuto a conoscenza…”

Si interrupe un istante, mentre Anders attendeva.“E che voi eseguiate ciò per il quale siete stati creati…”

“Siamo ai vostri ordini”

Si…ai miei ordini…

Lui parlava a nome della Repubblica, in quel momento.

E i cloni erano agli ordini della Repubblica, non dei jedi.

Presto avrebbe richiamato i soldati in attesa su Naboo e questi sarebbero arrivati a Coruscant, occupandola.

La città sarebbe stata presidiata.

Il tempio andato distrutto.

La gloria dei sith si stava avvicinando… la vendetta a lungo attesa si sarebbe compiuta.

Ma prima…

“Capitano Anders…”

Un ghigno si dipinse sul suo volto.

“Eseguite l’Ordine Sessantasei”  disse tutto d’un fiato.

 

*******

 

…Alberi…

 

…Foglie…

 

…Foglie…

 

…Alberi…

 

Anakin spense la spada laser con un sospiro, riattaccandola alla cintura, mentre intorno e dietro di lui i cloni si adoperavano per tenere sotto controllo ogni punto delle radure.

Scostando dei rampicanti, proseguì ancora qualche passo, fino a che non fu costretto a fermarsi: di fronte a lui la foresta terminava in una estesa frattura nella roccia che precipitava verso il cuore di Endor e della quale non si vedeva la fine.

“Anakin i cloni hanno termina…Hey!” esclamò Obi Wan, fermandosi appena in tempo sul ciglio del dirupo.

“Sembra molto profondo” disse Anakin senza scomporsi.

“Già, ma non ci tengo a scoprire quanto…” rispose il suo maestro. “Dicevo, i cloni hanno finito di circondare le zone d’interesse. Ora, se dovesse esserci qualche strano movimento, non dovremmo preoccuparci.”

Voltando le spalle al crepaccio, si avviarono verso una delle spianate mentre i cloni proseguivano le loro silenziose quanto precise manovre di appostamento.

“Allora, cosa dovevi dirmi della tua perlustrazione a sud?”

Anakin sorrise “Beh, tu non ci crederai, ma è stata davvero interessante”

“Cos’hai scoperto?”

Il giovane jedi fece per parlare, ma rimase in silenzio… Obi Wan lo osservò girare un po’ la testa, come a protendersi per ascoltare meglio.

“…lo senti?” disse piano, qualche istante dopo.

Il suo maestro non rispose…finché alle sue orecchie non arrivò il suono di un rombo sommesso e sibilante.

“Si...”

“È un reattore, Obi Wan… sta arrivando qualcuno…”

Rimasero in silenzio, mentre il rombo si faceva sempre più forte, segno che il mezzo si stava avvicinando. Rapidamente raggiunsero i pressi della radura e si acquattarono, mentre intorno a loro i cloni sembravano essersi volatilizzati.

Alla vista, non v’era traccia della loro presenza… merito anche della fitta nebbia; sopra le loro teste, una navetta iniziava le procedure di atterraggio.

“Per l’amor del cielo” bisbigliò Obi Wan. “Guarda Anakin…”

Il giovane si sporse dai rami, vedendo lo stemma senatoriale sullo speeder.

“È Vilbaem…allora i documenti erano veri…”

“Dannazione, Anders mi sentirà!!” imprecò quindi Obi Wan. “Avevo detto che dovevo essere avvisato di qualsiasi movimento!! Per poco non ci faceva scoprire tutti!”

“Dobbiamo contattare gli altri, Obi Wan. A questo punto dovrebbe arrivare anche Alykarnosh. E se abbiamo fortuna, anche l’allievo di Sidious.”

La navetta toccò il suolo, e ne uscirono Vilbaem assieme a una piccola scorta personale.

“Obi Wan…”

La voce di Anakin tradiva una certa tensione.

“Cosa?”

“Non funziona…”

“COSA non funziona?”

“Il comlink…non riesco a contattare nessuno.”

“Riparalo, no?”

“Non è un guasto…” lo informò serio Anakin  “…non c’è frequenza…”

Si guardarono per alcuni istanti prima di voltarsi di nuovo verso Vilbaem, il quale nel mezzo della radura sembrava in attesa di qualcosa... o di qualcuno.

“Non mi piace…non mi piace per niente.” mormorò Anakin. “Sembra una trappola…”

“Ma Vilbaem è qui.” Gli fece osservare il suo vecchio maestro “Se fosse stata una trappola avremmo trovato solo un esercito pronto ad attaccarci... Ma qui di esercito c’è solo il nostro…”

E all’improvviso sia Anakin che Obi Wan lo sentirono…il  lento intervallarsi di un suono acuto...

Al quale se ne sovrappose presto un altro. E un altro…

E un altro ancora.

Insieme si voltarono di scatto: nella nebbia, una decina di occhi rossi lampeggiava sempre più velocemente.

E i cloni dislocati tra le fronde dietro di loro non sembravano volatilizzati…erano proprio spariti.

“Via!!!” gridò Anakin, mentre si alzava repentinamente in piedi trascinandosi dietro Obi Wan. “VIA DOVE??” urlò di rimando il suo maestro. “Siamo circondati da bombe!!”

Ma Anakin correva senza nemmeno ascoltarlo… e Obi Wan intuì che aveva un piano.

O meglio, sperò che avesse un piano… finché non scorse il dirupo.

E capì.

“Tu sei fuori di testa!!!” urlò all’indirizzo del suo vecchio allievo fermandosi, quasi “SEI PAZZO!”

Ma Anakin se lo tirò dietro, afferrandolo per la manica del saio. “Salta Obi Wan! SALTA!”

L’esplosione scosse la foresta, mentre i due jedi volavano nell’oscurità del crepaccio.

 

********

 

“Presto, voi andate di là” ordinò Olympia ad alcuni cavalieri “Voglio che gli uffici del Senato siano controllati uno ad uno.”

Si inoltrò quindi rapida lungo un corridoio, setacciando ogni stanza, ogni ingresso…

Di Vilbaem non c’era alcuna traccia.

Quando aveva riferito al maestro Windu quanto Lama Su le aveva detto, il jedi non ci aveva messo molto a capire che il fantomatico quanto immortale Sifo Dyas era in realtà Gechter: il mutaforma era l’unico che poteva essersi presentato con le sembianze del maestro defunto.

Ma perché? Quali ragioni lo avevano spinto nella piovosa Tipoca city, capitale di Kamino?

Nella migliore delle ipotesi, avevano pensato,  Gechter poteva aver tentato di intervenire sui background delle truppe per spingerli a non combattere. O qualcosa di simile… e con centinaia di guarnigioni impegnate agli ordini di generali jedi, questa non era certo una gran prospettiva.

Gli invii di truppe dal pianeta di clonatori era stato quindi immediatamente bloccato, e Windu aveva ordinato ad Olympia di procedere all’arresto del senatore Vilbaem e dei congiurati coinvolti, mentre lui cercava di contattare i maestri impegnati nella missione.

E dopo l’arresto di Vilbaem si sarebbe reso fondamentale trovare Gechter. Con la morte nel cuore, Olympia era stata costretta ad arrendersi all’evidenza…

Arrivata in fondo al corridoio, la jedi sentì un rumore sordo provenire da dietro una stretta porta.

Si irrigidì, mettendo sull’attenti ogni suo senso.

Cauta si avvicinò all’origine del rumore: il tonfo non si era ripetuto. Bene.

Allungò una mano e dopo qualche istante la porta si spalancò velocemente tramite la forza…aspettandosi qualsiasi cosa.

Ma davanti a lei vi era solamente un piccolo stanzino, quasi del tutto occupato da un pannello comandi. A terra, un disco dati

Era stata quella la causa del rumore…Non sembrava esserci alcun pericolo.

Fece per alzare gli occhi, per capire da dove fosse caduto quel disco…Eppure all’improvviso i suoi sensi l’avvisarono di un gravissimo rischio.

Un tremito nella forza le mozzò quasi il fiato. E dietro di lei sentì l’inconfondibile rumore di folgoratori che venivano armati.

Non ci pensò un istante: veloce accese la sua saber e con un giro su sé stessa trafisse il primo clone, già in posa per spararle, mentre estraendo veloce l’altra sua saber falciava il secondo.

Ma un colpo era già partito da una delle armi, raggiungendo la giovane jedi alla testa.

Il dolore  attraversò il suo corpo, facendola cadere pesantemente a terra…

 

Cloni…cosa ci fanno qui? Non devono…non possono…

 

La nebbia l’avvolse, ma raccogliendo le forze si voltò in direzione della piccola stanza che aveva aperto…una sagoma indistinta stava cadendo da un vano del soffitto, a peso morto, fino a terra.

 

Per il cielo… cosa sta succedendo…

 

Olympia cercò di riconoscere quel corpo, ma sentì le palpebre farsi troppo pesanti per pensare…per capire.

Se avesse avuto la forza di alzarsi, avrebbe trovato il Senato invaso dall’esercito della Repubblica.

Mentre, nello stesso istante, una figura incappucciata guidava una legione di cloni nella loro marcia di morte.

Risalendo senza fretta la scalinata del tempio jedi.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** ATTO II - Capitolo 14 ***


Nuovo capitolo!

Informo tutti coloro che mi stanno seguendo che manca davvero poco alla fine.

Approfittando dell'occasione per farvi i migliori auguri di Buon Natale, ringraziando come sempre chi ha avuto il buon cuore di leggermi (nonchè, in special modo: Chaosreborn, Darth Harion, padmeskywalker, Irene e Buffy 86 - My God, troppo buona davvero^^), non posso che augurarvi buona lettura.

 

 

 

 

***************

 

Capitolo 14

 

Su Geonosis la sabbia pareva bruciare.

Dalla vetrata della sala operativa nell’edificio messo a disposizione dal governatore del pianeta, un assorto Yoda osservava le levigate rocce che si estendevano a perdita d’occhio, confondendosi con l’infuocato tramonto.

Per fortuna i suoi sospetti si erano rivelati infondati: sul pianeta non c’era traccia di rivolta.

Eppure era inquieto… quella sgradevole sensazione che da tempo non aveva mai smesso di perseguitarlo.

Si allontanò dal vetro, affiancando la holocam: spinse ripetutamente il pulsante dell’avvio delle comunicazioni, ma come al solito non successe nulla.

Stranamente le trasmissioni erano saltate e di conseguenza non era riuscito a riferire nulla al maestro Windu, in attesa su Coruscant.

Dei cloni stavano lavorando per la risoluzione del problema al pannello centrale, ma intanto aveva dato ordine di prepararsi al rientro: se lì non c’era nulla da fare, era inutile continuare a rimanere.

Appoggiato al nodoso bastone pensò alla stranezza di tutta quella situazione: avevano in mano documenti che comprovavano una delle congiure più ardite e più pericolose di cui non vi erano precedenti a  memoria d’uomo…

I sith nascosti nell’ombra pronti ad approfittare del caos generato…

Avevano ogni sistema sotto controllo.

Avevano tutto… ma non avevano niente.

I documenti dicevano loro dove cercare, quando non sapevano se ci fosse realmente qualcosa da cercare.

Alla fine, Vilbaem e la sua congiura era l’unica cosa concreta che avevano: tutto il resto erano fumose, impalpabili supposizioni e congetture.

 

Eppure

 

Un pensiero attraversò la mente dell’anziano maestro.

Un pensiero privo di fondamento, alla luce di quanto era accaduto negli ultimi mesi, ma che non riusciva a scacciare dalla testa.

 

Generare il caos….

 

Il lato oscuro necessita di caos. Ma se quel caos non fosse scaturito da ciò che avevano sempre creduto?

Se la congiura, appunto, unico punto fermo che avevano sempre avuto, non fosse stato il fine della destabilizzazione…ma solo un mezzo, per scopi ben diversi?

Se i sith non avessero aiutato la congiura, ma l’avessero addirittura…. creata?

Non riuscì a darsi una risposta, poiché all’improvviso sentì il gelo avvolgerlo.

Una sensazione terribile gli attanagliò il corpo nella sua interezza…chiuse gli occhi e sentì la forza indebolirsi sempre di più…sempre di più… finché degli squarci non la lacerarono ripetutamente.

 

Le nubi che dense impediscono alla luce di raggiungere la superficie sterile, ricca di piante dalla bizzarra  forma bulbosa… è Seleucami, senza dubbio… e i cloni, sui loro camminatori sparano…sparano senza pietà contro qualcosa.

Contro qualcuno…

Lo stesso… lo stesso accade sopra i fiumi di lava di Mustafar,  tra le foreste di Felucia e Endor… tra gli eleganti  ponti e le nebbie di Cato Neimoidia…

Esplosioni, fuoco…

 

Si aggrappò al bastone mentre dal buio della sua mente poteva quasi vedere ciò che stava accadendo  nei vari pianeti…

 

Maestra Secura…Maestro Vos… Maestra Unduli…

 

I jedi stavano morendo.

Attese qualche istante cercando di recuperare un minimo di lucidità, poi con passo svelto si diresse verso l’uscita della sala. Non c’era più tempo per pensare.

Ma nel corridoi trovò decine di cloni, con le armi spianate verso di lui.

“Credo che tu abbia un problema, nanerottolo” esordì un soldato.

Yoda non si scompose. I folgoratori si armarono quasi all’unisono e il vecchio jedi posò la mano sull’impugnatura della sua saber.

“Mai quanto voi…” disse socchiudendo gli occhi, ora due fessure sul volto.

Partirono i primi colpi, che andarono a spegnersi contro il lucido pavimento mentre con un balzo Yoda si avventava sui cloni, la luce verde della lama laser a illuminare i candidi, anonimi caschi.

Il bastone di legno, privo di sostegno, cadde causando un rumore secco.

E non passò molto tempo prima che le prime teste dei troopers vi rotolassero accanto.

 

 

****

 

 

Padmè si svegliò di colpo, issandosi a sedere sul letto.

Nella tranquillità della notte il suo pesante ansimare pareva assordante, andando a rompere il silenzio che regnava alla fattoria dei Lars.

Chiuse gli occhi, portandosi una mano sulla fronte…una diffusa sensazione di malessere, che le partiva dallo stomaco, le attraversava il corpo.

Tirò un profondo respiro, cercando di tranquillizzarsi... poi lentamente si alzò, e infilandosi la vestaglia porpora uscì dalla camera.

Attraversò i stretti corridoi della casa scavata nella sabbia, raggiungendo la stanza dei bambini. Dormivano sereni. Tranquilli.

Luke era disteso in maniera talmente scomposta che Padmè non riuscì a trattenere un sorriso… Leia invece stringeva a sé la sua bambola preferita.

Silenziosamente si avvicinò al  figlio e lo sistemò sul letto: senza interrompere il suo sonno profondo Luke borbottò qualcosa, poi si rigirò come se non fosse successo nulla.

Padmè gli accarezzò i capelli biondi… ma l’impressione di essere osservata la indusse a voltarsi:

la giovane Beru Lars, sulla soglia della camera,  la guardava preoccupata.

“Ti senti bene, Padmè?” le domandò sottovoce. Padmè rimase in silenzio, mentre lasciava la stanza dei gemelli.

“Si…” iniziò, ma si interruppe quasi immediatamente. “No…non sto bene.” disse dopo qualche istante, scuotendo la testa “Ho paura, Beru...”

La ragazza la guardò con tristezza, poi la prese sottobraccio e la condusse fuori, facendola sedere.

“Andrà tutto bene, vedrai” cercò di rassicurarla, e Padmè sentì sincera speranza nelle parole della giovane donna di fronte a lei….speranza messa duramente alla prova dalle parole di suo marito.

 

…dobbiamo pensare anche al peggio…

 

“È stata…una strana sensazione” spiegò quindi “Un peso, Beru…opprimente…che non mi faceva respirare…”

La giovane la guardò,  prima di prenderle le mani.

“I bambini dormono, Padmè…non c’è bisogno che dimostri la tua forza anche con me. So che lo sei, senatrice… so di cosa sei capace. Ma lascia che il tuo cuore urli, adesso…”

Padmè la guardò a sua volta, stupita, prima di abbassare lo sguardo. “Lui è in pericolo…e rischia la vita. Non è diverso dalle altre volte…non è diverso da quando morivano jedi ogni giorno ed ero costretta a cercare risposte a domande che non avrei mai potuto fare, ostentando un ipocrita distacco che sopportavo sempre meno…”

Beru sostenne lo sguardo di Padmè, che continuò “Non è diverso…eppure allo stesso tempo  lo è.

È diverso perché non ho mai avuto così paura di non rivederlo come ora….”

Ma la giovane Lars scosse la testa. “Non conosco Anakin come avrei voluto, ma se c’è qualcosa che ho capito, di lui, è che non vi lascerebbe mai soli….”

Padmè rimase in silenzio, prima di accennare un debole sorriso. “Forse hai ragione, Beru…forse sono solo sensazioni. Mi sto perdendo d’animo…e non è da me…”

Anche Beru sorrise e insieme si alzarono dal basso muretto su cui avevano parlato, quando il piccolo astrodroide meccanico dello speeder con cui Padmè era arrivata su Tatooine si avvicinò fischiando.

“Che succede?” domandò Beru, mentre l’altra  si piegava sul robottino.

“Contatti? E da chi?”  Padmè non riuscì a mascherare una certa agitazione. Ma l’astrodroide fece dietrofront, e le due ragazze lo seguirono dentro lo speeder: all’interno del mezzo le accolse un fruscio metallico… il rumore di fondo della trasmittente a bordo della navetta.

Sembrava come se qualcuno avesse tentato di prendere contatto con lo speeder, e poi fosse rimasta accesa la comunicazione…

“Vado a chiamare Owen” sentenziò Beru, prima di sparire al di là del pannello d’ingresso.

Padmè si avvicinò ai comandi, osservando il lampeggiare del display.

 

Nessuno sa che siamo qui…

 

Mosse le dita sulla consolle, cercando di capire la natura del messaggio e, soprattutto, da dove il tentativo di contatto provenisse.

“Padmè, cosa succede?” domandò un ancora assonnato Owen, apparso sulla soglia dello speeder.

“Non lo so…c’è una trasmissione aperta, qualcuno sta cercando o ha cercato di contattare la navetta….”

Padmè spinse una serie di tasti, e un display si illuminò: il messaggio non conteneva nulla, ma la scoperta del tipo di codici utilizzati gettò Padmè nel panico.

“Per gli Dei, Owen… è una richiesta d’aiuto…” sussurrò la ragazza con un filo di voce. Lars gli si avvicinò, appoggiandosi alla strumentazione.

 “Non saltare a conclusioni affrettate… da dove proviene?”

Ma Padmè non lo ascoltava.

 

Anakin

 

Su un monitor cominciarono a scorrere dei nomi, uno dopo l’altro… fino a che, dopo qualche istante, il display si fermò lampeggiando sul nome di Coruscant.

“Anakin era su Coruscant?” chiese l’uomo interpretando i suoi pensieri, e Padmè scosse la testa. “No…doveva andare su Endor…ma potrebbe essere lui…potrebbe aver tentato di dirmi qualcosa…”

“Potrebbero essere successe centinaia di cose… “ la interruppe Owen. “Ma potrebbe anche essere una trappola”

Padmè chiuse gli occhi, portandosi le mani alle tempie: prima le parole di Anakin… e quella strana sensazione che l’aveva svegliata. Ora questo… sapeva che non poteva permettersi di perdere la lucidità in un momento del genere: ora non c’era più solo lei. Doveva pensare ai bambini…  Anakin lì aveva portati lì per tenerli al sicuro…

 

Che cosa devo fare?

 

 “Padmè, ragiona per il cielo…” le parole di Owen la riportarono alla realtà “Anakin non ti tirerebbe mai in mezzo a un pericolo, anzi farebbe di tutto per tenerti il più distante possibile.”

Ma gli occhi della giovane erano ben determinati. “Io devo sapere, Owen.”

“Non posso lasciarti andare Padmè, mi dispiace.” Replicò l’uomo dopo qualche istante. “Anakin non me lo perdonerebbe… io devo proteggervi. Tu e i bambini siete più importanti della sua stessa vita.”

La ragazza non rispose, e quando Owen tornò a guardare nei suoi occhi li vide velati di tristezza…e paura.

 

il mio animo corrotto e carico d’odio potrà appropriarsi del mio corpo…del mio potere, senza che io riesca a impedirlo …

 

“È proprio questo che mi spaventa…” gli disse in un sussurro.

 

 

*****

 

Perché ci cacciamo sempre in queste situazioni?

 

Appeso ad una robusta radice che sporgeva dalla parete di compatta terra e pietre, Anakin guardava alternativamente sopra di lui, dove la foresta bruciava, e sotto di lui, dove la nebbia sembrava dare un’illusoria consistenza all’oscurità del baratro che si estendeva al di là dei suoi piedi.

Le orecchie gli ronzavano e si sentiva un po’ stordito…niente di grave, comunque.

Accanto a lui, a poca distanza, Obi Wan cercava un appoggio per iniziare ad arrampicarsi.

“Maestro, tutto bene?”

“Tu sei un pazzo furioso!” gli urlò in tutta risposta Obi Wan.

 

Si…sta bene.

 

 “Dannazione , i cloni si sono ribellati !! Era comunque una trappola…qualsiasi cosa avessimo deciso di fare! Endor o non Endor!” sbottò quindi,  mentre salendo riducevano le distanze dall’orlo del precipizio, aggrappandosi a massi e radici.

“Ma allora perché Vilbaem è venuto qui?”

“Non lo so, Anakin! È un maledetto rompicapo! E quando sembra di essere a un passo dalla soluzione…”

Anakin alzò gli occhi e si concentrò: con un buon salto, aiutato dalla forza, avrebbe raggiunto senza problemi il ciglio del crepaccio. Anche Obi Wan pensò la stessa cosa, e infatti entrambi i jedi puntarono i piedi sulla scoscesa parete per spiccare, dopo qualche istante, un balzo verso l’alto atterrando di nuovo sulla terraferma.

Nel bel mezzo delle fiamme.

“Fantastico…” mormorò Obi wan portandosi il saio alla bocca. Strinse gli occhi, cercando di guardare nella radura dove poco prima avevano osservato Vilbaem atterrare, ma la densa coltre di fumo glielo impedì. Anche se non ci voleva una mente eccelsa per capire che il senatore si era dato con ogni probabilità alla fuga.

“Di là, Obi Wan!” urlò Anakin, cercando di sovrastare il crepitio del fuoco, indicando all’altro jedi un punto poco distante dove sembrava che l’incendio non avesse ancora attecchito bene.

Si gettarono quindi nell’inferno, tenendo in bocca il piccolo respiratore subacqueo che in quell’occasione li avrebbe preservati dall’intenso fumo che scaturiva dal bosco.

Le lingue di fuoco arrivarono a lambirli, ma quando raggiunsero la radura ancora intatta  scoprirono di essersela cavata solo con qualche lieve bruciatura.

Anakin non vi badò più di tanto: alzando gli occhi al cielo, il giovane scorse lo speeder di Vilbaem allontanarsi rapidamente, nonostante la scia di fumo che uno dei due reattori principali stava lasciando.

E con lui la speranza di capire cos’è che realmente stava succedendo.

Anakin fece per muoversi, ma Obi Wan lo trattenne per un braccio.

 “Cosa pensi di fare?”

“Dobbiamo fermarlo!!”

“E a che proposito? Credi che se avesse saputo che volevano far saltare il pianeta, ci si sarebbe buttato in mezzo? Scommetto che anche lui è un semplice pezzo di questo mosaico!”

Un colpo di folgoratore sbrecciò un albero a poca distanza da Anakin, interrompendo la loro discussione: dalle fiamme spuntarono decine di cloni, ricoperti da una tunica argentea che li rendeva insensibili alle fiamme.

“Eccoli!! Sono laggiù!!UCCIDETELI!!”

Estraendo le saber all’unisono, Obi Wan e Anakin valutarono che erano molti più di quelli che li avevano seguiti per la perlustrazione.

“Comunque, lui è l’unico che può darci delle risposte” obiettò Anakin mentre falciando due soldati si apriva un varco nella vegetazione, là dove le fiamme non erano ancora arrivate.

“Dobbiamo tornare su Coruscant… Avvisare i nostri compagni!!”

“Ma abbiamo bisogno di Vilbaem!!”

I cloni si facevano sempre più numerosi, bloccando loro la strada.

 “D’accordo” sospirò dopo qualche istante Obi Wan, respingendo al mittente con la sua spada laser un colpo di blaster “Io proverò ad arrivare a Coruscant. Tu cerca di portare Vilbaem a terra… ma per prima cosa, cerchiamo di recuperare i nostri mezzi” concluse il barbuto jedi con un’occhiata ai soldati. “Hai qualche idea per velocizzare la cosa?” gli chiese quindi mentre roteando la saber sviava dei colpi. Anakin ci pensò su un momento. “Io dico…pazienza.”

“Pazienza?” Obi Wan inarcò un sopracciglio, spiazzato dalla risposta dell’amico “In mezzo al fuoco, attaccati su ogni fronte…e questo è il meglio che sai proporre? Pazienza?”

Anakin non rispose, ma poco dopo un tonfo alle loro spalle, seguito da uno stridulo verso,  li fece voltare: un basso essere bipede, dal muso bonario e completamente ricoperto di pelo, con una rudimentale lancia di legno nella mano destra e un cappuccio di pelle in testa li guardava immobile. Il verso stridulo si ripeté, e da ogni parte del bosco comparvero decine e decine di esseri simili, che si scagliarono sui cloni lanciandosi da liane e rami d’albero, abbattendo i soldati e cercando di spegnere le fiamme.

“Visto? Che ti avevo detto?”

Obi Wan era basito mentre Anakin sorrideva sornione inginocchiandosi accanto alla creatura che era comparsa alle loro spalle, la quale lo abbracciò festante.

Kenobi posò allora lo sguardo prima sul suo allievo e la strana creatura, per voltarsi poi ad osservare la zona libera dai cloni ma ora gremita di quegli esseri dall’aspetto così innocuo che con fare guardingo si stavano avvicinando a lui.

 “Lui è Warrick ed è un Ewok, la razza che popola questo pianeta.”

 “E tu…come…?” domandò dopo qualche istante Obi Wan ad Anakin.

“Beh, la mia esplorazione a sud, ricordi? Mi sono imbattuto in una loro trappola…volevano catturarmi.” Il giovane jedi  si rialzò, incrociando gli occhi stupiti di Obi Wan. “Erano molto agguerriti, ma ho cercato di fargli capire che non ero un invasore, ma che qualcuno di malvagio avrebbe potuto invadere la loro terra. A quanto pare ci sono riuscito, anche se non mi riferivo di certo ai cloni, quando davo le  mie spiegazioni…”

Obi wan lo guardò con aria di rimprovero “Ma Dei del cielo…e perché non me lo avresti detto??”

“Ho provato, ma non ne ho mai avuto modo se ben ricordi…”

I due rimasero in silenzio, poi Anakin osservò la radura gremita di piccoli Ewok…libera dai cloni, per il momento.

“Abbiamo via libera, Obi Wan. Approfittiamone, finché dura.”

Il jedi  annuì. “Si…hai ragione. Ma rimaniamo in contatto”

“Non credo che siano riusciti a toccare i canali interni degli intercettori, ma dubito fortemente che ci abbiano lasciato le frequenze… ora capisco perché il comlink sembrava morto.” ribattè preoccupato Anakin prima di appoggiare una mano sulla spalla del suo vecchio maestro.

“Obi Wan…sarà un inferno lassù…” gli disse, alludendo alla presenza dell’incrociatore Ares. E a squadre di Tie intenzionate a far loro la festa. “Pensi di farcela?”

“Troverò una soluzione, non preoccuparti” gli rispose sorridendo il suo maestro. “Io devo solo arrivare a Coruscant… per pilotare come si deve, l’esperto sei tu”

Anakin fece un cenno a Warrick, e gli Ewok cominciarono a  disperdersi nel bosco. Poi guardò di sottecchi Obi Wan. “Io avrei un piano”

“Dopo che mi hai gettato in un dirupo, non so più se fidarmi dei tuoi piani” replicò il suo ex maestro sarcastico, mentre si addentravano nella foresta. Ma il giovane non si scoraggiò.

“Avanti, lascia fare a me…dopotutto, l’hai detto tu: per pilotare come si deve l’esperto sono io…”

 

 

**************

 

Il sibilo del primo intercettore ruppe la quiete dell’atmosfera di Endor. Ma non passò molto tempo prima che una squadra di caccia seguisse la sua scia gettandosi all’inseguimento.

Zigzagando e con improvvisi cambi di direzione lo starfighter riuscì a evitare di essere colpito, finché uno a uno il numero di tie inseguitori si assottigliò a causa dell’improvvisa comparsa di un secondo intercettore alle loro spalle.

Quando anche l’ultimo esplose in mille pezzi, disperdendosi nello spazio attorno alla luna boscosa, il primo starfighter potè rallentare la sua corsa permettendo all’altro di affiancarlo.

“Promemoria per me: non fidarsi mai più dei tuoi piani” ruggì Obi Wan nel comlink. “Sai che odio pilotare…addirittura farmi fare da esca!”

“Su maestro, ce ne siamo liberati no?”

Obi Wan fece una smorfia: dopotutto aveva ragione. Ma un segnale rosso sul suo pannello comandi si accese attirando la sua attenzione… e presagendo nulla di buono. “Ne stanno arrivando altri.” lo precedette Anakin.

“Si, ed è meglio che me ne vada. Comunica subito quello che riuscirai a tirar fuori dalla bocca di Vilbaem. E vedi di arrivare a Coruscant tutto intero…” L’altro jedi sorrise, a quelle parole. “Che la forza sia con te amico mio.”

“Che la forza sia con te Obi Wan…”

Con un rombo l’intercettore di Kenobi sfrecciò via, finendo dopo qualche istante inghiottito dallo spazio profondo.

Anakin non si mosse, mentre R2 segnalava con una certa preoccupazione il veloce avvicinarsi di una nutrita squadriglia di Tie.

Pensò che solo Vilbaem poteva dargli quello che voleva mentre guardava la sagoma dell’ incrociatore base, alla ovvia distanza di sicurezza dal pianeta,  all’interno del quale si stava infilando la malconcia navetta senatoriale.

Che non sarebbe stato facile con intere flotte di cloni pronte a sparargli addosso e ben felici di renderlo pulviscolo atmosferico…ma se c’era una cosa che sapeva fare molto bene era tirarsi fuori dai guai, soprattutto se aveva uno starfighter a disposizione. E  la soluzione si otteneva pilotando.

R2 fischiò qualcosa, e con una rapida manovra Anakin virò alla sua destra riportandosi a poca distanza dall’atmosfera di Endor.  “Sta calmo R2. Ce la caveremo anche stavolta”

Nuovi colpi non tardarono ad arrivare. “Alza i deflettori…. È adesso che comincia la festa ….”

In un sibilo l’intercettore del jedi aumentò la velocità, subito imitato dai caccia cloni. Anakin si avvitò su se stesso, perdendo rapidamente quota per poi riprenderla, continuando con improvvisi cambi di direzione… e facendo così impazzire i primi due inseguitori, finendo per farli scontrare. Riprese stabilità continuando a evitare cariche esplosive e colpi ma poco dopo alcune spie cominciarono a lampeggiare, accompagnate da suoni poco rassicuranti: guardando di fronte a sé, Anakin si accorse di altre due formazioni che dai lati stavano convergendo nel centro con il chiaro intento di  schiacciarlo in mezzo e impedirgli una via di fuga, ma che per lui erano solo un ostacolo all’ingresso dell’incrociatore del senatore Vilbaem.

“Dannazione!!” inveì, e ottenne in risposta rapidi bip di R2.

“Lo so che è di fronte a noi. Ma se non mi libero dei cloni non riusciremo a entrare”

Anakin osservò i caccia, continuando a evitare  colpi. Strinse gli occhi, poi quasi si strappò dalla fronte il comlink a fascia.

“R2 attiva al massimo i propulsori. Abbassa i flap. E togli le sicurezze” Anakin si interruppe un momento “Poi cerca un modo di entrare nell’incrociatore che non sia l’ingresso principale. Più piccolo è meglio sarà”

R2 fischiò il suo totale disaccordo, ma obbedì. L’accelerazione schiacciò Anakin sul sedile, e l’intercettore andò a puntare direttamente verso i cloni che volevano fermarlo…ma all’ultimo momento abbassò la cloche, compiendo una paurosa picchiata: per i suoi riflessi jedi la manovra non era troppo complicata, ma le due formazioni di cloni non riuscirono a evitare l’impatto tra loro.

Come previsto la manovra lo aveva portato fin quasi sotto l’incrociatore di Vilbaem, e soprattutto gli aveva permesso di liberarsi di un buon numero di inseguitori. Ma non tutti…

“R2, riduci la potenza ” ordinò Anakin “Ora…hai trovato niente?”

Sul monitor comparve la mappa dell’incrociatore con evidenziato un tunnel che dal ventre di poppa si incuneava all’interno: il percorso delle navette d’emergenza.

“È abbastanza stretto?” chiese Anakin. R2 lampeggiò la sua risposta affermativa.

“Ottimo”

Anakin virò, ritrovandosi ora con la prua rivolta ai suoi inseguitori e a poca distanza da loro, mentre si trovava proprio sotto lo sbocco del tunnel, si infilò nel pertugio causando scintille  ai bordi delle ali.

I cloni provarono a inseguirlo, ma a breve finirono per schiantarsi sulle pareti e tra i tralicci energetici, abilmente evitati da Anakin. Che sorrise compiaciuto.

“Che ne pensi, R2? Non è stato fin troppo facile?”

Non aveva dubbi sul fatto che ci sarebbe comunque riuscito, nonostante tutto.

Troppa era la voglia di avere un nuovo faccia a faccia con Vilbaem…. E questa volta al senatore non sarebbe andata liscia come l’ultima volta.

Atterrò senza alcun riguardo sopra alcuni distruttori e quando uscì dallo starfighter trovò la guardia personale del politico ad attenderlo armi in un pugno.

Un lieve sorriso si dipinse sul volto del giovane mentre accendeva la saber…sorriso che non aveva niente di amichevole.

Ripensò a Obi Wan…

 

Che la forza sia con te, amico mio…

 

Oh, no.

Non ce n’era bisogno.

 

 

******

 

Lo speeder atterrò senza problemi accanto alla terrazza degli appartamenti di Coruscant e Padmè scese con un piccolo salto, avviandosi verso un piccolo pannello mimetizzato tra i tendaggi e gli ornamenti esterni. Disattivò gli allarmi della veranda e aprì la grande porta finestra, ritrovandosi nell’oscurità dello stretto corridoio che avrebbe condotto alla sua camera da letto.

Esitò un istante, prima di entrare…Owen aveva tentato in tutti i modi di convincerla a desistere dai suoi propositi, ma con scarso successo.

Aveva cercato di farla ragionare, ma se c’era una cosa in Padmè… che lei stessa non sapeva se considerare uno dei suoi migliori pregi o tra i suoi peggior difetti era il continuare per la sua strada, se sentiva di fare la cosa giusta. Anche quando aveva tutti contro.

Questa sua testardaggine le aveva causato non pochi guai, in passato. Ma le aveva permesso di salvare il suo pianeta. Le aveva permesso di sopravvivere. Le aveva dato coraggio quando si era sentita vacillare. E le aveva aperto il cuore ad Anakin.

Era stata irremovibile, nonostante le parole di Lars: sarebbe andata  a vedere di persona cosa stava succedendo a Coruscant. Ma i bambini erano rimasti a Tatooine, al sicuro. … senza dubbio quella era la cosa più giusta da fare. Poteva essere una trappola, è vero… per questo non vi avrebbe tirato in mezzo i suoi figli.

Ma se quella era una trappola avrebbe venduto cara la pelle.

Attraversò a lenti passi il corridoio, fino a che non giunse all’interno della camera: nel buio riconobbe il profilo dell’elegante letto proprio di fronte a lei, debolmente illuminato dal chiaro di luna che filtrava dalle finestre.  Attese pazientemente che le illuminazioni automatiche rilevassero la sua presenza, cosa che non tardò ad avvenire: dapprima soffuse, le luci dei neon sapientemente disposti nella stanza  assunsero via via sempre più forza dando così alla ragazza una visione ottimale del luogo.

Si avviò allora verso il salone, dove avvenne la stessa cosa: Padmè si ritrovò ad osservare la sua casa immersa nella tranquillità, vuota e inanimata.

Non si stupì di non aver trovato i soldati della sua guardia. Con lei lontana, il loro lavoro sarebbe stato inutile. Probabilmente continuavano a stazionare al piano terra…e presto qualcuno sarebbe salito a controllare, messo in allerta dagli allarmi disattivati.

Sentì uno scricchiolio alle sue spalle, e si voltò di scatto estraendo la piccola arma che teneva nascosta tra le pieghe del pesante mantello: si ritrovò così a guardare all’interno della stanza che era stata dei gemelli, ben visibile grazie alla porta spalancata.

Anche quella deserta.

Vi entrò con circospezione, senza abbassare l’arma: oltrepassò i lettini affiancati e in ordine, dirigendosi verso la finestra che dava su un piccolo terrazzino. Sbirciò dai vetri, senza aprirla, prima di riporre il piccolo blaster al suo posto.

Cercò di rilassarsi…dopotutto non c’era nessuno. Non aveva nulla da temere, ma si stava lasciando suggestionare dalla situazione.

Tirò un profondo respiro.

 

Calmati Padmè.

 

Uscì dalla camera, intenzionata quindi a raggiungere lo studio e occuparsi del motivo che l’aveva condotta nuovamente a Coruscant.

Ma  a pochi passi dalla stanza le luci si spensero all’improvviso, facendola tornare nell’oscurità che aveva trovato al suo arrivo.

 

************

 

 

Il senatore Vilbaem ordinava a gran voce di impostare le coordinate di Coruscant, quando qualcosa di incandescente comparve nel portellone di accesso alla sala comandi: poco dopo una larga porzione di acciaio cadeva a terra e Anakin faceva la sua comparsa nella sala comandi, spegnendo la spada laser.

“Dannato Skywalker!! Uccidetelo!!” le parole del politico grondavano odio profondo, mentre urlava con tutto il fiato che aveva in corpo. “Uccidetelo!”

Ma i soldati che avrebbero dovuto abbattere il jedi vennero sbattuti contro le pareti in un tempo davvero breve. Ripresosi dallo sgomento iniziale Vilbaem si piegò a raccogliere un folgoratore, ma quando si rialzò si trovò davanti Anakin. E si sentì gelare scrutando nel cupo azzurro degli occhi del giovane.

“Credo che tu debba delle spiegazioni, Vilbaem…e non solo a me.”

Il senatore rimase in silenzio, poi puntò l’arma contro il petto di Anakin ma questi, con un violento gesto della mano, lo disarmò senza difficoltà prima di spingerlo seduto su una delle poltrone, mentre le cinture di protezione gli si legavano addosso da sole.

“Io non devo proprio niente!” gli sputò contro iroso mentre invano strattonava le cinghie, il carnato del viso di solito pallido ora acceso in un colorito rosso a causa della veemenza delle parole scagliate contro Skywalker. “Io ho il potere!! Sono un senatore della repubblica!”

Ma Anakin si avvicinò alla sua faccia. “Quale potere…?” gli sussurrò con voce pericolosamente bassa. “Tu non hai nulla, Vilbaem. Questo potere che tanto decanti si  è sgretolato nelle tue stesse mani nel momento in cui hai deciso di metterti contro la Repubblica. Di coinvolgere Padmè. E di sfidare me, così facendo...”

L’anziano politico non replicò, ma un’aria di sfida rimase ad illuminargli il viso e lo sguardo mentre una vicina esplosione faceva tremare la sala comandi dell’incrociatore.

“Mi dirai tutto, Vilbaem…” riprese quindi Anakin. “Mi dirai chi ti ha detto di venire su Endor, mi dirai chi ti ha aiutato in questo folle piano…”

 “Ma come, proprio voi… i grandi maestri …gli  onniscienti jedi…” lo derise invece. “La vostra…forza non può dirvi ciò di cui avete…”

“Non prendermi in giro. Non sei nella posizione di poterlo fare” lo zittì Anakin, mal celando una certa rabbia nella voce.

 “Oh, povero Skywalker…” continuò quindi Vilbaem con tutta la sua arroganza “…che non riesce a ottenere quello che vuole! Perché non chiami la tua adorabile moglie a difenderti? La dolce Padmè non rifiuterebbe certo di accorrere in aiuto del suo cavalier servente…”

Avvenne così rapidamente che lo stesso senatore non riuscì a capire il modo in cui era accaduto.

Eppure si ritrovava a terra, ai piedi della parete est della sala comandi.

Sull’acciaio del pavimento risuonarono minacciosi i passi di Anakin, e ancora stordito dal violento urto si sentì afferrare per le spalle e sollevare da terra, strisciando sul freddo metallo in tutta la sua lunghezza.

“Sta zitto! Non sei degno neanche di pronunciare il suo nome!” gli urlò in faccia il jedi “Ti è andata bene una volta, Vilbaem, ma se sei convinto che io ti permetta di continuare a insultarmi ti sbagli…”

“Tu non puoi farmi questo! Io non…” provò debolmente a obiettare il senatore, ora molto meno sicuro di sé, ma Anakin lo staccò dalla parete su cui si trovava e lo sbattè contro quella opposta, serrandogli l’arto artificiale attorno al collo. 

“Io posso farti quello che mi pare….” ringhiò “ …e ti assicuro che ho una gran voglia di staccare questa tua testolina e quella faccia saccente di netto dal collo …. Ma sto cercando di controllarmi e tu così facendo non mi stai aiutando….”

Sbatté con ancora più violenza il gracile corpo del politico sulla parete, e un gemito di dolore uscì dalle sue labbra sottili e grinzose.

“…Sei un traditore, ora, Vilbaem….” continuò Anakin “…e se morirai, a chi vuoi che importi?”

Finalmente  il giovane aveva ottenuto quello che voleva: negli occhi del senatore poteva vedere chiaramente la paura.

Dopotutto di politici coraggiosi ce n’erano veramente pochi…La morte era sempre un ottimo strumento  di persuasione.

 “Lui… lui aveva detto …” cominciò allora piano l’uomo, dopo qualche istante. A quel punto parlare era la soluzione meno dolorosa…in tutti i sensi.  “…aveva detto che ci avrebbe aiutato, perché i jedi ci stavano addosso…”

“Lui chi?” gli chiese Anakin, senza lasciarlo “Gechter?”

Ma Vilbaem lo guardò stupito. “Gechter? Chi è Gechter?”

“Ti ho già detto di non prendermi in giro”

Anakin accompagnò la frase con un’ulteriore pressione sul sottile collo del senatore, che scosse la testa. “Non ti sto prendendo in giro! Io non so chi sia!”

“ Il mutaforma. Ian Gainder, il tuo assistente”

Vilbaem sembrava ancora più confuso.“Non so di cosa tu stia parlando! Non vedo Gainder da giorni…ma lui mi aveva detto di diffidare.. ecco perché..”

“Lui chi, Vilbaem? Allora Alykarnosh? È  stato Alykarnosh a darti tutte queste informazioni?”

“Alykarnosh è morto, Skywalker. È morto da sei anni…in esilio….”

 

Morto?

 

Anakin distolse lo sguardo, serrando le labbra… Se Alykarnosh era morto, i documenti erano davvero falsi.

Ma se lo stesso Vilbaem ignorava l’identità di Gechter.. allora anche il senatore era stata una pedina…

Lo lasciò, e il senatore cadde di peso a terra portandosi una mano al collo, cercando di recuperare un po’ d’aria tramite colpi di tosse strozzati.

Il jedi si inginocchiò accanto all’uomo. “Allora…chi?”

“Io…io non lo so…” gli rispose questi tossendo, scuotendo la testa.

 

 

 

*************

 

Respirando pesantemente, Padmè ebbe l’impressione che il buio fosse animato, intorno a lei.

Che qualcuno la stesse osservando.

 

Solo suggestione… Solo suggestione…

 

Si girò lentamente, stringendo gli occhi e tentando di vedere….cercando di vincere l’oscurità che la circondava.

Aveva tentato senza successo di far tornare la luce, armeggiando con gli interruttori manuali. E aveva perso gran parte della sua tranquillità, sebbene fosse l’ultima cosa di cui avesse bisogno. Forse non era stata una buona idea.

Forse non lo era stata per niente.

Forse doveva andarsene.

 

No.

 

C’era qualcosa che doveva ancora scoprire.

Appoggiò una mano alla porta dello studio che si spalancò senza fretta, riempiendo il silenzio con il suo cigolio. Con un passo entrò nella stanza… anche quella immersa nel buio.

Eppure potè scorgere ben distintamente la holocam accesa… e il lampeggiare del piccolo display.

 

È partita da qui…

 

Ma un  lamento attirò la sua attenzione…era sommesso… quasi cantilenante.

Voltandosi verso la finestra, la luce del plenilunio le permise di accorgersi della sagoma riversa a terra. Vi corse accanto, piegandosi  sul corpo…. e Padmè si ritrovò a fissare, nella penombra della sala, il viso pallido e gli occhi spenti del responsabile della sua sicurezza.

“Capitano…”

Il soldato la guardò con occhi vacui, come se non riuscisse a vederla… la focalizzò solo dopo qualche istante, e Padmè capì che l’aveva riconosciuta.

Ma l’espressione del suo viso cambiò…le labbra dell’uomo si serrarono, e la ragazza potè vedere gli occhi riempirsi di lacrime.

 “Mi…dispiace….” le mormorò con un filo di voce. “Mi dispiace milady…cosa ho fatto…cosa…”

Padmè lo guardò….  tornò a posare lo sguardo sulla holocam…

E capì.

Poi fu un attimo.

Da ogni parte le vetrate cominciarono a esplodere e le porte a saltare.

Decine di cloni sbucarono da ogni angolo della casa, uscendo dalle sale, entrando dalle finestre.

Dei tonfi accompagnarono la comparsa dei corpi delle guardie di palazzo, trucidate senza pietà.

Padmè non fece in tempo ad inorridire…non fece in tempo a provare nessuna sensazione. Fece solo in tempo a pensare che ora chiunque si celasse dietro tutto questo sapeva di Tatooine.

Non ci pensò due volte: estrasse la sua blaster e cominciò a sparare, ma una mano comparve dietro di lei e le premette con forza contro la bocca, mentre un’altra  le afferrava il polso e lo stringeva con forza, inducendola a far cadere l’arma.

 

No! No!

 

Tentò di divincolarsi, ma si ritrovò imprigionata contro un corpo solido.

Padmè sentì una gran rabbia salirle in corpo… lottò urlando contro quella mano che la stringeva con violenza.

Se solo l’avesse lasciata un secondo, l’avrebbe ucciso con le sue stesse mani… Avrebbe…

Sentì le forze mancarle… la  testa cominciare a girare.

“Presa…” sussurrò una voce nel suo orecchio.

E quella semplice parola, pronunciata a beffarla, fu l’ultima cosa che udì prima di perdere i sensi.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** ATTO II - Capitolo 15 ***


Sperando che abbiate passato buone feste (e che il mio capitolo non vi rinfacci il pranzo di Natale ^^) ecco l'aggiornamento alla storia.

Ringrazio sempre di cuore che mi segue e chi perde anche solo un secondo del suo tempo a scrivere una recensione:

grazie padmeskywalker, grazie Irene, grazie Darth Harion, grazie chaosreborn - per voi: felicissima per l'apprezzamento degli Ewok: su Endor mi pareva doveroso dar loro la parte dei mattatori^^ - e un grazie anche a Silvì76 ^^

 

Detto questo, buona lettura

 

 

 

 

***************

Capitolo 15

 

 

Obi Wan rimase nascosto nell’oscurità del corridoio, mentre una pattuglia di cloni lo oltrepassava ignara proseguendo la ronda.

Non era stato facile entrare in Senato, ma alla fine ce l’aveva fatta. Aveva incontrato soldati ovunque…era un vero e proprio assedio.

Rasentavano la guerra civile, per le strade di Coruscant. Proprio ciò che avevano cercato di evitare in ogni modo…

Osservò la guardia che, di fronte a lui, stazionava all’incrocio tra due androni: si portò alle sue spalle e con un rapido movimento lo immobilizzò, portandogli poi una mano all’altezza della nuca. Poco dopo la sentinella cadde priva di sensi, e Obi wan la trascinò senza troppa gentilezza fin dentro un piccolo deposito dove difficilmente l’avrebbero  trovata.

Si guardò intorno, poi proseguì verso una delle scalinate, intenzionato a raggiungere prima l’ufficio di Vilbaem e poi quello che era stato di Gechter.

Anakin gli aveva riferito che il senatore non aveva mai nascosto documenti grazie all’aiuto di compiacenti speculatori di Muunilinst, e comunque ora gli stessi erano indiscutibilmente falsi visto che Alykarnosh era morto da anni. Altresì Vilbaem era stato aiutato da un uomo…uno sconosciuto, che l’aveva messo in guardia. Questo misterioso individuo sapeva della congiura ma allo stesso tempo conosceva le mosse dei jedi… e gli aveva dato appuntamento su Endor.

Il quadro si stava, così, delineando: Gechter aveva loro fornito i falsi documenti, inducendoli a credere a più obiettivi. Poi, con la promessa di aiuto, si era presentato a Vilbaem convincendolo che recandosi su Endor avrebbe trovato appoggio.

Un piano perfetto, maledizione.

Obi Wan si convinse che non avrebbe voluto sapere in che modo Anakin era riuscito a far parlare Vilbaem…l’aveva sentito agitato. E ora il lato oscuro era al culmine della sua potenza… Kenobi faticava persino a sentire deboli accenni di forza…

Attraversò di corsa l’ennesimo corridoio, acquattandosi immediatamente quando sentì dei passi risuonare a poca distanza da lui, e maledì l’enormità di quell’edificio.

Continuò a riflettere.

C’era un tassello mancante: i cloni.

I cloni che si erano ribellati… i cloni il cui  intento era uccidere proprio loro.  E non solo su Endor…ne aveva avuto la conferma mentre, lungo il suo percorso, aveva trovato i cadaveri di diversi jedi.

Ma come era riuscito Gechter, da solo, a prendere il controllo di un esercito di migliaia…milioni, di pezzi?

Quando non sentì più nulla si decise a proseguire …. Anche se cominciava a dubitare che avrebbe potuto scoprire qualcosa di interessante.

Pregò solo di non dover più trovare jedi morti….ma ciò che invece si presentò alla sua vista lo fece rabbrividire: in fondo al corridoio, riverso su un fianco, giaceva un altro corpo.

Obi wan corse, e si sentì morire quando, piegandosi sulla figura, si ritrovò a fissare un volto cinereo a lui familiare.

“Olympia…” mormorò, prendendola tra le braccia….

E sentì qualcosa.

In un flash il corridoio del senato scomparve, per lasciar posto a un altro luogo…distante nello spazio così come nel tempo…

 

Un altro corpo, tra le sue braccia…

 

Qualcosa che credeva perduto… che non credeva possibile potesse tornare ancora…

Chiuse gli occhi…

 

…uno sguardo che lentamente si spegne… eppure è così dolce, mentre quelle parole che avevano giurato di non ripetersi mai più escono dalle sue labbra…

 

Cercò di non pensare…di concentrarsi.

Finalmente nei suoi occhi di nuovo il corridoio freddo e austero del senato.

Estese le sue percezioni…. E tra le sue braccia Olympia.

Non… non lei.

Le sfiorò la ferita che le solcava la tempia: per fortuna il colpo l’aveva presa di striscio…ma non per questo si era rivelato meno doloroso. Doveva aver picchiato la testa cadendo… per questo le funzioni vitali erano rallentate. Le pulì il sangue che le sporcava la fronte…

“Avanti Olympia”…. mormorò appoggiandole una mano sul petto “…non puoi mollarmi così…”

Ripensò a quando era solo una neonata  che  non smetteva di fissarlo con i suoi occhioni spalancati…fino a che all’improvviso non gli aveva sorriso, per la prima volta…

 

“Maestro Qui Gonn…mi ha sorriso…”

“Bene…è raro in una bimba così piccola. Devi esserne contento”

“Si, ma…perché?”

“Perché …cosa?”

“Perché mi sorride? Non mi conosce…non sa chi io sia…non ho fatto niente per farla sorridere…”

“Perché lei ha qualcosa che gli adulti perdono, Obi Wan… la fiducia incondizionata verso il prossimo. Non ti conosce, è vero. Ma tu sei qualcosa di caldo…di accogliente. Non sei il freddo della grotta di Nelvaan. E non sei scaglie e denti affilati… ma sei due occhi, un naso e una bocca. Proprio come lei. Non sa chi tu sia, ma questo le basta. E le piace…”

 

Attese, Obi wan, senza pensare che da un momento all’altro poteva arrivare qualcuno…

 

“Ti sei assunto la responsabilità della sua vita Obi Wan, nel momento in cui l’hai portata via… ed è tuo compito ora assicurarti che non le accada nulla. Tuo. E di nessun altro, mio giovane allievo…”

 

“Non ti accadrà nulla…” mormorò, sulla scia dei pensieri…Dopo alcuni istanti la giovane sussultò, spalancando gli occhi.“Bene…così va meglio…”

“Obi Wan…” disse con un filo di voce, mentre le labbra si increspavano in un lieve sorriso e il volto riprendeva un po’ di colore.“Cioè…maestro Kenobi…”

Si portò una mano alla tempia non riuscendo a trattenere una smorfia di dolore quando si toccò la ferita,  mentre Obi Wan la sorreggeva e  l’aiutava a rialzarsi.

“Date le circostanze, Olympia, direi che tutti questi convenevoli sono inopportuni. Obi Wan va benissimo”

La ragazza sorrise, ma nella sua mente esplosero i momenti vissuti poco prima di essere colpita a tradimento dai soldati che erano sbucati dal nulla.  “Io…non me l’aspettavo. I cloni…”

“Si sono ribellati. Lo so. Io e Anakin siamo usciti vivi da Endor per miracolo” valutò amareggiato.

“E gli altri?” chiese ansiosa, ma Obi Wan scosse la testa. “Non lo so. Sono venuto qui sperando di trovare notizie…”

Il jedi si interruppe e rimasero in silenzio, per qualche istante. “Ho visto i corpi. Perché siete corsi al senato?”

“Il primo ministro di Kamino ha contattato il tempio, prima che accadesse tutto questo” lo informò Olympia che lentamente stava tornando ad essere padrona dei propri ricordi. Obi Wan sgranò gli occhi, stupito. “Cosa?”

“Ha detto che il maestro Sifo Dyas era stato sul pianeta, per discutere di alcuni cambiamenti…” continuò la ragazza.

“Gechter…”

Obi Wan rimase in silenzio… finché non fu tutto chiaro.

Il tassello mancante ora era a posto.

“Ma certo…è ovvio… ” mormorò il jedi tra sé, prima di tornare a guardare Olympia. “Tutto torna…”

La giovane lo guardò senza capire, e Obi Wan la prese per mano. “Ti spiegherò ogni cosa Olympia, ma ora però dobbiamo andarcene da qui…”

Fece per muoversi, quando inaspettatamente lei si liberò dalla presa. “Maestro…Obi Wan, lasciami qui…sarei solo un peso. Vai senza di me. Cercherò di cavarmela.”

Il jedi la guardò accigliato…poi le si avvicinò, costringendola a guardarlo. “È evidente che è nel nostro destino che io ti porti con me. Non ti lasciai nel covo dei Troack, tanti anni fa…perché dovrei abbandonarti ora?”

Olympia distolse lo sguardo… e Obi Wan si ritrovò a pensare che non aveva mai notato prima quanto la ragazza somigliasse a … a lei.

La guardò chiudere gli occhi… e notò un cambiamento nella sua espressione, quando li riaprì.

 “Maestro…” iniziò indicando qualcosa, dietro di lui. Obi wan si voltò: c’era un cadavere, riverso prono a terra.

“Chi è?”

“Non lo so…” mormorò Olympia “Non era con me…”

In un lampo, ricordò il tonfo, il disco dati…e la caduta dal vano della stanza. “Era…era nascosto nello stanzino…”

Obi Wan si accigliò, poi cauto si avvicinò al cadavere. Lo rigirò… e con orrore si ritrovò a guardare negli occhi neri, sbarrati del maestro Axelbi Raken.

“Per il cielo… Axelbi…” gemette Olympia, inginocchiandosi accanto a Obi wan. “Doveva essere arrivato alle mie stesse conclusioni… ed è corso qui a cercare di fermare Gechter…”

La ragazza gli chiuse gli occhi, scuotendo la testa.

“Non se lo meritava, Obi Wan… non se lo meritava”

Il jedi  rimase in silenzio, scrutando il cadavere con compassione… poi allungò la mano a raccogliere il disco dati che era caduto dal corpo di Raken.

 

Cosa conterrà?

 

All’improvviso voci concitate arrivarono dal corridoio dietro di loro.

Spari. E urla di dolore.

I due jedi si allontanarono dal corpo, impugnando le rispettive saber.

Sentirono dei passi in corsa…poi un clone comparve proprio di fronte a loro, incorniciato dalle mura che segnavano la fine del corridoio in cui si trovavano  e l’immissione in quello adiacente.

Il soldato esitò, quando li vide. Riuscì a puntare l’arma contro i due jedi…. ma non a sparare: Olympia e Obi Wan guardarono la lucente lama verde che sbucò all’improvviso dal petto del clone. Quest’ultimo barcollò, poi una mano invisibile estrasse la saber dalla schiena del soldato, che cadde a terra con un tonfo.

Dall’androne non arrivava più nessun rumore.

Il maestro Yoda ripose l’arma al fianco, poi gettò un’occhiata complice ai due.

“Sbrigarci, dobbiamo. Molte cose la nostra attenzione meritano.”

 

 

*********

 

Il buio era ancora impenetrabile quando dei suoni arrivarono ovattati alle orecchie di Padmè.

Aprì gli occhi, ritrovandosi in una stanza immersa nella semioscurità. Era distesa a terra, mentre intorno delle basse poltroncine erano disposte in circolo.

Cercò di mettere a fuoco quel luogo, finché non scorse dei piedi, a poca distanza da lei… seguì il profilo di quella figura avvolta dall’ oscurità, scorgendo una mano appoggiata a uno dei braccioli del seggio: qualcuno le era seduto di fronte e probabilmente la stava osservando. Non riuscì a capirlo dato che era impossibile scorgere il volto di quella indistinta figura… ma capì che il suono che era arrivato alle sue orecchie qualche istante prima era una voce.

“Bentornata tra noi, senatrice Amidala”

La frase le rimbombò in testa per qualche istante, mentre tentava di alzarsi. E quello stesso tono beffardo fece riaffiorare in lei i momenti vissuti negli appartamenti… quanto tempo prima?

Aveva perso ogni cognizione del tempo.

 

Presa…

 

Realizzò che la sagoma davanti a lei era responsabile della sua cattura…e per un attimo non sentì più dolore, ma solo rabbia: scattò in piedi intenzionata ad avventarsi contro il suo misterioso interlocutore, ma si ritrovò spinta seduta su uno dei seggi vuoti, diametralmente opposto a quello dove egli sedeva  Scorse la sua mano riappoggiarsi con noncuranza sul bracciolo, mentre dal buio emergevano due cloni che andarono ad affiancarla, uno per lato.

Padmè strinse gli occhi: sembrava che la poca luce della stanza si concentrasse solo su di lei, lasciando nell’oscurità tutto il resto.

Si chiese quanti altri soldati ci fossero, oltre ai due che la controllavano.

“Alquanto avventata, non c’è che dire. Ma d’altronde il coraggio non vi è mai mancato…” esordì l’uomo, con tono pacato…la voce che pareva uscire indistintamente dalle tenebre. “Quanti altri senatori avrebbero combattuto come voi, a Geonosis?”

“Spesso ciò che si racconta travalica la realtà”

“Non è su un racconto che baso le mie affermazioni. Io c’ero. Vi ho vista. E per qualche strano scherzo del fato vidi molto più di quanto volessi vedere…”

L’ultima frase fu quasi mormorata… come se la dicesse tra sé. Padmè capì l’allusione a quanto era successo prima dell’esecuzione …. E si chiese chi fosse quell’uomo che nonostante avesse visto e quindi avesse saputo da sempre, non aveva mai parlato…

“Perché eravate a Geonosis?”

“Per fare il mio dovere. A differenza di qualcun altro, che preferì gettarsi tra le vostre braccia.”

Ancora un’allusione, valutò Padmè, mentre la mano scompariva dal bracciolo.

Sentì il fruscio della stoffa che sfrega sul seggio.

“Fare il mio dovere…. Era la mia ragione di vita.” disse quindi, dopo alcuni istanti. La sua voce era più vicina.  “Quanto tempo ho sprecato…”

“Siete… un jedi?” lo incalzò, voltando il capo a lato…scrutando nel buio.

 

Il consiglio aveva ragione…

 

“Jedi… si, lo ero. Ma ho poi ho aperto gli occhi…e ho visto. Ho visto  quanta cattiveria possa scaturire  proprio da coloro che dicono di lottare contro il male. Ho visto con quanta facilità quello stesso male assume le sembianze del bene, nascondendosi in parole non dette o mere ipocrisie…”

“Risparmiatemi tutto questo.” lo interruppe la giovane “La parte della vittima non vi si addice …”

Il suo interlocutore rimase in silenzio. Padmè continuò a cercare, nell’oscurità della stanza… le girava intorno, come un predatore che attende di balzare sulla sua preda…

“Ecco…ora sono io il mostro. Sono il nemico…” lo sentì replicare “…Ma io sono solo il frutto di ciò che i jedi mi hanno fatto….”

“Dite vittima, eppure io ho assistito al massacro di un carnefice. Dite che eravate un jedi…parlate di ciò che eravate. Non riesco neanche a vedervi in faccia. Chi siete, allora?” domandò con voce ferma. “Adesso chi è a parlare con me?”

Una piccola risata sommessa riempì il silenzio della stanza.

“Io sono il diavolo, Padmè….il diavolo che danzerà al plenilunio sui corpi dei jedi…”

Lentamente una mano scivolò sulla spalla della ragazza, facendola sussultare.

“…che danzerà sul corpo di Skywalker…”

 

*****************

 

La navetta era molto semplice, con il  rivestimento che le conferiva un colore grigio fumo e nessun segno di riconoscimento.

Sorvolava lentamente la città mescolata tra i convogli commerciali ai quali era stato imposto di continuare a circolare, nonostante la situazione.

All’interno, Obi Wan e Olympia sedevano accanto; di fronte a loro il maestro Yoda guardava al di là del visore dello speeder… oltre l’astrodroide alla guida, fissando un punto indeterminato della città di nuovo ferita al suo interno.

Fuori dal senato si era reso necessario trovare il modo di allontanarsi e cercare di raggiungere il prima possibile il tempio: il maestro Yoda aveva raccolto un messaggio in codice che chiedeva a tutti i jedi di tornare. Ma con Coruscant presidiata, non poteva che essere una trappola.

L’ennesima.

Quel piccolo mezzo sembrava proprio far al caso loro: l’ideale per non dare nell’occhio.

“Tempi bui, questi sono…” esordì Yoda, senza distogliere lo sguardo, dopo il lungo silenzio che li aveva accompagnati fino a quel momento. “Fallito, abbiamo…ingannati….quasi derisi…”

“Ci sono notizie, oltre alla falsa chiamata?” domandò Obi Wan, ma l’anziano maestro chinò il capo. “Impossibile mi è stato comunicare con gli altri jedi…una flebile speranza, rimasta è…”

Scorsero il profilo del tempio, in lontananza. Del fumo si innalzava dalla torre est.

“Skywalker?” chiese Yoda, e anche Olympia posò due occhi preoccupati su Kenobi. “Anakin ha cercato di ottenere informazioni da Vilbaem, mentre io muovevo verso la capitale. Non ho dubbi che lo rivedremo presto, ho parlato con lui poco fa.”

“E cosa scoperto ha?”

“Più che scoperte, ha trovato conferme. Gechter ha abilmente manipolato sia noi che Vilbaem, facendoci convergere su uno stesso, preciso obiettivo. Un abile piano, studiato nei minimi dettagli… dove la congiura, temo, sia stato il pezzo meno importante.”

“Un pretesto necessario era, per iniziare a muovere i pezzi di questa scacchiera…. E quale migliore, se non l’avidità…la sete di potere. La congiura impedito ci ha di vedere oltre…”

Il silenzio tornò ad avvolgerli, nell’irreale quiete dell’interno dello speeder.

“Il vero fine…” mormorò l’anziano maestro “…era la distruzione dei jedi…”

“…seguendo un piano ben preciso ideato molti anni fa, che Gechter ha scoperto e abilmente girato a suo vantaggio” concluse Obi Wan, e Olympia si voltò a guardarlo.

“Un piano che aveva scoperto anche Raken…e ciò gli è costato la vita.”

 

 

***************

 

“Voi siete pazzo” ribattè dura Padmè, lottando per non far trapelare la paura che quelle parole, e l’averlo così vicino, stava lentamente riaccendendo.

Voleva uccidere i jedi…

Voleva uccidere Anakin.

“Pazzo? Oh no.” replicò con una nota di stupore nella voce, mentre ritraeva la mano e spariva di nuovo nel buio. “Io sono perfettamente conscio di quello che ho fatto. Che sto facendo e che continuerò a fare. La pazza siete voi, che credete ancora di poter fermare qualcosa che ha avuto il suo inizio non oggi, ma tanto tempo fa…”

“Come potete anche solo pensare che Anakin…che i jedi assistano senza interferire?”

La domanda si perse nel silenzio della stanza… passarono attimi che parvero interminabili, prima che il suo aguzzino tornasse a parlare.

“Non avete ancora capito dove siamo, Padmè?” le domandò invece di rimando. “Questa è la sala del consiglio. Siamo nel cuore del tempio…e sapete perché ci troviamo qui?”

La giovane trasalì…temeva di sapere la risposta.

“Perché non c’è più un solo jedi vivo, milady.”

La sua voce ancora così vicina a lei…

“I cloni sono ai miei ordini. E gli ordini sono uccidere i jedi…. per quale motivo credete mi sia adoperato tento per disperdere quegli stupidi assieme ai loro fidati soldati?”

Padmè gemette… Anakin era con Obi Wan, su Endor. E con loro, inevitabilmente….

Allora era tutto falso…non c’erano pericoli, non ce n’erano mai stati…

“La paura è uno specchio nel quale è facile riflettersi, non è vero, Padmè? Voi lo sapete bene. Lo sapete meglio di chiunque altro…”

Passi silenziosi. Fruscii.

 “Anakin non è morto.” disse quindi la ragazza con fermezza…. forse più per convincere sé stessa, che altri.

 

Non è morto…

 

“Già, lo credo anche io.”

Un filo di luce filtrò da laddove Padmè ipotizzò ci fosse una finestra…o una vetrata. Scorse il profilo di un volto…

“Non penso che Skywalker sia saltato in aria su Endor….cosa che mi auspicavo in realtà, ma troppo semplice, per il prescelto. A questo punto spero che sia ancora vivo…così potrà arrivare su Tatooine.”

Padmè sentì un brivido percorrerle la schiena, mentre la mano ricompariva appoggiata al bracciolo e il suo interlocutore tornava, così, a sedersi. “…E non trovare nessuno, mentre lui si sentiva così sicuro di sé…”

“Che cosa hai fatto ai miei figli?” gli domandò, senza poter impedire di dare un tono supplichevole alla frase.

“…Anakin andrà fuori di testa, come già successe quando gli dissero che voi potevate morire…”

Aveva ignorato deliberatamente la domanda. Padmè sentì le lacrime salirle agli occhi.

“CHE COSA HAI FATTO AI MIEI BAMBINI?” gli urlò contro alzando dalla sedia, ma pronte le due guardie tornarono a spingerla sul seggio senza troppo riguardo.

“Vi è stato già spiegato” iniziò l’altro dopo qualche istante con il solito tono posato, quasi accomodante. “Che i gemelli sono qualcosa di molto prezioso per noi. Li stanno portando qui….”

Padmè sentì chiaramente il suo cuore riprendere a battere, mentre il misterioso individuo pronunciava quelle parole.

 

Dei del cielo…grazie…

 

“Ho bisogno di voi, qui” proseguì quindi “Forse riuscirete anche a vederli, se sarete buona con me…” concluse con una certa ironia.

La giovane preferì non pensare alle implicazioni celate in quella frase. Pensò, invece, che se necessitava di loro aveva prima dovuto scoprire dove si trovassero…

“Siete stato voi ad attirarmi a Coruscant.”

“Mmmh…Non esattamente. Tecnicamente, è stato il capitano delle vostre guardie ad avviare le

comunicazioni. Onestamente, milady, credevo avesse più resistenza al dolore.”

Nella mente di Padmè, i corpi orrendamente trucidati dei suoi soldati… chiuse gli occhi, mentre la figura proseguiva.

“Sapete… mentre attendevo il vostro arrivo mi sono ritrovato nella vostra camera…. Immaginate come sarebbe beffardo prendervi su quello stesso letto, dopo aver dato la morte a Skywalker…”

Lo sentì ridere, prima di proseguire. “L’assassino e l’adorata moglie….”

“Non lascerei toccarmi da voi neanche con un dito” proruppe indignata.

“Credo che il vostro atteggiamento debba diventare più conciliante. Quest’aria altezzosa vi servirà a ben poco quando sarete solo la mia puttana”

Padmè rimase sgomenta dal tono con cui la misteriosa sagoma aveva pronunciato quelle parole… la  pacatezza che continuava a stridere con il contesto…ma un fremito di rabbia o forse… lussuria, si spense assieme alla frase.

Era quello il destino che le si prospettava?

No. Non gliel’avrebbe permesso.

Alzò il mento, sfidandolo. “La vostra puttana? Badate, forse fareste meglio a uccidermi…altrimenti non esiterei a mettere fine alla vostra miserabile esistenza, non appena mi si presenterebbe l’occasione.”

L’altro non replicò mentre proseguiva: “Voi avreste solo il mio disprezzo. Il mio cuore appartiene a un altro…. per tutta la vita”

“Oh, non ne dubito. Ma del vostro cuore, a me, importa ben poco”

 

***************

 

“Questo….questo piano…” iniziò Olympia “…riguarda Kamino e la comunicazione del primo ministro Lama Su, non è così?”

Obi Wan le fece un segno d’assenso. “Durante la guerra dei cloni abbiamo accettato senza obiezioni che il maestro Syfo Dias avesse ordinato l’esercito” cominciò a spiegare “ Ma Sifo Dyas era morto da tempo e Jango Fett, il cacciatore di taglie che aveva fornito il materiale genetico ai cloni, mi aveva detto di essere stato ingaggiato da un uomo di nome Tyranus. Avevamo ritenuto le dichiarazioni di Fett una menzogna: dopotutto, non c’era nessun Tyranus…”

Obi Wan tirò un profondo respiro. “Jango Fett aveva tentato di uccidermi. Il suo sicario aveva fallito l’assassinio di Padmè. Jango era inequivocabilmente alleato di Dooku. È  vero, non c’era alcun Tyranus. Ma forse un Darth Tyranus…”

“I cloni erano fin dall’inizio predisposti all’uccisione dei jedi?” Olympia era incredula. Yoda continuò a rimanere in silenzio: con un’occhiata, incoraggiò Obi Wan a proseguire.

“Questo non lo so, ma Palpatine all’epoca pilotò gli avvenimenti in modo tale da poter utilizzare l’ esercito… una guerra su vasta scala, il conferimento di più potere… un conflitto che sembrava sempre sul punto di finire, ma che invece non cessava mai…”

“…terminando solo con la morte di Sidious stesso…” gli fece eco la jedi.

“Anche la direttiva che permetteva ai jedi di essere a capo di guarnigioni di soldati” riprese Kenobi “Ora è abbastanza chiaro che c’è un qualcosa…un modo che possa far ribellare i cloni, all’occorrenza. Gechter doveva averlo capito, e si è recato su Kamino per scoprire quale fosse  questo sistema che  avrebbe messo nelle sue mani un enorme potenziale militare. Ma deve averlo scoperto anche Raken…con le conseguenze che sappiamo.”

Obi Wan ripensò al cadavere del jedi, al senato….gli occhi sbarrati…

“Probabilmente aveva condotto delle indagini, da solo…all’oscuro del consiglio. Questo spiegherebbe il disco dati…” Olympia cercò di riallacciarsi al filologico dei pensieri di Obi wan. “Sapeva che la sua menomazione l’avrebbe escluso da ogni missione e questo non lo sopportava… Axelbi non lo accettava. Non lo aveva mai accettato…”

Il jedi si alzò, accucciandosi poi a fianco di un basso finestrino e iniziando a scrutare il cielo plumbeo di Coruscant.

 

…e questo non lo sopportava… Axelbi non lo accettava…

 

“Doveva aver capito, in qualche modo, cosa Gechter si apprestava a fare ed era corso al senato, intenzionato a fermarlo…” proseguì Olympia  “Forse hanno duellato per i corridoi… e Raken ha avuto la peggio.”

Obi wan non si spostò dalla sua posizione, mentre la ragazza portava avanti il suo ragionamento. “Eppure… perché andare da solo? Perché non portare con sé un aiuto, data la sua condizione?”

La domanda rimase sospesa sopra i tre jedi… Kenobi non riusciva a smettere di pensare.

Era scattato qualcosa in lui, che non riusciva a mettere a fuoco…

 

…gli occhi di Raken…

 

…lo sguardo afflitto, quando si parlava di Mustafar…

 

… i suoi sospetti su Gechter…

 

“L’ambiguità ha accompagnato i jedi. Sfiducia…dubbi. Axelbi forse non sapeva di chi realmente fidarsi…”

Olympia non potè che condividere quanto appena detto da Yoda, e si voltò verso Obi wan. “Tu cosa ne pensi?”

Ma questi non rispose. Un turbine di pensieri gli spazzava la mente.

 

…Probabilmente aveva condotto delle indagini, da solo…

 

…L’ambiguità ha accompagnato i jedi…

 

…Sapeva che la sua menomazione l’avrebbe escluso da ogni missione…

 

…non lo sopportava…

 

“Obi Wan, mi stai ascoltando?”

 

…forse non sapeva di chi fidarsi realmente…

 

…sfiducia…

 

…era corso al senato, intenzionato a fermarlo…

 

…Forse hanno duellato…

 

…il suo sguardo… i suoi occhi…

 

…i suoi occhi…

 

 

Obi Wan sgranò gli occhi: nella sua mente il vortice di congetture, supposizioni e ipotesi si arrestò di colpo. E ogni cosa trovò il giusto posto.

“Per l’amor del cielo…” seppe solo mormorare. Olympia e Yoda lo guardarono perplessi: era pallido come un morto.

“Per gli Dei… cosa abbiamo fatto?”

 

 

 

**********

 

 

Padmè lo sentì alzarsi, di nuovo.

“Sapevo che una richiesta d’aiuto vi avrebbe indotto a pensare subito al vostro adorato Anakin… la mente di una donna innamorata è davvero prevedibile. Anche se vi stimavo di più. Non avrei mai creduto che potevate scendere a un livello così basso”

“Voi non capite. Non potrete mai farlo”

“Cosa c’è da capire? L’amore rende deboli. L’amore è un punto debole…ma…” Si interruppe, e Padmè potè avvertire chiaramente il suo sguardo su di sé. “… Ma forse voi non lo amate, Padmè. Forse è stato solo un capriccio…o una forma di pietà, da parte vostra...”

La ragazza scosse la testa… un sorriso amaro le increspò le labbra. “O magari anche un ragionamento ben congegnato… un jedi da’ sicurezza. Protezione… perché no? Lui cadeva ai vostri piedi, in una venerazione a dir poco ridicola… perché non accettare, Padmè?”

“Mi fate pena…” gli rispose lei, con tutto il disprezzo di cui era capace “Credete di sapere tutto… di poter emettere giudizi…ma vi compiango, perché non avete capito nulla…”

“A cosa vi ha portato l’amore Padmè? Quest’amore che tanto difendete? L’amore non proteggerà il corpo di Skywalker dai colpi della mia saber, non curerà le sue ferite e tanto meno gli impedirà di morire!”

Aveva alzato il tono di voce, forse irritato da come lei osava ribattere. Ma Padmè non si lasciò intimorire.

“No…non lo impedirà. Ma l’amore che voi denigrate è una ragione ben più che sufficiente per sfidare la morte…”

“Voi sfidereste la morte, Padmè, per amore?”

“L’ho già fatto…e non ho paura di rifarlo”

“Moriresti per lui? Moriresti per i tuoi figli?”

Vide la saber accendersi accanto a lei, e la lama andò a illuminare il suo viso a poca distanza dal collo.

“La spada che entra nella tue carni… “ le mormorò all’orecchio “Non sarebbe difficile per me. Sei disarmata, in mio potere. Una fine perfettamente inutile ma…dimmi Padmè, moriresti per loro?”

“Si...”

Non doveva pensarci.

“Si… anche ora che giocate a Dio con la mia vita. Anche se sapessi che potrebbe non servire a nulla… anche se ci fosse solo una misera speranza per loro, in cambio della mia vita… la mia risposta non sarebbe diversa.”

Non si mossero da com’erano.

Padmè pensò che forse aveva oltrepassato i limiti, e che sarebbe finita così… sentì la spada ronzare ancora, poi…

“Assurdo…”

La saber si spense, facendo tornare nell’oscurità la sala del consiglio.

“L’amore non è potere…l’amore è solo debolezza! Il vero potere è in noi stessi …. In noi,  e in nessun altro!”

Si interruppe per una attimo: ora le parole erano quasi urlate… scagliate contro il nulla, con un’ira quasi palpabile.

“Tsk…una fede incrollabile, come quei sciocchi, stolti jedi…con le loro ipocrisie… Amore, compassione….generosità. Tutto ciò affievolisce la ragione. Attenua le nostre percezioni. Amore e saggezza non possono convivere. È impossibile farle conciliare.”

 

Amore e saggezza…

 

Padmè trasalì.

 

Amare ed essere saggi…

 

 

*************

 

“Obi Wan, cosa ti succede?”

Il jedi lasciò la postazione accanto al finestrino, portandosi tra gli altri due che non smettevano di fissarlo.

“Abbiamo sempre pensato…abbiamo tutti pensato che Gechter ci stesse tradendo… che Gechter si fosse introdotto negli archivi del tempio…che Gechter avesse commissionato i documenti al falsario di Cloud City. Che Gechter stesse facendo il doppio gioco e  tirare le redini di questo piano…”

Olympia lo seguiva senza capire, e Obi Wan se ne accorse. “Ragiona Olympia! Tutto… ogni cosa ci ha portato a credere che il mutaforma fosse il traditore… ma ora sappiamo che qualcuno ha condotto delle indagini all’oscuro del consiglio, perché sapeva di non poter avere altri aiuti… qualcuno che ha scoperto perché i cloni potevano ribellarsi senza che il nostro sith corresse alcun rischio, nonostante apparisse un jedi a tutti gli effetti!”

Obi wan lanciò un’occhiata a Yoda: dall’espressione sgomenta del viso rugoso, capì che l’anziano maestro aveva ben capito il fine del suo ragionamento.

Qualcuno che ha avuto tra le mani le prove concrete del tradimento e ha tentato di fermare tutto questo, senza riuscirvi…”

Lo speeder atterrò con delicatezza sul suolo di Coruscant, a pochi isolati dal tempio. Non potevano avvicinarsi di più.

La ragazza sgranò gli occhi, prima di alzarli sul jedi di fronte a lei.

 “Olympia… un jedi ci ha tradito…un jedi che è sempre stato sotto i nostri occhi…ma abbiamo preso il jedi sbagliato…. Tutto questo è successo, ma chi l’ha compiuto non è chi pensavamo fosse… abbiamo invertito le parti”

 

 

**************

 

Amare ed essere saggi…

 

La cella di Mustafar ricomparve vivida nella mente di Padmè , mentre l’individuo proseguiva.

“Per quanto odiassi Lucius, su una cosa aveva ragione….”

L’immagine di Khan Ventress, il sicario bendato che l’aveva interrogata… il suo volto vicino al suo….

 

la tua persona è capace di suscitare in lui delle emozioni…ma lui apprezza molto di più la saggezza che le futilità di un sentimento che non sarebbe nemmeno capace di provare poiché…

 

“… è impossibile amare ed essere saggi.”

La porta si spalancò, e la luce entrò violentemente  nella stanza. Padmè dovette chiudere gli occhi, quasi accecata dalla rapidità del contrasto con il buio al quale ormai era abituata.

Sentì la voce di un clone, e l’altro dare disposizioni: “…portate anche lei all’hangar. Io ho ancora qualcosa da sbrigare..”

Quando riuscì ad aprire gli occhi, lui era finalmente perfettamente visibile.

“I gemelli sono arrivati. Ora speriamo che il nostro ospite d’onore non tardi molto”

Padmè non poteva crederci.

“Non è possibile…” riuscì solo a mormorare mentre Axelbi Raken, in piedi di fronte a lei, lasciava che le iridi celesti sfumassero lentamente verso il giallo.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** ATTO II - Capitolo 16 - Capitolo 17 ***


Dunque, signori e signore, eccoci arrivati alla quasi conclusione.
Infatti questo è il mio penultimo post, poichè il prossimo saranno, insieme, Ultimo Capitolo ed epilogo.
Vi informo anche che questo post è molto lungo... l'ho spezzato in due capitoli che ho voluto comunque postare insieme, visto che dividerli avrebbe spezzato il pathos che ho cercato di creare...

Come al solito,  i ringraziamenti ai miei "fedeli" Darth Harion, Buffy86, Chaosreborn, Aresian - che bello rivederti^^, Silvì76 e alla New Entry ^^ Jediknight88
A questo punto, mi pare d'aver detto tutto.
E con un po' di tristezza, siamo in dirittura d'arrivo...

 

***********

 


 

Capitolo 16

 

 

“Esito del contatto: negativo. Una nuova richiesta sarà avviata tra dieci… nove…”

 

Anakin sferrò un pugno sul pannello comandi, provocando una lieve ammaccatura: perché nessuno rispondeva, da Tatooine?

 

Calmo. Respira.

 

Attraversando l’atmosfera di Coruscant ignorando ogni procedura di sicurezza, si sforzò di non pensare al peggio.

Potevano esserci svariati motivi che giustificavano l’assenza di una risposta. Forse Lars aveva filtrato le comunicazioni… le aveva criptate, per impedire un qualsiasi tipo di identificazione.

O forse stavano semplicemente dormendo.

Dopotutto nessuno sapeva di Tatooine. Nessuno.

 

“Esito del contatto: negativo….”

 

“Al diavolo!”

No, non  riusciva a calmarsi.

Owen non era uno sciocco, ma non era neanche il tipo da fare certe cose.

Osservò il fumo salire dalle torri del tempio jedi.

A macchia d’olio si era estesa la volontà del lato oscuro… prima nei vari pianeti, dopo averli dispersi…. Ora nella loro culla.

Alla radice, nel cuore della capitale.

Estirpati, come l’erba che crescendo incolta turba l’armonia del giardino.

E il giardino era la nuova società che Sidious avrebbe creato attraverso il corpo e lo spirito del suo allievo…attraverso il potere di un lato oscuro rinvigorito come non mai dopo la dipartita dei jedi.

Una società epurata da ogni elemento di disturbo.

Anakin atterrò a diversi isolati dal tempio, in un quartiere popolare in quel momento inanimato.

La forza oscura lo braccava…lo confondeva. Offuscava la sua logica e le sue percezioni.

Un lato oscuro che pareva voler fagocitare la capitale, dopo averne preso possesso…. Che saliva dalla strada, fuoriusciva dalle condutture e andava a mescolarsi con le nere nubi che si addensavano sopra gli edifici…creando una cappa malefica che si sarebbe stretta su di lui, impedendogli di avere il controllo degli eventi.

Che nutriva quel suo latente senso di disperazione, di impotenza… di terrore che lo assaliva quando la sua mente correva  a Tatooine.

Tolse le coordinate del pianeta dell’orlo esterno e tentò di contattare Obi Wan.

C’era una guerra…perché di guerra si trattava. E lui aveva degli obblighi… non poteva sottrarsi…

Ma il non sapere l’avrebbe fatto impazzire.

Sarebbe andato su Tatooine e poi sarebbe tornato.

 

Anakin, è una follia. Qualcuno potrebbe seguirti. E scoprirli. A questo punto faresti più danni che altro.

 

Attese una risposta.

 

“Esito del contatto: negativo…”

 

Perché tutti si divertivano a ignorarlo, quel giorno? Era così esilarante mettere alla prova la sua resistenza nervosa?

Si passò una mano sul viso.

Probabilmente Obi Wan era già dentro il tempio… Non sarebbe mai riuscito a parlarci, se non di persona.

Saltò dall’intercettore rubato nell’incrociatore di Vilbaem, alzando della polvere dal suolo. Utilizzare un mezzo senatoriale l’aveva tenuto lontano dai guai almeno per un po’, mentre R2 si occupava di portare Vilbaem a Coruscant.

Per il momento non aveva scelta. Tirò un profondo respiro, poi cominciò a correre in direzione del tempio.

Il non sapere non l’avrebbe fatto impazzire.

Stava già impazzendo.

 

 

 

*******

 

Se fosse esistito un regno dell’Apocalisse, pensò Obi Wan, non sarebbe stato molto diverso dal tempio in quel momento.

Vi erano ovunque i cadaveri di jedi e di soldati…e lo scontro non accennava a terminare.

Avevano fatto un massacro. Senza pietà.

All’ingresso lui,  il maestro Yoda e Olympia stavano abbattendo quanti più cloni possibili  con lo scopo di riuscire a entrare all’interno del tempio e cercare di porre fine a quella situazione.

O almeno tentare di porvi fine.

“Sono troppi!!” valutò Olympia, urlando al di sopra del frastuono affiancando Obi Wan riparatosi dietro una parete. “Non ce la faremo mai!”

“Dobbiamo assolutamente entrare, o sarà stato tutto inutile” le rispose perentorio mentre un colpo sbrecciava il muro. “C’è una richiesta di ripiegare al tempio…una trappola per i sopravvissuti. Se non interveniamo chi si è salvato farà la fine del topo.”

Olympia rimase un istante pensierosa. “Ma chi si è salvato, Obi Wan?”

Il jedi la guardò…e non seppe risponderle. “Noi ce l’abbiamo fatta. Perché non dovrebbe esservi riuscito qualcun altro?” le domandò di rimando. Ma era più una speranza, che una vera affermazione.

La giovane abbassò lo sguardo…nella mente le parole di Obi Wan nello speeder.

“Axelbi…” mormorò allora “…è terribile…era lui…”

“Ha giocato bene le sue carte. Ha saputo mimetizzarsi, per anni, tra di noi. E ciò che pensavamo compisse Gechter alle nostre spalle, in realtà era lui a farlo…” la interruppe Obi Wan. “Ma ora non possiamo più pensarci. Non dobbiamo più pensare a quello che Raken ha fatto.”

Olympia annuì, poi si sporse a guardare nell’androne: il maestro Yoda stava passando rapidamente da un corridoio all’altro falciando nel frattempo chi gli si poneva di fronte. Aveva guadagnato del terreno…ma di quel passo…

“Idee?” chiese allora a Obi Wan, tornando a guardarlo. Il jedi non rispose, ma aveva scorto qualcosa…. qualcuno.

“Pazienza” le disse piano. Olympia sgranò gli occhi. “Pa… pazienza?” mormorò incredula.

“Lo so, fa quest’effetto all’inizio. Ma ti assicuro che funziona. L’ho imparato sulla mia pelle.” Le rispose sibillino. Rimase fermo ancora per qualche istante, poi…

“Adesso!” esclamò accendendo la saber e gettandosi nell’androne gremito di cloni. Olympia lo seguì fidandosi delle sue parole… e dopo qualche istante il corridoio nel quale erano nascosti esplose in un fragoroso boato.

La ragazza si fermò un istante guardando attonita prima i  resti fumanti poi, di nuovo, Obi Wan… lui le restituì lo sguardo, facendole quindi cenno di seguirla.

Evitarono colpi di blaster e abbatterono diversi cloni, raggiungendo così il maestro Yoda.

Finché un chiaro grido di battaglia si stagliò al disopra del frastuono: da dei corridoi laterali sbucarono alcuni cavalieri jedi guidati da un Mace Windu affaticato, ferito, ma più agguerrito che mai.

 

 

 

***********************

 

Anakin scavalcò con noncuranza il corpo del clone caduto a terra dopo essere stato privato della testa con un preciso colpo di saber.

Ripose l’arma, guardandosi intorno: solo soldati morti.

Era entrato nel tempio evitando l’ingresso principale e incuneandosi in una breccia nelle mura  probabilmente creata dai cloni.

E  si era trovato davanti una scena terribile: i corpi dei padawan…dei cavalieri caduti nel tentativo di arginare l’attacco.

C’erano anche dei bambini. Ma doveva aspettarselo.

Aveva visto, anni prima.

E lui non avrebbe fatto altrimenti.

 

…Maestro Skywalker, cosa dobbiamo fare?

 

Continuò ad avanzare nei corridoi, sentendosi oppresso … si sentiva come soffocare.

Sentiva distintamente il lato oscuro appesantirgli l’animo…legarsi ai suoi arti rendendo persino difficoltosi i movimenti…

Delle voci si affollavano nella sua testa….e tra tutte, una spiccava…

 

… Avrai bisogno di me… O non ce la farai…

 

Si legava alla sua mente, impedendogli di sentire…di ragionare.

Scosse la testa scacciando quei pensieri.                                                                                 

Doveva trovare Obi Wan:  stare separati non era una buona idea, in mezzo a quell’inferno.

E con lui, chi avrebbe trovato?

Chi era sopravvissuto?

Al momento, la scia di cadaveri che impietosa lo aveva accolto non gli permetteva previsioni ottimistiche.

Si ritrovò ai piedi di una scalinata e una strana sensazione si impadronì del suo corpo…. perché più nessun soldato l’aveva fermato?

 

…qualcosa non quadra…

 

Salì i gradini uno alla volta lasciando che il nuovo corridoio si aprisse lentamente alla sua vista. E quello che vide lo lasciò sgomento.

 

No

 

In fondo al grande androne, legati schiena contro schiena, Luke e Leia si guardavano intorno spaventati….impossibilitati a parlare  a causa di un bavaglio intorno alla bocca.

L’odio iniziò a circolare nel corpo del jedi, assieme al suo sangue che ribolliva nelle vene…

“No…” mormorò, cominciando a muovere qualche passo nella loro direzione. Passi che divennero presto in corsa.

 

Perché sono qui? Dovevano essere a Tatooine, erano al sicuro…

 

Inaspettatamente una voce diede risposta al suo tormento…

 

Erano a Tatooine, ma non al sicuro. Tu non sei più in grado di proteggerli. Non lo sei mai stato… Ecco la dimostrazione…

 

“No.. no… NO!!” urlò facendo riecheggiare la sua voce tra le austere pareti del tempio attirando l’attenzione dei bambini, che si voltarono con due occhi ancora terrorizzati verso il padre.

Ma in un batter d’occhio Anakin finì scagliato contro una delle colonne portanti che costellavano il muro maestro del corridoio. Vi sbattè  rovinosamente, urtandovi con tutta la schiena… scivolando poi verso il pavimento di pietra levigata.

 

Pensavi fosse così facile, Anakin?

 

Alzando gli occhi potè vedere Luke agitarsi, urlando qualcosa contro il bavaglio.

Poté vedere Leia piangere in piccoli ma violenti singhiozzi.

“E’ ME CHE VUOI!!!” urlò contro il nulla con tutto il fiato che aveva in corpo, mentre si rialzava “E ORA SONO QUI, MALEDETTO!! AFFRONTAMI, VENDICATI SU DI ME, MA LASCIA IN PACE LORO!!”

Mosse altri passi verso i figli… voleva accertarsi che stessero bene…

E lo sentì…era lì, finalmente…

 

Lui non è te, Anakin…  vuole la tua morte… e ci riuscirà…

 

Da  un corridoio laterale emerse una figura in un saio nero, frapponendosi tra Anakin e i bambini.

“Su piccoli, salutate vostro padre…” esordì Raken con voce melliflua, mentre accarezzava come un benevolo zio la testa dei gemelli.

“Raken…” mormorò attonito il jedi… incredulo, mentre questi gli posava addosso due occhi gialli iniettati di sangue, consumato nel lato oscuro che sentiva avvolgerlo potente.

“Quello non è più il mio nome” rispose Axelbi con voce monocorde, lasciando cadere il saio. “Io sono Darth Vader. È così che il mio maestro mi ha ribattezzato… innalzandomi alla suprema potenza del lato oscuro…”

Un brivido attraversò la schiena del giovane.

 

Alzati, Lord Vader….

 

Nella mente le visioni che gli avevano mostrato il futuro che lo attendeva se lui si fosse piegato al lato oscuro. L’uomo che avrebbe compiuto la strage nel tempio…che avrebbe sovvertito gli equilibri della galassia.

Tutto quanto stava succedendo. Ma al suo posto, un altro.

Sidious aveva considerato tutto.

“Dov’è Padmè?” sibilò tra i denti. “Che ne è dei Lars?”

“Alla dolce Amidala risparmierò il piacere di vederti agonizzare, Anakin… Per quanto riguarda i Lars… forse sono morti. O forse no. Non me ne curo. Non sono loro il mio problema adesso.”

Parlò con voce calma, posando una mano sulla testa di Leia.

“NON TOCCARLI!!” scagliò le parole il giovane.

 

Lui farà del male ai tuoi figli…

 

Il sith lo guardò con aria di sfida, senza allontanarsi dai bambini.

Anakin posò una mano alla saber: nella sua mente il desiderio di portare i gemelli il più lontano possibile si faceva prepotentemente largo.

 

Porta via i bambini.

 

Lui te lo impedirà…

 

“Ci hai fatto credere che fosse Gechter… mentre eri tu a tradirci…” Anakin mosse ancora un passo mentre Axelbi lo guardava  compiaciuto, forse esaltato dal ricordo delle sue imprese. “Tu… non riesco a crederci…dopo quello che…” ma si interruppe.

Capì in un attimo che tutto era stata una menzogna.

“Dopo quello che..? Continua, Skywalker.” lo incoraggiò Raken ironicamente. “No, lo farò io per te. Dopo quello che mi hanno fatto su Mustafar? Dopo quello che hanno fatto a Hydragen e a Dana, Anakin?”

Il sith fece una pausa. Si staccò dai gemelli, avviandosi a lenti passi verso il jedi.

“Tu sapevi già ciò che facevi… già da …”

Un largo sorriso si dipinse sul viso di Raken. “Mustafar, Skywalker, è stato il mio capolavoro…”

Anakin non fu colpito dalla freddezza con la quale l’uomo di fronte  a lui aveva pronunciato quelle parole. “… ciò che mi ha permesso di donarmi totalmente…completamente alla grandiosità del lato oscuro.”

Non gli si avvicinava….si limitava a girargli attorno.

E Anakin cominciò a fare lo stesso. Ripensò a Mustafar… allo scontro con Ventress e a come avevano sentito la forza vitale di Raken all’ultimo momento.

“Ti abbiamo portato via dal pianeta mezzo morto…” gli disse il giovane, senza smettere di guardarlo. “Ma scommetto che in realtà stavi meglio di noi”

“Merito delle tecniche di meditazione sith apprese durante l’addestramento con Lord Sidious…seppure Ventress abbia calcato un po’ troppo la mano, devo ammetterlo.  Ma così anche il mio corpo è stato forgiato…e purificato da ogni menzogna. Senza contare che le orribili torture al quale sono stato sottoposto mi hanno permesso di dar luogo a quell’assurda pantomima…ma sapevo che Lord Sidious avrebbe ripagato ogni mio sforzo…”

Anakin non rispose, gettando un’occhiata ai gemelli.

 

Andrà tutto bene, ve lo prometto.

 

…Ma se non ti lasci andare Vader ti ucciderà sotto gli occhi dei tuoi figli…

 

Ancora quella voce nella sua testa… strinse gli occhi cercando di ignorarla, mentre il suo avversario continuava a parlare.

“…io sapevo che Gechter non si fidava di me…lo sapevo bene. Ma quello stupido ha trovato un rimedio peggiore del male… invece di parlarne al consiglio ha cominciato a indagare per conto suo…”

Un sorriso ironico si dipinse sul volto del sith “Ma chi avrebbe dubitato del povero Raken? Del povero Axelbi, sempre così gentile, sempre così afflitto? Chi avrebbe dubitato di un patetico zoppo, Anakin? E così nessuno pensava a cercare oltre, mentre io sapevo tutto, dai consigli…e come me sapeva anche Lord Sidious… a lui è venuta l’idea dei documenti di Muunilinst. Voi avreste avuto le prove che volevate, mentre a Vilbaem sarebbe bastata una piccola spinta per esporsi….”

“Perché tutto questo tempo?” lo interruppe Anakin all’improvviso. Raken si fermò, osservandolo  contrariato. “Perché attendere tutti questi anni, Axelbi?”

“Non chiamarmi così!!” gli urlò contro il sith, il volto trasfigurato dall’ odio. “Io avrei voluti farti a pezzi già su Mustafar ma il mio maestro me l’ha impedito…. Lord Sidious aspettava l’occasione giusta.” Tirò un respiro, riprendendo il controllo. “E aveva ragione. Non potevamo scegliere momento migliore…siamo a un passo dalla vittoria.”

 

L’occasione giusta…

 

Anakin sentì un boato. Trasalì, guardando i figli e poi, di nuovo, Axelbi.

 “Il mio personale regalo per quello che i jedi hanno fatto per me in tutto questo tempo…” lo illuminò l’altro con un ghigno. “Il tempio andrà in pezzi… sarà la tua tomba…”

“È Sidious che vuole vendetta… Tu non hai motivo di volere la mia morte…”

“IO TI ODIO!” gli sputò contro iroso il sith. “Ti odio perché sei sempre stato un passo avanti a me… perché avevi tutto quello che io non potevo avere!”

Anakin percepì chiaramente una scossa nella forza… Axelbi da lì a poco sarebbe andato fuori controllo…completamente invasato dal suo stesso delirio.

“Ti odio perché nonostante tutto eri il migliore!! Ma ora non avrai più modo di vantartene, Skywalker…. Io ho un potere che nemmeno immagini…”

Si studiarono per qualche istante… Vader accese la saber cremisi, roteandola con dei virtuosismi.

Anakin fece altrettanto, senza smettere di tener d’occhio i gemelli.

Conscio che, quando lo scontro sarebbe iniziato, ci sarebbe stato un unico vincitore.

“…un potere che nemmeno il prescelto può raggiungere….il potere che volevo per distruggerti.” mormorò, prima di scagliarsi contro Anakin.

 

 

************

 

“La situazione era molto delicata….Non ricevevo notizie da nessun pianeta. E Olympia aveva raccolto quel messaggio da Kamino….” Spiegò il maestro Windu, mentre Obi Wan ricalibrava i segnali del trasmettitore “Speravo che recarmi sul pianeta dei clonatori di persona potesse farmi scoprire qualcosa in più… se avessi anche solo immaginato, non avrei mai lasciato il tempio…” concluse amareggiato.

“E voi?” domandò Yoda ai tre ragazzi che avevano ascoltato senza interferire. “Eravamo nella biblioteca, quando abbiamo sentito la maestra Nu urlare” rispose il primo. “Poco dopo si sono attivati gli allarmi…” aggiunse un altro. “…era pieno di soldati…”

“Ma come è potuto succedere? Come ha fatto Gechter…”

“Non è stato Gechter, è stato Raken” lo informò Obi Wan. L’incredulità pura si dipinse sul volto di Mace. “Raken? Axelbi Raken?”

“Non ce ne sono altri, mi pare” rispose ironico il jedi, mentre il piccolo dispositivo rientrava nella parete.

“Il tempo di discutere di questo non abbiamo”  sentenziò Yoda. “Organizzarci ora, è necessario”

“Come riusciremo a fermarli, maestro?” domandò preoccupata Olympia.

“Dobbiamo riportare il Cancelliere Organa su Coruscant” proruppe Obi Wan, ma Windu scosse la testa “Vuoi farlo uccidere, Kenobi?”

“Aver allontanato il cancelliere si era reso necessario ai fini della fantomatica congiura, ma ora la presenza di Organa è vitale per la sopravvivenza della Repubblica”

“Il senato allo sbando è” proseguì Yoda “proprio per la mancanza del cancelliere. Questo è ciò che a Raken ha permesso di prendere il controllo dell’esercito.”

 “Con Organa di nuovo nella capitale, avremo qualche speranza di riprendere in mano la situazione. Almeno quella prettamente militare.” Mormorò Olympia e Yoda annuì.

“Ma chi ci dice che non sia già morto? Raken non può non aver pensato a questa eventualità.” azzardò uno dei giovani, ma Obi Wan scosse la testa. “Raken aveva previsto la morte di tutti i jedi. In una situazione del genere, Organa si sarebbe ritrovato solo, scortato dagli unici sopravvissuti dell’ordine che avrebbero raccolto il messaggio di tornare al tempio. Nella migliore delle ipotesi, il cancelliere e la sua scorta non avrebbero varcato la soglia del Senato.”

“Ma supponiamo che invece abbiano pensato ad una trappola e non si siano mossi da dove sono” obiettò Windu. “Come possiamo mandar loro un messaggio e chiedere di atterrare nella capitale?”

“Non pensavo a un messaggio, quando parlavo di riportare qui il cancelliere.” Lo informò Obi Wan “qualcuno deve andare da lui e assicurarsi che riprenda il suo posto in Senato.”

Il silenzio calò tra i jedi.

E arrivò, sordo, l’eco delle prime esplosioni.

“Cosa succede?” mormorò preoccupata Olympia, incrociando lo sguardo di Obi Wan. Uno dei cavalieri più giovani raggiunse una fila di monitor che aveva cominciato ad emettere suoni poco rassicuranti.

“Le cisterne di carburante e i condotti idraulici sono stati danneggiati…” informò il gruppo “ Un’ala del dormitorio è crollata mentre l’area nord si sta allagando… i canali di scolo non funzionano”

“I cloni devono aver piazzato delle cariche….” mormorò il maestro “Se è così, il nostro tempo si fa’ ancora più limitato.”

“Dividerci dobbiamo” tagliò corto Yoda, ma Windu si oppose. “Non è una buona idea…” protestò Windu, ma l’anziano scosse la testa. “Se ci sono superstiti dobbiamo scoprire…occuparci del cancelliere…e in ultimo, la comparsa di Raken attenderci…”

“Raken non può essere qui!”

“Il lato oscuro potente è…a percepire lato chiaro, non riesco…” disse grave “Nel tempio maestro e allievo si trovano….”

 

Maestro e allievo…

 

Già… anche Sidious si trovava lì.

Rimasero in silenzio qualche istante, poi fu Obi Wan a prendere la parola. “Non perdiamo altro tempo allora…. E chi troverà dei mezzi per andarsene, se li tenga preziosi. Non penso che l’hangar sia stato tirato a lucido per permetterci di scappare…”

“Andrò io dal cancelliere Organa. Delle mie parole si fiderà” decretò Yoda, e nessuno ebbe da obiettare. “Che la forza sia con voi…”

I giovani cavalieri si dispersero per primi, seguiti poi da Windu.

E prima che Olympia potesse allontanarsi, Obi Wan la trattenne per un braccio.

“Fai attenzione” le disse soltanto. La giovane rimase sorpresa da quelle parole, poi annuì con un sorriso. “Anche tu…” aggiunse, prima di sparire al di là della porta.

“Arriverà anche Anakin” disse  perentorio una volta rimasto solo con Yoda.

“Forse qui è già.”

“Avete detto che non sentite….” Iniziò a replicare Obi Wan guardando l’anziano jedi, ma questi gli rivolse uno sguardo stanco. Se non sentivano tracce di lato chiaro, e lì c’era anche Anakin, non era di certo un buon segno.

“Il momento è giunto, Obi Wan…. per il giovane Skywalker arrivato è di dimostrare di essere il prescelto…”

 

 

**********

 

Anakin parò l’ennesimo colpo portando la saber di traverso, davanti al viso: le lame scintillarono, stridendo l’una contro l’altra prima di riprendere  a scambiarsi colpi.

Axelbi, era violento…aggressivo. Ogni suo colpo si ripercuoteva con forza sulla spada di Anakin che con una combinazione di parate e rotazioni su se stesso riusciva a difendersi …ma non riusciva a contrattaccare. In realtà la sua mente e i suoi occhi correvano ai gemelli… non voleva perderli di vista, ma si stavano allontanando sempre di più.

Dopo una rapida successione di fendenti Anakin riuscì a evitare un affondo di Raken e sferrare un poderoso trasversale, ma l’altro riuscì a frapporre tra lui e la saber la propria arma: stringendo spasmodicamente le mani intorno all’impugnatura, gli dimostrò che non avrebbe ceduto tanto facilmente.

Anakin concentrò tutta la sua forza sulla lucente lama blu, ma altrettanto fece il sith…. Immobili, quasi armoniosi  in uno scontro di potenze uguali e contrarie.

Si allontanarono quindi  l’uno dall’altro, respirando pesantemente…

“Tu servi il nulla… servi uno spirito. Servi colui che ha già perso” lo sfidò Anakin.

“Sei un povero stolto se pensi questo. Puoi sentire la sua potenza… il lato chiaro non può più niente. Tutto ciò ti pare il nulla?” gli rispose Axelbi in un ghigno di sfida.

“Perderai…  ” mormorò il jedi.

“Non credo proprio…”

Rimasero nel silenzio rotto solo dai ronzii dei campi energetici delle loro armi, facendo lenti, brevi passi laterali…

“Tu non puoi immaginare cosa significa reprimersi… “ disse all’improvviso il sith “Cosa significa violentare continuamente la propria essenza, con sorrisi gentili e moine a quei marmocchi frignoni! Maestro Raken qui, Maestro Raken là… l’attesa è stata logorante… e ora prova anche solo a immaginare che potenziale posso scatenare…. “

Improvvisamente Raken compì un balzo e roteando la saber in aria la preparò per colpire Anakin ma questi con uno scarto laterale lo evitò: l’arma del sith sbrecciò il muro e divelse un fascio di cavi, che sprizzarono scintille.

 “Anzi, non c’è bisogno che tu debba immaginarlo…”

Axelbi tornò quindi all’attacco, sferrando un fendente che Anakin parò ruotando i polsi, e con un’ulteriore rotazione del braccio intrappolò la saber rossa sotto la sua colpendo poi il viso dell’ avversario con una poderosa testata. Il sith gemette mentre dal naso tumefatto usciva un rivolo di sangue.

Ma la replica non tardò ad arrivare e Axelbi sferrò un pugno ad Anakin facendolo indietreggiare di qualche passo: con la coda dell’occhio il giovane si accorse che Luke stava cercando di liberarsi dalle costrizioni che lo tenevano bloccato contro la sorella.

 

NO!

 

Raken tornò ad avvicinarlo….le loro lame si incrociarono ancora con forza, stridendo l’una contro l’altra…in un unico rapido movimento Axelbi ritrasse la sua arma per affondare sul corpo di Anakin che però fu lesto a parare… entrambi sbilanciati, ruotarono uno sulla schiena dell’altro per poter tornare ad avere il controllo dell’avversario. Questo movimento trovò il sith in vantaggio sul jedi, ostacolato dal suo stesso braccio, che non trovò soluzione più allettante di sferrare un colpo alla schiena di Anakin: ma questi, con l’arto libero, riuscì a mettere la saber nella traiettoria di quella di Axelbi parando il colpo alla schiena non senza difficoltà.

Si separarono per un istante per scagliarsi l’uno contro l’altro con rinnovato vigore.

Anakin riuscì a scoprire la difesa di Axelbi e afferrarlo per la gola, ma il sith gli sferrò una ginocchiata allo stomaco, costringendolo a lasciarlo… spiazzato dal colpo, il sith approfittò immediatamente del momento di distrazione del suo avversario per caricare un colpo verticale sopra la sua testa, che Anakin riuscì a parare all’ultimo momento  appoggiandosi con un ginocchio a terra.

Il jedi si oppose con tutte le sue forze… finchè, con orrore, Anakin realizzò che Luke era sparito dalla sua visuale.

Cedette per un istante sotto i colpi del suo avversario…in preda al panico tornò a guardare verso i bambini, accorgendosi che erano arrivati dei cloni…stavano prendendo in braccio Leia, per portarla via.

Era in svantaggio…non sarebbe riuscito a controbattere…

Ma all’improvviso Luke apparve aggrappato alle spalle di Raken: le piccole manine si ancorarono alla faccia del sith riempiendola di graffi.

“Luke NO!!NO!!” urlò Anakin, ma il figlio non lo ascoltava.

“Lascialo stare!! Lascia stare mio padre!!!” gridò il ragazzino, ma Vader, colto inizialmente di sorpresa, non ci mise molto a liberarsi di Luke.

“Piccolo insolente impiccione…” sibilò, e in un attimo il bambino volò contro una parete, finendo per sbattervi violentemente. I cloni lo circondarono in un istante, recandosi poi a seguire il gruppo che scortava Leia.

“Nooo!!” urlò Anakin, e sentì chiaramente qualcosa scattargli in testa mentre il suo avversario si toccava il viso ora solcato da varie strisce sanguinolente.

Sentì un profondo odio verso quell’uomo che stava mettendo in pericolo la vita delle persone più preziose che aveva.

E sentì ancora quella voce penetrargli in testa…scavargli nell’animo…

 

Vedi Anakin? Avevo ragione io…Se vuoi ucciderlo hai bisogni di me…

 

E la riconobbe, alla fine.

 

…Quella volta, al Senato… uccidendomi hai solo rimandato l’inevitabile…

Vader è forte… e se tu non ti donerai a me, per Padmè e i tuoi figli sarà morte certa…

 

Anakin chiuse gli occhi…Un caos calmo di latenti sensazioni….pronte ad esplodere, eruttando come i vulcani di Mustafar.

 

…Non c’è via di scampo… era così che doveva andare…

 

C’è qualcosa di peggio di cercare di sfuggire al proprio destino?

 

Comunque…

 

Si.

Fermarsi.

E arrendersi.

 

Era questa l’occasione che stavo aspettando…

Eri tu, la mia occasione.

 

Sentì un nuovo boato far tremare il pavimento sotto i suoi piedi.

E quando tornò a guardare Raken, sapeva esattamente cosa doveva fare.

 

 

*********

 

Obi Wan non potè trattenere una smorfia di disapprovazione quando le pareti del corridoio annerite e massicce porzioni d’acciaio seminate un po’ ovunque lo condussero a ciò che rimaneva dell’hangar del tempio jedi.

Una parete era interamente crollata, mentre all’interno i mezzi di trasporto erano ridotti a carrelli, ali e frammenti di vetro. Ovviamente in ordine sparso.

Come aveva previsto, l’hangar era da dimenticare. Le loro uniche speranze erano le piattaforme di atterraggio provvisorie disseminate per i vari piani.

Riprese a correre, finendo per raggiungere proprio una delle piattaforme più vicine: il portellone d’accesso sembrava intatto, senza alcun danno. Ma quando lo fece spalancare, non si aspettò di trovarvi un nugolo di cloni.

Se non altro, l’effetto sorpresa era stato reciproco:  di certo neanche loro si aspettavano di vedersi sbucare un jedi.

Armato… ma soprattutto vivo.

Obi Wan mise mano alla saber mentre i soldati, concentrati intorno a una navetta, cominciavano a sparargli addosso.

Cercò di liberarsene nel più breve tempo possibile, visto che  i reattori parzialmente incandescenti indicavano che i motori erano stati già accesi e da lì a poco il mezzo sarebbe partito.

Con un salto evitò alcuni cloni, introducendosi quindi dentro lo speeder e falciando senza troppi complimenti  dei soldati con il blaster già spianato. Tramite la forza impedì al clone ai comandi di completare le procedure di partenza facendolo accasciare al suolo e quando fu finalmente tutto tranquillo, si accorse della sagoma riversa a terra in un angolo, legata e imbavagliata.

“Padmè…?” mormorò Obi Wan, sorpreso.

Si chinò su di lei, liberandola dal bavaglio e cominciando a slegarla.

“Per la forza, che cosa fai qui?” le domandò, dopo essersi accertato che fosse in buona salute.

 “Obi Wan, era Raken!! È impazzito…”

“Padmè, so tutto…” la interruppe “Cerca di calmarti, adesso…”

“Ha preso i bambini, ha scoperto che eravamo su Tatooine…” continuò la ragazza in preda all’ansia e Obi Wan la guardò attonito. “I…i bambini? Ha preso i gemelli?”

Padmè annuì “E vuole ucciderlo, Obi Wan… vuole uccidere Anakin…”

“Luke e Leia sono ancora qui?”

“Non lo so…”

Obi Wan non rispose, abbassando lo sguardo. La situazione si stava facendo dannatamente complicata.

Pericolosamente complicata.

Aiutò Padmè a rialzarsi “Cercheremo i bambini…e li troveremo. Ma poi dovrete andarvene il più lontano possibile. ”

 “Ho sentito dei boati…” disse preoccupata.

“Raken vuole distruggere il tempio. Per questo dovrete andarvene.”

“Dov’è Anakin?” gli domandò allora. “Era con te…”

“Se non è già qui, arriverà” cercò di rassicurarla. Anche se un brutto presentimento si faceva largo nella mente del jedi.

“Ora cerchiamo di sbrigarci.”

 

*****

 

I soldati correvano in formazione schierata circondando in una sorta di protezione due cloni che reggevano ognuno un gemello.

Leia guardava davanti a sé, per poi spostare regolarmente lo sguardo verso i fratello ancora privo di sensi dopo il violento urto contro il muro del corridoio, conseguenza dell’ira del maestro Raken per essersi intromesso.

Pensò che era successo qualcosa di molto grave se Axelbi , che era un jedi proprio come suo padre,  aveva deciso di farli prendere a Tatooine da un sacco di soldati.

E poi quello era stato un rapimento, perché lo zio Owen e la zia Beru avevano tentato di proteggerli…senza riuscirvi.

E infine se papà era arrivato al punto di combatterci contro, Raken non doveva essere un granché bravo, come jedi.

Tornò a guardare Luke e si accorse che stava aprendo gli occhi. Il bimbo sbattè le palpebre…un’espressione confusa si dipinse sul suo volto.

“Luke!” urlò Leia, ma il soldato le tappò la bocca.

“Non fateli comunicare!” ordinò un clone “Non devono avere contatti. Possono usare la forza… meglio non sottovalutarli”

I bambini si guardarono, poi Leia tornò a fissare il corridoio davanti a sé.

Doveva pensare a qualcosa per cercare di liberarsi.

Luke era stato così coraggioso mentre lei era riuscita solo a piangere….ma era così spaventata!

La situazione non era certo favorevole, per loro: due bambini contro decine di soldati.

Strinse gli occhi e si concentrò.

Non sapeva se sarebbe servito …ma sperò che qualcosa accadesse.

Di sicuro non si aspettava che i soldati dietro di lei crollassero uno dopo l’altro  in maniera così repentina.

“Ci attaccano!! Pericolo! Pericolo!!”

Cercò stupita lo sguardo del gemello che la guardò di rimando, mentre i cloni cominciavano a sparare nel vuoto. Anche i soldati che li tenevano in braccio sfoderarono i blaster e si guardarono intorno.

Luke e Leia non si accorsero della longilinea figura che comparendo come dal nulla tra due cloni li fece accasciare al suolo senza un gemito, mentre anche i soldati che li tenevano crollavano a terra facendoli inevitabilmente ruzzolare sul pavimento.

“Ahi!!” esclamò Leia toccandosi la testa, mentre suo fratello si rialzava e le correva vicino…. Poi lentamente, posarono lo sguardo all’area circostante.

Non c’era più un solo clone in piedi.

 “Luke…”esordì piano la bimba “sei stato tu?”

“No…” mormorò lui “E tu…?”

Leia si strinse nelle spalle. “Non lo so…”

Ma una voce e una mano sulle loro spalle li fece voltare.

“Bambini, tutto bene?” domandò Olympia in un sorriso.

 

 

********

 

L’ennesima esplosione scosse il corridoio nel quale Obi Wan e Padmè si trovavano, mandando in frantumi le vetrate.

Dovettero fermarsi, e Obi Wan cercò di riparare Padmè dai frammenti di vetro.

“Per l’amor del cielo…” mormorò Padmè. Obi Wan  alzò la testa e guardò al di fuori di una delle finestre.

“Per gli dei…”

“Cosa succede?” gli domandò la ragazza, ma un frastuono infernale coprì le sue parole…. Seguì un altro boato sordo, e il corridoio tremò ancora.

 “La torre della camera di consiglio….è crollata…” disse grave, mentre si rialzava da terra.  

Padmè era sgomenta. “Obi Wan….e se non riuscissimo…”

“Ce la faremo Padmè. Vedrai. Solo, quando l’esplosivo inizierà a intaccare le fondamenta, augurati di essere altrove.”

Fu in quel momento che sentirono dei passi nel corridoio attiguo.

Obi Wan mise mano alla saber…ma presto arrivarono alle loro orecchie delle voci di bambino.

Voci ben note sia a Padmè che al jedi.

“Luke! Leia!” chiamò la ragazza avvicinandosi a grandi passi alla fonte del rumore, e quando comparvero i gemelli, accompagnati da Olympia,  li strinse tra le braccia ricoprendoli di baci.

Obi Wan tirò un sospiro di sollievo…. Anche, dovette ammetterlo con sé stesso, nel rivedere Olympia.

“Obi Wan, dobbiamo andarcene” gli comunicò la ragazza “La torre….”

“Ho visto.” La interruppe. “E l’hangar è fuori uso.”

“Le piattaforme di atterraggio?” domandò la giovane, mentre Padmè prendeva per mano i figli e si avvicinava ai due.

“Alcune sono intatte. Troviamo quella più vicina e vediamo di uscirne tutti interi”

 “Obi Wan, c’è papà” disse all’improvviso Leia e gli occhi di Padmè brillarono all’inizio, per poi velarsi di preoccupazione. “Dov’è papà, Leia?” domandò il jedi, piegandosi sulla bimba.

“Stava combattendo con il maestro Raken…. “

“Io credo che il maestro Raken sia diventato cattivo…che ce l’abbia con noi…” concluse mesto Luke.

Obi Wan gli accarezzò la testa. Rimase un attimo a pensare, prima di riprendere.

 “Io andrò ad aiutare vostro padre, Luke. Ma sarebbe meglio che voi ve ne andiate. È molto pericoloso restare qui…”

Cercò gli occhi di Padmè, che seppur riluttante, annuì.

“Ho trovato i bambini nel corridoio Ovest” disse quindi Olympia. “Forse anche Anakin è da quelle parti”

Obi Wan iniziò a muovere qualche passo “Allora cominciamo da lì.”

 

 

*************

 

Nel silenzio irreale…nell’austera solennità della lightsaber training area due suoni si imposero irriverenti a turbare la sacralità di quel luogo che per millenni aveva visto formare i giovani jedi per mano di abili mastri di spada: gli echi delle bombe… e il ronzio di due saber che incessantemente si scambiavano colpi.

Anakin aveva deciso che gli importavano ben poco le modalità con le quali avrebbe messo fine alla miserabile esistenza del jedi rinnegato che rispondeva al nome di Axelbi Raken.  Come gli importava ancor meno con quale mezzo sarebbe arrivato a vederlo strisciare nel suo stesso sangue.

Quale lato della forza muoveva la sua mano, in quel momento?

Quale potere faceva indietreggiare il suo avversario, reso cieco dalla superbia e dall’arroganza che la sua presunta consapevolezza di onnipotenza gli donavano?

Lui aveva intaccato le sue certezze.

Lui aveva preso i suoi figli e aveva osato alzare la mano su di loro.

Loro erano tutto.

Raken era semplicemente il nulla. E presto sarebbe tornato nella mediocre nullità nel quale era vissuto e dalla quale era scaturito Lord Vader.

Tra rotazioni e fendenti i due si portarono fino al centro della training area. Il sith utilizzò la forza per staccare una rastrelliera dal muro e scagliarla contro Anakin, che la evitò rotolando a terra. Si ritrovò dunque sopra Axelbi, una maschera di sangue a causa dei colpi ricevuti, ma afferrandolo per un braccio e sferrandogli un poderoso calcio lo fece cadere al di là della sua testa. Il sith perse la spada ma riuscì a richiamarla nelle sue mani un istante prima che Anakin lo colpisse.

Si spinsero l’uno contro l’altro, allontanandosi: il jedi si ritrovò contro una parete e Axelbi lo caricò, ma il suo colpo andò a vuoto, finendo per recidere dei cavi collegati a un pannello comandi. Con un rumore secco, i portoni d’ingresso della sala cominciarono a richiudersi mentre sulla loro superficie comparivano i riflessi violacei dei campi antiforza.

 

Il dispositivo di sicurezza…

 

Allontanandosi dal jedi, alzò una mano per gettargli contro un attacco con la forza, ma Anakin si oppose a quell’attacco allo stesso modo.

Fu allora che notò l’anomalia….

Che strano, pensò. Sidious era lì… era presente nel lato oscuro.

Un attacco di questo genere…un attacco mediante la forza non avrebbe ammesso repliche, in un ambiente imperniato di forza oscura… Axelbi avrebbe dovuto avere una netta supremazia…e invece lui lo contrastava con facilità…

 

Perché accontentarmi di zirconi, quando posso avere un diamante puro, Anakin?

 

Il jedi caricò con la spalla e spinse avanti la mano, scagliando Raken contro il muro.

“Lui vuole la tua morte, Axelbi.” gli mormorò, avvicinandolo. “Non ti aiuterà più”

“Io governerò la galassia in suo nome, Skywalker!!” gli urlò contro in tutta risposta l’altro scagliandosi contro di lui.

 

Axelbi è stato un servo fedele…ma non riuscirebbe mai ad ucciderti. Tu invece puoi farlo. E sarai mio, così facendo…

 

Il sith stava perdendo lucidità, Anakin se ne accorse dalla combinazione di semplici colpi che gli rovesciò addosso. Con un rotazione su sé stesso Anakin evitò un nuovo fendente…. Raken era sbilanciato. Capì che poteva chiudere la questione.

Con un colpo dal basso verso l’alto Anakin urtò con forza la saber del suo avversario, che arretrò allargando le braccia. E quando questi ruotò il busto per cercare di colpirlo con un fendente orizzontale Anakin, con una rotazione dei polsi, si abbatté con forza sulla mano destra di Raken.

Un urlo riecheggiò nella sala, mentre la saber del sith cadeva a terra accanto al moncherino reciso di netto.

Axelbi si strinse il polso, cadendo a terra con un ginocchio. Anakin lo afferrò per i capelli, piantando i suoi occhi nelle iridi gialle del suo avversario, ora più furenti che mai.

“Mi odi perché volevi essere come me? Ecco, in parte lo sei. Ora sei senza una mano, Axelbi….proprio come lo sono io…”

Raken respirava pesantemente, pieno di cieca furia… e guardando nelle iridi celesti del giovane di fronte a lui, si accorse di una sfumatura giallastra che colorava gli angoli delle pupille…

Anakin strattonò con forza la testa del sith, facendolo cadere a terra.

 

Ora uccidilo.

 

Anakin gli camminò intorno, guardandolo con rabbia crescente.

 

Uccidilo Anakin…

 

“Tu hai messo in pericolo i miei figli! Hai messo in pericolo Padmè!” gli urlò, sferrandogli un calcio nella schiena. “Tu li hai rapiti….Li hai usati come esca!”

 

Lui vuole questo…vuole proprio questo…

 

Un altro calcio. Allo stomaco, questa volta.

“Tu li avresti uccisi!”

 

UCCIDILO!!

 

Il giovane cercò di calmare i battiti del suo cuore… tirò dei profondi respiri.

 

Non cedere, Anakin…

 

Uccidilo!!

 

 

“No!!”

Non visto, Axelbi richiamò a sé la sua saber, impugnandola con la mano sinistra.

Aveva giurato di uccidere Skywalker…e per gli dei, l’avrebbe fatto.

Si scagliò sul jedi con un urlo quasi animalesco: preso in controtempo, Anakin finì a terra sotto il peso del suo avversario, perdendo la saber.

Conscio di avere poco tempo a disposizione, Axelbi mise tutta la sua forza su un veloce fendente verticale indirizzato al cuore di Anakin…ma a poca distanza dal petto del giovane, la saber si fermò. Attonito, il sith abbassò lo sguardo… una lucente lama celeste penetrata nel fianco sinistro.

Si accasciò senza un gemito mentre Anakin si rialzava cauto.

Riprese fiato, inginocchiato a terra…

E lo sentì, era lì vicino ….gli girava attorno…gli strisciava addosso.

Lo scherniva, ridendo di lui.

 

“L’hai ucciso…bene…molto bene, Anakin…”

 

Si voltò di scatto: Lord Sidious era lì, a pochi passi. Così come l’aveva visto l’ultima volta… un orrido essere deforme, consumato dal lato oscuro.

Ma era etereo, inconsistente.

Era pura potenza. Lato oscuro nella sua estrema forma.

Ed era ciò che temeva sarebbe accaduto. Il suo personale inferno.

Si guardò intorno… era solo, nella grande sala della training area.

Impossibilitato ad uscire.

Era la sua maledizione.

Era la sua prova.

L’ultima.

 

 

*************

 

Capitolo 17

 

Erano faccia a faccia, se così si poteva definire quell’incontro.“Quella non ti servirà. Hai già infierito sul mio corpo…

Anakin guardò Lord Sidious per alcuni istanti. Poi spense la saber.

“Cosa vuoi da me?”

Tu dovresti chiederti cosa vuoi da te stesso, Anakin…”

“Io ti ho battuto.” Disse con rabbia “Io ho scelto, Sidious.”

“Io…io… ah, Anakin. Noto con piacere che non hai imparato niente”

Si mosse lentamente, avvicinandolo. E Anakin sentì chiaramente quel continuo senso di oppressione amplificarsi… 

Il lato oscuro che lo aveva tentato…al quale aveva ceduto ma allo stesso tempo al quale si era opposto…e che ora non voleva lasciarlo andare.

Questa tua smania di controllo possessivo della realtà… questo tuo porti al centro, sempre…e comunque…era così anche con Padmè, se non ricordo male. Probabilmente lo è ancora…anche con i tuoi figli, Anakin…”

“Lasciami in pace” ringhiò, allontanandosi da Sidious. Ma l’altro lo ignorò.

Io la salverò…spetta a me. Io li proteggerò… io …io… arbitro di vita e di morte. Non sei cambiato.

“Tu mentivi. E non accetti che abbia visto al di là delle tue bugie”

Le mie bugie? Le vere bugie, Anakin, sono sempre state solo quelle dei jedi. Hai continuato a fidarti di loro…e con che risultato? Ti hanno accantonato…ti hanno messo in disparte…poi ti hanno impedito di conoscere la verità…”

Anakin ripensò all’esclusione dall’ordine…alla congiura….rivide nitidamente i momenti in cui si era scagliato contro il consiglio…contro i maestri…contro Obi Wan…

Una serie di sensazioni cominciarono a impadronirsi della sua mente…

 

…rabbia… frustrazione….

 

Che diritto avevano di escluderti, Anakin?” lo incalzò Sidious “ Smetti di essere un burattino nelle loro mani! Guarda oltre le menzogne con cui cercano di indottrinarti…tu sei più forte …Il tuo potere supera anche le più ardite fantasie di ogni jedi…e…

 

Superbia… presunzione….

 

“No…”

All’improvviso si sentì come svuotato… le sue energie vitali incapaci di sostenere lo scontro tra il lato chiaro e il lato oscuro che lo stava consumando in un corpo già provato da un estenuante duello. Anakin cercò di farsi strada nella fitta nebbia che si trovava nella sua mente…

Aveva validi motivi per non farsi trascinare in quel gorgo infernale…

“…e guarda oltre le bugie di Obi Wan, Anakin…”

Lui  è mio amico…” ribattè con decisione, ma Sidious lo schernì.“Tu non hai amici…”

Lui è mio fratello!”

“Tuo fratello? Quale fratello.. quale padre, Anakin, ti toglierebbe la cosa al quale tieni di più?”

Anakin si prese la testa tra le mani…

 

…Obi Wan ci ha fatto visita…

…E da quando tu e Obi Wan vi vedete a mia insaputa?

 

L’insana gelosia che lo aveva scagliato contro Obi Wan…  assurdo, ma…

“Sta zitto! Tu vivi nelle menzogne!!” urlò contro Sidious, ribellandosi ai suoi stessi pensieri.

Stava perdendo la lucidità… quanto avrebbe retto?

“Anakin…Anakin… la menzogna più grande è proprio davanti ai tuoi occhi…. Lo è sempre stata… è proprio l’amore smisurato che hai per Padmè…ma potresti dire lo stesso di lei?”

“Io la amo più di me stesso…”

“Si.. TU! Ma Padmè? Ragiona, Anakin…tu per lei sei sempre stata solo un ragazzino…mentre Obi Wan…un amico, e un mentore…e tu così scostante…inaffidabile…”

“Io ti disprezzo, Sidious! Non mi metterai contro Obi Wan!” urlò ancora il ragazzo, allontanandosi dall’entità…. Come se allontanarsi lo rendesse meno vulnerabile. “Non mi metterai contro di lei… non mi metterai contro i mie figli!”

Si avvicinò al portone della sala….doveva andarsene…

Lo farai da solo…è inevitabile…”

Anakin sentì la voce di Sidious penetrargli in testa…. La training area che scompariva davanti ai suoi occhi….

 

Mustafar….

Una piattaforma di atterraggio…“Vieni via con me…aiutami a crescere nostro figlio”

È Padmè… è incinta… è  incinta di Luke e Leia… ma perché è su Mustafar?

All’improvviso lo sguardo corre alla nave nubiana con la  quale  è arrivata… e…

“Bugiarda!!”

 

“È Obi Wan, Anakin…con Padmè… “ mormorò Sidious, nel suo incubo ad occhi aperti.

 

“L’hai messa contro di me!”

 

Cerca dentro di te…tu sai… Comunque vadano le cose, loro vogliono tradirti… vogliono liberarsi di te perché sei solo un pericolo…”

 

La mano che stringe l’aria e Padmè che arretra, tenendosi il collo…respirando a fatica…

 “No Anakin…ti prego…”

 

“TU NON ME LA PORTERAI VIA!”

 

“Tu non me li porterai via con questi subdoli trucchi…” disse con un filo di voce…

Non doveva più pensare…doveva chiudere la sua mente…doveva…

Tu li stai perdendo, Anakin… solo tu… E per colpa tua….”

 

La lava di Mustafar che assiste a un duello… lui…e…

“Questa è la tua fine, mio maestro…”

 

Anakin fece una smorfia di dolore.

“Non è vero… Non posso voler uccidere Padmè…e Obi Wan…”

“E invece  finirai per provarci… Per farlo. E loro ti odieranno, Anakin… ti odieranno o forse ti odiano già per quello che hai fatto…per quello che hai dimostrato…pensa a tua figlia…. se Padmè ha perso il bambino è stata solo colpa tua…”

No…”  

“Padmè  non lo dice, ma lo pensa…e ha cominciato a odiarti…a disprezzarti…”

Non le farei mai del male….lei è tutto per me…”

“Non mi sembra. La tua rabbia ti scaglierà  contro di lei. E non solo contro lei…ma anche contro i tuoi  bambini. E alla lunga questo emergerà….”

Anakin sentiva solo verità nelle ultime parole di Sidious.

Sapeva di cosa era capace e sapeva che nemmeno le persone a lui più care costituivano un attenuante nelle sue folli, totali perdite di controllo.

 “Ho già pagato per quello che ho fatto!” replicò negli ultimi aneliti d’orgoglio… di volontà di non finire schiacciato. Ma non sotto il peso delle parole del signore oscuro, quanto dalle sue stesse azioni… che Sidious rimarcava impietoso, mostrandogli quanto vicino fosse in realtà a ciò che aveva giurato di distruggere.

“Non diventerò il mostro che tu vuoi io sia…”

Non lo diventerai, Anakin. Lo sei già.”

Si.

Lo sapeva.

Un mostro…un dannato.

 

Mustafar scompare…ora è una nave stellare…

Una giovane donna che assomiglia  a Padmè…ma non è lei. È vestita di bianco…e un uomo in suite nera le si avvicina con respiro affannoso, malato. Ha un’aria così fiera…lo sfida.

“Portatela via…”

Urla… sono della ragazza….

 

“Sai chi è quella giovane donna, Anakin?”

Anakin scosse la testa.

“È Leia…è tua figlia…e l’uomo senza pietà che la sta torturando… Lo sai, chi è? Sei tu, mio giovane, sciocco amico…”

Per loro farei qualsiasi cosa, se li mettesse al sicuro anche da ….”

“Da te stesso, Anakin?”

 

Un ragazzo che combatte con tutte le sue forze contro quello stesso essere nero… la spada che vola via, come la sua mano destra tagliata di netto…

“ Io sono tuo padre!!”

 

Io non voglio perderli….”

 

Riversa su un lettino, il suo angelo esala gli ultimi respiri…

 

“Anakin…”

Anakin non si mosse, perso nella sorta di trance che le visioni gli inducevano.

Fu Sidious a voltarsi verso la voce femminile che aveva chiamato il giovane jedi.

E un sorriso malefico si dipinse sul suo volto.

Come aveva fatto Padmè ad entrare? E c’era anche Kenobi….Ma non se ne curò.

Non avrebbero più potuto contrastare gli eventi.

Uccidere Anakin sarebbe stato da stupidi, ma per tenersi fedele Raken aveva dovuto farglielo credere.

Aveva avuto bisogno di lui, anche se di Skywalker non valeva neanche la metà.

Tutti quegli anni, ad aspettare… inseguendo la più sottile delle vendette.

Cosa sarebbe stato più sublime di piegarlo di nuovo al suo volere, trascinandolo in un gorgo che avrebbe inevitabilmente finito per coinvolgere anche i piccoli Skywalker… che avrebbe inevitabilmente finito per rendere lui stesso l’artefice del male dal quale aveva sempre difeso a spada tratta i suoi cari?

Aveva atteso di poterlo manipolare… e gli eventi l’avevano aiutato.

Ora lo teneva in pugno, di nuovo.

E la cosa inebriante era che l’aveva sempre saputo.

“Ani…Ti prego…”  lo supplicò Padmè, muovendo qualche passo verso di lui. Eppure Anakin sembrava non vederla… le parole di sua moglie si perdevano all’interno del suo incubo.

 

“Anakin io ti amo…vieni via con me…”

 

 

“Bugiarda!!” urlò Anakin verso il vuoto… respirando affannosamente.

Padmè si voltò verso Obi Wan, due occhi disperati. “Che cos’ha?”

Il jedi non rispose….guardò Anakin pieno di collera, fisso su quello che sembrava il muro della training area ma che doveva essere molto di più, per lui…

“Che cos’ha?” gli domandò ancora.

 

Visioni

 

“Anakin… sta perdendo la percezione della realtà. Non sa più cos’è reale e cosa non lo è…”

“Che cosa?” mormorò incredula Padmè.

“Sidious lo sta tormentando con delle visioni…. E ora Anakin non riesce a distinguere le due cose…”

“Finirà per ucciderlo… Obi Wan, lo ucciderà!!”

“Noi non possiamo aiutarlo, Padmè… questa è una lotta con sé stesso…” ma la ragazza si staccò dal suo fianco.

“Padmè, no!” la ammonì il jedi, afferrandola per un braccio “Anakin è una mina vagante!!”

“E pensi che starò a guardare mentre si distrugge?” replicò la ragazza, liberandosi. “Ha bisogno di me…” sussurrò quindi “ … nella sua vita non ha fatto altro che cercare di proteggermi… ora sono io a doverlo fare… a doverlo proteggere da qualcosa di insensato che finirà per consumarlo…”

“Potrebbe bastare una scintilla per scatenare qualcosa sul quale non avremmo più il controllo... per scatenare qualcosa che non sarebbe più l’Anakin che conosciamo.” Le disse grave Kenobi, ma Padmè scosse la testa.

“… o forse, potrebbe bastare una scintilla per ridarci l’Anakin che amiamo.”

Obi Wan la guardò per un istante, prima di annuire e lasciarla. La ragazza si voltò, quindi, iniziando a camminare verso il marito.

“Anakin…”

Questa volta il jedi sembrò percepirla…

“Padmè…” mormorò e la giovane sorrise. L’aveva riconosciuta.

Ma negli occhi di Anakin sua moglie venne presto avvolta dalla densa atmosfera di Mustafar…

 

“Lo hai portato qui per uccidermi...”

 

La sua mano che stringe l’esile collo…

 

“Ani…”

“Va via!!!” le urlò contro, in un momento di lucidità. “Stai lontana da me!!!”

“No” rispose lei con calma.

“Non crederle Anakin…ogni sua parola è una bugia…” mormorò Sidious, mentre anche Obi Wan si avvicinava, portandosi con cauti passi all’altro lato della training area.

E potè vedere gli occhi del suo allievo farsi di un giallo intenso. “Il lato oscuro ti sta avvelenando, Anakin….” gli disse,  e Anakin arretrò guardando il suo vecchio maestro e sua moglie.

Non credere alle loro parole, Anakin… Tu sei solo…sei solo contro tutti…”

“Io non ce la faccio…” sussurrò il giovane. “Non posso batterlo…perché sono come lui…”

Continuò ad arretrare, mentre Sidious ghignava compiaciuto. “Non ne ho la forza… non ce la faccio…”

“Nessuno di noi è perfetto, Anakin” gli rispose Obi Wan. “Bene e male…si mescolano in ogni essere…”

“Io finirò per distruggere tutto…. Perché sono un mostro… io ho visto…sono un dannato…”

 

“Anakin il cancelliere Palpatine è il male!”

“Dal mio punto di vista i jedi sono il male!”

“Allora sei dannato!!”

 

A quelle parole Padmè si gettò su di lui, costringendolo a guardarla. Obi Wan trattenne il fiato, ma Anakin sembrava inerte.

“Non mi importa quello che hai visto… ora ci sono io qui…e io sono reale! Guardami!” gli disse tra le lacrime.

Ma Anakin la scansò violentemente, piantandole addosso due occhi allucinati.

“Io non voglio farti del male! Dovete andare via!”

“Non lasciarti plagiare dalle menzogne del lato oscuro” disse ancora Obi Wan.

“No… siete voi che vivete nelle menzogne!” urlò di rimando Anakin.

Poi, improvvisamente, afferrò sua moglie per le spalle spingendola contro la parete della sala: Padmè chiuse gli occhi, emettendo un gemito strozzato quando urtò la parete…. E  cercò nello sguardo del giovane davanti a lei ciò che rimaneva di suo marito.

 

Scatenare qualcosa che non conosciamo…

 

“Anakin!” gridò Obi Wan, muovendosi verso di lui… ma un moto di forza oscura lo scaraventò contro una delle vetrate del salone, mentre Sidious tornava a osservare il jedi, attendendo la magnificenza del finale del suo piano….

“Tutto è stato una menzogna!”

 “Quello che sta succedendo adesso è una menzogna… tu non sei così!” ribattè Padmè con veemenza. “Forse è solo un sogno, Anakin…me l’hai detto tu stesso. Tutto potrà sembrarti un sogno, o un incubo…. E tra poco mi sveglierò e tu sarai al mio fianco, assieme ai bambini…con te accanto, Anakin…”

Il ragazzo distolse lo sguardo, andando a cercare Obi wan che si stava faticosamente rialzando…

“Non posso scappare dalla mia perdizione…è stato sciocco crederci, e anche solo pensarlo. La mia maledizione è distruzione, Padmè…solo morte, e sofferenza… perché non vuoi capirlo? Tu che l’hai provato sulla tua pelle…”

“Se hai una colpa, Anakin, è stata solo…. amare… amare al di là di ogni confine razionale…un amore che ti ha portato a crederti responsabile di ogni male, quando invece non c’erano cause…”

“Io potrei ucciderti, Padmè… e questo è male…. Ed ha una causa!” gli gridò contro. “….e non lo sopporterei…” disse in un sussurro dopo qualche istante. “A quel punto, che importanza avrebbe ogni cosa?”

Padmè lo guardò negli occhi… la tenerezza delle sue iridi celesti avvelenata dalle striature dorate…dal lato oscuro che si instillava nel suo animo. Eppure la vide.

Vide la debole fiamma che era ancora l’Anakin per lei marito…amante…padre dei suoi figli.

 

Basta una scintilla…

 

Anche Sidious sentì che Anakin non era totalmente alla sua mercè…

Come puoi credere alle sue bugie?”

“Hai detto che è stata tutta una menzogna, un’illusione… ma ogni giorno… ogni notte…come poteva esserlo?”

Anakin strinse gli occhi…era confuso.

Non ascoltarla!”

“I bambini…lo sguardo che avevi ogni volta che li tenevi in braccio…” continuò Padmè. “L’orgoglio di vederli crescere…. I primi passi di Luke e le parole di Leia….”

Sidious sentì un tremito nella forza…lo sentì anche Obi Wan, ascoltando le parole dell’amica.

Lei ti odia!!

“Fai silenzio!!” sbottò Anakin contro Sidious, che sentiva il suo potere venir pericolosamente intaccato.

Le lacrime scivolarono a bagnare il viso di Padmè…alzò una mano, sfiorandogli il viso. “Il calore del tuo respiro sulla mia pelle…come può tutto questo essere un’illusione, Anakin?”

 

…Il mio cuore che batte al ritmo del tuo respiro….

 

“Io vi metterò contro di me… vi perderò…” disse il ragazzo in un sussurro, ma sua moglie gli prese  il viso tra le mani. “Io non posso nemmeno respirare a meno che tu non lo faccia insieme me, Anakin…”

Il giovane si staccò da Padmè, appoggiandosi contro il muro…la testa che gli scoppiava.

 

Cerca dentro di te, Anakin….

 

“Ti prego, amore mio…”

 

Come posso sperare di proteggere chi amo, se le mie stesse azioni potrebbero avere risvolti ancora peggiori del male stesso che li minaccia.....

 

…Una flebile fiamma….

 

L’equilibrio nella forza…. Lato oscuro e lato chiaro…

 

“Colui che riporterà l’equilibrio…”

 

“C’è ancora del buono in lui…lo so che c’è….”

 

“Cerca dentro di te, padre….”

 

“Anakin Skywalker è un nome che non mi appartiene più”

 

“Io ho bisogno di te così come sei…”

 

La luce che inghiottirà le tenebre….

 

Io ho fiducia in te, Anakin…

 

…cosa sono io?

 

Chi sono io?

 

“Tu eri il prescelto!”

 

Anakin urlò. Urlò di dolore.

Urlò di rabbia.

 

Tu eri il prescelto.

 

No.

 

Io sono il prescelto.

 

“Aiutami….” 

 

Aiutami…

 

“Aiutami, Padmè …” sussurrò con disperazione dopo alcuni istanti…e lei lo abbracciò con forza, mentre vedeva i suoi occhi riempirsi di lacrime.

“Cosa stai facendo Anakin? Cosa?Lei non ti ama!”

Gli stava sfuggendo dalle mani, realizzò Sidious. Aveva scelto… e l’avrebbe confinato nell’oblio ancora una volta…

“Aiutami…. non abbandonarmi…”

Ma la ragazza scosse la testa. “Non potrei mai…” disse in un sorriso “… Io sono qui…”

 

Sono qui…

 

Sono qui… e ci sarò sempre…”

No!!! Non te lo permetterò Anakin!!!”

La voce stridula di Sidious riecheggiò tra le pareti della training area, mentre un moto di forza oscura si propagava a onda d’urto in tutta la sala. Anakin strinse Padmè tra le sue braccia in un gesto istintivo, attutendo l’urto contro il granito delle colonne…. Il signore oscurò emise un’altra ondata di forza, quando all’improvviso….

 

Adesso basta, Sidious!!!

 

Anakin era stordito… non riuscì a identificare quella voce…

Cercò Obi Wan, che dall’altra parte della sala guardava verso l’oscura entità… e sentì una grande forza…lato chiaro potente come mai l’aveva sentito.

Gli sembrò di scorgere una sagoma umanoide di fronte a Sidious, il quale si opponeva strenuamente a quella potenza che voleva risucchiarlo…

 

Il lato oscuro è illimitato potere!!!

 

 Si può vincere la morte solo  con la compassione, non con l’avidità!! Hai vissuto anche troppo in questa effimera illusione, Sidious!!!

 

Le scosse nella forza si fecero sempre più potenti…. Anakin fece scudo con il proprio corpo a Padmè, quando sentì un terribile squarcio attraversarla. Seguì un boato sordo… poi più nulla.

Alzando lo sguardo, Anakin trovò solo Obi Wan nella sala. Sidious era scomparso…

Dissolto. Così come quell’inaudita potenza di luce.

Era finito… era finito tutto. E aveva sconfitto ciò che temeva d più…sé stesso.

Guardò Padmè…. era svenuta. Così stanca, stremata dagli eventi.

Si era accollata la responsabilità della sua vita…

 

…il mio cuore resterà per sempre nelle tue mani… e allora io non sarei perduto. E tu mi avresti salvato. Ancora una volta….

 

“Ancora una volta…” le mormorò…e sorrise quando lei aprì per un istante gli occhi, scrutando nel suo sguardo per incrociare le iridi di un limpido celeste, prima di riperdere i sensi.

Anakin la sollevò in braccio, e quando fu in piedi sentì una mano appoggiarsi sulla sua spalla: si voltò, incontrando gli occhi di Obi Wan.

“Come stai?” gli domandò.

“Sto bene… adesso.” rispose il giovane, che abbassò lo sguardo.

“Io sono molto fiero di te”

Le parole di Obi Wan arrivarono dopo qualche istante a rompere il silenzio tra i due….e il ragazzo non seppe cosa replicare.  “Avrei potuto impedire che questo accadesse… molto tempo fa…” riuscì solo dirgli, ma il barbuto jedi scosse la testa. “Avremo tempo per parlare di questo. Ma  nel bene…e nel male, quello che sei riuscito a fare qui oggi va al di là di qualsiasi lezione, Anakin…di qualsiasi regola. Qualcosa di cui solo il prescelto sarebbe stato capace…”

Anakin trovò conforto nelle parole del suo vecchio maestro, e un sorriso stanco increspò le sue labbra…. Finché la mente non tornò alla dipartita dell’essenza malvagia di Sidious.

“Cos’è successo.... cos’era…?” domandò, ma l’altro si strinse nelle spalle. “Non so…e non abbiamo tempo di pensarci….” rispose Kenobi, l’eco delle esplosioni che si facevano sempre più vicine “Dobbiamo andarcene, adesso.. Pensi di farcela?”

Anakin annuì, e insieme corsero fuori dai portoni della sala ancora spalancati.

“Come siete riusciti  ad entrare? Raken aveva danneggiato il dispositivo di sicurezza…”

“Quando ci siamo trovati davanti alla training area, non sapevo davvero come fare” gli spiegò Obi Wan “Eppure, all’improvviso, il portone si è aperto. Credo che dovremmo ringraziare la stessa forza che ci ha liberato di Sidious….”

“Avete trovato i gemelli?” lo incalzò quindi il ragazzo. “Li hanno portati via sotto i miei occhi senza poterglielo impedire…Leia era terrorizzata… e Luke forse era ferito, Axelbi…”

Ma Obi Wan indicò un massiccio portellone d’acciaio di fronte a lui, semispalancato. “Ferito dici? Lo vedrai tu stesso…”

Il ragazzo guardò nella direzione…e scorse le testoline dei suoi figli scrutare ansiosi i corridoi, finchè non si precipitarono fuori, non appena lo videro.

I bambini si aggrapparono al padre, che reggeva ancora Padmè, e Anakin si sentì felice come mai.

“Ve l’avevo detto che sarebbe andato tutto bene… ve l’avevo promesso….”  li rassicurò sorridente, mentre Obi Wan li osservava…. avrebbero finalmente trovato la serenità che meritavano? si domandò Kenobi.

“Non sono riuscita a fermarli…erano molto in ansia.”

Il jedi incrociò gli occhi verdi della giovane Olympia.

“Non importa”

“Il maestro Windu ci sta aspettando nella….”

Ma una forte esplosione sopra le loro teste interruppe le parole della ragazza:  l’onda d’urto li separò, scaraventandoli contro le alte pareti dei corridoi mentre alcuni blocchi di granito si staccavano dal soffitto cadendo pesanti sul lucido marmo.

Il polverone creatosi impedì loro di vedere per istanti che parvero interminabili.

“Sbrighiamoci!” urlò Obi Wan quando le polveri si diradarono, prendendo in braccio la piccola Leia finita vicino a lui e afferrando per la mano Olympia, mentre Anakin assicurandosi Padmè tra le braccia cercava il figlio.

Senza trovarlo.

“Luke!!” urlò, guardandosi intorno.

“Anakin!!” lo richiamò il maestro, indicando con la testa l’ingresso della piattaforma.

“Luke è scomparso!” gridò il ragazzo, avvicinando Obi Wan. “Come scomparso? Era qui, un attimo fa…”

Anakin si guardò intorno….poi un pensiero angosciante gli attraversò la mente.

 

…La saber che penetra il suo  fianco…

 

“Non me ne sono accertato… non l’ho ucciso…” mormorò Anakin “Dov’era il corpo di Raken?” chiese quindi a Obi Wan porgendogli Padmè, mentre Olympia prendeva Leia tra le braccia.

Non se n’erano accorti, nella confusione… non vi avevano prestato attenzione….

Anakin corse via, e quando si affacciò sulla soglia della training area realizzò  che Raken era sparito.

Sentì Obi Wan chiamarlo, ma corse nel corridoio senza fermarsi  mentre un’esplosione scuoteva le mura…più vicina di ogni altra. Sentì il pavimento tremare sotto i suoi piedi.

Un boato dietro di lui.

Si voltò…

Vide il soffitto crollare e Obi Wan sparire al di là di esso…

Vide  il pavimento cedere, inseguendolo inesorabilmente per risucchiarlo.

Scorse Luke uscire da uno dei corridoi che stavano crollando.“Papà!!” urlò il bambino, e Anakin si sforzò di correre più forte.

Non pensò a niente quando lo sollevò in braccio. Solo che doveva proteggerlo.

Che l’avrebbe protetto a ogni costo.

E che l’avrebbe messo al sicuro.

Presto il pavimento sotto i suoi piedi avrebbe ceduto…così come le pareti e le volte sopra di lui.

“Attento!!!” gridò Luke, guardando le spalle del padre. Ma Anakin l’aveva già sentito.

Si voltò rapidamente accedendo la saber, senza smettere di far scudo a Luke con il suo corpo.

Vide gli occhi furenti di Axelbi illuminati dalla lama color rubino.

Poi il vuoto si aprì sotto di lui.

 

*********

 

Luke aveva gli occhi aperti, ne era certo.

Eppure non capiva perché non riusciva a vedere.

Era tutto buio attorno a lui… e si sentiva come sospeso…. anche i suoi movimenti erano lenti e attutiti.

Provò a respirare ma qualcosa si insinuò nelle sue narici e nella bocca, facendolo quasi soffocare… gli occhi cominciarono a bruciargli e fu allora che capì che doveva essere finito immerso in qualcosa, e che doveva assolutamente raggiungere la superficie.

Si agitò e cominciò a nuotare nell’oscurità melmosa che lo circondava, finchè non vide spiragli di luce e….aria, finalmente.

Tossì, cercando di tenersi a galla. Poi si guardò intorno.

Era immerso in un liquido scuro e denso… e intorno a lui solo rovine fumanti, blocchi di pietra e condotti divelti dai quali fuoriuscivano incessantemente liquami che andavano ad aumentare il livello dell’allagamento.

Non riuscì a capire in che parte del tempio fosse finito…ma alzando gli occhi scorse distante la frattura dalla quale dovevano essere caduti… un bel volo, senza dubbio.

Si stupì di non essere dolorante. Poi ricordò…

Raken… la sua spada…

E le braccia di suo padre intorno a lui, mentre cadevano.

Si agitò, cercandolo disperatamente.

“Papà!!” urlò. Ma non ottenne risposta.

“Papà!!!” ripetè… non poteva essere sparito! Erano caduti insieme!

Scorse una sagoma galleggiare, in lontananza.

Braccia aperte, inerme.

Nuotò goffamente, impacciato dagli abiti e dalla fretta di scoprire che quel corpo non era di suo padre. Quando lo raggiunse, ebbe paura di voltarlo…. E quando lo fece si ritrovò a guardare nel viso pallido di Raken.

Luke rabbrividì, ma fu sollevato: in quell’attimo in cui si erano scontrati, suo padre doveva essere stato più veloce ed era riuscito a trafiggerlo. Certo… come poteva aver dubitato?

Si voltò, scrutando ancora intorno a lui…Non riusciva a trovarlo.

Gli occhi e la gola gli bruciavano.

Sentì che gli veniva da piangere.

“Papà…” mormorò con un singhiozzo. Fu allora che vide un volto emergere dal liquido e prendere aria a pieni polmoni: il viso di Luke si illuminò riconoscendo la familiare, rassicurante figura di suo padre.

“Papà!!” urlò cominciando a nuotare in direzione del giovane che, attirato dalla voce, si girò e gli rivolse un sorriso.

“Ehi Luke…tranquillo…ci sono io….” lo consolò quando il ragazzino gli si aggrappò addosso, stringendolo. “Stai bene?”

Il bambino annuì, ma si accorse della smorfia di dolore che si era dipinta sul volto del padre.

“Papà, che cos’hai?” gli domandò preoccupato, ma Anakin scosse la testa.

“Non è niente…abbiamo fatto un bel salto sai? Sono solo un po’ ammaccato” gli disse in un sorriso e anche il figlio sorrise.

“Adesso però dobbiamo muoverci, Luke. Dobbiamo cercare di andarcene da qui.”

Si misero a nuotare vicino, e Luke non si accorse della nuova smorfia di dolore di Anakin; in realtà Raken era riuscito a ferirlo…aveva sentito una fitta a un fianco, mentre gli infilava la saber nel cuore poco prima di cadere. Dopotutto la scelta era semplice… e aveva avuto un istante per rifletterci. O lo colpiva o parava il colpo.

Ma non avrebbe avuto una seconda occasione. Sperò che almeno…

“Raken…è morto…” mormorò Luke mentre si avvicinavano a dei blocchi di pietra, come se avesse interpretato i pensieri del padre. Un sorriso si abbozzò sul volto del giovane.

“Allora non abbiamo più motivo di stare qui. E poi gli altri si preoccuperanno…”

Anakin si sollevò su uno dei blocchi, stringendo i denti: si diede un’occhiata alla ferita. Sembrava non troppo profonda…ma era dannatamente dolorosa.

Aiutò il figlio a issarsi accanto a lui, poi cominciò a togliere delle pietre e riuscì a creare un varco per passare: finirono in un corridoio ridotto a un ammasso di macerie. Vi si addentrarono, ignorando dove sarebbero finiti: la planimetria del tempio aveva subito una notevole modificazione… era impossibile capire cosa si celasse in quell’ammasso di detriti.

Diverse  volte, passando da un corridoio a una stanza o viceversa i transetti crollarono dietro gli echi delle esplosioni, impedendo loro di seguire una via e costringendoli ad aprirsi un nuovo varco. E con un tempo così limitato a disposizione…

L’ultimo crollo li costrinse ad infilarsi in un piccolo pertugio che si rivelò essere la nicchia di una porta. Anakin cercò di aprirla e quando vi riuscì, non volle credere che finalmente avessero avuto un colpo di fortuna: era una delle piattaforme di atterraggio.

Semidistrutta, ma dava sull’esterno…nei cieli di Coruscant…

Il crollo aveva danneggiato i pochi mezzi che vi avevano stazionato…eppure là, in un angolo…coperto di polvere e nascosto dai resti di una parte del soffitto che era crollata vicino, lo vide…

Malconcio… sperò che fosse funzionante.

Ma in grado di portare uno solo dei due.

Anakin guardò Luke con dolcezza.

 

Tu sarai migliore di me… sarai quello che io non sono riuscito ad essere…

 

“È ora di andarsene, Luke”

Il bambino si accorse del piccolo mezzo, un vecchio modello di intercettore, e un largo sorriso gli illuminò il viso. “Papà! Papà guarda! Ce l’abbiamo fatta!!!”

Corse avvicinandosi al trasporto , ma la preoccupazione tornò a velargli gli occhioni azzurri mentre in lontananza arrivava il rumore di un’altra esplosione.

“E se non funziona?”

“Funzionerà…vedrai…”

Anakin aprì manualmente la cabina di pilotaggio, poi prese in braccio Luke lo caricò dentro. Mosse rapidamente le mani sul pannello di comando…

Non successe niente, all’inizio…poi in un sibilo il pannello si illuminò, cominciando ad assorbire e ottimizzare energia.

Da una luce rossa accesa in basso a destra Anakin capì che uno dei due reattori avrebbe avuto breve vita.

 

Ma uno è più che sufficiente…

 

Constatato che tutto avrebbe funzionato almeno per il lasso di tempo necessario ad allontanarsi a una distanza ragionevole dal tempio, Anakin cominciò ad assicurare le cinghie di sicurezza attorno al petto del figlio.

“Luke te lo ricordi il gioco che abbiamo fatto un po’ di tempo fa, quando ti portai nel mio starfighter?”

Luke annuì mentre Anakin continuava ad armeggiare con le cinte.

“Sai, questo pannello comandi funziona più o meno allo stesso modo… non è proprio uguale, Luke, ma tu sei sveglio…e intelligente… e devo capire se hai imparato…”

“Ma tu perché non sali?”

Anakin ignorò la domanda del bambino e iniziò a digitare dei comandi “Luke, guarda, è facile…”

“Papà, sali!!” protestò Luke, cercando di scostarsi da un lato per fare posto a suo padre.

“Luke, non c’entreremmo mai, in due…” gli disse senza guardarlo.

“Ma io sono piccolo! Posso rannicchiarmi!”

“Luke… questo mezzo non è così spazioso… ed è danneggiato, lo vedi anche tu. Un propulsore reggerà per poco, ma tu sei piccolo e leggero, e con la forza di un solo reattore sarai comunque abbastanza veloce da allontanarti dal tempio e metterti al sicuro. Se salissi anche io, non avremmo la potenza necessaria…e tutto sarebbe stato inutile.”

“Ma allora come farai?” chiese preoccupato il bambino.

Anakin non rispose, mentre si avvicinava al portellone da aprire per permettere a suo figlio di andarsene.

“Come farai ad andartene??” gli urlò, gli occhi azzurri inondati dalle lacrime.

Il portellone cigolò lentamente scorrendo verso la parete opposta. A metà emise dei rumori secchi e si fermò. Si era inceppato, ma lo spazio era più che sufficiente.

“Papà…”

“Ora è importante che tu te ne vada da qui, Luke. Io troverò un modo…”

“No!” protestò il bambino, ma Anakin gli prese il viso tra le mani, cominciando a ripulirlo dal fango e dalla polvere. “Luke, ascoltami…. la mia è stata una vita che ha bruciato intensamente… piena di sbagli… di errori che non avrei mai dovuto commettere. Ma del quale io non posso che essere fiero…”

Il bambino lo guardò singhiozzando mentre una lacrima scendeva sullo sfregio di Anakin. “Tu… tua sorella, Luke….siete stati la cosa più bella che potesse mai capitarmi… che non meritavo, come l’amore di vostra madre…e ora ho l’occasione di offrire qualcosa che non può competere con quanto voi avete dato alla mia vita…”

 “No! No!!” gridò Luke, scuotendo la testa.

“Crescerete, figliolo…e diverrete adulti… tu ti trasformerai in un uomo, un grande jedi… e io vivrò nei vostri occhi, nei vostri sorrisi… nella vostra vita, che sarà una parte di me…”

“Papà ti prego…”

“Sei stato molto coraggioso Luke… e io sono orgoglioso di te. Sarai l’ometto di casa, adesso…” Anakin sorrise, baciandogli la fronte “… e dovrai occuparti della mamma…e di Leia, hai capito?”

“Papà…”

Gli toccò il petto, all’altezza del cuore. “Non sarete mai soli…Io sarò sempre qui, Luke… sempre…”

La cabina cominciò a chiudersi, ma il bambino non voleva lasciarlo.

“No!!”

 

Perdonami…

 

“Ti voglio bene . Vi voglio bene. Non dimenticatelo mai….”

Anakin appoggiò la mano al vetro e Luke fece lo stesso, piangendo…. Lo speeder iniziò a lentamente a muoversi, finchè non si gettò nei cieli di Coruscant.

 

Nei vostri occhi… Nella vostra vita…

 

Quando Luke fu scomparso dalla sua visuale fece qualche passo indietro, rigettandosi nell’oscurità del corridoio distrutto.

C’era una sola possibilità, per lui, di uscire da quell’inferno.

Non sapeva se ne avrebbe avuto la forza…e il tempo.

Ma mentre si tuffava nei liquami l’unica cosa di cui era consapevole era che i canali di scolo erano la sua unica, flebile speranza.

Nuotò fino a raggiungere quello che era stato il pavimento, procedendo a tastoni fino a una delle pareti sommerse.

Se i condotti continuavano a gettare acqua, carburante e quant’altro nel salone allagato significava che le cisterne si stavano rapidamente svuotando.

E se le cisterne si svuotavano, i meccanismi di sicurezza dovevano attivare le aperture dei canali di scolo per far defluire i liquidi nei condotti secondari… che davano all’esterno, nelle fognature.

Eppure il livello continuava ad aumentare e questo significava che i dispositivi di emergenza erano saltati… canali chiusi, niente reflusso.

Se fosse riuscito ad aprire i condotti danneggiati il fluire violento dei liquidi l’avrebbe sospinto nei canali di scolo, e poi fuori.

Riemerse, prendendo aria.

Ad alcuni metri sopra la sua testa un’esplosione divelse un portone d’acciaio, liberando un getto infuocato: Anakin si immerse in tutta fretta, mentre la superficie si incendiava a causa dei propellenti riversati dalle tubature.

Le fiamme illuminarono l’oscurità nel quale si trovava… e finalmente scorse  la botola circolare, su una delle pareti: in condizioni normali il rivestimento d’acciaio si sarebbe aperto lentamente permettendo alle piccole grate di risucchiare gradatamente i liquidi. MA ora Anakin doveva spalancarla.

Solo così l’avrebbe sbloccata…e con essa, anche tutte le altre.

Vi si aggrappò contro, tirando con tutta la forza che aveva. Dalle giunture uscirono piccole bolle, segno che qualcosa si era mosso.

 

Apriti…apriti…

 

Strinse la mano meccanica a un lato, spingendo… sentì uno scatto, poi più nulla….ma l’aria cominciava a mancargli e le fiamme sopra la sue testa gli avrebbero impedito di respirare.

 

Apriti!!

 

Alzò il viso: il calore lo investì nel gelo della melma che lo circondava… e ricordò.

Ricordò i suoi incubi, le sue visioni…quando Padmè aveva perso il bambino.

 

Urla… il fuoco che attraversa  il mio corpo…

 

Allora forse era così che doveva andare… era già scritto…

Un fiotto d’aria uscì dalle sue labbra. Tossì, mentre chiudendo gli occhi sentiva che le forze lo abbandonavano….

 

Dunque, è la fine?

 

Nella sua mente ogni istante della sua vita affiorò prepotentemente, quella vita segnata fin dall’inizio….

 

Il bambino di Tatooine… lo schiavo che sognava di diventare jedi.

 

Qui Gonn, la  fiducia immensa per le sue capacità… per le capacità del prescelto…

 

La sua adorata madre…

 

Obi Wan, che gli era sempre  rimasto vicino … non era mai riuscito a dimostrargli realmente tutto il suo affetto… lui lo aveva cresciuto come un figlio, accollandosi le responsabilità di Qui Gonn… se non fosse stato per suo fratello,  che cosa ne sarebbe stato di lui?

 

Le lotte, le battaglie, le guerre, sempre a fianco del suo maestro, e la consapevolezza e l’arroganza di scoprire che lui poteva osare, poteva fare cose che gli altri padawan sognavano… ma anche che a volte i suoi comportamenti non erano quelli di un jedi, come le notti passate insonni, pensando alla sua dolce regina…

 

Padmè… l’ancella che si era rivelata sovrana di Naboo… che aveva così prepotentemente preso possesso del suo cuore…La sua vita. Il suo amore…

Quel bacio che gli aveva aperto la strada per il paradiso, ma con l’inferno alle calcagna… lui jedi, lei senatrice… ma il matrimonio era stata la cosa più bella della sua vita, dopo aver visto sua madre morirgli tra le braccia… dopo aver sentito qualcosa di cattivo, di oscuro e malato nascere e crescere in lui…

 

Lontani, separati… la guerra dei cloni e le loro notti d’amore che avevano dato il più bello dei frutti: i suoi adorati gemelli… Luke e Leia… non aveva mai pensato di poter amare tanto quei due frugoletti….

 

L’abisso sul cui orlo aveva sempre camminato… perdendo l’equilibrio, più volte, scivolando…

 

Sentì il battito del suo cuore arrivare attutito alle sue orecchie… aprì appena gli occhi, mentre i liquami si infilavano nella sua bocca, nelle narici, nelle ferite facendole bruciare… e vide.

Vide l’uomo in suite nera sollevare Sidious sopra la sua testa, mentre dei fulmini azzurri lo attraversavano, e gettarlo in un baratro senza fondo.

Sorrise, prima di perdere i sensi.

Alla fine, avrebbe vinto comunque.

 

*******

 

Una pioggia sottile attraversava il cielo di  Coruscant e si riversava al suolo, tra i palazzi e le strade deserte.

Lo speeder atterrò a una certa distanza dal tempio, seguito a poca distanza da un secondo piccolo mezzo. Quando il primo toccò il suolo, il portello d’accesso non fece in tempo a spalancarsi completamente che Obi Wan era già fuori, dirigendosi a grandi passi verso l’altro trasporto.

“Obi Wan!!” lo chiamò Olympia, balzando giù anche lei dallo speeder “E’ una follia!”

Ma l’altro non l’ascoltava: si fiondò dentro, intimando ai due giovani jedi che l’occupavano assieme a un gruppetto di younglings spaventati di uscire.

Quando le mura erano crollate separandoli da Anakin, mentre anche il pavimento cominciava a cedere, non avevano potuto fare altro che andarsene per non finire sepolti sotto il peso dei millenari blocchi di pietra del tempio.

Ma Obi Wan non si dava pace per aver lasciato Anakin lì dentro, insieme a Luke oltretutto.

E sarebbe tornato indietro.

“Obi Wan…” ripetè Olympia sulla soglia dello speeder.

“Non è una follia, io torno là mentre voi ve ne andrete con l’altra nave” disse senza guardarla, con voce ferma.

“E cosa pensi di fare? Come pensi di aiutarlo?”

“Li tirerò fuori da lì, costi quel che costi”

“Ti costerà la vita…”

“Non posso lasciarlo solo!” urlò allora Obi Wan, interrompendola.

Olympia lo guardò…non l’aveva mai visto così.

 Non l’aveva mai visto perdere il controllo... perdere la sua proverbiale razionalità….

“Non posso lasciarlo solo… non un’altra volta….” Le disse mormorando, la disperazione a velargli lo sguardo.

La jedi fece per replicare, quando il rumore di un mezzo che si avvicinava attirò la loro attenzione. Si guardarono e la ragazza vide gli occhi di Obi Wan illuminarsi. Si precipitarono fuori dove scorsero un malconcio intercettore avvicinarsi con andatura sobbalzante, incerta…. Uno dei due motori scoppiettava emettendo fiotti di fumo nero, mentre lentamente si abbassava per atterrare.

Il jedi corse verso il mezzo mentre anche Windu era uscito fuori per guardare cosa stava succedendo: lo starfighter toccò terra bruscamente, rimbalzando, per poi strisciare con un rumore stridulo e assordante.

I motori si spensero e Obi wan, fradicio di pioggia, si avventò sulla cabina di pilotaggio forzandola per farla aprire più velocemente… e quando la spalancò, Luke gli gettò le braccia al collo, piangendo disperato…il piccolo corpo squassato da violenti singhiozzi.

Il jedi rimase impietrito.

Dietro di lui esplosioni multiple dilaniarono la base del tempio, mentre la torre di prima conoscenza crollava seguendo il destino della gemella.

Guardò il sedile dell’intercettore… troppo piccolo, per due persone.

Olympia si portò una mano alla bocca, scuotendo lentamente la testa.

Windu distolse lo sguardo, facendo entrare uno dopo l’altro i superstiti nello speeder.

Kenobi alzò lentamente le mani, stringendole intorno al corpicino attraversato dai fremiti.

“Va… va tutto bene Luke…” disse con un filo di voce. “Calmati… “

Piegò la testa, appoggiandola contro quella del bambino…. E sentì qualcosa, che non era solo pioggia, scorrere sul suo viso.

Lacrime.

“Calmati…”

Prima una, poi due, dieci, mille, finché il corpo di Obi Wan non fu scosso da violenti singhiozzi.

E come poche volte in vita sua il maestro  Kenobi, il generale della guerra di cloni, il “Negoziatore”, colui che non perdeva mai la calma, che metteva la razionalità al di sopra di tutto.. pianse.

Si lasciò cadere a terra tenendo stretto il piccolo Luke…dietro di lui, Olimpia si inginocchiò silenziosa.

Posò la testa sulla spalla del jedi, chiudendo gli occhi…stringendogli una mano sull’altra spalla.

Con la vita che doveva scorrere ancora inesorabile su di loro, come la pioggia che lavava via le ferite degli scontri.

Come le lacrime sul volto di Obi Wan.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** ATTO II - Capitolo 18 - Epilogo ***


Eccoci qua, arrivati alla fine. Non dico nulla ora poichè ho rimandato il tutto all'"editoriale" finale ^^

 Per il momento, buona lettura...e a dopo!

*********

 

 

 

Capitolo 18

 

Anakin aprì  gli occhi e dovette ripararsi da quella luce accecante.

Che svanì all’improvviso, così com’era arrivata.

Il giovane si guardò intorno.

 

Dove sono?

 

Sabbia.

Una distesa di sabbia si poneva davanti a lui. Un deserto, a prima vista. Circondato da dune modellate dal vento, su cui la luce del sole batteva senza sosta, donando a quel paesaggio un riflesso dorato. Anakin alzò gli occhi al cielo: nessuna nuvola, e il sole… no, erano due.

I soli gemelli che lui conosceva bene…

 

Tatooine?

 

Anakin strinse gli occhi, aguzzando la vista: in lontananza le sagome degli estrattori di umidità si stagliavano inconfondibili.

 

Si… è proprio Tatooine…

 

Fece un giro su se stesso, guardando il deserto intorno a lui.

Silenzio… solo il soffio del vento che spazzava quelle dune… e il suo respiro, più silenzioso della brezza che lo avvolgeva.

 

Com’è possibile?

 

Nella sua mente ancora l’inferno di Coruscant.

Padmè.

Leia.

Luke.

 

“È tutta una menzogna! Perché non vuoi capirlo?”

 

“Io ti amo…”

 

Cosa aveva fatto?

Cosa avrebbe fatto?

 

I canali di scolo bloccati.

Luke…

 

Trasalì. Luke ce l’aveva fatta?

Alzò gli occhi e i soli lo accecarono per un istante. I soli… con la loro luce…

Che strano… non sentiva caldo.

Istintivamente Anakin si guardò: era vestito con l’abbigliamento jedi; appoggiato sulle spalle il suo immancabile saio.

Nessuna ferita… niente di niente.

Ma quella sensazione fece approfondire l’esame: era conosciuta… ma da tempo l’aveva perduta.

Sollevò la manica destra del saio.

Il braccio avvolto dal guanto.

Rapidamente sganciò i fermi, e se lo tolse: una mano… umana.

La mosse, se la guardò: niente più duracciaio, niente più servomotori… la sua mano…

Fece qualche passo nella morbida sabbia. E la scorse, infine.

Una sagoma umana. Non capiva chi fosse, era distante… i soli dietro di lei la  rendevano solo una figura scura.

Cominciò a camminare per raggiungere la duna: era da  in cima alla montagna di sabbia che lo stava osservando.

Solo quando vi si trovò a pochi passi lo riconobbe.

“Ciao Anakin” mormorò Qui Gonn.

Il giovane lo guardò… non sembrava diverso da quando l’aveva incontrato per la prima volta nell’officina di Watto. Si sentiva confuso… un milione di quesiti riempivano la sua mente, ma inspiegabilmente non riuscivano ad uscire dalle sue labbra.

Qui Gonn sorrise. “Non sei cambiato, ragazzo…” gli disse appoggiandogli una mano sulla spalla, prima di avviarsi giù per la duna. “La stessa voglia di sapere che era nel bambino che affidai ad Obi Wan….”

“Non dovrei pormi delle domande?” ribattè allora Anakin, affiancandolo.

“Certo che si. Ma ciò che ti domandi è ciò di cui conosci già la risposta. Perché ti chiedi dove ti trovi?”

“Perché non lo so!”

“Cosa vedi intorno a te?” gli chiese Qui Gonn, incrociando le mani.

“Sembra… Tatooine.”

“Allora è Tatooine. Dunque ti chiedi qualcosa che già sai.”

Il maestro gli rivolse un sorriso sornione, e Anakin lo guardò attonito. “Ma…ma non può essere Tatooine… ero su Coruscant… e…”

“…io sono morto da vent’anni” concluse per lui Qui Gonn, e l’altro annuì. “Ma ora sei su Tatooine a parlare con me. Quindi tutto ciò è reale. Almeno per il momento. Almeno per la tua mente.”

Il jedi rimase in silenzio alcuni istanti. “Non serve che tu continui a porti domande del quale già conosci la risposta. Anche se, d’altronde, l’hai sempre fatto.”

Anakin non rispose. “Perché le cose cambiano… perché le persone devono morire. Perché tua madre è dovuta morire, e in quel modo…perché Padmè ha perso il bambino…”

“Io non sapevo quello che facevo…non sapevo cosa pensare…non sapevo più a cosa credere…” ribattè Anakin, mentre quei dolorosi episodi della sua vita riaffioravano nella sua mente.

“Le tue paure hanno scaturito quella sofferenza che ti confondeva, che ti rendeva insicuro… una sofferenza di cui Sidious ha approfittato conducendoti all’odio…e inesorabilmente al lato oscuro…”

“Tu…tu sapevi, Qui Gonn?” chiese Anakin, volgendosi verso il vecchio maestro.

“Io ho sempre sentito ciò che si agitava nel tuo cuore.” Gli disse il jedi, dopo alcuni istanti “ La paura che ti attanagliava… e il potere che ti rendeva grande. Che ti avrebbe reso grande, comunque. Nel bene … e nel male.”

Il deserto di Tatooine sembrava infinito, intorno a loro. Anakin tornò con la mente alle visioni che dal giorno della morte di Sidious lo avevano perseguitato.

Le visioni che gli avevano mostrato ciò che sarebbe divenuto… la macchina nel quale si sarebbe trasformato. Le atrocità che avrebbe commesso verso le persone che erano i pilastri della sua vita, in quella cieca autodistruzione che era cominciata il giorno della morte di sua madre e che avrebbe finito per fargli pagare il prezzo più alto: perdere l’amore di chi, l’amore, non gliel’aveva mai negato.

Lord Sidious ce l’aveva quasi fatta…se non fosse stato per lei…

Se non fosse stato per loro…

“L’amore è qualcosa di incredibile, Anakin… qualcosa di inspiegabile.” Disse all’improvviso Qui Gonn, quasi a leggere nei suoi pensieri. “Cambia le vite… le distrugge. Si contrappone a qualcosa di altrettanto forte…”

“L’odio..” mormorò Anakin.

Qui Gonn annuì “Ma per quanto il confine tra questi due estremi sia assurdamente sottile… per quanto potrebbero essere simili nella loro diversità, c’è qualcosa che li rende fondamentalmente diversi.”

Anakin ascoltò attento la risposta “L’amore genera, Anakin. L’odio no. L’amore crea, l’odio è aridità. Un altalenare tra vari equilibri…. La vita stessa si regge su questi equilibri perfetti… come amore e odio. Bene e male… luce e ombra. Lato oscuro e lato chiaro.”

Qui gonn si fermò e si volse verso Anakin “Equilibri che trovano lo zenit in un luogo… in una persona.”

Il giovane lo guardò stupito, cogliendo il riferimento a sé stesso e alla profezia che l’aveva indicato come il prescelto.

 

Il figlio dei soli…colui che porterà equilibrio nella forza….

 

“La profezia è stata un fallimento, Qui Gonn.”

“Ne sei sicuro?” gli domandò serio il maestro. “Eppure hai ucciso Sidious. E Vader. Ma non era questo che intendevo.”

Anakin rimase silenzioso “La profezia parlava di equilibrio nella forza. Ma tu sei riuscito a tornare dal lato oscuro. A percorrere entrambe le strade… in un perfetto contrapporsi, attrazione e repulsione....”

“Equilibrio della forza…” mormorò Anakin “Era questa la verità della profezia?”

Qui Gonn Sorrise. “Si… non solo il prescelto sarebbe stato l’Equilibrio nella forza, riportando la pace nella galassia. Ma anche l’equilibrio stesso della forza…in un perfetto bilanciarsi di lato chiaro e lato oscuro… Passando da un lato all’altro del proprio animo.”

“Ma io non avevo controllo del mio delirio, Qui Gonn.” Obiettò il jedi “Come puoi parlare di un perfetto bilanciamento, quando il lato oscuro assumeva il controllo delle mie azioni?”

“Se ciò che dici fosse vero, ora  non saresti diverso da ciò che le visioni ti avevano mostrato. In realtà, il tuo lato chiaro è sempre stato ciò che governava il tuo vero io… la scintilla, Anakin, che non permetteva al buio di inghiottirti…e l’amore per i tuoi figli…per Padmè… l’affetto per Obi Wan non ha mai smesso di alimentarla, anche quando tutto sembrava perduto. Ma…”

Qui Gonn gli appoggiò le mani sulle spalle. “… ma sapevo che non mi avresti deluso, ragazzo.”

Anakin incrociò il suo sguardo con quello del maestro… e per un attimo fu di nuovo nella training area…

Lo scontro con Sidious…

 

Non cedere, Anakin…. Io ho fiducia in te….

 

“Eri tu!” esclamò il giovane. E fu chiara, in un istante, anche quella inaudita potenza di luce che aveva dissolto il signore oscuro. La sagoma umanoide comparsa all’improvviso…

 

Si può vincere la morte solo  con la compassione, non con l’avidità!! Hai vissuto anche troppo in questa effimera illusione, Sidious!!!

 

“Sei stato tu…” mormorò. “Come…”

“Ciò che Sidious aveva trovato è completamente diverso da ciò che rende noi jedi capaci di vivere oltre la morte. E molto, molto distante…” iniziò a spiegargli Qui Gonn “Sidious non viveva nella Forza vivente, condizione che si raggiunge solamente per mezzo della compassione…”

“…e non con l’avidità” gli fece eco Anakin, e l’altro annuì.

“Eppure aveva trovato il modo di mantenere viva la sua essenza…ciò è stato possibile solo perché aveva instillato paura e odio nel suo allievo…”

“Sidious viveva nell’odio di Raken?”

“Esattamente. Sidious si manteneva vivo e potente grazie all’intensa passionalità di Axelbi, alimentata da anni di rancori, gelosie… invidie che, come Palpatine, il signore oscuro era riuscito a controllare e  manipolare.  E grazie all’odio che lentamente aveva fato crescere dentro di te. Per questo alla caduta di Vader, avvenuta per tua mano grazie al lato oscuro potentissimo, Sidious era ancora più potente. Ma quando ti sei opposto a quel potere, la sua forza si è affievolita sempre di più e allora io sono riuscito a intervenire, cosa che non avevo mai potuto fare prima.”

Qui Gonn si arrestò, e Anakin fece lo stesso. Il vecchio maestro tirò un lungo respiro. “Sai Anakin, tu non puoi stare qui…”

Il jedi annuì. “L’avevo immaginato.”

“… ma c’è una persona che desidera vederti, prima che tu te ne vada.”

Anakin guardò sorpreso Qui Gonn… si voltò, percependo qualcuno alle sue spalle.

Sua madre, Shmi Skywalker, lo stava guardando con occhi pieni d’amore.

Sul suo viso disteso e sereno non c’era più traccia delle sevizie e delle sofferenze che i Tusken le avevano inflitto.

 

Mamma…

 

Non seppe dirle niente… ma forse non c’era bisogno di parlare.

Shmi gli tese le mani…. E Anakin pensò a Padmè, ai suoi figli… Pensò a tutto quello che aveva fatto…Pensò a tutto quello che avrebbe potuto ancora fare…

Ma purtroppo niente poteva farlo tornare indietro.

Posò gli occhi su di lei, poi lentamente alzò la mano destra, a toccare quelle protese di sua madre. La donna gliela strinse forte, e sorrise.

“Sono così orgogliosa di te…” gli sussurrò Shmi, passandogli una mano sul viso.

“È…è tutto così strano…” disse Anakin con un filo di voce, chiudendo gli occhi. “È tutto così assurdo…”

Sentì la mano di sua madre ritrarsi… e quelle di Qui Gonn afferrare le sue spalle. “Ogni assurdità ha, in sé, la sua ragionevole logica. Ogni pazzia la sua lucidità…”

Anakin riaprì gli occhi, incontrando il sorriso del jedi. “La mia è stata solo follia.”

“Può darsi. Ma al di là della follia, Anakin, è di nuovo equilibrio.”

Non si aspettò quella violenta spinta.

Si attese di cadere sulla morbida duna di sabbia… ma non fu così.

Dietro di lui.. sotto di lui, Tatooine era scomparsa. Al suo posto un baratro oscuro.

Sprofondò in quella caduta senza fine… poi arrivò l’urto, violento.

Freddo.

E ancora buio, impenetrabile.

 

 

******

 

Obi Wan era seduto nello studio che faceva da anticamera alla stanza da letto di Padmè.

I tendaggi damascati… il mobilio finemente lavorato. Tutto così diverso dall’austerità del tempio…

Si alzò dalla bassa poltrona: per una strana ironia della sorte si era seduto nello stesso punto in cui anni prima aveva ascoltato Anakin rivelargli  del matrimonio…di Sidious… di molte altre cose, con Luke e Leia appena nati.

 

Anakin….

 

Un nodo gli serrò lo stomaco… si portò davanti alla finestra e il proprio riflesso, incerto e sfocato, catturò il suo sguardo. Il suo volto era stanco…e così pallido.

In un colpo sembrava invecchiato dieci anni.

Non sapeva da quanto non dormiva…. da quanto non mangiava.

Aveva addosso ancora la polvere dei crolli… ma aveva dovuto pensare a Padmè, e ai bambini.

Ed era tornato là, nel tempio, sperando che quello fosse solo un incubo dal quale presto si sarebbe svegliato.

Speranza che si affievoliva man mano che il tempo passava…man mano che ad ogni pietra spostata il tempio restituiva un corpo. Man mano che l’instabilità delle strutture rendeva impossibile proseguire con velocità le operazioni di ricerca dei superstiti… ricerca che era divenuta un’impietosa conta di morti. Una ricerca che per Obi Wan era diventata l’ossessiva volontà di non abbandonare Anakin… di non lasciarlo solo.

I lavori di scavo avevano iniziato non appena erano stati domati gli incendi…non appena la situazione si era fatta di nuovo, e una volta per sempre, sotto controllo. Il maestro Yoda e i pochi jedi che costituivano la scorta del cancelliere avevano rimesso Organa al suo posto. Le truppe di cloni erano state fermate e fatte rientrare su Kamino, dove il loro destino sarebbe stato l’inevitabile abbattimento.

I membri dell’Ordine si contavano ora sulle dita delle mani.

Millenni di tradizione sgretolati come la maggior parte del tempio… rovine, sui quali anche in quel momento, lavoravano senza sosta volenterosi cittadini, che si erano uniti ai jedi per aiutarli a rinascere…. A ricominciare.

 

Rinascere….

 

Ci sarebbero riusciti… dovevano farcela per coloro che invece non erano sopravvissuti. Che con il loro sacrificio avevano cercato di preservare ciò in cui credevano. Di dare una speranza al futuro…

Ma niente sarebbe stato più come prima.

Sopravvivere senza un pezzo di cuore, pensò Obi Wan mentre le lacrime gli riempivano gli occhi. Ma sentì la porta aprirsi dietro di lui e cercò di trattenersi: Sola Naberrie, la sorella di Padmè, uscì dalla stanza richiudendola poi senza far rumore.

“Come sta?” gli domandò il jedi, e Sola scosse la testa.“Non si è ancora ripresa… ma c’è il droide medico…. La sta visitando.” Sola fece una pausa. “Sembra che stia bene. Non so quanto durerà…”

Obi Wan tirò un lungo respiro, portando una mano ad accarezzarsi il collo indolenzito.

“Ci sono notizie dei Lars?” si preoccupò la giovane.

“Niente di grave, solo un po’ storditi…loro non erano jedi….”

Rimasero in silenzio. Nessuno dei due sapeva come affrontare l’argomento. “Lei non lo sopporterà…” disse infine la ragazza, rompendo quella insostenibile tensione.

“Padmè è forte. È terribile, ma saprà reagire…dovrà reagire. Per i bambini.”

Si, Padmè è forte, pensò Sola.

Nonostante fosse la più piccola…nonostante fosse sua sorella minore, era sempre stata la più forte… quello che aveva fatto negli anni lo aveva dimostrato.

Ma questa volta era tutto diverso…

“Anakin era una parte di lei… lo è. Ancora. Ho paura che rifiuterà di affrontarlo.”

“Non lascerò che Luke e Leia perdano anche la madre, oltre al padre” proruppe allora Obi wan. Sola lo guardò in silenzio… le labbra le tremarono. Il jedi scorse le lacrime riempirle gli occhi.

“Come è potuto succedere?”

“Me lo chiedo anche io…ogni istante…” le rispose Obi Wan dopo un momento di esitazione. Poi  le passò un braccio intorno alle spalle e la spinse delicatamente verso l’uscita dell’anticamera, mettendosi a camminare lungo i corridoi del palazzo.

E le raccontò di come le esplosioni li avevano divisi…di come Anakin era corso a cercare suo figlio…  di come il crollo li aveva costretti a scappare.

Arrivarono all’ingresso di una grande sala: i gemelli si trovavano lì, osservati da una taciturna ancella. Luke se ne stava seduto a terra, guardando fuori dall’ariosa finestra… dondolandosi tenendo le braccia intorno alle ginocchia; Leia giocava senza troppe convinzione con le sue bambole.

Li guardarono per qualche istante, e Obi Wan non potè fare a meno di provare una gran pena… per entrambi. Ma soprattutto per il piccolo Luke.

Durante il viaggio verso Naboo gli aveva raccontato come si erano svolti gli avvenimenti… di come Raken l’avesse preso approfittando della confusione, inseguendo un ultimo disperato tentativo di compimento del suo folle piano… cercando di ucciderlo, per poter colpire suo padre. Di come si fosse liberato perché l’altro era così debole, ferito gravemente e provato dal duello… Gli aveva raccontato delle sale allagate, dei crolli… e di come erano arrivati alla piattaforma, con l’unico mezzo a disposizione….

Era talmente scosso che Obi Wan aveva dovuto addormentarlo… ma poteva essere altrimenti? Quel bambino aveva visto suo padre, il suo eroe, rimanere in un inferno per salvarlo… e Leia aveva capito molto presto, e senza bisogno di particolari spiegazioni, che suo papà aveva detto una bugia e  non sarebbe più tornato, nonostante lo avesse promesso.

“C’era solo una possibilità… una flebile speranza per Anakin di salvarsi…” proseguì Obi Wan “ma non siamo ancora riusciti a raggiungere i piani più danneggiati…e nelle fognature non abbiamo trovato nessuno…”

“Anakin ha scelto la sua vita… per quella di suo figlio…” mormorò Sola, voltandosi a guardarlo. Il jedi annuì, mentre gli sembrava di  vederlo mentre caricava il piccolo Luke sul malconcio speeder senza pensarci su due volte, senza considerare che avrebbe potuto non farcela…

“Sapete, Obi Wan…” cominciò dopo qualche istante Sola, riportando Obi Wan alla realtà “Ricordo bene quando conobbi Anakin. Padmè era in pericolo dopo quella serie di attentati e lui era la sua… guardia del corpo…”

La ragazza non riuscì a trattenere un sorriso, mentre le lacrime andavano a bagnarle le guance. “Ma c’era quel modo in cui la guardava… quel suo sguardo che era quasi una supplica. Che pareva voler dire smettila di ignorarmi…smetti di guardare…e inizia a vedere cosa c’è dentro di me…E pensai che mia sorella sarebbe stata una vera stupida ad ignorare quella dichiarazione d’amore così silenziosa e allo stesso tempo così urlata dai suoi occhi, in ogni istante…”

Obi Wan non riusciva a non condividere le parole di Sola…. conosceva bene quello a cui si riferiva.

 

Stare di nuovo vicino a Padmè è… è inebriante…

 

Non fai altro che pensare a lei…

 

 “Ma la cosa più incredibile era come quello sguardo non è mai mutato, negli anni… bastava osservarli per capire che ciò che legava… che lega Padmè e Anakin, è qualcosa di unico. Ogni loro sguardo… ogni abbraccio. Ogni piccolo gesto…”

La ragazza tirò un profondo respiro, poi si volse verso i gemelli. “Quei bambini sono qualcosa di prezioso, perché sono la prova concreta di quell’amore che li legava…e li lega tuttora. Di quell’amore cui basterebbe raggiungerne anche solo una piccola parte, per comprendere come si fa’ ad amare davvero, maestro Obi Wan.”

Il jedi incrociò le braccia, conscio di come ora tutto assumesse un nuovo significato…una luce diversa, ai suoi occhi. “Ed è per questo che per quanto sia consapevole della forza di mia sorella, ho paura che non ce la farà.”

Rimasero in silenzio per istanti che parvero interminabili, prima che Sola tornasse a parlare. “Credo che domani porterò i bambini alla spiaggia….ora scusate, maestro, ma vorrei accertarmi della salute di mia…”

“A Leia non piace la sabbia…”

Quella frase quasi mormorata, alle loro spalle, fece morire in gola le parole della ragazza, gelando il sangue nelle vene del jedi.

Si voltarono di scatto… e a Obi Wan bastò guardare nel suo sguardo spento per comprendere che Padmè sapeva.

Che aveva ascoltato i loro discorsi.

“Padmè…” sussurrò il jedi. Alle sue parole fece immediatamente eco la sorella. “Cosa fai in piedi… cos’ha detto il droide?” le domandò avvicinandola.

Ma Padmè la scansò. “Leia è come suo padre… neanche ad Anakin piace la sabbia… me lo dice sempre…”

Con passo incerto, malfermo si avviò verso la sala dove si trovavano i gemelli, oltrepassando i due: Leia si accorse della presenza della madre e le corse incontro….se la strinse forte al petto, Padmè, mentre un primo singhiozzo le squassava il corpo. “Luke…” disse tra le lacrime, e il bimbo si voltò a guardarla. “Luke vieni qui, piccolo mio…”

Lentamente il bambino la avvicinò, fermandosi poi di fronte a lei. “È stata colpa mia mamma….” disse infine, tirando su con il naso.

Ma Padmè scosse la testa con veemenza…. Allargò le braccia e Luke le si gettò addosso, piangendo tutte le sue lacrime di bambino… con Leia che guardava triste, anche lei teneramente cullata dall’abbraccio di sua madre.

Si morse le labbra mentre accarezzava i suoi figli. Se le morse quasi fino a farle sanguinare… il cuore che le andava in pezzi.

E quando Obi Wan si avvicinò un dolore acuto le esplose in testa… si voltò verso l’amico singhiozzando, cominciando a colpirgli il petto con deboli pugni.

“Portate via i bambini…” ordinò il jedi in un sussurro, abbracciandola.

E in un lungo, accorato gemito di dolore Padmè si aggrappò al suo saio, piangendo e urlando il nome dell'uomo che aveva amato così disperatamente.

 

 

**************

 

Padmè era distesa nel letto, rannicchiata su un fianco, mentre dalle finestre chiuse poteva intravedere la luce del sole affievolirsi nel tramonto sul lago.

Si alzò lentamente, e in un gesto automatico guardò il posto accanto a lei.

Vuoto… intatto.

Come era stato spesso. Ma ora era diverso…

Lui non c’era. E non ci sarebbe stato mai più.

Non sapeva quanto tempo era passato… Aveva dormito un sonno senza sogni, dopo la crisi che era seguita all’aver appreso la notizia.

Minuti…ore. Giorni. Non ne aveva idea.

Ricordava le parole di Obi Wan sussurrate mentre la sorreggeva. Quei “Mi dispiace” mormorati… come se non potesse dirli in maniera più chiara… più forte, perché altrimenti l’avrebbero schiacciato.

Quelle parole che arrivavano distanti alle sue orecchie, mentre dalla sua bocca avrebbe voluto uscire solamente un perché…

Ricordava le braccia di Anakin intorno a lei…il suo sguardo tenero, dopo le follie dell’inferno di Coruscant. Quando si era ripresa e il droide medico le aveva parlato, aveva creduto di trovarlo lì fuori, con i bambini… a rassicurarla come solo le sue carezza sapevano fare… a rimproverarla, forse, per quella naturale propensione che aveva per i guai. Ma dirle, comunque, che adesso tutto sarebbe andato bene…che tutto sarebbe stato perfetto.

Che adesso niente avrebbe potuto intaccare la loro felicità… e Padmè sapeva che sarebbe stato così.

Lo sapeva perché c’era qualcosa che avrebbe reso tutto ancora più meraviglioso… ma che aveva perso ogni importanza, ormai.

Perché non aveva trovato lui… non aveva ascoltato le sue parole.

Ma aveva trovato Obi Wan e sua sorella…e le loro frasi, a distruggere quel suo sogno di rinascita.

Scese dal letto, asciugando le lacrime…e una leggera brezza arrivò sulla sua pelle. Guardò la vetrata della camera socchiusa, poi lentamente vi si avvicinò.

Di fronte alla porta finestra, Padmè la sentì di nuovo.

La porta della camera cigolò, aprendosi un poco…. E seguì quel soffio, che sembrava volerla condurre da qualche parte.

Piano scese le scale e percorse i corridoi del palazzo, gli stessi che avevano cullato i suoi giochi di ragazzina e i suoi sogni di donna, ritrovandosi ben presto accarezzata dalla fresca aria della notte nubiana.

Nella grande balconata dell’ala est.

Il teatro del primo bacio con Anakin… il luogo dove si erano segretamente sposati…

Il soffio si perse tra le rose dei vasi… sparì, così come era arrivato.

Padmè si guardò intorno.

Che sciocca era stata… che illusa

Cosa sperava di trovare, lì? Anzi.. chi sperava di trovare?

Posò lo sguardo verso la balaustra… di fronte a lei il bellissimo panorama del lago.

Cominciò lentamente a camminare, raggiungendo il piccolo scafo: vi salì a bordo, sciogliendo poi gli ormeggi.

Mentre la piccola imbarcazione solcava le acque, diretto verso l’altra sponda dove Padmè avrebbe trovato la capitale dormiente, la giovane sentì le lacrime riempirle gli occhi…e scendere, inevitabili, a bagnarle le guance.

 

Tu e i bambini siete più importanti della sua stessa vita…

 

E lui non aveva esitato a morire per loro…

Pensò che se fosse stato lì, le avrebbe detto che sarebbe stato giusto così… che lei avrebbe dovuto essere forte, perché lo era, molto più di lui.

Lui che per non perderla aveva rischiato di perdere sé stesso.

Le avrebbe chiesto di ascoltarla, come aveva fatto quella notte a Tatooine… e le avrebbe detto che non sarebbero stati mai soli, lei e i bambini, perché erano un’unica cosa…perché lui sarebbe vissuto con loro…dentro di loro…

E che avrebbe dovuto sorridere di più, perché era così bella quando rideva… perché era così bella, sempre, ai suoi occhi che riuscivano a farla sentire unica al mondo.

E lei avrebbe voluto stringerlo…sentire le sue forti braccia circondarla e proteggerla come era sempre stato…avrebbe voluto baciarlo, disperatamente… sentire ancora una volta i suoi capelli tra le mani, sentire le sue carezze sulla sua pelle…Sentire il suo respiro scaldarle il cuore, abbracciati nel grande letto in quelle notti in cui rimaneva sveglia a guardarlo, accarezzandogli i capelli o baciandogli le cicatrici con tocco delicato come se quel gesto potesse cancellare tutto il dolore provocato… rapita dall’innocenza che mostrava. Ringraziando per  ogni momento che passavano insieme, perché tutto questo in passato non era solo lontanamente immaginabile… stringendosi contro di lui, pensando alle cose straordinarie che era riuscito a fare: prima fra tutte aver realizzato i loro sogni.

Aver trasformato in imperituro granito i loro sogni fragili come il cristallo.

Ma sapeva che tutto ciò non sarebbe mai stato più possibile…

Non ci sarebbero stati più penetranti occhi azzurri ad osservarla… Mai più litigi e discussioni, che puntualmente si concludevano in un bacio di perdono da parte dell’uno o dell’altra….Mai più ore passate a guardare i bambini dormire, parlando del futuro… quel futuro di pace che insieme avevano tentato di costruire per poter stare insieme per sempre….

 

Per sempre….

 

Se lo ripetevano così spesso… due sole parole, ma così piene di speranza…così effimere ora…

Lo scafo toccò la banchina e Padmè scese, bagnandosi i piedi e la veste da camera…. ma non se ne curò.

Pensò a come  lei era sempre stata la più razionale dei due e a come lui glielo rimproverasse: Anakin era un libro aperto, quando si trattava di emozioni… non era mai stato bravo a nascondere ciò che provava.

La sua educazione l’aveva un po’ irrigidita… ma non manifestare non significa non provare.

Sentì ancora le lacrime negli occhi mentre si domandava se avesse fatto tutto il possibile per far capire ad Anakin quanto l’amasse… e si coprì un singhiozzo con le mani, mentre attraversava l’acciottolato delle vie di Theed, quando si rese conto che questo dubbio l’avrebbe tormentata per sempre.

Il tempo avrebbe mai lenito il suo dolore, in quella effimera rassegnazione che solo il trascorrere degli anni sapeva dare… nel ricordo di ciò che erano stati?

Padmè si strinse con le braccia, mentre le lacrime le bagnavano il viso… alzò lo sguardo e sorrise quando si accorse dove era capitata: guardò le scalette in pietra che portavano all’ingresso della vecchia casa dei suoi genitori….il palazzo cui era finita a causa dell’abitudine, e il piccolo arco in fondo alla strada sempre poco illuminata. In questo non era cambiata.

Accarezzò la pietra levigata, travolta dai ricordi… finchè un rumore la fece voltare di scatto di nuovo verso l’arco… nell’oscurità non capì se ci fosse qualcuno.

Si spaventò… non era nemmeno armata.

Rimase in silenzio, gli occhi fissi sul fondo della strada. Si, quelli erano passi…

Si appoggiò all’arco, e nascosta nell’oscurità ascoltò il rumore farsi sempre più vicino… un rumore irregolare, come di un procedere barcollante e strascicato. E poco dopo emerse dal buio della strada una sagoma stretta in un sudicio mantello, strappato in più punti, e un cappuccio ben calato in testa.

Camminava con evidente difficoltà, piegata in avanti, tenendosi chiuso all’altezza del petto il logoro tessuto con la mano  incrostata di sangue.

La figura tossì e quasi si lasciò cadere contro una delle mura di pietra.

Un mendicante, pensò osservandolo.

Una povera anima… che non stava per niente bene.

Ne ebbe pietà mentre lo osservava allontanarsi dal solido sostegno e riprendere a camminare con fatica, entrando nella parte di strada nuovamente illuminata…. Forse avrebbe dovuto aiutarlo. In circostanze diverse, l’avrebbe sicuramente fatto.

Ma in quel momento, non poteva fare molto…forse non lo voleva neanche.

Mosse un passo, ma si arrestò subito quando vide la figura fermarsi. La osservò voltare un po’ la testa, quasi come se l’avesse sentita… mettersi eretta, rivelando una notevole statura fino a quel momento camuffata dal gobbo incedere.

E, senza preavviso, crollare a terra.

Padmè fece alcuni passi, uscendo dal buio. E lo vide, provenire da un’estremità di quel logoro mantello scostatosi nella caduta….

Uno scintillio.

Un riflesso di luce sul metallo. All’altezza del braccio.

 

Una mano incrostata di sangue…

 

Padmè si sentì mancare. Si portò una mano alla bocca.

 

Duracciaio… metallo….

 

Gli occhi le si riempirono di lacrime. Corse verso quella figura a terra, pregando qualsiasi entità ci fosse nel cielo di non illuderla così crudelmente...

Di non farla morire un’altra volta…

Distese sulla schiena quel corpo costellato di ferite in suppurazione.

Una barba di due giorni, sul volto stremato.

Una fredda mano artificiale a sfiorarle il viso… ad asciugarle le lacrime, e che non avrebbe potuto trasmetterle più calore.

Due occhi celesti che la riconobbero all’istante… e un sorriso che si allargò sulle labbra screpolate, quando incrociò il suo sguardo. Perché era lei la meta del suo vagare.

“Ancora una volta, amore…” mormorò Anakin mentre Padmè si piegava su di lui abbracciandolo… baciandolo tra i singhiozzi, bagnando il suo viso di lacrime.

“Portami a casa…”

Lacrime di gioia.

 

*********

 

Obi Wan sia appoggiò alla balaustra, osservando la notte di Coruscant. Da quel che rimaneva di una terrazza di meditazione, volse lo sguardo ai resti del tempio devastato dall’esplosione. Ormai conosceva quell’ammasso di detriti anneriti come le sue tasche. Aveva esplorato ogni angolo, senza successo.

Si avviò verso l’interno, tra le rovine, il silenzio rotto  dagli echi degli scavi.

Dalle indicazioni urlate. Dal frastuono  dei calcinacci rovesciati e rimestati.

Arrivò in quella che era stata una sala di grandi dimensioni…. Il jedi si fece largo tra i transetti crollati e i massi, abbassandosi per evitare le assi utilizzate per puntellare le parti più deboli.

E appoggiandosi a quello che era stato il vano di una finestra, Obi Wan non si sentì meno fragile dell’edificio che lo circondava.

Percepì qualcuno alle sue spalle e repentinamente si voltò: Olympia lo osservava, incorniciata nell’ingresso della stanza.

“Non devi vergognarti” gli disse, abbozzando un sorriso.

“Olympia…” sussurrò il jedi. “Come stai?”

La giovane si toccò la benda sulla fronte. “Oh, è solo molto vistosa. Sto bene. Grazie…”

“Sono…sono contento” il jedi abbassò lo sguardo, mentre la ragazza gli si avvicinava. “Sei tu, che non stai bene.”

Obi Wan preferì non rispondere. “Tutti si preoccupano della senatrice…dei bambini. È giusto ma…”

“Si preoccupano perché loro sono la sua famiglia”

“Anche tu lo sei, Obi Wan. Nessuno si è preoccupato di te. Di sentire come stai…so che fai forza a chi è rimasto…ma chi dà forza a te?”

Olympia si avvicinò…gli accarezzò il viso, costringendolo a guardarla. “Io voglio aiutarti… mi permetterai di farlo, Obi wan?”

Lui le rivolse un sorriso amaro. “Mi sembri un po’ troppo giovane per accollarti i miei problemi…”

Anche lei sorrise… e Obi Wan tirò un profondo respiro, distogliendo lo sguardo.

“Quando…quando Qui Gon è morto mi sono sentito perso” cominciò “Ma gli avevo fatto una promessa… Lui aveva riposto in me tutta la sua fiducia. E io non potevo tradirla… Poi morì lei…”

proseguì in un sussurro. Olympia gli posò una mano sulla schiena, accarezzandolo dolcemente.

“Chi era lei, Obi wan?”

“Era una jedi.” Replicò, tutto d’un fiato. Era la prima volta che ne parlava, dopo anni. Si stupì di quanto quei ricordi gli facessero ancora così male. “Tu me la ricordi molto, per certi versi, sai Olympia? Avete la stessa determinazione, la stessa forza….” Sorrise, per un attimo “La stessa testardaggine…”

Anche la ragazza gli rivolse un sorriso, e Obi Wan proseguì. “Ci amavamo. Ci amavamo molto, io e Siri… ma non era da jedi. Avrebbe finito col distruggere i nostri ideali. I nostri sogni…”

Olympia rimase sorpresa, ma non dubitò del fatto che Obi Wan potesse amare tanto intensamente. E nella sua mente affiorarono i ricordi di bambina… di quella jedi, così bella e così in gamba… e le parole del maestro Yoda….

 

La forza ha voluto con sé la maestra Siri Tachi, piccoli padawan…

 

“Mi morì tra le braccia, dicendomi che non aveva mai smesso di amarmi…. Avevamo deciso di allontanarci per scoprirci più vicini che mai… proprio mentre stava morendo…”

“Mi dispiace” seppe solo dirgli la giovane. Obi Wan la guardò

“Dopo quanto successe a Siri, capii che non ce l’avrei fatta un’altra volta. Che non avrei potuto sopportare di sopravvivere ad altre morti…. di sopravvivere anche ad Anakin. Non credevo che sarebbe successo davvero….”

Il jedi tirò un sospiro carico di dolore. “Forse è destino… forse è scritto che io debba perdere le persone che amo senza poter intervenire…”

Olympia lo guardò con tristezza… lentamente alzò le mani, facendole scivolare tra il busto e le braccia, appoggiandole infine sulle sue spalle. Obi Wan rimase fermo, mentre lei chiudeva gli occhi e appoggiava la guancia sul suo petto, stringendolo in un dolce abbraccio.

Il jedi  non si mosse per lunghissimi istanti, stupito da quel gesto. Si ritrovò a muovere appena le mani… ma esitò.

“Avanti…” lo incoraggiò lei…. Allacciò allora le mani dietro la vita della ragazza, e chiudendo anch’egli gli occhi appoggiò il mento sulla testa di lei.

Rimasero così, in silenzio, per istanti che parvero interminabili… Obi Wan sentì il calore di Olympia riscaldare quel suo cuore così freddo e arido, adesso…

“Come ti sembra...?” gli domandò, senza muoversi.

“È… è gentile da parte tua…” balbettò lui non riuscendo a mascherare un certo imbarazzo. Olympia aprì gli occhi e alzò il viso a guardarlo. “Gentile?” chiese con ironia, inarcando un sopracciglio. Poi un largo sorriso si dipinse sulle sue labbra. “Non era esattamente quello che intendevo…ma come inizio può andare…”

Lentamente le mani della jedi scivolarono sopra le spalle di Obi Wan, allacciandosi dietro il collo del jedi. “Allora Obi Wan, potrò continuare ad essere… gentile con te?” chiese piano, mentre avvicinava lentamente il viso a quello di lui… e quando le loro labbra si incontrarono, Obi wan chiuse gli occhi, stordito dall’intensità del sentimento che quella ragazza provava per lui…. In un gesto che stupì egli stesso fece una leggera pressione sui suoi fianchi, spingendola contro il suo corpo, e lei sorrise sulle sue labbra. Portò una mano sul suo viso, senza smettere di baciarla…ma delle grida, in lontananza,  fecero rapidamente separare i due.

“Maestro Kenobi! Maestro Kenobi!!!”

Si guardarono per un istante, poi Obi Wan corse fuori dalla stanza subito seguito da Olympia: il giovane, origine di tanto baccano,  per poco non li travolse. “Maestro Kenobi…” continuò una volta fermo, con il fiato corto.

“Calmati! Cosa succede?”

“Chiamano da Naboo… non ci crederete mai…”

 

 

*******

 

“Dopo aver lasciato Luke sono tornato alla sala allagata, cercando di aprire i canali di scolo…sapevo che erano la mia unica possibilità…”

Anakin  parlava piano nella quiete della camera da letto, con Padmè che non si staccava un attimo dal suo fianco… sul viso un sorriso radioso eloquente più di mille parole.

E Obi Wan ascoltava attento perché anche se era perfettamente consapevole del fatto che il suo vecchio allievo era un pazzo, un incosciente e una fonte inesauribile di gesti sconsiderati ora era lì, vivo, davanti a lui.

E perlomeno si meritavano di sapere come diavolo c’era riuscito.

“Ho tentato” proseguì Anakin “Sentivo che cedevano, ma non avevo più fiato…devono essersi aperti mentre perdevo i sensi e la forza del risucchio mi deve aver spinto dentro, fino alle fogne. Mi sono svegliato lì non so dopo quanto tempo…ho ricordi molto confusi, da quel momento in poi... alternavo momenti di lucidità alla perdita di conoscenza…”

“Le tue ferite si sono infettate… “ intervenne allora Padmè, riportando ciò che le unità mediche tempestivamente chiamate le avevano detto “Avevi molta febbre…senza contare la debolezza, gli stress ai quali sei stato sottoposto…I droidi hanno avuto il loro bel da fare, ma almeno la temperatura è tornata a livelli normali.” Concluse la ragazza con un sorriso, e Anakin le strinse la mano che Padmè non aveva mai smesso di tenere nella sua. “Non saranno di certo due taglietti a fermarmi…” la rassicurò, lanciando un’occhiata al torace quasi totalmente coperto di bende, prima di tornare a rivolgersi a Obi Wan. “Sono uscito dai canali fognari e mi sono infilato nel primo mezzo che ho trovato…un solo pensiero in testa: Padmè e i bambini. Che in quel momento associavo con Naboo. Non so nemmeno come ho fatto ad arrivare fin qui… per fortuna ci ha pensato lei a trovarmi…”

Padmè gli accarezzò i capelli, poi gli schioccò un bacio in fronte. “Torno tra un attimo” comunicò quindi, avviandosi verso la porta della camera. Suo marito la seguì con lo sguardo finchè la porta non si richiuse alle sue spalle.

Il silenzio scese tra Obi Wan e Anakin, poi lentamente questi voltò la testa verso il suo vecchio maestro.

“Ho parlato con Qui Gonn” disse  all’improvviso. L’altro spalancò gli occhi. “Che cosa?”

“Era tutto così strano…una specie di sogno…dannatamente reale, a dirla tutta. È stato lui a liberarci di Sidious. È stato lui ad aprirmi gli occhi, Obi Wan. A dare le risposte ai miei perché…”

Il jedi rimase attonito… ma certo, pensò. Come non pensare che potesse essere Qui Gonn, quell’entità di luce che aveva dissolto l’essenza del signore oscuro?

Come poter credere che il suo maestro li aveva abbandonati in una circostanza simile?

“Allora, finalmente, non ci sono più domande…” disse all’amico sorridendo.

“In realtà una ce n’è ancora. Nel tempio mi sono ritrovato davanti Raken… non mi sono posto domande, non ne avevo il tempo. Ma cos’è successo realmente, Obi Wan?”

“Gechter era sempre stato sospettoso su Raken... ma forse consapevole del fatto che le sue parole non avrebbero trovato terreno su cui attecchire, ha cominciato a indagare per suo conto…”

Ad Anakin ritornarono in mente le parole di Axelbi.

 

…io sapevo che Gechter non si fidava di me…lo sapevo bene. Ma quello stupido ha trovato un rimedio peggiore del male… invece di parlarne al consiglio ha cominciato a indagare per conto suo…

…Ma chi avrebbe dubitato del povero Raken? Chi avrebbe dubitato di un patetico zoppo, Anakin?

 

“Raken teneva la situazione sotto controllo, forte del suo ruolo di membro del consiglio. E quando trovò Gechter al database capì che la sua presenza lì non aveva nulla a che vedere con l’indagine del senato…e che poteva volgere quella situazione ambigua a suo favore…”

“Axelbi ha parlato dei documenti cui eravamo in possesso… di Muunilinst…”

Obi Wan annuì. “Quando Gechter venne a conoscenza delle intenzioni di Vilbaem, quella congiura abilmente orchestrata da Sidious stesso, il consiglio gli chiese delle prove. Raken era consapevole di dover fare arrivare noi e i congiurati a un punto di incontro… E quel punto d’incontro erano proprio i documenti commissionati al falsario di Cloud city e che Axelbi trasferisce su Muunilinst, sapendo dei conti senatoriali sul pianeta del clan bancario e sicuro del fatto che anche Gechter non tarderà a scoprirlo… come infatti accade. Iver  non dubita della loro autenticità, e ce li fa consegnare tramite Olympia per non esporsi. Non può certo immaginare ciò che Dexter mi dirà… e quei documenti diventano una prova che si ritorce contro di lui.”

“A quel punto Raken ha previsto tutto: sa che Endor sarà subito adocchiata da noi, pensando ad una trappola….” gli fece eco Anakin.

“Cosi si reca da Vilbaem e gli promette aiuto, dandogli appuntamento a Endor. Così tutto avrà un filo logico per noi….”

“Vilbaem!” proruppe quindi il ragazzo “Me n’ero dimenticato. R2 ha fatto il suo dovere?”

Obi Wan fece un cenno d’assenso. “E ci è stato molto prezioso. Ci ha fornito poche informazioni ma essenziali per capire lo svolgimento della storia. Ha parlato senza freni…sembrava molto spaventato”

Anakin sorvolò sulle implicazioni di quella frase.

“Raken mostrava continuamente il suo disappunto…la sua aria di vittima degli eventi…. “ proseguì quindi Obi Wan “E noi, resi ciechi da una rincorsa a un colpevole che sembrava più che evidente, abbiamo ignorato quei beffardi messaggi che lo stesso Raken ci inviava...Ma Gechter tenta di inceppare il suo meccanismo, e questo gli costa la vita”

“Iver…è morto?” domandò Anakin. “Si… ma è morto dandoci un ultimo segnale… che ancora una volta non vediamo… non afferriamo, subito…”

Il giovane lo guardò senza capire. “Gechter sapeva che Raken c’entrava…ma non sapeva quanto.” Riprese a spiegare il suo vecchio maestro “Poi un giorno si ritrova nell’ufficio di un senatore… un tipo strano, amante degli animali esotici… e nell’ufficio in questione, in un piccolo ecosistema artificiale costruito ad arte, fa’ bella mostra un particolare tipo di rettile. Molto particolare…. Poiché si finge morto per attirare le sue vittime. Un fenomeno che in natura prende il nome di tanatòsi*…”

 

“Ti abbiamo portato via dal pianeta mezzo morto…”

 

“Merito delle tecniche di meditazione sith apprese durante l’addestramento con Lord Sidious…”

 

“Gechter finalmente ha il tassello che gli manca…capisce che già da Mustafar Axelbi è implicato in qualcosa di terribile… Si rende conto che l’essere sopravvissuto alle torture non è stato un colpo di fortuna, ma che il tutto faceva parte di un piano ben più articolato…ben più sottile. E che Raken stesso è il responsabile della morte di Lucius e Dana.”

“Obi Wan” lo interruppe allora Anakin “Non metto in dubbio le tue capacità intellettive… ma se avete trovato Gechter morto,  come fai a conoscere simili particolari?”

“Ho la sfera di cristallo…” scherzò l’altro, mentre tirava fuori da una piega del saio il disco dati che era caduto dal cadavere di Iver, al senato “O meglio, di metallo….”

Anakin se lo fece dare, e lo rigirò tra le mani. “Gechter aveva messo tutto lì. Forse perché sapeva di non farcela… Forse per darci la prova concreta che le sue supposizioni non erano più solo castelli privi di fondamenta…”

“Cos’è successo poi?”

“In una reazione a catena, ricontrolla tutto e scopre che le informazioni dell’archivio jedi erano state completamente filtrate e modificate, soprattutto quelle riguardanti la salute di Axelbi. Quindi corre al centro medico, dove non trova una riga sulla dolorosa menomazione del jedi…. O meglio, a quel punto, del sith. Quello di cui è a conoscenza è già, di per sé, scottante. Ma c’è ancora qualcosa che gli sfugge: se Raken ora è un sith… se mira a piegare l’intero ordine e acquisire il potere al quale ambisce…come può farcela da solo? Rischia, e torna al tempio, dove ascolta dei discorsi…sente che i jedi partiranno e che Raken è stato escluso dall’operazione nonostante le sue richieste. Non riesce a spiegarsi il perché della spontanea offerta di Raken… Capisce, a quel punto, che c’è qualcosa che non era mai stato considerato.”

“I cloni…” mormorò Anakin.

“Si…se si era offerto era perché sapeva bene che non l’avremmo fatto partire, vista la sua menomazione, facendo così il suo gioco…  evitando in quel modo anche il rischio che i cloni gli sparassero addosso. Iver si rende conto che i cloni non sono l’arma che fin dalla loro creazione si era voluta far credere…ma che nascondono qualcosa di terribile per i jedi. Capisce che può ottenere le sue risposte solo su Kamino… ma anche che, come Gechter non avrebbe ottenuto molto. E allora non poteva far altro che fingere di conoscerle già….”

Anakin sgranò gli occhi, stupito “Non mi dirai che…”

Obi Wan annuì “Syfo Dias era morto da anni, ma in fin dei conti era l’unico a conoscere tutta la verità su questa ambigua faccenda. Si presenta così come il maestro morto, risale all’intera storia dell’esercito dei cloni….chiede di poter analizzare il background militare  e la mappa genica dei soldati: se Raken era così sicuro voleva dire che c’era un modo di far ribellare i cloni all’occorrenza. E in effetti, a causa del grado di sicurezza applicatovi, gli è praticamente impossibile scoprire a cosa corrisponde una particolare direttiva registrata sotto la numerazione di Ordine “66”… A quel punto ha tutte le prove che gli servono. Cerca di avvisarci, forse tenta di comunicare con il tempio ma non ci riesce. Torna quindi in Senato e registra tutto sul disco dati, che poi si nasconde addosso… ma trova anche Raken ad aspettarlo. Nello scontro che ne segue Iver ha la peggio, ma  non vuole permettere che Axelbi la passi così e  morente, assume le sembianze del traditore…. Ed è così, infatti, che l’abbiamo trovato.”

“Ma se non sapevi che Axelbi era vivo… come riuscire a capire che quel cadavere era in realtà di Gechter…che era il suo ultimo indizio?” gli domandò Anakin, e Obi Wan tornò con la mente agli istanti in cui avevano ritrovato il cadavere… a quel particolare, cui non aveva fatto subito caso.

“Non sapremo mai se Iver l’abbia fatto di proposito oppure non sia riuscito a completare la metamorfosi… ma il corpo che abbiamo scoperto in senato era in tutto per tutto identico ad Axelbi, tranne che…per gli occhi.”

“Gli occhi?”

“Gli occhi erano neri…due iridi scure, come quelle naturali di Gechter. Raken, invece, aveva gli occhi azzurri.”

Rimasero in silenzio, per un momento. Poi fu Obi Wan a riprendere la parola.

“Quello che mi chiedo è perché aspettare tutto quel tempo…” mormorò.

 

Perché tutto questo tempo?Perché attendere tutti questi anni, Axelbi?”

 

“Lord Sidious aspettava l’occasione giusta.”

 

Era questa l’occasione che stavo aspettando…

Eri tu, la mia occasione.

 

“Perché aspettavano l’occasione giusta…” replicò Anakin “Aspettavano che io cadessi, senza ribellarmi, nel lato oscuro…”

Obi Wan attese che l’amico continuasse. “Ventress… fu una specie di prova. Me ne rendo conto solo adesso… una prova per capire quanto il lato oscuro fosse ancora forte in me…In quella circostanza Sidious comprese che poteva ancora tenermi in pugno… la congiura, l’ipotesi della morte di Padmè….  colpire laddove ero più fragile, per piegarmi. E le occasioni non gli sono di certo mancate. Anche Axelbi, alla fine, è stato solo uno strumento… al suo posto dovevo esserci io. Io sarei dovuto diventare Lord Vader… io avrei compiuto la strage al tempio… Il suo destino era legato al mio… alle mie decisioni….”

“Axelbi ha compiuto le sue scelte, Anakin” gli disse grave Obi Wan. “che nessuno di noi avrebbe potuto impedire. Raken si è perduto con le sue stesse mani, roso dal rancore e dall’invidia…”

La porta si aprì piano, rimanendo appena socchiusa: alle orecchie di Obi Wan e Anakin arrivò la voce di Padmè “Luke, Leia…c’è una sorpresa, bambini…”

I piccoli si affacciarono sulla camera e gli occhi di Anakin brillarono: in un istante ogni pensiero negativo… ogni ricordo di quanto accaduto venne spazzato via.

“Ehy…” li invitò, allargando le braccia. “Papà!!” urlarono all’unisono i gemelli, saltando sul letto eccitati, abbracciandolo e accoccolandosi contro il suo corpo ferito, strappandogli qualche smorfia di dolore tra le lacrime e i sorrisi ma delle quali ad Anakin non poteva importare meno.

“Obi Wan, c’è una persona per te…” comunicò Padmè all’amico, avvicinandolo, mentre il jedi pensava che era arrivato il tempo di mettere la parola fine a quanto era accaduto, di relegare nei ricordi più remoti quegli avvenimenti.

“Per me?”

 “È  la maestra Olympia” rivelò Luke euforico, e Anakin inarcò un sopracciglio “Olympia…? Per te?”

Obi Wan si strinse nelle spalle, ma il suo ex allievo non potè non notare un certo rossore a ravvivargli le guance seminascoste dalla barba arruffata.

 

Obi Wan Kenobi…sta… arrossendo??

 

 “Dovrà dirmi qualcosa…” restò vago avviandosi verso la porta. Anakin non rispose, si limitò a sorridere. “Dovevo farmi quasi mettere sotto terra per vederti finalmente fare l’essere umano?” gli domandò dopo qualche istante.

Obi Wan si fermò sulla porta. “Fatti la barba…non ti dona. Hai un aspetto orribile…”

“E tu dovresti vederti, prima di giudicare l’aspetto degli altri… comunque, hai ignorato la mia domanda, maestro.” lo canzonò di rimando l’ex allievo.

Era un ficcanaso impiccione. Un pazzo, un testardo.

Un irascibile impulsivo.

Una testa calda d’altri tempi.

Ma era Anakin.

Ed era proprio per questo che gli voleva un gran bene, a quel suo ragazzo.

“Mi sei mancato, Skywalker” gli disse prima di andarsene.

 

 

 

***********

 

Era notte fonda, ormai.

Il palazzo era sprofondato nel silenzio più assoluto, vinto dalla stanchezza degli eventi di quelle giornate.

Padmè entrò il più silenziosamente possibile nella camera da letto: Anakin dormiva profondamente a causa dei sedativi che i droidi medico gli avevano dato.

Lentamente si avvicinò al grande letto e gli si sedette accanto…guardò il torace fasciato dalle bende alzarsi ed abbassarsi nella regolarità del respiro. Guardò il viso disteso… quel viso che pensava poter continuare a vedere solo nei suoi ricordi…

Posò un lieve bacio sulle sue labbra, soffermandosi poi a guardarlo per vedere se l’avesse svegliato.

Si distese quindi al suo fianco, accoccolandosi contro di lui… prese la sua mano e lentamente se la posò sul fianco, lasciando così che anche nel sonno indotto dal farmaco potesse abbracciarla.

Rimase ferma qualche istante, poi alzò la testa appena il necessario per raggiungere il suo orecchio.

“Stai dormendo, Anakin?”  domandò sussurrando, e il giovane non si mosse. Padmè sorrise mentre allungava una mano a sistemargli i capelli.

“Ti amo…non sai quanto…” mormorò ancora, prima di avvicinarsi ancora di più all’orecchio di suo marito. “Mi avevi fatto una promessa, te la ricordi?” continuò Padmè. “Avevi detto che mi avresti ridato quello che mi avevi portato via…”

 

Milady, sotto il profilo medico siete perfettamente sana. E ci sarebbe….

 

Gli sussurrò qualcosa, ancora più silenziosamente. Poi si allontanò scrutando di nuovo il viso di suo marito, ma Anakin non si mosse da com’era.

Tornò allora a stendersi vicino a lui e lasciò che lentamente il sonno e la stanchezza prendessero possesso della sua mente e del suo corpo… le bastarono pochi minuti per scivolare nel torpore.

E fu solo quando il petto di Padmè cominciò ad alzarsi nella regolarità del respiro tipico del sonno, che sul viso di Anakin si dipinse un largo sorriso.

 

 

*****

 

 

Epilogo

 

 

L’atmosfera densa di Mustafar lo avvolgeva, mentre si guardava intorno.

I fiumi di lava scorrevano senza sosta scendendo dai declivi di roccia e passando sotto i raffinatori.

Uno di questi era crollato…la sua estremità spuntava ancora incandescente dalla lava e presto si sarebbe inesorabilmente sciolta.

I piccoli droidi passavano gettando occhiate distratte, continuando il loro lavoro; le nubi si addensavano attorno alla luna liberata dall’eclissi.

Anakin guardò di fronte a lui, i piedi affondati nella scura rena che costeggiava e arginava il fiume lavico.

Guardava quel tronco privato degli arti, aggrappato alla vita con quella mano artificiale  che come gli avevano mostrato le visioni nella grotta di Neelvan, sarebbe stato preludio di una vita resa possibile da altrettanti e più complessi artifizi tecnologici.

Più macchina che uomo.

Guardava e non provava pietà verso quel suo sé stesso devastato dalle fiamme, consumato da un incendio che andava ben oltre le mere scintille della lava mustafariana.

Guardava quegli occhi ardere di odio, ultimo segnale di vita di quel monco tizzone del quale Anakin osservava i resti.

 

Il fuoco che attraversa il mio corpo…

 

“Io ti odio!!” aveva urlato pochi istanti prima con ira vibrante.

L’aveva urlato contro Obi Wan, che se n’era andato risalendo il pendio… sentendosi il vero sconfitto di quel duello.

 

Anakin

 

L’aveva urlato a lui, che si trovava lì a osservare la scena.

 

Anakin!!

 

Io ti odio.

“Ho vinto…” mormorò all’indirizzo del suo sé stesso carbonizzato. “Mettimi alla prova…”

 

“Anakin!!”

 

Il giovane battè le palpebre, ritrovandosi a guardare negli occhi stupiti di Obi Wan.

Guardandosi intorno, riconobbe la training area, dove in angolo lo sparuto gruppo di younglings si esercitava all’uso della spada sotto la guida del maestro Yoda.

“Anakin, sei con noi?” gli domandò Obi Wan e il giovane si voltò a guardarlo con un sorriso. “Certo… cosa c’è?”

“Ti senti bene?”

“Si che sto bene.”

Obi Wan incrociò le braccia. “Era una visione?”

 “Perché dobbiamo parlarne?” gli domandò invece di rimando Anakin, avviandosi verso l’uscita della training area. “Allora… a cosa stavi pensando?”

Rimase in silenzio per qualche istante. Osservò le file di giovani allievi… scorse il maestro Windu tenere una lezione all’interno di una sala. Il tempio mostrava ancora molte parti in costruzione…

Non erano di certo i fasti di un tempo… ma era un ottimo segnale di ripresa.

“A niente che abbia molta importanza, ormai…” disse quindi, volgendosi verso l’amico.

 

 ********

 

Anakin si sporse dalla vetrata che dava sulla terrazza, e scorse i riccioli di Padmè spuntare al di là della testiera di una delle comode poltrone che arredavano la balconata degli appartamenti di Coruscant.

Si avvicinò silenziosamente, e appoggiando  le mani sulla testiera si piegò per avvicinarsi al suo viso sorprendendo Padmè, che nel frattempo si era voltata, con un bacio sulle labbra.

“Quando sei arrivato?” gli chiese, mentre Anakin le si inginocchiava accanto.

“In questo momento. Non volevo disturbarti”

”Tu non mi disturbi mai” gli disse in un sorriso che Anakin contraccambiò. “I bambini sono pronti?”

“Lo saranno a momenti… sono euforici, soprattutto per il mistero che circonda questa tua idea…” lo stuzzicò Padmè. “Tra poco andremo, e sapranno di cosa si tratta…” le rispose sibillino il marito.

“La questione è che vorrei sapere anche io di cosa si tratta…” ribattè la ragazza “… per capire se debba preoccuparmi o meno.”

Anakin le rivolse un sorriso sornione.  “È una corsa…”

Padmè sgranò gli occhi. “Che cosa?”

“… ma non correrò io. E nemmeno i bambini…” si affrettò a rassicurarla ridendo, divertito dalla sua reazione.

“Anakin, per favore… non puoi far finta che non ti sia successo nulla! I droidi medici…”

“I droidi medici sono una seccatura” la interruppe Anakin, roteando gli occhi in una finta esasperazione, ma Padmè continuò “Santo cielo, sei quasi morto!”

“Amore, è successo un anno fa, ormai….” Gli ricordò il jedi con dolcezza, prendendole il viso tra le mani. “Ammetti che i droidi sono il tuo personale mezzo di tortura nei miei confronti…”

Padmè non rispose subito…rimase in silenzio, poi lo guardò maliziosa, inarcando un sopracciglio. “Eppure direi di aver usufruito di altri mezzi molto più persuasivi, Skywalker…”

Anakin le si avvicinò per baciarla, quando sul viso di Padmè si dipinse una smorfia di dolore.

“Ahi!” esclamò, e suo marito sorrise voltandosi a guardare la causa di quell’esclamazione… anche lo sguardo di Padmè si addolcì volgendosi al fagottino che succhiava avidamente dal suo seno. “Qualcuno oggi ha proprio fame…” mormorò quindi.

Anakin scostò l’abitino per scrutare il viso paffuto… e la piccola Shmi Miracle Skywalker, l’ultima arrivata, si stacco dal seno della madre con un gorgoglio di soddisfazione. La bimba aveva quasi due mesi, ormai… e aveva definitivamente chiuso un capitolo della loro vita, per aprirne uno nuovo. Aveva gli occhi azzurri di Anakin e i capelli scuri di Padmè… o meglio, a detta dei due orgogliosi fratelli, gli occhi di Luke e i capelli di Leia.

 Padmè la sollevò diritta e Anakin la prese tra le braccia, alzandosi in piedi, mentre Padmè si ricopriva il seno. Se l’appoggiò sul petto, lasciando che la testina si abbandonasse sulla sua spalla mentre chiudendo gli occhi ne respirava il profumo… quella fantastica fragranza che solo i neonati hanno…profumo di morbida pelle… profumo di latte… profumo di curiosità e di notti insonni. E che lui adorava.

Girò un poco la testa per posare un delicato bacio sulla guancia rosea.

 

L’amore genera, Anakin. L’odio no.

 

 L’amore crea, l’odio è aridità.

 

“Non ho ragione, Shmi? La mamma non è una rompiscatole?” domandò alla piccola, tenendola nuovamente dritta davanti a lui. Shmi lo guardò fisso, con gli occhioni spalancati.

“Avanti, dillo a papà… pa-pà…” cominciò a sillabare, suscitando l’ilarità di Padmè. Anche la bimba gli rivolse un sorriso tutto gengive, emettendo un gorgoglio divertito e agitando le manine.

“Hai sentito, l’ha detto!”

“Si, certo..” lo canzonò Padmè, abbracciandolo e posandogli un bacio sulle labbra.

“Beh forse non era esattamente quello che intendevo ma gli assomigliava…” continuò, sistemandosi la bambina tra le braccia. Si voltò quindi verso Padmè, piegandosi sul suo volto. “Non preoccuparti, tesoro... è solo un… ritorno al passato, chiamiamolo così.”

Quindi la baciò con dolcezza, mentre sua moglie gli posava le mani sul viso… finché i gorgoglii di Shmi non sfociarono in un accorato pianto.

“Oh, cielo. Hai ragione, tesoro, c’eri prima tu.” le mormorò Anakin, cominciando a cullarla. “Papà è imperdonabile…”

Ma dopo qualche istante, l’attenzione della coppia fu attirata dall’arrivo dei gemelli. “Papà,allora andiamo andiamo andiamo!!!” proruppe Luke, al quale fece subito eco la sorella “Si dai, andiamo papà!!”

Anakin sorrise, e la piccola Shmi passò alle braccia della ragazza. “Ti amo” fu il suo congedo a Padmè, baciandola, che sorrise sulle sue labbra. “Lo so…”

I bambini rivolsero un rapidissimo saluto sia alla madre che alla sorella e mentre si avviavano all’hangar il jedi  sollevò Leia mettendosela sulle spalle e prese  per mano Luke.

 

Ci si può abituare all’amore?

Ci si può abituare all’amore, soprattutto quando si è camminato con la morte al fianco?

 

La vita stessa si regge su equilibri perfetti… luce e ombra…bene e male…odio e amore, gli aveva detto Qui Gonn.

Se nel suo animo quell’equilibrio avesse cominciato definitivamente a regnare, questo non lo poteva sapere. Ma ora sentiva finalmente quella pace, nel cuore…

 “Andiamo a Tatooine” li informò all’improvviso il padre.

“Ma allora andiamo solo a trovare gli zii…” proruppe sconsolata Leia, ma Anakin sorrise sornione. “A Tatooine non ci sono mica solo la zia Beru e lo zio Owen… C’è ad esempio un  grande stadio, a Mos Espa….” iniziò, attirando l’attenzione dei figli. “… dove corrono dei mezzi velocissimi…”

Luke e Leia lo guardavano affascinato.

“Che corse sono, papà?” gli domandò Luke incuriosito.

“Sono le corse dei podracers…”

 Ogni assurdità  ha la sua ragionevole logica.

E forse allora la sua non era stata pura follia, se per follia si poteva intendere quella sua disperata ricerca di felicità….

Felicità che non valeva il più grande dei poteri.

Alla fine Qui Gonn aveva ragione.

Ogni pazzia ha la sua lucidità.

“Papà… tu partecipavi a queste corse?? ” gli chiese Leia. Anakin rimase in silenzio….

“Diciamo che parecchio tempo fa’ me la cavavo…”.

Luke proruppe in un’esclamazione stupita, e Anakin non potè fare a meno di sorridere.

Dopotutto, al di là della follia era di nuovo equilibrio.

 

 

 

 

FINE

 

 

* Tanatòsi: fenomeno che si osserva in alcuni insetti, i quali, in seguito a stimoli di varia natura, rivelano una rapida contrazione del tronco e degli arti, dopo di che restano perfettamente immobili, come se fossero morti.(sapere. It)

Ovviamente qui si parla di insetti, ma ho preferito adattare la caratteristica a un rettile, che vedo meglio esposto nell’ufficio di un senatore (NdM)

 

 

 

****************

 

FINE!!! Finalmente, dirà qualcuno, ma mentre sviluppavo la storia mi sono lasciata prendere dagli intrighi, e così la cosa mi si è dilungata un po’…^^ Sorry!!

Ora, vorrei stilare tutta una serie di scuse per gli eventuali errori ortografici disseminati qua e là lungo la trama (punti, virgole, maiuscole, Obi Wan che ogni tanto mi è uscito con la W minuscola - e che comunque mi hanno detto si scrive Obi-Wan... ma tutte le volte a mettere il trattino... Silvì, grazie per la rettifica!), anche errori non puramente ortografici come ad esempio quello fattomi notare da Jediknight88 riguardo Obi Wan che non può sapere di Ventress. Forse qualche incongruenza è presente... ma io ho fatto del mio meglio e se l'avete trovate, significa che siete andati proprio a cercare il pelo nell'uovo XDDD, ma non può che farmi piacere ^^. 

Ora partono i ringraziamenti:

Grazie, davvero, a chi mi ha letto, chi mi ha incoraggiato, chi mi ha supportato e sopportato.

Grazie a quelle fantastiche persone che hanno voluto perdere un po’ del loro tempo per farmi sapere cosa pensavano di questa storia, e quindi grazie a Silvì, Topomouse, Bip, Chaosreborn, Darth Steo, Aresian, micia, airy skywalker, Andy / Darth Harion, Irene Bitassi, Jenny76, Buffy86,Masterpeeves, Ben, Blaise / Evey, stizy, padmeskywalker, emily ff, Anduril, Apple90, Jediknight88, malkcontent e anamaya87 (mi pare di non aver dimenticato nessuno... ma se così fosse, chiedo scusa. Il ringraziamento è rivolto a tutti!!)

Grazie a chi mi ha criticato, perché è impossibile che una storia sia solo bella.

E grazie anche a questa fanfic, che mi ha accompagnato lungo quest’ultimo anno e mezzo che per me non è stato dei migliori

 

Per concludere, qui di seguito troverete alcuni riferimenti per capire meglio alcune parti della storia, nonché la “bibliografia” con la quale mi sono aiutata per dare veridicità alla mia fanfic:

- www.swx.it  innanzitutto: in questo sito è presente un grandissimo databank sul mondo di SW

- l’esalogia “Star Wars”

- l’albo “Star Wars: Obsession”

- la serie animata “Clone Wars”; per chi non la conoscesse o non l’avesse mai vista, sul sito www.guerrestellari.net. è  presente un dettagliatissimo riassunto.

- Star wars athenaeum di www.guerrestellari.net ,  nel particolare “100 ragioni per amare La Vendetta dei Sith - 100 (e più...) cose che dovete gustarvi in questo film” a cura di Davide Canavero che consiglio caldamente di leggere e che mi ha ispirato quando si è trattato di scrivere la fine.

- Wikipedia, per i riferimenti a Siri Tachi (in particolare) e per altre piccole cose.

 

 

Credo che per un po’ non mi vedrete nei panni di autrice… mi fermo, al momento. O almeno fino alla prossima ispirazione^^

Beh, credo che sia tutto… se qualcuno avesse domande, non esitate a contattarmi!

 

Cheers

 

Eva

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=77353