Give me my Romeo

di winnie343
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I - A New Beginnig ***
Capitolo 2: *** II - Brothers & Sisters ***
Capitolo 3: *** III - Dinner with Friends? ***
Capitolo 4: *** IV - Separete Lives ***
Capitolo 5: *** V - Good Morining ***
Capitolo 6: *** VI - Sensuality? ***
Capitolo 7: *** VII - Confusion ***
Capitolo 8: *** VIII - A Thanksgiving with Friends ***
Capitolo 9: *** IX - Friends will be Friends? ***
Capitolo 10: *** X - Merry Christmas, baby? ***
Capitolo 11: *** Capitolo XI - Memories ***
Capitolo 12: *** Capitolo XII - Heartache ***
Capitolo 13: *** Capitolo XIII - The Road not Taken ***
Capitolo 14: *** XIV - A New Beginning? ***
Capitolo 15: *** Capitolo XV - Complicated ***
Capitolo 16: *** XVI - Conspiracy ***
Capitolo 17: *** XVII - Gone ***
Capitolo 18: *** XVIII - Little Talks ***
Capitolo 19: *** Capitolo XIX - Run ***
Capitolo 20: *** Capitolo XX - Confession ***
Capitolo 21: *** Capitolo XXI - My Romeo ***



Capitolo 1
*** I - A New Beginnig ***


I – A New Beginnig



Rachel stava facendo la fila per avere una copia del programma, in modo da poter scegliere i corsi che avrebbe frequentato al suo primo anno alla Juliard; si guardava intorno per cercare di capire se tra quelle persone ce ne fosse stata qualcuna che avrebbe potuto impensierire il suo smisurato talento. Sorrise nel vedere le loro facce smarrite e la totale mancanza di appeal e sicurezza che richiedeva diventare una star e che lei possedeva, invece, dalla tenera età di quattro anni. Il suo sogno finalmente si stava realizzando: dopo aver ricevuto le lettere di accettazione sia dalla Juliard che dalla Tisch University, alla fine aveva optato per iscriversi alla prima, ritenendola più adatta alle sue esigenze. Kurt, invece, nella sua stessa situazione, aveva preferito la seconda, rifiutando di confrontarsi con lei per tutti gli anni che avrebbero dovuto frequentare; in ogni caso, lei e il suo amico avevano stretto un patto di mutuo soccorso e insieme si erano organizzati per traslocare a New York, dove li attendeva un futuro ricco di possibilità. Ed ora, continuando a guardarsi intorno, non riusciva a credere di essere finalmente lì.

  • Ehi, tu ….

I suoi padri non avevano avuto nulla in contrario al suo trasferimento a New York; in fondo, l’avevano sempre incoraggiata e appoggiata nella sua voglia di diventare famosa. Avrebbero sostenuto per intero tutte le spese che la ragazza avrebbe avuto in quegli anni, facendo promettere loro che nulla l’avrebbe distratta dal conseguire i suoi obiettivi. Infine erano stati ben contenti di acconsentire a che lei dividesse l’appartamento che le avevano trovato a Manhattan con il suo caro amico Kurt: chi meglio di un ragazzo gay avrebbe potuto vegliare sulla loro amata figlia?

  • Oh … ma che sei sorda?

Rachel si voltò di scatto, sentendo alle sue spalle una voce aggressiva. Si ritrovò a fissare la ragazza più bella che mai avesse visto in vita sua: Quinn Fabray, al confronto, sembrava una sciacquetta di periferia. Era più alta di lei (non che ci volesse molto), aveva dei lunghissimi capelli lisci, color miele, una frangetta sbarazzina che le copriva una parte degli occhi, di un colore verde smeraldo brillante, lineamenti perfetti e fisico asciutto e longilineo.

  • Di un po’ – la biondina puntò i suoi occhi su di lei – ma che hai una paresi facciale?

  • Come scusa? – Rachel la guardò, interdetta

  • E’ da prima che ridi come un ebete, guardandoti intorno

  • Cosa? – la moretta la guardò confusa

  • Ah .. lascia perdere – La ragazza bionda alzò le braccia in maniera scocciata – guarda che la fila è andata avanti da un pezzo e se tu, bella addormentata, non hai altro da fare e puoi tranquillamente rimanere imbambolata a guardarti il panorama, io e i ragazzi dietro di me avremmo una certa fretta

Rachel alzò lo sguardo alle spalle della ragazza e notò una fila lunghissima, poi, voltandosi davanti a lei, notò che la ragazza del banco informazioni la stava fissando con disappunto. La moretta mormorò un po’ di scuse, prese il programma e poi corse via. A distanza di sicurezza, si fermò per riprendere fiato. Si era distratta, causando dei problemi agli altri, ma non c’era bisogno che quella ragazza fosse così aggressiva nei suoi confronti. Le montò la rabbia e un forte disappunto, avrebbe avuto modo di incontrarla nuovamente e le avrebbe dimostrato, nel solo modo che conosceva, cioè esibendo la sua splendida voce, che Rachel Berry non era persona da bistrattare.

Dopo una mezz’ora, passata a studiare il programma, Rachel aveva già organizzato tutto il suo programma di frequenza per il suo primo anno. Si recò, così, soddisfatta, alla sua prima lezione: Danza Classica. Aveva vinto il suo primo trofeo a tre anni, sapeva che non era la disciplina nella quale eccelleva, ma sapeva anche di essere abbastanza brava da poter sostenere qualsiasi ruolo da prima ballerina le avessero offerto. Prima di entrare nella sala prove, prese fiato, poi aprì la porta, andando a sbattere contro una ragazza. Non fece in tempo a chiederle scusa

  • Oh, guarda, la bella addormentata

Rachel alzò lo sguardo, ritrovandosi a guardare la ragazza bionda che al banco informazioni l’aveva fatta vergognare. Tirò su le spalle, decisa questa volta a non farsi trattare male

  • Scusami, non ti avevo visto

  • Già, mi sembra evidente, considerato che con il tuo passo da pachiderma mi hai quasi rotto un piede

  • Non sapevo che i tuoi piedi fossero così delicati – Rachel sorrise, sicura

  • Piedi da ballerina, cara – entrambe guardarono i piedi filiformi della biondina e poi quelli di Rachel – certo, non come i tuoi che sembrano quelli di una contadinozza che ha appena finito di zappare la terra. Del resto anche il tuo abbigliamento collabora al quadro che ho appena descritto. Ma da dove vieni?

Tutte le ragazze presenti nella sala cominciarono a ridere, facendo arrossire la moretta. Decisamente quella biondina le stava sulle scatole, ma non le avrebbe permesso di avere l’ultima parola

  • I miei piedi non saranno magrissimi, ma sanno fare il loro dovere.

  • Si? Beh, credo che ti permettano sicuramente di coltivare patate

  • Che ne dici di una sfida? – Rachel ignorò la sua battuta e tornò a sorridere – io e te in una gara di ballo

  • Mmmh. Interessante. Accetto

  • Se vinco io, mi chiederai scusa e la smetterai di essere arrogante con me

  • D’accordo – la ragazza sorrise sarcasticamente – ma se vinco io tu la smetterai di andare in giro con quel sorriso ebete in faccia e mi offrirai una cena

  • Vuoi che esca con te? – Rachel la guardò, sbigottita

  • Ho detto che mi offrirai una cena, non che mangerai con me!

  • Va bene, accetto. Le altre ragazze saranno le giudici

  • Sarò io il giudice unico – nella sala entrò quella che doveva essere l’insegnante – sempre se siete d’accordo

Le due ragazze annuirono e l’insegnante, dopo essersi presentata le invitò a ballare un passo tratto dal Lago dei Cigni. Rachel, prima di iniziare, sorrise soddisfatta: aveva avuto la parte della protagonista nel saggio di fine anno di tre anni prima, alla scuola di ballo di Lima. Sapeva che sarebbe stata magnifica. Cominciò a ballare sulle note del balletto, senza mai perdere un passo e senza distrarsi. Sapeva cosa significava essere concentrati e quanto questo fosse importante nel balletto più di ogni altra cosa. Alla fine della sua prestazione sfoggiò il suo sorriso più brillante, ma gli morì in gola, notando che l’insegnante e le altre ballerine la guardavano serie in volto. Corse al suo posto, lasciando spazio alla sua avversaria. La sua esibizione fu semplicemente favolosa. Vederla ballare era vedere un cigno muoversi leggiadramente sull’acqua. Rachel spalancò la bocca, sorpresa da tanta bravura e la tenne aperta per tutta la durata della prova. Alla conclusione, si voltò verso l’insegnate che sorrideva soddisfatta. Aveva perso, senza ombra di dubbio. Il suo sorriso si spense definitivamente quando la biondina, sedendosi accanto a lei, con tono sarcastico le ricordò la sua promessa.

Alla fine della lezione, durante la quale tenne lo sguardo basso evitando di incontrare lo sguardo dell’insegnante, corse via, verso la lezione di canto. Nel suo territorio si sarebbe rinfrancata. Fu la prima ad arrivare e così riuscì a scegliersi uno dei posti in prima fila. Con suo grande disappunto, dopo poco, vide entrare la biondina, che stava intrattenendo una fitta conversazione con altre ragazze. Rachel sospirò notando che invece lei, continuava ad essere sola. Aveva immaginato un primo giorno di scuola completamente differente rispetto a quello che stava vivendo. La biondina, notando la sua presenza, sorrise divertita. Tutti si accomodarono nei posti liberi, mentre l’insegnante entrò in sala. Non si aspettava certo di trovarsi di fronte il professor Schuester o sua madre, ma non pensava certo che l’ambiente sarebbe stato così rigido e formale. L’uomo invitò tutti i suoi studenti a salire sul palco a pronunciare il proprio nome e ad intonare una canzone di proprio gradimento. Tutti quelli che si esibirono furono interrotti bruscamente dall’insegnate che, non solo gli urlò contro la loro incapacità, ma li apostrofò con epiteti poco piacevoli. Quando fu il turno di Rachel, la ragazza prese fiato e dopo aver pronunciato il suo nome, attaccò le prime note di Down on my Parade, uno dei suoi pezzi preferiti. L’uomo la lasciò cantare fino alla fine, ma quando Rachel concluse e sfoggiò uno dei suoi sorrisi, l’insegnante, con sguardo freddo le disse:

  • Pensi di essere al Festival delle celebrità, ragazzina?

  • No – il sorriso di Rachel si spense nuovamente

  • E allora smettila di ridere come un ebete. Torna al tuo posto

Nessun complimento e niente elogi, Rachel si sarebbe aspettata almeno un brava, ma l’uomo non aggiunse altro. Fu poi il turno della biondina, che salendo sul palco pronunciò il suo nome. Si chiamava Elisabeth, come la protagonista di Orgoglio e Pregiudizio, pensò Rachel; poi cominciò a cantare la stessa canzone della moretta. Rachel era incredula, mai nessuno le aveva portato un affronto simile. Anche in questo caso, però, dovette ammettere che la ragazza ci sapeva fare. L’insegnante non interruppe neanche lei, lasciandola esibire fino alla fine. Poi, permettendole di tornare al proprio posto, non aggiunse altro. Si alzò e se ne andò. Rachel rimase sgomenta a fissare la porta, non riuscendo a capire cosa avessero fatto di sbagliato per far fuggire l’insegnante mezz’ora prima della conclusione della lezione.

Il resto della giornata, continuò stancamente sugli stessi ritmi. In quasi tutti i corsi che aveva deciso di frequentare, anche Elisabeth aveva palesato la sua presenza, dimostrando delle doti veramente fuori dal comune. Inoltre, Rachel si era resa conto che in tutte quelle ore passate lì, non era riuscita a farsi neanche un’amica/o. Tornò al suo appartamento sconfortata e delusa: sembrava che per lei non fosse cambiato nulla rispetto al McKnley, salvo che ora si ritrovava a dover combattere con una ragazza che sembrava avere perfino più talento di lei. Sospirò prima di aprire la porta, magari Kurt l’avrebbe confortata e le avrebbe fatto tornare il sorriso con una delle sue battute al vetriolo. Quando entrò però notò con disappunto che il suo coinquilino l’aveva completamente ignorata, intento come era a baciare il suo fidanzato Blaine. Rachel si schiarì un paio di volte la voce, prima che i due si accorgessero della sua presenza. Fu Blaine il primo a correrle incontro per salutarla, mentre Kurt rimase dove era, sorridendo soddisfatto.

  • Rachel, che bello rivederti – Blaine l’abbracciò energicamente

  • Si, bello, anche se sono passati solo un paio di giorni – la brunetta si liberò del suo abbraccio – come mai da queste parti?

  • Sai la grande novità? – Kurt li raggiunse, con il sorriso stampato in volto – Blaine ha deciso di trasferirsi a New York

  • Ma è favoloso! – Rachel ne fu entusiasta, un altro amico a proteggerla – e dove andrai a vivere?

  • Qui! – fu il commento di Kurt

  • Cosa? – Rachel lo guardò, sorpresa – ma qui non c’e’ posto! Ci sono solo due stanze

  • Ci adatteremo. Blaine tanto dormirà con me

  • E tuo padre lo sa?

  • Non ho bisogno del permesso di mio padre. Sono maggiorenne

  • C’e’ un solo bagno

  • Faremo i turni

  • Io ho bisogno dei miei spazi

  • Hai la tua stanza

Blaine li guardava discutere, girandosi prima verso uno e poi verso l’altro, come se stesse guardando una partita a tennis. La cosa andò avanti per un’altra mezz’ora, fino a quando il ragazzo, notando che i toni si stavano decisamente alzando, decise di intervenire

  • Ora basta. Tutti e due, basta! – Sia Rachel che Kurt si voltarono a guardarlo – sentite, se è un problema che io rimanga qui, non fa nulla. Mi troverò una stanza da qualche parte, ce ne saranno libere a New York.

  • Verrò con te – Kurt si voltò sdegnosamente verso il fidanzato, ignorando Rachel – voglio stare con te

  • Cosa?! E vuoi lasciarmi qui da sola?

  • Non siamo fidanzati, Rachel

  • Ma lo hai promesso ai miei

  • E’ colpa tua, non mia. Io rimango se Blaine rimane

  • Non è possibile vivere in tre in questo appartamento

  • Cerchiamone uno più grande, allora

  • Sai quanto costano gli affitti? Non posso chiedere ai miei di sobbarcarsi altre spese

  • Trovati un lavoro

  • In modo da distrarmi dal mio sogno? Scordatelo

  • Senti, Rachel, non è che puoi avere tutto

  • Io non voglio tutto! Voglio solo che tu mantenga la promessa fatta ai miei

  • Chiedi al tuo fidanzato di venirti a fare compagnia

  • Idiota!

Rachel interruppe la discussione e corse in camera, sbattendo la porta. Blaine cercò di convincere Kurt ad avere un atteggiamento meno aggressivo nei confronti della ragazza, in fondo lei aveva ragione, visto che non era prevista la sua presenza in quella casa, ma il suo ragazzo non volle sentire ragioni, non aveva voglia di assecondare uno dei soliti capricci della moretta. I due furono interrotti dalla ragazza che, aprendo la porta della sua stanza teatralmente, ne uscì trascinando un trolley. Blaine la guardò sgomento

  • Rachel ma dove vai?

  • Visto che la mia presenza non è gradita, tolgo il disturbo

  • No, ma aspetta … resta … Kurt … dille di restare

La brunetta si voltò, in attesa che il suo amico dicesse qualcosa, ma non vedendo da lui nessun tipo di reazione, aprì la porta di casa ed uscì. Era talmente furiosa che non si avvide del ragazzo che stava uscendo dalla porta di fronte e così finì per sbattere addosso a lui. Quando alzò lo sguardo per scusarsi per l’incidente, rimase pietrificata

  • Jesse … cosa ci fai qui?

  • Ciao Rachel – il ragazzo sembrava sorpresoquanto lei – io ci vivo qui

  • Co ..sa?

Rachel rimase senza parole. Tutto avrebbe pensato, fuorchè che un giorno sarebbe andata a vivere nello stesso edificio in cui abitava il suo ex. Dopo le Nazionali dell’anno prima, la ragazza aveva perso completamente di vista Jesse. Aveva provato un paio di volte a contattarlo, per sapere se stesse bene, senza ricevere però risposta alle sue telefonate. E ora se lo ritrovava davanti, bello come al solito, forse anche di più (gli anni in lui sembravano portare solo dei benefici), ma più maturo e meno sbruffone di come se lo ricordava

  • Ehi Jesse, ti sei dimenticato come al solito il giubotto …

Rachel, se possibile, rimase ancora più shockata nel vedere uscire dalla porta dell’appartamento in cui doveva abitare il suo ex ragazzo, la biondina che l’aveva tormentata e perseguitata per tutto il suo primo giorno alla Juliard. Elisabeth si bloccò nel momento in cui si avvide della sua presenza e cominciò ad osservarla con più attenzione. Nel farlo, si avvicinò a Jesse, afferrandoli il braccio senza rendersene conto

  • Ciao Rachel .. ti chiami così, giusto?

  • Ciao Elisabeth

  • Voi due vi conoscete? – Jesse guardò prima l’una e poi l’altra, stupito, mentre le due ragazze annuirono

  • Ehi Rachel … - Kurt comparve sulla soglia dell’appartamento, bloccandosi alla vista delle tre persone – Jesse St. James? E tu cosa diavolo ci fai qui?

  • Ci vive! – fu la risposta secca di Elisabeth

  • Beth! – Blaine, seguendo a ruota il suo ragazzo, si ritrovò ad incontrare la sua vecchia amica

  • Oh mio Dio! Blaine – Elisabeth lasciò il braccio di Jesse e corse ad abbracciare il ragazzo di Kurt

  • Voi due vi conoscete? – Kurt osservò i due, con scetticismo

  • Certo! – Elisabeth si scostò leggermente da Blaine per rispondere – lui è stato il primo ragazzo a cui ho dato un bacio

  • Interessante – sul volto di Jesse comparve un sorriso sarcastico, mentre su quello di Kurt e Rachel si formò un’espressione stupita

  • Questo prima di scoprire la mia omosessualità – Blaine sorrise imbarazzato – e comunque è successo quando avevamo 14 anni

  • Ma lo sai che il primo bacio non si scorda mai – Elisabeth si strinse di più a lui

  • Questo è vero – Blaine ricambiò il gesto

  • Tu vivi qui? – Elisabeth lanciò uno sguardo dentro l’appartamento

  • No – fu quella di Rachel

  • Si – fu la risposta di Kurt

  • Beh .. .è un po’ complicato – Blaine si grattò la testa

  • Come tutto quello che ti riguarda – la biondina cominciò a ridere

  • Senti da che pulpito – il ragazzo la guardò, sorridendo a sua volta

  • Ora devi scusarci, però. Stavamo andando al cinema e se continuiamo a parlare con voi rischiamo di perdere l’inizio, non è vero, tesoro?

Jesse annuì, mentre la biondina tornò al suo fianco, ma questa volta, invece, di accontentarsi del braccio, si strinse a lui con fare possessivo. La biondina lanciò teatralmente un bacio in direzione di Blaine, mentre Jesse salutò Kurt e Rachel, poi se ne andarono senza dire altro, lasciando i due amici del McKinley due visibilmente sconvolti.





Ciao a tutti, l’idea di Rachel a New York, anche se vecchia, mi è servita per introdurre il nuovo personaggio di Elisabeth: ho sempre pensato che sarebbe stato divertente creare un personaggio femminile che fosse talentuoso, forse anche di più, di Rachel. E se questo nuovo personaggio avesse un legame con Jesse? Naturalmente questa storia sarà una Rachel/Jesse, anche se Finn sarà presente con il ruolo di fidanzato a distanza. Ancora non so come finirà, in ogni caso, ci saranno anche Kurt e Blaine che io trovo favolosi e altri personaggi di Glee che compariranno, forse, nei capitoli successivi (a cominciare da Puck). Spero che vi piaccia.



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Capitolo 2
*** II - Brothers & Sisters ***


II – Brothers and Sisters



Rachel e Kurt rimasero seduti sul divano in silenzio per circa mezz’ora. Blaine non aveva osato disturbarli, ma al tempo stesso aveva cercato di attirare la loro attenzione con rumori di ogni genere. All’ennesima caduta di un barattolo, il suo fidanzato sbottò

  • Ora basta! Perché non mi hai mai parlato di questa Beth!?! La tua prima fidanzata, il tuo primo bacio. Come diavolo hai fatto a non dirmelo??

  • Ma … - Blaine sorrise – lei non è stata una storia seria .. .voglio dire … avanti … sono gay

  • E cosa significa!?! – Kurt si alzò – lo hai detto anche tu che allora non lo sapevi! Il primo bacio! Mi avevi detto che il tuo primo bacio era stato con un tuo compagno di parrocchia!

  • Il mio primo bacio gay …

  • Ridicolo – Kurt cominciò a muoversi nervosamente nell’appartamento – nascondermi un fatto così importante! Hai avuto una ragazza e non mi hai detto nulla!

  • Ma non è che fossimo fidanzati – Blaine rispose, mentre Kurt si voltò, fulminandolo con lo sguardo – abbiamo fatto il campo scuola insieme. Sai quelle gite in montagna, nei boschi ad imparare la vita vera?

  • Ah si, tu l’hai proprio imparata! – Kurt rispose sarcasticamente – che facevate vi nascondevate dietro gli alberi a limonare?

  • Su, Kurt, non esagerare. Era l’età della scoperta sessuale e così abbiamo voluto provare. Non è che tra noi ci fossero dei veri sentimenti … voglio dire ci volevamo bene, ma …

  • Vuoi dire che l’amavi? E cosa altro vi siete scambiati oltre al bacio?

  • Non ho detto che l’amavo, Kurt – Blaine gli rispose offeso – ho detto solo che le volevo bene, le voglio bene

  • La ami ancora!??!

  • Ah, basta! Quando vorrai parlare con me, chiamami – Blaine prese il cappotto per uscire, ma fu congelato dalle parole di Rachel

  • Ma come diavolo fai ad essere amico di quella stronza! – la moretta si affiancò a Kurt che la guardò soddisfatto

  • Beth non è una … insomma è una brava ragazza

  • Davvero? – Rachel gli puntò il dito – quella mi ha trattato male per tutto il giorno, sculettando per i corridoi della Juliard e sfoggiando tutte le sue doti .. e non mi riferisco solo a quelle artistiche

  • Beh, di talento artistico posso assicurarti che – la voce di Blaine si stava alterando – ne ha da vendere, questo è fuori dubbio

  • Non ha mostrato solo quello, in verità – Rachel rispose sdegnata – e poi? Tutta quella sceneggiata con Jesse? Jesse di qui, Jesse di lì, tesoro, amore! E’ merito mio se lei sta con lui

  • Veramente? – Kurt si voltò ad osservarla incuriosito – e perché, se posso chiedere?

  • Beh, è ovvio che dopo il mio rifiuto di tornare con lui, preso dalla disperazione sia rimasto a New York per dimenticarmi e così, fragile ed emotivamente provato, si sarà lasciato abbindolare da quella sgualdrina

  • Beth non è una sgualdrina – Blaine sospirò, la conversazione stava diventando surreale

  • Ah si che lo è – Kurt diede manforte alla sua amica – prima ha sedotto te, approfittando della tua confusione sessuale … dimmi la verità … ha tentato di rubare le tue virtù, vero? Poi magari, non contenta, si è avvinghiata a Jesse, approfittando della sua debolezza emotiva

  • Adesso basta! – Blaine cominciava ad essere stufo dei drammi di quei due – punto primo, io ero consenziente

  • Perché eri ingenuo

  • Affatto! – Blaine si avvicinò a Kurt – sapevo bene quello che facevo e ti dirò di più … non ci siamo limitati ad un bacio .. ce ne siamo dati molti altri, in realtà ed inoltre abbiamo esplorato anche altri aspetti del sesso

  • Che vuoi dire? – Kurt spalancò gli occhi

  • Punto secondo – Blaine lo ignorò, voltandosi verso Rachel – non può aver sedotto Jesse

  • Come fai a dirlo? – Rachel lo guardò indignata

  • Semplicemente perché Jesse St. James è suo fratello – Blaine sospirò

  • Fra … tello? – Rachel rimase sorpresa

  • Si, fratello – Blaine indossò il soprabito – mi aspettavo di meglio da voi due, comunque. Ora me ne vado. Ne riparliamo domani

Senza permettere a nessuno dei due di fermarlo, il ragazzo guadagnò la porta, dileguandosi velocemente. Kurt rimase con il dubbio che il suo fidanzato potesse aver avuto la sua prima esperienza sessuale con una donna, cosa che lui non avrebbe mai potuto digerire fino in fondo, mentre Rachel rimase allibita nello scoprire che quella strega fosse la sorella del suo ex; presa da un vortice di sensazioni ed emozioni, la ragazza crollò sul divano, incapace di dare un senso ai suoi sentimenti: provava stupore nell’aver rivisto Jesse, fastidio nello scoprire che proprio la ragazza che le aveva fatto passare una giornata d’inferno fosse la sorella del suo ex fidanzato, disagio nel sapere che lui era il loro vicino. Lo squillo del telefono interruppe i suoi pensieri.

  • Ehi Rachel

  • Finn – la ragazza rimase sorpresa – perché mi hai telefonato?

  • Come perché?! – la voce del ragazzo manifestò confusione – non è quello che fanno di solito i fidanzati con le proprie ragazze?

  • Si, si – Rachel tentò di riprendersi dal vortice di emozioni – hai ragione, scusami è che ho appena avuto una discussione con Blaine

  • Blaine? Che strano. Avrei pensato che tu e Kurt sareste venuti alle mani presto o tardi, ma mai avrei creduto che potessi litigare con il suo dolce fidanzato

  • Già. Diciamo che è stato uno scontro a tre. Anche Kurt ha litigato con lui

  • Come mai?

  • Per via di una ragazza

  • Kurt e Blaine hanno litigato .. per una ragazza? Scherzi?

  • No. Sembra che il nostro fringuello abbia avuto una storia con questa ragazza prima che scoprisse di essere omosessuale

  • E voi come avete fatto a saperlo?

  • Beh, la ragazza in questione abita alla porta accanto

  • Figo

  • Mi stai prendendo in giro?

  • Beh, insomma voglio dire, quante probabilità uno può avere di essere dirimpettaio di una sua ex?

  • Più di quante immagini – Rachel sussurrò tra se e se

  • Che vuoi dire?

  • Ahm ….

  • Ma poi tu perché hai litigato con Blaine? Non dirmi che ti sei messa in mezzo come al tuo solito

  • Il fatto è che – Rachel contò fino a dieci per non rispondere al commento del fidanzato – la ragazza in questione frequenta la Juliard e per tutto il giorno è stata dispettosa e fastidiosa con me.

  • E per questo ti sei arrabbiata con Blaine? Perché una sua ex è stata antipatica con te?

  • Più o meno

  • Santo cielo, Rachel, quando la smetterai di far girare tutto il mondo intorno a te?

  • Cosa? – la brunetta alzò la voce

  • Non gridare, per favore, non volevo offenderti

  • Beh, lo hai fatto!

  • Mi farò perdonare, te lo prometto

  • Quando vieni a New York?

  • Appena avrò i soldi per comprare i biglietti e per portarti fuori a cena

  • Non mi importa nulla della cena. – Rachel sospirò - mi manchi, Finn

  • Anche tu Rachel, ma non voglio venire da te senza poterti portare fuori

  • Va bene – la ragazza sorrise – come va il lavoro?

  • Bene – la voce del ragazzo suonò entusiasta – il padre di Kurt mi tratta bene. Sai poi la novità? Ha assunto Brittany come segretaria

  • Brittany? – Rachel rispose perplessa – la nostra Brittany?

  • So quello che pensi, tesoro, ma posso assicurarti che con i conti è un vero asso. Non ne sbaglia uno

  • Se me lo dici ci credo. E gli altri come stanno?

  • Uhm … bene

  • Perché sei così titubante?

  • No, niente

  • Finn

  • Niente, Rachel, niente. Ora devo andare. Mi manchi

  • Anche tu

  • Ci sentiamo presto

  • Si

Quando Rachel attaccò, si sentì un po’ in colpa per non aver detto nulla al suo fidanzato di Jesse. Finn aveva manifestato sempre un certo astio nei confronti del suo ex, pertanto la ragazza aveva valutato poco opportuno comunicargli per telefono che ora era diventato il suo vicino di casa, pensando che avrebbe potuto dirglielo quando si fossero incontrati, con calma, permettendogli, così di accusare il colpo. Ma era solo quello il motivo? Vedere Jesse, abbracciato a quella biondina, le aveva dato un certo fastidio, ma probabilmente il tutto dipendeva dal fatto che la biondina in questione fosse proprio quella odiosa ragazza. In fin dei conti erano ormai due anni che aveva smesso di pensare a Jesse St. James. Rachel sorrise: quella doveva essere la spiegazione e non potevano essercene altre.

Nei giorni successivi Kurt fece molta fatica a convincere Blaine del fatto che il suo comportamento fosse dettato solo da una stupida e insana gelosia. Il fidanzato accettò, infine, di perdonarlo solo in cambio dell’organizzazione di una splendida cena in onore della sua amica Beth. E cosi’ Kurt si vide costretto ad organizzare una serata per la biondina e costrinse Rachel a portarle l’invito, in virtù della sua conoscenza passata con il fratello. La moretta in tutti i giorni passati dal momento in cui aveva scoperto che Jesse viveva nell’appartamento accanto al suo, uscendo dalla porta, aveva costantemente volto il suo sguardo verso quella del ragazzo, senza, però, riuscirlo ad incontrare. Sembrava che fosse diventato un fantasma; anche sua sorella non l’aveva mai incontrata nell’edificio, ma l’aveva vista, purtroppo, nella scuola che frequentavano insieme. Invero tutti i corsi che Rachel aveva scelto, erano stati scelti anche da Elisabeth. Le due ragazze non si erano più rivolte la parola da quella sera, non che le cose prima fossero andate bene, ma sembrava che dal momento in cui la biondina aveva scoperto che Rachel conosceva suo fratello, l’avesse cancellata dalla faccia della terra. Fu così che un giorno, la moretta, asfissiata dalle continue richieste di Kurt di presentare il suo invito, presa dalla rabbia, uscì dall’appartamento e bussò alla porta di quella accanto al loro. Fu Jesse ad aprirla. Il ragazzo rimase sorpreso nel vedere la sua ex –ragazza sorridergli:

  • Rachel?

  • Ciao Jesse, avrei bisogno di parlare con … Elisabeth

  • Sta facendo la doccia – il ragazzo la guardò sorpreso

  • Non voglio disturbare

  • Entra, avanti, non vorrai aspettare qui fuori che finisca. Sai, potrebbe impiegarci molto tempo

  • Ok

Rachel entrò e rimase stupita dalla casa. L’appartamento era all’incirca grande come il loro, ma il modo in cui era stato arredato era più sofisticato e funzionale rispetto al loro ed era più bello ed accogliente. Jesse la invitò a sedersi sul divano, domandandole se gradiva qualcosa da bere. Rachel accettò un caffè e rimase in silenzio ad osservarlo mentre glielo preparava. In quei due anni, Jesse sembrava essere diventato più uomo. La sua bellezza era rimasta inalterata, ma il suo volto era diventato più maturo, e la sua postura ancora più sicura, ma nonostante tutto, la sua espressione ribelle era rimasta inalterata. Il ragazzo le porse la tazza e si sedette nella poltrona accanto al divano.

  • Non voglio disturbarti o distrarti da quello che stavi facendo

  • Oh, non preoccuparti, non stavo facendo nulla di particolare – i due rimasero in silenzio a fissarsi per un po’, poi, il ragazzo gli domandò a bruciapelo – e così ora vivi a New York?

  • Già – Rachel sorrise – lo avevo detto che alla fine della scuola sarei venuta

  • Si, lo avevi detto – Jesse sorrise e la ragazza si sentì nuovamente come una sedicenne

  • E tu? Come mai qui?

Il ragazzo non ebbe il tempo di rispondere, perché nella stanza entrò Elisabeth con indosso il solo asciugamano che le ricopriva la parte centrale del corpo, lasciandole scoperte le gambe che la moretta dovette constatare essere perfette. La biondina rimase stupita di trovarsi in casa Rachel, mentre lei si morse nervosamente il labbro pensando a quanto fosse bella la sorella di Jesse, anche senza trucco.

  • Che cosa vuoi Berry da mio fratello? – il suo tono si fece aggressivo

  • Veramente, Lizie – Jesse si alzò e le sorrise – è venuta per te

  • Per me? - Elisabeht rimase sorpresa

  • Ecco, in realtà – anche Rachel si alzò – sono qui per conto di Kurt che, in virtù della tua amicizia con Blaine, avrebbe il piacere di invitarti a cena, in modo da poter fare la tua conoscenza

  • Davvero? – la ragazza sorrise – magari è stato Blaine ad obbligarlo?

  • No – Rachel fece la faccia sdegnata e Jesse sorrise sarcasticamente – perché ridi?

  • Per quanto tu sia una brava attrice – il ragazzo la fissò, facendole venire un brivido – per me resterai sempre un libro aperto

  • Che vuoi dire?

  • Devi sapere che – Jesse, dopo essersi avvicinato, le sussurrò in un orecchio - quando menti ti mordicchi il labbro inferiore

  • Cosa? – Rachel rimase stupita, nessuno le aveva mai svelato questo dettaglio del suo modo inconscio di agire

  • In ogni caso, Lizie, qualsiasi sia il motivo del suo invito, credo che dovresti accettare – Jesse si avvicinò alla sorella, dandole un bacio sulla guancia – primo perché è sempre scortese rifiutare un invito e secondo perché faresti contento il tuo caro amico Blaine

Jesse si allontanò, dirigendosi verso quella che Rachel intuì essere la sua stanza, lasciando le ragazze da sole a fronteggiarsi. Le due si fissarono per un po’, poi la biondina interruppe il silenzio

  • Tu non mi piaci, Berry e non mi piacerai mai

  • Perché – Rachel si stupì di quell’affermazione diretta

  • Me lo chiedi anche?

  • Ha qualcosa a che fare con il fatto che posseggo una voce più bella della tua?

  • La voce? – la bionda sorrise – la voce non ti porta ad essere una performer migliore di me, ricordatelo. In ogni caso non è per quello

  • E allora che cosa è? – Rachel non si sentiva a suo agio in quella conversazione

  • Tu hai spezzato il cuore a mio fratello. Per questo non ti perdonerò mai

  • Veramente – Rachel sorrise tristemente – è lui che lo ha spezzato a me, ma forse la sua versione dei fatti non combacia con la realtà

  • Conosco la storia – Elisabeth la interruppe bruscamente – non mi ha mia nascosto nulla e mi spiace doverti correggere, mia cara. O vuoi forse dirmi che quella stupida esibizione con i tuoi ex in quello stupido video avrebbe dovuto riempirlo di gioia?

  • Io … - la moretta la guardò confusa – era solo un video … non immaginavo di offenderlo

  • Raccontala ad un’altra – Elisabeth si era avvicinata a lei velocemente – puoi sfoggiare quei tuoi occhioni da cerbiatta e quella tua finta area ingenua con gli altri, io non ci casco. Ho capito chi sei e sappi che renderò la tua vita un inferno. Alla fine mi implorerai di pagarti il biglietto aereo per tornare a casa.

  • Cosa? – Rachel si impressionò, lo sguardo della bionda non le dava la minima tranquillità

  • In ogni caso dì al tuo amico che accetto l’invito e digli che porterò qualcuno, cioè mio fratello. Ora vattene da questa casa.

Elisabeth si voltò e si diresse verso la sua stanza, lasciando Rachel sola e confusa. Nella sua adolescenza aveva dovuto confrontarsi spesso con ragazza così: Santana, Quinn e altre le avevano reso la vita un inferno: aveva sperato di essersi lasciate queste cose alle spalle, sbagliando. Guardandosi intorno, si soffermò ad osservare i libri e gli oggetti disseminati nella casa. Quelle mura parlavo di Jesse, ogni angolo sapeva di lui. Elisabeth le aveva rinfacciato il fatto di aver spezzato il cuore di suo fratello, eppure la moretta non lo aveva fatto con intenzione, se quello che aveva detto era vero; semmai era lui che aveva giocato con i suoi sentimenti, calpestando il suo cuore: Jesse, infatti, aveva sempre mentito sulla loro relazione. La loro non era una storia vera e tutto era accaduto per volontà di Shelby; non che non avesse creduto alle sue scuse e alla sua volontà di rimediare; inoltre sapeva che, anche se involontariamente, alla fine il ragazzo si era veramente innamorato di lei: ma questo non cambiava i fatti. Sospirò e decise di uscire dall’appartamento e di rifugiarsi nel suo. Una volta entrata, corse ad abbracciare Kurt che, visibilmente sconvolto, la lasciò fare. Poi, prima di rifugiarsi nella sua stanza gli disse sorridendo che le avrebbe fatto veramente molto piacere se Blaine fosse andato a vivere con loro.





Ciao a tutti, dopo ferragosto eccovi un aggiornamento. E così ecco svelato il motivo per cui Elisabeth convive con Jesse … semplicemente perché sono fratelli … sorpresi? E Blaine? Che tipo di relazione ha avuto con la ragazza? Come avete visto, anche Finn sarà presente in questa storia, però più come fidanzato a distanza. E ora?



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Capitolo 3
*** III - Dinner with Friends? ***


III – Dinner with Friends?


Kurt stava girando per casa, nervosamente, da circa un’ora. Quella sera si sarebbe svolta la cena che, per volontà del suo fidanzato, aveva dovuto organizzare per Elisabeth St. Berry. In lui fremeva il desiderio di voler dimostrare a Blaine e soprattutto alla sciacquetta in questione, che era lui il fidanzato più adatto per il moretto dagli occhi azzurri. Rachel lo aveva preso in giro per ore, facendogli notare che il suo atteggiamento isterico non poteva dipendere da una ragazza: era vero, Elisabeth era stata la prima ragazza di Blaine, ma lui era gay, perciò, secondo la sua amica, non avrebbe dovuto minimamente calcolarla. Eppure in Kurt, da quando aveva scoperto la cosa, si era formato un magone alla bocca dello stomaco: perché il suo amato Blaine non gli aveva mai parlato di lei? Forse non era rilevante quell’episodio nella sua vita gay? Oppure lei era stata talmente importante da non voler condividere quell’evento con lui? In ogni caso, Blaine, nei giorni precedenti si era rifiutato categoricamente di raccontargli l’intera storia, adducendo come scusa il fatto che lui ne fosse ossessionato. Quella serata sarebbe stata perfetta, Kurt se lo era ripromesso e avrebbe fatto in modo che tutto sarebbe andato come stabilito.

Quella mattina si era svegliato presto ed era corso fuori casa, in giro per le strade di New York, a cercare il cibo più pregiato. Voleva realizzare la cena più squisita della sua vita. Certo, lui non era mai stato un grande cuoco, ma in fondo, tutti i programmi di cucina che aveva visto nella sua adolescenza, a qualcosa dovevano pur essere serviti. Voleva organizzare una cena in stile Il Pranzo di Babette e come nel libro di Karen Blixen, avrebbe portato i commensali a provare un piacere immenso e destabilizzante per tutto ciò che avrebbe preparato. E cosa meglio della cucina italiana permetteva il raggiungimento del suo obiettivo? Aveva deciso ed organizzato il suo menù alla perfezione. Come antipasto avrebbe offerto una selezione di salumi italiani e l’immancabile mozzarella di bufala. Poi sarebbe passato alla Pasta alla Carbonara, come primo e al pollo al forno con patate, come secondo. Certo, quest’ultimo sapeva poco di italiano, ma ragionandoci sopra, aveva concluso che il palato dei suoi ospiti americani non avrebbe potuto comprendere a pieno le delizie dei veri secondi italiani. Infine avrebbe servito una macedonia di frutta e un dolce comprato nella pasticceria “Lisa e Lisa”: lo avrebbe preparato volentieri con le sue mani, ma era negato per le torte. Con le buste colme, tornò nel suo appartamento e cominciò i preparativi. Era riuscito a buttare fuori di casa sia Blaine che Rachel, nonostante i due si fossero offerti di aiutarlo; voleva poter arrivare a dire di aver fatto tutto da solo. Posò la torta sul tavolo e tirò fuori dalle buste gli affettati, mettendoli poi, dentro il frigo, mentre la mozzarella la lasciò sul bancone. Infine, dopo aver poggiato la pasta e gli ingredienti per fare la carbonara, si dedicò alla preparazione del pollo, che avrebbe cotto in seguito con le patate. Una volta effettuati i primi preparativi, si dedicò alla scelta delle vettovaglie. Voleva che la tavola fosse elegante, ma che avesse anche un tocco di glamour. Si era fatto realizzare dal suo fioraio di fiducia un bellissimo centro tavola che gli avrebbero consegnato di li ad un’ora e si era fatto stirare la tovaglia, che sua madre gli aveva confezionato anni prima, dalla tintoria sotto casa. Dopo aver apparecchiato perfettamente, mettendo le posate e i bicchieri nel punto giusto, sentì suonare alla porta. Infastidito per il contrattempo, andò ad aprire, per ritrovarsi un Noah Puckerman sorridente sull’uscio

  • Ciao Kurt, sono così felice di vederti

  • Cosa diavolo ci fai qui?

  • Come cosa ci faccio? – Puck lo guardò smarrito – Finn non ti ha detto che venivo?

  • Si, ma non mi ha specificato quando

  • Beh – Noah si guardò intorno – vista la situazione, diciamo che avevo una certa urgenza di andarmene da Lima

  • Ah già – Kurt sospirò – si Finn mi ha raccontato cosa hai combinato

  • Shhhh! – Puck si acquattò guardingo – non urlare .. lei potrebbe scoprirmi?

  • Hai voglia di scherzare? – Kurt alzò un sopraciglio – è a Lima, lontana anni luce da qui, come potrebbe sentirti?

  • Lei ha orecchie ovunque – Puck tentò di ricomporsi, sotto lo sguardo perplesso di Kurt – comunque che dici? Mi fai entrare?

Il ragazzo, controvoglia, fece entrare l’amico, che, trascinandosi dietro una sorta di baule, fece il suo ingresso trionfante nell’appartamento. Si guardò intorno e poi si voltò sconvolto verso Kurt

  • Ehi, ma questo è un buco!

  • Vedi di non offendere – Kurt lo guardò sdegnato – per gli standard di New York è fin troppo grande

  • Va bene, va bene. Dimmi solo dove posso sistemare le mie cose

  • Fuori dalla finestra? – Puck lo guardò smarrito – senti, Noah. Il fatto è che qui ci sono solo due stanze, una per Rachel e una per me e Blaine

  • Anche Blaine vive qui?

  • Si

  • Ma Finn non me lo ha detto

  • Finn ancora non lo sa e ti prego di non dirglielo

  • Pensi che sia geloso? – Puck ammiccò

  • Non dire stupidaggini. Devo trovare il modo di dirlo a mio padre e non voglio che sia lui a farlo

  • Ah, ok .. ok .. allora dormirò nella stanza di Berry – sul suo volto si formò un sorriso strano

  • Così domani Finn prenderà il primo volo da Lima solo per ucciderti – Kurt sorrise maleficamente – o meglio ancora .. dirà a lei che sei qui

  • E allora dove dormo? – Puck lo guardò arrabbiato

  • Ci sto ancora lavorando

  • Senti .. ma come mai la tavola è apparecchiata in quel modo? Aspetti William e Kate a cena?

  • Spiritoso … no .. però aspetto ospiti …

  • Chi sono?

  • Una tua vecchia conoscenza – Kurt sorrise furbescamente

  • Una mia vecchia conoscenza? – Puck si fece pensoso – ma di chi diavolo stai parlando?

  • In realtà è l’accompagnatore dell’ospite che ho invitato ed è un puro caso che venga anche lui

  • Quindi è un uomo, ma chi è? – Puck lo guardò confuso – e chi è l’ospite?

  • Sua sorella

  • La sorella di chi? E perché hai invitato la sorella di questa mia conoscenza ?

  • Perché, fatalità, è stata la prima ragazza del mio fidanzato

  • Co … - Puck spalancò la bocca e cominciò a boccheggiare – ma .. ma Bl-Blaine non era g-g-gay?

  • Si – Kurt sospirò – senti, ora non ho tempo. Devo preparare. Fammi il favore di far sparire questo baule … mettilo dentro lo sgabuzzino lì dietro e poi sparisci anche tu … vatti a fare un giro

Puck seppur perplesso, fece quanto richiesto da Kurt, in fondo lui era un ospite e non voleva rovinare la sua serata. Purtroppo, però, mentre stava tentando di far entrare il baule nel poco spazio rimasto all’interno dello sgabuzzino, Kurt ebbe l’infelice idea di spostare la torta dalla tavola in cuicna, passando vicino a Puck. In quel preciso momento al ragazzo scivolò il baule che centrò in pieno il povero Kurt, mettendolo Ko.

Il ragazzo riaprì gli occhi in stato confusionale, ritrovandosi sul suo letto con una pezza bagnata in testa e con accanto il suo adorato Blaine. Tentò di tirarsi su, nonostante il forte mal di testa

  • Cosa è successo?

  • Finalmente hai ripreso conoscenza – Blaine gli sorrise

  • Si, ma cosa è successo?

  • Beh, da quello che ho capito, Noah involontariamente ti ha steso con il suo baule

  • Siii .. ora ricordo – Kurt rimase sgomento – ma quanto sono rimasto svenuto?

  • Tre ore

  • COSA??!! – Kurt cominciò ad agitarsi – o mio Dio, la cena .. la cena .. devo andare .. non farò mai in tempo

  • Kurt, calmati – Blaine tentò di bloccarlo

  • Ehi, amico, tranquillo – Puck, entrato in quel momento, aiutò il ragazzo a calmare il fidanzato – ho pensato a tutto io

  • COSA???

  • Si, ho visto quello che volevi preparare, avevi lasciato le ricette sul tavolo e così ho pensato di farlo io per te

  • Tu sai cucinare? – Kurt lo guardò sempre più sconvolto

  • Certo, amico … in un certo senso

  • Che vuol dire “in un certo senso”?

  • Ti ho detto di stare tranquillo. Mia nonna era italiana

  • Ma la tua famiglia non è ebrea? – Blaine lo guardò perplesso

  • Appunto .. italiana ebrea .. non è che le due cose si escludano, puffetta – Puck gli fece l’occhiolino e Blaine decise di ignorare il nomignolo affibbiatogli dal ragazzo, non aveva nessuna voglia di innervosire ancora di più il suo ragazzo

  • Io …. devo vedere quello che hai combinato

  • Troppo tardi, sono arrivati gli ospiti

Il campanello suonò, rendendo Kurt, se possibile, ancora più agitato. Blaine andò ad aprire la porta e Puck si recò in cucina per finire i preparativi. Il ragazzo, rimasto solo, valutò l’idea di avere una crisi isterica, ma poi considerò che non sarebbe cambiato nulla e così decise di alzarsi e vestirsi. Avrebbe cercato di rendersi il più presentabile possibile, in modo da rimediare al sicuro pasticcio in cucina. Nel frattempo Blaine, diede un benvenuto caloroso alla sua amica Elisabeth: erano anni che non si vedevano; dopo averne passati due della loro vita sempre insieme, con la consapevolezza della sua omosessualità e le conseguenze che Elisabeth aveva dovuto affrontare dopo quell’orribile notte, le loro strade si erano lentamente, ma inesorabilmente, divise. Era contento di averla rincontrata ed ora era intenzionato a non perderla più di vista: averla intorno l’aveva sempre reso felice.

La ragazza si discostò da lui e sorrise amabilmente:

  • Grazie per l’invito, Blaine. Mi ha fatto veramente molto felice

  • E’ stato Kurt a …

  • D’accordo, se vuoi che io pensi che sia stato il tuo boyfriend ad invitarmi, va bene, allora dirò grazie a Kurt .. .a proposito dove si trova?

  • Si sta preparando – Blaine sorrise – ora arriva

  • Volevo dirti che Jesse vi ringrazia per l’invito

  • Ma non verrà … è per via di Rachel?

  • Come al solito non mi fai mai finire di parlare – Elisabeth alzò un sopracciglio - … veramente stavo per dirti che purtroppo ha un altro impegno per cui non potrà essere qui per cena, ma ha promesso che verrà più tardi e porterà il dolce

  • Non ce ne era bisogno … Kurt ha pensato anche a quello

  • Ma che carino … è proprio un ragazzo da sposare allora! – Il sopracciglio di Elisabeth era rimasto alzato e il suo sorriso era diventato sarcastico

  • Smettila di prenderlo in giro

  • Ma io dico sul serio!!

  • Si va bene va bene

Blaine scoppiò a ridere e l’abbracciò nuovamente. In quel momento, nella stanza entrò Puck che, alla vista della ragazza, rimase folgorato: in vita sua non aveva mai visto nulla di così meraviglioso. Perfino Quinn Fabray al suo confronto sembrava la strega Grimilde. Cercò di darsi un contegno e di mettere sul viso il suo sguardo più seducente e poi, con passo deciso, si avvicinò ai due.

  • Ehi … – pronunciò quel monosillabo alla stessa maniera di Fonzie, il figo di Happy Days, ma né Blaine, né tantomeno la biondina si accorsero di lui – Ehi!

Puck pronunciò il secondo Ehi con tono più deciso , nessuno poteva ignorare Noah Puckerman, Blaine si voltò meravigliato, mentre Elisabeth dopo essersi accorta di lui, lo guardò intensamente: in quello sguardo erano racchiuse le operazione di valutazione che la biondina stava effettuando sul ragazzo dagli occhi azzurri. Alla conclusione, decise che quel tipo non avrebbe mai potuto reggere il confronto con suo fratello Jesse, suo personale metro di paragone per giudicare i ragazzi. Decise così di rendersi indifferente e se quel ragazzo le avesse rotto le scatole si sarebbe resa addirittura antipatica.

  • Insomma Blaine, non vuoi presentarmi alla tua amica?

  • Certo – il ragazzo di Kurt sorrise – lei è la mia carissima amica Elisabeth.

  • Elisabeth? – Puck rimase colpito da quel nome che gli riportava alla mente una parte importante della sua vita

  • Si – il ragazzo annuì – e Beth … lui è Noah Puckerman, un amico di Kurt e Rachel

  • Noah? – la biondina realizzò di aver già sentito quel nome – Puckman?

  • No – Puck sorrise affabilmente – il mio cognome è Puckerman … ma tu puoi chiamarmi Puck

  • Che ne dici invece se ti chiamo Nip?

  • Nip? – Puck rimase sorpreso

  • Già – la ragazza sorrise amabilmente – come Nip&Tuck

Noah non ne fu contento. Dal modo di comportarsi sembrava che non gli fosse simpatico; non era tanto nel tono di voce che usava, gentile e affabile, ma i gesti erano scostanti e poi quel sopranome, legato ad un telefilm assurdo, proprio non gli andava giù. Elisabeth dal canto suo, finalmente, si era ricordata chi fosse quel tizio. Suo fratello aveva pronunciato quel nome quando le aveva raccontato la storia assurda del video Run Joey Run di Rachel: lui era uno dei suo ex ragazzi. In quanto ex di Rachel, la bionda non poteva che trovarlo antipatico. Per fortuna a smorzare la tensione che si era creata tra i due, arrivò Kurt che, vestito in maniera sofisticata e glamour, entrò come una diva nella stanza.

  • Ciao Elisabeth – si accostò alla ragazza, porgendole distrattamente la mano – grazie per aver accettato il mio invito. Sei uno splendore

  • Grazie Kurt – la ragazza sorrise falsamente – anche tu sei favoloso

  • Grazie, cara – si diedero un bacio sulla guancia – e Jesse? Come mai non è qui?

  • Jesse? – Puck rimase stupito – chi è Jesse? Non mi dire che è … quel Jesse!

  • Si, Puck – Kurt lo guardò distrattamente – è quel Jesse

  • Jesse St. James? L’ex di Rachel? – Noah si voltò a guardare la biondina con gli occhi spalancati Perchè lei lo conosce?

  • Jesse è mio fratello – la ragazza rispose senza guardarlo negli occhi, continuando a sorridere a Kurt – ho già detto a Blaine che si scusa ma arriverà in ritardo per via di un impegno pregresso. Per farsi perdonare, comunque, mi ha detto di dirvi che porterà un dolce favoloso

Kurt si voltò versò Puck e lo fulminò con lo sguardo. Se non fosse stato per il suo amico, anche lui avrebbe potuto sfoggiare un dolce fantastico ed invece gli sarebbe toccato mangiare quello di Jesse. Si ricompose prontamente e senza dare modo a Noah di dire nulla, invitò tutti a sedersi per la cena. La ragazza si complimentò con lui per il modo in cui aveva sistemato la tavola. Nell’appartamento entrò come una furia Rachel che, pronunciando delle generiche parole di scusa, senza, però, porre attenzione agli ospiti, scappò in camera. Kurt, in quel momento, si stava lamentando del fatto che sulla sua tavola era assente lo splendido centro tavola che aveva fatto preparare personalmente al fioraio della Quinta avenue e che probabilmente, per un contrattempo, non gli era stato ancora consegnato

  • Strano – Elisabeth lo guardò sorridendo – io so che quel fioraio è molto puntuale nelle consegne

  • Non so che dirti – Kurt la guardò di sottecchi, mentre Blaine sospirò – io l’ho ordinato

  • Che cos’è un centrotavola? – Kurt ed Elisabeth si voltarono verso Puck e lo guardarono come se venisse da martedì

  • E’ una decorazione che va al centro della tavola, come dice il nome stesso e serve per arricchirla esteticamente – rispose Blaine

  • Si, ma come è fatto?

  • Può essere di tipi differenti, quello mio era composto da rose gialle, simbolo di eleganza e margherite bianche, che dovevano rappresentare la semplicità – Kurt lo guardò con sospetto – ma perché me lo domandi?

Puck non fece in tempo rispondere, perché dalla camera uscì Rachel, radiosa e sorridente, con in mano un mazzo di rose gialle e margherite

  • Che meraviglia questi fiori! Finn, però non doveva spendere tutti questi soldi

  • Ehm … non è stato Finn a mandarteli – Puck rispose imbarazzato

  • Cosa? – Rachel si voltò e rimase shockata nel trovarsi davanti quel ragazzo – Noah? Ma cosa ci fai qui? E come fai a sapere che non è stato Finn

  • Perché te li ha regalati lui – Elisabeth sorrise sarcasticamente – non è vero Nip?

  • Cosa? – Rachel guardò prima lei e poi lui, sempre più stupita, mentre Puck fece una smorfia sentendosi chiamare così – e perché lo chiami Nip?

  • Quelle non sono le rose che ti ha regalato Puck … quelle sono le rose del mio centro tavola – Kurt stava assumendo un colorito violaceo, mentre cominciava a domandarsi perché diavolo avesse aperto quella maledetta porta quel pomeriggio

  • Il tuo centrotavola? Ma cosa …

  • Forse è il caso di cominciare a mangiare - Blaine si alzò velocemente, nel tentativo di recuperare la situazione, che stava prendendo una brutta piega – che ne dici Kurt, mi accompagni?

Kurt, di malavoglia, si alzò e seguì il suo ragazzo in cucina, mentre Rachel, ancora confusa si sedette a tavola, sotto lo sguardo di Elisabeth e Puck, che si stavano guardando in modo curioso. La prima si domandava se quello di fronte a lui fosse veramente così stupido o se stesse semplicemente interpretando una parte, mentre il ragazzo stava considerando che tutto sommato quella ragazza, pur essendo una Dea della Bellezza, doveva essere una della peggiore specie ed inoltre, avere come fratello Jesse St. James, non l’aiutava a rendersi più simpatica ai suoi occhi. Blaine e Kurt rientrarono in sala con gli antipasti. Kurt sorrise, mente posò i piatti coperti che Puck aveva preparato, seguendo le sue indicazioni scritte: non aveva voluto guardare, convinto che, in fondo, non doveva essere stato difficile preparare un piatto di prosciutto, mozzarella e fichi. Con suo grande orrore, però, quando tolse i coperti, si rese conto che Noah non era in grado neanche di preparare le cose basilari della buona cucina. Il prosciutto era stato sminuzzato e privato di tutto il grasso che invece lo caratterizzava nel sapore, la mozzarella era stata frullata e i fichi erano stati spappolati. Si mise le mani sulla testa per impedirsi di avere una crisi isterica. Mentre Elisabeth e Blaine rimasero interdetti a guardare il piatto e Rachel guardò inorridita Kurt, Puck cominciò a mangiare. Poi, quando si accorse che tutti lo stavano fissando, esclamò

  • Beh! Perché non mangiate? Siete tutti a dieta?

  • Perché hai sbriciolato il prosciutto? – Kurt non gli permise di rispondere – perché hai frullato la mozzarella? E’ un delitto frullare una mozzarella di Bufala! E poi i Fichi!!!

  • Vieni Kurt

Blaine afferrò il fidanzato e lo trascinò in cucina. I tre ragazzi, rimasti a tavola, si guardarono imbarazzati. Alla fine Elisabeth domandò distrattamente

  • Quindi sei tu ad aver preparato gli antipasti?

  • Si – rispose Puck

  • E come mai?

  • Beh .. .Kurt ha avuto un malore e così gli ho dato una mano

  • Un malore? – Rachel domandò preoccupata, mentre la bionda la guardò incuriosita

  • Si, ma nulla di grave, Rachel, tranquilla

  • Sei sicuro? – la moretta lo guardò con apprensione, mentre Elisabeth sorrise sarcasticamente – perché sorridi?

  • A guardarti sembri veramente preoccupata. Come attrice non sei malaccio

  • Io sono veramente preoccupata per Kurt, non sto recitando – Rachel rispose sorpresa

  • Ma non mi far ridere! – Elisabeth si alzò – a te non frega niente di nessuno se non di Rachel Berry

  • Non è vero!

  • Sei senza cuore!

  • Tu non mi conosci

  • E non intendo conoscerti! Mi basta vedere come ti comporti con i tuoi amici!

  • D’accordo, ora basta – Puck tentò di sedare la discussione – Rachel non è male come amica

  • Veramente? – Elisabeth sorrise – immagino allora che lei sapesse del tuo arrivo. Gli amici non si tengono mai all’oscuro, giusto?

  • Io … - Puck guardò Rachel che ansiosamente rispose al suo sguardo – non è così semplice

  • E cosa c’e’ di complicato nel fare una telefonata ad un’amica di cui ci si fida per dirle che presto verrai a New York?

  • Beh … la mia venuta è stata improvvisa

  • Allora nessuno sapeva del tuo arrivo? – Elisabeth si avvicinò a lui – vuoi dire che ti sei presentato senza dire niente a nessuno? Ecco perché il povero Kurt è così sconvolto

  • Kurt lo sapeva – Puck si alzò

  • L’hai detto a Kurt ma non a Rachel?

  • Finn lo ha detto a Kurt. Io l’ho detto a Finn

  • Finn? – Elisabeth e Rachel domandarono all’unisono, poi fu Rachel a proseguire – Finn lo sapeva del tuo arrivo e lo ha detto a Kurt e non a me?

  • Chi è Finn? – Elisabeth domandò, ma poi, come se fosse stata folgorata, si ricordò di quel nome – certo, Finn il ragazzo che Rachel ha preferito a mio fratello. Ah ah ah … e così neanche il tuo ragazzo si fida di te?

Rachel guardò sgomenta prima Puck, che borbottò qualche parola confusa e poi Elisabeth,la quale sorrise angelicamente. Poi, sopraffatta dalle emozioni, scappò. Non riusciva a credere che i suoi amici l’avessero tradita in quel modo e soprattutto il loro comportamento sembrava confermare le parole di Elisabeth: evidentemente anche loro pensavo di lei brutte cose. Scese le scale velocemente e senza rendersi conto che qualcuno le stava salendo più lentamente, arrivata al quarto piano, andò a sbattere addosso al torace di un ragazzo che riuscì a non cadere appoggiandosi alla ringhiera. Rachel alzò lo sguardo ed incontrò nuovamente quello di Jesse.



Ciao a tutti, eccomi con un nuovo aggiornamento. So che in questo capitolo Kurt è un po’ troppo isterico, ma vorrei vedere voi a trovarvi con la cena completamente rovinata. In ogni caso nei prossimi capitoli gli renderò giustizia, è una promessa

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Capitolo 4
*** IV - Separete Lives ***


IV – Separete Lives


Rachel, accorgendosi di essere andata a sbattere addosso a Jesse, istintivamente lo abbracciò: non aveva mai dimenticato come i suoi abbracci fossero protettivi e in quel momento sentiva il bisogno di calore e conforto. Il ragazzo rimase immobile, stupito da quel gesto, le braccia alzate ed in mano la torta che aveva comprato in una pasticceria italiana, Lisa e Lisa. Ci mise un po’ per tornare in sè. Abbassò lo sguardo, sussurrando il nome della moretta dolcemente. Rachel, alzando lo sguardo, incontrò il suo sorriso; poi, rendendosi conto della situazione assurda in cui erano finiti, si discostò velocemente da lui.

  • Scusami – la ragazza abbassò lo sguardo, ma ciò non impedì a Jesse di vedere i suoi occhi rossi, colmi di lacrime

  • Perché stai piangendo? E perché correvi così?

  • Non è niente. E’ meglio che vada, scusami – Rachel lo superò e riprese a scendere

  • Aspetta – Jesse la bloccò con la mano libera

  • Lasciami andare – Rachel lo strattonò per liberarsi, mentre le lacrime ripresero ad uscire

  • Rach, fermati – quel nomignolo, che Jesse solitamente usava quando erano insieme, la fece rabbrividire – altrimenti mi cadrà la torta. Non vorrai che i tuoi amici rinuncino a qualcosa di così buono, vero?

Il sorriso di Jesse la tranquillizzò e così, assecondandolo, si sedette accanto a lui sulle scale. I due ragazzi, benché vicini, non si guardarono negli occhi. Jesse gli chiese, nuovamente, cosa le fosse successo e Rachel gli raccontò, tra un singhiozzo e l’altro, quello che era accaduto nell’appartamento e ciò che la sorella le aveva detto. Alla fine, il ragazzo sospirò, porgendole un fazzoletto. Rachel lo prese singhiozzando, si asciugò gli occhi e poi gli chiese

  • Anche tu pensi quello che ha detto Elisabeth?

  • No – Jesse scandì bene la parola – però comprendo il motivo che l’ha spinta a parlarti in quel modo

  • E quale è? – Rachel puntò i suoi occhi neri su quelli verdi di Jesse

  • Io – il ragazzo sospirò – ovviamente. Il fatto è che è mia sorella e tu sei un’estranea. Per lei è inconcepibile che qualcuna abbia potuto trattare così male il suo adorato fratello

  • Ma io non ti ho trattato male! – la moretta rispose indignata, mentre il ragazzo scoppiò a ridere

  • Ah ah ah. Dipende dai punti di vista, Berry

  • Già, forse è così – Rachel sospirò – questo significa che lei ce l’avrà sempre con me?

  • Magari no … magari un giorno ti conoscerà meglio e cambierà idea – il ragazzo sorrise – però al momento non credo che riusciresti a fargliela cambiare

  • Anche tu ce l’hai con me? – la moretta domandò, dopo un periodo di silenzio

  • No – Jesse la guardò intensamente e la ragazza deglutì

  • E … provi ancora qualcosa per me? - Rachel abbassò lo sguardo

Il ragazzo non rispose immediatamente, continuò a fissarla con uno sguardo penetrante che rese la moretta molto nervosa. Perché gli aveva fatto quella domanda? Jesse alla fine, rispose tranquillamente

  • Se vuoi sapere se sono ancora innamorato di te … la risposta è no – Rachel provò un po’ di dispiacere; essere desiderata da un bel ragazzo come lui, l’aveva sempre riempita di orgoglio. Jesse sorrise – delusa?

  • No, no … assolutamente no. Anzi sono contenta. Non volevo che tu soffrissi e visto che sto ancora con Finn e che lo amo … beh … mi sarebbe dispiaciuto doverti respingere

  • Non correrai il rischio – il ragazzo continuò a sorridere

  • Bene – anche Rachel sorrise

  • Già

I due ragazzi rimasero in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri. Dopo un po’, sul volto di Jesse comparve il sorriso arrogante che Rachel tanto aveva adorato e odiato

  • Eh così stai ancora con Finn

  • Già, lo avresti mai creduto?

  • Assolutamente no, considerato quanto rozzo e inappropriato sia lui per te – il tono della voce di Jesse si fece aspro

  • Ehi! Stai parlando del mio ragazzo!

  • Ciò non toglie che, secondo la mia opinione, lui sia del tutto inadeguato a te e quando ti sveglierai dal tuo sogno di principessa, lo capirai anche tu

  • E tu saresti più adatto? – Rachel lo guardò sorridendo

  • Sai che è così – il ragazzo socchiuse gli occhi - ma ormai, dolcezza, questo treno è partito dalla stazione e non prevede ne fermate intermedie, ne dietrofront

  • Comunque io e lui stiamo ancora insieme e siamo molto felici – Rachel sfoggiò il suo sorriso migliore

  • E ora lui dove è? – fu la domanda casuale di Jesse

  • A Lima – la ragazza mormorò la risposta

  • Lui a Lima e tu a New York – il ragazzo sorrise nuovamente – non durerete

  • Si

  • No

  • Si – Rachel sbuffò – e ora basta

  • Ok – Jesse ricominciò a guardare davanti a se, distrattamente

  • E tu invece? – dopo un altro silenzio, fu Rachel ad interromperlo – cosa ci fai qui a New York? E come ci sei arrivato?

  • Beh, l’ultima volta che ci siamo visti è stato qui, non ricordi?

  • Sei rimasto qui da allora? – Rachel lo guardò sconvolta

  • Non avevo i mezzi per tornare. Avevo speso tutti i miei soldi per mostrarti il mio amore e tu invece mi hai trattato come una pezza da piedi – la ragazza lo guardò sconvolta e lui cominciò a ridere

  • Mi stai prendendo in giro! – Rachel sbottò indignata, ma Jesse continuò a ridere

  • Lo ammetto. In ogni caso, dopo il nostro ultimo incontro ho capito che avevo perso di vista quello che volevo essere e il modo per arrivarci e così ho ripreso in mano la mia vita e i mie studi.

  • Sei riuscito a tornare alla UCLA? – Jesse annuì – come hai fatto?

  • Mi sono cosparso il capo di cenere, ho chiesto aiuto a qualche conoscenza per farmi riammettere, ho studiato come un matto giorno e notte per recuperare: è stata dura, perché dovevo rimettermi in pari anche con ciò che avevo tralasciato nei miei anni alla Carmel, ma alla fine sono riuscito a riprendere la strada giusta.

  • Ma come sei finito a New York? Sei solo in visita a tua sorella?

  • No, dopo il secondo anno alla UCLA ho fatto i documenti per trasferirmi alla Tisch: ho dovuto fare degli esami aggiuntivi, ma alla fine hanno accettato

  • Perché? – Rachel lo guardò con un misto di ammirazione e di sgomento – perché ti sei trasferito? Non ti trovavi bene alla UCLA?

  • Mi trovavo molto bene - lo sguardo di Jesse si fece indecifrabile - in realtà mi sono trasferito quando mia sorella ha espresso il desiderio di frequentare la Juliard. Non mi andava che vivesse da sola a New York: in questa città rischi di perderti facilmente, non pensi?

  • Si – Rachel ripensò a come i suoi si fossero tranquillizzati all’idea che con lei ci sarebbe stato Kurt – quindi hai rinunciato ai tuoi sogni per tua sorella?

  • No. Ho solo scelto una strada diversa per raggiungerli

  • E così Jesse St. James ha un cuore – Rachel sorrise – incredibile! Non lo avrei mai detto

  • Mpfs. Diciamo che non ti sei mai soffermata abbastanza per scoprirlo

  • Jesse, sei tu che non mi hai mai permesso di conoscerlo – la voce di Rachel divenne un sussurro che sapeva di rimprovero

  • In ogni caso, ora sono qui, di fronte alla porta del tuo appartamento. Come è piccolo il mondo, non trovi?

  • Già – la ragazza rispose sovrappensiero

  • Ora è meglio che andiamo – il ragazzo si alzò e riprese la torta

  • Cosa? – Rachel lo guardò perplessa

  • Avanti, devi offrire ai tuoi amici una possibilità per spiegarsi e poi non vorrai perderti questa fantastica torta?!

Rachel avrebbe voluto rispondergli che lei per quella sera aveva già dato, era stata insultata abbastanza, ma il sorriso del ragazzo la convinse a seguirlo senza dire nulla. Dopo essersi alzata, lo segui per le scale fino alla porta del suo appartamento e rimase a guardarlo, mentre lui, continuando a sorriderle, bussò alla porta. Non riuscì a non pensare che Jesse aveva sempre avuto un bel sorriso, capace di conquistare chiunque avesse voluto. Venne ad aprire Blaine che, vedendoli insieme, sfoggiò uno sorriso pieno di gratitudine. Senza chiedere niente, li fece accomodare, liberando Jesse dalla torta. L’atmosfera nella casa non era delle migliori. Rachel notò che Kurt, seduto sul divano, aveva assunto un colore paonazzo in volto e stava incenerendo con lo sguardo Noah che intento ad osservare Elisabeth, non si era reso conto, o aveva volontariamente evitato di comprendere lo sguardo di Kurt. La sorella di Jesse, nel vederli entrare insieme rimase stupita. Abbracciando il fratello, gli chiese all’orecchio che cosa ci facesse con Rachel e lui, alzando le spalle, le sorrise semplicemente. Rachel andò in cucina, ufficialmente per aiutare Blaine, ma, una volta vicina al ragazzo, gli chiese che cosa fosse successo dopo la sua assenza. Blaine sospirò

  • Vorrai dire, cosa non è successo! – Rachel lo guardò incuriosita – Il primo che Kurt aveva progettato di servire, Spaghetti alla Carbonara, è diventato nelle mani di Noah, un intruglio immangiabile, fatto di pasta decisamente scotta, uovo decisamente crudo e pancetta decisamente assente. Purtroppo siamo stati costretti a mangiarlo ugualmente, perché il secondo, pollo e patate al forno, sono stati dimenticati per ore nel forno, ovviamente accesso, e sono stati serviti carbonizzati. Puoi immaginare le reazioni di Elisabeth e Kurt. Lei ha cominciato a ridere come una matta e a prendere in giro, scherzosamente, il mio ragazzo per la pessima riuscita della serata e lui, invece, per poco non strangolava Noah. Un incubo, credimi

Rachel non sapeva se ridere o compatire il povero ragazzo che immaginava essere stato colui che aveva dovuto sedare gli animi; decise alla fine per la seconda strada e dopo aver abbracciato Blaine, lo incoraggiò a servire la torta, commentando che quello splendido dolce avrebbe sicuramente cancellato il ricordo dell’orribile serata. Purtroppo anche quello, invece, indispose ancora di più Kurt, che con tono polemico, nel momento in cui Blaine gli porse la sua fetta commentò che quella era proprio la torta che anche lui aveva comprato e che Puckerman aveva completamente distrutto con quell’enorme valigia che si era portato dietro. Quest’affermazione catalizzò l’attenzione dei presenti di nuovo su Noah e la domanda diretta di Jesse fece il resto:

  • Insomma Puckerman, cosa ci fai da queste parti? – lo sguardo inquisitore del ragazzo e di Rachel non lasciavano scampo

  • Ehm … beh – il ragazzo abbassò lo sguardo – diciamo che ho commesso una bravata

  • Interessante – Elisabeth sorrise – maggiorenne, ancora perdi tempo con queste stupidaggini? Ma non hai da pensare al tuo futuro?

  • Futuro? – Kurt, che quella sera era particolarmente astioso nei confronti di Noah, trovò qualcosa in comune da condividere con la biondina, oltre a Blaine – quale futuro? Puckerman non ha previsto di avere un futuro

  • Lasciatelo continuare – Blaine cominciava ad essere stanco di tutta quella tensione

  • Quale bravata? – Jesse rimase concentrato

  • Beh, hopresoitsshhhhsh – il tono della sua voce si abbassò drasticamente, non permettendo a nessuno di capire di cosa stesse parlando

  • Cosa? – fu Rachel a domandare

  • Ho preso in prestito i trofei della Sylvester

  • In prestito? – Kurt alzò un sopraciglio

  • Si, avevo intenzione di restituirglieli dopo un paio di giorni

  • Ma per l’amore del cielo, perché diavolo li hai presi?

  • Lei, come al solito si era comportata male con Mr. Shue e lui si era depresso e io ho pensato di fargliela pagare

  • E così hai trafugato i suoi trofei – Jesse continuò a guardare Noah

  • Si

  • Da casa sua

  • Si

  • Nonostante tu non frequenti più la McKinley

  • Si

  • Sai che questo equivale a compiere un furto, vero?

  • Certo che lo so!

  • Va bene. Ma poi cosa è successo? – Rachel cominciava ad agitarsi – gliel’hai restituiti e lei ti ha perdonato?

  • La Sylvester? – Kurt si voltò verso di lei, con il sopracciglio ancora alzato – è come dire che La Regina fu dolce con Alice

  • Il fatto è che lei ha sporto subito denuncia ed è partito tutto il meccanismo … sapete .. la polizia ha cominciato a fare i suoi rilievi e io ho lasciato impronte ovunque e così mi sono lasciato prendere dal panico, ma non potevo andare dal professor Schuester, l’avrebbero incriminato per complicità

  • E sei andato da Finn? – Rachel lo guardò, sconvolta – perché pensi che lui non sarà incriminato?

  • Beh, ma potrà dire che non sapeva nulla – Noah rispose sulla difensiva – e comunque mi ha detto di fuggire e di venire qui

  • Un’idea geniale – Jesse sorrise – ma non ci si poteva aspettare nulla di diverso da lui

  • Non è il momento di scherzare – Rachel lo fulminò con lo sguardo, poi tornò a rivolgersi a Puck – e così sei scappato?

  • Si

  • Ma cosa c’entra tutto questo con quella valigia che ti porti dietro? O mio Dio – Kurt alzò la voce – hai portato la refurtiva con te?

  • E dove volevi che la lasciavo? – Puckerman si alzò

  • Ma che ne so io! Ovunque ma non qui! Potevi buttarli sull’Hudson, darli ai poveri … farci tutto quello che volevi, ma non portarli qui, ora saremo accusati di complicità anche noi!

  • Mi sembra che stiate un po’ esagerando – Elisabeth li guardò, perplessa – in fondo si tratta di stupidi trofei senza alcun valore economico

  • Senza nessun valore? – Rachel alzò la voce di un tono – ma stai scherzando? Stiamo parlando di Sue Sylvester

  • Quella donna mi inseguirà fino alla fine del mondo – Puckerman rispose sovrappensiero

  • E allora Corri, Joey Corri – Elisabeth sfoggiò il suo sorriso più candido, mentre Jesse, Rachel e Puck la incenerirono con lo sguardo

  • E ora cosa hai intenzione di fare? – Blaine gli domandò, ignorando gli altri

  • Non lo so, per il momento resterò qua

  • Qua? – Rachel lo guardò sconvolta – intendi dire qua nel nostro appartamento?

  • Beh, quella era l’idea, visto che non ho molti soldi e non mi posso permettere altro

  • Ma qui non c’e’ posto? Già siamo al limite con Blaine, dove pensi che ti possiamo mettere?

  • Sul divano? Oppure in camera con te?– Puckerman sorrise innocentemente

  • Se no puoi sempre andare sotto il ponte di Brooklyn – Elisabeth lo guardò – qualche cartone lo trovi sicuramente

  • Senti Puck – Jesse cercò di riportare la conversazione sul giusto binario – secondo me ti conviene chiamare il professor Schuester, spiegargli l’accaduto e aspettare che lui risolva le cose

  • Jesse ha ragione – Blaine si intromise – non puoi scappare in eterno

  • Si, ci avevo pensato anche io – Noah sospirò – è solo che non vorrei mettere in mezzo Mr. Shue

  • Perché? – Rachel lo guardò con comprensione – lui capirà

  • Non è per quello

  • E allora perché? – Kurt lo guardò perplesso

  • Mi vergogno

  • Questo lo capisco – Jesse sospirò – ma in ogni caso non hai altre soluzioni

  • Hai ragione – Anche Puck sospirò – ma nel frattempo posso rimanere sul divano?

Alla fine, nonostante le rimostranze di Rachel, Kurt e Blaine acconsentirono alla richiesta di Noah e così la ragazza si ritrovò a dover dividere la casa con tre ragazzi. La serata, fino a quel momento disastrosa, proseguì tranquillamente. Gli incidenti culinari furono dimenticati, ma l’antipatia di Kurt nei confronti della biondina non si placò: Elisabeth e Blaine, infatti, non fecero altro che scherzare, ridere e ricordare i vecchi tempi. Rachel, invece, rimase un po’ sulle sue a pensare al fatto che Finn le avesse tenuto nascosta tutta questa storia. Si sentiva tradita perché il suo ragazzo non l’aveva fatta partecipe della disavventura del loro amico Puckerman. Pensò di chiamarlo e di arrabbiarsi con lui, ma poi, voltando lo sguardo si trovò ad osservare Jesse che stava parlando con Noah e si ricordò che, in fondo, anche lei gli aveva omesso qualcosa. Si era nascosta dietro la considerazione che sarebbe stato meglio dirglielo di persona, ma in cuor suo sapeva che era solo una scusa per rimandare la discussione. Sospirò, ripromettendosi di non dire nulla a Finn della storia di Puck. Si ritrovò poi a pensare alla conversazione avuta con Jesse poche ore prima. Con lui era sempre stato facile conversare ed ora ancora di più: il sentimento che li aveva uniti era passato, lasciando comunque l’affetto che aveva sempre provato per lui intatto. I suoi pensieri furono interrotti dal movimento degli altri: Jesse aveva invitato sua sorella ad alzarsi per andare via e i due, dopo aver salutato genericamente gli altri, stavano tornando nel loro appartamento. Rachel rimase immobile ad osservarli, ma quando Jesse si voltò verso di lei e le sorrise, sentì un tuffo al cuore. Ci mise un po’ a decidere cosa fare, ma poi, lo seguì all’uscita dell’appartamento. Lo fermò sulla porta del suo. Elisabeth rimase un po’ sulla soglia ad osservarli, ma poi, seguendo il suggerimento nascosto nello sguardo del fratello, li lasciò soli. I due ragazzi rimasero ad osservarsi in silenzio. Jesse stava aspettando pazientemente di sentire cosa la ragazza le volesse dire. Alla fine Rachel si decise:

  • Io volevo dirti che – la ragazza abbassò lo sguardo – mi piacerebbe che tu fossi mio amico

  • Tuo amico? – Jesse la guardò sorpreso

  • Si – Rachel lo guardò sorridendo – in fondo, fino ad ora noi non siamo mai stati … amici

  • Già – Jesse sorrise – in fondo hai ragione

  • Allora? Cosa mi rispondi?

Il ragazzo osservò gli occhi espressivi di Rachel; in lei era sempre riuscito a leggere un fiume di emozioni ed anche ora vi leggeva speranza e paura. Considerò per un momento la situazione: in fondo, per sua stessa ammissione, non provava più quell’amore che gli aveva stretto il cuore per tanto tempo. Poteva dire, in tutta tranquillità, di non essere più innamorato di Rachel Berry, quel capitolo della sua vita era stato chiuso. Sospirò

  • Non penso sia possibile

  • Perché? – Rachel sgranò gli occhi – in fondo hai detto che non provi più nulla per me e questa sera hai visto anche tu come stiamo bene insieme e che possiamo essere amici

  • E’ vero – Jesse sorrise – potremmo essere amici senza alcun problema. Abbiamo interessi comuni e una storia passata alle spalle, ma io non ho intenzione di guardarmi indietro. Non l’ho mai fatto, Berry e non intendo farlo ora.

  • Che vorresti dire? – Rachel sembrò smarrita – io non capisco che cosa intenda tu con il dire che non hai intenzione di guardarti indietro. Lo hai detto tu che non provi più nulla per me

  • E’ vero ed è per questo che non voglio essere tuo amico. A me non interessa avere degli amici che mi ricordino i miei anni di liceo, Rach – altro colpo al cuore per la moretta – anche se sono stati speciali, come lo sei stata tu

  • Ma … Jesse – Rachel ne fu delusa – e allora cosa saremo?

  • Dei vicini che si salutano quando si incontrano

Jesse tornò a sorridere e prima di sparire dietro la porta del suo appartamento si chinò per darle un bacio sulla guancia.




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Capitolo 5
*** V - Good Morining ***


V – Good Morning



Rachel ebbe non poche difficoltà a far andare le cose nel verso giusto. Innanzitutto c’era la faticosa convivenza con tre ragazzi. Benchè Kurt e Blaine fossero molto attenti a non far pesare la loro condizione di amanti, le pareti della loro stanza non erano insonorizzate e molte notti la moretta era giunta ad addormentarsi con l’ipod sulle orecchie pur di non sentire i rumori provenienti dalla camera accanto. Inoltre, ogni volta che doveva andare in bagno, si ritrovava tra i piedi Puck che, noncurante della situazione, girava per casa in boxer o in mutande. Per fortuna la ragazza non provava nessun attrazione per lui, ma ciò non toglieva che la situazione era decisamente imbarazzante. Infine, condividere un bagno con due ragazzi gay comportava avere i ripiani occupati da creme di ogni genere.

A scuola le cose non andavano di certo meglio; la ragazza faticava a farsi delle amiche e il suo rapporto conflittuale con Elisabeth non aiutava la situazione. Tanto lei risultava antipatica agli altri studenti e tanto Elisabeth otteneva successo e popolarità. In quella posizione privilegiata, quest’ultima aveva fatto in modo che tutti denigrassero ed evitassero la moretta. Rachel si sentiva sola ed incompresa ovunque. Anche con Finn le cose erano diventate strane. Se da una parte gli aveva taciuto la sua rabbia e il suo disappunto per la mancata confessione da parte del suo ragazzo della situazione di Puck, dall’altra si sentiva in colpa per avergli omesso la verità sulla presenza di Jesse nella sua vita. E così le loro telefonate erano diventate spesso burrascose. Sapeva di non poter continuare così; avrebbe voluto sfogarsi molte volte con il suo amico Kurt, ma aveva capito che anche lui aveva il suo bel da fare, tra l’Università, l’ex ragazza di Blaine e la presenza di Puck e così alla fine aveva rinunciato a parlarne con chiunque. Alcune volte aveva pensato di bussare alla porta di Jesse, supplicandolo di rimanere suo amico, ma con la ragione era riuscita a domare la sua indole drammatica.

In questo clima difficile, il burbero professore di canto le giocò un tiro che avrebbe reso i suoi giorni ancora più faticosi da gestire. Un giorno, entrando in classe, dopo aver insultato la metà degli studenti, aveva sfidato tutti a svolgere un compito da portare a termine entro la fine dell’anno. L’obiettivo era quello di scrivere una canzone decente, che in teoria sarebbe potuta diventare una hit mondiale. Rachel sorrise a quelle parole, ricordando i suoi momenti d’oro nelle Nuove Direzioni, dove il suo talento nello scrivere aveva permesso al Glee di vincere diverse manifestazioni. Si sentì tranquilla e felice di poter finalmente dimostrare, senza alcun dubbio, il suo immenso talento. Il sorriso, però, le morì sul volto quando sentì il professore parlare di coppie. Con suo grande orrore, poi, il suo incubo peggiore si realizzò nel momento in cui l’uomo pronunciò il nome di Elisabeth St. James accanto al suo. Avrebbe dovuto scrivere il futuro successo planetario con la ragazza che più sentiva di odiare sulla faccia della Terra? Mai. Si voltò a guardare la biondina e con suo grande disappunto la vide sorridere.

Per fortuna la sua situazione sembrò migliorare quando Blaine, riuscito a completare le pratiche burocratiche per l’ammissione, si ritrovò un bel giorno a dividere i corsi in aula con le due ragazze. Certo, Rachel sapeva che Elisabeth era stata la sua miglior amica, ma, confidando nel fatto che il suo miglior amico fosse il fidanzato di Blaine, si convinse che quel dolce ragazzo, dagli occhi blu, sarebbe diventato per lei un prezioso alleato per sopravvivere al college.


Anche Kurt in quell’inizio di nuova vita a New York aveva avuto il suo gran bel da fare. Quando aveva pensato alla sua convivenza con Rachel non si era certo immaginato una situazione idilliaca alla Friends, dove i sei amici vivevano felicemente insieme, ma al tempo stesso non avrebbe mai pensato di trovarsi costretto a dividere quell’appartamento con il suo fidanzato, la sua migliore amica e Puck: quattro persone, così diverse tra loro, erano decisamente troppo per i suoi gusti. Aveva già vissuto nello stesso tetto con persone con esigenze diverse, ma quando suo padre e la madre di Finn si erano sposati, erano andati tutti a vivere in una casa enorme, mentre quell’appartamento si e no sarebbe bastato per due persone. Inoltre l’inizio dell’anno accademico non era cominciato come lui si sarebbe aspettato. Aveva immaginato di trovarsi di fronte, in una città grande come New York, un’atmosfera più favorevole rispetto alla sua condizione di gay dichiarato; questo anche in virtù del fatto che l’Università che aveva deciso di frequentare, era incentrata sullo studio di discipline artistiche. Invece, già dal primo giorno di scuola si era dovuto scontrare con una dura realtà: anche in quell’ambiente variegato, i gay non venivano visti di buon occhio. Blaine, un giorno, sentendo le sue lamentele, gli aveva detto che forse era lui che era un po’ prevenuto e che avrebbe dovuto concedersi un po’ più di tempo per fare una valutazione definitiva. Avrebbe voluto credere al suo fidanzato, ma anche in quel giorno, frequentando la lezione di canto, ebbe l’ennesima conferma che anche alla Tisch University, non ci sarebbe stato molto spazio per un gay dichiarato come lui. Il professore, un uomo apparentemente molto capace, aveva chiesto ad ognuno dei corsisti di esibirsi in una canzone a scelta. Quando era arrivato il momento di Kurt, il ragazzo aveva cominciato ad intonare Down on My Parade, dal musical Funny Girl, ma il professore lo aveva interrotto immediatamente ed abbassando gli occhiali, che portava sempre sulla punta del naso, gli aveva domandato

  • Mi scusi, signor Hummel, ma sa che canzone ha scelto di cantare?

  • Certo, professore – Kurt aveva sfoggiato il suo sorriso condiscendente

  • E sa anche che questa splendida canzone fu cantata da Barbra, vero?

  • Si, certo – il ragazzo annuì

  • E dunque sa che è una canzone che generalmente cantano le donne?

  • Certo, signore, ma sa io ho già affrontato questo discorso al liceo e …

  • Qui non siamo al liceo, signor Hummel – il professore lo aveva interrotto bruscamente

  • Questo lo so, ma

  • E nel mio corso non accetto che un uomo canti una canzone scritta per una donna o viceversa

  • Questa si chiama discriminazione - Kurt non era riuscito a trattenersi

  • La chiami come vuole, signor Hummel – il professore aveva tagliato corto – io sono un purista dei musical. Come del resto la maggior parte delle persone che pagano i biglietti per andare a Broadway e posso assicurarle che nessuno verrebbe a vedere Funny Girl interpretato da un uomo. Prima si renderà conto di questo e più velocemente potrà migliorare.

Kurt aveva abbandonato l’aula e trattenendo a stento le lacrime, aveva corso per tutto il corridoio, rifugiandosi, infine, sulla rampa di scale. Dopo poco, sentì la presenza di qualcuno alle sue spalle e voltandosi, incontrò lo sguardo di Jesse St. James.

  • Che ti è successo, Hummel?

  • Nulla che debba interessarti, St. James – Kurt gli rispose sgarbatamente

  • Come vuoi – Jesse si alzò – volevo essere solo gentile con te. In fondo, in questo posto, sono l’unico che conosci

  • Io … - Kurt, alla fine, indignato per quanto accaduto e impaziente di parlarne con qualcuno, decise di confessarsi con lui – è colpa del professor Hopkin.

  • L’insegnate di canto? – Jesse si sedette sugli scalini sopra Kurt

  • Si. Ho appena scoperto che è razzista

  • Strano – il ragazzo dagli occhi verdi lo guardò stupito – io ho sempre sentito dire che fosse una persona di ampie vedute

  • Beh. Non so chi ti ha detto questa stupidaggine, ma posso assicurarti che non è così

Kurt raccontò velocemente quanto accaduto, mentre Jesse rimase in silenzio ad ascoltarlo e alla fine sorrise

  • Perché sorridi?

  • Perché, in fondo, il professor Hopkin ti ha detto quello che ti dissi io un paio di anni fa. Ricordi?

  • E anche allora pensai le stesse cose – Kurt alzò un sopracciglio

  • Avanti, Hummel, pensi che anche io sia razzista?

  • Si

  • Beh, ti sbagli – Jesse continuò a sorridere – il fatto è, Kurt, che a mia memoria non ci sono molti musical in cui abbiano scritto canzoni per gay. Inoltre, come ha detto giustamente il professore, nessuno verrebbe a vedere un gay cantare le canzoni scritte per una donna

  • Questo lo dici tu!

  • A meno che, certo, tu non ti esibisca in qualche teatro per drag queen – Kurt lo incenerì con lo sguardo, mentre il sorriso di Jesse divenne malinconico – mi spiace, Hummel, veramente. Tu hai talento, è indubbio, ma a meno che non nasconda meglio la tua omosessualità e ti decida ad interpretare le canzoni scritte per i protagonisti dei musical e non per le protagoniste, non vedo un grande futuro per te

  • Questo è tutto da vedere – Kurt rispose sdegnosamente

  • A meno che – Jesse si alzò – qualcuno non decida di scrivere un musical il cui protagonista è un ragazzo gay, se non cambi modo di cantare, non andrai da nessuna parte

Jesse si allontanò, lasciando Kurt visibilmente sconvolto. Se un tempo aveva pensato di avere vita dura al liceo McKingley, ora si rendeva conto che quello, in confronto a ciò che stava vivendo ora, era stata una passeggiata. Tornando a casa, ancora troppo depresso e sconvolto per quanto accaduto, aveva evitato di parlare con i suoi coinquilini, anche con il suo fidanzato, e si era rinchiuso in stanza, comunicando a tutti di avere un terribile mal di testa.


Rachel ed Elisabeth, dovendo fare buon viso a cattivo gioco, alla fine della lezione, si erano accordate per incontrarsi la mattina successiva, giorno in cui nessuna delle due aveva lezione, per cominciare a lavorare sul compito assegnato loro. Avevano concordato che la brunetta sarebbe andata nell’appartamento della biondina, visto che il suo era decisamente troppo affollato e così Rachel si era ritrovata alle sette di mattina a bussare alla porta di Elisabeth. La bionda le aveva aperto, ancora in pigiama e l’aveva fatta accomodare nel tavolo vicino all’angolo cottura. Le due, dopo i soliti convenevoli, aveva cominciato a confrontarsi sul tipo di canzone che avrebbero voluto scrivere. Dopo un’ora di lavoro avevano scoperto di non essere praticamente d’accordo su nulla. Mentre Rachel voleva scrivere una ballata, Elisabeth aveva in mente una canzone dai suoni più forti, con un testo incentrato su avvenimenti estranei alla loro vita. Rachel aveva obiettato che, generalmente i cantautori scrivevano di quello che conoscevano e così suggerì di rendere il testo più intimista. Elisabeth l’aveva presa in giro, facendole notare che la canzone avrebbero dovuta scriverla a quattro mani e che loro due non condividevano nulla di così intimo. Alla fine, entrambe si sentirono frustrate per non essere riuscite a giungere al minimo accordo. Fu in quel momento che la porta della camera di Jesse si aprì, ma dalla stanza non uscì lui, ma una ragazza alta e magra, con tutte le curve al posto giusto, dai capelli rossi, con indosso solo un paio di slip. Quando si accorse della presenza delle due, la rossa sorrise, chiedendo dove fosse il bagno. Elisabeth, sorridendole, le indicò la porta alla sua destra, mentre Rachel sconvolta non riuscì neanche a rispondere al saluto che la ragazza le fece. Dopo cinque minuti, quando ancora la moretta non si era ripresa del tutto, dalla stessa stanza uscì Jesse, con indosso i pantaloni del pigiama e una canottiera che mostrava i suoi muscoli, perfettamente delineati, derivanti da anni di prove di ballo: il ragazzo aveva l’aria assonnata e i capelli sconvolti. Solo quando si sedette al tavolo, si avvide della presenza della sorella e di Rachel. Sorrise stancamente ad entrambe, domandando loro cosa ci facessero lì di mattina presto. Elisabeth, sorridendo a sua volta, si alzò, gli diede un bacio sulla guancia e mentre gli preparò la colazione, gli raccontò della prova che il professore aveva assegnato loro. Sul volto del ragazzo il sorriso si trasformò in ghigno divertito

  • Quell’uomo non sapeva cosa faceva

  • Già – Elisabeth sospirò

  • E cosa avete combinato fino ad ora?

  • Nulla – la biondina alzò le spalle, dopo aver posato davanti al fratello un piatto contenente dei muffins e una tazza di caffè e latte – naturalmente

  • Invece tu qualcosa hai combinato – Rachel lo guardò di sguincio, cercando di mantenere un tono allegro

  • Di cosa stai parlando? – Jesse, alzando il sopraciglio, le regalò uno sguardo perplesso

  • Sta parlando della rossa che è uscita dalla tua stanza praticamente nuda

  • Ah, si … Beverly … o Britney – lo sguardo del ragazzo si fece dubbioso

  • Non ti ricordi neanche come si chiama? – Rachel lo guardò, sconvolta

  • Perché dovrei?

  • Ma come perché? – la moretta rispose indignata – ci sei andato ..ehm … insieme e non ti ricordi come si chiama?

  • Se mio fratello dovesse ricordarsi tutte quelle con cui fa sesso, mia cara, non avrebbe più posto nel suo cervello per ricordarsi le battute per i ruoli che deve interpretare – Elisabeth rispose divertita

  • Cosa … come … - Rachel guardò smarrita entrambi

  • Senti Rach – il modo in cui Jesse la chiamò fece rabbrividire la moretta – alla nostra età non si fa sesso solo perché si è innamorati

  • Se è per questo a nessuna età – Elisabeth si intromise

  • Si, ma … non ricordarsi neanche il nome … come puoi? – Rachel lo guardò ancora più indignata – è svilire la donna con cui sei stato … è renderla un mero oggetto …

  • Non l’ho costretta a venire a letto con me – lo sguardo di Jesse si fece duro – ed in ogni caso il nome delle donne che mi interessano veramente me lo ricordo benissimo

  • Veramente? – Rachel reagì aggressivamente a quel suo sguardo di ghiaccio

  • Il tuo me lo ricordavo perfettamente

Rachel rimase immobile, colpita da quelle parole, mentre Elisabeth la incenerì con lo sguardo; Jesse riprese a mangiare il muffin senza aggiungere altro. La rossa, dopo aver fatto la doccia, uscì dal bagno con indosso un accappatoio e si avvicinò ai tre commensali, ignorando le due ragazze e sedendosi di fronte a Jesse. Non togliendogli mai gli occhi di dosso, prese dalla sue mani il dolce cominciato e gli diede un morso, mettendoci tutta la sensualità che possedeva. Per Rachel fu troppo e così, alzandosi sdegnosamente, prese la via della porta con gesto teatrale e senza salutare nessuno se ne tornò nel suo appartamento. Era furiosa e indignata per il comportamento che Jesse aveva avuto e per il modo in cui considerava le donne con cui intraprendeva una relazione. Come aveva potuto un tempo innamorarsi di un essere così spregevole? Puckerman la vide entrare come una furia; l’avrebbe ignorata perché sapeva quanto Rachel fosse intrattabile, soprattutto con quell’umore, ma fu la ragazza a non ignorarlo:

  • Voi uomini siete dei maiali!!

  • Voi chi, scusa? – Noah rispose con tono calmo

  • Tu e Jesse, ad esempio!

  • Io e … - Puck alzò un sopracciglio – perché associ il mio nome a quel tipo?

  • Perché entrambi pensate che noi donne siamo dei meri oggetti con cui divertirsi e basta

  • Perché non è così? – Puck evitò con eleganza l’oggetto che la moretta gli tirò addosso

  • Porco!

  • Avanti, Rachel smettila – Noah la obbligò a sedersi sul divano, ancora sfatto – innanzitutto dimmi che cosa è successo

  • Ero nel suo appartamento

  • Di Jesse? – Puck alzò nuovamente il sopracciglio – cosa diavolo ci facevi lì?

  • Ero lì per svolgere un compito con Elisabeth … assegnatoci dal professore di canto e ad un certo punto è uscita dalla stanza di Jesse una rossa nuda e lui neanche si ricorda il nome e mi ha detto che mica si deve ricordare di tutti i nomi delle donne con cui va e sembra che ne abbia molte e .. non che a me interessi … sono affari suoi .. io ho Finn e sono felice … ma non ricordarsi neanche il nome della donna con cui sei appena stato…

  • Berry calmati – Puckerman le bloccò le braccia che la ragazza stava agitando senza controllo

  • Calmarmi? Io sono calma .. te l’ho detto non mi importa nulla …ma …

  • Si ho capito – Noah sospirò – in ogni caso non capisco quale sia il problema. Il fatto è che noi ragazzi abbiamo esigenze diverse e …

  • Non tirarmi fuori la storia delle esigenze differenti e degli stimoli diversi – la moretta rispose offesa

  • Ma è così … a noi il sesso piace anche senza sentimento, a voi donne no o almeno non in generale. Ci sono sempre le eccezioni.

  • Vuoi dire che anche tu ti comporteresti così?

  • Certo! – Puck sorrise – se avessi un posto mio farei come Jesse, del resto nessuno di noi due è legato a qualcuna … o sbaglio?

Gli occhi del ragazzo si soffermarono a scrutare l’espressione di Rachel: voleva capire quanto la ragazza fosse indignata dal fatto che Jesse andasse con altre donne e perché; in fondo, si sentiva ancora legato a Finn da amicizia

  • Senti Rachel, non è che ti urta il fatto che Jesse abbia altre donne?

  • Che vuoi dire? – la ragazza lo guardò perplessa

  • Voglio dire che magari sei indignata non perché non si ricordi il nome della rossa, ma perché è stato con la rossa

  • E perché dovrebbe urtarmi? Come hai detto tu lui è libero di fare quello che vuole. – Rachel sospirò – è solo che non riesco a capacitarmi di aver provato qualcosa per un essere così. Finn non si dimenticherebbe mai il nome della donna con cui va a letto

  • Se non gli interessasse nulla di lei, lo dimenticherebbe. Anche lui è un uomo – Puck sorrise – del resto non credo che Jesse abbia mai avuto problemi a ricordarsi il tuo di nome

Rachel rimase in silenzio, ripensando alle parole di Puck: in fondo il suo ex ragazzo aveva tutto il diritto di vivere la vita come meglio credeva, quello non doveva essere un suo affare. Mentre il suo amico andò in bagno per prepararsi, la ragazza andò ad aprire la porta a cui avevano appena bussato. Si trovò di fronte Jesse, vestito con i jeans e una maglietta. Benchè si era ripromessa di non interessarsi più alla vita privata del suo ex, non riuscì a trattenere la battuta:

  • E la tua amica senza nome? Dove l’hai lasciata?

  • Senti Rach – Jesse ignorò la sua domanda sarcastica ed entrò nell’appartamento, anche se non invitato - in merito a questa mattina volevo dirti che …

  • Non devi dirmi nulla – la ragazza sospirò – sei libero di condurre la tua vita come meglio credi ed io non ho alcun diritto di dirti come devi comportarti.

  • Questo è vero – le parole di Jesse spiazzarono la ragazza, aveva pensato che fosse venuto per farle le sue scuse, ma quella risposta dimostrava il contrario – sei rimasta male?

  • Di cosa?

  • Immagino che questa non fosse la frase che ti aspettavi da me – il ragazzo sorrise sornione

  • Io – Rachel sospirò – in effetti no

  • Io non ti farò le mie scuse per il modo in cui gestisco le mie relazioni – il tono della voce di Jesse divenne meno aspro – però mi scuserò per il modo in cui ti ho trattato. Non dovevo essere così aggressivo con te

  • Jesse – Rachel sospirò

  • Ora devo andare – il ragazzo aprì la porta

  • Sei venuto solo per dirmi questo?

  • Ho immaginato che fossi arrabbiata – il ragazzo sorrise – e che avresti potuto rendere la vita un inferno ai tuoi coinquilini

  • Così mi offendi! – Rachel sorrise

  • Ciao

Quando Jesse uscì dall’appartamento, Rachel non potè fare a meno di pensare che forse avrebbe potuto ritrovare una sorta di equilibrio con il suo ex ragazzo che desse ad entrambi la possibilità di reimpostare la loro amicizia.






Ciao a tutti, mamma mia quanto tempo è passato dall’ultimo aggiornamento. Mi scuso, ma purtroppo ho avuto molto da fare; però visto che odio lasciare le storie incompiute, farò di tutto per proseguirla al meglio .

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Capitolo 6
*** VI - Sensuality? ***


VI – Sensuality?



L’arrivo di Blaine alla Juliard modificò gli equilibri fra Elisabeth e Rachel. Il ragazzo, amico di entrambe, riuscì a fare in modo che le due ragazza arrivassero ad una tregua e così la moretta non si ritrovò più ad essere isolata dal resto del gruppo formatosi nel frattempo. Osservando Elisabeth e Blaine ed il modo in cui interagivano, Rachel rimase sorpresa nel constatare quanto i due fossero intimi. La loro amicizia era, se possibile, ancora più profonda e spontanea rispetto a quella che lei aveva con Kurt. Nel vederli insieme, la moretta non poteva fare a meno di immaginarli come i due protagonisti della serie TV Will & Grace. Elisabeth, vicino a lui, era diventata più allegra, spensierata e rilassata e anche nei confronti di Rachel sembrava aver cambiato atteggiamento. L’equilibrio raggiunto, però, rischiò presto di sparire quando gli insegnanti di ballo e canto del I anno diedero il via alle audizioni per uno musical ispirato al film Romeo + Giulietta. Entrambe le ragazze si iscrissero per il ruolo della protagonista e cercarono di dare il meglio, sia nel canto che nel ballo. Alla fine la parte di Giulietta fu assegnata, però, ad Elisabeth, mentre quello di protagonista maschile fu dato a Blaine, obbligato dalla biondina a sostenere il provino. La notizia rese Rachel insofferente e arrabbiata. Non riteneva, infatti, di essere inferiore ad Elisabeth in nulla. Dopo aver letto la lista, in preda alla rabbia, si recò, quindi, dal suo insegnante di canto, piombando nel suo ufficio come una furia

  • Professore!

  • Miss Berry, non avevo alcun dubbio che avrei ricevuto una sua visita – il professore continuò impassibile a leggere il libro che aveva sulla scrivania

  • Perché avete preferito la signorina St. James?

  • Se le dicessi che ha più talento di lei mi lascerebbe in pace?

  • Non è vero! E lei lo sa. La mia voce è insuperabile

  • E il modo di ballare della signorina St. James è irraggiungibile

  • Anche io ballo abbastanza bene

  • E anche lei canta in maniera adeguata

  • E allora? Perché avete scelto lei e non me?

  • Perché non si possono avere due protagoniste, miss Berry – l’uomo alzò finalmente gli occhi, degnandola di uno sguardo

  • Si, ma perché lei e non me?

  • Vuole la verità? – il professore si appoggiò allo schienale della sua sedia – perché lei manca di sensualità e di naturalezza

  • Sens … - Rachel rimase stupita

  • Si – l’uomo sospirò – certo, potrebbe ribattere che Giulietta è una ragazzina e quindi come tale non dovrebbe sapere che cosa è la sensualità, ma così non è. Giulietta deve avere quel certo non so che attira gli uomini e così deve averlo anche l’attrice che la interpreta, in modo da rendere il pubblico partecipe del suo dramma.

  • E secondo lei io non posseggo quel non so che? – Rachel si sedette nella sedia accanto alla scrivania

  • Non secondo me Miss Berry, secondo tutti i giudici presenti all’audizione – l’uomo si rimise a leggere il libro – buongiorno

  • Aspetti – la moretta poggiò le mani sulla scrivania – che cosa mi consiglia di fare, allora, per avere … più sensualità

  • Esca con i ragazzi miss Berry, si faccia una vita sentimentale e sessuale

  • Cosa? – Rachel lo guardò indignata – ma io ho già un ragazzo!!

  • Allora lo cambi. E’ evidente che questo tizio non le sa dare nessun tipo di insegnamento in questo campo

Rachel uscì dall’ufficio indignata e offesa. Come si permetteva quel tizio di insinuare che lei non avesse il minimo sex-appeal e che Finn non fosse in grado di renderla più sensuale? Ed inoltre, come faceva a stabilire che Elisabeth fosse più capace di lei ad attirare l’attenzione del pubblico? Per essere bella era bella, non c’era alcun dubbio, ma anche lei era carina e sapeva che la sua voce avrebbe smosso il cuore di chiunque. Persa nei suoi pensieri, correndo nel corridoio, andò a sbattere addosso a Blaine. Il ragazzo, come al solito, era in compagnia di Elisabeth e Rachel non riuscì a trattenersi

  • Sono andata dal professore

  • Non riesci proprio a rassegnarti, Rachel? – la biondina sorrise

  • Ha detto che io ho più talento di te

  • Veramente? E allora perché avrebbero scelto me?

  • Perché sei una mangia uomini e secondo lui anche Giulietta lo è o dovrebbe sembrare tale e poi dice che con la tua aria provocante attirerai più pubblico – rispose Rachel sdegnata

  • Insomma ha detto che sono più puttana di te? – Elisabeth sembrava divertirsi in quella situazione

  • Beh, non l’ha messa in questi termini – la moretta sembrò confusa, ma poi si riprese – però, si, è quello che ha detto

  • Mmmh … interessante. Devo essere allora veramente brava come attrice

  • Che vuoi dire? – Rachel la guardò perplessa

  • Visto che a differenza di te, che ti diverti a sedurre i ragazzi e poi a mollarli….

  • Io non ….

  • Io – la biondina la ignorò – non ho mai avuto nessun ragazzo ..

  • Non avere un ragazzo non significa essere una santerellina – il pensiero di Rachel corse subito a Santana

  • Vero, ma io non sono una mangia uomini come te e non ho tutte queste esperienze … l’unico che mi ha visto nuda è stato Blaine – il sorriso di Elisabeth e le sue parole spiazzarono Rachel, che si voltò a guardare Blaine sempre più perplessa

  • Io non ti credo!

  • A me non interessa che tu mi creda o meno – Elisabeth sorrise in maniera sarcastica – in ogni caso sei tu che hai un problema, non io!

  • Io non ho nessun problema – Rachel assunse un aria trionfale – io ho Finn!

  • Forse è quello il tuo problema – la biondina fece per andarsene, ma poi ci ripensò – in ogni caso, vuoi sapere come faccio ad essere così sicura di me? L’ho imparato da mio fratello. Tu e Finn, magari, potreste chiedergli di insegnarvi qualcosa.

Elisabeth non le permise di replicare e, trascinandosi dietro Blaine, si allontanò ridendo. Il ragazzo, usciti dalla Juliard, la fermò

  • E’ vero quello che hai detto a Rachel?

  • Del fatto che ho imparato tutto quello che so da Jesse?

  • No, del fatto che io sono l’unico ad averti vista nuda? – Blaine arrossì, pronunciando quelle parole

  • Si – Elisabeth sorrise – con gli altri l’ho fatto vestita

  • Avanti non scherzare – il ragazzo si fece serio, mentre la biondina smise di sorridere – c’entra qualcosa la notte in cui avremmo dovuto fare … beh tu sai cosa

  • Sesso per la prima volta? – lo sguardo di Elisabeth si fece serio – forse … non lo so … forse non ho mai trovato nessuno all’altezza dei mie standard … tu e Jesse

  • Beth – Blaine sospirò – hai mai pensato di andare da un’analista?

  • E tu?

  • Che vuoi dire? – Blaine la guardò stupito

  • Beh, non è dopo quella notte che hai scoperto improvvisamente di essere gay?

  • Non c’entra nulla quello che è successo allora

  • Come fai a saperlo?

  • Io sono gay, non ho bisogno dello psicologo per sapere che è così

  • Questo lo dici tu

  • Smettila, Beth.

La biondina si allontanò con passo deciso ed il ragazzo la lasciò andare; in fondo, nessuno dei due aveva voglia di continuare quella discussione


Rachel era tornata nel suo appartamento infuriata e depressa. Era arrabbiata con il suo professore per l’umiliazione subita: non solo non le era stata assegnata la parte di Giulietta, ma era stata scelta per interpretare la balia e tutto perché non l’avevano ritenuta sensuale e naturale. Entrando, trovò seduto al tavolo, Noah che stava giocherellando con un piatto colmo di biscotti: decise di dimostrare a se stessa le sue capacità. Si avvicinò con passo elegante verso il ragazzo e , dopo avergli passato la mano sulle spalle si appoggiò sul tavolo, di fronte a lui. Puckerman la guardò perplesso:

  • Che diavolo ti succede Rachel?

  • Come è andata la tua giornata? – la moretta sfoggiò la sua voce più dolce

  • Hai per caso battuto la testa? – il ragazzo alzò un sopracciglio – o hai bevuto della vodka di prima mattina?

  • No – Rachel si sedette accanto a lui – è solo che non avevo mai notato quanto tu fossi … carino di mattina

  • Ah ah ah ah! – Noah si alzò ridendo – avanti Rachel smettila di fare la gatta morta! Mi stai quasi spaventando

Rachel, arrabbiata e offesa, uscì dall’appartamento. Se avesse potuto avrebbe urlato. Possibile che fosse incapace di farsi prendere seriamente dai ragazzi?

  • Ehi Berry, chi ti ha fatto arrabbiare?

Voltandosi, trovò Jesse alle sue spalle; fece un salto indietro, sorpresa di trovarselo così vicino. Sul volto del ragazzo si formò quel suo sorriso canzonatorio; evitando di sfiorarla, la superò per dirigersi verso la sua porta, ma Rachel lo fermò prendendogli il braccio, dopo di che, cercando di rendere la sua voce sensuale, si accostò a lui, riducendo lo spazio che li divideva

  • Perché dici che sono arrabbiata?

  • Ogni volta che ti arrabbi – Jesse guardò prima la mano della ragazza che continuava a stringere il suo braccio e poi lei in maniera perplessa – ti si forma una rughetta sulla fronte

  • Veramente? – Rachel lo guardò sorpresa per un momento, ma decise poi di tornare nella parte – comunque sono arrabbiata perché il professore non mi ha voluto dare la parte di Giulietta

  • Ah no?

  • No – Rachel spinse Jesse addosso al muro, poggiando il suo corpo su quello del ragazzo; voleva dimostrare a se stessa di essere ancora in grado di farlo vibrare a suo piacimento – pensa, mi ha dato quello della balia

  • Della balia? – Jesse sorrise – ottima scelta

  • Cosa? – il tono della voce di Rachel si alzò

  • Beh … la tua pedanteria e il tuo perfezionismo ti aiuteranno ad interpretarla al meglio – Jesse sorrise

  • Questo vuol dire che, secondo te, io non potrei mai interpretare Giulietta? – Rachel si discostò velocemente da lei

  • Non ho detto questo. Ho detto solo che tu sarai bravissima nell’interpretare la balia – con un rapido movimento, Jesse afferrò Rachel e girando su se stesso, dopo averla spinta sul muro, appoggiò il suo corpo a quello della ragazza

  • Che co…sa stai facendo? – Rachel cominciò a tremare; sentire il corpo del suo ex sul suo la stava rendendo nervosa

  • Sto semplicemente – il volto di Jesse si avvicinò a quello della ragazza, mentre le sue labbra le sfiorarono il lobo dell’orecchio sinistro – dandoti una lezione di sensualità

  • Co… - Rachel trattenne un sospiro al contatto delle labbra del ragazzo sulla sua pelle - …sa?

  • Non ti hanno scartato per il ruolo di Giulietta per scarsa sensualità? – Jesse si allontanò rapidamente da lei, sorridendo

  • Come fai a saperlo? – Rachel rimase visibilmente confusa – ma certo! Elisabeth

  • Già – Jesse sfoggiò il suo sorriso più divertito

  • Che bastardo che sei! – Rachel tentò di colpirlo con le mani, ma Jesse le imprigionò i polsi e la trasse a se, abbracciandola

  • Perdonami Rach – il ragazzo la strinse forte, continuando a sorridere – ma quando ho visto il tuo goffo tentativo di seduzione non ho resistito nel prenderti un po’ in giro

  • Goffo tentativo? – Rachel si liberò dal contatto, ma poi appoggiandosi al muro, sembrò abbattersi – vuoi dire che non ho la minima capacità seduttiva?

  • Non ho detto questo – Jesse si appoggiò al muro, accanto a lei – ma tu non sei portata per una seduzione diretta e aggressiva

  • Che vuoi dire? – la moretta lo guardò incuriosita

  • Tu non potrai mai essere come Quinn o Santana – il ragazzo le sorrise dolcemente – non riuscirai mai a sedurre un uomo direttamente. Non riuscirai mai a renderti sensuale e sexy, almeno non consciamente

  • Non capisco – Rachel arrossì, sotto lo sguardo indagatore che Jesse le stava regalando

  • La tua sensualità – il ragazzo le accarezzò la guancia – sta nella tua ingenuità e nella tua spontaneità. Perfino nella tua pedanteria

  • Così mi offendo!

  • Non devi – Jesse le scompigliò i capelli – nessuna è come te Berry e credimi, io me ne intendo di donne. Il tuo modo di sedurre gli uomini è unico.

  • Già, ma questo non mi farà mai ottenere una parte come quella di Giulietta.

  • Non è vero – Jesse si scostò dal muro – semplicemente, il tuo professore ha nella sua mente l’immagine di una Giluietta ammaliatrice di uomini. Se avesse avuto l’immagine di una Giulietta romantica, la parte sarebbe stata tua

  • Ma intanto Elisabeth interpreterà Giulietta e a me toccherà la balia

  • E allora? Fai in modo di rendere la tua balia indimenticabile! – Jesse si accostò alla ragazza, regalandole un bacio sulla guancia, poi si allontanò

  • Jesse – Rachel richiamò il ragazzo che si voltò – grazie

  • E comunque, Rach, Blaine come tuo Romeo sarebbe decisamente pessimo

  • Già – Rachel sorrise

Ciao a tutti, eccomi con un nuovo capitolo … mammamia quanto tempo …uff … ma giusto in tempo per festeggiare una piacevole notizia. Che ve ne pare del fatto che Elisabeth ottenga le parti migliori? Povera Rachel, accusata di non possedere la minima sensualità …. Ci credereste?

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Capitolo 7
*** VII - Confusion ***


VII – Confusion



Tutto sembrò procedere secondo un binario percorso da un treno che portava la parola Normalità scritto su di esso. Le lezioni universitarie stavano impegnando i ragazzi più del previsto. Nessuno di loro avrebbe mai immaginato che andare al college significasse studiare così tanto. Inoltre, Blaine, Elisabeth e Rachel erano occupati nelle prove del Romeo e Giulietta che sarebbe stato rappresentato, secondo il volere del corpo insegnate, prima della chiusura natalizia. Infine, le due ragazze dovevano completare il compito assegnato loro dal professor Corkosy. In tutto questo, seppur delusa, Rachel non si era disperata più di tanto nell’apprendere dal suo fidanzato l’impossibilità da parte sua di venirla a trovare a New York prima di novembre: era troppo impegnata per rattristarsene a dovere. Tra lei e Jesse, invece, nulla era cambiato: il suo ex, benché si incontrassero spesso nell’appartamento che il ragazzo condivideva con sua sorella, regnava un’apparente indifferenza che, però, indisponeva la ragazza. Sembrava quasi che Jesse l’avesse cancellata dalla sua vita e il vedere costantemente andare e venire ragazze di ogni genere dalla sua camera, non aiutavano certo l’umore di Rachel. Il problema non erano i sentimenti che provava: la ragazza era sicura di amare Finn; ciò che la infastidiva era in realtà il fatto che il suo ex avesse smesso di adorarla: tutto questo rappresentava un duro colpo al suo grande ego.

Kurt, dal canto suo, stava avendo il suo bel da fare a cercare di sopravvivere alle lezioni nella Tisch University; non era tanto lo studio, ma il fatto che alcuni ragazzi lo avevano preso di mira per il suo look eccentrico e il suo modo di manifestare apertamente la sua omosessualità. Se inizialmente si era illuso che New York e gli abitanti della città fossero diversi rispetto a Lima, purtroppo aveva dovuto ricredersi: nessuno all’interno dell’università sembrava interessarsi della sua situazione e l’indifferenza regnava sovrana tra il corpo insegnante e i suoi compagni di corso. A farlo sentire più depresso c’era inoltre l’assenza sempre più evidente del suo Blaine; non solo assenza fisica, dovuta alle prove estenuanti del musical di cui era protagonista, ma anche mentale. In quel clima di quasi indifferenza del suo ragazzo, Kurt aveva rinunciato a confidarsi con lui, rispondendo alle sue domande su come andavano le cose alla Tisch con termini entusiastici e allegri. Infine, a completare il malumore del ragazzo vi era anche la presenza fastidiosa di Puckerman nel loro appartamento. Il ragazzo, noncurante della situazione precaria in cui aveva spinto tutti gli abitanti dell’appartamento, continuava a poltrire sul divano, senza la minima intenzione di trovarsi un lavoro ne di uscire e dare uno scopo alla sua vita. Kurt si era ripromesso, favore o non favore a Finn, che se la situazione non fosse cambiata entro Natale, avrebbe buttato fuori di casa Puckerman senza sentire ragioni.

In quel giorno di novembre che precedeva di poco quello del ringraziamento, per Rachel ed Elisabeth si stava per delineare la prova suprema alla quale erano state sottoposte: presentare la loro canzone alla classe di canto. Non era stato facile per nessuna delle due arrivare a quel risultato. Lavorare in coppia era stato arduo e faticoso, ma alla fine erano giunte a scrivere una canzone che rappresentava il perfetto equilibrio delle loro personalità, o almeno così avevano creduto. Ma quando si esibirono di fronte al professor Corkosky, nonostante l’applauso del resto della classe, si beccarono un brutto voto e un ammonimento dell’insegnate: non solo aveva denigrato la loro canzone, ma dopo averle rimproverate, le aveva obbligate a lavorare nuovamente insieme e a ripresentare la canzone per le vacanze primaverili. Rachel avrebbe preferito scalare l’Everest a piedi nudi piuttosto che lavorare nuovamente con la biondina, ma era dannatamente importante per lei riuscire ad ottenere dei voti belli in quella materia e così accettò suo malgrado, il compito assegnatole. Elisabeth, delusa ed amareggiata, all’uscita della lezione, aveva accusato la moretta di negligenza e incapacità. Le due ragazze avevano rischiato perfino lo scontro fisico se non fosse intervenuto a separarle il solito Blaine. Il ragazzo cercò di farsi spiegare la situazione e dopo aver sentito le due versioni della storia, chiese loro di fargli ascoltare la canzone. Rimase in silenzio durante tutta l’esibizione e alla fine espresse il suo giudizio:

  • La canzone è molto musicale, ben ritmata e piacevole da ascoltare

  • Ma … - Elisabeth sorrise tristemente

  • Ma è totalmente impersonale

  • Impersonale? – Rachel spalancò gli occhi stupita

  • Si … fredda e vuota … non trasmette niente …. è banale e anonima.

Le due ragazze si guardarono sorprese. Nessuna delle due aveva mai considerato la possibilità di poter scrivere una canzone vuota, perché entrambe sapevano cosa fossero le emozioni. Ma Blaine aveva ragione. Avevano dovuto accettare innumerevoli compromessi in quanto non si erano trovate in accordo su nessun punto; inoltre nessuna delle due, trovandosi a disagio con l’altra, aveva voluto aprire il proprio cuore alle emozioni e così la canzone scritta era un perfetto equilibrio tra tante cose, ma proprio in virtù di questo, era diventata totalmente impersonale. Purtroppo, nessuna delle due sapeva come cambiare le cose. La loro antipatia reciproca era forte e sempre presente e questo non avrebbe permesso a nessuna delle due di dare il massimo. Non ebbero tempo di discutere oltre. Le prove per il musical li attendevano. Rachel aveva raccolto i complimenti del regista e della coreografa, nonché insegnante di ballo, per la sua interpretazione spigliata e comica della balia; aveva seguito il consiglio di Jesse, cercando di rendere il suo personaggio indimenticabile, però, anche se piacevolmente soddisfatta dei commenti positivi, le era rimasta la delusione per non essere stata scelta come Giulietta. Non era tanto il fatto di non poter essere la protagonista, certo anche quello le provocava rabbia, ma era la motivazione che la rendeva furiosa. La verità è che la sua rabbia era dettata dalla sicurezza che i suoi professori avevano ragione sulla sua assoluta mancanza di sex appeal. Non era Quinn, non era Santana ne tantomeno Elisabeth, eppure sapeva di possedere qualcosa di speciale. Almeno stando alle parole che Jesse le aveva detto. Ma lei voleva essere sexy e avrebbe fatto del suo meglio per rendersi tale. Gli applausi di tutta la troupe attirarono la sua attenzione sul palco. Elisabeth e Blaine si erano appena esibiti in un duetto trascinante e coinvolgente e fu in quel momento che comprese come stavano realmente le cose. La biondina, sorella di Jesse era innamorata di Blaine! Non c’era alcun dubbio su questo. Rachel sorrise. Ecco come aveva fatto ad ottenere la parte: le era bastato pensare a Blaine come Romeo. Non c’era alcun dubbio. Il sorriso della moretta, però, non era dovuto solo a quel pensiero. L’idea che la sua rivale fosse innamorata di un ragazzo dichiaratamente gay, per di più fidanzato con il suo migliore amico, la rendeva felice. Eppure, osservando il volto di Blaine, un po’ di quella felicità scomparve. Negli occhi del ragazzo, infatti, Rachel notò un fuoco vivo, dedicato solo ed esclusivamente alla sua partner di palcoscenico: possibile che il ragazzo gay di Kurt si fosse preso una sbandata per la sorella antipatica del suo ex? La ragazza sentì istintivamente che quella situazione non avrebbe portato nulla di buono.

Dal canto loro Elisabeth e Blaine, presi dalla recitazione, si erano quasi dimenticati di essere su un palco, di fronte ad un’intera compagnia. Elisabeth aveva sempre adorato stare vicino a Blaine. Quel ragazzo aveva il dono di farla sentire normale, cosa che nella sua vita solo suo fratello Jesse le aveva fatto provare. Per i suoi genitori, era sempre stata una specie di Barbie da sfoggiare nelle occasioni mondane, mentre per i suoi compagni di classe era stata la reginetta del ballo, bella e irraggiungibile. Solo con Blaine si era sentita a suo agio, in quanto lui, a differenza degli altri, l’aveva sempre guardata oltre la sola apparenza. Adorava il suo modo di scherzare e di prendere in giro l’intera situazione. Un tempo lontano erano stati anche sul punto di diventare più che amici, ma poi quella infelice notte aveva spazzato via tutti i sentimenti che fino a quel momento Beth aveva provato. Aveva voluto azzerare tutta la sua vita, se avesse potuto sarebbe scappata lontano senza più guardarsi indietro. Aveva allontanato Blaine e i suoi pochi amici e aveva eretto un muro ancora più alto nei confronti della sua pessima famiglia. Avrebbe tenuto lontano anche suo fratello, se quel maledetto adorabile zuccone pieno di ego non glielo avesse impedito: Jesse era stato la sua salvezza e ora che era riuscita a ricostruire i pezzi di se stessa, l’incontro con Blaine le era sembrato un segno del destino; era tempo di ripartire, dal punto esatto in cui la sua vita si era interrotta. Benchè la loro esibizione era stata quasi perfetta, Blaine, perfezionista fino all’esaurimento, le aveva chiesto di fermarsi ancora un’ora dopo le prove. Tutti gli altri se ne erano andati alla spicciolata, perfino quell’odiosa di Berry: anche se aveva indugiato fino all’ultimo con scuse ed osservazioni banali, alla fine se ne era andata, scura in volto. Ora, sul palco dell’Auditorium della Juliard c’erano solo lei e Blaine, il ragazzo di cui si era innamorata a 14 anni. Provarono e riprovarono le coreografie e le canzoni di alcune scene, ogni volta migliorando se stessi e la loro performance. Ad un certo punto, Blaine esausto, franò a terra e cominciò a ridere. La sua risata, calda e confortevole, aveva sempre illuminato il volto di Elisabeth. La ragazza si sedette accanto a lui, fingendosi offesa

  • Beh, ora perché ridi ?

  • Constatavo che alla fine, dopo averti obbligata a provare e riprovare, sono io che ho ceduto

  • E’ normale. Sono tante ore ormai che stiamo provando

  • Già … ma tu sei fresca e riposata come se avessi solo fatto una semplice passeggiata, mentre io sembro un tizio che è stato appena travolto da un treno

  • Questa è la compostezza della famiglia St. James – Elisabeth sorrise – anche se sei distrutto devi sempre apparire fresco e riposato e soprattutto sorridente

  • Direi che il sorriso è quello che ti viene meglio

  • Grazie – la biondina arrossì – anche il tuo non è male

  • Ah ah ah ah – Blaine rise – sai che dopo averti conosciuta e aver ammirato il tuo splendido sorriso, considerando il mio orribile, mi sono esercitato anni e anni per diventare alla tua altezza?

  • Hai ottenuto un ottimo risultato – Elisabeth strizzò gli occhi – anche se non raggiungerai mai i miei livelli

  • Nessuno può farlo – Blaine sospirò – la tua bellezza è irraggiungibile. Perfino Barbie a guardarti morirebbe di invidia

  • Sei sempre stato così dolce – Elisabeth arrossì

  • Chiaro indizio della mia omosessualità – il ragazzo con una mano le scompigliò i capelli

  • Vorresti dire che i ragazzi etero sono tutti dei cafoni? – la biondina lo guardò indignata, ma poi sorrise

  • Dimmi un ragazzo etero che sia dolce

  • Mio fratello Jesse

  • I fratelli non valgono

  • Io … - Elisabeth abbassò lo sguardo – non ho grandi esperienze per poter giudicare … da quella notte .. beh … non è che sia uscita con molti ragazzi

  • Io – Blaine arrossì – mi dispiace. Riesco sempre a fare queste figure

  • Non è colpa tua

  • Si che lo è, invece – gli occhi del ragazzo divennero duri – se io non fossi arrivato tardi all’appuntamento … beh .. non sarebbe successo nulla

  • Non è colpa tua Blaine – la voce di Elisabeth divenne un sussurro, carico, però, di rabbia – è colpa di quegli animali privi di …

  • Beth … - la voce del ragazzo si fece bassa e dolente

  • Ad ogni modo – la ragazza tornò a sorridere – mio fratello ha evitato che soffrissi

  • Beth …

  • O per lo meno ha evitato il peggio – lo sguardo della ragazza si fece vuoto – mi dispiace di averti allontanato

  • Già – Blaine sorrise – hai avuto una reazione normale

  • Dici? – la ragazza lo guardò perplessa

  • Si, certo.

  • Tu, invece, no

  • Che vuoi dire? – Blaine la guardò sorpeso

  • Guardati! – Elisabeth si alzò e cominciò a volteggiare per il palco – ti ho lasciato interessato al mondo femminile e ti ritrovo gay dichiarato, con fidanzato al seguito … e che fidanzato!!

  • Cosa c’e’ che non va in Kurt? – Blaine si alzò, osservandola volteggiare

  • Nulla! – la ragazza si fermò di fronte a lui, invitandolo con la mano a ballare – lui è adorabile. Sei tu che non vai

  • Io non vado? – Blaine prese la sua mano e cominciarono a ballare seguendo le note immaginarie di un valzer viennese – che vuoi dire?

  • Che io ti salverò

Elisabeth si fermò nuovamente e, dopo aver messo le sue braccia intorno al collo del ragazzo, appoggiò le sue labbra sulla sua bocca. Blaine, seppur confuso, la lasciò fare. Adorava la sua dolce amica bionda e doveva ammettere, suo malgrado, che la sua assenza era stata per lui, in tutti quegli anni, un vuoto incolmabile. Senza dirsi nulla, i due ragazzi, dopo essersi separati, sorrisero e lasciarono il teatro. Per la strada verso casa, nessuno parlò, ma camminarono tenendosi per me, ognuno perso nei propri pensieri. Quando giunsero di fronte alle loro porte, sorridendo imbarazzato, Blaine la invitò a prendere una cioccolata calda. Elisabeth non avrebbe voluto vedere nuovamente il volto arcigno di Rachel, ma non voleva rinunciare ancora alla compagnia del suo amico e così accettò. Per fortuna, la moretta non era ancora tornata, ma gli altri due coinquilini erano in casa e sembravano aver avuto da poco una discussione. Blaine, sentendo la tensione nell’aria, sospirò e invitando la ragazza ad accomodarsi, dopo aver salutato Kurt con un lieve bacio, andò in cucina a preparare le bevande, seguito dal suo fidanzato. Elisabeth, dopo essersi guardata un po’ intorno, in cerca di un posto dove sedersi, optò per il divano: benché fosse sfatto e coperto da lenzuoli stropicciati, era l’unico posto che le permetteva di accomodarsi, considerato che tutte le sedie della stanza erano colme dei vestiti di Puckerman. Quest’ultimo sedeva sul divano e aveva l’aria di uno che non si lavava ormai da giorni. Il ragazzo, appena la biondina si fu seduta, si avvicinò a lei con un’espressione sensuale in volto. Elisabeth si allontanò con espressione disgustata e il ragazzo sorpreso le domandò

  • Beh, che c’è? Perché ti allontani? – Puck sfoggiò il suo sorriso migliore – guarda che non mordo, piccola

  • Piccola? Tzsè … certi termini non si usano più dai tempi di Jimmy Dean ed Elvis …e comunque, tesoro – la biondina accentuò la parola – puzzi! Per questo mi sono allontanata

  • Non tutti posso profumare di lavanda come il tuo Blaine

  • Sicuramente! Ciò non significa però che debbano puzzare di fogna come te

  • Ehi! – Noah la guardò indignato – vacci piano! Non sarò certo come il tuo principino gay, ma di certo non sono un barbone

  • Ma lo diventerai presto se continuerai a poltrire su questo divano – la ragazza si alzò – guardati. Da quanto non ti lavi?

  • Da ieri

  • Strano .. sembrerebbe di più … allora non c’e’ proprio rimedio

  • Ehi!

  • E comunque basta guardare come hai ridotto questa stanza. Sembra una discarica

  • Mi sembra di sentire Kurt! – Noah sorrise sarcastico – ora, oltre al ragazzo, condividete anche le opinioni?

  • Almeno noi facciamo qualcosa – Elisabeth fu infastidita dalla battuta di Puck – tu ormai vegeti su questo divano. Mi sorprende che ancora non ti siano cresciute le radici e le fogli in testa

  • Senti principessina, io sono una persona piena di interessi e di voglia di vivere. Mi serve solo un po’ di tempo per ripartire

  • Secondo me, piccolo – Elisabeth lo sfidò con lo sguardo – ti serve soprattutto un lavoro, visto che il talento dalle tue parti scarseggia

  • Tu non sai nulla su di me e sul mio talento

  • Beh! – lo sguardo della biondina divenne freddo e indisponente – non credo di avere di fronte ai miei occhi un nuovo Nureiev o un Domingo

  • Chi?

  • Ignorante … ignorante come una capra … non troverai mai un lavoro

  • Lo vedremo!

Puckerman, furioso per l’atteggiamento arrogante di quella ragazzina ed infastidito dai suoi commenti, afferrò la giacca ed uscì rapidamente dall’appartamento. Rientrò dopo un minuto, poggiando sul divano la giacca della ragazza e prendendo la sua, mentre Elisabeth cominciò a ridere come una matta. Noah fece le scale di corsa, travolgendo quasi Rachel, senza rendersene neanche conto. Era colmo di rabbia e di frustrazione. Anche lui sapeva che la sua vita non aveva preso la direzione sperata, ma non aveva bisogno di quella mocciosa per sentirsi dire di essere un fallito. Era ancora giovane e poteva ancora cambiare il corso delle cose. Le avrebbe dimostrato in poco tempo che Noah Puckerman era capace di trovare un lavoro e che anche lui aveva una cultura da sfoggiare.

Blaine, intanto, stava cercando di preparare una cioccolata calda, evitando di incontrare lo sguardo del suo ragazzo. Sentiva, dal modo in cui Kurt stava respirando, che il suo compagno era infastidito e sospettava che lo fosse con lui. Sospirò, non poteva evitarlo per sempre; così, voltandosi a guardarlo, gli offrì il suo sorriso migliore. Sorriso che gli morì in faccia

  • Perché lei è qui? – Kurt lo guardò di sguincio

  • Per bere una cioccolata calda? – Blaine tentò di sdrammatizzare

  • Non fare lo spiritoso! – Kurt si avvicinò, trattenendo la voce – sono giorni che non torni ad un orario decente. Passi tutto il tempo con la tua amichetta del cuore e non contento me la porti anche in casa

  • Ti ricordo che questa casa è anche mia … o almeno così mi hai detto

  • Certo che è anche casa tua! – Kurt lo guardò scandalizzato – ma non sua. Che bisogno c’era di farla venire?

  • E’ una mia amica, Kurt, e apprezzo la sua compagnia. Ci deve essere un altro motivo?

  • Sei ancora innamorato di lei?

  • Sono innamorato di te, lo sai – Blaine sospirò

  • Ma ami anche lei?

  • Certo che la amo – Blaine sorrise – come tu puoi amare Rachel

  • Io odio Rachel – Kurt fece una smorfia

  • Non è vero. Comunque la amo, è vero – Blaine si avvicinò al suo ragazzo – come si può amare la propria migliore amica … sono pur sempre gay, ricordi?

  • Forse è lei che non se lo ricorda

Kurt lo guardò male, ma Blaine, non curandosene, si avvicinò a lui e senza dargli alcuna possibilità di fuga, lo baciò.




Uff …. Sempre in ritardo … sempre più in ritardo …. Intanto scusatemi … diventa sempre più difficile aggiornare .. però ci sto provando e spero che il risultato vi piaccia. Un capitolo interamente dedicato a Blaine, Elisabeth e Kurt .. con qualcosa di Puck e Rachel … piaciuto???

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Capitolo 8
*** VIII - A Thanksgiving with Friends ***


Capitolo VIII

A Thanksgiving with Friends

Rachel corse ad abbracciare Finn; il suo aereo era atterrato da circa mezz’ora e, dopo aver espletato tutte le pratiche legate all’arrivo a New York, il suo ragazzo finalmente era uscito dall’area bagagli. Avrebbero passato il Giorno del Ringraziamento e il fine settimana insieme; dopo tanti mesi passati lontano, quella era la cosa a cui più la ragazza teneva. Dopo averlo accolto con un bacio caloroso e passionale, la ragazza lo condusse verso l’area taxi, dove presero il primo disponibile. Finn le raccontò del viaggio e di come sua madre e il padre di Kurt lo avessero accompagnato all’aeroporto; le raccontò di quanto avesse sentito la sua mancanza in tutti quei mesi e di quanto fosse dispiaciuto per non averle potuto raccontare di Puck e dei suoi guai. Rachel gli chiese come stessero procedendo le cose per il loro amico e lui, con aria sconsolata le rispose che la Sylvester non voleva sentire ragioni e che tutti i tentativi di Schuester fino a quel momento erano falliti miseramente. Inoltre, le disse che anche il professore, ora, rischiava di essere accusato di favoreggiamento, perché a dispetto della sua solita onestà, si era rifiutato di dire alla Sylvester il luogo in cui Puckerman si era rifugiato. Rachel a quel punto prese un lungo respiro; sapeva di dover parlare e sapeva di doverlo fare in quel momento perché non avrebbe avuto un’altra occasione. Gli prese le mani tra le sue e si voltò a guardarlo intensamente:

  • Finn, devo dirti una cosa

  • Vuoi lasciarmi?

  • Cosa? – Rachel lo guardò perplessa – No! Ma come ti è venuto in mente?

  • La tua espressione non annuncia niente di buono – il ragazzo rispose

  • Ho incontrato Jesse

  • Che? – Finn ci mise un po’ di tempo per comprendere le sue parole – Chi? Cosa? Dove?

  • Beh …. Ti ricordi che ti ho parlato più volte di quell’orrenda ragazza, orrenda non di aspetto, ovviamente, perché sai che ti ho detto che è bellissima, ma di carattere …. Beh .. insomma … lei si chiama Elisabeth … te lo avevo detto – Finn annuì, confuso – quello che non ti ho detto è il suo cognome … lei si chiama Elisaebth St. James

  • St. Jmaes?

  • Si … è la sorella di Jesse …

  • La vostra vicina? Quella che è stata il primo amore di Blaine?

  • La prima e unica ragazza che ha baciato .. non amore … non ti consiglio di usare quel termine di fronte a Kurt … - Rachel lo guardò comprensiva – ad ogni modo ... si …lei

  • E Jesse è suo fratello? – Rachel annuì – quindi lo hai visto quando è venuto a trovare sua sorella?

  • Non esattamente – Rachel abbassò lo sguardo

  • Che vuoi dire non esattamente? – Finn alzò il sopracciglio, sempre più confuso

  • Ecco … lui vive con lei

  • Cosa? – Finn ci mise ancora un po’ per assorbire la notizia – Jesse è il tuo vicino di appartamento? E in tutto questo tempo hai pensato bene di tenerti questa informazione per te? Perché diavolo lo hai fatto?!!

  • Perché avevo paura che questa notizia venisse presa male da te, come sta succedendo

  • Rachel! Quel bastardo è stato quello che ti ha preso in giro, facendoti credere di essere innamorato di te ..

  • Beh .. in realtà lo era – Rachel abbassò lo sguardo

  • Avanti Rachel, chi mai ti tirerebbe un uovo in testa se fosse veramente innamorato di te? – la moretta non rispose – ma come pretendevi che prendevo questa notizia? Festeggiando?

  • No, certo che no

  • Perché me lo hai nascosto?! – Finn la guardò con sguardo accusatorio

  • Te l’ho detto

  • Voglio sapere il vero motivo

  • E’ questo il vero motivo

  • Che cosa è successo tra di voi?

  • Nulla

  • Avanti, non mentirmi, sei arrossita

  • Ti ho detto nulla … lui, comunque, non vuole avere nulla a che fare con me e c’e’ da credergli, visto il via vai continuo di donne dal suo appartamento – Rachel incrociò le braccia appoggiandosi al sedile del taxi

  • E da parte tua? – Finn la guardò, allarmato

  • Nulla! – Rachel si protese nuovamente verso di lui – lo sai che sono innamorata di te.

Finn la guardò in silenzio per un po’ senza dire nulla. Non voleva passare il resto del week end a litigare per un altro, anche se quell’altro si chiamava Jesse St. James ed era stato il suo peggior incubo per un periodo delle scuole superiori. Abbracciò Rachel, dicendole che non gli era piaciuto che lei le tenesse nascosto qualcosa, ma non aggiunse altro. I due ragazzi, dopo essere arrivati nell’appartamento e dopo aver posato la borsa di Finn, uscirono nuovamente. Rachel aveva organizzato un tour che prevedeva una passeggiata a Broadway, un giro veloce intorno alla Statua della Libertà e una visita all’Empire State Building. I due ragazzi cenarono in uno dei tanti locali newyorkesi. I due ragazzi risero e scherzarono per tutto il tempo, raccontandosi le loro vicende. Solo in alcuni momenti la malinconia prese il sopravvento. Era dura mantenere una relazione a distanza, soprattutto quando si era giovani ed innamorati come loro. Particolarmente divertente fu il racconto di Finn delle avventure di Brittany all’officina del padre di Kurt. La ragazza, benché avesse delle capacità innate nel tenere la contabilità, aveva collezionato con molti dei clienti delle figuracce colossali. Eppure, almeno a detta del ragazzo, il suo modo di fare aveva permesso l’incremento delle visite dei clienti abituali e l’arrivo di nuovi. Rachel, con tono critico, fece notare a Finn che probabilmente l’aumento delle attività non era dovuto alla presenza di Brittany, quanto alla sua.

  • Avanti, Rachel! – Finn sorrise dolcemente – sono tutti maschi i nuovi clienti e appena entrano, corrono a parlare con Brittany. Qualcosa vorrà pur dire

  • Sono inibiti da te. – Rachel rispose convinta – sono soggiogati dalla tua presenza e non hanno il coraggio di parlare con te

  • Ah ah ah ah!

  • Non ridere dico sul serio. – Rachel incrociò le braccia – Brittany è molto carina, è vero, ma non ha tutto questo fascino

  • Posso assicurarti che invece è così – Finn sospirò – non hai idea di quanto sia diventata bella

  • Cosa? – Rachel sgranò gli occhi

  • Voglio dire … - Finn mise le mani avanti – non bella come te … ovviamente … non è che io la guardi da quel punto di vista … dicevo solo che oggettivamente è diventata più matura … più .. o insomma hai capito no?

  • Veramente no – Rachel lo guardò male

  • Avanti – Finn sorrise imbarazzato – non puoi essere gelosa di Brittany!

  • Io non sono gelosa – la moretta mise il broncio – è solo che il modo in cui parli di lei … e di quello che fa …. Io vorrei che tu parlassi di me così … significherebbe che passiamo molto tempo insieme … ed invece tu lo passi con lei il tempo e io sento tanto la tua mancanza

  • Non sono io che me ne sono andato – Finn rispose in maniera indisponente

  • E’ vero – Rachel abbassò lo sguardo – questo però non significa che non senta la tua mancanza

  • Anche tu mi manchi, Rachel. Da morire

La ragazza, sporgendosi dal tavolo, si protese verso di lui e gli regalò un bacio appassionato. Questo accese la voglia ad entrambi. Non avevano avuto molte occasioni di stare insieme ed ogni volta, vista la loro scarsa esperienza, non era stato semplice, ma entrambi sapevano che con il tempo tutto sarebbe migliorato. Sentivano di amarsi e sapevano che il buon sesso sarebbe arrivato presto. Pagarono il conto e senza aspettare il taxi, tornarono verso l’appartamento a piedi. Una volta entrati, salutarono velocemente Puck, accampato sul divano, e corsero nella camera di Rachel. Dopo essersi chiusi la porta alle spalle, la moretta fece sedere il suo ragazzo sul letto e cominciò a spogliarsi lentamente. Voleva fare in modo che lui osservasse ogni centimetro del suo corpo, tonico e modellato dai duri allenamenti a cui si stava sottoponendo. Finn sembrò apprezzare lo spettacolo, perché, senza permetterle di andare oltre, ad un certo punto, tra la privazione della camicetta e del reggiseno, l’afferrò, trascinandola nel letto. Sfilandosi velocemente la maglietta, il ragazzo si posizionò sopra di lei, in modo da farle sentire quanto la desiderasse. Rachel sorrise, gratificata, aiutandolo a privarsi del resto dei vestiti. Fecero l’amore, cercando di assaporare ogni istante, anche se non duraturo e poi, entrambi stanchi per la lunga giornata, si addormentarono profondamente.

La mattina successiva, giorno del ringraziamento, fu carico di sorprese per entrambi. Durante la colazione, divisa con gli altri coinquilini, vennero a conoscenza del fatto che il pranzo del ringraziamento sarebbe stato organizzato da Kurt. Rachel trattenne un sorriso, che però non sfuggì al ragazzo

  • So a cosa stai pensando, ma posso assicurarti che questa volta sarò veramente insuperabile, soprattutto perché impedirò a Puck di entrare in cucina

  • Ehi, amico – Noah alzò un sopracciglio, mentre Finn lo guardò perplesso – io volevo solo aiutarti

  • E per dimostrare a tutti che IO so cucinare – Kurt lanciò un’occhiata a tutti – ho invitato anche l’amica di Blaine e suo fratello

  • Cosa? – Blaine e Rachel rispose insieme sorpresi

  • Dovrò dividere il pranzo del ringraziamento con quel bastardo?? – Finn alzò la voce

  • Vedo che Rachel finalmente si è degnata di dirti di Jesse – Kurt gli lanciò un’occhiata di sbieco

  • Vedo che tu non ti sei sperticato per dirmelo prima – Finn lo guardò di traverso

  • Non volevo creare un caso nel vostro mondo incantato

  • Perché hai invitato Elisabeth? – Blaine ignorò la discussione tra i due fratelli

  • Perché è una tua amica, perché l’altra volta è stata una cena orribile e …

  • Perché vuoi farle vedere quanto ci amiamo – Blaine concluse la frase indispettito

  • La cosa ti dispiace? – Kurt lo scrutò

  • Mi dispiace che tu senta il bisogno di dirlo a qualcun altro che non sia io – Blaine si alzò senza aggiungere altro ed andò in bagno

  • Ma perché hai invitato anche suo fratello?

  • Perché senza di lui la biondina non va da nessuna parte – rispose Puck – anzi no … con Blaine va anche senza Jesse. Ad ogni modo dovrai aggiungere un altro posto a tavola

  • Perché? – Kurt alzò il sopracciglio

  • Perché anche Quinn sarà dei nostri

  • Quinn Fabray? – Kurt lo guardò sorpreso – perché?

  • Perché è venuta a New York, mi ha chiamato e io le ho detto di venire. Qualcuno ha problemi?

Era evidente che tutti avessero dei problemi, Kurt non avrebbe voluto passare il giorno del ringraziamento con quella che riteneva essere al momento la sua peggior rivale, ma d’altra parte non poteva permetterle di avanzare oltre sulla linea di confine rappresentata da Blaine stesso. Pochi giorni prima, volendo fare una sorpresa al fidanzato, si era recato alle prove dello spettacolo, rimanendo esterrefatto nel trovarlo abbracciato e preso in un vero bacio con la sua partner. Se ne era andato senza farsi vedere da Blaine, ma in quel preciso istante aveva deciso che avrebbe fatto capire alla biondina che quello era un campo vietato. Rachel non era affatto contenta di dover dividere quel pranzo con Elisabeth e con Jesse, sapeva che non ci sarebbero stati altro che guai e la presenza di Quinn avrebbe amplificato il tutto, mentre Finn semplicemente non sopportava l’idea di dover dividere il pranzo con St. James, aveva già diviso troppe cose con quel ragazzo. Puck, all’apparenza l’unica persona senza alcun problema, in realtà aveva inviato Quinn solo per mostrare a quella arrogante di Elisabeth che lui era un ragazzo degno di aver avuto una ragazza all’altezza di Fabray.

La mattinata procedette abbastanza tranquillamente, ad eccezione delle urla di Kurt in direzione di Puck che indugiava sul divano, non permettendo al ragazzo di sistemare a dovere l’appartamento e le litigate per chi dovesse utilizzare prima il bagno. Poco prima di pranzo arrivò Quinn. Rachel non potè fare a meno di notare, osservandola, che i mesi passati le avevano regalato un aspetto più adulto e più sensuale di quello che ricordava. Le due ragazze, pur non essendo mai diventate grandi amiche, avevano ormai raggiunto una sorta di equilibrio e così si salutarono affettuosamente ed indugiarono per un sul po’ balconcino dell’appartamento a parlare di quello che era accaduto ad entrambe nel tempo trascorso. Finn, pur rimanendo all’interno a parlare con Puck, non mosse il suo sguardo da Rachel. Le era mancata terribilmente e vederla, ora, di nuovo vicino a lui gli sembrava quasi un sogno. Il suo sguardo seguì quello di Noah verso la nuova entrata, rimanendo folgorato dalla bellezza della ragazza che immaginò essere la sorella di Jesse St. James.

  • Ammaliante, vero? – Noah sorrise guardando la sua espressione ebete – peccato che abbia un carattere che annulli tanta bellezza

  • Tu dovresti essere Finn, giusto? – Elisabeth, dopo aver salutato affettuosamente Blaine, si era avvicinata ai due ragazzi

  • Si, sono io, come … - il ragazzo rimase sorpreso

  • La descrizione di mio fratello calza a pennello, anzi, forse è stato anche troppo generoso con te

Il sorriso della ragazza fece comprendere a Finn che non sarebbero mai stati amici. L’attenzione di Elisabeth venne attirata dalle due ragazze sul balconcino. Anche Rachel e Quinn cominciarono ad osservare la biondina.

  • E così quella è la sorella di Jesse?

  • Come fai a conoscerla? – Rachel la guardò sorpresa

  • Me ne ha parlato Puck – Quinn sorrise – non ho capito, però, se è perché ne è innamorato o se è perché la odia profondamente

  • Io direi la seconda – Rachel rispose sicura

  • E’ così terribile come persona?

  • Peggio!

  • E di suo fratello cosa mi dici?

  • Jesse?! – Rachel guardò la sua ex compagna sorpresa – lui lo conosci, cosa dovrei dirti?

  • Che effetto ti ha fatto rivederlo?

  • Nessuno in particolare – Rachel alzò le spalle – ho scelto Finn e lui se ne è andato e mi ha dimenticato

  • E’ quello che ti ha detto lui? – Rachel annuì – allora oggi non ci sarà nulla di cui preoccuparsi, immagino

Quinn rientrò nell’istante in cui Jesse arrivò. I due si guardarono, sorridendosi a vicenda. Senza indugiare, il ragazzo andò verso di lei, salutandola e dandole un bacio sulla guancia

  • E’ sempre un piacere incontrarti Quinn; diventi più bella ogni volta che ci vediamo

  • Grazie – la ragazza sorrise – e tu sai sempre come fare sorridere una ragazza.

  • Se sapevo che saresti venuta anche tu, avrei messo più attenzione nel prepararmi

  • Vuoi dire che le tue due ore a pettinare quei capelli assurdi non ti rendono presentabile? – Finn sorrise sarcasticamente – e comunque, tranquillo, non saresti riuscito a migliorarti

  • Forse Hudson è meglio che fai giudicare a qualcuno più capace di te. Non mi sembri un campione di estetica – Jesse lo guardò sarcasticamente

  • Sarà come dici tu, eppure a dispetto del tuo bel aspetto, Rachel ha scelto me

  • Evidentemente anche lei non è una campionessa di estetica

Jesse sfoggiò il suo sorriso più malandrino, la sua battuta fece sorridere allo stesso modo Quinn ed Elisabeth, mentre Rachel ne rimase offesa. Evitando di guardare Jesse negli occhi, si diresse a passo spedito in cucina, seguita da un Finn perplesso e confuso. Sotto lo sguardo sconcertato di Kurt, Rachel cominciò ad ispezionare nervosamente tutte le pentole sui fornelli. Solo la mano di Finn fermò i suoi gesti sconclusionati

  • Ma che ti prende?

  • Niente … è solo che …. Insomma … va bene non essere più amici, ma offendermi …

  • Ti disturba tanto? – Finn la guardò perplesso

  • No – Rachel mentì, ma poi sotto lo sguardo del suo ragazzo, ammise – si … ma non per quello che pensi tu. Non mi interessa più Jesse … io amo te e basta … però … speravo che potessimo mantenere una dignità … e invece …

  • Ehm … scusatemi – Kurt si schiarì la voce – per quanto possa essere interessato a tutti i tuoi drammi … vi chiederei di uscire dalla mia cucina

  • Questa è anche la mia cucina – Rachel alzò il sopracciglio

  • Cucina che non ti ha mai visto lavorare su un fornello … per cui … fuori Berry

Rachel e Finn, uscirono dalla cucina e tornarono nella sala; mentre Jesse e Quinn stavano conversando amabilmente, Elisabeth e Blaine erano usciti sul balconcino e Puck, solitario sul divano, stava sorseggiando un aperitivo: i due si diressero verso di lui. Blaine entrò in casa per prendere una coperta che potesse proteggere Elisabeth dal freddo. La ragazza, una volta ricevuto l’indumento sulle spalle, sorrise

  • Sei sempre stato attento a queste cose

  • Non vorrei che la mia coprotagonista prendesse freddo – Blaine sorrise – soprattutto in prospettiva della prima

  • E’ solo quello che ti interessa? – Elisabeth alzò un sopracciglio sorridendo – e il bacio? Anche quello era per sincerarti che le mie corde vocali stessero bene?

  • Beth … io … mi sono lasciato un po’ trasportare dalla parte … scusami …

  • Non ti devi scusare … con me non lo devi mai fare

  • Ok – Blaine sorrise – è solo che non vorrei che fraintendessi il mio gesto …

  • Non è che sei tu che stai fraintendendo tutta la tua situazione?

Blaine la guardò perplesso

  • Che vuoi dire?

  • Questo tuo essere così gay … così innamorato di Kurt … - Elisabeth si avvicinò a lui, mentre il ragazzo fece un passo indietro, ma si ritrovò addosso al davanzale – non è che è tutta una situazione costruita dalla tua mente, per sfuggire alla realtà?

  • E quale sarebbe la realtà? – Blaine si guardò intorno

  • Che provi dei sentimenti per me – Elisabeth accostò il suo corpo a quello del ragazzo e gli cinse il collo con le sue braccia – che li hai sempre provati, ma i tuoi sensi di colpa ti hanno impedito di andare avanti e così ti sei costruito una vita parallela, più facile da gestire

  • Pensi che essere gay sia … facile? – Blaine la guardò perplesso

  • Tutto è più facile che ammettere i propri sentimenti – Elisabeth si protese verso di lui – non concordi?

Blaine non rispose, ma rimase pensieroso ad osservare il sorriso della ragazza. Solo quando Elisabeth si avvicinò per baciarlo, il ragazzo, ricordandosi del luogo dove si trovavano e delle persone presenti, si discostò, allontanandola. Senza dirle nulla, rientrò nell’appartamento, trovandosi di fronte Kurt. Il suo ragazzo, dopo averlo guardato intensamente, sorrise offrendogli una tartina. Elisabeth rientrò nella sala, andandosi a sedere vicino al fratello. Jesse, pur conversando amabilmente con Quinn, non perse neanche un movimento della sorella e quando le si avvicinò, la strinse in un abbraccio affettuoso. Anche Rachel non aveva perso di vista un solo istante ne Jesse ne sua sorella. Era preoccupata per Kurt e Blaine e al tempo stesso era perplessa dal comportamento del suo ex. Sapeva che l’amore poteva cessare, lei aveva smesso di provare dei sentimenti per lui molto tempo prima, ma non poteva credere che quel ragazzo fosse tornato a trattarla così freddamente. Inoltre, da quando era entrato, Jesse era sembrato stanco e affaticato e questo, per un ragazzo dinamico come lui, sembrava molto sospetto. Rachel non lo perse di vista per tutto il pranzo, che procedette, nonostante tutto, tranquillamente, almeno fino a quando Noah non disse ad un incredulo Kurt di aver trovato un lavoro. Le domande che quest’ultimo ed Elisabeth fecero al ragazzo permisero di far scoprire alla compagnia che il lavoro era da cameriere-spogliarellista in un locale nella parte bassa di Manhattan. Puck, sostenendo lo sguardo di entrambi, ammise che, viste le sue scarse referenze non era facile trovare un lavoro all’altezza delle sue aspettative e che, rispetto ad un normale lavoro da cameriere, quello avrebbe reso molto di più. Non rispose alle provocazioni della biondina, neanche quando Elisabeth gli fece notare che la linea di demarcazione tra spogliarello e prostituzione, in quel locale era veramente sottile

  • E tu come fai a saperlo? – Quinn sorrise amabilmente – per caso hai frequentato l’ambiente?

  • E’ una cosa risaputa – Elisabeth sorrise a sua volta – non c’e’ bisogno di averlo frequentato. Ma comunque, non penso che il tuo amico Puck possa aspirare a qualcosa di diverso

  • Se pensi questo – Quinn la guardò con condiscendenza – non hai capito nulla della vera essenza di Noah

  • Concordo – Rachel rispose soddisfatta, ignorando lo sguardo perplesso del suo ragazzo – Noah è un ragazzo che vale molto più di quello che sembra

  • Wow! – Elisabeth si voltò divertita verso il ragazzo – hai già due clienti assicurate

Kurt troncò la discussione, portando a tavola il dolce ed ottenendo i commenti positivi di tutti i presenti. Alla fine, dopo aver sparecchiato, i ragazzi rimasero a chiacchierare a tavola, mentre Kurt uscì sul balconcino. Dopo poco fu raggiunto da Rachel, che sorridendogli lo abbracciò.

  • A cosa devo questo gesto? – Kurt la guardò perplesso – forse per la splendida cena che vi ho preparato?

  • La cena era davvero splendida, ma non è per quello - Rachel sospirò – ultimamente non abbiamo avuto molto modo di parlare

  • Ci credo, con tutta la gente che entra ed esce dal nostro appartamento – rispose Kurt – non capisco, però, cosa centri questo con il tuo abbraccio

  • E’ che … stasera sembravi così triste …

  • E’ una tua impressione – Kurt guardò altrove – perché dovrei esserlo?

  • Forse perché Blaine sembra molto preso da Elisabeth?

  • Blaine è gay – Kurt rispose con sufficienza

  • E se non lo fosse?

  • Mi sembra che abbiamo già affrontato questa discussione

  • Si – Rachel abbassò lo sguardo – ma se non lo fosse?

  • Blaine mi ama – Kurt la guardò negli occhi

  • Questo lo so! Però …

  • Però niente, Rachel, io so quello che prova il mio ragazzo per me … nonostante tutto

  • E allora che cosa hai?

  • E’ … - Kurt si schiarì la voce – per via dell’Università

  • Che vuoi dire?

  • Io pensavo che in una città grande come New York, in un college come la Tisch non avrei mai avuto problemi per via della mia … condizione, ma mi sbagliavo

E così Kurt gli raccontò quello che era accaduto alla lezione di recitazione e la discussione avuta in seguito con Jesse.

  • Non ci posso credere! – Rachel sgranò gli occhi – tutto avrei pensato di Jesse, tranne che fosse razzista

  • Io non penso che lui intendesse offendermi e non credo che sia razzista – Kurt alzò il sopracciglio

  • Ah no? Io invece credo il contrario

  • Ad ogni modo non è questo il punto – Kurt la guardò con severità – il punto è che mi sembra di essere di nuovo alla partenza. Come se tutto quello che avessi fatto alla McKinley non avesse alcun valore

  • Oh Kurt! Ma questo non è vero – Rachel abbracciò nuovamente il suo amico - non sei allo stesso punto di partenza. Ora sei consapevole delle tue capacità, sai fino a che punto puoi spingerti e hai Blaine e sei a New York. Avresti mai pensato, un tempo, di poter essere qui?

  • No

  • E tutto questo è dovuto al tuo grande impegno e al tuo non arrenderti mai. Non sei più allo stesso punto e magari non avevi previsto questo … ulteriore ostacolo … ma so che riuscirai a superarlo.

  • Hai ragione – Kurt sorrise – non è un dettaglio insignificante a potermi fermare. Giusto? Noi conquisteremo Broadway

Kurt ricambiò l’abbraccio con Rachel.

Jesse ebbe un comportamento assente e distratto per tutta la durata della cena Si sentiva stanco ed affaticato, ma non aveva molta voglia di tornare nel suo appartamento, pertanto, decise di sdraiarsi un po’ in una delle stanze dell’appartamento. Senza accorgersene si ritrovò nella stanza di Rachel. Ne fu consapevole appena entrò. Tutto in quel luogo parlava della sua ex, i cuscini, le coperte sul letto e tutti i ridicoli soprammobili collocati un po’ ovunque. E poi il profumo che lo stava avvolgendo era indiscutibilmente il suo, sorrise al pensiero che dopo tutto quel tempo, quell’odore misto tra sandalo e vaniglia smuovesse ancora i suoi sensi, nonostante non fosse più innamorato di lei. Si sdraiò sul fondo del letto, appisolandosi. Doveva essere veramente stanco se si accorse solo nel momento in cui sentì le dita sul suo corpo, che qualcuno era entrato nella stanza. Si alzò di scatto, provando una forte fitta all’addome, sorprendendosi nel trovarsi davanti Quinn Fabray. La ragazza gli sorrise maliziosamente

  • Che ti succede, Jesse? Ti ricordavo più dinamico

  • E’ stata una settimana … impegnativa – il ragazzo si stropicciò gli occhi

  • Capisco

I due ragazzi si guardarono intensamente in quel modo particolare che mostra all’altro quanto uno possa essere attratto dalla persona che si trova di fronte. Non si poteva dire certo che Quinn non fosse bella, Jesse questo l’aveva sempre saputo, ma il tempo passato l’aveva resa più sensuale e sicura delle sue opportunità. Il ragazzo aveva avuto le sue esperienze e sapeva distinguere quali fossero le ragazze da alte aspettative da quelle di una notte senza impegno. Rachel e Quinn appartenevano sicuramente alla prima categoria, ma al tempo stesso, sentiva nella biondina che aveva di fronte, il desiderio crescere. Le si avvicinò, non perdendo mai il contatto visivo.

  • Non credo che sia una mossa intelligente – Quinn rimase immobile, sorridendo

  • Perché? – Jesse le sussurrò

  • Rachel non te lo perdonerebbe mai

  • Rachel? – Jesse la guardò stupito – cosa c’entra Rachel in tutto questo?

  • Beh, è evidente che ti interessa ancora

  • Ah si? – Jesse sorrise – e da cosa è evidente?

  • Dal fatto che sei seduto sul suo letto – Quinn continuò a sorridere

  • Volevi che scegliessi la stanza in cui Kurt e Blaine faranno sesso per riposarmi?

  • Hai ragione – Quinn annuì divertita – meglio quella in cui Rachel e Finn lo fanno

Jesse non le permise di aggiungere altro, afferrandola per le braccia e catturandole le labbra con foga. La ragazza partecipò al bacio, in fondo era a New York, la città delle opportunità e Jesse era sempre stato dannatamente sexy. Quinn lo spinse con il corpo sul letto, provocandogli un dolore intenso. Il ragazzo la scostò velocemente, trattenendo una smorfia di dolore e toccandosi istintivamente l’addome. Quinn, preoccupata, tentò di alzargli la maglietta per vedere che cosa avesse, ma il ragazzo glielo impedì

  • Avanti, fammi vedere, sono un medico

  • Frequentare il primo anno della facoltà di medicina non fa di te un medico – Jesse alzò il sopracciglio contrariato

  • Però mi permette di dare un’occhiata

Quinn, senza indugiare, gli alzò la maglietta: sull’addome di Jesse vi era un esteso ematoma.

  • Ma cosa diamine ti è successo?

  • Nulla

  • Avanti! – Quinn lo guardò con sguardo serio – è evidente che qualcuno ci è andato giù pesante

  • Già – Jesse sorrise – sono cose che capitano

  • Se non vuoi dirlo a me, magari lo dirai a Rachel o a tua sorella – Quinn si alzò dal letto

  • No! – Jesse la bloccò – lascia fuori da questa storia mia sorella e Rachel … non mi va di sentirmi le loro domande per le prossime tre ore

  • Allora? – Quinn incrociò le braccia rimanendo in piedi

  • Diciamo che questo è il risultato dell’aver voluto difendere per una volta il vostro amico di porcellana

  • Kurt? – Quinn spalancò gli occhi – cosa c’entra Kurt in questa storia?

  • Beh, diciamo che alcuni studenti della Tisch non lo trovano particolarmente simpatico

  • E’ per il fatto che è gay?

  • Mmmh … forse .. non so – Jesse alzò le spalle – diciamo che il suo atteggiamento da diva non lo aiuta a conquistare simpatie

  • E del tuo atteggiamento da diva? – Quinn lo guardò scettica – che cosa dicono?

  • Ah ah ah … - Jesse rise – in verità, mia cara Quinn, da allora sono un po’ cambiato

  • Se lo dici tu – la ragazza lo guardò poco convinta – ma ancora non ho capito

  • Mettiamola così, ho evitato che alcuni tizi lo prendessero a pugni

  • Facendoti prendere a pugni tu

  • Esatto

  • Jesse, è da matti – Quinn lo guardò perplessa

  • Lo avrebbero massacrato .. io almeno me la sono cavata con poco

  • Poco? – la bionda lo guardò incredula – tu me lo chiami poco? Devi andare in ospedale

  • Figurati

  • Permettimi almeno di metterti una pomata per gli ematomi – Quinn entrò in bagno – ci sarà qualcosa di utile fra tutte queste stupide creme che Rachel porta con se

Jesse rise, ma non si oppose alle cure di Quinn. La ragazza lo obbligò a togliersi la maglietta e cominciò a spalmargli un unguento sull’addome. Nel momento in cui il ragazzo si stava rinfilando la maglietta, entrò improvvisamente Rachel che li guardò indignata, poi dirigendosi verso Jesse lo aggredì

  • Io non posso crederci!

  • Credere a cosa? – Jesse coprendosi velocemente l’ematoma, rispose con calma

  • Mi distraggo un attimo e tu provi a portarti a letto la mia amica in camera mia; come se non ti bastassero tutte quelle sgualdrine

  • Guarda Rachel che hai frainteso – Quinn tentò di frapporsi fra i due, mentre nella stanza entrò anche Finn

  • Lascia stare Quinn – Jesse allontanò la biondina con un gesto della mano e si pose di fronte a Rachel – cosa è che ti disturba, Berry? Il fatto che stia con Quinn? Che abbia altre ragazze? Che siamo nella tua stanza? E perché dovrebbero disturbarti queste cose? Io e te non stiamo insieme, non siamo neanche più amici

  • Quinn però è una mia amica

  • Quinn è adulta e non ha bisogno del tuo aiuto

  • Si, invece, quando si tratta di te. Tu le donne le tratti come oggetti. Te le porti a letto, fai credere loro chi sa che cosa, e poi le scarichi come nulla

  • Io non illudo nessuna, Berry, non prendo impegni che non posso mantenere e non prometto amore quando non ne ho da dare. Non sono te! – lo sguardo di Jesse si fece duro

  • Cosa? – Rachel lo guardò sconvolta – che cosa vorresti dire?

  • Quello che ho detto – Jesse sorrise crudelmente – o non è forse vero che per tutto il tempo che sei stata con me, non hai fatto altro che pensare al tuo adorato Finn?

  • Sei tu che mi hai tradito, scegliendo il tuo team. Sei tu che mi hai ingannato non dicendomi apertamente che eri lì solo per via di mia madre

  • Ma quello che ti dicevo … a proposito dei miei sentimenti era vero … non ti ho mai mentito …. mentre tu, di te non si può dire lo stesso

  • Questo non ha nulla a che fare con Quinn e con il fatto che voi due stavate per fare sesso nella mia camera – Rachel mantenne lo sguardo fermo – sei un bastardo e sono contenta di aver scelto Finn … mi avresti tradito dopo neanche un giorno

  • Chi ti dice che non lo abbia fatto quando stavamo insieme!

Lo schiaffo che Rachel gli diede fu forte e immediato. Jesse non ebbe il tempo di evitarlo, ma rimase fermo a guardarla con sguardo ostile, anche dopo averlo ricevuto. La ragazza si guardò la mano, sconvolta e poi guardò lui. Non riusciva a credere di averlo fatto, non che Jesse non se lo meritasse, ma ciò che la sconvolgeva era la rabbia che aveva messo in quel gesto, come se a lei dovesse interessare qualcosa del fatto che quel ragazzo stesse per fare sesso con la sua amica. Jesse aveva ragione, Quinn era adulta e poteva decidere cosa fare della sua vita. Certo, avrebbe potuto ribattere che quella era la sua stanza, ma quante volte il luogo non aveva fermato lei e Finn da avere atteggiamenti del genere? La rabbia era dovuta alle parole di Jesse sul fatto che durante la loro breve relazione lui l’avesse tradita. Si, quelle l’avevano ferita. Tutto avrebbe pensato, ma non che per quel ragazzo la loro storia non avesse significato proprio nulla. Finn e Quinn si guardarono increduli,sentendosi degli estranei in quella discussione che sembrava appartenere solo a Jesse e Rachel.

  • Ma come ho fatto a stare con te? Come ho fatto a perdonarti per quello che hai fatto? – Rachel cominciò a scuotere la testa - sei … cinico, freddo, maschilista, razzista

  • Razzista? – Jesse la guardò perplesso

  • Si, Kurt mi ha raccontato del modo in cui lo hai trattato – Rachel puntò i suoi occhi su di lui – il modo in cui gli hai detto che lui non potrà mai avere successo a Broadway per via di quello che è

  • Te lo ha detto lui?

  • Non con queste parole, ma si me lo ha detto lui

Il ragazzo dai capelli ribelli, sorrise malinconicamente

  • Beh, questo conferma l’idea che hai sempre avuto di me … cinico, freddo, maschilista e razzista, giusto? Non c’e’ che dire, Berry. Le tue parole, invece, confermano l’idea che io ho di te

  • Che cosa vuoi dire? – Rachel lo guardò sinceramente confusa

  • E’ meglio che me ne vada. Non abbia più nulla da dirci Rachel

  • Immagino di no – Rachel lo guardò con astio

  • Grazie Quinn, di tutto

Senza aggiungere altro, Jesse uscì dalla camera e dall’appartamento e si diresse verso il suo, pensando che in fondo lui e Rachel Berry non aveva mai condiviso nulla di se stessi: nessuno dei due, infatti, aveva la minima idea di chi fosse l’altro.

Quinn, dopo l’uscita di Jesse, guardò Rachel in maniera condiscendente. Aveva promesso al ragazzo di non rivelare quello che gli era accaduto e lei non era tipo da infrangere una promessa. Del resto, se Jesse avesse voluto dirlo a Rachel, lo avrebbe fatto lui stesso. Sorrise malinconicamente, pensando a quanto fosse difficile riuscire a comprendere veramente le persone

  • Perché stai sorridendo? – Rachel la guardò confusa – sei contenta del fatto che io e Jesse abbiamo litigato?

  • Affatto – Quinn sospirò – mi domandavo come mai tu fossi così stupida

  • Cosa?

  • Pensi veramente quello che hai detto di Jesse? – Rachel annuì vigorosamente – allora mi confermi che tu non sai comprendere le persone

  • Ora basta Quinn – Finn, fino a quel momento in silenzio, intervenne – è meglio che te ne vada. Rachel non ha bisogno di altre persone che si comportino male con lei

  • Già

Quinn, senza dire altro, se ne andò, mentre Finn strinse la sua ragazza in un caldo abbraccio

  • Lascia perdere, Rachel.

  • E’ solo che – una lacrima uscì dagli occhi della ragazza

  • Non puoi essere amata da tutti – Finn la strinse ancora di più a se – e comunque ci sono io

  • Si – Rachel sorrise – per fortuna ci sei tu

Finn fece in modo di farle dimenticare la spiacevole serata e la sua prossima partenza con tutto il romanticismo di cui era capace.


Salve a tutti, intanto scusate per l’enorme ritardo con cui pubblico … sempre più impegni e sempre meno tempo …. Comincio a domandarmi se mai riuscirò a finire questa storia … in ogni caso, per farmi perdonare ho cercato di scrivere un capitolo più lungo.


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Capitolo 9
*** IX - Friends will be Friends? ***


Capitolo IX

Friends will be Friends?


Le giornate corsero veloci dopo il giorno del ringraziamento. Nessun chiarimento fra Jesse e Rachel, nessuna parola, nessun confronto che risolvesse le cose; i due ragazzi si comportarono come se non fossero mai stati amici. Rachel aveva i suoi corsi, la rappresentazione teatrale e le telefonate con Finn, ma ogni volta che si recava nell’appartamento di Elisabeth per cercare di scrivere una canzone decente per il compito del professore ed incontrava Jesse, vederlo così freddo nei suoi confronti la faceva sentire triste; perché, in fondo, lui aveva rappresentato, comunque, una parte importante della sua adolescenza e anche se ora erano così lontani, un tempo si era sentita vicino a quel ragazzo.

Jesse dal canto suo aveva deciso di cancellare definitivamente dalla sua vita Rachel Berry. In fondo era sempre stato bravo a recidere i legami con le persone che avrebbero dovuto rappresentare qualcosa per lui, lo aveva fatto con i suoi genitori il giorno in cui lo avevano accusato di aver rovinato la vita di sua sorella, con i suoi compagni di scuola e di coro, quando gli avevano chiesto di scegliere fra loro e Rachel e ora non aveva difficoltà a rimuovere definitivamente ogni piccolo ricordo dalla sua mente di quella ragazza che un tempo aveva fatto sussultare il suo cuore. Alcuni lo avrebbe definito crudele, ma la realtà delle cose era che Jesse sapeva sopravvivere ad ogni cosa, o almeno questo era quello di cui era convinto. Sua sorella, che lo conosceva meglio di chiunque altro, aveva invece compreso che Jesse, all’apparenza indifferente ai sentimenti, stava soffrendo per quanto successo con Rachel, o almeno questo era quello che pensava. Dal canto suo Elisabeth aveva, però, i suoi drammi da affrontare. Dalla sera del bacio, Blaine non aveva mostrato un cambiamento evidente, eppure lei sentiva che qualcosa non andava: fisicamente le era ancora vicino e la sua presenza si faceva sentire durante tutta la giornata scolastica e nelle prove dello spettacolo, ma era la testa che non c’era. Il pensiero della ragazza era corso prima alla possibilità che il suo amore non fosse corrisposto, ma poi, ragionandoci un’intera notte, aveva concluso che il problema di Blaine non erano i sentimenti che provava per lei, ma quelli che provava per Kurt; Elisabeth si era convinta che non poteva essere diversamente; in fondo, il percorso di redenzione che avrebbe dovuto affrontare il suo Blaine doveva essere doloroso: ritornare ad essere etero, dopo anni passati a convincersi di essere omo, non doveva essere facile.

In questo altalenare di sensazioni ed emozioni, arrivarono alla serata della prima dello spettacolo di Natale.

Il ritmo delle prove era stato serrato e tutti i protagonisti, in particolare Elisabeth e Rachel, avevano tentato di dare il massimo per raggiungere la perfezione nella recitazione. Erano arrivate alla serata decisiva cariche di aspettative e di adrenalina, ma entrambe con il cuore velato dalla delusione. Mentre Rachel, nonostante le suppliche, si era sentita dire da Finn che non sarebbe potuto venire a vederla perché impegnato a concludere i lavori all’officina prima delle festività natalizie, Elisabeth aveva dovuto ingoiare l’idea che il fidanzato ufficiale di Blaine, Kurt, avrebbe assistito alla rappresentazione. La sua presenza la disturbava, ma sentiva anche che quella sera avrebbe potuto finalmente dimostrare al suo rivale, quanto il suo Blaine l’amasse. Certo, vedere il suo amore abbracciare sorridente Kurt non la metteva di buon umore, ma sentiva e sapeva che era solo una questione di tempo.

Benchè i preparativi fervessero dietro le quinte e il pubblico arrivasse numeroso, Elisabeth sentiva l’agitazione scomparire con l’avvicinarsi dell’inizio dello spettacolo. Sarebbe entrata in scena e, nei panni di Giulietta, avrebbe potuto dichiarare a tutto il mondo, in senso figurato naturalmente, il suo amore per il suo Romeo. Sospirò.

  • Ehi sorellina, sei sveglia?

Elisabeth voltandosi, si trovò di fronte la figura longilinea di suo fratello, il quale, sorridendo le diede un bacio sulla guancia.

  • Si, si … sono sveglia. Stavo semplicemente raccogliendo le ultime energie per la recita.

  • Mmmh – suo fratello si fece pensieroso – e lo fai fissando insistentemente il tuo partner e il suo fidanzato?

  • Ancora per poco – Elisabeth sorrise

  • Lizie – Jesse sospirò – abbiamo già affrontato l’argomento e …

  • Non trattarmi come una povera demente – la biondina rispose stizzita – lo sai che non lo tollero

  • E’ solo che so quanto sarà doloroso scoprire che tutti i tuoi sogni si infrangeranno contro la realtà dell’omosessualità di Blaine e mi spiace sapere quanto soffrirai …

  • Ehi fratello! – Elisabeth sentì forte il desiderio di ferirlo – non è che tutti si divertano a prendere in giro il prossimo come la “tua” Rachel

Jesse non rispose, ma il sorriso scomparve immediatamente dal suo volto, lasciando il posto ad uno sguardo freddo e severo. Elisabeth si sentì morire dentro; adorava suo fratello e nulla avrebbe potuto giustificare una tale cattiveria, neanche l’amore che provava per Blaine.

  • Scusami … .io ….

  • Lascia perdere – la dolcezza tornò sul volto del fratello – mi auguro che tu abbia ragione

  • Ce l’ho. Credimi – Elisabeth prese fra le sue le mani del fratello – so che fai fatica a crederlo, ma Blaine è sempre stato premuroso e affettuoso e prima che tu possa aggiungere altro, non lo ha fatto per semplice affetto. Ci siamo baciati, Jesse e so che cosa significava quel bacio.

  • Ti credo Lizie

Jesse strinse a se la biondina; la strinse forte, voleva allontanare tutti i cattivi pensieri che stavano affiorando nella sua mente. In cuor suo avrebbe voluto crederle, ma sapeva che Blaine era omosessuale; lo aveva sempre saputo. In questo aveva sempre avuto uno speciale sesto senso, una sorta di capacità di inquadrare immediatamente le persone nel contesto giusto. Certo, a volte si era sbagliato, era sufficiente pensare all’incredibile errore di valutazione che aveva fatto su Rachel, ma su Blaine non aveva mai avuto alcun dubbio: il ragazzo era gay, fine della storia. Ma sapeva anche che era inutile insistere con sua sorella, niente e nessuno l’avrebbe fatta desistere, pertanto decise di rinunciare nell’impresa e di attendere il momento in cui avrebbe dovuto inevitabilmente raccogliere i cocci.

Voltandosi, per uscire dal retro palco e prendere posizione tra gli altri spettatori, andò a sbattere addosso ad una donna grassa. Rimase immobile ad osservarla, mentre la donna con fare stizzoso gli rivolse un saluto veloce. Quando si fu allontanata di circa 10 passi da lui, abbassando lo sguardo e sorridendo, mormorò:

  • In bocca al lupo, Rachel Berry … anche se non ne hai bisogno … brillerai come al solito

poi si allontanò, senza attendere risposta. Rachel, nascosta sotto uno scafandro che le permetteva di calarsi meglio nel personaggio della balia di Giulietta e che la rendeva goffa e poco attraente, sorrise: Jesse aveva sempre avuto il dono di sapere gratificare il suo ego. La recita stava per cominciare e lei, dopo una breve corsa, si trovò vicino alla bionda Giulietta. Osservando di sottecchi Elisabeth, non potè fare a meno di pensare a quanto la ragazza fosse bella, ma ad uno sguardo più attento, si rese anche conto che, sotto la spessa coltre di sicurezza che la ragazza solitamente ostentava, quella sera la paura e la sofferenza la stavano attanagliando. Sentì forte l’istinto di avvicinarsi a lei, ma lo sguardo freddo che la ragazza le rimandò la fece desistere:in fondo lei non aveva mai fatto nulla di male nei confronti di Elisabeth e di Jesse e tutto quell’astio che la bionda le aveva sempre dimostrato giustificava un atteggiamento altezzoso da parte sua,per cui tirò dritto senza degnarla di ulteriori sguardi o gesti gentili.

Lo spettacolo, un misto di dramma shakespeariano e di musical retrò, ispirato più al film di Baz Lurhmann che al poeta inglese, lasciò il pubblico contento, ma non pienamente soddisfatto; o almeno questa fu l’impressione che ne ricavò Rachel. A sentire gli altri membri del cast, invece, lo spettacolo era stato un grande successo e i due protagonisti avevano dimostrato, non solo di avere talento da vendere, ma anche un notevole affiatamento e una forte affinità. Eppure Rachel ebbe l’impressione che qualcosa fra i due si fosse rotto: durante le prove erano stati più complici, più “innamorati”, mentre quella sera Baline era stato sfuggente ed Elisabeth malinconica. La moretta, però, era decisa a tenersi i commenti per se, in fondo era stufa di passare per quella ipercritica che non sembrava essere soddisfatta di nulla. Si complimentò con tutti i suoi colleghi, evitando, però, di farlo con Elisabeth e corse verso i camerini per togliersi le pesanti bardature da nutrice cinquantenne che avrebbe dovuto indossare per il resto delle rappresentazioni. Qualcosa lungo il cammino, però, la bloccò. La vista di Kurt che confabulava con Jesse la insospettì. Si nascose velocemente dietro delle tende di broccato, scarti di una scenografia considerata dal regista troppo sfarzosa per una rappresentazione universitaria e si apprestò ad origliare la conversazione tra i due ragazzi.

Entrambi i giovani non si accorsero della presenza di Rachel e così continuarono il confronto che Kurt aveva fortemente cercato e voluto. Il ragazzo, alla fine della rappresentazione, infatti, era andato in cerca di Jesse e, una volta trovato, lo aveva obbligato a seguirlo dietro le quinte, nella speranza di evitare che il suo fidanzato potesse essere distratto da una loro eventuale discussione. Kurt aveva deciso, dopo aver visto l’atteggiamento che Elisabeth continuava a tenere, anche in scena, con il suo fidanzato, di chiarire una volta per tutte le cose; non voleva offendere Blaine, ma era stanco di sentirsi dire dal ragazzo che amava che prima o poi avrebbe chiarito le cose con la sua spasimante, anche perché quel poi sembrava non arrivare mai. Blaine gli aveva giurato mille volte il suo amore e gli aveva confermato in più occasione il suo essere gay, ma su questo Kurt non aveva mai avuto alcun dubbio. Eppure, sentendo i commenti degli altri spettatori, su quanto fossero affiatati e belli i due protagonisti, qualcosa lo aveva indisposto. Blaine aveva già condiviso il palco con altre ragazze, fra cui Rachel e mai Kurt aveva provato una qualche forma di gelosia, ma gli occhi innamorati di Elisabeth lo avevano disturbato ed ora, vista l’incapacità del suo fidanzato di ferire una ragazza a cui comunque teneva, Kurt aveva deciso di fare il lavoro sporco per lui. Con Jesse, il fratello della spasimante, era andato subito al sodo:

  • Voglio che tu dica a tua sorella di tenere le unghie laccate lontane dal mio Blaine

  • Perché? – Jesse aveva sorriso, di quel sorriso malandrino che tante ragazze aveva fatto innamorare

  • Come perché? – Kurt lo guardò indignato – ma perché Blaine è decisamente omosessuale ed oltre tutto è anche il mio fidanzato!

  • E allora? – Il sorriso di Jesse si fece più divertito

  • E allora cosa? – Kurt lo guardò confuso

  • Quello che voglio dire è – Jesse si accostò al suo interlocutore – se Blaine è gay, non capisco tu di cosa possa preoccuparti se Lizie gli fa … la corte

  • Che termine arcaico – Kurt si voltò di spalle – la corte … neanche io, romantico inguaribile userei questo termine

  • Già – il sorriso di Jesse non accennò a diminuire – ma sai com’e’ …Shakespeare mi inspira. … e comunque non hai risposto alla mia domanda

  • La verità è che mi dispiace per tua sorella

  • Balle!

Il sorriso di Jesse sparì in un istante. Non erano le parole di Kurt ad urtarlo, quanto piuttosto il suo atteggiamento: troppo zelante per i suoi gusti. Fu in quel momento che Rachel si trovò a passare di lì e la reazione di Jesse la incuriosì a tal punto da spingerla in un angolo ad origliare. Kurt, dal canto suo, rimase spiazzato da quella reazione. Il ragazzo dai capelli ribelli se ne rese conto

  • Senti, Kurt – Jesse si passò la mano nei capelli, sospirando – io … non volevo alzare la voce con te. So che Blaine non potrà mai ricambiare i sentimenti di mia sorella, ma so anche che in questi mesi l’ha illusa del contrario con il suo comportamento ambiguo …

  • Blaine è veramente affezionato a lei e non riesce ad esserle indifferente … è lei che dovrebbe comprendere che lui non potrà mai ricambiare i sentimenti di amore che …

  • Credi che una persona innamorata possa essere talmente razionale da comprendere che i baci, gli abbracci e le carezze che l’oggetto dei suoi desideri le regala siano solo un messaggio di affetto e non di amore?

Kurt rimase in silenzio, mortificato e allo stesso tempo consapevole che le affermazioni di Jesse avevano il loro fondo di verità. Blaine era stato ambiguo perfino con lui negli ultimi mesi, tanto da indurlo a pensare che potesse realmente provare amore anche per Elisabeth. Forse era realmente così; magari nell’animo del suo ragazzo una parte di lui avrebbe voluto disperatamente amare quella ragazza; certo, Kurt non avrebbe mai potuto scoprire la verità. Eppure sapeva, soprattutto perché glielo aveva giurato il suo amore la notte precedente, che Blaine amava lui. Questo doveva bastargli e questo doveva essere sufficiente anche ad Elisabeth come spiegazione per interrompere tutti i sogni di vita futura con il suo Blaine. Jesse rimase ad osservare distrattamente in ragazzo fino a quando lo scintillio degli occhi di Rachel, nascosta dietro alcune tende, non attirò la sua attenzione. La ragazza era stata veramente brava durante lo spettacolo, riuscendo a rendere al meglio il personaggio della nutrice, senza sbavature e senza gigionerie. Un sentimento di malinconia lo avvolse al pensiero che non avrebbe più potuto dirle quanto la ammirasse. Tutto quello che era successo fra di loro il giorno del ringraziamento aveva cancellato anche quel minimo affetto che aveva continuato a provare per lei, nonostante il rifiuto ricevuto negli anni precedenti. Eppure era ancora lì ad osservarla, sapendo di essere a sua volta osservato, pensando alla sua bravura e alla sua splendida voce. Sospirò, interrompendo i suoi pensieri. Si voltò nuovamente verso Kurt, era stanco anche di quella storia, di tutto:

  • Non posso …

  • Come? – Kurt si destò dai suoi pensieri

  • Non posso dire ad Elisabeth quello che mi chiedi – con il gesto della mano fermò le lamentele di Kurt – perché non mi darebbe ascolto. Credimi, ci ho già provato con esiti ridicoli .. come puoi vedere

  • Divertente – al ragazzo dal volto di porcellana scappò un sorriso – il grande Jesse St. James che fallisce in qualcosa … non credevo che avrei mai assistito al momento in cui ciò sarebbe accaduto … il giorno in cui tu mi avresti detto di non riuscire ad ottenere quello che volevi

  • Mi sembra invece, di fronte ai tuoi occhi, di aver fallito molte volte

Entrambi sapevano che il commento di Jesse era riferito al suo fallimento con Rachel ed entrambi rimasero in silenzio senza dire altro, fino a quando Kurt non gli pose una domanda:

  • E allora cosa suggerisci di fare?

  • Deve essere Blaine a dirle che tra di loro non potrà esserci mai nulla

  • Lo ha già fatto

  • Beh, allora dovrà essere più convincente. Fagli comprendere che questo suo tergiversare le farà solo del male … non l’aiuterà! – La durezza dal volto di Jesse scomparve, lasciando il posto alla malinconia – poi penserò io a raccogliere i cocci …

  • Va bene

I due ragazzi si guardarono senza aggiungere altro. Sapevano che non avevano altro da dirsi. O così almeno pensò Jesse che, voltandogli le spalle cominciò ad allontanarsi, ma le parole di Kurt lo costrinsero a girarsi

  • E comunque ti ringrazio …

  • Non lo faccio per te ….

  • Non mi riferisco a questo. Per questa storia non devo dire grazie a nessuno. Io merito l’amore di Blaine – Kurt sorrise – ti ringrazio per avermi difeso …

  • Difeso? – Jesse fece finta di non capire. Sapeva che Rachel era in ascolto e non voleva che sapesse quello che aveva fatto per difendere l’onore di Kurt

  • Ho saputo che ti sei preso un po’ di botte a mio nome

  • Non l’ho fatto per te – tagliò corto Jesse – quel giorno mi andava di litigare

Senza permettergli di aggiungere altro, poi, si voltò e si allontanò. Rachel, la cui curiosità era sempre stata difficile da gestire, fece un passo avanti per mostrarsi a Kurt. Il ragazzo per nulla sorpreso, la guardò con sufficienza:

  • Tipico di te. Quanto hai origliato della conversazione?

  • Abbastanza …. Scusami

  • Non c’e’ nulla di cui devi scusarti – Kurt sospirò – al tuo posto lo avrei fatto anche io. Sei stata bravissima .. come al solito!

  • Grazie – Rachel distolse lo sguardo – pensi che alla fine Elisabeth lascerà in pace Blaine?

  • Se Blaine lo vorrà … si

  • Cosa vuoi dire? – la moretta lo guardò perplessa – pensi che anche lui sia innamorato?

  • Assolutamente no – Kurt fu categorico – ma è come se avesse paura di ferirla troppo

  • Beh … Blaine è sempre molto sensibile e …

  • Si, ma con lei lo ancora di più – il ragazzo si avvicinò a Rachel e abbassò il tono della sua voce – è come se sapesse qualcosa che noi ignoriamo … ed è come se si sentisse … in colpa

  • In colpa? Ma di cosa?

  • Se lo sapessi, Rachel, avrei risolto da molto tempo i miei problemi.

  • Pensi che Jesse sappia qualcosa?

  • Sicuramente si, ma non mi dirà nulla. Non è tipo da farlo

  • Già. Lo so – la moretta sospirò a sua volta – senti, Kurt, ma a cosa ti riferivi quando lo hai ringraziato per le botte che ha preso al posto tuo?

  • Che mi ha difeso contro quelli che all’Università mi deridono continuamente

  • Ma tu mi avevi detto che anche lui ti aveva discriminato

  • Evidentemente mi sono sbagliato, Rachel.

  • Sbagliato? – la moretta diventò rossa in volto – Kurt! Io ho litigato con lui per colpa di quello che mi hai detto

  • Tu hai litigato con lui, mia cara Rachel, perché lo hai trovato nella tua camera con Quinn

  • Si … no …. Anche per quello … ma anche perché tu mi avevi detto che si era comportato con te in maniera orribile … Kurt! Gli ho dato del razzista … e ora mi vieni a dire che ti ha pure difeso?

  • E comunque, Rachel, se ricordo bene, io fin dall’inizio ti avevo detto che non pensavo che Jesse mi avesse detto quelle cose perché voleva discriminarmi … forse dovresti chiedergli scusa

  • Scusa? – il volto di Rachel si fece ancora più paonazzo – Perché dovrei fargli le mie scuse?

  • Se non altro perché gli hai dato del razzista …

La ragazza avrebbe voluto aggiungere qualcos’altro, ma lo squillo del suo cellulare interruppe la conversazione. Rispose al telefono, dopo aver visto sul display che chi la stava chiamando era il suo Finn. Il ragazzo la assalì con mille domande sulla recita e sulla sua interpretazione e Rachel si dimenticò velocemente dell’imbarazzo che stava provando nei confronti di Jesse e del modo in cui lo aveva trattato.

Conclusa la telefonata, Rachel fu assalita da una profonda malinconia. Stava seguendo il suo sogno, per questo si era trasferita a New York, ma la mancanza di Finn si faceva sentire; soprattutto nei momenti in cui, come quella sera, sentiva di fare un passo in più verso il raggiungimento del suo sogno. Decise di rinunciare alla cena dopo teatro con i suoi colleghi e si incamminò verso casa. Uscendo dal teatro scorse, appoggiati alle scale antincendio dell’edificio accanto, Elisabeth e Blaine ed ebbe la netta impressione che quella sera il ragazzo avrebbe definitivamente chiuso la porta al suo passato. Provò un po’ di dispiacere per la sua rivale: sapeva quanto fosse brutto essere respinta dal ragazzo amato (quante volte le era toccata quella sorte con Finn?) ed in fondo, anche se la biondina era sempre stata orribile con lei, non poteva negare il fatto che il suo atteggiamento era derivato solo dal profondo amore che la legava a suo fratello e all’idea che lei non fosse mai stata carina con lui. Rachel provò un senso di disagio e ripensò alla conversazione avuta con Kurt: in tutta onestà, ora come ora, non poteva dire di essersi sempre comportata bene con Jesse. Arrivata di fronte alla porta del suo appartamento si rese conto di essersi dimenticata le chiavi nel camerino del teatro. Si appoggiò alla porta e si lasciò scivolare a terra: la serata sarebbe stata molto lunga; non aveva voglia di tornare in teatro, sentiva freddo e la sera non le piaceva girare da sola per le strade di New York; sapeva che Kurt e Blaine sarebbero andati a festeggiare e Puck aveva cominciato il suo lavoro serale, per cui avrebbe dovuto aspettare fino a tarda notte l’arrivo di uno dei suoi coinquilini. Mentre stava ancora decidendo il da farsi, senza rendersene conto si appisolò. Si svegliò dopo un po’, non sapeva quantificare quanto tempo fosse passato, ma quando aprì gli occhi si trovò il volto di Jesse davanti agli occhi. Il ragazzo, accovacciato di fronte a lei, la stava fissando con sguardo ironico. Rachel cercò di ricomporsi:

  • Perché mi stai fissando?

  • Ti ho visto accasciata sul pavimento e mi sono domandato se stessi male o se fossi morta

  • Nessuna delle due – la moretta impostò la sua voce su un tono indifferente, era vero che aveva sbagliato a definirlo razzista, ma questo non cambiava le cose fra di loro – stavo semplicemente dormendo

  • Si, questo lo avevo capito dal modo in cui stavi russando

  • Cosa?! – Il tono di Rachel si fece indignato – io non russo!

  • Sarà forse per il fatto che sembri raffreddata, oppure la deviazione del tuo naso – Jesse sorrise – ma posso assicurarti che stavi russando e mi domandavo come fa Finchestein a dormire accanto a te, ma del resto non penso che lui sia così attento da accorgersene

  • Jesse St. James – Rachel si alzò di scatto, rischiando di colpire il ragazzo con le sue ginocchia – sono stanca del fatto che non perdi occasione di prendere in giro me e il mio fidanzato! Mi sembrava che fossimo giunti alla conclusione che non ci saremmo più rivolti la parola

  • Hai ragione – Jesse si alzò e voltandosi fece per aprire la porta del suo appartamento – è solo che la tentazione di prenderti in giro a volte prevale su tutto il resto … ti trovo talmente buffa e divertente che non riesco a trattenermi … ti chiedo scusa per la mia indelicatezza e ti prometto che d’ora in poi ti ignorerò!

  • Jesse aspetta – la moretta lo bloccò, prima che potesse entrare nell’appartamento

  • Cosa vuoi ancora, Berry?

  • Volevo farti le mie scuse – Rachel lasciò il suo braccio che aveva afferrato per impedirgli di entrare – Kurt mi ha detto che lo hai difeso … io ti ho dato del razzista a torto … ho sbagliato … perdonami

  • Accetto le tue scuse, Rachel

  • Ma sei ancora arrabbiato con me – la moretta non riuscì a non esprimere quelle parole. Sentiva dal tono di voce con cui Jesse aveva accettato le sue scuse, l’assenza di quella dolcezza che aveva sempre caratterizzato il suo modo di rivolgersi a lei

  • Non sono arrabbiato con te

  • Il tono della tua voce è … diverso … c’e’ asprezza nella tua voce

  • Che cosa pretendi da me, Rachel? Che cosa vuoi?

  • Io non voglio nulla … è solo che mi dispiace che la nostra amicizia …

  • Te l’ho già detto una volta, Berry, noi non siamo mai stati amici – lo sguardo di Jesse si fece duro – ti sei scusata per avermi dato del razzista .. ok .. perfetto … ma per te rimango sempre un cinico freddo maschilista

  • Cosa? – Rachel lo guardò sorpresa

  • E’ così che mi hai definito il Giorno del Ringraziamento … “freddo cinico maschilista e razzista”

  • Io ero arrabbiata!

  • Vuol dire che non pensi quello che hai detto?

  • Io …

Rachel si guardò intorno smarrita, poi abbassò lo sguardo: la verità era che era sempre stata confusa sull’opinione che avrebbe dovuto avere di Jesse. Quel ragazzo, in fondo, non le aveva mai permesso di comprendere nulla di lui; erano stati insieme per un po’ di mesi, eppure non era mai stata sicura del fatto che quello con cui aveva passato quel tempo fosse il vero Jesse St. James. La dolcezza che le aveva trasmesso, la sicurezza, erano spariti nel momento in cui lui l’aveva tradita per il suo team. L’aveva sempre visto come il ragazzo di più grande talento che avesse mai incontrato, ma anche ora, dopo tutti gli anni di frequentazione, a volte casuale, non poteva certo dire di conoscere Jesse St. James.

  • Lasciamo perdere, Berry. – Jesse si voltò nuovamente, visibilmente deluso dall’atteggiamento della ragazza

  • Aspetta! – il ragazzo si voltò alla chiamata di Rachel – la verità è che non lo so cosa penso di te

  • Wow! – fu tutto quello che Jesse riuscì ad esclamare, stupito dalle parole della ragazza

  • La verità è che è passato talmente tanto tempo dal periodo in cui io e te ci siamo frequentati che non posso proprio dire chi tu sia ora … certo, quello che ho visto fino ad ora mi ha lasciato molto perplessa …

  • Il fatto che io frequenti più di una ragazza non vuol dire che io sia un maschilista freddo e cinico

  • Hai ragione – Rachel sospirò – non può significarlo … del resto la dolcezza con cui tratti tua sorella a volte mi ricorda il modo in cui trattavi me …. È che tu continui a confondermi, Jesse

  • E questo è un problema – le parole di Jesse non erano una domanda, ma un’affermazione, che stupì Rachel

  • Cosa vuoi dire?

  • Che nel perfetto mondo in bianco e nero di Rachel Berry una persona come me crea scompiglio

  • Non so a cosa tu ti riferisca ….

  • Che tu hai una certa difficoltà a comprendere ed accettare le persone “complicate”

  • Non è vero! – Rachel si infervorò, stanca di sentirsi giudicata da quel ragazzo

  • Avanti, Rach, non è forse vero che tendi ad inquadrare le persone secondo schemi preconcetti? Finn è il cavaliere senza paura, Puck il bullo con un cuore, Quinn la ragazza bisognosa di aiuto perché incapace di affrontare da sola la propria vita, Mercedes quella bruttina di talento, Kurt l’amico gay, Brittany la stupida simpatica, Santana la ragazza aggressiva … e potrei continuare all’infinito

  • Ti sbagli …. Non è così … e questo dimostra quanto poco tu mi conosca

  • E’ vero – il tono di Jesse si fece smorzato e stanco – su questo hai perfettamente ragione … ormai non ti conosco più … è passato così tanto tempo, Rachel, che non posso più dire chi tu sia veramente. Riconosco il tuo talento, ma della ragazzina egocentrica ma sempre pronta ad offrire una possibilità a chiunque non vedo più traccia

  • Sei ingiusto – anche il tono di Rachel si fece stanco

  • Forse – Jesse all’improvviso sorrise – forse è arrivato il momento di lasciarci il passato alle spalle

  • Abbiamo già deciso che non saremo mai amici, per cui non so proprio cosa altro dovremmo lasciarci alle spalle – fu la risposta stizzita di Rachel

  • Non intendevo dire quello - il sorriso di Jesse si fece più ampio

  • E allora cosa volevi dire?

  • Mi presento – Jesse allungò la mano destra verso Rachel – il mio nome è Jesse St. James

  • So chi sei – fu la risposta immediata di Rachel e quella risposta fece affiorare ad entrambi vecchi ricordi, quasi dimenticati

  • Io ti sto presentando non il Jesse St. James che conoscevi tu, ma quello che oggi è di fronte a te – Jesse prese fra le sue la mano di Rachel – ti va di ricominciare tutto da capo, Rachel Berry?

  • Io – la ragazza non esitò – si, certo. E’ un vero piacere fare la tua conoscenza

I due ragazzi si strinsero la mano e sorrisero.


Salve a tutti, purtroppo continuo a pubblicare con molto ritardo i capitoli di questa storia. Sempre meno tempo e sempre più cose da fare, ma la finirò . In questo capitolo siamo tornati al punto di partenza … come un cerchio che mai si chiude: Jesse e Rachel continuano ad inseguirsi ed a scontrarsi.

Spero che la storia continui a piacervi …

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Capitolo 10
*** X - Merry Christmas, baby? ***


Capitolo X

Merry Christmas, baby?



Rachel sapeva cosa voleva dalla vita e avrebbe fatto di tutto per ottenerlo, ma in fondo al cuore era sempre stata, nonostante i sogni di gloria, una ragazza semplice e come tutte le ragazze semplici adorava passare le giornate con la sua famiglia; per questo motivo, nonostante, qualsiasi cosa fosse successa negli anni a venire, nulla e nessuno le avrebbe impedito di passare il Natale a casa con i suoi padri.

Il viaggio da New York a Lima era stato lungo e poco piacevole, ma vedere Finn all’aeroporto le aveva migliorato immediatamente l’umore. Il ragazzo l’aveva accolta con un bellissimo mazzo di fiori ed anche se, visibilmente stanco, era rimasto a sua disposizione per tutta la giornata: l’aveva portata a casa dai suoi padri, permettendole di passare molte ore con loro; la sera l’aveva condotta nel posto più elegante della città, offrendole una cena perfetta ed infine l’aveva portata a casa sua, dove, dopo essersi accoccolati ai piedi del divano, si erano messi ad osservare il fuoco in silenzio. Nessuno dei due aveva parlato molto durante la cena; o meglio, Rachel aveva provato in tutti i modi a farsi raccontare da Finn come si era svolto l’ultimo mese in cui erano stati lontano l’uno dall’altra, ma con scarso successo; il ragazzo a tutte le sue domande aveva glissato con un sorriso imbarazzato, oppure aveva detto che non c’era molto da raccontare nella vita di un meccanico di provincia. Invece Finn si era fatto raccontare dalla sua ragazza tutto quello che le era accaduto a New York: aveva sentito i suoi racconti sul successo della recita e sulla sua bravura almeno un milione di volte al telefono, ma nonostante questo, continuava a mostrare interesse. Ora, di fronte al fuoco, i due ragazzi sembravano assorti ognuno nei propri pensieri. Finn, durante la cena aveva chiesto a Rachel notizie sull’arrivo di Kurt a Lima: il ragazzo avrebbe dovuto prendere l’aereo con la moretta, ma all’ultimo minuto aveva rimandato la partenza. Rachel aveva scherzato sul fatto che probabilmente Kurt fosse tornato indietro per prendere le creme per il viso, evitando così di rispondere alla domanda di Finn. La moretta, però, sapeva che Kurt aveva rimandato il volo semplicemente perché Blaine aveva rimandato il suo, e sapeva anche che Il motivo che aveva spinto Blaine a rimanere a New York era Elisabeth. La sera della prima, infatti, il ragazzo aveva definitivamente chiarito con la biondina che la loro storia non avrebbe potuto avere nessun tipo di evoluzione, almeno non quella da lei sperata. La settimana successiva, quella della partenza, era stata dura per Elisabeth. La bionda, finalmente aveva compreso che non avrebbe più avuto alcuna chance con Blaine: il ragazzo per la prima volta in vita sua era stato chiaro e deciso e questo non aveva dato modo ad Elisabeth di illudersi oltre. Il colpo era stato duro da assorbire; la ragazza si era chiusa in camera per giorni, rifiutandosi di mangiare e solo dopo le insistenze di Jesse, alla fine del terzo giorno, era uscita dalla stanza per mangiarsi un’intera coppa di gelato. Dopo di che si era richiusa nuovamente in camera: almeno queste erano le ultime informazioni che Rachel aveva avuto. Blaine, sentendosi terribilmente in colpa, all’ultimo momento aveva deciso di rinviare la partenza e Kurt, benché arrabbiato con il suo ragazzo, aveva fatto buon viso a cattivo gioco: in fondo lui era il vincitore. Rachel non voleva raccontare tutte quelle cose a Finn, non tanto perché provava dispiacere per Elisabeth, in fondo lei avrebbe dovuto capire fin dall’inizio che Blaine non l’avrebbe mai potuta amare come lei sperava, ne si era rifiutata di parlare per evitare che il suo ragazzo prendesse in giro Kurt per la scarsa capacità di incidere sulle decisioni del suo amante. La verità era che Rachel aveva evitato di rispondere alla domanda di Finn, perché questo avrebbe portato alla successiva domanda: come aveva fatto ad avere tutte quelle informazioni? Certo, avrebbe potuto dirgli che Blaine e Kurt si erano confidati con lei, ma nel momento in cui il suo ragazzo avesse avuto un confronto con il fratello avrebbe compreso che Rachel gli aveva mentito. Il fatto era che tutte quelle informazioni di prima mano le aveva avute da Jesse; infatti, nell’ultima settimana, molte delle sue giornate le aveva passate nell’appartamento del suo ex ad aiutarlo, almeno moralmente, a reggere la tensione per la situazione di Elisabeth. Non vedeva nulla di male in questo: lei e Jesse non avevano fatto nulla di sconveniente; anzi, a mala pena si erano rivolti la parola. Eppure Rachel sentiva che il suo fidanzato avrebbe mal digerito queste notizie, soprattutto perché avrebbero comportato il dovergli dire che lei e il suo ex fidanzato erano diventati nuovamente amici … o qualcosa del genere. Dopo la sfuriata del Giorno del Ringraziamento, Rachel sapeva che Finn non l’avrebbe accettato serenamente. Il suo ragazzo, invece, sembrava assorto in pensieri che lo avevano reso assente e distratto per tutta la serata. Rachel più volte aveva provato a domandare spiegazioni in merito, senza però ottenere alcun risultato ed alla fine vi aveva rinunciato. Fra di loro, però, la ragazza sentì che qualcosa stava cambiando. Erano soli in casa, eppure Finn che in altre occasioni non avrebbe perso tempo, ora rimaneva sulle sue, quasi imbarazzato dell’assenza di altre persone intorno a loro. La ragazza si ripromise che entro la fine della vacanza si sarebbe fatta dire cosa distraeva e preoccupava il suo ragazzo.

I giorni successivi passarono velocemente e serenamente, anche se lo strano comportamento di Finn aumentò; eppure Rachel non ci fece caso, distratta come era dal vivere un continuo dejavù con le sue amiche di liceo. Si divertì a girare per negozi con Mercedes e Tina, anche se alla fine comprarono ben poco e passò delle serate gradevoli perfino con Quinn, Santana e Brittany: in fondo rivederle dopo un periodo di lontananza era sempre piacevole. Alla fine decisero di organizzare la sera di Natale una reunion di tutti i membri storici del Glee Club e si accordarono per farla a casa di Finn e Kurt.

Tutto filò liscio quella sera di festa; prima vi fu la cena con il padre di Kurt e la madre di Finn. Anche Kurt e Blaine, finalmente, erano arrivati a Lima; entrambi sembravano stanchi e provati, ma ne Finn, ne tantomeno Rachel, anche se stava morendo di curiosità, domandarono loro qualcosa. Alla cena avevano partecipato anche i genitori di Blaine e i padri di Rachel, ma a metà serata sia gli uni che gli altri si erano congedati, mentre, alla spicciolata, tutti gli ex membri del Glee Club erano arrivati. Sam, iscritto all’ultimo anno di scuola, arrivò con Mercedes, raggiante e bellissima nel suo abito elegante, ma sobrio. Dopo 10 minuti arrivarono anche Tina e Mike, sempre più felici e uniti: al termini dell’anno scolastico, infatti, la ragazza asiatica avrebbe raggiunto il suo fidanzato all’università, dove entrambi avrebbero cercato di realizzare i loro sogni di gloria. Santana e Brittany arrivarono insieme, dopo poco; le due ragazze, dopo aver interrotto la loro relazione, erano comunque rimaste molto amiche e non perdevano occasione di passare un po’ di tempo insieme. Arrivarono dopo poco anche Artie e Quinn che, nonostante la semplicità dell’abito indossato, mostrava una bellezza sorprendente. L’unico che mancava all’appello era Puck, ma il ragazzo, non essendo ancora risolti i suoi problemi con la Silvester era stato costretto a rimanere a New York.

Cantaro e ballarono, brindarono e si scambiarono i regali. Tutto in un clima sereno di festa. Almeno così pensò Rachel. Poi, uscendo sul portico, trovò Finn e Santana, che stavano discutendo animatamente. Istintivamente sentì il bisogno di voltarsi e rientrare, ma le parole pronunciate da Santana, la gelarono:

  • Devi dire la verità a quell’esaltata della tua ragazza

  • Non c’e’ nulla che io devo dirle e questi non sono affari tuoi – il tono di Finn era allo stesso tempo ansioso e arrabbiato.

  • Si che sono affari miei. Brittany è una mia amica e tutto ciò che la riguarda sono affari miei

Sul volto di Rachel, il sorriso sparì e due lacrime velarono i suoi occhi. Si voltò e con passo deciso raggiunse i due litiganti. Sia Finn che Santana rimasero sorpresi dalla sua apparizione. Rachel non si curò della mora latina, rivolgendosi direttamente al suo fidanzato:

  • Sei stato a letto con Brittany, vero?

  • Rachel … ma cosa dici! – Finn rispose in tono deciso, ma la sua voce si incrinò – come ti vengono queste idee?

  • E’ da quando sono tornata che sei strano. Ti comporti come se dovessi nascondermi qualcosa. Poi, ogni volta che ti vedo con lei, sei nervoso … agitato. Non mi vuoi parlare del lavoro … perché c’è lei … vero? Al lavoro intendo …

  • Se è per questo anche tu hai i tuoi bei segreti! – Finn le rispose contrariato – so di te e Jesse

  • Tra me e Jesse non c’e’ nulla – Rachel non rimase troppo stupita dalle parole del suo ragazzo, sapeva che prima o poi Kurt si sarebbe lasciato sfuggire qualcosa – e tra te e Brittany?

  • E’ la tua parola …

  • Rispondi! – lo sguardo di Rachel si fece fermo

  • Io … - Finn abbassò lo sguardo e cominciò a guardarsi i piedi

  • Sono andati a letto insieme un paio di volte

Finn si voltò velocemente verso Santana con sguardo minaccioso, Rachel, invece, dopo aver ringraziato la ragazza, se ne andò via. Lasciò la festa senza salutare nessuno e si diresse a piedi verso casa. A nulla valsero le suppliche e i richiami di Finn. Benchè il ragazzo la seguì per tutto il tragitto verso casa, raccontandole i motivi che l’avevano spinto al tradimento e chiedendole mille volte perdono, Rachel non si voltò neanche una volta, non disse nulla e non chiese niente; non ascoltò nessuna delle sue parole persa nel suo dramma. Una volta giunta alla porta di casa, prima di entrare si voltò verso Finn e pronunciò la frase “tra di noi è finita” senza nessuna enfasi. Poi entrò e dopo essere salita nella sua stanza, evitando di incontrare i suoi, si buttò sul letto e pianse per tutta la notte.

Il mattino successivo, dopo una notte insonne, senza perdersi in giri di parole, a colazione disse ai suoi padri che sarebbe partita in giornata per New York. A nulla valsero le richieste dei suoi genitori di fornirle delle spiegazioni, Rachel rimase ferma nel suo mutismo.

Una volta salita in camera, cercando di non pensare a nulla, cominciò a preparare le sue valige. Si era portata una miriade di vestiti, convinta che avrebbe passato delle lunghe vacanze di Natale insieme al suo amore e mai avrebbe pensato che invece quasi nessuno di quegli abiti le sarebbe servito. Improvvisamente si adagiò sul letto e ricominciò a piangere. Ad un certo punto si fermò, sorpresa nello scoprire che tante lacrime potessero uscire dai suoi occhi. Fu in quel momento che uno dei suoi padri bussò alla porta, informandola che era venuta a trovarla la sua amica Santana. Rachel non fece in tempo a dire al padre che non voleva vedere nessuno; la porta si aprì e la sua vecchia compagna di scuola entrò. Rachel si alzò in piedi, asciugandosi velocemente le lacrime, non voleva che la ragazza approfittasse della sua debolezza.

  • Che cosa vuoi?

  • Parlarti – Santana la guardò con sguardo serio

  • Non abbiamo nulla da dirci

  • E’ vero.

  • E allora cosa vuoi?

  • Spiegarti perché Brittany è andata a letto con Finn

  • Cosa c’e’? – Rachel sorrise sarcasticamente – Brittany si vergogna troppo per venire da me?

  • No – Santana sorrise – è dispiaciuta del fatto che tu possa stare male, ma vergognarsi no

  • Cosa? Perché non si vergogna?

  • Perché non pensa di aver fatto nulla di male

  • Cosa?

  • E anche io lo penso – Santana la guardò con sufficienza

  • Esci immediatamente dalla mia casa! – Rachel cominciò ad arrossire dalla rabbia

  • Avanti Berry. Qui l’unico che deve vergognarsi è Finn.

  • Brittany sapeva che lui era il mio fidanzato. Anche lei ha sbagliato. E poi perché lo ha fatto? Ha sempre detto che Finn non le interessava … perché???!

  • Senti Berry – Santana sospirò, poi in un gesto per lei inconsueto, prese le mani di Rachel e la obbligò a sedersi accanto a lei sul letto – non è che sia tenuta a fornirti un qualche tipo di spiegazione, ma in fondo siamo state insieme a scuola per tanti anni

  • Non ho bisogno delle tue spiegazioni – Rachel fece per alzarsi, ma Santana la trattenne

  • Ascoltami – lo sguardo fermo della latina spinse Rachel a sedersi – tu sei a New York, nella grande metropoli, con i tuoi sogni ed il tuo talento da far fruttare …

  • E questo cosa c’entra?

  • Finn è qui a fare il meccanico … in una città dimenticata non solo da Dio, ma da chiunque. Le macchine che aggiusta hanno almeno cento anni. Non sarà mai ricco e non avrà mai successo .. .al massimo vivrà di luce riflessa

  • Non capisco cosa c’entri tutto questo … io e Finn abbiamo già affrontato questo discorso ed eravamo d’accordo che non fosse un problema …

  • Le cose cambiano Berry …

  • Non per me

  • Ma per Finn evidentemente si

  • Te lo ha detto lui? – Rachel cominciava ad arrabbiarsi

  • No

  • E allora che ne sai di quello che lui vuole o non vuole?

  • Lo ha detto a Brittany

  • Cosa? – Rachel rimase sorpresa – e Brittany lo ha detto a te? Di la verità .. voi due state ancora insieme e vi state prendendo gioco di noi

  • No

  • Io voglio che te ne vai da casa mia. – Rachel si alzò e strattonò Santana bruscamente – esci dalla mia vita … vattene

  • Ehi calmati, io voglio solo aiutarti a capire

  • Io voglio che te ne vai! Subito!

  • E va bene – Santana si alzò e si avviò verso la porta,ma prima di uscire disse quello per cui era venuta – so che ti faranno male queste mie parole, ma te le dirò lo stesso. Finn ti ha tradito perché si è sentito mediocre ed inutile. Tu sei talmente concentrata nel tuo mondo che non vedi le sofferenze e le mediocrità che devono vivere gli altri. Finn ti ha tradito con Brittany perché in lei ha trovato una ragazza con cui sentirsi a suo agio

  • Beh, immagino i discorsi profondi che hanno affrontato insieme – Rachel rispose stizzita

  • Puoi prendere in giro quanto vuoi, ma nessuno ha il grande cuore di Brittany

  • Grande cuore? Andare a letto con il ragazzo di un’altra significa avere un grande cuore?

  • Andare a letto con qualcuno che si ama e che sta soffrendo significa avere un grande cuore!

  • Che si am…. – Rachel non riuscì a finire la frase

  • Si – Santana si girò a guardarla e per un momento una lacrima le solcò il viso – Brittany si è innamorata di Finn

  • E Finn? – la voce di Rachel tremò

  • Finn non è mai stato un campione nel comprendere e approfondire i propri sentimenti, ma questo tu lo sai benissimo – Santana sorrise

  • E tu? – Rachel non riuscì a capire il perché ma in quel momento il sentimento di Santana le interessava

  • Io e Brittany non stiamo più insieme da un po’

  • Non è quello che ti ho chiesto

  • Devo andare Berry – Santana evitò di incrociare il suo sguardo – non avercela troppo con Brittany. Lo ha fatto per amore.

Santana se ne andò senza aggiungere altro, lasciando Rachel più confusa ed amareggiata che mai. Finn l’aveva tradita perché si sentiva inferiore a lei? Oppure l’aveva tradita perché innamorato di Brittany? Brittany aveva accettato di andare a letto con Finn per amore? E Santana? Anche lei aveva accettato la situazione per amore? Mercedes un giorno le aveva raccontato che le due ragazze si erano lasciate di comune accordo, ma ora si convinse che forse la ragazza latina non era poi così d’accordo nel dover rinunciare ai sentimenti per Brittany. Ma questo non era quello che le interessava, non era la sua vita. Tutto quello che fino a quel momento l’aveva spinta ad andare avanti era crollato. Il suo amore per Finn, in cui tanto aveva investito, si era sciolto come la neve al sole e in un attimo si era ritrovata priva di tutte le sue certezze. Si voltò verso la sua valigia mezza sfatta e ricominciò a piangere sommessamente, cercando di raccogliere gli abiti sparsi per casa. Voleva tornare a New York. Sentiva l’esigenza di ritrovare qualcosa in cui credere e sognare. La sua mente andò velocemente al pensiero di Elisabeth, lasciata alla vigilia delle feste di Natale da Blaine. Certo, Blaine era il ragazzo di Kurt non quello della sorella di Jesse, ma quale era la differenza tra lui e Finn? Tutti e due non le avevano illuse? In fondo, la moretta pensò, che l’amore a volte sapeva essere veramente crudele. Tutto il resto erano solo leggere sfumature.





Wow … quanto tempo è passato dall’ultimo aggiornamento … sinceramente non so se qualcuno sia ancora interessato a questa storia o se la stia leggendo … ma io, seppur lentamente, continuo ad aggiornarla .. .non mi piace lasciare le cose in sospeso.



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Capitolo 11
*** Capitolo XI - Memories ***


Capitolo XI

Memories



Rachel si svegliò con la confusione tipica che può dare un mal di testa post sbronza. Guardandosi intorno non riconobbe nulla di ciò che la circondava. Osservando più attentamente la stanza, si accorse che quella era una stanza tipica da ragazzo, di certo non la sua. Cercò di concentrarsi il più possibile per ricostruire gli eventi che l’avevano portata a risvegliarsi, senza uno straccio di vestito addosso, in una stanza non sua.

Ricordava chiaramente che quella mattina era l’inizio del nuovo anno e ricordava, anche, che la sera prima era stata trascinata dai suoi amici Kurt e Blaine, alla festa organizzata nel locale dove lavorava il loro coinquilino Noah; per il resto la nebbia più assoluta.

Si alzò stancamente e raggiunse, barcollando, quelli che sembravano essere i suoi vestiti. Nell’infilarseli, si guardò velocemente allo specchio e rimase inorridita dall’immagine riflessa: i capelli, solitamente molto curati, erano selvaggiamente sparsi sopra la sua testa e il trucco, forse un po’ eccessivo, era quasi sfatto. Infine le due occhiaie che la facevano assomigliare terribilmente ad un panda, erano l’evidente risultato della sua mancanza di controllo nel bere, o almeno questo era quello che sembrava ricordare. Dopo essersi vestita, cercò di trovare qualche elemento in più nella stanza che le indicasse a chi appartenesse il letto nel quale si era risvegliata, ma con scarso successo. Decise a quel punto di estendere la sua perlustrazione fuori da quelle pareti. Aprì la porta e quasi svenne nel trovarsi di fronte una sorridente Elisabeth che la osservava, seduta tranquillamente sul divano:

  • Dormito bene?

  • Cosa?

  • Ti ho chiesto se hai dormito bene?

  • Io … - Rachel si guardò intorno smarrita – dove sono?

  • Secondo te? – sul volto di Elisabeth il sorriso si allargò

  • Io … cosa è successo?

  • Sei tu che devi dirmelo – la bionda versò in una tazza del caffè e la offrì alla moretta

  • Io … non lo so, non ricordo nulla

  • Beh. Da quello che ho sentito io, la tua notte è stata favolosa

  • Come? – Rachel si sedette accanto alla bionda e la guardò smarrita

  • Sai, le pareti qui sono di cartone e tu non è che sei particolarmente silenziosa

  • Ma di cosa stai parlando? – Rachel la guardava sempre più confusa

  • Della notte che hai passato con mio fratello e del sesso che hai fatto con lui e che evidentemente ti è particolarmente piaciuto

  • COSA? – Rachel si alzò, facendo cadere la tazza di caffè

  • Ma veramente non ricordi nulla? – Elisabeth la guardò sorpresa e al tempo stesso divertita

  • Io – Rachel si sedette sconfortata – no … non ricordo nulla

  • Mmh – la biondina si fece pensierosa – e va bene, vediamo se riesco a farti ricordare qualcosa. Raccontami quello che ti è rimasto in mente …

  • Ma se non ricordo nulla! – Rachel le rispose sempre più confusa

  • Comincia dal giorno che sei ritornata a New York .. qualcosa dovrai pur ricordarti

  • Io – Rachel si concentrò – non c’e’ molto da raccontare. Sono tornata il giorno dopo Natale

  • Perché? – gli occhi di Elisabeth assunsero un’espressione indagatrice

  • Ero rimasta indietro con lo studio e volevo recuperare

  • Potevi farlo anche a Lima. Almeno lì potevi stare vicino al tuo fidanzato

  • Finn non è più il mio fidanzato – Rachel fino a quel momento aveva taciuto quella storia, ma ora, dopo aver scoperto di aver fatto sesso con Jesse, pur non ricordandosi nulla, le sembrava ridicolo non dire nulla e poi la profonda confusione nella quale la sua mente al momento navigava non le permetteva di rispondere adeguatamente alle domande incalzanti della biondina

  • Come mai?

  • Mi ha tradito

  • Vai avanti – Elisabeth non aggiunse altro

  • In che senso?

Rachel rimase sorpresa sia dal fatto che la biondina non avesse commentato la notizia di lei e Finn e sia della sua richiesta di continuare. In fondo, Elisabeth non aveva mai manifestato profonda simpatia per il suo ormai ex ragazzo e, una volta saputo cosa lui le avesse fatto, aveva sempre pensato che la biondina non avrebbe perso occasione per rinfacciarle la pessima scelta fatta. Elisabeth continuava a fissarla senza aggiungere altro, ma Rachel non voleva andare avanti senza comprendere cosa spingesse quella ragazza ad essere così accomodante in quel momento. L’idea che si era fatta è che alla fine, probabilmente, avrebbe approfittato di tutte le notizie che le avesse carpito, per prenderla in giro.

  • La storia … avanti … continua … sei tornata a New York perché l’uomo delle caverne che chiamavi fidanzato ti ha cornificato

  • Mi sembrava strano che non avessi da dire nulla – Rachel si tranquillizzò a quelle parole e quasi le venne da sorridere

  • Si si …. Il tuo fidanzato …ops Ex - la biondina sorrise sorniona – è un vero cretino e io l’ho sempre detto, ma ora è altro che mi interessa … continua …

  • Io – Rachel si concentrò per cercare di raggiungere i suoi ricordi, ma sembrava che non volessero riaffiorare tanto facilmente, poi qualcosa si mosse nella sua testa – si …. dicevo … New York.

Sono tornata in città e mi sono chiusa in stanza con una collezione di barattoli di gelato alla fragola, pronta ad affondare tutta la mia frustrazione, il mio dolore …

  • Avanti Berry, meno melodramma e vai al sodo …

  • Guarda che io sto soffrendo veramente!!! – Rachel si arrabbiò – io e Finn siamo stati uniti per così tanto tempo, credevo che ci saremmo sposati e che …

  • Certo .. certo … eri così disperata che sei andata dopo pochi giorni a letto con mio fratello

  • Come ti permetti? – Rachel inorridì – per chi mi hai presa? Sono sicura che c’e’ una spiegazione … e poi io non ricordo di averlo fatto! Se fosse vero, come potrei essermi dimenticata di una cosa del genere? Non l’ho fatto … ne sono sicura!

  • Sicura? E chi lo dice? Tu che probabilmente eri completamente ubriaca?

  • Questo non vuol dire che non mi ricordi quello che ho fatto!

  • E allora continua con il racconto!!! – Elisabeth le rispose frustrata – e lascia perdere i gelati, la tua incredulità e la tua disperazione

  • E va bene – Rachel si rassegnò a proseguire il racconto, tralasciando un po’ del suo melodramma e della sua sofferenza. In fondo anche lei voleva arrivare a comprendere cosa fosse successo veramente la sera precedente, perché in fondo non era sicura di nulla in quel momento. – Durante i giorni in cui mi sono chiusa in stanza, Puck è stato molto solerte nel tentativo di non farmi mancare nulla. Ho il sospetto che qualcuno a Lima gli abbia riferito quanto successo, altrimenti dubito che si sarebbe accorto della mia presenza. Comunque, dopo un paio di giorni sono tornati anche Kurt e Blaine. Non ho voluto sapere nulla da loro: di Finn, Brittany, nulla di nulla.

  • Il cavernicolo ti ha tradita con la scema del villaggio? – Elisabeth spalancò gli occhi

  • Finn non è un cavernicolo e Brittany – Rachel sospirò – evidentemente non è poi così scema!

  • Va bene … va bene … vai avanti – la bionda si appoggiò allo schienale del divano

  • Dicevo … Kurt e Blaine hanno cercato in tutti i modi di consolarmi, soprattutto Kurt e alla fine, anche contro la mia volontà mi hanno trascinato a quella stupida festa di Capodanno, nel locale in cui Puck lavora. Mi hanno fatto indossare questo stupido abito rosso, decisamente fuori dai miei standard

  • Decisamente meglio dei tuoi standard – rispose, sovrappensiero, Elisabeth

  • Cosa? – Rachel la guardò stupita e un po’ indignata – mi hanno vestita come una ragazza di strada!

  • Ti hanno vestita come una ragazza della tua età che si vuole divertire! – la biondina rispose con sufficienza – e comunque potevi opporti

  • Tu non hai idea di quanto Kurt possa essere petulante ed arrogante in fatto di abbigliamento

  • Non capisco comunque quale sia il problema dell’aver indossato un abito rosso

  • Ma tu lo hai visto quest’abito rosso? – Rachel si accalorò – e il trucco?!? Dico .. il trucco che mi hanno messo … non hai idea

  • Me lo posso immaginare

Rachel guardò la ragazza un po’ confusa, c’era qualcosa in quella conversazione che le sembrava stonare, ma ancora non riusciva a comprendere cosa. Elisabeth si alzò dal divano, stiracchiandosi e andò a rispondere al telefono che nel frattempo aveva cominciato a suonare insistentemente. La sentì parlare, prima in maniera calma e poi sempre più agitata. Dopo aver attaccato il telefono la biondina, raccolse la giacca che aveva appoggiato su una delle sedie; fu in quel momento che Rachel ebbe una visione. Si alzò di scatto e puntò il dito verso Elisabeth:

  • Tu eri lì!

  • Lì dove? – Elisabeth rimase sospesa con la giacchetta in mano

  • Lì .. nel locale in cui c’ero anche io. Mi ricordo di te che ballavi sul bancone con Puck – Rachel sgranò gli occhi – avevi un vestito viola … più scollato e succinto del mio e ballavi avvinghiata a Puck!

  • Avvinghiata? – Elisabeth sorrise imbarazzata – non esagerare …. Ero ubriaca .. tutto qui!

  • Ubriaca? Eri oscena!!

  • Oscena?? Da che pulpito! Tu che sei andata a letto con mio fratello dopo pochi giorni che ti sei lasciata con il tuo “grande amore”!!

  • Io …

Rachel, confusa, rimase in silenzio non sapendo bene cosa dire. In effetti, se fosse stata vera la storia di Jesse e di lei, come avrebbe potuto giudicare Elisabeth sulla base di un semplice ballo sensuale con Puck? In fin dei conti entrambi erano liberi di fare quello che più preferivano. Eppure l’atteggiamento della bionda la indisponeva e lei non era tipo da arrendersi alla prima difficoltà. Così reagì. Puntando il dito su Elisabeth, sfoggiò il suo tono più saccente

  • Innanzitutto non abbiamo ancora appurato veramente quello che è successo tra me e Jesse. Inoltre io non mi sono esibita in un ballo lascivo con un tizio che fino a pochi giorni fa detestavo! Non è vero forse che non ti è mai piaciuto Puck? E allora perché tutte quelle scene sexy fra di voi?

  • Devo andare!

  • Cosa? – Rachel sgranò gli occhi – che significa devo andare? E la mia storia? I miei ricordi? … E la tua di storia?

  • Io non ho nessuna storia da raccontare – Elisabeth prese la borsa ed indossò la giacca – e per quanto riguarda la tua di storia … sei sulla buona strada …. Sforzati e arriverai a concludere che sei stata a letto con Jesse!

  • Aspetta!

Troppo tardi. La sorella di Jesse aveva già guadagnato la porta senza darle la minima spiegazione su dove potesse correre così di gran carriera e senza darle la possibilità di replicare alle sue affermazioni. Rachel si sedette nuovamente e cominciò a guardarsi intorno nella speranza che un qualche tipo di ricordo le affiorasse alla mente.

L’idea era quella di accompagnarmi a casa. Questo lo ricordo chiaramente. Quasi chiaramente. Ero ubriaca? Si ero ubriaca. Ma quanto lo ero? Tanto a giudicare dal modo in cui ridevo. E Jesse? Era ubriaco? Non riesco a ricordamelo. L’unica cosa che riesco a ricordare è che lo trovavo terribilmente sexy con quei suoi capelli scompigliati. Ero decisamente ubriaca! Mi ha appoggiato al muro di fianco alla porta del mio appartamento. Questo lo ricordo. Ha aperto la porta con le mie chiavi e mi ha accompagnato fino alla porta della mia camera e poi mi ha salutato con un bacio sulla guancia, augurandomi la buona notte. Ma allora come sono finita nel suo letto?

Già. Come era finita nel suo appartamento? Rachel si alzò e cominciò a muoversi avanti e indietro. Doveva continuare ad andare avanti con i suoi ricordi … o forse doveva tornare indietro? Perché era finita per tornare a casa con Jesse? Era andata al locale con Blaine e Kurt, di questo ne era sicura, ma poi? Cosa le era successo?

Nonostante i complimenti dei miei amici, mi sento ridicola con il vestito rosso. Troppo rosso. Troppo scollato. Troppo attillato. Decido che voglio tornare a casa. Non mi va di fare finta di divertirmi, mentre il mio cuore è in frantumi. Mi alzo in un momento in cui Blaine e Kurt sono impegnati in un ballo scalmanato. Saluterò Puck e me ne andrò. Mi giro per cercarlo e lo trovo sopra il bancone, mezzo spogliato con dei soldi che gli esco fuori dai boxer. So che questo è il suo lavoro, fare gli spogliarelli, ma ammetto che l’immagine di lui avvinghiato ad una ragazza, con gli indumenti pieni di sold,i mi fa accapponare la pelle. Non riesco a crederci! La ragazza con cui sta ballando è Elisabeth. Elisabeth! La sorella di Jesse è incollata al fondo schiena di Puck. Basta! Me ne devo andare. Esco di corsa, senza guardare contro chi vado a sbattere. Chiedo a tutti scusa, senza curarmi della loro risposta. Mi rendo conto di aver sbagliato strada solo quando arrivo in un corridoio scarsamente illuminato e quasi deserto. Mentre mi guardo intorno per capire quale direzione è meglio prendere per tornare verso la festa, un tizio mi afferra per il braccio. E’ un uomo di mezza età in cui i capelli se ne sono andati da un bel po’, lasciando il posto ad una pancia prominente e ad un sudore che ha reso il suo costoso smoking uno straccio per pulire. L’uomo sorride, o almeno così sembra, nascosto sotto il suo enorme sigaro. Odio l’odore di quei cosi. Cerco di liberarmi dalla sua presa, ma non riesco. Il tizio si avvicina pericolosamente al mio volto. Tento di allontanarlo, con scarso successo. Gli dico di lasciarmi, informandolo che probabilmente ha sbagliato persona. Il suo sorriso si allarga. Mi risponde “che bello! Non sapevo che sarebbe venuta una che fa la difficile. Per questo riceverai una lauta mancia”. Gli dico che ha capito male, lo scongiuro di lasciarmi e lui, per tutta risposta, dopo essersi tolto il sigaro, mi obbliga a baciarlo sulla bocca. Vorrei urlare, ma sono troppo atterrita per farlo. Mi volto ma non vedo nessuno intorno a me. Cerco di mordergli la mano che mi tiene bloccata, lo scongiuro di lasciarmi, ma lui continua a ridere. Quando penso che verrò trascinata in uno degli sgabuzzini per essere violentata, lo vedo afflosciarsi davanti ai miei occhi. L’enorme mole del suo corpo, cadendo, offre alla mia visuale lo sguardo arrabbiato di Jesse. Osservandolo, noto un bastone sulla sua mano. Intuisco che quello è il mezzo che ha steso il mio quasi violentatore.

  • Che schifo!

Fu tutto quello che Rachel riuscì a dire. Corse sul lavandino a prendere un bicchiere d’acqua con il quale, dopo aver bevuto, si sciacquò a lungo la bocca. Sapeva che quel gesto era del tutto inutile, ormai il sudiciume di quelle labbra se ne era andato da un pezzo, ma allo stesso tempo quel ricordo le era quasi insopportabile.

Le labbra di Jesse. Così soffici e morbide. Le sue labbra stanno cancellando il sudiciume di quel porco dalla mia bocca

A quell’immagine, Rachel ebbe un brivido. Aveva baciato Jesse. Lo ricordava. Lo aveva fatto, convinta che le labbra del suo ex ragazzo l’avrebbero liberata dalla sensazione orribile che quelle del grassone le avevano lasciato. E poi cosa era successo? Non riusciva a ricordarlo. La testa le doleva e lei non riusciva a far chiarezza nei suoi ricordi

  • Devo andare in ordine



Non poteva continuare a saltare avanti e indietro tra i suoi ricordi. Cercò di ritornare con la mente al ciccione e a quello che successe subito dopo



Ancora sotto shock, osservo Jesse piegarsi sul grassone per accertarsi che sia ancora vivo. Nel frattempo veniamo raggiunti da una ragazza che indossa un abito rosso, molto simile al mio. Mettendosi le mani sulla bocca, ci chiede se il tizio è morto. Jesse, ancora curvo su di lui, scuote la testa in segno negativo. La ragazza esclama

  • Meno male. Non vorrei perdere la mia migliore entrata proprio la notte di Capodanno

La guardo sconvolta. Le chiedo se conosce quel porco. E’ Jesse a rispondere per lei, informandomi che probabilmente lei è la persona che il tizio stava aspettando. Senza aggiungere altro, mi afferra per il braccio e mi trascina via. Sul suo volto noto ancora i segni della rabbia, che però riesce a controllare abbastanza bene. Mentre seguo docilmente il mio salvatore continuo a domandargli come fa una ragazza ad uscire con un maiale del genere.

  • Ti rendi conto?? Neanche mi conosceva e mi è saltato addosso

  • E’ colpa del vestito

  • Il vestito?

  • Avanti Rachel! Possibile che vivi nel paese dei campanelli? Quella è una escort e lui ti ha scambiato per lei per colpa del tuo vestito. Probabilmente quella era l’unica indicazione che aveva per riconoscere la sua accompagnatrice. Ho quasi ucciso un tizio per colpa di questo vestito!

Mi volto a guardare Jesse, pensando a quanto possa essere arrabbiato con me per tutta quell’assurda storia. Invece il suo volto è sorridente e divertito. La cosa mi fa infuriare. Gli dico che non c’e’ nulla da ridere e che ho rischiato quasi di essere violentata per colpa di quello stupido vestito. Dandomi un buffetto sul volto mi dice che non sarebbe mai potuto accadere. Alla mia richiesta di spiegazione, l’unica cosa che ottengo è l’occhiolino. Gli dico che devo bere e lo precedo nella sala dove la festa sta proseguendo. Mi apparto in un angolo, in modo che i miei amici non mi possano vedere e dopo essermi fatta portare una bottiglia di champagne, cominciò a bere un bicchiere dopo l’altro. Ho bisogno di togliermi il sapore della lingua di quel porco dalla mia bocca. Ignoro tutti gli inviti di Jesse a smettere di bere e lo invito ad aggregarsi ai miei brindisi. Non riesco a ricordare quanti bicchieri bevo, ne se Jesse beva con me. L’unica cosa che ricordo è la sua presa ad un certo punto della serata e il suo ordine perentorio di smetterla di bere. Ricordo il calore della sua stretta sul mio braccio. Come il porco anche lui stringe forte, ma a differenza del porco la cosa non mi da per nulla fastidio. Mi lascio condurre fuori dalla festa, dal palazzo, su un taxi. Lo lascio condurmi fino a casa, fino alla porta della mia camera. Lo lascio sfiorare con le sue labbra la mia guancia. Lo lascio voltarsi e andarsene, richiudendosi la porta del mio appartamento dietro le sue spalle. Sto per entrare nella mia stanza, ma sento ancora sulle mie labbra il sapore di quel ciccione e del suo orribile sigaro. Non ho alcolici in casa. Colpa di Puck che se li beve tutti se li compriamo. Ho bisogno di togliermi quel saporaccio. Ripenso alle labbra di Jesse. Esco di corsa dall’appartamento. E’ ancora sulla soglia del suo. Sta aprendo la porta. Lo chiamo. Sorpreso si gira a guardarmi. Senza dargli alcuna spiegazione lo bacio sulle labbra. Basterà un momento per togliermi quell’orrendo sapore e poi non farà nulla se mi allontanerà. Questo penso mentre lo bacio. Ma lui non mi allontana. La porta del suo appartamento si apre sul peso dei nostri corpi. Senza renderci ben conto di quello che stiamo facendo, camminiamo continuando a baciarci. Mi sposto sul suo collo. Gli sfilo la giacca. Mi slaccia il vestito. Continuiamo a camminare. Butto la sua giacca per terra, continuando a baciarlo con sempre più trasporto.

Rachel si guardò in giro ed inorridì nel trovare la giacca nel punto in cui la sua mente ricordava di averla buttata. In ordine sparso, trovò anche la cravatta e la camicia. Le afferrò annusandole, come se il profumo dei vestiti di Jesse potesse aiutarla a ricordare meglio. Poi? Cosa era successo? Per quanto si sforzasse non riusciva a ricordarlo. Solo delle immagini sfocate e confuse affioravano dalla sua mente

Sdraiati. I nostri corpi, nudi, avvolti in un abbraccio, mentre le nostre labbra continuano a cercarsi reciprocamente. Avvolti tra le lenzuola del suo letto. Il vestito buttato sulla sedia. I miei sospiri ed il suo sguardo …

Sussultò nel sentire la porta aprirsi. In piedi, con la sua giacca e la sua cravatta tra le mani, Rachel incontrò lo sguardo di Jesse che in quel momento entrò in casa.





Eccomi con un nuovo capitolo … questa volta ho impiegato meno tempo per scriverlo … meno male! Piaciuto? Fatemi sapere…..



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Capitolo 12
*** Capitolo XII - Heartache ***


Capitolo XII

Heartache



Era letteralmente fuggito. Scappato. Insomma, se l’era data a gambe. Ma cosa altro avrebbe potuto fare in quella situazione? Aveva aperto gli occhi, confuso e assonnato e si era ritrovato il corpo nudo di una ragazza attaccato morbidamente al suo. Non aveva avuto bisogno di guardarla in volto, il suo profumo inconfondibile gli aveva ricordato all’instante quello che era accaduto nella notte precedente. Quell’inizio di anno aveva riportato prepotentemente nella sua vita Rachel Berry. La Rachel per cui aveva perso la testa anni prima. La Rachel che aveva conquistato, raggirato, allontanato, tentato di riconquistare. Lasciato andare. La stessa Rachel che gli aveva preferito quell’ebete di Finn Hudson ora si ritrovata sdraiata, senza vestiti, accanto a lui. I ricordi lo avevano assalito come un orda di pellegrini in visita a Gerusalemme. Si era dovuto alzare velocemente, ma non così velocemente da svegliarla, per correre in bagno e vomitare. Quei ricordi lo avevano talmente sconvolto da obbligarlo ad uscire dalla sua stanza, dopo essersi vestito velocemente. Non contenti, gli stessi ricordi lo avevano spinto ad uscire dall’appartamento e dall’edificio, correndo come se fosse inseguito da un incendio.

Non sono i ricordi, bugiardo, è semplicemente la paura di incontrare lo sguardo di Rachel.

Aveva combinato un vero casino. Non solo non era riuscito in quei mesi a liberarsi del ricordo del suo mortificante amore per la moretta di Lima, ma era riuscito a riaprire le porte al caos ed al tumulto che Rachel aveva sempre portato con se nel suo cuore.

Jesse percorse distrattamente le strade, in balia dei suoi pensieri. La sua mente era frastornata, immersa nella confusione di un turbinio di sensazioni e pensieri contrastanti.

  • L’unico modo per trovare una via è quello di ripartire dall’inizio

Era quello che doveva fare. Lo aveva dovuto dire ad alta voce per riuscire a convincere i suoi pensieri a fermarsi e permettere alla sua mente di ripartire da dove tutto era iniziato. Già. Bella domanda. Da dove era cominciato? Ricordava di essere stato trascinato da sua sorella Elisabeth ad una festa nel locale dove lavorava Puckerman. Generalmente non avrebbe mai accettato di fare il damo di compagnia di sua sorella, ma quella sera la sua Lizzie gli era sembrata particolarmente scossa e giù di tono, pertanto anche se poco convinto, aveva accettato il suo invito, ritrovandosi così in mezzo ad una marea di gente sconosciuta. Dopo un’ora di chiacchiere inutili con ragazze di cui non avrebbe mai ricordato il nome anche se ci fosse finito a letto, era quasi giunto alla conclusione che poteva tranquillamente lasciare sua sorella in balia di se stessa. Tutta la prospettiva della serata era, però, cambiata nel momento in cui Rachel era entrata nella sala.

Ho bevuto troppo. No, non è l’alcool. E’ Rachel. Con quel vestito rosso è spettacolare. Ma cosa diavolo …?

Quei brividi su tutto il corpo, quella sensazione di terra che frana sotto i piedi. Quel pensiero. Tutto gli aveva fatto venire la nausea. Possibile che lui, Jesse St. James, futura star di tutto quello che può portare alla fama, era stato abbattuto da un semplice vestito rosso? Non era il vestito, lo sapeva, ma in ogni caso non era tollerabile. Rachel era fuori dalla sua vita. Se lo era imposto ed un semplice vestito non lo avrebbe portato a cedere tutto il terreno conquistato. Guadagnò velocemente la porta, prima che la moretta potesse vederlo. Fuggì, letteralmente se la diede a gambe

  • Deve essere una costante , ormai

Sussurrò fra sé e sé. In effetti, in meno di 24 ore era fuggito da lei non una, ma due volte. Onestamente, non poteva proprio definirsi un cuore impavido. Il destino, però, la sera prima, gli aveva tirato un brutto scherzo, perché invece di guadagnare la porta si era ritrovato, spaesato e distratto, a vagare per i corridoi intorno alla sala principale. Non poteva quantificare quanto tempo avesse perso a girovagare. L’unica cosa di cui era sicuro, però, era che ad un certo punto l’aveva vista passargli accanto senza che notasse la sua presenza. Da quel momento tutto era precipitato. L’aggressione da parte di quel porco ed il bacio che era stato costretto a vedere lo avevano spinto a cercare il primo oggetto contundente a portata di mano. Non era mai stato un tipo particolarmente manesco, ma in quel caso la rabbia lo aveva spinto a reagire senza pensare. Aveva steso il porco e aveva trascinato via Rachel. Sapeva che la cosa migliore sarebbe stata portarla a casa, ma si rendeva conto che la ragazza doveva trovare una valvola di sfogo alle emozioni provate per l’aggressione subita. L’aveva osservata, mentre si scolava una bottiglia intera di champagne senza riuscire a fare nulla, inebetito dalla visione di lei con indosso quel vestito rosso. Ma quando aveva visto il suo corpo comincia a perdere il controllo sotto la spinta dell’alcool assorbito, l’aveva accompagnata fuori e l’aveva riportata a casa. Per tutto il tempo passato in sua compagnia si era ripetuto costantemente che quella era Rachel, la ragazza che l’aveva bidonato ed umiliato di fronte ad un’intera platea. Si era ripetuto costantemente che quella era la ragazza che le aveva preferito Finkstein. L’aveva squadrata, evidenziando mentalmente tutti i suoi difetti: il nasone, la bocca enorme, gli occhi …. E lì sui suoi bellissimi occhi da cerbiatta si era arenato. Era impossibile per lui trovare dei difetti su Rachel; ma questo non significava nulla, non doveva e non poteva significare nulla! Con questo spirito l’aveva riaccompagnata, completamente ubriaca a casa, fino alla soglia della sua stanza. L’istinto lo aveva spinto a salutarla con un bacio sulla guancia. Era stato un semplice, innocente bacio. Ma poteva esserci veramente qualcosa di innocente in tutto quello che lui faceva e che riguardava Rachel? Non aveva una risposta a questa domanda. In ogni caso, questo era tutto quello che aveva fatto. Poi si era girato e se ne era andato a casa sua. O almeno quella era stata la sua intenzione. Aveva aperto la porta e si era sentito chiamare. Voltandosi si era ritrovato Rachel attaccata al suo collo e tutto era precipitato.

Il borbottio proveniente dal suo stomaco gli fece realizzare di non aver fatto ancora colazione. Considerato che aveva saltato anche la cena, convenne con il suo stomaco che forse era giunto il momento di addentare qualcosa. Svoltò alla sua destra e dopo aver percorso un isolato, si ritrovò di fronte alla sua caffetteria preferita.

Entrò, sorprendendosi nel trovare in fila per la cassa Puckerman. Si rassegnò a dover sostenere un qualche tipo di conversazione con lui. Stranamente, però, Noah fece finta di non vederlo. Jesse, di natura estremamente curioso, accantonò per un po’ i suoi rachel-pensieri e si avvicinò a Puck, salutandolo giovialmente: aveva deciso di scoprire perché quel tipo facesse di tutto per evitarlo.

Dopo aver ordinato, si sedettero ad uno dei tavoli che dava verso l’esterno, a consumare il loro caffè. Rimasero in silenzio, ad osservarsi reciprocamente. Entrambi sentivano che l’altro stava nascondendo qualcosa. Jesse dal canto suo non voleva che Puckerman scoprisse che aveva appena trascorso la notte in compagnia della sua coinquilina, nonché fidanzata ufficiale del suo migliore amico. Ma Noah? Cosa aveva combinato di così grave da non volere che lui, un quasi estraneo, lo venisse a scoprire?

  • Piaciuta la festa di ieri? – la domanda di Puck lo fece trasalire

  • Niente di eccezionale – rispose, mentre assaporava la sua brioche

  • In effetti – Noah sospirò – una noia mortale. L’unica cosa degna di nota è stata vedere Rachel, completamente ubriaca, ballare al centro della pista con quella scopa … ma poi chissà dove l’ha trovata!

Già. Rachel completamente ubriaca, che ballava al centro della pista. Quello era stato il momento in cui Jesse aveva deciso che era arrivato il tempo di portarla via. Anzi … non esattamente quello, ma l’attimo successivo, in cui l’aveva vista togliersi una scarpa e tentare di slacciare il suo abito. Quello era stato il momento esatto in cui si era convinto a trascinarla fuori di li

  • Chissà poi che fine ha fatto! Tu sai che fine ha fatto?

La domanda di Noah lo fece trasalire. Dunque il ragazzo aveva visto Rachel ballare, ma non si era accorto che lui l’aveva condotta fuori. Strano.

  • E tu? – Noah spalancò gli occhi alla domanda di Jesse

  • Io … cosa? – sorrise impacciato

  • Che fine hai fatto?

Jesse seguiva un pensiero, un intuizione. Non sapeva bene a che cosa lo avrebbe portato, ma c’era qualcosa che gli martellava la mente. Prima che il ragazzo potesse, però, approfondire l’argomento, i due vennero interrotti da un evento ancora più sospetto agli occhi di Jesse: l’entrata di Elisabeth nella caffetteria. Generalmente il fratello non si sarebbe insospettito; in fin dei conti quella era anche la caffetteria preferita di Lizzie. Ma qualcosa nel suo comportamento e nel mondo in cui aveva sgranato gli occhi nel vederlo seduto al tavolo con Noah, lo aveva portato a sentire un brivido su tutta la schiena ed a visualizzare nella sua mente un cartello illuminato e lampeggiante con su scritto “Attenzione! Pericolo!”.

Ancora più strano fu il modo in cui sua sorella si precipitò, letteralmente, su di loro, gettandosi nelle sue braccia

  • Ehi fratellino! Buon anno! Che bello vederti questa mattina

  • Sei per caso ubriaca? – Jesse alzò il sopracciglio e sorrise sornione. Qualcosa in tutta quella storia non lo convinceva

  • Assolutamente no. E tu? Ieri ti sei ubriacato?

Il sorriso sghembo sulle labbra della sorella, più della domanda, colpirono Jesse. Si rese conto che tra di loro era in corso un duello, ma onestamente, gli stava sfuggendo quale fosse il premio in palio. Poi un’altra intuizione gli illuminò la mente. Fu grazie all’espressione terrorizzata, ben celata, in fondo allo sguardo della sorella ed al nervoso tamburellare delle dita di Puckerman sul tavolo ad accendergli la lampadina sulla sua testa.

  • Che cosa avete fatto voi due ieri sera? – Jesse rivolse la domanda non a sua sorella, ma a Noah ed il tono che usò non fu per nulla amichevole

  • E tu?

Voltandosi, vide lo sguardo di sua sorella fermo e deciso. Sapeva di Rachel. Era evidente dal modo in cui lo stava fissando. Jesse decise di sostenere il suo sguardo. Una cosa che Elisabeth non era mai riuscita a contrastare era lo sguardo fermo di suo fratello. Ma con suo grande stupore, sua sorella non solo non abbassò la testa, ma sorrise. Era stato sconfitto. In quel gioco, per la prima volta in vita sua, era stato sconfitto. Si alzò, sorrise mestamente ad entrambi. Era sicuro che tra di loro qualcosa fosse successo. Erano i loro sguardi a dirglielo, insieme al fatto che evidentemente quello che avevano fatto pesava su di loro come macigni. Eppure sapeva di doversi ritirare, pena una scazzottata con Puck, che sapendo da Elisabeth con chi lui, Jesse St. James, aveva passato la sera prima il suo tempo, lo avrebbe sicuramente preso a pugni in vece del suo migliore amico. Salutò la sorella e Puckerman e dopo aver preso al bancone un cappuccino ed un’altra brioche, uscì dal locale. La curiosità per il destino di sua sorella, a cui aveva sempre posto molta attenzione, fu accantonata lungo la strada verso caso, dal pensiero costante di cosa avrebbe potuto trovare al ritorno nel suo appartamento. Senza la protezione della presenza di Elisabeth, tutto ciò che avrebbe trovato sarebbe stato un problema da gestire. E se Rachel, invece, se ne fosse andata via nel frattempo?

Sarebbe un problema in meno da dover affrontare e risolvere

Decisamente un vero cuor di leone. Non c’era che dire. Più i suoi passi lo avvicinavano verso il suo appartamento e più la sua andatura rallentava. I ricordi della notte passata cominciarono ad avvolgere la sua mente. I suoi baci, i gesti compiuti nel togliergli la giacca e la camicia. Le difficoltà che aveva incontrato nel togliergli la cravatta, mentre lui in un attimo l’aveva privata di quell’abito rosso sfolgorante. La mancanza di aria ed i giramenti di testa che quella visione gli aveva arrecato.

Credo che morirò. Senza aria si può morire, vero?

Naturalmente non era morto e non si era fermato. Da “vittima” era diventato “aguzzino”, prendendola per mano e accompagnandola nella sua stanza. Aveva approfittato di lei e della condizione in cui si trovava.

E’ lei che mi è venuta a cercare. E’ lei che mi ha baciato. E’ lei che ha cominciato a spogliarmi … E’ lei che lo vuole

Si era ripetuto quelle parole all’infinito, per giustificare le sue azioni e per nascondere il suo rimorso. Sapeva che il giorno dopo Rachel se ne sarebbe pentita. Sapeva che non lo avrebbe mai perdonato per il tradimento a cui l’aveva costretta.

Le dirò che è lei che mi ha cercato … non io ….

Era un’altra scusa per giustificare la situazione in cui si era cacciato. Tutte scuse, belle e buone. Sapeva quanto Rachel amasse Finn, eppure si era permesso di lasciarla fare. Anzi. Alla fine era lui che aveva condotto i giochi e nessuna scusante sarebbe valsa a giustificare il suo comportamento.

  • Jesse St. James sei proprio uno stronzo!

Aveva dovuto pronunciare quelle parole ad alta voce, per rafforzarne il significato. Orami giunto davanti alla porta del suo appartamento, guardò il sacchetto della caffetteria e sospirò

  • Come se una brioche ed un cappuccino possano cancellare la vergognosa azione che ho compiuto!

Fece un respiro profondo e tirò su le spalle. Nonostante non fosse un cuor di leone, doveva entrare ed affrontare la situazione, lo doveva alla ragazza dietro quella porta, semmai fosse stata ancora lì. Con gesto rapido entrò nell’appartamento. Il suo precario coraggio venne spazzato via dalla vista di Rachel con indosso quel maledetto abito rosso. Era ancora lì e dallo sguardo che aveva era evidente che attendeva da lui una spiegazione.

Sono fregato!



Finalmente un nuovo capitolo …. Mi spiace lasciarvi ancora in sospeso, ma ci tenevo a raccontare la notte incriminata anche dal punto di vista di Jesse …. Ed ora? E tra Noah e Lizzie che cosa è successo? …

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Capitolo 13
*** Capitolo XIII - The Road not Taken ***


Capitolo XIII

The Road not Taken



Jesse posò il cappuccino e la brioche sul tavolo ed invitò Rachel a sedersi. Si giustificò per la sua assenza, affermando che non avrebbe mai voluto farle iniziare il nuovo anno senza una colazione degna di New York. Le raccontò della sua corsa alla caffetteria. Le disse della paura di non riuscire a trovare quelle che lui considerava essere le brioche più buone di tutta Manhattan. Continuò a parlare per almeno dieci minuti, decantando tutti i prodotti squisiti che quel caffè poteva regalare ai clienti che avevano il coraggio di svegliarsi presto la mattina del primo giorno dell’anno. Continuò a parlare, pensando nella sua mente che le bugie erano la sua migliore merce. Continuò a parlare senza mai guardarla negli occhi, andando avanti e indietro tra il tavolo e il suo angolo cottura: un percorso veramente breve, ma fatto con la massima concentrazione da chi non vuole sbagliare neanche un passo

O non vuole essere costretto a guardare la ragazza che hai di fronte

Avrebbe potuto continuare all’infinito, un passo dopo l’altro, il sorriso stampato sul suo volto che mascherava un’indifferenza ed una giovialità probabilmente fuori luogo. Le parole che pronunciò Rachel all’improvviso, lo costrinsero, però, ad interrompere la sua camminata ed a voltarsi ad osservarla: lei era ancora nella stessa posizione in cui l’aveva accolto al suo rientro:

  • Che cosa è successo ieri sera?

Che diavolo volevano dire quelle parole?

  • Prego? – fu tutto ciò che riuscì a dire

  • Io vorrei sapere da te che cosa è successo ieri notte – gli occhi di Rachel ebbero un tremito – e perché mi sono svegliata sul tuo letto … senza vestiti addosso

  • Tu che cosa pensi?

Tutto quello che riuscì a fare Jesse fu sorridere. Cosa diavolo volevano dire quelle parole? Sapeva il significato letterale della frase appena pronunciata da Rachel. Ma quale fosse il senso nascosto in esse, al momento gli sfuggiva. In quella situazione, tutto quello che era riuscito a pronunciare era stata una domanda talmente ridicola da farlo inorridire. La moretta rimase spiazzata alla sua domanda

  • Cosa vuol dire “che cosa ne pensi”?

  • Beh … - Jesse sorrise nervosamente – avrai una tua teoria …

  • Jesse – Rachel cominciò ad agitarsi – io sono qui che ti chiedo spiegazioni su quello che è successo questa notte e tu chiedi a me cosa ne penso? Se avessi la minima idea di cosa pensarne, non te lo chiederei!

  • Ma un opinione ce l’avrai! – sapeva di rendersi ridicolo, ma non riusciva a trovare un altro modo di gestire la situazione, almeno non al momento

  • Come faccio ad avere un’opinione se non ricordo nulla?

  • Nulla?

Gli occhi di Jesse si sgranarono, increduli di fronte a quella parola. Rachel Berry non ricordava nulla della notte appena trascorsa. Nulla dei loro baci e nulla della loro passione, consumata tra le sue lenzuola? Magari la passione era stata solo sua, visto che lei era innamorata di Finklestein, certo, ma almeno qualcosa le sarebbe pur dovuto rimanere nella testa. In quel momento non avrebbe saputo se ridere o piangere dell’espressione tra lo sconvolto e l’arrabbiato di Rachel e dello spettacolo patetico che si stava rappresentando in quell’appartamento. Fece un grande respiro e decise di ripartire da zero. Invitò nuovamente Rachel a sedersi e questa volta, la obbligò a farlo. Una volta che la ragazza, contro la usa volontà, accettò di mangiare la brioche, Jesse le chiese di raccontargli cosa ricordasse della sera precedente. Terminato il racconto, si rese conto che tutto ciò che Rachel aveva rimosso era stata la loro notte. Cosa doveva fare?

  • Che cosa è successo dopo che mi hai riaccompagnato nel mio appartamento? E perché sono qui?

Jesse continuava a guardare fuori dalla finestra. Cosa avrebbe dovuto dire o fare? Se le avesse mentito, dicendole che non era successo nulla fra di loro, avrebbe potuto convincersene anche lui e magari sarebbe riuscito a riprendere la sua vita senza ulteriori contraccolpi. Dio solo sapeva quanto quelle poche ore in compagnia di Miss Berry avessero nuovamente sconvolto la sua esistenza. Ma così facendo avrebbe rinunciato ad una nuova possibilità con lei.

Come se a lei importasse qualcosa di te. Lei ama Finn. Lo sai.

E allora perché era andata a letto con lui?

Per colpa del grassone che l’ha molestata

Ridicolo

Per colpa dell’alcool che ha bevuto

Possibile. Certo. Ma anche se si fosse scolata una cassa intera di Champagne, al dunque sarebbe dovuta rinsavire e ricordarsi del bietolone. C’era qualcosa altro.

Ti stai illudendo

Ridicolo. E poi perché parlare di illusione? Lui non voleva tornare con lei. Aveva abbandonato le montagne russe per dedicarsi al Moulin Rouge. Chi vorrebbe ritornare a Rachel Berry quando si hanno tutte le donne che si desiderano? Non lui. Di certo non era così stupido.

Eppure qualcosa le è successo.

  • Rachel perché sei tornata a New York? – la domanda gli uscì spontaneamente, senza premeditazione

  • Perché mi fai questa domanda? – la ragazza lo guardò in modo sospettoso – e cosa c’entra questo con il fatto che io sono qui?

  • Sai che ti conosco, vero? – Jesse abbozzò un sorriso

  • Non capisco ancora cosa …

  • Rach, sei diversa …. Ed io voglio capire perché

La ragazza lo osservò, senza dire nulla. Non riusciva a comprendere perché Jesse non rispondesse alla sua domanda. La curiosità la stava uccidendo. Nella sua mente delle immagini, molto sfocate, stavano prendendo sempre più corpo, ma aveva il terrore di dover ammettere quale fosse il vero significato di ciò che la nebbia stava diradando. Se non fossero state solo il risultato di un qualche strano sogno, avrebbero definitivamente messo una pietra tombale alla sua storia d’amore con Finn.

Non lo ha già fatto il suo tradimento?

No, non lo aveva fatto. Avrebbe voluto essere più forte e coraggiosa. Avrebbe voluto poter affermare che il tradimento del suo Finn era un motivo sufficiente per rendere la sua autostima l’arma vincente per andare avanti. Ma così non era; se per il successo essa era fondamentale, così non lo era per le sue storie d’amore; la sua Storia d’Amore, al singolare. Perché nella sua vita c’era stato solo Finn.

Non stai dicendo tutta la verità, ragazza

Nel profondo della sua anima, una voce si stava ribellando e sapeva che quella ribellione un fondo di verità ce l’aveva. Un tempo, ormai lontano, aveva provato dei sentimenti anche per Jesse, ma non potevano certo essere paragonati a quelli che provava per Finn.

E’ solo una questione di prospettive.

Non lo era. Non poteva esserlo, perché ciò avrebbe significato far crollare uno dei quattro pilastri su cui basava la sua vita. La sua voce era il pilastro principale, la sua splendida voce. Un altro era il successo, che avrebbe sicuramente raggiunto presto o tardi. Poi c’erano i suoi padri, che l’avrebbero supportata per il resto dei suoi giorni ed il quarto era l’amore per lo studente più brillante del McKinley: avrebbe amato Finn per il resto della sua vita, come nelle migliori tradizioni di ogni dramma scritto con dovere. Ma ora, se lui avesse scoperto di essere andata a letto con Jesse, tutto questo sarebbe andato perso. Non il tradimento di Finn, ma il suo avrebbe decretato il crollo di uno dei suoi pilastri. Comprese che Jesse non avrebbe chiarito i suoi dubbi finchè lei non avesse fatto altrettanto, perciò decise di parlare.

  • Io e Finn ci siamo lasciati

  • Cosa? – Jesse rimase esterrefatto a quelle parole – lasciati? Quando?

  • A Natale

  • Perché?

  • Non sono affari ….

  • Miei? Rachel sono un tuo amico, o così almeno era l’ultima cosa che avevamo deciso di essere – il ragazzo sorrise in un modo che Rachel non riuscì a comprendere

  • Mi ha tradito

Faceva male pronunciare quelle parole e altrettanto male faceva ascoltarle. Se Rachel ancora non si era abituata a ciò che quelle tre parole implicava, Jesse era stato travolto da esse. E così la piccola Berry si era ubriaca ed aveva fatto sesso con lui per ripicca nei confronti di Finn.

No, non per ripicca … per disperazione

La disperazione aveva spinto quella ragazza fra le sue braccia. Nulla di più e nulla di meno.

Sei libero e salvo

Libero di poter dire a Rachel tutto ciò che lei voleva sentirsi dire e salvo di poter mentire spudoratamente ed andare avanti con la sua vita. Anzi, aveva guadagnato una notte con Rachel Berry ed aveva messo fine alla frustrazione di non averla mai potuta avere.

Non sarà mai tua

Quelle parole, pronunciate da un io profondo, nascosto chissà dove in fondo al suo corpo, fecero terra bruciata dei suoi sentimenti. Ancora lei, sempre lei a sconvolgere tutti i suoi piani e ad infrangere tutti i suoi sforzi. La rabbia per un momento prese il sopravvento. Le avrebbe detto la verità, infrangendo anche le speranze di Rachel di riprendersi Finn. Era assurdo! Inconcepibile. A lui non aveva perdonato di averle mentito, mentre a quel maledetto ragazzotto di provincia continuava a perdonargli tutto, anche i suoi tradimenti.

  • A cosa stai pensando? – la voce di Rachel si infranse sui suoi pensieri

  • Io – Jesse sospirò – penso a quanto devi amare Finn. L’hai già perdonato, vero?

  • No – Rachel rispose indignata, ma l’indignazione era per la semplice verità uscita dalle parole di Jesse

  • Si, invece – il suo sorriso era disarmante

  • Si, invece – Rachel cominciò a piangere – è vero, me ne vergogno, ma è così. Non posso vivere senza di lui … io lo amo .. .ma se io … e te abbiamo fatto qualcosa questa notte .. lui non me lo perdonerà e perderò tutto. Ti prego, dimmi che non è accaduto nulla. Ti prego, Jesse.

  • Lui non te lo perdonerà …

Quelle parole furono pronunciate da Jesse in sussurro. Certo che Finn non l’avrebbe perdonata. Tutto poteva essere accettato, ma non che la donna che ami ti tradisca con un altro. Eppure lui aveva continuato ad accettarlo per tanto tempo. Quando aveva capito che Rachel non avrebbe mai smesso di amare Finn, si era vendicato. La storia della gara e di Shelby, tutte scuse per nascondere il fatto che tutto ciò che aveva fatto di orribile a quella ragazza era solo dettato dalla rabbia per aver compreso, in un preciso istante, che lui non sarebbe mai stato al centro dei suoi pensieri. Ora avrebbe potuto vendicarsi nuovamente. Ancora una volta avrebbe potuto umiliare quella ragazza e in una certa misura era ciò che desiderava: vendicarsi per l’umiliazione subita. Rachel continuò a guardarlo con ansia, speranza e agitazione.

  • Puoi continuare tranquillamente a farti pugnalare dal tuo fidanzato

  • Vuoi dire che? – Rachel si alzò in piedi

  • Che tra di noi non è successo nulla

  • Oh Jesse!

Rachel si buttò fra le braccia del ragazzo, rischiando di farlo cadere dalla sedia e lui l’accolse, sorridendo e per un momento assaporò ancora il suo profumo ed il suo corpo. C’e’ sempre un momento della vita in cui si deve prendere una decisione del genere. Fare la scelta migliore, seppur dolora. Negli anni della scuola, aveva dovuto imparare a memoria, cosa per lui non particolarmente difficile, una poesia di Frost su un duplice sentiero ed un bivio. Allora aveva bollato quella poesia come stupida ed inutile, considerando che lui, Jesse St. Jmaes non avrebbe mai avuto dubbi sulla strada da intraprendere: quella del successo, sempre. Ma ora comprendeva il senso recondito nascosto in quei versi:

Lo racconterò con un sospirto

Da qualche parte tra anni e anni:

due strade divergevano in un bosco , e io –

io presi la meno percorsa,

e quello ha fatto tutta la differenza.

Aveva preso la sua decisione. Certo che avrebbe potuto vendicarsi nuovamente ed infrangere le speranza di un ritorno di Rachel dal suo Finn, ma non era più quel ragazzo di due anni prima e voleva disperatamente liberarsi di lei, perché tutto ciò che portava quella ragazza nella sua vita era dolore e disperazione. Lui era destinato al successo e non doveva esserci posto per altro.

  • Ma allora? .. Perché sono qui!

  • Perché avevi paura di dormire da sola, dopo tutto quello che ti è successo

  • Già – Rachel lo guardò dubbiosa – ma perché ero senza vestiti?

Jesse sorrise nel vederla arrossire. La piccola moretta di Lima non sarebbe mai cambiata e certe cose l’avrebbero sempre messa in difficoltà. Tanto era spregiudicata nel raggiungere il successo, quanto era imbarazzata da ciò che riguardava l’intimità. Aveva deciso di mentire e lo avrebbe fatto fino in fondo, senza ripensamenti o tentennamenti.

  • Sono io che te l’ho tolto, dopo che ti sei addormentata fra le mie braccia. Non potevo farti dormire con quel vestito scomodo

  • Dopo che mi sono addormentata tra le tue braccia? – Rachel lo guardò dubbiosa

  • Beh, si – Jesse sfoggiò il suo sorriso più innocente – eri ubriaca e sconvolta. Non facevi altro che piangere e io ti ho abbracciato e tu dopo poco ti sei addormentata …

  • Allora tra di noi non è successo nulla

  • Nulla

Rachel, dopo un profondo respiro, sorrise pensando alla possibilità che tra lei e Finn non fosse tutto perduto. Era stata lei a lasciarlo, questo era vero, ma l’idea che dovesse rinunciare per sempre a lui l’atterriva. Rendendosi conto di essere ancora seduta su Jesse,con un movimento improvviso si alzò. I due rimasero a fissarsi per un po’, poi la ragazza ringraziandolo per la colazione, si voltò per andarsene. Prima che potesse uscire, però, Jesse le rivolse la parola:

  • Spero che in questo anno, tu possa ottenere tutto quello che desideri, Berry.

  • Anche Finn? – Rachel sorrise

  • Se è quello che vuoi … si … anche se lui non ti merita.

Rachel rimase ferma ad osservarlo per un momento, poi senza aggiungere nulla, uscì dall’appartamento, lasciando Jesse da solo, perso nei suoi pensieri.



Eccomi, in maniera imprevista con un nuovo capitolo. Non mi andava di lasciarvi troppo in sospeso e così mi sono sforzata un po’ di più. Delusi del risultato?

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Capitolo 14
*** XIV - A New Beginning? ***


Capitolo XIV

A New Beginning?


Elisabeth si era persa nel guardare la gente che entrava in quel caffè. La prima cosa che faceva ogni nuovo cliente era osservare il locale e la disposizione dei tavoli. Sarebbe stato normale per tutti quelli che mettevano piede in quel posto per la prima volta, ma gli altri? Nella mezz’ora successiva all’uscita di Jessie, la ragazza ne aveva contati almeno un ventina di sua conoscenza. Gente che frequentava abitualmente il locale. Eppure, nessuno escluso, tutti coloro che entravano, la prima cosa che facevano era quella di guardarsi intorno. Non andare al bancone, o vedere i menu; guardarsi intorno ed osservare le persone sedute ai tavoli. Anche lei lo aveva fatto? Sicuramente si. Era entrata con l’idea di cercare Puckrman, che pochi minuti prima l’aveva contattata sul cellulare. Avrebbe voluto rimanere con Rachel per scoprire cosa avesse combinato con suo fratello. Non che non lo sapesse: i rumori provenienti dalla stanza di Jessie, che aveva sentito nella notte di capodanno, erano inequivocabili. Certo, però, le mancavano tutte le informazioni legate al come erano giunti fino a quel punto. Eppure aveva abbandonato tutto per correre da quel tizio. Era entrata e come tutti coloro che entravano li, si era guardata intorno e lo aveva scorto, seduto ad un tavolo, con suo fratello Jesse. Il sangue le si era congelato all’istante. Non voleva per nulla al mondo che il suo adorato fratello venisse a sapere della cosa stupida che aveva compiuto la notte prima, e quella prima e quella prima ancora. Divenne rossa in volto, ma senza indugiare, si avventò letteralmente sul tavolo. Dallo sguardo di Jesse, intuì immediatamente che ancora non aveva scoperto il suo segreto, ma non ci avrebbe messo molto: suo fratello sapeva fare due più due rapidamente. Perciò, odiandosi, decise di sfruttare l’unica freccia disponibile sul suo arco: Rachel. Così, con pochi semplici sottintesi, riuscì a farlo andare via. A quel punto rimase sola con Puckerman e fu in quel momento che cominciò ad osservare i clienti. Il ragazzo al suo fianco, dopo un po’ si stufò di aspettare da lei una qualche forma di risposta alle sue domande. La strattonò per un braccio, obbligandola a voltarsi. Elisabeth ne fu indispettita.

  • Per quanto ancora pensi di evitare le mie domande?

  • Domande?

  • Si, domande – Puck sospirò – ti ho appena chiesto, ad esempio, come mai tuo fratello è scappato di gran carriera

  • E io cosa vuoi che ne sappia? – Il tono con cui rispose la ragazza fu stizzoso, infastidito

  • Wow – Noah sorrise – certo che se la gente sentisse il modo in cui mi stai rispondendo, faticherebbe a credere che io e te andiamo a letto insieme.

  • Per fare sesso con una persona non è che ci devi andare per forza d’amore e d’accordo – Elisabeth, dopo aver risposto con sufficienza, prese in mano la tazza di suo fratello e cominciò a sorseggiare il caffè

  • Capisco – il sorriso che il ragazzo si fece sfuggire sul volto fu un mix di divertimento e malinconia – quindi per te sono semplicemente …

  • Uno con cui andare a letto … non lo avevi capito?

  • Certo che lo avevo capito – Noah trasformò il suo sorriso in un ghigno arrogante – anche io lo faccio per lo stesso motivo

  • Non ne dubitavo

  • Ci stiamo divertendo, vero?

  • Da matti!

Le parole di Elisabeth, però, sembravano stridere con il suo sguardo. Eppure Puckerman non lo notò, o forse fece semplicemente finta di non notarlo. Dopo aver finito il suo caffè, si alzò dalla sedia, si chinò sulla ragazza, dandole un bacio sulla guancia e si allontanò. Poi ci ripensò. Tornò sui suoi passi e prima di accomiatarsi nuovamente le disse:

  • Ammettilo. Con il tuo damerino non ti sei mai divertita come ti diverti con me

  • Di chi stai parlando? – Elisabeth sapeva perfettamente di chi stava parlando, ma non volle mostrare il fianco

  • Parlo di occhi da cerbiatto Blaine. Il sesso che fai con me, con lui te lo sogneresti di notte.

  • Non puoi paragonarti a lui

  • Certo che non posso – Noah sorrise nuovamente – lui è gay!

  • Lui è anche sensibile, dolce, ha talento ed è spiritoso … tu – Elisabeth gli regalò uno sguardo sufficiente – tu sei tu!

Noah avrebbe voluto domandarle che diavolo volesse dire “tu sei tu”. Non era la frase in se che lo disturbava, ma il modo in cui lo aveva detto. Mieloso il tono usato per Blaine, disgustato il tono usato con lui. Le avrebbe voluto chiedere perché allora si fosse infilata nei suoi pantaloni non una, ma ben tre volte. Le avrebbe voluto dire che da quel momento poteva scordarsi di lui, che doveva trovarsi un altro pupazzo con cui giocare. Ma non lo fece. L’unica cosa che riuscì a dirle fu “già!”.Poi, salutandola di nuovo, uscì dal locale. Non era così stupido da rinunciare a del sesso gratuito. O forse si?

Una volta rimasta sola, Elisabeth si perse nei suoi pensieri. Come aveva fatto a passare dall’amore della sua vita a quella specie di uomo delle caverne? Come aveva potuto andare a letto con Noah Puckerman, dopo aver amato Blaine? C’era solo un’unica parola da usare: solitudine. Anzi no, le parole erano due. Solitudine e Stupidità. Per solitudine (o disperazione?), una mattina della settimana prima, in cui Jesse era uscito di casa per fare delle commissioni, lei era uscita dal suo appartamento ed era corsa a bussare alla porta di Blaine.Voleva vederlo e parlare con lui. Sapeva che non aveva nessuna speranza, lo aveva compreso molto bene, dopo il loro ultimo confronto, ma nonostante ciò le mancava terribilmente la sua compagnia e in quel momento, in cui la protezione che la presenza di Jesse le aveva dato era lontana, il suo cuore spezzata aveva prevalso sul suo orgoglio e l’aveva costretta a correre dal suo amore negato. Lui non lo aveva trovato, fuggito con il suo fidanzato ufficiale a Lima a festeggiare il Natale; in compenso aveva trovato quell’idiota di Puckerman e così, senza pensarci troppo, gli si era buttata addosso ed erano finiti a fare l’amore su quell’orrendo tappeto vicino al divano. In quel caso la solitudine ed un attacco di paura erano state le molle per il suo gesto insano. Ma il secondo e il terzo gesto insano? La stupidità era la parola giusta per spiegare quei due. E ora? Non lo sapeva. Prima o poi, immaginava che avrebbe dovuto prendere in mano se stessa e costringersi ad andare a pezzi per ricreare una versione migliore e meno sofferente di Elisabeth St. James, ma ora? Che avrebbe fatto?



****


Tornando nel suo appartamento, Rachel tutto si sarebbe aspettato tranne che ad attenderla ci fosse Finn. Era seduto sul divano, con le coperte che utilizzava Puck per dormire, appallottolate sulle sue ginocchia e si guardava i piedi, sconsolato. Kurt era seduto sulla poltrona accanto e lo stava fissando con sguardo severo, mentre Blaine era rintanato in cucina. Alla vista della moretta, Finn saltò in piedi come un giocattolo a molla appena caricato. Rachel lo guardò sorpresa e l'unica cosa che riuscì a pensare fu che la sua mente, già provata per tutta la storia di Jesse, non avrebbe sopportato lo stress causato da una discussione con il suo ex ragazzo. Ma il comportamento di Finn escluse la possibile discussione. Infatti, il ragazzo, senza attendere alcun segno da Rachel, si inginocchiò ai suoi piedi. Tutto si sarebbe aspettata da lui, ma non quello. L'unica cosa che pensò è che voleva che si alzasse immediatamente

- Finn, per favore alzati

- No Rachel. Almeno finchè non avrai ascoltato cosa ho da dirti.

- Finn, per favore ... io non …

- So di aver combinato un casino. La storia con Brit, il fatto che non ti ho detto nulla e tutto il resto

- Il tradimento ... non tutto il resto Finn .... la parola giusta è tradimento - la rabbia assalì Rachel - o vogliamo parlare di pugnalata alle spalle? Hai ucciso il mio cuore e poi lo hai calpestato, me lo hai strappato dal petto e lo hai ucciso di nuovo

- Non stai esagerando?

Fu l'unico commento che fu permesso a Kurt che, dopo lo sguardo truce della moretta, si alzò e senza aggiungere altro raggiunse Blaine in cucina, chiudendosi la porta alle spalle.

- Rachel tu hai ragione su tutto e sono qui per chiedere ... anzi no! - Finn si avvicinò a lei in sempre rimanendo in ginocchio - ti supplico di lasciarmi parlare ... poi deciderai cosa fare ed io lo accetterò

La ragazza rimase ad osservarlo per un pò. Da una parte, guardarlo le ricordava quanto accaduto a Natale. L'idea di lui e Brittany che si rotolavano nel letto l'aveva perseguitata per tutti quei giorni passati ed ora vederselo lì in ginocchio di fronte a lui la portava ad immaginare quella scena all'infinito.

Due esseri abbracciati, sdraiati su un letto, due corpi che si cercano … le labbra che si trovano. La ragazza ha i capelli biondi. Biondi? No, non sono biondi. La ragazza ha i capelli bruni. Incredibili che la mente umana posso modificare così le immagini. Lei pensa a Finn e Brittany nel momento in cui la tradiscono e quello che vede è lei con Finn. No! il ragazzo a cui è abbracciata non è Finn. Cerca di comprendere meglio la sua visione, ma l'immagine sfuma via.

Rachel si voltò verso Finn con lo sguardo smarrito. Avrebbe voluto domandargli se lui avesse visto la stessa scena che era apparsa di fronte a lei. Ovvio che non l'aveva vista. Glielo diceva l'espressione del suo viso. Era la sua mente che proiettava nella sua testa le immagini. Ma perchè lei e non Brittany? Il suo pensiero fisso, nell'ultimo periodo era stato quello di Brittany e Finn. Cercò di concentrarsi su quello che Finn le stava dicendo.

- Rachel io non ho giustificazioni al mio comportamento e dubito che tu possa mai perdonarmelo, mi rendo conto di aver fatto un grande errore. Buttare al vento il nostro amore. Il nostro grande amore. Credimi, io non provo nulla per Brittany ...

- Pensi che dicendomi che sei andato a letto con una di cui non ti frega nulla possa essermi di qualche sollievo?

Sapeva già, in cuor suo che lo avrebbe perdonato. Finn era il suo amore e non si può rinunciare al proprio amore. Eppure voleva ripagarlo del dolore provato in quei giorni. Non del tradimento, ma del dolore e così la cattiveria le usciva naturalmente, senza dover fare alcuno sforzo. Ma era stanca, la storia con Jesse ...

"Il ragazzo delle immagini è Jesse"

Certo che era lui, come aveva fatto a non riconoscerlo prima? Ma perchè continuava a vedersi insieme a lui? Probabilmente era dovuto alla stanchezza e allo stress. Jesse le aveva detto che tra di loro non c'era stato nulla e non aveva motivo di dubitarne. Era impossibile che Jesse St. James si facesse sfuggire l'occasione per vantarsi di una conquista femminile. Doveva essere la stanchezza. Intanto Finn si stava perdendo in una miriade di scuse di cui lei aveva completamente perso il filo del discorso. Però, osservandolo in ginocchio, scusarsi con lei, fece venire in mente a Rachel quanto fosse dolce e carino in quel momento. il primo istinto fu quello di abbracciarlo, ma sapeva di non potersi arrendere così facilmente. Doveva fargli vedere quanto fosse offesa e ferita e lo era stata, per tanti giorni e tanti notti (chiedete a Kurt se non ci credete!), ma era anche terribilmente stanca e voleva dormire e voleva non dover pensare più a nulla ed infine sentiva in quel momento che non gliene fregava nulla del fatto che Finn fosse andato a letto con Brittany. L'amore gioca veramente dei brutti tiri.

- Perchè lo hai fatto? - fu l'unica cosa che si sentì di dovergli chiedere

- Perchè mi sentivo solo

- Solo? - Rachel sgranò gli occhi - tu avevi me Finn! Me!

- New York aveva te, Rachel - il ragazzo sussurrò quelle parole - io avevo le tue telefonate e qualche tuo video

- E naturalmente invece di parlarmene, hai pensato bene di parlarne con Brittany - Rachel sorrise sarcastica - solo che lei non è riuscita bene a comprendere quello che le dicevi e invece di parlare con te, ha infilato la sua lingua sulla tua bocca e poi da cosa nasce cosa

La mano di Finn si posò sulle labbra di Rachel. La ragazza fu talmente sorpresa dalla velocità con cui il ragazzo si alzò e dalla sicurezza di quel gesto, che non disse nulla.

- Non è questo, Rachel. Io sentivo la tua mancanza. Era terribile per me saperti qui con il tuo canto, la tua recitazione, la scuola e tutto il resto - Finn tolse la mano dalla bocca di Rachel e tirò un pugno nell'aria - e poi ci si è messo pure St. James e quella vostra assurda litigata

- Jesse? - Rachel si sorprese - cosa c'entra lui e quale litigata?

- Quella del giorno del Ringraziamento. Eri così furiosa che ho pensato che magari ...

- Magari cosa?

- Magari potevi provare ancora qualcosa per lui - Finn abbassò lo sguardo

- Mi stai dicendo che tu mi hai tradito perchè io il Giorno del Ringraziamento ho litigato con Jesse? E se ci fossi andata a letto cosa avresti fatto?

Un flash, un'immagine rapida e fulminea assalì la mente di Rachel, ma non potè catturarla. Intanto Finn si voltò a guardarla

- Ti ho tradito perchè mi sentivo solo e sentivo la tua mancanza e mi ero convinto che presto o tardi ti avrei perso, perchè tu hai il tuo mondo e anche se non avessi me troveresti il modo di essere felice. Io ho solo te - Finn abbassò nuovamente lo sguardo - avevo solo te

Rachel non gli permise di aggiungere altro. Era stanca e sentiva nella voce di Finn talmente tanta malinconia che desiderò immediatamente che tutto ciò cessasse. Lo abbracciò e gli baciò lievemente le labbra. Sentì salirle una repulsione e dovette allontanarsi da lui. Al tempo stesso, però, gli sorrise dolcemente.

- Finn, ti amo troppo per rinunciare a te. Sento la sincerità nelle tue parole. Non so se riuscirò a perdonarti, ma penso che la nostra storia meriti un'altra chance

Il ragazzo, quasi incredulo, si guardò intorno smarrito. Quando realizzò che Rachel gli aveva accordato una specie di perdono, la strinse forte a se. Rachel lo lasciò fare, ma poi, scostandolo, gli sussurrò il suo pensiero:

- Ho sofferto tanto in questi giorni. Spero che tu sappia meritarti questa chance

- Farò di tutto per avere nuovamente il tuo perdono - Finn la strinse nuovamente a se - e mi trasferirò a New York per dimostratelo

Cosa? - Rachel sgranò nuovamente gli occhi . dici sul serio? E il tuo lavoro in officina? e la tua famiglia?

- Senza di te non esiste nulla

Rachel sorrise e Finn l'abbracciò nuovamente

- Ma dove andrai a stare?

- Qui. Staremo un pò stretti, lo so, ma ti prometto che renderò la tua vita un paradiso. Ti porterò la colazione tutte le mattine. Andrò a fare le commissioni che tu non riuscirai a compiere. Ti preparerò la cena. Laverò, stirerò. Farò tutto quello di cui hai bisogno

Rachel sorrise, pensando a quanto il suo ragazzo (ora poteva togliere quell'orribile suffisso) fosse negato per le faccende domestiche, ma non aveva voglia di smorzare i suoi entusiasmi. Come non aveva voglia di esprimere apertamente i suoi dubbi su una loro possibile convivenza, soprattutto reduci dalla situazione che avevano dovuto vivere fino a pochi momenti prima. Ritenne di non farlo per non smorzare l'entusiasmo di Finn. Avrebbero vissuto insieme, infondo quello non era stato sempre il suo desiderio?



Ciao a tutti … di ritorno con un nuovo capitolo … un po’ sofferto … scrivere di Rachel e Finn non mi viene molto naturale, anche se, dopo tutto, Finn non mi è neanche antipatico . Comunque, ora che anche lui vivrà a New York le cose si complicheranno e forse Rachel lo ha perdonato troppo facilmente .. ma lo ha perdonato veramente? Che ne dite invece di Elisabeth e Puck?

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Capitolo 15
*** Capitolo XV - Complicated ***


Capitolo XV

Complicated



I mesi invernali volsero al termine, lasciando il posto alle primavera e ad una nuova iniziativa delle Università per lo spettacolo di New York: Shakespeare, in mille nuove declinazioni. Era difficile poter realizzare uno spettacolo innovativo; il drammaturgo inglese era stato rappresentato in tutti i modi possibili ed immaginabili. O almeno questo era quello che pensava Rachel Berry. Ma tanto, la sua opinione non era ancora così importante da essere tenuta in considerazione. Alle sue osservazioni, il professore gli aveva fatto notare che per poter partecipare alle manifestazioni shakespeariana che si sarebbero tenuto in estate nella città, dovevano per forza scegliere un’opera scritta dal bardo e certo che no, non avrebbero potuto portare Funny Girl. In ogni caso, concluse il professore, ci sarebbero stati i provini e ognuno degli studenti avrebbe potuto interpretare un monologo shakespeariano come meglio credeva. La ragazza, però, troppo presa dall’essere arrabbiata per l’impossibilità di esibirsi per l’ennesima volta nel suo cavallo di battaglia – Down on my Parade – non riuscì a cogliere la sfumatura con cui la voce del suo insegnate sottolineò le parole “come meglio credete”. Ad ogni modo, da quel giorno e dalla notizia dell’apertura dei provini per formare il cast che avrebbe partecipato alla manifestazione internazionale, in tutte le scuole d’arte di New York, gli studenti andarono in fibrillazione, come tre dei cinque ragazzi conviventi nell’appartamento troppo piccolo per ospitarne un numero così alto. Rachel, come del resto Kurt e Blaine, voleva a tutti i costi la parte della protagonista. Lei era la star e se voleva dimostrarlo al mondo intero, doveva avere quella parte. Ora che Finn viveva con lei, aveva realizzato uno dei suoi sogni e così non le rimaneva che concentrarsi solo sull’altro. O almeno questo era quello che aveva sempre pensato. Fin da piccola il suo primo obiettivo era stato diventare una stella di Broadway; poi, conosciuto Finn, aveva affiancato ad esso, il sogno di sposare il quarterback della scuola superiore, che un giorno sarebbe diventato a sua volta il suo fidanzato famoso. Certo, ora ed oggi, dubitava che il suo fidanzato potesse diventare celebre. A meno che, qualche talent scout non entrasse nelle cucine del ristorante in cui Finn aveva trovato lavoro, la strada verso il successo gli era preclusa. Ma non aveva importanza, il successo che lei avrebbe raggiunto sarebbe bastato ad entrambi. L’amore li avrebbe aiutati a superare ogni avversità. Questo era quello che si ripeteva tutte le sere in cui Finn doveva fermarsi per lavorare al ristorante. E questo era quello che ripeteva al suo ragazzo tutte le volte che al mattino tentava di ottenere da lei qualcosa in più di un semplice bacio, mentre lei si preparava per correre all’università e alle sue prove. Ormai l’incompatibilità dei loro orari, li aveva resi quasi degli sconosciuti e nel vortice delle loro entrate ed uscite dall’appartamento, avevano ormai perso il conto dei giorni in cui erano riusciti a stare insieme. Eppure il loro amore era forte e avrebbe superato ogni avversità. Questo era quello che pensava Rachel nella maggior parte del tempo. Poi, certo, c’erano i momenti di buio. Quelli in cui, scavando in fondo alla sua anima, vicino alla voce Finn Hudson, sentiva solo di riuscire ad affiancare le parole traditore e fallito. Ma quello non era il suo pensiero vero. Era la stanchezza, solo la stanchezza!

Nella confusione mentale e nel tempo speso tra le prove e le lezioni, alla fine arrivò anche per lei il giorno dei provini. Aveva scelto la scena del terrazzo del Romeo è Giulietta e aveva chiesto a Blaine di farle da spalla. L’ultima volta che aveva affrontato un provino era stata sconfitta. Incapacità di mostrare del sentimento. Questo era stato il giudizio impietoso del suo professore e questa era stata la motivazione per la quale le era stata preferita quell’arrogante di Elisabeth. Sempre lei. Era diventata il suo incubo peggiore, soprattutto negli ultimi mesi. Per un motivo o per un altro se la ritrovava sempre tra i piedi. Andava a lezione e lei era lì. Tornava a casa ed era anche lì. Da quel poco che era riuscita ad estrapolare ad un recalcitrante Finn, il loro amico Puck aveva deciso di intrecciare una relazione con quella bionda arrogante e a nulla erano valse le proteste e gli avvertimenti di Rachel e Kurt. Il risultato era stato che se l’era ritrovata tutti i giorni in casa a sbaciucchiarsi sul divano con Puckerman. Ed ora anche lì, al provino! Ma questa volta Rachel non si sarebbe lasciata sconfiggere. Aveva la sua recitazione, che negli ultimi mesi molto era migliorata, aveva la scena migliore ed aveva un Romeo adatto all’occasione: lei e Blaine avrebbero fatto scintille. Certo i costumi non aiutavano: entrambi bardati come personaggi shakespeariani erano decisamente ridicoli – più Blaine che lei, ovviamente – ma quello era il ruolo che dovevano interpretare e sulla base di quello sarebbero stati giudicati. Elisabeth si voltò sorridendo e Rachel fu presa da un attacco di rabbia e frustrazione. Tutto sembrava sorridere a quella ragazza. Aveva la bellezza, il talento ed un ragazzo affascinante. E lei? Rachel sospirò. Anche lei aveva talento e un ragazzo affascinante, ma certo non poteva credere di essere bella come la sorella di Jesse. Osservandola meglio, Rachel si rese conto che la bionda non indossava nessun costume di scena di epoca shakespeariana, ma una semplice canottiera bianca e un paio di jeans che la rendevano ancora più seducente del solito. Si voltò ad osservarsi allo specchio e si sentì ancora più ridicola. Ma che diavolo andava a pensare? Era Elisabeth ad essere fuori ruolo, non lei! Il tema era Shakespeare, non Tennesee Williams. La moretta si domandò dove fosse andata a finire la sicurezza di un tempo. Il professore la chiamò sul palco, interrompendo le sue elucubrazioni.

Rachel, con passo sicuro andò a posizionarsi sul finto balcone, mentre Blaine si collocò in un punto del palco in cui potesse essere visto dai selezionatori e dalla sua partner. Nel silenzio più assoluto, la ragazza cominciò a recitare le sue battute con tono professionale e con trasporto. Durante tutta la scena entrambi i ragazzi rimasero concentrati e ben affiatati: erano ormai un paio d’anni che si conoscevano e non avevano mai avuto problemi nell’interagire sul palco. Una volta terminato, entrambi furono convinti di aver fatto un ottimo lavoro, ma quando la ragazza volse il suo sguardo verso il suo professore (capo valutatore del collegio), l’espressione che l’uomo le rimandò la sconcertò. Quello che vide nei suoi occhi fu delusione, null’altro che quello. Rachel avrebbe voluto chiedere conto di quell’orribile sguardo, ma fu trascinata via, insieme a Blaine, dal’assistente di palco. Non ebbe neanche il tempo di chiedere al suo partner che impressione avesse avuto, perché sul palco fu chiamata Elisabeth. La ragazza, passandole davanti, le mostrò un sorriso radioso. Aveva indosso ancora la tshirt bianca e i jeans e Rachel fu sopraffatta dalla paura di aver gestito male tutta la storia del suo provino. Ne ebbe la certezza nel momento esatto in cui la biondina cominciò la scena del balcone. Sulla carta era la stessa sua scena, solo modernizzata e liberata dai vincoli che l’epoca in cui aveva vissuto Shakespeare le aveva imposto. Elisabeth era fresca, spigliata, a volte buffa, ma sempre sensuale e radiosa e Rachel ebbe l’immediata impressione di aver perso la partita per la seconda volta nello stesso anno. Ne ebbe la certezza nel momento in cui sul palco comparve Jesse ad interpretare Romeo. Probabilmente il fratello aveva acconsentito ad aiutare la biondina ed il fatto che avessero un vincolo di sangue non limitò la loro espressività. Nel momento esatto in cui i due terminarono la loro interpretazione, moderna e solare, Rachel spostò il suo sguardo verso il professore e non ebbe alcun dubbio che anche questa volta quell’uomo avrebbe scelto la biondina. Blaine, compresa la situazione, le pose una mano sulla spalle e le sorrise, ma non disse nulla. Dal suo volto traspariva la stessa identica delusione. Non c’era alcun dubbio che il loro provino fosse andato male e anche se non ci fosse stato nessun Romeo migliore di lui in quella scuola, sicuramente ci sarebbe stato nelle altre, o quanto meno Jesse sarebbe stato migliore di lui. Una trionfante Elisabeth, dopo aver incassato i complimenti dall’intero collegio, uscì dal palco e si diresse direttamente verso Rachel. Il suo sorriso innervosì la moretta, ma non quanto le sue parole:

  • Ehi Rach, volevo farti i complimenti per la tua … anzi no … per la vostra splendida interpretazione. Devo dire poi che la modernità e la freschezza che avete dato al tutto era ammirevole.

  • Non capisco dove tu voglia arrivare! – Rachel rispose piccata al commento

  • Nulla di che … semplicemente vorrei sottolineare il fatto che tu, troppo presa da te stessa, non abbia compreso le parole del professore. Perché non le hai comprese vero? – Elisabeth sbattè teatralmente le ciglia - oppure pensavi veramente che bastasse il “tuo” immenso talento e poca fantasia per essere scelta?

  • Di cosa stai parlando? – Rachel la guardò sinceramente sorpresa

  • Del fatto che l’obiettivo di questa rappresentazione shakespeariana è quello di portare qualcosa di innovativo e di moderno al festival che si terrà quest’estate – Jesse sorrise sarcasticamente – insomma qualcosa che ci distingua dalle rappresentazioni del resto del mondo

  • Ma quando lo ha detto il professore? – Rachel guardò Jesse, confusa

  • In una delle sue lezioni – Elisabeth rispose sempre più divertita –ma probabilmente eri troppo impegnata a glorificarti per porre attenzione alle sue parole. Magari trovi le sue lezioni troppo noiose per il tuo immenso talento?

Mentre le parole di Elisabeth scorrevano velocemente sulla sua testa, Rachel tentò di ricordarsi se e quando il suo professore avesse mai espresso i concetti descritti da Jesse, rendendosi conto con orrore che nell’ultimo mese, aveva passato più tempo a pensare ai suoi problemi con Finn che ad altro. E questo, se possibile, la sconcertò ancora di più dell’aver probabilmente perso il suo provino. A conti fatti, nonostante avesse passato la maggior parte del suo tempo a concentrarsi per raggiungere dei risultati concreti per la sua carriera, tutto quello che aveva ottenuto era stato rimuginare su quello che stava succedendo con il suo fidanzato. E la cosa buffa era che i suoi problemi con Finn dipendevano in massima parte dal fatto che lei non riuscisse a passare del tempo con lui. Oppure c’era qualcosa che le sfuggiva? Lo sguardo di Jesse catturò, nonostante tutto, la sua attenzione. Da quando Finn era venuto a vivere a New York, le cose tra di loro erano cambiate e non in meglio. Nonostante il tempo, ancora non era riuscita a comprendere il vero Jesse, ne a dare una collocazione precisa ai suoi sentimenti per lui. Non era un suo amico, ma non era certo un estraneo; non ne era innamorato, ma non le era neanche indifferente. Quel ragazzo era una spina nel fianco ed un elemento di sofferenza. Istintivamente si fece più rigida nell’espressione del volto.

  • Probabilmente non avrò compreso tutto quello che veniva richiesto, ma la mia interpretazione non ha uguali, per cui alla fine il professore sceglierà me e se non lo farà vorrà dire che non capisce nulla!

  • Wow! La nostra Rachel si é preparata pensando di dover mostrare il suo talento ad un simil Lawrence Olivier. Peccato che ci fosse, invece, solo il vostro professore. - lo sguardo di Jesse si volse verso lei - pero' potresti provare con la London Accademy.So che stanno provando qui vicino ... Certo il tuo accento yankee non aiuta, ma forse ti sara' sufficiente sbattere un po' i tuoi occhioni per ...

  • Perché di colpo sei diventato cosi' astioso nei miei confronti?

  • Astioso nei tuoi confronti? - Jesse sembro' sinceramente stupito - ti sbagli Berry ... io sono sarcastico e basta ... e comunque non con te in particolare, ma con tutti. Ma come al solito, la piccola diva vorrebbe stare al centro dell'attenzione! Mia sorella sta per caso offuscando la tua stella?

  • Perché ce l'hai con me, Jesse? Mi sembrava che le cose fra di noi stessero migliorando ... perché ora invece ti comporti cosi'?

  • Ti ho gia' detto, mia cara Rachel, che questo é il mio modo di comportarmi con tutti ...

  • Non con me. Mai. Almeno fino ad ora. La tua voce non é mai stata fredda e scostante con me e il tuo sguardo non é mai sfuggito al mio, ma ora ... é per Finn?

  • Mmh. Come vi dicevo prima, la piccola diva sempre al centro del palco! Miss Berry, mi preme farle sapere che lei non é in alcun modo al centro della mia attenzione ed ancora meno lo é del suo bel principe azzurro! - lo sguardo di Jesse si fece freddo - se volete scusarmi ...

Il ragazzo si allontano' senza aggiungere altro. Rachel non disse nulla, abbasso' lo sguardo e si perse nei suoi pensieri. Non credeva alle parole di Jesse; qualcosa era cambiato. Innanzitutto non era riuscita piu' a parlare con lui dal giorno in cui si era risvegliata nel suo appartamento. Era stata tutta colpa sua, doveva ammetterlo. Tra la volonta' e l'impegno speso per recuperare il rapporto con Finn e le fatiche per preparare il provino, non era riuscita a ritagliare del tempo per nessuno. A mala pena aveva scambiato poche parole con il suo caro amico Kurt, figuriamoci se avesse potuto farlo con Jesse. Era lui che doveva comprendere che lei era una giovane donna impegnata a raggiungere il successo. E nonostante cio', aveva miseramente fallito. Ma forse, quello era solo il suo giudizio, la sua impressione. Magari il professore e gli altri selezionatori la pensavano diversamente. Ma se anche loro fossero convinti che bisognava rinnovare? Questo non significava, pero', che lei fosse andata male. Sapeva le battute e le aveva recitate al suo meglio. Inoltre aveva saputo dare un'ottima interpretazione di Giulietta. In fondo, non era anche lei una donna innamorata? Che andassero a quel paese i valutatori, il suo professore e soprattutto quel bastardo di Jesse St. James. Lei aveva Finn e questo le bastava. Rachel, senza dire nulla, si allontano' con passo sdegnoso, lasciando Elisabeth e Blaine da soli.

I due ormai ex amici rimasero ad osservarsi in silenzio. Blaine sentiva la mancanza della sua amica del cuore. Aveva sempre invidiato a Kurt il rapporto confidenziale con Rachel ed ora, dopo aver assaporato la bella sensazione di complicita' che si puo' avere solo con una ragazza, sentiva il vuoto di quella mancanza nel cuore. Tento' di dire qualcosa, anche banale: una frase banale era meglio di quell'assordante silenzio. Elisabeth, pero', prima che lui potesse dire una qualunque cosa, si allontano' senza salutarlo, lasciandogli solo uno sguardo freddo.

La ragazza era ancora arrabbiata con il suo amico di un tempo. Non era tanto il fatto di essere stata respinta ad averla offesa, ma l'umiliazione di essere stata in qualche modo illusa dal suo comportamento le era insopportabile. Sapeva che le mancanze di Blaine erano dovute ad un'assenza di coraggio piu' che ad una cattiveria, ma per lei non aveva importanza: aveva sofferto e lui ne era il responsabile. Uscendo dallo stabile, trovo' ad attenderla Jesse, il cui sguardo non tradiva nessuna particolare emozione. Elisabeth, pero', non si lasciò ingannare. Conosceva suo fratello e la convivenza degli ultimi tempi, aveva reso le sue valutazioni sempre piu' sicure e precise'. Suo fratello stava soffrendo e lei non aveva alcun dubbio in proposito.

- Perché te ne sei andato? - la biondina si sedette accanto a lui

- Perché ero stanco dei comportamenti divistici di miss Berry

- I suoi comportamenti sono sempre quelli .... prima non mi pare che ti urtassero

- Ora pero' mi sono venuti a noia

Elisabeth noto' nella voce del fratello un'inflessione stanca ed inoltre, si accorse che fino il suo sguardo era diventato sfuggente. Indago' nella sua memoria, per cercare di scovare il momento esatto in cui suo fratello era cambiato. Non fu difficile ricondurre quel cambiamento al giorno di Capodanno. Quando era rincasata dalla sua passeggiata con Puck, aveva trovato Jesse sprofondato sul divano e non aveva trovato alcuna traccia di Rachel Berry. In quell'istante aveva provato sollievo e un pizzico di allegria: era pensabile che suo fratello, dopo essersi divertito con la moretta, le aveva dato il ben servito. Ma quelle emozioni le morirono addosso nel momento in cui osservo' con piu' attenzione il ragazzo. La sofferenza e la tristezza del suo sguardo le fecero comprendere che il suo Jesse aveva nuovamente compiuto il passo falso di farsi coinvolgere da quella assurda ragazza e l'odio che un tempo aveva provato per lei, riaffioro' in un istante. Nei giorni successivi aveva mantenuto un certo riserbo. Aveva visto tubare quella stupida con il suo cicisbeo e aveva compreso che la nana aveva perdonato il suo ganzo per il tradimento perpetrato. Quella scoperta alimento' ancora piu' velocemente la rabbia che provava. Quella ragazza, priva di cuore, non aveva perso un attimo nel perdonare ogni malefatta compiuta dall'uomo di latta, pero' quella stessa condiscendenza l'qveva sempre negata al suo fratellino adorato. Inizialmente aveva deciso di raccontare tutto a Jesse, ma un po' non trovando mai l'occasione giusta, un po' perché suo fratello si rifiuto' di parlare di Rachel e dei suoi sentimenti, desistette. In fondo non aveva alcuna importanza che quella fosse una scema priva di autostima, per qualche ragione a lei sconosciuta, suo fratello continuava a provare qual cosa per lei e raccontargli di Finn, del tradimento e del perdono, non avrebbe aiutato la situazione. Da quel giorno Elisabeth aveva rinunciato a fare parlare suo fratello e aveva lasciato cadere ogni argomento riguardante Rachel. La sua nascosta speranza era stata quella che un giorno lui avesse trovato nuovamente la forza di liberarsi di quell'assurdo vincolo psicologico. Oggi, pero', dopo averlo visto reagire in quel modo, aveva compreso che suo fratello aveva ancora tanta strada davanti. Vederlo in quelle condizioni la faceva soffrire e le faceva sentire ancora piu' rabbia verso Rachel. Non sapeva cosa fare per aiutarlo e allora decise di affrontare la questione una volta per tutte

  • Sei ancora innamorato di Rachel?

  • Scherzi? - Jesse si stupi' per la domanda diretta

  • No, non scherzo. Avanti Jesse ... é evidente ... Almeno per me lo é.

  • E da cosa evidenzi questa cosa?

  • Innanzitutto dal tuo comportamento di oggi ...

  • Ti ho gia' detto che ...

  • Si si, ho capito. Ultimamente sei sempre malinconico

  • Stanco ... Non malinconico - il ragazzo abbozzo' un sorriso

  • Non esci piu' con nessuna

  • Sono uscito gia' con tutte ...

  • Non scherzare! Non ho voglia di scherzare ...

  • Lascia stare Lizie .. Sto bene ...

  • Non é vero .... Ti vedo sempre ...

  • Tu non mi vedi sempre! - il tono di Jesse si fece piu' aspro - passi gran parte del tuo tempo con il tuo cicisbeo ... Come fai a vedermi, visto che non ci sei mai!

  • Vuoi farmi arrabbiare, ma non ci riuscirai - lo sguardo di Elisabeth rimase fermo - sei cambiato, sei dimagrito, non mangi piu', non passi piu' le ore di fronte allo specchio ad aggiustarti i capelli, sorridi poco e sei sempre scontroso, distratto ... E tutto questo dal giorno in cui sei andato a letto con lei.

  • Ah ah ah - Jesse rise per un po' - ti sei dimenticata che miss Berry ha occhi solo per il suo Finn. Come pensi che possa venire a letto con me. Va bene che ho successo con le donne, pero' dicendo cosi' dimostri di avere troppa fiducia nelle mie doti ....

  • Vi ho sentito ... - la ragazza sorrise di fronte allo sguardo sorpreso del fratello - cavoli, Jes, non é che foste cosi' silenziosi ... e direi che dal modo in cui lei urlava il tuo nome, non ho mal riposto la fiducia nelle tue doti ...

  • Ora basta! - Jesse si arrabbio' - lei é innamorata di Finn e tu stai vaneggiando su un mio coinvolgimento nei suoi confronti

Elisabeth si morse il labbro inferiore. Avrebbe voluto dirgli che non era poi così tanto sicura dell’amore tra quei due; avrebbe voluto raccontargli del tradimento di Finn, ma poi cambiò idea. Non conosceva i sentimenti di Rachel e non poteva parlare a suo fratello senza avere qualcosa di certo. Strinse forte i pugni, quasi da farsi male

  • La odio! Quella maledetta ipocrita, opportunista …

  • Ehi .. ehi – Jesse mise sul suo volto il suo sorriso più dolce – non mi piace quando diventi così crudele, per cui smettila

  • Lei ti ha fatto soffrire ed io la odio per questo!

  • Non lei – il ragazzo, vedendo sua sorella preoccupata ed arrabbiata, per un attimo abbassò le sue difese – io ….

  • Che vuoi dire? – Elisabeth sgranò gli occhi

  • Sono io l’ipocrita e il codardo. Sono io che non ho avuto il coraggio di dire a Rachel come stavano le cose. Ancora una volta le ho mentito nel momento in cui voleva sapere la verità, ma sinceramente non avevo alcuna voglia di vivere nuovamente quest’esperienza … io tra lei e Finn … è una cosa che non posso e non voglio più dover gestire

  • Jesse io non capisco …

  • Non c’e’ bisogno che tu lo faccia – il ragazzo le scompigliò affettuosamente i capelli – ne uscirò, di questo non ho dubbi. Quello che ti chiedo è di non odiare Rachel

  • Ma …

  • Io da parte mia farò in modo di far sparire la rabbia e l’aggressività nei suoi confronti … o almeno ci proverò

  • Io non ti assicuro nulla invece

Jesse sorrise alle parole di sua sorella. Tutto sommato doveva ritenersi fortunato ad avere qualcuno che fosse preoccupato per lui. Avrebbe dimenticato Rachel, o almeno questo è quello che pensava di poter fare. Non aveva idea che il destino stava per giocargli un tiro che avrebbe avuto difficoltà a gestire.




Mamma mia quanto sono in ritardo con questo aggiornamento …. Scusate, scusate, scusate …. Spero che nei prossimi capitoli sarò più veloce …. E spero che la storia continui a piacervi!



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Capitolo 16
*** XVI - Conspiracy ***


Capitolo XVI

Conspiracy





E fu così che alla fine Rachel dovette accontentarsi, per la seconda volta, di interpretare la balia di Giulietta, mentre la sua “rivale” Elisabeth St. James si accaparrò il ruolo principale. Ma la cosa che più la urtava era il sorrisino con cui ora quella maledetta biondina la stava osservando, appoggiata su un tavolo fuori dalla scenografia. Era ormai un mese che provavano in ogni momento libero e trovarsi di fronte lei e il suo sorrisetto le indisponeva ogni attimo della giornata: anche quelli passati non a provare, in compagnia dei suoi amici o del suo Finn. In verità quegli attimi erano stati poco più che inesistenti, tra le lezioni, le prove e il lavoro del suo ragazzo, se erano riusciti a scambiarsi un paio di baci era stato anche troppo. Ma non era quello ad urtarla; avrebbe rimediato. Concluso il festival e ottenuta la sua standing ovation (sapeva di poterla ottenere, anche solo interpretando un ruolo secondario … doveva ottenerla .. per non sentirsi mediocre, per non convincersi di essere una fallita), sarebbe tornata trionfalmente tra le braccia del suo Finn. Ma non era solo Elisabeth ad urtarla in tutta quella situazione. Era il suo professore, che le aveva preferito la bionda, era il suo amico Kurt che, ottenendo la parte di Mercuzio, le aveva voltato le spalle ed erano tutti gli altri attori che si sentivano migliori di lei. Era paranoica come l’accusava Kurt? Oppure tutto tramava contro di lei? E poi era sicura che solo quello le desse fastidio? No che non lo era! Osservando Romeo in scena la rabbia l’assalì. No! Quello che più le urtava era che Jesse avesse ottenuto la parte del protagonista. Perché lui si? Non era ridicolo che fratello e sorella interpretassero due amanti? Evidentemente no! Questo era quello che le era stato detto dal suo insegnante, nonchè regista dello spettacolo. No, non era ridicolo, perché un attore deve essere in grado di saper recitare qualsiasi ruolo con qualsiasi partner …. Anche con sua madre? Questa era stata la battuta di Rachel a quella risposta, ma nonostante ciò, non era riuscita a far cambiare idea a nessuno. Era il fatto che Jesse avesse ottenuto la parte da protagonista e lei no? Oppure era lui che la urtava? Perché? In fondo sarebbe dovuta essere contenta per il suo ex fidanzato. In fondo, tutto sommato, rimaneva una persona a cui aveva voluto bene. E lui, onestamente non si era comportato male con lei da quando avevano cominciato le prove insieme. Era stato freddo, certo, ma mai scostante o antipatico. Sempre gentile e disponibile. Ma lo era stato con tutti, in fondo. E allora cosa le urtava? Era insofferente e insoddisfatta. Semplice e ovvio. Questo le aveva detto Kurt una sera. Insofferente e insoddisfatta. Semplice no? Forse semplice per lui. Rachel sbuffò. Il suo professore-regista le chiese se fosse tutto a posto nel mondo di Rachelandia … così le diceva sempre … che lei viveva nel suo mondo .. Rachelandia … dove il bianco è grigio, il nero rosso e il rosso chissà? Al diavolo anche lui. Avrebbe fatto il suo figurone e tutti in sala si sarebbero domandati perché non avessero dato più spazio a quella ragazza piena di talento.

Mentre Rachel girovagava per il palco, Elisabeth non riusciva a toglierle gli occhi di dosso. Qualcuno un po’ maligno avrebbe potuto pensare che si fosse innamorata della grande puffa. Amore. Che parola inflazionata. L’aveva resa ridicola lei per prima, credendo di essere innamorata di Blaine, ma era stato solo un abbaglio. Ma tutto intorno a lei le diceva che l’amore era ridicolizzato e chiamato a sproposito da tutti. La costumista amava alla “follia” il regista, la seconda dama il primo signore, Kurt il suo Blaine, la nana puffa il suo bietolone .. ridicoli .. tutti ridicoli. Loro e il loro amore di cartapesta. Almeno in questo lei e Puck erano più sinceri. Sesso e solo sesso. Nessun coinvolgimento. Anche perché chi diavolo si sarebbe voluto far coinvolgere da un amore con un tizio che si faceva chiamare Puck! Il suo sguardo si soffermò sul fratello e una fitta al cuore incrinò tutti i suoi vaneggiamenti. L’amore non era mai ridicolo. Anche se non corrisposto o frainteso o perfino vaneggiato. Jesse amava Rachel, che lui lo negasse o ne ridesse. Lo vedeva dal suo sguardo. Ridicolo era l’amore, certo. Ridicolo perché doloroso e stupido, ma Jesse stava soffrendo e lei non poteva permetterlo. Erano giorni che rimuginava sul da farsi. Aveva atteso invano che passasse tutto, come quei tizi che sperano non facendo nulla di guarire da soli, anche da malattie incurabili. Suo fratello stava cercando di andare avanti, questo era innegabile. Aveva mantenuto la promessa di trattare Rachel come le altre, ma era evidente, almeno per lei, che la cosa richiedesse un’enorme sforzo. Jesse era sempre stanco, annoiato, affaticato, come se lo sforzo di mostrare indifferenza lo prosciugasse. Alla fine, Elisabeth aveva deciso che doveva fare qualcosa. Ma non era facile comprendere cosa. Per questo aveva cominciato a pensarci, lasciando che passasse ancora altro tempo. Ma alla fine l’idea le era venuta cenando la sera prima a casa di Puck. Le era bastato osservare l’interazione tra Kurt, Finn e Rachel per comprendere che l’amico gay della moretta, aveva dei forti dubbi sulla tenuta del loro amore. Era stato in quel momento che aveva deciso. Odiava Rachel Berry. Amava, però, suo fratello Jesse e la cosa che più desiderava al mondo era saperlo felice. Se questo significava accoppiarlo con quella nana odiosa, beh! Avrebbe fatto di tutto per realizzare la cosa. Anche allearsi con il suo ex rivale in amore. Elisabeth scese dal tavolo e si avvicinò a Kurt. Il ragazzo, troppo preso dalle sue prove, non si rese conto della presenza della ragazza fino al momento in cui se la ritrovò davanti agli occhi. Era sorpreso, in fondo non si erano rivolti la parola per mesi, ma cercò di nasconderlo.

  • Che cosa vuoi, St. James?

  • Provare con te

  • Provare con me? – Kurt fu sorpreso – ma io e te non abbiamo nessuna scena insieme

  • E allora? – Elisabeth sorrise – ho bisogno del tuo aiuto. Vuoi negarmelo?

Benchè Kurt non si fidasse della bionda, decise che la sua curiosità, se non avesse seguito il suo istinto l’avrebbe ucciso, per cui assecondò la biondina e dopo aver annuito, la seguì dietro le quinte. Una volta raggiunto un punto al di fuori di orecchie estranee, Kurt le chiese cosa diavolo volesse da lui.

  • Te l’ho detto … provare

  • Avanti, biondina! Con i tuoi occhioni blu e i tuoi boccoli non puoi ingannarmi. Il tuo fascino non attacca

  • Già .. è vero! – Elisabeth sorrise – a te piacciono solo gli occhioni blu di Blaine

  • Mi sembra che non dispiacciano neanche a te – fu la risposta piccata di Kurt

  • Acqua passata – la biondina fece spallucce

  • Avanti Puck! - Kurt sorrise – giusto?

  • Non siamo qui per parlare di me o di te – fu la volta di Elisabeth a rispondere in maniera piccata

  • E allora perché siamo qui?

  • Per Rachel e Jesse

  • Rachel e …? Kurt la guardò sinceramente stupito - .. Jesse? …

  • Si

  • Non capisco cosa vuoi dire – Kurt continuava ad essere sorpreso – qui esiste solo un Rachel e Finn

  • Rachel e Finn è finito da un pezzo e lo sai anche tu.

  • Non so proprio di cosa tu stia parlando

  • Jesse e Rachel sono andati a letto insieme

  • Che? …co … quan …

Kurt cominciò a balbettare parole sconnesse, l’incredulità era nei suoi occhi. Come era potuto accadere senza che lui se ne accorgesse o ne venisse informato da quella che riteneva essere la sua migliore amica? Non poteva essere. Si ricompose pensando che in fondo non poteva fidarsi di Elisabeth, sicuramente gli stava mentendo. Eppure qualcosa nello sguardo della ragazza gli diceva che non era così. Ma allora perché lui ne era all’oscuro? E come poteva Rachel fingere così con Finn? Certo negli ultimi tempi non è che fosse così brava a fingere, visto come andavano le cose con il suo ragazzo, eppure Finn aveva lasciato tutto e si stava spaccando la schiena in un lavoro orribile per lei.

  • Rachel non lo sa – Elisabeth sospirò – smettila di fare andare a mille quei due criceti che hai nella tua testa vuota

  • Rachel non lo sa? – Kurt sgranò gli occhi – mi stai prendendo in giro? Come fa a non saperlo? E’ stata per caso drogata da tuo fratello? Non può essere altrimenti!

  • Non dire idiozie! – Elisabeth lo interruppe bruscamente – è solo che era talmente ubriaca da non ricordarselo

  • Ubriaca? Quando?

  • La notte di Capodanno

  • Già – Kurt si fece pensieroso – plausibile. Non l’abbiamo vista per tutta la notte. Ma allora non conta

  • Non conta? – Fu la volta di Elisabeth di stupirsi – che vuol dire che non conta

  • Se Rachel non sa di aver tradito Finn, non conta

  • Conta invece il fatto che Finn ha tradito Rachel

  • E tu come fai a saperlo? – Kurt sgranò nuovamente gli occhi, questa conversazione sembrava meglio di Dallas .. o peggio .. dipendeva ovviamente dai punti di vista

  • Me lo ha detto Rachel la nana

  • Rachel? Perché?

  • Senti Kurt – Elisabeth era stanca di quella conversazione così surreale – non ha nessuna importanza. Quello che conta è che sia tu che io sappiamo che l’amore fra il bietolone e la nana è finito

  • Ti sbagli

  • Non mi sbaglio

  • E allora – Kurt sospirò – se anche fosse, cosa di cui dubito, che cosa c’entra Jesse in tutto questo?

  • Io penso che sia meglio lui per Rachel

  • Ma se tu Rachel non la puoi vedere! Che te ne frega con chi sta?

  • Nulla!

  • E allora? Oddio sto diventando matto. Tra poco avrò bisogno di un analgesico. Mi sta venendo un forte mal di testa

  • Fattelo passare, perché ho bisogno del tuo aiuto

  • Per cosa?

  • Rachel e Jesse! … Ma che sei scemo?

  • Senti …. Io non capisco perché Jesse e Rachel dovrebbero stare insieme e soprattutto perché io dovrei aiutarti a farli stare insieme .. .oltretutto loro sono storia passata … se di storia si può parlare …

  • Oh! Basta!

Elisabeth si allontanò, senza permettere a Kurt di aggiungere altro. Ma come le era venuto in mente di chiedere aiuto a quell’idiota? La necessità le aveva annebbiato la mente. Tornata sulla scena, vide Rachel al centro del palco e Jesse leggermente spostato sulla destra: le venne un’idea. Avrebbe fatto qualcosa al posto del destino, sperando che le cose andassero per il verso giusto. Lo doveva a suo fratello. Creare una possibilità. Certo. Era la soluzione migliore. Lei avrebbe giocato il ruolo del destino e se il destino fosse stato per suo fratello una vita insieme a Rachel, allora ok. Cominciò a dirigersi verso il centro del palco, ma prima di raggiungere la moretta, inciampò su uno dei listelloni che formavano il pavimento e cadde rovinosamente a terra. Il grido che emise convinse tutti all’istante della gravità dell’incidente subito. Jesse buttò a terra il copione e raggiunse la sorella, ormai sdraiata e in lacrime. Tutti l’accerchiarono, preoccupati, forse, più delle sorti dello spettacolo che delle condizioni di salute di Elisabeth. Anche Kurt e Rachel le si avvicinarono, ma furono scansati bruscamente dal professore-regista.

  • Abbiamo chiamato un’ambulanza, Elisabeth – il professore le prese la mano – stai tranquilla, andrà tutto bene

  • Lo spettacolo! – Elisabeth singhiozzò, stringendo le mani di Jesse – come faremo con lo spettacolo

  • Non preoccuparti ora dello spettacolo – il fratello le accarezzò la testa, premuroso

  • No … no … non potete fermarvi per una mia stupida distrazione

  • Ma vedrai che non è nulla – il professore cercò di rincuorarla

  • La sostituta

  • Cosa? – il professore guardò la biondina perplesso

  • Mi faccia rimpiazzare … almeno per le prove … così gli altri potranno andare avanti

  • Certo … certo …

  • Ma non c’e’ nessuna sostituta – Kurt si intromise nella discussione

  • Beh … - Elisabeth sorrise sorniona – Rachel conosce tutte le battute … certo .. le reciterà da cani … ma almeno voi potrete andare avanti

  • Cooooooosa!?! – la moretta si sentì offesa e indignata – senti … anche se stai soffrendo questo non ti da il diritto di …

  • Io non penso che miss Berry possa sostituirti e credo che ci stiamo fasciando la testa prima del tempo – il professore riprese le redini della situazione

  • No, no …. Voglio che sia Rachel a portare avanti le prove come Giulietta – Elisabeth strinse le mani di Jesse nuovamente e voltò il suo sguardo su di lui – ti prego, Jess … non voglio sentirmi in colpa … voglio che tu continui a provare … ti prego

Fu in quel momento che Kurt comprese l’inganno di Elisabeth e ne rimase sconvolto. Possibile che quella strega stesse fingendo un dolore inesistente solo per portare avanti il suo strambo piano di far mettere Jesse e Rachel insieme? Rinunciando poi alla parte di Giulietta? Non era possibile. Eppure il sorrisetto della ragazza e l’accorato appello a Jesse ne sembravano la prova evidente.

  • Elisabeth ha ragione – Kurt si schiarì la voce – lo spettacolo deve continuare

Sia Jesse che il professore si voltarono verso Kurt, il primo perplesso e il secondo sconcertato. L’arrivo dell’ambulanza interruppe la diatriba. Elisabeth fu portata via, ma non fu permesso a Jesse di seguirla. Il ragazzo, dopo essersi informato sull’ospedale in cui avrebbero portato la sorella, prese la sua giacca, ma prima di uscire dalla sala, riuscì a sentire le parole del professore

  • E sia …. Per il momento Rachel Berry sarà Giulietta .. almeno fino al ritorno di Elisabeth

Un sorriso malinconico attraversò il volto di Jesse. I prossimi mesi per lui si sarebbero trasformati in un vero inferno.



O mamma mia … non faccio altro che scusarmi per i ritardi con cui sto pubblicando questa storia. Purtroppo la vita ha preso il sopravvento sulla mia buona volontà … ma ci tengo a finire la storia, per cui eccomi con un nuovo capitolo e con la speranza che continuiate, nonostante tutto a leggere la storia.

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Capitolo 17
*** XVII - Gone ***


Capitolo XVII

Gone



Elisabeth era sdraiata sul divano del suo appartamento con la gamba ingessata. Erano ormai tre settimane che fingeva di essere infortunata. Una volta giunta in ospedale con il suo fascino e una buona dose di faccia tosta era riuscita a convincere un medico a mentire sulla sua condizione. Gli aveva spiegato che era per una buona causa e lui era stato molto comprensivo. Ovviamente poi gli aveva anche dovuto promettere di uscire con lui, ma per realizzare i sogni di suo fratello Jesse, questo le era sembrato il minimo. Le sue grandi doti recitative avevano fatto il resto. Tutti le avevano creduto, perfino Puckerman che da quando si era piazzata sul divano, con la finta ingessatura, si era prodigato per non farle mancare nulla. Come previsto, la sua parte, quella di Giulietta, era andata a Rachel. Le si accapponò la pelle al pensiero di quanto quella ragazza avrebbe rovinato la splendida rappresentazione shakespeariana e dovette metterci tutta se stessa nel considerare che il motivo per cui faceva tutto ciò era la felicità di Jesse. L’unico problema era, però, che da quando era murata in casa, non era riuscita ad avere grandi informazioni su come si stavano evolvendo le cose. Jesse era sempre fuori casa e quando tornava, spesso e volentieri, era talmente stanco da buttarsi sul letto e dormire. Suo fratello aveva delegato ogni incombenza che la riguardasse a Puck. Non che la cosa le dispiacesse, quel ragazzo in fondo la faceva ridere come nessun altro. Però a volte al pensiero che stava facendo tutto per suo fratello e lui non le prestava quasi la minima cortesia, un certa rabbia l’assaliva; ma poi Jesse arrivava con il suo dolce preferito e tutto le passava. Alla fine, per sapere come andavano le cose, era stata costretta a contattare Kurt che benché contrariato, aveva accettato di tenerla informata. Il ragazzo, l’unico a sapere tutto della sua messa in scena, all’inizio era stato molto parco di informazioni, ma con il passare del tempo e corrotto da un po’ dei dolcetti che Jesse le portava, si era lasciato andare. Ma purtroppo da quello che le aveva detto le cose non stavano andando come lei aveva sperato. A detta di Kurt, Jesse e Rachel, invece di sembrare due giovani innamorati, arsi dalla passione, davano più l’idea di due vecchi coniugi sposati da almeno 50 anni, giunti alla battaglia finale. Il regista aveva provato in ogni modo a far migliorare le cose tra i due, imponendo loro anche di passare più tempo insieme, ma invece di migliorare, la situazione era degenerata velocemente, fino ad arrivare al punto che i due non si parlavano più da giorni. Elisabeth sospirò al pensiero degli ultimi racconti di Kurt, già l’idea di aver rinunciato alla parte della protagonista e quel maledetto gesso la tormentavano, ma sapere addirittura che tutti i suoi sforzi non erano serviti a nulla, la facevano sentire inutile e stupida.

Kurt entrò come una furia in casa, facendola sobbalzare e rischiando di farla cadere dal divano. Elisabeth, però, non ebbe il tempo di redarguirlo per la poca gentilezza, perché il ragazzo le si sedette accanto, prendendole la mano. Il suo sguardo era strano e la ragazza non riusciva a comprendere se fosse un buon segno o l’inizio della tragedia. Esasperata urlò:

  • Insomma Kurt, parlami!

  • Finn e Rachel si sono lasciati e lui è tornato a Lima – Kurt si fece uscire quelle parole tutte d’un fiato

  • Cosa?

  • Finn e Rachel si sono …

  • Ho capito! – Elisabeth tagliò corto – perché?

  • Perché cosa? – Kurt la guardò perplesso

  • Perché si sono lasciati?

  • In realtà non ho capito molto. Credo perché lui è stanco di lavorare tanto e di non vederla mai, perché lei è sempre distratta dalle prove e non gli dedica la minima attenzione

  • E questo cosa c’entra con Jesse?

  • Nulla!

  • E allora perché sei entrato come se dovessi darmi la notizia più esplosiva del mondo?

  • Beh, ma perché ora magari Rachel potrebbe farsi consolare da Jesse e …

  • E poi tornare da Finn? – Elisabeth gli lanciò uno sguardo severo

  • Beh … - Kurt rimase confuso – non .. ma .. o insomma! Io neanche lo volevo questo ruolo

  • Quale ruolo? – Elisabeth alzò un sopracciglio

  • Quello di cospiratore – Kurt si alzò dal divano – tra l’altro io sono amico di Finn e Rachel e si presume che dovrei fare il tifo per loro, non per quell’idiota di tuo fratello?

  • E allora perché non lo fai? – Elisabeth si alzò di scatto, rischiando di franare su Kurt

  • Perché … - Kurt si alzò velocemente, sostenendo Elisabeth e il suo gesso - … immagino … perché sento che tra Rachel e Finn non c’è più un futuro!

  • Che vuoi dire? – la voce di Elisabeth si fece più dolce

  • Io ho visto Finn e Rachel a scuola … così carini e pieni d’amore l’uno per l’altra e sinceramente – Kurt abbassò lo sguardo – quelli che vedo qui a New York mi sembrano una coppia sbiadita e mal assortita

  • Tempo di andare avanti! – Elisabeth sospirò

  • E tu per andare avanti, per Rachel hai pensato di affibbiarle un altro ragazzo che ha avuto a scuola? – fu il momento di Kurt per alzare il sopracciglio

  • Io penso che Rachel e Jesse debbano avere la loro occasione. Non so se andrà bene, ma se non provano non lo sapranno mai

  • Un’occasione come quella che tu ti sei presa con Blaine? – lo sguardo di Kurt si fece duro

  • Senti Kurt – Elisabeth sospirò – so di averti creato dei problemi e mi dispiace. Anche io ho voluto la mia occasione con Blaine, è vero, è ho fallito

  • Certo che hai fallito – Kurt rispose stizzito – Blaine è gay!

  • Blaine è innamorato di te! – Elisabeth sorrise – per questo ho fallito, Kurt. Ma io non penso che Rachel sia ancora innamorata di Finn

  • Ne sei sicura? – Kurt addolcì il tono della sua voce

  • Sicura – Elisabeth si fece pensierosa – diciamo che lo spero … perché se non Jesse andrà incontro ad ulteriore dolore

Il volto triste e preoccupato di Elisabeth addolcì Kurt, che preso dal momento si spinse ad abbracciare la sua ex nemica, ora complice.



Rachel stava osservando le costumiste realizzare gli abiti di scena. Se da una parte i suoi occhi erano fermi nell’osservare le sapienti mani delle due donne fare e disfare dei vestiti bellissimi, la sua mente era persa nel ricordo della sera prima.

  • Finn, non te ne puoi andare!

Il mio ragazzo sta facendo le valige ed io non riesco a trattenerlo. Sono così stanca da non riuscire neanche ad afferrare il senso delle sue parole. Ho passato tutto il giorno a tentare di non litigare o discutere con Jesse che alla fine le mie energie si sono volatilizzate, ed ora tutto quello che riesco a dire al mio ragazzo è “non te ne puoi andare!”? Che banalità. Finn, chiusa la valigia si volta per guardarmi. Odio quel suo sguardo da uomo maturo. Si avvicina e mi mette le sue mani sulle spalle.

  • Senti Rachel, ci abbiamo provato. E’ evidente però che non funziona

  • Perché dici così?

  • Avanti Rach, per tutto il tempo che sono rimasto qui a New York, quanto tempo ci siamo visti?

  • E’ per lo spettacolo. Quando sarà finito ..

  • Ce ne sarà un altro

  • Lo sai che questa è la mia carriera .. vuoi che faccia una scelta?

  • No, Rachel – Finn mi sta sorridendo – sono io che scelgo per noi. E’ evidente che io non ho il tuo talento ed ora ho capito che non voglio rimanere qui ad aspettare che tu torni la sera.

  • Finn, per favore … io ti …. – Finn mi mette una mano sulla bocca

  • Non dirlo Rachel

  • Perché non vuoi che lo dica?

  • Perché non voglio lasciarti sentendo una bugia

  • Cosa? – sgrano gli occhi – non è una bugia

  • Rachel, tu non mi ami più … o almeno non come prima. Lo sento da quando sono tornato

  • Che cosa pretendi da me? – rispondo arrabbiata – dopo aver saputo che mi hai tradito con Brittany pretendi anche ti perdoni con un colpo di spugna?

  • Io non pretendo niente, Rach. So che non abbiamo futuro. L’ho capito e non c’e’ altro da aggiungere

  • Finn!

Il mio ragazzo prende la valigia ed esce dalla stanza senza neanche voltarsi ed io comincio il mio melodramma.

E così era stato. Rachel ripensò al comportamento che aveva avuto dal momento in cui Finn aveva varcato la porta dell’appartamento e se ne era andato. Era stata orribile con tutti, con Blaine, con Puck, con il ragazzo delle pizze in particolar modo con Kurt. Lo aveva trattato male e lo aveva quasi fatto piangere. E per tutta la notte si era sentita così male che aveva pianto per ore, crogiolandosi fra il dolore per la perdita di Finn e la vergogna per il modo in cui aveva trattato i suoi amici. Sapeva di dover risolvere le cose con Finn, ma doveva aspettare la fine dello spettacolo. Non le sarebbe capitata un’altra occasione come questa e per il momento sentiva di dover accantonare la sua storia d’amore. D’altra parte non poteva continuare però a trattare i suoi amici come zerbini. Aveva bisogno di trovare una soluzione, una valvola di sfogo che le permettesse di non impazzire. Quando vide entrare Jesse, non potè fare a meno di pensare che aveva trovato la soluzione ai suoi problemi. E fu così che durante tutte le prove si comportò in maniera orribile con il suo partner, lasciando nello sgomento sia il regista che gli altri attori. Lo sguardo che Kurt le lanciò durante una delle sue sfuriate sull’incapacità di Jesse di stare al passo con la sua recitazione, fu quasi grottesco, ma nulla valse. Rachel continuò a comportarsi da matta per tutta la durata delle prove. Sentiva che stava superando il segno, ma non riusciva a fermare se stessa. Ad un certo punto, stanco delle continue lamentele di Rachel, Jesse fece cadere il copione e se ne andò senza dire nulla. Fu a quel punto che il regista dichiarò concluse le prove, ma obbligò Rachel a trattenersi. I due attesero che il palco fosse vuoto. Poi il regista prese una sedia e la invitò a sedersi, mentre lui si accovacciò sul palco.

  • Miss Berry, chi è lei?

  • Cosa? – Rachel sgranò gli occhi

  • La domanda è semplice – il regista sorrise bonariamente – chi è lei?

  • Io … sono una ragazza che ama cantare e recitare e che un giorno sarà famosa! – Rachel cercò di sfoggiare il suo sorriso migliore

  • No, signorina Berry – il regista scosse la testa – lei è una ragazza che se continua così verrò rinchiusa in qualche manicomio, oppure che finirà morta sul fondo del fiume, uccisa probabilmente da uno dei suoi colleghi!

  • Io … – Rachel lo guardò sconvolta

  • E chi si crede di essere? – il regista proseguì, ignorando lo sguardo contrariato della ragazza

  • Io … chi mi credo di essere? Nessuno. Io sono Rachel Berry

  • No! – il regista alzò il tono della sua voce , schizzando in piedi come un grillo– lei si crede di essere Meryl Streep, la grande attrice, o Barbra Streisand, la grande interprete! Ma LEI NON E’ NESSUNO!!! Ha capito! NESSUNO! E le posso assicurare signorina Berry che se continuerà ad avere questo atteggiamento, farò in modo che rimanga tale! Ha capito?

  • S…si – Rachel annuì spaventata più dalle urla del regista che dalle minacce

  • E ora, miss Berry – il registra riprese la sua posa – lei andrà dal suo partner e gli chiederà scusa e farà di tutto per fare in modo che il pubblico creda al vostro amore. Non mi interessa come, ma lei dovrà fare credere al pubblico che verrà a vederla che Jesse St. James sia il suo Romeo. Questo è quello che voglio da lei e non mi frega se deve pagarlo, andarci a letto o qualunque altra cosa lui voglia. Ha capito?

Rachel annuì ed il regista senza aggiungere altro, dopo aver sorriso, si alzò ed uscì dal palco. La ragazza si guardò intorno spaesata e confusa. Solo per aver provato a sfogarsi e a liberare un po’ della frustrazione provata, ora si ritrovava a dover supplicare Jesse di perdonarla. La ragazza si soffermò ad osservare un punto nascosto del retropalco ed è lì che incrociò il suo sguardo con quello di Jesse. Il ragazzo, tornato sui suoi passi per scusarsi del suo comportamento poco professionale con il regista, aveva assistito a tutta la scena e nonostante il fatto che fosse arrabbiato con Rachel per il modo in cui lo aveva trattato negli ultimi tempi e a dispetto del fatto che si era ripromesso di non concedere più a quella ragazza di insinuarsi nei suoi sentimenti, vedendola così smarrita ed in difficoltà, aveva provato la voglia di correre dal regista e chiedergli di smetterla. Sapeva che Rachel aveva sbagliato e che un comportamento del genere, se permesso, avrebbe rovinato lo spettacolo e la compagnia, ma al tempo stesso conosceva quella ragazza e faceva fatica ad inquadrare la dolce Rachel Berry con quell’arpia che fino a poco prima gli aveva urlato contro tutta quella rabbia

Rabbia. Perché sei così arrabbiata, piccola Berry?

Jesse non riuscì ad evitare che il suo cuore si stringesse un po’. Quando si accorse che Rachel lo aveva visto, il ragazzo le andò incontro, cercando di mantenere la sua espressione più neutra. Rachel, dal canto suo, furiosa per essere stata vista, si rivolse a lui con tono aggressivo

  • Contento? Ora sarai contento, vero? Mi hai visto umiliata!

  • Ma non dovresti essere più gentile con me? – Jesse sfoggiò il suo sorriso migliore

  • Vai al diavolo!

Rachel mise da parte le sue buone maniere e dopo averlo mandato a quel paese, si girò sui suoi tacchi e corse via, non avrebbe mai chiesto scusa a Jesse e non le importava dello spettacolo, se non altro avrebbe avuto il suo motivo per correre da Finn. Ma quando il braccio del ragazzo afferrò il suo e un brivido le corse sulla schiena, Rachel si spaventò per quell’emozione improvvisa. Jesse la obbligò a voltarsi.

  • Ti chiedo scusa per aver usato il sarcasmo. Non era mia intenzione farti arrabbiare. Pensavo solo che avrei potuto stemperare la situazione – Jesse ammorbidì il suo sguardo

  • Io – Rachel rimase confusa nel sentire le sue scuse – ok

  • Ti va di ricominciare?

  • Ricominciare? – Rachel si stupì

  • Si. Ripartire da zero. Mi sembra che ultimamente lo stiamo facendo spesso, per cui, magari ricominciare ancora una volta ci porterà ad un risultato migliore

  • Io – Rachel scosse la testa – non voglio ricominciare. Voglio andare avanti, uscire da questo incubo

  • Io sono un incubo? – la voce di Jesse si fece più dura

  • Non tu, tutto. – Rachel cercò di scacciare le lacrime

  • Che vuoi dire? – Jesse era sorpreso

  • Finn mi ha lasciato – Rachel non permise al ragazzo di dire nulla, aveva bisogno di sfogarsi e quello era il momento in cui sentiva di doverlo fare, pazienza se ad ascoltare vi era Jesse e non uno dei suoi più cari amici – se ne è andato dicendo che non ci vediamo più e che io sono diversa dal giorno di Capodanno …

  • Ed è così? – il cuore di Jesse accelerò. Possibile che Rachel avesse dei ricordi della loro notte insieme?

  • Certo che è così! Voglio dire lui è andato a letto con Brittany

  • Come scusa? – Jese rimase interdetto

  • Io – Rachel si mise le mani sulla bocca, rendendosi conto di aver parlato troppo – senti Jesse non fa nulla … è meglio che vada

Altro tentativo di fuga e altra stretta di mano sul braccio. Rachel sentì nuovamente quel brivido sulla schiena. Voltandosi ed osservando lo sguardo di Jesse rimase confusa da ciò che vide, perché gli occhi del ragazzo erano misteriosi

  • Finn ti ha tradito? Quando?

  • Non so di preciso, io l’ho scoperto durante le feste di Natale

  • E nonostante questo lo hai perdonato? – lo sguardo di Jesse si fece duro

  • Si – Rachel abbassò lo sguardo

  • Capisco – Jesse tentò di riprendere il controllo – e lui ora ti ha lasciato?

  • Si – Rachel guardò Jesse ancora più confusa

  • Perché? – Jesse stava combattendo una battaglia per tentare di mantenersi distaccato

  • Perché dice che il nostro tempo è finito

  • Ed è vero?

  • Io – Rachel si perse negli occhi di Jesse e senza rendersi conto disse ad alta voce quello che non era riuscita a dire a se stessa nelle precedenti ore

  • Forse si

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Capitolo 18
*** XVIII - Little Talks ***


Capitolo XVIII

Little Talks





I giorni successivi non diedero molto tempo a Rachel di pensare. Le prove si fecero più intense e faticose. Tra il ballo, il canto e la recitazione, non aveva un momento di respiro. Inoltre il rientro nella compagnia di Elisabeth aveva portato alla creazione di una fazione che caldeggiava il ritorno della bionda alla parte di protagonista. Stranamente Elisabeth aveva, invece, optato per prendere il ruolo che era stato di Rachel, cioè quello di balia, giustificandolo con il fatto di non voler scombinare tutte le prove fatte fino a quel momento. Il regista le aveva accordato la richiesta. Rachel, però, non si fidava. Quella ragazza ne sapeva una più del diavolo e aveva una gran voglia di diventare famosa, grande almeno quanto la sua. Eppure Elisabeth si comportò in maniera impeccabile con tutti, anche con lei. La verità era che Rachel aveva cominciato a provare invidia per la bionda. Non solo non doveva sudare e sputare sangue tutto il giorno, come stava facendo lei, ma inoltre aveva conquistato l’amicizia di Kurt. A volte, osservandoli ridere e scherzare sul palco, aveva pensato che il suo amico aveva deciso di sostituirla nel suo cuore con Elisabeth. E dulcis in fundo, la bionda riusciva ad avere la giusta confidenza anche con Jesse, quella che lei stava cercando di recuperare disperatamente. C’era stato un periodo in cui, lei ed il ragazzo si erano mossi come un’unica entità. Al tempo del liceo, seppure per un breve istante, avevano passato tanto tempo insieme, ridendo e scherzando ed ora, invece, le sembrava di essere lontana da lui anni luce. I loro rapporti, dopo il diktat del il regista, erano migliorati, ma erano rimasti quasi sempre formali. Solo in poche occasioni, Jesse si era mostrato ben disposto nei suoi confronti. In alcune erano perfino riusciti a ridere e a scherzare come ai vecchi tempi. La situazione precipitò il giorno in cui il regista introdusse una nuova scena nello spettacolo. A conclusione delle prove, invitò Rachel e Jesse a seguirlo, mentre congedò il resto della compagnia. Sul retropalco era stato allestito un letto e l’uomo invitò i due ragazzi a sedersi lì. I due, benché perplessi, eseguirono quanto richiesto. Il regista spiegò loro che avrebbe inserito una scena in cui Romeo e Giulietta, giovani sposi, avrebbero consumato il loro matrimonio. Niente di particolarmente sconcio: si sarebbe visto i due giovani amanti fare l’amore, le luci sarebbero state basse e avrebbero permesso di vederli solo a torso nudo, scambiarsi tenere effusioni. Rachel scattò in piedi, come se il letto avesse preso improvvisamente fuoco e Jesse scoppiò a ridere.

  • State scherzando, vero? – Rachel lo guardò indignata – non vorrete veramente che io …

  • Signorina Berry – il regista rispose rassegnato – deve decidere una volta per tutte se vuole fare l’attrice o la suora

  • Ma che significa? Io voglio fare l’attrice, ma non di opere pornografiche

  • Signorina Berry, se le opere pornografiche consistessero nel mostrare un paio di tette, nessuno le andrebbe mai a vedere, mi creda. E comunque questa è la mia decisione. Se non le sta bene può sempre andarsene.

Rachel accusò il colpo, Benchè mortificata, si sedette nuovamente sul letto. Aveva dato tanto e rinunciato a troppo per quell’opera e non avrebbe mollato per nulla al mondo

  • Bene – proseguì il regista – ora vorrei che voi due vi esercitasse in questo

  • Questo? – Rachel alzò il sopracciglio, perplessa – che vuole dire? Ci sono battute da pronunciare?

  • No – il regista sorrise – però visto che la vostra affinità mi sembra ancora molto scarsa, vorrei che passasse almeno un’ora al giorno su questo letto

  • A fare cosa? – Rachel lo guardò terrorizzata e poi si voltò verso Jesse, arrabbiata per il fatto che il ragazzo non avesse detto nulla fino a quel momento

  • A socializzare, miss Berry

  • Non è che gli attori debbano essere per forza amici – Rachel rispose stizzita – l’importante è che sappiano fingere

  • E allora, miss Berry, impari a fingere!

Il regista se ne andò, senza aggiungere altro. Rachel si voltò verso Jesse

  • Perché tu non hai detto nulla?

  • E cosa avrei dovuto dire? – Jesse stava sorridendo

  • Che l’idea è pessima

  • In verità penso che l’idea sia ottima

  • Cosa? – Rachel spalancò la bocca, sopraffatta dalla sorpresa

  • Senti Berry – Jesse si alzò dal letto – la verità è che fino ad ora siamo stati terribili come amanti .. ovviamente intendo scenicamente

  • Che cosa vuoi dire?

  • Che tra di noi non c’è affinità in palcoscenico – Jesse sospirò – e per una storia d’amore il fatto che i due attori protagonisti non abbiano la minima affinità è terribile! Come può il pubblico sognare con questa storia se i due attori che interpretano i due amanti non stanno bene insieme?

  • Che cosa c’è successo? – Rachel franò stancamente sul letto, poi si rivolse a lui stizzita – e perché hai cambiato idea?

  • Che vuoi dire? – Jesse la guardò stupito

  • Da quando pensi che il tuo talento o il mio non sia sufficiente a far andare bene lo spettacolo?

  • Da quando Elisabeth mi ha detto che preferirebbe veder recitare Kurt nella parte di Giulietta

  • Cosa? – Rachel lo guardò offesa

  • Ehi, non ti scaldare – Jesse allargò il suo sorriso – ha anche aggiunto che al momento il tuo ex sarebbe più credibile di me come Romeo … e credimi lei odia Finn

  • Già – Rachel sospirò – come mai non lo chiami più Finkestein?

  • Perché ho deciso che bisogna andare avanti. Voglio che lo spettacolo funzioni e se per farlo funzionare devo migliorare i rapporti con te. E sia, lo farò!

  • Cosa suggerisci di fare, allora?

  • Nulla. Semplicemente quello che stiamo facendo ora: parlare.

  • Io sono brava a parlare – Rachel sorrise

  • E allora raccontami di te e di quello che hai combinato negli ultimi tempi.

E fu così che Jesse e Rachel ricominciarono a parlarsi in maniera civile. Con naturalezza ripresero il filo della loro strana amicizia. Rachel accantonò la frustrazione per essere stata lasciata da Finn e il malessere psicologico che da Capodanno la tormentava e Jesse decise di abbassare nuovamente la guardia, confidente nel fatto che il tempo gli aveva permesso di tenere a bada la sua attrazione per quella assurda ragazza. Ma la verità era che dal momento in cui aveva saputo del tradimento di Finn, il suo cuore aveva ripreso a correre come una locomotiva impazzita. Senza accorgersene, aveva ricominciato a studiare Rachel durante le prove e a sorridere per ogni suo gesto da diva o per ogni sua insicurezza. Gli erano mancate le sue smorfie e i suoi isterismi. Nessuno nella compagnia si era accorto di quel cambio di atteggiamento. Solo Elisabeth che conosceva il vero Jesse, si ne era resa conto dopo poco che suo fratello aveva tolto il velo di indifferenza che si era costruito davanti i suoi occhi e aveva ripreso ad osservare Rachel con gli occhi dell’amore. Da una parte gioì per questo; in fondo era lei, con il suo finto incidente, che lo aveva spinto verso quella direzione; ma provò anche paura, perché se le cose fossero andate male, sapeva che Jesse sarebbe caduto nuovamente in una profonda confusione e depressione e che gli ci sarebbe voluto ancora del tempo per uscirne. Ad ogni modo, il treno ormai era partito e l’unico ostacolo che Elisabeth vedeva era la cocciutaggine di suo fratello nel rinnegare i suoi stessi sentimenti. C’era voluto l’intervento del regista per aprire le sue difese e così ora Jesse e Rachel erano l’uno di fronte a l’altro, a parlare del più e del meno, divertendosi. A quella prima sera, seduti su quel letto di scena, ne seguirono altre. Ed ogni ora che dedicavano a quell’esercizio, permetteva ad entrambi di ottenere dei miglioramenti nella loro recitazione, con un grande guadagno per lo spettacolo e per il resto della compagnia. Niente più discussioni, situazioni imbarazzanti o drammi. Tutto sembrava aver preso la giusta direzione. Un pomeriggio, dopo la ripetizione della scena del balcone, in cui i due giovani amanti confessano i loro sentimenti, il regista si alzò in piedi e cominciò a battere le mani sorridendo.

  • Finalmente! Miss Berry, questo si che si chiama recitare! Complimenti ad entrambi. Mi avete emozionato! Emozionato davvero

Rachel sfoggiò il suo sorriso splendente, radiosa per aver ottenuto finalmente dei complimenti da quel burbero. Si voltò verso Jesse e lo sguardo che catturò per un istante dai suoi occhi le scaldarono il cuore. Jesse la stava guardando come ai tempi del liceo, senza rancori e senza recriminazioni. Gli offrì la mano e dopo che lui la raccolse, fece una piroetta intorno a lui, simulando un passo di danza antico. Alla fine delle prove, la compagnia si sciolse e i due giovani rimasero per ottemperare al loro compito giornaliero: l’ora di conversazione. Erano entrati ormai in confidenza, da mantenere un comportamento naturale durante tutto l’incontro. Jesse si sdraiò sul letto, mentre Rachel rimanendo seduta, si accomodò dalla parte opposta rispetto a dove si trovava il giovane. Fu lui il primo a parlare

  • Hai gradito i complimenti del regista?

  • Certo – Rachel sorrise – sento, finalmente di aver preso la strada giusta e poi, ora che io e te andiamo più d’accordo tutto mi sembra più leggero e sereno

  • Già

Il telefono di Rachel suonò, ma la ragazza rimase ad osservare il display senza rispondere. Jesse si sollevò, in modo da poter vedere il nome sul display. Era Finn.

  • Non rispondi?

  • Non so se ho voglia di parlare con lui – Rachel continuava a guardare il display del telefono

  • Prima o poi dovrai farlo

  • Già

Rachel si alzò dal letto e rispose al telefono. Per quanto Jesse si sforzasse, non riuscì a comprendere nulla della telefonata. Avrebbe voluto alzarsi e seguire la ragazza per origliare meglio, ma prima che potesse attuare i suoi proposti, Rachel tornò per sedersi nuovamente sul letto. Il suo volto era scuro e le lacrime stavano lottando per affiorare suoi occhi. Il cuore di Jesse si strinse in una morsa. Odiava vedere piangere Rachel. Considerò la possibilità di andarsene, ma poi decise di restare. In fondo, come amico, doveva offrire alla ragazza una spalla su cui piangere. Rimasero in silenzio per un bel po’: Jesse in attesa che Rachel dicesse qualcosa e Rachel completamente persa nei suoi pensieri. Alla fine, dopo che l’ora era passata da un pezzo, la moretta si voltò improvvisamente verso lui:

  • E’ tardissimo. Perché sei ancora qui?

  • Sto aspettando

  • Che cosa?

  • Che ti vada di parlare

  • Perché?

  • Perché sono un tuo amico, o almeno questo è quello che ci siamo prefissati di essere – Jesse abbozzò un sorriso – e gli amici fanno questo .. aspettano di poter aiutare

  • Ti ringrazio – Rachel cercò di scacciare la lacrima che stava affiorando – ma credo che aspetterò di tornare a casa e di parlare con Kurt

  • Se avessi voluto parlare con lui, te ne saresti andata da un pezzo- Jesse si avvicinò a lei e le pose la mano sulla spalla – avanti, Berry, stiamo faticando entrambi e tu non puoi, dopo tutti questi sforzi, ricominciare e creare un nuovo muro fra di noi

  • E’ solo che …. Fa male ….

  • Che cosa? – lo sguardo di Jesse si fece sofferente

  • Sapere che Finn è andato … avanti

  • Che vuoi dire?

  • Mi ha chiamato per dirmi che lui e Brittany stanno insieme

  • Voleva gioire della sua conquista? – il tono di Jesse si fece sprezzante

  • No! – Rachel abbassò la voce – voleva semplicemente farmelo sapere prima che me lo dicesse qualcun altro.

  • Ah – Jesse abbassò lo sguardo – e tu cosa provi?

  • Io … non lo so ….

  • Rachel …

Jesse strinse la mano sulla sua spalla, costringendola ad alzare lo sguardo. Erano così vicini che la ragazza riusciva a sentire sul viso il suo respiro. Lo sguardo di Rachel si posò magneticamente sulla bocca di Jesse e per quanto si sforzasse non riuscì a distogliere gli occhi da quelle labbra. Un pensiero o forse un ricordo riaffiorò nella sua mente. Aveva baciato quelle labbra, molto tempo prima, eppure il suo ricordo o quello che era, non arrivava ad un tempo così lontano. Cercò di mettere a fuoco l’immagine, senza successo. Aveva bisogno di altri indizi per riuscire a ricostruire i suoi ricordi, pertanto, senza riflettere, si protrasse verso di lui e tentò di baciarlo. Jesse all’ultimo momento si scostò e la moretta, arrossendo cominciò a scusarsi

  • Scusami … io … io non volevo .. non so a cosa stessi pensando … io

  • Smettila Rachel

Jesse strinse nuovamente le mani sulle sue braccia. Nel momento in cui l’aveva vista avvicinarsi, il panico lo aveva assalito. Non voleva tornare ad essere il cicisbeo che la consolava nei momenti di difficoltà con quell’idiota di Hudson. Finn aveva scelto Brittany? Peggio per lui! Però l’idea che Rachel potesse usarlo nuovamente per dimenticare quel cretino, lo aveva spinto a spostarsi, ma ora sentendo la sua voce e perdendosi in quei grandi occhi, pensò fra sé

Maledizione. Al diavolo

Velocemente, senza indugiare, afferrò il volto di Rachel e con la bocca catturò le sue labbra. La ragazza spalancò gli occhi per la sorpresa, ma non lo spinse via. Sarebbe stata la cosa più sensata da fare, ma il contatto con le labbra di Jesse le avevano accesso qualcosa dentro che non riusciva a comprendere. Il ragazzo, aveva reso il bacio più profondo e con il peso del suo corpo l’aveva spinta a sdraiarsi sul letto. La mente di Rachel cominciò a vorticare all’impazzata. Sapeva che Jesse aveva avuto mille donne e lei che cosa era? La milleunesima? Pensava forse che il fatto di essere sconvolta per Finn, gli avrebbe permesso di approfittare di lei? E se anche fosse stato così, non era stata lei a provocarlo? Perché aveva provato a baciarlo? Che cosa provava per lui? Un tempo lo aveva amato, o almeno così aveva pensato, ma ora? Tentò di concentrarsi sui baci che Jesse le stava dando. Non le dispiacevano, anzi li trovava terribilmente eccitanti, ma questo non voleva dire nulla. Era evidente che Jesse potesse essere un amante perfetto: lo dimostravano tutte le ragazze che aveva avuto. Lei invece era stata solo con Finn. Un’ìmmagine affiorò prepotentemente alla sua mente

Due corpi avvinghiati, ansimanti che stanno facendo l’amore. La nebbia non le permette di vedere oltre. Però può concentrarsi sulle sensazioni che sta provando. Una forte eccitazione sta pervadendo tutto il suo corpo. E’ a lei che appartiene il corpo della ragazza, ma lui? Non è Finn, lo riconoscerebbe e allora chi è? Si concentra ancora di più sui baci che gli sta dando e alla fine la nebbia si dirada …

Rachel sgranò gli occhi

Ho fatto l’amore con Jesse!

Rachel si alzò e rabbiosamente allontanò Jesse. Il ragazzo, inizialmente sorpreso da quel gesto, tentò di riordinare le idee, ma lo sguardo che vide negli occhi di Rachel lo gelò. Lo schiaffo che la ragazza gli diede, invece, lo lasciò interdetto.

  • Rachel .. io .. scusami per il bacio. E’ evidente che ho frainteso il tuo gesto

  • Tu …. La sera di capodanno … mi hai baciato … noi .. abbiamo … Tu mi hai violentato!

  • Cosa?

Jesse rimase immobile, annichilito dal peso delle parole pronunciate dalla ragazza.





Uff uff … che fatica … mai un momento per scrivere con calma e pensare che ho tutta la storia in mente …. Continuo a scusarmi per la lentezza nell’aggiornare questa storia … ma ce la farò … so che la porterò a termine )) …. Piaciuto questo capitolo? Fatemi sapere …..

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Capitolo 19
*** Capitolo XIX - Run ***


Capitolo XIX

Run



Rachel, sconvolta dai ricordi, tentò di fuggire, ma Jesse la bloccò. La reazione della ragazza fu immediata. Lo schiaffeggiò con tutta la forza che aveva. Il ragazzo lasciò immediatamente la presa.

  • Non toccarmi, maniaco!

  • Rachel, ti sbagli! – Jesse alzò le mani in segno di resa

  • Su cosa mi sbaglio? – la ragazza fece due passi indietro – Sul fatto che mi hai violentato? Sul fatto che hai approfittato di me? Su cosa mi sbaglio?!?

  • Io … non ti ho violentato – Jesse abbassò lo sguardo – sei tu che … ti sei offerta

  • Offerta? – Rachel sbattè le palpebre due volte, incredula e confusa – io .. mi sono offerta? Ero ubriaca Jesse St. James!!! Ubriaca!!!!

  • Si .. beh … questo è vero … ma ciò non cambia la situazione … sei tu che mi hai sedotto

  • Sedotto! – la rabbia montò – Io ti avrei sedotto???? … Fino a prova contraria signor St. James, quando uno è ubriaco non è ritenuto adatto ad intendere e volere … pertanto si può dire che io non sapevo quello che facevo! Tu, invece, eri sobrio …. Mi ricordo chiaramente che tu lo eri!

  • Sei tu che sei venuta a cercarmi – Jesse abbassò nuovamente lo sguardo

  • E tu avresti dovuto fermarmi. E invece ne hai approfittato! Sei un porco! Uno che non ha la minima considerazione delle donne, che si porta a letto chiunque, basta che respiri o che assomigli vagamente al genere femminile. Sei privo di sentimenti e di rispetto. Ti sei divertito alle mie spalle? In tutti questi mesi, intendo. La povera stupida, piccola Rachel. Quella scema che non si ricorda neanche di aver fatto sesso. Quella scema che dopo pochi bicchieri di vodka è caduta nelle tue braccia …. Bastardo!

  • Rachel io ….

Un misto di rabbia e di vergogna avvolsero Jesse. Rachel aveva ragione, era lui quello sobrio e spettava dunque a lui fermarla prima di precipitare nel baratro con lei. Non lo aveva fatto, certo, ma non per godere della sua ennesima conquista. La verità era che al contatto con le sue labbra e dopo averla vista con quel vestito rosso, aveva perso la testa. Si era innamorato ancora una volta di lei. O forse non aveva mai smesso. Questo era il problema. Ma perché lei dava, invece, per scontato che il suo unico intento fosse quello di approfittarne? Possibile che dopo tutti quegli anni, Rachel continuasse a non conoscerlo? La rabbia prevalse sulla vergogna e così Jesse fece la cosa più stupida che potesse immaginare di fare. Reagì

  • E’ facile dare le colpe agli altri, vero Berry? In questo modo si evita di assumersi le proprie

  • Ma di cosa stai parlando? Che colpe avrei secondo te?

  • Se non volevi essere “molestata” perché hai indossato un vestito rosso così provocante?

  • Perché mi sentivo depressa!

  • E così hai pensato di indossare un abito che di solito portano le escort?

  • Ma come ti permetti? – Rachel tentò di schiaffeggiarlo, ma Jesse la fermò

  • Ti darò una lezione sugli uomini, Berry – i due ragazzi erano molto vicini – qualsiasi uomo, vedendoti con quel abito e con quegli atteggiamenti avrebbe accettato le tue avance

  • Io non …

  • Cosa? Non avevi intenzione di provocarmi? Non volevi venire a letto con me? – Jesse lasciò il suo braccio e la spinse via – io invece penso di si. Avevi bisogno di vendicarti di Finn, del suo tradimento e allora hai pensato bene di tradirlo con me.

  • Non è vero!

  • E’ dura sapere che il mostro sei tu? – Jesse sorrise – è più facile dare la colpa a me? E va bene …. Allora ti accontento … ho approfittato di te. Mi sono divertito, ma ti dirò … non è stato tutta questa grande cosa

Questa volta Rachel riuscì a schiaffeggiarlo e Jesse non la fermò. Si rese conto all’istante di aver superato il limite. Era vero che Rachel l’aveva provocato, ma sapeva che l’avrebbe potuta fermare in ogni momento. Semplicemente non aveva voluto farlo. Ed era stato fantastico. Le emozioni provate quella notte lo avevano devastato, ma scoprire che per Rachel non era stato lo stesso e sentirsi accusare di averla violentata erano state parole troppo pesanti da sopportare

Questa è la giustificazione che ti dai per averla ferita?

Jesse si vergognò. Tentò di rimediare, prendendole la mano, ma Rachel lo scansò. Era rimasta immobile, in lacrime, ferita ed umiliata. Possibile che tutti gli uomini della sua vita la respingessero? Prima Finn le aveva preferito Brittany e ora Jesse le aveva detto chiaramente che come amante faceva schifo. Perfino Kurt, negli ultimi tempi, aveva scelto di divertirsi con Elisabeth invece di passare il suo tempo che lei. Ma Jesse non era il suo fidanzato, era semplicemente un ragazzo arrogante e maleducato. Ma allora perché faceva così male? Singhiozzò e Jesse tentò nuovamente di prenderle la mano. La ragazza lo scansò ancora una volta.

  • Sappi Jesse St. James che io e te non saremo più amici. Ci comporteremo da professionisti e renderemo magnifico questo spettacolo, ma fuori da questo palco non ti rivolgerò mai più la parola

  • Rachel, aspetta …

Inutile. La ragazza si allontanò velocemente, mentre lui rimase immobile ad osservare la platea vuota. Si sentì un vero mostro. Raccolse le sue cose dal pavimento e tornò a piedi a casa. Aveva bisogno di aria fresca. Ma quanto era stato stupido? Perché le aveva detto quelle parole orribili?

Perché sei un idiota St. James

Un arrogante, stupido idiota. Aveva avuto paura di essere ferito un'altra volta. Sentirsi accusato in quel modo da Rachel gli aveva fatto male

E questo ti giustifica agli occhi del mondo per averla ferita nuovamente?

No che non lo giustificava. Era finito il tempo dei giochi adolescenziali e degli atteggiamenti divistici. Un uomo che si rispetti deve sapersi assumere le sue responsabilità e deve essere in grado di affrontare i rischi che le scelte difficili comportano. Era pazzo di Rachel, lo era sempre stato e per quanto si sforzasse, in tutti quegli anni non era riuscito a scrollarsela di dosso. Per quanto si fosse sforzato di andare avanti, quella ragazza continuava a martellarlo nel cuore e nella mente.

Una volta per tutte

La prima volta che le loro strade si erano incrociate, per non esporsi e non ammettere la sua debolezza, si era nascosto dietro una maschera e la seconda non aveva avuto neanche il tempo di comprendere cosa stesse succedendo. Rachel aveva scelto Finn e lui ne era rimasto talmente ferito e deluso che si era nascosto dietro ad una maschera ancora più grande. Era diventato tutto ciò che non voleva essere. Ed ora, dopo averla tenuta fra le sue braccia per una notte intera e dopo averla persa di nuovo, sentiva che se lei lo avesse respinto ancora una volta, avrebbe assassinato il suo cuore. Ma un uomo deve sapere affrontare dei rischi e lui era stanco di comportarsi come un ragazzo.

E allora comportati da uomo

Cominciò a correre. Doveva raggiungerla il prima possibile. Per dirle che l’amava e che quella notte non era stata orribile, ma stupenda. Doveva dirle che non aveva approfittato di lei e della situazione ma che semplicemente non aveva avuto la forza di allontanarla perché l’unica cosa che desiderava era stare con lei e come si può respingere la donna che si ama più della propria carriera? Corse a per di fiato, senza mai fermarsi, per quasi due isolati. Corse fino a farsi scoppiare il cuore e mai durante tutto il tragitto dal teatro all’appartamento di Rachel gli venne in mente per un solo istante che la ragazza potesse rifiutarlo.

Certo che lo farà. Ti rifiuterà e tu soffrirai

Giunto di fronte al portone del loro stabile, Jesse si bloccò. Doveva mettere in conto la possibilità. Le gambe cominciarono a tremargli. E’ facile dire “comportati da uomo”, ma se poi lo fai e le cose non vanno come dici tu? Jesse si domandò se sarebbe stato in grado di sopportare tutto il dolore che ne sarebbe conseguito. Il suo corpo cominciò a tremare. Si diede una scrollata. In fondo gli sarebbe rimasto il teatro, la recitazione. E poi aveva la sua splendida sorella.

Ma non Rachel

Ma Rachel non gli era mai appartenuta. Pertanto non avrebbe perso nulla.

Perderai la speranza

Certo. La speranza di avere un futuro con lei l’avrebbe persa, ma forse, finalmente sarebbe andato avanti. Cominciò a salire le scale, un passo dietro l’altro, cercando di respirare più aria possibile. Una volta giunto al piano, però, lo spettacolo che si trovò di fronte lo disarmò. La porta del suo appartamento e di quello di Rachel erano spalancati e Kurt, Elisabeth, Puck e Blaine continuavano a fare avanti e indietro tra l’uno e l’altro. Il terrore comparve negli occhi di Jesse. Che il suo comportamento orribile con Rachel l’avesse potuta sconvolgere a tal punto da farle compiere qualcosa di esagerato?

Elisabeth vedendo suo fratello, gli corse incontro e lo abbracciò. Quel gesto fece crescere in Jesse l’ansia.

  • Che cosa è successo? Dove è Rachel?

  • E’ successa una cosa orribile, fratello – Elisabeth lo strinse nuovamente a se

  • Cosa? – Jesse riuscì solo a sussurrare quelle parole

  • Se penso a quanto sia tutto così fragile in questo mondo – la bionda continuava ad abbracciare il fratello – non ci diciamo mai abbastanza quanto ci vogliamo bene

  • Lizzie! – Jesse la strattonò – mi dici cosa diavolo è successo?

  • Il padre di Rachel ha avuto un incidente. Lei è corsa all’aeroporto per tornare a casa.

La borsa con i suoi indumenti di scena gli scivolò dalla spalla e il mondo andò in frantumi. L’aveva trattata in maniera orribile, facendola soffrire ed ora la sua dolce Rachel doveva affrontare un dolore più grande senza che lui potesse fare nulla per alleviare la sua pena. Le lacrime uscirono senza che se ne rendesse conto. Si lasciò abbracciare nuovamente da Elisabeth.





Nuovo capitolo. Questa volta con meno ritardo. E’ un po’ corto, ma non volevo farvi attendere ancora a lungo … mancano due o al massimo tre capitoli alla fine di questa storia … resiste ;-)



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Capitolo 20
*** Capitolo XX - Confession ***


Capitolo XX

Confession



Rachel sedeva sul primo banco della chiesa. Indossava un vestitino nero e stringeva un fazzoletto nero, imbevuto delle sue lacrime. La funzione era terminata ormai da mezz’ora e tutti se ne erano andati da un pezzo. Un fiume di facce e parole a cui lei non aveva posto la minima attenzione. Suo padre, fuori dalla chiesa, stava salutando gli ultimi partecipanti. Accanto a lei si sedette Finn. Il ragazzo rimase in silenzio, finchè Rachel non si voltò stancamente a guardarlo.

  • Mi dispiace Rachel per la tua perdita. So quanto lo amavi

  • Grazie – la ragazza abbassò lo sguardo. Non aveva più lacrime e non sapeva cosa altro dire

  • Io … mi dispiace veramente Rachel. Vorrei fare di più per te. Sai che ti voglio bene e che non vorrei mai che tu soffrissi

  • Se fosse così non mi avresti mai tradito – Rachel stava soffrendo ed il suo cuore chiedeva vendetta contro il mondo intero – se veramente tenevi a me come dici, non saresti mai andato a letto con Brittany

  • Io … ho sbagliato a tradirti, ma credimi quando ti dico che ero veramente convinto che tra di noi sarebbe durato in eterno …

  • Nulla dura in eterno … neanche la vita … almeno questo è evidente, visto il posto in cui ci troviamo, non trovi?

  • Scusami – Finn abbassò gli occhi – oggi non ne azzecco una

  • Almeno sei felice? – Rachel lo guardò

  • Io … con te lo ero di più – Rachel sorrise – ma io non credo di essere adatto a te … hai bisogno di volare Rachel ed io so a mala pena camminare

  • Oh Finn ….

  • Shhh – il ragazzo le mise la mano davanti alla bocca per impedirle di parlare – non dire altro. So che sei arrabbiata e so che vuoi ferire qualcuno … ma non dire nulla … anche se capirei … non dire nulla. Un giorno, magari non troppo lontano, comprenderai che benché sia stato vigliacco, ti ho amato con tutto me stesso.

Rachel non disse nulla. Se fosse stata più lucida forse avrebbe reagito o forse avrebbe semplicemente abbracciato quello che sarebbe stato per tutta la vita il suo primo grande amore. Ora, l’unica cosa che voleva era far sparire tutto quel dolore e tutto le sembrava così inutilmente stupido. Il dolore provato per il tradimento e poi per la separazione le sembravano ben poca cosa rispetto al buco che ora sentiva nel suo cuore. Anche Jesse ed il suo tradimento le sembravano talmente insignificanti da non essere neanche degni di nota. Finn se ne andò e lasciò il posto a Kurt, giunto da New York apposta per starle accanto.

  • Dove hai messo la tua nuova amica?

  • A chi ti riferisci?

  • Alla bella Elisabeth – Rachel quasi ringhiò – avete già cominciato a scambiarvi i vestiti?

  • Pensi veramente che qualcuna possa prendere il tuo posto? – Kurt la guardò con sufficienza – so che stai soffrendo e soffro del tuo dolore, ma non ti permetterò di distruggere tutto quello che hai intorno … compresa la nostra amicizia. Puoi dire quello che vuoi. Io ti vorrò sempre bene

  • Kurt – Rachel singhiozzò, ma nessuna lacrima le uscì dagli occhi – perdonami. E’ solo che …. fa così tanto male

  • Lo so … so cosa vuoi dire … è per questo che sono qui .. per te … per aiutarti.

  • Grazie – Rachel lo abbracciò – e sono ancora la tua migliore amica?

  • Sempre – Kurt sorrise – come potrei vivere senza la mia diva?

  • Oh – Kurt – Rachel lo abbracciò nuovamente – dormi da me questa notte?

  • Certo – le diede un bacio sulla guancia

  • Mi lasceresti ancora un po’ sola? Ho bisogno di ancora un po’ di tempo per lasciarlo andare

  • Ti aspetto qua fuori

La morte di suo padre era stata così improvvisa che ancora non era sicura di non stare sognando. L’incidente, il volo aereo e la corsa in ospedale. Tutti quegli avvenimenti le stavano frullando in testa da giorni. Non era riuscita a vederlo ne a salutarlo. L’altro suo padre le aveva detto che forse era stato meglio così, che le persone vanno ricordate da vive. Fine della storia. Ma lei avrebbe voluto avere più tempo per assorbire il colpo, per accettare il fatto che non lo avrebbe più rivisto. Non sapeva per quanto tempo avrebbe resistito a quello strazio. Stava recitando una parte, la ragazza forte, solo per il genitore che le era rimasto. Non voleva dargli altre preoccupazioni, ma la verità era che come attrice faceva schifo. Forse il suo professore aveva ragione sul fatto che non fosse capace di rendere credibili i suoi personaggi. Sentì dei passi all’interno della chiesa. Convinta che fossero entrati per cacciarla, si alzò per trovarsi davanti Jesse.

Il ragazzo, vestito anche lui di nero, rimase fermo in attesa che le dicesse qualcosa. Rachel si incamminò verso l’uscita senza parlare. Jesse le corse dietro e la fermò, afferrandole il braccio.

  • Aspetta!

  • Che cosa vuoi?

  • Sapere come stai

  • E hai fatto tutti questi kilometri solo per sapere come sto?

  • No – Jesse rimase silenzioso, indeciso se proseguire

  • Quindi?

  • Mi dispiace per tuo padre

  • Grazie – Rachel si liberò dalla sua presa e ricominciò a camminare

  • Aspetta … - – Jesse le riafferrò il braccio

  • Cos’altro vuoi? – il tono di Rachel era stanco, quasi rassegnato

  • Non hai risposto alla mia domanda

  • Non ho risposte

  • Non sai come stai? – Jesse la guardò incuriosito

  • Sto male, ovviamente – il tono della ragazza divenne stizzito

  • Ovviamente … hai appena perso tuo padre

  • E allora cos’altro vuoi sapere?

  • Quello che senti – Jesse strinse involontariamente la presa – che cosa stai provando e cosa stai pensando. Insomma vorrei condividere il tuo dolore con te

  • Mi sembra che io e te abbiamo già condiviso abbastanza

  • Rach …

  • Senti Jesse – la ragazza sospirò – sono distrutta dal dolore e stanca per le notti insonni e non ho ne la forza e ne la voglia di tornare a discutere con te di quanto accaduto. Non ha più importanza

  • Cosa vuoi dire?

  • Che non ha più importanza quello che è successo … hai approfittato di me, ma forse anche io ho le mie colpe … quella notte ho bevuto troppo … certo, tu non ti sei dimostrato un gentiluomo …. Invece di aiutarmi a superare la cosa, hai approfittato della mia debolezza e hai fatto i tuoi comodi … non ti perdonerò mai per questo … tu lo sai … però non è un problema …

  • Dici che non è un problema? – Jesse si sentiva frustrato, sapeva che le parole di Rachel erano influenzate dal suo dolore, ma le trovò inquietanti – e come farai a recitare con me?

  • Non reciterò … semplice …

  • Cosa? – Jesse spalancò gli occhi sorpreso

  • Che importanza vuoi che abbia per me quella stupida recita …. Ora che mio padre non c’e’ più e ho questo profonda voragine nel mio cuore tutto mi sembra stupido, superfluo, inutile … il canto, la recitazione … tu

  • Rachel ma cosa stai dicendo …. Tu sei il canto e la recitazione … è tutto quello che hai sempre desiderato …. E che sai fare al meglio … – Jesse si forzò ad ignorare le ultime parole pronunciate dalla ragazza

  • Ora non più – Rachel si liberò della sua presa

  • Ma Rach …

  • ORA BASTA! – come una pentola a pressione, la moretta esplose - Sono stanca di tutti voi che pensate di conoscermi e di poter decidere quello che è meglio o no per me! Non me ne frega più nulla di Broadway e di tutti quei sogni stupidi e infantili … mio padre è morto ed io non sono neanche riuscita ad arrivare in tempo per dirgli addio. Se fossi stata qui, invece di seguire i miei stupidi sogni di gloria questo non sarebbe successo!

  • Non puoi ragionare così .. le cose accadono e noi non possiamo impedirle

  • E magari ora – un sorriso strano comparve sul volto di Rachel – mi dirai che anche il fatto che tu sia venuto a letto con me è accaduto per colpa del destino e che tu non potevi impedirlo

  • Non è questo che volevo dire

  • Tu, di tutte le persone che ho conosciuto, sei il peggiore. Con quella faccia d’angelo e con il tuo talento hai sempre approfittato di tutto e tutti. Non ti sei mai soffermato a pensare alle conseguenze dei tuoi gesti. Mi hai manipolato e ti sei preso gioco di me …

  • Rachel … appartiene al passato … ero un idiota è vero … ma tu sai che in fondo i miei sentimenti per te …

  • Che cosa? – Rachel si stava arrabbiando sempre di più – erano sinceri? Non dire stupidaggini … niente è sincero se riguarda te … almeno Finn ha avuto la decenza di ammettere i suoi sbagli e invece tu continui a negare ….

  • Perché giustifichi sempre Finn? – non era quello che voleva dire, ma Jesse si stava innervosendo, perché sentiva nelle parole della ragazza solo odio nei suoi confronti

  • Perché lui, a differenza di te, non è un manipolatore

  • Perché ce l’hai tanto con me? – Jesse cominciava ad essere stanco

  • Perché hai approfittato della mia fiducia … per l’ennesima volta ho riposto in te la mia fiducia e tu l’hai tradita, approfittando di me e della situazione. Te l’ho già detto, Jesse St. James, non voglio più vederti e non voglio avere più nulla a che fare con te. Ora più che mai!

Rachel se ne andò, lasciando Jesse affranto e disarmato. Da quando Elisabeth le aveva raccontato cosa era successo a suo padre, non aveva pensato a nient’altro che a raggiungerla per consolarla e supportarla nel momento di difficoltà.

Quanto sei ridicolo! Veramente pensavi che al solo vederti sarebbe corsa tra le tue braccia?

In effetti era stato un vero ingenuo. Avrebbe dovuto prepararsi un discorso e non partire all’arrembaggio. Purtroppo la sua indole arrogante e la troppa sicurezza sulle proprie capacità non lo avevano aiutato.

  • Ho paura che dovrai fare meglio di così

Jesse si voltò, alla ricerca della persona che aveva parlato. Aveva riconosciuto la sua voce e non si sorprese nel vedere uscire da una delle entrate laterali Finn:

  • Di cosa stai parlando?

  • Del tuo amore per Rachel

  • Mpfm – Jesse sorrise – il mio amore per Rachel?

  • Non ti scomodare a negare. So quello che è successo tra di voi … intendo la notte di Capodanno ..

  • Co …- Jesse sgranò gli occhi, ma vedendo la decisione di Finn non negò – come fai a saperlo?

  • Rachel parla nel sonno – Finn sorrise

  • Non ti credo – Jesse alzò le spalle – anche perché lei non ricordava nulla di quella notte …

  • A volte nei sogni i ricordi sono molto più vividi. Ho letto in una rivista che dovrebbe dipendere dal fatto che i limiti che vengono messi alla nostra mente cadono..

  • Come sei erudito! – Jesse reagì nell’unico modo conosciuto – non ti facevo così …

  • Smettila St. James! – Finn si innervosì – come pensi che mi sia sentito quando ho scoperto che tu eri andato a letto con la mia ragazza?

  • Allo stesso modo in cui ti si è sentita lei quando ha scoperto il tuo tradimento? – Finn accusò il colpo – ad ogni modo … lei non era la tua ragazza

  • Ma tu non lo sapevi … o sbaglio?

Non sbagliava affatto. Jesse sospirò, quel viaggio si stava trasformando in una vera tortura. Prima l’ennesimo rifiuto di Rachel ed ora quella conversazione insulsa con Mr. Hudson

  • Ad ogni modo … - Finn si guardò le punte delle scarpe – se tieni veramente a stare con lei devi dirglielo

  • Di cosa stai parlando? – Jesse rispose con sufficienza

  • Del fatto che la ami

  • Io non …. – Jesse provò a negare, in fondo quelli non erano affari suoi, ma Finn lo interruppe

  • Lascia perdere … so che mentre facevate l’amore le hai detto che l’amavi

  • Anche questo ha detto nel sonno? – Jesse sgranò per l’ennesima volta gli occhi, non poteva credere che Rachel avesse detto anche quello

  • Già – Finn sorrise – probabilmente soffre di incontinenza verbale anche quando dorme

  • Già – Jesse sorrise a sua volta

  • Ad ogni modo … se non ti metti in gioco con lei e non sei del tutto onesto non otterrai quello che vuoi

  • E se non lo ottenessi comunque? – lo sguardo di Jesse si fece triste – io credo che ormai mi odi

  • Se non provi non lo potrai mai sapere … e almeno se lo sai non avrai rimpianti …

Finn si voltò per andarsene. Quello che aveva da dire l’aveva detto e non aveva altro da aggiungere, in fondo Jesse non era un suo amico, ma voleva ancora bene a Rachel e nella notte che l’aveva sentita parlare nel sonno, la voce che aveva sentito era quella di una ragazza innamorata. Sentiva ora di essere in debito con lei e di doverle un po’ di felicità. Quella che lui non era riuscito più ad offrirle dopo la sua partenza per New York. Jesse lo fermò

  • Perché hai mollato?

  • Vuoi dire con lei? – Finn si voltò e vide il ragazzo annuire – perché il nostro amore per quanto grande non sarebbe mai riuscito a sopravvivere al suo successo ed alla mia mancanza di talento. Ma per te è diverso …. Addio St. James

  • Arrivederci Hudson – Jesse sorrise – ho paura che ci rivedremo ancora

  • Già

Finn rimase ad osservarlo ancora per un istante e poi si allontanò senza aggiungere altro.







Sdraiata sul suo letto, sentendo il respiro regolare del suo amico Kurt, addormentato accanto a lei, sospirò serena. Era contenta che in tutto quel mare di tristezza e disperazione il salvagente offertole dal suo amico le permettesse di rimanere a galla senza sprofondare nel blu dell’agonia che l avvolgeva. Era arrabbiata. Arrabbiata con suo padre che era morto senza permetterle di dirgli addio. Era arrabbiata con l’altro suo padre perché non le permetteva di aiutarlo. Era arrabbiata con il suo talento e con i suoi sogni di gloria che l’avevano allontanata da loro e dalla sua vita tranquilla. Magari, se fosse rimasta, tutto questo non sarebbe successo. Era arrabbiata con Finn per averla tradita, dopo averle promesso la luna. Era arrabbiata perfino con Kurt che, anche se per un breve periodo, le aveva preferito Elisabeth e che comunque se avesse dovuto scegliere tra lei ed il suo amore per Blaine, avrebbe scelto quest’ultimo. Si alzò di scatto rendendosi conto del fatto che forse stava esagerando. Si girò ad osservare il suo amico. In fondo lui era lì, vicino a lei e Finn aveva provato in tutti i modi a far funzionare le cose. Certo, l’aveva tradita, ma poi aveva tentato di rimediare … evidentemente il loro amore non era così forte come quello di Romeo e Giulietta, pronto a superare ogni difficoltà per bruciare all’infinito. Quel pensiero riportò la sua mente alla discussione avuta con Jesse. Ecco! Con lui era decisamente arrabbiata. Quel ragazzo aveva attraversato ripetutamente la sua vita ed ogni volta l’aveva lasciata ferita ed umiliata. Non ricordava tutto della notte trascorsa insieme. Aveva immagini e sensazioni, ma le mancava il contesto nel quale collocare il tutto. Sentiva di aver provato piacere nell’averlo accanto e nel sentirlo in lei. Si era sentita protetta e amata fra le sue braccia, ma quello non significava nulla. Da quello che ne sapeva Jesse aveva avuto talmente tante donne che ormai doveva essere un esperto nel farle sentire amate. La realtà era ben diversa. Per lui era stata una delle tante e dopo non si era curato neanche del fatto che lei non si ricordasse nulla. Anzi probabilmente era stato meglio così, almeno non avrebbe dovuto inventare tristi scuse per giustificare il suo comportamento. La cosa che più le bruciava era il fatto che ancora una volta gli aveva permesso di giocare con il suo cuore. Improvvisamente sentì un rumore sordo sul vetro della sua finestra. Possibile ch ei ladri avessero deciso di venire a rubare in quella casa proprio il giorno in cui avevano commemorato suo padre? Non lo avrebbe permesso. Si alzò per scoprire chi stava tentando di entrare in casa. Quando vide Jesse entrare per poco non svenne per lo spavento.

  • Ma sei impazzito!?!

  • Shhhh! – Jesse le mise una mano davanti alla bocca – non vorrai svegliare il tuo principe azzurro, vero?

Si voltarono entrambi a guardare Kurt, profondamente addormentato. Rachel si lasciò trascinare nel bagno senza dire nulla, ma una volta chiusa la porta gli diede uno schiaffo.

  • Come ti permetti di entrare nella mia camera, dopo che ti ho detto chiaramente che non voglio più vederti per giunta?

  • Dovevo dirti una cosa importante

  • E non potevi aspettare domani? – Rachel si sorprese

  • No

  • Io però non voglio sentire quello che hai da dirmi – Rachel stava per riaprire la porta del bagno, ma Jesse glielo impedì

  • Ma lo farai comunque – il ragazzo la costrinse a guardarlo – Rachel Berry devo confessarti che sono innamorato di te.

Rachel si mise le mani sulla bocca per impedirsi di urlare. Alle parole del ragazzo il suo cuore si fermò. Tutto si sarebbe aspettata, ma non che Jesse St. James le confessasse il suo amore.



Wow …. In anticipo rispetto ai miei soliti tempi pubblico il nuovo capitolo …. Ecco ci siamo quasi …. Stiamo per finire questa avventura … che ne dite .. piaciuto il nuovo capitolo? Eh lo so .. vi lascio ancora in sospeso … che cattiva che sono ….:-).







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Capitolo 21
*** Capitolo XXI - My Romeo ***


Ecco. Lo aveva fatto. Aveva confessato il suo amore a Rachel. Nell’istante in cui aveva aperto il suo cuore, lo aveva sentito più leggero, ma ora che Rachel aveva lo sguardo perso nel vuoto ed evitava di guardarlo, un peso si posò su di esso.

Se non altro non ti ha buttato subito fuori dalla sua casa

Doveva considerarlo un buon segno? Non sapeva onestamente cosa pensare. Aveva già provato quella sensazione. L’angoscia di subire una delusione: per un provino mancato, per una parte non ottenuta, con Rachel. Sempre Rachel e solo Rachel. Solo lei era riuscita a far battere il suo cuore, a farlo sanguinare. Ed ora, nonostante le delusioni accumulate, per l’ennesima volta aveva provato ad ottenere qualcosa da lei. Era diverso, questa volta. Aveva deciso di essere sincero. Sentì nuovamente il suo cuore più leggero. Anche se avesse ricevuto un rifiuto, aveva la consapevolezza di essere stato, finalmente, onesto.

Certo che riceverai un rifiuto. Guarda la sua espressione. Quella ruga sulla fronte non promette nulla di buono

Rachel, finalmente, si voltò a guardarlo. Non riusciva ad interpretare lo sguardo negli occhi da cerbiatta. Un fremito percorse i suoi muscoli. Era il principio o il principio della fine?

  • Jesse, io sono lusingata dei tuoi sentimenti, ma …

  • Non dire altro – Jesse sorrise

  • Devo dirti altro, altrimenti penserai che ti respingo perché sono arrabbiata con te

Jesse non disse nulla. Rimase in silenzio in attesa della spiegazione della ragazza, anche se il suo cuore alla parole “respingo” aveva rallentato il suo corso

  • Io non mi aspettavo questa tua confessione. In fondo, anche se in questo ultimo anno sei quasi sempre stato carino con me, non mi hai mai dato modo di pensare che provassi dei sentimenti nei miei confronti. Certo, io ho passato quasi tutto il tempo a cercare di far funzionare le cose con Finn. Ma non è per questo. E’ solo che ora, dopo la morte di mio padre, mi sembra tutto così stupido e vuoto e non credo che potrò ancora provare dei sentimenti di amore per qualcuno. Non voglio più soffrire e non voglio più dover dire addio a qualcuno

  • E per questo ti nascondi dietro l’angolo? – il ragazzo sorrise all’espressione stupita di Rachel – o andiamo! Posso accettare il fatto che tu mi dica che non provi nulla per me o che mi detesti, ma questo no. E’ doloroso perdere qualcuno che si ama, ma per questo mi vuoi dire che per il resto della tua vita non amerai più nessuno? O che rinuncerai a tutti i tuoi sogni perché tuo padre non potrà più averne? Così fai un torto a te e a lui e dimostri un egoismo e una mancanza di sensibilità.

  • Vattene! – Rachel lo guardò furiosa – come ti permetti di arrogarti il diritto di pensare cosa io debba fare o non fare?

  • Se non mi ami Rachel abbi il coraggio di dirmelo in faccia, altrimenti trova una scusa migliore per non stare con me

Jesse l’afferrò e la baciò senza darle modo di evitarlo. Inizialmente la ragazza si lasciò coinvolgere. La tristezza, però, le invase il cuore senza il minimo preavviso. Lo spinse via e gli intimò un’ultima volta di andarsene. Tutto quel trambusto svegliò Kurt che, sentendo le urla di Rachel, si precipitò in bagno, convinto che un ladro fosse entrato nella stanza. Quando si trovò davanti Jesse, si sedette sul bordo della vasca da bagno e tirò un sospiro di sollievo:

  • Per fortuna che sei tu. Pensavo di dover salvare Rachel da un maniaco e già mi immaginavo preso a bastonate e svenuto con il sangue che sporcava il mio splendido pigiama

  • Vattene! – Rachel ignorò Kurt ed intimò ancora una volta al ragazzo di andarsene.

  • Prima devi rispondere alla mia domanda

  • Quale domanda? – Kurt chiese incuriosito

  • Non sono affari tuoi, Kurt – Rachel si voltò adirata verso il suo amico e poi tornò a fissare Jesse – non avrai risposta da me

  • E allora non me ne andrò – Jesse si voltò verso Kurt che lo stava guardando con sguardo curioso – ho detto alla tua amica che la amo e mi aspetto da lei una risposta seria e non un insieme di scuse che non stanno in piedi

  • Wow! – l’amico non mostrò la minima sorpresa, ma Rachel non pose attenzione alla cosa

  • E va bene. Vuoi una risposta? – gli occhi della moretta si fecero duri – te la darò. Io non ti amo e ora vattene!

Jesse accusò il colpo. Sorrise a Kurt e poi avvicinandosi a Rachel le diede un bacio sulla guancia, poi si diresse verso la finestra dalla quale era entrato. Prima di uscire, però si voltò un’ultima volta a guardarla.

  • La verità è che semplicemente tra di noi il tempo è sempre stato sbagliato. Non ne abbiamo azzeccata una – sorrise – abbiamo passato le giornate a rincorrerci, più io che te e a cercare di ricucire gli strappi del nostro tempo. Evidentemente senza successo. Io so di amarti, Rachel e credo, almeno dal modo in cui mi hai baciato ora, di non esserti indifferente. Accetto, però le tue parole, Non posso fare altrimenti, ma una cosa sento di dovertela dire. Non rinunciare al tuo talento. E’ così immenso che sarebbe sprecato per una stanza come questa. Fai in modo che tuo padre possa essere orgoglioso di te.

Jesse se ne andò senza attendere alcuna replica, lasciando Kurt e Rachel ad osservare la notte che si stava dileguando dietro a quella finestra. Le prime luci di un nuovo giorno stavano entrando nella stanza, ma Rachel ancora non aveva chiuso i ponti con quella trascorsa. Fu Kurt a darle una scrollata.

  • Veramente vorresti abbandonare il tuo sogno? Vuoi veramente smettere di cercare il successo?

  • Non voglio più perdere tempo – Rachel sorrise al suo amico – ho capito che il tempo è prezioso e che va vissuto fino in fondo

  • E rinunciando a quello che più ami pensi di guadagnare tempo? – Kurt alzò il sopracciglio perplesso

  • Io … è una perdita di tempo correre da un’audizione all’altra, fare corsi, studiare per ottenere una parte, cantare …

  • Ma cosa stai dicendo, Rach? – Kurt la guardò scandalizzato – capisco che sei addolorata, ma questo non giustifica i tuoi deliri. E come vorresti passare il tuo tempo, scusa?

  • Non lo so. Forse rimarrò a Lima e starò con mio padre e con le persone che amo.

  • Beh, certo … rimanere a Lima potrebbe fermare il tempo – Kurt sorrise – è questo che vuoi? Fermare il tempo?

  • Io … non voglio più soffrire

Kurt non disse nulla. La strinse a se, mentre la ragazza scoppiò a piangere. Avrebbe voluto far sparire tutto quel dolore dal cuore di Rachel, ma sapeva che le serviva tempo. Solo il tempo avrebbe aggiustato le cose.



###

Erano passati due mesi dalla tragedia che aveva colpito Rachel ed il festival al quale le università newyorkesi con la loro rappresentazione moderna del Romeo e Giulietta partecipavano era iniziato. La moretta non aveva più fatto ritorno da Lima ed il regista si era visto costretto a sostituirla, restituendo la parte ad Elisabeth. La sorella di Jesse aveva dato il meglio di se, ottenendo grandi apprezzamenti da tutta la compagnia. Nessuno dubitava del fatto che avrebbe dato una performance eccezionale. In tutti i mesi delle prove, Puck si era dimostrato un compagno attento e paziente; non l’aveva mai messa sotto pressione ed aveva evitato di stressarla, nonostante sentisse costantemente la sua mancanza. Per Puck quel rapporto era una vera novità. Non aveva mai sentito un trasporto così forte per nessuna delle sue donne, neanche per Quinn. Considerava Elisabeth l’obiettivo più alto al quale avrebbe potuto aspirare. La ragazza non solo era bella da far paura, ma era divertente, intelligente e spiritosa al punto giusto. E cosa ancora più incredibile, non aveva mia provato vergogna o disgusto per il suo senso dell’umorismo a volte pesante e volgare. L’unica cosa che Puck ancora non riusciva a comprendere era perché mai quello splendore rimanesse con lui. All’inizio aveva pensato al sesso e poi al fatto che lui fosse una sorta di schiaccia chiodo. In fondo, Elisabeth era stata innamorata di Blaine per tanto tempo; questo almeno era quello che aveva sentito dire da Kurt. Ma dopo tutti i mesi passati insieme cominciava a domandarsi se la ragazza potesse provare qualcosa per lui. Aveva pensato più volte di affrontare questo argomento, ma tra le prove dello spettacolo e la preoccupazione per il fratello, la ragazza era sempre stata molto distratta e assente e così aveva deciso di chiarire le cose dopo il festival. Ed ora la stava osservando da lontano, mentre la biondina si stava preparando per la prima rappresentazione dello spettacolo. Era una splendida Giulietta, non c’era che dire. Il suo cuore palpitò all’idea che quella sarebbe potuta essere la sua Giulietta.

Elisabeth non notò il luccichio negli occhi di Puck. Mentre le costumiste erano impegnate a vestirla per lo spettacolo stava osservando suo fratello, ignorando il suo ragazzo. Sapeva che stava trascurando il suo rapporto con Puck e si era ripromessa di porvi presto rimedio, ma ora doveva pensare a Jesse e a raccogliere i cocci del suo cuore infranto. Ancora una volta suo fratello aveva scommesso su Rachel e aveva perso e in questo pasticcio buona parte delle responsabilità erano le sue. Era lei che lo aveva spinto ancora una volta verso le braccia di quella ragazza. Ogni giorno osservava suo fratello e ogni notte si era maledetta per il casino combinato. Non c’erano stati pianti o isterismi ne momenti in cui il suo adorato Jesse si fosse fermato un istante a lamentarsi per il suo dolore. Il ragazzo era andato avanti ogni giorno comportandosi come al solito. Aveva partecipato a tutte le prove, dando una versione più che convincente del suo Romeo ed aveva ripreso ad uscire con le ragazze, con molte ragazze. Eppure Elisabeth aveva scorso nel suo sguardo una profonda malinconia e un vuoto incolmabile. I suoi occhi si erano improvvisamente spenti e nessuno dei suoi sforzi aveva portato a riaccendere un piccolo barlume di luce in essi. Kurt tornato la settimana successiva al funerale, aveva risposto alle domande di Blaine e di Puck, tranquillizzando tutti sul buono stato di salute di Rachel, ma aveva confessato in privato ad Elisabeth che dubitava che la moretta si sarebbe ripresa tanto facilmente. “E’ partita per la tangente!”, questa era stata l’esatta frase utilizzata dal ragazzo. Rachel aveva cominciato a frequentare una specie di setta che predicava la rinuncia a tutto per liberarsi dei peccati e dei mali del mondo. Kurt sarebbe voluto rimanere al fianco della sua amica, ma era stato cacciato in malo modo dai suoi compagni di setta, senza che lei facesse nulla per impedirlo. Elisabeth aveva ascoltato in silenzio il racconto del suo nuovo amico, ma la verità era che le interessava veramente poco che fine potesse fare Rachel Berry. A lei interessava il dolore di Jesse e non quello della moretta. Solo quando Kurt le raccontò della sera in cui suo fratello si era dichiarato, mostrò più interesse. A quanto le aveva detto il ragazzo, Rachel era stata cortese ma fredda. Eppure alle sue rimostranze, Kurt aveva sorriso rispondendole “ha semplicemente bisogno di tempo! Fidati!”. Elisabeth avrebbe voluto fidarsi, soprattutto perché era stanca di vedere suo fratello così spento, ma non riusciva a credere che Rachel Berry potesse tornare sui suoi passi. Aveva ammesso con il suo nuovo amico e con Blaine che forse aveva dei pregiudizi, ma tutto dipendeva dall’amore che provava per Jesse. Quando le costumiste terminarono la loro opera, invece di guardarsi allo specchio raggiunse suo fratello e lo abbracciò. Jesse sorrise:

  • A cosa devo questo segno di affetto?

  • E’ il mio in bocca al lupo per lo spettacolo

  • Saremo bravissimi … io sarò bravissimo … tu sarai splendida

  • Si … sarò splendida

I due si guardarono, senza dire altro. Elisabeth sospettava che Jesse avrebbe preferito mille volte baciare Rachel piuttosto che sua sorella, ma non c’era bisogno di esprimere il suo pensiero. Avrebbe fatto in modo che tutto fosse perfetto. Il resto non doveva interessarle. Lo spettacolo iniziò e con l’entrata in scena dei due protagonisti, la rappresentazione cominciò ad appassionare il pubblico. Anche Kurt, nella sua interpretazione innovativa di Mercuzio, ottenne il favore degli spettatori. Elisabeth brillò come una grande stella, mentre Jesse, nonostante il senso di vuoto che il suo cuore sentiva, riuscì a non sfigurare accanto alla sorella. Vedendoli in scena, nessuno avrebbe mai creduto al fatto che non fossero amanti. Lo spettacolo ebbe un grande riscontro di pubblico e tutti gli attori furono acclamati a lungo.

L’intera compagnia, per suggellare il successo, concordò di andare a festeggiare in un locale vicino al luogo in cui si svolgeva il festival. Jesse, però, declinò l’invito, adducendo come scusa un forte mal di testa. Nonostante le molte insistenze della sorella, di Puck e perfino di Kurt, evitò i festeggiamenti e con l’uscita di tutti, rimase solo in mezzo al palco. Immerso nei suoi pensieri, non si avvide della presenza di un’altra persona. Solo quando sentì la voce alle sue spalle se ne accorse:

  • Un Romeo perfetto

  • Rachel! – si voltò, sorpreso di vedere la ragazza lì, vicino a lui

  • Giulietta anche era perfetta – la moretta sorrise – ma io sarei stata eccezionale

  • Dici? – Jesse, combattuto tra la gioia di rivederla e la rabbia per il modo in cui l’aveva respinto, mantenne un tono neutro

  • Dico – la ragazza sorrise – in fondo, come tutti continuate a ripetermelo, ho un grande talento

  • Anche Elisabeth ha molto talento

  • E’ vero – Rachel allargò il sorriso – ma io avrei avuto qualcosa in più

  • Si? – Jesse sorrise suo malgrado della sicurezza mostrata – e cosa?

  • L’amore per il mio Romeo

Rachel, senza il minimo preavviso, invase lo spazio personale di Jesse e dopo essersi stretta a lui, lo baciò. Il ragazzo, spiazzato e confuso, rimase immobile, senza però evitare il contatto con le sue labbra. Rachel si discostò leggermente e sorrise nuovamente, mentre lui la guardò confuso:

  • Che cosa significa?

  • Che ho capito di amarti

  • Veramente? – Jesse sorrise in modo sarcastico – e come hai fatto a comprenderlo? L’ultima volta che ci siamo visti mi hai respinto

  • Ero addolorata per la morte di mio padre e confusa.

  • E la tua setta?

  • Vedo che Kurt ti ha tenuto aggiornato – Rachel sospirò

  • Non Kurt … Elisabeth

  • Ah – Rachel sembrò sorpresa – ad ogni modo ho smesso di frequentarla

  • Come mai? – Jesse non sapeva cosa pensare della sua confessione, perciò stava tergiversando

  • Perché volevano convincermi del fatto che i miei sentimenti per te non erano reali

  • Cosa? – Jesse apparve ancora più confuso

  • Ah ah ah – Rachel rise – dovresti vedere la tua faccia

  • Vorrei vedere te! – Jesse rispose offeso – onestamente, Rachel, non riesco a capire cosa c’entri la tua setta con me e come fai a dire di amarmi

  • E io che pensavo che saresti stato contento di vedermi – la ragazza si finse offesa, ma il sorriso tornò immediatamente sulle sue labbra

  • Io – Jesse abbassò lo sguardo – sono contento di vederti … ma è tutto così .. inaspettato che … non mi sembra reale

  • Capisco. Allora ti spiegherò – Rachel sospirò – i miei giorni a Lima sono stati orribili. All’inizio pensavo che allontanarmi da tutto ciò che avevo sempre desiderato, mi avrebbe preservato dal dolore. Invece mi sono persa. Non ho saputo dare il conforto che meritava a mio padre e ho evitato che tutti i miei amici mi aiutassero. Ormai alla deriva, mi sono rifugiata in una di queste sette che predicano l’allontanamento da tutti i propri cari e da tutte le cose che possono contare nella vita di ognuno per riscoprire il vero senso della vita. Per convincere i propri adepti non disdegnano l’uso dell’ipnosi.

  • E tu ti sei sottoposta all’ipnosi?

  • Si – Rachel sorrise – e non guardarmi in questo modo. Poteva succedere a chiunque

  • Vai avanti – Jesse evitò di dire che a lui non sarebbe mai capitato. Non voleva fare il solito arrogante

  • Ad ogni modo, l’ipnosi invece di cancellare i miei desideri, ha risvegliato i miei ricordi … fra i quali quelli della notte di Capodanno – Rachel arrossì – ho ricordato tutto … nei minimi dettagli

  • E … questo cosa significa?

  • Ho sentito il calore, la passione, i sentimenti di appartenenza che abbiamo provato durante la nostra notte d’amore – il colore nel volto della ragazza si fece ancora più acceso – mi sono ricordata che all’inizio della serata tutto quello che ho fatto era dettato dalla mia voglia di farla pagare a Finn. Ho ricordato quell’orribile uomo che mi ha scambiato per una escort ed il fatto che mi hai salvato e mi hai portato sana e salva a casa .. e si .. mi sono ricordata che non mi hai violentato

  • Meno male. Pensavo ad un certo punto che mi avresti denunciato – Jesse sorrise per dissimulare la sua agitazione

  • e mi sono ricordata che sono stata io a provocarti e che ti ho spinto a fare l’amore con me. Mi sono ricordata delle parole che mi hai detto … del fatto che mi amavi e che non avresti mai potuto resistermi e mi sono ricordata di come mi hai implorato di smetterla e di lasciarti andare …

  • Già – Jesse si voltò verso la platea. Aveva rivissuto il ricordo di quella notte mille volte ed ora nel sentirlo raccontare dalla voce di Rachel un dolore sordo si era fatto sentire più forte nel suo cuore

  • Deve essere stato un vero tormento per te …

  • No … è stata una notte bellissima … è solo che – Jesse sospirò – è stato troppo …

  • Certo … tu non sapevi che mi ero lasciata con Finn e credevi che io … non provassi nulla per te e che lo avessi fatto solo perché ubriaca

  • Non era così? – Jesse la guardò perplesso, incredulo sulla possibilità che le cose potesse essere state diverse

  • No. Non era così … voglio dire .. all’inizio forse .. .ma il sentimento di appartenenza che ho provato in quelle ore con te non l’ho mai provato con nessuno … voglio dire … non l’ho mai provato con Finn, visto che in realtà sono stata solo con lui – Rachel arrossì

  • Dal modo in cui ti sei comportata con me, non lo avrei mai detto - Jesse mise sul volto un sorriso canzonatorio

  • Era perché con te mi sentivo a mio agio – Rachel sorrise, per niente offesa dalle parole del ragazzo. E’ incredibile come un’unica notte possa farti comprendere tante cose. I gesti fra di noi, la condivisione e l’affiatamento … è stato tutto così naturale …

  • E tutto questo lo hai capito grazie all’ipnosi? – Jesse la guardò perplesso – Rachel ti rendi conto che non è sufficiente come giustificazione al fatto che ora mi dichiari il tuo amore?

  • Quello è stato solo l’inizio

  • Che vuoi dire?

  • Che i miei maestri di setta hanno cercato di convincermi di quanto i sentimenti che avevo provato quella notte fossero effimeri e sbagliati … più loro cercavano di farmi cambiare idea e più mi convincevo del contrario. Ad un certo punto la tua assenza mi è sembrata insopportabile … sono scappata da Lima per venire da te! – Rachel pronunciò quelle parole tutte d’un fiato – sono arrivata l’altro ieri

  • L’altro ieri? – Jesse la guardò sorpreso – e perché non ti sei fatta vedere prima?

  • Ho avuto paura

  • Paura?

  • Che tu mi respingessi. In fondo sono stata orribile con te

  • E cosa ti ha fatto cambiare idea?

  • Tu – Rachel sorrise – e la tua interpretazione. Questa sera ho pensato che non avrei mai potuto rinunciare ad un Romeo così affascinante e convincente

  • Rachel …

  • Ora basta.

  • Si. Basta!

Jesse la strinse a se e la baciò. Rachel si lasciò andare alle effusioni e i due si separarono solo dopo un lungo scambio di baci, sempre più intensi e trascinanti.

  • L’unica cosa che un po’ mi scoccia è stata quella di non interpretare Giulietta insieme a te

  • E così hai cambiato idea anche sul rinunciare al tuo sogno?

  • Decisamente. Voglio Broadway. Voglio il successo e lo voglio dividere con te. Il mio Romeo.

Jesse la baciò nuovamente, poi sorrise

  • Perché sorridi? Trovi divertenti le mie affermazioni?

  • Più che altro pensavo che è stato un bene che tu non abbia interpretato Giulietta

  • Perché? – Rachel lo guardò stupita

  • Non avrei resistito. Ti avrei costretto a fare l’amore con me su quello – Jesse indicò il letto di scena voluto dal regista

  • Beh! – Rachel alzò un sopracciglio, ridendo – potremmo comunque fare delle prove. Magari riesco a convincere il regista a ridarmi la parte

  • Magari ….





Eccomi con un nuovo capitolo .. in cui … tadà … finalmente i due protagonisti si trovano ))…Che ve ne pare? Piaciuta?? …. Manca solo l’epilogo … in fondo vogliamo sapere che fine faranno Elisabeth e Pucke e come andrà tra Kurt e Blaine che ho un po’ trascurato? …. E poi almeno un capitolo in cui Rachel e Jesse stiano insieme ci vuole no??



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