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Solo, nella sala del consiglio, Anakin estese le sue
percezioni, ma non riuscì a ristabilire lo strano contatto che si era creato
con Padmè. Fino a un momento prima gli era sembrato di averla lì con lui, nella
sala del tempio jedi.
Si allontanò quindi dalla grande vetrata, e tornò a sedere
su un seggio.
In questo momento il maestro Windu sta arrestando il
cancelliere, o meglio, il signore dei sith….
Le parole di Palpatine tornarono a esplodergli in testa “
Se muoio, tutto è perduto… Padmè morirà… solo io ho il potere di salvarla!”
Una lacrima scese dagli occhi del giovane jedi.
Non posso lasciarla morire… non posso… io non sono
niente se lei non è con me…
Anakin si prese la testa fra le mani. E fu in quel momento
che percepì una presenza nella sala.
Anakin…
Anakin alzò di scatto la testa.
Anakin…
Il jedi chiuse gli occhi.
-Chi sei?
Non ha importanza… ma tu, che chiedi a me chi sono, lo
sai chi sei?
-No… non lo so… ho smesso di saperlo il giorno in cui
uccisi i tusken…
Già… e che cosa hai pensato dei jedi, quando hai
trovato tua madre morente?
-Che mi avevano abbandonato… che mi avevano lasciato
solo con i miei incubi…
E poi?
-Che avevano paura di me… che se solo mi avessero fatto
usare il mio potere avrei salvato mia
madre…
Anakin, Anakin… tu sostieni che i jedi sono invidiosi
di te… ma sai cosa successe?
-No..
Volevano che tu crescessi… che affrontassi da solo
questo evento terribile…
-Sapevano che non sarei riuscito a salvarla?
Sapevano che prima o poi ti saresti trovato di fronte a
questo distacco…e che ciò ti avrebbe fatto maturare… e reso più potente…
-Maio voglio
altro potere, o fallirò ancora…
Fallirai con Padmè? E questo che intendi?
-Non permetterò che muoia… la amo troppo…
È per questo che permetti al lato oscuro di crescere in
te, di impossessarti di te?
-……
Rispondi!
-Si…
E tu credi che come sith riuscirai a salvarla…
-SOLO così posso salvarla! I jedi frenano il mio potere,
mi umiliano… non si fidano di me!
Sono molto deluso, ragazzo mio…
-Che… checosa?
Che fine ha fatto il bambino che pensava a fare il bene
di tutti senza pensare alle conseguenze?
Non capisci che hai in te il potere di salvare la donna
che ami? È l’amore stesso che ti permetterà di farlo…sento chiaramente i sentimenti che bruciano
nel tuo cuore …ed è l’amorea governare
ogni fibra del tuo essere…non hai
bisogno di nient’altro… i sith non conoscono l’amore, etu sei l’essenza di questo sentimento, come
lo era il piccolo schiavo di Tatooine…
- Ma tu che parli d’amore, chi sei per conoscermi così
profondamente?
Ricordi cosa ti dissidi fronte a quell’enorme albero dal tronco cavo, alle paludi dei gungan,
su Naboo?
-Per la forza…com’è possibile?
Ti dissi “lì dentro troverai solo ciò che porterai con
te…”. Ora non c’è più un albero, ma la vita si pone di fronte a te… cosa decidi
di portare nel tuo cuore?
- io voglio Padmè… voglio mio figlio… voglio i jedi, la
mia famiglia…
Bene, ragazzo mio… dentro di te troverai la forza per
realizzare il tuo destino… solo tu hai il potere di farlo…
-Aspetta ...Qui Gon, ti prego… aspetta…
Cosa c’è,Anakin?
-Perché mi hai abbandonato? Perché ci hai abbandonato?
Se ciò che dici fosse vero, non sarei con te in questo
momento…io sono sempre stato con voi, ho sempre vegliato su te… e su Obi
Wan…Ora avanti Anakin, è tempo di agire!… e ricorda le mie parole… che la forza
sia con te, ragazzo mio…
Anakin si riscosse. Con gli occhi rossi e gonfi di
lacrime, si alzò di scatto dalla sedia e corse verso l’hangar del tempio:
doveva raggiungere l’ufficio del cancelliere.
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Capitolo 1
“Anakin… Aiutami….” Le parole di Palpatine echeggiarono
nella stanza, sovrastando il rumore delle scariche di forza che scaturivano
dalle sue mani. Un vortice d’aria, proveniente dalla grande vetrata andata in
frantumi a causa dello scontro, spazzava l’ufficio dell’ormai ex cancelliere.
Di fronte a colui che si era rivelato essere il signore dei Sith, il maestro
Windu cercava con l’aiuto della forza e tramite la sua spada laser di
respingere le violente scariche di forza e contenerne la potenza. Anakin
osservava la scena in silenzio, frastornato, e ai suoi piedi, i cadaveri dei
maestri che avevano accompagnato Windu.
“Tu non sei come loro, Anakin… Aiutami! Io posso darti il
potere illimitato…” Palpatine stavalentamente scivolando verso terra, e le ultime parole pronunciate
risuonarono più come un rantolo: il sith stava soccombendo a causa delle sue
stesse scariche di forza oscura. Il maestro Windu infatti riusciva, non senza
difficoltà, a respingere il potere di Sidious, rimandandolo al mittente: a
terra, privo di forze, Palpatine era più un essere deforme che un uomo. “Anakin
ti prego…. Pensa a..” “Non ascoltarlo Skywalker!” proruppe con veemenza Mace
Windu “ Tu sei un Jedi! Devi aiutarmi, o non riusciremo ad annientarlo!” Il
maestro parlava con fatica, e la sua fronte era imperlata di sudore: segni
tangibili dell’enorme sforzo che stava compiendo per opporsi al supremo Sith.
Anakin doveva intervenire: anche Windu stava cedendo alla fatica di quel
terribile scontro. “Skywalker! Palpatine ha perso il suo potere! Ma solo in due
possiamo farcela!” Anakin fece per muoversi, quando una esplosione di lato
oscuro lo scaraventò verso la parete, e con lui anche Windu.
Ci ha ingannato! Non si era indebolito!
Sospeso a mezz’aria, con un ghigno sul viso deforme,
Sidious osservò i due stupefatti Jedi. I suoi occhi, ridotti a due fessure,
erano iniettati di sangue e emanavano odio puro.
“Poveri, sciocchi Jedi…” Sidious si mosse verso Anakin
“Giovane Skywalker, pensi che io sia uno stupido? Pensi forse che io ti abbia
lasciato agire liberamente, in questi anni? Anche se le probabilità di un tuo
ripensamento erano minime, c’erano, e infatti mi hai tradito…”
“IO NON TI HO TRADITO! Io ho scelto la mia via,
Sidious, e la mia via è distruggere il male… e TU SEI IL MALE!” Sputò
iroso Anakin verso il suo avversario, mentre cercava di rimettersi in piedi.
“ Ho fallito con te, giovane amico… ma per mia fortuna il
fallimento non si è ripetuto …” Anakin ascoltava stupefatto quelle parole,
quando scorse un movimento alle spalle di Sidious: Windu! Il Sith percepì il
maestro alle sue spalle, e con un rapido movimento gli si gettò addosso; il
Jedi fece appena in tempo ad accendere la spada, prima di cadere a terra sotto
il peso dell’avversario, e la lama andò a creare una bruciatura sul braccio di
Sidious. L’ex cancelliere fece una smorfia di dolore, poi strappò l’arma dalle mani
di Windu. Con un calcio, il maestro jedi si liberò dell’avversario il quale,
con una capriola, atterrò in ginocchio ed emanò una scarica di forza oscura che
investì Windu in pieno petto, gettandolo a terra e lasciandolo svenuto. Anakin
aveva osservato tutto lo scontro, e ora di nuovo in piedi, aveva assunto la
classica posizione d’attacco, impugnando la sua spada laser con entrambe le
mani.
Ormai è stanco, lo percepisco chiaramente… ha sostenuto
uno scontro violentissimo, e il maestro Windu non è certo l’ultimo dei padawan…
per quanta potenza voglia ancora mostrare, è debole,ed è nelle mie mani!
Anakin si scagliò verso Sidious: il sith percepì il
movimento del jedi e attirò a se la spada laser di Windu. L’accese rapidamente,
e incrociò la lama viola con la spada laser di Anakin.
“Sei pieno di rabbia….” Esordì Sidious, il viso deforme
illuminato dalla luce della lightsaber
“ Perché non vuoi arrenderti all’evidenza? Come sith
domineresti l’intera galassia!”
“NO!” Skywalker incalzò Palpatine, che colpo dopo
colpo era costretto a indietreggiare. Anakin tentò l’affondo, ma il suo
avversario parò il colpo, e con una rotazione si portò alle sue spalle. Sidious
allora protese lamano destra in avanti,
cercando di colpire Anakin tramite la forza oscura, maquesti protese rapidamente la sua mano
sinistra per cercare di contenere il potere dell’avversario. Ma Sidious era
troppo potente, e Anakin fu scagliato contro la parete. Il sith si diresse
allora rapidamente verso il suo stordito nemico, e provò un fendente
orizzontale, la cui chiara intenzione era decapitare. Ma Anakin, pur
indolenzito, riuscì a piegarsi e a rotolare sul fianco, e la lama di Sidious
andò a scalfire la parete. Ripresosi dal colpo, Anakin tornò di nuovo
all’attacco. Le spade laser dei due contendenti si incrociarono ancora, colpo
su colpo, fendente contro fendente. Sidious cercò nuovamente l’affondo su
Anakin, ma il jedi fu più rapido, e dopo aver parato il colpo lasciò cadere la
sua lightsabere afferrò con la mano
meccanica la mano destra di Palpatine, quella che teneva la spada. Anakin
strinse con forza il polso del nemico, che nulla potè contro i motori della
mano cyborg.: la lama color porpora scivolò lentamente dalla mano del sith, al
quale non sfuggì un rantolo di dolore.
Appena la spada toccò terra, Anakin la scagliò via con un
calcio. Dopodichè lasciò la mano di Sidious e saltò all’indietro, spingendosi
con i piedi sul petto dell’avversario che fu costretto a fare diversi passi indietro.
Tramite la forza il jedi richiamò nella sua mano la propria lightsaber, e
attese.
“Sento molta paura… non vuoi uccidermi, giovane amico?”
“Non CHIAMARMI AMICO!!!! Tu hai carpito la mia
fiducia, io credevo in te… ero solo un bambino…” urlò con ira il giovane jedi.
“Come farai con Padmè, Anakin? Solo io posso salvarla…”
“No.. TU MENTI! Tu… non puoi proprio niente…”
“E allora chi la salverà… TU?” Sidious scoppiò in una
sarcastica risata “Povero sciocco… se io muoio, le i è spacciata…”
“Non è vero!”
“E allora perché esiti?”
Il signore dei sith e Anakin si guardarono per un momento
che parve interminabile, poi l’ex cancelliere spiccò un balzo, subito imitato
dal Jedi. In aria, le mani del sith si riempirono di scariche, pronte ad essere
scagliate contro il nemico. Palpatine protese le mani verso Anakin, il quale
con un avvitamento lo scavalcò: il sith si trovò così completamente
sbilanciato, e Anakin con un rapido fendente, aprì uno squarcio nella schiena
di Sidious, dalla spalla destra al fianco sinistro. Il jedi ricadde in piedi,
lo stesso non avvenne per il suo avversario, che al contrario cadde
rovinosamente sul pavimento. Con un urlo di dolore e odio, l’essere deforme
caricò verso Anakin, ma questi, con un rapido scarto verso destra lo evitò e vi
conficcò nel corpo la spada laser. Un rivolo nero colò dalla bocca di Sidious,
che si accasciò lentamente a terra, guardando la lama di luce che gli
trapassava il fianco da parte a parte; Anakin estrasse l’arma, e il suo
avversario si portò entrambe le mani alla ferita. Poi si girò verso il ragazzo,
e un sorriso malefico si dipinse sul suo viso: “I sith non scompariranno…
MAI….” E stramazzando al suolo, spirò.
Anakin cadde in ginocchio, e guardò il cadavere. Windu si
era nel frattempo rimesso faticosamente in piedi, e aveva raggiunto il ragazzo.
“Maestro…..”
“Si, Skywalker, ho sentito… dunque non è ancora finita?”
”I sith sono estinti per sempre…” decretòAnakin. Poi grave, continuò “Maestro… io
credo che Palpatine si rivolgesse a me in particolare….Voleva ME, come nuovo apprendista… e
io stavo per cedere…”
“Ascoltami
Skywalker” lo interruppe Windu, che percepiva chiaramente il tormento interiore
del giovane, anche ora che aveva scelto come indirizzare il suo destino.
“Quello che hai fatto oggi è molto importante. Non solo mi hai salvato la vita,
ma hai salvato tutta la
Repubblica. Riesci solo lontanamente a immaginare cosa poteva
succedere se Sidious avesse preso il comando senza più alcun freno?” Anakin
ascoltava in silenzio. Anzi, non ascoltava affatto: Windu si rese conto che il
ragazzo era in una specie di trance. Alcuni secondi dopo, il Jedi si riscosse
e, con gli occhi sbarrati, guardò nuovamente il cadavere del sith, la cui
bocca, nella rigidità della morte, manteneva l’ultimo ghigno di sfida. Infine
si alzò, e aiutò il maestro a fare lo stesso, poii due si diressero verso la porta di ciò che
rimaneva dell’ufficio del cancelliere.
“Cosa… cosa sarei diventato? Cosa stavo per fare?” domandò
all’improvviso il giovane. “Ciò che potevi essere non ha più importanza, non lo
sapremo mai. L’importante è sapere bene cosa sei adesso, Skywalker. E io lo so:
sei il jedi più grande che io abbia mai conosciuto”
Ti sbagli, maestro, non sono il jedi che dovrei essere.
E ti sbagli anche su altro,io so cosa
mi riservava il destino… ti ho visto precipitare dal palazzo del senato… ho
visto mentre mi inchinavo a Sidious e venivo chiamato “Darth Vader”… ho visto
la mia spada trafiggere i corpi dei piccoli padawan… e ho visto una maschera
nera, l’essere che sarei diventato… dunque mi hai maledetto, Sidious? Questa è
lapunizione per averti sfidato,
conoscere il mostro che è nascosto in me…
La
notizia della morte di Palpatine suscitò non poco clamore al senato, ma ancora
di più ne suscitò la rivelazione del maestro Yoda riguardante la doppia natura
del cancelliere. Chiamato a conferire davanti a tutti i senatori, il piccolo
maestro rivelò come Palpatine si era opposto all’arresto, uccidendo tre dei
quattro jedi che erano stati incaricati del compito, e che solo grazie
all’intervento di Skywalker era stato possibile fermare il cancelliere. I jedi
avrebbero preferito portare Palpatine davanti al consiglio per
giudicarlo,concluse Yoda,ma era
stato evidente fin da subito che ciò sarebbe stato impossibile.
Seguì dunque un
periodo di transizione, dominato inizialmente da molta confusione: mentre il
senato istituiva la figura del “maniscalco”, ovvero un ufficiale provvisorio che
avrebbe condotto le elezioni del nuovo cancelliere, un gruppo di senatori
estremisti cercava di prendere il potere così da permettere il proseguire della
guerra. Sfortunatamente per loro, il piano fu troncato sul nascere: infatti i
separatisti avevano perso ogni slancio (chiaro segnale del fatto che grande
burattinaio degli eventi erano Palpatine e i sith), e uno dopo l’altro i vari
pianeti erano rientrati a far parte della repubblica. Gli ultimi focolai di
guerriglia furono tranquillamente controllati dai cloni, e anche la strenua
resistenza opposta dalla federazione dei mercanti e da quella dei banchieri andò
incontro al fallimento. Dunque, i senatori che tentavano di prendere il
controllo furono subito scoperti e la maggior parte fu arrestata; alcuni, grazie
al denaro della federazione dei banchieri, riuscirono a fuggire e a far perdere
le loro tracce. I jedi furono tutti fatti rientrare a Coruscant, e ora che le
acque si erano calmate, il senato cominciò i lavori per l’elezione del nuovo
cancelliere.
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Al
suo rientro a Coruscant, il generale Kenobi fu accolto come un grande eroe: suo
era infatti il merito della sconfitta del generale Grevious e dell’annientamento
del “braccio armato” dei separatisti. Con grande gioia, Obi Wan ritrovò tutti i
suoi compagni Jedi sani e salvi nella capitale, ma soprattutto potè
riabbracciare gonfio di orgoglio il suo allievo prediletto, il suo migliore
amico, suo fratello.
“Acclamano me quando
sei tu l’eroe di questa guerra” esordì Obi wan
“Su, maestro, questa
volta te la meriti davvero… goditi la fama, per una volta!”
“Come sarebbe a dire
questa volta me la merito davvero?” ribattè il Jedi ad Anakin, fingendo
disappunto, e i due non poterono fare a meno di scoppiare a ridere. Poi Obi wan
tornò serio, e appoggiò una mano sulla spalla del suo ex padawan. “Sono molto
fiero di te, Anakin. Sono orgoglioso di essere stato il tuo maestro” Il giovane
abbassò la testa “Io invece non sono affatto fiero di me, maestro…”
“Perché continui a
pensare in negativo? Tu stai diventando un eroe leggendario, Anakin, hai salvato
tutti noi e…”
“Il
fatto è, maestro, che i miei dubbi non sono affatto svaniti. Anzi, ora sono
ancora più confuso, insicuro…” Obi Wan capì che Anakin, nascondeva qualcosa, di
cui voleva liberarsi ma allo stesso tempo di cui aveva paura a parlare. Anakin
fece per parlare, quando l’arrivo di un padawan attirò l’attenzione dei due
jedi. “Maestro Kenobi, il maestro Yoda richiede la tua presenza alla sala del
consiglio.”. Prima di lasciarlo per raggiungere il padawan, obi wan si rivolse
ancora ad Anakin “La forza ti aiuterà a sciogliere i tuoi dubbi, amico
mio..”Anakin non rispose, e guardò il suo ex maestro allontanarsi.
No maestro, tu non
puoi … non puoi capire cosa vuol dire ignorare se il destino di una persona che
ami è segnato per sempre o può ancora cambiare…
Una
volta rimasto solo, Anakin si diresse verso il suo speeder.Negli ultimi giorniera stato riempito di incarichi e
responsabilità, ma la sua mente era sempre occupata da ben altri pensieri:
infatti non era ancora riuscito a vedere Padmè. Era stato numerose volte al
senato, ma sulla postazione di Naboo aveva sempre trovato Jar Jar Binks; ciò non
aveva fatto altro che aumentare la preoccupazione per lei e per il bambino.
Salendo sul suo speeder, Anakin pensò a quanto avesse bisogno di
abbracciarla,di rassicurarla che
adesso tutto sarebbe andato bene. Con una fitta al cuore, Anakin non potè fare a
meno di constatare quanto avesse bisogno di sua moglie.
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Obi
Wan raggiunse Yoda nella sala del consiglio, e rimase un po’ stupito quando lo
trovò da solo.
“Siedi pure, maestro
Obi Wan….molto felice di rivederti io sono”
“Grazie, maestro Yoda.
Ma… io non capisco, credevo di dover riferire al consiglio…”
“Non preoccuparti
devi…” rispose il piccolo maestro jedi “La tua relazione domani al consiglio
presenterai, ora di una recente nostra decisione partecipe vorrei renderti…”
Obi
Wan ascoltava attento: se era stato chiamato così in fretta, voleva dire che la
decisione di cui parlava Yoda lo riguardava da vicino. “Il giovane Skywalker,
riguarda… raccontato ti hanno ciò che è successo?”
“Si, durante il mio
viaggio di ritorno… il maestro Windu mi ha contattato via holocam, lui stesso ha
voluto narrarmi i fatti di quella giornata. Ciò che mi ha detto ha rivelato che
Anakin ha mostrato una grande maturità, una grande conoscenza della forza e…
“
“…un enorme potere…” concluse Yoda.
“Si, ma quello non era
mai stato un mistero…” ribattè Obi Wan. Poi lo sguardo del maestro Jedi assunse
per un attimo una luce triste quando egli riprese a parlare “ Èevidente che Anakin ha dimostrato di
avere fiducia in noi, quando noi non avevamo fiducia in lui…”
Yoda ascoltò in
silenzio, poi cominciò “Si, è vero… quello che tu dici è giusto, ma il ragazzo
ancora troppo instabile è… soffre troppo, troppa paura ha…”
“Ma
maestro, lui ci ha salvati! E ha dimostrato di essere dominato dal lato chiaro
della forza, non dal lato oscuro! Come spiegare le sue azioni, altrimenti?”
Perché sono ancora
così restii? Perché dopo tutto quello che ha fatto ancora non si fidano di
Anakin?
“Maestro Yoda, il
destino è compiuto!” Proseguì Obi Wan “perché siamo qui a discutere sulla
personalità del ragazzo, sulla sua lealtà, sul suo potere, quando poi egli ha
sacrificato tutto sé stesso per far ritornare la pace e per distruggere i sith?
“
No, forse non
proprio tutto… ma può definirsi una relazione, ciò che Anakin e Padmè vivono
dall’inizio della guerra dei cloni, tra incontri furtivi e
saltuari?
Yoda scrutò l’uomo.
“Così sicuro tu sei Obi Wan, sulla scomparsa dei sith?” Obi Wan restò in
silenzio, e gli tornarono alla mente le parole del maestro Windu:Palpatine aveva detto di non aver
ripetuto il suo fallimento … dunque doveva esserci un qualcuno che era stato
iniziato alle arti oscure dei sith. Ma Anakin, aveva aggiunto Windu, era
convinto che Sidious parlasse di lui, visto che stava per piegarsi al lato
oscuro. Con questa interpretazione, veniva esclusa l’esistenza di un nuovo
sith.
“Anche io sono
confuso, Obi Wan. Ma questo nuovo sith poco potente potrebbe essere per non
creare interferenza alcuna nella forza… oppure…”
“….non esistere
affatto….” Concluse Obi Wan, cercando di chiudere il discorso.
“Solo il tempo a
capire ci aiuterà chi dietro le parole di Sidious si nasconde …” sentenziò
Yoda.
Obi
wan si alzò. Era amareggiato:non
solo il consiglio considerava la possibilità dell’esistenza di un altro sith, ma
ancora non c’erano dimostrazioni di fiducia verso il suo ex padawan. Kenobi fece
un lieve inchino per salutare Yoda, e si stava dirigendo verso la porta della
sala del consiglio, quando fu fermato dalla voce del maestro.
“Anakin rintracciare
devi. Per la prossima luna nuova al tempio deve trovarsi.” Obi wan si fermò
sulla soglia, e guardò stupefatto Yoda, il quale proseguì “Skywalker maestro
sarà fatto quel giorno.” Yoda scese dalla sua poltroncina, e appoggiandosi al
bastone, si diresse anche lui verso la porta.
“Èinnegabile che il ragazzo un ottimo Jedi
è diventato, anche se certi sentimenti manifestare non dovrebbe… ma ora tutta la
nostra fiducia lui ha. Non avergliene data un grande errore da parte nostra è
stato…” concluse Yoda, che si allontanò per il corridoio del tempio. Obi Wan
dovette faticare non poco per non mostrare la gioia incontenibile per quella
notizia, e una volta fuori dal tempio, si chiese se avvisare subito l’amico.
Decise di attendere: d’altronde non c’era compito più facile di rintracciare il
suo ex allievo. Come lo stesso Obi wan aveva scoperto ascoltando i discorsi di
alcuni giovani padawan, non c’era nessuno o quasi al tempio che non sapesse dove
Anakin trascorresse i suoi giorni liberi.
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Anakin fermò il suo
speeder a un isolato dagli appartamenti di Padmè. Una volta sceso, si tirò il
cappuccio del saio sulla testa, e si inoltrò per le vie di Coruscant. Arrivato
all’ingresso del palazzo dove si trovavano gli appartamenti di sua moglie, le
due guardie addette alla sicurezza lo fecero passare; il giovane si diresse
verso l’ascensore e rapidamente salì fino al piano scelto. Quando le porte si
aprirono Anakin percorse il breve atrio, e non appena incrociò lo sguardo con
quello di Dormè, la prima dama di compagnia di Padmè, si portò il dito indice
alle labbra, per indicarle di non parlare e non fare rumore. “Dov’è?” chiese
sussurrando, affiancandosi alla ragazza. “Milady è sulla terrazza, generale
Skywalker. La attende lì ogni sera dal giorno della caduta del cancelliere”
Anakin si tolse il
saio e si diresse verso la grande balconata: man mano che si avvicinava, poteva
sentire la voce di sua moglie cantare una nenia dolcissima, della quale però non
riusciva a capire le parole.
Anakinsi
appoggiò alla porta- finestra, assicurandosi di non essere scorto e di non fare
rumore. Poi la guardò: Padmè era seduta su una comoda poltroncina, i capelli
sciolti sulle spalle, e indossava una vestaglia leggera azzurro cielo; con la
mano destra era intenta ad accarezzarsi il pancione, e sorridente intonava
quella che doveva essere una ninna nanna di Naboo. Osservando la scena, Anakin
non potè fare a meno di ripensare all’arena di Genosis, quando entrambi avevano
rischiato di morire e avevano combattuto fianco a fianco: quel giorno, la tenera
creatura che in quel momento si trovava di fronte a lui non aveva esitato un
secondo a impugnare un folgoratore efare strage di droidi. Anakin attese che Padmè finisse di cantare, poi si
affacciò alla porta: “Non ti avevo mai sentita cantare, è bellissimo che tu lo
faccia per il bambino…”
Padmè trasalì e si
girò di scatto, incontrando lo sguardo del marito.
“Anakin!”
Iljedi corse verso la moglie, altrettanto
fece Padmè: i due si strinsero in un abbraccio carico di emozione, poi la
ragazza cercò le labbra di Anakin, e il bacio che seguì valse più di mille
parole.
“Sono stata così in
pena” esordì la giovane “Dopo la morte di Palpatine c’è stata grande confusione
al senato… tutto era così confuso…”
“Padmè stai
tranquilla, va tutto bene ora, sono qui…”
“Perché non sei passato dalla
piattaforma?”
“Volevo farti una
sorpresa… non ti è piaciuta?” in risposta, Padmè baciò nuovamente il marito.
“Sono stato diverse
volte al senato, perché ho trovato sempre Jar Jar?” domandò preoccupato Anakin.
“Non sono stata bene
negli ultimi giorni, per questo ho ottenuto un periodo di riposo…”
“Che vuol dire che non
sei stata bene? Cosa hai avuto? E Il bambino?” chiese a raffica il giovane jedi,
portando una mano sul grembo della moglie. La ragazza accarezzò dolcemente il
viso di Anakin, e si affrettò a rassicurarlo “Niente di grave, solo un po’ di
stanchezza, tensione… il droide medico ha detto che non ci sono problemi” Poi
Padmè cercò gli occhi del marito “Anakin… hai fatto la cosa giusta. Palpatine
era un sith, voleva il potere assoluto, e la guerra non avrebbe più avuto fine…
chissà cos’altro sarebbe accaduto!”
Anakin guardò in
silenzio la moglie, poi cominciò: “Ti ricordi Padmè il giorno in cui mi
permisero di accedere al consiglio, senza però conferirmi il titolo di
maestro?”
Padmè annuì.
“Quel giorno ero
accecato dalla rabbia e dalla frustrazione. Ho… ho odiato i jedi, perché non si
fidavano di me…perché avevano paura del mio potere…”
La
ragazza rimase stupita da quelle parole, ma capì: Anakin era stato sotto la
diretta influenza di Palpatine in quel periodo, e questiaveva fatto leva sui suoi sentimenti per
plagiarlo e piegarlo al lato oscuro.
“Quel giorno” continuò
il jedi “tu mi dicesti che forse non eravamo dalla parte giusta, e che
la
Repubblica per la quale lottavamo non esisteva più, anzi, forse
era il male stesso da combattere. Io ti accusai di parlare come una separatista,
e che non avrei mai tradito la mia fedeltà al cancelliere e alla Repubblica”
Anakin accarezzò il viso di Padmè, la quale sembrava non capire dove volesse
andare a finire il discorso del marito.
“Quello che voglio
dire è che, come sempre, avevi ragione tu. Avevi capito a cosa saremmo andati
incontro, mentre io non volevo vedere la realtà… “
“Non essere così duro
con te stesso, Anakin, non eri in te…”
“No
Padmè, il fatto è che non so cosa farei senza di te…” Il jedi la strinse forte,
quasi volesse trattenerla per sempre lì con lui. Poi aggiunse “Saresti un ottimo
jedi, amore mio…”
Padmè sorrise.
“Resterai stanotte?” gli chiese poi. “Neanche tutti i crediti della
repubblicami sposterebbero da
qui!” La giovane si abbandonò tra le braccia del marito, sentendosi protetta e
al sicuro. Se avesse guardato il viso di Anakin, avrebbe visto scendere una
lacrima. Se avesse potuto leggere i suoi pensieri, avrebbe sentito tutta
l’angoscia e la disperazione che ancora tormentavano il giovane jedi.
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Capitolo
3
Anakin si alzò dal
letto e si infilò la sua vestaglia blu, cercando di fare meno rumore possibile.
Padmè dormiva ancora profondamente, e lui non voleva assolutamente svegliarla
dopo la notte agitata che aveva passato. Uscì dalla stanza, sempre molto
silenziosamente, e si diresse verso la terrazza. Notò che le strade di Coruscant
erano notevolmente trafficate, e dedusse che non si era svegliato presto come
suo solito. D’altronde il letto matrimoniale in camera di Padmè era sicuramente
più comodo dei letti del dormitorio del tempio. E poi aveva tanto di quel sonno
arretrato… nell’ultimo periodo aveva dormito poco e male. Più che altro aveva
cercato di resistere al sonno, per non essere tormentato dai suoi terribili
incubi. Da quando era lì con Padmè però, Anakin si sentiva più sereno, più
calmo, e gli incubi erano scomparsi. Ora riusciva a dormire bene, e quelle volte
in cui aveva visto sua moglie in sogno aveva sì vissuto il momento del parto, ma
tutto era avvolto da un’aura di serenità. Possibile dunque che la scelta di
uccidere Sidious avesse cambiato quel terribile destino?
Possibile che Qui
gon avesse ragione?
Anakin lo sperava con
tutto il cuore, ma fino a che non fosse giunto quel momento, il tarlo del dubbio
e della disperazione sarebbe rimasto a rodere il cuore e l’animo del
giovane.
Inoltre non aveva
ancora rivelato a nessuno ciò che era successo alla sala del tempio…
Anakin era così
profondamente assorto nei suoi pensieri che si accorse di avere vicinoR2 D2 solo
quando il piccolo droide emise un cauto bip. Il jedi tornò con la mente a
concentrarsi sul presente, e guardando verso il fidato droide, sorrise “Non mi
disturbi affatto R2, che succede?” il pallino fonico di R2 cambiò colore, e
seguirono diversi bip. “Un messaggio di Obi Wan?”
Speriamo non ci
siano grane…
Anakin si diresse
verso l’ascensore intenzionato a raggiungere il suo starfighter (che nel
frattempo era stato parcheggiato nell’hangar del palazzo), quando fu fermato dai
fischi di R2. “Come, non ha trasmesso al starfighter? Ma allora come fai a dire
che c’è un messaggio di Obi Wan?”
Il
piccolo droide allora si diresse nello studio di Padmè e inserì tramite il suo
braccio metallico i codici di ricezione: un ologramma comparve proprio sopra la
scrivania.
“Alla buon’ora Anakin,
dormito bene?” esclamò il maestro Kenobi.
“Maestro! Perchè non
hai trasmesso sul mio starfighter? Lì avresti avuto la certezza di
trovarmi!”
Obi
Wan non rispose, e cominciò.
“Devi venire al
tempio, Anakin. Il consiglio deve parlarti. Stasera”
“Sono in licenza,
maestro… Cosa succede?”
“Stai tranquillo amico
mio, non è un richiamo… semplicemente oggi abbiamo bisogno di parlarti”
Anakin sospirò.
“D’accordo. Stasera sarò al tempio, maestro.”
L’ologramma scomparve,
R2 si staccò dalla parete e uscì dallo studio. Anakin invece rimase lì a
pensare: non c’arano guai in vista, altrimenti Obi Wan glielo avrebbe riferito
immediatamente.Padmè gli aveva
detto che il senato era prossimo all’elezione del nuovo cancelliere, tant’è che
le era stato chiesto di recarsi lì quel pomeriggio. Forse il consiglio doveva
solamente discutere di quello, e era richiesta anche la sua presenza, visto il
ruolo che aveva avuto negli ultimi avvenimenti.
Non è logico, però,
non sono un maestro… la nomina straordinaria era una conseguenza della decisione
del cancelliere, dunque oggi non ha più valore…
Ad
Anakin si spaccava la testa, ma non riuscì a venirne a capo. Dunque quella
stessa sera si recò al tempio. Poco dopo averne varcato la soglia, Anakin trovò
Obi Wan ad attenderlo. “Ben arrivato! Ti sei goduto il meritato riposo?” Domandò
il maestro Jedi.
“Mai stato meglio…
Allora, che succede?” chiese il giovane, e Obi wan, nonostante la calma
ostentata, percepì nel suo ex padawan una lieve irritazione e una certa
inquietudine. “Anakin, lo sai che quando posso evito sempre di… DISTURBARTI…..
quando sei in licenza” Obi Wan calcò molto sulla parola“disturbarti”, e Anakin capì cosa
volesse intendere. “Ma vedrai che oggi mi perdonerai…”
I
due jedi arrivarono all’ingresso della sala del consiglio; la porta si aprì e
Anakin entrò seguito da Obi Wan. Quest’ultimo si mise seduto sul suo seggio e
Anakin notò con meraviglia che erano presenti tutti i maestri. C’era solo una
sedia vuota, ma Anakin non riuscì a capire chi fosse l’assente. Il giovane
cavaliere si posizionò al centro della stanza, com’era solito fare quando si
veniva chiamati dal consiglio. Non fece in tempo a domandare nulla, perché il
maestro Windu cominciò a parlare. “I maestri qui presenti hanno valutato le tue
azioni, il tuo comportamento durante gli ultimi avvenimenti, avvenimenti che
segneranno la storia di Coruscant e dell’intera galassia. Skywalker, tu hai
contribuito in larga parte alla realizzazione di questa nuova era di pace”.
Windu si alzò, e lo
stesso fecero gli altri. E in quel momento Anakin capì. Fu Yoda a prendere la parola “Dimostrato tu hai,
giovane Skywalker, di meritare ampiamente la nostra fiducia. E anche se unjedi proprio ortodosso non sei…” il
piccolo maestro indicò il seggio vuoto, proprio accanto a quello di Obi Wan “…
il consiglio la carica di maestro ti conferisce. Sono sicuro che non ci
deluderai, maestro Skywalker”.
Obi
Wan notò un mormorio tra alcuni dei maestri più anziani, capeggiati da Oppo
Rancisis: era evidente che non tutti accettavano la nomina di Skywalker di buon
grado.
“Grazie… maestro
Yoda…”
Anakin si inchinò, e
con gli occhi che gli brillavano si diresse verso il suo seggio. Dovette
faticare moltissimo per nascondere il turbinio di emozioni che si agitava in
lui. Una volta seduto, sentì la mano di Obi Wan sulla spalla:
“Allora, avevo ragione
o no?”
**************************
Lo
stesso giorno in cui Anakin veniva nominato maestro Jedi, il senato procedeva
alla ratifica delle votazioni per la scelta del nuovo cancelliere: i senatori
avevano scelto come loro nuova guida Bail Organa di Aldeeran.
L’elezione del
cancelliere Organa fu resa pubblica il giorno successivo, e fu salutata con
grande gioia, ma soprattutto con speranza, da tutti i pianeti della Repubblica.
Anche il consiglio dei Jedi aveva dato il suo benestare: Organa era sempre stato
un amico dell’ordine, il quale sapeva bene come la pensasse Bail sulla guerra.
Per una volta i senatori avevano parlato tanto ma deciso bene. Una settimana
dopo l’elezione, Organa pronunciò il suo discorso di insediamento come
cancelliere, dando così inizio alsuo mandato.
Padmè rimase a
Coruscant fino al giorno dell’insediamento, poi partì per Naboo accompagnata dal
marito. La senatrice aveva infatti deciso, insieme ad Anakin, che sarebbe stato
meglio passare l’ultimo periodo della gravidanza a casa sua, dove sarebberimasta a vivere poi dopo la nascita del
bambino. Per Anakin questo comportò una spola continua tra Coruscant, dove la
sua presenza era spesso necessaria in quanto maestro, e il paese natio di sua
moglie.
Poi, con due mesi di
anticipo, venne il momento tanto temuto da Anakin .
Il
giovane maestro si trovava a Coruscant,e insieme a Obi Wan si apprestava a partecipare a un consiglio, quando un
padawan arrivò di corsa e richiamò l’attenzione di Anakin “Maestro Skywalker, ci
sono problemi nell’hangar dei starfighter… il vostro droide sta dando in
escandescenza..”
“R2 D2? In escandescenza? Ragazzo sei
sicuro che sia lui?” rispose Anakin, stupito dalla notizia.
“Si
maestro, sono sicuro… ma quando alcuni meccanici hanno cercato di spegnerlo,
hanno capito che diceva “messaggio urgente da Naboo”, così mi hanno mandato
sub…”
“Messaggio urgente da
Naboo? Perché non me l’hai detto subito?” lo interruppe il Jedi, che subito dopo
scattò verso il corridoio, direzione hangar. Arrivato lì, R2 lo accolse con
fischi e bip assordanti “Si R2, me l’hanno detto. Quanto tempo fa è arrivata la
richiesta di contatto visiva?” Mentre parlava, Anakin salì a bordo del suo
intercettore e cominciò a digitare i codici di sicurezza. R2 rispose con alcuni
bip, ma in tono decisamente più calmo.
“Bene bene, quindi mi
hanno avvisato subito” Anakin attese alcuni secondi, e di nuovo la richiesta di
contatto apparve; dopo aver premuto un tasto, la figura di Dormè apparve sul
monitor dell’intercettore. “Dormè? Cosa succede?”
“Maestro Skywalker,
milady chiede urgentemente la vostra presenza qui…il droide medico in questo
momento sta registrando numerose contrazioni e constatato una notevole
dilatazione del…” “Un momento, un momento… contrazioni? Dilatazione?Vuoi dire che…”
“Signore, milady sta
dando alla luce il bambino e desidera che voi siate con lei” le parole di Dormè
trafissero Anakin peggio di una spada laser. Dopo aver farfugliato un “arrivo
subito”, spense il monitor e si abbandonò sul sedile dell’intercettore. Per la
forza,non era ora, non era il
momento! Anakin sentì l’angoscia serrargli il cuore: avrebbe finalmente saputo
se i suoi incubi rispecchiavano la realtà o se era riuscito a cambiare quel
terribile destino. Avrebbe saputo se, dopo quello con sua madre, un nuovo
fallimento era previsto nel suo destino per sconvolgergli l’anima e devastargli
il cuore.
Cosa sto facendo
ancora qui? Padmè ha bisogno di me! Nostro figlio sta nascendo!
Anakin si riscosse,
diede ordine ai meccanici di aprire l’hangar, e impostò le coordinate di
Naboo,quando scorse Obi Wan “ Dove
stai andando Anakin? Il consiglio sta per iniziare e…”
“Devo andare maestro,
mi dispiace, non posso fermarmi”
“Anakin hai delle
responsabilità adesso, sei un maestro!”
“NON ho delle
responsabilità SOLO verso i Jedi, Obi Wan! Pensavo l’avessi capito ormai”
ribattè con veemenza Anakin. Obi Wan rimase in silenzio, stupito: Anakin non lo
chiamava mai per nome, e se lo aveva fatto significava che c’era qualcosa di
molto serio ad occupargli la mente.
“I
jedisono la mia famiglia, e lo
saranno sempre! Ma ciò che grava sulle mie spalle, adesso, è molto più grande di
qualsiasi responsabilità mi conferisca la carica di maestro! Ti prego, non
trattarmi più come un padawan!” Detto questo, lo starfighter di Anakin eseguì la
manovra di uscita, e una volta fuori dall’hangar, decollò. Obi Wan restò ancora
un po’ a pensare, poi chiamò uno dei meccanici “Prepara il mio starfighter. In
fretta”
***** ***** ****
“Dov’è?” chiese Anakin a Cordè non appena
questa lo raggiunse nell’ingresso del palazzo che Padmè aveva scelto come
dimora. “Ènella sua camera
signore. Vi accompagno”
I
due salirono una scalinata, poi Anakin seguì la ragazza lungo un corridoio
illuminato da grandi vetrate. Percorsero il corridoio per quasi tutta la sua
lunghezza, poi Cordè aprì una porta alla loro destra ed entrarono nella stanza
che Padmè aveva adibito a studio. Vicino alla scrivania, si trovavano due droidi
medico; accanto a loro, C3PO era visibilmente agitato.“Padron Anakin! Oh, come sono felice di
vederla! Sono molto preoccupato!”
“Anche io sono
preoccupato, amico mio… ma andrà tutto bene, vedrai” rispose Anakin, più per
convincere se stesso che il fidato droide protocollare.
Cordè proseguì e
attraversò la stanza, dirigendosi verso la porta in fondo alla parete. La aprì
piano. “Èqui, signore” bisbigliò
la ragazza. Anakin entrò. La grande camera da letto di Padmè si presentava in
chiaroscuro. Anakin osservò che la porta finestra era chiusa e le tendine
abbassate, per evitare che il sole colpisse direttamente il viso di sua moglie.
Dal letto, che si trovavasulla
parete opposta rispetto alla finestra, provenivano dei lamenti sommessi. Anakin
si avvicinò piano e si mise seduto sul letto: il viso di Padmè mostrava tutta la
sua sofferenza, ma al ragazzo sembrò bellissima. Vicino al letto, su un piccolo
mobile, c’era un recipiente colmo d’acqua e ghiaccio, e una salvietta. Anakin
immerse la salvietta nell’acqua e la passò sul collo e sulla fronte di Padmè.
Poi posò la mano libera sulla testa della moglie: poco dopo la ragazza smise di
lamentarsi, e si girò verso il marito.
“Anakin…”
“Sssht Padmè, non
parlare… Non devi stancarti… Sono qui adesso…” la rassicurò Anakin,
accarezzandogli il viso. Al giovane tornarono alla mente, come un flash, i suoi
incubi: istintivamente chiuse gli occhi per scacciarli, e si concentrò sulla
moglie.
No… non succederà
niente, perché… perché ti amo così tanto, Padmè…
Padmè cercò la sua
mano, e quando la trovò la strinse forte. Poi sul suo viso si dipinse una
smorfia di dolore. “Anakin… non mi lasciare…”
“Non mi sposterò da
qui… nulla mi impedirà veder nascere nostro figlio…”
”Nostro figlio… suona
così bene…” Padmè sorrise e guardò nei profondi occhi azzurri del marito: ne
lesse ansia, paura, ma anche una profonda determinazione. La ragazza si
tranquillizzò: ora aveva la certezza che non le sarebbe successo niente.
Per prima cosa vorrei ringraziare tutte le persone che hanno
letto e quelle che mi hanno commentato. Vorrei quindi scusarmi con l’amministratrice
peraver
inserito i miei ringraziamenti nelle recensioni, ma adesso mi ci sto
raccapezzando con le regole ^^!
Grazie ancora a tutti, e buona lettura!
Capitolo 4
“Avanti Padmè, non mollare… ancora un piccolo
sforzo!”
Anakin cercava di incoraggiare la moglie, di
consolarla, ma era cosciente che Padmè era troppo concentrata sulle spinte e
sul dolore per ascoltarlo.
Poco prima, nella grande camera da letto, il giovane
jedi stava cercando di alleviare le sofferenze della moglie quando la ragazza
aveva cominciato ad accusare fortissimi dolori. Il droide medico era subito
intervenuto, e aveva decretato che era arrivato il momento.
Di fronte a un attonito Anakin, i droidi avevano
delicatamente caricato Padmè su una capsula mobile per trasportarla nella
stanza che era stata attrezzata per il parto: questa non era molto grande, e
presentava nel mezzo un lettino dotato di staffe per l’appoggio dei piedi e
quindi per una migliore spinta; in fondo, da un lato, era stata posizionata una
piccola vasca e un lettino, sul quale si trovavano dei candidi teli e qualche
minuscolo vestitino.
Anakin si era tolto il saio, la spada laser e la
casacca della sua tunica jedi, rimanendo solo con la leggera camiciola; aveva
affidato tutto a Versè, un’altra fidata ancella di sua moglie, la quale si era
affrettata ad uscire dalla sala parto. Il ragazzo era corso dunque vicino a
Padmè con il cuore che gli martellava nel petto e un’eccitazione
indescrivibile. Seguendo le indicazioni del droide, Padmè aveva alternato
momenti di spinta a momenti di riposo, ma ogni spinta era accompagnata da urla
terribili: quasi a cercare conforto, la ragazza stringeva con forza la mano del
marito, il quale non si era mai sentito così impotente come in quegli istanti.
Ora il droide aveva comunicato che la testa del bimbo
era uscita, e che sarebbe bastata ancora una spinta.
“Forza Padmè, manca poco!” continuò Anakin, e il
ragazzo si posizionò dietro la moglie, in modo tale da sorreggerle la schiena e
aiutarla nelle spinte.
Padmè trasse un respiro, e spinse più forte che potè:
all’urlo di sofferenza della ragazza, si sovrappose il vagito del neonato.
Il droide medico scannerizzò rapidamente il piccolo,
per accertarsi che non avesse problemi, poi comunicò che era un sanissimo
maschietto. Padmè sorrise mentre una lacrima le scendeva sul viso, e nonostante
fosse stravolta dalla stanchezza non potè fare a meno di scoppiare a ridere
quando il droide dovette chiamare più volte Anakin per attirarne l’attenzione:
suo marito infatti era completamente stralunato e non smetteva di guardare lei
e il bambino.
“Signore…” ripeté ancora il droide.
“Ah… si… che… che cosa?”
“Il bambino… non vuole prenderlo in braccio?”
Anakin lasciò la mano di Padmè e prese dagli arti
meccanici del droide il piccolo, che non appena si trovò tra le braccia del
padre si calmò. Il bimboteneva gli
occhi stretti stretti, e questo non faceva altro che
accentuare le grinze del viso. Anakin allungò un dito della mano ammantata dal
guanto per accarezzare il minuscolo braccio del figlio. Questi mosse allora la
manina e la aprì per afferrarlo. Anakin sorrise, e si piegò verso Padmè, che
accarezzò dolcemente il viso del neonato.
“È bellissimo…” disse a bassa voce, ma nel suo viso
si dipinse ancora una smorfia di dolore.
“Padmè! Che succede?” domandò allarmato Anakin. Un
nuovo droide medico prese il bambino dalle braccia del jedi per portarlo nell’angolo
della stanza che era stata allestita per lavare e vestire il neonato; nel
frattempo il droide che si era occupato del parto diPadmè si riportò nuovamente alle staffe.
La ragazza urlò.
“Per la forza, mi vuoi spiegare cosa sta succedendo?”
chiese Anakin al droide che armeggiava tra le gambe della ragazza.
“Signore, ma come…non lo sa?”
“COSA dovrei sapere?” incalzò Anakin, che cominciava
ad inquietarsi, e che si era portato nuovamente dietro alla moglie per
sorreggerla. Padmè urlò, e il bimbo cominciò a piangere.
“Signore, mi perdoni se non sono riuscito ad
avvisarla prima, ma pensavo che l’unita Medi1584…”
“COSA DEVO SAPERE?” Anakin sentì il sangue
ribollire nelle vene: non solo aveva già una massiccia dose di preoccupazioni
per conto suo, ma adesso anche il droide medico si dimenticava di avvisarlo su
un qualcosa che riguardava il parto.
Padmè strinse la mano del marito.
“Signore… milady attende due gemelli!”
Anakin rimase di sasso. Restò tra le nuvole per
qualche secondo, ma un nuovo grido di sua moglie lo riscosse immediatamente.
Questa volta ci volle meno tempo, e nel giro di pochi
minuti il droide medico si ritrovò tra le braccia l’altro bambino, che si
rivelò essere una femminuccia. Anche lei fu rapidamente scannerizzata, e poi fu
adagiata sul petto di Padmè, che sfiancata dalla fatica riusciva a malapena a
parlare. L’altro droide aveva nel frattempo preparato il bambino e lo
riconsegnò tra le braccia di Anakin.
Le due unità mediche continuarono il loro lavoro
nella massima tranquillità, e il droide informò che il profilo medico di Padmè
era eccellente, e che anche i gemelli erano sanissimi. Ma Anakin non aveva
ancora abbassato la guardia, e estendendo le sue percezioni jedi si assicurò
che la sua adorata moglie stesse bene.
È molto debole… ma non sento cambiamenti profondi
nella sua forza vitale…
Anakin guardò Padmè accarezzare dolcemente la testina
della bambina, che se ne stava tranquillissima appoggiata al suo petto: la
piccola però, a differenza del fratello, aveva gli occhi spalancati e scrutava
tutto intorno, curiosa di conoscere quello strano e nuovo mondo dove era
capitata. Il jedi si piegò e baciò teneramente le labbra di Padmè : “Sei stata
bravissima, angelo mio… ora riposati, poi decideremo il nome dei nostri
piccoli…”
La ragazza lo guardò con due occhi adoranti, poi
lasciò che l’unità medica ripulisse e preparasse anche la bimba; l’altro droide
iniettò nel braccio di Padmè una soluzione che l’avrebbe fatta riposare serena
per qualche ora. La giovane si girò verso il marito, e con la voce stanca,
cominciò a parlare: “Hai visto… Sapevo… che non… sarebbe… successo niente…”
Anakin annuì, e prima di addormentarsi Padmè allungò
una mano a toccare quella del jedi, e sussurrò: “Io ho bisogno solo di te…
cosìcome sei…”
Mentre la capsula usciva dalla sala parto per
riportare un’addormentata Padmè nella camera da letto, l’unità medica consegnò
anche la bimba nelle braccia di Anakin, che ora teneva stretti a sé entrambi i
figli. Il jedi seguì allora la capsula, e una volta fuori dalla stanza fu
sommerso dalla gioia del personale del palazzo. Il ragazzo mostrò orgoglioso i
gemelli,e rassicurò tutti che Padmè
stava bene e che avrebbe dormito per diverse ore, visto la fatica che aveva
fatto.
Anakin diede disposizionedi posizionare la culla in camera da letto
accanto a Padmè, e affidò i bambini a due giovani ancelle affinché fossero
sistemati nella culla, vicino alla madre. Poi ordinò che si provvedesse a tutto
ciò di cui si poteva avere bisogno. Il gruppetto di persone quindi si disperse,
ognuna con un compito assegnato. Anakin prese allora da una parte il capitano
Typho:
“Capitano, fate in modo che la famiglia di Padmè sia
avvisata… credo che a milady farà piacere una visita dei suoi genitori..” Typho
annuì, a anche lui corse via.
Rimasto solo, Anakin si diresse verso l’ampio balcone
che aveva dirimpetto, aprì la porta finestra e corse fuori: una volta lì, fece
letteralmente esplodere tutte le sue emozioni. Le lacrime cominciarono a
scendere copiose, e i singhiozzi gli squassarono il petto: troppa era la gioia
per quello che era appena successo, soprattutto dopo tutto quello che aveva
passato. Le catene dell’angoscia, del dubbio, della disperazione che lo avevano
tenuto prigioniero fino a quel momento si spezzarono e si dissolsero, spazzate
via dalla felicità, quella felicità che per troppo tempo gli era stata negata.
Aveva voglia di urlare, ma riusciva solo a piangere,
appoggiato a quella balaustra.
Sapeva che i problemi erano appena cominciati, ma non
gli importava niente.
Lui, Anakin Skywalker, non aveva fallito di nuovo:
era riuscito a mantenere la promessa fatta a sua madre.
Qui Gon aveva ragione, il suo amore gli aveva
permesso di salvare Padmè.
Ora avrebbero cresciuto i loro figli, insieme. Per
sempre.
********************************
Nell’oscurità della caverna, la figura incappucciata
si inginocchiò lentamente. Con trepidazione attese un segnale, qualcosa che
l’avrebbe aiutata a capire. Attese minuti, o forse ore. Poi all’improvviso
sentì che qualche cosa stava accadendo: la Forza stava subendo delle interferenze non
comuni. Impercettibili, all’inizio. Ma via via sempre più imponenti.
Ci siamo…
Nell’immobilità completa, attese che quella forza
prorompente si dileguasse, e che si ristabilisse la normalità. Fece per
muoversi, quando qualcosa di inatteso lo bloccò: nuove interferenze. La figura
incappucciata protese le sue percezioni: erano dello stesso tipo delle
precedenti, di uguale potenza… ma non le stesse.
La nera figura capì, e sorrise.
Meglio ancora delle nostre più rosee previsioni….
Attese quindi che anche questa nuova forza si
dileguasse. La misteriosa sagoma si alzò: ora poteva rilassarsi. Sperare in
nuove interferenze era davvero chiedere troppo.
Con un lento movimento, alzò la testa. Percepì la
presenza accanto a lui, così cominciò a parlare.
“Maestro….”
Si, mio fedele apprendista….
“Era questo, dunque, che stavamo aspettando?”
Già… ora potrò dare inizio al la mia vendetta…
“Non ho mai sentito tanta forza scaturire
all’improvviso… e poi… sono due…”
Si! E ciò renderà il tutto ancora più grandioso!
Skywalker dovrà pagare….
“Allora, maestro, posso cominciare…”
Si… vai etrova il sicario di cui ti ho parlato e poi… sai cosa devi fare….
La nera figura si diresse verso l’uscita della grotta,
ma a metà strada si fermò.
“Maestro… sei sicuro che collaborerà?”
In un momento, si ritrovò schiacciato a una parete:
il potere oscuro lo aveva travolto, e ora si sentiva soffocare.
NON TOLLERO ESITAZIONI! E ANCOR MENO I DUBBI...
Ricordatelo bene, questo, mio stolto apprendista…
La sagoma incappucciata cadde a terra, e lentamente
riprese a respirare regolarmente. Quindi rapidamente si tirò in piedi, e ancor
più rapidamente raggiunse l’uscita della caverna.
*******************************
Capitolo 5
Anakin era seduto accanto alla culla.
Svanita gran parte dell’eccitazione dovuta alla
nascita dei gemelli, il jedi aveva percepito chiaramente che anche nei suoi
figli la forza scorreva potente. Si domandò se al momento del parto avessero
creato interferenze o squarci nella Forza, e soprattutto se qualcuno le avesse
percepite. A lui non era successo, ma in quel momento le sue percezioni erano
completamente fuori uso. Il pensiero andò a Coruscant e ai maestri del tempio
jedi.
Chissà se hanno avvertito qualcosa… Coruscant è
lontano, ma Yoda avrebbe potuto…
Anakin scacciò via quelle preoccupazioni;si alzò e guardò dentro la culla: i piccoli
dormivano profondamente. Il jedi li accarezzò dolcemente, attento a non
svegliarli, e decise che per quel giorno non voleva avere problemi più gravi di
come tenere un neonato in braccio.
Si staccò quindi dalla culla, e si affiancò a Padmè:
il viso era disteso e sereno, non c’era più traccia della sofferenza che aveva
passato fino a qualche ora prima; il petto si alzava e si abbassava nella
regolarità del respiro. Anakin si guardò intorno, e osservò la grande camera da
letto: dall’ultima volta che era stato lì erano passati sette mesi.
L’estenuante missione su Jabiim si era appena
conclusa, e non appena aveva avuto la certezza di poter usufruire della licenza
si era precipitato lì, nel grande palazzo di Padmè nella regione dei laghi, su
Naboo. L’aveva avvisata subito, e infatti l’aveva trovata ad attenderlo
sull’attracco per scafi del palazzo. Ricordava ancora la faccia che aveva fatto
alla vista della cicatrice sull’occhio destro…
Anakin pensò a quella notte, e che forse proprio in
quell’occasione erano stati concepiti i gemelli. Con un sorriso, Anakin tornò
verso la culla, quando percepì una presenza familiare. Uscì dalla camera e dopo
aver attraversato lo studio si diresse verso il lungo corridoio; arrivato alla
scalinata, vide Obi Wan salire i gradini,accompagnato da una Cordè visibilmente imbarazzata.
“Obi Wan… che fai, mi segui?”
“No… volevo solo essere sicuro che non ti cacciassi
nei guai”
L’ex maestro di Anakin salì le ultime
scale,continuando a parlare:
“Sarei arrivato prima, ma dopo la tua improvvisa
partenza la mia presenza è divenuta necessaria nel consiglio…”
Obi Wan si portò di fronte al giovane jedi,
guardandolo dritto negli occhi. Anakin fece un cenno a Cordè, che fu ben
contenta di allontanarsi.
“Sono preoccupato Anakin… che cosa ti salta per la
testa? Ho dovuto inventare che la senatrice Amidala si apprestava a partire e
aveva richiesto la tua presenza.”
“E ci hanno creduto?” chiese ironicamente Anakin.
“Non lo so…Ma sanno che siete molto amici, e quindi è
abbastanza veritiero.”
Obi Wan tirò un lungo sospiro. “Anakin… l’ho capito
da un pezzo che avete una relazione.”
Anakin non si stupì: in più di un’occasione, per
trovarlo, il suo vecchio maestro si era rivolto a Padmè. Comprese che i suoi
atteggiamenti non avevano fatto molto per nasconderlo,e poi Obi Wan era come un padre, come un fratello,
e sapeva leggergli nell’animo come nessun altro. Kenobi riprese aparlare “E fino adesso siete stati anche
piuttosto bravi, anche se qualcuno comincia a farsi delle domande. Quindi
immagino che per essere corso qui in fretta e furia, dimenticandoti di tutto e
tutti e correndo un rischio così grande, deve essere successo qualcosa di
importante… non è così?”
Anakin sorrise, ma Obi Wan percepì timore e
esitazione nel suo ex padawan ora maestro.
“Hai fatto centro, maestro Kenobi” disse infine il
jedi, ma niente di più. Obi Wan appoggiò allora una mano sulla spalla
dell’amico: “Di me puoi fidarti, Anakin.. Cosa è successo a Padmè?”
Anakin sospirò, e guardando Obi Wan negli occhi,
parlò: “Vieni con me, Obi Wan. Voglio presentarti qualcuno.”
Detto questo si girò e si diresse verso la camera di
Padmè. Obi Wan rimase interdetto, e andò dietro a Anakin.
Presentarmi qualcuno?
Il giovane maestro jedi aprì piano la porta, e Obi
Wan si ritrovò nella penombra della grande camera: Padmè dormiva
tranquillamente, ma Kenobi non potè fare a meno di percepire una grande forza,
che non apparteneva né a lui né ad Anakin, ed escludeva a priori la giovane
senatrice.
Ma che succede qua?
Anakin si era avvicinato al grande letto e si era chinato
a prendere qualcosa, ma il suo corpo nascondeva alla vista di Obi Wan l’oggetto
misterioso. Quando Anakin si girò, Obi Wan spalancò la bocca dalla sorpresa e
si portò una mano nei capelli.
Per la forza….
Il giovane sorrise, e cullando dolcemente i gemelli,
domandò piano: “Obi Wan, posso presentarti i miei figli?”
**************************
Quando Padmè aprì gli occhi, risvegliandosi dal sonno
profondo che il farmaco del droide medico gli aveva procurato, era ancora
piuttosto indolenzita. Ma ciò non gli impedì di alzarsi sedutasul letto per capire meglio chi fosse la
rabbuiata figura appoggiata alla porta finestra della camera.
Anakin si accorse del risveglio di sua moglie e gli
corse accanto, aiutandola a mettersi seduta e sistemandole i cuscini dietro la
schiena.
“Come ti senti?” chiese poi, baciandole la fronte.
“Come se fossi atterrata al suolo dopo un volo di
cento piani…bene, tutto sommato..”
Anakin sorrise, e Padmè continuò “I bambini?”
“Sono qui, nella culla.. sveglissimi, e anche affamati!”
Il giovane si alzò per prendere i figli, e Padmè
finalmente, e non con poca sorpresa, focalizzò l’uomo che si trovava vicino
alla finestra, il quale continuava a non proferire parola e ad accarezzarsi la
barba con un fare nervoso.
“Obi Wan! Ciao… Cosa…”
“Ciao Padmè… sono contento di vederti in buona
salute” Obi Wan accompagnò le sue parole con unsorriso tirato, e dopo essersi allontanato dalla porta finestra fece
alcuni passi in direzione della porta. Anakin nel frattempo aveva dato il
piccolo alla moglie, in quanto stava cominciando a piangere alla evidente
ricerca di una fonte di nutrimento. Tra le braccia del giovane jedi rimase solo
la bimba, che non dava ancora segni di insofferenza..
“Io vado fuori, se Padmè deve allattare…” disse Obi
Wan, e subito uscì dalla stanza.
Padmè si scoprì il seno, lasciò che il bambino vi si
attaccasse e questi cominciò a succhiare avidamente. Anakin si era seduto
accanto alla moglie, sempre con la piccola in braccio, per godersi meglio la
scena.
“Da quanto tempo è qui?” chiese Padmè all’improvviso.
“È arrivato circa un’ora prima che ti svegliassi...
se non l’avessero trattenuto al tempio jedi per il consiglio, sarebbe arrivato
qui poco dopo di me.. avrebbe assistito al parto anche lui…”
“Avete parlato?”
“No… dopo aver visto i bambini non ha più proferito
parola… si è messo accanto alla finestra, ed è rimasto lì senza parlare fino a
quando nonti sei svegliata”
“E non credi che dovreste chiarirvi?” Nonostante la
sicurezza che ostentava, la giovane si accorse che il marito era abbastanza
turbato da quella situazione. E anche lei non si sentiva inpace con sé stessa: dopotutto Obi Wan era
sempre stato un amico fedele per entrambi,per Anakin un padre e un fratello allo stesso tempo. Padmè si sentiva in
colpa per avergli taciuto tutto quanto, e capì che anche Anakin la pensava come
lei. Il ragazzo non rispose, ma anzi domandò alla moglie:
“Che ne diresti di chiamarli Luke e Leia?” Anakin
accarezzò il nasino della bimba tra le sue braccia, e parlò rivolgendosia lei.
“Cosa ne dici piccola? Ti piace? Leia Skywalker… e Luke Skywalker!”
“Credo che tu adesso debba affrontare una questione
piùimportante..” disse Padmè, anche se
in cuor suo non avrebbe voluto interrompere quel bellissimo momento.
“Ma decidere il nome dei miei figli è una
questione importante!” Esclamò Anakin, continuando a coccolare la bambina.
Padmè guardò il marito con aria di rimprovero.
Anakin scrutò la giovanee sospirò “D’accordo…”
Si alzò dal letto e dopo aver baciato la moglie, si diresse
verso la porta.
“Mando qualcuno ad aiutarti… “ disse aprendo l’uscio,
e prima di richiuderlo dietro di sé, proseguì
“Ah, dimenticavo… i tuoi genitori sono stati
avvisati, credo che arriveranno a momenti..”
Anakin chiuse la porta e si diresse verso la
scrivania, dove attraverso un comlink mandò a chiamare un’ancella. La bimba,
che fino a quel momento era stata buona tra le braccia del padre, probabilmente
cominciava a essere stanca di tutti quei movimenti, e cominciò ad agitarsi. Lì
vicino, seduto sulla bassa poltrona, un sempre più scuro Obi Wan seguiva i
movimenti dell’amico.
Una giovane donna arrivò nello studio: Anakin gli
affidò la piccola e la mandò da Padmè.
Il giovane jedi si portò di fronte a Obi Wan, e i due
rimasero in silenzio per diverso tempo, scrutandosi a vicenda. Ma
all’improvviso la voce di Obi Wan ruppe il silenzio e la tensione tra i due.
“Ti rendi conto di quello che hai fatto?” chiese
lentamente.
“Non sono pentito di nulla, Obi Wan”
“Non ti penti di aver tradito il codice?”
“Vorrei poterti spiegare le emozioni che ho provato
quando ho preso in braccio per la prima volta i miei figli… In quei momenti ho
capito che non avevo sbagliato, Obi Wan.”
L’exmaestro
di Anakin si alzò in piedi, e cominciò a muoversi per la stanza.
“Ma per la forza, Anakin, ragiona! Già iniziare una
relazione è stata una scelta assolutamente sconsiderata, visto i sotterfugi e
le menzogne cheha richiesto… “
“La nostra relazione sarà segreta e proibita, ma è
perfettamente regolare….”
Obi Wan si fermò di fronte a Anakin, il quale era
sempre rimasto nella stessa posizione dall’inizio della discussione.
“Non mi dirai che…”
“…L’ho sposata all’inizio della guerra dei cloni,
quando la riportai qui a Naboo dopo i fatti di Geonosis..” disse il giovane
tutto d’un fiato.
“Ohsanto….”
Obi Wan incrociò le braccia al petto, e chiuse gli occhi. Anakin capì che il
suo maestro stava cercando di recuperare un po’ di calma.
Forse due notizie così in una sola giornata è
troppo anche per lui….
Dopo qualche minuto di silenzio, Obi Wan riprese a
parlare.
“Non solo ti sei innamorato, ma ti sei anche sposato,
cosa assolutamente proibita… in una situazione del genere, mettere al mondo dei
figli è stata una pessima idea….”
E io che pensavo fosse una relazione saltuaria….
“Ma cosa credi, che siamo dei ragazzini senza
cervello?” sbottò Anakin.
“Padmè ha
scoperto di essere incinta mentre io e te eravamo sull’anello esterno, e ti
assicuro che non è stata una cosa voluta o programmata... è rimastasola per cinque mesi, nei quali non ha fatto
altro che pensare a ciò che il bambino avrebbe comportato… anche io quando l’ho
saputo, ho capito che la nostra vita non sarebbe più stata la stessa, che non
sarebbe più stata la vita che avevamo desiderato…” Obi Wan ascoltava in silenzio,
e il giovane gli si portò di fronte.
“Ma allo
stesso tempo, quando Padmè ha pronunciato quelle parole, sono stato l’uomo più
felice della galassia! Oggi poi, quando li ho visti… questo è il giorno più
bello della mia vita, Obi Wan… Me lo merito dopo tutto quello che ho passato…”
“In effetti non ti vedevo così felice da tanto..
troppo tempo… ciò non toglie che hai tradito la mia fiducia! Quello che voglio
farti capire è che avresti dovuto parlarmene.. è questo che mi delude di più!”
“Ma eri ancora nel consiglio!”
“Essere nel consiglio non mi ha fatto sbandierare ai
quattro venti che tu e Padmè avevate una relazione!”
Anakin sospirò.
“Tu non capisci Obi Wan! Il ritorno a Coruscant per
me ha coinciso con una discesa verso l’inferno…”
“Ti riferisci alla storia di Palpatine?” domandò Obi
Wan, turbato dalle parole del suo amico.
“Non solo… avevo incubi terribili dove vedevo Padmè
morire di parto… inoltre ero continuamente mortificato dai jedi… e Palpatine ha
fatto crescere il lato oscuro della forza in me…”
Anakin si mise seduto e si prese la testa tra le
mani, come se liberare quelle parole lo avesse sfiancato. Poi continuò:
“Manipolava le
mie azioni, mi annientava dicendomi che solo i sith potevano salvare Padmè…
Stavo per superare il punto di non ritorno…”
Obi Wan rimase attonito da quelle parole: nonostante
il maestro Windu gli avesse riferito i fatti di quella ormai storica giornata,
Obi Wan non sapeva che cosa fosse veramente successo al suo giovane ex allievo
dopo il loro rientro a Coruscant dall’anello esterno. Sentire Anakin dire
quelle cose lo lasciava di sasso.
“Questo mi fa
ancora più male Anakin…” il jedi si mise seduto e appoggiò una mano sulla
spalla dell’amico. “Dovevi fidarti di me, parlarmene! Lo sai quanto voglio bene
sia a te che a Padmè… avremmo sicuramente trovato una soluzione!”
Anakin alzò la testa e guardò Obi Wan.
“ Mi dispiace di averti ferito…”
“Quello che hai fatto è molto grave, alla luce del
codice … ma sono contento che tu mi abbia detto tutto, ora… io sono tuo amico,
prima di essere un jedi e prima di essere il tuo maestro…”
Obi Wan si alzò, subito imitato da Anakin. “Devi
stare tranquillo, visto che adesso so tutto... puoi stare certo che dalla mia
bocca non uscirà una parola” disse il jedi sorridendo.
“Non voglio metterti nei guai con il consiglio, Obi
Wan..”
“Non preoccuparti, mio giovane amico… ho un po’ più
di esperienza che mi permetterà di cavarmela…“
Anakin sorrise.
“Grazie, Obi Wan…Sono consapevole che è solo
questione di tempo prima che il consiglio lo scopra, ma quando succederà sapere
di avere ancora la tua amicizia e il tuo appoggio lo renderà meno duro…”
Il jedi si portò di fronte ad Anakin
“Di questo non dovrai mai più dubitarne… MAI!
Hai capito?”
Anakin mosse la testa in un cenno di assenso. “I jedi
sono la mia famiglia… ma Padmè e i bambini sono la mia stessa vita, adesso… non
potrei sopportare di separarmene…”
Obi Wan annuì, poi guardò fuori dalla vetrata dello
studio.
“Vedo la luce che brilla nei tuoi occhi quando parli dei
tuoi figli e di Padmè, amico mio… leggo la tua determinazione. .. forse oggi ho
visto il vero Anakin per la prima volta…sarà difficile rinunciare a te, dopo
tutto quello che hai fatto nell’ordine, e alla luce dei fatti, devo dire che
sei un grande jedi anche se allo stesso tempo tradisci le regole basilari…”
“Allora forse Obi Wan, è il codice che è sbagliato…”
azzardò Anakin.
Obi Wan si girò e guardò l’amico, ma non commentò la
frase. Dopo qualche istante di silenzio, l’ex maestro di Anakin riprese a parlare.
“Sarà meglio
che vada.. dirò che il rientro della senatrice è previsto tra quattro giorni..”
il jedi fece l’occhiolino ad Anakin, e poi si diresse verso l’uscita dello
studio. Obi Wan stava per aprire la porta quando la voce dell’amico lo bloccò
“Vuoi sapere cosa mi ha fermato quel giorno?”
Obi Wan si girò e scosse la testa per dire No.
“Ero da solo, nella sala del consiglio, come mi aveva
ordinato il maestro Windu… e ho sentito la voce di… di Qui Gon…”
Sul viso di Obi Wan si dipinse un’espressione sbigottita.
“Qui Gon? Com’è possibile?”
Anakin mosse la testa.
“Non lo so… mi ha parlato nella forza… mi ha fatto
capire che non avevo bisogno di altro potere…mi ha fatto capre di essere un
vero jedi, nonostante i miei dubbi…. Non ha avuto parole di condanna sul mio
amoreper Padmè, anzi… mi ha detto che
ogni mia azione è governata dall’amore, e i sith non conoscono questo
sentimento…”
Il giovane si portò vicino a Obi Wan, che era rimasto
colpito da quelle parole.
“Qui Gon non si manifesta, ma ha sempre seguito il
nostro cammino… il mio e il tuo...”
Obi Wan guardò l’amico con gli occhi lucidi.
“Ora sono io a doverti ringraziare, Anakin…”
I due rimasero fermi per un po’, poi il jedi allungò
una mano per aprire la porta dello studio.
“Salutami Padmè e…” Obi Wan esitò un secondo, ma poi
finì la frase, anche se con un certo imbarazzo “.. e dai un bacio ai bambini…”
Anakin rimase stupito, ma fu felice di constatare che
uno degli scogli più grossi che lo preoccupavano era stato superato.
“Che la forza sia con te, Anakin”
“Che la forza sia con te, maestro…”
Il giovane jedi seguì con lo sguardo Obi Wan
dirigersi verso la scalinata, quando dal comlink dello studio arrivò la voce
del capitano Typho che avvisava l’arrivo dei genitori di Padmè.
Anakin diede l’ordine di farli salire, e attese. Poco
dopo i Naberrie arrivarono nello studio, e Anakin notò preoccupazione nei loro
sguardi.
Typho non ha detto loro niente…
La madre di
Padmè abbracciò il ragazzo:
“Oh Anakin, sono così felice di vederti qui! Cos’è
successo a Padmè?”
Il jedi condusse la coppia nella camera, dove
trovarono la giovane con in braccio un neonato e accanto a lei un’ancella con
un altro bambino.
“Mamma… Papà!” Padmè non riuscì a nascondere la gioia
di rivedere i suoi familiari, e i due corsero al letto per abbracciare la
figlia. La giovane ancella nel frattempo aveva dato il bimbo a Anakin e era
uscita dalla stanza.
Terminati gli abbracci, i Naberrie guardarono stupiti
i neonati, e allora Padmè parlò:
“Mamma, questa è Leia… mentre in braccio a Anakin c’è
Luke…”
La donna accarezzò la testa della bimba, e non potè
trattenerelacrime di gioia. Il padre di
Padmè invece rimase in silenzio, poi si alzò dal letto per dirigersi verso
Anakin. Arrivato di fronte al jedi, l’uomo domandò:
“Ragazzo… per quanto tempo ancora ci dirai che sei SOLO
la guardia del corpo di nostra figlia?”
**************************
Una volta atterrato nell’hangar del tempio, lo
starfighter del maestro Kenobi venne preso in consegna da alcuni inservienti, e
il jedi, una volta uscito da lì, si diresse il più velocemente possibile verso
le scale che portavano al dormitorio: era stata davvero una giornata pesante.
Obi Wan era talmente assorto nei suoi pensieri che
non si accorse che in cima alle scale si trovava il maestro Windu.
“Maestro Kenobi.. tutto bene con Skywalker?”
Obi Wan si riscosse dai suoi pensieri e dentro di se
qualcosa si agitò: aveva ardentemente sperato di non incontrare nessuno al suo
rientro, ma il sottile filo di speranza si era spezzato con la comparsa del
maestro Windu.
“Oh si.. perfetto!”
“Ma lo hai incontrato? Ci hai parlato?”
Certo che ci siamo parlati… se solo sapessi che
cosa ci siamo detti…
“No… Non ho fatto in tempo… quando sono arrivato su
Naboo mi hanno informato che la senatrice e la sua scorta, Anakin compreso,
erano già partiti. Ma non ti preoccupare maestro Windu, Anakin sarà di ritorno
tra pochi giorni: un assistente della senatrice mi ha detto che si tratta di un
viaggio breve…”
“Ah beh, allora d’accordo… Sai Obi Wan, ho avuto il
presentimento che la partenza improvvisa di Anakin nascondesse qualcosa…”
Nasconde un matrimonio e due figli gemelli,
maestro Windu, ma è meglio che tu non lo sappia…
“Credo che il maestro Skywalker si sia
solamente dimenticato del viaggio della senatrice… tutto qua!”
“Bene maestro Kenobi… che la forza sia con te!”
“Che la forza sia con te, maestro Windu…”
I due si separarono, e quando Mace non fu più in
vista, Obi Wan si concesse un sospiro: per questa volta era andata. E il jedi
sperò che fosse l’unica: dopotutto Anakin sarebbe ritornato in quattro o cinque
giorni, e Obi Wan considerò che forse in quel lasso di tempo nessuno
avrebbepiù fatto domande.
Eccomi ancora qua per “L’angolo delle risposte alle recensioni”…^^
Eccomi ancora qua per “L’angolo delle risposte alle
recensioni”…^^!!
Innanzi tutto mi fa davvero piacere che la storia vi piaccia
(scusate il gioco di parole), soprattutto perché ho avuto molti dubbi quando si trattava di postarla
per la prima volta…
Per Darth Steo: hehe…in effetti è una battuta che mi è
uscita di getto, soprattutto ripensando a Episodio II e alla scena tagliata
nella casa dei Naberrie…mi sembrava carino mettere il punto di vista dei
genitori di Padmè, riassumendo nella battuta il fatto che comunque fosse palese
già da tempo che Anakin non era SOLO la guardia del corpo di Padmè…^^
Per Silvì76: grazie!! Il chiarimento Obi Wan/Anakin era un
punto importante,sono felice che non abbia deluso! La frase di Padmè l’ho
inserita per riprendere filologicamente alcuni passi di ROTS: Padmè, durante il
film, ripete spesso ad Anakin questa frase, che è poi il mio “bivio” : se
Anakin fosse rimasto così com’era, senza la sua bramosia di potere, non sarebbe
successo nulla…
Per aresian: (sul titolo) era una delle cose che volevo
cercare di far capire…questo continuo altalenarsi di sentimenti…di emozioni. In
seguito sarà ancora più marcato…
Per Topomouse: beh, ho immaginato che Obi Wan non è che si poteva fare una risata…^^
Capitolo 6
Capitolo
6
Nuova
Coronet, il pianeta più importante del sistema Trigalis, sull’anello esterno,
era stata per decenni una florida città,centro scambiatore per commercianti e viaggiatori, nonché lei stessa
punto importantissimo per i commerci dell’anello esterno. Con i suoi grandi
palazzi, i suoi giardini, la sua prosperità era stata definita “il gioiello di
Trigalis”.
Ora
Nuova Coronet presentava i suoi grandi palazzi in rovina; i giardini erano al
pari di paludi. Di sicuro non era più prospera come un tempo, ma ancora poteva
definirsi un punto nevralgico per il commercio. Adesso, a regnare erano i boss
della malavita; i suoi abitanti ladri, assassini, contrabbandieri: di certo
quindi il commercio non mancava, anche se illegale.
Nonostante
tutto, Nuova Coronet aveva ancora le sue utilità: fu questo che pensò la figura
coperta da mantello e cappuccio neri mentre scendeva dal suo astrocaccia, che
aveva lasciato a poca distanza dal centro abitato. Avvicinandosi ai grandi
palazzi decaduti, pensò al tacito accordo che esisteva tra quel pianeta popolato
da feccia e la
Repubblica: nessun intervento contro Nuova Coronet, ma guai
ridotti al minimo.
Arrivata
al centro abitato, la figura si addentrò per le viepopolate da ogni specie immaginabile, e
passando attraverso un vicolo dove qualche contrabbandiere cercava di smerciare
in cambio di denaro, arrivò in una piazzetta.
È
qui…lo sento… finalmente l’ho trovato!
Fece
per muoversi, quando una vetrata alla sua destra andò in frantumi:
sull’acciottolato del terreno cadde pesantemente il corpo di un Aqualish, con il
folgoratore ancora in una mano. Morto.
La
figura sorrise, e entrò nella porta adiacente alla vetrata, vicino alla quale si
era assiepato un gruppetto di alieni: qualcuno scavalcò i resti della grande
finestra e si portò vicino al cadavere, per vedere se poteva avere qualche
oggetto interessante addosso.
Dentro
il locale, evidentemente una taverna, solo una persona era tranquillamente
seduta al tavolo, senza curarsi di ciò che era appena successo. La sagoma
incappucciata si mise seduta allo stesso tavolo.
“Sparisci..”
esordì, senza neanche alzare la testa verso colui che si era appena seduto.
“Potrei ucciderti con un solo gesto” continuò.
Il
misterioso individuo portava un saio nero, logorato da chissà quante lotte,
stretto in vita da una cintura rossa; la testa era completamente ricoperta da
delle fasce grigie, che lasciavano intravedere solamente due occhi bianchissimi,
senza pupille. Amava uccidere, dunque, ma senza mostrare il suo aspetto.
“Lo
so, ho visto il tipo qui fuori” rispose il suo compagno di tavolo“e so anche che
non hai bisogno di queste stupide risse da taverna. Io conosco il tuo
potenziale… e lo conosce anche il mio maestro… per questo ti cerchiamo”
Gli
occhi bianchissimi scrutarono nello sguardo dell’uomo che gli stava seduto di
fronte. Poi si alzò dal tavolino. Nel frattempo nella taverna si era ristabilita
la normalità, e il brusco movimento del feroce sconosciuto che aveva così
rapidamente ucciso uno dei migliori killer di Nuova Coronet fece sussultare gli
occupanti degli altri tavoli.
“Io
non lavoro per nessuno. Tanto meno per chi non conosco. Ho già una missione da
compiere”
L’uomo
estrasse allora da sotto il mantello qualcosa, avvolto da delle bande si stoffa,
e con voce melliflua disse: “…..Una missione che io posso aiutarti a compiere…
”
L’individuo
si fermò, e prendendo l’involucro di stoffa tra le mani, lo aprì lentamente.
Quello che vi trovò dentro gli gelò il sangue: due impugnature di altrettante
spade laser,dalla forma ricurva,
completamente nere;evidentemente
usurate, ma non molto malridotte.
Lampi
d’odio scaturirono dai bianchi occhi.
“Dove
le hai trovate?” Chiese con voce distorta.
“Se
verrai con me, io ti metterò in condizione di trovarti faccia a faccia con il
suo assassino… da troppo tempo cerchi la tua vendetta… e grazie a me potrai
averla…”. L’uomo si alzò e si diresse verso l’uscita del locale.
Le
mani inguantate si strinsero attorno alle impugnature, in spasmi sempre più
violenti. Poi il misterioso individuo dalla testa bendata si alzò,corse fuori
dalla taverna e si mise di fronte alla figura incappucciata.
“Che
cosa devo fare… Maestro?”
**************************
“Qualcuno
ha visto Anakin?”
Finito
di cenare, Padmè aveva deciso di dare alcune disposizioni per il giorno
seguente, e una volta tornata nella sala da pranzo non aveva più trovato né
Anakin né i bambini, solo una delle domestiche intenta a sistemare.
Li
aveva cercati un po’ dappertutto, e in ultimo anche in camera, sperando che per
una volta Anakin avesse avuto il buon senso di portare i piccoli a dormire, ma
naturalmente la camera da letto era perfettamente in ordine e assolutamente
vuota.
Tornando
verso piano terra, la ragazza incrociò Cordè, che rispose alla domanda di
Padmè:
“Si
è diretto verso l’ala est, era insieme ai bambini… ho sentito dirgli che voleva
far prendere un po’ d’aria ai gemelli, senatrice…”
Padmè
ringraziò e congedò la giovane ancella, e un sorriso velato di tristezza si
dipinse sul suo volto. Ormai tutti si riferivano a lei come milady, ma ancora
qualcuno la chiamava “Senatrice”: Padmè ricordava ancora quando dopo il suo
arrivo su Naboo, con il pancione celato dai larghi abiti, si era recata dalla
Regina per ottenere il sollevamento dall’incarico. Padmè aveva parlato di
ragioni personali che le impedivano e soprattutto che le avrebbero impedito, in
futuro, di svolgere le sue mansioni di rappresentante del pianeta natio. Con
molto dispiacere la regina aveva acconsentito alle richieste di colei che su
Naboo era considerata un’istituzione, lasciandole però aperte le porte della
politica, qualora si fosse sentita in condizione di tornare.
Ma
Padmè, nonostante a volte si ritrovasse a pensare con nostalgia ai tempi della
politica, non aveva rimpianti: erano passati 5 mesi dalla nascita dei gemelli, e
non avrebbe barattato ciò che aveva vissuto in quel periodo con niente altro.
Non era così facile continuare a mantenere il segreto, ma il personale del
palazzo conosceva Padmè fin dall’infanzia, e le sue giovani ancelle le erano
talmente fedeli da stare in silenzio. L’unico problema era stato dato all’inizio
dai suoi genitori, ma poi sia Anakin che Padmè avevano spiegato loro la
situazione, e con riluttanza i due neo nonni avevano accettato di non
sbandierare a tutti quanto fossero meravigliosi i loro nipotini.
No,
niente era facile, ma i suoi figli erano la sua stessa vita, e quando lì con
loro c’era anche Anakin, Padmè si sentiva davvero felice e completa.
La
giovane era arrivata all’ala est, e si diresse verso la balconata che dava sul
lago, la stessa che, anni prima, aveva fatto da scenario al matrimonio proibito
tra lei e il suo bellissimo jedi.
E
fu lì che finalmente trovò Anakin e i bambini.
Suo
marito era seduto su una comoda sedia e teneva Luke sollevato sopra la sua
testa, mentre con la bocca gli faceva il solletico sul pancino. Il bambino
apprezzava sonoramente il gioco, ridendo di gusto e agitando le manine. Di
fronte a loro, Leia osservava un pochino imbronciata dall’alto del suo
seggiolino appoggiato sul tavolo.
Anakin
percepì la presenza della moglie e si portò Luke in grembo, si girò verso Padmè
e tenendogli la manina gliela mosse.
“Luke,
Leia, avete visto, c’è la mamma! Saluta la mamma, Luke… ciao mamma… ciao..!”
Alla
vista della ragazza anche Leia cominciò a muoversi e ad agitarsi nel seggiolino,
mentre il fratello aveva cominciato a battere le manine e a sporgersi verso la
madre.
“Anakin,
è ora di portarli a dormire e tu li agiti così? Tenerli fuori, poi, con l’aria
della notte..”
Padmè
accarezzò il figlio e si diresse verso il seggiolino per prendere in braccio la
piccola.
“Ma
Padmè… fa così caldo, cosa vuoi che succeda?” chiese Anakin un po’
contrariato
“Tu
sei grande e grosso e senti caldo, ma ricordati che loro hanno cinque mesi”
Padmè
gli ripassò davanti con Leia in braccio, e con la mano liberà gli accarezzò
lievemente la gamba.
“Avanti,
che è ora di andare a letto!”
Anakin
roteò gli occhi e sospirò, fingendosi esasperato. Alzandosi in piedi, guardò
Luke e gli disse “Piccolo mio… la vera minaccia per la tranquillità della
galassia non sono i sith, ma è tua madre…”
“Guarda
che ti ho sentito!” esclamò con finto disappunto Padmè, mentre si dirigevano
verso le scale che li avrebbero portati alla camera. Anakin allora si avvicinò
al viso di Luke, e sussurrò:
“Non
ti sposare…mai…”
“La
vuoi smettere?”
“Ma
tesoro mio, lo sai che ti amo e che sto scherzando…” le rispose Anakin con la
voce più dolce possibile.
Padmè
aprì la porta della camera, accese la luce e si diresse verso le due piccole
culle, dove vi adagiò dolcemente i gemelli, i quali non gradirono molto. Sempre
sotto l’amorevole sguardo di Anakin, Padmè stampò un sonoro bacio ai figli, e
domandò rivolta verso le culle: “Cosa dite, piccoli, lo facciamo dormire fuori
papà questa notte, visto che fa così lo spiritoso?”
Il
jedi allora la abbracciò da dietro,e allacciandole le mani sul grembo, cominciò
a baciarle le spalle lasciate scoperte dalla leggera vestaglia.
“Non
credo che riusciresti a stare da sola per molto…”
“Ah
no? E cosa te lo fa pensare?”
Anakin
sussurrò qualcosa all’orecchio della moglie, e Padmè sorrise.
“che
presuntuoso!” detto questo la giovane si girò e si abbandonò a un bacio
appassionato tra le braccia di Anakin. Padmè afferrò il bavero della camiciola
del marito e senza separare le loro labbra lo condusse al letto. Qui Padmè si
mise prima seduta e poi si distese, sempre trascinandosi dietro Anakin che si
adagiò sopra di lei, sostenendosi con le braccia e lasciando così una minima
distanza tra i due corpi.
Padmè
allacciò le mani sulla nuca di Anakin, il quale era sceso a baciarle il collo,
ma all’improvviso Luke iniziò a piangere.
Anakin
si bloccò e Padmè aprì gli occhi. Poi i due si guardarono e non riuscirono a
trattenere una risata. Il jedi si alzò e si diresse verso la culla: il piccolo
Luke stava cominciando a piangere a squarciagola. Anakin lo prese in braccio, e
cominciò a cullarlo.
“Luke,
per la forza, che hai? Stai male?”
Padmè
controllò Leia, e vide che invece la bimba era tranquilla.
“Non
è un malessere fisico, Anakin… di solito se ha qualcosa Luke ce l’ha anche Leia…
e lei è tranquillissima…”
Il
giovane si mise allora il figlio sul petto, in modo da fargli appoggiare la
testina sulla propria spalla, e cominciò a dargli piccoli colpetti sulla
schiena.
“Avanti
Luke… lo sai che dopo comincia a far chiasso anche tua sorella e continuiamo
così per tutta la notte…”
Ma
il bimbo strillava come un ossesso e non accennava a calmarsi.
Anakin
guardò Padmè, evidentemente preoccupata per quel pianto senza motivo, e
scuotendo la testa disse: “Non si calma neanche così.. di solito gli piace…
Prova tu”
Il
jedi passò il bimbo alla moglie, la quale si distese sul letto portandosi
accanto Luke, e provò a giocarci, ma il figlio sembrava non volerne sapere di
smettere. Anakin osservò la moglie e il piccolo, e grattandosi la testa aveva
cominciato a escogitare qualcosa per far calmare il bambino, quando
all’improvviso percepì chiaramente le perturbazioni nella forza.
Il
jedi si irrigidì e si concentrò sul figlio: più Luke strillava, più
la Forza era
squassata da interferenze. Se avesse continuato così ancora per molto,
probabilmente avrebbe creato grossi squarci… di brevissima durata, ma facilmente
percepibili. Da chiunque. E dovunque.
Luke
smettila, ti prego… smettila… smettila….
Nel
frattempo Padmè si era alzata dal letto e stava cercando di far calmare Luke
cullandolo, ma senza risultato. Anakin fece per muoversi verso la moglie, quando
notò una luminosità diversa nella stanza: sembrava che nella camera ci fosse più
luce…
Anakin
corse ad aprire la porta della camera, seguito dallo sguardo di Padmè che non
riusciva a capire cosa stesse succedendo quella sera.
Il
jedi attraversò lo studio e percorse un breve tratto di corridoio: le poche luci
rimaste ancora accese emanavano una luminosità diversa, più potente, più
intensa. Anakin tornò di fretta in camera, mentre la forza si faceva sempre più
instabile, e rientrando nella stanza, posò lo sguardo su tutte le illuminazioni:
troppa luce… troppa!
“Padmè,
sta giù!” proruppe all’improvviso Anakin.
“Ma
sei impazzito?” fu la risposta di Padmè, la voce coperta dagli strilli sempre
più acuti di Luke.
“Padmè,
guarda le luci della camera, sono troppo…” Anakin non riuscì a finire la frase,
poiché sentì il primo squarcio nella forza. Corse allora alla culla e sollevò
Leia, e proteggendola con le braccia, si diresse dalla moglie e la spinse
accucciata a terra, in modo tale da poter proteggere con il proprio corpo Padmè
e i gemelli. Appena in tempo: tutte le illuminazioni della stanza esplosero,
seminando dovunque frammenti di vetro e lasciando la camera nell’oscurità più
completa.
Un
altro squarcio!
Anakin
e Padmè sentirono il rumore dei vetri infranti di tutte le illuminazioni dello
studio.
Luke
strillò ancora più forte, e Anakin percepì un’altra grande perturbazione. Si udì
quindi un botto sommesso, e l’intero palazzo venne avvolto dall’oscurità
Il
generatore centrale…
Fu
in quel momento che Luke smise di piangere. Anakin si concentrò.
La
forza sta ristabilendo la normalità…
Il
jedi aiutò Padmè a rialzarsi, e nel silenzio della camera, sentirono le voci e i
passi concitati del personale del palazzo, tutti a domandarsi cosa fosse
successo e ad adoperarsi per far tornare la luce. In lontananza, anche la voci
metalliche diC3PO e R2D2
espressero il loro disappunto per l’anomalia.
“Oh
cielo… stavo per lasciarci i circuiti…”
“Tutto
bene, Padmè?” domandò Anakin, e si accertò che non fosse arrivata loro nessuna
scheggia di vetro. “Io sto bene Anakin, ma cosa è successo? Non mi dirai
che..”
Il
jedi fece avvicinare Padmè alla porta finestra della camera: la luce della luna
non era il massimo, ma sarebbe stata sufficiente per ciò che Anakin voleva
constatare. Quando il chiaro di luna colpì il viso di Luke, i due poterono
notare che non solo ora era tranquillo e beato, ma che sorrideva e agitava le
manine, come se avesse appena terminato di giocare.
Anakin
accarezzò il piccolo e rivolgendosi a Padmè cominciò:
“Si
Padmè… è stato lui a creare questo putiferio, o meglio la sua forza. E lo ha
fatto apposta..”
La
giovane lo guardò sbigottita.
“Ma
come può averlo fatto apposta? Ha solo cinque mesi!”
“Lo
so Padmè, ma Luke sapeva che se avesse pianto molto forte avrebbe creato uno
scompiglio notevole… Guarda come ride, lui si è divertito…”
Anakin
sospirò, e sistemandosi Leia tra le braccia, concluse
“..
e io, alla prossima convocazione del consiglio Jedi, sarò espulso
dall’ordine…”
**************************
Capitolo
7
Dopo
quella sera, Luke non si dimostrò intenzionato a ripetere quel putiferio. E la
piccola Leia, per una volta, aveva deciso di non imitare il fratello, cosicché
tutti i suoi pianti non andarono a creare disturbi nella forza.
Ma
anche se lo facesse, ormai non creerebbe alcun danno… a questo punto sono
curioso di conoscere il potenziale di Leia….
Anakin
era appoggiato alla balaustra del grande balcone dell’ala est, e ripensavaa tutto quello che era successo qualche
sera prima. Era incredibile ciò che suo figlio aveva combinato, e non solo a
livello di danni materiali: quel suo exploit sarebbe costato ad Anakin
l’espulsione dall’ordine. Infatti le perturbazioni create erano state troppo
potenti per sperare che fossero passate inosservate, e di sicuro a Coruscant non
ci avrebbero messo molto a fare due più due, soprattutto se anche durante il
parto i gemelli avevano creato un qualche disturbo. Quando i piccoli erano nati,
il giovane si era reso conto che non sarebbe riuscito a nasconderli per tutta la
vita, anche perché non lo voleva: in breve tempo il consiglio lo avrebbe
scoperto, e dopo quanto aveva combinato Luke, Anakin si attendeva una
convocazione a breve.
Ma
non si sentiva afflitto per questo. Certo, l’ordine jedi era stata la sua
famiglia dopo la partenza da Tatooine, gran parte della sua vita l’aveva donata
a loro, e abbandonare tutto gli creava malinconia. Ma spesso, durante le
estenuanti campagne militari, il giovane maestro jedi si era ritrovato a
desiderare di non dover più impugnare una spada laser, per dedicarsi
esclusivamente a ciò che stava diventando la sua nuova vita: all’epoca c’era
solo Padmè, ora c’erano anche i loro figli, e Anakin considerò che lasciare i
jedi era la soluzione migliore.
Diventerò
il ventunesimo jedi perduto…
Anakin
si riscosse dai suoi pensieri e si diresse verso lo studio. Una volta giunto lì,
cominciò a digitare i codici di sblocco della Holocam: da alcuni giorni infatti
il jedi si attendeva una richiesta di contatto da Coruscant.
L’holocam
si attivò, ma tutto tacque. Poi all’improvviso una voce metallica ruppe il
silenzio della stanza:
“RICHIESTA
DI CONTATTO DA CORUSCANT -CODICE
IDENTIFICATIVO 127938, TEMPIOJEDI
– CODICE DI TRASMISSIONE 8935427, KENOBI, OBI WAN, ACCETTARE?
RIPETO:
RICHIESTA DI CONTATTO…”
Ci
siamo…
Anakin
conosceva bene la procedura, ormai erano diverse volte che Obi Wan lo contattava
su Naboo per informarlo dei consigli, in quanto Anakin raramente si tratteneva a
Coruscant più del dovuto e così si ritrovava a fare avanti e indietro tra la
capitale e la sua residenza.
Il
giovane accettò la richiesta, e l’ologramma di Obi Wan si materializzò nello
studio.
“Buongiorno
Obi Wan…”
“Ciao
Anakin…”
“Quando
è convocato il consiglio?”
“Tra
due giorni devi essere qui”
“Di
cosa si discuterà?”
“Di
procedure, di politica… lo sai, le solite cose!”
“Ottimo...
allora ci vediamo al tempio”
“Certamente…”
I due non avevano più niente da dirsi, ma Obi Wan non chiuse il contatto. Anakin
capì che il suo maestro sapeva.
“Anakin…
cosa è successo qualche sera fa?”
Il
giovane sorrise
“
Non ti sto a spiegare i fatti precisi, ma ti basti sapere che è stato
Luke..”
“Luke?!?”
Obi Wan era molto sorpreso. Poi proseguì
“Amico
mio, sappi che qui sono tutti in gran fermento… Preparati Anakin, credo che
…”
“Lo
so Obi Wan… lo so…Non preoccuparti, saprò cavarmela.”
“Che
la forza sia con te” concluse Obi Wan, e il contatto si interruppe.
Anakin
ripristinò i codici della holocam, e si diresse nel grande salone ormai adibito
a sala giochi dei gemelli. A terra, sopra un grande tappeto, Padmè era intenta a
giocare con i bambini, quando vide arrivare il marito.
“Tutto
bene?” chiese, mentre Leia le affondava le manine nei capelli.
“Tra
due giorni devo essere al tempio” rispose Anakin mentre si sistemava anche lui
sul tappeto vicino a Luke.
Padmè
capì e allungò una mano ad accarezzare il viso di Anakin.
“Mi
dispiace…” sussurrò
“Lo
sapevamo che sarebbe successo… stai tranquilla” rispose il giovane sorridendo.
Ma la ragazza lo conosceva troppo bene: per quanto Anakin amasse i bambini e
volesse dimostrarsi distaccato da questa storia, Padmè sapeva che rinunciare
all’ordine era un grande sacrificio per il marito, come per lei lo era stato
rinunciare alla carica di senatrice.
**********************************
Windu
decretò la fine del consiglio, e a uno a uno i jedi si alzarono dai loro seggi e
si diressero verso l’uscita. Per tutto il tempo Anakin aveva finto di ascoltare
ciò di cui si parlava, ma la sua attenzione in realtà era per il maestro Yoda:
il vecchio maestro infatti non aveva proferito parola per tutto il consiglio, e
le poche volte che lo aveva fatto era stato solamente quando direttamente
interpellato. Era evidente che qualcosa angustiava Yoda, e Anakin sapeva di che
cosa si trattava.
Il
giovane aveva inoltre notato l’atteggiamento dei maestri del consiglio: sapeva
di non piacere a molti, nonostante le sue imprese, ma quel giorno lo trattavano
come un appestato.
Dunque
piano piano la sala del consiglio si svuotò, e gli ultimi ad alzarsi furono
proprio Obi Wan e Anakin; Yoda invece era rimasto seduto nel suo seggio, e
quando i due maestri stavano per uscire ruppe il silenzio nel quale si era
trincerato fino a quel momento.
“No…
rimanete, maestro Kenobi e maestro Skywalker…”
I
due si bloccarono sulla soglia, e tornarono davanti a Yoda.
Perché
anche Obi Wan?
Anakin
si preoccupò: quella questione doveva riguardare solo lui.
Il
piccolo jedi verde tirò un lungo sospiro e cominciò a parlare rivolgendosi a
Anakin:
“Maestro
Skywalker… ciò che ho da dirti il cuore di tristezza mi riempie… ma tu deluso mi
hai… profondamente…”
Anakin
abbassò la testa, e Yoda continuò:
“Diverso
tempo fa… cinque mesi, io credo… interferenze notevoli la forza ha subito…
perturbazioni caratteristiche, che si creano quando un jedi muore… o un
individuo potente nella forza nasce…”
Yoda
scese dal suo seggio e si avvicinò alla vetrata.
“Poi
qualche sera fa… grandi squarci nella forza…. Notevoli devo ammettere, ma chi li
ha creati di usare la forza non è capace… un bambino, ho pensato… molto, molto
piccolo… e così ripensato ho a quel giorno di cinque mesi fa… alla tua
improvvisa partenza per Naboo, e ho capito Skywalker, anche se il maestro Obi
Wan sosteneva che tu fossi nella scorta della senatrice….”
Il
jedi rimase interdetto, ma Anakin intervenne:
“Maestro
Yoda, il maestro Kenobi non c’entra nulla… lui ha creduto alle mie parole… sono
io che ho mentito”
Yoda
allora si rivolse a Obi Wan:
“Così
come dice il maestro Skywalker è?”
Obi
Wan guardò Anakin, e i suoi profondi occhi azzurri parlarono chiaro
Maestro,
non metterti in mezzo, solo io devo essere coinvolto…
Il
jedi chinò la testa e parlò:
“Maestro
Yoda, io non sapevo nulla di questa storia… mi sono fidato delle parole del mio
ex padawan…”
Yoda
lo guardò di sottecchi, e dopo un lungo silenzio, decretò:
“Allora
tu puoi andare, maestro Kenobi”
Obi
wan si inchinò, e lanciando una rapida occhiata all’amico, il quale era di una
calma impressionante, si diresse verso l’uscita della sala.
Il
vecchio maestro tornò dunque a rivolgersi a Anakin.
“Da
quanto tempo?” domandò. Anakin non rispose, ma lasciò che il vecchio jedi gli
leggesse i pensieri. Yoda vide allora tutto l’amore per Padmè e per i piccoli, e
sentì tutta la determinazione del ragazzo a non privarsene.
Yoda
sospirò, e guardando negli occhi il giovane di fronte a lui, decretò:
“Tu
un grande jedi sei stato, ragazzo… la profezia diceva che l’equilibrio nella
forza avresti riportato, e così è successo… ma il codice jedi chiaro parla…è per questo che il consiglio
all’unanimità la tua espulsione dall’ordine decreta, con effetto
immediato…Quando uscirai da quella porta, sarai solo Anakin Skywalker…”
Anakin
rimase impassibile, fermo di fronte a Yoda. Tra i due scese il silenzio, ma dopo
alcuni momenti il giovaneparlò:
“Maestro
Yoda, vorrei solo chiedere una cosa, se mi è concesso”
“Certo
Anakin.. diritto tu ne hai, prima di andartene”
“Maestro,
io non sono stato un jedi modello. Sono sempre stato testardo, impulsivo, a
volte anche irascibile. Ma nonostante i miei comportamenti, ho sempre svolto il
mio dovere di cavaliere prima, e di maestro poi. Nonostante la mia relazione con
Padmè e le influenze del lato oscuro, dal quale ammetto senza timore di essere
stato soggiogato, ho permesso la fine della guerra e l’annientamento dei sith.
Ho tradito il codice, è vero, ma ho anche dimostrato che il mio legame con Padmè
non ha influito sul mio essere jedi. Nonostante le paure, l’attaccamento, il
troppo amore, in me domina il lato chiaro della forza. Dunque ti chiedo, maestro
Yoda: il codice jedi rispecchia davvero ciò che è giusto?”
Yoda
lo guardò stupito.
“Sostieni
forse che il codice sbagliato è? Ciò è ancora più grave di non rispettarne le
regole, poiché la presunzione tu hai divoler sapere ciò che è giusto e ciò che non lo è!”
Anakin
rimase in silenzio, e inchinandosi, rispose
“Maestro,
io rispetto le tue idee, e le regole del codice… ma non le condivido. Accetto
quindi l’espulsione, ma resto dell’opinione che non sono completamente nel
torto. Addio, maestro Yoda…” Detto questo Anakin si avviò verso l’uscita. Quando
si trovò al centro della sala, sul grande motivo circolare, si arrestò. Yoda
osservò il ragazzo spostare il saio dal fianco sinistro e chinarsi a terra,
lasciandovi qualcosa. Poi lo vide rialzarsi e proseguire verso la porta della
sala del consiglio. Quando Anakin fu uscito, il vecchio maestro guardò nel punto
dove il giovane si era chinato, e vide a terra la luccicante impugnatura della
lightsaber.
*************************************
Sorvolando
Geonosis, il sicario dalla testa bendatanon potè fare a meno di cercare con gli occhi la grande arena delle
esecuzioni. Anni prima, quell’enorme spazio oggi in rovina era stato lo scenario
di una delle più grandi battaglie a memoria d’uomo. Ciò che l’aveva resa
memorabile era il fatto che quel giorno erano scesi in campo tutti i cavalieri
jedi: per questo motivo la battaglia di Geonosis era considerata unica.
Alla
guida della nave da trasporto, il sicario proseguì oltre, superando l’arena e
continuando a seguire le indicazioni del suo maestro. Dopo poco arrivò sopra un
grande cratere, e scendendo in mezzo a una coltre di gas bianco, riuscì ad
atterrare su una piccola piattaforma ormai in disuso. L’essere bendato mosse le
mani sulla plancia di comando, e dopo alcuni secondi sentì il rumore del
portellone posteriore che si apriva. Quindi scese dalla nave e diede ordine al
gruppetto di genosiani di seguirlo.
Il
sicario percorse quindi il breve tratto della piattaforma, e arrivò a una porta
semidistrutta: l’ingresso della fabbrica. Scavalcòle macerie e si infilò nel lungo
corridoio, all’interno del quale le enormi travi d’acciaio che lo puntellavano
non erano molto stabili. Proseguì infine fino alla porta che segnava la fine del
corridoio: questa presentava solo qualche graffio e ammaccatura. Il sicario
mosse una mano, e la porta si aprì: sotto di lui si stagliava l’enorme fabbrica
di droidi.
Spiccò
un balzo e atterrò vicino a una delle grandi presse, quindi osservò meglio:vi erano detriti ovunque, e l’edificio
era stato danneggiato da numerose esplosioni. Ma le strutture portanti, e
soprattutto i macchinari principali, non sembravano messi così male. Nonostante
le sue perplessità, dovette riconoscere che ancora una volta il suo maestro
aveva ragione: prima di partire infatti gli aveva detto di non preoccuparsi,
perché tutto avrebbe funzionato.
Intanto
il gruppo di genosiani che aveva reclutato prima di recarsi lì si erano messi
alacremente all’operaper rimuovere
i detriti dalle rotaie e dai nastri scorrevoli, ripristinare i collegamenti e
sistemare i mezzi di trasporto interni della fabbrica.
Il
lavoro durò diverse ore, ma i genosiani fecero un ottimo lavoro: era stato
ripulito e ripristinato il minimo indispensabile, ma più che sufficiente per una
prova.
Il
sicario si avvicinò quindi al pannello di controllo centrale, tirò alcune leve e
spinse in sequenza numerosi interruttori. Tutto tacque, ma dopo alcuni secondi i
nastri cominciarono a muoversi e i macchinari iniziarono a pressare, saldare,
fondere; i rombi dei motori delle macchine riempirono l’edificio. In fondo
all’enorme catena di montaggio, alcuni minuti dopo l’accensione, il sicario vide
uscire il primo droide.
Bene..
bene…
L’individuo
bendato si rivolse allora ai genosiani:
“Fate
tutto quello che è necessario per riportare questa fabbrica alla massima
efficienza… agli splendori di un tempo. Non importa quanto ci vorrà: reclutate
altri, se ne avrete bisogno. Ma tutto deve rimanere segreto, se tenete alle
vostre insignificanti vite…”
I
genosiani annuirono terrorizzati, e il sicario continuò, lanciando un sacchetto
nero a terra
“Il
mio maestro è generoso… lì dentro troverete il necessario per acquistare i pezzi
che vi servono e per i reclutamenti. E non fermatevi mai nella produzione dei
droidi… ho bisogno di un esercito sterminato…”
Detto
questo l’essere bendato si diresse verso l’uscita, e i genosiani si misero
alacremente al lavoro.
Anakin scivolò fuori da sotto lo speeder, e afferrando
uno straccio si pulì la mano umana sotto lo sguardo del vecchio Sten, l’uomo
che da anni si occupava di trasportare le forniture alimentari dirette alla
residenza sul lago.
“Non so come ringraziarla, maestro Skywalker, senza
lo speeder io…”
“Non dirlo neanche Sten.. mi diverto a mettere le
mani su questi aggeggi!”
Anakin lanciò lo straccio sul tavolino, e dopo aver
regolato i servomotori della sua mano meccanica,si chinò nuovamente e la infilò in un piccolo
vano dello speeder: qui afferrò un piccolo tubicino metallico e lo piegò per
dargli la giusta angolazione. Quindi si rialzò, e invitò Sten ad accendere lo
speeder. Questi salì a bordo e dopo aver impartito i comandi di accensione, il
mezzo partì al primo colpo.
“Benone Sten… Fammi sapere se questo coso ti dà altre
noie!”
“Grazie ancora maestro Skywalker!”
Il vecchio fornitore ripartì agitando la mano per
salutare, e Anakin rimase ancora un po’ nell’hangar per sistemare gli attrezzi
che aveva utilizzato. Un sorriso si affacciò sulle labbra del giovane.
Maestro Skywalker…
Erano passati già sei mesi da quando era stato
espulso dall’ordine dei jedi, eppure tutti si rivolgevano a lui ancora con
l’appellativo di maestro.Non che gli dispiacesse,
ma ciò lo riportava continuamente indietro nel tempo: era stato un jedi, un
grande jedi, e ora non lo era più.
Almeno formalmente.
Infatti dopo l’espulsione Anakin aveva continuato ad
esercitarsi nelle pratiche jedi, nelle meditazioni e nell’uso della forza.
L’unica cosa che non poteva più fare era esercitarsi con la sua spada laser:
l’aveva lasciata al tempio il giorno incui era stato espulso.
Chissà se mi sono arrugginito…
Anakin finì di sistemare al loro posto gli attrezzi;
si tolse quindi la camicia neraper
rimanere a torso nudo, visto che quel giorno il caldo non sembrava dar tregua,
e se la appoggiò su una spalla. Si diresse poi verso l’uscita dell’hangar,
sempre assorto nei suoi pensieri. Dopo l’espulsione dall’ordine se n’era ritornato
a Naboo, e la notizia non ci aveva messo molto ad uscire dalle mura del tempio:
inizialmente si era saputo che Skywalker, l’eroe leggendario della guerra dei
cloni, era divenuto il ventunesimo jedi perduto. A poco a poco si venne a
sapere che il motivo dell’espulsione era stato l’aver violato una delle regole
basilari del codice, ma quale non era trapelato; quando infine la curiosità
crescente aveva rotto ogni argine alla fuga di notizie e si scoprì che il
motivo dell’allontanamento era stato un matrimonio e dei figli, nessuno tardò a
fare due più due e così anche il nome della senatrice Padmè Amidala fu presto
sulle bocche di tutti.
Non seguì un periodo facile, ma per fortuna i due
giovani potevano contare su amicizie influenti. Quando la notizia arrivò anche
a Naboo, Padmè venne convocata dalla regina: i motivi del suo comportamento
negli ultimi mesi era finalmente svelato. La giovane si era recata al palazzo
preparata al peggio, ma in realtà la sovrana, che stimava enormemente Padmè,
aveva voluto solamente ribadirle tutto l’appoggio possibile, nonché offrirle
nuovamente la possibilità di un rientro in politica. La ragazza aveva
rifiutato, ma la dimostrazione d’affetto della più alta carica di Naboo, unita
ai messaggi ricevuti dai suoi vecchi amici il cancelliere Organa e Mon Mothma,
non potevano che rendere più facile quel volontario isolamento.
Anche Obi Wan si era spesso recato a Naboo per far
loro visita: Anakin sapeva che il jedi correva dei rischi, gli aveva anche
parlato per convincerlo a non recarsi più nella regione dei laghi. Ma il suo
maestro era più testardo di lui, quando ci si metteva, e ogni volta gli
ripeteva che l’essere un maestro jedi non metteva in discussione il fattodi essere per prima cosa suo amico: nulla gli
avrebbe impedito di comportarsi come avrebbe fatto un fratello maggiore. E a
ogni visita il ligio e serio maestro Kenobi si trasformava: Padmè e Anakin
rimanevano sempre più stupiti dal vedere Obi Wan rotolarsi a terra con i
bambini. E Luke e Leia lo adoravano.
Assorbito dalle sue riflessioni, Anakin era arrivato
all’ingresso del palazzo, ma non trovò nessuno. Chiamò allora C3PO, e
consegnandogli la camicia, cominciò a parlare
“ 3PO, dove sono Padmè e i bambini?”
“Oh, Padron Anakin! La signora Padmè e i signorini
sono alla spiaggia, signore! Sono scesi poco dopo che lei si è recato
nell’hangar, e ho sentito la signora lamentarsi per il caldo…”
“D’accordo, li raggiungo là… hai visto il mio
guanto?” domandò Anakin, già rivolto verso il portone d’ingresso.
Il droide protocollare si mosse rapidamente.
“Certo signore, l’ho rimesso io al suo posto! Vuole
che glielo porti?”
“Si C3PO, grazie… Lo sai che non voglio che i bambini
stiano a contatto il mio braccio artificiale…”
Il ragazzo rimase in attesa, e dopo qualche minuto il
droide dorato comparve con il guanto nero in mano. Anakin lo prese ma non lo
indossò, e corse all’attracco per scafi del palazzo: lì trovò una piccola
imbarcazione e vi saltò sopra. Digitò i comandi di accensione, edopo pochi secondi il piccolo scafo solcava le
acque del lago; Anakin lo indirizzò verso una serie di piccole insenature,
sulla spondaopposta alla loro
residenza. E fu in una di quelle spiaggette che il ragazzo scorse la moglie, in
compagnia dei bambini e di Versè.
Anakin cominciò quindi a manovrare il suo scafo
manualmente, e attraccò sul piccolo molo a fianco dell’imbarcazione utilizzata
da Padmè, a una certa distanza da dove si trovavano lei e i piccoli. La giovane
si trovava in acqua, immersa fino alle ginocchia, e dondolava Leia in modo tale
da farle bagnare i piedini, mentre Versè a poca distanza osservava la scena con
Luke in braccio. Furono proprio gli urletti del piccolo in direzione del molo a
richiamare l’attenzione di Padmè, che scorse l’atletica figura del marito
indaffarata a ormeggiare lo scafo. La ragazza uscì allora dall’acqua, e
sistemando Leia sull’ampio telo, corse verso Anakin, il quale vedendo Padmè
venirgli incontro, allargò le braccia: la giovane si lanciò sul marito,aggrappandogli le braccia intorno al collo.
Il ragazzogli passò una mano dietro la
vita e una dietro le gambe,la sollevò
in braccio e così si diressero verso i bambini.
Arrivati da Versè e dai piccoli, Anakin posò
delicatamente a terra la moglie, e fece una smorfia guardando a terra.
“Che succede?” gli chiese Padmè, mentre Luke e Leia
stavano allegramente gattonando verso il padre con dei gridolini di gioia.
“Sabbia…” fu la laconica risposta del ragazzo.
Padmè scoppiò a ridere: suo marito non era un amante
della sabbia, nonostante fosse cresciuto in un pianeta desertico.
“Non mi piace la sabbia… è granulosa, ruvida, e
irrita la pelle… e s’infila dappertutto!” le aveva detto, prima di chinarsi a
baciarla, appoggiati alla balaustra del grande balcone nell’ala est del
palazzo. Il loro primo bacio.
“Su, orso… Cosa vuoi che sia?” finse di rimproverarlo
Padmè, e Anakin sorrise, mentre Luke e Leia tentavano di arrampicarsi sulle
gambe del ragazzo. La giovane osservò il marito sfilare da un lato dei
pantaloni il guanto nero che portava a protezione della protesi meccanica, e
iniziare a infilarlo sul braccio destro, mentre i bambini ai suoi piedi
cominciavano a spazientirsi. Ma Anakin non aveva mai preso in braccio o toccato
i figli senza il guanto: le aveva spiegato che non voleva trasmettere ai
bambini la sensazione fredda dell’artificiale.
Terminata l’operazione, Anakin si piegò e sollevò tra
le braccia entrambi i figli, i quali cominciarono a urlare dalla gioia, a
toccare il viso del ragazzo e a tirargli i capelli biondi, mentre Anakin a
turno li divertiva con boccacce e solleticandoli con il naso o la bocca
Mentre i bambini continuavanoprepotentemente ad impossessarsi del suo
volto, il giovaneposò lo sguardo su
Padmè.
Loro erano la sua vita, la sua nuova vita. E questa era
la felicità che aveva disperatamente cercato e voluto, ma creduto di non poter
mai assaporare.
********************************
Passeggiando per le strade di Coruscant, non si
poteva non rimanere estasiati dalla perfezione di quella città che occupava da
sola l’intero pianeta. Il centro nevralgico di Coruscant era costituito dall’
enorme ed elegante costruzione sede del Senato della repubblica, oltre che
dall’imponente tempio jedi. Intorno a questi due edifici si era poi sviluppata
tutta l’urbanistica della città:gli
altissimi grattacieli e i palazzi formavano una skyline suggestiva, nonché
trasmettevano l’idea della potenza e della prosperità di Coruscant. Ma come
ogni città, anche la capitale possedeva la sua zona d’ombra. Accanto ai
meravigliosi palazzi si trovavano infatti anche le zone più povere, dove a
regnare era la corruzione e la malavita; per sopravvivere si ricorreva al furto
e al contrabbando. E proprio in uno di questi miseri luoghi dimenticati da
tutti si trovava il quartier generale, mascherato da una lussuosa abitazione,
di uno dei più grossi contrabbandieri della malavita di Coruscant: qualsiasi
cosa ti potesse servire, anche la più strana o la più ingombrante di tutta la
galassia, Seekam te la trovava. Se potevi permetterti la sua forte parcella per
il disturbo.
Seekam era un alieno che aveva creato il suo
malavitoso impero cominciando dai locali: gli spaccacervelli erano la sua
specialità. Poi, una volta entrato nel grosso giro, aveva cominciato ad
investire acquistando i locali stessie
creandosi la reputazione di potente boss: non aveva molti rivali, anzi non ne
aveva affatto. Troppa paura incutevano le teste mozzate degli sventurati che
avevano osato opporsi a Seekam, le quali spiccavano in bella vista nella sala
dove il contrabbandiere trattava i suoi affari.
Ma al sicario dalla testa bendata la storia di Seekam
non importava affatto: lui aveva bisogno di alcune cose, e il suo maestro gli
aveva ordinato di recarsi nella residenza di quell’alieno, poiché solo lì le
avrebbe trovate.
I due enormi bruti nemodiani aprirono la grande porta
della sala degli affari di Seekam e dopo aver accompagnato dentro il sicario,
se la richiusero alle loro spalle e rimasero dentro la stanza ad osservare
quell’individuo misterioso, per accertarsi che non creasse guai con il loro
padrone.
Il sicario si diresse verso il grande divano, dove
Seekam stava comodamente disteso assieme a due giovani aliene, e osservò il
contrabbandiere: il corpo umanoide, lungo e sottile, era fasciato da
un’aderente tunica color porpora; la testa poggiava su un corto collo, e aveva
le sembianze di una serpe: gli occhi stretti e gialli attraversati da una
fessura nera, la pupilla; la bocca sporgente, dalla quale spuntavano denti
acuminati e una sottile lingua biforcuta; ai due lati della testa due sottili
ma grandi protrusioni cartilaginee.
“Ooooh… Benvenuto ….”Seekam tolse le quattro mani dai corpi delle giovani aliene, e alzandosi
in piedi, fece loro un cenno “io e quesssto mio nuovo amico dobbiamo parlare di
affari, ora…. Ci vedremo più tardi, ragazze….” Le due si allontanarono
rapidamente e il contrabbandiere, strofinandosi le mani, si diresse verso la
grande scrivania, lasciando che la sua lunga coda si trascinasse lentamente sul
pavimento.
Il sicario seguì Seekam, e provò ribrezzo per
quell’essere viscido e ozioso. Si domandò come potesse essere così temuto e
soprattutto come fosse capace di uccidere, visto la sua corporatura longilinea
e priva di qualsiasi muscolo. Concluse quindi che non era di certo lui a
sporcarsi le mani.
I due si misero seduti, sempre sotto l‘occhio attento
dei due bruti nemodiani.
“Ho bisogno di alcune cose. Molto ingombranti e molto
rare, ormai.” Cominciò il sicario.
“ Niente è impossssibile per me, mio buon amico… “
rispose Seekam.
“È per questo che sono qui”
“Di cosssa hai bissssogno?”
“Di alcune navi d’assalto repubblicane e degli
astrocaccia, risalenti all’ormai perduta guerra dei cloni...”
Seekam guardò stupito il suo interlocutore.
“Ssssembra che tu debba invadere un pianeta…”
“Niente domande. Mi servono e basta.”
“Ssssei fortunato, amico mio… devi sssapere che
quando il nuovo cancelliere decisssse di ssssmantellare l’essssercito della
repubblica, un mio ssssocio in affari, diciamo cosssì, mi ha passato
sssottobanco quasi tutti i mezzi militari… compresssso ciò che tu mi sssstai
chiedendo….”
Seekam tirò fuori da un cassetto della scrivania un
pezzo di carta e cominciò a scriverci sopra.
“Quesssto ti cossssterà parecchio, amico mio… ma
ssssono sssssicuro che non è un problema, non è vero?” domando subdolo il
contrabbandiere, posando lo sguardo alla fila di teste mozzate e impagliate.
Il sicario non si scompose “Certo, nessun problema…”
Seekam finì di scrivere e consegnò il foglio
all’individuo dalla testa bendata.
“Recati a quesssto indirizzo con quessssto foglio…
non faranno domande e non creeranno problemi, vissssto che ti mando io…. È un
enorme disssscarica di mia proprietà, ma in realtà massssschera un hangar
ssssotterraneo dove tengo i mezzi dell’essssercito. I mezzi sssaranno
mimetizzati da trassssporti civili, altrimenti non potremmo neanche pensssare
di farli uscire da Coruscant.”
Il sicario
prese il foglio e se lo infilò sotto il saio. Ma il suo sguardo era posato da
diverso tempo su un piccolo aggeggio appoggiato sulla scrivania: era costituito
da due lunghe e sottili astine metalliche, in mezzo alle quali si trovava un
dispositivo circolare ricoperto da una grata. In fondo a un’astina si trovava
un piccolo pulsante, e tutto questo in pochi centimetri.
“Ti interessssa?” domandò Seekam, prendendo il
piccolo strumento nelle mani.
“È un ssssintetizzatore e riproduttore vocale.
Sssssspingi quessssssssto piccolo bottone, te lo infili in gola, e parli con la
voce della persssssona che è programmata all’interno del ssssssintetizzatore.”
Detto questo il contrabbandiere si infilò lo strumento in bocca, e riprese a
parlare con la voce del sicario.
“Effetto realistico al duecento percento.
Programmazione immediata. Peccato che ha ancora dei limiti: viste le
dimensioni, ogni riproduttore può contenere una singola voce.”
L’individuo bendato non fece una piega. Seekam si
tolse l’oggetto dalla bocca e dopo aver spinto il piccolo pulsante, lo appoggiò
nuovamente alla scrivania.
“Conoscevo già questo strumento…sono interessato a
una voce…” affermò il sicario
“Ho tutte quelle che vuoi…Ssssenatori, guardie di ssssicurezza…è molto
facile programmarne uno, come hai potuto vedere…bassssta sssssolamente una
breve frasssse del diretto interessssato.”
“Mi serve la voce di un jedi”
Seekam lo guardò e fece un cenno a uno dei due bruti,
che accorse subito alla scrivania.
“Abbiamo anche i jedi… anche sssse è ssssstato molto
difficile… il prezzo quindi ssssale ancora…”
“Ho già detto che i soldi non sono un problema.
Voglio il riproduttore vocale di Anakin Skywalker.”
Seekam scrisse di nuovo qualcosa su un pezzetto di
carta e lo porse al bruto “Dallo a Daknar, in magazzino”
L’enorme nemodiano corse fuori, e dopo qualche minuto
ritornò con una scatolina in mano.
Seekam la prese e la porse al sicario, il quale la
aprì: dentro c’era un riproduttore vocale e un cartellino: JEDI, SKYW.
Seekam si alzò in piedi, e il sicario lo imitò.
“Io sono a posto così” esordì l’individuo bendato.
“Bene, bene… allora passssssiamo al denaro… pagamento
anticipato, ovviamente. E per anticipato intendo adesssssso. Poi tu ritira
tutto quando ti pare…”
“D’accordo…”
“Allora… mezzi militari… numerossssi mezzi
militari….più un riproduttore vocale di un jedi…in tutto fanno…” Seekam non finì la frase:
una scintillante lama laser rossa gli aveva staccato la testa di netto dal
collo.
Non sia mai che ti paghi per questa roba….
I due bruti nemodiani si scagliarono contro il
sicario, ma questi con un rapido movimento trafisse il primo a portata di
spada. Il bruto si accasciò senza un gemito, mentre l’altro caricò l’individuo
bendato. Egli allora spicco un salto e si portò dietro l’enorme guardia del
corpo, e senza nemmeno girarsi, accese la seconda lama della sua spada laser,
la quale andò a trafiggere il gigantesco individuo nella schiena.
Quando la calma tornò nella stanza, il sicario spense
la sua doppia lightsaber, e con tranquillità si diresse verso l’uscita della
sala degli affari. C’era un intero palazzo da sterminare: non si potevano
lasciare testimoni. Non ancora.
***************
Quando un ufficiale si presentò al tempio jedi per
ordine del cancelliere Organa a riferire che era stato ritrovato il cadavere
del contrabbandiere Seekam, e che insieme a lui erano stati uccisi, ormai da
diversi giorni,tutti quelli che
lavoravano nella sua residenza, il maestro Windu non riuscì a capire. Certo la
morte di uno come Seekam non poteva che essere un bene per Coruscant, ma perché
il cancelliere aveva ordinato il coinvolgimento dei jedi? Però quando
l’ufficiale riferì come i decessi erano sopravvenuti, a Windu si gelò il
sangue: non vi erano errori, le spade laser lasciavano ferite uniche. E le
lightsaber non erano le armi preferite solo dei jedi, ma anche dei sith. Dunque
una nuova minaccia si presentava all’orizzonte: i lord oscuri erano tornati.
Un consiglio straordinario era stato subito indetto,
e ora i maestri si trovavano nella grande sala, avvolti in un irreale silenzio
carico di preoccupazione.
“Di nuovo il lato oscuro ad avvolgere i nostri sensi
torna…” decretò Yoda.
“Sidious aveva ragione… Prima di morire è riuscito ad
iniziare qualcuno alle arti dei sith…” disse il maestro Windu.
“Già… ma chi?” domandò Obi Wan.
“Forse non dobbiamo cercare molto distante…”
“Che cosa intendi, maestro Rancisis?”
“Io dico che è opera di Skywalker!”
“Ma è assurdo! Le vostre accuse sono insensate!!”
proruppe Obi Wan
“Silenzio, maestro Kenobi!” lo riprese il maestro
Windu. “ Sappiamo tutti quanto ancora sei legato a Skywalker… Lasciamo parlare
il maestro Rancisis….” Quindi rivolgendosi all’anziano maestro, continuò “Come
puoi affermare una cosa tanto grave?”
“Skywalker ha ammesso di essere stato influenzato dal
lato oscuro… e ormai non è più un jedi… il passo è breve!” sentenziò Oppo
Rancisis, il quale non aveva mai mascherato la sua avversione verso Anakin. Obi
Wan non poteva più ascoltare.
“Qui non si tratta di amicizia o meno… si tratta di
riferire i fatti come stanno!” esclamò il maestro Kenobi alzandosi in
piedi.“E so per certo, maestro Windu,
che da quando Anakin è stato espulso non si è mai mosso da Naboo”
Obi Wan cercò gli occhi di Rancisis, il quale
ricambiò lo sguardo a testa alta. Fu il maestro Yoda a rompere la tensione.
“Ciò che il maestro Kenobi dice a verità corrisponde…
la sua forza un potente segnale è… e da Naboo arriva…”
“Maestro Yoda, forse il lato oscuro potrebbe
mascherare la realtà…”
“Non una parola di più, maestro Rancisis.. io sento
che Skywalker coinvolto non è… il lato oscuro potente è ritornato… e avvolge il
pianeta Mustafar…”
“Maestro Yoda permettetemi di andare e indagare!” le
parole di Obi Wan suonarono quasi come una supplica. Il piccolo maestro verde
stava per rispondere, quando l’attenzione di tutti fu attirata dalla figura
seduta vicino il maestro Rancisis: un jedi dai lunghi capelli spruzzati di
grigio, raccolti solo in parte in un piccolo codino, con due occhi verdi
guizzanti e qualche profonda rugaa
segnareun viso provato dal tempo e
dagli avvenimenti, ma ancora piuttosto affascinante: il maestro Lucius
Hydragen.
“Maestri se permettete vorrei andare io… conosco bene
quel pianeta, e tutto il sistema circostante: quando Raken era il mio padawan
lo abbiamo usato per l’addestramento oltre che come punto d’appoggio per
diverse missioni…”
“D’accordo maestro Hydragen, allora è deciso: tu e
Raken vi recherete su Mustafar.” Decise il maestro Windu, mentre Yoda dava il
suo assenso con un movimento del capo.
“Maestro Kenobi, tu resterai qui a Coruscant.”
Hydragen si alzò e mentre si inchinava nel saluto,
continuò “Porterò con me anche la mia padawan.”
“Va bene, Lucius… hai il permesso di andare.” Lo
congedò Windu.
Hydragen corse fuori dalla sala del consiglio, e si
diresse rapidamente verso il fondo del corridoio, dove due jedi, un uomo e una
donna, stavano parlottando a voce bassa.
L’uomo dimostrava circa trent’anni, ed era molto più
alto della ragazza accanto a lui, tant’è che per parlarle doveva piegarsi un
po’ con il busto. La ragazza, di aspetto umano ma con la pelle blu, portava i
capelli corvini cortiappena sotto
l’orecchio, a incorniciare un viso dai lineamenti delicati, ma dietro spuntava
una treccina lunga fino al fondoschiena, segno evidente che la giovane era una
padawan. Nessuna treccinainvece
spuntava dai capelli scompigliati dell’uomo, che dunque era già cavaliere. Sul
viso, dai lineamenti marcati ma belli, spiccavano due occhi celesti; una
sottile barba andava a incorniciare la bocca e si faceva un pochino più folta
sul mento, e sotto il labbro inferiore era stata modellata a creare un
triangolo.
La sottile barbetta continuava poi lungo tutto il
profilo del viso, andando a congiungersi con la basettaseminascosta dai capelli castani portati
spettinati e in avanti.
Entrambi portavano il lungo saio marrone
caratteristico dei jedi, ed erano evidentemente impazienti e in attesa. Quando
Lucius Hydragen li raggiunse, smisero subito di parlare, ma non fecero in tempo
a domandare nulla, poiché il maestro cominciò:
“Axelbi, Dana, all’hangar: Mustafar ci attende…”
******************
Capitolo 9
Coruscant, in quanto pianeta capitale,
era sicuramente il più florido e importante della galassia. Per questo con uno
dei suoi ordinamenti Organa aveva deciso di mantenere sull’atmosfera intorno al
pianeta un imponente incrociatore stellare, nonostante il suo primo decreto
avesse smantellato l’esercito dei cloni. L’incrociatore non aveva più lo scopo
che aveva in guerra, ma serviva solamente per controllare l’enorme traffico in
entrata e in uscita che Coruscant presentava.
Dunque solo una sessantina tra
meccanici e soldati cloni costituivano il personale dell’incrociatore, contro
le quasi duecento che venivano impiegate normalmente al tempo della guerra.
Uno degli hangar adibiti al
trasporto degli astrocaccia era stato modificato per creare una grande sala
operativa, dove diversi cloni addetti alle radio si occupavano di comunicare
con i mezzi in transito, richiedendo i codici di sicurezza, provenienza e
destinazione, motivo del viaggio e carico.
Fu in mezzo a questa solita
routine che uno dei cloni ricevette sulla propria consolle, oltre al normale
codice di contatto, anche l’identificativo speciale per l’atterraggio
all’interno dell’incrociatore. Il clone cominciò la normale procedura: avrebbe
approfondito in seguito.
“Sono Anakin Skywalker… il codice
identificativo del mio astrocaccia è KCP 8314EW”
“Generale Skywalker?!? Signore,
per me è un onore! A cosa devo…dobbiamo…?”
“Ho un importante messaggio per il
capitano Cody… sono in missione per ordine del Cancelliere Organa…è per questo che chiedo l’aggancio.”
“Ma signore, lei non è più un
jedi….”
“Con questo? Ciò non mi impedisce
di compiere delicati interventi per il senato…”
“Attenda, generale Skywalker…tornerò tra un minuto.”
Il clone si alzò dalla sua
postazione e corse nella sala comandi dell’incrociatore, dove si trovava il
capitano Cody. Dopo aver fatto il saluto militare, il clone cominciò.
“Capitano, c’è una richiesta di
atterraggio.”
“Soldato, sai quali sono le
procedure… non possiamo far atterrare nessuno nell’incrociatore.”
“Signore il codice speciale per
l’atterraggio è valido… è uno dei codici jedi..”
“Jedi? Ma chi è?”
“È il generale Skywalker,
signore!”
“Ma il generale Skywalker non è
più…”
“Dice che è in missione segreta…e
che ha un importante messaggio per voi”
Il capitano Cody rimase in
silenzio a pensare.
“Signore, l’identificativo vocale
corrisponde, il codici sono perfetti…” aggiunse il clone.
“D’accordo, soldato, dai l’ordine”
Il clone salutò nuovamente il
capitano, e corse alla sua postazione.
“Il Freedom le da’ il benvenuto,
generale Skywalker!”
Il clone fece un cenno a alcuni
soldati, i quali cominciarono subito le procedure per l’aggancio del piccolo
astrocaccia e per la disattivazione dei deflettori.
Se il soldato addetto alle
comunicazioni avesse avuto un contatto visivo con il piccolo mezzo monoposto,
ora avrebbe visto un individuo dalla testa bendata scostarsi le bende da
davanti la bocca e sfilarvi da dentro un piccolo aggeggio metallico. Avrebbe
visto qualcuno che di sicuro non era Anakin Skywalker accarezzare l’impugnatura
di una doppia lightsaber e pregustare il momento in cui avrebbe messo piede
sull’incrociatore. Facendostrage di
tutti i suoi occupanti.
********************
“Senatori, silenzio… SILENZIO!!!”
L’ufficiale addetto, nonostante i
suoi sforzi, non riusciva a riportare la calma all’interno del senato della
Repubblica.
La situazione era grave e molto
delicata. Da diverse ora non si avevano più notizie dell’incrociatore Freedom,
ovvero del principale garante della sicurezza del pianeta capitale.La postazione di terra collegata a tutte le
trasmissioni e a tutti i movimenti dell’incrociatore aveva comunicato che da
ore il Freedom non segnalava più la sua posizione: era letteralmente scomparso
dal radar. Inoltre non aveva più contatti con nessuno dei mezzi in transito
sull’atmosfera di Coruscant. Inizialmente non era stato dato l’allarme poiché
si era pensato a un guasto del sistema di localizzazione e delle trasmissioni:
a terra non c’era stato motivo di preoccuparsi, visto che l’incrociatore non
aveva inviato nessun allarme. Ma con il passare del tempo la situazione era
diventata del tutto innaturale: stava passando troppo tempo, per essere un
guasto, e il personale a bordo era il migliore che si potesse trovare. Dunque
era stato inviato un piccolo astrocaccia a controllare, e con stupore il clone
addetto alla ricognizione non aveva trovato nulla intorno all’atmosfera di
Coruscant. L’incrociatore era sparito, e chi l’aveva fatto sparire non aveva
dato il tempo al personale di dare alcun allarme. Inoltre aveva ben pensato di
spegnere ogni strumento elettronico prima di allontanarsi dall’atmosfera del
pianeta.
Dunque il senato era in fermento,
e non si riusciva a ristabilire l’ordine. Il cancelliere Organa, seduto sul suo
seggio, si accarezzò pensoso la barba, e con sguardo preoccupato cercò la sua
prima assistente, la senatrice Mothma, la quale si trovava nel corridoio
adiacente al punto d’attacco di una delle postazioni senatoriali vuote. La
donna stava ancora parlando con il capitano che aveva riferito la notizia
dell’incrociatore, e nonostante la distanza, Organa capì che quel colloquio
privato nascondeva qualcosa di molto grave che non doveva essere riferito al
Senato. Ma Bail si fidava di Mon Mothma, e anche quando vide la donna prendere
dalle mani del capitano clone qualcosa, il cancelliere sapeva che la sua
assistente stava agendo nel modo migliore.
Organa tornò a concentrarsi
sull’acceso dibattito, e vedendo che l’ufficiale non riusciva a ristabilire la
calma, decise di alzarsi in piedi e prendere il controllo della situazione. Al
suo movimento il senato tacque.
“Senatori, vi prego! Capisco che
la situazione è grave, ma dobbiamo rimanere calmi, e soprattutto uniti!”
“Cancelliere Organa, chiedo di
parlare!” proruppe il senatore Vilbaem
“Prego, senatore”
“La scomparsa dell’incrociatore è
un segnale chiaro… evidente!! Qualcuno è intenzionato a sguarnire le difese di
Coruscant per ATTACCARLA!!
Un coro di voci si alzò dalle
varie postazioni
“Il senatore Vilbaem ha ragione!”
“Qualcuno vuole una nuova
guerra!!”
“I separatisti non sono stati
annientati!!”
“Silenzio, Senatori! Ciò che dite
potrebbe essere vero, ma non è necessario rubare un incrociatore per fare una
guerra” fece notare il cancelliere.
“Ma cancelliere Organa, è evidente!
Vogliono attaccarci”
“Ma sarebbe un suicidio, senatore
Cylog! Attaccare subito la capitale… quando la Repubblica possiede
centinaiadi sistemi in se”
“Cancelliere, con tutto il
rispetto, perché sarebbe un suicidio?” domandò Vilbaem. “Dalla fine della
guerra dei cloni, Coruscant ha mantenuto solo piccole guarnigioni, che da sole
non sarebbero sufficienti per fronteggiare un attacco…”
Il senatore si interruppe, e un
brusio si alzò dalle postazioni. Organa ascoltava attento.
“… mentre chi vuole attaccarci
ruba un imponente incrociatore stellaree non sferra un attacco immediato… creando una falla che potrebbe
permetterci di organizzare le difese…”
Numerosi assensi si levarono, ma
Organa strinse i pugni e cominciò a parlare cercando di mascherare l’ira.
“Senatori, proprio voi che un anno
fa mi eleggeste per poter avere un lungo periodo di pace, ora mi chiedete di
ripristinare l’esercito di cloni della Repubblica? È inaudito!”
Vilbaem riprese a parlare.
“Èterribile, cancelliere… ma necessario, se non vogliamo soccombere…”
Sul senato calò il silenzio. Il
cancelliere si mise seduto e appoggiò la testa su una mano. Nel frattempo,
accanto a lui, era ritornata a sedere una preoccupatissima Mon Mothma.
Dopo alcuni istanti, che parvero
interminabili, Organa si rialzò, e con voce tuonante iniziò a formulare la
procedura per iniziare una votazione, e dopo un’ora, sotto scroscianti
applausi, veniva deciso il ripristino del quaranta percento del vecchio
esercito della Repubblica: una piccola parte, ma più che sufficiente, secondo
il cancelliere.
Organaapprovò il decreto e sciolse la seduta,
dopodichè diede ordine che la postazione si ritirasse. L’addetto digitò alcuni
comandi e piano piano la grande piattaforma circolare scese fino a ritrovarsi
nell’ufficio del cancelliere. Una volta nella stanza, lontani dagli occhi di
tutti, Organa si prese la testa tra le mani e si rivolse a Mon Mothma, che nel
frattempo si era alzata dalla sua sedia e camminava nervosamente su e giù.
“Proprio io che firmo il decreto
per ripristinare l’esercito…” cominciò sconsolato il cancelliere.
“Lascia perdere, Bail… c’è
qualcosa di molto più grave” lo interruppe Mon Mothma, che quando si trovava da
sola con il cancelliere perdeva ogni formalità: i due erano troppo amici per
parlarsi in tono ufficiale.
“Lo immaginavo… ti ho vista con
quel soldato… che cos’è che non si deve sapere?” domandò Organa, ricomponendosi
sulla sedia.
La donna appoggiò un piccolo
strumento sulla scrivania, di fronte Bail.
“Che cos’è?”
“È il registratore interno della
strumentazione di terra collegata all’incrociatore”
“E allora?”
“Allora la postazione di terra
possiede una copia di tutte le trasmissioni che l’incrociatore invia e riceve,
per un sistema di controllo.”
“Quindi deduco che grazie a questo
strumento sappiamo quali sono stati gli ultimi contatti del Freedom.”
“Esatto. Ed è per questo che la
situazione si fa più grave e delicata di quanto non lo sia già.”
“Sentiamo”
La senatrice mosse le dita sui
comandi, e poco dopo una voce gracchiante uscì dallo strumento. Le parole che
seguirono lasciarono sgomento il cancelliere.
Ho un importante messaggio per
il capitano Cody… sono in missione per ordine del Cancelliere Organa…è per questo che chiedo l’aggancio BZZZ
Ma signore, lei non è più un jedi….BZZZ
Con questo? Ciò non mi impedisce di compiere delicati interventi per il
senato BZZ”
Mon Mothma spinse altri tasti, e la
voce gracchiante riprese.
“Il Freedom le da’ il benvenuto, generale Skywalker! BZZ”
La donna spense lo strumento.
“Le registrazioni terminano dopo
questo contatto” disse con fatica la donna.
“Vuoi dire che l’incrociatore è
scomparso dopo che…”
Mon annuì.
Organa batté i pugni sulla
scrivania.
“Non ci credo… mi rifiuto di
crederlo!”
“Anche io sono convinta che
Skywalker non c’entri, Bail, non fraintendermi… eppure tutte le identificazioni
riconducono a lui! Queste sono prove schiaccianti… te l’immagini se venissero
rese pubbliche? Arresto immediato, se non condanna a morte… anche la povera
Padmè ne uscirebbe distrutta…”
Il cancelliere si alzò in piedi, e
prendendosi il mento tra le mani, cominciò a parlare.
“Dobbiamo agire in fretta… il
capitano?”
“Non parlerà, stanne certo.”
“Bene. Tutto questo non dovrà
uscire da questa stanza.”
Mon Mothma annuì.
“Fai venire in gran segreto i
maestri Windu, Yoda e Kenobi. Riferiremo con loro della situazione.… sapranno
comportarsi. E non tradiranno Anakin”
La donna si avviò verso l’uscita
dell’ufficio, e Organa rimase da solo, schiacciato dai suoi pensieri e dalle
sue preoccupazioni.
Anakin aprì lentamente gli occhi,
e pazientemente attese che la vista si abituasse alla penombra della camera da
letto. Poi alzò la testa, e rimase a contemplare quel corpo meraviglioso sotto di
lui, che fino a un istante prima gli aveva fatto da morbido cuscino.
Appoggiandoil mento tra i seni di
Padmè, osservò il viso di sua moglie, i lineamenti addolciti dal sonno, i
morbidi riccioli sparsi sul cuscino, e si sentì nuovamente comequel giorno di tanti anni prima, a Tatooine,
quando aveva solo nove anni e la vedeva per la prima volta. E come allora la
domanda affiorò alle sue labbra:
“…sei un angelo?” sussurrò Anakin,
nel silenzio della camera da letto. Non ottenne risposta, ma non ne aveva bisogno.
Rimase ancora fermo qualche istante, poi piano fece scivolare le sue braccia,
che si trovavano sotto quelle di Padmè, in modo tale da potersi alzare. Si
bloccò quando vide sua mogliesussultare, ma quando la ragazza si posizionò su un fianco continuando
beatamentea dormire, Anakin riprese a
muoversi e dopo qualche istante era in piedi accanto al letto.
Lentamente si infilò la tunica
color sabbia,lunga fino ai piedi , e si
mosse silenziosamente verso i lettini dei figli. Leia dormiva ancora profondamente,
mentre Luke era già sveglio ma sembrava non essere intenzionato a far chiasso,
quasi volesse rispettare il sonno pacifico di sua madre e della sorella. Anakin
si chinò per accarezzare delicatamente il viso della figlia, poi sollevò tra le
braccia Luke e uscì dalla stanza senza far rumore.
Anakin si diresse verso la grande
balconata dell’ala est, e dopo aver appoggiato Luke a terra, lasciò che
scorazzasse per l’ampio spazio. L’aria era calda, ma la leggera brezza
proveniente dal lago non rendeva l’ambiente afoso. Anakin si mise seduto a
terra e osservò i tentativi del piccolo Luke di camminare: il ragazzo non potè
fare a meno di constatare quanto il figlio, che ormai aveva quasi un anno, gli
somigliasse, anche lui con i capelli biondi e i profondi occhi azzurri. Leia
invece assomigliava tantissimo a Padmè: gli stessi capelli castani, gli stessi
lineamenti dolci e regali.
Luke stava ora cercando di
camminare verso il padre, ma dopo qualche passo perse l’equilibrio e stava per
ruzzolarea terra se Anakin, usando la forza, non lo avesse tenuto
bloccato a mezz’aria.Ridendo, il
giovanelo posò senza danni sul
pavimento e il piccolo si guardò intorno, stupito da quell’avvenimento strano,
ma poi non vi badò più e riprese i suoi tentativi. Poco dopo Anakin scorse
l’elegante silouhette della moglie avvicinarsi con Leia in braccio, e insieme
trascorsero la mattinata nella grande balconata, osservando i gemelli giocare e
chiacchierando del più e del meno senza preoccupazioni. Almeno fino a quando
Anakin non percepì l’arrivo di Obi Wan.
“Abbiamo visite!” esclamò, e
porgendo la mano a Padmè l’aiutò ad alzarsi dalla sedia. Dopo aver lasciato
Versè a controllare i piccoli, i due si diressero verso l’ingresso del palazzo,
e poco dopo la figura barbuta di Obi Wan comparve sulla soglia.
“Come stai Anakin?” domandò il
jedi abbracciando l’amico.
“Bene, grazie… Come sei riuscito a
venire, questa volta?” chiese di rimando Anakin, ma Obi Wan rispose
stringendosi nelle spalle.
“Padmè…” si rivolse quindi Obi Wan
alla ragazza,la quale abbracciò il
vecchio amico. “Ogni volta che vengo sei sempre più bella… e mi stupisce come
tu possa ancora sopportare questo qua…”scherzò il jedi, e Padmè sorrise. Anakin intanto stava osservando il suo
maestro: Obi Wan era preoccupato, nonostante volesse nasconderlo, ma il suo
comportamento lo tradiva. Anakin lo conosceva troppo bene per poter essere
ingannato.
“Dove sono le forze della natura?”
chiese il jedi, riferendosi ai bambini. Ma Anakin cercò gli occhi di Obi Wan.
“Cosa succede, maestro? la tua non
è una semplice visita di cortesia, non è vero?”
Anche Padmè si era accorta che
qualcosa non quadrava, e ora attendeva la risposta di Obi Wan.
Il maestro jedi sospirò.
“Dobbiamo parlare, Anakin. In
privato. È successa una cosa gravissima.”
***************
Il piccolo pianeta di
Mustafar,situato sull’orlo
esterno,nonostante la sua geologia
instabile costituiva un importante risorsa naturale preziosa. I fiumi di lava
che lo attraversano venivano infatti raccolti grazie all’imponente struttura
del raffinatore per ottenere energia.
Mustafar è un pianeta remoto, in un sistema altrettanto lontano…
rappresenta il luogo ideale per nascondersi… ma dove, maledizione?
Il maestro Hydragen era perso
nelle sue riflessioni, appoggiato alla balconata dell’impianto di controllo,
costruito tra le pareti di roccia vulcanica. Erano ormai diversi giorni che si
trovava lì, insieme alla sua giovane padawan Dana Ling e delfidato ex allievo Axelbi Raken. Avevano ormai
perlustrato più della metà del sistema, senza risultato: il misterioso sith non
si era fatto trovare. Il lato oscuro era l’unico segnale che i tre jedi avevano
a disposizione: cresceva ogni giorno di più, e avvolgeva in un manto malefico
tutto il sistema, ma in particolar modo il pianeta di Mustafar. Dunque era
inutile continuare a cercare altrove: era lì, su quel globo infuocato, che
bisognava concentrare gli sforzi e l’attenzione.
Hydragen ripensò agli anni in cui
Axelbi era stato suo padawan, all’addestramento cui lo aveva sottoposto in quello
scenario apocalittico di vulcani in eruzione; ricordava come il centro di
controllo alle sue spalle nascondesse un infinità di stanze e androni, come si
snodasse all’interno della parete vulcanica per chilometri. Ci sarebbero voluti
giorni per perlustrare tutto, ma erano in tre e prima o poi, Hydragen ne era
sicuro, avrebbero stanato quel maledetto sith.
Il maestro jedi fece un passo
indietro, staccandosi dalla balconata. Sotto di lui un andirivieni di droidi e
piattaforme stava trasportando senza sosta tonnellate di rottami destinati ad
essere fusi nel fiume di lava. Doveva recarsi nella piccola sala operativa
accanto alla sala comandi, dove avrebbe trovato Dana e Axelbi ad aspettarlo per
decidere il briefing di quella nuova giornata di ricognizione, ma rimase ancora
per qualche secondo ad osservare quel panorama tanto terribile quanto
affascinante.
Fu questione di una attimo: il
maestro Hydragen stramazzò al suolo, colpito violentemente alla testa. Mentre
cadeva a terra, il jedi si chiese com’era stato possibile che i suoi sensi non
l’avessero messo in allarme, che non avessero sentito pericoli. Prima che il
buio totale lo avvolgesse, la faccia a contatto con il freddo pavimento dipietra in netto contrasto con l’atmosfera
infuocata di Mustafar, Hydragen riuscì a scorgere due lucidi stivali neri, e il
suo ultimo pensiero prima di svenire andò a Dana e Axelbi affinché non
facessero la sua stessa fine.
Nello stesso istante, su Geonosis,
il Freedom attendeva nell’atmosfera del pianeta l’arrivo delle centinaia di
navi da trasporto che avrebbero dovuto caricare sull’incrociatore i droidi
prodotti in gran segreto negli ultimi mesi. Numerose navi d’assalto, anch’esse
cariche di droidi, si alzarono dall’area circostante la fabbrica, andando a
creare intorno all’incrociatore una flotta. Mentre le operazioni di imbarco
proseguivano, un astrodroide meccanico impostò sulla consolle dei comandi le
coordinate di Coruscant.
*******************
Obi Wan spense il piccolo
trasmettitore, e le ultime parole del clone soldato che dava il benvenuto a
bordo dell’incrociatore stellare al generale Skywalker si persero nei silenzi
attoniti di Anakin e Padmè. Mentre stavano ascoltando la registrazione, la ragazza
aveva cercato la mano del marito e l’aveva stretta forte, aumentando la presa
man mano che le parole si rivelavano.
“Obi Wan… non crederai che…” furono le uniche
parole che uscirono dalla bocca di Anakin, dopo un lungo silenzio.
“Se ci avessi creduto, ora qui non
ci sarei io maalmeno due guarnigioni di
cloni…” fu la laconica risposta del jedi, che continuò “ e sarebbe stato così,
se il cancelliere non avesse tenuto la registrazione segreta.”
“Bail ha fatto questo?” domandò
stupita Padmè.
“Anche lui non crede a questa
registrazione, ma si è reso conto che se la cosa divenisse pubblica sarebbe la
fine… per questo ne siamo a conoscenza solo io, Yoda e il maestro Windu, oltre
che il cancelliere e Mon Mothma.”
Anakin si alzò dalla sedia e si
portò di fronte alla vetrata, ascoltando la conversazione accarezzandosi il
mento.
“Anakin non si è mai mosso da qui,
Obi Wan!” proruppe Padmè
“Lo so Padmè, ma la prova è
schiacciante… dopo l’allontanamento dall’ordine Anakin ha perso molti consensi
tra i jedi.. in tanti credono che sia coinvolto nella sparizione
dell’incrociatore…”
“Rancisis…” disse automaticamente
Anakin: quando si trattava di attaccarlo, l’anziano jedi era sempre in prima
fila.
“Già.. il Senato ha votato per
ripristinare l’esercito, Coruscant è presidiata… la situazione è molto
delicata, Anakin… è per questo che Yoda e Windu mi hanno mandato qui..
all’insaputa di tutti…”
“Ma Obi Wan, è senza senso! Rubare
uno dei più grandi incrociatori della flotta stellare per attaccare subito la
capitale, quando negli altri sistemi dellarepubblica la situazione è normale… è semplicemente un suicidio!”
considerò Padmè, alzandosi anche lei dalla sedia.
“Lo ha pensato anche il
cancelliere… lo abbiamo pensato tutti, tranne un gruppo di senatori che ha
chiesto la votazione per il ripristino dell’esercito della repubblica. A loro
non importa se il piano che vi è dietro è folle o senza senso… Coruscant è
minacciata, e questo basta.”
Anche Obi Wan si tirò in piedi.
“La situazione è tanto grave
quanto anomala… per questo ti si chiede di tornare a Coruscant, Anakin…”
“Voglio venire anch’io! Voglio
parlare con il cancelliere, con Mon Mothma e…”
“Padmè, il rientro di Anakin sarà
tenuto segreto…le tue doti diplomatiche
sarebbero un aiuto prezioso, ora, ma non possiamo destare sospetti..”
“Prima scacciato, ora mi si chiede
di tornare nascosto come un ricercato… e se non riuscissimo a dimostrare
niente?” domandò all’improvviso Anakin.
Obi wan si portò di fronte
all’amico, estrasse da sotto il saio la lucente spada laser che un tempoera appartenuta ad Anakin, e mettendogliela
in mano parlò
“Sono sicuro che troveremo la via
giusta in questo labirinto… dopotutto quando ci sei in mezzo tu le cose non
sono mai semplici… sappi però che questo richiamonon fa di te nuovamente un jedi…. non ne ho
il potere, purtroppo… ”
Anakin soppesò la spada laser , la
rigirò tra le sue mani osservandola.
La mia vecchia vita…
Si voltò quindi per guardare
nuovamente fuori dalla vetrata, cercando con gli occhi i suoi figli, i quali
sotto lo sguardo divertito di Cordè tormentavano gioiosamente C3PO e R2D2
nell’ampio e curato giardino. Un sorriso si affacciò sulle sue labbra carnose,
prima di girarsi a posare gli occhi su Padmè.
La mia nuova vita…
Anakin sospirò, e guardando
l’amico, decretò:
“Finalmente ero davvero felice Obi
Wan…. Scoprirò chi ha causato tutto questo… e la pagherà molto, molto cara.
Dammi il tempo di prepararmi, tu intanto rifocillati. Voglio essere a Coruscant
il prima possibile…”
*************
Capitolo 11
Appoggiato sul muro di un
fatiscente appartamento in uno dei vicoli dei bassifondi di Coruscant, l’uomo
il cui viso era seminascosto da un ampio cappuccio marrone appartenente al
caratteristico saio dei jedi, seguì con attenzione ma senza farsi notare le
mosse di un ragazzino che da tempo lo puntava. Il ragazzo avrà avuto si e no
undici anni, abbastanzain quel luogo
per essere già un ladruncolo; troppo pochi per avere l’esperienza sufficiente a
non destare sospetti. L’uomo osservò il ragazzino compiere per l’ennesima volta
il giro del vicolo,continuò a rimanere
impassibile quando lo vide dirigersi ad ampi passi ma con studiata indifferenza
verso di lui. A pochi passi dalla sua vittima, il ragazzo finse di inciampare,
cadendo così addosso all’uomo avvolto dal saio.
“Mi dispiace signore… mi scusi!”
esclamò mentre infilava rapide le mani sotto la lunga veste marrone alla
ricerca di un borsello: una volta “ripulita” la sua vittima, sarebbe corso via.
Ma quando il ragazzino sentì al tatto il freddo acciaio, e percorse con le dita
l’elegante profilo di quella chenon
poteva essere altro che una spada laser, alzò spaventato gli occhi per cercare
quelli dell’uomo cui era caduto volontariamente addosso: uno sguardo benevolo
lo stava osservando, e il ragazzino lasciò che il barbuto jedi lo aiutasse a
rialzarsi. Poi Obi Wan mosse rapido due dita davanti al viso del giovane
ladruncolo:
“Per oggi basta così…” fu la frase
che accompagnò il trucco mentale, e il ragazzino se ne andò stralunato.
Nonostante quel piccolo diversivo,
l’attesa si stava facendo noiosa per Obi Wan: era almeno un’ora che si trovava
lì, era quello il punto d’incontro con Anakin. Dopo la partenza da Naboo,
cinque giorni prima, i due si erano messi segretamente a indagare sugli ultimi
avvenimenti, muovendosi per le vie di Coruscant presidiate da cloni e da AAT, i
cieli solcati dalle cannoniere repubblicane.
Cinquegiorni nei quali i due non avevano scoperto
niente che non si sapesse già, fino a quella mattinata: Anakin aveva avvisato
Obi Wan informandolo di avertrovato una
pista importante, e che doveva seguirla da solo. Prima di chiudere il
contatto,lo aveva pregato di attenderlo
al tramonto nel vicolo adiacente al suo alloggio provvisorio. Ma il sole stava
quasi totalmente calando su Coruscant, e di Anakin neanche l’ombra.
Obi Wan era assorto nelle sue
riflessioni quando un primo boato, attutito dalla lontananza, lo riscosse.
Che diamine…?
Il jedi uscì dal vicolo, e guardò
in direzione dell’esplosione: fumo nero si stava alzando dall’enorme area
industriale abbandonata di Coruscant. Sopra la testa di Obi Wan sfrecciarono
veloci numerose squadriglie di AAT e caccia. Il secondo boato e la seconda
fumata nera si presentarono a poca distanza dall’altra, mentre dal cielo sopra
la zona industriale migliaia di puntini scendevano verso terra.
Per la forza… è di nuovo guerra!
Obi Wan corse verso il punto dove
aveva lasciato il suo speeder, urtando e schivando i cittadini in preda al
panico e le squadriglie di cloni dirette verso il punto dell’attacco… il terzo
boato esplose sopra la sua testa, scaraventandolo a terra. Il jedi alzò gli
occhi al cielo, tra le urla di donne e bambini e i comandi impartiti dai cloni
con calma tipicamente marziale: il rombo delle navi da trasporto coprì ogni
suono, e presto l’intera strada fu invasa dai droidi che con precisione
sbarcavano uno dopo l’altro sul suolo di Coruscant.
Obi Wan estrasse la sua spada
laser, respingendo gli attacchi dei droidi edistruggendoli con rapidi e precisi colpi, quando la sua attenzione fu attirata
da un gruppo di uomini e bambini, che terrorizzati non sapevano come uscire dal
vicolo nel quale si trovavano intrappolati.
Il jedi si avvicinò allora a un
clone, impegnato a sparare colpi di folgoratore.
“Soldato… SOLDATO!!” Obi Wan urlò,
cercando di sovrastare con la sua voce i rumori dei mezzi e degli spari. Il
clone afferrò Obi Wan e lo trasportò dietro un carro armato.
“Maestro Kenobi, se dobbiamo
parlare, non possiamo certo farlo nel bel mezzo di un campo di battaglia,
signore!”
“Giusta osservazione…” gli occhi
del jedi si posarono di nuovo su quel gruppo di persone: erano arrivati altri.
Quel vicolo era l’ideale per ripararsi dalla battaglia, ma allo stesso tempo
costituiva una vera e propria trappola…
“Soldato, ordina a un tuo
superiore di portare giù una cannoniera…”
“Maestro Kenobi, signore, è
impossibile!!”
Obi Wan spinse la testa del clone
in direzione di quegli uomini, quelle donne e quei bambini che speranzosi ora
guardavano il barbuto jedi.
“Quelle persone non c’entrano
nulla… dobbiamo evacuare la zona. E le cannoniere hanno posti a sufficienza…”
Il soldato rimase in silenzio, poi
si appoggiò la mano sul casco, all’altezza dell’orecchio: Obi Wan lo sentì
trasmettere via radio con il suo superiore. Dopo un rapido scambio di battute,
il clone riarmò il suo folgoratore:
“Maestro Kenobi, andiamo a
recuperare quei civili, stanno portando giù la cannoniera… la copriremo noi…”
Il jedi e un gruppo di soldati,
richiamati da un cenno del clone, corsero in direzione del vicolo, mentre il
fragore dei motori del mezzo d’attacco repubblicano si faceva sempre più
vicino. I soldati crearono un corridoio dal vicolo al trasporto, e il jedi
guidò dentro la cannoniera il gruppetto; quando finalmente furono tutti a bordo
e il clone comunicò al pilota di poter partire, Obi Wan andò rapidamente a
ripararsi dietro un carro armato carico di soldati e rispose alla chiamata del
suo comlink, che da tempo segnalava una richiesta di contatto.
“Maestro Kenobi! Tu e Skywalker
dovete accorrere all’ufficio del cancelliere! Immediatamente” le parole di
Windu fecero tremare il piccolo comlink.
“Maestro Windu! È guerra! Migliaia
di droidi stanno piombando sulla zona industriale… e non solo!! Com’è possibile
che non ce ne siamo accorti??”
“Non perdiamo tempo, Obi Wan,
corri qua insieme a Skywalker… il cancelliere sta ripristinando in via
eccezionale le cariche militari della guerra dei cloni… Numerosi generali jedi
stanno accorrendo
all’area industriale… ma voi mi
servite QUI, ORA!!”
Obi Wan spense il comlink e saber
in pugno corse a recuperare il suo speeder… ma con sorpresa non lo trovò.
Maledizione!!
Il jedi si guardò intorno,
sperando di trovare qualcosa che potesse rimpiazzare il suo mezzo.. ma trovò
solo decine di droidi in assetto da guerra che gli marciavano contro.
Obi Wan sospirò e fece alcuni
passi verso di loro, quando da una strada laterale vide spuntare a velocità
pazzesca uno speeder che falciò i droidi e che dopo un mezzo giro in aria gli
si avvicinò: la cupolina del posto di guida si aprì, rivelando un tranquillo
Anakin.
“Anakin! Finalmente! Dove diavolo ti eri
cacciato?”
proruppe Obi Wan, mentre saltava
al posto passeggero.
“Dove mi ero cacciato IO??? E tu
allora? Avevamo un luogo d’incontro ben preciso!!”
“Ma per la forza, ti sei accorto
che ci stanno attaccando?”
Anakin ripartì a tutta velocità,
schivando spari e mezzi d’assalto.
“Dirigiti al Senato.. ci attendono
là…” comunicò un afflitto Obi wan, mentre in lontananza la zona industriale
abbandonata veniva devastata dalle esplosioni.
.
**********************************
“E’ assurdo… sempre più senza
senso!”
Obi Wan, con le braccia
conserti,guardava dalla grande vetrata
dell’ufficio del cancelliere il fuoco e le fiamme provenienti dalla lontana
area industriale, denominata ora “Red Zone”. Scrutando il cielo, vide le
centinaia navi d’assalto pronte a sbarcare e a lasciare il loro carico di
droidi; a loro si opponevano gli astrocaccia repubblicanie le truppe di terra a bordo dei turbo carri
armati.
Seduto alla scrivania, affiancato
da due soldati, il cancelliere Organa firmava senza sosta decreti eccezionali e
disponeva per fronteggiare quella situazione d’emergenza. Yoda e Windu sedevano
tesi sulle due poltroncine opposte a al cancelliere, accanto alla senatrice
Mothma; Anakin se ne stava appoggiato alla parete e attendeva che si arrivasse
finalmente a una decisione: era inquieto, molto inquieto, e non era per
l’attacco alla capitale. Era preoccupato, sentiva un pericolo, ma non riusciva
a ricondurlo a niente. Osservando il grande ufficio, il ragazzo tornò al giorno
in cui, con la morte di Palpatine, era diventato l’eroe della galassia, ma allo
stesso tempo era venuto a conoscenza della parte più terribile nascosta in lui.
Forse era l’ambiente e i relativi ricordi a suscitargli quell’agitazione.
Anakin guardò fuori dal vetro,
nella stessa direzione di Obi Wan. Il maestro Windu, al loro arrivo, aveva
riferito come la situazione si era evoluta, precipitando nel conflitto: circa
due ore prima un piccolo gruppo di astrocaccia aveva intercettato il Freedom,
ma la scorta di assaltatori che accompagnava l’incrociatore aveva abbattuto i
mezzi repubblicani. Diverse squadriglie si erano alzate in volo, e tutt’ora
stavano sostenendo una battaglia aerea con i mezzi d’assalto nemici
nell’atmosfera di Coruscant; nella confusione generale, il Freedom era riuscito
a sganciare le navette d’assalto, le quali avevano dato il via all’attacco su
terra.
“Com’è possibile che, per la
seconda volta, non ci siamo accorti di niente?” domandò afflitto Obi Wan.
“Materia vivente non è presente in
questo assalto.. per questo di nulla ci siamo accorti…” decretò grave Yoda.
“Maestro Windu, qual è la
situazione?” chiese il cancelliere, finendo di firmare le ultime carte.
“Il maestroKi Adi Mundi e il maestro Plo Koon si trovano
alla “Red Zone”; i maestri Eeth Koth, Yarel Proof e Adi Gallia stanno
coordinando le truppe di rinforzo”
Organa si alzò dalla sua sedia.
“E’ terribile… una nuova guerra!
Non credevo potesse essere possibile un nuovo attacco alla capitale…”
“Per fortuna sono atterrati in una
zona ormai deserta… l’area industriale è abbandonata da anni” osservò Mon
Mothma.
“Non si è trattato di fortuna.
Tutto ciò è senza senso. C’è qualcosa che non va…”
Le parole di Anakin attirarono
l’attenzione del gruppo. Il ragazzo si avvicinò alla scrivania del cancelliere.
“Partiamo dall’inizio, al giorno
in cui è stato rubato l’incrociatore. Chi ha i mezzi per sferrare un attacco di
questa portata avrà avuto senz’altro la possibilità di assaltare il Freedom, ma
non l’ha fatto. Ha preferito farsi agganciare utilizzando una voce amica, per
inciso la mia, per poi far strage degli occupanti senza dare la possibilità di
chiedere aiuto e portarsi via in tutta tranquillità l’incrociatore, lasciando
dietro di se il mistero sulla sua identità . Chi ha organizzato tutto questo è
un abile burattinaio.. e il burattino alla quale è più interessato sono io…”
concluse Anakin, appoggiando il piccolo riproduttore vocale sulla scrivania.
“Era questa la pista che stavi
seguendo?” domandò Obi Wan, avvicinandosi.
“Si.. non è stato facile trovarlo,
ma è con questo che il nostro misterioso nemico ha assaltato il Freedom.”
“Che cos’è? Una bomba?” azzardò
preoccupata Mon Mothma.
“No… è un sintetizzatore e
riproduttore vocale. Me l’ha venduto un contrabbandiere, che a sua volta
l’aveva acquistato da…”
“…Seekam…” finì la frase Obi Wan.
“Esatto. Questo piccolo strumento,
inserito in gola, permette di riprodurre perfettamenteil timbro vocale della persona registrata in
memoria. L’inganno è perfetto, poiché a un controllo delle modulazioni vocali e
delle lunghezze d’onda, la falsificazione non si discosta dall’originale.”
Anakin si inserì in gola
l’apparecchio, e riprese a parlare con la voce di Organa.
“Mi è bastata registrare una sua
breve frase, cancelliere… ed ecco il risultato.”
Il ragazzo si sfilò il
riproduttore e dopo averlo ripulito lo posò nuovamente sulla scrivania, sotto
lo sguardo attonito degli altri.
“Questo ti scagiona completamente
, Skywalker… ma c’è qualcos’altro, non è vero?” lo interrogò Windu.
“Si, maestro… Scegliere il mio
timbro vocale poteva tornare utile per molti motivi, primo fra tutti il fatto
di non essere più un jedi: ciò avrebbe evitato un riscontro immediato…”
“Ma?” chiese Organa, incalzando
Anakin.
“Ma questo non è l’unico motivo.Hanno utilizzato proprio me perché sapevano
che il mio nome avrebbe creato un notevole caos tra le istituzioni, ma allo
stesso tempo non sarebbe stato rivelato perché in tanti non avrebbero esitato a
sbattermi su due piedi in prigione.. Sapevano anche che a causa di questo mi
avreste fatto rientrare segretamente a Coruscant… il nostro nemico doveva
creare una situazione sufficientemente grave per coinvolgermi e farmi tornare….
io dico che il nostro misterioso nemico vuole me… o meglio vuole la mia morte. Per
questo ha fatto di tutto per farmi arrivare nella capitale”
“Il tuo ragionamento non fa una
piega, Anakin, fino alla conclusione” osservò Obi Wan, che riprese “Se qualcuno
ti vuole morto è perché ti conosce… e chiunque sa che ci vuole ben altro che un
manipolo di droidi per ucciderti!”
“È qui che entra in gioco la zona
d’atterraggio! Se vuoi conquistare Coruscant non atterri su una zonaabbandonata! Miri al senato… al tempio! Chi
guida questo attacco…”
“Non c’è un solo essere vivente a
bordo dei mezzi d’assalto!” proruppe Windu.
“Questo lo so, io volevo dire che
chi guida questo attacco, la stessa persona che probabilmente mi vuole morto,
si trova su Coruscant: non poteva certo rischiare di finire bombardato!”
“Non sono d’accordo” dissentì Obi
Wan, incrociando le braccia. “Il lato oscuro guida tutto questo, e su Coruscant
non v’è traccia. I segnali riconducono tutti a Mustafar.”
“Chi sta indagando?” chiese
Anakin, che non sapeva questo particolare.
“Abbiamo inviato il maestro
Hydragen, la sua padawan e Raken.” lo informò Windu.
“E cosa hanno trovato?”
“All’ ultimo contatto, informavano
che in effetti sul pianeta e in tutto il sistema il lato oscuro era potente…
abbiamo detto loro di ritrasmettere solo in caso di novità.”
“Devono essere contattati…” decretò
Anakin.
Fu Yoda a parlare, infine, dopo aver ascoltato
la discussione.
“Questo attacco…un diversivo
sembra….Skywalker ragione ha, ma non sui motivi! Questo misteriosoragno ha intessuto la sua tela abilmente per
poter richiamare Anakin a Coruscant… ma sa anche che impossibile è riuscire ad
ucciderlo qui…”
Il silenzio calò nella stanza,
mentre all’orizzonte i lampi delle esplosioni e le scie dei laser illuminavano
a giorno il cielo di Coruscant.
Anakin si mise seduto su una
poltroncina, la mente all’opera per ripercorrere le tappe.
Il riproduttore vocale con la mia voce… l’assalto all’incrociatore.. il
Senato vota per ripristinare l’esercito… tutto calcolato, ci è stato concesso
del tempo apposta…il consiglio intanto indaga su Mustafar… io che vengo richiamato
su Coruscant, proprio come il nostro “ragno” ha fatto in modo che
succedesse…prevede ogni nostra mossa, e noi ci muoviamo secondo i suoi piani…
ma qual è il suo piano?
“Ma se l’obiettivo non è
uccidermi, allora perché?” chiese incerto Anakin, ma all’improvviso capì. Nella
sua mente rimbalzarono le parole di Yoda
Un diversivo… un diversivo…
Tuttii pezzi di quel mosaico infernale si
posizionaronoal giusto posto, nella
mente di Anakin la situazione si fece lampante.; anche la sua inquietudine trovò
finalmente riscontro.
Pallido come un morto, Anakin
balzò in piedi dal suo divanetto e corse verso la porta dell’ufficio come una
furia, sotto gli sguardi sbigottiti dei jedi, del cancelliere e della senatrice
Mothma.
“Anakin! Fermati! Dove stai andando?”
cercò di richiamarlo Obi Wan, ma il giovane era già uscito lasciandosi alle
spalle la porta aperta.
Fu Yoda, con una lapidaria frase,
a dar chiarezza al gruppo:
“Il nostro nemico di tutto ha
fatto affinché Anakin tornasse a Coruscant… ma non per ucciderlo… il ragazzo è
quiperché da un’altra parte non deve
essere…”
“Naboo!” esclamò immediatamente
Obi Wan, attonito, dopodichè corse anche lui fuori dall’ufficio per seguire
Anakin: se era successo qualcosa a Padmè e ai bambini, il ragazzo sarebbe
impazzito, lasciando senza freni la sua ira. E Obi Wan non poteva lasciarlo da
solo.
*****************
“NOOOO!”
Anakin urlò tutta la sua rabbia,
mentre scaraventava un mobile lontano dalla porta riuscendo finalmente ad entrare
in quel che rimaneva della sua casa. Muovendosi in quello che riconobbe essere
l’ingresso, Anakin gemette vedendo i numerosi cadaveri a terra: addetti alla
sicurezza, inservienti, le ancelle di Padmè…. Tutti morti. E tutto distrutto.
A due a due, Anakin salì le scale
con il cuore che gli martellava nel petto, dirigendosi verso quella che era
stata la camera da letto: anche lì la devastazione non aveva risparmiato
niente, neppure il povero C3PO. Ma lui era un droide, e si poteva riparare.
Lentamente si avvicinò a quel che
rimaneva dei lettini di Luke e Leia, e scivolò piano verso terra, tenendosi la
testa tra le mani, urlando tutta la sua disperazione. Mosse freneticamente le
mani tra i detriti e i pezzi di mobilio che ricoprivano il pavimento, ma l’unica
cosa che riuscì a trovare fu un lungo drappo di seta celeste: la vestaglia di
Padmè.
Attirato dalle urla, Obi Wan era
arrivato correndo nella camera martoriata, rallentando il passo alla vista
dell’amico.
Il jedi non parlò, osservando il
ragazzo rigirare tra le mani quel pezzo di seta. Poi Anakin sembrò accorgersi
della presenza di Obi Wan, e cominciò a parlare:
“Pagheranno per questo… eccome se
pagheranno…”
“Anakin.. devi restare calmo… lo
so che è dura ma…”
“NO! TU NON SAI PROPRIO NIENTE! E
NON DIRMI DI RESTARE CALMO!” proruppe Anakin, alzandosi in piedi e scagliando
un detrito contro il muro.
“Anakin smettila…” disse fermo Obi
Wan, muovendo un passo verso l’amico.
“NON DOVEVANO COINVOLGERLI!!!”
urlò Anakin, colpendo con forza con la mano meccanica il grande armadio dalle
ante divelte, e il pugno fece volare alcuni pezzi del mobile.
Obi Wan capì che la situazione
stava per sfuggire da ogni controllo, e cercò di bloccare il ragazzo
mettendogli le braccia intorno al torace. Ma questi continuòa dar sfogo alla sua rabbia.
“LASCIAMI, OBI WAN! SUBITO!
LASCIAMI!”
Il ragazzo si divincolò, ma il
jedi non mollò la presa.
“Anakin, non possiamo stare qui a
perdere tempo, dobbiamo scoprire…” gli urlò in un orecchio Obi Wan, ma in un
istante si ritrovò contro la parete a causa della forza sprigionata dal suo ex
padawan.
“A QUEST’ORA POTREBBERO GIA’
ESSERE…” urlò il ragazzo contro Obi Wan, che indolenzito lo guardava dopo
l’urto con il muro. Ma Anakin non riuscì a finire la frase: solamente il
pensiero che la sua adorata Padmè e i suoi figli potevano essere stati uccisi
gli toglieva il respiro e gli trafiggeva il cuore peggio di mille aghi. Il
giovane si fermò al centro della stanza e mettendosi le mani nei capelli emise
un lungo gemito.
Obi Wan stava per avvicinarsi ad
Anakin, gli occhi velati dalla preoccupazione per come il suo amico aveva
reagito, quando avvertì un barlume di vita in quella devastazione. Corse quindi
giù per le scale, e concentrandosi si guardò intorno, cercando da chi
provenisse: un lamento sommesso attirò l’attenzione del jedi, che
freneticamente cominciò a piegarsi sui corpi.
“Anakin!” urlò “Corri! C’è
qualcuno ancora vivo! Anakin!”
Obi Wan continuò la sua ricerca,
mentre come un automa il giovane scendeva le scale, appoggiandosi al corrimano.
Quando il jedi si trovò sopra il corpo di un uomo non molto vecchio, calvo e
con la barba bianca sporca di sangue, Obi Wan lo sentì lamentarsi; si piegò
allora e sollevandogli la testa chiamò Anakin:
“E’ qui! E’ lui, Anakin, corri!”.
Mentre il ragazzo si avvicinava, il jedi cominciò a parlare all’uomo
sofferente:
“Non preoccuparti, te la
caverai….”
L’anziano aprì la bocca, ma non
riuscì a parlare.
“Adesso ti porteremo via da qui, e
sarai curato, ma tu devi aiutarci, sei l’unico che può farlo!”
“Per la forza, ma questo e Sten!”
Esclamò Anakin, inginocchiandosi accanto al vecchio fornitore del palazzo.
“Sten, mi riconosci?”
“Ma.. maestro…. Sk… sk…
Skywalker…” disse l’anziano, con molta fatica, a voce appena udibile.
“Si Sten, sono proprio io… ti prego…
devi aiutarmi… devi dirmi chi ha portato via Padmè e i bambini”
“Era… erano tanti…”
“Chi erano? Dove l’hanno portati?
Ti prego Sten… ti prego…” due lacrime scesero dagli occhi di Anakin. “Ti prego
resisti…”
“Mu…Mustafar…” furono le ultime
parole di Sten, che spirò tra le braccia di Obi Wan.
Anakin chiuse gli occhi
dell’amico, e si alzò per dirigersi verso la porta. Anche il jedi si alzò, e
cominciò a parlare:
“Anakin lo sai a cosa ti porterà
quello che stai facendo?”
Il ragazzo si voltò lentamente, gli
occhi rossi dal pianto, il volto sfigurato dall’ira e dal dolore.
“Obi Wan…sono mortificato… mi
dispiace per prima…”
Il maestro jedi lesse sincerità
negli occhi di Anakin: sapeva che quel ragazzo gli voleva bene come un padre, e
solo in un momento di follia avrebbe potuto fare quello che aveva fatto. Ma
voleva fargli capire che si stava addentrando ancora una volta in un sentiero
pericoloso.
“LO SAI?” ripetéObi Wan alzando la voce.
“Si… ne sono consapevole”
“Allora ti supplico di
controllarti… o la situazione diventerà ancora peggiore di adesso, se
possibile…”
Una volta a bordo del suo
starfighter, Obi Wan ricevette una richiesta di contatto da Coruscant.
“Maestro Kenobi! Cosa riferisci?”
era il maestro Windu a parlare.
“I nostri peggiori timori si sono
rivelati fondati: il palazzo di Naboo dove risiedeva Anakin è stato assaltato…
è stata fatta una carneficina,la
senatrice Amidala e i piccoli Skywalker sono stati rapiti. Ma abbiamo una
traccia, e conduce a Mustafar…”
“È proprio di questo che volevo parlarti,
maestro Kenobi…non abbiamo più contatti
con il pianeta. È successo qualcosa al maestro Hydragen e ai jedi che
l’accompagnavano.”
“Io e Anakin ci stiamo recando là…
e faremo luce su tutta la faccenda.”
“Che la forza sia con voi” disse
Windu prima di chiudere il contatto.
Obi Wan sospirò: era meglio non
riferire quello che Anakin aveva fatto dentro il palazzo.
Una volta chiuso il contatto, lo
starfighter di Obi Wan decollò e sfrecciò nel cielo di Naboo, seguendo quello
di Anakin, per arrivare il prima possibile su Mustafar.
******
Padmè cercò di aprire gli occhi,
ma la luce della stanza in cui si trovava era troppo forte per la sua vista e
così li richiuse, momentaneamente vinta non solo dalla luce ma anche dal forte
dolore alla testa. Rimase ferma per qualche minuto, sperando vanamente che il
dolore passasse, poi decise di stringere i denti e riaprì gli occhi. Ci volle
del tempo per permettere alle sue pupille di abituarsi, e il mal di testa
rendeva il tutto più difficoltoso, ma dopo istanti che parvero interminabili
alla giovane lasua vista tornò ad
essere ottimale. Padmè cercò quindi di muoversi: tentò di muovere le braccia e
le gambe in modo tale da sollevarsi, visto che si trovava distesa a terra, ma
con paura scoprì di avere caviglie e polsi legati.
Si guardò intorno: la stanza non
era molto grande ed era priva di qualsiasi mobilio o altro; non vi erano
finestre, e il ricambio d’aria avveniva grazie a un sistema di ventilazione
proprio sopra la sua testa. L’unica uscita era data da una massiccia porta in
acciaio, che non aveva maniglie o meccanismi d’apertura visibili.
Padmè non si curò del fatto che
fosse legata eprigioniera in chissà
quale posto: con crescente agitazione la ragazza si stava rendendo conto di
essere sola nella sua cella.
I bambini…. Dove sono i miei figli?
Padmè cercò di ricordare cos’era
accaduto a Naboo: inizialmente la confusione regnò nella sua testa dolorante,
poi piano quei momenti concitati riuscirono ad emergere dal buio.
Aveva messo i gemelli a dormire, e
lei si era recata nella grande biblioteca del suo palazzo con l’intenzione di
scrivere alcuni messaggi ai suoi amici Bail Organa e Mon Mothma. Le missive
sarebbero poi state recapitate segretamente a Coruscant:le importava poco ciò che il consiglio aveva
deciso. Anakin era implicato in una brutta faccenda, e lei voleva dare tutto
l’aiuto possibile: era sicura che i suoi cari, vecchi amici l’avrebbero
assecondata.Stava scrivendo la prima
lettera quando aveva sentito un fragore provenire dal corridoi: era subito
accorsa, e con orrore aveva trovato la sua casa invasa da centinaia di droidi.
Il suo primo pensiero erano stati i bambini, e così aveva sfilato un
folgoratore al cadavere di un addetto alla sicurezza e si era fatta largo fino
alla camera da letto. Lì l’aveva raggiunta il capitano Typho, e questi era
riuscito a scortare lei e i gemelli fino all’hangar. Sembrava fatta:
nell’hangar infatti i droidi non erano ancora arrivati, e i mezzi erano tutti
funzionanti. Ma a pochi passi da uno speeder Typho era stato falciato da una
luccicante lightsaber rossa. Ilmisterioso individuo incappucciato, dopo aver colpito il capo della sua
sicurezza, l’aveva avvicinata, ma lei non era riuscita a vederlo in volto.
Presa com’era dal tentare di proteggere i suoi figli, non si era accorta di
avere un altro individuo alle spalle: vi era dunque finita contro, e il
misterioso essere dalla testa bendata l’aveva tenuta bloccata mentre l’uomo
incappucciato le toglieva i bambini urlanti dalle braccia.
Lei aveva urlato, supplicato di
non fare del male ai suoi figli, e l’uomo incappucciato che si dirigeva verso
uno speeder con Luke e Leia in braccio costituiva il suo ultimo ricordo di
Naboo. Probabilmente quell’agghiacciante individuo bendato l’aveva colpita, e
ora si era risvegliata in quella cella.Ma i bambini non erano lì con lei: Padmè prego che fossero sani e salvi
in un'altra cella… che fossero sani, dove non importava. Ma doveva trovarli.
Padmè iniziò a strisciare,
muovendosi contro la parete per provare ad assumere una posizione eretta, ma le
caviglie legate e i polsi immobilizzati dietro la schiena non rendevano facile
l’operazione. La ragazza tentò e ritentò, ma presto dovette desistere: il
dolore alla testa non era ancora passato, e ogni brusco movimento la faceva star
male ancora di più.Stringendo gli occhi
per ricacciare indietro le lacrime, Padmè pensò a Anakin, ai giorni
meravigliositrascorsi sul lago insieme
ai loro figli.
Perché non possiamo essere felici…
Padmè si stava perdendo d’animo:
stava per sprofondare nella disperazione quando il rumore della pesante porta
d’acciaio che si apriva la costrinse a scuotersi. Mai si sarebbe fatta vedere
in quelle condizioni, ma oltre all’orgoglio furono soprattutto il desiderio di
conoscere la sorte di Luke e Leia, la paura e la tensione a farle ritrovare
dignità.
Il sicario dalla testa bendata si
avvicinò lentamente alla ragazza, e bruscamente la sollevò per metterla seduta:
per Padmè fu un sollievo, ma contemporaneamente i modi di quell’individuo non
avevano fatto altro che accentuare i suoi dolori. Fu come se in testa le fosse
esplosa una bomba: Padmè strinse i denti, sotto gli occhi del suo carceriere
che la guardava a braccia conserti.
“Dove sono i miei figli?”
“Stanno bene, se è questo che vuoi
sapere… sono troppo preziosi per noi per permettere che si facciano male…”
“Preziosi? Noi? Ma chi siete? Cosa
volete dai miei bambini?” urlò Padmè.
“Nei tuoi figli scorre il sangue
di Skywalker… Il mio maestro non può permettere che tanto potere venga messo al
servizio dei jedi…”
“Ma sono solo dei bambini… non
sappiamo nemmeno se il potere su cui farneticate tanto esista…” mentì la
ragazza, tentando di insinuare un dubbio a quell’essere che continuava a
fissarla. L’individuo bendato inclinò la testa, come se volesse scrutarla meglio;
quindi si inginocchiò di fronte alla giovane, portando il suo viso alla stessa
altezza di quello di Padmè.
“Sono un guerriero, ma non sono
uno stupido, senatrice…. E nemmeno il mio maestro lo è… sa che i marmocchi sono
potentissimi, per questo ha voluto rapirli: li crescerà e li addestrerà, li
terrà sotto la sua protezione… sono talmente piccoli che perderanno ogni
ricordo della famiglia, diventeranno sith spietati…i jedi saranno sterminati e sarà l’inizio di
una nuova era….”
“No! Anakin non lo permetterà!
Ijedi non lo permetteranno!” gridò
furiosa Padmè, piegandosi in avanti verso il suo carceriere: aveva fiducia in
suo marito e nell’ordine, poteva permettersi di sfidarlo.
“Il tuo “grande amore” potrà fare
ben poco” rispose sarcastico il sicario. “Perché io farò in modo che il mio
maestro porti a termine il suo piano….dei marmocchi m’importa ben poco, io
cerco solo la mia vendetta….”. A Padmè si gelò il sangue nelle vene.
“Vendetta?” chiese quasi
sussurrando.
“Il tuo adorato jedi ha ucciso una
persona a me molto cara… da quel giorno lo scopo della mia vita è vedere
AnakinSkywalker morire in una lenta
agonia….” L’uomo bendato pronunciò le sue parole con studiata calma, quasi
volesse materializzare la scena davanti alla sua vittima.
“No… No…. Non ce la farete mai!!”
urlò ancora Padmè, distogliendo lo sguardo da quegli occhi bianchissimi che si
avvicinavano sempre più a lei.
“Il mio maestro ha architettato un
piano perfetto… Skywalker presto capirà il gioco e sarà attirato nella nostra
trappola…Questo pianeta sarà la sua tomba!”
Padmè ascoltò sgomenta quelle
parole, mentre il suo aguzzino si lasciava andare a unasommessa risata. Ma al contrario di quanto
sperato da Padmè,non se ne andò, anzi riprese a parlare.
“Non vuoi sapere, senatrice, che
sorte è stata riservata per te?” domandò con voce melliflua l’individuo dalla
testa bendata, mentre con un dito cominciava ad arricciare una cioccadella ragazza. Padmè si irrigidì, e non volle
pensare al peggio.
“Beh, vivrai…Credo che tu piaccia
al mio maestro… nonostante sia il sith più abile e spietato che abbia mai
visto, la tua persona è capace di suscitare in lui delle emozioni….ma poiché
sostiene che è impossibile amare ed essere saggi*, lui apprezza molto di più la
saggezza che le futilità di un sentimento che non sarebbe nemmeno capace di
provare….”
Il sicario bendato sposto il peso
da una gamba all’altra, ridendo, senza staccare le dita dai capelli di Padmè.
“… quindi con molte probabilità diverrai una
sua concubina, per permettergli di… come dire… “deliziarsi”, ogni volta che ne
sentirà il bisogno.… in effetti non si può dire che quel dannato Skywalker non
abbia avuto gusto… “ continuò, mentre il dito passava dai capelli al viso,
percorrendone i lineamenti. Scese poi sul collo, ma prima di poter arrivare ai
seni, uno sputo colpì in pieno voltoil
sicario bendato: a causa delle bende il gesto non produsse l’effetto voluto, ma
l’orgoglio era stato ferito pesantemente. Questi si fermò subito, e incrociò i
suoi occhi bianchi con quelli profondi della ragazza: ne lesse un odio intenso,
e l’individuo bendato non dubitò che se nella stanza ci fosse stata un’arma,
quell’apparentemente fragile creatura non avrebbe esitato un secondo ad
afferrarla e farlo a pezzi. Ma per il momento bastavano i suoi occhi, e con
sorpresa il sicario si ritrovò a distogliere lo sguardo, mentre Padmè alzava
fiera il mento, sfidandolo ancora.
L’uomo bendato alzò la mano per
colpirla, ma Padmè non si ritrasse, anzi si sporse ancora più in avanti. Lo
stava mandando fuori di testa, con quelle provocazioni, ma dovette trattenersi
dal percuoterla, poiché il suo maestro non l’avrebbe perdonato.
“Maledetta sgualdrina…” imprecò,
rialzandosi e pulendosi laddove lo sputo aveva colpito. Poi a grandi passi
rabbiosi uscì dalla cella, richiudendosi pesantemente la porta d’acciaio alle
spalle.
Fu solo quando si trovò sola che
Padmè abbandonò la sua fierezza e la sua spavalderia, e appoggiando la testa
contro il muro, si liberò in un pianto sommesso.
Fuori dalla cella, la figura avvolta
dal saio nero e con il cappuccio calato in testa attendeva il suo allievo:
c’era del lavoro per lui. Un sorriso spuntò da sotto il cappuccio, mentre
l’individuo bendato continuava a ripulirsi dalla saliva di Padmè.
“Te l’avevo detto che non era una
preda, anzi… se non si sta attenti potrebbe diventare un predatore….” Fece
notare l’individuo incappucciato, mentre si dirigeva verso l’entrata di
un’altra cella.
Il sicario seguì il suo maestro, e
mormorò qualcosa di incomprensibile: un’imprecazione nella sua lingua, ipotizzò
la figura nel saio. Una volta di fronte alla massiccia porta d’acciaio della
stanza che si trovava in fondo al lungo corridoio, anch’essa adibita a cella,
il maestro si girò verso l’allievo:
“Ora abbiamo altro a cui
pensare…Dobbiamo occuparci di questi jedi impiccioni… e dare il via alla
seconda parte del piano..”
L’individuo bendato annuì: la
porta si aprì e per primo entrò l’uomo incappucciato. Prima di entrare nella
cella, il sicario mosse le dita per farle crocchiare; per far fare la stessa
cosa al collo, piegò la testa a destra e a sinistra. Entrò quindi, e la porta
si richiuse alle sue spalle.
Dopo alcuni istanti, un grido di
dolore e di disperazione di un uomo echeggiò tra i corridoi, ma si perse nella
profondità della roccia vulcanica in cui eranoscavati: le celle infatti si trovavano nei meandri più reconditi del
centro di controllo dei raffinatori lavici di Mustafar.
Qualunque cosa fosse avvenuto in
quelle celle, se qualcuno si fosse trovato sulla superficie del pianeta avrebbe
continuato a sentire il rombo dei macchinari e il fragore dei fiumi di lava.
(* “È
impossibile amare ed essere saggi” - Erich Fromm)
Allora, come al solito ringrazio TUTTI per avermi commentato in maniera
così entusiasta
Allora, come al solito ringrazio TUTTI per
avermi commentato in maniera così entusiasta!!! Sono davvero contenta che la
storia continui a piacervi!! Quindi grazie a Silvì76 e alle sue critiche,
grazie a Darthsteo, a Micia, a Irene, a Andy, Bip, Topomouse e tutti gli
altri!!!
Ah, e come al solito...Buona lettura!!!
PS per Chaosreborn: si...ho fatto un po'
di confusione con tutte quelle A e quelle T...sorry!!!
*
Capitolo 12
Capitolo
12
Il jedi starfighter di Anakin
atterrò sulla grande piattaforma a poca distanza da quello che doveva essere il
centro di comando. In un baleno il giovane si fiondò fuori dalla cabina di
pilotaggio e seguito da R2, che si era sganciato dall’ala, si diresse verso
l’ingresso del centro di controllo, rimandando al mittente decine di spari di
folgoratori e mandando in pezzi altrettanti droidi.
Anche Obi Wan si precipitò ad
aiutarlo, e quando fu ristabilita la calma, si rivolse all’amico.
“Il solito comitato di
benvenuto…. Siamo sulla strada giusta, se ci sparano addosso.”
“Obi Wan, resta qui… questo è un
conto che devo regolare io, da solo.”
Il maestro jedi bloccò Anakin
tenendolo per un braccio, visto che il ragazzo si stava già avviando verso l’ingresso
del centro di controllo.
“Restare qui, dici… e lasciare
che tu perda il controllo? E poi se tu andassi da solo, finiresti ucciso prima
ancora di trovare Padmè e i bambini, visto che è evidente che ci stanno
aspettando. Capisco il tuo turbamento, ma devi ragionare.”
Anakin era impaziente.
“Faremo così: ora entreremo e
INSIEME abbatteremo tutto ciò che ci si parerà davanti… INSIEME proseguirono
per il centro di controllo, INSIEME libereremo la tua famigli e INSIEME
fermeremo il sith. Sono stato chiaro?”
“Si, Obi Wan… ma adesso andiamo,
per favore…”
Mentre si dirigevano verso
l’accesso, Obi Wan si domandò se aver permesso ad Anakin di recarsi su Mustafar
fosse stato giusto: percepiva chiaramente il turbamento dell’amico, e come la
sua forza fosse alterata.
Era preoccupato, molto.
Anakin non sembrava più lui,
dopo lo sfacelo di Naboo.
Una volta entrati nel centro di
controllo, grazie all’aiuto di R2, i due jedi dovettero affrontare diversi
droidi, destreggiandosi tra le consolle di comando dei raffinatori lavici.
“Dannazione, è un problema!”
urlò Obi Wan mentre staccava la testa a un droide, all’indirizzo di Anakin.
“Fa attenzione a non colpire i
comandi, Anakin, o qui salta tutto!”
Ma Anakin, come una furia, aveva
il solo obiettivo di avanzare per raggiungere i meandri dell’edificio scavato
nella roccia: il resto erano solo seccature senza importanza.
I droidi furono presto
sistemati, e proseguendo per una piattaforma sospesa sul fiume di lava, si
trovarono costretti a saltare su un elevatore carico di rottami, non solo per
raggiungere più facilmente il loro obiettivo, ma anche per eludere un
battaglione di droidi: se avessero dovuto continuamente combattere, sarebbero
invecchiati prima ancora di trovare il sith.
Dall’alto dell’elevatore, Anakin
e Obi Wan osservarono i droidi cadere nella lava.
In piedi sopra i rottami, i due
jedi furono raggiunti da spari di folgoratore, a causa di numerose sentinelle
che si trovavano sulle piattaforme più elevate, ma abilmente li respinsero con
le loro spade laser. Mentre respingeva i colpi, Anakin percepì qualcosa.
“Obi Wan, dobbiamo saltare!”
“Si… l‘ho percepito anche io…”
Respingendo l’ultimo colpo di
folgoratore, i due jedi saltarono dal montacarichi atterrando in una capriola
sulla piattaforma sottostante: l’elevatore proseguì la sua corsa, verso la
sommità dell’impianto.
Anakin e Obi Wan corsero quindi
verso una grande porta incastonata nella roccia, e ancora una volta il piccolo
R2 fece bene il suo lavoro, tramite i controlli dell’ingresso. Ma quando la
porta si spalancò., i due si trovarono di fronte a un bivio: due corridoi
paralleli rendevano ancora più complicata la situazione.
“Dobbiamo dividerci..” propose
Anakin.
“Non credo sia una buona idea”
“Sento la forza dei bambini..
viene da qui, mentre …” comunicò il ragazzo indicando il corridoio alla
sinistra.
“… il lato oscuro ci conduce
qui…” terminò Obi Wan, guardando il corridoio destro.
Dopo un attimo di silenzio, il
maestro Kenobi parlò:
“D’accordo, dividiamoci… tu
cerca Padmè e i piccoli…io mi occuperò del nostro sith. Ma avrò bisogno di
aiuto…”
“Ti raggiungerò non appena avrò
messo in salvo la mia famiglia”
Stavano per inoltrarsi nei
corridoi, quando Obi wan parlò afferrando il braccio dell’amico.
“Anakin… Non fare pazzie…”
“Non posso prometterlo, Obi Wan,
lo sai”
“Non ti chiedo di promettere… ma
sai a cosa andresti incontro se…”
“Se loro staranno bene, allora
tutto andrà per il meglio. Posso dirti solo questo”
"Lo sai che i bambini sono
ancora vivi, se ho percepito la loro forza l'hai fatto anche tu..... quello che
mi preoccupa è che tu continui a essere fuori controllo..."
"QUANDO LI VEDRO' in buona
salute, allora mi calmerò, Obi Wan. Le mie percezioni sono offuscate, non sono
così sicuro di quello che sento..."
"Offuscate? Da che
cosa?" Era una domanda retorica. I peggiori sospetti di Obi Wan si stavano
rivelando fondati: il lato oscuro stava tornando a far presa su Anakin.
"Io vado, Obi Wan. Che la
forza sia con te..."
Anakin si inoltrò velocemente
nel suo corridoio.
Il jedi barbuto tirò un sospiro
prima di iniziare a correre anche lui.
********
Finalmente
ce l'aveva fatta.
Padmè si
massaggiò i polsi e le caviglie, indolenziti e feriti a causa delle catene, che
ora si trovavano a terra.
Non era
stato facile liberarsi. Dopo che quell'essere orrendo aveva abbandonato la sua
cella, ma sopratutto dopo essersi riscossa dallo smarrimento, si era messa
all'opera per riuscire a portarsi le mani nuovamente avanti, anzichè dietro il
corpo. Aveva abbandonato la sua posizione seduta, e da terra aveva lottato e si
era divincolata per riuscire a farsi passare le gambe tra le braccia. Dopo
innumerevoli tentativi ci era riuscita, ma nonostante avesse recuperato una
minima padronanza del suo corpo, doveva superare uno dei due ostacoli più
grossi che la separavano dallo scoprire dove fossero i suoi figli: le catene.
Poi
c'era stato quell'urlo.... agghiacciante.
Probabilmente
il suo aguzzino si stava divertendo a torturare qualche altro prigioniero.
Forse lo
aveva ucciso. Padmè doveva assolutamente sbrigarsi.
Puntando
le mani immobilizzate in avanti, si era sollevata in piedi, e saltellando per
la cella aveva cercato qualcosa che potesse fungere da arnese di scasso.
Ma le
pareti lisce e il pavimento altrettanto privo di asperità le avevano fatto
rimpiangere le sue forcine, già utilizzate in passato e dimostratesi utilissime
per quell'uso, ma di cui era sprovvista poichè i suoi capelli ricadevano lunghi
sulla schiena, senza nessuna acconciatura.
Aveva
allora cominciato a battere contro il muro della cella, sperando di scalfire le
catene, ma con la consapevolezza che era una battaglia persa in partenza:
sconsolata, si era gettata seduta a terra, e lì aveva visto un luccichio.
Aveva
subito allungato una mano in direzione dell'oggetto responsabile del riflesso
di luce, e Padmè si era ritrovata tra le mani una sottile lamella metallica:
osservando la fonte di luce della cella, un neon ricoperto da una grata,
dedusse che probabilmente la sua salvezza si era staccata da lì.
Un vero
e proprio dono dal cielo.
Subito
aveva cominciato ad armeggiare con le catene dei polsi, e dopo qualche minuto
era di nuovo libera di muovere le mani.
Rapidamente
aveva ripetuto l'operazione con le catene delle caviglie, e ora Padmè si trovava
in piedi, in mezzo alla cella, intenta a studiare un modo per superare il
secondo grosso ostacolo: la porta.
La
giovane si avvicinò cauta alla massiccia porta d'acciaio: era completamente
liscia, ed era impossibile riuscire ad aprirla. Sicuramente il meccanismo
d'apertura interno era stato sabotato per permettere che la porta si aprisse
solo con comandi esterni.
Padmè si
appoggiò alla porta e abbassò la testa sconsolata: quello era un ostacolo
insormontabile. Nella mente della giovane affiorarono i ricordi di Anakin e dei
suoi poteri jedi.
Se
solo fossi una jedi anch'io...
Considerò
che l'unico modo per uscire da lì era attendere che qualcuno entrasse nella
cella: avrebbe aspettato che il suo ignaro visitatore si trovasse nel mezzo
della porta e poi lo avrebbe colpito con.... con...
Già, con
che cosa?
Padmè
vide le sue catene a terra.
Quelle
andranno benissimo...
Il suo
piano era buono, ma Padmè valutò che se fosse entrato l'individuo bendato, non
avrebbe avuto possibilità: quello era sicuramente un guerriero, e lei dalla sua
parte aveva solo l'elemento sorpresa. Si augurò che qualche galoppino fosse
stato incaricato di portarle da mangiare: allora si che avrebbe funzionato.
All'improvviso,
Padmè sentì un rumore dall'esterno della sua cella. Appoggiò in fretta
l'orecchio sulla fredda superficie della porta per sentire meglio: erano
passi... qualcuno stava correndo nel corridoio. Sentì i passi rallentare di
fronte alla sua porta, per fermarsi poi del tutto.
Sta
per entrare qualcuno!
Padmè
corse a prendere le catene, e afferrandole con tutte e due le mani attese sul
lato sinistro della porta, per cogliere di sorpresa il suo visitatore.
Dopo
alcuni minuti, interminabili, la porta si spalancò, ma non entrò nessuno. Pur
stupita, la ragazza non abbassò la guardia, e non osò spostarsi: se fosse stata
una trappola?
In un
baleno, una figura si precipitò dentro la cella, scagliandosi addosso a Padmè
che non ebbe neanche il tempo di reagire.
No...NO!
Ho fallito.. mi uccideranno!
La
giovane chiuse gli occhi e si ritrovò schiacciata contro la parete, costretta a
lasciar cadere le catene a terra.
"Per
la forza, cosa ho fatto?"
Padmè
aprì gli occhi, riconoscendo la voce familiare: sorpresa e gioia si mescolarono
nell'espressione del suo viso quando si vide di fronte il suo adorato Anakin.
Il jedi
lasciò la presa per sostituirla con un più dolce abbraccio.
"Tesoro
mio, stavo per colpirti... avevo percepito un pericolo..."
"Stavo
aspettando che qualcuno aprisse la porta per scappare... non avrei mai immaginato..."
rispose Padmè, affondando una mano tra i capelli di suo marito.
"Oh,
Anakin...ci hanno preso di sorpresa, hanno fatto un massacro..."
"Lo
so, amore mio, lo so... quando sono arrivato a casa e non vi ho trovato mi è
sembrato d'impazzire" disse Anakin, tenendola stretta. Padmè lo guardò
negli occhi: ora la gioia era stata sostituita dalla paura.
"Siamo
una trappola per te, Anakin... hanno rapito me e i bambini perchè ti volevano
attirare qui..."
"Chi
sono, Padmè? Li hai visti?"
La
ragazza scosse la testa sconsolata.
"Posso
dirti che erano due... uno è irriconoscibile poiché porta il viso completamente
ricoperto da bende... si vedono solo due occhi bianchissimi... non è di razza
umana. L'altro invece indossa un saio nero, e il cappuccio calato sulla testa
gli nasconde il viso....non posso dirti di più, mi dispiace."
"Sith..."
considerò amaramente Anakin. Poi prese per mano Padmè, e con quella libera le
accarezzò il viso:
"Padmè,
ora dobbiamo trovare Luke e Leia... Hai idea di dove siano?"
"Quando
mi sono svegliata nella cella, ero da sola.... Ci hanno separati prima...Non so
nemmeno su che pianeta siamo.."
"D'accordo...
seguiremo la loro forza..."
Anakin e
Padmè uscirono dalla cella e insieme corsero verso delle scale, seguendo la via
della forza: nonostante le apparenze, la via più difficile, poiché Anakin si
sentiva oppresso da qualcosa... qualcosa che non gli permetteva di utilizzare
al meglio i suoi sensi. E purtroppo sapeva anche cos'era.
Ora
Anakin sentiva un po' meglio: aveva trovato sua moglie, a restavano ancora i
bambini. Obi Wan difficilmente si sbagliava: sicuramente i piccoli stavano
bene.
Ma ciò
non toglieva che quei dannati sith non si sarebbero salvati dalla sua ira.
********************************
Scendendo
in profondità nel centro di controllo, Obi Wan si ritrovò a dover abbattere
diversi droidi. Le sue percezioni lo conducevano in profondità: era lì che si
trovava il suo avversario. Non sperò di poter coglierlo di sorpresa: i disturbi
nella forza creati da Anakin erano sufficienti per svelare la presenza di
cinquanta jedi, non solamente due.
Quel
ragazzo lo preoccupava: da quando erano partiti da Coruscant, aveva sentito
montare in lui sentimenti negativi: odio.. rabbia... paura. Eppure quando come
maestro era sempre stato molto chiaro: tali sentimenti sono una via breve per
il lato oscuro. E Anakin si era già pericolosamente addentrato per quella via,
quando Obi Wan era su Utapau e il ragazzo credeva di poter salvare Padmè solo
con i poteri dei sith; gliela aveva detto lui stesso, a Naboo, quando erano
nati i gemelli.
Obi Wan
arrivò a un livello che dava sull'esterno, poiché era un punto di congiunzione
tra il centro di controllo, che ora si stagliava imponente sopra di lui, e una
struttura più piccola dalla parte opposta.
In
mezzo, il fiume di lava.
L'unico
passaggio tra le due rive era una larga piattaforma metallica; paralleli alla
piattaforma, sottili tubature portavano vapore dalle strutture del centro di
controllo all'altra struttura
Obi Wan
immaginò Anakin in bilico su uno di quei sottili tubi: un piccolo passo falso,
e sarebbe caduto nella lava. Un piccolo errore, un lieve cedimento, e il lato
oscuro l'avrebbe risucchiato.
Obi Wan
si augurò che fosse saggio da capirlo.
Lo sperò
con tutto il cuore, mentre attraversava la larga piattaforma metallica per
dirigersi sull'altro versante.
E fu
sopra quella piattaforma che un'esplosione di lato oscuro lo colse di sorpresa,
gettandolo a terra.
Dannazione!
Fregato come un pivello...
Con un
balzo Obi Wan si tirò in piedi, e fulmineamente estrasse la sua spada laser.
Lo vide
attendere in fondo alla piattaforma, seduto a terra, le gambe incrociate. Non
capì chi fosse, ne come fosse fatto: la penombra l'avvolgeva.
Finalmente!
"Mostrati,
dannato sith!" lo esortò Obi Wan.
Il suo avversario
non si mosse. Dopo alcuni secondi, il jedi osservò la figura alzarsi lentamente
da terra, e far cadere il suo saio nero.
"Perdonami
se ti ho disturbato... Ma avrei una certa fretta di andarmene!" Lo incalzò
ironicamente il jedi.
Ancora
più lentamente, lo vide avvicinarsi, e quando finalmente si trovò alla luce
creata dal riflesso delle illuminazioni sulla lava, Obi Wan potè vedere il suo
avversario: un uomo dalla testa completamente avvolta dalle bende, che
lasciavano scoperti solo due occhi bianchissimi. Una tunica nera lunga fino ai
piedi lo vestiva, ma le maniche strappate lasciavano libere due braccia bianche
e muscolose, i polsi ornati da dei bracciali neri con dei motivi arcaici sopra.
"Per
la forza... Per un grande ustionato come te questo non è di certo il posto
adatto... con tutta questa lava!" disse Obi Wan, mentre si liberava del
saio marrone.
"Ridi
ora, maestro Kenobi.... Perchè tra poco non potrai più farlo!" lo minacciò
il sicario, accendendo la sua doppia lightsaber rossa.
"Chi
me lo impedirà.. tu, forse?"
"Non
alimentare il mio odio... anche tu sei responsabile della sua morte... come
Skywalker!!"
La
morte di chi?
Obi Wan
era confuso, ma non ebbe il tempo di fare domande, poiché il suo avversario gli
si scagliò addosso, roteando la doppia lama rossa in un turbinio mortale.
Il jedi
parò i colpi indietreggiando, e potè percepire la devastante potenza
dell'individuo di fronte a lui.
Un pugno
lo colpì, ma Obi Wan rispose con una violenta testata sulla faccia nascosta del
suo avversario.
Sotto di
loro il fiume di lava scorreva implacabile, attendendo il responso di quello
scontro.
*********************************
Anakin
sfondò un'altra porta, ma niente: ancora un deposito rottami.
"Maledizione!"
urlò, sferrando un pugno con l'arto artificiale contro il muro. Non riusciva a
trovare i bambini.
Dannate
le sue percezioni... Aveva perso ogni traccia.
"Proviamo
a dividerci, Anakin" propose Padmè
"No..
non voglio che tu vada da sola... non voglio rischiare di perderti di nuovo"
I due
rimasero in silenzio, Anakin appoggiato con le spalle al muro, lo sguardo teso
verso il soffitto; Padmè di fronte alla porta divelta dal calcio del marito.
La
ragazza fu scossa da un brivido : dopotutto, era rimasta con la leggera veste
da camera che indossava al momento del rapimento, la quale le lasciava le
spalle e le braccia scoperte.... ma non era il freddo la causa principale di
quei brividi, Padmè lo sapeva.
Anakin
se ne accorse, e rapidamente si sfilò il saio e lo avvolse attorno alla moglie,
accogliendola poi tra le proprie braccia.
"Io...
non so cosa mi sta succedendo, Padmè...le mie percezioni sono offuscate.. non
riesco..."
La
ragazza prese il viso del marito tra le mani, e lo costrinse a guardarla negli
occhi
"Io
ho fiducia in te, Anakin... so che li troverai... che li troveremo... e che
torneremo tutti sani e salvi a Naboo..."
La
giovane continuò, mentre Anakin annuiva
“Forse
non dipende da te… magari c’è qualcosa che ti blocca, che ti impedisce di
rintracciare i bambini… possiamo chiedere a R2 di fare una ricerca… dobbiamo
tentare qualcos’altro!”
Anakin
rimase in silenzio, pensieroso.
Sapeva
da che cosa erano offuscati i suoi sensi… si era già trovato in questa
situazione. Ma concentrandosi meglio, notò che non riusciva più a sentire
neanche Obi Wan, che si trovava inequivocabilmente sul pianeta…
"Forse
le tue percezioni sono bloccate da qualcosa..."
Bloccate?
Già... bloccate... schermate!!! Come ho fatto a non pensarci prima?
Anakin
la guardò come se avesse avuto una visione
"Padmè,
sei un genio!!"
Poi
afferrandola per le mani se la portò dietro fino al corridoio sottostante, dove
aveva visto un pannello elettrico.
Lo
smontò di corsa, e strappò i fili del campo di forza che schermava tutta l'area
dei corridoi sovrastanti: ecco perchè aveva perso all'improvviso ogni traccia!
"C'era
un campo di forza che schermava i corridoi, Padmè... ecco perchè ho perso i
bambini!" le spiegò mentre salivano di due piani, seguendo le percezioni.
"Ora
li sento quasi perfettamente... siamo vicini!" continuò Anakin,
percorrendo un nuovo breve corridoio.
La
coppia si fermò davanti a una porta diversa dalle altre: probabilmente non era
un semplice magazzino.
Con un
calcio il jedi sfondò la porta, e si trovò in una grande stanza dotata di
pannelli e monitor luminosi, con al centro un enorme tavolo ovale circondato da
sedie: sopra il tavolo, seduti su una coperta, Luke e Leia si girarono nello
stesso istante per vedere chi fosse il responsabile di tanto baccano. Intorno a
loro, sei droidi i quali si scagliarono immediatamente contro Anakin sparando,
e una longilinea aliena terrorizzata.
Anakin
non poteva respingere i colpi con la sua spada laser, rischiando di colpire i
bambini: con la forza scagliò i droidi fuori dalla stanza, avendo così libertà
di manovra.
Padmè
invece corse verso l'aliena, che stava tentando di prendere in braccio i
gemelli per scappare: un destro raggiunse la longilinea figura al volto,
facendola cadere priva di sensi.
"E
non ti permettere mai più di toccare i miei bambini!!" le sputò contro
irata Padmè, prima di gettarsi sui gemelli, abbracciandoli e ricoprendoli di
baci. Anakin rientrò nella stanza e non si chiese nemmeno che fine avesse fatto
l'aliena: conosceva troppo bene sua moglie...
Il cuore
gli si aprì quando vide i piccoli ridere felici alla vista della madre e del
padre. Felici... e salvi.
"Padmè
ora dobbiamo andarcene da qui, dobbiamo trovare un mezzo per farvi
scappare!" disse Anakin sollevando in braccio Luke.
"Cosa
vuol dire farvi scappare? Tu dove vai?" chiese preoccupata Padmè.
"Non
abbiamo tempo di discutere, Padmè! Prendi Leia, e seguimi!"
Il jedi
corse via, riparando Luke con l'altro braccio e tenendolo sotto il saio,
imitato da Padmè.
Corsero
per i corridoi, mentre Anakin chiedeva a R2 tramite comlink di trovare dove fosse
l'hangar rispetto alla loro posizione.
Dopo
alcuni secondi il robottino comunicò le informazioni richieste al suo padrone,
e in breve tempo la coppia e i bambini si trovarono davanti al grande portone
d'acciaio dell'hangar.
Fu in
quell'istante che Anakin sentì un'interferenza nella forza.
Obi
Wan... è ferito... è in difficoltà!
"Dobbiamo
sbrigarci" disse il giovane appoggiando Luke a terra.
"Anakin,
cosa succede?" chiese preoccupata Padmè.
"Obi
Wan.. è in pericolo.."
"Obi
Wan? Anche lui è qui?"
"Siamo
arrivati insieme... mentre io cercavo voi, lui ha cercato il sith... e l'ha
trovato. Ma sta avendo la peggio."
Padmè
rimase colpita.
"Muoviamoci
allora" decretò la ragazza, dopo alcuni istanti silenziosi.
Anakin
infilò la spada laser nella massiccia porta d'acciaio, e seguendo le linee di
un'immaginaria forma rettangolare, creò un'apertura nella lastra. Vi si infilò
dentro, e in poco tempo si sbarazzò di tutti i droidi dell'hangar.
Poco
dopo Padmè vide la porta aprirsi con il regolare meccanismo: ne uscì suo
marito.
"Forza,
andiamo dentro, ho già visto una navetta che andrà benissimo" esortò
Anakin, riprendendo tra le braccia Luke.
Insieme
corsero nell'hangar, fermandosi davanti a una nave da trasporto non molto
grande ma veloce. Il jedi digitò i comandi e il portellone si aprì.
Una
volta dentro la navetta, Anakin sistemò Luke su un sedile, e lo fermò
saldamente con un doppio giro di cinture. Poi gli accarezzò la testa e lo baciò
teneramente sulla fronte. La stessa cosa fece con Leia, che era stata
immobilizzata sul sedile da Padmè; infine fece sedere sua moglie sul posto di
comando.
"Padmè
ascoltami bene, perchè non potrò ripetermi: questa sequenza corrisponde
all'accensione, mentre questo tasto permette l'avvio delle procedure di
aggancio con un'altra nave." Ad ogni parola, le mani di Anakin si
spostavano da un tasto all'altro, mentre Padmè ascoltava attenta.
"Il
cancelliere sa che siamo qui, probabilmente sta inviando qualcuno. Non appena
ricevi trasmissioni amiche agganciati subito. Ti prego, dovete mettervi in
salvo." continuò il jedi, accarezzando il viso della moglie.
"E
non fare pazzie, senatrice..." concluse in un sorriso Anakin.
Padmè
sorrise di rimando, prima che la bocca di Anakin si calasse sulla sua, per un
breve ma intenso bacio.
“Ti
amo.." disse il jedi mentre arretrava verso il portellone.
"Anakin..
ti prego torna..." fu l'unica cosa che Padmè riuscì a dire.
"Fai
come se fossi già a casa..." la rassicurò Anakin.
Chiuse
il portellone, e guardò la navetta iniziare le manovre di uscita. Attese di
vedere sua moglie e i suoi figli scomparire nell'oscurità del cielo di
Mustafar, poi corse via per cercare Obi Wan, seguendone la forza.
Arrivato
sulla piattaforma, la scena che trovò gli mozzò il fiato in gola: Obi Wan era a
terra, privo di sensi, la tunica macchiata di sangue, e un taglio sulla fronte.
Vicino a
lui, un essere misterioso si stava srotolando le bende dal viso utilizzando la
mano sinistra, mentre con la destra teneva una spada laser a doppia lama.
"Skywalker...
ti stavo aspettando..."
Anakin
avanzò verso il suo nemico. Le bende ora erano quasi tutte a terra, rivelando
il volto di quel misterioso individuo.
Per
Anakin fu come sprofondare in un incubo.
Quegli
occhi bianchi senza pupille... quella testa glabra, ornata da linee nere,
antichi segni arcaici... altre strisce nere, sotto gli occhi e la bocca...
"Cosa
c'è Skywalker.. sembra che la mia faccia ti ricordi qualcuno..."
"CHI
SEI?" urlò Anakin, sfoderando la spada laser.
"Chi
sono chiedi?"
L' uomo
fece un passo avanti, mettendosi in posizione... nella mano destra la sua
doppia lightsaber.
"Io
sono il peggiore dei tuoi incubi...”
Il sith
fece un balzo in avanti, imitato da Anakin: in aria le lame laser si
incrociarono...
"Io
sono la morte stessa che viene a cercarti, Skywalker..." urlò in aria,
mentre i due combattenti ricadevano sulla piattaforma, girandosi rapidamente
per ritrovarsi faccia a faccia.
Di nuovo
fermi in posizione d'attacco, il jedi e il sith si scrutarono, il silenzio
rotto dallo scorrere della lava.
"Io
sono l'angelo vendicatore..." prosegui l'uomo dalle pupille bianche.
Con
movimenti rapidi, i due si avvicinarono: le saber scintillarono al contatto.
I visi
vicini, tra di loro solo le luccicanti spade laser a illuminarli.
Il sith
spinse lontano Anakin, e con una veloce rotazione la rossa saber ferì il
braccio del jedi, che fece una smorfia.
L'uomo
spense la spada laser, e piantando le sue due pupille bianche sul viso di
Anakin, parlò:
"Io
sono Khan Ventress, fratello di Asajii... e tu oggi pagherai per la sua
morte!!"
Capitolo
13
Un’altra ferita si aprì sul
corpo di Anakin, mentre rovinava a terra, la faccia a contatto con la grata
metallica che pavimentava la
sommità del raffinatore lavico.
Ventress lo osservava ansimando,
tenendosi lo squarcio sulla gamba, appoggiato alla balaustra della piattaforma.
Lo scontro non sembrava vedere
la fine.
Dopo le prime battute che i due
contendenti si erano scambiati sul ponte sopra il fiume di lava, il jedi e il
sith si erano spostati sulla terraferma, a fianco della piccola struttura che
saliva di alcuni metri in altezza, incuneandosi nella roccia lavica.
Anakin non aveva avuto il tempo
di mettere al riparo il corpo di Obi Wan, poiché la foga e l’ira del suo
avversario l’aveva travolto, costringendolo a una reazione più che immediata.
Difficile, dopo quanto gli aveva
detto….
Anakin era rimasto interdetto:
non aveva dimenticato Asajii Ventress… non aveva dimenticato lo scontro su
Yavin 4.
Non l’aveva dimenticato poiché
l’ira e la rabbia gli aveva permesso di sconfiggerla… un altro, inesorabile
passo verso il lato oscuro aveva compiuto quel giorno.
Ma Obi Wan era convinto che lei
fosse ancora viva. E Anakin aveva seguito il suo maestro in quella che credeva
una caccia ai fantasmi… e invece, su Boz Pity, ancora Asajii… ancora uno
scontro.
Ancora la vittoria dei jedi.
Ora Khan, suo fratello, era
venuto a riscuotere il conto…
Fendente dopo fendente i due si
erano addentrati nel piccolo edificio, che si era rivelato essere un deposito
rottami.
Si eguagliavano in forza e in
potenza: il sith era stato ben addestrato alle arti del combattimento… sapeva
manipolare il lato oscuro abilmente.
Inoltre Ventress aveva il
rancore, l’odio…. la vendetta a guidare le sue azioni….
Anakin si sentiva invece in
dovere di reprimere i suoi sentimenti.
Anche se li sentiva crescere in
lui.
Troppo sconvolgente era stato il
rientro al palazzo di Naboo.
Troppa sofferenza aveva in sé
per la vita alla quale, per quell’infernale piano, aveva dovuto rinunciare…
Troppa rabbia per aver coinvolto
Padmè e i bambini in quella vicenda… anche se ora la sua famiglia era in salvo,
Anakin percepiva chiaramente il mutamento del suo animo: tutto si era risolto
per il meglio, ma la sua ira non si era placata…
Non appena aveva visto il sith,
il primo pensiero di Anakin era stato di vendetta.
Avrebbe voluto colpirlo,
mutilarlo...trucidarlo...
Ma mentre il jedi parava i colpi
provenienti dalla doppia saber di Ventress, si era ripromesso di doversi controllare.
Troppo pericolosa era la via del
lato oscuro… e il suo spirito non era così innocente da poterne subire il
fascino senza conseguenze.
Dopotutto era già successo. E
stava accadendo di nuovo...
Sfondando una porta, Anakin si
era ritrovato su un corridoio esterno che costeggiava l’edificio, e sotto gli
scanner incuriositi dei piccoli droidi trasportatori il giovane e Ventress
avevano continuato a duellare, scambiandosi colpi… scambiandosi ferite.
Con un balzo il sith aveva
raggiunto prima il livello sovrastante e poi la sommità del magazzino. Anakin
l’aveva raggiunto e in una danza mortale e senza tregua le loro saber avevano
scintillato sullo scenario apocalittico dei fiumi di lava.
Anakin aveva lasciato terreno al
suo avversario e indietreggiava sotto i suoi colpi, ma all’improvviso, dopo
avergli bloccato la doppia saber sotto la sua spada laser, aveva afferrato
Ventress per il braccio e se l’era tirato contro: nel momento in cui i loro
corpi si incrociavano, Anakin aveva rapidamente roteato la saber, aprendo una
profonda ferita sulla gamba del sith.
Poi, correndo, era saltato sulla
sommità di un raffinatore lavico opposto all’edificio, e aveva atteso l’arrivo
di Ventress.
Questi non si era fatto attendere:
nonostante la ferita e il dolore, aveva spiccato un balzo e prima di toccare
terra aveva incrociato in aria la saber con Anakin, il quale aveva parato
senza difficoltà.
Ma una volta con i piedi sulla
grata che pavimentava la sommità del raffinatore, il sith aveva abilmente
ruotato facendo perno sul corpo di Anakin e con un preciso colpo aveva aperto
uno squarcio sulla schiena del jedi, facendolo rovinare a terra.
Ora per i due contendenti era
tregua: il jedi a terra, Ventress in piedi appoggiato alla balaustra di
recinzione del raffinatore… entrambi feriti, doloranti.. esausti.
Anakin mosse lentamente le
braccia, raccogliendo le forze per rialzarsi.
La mente invasa da milioni di
pensieri… sui quali uno si faceva prepotentemente largo…
Ventress è forte… è molto
forte. .l’avevo sottovalutato.
Ci eguagliamo, è innegabile…
para i miei colpi.. io prevedo i suoi…conosce la forza… e lo guida la
rabbia….vuole vendetta.. vuole uccidermi…
E anch’io voglio la sua
morte….
NO!!
Ventress è un nemico prezioso…devo
ferirlo, devo stordirlo…e portarlo a Coruscant, dove il Consiglio lo
interrogherà… deve rivelarci perché ha fatto tutto questo.. chi l’ha aiutato…..
e la mia famiglia sarà al sicuro… tornerà la pace…
Il sith si era staccato dalla
balaustra, e strisciando la gamba ferita si stava lentamente avvicinando a
Anakin, ancora parzialmente a terra.
Io … io non posso aspettare…
Padmè e i miei figli erano qui… e qui ho trovato Ventress… non mi importa
sapere chi c’è dietro.. se vi è qualcun altro…loro erano in pericolo… li hanno
usati per avere me…
Io voglio vendetta….
Anakin chiuse gli occhi,
cercando di mettere ordine nella sua testa.. di scacciare quei pensieri.
Ventress si posizionò accanto a
lui e violentemente lo rivoltò, usando il piede della gamba sana, mettendolo
supino. Una smorfia si dipinse sul viso del jedi, a causa della profonda ferita
sulla schiena ora a contatto con la gelida e ruvida grata del raffinatore. Ma
non reagì: doveva trovare il modo di porre rimedio alla situazione.. di
ordinare il caos che regnava in sé.
No.. no.. non devo parlare
di vendetta.. SONO UN JEDI!
Ma a questo scontro solo io
posso mettere la parola fine….
Mentre Ventress cominciava a
colpirlo violentemente con calci allo stomaco, sputandogli contro parole in
una lingua sconosciuta, in Anakin affioravano prepotentemente ricordi e
visioni:
Naboo… Padmè che gioca con i
bambini in riva al lago…
Una maschera nera… un respiro
artificiale…
La casa devastata…le culle
fatte a pezzi…
Un piccolo padawan
spaventato… “Maestro Skywalker.. cosa dobbiamo fare?”
Una voce distorta: “alzati,
Lord Vader…”
Obi Wan a terra, ferito. Le
sue parole “sai a cosa stai andando incontro? LO SAI?”
I calci di Ventress si facevano
sempre più forti.
Anakin gemette, ma non poteva
reagire.. non ancora.
Non doveva cedere alla… facile….
troppo semplice via del lato oscuro. Lo sapeva bene.
Le sue visioni nell’ufficio del
cancelliere gli avevano rivelato il mostro che si nascondeva in lui...
Si appellò alla Forza...doveva
essere abbastanza forte da riuscire a controllare la sua anima nera…. Ciò che
era successo con i Tusken… ciò che era successo a bordo dell’”Invisible Hand”
non doveva ripetersi.
Io sono un jedi.
Il lato oscuro mi rende un
mostro… un essere spietato….
Ma Anakin era roso dal tarlo del
dubbio.... cosa sarebbe successo a Padmè... cosa sarebbe successo ai bambini,
se lui ora soccombeva per mano dei sith?
Sprofondando in quell'incubo, il
giovane jedi immaginò il corpo del suo adorato angelo straziato e torturato...
Luke e Leia diventare spietati
adepti del lato oscuro...
Si ritrovò a pensare che questo
macchinoso progetto aveva come ultimo fine anche lo sterminio dei jedi e il
trionfo dei sith...ma Anakin non se ne curò...
Lentamente sentì la
consapevolezza di quel potenziale enorme prendere possesso del suo animo..
della sua mente.
Ogni pensiero fu spazzato via.
Obi Wan non sarebbe stato
contento...
Obi wan non l’avrebbe saputo.
Io devo proteggerli....
Io ho bisogno di altro
potere...
Io VOGLIO altro potere...
Un altro violento calcio sullo
stomaco. Poi Ventress chiamò a sé la sua saber, utilizzando la forza.
Le doppie lame scintillarono
nell’oscurità dell’eclissi di Mustafar.
Anakin aprì gli occhi.
Il lato oscuro mi rende
potente.
Io sono un mostro.
Io sono spietato.
Io voglio la morte di
Ventress....
Fulmineamente la mano destra di
Anakin si serrò intorno alla caviglia di Ventress, e con un altrettanto rapido
movimento del braccio scaraventò il sith a terra che perse l’arma dalle mani.
Con un balzo Anakin si tirò in
piedi e gettandosi sul corpo del sith puntò il ginocchio sul torace di suo
avversario, mentre il duracciao della mano artificiale si stingeva sul collo.
Ventress, che stava tentando di
rotolare lontano dal jedi, era ora bloccato sotto il corpo di Anakin; il sith
era stato decisamente colto di sorpresa: il suo nemico era inerme, non
reagiva.. sembrava privo di sensi: tutto si sarebbe aspettato meno che una
reazione così immediata e improvvisa.
Khan guardò Anakin piegarsi sul
suo viso.
Il suo sguardo era diverso…
Anche la sua forza era cambiata.
Osservando il suo avversario con
innaturale calma, un rivolo di sangue che gi colava dal labbro, Anakin parlò
“Ora comincia il divertimento,
Ventress…”
Anakin strinse ancora di più la
mano sul collo del sith.
E per la prima volta in vita sua
Khan Ventress, lo spietato sicario, sentì un brivido percorrergli la schiena.
Sentì quella sensazione di cui
aveva sentito tanto parlare.
Provò quello che avevano provato
tutte le sue vittime, quando le guardava con ghigno malefico, prima di calare
sulle loro teste il colpo mortale.
Sotto lo sguardo di Anakin,
Ventress conobbe la paura.
*************************
Obi Wan si aggrappò alla grata
che recintava il ponte e utilizzando l’unico braccio disponibile si tirò in
piedi.
Si sentiva stordito.. confuso…
quel maledetto guerriero era davvero ben addestrato.
Il jedi si guardò il braccio
ferito.. la larga chiazza di sangue che si spandeva sulla tunica.
Tutta scena, in verità… il
bracco gli faceva male, è vero, ma il colpo della saber non l’aveva trapassato.
Era probabilmente una bella ferita… ma niente di così preoccupante.
Obi wan si passo una mano sulla
faccia… Sentì il taglio sulla fronte, dovuto alla caduta a terra.
Sentì il labbro spaccato dal
pugno dell’individuo bendato. Il maestro jedi guardò a terra e notò le bende
abbandonate: dunque il suo avversario si era rivelato a qualcuno…
Anakin!
Obi wan si guardò intorno, ma
non vide nessuno: probabilmente, mentre era a terra svenuto, il giovane era
arrivato e aveva ingaggiato la lotta con il misterioso sith.
Nonostante tutto, Anakin era
intervenuto: sicuramente aveva rintracciato Padmè e i gemelli, li aveva messi
al sicuro… come promesso, poi, era corso ad aiutarlo.
Il maestro jedi si domandò se il
suo ex allievo fosse stato abbastanza sereno da poter sostenere l’incontro… la
sua famiglia probabilmente era sana e salva, ma Obi wan sapeva bene quanto
fosse difficile per Anakin controllare i suoi istinti, le sue pulsioni… Se il
ragazzo cercava vendetta di sicuro non avrebbe desistito dal suo intento… e
quello scontro poteva essere un pericoloso ago della bilancia che si piegava
verso la parte più oscura e malvagia del giovane jedi.
Obi wan si appoggiò alla
balaustra del ponte, cercando di raccogliere le forze… e si appellò a tutta la
fiducia che aveva in Anakin per non pensare al peggio.
Ma all’improvviso sentì.
Nonostante la confusione e che
regnava nella testa di Obi wan, il maestro jedi sentì chiaramente
quell’interferenza nella forza… era impossibile non sentirla.
Le sue paure peggiori dunque si
stavano rivelando fondate.
Anakin era da qualche parte
intorno a lui… si stava scontrando con il sith…
E si era appellato alla sua
rabbia e al suo odio.
Anakin si stava lasciando
trascinare dalle sue emozioni.
Ancora una volta il ragazzo
aveva lasciato che il lato oscuro dominasse le sue azioni.
Obi Wan alzò la testa, cercando
disperatamente in quello scenario infernale i due contendenti.
Poi, al di là del fiume di lava,
vide la sagoma del raffinatore lavico seminascosto dalla piccola struttura
dirimpetto a lui.
E sopra l’impianto vide
l’inconfondibile scintillio delle spade laser.
Il barbuto maestro jedi si
maledì per aver perso i sensi.
Con passo più svelto che poteva,
attraversò il ponte. Doveva raggiungere Anakin.
O sarebbe stata la fine.
*****************************
Il calcio di Anakin colpì il
viso di Ventress, il quale perse l’equilibrio, ma non cadde: aiutandosi con una
mano si appoggiò a terra, ritrovando la stabilità, ma voltando le spalle al
jedi.
Rapidamente si voltò, e fu
rapido a parare il fendente di Anakin, che come una furia si era gettato su di
lui.
Lo scontro aveva voltato faccia.
Se prima i due sembravano
equipararsi, e addirittura il sith in alcune occasioni si era rivelato più
abile di Anakin, ora la situazione si era rovesciata.
Il jedi stava mostrando una
schiacciante superiorità.
Il sith spesso si ritrovava
spiazzato dalla velocità dei colpi, che arrivavano da ogni parte,
continuamente: ora Anakin non sembrava conoscere stanchezza o mostrare
debolezze.
I suoi movimenti, la sua
tattica… erano perfetti.
Ma Khan era un osso duro, non
avrebbe ceduto tanto facilmente, nonostante le ferite, le tumefazioni… la
crescente spossatezza che si stava impossessando del suo corpo….
Le spade laser si incrociarono
stridendo; seguì un veloce ma intenso scambio di colpi.
Il sith riuscì a contenere la
potenza del suo avversario, ma sentì le gambe cedere.
Ventress cercò una rotazione e
un affondo, ma ormai non aveva più l’agilità dell’inizio dello scontro: Anakin
lo scansò facilmente, il suo colpo andò a vuoto, e un violenta gomitata lo
raggiunse sulla nuca facendolo stramazzare a terra.
Ma Anakin non accennava a dar
tregua al suo nemico.
Si gettò sul suo corpo e
utilizzando il braccio destro lo sollevò da terra, lanciandolo verso il
perimetro del raffinatore: Ventress non accennò nessuna reazione.
Ormai era alla completa mercè
del jedi.
Anakin lo sapeva.
E questo lo inebriava…
Durante lo scontro il giovane
aveva focalizzato tutta la sua rabbia su Ventress; aveva sfogato il suo odio..
aveva sfogato le sue potenzialità represse.
Se da un lato sapeva di star
sbagliando, dall’altro gli importava poco…Se una parte di lui gli diceva di
fermarsi, di avere pietà, poiché il suo nemico era ormai sconfitto e a sua
disposizione, un altro Anakin lo istigava al massacro… lo incitava ad ignorare
ogni sentimento di compassione.
E nella mente di Anakin il
significato di pietà si stava perdendo, soppiantato da ben altri pensieri.
Ventress era il responsabile
della guerra su Coruscant.
Ventress era il responsabile del
rapimento di sua moglie e i bambini.
Ventress era stato il maggior
attentatore all’incolumità della sua famiglia.
Ventress aveva ferito Obi Wan.
C’era qualcun altro, dietro?
Questo Anakin non lo sapeva. In
quell’istante non gli interessava.
Lì c’era Khan… e a lui questo
bastava.
Forse l’avrebbe interrogato… ma
non sapeva se il sith fosse vissuto abbastanza a lungo.
L’eccitazione pervadeva il jedi,
alla vista del sith sofferente…sentiva il bisogno di schiacciarlo con il
proprio furore… sentiva il gusto stesso della lotta intossicarlo…
Ventress si stava rialzando, ma
una altro calcio dal basso verso l’alto lo colpì al mento, facendolo ricadere
all’indietro.
Anakin lasciò cadere la sua
arma, urlando tutta la sua collera, e lentamente si piegò sul corpo dell’avversario.
Ventress non voleva arrendersi,
il suo orgoglio non glielo permetteva: tentò di alzare la saber per colpire il
jedi, ma questi gli strappò di mano l’arma…
Cercò di alzarsi, provò a
sferrare un pugno al suo nemico. Anakin parò il colpo, e un violento destro
arrivò sul viso martoriato del sith.
Rivoli di sangue nero solcarono
la mandibola di Khan.
Anakin colpì ancora e ancora… e
ancora.
Poi attivò la spada laser: le
doppie lame rosse scintillarono nelle sue mani, mentre il piede affondava nello
stomaco di Ventress.
Anakin fece roteare la saber e
la sollevò sopra la sua testa.
Ansimando pesantemente, il jedi
sentì migliaia di voci nella sua mente… sentì il suo animo corrotto
istigarlo..
Uccidilo!!
Uccidilo!! Lui è la causa di
tutto… Loro saranno sempre in pericolo se Ventress non muore!!
Anakin mosse le braccia
all’indietro, per caricare il fendente che avrebbe posto la parola fine alla
miserabile vita del sith.
Ma qualcosa lo bloccò. Sentì
dentro di sé crescere una consapevolezza…
Non posso… NON POSSO!! È
inerme, disarmato… non posso andare contro l’ordine…io sono un jedi….
Jedi? TU NON SEI Più un JEDI…
ricordi come ti hanno sbattuto la porta in faccia… come ti hanno messo da
parte, non appena si è presentata l’occasione?
Ma io ho tradito il codice..
io ho sbagliato…
TI STANNO USANDO!! Si
ricordano di te solo quando hanno bisogno… ma tu sei più forte di tutti loro..
sei MIGLIORE… non hai bisogno delle loro stupide regole….
Anakin esitò.
Si sforzò di recuperare la
concentrazione. La lotta l’aveva mandato in una specie di malata estasi….
Doveva ritrovare se stesso…
Ma di nuovo quella voce
UCCIDILO!! UCCIDILO!!!!
Nella mente confusa del giovane,
le immagini si affollarono..
Guerra
Disperazione
Odio
Una vita consumata dai
rimpianti e dal rancore…
Una non – vita, all’ombra
della potenza del lato oscuro…
Era questo che voleva?
Bene, ora Anakin l’aveva a
portata di mano. Poteva uccidere Ventress, rivelando così se il vero Skywalker
era l’eroe jedi leggendario o solo un essere che si sarebbe lasciato consumare
dal lato oscuro della forza.
Cosa.. cosa devo fare...
Anakin alzò ancora di più la
spada laser.
Uccidilo!
Le parole di Padmè...
"Io ho bisogno di te, così come sei..."
UCCIDILO!!
"sento chiaramente i
sentimenti che bruciano nel tuo cuore …ed è l’amore a governare ogni fibra del
tuo essere… non hai bisogno di nient’altro… i sith non conoscono l’amore, e
tu sei l’essenza di questo sentimento, come lo era il piccolo schiavo di Tatooine…"
Anakin urlò.
La saber rossa attraversò l'aria
densa di Mustafar.
La lama laser si conficcò nella
grata che pavimentava il raffinatore lavico, a pochissima distanza
dall’orecchio di Ventress.
Anakin si lascio cadere a terra,
esausto.
Ma ce l’aveva fatta… aveva
dominato le sue pulsioni…
Accanto a Ventress,
semiincosciente, rimase silenzioso, guardando quell'infernale scenario che si
stagliava davanti ai suoi occhi.
Lentamente ritrovò la calma...
Ma non la serenità. Si passò una
mano sul viso.
Cosa stavo facendo.. cosa
sono io??
Come posso sperare di
proteggere chi amo, se le mie stesse azioni potrebbero avere risvolti ancora
peggiori del male stesso che li minaccia.....
I lamenti del sith lo
riscossero. Cauto si avvicino al suo avversario ormai fuori combattimento.
Doveva pensare a un modo per
portarlo via da lì... Anakin pregò che vivesse abbastanza per arrivare a
Coruscant...
Le ferite di Ventress non erano
molto gravi, ma il jedi aveva un brutto presentimento che non sapeva spiegarsi.
Il giovane afferrò per la veste
lacera Khan e lo scosse un po'.
"Ascoltami bene, dannato
essere... io ti porterò davanti al consiglio.. ma voglio che tu ora risponda
ad alcune mie domande..."
Ventress rimase inerme,
guardando Anakin.
Il jedi lo agitò violentemente.
"HAI CAPITO??" gli
urlò in faccia.
Il sith mosse la testa in cenno
di assenso.
"Perchè lo state
facendo?"
"Io... io volevo....
solo.... vendetta...." rispose a fatica Khan.
Anakin lo scosse ancora.
"Non mi interessa quello
che vuoi TU!! Io voglio sapere chi ti ha aiutato... cos'ha in mente?? Cosa c'è
dietro a tutto questo??"
Ventress tossì, sputando sangue.
"Io... so che..
Lord...."
Ancora sangue.
"Chi è, maledetto?
PARLA!"
All'improvviso Anakin sentì il
lato oscuro avvolgere l'aria intorno a lui...
Sentì l'estrema potenza
manifestarsi.
Una risata esplose nella sua
testa come un boato.
I giovane jedi fu costretto a
lasciare il sith e a coprirsi le orecchie, accasciandosi su se stesso, tentando
di attutire quel suono penetrante.
Rimase così per qualche istante,
fino a che la risata non si placò: quando alzò la testa, non riuscì a credere
ai suoi occhi...
Ventress era sospeso a
mezz'aria... inerme e immobile. Fluttuò sopra di lui... Khan sembrò recuperare
un po' di lucidità, ma non ebbe il tempo di dire nulla: fulmineamente, come se
una mano invisibile lo stesse gettando via, fu scagliato verso il perimetro del
raffinatore. Il corpo di Ventress sfondò la balaustra e si ritrovò sopra il
magma infuocato.
Nonostante le ferite e la
debolezza l'istinto di sopravvivenza fu più forte, e Khan fu lesto ad
aggrapparsi alle lamiere divelte dal suo stesso corpo, che ora era sospeso a
metri di altezza, mentre la lava sembrava attendere...
Anakin corse verso il sith...
No!! deve vivere!!
Ma nel momento in cui il giovane
si sporgeva il più possibile allungando il braccio per cercare di raggiungere
Ventress, questi fu tirato violentemente verso il basso... sembrava che
qualcuno lo stesse attirando verso la lava...
Il sith non riuscì ad opporsi a
quella forza, e il jedi osservò sgomento il corpo di Khan precipitare e finire
inghiottito dal magma...
Ancora una risata... che questa
volta riecheggiò nell'aria.
Anakin finalmente la riconobbe.
Sidious...?
Non c'erano dubbi... ma come
poteva essere possibile??
Ora non aveva il tempo di
pensarci... doveva andarsene da Mustafar... doveva portare via Obi Wan e
tornare a Coruscant.
Doveva sincerarsi che la sua
famiglia fosse in salvo.
Mentre si dirigeva verso
l'estremità del raffinatore, la voce si insinuò nella sua mente...
Tu non conoscerai mai la
pace...
la tua famiglia non sarà mai
al sicuro...
Io ti distruggerò
Skywalker....
Il tuo destino è segnato... e
ciò che ti riserva è peggiore della morte stessa....
"NOOOOOO!"
Anakin si prese la testa tra le
mani, urlando.
Io SONO il TUO DESTINO....
Anakin si inginocchiò a terra.
Sapeva che Sidious era morto da
tempo.. ma sapeva che anche che non avrebbe mai smesso di perseguitarlo...
Sentì una mano afferrargli una
spalla.
Il jedi alzò immediatamente la
testa.
"Anakin.. cosa succede....
Dov'è Ventress?" domandò stancamente Obi Wan.
**********
"Cosa significa E' STATO
SIDIOUS?"
Obi Wan e Anakin stavano
attraversando il ponte diretti verso l'imponente centro di controllo.
Anakin presentava numerose
ferite; l'abito lacero era un chiaro segnale della durezza dello scontro con
Ventress.. ma il ragazzo non sembrava curarsene.
Dopo aver visto il volto del suo
ex maestro, sulla piattaforma del raffinatore, il giovane jedi si era calmato...
Aveva aiutato Obi Wan a
sorreggersi, passandosi un braccio intorno al collo, ma alle insistenti domande
di Kenobi Anakin si ostinava a non rispondere.
"Hai paura di dirmi cosa è
successo, Anakin?" aveva dunque chiesto.
"Cosa non vuoi dirmi... che
per battere Ventress ti sei lasciato trascinare dalla tua ira? che ancora una
volta hai perso il controllo del tuo spirito?"
Il giovane aveva scosso la
testa. "Maestro.. io..."
"Io credevo che tu fossi
abbastanza saggio da CAPIRE, Anakin.. ma evidentemente mi ero
sbagliato..."
Obi Wan era deluso.
Il suo ex padawan sapeva a cosa
andava incontro... era stato istruito su questo...
L'AVEVA PROVATO SULLA PROPRIA
PELLE....
Anakin si era allora fermato nel
bel mezzo del ponte.
Con sguardo duro, ma velato di tristezza,
si era rivolto al suo maestro.
"Obi Wan, posso sopportare
il dolore... posso sopportare il disprezzo degli altri maestri jedi...ma non
posso sopportare di essere una delusione per te...di essere un fallimento per
le persone a cui voglio bene..."
Con un sospiro aveva poi
continuato
"è vero io.. io ero
inebriato dal mio potere... Ventress era ai miei piedi e io volevo solo la sua
morte...ma non l'ho ucciso.."
Obi Wan aveva ascoltato con
attenzione: aveva sentito l'interferenza nella forza.. e Anakin non stava
negando il suo errore.
Inoltre stava sostenendo di non
aver ucciso il suo nemico, dimostrando di essersi controllato.
E questo poteva essere un buon
segno...Ma quanto c'era di vero?
"Ma allora dov'è adesso
Ventress?"
"è caduto nel fiume di lava..
è stato Sidious..."
Quelle parole avevano scioccato
il jedi.
Lord Sidious... Palpatine... era
morto! Anakin stesso l'aveva trafitto...l'aveva visto morire! com'era
possibile?
"Cosa significa è stato
Sidious?"
Ma il giovane jedi non sapeva
dare una risposta.
"Obi Wan, so che sembra una
follia.. ma era lui.. l'ho sentito parlarmi!!"
"Cosa ti ha detto?"
"Ha... ha ribadito la sua
maledizione..."
Anakin alzò la testa, chiudendo
gli occhi. Obi Wan gli appoggiò una mano sulla spalla.
"Mi vuole.. vuole me...
vuole distruggere la mia vita..."
Obi Wan strinse la mano sul
braccio dell'amico: non sapeva cosa dire...
Ma Anakin non cercava inutili,
illusorie consolazioni...il giovane sapeva che lo spettro del Sith Lord lo
avrebbe tormentato fino alla fine della sua esistenza...
il maestro jedi si passò la mano
del braccio sano sulla barba.
"Non appena torneremo a
Coruscant parleremo con il maestro Yoda... Riferiremo di questi nuovi
risvolti...la situazione non è facile, a questo punto..."
I due jedi fecero quindi per
muoversi, quando sia Obi wan che Anakin sentirono un barlume di forza brillare.
"Obi Wan..."
"Si.. l'ho sentito..."
Il maestro jedi all'improvviso
si ricordò delle parole di Windu:
"maestro Kenobi… non abbiamo più
contatti con il pianeta. È successo qualcosa al maestro Hydragen e ai jedi che
l’accompagnavano....”
"Per la forza, Anakin...sono
vivi...SONO VIVI!"
Obi Wan cominciò a correre e attraversò il
ponte tenendosi il braccio ferito. Anakin lo seguì in fretta, capendo che quel
residuo di forza era una speranza ancora accesa per la sorte dei tre jedi che
prima di loro si erano recati su Mustafar. I due salirono rapidamente per i
vari livelli del centro di controllo, seguendo la via della forza. Ma era
dannatamente difficile ricondurre quel piccolo barlume a un luogo preciso...e
l'edificio scavato nella roccia lavica era così imponente e complesso. D'un
tratto Anakin si ricordò della zona dove aveva ritrovato Padmè... in un flash
potè vedere quella porta chiusa, in fondo al corridoio...
"Obi Wan, seguimi, presto!!"
Anakin attraversò rapidamente un
magazzino, salì delle scale e percorse un breve tratto di corridoio, fino a
che i due jedi si ritrovarono in un altro lungo corridoio costeggiato da porte
divelte. solo una, in fondo, non era stata toccata.
"Obi wan, qui è dov'era la cella di
Padmè.. mi sono ricordato di non aver dato importanza a quella porta laggiù,
visto che non mi dava segnali per i gemelli..."
il maestro jedi annuì, e lentamente i due
si avviarono verso la stanza chiusa. Obi wan si concentrò, e dopo poco, con un
movimento del braccio sano, spalancò la massiccia porta di acciaio. Lo
spettacolo davanti ai sui occhi lo impietrì: il maestro Hydragen era riverso su
un fianco, il viso una maschera di sangue... le vesti logore mostravano ferite
e bruciatore su tutto il corpo. Obi wan si chinò sul corpo dell'amico,
appoggiando due dita sulla giugulare; chiudendo gli occhi affermò grave:
"Per il povero Lucius siamo arrivati
tardi...l'hanno ucciso le torture che gli hanno inflitto..."
Anakin invece si stava dirigendo
dall'altro capo della stanza, dove giacevano due corpi: un uomo e una donna.
"Obi Wan.. è il vecchio allievo di
Hydragen.. Raken...e questa è Dana..."
Il corpo del cavaliere stava sopra quello
della ragazza.. in un ultimo, disperato, tentativo di proteggerla.
La giovane aveva il capo reclinato da un
lato... un rivolo di sangue scendeva dalla bocca. Dagli occhi ancora spalancati
una lacrima si era fatta strada attraverso le guance e non si era ancora
asciugata.
Anakin si piegò sul corpo della ragazza.
Asciugò quella lacrima... quel segno di paura di fronte alla morte... di
rimpianto per quella vita che stava terminando e che poteva ancora essere
vissuta...
Lentamente le chiuse gli occhi.
"Ma Obi Wan.. allora che cosa.."
Anakin non riuscì a finire la frase poiché un lamento lo interruppe.
Gli occhi dei due jedi andarono su Raken:
il cavaliere presentava numerose ferite di saber. Il viso era tumefatto dai
pugni del suo aguzzino.. la schiena nuda era un'unica piaga, a causa dei colpi
di vibrofrusta. Ma un impercettibile movimento di una mano e un altro lamento
convinsero Obi wan a chinarsi sul corpo del giovane jedi.
"Axelbi...Axelbi!! Riesci a
sentirmi?"
Raken mosse appena la testa... cercò di
aprire gli occhi, ma non vi riuscì a causa delle tumefazioni dei pugni.
Anche Anakin si inginocchiò vicino al
corpo.
"Non sforzarti, Raken...devi
risparmiare le forze...."
Obi Wan aiutò l'amico a sollevare il corpo
di Raken, e Anakin si avvio verso l'uscita di quel macabro mattatoio.
"Obi Wan, due livelli più su c'è
l'hangar...dobbiamo andare ora...penseranno R2 e R4 ai nostri
starfighter..."
Il barbuto jedi annuì, e Anakin si avvio
per il corridoio, mentre Raken doveva aver perso i sensi.
Kenobi uscì dalla stanza, ma prima di
seguire Anakin si voltò dando un ultimo sguardo agli amici persi in
battaglia...
Quanti ancora dovranno pagare a causa
dei folli piani di un vigliacco che ingannando la morte continua a gettare la
sua ombra su di noi... quanti..?
La sagoma della prua
dell'incrociatore "Freedom" si rivelò lentamente, spuntando da dietro
Coruscant, man mano che la navetta da carico mustafariana si avvicinava.
Era dunque tornato al suo posto,
a difesa dei cittadini…del senato.
Della Repubblica.
Ma era davvero così?
Ciò che il “Freedom” celava
grazie alla copertura del pianeta capitale rendeva quanto la situazione fosse
stata grave fino a quel momento, svelando ben più di quanto potesse sembrare...
Colonne di denso fumo nero si alzavano
dai lati dell’incrociatore stellare, gravemente danneggiato e pericolosamente
inclinato da un lato; tutt'intorno centinaia di caccia TIE repubblicani
monitoravano la situazione, pattugliando l'atmosfera di Coruscant e interdendo
lo spazio aereo a qualsiasi mezzo non autorizzato.
Frammenti di AAT e di
quant’altro era stato impiegato per affrontare l’esercito della repubblica
vorticava ancora tra le stelle, mentre un via vai di cargo e trasportatori
militari tra l’atmosfera e il pianeta permetteva il continuo ricambio dei cloni
e la riparazione degli astrocaccia danneggiati. Dunque il “Freedom” era sì
tornato, ma non più come garante della sicurezza della capitale: l’enorme
incrociatore era stata la guida dell’attacco al cuore della Repubblica, ma ora
era caduto sotto il potenziale dell’esercito guidato dai generali jedi e sotto
il diretto comando del Senato e del cancelliere Organa.
La navetta civile si incuneò nel
cordone difensivo creato da alcuni cargo: in men che non si dica fu subito
affiancata da due caccia, mentre da dietro il “Freedom” la sagoma
dell'incrociatore stellare "Republic" si innalzava lentamente,
mostrandosi come un minaccioso baluardo a difesa di Coruscant....punto di
controllo e centro di comando delle operazioni militari che fino a quel momento
avevano permesso di circoscrivere l'attacco a sorpresa solo in una piccola
porzione di cielo.
L'incrociatore agganciò il
piccolo mezzo di trasporto, assumendone temporaneamente il controllo; i due
caccia di scorta non si spostarono dai lati della navetta mustafariana.
“INCROCIATORE STELLARE
“REPUBLIC”…. E’ IN CORSO UN’OPERAZIONE MILITARE, NESSUN MEZZO NON AUTORIZZATO
PUO’ SORVOLARE LA ZONA! DICHIARARE IL MOTIVO DEL TRANSITO E ALLONTANARSI
IMMEDIATAMENTE FINO A NUOVO ORDINE….”
Le parole del soldato si persero
nel silenzio che regnava all'interno del piccolo trasporto che Anakin e Obi Wan
avevano utilizzato per scappare dall'inferno di Mustafar.
Durante il tragitto i due jedi
avevano parlato pochissimo, oppressi dagli eventi appena trascorsi.
Obi Wan aveva costantemente
meditato sull’accaduto….
Dunque Sidious non era stato
annientato e insieme al suo apprendista riusciva a tirare i fili di quel gioco…
dannatamente abile a burlarsi delle loro vite…
Una grande minaccia incombeva
ora sulla libertà della galassia
Ma cosa voleva?
Il potere?
Voleva Anakin? Oppure mirava ad
impossessarsi dei piccoli Skywalker…?
O tutte quante le cose…
Se Palpatine aveva vinto la
morte, la posta in gioco doveva essere davvero alta….
Spesso Obi wan si era fermato ad
osservare il giovane che per lui era come un fratello.. l’aveva visto assorto..
distante.
Anche Anakin era preso dai
pensieri e dalle preoccupazioni che affioravano nella sua mente. Ma al
contrario di Obi wan, il giovane jedi era tormentato dai suoi personali
incubi.. dalle sue angosce più profonde.
Sidious era tornato.
Il misterioso sith suo allievo
era ancora a piede libero. Ma per Skywalker queste erano preoccupazioni
secondarie… il suo cuore era oppresso da un terribile dubbio….
Il duello con Ventress era
stato emblematico…. Aveva rivelato sensazioni e ed emozioni che Anakin
credeva sconfitte e dimenticate.. ma in realtà solo sopite…
Lui poteva scatenare una potenza
devastante ..il suo lato oscuro.
Aveva scoperto che nonostante i
suoi sforzi, bastava veramente poco per farlo affiorare…che nel delirio che
accompagnava il suo potere, non aveva alcun controllo delle sue azioni.
Ma allo stesso tempo cercava di
convincersi che qualcosa era salvo in lui… dopotutto si era controllato, non
aveva inferto il colpo mortale al suo avversario, nonostante ne sentisse quasi
il bisogno.
Dunque forse non era tutto
perduto.
Spesso la sua mente era andata a
Padmè e ai bambini, durante il rientro.
I sith ne erano a conoscenza
ormai. E li avevano usati.. li avevano coinvolti per costringerlo ad
intervenire.
Anakin aveva maturato la
certezza che Sidious aveva ideato quell’infernale piano per dimostrargli che il
suo animo era ormai oscuro.. corrotto.
Che aveva si, fallito, quel
giorno al Senato…. Ma che comunque la sua maledizione stava prendendo forma.
Ma se non fosse stato così? Se
Quell’anima dannata cercava di più? Sidious voleva vendicarsi…e in qualche modo
ci sarebbe riuscito…..
I bambini…
Anakin aveva scosso la testa e
chiuso gli occhi, quasi a poter scacciare fisicamente quella terribile idea
dalla sua mente.
Ma se Sidious avesse voluto i
suoi figli? Dopotutto perché aspettare così tanto tempo… se non per attendere
la nascita dei gemelli, farli crescere., e poi….
Anakin non poteva sopportare il
pensiero.. avrebbe fatto qualsiasi cosa per evitare una cosa simile…
Qualsiasi.
Piuttosto sarebbe morto..
No, ancora peggio.
Piuttosto avrebbe donato la
vittoria e la sua vita ai suoi nemici. Si sarebbe lasciato sopraffare dal lato
oscuro… avrebbe fatto ogni deplorevole azione che gli fosse stata richiesta.
Sapeva che ne sarebbe stato
capace, le sue visioni gliel’avevano mostrato. E così la sua famiglia sarebbe
stata in salvo.
In salvo.. si. Al sicuro dai
sith…
Ma da me?
Anakin era angosciato da ogni
cosa; ogni pensiero sembrava essere una possibile soluzione, ma un istante dopo
gli si ritorceva contro.
Spesso i due jedi avevano
incrociato gli sguardi mostrando, anche se per motivi diversi, la stessa
tristezza negli occhi….
Ma di tanto in tanto lamenti
sommessi distoglievano la loro attenzione da quei pensieri opprimenti: disteso
sopra un ripiano liberato dalle cinghie di ancoraggio per la merce, Axelbi
Raken tentava con tutte le sue forze di resistere al dolore che le ferite gli
procurava.
Anakin e Obi Wan a turno gli si
avvicinavano, alternandosi ai comandi della navetta…si sentivano impotenti di
fronte al suo dolore.
No.. non al dolore fisico. Per
quello al momento c’erano i loro poteri jedi ad alleviare le sofferenze del
giovane cavaliere.
Ci sarebbero stati i medici,
poi.
Ma per il dolore dell’anima?
Quello forse non sarebbe mai scomparso dal cuore di Raken…e nessuno dei due
aveva avuto il coraggio durante i rari momenti di lucidità del jedi, di
rivelare la sorte dei suoi compagni.
“RIPETO!! E’ IN CORSO
UN’OPERAZIONE MILITARE, NESSUN MEZZO NON AUTORIZZATO…”
Anakin si avvicinò alla consolle
comandi; attivò la trasmittente per le comunicazioni, ma sul punto di parlare
si bloccò.
Obi Wan lo guardò di traverso.
“Anakin, che ti prende?”
Il ragazzo si voltò verso il
maestro.
“Forse è meglio che parli tu con
il comando….”
Obi wan rimase interdetto, ma
poi capì: alla mente gli tornarono le registrazioni del Freedom un attimo prima
che scomparisse dall’orbita di Coruscant. Si rese conto che in un frangente
simile, comunicare al Republic "Sono il generale Skywalker, richiedo le
procedure per l’atterraggio" sarebbe stata una frase davvero poco felice.
Il barbuto jedi asserì, e mentre
Anakin manteneva premuto il tasto della comunicazione, il maestro cominciò a
parlare:
“Sono il generale Kenobi…So
bene che la zona è interdetta, ma richiedo di atterrare sul pianeta. Qui con me
c’è anche il generale Skywalker, stiamo rientrando da una missione autorizzata
dal cancelliere Organa e dal consiglio Jedi…”
Silenzio. I due jedi attesero
risposta, mentre tutt’intorno i caccia continuavano a bloccare e allontanare
convogli.
La trasmittente emise nuovamente
parole. Ma ora stava parlando una voce diversa.
“Generale Kenobi, sono il
capitano Anders!! Vi stavamo aspettando, ma di sicuro non a bordo di un cargo
civile!!”
“Abbiamo un ferito a bordo,
capitano, e siamo stati costretti ad utilizzare un mezzo di fortuna…Piuttosto
allertate immediatamente il personale medico, la situazione è abbastanza grave….”
“Affermativo, signore…inizio le
procedure per l’atterraggio all’interno dell’incrociatore: il generale Yoda
richiede la vostra presenza qui…”
“Il maestro Yoda è a bordo?”
“Si signore… abbiamo coordinato
le operazioni direttamente dal Republic, preferendo avere il generale Yoda qui
sull’incrociatore…la situazione su Coruscant è ampiamente sotto controllo, ma
per procedure protocollari è ancora denominata zona a rischio…per lo stesso motivo
anche il Cancelliere Organa non si trova sul pianeta ma a bordo di un mezzo
militare”
Un campanello suonò nella testa
di Anakin: se Coruscant era ancora considerata poco sicura e lo spazio aereo
era interdetto…dov’erano Padmè e i bambini?
Il ragazzo troncò sul nascere la
risposta che Obi Wan stava rivolgendo al primo ufficiale dell’incrociatore,
intromettendosi nella discussione.
“Capitano Anders, sono
Skywalker…Ho bisogno di sapere se avete notizie di un convoglio civile..”
“Generale, sono passati centinaia
di convogli civili….”
“Si ma questo aveva a bordo una
donna e dei bambini….”
Obi Wan guardò l’amico stringere
spasmodicamente i pugni.
Ti prego.. ti prego…
“Generale Skywalker, se vi
riferite alla senatrice vostra moglie e ai due piccoli che erano con lei, sono
qui da un pezzo! Un nostro caccia l’ha scortata per gran parte del tragitto
dopo aver ricevuto una richiesta di contatto…”
Gli occhi di Anakin brillarono
mentre ringraziava il capitano, e anche Obi Wan fu sollevato dalla notizia.
Finalmente il giovane si sentì
calmo.. tranquillo.
Ora aveva bisogno del calore
della sua famiglia… ai problemi avrebbe pensato poi.
I due jedi guardarono
l’imponente incrociatore avvicinarsi, pronto ad accoglierli: gli scudi
deflettori si abbassarono, permettendo l’ingresso della navetta all’interno del
“Republic”. Nell’enorme hangar una capsula medica e una decina tra droidi e
soldati medici attendevano lo sbarco dei jedi e del ferito; Obi wan potè vedere
in attesa anche un ufficiale, probabilmente il capitano Anders, vicino
all’inconfondibile figura del maestro Yoda.
Con un sorriso richiamò
l’attenzione di Anakin, intento ad impostare i comandi automatici per
l’atterraggio, quando da dietro le due figure vide spuntare di corsa e
trafelata l’esile sagoma di Padmè, ancora stretta nel saio che il marito le
aveva fatto indossare nei sotterranei di Mustafar.
Non appena la navetta ebbe
toccato il suolo dell’hangar i medici vi si precipitarono dentro, e la capsula
di soccorso fu la prima ad uscire dal veicolo, seguita da Anakin e Obi Wan.
Il ragazzo si staccò subito dal
fianco del maestro per correre verso la moglie, la quale alla vista di Anakin
si era subito diretta verso di lui, attraversando a passo veloce l’hangar:
ignorando tutto e tutti i due si abbracciarono con trasporto e Anakin sollevò
Padmè da terra, mentre si accarezzavano e si baciavano dimentichi di ogni
cosa.
Lo sguardo di Yoda seguì con
tristezza la capsula medica che trasportava il corpo del giovane Raken, mentre
Obi Wan gli si avvicinava e referente si inchinava.
“Maestro Yoda…mi dispiace…ma
abbiamo percepito la presenza di raken per miracolo..”
“Dispiacerti non devi, maestro
Kenobi… Lucius e la giovane Ling sapevano che impervie sono le vie della
forza.. gioire noi dobbiamo per loro, ora che uniti ad essa sono…”
Obi Wan annuì, e grave continuò
mentre l’anziano maestro congedava con un cenno della mano il capitano Anders.
“Ma le brutte notizie non sono
finite, maestro… ciò che abbiamo trovato su Mustafar è rivelatorio per alcuni
versi…ma inquietante per altri…”
“Si maestro Kenobi…andiamo,
parlarmi tu devi…ma io credo di sapere a cosa tu ti riferisci…”
Con passo lento, appoggiandosi
al suo bastone, Yoda si diresse verso gli elevatori dell’hangar, seguito da Obi
Wan… prima di entrarvi, il piccolo maestro verde tornò a guardare Anakin e
Padmè, ancora abbracciati ma ora intenti a parlarsi fitto fitto: sul volto di
lei tutta la preoccupazione per le ferite sul viso e sul corpo del marito, il
quale invece cercava di rassicurarla con un sorriso radioso e parole sussurrate
all’orecchio.
Yoda sorrise di fronte a tale
scena, lasciando che lo stupore iniziale diventasse prima un lieve imbarazzo,
poi crescente consapevolezza che l’amore che i due ragazzi emanavano era
davvero più potente di qualunque regola o codice….
Osservando Anakin, il piccolo
maestro verde si rese conto che forse non erano stati i jedi a spronare il
giovane verso quell’amore assoluto in cui credevano… a farlo desistere dai suoi
propositi insani…nessuno di loro aveva salvato il ragazzo dalla dannazione alla
quale era stato condannato…No.
Infrangere il codice jedi
l’aveva portato sulla via sbagliata, ma per assurdo proprio quegli sbagli
l’avevano salvato.
E continuavano a salvarlo….
***********
“Sidious…… l’ombra che le nostre
percezioni offusca avevo riconosciuto come sua ….non credevo fosse possibile
anche per i sith unirsi alla forza…al lato oscuro…”
Yoda si diresse verso una delle
vetrate che davano visione dell’atmosfera di Coruscant, ancora brulicante di
trasporti militari.
I due jedi si erano chiusi in
quella sala, che doveva essere una stanza addetta ai briefing delle missioni,
per poter parlare in tranquillità dei fatti appena accaduti…per poterne parlare
in privato, poiché ciò che avevano da dirsi non sarebbe dovuto trapelare oltre
le mura del tempio jedi.
Obi Wan aveva riferito di come
dietro l’attacco alla capitale, il rapimento dei figli di Anakin e in generale
al macchinoso piano si trovasse la mano di Khan Ventress, il fratello della
defunta Asajii.
Ma non la mente.
Appurata la presenza di Sidious,
era dunque necessaria un’ulteriore figura che facesse le veci dell’essenza
malefica…che facesse da tramite e gestisse la situazione, manovrando Ventress
come un burattino: anche lui dunque era finito vittima del lato oscuro..
semplice pedina dei piani di signori sith più potenti e più arguti…
Lo stesso destino della sorella
Asajii, del resto…
“Khan ha parlato di un Lord,
prima che Sidious lo gettasse nella lava…”
“Si Obi Wan… due essi sono…
anche la senatrice parlato mi ha di due esseri incappucciati, quando chiesto le
ho del rapimento…uno era Ventress, e l’altro non sappiamo…ma ora due sono
rimasti.. i più potenti e i più pericolosi…”
Obi wan si sentì come se un
macigno si trovasse sospeso sopra le loro teste: Yoda aveva ragione, Sidious e
il suo allievo erano di gran lunga più pericolosi di qualsiasi Ventress
avessero assoldato in giro per la galassia.
“Ma maestro Yoda…secondo te
quali sono le loro intenzioni? Cosa vogliono?”
“Questa domanda di dubbi mi
riempie, Obi wan…molto ho meditato…molto ho riflettuto…ma il loro scopo.. lo
scopo di Sidious non mi è chiaro…temo che miri a molte cose… al potere, alla
rivalsa dei sith…ma anche alla vendetta…”
Obi Wan trasalì.
“…credi che sia interessato ad
Anakin?”
“Skywalker purtroppo del lato
oscuro facile preda è….ma anche i suoi figli ci sono: i piccoli sono un
perfetto miscuglio…la potenza del loro padre unita alla purezza d’animo della
madre….
Molto attenti dobbiamo stare,
maestro Kenobi…e avere pazienza… non dovremo farci trovare impreparati quando Sidious
tornerà…e quando questo accadrà, alla resa dei conti assisteremo…”
Yoda si voltò e tornò a guardare
Obi Wan.
“Ora vai, maestro Kenobi, hai
bisogno di cure” disse l’anziano essere verde, indicando la spalla ferita e la
tunica macchiata del jedi.
“Con Anakin io desidero parlare
di questo, ora.. e di altre cose…”
Il jedi si inchinò e uscì dalla
stanza, addosso la strana sensazione che Yoda sapesse più di quanto diceva…Obi
wan si convinse che in qualche modo il vecchio maestro sapesse di quanto Anakin
aveva fatto su Mustafar.
E si preoccupò. Poiché alla luce
di questo, come doveva interpretare le frasi sibilline del vecchio jedi?
Skywalker purtroppo è una
facile preda del lato oscuro…. alla resa dei conti assisteremo…
Che cosa temeva davvero Yoda? Il
potere dei sith o la possibilità che si risvegliasse la parte più malvagia del
prescelto?
*******
Anakin si presentò al cospetto
di Yoda solamente quando riuscì a liberarsi dalle grinfie di un droide medico
un po’ troppo zelante. Obi Wan gli aveva riferito il volere del vecchio
maestro, e Anakin aveva visto la sua espressione preoccupata mentre gli
parlava.
Il giovane era
riluttante…dopotutto non aveva più doveri o obblighi verso l’ordine, ora: lui
aveva aiutato i jedi in quell’occasione, ma per questioni strettamente
personali.
Ancora una volta era stata Padmè
a farlo ragionare e a spingerlo verso la stanza dove attendeva l’anziano
maestro: “Yoda è vecchio e saggio, Anakin…” gli aveva detto. “Se vuole vederti
e parlarti, di sicuro avrà un motivo valido.“
E ora due fessure circondate da
profonde rughe lo osservavano.
“Skywalker.. è molto che non
parliamo, tu e io…”
“Da quando sono stato espulso
dall’ordine, maestro…se non contiamo i brevi incontri avuti in occasione dell’attacco
alla capitale..”
Yoda lo guardò negli occhi,
scrutandogli nell’animo.
“Sento dei cambiamenti in
te…sento molto amore, ma anche qualcosa di cui non riesco a capire la natura…”
“Non credo che vi riguardi più
ora, maestro…vi ho aiutato, ma resto sempre un jedi perduto…”
Disse Anakin, tentando di
mantenere la calma.
“L’arroganza.. quella non è
affatto cambiata, vero Skywalker?” domandò Yoda inclinando di lato la testa.
Il giovane non rispose. Poche
volte si era trovato a parlare privatamente con l’anziano maestro, e mai ne era
uscito qualcosa di buono per lui.
Anche in quel momento si attese
che la conversazione celasse qualcosa di sgradevole.
Senza ulteriori preamboli, Yoda
parlò diretto ad Anakin
“So cosa su Mustafar è
successo…”
Ecco…doveva aspettarselo.
Yoda era tra i maestri jedi più
potenti. se non il più potente. Su Mustafar la forza di Anakin aveva subito
interferenze notevoli, oscillando pericolosamente tra il lato oscuro e quello
chiaro.
Durante il duello con Ventress
poi si era lasciato andare completamente, senza freni…
Già, era impossibile che nessuno
se ne fosse accorto.
L’anziano maestro lesse
l’inquietudine sul volto di Anakin, e continuò.
“Non cerco spiegazioni, …ma di
parlarmi, io ti chiedo. Ciò che sta accadendo sfugge a ogni logica, io stesso
fatico a capire cosa accade nella tua anima… utilizzare a proprio piacimento il
lato chiaro e il alto oscuro della forza un dono è, un grande dono….tu in più
occasioni addentrato ti sei nella buia via della forza utilizzata dai sith, ma
sempre ne sei tornato, e sappiamo bene come difficile è…”
Se Yoda ora appariva perplesso,
Anakin lo era ancora di più: si era aspettato una condanna, la comunicazione di
un allontanamento… non certo di veder trasformate le sue paure…in un dono!
Certo era che, su Mustafar, era
stato sì in preda al lato oscuro, ma poi era riuscito a controllarsi.
Ma come avvenisse quel
controllo, lui non lo sapeva proprio…aveva avuto quelle visioni…aveva pensato a
Padmè e ai suoi bambini…aveva rifiutato la prospettiva di un futuro di odio e
morte.
Ma era anche consapevole che
questa sua capacità non dipendesse solamente da quello.
“Attento, però, devi essere,
Skywalker…” lo ammonì Yoda, riscuotendolo dai suoi pensieri.
“Di questo dono.. di questa
capacità abusare non devi… il lato oscuro da’ potenza, è vero, ma rifuggire
dall’utilizzarlo tu devi!!” Poi grave concluse ”Sappi che se tu costretto fossi
a utilizzarlo di nuovo, potresti non riuscire più a riprendere la via del lato
chiaro…”
Queste parole lasciarono
sgomento Anakin: temeva un’evenienza simile, e ora l’anziano jedi gliel’aveva
confermata.
Ora sapeva a ciò che andava
incontro…e lo sapeva anche Yoda.
Il giovane voleva replicare, ma
il piccolo essere verde parlò, fermandolo: inaspettatamente l’argomento era
cambiato.. ma lo stupore di Anakin per questo non diminuì, anzi…
“I tuoi figli finalmente ho
conosciuto…peccato in un simile frangente…”
Yoda sorrise, avvicinandosi
lentamente al ragazzo con la sua tipica andatura dondolante. Ora Anakin era
davvero confuso.
“Sentito io ho la loro
forza…ottimi jedi saranno…”
“Maestro Yoda, con tutto il
rispetto, ma io non capisco le tue intenzioni… Permettere ai bambini di
divenire jedi sarebbe un controsenso, dal momento che proprio la loro nascita
ha causato la mia espulsione dall’ordine…”
“Un controsenso? No, visto che
tu un jedi sei!” disse Yoda, anche un po’ indispettito.
“Maestro…ma tu stesso…” Anakin
si interruppe, capendo il fine di quelle parole. Distogliendo lo sguardo dal
maestro, riprese a parlare
“Io.. io non posso
tornare…troppi dubbi ho da sciogliere…ora poi, con quello che è successo…”
Yoda lo guardò con due occhi
penetranti.
“Ma tu qui sei, ora, davanti a
me...dalla mia stessa parte, non contro…sento il tuo animo bruciare nel
desiderio di riscatto…”
“Cosa diranno gli altri jedi?
Cos’è cambiato, maestro Yoda?”
“Ancora nulla Anakin… ma molte
cose cambieranno, d’ora in poi…e tu sarai di nuovo un jedi, un maestro… e
dovrai aiutarci”
Detto questo il piccolo alieno
verde si diresse verso una bassa poltroncina, e chiudendo gli occhi, prese a
meditare.
Anakin capì che Yoda aveva
chiuso la conversazione e si congedò, risollevato dalle notizie: il jedi aveva
indirettamente ammesso gli errori dell’ordine. Lui sarebbe tornato, e il codice
con ogni probabilità sarebbe stato modificato.
I bambini sarebbero diventati
jedi… grandi jedi. Ancora più forti e migliori di lui.
Padmè di questo non sarà
felice…
Ma tutto ciò non lo distolse
dalle sue preoccupazioni.
Yoda aveva chiamato la sua
doppia natura un “dono”…la capacità di poter usufruire di entrambi i lati della
forza, riuscendo però sempre a riprendere la via del lato chiaro.
Ma questo suo “dono” poteva
rivoltarglisi contro.
No…non lo permetterò
Come non avrebbe mai permesso
che si intaccasse la sua felicità.
Fu questo che pensò rientrando
nella saletta che dava ospitalità a Padmè e ai bambini.
La ragazza lo attendeva, e dopo
aver adagiato un addormentato Luke su una poltroncina, si diresse verso Anakin
mentre Leia accoglieva l’arrivo del padre con gridolini di gioia.
Padmè vide la tensione sul volto
del marito, anche se il sorriso radioso all’indirizzo di Leia tentava di
nascondere il suo vero stato d’animo.
“Anakin.. va tutto bene?”
“Si.. certo Padmè.. certo.. ho
solo bisogno di stare tranquillo ora…prima di tornare a essere un maestro
jedi!”
Padmè guardò Anakin, e la gioia
si dipinse sul suo volto. Abbracciandolo esclamò
“Ma è meraviglioso! Sono così
felice per te!”
Anakin la strinse forte…guardò i
bambini.
Ancora una volta si ritrovò a
pensare al loro futuro; era appena stato riammesso nell’ordine jedi, eppure i
suoi pensieri erano rivolti in un’unica direzione: se loro fossero stati in
pericolo, lui non avrebbe esitato a riutilizzare la malvagità che sapeva di
celare.
Allora si che avrebbe ignorato
tutto.. i jedi, Yoda..
Solo in quel caso avrebbe
permesso che quel suo dono così particolare gli impedisse di ritornare sulla
via della luce…
La giovane sentì il marito
irrigidirsi tra le sue braccia.
“Anakin…tu hai qualcosa che non
va… parlami ti prego…”
Il ragazzo si staccò dalla
moglie e accarezzandole il viso cominciò.
“Sono successe delle cose, su
Mustafar…cose…orribili, Padmè..”
“Che cosa, Anakin? Io voglio
aiutarti, ma non posso farlo se tu non mi permetti di entrare nel tuo cuore…”
Anakin sospirò.
“Io…io ho paura, Padmè…Paura per
te, per i nostri figli…”
La giovane si aggrappò alle
braccia del ragazzo: durante la prigionia il suo carceriere aveva parlato di
quanto fossero importanti i gemelli… di come quella trappola era stata
organizzata per uccidere Anakin e far crescere i bambini come sith. Ma suo
marito era tornato, e questo voleva dire che non c’erano più pericoli. Dunque
perché era così inquieto?
“Perché, Anakin? Quell’essere
orribile è morto… tu sei qui, con noi… tornerai ad essere un jedi… Non corriamo
pericoli, ora…so che tu non lo permetterai..”
Anakin la guardò di nuovo con
infinita tenerezza, poi la lasciò per dirigersi verso i bambini.
Non lo permetterò, no…MAI….
ma io ho paura anche di me stesso, amore mio…
Accarezzò teneramente Luke,
mentre la mano inguantata diventava preda di Leia. Padmè osservò assorta il
marito, che nonostante le sue insistenze si ostinava a non parlare.
Dopo alcuni istanti di silenzio,
Anakin ruppe la tensione.
“Padmè…se il male può amare..
che cos’è davvero il male?”
La giovane rimase stupita da
quelle parole.
Lentamente si avvicinò al
ragazzo e gli prese le mani.
“Che vuoi dire, Anakin? Io non
credo di capire…”
Ma Padmè in realtà capiva
benissimo. Aveva visto suo marito disperato e pieno di rabbia per la morte
della madre…
Aveva visto il terrore ne suoi
occhi, la notte in cui le aveva rivelato di aver visto in sogno la sua morte…
Aveva visto troppe cose, per non
capire.
Era successo qualcosa su
Mustafar, qualcosa che aveva turbato profondamente Anakin.
Qualcosa che aveva rotto quel
delicato equilibrio che regnava in suo marito e tanto faticosamente instaurato
dopo i fatti che lo avevano portato verso una pericolosa via..
Anakin rimase in silenzio. Poi
ancora:
“Padmè, se io…”
Ma la ragazza non lo lasciò
finire.
“Tu sei buono Anakin…sei un uomo
fantastico, un padre meraviglioso…tu sai amare!!! Poni l’amore al di sopra di
tutto, e il male vero questo non lo conosce…”
Anakin rimase colpito dalla
veemenza delle parole di sua moglie: nonostante gli ostinati silenzi e il
desiderio di proteggerla da ciò che lo turbava, Padmè aveva capito più di
quanto Anakin avesse voluto…
“Questo è un momento felice…non
roviniamolo…”
Il giovane sorrise e la ragazza
si alzò sulle punte per baciarlo, ma il pianto di Leia interruppe il momento.
Con un sorriso Padmè si diresse verso la figlia, mentre Anakin guardò il lento
scemare delle truppe dall’atmosfera del pianeta.
Al di la di Coruscant il sole
spuntava lentamente stagliandosi sul curvo profilo: una nuova alba stava nascendo…
Una nuova luce sulla galassia e
sulla Repubblica.
Una nuova luce come quella che
avrebbe nuovamente illuminato la via del giovane jedi.
Un nuovo capitolo si sarebbe
aperto.
Ma troppe cose c’erano ancora da
scoprire…da capire.
Anche la luce più potente crea
ombre oscure, così come la luce nell’animo di Anakin doveva lottare contro il
buio nascosto in un angolo del suo cuore.
Chi vincerà alla fine?
Anakin questo non poteva
saperlo. Ma sapeva di essere speciale…
Una luce di consapevolezza
brillò nelle azzurre iridi del giovane, mentre osservava la galassia di fronte
a lui.
Io sono il figlio dei soli…
Anakin chiuse gli occhi,
lasciando scorrere i pensieri.
Io sono la luce che
inghiottirà le tenebre…
Io sono il prescelto.
FINE I ATTO
Allora, questa è la fine, ma non
disperate poichè è SOLO QUELLA DEL PRIMO ATTO (tutti, in coro: "NOOO!
Ancora per un altro atto ci dobiamo sorbire sta lagna!" ^^): ne approfitto
per RINGRAZIARE ancora una volta TUTTE LE PERSONE CHE MI HANNO RECENSITO, dal
profondo del mio cuore… mai avrei pensato di leggere dei commenti così
meravigliosi! (Ve lo dice una che è ipercritica verso se stessa, ergo la ff in
questione era stata vittima di feroce stroncatura da parte della medesima
autrice ^^)
Presto posterò il secondo atto,
ma avrà dei tempi un pochino più lunghi essendo ancora WIP….
Coruscant sembrava più
trafficata del solito, quel giorno.
I piccoli speeder sfrecciavano
nell’aria, seguendo le rigide rotte di transito cittadine; nelle strade
centinaia di persone si incrociavano…si urtavano, ognuna diretta verso la
propria routine, la propria quotidianità.
Quante storie si avvicendavano
sotto gli occhi del jedi che osservava l’operosità del pianeta capitale… storie
di amore, di odio… vite che celavano gioie e delusioni, litigi e rappacificazioni,
sotto la normalità di un’altra giornata di lavoro.
La normalità… essere “normali”.
Parola così semplice, e così complessa, allo stesso tempo
Chi poteva decidere cosa poteva
essere normale e cosa, invece, no? Sotto gli aspetti “normali” di molti si nascondevano
assassini o guaritori…. Ladri o benefattori.
Chi poteva definire la
“normalità” di una situazione?
Per i cavalieri jedi…per i
soldati, una guerra era “normale”.
Per un abitante di Coruscant
invece la guerra non era una cosa “normale”… la normalità consisteva nell’avere
un lavoro, nell’avere una famiglia… nel sapere di poter ogni giorno rientrare
nella propria casa.
La “normalità” di un edificio…
Il tempio e il senato, intorno
ai quali era stata edificata l’intera città, si ergevano imponenti e granitici
da millenni. Sotto il loro aspetto “normale” si erano consumati intrighi,
tradimenti, amori intensi e odi profondi….e grandi cambiamenti.
Ad Anakin Coruscant, per quanto
affascinante, non era mai piaciuta del tutto. Troppo frenetica, troppo confusionaria.
Molto meglio Tatooine, casa sua.
Molto meglio Naboo…
Pianeti più consoni alla ricerca
della sua pace interiore…del suo equilibrio.
Pianeti più…”normali”, per lui
che mai lo era stato....la sua benedizione e la sua maledizione, allo stesso
tempo.
Non era stato un bambino
comune…non era stato nemmeno un jedi nel senso ortodosso della parola, non solo
perché pur essendo un jedi era anche un marito e un padre… lui normale non lo
sarebbe stato comunque. Poiché lui era il “prescelto”…l’eccezione alla
normalità.
Eppure quando camminava per le
strade di Coruscant avvolto nel saio jedi, quelle stesse strade che ora Anakin
osservava dalla vetrata della sala del consiglio, non si sentiva così diverso
dalle persone che gli passavano accanto. Era una persona qualunque, agli occhi
di coloro che lo incrociavano.
Una persona “normale”.
E lui, davvero, non lo era.
A quattro anni dal secondo
conflitto di Coruscant e dagli avvenimenti di Mustafar, Anakin si ritrovava a
passare notti insonni, pensando a quanto tempo ancora avesse dovuto aspettare
per capire.
Per capire la natura del suo
potere.
Per capire se stesso.
Già quattro anni….
Anakin si staccò dalla vetrata e
lentamente uscì dalla sala del consiglio, sempre immerso nei suoi ricordi.
Il rientro sul pianeta capitale
non aveva fornito ulteriori notizie ai generali jedi, né al cancelliere Organa:
sulla terraferma il conflitto era rapidamente rientrato, e una spedizione su
Geonosis aveva confermato che ancora una volta la popolazione insettoide aveva
fornito la sua fabbrica e la sua manovalanza per la creazione dell’esercito di
droidi. Dopo la distruzione, questa volta definitiva, dell’enorme fucina, le
ricerche sul pianeta avevano dato esito negativo. Il sith che si stava cercando
non si trovava lì: i jedi avevano dovuto ammettere che effettivamente il loro
nemico era scomparso nel nulla, lasciando dietro di sé solo l’oppressione del
potere oscuro di Lord Sidious, che in una cappa malefica avvolgeva i sensi
degli adepti del lato chiaro.
Come detto da Yoda, Anakin era
rientrato a far parte del consiglio con il rango di maestro, per la gioia di
molti e il disappunto di alcuni i quali ancora non si fidavano totalmente del
giovane Skywalker. Durante una calda seduta, molti anziani avevano espresso il
totale disaccordo in questa scelta: Anakin costituiva la massima espressione
del tradimento e del fallimento delle regole dell’ordine: come si poteva
reintegrarlo, pur essendo un eroe?
Yoda aveva dunque spiegato che
la presenza di Anakin si faceva assolutamente necessaria in previsione di
quanto ci si apprestava a fare: una riforma totale del codice.
Dopo millenni di radicate
convinzioni con le quali si proibiva l’essenza stessa dell’essere umano,
creando Jedi freddi e distaccati, sradicati dai sentimenti e dai legami
affettivi, l’amore nella sua forma più pura e più vera sarebbe stato permesso.
L’affetto… il calore di una
famiglia. Più nessuna perdita, più nessun fallimento da parte dei jedi che
vedevano allievi e amici consumarsi nel lato oscuro inseguendo quanto era
proibito: il poter esprimere una passione… un sentimento. Molte critiche erano
state sollevate: così si rischiava di avere l’effetto opposto, ovvero dar più
presa al lato oscuro.
Ma Yoda, assieme a Windu, Kenobi
e Anakin stesso, era ottimista: i padawan sarebbero stati istruiti più
severamente sui pericoli del lato malvagio della forza, gli addestramenti
avrebbero insegnato come l’amore avrebbe reso loro dei jedi migliori,
rifuggendo dal dark side.
Attraversando i corridoi del
tempio per dirigersi verso la seconda torre, dove si trovava la training area,
Anakin passò davanti al grande hangar, dove alacremente i droidi meccanici
preparavano le navette da trasporto.
Si perché a breve l’allenamento
dei padawan sarebbe terminato, e centinaia tra bambini, ragazzini e adolescenti
sarebbero stati caricati sulle navette per essere mandati a casa, dando inizio
così al primo dei tra giorni di licenza. Che ovviamente erano previste anche
per i cavalieri e in ultimo, anche per i maestri.
Licenze che erano state
introdotte per permettere di riabbracciare le persone amate.
Si, molte cose erano cambiate.
Ora anche i jedi potevano
assaporare una normalità che non fosse di battaglie, di guerra e di duri
addestramenti.
****************
Appoggiato ad un angolo della
grande sala della training area, Anakin osservava i vari gruppi di padawan in
fase di addestramento. Ma per quanto cercasse di dimostrarsi imparziale, i suoi
occhi correvano continuamente a un bambino che con maggior facilità rispetto ai
suoi compagni respingeva i colpi della sfera d’addestramento, maneggiando una
piccola lightsaber.
Il ragazzo sorrise.
Luke gli assomigliava sempre di
più, col passare del tempo.
Sei mesi prima lui e sua sorella
Leia erano entrati nel tempio tenendosi per mano, affascinati e allo stesso
tempo intimoriti da quell’edificio così imponente e misterioso, per i loro
occhi di bambini. Sotto gli sguardi ansiosi di Anakin e Padmè, i piccoli erano
entrati nella sala del consiglio, perché così era stato deciso già da tempo…
Si perché dopo la seduta che
aveva ufficialmente reintegrato Anakin nell’ordine, Yoda era partito insieme al
giovane alla volta di Naboo: l’anziano maestro era intenzionato ad avanzare
nuovamente la sua richiesta, dopo il dialogo con Skywalker a bordo del
“Republic” poche settimane prima.
Questa volta parlando
direttamente anche con Padmè.
Nell’elegante palazzo accanto
alla reggia messo a disposizione dalla regina, residenza temporanea della
giovane e i bambini dopo la sfacelo nella regione dei laghi, il piccolo jedi
verde aveva richiesto di fronte ai due di poter addestrare i piccoli, quando
avessero avuto l’età giusta. Anakin era entusiasta dell’idea, ma non aveva
considerato che i figli erano tanto suoi quanto di Padmè.
Dopo che Yoda se n’era andato
con la promessa che i bambini sarebbero stati sottoposti al giudizio del
consiglio, Padmè si era infuriata. Ed era seguita una litigata di quelle che i
due giovani raramente si erano trovati a sostenere… anzi, forse mai, avevano
sostenuto.
Anakin ricordava ancora le
parole esatte che si erano scambiati….
“Quanto ancora pensavi di
tenermelo nascosto?”
Padmè era infuriata. A ben
donde.
“È un grande onore,
Padmè…loro saranno…”
“…Saranno JEDI, Anakin! E
come con te, sarò costretta a vivere nella paura, nell’ansia…”
Anakin si avvicinò alla
moglie, prendendole il viso tra le mani.
“Amore, molte cose
cambieranno… non li perderemo…”
Ma la giovane si sottrasse al
tocco del marito.
“Lo sai Anakin, io ho sempre
ammirato e rispettato l’ordine… ma ora non puoi chiedermi anche questo… “
“Io veglierei sempre su di
loro, non permetterei mai che…”
“Anakin…non capisci?” Padmè
ora esternava la sua rabbia. “ Io continuerei a essere sola…come sempre…prima
con te, ora anche i nostri figli….o sei così egoista da non vedere l’evidenza?”
Il ragazzo allargò le braccia
“Noi non possiamo opporci al
loro destino, già dal giorno della loro nascita sapevamo che sarebbero stati
destinati a essere seguaci della forza…”
“No…questo lo sapevi TU. E
forse io non ero degna di conoscere un’informazione così importante sui miei
bambini!!”
“Padmè, cosa dici? C’eri
anche tu, il giorno in cui Luke..”
“Essere potenti nella forza
non significa che necessariamente debbano entrambi diventare cavalieri jedi…”
“è la loro via…” ripeté
ancora Anakin.
“Esistono vie altrettanto
degne e meno pericolose!!!”
Il ragazzo la guardò con aria
interrogativa.
“Mi sarebbe piaciuto educare
i bambini…istruirli nelle tecniche della diplomazia…”
“Politici?? AH!” disse,
roteando gli occhi esasperato. “E così la politica sarebbe una strada meno
pericolosa?? Questo proprio tu non lo puoi dire, Padmè!!”
“Non è la stessa cosa…nessuno
è mai stato esposto ai pericoli quanto me…”
“Ah, jedi no e politici si?”
Questa volta era Anakin a mostrare il suo disappunto. “ Se faranno ciò che
piace a te, allora va bene tutto??”
Padmè lo guardò dura.
“Non sono una bambina… non è
questione di cosa mi piace e non mi piace. È la vita dei miei figli…è la mia
stessa vita. C’è qualcosa di molto più grande…”
Padmè se ne andò, e Anakin
rimase interdetto. Sentì la porta dello studio sbattere violentemente.
Il giovane rimase solo, in
silenzio, a pensare.
Lei aveva l’ultima parola.
L’aveva sempre, pensò sorridendo.
Ma lei era il suo angelo…non
sopportava di vederla così Padmè aveva piegato governi al suo volere…. E lui,
davanti a quella indomita ragazza, non era più l’eroe della guerra dei cloni.
Era solo un uomo. .pazzo di lei, oltretutto.
“AAH!! Dannazione!!”
Svelto si avvicinò alla
porta dello studio… fece per aprirla, ma era chiusa a chiave. Non era un
problema, per i suoi poteri jedi. Ma preferì parlarle dalla porta chiusa.
“Aspettiamo Padmè…aspettiamo
la decisione dei maestri…c’è ancora tempo, molto tempo. E magari non è detto
che i bambini vengano ritenuti in grado di sostenere l’addestramento…”
Silenzio.
La porta si aprì e Padmè ne
uscì apparentemente tranquillizzata.
“E se così non fosse?”
Anakin sospirò.
“Chiederò al consiglio di
scegliere uno solo dei gemelli….”
Padmè sorrise. Anakin la
guardò di traverso.
“Tu sei una strega…una
dannata strega sith…e mi tieni incatenato a te con la tua magia…”
La ragazza gli gettò le
braccia al collo.
“Non sai che l’amore è la
magia più potente?”
Così, nel giorno del loro quinto
compleanno, i gemelli erano stati presentati al consiglio, e dopo un attento
esame, Yoda aveva parlato con Anakin.
“Entrambi i bambini potenti
sono…potentissimi.” aveva riferito Yoda. Dunque il consiglio era favorevole.
Eppure Anakin aveva percepito qualcosa.
“Ma..?”
“…ma solo Luke inizierà
l’addestramento.”
Anakin non era contrario. Pensò
a Padmè, e alla sua felicità quando lo avrebbe saputo. Ma voleva capire.
“Posso chiedere i motivi della
scelta?”
Il piccolo Yoda si era
avvicinato ad Anakin.
“Un motivo ben preciso non c’è…
solo ho… qualcosa ho visto. E il futuro della bambina, riguardava….”
Skywalker si era preoccupato.
Cosa c’era nel futuro di Leia? Yoda si era accorto della tensione di Anakin, e
si era affrettato a spiegare.
“Ho visto come una grande jedi
lei potrebbe diventare, ma allo stesso tempo ho visto come la piccola Leia un
importante peso politico acquisirà …”
Anakin aveva ascoltato attento.
“Lascia che Leia segui le orme
di Padmè, Anakin… è molto importante….”
Era stato così che Luke aveva
cominciato la sua avventura nell’ordine, mentre Leia era ritornata a Naboo.
Era la prima volta che i gemelli
si separavano, ma in cuor suo Anakin si era sentito come se avesse sempre
saputo che nel destino dei suoi figli era scritto di doversi dividere in tenera
età…
***********
“Molto bene, miei piccoli
Younglings… per oggi finito abbiamo. Che la forza sia con voi, in questi giorni
di licenza…”
I piccoli salutarono il maestro
Yoda e corsero tutti fuori dalla training area, assieme ai padawan più grandi,
diretti verso l’hangar.
Tutti meno che uno: il biondo
ragazzino infatti corse a braccia spalancate verso Anakin, che avvolto nel saio
marrone scuro attendeva seduto in un angolo della sala. Il jedi si alzò in
piedi e quando il piccolo gli si slanciò contro, lo sollevò tra le braccia e lo
strinse forte a sé: gli occhi azzurri del bambino cercarono gli occhi
dell’uomo, che erano dello stesso azzurro mare.
“Papà! Hai visto come sono
bravo?”
“Si Luke, ho visto… diventerai
più forte di me se continui ad allenarti così!”
Anakin spettinò giocosamente i
capelli del figlio: a dir il vero c’era poco da spettinare visto che come a
tutti i padawan a Luke erano stati tagliati i capelli a spazzola, mantenendo
però una corta treccina che spuntava da dietro l’orecchio.
Yoda si avvicinò ai due, e attese
che finissero di parlare. Anakin si accorse della presenza del maestro, e
chinando la testa in un saluto.
“Maestro Yoda…”
“Salute, Skywalker… il piccolo
Luke era necessario per farti nella training area tornare …”
Anakin sorrise, tornando con la
mente indietro negli anni: lui non sopportava le sedute di allenamento con la
spada laser, perché con arroganza riteneva di non averne bisogno.
“Tuo figlio piccolo è ancora, ma
certo è che molto più giudizio di te ha …” disse ridendo Yoda, uscendo dalla
training area.
Anakin si mise a ridere
Allora l’ha ereditato da
Padmè, non certo da me…
Al contrario Luke se ne stava
serio tra le braccia di Anakin, poiché non conoscendo le storie a cui si
riferivano suo padre e il maestro Yoda non ci trovava niente di divertente: il
jedi se ne accorse, e così tornò a concentrarsi sul figlio.
“Allora, che cosa hai fatto
stamattina oltre all’addestramento con la spada?” domandò Anakin a Luke mentre
si dirigeva verso l’uscita della training area.
“Oh il maestro Yoda mi ha fatto
esercitare nell’uso della forza… ma è così faticoso!! Non sono riuscito sempre
a fare quello che mi chiedeva…” concluse amareggiato il bambino, ma Anakin lo
risollevò: “Avrai tempo, piccolo mio, per imparare ad usare la tua forza… non
avere fretta, sii…”
“…paziente” concluse una voce
alle loro spalle, nel corridoio che portava alle scale. Anakin e Luke si
voltarono di scatto, e il bambino non potè non urlare con gioia il nome di Obi
Wan.
“Ciao piccolo jedi… com’è
andata con la spada laser?” domandò il barbuto maestro a Luke, pizzicandogli le
guance.
“Benissimo! Lo sai, papà dice
che sono più bravo anche di lui!” esclamò fiero, mentre Anakin lanciava
un’occhiata a Obi Wan, sistemandosi Luke tra le braccia.
Il maestro Kenobi sorrise, e
avvicinandosi all’orecchio di Luke, coprendo la bocca con la mano come se non
volesse farsi sentire da Anakin, sussurrò
“Lo penso anch’io Luke, ma non
diciamolo a tuo padre….magari si offende”
Il bambino e Obi Wan tornarono
allora subito seri, facendo finta di niente, e Anakin guardò con finto
disappunto quei due che stavano cospirando alle sue spalle.
“Padmè non è venuta?” domandò
Obi Wan quando ripresero a camminare.
“No, non ha potuto… sai, adesso
che il cancelliere ha voluto che entrasse nel suo staff è molto occupata, ma
Organa è stato comprensivo, e le permette una certa elasticità…. comunque oggi
Luke viene a casa, così non si è dispiaciuta più di tanto…”
“Ah, è vero, è licenza per i
padawan… a volte dimentico le nostre nuove riforme…” scherzò il vecchio maestro
di Anakin, ma aveva percepito il cambiamento di umore dell’amico: c’era
qualcosa che non andava, e riguardava Padmè, ma Obi Wan preferì non affrontare
l’argomento con Luke presente. Così tornò ad ascoltare le parole del bambino:
“Papà da grande voglio avere una
cicatrice come la tua!” stava dicendo Luke, toccando con un dito lo sfregio che
attraversava l’occhio destro di Anakin.
“Oh no… spero di no piccolo… sai
è stata molto dolorosa…”
“Ma la mamma dice che sei affascinoso…”
Obi Wan si mise a ridere, e
anche Anakin continuò a parlare con un sorriso stampato sulle labbra.
“È perché la mamma vuole molto
bene a papà…. Per questo le cose brutte diventano… affascinanti, Luke… Bene,
Siamo arrivati” concluse Anakin, posando a terra il figlio davanti all’ingresso
del dormitorio jedi.
“Raccogli le tue cose perché per
i prossimi tre giorni sarai a casa ! Obi Wan aspetterà che ti prepari, poi ti
accompagnerà lui…” disse Anakin, inginocchiandosi davanti al bambino
“Perché tu dove vai?” chiese
imbronciato Luke, mentre una giovane jedi lo attendeva per accompagnarlo a
prendere le sue cose.
“Non preoccuparti, devo andare
al senato… vado a prendere la mamma, così quando sarai a casa troverai tutti ad
aspettarti!”
“Yppieee!” urlò Luke, e corse
verso la giovane jedi. Anakin si rialzò, e si rivolse a Obi Wan
“Allora io vado, spero che
resterai a farci compagnia, stasera”
“Volentieri… ma prima dimmi cosa
c’è che non va…”
Anakin cominciò a dirigersi
verso la scalinata che portava all’ingresso del tempio.
“Niente di grave… Sono solo
preoccupato per Padmè. Non si sente bene ultimamente…”
“Forse non è più abituata alla
politica, così ora è soffre le pressioni…” azzardò Obi Wan.
“Si… forse… però l’ho convinta a
consultare un droide medico, e stamattina prima di andare in senato si è fatta
controllare… non so ancora cosa le abbia detto…”
“È per questo allora che vai a
prenderla…”
“Si, voglio sapere cosa c’è che
non va…”
I due jedi erano arrivati
all’ingresso del tempio, e Anakin si congedò dall’amico.
“Adesso sarà meglio che vada….”
“Stai tranquillo, Anakin, tra un
po’ sarò nei vostri appartamenti con Luke… lo porterò un po’ in giro, così che
abbiate il tempo per parlare..”
“Grazie, Obi Wan, ti devo un
favore!”
Anakin si affrettò ad uscire dal
tempio, e Obi Wan fece rapidamente dietro front per correre verso il
dormitorio, dove il piccolo Luke lo stava già aspettando. Prendendolo per mano,
il barbuto maestro si rivolse al bambino:
“Allora, sei pronto per
sfrecciare nei cieli di Coruscant con il vecchio Obi Wan?”
Luke lo guardò di traverso.
“Obi Wan, tu sei bravo come papà
a fare le piroette in aria con lo speeder??”
Il maestro sospirò e sorrise.
“Luke, ti insegnerò una cosa.
Tuo padre non è bravo… tuo padre è incosciente…”
Grazie a Irene e Aresian per i commenti, anche se mi rendo conto che i primi
capitoli saranno un po' più lenti... appunto, introduttivi: tutt'altro registro
rispetto alla conclusione del primo atto!!
Per Irene: riguardo lo "Yppie!!" di Luke.... di padre in figlio si ereditano
pregi e difetti ^^!!
****************
Anakin salì rapidamente le scale che portavano
all’ingresso del senato della Repubblica. L’enorme androne era gremito di gente:
guardie di sicurezza, scolaresche, senatori con i loro segretari e con i loro
studenti. Guardando al di là della grande vetrata che separava l’ingresso dalla
sala che conduceva al senato vero e proprio, notò un certo movimento: dunque le
sedute erano terminate, e presto la sua Padmè sarebbe uscita. Dopo la guerra
Organa era stato rieletto, e subito aveva chiesto all’amica se fosse stata
disposta a un ritorno in politica, offrendole il prestigioso incarico di
consigliere. La giovane aveva accolto la richiesta con gioia, ma era
riluttante… per una volta era stato Anakin a spronarla.: lui presto sarebbe
rientrato nell’ordine jedi… perché lei doveva rinunciare alle sue ambizioni? E
per poter continuare a seguire i bambini il cancelliere aveva garantito a Padmè
la massima libertà. Così la senatrice Padmè Amidala Naberrie Skywalker aveva
fatto ritorno in Senato, giurando la sua fedeltà alla Repubblica e alla
Democrazia…garantendo all’amico Bail tutto l’aiuto possibile, ma dettando
un’unica condizione: quella di poter riuscire a svolgere il compito più
importante della sua vita di donna…essere una madre. La presenza del
leggendario Skywalker suscitò non poco clamore tra i bambini in visita al
palazzo senatoriale, e nonostante gli inviti di un insegnante a non disturbarlo
un ragazzino si staccò dalla fila e con un certo timore tirò il saio di
Anakin. “Ciao!” lo salutò dolcemente il giovane. “Ma tu sei davvero il
maestro Anakin Skywalker?” domandò senza tanti preamboli il bambino. “Tu cosa
ne pensi?” “Non mi sembri molto grosso per essere uno che ha combattuto tante
battaglie…per uno che è un eroe…” “Non è necessario essere giganti per
compiere imprese altrettanto titaniche… tu quanti anni hai?” “Quasi
otto!” “Avrei scommesso che ne avessi di meno, mio piccolo amico… Vedi,
quanto il tuo corpo sia robusto o gracile non ha importanza… è lo spirito, è la
forza dentro ognuno di noi a renderci grandi…. Anche se il nostro fisico sembra
non essere d’accordo!” disse Anakin piegandosi in avanti per guardare il bambino
negli occhi. “Dicono che tu abbia ucciso un milione di nemici” “Un
milione? Non credo siano così tanti…” “Dicono anche che quella cicatrice
vicino all’occhio ce l’hai perché te lo avevano strappato via e allora te lo sei
rimesso da solo....”
Oh santo cielo…ma chi racconta queste
cose?
“Veramente la storia di questa cicatrice è un po’ meno
cruenta…” Il bambino allora sbirciò in una manica del saio. “È vero che
hai un braccio artificiale dopo un duello con un sith??” Anakin sorrise,
offrendo alla vista del bambino il guanto nero “Si, questo è vero…è andata
così…” Il piccolo afferrò la mano di Anakin, scrutandola attentamente. “Ma
è solo un guanto…” disse deluso. Il jedi si inginocchiò di fronte al bambino,
e lo guardò serio. “Avvicinati….a volte l’apparenza inganna…” gli disse
sottovoce e il bambino ubbidì rapidamente. Anakin gli avvicinò la mano
all’orecchio e distese le dita, tenendola spalancata e in tensione per qualche
secondo. Poi piano la chiuse a pugno: data la lentezza del movimento, le
giunzioni delle dita emisero dei brevi ma inconfondibili scricchiolii
metallici “Ti assicuro che questo una mano umana non lo sa fare….” Il
bambino guardò prima la mano del jedi e poi, a bocca aperta, posò gli occhi su
Anakin il quale gli fece l’occhiolino. Il giovane si stava rialzando quando
scorse Padmè attraversare la grande porta in vetro…al braccio di un giovane
senatore: questa cosa lo turbò un poco, e accarezzando la testa del ragazzino si
congedò, avvicinandosi a Padmè e al damerino che le stava accanto. Lo avrebbe
volentieri fatto volare giù per le scale dell’ingresso del senato., ma si
ripromise di stare calmo: d’altronde ora tutti sapevano, quale sciocco avrebbe
spudoratamente corteggiato sua moglie? “Anakin, tesoro… che sorpresa!”
esclamò felice Padmè quando vide il jedi di fronte a se. Incurante della
presenza del bamboccio, Anakin si piegò e posò un delicato bacio sulle labbra
della moglie. “Dov’è Luke? Starà con noi i prossimi giorni?” gli chiese,
appoggiandogli le mani sulle braccia. “È con Obi Wan, lo porta lui a casa…
sì, starà con noi per tre giorni, come tutti gli altri padawan del
resto!” “Che meraviglia… saremo di nuovo tutti insieme! Povero Obi Wan, spero
che Luke non lo faccia impazzire!” “Quei due si adorano, non abbiamo niente
da temere… per non parlare di Leia, quando si vedranno!” I due si misero a
ridere, quando un timido colpo d tosse attirò la loro attenzione. Fu allora che
Padmè si ricordò della presenza del senatore accanto a loro: Anakin, dal canto
suo, non l’aveva mai scordato. Semplicemente l’aveva deliberatamente
ignorato. “Oh santo cielo.. senatore Byrdbum, vi chiedo scusa! Posso
presentarvi mio marito…” Il giovane tese la mano ad Anakin. Questi lo
osservò: era molto giovane, ma per essere già un senatore o era molto in gamba o
era raccomandato; era sicuramente affascinante, con i corti capelli castani e
due luminosi occhi verdi. “Non c’è problema, senatrice…. Beh, non vi
conoscevo di persona, maestro Skywalker, ma la vostra fama vi precede… sono
onorato!”
Io per niente, anzi se non giri al largo da
Padmè…
Anakin mosse il capo, e tese la mano destra verso il
senatore: “Piacere, senatore… io invece non ho mai sentito parlare di
voi..” Alle parole seguì una vigorosa stretta di mano da parte del jedi,
effettuata con l’arto artificiale deliberatamente lasciato libero di stingere
più del necessario. Byrdbum fece una smorfia, cercando di nascondere il più
possibile il fatto che Skywalker gli stava stritolando una mano: fu un sollievo
quando il jedi allentò la presa, e il giovane fu lesto a tirarla via. Padmè
si accorse che qualcosa non andava quando vide il colore violaceo della mano del
senatore.
La solita, insensata gelosia…
“Anakin, il
senatore Byrdbum è stato così gentile da accompagnarmi fino qui perché mentre
stavo uscendo ho accusato un lieve malore…” “Maestro Skywalker, non avrei mai
permesso che succedesse qualcosa alla senatrice…”
Se permetti a questo
ci penso già io…
“Un malore? Un altro?” “Non preoccuparti tesoro,
non è nulla di grave…” “No infatti… è stato solo uno sbandamento, ma ho
insistito tanto affinché fosse accompagnata, anche se la senatrice minimizzava…”
si intromise fiero il giovane senatore, come se avesse fatto la cosa più giusta
e sensata del mondo. Due profondi occhi azzurri si piantarono sul viso
dell’uomo.
Hai insistito tanto, eh?
“Sentite senatore
Bambam …” “Senatore Byrdbum, prego” “Si, quello che è… vi ringrazio molto,
ma credo che adesso possa occuparmi io della senatrice mia moglie…” La
ragazza non sapeva se mettersi a ridere o arrabbiarsi: sapeva che quello scambio
di battute probabilmente le sarebbe costato il muso del senatore Byrdbum per
diverso tempo… ma le frecciate di Anakin, che tentava di mantenersi calmo, erano
troppo esilaranti. Anakin alzò la testa e piantò i suoi occhi su quelli di
Byrdbum. “Credo senatore Bimbum che qualcuno la stia cercando,
ora…” “Cosa...?” “Adesso” Il senatore rimase interdetto, poi si rese
conto che Skywalker gli stava facendo capire, e in modo neanche tanto velato,
che doveva andarsene: si tirò impettito l’abito, e incamminandosi stizzito,
esclamò: “E va bene… e comunque mi chiamo BYRDBUM!” Anakin seguì con gli
occhi il giovane mentre usciva dal senato, posando le mani sulla vita sottile di
Padmè: il grande androne dell’ingresso si era svuotato, e ora solo poche persone
si muovevano in quell’enorme spazio. Anakin cominciò a ridere, ma la ragazza
gli colpì il petto con la mano aperta “Ma sei impazzito?” gli disse seria
Padmè. “Perché?” domandò con falsa innocenza il ragazzo. “Anakin… sono io
quella che viene qui tutti i giorni.. non puoi comportarti così con un senatore
della Repubblica!” “Quello aveva tutto meno che l’aria di un
senatore!” “Il fatto che sia molto giovane non ti autorizza a denigrarlo… è …
è in gamba…” Padmè distolse lo sguardo, e Anakin inclinò la testa,
scrutandola con sguardo inquisitore. “E va bene… è il nipote del senatore
Vilbaem…”. “Ah… lo sapevo che c’era qualcosa sotto….” “Tu sei stato il
maestro jedi più giovane nella storia, eppure te lo sei meritato…” “Io non
ero uno spocchioso damerino… ho combattuto delle guerre, ho perso un braccio…
beh, è diverso… e comunque non mi piace come ti sta attaccato
addosso…” “Voleva solo essere gentile, tesoro… e tu sei un po’ troppo
geloso…” Padmè accarezzò il viso di Anakin, poi scese a prendergli le
mani. “Su accompagnami nel mio ufficio, nella fretta ho dimenticato lì i
regali per i bambini…” “Regali…Non li starai viziando un po’
troppo??” Padmè lo guardò ti traverso. “Ma sentilo… proprio TU parli di
vizi quando basta una parola di Leia per farti correre peggio che a un ordine
del maestro Yoda…” Anakin sorrise, e insieme si avviarono nella grande sala
costellata di porte, entrando poi in una di queste: si addentrarono quindi lungo
un corridoio, sempre tenendosi per mano...Arrivati davanti all’ingresso
dell’ufficio personale di Padmè, il jedi si fece serio. “Padmè… non mi sono
dimenticato del fatto che ti sia sentita male anche oggi…” La ragazza digitò
i codici di sicurezza della porta, e dopo un secondo questa si spalancò: non
sembrava curarsi delle parole di suo marito. Insieme entrarono nel grande ed
elegante ufficio, ma Anakin era sconcertato dall’atteggiamento di sua moglie.
Prendendola per un braccio, se la attirò contro il corpo. “Io HO BISOGNO di
sapere che cosa ti sta succedendo, Padmè… ti sei fatta vedere dal droide medico
stamattina?” “Si.. e vuoi sapere cosa sta succedendo Anakin? Se non sto bene
è anche colpa tua…” “Colpa mia?!?” Anakin era stupito, non solo da quelle
parole, ma anche dal sorriso radioso di Padmè. La ragazza gli prese una mano
e se la posò sul ventre. Dopo un’attesa silenziosa, Padmè parlò di
nuovo. “Hai capito che cosa sta accadendo mio testardo, geloso, adorabile ,
bellissimo jedi?” Anakin la fissò a bocca aperta, e Padmè gli prese il viso
tra mani. “Sono incinta, amore mio… aspetto… aspettiamo un bambino…” gli
disse sussurrandoglielo sulle labbra, prima di baciarlo.
Un bambino…un
bambino!!
La gioia pervase il giovane jedi…come quel giorno di quasi
sei anni prima, quando protetti dalle colonne del senato sua moglie gli aveva
rivelato quello che doveva rimanere un dolce segreto, agli occhi del
mondo… Anakin non rispose subito al bacio, ma dopo qualche secondo Padmè
sentì le braccia forti di suo marito sollevarla da terra, e insieme fecero una
piroetta nella stanza. “Ti amo, Padmè… ti amo…ti amo….” le disse Anakin,
senza lasciarla, separando appena le labbra dalle sue. Ora non vi erano più
guerre… niente più sotterfugi, o la paura di essere scoperti. Ora c’era solo
la loro felicità.
****************
Capitolo 2
Obi Wan
attraversò a passo veloce il corridoio che portava alla “Casa degli anziani”,
rispondendo con cenni del capo ai saluti che i padawan, appena rientrati dopo il
periodo di licenza, gli rivolgevano. Anche lui era appena ritornato al
tempio, ma non certo a causa della licenza. Il cancelliere aveva richiesto
che un jedi portasse un’ambasciata al Primo Ministro di Utapau riguardo alcuni
trattati economici, e visti i rapporti che Obi wan aveva avuto in passato con
gli Utapauni, il consiglio aveva ben pensato di inviare lui. E così, ancora
una volta, Kenobi aveva rinunciato ai suoi giorni di riposo….Ma dopotutto, la
cosa non gli pesava: da anni Obi wan finiva per trascorrere comunque al tempio i
giorni di licenza introdotti dal nuovo ordinamento del codice. Entrando in
nuovo corridoio, il barbuto maestro considerò che a ben pensarci, non aveva un
luogo di riferimento in cui passarli. Non aveva una famiglia dove tornare…
né una casa, da qualche parte. Anche se spesso volava a Naboo, dove sapeva
che due piccole pesti gli sarebbero saltate in braccio per tormentargli la
barba…dove sapeva che due amici lo avrebbero accolto nella loro famiglia… Obi
wan era consapevole di quanto importante fosse per Anakin e per Padmè… del bene
che Luke e Leia gli volevano… Ma forse LORO non sapevano quanto fossero
importanti per lui … Tanti anni prima, dopo un suo rimprovero, Anakin gli
aveva detto che per lui era ciò che più assomigliava a un padre. Ora per Obi
Wan quell’ irascibile testa calda, Padmè e i bambini erano diventati ciò di più
simile a una famiglia. Anzi, forse…. la sua prima ed unica famiglia. La vista
dell’ingresso della “casa degli anziani”, in fondo al corridoio, lo riscosse dai
suoi pensieri. La convocazione per un colloquio gli era stata comunicata al
mattino via comlink dal maestro Windu in persona, nel quale Obi Wan aveva notato
una malcelata tensione….inoltre la saletta di meditazione del maestro Yoda era
il luogo dove si parlava delle questioni più importanti o più riservate. Era
stato lì che Yoda, Windu e Kenobi erano venuti a sapere della sparizione
dell’incrociatore “Freedom”, quattro anni prima, e del presunto coinvolgimento
di Anakin. Era stato lì, gli aveva detto il suo ex padawan, che Yoda lo aveva
ricevuto quando era tormentato dalle sue visioni di morte. Ed era lì che in
questi anni di pace, in una a specie di anticamera, i capi del consiglio si
riunivano per decidere i nomi dei più meritevoli, di coloro che sarebbero
divenuti cavalieri o maestri…Nomi che venivano poi sottoposti alla decisione
dell’intero consiglio Jedi. Non erano previste nomine né vi erano questioni
gravi all’interno dell’ordine, aveva considerato Obi wan… non era neppure
riuscito a parlarne con Anakin, visto che non lo vedeva dal giorno dell’inizio
delle licenze., da quando cioè dopo aver accompagnato Luke gli era stata
notificata la partenza e si era subito congedato per muovere alla volta di
Utapau.
Beh, di qualsiasi problema si tratti, sapremo di sicuro
affrontarlo….
Ma Obi wan fu sorpreso quando, entrando nella saletta
avvolta dalla penombra, trovò ad attenderlo solo l’anziano Yoda e il maestro
Windu. Sorpreso perché dopo anni in cui il peso di ogni decisione e ogni
responsabilità era gravato solamente sulle spalle dei tre maestri, dopo il
conflitto di Coruscant si era aggiunto in questo incarico anche il
prescelto…anche Anakin Skywalker. Loro erano i quattro riferimenti
dell’intero ordine.
Mmmh…ho un brutto
presentimento…..
“Vieni, Obi wan… saputo ho, del buon esito della
missione diplomatica su Utapau…” esordì Yoda, mentre Obi wan si inchinava in un
saluto. “Grazie, maestro….” “Siedi, pure….” Continuò l’anziano jedi.
“Convocato non ti ho per questo…altre questioni riferirti dobbiamo….” “Non
dovremmo aspettare il maestro Skywalker, prima di cominciare?” azzardò Kenobi,
mentre si dirigeva verso un seggio vuoto.. “Anakin non è stato convocato. È
meglio che non sappia quello che abbiamo da dirti….” “Riguarda lui?” non potè
fare a meno di chiedere Obi wan, messo in allarme dalle parole di
Windu. “No…non direttamente. Ma lasciamo parlare il maestro Yoda….” Obi
wan annuì, ma ora si apprestava ad ascoltare le parole del piccolo essere verde
leggermente risollevato. Anche se le chiamate straordinarie alla “casa degli
anziani”, quando cioè non riguardavano nomine, mai portavano qualcosa del quale
stare allegri o sollevati. “Il senato è in fermento, e voci allarmanti giunte
mi sono…” “Che tipo di voci?” “Dopo la guerra, molti senatori non hanno
visto di buon occhio il fatto che non si sia scoperto cosa era realmente
successo, che apparentemente Organa non abbia voluto indagare” spiegò Windu.
“La distruzione della fabbrica dei droidi e la versione che abbiamo
divulgato d’accordo con il cancelliere riguardo una falange di separatisti
invece che acquietare gli animi, ne ha infiammato qualcuno…” Obi wan
ascoltava attento. Ricordava ancora quando nell’ufficio del cancelliere avevano
deciso di non rivelare la presenza dei sith e il ritorno di Palpatine: in
molti…troppi non avrebbero capito, così si era optato per riferire che dietro
all’attacco su Coruscant vi erano armate separatiste non totalmente annientate
dopo la fine della guerra dei cloni. Una menzogna a fin di bene, per non
creare allarmismi: sapere di essere stati attaccati da nemici ben conosciuti e
già sconfitti in una precedente occasione avrebbe avuto un impatto psicologico
nettamente inferiore che divulgare informazioni poco chiare su minacce oscure di
portata ancora ignota anche ai jedi. Cosa che difatti avvenne…ma non per
tutti. Windu riprese a parlare: “In molti in senato hanno cominciato a
denigrare Organa, accusandolo di incapacità…si è creato un gruppo fedele al
senatore Vilbaem, il quale in questi anni sta molto abilmente contrapponendosi
al cancelliere, facendo leva sul fatto che non sia più la persona migliore per
guidare la Repubblica poiché non è stato in grado di difenderla…” “Scusa se
mi permetto, maestro Windu, ma fin’ora non è nulla che non sapessimo già.
Sapevamo degli screzi interni al senato…” “È vero…Ma ora qualcosa si sta
muovendo. Vilbaem e la sua schiera si stanno facendo arroganti…e pericolosi. E
siamo indotti a credere che ora non si tratti più di mera contrapposizione
politica.” “Stai insinuando che alcuni senatori stiano….stiano cospirando
alle spalle del cancelliere?” ”Solo sospetti, Obi wan…solo sospetti…e se non
trattiamo la faccenda con delicatezza, potremmo rischiare la guerra
civile…” “Per la forza, che questo non possa mai accadere! Ma in base a cosa
potete affermare che la situazione si sta aggravando?” “Poco tempo fa è
accaduto un fatto…La senatrice Mothma è affiancata da circa un anno da uno
studente di legislatura. Il ragazzo è anche un abile meccanico, e una sera
mentre armeggiava con una holocam degli uffici ha intercettato un messaggio su
una frequenza criptata….” Obi wan rimase stupito: le frequenze di
comunicazione criptate potevano essere usate solamente in casi di emergenza,
oppure dietro previa autorizzazione del cancelliere in persona. E Organa non
rilasciava mai i permessi necessari con leggerezza, poiché i codici criptati
venivano utilizzati per le comunicazioni straordinarie con l’esercito e i
jedi…quindi dovevano essere sempre canali liberi.
Si…decisamente molto
strano….
“Qual’era il contenuto della trasmissione?” “Un breve
dialogo tra due senatori, dove si parlava di un incontro con Vilbaem.
Insospettito, ha pensato bene di parlarne con la senatrice, la quale a sua
volta…” “Ha riferito l’accaduto a noi… e ora?” La domanda si spense nel
silenzio della sala. Fu Windu a rispondere. “Ora abbiamo bisogno di conferme
ai nostri sospetti. Con le voci non possiamo intervenire…e così abbiamo pensato
di… infiltrare qualcuno in senato. Un jedi, per l’esattezza.”
Una..
una spia?
“E chi? Il senato conosce i jedi, chi potrebbe riuscire a
non destare sospetti?” “Un jedi di cui non si conoscono le fattezze. O
meglio, capace di cambiare il suo volto…”
Cambiare…. Un
mutaforma….
“Sarà infiltrato il maestro Iver Gechter, non è
così?” Yoda annuì. “Iver l’unico Jedi mutaforma è… sembianze umanoidi
assumerà, e di acquisire la fiducia di Vilbaem in modo farà …” “…fino a
scoprire le sue intenzioni…” concluse Obi Wan, il quale, accarezzandosi la
barba, riprese a parlare “Il sospetto di alto tradimento è di per se
abbastanza grave per….” “Solo con dei sospetti abbiamo le mani legate, Obi
wan.” Lo interruppe Mace “Sai anche tu che neppure NOI possiamo intervenire
contro un senatore della Repubblica se non con prove certe in mano.” Già…la
situazione era davvero delicata. Dopo quattro anni di calma apparente il
cuore stesso della Repubblica, il Senato, poteva essere scosso da una congiura.
E se Vilbaem mirava a spodestare Organa…..una simile eventualità avrebbe gettato
la galassia nel caos: il Senato sarebbe stato screditato come
istituzione…. Un colpo di stato avrebbe certamente creato subbuglio tra i
sistemi, che avrebbero perso la loro unità e la loro coesione… probabilmente la
Repubblica si sarebbe spaccata tra sostenitori e oppositori. E solo il cielo
sapeva quant’altro Vilbaem mirava a fare…. E i jedi, in tutto questo…chi
avrebbero dovuto sostenere per mantenersi fedeli ai loro ideali di democrazia?
Con il senato spaccato in due, in quale modo avrebbero dimostrato la loro
imparzialità? Inoltre tra i collaboratori di Organa vi era Padmè…. “È per
questo che Anakin non deve essere informato…. “ “Skywalker sarebbe troppo
coinvolto… la senatrice Amidala è tornata a lavorare in Senato, proprio come
consigliere del cancelliere….” “Ma se non ci sono rischi immediati…” obiettò
Obi Wan. Tacere la situazione all’amico non gli piaceva. “Non abbiamo
certezza né sulle intenzioni di Vilbaem né su quanto ampio sia il raggio
d’azione all’interno del quale vuole colpire. Per ora, il modo migliore per
proteggere la senatrice e la nostra operazione è tenere Anakin all’oscuro della
cosa.” “Non credo sia una buona idea….quando si tratta della sua famiglia,
Skywalker può perdere la testa… è già successo.” “Difatti così facendo
proteggiamo anche lui…da se stesso” “Per ora…. Fino a che non scopriremo
quanto grave la situazione è…” concluse Yoda. I tre rimasero in silenzio,
guardandosi in un tacito assenso. “Bene… deciso allora è. Con il maestro
Gechter subito andrò a parlare.” Disse improvvisamente l’anziano jedi verde. “Ci
aggiorneremo non appena egli il suo lavoro in senato inizierà….” Windu e Obi
wan annuirono, e dopo un breve inchino uscirono dalla stanza. Kenobi si
diresse subito verso la training area, la mente spazzata da un vortice di
pensieri. Non solo la Repubblica veniva minacciata dall’interno, ma il fatto
doveva essere tenuto nascosto…. Soprattutto ad Anakin. Questa non era una
gran dimostrazione di fiducia nei confronti dell’amico, eppure Obi Wan cercò di
convincersi che quella era la cosa migliore da fare. Probabilmente Gechter
avrebbe svolto un ottimo lavoro e la situazione non sarebbe sfociata in una
crisi…. Quindi nessun pericolo. E Anakin avrebbe capito. Almeno questo si
augurò Obi wan, mentre iniziava a salire i gradini della scalinata…avrebbe
atteso la fine degli addestramenti per poter salutare Luke. Ma una voce ben
conosciuta alle sue spalle lo bloccò. “Obi wan, cercavo proprio te!!” Il
jedi si girò e vide Anakin salire a due a due gli scalini che li separavano: il
ragazzo sembrava euforico….più eccitato del solito. Obi wan ostentò la sua
espressione più radiosa. “Che succede, Anakin?” “Devo dirti una cosa.. una
cosa importantissima! Quel giorno sei dovuto scappare…sai avrebbe voluto dirtelo
anche Padmè, ma…a proposito com’è andata? Su Utapau, intendo…” Il giovane
parlava a raffica senza smettere di sorridere. Obi Wan lo guardò perplesso,
mentre insieme riprendevano a salire le scale. “Ah, bene… ma tu piuttosto,
vuoi dirmi che cos’hai? Non riesci ad articolare una frase sensata! E cos’è che
mi vorrebbe dire anche tua moglie?” “È che…Obi wan, sono così felice! Ti
ricordi quando ti dissi che Padmè non stava bene?” “Si certo…non dev’essere
però niente di grave, data la tua euforia!” “No….anzi!! Padmè è incinta, Obi
wan!” Il jedi si fermò e voltandosi guardò l’amico: gli occhi azzurri di
Anakin brillavano…senza quell’ombra che dopo i fatti di Mustafar tornava di
tanto in tanto a incupirgli lo sguardo…. Il giovane riprese a parlare,
afferrando per le spalle l’ex maestro. “Un bambino! Avremo un bambino! Io
sarò di nuovo padre, Obi Wan…non fantastico?” La notizia era meravigliosa e
lo riempiva di gioia ma….alla luce di quanto aveva appena appreso, sapere Padmè
incinta rendeva la cosa ancora più delicata. Soprattutto quando sarebbe
stato il momento di dire ad Anakin la verità.
Il senato si scuote e
Padmè forse sarà esposta a dei rischi…. Mentre attende tuo figlio…
È complicato…. È pericoloso…
Obi Wan sfoderò un
sorriso e abbracciò l’amico. “È meraviglioso, Anakin…Congratulazioni ragazzo!
Sono felice per te…per voi…” disse infine il maestro al suo ex allievo
“Davvero una fantastica notizia!”
….in una giornata cominciata con
delle pessime….
**********************
Il sole stava
calando su Coruscant quando un jedi si avviò con cautela a intraprendere la
discesa della scalinata d’ingresso del tempio. Pur essendo molto giovane si
appoggiava per camminare a un elegante bastone in legno dall’impugnatura
adornata con un lucido inserto metallico, il quale fu puntato sul gradino più
basso: scaricando il peso del corpo sul sostegno, l’uomo appoggiò il piede sulla
prima scala. Con fatica si trascino dietro l’altra gamba, portando la mano
libera sul corrimano al lato della scalinata; l’operazione si ripeté per una
decina di scalini, poi il jedi si fermò: una smorfia di dolore si dipinse sul
suo viso, mentre chiudendo gli occhi serrava la mano intorno all’impugnatura del
bastone…. Rimase così per qualche secondo, poi con un piccolo gemito lasciò il
suo appoggio, che cadde fermandosi qualche gradino più in basso, e portò la mano
sulla gamba…. quasi potesse alleviare il dolore. Fu Anakin, che stava
uscendo dal tempio, ad incrociare il sofferente jedi che ora con un sorriso
tirato si apprestava a salutarlo. “Ciao Anakin…” “Axelbi tutto bene?”
domandò il giovane maestro, accorrendo in suo aiuto. “Si…ma sai, la mia gamba
oggi non vuol collaborare…” Axelbi Raken portava ancora i segni
dell’inaudita violenza delle torture subite su Mustafar: anche se gran parte
delle ferite si erano risolte in poco tempo grazie alle abili cure dei droidi
del centro medico Repubblicano, il giovane cavaliere era rimasto invalido a una
gamba ed era così costretto ad aiutarsi con un bastone per riuscire a muoversi
con meno difficoltà. Raken non aveva ricordi della prigionia…non aveva
saputo dire chi si celasse sotto il cappuccio del misterioso sith, anche se in
pochi momenti rivissuti come un incubo, Axelbi aveva potuto vedere nitidamente i
suoi compagni jedi cadere per mano dell’allievo di Sidious dopo essere stati
torturati da Ventress. Egli stesso non sapeva spiegarsi come era riuscito a
sopravvivere…. Con molta probabilità, era stato creduto morto dai suoi aguzzini.
Al suo rientro nell’ordine, dopo mesi di cure, Axelbi aveva ricevuto la
nomina di maestro.. un atto dovuto da parte del consiglio, per rispettare la
memoria di Hydragen del quale Raken avrebbe così preso il posto. Il giovane Jedi
non aveva accolto la notizia con entusiasmo: si sentiva in colpa per quanto era
successo…lui era ancora vivo, e non era riuscito a salvare il suo maestro e
Dana….tutto si meritava meno che una nomina. E anche ora, a distanza di
anni, il volto di Axelbi si incupiva e si adombrava quando si tornava a parlare
degli eventi di Mustafar. Anakin si affiancò al giovane, guardandogli la
gamba, mentre chinandosi gli recuperava il bastone. “Non capisco,
Axelbi….perchè ti ostini ogni giorno a percorrere tutte le scale dell’ingresso
quando potresti passare dall’hangar e uscire direttamente….” Axelbi sorrise.
“Devo muoverla, Anakin, altrimenti potrà solo peggiorare…” “Non mi sembra che
tu stia migliorando….” rispose il ragazzo, porgendogli il bastone. Il jedi
tornò ad appoggiarsi, e sospirando continuò. “Ecco, vedi Anakin…. Non importa se
sento male… io devo farlo…” “Non devi accanirti sul tuo dolore, Axelbi” lo
interruppe Anakin “Tu non hai colpa per quello che è successo….” “Invece si…”
gli occhi del giovane jedi si velarono di tristezza. E di rabbia. “Perché
proprio io sono sopravvissuto? Perché non Dana, che era una padawan promettente!
O Lucius….uno dei maestri migliori…” “Ma punirti obbligandoti a ricordare
tramite la tua menomazione…” “Tu non puoi capire Anakin… come ti sentiresti
se Obi wan fosse morto e tu invece fossi ancora qui e per altro insignito di una
carica che non ti meriti?” Skywalker rimase in silenzio…. In effetti non era
la persona migliore per poter convincere Raken che quello che stava facendo era
sbagliato. Lui non aveva un bel rapporto con la morte… il pensiero del distacco
lo terrorizzava. Anakin aveva sempre fatto quanto in suo potere…anche oltre il
suo potere per salvare la vita dei suoi cari. Ma a differenza sua, Axelbi non
temeva la morte…la rispettava come evento naturale della vita. Solo non
riusciva a perdonarsi QUELLE morti…. Non riusciva a perdonarsi di essere vivo a
discapito dei due amici. “Tu sei fortunato, Anakin…hai dei figli meravigliosi
e una moglie stupenda. Hai la stima del tuo maestro…e sei un eroe. Io avevo solo
Lucius e Dana. Ero con loro, e non sono riuscito a farli uscire da
quell’inferno. Essere vivi non è abbastanza, come punizione.” “Per me non è
stato sempre così, Axelbi. Il mio passato è ricco di frustrazioni, di sbagli…di
gravi errori quasi irreparabili.” “Ma ora hai avuto il tuo riscatto. Io
invece vivrò sempre nel rimorso…senza possibilità di riparare a ciò che è
successo….” Axelbi riprese lentamente a scendere gli scalini, sotto lo
sguardo di Anakin. Per molti aspetti erano simili… per questo forse Raken si
era così legato a lui e a Obi Wan, dopo quei terribili fatti. Anche Luke, come
tutti i piccoli apprendisti, parlava con ammirazione del giovane maestro, il
quale a causa del problema fisico era stato designato all’insegnamento…il suo
bastone era un’attrazione per i padawan, poiché l’inserto metallico
dell’impugnatura era in realtà una lightsaber che poteva essere facilmente
separata dal supporto di legno, in caso di necessità. “Vedo che neanche tu
resti al tempio” disse all’improvviso il jedi. “Ma spero che il tuo motivo sia
più piacevole del mio…” In pochi passi Anakin lo affiancò di nuovo: Axelbi
aveva repentinamente cambiato discorso… come sempre succedeva quando si toccava
la delicata questione della spedizione Mustafariana. “Vado a casa….Voglio
stare vicino a Padmè il più possibile, finché ci riesco…” Quasi ogni giorno
Raken era costretto a recarsi al centro medico per tenere sotto controllo il suo
fisico. Non doveva essere piacevole, vista la giovane età: aveva gli stessi anni
di Padmè…Si, senza dubbio i motivi di Anakin erano sicuramente migliori di
quelli dell’amico. “Perché, non sta bene?” si affrettò a chiedere
Axelbi. “Nulla di grave….Solo, la famiglia si allargherà da qui a qualche
mese…” Anakin si sentì a disagio…si sentì come se la sua felicità fosse
nettamente fuori luogo, di fronte a Raken: aveva appena lasciato suo figlio
dentro il tempio… si apprestava a recarsi a casa dove avrebbe trovato la sua
adorata principessina Leia ad accoglierlo a braccia aperte…dove avrebbe trovato
la donna che amava cullare dentro di lei il frutto del loro amore…. Raken
invece era li, solo e sofferente, ad arrancare nel semplice atto di scendere dei
gradini…. Il giovane jedi si fermò poi guardò con due occhi inquisitori
Anakin: aggrappandosi saldamente al corrimano, Axelbi sollevò il bastone e colpì
la gamba di Skywalker ma senza fargli male. “..e una notizia così bella e
importante la dici così??” lo rimproverò, mentre Anakin sorrideva, sollevato
dalla reazione del jedi che continuò “Per la forza, io farei i salti mortali nei
tuoi panni…. se solo potessi!!” “Non volevo essere…” “Inopportuno?” concluse Raken per lui, scuotendo poi la
testa.“Il mio animo è ferito, ma
dovete smetterla di continuare a proteggermi, Anakin…” I due erano finalmente arrivati alla fine della
scalinata.“Non era mia intenzione
offenderti” Raken mosse una mano. “ Non preoccuparti… Piuttosto,
congratulazioni…e se la mia gamba me lo consentirà, verrò a farle personalmente
alla Senatrice.” “Sai che sei sempre nostro gradito ospite, Axelbi...” Il giovane annuì, poi si girò a guardare il tramonto su
Coruscant.“Sarà meglio
che vada… o i miei fidati droidi medico potrebbero pensare che non apprezzo più
le loro “amorevoli” cure…Che la forza sia con te, maestro Skywalker…” “Che la
forza sia con te, maestro Raken...” Anakin rimase a guardare ancora per
qualche istante l’andatura irregolare del jedi, prima di avviarsi verso il suo
speeder.
I jedi non si vendicano, vanno oltre questo sentimento…vanno
oltre la rivalsa…
Si ritrovò a pensare Skywalker. Eppure aveva
percepito chiaramente, durante il dialogo con l’amico, che egli non avrebbe
lasciato impunite le morti del suo maestro e della padawan Ling. Axelbi era
tormentato dagli incubi del suo passato… non riusciva a superare quegli
avvenimenti per i quali si addossava ingiustamente le colpe… ed era rimasto
gravemente minato nel fisico. Quando sarebbe stata l’ora della resa dei conti
con Sidious e il suo sith, quel jedi sarebbe stato un aiuto prezioso. Perché
Raken non voleva giustizia. Voleva vendetta.
Ancora ringraziamenti per tutti quelli che mi stanno
seguendo (ho notato stasera che il numero di letture cresce... quindi grazie),
poi ringraziamenti ad Aresian, a Topomouse e a Darth Steo.
Un grazie a Silvi76, che non ha recensito ultimamente ma so che mi legge,
quindi va bene uguale ^^
*********
Capitolo 3
Nell’ufficio del senatore Vilbaem un uomo alto dai
corti capelli neri e dalla barba curata guardava l’ologramma che rappresentava
il politico intento a ricevere un’onorificenza nel suo pianeta natale. Girando
la testa, osservò la stanza in cui si trovava: la scrivania elegante…. la parete
occupata totalmente da un enorme libreria…la grande vetrata con panoramica su
Coruscant. Di fronte a lui, proprio ai due angoli di quest’ultima , due
busti raffiguravano Vilbaem di fronte e di profilo. L’uomo si portò quindi al
centro della stanza e potè notare, proprio dirimpetto la scrivania, il grande
specchio: in un sorriso, considerò che quell’ufficio rifletteva molto bene la
vanità di Vilbaem. “Senatore Gainder, sua eccellenza si scusa per il ritardo
e mi manda ad avvisarvi che arriverà a momenti.” Le parole del giovane
assistente attirarono l’attenzione dell’uomo, che annuì con un cenno della
testa. Rimasto di nuovo solo, la figura si avvicinò allo specchio e si osservò….
Osservò la carnagione chiara, gli occhi scuri che sfumavano dal nocciola al
verde, i lineamenti marcati. Osservò il suo aspetto umano, così diverso
dalla sua pelle squamosa ed elastica, capace in un secondo di assumere qualsiasi
sembianza fosse necessaria. Come in quel momento. Perché al cospetto di
Vilbaem doveva presentarsi il senatore Gainder, non il maestro Iver Gechter.
Come la missione prevedeva, il jedi doveva entrare il più velocemente
possibile nelle grazie di Vilbaem… Certo che così rapidamente non se l’era
aspettato. Erano passati appena due mesi da quando l’anziano Yoda gli aveva
esposto i fatti : il vecchio maestro era stato molto chiaro, e Iver aveva capito
fin da subito quanto quella missione fosse delicata. Non l’attendeva un compito
facile: la politica era un sentiero tortuoso, dove ogni parola doveva essere
attentamente soppesata e ogni azione compiuta in funzione delle conseguenze che
avrebbe portato negli alleati e negli oppositori. In questo l’arena politica non
differiva molto da un campo di battaglia, terreno più consono al maestro
Gechter…. Ma in guerra Iver aveva dalla sua i propri poteri jedi e la propria
saber. In senato avrebbe avuto solo la sua furbizia e la sua abilità nella
dialettica. Per questo Gechter aveva dovuto imparare ogni singolo aspetto
della vita politica, ogni procedura…. e il Cancelliere stesso, unico in senato a
conoscenza della sua doppia identità, si era occupato della sua istruzione per
non farlo trovare spiazzato nell’arena politica. E Il jedi era stato davvero
un ottimo allievo…Da buon mutaforma, tanto versatile nell’aspetto quanto nella
mente. Ma, in particolar modo, Gechter aveva studiato ogni aspetto del
senatore sospettato e di tutti i suoi collaboratori …. Ogni punto di forza. E
soprattutto ogni debolezza. Così era nato il Senatore Gainder, rappresentante
di un remoto pianeta appena annesso alla Repubblica, il quale aveva manifestato
una certa insofferenza alla politica del cancelliere e si era lasciato andare,
nei corridoi del senato, a dichiarazioni poco amichevoli nei confronti di Organa
e i suoi alleati. Gechter aveva sperato che quei messaggi fossero recepiti….
E mentre si inchinava referente a Vilbaem, appena entrato nell’ ufficio, pensò
che il suo lavoro stava procedendo nel migliore dei modi. “Mi scuso di avervi
fatto aspettare, senatore…” “…Gainder. Senatore Ian Gainder, signore.”
completò l’uomo per lui. Vilbaem si accomodò alla sua scrivania… Gechter ne
osservò l’aspetto. Il senatore stava invecchiando: ne erano una prova evidente i
capelli bianchi e il viso segnato dal tempo…o dai troppi intrighi. Notò il naso
pronunciato e il mento sporgente… e si accorse che i busti che lo raffiguravano
non presentavano quei difetti.
Il suo narcisismo lo
ucciderà…
“Il vostro arrivo in senato è stato davvero un notevole
acquisto…” esordì senza preamboli il senatore. “Mi lusingate, signore…”
rispose Gechter con rispetto, abbassando la testa. “Siete un giovane
sveglio.. e avete capito subito su quale direzione bisogna muoversi per riuscire
a rendere migliore questa Repubblica…” Il jedi capì che l’uomo si stava con
molta probabilità riferendo ai suoi attacchi verso Organa. “È vero. Non
condivido molte delle opinioni del nostro cancelliere” disse mentre si
accomodava su una poltroncina dietro invito del Senatore. “Ma questo non
significa che io non rispetti il lavoro che ha fatto
finora…”
Provochiamolo un po’….
Vilbaem sorrise. ”Organa ha
fatto molto per la Repubblica, ma la sua opera passata non giustifica a
prescindere il suo presente… né gli assicura un futuro.” Gechter ascoltava
attentamente ogni parola: non poteva lasciarsi sfuggire preziose
informazioni. “Da quanto tempo il cancelliere è in carica?” domandò
all’improvviso Vilbaem, dopo alcuni istanti di silenzio. “Non saprei…sei
anni, almeno…” “Sei anni, già. A volte rimanere al potere per così tanto
tempo non può portare giovamento alla Repubblica…. Guardiamo l’ex
cancelliere…” “Paragonare Organa a Palpatine mi sembra azzardato. Egli
nascondeva un’identità ben più inquietante…” obiettò il senatore davanti a
lui. “Non dico che Organa e Palpatine debbano essere posti sullo stesso
piano…solo che far ristagnare una società per anni a causa di una
fossilizzazione su una figura che potrebbe tranquillamente venir sostituita, è
sbagliato…. Ci sono molti errori, in questo governo. E per avere miglioramenti è
necessario cambiare. Come cambiano le persone…le mentalità. Una stessa persona
non può rispecchiare per anni il volere di una società… soprattutto di una
società come la nostra, che si evolve continuamente..” Gechter pensò che era
giunto il momento di tentare di ottenere qualcosa in più. Decise di cominciare
ad assecondare quel senatore che, doveva ammettere, in quanto a dialettica e
abilità di persuasione, non era davvero secondo a nessuno. “Organa è stato… è
un cancelliere giusto. “ disse senza troppa convinzione. “Eppure è stata
inconcepibile la sua gestione del secondo conflitto di Coruscant…” Gechter
fece una pausa, mentre Vilbaem ascoltava in silenzio. “Se non fosse stato per il
vostro intervento, probabilmente Coruscant avrebbe subito le conseguenze
devastanti di un attacco senza difese..” Vilbaem sorrise compiaciuto. Era quello
il tasto su cui batteva senza sosta. Si alzò quindi, e fermò con un cenno
della mano il movimento del giovane senatore davanti a lui che stava
rispettosamente imitandolo. Avvicinandosi a un busto che lo ritraeva, Vilbaem
continuò ad ascoltare le parole di Gainder…o meglio, di colui che si presentava
come Gainder. “La vostra intelligenza…la vostra perspicacia ci salvò. Non
Organa, benché fosse suo compito.”
Lo so che sei vanitoso, senatore…io
ti ho dato ciò che volevi…ora dimmi qualcosa di interessante….
“Voi
mi piacete, Gainder… mi piacete molto” disse Vilbaem, senza voltarsi, guardando
fuori dalla vetrata. “Mi piace il vostro modo di parlare e di pensare.
Potrete sempre contare sul mio appoggio” “Signore, per il mio pianeta avere
alleati importanti e preziosi come voi è un grande onore e…” “Si
certo…certo.” Lo interruppe Vilbaem, quasi seccato. “Ma bando ai convenevoli. Io
vi ho detto che potrete contare su di me… ma io devo poter contare su di
voi…” Il senatore scandì con studiata lentezza le sue parole. Poi aggiunse
“Ho bisogno di persone sveglie. Capaci. Intelligenti. E fidate, in
particolare.”
Ecco, ci siamo…
“Cosa state proponendo,
signore?” domandò con aria ingenua Gechter. “Proposte?” Vilbaem si mise a
ridere. “Gainder, non correte troppo. Vi conosco poco, e non metto i miei affari
nelle mani del primo che passa.”
Dannazione!
Dentro di sé,
Gechter sentì che con la sua avventatezza aveva forse rovinato tutto. Vilbaem
non era uno sciocco, e per quanto facesse del suo meglio, di sicuro il senatore
avrebbe atteso ancora tempo prima di farlo entrare nelle sue trame. Vilbaem
si avvicinò a Gainder, e questa volta il giovane senatore si alzò. “Tra
pochi giorni dovrò recarmi nell’ufficio del cancelliere per un ….”richiamo
ufficiale” a causa di una fastidiosa faccenda di canali cifrati” l’ultima frase
si velò di sarcasmo. Ma Gechter capì che aveva in mente qualcosa per lui… e si
rese conto che non tutto era perduto. “Avrò bisogno di un assistente, la
procedura lo richiede.” Proseguì, mentre tornava a sedersi. “Fatti trovare qui,
nel mio ufficio, di buon’ora.”
Mi mette alla prova…
bene…
“Certo signore…non vi pentirete della vostra scelta.” rispose
Gechter. “Lo voglio sperare…. potete andare, Senatore.” Il mutaforma si
inchinò e uscì dalla stanza. Le sedute erano finite, e il corridoio era un via
vai di senatori., segretari e studenti. Ognuno completamente assorto dai propri
pensieri, da come poter risolvere determinate questioni…di come assicurarsi
l’amicizia di taluno o talaltro. Nessuno quindi si accorse del sorriso che
piano piano si era allargato sul viso del nuovo senatore appena uscito dall’
ufficio di Vilbaem. Perché Gechter non poteva fare a meno di sorridere: le acque
cominciavano a muoversi. E tutto sarebbe andato secondo i
piani.
***********
All’interno dei nuovi appartamenti nei
quali vivevano dopo il ritorno di Padmè in senato, Anakin attraversò il
corridoio e distrattamente alzò la testa per sbirciare nella stanza alla sua
sinistra. Il jedi passò oltre, ma dopo alcuni passi si fermò e piegandosi
all’indietro tornò a guardare nella stanza. Leia era in piedi in cima al tavolo
del grande salone, e armeggiava con la schiena di C3PO. Fin qui tutto normale,
se non fosse stato che lo sportello dei circuiti di C3PO era aperto e la
bambina, con piccoli gesti secchi, stava strappando uno per uno i circuiti del
droide protocollare, causando ad ogni distacco un sobbalzo del robot
accompagnato da una frase ogni volta in una lingua diversa, e via via più
sconnessa. Anakin si avvicinò lentamente alla figlia, che stava svolgendo
quell’operazione con molta calma. Anche se il broncio che teneva era abbastanza
eloquente. “Leia?” La piccola non rispose. Tirò un altro circuito e C3PO
parlò: “Oh.. BZZ:. Cosa…Io…. barattolo….TRAZZERREBBBLLL!!!” Anakin osservò
scoraggiato il sobbalzare del droide protocollare, prima di tornare a posare lo
sguardo sulla figlia. “Tesoro, perché stai demolendo il povero
3PO?” Ancora silenzio. Il giovane afferrò dunque una sedia e si mise seduto
accanto alla bambina, in attesa. Dopo qualche istante Leia iniziò a parlare,
senza voltarsi verso suo padre…. strappando l’ennesimo circuito. “Tu e la
mamma mi odiate…” Anakin rimase interdetto: la parola “Odio” sulla bocca di
una bambina di cinque anni e mezzo era davvero fuori posto. “Leia, come puoi
pensare che io e la mamma ti …. Odiamo?” La bambina si girò verso Anakin, con
gli occhi gonfi di lacrime. “Perché sono sempre sola…. E adesso voi dovrete
pensare al nuovo fratellino, e così avrete ancora meno tempo per me….” Anakin
era sorpreso. Non si aspettava che Leia potesse essere gelosa della nuova
gravidanza di sua madre…e si sentì in colpa. Non si era mai posto il problema di
come i gemelli avrebbero reagito… Lui ne era felice, ed egoisticamente aveva
dato per scontato che tutti i membri della famiglia lo fossero. Pensò che
nella sua vita era sempre stato in grado di affrontare qualsiasi tipo di
situazione o di minaccia… di battaglia, di nemico. La sua mente si era abituata
a valutare immediatamente quale azione fosse la più giusta da fare… nei campi di
battaglia c’era sempre stato poco tempo per pensare. Ma mentre prendeva tra le
braccia Leia, che ora presentava due grossi lacrimoni a solcargli le guance,
valutò che non sapeva davvero come comportarsi davanti alla gelosia della sua
bambina. Dolcemente se la posò in grembo e cominciò a parlarle. “Leia
l’arrivo del fratellino non deve preoccuparti, anzi… devi esserne
contenta…” La piccola alzò uno sguardo sul padre che spiegò meglio di mille
parole il totale disaccordo con quanto appena detto da Anakin. E il jedi
considerò che probabilmente aveva sbagliato approccio. “Ecco… Sai Leia… la
mamma avrà bisogno d’aiuto quando nascerà il bambino e sicuramente il tuo aiuto
sarà quello che la renderà più felice…” disse di nuovo, mentre cominciava a
coccolarsela tra le braccia. “Non credo di volerla aiutare” “Leia tu sarai
una sorella maggiore, e questo è un incarico di forte responsabilità, lo
sai?” La bambina tirò su con il naso. “Davvero…davvero papà?” “Ma
certo!!!” esclamò il jedi. Forse aveva trovato la via giusta. “Noi ora non lo
sappiamo, ma potrebbe arrivare una sorellina, anziché un fratellino… e allora il
tuo aiuto diverrebbe indispensabile…” “Cosa vuol dire? “ Anakin sorrise.
“Che quando la mamma sarà impegnata con il suo lavoro, tu dovrai insegnare alla
piccola tutte quelle cose che…che fanno le bambine, ecco.” Leia sembrava
sollevata. “Uhm…Dovrò impararle a vestire le mie bambole senza rovinarle… “
“Mi sembra un ottimo inizio” “Ma…papà, e Luke?” Domandò preoccupata Leia.
Suo padre si finse pensieroso, e dopo qualche istante in silenzio, la
rassicurò “Beh…Luke vi proteggerebbe entrambe, da bravo jedi” Leia lasciò
allora che Anakin le asciugasse le lacrime.“Allora mi vorrete ancora
bene?” “Ma certo, tesoro…. Tu sei la nostra principessina, come potremmo non
volerti tutto il bene della galassia??” La bambina abbracciò Anakin,il quale
se la strinse forte contro il petto. “Papà, mi dispiace se ho rotto
C3PO…” “Non preoccuparti…ci penseremo più tardi…” la consolò il jedi
accarezzandole il viso. La bambina fece per parlare, quando in lontananza si udì
uno degli inconfondibili fischi di R2. “Cosa ha detto R2, papà?” “Credo
stia cercando 3PO…” rispose ridendo Anakin, e la piccola assunse un’aria
preoccupata. Il jedi la sollevò dalle sue ginocchia e la appoggiò delicatamente
a terra. “Non fare quella faccia Leia. Anzi, R2 è un ottimo meccanico… una
volta salvò addirittura la vita della mamma…” “R2 ha salvato la mamma? E come
ha fatto?” chiese stupita Leia. “Beh, intanto portalo qui… Io arrivo tra poco
e mentre te lo racconto vedremo si sistemare la situazione.” La bambina
annuì entusiasta e corse via, chiamando a squarciagola l’astrodroide. Con un
ultimo sguardo sconsolato al robot protocollare ormai in tilt, Anakin si avviò
verso la camera da letto: Ardè, una delle nuove dame di compagnia di Padmè, gli
aveva detto che la Senatrice non si sentiva bene e stava riposando. Anakin stava
raggiungendo sua moglie prima di fermarsi a rincuorare Leia. Il jedi aprì il
più silenziosamente possibile la porta della camera, e guardò l’angelica figura
distesa sul letto: Padmè indossava la sua veste da camera celeste, ed era
coperta fino alla vita dal leggero lenzuolo. La osservò per un attimo: non
voleva svegliarla o disturbarla… gli bastava anche solo guardarla per
tranquillizzarsi. Stava richiudendo quando la voce di Padmè lo bloccò. “Non
sto dormendo, Ani…” Anakin rientrò nella stanza e si chiuse la porta dietro
di sé. “Come ti senti?” “Molto stanca…” “Cosa dice il droide medico?”
domandò ancora Anakin, sedendosi accanto a lei. “Tesoro, stai tranquillo. È
solo stanchezza. Io sto bene…e il bambino anche” Anakin le posò una mano sul
ventre, che cominciava ad avere una certa rotondità. “Dovrò parlare con Organa…e
forse lui ti convincerà a desistere da questa tua insana abitudine di rimanere
fino a tardi in senato…” “Tu non parlerai con nessuno, maestro..” scherzò
Padmè “Non voglio ritrovare Bail in preda a uno dei vostri trucchi
mentali…” Anakin sorrise…ma subito tornò serio. “È proprio necessario che tu
presenzi a quella cosa, domani?” “Anakin, per i richiami ufficiali è
necessaria una commissione senatoriale… e in questi casi la commissione
senatoriale siamo io e Mon Mothma.” Gli rispose la ragazza, mentre lentamente si
tirava a sedere sul letto, aiutata dal marito. “Dovresti riposarti, Padmè,
invece” Obiettò ancora Anakin. “Non puoi far venire qualcun altro? La tua salute
è ben più importante di una procedura politica…non ho capito neanche cosa
riguarda, di preciso…” “Il richiamo ufficiale” iniziò a spiegargli Padmè “è
un procedimento con il quale il Cancelliere, alla presenza di una commissione
senatoriale e un rappresentante del consiglio jedi, ammonisce, per così dire, un
membro del senato riguardo un’azione compiuta contro i regolamenti…” “Anche
un rappresentante del consiglio, hai detto?” la interruppe Anakin, con un
sorriso malizioso. “Già…e seppur messo agli atti, il richiamo non ha
conseguenze immediate….ma dopo un certo numero di richiami, il sentore o i
senatori coinvolti subiscono una sospensione.” “E per chi è previsto il
richiamo di domani?” “Per il senatore Vilbaem e due suoi collaboratori…
sembra che abbiano tentato di usare i canali cifrati, ma non so bene i fatti
precisi… Bail stranamente non è stato prodigo di parole.” “Beh, a quanto dici
non mi sembra che tu sia indispensabile…” obiettò il jedi. Padmè prese le
mani di Anakin tra le sue e si sporse in avanti, cercando le la labbra del
ragazzo per un bacio. “Non preoccuparti, sai che non farei mai niente che
possa mettere me o il bambino in pericolo…” lo rassicurò dolcemente. “Si, lo
so. Ma visto che non vuoi proprio darmi retta, allora domani cercherò di essere
presente… mi proporrò al consiglio. E spero che non abbiano da obiettare.” Il
giovane baciò le mani di Padmè. “E se obietteranno, io verrò lo
stesso” “Anakin, vedi di non metterti nei guai. È solo una
discussione…” “Tu sei la cosa più preziosa della mia vita” la interruppe
Anakin, come se non avesse neanche udito le parole della moglie. “E se voglio
starti vicino, niente o nessuno può impedirmelo.” Padmè sospirò: a volte suo
marito si preoccupava anche più del necessario… ma gli occhi di Anakin parlavano
chiaro, e la ragazza decise di non contraddirlo. Solo avrebbe voluto dirgli
che brutta aria tirava in senato, in quel periodo… come Vilbaem si stava facendo
più arrogante, supponente e indisponente del solito, ma i due giovani furono
interrotti dalle grida di Leia che chiamava suo padre. “Cos’ha combinato per
gridare così?” domandò stupita Padmè. “Oh, niente…dobbiamo sistemare 3PO…”
“3PO? Cos’ha che non va? Prima funzionava alla perfezione…” “Esatto…
prima funzionava….” Rispose sornione Anakin. Padmè decise di non approfondire, e
si distese nuovamente mentre Anakin la lasciava per recarsi da Leia….non prima
di averle dato ancora un bacio. Ma prima di uscire si voltò a
guardarla. “Che c’è?” gli domandò in un sussurro Padmè.
Cosa c’è?
C’è che sei bellissima… C’è che sei ogni respiro che permette alla mia
esistenza di continuare… C’è che ti amo alla follia…
Anakin
sorrise. “Niente. Solo non mi stancherei mai di guardarti…”
C’è che
sei la cosa più preziosa della mia
vita…..
***********
Raken salì lentamente le scale che
portavano alla biblioteca del tempio jedi, il luogo di sapere più importante
dell’intera Repubblica. Ogni cosa era registrata in quell’enorme archivio,
ogni nome, ogni pianeta….qualsiasi ricerca aveva un buon esito. E se per caso
non lo aveva, semplicemente l’oggetto della ricerca non esisteva….Dopo quanto
era successo nel caso di Kamino e dei cloni, ora il sistema era divenuto davvero
infallibile. Proprio per la quantità e l’importanza delle informazioni lì
contenute, erano state adottate misure restrittive per quanto concerneva la
consultazione degli archivi: l’ingresso alla biblioteca era ad esempio
interdetta ai padawan, a meno che non fossero accompagnati da un
maestro. Cadenzando la sua andatura con il rumore del bastone che precedeva
ogni suo passo, Axelbi attraversò la biblioteca rispondendo ai saluti che i
giovani cavalieri o i padawan gli rivolgevano, arrivando infine al grande
portone d’ingresso del database repubblicano il cui accesso, invece, era
esclusivamente riservato ai maestri. Raken si avvicinò al piccolo dispositivo
a lato della porta e digitò il proprio codice identificativo: proprio per
interdire l’accesso a chi non era autorizzato, il database era protetto da
codici di sicurezza. Mentre attendeva che il display comunicasse il successo
dell’operazione, il giovane maestro rimase ad osservare il portone, protetto da
campi anti forza e sulla cui superficie erano intagliate scene della millenaria
lotta tra jedi e sith. In un angolo, in alto a sinistra, Axelbi potè riconoscere
la rappresentazione della battaglia di Geonosis: la ricordava bene… vi aveva
partecipato anche lui. All’epoca era ancora un padawan, ma il suo apporto alla
battaglia nell’arena Genosiana gli era valsa la nomina di cavaliere… Il
dispositivo lampeggiò e dopo una rapida successione di bip, la grande porta
cominciò lentamente a spalancarsi. Con un’ultima occhiata al display, Raken potè
notare che non era rilevata nessun altra presenza, quel giorno, nell’area
esclusiva dei maestri. Per questo l’uomo rimase stupito quando, in
lontananza, scorse la sagoma di qualcuno seduto a una delle postazioni di
ricerca.
Come può essere?
Di solito, l’unica persona che
aveva libero accesso all’interno del database senza dover necessariamente
utilizzare i codici era la maestra Nu. Ma l’esile figura dell’anziana maestra
era inconfondibile… Quella non era Jocasta. Raken si avviò con passo
leggero verso l’individuo tranquillamente seduto, cercando di fare meno rumore
possibile con il suo bastone. Quando fu a pochi passi dal jedi che ora gli dava
le spalle, questi interruppe ogni azione e girò leggermente la testa:
probabilmente aveva percepito la presenza di qualcun altro. Fu solo allora che
Raken riconobbe il profilo unico del jedi mutaforma. “Maestro Gechter!”
Il jedi si voltò di scatto e sobbalzò alla vista di Axelbi. “Raken! Da
quanto sei qui?” gli domandò, e Raken non potè non notare una certa agitazione
nel tono di voce, mentre si affrettava a chiudere i files che stava
consultando. “Sono arrivato adesso” rispose l’uomo, accomodandosi accanto a
lui, appoggiando entrambe le mani sulla sommità del bastone. “E mi ha
incuriosito vedere qualcuno quando il dispositivo di sicurezza non segnalava
alcuna presenza…” Gechter non sembrava sorpreso dell’informazione.
Stringendosi nelle spalle, minimizzò la cosa “Probabilmente allora il sistema
è guasto…” “Ma non segnalava guasti, Gechter…è questa la cosa
strana…” “Non so che dirti, Raken. Forse ti sei sbagliato… ti è sembrato che
non segnalasse nessuna presenza e invece non è così” Iver era seccato. “Cosa ci
fai qui?” aggiunse poi: era chiaro che cercava di sviare il discorso… “Stavo
per farti la stessa domanda…” ribattè Axelbi con un sorriso sornione. Gechter
lo guardò di traverso. “Ti diverti tanto a contraddirmi, oggi,
Axelbi?”
Uh… come mai è così nervoso?
“Ho bisogno del
planetario per una lezione…” Raken mosse quindi la mano destra, come a invitare
Gechter a dirgli il motivo della sua presenza lì. “Beh, ecco….” Iniziò il
mutaforma, alzandosi “... dovevo cercare alcune informazioni” “ Di che tipo,
se posso chiederlo?” “Ho il veto del consiglio, mi dispiace. Non posso
parlartene.”
Il veto del consiglio?
Raken lo osservò
indossare il saio marrone sopra lo veste jedi color sabbia. “Ora devo proprio
andare.” si congedò. “A presto Raken. Che la forza sia con te…” “Che la forza
sia con te… Iver…” A grandi passi il mutaforma si allontanò, diretto verso
l’ingresso. Axelbi ne seguì il cammino per qualche istante, poi il suo sguardo
si posò sul piccolo monitor della postazione appena usata dal jedi, che ora
lampeggiava in attesa di nuove informazioni da scovare. Axelbi non potè fare
a meno di pensare che anche lui era nel consiglio, e non vi era nulla che
giustificasse le parole del mutaforma: qualsiasi cosa stesse cercando, il
consiglio degli anziani non vi aveva posto nessun veto…. Anzi, non vi era stato
nessun consiglio che autorizzasse Gechter a fare quello che faceva… Dunque
Gechter gli aveva mentito. Come per il dispositivo… non si era sbagliato, ne era
certo. Il mutaforma non voleva risultare nel database, e non si aspettava che
qualcuno arrivasse a disturbarlo. Raken si alzò e si grattò la barbetta sotto
il mento, mentre si avvicinava alla postazione utilizzata da Iver. Fissò ancora
per qualche istante il monitor, poi digitò qualcosa sulla tastiera: il display
si illuminò di rosso.
Niente da fare….
Era impossibile
risalire alle informazioni ricercate da Gechter. Axelbi allora fece qualche
passo indietro e si allontanò. Voltandosi, cominciò a percorrere il corridoio,
diretto verso un’altra ala del database. Considerando che quell’evento
sarebbe stato degno di nota al prossimo consiglio, si dedicò al motivo per il
quale si era recato al database quel
giorno.
***********
Seduto sulla sua scrivania, Organa osservò
Vilbaem entrare nell’ufficio e posizionarsi al centro della stanza. Insieme a
lui, i due senatori coinvolti nella discussione intercettata…. E il senatore
Gainder. Nessuno si stupì più di tanto che Vilbaem avesse scelto come
assistente proprio il nuovo politico. Padmè e Mon Mothma si scambiarono
un’occhiata, poi gli occhi della ragazza cercarono lo sguardo imperturbabile del
jedi scelto a presenziare all’incontro in rappresentanza del consiglio: come le
aveva promesso, Anakin si era proposto per quel compito… e aveva ottenuto di
essere presente. Il ragazzo incrociò lo sguardo con quello di sua moglie,
prima di ritornare a guardare Vilbaem e il suo codazzo. Soprattutto quel
Gainder…c’era qualcosa di strano in lui. Ma non riusciva a capire
cosa. “Bene, direi che ci siamo tutti” proclamò Organa, rompendo la tensione
quasi palpabile. Poi rivolgendosi all’ufficiale incaricato di porre la
discussione agli atti, parlò. “Che abbia inizio il richiamo ufficiale verso
il senatore Vilbaem e i senatori Kefir e Nyhwem per aver utilizzato procedure
riservate per scopi ….” Vilbaem borbottò qualcosa, e Organa si
interruppe. “Come avete detto, senatore?” “Ho detto, cancelliere, che
tutto questo appare una buffonata ai miei occhi e a quelli dei miei
collaboratori.” “Ritenete una buffonata il fatto che state subendo un
richiamo per un’azione proibita?” “No, è una buffonata per le persone
presenti in questa stanza.” Anakin si accigliò, mentre Mon Mothma prendeva la
parola. “In questo ufficio, oggi, sono presenti le più alte cariche politiche
della Repubblica oltre che un membro di rilievo del Consiglio jedi, dunque non
vedo in base a che cosa ritenete poco seria quest’azione. Senatore Vilbaem,
questo vostro continuo disprezzo per tutto e tutti è davvero fuori
luogo.” “Fuori luogo io dite? No senatrice Mothma. Con tutto il rispetto, se
qui c’è qualcuno ad essere fuori luogo non sono certo io….” Anakin si
irrigidì: aveva capito dove voleva andare a parare Vilbaem. “Senatrice
Amidala” continuò il politico “Io vi stimo enormemente, ma trovo una coincidenza
davvero curiosa che qui presente oggi vi sia proprio il maestro Skywalker che… “
il senatore si girò verso il Jedi, il quale cercava di mascherare il nervosismo
che l’aveva assalito, prima di concludere la frase con un tono sarcastico “…che
è vostro marito, se non erro.” Gainder sorrise e guardò Skywalker, mentre
Padmè rispondeva in tutta tranquillità. “Non vedo cosa c’entri questo con il
vostro richiamo, senatore. Tuttavia, se il maestro Skywalker al di fuori di qui
è mio marito, non implica che non debba adempire ai suoi doveri. Il consiglio
l’ha inviato qui.” “Certamente, il consiglio. Del quale Skywalker fa parte.
Un esponente di spicco, come abbiamo già ricordato. L’eroe di ben due
guerre…” “Mettete in dubbio la mia persona, senatore Vilbaem?” Anakin non
riuscì a trattenersi. “No, maestro. Non mi permetterei mai. Solo che trovo
davvero poco…come dire… equo, che una delle più strette collaboratrici del
cancelliere sia così fortemente legata a uno dei capi del consiglio jedi. Ciò mi
fa pensare che forse entrambe le parti possano essere influenzate da
questo…” “Voi pensate troppo senatore, per i miei gusti” sbottò Anakin. Anche
Padmè intervenne, ma con più pacatezza. “Senatore Vilbaem, nessuno si
approfitta del fatto che io e il maestro Skywalker siamo marito e moglie. La
nostra relazione privata non influenza in alcun modo l’operato né del
cancelliere né del consiglio, se è questo che intendete.” “Ma il dubbio
rimane…e questa è solo la vostra parola. Chi dice che non stiate mentendo?” le
parole del senatore Gainder attirarono l’attenzione dei presenti. “Dopotutto
sappiamo bene che ne siete capace, senatrice.” “Come vi permettete?” Anakin
non sapeva per quanto ancora poteva trattenersi. Gainder non si scompose. “Mi
permetto perché è davvero assurdo che si giudichi il senatore Vilbaem quando qui
sono presenti persone che per anni…e ripeto, per anni, hanno
tradito principi fondamentali imposti da un giuramento…” lo sguardo di Gainder
si spostò con studiata lentezza da Anakin a Padmè, mentre Vilbaem ascoltava con
un misto di compiacimento e ammirazione le parole del suo giovane
assistente. “… e la fiducia di chi li circondava, cercando di nascondere le
prove evidenti della loro sconsideratezza.” Padmè saltò in piedi,
abbandonando per un attimo la sua abituale diplomazia. “Senatore, io non mi
vanto di quello che ho fatto, ma lo rifarei dieci…cento… mille volte!” disse con
rabbia. “Vi concedo di criticarmi ma non vi azzardate a tirare in ballo i nostri
figli…” “Non agitatevi, signora… nelle vostre condizioni, poi…” ribattè
Gainder ironico, tirando un’occhiata al ventre arrotondato della ragazza e poi
ad Anakin, che lo guardava con due occhi furenti. “Ora basta” tuonò Organa,
mentre Padmè si riaccomodava aiutata da Mon Mothma e sotto lo sguardo
preoccupato del marito. “Non siamo qui per parlare di questo!” “Già…siamo qui
per il mio richiamo.” rispose Vilbaem, riprendendo la parola. “Ma, alla luce di
quanto fatto giustamente osservare dal mio testimone, queste rappresentanze sono
viziate. Potrei far ricorso in qualsiasi momento…” Organa strinse i pugni, e
ridendo Vilbaem aggiunse, guardandosi intorno “Manca solo vostra moglie, in
politica anche lei, cancelliere…poi sarebbe tutto perfetto…” Bail si alzò in
piedi, puntando le mani sulla scrivania. “Smettetela Vilbaem! Sono stanco
della vostra arroganza! Mi state oltraggiando…. me, e i miei collaboratori!”
“Oltraggio? Era solo un consiglio…” “Non provocatemi ancora …badate bene,
altrimenti…” “Altrimenti cosa, mi sbattete in prigione, cancelliere?” domandò
il senatore con tono di sfida. “Ho il potere di farlo!!” “Un dittatore ha
il potere di farlo…un imperatore. Non una giusta guida.” I due rimasero in
silenzio guardandosi in cagnesco, mentre Anakin incrociava lo sguardo con
Gainder: il senatore aveva il volto tronfio di chi sa di essere nel torto ma
comunque l’ha fatta franca. E il giovane jedi si sentì in gabbia,
impossibilitato a rispondere per le rime a quello spocchioso arrogante. Fu
la senatrice Mothma a rompere la tensione ormai a livelli insostenibili. “Mi
pare chiaro che queste non sono le condizioni ideali per sostenere un incontro,
signori…” Organa si voltò verso la sua assistente. “No. La seduta è
sospesa.” Disse trattenendo a stento la rabbia, mentre Vilbaem ghignava
soddisfatto.“ e ora sparite dalla mia vista, senatore.” L’uomo sorrise e si
inchinò con referenza imitato dai suoi collaboratori. “È stato un piacere…”
si congedò, le parole intrise di sarcasmo, prima di scomparire oltre la
porta. Rimasti soli, i quattro poterono allentare la tensione che fino a quel
momento aveva dominato la situazione. Organa si lasciò cadere sulla sedia,
mentre Anakin si portava accanto a Padmè e assumeva un’aria
pensierosa. “Perdonatemi, non dovevo reagire così…” esordì Padmè, ma Bail la
rassicurò. “Ne avevi tutte le ragioni. E se hai sbagliato tu, allora abbiamo
sbagliato tutti…” Poi, amareggiato, aggiunse “La situazione ci sta sfuggendo di
mano” “Sembra che abbia nuovo vigore…” considerò Mon Mothma. “e la presenza
di Gainder qui oggi è da valutare attentamente… Vilbaem sa che la sua linea
politica è sempre più seguita. E se oggi si è portato Gainder come assistente, è
segnale che sta diventando uno dei suoi favoriti …” “Ma ce lo dovevamo
aspettare” intervenne Padmè. “Dopotutto lo supporta apertamente in senato. È
sempre il primo a sostenere le sue mozioni, infiocchettandole di elogi. Vilbaem
adora circondarsi di persone che lo adulano…di persone intelligenti che però
siano pronti a gettarsi nel fango per lui e impedirgli di
sporcarsi….” All’improvviso le valutazioni puramente politiche dei tre furono
interrotte dalla lapidaria frase di Anakin.“Gainder…chi è? Da dove viene?” “È
il rappresentante di un sistema annesso da poco alla Repubblica.” Lo informò Mon
Mothma. Anakin incrociò le braccia sul petto e Padmè capì che suo marito
covava qualcosa. “Cos’hai sentito ?” gli domandò quindi. “No, nulla di
particolare. Ma ho avuto una strana sensazione… e l’ho avuta per tutto il tempo
in cui Gainder è stato qui….” “Ti ha attaccato apertamente, Anakin… Forse è
questo che ti disturba” azzardò Organa. Il giovane jedi rimase in
silenzio. “Non credo sia solo questo… ma forse hai ragione. “ disse infine,
dopo qualche istante. Il cancelliere annuì, poi si alzò dirigendosi verso la
grande vetrata, la mente affollata da pensieri e preoccupazioni: se Gechter era
stato scelto da Vilbaem come assistente, voleva dire che il suo lavoro stava
procedendo per il meglio. Eppure era costernato da come aveva attaccato proprio
Anakin e Padmè… capiva la necessità di favorire Vilbaem. Ma era stato davvero
necessario? E poi c’era quella sensazione di Anakin…Bail aveva cercato di
sviare il discorso, ma a cosa si riferiva Skywalker? Gainder era in realtà il
maestro Gechter… un jedi come lui. Mentre Mon Mothma, Padmè e Anakin si
congedavano, Organa ebbe una sgradevole sensazione: scoprire le vere intenzioni
di Vilbaem stava richiedendo menzogne su menzogne…E Gechter stava fin troppo
bene calandosi nel suo ruolo. Quel piano così articolato era allo stesso
tempo delicatissimo… né i jedi, ne Organa potevano permettersi errori. Il
problema principale era non destare sospetti…. non far scuotere quel castello di
sottilissime bugie e mezze verità da coloro che, dall’esterno, non
dovevano capire cosa realmente si nascondeva dietro l’identità del senatore
Gainder. Ma se il problema fosse nato proprio da chi doveva risolvere la
situazione? Se il problema fosse nato dall’interno?
Special Thanks to Bip, Topomouse, Aresian (sempre troppo buona ^^),
Chaosreborn , e tutti quelli che buttano anche solo l'occhio...
Per Masterpeeves: Acc.... mi hai scoperto. In realtà ti ho fatto un trucco
mentale....^^
*********
Su Yavin IV un debole sole
spuntava tra la nebbia. Il temporale aveva spazzato la giungla lasciando
posto alla quiete e a un fenomeno tanto particolare quanto inusuale: un’aurora
di incredibile bellezza si stagliava all’orizzonte, sfumando tra le rovine dei
templi. Tale calma non si addiceva al pianeta che, per millenni, era stato la
base dei grandi Signori Oscuri dei Sith, come Naga Sadow ed Exar Kun…..ma vero è
che la quiete può nascondere mille insidie. L' umida vegetazione di Yavin IV
aveva una sua vita…una sua anima. Parlava attraverso i brontolii dei piccoli
vulcani… sussurrava tramite gli ululati delle creature che la abitavano. Si
muoveva con le salamandre che emergevano dalle acque stagnanti … Era infida
come i serpenti cristallo che si mimetizzano tra le sue fronde smeraldine… che
ti permettono di avvicinarti, per poi colpire con precisione letale. Come
quello che ora si trovava di fronte all’uomo incappucciato, attorcigliato
attorno a un ramo che entrava all’interno di ciò che era rimasto dell’antico
tempio sith. La figura fece un passo verso il serpente, che emise la lingua
biforcuta… un’intimidazione, quasi. Allungò quindi un braccio, fin quasi a
toccare la pelle squamosa dell’animale che, dopo qualche istante di immobilità
assoluta, strisciando lentamente, si mosse: la serpe abbandonò il ramo per
attanagliare il braccio della figura ammantata nel nero saio. Quando ebbe
avvolto quasi completamente il suo arto l’uomo, con gesti lenti ma decisi, se lo
avvicinò al busto…con la mano libera cominciò ad accarezzarlo.
A volte
l’ingenuità dei jedi fa quasi… Tenerezza…
La figura incappucciata
sorrise alle parole di Lord Sidious, il suo maestro.
Così nobilmente
legati ai loro ideali…così dannatamente…stupidi! Mi hanno però sorpreso…spiare
non è da loro. Anche se non è una novità…
Mentre lasciava che il
serpente corallo gli salisse lungo la spalla, al sith affiorò alla mente il
ricordo di come il consiglio jedi, anni prima, avesse chiesto ad Anakin di
spiare colui che credevano fosse solamente il cancelliere supremo della
Repubblica. “Hanno imparato la lezione…” disse quindi. “Non vogliono
ritrovarsi in una situazione simile a quella che portò voi a un passo dalla
vittoria”.
Hanno imparato, dici? No, ti sbagli.
L’animale
ebbe un sussulto…poi con una lenta serpentina attraversò le spalle dell’uomo e
si portò sull’altro braccio.
Vedi, mio apprendista… Ciò che successe
durante il mio operato come Cancelliere ha solamente dato una piccola scossa ai
loro… “nobili” animi. Con me scoprirono come possiamo essere subdoli… come
possiamo carpire la loro fiducia…Come possiamo attendere per anni…decenni, per
conseguire il nostro scopo…. Con la pazienza e le parole puoi fare quello che
vuoi. E’ questo il vero potere….
Il sith ascoltava attento, mentre il
serpente sembrava aver trovato quiete sul suo corpo.
Eppure, loro
continuano a credere che i sith siano tutti come i nostri grandi guerrieri…abili
nella spada e nelle arti del combattimento, come fu Darth Maul… Come lo erano i
Ventress… O belligeranti e guerrafondai, come Lord Tyranus…Insomma, tutti
veloci a sventagliare la saber nel nome della nostra causa e guidati dall’odio
profondo. Ma la spada laser è un’arma così…plateale. Ecco, l’errore dei
jedi. Continuano a sperare nella nostra platealità. E come si
sbagliano…
“Milord, riusciremo finalmente a realizzare il vostro
piano. E sarà la fine, per i jedi.”
Si… non vi sarà più traccia di
loro…. La galassia tornerà nelle mani dei sith… tutto tornerà ad essere come è
giusto che sia….
L’uomo incappucciato sorrise: la prospettiva lo
eccitava…. Con un lento movimento, imprigionò il collo del serpente corallo
con la mano libera e si avvicinò l’animale al viso, scrutandone gli occhi vitrei
ricoperti dalla palpebra acquosa…
A che punto è il tuo
lavoro?
Il sith si inginocchiò a terra, sempre guardando negli occhi
l’animale. “Nessuna novità, milord. Ma credo che presto arriveremo a qualcosa
di utile….Inoltre tutto si sta svolgendo nella segretezza assoluta. Perfino
Skywalker non è a conoscenza di quanto accade in seno al Consiglio…” L’uomo
avvicinò il braccio a terra, permettendo al serpente d scivolare sinuoso sul
pavimento. “… non capiscono che così facendo lo perderanno…”
I jedi
non possono perdere ciò che non hanno mai avuto… e Skywalker non è mai stato dei
jedi… Il potere di Anakin non risiede nelle loro dogmatiche dottrine. La
forza e la debolezza di quel ragazzo è la sua incrollabile fede per…quella
donna.
“La senatrice Amidala….” Mormorò il sith. “…Lei è l’ago della
bilancia…”
Già…Proprio questo lo porterà alla rovina….. E condurrà i
gemelli nelle nostre mani….
“Sapete, mio signore, che è di nuovo
incinta?” domandò all’improvviso l’allievo. Sidious rimase in
silenzio.
No…non lo sapevo. Ma tutto questo ci tornerà
utile…
“Utile? E In che modo?”
Lo scoprirai a tempo debito.
Adesso vai, mio apprendista. Dobbiamo essere cauti, ora che manca così
poco…
L’uomo si rialzò e si calò il cappuccio sulla testa….ma rimase
a guardare il serpente corallo che strisciava tranquillo verso la
vegetazione. Mosse quindi la mano destra… l’animale si staccò da terra e
fluttuando arrivò a poca distanza dal viso del sith. Percependo il pericolo,
l’anomalia della sua posizione, la serpe si aizzò contro la figura spalancando
la bocca e sibilando contro la minaccia.
“Si sentono al sicuro…confidano
nel loro potere…. “ mormorò il sith, mentre l’animale si divincolava
nell’aria.
“Si batteranno con tutte le loro forze…”
Con un rapido
movimento della mano, il serpente finì contro la parete del tempio, urtandovi
violentemente: mentre cadeva verso terra, ciò che rimaneva della sua piccola
testa lasciava una sanguinolenta scia nera lungo i grossi blocchi di
pietra.
“….Ma finiranno inevitabilmente …schiacciati….” concluse il sith,
un fremito di rabbia nella voce, mentre stringeva la mano a
pugno.
Attento, mio apprendista… Controlla i tuoi pensieri. Controlla
le tue emozioni.
La nera figura si inchinò rispettosa. “Non
dubitate milord…” Mentre si avviava verso la breccia nel muro, l’uscita del
tempio, le parole di Lord Sidious continuarono a insinuarsi nella sua
mente.
Avrai tempo per sfogare la tua rabbia… e sento che ne hai… la
sento crescere in te…
Sento la tua potenza, Lord
Vader…
*******************
Capitolo 4
Nella “casa
degli anziani” il maestro Yoda meditava, solo, avvolto dalla penombra…com’era
solito fare quando qualcosa lo angustiava. E, purtroppo, c’era molto a cui
pensare. E’ vero, la Repubblica e l’intera galassia stava godendo di un lungo
periodo di pace. E i jedi erano tornati ad essere quello per cui erano nati: i
guardiani di questa pace, ottenuta al prezzo di tante vite… Eppure qualcosa
aleggiava nell’aria…. Una sensazione strana, che da qualche tempo a questa parte
si era insinuata tra le millenarie mura del tempio. Yoda la percepiva
chiaramente, ma non sapeva spiegarla. Non sapeva identificarla. Ma sapeva a
cosa attribuirla. Il lato oscuro si stava facendo sempre più forte… ogni
giorno aumentava di un soffio, avvolgendo i sensi dell’anziano maestro…..
creando turbamento tra gli anziani e tra i giovani padawan. Avvolgeva tutto
in una nube opprimente…rendendo il futuro indefinito. Quel futuro che Yoda aveva
tentato di sondare, affidandosi alla preveggenza. Alla strada più pericolosa,
con la forza oscura così potente….e che comunque non aveva dato i risultati
sperati. Di certo, il lato oscuro così forte non presagiva nulla di buono;
allo stesso tempo, però, il suo lento accrescersi rappresentava una
stranezza…un’anomalia. Ma il lato oscuro stesso era un’anomalia della forza
… Quello che Yoda non riusciva a spiegarsi, però, era il perché. Perché
Sidious non aveva chiuso i conti quando ne aveva avuto la possibilità, su
Mustafar? Perché il suo allievo continuava a nascondersi, protetto dal potere
malvagio del suo maestro? Perché tutti questi anni di logorante attesa per un
evento che prima o poi sarebbe inevitabilmente accaduto? Sembrava quasi un
monito, questa forza che aleggiava sopra le loro teste…
Non abbassate
la guardia, non dimenticate che torneremo…
Quante domande…. E
come riuscire a dipanare quella intricata matassa? L’anziano maestro voleva
solo essere rischiarato da un po’ di luce, nella nebbia che sembrava
circondarlo. Incapace di capire anche le intenzioni di coloro i cui sentimenti
dovevano essere chiari…cristallini. Dubitando anche di chi gli era più
vicino. La casa degli anziani era stata subito la sua destinazione non appena
era terminato il consiglio… pura routine, se non fosse stato per quanto aveva
riferito Anakin. Alla fine Mon Mothma aveva denunciato il fatto dei canali
cifrati a Organa, il quale non aveva potuto far altro che eseguire il protocollo
e avviare un richiamo nei confronti degli uomini coinvolti…. L’insistenza di
Skywalker per presenziare come rappresentanza del Consiglio, lui che odiava la
politica e i suoi praticanti, l’aveva preoccupato: era ancora troppo presto per
rendere Anakin a conoscenza dei piani di Vilbaem ma opporre un rifiuto veemente
avrebbe probabilmente creato dei sospetti nel giovane, e il consiglio aveva
accettato…. Ma era ovvio che tale insistenza era riconducibile alla presenza
della senatrice Amidala. Di certo non si sarebbe aspettato di sentire che,
tra i partecipanti, vi era anche un certo Gainder…. Il quale, tra l’altro, si
era apertamente scagliato contro lo stesso Anakin e sua moglie. Però Gechter
non aveva comunicato questa novità. Il mutaforma stava lavorando in maniera
ottima, questo era indubbio… ma perché non riferire di essere stato scelto come
assistente di Vilbaem? Questa era una tappa importante, nella missione: voleva
dire che era riuscito ad abbattere la barriera di diffidenza del senatore
sospettato, cominciando ad entrare nelle sue trame. Yoda era stato chiaro:
qualsiasi cosa doveva essere riferita. Qualsiasi. Ma così non era
stato. “Maestro Yoda?” L’anziano jedi alzò la testa in direzione della
stretta porta della saletta. Preso com’era dalle sue riflessioni non aveva
neanche sentito entrare il maestro Raken. “Axelbi…” mormorò, incrociando le
mani sul grembo. “Perdonate se ho interrotto la vostra meditazione, maestro…
ma ho bisogno di parlarvi di una questione che non mi sono sentito di esporre al
Consiglio…” Il giovane sembrava preoccupato, e Yoda lo invitò a sedersi di
fronte a lui… capì la fatica che provava ad ogni passo, appoggiato al bastone,
mentre percorreva il breve tratto che lo separava dalla bassa poltroncina: i 900
anni avevano reso l’utilizzo del nodoso pezzo di legno indispensabile per il
piccolo maestro verde. Ma Axelbi, così giovane… “Vedete, maestro Yoda… io non
vorrei creare inutili sospetti o un’atmosfera di sfiducia….lungi da me tale
pensiero…” esordì il giovane appoggiando le mani sul bastone “Ma…è successa una
cosa al database della biblioteca…” “Al database?” domandò stupito Yoda. “Una
manomissione, hai scoperto?” Raken scosse la testa. “No, per fortuna. Ma
non riguarda il database in sé… riguarda il maestro
Gechter..”
Gechter…ancora lui…
“Ho notato un comportamento
insolito…decisamente insolito in Iver” “Cosa per insolito intendi, Axelbi?”
domandò piano Yoda. “Beh...Era nel database, ma non risultava la sua
presenza. Inoltre non appena mi ha visto si è affrettato a chiudere i documenti
che stava consultando…quasi come non volesse che li vedessi…. Era agitato,
maestro Yoda… ne sono sicuro.” “Era solo, o qualcun altro vi era?” “Il
database era assolutamente vuoto… non c’era neanche la maestra Nu, per questo mi
sono insospettito. E alle mie domande Gechter ha parlato di ricerche effettuate
per motivi posti sotto il veto del consiglio…ma non risulta nulla che
giustifichi questa sua affermazione…” Yoda abbassò lo sguardo, riflettendo su
quanto Axelbi aveva appena riferito. Dunque Iver non solo non aveva
comunicato l’importante novità riguardo l’incontro con Organa, ma era stato al
tempio…. All’insaputa di tutti. Era chiaro che Iver aveva occultato gli scanner
del database….ma perché? Perché non voleva essere identificato all’interno del
tempio? E poi quella giustificazione…. Il “veto del consiglio”…. Si, in
effetti Gechter agiva sotto la protezione degli anziani, e c’erano molte cose
che stava facendo dietro “veto del consiglio” in realtà. Ma questo Axelbi non lo
poteva sapere. Eppure, ancora dubbi. Che tipo di ricerche stava effettuando
il mutaforma? Se erano ricerche per la sua missione, avrebbe dovuto comunque
chiedere…riferire. Cosa che ultimamente stava evitando di fare…
deliberatamente. Ancora domande…..
Ma quando, finalmente, le
risposte?
Nonostante il silenzio dell’anziano maestro, Raken
continuò. “So…so bene che Gechter, per quanto si sforzi, non mi vede di buon
occhio. Non lo biasimo, Lucius era stato suo allievo, e deve essere stato
terribile per lui, quando…” “I mutaforma per loro natura sono taciturni,
scontrosi, a volte… ” lo interruppe Yoda. “Gechter eccezione non ne è. Con tutti
sempre un comportamento distaccato avuto ha … nulla a che vedere il suo
atteggiamento ha con quanto accaduto al tuo vecchio maestro. Iver decine di
padawan addestrato ha… e la guerra ha tolto molto, a tutti quanti.” Raken
annuì, scrutando lo sguardo di Yoda. “Ripeto maestro, non vorrei essere così
sospettoso ma…” “Hai fatto bene a riferirmelo, Axelbi. Spiegazioni a Gechter
in persona chiederò, sull’accaduto…” Il jedi si alzò e si inchinò referente.
“Grazie, maestro Yoda…sapete, mi sono liberato di un terribile peso…” Yoda lo
guardò, considerando come invece il suo cuore fosse gravato da sempre maggiori
preoccupazioni. “Che la forza sia con te, Axelbi.” lo congedò quindi, e il
giovane lentamente uscì. Il vecchio jedi tornò ad essere solo nella sala
degli anziani.
Gechter…
Il maestro chiuse gli occhi,
cercando nella meditazione la serenità. Tutto si stava facendo più confuso di
quanto avessero previsto…. Iver stava lentamente raggiungendo gli scopi che
la missione richiedeva…ma non stava seguendo le direttive. Cosa aveva in
mente? E finalmente Yoda capì la natura di quella sensazione che subdola
soffiava tra le millenarie mura.. La paura si stava insinuando nel Tempio
jedi…. L’anziano maestro sospirò, riempiendo il silenzio che l’avvolgeva
nella semioscurità della sala.
Che cosa ci sta
accadendo?
******************
Il “Galaxies”, l’edificio
dell’ opera galattica, era gremito di spettatori. L’imponente teatro, cuore
della mondanità della Repubblica, quella sera aveva in cartello la
rappresentazione di uno spettacolo danzante: si sarebbe esibita un talento di
grande fama…una giovane ballerina twil’ek che avrebbe portato in scena un
assolo. Oltre a lei, ci sarebbero state a supportarla danzatrici corelliane e le
eleganti e aggraziate ballerine kaminoane… le loro movenze flessuose e studiate
erano capaci di lasciare gli spettatori senza fiato. Nelle gallerie ai lati
sovrastanti la platea , riservati alle istituzioni senatoriali, i numerosi
politici davano sfoggio di sfarzo e lusso: il Galaxies era un’importante vetrina
e la presenza era d’obbligo, se ci si voleva far notare. Dal suo palco
privato, il senatore Vilbaem osservava il palcoscenico centrale in attesa
dell’inizio della rappresentazione, in compagnia di alcuni suoi collaboratori….
e accanto a lui un posto vuoto. Con fare nervoso, il senatore si volse verso
la porticina d’ingresso della sua postazione riservata, in attesa… Ma quando
le luci si spensero, Vilbaem decise di tornare ad interessarsi al
palcoscenico. Nella platea scomparve ogni brusio, e il Galaxies fu avvolto
dall’oscurità totale. Passarono alcuni secondi, poi una forte luce illuminò
l’esile figura inginocchiata a terra, al centro della scena….una musica dolce e
serena riempì l’atmosfera dell’ Opera galattica, mentre la giovane twil’ek si
animava, dando inizio al suo spettacolo. Solo dopo diversi minuti Vilbaem
sentì del movimento alle sue spalle. “Sei in ritardo, Gainder…” mormorò il
senatore alla figura che il più silenziosamente possibile si stava accomodando
alla sua destra. “Lo so signore, perdonatemi…ho avuto un
contrattempo…” “Non devi avere contrattempi, Gainder, quando IO ti invito a
un evento così importante…” Il senatore rimase in silenzio, senza ribattere
alle parole di Vilbaem… preferì voltarsi a guardare ciò che succedeva nel
palco. La giovane danzatrice si muoveva con una leggerezza disarmante,
spaziando in ogni punto del palco… intorno a lei, il resto del balletto si
muoveva all’unisono nella coreografia di contorno, mentre l’orchestra continuava
a dare al tutto un’atmosfera di tranquillità.
Se sapessi chi hai di
fronte, Vilbaem, non saresti così strafottente…
Gainder, o meglio
Gechter, era stanco di attendere. Dopo quanto era successo nell’ufficio di
Organa, era entrato ufficialmente nelle grazie di Vilbaem. Ma il senatore non si
esponeva mai più del dovuto, e lui era fermo alle poche informazioni che
aveva…. “Non ami la danza?” domandò all’improvviso sottovoce Vilbaem,
riscuotendo il jedi dai suoi pensieri. “Da dove vengo io non c’è molta
mondanità, signore…Non ho i requisiti per apprezzarla…” “Fai male. Spesso
questi luoghi sono l’ideale per parlare in tranquillità…per sgombrare la
mente…” “Ho imparato, signore, a tenere la mia mente libera. A… scindere
la mia personalità…” rispose in un sorriso Gechter. E solo il cielo sapeva
quanto fossero vere le sue parole.
Altrimenti resterei
schiacciato…perderei me stesso…
Anche Vilbaem sorrise. Poi si
voltò verso il palco del Cancelliere… buio. Vuoto. “Buon per te, amico mio.
Il nostro Cancelliere deve avere invece la mente molto occupata dalle sue
preoccupazioni, se stasera non si è presentato….” Poi in un sussurro aggiunse
“..e fa bene, a preoccuparsi…deve essere schiacciato dai problemi….” “Cosa
dovrebbe preoccupare il cancelliere?” domandò Gechter, voltandosi verso
Vilbaem. L’anziano senatore rimase in silenzio…. Gainder lo osservò: nella
bassa luce d’atmosfera del Galaxies, sembrava ancora più
vecchio. “Lasciateci…” mormorò quindi Vilbaem all’indirizzo dei due segretari
che erano con lui, accompagnando la parola con il gesto della mano. “Pensa
Ian… “ proseguì “Organa è sempre più solo. Il nostro movimento cresce ogni
giorno che passa… Il suo governo è al termine.” “Ma le elezioni sono ancora
distanti….” Vilbaem non rispose, mentre due forti colpi di timpano scossero
l’intero edificio e fecero sussultare Gechter costringendolo a girarsi verso il
palcoscenico: la ballerina scosse il corpo con rapidi fremiti e spasmi,
all’unisono con le percussioni…. Mentre il resto del balletto si ritirava dal
palco, lasciandole la scena per l’assolo, la giovane twil’ek effettuava due
balzi slanciando le lunghe e sottili gambe. “Elezioni….” Mormorò quindi
Vilbaem, scuotendo la testa. “Attendere ancora significherebbe portare il
sistema al collasso…” “Il cancelliere non rimetterà il suo mandato nelle mani
del Senato….Non vorrei contraddirvi, senatore Vilbaem, ma non siamo così
numerosi” obiettò il jedi, mentre gli strumenti producevano suoni sempre più
acuti, trasmettendo l’agitazione che la giovane sul palco mostrava con i suoi
movimenti. “Dopotutto se Organa è stato rieletto significa che è ancora
ampiamente sostenuto dalla maggioranza dei sistemi…la nostra opposizione non è
così forte…” continuò il mutaforma. “Poveri illusi conservatori….ancorati
alla loro utopica illusione di pace…e democrazia…” Vilbaem fece una pausa,
poi riprese a parlare senza voltarsi. “Ma questa pace tanto decantata è solo
una scusa…e la democrazia copre le vere intenzioni di Organa…” “Signore, io
non credo di capire….” Il discorso di Vilbaem si stava facendo sempre più
perverso e per quanto avesse difficoltà a seguirlo, ora non poteva permettersi
di perdere neanche una parola. “Ian…Ian…” disse piano l’uomo, scuotendo la
testa “eppure è così evidente…con la diplomazia la Repubblica è al sicuro da
tutto…e da niente, allo stesso tempo. In nome della pace, il sistema non ha un
esercito a disposizione. La nostra politica è fatta di eteree parole, Gainder. E
perché, questo? Perché Organa non ha alcun interesse a difendere la
Repubblica… e questo è stato dimostrato durante l’attacco di quattro anni
fa…e continua a dimostrarlo non avendo ancora scoperto i veri
colpevoli….” Un’altra pausa….come per lasciare che quelle parole facessero
presa nella mente di Gainder. Ora la ballerina si dimenava, conferendo
drammaticità alle sue azioni… “Organa vuole indebolire la
Repubblica…vuole renderla indifesa dall’interno… Solo così potrà
assumerne il diretto controllo…”
Un…impero?
Gechter si rese
conto che finalmente la nebbia attorno a Vilbaem si stava diradando…ora era
importantissimo lasciarlo parlare. “Questo spiega molte cose….” Lo assecondò
il mutaforma, mentre il senatore, annuendo, continuava ad esporre la sua tesi
nella semioscurità del Galaxies. “E poi, chi sono i suoi più stretti
collaboratori? Mon Mothma e Padmè Amidala….le due donne che, assieme al
cancelliere stesso, organizzarono e guidarono la “Delegazione dei duemila”…” sul
viso di Vilbaem comparve un sorriso ironico. “Un nome molto stupido e
tremendamente formale, ma copertura alla ben più clandestina “alleanza ribelle”
che voleva rovesciare Palpatine quando ancora nessuno sapeva la vera identità
celata dal cancelliere…” Di nuovo, due potenti colpi di timpano rimbombarono
nell’atmosfera dell’opera galattica. “Siamo guidati da persone già
predisposte agli intrighi…già ambiziose di potere… troppe cose non quadrano.
Guarda la senatrice Amidala…legata a doppio filo ai jedi. Davvero credi che,
come ci hanno assicurato, che tutto questo non abbia un’influenza su una
o sull’altra parte?” La domanda si perse, tra le note concitate che
risuonavano nell’aria. “Quindi, se Organa mira al controllo dittatoriale del
sistema, non dovrebbe preoccuparsi dei jedi proprio per questo motivo?
” Vilbaem sorrise “Esatto…l’ordine è costituito solo da lacché di Organa
grazie al potere che la senatrice Amidala esercita sul marito… è fin troppo
chiaro che Skywalker è succube di quella donna.” “Ma i jedi proteggono la
democrazia, non il cancelliere…” “Proteggerebbero noi se facessimo quanto in
nostro potere per proteggere questa Repubblica marcia fino al
midollo?” Gainder rimase in silenzio….Sul palco la ballerina era alle battute
finali del suo assolo…al centro del palco, la giovane agitava convulsamente il
corpo… “Il senato deve essere purificato da questi traditori, Ian…” riprese
con tono grave Vilbaem.” È necessario un radicale colpo di spugna…Dobbiamo
liberare la Repubblica da tutti coloro che, come Organa, mirano al potere con
questo gioco subdolo…” “Lo ripeto, signore… Organa non si dimetterà
mai…”
E perché dovrebbe farlo? È nel giusto…
Il corpo della
giovane si era ora accasciato sul palco… l’Opera tornò nel buio nel quale aveva
iniziato. Ancora quella luce accecante sulla protagonista: negli ultimi
singulti drammatici la twil’ek muoveva a scatti testa e collo…come se fosse
stata in grave affanno. Un incombente senso di morte avvolse il palco, mentre
l’esile figura fremeva da capo a piedi…
“Io non parlo di dimissioni…parlo
di purificazione, Gainder… Il senato sarà libero… e Organa e chi lo
sostiene espieranno finalmente le loro colpe….”
La ballerina tese la mano
verso il pubblico…
“… e qual è la più alta forma di espiazione per un
traditore, Ian…?”
La giovane si accasciò lentamente al suolo, la testa
appoggiata sulle braccia dopo gli ultimi convulsi fremiti. E mentre la
osservava, Gechter capì. L’intero edificio rimase immobile… il pubblico
attonito dall’intensità di quanto appena visto. Ma dopo alcuni secondi,
l’Opera esplose in un sentito applauso, esternando così il proprio
entusiasmo. “Magnifico…davvero magnifico…” mormorò il senatore mentre si
alzava in piedi, applaudendo con veemenza. Il mutaforma lo imitò, alzandosi
dalla poltroncina. Ma non comprese se Vilbaem stesse compiacendo lo spettacolo
appena concluso o se stesso.
******** Capitolo 5
La
regione dei laghi presentava un paesaggio incantevole, quel giorno. Una
sottile brezza spirava dal lago verso le coste, increspandone le acque e
agitando con delicatezza le fronde degli alberi. E il grande palazzo che da
decenni apparteneva ai Naberrie era tornato agli splendori di un tempo. Molto
era occorso per sistemare quanto quell’attacco meschino, quattro anni prima,
aveva devastato… ma ora i bianchi marmi erano di nuovo levigati… le stanze
splendenti. E la terrazza che dava sul lago era sempre la stessa…uguale a
tanti anni prima. Anche se molte cose erano cambiate da quando due giovani si
erano scambiati un bacio proibito sulla sua balaustra… Nella dimora si erano
avvicendati momenti di gioia e grida di dolore….il silenzio che era seguito allo
sfacelo era stato riempito nuovamente dalla voce gioiosa dei bambini…dalla vita
che era tornata ad animarla. E quella terrazza, cornice di tanti ricordi, era
tornata a cullare…a proteggere ciò che il tempo non aveva cambiato, ma solo
accresciuto e fortificato… Seduta in un comoda poltroncina, accanto alla
balaustra, Padmè se ne stava in silenzio… Gli occhi chiusi, le mani appoggiate
sulle ginocchia….e di fronte a lei Anakin aspettava. Seduto anche lui, sporto
lievemente verso la ragazza, gli teneva le mani tra le sue…. Anch’egli con gli
occhi chiusi. “Oh…” disse all’improvviso Padmè, in una lieve esclamazione di
sorpresa. “Sssh, Padmè…non devi deconcentrarti…” le rispose piano il
giovane. “Neanche lei è d’accordo, Anakin… sta scalciando.” ribattè Padmè,
sempre ad occhi chiusi, un sorriso dipinto sulle labbra. Anakin strinse gli
occhi, poi dopo alcuni istanti di silenzio, in un sospiro li riaprì.”Se tu ti
deconcentri, è impossibile riuscire a stabilire un legame nella forza, Padmè. E
so che lo puoi fare. Lo sento.” “Anakin, te lo ripeto. Io non posso creare
proprio niente.” Le rispose la ragazza mentre scrutava i suoi occhi azzurri: suo
marito era sempre stato convinto che anche lei avesse in sé la possibilità di
controllare la forza…..Persino il maestro Yoda, una volta, le aveva detto di
averla sentita scorrere in lei. Ma Padmè non ne era mai stata del tutto
convinta: meglio lasciare questo tipo di potere a chi sapeva davvero cosa
farne… “Questo è tutto da vedere…” ribattè Anakin “..e se tu continui a fare
così, non riusciremo mai a scoprirlo.” Poi, senza lasciarle le mani, aggiunse.
“E poi, chi è che non sarebbe d’accordo?” “La bambina. Si è messa a
scalciare. Pensa anche lei che sia un’assurdità….” rispose Padmè guardandosi il
grembo. “La… bambina?” chiese stupito Anakin. “E di grazia, senatrice… chi
dice che sarà una femmina?” “Nessuno, ufficialmente…istinto
materno…” Padmè fece scivolare via una mano dalla presa del marito e la portò
sul viso di Anakin.”Perché, qualcosa in contrario?” chiese
maliziosamente. Anakin sorrise e ruotando lievemente la testa, baciò la mano
della moglie. “No, niente… semplicemente mi stupisce la sicurezza della tua
affermazione.” Il giovane si alzò dalla sedia, avvicinandosi al viso di Padmè.
“Queste sensazioni sono tipiche dei jedi” disse quindi ridendo, e Padmè lo
spinse via. “Smettila con questa storia!!” esclamò con finto
disappunto. Anakin scoppiò a ridere e si diresse verso il basso tavolino,
dove recuperò il saio che aveva appoggiato. “D’accordo, per oggi hai vinto
tu” disse mentre lo indossava. “E solo perché nostro figlio non è
d’accordo…” Padmè si alzò dalla sedia, e Anakin fu rapido ad avvicinarsi ed
aiutarla. “È ora?” gli chiese. Il ragazzo annuì, prendendole le
mani.
Le licenze passano sempre troppo in fretta…
Anakin si
chinò sul suo viso, accarezzandolo con la punta del naso. “Ma se vuoi, non me
ne vado..” le sussurrò all’orecchio. Padmè scosse la testa. “E’ tuo dovere,
Anakin. Ci sono delle regole… e non puoi fare quello che vuoi…” “Le regole
sono fatte per essere infrante…” decretò in un sorriso Anakin, calandosi a
baciarla. “Ma che esempio daresti…” gli disse, mentre si separavano “… ai
giovani apprendisti che invece vengono puniti se non rispettano ciò che il
regolamento impone?” Il ragazzo la guardò di traverso, poi sorridendo gli
posò una mano sul grembo….sentì il minuscolo piedino che scalciava. Sospirando,
aggiunse“Come al solito, senatrice, il vostro buon senso mi riporta con i piedi
per terra…” Padmè scoppiò a ridere, ma l’attenzione dei due fu attirata dalla
piccola Leia che come una furia arrivò correndo sulla terrazza: Anakin fece un
passo a lato e la prese al volo, sollevandola in braccio, mentre trafelata Ardè,
la ragazza che si occupava di lei, si affacciava sulla soglia della
balconata. “Maestro Skywalker, milady, perdonatemi ma…” si scusò la giovane,
ma Padmè la rassicurò “Nessun problema, Ardè. Ci pensiamo noi, ora…” “C3PO
stava salutando R2, così ho pensato che tu te n’eri andato via senza salutarmi!”
esclamò la piccola, voltandosi a guardare negli occhi azzurri di
Anakin. “Come potrei andare via senza salutare la mia principessa?” le chiese
Anakin, ma la bambina si imbronciò. “Devi proprio andare?” Anakin annuì
serio, mentre Leia si aggrappava alle sue spalle. “E quando torni?” “Non
lo so tesoro…sai che non c’è mai una data precisa” “E porterai anche Luke,
papà, la prossima volta?” “Farò del mio meglio, piccola…” Anakin le baciò
la fronte e la posò a terra, ma Leia non sembrava convinta. “Per la forza,
stavo dimenticando la cosa più importante!” esclamò all’improvviso Anakin,
suscitando la curiosità sia di Padmè che della figlia. Il giovane infilò
sorridendo una mano sotto il saio, e inginocchiandosi davanti alla bambina,
cominciò a parlare “Ho fatto una cosa per te…” Leia lo guardò, inclinando la
testa di lato, frugare con la mano inguantata: dopo qualche istante ne uscì un
manufatto legato a un cordoncino: Padmè lo riconobbe all’istante. “Che
cos’è?” domandò incuriosita la bambina mentre Anakin glielo metteva nella
manina. “E’ japor, Leia… un portafortuna.” Spiegò il ragazzo. “Tienilo sempre
con te, e sarà come se fossi ancora qui, anche quando sono via”
Non ho
bisogno di un ciondolo per ricordarmi di te….
Le parole riaffiorarono
prepotentemente nella mente di Padmè, mentre sua figlia si rigirava tra le mani
il regalo di suo padre. “Ma è come quello che ha la mamma!” “Si…perché è
un regalo che faccio solo alle persone speciali…” le disse Anakin con un sorriso
sornione. La piccola si buttò allora tra le braccia del giovane, liberandolo
solo dopo qualche istante. Insieme, i tre attraversarono gli eleganti
corridoi fino a raggiungere il grande salone dove la bambina aveva giocato fino
a poco prima: Leia corse a mostrare il ciondolo di japor ad Ardè e a 3PO, mentre
Anakin accoglieva tra le sue braccia Padmè. “Chiama in ogni momento, se
succede qualcosa. Non preoccuparti, d’accordo?” le disse prima di baciarla,
guardandola negli occhi, alludendo alla possibilità che il bambino nascesse
durante la sua assenza. Mentre suo marito si dirigeva verso l’hangar
accompagnato dai fischi di R2, Padmè si avvicinò alla figlia, che stringeva quel
pezzetto di japor come il più prezioso dei cimeli …Se tanti anni prima, quando
lei era ancora la regina ragazzina di Naboo e Anakin un bambino schiavo di
Tatooine, qualcuno le avesse detto che si sarebbero sposati e avuto dei figli,
probabilmente si sarebbe messa a ridere. Certo, dal primo istante in cui
l’aveva visto aveva capito che era un ragazzino speciale. E gli aveva subito
voluto bene. Ma mai si sarebbe immaginata nei dieci anni in cui erano stati
separati che quel bambino, una volta cresciuto, avrebbe potuto far nascere in
lei un amore così coinvolgente…una passione così bruciante. Tanto da
affidargli la sua vita e il suo cuore…. “Mamma, a che cosa pensi?” le domandò
all’improvviso Leia. Padmè sorrise, avvicinandola. “Stavo pensando che il tuo
ciondolo è molto più bello del mio…” le disse mentre glielo metteva al
collo. Non credeva possibile che due anime potessero legarsi così
indissolubilmente l’una all’altra….e a volte si era ritrovata a pensare che cosa
le avrebbe riservato il destino se quel giorno non fosse atterrata su Tatoine…o
se un altro padawan fosse stato incaricato di proteggerla… Ma ad ogni risata
di Leia… ad ogni sguardo di Luke…ad ogni movimento della creaturina che cresceva
in lei o ad ogni carezza di Anakin, Padmè capiva. Non sarebbe mai potuto
essere diversamente, poiché l’uno senza l’altro era….incompleto. Il loro
incontro era scritto nelle stelle…disegnato da una forza superiore. Perché
lei e Anakin erano le due anime di uno stesso
essere.
*******
Yoda, Windu e Obi Wan avevano
ascoltato costernati le parole di Gechter, in piedi al centro della sala del
Consiglio. “Non l’ha detto esplicitamente, ma è stato molto chiaro” disse
grave il mutaforma “ha parlato di espiazione dalle colpe…di espiazione per i
traditori. E’ chiaro che mira ad uccidere Organa…e credo che nei suoi piani
rientrino anche la senatrice Mothma e al senatrice Skywalker.” Quelle parole
si abbatterono sferzanti come pioggia gelida sulla testa dei tre
maestri. “…”Credo”, Iver, o lo sai?” domandò Obi Wan, teso. Se in quel
cerchio era inclusa anche Padmè, la situazione si stava facendo pericolosa sotto
tanti…troppi aspetti. “Con i “credo”, i “se” e i “ma” non tireremo fuori
nulla” proseguì quindi. “Kenobi, io rischio molto” ribattè Gechter, duro
“Devo fare attenzione ad ogni mia parola… non posso fare domande dirette.
Vilbaem è molto furbo…con le allusioni non si rischia la condanna di alto
tradimento.” “Le nostre intuizioni erano giuste…la situazione è davvero
delicata.” valutò Windu “Ma almeno ora sappiamo che c’è un piano concreto che
mira all’eliminazione di Organa e della sua cerchia.” “Nella sua mente ormai
è tutto delineato: Vilbaem è convinto che il cancelliere stia architettando un
piano per acquisire il potere…che non sta difendendo la Repubblica perché mira a
indebolirla e assumerne così il controllo totale. Sta calcolando tutto…”
continuò a riferire Gechter.“Solo sostenendo che la Repubblica è corrotta
avrebbe tutti i consensi della popolazione, quando Organa sarà…. morto.” “Mai
sentito niente di più assurdo” mormorò Obi Wan. “E voi ritenete che non ci siano
gli elementi per l’alto tradimento? Maestri, con tutto il rispetto, ma dobbiamo
intervenire subito!” “Vilbaem su un filo sottile si muove…Pazienza dobbiamo
avere o finiremo per dare adito alle sue convinzioni…” intervenne Yoda “… un
nostro intervento ora di avvalorare le tesi dei congiurati rischierebbe, secondo
i quali Organa e i suoi “loschi” affari proteggiamo…” “Ma delle persone sono
in pericolo di vita, maestro Yoda!” “Lo so, Obi Wan. Non l’ho dimenticato. Ma
nulla di eclatante fare possiamo….solo, Organa informeremo di questi nuovi
sviluppi.” I jedi rimasero in silenzio. La situazione era davvero gravissima,
ma tutti loro avevano le mani legate. Eppure Obi wan non riusciva a capire una
cosa: scuotendo la testa, parlò. “Maestri, Anakin deve essere informato…o
rischieremo di aver un problema ancora più grave..” “Informare ora Skywalker
non è una buona idea…” “Anakin ha dimostrato di credere in noi…di fidarsi di
noi. E noi dobbiamo avere fiducia in lui!” “Il lato oscuro molto potente è…”
disse Yoda, dopo alcuni istanti di silenzio. “In quattro anni mai segni di
cedimento ha dato. Ogni nostra percezione avvolge, rendendo difficile capire su
cosa concentrarci dobbiamo…. È evidente, Obi Wan, che Sidious sta cercando di
confonderci…”
Lord Sidious vuole confonderci perché vuole Anakin.
Vuole il suo lato oscuro. E di certo noi non lo stiamo
impedendo….
Obi Wan fece per ribattere, ma Windu lo fermò, come se
avesse letto nei suoi pensieri, “Il lato oscuro si nutre di paura… e il
giovane Skywalker nasconde ancora un profondo turbamento nel suo animo… il suo
cuore conosce l’ampiezza di entrambi i lati della forza…ma non possiamo
permetterci che il lato oscuro abbia il sopravvento. Ora la sua serenità è
importante…” “Proprio per la sua serenità deve essere messo al corrente!”
esclamò Obi Wan. “Io conosco quel ragazzo da tempo… e meglio di chiunque altro.
Se Anakin verrà a sapere che abbiamo continuato a nascondergli tali rischi con
sua moglie incinta, potrebbe davvero uscire di senno…” “Dei sogni, tanti anni
fa, lo portarono sulla via del lato oscuro. Cosa potrebbe accadere ora…”
continuò a spiegare Windu, ma Yoda interruppe il dialogo tra i due
maestri. “Obi Wan ragione ha.” disse lapidario. “Anakin informato sarà degli
eventi…evidente è che molto più grave di quanto avessimo immaginato la
situazione è…” Obi Wan si sistemò sulla sedia, risollevato dalla decisione di
Yoda. “Maestri, come devo comportarmi ora?” domandò Gechter, rimasto in
silenzio durante tutta la discussione. “Gainder il suo lavoro in senato
continuerà. Ancora più fiducia carpire dovrà…e prove concrete dovrai portarci.
Ora importante è che Vilbaem non faccia un passo senza che tu non lo
sappia.” Gechter annuì, e Windu riprese la parola. “Con delle prove,
potremmo esporre la situazione al Consiglio. E fermare Vilbaem prima che sia
troppo tardi…” Il silenzio calò nella sala….Yoda sospirò, mentre Obi Wan si
accarezzava la barba e Windu congedava Gechter. Quando il mutaforma uscì
dalla sala, Mace si rivolse all’anziano essere verde. “Maestro Yoda, perché
non avete chiesto spiegazioni a Gechter sul suo comportamento?” “Pazienza
avere dobbiamo” iniziò a spiegare il vecchio jedi “la situazione già di per sé
molto delicata è…e Iver un ottimo jedi è sempre stato. Giudicare non possiamo
con i pochi elementi che abbiamo…” “Forse tutto ciò è stato un errore fin
dall’inizio..” valutò grave Obi Wan. “Forse. Ma alternative non avevamo… ora
concentrarci dobbiamo sull’immediato.” ribattè Yoda, scendendo dal suo seggio.
“Con Organa parlare dobbiamo. E…” il jedi incrociò lo sguardo di Obi Wan. “….
Skywalker. Metterlo al corrente dobbiamo…ma attenzione, maestro
Kenobi.” Lentamente i tre si avviarono verso l’uscita.“Che la forza sia con
tutti noi…” fu il congedo sussurrato da Yoda. Aggrappandosi a quelle
parole.
Un grazie a Ben, Aresian e Silvì per le loro recensioni!
Per Irene: IREEENEEE!!! Pensavo mi avessi abbandonata dopo lo "Yppie"
^^...
*********
Capitolo
6
Obi
Wan uscì dalla cabina del suo starfighter, la testa che gli scoppiava, e sperò che
il sole e l’aria fresca della mattinata di Naboo lo aiutassero a raccogliere le
idee.
Un
manovale prese in consegna il suo mezzo, mentre un altro lo accompagnava allo
scafo che lo avrebbe condotto al palazzo della regione dei laghi: la solita
prassi, visto che in quella zona vi era divieto di volo.
Solo,
cullato dal dondolare del mezzo nelle acque cristalline, Obi Wan lasciò scorrere
i pensieri…
Quanto
era successo nell’incontro alla sala del consiglio, qualche giorno prima, aveva
messo i maestri di fronte a una situazione ben più che delicata…. Avevano
previsto una situazione di una certa gravità, altrimenti non avrebbero messo
Gechter alle calcagna di Vilbaem. Avevano ipotizzato una sorta di
cospirazione…ma che il senatore arrivasse addirittura a progettare gli omicidi
del cancelliere e…
Inoltre,
il lato oscuro era così potente…troppo potente.
Avvolgeva
ogni cosa….
No…tutto
quanto era fuori da ogni logica.
Probabilmente
c’era qualcosa che sfuggiva a ognuno di loro…
Vilbaem
era troppo deciso…troppo arrogante…troppo sicuro. E il lato oscuro così forte
non escludeva la possibilità che il misterioso sith fosse ancora una volta a un
passo da loro…dentro il senato.
Obi
wan chiuse gli occhi, mentresi
prendeva l’attaccatura del naso fra le dita…come se quel gesto potesse
concentrare ogni pensiero nella sua mente.
E se fosse Vilbaem??
No…impossibile.
Il
senatore portava avanti un piano perverso ma prettamente politico. E poi stava
mettendosi nelle mani di Gechter, aprendogli la porta a ogni suo intimo
progetto… un sith della levatura del discepolo di Sidious, capace di tenerli in
scacco per tutti quegli anni, avrebbe scoperto all’istante che Gainder non era
in realtà chi si spacciava.
A
meno che…
Una trappola nella
trappola…
Vilbaem
poteva aver capito tutto sin dall’inizio, ma stare al gioco per dar loro
informazioni false e sviarli dalle sue vere intenzioni…ma allora non avrebbe
accentrato le attenzioni su di sé.
Quale
folle si attirerebbe i suoi nemici addosso?
Dannazione…DANNAZIONE!
Tutto
ciò era un maledetto rompicapo.
MaVilbaem e il sith non potevano essere la
stessa persona: Gechter non era uno sprovveduto, avrebbe capito le anomalie.
Così come, viceversa, se Vilbaem fosse stato un fruitore della forza oscura
avrebbe percepito almeno delle sensazioni, riguardo Gechter…come era successo ad
Anakin il giorno del richiamo nell’ufficio di Organa.
In
un sospiro, Obi wan considerò che per il suo mal di testa non c’era rimedio: i
problemi si susseguivano uno dopo l’altro.
Senza
contare che le informazioni che Gechter portava dovevano essere accolte con
cautela, alla luce del suo comportamento: Iver era strano.
Era…ambiguo.
Quest’alone
di sfiducia era l’ultima cosa che i maestri potevano permettersi….ma purtroppo
era inevitabile. E le parole del mutaforma erano l’unica cosa che avevano.
Yoda
lo negava, ma Axelbi aveva ragione: anche Gechter era cambiato dopo gli
avvenimenti di Mustafar….
E
per quanto la presunta infedeltà del jedi fosse un problema decisamente grave,
Obi wan non poteva fare a meno di pensare a quanto si apprestava a fare.
Era
partito per Naboo, intenzionato a riferire il tutto ad Anakin… Se lo conosceva
bene, il ragazzo non avrebbe reagito con un “ti ringrazio, ora che lo so sto più
tranquillo”.
Non
era la prima volta che si trovava in una situazione del genere, ricordava ancora
quando aveva dovuto chiedergli, a nome del consiglio, di spiare il cancelliere.
Ma questa volta era diverso…. Avevano creduto di avere la situazione sotto
controllo…che Gechter impedisse al tutto di sfociare in crisi. E invece ora si
parlava di omicidi….
Avrei dovuto dirglielo da subito…quando mi
rivelò che Padmè era incinta…
Non
sarebbe stato facile ora. Ma solo lui doveva farlo.
Solo
lui poteva farlo.
“La
forza ti indicherà il modo migliore per affrontare il giovane Skywalker” gli
aveva detto Yoda. Ma mentre si accarezzava la barba, osservando il maestoso
profilo della residenza che era stata dei Naberrie avvicinarsi, Obi Wan valutò
amaramente che quando si trattava di Anakin, probabilmente neanche la forza
sapeva bene cosa fare….
Alla
fine delle sue elucubrazioni, comunque, il jedi era arrivato a una
considerazione almeno in parte ottimistica: con ogni probabilità Vilbaem non era
il sith allievo di Lord Sidious.
Ma
la sicurezza con cui ostentava i suoi progetti celavano quasi sicuramente un
aiuto….ma di chi?
Il potere attira anche persone
insospettabili…
Il
raggio era molto vasto: i senatori della coalizione di Vilbaem, in primis. Ma in
un lampo, Obi Wan ricordò la frangia separatista interna al Senato che, dopo la
caduta di Palpatine, aveva cercato di prendere il potere. Molti erano stati
arrestati…ma molti ancora erano esiliati.
Possibile che Vilbaem goda dei loro
appoggi?
Si..
possibile. Possibilissimo. E magari tra loro…
Già
…questa poteva essere un’idea.
Ma ora la priorità è parlare con
Anakin….
Il
piccolo scafo attraccò sul retro del grande palazzo, e Obi wan scese con un
balzo. Lentamente si avviò verso l’ingresso, attraversando un’elegante balconata
ornata da vasi di rose rosse.
Quando
il jedi entrò, potè vedere il
palazzo di Naboo animato da un via vai di persone intente a preparativi per,
immaginò, una imminente partenza…. Scostandosi per lasciar passare due ancelle
le quali reggevano ognuna una valigia, si chiese se non fosse capitato nel
momento sbagliato.
Con
passo tranquillo attraversò il grande atrio d’ingresso, ma alla ragazza che lo
avvicinò chiese di non essere annunciato: aveva infatti intravisto Padmè e la
piccola Leia, nel giardino antistante la casa. Stava avviandosi verso di loro,
ma vide Leia alzare di scatto la testa e guardare verso di lui.
Obi
Wan si fermò e sorrise: per quanto la via dei jedi non era stata scelta per la
bambina, la piccola non era insensibile ai disturbi nella forza, ed era bastato
avvicinarsi un po’ di più per rendersi percepibile ai suoi sensi non affinati ma
comunque presenti.
“Obi Wan!!!” urlò Leia con la sua
squillante,inconfondibile vocina
correndo a braccia spalancate in direzione dell’uomo.
“Ciao piccoletta!” la salutò Obi Wan dopo
averla sollevata in braccio, un sorriso radioso sulle labbra: quella peste
riusciva sempre a fargli dimenticare, anche se solo per un attimo, le
preoccupazioni.
“Sei
venuto a giocare con me?” gli domandò, mentre con il braccio libero il jedi
abbracciava Padmè. “Non proprio…però giocheremo non appena avrò fatto due
chiacchiere con tuo padre”
“Ma
Anakin non c’è…” gli comunicò l’amica, stupita dalla richiesta.
“Non
c’è? Ma non era in licenza?”
“Si…ma
è rientrato al tempio da qualche giorno, ormai”
“Uhm…allora
o il tempo è passato davvero in fretta senza che me ne rendessi conto, oppure
questa licenza è durata meno del previsto” scherzò Obi Wan, mentre faceva
tornare Leia con i piedini per terra.
Padmè
sorrise. “Già…Anakin non ha voluto strafare, in previsione della nascita del
bambino”
Obi
Wan osservò la ragazza: anche con il semplice vestito che indossava, non perdeva
mai il suo fascino…. La trovò bellissima, anche se il pallore del viso denotava
una certa stanchezza.
Padmè
aveva sempre avuto un notevole ascendente sugli uomini, ma Obi Wan non aveva mai
provato niente che non fosse altro che pura amicizia, nei suoi confronti…. Era
comunque affascinato da lei, si… ma affascinato dalla sua mente, dalla sua
intelligenza… dalla forza che aveva sempre dimostrato di avere…
Forse
perché la conosceva da tempo…da quando era un padawan…
L’allievo
di Qui Gonn…
Cielo…sembra passata una
vita…
Lo
sguardo interrogativo di Padmè gli fece rendere conto che era rimasto un po’
troppo a lungo in silenzio: repentinamente rivolse la sua attenzione alla
bambina che attendeva di fronte a lui.
“Vorrà dire che dedicherò tutto il mio
tempo alla principessina Leia….”
Un
largo sorriso si dipinse sul volto della piccola: “Allora andiamo in giardino,
Obi wan, così avremo più spazio!!”
Il
jedi annuì e la bimba corse via, ma la mano di Padmè sul suo braccio lo fecero
voltare verso l’amica.“Obi wan…va tutto bene?”
“Dovrei
essere io a domandarlo a te… ti trovo molto pallida”
La
ragazza inclinò la testa da un lato, lanciandogli un’occhiata.“Perché cerchi
Anakin?” domandò ancora.
“Devo…devo
parlargli di alcune cose” restò sul vago il jedi, e questa volta Padmè percepì chiaramente un certo
turbamento nell’amico, che si affrettò a cambiare argomento.“Vedo che hai molto
da fare…spero di non aver disturbato…”
Padmè
rimase alcuni istanti silenziosa, scrutando lo sguardo di Obi Wan. “Andiamo su
Coruscant… ho una votazione straordinaria, in senato” disse infine.
“Non
trovo sia una buona idea affrontare un viaggio nelle tue condizioni”
“E
per questo che sei così preoccupato?”
Il
jedi la guardò…sorrise, ma non rispose.
“Sei
mia amica, è ovvio che sono preoccupato per te” le disse mentre si avvicinavano al giardino.
Con
un sospiro, Padmè capì che non c’era verso di scucire dall’amico il vero motivo
della sua tensione.
“Mi
sento solo stanca…ormai il peso si sente, anche se c’è ancora un po’ di tempo …
è una votazione non fondamentale, ma importante. Devo esserci. E almeno saremo
per qualche giorno a Coruscant, vicino ad Anakin e a Luke. A Leia manca molto
suo fratello. E anche a me manca tanto…” Padmè rimase in silenzio, poi si
affrettò a domandare: “Come sta?”
“Oh,
è il migliore della sua classe” la informò il jedi “È intelligente, sveglio…. Riesce nei
compiti che gli si affidano con una impressionante facilità.” E mentre le
parlava, potè vedere gli occhi dell’amica brillare di orgoglio…Insieme
arrivarono nel grande giardino, e Leia corse al fianco del barbuto maestro,
tirandolo per il saio.
“Allora
Obi Wan vieni o no??”
Obi
wan sorrise, e si voltò per salutare Padmè. “Sono sicuro che Luke sarà
contentissimo della vostra visita” le disse abbracciandola, e quando si
separarono Leia appoggiò le manine sul pancione della madre.“Obi Wan, senti che
confusione fa mia sorella!!”
“E’
una bambina?” chiese il jedi inarcando un sopracciglio, cercando lo sguardo
dell’amica
“Veramente
non lo sappiamo ancora…ma il mio intuito dice di sì…e Leia continua a dire che
avrà una sorella…”
La
piccola allora prese una mano del jedi e l’appoggiò sul ventre della madre, ma
Obi Wan non riuscì a nascondere un certo imbarazzo.
“Non
preoccuparti” lo rassicurò Padmè “Dopotutto, sei uno di famiglia…solo che ora non
scalcia…”
Il
jedi attese, immaginando la felicità che stavano provando, e che avrebbero
provato quando il neonato avesse riempito le loro giornate e la loro mente…
Gioia e serenità…
Spostò
appenala mano e sentì…. Sentì
qualcosa…
Una
strana sensazione che si andòa
insinuare in un angolo della sua mente.
Non era legato al dover parlare con
Anakin… ne era certo. Era qualcos’altro, che gli sfuggiva…
“Che
peccato…” le parole di Padmè lo riportarono alla realtà “Si vede che ora sta
dormendo…”
Il
jedi tolse allora la mano e la porse a Leia, che la strinse con tutte e due le
manine.
Stava
avviandosi verso il centro del giardino insieme alla bambina, quando sentì
l’amica chiamarlo
“Di qualunque cosa si tratti, Obi
Wan…qualunque sia il problema…” gli disse con voce stanca “…fidatevi di
lui.”
L’uomo
rimase fermo, ma i suoi occhi si velarono di tristezza, quando gli rispose.“La
mia fiducia, Padmè, non gli mancherà mai.”
La
ragazza annuì, prima di scomparire al di là della porta a vetro che era
l’ingresso del giardino;Obi Wan si
mise quindi seduto accanto a Leia, che lo guardava con sguardo inquisitore.
“Cosa
succede?”
“Cose
da grandi…” gli disse il jedi, abbozzando un sorriso, mentre se la metteva sulle
ginocchia.
“Sai
che andiamo su Coruscant a fare una sorpresa a papà e a Luke??” gli domandò la
bambina, mentre cominciava a giocherellare e a tirare la barba del jedi.
“Si..
me l’ha detto la mamma.”
La
bimba allora iniziò a toccargli le ciocche di capelli spruzzate di grigio, che
si confondevano tra i capelli rossicci.“Hai i capelli bianchi!!”
“Obi
Wan sta diventando vecchio…”
Leia
assunse un’aria pensierosa.“Uhm… Papà dice che non sei vecchio. E dice che i
capelli bianchi ce li hai per colpa sua.”
Il
jedi non riuscì a trattenere un sorriso, e mentre la piccola continuava a
esplorargli il capo, tornò a guardare Padmè, intenta ora a dare disposizioni al
capitano delle sue guardie.
…qualunque sia il problema… fidatevi di
lui…
Non
poteva dirle che il problema più grave, in tutto quello che stava accadendo
negli ultimi mesi, era proprio la mancanza di fiducia in suo marito.
Mentre
lei rischiava la vita.
************
Nella
notte brillavano le luci di Coruscant.
Poche
stelle, nascoste da nuvole cariche di pioggia…
La
notte si addice alle trame…ai complotti.
Non
si addice a chi fa della luce la sua guida.
Eppure
le tenebre incorniciavano le parole del maestro Windu…il volto teso di Yoda… e il silenzio di
Organa, che con preoccupazione mista a rabbia ascoltava quello che Gechter aveva
appreso dalla bocca di Vilbaem mentre l’opera galattica presentava il suo
spettacolo.
“Non
pensavo potessero arrivare a tanto…” mormorò Bail, sconcertato.
“Il
lato oscuro potente è, Cancelliere…. Su tutto questo l’ombra di Sidious c’è”
“Sidious?
Come può avere ancora il controllo del Senato?”
Fu
Windu a dare una spiegazione plausibile: “Uomini come Vilbaem sono le sue prede…
menti affinate, ma allo stesso tempo consumate dalla bramosia di potere… su di
essi Sidious lasciò la sua impronta come Palpatine… e ora da’ loro la forza di
osare…”
Il
silenzio avvolse l’ufficio di Organa… un silenzio carico di tensione.
“Dobbiamo
fermarlo” decretò deciso Bail, sedendosi alla scrivania “Firmerò immediatamente
l’ordine di arresto. Per quello chesappiamo, la sua condanna per alto tradimento verrà emessa prima ancora
che possa rendersi conto di cosa succede.”
Ma
Windu scosse la testa, mentre Yoda appoggiato al suo nodoso bastone, abbassava
lo sguardo scrutando un indefinito punto del pavimento.
“Arrestare
solo Vilbaem non condurrebbe a nulla,
cancelliere. Dobbiamo invece fermare tutti i membri di questa congiura…della
quale, sono convinto, c’entra anche il misterioso sith…”
“Ma
perché Sidious e il suo allievo dovrebbero aiutare Vilbaem nella sua
congiura?”
Windu
allargò le mani “Per destabilizzare il sistema….se riuscisse un attentato alla
vostra vita, con la conseguente presa di potere degli attentatori , l’intera
confederazione dei sistemi cadrebbe nel caos…nell’anarchia. In uno scenario del
genere, il lato oscuro assumerebbe una grande forza, e a quel punto anche noi
jedi potremmo fare ben poco, in una galassia di nuovo in preda a una caotica
rincorsa di potere….”
Il
cancelliere si appoggiò allo schienale della sua poltrona, appoggiando il mento
su una mano “Rincorsa di potere….” ripeté, soppesando le parole. “È per questo
che sostenete che con Vilbaem siano schierate anche le ultime frange
separatiste?”
“Il
maestro Kenobi” spiegò Yoda rialzando lo sguardo “è convinto di questo. In
effettialquanto realistica
l’ipotesi è…. “
“Cosa proponete, allora?”
“Aspettare
dobbiamo” disse grave l’anziano maestro “Una mossa falsa… un tentativo di
incontro… E allora con le armi in mano i congiurati prenderemo…”
“Potremmo
aver bisogno nuovamente dell’esercito…” comunicò Windu, consapevole della
ritrosità che Organa aveva riguardo questo argomento. “I separatisti esiliati
potrebbero aver riorganizzato un’armata…a difesa dei loro scopi…”
Bail
si accarezzò la barba, poi in un sospiro parlò. “Si…capisco. Questa volta non
permetterò che ci colgano di sorpresa. Quella guerra è costata anche
troppo…”
“È
deciso, allora…” intervenne Yoda. “Nel frattempo, cancelliere, della protezione
di alcuni cavalieri jedi godrete. Una presenza discreta, saranno… così che
nessuno possa accorgersi di loro, ma allo stesso tempo voi non abbiate nulla da
temere…”
“Ora
dobbiamo solo attendere che Gechter ci porti altre notizie…” Windu si
interruppe, e Organa non capì il motivo dell’improvviso cambiamento d’umore del
jedi.
“Cos’altro
c’è?” lo incalzò quindi.
“Il
punto è che Gechter si comporta in modo strano. E cominciamo a dubitare della
sua fedeltà. Non sappiamo quanto realmente possiamo fidarci di lui…”
Organa
era stupito: mai avrebbe creduto di sentire sospetti così pesanti nei confronti
di un jedi….da altri jedi.“Eppure dobbiamo! Arrivati a questo punto, è l’unico
che può rivelarci le vere intenzioni di Vilbaem”
“Se
quello che ci dice corrisponde alle vere intenzioni del
senatore…” valutò amaramente Mace.
Il
silenzio scese nella sala, e Yoda scosse la testa.
“Il
lato oscuro un suo scopo raggiunto ha già. Metterci l’uno contro l’altro… il
dubbio, insinuare…la menzogna. Ciò di cui si nutre…”
********
Capitolo
7
“E
questo a cosa serve? E questo? E questo, papà??”
Anakin
sorrise mentre le dita di Luke, seduto nella cabina di pilotaggio del suo
starfighter parcheggiato e tirato a lucido nell’hangar jedi,passavano frenetiche da un pulsante
all’altro del pannello comandi. Il giovane avrebbe dato volentieri qualche
spiegazione, ma la curiosità del piccolo correva a ritmi insostenibili anche per
il prescelto.
Appoggiato
ai pannelli termici che rivestivano il suo mezzo, guardò il bambino impugnare
con entrambe le mani la cloche e cominciare ad emettere un’ampia varietà di
suoni.
“Woooahm!!!
Sono Anakin Skywalker!! Non avete scampo!” urlò Luke, abbassandosicome a evitare un immaginario colpo e
simulando fantomatici spari verso un punto indefinito dell’hangar.
Anakin
lo guardò con infinita tenerezza…. E provò un grande orgoglio.
Era
suo figlio…. Il suo sangue…una parte di lui.
I
bambini erano stati la cura più bella, per la sua anima ferita…
Sentì
rumore alle sue spalle, e mentre Luke proseguiva quella immaginaria missione, si
voltò a guardare nel grande hangar con i suoi astrocaccia custoditi dall’opera
zelante di meccanici e astrodroidi.
In
cuor suo sperò che non arrivasse nessuno, mentre si trovavano lì: l’hangar era
zona proibita per i padawan più giovani… figurarsi per un bambino di appena sei
anni.
Non
che l’eventualità avesse costituito un problema, comunque…. che diamine,
dopotutto era suo figlio. Anakin non gli concedeva nulla in più, rispetto agli
altri padawan… si sforzava di essere imparziale, soprattutto per non creare
problemi al piccolo Luke. Era consapevole che molti allievi vedessero i maestri
più esperti con una sorta di venerazione…e che a qualche maestro ancora legato
al vecchio ordinamento non piacesse che il bambino fosse diventato un
padawan.
Spesso
si domandava se il fatto di essere il figlio del prescelto fosse stato oggetto
di… invidie. Ma sapeva anche che, se lo conosceva bene, Luke non sarebbe mai
andato a piangere da lui…
Tornò
a guardare suo figlio, perso nella sua fantastica missione: guardò i suoi occhi,
eli vide ridere… ecco quello che
voleva per lui: che fosse felice.
E
gli parve semplicemente assurdo il modo in cui aveva rischiato di perdere tutto,
anni prima …
Senza
preavviso, il giovane sollevò Luke dalla cabina del suo starfighter, suscitando
le proteste del bambino, e se lo mise a cavalcioni sulle spalle tenendolo per le
mani.“Avanti Skywalker, per oggi basta con intrepide missioni e voli
iperspaziali”
La
cabina di pilotaggio si richiuse, e Luke neseguì affascinato il movimento. “Papà,
quando potrò averne uno tutto mio?”
“Quando
sarai un po’ più alto” scherzò Anakin, mentre si avviavano verso l’uscita.
“E
sarà come il tuo?”
“Si,
se lo vorrai”
Il
bambino rimase un attimo a pensare. “Lo voglio blu, con strisce azzurre…e dovrà
essere velocissimo!!”
“Sarai
il pilota più abile da qui fino all’orlo esterno!” lo incoraggiò suo padre,
ricordando come anche lui, alla sua età, sognasse di sfrecciare veloce tra le
stelle…
All’improvviso
però, Luke si ammutolì… e Anakin attese che dal suo silenzio scaturisse il
problema.
“Papà?”
“Si?”
“La
mamma ti chiede mai di me?”
Anakin
si fermò, e alzò un po’ la testa per guardarlo. “La mamma mi chiede sempre di te”
Luke
sospirò. “E…e gli manco?”
“Gli
manchi tantissimo… aspetta i giorni delle tue licenze contando anche i
secondi!”
Luke
si mise a ridere, ma poi tornò a incupirsi. “È che… io ho paura che la mamma si
dimenticherà di me, quando crescerò…”
Anakin
si arrestò nel mezzo dell’hangar, sollevò il figlio e lo appoggiò a terra. Poi
si inginocchiò di fronte a lui. “Che la mamma si dimentichi di te?? Ditutte le coseche ho sentito in giro per la galassia,
questa è sicuramente la più impossibile!” gli disse Anakin, riuscendo a
strappare un piccolo sorriso al figlio.
“Vedi
Luke…” iniziò poi il ragazzo,
tornando serio. “Tanti… tanti anni fa i jedi separarono anche me da mia madre,
ma in una maniera più rigida di quella che vivi tu ora… tanto che riuscii a
rivederla solo dopo dieci anni…”
Nella
mente riaffiorarono i dolorosi ricordi del campo tusken e delle sevizie…là, dove
tutto era iniziato….Ma Luke avrebbe saputo l’intera storia a tempo debito.
“Dieci
anni?” chiese meravigliato il bambino, e Anakin annuì. “Ma quando la rincontrai,
era come se il tempo non fosse trascorso… Se quei dieci anni non fossero mai
esistiti. Mi ricordo che mi accarezzò il viso, chiamandomi ‘il mio bambino’….”
Anakin si interruppe, abbassando lo sguardo…una fitta di dolore a trafiggergli
il cuore. “E poi?” lo incalzò Luke, ignaro di quanto costasse a suo padre
parlarne.
“E
poi siete arrivati tu e tua sorella” gli disse, tornando a guardarlo negli
occhi, pizzicandogli una guancia. “E ho capito quanto mia madre mi amasse…
perché quello che una madre…quello che tua madre ed io proviamo per te…e per tua
sorella, Luke, non cambierà anche se voi crescerete…e diverrete grandi. Tutto è
cominciato nel momento in cui abbiamo saputo che c’eravate… si è fortificato
nell’istante in cui vi abbiamo visti, per crescere ogni giorno di più. Con la
consapevolezza che non sarebbe mai finito…”
Luke
ascoltava rapito le parole di suo padre… lo osservò muovere una mano di fronte a
lui, e il bimbo potè sentire una piccola scossa nella forza.
“L’amore,
Luke, è un po’ come la Forza vivente che usiamo noi jedi… è
potente… è enorme… non può essere distrutta. Ma allo stesso tempo impalpabile…
noi non la vediamo, ma sappiamo che c’è. E che influenza le nostre vite…”
“Allora
se sappiamo usare la Forza, sappiamo usare anche
l’amore?” domandò il bambino. Anakin sorrise. “L’amore puro è parte della Forza.
Amare può solo aiutarti a capirla nel profondo”
È questo che l’ordine non ha mai
capito…
“E
il bambino dentro la mamma? Questa cosa vale anche per lui?”
Anakin
annuì. “Certo…. ma sia chiaro, Luke, che il neonato non toglierà il nostro amore
né a te né a tua sorella….”
Luke
si strinse nelle spalle. “Oh, ma io non sono geloso.” Anakin lo guardò e tirò un
sospiro di sollievo, dentro di sé: dopo quanto successo con Leia, citeneva a mettere in chiaro la situazione
anche con il figlio.
“Anzi,
penso che sarà fortunato perché avrà due fratelli come noi!” Disse poi, una
punta di vanità nella voce.
“Oh,
su questo ci puoi scommettere” gli rispose ridendo suo padre, mentre gli dava la
mano per riprendere la via dell’uscita.
“Voglio
che sia un maschio” proruppe all’improvviso Luke, mentre attraversavano i
corridoi. “Così almeno potrò insegnargli a diventare un jedi, proprio come tu
stai facendo con me!”
“Vedremo…
ma se sarà una femmina, allora Luke saremo nei guai…”
“Perché?”
chiese stupito il bimbo. Avrebbe dovuto spiegargli il potere che il gentil sesso
esercitava sugli uomini in età
adulta, pensò Anakin. E al fatto che si sarebbero ritrovati soli in mezzo a ben
tre donne…
“Lo
capirai quando sarai più grande…” si limitò a dirgli.
Insieme
arrivarono nei pressi del dormitorio, dove i piccoli padawan si stavano
radunando sotto l’occhio vigile di Raken per recarsi a lezione. Il giovane
maestro alzò una mano in direzione di Anakin, sollevandola dal bastone, e il
ragazzo rispose allo stesso modo al saluto.
“Ci
vediamo dopo Luke” disse poi, piegandosi verso il bambino “E mi raccomando…
l’hangar deve restare un nostro piccolo segreto…”
Il
bambino annuì in un sorriso birichino, e dopo essersi voltato cominciò a correre
verso Axelbi.
“Avanti
Luke, non vorrai mica che cominciamo senza di te?” gli domandò ridendo il
maestro, e Luke scosse fermamente la testa, mettendosi in filadietro un suo compagno. Il gruppetto di
padawan sfilò dunque sotto lo sguardo di Raken, in direzione di una delle sale
di insegnamento; e fu allora che Anakin percepì Obi Wan, alle sue spalle.
“Mi
chiedevo che fine avessi fatto”
“E
io ti credevo ancora in licenza”
Kenobi
gli si affiancò e insieme a lui seguì con lo sguardo l’ordinata fila di
younglings.
“Ti
stavo cercando…” gli disse, incrociando le braccia. Anakin assunse una finta
aria preoccupata. “Uhm…cos’ho combinato, stavolta?”
Obi
Wan sorrise…un sorriso tirato, più che divertito, e Anakin capì che il suo
vecchio maestro non aveva una gran voglia di scherzare.
“Ci sono dei problemi, di cui non ti
abbiamo parlato…”
Se non me ne avete parlato, non saranno poi
così gravi…
“Beh, eccomi. Sono a tua disposizione.”
Lo invitò il ragazzo, ma Obi Wan rimase in silenzio.
“Hai
sentito com’è cresciuto il lato oscuro, negli ultimi mesi?” domandò quindi,
all’improvviso. E a quelle parole, Anakin sentì l’inquietudine crescere in lui….
Rimase pensieroso, per qualche istante. “Avete scoperto qualcosa riguardo
Sidious?” gli chiese di rimando “È questo che devi dirmi?”
Obi
wan scosse la testa. “C’è la possibilità che in tutto ciò siano coinvolti i
sith, ma non ne siamo sicuri….”
“In
tutto ciò… cosa?” Anakin si sentiva confuso…
Allora è qualcosa di
grave…
“Perché
non me ne avreste parlato?” lo incalzò il giovane, guardandogli negli occhi. Poi
all’improvviso un pensiero angoscioso gli attraversò la mente. “C’entrano i
bambini??” gli chiese con tono di voce più alto di quanto volesse.
“Anakin,
noi avevamo paura per te…”
“C’entrano
i bambini??” domandò ancora il ragazzo, in preda a un’incontrollabile
agitazione. “Oppure Padmè?? Cos’è che devi dirmi? Cos’è che dovrebbe farmi
paura?”
“Credimi,
non avrei voluto metterti in questa situazione….”
“Dimmi
cosa succede, maledizione!!” gli urlò quasi Anakin, interrompendo la sua
frase.
Obi
Wan si accarezzò la barba, e dopo un lungo respiro, iniziò a parlare.
********
Nella
sala del consiglio Ki Adi Mundi stava presentando una proposta di ambasciata a
Yoda e Mace Windu quando Anakin
aprì violentemente la porta e a grandi passi furenti entrò nella stanza.
“SECONDO
QUALE REGOLA DEL CODICE VI ARROGATE LIBERO ARBITRIO SULLA VITA DI PERSONE
ESTRANEE A TUTTO CIO’??” urlò Anakin all’indirizzo di Windu e Yoda.
Mundi
osservò attonito Skywalker, mentre Yoda sosteneva con grande tranquillità lo
sguardo del giovane, ora in piedi nel centro della stanza in attesa di una
risposta.
Fu
Windu a rompere la tensione, congedando il maestro e rimandando quella piccola
seduta a data da destinarsi, mentre Anakin, respirando pesantemente, serrava i
pugni cercando di trattenere la sua rabbia.
“Calmati
Anakin…” lo invitò Windu, e il ragazzo sovrastò le sue parole.
“PERCHE’
mi avete taciuto una cosa del genere?”
Ma
i due maestri sembravano trincerati nel loro silenzio.
“PERCHE’ MI AVETE TACIUTO CHE PADME’ ERA
IN PERICOLO?” urlò allora il giovane, muovendo alcuni passi verso Yoda.
“Ora
abbassa i toni, Skywalker!” proruppe Windu, alzandosi dal suo seggio.
“Altrimenti sarò costretto a…”
“A
fare COSA?” gli ringhiò contro Anakin, scandendo le parole. “Devo ricordarti,
maestro Windu, che se non fosse stato per me, tu ora saresti un tutt’uno con la
grande forza vivente?”
Mace
non rispose, ma sentì la mente del ragazzo confusa… resa poco lucida dalla
collera che faceva ribollire ilsangue nelle sue vene pulsanti.
Pericolosissimo,
con il lato oscuro così forte…
Alle
spalle del ragazzo, la porta della sala del consiglio si aprì nuovamente per
lasciare entrare Obi wan, che aveva seguito Anakin dopo quanto si erano detti
nei corridoi.
“E voi, maestro Yoda! Novecento anni di
saggezza… e tacete di fronte a un così semplice quesito?”chiese rivolto
all’anziano jedi, le parole grondanti tagliente ironia.
“Molti
perché non conoscono risposta, in questa storia…” disse piano Obi Wan, dopo
qualche istante di silenzio.
“TU
RISPARMIATI LA
PREDICA!” urlò di nuovo Anakin, scagliando le parole contro il
suo ex maestro. “Proprio tu, Dei del cielo! Proprio tu che mi conosci meglio di
chiunque altro, non ti sei opposto alle assurdità decise dal consiglio!”
Obi
Wan rimase in silenzio. Proprio perché lo conosceva bene, sapeva che continuare
a ribattere non avrebbe fatto altro che renderlo ancora più collerico:
nonostante sapesse a cosa andava incontro, questa reazione era esageratamente al
di là di ogni più pessimistica previsione. Meglio tacere…dopotutto, per quel giorno
aveva parlato anche troppo.“Non sono più un padawan!” tornò a dire ai due jedi
seduti di fronte a lui “Sono un maestro…. Il mio potere supera il vostro anche
se vi uniste insieme, eppure sono trattato alla stregua di un ragazzino!”
…cosa c’entra il potere,
ora?
“Il
perché vuoi sapere, del nostro silenzio?” domandò Yoda all’improvviso
“Non
voglio ripetermi” rispose secco il ragazzo.
Appoggiato
al nodoso bastone, il vecchio maestro non smise di sostenere lo sguardo di
Anakin, che troneggiava imponente davanti a lui.
“Guardati.
Quello che stai dicendo…Quello che
stai facendo ora, la risposta alla tua domanda è…”
“E
credevate forse che nascondendomi la situazione del senato, io me ne sarei
rimasto calmo e buono?”
“L’abbiamo
fatto per proteggerti, Anakin” intervenne Windu, eil ragazzo sentì nuovamente la collera
rimescolargli il sangue.
“Proteggermi?
PROTEGGERMI?” ripeté incredulo. “Per il cielo, Padmè è incinta!! Vi rendete
conto di quello che avete fatto? Poteva succedere qualcosa a mia moglie in
qualsiasi momento…”
“Ma
non è successa…” sapeva che era una causa persa, ma Mace cercava di farlo
tornare sulla via della ragione.
“Voi
avete messo in pericolo la vita di Padmè e del bambino che porta in grembo!!” lo
interruppe Anakin, sovrapponendosi alle sue parole, in un tono che non ammetteva
replica. “Voi avete giocato con la vita di mia moglie e mio figlio per non
interferire con i vostri piani…. E l’avreste fatto per proteggermi? Io DOVEVO
essere messo al corrente della situazione!!”
“Non
vi erano pericoli immediati, e non volevamo metterti in allarme proprio in un
momento così felice per te”
“Perché
non mi dite la verità?” domandò carico di rabbia “Ditemi in faccia che avevate
paura che facessi qualcosa che mandasse all’aria i vostri piani!”
“Anakin”
il basso tono di voce del maestro Yoda, rimasto in silenzio fino a quel momento,
quasi stonava nel contesto. “Padmè una cara amica è, ma anche
un’importante…importantissima figura politica. Se subito ti avessimo detto che
una situazione poco chiara in senato si stava creando, tu impedito le avresti,
di recarvisi…e noi permetterci non potevamo nessuna alterazione che destare
sospetti avrebbe potuto ….” Quelle ultime parole pesarono sul cuore di Yoda come
un macigno… sembrava una strumentalizzazione, ma davvero non lo era.
Sincero
era l’affetto per la
Senatrice… epreoccupato era, per la sua
sorte.
Anakin
rimase a lungo in silenzio, tentando inutilmente di dare un senso a tutto quello
che stava accadendo.
“Se io avessi saputo fin da subito il
problema, avrei certamente trovato una soluzione…. Non avete avuto fiducia in
me…” concluse con rabbia mista ad amarezza.
“Il
lato oscuro è potente, Anakin… e noi volevamo evitare di …”
“Io
so controllarmi!” Sbottò “Io POSSO controllarmi!!!”
Yoda
lo guardò con profonda tristezza. “Non lo stai dimostrando…”
“Come
voi non state dimostrando di avere fiducia in me…ancora una volta…l’ennesima
volta!!”
Anakin
tirò un profondo sospiro, poi si voltò verso Obi wan “Avrei potuto…” continuò, a denti stretti
“avrei potuto tollerarlo… non l’avrei capito, non l’avrei accettato, ma almeno
in parte digerito se fosse venuto da
loro…”
Obi
Wan sentì la profonda delusione che trapelava dalle parole del suo vecchio
padawan… guardò nei suoi occhi, ora gonfi di lacrime rabbiose.
“Ma
IO MI FIDAVO DI TE! E TU MI HAI TRADITO! Questo Qui Gonn non l’avrebbe fatto Obi
wan….NON L’AVREBBE MAI
FATTO!”
Il
silenzio fece eco alle parole di Anakin, mentre Obi wan, dentro di sé, sentiva
tutta la verità di quelle parole. Detto questo, il ragazzo girò le spalle e si
avvicinò alla porta.
“Ma
dopotutto tu non sei Qui Gonn…non lo sei mai stato…” mormorò Anakin, e uscì
furentedalla sala del consiglio,
per avviarsi a grandi passi verso l’hangar, intenzionato a correre a
Naboo….Padmè non avrebbe dovuto neanche comunicare con Coruscant, senza che lui
lo sapesse.
I
tre maestri rimasero nella sala del consiglio, turbati dalla reazione
tremendamente pericolosa del prescelto. Non si accorsero nemmeno quando la porta
si aprì piano, permettendo al maestro Gechter di scivolare dentro la stanza.
“Non
l’ha presa bene, mi pare…” esordì il mutaforma.
“Meno nascosto diquanto sembri, il suo animo oscuro
è…”
“Non
possiamo biasimarlo” proruppe Obi wan “Non condivido la sua reazione, ma
sappiamo bene quanto Anakin sia legato a sua moglie….”
E forse ci siamo dimenticati che se oggi lui
è quello che è, non lo dobbiamo solo al suo talento e alle sue straordinarie
capacità…ma lo dobbiamo anche a lei…
“Beh,
dovrà passargli entro breve tempo” disse Gechter “Potremmo…sicuramente avremo
bisogno di lui.”
“Ma
forse ora lui non vuol saperne, di noi…” valutò amaramente Kenobi. Yoda scese
allora dal suo seggio, avvicinandosi ciondolante ad Obi Wan. “Le sue parole
dettate dalla rabbia, erano….”
“Maestro,
Anakin ha ragione. Io non sono Qui Gonn…”
Il
vecchio jedi lo guardò. “È vero. Ma se tu come Qui Gonn fossi stato, ora due
problemi avremmo, invece di uno…”
***************
Padmè
era nel suo studio, negli appartamenti di Coruscant, intenta a ricontrollare
alcuni documenti: il lavoro proveniente dal Senato era sempre una mole
considerevole, da quando aveva ottenuto il permesso di rimanere a casa visto il
proseguire della gravidanza.
Ora poi, con questa votazione, c’erano
numerose cose da analizzare…. ma Padmè era contenta: il mattino dopo sarebbe
andata in senato e finita la votazione avrebbe fatto portare Leia da lei e
insieme si sarebbero recate al tempio. Aveva una tale voglia di riabbracciare il
suo bambino… e di farsi stringere da Anakin.
Probabilmente
suo marito si sarebbe arrabbiato, visto che aveva viaggiato da sola, nelle sue
condizioni. Dopo quanto accaduto quasi cinque anni prima su Naboo, Anakin era
stato perentorio: le aveva imposto altre guardie, altra scorta… e anche se il
pensiero che per salvare la sua vita altre persone dovessero morirenon la entusiasmasse, aveva
acconsentito.
Padmè
chiuse gli occhi, appoggiando la testa su una mano… si sentiva così stanca…
Con
la mente tornò alla visita di Obi wan… alla preoccupazione che l’amico cercava
di celare ma che non era mai stato bravo a nascondere. Aveva detto di voler
parlare con Anakin… Padmè pregò che non fosse successo nulla di grave.
Un
brivido le attraversò il corpo, e si strinse nelle spalle: aveva freddo, solo
con la leggera veste da camera…. Probabilmenteaveva un po’ di febbre. Forse non
era stata davvero una buona idea viaggiare… soprattutto non lo era stata senza
aver consultato un droide medico.
Ma
all’improvviso il pianto di Leia attirò la sua attenzione. Lentamente si alzò
dalla sua poltrona e si avviò verso la zona giorno dove la bimba giocava assieme
ad Ardè e in compagnia di C3PO. Quando Padmè arrivò da sua figlia, trovò il
dorato droide intento a profonde scuse con la bambina.
“Oh, Padroncina Leia, sono profondamente
mortificato e dispiaciuto, ma la prego non faccia così…mi spezza il cuore…”.
“Tu
non hai un cuore!” gli urlò contro Leia singhiozzando.“Oh, giusta osservazione”
ribattè 3PO, che subito riprese a parlare “La prego però…”
Padmè
interruppe quello scambio di battute rivolgendosi a sua figlia mentre, nei
limiti del possibile, si piegava verso di lei.
“Tesoro,
perché non mi spieghi cosa succede?”
Ma
la bambina continuava a piangere, tenendo le manine chiuse a pugno davanti agli
occhi, il corpicino squassato da singhiozzi. Fu Ardè a ragguagliarla.
“C3PO
non si è accorto che Leia si era tolta il ciondolo che padron Anakin aveva fatto
per lei e….” aprendo le mani a coppa, l’ancella mostrò quanto rimaneva del
piccolo pezzetto di japor intagliato, frantumato dal peso del droide
protocollare. Padmè spalancò gli occhi, mentre Leia riprendeva a maltrattare
3PO.
“Lo
dirò a papà, e lui ti taglierà a pezzettini con la sua spada laser!!!”
“Oh
cielo, no!Il creatore non lo farebbe mai!!” rispose l’impaurito droide,
portandosi le mani al petto in un istintivo gesto di protezione. Padmè allora
prese per le mani la figlia e se la portò su una vicina poltroncina, facendola
sedere di fronte a lei.
“Leia”
iniziò la giovane, appoggiando una mano sul suo viso e attirandone così
l’attenzione “Sono sicura che C3PO non voleva rompere il tuo ciondolo. E papà
non farà a pezzi nessuno” concluse con un sorriso.
Leia
tirò su con il naso. “Ma si arrabbierà con me, perché l’ho tolto…perché non l’ho
tenuto sempre con me…” La ragazza scosse la testa. “Io sono convinta che tuo
padre sarà ben felicedi fartene un
altro, e che non si arrabbierà… va bene?” la rassicurò dolcemente.
La
bimba annuì debolmente, ma subito si voltò verso 3PO lanciandogli uno sguardo di
fuoco. La ragazza scoppiò a ridere, poi abbracciò la figlia, cominciando a
coccolarla… ma un nuovo brivido la fece tremare contro il corpo di Leia.
“Che
hai mamma?”
“Niente,
tesoro…sono solo molto stanca ….”
Una
preoccupata Ardè si avvicinò a Padmè e la scrutò attentamente. “Signora, siete
così pallida…” le disse, allungando una mano a toccarle la fronte. “Per il
cielo, milady…state bruciando! Devo chiamare un droide medico?”
Padmè
scosse fermamente la testa “No… non ce n’è bisogno…”
La
giovane ancella avrebbe voluto obiettare, ma rumori provenienti dall’ingresso
attirarono l’attenzione dei presenti: poco dopo, Anakin arrivava a grandi passi
nel salone.
“Oh,
Padron Anakin!”
“Anakin!”
esclamò stupita Padmè: non si aspettava certo di vederlo lì. Ma le bastò
scrutare il suo sguardo…il suo viso scuro per capire che qualcosa non
andava.
“Cosa
ci fate qui?”chiese il ragazzo,
piantato in mezzo alla stanza… e Padmè non capì se fosse più spaventato o più
infuriato. Leia si alzò e si avvicinò al padre ma Anakin, non ottenendo
risposta, oltrepassò la bambina e si piantò di fronte a Padmè.
“Ho
chiesto COSA DIAVOLO CI FATE A CORUSCANT!” proruppe con veemenza, alzando il
tono di voce. Padmè sgranò gli occhi, spiazzata dal comportamento del
marito.
“Volevamo
farti una sorpresa, Anakin…” gli rispose la giovane, perplessa. Leia tornò alla
carica e si riavvicinò al padre.
“Papà…”
disse tra i singhiozzi “C3PO ha rotto il ciondolo…”
“Non
ho tempo per queste sciocchezze…” le disse con voce gelida. Poi, lentamente si
voltò a guardare Ardè “Ora devo parlare solo con mia moglie. Sparite…tutti.”
Padmè
era attonita: Anakin non si era mai comportato così…mai, con loro.
“Anakin,
cosa ti prende?”
“Tu
non dovrai più venire a Coruscant…non dovrai più recarti in Senato.” disse il
jedi, mentre la figlia ricominciava a piangere con rumorosi singhiozzi.
“Anakin
cerca di calmarti….”
“Dovete
smetterla tutti quanti di dirmi di stare calmo!! Io non posso stare calmo!!”
urlò Anakin, anche per cercare di sovrastare Leia.
“Ma
se non ti calmi, io non posso
capire cosa ti succede!”
“Non
c’ è niente da capire! Tu non dovrai più andare in senato!”
“Perché?
Il Senato è il mio lavoro….”
In
sottofondo il pianto di Leia si stava facendo sempre più forte….
“LEIA
SMETTILA!!” sbottò allora il ragazzo, e immediatamente la stanza fu avvolta da
glaciale silenzio.“Ardè, ti avevo chiesto di sparire! Prendi la bambina, falla
smettere di piangere e vattene!”
Padmè
era costernata, e diede un debole cenno d’assenso alla giovane ancella che aveva
alzato due occhi smarriti sulla sua signora. Quando la coppia rimase sola,
Anakin si tolse il saio e lo lanciò a terra.
“Ora,
vuoi farmi il favore di smetterla di contraddirmi?”
“No,
qui se c’è qualcuno che deve smetterla sei tu!” disse dura Padmè. “Ci stai
trattando tutti come gli ultimi esseri sulla faccia della terra!!”
La
ragazza sentì ancora un brivido …chiuse gli occhi, portandosi una mano alla
fronte.
“Che
cos’hai?” chiese secco Anakin, ma Padmè era infuriata, nonostante la debolezza
che sentiva.
“Leia
era disperata! L’hai spaventata!!” gli rispose, ignorando la sua domanda.
Il
ragazzo si avvicinò allora alla moglie. “Perché sei a Coruscant?”
“Domani
c’è una votazione in Senato, e volevamo farti una sorpresa. Ma vedo che non è
gradita.”
“Non
dovevi venire…è pericoloso”
“Coruscant
è sempre stata la mia casa…la nostra casa, per anni! Cos’è cambiato? Qual è il
problema?”
“Il
problema è la tua vita, Padmè!!”
La
ragazza rimase interdetta, e in un attimo il comportamento di Obi Wan fu
limpido.
“…ecco
cosa nascondeva Obi wan…” mormorò la giovane. Al nome del jedi, Anakin scattò
verso la moglie.
“Obi
Wan? Hai parlato con Obi Wan?”
“Si...”
“Quando?”
“Pochi
giorni fa…a Naboo, prima che
partissi. Era teso, preoccupato, ma non potevo certo immaginare che….”
“E
da quando tu e Obi Wan vi vedete a mia insaputa?” la interruppe Anakin, cercando
di trattenere la collera.
“Che…che
cosa?” Padmè era spiazzata.
“Voglio
sapere cos’è che tu e Obi Wan tramate alle mie spalle!”
“Anakin…ma
cosa stai dicendo?”
“Vuoi
sapere cos’ha fatto il tuo Obi Wan, così teso e preoccupato, Padmè?”
“Non
è il mio Obi Wan. Non sei divertente, Anakin.”
Suo
marito gli si parò davanti.“Obi Wan…il Consiglio degli anziani era a conoscenza
da mesi, Padmè, di una congiura contro Organa…contro il Cancelliere e i suoi più
stretti collaboratori!”
“Una…una
congiura??” balbettò incredula la ragazza.
“Vogliono
uccidere Bail, Padmè. Lui e chi lo sostiene, come te. Sapevano fin dall’inizio
che potevi esserne coinvolta… E me l’hanno taciuto” continuò Anakin, e Padmè
potè sentire tutta la rabbia nelle parole di suo marito “Hanno giocato con la
tua vita, Padmè. E io questo non lo tollero!!”
“Io…Anakin
io non riesco a crederci. Obi wan è tuo amico…è nostro amico…e il Consiglio sa
quanto tieni a me…”
“Smettila
di giustificarli!” le urlò contro il ragazzo. E all’improvviso Padmè la vide di
nuovo…negli occhi di Anakin, era ricomparsa quell’ombra nera….
“Io
non li sto giustificando!” ribattè con veemenza “Solo non riesco a credere che
se ci fosse stato un pericolo immediato, Obi Wan…”
“NON
VOGLIO PIU’ SENTIRE IL SUO NOME!”
I
due rimasero in silenzio, sostenendo uno lo sguardo dell’altra…
“Perché
non sei venuta a dirmi che Obi Wan era stato da te?” domandò all’improvviso
Anakin dopo qualche istante.
“Perché
non l’ho ritenuto importante… quante volte è venuto a farci visita?”
“Certo…”
esordì allora il jedi, sarcastico. “ preferisci parlare con Obi Wan piuttosto
che con me che sono tuo marito, non è vero?”
“Cosa?”
Quei ragionamenti non piacevano a Padmè….ormai la mente di Anakin vedeva solo
quello che voleva vedere.
Suo
marito l’afferrò per le braccia “Obi Wan è più saggio… più riflessivo…niente a
che vedere con me, non è vero Padmè?”
“Anakin…stai
farneticando!”
Accusesenza senso… come quando…
“Poi
i bambini lo adorano! Sarebbe di sicuro un padre e un marito migliore di
me!”
Anakin
strinse la presa sulle braccia della moglie…forse senza rendersene conto la
scosse un po’.
“Mi
stai spaventando, Anakin…”
“Se
vuoi me ne vado, tesoro….”continuò
sarcastico, tirandola verso il suo corpo. “Così tu, il tuo fantastico jedi così teso e preoccupato
ei bambini formereste davvero un
quadretto meraviglioso…. E saresti libera di trastullarti con il tuo adorato
Ob…”
Un
poderoso schiaffo interruppe la frase di Anakin.
Il
silenzio regnò nella stanza, interrotto solo dal pesante respiro di Padmè che
era riuscita a liberare il braccio destro dalla presa ferrea del marito.
Il
ragazzo girò lentamente la testa e tornò a guardare il viso della moglie, ora
rigato da due grosse lacrime….gli occhi del jedi erano furenti… la sua rabbia si
trasmetteva alla mano che non aveva lasciato la presa intorno all’esile braccio
di Padmè.
“Mi
stai facendo male, Anakin….” disse la giovane in un sussurro, la voce rotta dal
pianto.
Anakin
si avvicinò ancora a lei, stringendo ancora un poco la mano…e il cuore di Padmè
si fermò per un istante: l’istante in cui, leggendo nei suoi occhi rabbiosi,
ebbe la certezza che suo marito avrebbe potuto colpirla.
Ma
Anakin invece la lasciò. Ancora con la faccia che bruciava, si chinò a
raccogliere il suo saio e repentino si avviò verso l’uscita dell’appartamento,
infierendo senza accorgersene su ciò che rimaneva del ciondolo di japor che
aveva regalato a sua figlia, calpestandolo.
Rimasta
sola nel silenzio della stanza, Padmè guardò i frammenti della pietra andata in
pezzi… così simile al suo cuore, in quel momento…
E
coprendosi il volto con le mani, sperò che le lacrime lavassero via tutto l’odio
che Anakin le aveva scagliato contro.
Ringrazio Aresian e Irene per le recensioni (Irene lo
sapevo che non mi avevi abbandonata!! Solo che sai, dopo lo Yppie avevo avuto il dubbio^^)
Visto il periodo vacanzesco, approfitto per augurare buone vacanze ai miei
"affezionati"... purtroppo il lavoro mi impedisce di volare verso altri lidi,
qest'anno... dunque credo che la fic riuscirà a procedere a intervalli regolari,
salvo stravolgimenti dell'ultima ora!
Buona lettura!
*********
Capitolo 8
Senti…
Senti come cresce…
Potrei quasi toccarla, se ne avessi ancora
la capacità…
Lasenti, Lord Vader?
Skywalker è in balìa dei suoi incubi…e
lapaura è tornata ad essere
padrona del suo corpo…scorre in lui assieme al suo sangue…
... l’angoscia incatena la sua anima e la
rende schiava…
Ah…quale soave vendetta sto già assaporando…ma se solo
sapesse, quello sciocco sbruffone, cosa lo aspetta…
Un
ghigno comparve sul volto del sith. “Maestro, ora Anakin sa delle intenzioni di
Vilbaem. Ma il resto del consiglio è ancora all’oscuro….”
Presto tutti sapranno, Darth Vader.
Daremo loro le prove che vogliono…i tempi si
stringeranno, e le due parti in
causa troveranno un punto
comune…collimeranno, con effetti catastrofici….
Tutto sarà meravigliosamente …
“...perfetto…”
concluse per lui il sith, sapendo bene a cosa Sidious si riferisse.
Una
risata riecheggiò intorno all’uomo.
Non c’èniente di
più magnifico del caos, mio apprendista… ma sublime diventa quando è seminato in
mezzo a quegli stolti jedi…
Vader
rimase in attesa, solo, nel buio… sentiva il suo maestro avvolgerlo
potente….riempire il silenzio rotto solamente dal suo respiro. Ilsith si calò quindi il cappuccio sul
capo: non c’erano altre disposizioni, per quel giorno.
Ma
improvvisa la voce di Sidious raggiunse di nuovo la sua mente.
Tu
cosa temi, mio allievo?
“Io?”
Vader era sorpreso da quell’inaspettata domanda. “Maestro, io non temo nulla.”
…arrogante. E bugiardo.
Ognuno di noi teme molte cose…ma una
soprattutto, è fonte di particolare sgomento…
Inevitabile essa è, ma fin dalla notte dei
tempi ogni essere della galassia ha cercato di sconfiggerla… come Darth
Pleaguis…
Il mio maestro la temeva, e per batterla
riuscì a creare la vita…
E Skywalker… Ah! Tale è il suo terrore che
cade in ginocchio atterrito, al suo cospetto…
Vader
chiuse gli occhi. “Voi parlate dunque della…”
…Morte.
Dell’oscura mietitrice che passa a
riscuotere il suo conto verso noi poveri esseri, vessati dalle sofferenze della
vita…
Tutti temiamo la morte…
E Anakin crede di poterla fermare… di poter
impedire agli eventi di seguire il loro corso…
Se
solo sapesse…
Sidious
si interruppe.
“Cosa,
mio maestro?” lo incalzò l’uomo “Cos’è che Skywalker ignora?”
Se
solo sapesse, mio apprendista, che in questa guerra la morte è nostra
alleata…
***********
Le
pesanti gocce di pioggia si abbattevano con forza contro il vetro della camera
da letto.
Si
infrangevano sulla lucida superficie, per poi scivolare lentamente verso il
basso e sparire oltre il parapetto….nuove gocce prendevano quindi il loro posto,
in un continuo, medesimo circolo…
Padmè
guardava la pioggia scorrere, con la sensazione che l’acqua oltrepassasse con
prepotenza la finestra e andasse a
picchiare direttamente nella sua testa…si sentiva spossata e i brividi
l’attraversavano.
Era
notte fonda, ma non riusciva a dormire…. non solo per il malessere fisico.
Accanto
a lei, il letto era vuoto…. Intatto.
Dopo
il litigio, Anakin non era più tornato.
…Ho
chiesto COSA DIAVOLO CI FATE A CORUSCANT…
In
tutta quella rabbia, Padmè aveva letto un terrore profondo…. La paura che
serrava in una morsa il cuore di Anakin, e che solo in rare occasioni aveva
visto.
…Il problema è la tua
vita, Padmè…
La paura di perdere chi amava.
La paura di perdere lei.
…Vogliono uccidere Bail,
Padmè… Sapevano fin dall’inizio che potevi esserne coinvolta… E me l’hanno
taciuto…
Risentimento… delusione. C’era
anche questo nelle frasi che erano uscite irose dalla bocca di suo marito.
Perché non ne avevano parlato con lui, si chiese.
Perché non l’avevano messo al
corrente della storia?
Forse
volevano proteggerlo, così facendo…. non trovava altra spiegazione logica.
Padmè
si rigirò, ma ogni singolo movimento era una fatica immane, per le sue membra
intorpidite…la mente stanca di pensare, ma incapace di smettere di farlo.
Si
portò una mano sulla fronte, chiudendo gli occhi.
…Vuoi sapere cos’ha fatto il tuo Obi Wan, così teso e
preoccupato, Padmè?
Il
motivo della visita di Obi Wan aveva assunto contorni sempre più nitidi man mano
che suo marito le dava spiegazioni. La preoccupazione dell’amico era finalmente
motivata: sapeva bene che Anakin non avrebbe preso bene la notizia… soprattutto
perché non avrebbe esitato ad addossargli le colpe.
Per
Obi Wan non doveva essere stato facile tenersi dentro quel peso…e per Anakin,
sapere che il suo amico più caro aveva taciuto informazioni di tale gravità era
stato il colpo di grazia.
…preferisci parlare con
Obi Wan… è più saggio… più riflessivo…niente a che vedere con me…
Lui
l’amava, di questo ne aveva la certezza assoluta. Ma ogni cosa era solido
appiglio per l’odio e la frustrazione che regnavano nell’animo di Anakin.
In
condizioni normali, una visita di Obi Wan sarebbe stata accolta con gioia.
Quella
sera, la medesima visita era diventata fonte di gelosia senza senso, che avevano
istigato le parole orribili e ingiustificabili che le aveva detto.
Sembrava
che il letto fosse ricoperto di spine, tale era l’insofferenza che Padmè
provava: anche stare distesa, ora, era un tormento indescrivibile.
LEIA SMETTILA!!
Anakin
adorava i gemelli. E Leia sapeva esercitare sul padre un ascendente
indescrivibile.
Per
la piccola, quel ciondolo di Japor era diventato la cosa più preziosa della
terra perché era un regalo del suo eroe…. del suo papà.
Per
questo, nella sua mente di bambina, lo sfogo di Anakin era da imputare solamente
a se stessa, poiché non aveva avuto cura del dono che le aveva fatto….
Aveva
pianto lacrime silenziose, dopo che se n’era andato. Padmè aveva tentato di
spiegarle, prima di lasciarla scivolare nel sonno, che non era colpa sua se suo
padre si era comportato così.
Ma
con il cuore gonfio di tristezza, aveva capito che come poteva consolare la
bambina, se anche lei aveva bisogno di essere consolata?
Decise
di porre fine a quella tortura e, lentamente, provò a sedersi….. ma una fitta al
ventre la squassò. Istintivamente si portò una mano al grembo, indurito.
Dei
del cielo… non ora…non ora…
Cercò
di essere rassicurata dai movimenti del bambino…. non sentì nulla. Nuovi tremori
le percorsero la schiena… la febbre era aumentata, ma capì che i brividi non
erano dovuti solo a quello.
“Mersè…” chiamò con un bisbiglio, un
violento crampo che si espandeva
ancora a tutto il ventre. Il droide medico l’aveva avvisata della possibilità
che il bambino anticipassei tempi.
Ma era troppo presto… e questo non era normale…per i gemelli non era stato
così.
“MERSE’!!!”
urlò raccogliendo le forze, e mentre tentava di alzarsi sentì una fitta
lancinante di dolore, un peso insostenibile all’addome…..e qualcosa di caldo
scenderle lungo le gambe….
La
giovane ancella arrivò trafelata nella camera, i capelli scompigliati e gli
occhi ancora assonnati, ma perfettamente lucida: apparve confusa quando con
un’occhiata si accorse del letto intatto accanto alla sua signora.
“Mersè…chiama
i droidi medici…” ordinò Padmè, il volto esangue e sofferente.
La
ragazza le corse allora accanto, intenzionata ad aiutarla… ma quando scostò le
candide lenzuola un grido le si strozzò in gola. “Milady…” sussurrò inorridita.,
portandosi una mano alla bocca.
Padmè
seguì lo sguardo della giovane, ma non ebbe la forza per spaventarsi… si sentiva
scorrere via assieme alla larga chiazza di sangue che impietosa macchiava il suo
letto.
“Corri,
Mersè…” la pregò Padmè, mentre un’altra fitta la squassava. “Corri…”
La
giovane annuì, spaventata, e si precipitò fuori dalla camera.
Padmè
sentì le lacrime salirle agli occhi….sperò di vivere in incubo, mentre con tutta
la sua volontà cercava un segnale che le dicesse che il bambino stava bene.
Cercò di lottare contro il buio che voleva inghiottirla, ma era così forte…così
impenetrabile. Come in un sogno, vide entrare nella stanza uno dei soldati di
palazzo…si sentì sollevare da terra… lo sentì urlare di chiamare aiuto.
No…no… chiamate Anakin…e io starò bene….
Avrebbe
voluto dire tante cose, ma non aveva voce…non aveva forza.
Chiamate…
Prima
che le tenebre la avvolgessero, sentì una lacrima scendere sul suo viso.
…Anakin…
*******
Su
Tatooine, la notte non era così torrida come quando nel cielo brillavano i soli
gemelli.
La
luce della luna si rifletteva tra le dune sabbiose e le lande desolate, che
apparivano così quiete…tranquille. Come quella distesa, dove un tempo era sorto
un accampamento…. e dove una figura sedeva a terra, stretta nel suo saio.
L’uomo
raccolse un pugno di fine sabbia e lasciò che scivolasse via dalla sua mano.
Del
campo dei Tusken non era rimasto più niente….solo polvere, che si era mischiata
alla sconfinata distesa.
Non
era rimasto nulla perché quei mostri erano stati spazzati via dalla furia di un
solo uomo. Lo stesso che ora sedeva nel deserto.
Un
uomo che non doveva conoscere rabbia e odio…ma che proprio da rabbia e odio era
stato condotto contro quei predoni…piaga per i contadini del luogo.
Putrida
feccia, per lui.
La
furia aveva guidato le sue azioni…aveva mosso la sua spada, lama lucente che
senza pietà si era abbattuta su ogni corpo…su ogni testa, indistintamente.
Uomini…donne.
Bambini.
Quella
pietà che era stata…che doveva essere
il filo conduttore del giuramento che aveva fatto… Un giuramento che da bambino
aveva sempre sognato di poter pronunciare, ma che l’aveva portato via da sua
madre….lasciandola sola in balia degli eventi.
Non
avrebbe dovuto reagire così…. questo lo sapeva bene.
Ma
come potevano i jedi comprendere il suo dolore? Come potevano dare dogmi su ciò
che neanche conoscevano?
Odio,
rabbia…la furia che lo avevano spinto al massacro era nutrita dal dolore. Un
dolore acuto, che gli era esploso in testa nello stesso istante in cui sua madre
l’aveva guardato per l’ultima volta.
Come
si può impedire a un affamato di mangiare?
E
la sua rabbia, quel giorno, attingeva il cibo dal dolore….
Dolore
che nonfa ragionare…che non gli
aveva fatto sentire le ferite che quelle bestie infliggevano al suo corpo con le
loro rozze…inutili, armi.
Ma
quel dolore che, quando se n’era andato, l’aveva lasciato sfiancato dalla sua
stessa rabbia. Dal suo stesso odio.
Ed
era stato come se quelle ferite…quei tagli che prima non aveva sentito, fossero
penetrati fino alle ossa, andando a lacerare l’anima….fino al cuore, facendolo
sanguinare.
Una
nuvola liberò la luna, lasciando che la luce rischiarasse il volto umido di
lacrime di Anakin.
Il
giovane guardò il deserto intorno a sé…. Lo stesso che regnava nel suo
animo.
Finalmente
era tornato.
Le
parole di Sidious stavano lentamente prendendo forma. La sua maledizione stava
assumendo contorni più che mai reali.
Non
ti libererai mai di me…non conoscerai mai la pace…
No…quel
subdolo tarlo…il suo tormento non avrebbe mai permesso di fargli assaporare la
pace.
Eccole
le sue paure…le sue ansie. Dopo anni di sonno, nascosto nei recessi della sua
anima, l’Anakin che il giovane aveva pregato affinché non tornasse più era
prepotentemente riaffiorato.
E
proprio contro le persone che amava di più.
L’aveva
sentito chiaramente, al tempio jedi, mentre si scagliava contro Obi Wan… mentre
urlava tutto il suo disprezzo verso l’ordine, l’aveva sentito insinuarsi nella
sua mente, ottenebrandogli ogni ragionevolezza.
L’aveva
visto riflesso negli sguardi stupiti…smarriti di Padmè e Leia, negli
appartamenti di Coruscant. Gli aveva serrato il cuore nella gelida morsa della
gelosia, quando Padmè aveva menzionato Obi Wan…impedendogli di riflettere
sull’assurdità delle sue stesse parole.
Non
era da jedi, quello che aveva fatto.
Non
era degno del prescelto… del jedi che era diventato. O almeno, che credeva essere diventato….
Obi
Wan gli aveva chiesto se aveva sentito il lato oscuro accrescersi
Anche
i padawan erano turbati….poteva non essersene accorto?
Ma
non voleva permettere che la forza oscura si insinuasse ancora nel suo animo.
Era felice.. ed era determinato a far si che il lato oscuro non trovasse appigli
per ancorarsi al suo spirito e crescere.
Perché
aveva l’amore. Perché aveva il potere…. Perché il consiglio si fidava di
lui.
Il
consiglio si fidava di me…
Atroce
beffa…
E
quando la fresca aria di Tatooine era venuta a contatto con il suo viso,
l’Anakin oscuro…il mostro che sarebbe dovuto diventare e al quale Sidious
l’aveva condannato nella sua eterna maledizione, si era lentamente allontanato
…riassopito.
Si
portò una mano sulla guancia, sfiorandola…ancora bruciante, dopo lo schiaffo di
Padmè.
Padmè…
Quando
aveva contattato Naboo e non aveva ricevuto risposta, ottenendola invece da
Coruscant, l’ultimo posto nel quale voleva che Padmè si trovasse, una paura
folle si era impossessata della sua mente.
Era
così spaventato… ma di certo non aveva trovato il modo migliore per dimostrarlo.
Come
poteva aver perso il controllo proprio contro di lei? Lei, per la quale Anakin
avrebbe mutato il corso delle stagioni…per la quale avrebbe impedito al sole di
sorgere o alle stelle di brillare, se solo gliel’avesse chiesto….
Dunque,
la sua rabbia era capace di farlo rivoltare anche contro Padmè. E non solo
contro lei…ma anche contro i suoi bambini.
Questo
Anakin non poteva sopportarlo…Questo era peggiore della morte.
Lentamente
si alzò e si mise al comando del suo speeder. Rapido solcò la solitudine delle
lande….ma interminabile gli parve la distanza da attraversare.
Finalmente
scorse i profili dei vaporatori, e potè arrestare la sua corsa. Percorse a
piedi, affondando nella soffice sabbia, il tragitto che lo separava da quel
piccolo rettangolo di pietra incuneato nel terreno, a poca distanza da una
semplice casa. Quando vi fu di fronte, si inginocchiò… lasciando che la mente
tornasse a tempi passati e ormai irrimediabilmente perduti.
Non
era lì da molto quando una presenza, a una certa distanza dalle sue spalle, lo
riscosse dal suo torpore.
“Abbassa
l’arma…. Non sono un predone. Non ce ne sono nel raggio di miglia” disse piano,
voltandosi appena. Sentì la figura esitare… poi Owen Lars, il figlio di Cliegg,
l’uomo che aveva sposato sua madre, gli si avvicinò
“Anakin?”
Il
jedi lasciò cadere la domanda nell’assordante silenzio del deserto.
“Che cosa fai qui?” gli chiese stupito
l’uomo, affiancandolo. Anakin si alzò allora dalla tomba di sua madre. “Avevo
bisogno di pensare….” rispose, senza staccare lo sguardo dalla lapide.
Passarono
attimi interminabili, prima che la voce di Owen tornasse a rompere
quell’apparente quiete.
“Vuoi
entrare?”
Anakin
scosse la testa “No… me ne stavo andando.”
“Beru
è sveglia. Le farà piacere vederti... dopotutto sei sparito per anni…”
“Beru
è tua moglie?”
Owen
annuì. “Allora…hai una famiglia” mormorò il jedi.
“Siamo
io e lei…non abbiamo bambini, Anakin…” e il ragazzo sentì una punta di amarezza
nella voce del fratellastro. “A volte la vita è strana….c’è chi vorrebbe averla,
una famiglia, e non può… invece chi non potrebbe…” Owen si interruppe, e Anakin
capì l’allusione.
“Due
gemelli, se non mi sbaglio…” chiese Lars, dopo qualche istante, e un sorriso si
abbozzò sul volto di Anakin.“Già…. Luke e Leia hanno sei anni…” disse chiudendo
gli occhi, pensando a che dono meraviglioso erano stati per la sua vita…un dono
che non si meritava.
“La
ragazza che portasti qui… è lei la madre, non è vero?”
“Ma…..come fai a…?” gli chiese invece di
rimando Anakin: non si aspettava che il fratellastro fosse a conoscenza di così
tanti aspetti della sua vita.
“Oh,
beh…” Owen si strinse nelle spalle “Si è parlato molto di te, qui…Tanti nemmeno
ricordano che provieni proprio da Tatooine. ”
“A
volte non lo ricordo neanche io…” mormorò amareggiato il giovane.
Owen
allora lo scrutò. “So che sei un eroe… cheti chiamano il “prescelto”. So che hai cambiato le cose.E questo non è da tutti”
Ma
Anakin scosse fermamente la testa: dentro di lui, la rabbia e la delusione per
gli sbagli che costellavano la sua vita. Per gli errori le cui conseguenze
ricadevano pesanti sulle persone che amava più di se stesso. “È facile parlare…
ma nessuno sa niente di me. Io non sono quello che mi si dipinge. Forse non lo
sono mai stato” disse al fratellastro, voltandosi a guardarlo.
Ma
Owen sorrise. “Non è vero…e Shmi aveva ragione, quando ci parlava di te…”
Al
nome della madre Anakin sentì le lacrime pizzicargli gli occhi, mentre Owen
proseguiva. “Diceva che saresti
diventato un grande jedi….che le tue gesta sarebbero rimaste incise nel tempo. E
che saresti tornato per lei…”
“Ho
fallito in entrambe le cose…”
“Non
dire così. Se le tue imprese sono arrivate fin qui, nonostante la coltre
impenetrabile di indifferenza che Tatooine ha nei confronti della repubblica,
vuol dire che forse qualcosa di straordinario lo hai fatto davvero….”
Un
sorriso si abbozzò sul viso del giovane jedi. “E poi, tu sei tornato”
continuò.
“Nei
miei piani, non dovevo tornare per vedermela morire tra le braccia…”
Owen
sospirò. “Molte cose non vanno come si vorrebbe, Anakin. Ed è questo, ciò che è
veramente difficile da accettare.”
Anakin
non rispose, e osservò il deserto intorno a lui. “E tu, Owen? Non vorresti
cambiare le cose? Non sei stanco di tutto questo? Non sei stanco di questa
vita?”
Il
giovane Lars rimase in silenzio qualche istante: Anakin non capì se fosse
l’incertezza, a fermarlo… o il dover rispondere a una domanda che,
probabilmente, si era fatto molte volte.
“No…”
disse infine “Non sono stanco perché questa è la vita che è stata decisa per
me.” Owen si voltò a guardarlo. “Tu sei sempre appartenuto a un altro mondo,
Anakin”
“Eppure
sono nato qui. La mia vita non sarebbe stata diversa dalla tua, se i jedi non
mio avessero portato con loro”
Ma
Owen scosse la testa. “Vedi …. quando il destino ha deciso per te grandi cose,
poco importa che tu sia un contadino… o uno schiavo in un buco remoto della
Galassia. Tu non saresti mai rimasto qui, ne sono certo.”
Anakin
sospirò, tornando a guardare la lapide di sua madre…. E fu allora che,
impercettibile, la sentì. Una interferenza nella forza, come tante….e…
…Anakin…
…e quella...
Quella era la voce di Padmè? Com’era possibile?
“Io…io
devo andare….” disse Anakin, turbato, stringendosi nel saio.
Owen
annuì, ma prima di lasciare il fratellastro vi si rivolse ancora una volta: “Se
mai ti dovesse servire qualcosa… beh, sai dove trovarmi.”
Anakinlo vide sparire nel buio di Tatooine…
poi corse veloce verso il suo speeder: nell’holocam lampeggiavano almeno una
decina di richieste di contatto da Coruscant. Le mani volarono sulla consolle,
mentre il mezzo si alzava in volo, ma dagli appartamenti nessuna risposta.
Continuò
a provare senza sosta…si accorse infine che gli ultimi contatti non provenivano
più da casa, ma dal centro medico repubblicano.
E
mentre lasciava il suo speeder sulla piattaforma di atterraggio e correva nei
corridoi asettici…urtando i droidi medici con la mente
invasa da un milione di pensieri, sperò di trovare finalmente una risposta alle
follie che, nelle ultime ore, si erano impadronite della sua vita.
***************
Port Town, Cloud city.
Livello125.
L’uomo
guardò il via vai di sfruttatori e prostitute, di contrabbandieri e giocatori
d’azzardo… clienti che entravano nei bar e nelle bettole, provenienti dai vicini
porti di carico.
Stretto
nel saio, aspettava il suo contatto.
Osservò
per un istante gli intricati tunnel creati dagli Ugnaught,
gli operai negli impianti di lavorazione del gas Tibanna, che rifornivano quella
parte della città di cui tutti sapevano, ma della quale si sarebbe fatto
volentieri a meno.
Percorse
con lo sguardo l’inerpicarsi delle condutture, provenienti dal cuore di Cloud
City…dagli impianti di estrazione e di raffinazione del gas.
Conosceva
la città…nella mente, la sua mappa a memoria….
I primi cinquanta livelli sono la parte
“turistica” della città: troviamo hotel, locali esclusivi, casinò, musei…nonché
gli spazioporti di attracco; dal cinquantunesimo livello fino al centesimo ci si
imbatte nei quartieri ricchi, dove mercanti, impiegati amministrativi, liberi
professionisti e così via hanno scelto lussuose dimore.
Dal centounesimo livello al centoventesimo
si susseguono gli uffici amministrativi…di vitale importanza, per una città del
genere. Dal livello centosessantuno al duecentottantasi trova il cuore operaio di Cloud
City:alloggi per il personale di
servizio fino al duecentoventesimo livello, industrie nei restanti; altri dieci
livelli sono occupati dagli impianti di estrazione di Tibanna e dalle strutture
per la raffinazione.
Gli
ultimi ventidue livelli, per un totale complessivo di trecentonovantadue ,
ospitano i potenti raggi traenti e i generatori repulsorlift che mantengono la
città in sospensione…
“Hey!”
L’uomo
si volse, riscosso dai suoi pensieri… ma non vide nessuno.
“Hey!
Solo perché tu sei alto non significa che debbano esserlo tutti!!”
Abbassò
allora lo sguardo, e si trovò di fronte il contatto che aspettava: le gambe
tozze reggevano un busto sproporzionato, con braccia corte e una testa
calva.
“Beh, non hai mai visto un nano?”
L’uomo
fece una smorfia insofferente. “Hai portato quello che ti avevo chiesto?”
Il
piccolo essere lo tirò per il saio in un angolo più appartato, tra due taverne.
Poi si frugò nelle tasche, da dove estrasse un astuccio metallico, rotondo.
“Disco
ottico informativo a lettura alternata e doppia incisura. L’ultimo ritrovato
della tecnologia in fatto di crittografia dei documenti. Il cancelliere in
persona usaquesti dischi per i
suoi archivi… perfetto. E assolutamente fasullo” concluse con un ghigno il
nano.
L’uomo
si inginocchiò e allungò una mano, ma il falsario si ritrasse. “Ce li hai i
soldi? Oppure il tuo prezioso disco te lo scordi…anche se mi chiedo perché tu
abbia voluto falsificare le …”
“Quello
che devo farci è affare mio, omiciattolo” gli disse duro l’individuo. “Non
giocare con me….potresti ritrovarti schiacciato come un insetto…”
“Non
credo” lo sfidò il suo basso interlocutore “Ho visto….hai una spada laser. Tu
sei un jedi, e i jedi non…” la frase non fu completata: fulminea la mano
dell’uomo si serrò intorno al collo del nano, che si ritrovò sollevato da terra
e sbattuto con violenza contro il muro esterno di uno dei locali più frequentati
di Port Town.
“Tu
non sai niente, essere spregevole e insignificante! Non sai chi sono ne da dove
vengo, e la mia spada è uno specchietto per gli sciocchi come te, che credono di
essere furbi ma in realtà sono consumati dalla loro codardia!!!” sibilò all’orecchio del falsario, ora
terrorizzato e paonazzo in volto.
“Ora
dammi quello che ti ho chiesto…” la richiesta fu fatta lentamente, scandendo le
parole… subito il disco scivolò nella mano inguantata dell’uomo, che solo dopo
averlo rigirato più volte nella mano lasciò la presa intorno al collo
dell’ometto, il quale ricadde a terra in un tonfo, tossendo sguaiatamente
cercando di recuperare fiato.
L’uomo
girò i tacchi, lasciando alle sue spalle l’essere rantolante. Ma all’improvviso
si voltò, tornando sui suoi passi con studiata lentezza…. E il nano si fece
ancora più piccolo, se possibile, contro il muro del locale.
“Dimenticavo…”
disse con voce melliflua.. Infilò una mano sotto il saio e lanciò qualcosa
contro il piccolo essere, che chiuse gli occhi e si riparò la testa con le mani.
Quando
li riaprì, vide un sacchetto davanti a lui.
“Diecimila
crediti, come d’accordo…. E dimentica presto il nostro incontro”
Sapeva
che era inutile puntualizzarlo; in ogni caso, questa volta lasciare testimoni
era ininfluente…anzi.
Veloce
uscì dal vicolo e si avviò nelle
strade. Ora doveva andarsene…per passare alla parte seguente del piano, su
Muunilinst.
E
dopo Muunilinst, ci sarebbe stato l’ultimo tassello da mettere al suo posto.
“ Maestro…hai detto che fino al
centoventesimo ci sono gli uffici amministrativi, e che dal centosessanta
comincia il cuore operaio di Cloud city.”
“Si…è esatto”
“Ma c’è un vuoto… dal livello centoventuno
al centosessanta…cosa c’è?”
“Ci sono i quartieri controllati dalle
attività criminali. Meno se ne parla e meglio è…”
Il ragazzo rimase pensieroso. “Ma perché
allora non vengono chiusi e ripuliti?”
L’uomo sorrise. “Perché, a modo loro…servono. Anche a
noi.”
Conosceva
bene Cloud city…c’era già stato con il suo maestro.
Grazie
Stizy e Chaosreborn; grazie a Silvì sia per il capitolo 8 che per quanto mi hai
detto riguardo i capitoli 6 e 7 (CATTIVAAAA!!! Scherzo^^); grazie di cuore a
Blaise perchè non mi sarei mai aspettata dei complimenti così! ^^
Grazie
ancora a tutti!
***********
Capitolo 9
Olympia
doveva il suo nome alla particolare situazione nella quale era stata ritrovata,
quando era ancora in fasce, su un pianeta dell’orlo esterno facente parte del
sistema stellare di Koobiche
rispondevaal nome di Nelvaan.
Per
i nelvaaniani trovare una bambina abbandonata, oltretutto di razza umana, era
stato di per sé abbastanza destabilizzante…ma ritrovarla nella foresta in un covo
di Troack, esseri striscianti dalla solida corazza derivanti dalla mutazione di
alcune specie di serpenti corallo, senza che avesse neanche un graffio, aveva
dato il via a un tam tam di supposizionie dicerie. Tra queste quella che andava per la maggiore era che la
piccola fosse figlia di una strega e che fosse protetta dalle arti oscure, che
le permettevano di sopravvivere in mezzo a quelle serpi ostili, creature
anch’esse legate alla magia nera.
E
questa dunque era la storia che era arrivata alle orecchie di un maestro jedi e
del suo giovane padawan, giunti su Nelvaan per una delle tante missioni di
addestramento.
La
mente semplice del popolo, legata alle tradizioni magiche, aveva motivato questo
evento come il frutto di un chissà quale sortilegio: al maestro jedi, come se
non bastasse, l’anziano capo aveva addirittura insinuato che la bambina fosse
stata concepita dagli stessi Troack e per questo non era ancora morta.
Tralasciando
quelle folcloristiche spiegazioni, i due jedi avevano capito abbastanza
rapidamente che la piccola non era morta poiché riusciva aproteggersi grazie alla forza vivente
che emanava e che andava a influire nelle percezioni degli animali….inoltre, a
quanto ne sapevano, era alquanto improbabile che da dei serpenti nascessero
bambini. Dunque nessun incantesimo o maledizione gravava sulla testa della
neonata: la piccola aveva avuto la sfortuna di non essere voluta da sua madre,
probabilmente una donna arrivata su Nelvaan per qualsiasi motivo…forse in fuga,
per finire a partorire in quel pianeta remoto che evitava con cura contatti con
civiltà diverse.
Quindi,
mentre il maestro si assumeva ogni responsabilità nei confronti della bambina e
per questo veniva sottoposto a ogni sorta di rito dallo sciamano del villaggio,
il suo giovane padawan, allora appena tredicenne, era stato inviato a recuperare
la piccola: constatato che la forza scorreva in lei, avevano deciso di rinviare
l’addestramento per portare la bimba su Coruscant, al tempio jedi.
E
al momento di darle un nome, il ragazzo aveva ascoltato il suo maestro
raccontare una leggenda…. la storia di un guerriero, tanto spietato in battaglia
quanto colto e illuminato.Di
quest’uomo si raccontava che fosse di origine divina, e che sua madre
professasse il culto dei serpenti, tanto che da bambino egli era solito giocare
con questi esseri striscianti con i quali la donna amava circondarsi. Perché
allora non omaggiare la leggenda visto che la neonata poteva già vantare,
nonostante la brevità della sua vita, un legame con serpi che mai le avevano
recato offesa, seppur ostili?
Così,
i vagiti della piccola Olympia * avevano riempito le stanze del tempio, in
attesa che la bimba crescesse per poter iniziare a sostenere
l’addestramento.
E
Olympia era cresciuta, diventando prima una paffuta bimbetta dai capelli castani
e dagli occhi verdi scintillanti, entusiasta youngling agli ordini del maestro
Yoda…. Poi un’adolescente irrequieta, affidata ai severi insegnamenti del
maestro Iver Gechter.
Tanto
Iver era scontroso, scorbutico e a tratti anche antipatico, agli occhi di una
ragazzina, tanto Olympia era esuberante, vivace e iperattiva. Iver aveva dovuto
faticare non poco a contenere la dirompente vitalità della sua padawan, la quale
ancora ingenua e inesperta, finiva non raramente per metterlo in imbarazzo, a
causa della sua lingua anche troppo sciolta.
Ma
quello che Iver non aveva mai capito…anzi, che Olympia aveva sperato scoprisse
mai, era quello che il suo cuore sentiva: il suo maestro gli aveva riempito la
testa con la storia dell’amore…che i jedi non potevano innamorarsi, perché
innamorarsi avrebbe portato all’attaccamento, alla gelosia….e a tutta una serie di cose
terribili,a sentirle . Eppure lei
si era innamorata. Ci aveva messo un po’, a capirlo. Ma lo era…. e non poteva
dirlo a nessuno.
Lui la considerava solo una bambina,
probabilmente…. La prima volta che l’aveva rincontrato, non l’aveva neanche
riconosciuta… lui che era stato il suo salvatore.
Ma
non era riconoscenza, quella che provava… la prima volta che aveva sentito
battere il cuore più forte, per quel ragazzo che nel frattempo era divenuto
cavaliere, non sapeva che era stato lui a portarla via dal covo dei troack, su
Nelvaan…gliel’avrebbe detto Yoda,
in seguito. Yoda gli aveva raccontato tutta la storia.
Era
arrivata la guerra, e lei era cresciuta forse anche più in fretta di quanto
volesse… aveva visto tanti suoi compagni morire, e in cuor suo pregava che
almeno lui si salvasse…. Anche se sapeva che non aveva bisogno delle sue
preghiere. Perché lui era saggio, era forte.
Era…era
lui.
Con
i suoi modi gentili e pacati, mai eccessivo ma per questo non meno incisivo… con
i suoi occhi profondi, a volte così tristi e sfuggevoli…
Spesso
Olympia avrebbe voluto andargli vicino…eppure, lei che era così sfacciata e senza peli sulla lingua, davanti a
lui si sentiva timida e impacciata… quasi in imbarazzo. Lui era un maestro, ora,
un uomo…. Un generale, con quel
soprannome ottenuto in guerra che lo faceva ancora più fiero e importante, se
possibile…
Il
quale, probabilmente, aveva di meglio da fare che ascoltare le confessioni di
una ragazzina petulante. Anche se Olympia non era più solo una ragazzina:
lentamente stava diventando una donna….
Poi
le cose erano cambiate.
Il
codice era stato interamente riformato…. E Olympia era sempre stata fermamente
convinta che se mai ne avesse avuto la possibilità, sarebbe corsa da lui per
esternare i suoi sentimenti.
Forse
non si aspettava che potesse accadere realmente…ora era libera di dirglielo. Ma
aveva paura.
Aveva
paura che lui le ridesse in faccia…che le dicesse che per lui era ancora la
bambina che aveva raccolto in fasce su Nelvaan….che tra loro non avrebbe potuto
mai esserci niente.
Allora,
meglio tenersi i suoi sogni, nei
quali lui la prendeva per mano e la portava via, in un mondo senza guerre e
senza lotte… dove le prendeva il viso e la baciava, sussurrandole che l’amava.
Si
era trincerata nelle sue fantasie, e a volte le sembrava che i sentimenti si
fossero sopiti, nel suo cuore… era arrivata anche per lei la nomina, le avevano
affidato l’insegnamento. Con gioia si occupava dei piccoli padawan, e all’inizio
i contatti con lui si erano drasticamente ridotti, dandole l’illusione che forse
era passata. Aveva avuto anche un’allieva, con la quale aveva passato del tempo
lontana da Coruscant.
Lontana
dal tempio.
Lontana
da lui.
Convincendo
se stessa che era stata solo una bella cotta giovanile.
Ma
quando, al suo rientro, alle lezioni da lei tenute aveva cominciato a
partecipare un ragazzino biondo di circa sei anni, il figlio del suo migliore
amico, lo strazio era ricominciato.
E
Olympia aveva capito che non era passato un bel niente.
Anche
ora, che i suoi occhi verdi aspettavano risposta, e che dalle sue labbra
incorniciate dalla barba color rame erano uscite domande alla quale lei poteva
dar risposta, ma delle quali non capiva il senso, si sentiva estremamente in
imbarazzo.
Ma
doveva cercare di calmarsi….anche perché la situazione era molto seria. Il su ex
maestro, Iver, l’aveva tirata in ballo in una strana faccenda, consegnandoli un
disco che, a sue parole, conteneva informazioni “di importanza vitale”.
Gechter
le aveva detto di darlo al consiglio… e lei si era subito recata da Yoda,
trovando oltre al piccolo essere verde un maestro Windu scuro in volto e… lui.
“Ve
l’ho già detto” ripeté quindi Olympia. “non mi ha parlato molto…mi ha solo dato
il disco, dicendo che sarebbe stata la svolta che tutti si aspettavano”
Obi
Wan si accarezzò la barba “…e come ti è sembrato?”
Olympia
rimase a pensare “Non troppo diverso dal solito, direi. Il maestro Gechter non è
uno che lascia facilmente trapelare le sue intenzioni”
Windu
si rigirò il disco tra le mani “L’hai visto? Ne conosci il contenuto?”
“No”
rispose la ragazza. “Iver mi ha fatto capire che c’è qualcosa di veramente
importante, là dentro. Non mi sarei mai permessa, senza direttive al
riguardo.”
“Molto
bene, mia giovane Olympia.” Le disse allora il vecchio Yoda. “ del tuo aiuto
ancora bisogno avremo…. A disposizione, tieniti.”
La
ragazza si inchinò e fece per uscire, quando Obi Wan richiamò la sua attenzione.
“Olympia…i documenti che Gechter ti ha consegnato…dove te li ha dati? In
Senato?”
“No…il maestro Gechter mi ha chiamato da
Muunilinst. Sono dovuta arrivare là…”
Obi
wan incrociò le braccia, pensieroso…attesero che Olympia lasciasse la sala. Cosa
che non avvenne immediatamente.
“Maestri…cosa
sta succedendo? C’è inquietudine, nel tempio e…”
“Lo
saprai presto, Olympia” tagliò corto il maestro Windu e la ragazza, dopo un
ultimo inchino, uscì… senza riuscire a trovare conforto negli occhi preoccupati
di Obi Wan.
“Muunilinst…
Vilbaem doveva tenere molto a quei documenti, per nasconderli con l’aiuto del
clan bancario.” esordì Windu, una volta che i tre jedi furono rimasti soli. Ma
Obi wan scosse la testa: “Il clan bancario non c’entra niente.”
Alzandosi
dal seggio, iniziò a spiegare: “Ogni senatore dispone della possibilità di
aprire conti presso le finanziarie di Muunilinst, secondo dei decreti della
tesoreria senatoriale. Conti del quale si può disporre liberamente versando
denaro, documenti. Quel che si vuole….”
“E
tu come lo sai?” chiese stupito Windu. “Me lo disse Anakin, diverso tempo fa.
Anche sua moglie ne ha uno, che fu congelato ai tempi della guerra dei cloni
come quello di migliaia di altri senatori, onde evitare che il denaro dei membri
del senato finisse per sovvenzionare i separatisti.”
I
tre rimasero silenziosi, poi il maestro Windu si alzò dal seggio, stringendo nel
pugno la preziosa prova. “A questo punto, non ci resta che vedere che c’è qua
dentro.” disse, avviandosi verso l’uscita della sala. “Ma prima voglio far dare
un’occhiata ai droidi analizzatori”
Rimasti
soli, Obi Wan incrociò lo sguardo di Yoda: negli occhi dell’anziano maestro, una
tacita domanda.
“Non
so dove sia Anakin, ora, maestro Yoda.” disse piano Obi wan. “So solo che Padmè
non si è presentata al Senato, nei giorni scorsi….e la maestra Nu mi ha detto
che anche il piccolo Luke non è più al tempio. Probabilmente il ragazzo ha
portato la famiglia in qualche posto sicuro.”
Uscirono
dalla sala del consiglio, avviandosi lungo i corridoi in direzione della sala
degli analizzatori, Obi Wan camminando accanto al piccolo Yoda. “Almeno, finché
è con loro, non corrono pericoli…”
Il
silenzio li accompagnò nel breve tragitto, ma a poca distanza dalla sala dove i
droidi analizzatori solevano svolgere il loro lavoro, Yoda si voltò verso Obi
wan. “Skywalker soffre… soffre molto. Il suo dolore nitido arriva nel mio
cuore…” disse piano il piccolo essere verde, abbassando le orecchie. “…quel
giorno, mentre mi guardava, pieno di rabbia…. Ho scrutato nei suoi occhi… e ho
visto.”
Obi
Wan cercò lo sguardo del vecchio maestro, turbato. “Cosa avete visto, maestro
Yoda?”
“…il
buio….” disse dopo qualche istante. “….un buio impenetrabile, che risucchiare il
giovane Anakin vuole . Ma in realtà ciò che più sgomento mi ha lasciato è…”
I
due jedi si interruppero, quando sentirono la porta a fianco a loro aprirsi:
Windu uscì dalla sala degli analizzatori… la mascella serrata, lo sguardo velato
dalla preoccupazione.
“Credo
che dobbiate vedere il contenuto di quel disco. E informare il cancelliere. Il
più presto possibile.”
***************
Negli
appartamenti privati della senatrice Mon Mothma Bail Organa di Aldeeran,
cancelliere supremo della Repubblica, e la stessa Mon Mothma, messa ormai al
corrente dei piani di Vilbaem,osservavano con attenzione l’ologramma che una
holocam proiettava nel centro della stanza: dispacci fitti…righe che si
susseguivano una sull’altra.
“Seleucami…..
Felucia… Boz Pity. Mygeeto. Cato Neimoidia…. I pianetiche Vilbaem è riuscito a raccogliere
dalla sua parte sono davvero molti. Al di là di ogni previsione” spiegò Obi Wan,
mentre spegneva la holocam e recuperava il disco ottico che Olympia aveva
ricevuto dalle mani di Gechter. “Ma su tutti, uno ricorre frequentemente nei
dispacci che vi ho appena mostrato.”
“E
cioè?”
“Endor”
disse il jedi, dopo una lunga pausa. “Endor compare spesso nei messaggi
crittografati che sono arrivati a Vilbaem in questi mesi. Probabilmente, è la
che viene coordinato l’aiuto esterno del quale ora siamo sicuri godono i
cospiratori del Senato.”
“Ma
da chi proviene questo aiuto?” domandò Mothma. “Chi può essere così folle o così
potente da raccogliere intorno a sé una nuova armata separatista?”
Obi
Wan guardò Windu, che prese la parola. “I dispacci, senatrice, portano la firma
del senatore Alykarnosh….”
Lo
stupore si dipinse sul volto dei due politici: Alykarnosh era uno di quei
senatori che era riuscito a scappare dall’arresto dopo la caduta di Sidious. Era
uno dei capi della coalizione belligerante: un leader caduto che non aveva
accettato la sconfitta.
“Alykarnosh
ha promesso appoggio a Vilbaem nella sua missione contro di voi, cancelliere
Organa. Questi documenti sono la prova che aspettavamo”
“Ma
sono attendibili?” domandò la
donna.
Fu
Windu a rispondere: “Gechter ha fatto avere questi documenti a una jedi sua ex
padawan su Muunilinst, dove sappiamo che i membri del Senato possono
disporre di conti... è evidente che il senatore teneva molto a questo
disco.”
“Maestri,
ma alla luce del comportamento non proprio chiaro del nostro infiltrato…”
ribattè il cancelliere, e Windu potè sentire una nota sarcastica nelle sue
parole. “La possibilità che i documenti potessero essere falsi ci è subito
venuta in mente. E per questo è stato il primo aspetto ad essere verificato: è
stato completamento scannerizzato dai nostri droidi analizzatori, al tempio,
senza risultati significativi. Inoltre, questo disco è a lettura alternata e
doppia incisura…praticamente impossibile da manomettere e falsificare”
“Allora,
se i documenti sono veri, possiamo anche smettere di nutrire dubbi verso il
vostro jedi. Questa mi pare una prova di fiducia ben più che sufficiente…”
concluse Mon Mothma, ma Obi Wan prese la parola.
“Si,
in effetti non ci sarebbe più motivo di dubitare…ma vorrei fare un ultimo riscontro, e
mostrare il disco a una persona che mi ha già aiutato in passato. Eccesso di
zelo, senatrice… chiamatelo come volete.”
Windu
lo guardò di traverso: “Obi Wan, queste informazioni sono estremamente riservate
e…”
“NON
mostrerò il contenuto…ho solo bisogno di un parere tecnico.” Lo interruppe il
barbuto jedi, che tornò poi a rivolgersi a Organa e Mon Mothma “Di lui mi fido
ciecamente. Ed è l’unico che può sciogliere alcuni dubbi che ho riguardo tutta
questa faccenda.”
Organa
si alzò in piedi, subito imitato dai presenti.“Quando si tratta di vite umane,
mai lasciare niente di intentato. Fate quello che ritenete più giusto,
maestri….vi do’ carta bianca. Ma cerchiamo di porre fine a questa storia.”
I
due jedi sicongedarono, e mentre Windu usciva dagli
appartamentiMon Mothma richiamò
l’attenzione di Obi Wan.
“Maestro
Kenobi… come sta Anakin?”
Rimase
perplesso, alla domanda della donna: certo, in molti erano a conoscenza della
sfuriata di Anakin al tempio…ma non pensava che le voci fossero arrivate fino in
Senato.
“Non
lo vedo da un po’, ad essere onesti. Spero vivamente che si senta meglio.”
Mon
Mothma rimase in silenzio, poi scosse la testa. “Povera Padmè, dev’essere stato
terribile…io non ho mai avuto figli, non posso capirlo… “ alzò lo sguardo su Obi
Wan, e questi potè vedere gli occhi della donna lucidi di commozione. “Era così
felice, per la nuova gravidanza…”
A
quelle parole, Kenobi rimase
interdetto. “Scusate…” disse, allargando le mani “ma io credo di non
seguirvi…”
Mon
Mothma si accorse dello sguardo smarrito di Obi Wan, e lo guardò con altrettanto
stupore. “Io.. io credevo che lo sapeste…”
Obi
Wan scosse la testa, guardandola.
Sapessi cosa?
“Voi
e Anakin siete da sempre molto legati…” continuò, ma Obi Wan la interruppe. “C’è
stata una discussione abbastanza violenta tra noi, senatrice Mothma… Anakin non
ha preso bene il fatto che gli sia stata taciuta la congiura. Per questo da
giorni non ho contatti con lui…”
Mon
Mothma sospirò, tornando a sedersi su un basso divanetto. “Sono arrivate delle
cartelle cliniche, alla cancelleria del Senato… spiegavano il motivo per il
quale Padmè non si è presentata alla votazione… e giustificano le sue
assenze…”
“Cartelle cliniche?” Obi Wan era
atterrito. “Cos’è successo?”
“Padmè….
ha perso il bambino, maestro Kenobi.”
***************
“…allora
il maestro Yoda ha detto che eravamo stati davvero bravi e ci ha
portato…indovinate??”
Padmè
sorrise, alzando le spalle. “Non riesco a immaginarlo” gli disse, mentre Leia
scalpitava dal suo lettino. “Dai Luke, diccelo! Dove siete andati?”
Luke
saltò in piedi sopra le coperte allargando le braccia. “Al gigantesco
planetario! Eravamo circondati dalle stelle e dai pianeti… ho visto Naboo,
mamma… e ho visto Tatooine, dov’è nato papà!”
Il
bambino era entusiasta, e non smetteva di raccontare le cose fantastiche che gli
succedevano al tempio… a malincuore, Padmè dovette smorzare l’ondata di
agitazione nei suoi bambini.
“Forza,
adesso però è ora di dormire….” disse loro con dolcezza.“Finirai domani, Luke… o saremo tutti
troppo stanchi per apprezzare pienamenteil tuo racconto…”
I
gemelli provarono a protestare, ma poi si infilarono sotto le coperte, decisi a
non disubbidire alla madre. Padmè si sedette sul lettino di Luke….gli accarezzò
il viso, prima di voltarsi a guardare Leia. Era così raro averli
entrambi…vederli dormire vicini, nella camera che aveva fatto allestire nei loro
appartamenti. E solo il cielo sapeva quanto avesse bisogno di avere accanto i suoi
figli, ora. Si piegò a baciare suo figlio sulla fronte, quando la vocina di Leia
attirò la sua attenzione.
“Mamma…”
“Cosa
c’è, tesoro?”
“Mamma…mi
dispiace per quello che è successo al bambino…”
“Anche
a me” le fece subito eco suo fratello gemello.
Padmè
allungò le mani, andando a stringere le manine dei figli. “Lo so, piccoli. Lo
so.”
Sentì
le lacrime salirgli agli occhi, ma lottò per non piangere davanti a
loro…l’avevano già vista così debole… non voleva che si ripetesse.
Leia
si stropicciò gli occhi. “Non è vero che ero gelosa….” disse sbadigliando. Padmè
si alzò e posò sulle guance della figlia un tenero bacio. “Forse arriverà un
sostituto, Leia… forse avremo lo stesso un fratello…” bisbigliò Luke,
rannicchiandosi su un fianco. Dopo aver rivolto loro un’ultima occhiata, Padmè
lentamente uscì dalla stanza dei figli.
Erano
così piccoli….non potevano capire.
Sorrise…
avrebbe voluto credere anche lei a un sostituto…
Quando
aveva lasciato il centro medico, aveva trovato i bambini ad aspettarla: non era
stato facile spiegar loro come mai non c’era nessun fratello o nessuna
sorella…
Si
toccò il ventre piatto, mentre attraversava il breve corridoio che separava la
camera dei bambini dal salone e si sentì…vuota.
I
droidi le avevano detto che la stanchezza era stata uno dei primi sintomi, così
come la febbre che l’aveva colta; l’emorragia finale era stata, per così dire,
la sua salvezza, poiché l’organismo aveva rigettato il feto ormai privo di vita
evitando così ulteriori infezioni.
E
lei, così debole, aveva accettato quel verdetto inerme…impotente.
Anakin
era arrivato al centro medico mentre la stavano operando… lei non ricordava i
primi giorni passati nella stanza d’ospedale. Gliel’aveva detto sua sorella
Sola, accorsa subito non appena aveva ricevuto la chiamata.
Le
aveva raccontato che Anakin non si era mai mosso dalla sua stanza… che non aveva
mai parlato con nessuno, se non per ordinare ad Ardè di andare a prendere Luke
al tempio. E anche se non ricordava praticamente nulla di quei giorni orribili,
nella sua mente era impresso il viso di suo marito quando aveva riaperto gli
occhi e l’aveva rivisto per la prima volta, dopo la violenta discussione che
avevano avuto: ricordava il viso stanco di chi è roso…tormentato da qualcosa.
Ricordava i suoiocchi rossi e
gonfi,di chi non conosceva sonno
…e dalle tante lacrime versate.
E
anche quando erano ritornati a casa, dopo l’aborto, Anakin non aveva parlato
molto.
A
volte si accorgeva del suo sguardo distante e discreto, mentre giocava con i
gemelli….ma lei…lei non l’aveva più toccata.
Sembrava
avesse paura.
Sembrava
come se fosse consumato da un turbinare di pensieri che si affollavano nella sua
mente… che a volte lo rendevano così distante anche quando sedevano l’uno di
fronte all’altra.
Anakin
non aveva più diviso la camera con lei dopo quel giorno in cui, pieno di rabbia,
l’aveva stretta con forza e guardata con occhi colmi di odio…. Anche se, durante
la notte, l’aveva sentito presente, vegliare silenziosamente… ma senza fare
altro.
Arrivò
nel salone e lo vide, seduto sul divano, intento ad armeggiare con chissà
cosa.
La vita sembra più facile quando riesci ad
aggiustare una cosa…
Rimase
ferma, a guardarlo… lo vide alzare la testa e voltarla nella sua direzione:
doveva averla percepita. Incrociarono i loro sguardi per un attimo… poi Anakin
tornò a dedicarsi al lavoro che aveva interrotto.
Padmè
continuò per la sua strada, verso la camera da letto….non sapeva quanto avrebbe
retto quella situazione.
Ogni
loro incontro era avvolto da un opprimente silenzio… non poteva più sopportarlo.
E forse anche Anakin…suo marito, ne era certa, si tormentava per ciò che le
aveva fatto.
Eppure…
Le
difficoltà… il dolore li aveva sempre uniti.
Ma
ora Padmè non sapeva come fare per abbattere quel muro che li stava
separando.
Protetta
dal silenzio e dalla penombra della sua camera da letto, tornò a posare la mano
sul ventre…le lacrime che piano scendevano lungo il suo viso.
Perché
capì di non sentirsi vuota…
Ma
di sentirsi sola.
*********
* Con ovvie variazioni sul tema, dato che nel mondo di
Star Wars non esiste la mitologia e la storia greca, la storia di Olympia si
rifà a quello che gli storici raccontano sulla vita di Olympia o Olimpiade,
madre del condottiero macedone Alessandro Magno.
"[Olympias] Aveva
sognato che un serpente strisciava lentamente lungo il corridoio e poi entrava
silenzioso nella camera da letto. [...] Le spire del grande rettile scivolavano
sul pavimento di pietra e le scaglie luccicavano con riflessi di rame e bronzo
[...]Il serpe s'insinuò sotto le coperte, le scivolò fra le gambe e fra i seni e
lei sentì che l'aveva presa, leggero e freddo, senza farle alcun male, senza
violenza. [...] - Che cosa significa il sogno che ho fatto? - [...] -
Significa che il figlio che nascerà da te sarà stirpe di Zeus e di un uomo
mortale. Significa che nel tuo grembo il sangue di un dio s'è mescolato al
sangue di un uomo [...] " (Valerio Massimo Manfredi - ALEXANDROS - Il
figlio del sogno)
"Olimpia (Greco: ???µp?a?) (ca. 375 a.C. - 316 a.C.)
fu una principessa Epirota, moglie di Filippo II di Macedonia e madre di
Alessandro Magno. Secondo diverse leggende, Olimpia non generò Alessandro con
Filippo che aveva paura di lei e della sua abitudine di dormire in compagnia di
serpenti, ma lo generò con Zeus. Lo stesso Alessandro era orgoglioso di queste
leggende e preferiva Zeus come padre anziché Filippo." (Da Wikipedia,
l'enciclopedia libera.)
Dopo la pausa estiva (^^) un nuovo capitolo,
ma come al solito ringrazio:
Silvi, per quanto detto a proposito del nuovo personaggio e
per il supporto (i ciccini lasciamoli soffrire un pochino...non
c'è coppia senza crisi ^^)
Blaise,
per le puntuali recensioni ^^
Buona lettura
***********
Capitolo 10
“Anakin…?”
Anakin
strinse gli occhi, mentre sentiva gocce di sudore scendergli lungo le tempie: di
fronte a lui, Padmè lo osservava con occhi preoccupati. “Stai bene?” gli
domandò.
La
guardò con occhi vacui, ancora dentro il suo incubo ad occhi aperti…. La giovane
allora allungò una mano e, dopo un attimo di esitazione, gli accarezzò il
viso.
Sussultò
al suo tocco, riscuotendosi come all’improvviso: guardandosi intorno, riconobbe
intorno a lui le volte e gli arredamenti dell’appartamento di Coruscant
“Si… sto bene…” le disse quasi
mormorando, mentre piano le toglieva la mano dal suo volto. “Hai bisogno di
qualcosa?” domandò quindi, ignorando quanto era appena successo. Padmè lo guardò
con tristezza, prima di scuotere la testa.
Così non risolviamo nulla Anakin… così non
risolviamo nulla…
“No…stavo
andando a prendere delle cose per i bambini e ti ho visto qui…con gli occhi
sbarrati… mi hai spaventata…”
Anakin
l’ascoltava, sostenendo il suo sguardo: avrebbe voluto abbracciarla…
baciarla.
Il
suo angelo… così forte e così fragile…
Invece
si limitò ad annuire. “Non stancarti troppo…” le disse prima di oltrepassarla, e
con passo deciso si avviò verso l’ascensore degli appartamenti mentre dalla
terrazza arrivavano le risate e le grida divertite di Luke e Leia.
Il
fatto che i droidi medici non avessero saputo dare una spiegazione clinica
esatta alla spontanea interruzione di gravidanza di Padmè non aveva di certo
aiutato Anakin nella lotta contro gli incubi che si annidavano nella sua anima;
i suoi demoni lo istigavano ogni giorno alla colpevolezza, e il giovane si stava
convincendo che se Padmè aveva perso il bambino era stata solo colpa sua.
Non
aveva più dormito molto da quando era successo il fatto, roso dai sensi di
colpa… e in quel poco che dormiva, era perseguitato da incubi. Non visioni,
questa volta. Solamente la trasposizione del suo animo tormentato….
Si
vedeva in una grande sala… come in un tribunale, attorniato da creature
mostruose che lo giudicavano. Quando cercava aiuto, trovava invece le dita dei
maestri jedi puntare verso di lui… additarlo, urlandogli contro la sua
dannazione. Compreso Obi Wan.
E
Padmè, che diceva di amarlo, ma che non poteva perdonarlo per quello che aveva
fatto.
Ogni
volta il sogno si concludeva con la sua condanna a morte, affinché potesse pagare con la
stessa moneta con la quale aveva pagato una creatura innocente….e a quel punto
si svegliava urlando con la sensazione che il fuoco attraversasse il suo corpo:
intorno, gli occhi preoccupati dei soldati di guardia, con i quali condivideva
la stanza a piano terra.
Perché
quando Padmè era tornata a casa, Anakin aveva continuato a vegliare su di lei… a
controllare che un sonno tranquillo ristorasse il corpo provato dalla febbre e
dall’emorragia.
E
quando, nel cuore della notte, era certo che niente sarebbe accaduto, allora se
ne andava….
Lei
non si meritava di averlo accanto, dopo quello che aveva fatto.
Dopo
quello che le aveva fatto.
E
ora aveva cominciato ad avere incubi anche a occhi aperti….come qualche istante
prima, quando la voce di Padmè l’aveva fatto tornare alla realtà.
Uscì
al sole di Coruscant, sul piccolo portico nel retro dell’edificio che ospitava
gli appartamenti, cercando un po’
di tepore nel gelo del suo animo.
Quando
era arrivato al centro medico, aveva ascoltato attonito dalla voce di Sola il
racconto del rapido evolvere degli eventi….ma ben presto aveva smesso di seguire
il discorso della ragazza. Nella sua mente l’incredulità iniziale aveva lasciato
spazio a quella rabbia nutrita dal dolore che aveva rivissuto sui resti del
campo tusken a Tatooine.
E
si era maledetto… si era maledetto dal profondo del cuore, con tutta l’energia
che il suo odio per sé stesso gli dava perché lei aveva avuto bisogno di lui, ma
lui non c’era.
Aveva
maledetto il suo orgoglio e la sua stupidità…
Si
era sentito crollare, perché lei era sempre stata la sua forza, il suo appiglio
nelle difficoltà…. Ma in quel momento Padmè avrebbe avuto bisogno di lui…si
sarebbe aggrappata, a lui. E Anakin non sapeva se sarebbe stato forte per
entrambi.
Perché
con che coraggio… con che faccia poteva accoglierla tra le sue braccia, quando
lui era la causa delle sue sofferenze?
“Maestro
Skywalker, signore…”
Il
jedi riconobbe la voce del capitano responsabile della sicurezza di sua
moglie.
“Cosa
c’è?”
“Il
maestro Kenobi chiede di essere ricevuto, signore….”
Anakin
trasalì: Obi Wan? Che ci faceva lì? Maprobabilmente aveva saputo da Organa…. Non era poi così strano.
“Fatelo
passare”
La
guardia uscì, e Anakin si appoggiò alla parete, voltando le spalle all’ingresso.
Poco dopo percepì la presenza silenziosa del suo ex maestro.
“Come
stai?”gli domandò Obi Wan dopo un silenzio interminabile.
Anakin
si strinse nelle spalle. “Non mi va di parlarne”
“Mon
Mothma mi ha detto cos’è successo….” Obi wan gli si mise accanto, incrociando le
braccia “Lei, come si sente?”
“Sta bene, adesso. Almeno
fisicamente…”
Rimasero
silenziosi, nella tensione quasi palpabile.
“Dov’è
ora?”
“È
con i bambini, di sopra. Giocano…ridono. Sono felici.”
“Perché
non sei con loro?”
Anakin
non rispose. “Non ti sei mai tirato indietro, nei campi di battaglia. Perché lo
stai facendo adesso? Non è da te”
Il
giovane jedi allora si voltò seccato. “Senti, sei venuto a farmi
l’interrogatorio?”
Obi
Wan lo guardò di traverso, e capì dalla sua reazione di aver colto nel
segno.
“Padmè
ha bisogno di te, Anakin. Non puoi lasciarla sola in un momento come
questo.”
“Perché
non vai tu da loro?” rispose brusco “Sapresti di sicuro comportarti meglio di
me!”
Le
parole erano uscite quasi contro la sua volontà, Anakin se ne rese conto
immediatamente. Ma vedere Obi wan era per lui tornare indietro a quel giorno,
nel tempio…e inevitabilmente al male che aveva causato a Padmè.
Obi
Wan rimase in silenzio…ma sentì chiaramente un profondo turbamento nel suo
vecchio padawan: c’era dell’altro, dietro alla perdita del figlio, che stava
consumando Anakin e che veniva nascosto da quel comportamento ostile.
“Anakin,
cosa c’è?” lo incalzò allora il jedi
“Te
lo ripeto, non mi va di parlarne….”
“Ascoltami…
anche se so che è l’ultima cosa che vorresti fare.”Gli disse allora, in un breve sospiro.
“Mi dispiace per quello che è successo. Non ero d’accordo, ma pensavo fosse la
cosa più giusta da fare”
“Beh,
questa volta i tuoi sensi non ti hanno consigliato bene, maestro.”
“Lo
so che è difficile, ma larabbia
non ti aiuterà di certo a riprendere in mano la situazione dopo una cosa così
terribile. Credi che Padmè trovi conforto in questo tuo modo di fare?”
A
quel punto Anakin si voltò verso Obi Wan, piantando sul volto del maestro due
occhi scuri…e profondamente tristi.
“No,
ascolta tu, Obi wan… tu non sai niente. Non puoi sapere. Non potrai mai sapere. Io ho perso un
figlio. Io e Padmè abbiamo perso un bambino… che fino a pochi giorni fa sentivo
scalciare con forza nel suo ventre… e che sognavo di tenere in braccio, di
cullare e di vedere crescere, come ho fatto e come sta accadendo con Luke e
Leia. Ma questo non succederà Obi wan… non succederà!”
Ed è solo colpa mia…
Ascoltò
atterrito le parole di Anakin… percependo chiaramente disperazione, oltre che la
rabbia con cui il suo vecchio allievo era solito scagliarsi verso il mondo
intero.
C’era
solo verità nelle parole del ragazzo: Obi wan sapeva che non avrebbe mai potuto
comprendere il suo dolore.
Ma
lo conosceva troppo bene per non capire cos’è che lentamente e faticosamente
stava affiorando in superficie.
“Tu
credi che io non sappia come ci si sente di fronte alla morte, Anakin?”
Il
giovane lo guardò di sottecchi, senza rispondere. “Tu credi che io non sappia
cosa vuol dire sentirsi responsabili della morte di qualcuno che ti è caro?” lo
incalzò Obi Wan.
E
nonostante lo snervante silenzio dietro il quale Anakin si era trincerato,
Kenobi comprese perfettamente.
Lo
afferrò per le spalle, costringendolo a girarsi a guardarlo. “Se pensi questo,
Anakin ti sbagli. Ti sbagli di grosso. So bene cosa vuol dire….so bene come ci si sente.”
“No,
tu non puoi…” obiettò Anakin, ma Obi Wan lo interruppe, scrollandolo.
“Sentirti
in colpa non ti darà indietro tuo figlio. Così come non riportò in vita tua
madre” sapeva di entrare in un terreno minato, ma proseguì “Addossarti la
responsabilità di eventi che non puoi controllare finirà per distruggerti,
Anakin!”
“Io
POSSO CONTROLLARE gli eventi, se voi me ne deste la possibilità!!” gli urlò in
faccia il ragazzo, liberandosi. “Mi bloccate…MI FRUSTRATE! Come quando ero un
padawan!! E per colpa vostra le persone che amo continuano a soffrire…” Le
lacrime scesero piano sul viso di Anakin “Per colpa vostra continuo a
fallire…”
Obi
wan gli si avvicinò: lo sentiva confuso… angosciato.
“Un
fallimento, Anakin, prevede un tentativo: tentare di intervenire su un evento che
forse, grazie alla nostra intromissione, potrebbe anche cambiare. Se non
riusciamo nel tentativo, allora abbiamo fallito. Ma è intervenire
sull’ineluttabile, Anakin, che porta solo frustrazione.”
Anakin
si girò a guardarlo, ma Obi wan non si voltò “Per quanto tu voglia, non potresti
cambiare l’inevitabile.”
“Ho
salvato Padmè dalla morte. Se voglio, posso” ribattè duro. Ma Obi Wan scosse la
testa “Le visioni sono un dono che pochi hanno. Ma spesso sono una distorsione
del futuro…. eventi che forse non sono così inevitabili, e sui quali dunque
possiamo tentare, per non fallire.”
Obi
wan non aveva certo la presunzione di illuminarlo solo con quelle poche frasi…ma
doveva almeno insinuare in lui il sospetto di quanto errati fossero i suoi
ragionamenti.
“Vedi
Anakin” proseguì, ignorando i silenzi estenuanti dell’amico “quando Qui Gonn
morì, anch’io credevo di aver fallito…. Perché era stato trafitto sotto i miei
occhi. Perché mi era morto tra le braccia….”
Anakin
rimase stupito da quelle parole… non l’aveva mai sentito parlare così. Considerò
che forse era la prima volta che si
apriva in quel modo, con lui.
“In
quegli istanti, nella mia mente c’erano solo gli errori e le delusioni che avevo
dato al mio maestro…. il fatto che lui mi avesse dato fiducia, ma che io non ero
riuscito a ripagarlo. Poi però compresi…. O volli credere, che la forza mi aveva
messo di fronte a una prova. Smisi allora di colpevolizzarmi…perché il destino
mi aveva tolto molto, ma ero certo che mi avrebbe dato un motivo per andare
avanti.”
“Ed
era vero?” gli chiese mormorando, dopo qualche istante. “Trovasti quel
motivo?”
Obi
Wan lo guardò: la bocca si increspò in un sorriso. Ma non gli rispose. Gli
appoggiò una mano sulla spalla, prima di voltarsi intenzionato ad andarsene.
“Non ho la pretesa di farti cambiare idea…ma non cadere di nuovo nelle trappole
del lato oscuro, Anakin. Non buttare al vento tutto quello per cui hai lottato
in questi anni.”
Dopo
che Obi wan se ne fu andato, Anakin rimase ancora molto a pensare nella
solitudine di quel piccolo portico. Solo quando le luci del tramonto iniziarono
a donare a Coruscant una calda sfumatura si decise a salire di nuovo in casa.
Sul
divano, Padmè dormiva serena con Luke accoccolato contro il suo petto mentre
Leia, distesa, le teneva la testa in grembo. Provò il desiderio di toccarli…
allungò una mano, ma un sussulto di Padmè lo bloccò.
Si
allontanò allora silenziosamente, avviandosi verso la camera dei bambini.
Obi
wan non poteva comprendere le sensazioni che si agitavano nel suo cuore: non
sapeva cosa aveva fatto al suo rientro, quando aveva trovato Padmè su
Coruscant.
Non
sapeva delle visioni che gli avevano mostrato il suo destino di uomo consumato
dalla bramosia di potere, all’ombra di una maschera nera…
Non
condivideva molto di quanto gli aveva detto. Però forse su una cosa aveva
ragione.
La
sua vita era stata da sempre ricca di privazioni…ma allo stesso modo la forza
gli aveva dato dei motivi per non guardarsi indietro.
I
suoi motivi erano la donna che aveva accettato di sposarlo, contro ogni logica…
Era
un bambino che sognava di emularlo, ma che sarebbe stato migliore di lui…
Era
una bambina che aveva cullato nelle notti nubiane, immaginando il momento in cui sarebbe diventata una donna…
Aprì
la mano, guardando il piccolo manufatto, frutto delle sue notti insonni.
Era
per loro che doveva reagire.
E
per loro avrebbe varcato le porte del suo personale inferno, se ciò li avrebbe
messi al sicuro anche da lui stesso.
Poi,
lentamente, posò sul cuscino del
letto di Leia un nuovo ciondolo di japor…
Il
suo chiedere perdono.
**************
Mentre
scendeva dal suo speeder e iniziava ad avviarsi verso la struttura ad un piano
che si trovava all’altro lato della strada, Obi wan tornò con la mente
all’incontro con Anakin e non potè che considerare amaramente che le situazioni
stavano sfuggendo loro di mano.
Quando
la senatrice Mothma gli avevaspiegato l’accaduto, Obi wan aveva in un lampo collegato il tutto alla
visitaa Naboo e alle sensazioni
che aveva avuto su Padmè… ma mai avrebbe potuto pensare a un epilogo del
genere.
Così
come aveva colto la gravità della situazione, per la fragilità d’animo che il
suo vecchio padawan mostrava in casi come questi… Anakin stava perdendo, se non
aveva già del tutto perso, la fiducia nel consiglio. Si era sentito messo
all’angolo da persone nel quale pensava di poter contare…lui per primo. Poi
questo…
Era
assurdo pensare che Sidious potesse avere il controllo di simili eventi…
eppure…
Obi
Wan scacciò dalla mente tali assurdi pensieri: non erano da lui…e non avrebbe
cominciato proprio in un momento così delicato.
E
se anni prima non aveva saputo dare all’amico l’aiuto di cui necessitava… e non
era riuscito a capire, stavolta Obi Wan non avrebbe permesso che il suo ex
allievo cadesse nella fossa che Sidious gli scavava ormai da anni.
Non
avrebbe permesso che Anakin si logorasse.
O
almeno che lo facesse da solo.
Ma
ora c’era un’altra questione da risolvere.
Toccando
il lucido disco di acciaio riposto tra le pieghe del suo saio, entrò nella
tavola calda del suo amico Dexter Jettster: il locale non era cambiato negli
anni… punto fermo nell’urbanistica della capitale che si evolveva
continuamente.
Si
sedette a uno dei tavoli e notò con piacere che c’era sempre gente. Era contento
che gli affari andassero bene al suo vecchio amico.
Una
droide di servizio si avvicinò al jedi. “Buongiorno! Benvenuto al Dexter’s
dinner! Cosa posso portarvi?” domandò con accondiscenza nel caratteristico
timbro metallico.
Obi
Wan sorrise: “Il padrone del locale”
La
droide non capì, e Obi Wan continuò “Dì a Dexter che le miniere di Ord Sigatt
non sono posto per i jedi…”
La
droide rimase interdetta, poi ripose nel vano del suo petto il palmare delle
ordinazioni e si avviò verso la cucina. Obi wan la vide sparire…dopo qualche
istante sentì l’inconfondibile voce di Dexter urlare il suo nome.
“KENOOBIII!!!!”
Il
jedi si alzò quando il massiccio Besalisk con quattro braccia uscì con irruenza
dalla cucina. “Che tu sia maledetto, Kenobi!! Che fine avevi fatto??” gli disse
dandogli una vigorosa pacca sulla spalla. “Ho di meglio da fare che chiudermi in
un buco puzzolente” lo canzonò Obi wan. “Non si direbbe, amico mio…hai un
aspetto orribile.”
I
due si sedettero, e Obi wan sospirò “Hai ragione, te ne do’ atto. Ma ultimamente
sono un po’ preoccupato...”
“Posso
immaginarlo…so che non è un bel periodo, in senato”
Il
jedi lo guardò di sottecchi “In senato non è mai un bel periodo...”
“Bah!!
La politica!!!” sbuffò allora Dexter, allargando le braccia “Tutti bravi a
blaterare…bla bla bla!!! Se passassero una giornata a lavorare davvero…. Venti
ore al giorno sopra forni roventi, vedresti come avrebbero poca voglia di
giocare a farsi i dispetti!!”
Obi
wan non riuscì a trattenere un sorriso, prima di tornare al nocciolo della
questione. “Comunque, forse tu mi
puoi aiutare…” gli disse, mentre gli porgeva il disco ottico.
Dexter
lo guardò un istante, rigirandoselo nella manona…. Poi cominciò ad annuire.
“Ah…si
certo… certo….bene. Allora eri tu!”
Obi
Wan lo guardò stupito “.. io?”
“Sai,
mi è arrivata voce che un jedi si aggirava per Cloud city, alcuni giorni fa…e
che ha spaventato a morte il povero Irin…” Dex assunse un’aria offesa “Obi Wan,
era davvero necessario? Sarà pure un falsario, ma alla fine è un bravo
ragazzo…”
Obi
Wan scosse fermamente la testa, alzando una mano a interrompere l’amico. “No, un
momento Dexter…. Chi è Irin?”
Questi
lo guardò stupito, poi incrociò due delle sue quattro braccia. “Uh… allora qui
qualcuno si muove all’insaputa degli altri…” disse in tono ironico. Vedendo il
jedi in attesa, cominciò a spiegare. “A Port Town, su Cloud city, si aggirano i
migliori falsari in questo campo… e Irin è uno di questi. Sapere che un jedi ha
avuto contatti con lui e vederti qui con un disco del genere mi fa
riflettere…”
“Allora, secondo te è…”
“Falso.
Assolutamente.” disse con fermezza Dexter.
“Ma
questo disco viene da Muunilinst, Dex.” Obiettò Obi wan mentre una terribile
ipotesi si faceva largo nella sua mente. “E lo sai cosa si può fare, su
Muunilinst…”
Dexter
lo guardò di sottecchi. “Certo, che lo so.”
“E
gli analizzatori del tempio dicono che è autentico”
“Mi
pare di ricordare che i tuoi droidi non sono poi così infallibili, amico mio…”
ribattè il grasso cuoco con sorriso sornione.
Obi
Wan si appoggiò allo schienale della sedia. “È un disco a lettura alternata e
doppia incisura. Lo sai bene che è impossibile da manomettere. O da
falsificare.”
Dexter
rimase in silenzio, poi si sporse sul tavolo. “Si…dici bene. Non si possono
manomettere e falsificare. Ma se sei bravo e hai molti soldi a disposizione….”
Dexter si sporse ancora di più. “…a crearli dal nulla ci vuole davvero
poco…”
Obi
Wan era attonito: le parole del Besalisk aprivano una nuova, inquietante
prospettiva.
Se
fino a quel momento una nube aveva avvolto il comportamento del mutaforma, ora
quella stessa nube era stata spazzata via da una dolorosa limpidezza.
Gechter
li stava tradendo… e la soluzione era la porta su una terribile
verità.
Evey/Blaise:
intanto grazie per avermi avvisata per il cambio di nick, nonchè per i
complimenti. Sono contenta che continui a piacerti e che non ti stia uccidendo
di noia (immaginare stuolo di lettori della fic deceduti tra il sesto e il
decimo capitolo causa lungaggini^^)
Padmeskywalker:
Grazie per la recensione! Mi fa molto piacere, visto che anche tu hai scritto
una "What if"!!
Grazie
anche a Silvi e a chi continua a seguire ma senza commentare.
Ora,
una comunicazion:
Non so se è necessario dare avvertimenti particolari riguardo una certa scena
presente in questo capitolo, in quanto il tutto è reso (o almeno, ho tentato
di renderlo) in chiave più dolce e romantica che puramente e
semplicisticamente erotica. In ogni caso, se il rating fosse ritenuto sbagliato,
mi scuso in anticipo^^
Vi
auguro comunque buona lettura!
***********
Capitolo 11
Il
consiglio era stato riunito al gran completo, quel pomeriggio.
Tutti
imaestri erano stati convocati
d’urgenza poiché gravi questioni dovevano essere poste all’assemblea plenaria….
Ma nessuno fece domande alla vista dell’unico seggio vuoto: quello di solito
occupato da Skywalker.
Nessuna
chiedeva, poiché tutti sapevano.
Il
volto teso del maestro Yoda non aveva lasciato presagire nulla di buono…presagi
che erano divenuti parole concrete, quando Windu e Kenobi avevano ripercorso le
tappe significative di quanto successo negli ultimi mesi. E come tali
avvenimenti avevano dato loro la risposta peggiore al quesito che da tempo
cercavano di risolvere. Ecco spiegato l’accrescersi del lato oscuro… ecco
spiegato il suo penetrare nel tempio.
Ecco
spiegati i dubbi che avevano accompagnato la missione del mutaforma fin
dall’inizio.
“Non
riesco a credere che Gechter sia un traditore…che si stia schierando con
Vilbaem.” disse amareggiato il maestro Raken.
“Abbiamo
fatto il suo gioco da sempre…e in vista della congiura, aveva ipotizzato un suo
coinvolgimento.” ribattè Windu “Oppure avrebbe comunque fatto in modo di
entrarvi. L’appoggio a Vilbaem è il modo in cui ci ha indotto a scoprirci…è il
modo in cui ci distraevamentre lui
lavorava su due fronti. Non possiamo dire con certezza che Gechter sia il sith…ma alla luce dei fatti,
pesante è il dubbio che sia dalla parte del lato oscuro.”
“Ma
per l’amor del cielo, sotto i nostri occhi?” proruppe indignato Ki Adi Mundi
“Nessuno di noi in grado di capirlo prima?”
“Lord
Sidious lo protegge con il suo potere, che i nostri sensi soffoca…” spiegò Yoda.
“Purtroppo dai nostri errori imparato non abbiamo…”
E
tutti capirono il riferimento alla sconcertante rivelazione del cancelliere
Palpatine, sei anni prima.
“A
questo punto, come dobbiamo interpretare la sua mossa?” domandò la maestra
Secura, visibilmente preoccupata.
“Avevamo
chiesto delle prove. E lui ce le ha fornite, creandole ad hoc… ignorando
probabilmente che avremmo scoperto il suo doppio gioco.”
“Gechter
non pensava che saremmo venuti a sapere della sua presenza a Cloud City.”
Intervenne Obi wan “Come non si aspettava che avremmo scoperto la falsità del
disco”
“Allora, se il disco è falso” valutò
Luminara Unduli “Anche le
notizie di Endor e via dicendo sono fasulle”
“
Purtroppo si…” rispose con amarezza Obi Wan “E tale insistenza sul nome della
luna boscosa denota la precisa volontà di condurci su quel pianeta”
“Ma
ora abbiamo dalla nostra l’effetto sorpresa: lui non sa che noi sappiamo. Quindi
arriveremo su Endor con un folto gruppo di cloni: se Gechter vuole farci la
festa, saremo noi a farla a lui.”
La
schiettezza del maestro Windu lasciò dietro di sé un silenzio carico di dubbi.
Fu Raken, quindi,a riprendere la
parola.
“Eppure…
stiamo tutti dando per scontato che Gechter sia un traditore... un mercenario
dei sith. Ma a quanto ne sappiamo il disco potrebbe essere davvero autentico…
dopotutto proviene dalle banche di Muunilinst…”
“Ma allora come spiegheresti la presenza
di un jedi nei quartieri malfamati di Cloud city?”
Un
brusio si alzò tra i maestri, ma nessuno seppe dare risposta a quella domanda.
“L’obiezione
di Raken giusta è” intervenne Yoda. “Rischiare non possiamo di tralasciare
questo aspetto.”
“Dopotutto”
continuò Axelbi “se davvero fosse coinvolto Alykarnosh? Se davvero nei sistemi
reclutati operassero dei cospiratori?”
Il
silenzio avvolse la sala…ancora una volta, a un bivio. L’impossibilità di
intervenire direttamente, e porre fine alla storia una volta per tutte.
Ma
ora non era più concesso loro il lusso dell’attesa.
Dopo
rapide occhiate tra loro, i maestri si alzarono dai loro seggi.
“Il
consiglio è sciolto, ma vi pregherei di non lasciare il tempio.” Ordinò Windu. “
Il cancelliere ci ha dato massima libertà d’azione, ma sarà avvisato dei nostri
propostiti affinché firmi le disposizioni necessarie. Il prossimo consiglio si
terrà entro ventiquattro ore. E sarà un consiglio di guerra.”
Lentamente
i maestri presero la via dell’uscita, mentre Obi Wan, Yoda e Windu si avviavano
verso la casa degli anziani.
“È
evidente che Endor deve rimanere il nostro principale obiettivo” proruppe
Windu.
“E
lo sarà” disse piano Yoda. “Ma un maestro e dei cloni, nei pianeti menzionati
dai documenti, inviati saranno.”
“Una
perlustrazione preventiva…” mormorò Obi wan, e Yoda annuì.
“Così
facendo, se Gechter ci sta davvero tendendo una trappola, le truppe saranno
pronte a convogliare su Endor” Concluse Mace per loro
“E
se i documenti fossero veri avremmo comunque la situazione sotto controllo, e
potremo eseguire l’arresto dei cospiratori …. Gechter riceverebbe le nostre
scuse, anche se dovrebbe presentare notevoli spiegazioni”
Tacito
assenso vi era nel silenzio che li accompagnò per qualche istante. “Contatterò
subito il cancelliere tramite i canali cifrati” li informò Windu, di fronte alla
casa degli anziani, prima di attraversare a grandi passi il restante tratto di
corridoio.
“Parlerò
con Anakin.” disse all’improvviso Obi Wan. “È importante…”
“Che
è molto scosso, tu mi hai riferito. Estremamente turbato…e sfiduciato.” Rispose
in un sospiro Yoda.
“Per
questo dobbiamo dimostrargli che ora ha la nostra fiducia. Maestro , abbiamo
bisogno del prescelto.”
Il
piccolo essere verde non replicò, mentre con piccoli passi sofferti si avviava
dentro la casa degli anziani. “Meditare, io devo…”
Obi
wan lo guardò sedersi nella bassa poltrona…chiudere gli occhi, incrociando le
mani sul grembo. Fece per andarsene, quando tornò sui suoi passi.
“Maestro
Yoda...”
“Mmh?”
“L’altro
giorno… mi avete detto che avevate visto qualcosa, in Anakin, che vi aveva
profondamente turbato… avete parlato di buio, ma c’era dell’altro”
Yoda
riaprì gli occhi, annuendo. “Il buio in Skywalker turbato non mi ha perché del
suo equilibrio fa parte…è stata la luce che nella sua oscurità ho visto, a
spaventarmi…”
Obi
wan lo guardò senza capire. “Una flebile fiamma era… una luce agonizzante. Una
luce morente…”
Yoda
mosse un poco la testa, scomparendo nella penombra della sala, mentre Obi Wan
ascoltava attonito. “Non lasciamo che quella fiamma si spenga….perchè Skywalker
allora perduto sarà. E questa volta, per sempre.”
**********
Anakin
era sulla terrazza, seduto su uno dei marmi che la ornavano….lo sguardo verso la
skyline di Coruscant, quando sentì sua moglie avvicinarsi.
“Affascinante,
non trovi?”
“Non
è il tramonto sul lago, a Naboo…” le rispose, incrociando le braccia.
Gli
si sedette accanto. “Già…Naboo. Quando ci nascondevamo. Eppure eravamo felici di
quel poco che il destino ci concedeva….”rispose Padmè con amarezza. Rimasero in
silenzio, avvolti dalla quiete che regnava a quell’ora della sera.
“I
bambini sono crollati” disse in un sorriso, voltandosi a guardarlo. “Leia era
davvero felice per il ciondolo. Dice che non sei più arrabbiato con lei…”
Suo
marito si strinse nelle spalle “Non lo sono mai stato.”
Lo
guardò per un attimo: era così strano domandarsi se gli facesse piacere che lei
si trovasse li.
Capì
che era inutile continuare. Lentamente si alzò e fece alcuni passi verso il
corridoio che l’avrebbe condotta alla camera.
“Da
quando ti vidi per la prima volta, a Tatooine…”
La
voce di Anakin riempì il silenzio della balconata… Padmè si arrestò a quelle
parole, voltandosi verso di lui.
“Da
quel momento e per ogni istante della mia vita, negli anni in cui siamo stati
separati, non ho fatto altro che chiedermi in che modo avrei potuto farmi amare
da te…”
Sua
moglie tornò ad avvicinarlo, osservando il suo sguardo triste fisso verso
l’oscurità della città addormentata. “E quando dicesti di amarmi…. quando ci
sposammo… io ti amavo da impazzire e non potevo gridarlo. Vivevo nella speranza
di poterti rivedere… di poterti stringere,di poterti toccare. Ma allo stesso tempo nel terrore di perderti…Perchè
la guerra ci teneva lontani e tu sei così bella, Padmè…così bella da non
meritarmi…”
“Cosa
vuoi dirmi, Anakin?”gli domandò con dolcezza, interrompendolo.
“Ho
passato una vita a cercare il tuo amore…” Anakin alzò lo sguardo verso il suo
viso “E ora quello che voglio è che mi odi...”
“Come puoi pensare una cosa del genere?”
gli domandò incredula. “Io non potrei mai odiarti, Anakin…”
“Allora
guardami, Padmè…” le disse all’improvviso, e la giovane sentì quasi una nota
supplichevole nella sua voce.
“Ti
guardo, Anakin…”
“…e
non vedi il mostro che ha ucciso nostro figlio?”
La
ragazza lo guardò stupita, smarrita da quanto suo marito aveva appena detto.
“No”
disse decisa. “No. Non è stata colpa tua. Quello che è successo al bambino…. Non
devi neanche pensarlo.”
“È
stata solo colpa mia…tu avevi bisogno di
me…”
Padmè
rimase un istante in silenzio, prima di riprendere “A volte le cose vanno in un
certo modo perché è così e basta. Senza colpevoli…senza responsabili.”
“Ma
io sono colpevole, Padmè…sono responsabile, perché tutti gli sforzi fatti ogni
giorno non hanno sconfitto il demone che silenzioso e infido mi logora l’anima,
senza sosta…senza riposo.” Anakin si alzò in piedi, oltrepassandola. Un sospiro
carico di dolore uscì dalle sue labbra, mentre si passava una mano sul viso. “Io
non ho più la forza di lottare se la mia rabbia mi impedisce di fermarmi di
fronte alle persone che amo di più al mondo…”
Padmè
lo avvicinò, e appoggiandogli una mano sul viso lo costrinse a girarsi a
guardarla.
“Io
conosco il tuo dolore…conosco la tua rabbia. Ma conosco anche il tuo cuore. Tu
ora chiedi odio e disprezzo...chiedi di essere lasciato solo. Eppure ricordi
cosa mi dicesti, quando mi hai chiesto di sposarti?”
Anakin
non rispose, ma la mente tornava indietro di anni, quando erano appena rientrati
a Naboo dopo quanto successo a Geonosis….
Un sole accecante… una guerra che
inizia.
Ma niente è importante ora…il mio unico
tormento sei tu…
Il pensiero di perderti mi è intollerabile,
ora che so i tuoi veri
sentimenti…
Ora che la morte che impaziente ci attendeva
nascosta tra gli spalti dell’arena infuocata ha strappato via le nostre insulse
maschere…
Anakin
chiuse gli occhi, sospirando. Padmè portò anche l’altra mano sul suo viso,
stringendolo. “Te lo ricordi, Anakin? Ricordi le parole che uscirono proprio da
queste labbra?”
“Sposami…”
…una parola sola, ma che conteneva una
follia.
Eri confusa. Me lo ricordo bene. Ma
continuai, ebbro diquel febbrile
desiderio che aleggiava nel mio cuore ogni volta che ti avevo accanto…
“Se quello che mi hai detto su Geonosis è
vero, allora possiamo, Padmè… perché Noi saremo più forti di tutto… ma dovrà
essere Noi… non io…non tu. Da soli non siamo niente…ma insieme, Padmè,
riusciremo a non essere schiacciati dalle menzogne… A vincere la
sofferenza.
Insieme, Padmè. Insieme…”
“Insieme,
Anakin….”
Le
parole di Padmè si sovrapposero al ricordo. “… ma se ti ostini ad allontanarti…
a chiuderti, e a rifiutarci… allora non ce la faremo.”
Il
ragazzo distolse lo sguardo. “Temo che quell’Anakin non esista più, Padmè…”
Ma
sua moglie scosse la testa, sorridendo. “No Anakin. C’è ancora…lo sento. Lo so.”
“Non
possiamo saperlo. Forse il vero Anakin è colui che sta distruggendo quanto di
buono c’è accanto a sé.Forse il
vero Anakin è il mostro, e tutto il resto un’illusione al quale vogliamo
credere.”
“Allora
io mi sono innamorata di un’illusione? Ho affidato la mia vita a
un’illusione?”
“Io
so di cosa posso essere capace…l’ho visto”
“Hai
visto anche la mia morte. Eppure hai cambiato il destino.”
“Io
credevo di poterlo fare, Padmè. E
invece tutto quanto è solo un’apparenza.” Le disse, guardandola negli occhi.
“Anni…Anni di lotte, in cui ho cercato di cambiare le cose. Di renderle
migliori. E cosa ho ottenuto? Il consiglio continua a non fidarsi di me….e le
persone che amo continuano a soffrire per causa mia….”
Padmè
rimase a guardarlo, mentre alzava una mano verso di lei…ma a poca distanza dal
suo viso, Anakin strozzò la carezza, stringendo la mano a pugno e
ritraendola.
“Io
non voglio più farti del male…ma ho paura che quanto successo possa ripetersi. E
dare conseguenze irreparabili.” gli disse con gli occhi lucidi. Padmè sostenne
il suo sguardo pieno di tristezza “Non riesco a toccarti senza pensare che non
possa avere conseguenze…”.
Rimasero
fermi, nel mezzo della terrazza… poi Anakin si voltò, tornando a sedere su uno
dei marmi, così come lei lo aveva trovato.
Ancora
silenzio.
Un
altro muro…l’ennesimo concesso.
E
allora Padmè, con piccoli passi decisi, gli si parò davanti… gli appoggiò le
mani sulle braccia, inclinando la testa per cercare il suo sguardo. Lentamente
fece scivolare una mano sul suo viso, scostandogli un ciocca di capelli che gli
ricadeva davanti all’occhio sfregiato.
“Ma
se non mi tocchi, Anakin, mi fai ancora più del male.”
Anakin
alzò gli occhi e la guardò, mentre lei gli sfiorava il volto con le dita. Fece
per parlare, ma Padmè scosse la testa, appoggiando l’indice sulla sua bocca…
esitò, quasi, sulle sue labbra….
Ma
era determinata, ora più che mai, a non lasciare che Anakin si consumasse così…
aveva bisogno di lui.
Aveva
bisogno delle sue carezze…. della sua dolcezza…della sua risata allegra.
Aveva
bisogno del suo abbraccio, l’unica cosa capace di darle forza e non farla
crollare quando invece tutto, intorno a lei, sembrava sgretolarsi…
Del
suo amore tenero e passionale… così distante dalla visione distorta di amore
distruttivo che Anakin ora vedeva come unico capace di esprimere.
Lo
baciò con dolcezza, attendendo una risposta… un qualsiasi segno di reazione. Lo
sentì irrigidirsi all’inizio… ma poi, lentamente, le sue labbra si schiusero.
Seguì
un bacio più profondo…e quando si separarono, Padmè lasciò scorrere una mano
lungo il suo braccio,
allontanandosi.
Si
voltò, intenzionata a raggiungere la camera…sperando che quella notte non la
lasciasse sola. Anche se, dopo giorni passati a non parlarsi, quel bacio era una
splendida vittoria.
Ma
sentì qualcosa trattenerla: la mano di Anakin, stretta intorno al suo polso, le
stava impedendo di andarsene.
Incrociarono
gli sguardi…e il tempo parve fermarsi, in quegli istanti.
I
suoi occhi la scrutavano enigmatici… poi, senza mai lasciarla si alzò in piedi e
le si avvicinò.
Il
silenzio assoluto avvolgeva ogni loro movimento, in un’atmosfera quasi irreale…e
Padmè rivide in lui quello sguardo che così bene sapeva metterla a disagio… più
audace di esperte carezze.
Senza
dire una parola si chinò sul suo volto, baciandola con tenera irruenza….
Padmè
chiuse gli occhi, mentre sentiva le mani di Anakin liberarle i polsi e posarsi
con delicatezza, ma altrettanta decisione, intorno alla sua vita… gli allacciò
le mani dietro al collo, stringendosi a lui quasi con disperazione….come se il
suo abbraccio potesse evitare che si allontanasse di nuovo, che scivolasse
ancora via tra le sue dita…
Si
sentì sollevare, mentre le labbra di Anakin non accennavano a tregua…e quando si
separarono, per un breve momento, Padmè potè vedere i suoi occhi colmi di
desiderio… ma indecisi, allo stesso tempo.
Gli
prese il viso tra le mani, lasciando per un istante che il pesante ansimare
riempisse l’esiguo spazio tra le loro labbra …
“Permettimi
di chiederti perdono…permettimi di ridarti ciò che le mie paure ti hanno portato
via…” le mormorò con voce roca.
“Permettimi
di amarti ancora, Padmè…”
*******
Padmè
sentì la pelle bruciare, mentre le mani di Anakin si muovevano lungo il suo
corpo in delicate carezze… mani così forti… capaci di tanta dolcezza e tanta
violenza allo stesso tempo….
sentì
la sua bocca imprimersi sulla sua carne, assaporandola… infuocandone ogni lembo,
nella piacevole tortura che solo le sue labbra sapevano darle…
Chiuse
gli occhi, mentre la sua mano scendeva tral’incavo dei seni fino ad accarezzarle il ventre…
Anakin
cercò la sua bocca, e Padmè sentì tutto il disperato bisogno che aveva di
lei….
…ti amo… ti amo al di là di ogni ragionevolezza…
Fece
scorrere le mani lungo le sue forti braccia… per poi volare delicate a
percorrere la sua schiena, accarezzando le cicatrici che segnavano il suo
corpo…posandosi infine sulle sue spalle…
…desiderandoti ogni notte solitaria…cercando
il tuo viso in ogni stella…
Si
strinse contro di lui, aderendo al suo corpo, mentre gemiti soffocati uscivano
dalle sue labbraaccompagnando la
dolce, sinuosa danza dei loro corpi…
…un’unica anima… il mio cuore che batte al
ritmo del tuo respiro…
Le
loro labbra si cercarono per unirsi ancora… le loro menti ormai schiave del
desiderio, della passione ardente che si stava consumando in quegli istanti,
padrona di ogni fibra delle loro membra.
Anakin
mosse la mano, quella che la guerra gli aveva risparmiato… quella che gli
permetteva ancora di sentire il calore e la morbidezza della sua pelle.
Accarezzò il fianco di Padmè risalendo, poi, il profilo del seno…. fino a
trovare la suamano, intrecciando
le dita con le sue…facendola scivolarefin sopra la sua testa mentre i suoi movimenti si facevano sempre più
intensi…sempre più decisi.
…ogni tua carezza è un tormento di cui non
posso fare a meno…
Padmè
chiamò il suo nome, affondandogli le dita nelle spalle… tremò sotto di lui,
squassata dal culmine della passione che li aveva travolti…si sollevò
inarcandosi verso il suo corpo con un grido trattenuto, mentre Anakin tornava a
incendiare la tenera pelle del suo collo…a imprigionare le sue labbra ….
…ogni tuodolore… ogni tua lacrimaè per me pura agonia…
Si
strinse ancora di più a lui, persa in sensazioni che le toglievano il
respiro….bramando la sua bocca, mentre spossati dall’intensità del loro
desiderio si abbandonavano l’uno tra le braccia dell’altra…
Sentì
Anakin sussurrare il suo nome… sfuggirgli quasi in un singhiozzo.
…come ho potuto farti del
male?
Padmè
allora gli baciò la fronte… scese accarezzandogli con le labbra la punta del
naso…e poi gli occhi, con le ciglia salate di lacrime.
Sono qui, amore mio…
“Sono
qui….” gli mormorò all’orecchio… affondandogli una mano tra i capelli umidi.
Lui
la guardò, e Padmè si perse nei suoi occhi azzurri, velati di tristezza per
colpe che si addossava ingiustamente….occhi cheurlavano tutto il suo amore per lei.
Sono qui…e ci sarò per
sempre…
Anakin
si abbassò sulle sue labbra… poi, lentamente scese fino al suo petto,
appoggiando la testa tra i suoi seni….non sciolsero l’abbraccio, desiderando che
il tempo si fermasse… cristallizzandoli così, persi l’uno nell’altra…
Sentì
il cuore di Padmè martellare furiosamente ….
Anakin
non lasciò le sue mani nemmeno quando si distese al suo fianco, insinuandosi tra
le sue dita e stringendole…respirò
il profumo della sua pelle, quando si sistemò contro di lui.
E
il caldo soffio del suo respiro cullò Padmè fino al dolce oblìo del sonno.
Ci ho messo un po', ma come ben sapevate sono rientrata dal
Canada i primi di Ottobre, dopodichè ho dovuto racappezzarmi un po' con le idee
e soprattutto ho avuto da sistemare un po' di faccende al mio rientro...
Ma innanzitutto i ringraziamenti: Thanks to Evey (o Blaise
^^), Silvì (sono contenta che ti sia piaciuto il "riavvicinamento", so quanto
sai essere critica su questo genere di cose!), Chaosreborn (Hai perfettamente
ragione: Toronto è magnifica!), Masterpeeves e Darth Harion. Un ringraziamento
anche alla new entry ^^ Anduril, che si unisce alla schiera di coraggiosi che
hanno avuto il fegato di leggere questa storia ^^.
Sto scherzando ovviamente, ma ora bando ai convenevoli e
come al solito buona lettura!
***********
Capitolo 12
Obi Wan guardò il
sole filtrare pigro dalle grandi finestre che armoniose disegnavano la geometria
della sala del consiglio. Le mani ferme sui braccioli del seggio, osservava la
pallida luce illuminare il motivo circolare al centro della stanza… farsi sempre
più intensa e calda. Si accarezzò la barba, meno curata del solito. Aveva
un’altra notte insonne alle spalle….Troppi pensieri. Troppe
preoccupazioni. Non erano certo le condizioni ideali per dormire. Sentì la
voce di Windu scorrere la lista dei maestri, mentre mormorii di assenso si
alzavano tra le file dei jedi… Il piano proposto era quasi banale, nella sua
semplicità… e non si discostava molto da quanto avevano discusso nella sala
degli anziani, dopo il consiglio del giorno precedente. Non sapendo con
precisione quale delle due strade li avrebbe portati alla risoluzione, la cosa
più sensata era…batterle entrambe. Dunque, un maestro e una guarnigione di cloni
sarebbero stati assegnati a ogni pianeta considerato “a rischio” , con l’ordine
di ripiego in caso di necessità. Contemporaneamente, su Endor si sarebbe
consumata l’attesa.
…Maestro Koth… Seleucami…
…Maestra Unduli…
Felucida …
…Maestro Vos… Mustafar…
Obi Wan scrutò lo sguardo
deluso di Raken, escluso dall’operazione. Quando il maestro Windu aveva
annunciato che le operazioni di imbarco delle truppe sarebbero avvenute il più
presto possibile e che erano state decise per ogni maestro destinazione e numero
di guarnigioni, Axelbi si era tanto repentinamente quanto avventatamente
proposto per il sistema di Mustafar. Vero era che lo conosceva molto bene…ma
assegnare Raken alla guida di un esercito, per quanto fosse rimasto ancora molto
abile nel combattimento nonostante le sue condizioni, sarebbe stata una mossa
quantomeno azzardata.
Maestro Koon … Boz Pity…
Maestra Secura…
Cato Neimoidia …
Neanche Anakin era stato menzionato nella
missione. Era comprensibile… Si era discusso molto sulla necessità di non
perdere di vista l’obiettivo primario della congiura, oltre i risvolti che la
stessa aveva portato alla luce. Di portare al sicuro il Cancelliere, la
senatrice Mothma e Padmè…. E in molti credevano che Anakin avesse già provveduto
a tal scopo, ignorando quanto si stava facendo con fatica per non destare
sospetti. Che non si riuscisse a tenerlo a freno… che l’assemblea continuasse
a giustificare quei suoi atteggiamenti. Solo l’ intervento di Obi wan aveva
dato chiarezza alla situazione. E con amarezza mista a rabbia, aveva considerato
che molti continuavano a giudicare senza realmente conoscere i
fatti. “Maestro Kenobi…” Obi wan si riscosse, alzando lo sguardo: Windu
doveva comunicargli la sua destinazione “Per te c’è Endor.” Il jedi annuì.
Se lo aspettava. Cosa c’è di meglio per il “Negoziatore” di una snervante
attesa? “Che la forza sia con voi…” disse quindi Yoda a tutti i partecipanti
dell’assemblea. Obi Wan osservò il lento scemare di jedi…. Nel giro di una
giornata i primi avrebbero lasciato il tempio. Sarebbero partiti a piccoli
gruppi, per non destare sospetti, mentre i cloni sarebbero stati inviati
sull’atmosfera di Naboo, dove vi era la certezza che i cospiratori non avevano
agganci, per completare le procedure di imbarco. Infine da Naboo sarebbe
avvenuta l’opera di smistamento delle truppe, comandate ognuna da un
maestro. Anche Obi wan decise di alzarsi: considerò che probabilmente sarebbe
stato tra i primi a partire. Ma in quel momento Endor gli interessava
poco….Inesorabile la sua mente correva ad Anakin. L’aveva lasciato sperando che
riflettesse su quanto gli aveva detto… era fondamentale che ritrovasse la sua
strada. Aveva atteso le delibere di quel consiglio per parlargli: avrebbe
così avuto modo di dirgli con precisione cosa stava accadendo. Non era ancora
riuscito a capire cosa pensassero Yoda e Windu al riguardo… Ma questa volta
avrebbe corso il possibile rischio di mettersi contro gli anziani. “Obi wan,
tu sarai l’unico ad avere un compagno, su Endor.” Le parole di Windu
arrivarono inaspettate. Si voltò quindi sulla soglia, ad osservare i due
maestri. “Se riuscirai a intavolare una discussione civile con Skywalker
comunicagli che è con te. Onestamente, non ti so dire se questa è una
dimostrazione di fiducia nei suoi confronti ma…” Windu sospirò, prima di
continuare “Se Iver si sente al sicuro, cosa assai probabile, potrebbe attendere
il nostro arrivo su Endor. E noi abbiamo bisogno di lui” Kenobi rimase in
silenzio…era un’ ammissione, quella, di quanto fosse stata mal gestita l’attuale
delicata situazione? In parte. C’era di più. Nella mente le parole della
profezia…. L’equilibrio nella forza. Se quella era la fine, poteva essere
scritta solamente dal prescelto. Obi Wan annuì, prima di parlare. “Avrei
coinvolto Anakin anche contro il vostro parere, maestri.” Yoda scese allora
dal suo seggio. “Lo sappiamo. E in queste tue parole di sentire, mi sembra,
l’arroganza del tuo vecchio maestro. E come molto tempo fa ti dissi, di quella
bisogno non hai…” gli disse con due occhi bonari, strappando un sorriso al
barbuto jedi. Quindi si appoggiò con entrambe le mani al nodoso bastone. “Su
Geonosis, invece, io mi recherò.” “Geonosis?” Windu era perplesso “Geonosis
non compare nei documenti, maestro Yoda…” “Lo so bene. Ma non aver pensato a
quel pianeta quasi ci costò la capitale, anni fa’…” valutò il vecchio jedi. “I
congiurati potrebbero aver avuto bisogno di armi…” “Ma maestro… proprio in
seguito agli ultimi avvenimenti Geonosis è in mano a un governo nominato dal
cancelliere Organa in persona…è impossibile che..” obiettò Obi wan, prima di
essere interrotto. “Un jedi sta, con molta probabilità, tradendoci sotto i
nostri occhi…. In Senato coloro che al bene della galassia e dei popoli
dovrebbero pensare mirano ad uccidere il cancelliere. Il lato oscuro tesse da
anni le sue intricate trame…” Yoda lo guardò amareggiato: “Sicuro tu sei, Obi
wan, che ci sia ancora qualcosa di
impossibile?”
************
In fondo alla training aerea,
inutilizzata a quell’ora del mattino, un’alta figura osservava intenta la
rastrelliera occupata da decine di piccole spade laser: quelle che gli
younglings usavano nelle lezioni con il maestro Yoda. Alzando una mano,
afferrò una lucente impugnatura, ornata ai lati da inserti verticali neri. La
rigirò, scrutandola con attenzione…così piccola tra le sue mani. “Luke…usa
questa, non è vero?” domandò Anakin quando sentì l’amico affiancarlo, e Obi Wan
annuì. “Già. Perché è quella che assomiglia di più alla tua.” “Gli ripeto
sempre che la spada laser non è solo un’arma… ma l’estensione del nostro
braccio. Noi stessi nel cristallo. E che da essa dipende la nostra vita…” Il
suo vecchio maestro lo guardò di traverso, inarcando un sopracciglio. “Beh detto
da te, suona come una beffa…” Anakin sorrise, mentre rimetteva al suo posto
la piccola saber. “Si…credo tu abbia ragione…” “Sono contento che tu sia
qui…” gli disse dopo qualche istante il barbuto jedi. “Stavo venendo da te, agli
appartamenti, quando ho percepito una presenza a dir poco inaspettata” “Io…
volevo scusarmi con te …” mormorò Anakin, alzando gli occhi dalla rastrelliera
verso l’amico. “Mi dispiace, Obi wan…mi dispiace per quello che ti ho detto
” Obi Wan rimase in silenzio, poi cominciò ad accarezzarsi la barba assumendo
una finta aria pensierosa. “Non credo che tu debba scusarti. In fondo avevi
ragione… io non sono come Qui gonn” “Sai che non lo penso davvero…” si
giustificò Anakin, ma Obi Wan proseguì . “Il buon vecchio Qui Gonn ti avrebbe
gonfiato la faccia a suon di schiaffi, dopo un’uscita del genere” Anakin lo
guardò stupito… poi si mise a ridere imitato dopo poco da Obi wan, il quale
percepiva chiaramente un turbamento di fondo, ma una maggior tranquillità nel
suo ex padawan. “So che c’è stato un consiglio…” azzardò il giovane, e Obi
wan annuì. “Non credevo ti informassi su quanto accadesse al tempio” “Infatti
non lo faccio. Me l’ha detto Olympia… l’ho incontrata nell’hangar. Mi ha detto
che c’è una gran tensione nell’aria…. Sembrava molto preoccupata….” Anakin
osservò il volto stanco e tirato del suo maestro. “Anche tu lo sembri.” Obi
wan incrociò le braccia, sospirando: “Ci siamo, Anakin…” Il ragazzo non
rispose, attendendo che continuasse. “Iver è il nostro uomo…Gechter sta facendo
il doppio gioco, o almeno così sembra. Il fatto è che non siamo sicuri di nulla.
È l’incertezza a creare tutta l’inquietudine che avvolge il tempio.” Anakin
lo guardò senza capire. “Abbiamo dei documenti che attesterebbero la lealtà
di Gechter nei nostri confronti” iniziò a spiegargli Obi Wan “ma
contemporaneamente sappiamo di strani movimenti su Cloud city di un fantomatico
jedi….alla luce dei fatti, non riusciamo a capire se tali documenti siano falsi
o meno…” “Non può essere un altro, su Cloud city?” “Nessuno sapeva di
queste indagini…” “Di cosa parlano i documenti?” domandò allora
Anakin. “Alykarnosh appoggerebbe Vilbaem nell’impresa di uccidere Organa…. ed
Endor viene menzionato continuamente nelle missive…” Obi Wan si interruppe, e
cercò lo sguardo di Anakin “Tu cosa deduci da tutto questo?” “Deduco che se i
documenti sono falsi…” gli rispose, incrociando le braccia “…sento un gran odore
di trappola…” Rimasero in silenzio, poi Anakin scosse la testa. “Dovevo
immaginarlo…dovevo farmi delle domande da quel giorno in senato..” “Se
troveremo riscontro ai fatti, allora è stato lui a reclutare Ventress…a uccidere
e trucidare Dana e Lucius…” “..a rapire Padmè e i bambini..” concluse Anakin
per lui, passandosi una mano sul viso. “Che cosa ha deciso il consiglio?” “Di
far scattare la trappola. E tu verrai su Endor con me.” Il giovane jedi si
voltò a guardarlo, poi fece una piccola risata ironica. “Fantastico… attaccato
al tuo saio, neanche fossi un padawan. Mi hanno dato la balia…” “Anakin, che
ti aspettavi? Che dopo la tua sfuriata ti accogliessero al suono delle
fanfare?” Anakin non rispose… Obi wan lo vide serrare le labbra, percependo
un fremito di rabbia. “Non vederla come una “punizione”….Endor è il fulcro
dell’operazione….” “Era per questo che mi cercavi?” lo interruppe. “Per dirmi
che adesso avete bisogno di me?” Ma Obi Wan gli appoggiò una mano su
una spalla. “No… ti cercavo per sapere se le mie parole ti avevano indotto a
pensare” Anakin gli lanciò un’occhiata, prima di sedersi in una delle panche
che costeggiavano la parete della stanza. “Non avevo bisogno che la forza me
lo indicasse…” gli disse, guardandolo negli occhi. “Era lì, davanti a me.
Erano lì. Sono loro a farmi rialzare la testa… sono loro che impediscono
al buio di inghiottirmi…” A quelle parole, a Obi wan tornò in mente la frase
del maestro Yoda…
… la luce nella sua oscurità … una flebile fiamma
…agonizzante… morente…
…non lasciamo che quella fiamma si
spenga…
“Padmè. I tuoi figli. è per loro che hai sempre combattuto.
Era a loro che mi riferivo, quando ti dissi di non gettare al vento tutto quello
che avevi faticosamente costruito…” Obi wan gli si sedette accanto, e Anakin
si voltò verso di lui. “Io non voglio perderli, Obi wan.” “Non succederà.
Perché dovrebbe?” Il giovane tirò un profondo respiro. “Quando sono arrivato
a casa…. Ero furioso. E spaventato. Mi sono scagliato contro tutti…contro
Leia…contro Padmè, anche se avessi già capito che non stava bene. Le ho urlato
contro… l’ho presa per le braccia…l’ho spaventata.” Obi wan era attonito… ma
fu colpito dagli occhi di Anakin, nei quali lesse una profonda…paura. “Non
voglio che succeda di nuovo… Costi quel che costi…” “È per questo che ti
tormentavi?” lo incalzò il maestro. “È per questo che credi sia stata colpa
tua?” Anakin non rispose. “Non le ho fatto del male… non potrei mai.
Ma…” “Padmè avrebbe perso comunque il bambino….” gli disse
perentorio. “Una bambina” lo corresse il giovane “…sai Obi Wan, era
una bambina…” Il barbuto jedi sentì la voce dell’amico addolcirsi, mentre
guardava le sue labbra incresparsi in un sorriso. “…i droidi me l’hanno fatta
vedere. Così piccola…ma perfetta….” Anakin appoggiò la testa al muro,
cominciando a fissare un indefinito punto del soffitto della training area,
mentre Obi Wan ascoltava incapace di replicare…sentendosi schiacciato dal dolore
dell’amico. “Quando mi hanno detto che era una bambina, non ho potuto fare a
meno di pensare a quante volte Padmè me l’aveva ripetuto… e ai bambini, Leia
soprattutto… a quante volte ci avevamo scherzato…” Obi Wan sentì la voce
dell’amico incrinarsi, e potè vedere le lacrime scendere sul suo
viso. “L’avevano messa su un piccolo lettino…era rannicchiata su un fianco.
Sembrava che dormisse…” Poi Anakin abbassò la testa…e dopo qualche istante il
suo corpo venne squassato dai singhiozzi. “Oh…andiamo. Vieni qui…” lo
incoraggiò Kenobi, mettendogli un braccio intorno alle spalle a attirandolo
contro il proprio petto. Anakin allora continuò il suo pianto liberatorio, e Obi
wan non poté fare a meno di tornare indietro nel tempo, quando Anakin era appena
arrivato, privato di ogni affetto compreso quello dell’unico uomo che aveva
creduto in lui, Qui gonn. Quando durante i primi addestramenti Anakin si
scoraggiava facilmente, ma cercava di essere più grande e più forte di quanto
volesse. E spesso la sera lo sentiva piangere silenziosamente…. allora Obi
Wan lo abbracciava anche se sapeva di non poterlo fare…ma voleva dannatamente
bene a quel bambino. Lo abbracciava per farlo sentire meno solo. Lo
abbracciava perché nelle lacrime di Anakin vedeva anche quelle che lui non aveva
mai versato…le lacrime che non aveva pianto per Qui gonn…e consolando lui
consolava un po’ anche se stesso. Sorrise, guardando quel marcantonio che era
diventato Anakin piangere contro il suo petto… “Dai, ora basta, ragazzino” lo
spronò Obi Wan facendolo rialzare, e Anakin si asciugò veloce gli occhi. “Hai
già pensato a un luogo sicuro dove portare Padmè e i bambini?” gli domandò, una
volta che si fu calmato. “Dopo quanto mi dicesti al tempio, volevo solo portare
Padmè e i piccoli il più lontano da Coruscant…poi…” Anakin si interruppe un
momento “Nessun posto mi sembra sicuro, se ripenso a ciò che è successo a
Naboo…” Obi wan allora si alzò. “Voglio che tu te ne vada, e che pensi a
mettere al sicuro la tua famiglia….” Anakin lo guardò in silenzio. “Non ce la
farai da solo su Endor, maestro.” “Io non ti sto escludendo. Ti sto dando del
tempo….anche io tengo a loro più di quanto non immagini. E…” Obi wan sorrise
“Non puoi certo riportare l’equilibrio nella galassia, se prima non lo riporti
nella tua vita…e in te stesso.” Anche Anakin sorrise di rimando. “Ti caccerai
nei guai prima o poi Obi wan, lo sai?” “Sarebbe un’esperienza da provare” lo
canzonò. Insieme si avviarono all’uscita della training area, ma a metà
strada Anakin si fermò. “Il tuo motivo, Obi wan.” Il maestro inarcò un
sopracciglio. “Dopo la morte di Qui Gonn… che ti ha permesso di andare
avanti.” “Già…il mio motivo.” Gli disse dopo qualche istante, sorridendo. “Il
mio motivo era una promessa…e aveva le fattezze di un ragazzino biondo dai
vivaci occhi azzurri che faceva lo schiavo su Tatooine.” Anakin spalancò gli
occhi, sorpreso, e Obi Wan gli appoggiò una mano sulla spalla. “Chiudiamo la
partita, ragazzo. Qui si tratta di restare o fuggire…la scelta è solo
tua.” Ma l’amico lo guardò con determinazione. “Ci vediamo su Endor” Obi
Wan sorrise. “Ci vediamo su Endor” Anakin proseguì, oltrepassando la soglia e
incamminandosi nel lungo corridoio, arrivando infine all’hangar e al suo
speeder.
…Il mio motivo aveva le fattezze di un ragazzino biondo dai
vivaci occhi azzurri che faceva lo schiavo su Tatooine…
Era lui il
suo motivo…non poteva deluderlo ancora. Non voleva deluderlo
ancora. Ma ora nei suoi pensieri solo i bambini… Solo il suo angelo, che
l’aveva salvato ancora una volta. Un posto sicuro… Quando entrò nei suoi
appartamenti, scorse Padmè ridere di cuore, divertita da qualcosa che si stava
svolgendo sulla terrazza. Si avvicinò silenzioso e da dietro prese le mani di
sua moglie, stringendola contro di se, appoggiandole il mento su una spalla
mentre lei, colta di sorpresa inizialmente, si abbandonava nel suo
abbraccio. E finalmente Anakin potè ridere di quanto accadeva sulla
balconata, ovvero i goffi tentativi di C3PO di fingersi un malvagio, sottostando
così al volere del gioco ideato dai gemelli che prevedeva il salvataggio della
piccola Leia dalle grinfie di un cattivissimo droide/ governatore della quarta
luna di Yavin da parte di un agguerritissimo Luke. Di certo, 3PO non era
molto credibile come perfido antagonista… Sorridendo, Anakin non potè fare a
meno di pensare a quando l’aveva ideato e assemblato, tanti anni prima…. E
all’improvviso…
…che faceva lo schiavo su Tatooine…
…“Se mai ti
dovesse servire qualcosa… beh, sai dove
trovarmi…”
…Lars…
…Tatooine…
Tatooine.
*************
Olympia
percorse a passo veloce il camminatoio esterno che costeggiava l’ampio cortile
sul retro del tempio. Ricordava ancora nitidamente quando dal dormitorio si
affacciava a guardare le truppe di cloni marciare, pronte a seguire i maestri
nelle missioni che avrebbero portato alla fine della guerra contro i
separatisti, anni prima. Ora il cortile era vuoto, solo una piccola navetta
in attesa. Il motivo per il quale si stava dirigendo alle terrazze di
meditazione. Obi Wan era lì, ad occhi chiusi, le mani incrociate dietro la
schiena… “Maestro Kenobi…” iniziò cauta. Il jedi non si mosse… ma poco dopo
la ragazza lo vide muoversi, e un forte respiro risuonò nella quiete della
meditazione. “Dimmi pure Olympia…” la incoraggiò voltandosi verso di
lei. “È arrivato il vostro trasporto… per Naboo.” Il jedi sorrise.
“Uhm…finalmente. Temevo che non volessero più farmi partire…” Le procedure di
imbarco e sbarco avevano richiesto più tempo del previsto, in effetti. Ma
dopotutto, dovevano aspettarselo: le operazioni militari avevano sempre
sottratto molto tempo in condizioni normali…figurarsi in un regime nascosto come
quello in cui si muovevano ora. “È vero ciò che si dice del maestro Gechter?"
gli domandò Olympia mentre insieme si avviavano al cortile. Doveva assolutamente
parlare: restare in silenzio avrebbe celato malamente tutto l’imbarazzo nel
trovarsi sola con lui. “Si…” disse dopo qualche istante “Temiamo che Iver ci
stia tradendo. In Senato ci sono dei congiurati che vogliono la morte del
Cancelliere. E forse Gechter li sta aiutando… “
E la cosa più grave è
che l’abbiamo messo noi nelle condizioni di farlo…
Ma Olympia scosse
la testa “Il maestro Gechter è il jedi più puro che abbia mai conosciuto…” La
ragazza cercò gli occhi verdi di Obi wan, “è…è stato il mio maestro…tutto quello
che so lo devo a lui…” “Le persone cambiano, Olympia. Il lato oscuro potrebbe
aver corrotto Iver…” “Non ci credo! Non ci crederò finché non lo vedrò con i
miei occhi..” “Spero che questo non accada” le disse Obi wan con voce stanca
“Spero che tu non debba vederlo con i tuoi occhi…” La jedi rimase in
silenzio, prima di continuare. “Non siete preoccupato?” gli chiese ancora.
“Endor potrebbe rivelarsi una trappola… una fossa scavata ad arte per attirarvi
dentro…” Olympia non riuscì ad arrestarsi, e le parole uscirono dalla sua
bocca come un fiume in piena. “Trovo che il consiglio stia sbagliando. Non
potete andare solo… non riesco a credere che vogliano prendersi un rischio di
questa portata!” Obi Wan spalancò gli occhi, e posò uno sguardo stupito sul
viso della giovane che lo affiancava.. e Olympia arrossì violentemente, temendo
di aver parlato a sproposito. Ma dopotutto, uno dei suoi peggior difetti era di
non riuscire mai a contare fino a dieci prima di parlare. Il maestro jedi
rimase in silenzio, ma poi scoppiò a ridere, strappando un sorriso anche alla
ragazza. “Non preoccuparti, Olympia…il consiglio ha valutato la questione, e
non dimenticare che il tutto potrebbe risolversi in semplici
arresti.” Arrivarono al cortile, e un soldato salutò Obi Wan, mettendosi
sull’attenti. “Tu resterai su Coruscant?” gli chiese a pochi passi della
pedana d’accesso al mezzo. Olympia annuì, e il jedi proseguì. “Allora ci
vediamo al mio ritorno. A meno che tu non faccia come sei anni fa…” Obi wan
rimase in silenzio, e la ragazza sorrise imbarazzata, abbassando lo sguardo.
“…quando rientrando al tempio venni a sapere che eri partita con la tua
padawan….” Obi Wan mise un piede sulla pedana, intenzionato a salire sullo
speeder. “Maestro Kenobi” Il jedi si voltò, e incrociò gli occhi
preoccupati della giovane.
Non ero partita, Obi Wan…ero scappata…
scappavo da un amore impossibile…dal voler dirti quanto ti amassi…quanto ti
amo…e forse non riuscirò mai a dirtelo…
“Che la forza sia con voi,
maestro Kenobi” riuscì soltanto a dire. “Che la forza sia con te, Olympia…”
rispose Obi wan, prima che il piccolo trasporto si alzasse da terra per
scomparire tra le sfumature del cielo di
Coruscant.
*******
“Cosa fai?” chiese dolcemente Anakin a
Luke, piegandosi mentre entrava nella piccola camera che i Lars avevano
sistemato per i gemelli. Quando erano partiti per Tatooine, ai bambini era
sembrata l’inizio di una strana avventura… Durante il viaggio Anakin aveva
raccontato loro del pianeta e di Owen e Beru, e i gemelli avevano accettato con
entusiasmo la scoperta di questi nuovi zii, anche se Anakin aveva aggiunto che
non avrebbe potuto trattenersi molto lì con loro, rovinando in parte la gioia
dei bambini. E finché era stato lì, aveva avuto il tempo di accertarsi che su
Tatooine non ci fosse davvero alcun pericolo. Ma quella sera, sul suo
starfighter, aveva trovato un messaggio di Obi wan: il suo maestro stava
muovendo su Endor. Era dunque arrivato il momento di andarsene. “Stavo
pensando a una cosa…” rispose serio il bambino, seduto sul piccolo letto. “Me
la vuoi dire?” Luke lo guardò di sottecchi. “Non vuoi che torno al
tempio?” “Certo che lo voglio” “Allora perché scappiamo?” Anakin rimase
in silenzio. “Delle persone vogliono farvi del male. E io cerco di
impedirlo.” “Vogliono fare del male anche a te?” Il ragazzo annuì. “Se non
fanno del male prima a me, non riuscirebbero a farne a voi… Perciò sarò ben
contento di farmi dare una bella strigliata per primo…” rispose sorridendo
Anakin. “Morirai, papà?” Anakin lo guardò, sostenendo la serietà
incredibile del bambino. Poi si voltò verso la porta alle sue spalle. “Avanti
signorina, vieni fuori…” Leia si affacciò timidamente sulla soglia, e Anakin
la prese in braccio, mettendola seduta vicino al gemello. “Come hai fatto a
sapere che ero lì?” “È un po’ difficile prendermi alle spalle…” le disse con
sorriso sornione. Leia lo guardò, poi si voltò verso Luke. “Papà non può
morire. Papà è il più fortissimo di tutti” Anakin si mise a ridere, poi si
strinse i piccoli a sé. “Devo andare via…” disse loro piano. “Ma perché?”
domandò sua figlia. “Non stai bene qui con noi e con lo zio Owen?” lo incalzò
Luke. Ma Anakin scosse la testa. “Vorrei restare…non sapete quanto. Ma Obi
Wan ha bisogno del mio aiuto…e io non posso lasciarlo da solo.” I gemelli
rimasero in silenzio, e Anakin chiuse gli occhi, stringendoli e baciando la
testolina bionda di Luke… i morbidi ricci di Leia. Avrebbe mai saputo
dimostrare ai suoi figli quanto li amasse? Le parole non sarebbero mai state
sufficienti… Li amava. Li avrebbe sempre amati. Sempre. “Vi
voglio bene, bambini…” mormorò ai suoi figli “E prendetevi cura della mamma,
finché io sarò via..” Il giovane fece loro un’ultima carezza, e Leia alzò gli
occhi su suo padre. “Allora papà possiamo dormire con mamma, adesso!!” Anakin
sorrise, annuendo “Certo che si… lo dirò io alla zia Beru. Andate ora…”. Ma i
gemelli rimasero ancora un attimo a guardarlo. “Tornerò presto, ve lo prometto.”
Li rassicurò, vedendo la loro riluttanza. Quando uscirono dalla stanza,
Anakin considerò che non era sicuro di riuscire a mantenere quella
promessa… Salì quindi le scale e si avviò verso l’uscita della casa: sopra la
sua testa, il cielo limpido faceva bella mostra delle sue stelle…e a poca
distanza l’oscurità del deserto avvolgeva l’esile figura di Padmè “Obi Wan è
in viaggio verso Endor” le disse piano, cercando i suoi occhi La giovane
sospirò. “Lo immaginavo….” “Amore ascoltami…” le disse con dolcezza dopo un
interminabile silenzio, prendendole il viso tra le mani. “Ascoltami, per
favore…è importante. Questa è la resa dei conti, Padmè… e dobbiamo pensare anche
al peggio…” “No…” gli rispose decisa, scuotendo la testa. “Perché vuoi che
sia un addio? Perché vuoi renderlo un addio?” “Non voglio che sia un
addio….cerco di essere realista.” “Ho convissuto per anni con la guerra,
Anakin.” Gli disse con rabbia, liberandosi dalla sua presa. “Ho visto la mia
terra invasa. Ho visto le bombe esplodere su Coruscant. E sentito le voci…i
mormorii che nei corridoi ti davano per morto, senza poter reagire. Ma la mia
forza Anakin, veniva da come sapevi rassicurarmi ogni volta, prima di partire.
Non hai mai pensato al peggio…non sei mai stato “realista”…” Anakin rimase in
silenzio. “Perché mi stai facendo questo?” le parole di Padmè uscirono quasi
in un sussurro, questa volta, andando ad unirsi al vento del deserto. “Ti stavo
perdendo, e ti ho appena ritrovato…non voglio perderti di nuovo…” Suo marito
allora le si avvicinò, ma Padmè gli puntò le mani sul petto. “Non farlo. Ti
prego non farlo…” “Non posso abbracciarti?” Padmè scosse la testa. “Se mi
abbracci, non sarò più in grado di lasciarti andare…” Anakin la guardò…si
limitò ad allungare una mano e accarezzare il viso della moglie. “Non è così…
non mi perderai di nuovo...stavo annegando, Padmè, e tu mi hai salvato…Ti sembra
poco?” “Se è destino che io debba perderti, mi sembra niente…” “Ma non
potrai mai perdermi, Padmè…” Anakin fece un passo verso di lei, sollevandole il
mento per farsi guardare. “Perché potranno spegnersi le stelle e i soli smettere
di sorgere…perché tutto potrà sembrare un sogno, o un incubo…o il mio animo
corrotto e carico d’odio potrà appropriarsi del mio corpo…del mio potere, senza
che io riesca a impedirlo…” A Padmè tornarono in mente i momenti vissuti a
Coruscant, quando Anakin era piombato a casa, privo di qualsiasi
controllo…. “Potrà sembrarti la fine, ma tu non mi avresti perso comunque…”
continuò il jedi, avvicinandosi ancora “ Perché il mio cuore, Padmè…il mio cuore
resterà per sempre nelle tue mani… e allora io non sarei perduto. E tu mi
avresti salvato. Ancora una volta…” Padmè si morse il labbro, alzando gli
occhi e portando indietro la testa, come a voler impedire alle lacrime di
scendere. “Posso abbracciarti ora?” le mormorò all’ orecchio… e le difese che
la giovane aveva faticosamente innalzato per farsi forza crollarono sotto
l’insostenibile peso di quel sussurro. Gli posò le mani sul viso, baciandolo
con trasporto… avrebbe voluto che non se ne andasse… avrebbe
voluto…
…Non andare…non andare…
Quando si separarono,
Anakin la tenne stretta a sé, appoggiando la fronte contro quella di
lei. “Non meritavi che ti facessi soffrire così…gli angeli non dovrebbero
conoscere il dolore…” “Io non ho rimpianti, Anakin…” gli disse in un sorriso
“Rifarei tutto quello che ho fatto… lo rifarei all’infinito…” Padmè appoggiò
la testa sul suo petto, incapace di separarsi da lui…da quelle braccia che la
cullavano in quella calda…assurda notte. “Tornerai…lo so che tornerai” gli
disse piano “Perché Luke dovrà averti vicino, quando sarà un uomo…perché Leia
non te lo perdonerebbe…” “E vedremo i bambini crescere, mentre noi
diventeremo due vecchi rompiscatole…” disse Anakin ridendo…strappando un sorriso
alle lacrime della ragazza. “Ti ho fatto una promessa quella notte, Padmè…e
farò del mio meglio per mantenerla” le ricordò il jedi dopo qualche istante,
cercando i suoi profondi occhi nocciola.
…Permettimi di ridarti ciò
che le mia paure ti hanno portato via…
Padmè annuì “…e tornerai
perché io non ce la faccio senza di te…” Un dolcissimo bacio unì le loro
labbra l’ultima volta. “Vattene ora, altrimenti davvero non sarò più capace
di lasciarti andare…” disse Padmè, allontanandosi da lui di qualche passo…ma
senza lasciare le sue mani. “Ti amo…” “Ti amo anch’io… tantissimo… ” Il
giovane si allontanò, e anche le loro mani si divisero. “Anakin” La sua
voce lo fece voltare verso di lei. “Un’unica anima….” gli mormorò, e Anakin
annuì, regalandole uno dei suoi disarmanti sorrisi. “Per questo non possiamo
perderci”
grazie a Darth Harion, Chaosreborn, padmeskywalker e Silvì
(si, il gioco dei gemelli è una citazione a Episodio IV e no, onestamente non ricordavo proprio
la canzone di Moulin Rouge^^)
Buona lettura
***********
Capitolo 13
Una
fitta nebbia era calata sulle foreste di Endor.
Una
nebbia densa, di quelle che ti penetrano nelle ossa…Che ti fa dubitare perfino
della persona distante appena un’occhiata da te.
La
vegetazione pullulava di sagome… ombre silenziose che con movimenti secchi e ben
precisi prendevano posizione nei luoghi assegnati, scrutando con binocoli
infrarossi che lasciavano spettrali scie tra le fronde… nascondendo e occultando
mezzi di trasporto.
Se
Obi wan non avesse saputo che tutto quel movimento attorno lui era opera dei
cloni, probabilmente si sarebbe sentito a disagio.
Dopotutto,
anche il clima si divertiva a metterli in difficoltà.
Dove diavolo si è cacciato?
Obi
wan si guardò intorno, estendendo le sue percezioni. “Vado a dare un’occhiata
qua intorno” gli aveva detto Anakin, prima di addentrarsi nella foresta e
scomparire nella nebbia.
Ma
erano ore che “dava un’occhiata” lì intorno… Obi Wan sospirò, stringendosi nel
saio intriso di umidità:quando
finalmente fosse riuscito a capire cosa passava nella testa di quel ragazzo,
probabilmente sarebbe stato troppo vecchio.
“Generale Kenobi, signore”
Obi
Wan posò due occhi stanchi sul clone in suite mimetica che gli aveva appena
rivolto la parola.
“I
quadranti nord/ nord ovest sono stati perlustrati per intero, signore, ma con
esito negativo.”
Il
jedi annuì. “D’accordo…proseguite come da programma” ordinò poi, e dopo un
rapido attenti, il clone corse via, diretto verso la squadra a lui assegnata.
Obi Wan lo vide stringere il pugno sinistro, poi indicare con precisione dei
soldati; infine, serrare due dita insieme e in un gesto secco indicare di fronte
a lui e alla sua destra, prima di sparire là dove la selva si infittiva.
Lentamente
si avvicinò al suo starfighter e ordinò a R6, l’astrodroide dell’intercettore,
di avviare la comunicazione con l’incrociatore Ares , in attesa di ordini a poca
distanza dal pianeta.
Poco
dopo la tremula figura del capitano Anders apparve con un guizzo sulla
holocam.
“Generale
Kenobi…”
“Capitano
Anders, come procede?”
“Tutto
estremamente tranquillo, signore, solo alcuni cargo e dei civili. Ci stiamo
annoiando, quassù” concluse ironicamente l’ufficiale, e Obi wan sorrise.
“D’accordo,
cercherò di trovarvi qualcosa da fare” ribattè il jedi “nel frattempo, occhi
bene aperti e non esitate a contattarmi se succede qualcosa di
significativo”
“Agli
ordini, signore” furono le ultime parole del clone, e l’ologramma scomparve.
Le
trasmissioni radio erano state sospese, su Endor, per rendere minimi i rischi di
possibili intercettazioni. L’unico canale di comunicazione permesso era quello
che dal pianeta metteva in contatto Obi wan con l’equipaggio a bordo dell’Ares, il quale poi avrebbe pensato a
rigirare le informazioni a Coruscant, al tempio.
Anche
se di informazioni ce n’erano ben poche, a dirla tutta.
Stava
scollegando il comlink quando sentì qualcuno avvicinarsi, alle sue spalle.
“Si
può sapere dov’eri?”
Anakin
lo guardò inarcando un sopracciglio. “Te l’ho detto, ho dato un’occhiata qui
intorno…”
gli
rispose con la bocca piena, intentoa masticare qualcosa. “E…”
“Cos’è
quella roba?” domandò Obi Wan, interrompendolo, guardando con curiosità mista a
disgusto un panetto di color verde marcio che Anakin stringeva nella mano
destra…e che con ogni probabilità era l’oggetto su cui lavorava la sua
mandibola. “Oh, vuoi assaggiare?” ribattè Anakin, porgendoglielo “E’ ottimo.
L’ho preso…”
Ma
Obi Wan scosse la testa “Anzi no…ci ho ripensato. Non dirmi né cos’è né dove l’hai preso. Dopo averti visto
mangiare vermi a Jabiim, potrebbe essere qualsiasi cosa…” il jedi si interruppe,
e Anakin si mise a ridere “E non venirmi a tirare fuori la storia della forza
vivente” aggiunse dopo qualche istante, mentre Anakin finiva in un sol boccone
il suo cibo e lo affiancava.
“Beh
comunque ti dicevo…” cominciò il giovane, e Obi Wan alzò una mano “Aspetta,
credo che tu debba sapere cos’è successo mentre davi un’occhiata qui intorno…”
Anakin
lo guardò di sottecchi, poi sospirò. “D’accordo. Dimmi tutto.”
“I
cloni hanno finito di perlustrare i quadranti nord e nord ovest, senza esito
significativo.” Lo informò Obi Wan “Quindi ora ci recheremo a est, dove le
sentinelle hanno individuato ampie radure in mezzo alla vegetazione, punti
ottimali per degli eventuali atterraggi.”
“Benissimo…un’altra
giornata di interessante
esplorazione….” Commentò Anakin con sarcasmo, e Obi wan si strinse nelle spalle.
“Che
novità ci sono sugli altri fronti?” chiese quindi il jedi “Che notizie
arrivano?”
“Non
ne arrivano, per il momento” rispose Obi wan mentre saliva su una swoop bike,
imitato da Anakin “Ma è solo questione di tempo. Presto avremo un quadro
completo della situazione.”
“Io
invece sono statoa sud.” disse
Anakin “E…”
“Generale
Skywalker, generale Kenobi, noi siamo pronti”
Un
soldato attirò l’attenzione di entrambi: dietro di loro, tra la vegetazione,
almeno un centinaio di cloni in
attesa.
“Loro
circonderanno l’area, e ci aiuteranno a esaminarla” spiegò Obi wan velocemente
all’amico. E prima di addentrarsi nel bosco, il jedi tornò a rivolgersi ad
Anakin. “Cosa c’era a sud?”
Ma
questi si strinse nelle spalle. “Te lo racconto dopo…tanto ne avrò tutto il
tempo…” sospirò laconico mentre guardava l’infittirsi degli alberi.
******
Nella
biblioteca del tempio, Olympia osservava i padawan svolgere le loro ricerche nel
silenzio più assoluto, rotto di tanto in tanto da bisbigli o risatine.
Aveva
appena parlato con il maestro Windu, nella “casa degli anziani”, che l’aveva
aggiornata su quanto stava accadendo.
Il
maestro Yoda stava volando verso Geonosis, con la speranza di non trovare
riscontro ai suoi dubbi, ma da troppi pianeti ancora non erano arrivate
informazioni utili. Compreso Endor.
E
se entro poche ore non avesse ricevuto materiale su cui lavorare, avrebbe
indetto un briefing tramite le holocam: quel buco informativo stava creando
troppa inquietudine.
Ed
era l’ultima cosa che potevano permettersi.
Sospirando,
pensò a come non era riuscita a celare un certo sollievo quando Mace le aveva
comunicato che assieme a Obi wan si trovava anche Anakin…
Un
tocco sul suo braccio la fece sussultare.
“Maestra
Olympia” iniziò il ragazzino, un padawan di circa dodici anni. “Maestra Olympia,
qualcuno sta cercando di contattare il tempio. I canali holonetsegnalano insistentementeuna chiamata in entrata da parecchio,
ormai…”
“Dov’è
la maestra Nu? È lei che si occupa delle trasmissioni” rispose Olympia,
guardandosi intorno.
“Non
riesco a trovarla…però ho trovato voi. E ho pensato che fosse lo stesso…”
La
giovane annuì. “D’accordo, ci penserò io. Hai fatto bene a chiamarmi.”
Il
padawan si congedò, e con rapidi passi Olympia raggiunse il sofisticato pannello
di ricezione della rete holonet. In effetti, i dispositivi indicavano un
discreto numero di richieste di contatto a intervalli regolari.
Olympia
digitò i suoi codici personali accedendo così alla rete… dopo qualche istante,
un’immagine comparve sul monitor.
“Salute,
giovane jedi” esordì la longilinea e pallida figura.
“Primo
ministro Lama Su…” mormorò stupita la ragazza: tutto si sarebbe aspettato meno
che una comunicazione della più alta carica di Kamino. “Salute a voi, primo
ministro..” rispose quindi, non ancora ripresasi dalla sorpresa iniziale. “Che
cosa vi porta a chiedere consiglio ai jedi?”
“Avrei
piacere di conoscere, mia cara amica, che cosa hanno deciso gli anziani riguardo
le modifiche che il vostro jedi
aveva intenzione di far apportare ai cloni e delle quali abbiamo parlato nel
nostro incontro, diversi giorni fa…”
Olympia
rimase di sasso.
L’esercito
di cloni era impegnato nei vari sistemi assieme a un folto numero di jedi… chi si era recato su Kamino? E che tipo di modifiche voleva far
apportare?
“Scusate,
primo Ministro. A me non risulta che qualche maestro abbia richiesto di potervi
incontrare…” obiettò la ragazza.
“Che
cosa strana” valutò Lama Su, portando con un lento e aggraziato movimento la
mano sul mento. “Eppure il maestro Sifo Dyas sembrava molto sicuro delle sue
richieste…”
A
quel nome, a Olympia si gelò il sangue nelle vene. “Primo ministro, il maestro
Dyas è scomparso da quasi venti anni…”
Ma
inaspettatamente, il kaminoano iniziò a ridere. “Sapete, per questo ero rimasto
totalmente sorpreso quando me lo sono trovato di fronte. Ricordavo bene quando
si era presentato, tanti anni fa, per commissionare l’esercito… come ricordavo
alla perfezione le parole del maestro Kenobi riguardo alla triste sorte di un
così valido jedi.” Spiegò con studiata calma Lama Su. “Ma il maestro Dyas ha
preso con molta ironia la notizia, giustificando quanto accaduto con un
terribile equivoco”
La
ragazza deglutì a fatica. “E che cosa ha chiesto, il maestro Dyas?” domandò quindi.
“Abbiamo
molto discusso dei motivi che lo spinsero a commissionarci i cloni…di come si
sia rivelata una mossa fondamentale, per la sopravvivenza della Repubblica
Galattica. Ma principalmente era interessato alla mappatura genica dei nostri
cloni e al background militare che viene inserito loro durante le fasi di
crescita…ha parlato di alcuni aspetti che voleva controllare per valutare delle
modifiche, ma non ho ancora ricevuto notizie in merito…”
Olympia
rimase in silenzio, un subdolo tarlo a roderle dentro la testa.
“Maestra,
vi vedo angosciata…ho per caso scelto un momento poco opportuno?”
“Primo
ministro, che…che aspetto aveva il maestro Dyas?” domandò invece di rimando la
giovane, ignorando quanto chiesto dal kaminoano.
“Oh,
un bell’uomo, senza ombra di dubbio…alto, atletico…sembrava che per lui il tempo
non fosse trascorso. Sapete, ora che mi ci fate pensare…” Lama Su rimase in
istante in silenzio. “..era esattamente
uguale a quando lo incontrai la prima volta….”
Era
quello che Olympia voleva sentirsi dire. “Invieremo qualcuno al più presto,
Primo Ministro.” Lo informò la jedi, e il volto del kaminoano parve
illuminarsi.
“Allora
avete deciso, riguardo le modifiche…”
“No.
Servirà nel caso il maestro Sifo Dyas
dovesse ripresentarsi…”
Lama
Su parve non capire.
“…per
arrestarlo” concluse la ragazza, prima di spegnere la comunicazione.
******
In
senato regnava una strana quiete.
Non
vi era il solito vociarepolemico,
né l’abituale malcontento che accompagnava il termine delle sedute.
A
volte è difficile mettersi d’accordo con sé stessi. Figurarsi una confederazione
di sistemi stellari, ognuno con i propri problemi e le proprie pretese.
L’unico
suono, nel corridoio deserto, era quello dei suoi stessi passi.
Tutta
quella tranquillità era dovuta alla cancellazione di gran parte delle sedute,
vista l’assenza del cancelliere supremo.
Ufficialmente
Organa era in viaggio verso Aldeeran a causa di problemi di salute.In realtà, protetto da alcuni jedi in
incognito, diretto chissà dove.
Così
come la senatrice Mothma.
E
la moglie di quel bamboccio di Skywalker.
Dovevano
essere messi al sicuro.… dopotutto erano l’obiettivo di una terribile congiura.
La
figura incappucciata non riuscì a trattenere un sorriso.
Tutto
quello che il suo maestro Lord Sidious aveva ideato stava finalmente arrivando
al compimento, grazie al suo operato...
Mesi
e mesi, durante i quali aveva osservato. Spiato. Riportato, con dovizia di
particolari.
Durante
i quali aveva represso sé stesso, lasciando allo stesso tempo accrescere la sua
rabbia…il suo odio…le sue pulsioni. Pensando al momento in cui avrebbe potuto
lasciarsi andare.
A
quel momento, verso il quale si stava
avvicinando con lenti, studiati passi.
Scorse
alla fine del corridoio l’ufficio del cancelliere, presidiato dalla sua guardia
personale. I soldati si misero sul chi va là quando lo videro avvicinarsi.
Con soddisfazione ripensò a quando aveva plagiato Vilbaem
tramite la potenza del lato oscuro, inducendolo a compiere ciò che solo nelle
sue fantasie più recondite e perverse aveva sognato di fare: destituire Organa e
prendere il potere, portando la Repubblica al tracollo.
A
come gli aveva forzato la mano, convincendolo che solo con degli omicidi sarebbe
riuscito nel suo intento…la mente di Vilbaem si era rivelata il terreno ideale
per quel raffinato lavoro di condizionamento.
Era
davvero un peccato che il senatore non avesse più ricordi del loro incontro.
Per
non parlare del sublime piacere provato di fronte al senso di impotenza dei
jedi, sempre così sicuri e arroganti.
A
come li aveva indirizzati nella direzione prevista da Lord Sidious, grazie ai
documenti comprati su Cloud city, portandoli a sparpagliarsi per la
galassia.
Soli,
con le loro truppe di cloni…
Avevano
creduto di reggere le redini del gioco… in realtà erano sempre stati semplici
pezzi della scacchiera allestita dal suo maestro.
Poco reattive, per essere guardie scelte…
pensò sarcastico mentre utilizzando la forza sbatteva contro le pareti del
corridoio i due soldati, che si accasciarono senza un gemito.
Scavalcandoli,
si avvicinò all’ingresso: la porta era serrata, protetta da codici di
sicurezza.
Estrasse allora una tessera e la infilò
nel dispositivo di riconoscimento che solo dopo una lunga attesa diede il via
libera all’ingresso.
E
mentre la porta si richiudeva alle sue spalle, una voce metallica dava il
benvenuto al cancelliere Palpatine.
Osservò
per un istante l’elegante ufficio: tutti quegli anni di attesa… e ora,
finalmente a un passo dalla fine.
A
un passo dall’inizio.
Ogni
piccolo particolare si sarebbe incastrato alla perfezione creando un unico,
magnifico disegno di morte e distruzione…Tante gocce, che insieme avrebbero
creato il fiume in piena che rompendo gli argini avrebbe spazzato via ogni singolo jedi… e dato il potere a
lui.
A
lui e al suo maestro, che con tenacia l’aveva inseguito per anni e finalmente,
grazie al suo aiuto, avrebbe ottenuto….
E
una volta che i jedi si fossero uniti alla grande forza vivente, anche Skywalker
avrebbe pagato con il suo sangue ogni colpa di cui si era macchiato.
Lentamente
si avvicinò alla scrivania, portandosi di fronte all’holocam: come avevano
funzionato gli identificativi un tempo appartenuti al suo maestro per entrare,
non ci sarebbero stati problemi per quelli riguardanti le comunicazioni.
E
infatti dopo un breve attendere, l’ologramma del capitano Wilmer Anders comparve
nell’oscurità dell’ufficio.
“Capitano
Anders…” esordì mentre si toglieva il cappuccio.
“Signore,
siete voi…”
“Il
tempo è giunto, capitano…” Scandì le parole, assaporandole… “I jedi sono
divenuti una grave minaccia per la sicurezza della Repubblica …ed è arrivato il
momento di fermare il loro astuto quanto ardimentoso complotto, del quale io
sono venuto a conoscenza…”
Si
interrupe un istante, mentre Anders attendeva.“E che voi eseguiate ciò per il
quale siete stati creati…”
“Siamo
ai vostri ordini”
Si…ai miei ordini…
Lui
parlava a nome della Repubblica, in quel momento.
E
i cloni erano agli ordini della Repubblica, non dei jedi.
Presto
avrebbe richiamato i soldati in attesa su Naboo e questi sarebbero arrivati a
Coruscant, occupandola.
La
città sarebbe stata presidiata.
Il
tempio andato distrutto.
La
gloria dei sith si stava avvicinando… la vendetta a lungo attesa si sarebbe
compiuta.
Ma
prima…
“Capitano
Anders…”
Un
ghigno si dipinse sul suo volto.
“Eseguite
l’Ordine Sessantasei” disse tutto
d’un fiato.
*******
…Alberi…
…Foglie…
…Foglie…
…Alberi…
Anakin
spense la spada laser con un sospiro, riattaccandola alla cintura, mentre
intorno e dietro di lui i cloni si adoperavano per tenere sotto controllo ogni
punto delle radure.
Scostando
dei rampicanti, proseguì ancora qualche passo, fino a che non fu costretto a
fermarsi: di fronte a lui la foresta terminava in una estesa frattura nella
roccia che precipitava verso il cuore di Endor e della quale non si vedeva la
fine.
“Anakin
i cloni hanno termina…Hey!” esclamò Obi Wan, fermandosi appena in tempo sul
ciglio del dirupo.
“Sembra
molto profondo” disse Anakin senza scomporsi.
“Già,
ma non ci tengo a scoprire quanto…”
rispose il suo maestro. “Dicevo, i cloni hanno finito di circondare le zone
d’interesse. Ora, se dovesse esserci qualche strano movimento, non dovremmo
preoccuparci.”
Voltando
le spalle al crepaccio, si avviarono verso una delle spianate mentre i cloni
proseguivano le loro silenziose quanto precise manovre di appostamento.
“Allora,
cosa dovevi dirmi della tua perlustrazione a sud?”
Anakin
sorrise “Beh, tu non ci crederai, ma è stata davvero interessante”
“Cos’hai
scoperto?”
Il
giovane jedi fece per parlare, ma rimase in silenzio… Obi Wan lo osservò girare
un po’ la testa, come a protendersi per ascoltare meglio.
“…lo
senti?” disse piano, qualche istante dopo.
Il
suo maestro non rispose…finché alle sue orecchie non arrivò il suono di un rombo
sommesso e sibilante.
“Si...”
“È
un reattore, Obi Wan… sta arrivando qualcuno…”
Rimasero
in silenzio, mentre il rombo si faceva sempre più forte, segno che il mezzo si
stava avvicinando. Rapidamente raggiunsero i pressi della radura e si
acquattarono, mentre intorno a loro i cloni sembravano essersi volatilizzati.
Alla
vista, non v’era traccia della loro presenza… merito anche della fitta nebbia;
sopra le loro teste, una navetta iniziava le procedure di atterraggio.
“Per
l’amor del cielo” bisbigliò Obi Wan. “Guarda Anakin…”
Il
giovane si sporse dai rami, vedendo lo stemma senatoriale sullo speeder.
“È
Vilbaem…allora i documenti erano veri…”
“Dannazione,
Anders mi sentirà!!” imprecò quindi Obi Wan. “Avevo detto che dovevo essere
avvisato di qualsiasi movimento!! Per poco non ci faceva scoprire tutti!”
“Dobbiamo
contattare gli altri, Obi Wan. A questo punto dovrebbe arrivare anche
Alykarnosh. E se abbiamo fortuna, anche l’allievo di Sidious.”
La
navetta toccò il suolo, e ne uscirono Vilbaem assieme a una piccola scorta
personale.
“Obi
Wan…”
La
voce di Anakin tradiva una certa tensione.
“Cosa?”
“Non
funziona…”
“COSA
non funziona?”
“Il
comlink…non riesco a contattare nessuno.”
“Riparalo,
no?”
“Non
è un guasto…” lo informò serio Anakin “…non c’è frequenza…”
Si
guardarono per alcuni istanti prima di voltarsi di nuovo verso Vilbaem, il quale
nel mezzo della radura sembrava in attesa di qualcosa... o di qualcuno.
“Non
mi piace…non mi piace per niente.” mormorò Anakin. “Sembra una trappola…”
“Ma
Vilbaem è qui.” Gli fece osservare il suo vecchio maestro “Se fosse stata una
trappola avremmo trovato solo un esercito pronto ad attaccarci... Ma qui di
esercito c’è solo il nostro…”
E
all’improvviso sia Anakin che Obi Wan lo sentirono…il lento intervallarsi di un suono
acuto...
Al
quale se ne sovrappose presto un altro. E un altro…
E
un altro ancora.
Insieme
si voltarono di scatto: nella nebbia, una decina di occhi rossi lampeggiava
sempre più velocemente.
E
i cloni dislocati tra le fronde dietro di loro non sembravano volatilizzati…erano proprio spariti.
“Via!!!”
gridò Anakin, mentre si alzava repentinamente in piedi trascinandosi dietro Obi
Wan. “VIA DOVE??” urlò di rimando il suo maestro. “Siamo circondati da
bombe!!”
Ma
Anakin correva senza nemmeno ascoltarlo… e Obi Wan intuì che aveva un piano.
O
meglio, sperò che avesse un piano…
finché non scorse il dirupo.
E
capì.
“Tu
sei fuori di testa!!!” urlò all’indirizzo del suo vecchio allievo fermandosi,
quasi “SEI PAZZO!”
Ma
Anakin se lo tirò dietro, afferrandolo per la manica del saio. “Salta Obi Wan!
SALTA!”
L’esplosione
scosse la foresta, mentre i due jedi volavano nell’oscurità del crepaccio.
********
“Presto,
voi andate di là” ordinò Olympia ad alcuni cavalieri “Voglio che gli uffici del
Senato siano controllati uno ad uno.”
Si
inoltrò quindi rapida lungo un corridoio, setacciando ogni stanza, ogni
ingresso…
Di
Vilbaem non c’era alcuna traccia.
Quando
aveva riferito al maestro Windu quanto Lama Su le aveva detto, il jedi non ci
aveva messo molto a capire che il fantomatico quanto immortaleSifo Dyas era in realtà Gechter: il
mutaforma era l’unico che poteva essersi presentato con le sembianze del maestro
defunto.
Ma
perché? Quali ragioni lo avevano spinto nella piovosa Tipoca city, capitale di
Kamino?
Nella
migliore delle ipotesi, avevano pensato,Gechter poteva aver tentato di
intervenire sui background delle truppe per spingerli a non combattere. O
qualcosa di simile… e con centinaia di guarnigioni impegnate agli ordini di
generali jedi, questa non era certo una gran prospettiva.
Gli
invii di truppe dal pianeta di clonatori era stato quindi immediatamente
bloccato, e Windu aveva ordinato ad Olympia di procedere all’arresto del
senatore Vilbaem e dei congiurati coinvolti, mentre lui cercava di contattare i
maestri impegnati nella missione.
E
dopo l’arresto di Vilbaem si sarebbe reso fondamentale trovare Gechter. Con la
morte nel cuore, Olympia era stata costretta ad arrendersi all’evidenza…
Arrivata
in fondo al corridoio, la jedi sentì un rumore sordo provenire da dietro una
stretta porta.
Si
irrigidì, mettendo sull’attenti ogni suo senso.
Cauta
si avvicinò all’origine del rumore: il tonfo non si era ripetuto. Bene.
Allungò
una mano e dopo qualche istante la porta si spalancò velocemente tramite la
forza…aspettandosi qualsiasi cosa.
Ma
davanti a lei vi era solamente un piccolo stanzino, quasi del tutto occupato da
un pannello comandi. A terra, un disco dati
Era
stata quella la causa del rumore…Non sembrava esserci alcun pericolo.
Fece
per alzare gli occhi, per capire da dove fosse caduto quel disco…Eppure
all’improvviso i suoi sensi l’avvisarono di un gravissimo rischio.
Un
tremito nella forza le mozzò quasi il fiato. E dietro di lei sentì
l’inconfondibile rumore di folgoratori che venivano armati.
Non
ci pensò un istante: veloce accese la sua saber e con un giro su sé stessa
trafisse il primo clone, già in posa per spararle, mentre estraendo veloce
l’altra sua saber falciava il secondo.
Ma
un colpo era già partito da una delle armi, raggiungendo la giovane jedi alla
testa.
Il
dolore attraversò il suo corpo,
facendola cadere pesantemente a terra…
Cloni…cosa ci fanno qui? Non devono…non possono…
La
nebbia l’avvolse, ma raccogliendo le forze si voltò in direzione della piccola
stanza che aveva aperto…una sagoma indistinta stava cadendo da un vano del
soffitto, a peso morto, fino a terra.
Per il cielo… cosa sta succedendo…
Olympia
cercò di riconoscere quel corpo, ma sentì le palpebre farsi troppo pesanti per
pensare…per capire.
Se
avesse avuto la forza di alzarsi, avrebbe trovato il Senato invaso dall’esercito
della Repubblica.
Mentre,
nello stesso istante, una figura incappucciata guidava una legione di cloni
nella loro marcia di morte.
Risalendo
senza fretta la scalinata del tempio jedi.
Informo
tutti coloro che mi stanno seguendo che manca davvero poco alla fine.
Approfittando
dell'occasione per farvi i migliori auguri di Buon Natale, ringraziando come
sempre chi ha avuto il buon cuore di leggermi (nonchè, in special modo:
Chaosreborn, Darth Harion, padmeskywalker, Irene e Buffy 86 - My God, troppo
buona davvero^^), non posso che augurarvi buona lettura.
***************
Capitolo 14
Su
Geonosis la sabbia pareva bruciare.
Dalla
vetrata della sala operativa nell’edificio messo a disposizione dal governatore
del pianeta, un assorto Yoda osservava le levigate rocce che si estendevano a
perdita d’occhio, confondendosi con l’infuocato tramonto.
Per
fortuna i suoi sospetti si erano rivelati infondati: sul pianeta non c’era
traccia di rivolta.
Eppure
era inquieto… quella sgradevole sensazione che da tempo non aveva mai smesso di
perseguitarlo.
Si
allontanò dal vetro, affiancando la holocam: spinse ripetutamente il pulsante
dell’avvio delle comunicazioni, ma come al solito non successe nulla.
Stranamente
le trasmissioni erano saltate e di conseguenza non era riuscito a riferire nulla
al maestro Windu, in attesa su Coruscant.
Dei
cloni stavano lavorando per la risoluzione del problema al pannello centrale, ma
intanto aveva dato ordine di prepararsi al rientro: se lì non c’era nulla da
fare, era inutile continuare a rimanere.
Appoggiato
al nodoso bastone pensò alla stranezza di tutta quella situazione: avevano in
mano documenti che comprovavano una delle congiure più ardite e più pericolose
di cui non vi erano precedenti amemoria d’uomo…
I
sith nascosti nell’ombra pronti ad approfittare del caos generato…
Avevano
ogni sistema sotto controllo.
Avevano
tutto… ma non avevano niente.
I
documenti dicevano loro dove cercare, quando non sapevano se ci fosse realmente qualcosa da cercare.
Alla
fine, Vilbaem e la sua congiura era l’unica cosa concreta che avevano: tutto il
resto erano fumose, impalpabili supposizioni e congetture.
Eppure…
Un
pensiero attraversò la mente dell’anziano maestro.
Un
pensiero privo di fondamento, alla luce di quanto era accaduto negli ultimi
mesi, ma che non riusciva a scacciare dalla testa.
Generare il caos….
Il
lato oscuro necessita di caos. Ma se
quel caos non fosse scaturito da ciò che avevano sempre creduto?
Se
la congiura, appunto, unico punto fermo che avevano sempre avuto, non fosse
stato il fine della destabilizzazione…ma solo un mezzo, per scopi ben
diversi?
Se
i sith non avessero aiutato la
congiura, ma l’avessero addirittura…. creata?
Non
riuscì a darsi una risposta, poiché all’improvviso sentì il gelo avvolgerlo.
Una
sensazione terribile gli attanagliò il corpo nella sua interezza…chiuse gli
occhi e sentì la forza indebolirsi sempre di più…sempre di più… finché degli
squarci non la lacerarono ripetutamente.
Le nubi che dense impediscono alla luce di
raggiungere la superficie sterile, ricca di piante dalla bizzarra forma bulbosa… è Seleucami, senza dubbio…
e i cloni, sui loro camminatori sparano…sparano senza pietà contro qualcosa.
Contro qualcuno…
Lo stesso… lo stesso accade sopra i fiumi di
lava di Mustafar,tra le foreste di
Felucia e Endor… tra gli elegantiponti e le nebbie di Cato Neimoidia…
Esplosioni, fuoco…
Si
aggrappò al bastone mentre dal buio della sua mente poteva quasi vedere ciò che
stava accadendonei vari
pianeti…
Maestra Secura…Maestro Vos… Maestra
Unduli…
I
jedi stavano morendo.
Attese
qualche istante cercando di recuperare un minimo di lucidità, poi con passo
svelto si diresse verso l’uscita della sala. Non c’era più tempo per
pensare.
Ma
nel corridoi trovò decine di cloni, con le armi spianate verso di lui.
“Credo
che tu abbia un problema, nanerottolo” esordì un soldato.
Yoda
non si scompose. I folgoratori si armarono quasi all’unisono e il vecchio jedi
posò la mano sull’impugnatura della sua saber.
“Mai
quanto voi…” disse socchiudendo gli occhi, ora due fessure sul volto.
Partirono
i primi colpi, che andarono a spegnersi contro il lucido pavimento mentre con un
balzo Yoda si avventava sui cloni, la luce verde della lama laser a illuminare i
candidi, anonimi caschi.
Il
bastone di legno, privo di sostegno, cadde causando un rumore secco.
E
non passò molto tempo prima che le prime teste dei troopers vi rotolassero
accanto.
****
Padmè
si svegliò di colpo, issandosi a sedere sul letto.
Nella
tranquillità della notte il suo pesante ansimare pareva assordante, andando a
rompere il silenzio che regnava alla fattoria dei Lars.
Chiuse
gli occhi, portandosi una mano sulla fronte…una diffusa sensazione di malessere,
che le partiva dallo stomaco, le attraversava il corpo.
Tirò
un profondo respiro, cercando di tranquillizzarsi... poi lentamente si alzò, e
infilandosi la vestaglia porpora uscì dalla camera.
Attraversò
i stretti corridoi della casa scavata nella sabbia, raggiungendo la stanza dei
bambini. Dormivano sereni. Tranquilli.
Luke
era disteso in maniera talmente scomposta che Padmè non riuscì a trattenere un
sorriso… Leia invece stringeva a sé la sua bambola preferita.
Silenziosamente
si avvicinò al figlio e lo sistemò
sul letto: senza interrompere il suo sonno profondo Luke borbottò qualcosa, poi
si rigirò come se non fosse successo nulla.
Padmè
gli accarezzò i capelli biondi… ma l’impressione di essere osservata la indusse
a voltarsi:
la
giovane Beru Lars, sulla soglia della camera,la guardava preoccupata.
“Ti
senti bene, Padmè?” le domandò sottovoce. Padmè rimase in silenzio, mentre
lasciava la stanza dei gemelli.
“Si…”
iniziò, ma si interruppe quasi immediatamente. “No…non sto bene.” disse dopo
qualche istante, scuotendo la testa “Ho paura, Beru...”
La
ragazza la guardò con tristezza, poi la prese sottobraccio e la condusse fuori,
facendola sedere.
“Andrà
tutto bene, vedrai” cercò di rassicurarla, e Padmè sentì sincera speranza nelle
parole della giovane donna di fronte a lei….speranza messa duramente alla prova
dalle parole di suo marito.
…dobbiamo pensare anche al
peggio…
“È
stata…una strana sensazione” spiegò quindi “Un peso, Beru…opprimente…che non mi
faceva respirare…”
La
giovane la guardò,prima di
prenderle le mani.
“I
bambini dormono, Padmè…non c’è bisogno che dimostri la tua forza anche con me.
So che lo sei, senatrice… so di cosa sei capace. Ma lascia che il tuo cuore
urli, adesso…”
Padmè
la guardò a sua volta, stupita, prima di abbassare lo sguardo. “Lui è in
pericolo…e rischia la vita. Non è diverso dalle altre volte…non è diverso da
quando morivano jedi ogni giorno ed ero costretta a cercare risposte a domande
che non avrei mai potuto fare, ostentando un ipocrita distacco che sopportavo
sempre meno…”
Beru
sostenne lo sguardo di Padmè, che continuò “Non è diverso…eppure allo stesso
tempolo è.
È
diverso perché non ho mai avuto così paura di non rivederlo come ora….”
Ma
la giovane Lars scosse la testa. “Non conosco Anakin come avrei voluto, ma se
c’è qualcosa che ho capito, di lui, è che non vi lascerebbe mai soli….”
Padmè
rimase in silenzio, prima di accennare un debole sorriso. “Forse hai ragione,
Beru…forse sono solo sensazioni. Mi sto perdendo d’animo…e non è da me…”
Anche
Beru sorrise e insieme si alzarono dal basso muretto su cui avevano parlato,
quando il piccolo astrodroide meccanico dello speeder con cui Padmè era arrivata
su Tatooine si avvicinò fischiando.
“Che
succede?” domandò Beru, mentre l’altra si piegava sul robottino.
“Contatti?
E da chi?” Padmè non riuscì a
mascherare una certa agitazione. Ma l’astrodroide fece dietrofront, e le due
ragazze lo seguirono dentro lo speeder: all’interno del mezzo le accolse un
fruscio metallico… il rumore di fondo della trasmittente a bordo della
navetta.
Sembrava
come se qualcuno avesse tentato di prendere contatto con lo speeder, e poi fosse
rimasta accesa la comunicazione…
“Vado
a chiamare Owen” sentenziò Beru, prima di sparire al di là del pannello
d’ingresso.
Padmè
si avvicinò ai comandi, osservando il lampeggiare del display.
Nessuno sa che siamo qui…
Mosse
le dita sulla consolle, cercando di capire la natura del messaggio e,
soprattutto, da dove il tentativo di contatto provenisse.
“Padmè,
cosa succede?” domandò un ancora assonnato Owen, apparso sulla soglia dello
speeder.
“Non
lo so…c’è una trasmissione aperta, qualcuno sta cercando o ha cercato di
contattare la navetta….”
Padmè
spinse una serie di tasti, e un display si illuminò: il messaggio non conteneva
nulla, ma la scoperta del tipo di codici utilizzati gettò Padmè nel panico.
“Per
gli Dei, Owen… è una richiesta d’aiuto…” sussurrò la ragazza con un filo di
voce. Lars gli si avvicinò, appoggiandosi alla strumentazione.
“Non saltare a conclusioni affrettate… da
dove proviene?”
Ma
Padmè non lo ascoltava.
Anakin…
Su
un monitor cominciarono a scorrere dei nomi, uno dopo l’altro… fino a che, dopo
qualche istante, il display si fermò lampeggiando sul nome di Coruscant.
“Anakin
era su Coruscant?” chiese l’uomo interpretando i suoi pensieri, e Padmè scosse
la testa. “No…doveva andare su Endor…ma potrebbe essere lui…potrebbe aver
tentato di dirmi qualcosa…”
“Potrebbero
essere successe centinaia di cose… “ la interruppe Owen. “Ma potrebbe anche
essere una trappola”
Padmè
chiuse gli occhi, portandosi le mani alle tempie: prima le parole di Anakin… e
quella strana sensazione che l’aveva svegliata. Ora questo… sapeva che non
poteva permettersi di perdere la lucidità in un momento del genere: ora non
c’era più solo lei. Doveva pensare ai bambini…Anakin lì aveva portati lì per tenerli
al sicuro…
Che cosa devo fare?
“Padmè, ragiona per il cielo…” le parole
di Owen la riportarono alla realtà “Anakin non ti tirerebbe mai in mezzo a un
pericolo, anzi farebbe di tutto per tenerti il più distante possibile.”
Ma
gli occhi della giovane erano ben determinati. “Io devo sapere, Owen.”
“Non
posso lasciarti andare Padmè, mi dispiace.” Replicò l’uomo dopo qualche istante.
“Anakin non me lo perdonerebbe… io devo proteggervi. Tu e i bambini siete più
importanti della sua stessa vita.”
La
ragazza non rispose, e quando Owen tornò a guardare nei suoi occhi li vide
velati di tristezza…e paura.
…il mio animo corrotto e carico d’odio potrà
appropriarsi del mio corpo…del mio potere, senza che io riesca a impedirlo
…
“È
proprio questo che mi spaventa…” gli disse in un sussurro.
*****
Perché ci cacciamo sempre in queste
situazioni?
Appeso
ad una robusta radice che sporgeva dalla parete di compatta terra e pietre,
Anakin guardava alternativamente sopra di lui, dove la foresta bruciava, e sotto
di lui, dove la nebbia sembrava dare un’illusoria consistenza all’oscurità del
baratro che si estendeva al di là dei suoi piedi.
Le
orecchie gli ronzavano e si sentiva un po’ stordito…niente di grave, comunque.
Accanto
a lui, a poca distanza, Obi Wan cercava un appoggio per iniziare ad
arrampicarsi.
“Maestro,
tutto bene?”
“Tu
sei un pazzo furioso!” gli urlò in tutta risposta Obi Wan.
Si…sta bene.
“Dannazione , i cloni si sono ribellati
!! Era comunque una
trappola…qualsiasi cosa avessimo deciso di fare! Endor o non Endor!” sbottò
quindi, mentre salendo riducevano
le distanze dall’orlo del precipizio, aggrappandosi a massi e radici.
“Ma
allora perché Vilbaem è venuto qui?”
“Non
lo so, Anakin! È un maledetto rompicapo! E quando sembra di essere a un passo
dalla soluzione…”
Anakin
alzò gli occhi e si concentrò: con un buon salto, aiutato dalla forza, avrebbe
raggiunto senza problemi il ciglio del crepaccio. Anche Obi Wan pensò la stessa
cosa, e infatti entrambi i jedi puntarono i piedi sulla scoscesa parete per
spiccare, dopo qualche istante, un balzo verso l’alto atterrando di nuovo sulla
terraferma.
Nel
bel mezzo delle fiamme.
“Fantastico…”
mormorò Obi wan portandosi il saio alla bocca. Strinse gli occhi, cercando di
guardare nella radura dove poco prima avevano osservato Vilbaem atterrare, ma la
densa coltre di fumo glielo impedì. Anche se non ci voleva una mente eccelsa per
capire che il senatore si era dato con ogni probabilità alla fuga.
“Di
là, Obi Wan!” urlò Anakin, cercando di sovrastare il crepitio del fuoco,
indicando all’altro jedi un punto poco distante dove sembrava che l’incendio non
avesse ancora attecchito bene.
Si
gettarono quindi nell’inferno, tenendo in bocca il piccolo respiratore subacqueo
che in quell’occasione li avrebbe preservati dall’intenso fumo che scaturiva dal
bosco.
Le
lingue di fuoco arrivarono a lambirli, ma quando raggiunsero la radura ancora
intatta scoprirono di essersela
cavata solo con qualche lieve bruciatura.
Anakin
non vi badò più di tanto: alzando gli occhi al cielo, il giovane scorse lo
speeder di Vilbaem allontanarsi rapidamente, nonostante la scia di fumo che uno
dei due reattori principali stava lasciando.
E
con lui la speranza di capire cos’è che realmente stava succedendo.
Anakin
fece per muoversi, ma Obi Wan lo trattenne per un braccio.
“Cosa pensi di fare?”
“Dobbiamo
fermarlo!!”
“E
a che proposito? Credi che se avesse saputo che volevano far saltare il pianeta,
ci si sarebbe buttato in mezzo? Scommetto che anche lui è un semplice pezzo di
questo mosaico!”
Un
colpo di folgoratore sbrecciò un albero a poca distanza da Anakin, interrompendo
la loro discussione: dalle fiamme spuntarono decine di cloni, ricoperti da una
tunica argentea che li rendeva insensibili alle fiamme.
“Eccoli!!
Sono laggiù!!UCCIDETELI!!”
Estraendo
le saber all’unisono, Obi Wan e Anakin valutarono che erano molti più di quelli
che li avevano seguiti per la perlustrazione.
“Comunque,
lui è l’unico che può darci delle risposte” obiettò Anakin mentre falciando due
soldati si apriva un varco nella vegetazione, là dove le fiamme non erano ancora
arrivate.
“Dobbiamo
tornare su Coruscant… Avvisare i nostri compagni!!”
“Ma
abbiamo bisogno di Vilbaem!!”
I
cloni si facevano sempre più numerosi, bloccando loro la strada.
“D’accordo” sospirò dopo qualche istante
Obi Wan, respingendo al mittente con la sua spada laser un colpo di blaster “Io
proverò ad arrivare a Coruscant. Tu cerca di portare Vilbaem a terra… ma per
prima cosa, cerchiamo di recuperare i nostri mezzi” concluse il barbuto jedi con
un’occhiata ai soldati. “Hai qualche idea per velocizzare la cosa?” gli chiese
quindi mentre roteando la saber sviava dei colpi. Anakin ci pensò su un momento.
“Io dico…pazienza.”
“Pazienza?”
Obi Wan inarcò un sopracciglio, spiazzato dalla risposta dell’amico “In mezzo al
fuoco, attaccati su ogni fronte…e questo è il meglio che sai proporre?
Pazienza?”
Anakin
non rispose, ma poco dopo un tonfo alle loro spalle, seguito da uno stridulo
verso,li fece voltare: un basso
essere bipede, dal muso bonario e completamente ricoperto di pelo, con una
rudimentale lancia di legno nella mano destra e un cappuccio di pelle in testa
li guardava immobile. Il verso stridulo si ripeté, e da ogni parte del bosco
comparvero decine e decine di esseri simili, che si scagliarono sui cloni
lanciandosi da liane e rami d’albero, abbattendo i soldati e cercando di
spegnere le fiamme.
“Visto?
Che ti avevo detto?”
Obi
Wan era basito mentre Anakin sorrideva sornione inginocchiandosi accanto alla
creatura che era comparsa alle loro spalle, la quale lo abbracciò festante.
Kenobi
posò allora lo sguardo prima sul suo allievo e la strana creatura, per voltarsi
poi ad osservare la zona libera dai cloni ma ora gremita di quegli esseri
dall’aspetto così innocuo che con fare guardingo si stavano avvicinando a
lui.
“Lui è Warrick ed è un Ewok, la razza che
popola questo pianeta.”
“E tu…come…?” domandò dopo qualche
istante Obi Wan ad Anakin.
“Beh,
la mia esplorazione a sud, ricordi? Mi sono imbattuto in una loro
trappola…volevano catturarmi.” Il giovane jedi si rialzò, incrociando gli occhi stupiti
di Obi Wan. “Erano molto agguerriti, ma ho cercato di fargli capire che non ero
un invasore, ma che qualcuno di malvagio avrebbe potuto invadere la loro terra.
A quanto pare ci sono riuscito, anche se non mi riferivo di certo ai cloni,
quando davo lemie
spiegazioni…”
Obi
wan lo guardò con aria di rimprovero “Ma Dei del cielo…e perché non me lo
avresti detto??”
“Ho
provato, ma non ne ho mai avuto modo se ben ricordi…”
I
due rimasero in silenzio, poi Anakin osservò la radura gremita di piccoli
Ewok…libera dai cloni, per il momento.
“Abbiamo
via libera, Obi Wan. Approfittiamone, finché dura.”
Il
jedi annuì. “Si…hai ragione. Ma
rimaniamo in contatto”
“Non
credo che siano riusciti a toccare i canali interni degli intercettori, ma
dubito fortemente che ci abbiano lasciato le frequenze… ora capisco perché il
comlink sembrava morto.” ribattè preoccupato Anakin prima di appoggiare una mano
sulla spalla del suo vecchio maestro.
“Obi
Wan…sarà un inferno lassù…” gli disse, alludendo alla presenza dell’incrociatore
Ares. E a squadre di Tie intenzionate
a far loro la festa. “Pensi di farcela?”
“Troverò
una soluzione, non preoccuparti” gli rispose sorridendo il suo maestro. “Io devo
solo arrivare a Coruscant… per pilotare come si deve, l’esperto sei tu”
Anakin
fece un cenno a Warrick, e gli Ewok cominciarono a disperdersi nel bosco. Poi guardò di
sottecchi Obi Wan. “Io avrei un piano”
“Dopo
che mi hai gettato in un dirupo, non so più se fidarmi dei tuoi piani” replicò
il suo ex maestro sarcastico, mentre si addentravano nella foresta. Ma il
giovane non si scoraggiò.
“Avanti,
lascia fare a me…dopotutto, l’hai detto tu: per pilotare come si deve l’esperto
sono io…”
**************
Il
sibilo del primo intercettore ruppe la quiete dell’atmosfera di Endor. Ma non
passò molto tempo prima che una squadra di caccia seguisse la sua scia
gettandosi all’inseguimento.
Zigzagando
e con improvvisi cambi di direzione lo starfighter riuscì a evitare di essere
colpito, finché uno a uno il numero di tie inseguitori si assottigliò a causa
dell’improvvisa comparsa di un secondo intercettore alle loro spalle.
Quando
anche l’ultimo esplose in mille pezzi, disperdendosi nello spazio attorno alla
luna boscosa, il primo starfighter potè rallentare la sua corsa permettendo
all’altro di affiancarlo.
“Promemoria
per me: non fidarsi mai più dei tuoi
piani” ruggì Obi Wan nel comlink. “Sai che odio pilotare…addirittura farmi fare
da esca!”
“Su
maestro, ce ne siamo liberati no?”
Obi
Wan fece una smorfia: dopotutto aveva ragione. Ma un segnale rosso sul suo
pannello comandi si accese attirando la sua attenzione… e presagendo nulla di
buono. “Ne stanno arrivando altri.” lo precedette Anakin.
“Si,
ed è meglio che me ne vada. Comunica subito quello che riuscirai a tirar fuori
dalla bocca di Vilbaem. E vedi di arrivare a Coruscant tutto intero…” L’altro
jedi sorrise, a quelle parole. “Che la forza sia con te amico mio.”
“Che
la forza sia con te Obi Wan…”
Con
un rombo l’intercettore di Kenobi sfrecciò via, finendo dopo qualche istante
inghiottito dallo spazio profondo.
Anakin
non si mosse, mentre R2 segnalava con una certa preoccupazione il veloce
avvicinarsi di una nutrita squadriglia di Tie.
Pensò
che solo Vilbaem poteva dargli quello che voleva mentre guardava la sagoma dell’
incrociatore base, alla ovvia distanza di sicurezza dal pianeta,all’interno del quale si stava infilando
la malconcia navetta senatoriale.
Che
non sarebbe stato facile con intere flotte di cloni pronte a sparargli addosso e
ben felici di renderlo pulviscolo atmosferico…ma se c’era una cosa che sapeva
fare molto bene era tirarsi fuori dai guai, soprattutto se aveva uno starfighter
a disposizione. E la soluzione si
otteneva pilotando.
R2
fischiò qualcosa, e con una rapida manovra Anakin virò alla sua destra
riportandosi a poca distanza dall’atmosfera di Endor. “Sta calmo R2. Ce la caveremo anche
stavolta”
Nuovi
colpi non tardarono ad arrivare. “Alza i deflettori…. È adesso che comincia la
festa ….”
In
un sibilo l’intercettore del jedi aumentò la velocità, subito imitato dai caccia
cloni. Anakin si avvitò su se stesso, perdendo rapidamente quota per poi
riprenderla, continuando con improvvisi cambi di direzione… e facendo così
impazzire i primi due inseguitori, finendo per farli scontrare. Riprese
stabilità continuando a evitare cariche esplosive e colpi ma poco dopo alcune
spie cominciarono a lampeggiare, accompagnate da suoni poco rassicuranti:
guardando di fronte a sé, Anakin si accorse di altre due formazioni che dai lati
stavano convergendo nel centro con il chiaro intento di schiacciarlo in mezzo e impedirgli una
via di fuga, ma che per lui erano solo un ostacolo all’ingresso
dell’incrociatore del senatore Vilbaem.
“Dannazione!!”
inveì, e ottenne in risposta rapidi bip di R2.
“Lo
so che è di fronte a noi. Ma se non mi libero dei cloni non riusciremo a
entrare”
Anakin
osservò i caccia, continuando a evitarecolpi. Strinse gli occhi, poi quasi si strappò dalla fronte il comlink a
fascia.
“R2
attiva al massimo i propulsori. Abbassa i flap. E togli le sicurezze” Anakin si
interruppe un momento “Poi cerca un modo di entrare nell’incrociatore che non
sia l’ingresso principale. Più piccolo è meglio sarà”
R2
fischiò il suo totale disaccordo, ma obbedì. L’accelerazione schiacciò Anakin
sul sedile, e l’intercettore andò a puntare direttamente verso i cloni che
volevano fermarlo…ma all’ultimo momento abbassò la cloche, compiendo una paurosa
picchiata: per i suoi riflessi jedi la manovra non era troppo complicata, ma le
due formazioni di cloni non riuscirono a evitare l’impatto tra loro.
Come
previsto la manovra lo aveva portato fin quasi sotto l’incrociatore di Vilbaem,
e soprattutto gli aveva permesso di liberarsi di un buon numero di inseguitori.
Ma non tutti…
“R2,
riduci la potenza ” ordinò Anakin “Ora…hai trovato niente?”
Sul
monitor comparve la mappa dell’incrociatore con evidenziato un tunnel che dal
ventre di poppa si incuneava all’interno: il percorso delle navette
d’emergenza.
“È
abbastanza stretto?” chiese Anakin. R2 lampeggiò la sua risposta
affermativa.
“Ottimo”
Anakin
virò, ritrovandosi ora con la prua rivolta ai suoi inseguitori e a poca distanza
da loro, mentre si trovava proprio sotto lo sbocco del tunnel, si infilò nel
pertugio causando scintilleai
bordi delle ali.
I
cloni provarono a inseguirlo, ma a breve finirono per schiantarsi sulle pareti e
tra i tralicci energetici, abilmente evitati da Anakin. Che sorrise
compiaciuto.
“Che
ne pensi, R2? Non è stato fin troppo facile?”
Non
aveva dubbi sul fatto che ci sarebbe comunque riuscito, nonostante tutto.
Troppa
era la voglia di avere un nuovo faccia a faccia con Vilbaem…. E questa volta al
senatore non sarebbe andata liscia come l’ultima volta.
Atterrò
senza alcun riguardo sopra alcuni distruttori e quando uscì dallo starfighter
trovò la guardia personale del politico ad attenderlo armi in un pugno.
Un
lieve sorriso si dipinse sul volto del giovane mentre accendeva la saber…sorriso
che non aveva niente di amichevole.
Ripensò
a Obi Wan…
Che la forza sia con te, amico
mio…
Oh,
no.
Non
ce n’era bisogno.
******
Lo
speeder atterrò senza problemi accanto alla terrazza degli appartamenti di
Coruscant e Padmè scese con un piccolo salto, avviandosi verso un piccolo
pannello mimetizzato tra i tendaggi e gli ornamenti esterni. Disattivò gli
allarmi della veranda e aprì la grande porta finestra, ritrovandosi
nell’oscurità dello stretto corridoio che avrebbe condotto alla sua camera da
letto.
Esitò
un istante, prima di entrare…Owen aveva tentato in tutti i modi di convincerla a
desistere dai suoi propositi, ma con scarso successo.
Aveva
cercato di farla ragionare, ma se c’era una cosa in Padmè… che lei stessa non
sapeva se considerare uno dei suoi migliori pregi o tra i suoi peggior difetti
era il continuare per la sua strada, se sentiva di fare la cosa giusta. Anche
quando aveva tutti contro.
Questa
sua testardaggine le aveva causato non pochi guai, in passato. Ma le aveva
permesso di salvare il suo pianeta. Le aveva permesso di sopravvivere. Le aveva
dato coraggio quando si era sentita vacillare. E le aveva aperto il cuore ad
Anakin.
Era
stata irremovibile, nonostante le parole di Lars: sarebbe andataa vedere di persona cosa stava
succedendo a Coruscant. Ma i bambini erano rimasti a Tatooine, al sicuro. …
senza dubbio quella era la cosa più giusta da fare. Poteva essere una trappola,
è vero… per questo non vi avrebbe tirato in mezzo i suoi figli.
Ma
se quella era una trappola avrebbe venduto cara la pelle.
Attraversò
a lenti passi il corridoio, fino a che non giunse all’interno della camera: nel
buio riconobbe il profilo dell’elegante letto proprio di fronte a lei,
debolmente illuminato dal chiaro di luna che filtrava dalle finestre.Attese pazientemente che le
illuminazioni automatiche rilevassero la sua presenza, cosa che non tardò ad
avvenire: dapprima soffuse, le luci dei neon sapientemente disposti nella
stanzaassunsero via via sempre più
forza dando così alla ragazza una visione ottimale del luogo.
Si
avviò allora verso il salone, dove avvenne la stessa cosa: Padmè si ritrovò ad
osservare la sua casa immersa nella tranquillità, vuota e inanimata.
Non
si stupì di non aver trovato i soldati della sua guardia. Con lei lontana, il
loro lavoro sarebbe stato inutile. Probabilmente continuavano a stazionare al
piano terra…e presto qualcuno sarebbe salito a controllare, messo in allerta
dagli allarmi disattivati.
Sentì
uno scricchiolio alle sue spalle, e si voltò di scatto estraendo la piccola arma
che teneva nascosta tra le pieghe del pesante mantello: si ritrovò così a
guardare all’interno della stanza che era stata dei gemelli, ben visibile grazie
alla porta spalancata.
Anche
quella deserta.
Vi
entrò con circospezione, senza abbassare l’arma: oltrepassò i lettini affiancati
e in ordine, dirigendosi verso la finestra che dava su un piccolo terrazzino.
Sbirciò dai vetri, senza aprirla, prima di riporre il piccolo blaster al suo
posto.
Cercò
di rilassarsi…dopotutto non c’era nessuno. Non aveva nulla da temere, ma si
stava lasciando suggestionare dalla situazione.
Tirò
un profondo respiro.
Calmati Padmè.
Uscì
dalla camera, intenzionata quindi a raggiungere lo studio e occuparsi del motivo
che l’aveva condotta nuovamente a Coruscant.
Ma
a pochi passi dalla stanza le luci
si spensero all’improvviso, facendola tornare nell’oscurità che aveva trovato al
suo arrivo.
************
Il
senatore Vilbaem ordinava a gran voce di impostare le coordinate di Coruscant,
quando qualcosa di incandescente comparve nel portellone di accesso alla sala
comandi: poco dopo una larga porzione di acciaio cadeva a terra e Anakin faceva
la sua comparsa nella sala comandi, spegnendo la spada laser.
“Dannato
Skywalker!! Uccidetelo!!” le parole del politico grondavano odio profondo,
mentre urlava con tutto il fiato che aveva in corpo. “Uccidetelo!”
Ma
i soldati che avrebbero dovuto abbattere il jedi vennero sbattuti contro le
pareti in un tempo davvero breve. Ripresosi dallo sgomento iniziale Vilbaem si
piegò a raccogliere un folgoratore, ma quando si rialzò si trovò davanti Anakin.
E si sentì gelare scrutando nel cupo azzurro degli occhi del giovane.
“Credo
che tu debba delle spiegazioni, Vilbaem…e non solo a me.”
Il
senatore rimase in silenzio, poi puntò l’arma contro il petto di Anakin ma
questi, con un violento gesto della mano, lo disarmò senza difficoltà prima di
spingerlo seduto su una delle poltrone, mentre le cinture di protezione gli si
legavano addosso da sole.
“Io
non devo proprio niente!” gli sputò contro iroso mentre invano strattonava le
cinghie, il carnato del viso di solito pallido ora acceso in un colorito rosso a
causa della veemenza delle parole scagliate contro Skywalker. “Io ho il potere!!
Sono un senatore della repubblica!”
Ma
Anakin si avvicinò alla sua faccia. “Quale potere…?” gli sussurrò con voce
pericolosamente bassa. “Tu non hai nulla, Vilbaem. Questo potere che tanto
decanti siè sgretolato nelle tue
stesse mani nel momento in cui hai deciso di metterti contro la Repubblica. Di
coinvolgere Padmè. E di sfidare me, così facendo...”
L’anziano
politico non replicò, ma un’aria di sfida rimase ad illuminargli il viso e lo
sguardo mentre una vicina esplosione faceva tremare la sala comandi
dell’incrociatore.
“Mi
dirai tutto, Vilbaem…” riprese quindi Anakin. “Mi dirai chi ti ha detto di
venire su Endor, mi dirai chi ti ha aiutato in questo folle piano…”
“Ma come, proprio voi… i grandi maestri
…glionniscienti jedi…” lo derise
invece. “La vostra…forza non può
dirvi ciò di cui avete…”
“Non
prendermi in giro. Non sei nella posizione di poterlo fare” lo zittì Anakin, mal
celando una certa rabbia nella voce.
“Oh, povero Skywalker…” continuò quindi
Vilbaem con tutta la sua arroganza “…che non riesce a ottenere quello che vuole!
Perché non chiami la tua adorabile moglie a difenderti? La dolce Padmè non
rifiuterebbe certo di accorrere in aiuto del suo cavalier servente…”
Avvenne
così rapidamente che lo stesso senatore non riuscì a capire il modo in cui era
accaduto.
Eppure
si ritrovava a terra, ai piedi della parete est della sala comandi.
Sull’acciaio
del pavimento risuonarono minacciosi i passi di Anakin, e ancora stordito dal
violento urto si sentì afferrare per le spalle e sollevare da terra, strisciando
sul freddo metallo in tutta la sua lunghezza.
“Sta
zitto! Non sei degno neanche di pronunciare il suo nome!” gli urlò in faccia il
jedi “Ti è andata bene una volta, Vilbaem, ma se sei convinto che io ti permetta
di continuare a insultarmi ti sbagli…”
“Tu
non puoi farmi questo! Io non…” provò debolmente a obiettare il senatore, ora
molto meno sicuro di sé, ma Anakin lo staccò dalla parete su cui si trovava e lo
sbattè contro quella opposta, serrandogli l’arto artificiale attorno al
collo.
“Io
posso farti quello che mi pare….” ringhiò “ …e ti assicuro che ho una gran
voglia di staccare questa tua testolina e quella faccia saccente di netto dal
collo …. Ma sto cercando di controllarmi e tu così facendo non mi stai
aiutando….”
Sbatté
con ancora più violenza il gracile corpo del politico sulla parete, e un gemito
di dolore uscì dalle sue labbra sottili e grinzose.
“…Sei
un traditore, ora, Vilbaem….” continuò Anakin “…e se morirai, a chi vuoi che
importi?”
Finalmenteil giovane aveva ottenuto quello che
voleva: negli occhi del senatore poteva vedere chiaramente la paura.
Dopotutto
di politici coraggiosi ce n’erano veramente pochi…La morte era sempre un ottimo
strumento di persuasione.
“Lui… lui aveva detto …” cominciò allora
piano l’uomo, dopo qualche istante. A quel punto parlare era la soluzione meno
dolorosa…in tutti i sensi. “…aveva
detto che ci avrebbe aiutato, perché i jedi ci stavano addosso…”
“Lui
chi?” gli chiese Anakin, senza lasciarlo “Gechter?”
Ma
Vilbaem lo guardò stupito. “Gechter? Chi è Gechter?”
“Ti
ho già detto di non prendermi in giro”
Anakin
accompagnò la frase con un’ulteriore pressione sul sottile collo del senatore,
che scosse la testa. “Non ti sto prendendo in giro! Io non so chi sia!”
“
Il mutaforma. Ian Gainder, il tuo assistente”
Vilbaem
sembrava ancora più confuso.“Non so di cosa tu stia parlando! Non vedo Gainder
da giorni…ma lui mi aveva detto di diffidare.. ecco perché..”
“Lui
chi, Vilbaem? Allora Alykarnosh? Èstato Alykarnosh a darti tutte queste informazioni?”
“Alykarnosh
è morto, Skywalker. È morto da sei anni…in esilio….”
Morto?
Anakin
distolse lo sguardo, serrando le labbra… Se Alykarnosh era morto, i documenti
erano davvero falsi.
Ma
se lo stesso Vilbaem ignorava l’identità di Gechter.. allora anche il senatore
era stata una pedina…
Lo
lasciò, e il senatore cadde di peso a terra portandosi una mano al collo,
cercando di recuperare un po’ d’aria tramite colpi di tosse strozzati.
Il
jedi si inginocchiò accanto all’uomo. “Allora…chi?”
“Io…io
non lo so…” gli rispose questi tossendo, scuotendo la testa.
*************
Respirando
pesantemente, Padmè ebbe l’impressione che il buio fosse animato, intorno a
lei.
Che
qualcuno la stesse osservando.
Solo suggestione… Solo
suggestione…
Si
girò lentamente, stringendo gli occhi e tentando di vedere….cercando di vincere
l’oscurità che la circondava.
Aveva
tentato senza successo di far tornare la luce, armeggiando con gli interruttori
manuali. E aveva perso gran parte della sua tranquillità, sebbene fosse l’ultima
cosa di cui avesse bisogno. Forse non era stata una buona idea.
Forse
non lo era stata per niente.
Forse
doveva andarsene.
No.
C’era
qualcosa che doveva ancora scoprire.
Appoggiò
una mano alla porta dello studio che si spalancò senza fretta, riempiendo il
silenzio con il suo cigolio. Con un passo entrò nella stanza… anche quella
immersa nel buio.
Eppure
potè scorgere ben distintamente la holocam accesa… e il lampeggiare del piccolo
display.
È partita da qui…
Ma
un lamento attirò la sua
attenzione…era sommesso… quasi cantilenante.
Voltandosi
verso la finestra, la luce del plenilunio le permise di accorgersi della sagoma
riversa a terra. Vi corse accanto, piegandosisul corpo…. e Padmè si ritrovò a
fissare, nella penombra della sala, il viso pallido e gli occhi spenti del
responsabile della sua sicurezza.
“Capitano…”
Il
soldato la guardò con occhi vacui, come se non riuscisse a vederla… la focalizzò
solo dopo qualche istante, e Padmè capì che l’aveva riconosciuta.
Ma
l’espressione del suo viso cambiò…le labbra dell’uomo si serrarono, e la ragazza
potè vedere gli occhi riempirsi di lacrime.
“Mi…dispiace….” le mormorò con un filo di
voce. “Mi dispiace milady…cosa ho fatto…cosa…”
Padmè
lo guardò….tornò a posare lo
sguardo sulla holocam…
E
capì.
Poi
fu un attimo.
Da
ogni parte le vetrate cominciarono a esplodere e le porte a saltare.
Decine
di cloni sbucarono da ogni angolo della casa, uscendo dalle sale, entrando dalle
finestre.
Dei
tonfi accompagnarono la comparsa dei corpi delle guardie di palazzo, trucidate
senza pietà.
Padmè
non fece in tempo ad inorridire…non fece in tempo a provare nessuna sensazione.
Fece solo in tempo a pensare che ora chiunque si celasse dietro tutto questo
sapeva di Tatooine.
Non
ci pensò due volte: estrasse la sua blaster e cominciò a sparare, ma una mano
comparve dietro di lei e le premette con forza contro la bocca, mentre un’altra
le afferrava il polso e lo
stringeva con forza, inducendola a far cadere l’arma.
No! No!
Tentò
di divincolarsi, ma si ritrovò imprigionata contro un corpo solido.
Padmè
sentì una gran rabbia salirle in corpo… lottò urlando contro quella mano che la
stringeva con violenza.
Se
solo l’avesse lasciata un secondo, l’avrebbe ucciso con le sue stesse mani…
Avrebbe…
Sentì
le forze mancarle… la testa
cominciare a girare.
“Presa…”
sussurrò una voce nel suo orecchio.
E
quella semplice parola, pronunciata a beffarla, fu l’ultima cosa che udì prima
di perdere i sensi.
Sperando che abbiate passato buone feste (e che il mio
capitolo non vi rinfacci il pranzo di Natale ^^) ecco l'aggiornamento alla
storia.
Ringrazio
sempre di cuore che mi segue e chi perde anche solo un secondo del suo tempo a
scrivere una recensione:
grazie
padmeskywalker, grazie Irene, grazie Darth Harion, grazie chaosreborn - per voi:
felicissima per l'apprezzamento degli Ewok: su Endor mi pareva doveroso dar loro
la parte dei mattatori^^ - e un grazie anche a Silvì76 ^^
Detto
questo, buona lettura
***************
Capitolo
15
Obi
Wan rimase nascosto nell’oscurità del corridoio, mentre una pattuglia di cloni
lo oltrepassava ignara proseguendo la ronda.
Non
era stato facile entrare in Senato, ma alla fine ce l’aveva fatta. Aveva
incontrato soldati ovunque…era un vero e proprio assedio.
Rasentavano
la guerra civile, per le strade di Coruscant. Proprio ciò che avevano cercato di
evitare in ogni modo…
Osservò
la guardia che, di fronte a lui, stazionava all’incrocio tra due androni: si
portò alle sue spalle e con un rapido movimento lo immobilizzò, portandogli poi
una mano all’altezza della nuca. Poco dopo la sentinella cadde priva di sensi, e
Obi wan la trascinò senza troppa gentilezza fin dentro un piccolo deposito dove
difficilmente l’avrebbero trovata.
Si
guardò intorno, poi proseguì verso una delle scalinate, intenzionato a
raggiungere prima l’ufficio di Vilbaem e poi quello che era stato di
Gechter.
Anakin
gli aveva riferito che il senatore non aveva mai nascosto documenti grazie
all’aiuto di compiacenti speculatori di Muunilinst, e comunque ora gli stessi
erano indiscutibilmente falsi visto che Alykarnosh era morto da anni. Altresì
Vilbaem era stato aiutato da un uomo…uno sconosciuto, che l’aveva messo in
guardia. Questo misterioso individuo sapeva della congiura ma allo stesso tempo
conosceva le mosse dei jedi… e gli aveva dato appuntamento su Endor.
Il
quadro si stava, così, delineando: Gechter aveva loro fornito i falsi documenti,
inducendoli a credere a più obiettivi. Poi, con la promessa di aiuto, si era
presentato a Vilbaem convincendolo che recandosi su Endor avrebbe trovato
appoggio.
Un
piano perfetto, maledizione.
Obi
Wan si convinse che non avrebbe voluto sapere in che modo Anakin era riuscito a
far parlare Vilbaem…l’aveva sentito agitato. E ora il lato oscuro era al culmine
della sua potenza… Kenobi faticava persino a sentire deboli accenni di
forza…
Attraversò
di corsa l’ennesimo corridoio, acquattandosi immediatamente quando sentì dei
passi risuonare a poca distanza da lui, e maledì l’enormità di
quell’edificio.
Continuò
a riflettere.
C’era
un tassello mancante: i cloni.
I
cloni che si erano ribellati… i cloni il cui intento era uccidere proprio loro. E non solo su Endor…ne aveva avuto la
conferma mentre, lungo il suo percorso, aveva trovato i cadaveri di diversi
jedi.
Ma
come era riuscito Gechter, da solo, a prendere il controllo di un esercito di
migliaia…milioni, di pezzi?
Quando
non sentì più nulla si decise a proseguire …. Anche se cominciava a dubitare che
avrebbe potuto scoprire qualcosa di interessante.
Pregò
solo di non dover più trovare jedi morti….ma ciò che invece si presentò alla sua
vista lo fece rabbrividire: in fondo al corridoio, riverso su un fianco, giaceva
un altro corpo.
Obi
wan corse, e si sentì morire quando, piegandosi sulla figura, si ritrovò a
fissare un volto cinereo a lui familiare.
“Olympia…”
mormorò, prendendola tra le braccia….
E
sentì qualcosa.
In
un flash il corridoio del senato scomparve, per lasciar posto a un altro
luogo…distante nello spazio così come nel tempo…
Un altro corpo, tra le sue
braccia…
Qualcosa
che credeva perduto… che non credeva possibile potesse tornare ancora…
Chiuse
gli occhi…
…uno sguardo che lentamente si spegne…
eppure è così dolce, mentre quelle parole che avevano giurato di non ripetersi
mai più escono dalle sue labbra…
Cercò
di non pensare…di concentrarsi.
Finalmente
nei suoi occhi di nuovo il corridoio freddo e austero del senato.
Estese
le sue percezioni…. E tra le sue braccia Olympia.
Non…
non lei.
Le
sfiorò la ferita che le solcava la tempia: per fortuna il colpo l’aveva presa di
striscio…ma non per questo si era rivelato meno doloroso. Doveva aver picchiato
la testa cadendo… per questo le funzioni vitali erano rallentate. Le pulì il
sangue che le sporcava la fronte…
“Avanti
Olympia”…. mormorò appoggiandole una mano sul petto “…non puoi mollarmi
così…”
Ripensò
a quando era solo una neonata chenon smetteva di fissarlo con i suoi occhioni spalancati…fino a che
all’improvviso non gli aveva sorriso, per la prima volta…
“Maestro Qui Gonn…mi ha
sorriso…”
“Bene…è raro in una bimba così piccola. Devi
esserne contento”
“Si, ma…perché?”
“Perché …cosa?”
“Perché mi sorride? Non mi conosce…non sa
chi io sia…non ho fatto niente per farla sorridere…”
“Perché lei ha qualcosa che gli adulti
perdono, Obi Wan… la fiducia incondizionata verso il prossimo. Non ti conosce, è
vero. Ma tu sei qualcosa di caldo…di accogliente. Non sei il freddo della grotta
di Nelvaan. E non sei scaglie e denti affilati… ma sei due occhi, un naso e una
bocca. Proprio come lei. Non sa chi tu sia, ma questo le basta. E le
piace…”
Attese,
Obi wan, senza pensare che da un momento all’altro poteva arrivare qualcuno…
“Ti sei assunto la responsabilità della sua
vita Obi Wan, nel momento in cui l’hai portata via… ed è tuo compito ora
assicurarti che non le accada nulla. Tuo. E di nessun altro, mio giovane
allievo…”
“Non
ti accadrà nulla…” mormorò, sulla scia dei pensieri…Dopo alcuni istanti la
giovane sussultò, spalancando gli occhi.“Bene…così va meglio…”
“Obi
Wan…” disse con un filo di voce, mentre le labbra si increspavano in un lieve
sorriso e il volto riprendeva un po’ di colore.“Cioè…maestro Kenobi…”
Si
portò una mano alla tempia non riuscendo a trattenere una smorfia di dolore
quando si toccò la ferita, mentre
Obi Wan la sorreggeva e l’aiutava a
rialzarsi.
“Date
le circostanze, Olympia, direi che tutti questi convenevoli sono inopportuni.
Obi Wan va benissimo”
La
ragazza sorrise, ma nella sua mente esplosero i momenti vissuti poco prima di
essere colpita a tradimento dai soldati che erano sbucati dal nulla. “Io…non me l’aspettavo. I cloni…”
“Si
sono ribellati. Lo so. Io e Anakin siamo usciti vivi da Endor per miracolo”
valutò amareggiato.
“E
gli altri?” chiese ansiosa, ma Obi Wan scosse la testa. “Non lo so. Sono venuto
qui sperando di trovare notizie…”
Il
jedi si interruppe e rimasero in silenzio, per qualche istante. “Ho visto i
corpi. Perché siete corsi al senato?”
“Il
primo ministro di Kamino ha contattato il tempio, prima che accadesse tutto
questo” lo informò Olympia che lentamente stava tornando ad essere padrona dei
propri ricordi. Obi Wan sgranò gli occhi, stupito. “Cosa?”
“Ha
detto che il maestro Sifo Dyas era stato sul pianeta, per discutere di alcuni
cambiamenti…” continuò la ragazza.
“Gechter…”
Obi
Wan rimase in silenzio… finché non fu tutto chiaro.
Il
tassello mancante ora era a posto.
“Ma
certo…è ovvio… ” mormorò il jedi tra sé, prima di tornare a guardare Olympia.
“Tutto torna…”
La
giovane lo guardò senza capire, e Obi Wan la prese per mano. “Ti spiegherò ogni
cosa Olympia, ma ora però dobbiamo andarcene da qui…”
Fece
per muoversi, quando inaspettatamente lei si liberò dalla presa. “Maestro…Obi
Wan, lasciami qui…sarei solo un peso. Vai senza di me. Cercherò di
cavarmela.”
Il
jedi la guardò accigliato…poi le si avvicinò, costringendola a guardarlo. “È
evidente che è nel nostro destino che io ti porti con me. Non ti lasciai nel
covo dei Troack, tanti anni fa…perché dovrei abbandonarti ora?”
Olympia
distolse lo sguardo… e Obi Wan si ritrovò a pensare che non aveva mai notato
prima quanto la ragazza somigliasse a … a lei.
La
guardò chiudere gli occhi… e notò un cambiamento nella sua espressione, quando
li riaprì.
“Maestro…” iniziò indicando qualcosa,
dietro di lui. Obi wan si voltò: c’era un cadavere, riverso prono a terra.
“Chi
è?”
“Non
lo so…” mormorò Olympia “Non era con me…”
In
un lampo, ricordò il tonfo, il disco dati…e la caduta dal vano della stanza.
“Era…era nascosto nello stanzino…”
Obi
Wan si accigliò, poi cauto si avvicinò al cadavere. Lo rigirò… e con orrore si
ritrovò a guardare negli occhi neri, sbarrati del maestro Axelbi Raken.
“Per
il cielo… Axelbi…” gemette Olympia, inginocchiandosi accanto a Obi wan. “Doveva
essere arrivato alle mie stesse conclusioni… ed è corso qui a cercare di fermare
Gechter…”
La
ragazza gli chiuse gli occhi, scuotendo la testa.
“Non
se lo meritava, Obi Wan… non se lo meritava”
Il
jedi rimase in silenzio, scrutando
il cadavere con compassione… poi allungò la mano a raccogliere il disco dati che
era caduto dal corpo di Raken.
Cosa conterrà?
All’improvviso
voci concitate arrivarono dal corridoio dietro di loro.
Spari.
E urla di dolore.
I
due jedi si allontanarono dal corpo, impugnando le rispettive saber.
Sentirono
dei passi in corsa…poi un clone comparve proprio di fronte a loro, incorniciato
dalle mura che segnavano la fine del corridoio in cui si trovavano e l’immissione in quello adiacente.
Il
soldato esitò, quando li vide. Riuscì a puntare l’arma contro i due jedi…. ma
non a sparare: Olympia e Obi Wan guardarono la lucente lama verde che sbucò
all’improvviso dal petto del clone. Quest’ultimo barcollò, poi una mano
invisibile estrasse la saber dalla schiena del soldato, che cadde a terra con un
tonfo.
Dall’androne
non arrivava più nessun rumore.
Il
maestro Yoda ripose l’arma al fianco, poi gettò un’occhiata complice ai due.
“Sbrigarci,
dobbiamo. Molte cose la nostra attenzione meritano.”
*********
Il
buio era ancora impenetrabile quando dei suoni arrivarono ovattati alle orecchie
di Padmè.
Aprì
gli occhi, ritrovandosi in una stanza immersa nella semioscurità. Era distesa a
terra, mentre intorno delle basse poltroncine erano disposte in circolo.
Cercò
di mettere a fuoco quel luogo, finché non scorse dei piedi, a poca distanza da
lei… seguì il profilo di quella figura avvolta dall’ oscurità, scorgendo una
mano appoggiata a uno dei braccioli del seggio: qualcuno le era seduto di fronte
e probabilmente la stava osservando. Non riuscì a capirlo dato che era
impossibile scorgere il volto di quella indistinta figura… ma capì che il suono
che era arrivato alle sue orecchie qualche istante prima era una voce.
“Bentornata
tra noi, senatrice Amidala”
La
frase le rimbombò in testa per qualche istante, mentre tentava di alzarsi. E
quello stesso tono beffardo fece riaffiorare in lei i momenti vissuti negli
appartamenti… quanto tempo prima?
Aveva
perso ogni cognizione del tempo.
Presa…
Realizzò
che la sagoma davanti a lei era responsabile della sua cattura…e per un attimo
non sentì più dolore, ma solo rabbia: scattò in piedi intenzionata ad avventarsi
contro il suo misterioso interlocutore, ma si ritrovò spinta seduta su uno dei
seggi vuoti, diametralmente opposto a quello dove egli sedeva Scorse la sua mano riappoggiarsi con
noncuranza sul bracciolo, mentre dal buio emergevano due cloni che andarono ad
affiancarla, uno per lato.
Padmè
strinse gli occhi: sembrava che la poca luce della stanza si concentrasse solo
su di lei, lasciando nell’oscurità tutto il resto.
Si
chiese quanti altri soldati ci fossero, oltre ai due che la controllavano.
“Alquanto
avventata, non c’è che dire. Ma d’altronde il coraggio non vi è mai mancato…”
esordì l’uomo, con tono pacato…la voce che pareva uscire indistintamente dalle
tenebre. “Quanti altri senatori avrebbero combattuto come voi, a Geonosis?”
“Spesso
ciò che si racconta travalica la realtà”
“Non
è su un racconto che baso le mie affermazioni. Io c’ero. Vi ho vista. E per
qualche strano scherzo del fato vidi molto più di quanto volessi vedere…”
L’ultima
frase fu quasi mormorata… come se la dicesse tra sé. Padmè capì l’allusione a
quanto era successo prima dell’esecuzione …. E si chiese chi fosse quell’uomo
che nonostante avesse visto e quindi avesse saputo da sempre, non aveva mai
parlato…
“Perché
eravate a Geonosis?”
“Per
fare il mio dovere. A differenza di qualcun altro, che preferì gettarsi tra le
vostre braccia.”
Ancora
un’allusione, valutò Padmè, mentre la mano scompariva dal bracciolo.
Sentì
il fruscio della stoffa che sfrega sul seggio.
“Fare
il mio dovere…. Era la mia ragione di vita.” disse quindi, dopo alcuni istanti.
La sua voce era più vicina. “Quanto
tempo ho sprecato…”
“Siete…
un jedi?” lo incalzò, voltando il capo a lato…scrutando nel buio.
Il consiglio aveva
ragione…
“Jedi…
si, lo ero. Ma ho poi ho aperto gli occhi…e ho visto. Ho visto quanta cattiveria possa scaturireproprio da coloro che dicono di lottare
contro il male. Ho visto con quanta facilità quello stesso male assume le
sembianze del bene, nascondendosi in parole non dette o mere ipocrisie…”
“Risparmiatemi
tutto questo.” lo interruppe la giovane “La parte della vittima non vi si addice
…”
Il
suo interlocutore rimase in silenzio. Padmè continuò a cercare, nell’oscurità
della stanza… le girava intorno, come un predatore che attende di balzare sulla
sua preda…
“Ecco…ora
sono io il mostro. Sono il nemico…”
lo sentì replicare “…Ma io sono solo il frutto di ciò che i jedi mi hanno
fatto….”
“Dite
vittima, eppure io ho assistito al massacro di un carnefice. Dite che eravate un jedi…parlate di ciò che eravate. Non riesco neanche a vedervi in
faccia. Chi siete, allora?” domandò con voce ferma. “Adesso chi è a parlare con me?”
Una
piccola risata sommessa riempì il silenzio della stanza.
“Io
sono il diavolo, Padmè….il diavolo che danzerà al plenilunio sui corpi dei
jedi…”
Lentamente
una mano scivolò sulla spalla della ragazza, facendola sussultare.
“…che
danzerà sul corpo di Skywalker…”
*****************
La
navetta era molto semplice, con ilrivestimento che le conferiva un colore grigio fumo e nessun segno di
riconoscimento.
Sorvolava
lentamente la città mescolata tra i convogli commerciali ai quali era stato
imposto di continuare a circolare, nonostante la situazione.
All’interno,
Obi Wan e Olympia sedevano accanto; di fronte a loro il maestro Yoda guardava al
di là del visore dello speeder… oltre l’astrodroide alla guida, fissando un
punto indeterminato della città di nuovo ferita al suo interno.
Fuori
dal senato si era reso necessario trovare il modo di allontanarsi e cercare di
raggiungere il prima possibile il tempio: il maestro Yoda aveva raccolto un
messaggio in codice che chiedeva a tutti i jedi di tornare. Ma con Coruscant
presidiata, non poteva che essere una trappola.
L’ennesima.
Quel
piccolo mezzo sembrava proprio far al caso loro: l’ideale per non dare
nell’occhio.
“Tempi
bui, questi sono…” esordì Yoda, senza distogliere lo sguardo, dopo il lungo
silenzio che li aveva accompagnati fino a quel momento. “Fallito,
abbiamo…ingannati….quasi derisi…”
“Ci
sono notizie, oltre alla falsa chiamata?” domandò Obi Wan, ma l’anziano maestro
chinò il capo. “Impossibile mi è stato comunicare con gli altri jedi…una flebile
speranza, rimasta è…”
Scorsero
il profilo del tempio, in lontananza. Del fumo si innalzava dalla torre est.
“Skywalker?”
chiese Yoda, e anche Olympia posò due occhi preoccupati su Kenobi. “Anakin ha
cercato di ottenere informazioni da Vilbaem, mentre io muovevo verso la
capitale. Non ho dubbi che lo rivedremo presto, ho parlato con lui poco fa.”
“E
cosa scoperto ha?”
“Più
che scoperte, ha trovato conferme. Gechter ha abilmente manipolato sia noi che
Vilbaem, facendoci convergere su uno stesso, preciso obiettivo. Un abile piano,
studiato nei minimi dettagli… dove la congiura, temo, sia stato il pezzo meno
importante.”
“Un
pretesto necessario era, per iniziare a muovere i pezzi di questa scacchiera…. E
quale migliore, se non l’avidità…la sete di potere. La congiura impedito ci ha
di vedere oltre…”
Il
silenzio tornò ad avvolgerli, nell’irreale quiete dell’interno dello
speeder.
“Il
vero fine…” mormorò l’anziano maestro “…era la distruzione dei jedi…”
“…seguendo
un piano ben preciso ideato molti anni fa, che Gechter ha scoperto e abilmente
girato a suo vantaggio” concluse Obi Wan, e Olympia si voltò a guardarlo.
“Un
piano che aveva scoperto anche Raken…e ciò gli è costato la vita.”
***************
“Voi
siete pazzo” ribattè dura Padmè, lottando per non far trapelare la paura che
quelle parole, e l’averlo così vicino, stava lentamente riaccendendo.
Voleva
uccidere i jedi…
Voleva
uccidere Anakin.
“Pazzo?
Oh no.” replicò con una nota di stupore nella voce, mentre ritraeva la mano e
spariva di nuovo nel buio. “Io sono perfettamente conscio di quello che ho
fatto. Che sto facendo e che continuerò a fare. La pazza siete voi, che credete
ancora di poter fermare qualcosa che ha avuto il suo inizio non oggi, ma tanto
tempo fa…”
“Come
potete anche solo pensare che Anakin…che i jedi assistano senza
interferire?”
La
domanda si perse nel silenzio della stanza… passarono attimi che parvero
interminabili, prima che il suo aguzzino tornasse a parlare.
“Non
avete ancora capito dove siamo, Padmè?” le domandò invece di rimando. “Questa è
la sala del consiglio. Siamo nel cuore del tempio…e sapete perché ci troviamo
qui?”
La
giovane trasalì…temeva di sapere la risposta.
“Perché
non c’è più un solo jedi vivo, milady.”
La
sua voce ancora così vicina a lei…
“I
cloni sono ai miei ordini. E gli ordini sono uccidere i jedi…. per quale motivo
credete mi sia adoperato tento per disperdere quegli stupidi assieme ai loro fidati soldati?”
Padmè
gemette… Anakin era con Obi Wan, su Endor. E con loro, inevitabilmente….
Allora
era tutto falso…non c’erano pericoli, non ce n’erano mai stati…
“La
paura è uno specchio nel quale è facile riflettersi, non è vero, Padmè? Voi lo
sapete bene. Lo sapete meglio di chiunque altro…”
Passi
silenziosi. Fruscii.
“Anakin non è morto.” disse quindi la ragazza
con fermezza…. forse più per convincere sé stessa, che altri.
Non è morto…
“Già,
lo credo anche io.”
Un
filo di luce filtrò da laddove Padmè ipotizzò ci fosse una finestra…o una
vetrata. Scorse il profilo di un volto…
“Non
penso che Skywalker sia saltato in aria su Endor….cosa che mi auspicavo in
realtà, ma troppo semplice, per il prescelto. A questo punto spero che sia
ancora vivo…così potrà arrivare su Tatooine.”
Padmè
sentì un brivido percorrerle la schiena, mentre la mano ricompariva appoggiata
al bracciolo e il suo interlocutore tornava, così, a sedersi. “…E non trovare
nessuno, mentre lui si sentiva così sicuro di sé…”
“Che
cosa hai fatto ai miei figli?” gli domandò, senza poter impedire di dare un tono
supplichevole alla frase.
“…Anakin
andrà fuori di testa, come già successe quando gli dissero che voi potevate
morire…”
Aveva
ignorato deliberatamente la domanda. Padmè sentì le lacrime salirle agli
occhi.
“CHE
COSA HAI FATTO AI MIEI BAMBINI?” gli urlò contro alzando dalla sedia, ma pronte
le due guardie tornarono a spingerla sul seggio senza troppo riguardo.
“Vi
è stato già spiegato” iniziò l’altro dopo qualche istante con il solito tono
posato, quasi accomodante. “Che i gemelli sono qualcosa di molto prezioso per
noi. Li stanno portando qui….”
Padmè
sentì chiaramente il suo cuore riprendere a battere, mentre il misterioso
individuo pronunciava quelle parole.
Dei del cielo…grazie…
“Ho
bisogno di voi, qui” proseguì quindi “Forse riuscirete anche a vederli, se
sarete buona con me…” concluse con una certa ironia.
La
giovane preferì non pensare alle implicazioni celate in quella frase. Pensò,
invece, che se necessitava di loro aveva prima dovuto scoprire dove si
trovassero…
“Siete
stato voi ad attirarmi a Coruscant.”
“Mmmh…Non
esattamente. Tecnicamente, è stato il capitano delle vostre guardie ad avviare
le
comunicazioni.
Onestamente, milady, credevo avesse più resistenza al dolore.”
Nella
mente di Padmè, i corpi orrendamente trucidati dei suoi soldati… chiuse gli
occhi, mentre la figura proseguiva.
“Sapete…
mentre attendevo il vostro arrivo mi sono ritrovato nella vostra camera….
Immaginate come sarebbe beffardo prendervi su quello stesso letto, dopo aver
dato la morte a Skywalker…”
Lo
sentì ridere, prima di proseguire. “L’assassino e l’adorata moglie….”
“Non
lascerei toccarmi da voi neanche con un dito” proruppe indignata.
“Credo
che il vostro atteggiamento debba diventare più conciliante. Quest’aria
altezzosa vi servirà a ben poco quando sarete solo la mia puttana”
Padmè
rimase sgomenta dal tono con cui la misteriosa sagoma aveva pronunciato quelle
parole… la pacatezza che continuava
a stridere con il contesto…ma un fremito di rabbia o forse… lussuria, si spense
assieme alla frase.
Era
quello il destino che le si prospettava?
No.
Non gliel’avrebbe permesso.
Alzò
il mento, sfidandolo. “La vostra puttana? Badate, forse fareste meglio a
uccidermi…altrimenti non esiterei a mettere fine alla vostra miserabile
esistenza, non appena mi si presenterebbe l’occasione.”
L’altro
non replicò mentre proseguiva: “Voi avreste solo il mio disprezzo. Il mio cuore
appartiene a un altro…. per tutta la vita”
“Oh,
non ne dubito. Ma del vostro cuore, a me, importa ben poco”
***************
“Questo….questo
piano…” iniziò Olympia “…riguarda Kamino e la comunicazione del primo ministro
Lama Su, non è così?”
Obi
Wan le fece un segno d’assenso. “Durante la guerra dei cloni abbiamo accettato
senza obiezioni che il maestro Syfo Dias avesse ordinato l’esercito” cominciò a
spiegare “ Ma Sifo Dyas era morto da tempo e Jango Fett, il cacciatore di taglie
che aveva fornito il materiale genetico ai cloni, mi aveva detto di essere stato
ingaggiato da un uomo di nome Tyranus. Avevamo ritenuto le dichiarazioni di Fett
una menzogna: dopotutto, non c’era nessun Tyranus…”
Obi
Wan tirò un profondo respiro. “Jango Fett aveva tentato di uccidermi. Il suo
sicario aveva fallito l’assassinio di Padmè. Jango era inequivocabilmente
alleato di Dooku. Èvero, non c’era
alcun Tyranus. Ma forse un Darth Tyranus…”
“I
cloni erano fin dall’inizio predisposti all’uccisione dei jedi?” Olympia era
incredula. Yoda continuò a rimanere in silenzio: con un’occhiata, incoraggiò Obi
Wan a proseguire.
“Questo
non lo so, ma Palpatine all’epoca pilotò gli avvenimenti in modo tale da poter
utilizzare l’ esercito… una guerra su vasta scala, il conferimento di più
potere… un conflitto che sembrava
sempre sul punto di finire, ma che invece non cessava mai…”
“…terminando
solo con la morte di Sidious stesso…” gli fece eco la jedi.
“Anche
la direttiva che permetteva ai jedi di essere a capo di guarnigioni di soldati”
riprese Kenobi “Ora è abbastanza chiaro che c’è un qualcosa…un modo che possa far ribellare i cloni,
all’occorrenza. Gechter doveva averlo capito, e si è recato su Kamino per
scoprire quale fossequesto sistema
cheavrebbe messo nelle sue mani un
enorme potenziale militare. Ma deve averlo scoperto anche Raken…con le
conseguenze che sappiamo.”
Obi
Wan ripensò al cadavere del jedi, al senato….gli occhi sbarrati…
“Probabilmente
aveva condotto delle indagini, da solo…all’oscuro del consiglio. Questo
spiegherebbe il disco dati…” Olympia cercò di riallacciarsi al filologico dei
pensieri di Obi wan. “Sapeva che la sua menomazione l’avrebbe escluso da ogni
missione e questo non lo sopportava… Axelbi non lo accettava. Non lo aveva mai
accettato…”
Il
jedi si alzò, accucciandosi poi a fianco di un basso finestrino e iniziando a
scrutare il cielo plumbeo di Coruscant.
…e questo non lo sopportava… Axelbi non lo
accettava…
“Doveva
aver capito, in qualche modo, cosa Gechter si apprestava a fare ed era corso al
senato, intenzionato a fermarlo…” proseguì Olympia“Forse hanno duellato per i corridoi… e
Raken ha avuto la peggio.”
Obi
wan non si spostò dalla sua posizione, mentre la ragazza portava avanti il suo
ragionamento. “Eppure… perché andare da solo? Perché non portare con sé un
aiuto, data la sua condizione?”
La
domanda rimase sospesa sopra i tre jedi… Kenobi non riusciva a smettere di
pensare.
Era
scattato qualcosa in lui, che non riusciva a mettere a fuoco…
…gli occhi di Raken…
…lo sguardo afflitto, quando si parlava di
Mustafar…
… i suoi sospetti su
Gechter…
“L’ambiguità
ha accompagnato i jedi. Sfiducia…dubbi. Axelbi forse non sapeva di chi realmente
fidarsi…”
Olympia
non potè che condividere quanto appena detto da Yoda, e si voltò verso Obi wan.
“Tu cosa ne pensi?”
Ma
questi non rispose. Un turbine di pensieri gli spazzava la mente.
…Probabilmente aveva condotto delle
indagini, da solo…
…L’ambiguità ha accompagnato i
jedi…
…Sapeva che la sua menomazione l’avrebbe
escluso da ogni missione…
…non lo sopportava…
“Obi
Wan, mi stai ascoltando?”
…forse non sapeva di chi fidarsi
realmente…
…sfiducia…
…era corso al senato, intenzionato a
fermarlo…
…Forse hanno duellato…
…il suo sguardo… i suoi
occhi…
…i suoi occhi…
Obi
Wan sgranò gli occhi: nella sua mente il vortice di congetture, supposizioni e
ipotesi si arrestò di colpo. E ogni cosa trovò il giusto posto.
“Per
l’amor del cielo…” seppe solo mormorare. Olympia e Yoda lo guardarono perplessi:
era pallido come un morto.
“Per
gli Dei… cosa abbiamo fatto?”
**********
Padmè
lo sentì alzarsi, di nuovo.
“Sapevo
che una richiesta d’aiuto vi avrebbe indotto a pensare subito al vostro adorato Anakin… la mente di una donna
innamorata è davvero prevedibile. Anche se vi stimavo di più. Non avrei mai
creduto che potevate scendere a un livello così basso”
“Voi
non capite. Non potrete mai farlo”
“Cosa
c’è da capire? L’amore rende deboli. L’amore è un punto debole…ma…” Si interruppe, e
Padmè potè avvertire chiaramente il suo sguardo su di sé. “… Ma forse voi non lo
amate, Padmè. Forse è stato solo un capriccio…o una forma di pietà, da parte
vostra...”
La
ragazza scosse la testa… un sorriso amaro le increspò le labbra. “O magari anche
un ragionamento ben congegnato… un jedi da’ sicurezza. Protezione… perché no?
Lui cadeva ai vostri piedi, in una venerazione a dir poco ridicola… perché non accettare,
Padmè?”
“Mi
fate pena…” gli rispose lei, con tutto il disprezzo di cui era capace “Credete
di sapere tutto… di poter emettere giudizi…ma vi compiango, perché non avete
capito nulla…”
“A
cosa vi ha portato l’amore Padmè? Quest’amore che tanto difendete? L’amore non
proteggerà il corpo di Skywalker dai colpi della mia saber, non curerà le sue
ferite e tanto meno gli impedirà di morire!”
Aveva
alzato il tono di voce, forse irritato da come lei osava ribattere. Ma Padmè non
si lasciò intimorire.
“No…non
lo impedirà. Ma l’amore che voi denigrate è una ragione ben più che sufficiente
per sfidare la morte…”
“Voi
sfidereste la morte, Padmè, per amore?”
“L’ho
già fatto…e non ho paura di rifarlo”
“Moriresti
per lui? Moriresti per i tuoi figli?”
Vide
la saber accendersi accanto a lei, e la lama andò a illuminare il suo viso a
poca distanza dal collo.
“La
spada che entra nella tue carni… “ le mormorò all’orecchio “Non sarebbe
difficile per me. Sei disarmata, in mio potere. Una fine perfettamente inutile ma…dimmi Padmè,
moriresti per loro?”
“Si...”
Non
doveva pensarci.
“Si…
anche ora che giocate a Dio con la mia vita. Anche se sapessi che potrebbe non
servire a nulla… anche se ci fosse solo una misera speranza per loro, in cambio
della mia vita… la mia risposta non sarebbe diversa.”
Non
si mossero da com’erano.
Padmè
pensò che forse aveva oltrepassato i limiti, e che sarebbe finita così… sentì la
spada ronzare ancora, poi…
“Assurdo…”
La
saber si spense, facendo tornare nell’oscurità la sala del consiglio.
“L’amore
non è potere…l’amore è solo debolezza! Il vero potere è in noi stessi …. In noi,
e in nessun altro!”
Si
interruppe per una attimo: ora le parole erano quasi urlate… scagliate contro il
nulla, con un’ira quasi palpabile.
“Tsk…una
fede incrollabile, come quei sciocchi, stolti jedi…con le loro ipocrisie… Amore,
compassione….generosità. Tutto ciò affievolisce la ragione. Attenua le nostre
percezioni. Amore e saggezza non possono convivere. È impossibile farle
conciliare.”
Amore e saggezza…
Padmè
trasalì.
Amare ed essere saggi…
*************
“Obi
Wan, cosa ti succede?”
Il
jedi lasciò la postazione accanto al finestrino, portandosi tra gli altri due
che non smettevano di fissarlo.
“Abbiamo
sempre pensato…abbiamo tutti pensato
che Gechter ci stesse tradendo… che Gechter si fosse introdotto negli
archivi del tempio…che Gechter avesse
commissionato i documenti al falsario di Cloud City. Che Gechter stesse facendo il doppio gioco
etirare le redini di questo
piano…”
Olympia
lo seguiva senza capire, e Obi Wan se ne accorse. “Ragiona Olympia! Tutto… ogni
cosa ci ha portato a credere che il mutaforma fosse il traditore… ma ora
sappiamo che qualcuno ha condotto
delle indagini all’oscuro del consiglio, perché sapeva di non poter avere altri aiuti…
qualcuno che ha scoperto perché i
cloni potevano ribellarsi senza che il nostro sith corresse alcun rischio,
nonostante apparisse un jedi a tutti
gli effetti!”
Obi
wan lanciò un’occhiata a Yoda: dall’espressione sgomenta del viso rugoso, capì
che l’anziano maestro aveva ben capito il fine del suo ragionamento.
“Qualcuno che ha avuto tra le mani le
prove concrete del tradimento e ha tentato di fermare tutto questo, senza
riuscirvi…”
Lo
speeder atterrò con delicatezza sul suolo di Coruscant, a pochi isolati dal
tempio. Non potevano avvicinarsi di più.
La
ragazza sgranò gli occhi, prima di alzarli sul jedi di fronte a lei.
“Olympia… un jedi ci ha tradito…un jedi
che è sempre stato sotto i nostri occhi…ma abbiamo preso il jedi sbagliato….
Tutto questo è successo, ma chi l’ha
compiuto non è chi pensavamo fosse… abbiamo invertito le parti”
**************
Amare ed essere saggi…
La
cella di Mustafar ricomparve vivida nella mente di Padmè , mentre l’individuo
proseguiva.
“Per
quanto odiassi Lucius, su una cosa aveva ragione….”
L’immagine
di Khan Ventress, il sicario bendato che l’aveva interrogata… il suo volto
vicino al suo….
…la tua persona è capace di suscitare in lui
delle emozioni…ma lui apprezza molto di più la saggezza che le futilità di un
sentimento che non sarebbe nemmeno capace di provare poiché…
“…
è impossibile amare ed essere saggi.”
La
porta si spalancò, e la luce entrò violentementenella stanza. Padmè dovette chiudere gli
occhi, quasi accecata dalla rapidità del contrasto con il buio al quale ormai
era abituata.
Sentì
la voce di un clone, e l’altro dare disposizioni: “…portate anche lei
all’hangar. Io ho ancora qualcosa da sbrigare..”
Quando
riuscì ad aprire gli occhi, lui era finalmente perfettamente visibile.
“I
gemelli sono arrivati. Ora speriamo che il nostro ospite d’onore non tardi
molto”
Padmè
non poteva crederci.
“Non
è possibile…” riuscì solo a mormorare mentre Axelbi Raken, in piedi di fronte a
lei, lasciava che le iridi celesti sfumassero lentamente verso il giallo.
Dunque,
signori e signore, eccoci arrivati alla quasi conclusione. Infatti questo è
il mio penultimo post, poichè il prossimo saranno, insieme, Ultimo
Capitolo ed epilogo. Vi informo anche che questo post è molto lungo...
l'ho spezzato in due capitoli che ho voluto comunque postare insieme, visto che
dividerli avrebbe spezzato il pathos che ho cercato di creare...
Come
al solito, i ringraziamenti ai miei "fedeli" Darth Harion, Buffy86,
Chaosreborn, Aresian - che bello rivederti^^, Silvì76 e alla New Entry ^^
Jediknight88 A questo punto, mi pare d'aver detto tutto. E con un po' di
tristezza, siamo in dirittura d'arrivo...
***********
Capitolo 16
“Esito del contatto: negativo. Una nuova
richiesta sarà avviata tra dieci… nove…”
Anakin
sferrò un pugno sul pannello comandi, provocando una lieve ammaccatura: perché
nessuno rispondeva, da Tatooine?
Calmo. Respira.
Attraversando
l’atmosfera di Coruscant ignorando ogni procedura di sicurezza, si sforzò di non
pensare al peggio.
Potevano
esserci svariati motivi che giustificavano l’assenza di una risposta. Forse Lars
aveva filtrato le comunicazioni… le aveva criptate, per impedire un qualsiasi
tipo di identificazione.
O
forse stavano semplicemente dormendo.
Dopotutto
nessuno sapeva di Tatooine. Nessuno.
“Esito del contatto:
negativo….”
“Al
diavolo!”
No,
non riusciva a calmarsi.
Owen
non era uno sciocco, ma non era neanche il tipo da fare certe cose.
Osservò
il fumo salire dalle torri del tempio jedi.
A
macchia d’olio si era estesa la volontà del lato oscuro… prima nei vari pianeti,
dopo averli dispersi…. Ora nella loro culla.
Alla
radice, nel cuore della capitale.
Estirpati,
come l’erba che crescendo incolta turba l’armonia del giardino.
E
il giardino era la nuova società che Sidious avrebbe creato attraverso il corpo
e lo spirito del suo allievo…attraverso il potere di un lato oscuro rinvigorito
come non mai dopo la dipartita dei jedi.
Una
società epurata da ogni elemento di disturbo.
Anakin
atterrò a diversi isolati dal tempio, in un quartiere popolare in quel momento
inanimato.
La
forza oscura lo braccava…lo confondeva. Offuscava la sua logica e le sue
percezioni.
Un
lato oscuro che pareva voler fagocitare la capitale, dopo averne preso
possesso…. Che saliva dalla strada, fuoriusciva dalle condutture e andava a
mescolarsi con le nere nubi che si addensavano sopra gli edifici…creando una
cappa malefica che si sarebbe stretta su di lui, impedendogli di avere il
controllo degli eventi.
Che
nutriva quel suo latente senso di disperazione, di impotenza… di terrore che lo
assaliva quando la sua mente correvaa Tatooine.
Tolse
le coordinate del pianeta dell’orlo esterno e tentò di contattare Obi Wan.
C’era
una guerra…perché di guerra si trattava. E lui aveva degli obblighi… non poteva
sottrarsi…
Ma
il non sapere l’avrebbe fatto impazzire.
Sarebbe
andato su Tatooine e poi sarebbe tornato.
Anakin, è una follia. Qualcuno potrebbe
seguirti. E scoprirli. A questo punto faresti più danni che
altro.
Attese
una risposta.
“Esito del contatto:
negativo…”
Perché
tutti si divertivano a ignorarlo, quel giorno? Era così esilarante mettere alla
prova la sua resistenza nervosa?
Si
passò una mano sul viso.
Probabilmente
Obi Wan era già dentro il tempio… Non sarebbe mai riuscito a parlarci, se non di
persona.
Saltò
dall’intercettore rubato nell’incrociatore di Vilbaem, alzando della polvere dal
suolo. Utilizzare un mezzo senatoriale l’aveva tenuto lontano dai guai almeno
per un po’, mentre R2 si occupava di portare Vilbaem a Coruscant.
Per
il momento non aveva scelta. Tirò un profondo respiro, poi cominciò a correre in
direzione del tempio.
Il
non sapere nonl’avrebbe fatto impazzire.
Stava
già impazzendo.
*******
Se
fosse esistito un regno dell’Apocalisse, pensò Obi Wan, non sarebbe stato molto
diverso dal tempio in quel momento.
Vi
erano ovunque i cadaveri di jedi e di soldati…e lo scontro non accennava a
terminare.
Avevano
fatto un massacro. Senza pietà.
All’ingresso
lui, il maestro Yoda e Olympia
stavano abbattendo quanti più cloni possibilicon lo scopo di riuscire a entrare
all’interno del tempio e cercare di porre fine a quella situazione.
O
almeno tentare di porvi fine.
“Sono
troppi!!” valutò Olympia, urlando al di sopra del frastuono affiancando Obi Wan
riparatosi dietro una parete. “Non ce la faremo mai!”
“Dobbiamo
assolutamente entrare, o sarà stato tutto inutile” le rispose perentorio mentre
un colpo sbrecciava il muro. “C’è una richiesta di ripiegare al tempio…una
trappola per i sopravvissuti. Se non interveniamo chi si è salvato farà la fine
del topo.”
Olympia
rimase un istante pensierosa. “Ma chi
si è salvato, Obi Wan?”
Il
jedi la guardò…e non seppe risponderle. “Noi ce l’abbiamo fatta. Perché non
dovrebbe esservi riuscito qualcun altro?” le domandò di rimando. Ma era più una
speranza, che una vera affermazione.
La
giovane abbassò lo sguardo…nella mente le parole di Obi Wan nello speeder.
“Axelbi…”
mormorò allora “…è terribile…era lui…”
“Ha
giocato bene le sue carte. Ha saputo mimetizzarsi, per anni, tra di noi. E ciò
che pensavamo compisse Gechter alle
nostre spalle, in realtà era lui a farlo…” la interruppe Obi Wan. “Ma ora non
possiamo più pensarci. Non dobbiamo
più pensare a quello che Raken ha fatto.”
Olympia
annuì, poi si sporse a guardare nell’androne: il maestro Yoda stava passando
rapidamente da un corridoio all’altro falciando nel frattempo chi gli si poneva
di fronte. Aveva guadagnato del terreno…ma di quel passo…
“Idee?”
chiese allora a Obi Wan, tornando a guardarlo. Il jedi non rispose, ma aveva
scorto qualcosa…. qualcuno.
“Pazienza”
le disse piano. Olympia sgranò gli occhi. “Pa… pazienza?” mormorò incredula.
“Lo
so, fa quest’effetto all’inizio. Ma ti assicuro che funziona. L’ho imparato
sulla mia pelle.” Le rispose sibillino. Rimase fermo ancora per qualche istante,
poi…
“Adesso!”
esclamò accendendo la saber e gettandosi nell’androne gremito di cloni. Olympia
lo seguì fidandosi delle sue parole… e dopo qualche istante il corridoio nel
quale erano nascosti esplose in un fragoroso boato.
La
ragazza si fermò un istante guardando attonita prima i resti fumanti poi, di nuovo, Obi Wan… lui
le restituì lo sguardo, facendole quindi cenno di seguirla.
Evitarono
colpi di blaster e abbatterono diversi cloni, raggiungendo così il maestro Yoda.
Finché
un chiaro grido di battaglia si stagliò al disopra del frastuono: da dei
corridoi laterali sbucarono alcuni cavalieri jedi guidati da un Mace Windu
affaticato, ferito, ma più agguerrito che mai.
***********************
Anakin
scavalcò con noncuranza il corpo del clone caduto a terra dopo essere stato
privato della testa con un preciso colpo di saber.
Ripose
l’arma, guardandosi intorno: solo soldati morti.
Era
entrato nel tempio evitando l’ingresso principale e incuneandosi in una breccia
nelle mura probabilmente creata dai
cloni.
E
si era trovato davanti una scena
terribile: i corpi dei padawan…dei cavalieri caduti nel tentativo di arginare
l’attacco.
C’erano
anche dei bambini. Ma doveva aspettarselo.
Aveva
visto, anni prima.
E
lui non avrebbe fatto altrimenti.
…Maestro Skywalker, cosa dobbiamo
fare?
Continuò
ad avanzare nei corridoi, sentendosi oppresso … si sentiva come soffocare.
Sentiva
distintamente il lato oscuro appesantirgli l’animo…legarsi ai suoi arti rendendo
persino difficoltosi i movimenti…
Delle
voci si affollavano nella sua testa….e tra tutte, una spiccava…
… Avrai bisogno di me… O non ce la
farai…
Si
legava alla sua mente, impedendogli di sentire…di ragionare.
Scosse
la testa scacciando quei pensieri.
Doveva
trovare Obi Wan: stare separati non
era una buona idea, in mezzo a quell’inferno.
E
con lui, chi avrebbe trovato?
Chi
era sopravvissuto?
Al momento, la scia di cadaveri che impietosa lo aveva
accolto non gli permetteva previsioni ottimistiche.
Si ritrovò ai piedi di una scalinata e una strana sensazione
si impadronì del suo corpo…. perché più nessun soldato l’aveva fermato?
…qualcosa non quadra…
Salì i gradini uno alla volta lasciando che il nuovo
corridoio si aprisse lentamente alla sua vista. E quello che vide lo lasciò
sgomento.
No…
In fondo al grande androne, legati schiena contro schiena,
Luke e Leia si guardavano intorno spaventati….impossibilitati a parlarea causa di un
bavaglio intorno alla bocca.
L’odio iniziò a circolare nel corpo del jedi, assieme al suo
sangue che ribolliva nelle vene…
“No…” mormorò, cominciando a muovere qualche passo nella
loro direzione. Passi che divennero presto in corsa.
Perché sono qui? Dovevano essere a Tatooine, erano al
sicuro…
Inaspettatamente una voce diede risposta al suo
tormento…
Erano a Tatooine, ma non al sicuro. Tu non sei più in grado
di proteggerli. Non lo sei mai stato… Ecco la dimostrazione…
“No.. no… NO!!” urlò facendo riecheggiare la sua voce tra le
austere pareti del tempio attirando l’attenzione dei bambini, che si voltarono
con due occhi ancora terrorizzati verso il padre.
Ma in un batter d’occhio Anakin finì scagliato contro una
delle colonne portanti che costellavano il muro maestro del corridoio. Vi sbattè
rovinosamente,
urtandovi con tutta la schiena… scivolando poi verso il pavimento di pietra
levigata.
Pensavi fosse così facile, Anakin?
Alzando gli occhi potè vedere Luke agitarsi, urlando
qualcosa contro il bavaglio.
Poté vedere Leia piangere in piccoli ma violenti
singhiozzi.
“E’ ME CHE VUOI!!!” urlò contro il nulla con tutto il fiato
che aveva in corpo, mentre si rialzava “E ORA SONO QUI, MALEDETTO!! AFFRONTAMI,
VENDICATI SU DI ME, MA LASCIA IN PACE LORO!!”
Mosse altri passi verso i figli… voleva accertarsi che
stessero bene…
E lo sentì…era lì, finalmente…
Lui non è te, Anakin… vuole la tua morte… e ci riuscirà…
Daun corridoio laterale emerse una figura in un saio nero, frapponendosi
tra Anakin e i bambini.
“Su piccoli, salutate vostro padre…” esordì Raken con voce
melliflua, mentre accarezzava come un benevolo zio la testa dei gemelli.
“Raken…” mormorò attonito il jedi… incredulo, mentre questi
gli posava addosso due occhi gialli iniettati di sangue, consumato nel lato
oscuro che sentiva avvolgerlo potente.
“Quello non è più il mio nome” rispose Axelbi con voce
monocorde, lasciando cadere il saio. “Io sono Darth Vader. È così che il mio
maestro mi ha ribattezzato… innalzandomi alla suprema potenza del lato
oscuro…”
Un brivido attraversò la schiena del giovane.
Alzati, Lord Vader….
Nella mente le visioni che gli avevano mostrato il futuro
che lo attendeva se lui si fosse piegato al lato oscuro. L’uomo che avrebbe
compiuto la strage nel tempio…che avrebbe sovvertito gli equilibri della
galassia.
Tutto quanto stava succedendo. Ma al suo posto, un
altro.
Sidious aveva considerato tutto.
“Dov’è Padmè?” sibilò tra i denti. “Che ne è dei Lars?”
“Alla dolce Amidala risparmierò il piacere di vederti
agonizzare, Anakin… Per quanto riguarda i Lars… forse sono morti. O forse no.
Non me ne curo. Non sono loro il mio problema adesso.”
Parlò con voce calma, posando una mano sulla testa di Leia.
“NON TOCCARLI!!” scagliò le parole il giovane.
Lui farà del male ai tuoi figli…
Il sith lo guardò con aria di sfida, senza allontanarsi dai
bambini.
Anakin posò una mano alla saber: nella sua mente il
desiderio di portare i gemelli il più lontano possibile si faceva
prepotentemente largo.
Porta via i bambini.
Lui te lo impedirà…
“Ci hai fatto credere che fosse Gechter… mentre eri tu a
tradirci…” Anakin mosse ancora un passo mentre Axelbi lo guardava compiaciuto, forse
esaltato dal ricordo delle sue imprese. “Tu… non riesco a crederci…dopo quello
che…” ma si interruppe.
Capì in un attimo che tutto era stata una menzogna.
“Dopo quello che..? Continua, Skywalker.” lo incoraggiò
Raken ironicamente. “No, lo farò io per te. Dopo quello che mi hanno fatto su Mustafar? Dopo
quello che hanno fatto a Hydragen e a Dana, Anakin?”
Il sith fece una pausa. Si staccò dai gemelli, avviandosi a
lenti passi verso il jedi.
“Tu sapevi già ciò che facevi… già da …”
Un largo sorriso si dipinse sul viso di Raken. “Mustafar,
Skywalker, è stato il mio capolavoro…”
Anakin non fu colpito dalla freddezza con la quale l’uomo di
frontea lui
aveva pronunciato quelle parole. “… ciò che mi ha permesso di donarmi
totalmente…completamente alla grandiosità del lato oscuro.”
Non gli si avvicinava….si limitava a girargli attorno.
E Anakin cominciò a fare lo stesso. Ripensò a Mustafar… allo
scontro con Ventress e a come avevano sentito la forza vitale di Raken
all’ultimo momento.
“Ti abbiamo portato via dal pianeta mezzo morto…” gli disse
il giovane, senza smettere di guardarlo. “Ma scommetto che in realtà stavi
meglio di noi”
“Merito delle tecniche di meditazione sith apprese durante
l’addestramento con Lord Sidious…seppure Ventress abbia calcato un po’ troppo la
mano, devo ammetterlo. Ma così anche il mio corpo è stato forgiato…e
purificato da ogni menzogna. Senza contare che le orribili torture al
quale sono stato sottoposto mi hanno permesso di dar luogo a quell’assurda
pantomima…ma sapevo che Lord Sidious avrebbe ripagato ogni mio sforzo…”
Anakin non rispose, gettando un’occhiata ai gemelli.
Andrà tutto bene, ve lo prometto.
…Ma se non ti lasci andare Vader ti ucciderà sotto gli occhi
dei tuoi figli…
Ancora quella voce nella sua testa… strinse gli occhi
cercando di ignorarla, mentre il suo avversario continuava a parlare.
“…io sapevo che Gechter non si fidava di me…lo sapevo bene.
Ma quello stupido ha trovato un rimedio peggiore del male… invece di parlarne al
consiglio ha cominciato a indagare per conto suo…”
Un sorriso ironico si dipinse sul volto del sith “Ma chi
avrebbe dubitato del povero Raken? Del povero Axelbi, sempre così gentile,
sempre così afflitto? Chi avrebbe dubitato di un patetico zoppo,
Anakin? E così nessuno pensava a cercare oltre, mentre io sapevo tutto, dai
consigli…e come me sapeva anche Lord Sidious… a lui è venuta l’idea dei
documenti di Muunilinst. Voi avreste avuto le prove che volevate, mentre a
Vilbaem sarebbe bastata una piccola spinta per esporsi….”
“Perché tutto questo tempo?” lo interruppe Anakin
all’improvviso. Raken si fermò, osservandolocontrariato. “Perché attendere tutti questi
anni, Axelbi?”
“Non chiamarmi così!!” gli urlò contro il sith, il volto
trasfigurato dall’ odio. “Io avrei voluti farti a pezzi già su Mustafar ma il
mio maestro me l’ha impedito…. Lord Sidious aspettava l’occasione giusta.” Tirò
un respiro, riprendendo il controllo. “E aveva ragione. Non potevamo scegliere
momento migliore…siamo a un passo dalla vittoria.”
L’occasione giusta…
Anakin sentì un boato. Trasalì, guardando i figli e poi, di
nuovo, Axelbi.
“Il mio personale regalo per quello che i jedi
hanno fatto per me in tutto questo tempo…” lo illuminò l’altro con un ghigno.
“Il tempio andrà in pezzi… sarà la tua tomba…”
“È Sidious che vuole vendetta… Tu non hai motivo di volere
la mia morte…”
“IO TI ODIO!” gli sputò contro iroso il sith. “Ti odio
perché sei sempre stato un passo avanti a me… perché avevi tutto quello che io
non potevo avere!”
Anakin percepì chiaramente una scossa nella forza… Axelbi da
lì a poco sarebbe andato fuori controllo…completamente invasato dal suo stesso
delirio.
“Ti odio perché nonostante tutto eri il migliore!! Ma ora
non avrai più modo di vantartene, Skywalker…. Io ho un potere che nemmeno
immagini…”
Si studiarono per qualche istante… Vader accese la saber
cremisi, roteandola con dei virtuosismi.
Anakin fece altrettanto, senza smettere di tener d’occhio i
gemelli.
Conscio che, quando lo scontro sarebbe iniziato, ci sarebbe
stato un unico vincitore.
“…un potere che nemmeno il prescelto può raggiungere….il
potere che volevo per distruggerti.” mormorò, prima di scagliarsi contro
Anakin.
************
“La situazione era molto delicata….Non ricevevo notizie da
nessun pianeta. E Olympia aveva raccolto quel messaggio da Kamino….” Spiegò il
maestro Windu, mentre Obi Wan ricalibrava i segnali del trasmettitore “Speravo
che recarmi sul pianeta dei clonatori di persona potesse farmi scoprire qualcosa
in più… se avessi anche solo immaginato, non avrei mai lasciato il tempio…”
concluse amareggiato.
“E voi?” domandò Yoda ai tre ragazzi che avevano ascoltato
senza interferire. “Eravamo nella biblioteca, quando abbiamo sentito la maestra
Nu urlare” rispose il primo. “Poco dopo si sono attivati gli allarmi…” aggiunse
un altro. “…era pieno di soldati…”
“Ma come è potuto succedere? Come ha fatto Gechter…”
“Non è stato Gechter, è stato Raken” lo informò Obi Wan.
L’incredulità pura si dipinse sul volto di Mace. “Raken? Axelbi Raken?”
“Non ce ne sono altri, mi pare” rispose ironico il jedi,
mentre il piccolo dispositivo rientrava nella parete.
“Il tempo di discutere di questo non abbiamo”sentenziò Yoda.
“Organizzarci ora, è necessario”
“Come riusciremo a fermarli, maestro?” domandò preoccupata
Olympia.
“Dobbiamo riportare il Cancelliere Organa su Coruscant”
proruppe Obi Wan, ma Windu scosse la testa “Vuoi farlo uccidere, Kenobi?”
“Aver allontanato il cancelliere si era reso necessario ai
fini della fantomatica congiura, ma ora la presenza di Organa è vitale per la
sopravvivenza della Repubblica”
“Il senato allo sbando è” proseguì Yoda “proprio per la
mancanza del cancelliere. Questo è ciò che a Raken ha permesso di prendere il
controllo dell’esercito.”
“Con Organa di nuovo nella capitale, avremo
qualche speranza di riprendere in mano la situazione. Almeno quella prettamente
militare.” Mormorò Olympia e Yoda annuì.
“Ma chi ci dice che non sia già morto? Raken non può non
aver pensato a questa eventualità.” azzardò uno dei giovani, ma Obi Wan scosse
la testa. “Raken aveva previsto la morte di tutti i jedi. In una
situazione del genere, Organa si sarebbe ritrovato solo, scortato dagli unici
sopravvissuti dell’ordine che avrebbero raccolto il messaggio di tornare al
tempio. Nella migliore delle ipotesi, il cancelliere e la sua scorta non
avrebbero varcato la soglia del Senato.”
“Ma supponiamo che invece abbiano pensato ad una trappola e
non si siano mossi da dove sono” obiettò Windu. “Come possiamo mandar loro un
messaggio e chiedere di atterrare nella capitale?”
“Non pensavo a un messaggio, quando parlavo di riportare qui
il cancelliere.” Lo informò Obi Wan “qualcuno deve andare da lui e assicurarsi
che riprenda il suo posto in Senato.”
Il silenzio calò tra i jedi.
E arrivò, sordo, l’eco delle prime esplosioni.
“Cosa succede?” mormorò preoccupata Olympia, incrociando lo
sguardo di Obi Wan. Uno dei cavalieri più giovani raggiunse una fila di monitor
che aveva cominciato ad emettere suoni poco rassicuranti.
“Le cisterne di carburante e i condotti idraulici sono stati
danneggiati…” informò il gruppo “ Un’ala del dormitorio è crollata mentre l’area
nord si sta allagando… i canali di scolo non funzionano”
“I cloni devono aver piazzato delle cariche….” mormorò il
maestro “Se è così, il nostro tempo si fa’ ancora più limitato.”
“Dividerci dobbiamo” tagliò corto Yoda, ma Windu si oppose.
“Non è una buona idea…” protestò Windu, ma l’anziano scosse la testa. “Se ci
sono superstiti dobbiamo scoprire…occuparci del cancelliere…e in ultimo, la
comparsa di Raken attenderci…”
“Raken non può essere qui!”
“Il lato oscuro potente è…a percepire lato chiaro, non
riesco…” disse grave “Nel tempio maestro e allievo si trovano….”
Maestro e allievo…
Già… anche Sidious si trovava lì.
Rimasero in silenzio qualche istante, poi fu Obi Wan a
prendere la parola. “Non perdiamo altro tempo allora…. E chi troverà dei mezzi
per andarsene, se li tenga preziosi. Non penso che l’hangar sia stato tirato a
lucido per permetterci di scappare…”
“Andrò io dal cancelliere Organa. Delle mie parole si
fiderà” decretò Yoda, e nessuno ebbe da obiettare. “Che la forza sia con
voi…”
I giovani cavalieri si dispersero per primi, seguiti poi da
Windu.
E prima che Olympia potesse allontanarsi, Obi Wan la
trattenne per un braccio.
“Fai attenzione” le disse soltanto. La giovane rimase
sorpresa da quelle parole, poi annuì con un sorriso. “Anche tu…” aggiunse, prima
di sparire al di là della porta.
“Arriverà anche Anakin” disseperentorio una volta rimasto solo con Yoda.
“Forse qui è già.”
“Avete detto che non sentite….” Iniziò a replicare Obi Wan
guardando l’anziano jedi, ma questi gli rivolse uno sguardo stanco. Se non
sentivano tracce di lato chiaro, e lì c’era anche Anakin, non era di certo un
buon segno.
“Il momento è giunto, Obi Wan…. per il giovane Skywalker
arrivato è di dimostrare di essere il prescelto…”
**********
Anakin parò l’ennesimo colpo portando la saber di traverso,
davanti al viso: le lame scintillarono, stridendo l’una contro l’altra prima di
riprenderea
scambiarsi colpi.
Axelbi, era violento…aggressivo. Ogni suo colpo si
ripercuoteva con forza sulla spada di Anakin che con una combinazione di parate
e rotazioni su se stesso riusciva a difendersi …ma non riusciva a
contrattaccare. In realtà la sua mente e i suoi occhi correvano ai gemelli… non
voleva perderli di vista, ma si stavano allontanando sempre di più.
Dopo una rapida successione di fendenti Anakin riuscì a
evitare un affondo di Raken e sferrare un poderoso trasversale, ma l’altro
riuscì a frapporre tra lui e la saber la propria arma: stringendo
spasmodicamente le mani intorno all’impugnatura, gli dimostrò che non avrebbe
ceduto tanto facilmente.
Anakin concentrò tutta la sua forza sulla lucente lama blu,
ma altrettanto fece il sith…. Immobili, quasi armoniosiin uno scontro di
potenze uguali e contrarie.
Si allontanarono quindi l’uno dall’altro, respirando pesantemente…
“Tu servi il nulla… servi uno spirito. Servi colui che ha
già perso” lo sfidò Anakin.
“Sei un povero stolto se pensi questo. Puoi sentire la sua
potenza… il lato chiaro non può più niente. Tutto ciò ti pare il nulla?” gli
rispose Axelbi in un ghigno di sfida.
“Perderai…” mormorò il jedi.
“Non credo proprio…”
Rimasero nel silenzio rotto solo dai ronzii dei campi
energetici delle loro armi, facendo lenti, brevi passi laterali…
“Tu non puoi immaginare cosa significa reprimersi… “ disse
all’improvviso il sith “Cosa significa violentare continuamente la propria
essenza, con sorrisi gentili e moine a quei marmocchi frignoni! Maestro Raken qui,
Maestro Raken là…
l’attesa è stata logorante… e ora prova anche solo a immaginare che potenziale
posso scatenare…. “
Improvvisamente Raken compì un balzo e roteando la saber in
aria la preparò per colpire Anakin ma questi con uno scarto laterale lo evitò:
l’arma del sith sbrecciò il muro e divelse un fascio di cavi, che sprizzarono
scintille.
“Anzi, non c’è bisogno che tu debba
immaginarlo…”
Axelbi tornò quindi all’attacco, sferrando un fendente che
Anakin parò ruotando i polsi, e con un’ulteriore rotazione del braccio
intrappolò la saber rossa sotto la sua colpendo poi il viso dell’ avversario con
una poderosa testata. Il sith gemette mentre dal naso tumefatto usciva un rivolo
di sangue.
Ma la replica non tardò ad arrivare e Axelbi sferrò un pugno
ad Anakin facendolo indietreggiare di qualche passo: con la coda dell’occhio il
giovane si accorse che Luke stava cercando di liberarsi dalle costrizioni che lo
tenevano bloccato contro la sorella.
NO!
Raken tornò ad avvicinarlo….le loro lame si incrociarono
ancora con forza, stridendo l’una contro l’altra…in un unico rapido movimento
Axelbi ritrasse la sua arma per affondare sul corpo di Anakin che però fu lesto
a parare… entrambi sbilanciati, ruotarono uno sulla schiena dell’altro per poter
tornare ad avere il controllo dell’avversario. Questo movimento trovò il sith in
vantaggio sul jedi, ostacolato dal suo stesso braccio, che non trovò soluzione
più allettante di sferrare un colpo alla schiena di Anakin: ma questi, con
l’arto libero, riuscì a mettere la saber nella traiettoria di quella di Axelbi
parando il colpo alla schiena non senza difficoltà.
Si separarono per un istante per scagliarsi l’uno contro
l’altro con rinnovato vigore.
Anakin riuscì a scoprire la difesa di Axelbi e afferrarlo
per la gola, ma il sith gli sferrò una ginocchiata allo stomaco, costringendolo
a lasciarlo… spiazzato dal colpo, il sith approfittò immediatamente del momento
di distrazione del suo avversario per caricare un colpo verticale sopra la sua
testa, che Anakin riuscì a parare all’ultimo momentoappoggiandosi con un
ginocchio a terra.
Il jedi si oppose con tutte le sue forze… finchè, con
orrore, Anakin realizzò che Luke era sparito dalla sua visuale.
Cedette per un istante sotto i colpi del suo avversario…in
preda al panico tornò a guardare verso i bambini, accorgendosi che erano
arrivati dei cloni…stavano prendendo in braccio Leia, per portarla via.
Era in svantaggio…non sarebbe riuscito a controbattere…
Ma all’improvviso Luke apparve aggrappato alle spalle di
Raken: le piccole manine si ancorarono alla faccia del sith riempiendola di
graffi.
“Luke NO!!NO!!” urlò Anakin, ma il figlio non lo ascoltava.
“Lascialo stare!! Lascia stare mio padre!!!” gridò il
ragazzino, ma Vader, colto inizialmente di sorpresa, non ci mise molto a
liberarsi di Luke.
“Piccolo insolente impiccione…” sibilò, e in un attimo il
bambino volò contro una parete, finendo per sbattervi violentemente. I cloni lo
circondarono in un istante, recandosi poi a seguire il gruppo che scortava
Leia.
“Nooo!!” urlò Anakin, e sentì chiaramente qualcosa
scattargli in testa mentre il suo avversario si toccava il viso ora solcato da
varie strisce sanguinolente.
Sentì un profondo odio verso quell’uomo che stava mettendo
in pericolo la vita delle persone più preziose che aveva.
E sentì ancora quella voce penetrargli in testa…scavargli
nell’animo…
Vedi Anakin? Avevo ragione io…Se vuoi ucciderlo hai bisogni
di me…
E la riconobbe, alla fine.
…Quella volta, al Senato… uccidendomi hai solo rimandato
l’inevitabile…
Vader è forte… e se tu non ti donerai a me, per Padmè e i
tuoi figli sarà morte certa…
Anakin chiuse gli occhi…Un caos calmo di latenti
sensazioni….pronte ad esplodere, eruttando come i vulcani di Mustafar.
…Non c’è via di scampo… era così che doveva andare…
C’è qualcosa di peggio di cercare di sfuggire al proprio
destino?
…Comunque…
Si.
Fermarsi.
E arrendersi.
Era questa l’occasione che stavo aspettando…
Eri tu, la mia occasione.
Sentì un nuovo boato far tremare il pavimento sotto i suoi
piedi.
E quando tornò a guardare Raken, sapeva esattamente cosa
doveva fare.
*********
Obi Wan non potè trattenere una smorfia di disapprovazione
quando le pareti del corridoio annerite e massicce porzioni d’acciaio seminate
un po’ ovunque lo condussero a ciò che rimaneva dell’hangar del tempio jedi.
Una parete era interamente crollata, mentre all’interno i
mezzi di trasporto erano ridotti a carrelli, ali e frammenti di vetro.
Ovviamente in ordine sparso.
Come aveva previsto, l’hangar era da dimenticare. Le loro
uniche speranze erano le piattaforme di atterraggio provvisorie disseminate per
i vari piani.
Riprese a correre, finendo per raggiungere proprio una delle
piattaforme più vicine: il portellone d’accesso sembrava intatto, senza alcun
danno. Ma quando lo fece spalancare, non si aspettò di trovarvi un nugolo di
cloni.
Se non altro, l’effetto sorpresa era stato reciproco:di certo neanche
loro si aspettavano di vedersi sbucare un jedi.
Armato… ma soprattutto vivo.
Obi Wan mise mano alla saber mentre i soldati, concentrati
intorno a una navetta, cominciavano a sparargli addosso.
Cercò di liberarsene nel più breve tempo possibile, visto
chei reattori
parzialmente incandescenti indicavano che i motori erano stati già accesi e da
lì a poco il mezzo sarebbe partito.
Con un salto evitò alcuni cloni, introducendosi quindi
dentro lo speeder e falciando senza troppi complimentidei soldati con il
blaster già spianato. Tramite la forza impedì al clone ai comandi di completare
le procedure di partenza facendolo accasciare al suolo e quando fu finalmente
tutto tranquillo, si accorse della sagoma riversa a terra in un angolo, legata e
imbavagliata.
“Padmè…?” mormorò Obi Wan, sorpreso.
Si chinò su di lei, liberandola dal bavaglio e cominciando a
slegarla.
“Per la forza, che cosa fai qui?” le domandò, dopo essersi
accertato che fosse in buona salute.
“Obi Wan, era Raken!! È impazzito…”
“Padmè, so tutto…” la interruppe “Cerca di calmarti,
adesso…”
“Ha preso i bambini, ha scoperto che eravamo su Tatooine…”
continuò la ragazza in preda all’ansia e Obi Wan la guardò attonito. “I…i
bambini? Ha preso i gemelli?”
Obi Wan non rispose, abbassando lo sguardo. La situazione si
stava facendo dannatamente complicata.
Pericolosamente complicata.
Aiutò Padmè a rialzarsi “Cercheremo i bambini…e li
troveremo. Ma poi dovrete andarvene il più lontano possibile. ”
“Ho sentito dei boati…” disse preoccupata.
“Raken vuole distruggere il tempio. Per questo dovrete
andarvene.”
“Dov’è Anakin?” gli domandò allora. “Era con te…”
“Se non è già qui, arriverà” cercò di rassicurarla. Anche se
un brutto presentimento si faceva largo nella mente del jedi.
“Ora cerchiamo di sbrigarci.”
*****
I soldati correvano in formazione schierata circondando in
una sorta di protezione due cloni che reggevano ognuno un gemello.
Leia guardava davanti a sé, per poi spostare regolarmente lo
sguardo verso i fratello ancora privo di sensi dopo il violento urto contro il
muro del corridoio, conseguenza dell’ira del maestro Raken per essersi
intromesso.
Pensò che era successo qualcosa di molto grave se Axelbi ,
che era un jedi proprio come suo padre,aveva deciso di farli prendere a Tatooine da
un sacco di soldati.
E poi quello era stato un rapimento, perché lo zio Owen e la
zia Beru avevano tentato di proteggerli…senza riuscirvi.
E infine se papà era arrivato al punto di combatterci
contro, Raken non doveva essere un granché bravo, come jedi.
Tornò a guardare Luke e si accorse che stava aprendo gli
occhi. Il bimbo sbattè le palpebre…un’espressione confusa si dipinse sul suo
volto.
“Luke!” urlò Leia, ma il soldato le tappò la bocca.
“Non fateli comunicare!” ordinò un clone “Non devono avere
contatti. Possono usare la forza… meglio non sottovalutarli”
I bambini si guardarono, poi Leia tornò a fissare il
corridoio davanti a sé.
Doveva pensare a qualcosa per cercare di liberarsi.
Luke era stato così coraggioso mentre lei era riuscita solo
a piangere….ma era così spaventata!
La situazione non era certo favorevole, per loro: due
bambini contro decine di soldati.
Strinse gli occhi e si concentrò.
Non sapeva se sarebbe servito …ma sperò che qualcosa
accadesse.
Di sicuro non si aspettava che i soldati dietro di lei
crollassero uno dopo l’altroin maniera così repentina.
“Ci attaccano!! Pericolo! Pericolo!!”
Cercò stupita lo sguardo del gemello che la guardò di
rimando, mentre i cloni cominciavano a sparare nel vuoto. Anche i soldati che li
tenevano in braccio sfoderarono i blaster e si guardarono intorno.
Luke e Leia non si accorsero della longilinea figura che
comparendo come dal nulla tra due cloni li fece accasciare al suolo senza un
gemito, mentre anche i soldati che li tenevano crollavano a terra facendoli
inevitabilmente ruzzolare sul pavimento.
“Ahi!!” esclamò Leia toccandosi la testa, mentre suo
fratello si rialzava e le correva vicino…. Poi lentamente, posarono lo sguardo
all’area circostante.
Non c’era più un solo clone in piedi.
“Luke…”esordì piano la bimba “sei stato
tu?”
“No…” mormorò lui “E tu…?”
Leia si strinse nelle spalle. “Non lo so…”
Ma una voce e una mano sulle loro spalle li fece
voltare.
“Bambini, tutto bene?” domandò Olympia in un sorriso.
********
L’ennesima esplosione scosse il corridoio nel quale Obi Wan
e Padmè si trovavano, mandando in frantumi le vetrate.
Dovettero fermarsi, e Obi Wan cercò di riparare Padmè dai
frammenti di vetro.
“Per l’amor del cielo…” mormorò Padmè. Obi Wanalzò la testa e
guardò al di fuori di una delle finestre.
“Per gli dei…”
“Cosa succede?” gli domandò la ragazza, ma un frastuono
infernale coprì le sue parole…. Seguì un altro boato sordo, e il corridoio tremò
ancora.
“La torre della camera di consiglio….è
crollata…” disse grave, mentre si rialzava da terra.
Padmè era sgomenta. “Obi Wan….e se non riuscissimo…”
“Ce la faremo Padmè. Vedrai. Solo, quando l’esplosivo
inizierà a intaccare le fondamenta, augurati di essere altrove.”
Fu in quel momento che sentirono dei passi nel corridoio
attiguo.
Obi Wan mise mano alla saber…ma presto arrivarono alle loro
orecchie delle voci di bambino.
Voci ben note sia a Padmè che al jedi.
“Luke! Leia!” chiamò la ragazza avvicinandosi a grandi passi
alla fonte del rumore, e quando comparvero i gemelli, accompagnati da
Olympia,li
strinse tra le braccia ricoprendoli di baci.
Obi Wan tirò un sospiro di sollievo…. Anche, dovette
ammetterlo con sé stesso, nel rivedere Olympia.
“Obi Wan, dobbiamo andarcene” gli comunicò la ragazza “La
torre….”
“Ho visto.” La interruppe. “E l’hangar è fuori uso.”
“Le piattaforme di atterraggio?” domandò la giovane, mentre
Padmè prendeva per mano i figli e si avvicinava ai due.
“Alcune sono intatte. Troviamo quella più vicina e vediamo
di uscirne tutti interi”
“Obi Wan, c’è papà” disse all’improvviso Leia e
gli occhi di Padmè brillarono all’inizio, per poi velarsi di preoccupazione.
“Dov’è papà, Leia?” domandò il jedi, piegandosi sulla bimba.
“Stava combattendo con il maestro Raken…. “
“Io credo che il maestro Raken sia diventato cattivo…che ce
l’abbia con noi…” concluse mesto Luke.
Obi Wan gli accarezzò la testa. Rimase un attimo a pensare,
prima di riprendere.
“Io andrò ad aiutare vostro padre, Luke. Ma
sarebbe meglio che voi ve ne andiate. È molto pericoloso restare qui…”
Cercò gli occhi di Padmè, che seppur riluttante, annuì.
“Ho trovato i bambini nel corridoio Ovest” disse quindi
Olympia. “Forse anche Anakin è da quelle parti”
Obi Wan iniziò a muovere qualche passo “Allora cominciamo da
lì.”
*************
Nel silenzio irreale…nell’austera solennità della lightsaber
training area due suoni si imposero irriverenti a turbare la sacralità di quel
luogo che per millenni aveva visto formare i giovani jedi per mano di abili
mastri di spada: gli echi delle bombe… e il ronzio di due saber che
incessantemente si scambiavano colpi.
Anakin aveva deciso che gli importavano ben poco le modalità
con le quali avrebbe messo fine alla miserabile esistenza del jedi rinnegato che
rispondeva al nome di Axelbi Raken. Come gli importava ancor meno con quale mezzo
sarebbe arrivato a vederlo strisciare nel suo stesso sangue.
Quale lato della forza muoveva la sua mano, in quel
momento?
Quale potere faceva indietreggiare il suo avversario, reso
cieco dalla superbia e dall’arroganza che la sua presunta consapevolezza di
onnipotenza gli donavano?
Lui aveva intaccato le sue certezze.
Lui aveva preso i suoi figli e aveva osato alzare la mano
su di loro.
Loro erano tutto.
Raken era semplicemente il nulla. E presto
sarebbe tornato nella mediocre nullità nel quale era vissuto e dalla quale era
scaturito Lord Vader.
Tra rotazioni e fendenti i due si portarono fino al centro
della training area. Il sith utilizzò la forza per staccare una rastrelliera dal
muro e scagliarla contro Anakin, che la evitò rotolando a terra. Si ritrovò
dunque sopra Axelbi, una maschera di sangue a causa dei colpi ricevuti, ma
afferrandolo per un braccio e sferrandogli un poderoso calcio lo fece cadere al
di là della sua testa. Il sith perse la spada ma riuscì a richiamarla nelle sue
mani un istante prima che Anakin lo colpisse.
Si spinsero l’uno contro l’altro, allontanandosi: il jedi si
ritrovò contro una parete e Axelbi lo caricò, ma il suo colpo andò a vuoto,
finendo per recidere dei cavi collegati a un pannello comandi. Con un rumore
secco, i portoni d’ingresso della sala cominciarono a richiudersi mentre sulla
loro superficie comparivano i riflessi violacei dei campi antiforza.
Il dispositivo di sicurezza…
Allontanandosi dal jedi, alzò una mano per gettargli contro
un attacco con la forza, ma Anakin si oppose a quell’attacco allo stesso
modo.
Fu allora che notò l’anomalia….
Che strano, pensò. Sidious era lì… era presente nel lato
oscuro.
Un attacco di questo genere…un attacco mediante la forza non
avrebbe ammesso repliche, in un ambiente imperniato di forza oscura… Axelbi
avrebbe dovuto avere una netta supremazia…e invece lui lo contrastava con
facilità…
Perché accontentarmi di zirconi, quando posso avere un
diamante puro, Anakin?
Il jedi caricò con la spalla e spinse avanti la mano,
scagliando Raken contro il muro.
“Lui vuole la tua morte, Axelbi.” gli mormorò,
avvicinandolo. “Non ti aiuterà più”
“Io governerò la galassia in suo nome, Skywalker!!” gli urlò
contro in tutta risposta l’altro scagliandosi contro di lui.
Axelbi è stato un servo fedele…ma non riuscirebbe mai ad
ucciderti. Tu invece puoi farlo. E sarai mio, così facendo…
Il sith stava perdendo lucidità, Anakin se ne accorse dalla
combinazione di semplici colpi che gli rovesciò addosso. Con un rotazione su sé
stesso Anakin evitò un nuovo fendente…. Raken era sbilanciato. Capì che poteva
chiudere la questione.
Con un colpo dal basso verso l’alto Anakin urtò con forza la
saber del suo avversario, che arretrò allargando le braccia. E quando questi
ruotò il busto per cercare di colpirlo con un fendente orizzontale Anakin, con
una rotazione dei polsi, si abbatté con forza sulla mano destra di Raken.
Un urlo riecheggiò nella sala, mentre la saber del sith
cadeva a terra accanto al moncherino reciso di netto.
Axelbi si strinse il polso, cadendo a terra con un
ginocchio. Anakin lo afferrò per i capelli, piantando i suoi occhi nelle iridi
gialle del suo avversario, ora più furenti che mai.
“Mi odi perché volevi essere come me? Ecco, in parte lo sei. Ora sei senza una
mano, Axelbi….proprio come lo sono io…”
Raken respirava pesantemente, pieno di cieca furia… e
guardando nelle iridi celesti del giovane di fronte a lui, si accorse di una
sfumatura giallastra che colorava gli angoli delle pupille…
Anakin strattonò con forza la testa del sith, facendolo
cadere a terra.
Ora uccidilo.
Anakin gli camminò intorno, guardandolo con rabbia
crescente.
Uccidilo Anakin…
“Tu hai messo in pericolo i miei figli! Hai messo in
pericolo Padmè!” gli urlò, sferrandogli un calcio nella schiena. “Tu li hai
rapiti….Li hai usati come esca!”
Lui vuole questo…vuole proprio questo…
Un altro calcio. Allo stomaco, questa volta.
“Tu li avresti uccisi!”
UCCIDILO!!
Il giovane cercò di calmare i battiti del suo cuore… tirò
dei profondi respiri.
Non cedere, Anakin…
Uccidilo!!
“No!!”
Non visto, Axelbi richiamò a sé la sua saber, impugnandola
con la mano sinistra.
Aveva giurato di uccidere Skywalker…e per gli dei, l’avrebbe
fatto.
Si scagliò sul jedi con un urlo quasi animalesco: preso in
controtempo, Anakin finì a terra sotto il peso del suo avversario, perdendo la
saber.
Conscio di avere poco tempo a disposizione, Axelbi mise
tutta la sua forza su un veloce fendente verticale indirizzato al cuore di
Anakin…ma a poca distanza dal petto del giovane, la saber si fermò. Attonito, il
sith abbassò lo sguardo… una lucente lama celeste penetrata nel fianco
sinistro.
Si accasciò senza un gemito mentre Anakin si rialzava
cauto.
Riprese fiato, inginocchiato a terra…
E lo sentì, era lì vicino ….gli girava attorno…gli
strisciava addosso.
Lo scherniva, ridendo di lui.
“L’hai ucciso…bene…molto bene, Anakin…”
Si voltò di scatto: Lord Sidious era lì, a pochi passi. Così
come l’aveva visto l’ultima volta… un orrido essere deforme, consumato dal lato
oscuro.
Ma era etereo, inconsistente.
Era pura potenza. Lato oscuro nella sua estrema forma.
Ed era ciò che temeva sarebbe accaduto. Il suo personale
inferno.
Si guardò intorno… era solo, nella grande sala della
training area.
Impossibilitato ad uscire.
Era la sua maledizione.
Era la sua prova.
L’ultima.
*************
Capitolo 17
Erano faccia a faccia, se così si poteva definire
quell’incontro.“Quella non ti servirà. Hai già infierito sul mio
corpo…”
Anakin guardò Lord Sidious per alcuni istanti. Poi spense la
saber.
“Cosa vuoi da me?”
“Tu dovresti chiederti cosa vuoi da te stesso,
Anakin…”
“Io ti ho battuto.” Disse con rabbia “Io ho scelto,
Sidious.”
“Io…io… ah, Anakin. Noto con piacere che non hai imparato
niente”
Si mosse lentamente, avvicinandolo. E Anakin sentì
chiaramente quel continuo senso di oppressione amplificarsi…
Il lato oscuro che lo aveva tentato…al quale aveva ceduto ma
allo stesso tempo al quale si era opposto…e che ora non voleva lasciarlo
andare.
“Questa tua smania di controllo possessivo della realtà…
questo tuo porti al centro, sempre…e comunque…era così anche con Padmè, se non
ricordo male. Probabilmente lo è ancora…anche con i tuoi figli, Anakin…”
“Lasciami in pace” ringhiò, allontanandosi da Sidious. Ma
l’altro lo ignorò.
“Io la salverò…spetta a me. Io li proteggerò… io …io… arbitro
di vita e di morte. Non sei cambiato.”
“Tu mentivi. E non accetti che abbia visto al di là delle
tue bugie”
“Le mie bugie? Le vere bugie, Anakin, sono sempre state solo quelle dei
jedi. Hai continuato a fidarti di loro…e con che risultato? Ti hanno
accantonato…ti hanno messo in disparte…poi ti hanno impedito di conoscere la
verità…”
Anakin ripensò all’esclusione dall’ordine…alla
congiura….rivide nitidamente i momenti in cui si era scagliato contro il
consiglio…contro i maestri…contro Obi Wan…
Una serie di sensazioni cominciarono a impadronirsi della
sua mente…
…rabbia… frustrazione….
“Che diritto avevano di escluderti, Anakin?” lo incalzò
Sidious “ Smetti di
essere un burattino nelle loro mani! Guarda oltre le menzogne con cui cercano di
indottrinarti…tu sei più forte …Il tuo potere supera anche le più ardite
fantasie di ogni jedi…e…”
Superbia… presunzione….
“No…”
All’improvviso si sentì come svuotato… le sue energie vitali
incapaci di sostenere lo scontro tra il lato chiaro e il lato oscuro che lo
stava consumando in un corpo già provato da un estenuante duello. Anakin cercò
di farsi strada nella fitta nebbia che si trovava nella sua mente…
Aveva validi motivi per non farsi trascinare in quel gorgo
infernale…
“…e guarda oltre le bugie di Obi Wan, Anakin…”
“Luiè mio amico…” ribattè con decisione, ma
Sidious lo schernì.“Tu non hai amici…”
“Lui è mio fratello!”
“Tuo fratello? Quale fratello.. quale padre, Anakin, ti
toglierebbe la cosa al quale tieni di più?”
Anakin si prese la testa tra le mani…
…Obi Wan ci ha fatto visita…
…E da quando tu e Obi Wan vi vedete a mia insaputa?
L’insana gelosia che lo aveva scagliato contro Obi Wan…assurdo, ma…
“Sta zitto! Tu vivi nelle menzogne!!” urlò contro Sidious,
ribellandosi ai suoi stessi pensieri.
Stava perdendo la lucidità… quanto avrebbe retto?
“Anakin…Anakin… la menzogna più grande è proprio davanti ai
tuoi occhi…. Lo è sempre stata… è proprio l’amore smisurato che hai per Padmè…ma
potresti dire lo stesso di lei?”
“Io la amo più di me stesso…”
“Si.. TU! Ma Padmè? Ragiona, Anakin…tu per lei sei sempre
stata solo un ragazzino…mentre Obi Wan…un amico, e un mentore…e tu così
scostante…inaffidabile…”
“Io ti disprezzo, Sidious! Non mi metterai contro Obi Wan!”
urlò ancora il ragazzo, allontanandosi dall’entità…. Come se allontanarsi lo
rendesse meno vulnerabile. “Non mi metterai contro di lei… non mi metterai
contro i mie figli!”
Si avvicinò al portone della sala….doveva andarsene…
“Lo farai da solo…è inevitabile…”
Anakin sentì la voce di Sidious penetrargli in testa…. La
training area che scompariva davanti ai suoi occhi….
Mustafar….
Una piattaforma di atterraggio…“Vieni via con me…aiutami a
crescere nostro figlio”
È
Padmè… è incinta… èincinta di Luke e Leia… ma perché è su Mustafar?
All’improvviso lo sguardo corre alla nave nubiana con la
qualeè arrivata… e…
“Bugiarda!!”
“È Obi Wan, Anakin…con Padmè… “ mormorò Sidious, nel suo
incubo ad occhi aperti.
“L’hai messa contro di me!”
“Cerca dentro di te…tu sai… Comunque vadano le cose, loro
vogliono tradirti… vogliono liberarsi di te perché sei solo un pericolo…”
La mano che stringe l’aria e Padmè che arretra, tenendosi il
collo…respirando a fatica…
“No Anakin…ti prego…”
“TU NON ME LA PORTERAI VIA!”
“Tu non me li porterai via con questi subdoli trucchi…”
disse con un filo di voce…
Non doveva più pensare…doveva chiudere la sua
mente…doveva…
“Tu li stai perdendo, Anakin… solo tu… E per colpa
tua….”
La lava di Mustafar che assiste a un duello… lui…e…
“Questa è la tua fine, mio maestro…”
Anakin fece una smorfia di dolore.
“Non è vero… Non posso voler uccidere Padmè…e Obi Wan…”
“E invece finirai per provarci… Per farlo. E loro ti
odieranno, Anakin… ti odieranno o forse ti odiano già per quello che hai
fatto…per quello che hai dimostrato…pensa a tua figlia…. se Padmè ha perso il
bambino è stata solo colpa tua…”
“No…”
“Padmè non lo dice, ma lo pensa…e ha cominciato a
odiarti…a disprezzarti…”
“Non le farei mai
del male….lei è tutto per me…”
“Non mi sembra. La tua rabbia ti scaglierà contro di lei. E non
solo contro lei…ma anche contro i tuoi bambini. E alla lunga questo emergerà….”
Anakin sentiva solo verità nelle ultime parole di Sidious.
Sapeva di cosa era capace e sapeva che nemmeno le persone a
lui più care costituivano un attenuante nelle sue folli, totali perdite di
controllo.
“Ho già pagato per quello che ho fatto!”
replicò negli ultimi aneliti d’orgoglio… di volontà di non finire schiacciato.
Ma non sotto il peso delle parole del signore oscuro, quanto dalle sue stesse
azioni… che Sidious rimarcava impietoso, mostrandogli quanto vicino fosse in
realtà a ciò che aveva giurato di distruggere.
“Non diventerò il mostro che tu vuoi io sia…”
“Non lo diventerai, Anakin. Lo sei già.”
Si.
Lo sapeva.
Un mostro…un dannato.
Mustafar scompare…ora è una nave stellare…
Una giovane donna che assomiglia a Padmè…ma non è lei.
È vestita di bianco…e un uomo in suite nera le si avvicina con respiro
affannoso, malato. Ha un’aria così fiera…lo sfida.
“Portatela via…”
Urla… sono della ragazza….
“Sai chi è quella giovane donna, Anakin?”
Anakin scosse la testa.
“È Leia…è tua figlia…e l’uomo senza pietà che la sta
torturando… Lo sai, chi è? Sei tu, mio giovane, sciocco amico…”
“Per loro farei qualsiasi cosa, se li mettesse al sicuro
anche da ….”
“Da te stesso, Anakin?”
Un ragazzo che combatte con tutte le sue forze contro quello
stesso essere nero… la spada che vola via, come la sua mano destra tagliata di
netto…
“
Io sono tuo padre!!”
“Io non voglio perderli….”
Riversa su un lettino, il suo angelo esala gli ultimi
respiri…
“Anakin…”
Anakin non si mosse, perso nella sorta di trance che le
visioni gli inducevano.
Fu Sidious a voltarsi verso la voce femminile che aveva
chiamato il giovane jedi.
E un sorriso malefico si dipinse sul suo volto.
Come aveva fatto Padmè ad entrare? E c’era anche Kenobi….Ma
non se ne curò.
Non avrebbero più potuto contrastare gli eventi.
Uccidere Anakin sarebbe stato da stupidi, ma per tenersi
fedele Raken aveva dovuto farglielo credere.
Aveva avuto bisogno di lui, anche se di Skywalker non valeva
neanche la metà.
Tutti quegli anni, ad aspettare… inseguendo la più sottile
delle vendette.
Cosa sarebbe stato più sublime di piegarlo di nuovo al suo
volere, trascinandolo in un gorgo che avrebbe inevitabilmente finito per
coinvolgere anche i piccoli Skywalker… che avrebbe inevitabilmente finito per
rendere lui
stesso l’artefice del male dal quale aveva sempre difeso a spada tratta i
suoi cari?
Aveva atteso di poterlo manipolare… e gli eventi l’avevano
aiutato.
Ora lo teneva in pugno, di nuovo.
E la cosa inebriante era che l’aveva sempre saputo.
“Ani…Ti prego…”lo supplicò Padmè, muovendo qualche passo
verso di lui. Eppure Anakin sembrava non vederla… le parole di sua moglie si
perdevano all’interno del suo incubo.
“Anakin io ti amo…vieni via con me…”
“Bugiarda!!” urlò Anakin verso il vuoto… respirando
affannosamente.
Padmè si voltò verso Obi Wan, due occhi disperati. “Che
cos’ha?”
Il jedi non rispose….guardò Anakin pieno di collera, fisso
su quello che sembrava il muro della training area ma che doveva essere molto di
più, per lui…
“Che cos’ha?” gli domandò ancora.
Visioni…
“Anakin… sta perdendo la percezione della realtà. Non sa più
cos’è reale e cosa non lo è…”
“Che cosa?” mormorò incredula Padmè.
“Sidious lo sta tormentando con delle visioni…. E ora Anakin
non riesce a distinguere le due cose…”
“Finirà per ucciderlo… Obi Wan, lo ucciderà!!”
“Noi non possiamo aiutarlo, Padmè… questa è una lotta con sé
stesso…” ma la ragazza si staccò dal suo fianco.
“Padmè, no!” la ammonì il jedi, afferrandola per un braccio
“Anakin è una mina vagante!!”
“E pensi che starò a guardare mentre si distrugge?” replicò
la ragazza, liberandosi. “Ha bisogno di me…” sussurrò quindi “ … nella sua vita
non ha fatto altro che cercare di proteggermi… ora sono io a doverlo fare… a
doverlo proteggere da qualcosa di insensato che finirà per consumarlo…”
“Potrebbe bastare una scintilla per scatenare qualcosa sul
quale non avremmo più il controllo... per scatenare qualcosa che non sarebbe più
l’Anakin che conosciamo.” Le disse grave Kenobi, ma Padmè scosse la testa.
“… o forse, potrebbe bastare una scintilla per ridarci
l’Anakin che amiamo.”
Obi Wan la guardò per un istante, prima di annuire e
lasciarla. La ragazza si voltò, quindi, iniziando a camminare verso il
marito.
“Anakin…”
Questa volta il jedi sembrò percepirla…
“Padmè…” mormorò e la giovane sorrise. L’aveva
riconosciuta.
Ma negli occhi di Anakin sua moglie venne presto avvolta
dalla densa atmosfera di Mustafar…
“Lo hai portato qui per uccidermi...”
La sua mano che stringe l’esile collo…
“Ani…”
“Va via!!!” le urlò contro, in un momento di lucidità. “Stai
lontana da me!!!”
“No” rispose lei con calma.
“Non crederle Anakin…ogni sua parola è una bugia…”
mormorò Sidious, mentre ancheObi Wan si avvicinava, portandosi con cauti passi
all’altro lato della training area.
E potè vedere gli occhi del suo allievo farsi di un giallo
intenso. “Il lato oscuro ti sta avvelenando, Anakin….” gli disse,e Anakin arretrò
guardando il suo vecchio maestro e sua moglie.
“Non credere alle loro parole, Anakin… Tu sei solo…sei solo
contro tutti…”
“Io non ce la faccio…” sussurrò il giovane. “Non posso
batterlo…perché sono come lui…”
Continuò ad arretrare, mentre Sidious ghignava compiaciuto.
“Non ne ho la forza… non ce la faccio…”
“Nessuno di noi è perfetto, Anakin” gli rispose Obi Wan.
“Bene e male…si mescolano in ogni essere…”
“Io finirò per distruggere tutto…. Perché sono un mostro… io
ho visto…sono un dannato…”
“Anakin il cancelliere Palpatine è il male!”
“Dal mio punto di vista i jedi sono il male!”
“Allora sei dannato!!”
A quelle parole Padmè si gettò su di lui, costringendolo a
guardarla. Obi Wan trattenne il fiato, ma Anakin sembrava inerte.
“Non mi importa quello che hai visto… ora ci sono io qui…e io sono reale!
Guardami!” gli disse tra le lacrime.
Ma Anakin la scansò violentemente, piantandole addosso due
occhi allucinati.
“Io non voglio farti del male! Dovete andare via!”
“Non lasciarti plagiare dalle menzogne del lato oscuro”
disse ancora Obi Wan.
“No… siete voi che vivete nelle menzogne!” urlò di rimando
Anakin.
Poi, improvvisamente, afferrò sua moglie per le spalle
spingendola contro la parete della sala: Padmè chiuse gli occhi, emettendo un
gemito strozzato quando urtò la parete…. E cercò nello sguardo del giovane davanti a lei
ciò che rimaneva di suo marito.
Scatenare qualcosa che non conosciamo…
“Anakin!” gridò Obi Wan, muovendosi verso di lui… ma un moto
di forza oscura lo scaraventò contro una delle vetrate del salone, mentre
Sidious tornava a osservare il jedi, attendendo la magnificenza del finale del
suo piano….
“Tutto è stato una menzogna!”
“Quello che sta succedendo adesso è una
menzogna… tu non sei così!” ribattè Padmè con veemenza. “Forse è solo un sogno,
Anakin…me l’hai detto tu stesso. Tutto potrà sembrarti un sogno, o un incubo…. E
tra poco mi sveglierò e tu sarai al mio fianco, assieme ai bambini…con te
accanto, Anakin…”
Il ragazzo distolse lo sguardo, andando a cercare Obi wan
che si stava faticosamente rialzando…
“Non posso scappare dalla mia perdizione…è stato sciocco
crederci, e anche solo pensarlo. La mia maledizione è distruzione, Padmè…solo
morte, e sofferenza… perché non vuoi capirlo? Tu che l’hai provato sulla tua
pelle…”
“Se hai una colpa, Anakin, è stata solo…. amare… amare al di
là di ogni confine razionale…un amore che ti ha portato a crederti responsabile
di ogni male, quando invece non c’erano cause…”
“Io potrei ucciderti, Padmè… e questo è male…. Ed ha una causa!” gli gridò
contro. “….e non lo sopporterei…” disse in un sussurro dopo qualche istante. “A
quel punto, che importanza avrebbe ogni cosa?”
Padmè lo guardò negli occhi… la tenerezza delle sue iridi
celesti avvelenata dalle striature dorate…dal lato oscuro che si instillava nel
suo animo. Eppure la vide.
Vide la debole fiamma che era ancora l’Anakin per lei
marito…amante…padre dei suoi figli.
Basta una scintilla…
Anche Sidious sentì che Anakin non era totalmente alla sua
mercè…
“Come puoi credere alle sue bugie?”
“Hai detto che è stata tutta una menzogna, un’illusione… ma
ogni giorno… ogni notte…come poteva esserlo?”
Anakin strinse gli occhi…era confuso.
“Non ascoltarla!”
“I bambini…lo sguardo che avevi ogni volta che li tenevi in
braccio…” continuò Padmè. “L’orgoglio di vederli crescere…. I primi passi di
Luke e le parole di Leia….”
Sidious sentì un tremito nella forza…lo sentì anche Obi Wan,
ascoltando le parole dell’amica.
“Lei ti odia!!
“Fai silenzio!!” sbottò Anakin contro Sidious, che sentiva
il suo potere venir pericolosamente intaccato.
Le lacrime scivolarono a bagnare il viso di Padmè…alzò una
mano, sfiorandogli il viso. “Il calore del tuo respiro sulla mia pelle…come può
tutto questo essere un’illusione, Anakin?”
…Il mio cuore che batte al ritmo del tuo respiro….
“Io vi metterò contro di me… vi perderò…” disse il ragazzo
in un sussurro, ma sua moglie gli preseil viso tra le mani. “Io non posso nemmeno
respirare a meno che tu non lo faccia insieme me, Anakin…”
Il giovane si staccò da Padmè, appoggiandosi contro il
muro…la testa che gli scoppiava.
Cerca dentro di te, Anakin….
“Ti prego, amore mio…”
Come posso sperare di proteggere chi
amo, se le mie stesse azioni potrebbero avere risvolti ancora peggiori del male
stesso che li minaccia.....
…Una flebile fiamma….
L’equilibrio nella forza…. Lato oscuro e lato chiaro…
“Colui che riporterà l’equilibrio…”
“C’è ancora del buono in lui…lo so che c’è….”
“Cerca dentro di te, padre….”
“Anakin Skywalker è un nome che non mi appartiene più”
“Io ho bisogno di te così come sei…”
La luce che inghiottirà
le tenebre….
Io ho fiducia in te,
Anakin…
…cosa sono io?
Chi sono io?
“Tu eri il prescelto!”
Anakin urlò.
Urlò di dolore.
Urlò di
rabbia.
Tu eri il prescelto.
No.
Io sono il
prescelto.
“Aiutami….”
Aiutami…
“Aiutami, Padmè …” sussurrò con disperazione dopo alcuni
istanti…e lei lo abbracciò con forza, mentre vedeva i suoi occhi riempirsi di
lacrime.
“Cosa stai facendo Anakin? Cosa?Lei non ti ama!”
Gli stava sfuggendo dalle mani, realizzò Sidious. Aveva
scelto… e l’avrebbe confinato nell’oblio… ancora una volta…
“Aiutami…. non abbandonarmi…”
Ma la ragazza scosse la testa. “Non potrei mai…” disse in un
sorriso “… Io sono qui…”
Sono qui…
“Sono qui… e ci sarò sempre…”
“No!!! Non te lo permetterò Anakin!!!”
La voce stridula di Sidious riecheggiò tra le pareti della
training area, mentre un moto di forza oscura si propagava a onda d’urto in
tutta la sala. Anakin strinse Padmè tra le sue braccia in un gesto istintivo,
attutendo l’urto contro il granito delle colonne…. Il signore oscurò emise
un’altra ondata di forza, quando all’improvviso….
Adesso basta, Sidious!!!
Anakin era stordito… non riuscì a identificare quella voce…
Cercò Obi Wan, che dall’altra parte della sala guardava
verso l’oscura entità… e sentì una grande forza…lato chiaro potente come mai
l’aveva sentito.
Gli sembrò di scorgere una sagoma umanoide di fronte a
Sidious, il quale si opponeva strenuamente a quella potenza che voleva
risucchiarlo…
Il lato oscuro è illimitato potere!!!
Si può vincere la morte solo con la compassione,
non con l’avidità!! Hai vissuto anche troppo in questa effimera illusione,
Sidious!!!
Le scosse nella forza si fecero sempre più potenti…. Anakin
fece scudo con il proprio corpo a Padmè, quando sentì un terribile squarcio
attraversarla. Seguì un boato sordo… poi più nulla.
Alzando lo sguardo, Anakin trovò solo Obi Wan nella sala.
Sidious era scomparso…
Dissolto. Così come quell’inaudita potenza di luce.
Era finito… era finito tutto. E aveva sconfitto ciò che
temeva d più…sé stesso.
Guardò Padmè…. era svenuta. Così stanca, stremata dagli
eventi.
Si era accollata la responsabilità della sua vita…
…il mio cuore resterà per sempre nelle tue mani… e allora io
non sarei perduto. E tu mi avresti salvato. Ancora una volta….
“Ancora una volta…” le mormorò…e sorrise quando lei aprì per
un istante gli occhi, scrutando nel suo sguardo per incrociare le iridi di un
limpido celeste, prima di riperdere i sensi.
Anakin la sollevò in braccio, e quando fu in piedi sentì una
mano appoggiarsi sulla sua spalla: si voltò, incontrando gli occhi di Obi
Wan.
“Come stai?” gli domandò.
“Sto bene… adesso.” rispose il giovane, che abbassò lo
sguardo.
“Io sono molto fiero di te”
Le parole di Obi Wan arrivarono dopo qualche istante a
rompere il silenzio tra i due….e il ragazzo non seppe cosa replicare. “Avrei potuto
impedire che questo accadesse… molto tempo fa…” riuscì solo dirgli, ma il
barbuto jedi scosse la testa. “Avremo tempo per parlare di questo. Manel bene…e nel male,
quello che sei riuscito a fare qui oggi va al di là di qualsiasi lezione,
Anakin…di qualsiasi regola. Qualcosa di cui solo il prescelto sarebbe stato
capace…”
Anakin trovò conforto nelle parole del suo vecchio maestro,
e un sorriso stanco increspò le sue labbra…. Finché la mente non tornò alla
dipartita dell’essenza malvagia di Sidious.
“Cos’è successo.... cos’era…?” domandò, ma l’altro si
strinse nelle spalle. “Non so…e non abbiamo tempo di pensarci….” rispose Kenobi,
l’eco delle esplosioni che si facevano sempre più vicine “Dobbiamo andarcene,
adesso.. Pensi di farcela?”
Anakin annuì, e insieme corsero fuori dai portoni della sala
ancora spalancati.
“Come siete riuscitiad entrare? Raken aveva danneggiato il
dispositivo di sicurezza…”
“Quando ci siamo trovati davanti alla training area, non
sapevo davvero come fare” gli spiegò Obi Wan “Eppure, all’improvviso, il portone
si è aperto. Credo che dovremmo ringraziare la stessa forza che ci ha liberato
di Sidious….”
“Avete trovato i gemelli?” lo incalzò quindi il ragazzo. “Li
hanno portati via sotto i miei occhi senza poterglielo impedire…Leia era
terrorizzata… e Luke forse era ferito, Axelbi…”
Ma Obi Wan indicò un massiccio portellone d’acciaio di
fronte a lui, semispalancato. “Ferito dici? Lo vedrai tu stesso…”
Il ragazzo guardò nella direzione…e scorse le testoline dei
suoi figli scrutare ansiosi i corridoi, finchè non si precipitarono fuori, non
appena lo videro.
I bambini si aggrapparono al padre, che reggeva ancora
Padmè, e Anakin si sentì felice come mai.
“Ve l’avevo detto che sarebbe andato tutto bene… ve l’avevo
promesso….” li
rassicurò sorridente, mentre Obi Wan li osservava…. avrebbero finalmente trovato
la serenità che meritavano? si domandò Kenobi.
“Non sono riuscita a fermarli…erano molto in ansia.”
Il jedi incrociò gli occhi verdi della giovane Olympia.
“Non importa”
“Il maestro Windu ci sta aspettando nella….”
Ma una forte esplosione sopra le loro teste interruppe le
parole della ragazza:l’onda d’urto li separò, scaraventandoli contro le alte pareti dei
corridoi mentre alcuni blocchi di granito si staccavano dal soffitto cadendo
pesanti sul lucido marmo.
Il polverone creatosi impedì loro di vedere per istanti che
parvero interminabili.
“Sbrighiamoci!” urlò Obi Wan quando le polveri si
diradarono, prendendo in braccio la piccola Leia finita vicino a lui e
afferrando per la mano Olympia, mentre Anakin assicurandosi Padmè tra le braccia
cercava il figlio.
Senza trovarlo.
“Luke!!” urlò, guardandosi intorno.
“Anakin!!” lo richiamò il maestro, indicando con la testa
l’ingresso della piattaforma.
“Luke è scomparso!” gridò il ragazzo, avvicinando Obi Wan.
“Come scomparso? Era qui, un attimo fa…”
Anakin si guardò intorno….poi un pensiero angosciante gli
attraversò la mente.
…La saber che penetra il suo fianco…
“Non me ne sono accertato… non l’ho ucciso…” mormorò Anakin
“Dov’era il corpo di Raken?” chiese quindi a Obi Wan porgendogli Padmè, mentre
Olympia prendeva Leia tra le braccia.
Non se n’erano accorti, nella confusione… non vi avevano
prestato attenzione….
Anakin corse via, e quando si affacciò sulla soglia della
training area realizzòche Raken era sparito.
Sentì Obi Wan chiamarlo, ma corse nel corridoio senza
fermarsi mentre
un’esplosione scuoteva le mura…più vicina di ogni altra. Sentì il pavimento
tremare sotto i suoi piedi.
Un boato dietro di lui.
Si voltò…
Vide il soffitto crollare e Obi Wan sparire al di là di
esso…
Videil pavimento cedere, inseguendolo
inesorabilmente per risucchiarlo.
Scorse Luke uscire da uno dei corridoi che stavano
crollando.“Papà!!” urlò il bambino, e Anakin si sforzò di correre più forte.
Non pensò a niente quando lo sollevò in braccio. Solo che
doveva proteggerlo.
Che l’avrebbe protetto a ogni costo.
E che l’avrebbe messo al sicuro.
Presto il pavimento sotto i suoi piedi avrebbe ceduto…così
come le pareti e le volte sopra di lui.
“Attento!!!” gridò Luke, guardando le spalle del padre. Ma
Anakin l’aveva già sentito.
Si voltò rapidamente accedendo la saber, senza smettere di
far scudo a Luke con il suo corpo.
Vide gli occhi furenti di Axelbi illuminati dalla lama color
rubino.
Poi il vuoto si aprì sotto di lui.
*********
Luke aveva gli occhi aperti, ne era certo.
Eppure non capiva perché non riusciva a vedere.
Era tutto buio attorno a lui… e si sentiva come sospeso….
anche i suoi movimenti erano lenti e attutiti.
Provò a respirare ma qualcosa si insinuò nelle sue narici e
nella bocca, facendolo quasi soffocare… gli occhi cominciarono a bruciargli e fu
allora che capì che doveva essere finito immerso in qualcosa, e che doveva
assolutamente raggiungere la superficie.
Si agitò e cominciò a nuotare nell’oscurità melmosa che lo
circondava, finchè non vide spiragli di luce e….aria, finalmente.
Tossì, cercando di tenersi a galla. Poi si guardò intorno.
Era immerso in un liquido scuro e denso… e intorno a lui
solo rovine fumanti, blocchi di pietra e condotti divelti dai quali
fuoriuscivano incessantemente liquami che andavano ad aumentare il livello
dell’allagamento.
Non riuscì a capire in che parte del tempio fosse finito…ma
alzando gli occhi scorse distante la frattura dalla quale dovevano essere
caduti… un bel volo, senza dubbio.
Si stupì di non essere dolorante. Poi ricordò…
Raken… la sua spada…
E le braccia di suo padre intorno a lui, mentre
cadevano.
Si agitò, cercandolo disperatamente.
“Papà!!” urlò. Ma non ottenne risposta.
“Papà!!!” ripetè… non poteva essere sparito! Erano caduti
insieme!
Scorse una sagoma galleggiare, in lontananza.
Braccia aperte, inerme.
Nuotò goffamente, impacciato dagli abiti e dalla fretta di
scoprire che quel corpo non era di suo padre. Quando lo raggiunse, ebbe paura di
voltarlo…. E quando lo fece si ritrovò a guardare nel viso pallido di Raken.
Luke rabbrividì, ma fu sollevato: in quell’attimo in cui si
erano scontrati, suo padre doveva essere stato più veloce ed era riuscito a
trafiggerlo. Certo… come poteva aver dubitato?
Si voltò, scrutando ancora intorno a lui…Non riusciva a
trovarlo.
Gli occhi e la gola gli bruciavano.
Sentì che gli veniva da piangere.
“Papà…” mormorò con un singhiozzo. Fu allora che vide un
volto emergere dal liquido e prendere aria a pieni polmoni: il viso di Luke si
illuminò riconoscendo la familiare, rassicurante figura di suo padre.
“Papà!!” urlò cominciando a nuotare in direzione del giovane
che, attirato dalla voce, si girò e gli rivolse un sorriso.
“Ehi Luke…tranquillo…ci sono io….” lo consolò quando il
ragazzino gli si aggrappò addosso, stringendolo. “Stai bene?”
Il bambino annuì, ma si accorse della smorfia di dolore che
si era dipinta sul volto del padre.
“Papà, che cos’hai?” gli domandò preoccupato, ma Anakin
scosse la testa.
“Non è niente…abbiamo fatto un bel salto sai? Sono solo un
po’ ammaccato” gli disse in un sorriso e anche il figlio sorrise.
“Adesso però dobbiamo muoverci, Luke. Dobbiamo cercare di
andarcene da qui.”
Si misero a nuotare vicino, e Luke non si accorse della
nuova smorfia di dolore di Anakin; in realtà Raken era riuscito a ferirlo…aveva
sentito una fitta a un fianco, mentre gli infilava la saber nel cuore poco prima
di cadere. Dopotutto la scelta era semplice… e aveva avuto un istante per
rifletterci. O lo colpiva o parava il colpo.
Ma non avrebbe avuto una seconda occasione. Sperò che
almeno…
“Raken…è morto…” mormorò Luke mentre si avvicinavano a dei
blocchi di pietra, come se avesse interpretato i pensieri del padre. Un sorriso
si abbozzò sul volto del giovane.
“Allora non abbiamo più motivo di stare qui. E poi gli altri
si preoccuperanno…”
Anakin si sollevò su uno dei blocchi, stringendo i denti: si
diede un’occhiata alla ferita. Sembrava non troppo profonda…ma era dannatamente
dolorosa.
Aiutò il figlio a issarsi accanto a lui, poi cominciò a
togliere delle pietre e riuscì a creare un varco per passare: finirono in un
corridoio ridotto a un ammasso di macerie. Vi si addentrarono, ignorando dove
sarebbero finiti: la planimetria del tempio aveva subito una notevole
modificazione… era impossibile capire cosa si celasse in quell’ammasso di
detriti.
Diversevolte, passando da un corridoio a una stanza o
viceversa i transetti crollarono dietro gli echi delle esplosioni, impedendo
loro di seguire una via e costringendoli ad aprirsi un nuovo varco. E con un
tempo così limitato a disposizione…
L’ultimo crollo li costrinse ad infilarsi in un piccolo
pertugio che si rivelò essere la nicchia di una porta. Anakin cercò di aprirla e
quando vi riuscì, non volle credere che finalmente avessero avuto un colpo di
fortuna: era una delle piattaforme di atterraggio.
Semidistrutta, ma dava sull’esterno…nei cieli di
Coruscant…
Il crollo aveva danneggiato i pochi mezzi che vi avevano
stazionato…eppure là, in un angolo…coperto di polvere e nascosto dai resti di
una parte del soffitto che era crollata vicino, lo vide…
Malconcio… sperò che fosse funzionante.
Ma in grado di portare uno solo dei due.
Anakin guardò Luke con dolcezza.
Tu sarai migliore di me… sarai quello che io non sono
riuscito ad essere…
“È ora di andarsene, Luke”
Il bambino si accorse del piccolo mezzo, un vecchio modello
di intercettore, e un largo sorriso gli illuminò il viso. “Papà! Papà guarda! Ce
l’abbiamo fatta!!!”
Corse avvicinandosi al trasporto , ma la preoccupazione
tornò a velargli gli occhioni azzurri mentre in lontananza arrivava il rumore di
un’altra esplosione.
“E se non funziona?”
“Funzionerà…vedrai…”
Anakin aprì manualmente la cabina di pilotaggio, poi prese
in braccio Luke lo caricò dentro. Mosse rapidamente le mani sul pannello di
comando…
Non successe niente, all’inizio…poi in un sibilo il pannello
si illuminò, cominciando ad assorbire e ottimizzare energia.
Da una luce rossa accesa in basso a destra Anakin capì che
uno dei due reattori avrebbe avuto breve vita.
Ma uno è più che sufficiente…
Constatato che tutto avrebbe funzionato almeno per il lasso
di tempo necessario ad allontanarsi a una distanza ragionevole dal tempio,
Anakin cominciò ad assicurare le cinghie di sicurezza attorno al petto del
figlio.
“Luke te lo ricordi il gioco che abbiamo fatto un po’ di
tempo fa, quando ti portai nel mio starfighter?”
Luke annuì mentre Anakin continuava ad armeggiare con le
cinte.
“Sai, questo pannello comandi funziona più o meno allo
stesso modo… non è proprio uguale, Luke, ma tu sei sveglio…e intelligente… e
devo capire se hai imparato…”
“Ma tu perché non sali?”
Anakin ignorò la domanda del bambino e iniziò a digitare dei
comandi “Luke, guarda, è facile…”
“Papà, sali!!” protestò Luke, cercando di scostarsi da un
lato per fare posto a suo padre.
“Luke, non c’entreremmo mai, in due…” gli disse senza
guardarlo.
“Ma io sono piccolo! Posso rannicchiarmi!”
“Luke… questo mezzo non è così spazioso… ed è danneggiato,
lo vedi anche tu. Un propulsore reggerà per poco, ma tu sei piccolo e leggero, e
con la forza di un solo reattore sarai comunque abbastanza veloce da
allontanarti dal tempio e metterti al sicuro. Se salissi anche io, non avremmo
la potenza necessaria…e tutto sarebbe stato inutile.”
“Ma allora come farai?” chiese preoccupato il bambino.
Anakin non rispose, mentre si avvicinava al portellone da
aprire per permettere a suo figlio di andarsene.
“Come farai ad andartene??” gli urlò, gli occhi azzurri
inondati dalle lacrime.
Il portellone cigolò lentamente scorrendo verso la parete
opposta. A metà emise dei rumori secchi e si fermò. Si era inceppato, ma lo
spazio era più che sufficiente.
“Papà…”
“Ora è importante che tu te ne vada da qui, Luke. Io troverò
un modo…”
“No!” protestò il bambino, ma Anakin gli prese il viso tra
le mani, cominciando a ripulirlo dal fango e dalla polvere. “Luke, ascoltami….
la mia è stata una vita che ha bruciato intensamente… piena di sbagli… di errori
che non avrei mai dovuto commettere. Ma del quale io non posso che essere
fiero…”
Il bambino lo guardò singhiozzando mentre una lacrima
scendeva sullo sfregio di Anakin. “Tu… tua sorella, Luke….siete stati la cosa
più bella che potesse mai capitarmi… che non meritavo, come l’amore di vostra
madre…e ora ho l’occasione di offrire qualcosa che non può competere con quanto
voi avete dato alla mia vita…”
“No! No!!” gridò Luke, scuotendo la testa.
“Crescerete, figliolo…e diverrete adulti… tu ti trasformerai
in un uomo, un grande jedi… e io vivrò nei vostri occhi, nei vostri sorrisi…
nella vostra vita, che sarà una parte di me…”
“Papà ti prego…”
“Sei stato molto coraggioso Luke… e io sono orgoglioso di
te. Sarai l’ometto di casa, adesso…” Anakin sorrise, baciandogli la fronte “… e
dovrai occuparti della mamma…e di Leia, hai capito?”
“Papà…”
Gli toccò il petto, all’altezza del cuore. “Non sarete mai
soli…Io sarò sempre qui, Luke… sempre…”
La cabina cominciò a chiudersi, ma il bambino non voleva
lasciarlo.
“No!!”
Perdonami…
“Ti voglio bene . Vi voglio bene. Non dimenticatelo mai….”
Anakin appoggiò la mano al vetro e Luke fece lo stesso,
piangendo…. Lo speeder iniziò a lentamente a muoversi, finchè non si gettò nei
cieli di Coruscant.
Nei vostri occhi… Nella vostra vita…
Quando Luke fu scomparso dalla sua visuale fece qualche
passo indietro, rigettandosi nell’oscurità del corridoio distrutto.
C’era una sola possibilità, per lui, di uscire da
quell’inferno.
Non sapeva se ne avrebbe avuto la forza…e il tempo.
Ma mentre si tuffava nei liquami l’unica cosa di cui era
consapevole era che i canali di scolo erano la sua unica, flebile speranza.
Nuotò fino a raggiungere quello che era stato il pavimento,
procedendo a tastoni fino a una delle pareti sommerse.
Se i condotti continuavano a gettare acqua, carburante e
quant’altro nel salone allagato significava che le cisterne si stavano
rapidamente svuotando.
E se le cisterne si svuotavano, i meccanismi di sicurezza
dovevano attivare le aperture dei canali di scolo per far defluire i liquidi nei
condotti secondari… che davano all’esterno, nelle fognature.
Eppure il livello continuava ad aumentare e questo
significava che i dispositivi di emergenza erano saltati… canali chiusi, niente
reflusso.
Se fosse riuscito ad aprire i condotti danneggiati il fluire
violento dei liquidi l’avrebbe sospinto nei canali di scolo, e poi fuori.
Riemerse, prendendo aria.
Ad alcuni metri sopra la sua testa un’esplosione divelse un
portone d’acciaio, liberando un getto infuocato: Anakin si immerse in tutta
fretta, mentre la superficie si incendiava a causa dei propellenti riversati
dalle tubature.
Le fiamme illuminarono l’oscurità nel quale si trovava… e
finalmente scorsela botola circolare, su una delle pareti: in condizioni normali il
rivestimento d’acciaio si sarebbe aperto lentamente permettendo alle piccole
grate di risucchiare gradatamente i liquidi. MA ora Anakin doveva
spalancarla.
Solo così l’avrebbe sbloccata…e con essa, anche tutte le
altre.
Vi si aggrappò contro, tirando con tutta la forza che aveva.
Dalle giunture uscirono piccole bolle, segno che qualcosa si era mosso.
Apriti…apriti…
Strinse la mano meccanica a un lato, spingendo… sentì uno
scatto, poi più nulla….ma l’aria cominciava a mancargli e le fiamme sopra la sue
testa gli avrebbero impedito di respirare.
Apriti!!
Alzò il viso: il calore lo investì nel gelo della melma che
lo circondava… e ricordò.
Ricordò i suoi incubi, le sue visioni…quando Padmè aveva
perso il bambino.
Urla… il fuoco che attraversa il mio corpo…
Allora forse era così che doveva andare… era già
scritto…
Un fiotto d’aria uscì dalle sue labbra. Tossì, mentre
chiudendo gli occhi sentiva che le forze lo abbandonavano….
Dunque, è la fine?
Nella sua mente ogni istante della sua vita affiorò
prepotentemente, quella vita segnata fin dall’inizio….
Il bambino di Tatooine… lo schiavo
che sognava di diventare jedi.
Qui Gonn, lafiducia immensa per
le sue capacità… per le capacità del prescelto…
La sua adorata madre…
Obi Wan, che gli era sempre rimasto vicino … non
era mai riuscito a dimostrargli realmente tutto il suo affetto… lui lo aveva
cresciuto come un figlio, accollandosi le responsabilità di Qui Gonn… se non
fosse stato per suo fratello,che cosa ne sarebbe stato di lui?
Le lotte, le battaglie, le guerre,
sempre a fianco del suo maestro, e la consapevolezza e l’arroganza di scoprire
che lui poteva osare, poteva fare cose che gli altri padawan sognavano… ma anche
che a volte i suoi comportamenti non erano quelli di un jedi, come le notti
passate insonni, pensando alla sua dolce regina…
Padmè… l’ancella che si era rivelata
sovrana di Naboo… che aveva così prepotentemente preso possesso del suo cuore…La
sua vita. Il suo amore…
Quel bacio che gli aveva aperto la
strada per il paradiso, ma con l’inferno alle calcagna… lui jedi, lei senatrice…
ma il matrimonio era stata la cosa più bella della sua vita, dopo aver visto sua
madre morirgli tra le braccia… dopo aver sentito qualcosa di cattivo, di oscuro
e malato nascere e crescere in lui…
Lontani, separati… la guerra dei
cloni e le loro notti d’amore che avevano dato il più bello dei frutti: i suoi
adorati gemelli… Luke e Leia… non aveva mai pensato di poter amare tanto quei
due frugoletti….
L’abisso sul cui orlo aveva sempre
camminato… perdendo l’equilibrio, più volte, scivolando…
Sentì il battito del suo cuore arrivare attutito alle sue
orecchie… aprì appena gli occhi, mentre i liquami si infilavano nella sua bocca,
nelle narici, nelle ferite facendole bruciare… e vide.
Vide l’uomo in suite nera sollevare Sidious sopra la sua
testa, mentre dei fulmini azzurri lo attraversavano, e gettarlo in un baratro
senza fondo.
Sorrise, prima di perdere i sensi.
Alla fine, avrebbe vinto comunque.
*******
Una pioggia sottile attraversava il cielo diCoruscant e si
riversava al suolo, tra i palazzi e le strade deserte.
Lo speeder atterrò a una certa distanza dal tempio, seguito
a poca distanza da un secondo piccolo mezzo. Quando il primo toccò il suolo, il
portello d’accesso non fece in tempo a spalancarsi completamente che Obi Wan era
già fuori, dirigendosi a grandi passi verso l’altro trasporto.
“Obi Wan!!” lo chiamò Olympia, balzando giù anche lei dallo
speeder “E’ una follia!”
Ma l’altro non l’ascoltava: si fiondò dentro, intimando ai
due giovani jedi che l’occupavano assieme a un gruppetto di younglings
spaventati di uscire.
Quando le mura erano crollate separandoli da Anakin, mentre
anche il pavimento cominciava a cedere, non avevano potuto fare altro che
andarsene per non finire sepolti sotto il peso dei millenari blocchi di pietra
del tempio.
Ma Obi Wan non si dava pace per aver lasciato Anakin lì
dentro, insieme a Luke oltretutto.
E sarebbe tornato indietro.
“Obi Wan…” ripetè Olympia sulla soglia dello speeder.
“Non è una follia, io torno là mentre voi ve ne andrete con
l’altra nave” disse senza guardarla, con voce ferma.
“E cosa pensi di fare? Come pensi di aiutarlo?”
“Li tirerò fuori da lì, costi quel che costi”
“Ti costerà la vita…”
“Non posso lasciarlo solo!” urlò allora Obi Wan,
interrompendola.
Olympia lo guardò…non l’aveva mai visto così.
Non l’aveva mai visto perdere il controllo...
perdere la sua proverbiale razionalità….
“Non posso lasciarlo solo… non un’altra volta….” Le disse
mormorando, la disperazione a velargli lo sguardo.
La jedi fece per replicare, quando il rumore di un mezzo che
si avvicinava attirò la loro attenzione. Si guardarono e la ragazza vide gli
occhi di Obi Wan illuminarsi. Si precipitarono fuori dove scorsero un malconcio
intercettore avvicinarsi con andatura sobbalzante, incerta…. Uno dei due motori
scoppiettava emettendo fiotti di fumo nero, mentre lentamente si abbassava per
atterrare.
Il jedi corse verso il mezzo mentre anche Windu era uscito
fuori per guardare cosa stava succedendo: lo starfighter toccò terra
bruscamente, rimbalzando, per poi strisciare con un rumore stridulo e
assordante.
I motori si spensero e Obi wan, fradicio di pioggia, si
avventò sulla cabina di pilotaggio forzandola per farla aprire più velocemente…
e quando la spalancò, Luke gli gettò le braccia al collo, piangendo disperato…il
piccolo corpo squassato da violenti singhiozzi.
Il jedi rimase impietrito.
Dietro di lui esplosioni multiple dilaniarono la base del
tempio, mentre la torre di prima conoscenza crollava seguendo il destino della
gemella.
Guardò il sedile dell’intercettore… troppo piccolo, per due
persone.
Olympia si portò una mano alla bocca, scuotendo lentamente
la testa.
Windu distolse lo sguardo, facendo entrare uno dopo l’altro
i superstiti nello speeder.
Kenobi alzò lentamente le mani, stringendole intorno al
corpicino attraversato dai fremiti.
“Va… va tutto bene Luke…” disse con un filo di voce.
“Calmati… “
Piegò la testa, appoggiandola contro quella del bambino…. E
sentì qualcosa, che non era solo pioggia, scorrere sul suo viso.
Lacrime.
“Calmati…”
Prima una, poi due, dieci, mille, finché il corpo di Obi Wan
non fu scosso da violenti singhiozzi.
E come poche volte in vita sua il maestroKenobi, il generale
della guerra di cloni, il “Negoziatore”, colui che non perdeva mai la calma, che
metteva la razionalità al di sopra di tutto.. pianse.
Si lasciò cadere a terra tenendo stretto il piccolo
Luke…dietro di lui, Olimpia si inginocchiò silenziosa.
Posò la testa sulla spalla del jedi, chiudendo gli
occhi…stringendogli una mano sull’altra spalla.
Con la vita che doveva scorrere ancora inesorabile su di
loro, come la pioggia che lavava via le ferite degli scontri.
Eccoci
qua, arrivati alla fine. Non dico nulla ora poichè ho rimandato il tutto
all'"editoriale" finale ^^
Per
il momento, buona lettura...e a dopo!
*********
Capitolo 18
Anakin
aprìgli occhi e dovette ripararsi
da quella luce accecante.
Che
svanì all’improvviso, così com’era arrivata.
Il
giovane si guardò intorno.
Dove
sono?
Sabbia.
Una
distesa di sabbia si poneva davanti a lui. Un deserto, a prima vista. Circondato
da dune modellate dal vento, su cui la luce del sole batteva senza sosta,
donando a quel paesaggio un riflesso dorato. Anakin alzò gli occhi al cielo:
nessuna nuvola, e il sole… no, erano due.
I
soli gemelli che lui conosceva bene…
Tatooine?
Anakin
strinse gli occhi, aguzzando la vista: in lontananza le sagome degli estrattori
di umidità si stagliavano inconfondibili.
Si…
è proprio Tatooine…
Fece
un giro su se stesso, guardando il deserto intorno a lui.
Silenzio…
solo il soffio del vento che spazzava quelle dune… e il suo respiro, più
silenzioso della brezza che lo avvolgeva.
Com’è possibile?
Nella
sua mente ancora l’inferno di Coruscant.
Padmè.
Leia.
Luke.
“È tutta una menzogna! Perché non vuoi
capirlo?”
“Io ti amo…”
Cosa
aveva fatto?
Cosa
avrebbe fatto?
I canali di scolo
bloccati.
Luke…
Trasalì.
Luke ce l’aveva fatta?
Alzò
gli occhi e i soli lo accecarono per un istante. I soli… con la loro luce…
Che
strano… non sentiva caldo.
Istintivamente
Anakin si guardò: era vestito con l’abbigliamento jedi; appoggiato sulle spalle
il suo immancabile saio.
Nessuna
ferita… niente di niente.
Ma
quella sensazione fece approfondire l’esame: era conosciuta… ma da tempo l’aveva
perduta.
Sollevò
la manica destra del saio.
Il
braccio avvolto dal guanto.
Rapidamente
sganciò i fermi, e se lo tolse: una mano… umana.
La
mosse, se la guardò: niente più duracciaio, niente più servomotori… la sua
mano…
Fece
qualche passo nella morbida sabbia. E la scorse, infine.
Una
sagoma umana. Non capiva chi fosse, era distante… i soli dietro di lei larendevano solo una figura scura.
Cominciò
a camminare per raggiungere la duna: era dain cima alla montagna di sabbia che lo
stava osservando.
Solo
quando vi si trovò a pochi passi lo riconobbe.
“Ciao
Anakin” mormorò Qui Gonn.
Il
giovane lo guardò… non sembrava diverso da quando l’aveva incontrato per la
prima volta nell’officina di Watto. Si sentiva confuso… un milione di quesiti
riempivano la sua mente, ma inspiegabilmente non riuscivano ad uscire dalle sue
labbra.
Qui
Gonn sorrise. “Non sei cambiato, ragazzo…” gli disse appoggiandogli una mano
sulla spalla, prima di avviarsi giù per la duna. “La stessa voglia di sapere che
era nel bambino che affidai ad Obi Wan….”
“Non
dovrei pormi delle domande?” ribattè allora Anakin, affiancandolo.
“Certo
che si. Ma ciò che ti domandi è ciò di cui conosci già la risposta. Perché ti
chiedi dove ti trovi?”
“Perché
non lo so!”
“Cosa
vedi intorno a te?” gli chiese Qui Gonn, incrociando le mani.
“Sembra…
Tatooine.”
“Allora
è Tatooine. Dunque ti chiedi qualcosa
che già sai.”
Il
maestro gli rivolse un sorriso sornione, e Anakin lo guardò attonito. “Ma…ma non
può essere Tatooine… ero su Coruscant… e…”
“…io
sono morto da vent’anni” concluse per lui Qui Gonn, e l’altro annuì. “Ma ora sei
su Tatooine a parlare con me. Quindi tutto ciò è reale. Almeno per il momento.
Almeno per la tua mente.”
Il
jedi rimase in silenzio alcuni istanti. “Non serve che tu continui a porti
domande del quale già conosci la risposta. Anche se, d’altronde, l’hai sempre
fatto.”
Anakin
non rispose. “Perché le cose cambiano… perché le persone devono morire. Perché
tua madre è dovuta morire, e in quel
modo…perché Padmè ha perso il bambino…”
“Io
non sapevo quello che facevo…non sapevo cosa pensare…non sapevo più a cosa
credere…” ribattè Anakin, mentre quei dolorosi episodi della sua vita
riaffioravano nella sua mente.
“Le
tue paure hanno scaturito quella sofferenza che ti confondeva, che ti rendeva
insicuro… una sofferenza di cui Sidious ha approfittato conducendoti all’odio…e
inesorabilmente al lato oscuro…”
“Tu…tu
sapevi, Qui Gonn?” chiese Anakin, volgendosi verso il vecchio maestro.
“Io
ho sempre sentito ciò che si agitava nel tuo cuore.” Gli disse il jedi, dopo
alcuni istanti “ La paura che ti attanagliava… e il potere che ti rendeva
grande. Che ti avrebbe reso grande, comunque. Nel bene … e nel male.”
Il
deserto di Tatooine sembrava infinito, intorno a loro. Anakin tornò con la mente
alle visioni che dal giorno della morte di Sidious lo avevano perseguitato.
Le
visioni che gli avevano mostrato ciò che sarebbe divenuto… la macchina nel quale
si sarebbe trasformato. Le atrocità che avrebbe commesso verso le persone che
erano i pilastri della sua vita, in quella cieca autodistruzione che era
cominciata il giorno della morte di sua madre e che avrebbe finito per fargli
pagare il prezzo più alto: perdere l’amore di chi, l’amore, non gliel’aveva mai
negato.
Lord
Sidious ce l’aveva quasi fatta…se non fosse stato per lei…
Se
non fosse stato per loro…
“L’amore
è qualcosa di incredibile, Anakin… qualcosa di inspiegabile.” Disse
all’improvviso Qui Gonn, quasi a leggere nei suoi pensieri. “Cambia le vite… le
distrugge. Si contrappone a qualcosa di altrettanto forte…”
“L’odio..”
mormorò Anakin.
Qui
Gonn annuì “Ma per quanto il confine tra questi due estremi sia assurdamente
sottile… per quanto potrebbero essere simili nella loro diversità, c’è qualcosa
che li rende fondamentalmente diversi.”
Anakin
ascoltò attento la risposta “L’amore genera, Anakin. L’odio no. L’amore crea,
l’odio è aridità. Un altalenare tra vari equilibri…. La vita stessa si regge su
questi equilibri perfetti… come amore e odio. Bene e male… luce e ombra. Lato
oscuro e lato chiaro.”
Qui
gonn si fermò e si volse verso Anakin “Equilibri che trovano lo zenit in un
luogo… in una persona.”
Il
giovane lo guardò stupito, cogliendo il riferimento a sé stesso e alla profezia
che l’aveva indicato come il prescelto.
Il figlio dei soli…colui che porterà
equilibrio nella forza….
“La
profezia è stata un fallimento, Qui Gonn.”
“Ne
sei sicuro?” gli domandò serio il maestro. “Eppure hai ucciso Sidious. E Vader.
Ma non era questo che intendevo.”
Anakin
rimase silenzioso “La profezia parlava di equilibrio nella forza. Ma tu sei riuscito a tornare
dal lato oscuro. A percorrere entrambe le strade… in un perfetto contrapporsi,
attrazione e repulsione....”
“Equilibrio
della forza…” mormorò Anakin “Era
questa la verità della profezia?”
Qui
Gonn Sorrise. “Si… non solo il prescelto sarebbe stato l’Equilibrio nella forza, riportando la pace nella
galassia. Ma anche l’equilibrio stesso
della forza…in un perfetto bilanciarsi di lato chiaro e lato oscuro…
Passando da un lato all’altro del proprio animo.”
“Ma
io non avevo controllo del mio delirio, Qui Gonn.” Obiettò il jedi “Come puoi
parlare di un perfetto bilanciamento, quando il lato oscuro assumeva il
controllo delle mie azioni?”
“Se
ciò che dici fosse vero, oranon
saresti diverso da ciò che le visioni ti avevano mostrato. In realtà, il tuo
lato chiaro è sempre stato ciò che governava il tuo vero io… la scintilla,
Anakin, che non permetteva al buio di inghiottirti…e l’amore per i tuoi
figli…per Padmè… l’affetto per Obi Wan non ha mai smesso di alimentarla, anche
quando tutto sembrava perduto. Ma…”
Qui
Gonn gli appoggiò le mani sulle spalle. “… ma sapevo che non mi avresti deluso,
ragazzo.”
Anakin
incrociò il suo sguardo con quello del maestro… e per un attimo fu di nuovo
nella training area…
Lo
scontro con Sidious…
Non cedere, Anakin…. Io ho fiducia in
te….
“Eri
tu!” esclamò il giovane. E fu chiara, in un istante, anche quella inaudita
potenza di luce che aveva dissolto il signore oscuro. La sagoma umanoide
comparsa all’improvviso…
Si può vincere la morte solocon la compassione, non con l’avidità!!
Hai vissuto anche troppo in questa effimera illusione,
Sidious!!!
“Sei
stato tu…” mormorò. “Come…”
“Ciò
che Sidious aveva trovato è completamente diverso da ciò che rende noi jedi
capaci di vivere oltre la morte. E molto, molto distante…” iniziò a spiegargli
Qui Gonn “Sidious non viveva nella Forza vivente, condizione che si raggiunge
solamente per mezzo della compassione…”
“…e
non con l’avidità” gli fece eco Anakin, e l’altro annuì.
“Eppure aveva trovato il modo di
mantenere viva la sua essenza…ciò è stato possibile solo perché aveva instillato
paura e odio nel suo allievo…”
“Sidious
viveva nell’odio di Raken?”
“Esattamente.
Sidious si manteneva vivo e potente grazie all’intensa passionalità di Axelbi,
alimentata da anni di rancori, gelosie… invidie che, come Palpatine, il signore
oscuro era riuscito a controllare emanipolare. E grazie
all’odio che lentamente aveva fato crescere dentro di te. Per questo alla caduta
di Vader, avvenuta per tua mano grazie al lato oscuro potentissimo, Sidious era
ancora più potente. Ma quando ti sei opposto a quel potere, la sua forza si è
affievolita sempre di più e allora io sono riuscito a intervenire, cosa che non
avevo mai potuto fare prima.”
Qui
Gonn si arrestò, e Anakin fece lo stesso. Il vecchio maestro tirò un lungo
respiro. “Sai Anakin, tu non puoi stare qui…”
Il
jedi annuì. “L’avevo immaginato.”
“…
ma c’è una persona che desidera vederti, prima che tu te ne vada.”
Anakin
guardò sorpreso Qui Gonn… si voltò, percependo qualcuno alle sue spalle.
Sua
madre, Shmi Skywalker, lo stava guardando con occhi pieni d’amore.
Sul
suo viso disteso e sereno non c’era più traccia delle sevizie e delle sofferenze
che i Tusken le avevano inflitto.
Mamma…
Non
seppe dirle niente… ma forse non c’era bisogno di parlare.
Shmi
gli tese le mani…. E Anakin pensò a Padmè, ai suoi figli… Pensò a tutto quello
che aveva fatto…Pensò a tutto quello che avrebbe potuto ancora fare…
Ma
purtroppo niente poteva farlo tornare indietro.
Posò
gli occhi su di lei, poi lentamente alzò la mano destra, a toccare quelle
protese di sua madre. La donna gliela strinse forte, e sorrise.
“Sono
così orgogliosa di te…” gli sussurrò Shmi, passandogli una mano sul viso.
“È…è
tutto così strano…” disse Anakin con un filo di voce, chiudendo gli occhi. “È
tutto così assurdo…”
Sentì
la mano di sua madre ritrarsi… e quelle di Qui Gonn afferrare le sue spalle.
“Ogni assurdità ha, in sé, la sua ragionevole logica. Ogni pazzia la sua
lucidità…”
Anakin
riaprì gli occhi, incontrando il sorriso del jedi. “La mia è stata solo
follia.”
“Può
darsi. Ma al di là della follia, Anakin, è di nuovo equilibrio.”
Non
si aspettò quella violenta spinta.
Si
attese di cadere sulla morbida duna di sabbia… ma non fu così.
Dietro
di lui.. sotto di lui, Tatooine era scomparsa. Al suo posto un baratro
oscuro.
Sprofondò
in quella caduta senza fine… poi arrivò l’urto, violento.
Freddo.
E
ancora buio, impenetrabile.
******
Obi
Wan era seduto nello studio che faceva da anticamera alla stanza da letto di
Padmè.
I
tendaggi damascati… il mobilio finemente lavorato. Tutto così diverso
dall’austerità del tempio…
Si
alzò dalla bassa poltrona: per una strana ironia della sorte si era seduto nello
stesso punto in cui anni prima aveva ascoltato Anakin rivelarglidel matrimonio…di Sidious… di molte
altre cose, con Luke e Leia appena nati.
Anakin….
Un
nodo gli serrò lo stomaco… si portò davanti alla finestra e il proprio riflesso,
incerto e sfocato, catturò il suo sguardo. Il suo volto era stanco…e così
pallido.
In
un colpo sembrava invecchiato dieci anni.
Non
sapeva da quanto non dormiva…. da quanto non mangiava.
Aveva
addosso ancora la polvere dei crolli… ma aveva dovuto pensare a Padmè, e ai
bambini.
Ed
era tornato là, nel tempio, sperando che quello fosse solo un incubo dal quale
presto si sarebbe svegliato.
Speranza
che si affievoliva man mano che il tempo passava…man mano che ad ogni pietra
spostata il tempio restituiva un corpo. Man mano che l’instabilità delle
strutture rendeva impossibile proseguire con velocità le operazioni di ricerca
dei superstiti… ricerca che era divenuta un’impietosa conta di morti. Una
ricerca che per Obi Wan era diventata l’ossessiva volontà di non abbandonare
Anakin… di non lasciarlo solo.
I
lavori di scavo avevano iniziato non appena erano stati domati gli incendi…non
appena la situazione si era fatta di nuovo, e una volta per sempre, sotto
controllo. Il maestro Yoda e i pochi jedi che costituivano la scorta del
cancelliere avevano rimesso Organa al suo posto. Le truppe di cloni erano state
fermate e fatte rientrare su Kamino, dove il loro destino sarebbe stato
l’inevitabile abbattimento.
I
membri dell’Ordine si contavano ora sulle dita delle mani.
Millenni
di tradizione sgretolati come la maggior parte del tempio… rovine, sui quali
anche in quel momento, lavoravano senza sosta volenterosi cittadini, che si
erano uniti ai jedi per aiutarli a rinascere…. A ricominciare.
Rinascere….
Ci
sarebbero riusciti… dovevano farcela per coloro che invece non erano
sopravvissuti. Che con il loro sacrificio avevano cercato di preservare ciò in
cui credevano. Di dare una speranza al futuro…
Ma
niente sarebbe stato più come prima.
Sopravvivere senza un pezzo di cuore,
pensò Obi Wan mentre le lacrime gli riempivano gli occhi. Ma sentì la porta
aprirsi dietro di lui e cercò di trattenersi: Sola Naberrie, la sorella di
Padmè, uscì dalla stanza richiudendola poi senza far rumore.
“Come
sta?” gli domandò il jedi, e Sola scosse la testa.“Non si è ancora ripresa… ma
c’è il droide medico…. La sta visitando.” Sola fece una pausa. “Sembra che stia
bene. Non so quanto durerà…”
Obi
Wan tirò un lungo respiro, portando una mano ad accarezzarsi il collo
indolenzito.
“Ci
sono notizie dei Lars?” si preoccupò la giovane.
“Niente
di grave, solo un po’ storditi…loro non erano jedi….”
Rimasero
in silenzio. Nessuno dei due sapeva come affrontare l’argomento. “Lei non lo
sopporterà…” disse infine la ragazza, rompendo quella insostenibile
tensione.
“Padmè
è forte. È terribile, ma saprà reagire…dovrà reagire. Per i bambini.”
Si, Padmè è forte, pensò Sola.
Nonostante
fosse la più piccola…nonostante fosse sua sorella minore, era sempre stata la
più forte… quello che aveva fatto negli anni lo aveva dimostrato.
Ma
questa volta era tutto diverso…
“Anakin
era una parte di lei… lo è. Ancora.
Ho paura che rifiuterà di affrontarlo.”
“Non
lascerò che Luke e Leia perdano anche la madre, oltre al padre” proruppe allora
Obi wan. Sola lo guardò in silenzio… le labbra le tremarono. Il jedi scorse le
lacrime riempirle gli occhi.
“Come
è potuto succedere?”
“Me
lo chiedo anche io…ogni istante…” le rispose Obi Wan dopo un momento di
esitazione. Poi le passò un braccio
intorno alle spalle e la spinse delicatamente verso l’uscita dell’anticamera,
mettendosi a camminare lungo i corridoi del palazzo.
E
le raccontò di come le esplosioni li avevano divisi…di come Anakin era corso a
cercare suo figlio… di come il
crollo li aveva costretti a scappare.
Arrivarono
all’ingresso di una grande sala: i gemelli si trovavano lì, osservati da una
taciturna ancella. Luke se ne stava seduto a terra, guardando fuori dall’ariosa
finestra… dondolandosi tenendo le braccia intorno alle ginocchia; Leia giocava
senza troppe convinzione con le sue bambole.
Li
guardarono per qualche istante, e Obi Wan non potè fare a meno di provare una
gran pena… per entrambi. Ma soprattutto per il piccolo Luke.
Durante
il viaggio verso Naboo gli aveva raccontato come si erano svolti gli
avvenimenti… di come Raken l’avesse preso approfittando della confusione,
inseguendo un ultimo disperato tentativo di compimento del suo folle piano…
cercando di ucciderlo, per poter colpire suo padre. Di come si fosse liberato
perché l’altro era così debole, ferito gravemente e provato dal duello… Gli
aveva raccontato delle sale allagate, dei crolli… e di come erano arrivati alla
piattaforma, con l’unico mezzo a disposizione….
Era
talmente scosso che Obi Wan aveva dovuto addormentarlo… ma poteva essere
altrimenti? Quel bambino aveva visto suo padre, il suo eroe, rimanere in un
inferno per salvarlo… e Leia aveva capito molto presto, e senza bisogno di
particolari spiegazioni, che suo papà aveva detto una bugia e non sarebbe più tornato, nonostante lo
avesse promesso.
“C’era
solo una possibilità… una flebile speranza per Anakin di salvarsi…” proseguì Obi
Wan “ma non siamo ancora riusciti a raggiungere i piani più danneggiati…e nelle
fognature non abbiamo trovato nessuno…”
“Anakin
ha scelto la sua vita… per quella di suo figlio…” mormorò Sola, voltandosi a
guardarlo. Il jedi annuì, mentre gli sembrava di vederlo mentre caricava il piccolo Luke
sul malconcio speeder senza pensarci su due volte, senza considerare che avrebbe
potuto non farcela…
“Sapete,
Obi Wan…” cominciò dopo qualche istante Sola, riportando Obi Wan alla realtà
“Ricordo bene quando conobbi Anakin. Padmè era in pericolo dopo quella serie di
attentati e lui era la sua… guardia del
corpo…”
La
ragazza non riuscì a trattenere un sorriso, mentre le lacrime andavano a
bagnarle le guance. “Ma c’era quel modo in cui la guardava… quel suo sguardo che
era quasi una supplica. Che pareva voler dire smettila di ignorarmi…smetti di guardare…e inizia a vedere cosa c’è dentro di me…E pensai
che mia sorella sarebbe stata una vera stupida ad ignorare quella dichiarazione
d’amore così silenziosa e allo stesso tempo così urlata dai suoi occhi, in ogni
istante…”
Obi
Wan non riusciva a non condividere le parole di Sola…. conosceva bene quello a
cui si riferiva.
Stare di nuovo vicino a Padmè è… è
inebriante…
Non fai altro che pensare a
lei…
“Ma la cosa più incredibile era come
quello sguardo non è mai mutato, negli anni… bastava osservarli per capire che
ciò che legava… che lega Padmè e
Anakin, è qualcosa di unico. Ogni loro sguardo… ogni abbraccio. Ogni piccolo
gesto…”
La
ragazza tirò un profondo respiro, poi si volse verso i gemelli. “Quei bambini
sono qualcosa di prezioso, perché sono la prova concreta di quell’amore che li
legava…e li lega tuttora. Di quell’amore cui basterebbe raggiungerne anche solo
una piccola parte, per comprendere come si fa’ ad amare davvero, maestro Obi
Wan.”
Il
jedi incrociò le braccia, conscio di come ora tutto assumesse un nuovo
significato…una luce diversa, ai suoi occhi. “Ed è per questo che per quanto sia
consapevole della forza di mia sorella, ho paura che non ce la farà.”
Rimasero
in silenzio per istanti che parvero interminabili, prima che Sola tornasse a
parlare. “Credo che domani porterò i bambini alla spiaggia….ora scusate,
maestro, ma vorrei accertarmi della salute di mia…”
“A
Leia non piace la sabbia…”
Quella frase quasi mormorata, alle loro spalle, fece morire
in gola le parole della ragazza, gelando il sangue nelle vene del jedi.
Si voltarono di scatto… e a Obi Wan bastò guardare nel suo
sguardo spento per comprendere che Padmè sapeva.
Che aveva ascoltato i loro discorsi.
“Padmè…” sussurrò il jedi. Alle sue parole fece
immediatamente eco la sorella. “Cosa fai in piedi… cos’ha detto il droide?” le
domandò avvicinandola.
Ma Padmè la scansò. “Leia è come suo padre… neanche ad
Anakin piace la sabbia… me lo dice sempre…”
Con passo incerto, malfermo si avviò verso la sala dove si
trovavano i gemelli, oltrepassando i due: Leia si accorse della presenza della
madre e le corse incontro….se la strinse forte al petto, Padmè, mentre un primo
singhiozzo le squassava il corpo. “Luke…” disse tra le lacrime, e il bimbo si
voltò a guardarla. “Luke vieni qui, piccolo mio…”
Lentamente il bambino la avvicinò, fermandosi poi di fronte
a lei. “È stata colpa mia mamma….” disse infine, tirando su con il naso.
Ma Padmè scosse la testa con veemenza…. Allargò le braccia
e Luke le si gettò addosso, piangendo tutte le sue lacrime di bambino… con Leia
che guardava triste, anche lei teneramente cullata dall’abbraccio di sua
madre.
Si morse le labbra mentre accarezzava i suoi figli. Se le
morse quasi fino a farle sanguinare… il cuore che le andava in pezzi.
E quando Obi Wan si avvicinò un dolore acuto le esplose in
testa… si voltò verso l’amico singhiozzando, cominciando a colpirgli il petto
con deboli pugni.
“Portate via i bambini…” ordinò il jedi in un sussurro,
abbracciandola.
E in un lungo, accorato gemito di dolore Padmè si aggrappò
al suo saio, piangendo e urlando il nome dell'uomo che aveva amato così
disperatamente.
**************
Padmè era distesa nel letto, rannicchiata su un fianco,
mentre dalle finestre chiuse poteva intravedere la luce del sole affievolirsi
nel tramonto sul lago.
Si alzò lentamente, e in un gesto automatico guardò il
posto accanto a lei.
Vuoto… intatto.
Come era stato spesso. Ma ora era diverso…
Lui non c’era. E non ci sarebbe stato mai più.
Non sapeva quanto tempo era passato… Aveva dormito un sonno
senza sogni, dopo la crisi che era seguita all’aver appreso la notizia.
Minuti…ore. Giorni. Non ne aveva idea.
Ricordava le parole di Obi Wan sussurrate mentre la
sorreggeva. Quei “Mi dispiace” mormorati… come se non potesse dirli in maniera
più chiara… più forte, perché altrimenti l’avrebbero schiacciato.
Quelle parole che arrivavano distanti alle sue orecchie,
mentre dalla sua bocca avrebbe voluto uscire solamente un perché…
Ricordava le braccia di Anakin intorno a lei…il suo sguardo
tenero, dopo le follie dell’inferno di Coruscant. Quando si era ripresa e il
droide medico le aveva parlato, aveva creduto di trovarlo lì fuori, con i
bambini… a rassicurarla come solo le sue carezza sapevano fare… a rimproverarla,
forse, per quella naturale propensione che aveva per i guai. Ma dirle, comunque,
che adesso tutto sarebbe andato bene…che tutto sarebbe stato perfetto.
Che adesso niente avrebbe potuto intaccare la loro
felicità… e Padmè sapeva che sarebbe stato così.
Lo sapeva perché c’era qualcosa che avrebbe reso tutto
ancora più meraviglioso… ma che aveva perso ogni importanza, ormai.
Perché non aveva trovato lui… non aveva ascoltato le sue
parole.
Ma aveva trovato Obi Wan e sua sorella…e le loro frasi, a
distruggere quel suo sogno di rinascita.
Scese dal letto, asciugando le lacrime…e una leggera brezza
arrivò sulla sua pelle. Guardò la vetrata della camera socchiusa, poi lentamente
vi si avvicinò.
Di fronte alla porta finestra, Padmè la sentì di nuovo.
La porta della camera cigolò, aprendosi un poco…. E seguì
quel soffio, che sembrava volerla condurre da qualche parte.
Piano scese le scale e percorse i corridoi del palazzo, gli
stessi che avevano cullato i suoi giochi di ragazzina e i suoi sogni di donna,
ritrovandosi ben presto accarezzata dalla fresca aria della notte nubiana.
Nella grande balconata dell’ala est.
Il teatro del primo bacio con Anakin… il luogo dove si
erano segretamente sposati…
Il soffio si perse tra le rose dei vasi… sparì, così come
era arrivato.
Padmè si guardò intorno.
Che sciocca era stata… che illusa
Cosa sperava di trovare, lì? Anzi.. chi sperava di
trovare?
Posò lo sguardo verso la balaustra… di fronte a lei il
bellissimo panorama del lago.
Cominciò lentamente a camminare, raggiungendo il piccolo
scafo: vi salì a bordo, sciogliendo poi gli ormeggi.
Mentre la piccola imbarcazione solcava le acque, diretto
verso l’altra sponda dove Padmè avrebbe trovato la capitale dormiente, la
giovane sentì le lacrime riempirle gli occhi…e scendere, inevitabili, a bagnarle
le guance.
Tu e i bambini siete più importanti della sua stessa
vita…
E lui non aveva esitato a morire per loro…
Pensò che se fosse stato lì, le avrebbe detto che sarebbe
stato giusto così… che lei avrebbe dovuto essere forte, perché lo era, molto più
di lui.
Lui che per non perderla aveva rischiato di perdere sé
stesso.
Le avrebbe chiesto di ascoltarla, come aveva fatto quella
notte a Tatooine… e le avrebbe detto che non sarebbero stati mai soli, lei e i
bambini, perché erano un’unica cosa…perché lui sarebbe vissuto con loro…dentro
di loro…
E che avrebbe dovuto sorridere di più, perché era così
bella quando rideva… perché era così bella, sempre, ai suoi
occhi che riuscivano a farla sentire unica al mondo.
E lei avrebbe voluto stringerlo…sentire le sue forti
braccia circondarla e proteggerla come era sempre stato…avrebbe voluto baciarlo,
disperatamente… sentire ancora una volta i suoi capelli tra le mani, sentire le
sue carezze sulla sua pelle…Sentire il suo respiro scaldarle il cuore,
abbracciati nel grande letto in quelle notti in cui rimaneva sveglia a
guardarlo, accarezzandogli i capelli o baciandogli le cicatrici con tocco
delicato come se quel gesto potesse cancellare tutto il dolore provocato… rapita
dall’innocenza che mostrava. Ringraziando perogni momento che passavano insieme, perché
tutto questo in passato non era solo lontanamente immaginabile… stringendosi
contro di lui, pensando alle cose straordinarie che era riuscito a fare: prima
fra tutte aver realizzato i loro sogni.
Aver trasformato in imperituro granito i loro sogni fragili
come il cristallo.
Ma sapeva che tutto ciò non sarebbe mai stato più
possibile…
Non ci sarebbero stati più penetranti occhi azzurri ad
osservarla… Mai più litigi e discussioni, che puntualmente si concludevano in un
bacio di perdono da parte dell’uno o dell’altra….Mai più ore passate a guardare
i bambini dormire, parlando del futuro… quel futuro di pace che insieme avevano
tentato di costruire per poter stare insieme per sempre….
Per sempre….
Se lo ripetevano così spesso… due sole parole, ma così
piene di speranza…così effimere ora…
Lo scafo toccò la banchina e Padmè scese, bagnandosi i
piedi e la veste da camera…. ma non se ne curò.
Pensò a come lei era sempre stata la più razionale dei due
e a come lui glielo rimproverasse: Anakin era un libro aperto, quando si
trattava di emozioni… non era mai stato bravo a nascondere ciò che provava.
La sua educazione l’aveva un po’ irrigidita… ma non
manifestare non significa non provare.
Sentì ancora le lacrime negli occhi mentre si domandava se
avesse fatto tutto il possibile per far capire ad Anakin quanto l’amasse… e si
coprì un singhiozzo con le mani, mentre attraversava l’acciottolato delle vie di
Theed, quando si rese conto che questo dubbio l’avrebbe tormentata per
sempre.
Il tempo avrebbe mai lenito il suo dolore, in quella
effimera rassegnazione che solo il trascorrere degli anni sapeva dare… nel
ricordo di ciò che erano stati?
Padmè si strinse con le braccia, mentre le lacrime le
bagnavano il viso… alzò lo sguardo e sorrise quando si accorse dove era
capitata: guardò le scalette in pietra che portavano all’ingresso della vecchia
casa dei suoi genitori….il palazzo cui era finita a causa dell’abitudine, e il
piccolo arco in fondo alla strada sempre poco illuminata. In questo non era
cambiata.
Accarezzò la pietra levigata, travolta dai ricordi… finchè
un rumore la fece voltare di scatto di nuovo verso l’arco… nell’oscurità non
capì se ci fosse qualcuno.
Si spaventò… non era nemmeno armata.
Rimase in silenzio, gli occhi fissi sul fondo della strada.
Si, quelli erano passi…
Si appoggiò all’arco, e nascosta nell’oscurità ascoltò il
rumore farsi sempre più vicino… un rumore irregolare, come di un procedere
barcollante e strascicato. E poco dopo emerse dal buio della strada una sagoma
stretta in un sudicio mantello, strappato in più punti, e un cappuccio ben
calato in testa.
Camminava con evidente difficoltà, piegata in avanti,
tenendosi chiuso all’altezza del petto il logoro tessuto con la manoincrostata di
sangue.
La figura tossì e quasi si lasciò cadere contro una delle
mura di pietra.
Un mendicante, pensò osservandolo.
Una povera anima… che non stava per niente bene.
Ne ebbe pietà mentre lo osservava allontanarsi dal solido
sostegno e riprendere a camminare con fatica, entrando nella parte di strada
nuovamente illuminata…. Forse avrebbe dovuto aiutarlo. In circostanze diverse,
l’avrebbe sicuramente fatto.
Ma in quel momento, non poteva fare molto…forse non lo
voleva neanche.
Mosse un passo, ma si arrestò subito quando vide la figura
fermarsi. La osservò voltare un po’ la testa, quasi come se l’avesse sentita…
mettersi eretta, rivelando una notevole statura fino a quel momento camuffata
dal gobbo incedere.
E, senza preavviso, crollare a terra.
Padmè fece alcuni passi, uscendo dal buio. E lo vide,
provenire da un’estremità di quel logoro mantello scostatosi nella caduta….
Uno scintillio.
Un riflesso di luce sul metallo. All’altezza del
braccio.
Una mano incrostata di sangue…
Padmè si sentì mancare. Si portò una mano alla bocca.
Duracciaio… metallo….
Gli occhi le si riempirono di lacrime. Corse verso quella
figura a terra, pregando qualsiasi entità ci fosse nel cielo di non illuderla
così crudelmente...
Di non farla morire un’altra volta…
Distese sulla schiena quel corpo costellato di ferite in
suppurazione.
Una barba di due giorni, sul volto stremato.
Una fredda mano artificiale a sfiorarle il viso… ad
asciugarle le lacrime, e che non avrebbe potuto trasmetterle più calore.
Due occhi celesti che la riconobbero all’istante… e un
sorriso che si allargò sulle labbra screpolate, quando incrociò il suo sguardo.
Perché era lei la meta del suo vagare.
“Ancora una volta, amore…” mormorò Anakin mentre Padmè si
piegava su di lui abbracciandolo… baciandolo tra i singhiozzi, bagnando il suo
viso di lacrime.
“Portami a casa…”
Lacrime di gioia.
*********
Obi Wan sia appoggiò alla balaustra, osservando la notte di
Coruscant. Da quel che rimaneva di una terrazza di meditazione, volse lo sguardo
ai resti del tempio devastato dall’esplosione. Ormai conosceva quell’ammasso di
detriti anneriti come le sue tasche. Aveva esplorato ogni angolo, senza
successo.
Si avviò verso l’interno, tra le rovine, il silenzio
rottodagli
echi degli scavi.
Dalle indicazioni urlate. Dal frastuonodei calcinacci
rovesciati e rimestati.
Arrivò in quella che era stata una sala di grandi
dimensioni…. Il jedi si fece largo tra i transetti crollati e i massi,
abbassandosi per evitare le assi utilizzate per puntellare le parti più
deboli.
E appoggiandosi a quello che era stato il vano di una
finestra, Obi Wan non si sentì meno fragile dell’edificio che lo circondava.
Percepì qualcuno alle sue spalle e repentinamente si voltò:
Olympia lo osservava, incorniciata nell’ingresso della stanza.
“Non devi vergognarti” gli disse, abbozzando un
sorriso.
“Olympia…” sussurrò il jedi. “Come stai?”
La giovane si toccò la benda sulla fronte. “Oh, è solo
molto vistosa. Sto bene. Grazie…”
“Sono…sono contento” il jedi abbassò lo sguardo, mentre la
ragazza gli si avvicinava. “Sei tu, che non stai bene.”
Obi Wan preferì non rispondere. “Tutti si preoccupano della
senatrice…dei bambini. È giusto ma…”
“Si preoccupano perché loro sono la sua famiglia”
“Anche tu lo sei, Obi Wan. Nessuno si è preoccupato di te.
Di sentire come stai…so che fai forza a chi è rimasto…ma chi dà forza a te?”
Olympia si avvicinò…gli accarezzò il viso, costringendolo a
guardarla. “Io voglio aiutarti… mi permetterai di farlo, Obi wan?”
Lui le rivolse un sorriso amaro. “Mi sembri un po’ troppo
giovane per accollarti i miei problemi…”
Anche lei sorrise… e Obi Wan tirò un profondo respiro,
distogliendo lo sguardo.
“Quando…quando Qui Gon è morto mi sono sentito perso”
cominciò “Ma gli avevo fatto una promessa… Lui aveva riposto in me tutta la sua
fiducia. E io non potevo tradirla… Poi morì lei…”
proseguì in un sussurro. Olympia gli posò una mano sulla
schiena, accarezzandolo dolcemente.
“Chi era lei, Obi wan?”
“Era una jedi.” Replicò, tutto d’un fiato. Era la prima
volta che ne parlava, dopo anni. Si stupì di quanto quei ricordi gli facessero
ancora così male. “Tu me la ricordi molto, per certi versi, sai Olympia? Avete
la stessa determinazione, la stessa forza….” Sorrise, per un attimo “La stessa
testardaggine…”
Anche la ragazza gli rivolse un sorriso, e Obi Wan
proseguì. “Ci amavamo. Ci amavamo molto, io e Siri… ma non era da jedi.
Avrebbe finito col distruggere i nostri ideali. I nostri sogni…”
Olympia rimase sorpresa, ma non dubitò del fatto che Obi
Wan potesse amare tanto intensamente. E nella sua mente affiorarono i ricordi di
bambina… di quella jedi, così bella e così in gamba… e le parole del maestro
Yoda….
La forza ha voluto con sé la maestra Siri Tachi, piccoli
padawan…
“Mi morì tra le braccia, dicendomi che non aveva mai smesso
di amarmi…. Avevamo deciso di allontanarci per scoprirci più vicini che mai…
proprio mentre stava morendo…”
“Mi dispiace” seppe solo dirgli la giovane. Obi Wan la
guardò
“Dopo quanto successe a Siri, capii che non ce l’avrei
fatta un’altra volta. Che non avrei potuto sopportare di sopravvivere ad altre
morti…. di sopravvivere anche ad Anakin. Non credevo che sarebbe successo
davvero….”
Il jedi tirò un sospiro carico di dolore. “Forse è destino…
forse è scritto che io debba perdere le persone che amo senza poter
intervenire…”
Olympia lo guardò con tristezza… lentamente alzò le mani,
facendole scivolare tra il busto e le braccia, appoggiandole infine sulle sue
spalle. Obi Wan rimase fermo, mentre lei chiudeva gli occhi e appoggiava la
guancia sul suo petto, stringendolo in un dolce abbraccio.
Il jedi non si mosse per lunghissimi istanti, stupito
da quel gesto. Si ritrovò a muovere appena le mani… ma esitò.
“Avanti…” lo incoraggiò lei…. Allacciò allora le mani
dietro la vita della ragazza, e chiudendo anch’egli gli occhi appoggiò il mento
sulla testa di lei.
Rimasero così, in silenzio, per istanti che parvero
interminabili… Obi Wan sentì il calore di Olympia riscaldare quel suo cuore così
freddo e arido, adesso…
“Come ti sembra...?” gli domandò, senza muoversi.
“È… è gentile da parte tua…” balbettò lui non riuscendo a
mascherare un certo imbarazzo. Olympia aprì gli occhi e alzò il viso a
guardarlo. “Gentile?” chiese con ironia, inarcando un sopracciglio. Poi un largo
sorriso si dipinse sulle sue labbra. “Non era esattamente quello che
intendevo…ma come inizio può andare…”
Lentamente le mani della jedi scivolarono sopra le spalle
di Obi Wan, allacciandosi dietro il collo del jedi. “Allora Obi Wan, potrò
continuare ad essere… gentile con te?” chiese piano, mentre avvicinava
lentamente il viso a quello di lui… e quando le loro labbra si incontrarono, Obi
wan chiuse gli occhi, stordito dall’intensità del sentimento che quella ragazza
provava per lui…. In un gesto che stupì egli stesso fece una leggera pressione
sui suoi fianchi, spingendola contro il suo corpo, e lei sorrise sulle sue
labbra. Portò una mano sul suo viso, senza smettere di baciarla…ma delle grida,
in lontananza, fecero rapidamente separare i due.
“Maestro Kenobi! Maestro Kenobi!!!”
Si guardarono per un istante, poi Obi Wan corse fuori dalla
stanza subito seguito da Olympia: il giovane, origine di tanto baccano, per poco non li
travolse. “Maestro Kenobi…” continuò una volta fermo, con il fiato corto.
“Calmati! Cosa succede?”
“Chiamano da Naboo… non ci crederete mai…”
*******
“Dopo aver lasciato Luke sono tornato alla sala allagata,
cercando di aprire i canali di scolo…sapevo che erano la mia unica possibilità…”
Anakinparlava piano nella quiete della camera da
letto, con Padmè che non si staccava un attimo dal suo fianco… sul viso un
sorriso radioso eloquente più di mille parole.
E Obi Wan ascoltava attento perché anche se era
perfettamente consapevole del fatto che il suo vecchio allievo era un pazzo, un
incosciente e una fonte inesauribile di gesti sconsiderati ora era lì, vivo,
davanti a lui.
E perlomeno si meritavano di sapere come diavolo c’era
riuscito.
“Ho tentato” proseguì Anakin “Sentivo che cedevano, ma non
avevo più fiato…devono essersi aperti mentre perdevo i sensi e la forza del
risucchio mi deve aver spinto dentro, fino alle fogne. Mi sono svegliato lì non
so dopo quanto tempo…ho ricordi molto confusi, da quel momento in poi...
alternavo momenti di lucidità alla perdita di conoscenza…”
“Le tue ferite si sono infettate… “ intervenne allora
Padmè, riportando ciò che le unità mediche tempestivamente chiamate le avevano
detto “Avevi molta febbre…senza contare la debolezza, gli stress ai quali sei
stato sottoposto…I droidi hanno avuto il loro bel da fare, ma almeno la
temperatura è tornata a livelli normali.” Concluse la ragazza con un sorriso, e
Anakin le strinse la mano che Padmè non aveva mai smesso di tenere nella sua.
“Non saranno di certo due taglietti a fermarmi…” la rassicurò, lanciando
un’occhiata al torace quasi totalmente coperto di bende, prima di tornare a
rivolgersi a Obi Wan. “Sono uscito dai canali fognari e mi sono infilato nel
primo mezzo che ho trovato…un solo pensiero in testa: Padmè e i bambini. Che in
quel momento associavo con Naboo. Non so nemmeno come ho fatto ad arrivare fin
qui… per fortuna ci ha pensato lei a trovarmi…”
Padmè gli accarezzò i capelli, poi gli schioccò un bacio in
fronte. “Torno tra un attimo” comunicò quindi, avviandosi verso la porta della
camera. Suo marito la seguì con lo sguardo finchè la porta non si richiuse alle
sue spalle.
Il silenzio scese tra Obi Wan e Anakin, poi lentamente
questi voltò la testa verso il suo vecchio maestro.
“Ho parlato con Qui Gonn” disseall’improvviso.
L’altro spalancò gli occhi. “Che cosa?”
“Era tutto così strano…una specie di sogno…dannatamente
reale, a dirla tutta. È stato lui a liberarci di Sidious. È stato lui ad aprirmi
gli occhi, Obi Wan. A dare le risposte ai miei perché…”
Il jedi rimase attonito… ma certo, pensò.
Come non pensare che potesse essere Qui Gonn, quell’entità di luce che aveva
dissolto l’essenza del signore oscuro?
Come poter credere che il suo maestro li aveva abbandonati
in una circostanza simile?
“Allora, finalmente, non ci sono più domande…” disse
all’amico sorridendo.
“In realtà una ce n’è ancora. Nel tempio mi sono ritrovato
davanti Raken… non mi sono posto domande, non ne avevo il tempo. Ma cos’è
successo realmente, Obi Wan?”
“Gechter era sempre stato sospettoso su Raken... ma forse
consapevole del fatto che le sue parole non avrebbero trovato terreno su cui
attecchire, ha cominciato a indagare per suo conto…”
Ad Anakin ritornarono in mente le parole di Axelbi.
…io sapevo che Gechter non si fidava di me…lo sapevo bene.
Ma quello stupido ha trovato un rimedio peggiore del male… invece di parlarne al
consiglio ha cominciato a indagare per conto suo…
…Ma chi avrebbe dubitato del povero Raken? Chi avrebbe
dubitato di un patetico zoppo, Anakin?
“Raken teneva la situazione sotto controllo, forte del suo
ruolo di membro del consiglio. E quando trovò Gechter al database capì che la
sua presenza lì non aveva nulla a che vedere con l’indagine del senato…e che
poteva volgere quella situazione ambigua a suo favore…”
“Axelbi ha parlato dei documenti cui eravamo in possesso…
di Muunilinst…”
Obi Wan annuì. “Quando Gechter venne a conoscenza delle
intenzioni di Vilbaem, quella congiura abilmente orchestrata da Sidious stesso,
il consiglio gli chiese delle prove. Raken era consapevole di dover fare
arrivare noi e i congiurati a un punto di incontro… E quel punto
d’incontro erano proprio i documenti commissionati al falsario di Cloud city e
che Axelbi trasferisce su Muunilinst, sapendo dei conti senatoriali sul pianeta
del clan bancario e sicuro del fatto che anche Gechter non tarderà a scoprirlo…
come infatti accade. Iver non dubita della loro autenticità, e ce li fa
consegnare tramite Olympia per non esporsi. Non può certo immaginare ciò che
Dexter mi dirà… e quei documenti diventano una prova che si ritorce contro di
lui.”
“A quel punto Raken ha previsto tutto: sa che Endor sarà
subito adocchiata da noi, pensando ad una trappola….” gli fece eco Anakin.
“Cosi si reca da Vilbaem e gli promette aiuto, dandogli
appuntamento a Endor. Così tutto avrà un filo logico per noi….”
“Vilbaem!” proruppe quindi il ragazzo “Me n’ero
dimenticato. R2 ha fatto il suo dovere?”
Obi Wan fece un cenno d’assenso. “E ci è stato molto
prezioso. Ci ha fornito poche informazioni ma essenziali per capire lo
svolgimento della storia. Ha parlato senza freni…sembrava molto spaventato”
Anakin sorvolò sulle implicazioni di quella frase.
“Raken mostrava continuamente il suo disappunto…la sua aria
di vittima degli eventi…. “ proseguì quindi Obi Wan “E noi, resi ciechi da una
rincorsa a un colpevole che sembrava più che evidente, abbiamo ignorato quei
beffardi messaggi che lo stesso Raken ci inviava...Ma Gechter tenta di inceppare
il suo meccanismo, e questo gli costa la vita”
“Iver…è morto?” domandò Anakin. “Si… ma è morto dandoci un
ultimo segnale… che ancora una volta non vediamo… non afferriamo, subito…”
Il giovane lo guardò senza capire. “Gechter sapeva che
Raken c’entrava…ma non sapeva quanto.” Riprese a spiegare il suo vecchio maestro
“Poi un giorno si ritrova nell’ufficio di un senatore… un tipo strano, amante
degli animali esotici… e nell’ufficio in questione, in un piccolo ecosistema
artificiale costruito ad arte, fa’ bella mostra un particolare tipo di rettile.
Molto particolare…. Poiché si finge morto per attirare le sue vittime. Un
fenomeno che in natura prende il nome di tanatòsi*…”
“Ti abbiamo portato via dal pianeta mezzo morto…”
“Merito delle tecniche di meditazione sith apprese durante
l’addestramento con Lord Sidious…”
“Gechter finalmente ha il tassello che gli manca…capisce
che già da Mustafar Axelbi è implicato in qualcosa di terribile… Si rende conto
che l’essere sopravvissuto alle torture non è stato un colpo di fortuna, ma che
il tutto faceva parte di un piano ben più articolato…ben più sottile. E che
Raken stesso è il responsabile della morte di Lucius e Dana.”
“Obi Wan” lo interruppe allora Anakin “Non metto in dubbio
le tue capacità intellettive… ma se avete trovato Gechter morto, come fai a conoscere
simili particolari?”
“Ho la sfera di cristallo…” scherzò l’altro, mentre tirava
fuori da una piega del saio il disco dati che era caduto dal cadavere di Iver,
al senato “O meglio, di metallo….”
Anakin se lo fece dare, e lo rigirò tra le mani. “Gechter
aveva messo tutto lì. Forse perché sapeva di non farcela… Forse per darci la
prova concreta che le sue supposizioni non erano più solo castelli privi di
fondamenta…”
“Cos’è successo poi?”
“In una reazione a catena, ricontrolla tutto e scopre che
le informazioni dell’archivio jedi erano state completamente filtrate e
modificate, soprattutto quelle riguardanti la salute di Axelbi. Quindi corre al
centro medico, dove non trova una riga sulla dolorosa
menomazione del jedi…. O meglio, a quel punto, del sith. Quello di cui è a
conoscenza è già, di per sé, scottante. Ma c’è ancora qualcosa che gli sfugge:
se Raken ora è un sith… se mira a piegare l’intero ordine e acquisire il potere
al quale ambisce…come può farcela da solo? Rischia, e torna al tempio, dove
ascolta dei discorsi…sente che i jedi partiranno e che Raken è stato escluso
dall’operazione nonostante le sue richieste. Non riesce a spiegarsi il perché
della spontanea offerta di Raken… Capisce, a quel punto, che c’è qualcosa che
non era mai stato considerato.”
“I cloni…” mormorò Anakin.
“Si…se si era offerto era perché sapeva bene che non
l’avremmo fatto partire, vista la sua menomazione, facendo così il suo gioco…
evitando in
quel modo anche il rischio che i cloni gli sparassero addosso. Iver si rende
conto che i cloni non sono l’arma che fin dalla loro creazione si era voluta far
credere…ma che nascondono qualcosa di terribile per i jedi. Capisce che può
ottenere le sue risposte solo su Kamino… ma anche che, come Gechter non avrebbe
ottenuto molto. E allora non poteva far altro che fingere di conoscerle
già….”
Anakin sgranò gli occhi, stupito “Non mi dirai che…”
Obi Wan annuì “Syfo Dias era morto da anni, ma in fin dei
conti era l’unico a conoscere tutta la verità su questa ambigua faccenda. Si
presenta così come il maestro morto, risale all’intera storia dell’esercito dei
cloni….chiede di poter analizzare il background militaree la mappa genica
dei soldati: se Raken era così sicuro voleva dire che c’era un modo di far
ribellare i cloni all’occorrenza. E in effetti, a causa del grado di sicurezza
applicatovi, gli è praticamente impossibile scoprire a cosa corrisponde una
particolare direttiva registrata sotto la numerazione di Ordine “66”… A quel
punto ha tutte le prove che gli servono. Cerca di avvisarci, forse tenta di
comunicare con il tempio ma non ci riesce. Torna quindi in Senato e registra
tutto sul disco dati, che poi si nasconde addosso… ma trova anche Raken ad
aspettarlo. Nello scontro che ne segue Iver ha la peggio, ma non vuole permettere
che Axelbi la passi così e morente, assume le sembianze del traditore….
Ed è così, infatti, che l’abbiamo trovato.”
“Ma se non sapevi che Axelbi era vivo… come riuscire a
capire che quel cadavere era in realtà di Gechter…che era il suo ultimo
indizio?” gli domandò Anakin, e Obi Wan tornò con la mente agli istanti in cui
avevano ritrovato il cadavere… a quel particolare, cui non aveva fatto subito
caso.
“Non sapremo mai se Iver l’abbia fatto di proposito oppure
non sia riuscito a completare la metamorfosi… ma il corpo che abbiamo scoperto
in senato era in tutto per tutto identico ad Axelbi, tranne che…per gli
occhi.”
“Gli occhi?”
“Gli occhi erano neri…due iridi scure, come quelle naturali
di Gechter. Raken, invece, aveva gli occhi azzurri.”
Rimasero in silenzio, per un momento. Poi fu Obi Wan a
riprendere la parola.
“Quello che mi chiedo è perché aspettare tutto quel tempo…”
mormorò.
“Perché tutto questo tempo?Perché attendere tutti questi
anni, Axelbi?”
“Lord Sidious aspettava
l’occasione giusta.”
Era questa l’occasione che stavo aspettando…
Eri tu, la mia occasione.
“Perché aspettavano l’occasione giusta…” replicò Anakin
“Aspettavano che io cadessi, senza ribellarmi, nel lato oscuro…”
Obi Wan attese che l’amico continuasse. “Ventress… fu una
specie di prova. Me ne rendo conto solo adesso… una prova per capire quanto il
lato oscuro fosse ancora forte in me…In quella circostanza Sidious comprese che
poteva ancora tenermi in pugno… la congiura, l’ipotesi della morte di
Padmè….colpire laddove ero più fragile, per piegarmi. E le occasioni non gli
sono di certo mancate. Anche Axelbi, alla fine, è stato solo uno strumento… al
suo posto dovevo esserci io. Io sarei dovuto diventare Lord Vader… io avrei
compiuto la strage al tempio… Il suo destino era legato al mio… alle mie
decisioni….”
“Axelbi ha compiuto le sue scelte, Anakin” gli disse grave
Obi Wan. “che nessuno di noi avrebbe potuto impedire. Raken si è perduto con le
sue stesse mani, roso dal rancore e dall’invidia…”
La porta si aprì piano, rimanendo appena socchiusa: alle
orecchie di Obi Wan e Anakin arrivò la voce di Padmè “Luke, Leia…c’è una
sorpresa, bambini…”
I piccoli si affacciarono sulla camera e gli occhi di
Anakin brillarono: in un istante ogni pensiero negativo… ogni ricordo di quanto
accaduto venne spazzato via.
“Ehy…” li invitò, allargando le braccia. “Papà!!” urlarono
all’unisono i gemelli, saltando sul letto eccitati, abbracciandolo e
accoccolandosi contro il suo corpo ferito, strappandogli qualche smorfia di
dolore tra le lacrime e i sorrisi ma delle quali ad Anakin non poteva importare
meno.
“Obi Wan, c’è una persona per te…” comunicò Padmè
all’amico, avvicinandolo, mentre il jedi pensava che era arrivato il tempo di
mettere la parola fine a quanto era accaduto, di relegare nei ricordi più remoti
quegli avvenimenti.
“Per me?”
“È la maestra Olympia” rivelò Luke euforico, e
Anakin inarcò un sopracciglio “Olympia…? Per te?”
Obi Wan si strinse nelle spalle, ma il suo ex allievo non
potè non notare un certo rossore a ravvivargli le guance seminascoste dalla
barba arruffata.
Obi Wan Kenobi…sta… arrossendo??
“Dovrà dirmi qualcosa…” restò vago avviandosi
verso la porta. Anakin non rispose, si limitò a sorridere. “Dovevo farmi quasi
mettere sotto terra per vederti finalmente fare l’essere umano?” gli domandò
dopo qualche istante.
Obi Wan si fermò sulla porta. “Fatti la barba…non ti dona.
Hai un aspetto orribile…”
“E tu dovresti vederti, prima di giudicare l’aspetto degli
altri… comunque, hai ignorato la mia domanda, maestro.” lo canzonò di rimando
l’ex allievo.
Era un ficcanaso impiccione. Un pazzo, un testardo.
Un irascibile impulsivo.
Una testa calda d’altri tempi.
Ma era Anakin.
Ed era proprio per questo che gli voleva un gran bene, a
quel suo ragazzo.
“Mi sei mancato, Skywalker” gli disse prima di
andarsene.
***********
Era notte fonda, ormai.
Il palazzo era sprofondato nel silenzio più assoluto, vinto
dalla stanchezza degli eventi di quelle giornate.
Padmè entrò il più silenziosamente possibile nella camera
da letto: Anakin dormiva profondamente a causa dei sedativi che i droidi medico
gli avevano dato.
Lentamente si avvicinò al grande letto e gli si sedette
accanto…guardò il torace fasciato dalle bende alzarsi ed abbassarsi nella
regolarità del respiro. Guardò il viso disteso… quel viso che pensava poter
continuare a vedere solo nei suoi ricordi…
Posò un lieve bacio sulle sue labbra, soffermandosi poi a
guardarlo per vedere se l’avesse svegliato.
Si distese quindi al suo fianco, accoccolandosi contro di
lui… prese la sua mano e lentamente se la posò sul fianco, lasciando così che
anche nel sonno indotto dal farmaco potesse abbracciarla.
Rimase ferma qualche istante, poi alzò la testa appena il
necessario per raggiungere il suo orecchio.
“Stai dormendo, Anakin?”domandò sussurrando, e il giovane non si
mosse. Padmè sorrise mentre allungava una mano a sistemargli i capelli.
“Ti amo…non sai quanto…” mormorò ancora, prima di
avvicinarsi ancora di più all’orecchio di suo marito. “Mi avevi fatto una
promessa, te la ricordi?” continuò Padmè. “Avevi detto che mi avresti ridato
quello che mi avevi portato via…”
Milady, sotto il profilo medico siete perfettamente sana. E
ci sarebbe….
Gli sussurrò qualcosa, ancora più silenziosamente. Poi si
allontanò scrutando di nuovo il viso di suo marito, ma Anakin non si mosse da
com’era.
Tornò allora a stendersi vicino a lui e lasciò che
lentamente il sonno e la stanchezza prendessero possesso della sua mente e del
suo corpo… le bastarono pochi minuti per scivolare nel torpore.
E fu solo quando il petto di Padmè cominciò ad alzarsi
nella regolarità del respiro tipico del sonno, che sul viso di Anakin si dipinse
un largo sorriso.
*****
Epilogo
L’atmosfera densa di Mustafar lo avvolgeva, mentre si
guardava intorno.
I fiumi di lava scorrevano senza sosta scendendo dai
declivi di roccia e passando sotto i raffinatori.
Uno di questi era crollato…la sua estremità spuntava ancora
incandescente dalla lava e presto si sarebbe inesorabilmente sciolta.
I piccoli droidi passavano gettando occhiate distratte,
continuando il loro lavoro; le nubi si addensavano attorno alla luna liberata
dall’eclissi.
Anakin guardò di fronte a lui, i piedi affondati nella
scura rena che costeggiava e arginava il fiume lavico.
Guardava quel tronco privato degli arti, aggrappato alla
vita con quella mano artificialeche come gli avevano mostrato le visioni
nella grotta di Neelvan, sarebbe stato preludio di una vita resa possibile da
altrettanti e più complessi artifizi tecnologici.
Più macchina che uomo.
Guardava e non provava pietà verso quel suo sé stesso
devastato dalle fiamme, consumato da un incendio che andava ben oltre le mere
scintille della lava mustafariana.
Guardava quegli occhi ardere di odio, ultimo segnale di
vita di quel monco tizzone del quale Anakin osservava i resti.
Il fuoco che attraversa il mio corpo…
“Io ti odio!!” aveva urlato pochi istanti prima con ira
vibrante.
L’aveva urlato contro Obi Wan, che se n’era andato
risalendo il pendio… sentendosi il vero sconfitto di quel duello.
Anakin
L’aveva urlato a lui, che si trovava lì a osservare la
scena.
Anakin!!
Io ti odio.
“Ho vinto…” mormorò all’indirizzo del suo sé stesso
carbonizzato. “Mettimi alla prova…”
“Anakin!!”
Il giovane battè le palpebre, ritrovandosi a guardare negli
occhi stupiti di Obi Wan.
Guardandosi intorno, riconobbe la training area, dove in
angolo lo sparuto gruppo di younglings si esercitava all’uso della spada sotto
la guida del maestro Yoda.
“Anakin, sei con noi?” gli domandò Obi Wan e il giovane si
voltò a guardarlo con un sorriso. “Certo… cosa c’è?”
“Ti senti bene?”
“Si che sto bene.”
Obi Wan incrociò le braccia. “Era una visione?”
“Perché dobbiamo parlarne?” gli domandò invece
di rimando Anakin, avviandosi verso l’uscita della training area. “Allora… a
cosa stavi pensando?”
Rimase in silenzio per qualche istante. Osservò le file di
giovani allievi… scorse il maestro Windu tenere una lezione all’interno di una
sala. Il tempio mostrava ancora molte parti in costruzione…
Non erano di certo i fasti di un tempo… ma era un ottimo
segnale di ripresa.
“A niente che abbia molta importanza, ormai…” disse quindi,
volgendosi verso l’amico.
********
Anakin si sporse dalla vetrata che dava sulla terrazza, e
scorse i riccioli di Padmè spuntare al di là della testiera di una delle comode
poltrone che arredavano la balconata degli appartamenti di Coruscant.
Si avvicinò silenziosamente, e appoggiandole mani sulla
testiera si piegò per avvicinarsi al suo viso sorprendendo Padmè, che nel
frattempo si era voltata, con un bacio sulle labbra.
“Quando sei arrivato?” gli chiese, mentre Anakin le si
inginocchiava accanto.
“In questo momento. Non volevo disturbarti”
”Tu non mi disturbi mai” gli disse in un sorriso che Anakin
contraccambiò. “I bambini sono pronti?”
“Lo saranno a momenti… sono euforici, soprattutto per il
mistero che circonda questa tua idea…” lo stuzzicò Padmè. “Tra poco andremo, e
sapranno di cosa si tratta…” le rispose sibillino il marito.
“La questione è che vorrei sapere anche io di cosa si
tratta…” ribattè la ragazza “… per capire se debba preoccuparmi o meno.”
Anakin le rivolse un sorriso sornione.“È una corsa…”
Padmè sgranò gli occhi. “Che cosa?”
“… ma non correrò io. E nemmeno i bambini…” si affrettò a
rassicurarla ridendo, divertito dalla sua reazione.
“Anakin, per favore… non puoi far finta che non ti sia
successo nulla! I droidi medici…”
“I droidi medici sono una seccatura” la interruppe Anakin,
roteando gli occhi in una finta esasperazione, ma Padmè continuò “Santo cielo,
sei quasi morto!”
“Amore, è successo un anno fa, ormai….” Gli ricordò il jedi
con dolcezza, prendendole il viso tra le mani. “Ammetti che i droidi sono il tuo
personale mezzo di tortura nei miei confronti…”
Padmè non rispose subito…rimase in silenzio, poi lo guardò
maliziosa, inarcando un sopracciglio. “Eppure direi di aver usufruito di altri
mezzi molto più persuasivi, Skywalker…”
Anakin le si avvicinò per baciarla, quando sul viso di
Padmè si dipinse una smorfia di dolore.
“Ahi!” esclamò, e suo marito sorrise voltandosi a guardare
la causa di quell’esclamazione… anche lo sguardo di Padmè si addolcì volgendosi
al fagottino che succhiava avidamente dal suo seno. “Qualcuno oggi ha proprio
fame…” mormorò quindi.
Anakin scostò l’abitino per scrutare il viso paffuto… e la
piccola Shmi Miracle Skywalker, l’ultima arrivata, si stacco dal seno della
madre con un gorgoglio di soddisfazione. La bimba aveva quasi due mesi, ormai… e
aveva definitivamente chiuso un capitolo della loro vita, per aprirne uno nuovo.
Aveva gli occhi azzurri di Anakin e i capelli scuri di Padmè… o meglio, a detta
dei due orgogliosi fratelli, gli occhi di Luke e i capelli di Leia.
Padmè la sollevò diritta e Anakin la prese tra
le braccia, alzandosi in piedi, mentre Padmè si ricopriva il seno. Se l’appoggiò
sul petto, lasciando che la testina si abbandonasse sulla sua spalla mentre
chiudendo gli occhi ne respirava il profumo… quella fantastica fragranza che
solo i neonati hanno…profumo di morbida pelle… profumo di latte… profumo di
curiosità e di notti insonni. E che lui adorava.
Girò un poco la testa per posare un delicato bacio sulla
guancia rosea.
L’amore genera, Anakin. L’odio no.
L’amore crea, l’odio è aridità.
“Non ho
ragione, Shmi? La mamma non è una rompiscatole?” domandò alla piccola, tenendola
nuovamente dritta davanti a lui. Shmi lo guardò fisso, con gli occhioni
spalancati.
“Avanti,
dillo a papà… pa-pà…” cominciò a sillabare, suscitando l’ilarità di Padmè. Anche
la bimba gli rivolse un sorriso tutto gengive, emettendo un gorgoglio divertito
e agitando le manine.
“Hai
sentito, l’ha detto!”
“Si,
certo..” lo canzonò Padmè, abbracciandolo e posandogli un bacio sulle
labbra.
“Beh forse
non era esattamente quello che intendevo ma gli assomigliava…” continuò,
sistemandosi la bambina tra le braccia. Si voltò quindi verso Padmè, piegandosi
sul suo volto. “Non preoccuparti, tesoro... è solo un… ritorno al passato,
chiamiamolo così.”
Quindi la
baciò con dolcezza, mentre sua moglie gli posava le mani sul viso… finché i
gorgoglii di Shmi non sfociarono in un accorato pianto.
“Oh, cielo. Hai ragione, tesoro, c’eri prima tu.” le
mormorò Anakin, cominciando a cullarla. “Papà è imperdonabile…”
Ma dopo qualche istante, l’attenzione della coppia fu
attirata dall’arrivo dei gemelli. “Papà,allora andiamo andiamo andiamo!!!”
proruppe Luke, al quale fece subito eco la sorella “Si dai, andiamo papà!!”
Anakin sorrise, e la piccola Shmi passò alle braccia della
ragazza. “Ti amo” fu il suo congedo a Padmè, baciandola, che sorrise sulle sue
labbra. “Lo so…”
I bambini rivolsero un rapidissimo saluto sia alla madre
che alla sorella e mentre si avviavano all’hangar il jedi sollevò Leia
mettendosela sulle spalle e preseper mano Luke.
Ci si può abituare all’amore?
Ci si può abituare all’amore, soprattutto quando si è
camminato con la morte al fianco?
La vita stessa si regge su equilibri perfetti… luce e
ombra…bene e male…odio e amore, gli aveva detto Qui Gonn.
Se nel suo animo quell’equilibrio avesse cominciato
definitivamente a regnare, questo non lo poteva sapere. Ma ora sentiva
finalmente quella pace, nel cuore…
“Andiamo a Tatooine” li informò all’improvviso
il padre.
“Ma allora andiamo solo a trovare gli zii…” proruppe
sconsolata Leia, ma Anakin sorrise sornione. “A Tatooine non ci sono mica solo
la zia Beru e lo zio Owen… C’è ad esempio ungrande stadio, a Mos Espa….” iniziò,
attirando l’attenzione dei figli. “… dove corrono dei mezzi velocissimi…”
Luke e Leia lo guardavano affascinato.
“Che corse sono, papà?” gli domandò Luke incuriosito.
“Sono le corse dei podracers…”
Ogni assurdità ha la sua ragionevole logica.
E forse allora la sua non era stata pura follia, se per
follia si poteva intendere quella sua disperata ricerca di felicità….
Felicità che non valeva il più grande dei poteri.
Alla fine Qui Gonn aveva ragione.
Ogni pazzia ha la sua lucidità.
“Papà… tu partecipavi a queste corse?? ” gli chiese Leia.
Anakin rimase in silenzio….
“Diciamo che parecchio tempo fa’ me la cavavo…”.
Luke proruppe in un’esclamazione stupita, e Anakin non potè
fare a meno di sorridere.
Dopotutto, al di là della follia era di nuovo
equilibrio.
FINE
*
Tanatòsi:fenomeno
che si osserva in alcuni insetti, i quali, in seguito a stimoli di varia natura,
rivelano una rapida contrazione del tronco e degli arti, dopo di che restano
perfettamente immobili, come se fossero morti.(sapere. It)
Ovviamente
qui si parla di insetti, ma ho preferito adattare la caratteristica a un
rettile, che vedo meglio esposto nell’ufficio di un senatore (NdM)
****************
FINE!!! Finalmente, dirà qualcuno, ma mentre sviluppavo la
storia mi sono lasciata prendere dagli intrighi, e così la cosa mi si è
dilungata un po’…^^ Sorry!!
Ora, vorrei stilare tutta una serie di scuse per gli
eventuali errori ortografici disseminati qua e là lungo la trama (punti,
virgole, maiuscole, Obi Wan che ogni tanto mi è uscito con la W minuscola - e
che comunque mi hanno detto si scrive Obi-Wan... ma tutte le volte a mettere il
trattino... Silvì, grazie per la rettifica!), anche errori non
puramente ortografici come ad esempio quello fattomi notare da Jediknight88
riguardo Obi Wan che non può sapere di Ventress. Forse qualche incongruenza è
presente... ma io ho fatto del mio meglio e se l'avete trovate, significa che
siete andati proprio a cercare il pelo nell'uovo XDDD, ma non può che farmi
piacere ^^.
Ora partono i ringraziamenti:
Grazie, davvero, a chi mi ha letto, chi mi ha incoraggiato,
chi mi ha supportato e sopportato.
Grazie a quelle fantastiche persone che hanno voluto
perdere un po’ del loro tempo per farmi sapere cosa pensavano di questa storia,
e quindi grazie a Silvì, Topomouse, Bip, Chaosreborn, Darth Steo, Aresian,
micia, airy skywalker, Andy / Darth Harion, Irene Bitassi, Jenny76,
Buffy86,Masterpeeves, Ben, Blaise / Evey, stizy, padmeskywalker, emily ff,
Anduril, Apple90, Jediknight88, malkcontent e anamaya87 (mi pare di non aver dimenticato nessuno... ma se così fosse, chiedo scusa. Il ringraziamento è rivolto a tutti!!)
Grazie a chi mi ha criticato, perché è impossibile che una
storia sia solo bella.
E grazie anche a questa fanfic, che mi ha accompagnato
lungo quest’ultimo anno e mezzo che per me non è stato dei migliori
Per concludere, qui di seguito troverete alcuni riferimenti
per capire meglio alcune parti della storia, nonché la “bibliografia” con la
quale mi sono aiutata per dare veridicità alla mia fanfic:
- www.swx.itinnanzitutto: in questo sito è presente un
grandissimo databank sul mondo di SW
- l’esalogia “Star Wars”
- l’albo “Star Wars: Obsession”
- la serie animata “Clone Wars”; per chi non la conoscesse
o non l’avesse mai vista, sul sito www.guerrestellari.net. èpresente un
dettagliatissimo riassunto.
- Star wars athenaeum di www.guerrestellari.net ,nel particolare “100 ragioni per amare
La Vendetta
dei Sith - 100 (e più...) cose che dovete gustarvi in questo
film” a cura di Davide Canavero che consiglio caldamente di
leggere e che mi ha ispirato quando si è trattato di scrivere la fine.
- Wikipedia, per i riferimenti a Siri Tachi (in
particolare) e per altre piccole cose.
Credo che per un po’ non mi vedrete nei panni di autrice…
mi fermo, al momento. O almeno fino alla prossima ispirazione^^
Beh, credo che sia tutto… se qualcuno avesse domande, non
esitate a contattarmi!