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N.d.A.: la mia prima fanfiction
su Una Mamma per Amica!!^^ Ho preso il titolo da quello di una puntata, “RunAway, Little Boy”… l’ultima
in cui è comparso Tristan!
Riassunto: due anni dopo la fine
della quinta serie, Rory è per lavoro a Parigi…
indovinate chi incontra?
Spoiler: pochi, per l’inizio
della sesta serie.
Disclaimer:
tutto della WB e AmySherman-Palladino.
Capitolo 1- Caffè e incontri
Parigi. Agosto 2007
Una cosa che non mi piace
dell’Europa? Non c’è il caffè.
Okay, mi correggo. Intendevo dire
che il caffè esiste… ma non quello normale, come in
America. Sapete, i litri al giorno nei bicchieroni di
carta? Ecco. Quello sarebbe, più o meno, il mio concetto di caffè normale. Anche se probabilmente essere imparentata con Luke
potrebbe, anche se solo lievemente, aver influenzato le mie idee in questo
campo. Potrebbe. Perché, ovviamente, è solo un’ipotesi.
Dopotutto il mio concetto di caffè “normale” potrebbe semplicemente dipendere
dal mio DNA… o, più probabilmente, dalla parte di DNA che ho ereditato da mia mamma. A proposito… non so come, ma a volte ho dei forti
sospetti che lei abbia sposato Luke soprattutto per
questioni di caffè. Chi potrà mai saperlo? Ai posteri l’ardua sentenza. Una
cosa però è certa, se si parla di loro due: galeotta fu la caffeina…
Comunque,
tornando a parlare dell’Europa… il caffè qui è servito in delle micro-tazzine. Mia mamma le odia… durante la nostra vacanza
qui in Europa spesso si consumavano della vere e
proprie tragedie greche (certo, anche quando non eravamo in
Grecia) all’ora della colazione. Eravamo conosciute in ogni bar come le due
pazze che vagavano alla ricerca di caffè chilometrici.
Ma cosa
potevamo farci? Dopotutto quelle tazzine da bambola rischiavano di portarla
all’esaurimento nervoso, dato che per lei una tazza decente deve
almeno la capienza di un litro. Sì, ho detto almeno. Difficili da trovare,
dite? Infatti io mi riferivo al tipico caffè che
vedreste nei suoi sogni più segreti. Credo che recentemente abbia provato a
suggerire a Luke qualcosa di simile per il suo
locale… ma, che io sappia, non ha ottenuto grandi risultati, dato
che le tazze del bar sono rimaste sempre le stesse.
In ogni caso, oggi è l’ultimo
giorno di mini-caffè. Domani, infatti, torno a StarsHollow… da mia mamma, i miei
amici, Luke, i caffè normali... Ho passato qui quasi
tutta l’estate, lavorando in un giornale. Oggi pomeriggio saluterò tutti, dato che ho l’aereo domani mattina.
Adesso, per celebrare
adeguatamente l’ultima pausa pranzo francese, esco a cercare un caffè degno di
questo nome.
***
“Sinceramente non capisco. Voglio
dire, dopotutto io lavoro lì da molto più tempo, ma anche se non fosse così
dovrebbero comunque ascoltarmi. Insomma, dopo due
giorni di lavoro io ero a un livello circa dieci volte superiore di quello a cui
sono arrivati quegli idioti in due mesi”. Sospiro esasperato. “Hai anche solo
una vaga idea da che razza di incompetenti sono circondata?”. Domanda retorica. Non me
ne intendo molto di psicologia, ma dicono che i pazzi andrebbero, nei limiti del possibili, assecondati. Così si calmano, e si può
ridurre il rischio di possibili drammi… per me, soprattutto. In circostanze
come questa una persona tende a preoccuparsi per la propria incolumità.
Ovviamente io non considero pazza la mia amica, ma ho una giustificazione
valida: è tutta colpa delle mie orecchie. È da una mezz’oretta, infatti, che mi
stanno urlando di farla tacere, anche solo per un
secondo… dato che loro sono ormai completamente intorpidite. Sì, lo so che il
telefono si usa con un solo orecchio per volta, ma io ormai ho cambiato lato
della testa circa… cinque volte, credo.
In ogni caso, rispondo alla
domanda, evitando di ricordarle che, dopotutto, è lei a pagare questa telefonata intercontinentale. Giusto per non
farla arrabbiare ulteriormente.
“Essendo un
tantino lontana da Boston, mi sembra abbastanza difficile che io ne
abbia idea”. Credo di averla resa felice, dato che lei
riparte immediatamente in quarta. E chi la ferma più,
ora? Tutti questi anni, e non sono ancora riuscita a trovare il tasto di
spegnimento…
“Certo che non ne hai idea. A
volte mi confondo, e penso di essere finita in un nido d’infanzia a occuparmi di marmocchi talmente stupidi che…”. La
interrompo.
“Paris”. So che ne va della mia
sicurezza, ma questo è un atto di pura cortesia.
“Che
c’è?”.
“Prendi fiato”. L’avevo detto che
la stavo interrompendo per semplice gentilezza. Probabilmente le ho appena salvato la vita. Dall’altro capo del telefono (nonché dall’altra parte del mondo) sento un respiro
profondo, seguito da un’ altra valanga di parole.
Sono sommersa, letteralmente. Sia
dalla parlantina di Paris che dalla coda per il bancone del bar. Dopo alcuni
estenuanti minuti, riesco a raggiungere la cassa quasi incolume, con il mio
bicchiere di carta contenente caffè americano. Paris ovviamente ha
continuato a parlare per tutto il tempo. E io ho
continuato ad ascoltarla. Sarà per quello che il mio orecchio sinistro è praticamente incandescente? La saluto, pago alla cassa e mi
dirigo verso la porta. Allora, cerchiamo di ricomporci.
Caffè: in mano.
Resto: riesco a metterlo nella
borsa, tenendo il cellulare incastrato tra la spalla e l’orecchio (anche se ho
smesso di telefonare).
Cellulare: lo recupero, cercando
di rimetterlo in borsa.
Peccato che,
tra le varie manovre, non mi sono accorta di qualcuno che stava entrando dalla
porta del bar… finendogli addosso. In pieno. Il mio povero caffè, a
lungo cercato, si è trasferito completamente sulla camicia del ragazzo che mi
sta di fronte.
“Oddio, mi dispiace! Davvero,
stavo rimettendo il cellulare nella borsa, e non stavo guardando dove andavo. È
colpa mia. Ti pago la tintoria… non hai idea di quanto mi…” la mia vittima- cioè, la vittima del mio caffè, mi interrompe gentilmente.
“Hey,
calmati. Non è così grave… Mary?”. Alzo lo sguardo... e i miei sensi di colpa
spariscono, quasi.
Ho detto quasi: una parte di me
rimpiange di non averglielo rovesciato in testa, il caffè… l’altra parte,
invece, sta praticamente sbavando. Perché quello che
quasi sei anni fa era decisamente un bel pezzo di
ragazzo, adesso si potrebbe più efficacemente definire con qualcosa come “oh,
wow”. Opto per una via di mezzo, un modo da
accontentare entrambe le mie personalità (sono schizofrenica? È probabile).
“Tristan?!”.
Chiudi quella bocca, Rory. Non è carino fissare le persone mentre la mascella ti
finisce più o meno a dieci centimetri dal pavimento. Aspetta
un secondo… sto litigando con me stessa? L’avevo detto che sono
schizofrenica.
N.d.A.: primo capitolo… che ne dite? Vi prego recensiteeeeeeeeeeeeeeee!!!!!!!!!!!!!!!!!!
N.d.A.: grazieeeeeeeeeeeeeeeee
per le recensioni a Eileen_Prewett, farfallina,
silvia, STRAWBERRY, Ran91 e Simo!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Rispondo alla domanda di Ran91:
sì, è inventata da me… sarebbe la mia versione di un seguito che si svolgerebbe
circa due anni dopo la fine della quinta serie! Scusa se ti rispondo
qui, invece che con una e-mail, ma non ho fatto in tempo…
Ecco il secondo
capitolo… in cui nomino anche qualche cosa successa all’inizio della sesta
serie. E scusate per il ritardo… ma nel frattempo, se a qualcuno può
interessare, ho scritto una one-shot
su Buffy (“Everywhere”).
Capitolo 2- Lavanderie e racconti
Mi avvicino a Tristan,
mostrandogli una manciata di monetine. “Gettoni per la
lavatrice, e per l’asciugatrice”.
“Grazie, tu mi stai viziando. Comunque, non credi che sarebbe una buona idea rimanere un
po’ più calma? Dopotutto mi hai anche offerto il pranzo…”. Indica i panini e le
bibite posati su un’asciugatrice, in puro stile picnic. Bè…
picnic postmoderno, direi.
“È solo che mi sento in colpa…”.
Lui sorride, scuotendo la testa, e si volta per aprire una delle lavatrici. Da
dietro lo vedo togliersi la camicia macchiata e far
partire il lavaggio, prima di girarsi verso di me… che rimango a bocca aperta.
Il ragazzo ne ha messi su di muscoli…
“Cosa
c’è, Mary? Vedi qualcosa che ti piace?”. Okay, cerchiamo di ricomporci. Lo guardo
male, prima di prendere in mano uno dei panini.
“Mangiamo”. Obbedisce al mio
ordine, e per un po’ rimaniamo in silenzio, finché lui non parla.
“Allora? Cosa
fai qui a Parigi?”. Oh, mio principe azzurro, ti confesso
di aver ho peregrinato in queste terre remote alla tua ricerca. Scherzo.
Meglio non dargli una risposta del genere, dato che di
autostima ne ha già così poca…
“Sono qui per lavoro. Ho trovato
un impiego in un giornale per parte dell’estate… fino a domani, in effetti. Sto
per tornare in America”. Lui si appoggia le mani sul cuore, come se fosse stato
appena colpito da una freccia.
“Mi stai forse dicendo che hai
intenzione di abbandonarmi così presto?”. Sorrido sadicamente.
“Mi dispiace, ma credo che dovrai
rassegnarti e fartene una ragione. Ma ti assicuro che sopravvivrai
benissimo anche senza di me”.
“In effetti
hai ragione. Comunque… cosa mi sono perso andando
all’accademia militare? Sei andata adHarvard?”. Ed ecco che comincia il
racconto delle mie meravigliose avventure.
“Veramente no”. Mi guarda
sconcertato.
“Sorpresa sorpresa.
Vuoi vedere che RoryGilmore
si è decisa a darsi alla pazza gioia? O che la mia partenza
l’ha lasciata talmente devastata da non poter realizzare i suoi progetti?”.
Come dicevo prima: il ragazzo ha davvero poca autostima. Talmente poca che probabilmente ignora persino il significato della
parola.
“Sono semplicemente andata a Yale. Non c’è bisogno che ti illudi
in questo modo”. Lui mette il broncio.
“Oh, Mary, donna senza cuore…
come puoi ferirmi così?”. Non è adorabile con quel faccino finto-depresso?
Ehm… Rory? Non facciamoci strani pensieri, okay?
“I sensi di colpa mi stanno
uccidendo. Comunque, se può consolarti, un paio di
anni fa ho persino rubato una barca e lasciato il college”. Sorride. Completamente
affascinato.
“E a
quel punto hai deciso di partire per mille avventure?”. Ma
è fissato?
“No. Sono tornata all’università
qualche mese dopo”. Dopotutto, sono sempre io…
“Tu mi deludi. Insomma, non ti ho
lasciato nemmeno un po’ di influenza negli anni che
abbiamo trascorso a stretto contatto?”. A stretto contatto… ma non come in
questo momento. Tristan, sempre a torso nudo, è
seduto accanto a me sull’asciugatrice, con il viso a pochi centimetri dal mio. Lo
guardo negli occhi, cercando di formulare una frase di senso compiuto.
“Magari non un esempio… ma un
sacco di bei ricordi, tipo…”. Non finisco la frase, ma provvede lui al mio
posto.
”Tipo… qualcosa di simile a questo?” sussurra, sfiorandomi il viso con le dita
e attirandomi a se. Intanto, io non posso fare a meno di chiudere gli occhi,
mentre…
DRIIIIIIIIIIN!
Entrambi sobbalziamo per lo
spavento, allontanandoci istintivamente di mezzo metro l’uno dall’altra.
Borbotto un “torno subito”,
uscendo dal negozio per rispondere al telefono.
***
Una volta al sicuro dal fascino ammaliatore di TristanDuGrey, fuori dalla lavanderia, premo il tasto per accettare la
chiamata. “Pronto?”
“Caffè”. Signore e
signori, siete davanti alla prova vivente che la mancanza di caffeina può
portare al delirio.
“Ciao, mamma. Oggi sei particolarmente espressiva”. Dall’altro
capo della linea mi arriva uno sbadiglio.
“Tu sai che ore sono qui, vero?”. Guardo l’ora e faccio un
calcolo velocemente.
“Sette e mezza?”. Ma non deve andare al lavoro…
”Appunto”. Espressiva e comprensibile, aggiungerei. Ma,
dopotutto, credo di doverle offrire un po’ di comprensione. È appena sveglia e,
se la mia teoria è corretta, in astinenza da caffeina. Poveretta.
”Perché sei in piedi a quest’ora?”.
“Avevo voglia di caffè, ma qualcuno (che ha provveduto a fuggire) lo
ha fatto sparire”. Davvero?
”Cavolo… sta diventando agguerrito. Ma sei sicura? Perché non può non
esserci caffè in casa nostra. È sul manuale: Come riconoscere i segni di un’imminente apocalisse”. Giuro. Lo hanno
distribuito nelle case. Voi non lo avete ricevuto?
“C’è caffè… solo che non è degno di questo nome”. Tutto si
spiega. La mia teoria era corretta, e non siamo ad un
passo dalla fine del mondo.
“Decaffeinato”. Dopotutto, è quello che Luke
cerca di fare continuamente. Peccato che non ottenga molti risultati, dato che quando si tratta di caffè mia mamma manifesta doti
da segugio. Davvero. La settimana scorsa ha trovato il barattolo del caffè “vero”
in garage, dove non entrava da qualche secolo.
”Tu si che mi capisci, mia dolce primogenita, non come
quel cattivone”.
“In un certo senso potrebbe essere una cosa carina…
considerando che non dovresti berne, in gravidanza”.
“Stai passando dalla parte del nemico? Perché ti assicuro
che quando aspettavo te ho bevuto litri su litri di
caffè… e a quanto mi risulta tu sei uscita bene”.
“Sì, in effetti non credo che ci
sia da lamentarsi”.
”Lo sai? Tutto questo sta iniziando a ricordarmi quel sogno…”. Sogno? Quale sogno?
”Scusa?”. Giusto perché una piccola spiegazione non sarebbe male…
”Ma sì… quando tu eri a Washington, e ti ho telefonato una mattina perché avevo
sognato di essere sposata con Luke, e di aspettare
due gemelli”. Fammi pensare… Washington, Paris che farnetica nel sonno… sogno mamma-Luke.
”Ah sì! Sid e Nancy,
giusto?”. Che bei nomi.
“Si, ma poi avevo cambiato i nomi in Leopold
e Loeb. Il punto è che quello potrebbe essere stato
un sogno premonitore”.
”Fantastico! Raccontiamolo in qualche talk-show per casalinghe frustrate, e poi
fuggiamo con i guadagni”. Sono o non sono un genio del crimine?
“Sì!”. Visto? Anche lei è d’accordo.
“Scoop straordinario: Una volta ho sognato di essere
incinta… e dopo qualche anno si è avverato”. Mi immagino
già le luci della ribalta…
“Guarda che io mi riferivo alla storia del caffè”. Ah, ecco.
In effetti, questo è più da lei.
”Oh. Certo. Anche perchè, in effetti tu aspetti un bambino solo, giusto? Comunque ti rendi conto che stiamo
parlando di un sogno che hai fatto quasi cinque anni fa?”.
”Abbiamo buona memoria”.
”Giusto”. Mi giro, guardando nel negozio attraverso la vetrina. Tristan mi sta osservando, con espressione indecifrabile.
“Ascolta… devo andare. Tanto ci risentiamo prima che torno, giusto?”. Sarà senza
caffeina, ma almeno sta meglio.
“Ma certo… ora torna pure dall’orda
di bei ragazzi che ti sta aspettando”. La sento ridacchiare.
”Veramente mi accontenterei di uno solo…” dico distrattamente,
continuando a guardarlo.
“Ragazza fedele, ci sentiamo. Ciao!”. Sapete
qual è il problema? Il fatto che stavamo parlando di due cose (o, più probabilmente,
persone) diverse.
N.d.A.: avete notato il piccolo riferimento alla
prima puntata della terza serie, vero? Vi prego recensiteee!!!!!!!!!
N.d.A.: grazieeeeeeeeeeeeeeee
per le recensioni a:
Ran91: ihihihihih,
hai ragione… vedremo cosa dirai (dell’ingiustizia) alla fine di questo
capitolo, allora…ferma lì, non andare a
leggere subito, hai capito?!?!
STRAWBERRY: gli spoiler sono in
giro per la storia, ad esempio il fatto che Rory
torna a Yale dopo qualche mese, o altri particolari
che citerò in vari capitoli…
Kate: sorry, ma solitamente posto un capitolo ogni
settimana/dieci giorni… non basta?
Capitolo 3- Champagne e domande
“Sai, Rory?
La tua presenza riesce a rendere questo posto migliore”. Scuoto la testa,
guardando Tristan tra l’incredulo e il divertito.
Stiamo passeggiando nel giardino a piedi della Torre Eiffel…
e non mi sembra un brutto posto.
“Ovvero?
Parigi? Cerca di non esagerare. Certo, mi piace essere adulata, ma tu non mi
sembri disperato fino a questo punto… e di sicuro non ti mancano
le ragazze”. Si ferma un attimo, scoppiando a ridere prima di ricominciare a
camminare.
“Okay, su questo hai ragione.
Sono in vacanza, e poi non ho certo fatto voto di castità”. Buono a sapersi… cioè, NO! Volevo dire: buono a sapersi… per il resto della
popolazione femminile qui presente. Non stavo parlando di me, ovviamente. Era
un’osservazione puramente altruista. Cosa andate a
pensare?
“Ed ecco
tornare finalmente tra noi il Tristan che tutti noi
conosciamo e amiamo”. Lui mi guarda, e si porta le mani al cuore in un gesto
melodrammatico.
“Conosciamo e… amiamo? Addirittura? Mia dolce Mary, le
tue parole mi onorano, dopo tutto questo tempo in cui avevo
ormai quasi perso le speranze di vincere il tuo cuore”. Alzo le
sopracciglia, limitandomi a guardarlo. “Va bene, credo di essermi lasciato trasportare. Tutta colpa
dell’atmosfera. Dopo tutto, siamo o non siamo nella
città dell’amore?” mi dice, lanciandomi un’occhiata suggestiva.
“La città dell’amore… e io sono qui da sola. La situazione più romantica del mondo”.
Lui si ferma, avvicinandosi lentamente a me.
“Ma tu
non sei sola”. Ormai siamo a poco più di un passo di distanza l’uno dall’altra.
Lo guardo negli occhi. “Tu sei qui con me, ora”. Lui mi prende per mano.
Abbasso lo sguardo, dove le nostre dita sono intrecciate- e noto il mio
orologio da polso, tornando alla realtà.
“È tardi!
Devo andare…” dico, rompendo l’atmosfera che si era creata.
Lo lascio, allontanandomi il più velocemente possibile, quando sento la sua
voce provenire da dietro di me.
“Aspetta, io
parto domani. Non mi dai nemmeno l’occasione di salutarti?”. Sospiro, e
mi volto nuovamente verso i lui, che mi guarda quasi… speranzoso? Gli do il
biglietto da visita del mio albergo.
“Se sei
libero per cena… potremmo vederci”. Lui sorride.
“Perfetto. Passo a prenderti alla otto”. Annuisco e, mentre corro via, mi rendo conto di
cosa che qualche anno fa mi avrebbe notevolmente infastidita,
ma che ora non mi fa smettere di sorridere: ho
un appuntamento con Tristan.
***
“Okay, le ipotesi sono due: o mi
stai viziando, oppure, per ragioni che preferisco non sapere, stai cercando di
farmi ubriacare”. Tristan mi rivolge un sorriso
seducente da sopra il suo bicchiere di champagne che, un momento fa, ha
sollevato per brindare.
“Sto semplicemente cercando di
recuperare il tempo perduto… e poi, anche se stessi cercando di farti ubriacare
(cosa di cui non ho minimamente bisogno, per arrivare al cuore di una fanciulla) perché non vorresti saperne il motivo?”. Arrossisco lievemente, abbassando lo sguardo sul piatto vuoto dove,
fino a pochi istanti fa, c’era il mio dessert al cioccolato.
“Non saprei, ma forse potrebbe centrare il fatto che mi hai portata in un ristorantino pieno di rose rosse, candele e musica
sdolcinata?”. Lui alza le spalle.
“Dopotutto siamo a Parigi, la
città dell’amore… ed è ovvio che ogni “ristorantino”
sia romantico”. Si sporge verso di
me, con un sorrisetto.
“Ma io
non ho usato il termine romantico.
Quella è una tua aggiunta”. Ad un suo cenno, il cameriere ci porta i caffè,
ritirando i piatti del dolce. Sembra proprio che la serata volga al termine… purtroppo, mi viene spontaneo aggiungere
per qualche strana ragione.
“Ma era
sottinteso” dice, mescolando per far sciogliere lo zucchero nella tazzina.
“Io credo che tu ti stia facendo
delle strane idee, TristanDuGrey”.
“Quanto strane?”. Comincio a guardarmi intorno per la stanza, per evitare il suo
sguardo. La sua domanda potrebbe sembrare innocente e casuale, ma in
realtà è tutto tranne quello. Noto che la maggior
parte dei clienti del ristorante (coppiette, al 90 percento… e io e Tristan sembriamo una di loro) stanno
iniziando a lasciare il locale, camminando mano nella mano e lanciandosi
sguardi languidi.
“Sai… non voglio terminare la
nostra fantastica serata che, come hai detto tu, dopotutto è semplicemente una
rimpatriata tra vecchi amici” anche se non si direbbe, dalle apparenze “ma è
piuttosto tardi, e il ristorante si sta svuotando…”.
“Ansiosa di
terminare la serata in un altro modo, mia dolce Mary?”. Di che accidenti
sta parlando? Oh. Okay, forse ho capito… ehm. Gli lancio un’occhiataccia,
arrossendo mio malgrado.
“Sì… a nanna, dato
che domani devo partire”. Intanto, Tristan
paga il conto e ci avviamo verso l’uscita.
“È inutile che cerchi di sembrare
innocente, questo lo sai, vero? Perché
è ovvio che stai pensando a
qualcos’altro”. Sorrido, scuotendo la testa. Appena fuori dal
locale veniamo colpiti da un’improvvisa folata di vento, che mi fa rabbrividire
nel mio abito elegante (che, sfortunatamente per me, è troppo leggero per una
passeggiata notturna). Lui, senza una parola, mi copre le spalle con la sua
giacca. In effetti, vedere Tristan in una versione
così di classe… mi ha colpito. E di certo non spiacevolmente.
“Grazie” dico, sorpresa. Non che
non sia stato un perfetto gentleman per tutta la sera…
ma è sicuramente diverso da quando frequentavamo entrambi la Chilton. Chi lo sa, forse alla
scuola militare facevano dei corsi di bon ton…
Sì, certo, e magari anche di
punto croce. O di economia domestica. Lasciamo perdere, è meglio. “Che ti
succede? Hai scoperto che le buone maniere sono utili per rimorchiare?”.
“Oh, no, mi hai scoperto. Come
farò adesso?”. Perché noto una punta di sarcasmo nella
sua voce? “Non volevo avere la tua morte sulla coscienza, in realtà”.
“Sono commossa”. Siamo arrivati
di fronte al mio hotel. Riamiamo entrambi fermi per un momento di fronte alle
porte in vetro, che mostrano l’atrio ormai quasi vuoto.
“Potrei accompagnarti fino alla
tua stanza… dopotutto, non sarebbe appropriato lasciare che una
giovane ed innocente fanciulla vaghi da sola di notte, esposta ad ogni
tipo di percolo…”. Annuisco, mentre entrambi attraversiamo la
hall e, in silenzio, saliamo sull’ascensore. Dopo essere scesi ed aver
attraversato il corridoio, ci ritroviamo di fronte alla porta della mia stanza.
“Quindi…
sembra che questo sia un addio” dico, con un velo di malinconia, ridandogli la
giacca.
“Sembra di sì. Cosa
posso dirti? Abbi cura di te, Mary”. Sorride, quasi tristemente, prima di
voltarsi per andare via. Io mi giro, prendendo lo
chiave dalla borsa e girandola nella serratura., quando sento una voce dietro
di me.
“Rory?”.
Tristan è a qualche metro di distanza, e mi sta
guardando. Si avvicina leggermente, in modo quasi incerto, e fa un respiro
profondo, come per darsi coraggio. “Credi che, se le cose fossero andate
diversamente… insomma, se non fossi partito… noi due
avremmo avuto qualche possibilità?”. Mi avvicino di un paio di passi a lui, che
fa lo stesso. Ormai siamo uno di fronte all’altra. Non
rispondo, limitandomi a guardarlo negli occhi. In un attimo, quasi senza
nemmeno rendermene conto, lo attiro a me, baciandolo.
So che è la cosa sbagliata da
fare. So che dovrei staccarmi da lui, allontanarmi e possibilmente non rivederlo
mai più. Al momento, però, non posso. Ma soprattutto… non voglio.
È questo è l’ultimo pensiero
razionale che riesco a formulare, prima di arrendermi…
e trascinare Tristan nella mia stanza.
N.d.A.: scusate scusatescusate per il ritardo nell’aggiornamento… ma non ho avuto
molto tempo per scrivere. Allora? Cosa ne pensate? Tristan è fuori personaggio? Io spero di no! Vi prego recensiteeeeeeeeeeeeeeee!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
N.d.A.: grazieeeeeeeeeeeeeeeee
per le recensioni a:
Silvia: che gentile, comunque sono contenta che la storia ti piaccia finora!!
Ran91: ihihihihih
… oh myGod, queste
risatine sono contagiose!! Certo che Rory è
fortunata… ma al momento, forse, non se ne accorge…
oppure sì? Vedremo… (altra risatina sadica del tipo “io so cosa succede e voi
no”)
Melanyholland:
leggi anche qui? Come sono contenta!!^^ Grazie per i
complimenti, e in quanto al seguito… adesso vedrai… (e spero che ti piaccia)
Lo squillo del telefono arriva
direttamente al mio cervello annebbiato, facendomi svegliare. Mi guardo
intorno, cercando di individuare da dove proviene il suono, e mi rendo conto di
due cose. Primo: non sono nella mia camera d’albergo. Secondo: due braccia
muscolose mi avvolgono i fianchi. Scusa? E di chi
sarebbero? Perché mi sembrava di essere qui da sola, e
non con…
Oh oh.Ero da sola. Adesso, invece, un po’
meno. Oh, cavolo. Mentre i ricordi della mia serata con Tristan
–o, più che altro, del finale della
serata- cominciano ad affacciarsi alla mia mente, spalanco
gli occhi e, senza nemmeno guardare il ragazzo che dorme ancora al mio fianco,
corro alla ricerca del mio cellulare, che però ha smesso di suonare pochi
istanti fa. Raccogliendo i miei vestiti sparsi sul pavimento,
recupero la mia borsa, abbandonata in un angolo della stanza. Sul
display del telefono leggo: 6 chiamate
senza risposta. Wow… degno di un centralino. Premo il testo “Elenca”, e…
no, non sono un centralino. Sei chiamate, tutte da un solo numero: Logan.
Mentre
un’ondata di sensi di colpa mi travolge, la voce di Tristan
mi fa voltare verso il letto (il luogo del delitto).
“Rory? Che ci fai lì in piedi”. Si mette a sedere sul letto,
guardandomi meglio. “Piccola… non stai piangendo, vero?”. Lo guardo, seria.
“Tristan,
ascoltami. La scorsa notte… certo, è stato fantastico, ma… non sarebbe dovuto
accadere. È stato un errore. Un errore meravi-
terribile! Volevo dire terribile.Avevamo entrambi bevuto troppo, e… capisci, no?
Mi dispiace… adesso devo andare all’aeroporto, il mio volo è tra due ore e non
ho nemmeno finito di preparare le valigie”. Lui si avvicina a me,
abbracciandomi. Senza nemmeno preoccuparsi di vestirsi, peraltro. Accidenti,
non è valido. Così mi distrae.
“Resta”, mormora al mio orecchio.
Guardo a terra, cercando (senza successo) di parlare con un tono fermo.
“Non posso” dico, con la voce
spezzata dalle lacrime.
“C’è qualcosa… qualcuno… per cui
devi tornare indietro?”. Non rispondo, ma rimango tra le sue braccia. Lui mi
sfiora il viso, facendomi sollevare di nuovo lo sguardo. “Rory…
quando, ieri sera, ti ho chiesto se avremmo potuto avere una possibilità se le
cose fossero andate in modo diverso, tu
hai preso l’iniziativa. Quindi non puoi nemmeno
incolparmi!”. Però posso incolparti di essere così
bello, dolce, e…
Okay, se vado avanti di questo
passo non ne esco più. Voglio dire, non dovrei auto-convincermi che lui non è ciò che voglio? Il problema
è che anche me sembra una causa persa in partenza. Stupida, stupida Rory.
Scuoto la testa, per schiarirmi
le idee.
“Vuoi una risposta? Eccola. Okay,
ci sarebbe stata una possibilità per noi… ma lo hai detto
anche tu, è andata in modo diverso. Sei andato alla scuola militare, gli anni
sono passati… e le cose sono cambiate! Non ci sono più le basi per quello che sarebbe potuto succedere”.
“Se, come dici tu, ‘non ci sono più le basi per quello che sarebbe potuto succedere’, qualunque cosa significhi… allora cosa è stata
la notte scorsa?”. Sospiro, cercando di rimanere ferma nella mia decisione: se
solo lo guardassi negli occhi, tutta la mia sicurezza sparirebbe.
“Un errore”. Mi avvicino alla
porta facendo per aprirla, quando mi ricordo una cosa. “Questa è la mia stanza!
Non sono io a dovermene andare”. Non riesco a credere che Tristan
possa ridurmi in un tale stato di confusione mentale.
Con uno sguardo triste, lui si
riveste, per poi avvicinarsi a me.
“Quindi…
questa volta dobbiamo davvero dirci addio?”. Annuisco, senza guardarlo. Lui mi
solleva il volto con le dita, guardandomi negli occhi, prima di baciarmi. Dolcemente, finché io non lo ricambio e…
“Scusa” sussurra lui, staccandosi
da me –appena in tempo, perché rischiavamo di… bè, di
finire con una replica della scorsa notte- e appoggiando la fronte alla mia. Mi
sfiora il viso un’ultima volta, prima di girarsi e lasciare la stanza, mentre
io mi accascio a terra, scoppiando a piangere.
***
“Tutto bene, mia cara?”.
L’anziana signora seduta al mio fianco, in aereo, mi sorride con uno sguardo
comprensivo, offrendomi un fazzolettino. Mi asciugo gli occhi, per poi rimanere
a fissare le macchie di mascara sulla carta. Fantastico, riesco ad immaginare
che aspetto ho ora. Per fortuna Tristan
non mi vede da più di tre ore…
Un momento. I miei pensieri
dovrebbero essere rivolti a Logan, Logan e ancora Logan. Non a Tristan. Stupida, incosciente, adulteraRory.
“Sono Ophelia”.
Stringo la mano che mi tende, sorridendomi con calore. “In onore di ‘Amleto’, sai. I miei genitori adoravano Shakespeare.
Ironia della sorte, non so nuotare. È
proprio il caso di dire nomenomen, non
credi?”. Almeno è riuscita a strapparmi il primo sorriso della giornata.
“Direi. Io sono
Rory… è il diminutivo di Lorelai,
in realtà. Piacere di conoscerla”. Nonostante tutto,
non riesco a mantenere un’espressione allegra per più di pochi secondi.
Sospiro, ripensando alle ultime ore… e alle prossime.
“Problemi di cuore?”. Guardo
sorpresa la vecchietta, che mi dà un paio di colpetti amichevoli sul braccio.
“Fidati, ho qualche anno più di te, tre figlie e cinque nipoti femmine più o
meno della tua stessa età… conosco quello sguardo”. Alzo le spalle.
“È solo che… io… lui… ieri notte…
ma oggi dovevo partire… quindi…”. Allora… obbiettivo
formare frasi di senso compiuto: fallito. Mi accascio nel sedile dell’aereo,
afflitta.
“Hai lasciato una parte del tuo
cuoricino qui con lui” continua lei. Sebbene conosca
questa signora da non più di una decina di minuti, le sue parole mi provocano
un terribile dubbio: perché sto piangendo? Per il senso di colpa provocato
dall’aver tradito Logan… o per il fatto di aver
dovuto dire addio –di nuovo- a Tristan? Mentre cerco una risposta, sento l’angoscia stringermi lo
stomaco. Il solo pensiero che possa essere la seconda
ipotesi mi fa sentire ancora peggio, nonostante una vocina che, dalla mia
mente, chiede: ma tu ami Logan… quindi è ovvio che ti senta in colpa… Ma se lo
amo così tanto, perché l’ho tradito? Hai
detto anche tu che è stato solo un errore perché avevi
bevuto troppo… Ma io stavo per baciarlo anche ieri pomeriggio, senza aver
bevuto…
Okay, solo una domanda: sto di nuovo litigando da sola? Per mia
fortuna (o forse no?) la vecchietta interrompe le mie elucubrazioni mentali.
“Tornerà,
vedrai. Un giorno aprirai la porta di casa, e lo troverai lì fuori, alla
faccia dello sbarco in Normandia”. La guardo in modo strano, e lei agita una
mano, sorridendo. “Lascia perdere, esperienza personale. Sorridi, adesso. Non
vorrai che quel bel faccino si riempia di rughe?”. Scuoto la testa, sollevata.
Il punto è: sollevata… per quale motivo?
Solita vocina: perché, secondo Ophelia, Tristan tornerà da te…
quindi sei felice, perché a qual punto sarà lui
ad esserti venuto a cercare, e così tu non i sentirai in colpa, perché…
Perfetto, è ufficiale: stando in Francia sono stata colpita dalla sindrome di Giovanna
D’Arco… sento le voci!
N.d.A.: Okay, lo so. Li ho fatti litigare, e lei è
partita. Ma non preoccupatevi, perché rivedrete Tristan nel giro di pochi capitoli, promesso… Intanto,
torneranno altri personaggi, tra cui Lorelai e Luke!! Ovviamente, spero che al momento non siate troppo
arrabbiate con me… quindi vi prego recensiteeeeeeeeeeeeeee!!!!!!!!!!!!!!!!!!
N.d.A.: grazieeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee
per le recensioni a:
Ran91: ti assicuro che anch’io
preferisco Tristan a Logan…
anche se, magari, di questi tempi qualcuno potrebbe pensare il contrario.
Prometto che Tristan tornerà (a meno di modifiche dell’ultimo
momento) nel capitolo 7!! Solo un’aggiunta, e cioè,
come sempre: ihihihihi!!!^^
Melanyholland:
certo che ho promesso, riguardo a Tristan!!!^^ In quanto a Lorelai e Luke… in questo capitolo ci sono!! Un po’ mi dispiace non
farli comparire molto in questa storia, ma ho uno spunto per scrivere una fanfictionpraticamente tutta su
di loro. Quindi, considerando le altre storie, e che prima di cominciarla dovrò avere programmato dettagliatamente la trama… ci vorrà
un po’ di tempo!!
--hEY-- : mi dispiace che per te Rory sia
fuori personaggio!!! A me non sembrava, infatti cercherò di ricontrollare se
appariva “scomposta” e “maleducata”. ComunqueRory ha semplicemente pensato che, con gli anni, Tristan era migliorato. Non gli è saltata addosso. Poi,
ovviamente, se la storia è incentrata su di loro, si presuppone che lui le
piaccia almeno un pochino…
Capitolo 5- Arrivi e confessioni
“Rory,
finalmente! Stiamo cercando di chiamarti da mezz’ora, ma avevi
il telefono spento”. Per qualche motivo, la voce di mia mamma
suona un po’ strana, affaticata.
“Sono scesa ora dall’aereo. Voi
dove siete? Io sono qui all’uscita dell’aereoporto,
come mi avevi detto”. Mi guardo
intorno, cercando di vedere se, da qualche parte in mezzo alla folla, ci sono
lei e Luke. Mia madre, dall’altro capo del telefono,
ridacchia allegramente.
“Vuoi sapere una cosa
divertente?”.
“Ma
certo, dimmi”. Un po’ mi preoccupa, considerando il suo concetto di divertente.
“Sono in sala travaglio!”.
Appunto.
“Oh mio Dio, stai scherzando? Aspetta,
arrivo subito all’ospedale”. Prendo le mie valigie, dirigendomi verso il
parcheggio per cercare un taxi. “E comunque, il
bambino doveva nascere tra due settimane! Quando sono
iniziate le doglie? E poi ti lasciano usare il
cellulare da lì? E dov’è Luke?
Perché non lasci parlare lui? Tu dovresti risparmiare
energie. E…”. lei mi
interrompe, tranquillissima. Ma come può esserlo, in
un momento del genere?
“Tesoro, calmati, okay? Come è possibile che siate tutti più agitati di me? In ogni caso, Luke non può parlarti,
perché è andato in iperventilazion-ahi!”. Luke è nel panico? Bene, lo sono anch’io. Per prima cosa,
non abbiamo ancora fatto la festa per il bambino, che era
programmata per la prossima settimana. E poi io
sarei dovuta andare all’ospedale con loro, certo, ma tenendomi a distanza di
sicurezza al momento critico. Voglio dire, ci ho messo anni a superare il
trauma di aver visto Sookiea
un passo dal parto…
“Contrazione?” dico, salendo sul
taxi e sillabando all’autista: “Ospedale di StarsHollow”.
“Passata… beh, più o meno”. Di sottofondo, sento Luke parlare
ansiosamente, chiedendole se ha bisogno di qualcosa- qualsiasi cosa al mondo.
Sono sicura che in questo momento acconsentirebbe persino a portarle un caffè…
con tanto di caffeina, finalmente.
“Amore, stai tranquillo.
Dopotutto l’ho già fatto una volta, non ti ricordi?
Voglio dire, hai presente Rory: parla un sacco,
mangia ancora di più…”. Scusa? Io non mangio così tanto… almeno, non tanto
quanto parlo!
“Hey!”
interrompo io. Mia madre continua, imperturbabile, senza fare
caso a me.
“…legge più di quanto mangia –il
che è tutto dire- e in questo momento è quasi più agitata di te? Bene, la sua
presenza su questo pianeta significa che io ho già partorito una volta”. Lui
non si fa convincere.
“Ma io
no! Ho il permesso di essere agitato”. Ha ragione. Cerco di ri-introdurmi
nella conversazione.
“Sottoscrivo quello che hai
appena detto!”. Niente. Continuano a parlare, ignorandomi allegramente. Ma tanto non sono io a pagare questa telefonata, quindi…
“Luke,
ti assicuro che, se tu avessi
partorito, sarei ioquella agitata”. Mentre loro erano
impegnati a farneticare, il mio taxi è arrivato davanti all’ospedale. Pago
l’autista, che scarica le mie valigie, ed entro trascinandomi dietro i bagagli.
“Mamma? Mi spiace interrompervi,
ma sono all’ospedale. Arrivo subito, okay?”. Appendo, e mi dirigo al bancone. “LorelaiGilmore?”. L’infermiera
mi risponde, annoiata, dopo aver controllato con il computer.
“Reparto maternità, secondo
piano. Stanza 126”. La ringrazio, mentre corro a prendere l’ascensore. Sempre con le valigie al seguito, ovviamente. Per fortuna
hanno le ruote. Appena le porte scorrevoli si aprono,
abbandono al loro destino tutte le borse in un angolo, per cercare la stanza.
Entrando noto che un’infermiera sta
trasportando il lettino su cui si trova mia mamma, a
cui Luke sta tenendo la mano. Abbraccio entrambi,
prima di mettermi a seguirli lungo il corridoio del reparto.
“Hey,
tesoro! Sei arrivata in tempo per vedermi prima che il
tuo fratellino esca dalla montagna?”. Come dicevo
prima: ci ho messo anni a riprendermi dal parto di Sookie.
Perché lei deve riutilizzare le stesse frasi di quel
giorno?
“Mamma… che schifo! Sai benissimo
che odio quell’espressione”. Lei sorride,
sadicamente.
“Lo so, infatti. Ma devo divertirmi un po’, tra una contrazione e l’al-ahi! Appunto”. Stringe più forte la mano di Luke, che la guarda preoccupato.
“Continua a respirare, okay? Non
c’è bisogno che ti agiti”. Siamo sicuri che sia lei quella agitata?
“Luke?”.
Lo guarda sorridendo.
“Sì?”. Lui ha davvero un’aria
sconvolta, sia per l’agitazione, che per l’abbigliamento. Non l’ho visto molte
volte senza il cappellino e la camicia d’ordinanza: ora, infatti, gli hanno
fatto mettere un camice da sala operatoria.
“Continua a respirare anche tu”. Lui sbuffa, e mia mamma si volta verso l’infermiera. “Posso strapparle i
peli delle gambe?”. Quando tutti e tre la guardiamo
sconvolti, lei risponde, allegra: “Cosa c’è? L’ho già detto quando sei nata tu,
e sei riuscita bene. Magari porta fortuna!”. Scuoto la testa, mentre arriviamo
di fronte alla sala parto. Auguro loro buona fortuna e, dopo averli guardati
entrare, recupero le mie ormai onnipresenti valigie e mi avvio verso la sala
d’attesa dove ho già visto Lane, Sookie e tutti gli
altri.
***
“Lane? Avrei bisogno di parlarti
un momento. In privato”. Lei fa segno a Zach, che sta
prendendo una merendina dal distributore, che torniamo tra un momento. Ci incamminiamo lungo il corridoio quasi deserto: l’orario
di visite è finito, ma sono rimasta per salutare mia mamma, prima di tornare a
casa. Ora la stanno visitando, mentre Luke è in bagno
e il mio fratellino –nato esattamente un’ora e mezzo fa- sta dormendo nella
nursery.
Io e Lane ci sediamo, mentre lei
mi guarda preoccupata.
“Stai bene? Perché
è tutto il giorno che hai un’aria strana. È successo qualcosa di strano
a Parigi?”. Annuisco, depressa.
“È di questo che ti volevo
parlare. Il problema è che… sai… credo di avere leggermente tradito Logan”. Ho pronunciato l’ultima parte della frase così
velocemente che non so se ha capito. A giudicare dalla bocca aperta e gli occhi
sgranati direi di sì.
“Cosa?
Come? Dove? Quando? Perché? Ma soprattutto… con chi? Voglio dire, lo so che, se avessi
seguito degnamente gli insegnamenti di mia madre, dovrei dirti che brucerai tra le fiamme dell’Inferno e altre amenità del
genere, ma la cosa che mi interessa di più è: hai per caso incontrato qualche
bel pezzo di ragazzo che –bam!- amore a prima vista,
ti ha fatto dimenticare completamente Logan?”. Lane è partita in quarta. Almeno mi fa sentire meglio. Okay,
magari un po’ meno con la parte sulle fiamme dell’Inferno, ma non è questo il
punto.
“Non è stato amore a prima vista…
perché lo conoscevo già”. A questo punto mi sembra ancora più interessata.
“Oh, è qualcuno che conosco
anch’io?”. Si sporge sulla sedia, verso di me.
“Più o meno. Ti ricordi Tristan?”. Sorride.
“Tristan
nel senso di Tristan-della-Chilton,
detto anche il-tuo-Romeo-personale-nella-recita-su-Shakespeare?
Quel Tristan che, tra parentesi, è
anche un bel pezzo di ragazzo?”. Adesso sono io a sorridere ebetamente.
“E che,
sempre tra parentesi, è persino migliorato da allora”. Mi ricompongo. “Hey! Mi stai distraendo! Dovrei stare qui, pensando solo a Logan, fare qualcosa per espiare le mie colpe, ma non il
senso di colpa, perché quello me lo merito, e… oddio,
non gli ho nemmeno parlato per un giorno intero! Probabilmente lui era anche
preoccupato, dato che ha continuato a telefonarmi, ma io non gli ho risposto perché ero troppo impegnata con Tristan!”. Comincio a
cercare il cellulare nella borsa, quando io e Lane ci voltiamo
sentendo aprirsi le porte dell’ascensore. Quando si
dice ‘parli del diavolo, e spuntano le corna’. Ora
andrebbe adattato in ‘parli di corna, e spunta il cornuto’. Con una fitta allo stomaco, vedo Logan che si avvicina sorridendo e salutandoci. Io mi giro
verso Lane, che dice:
“Logan!
Quanto tempo… allora, io vi lascio soli. Recupero Zach
e me ne vado. Salutami gli altri!”. E, prima che me ne accorga, è sparita. Infida. Il mio ragazzo si avvicina,
abbracciandomi. Per qualche ragione, sposto il viso in modo che il suo bacio mi
atterri sulla guancia, invece che sulle labbra. Lui, comunque, non sembra preoccuparsene molto. Certo, perché
finora non ha mai avuto motivo di considerarmi un’adultera, traditrice,
fedifraga…
“Scusa se non sono arrivato
prima. Non sapevo dove fossi, dato che il tuo cellulare era spento, e allora ho
chiamato a casa tua e poi all’albergo di tua madre, dove finalmente ho trovato
qualcuno che mi ha detto dov’eri. Allora? È nato il piccolo?”. Lo guido verso
la nursery, visibile attraverso una finestra, per poi indicare il mio
fratellino.
“Si chiama William RichardDanes. Il nome è in onore
del padre di Luke, che è morto
diversi anni fa. Sai, lui gli era molto affezionato,
quindi mia mamma ha pensato di chiamare il bambino così in suo onore.
Allora Luke ha suggerito Richard,
come secondo nome. Una specie di par conditio. In
effetti, quando mio nonno l’ha visto, si è commosso, sai? Poi va beh, ovviamente, Danes è il
cognome di Luke, e…”. Mi giro fermo
un attimo, prendendo fiato. Lo so che sto farneticando, ma ho paura che, se dovessi parlare di Parigi, potrei dire qualcosa riguardo a Tristan.
Mi volto verso Logan, che mi sta guardando.
“Mi sei mancata così tanto…”
dice, abbracciandomi. Io abbasso gli occhi: non credo che, ora come ora, potrei
sostenere il suo sguardo. Lui continua a parlare. Beata ingenuità. “…e tutto questo tempo separati mi ha fatto capire quanto conti
veramente per me. Quindi, c’è una domanda che vorrei farti”. Si allontana di un
passo.
“Lorelai ‘Rory’LeighGilmore…” beh, almeno sa il mio nome completo. Devo
riconoscerglielo: questo è sicuramente un merito. No, scusa un attimo. Perché si sta mettendo in ginocchio? E
cos’ha preso dalla tasca? Perché ha afferrato la mia
mano? Ti prego, dimmi che non è quello che penso. Dimmi che non è quello che
penso. Dimmi che non è…
“…mi vuoi sposare?”.
Era quello che pensavo.
Apro e chiudo la bocca senza
emettere alcun suono, mentre la stanza comincia a girare vorticosamente intorno
a me, che mi aggrappo alla finestra per cercare di non
cadere.
N.d.A.: svenimento ad effetto… ihihihihihih!!^^
Allora, cosa ne pensate? Vi ricordo che Tristan
tornerà tra poco, quindi non preoccupatevi. Intanto… vi prego recensiteeeeeeeeeeeeeeeeeee!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
N.d.A.: grazieeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee
per le recensioni a:
Ran91: credo che per Tristan si formerebbe la coda!! Ihihihih.
Comunque, riguardo alla risposta… vedremo. Tu
ricordati, però, che qualcuno torna
nel prossimo capitolo… promesso!!
Melanyholland:
in effetti, anch’io sto iniziando a sentirmi in colpa per Logan!!! Me cattiva. Riguardo all’altra storia… sto facendo ancora lo schemino.
Secondo i miei calcoli, dovrebbero esserci circa un prologo, dodici capitolo e
un epilogo. Il punto è trovare il tempo per scriverla: un giorno di ventiquattro ore è troppo corto, per
me…^^
--hEY-- : addirittura distrutto? Ihihihihi…
ma in senso metaforico, o letterale? In effetti, non avevo
pensato ad una scena del genere… vedremo…
Capitolo 6- Monologhi e risposte
“…perché scusa, tu cosa andresti
a pensare, se lui ti sta parlando e a un certo punto
si inginocchia, sfoderando una tipica scatolina da anello di fidanzamento? Probabilmente, qualcosa del tipo che la tipica scatolina da anello
di fidanzamento contiene… beh, un anello di fidanzamento. Ed a quel punto è comprensibile che io sia svenuta. Voglio
dire, conoscendo Logan, l’ultima cosa che ti aspetti
è…” Paris interrompe il mio monologo.
“Un anello di fidanzamento?”. La
guardo, sorpresa.
“Come hai
fatto a indovinare?”. Lei alza le spalle, senza distogliere lo sguardo dal
computer portatile che tiene in grembo.
“Non saprei. Percezioni
extrasensoriali, forse. Oppure –ma su questo ho dei fondatissimi dubbi-
potrebbe aver influito il fatto che, nel tempo in cui
sei stata qui, hai pronunciato quelle quattro parole…” riflette per un paio di
secondi “dodici volte, esattamene”.
Mi accascio sul divano, di fianco
alla mia amica, che intanto sfoglia degli appunti per poi digitare qualcosa
sulla tastiera. Sono a Boston, nell’appartamento di Paris e Doyle.
Ho passato l’ultima mezzora raccontandole ogni dettaglio di quello che è
successo l’altro ieri.
Okay… più o meno nel dettaglio. Il mio racconto partiva, infatti,
dall’arrivo di Logan in ospedale per comprendere
tutto quanto accaduto negli ultimi due giorni passando, ovviamente, per
proposta di matrimonio, svenimento e successiva discussione. In effetti, quando
mi sono ripresa, lui è stato molto comprensivo: mi ha detto di prendermi pure
tutto il tempo necessario per riflettere e dargli una risposta, dato che per me era ovviamente
stata una giornata pesante, tra il viaggio e la nascita del mio fratellino, e
che chiunque, conoscendolo, sarebbe stato sorpreso vedendolo arrivare con un
anello di fidanzamento. Ah, ecco che ritorniamo alle
fatidiche quattro parole. Chissà se Paris sta contando anche quante
volte le penso. Dubito. Perché, probabilmente,
nemmeno la memoria del suo computer riuscirebbe a contenere un numero del
genere.
Comunque,
tornando a quello che stavo cercando di dire –beh, di pensare… ma, di questi
tempi, la mia salute mentale non può certo essere definita “stabile”- il mio
resoconto delle ultime settimane non comprende nemmeno il minimo accenno a Tristan. Se gliene parlassi, la
mia amica partirebbe con una predica che… meglio lasciar perdere.
Sposto il mio sguardo verso il
tavolino da caffè, di fronte al divano. A un lato del
piano di legno chiaro fa bella mostra di se una foto incorniciata, che ritrae
Paris e Doyle, abbracciati modello “piccioncini incuranti del resto della popolazione mondiale”.
Osservando la fotografia, finisco
per paragonare involontariamente loro due a me e Logan.
Noi non siamo stati così. Voglio dire, siamo stati felici, ma… no, aspetta. Perché parlo al passato? Io e Loganstiamo insieme. Voglio dire, la cosa
con Tristan è stata un puro (okay, forse
questa non è la parola adatta) e semplice incidente di percorso, no? Cioè, sì, intendevo dire. Era una domanda retorica. Ho
persino dimenticato tutto quanto. Via, completamente rimosso. Parigi? Torre Eiffel, cibi dal nome impronunciabile,
gente che parlava in francese. Nient’altro.
Ed ecco
un perfetto esempio di negazione della realtà.
Sospiro, sprofondando
ulteriormente tra i cuscini. Paris, in tutta risposta, sbuffa sonoramente, per
poi chiudere i portatile e posarlo sul tavolino.
“Cosa
c’è, ora?”. Io alzo le spalle. “Sinceramente, non vedo quale sia
il problema. Fino a poco più di un paio di anni fa il
tuo problema principale era il fatto che Logan era
troppo immaturo per una relazione seria e che non voleva impegnarsi con te.
Adesso ti stai lamentando perché lui ti ha chiesto di sposarlo? Viva la
coerenza, Gilmore! Ascolta, tu l’hai cambiato. Ricordo di averti vista piangere per lui, e perdonarlo ogni volta
che si creavano dei problemi tra voi. Sinceramente, mi
sei sempre apparsafollemente innamorata.
E smettila di mangiarti le unghie. Hai ventitré anni,
non sette”. Il suo sguardo indagatore è rivolto alle mie mani, che nascondo in
grembo colpevolmente.
“È per lo stress. Sono ad un
passo dall’ulcera”. Paris, senza perdere un secondo, si alza, va a recuperare
la sua borsa e inizia a cercare qualcosa.
“Mangia” mi intima,
porgendomi una pastiglia di quello che sembra Maalox.
Alla mia occhiata interrogativa replica: “In redazione alcuni mi accusano di
aver provocato loro crisi d’ansia, ulcere e simili. Se
io li fornisco di medicinali, però, non hanno scusa per non lavorare, non
credi?”. Annuisco, masticando la pasticca. Ingoio.
“Sei un genio
dell’organizzazione”. Lei sorride, soddisfatta, prima di riprendere a parlare.
“Tornando a prima… ripeto, non
capisco quale sia il problema con Logan.
Voglio dire, per lui hai persino ripudiato il nudista!” dice, con una punta di ironia.
“Si chiamava Martin, lo sai già. Perché continuate tutti con quel
soprannome, dopo anni?” replico distrattamente, per
poi riprendere a mangiucchiarmi le unghie. Lei mi guarda male, e io smetto.
Certo, è una delle mie migliori amiche… ma a volte mi fa un po’ di paura. Solo
un po’, ovviamente.
“Ho capito!” esclama lei,
trionfante. “A Parigi hai ritrovato il nud-Martin, volevo dire- e con lui hai
piantato un bel palco di corna in testa a Logan!”.
Sorride.
“Cosa?
No! Io, tradire Logan? Stai scherzando? Ma come puoi anche solo pensare che io abbia potuto fare una
cosa del genere? Io amo Logan! Lui –Logan, ovviamente- è l’uomo della mia vita! Davvero, credo
che accetterò la sua proposta di matrimonio, perché se
c’è qualcuno con cui voglio stare per sempre… beh, quello è Logan,
e nessun altro al mondo… che io possa avere incontrato a Parigi!”. Mi fermo,
prendendo fiato. Paris mi guarda dubbiosa, come se fosse
preoccupata per la mia salute mentale. Non è l’unica, in effetti…
“Okay. Voglio dire, a convincermi
basterebbe anche solo il fatto che hai appena ripetuto
il nome Logan quattro volte in un minuto. Comunque… stai dicendo che gli vuoi dire di sì, allora?”. Ha
abbandonato i modi da generale dell’esercito per tornare al ruolo di amica gentile e comprensiva.
Io mi mordo il labbro inferiore,
e annuisco.
***
Inspiro.
Espiro.
Okay, cerchiamo di calmarci.
Guardo la tavola apparecchiata.
Per una volta nella vita, ho cucinato un’intera cena con le mie manine. Certo,
come modello di riferimento ho considerato Luke e Sookie. Se mi fossi ispirata alle doti culinarie di mia mamma, avrei preparato un hamburger. Sicuramente
buono e più facile da preparare… ma, forse, un po’ meno adatto all’occasione.
Sì, ho preparato una cenetta
romantica per me e Logan per dirgli che accetto di
sposarlo. Perché, pensavate forse che volevo
avvelenarlo in modo da non dovergli rispondere? Uffa, ma perché hanno tutti
così poca fiducia nelle mie abilità di cuoca?
Giuro che è commestibile.
Davvero!
Mentre aspetto
che Logan arrivi, cerco di allontanare il
volto di Tristan dalla mia mente.
Solo un errore. Bevuto troppo. Non lo rivedrò mai più. Tu *vuoi* sposare Logan, perché è *lui*
quello giusto per te. Tristan è stato solo un
incidente di percorso. Logan ti ama così tanto. Gli
faresti troppo male.
In quel momento la porta si apre.
Corro a salutare con un bacio Logan, che rimane
stupefatto di fronte al tavolo.
“Okay, mi sono dimenticato di
qualcosa?”. Scuoto la testa, facendolo sedere e portando la cena in tavola.
Che,
contrariamente a quello che malignavate voi, era davvero commestibile.
Dopo circa un’ora, infatti, lui
mi osserva da sopra il piatto vuoto del dolce.
“Non mi hai ancora detto per che
cos’era tutto questo” dice, accarezzando con il pollice il dorso della mia
mano. Mi faccio coraggio, guardandolo negli occhi. Un respiro
profondo, e inizio a parlare.
“C’è una cosa che vorrei dirti.
Ho riflettuto molto, e ho preso la mia decisione. Logan…
accetto. Voglio sposarti”. Lui sorride, felice, mentre io gli porgo la mano
sinistra. “Sbaglio, o avevi qualcosa per me… tipo un
anello?”.
Sorrido anch’io. Beh, è un mezzo
sorriso.
Okay, so che sembra una strana
smorfia… ma mi sta tornando quel principio d’ulcera di cui parlavo pomeriggio a
Paris.
N.d.A.: [cercando di schivare gli oggetti lanciati
dalle lettrici inviperite] ehm… non mi odiate troppo, vero? Perché comunque, vi ricordate chi torna nel prossimo capitolo?
Spero di sì… per la mia incolumità!^^ Intanto, mentre aspettate il ritorno diqualcuno… vi
prego recensiteeeeeeeeeeeeeeee!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
N.d.A.: grazieeeeeeeeeeeeeeeeeee
per le recensioni a:
Ran91: allora non vuoi
uccidermi!!! Bene bene bene, spero che questo capitolo ti piaccia… io credo di
sì, riguardo all’ultima parte, ma soprattutto riguardo ai prossimi capitoli!!^^
Melanyholland: davvero Rory ti
sembra uguale a com’è nel telefilm? Me felice!!^^ Comunque, Lorelai e Luke sono
in questo capitolo, ma poiprobabilmente
non torneranno fino quasi alla fine della storia…
Capitolo 7- Novità e ritorni
Certo che i carillon per far
addormentare i bimbi sono proprio soporiferi.
Okay, lo stress non mi fa certo
dare il meglio di me stessa. Voglio dire, è ovvio
che la musichetta deve essere rilassante, altrimenti William non starebbe dormendo
così facilmente. Sono qui perché ho detto a mia mamma e Luke che avrei potuto
occuparmi di mio fratello, in modo che loro potessero passare la serata fuori.
A dire la verità quando questo pomeriggio, durante la festa che avremmo dovuto organizzare prima del parto, mi sono messa a
parlare con mia madre, era per dirle un’altra cosa. Ma, quando la notizia del
mio imminente matrimonio con Logan stava per uscire dalla mia bocca… ho
cambiato idea. Le ho infatti consigliato di prendersi
una serata libera con suo marito dato che, probabilmente, da adesso non avranno
più molto tempo da passare soli. O almeno, non finché Will non andrà al
college.
Comunque mi sto addormentando
anch’io, raggomitolata sulla poltrona accanto alla culla (e al famigerato
carillon soporifero).
Driiiiin.
Mi correggo: mi stavo addormentando. Corro a rispondere,
prima che il campanello svegli il piccolo. Chi è quell’idiota che, a quest’ora,
non ha nulla di meglio da fare che rompere? Come apro la porta, vengo soffocata
da un abbraccio esageratamente affettuoso. Mi scosto dall’assalitore
misterioso, e…
“Nonna?”. Sì, sono sorpresa. Ma
solo per il semplice fatto che lei era qui fino a poche ore fa. Quindi, non è
che mi aspettassi di trovare sotto al portico… qualcuno in particolare. Semplicemente,
è un po’ strano, vista l’ora.
Sì, sto farneticando di nuovo.
“Tesoro, ho appena saputo la
meravigliosa novità: congratulazioni! Avete già fissato la data? Perché non me
l’hai detto prima? A che agenzia pensi di rivolgerti per l’organizzazione? E,
per il catering, c’è questo ristorante che ti consiglio assolutamente! Aspetta, fammi trovare il biglietto da visita”.
Mentre mia nonna rovista nella sua borsetta, io ritrovo l’uso della parola dopo
essere stata a bocca aperta per tutto questo tempo.
“Scusa un attimo… come l’hai
saputo? Io non ne ho ancora parlato con nessuno”. Lei alza lo sguardo, stupita.
“Non l’hai ancora detto in giro?
Strano. Beh, probabilmente è stato Logan. Dopotutto, quando sono tornata a
casa, ho trovato in segreteria un messaggio di una mia amica del D.A.R., che mi
chiedeva conferma della bella notizia. Quindi, mi sono subito rimessa in
macchina per parlarne con te di persona. Ma, a proposito, cosa aspettavi per
parlarne?”. Io alzo le spalle.
“Volevo avvisare mia mamma, per
prima”. Prima che lei abbia il tempo di replicare, la porta di casa si apre
nuovamente.
“Rory, dove sei? Perché non hai
chiuso a chiave? E… Argh! Volevo dire… ciao, mamma. Che ci fai qui, a
quest’ora?”. In quel momento, Luke compare dietro di lei.
“Lorelai, tutto bene? Ti ho
sentita url… Argh! Volevo dire… buona sera, Emily”. Che carini, ormai sono
talmente in simbiosi che usano persino le stesse frasi. Diciamo pure che, se se
è arrivato a questo punto, Luke può dire addio alla sua salute mentale
(speriamo che non ci sia troppo affezionato) e diventare uguale a me e mia
madre.
“Ehm, non per criticare, ma… che
ci fai qui?”. Non faccio in tempo a creare il minimo diversivo, che mia nonna le
ha già risposto.
“Rory e Logan si sposano! Non è
meraviglioso? Ci sono così tante cose da organizzare… intanto, io torno a casa.
Dopotutto, è abbastanza tardi. Ci sentiamo domani!” trilla, uscendo dalla
porta. Mentre sentiamo la ghiaia del vialetto scricchiolare sotto la sua
macchina che si allontana, mia mamma tira la manica di Luke.
“Caffè” rantola, fissando nel
vuoto. Lui si riscuote dal torpore in cui sembra essere caduto, per poi
risponderle.
“Ne preparo una flebo intera?”.
Lei gli sorride.
“Tu sei il mio eroe, amore!”. Lo
seguiamo entrambe, mentre lui si dirige in cucina.
“Mi dispiace che l’abbiate saputo
così” mormoro, sedendomi al tavolo. “Avrei voluto dirlo a voi per primi, ma la
nonna ha ricevuto la notizia da qualche sua amica del D.A.R. Il
che è piuttosto strano, dato che non ne avevo ancora parlato con
nessuno. Comunque, il punto è che…”. Mia mamma, sedendosi accanto a me, mi
interrompe.
“Tesoro, non preoccuparti, okay?
Dopotutto stiamo parlando di Emily Gilmore, la donna
che ha spie anche all’Inferno. Soprattutto perché quello sarebbe il suo habitat
naturale. Quello che stavo dicendo, comunque, è che l’unica cosa che vogliamo è
che tu sia felice”. Io mi alzo in piedi per abbracciare entrambi, mentre Luke
continua il discorso.
“Perché, anche se nessuno di noi
due adora esattamente Logan, cercheremo di…” lei lo interrompe.
“…non essere troppo cattivi. Io prometto
solennemente che non lo avvelenerò!” dice, sorridendo, mentre Luke la guarda.
“Nel senso che non cucinerai per
lui, giusto?”. Lei gli tira una gomitata, continuando però a ridere, mentre io
mi giro per prendere il caffè: mi ci posso annegare? Risolverebbe molti dei
miei problemi.
***
Campanello.
Vado a rispondere, trovandomi di
fronte un fattorino. “Consegna per Rory Gilmore”. Posa a terra lo scatolone,
porgendomi un foglio e una penna. “Potrebbe firmare lì? Grazie. Aspetti che
l’aiuto”. Raccoglie il pacco e me lo mette tra le braccia. Io riesco ad esalare
un saluto, per poi arrancare di un paio di passi nel mio appartamento. Lo
abbandono vicino al divano, per chinarmi ad aprirlo. Perché qualcuno dovrebbe
mandarmi almeno dieci chili di… riviste? Leggo il bigliettino che trovo sopra
ai giornali.
Rory, tesoro, ho pensato di mandarti qualcosina che potrebbe tornarti
utile. Non esitare a chiamarmi, se ti servissero chiarimenti!
Con affetto,
nonna.
Oh mio Dio.
Ripeto: oh mio Dio!
Oltre ai cataloghi –che, oltre ad
essere pieni di post-it e appunti di mia nonna, per qualche strana ragione sono
in sei lingue diverse: Inglese, Francese, Italiano, Spagnolo, Tedesco e…
Russo?- ci sono i curriculum di ben dodici wedding planner. Caspita, questa qui
ha organizzato più di metà dei matrimoni di Liz Taylor. Porterà mica sfortuna? E quest’altra è specializzata in cerimonie sottomarine. Per
i pesci? Ah, no… per i subacquei. Ovvio.
Cos’altro c’è? Vediamo… alcuni CD
dimostrativi di varie orchestre, alcuni campioni di stoffa per le tovaglie, poi
una scatolina stile mini-frigo (ma non più grande di venti centimetri) che
contiene…
No.
Vi prego, ditemi che è uno
scherzo: ci sono persino degli assaggi di torte nuziali!
Qualcuno chiami un esorcista: mia
nonna è posseduta dallo spirito di un’organizzatrice di matrimoni
particolarmente iperattiva.
Rimetto tutto nella scatola, per
poi fissarla terrorizzata. Mentre sento l’ormai familiare mal di pancia con
ondata di angoscia, suona il campanello. Vado ad aprire, rischiando un colpo
apoplettico: di fronte a me c’è…
“Ciao, Mary”.
…Tristan Du Grey, più bello che
mai.
Aiuto.
N.d.A.: scusate
per il ritardo! Comunque, spero che questo capitolo vi
piaccia: è la parte della trama che, in meno di un mese e mezzo, ha subito più
variazioni. So che Tristan non è nemmeno comparso molto, ma tornerà in tutti i
prossimi capitoli (che saranno anche gli ultimi tre, in effetti). Volevo dirvi
anche che da giovedì sera il mio computer (cattivo!!) ha smesso di collegarsi
ad Internet, quindi dovrò usarne un altro… spero di
risolvere il problema il prima possibile!! Uffa. Voi, intanto, per rallegrarmi…
vi prego recensiteeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
N.d.A.:
grazieeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee per le recensioni a:
ninniach:
una nuova lettrice? Che bello!^^ sono felice che la
storia ti piaccia, come spero per i prossimi capitoli! In
quanto ai ragionamenti farneticanti… quello è praticamente il modo in
cui parlo io di solito. Preoccupante, vero?
Ran91: hai visto che Tristan è
tornato?! Allora, riguardo alla tua speranza per questo capitolo…
ihihihihihih!^^ Leggi e vedrai! Poi, su chi sceglierà
Rory… anche lì, vedremo alla fine. O, meglio, vedrete.
Io lo so già, ovviamente! [risata
sadica]
Melanyholland: beh, c’è da dire
che Emily con l’organizzazione dei matrimoni si dà alla pazza gioia!^^ In quanto a Tristan… scoprirà i segretucci, ma non subito…
Capitolo 8- Sorprese e
discussioni
“Tristan?” mormoro, con l’unico
filo di voce che mi resta. Improvvisamente ricordo le parole della vecchietta
che ho incontrato in aereo: lui è qui, fuori dalla mia
porta. E, come avevo previsto, non mi sento in colpa.
Dopotutto è stato lui a venirmi a
cercare, giusto? Riprendo fiato, mentre gli faccio segno di entrare in casa.
Chiudo la porta, per poi appoggiarmici contro. Credo di aver
bisogno di un sostegno per riuscire a stare in piedi. “Che ci fai qui?”. Lui sorride, con la sua solita noncuranza.
“Mi stai forse dicendo che non
hai sentito la mia mancanza?”. Sorrido ebetamente, per poicercare di riprendermi scuotendo la testa.
“Allora… ti andrebbe una tazza di
caffè?”. Senza aspettare una risposta, corro in cucina e prendo due tazze
dall’armadietto.
“Non hai nemmeno risposto
allamia domanda”. Alzo le spalle,
rispondendogli senza voltarmi.
“Nemmeno tu, se per questo” dico,
cercando di rimanere indifferente. Riempio di caffè in polvere il serbatoio
della macchinetta, per poi aggiungere l’acqua alla brocca. Nonostante
continui a non guardarlo, quando lui replica la sua voce mi giunge meno lontana
di prima. Si è avvicinato a me? So che è unacosa maleducata ma, in questo caso, mantenere una certa distanza mi
sembra davvero la cosa migliore.
“Ma tu
l’hai interpretato come un assenso. Seguendo il tuo stesso ragionamento… deduco
che ti sono mancato parecchio”.
Verso il caffè
nelle due tazze, per poi metterle su un vassoio con la zuccheriera, i
cucchiaini e un po’ di biscotti e portare tutto in soggiorno. Mentre Tristan mi segue, sedendosi accanto a me sul divano
–hey, non sta rispettando la mia politica sulle distanze di sicurezza!-, mi
assicuro che lo scatolone spedito da mia nonna sia chiuso e relativamente
nascosto. Non so perché, ma preferisco evitare di dirgli del fidanzamento…
almeno per ora. Insomma, è ovvio che prima o poi dovrà saperlo. Per non illuderlo che tra noi ci
sia un’altra possibilità, ad esempio.
Un momento.
Detto così, sembra che tra noi
possa succedere qualcos’altro. Ma naturalmente non è
così. Io sono perfettamente, totalmente ed esclusivamente
concentrata su Logan. Adesso berrò una buona tazza di caffè in compagnia
del mio vecchio amico Tristan, a cui
poi comunicherò la notizia del fidanzamento. Poi ricomincerò tranquillamente a
programmare il nostro matrimonio. Mio e di Logan, intendo. No,
specifico giusto perché detto così sembrava quasi che…
Finiamo di
bere, in silenzio.Lui appoggia la tazza vuota sul
tavolino, per poi posarmi la mano sul braccio.Io
sussulto, irrigidendomi. Mi giro a guardarlo, cercando però di
allontanarmi impercettibilmente.
“Ti trovo bene, sai?”. Distolgo
il mio sguardo dal suo. Non so perché, ma avevo l’impressione che sarei rimasta ipnotizzata da un momento all’atro.
“Grazie, anche tu stai…”.
Sospiro, sempre impegnatissima a fissare il tappeto. “Allora… che ci fai qui?”.
Mi faccio coraggio, tornando a guardarlo negli occhi.
“Ho passato quest’ultima
settimana a riflettere, chiedendomi se dovessi cercarti o
meno. Ero certo –e lo sono ancora- che tu non
parlassi sul serio quando hai definito ‘un errore’ quello che è successo tra
noi. Quindi sì, se sono qui è per sapere cosa ha
significato davvero per te quella
notte… e per chiederti se credi che potremmo avere un’altra opportunità”. Non
posso più allontanarmi da lui, e non perché coinvolta dal suo magnetismo o che
altro: la mia schiena è ormai appoggiata al bracciolo del divano. L’unico modo
per mettere ancora distanza tra noi due sarebbe alzarmi in
piedi, e… beh, quello non corrisponderebbe esattamente al concetto di
‘impercettibile’. Sospiro, per poi rispondergli.
“Tristan, io credo che…”. Ma non
riesco a dirgli che nella mia vita non c’è più spazio per lui, e che non
dovremmo vederci mai più: con una mossa istintiva –e altrettanto
stupida- mi avvicino nuovamente a lui, per baciarlo.
E le
cose andrebbero ben oltre, se non fosse per…
“Solo due informazioni, Gilmore:
a) tua nonna manda a casa mia fattorini con pacchi indirizzati a te, e b) la
porta di casa tua è aperta. Cioè, lo era. L’ho appena
chiusa a chiave. Comunque, una fanciulla giovane e
indifesa come te non dovrebbe fare una cosa del genere, perché poi…”. Paris si irrigidisce, a bocca aperta e con la scatola in mano, di
fronte a noi. Quando abbiamo sentito il cigolio della maniglia, Tristan ed io
ci siamo allontanati di scatto, balzando in piedi. Ora
siamo, più o meno, ai lati opposti del soggiorno. Okay, lo so che non ci vuole molto –considerando le dimensioni del mio
appartamento-… ma non è questo il punto.
“Paris! È fantastico vederti,
dopo tutti questi anni. Ti vedo davvero in forma, sai?”. Lei annuisce, sempre
allibita, mentre lui continua. “Rimarrei volentieri con voi, ma devo andare. Vi lascio ai vostri argomenti da ragazze”. Si
avvia verso la porta, mentre io lo seguo in un disperato tentativo di sembrare
almeno vagamente ospitale. “Paris, è stato un piacere incontrarti di nuovo.
Mary… dovremmo continuare quella discussione
da dove ci siamo fermati, okay?”.
E, senza
aggiungere altro, se ne va.
***
“Caffè?”. Per la seconda volta
nella giornata, non aspetto una risposta. Metto la tazza tra le mani di Paris,
che continua a guardarmi torva. Wow, è la prima volta in quasi sette anni che
la vedo così silenziosa. Dopo aver bevuto un sorso, si gira a guardarmi ed
esclama: “È lui”. Eh?
“Certo, è lui. Il
celebre, inconfondibile caffè di Rory Gilmore. Anche
perché come potrebbe non esserlo? Non è che c’è un cuoco nascosto
nell’armadietto sotto al lavandino, anche perché
sarebbe uno spreco, considerando che se non mangio fuori ordino qualcosa”. Sì,
lo so che sto farneticando. Ma qualcosa mi dice che è
sicuramente meglio di quello che Paris sta per dirmi.
“Sai benissimo cosa intendo dire.
Tristan. Lui è la causa della tua
confusione mentale. Lo hai incontrato a Parigi, giusto?”. Io non rispondo, e
lei mi guarda sconvolta. “Oh mio Dio, avevo ragione! Hai davvero tradito Logan!
Il punto è che io stavo scherzando. Allora… ho indovinato?”. Io alzo le spalle,
per poi annuire lentamente. La mia amica tace nuovamente. Due volte in un
giorno? Sto cominciando a preoccuparmi seriamente per lei. “Quindi…
cosa hai intenzione di fare, ora? Voglio dire… Tristan è tornato, ma dubito che
tu lo immaginassi. Altrimenti non credo che avresti accettato
la proposta”.
“Ricostruzione davvero brillante,
commissario” brontolo, senza alzare lo sguardo dal pavimento.
“Allora? Cosa
pensi di fare? Riguardo al matrimonio, intendo. A proposito, la scatola
contiene cataloghi di liste nozze. C’era un biglietto per me, in cui tua nonna
diceva che sta cercando di farti avere materiale in tutti i posti in cui potresti trovarti. Per sicurezza, sai”. La guardo: al
momento, lei è l’unica che può risolvere il mio problema più immediato.
“Paris… hai ancora le pastiglie
per il mal di stomaco?”.
N.d.A.:
dunque… che ne dite? Riuscirà Rory a scegliere, prima o poi?
O continuerà a navigare nel mare dell’indecisione?
Lo saprete solo prossimamente!^^
Anche perché la storia è quasi finita:mancano due capitolial termine.
Intanto… vi prego recensiteeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
N.d.A.: grazieeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee per le
recensioni a:
Ran91: la storia dovrebbe essere,
in totale, di dieci capitoli. Riguardo all’ingiustizia, invece… ihihihihih, vedremo cosa dirai tra
poco!^^
Melanyholland:
sorrysorrysorry, cercherò di scrivere di più ora!! Comunque,
hai detto che vuoi vedere subito chi
sceglierà Rory? Ehm… spero che non mi odierai alla fine di questo capitolo!!^^
Capitolo 9- Telefonate e
decisioni
“Rory, tesoro? Stai ancora
dormendo?”.
No che non sto
dormendo, nonna. Sto correndo in giro per casa alla disperata ricerca
del cordless: la segreteria si è inserita perché non
l’ho trovato in tempo. O, meglio, ho individuato ladirezione da cui proveniva il suono… ma non
sono riuscita a capire sotto quale pila di riviste sui matrimoni fosse finito. “Io spero di sì, dato che per essere belle
bisogna riposare accuratamente… e tu devi mantenerti al meglio, soprattutto in
vista del grande giorno! Voglio dire, è ovvio che tu
lo sei sempre, ma in un’occasione del genere occorre essere più che perfetta.”
E se il
telefono fosse tra i cuscini del divano? Lo squillo proveniva da quelle parti,
dopotutto. Comincio a lanciarli in giro per la stanza.
“A proposito, ho parlato con le
mie truccatrici di fiducia: sono a tua completa disposizione fin da oggi, in
caso tu voglia accordare un incontro con loro.” Non è
tra i cuscini. Dove posso controllare ancora? “Ti do
il numero di telefono del salone dibellezza…
no, molto meglio: ti faccio mandare un fattorino con la documentazione
necessaria, compresi i cataloghi per trucco e acconciature! E poi stavo
pensando che dobbiamoassolutamente organizzare una festa di fidanzamento per te e Logan. Mi domando come è possibile
che io non abbia avuto prima quest’idea.”
Si, me lo chiedevo anch’io
proprio in questo momento. Tanto per la cronaca, il cordless
non è nemmeno sotto al tavolino da caffè.
“Probabilmente ero troppo emozionata dai preparativi della cerimonia in sé. Ma
che sciocca, sto divagando: non è questo il motivo per cui
ti ho chiamata. Il punto è che so da quale terribile dubbio
sei attanagliata in questo momento, e devo dire che comprendo
perfettamente la tua situazione”.
Mentre mia
nonna fa una pausa ad effetto –o per riprendere fiato?-, lascio perdere le mie
ricerche per correre davanti alla segreteria telefonica. Come sa del mio dubbio? Intende dire… quel dubbio? Ma
come avrebbe fatto a saperlo? Voglio dire, non è che…
“Dopotutto, posso assicurarti che
ogni donna in procinto di compiere questo passo ci è
passata: velo o diadema?”. Sta scherzando, vero? “Come ben saprai,
ho consigliato a tua madre –sia quando stava per sposare quel Max Medina, che
in occasione del suo matrimonio con Luke- di optare per la seconda ipotesi. Ma, dopotutto, la tua testa non è sproporzionata come la
sua, quindi credo che saresti incredibilmente graziosa anche con il velo. Ma,
d’altro canto, non pensi anche tu che sarebbe
romantico tramandare lo stesso diadema per tre generazioni di donne Gilmore? Perché ovviamente sarebbe sempre
quello indossato sia da me che da Lorelai. Quindi, mia
cara, credo che la decisione spetti a te. Richiamami quando ascolti la
segreteria. Buona giornata!”.
Rimango
immobile davanti all’apparecchio, fissando la spia che, lampeggiando, segnala
la presenza di un messaggio. Chiudo la bocca –la mascella mi era
caduta quasi a livello del pavimento-, per poi sedermi sull’unico angolo
del divano che non è coperto dalle riviste accumulate in soli tre giorni
(ovvero da quando mia nonna ha ricevuto la notizia delle nozze).
Okay, ragioniamo: il mio unico
interrogativo dovrebbe essere, al momento, quello
riguardante la scelta tra velo e diadema. Ma, riflettendoci, se lo fosse manifesterei un’inquietante somiglianza con mia nonna. Il che è probabilmente il mio futuro. Voglio
dire… non diventerebbe forse così la mia vita? Cene di
gala, serate mondane, feste dell’alta società e –oddio- riunioni del D.A.R.
Io non voglio entrare a far parte
del D.A.R.! E non voglio nemmeno diventare una
miniatura di Emily Gilmore! Certo, le voglio bene, ma non è
mai stata esattamente il mio modello di riferimento. E poi non
dimentichiamo che a mia mamma verrebbe un infarto.
Come a Luke, d’altronde. E anche a William,
probabilmente: quando è nato, mia nonna ha esclamato che avrebbe dovuto
presentarlo il prima possibile alle sue amiche. Bè, a
quel punto lui è scoppiato a piangere disperatamente. Credo che mia madre
racconterà quest’aneddoto ogni volta che, nei prossimi vent’anni,
qualcuno nominerà il Comitato.
Il punto è che quello è il genere di società a cui appartiene
Logan, e da cui mia madre è fuggita quando si è
trasferita a StarsHollow. E la domanda è: e io? Voglio farne parte? Non credo di avere
molta scelta: si tratta di un pacchetto completo. Vita nell’alta società del
Connecticut come allegato gratuito, se voglio sposare Logan.
Se voglio sposare Logan…
L’ultima frase riecheggia nella
mia testa, come un’eco dei miei stessi pensieri. Ma certo che
voglio sposare Logan. Perché
lo amo e so che voglio trascorrere il resto della mia vita con lui. Altrimenti non gli avrei detto di sì, giusto? Appunto.
Dunque,
cominciamo a riflettere: velo o diadema? È una domanda
difficile, devo pensarci accuratamente. Cosa?
Certo che sto parlando seriamente, perché?
Ma come
faccio a concentrarmi se i fattorini della nonna continuano a suonare il
campanello di casa mia?
***
Non è uno dei fattorini di mia
nonna. Decisamente, aggiungerei.
Anche perché
non sarebbe stato molto professionale, da parte sua, un bacio di quel genere
come saluto. Okay, pausa: devo respirare.
“Tristan?
Che ci fai tu qui? No, aspetta… non ti ha mandato Lane, vero?”. Lui mi guarda, per un momento, in modo strano.
“Con chi, scusa?”. Evidentemente no. Il fatto è che, quando ho detto alla mia migliore amica
delle mie imminenti nozze, lei ha passato circa un quarto d’ora a chiedermi se
ero convinta delle mie azioni, soprattutto visto quello che è successo a
Parigi. Una volta accertatasi della mia sicurezza –ancora ignoravo che avrei
rivisto Tristan- ha deciso che avrebbe provveduto
personalmente ad organizzarmi il più incredibile addio al nubilato degli ultimi
secoli… e che Miss Patty sarà coinvolta nei
preparativi. Ecco, questo sì che è preoccupante. Il
problema è che, per un istante, ho creduto che Tristan
facesse già parte della festa.
“Niente, lascia perdere. Devi
dirmi qualcosa?”. Lui respira profondamente, per poi rispondermi.
“Sì: non farlo”. Io lo guardo interrogativamente. Scusa? Non si sta riferendo a quello
che penso, vero? No, dai. Sarebbe impossibile. È più probabile che io stia semplicemente diventando paranoica, come si è
visto prima con la telefonata della nonna. Solo che dubito seriamente che pure
lui sia qui per chiedermi se preferisco indossare il velo o il diadema… anche
perché questo vorrebbe dire che saprebbe del fidanzamento, e quindi torneremmo
al punto di partenza. Un circolo vizioso, insomma. Sì,
lo so che sto farneticando. Ma non è colpa mia: è per
lo stress.
“Non fare che cosa,
esattamente?”. Un attimo di silenzio. Suspense. L’atmosfera si potrebbe
tagliare col coltello.
“Non sposare LoganHuntzberger”. Okay, allora… forse questa volta avevo ragione ad essere paranoica. Ma solo forse, ovviamente…
“Come fai
a saperlo? Chi te lo ha detto? La voce si è sparsa così in fretta? E come fai a conoscere Logan?”.
Lui sospira, prima di rispondermi con un piccolo sorriso triste.
“Non è difficile saperlo… o,
ameno, non lo è se fai parte di un certo giro. Si dice che, qui in Connecticut,
sarà l’evento dell’anno, anche se non avete ancora fissato una data precisa. In quanto a lui… non lo conosco molto bene. Diciamo che è
stato preceduto dalla sua fama, ma le nostre famiglie si frequentano da anni.
Chissà, forse se fossi tornato un po’ più tardi dall’Europa avrei
ricevuto la notizia da un invito nella cassetta delle lettere. Ma io mi chiedo una cosa: questo matrimonio era già in
programma, quando sei partita per Parigi?”. Scuoto la testa lentamente, senza
riuscire a guardarlo negli occhi. “Allora, da quando lo è?”.
“Dal giorno in cui sono tornata
qui dalla Francia” rispondo con un sussurro. So quello
che sta pensando.
“Quindi
hai deciso di sposarlo nemmeno ventiquattro ore dopo aver passato la notte con
un altro uomo? È questo che stai dicendo?”.
“Tristan,
cerca di capire. Ti avevo detto che era stato solamente un errore, e non credevo
che avrei potuto rivederti anche solo un’altra volta in tutta la mia vita. Ma invece ora sei qui, e…”. Mi interrompo,
a un passo dal pianto, mentre lui mi parla in modo gentile ma determinato.
“E cosa,
Rory? La mia presenza ti sta facendo cambiare idea? Perché
dopotutto non credi anche tu che quello che è successo tra noi dovrebbe farti
capire qualcosa, soprattutto ora?”. Sospiro.
“Ascolta, ti ho già detto…”. Lui
non mi lascia continuare, prevedendo il resto della frase.
“…che è
stato un errore causato dall’alcol? Forse lo è stato, va bene, ma solo quella
notte: mi sei sembrata perfettamente lucida in tutte le altre occasioni. Quindi rispondimi sinceramente, per favore: cosa devo fare? Se vuoi che apra quella porta e me ne vada non esitare a
chiedermelo. Ma, se vuoi che resti, dimmelo.
Tieni conto che una volta deciso non dovrai tornare
indietro, ma affrontarne le conseguenze. Allora, cosa –chi- scegli?”.
È il momento della
verità: oh, cavolo. Che paura.
Dunque… Logan o Tristan?
Rivoglio le pastiglie contro
l’ulcera: dov’è Paris quando mi serve?
Chiudo gli occhi per poi
inspirare profondamente, cercando di calmarmi.
Quando
li riapro mi mordo il labbro inferiore: sono pronta a comunicare –a lui, a me
stessa e al resto del mondo- la mia decisione.
N.d.A.: mi odiate? Lo so che non è carino finire un
capitolo in questo modo… ma nel prossimo saprete chi ha scelto Rory!! Anche perché è l’ultimo, in effetti. Intanto, quindi, invece
di star lì ad affilare i coltelli che forse –spero di
no!^^- volete tirarmi… vi prego recensiteeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
N.d.A.:
grazieeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee per le recensioni a:
Ran91: non scherzo! Perché
dovrei? Ihihihihihi… In quanto alla tua previsione… molto carina, ma saprai tra
poco se si avvera o no!!!^^
STRAWBERRY: sì, in effetti ora
sono più felice che mai di essere una fanciulla!! Non che le altre minacce
fossero meno inquietanti, intendiamoci… per il resto, spero che anche il
seguito ti piaccia!!^^
ele88: una nuova lettrice? Che
bello!!! Sono contenta che la storia ti piaccia!!!^^
Melanyholland: certo che sono
sadica!!^^ Dunque, riguardo alla scelta di Rory… vedrai!!! Nota che io non ho
specificato se era la scelta tra Tristan e Logan o tra velo e diadema…
DARK ANGELeLIGHT ANGEL: sono
felice di sapere che la storia vi piaccia!!! E, di nuovo… vedremo, sul
finale!!^^ (Spero che nessuno vada a leggerlo in anticipo!)
Capitolo 10- Futuro e famiglie
Stars Hollow. Giugno 2009
“Scendi. Da. Quella. Macchina”. Lui
scuote la testa. “Sai benissimo che è meglio non farmi arrabbiare, di questi
tempi. Quindi puoi benissimo immaginare anche da solo che io stia parlando per
la tua incolumità”.
“Rory, non sto cercando di farti
arrabbiare. Il punto è che sto semplicemente iniziando ad avere paura”. Non ha
capito? Lui deve preoccuparsi solo se non esce dall’auto entro cinque secondi.
Uno…
“E per cosa, esattamente?”. Uno e
mezzo… (sì, lo so che cinque secondi sono già passati abbondantemente, mentre
io sono ancora ferma a uno e mezzo. Sto cercando di dargli una possibilità).
“E se a Luke viene un attacco di istinto
paterno e mi picchia? Oppure potrebbe farlo tua madre. Uno dei due. O tuo
fratello. Okay, magari lui no… ma il concetto l’hai capito, giusto?”. Veramente
no.
“E loro dovrebbero farti del male
perché…?”. Lo guardo, in silenzio, aspettando che completi la frase. Aspettate
un attimo – mi ha fatto anche perdere il conto dei cinque secondi! Okay,
ricomincio: uno e tre quarti…
“…perchè magari hanno sempre
creduto che questa fosse una relazione platonica. E, dopotutto, questa notizia
sarebbe la prova che non lo è mai stata”. Che simpatico. No, ma sta parlando
sul serio?
“Dubito che abbiano potuto
pensare una cosa simile. Andiamo, o devo trascinarti di peso?”. Sorrisetto.
“Tanto non ce la fai”. In tutta
risposta, lo prendo per un orecchio e cominciotrascinarlo per il giardino della casa di mia mamma. Mi ero stancata
della cosa dei cinque secondi.
“Dicevi?” gli chiedo, una volta
arrivati sotto al portico.
“Va bene, ritiro tutto. E
comunque sono sicuro che mi hai incasinato i capelli”. Mette il broncio,
cercando di guardarsi - senza molti risultati - nel vetro della porta.
Frustrato, fa per aprire la mia borsa. “Mi dai lo specchietto? Non mi piace
andare in giro in disordine”. Scuoto la testa.
“Mi spieghi come faccio ad averti
mosso anche un solo capello, se non te li ho nemmeno toccati?”. Lui alza le
spalle, mentre io prendo le chiavi.
“Aspetta un secondo… sei davvero
convinta che vuoi dirlo oggi? Non sarebbe meglio la settimana prossima, ad
esempio? E poi, non bisognerebbe aspettare qualche mese prima di farlo sapere
in giro?”. Sorriso adorabile e occhioni da cucciolo: i suoi più collaudati
metodi per convincermi.
“Ti ho già detto che volevo dirlo
a mia mamma prima che a chiunque altro: settimana prossima non farò in tempo, e
dopo partiremo. E se quando torniamo sono già ingrassata e si capisce? Se mia
nonna lo venisse a sapere per prima, nel giro di dieci secondi sarebbe già di
dominio pubblico. Ti prego ti prego ti prego…”. Sapete come si dice: chi di occhioni
da cucciolo ferisce, di occhioni da cucciolo perisce. Okay, non sono molto
sicura che il proverbio sia esattamente così, ma esprime il concetto.
“Glielo diciamo adesso, o dopo
cena?”. Visto che l’ho convinto?
***
Come apro la porta di casa, veniamo
assaliti da una specie di valanga.
“Loly, Tittan!” esclama William,
correndoci incontro. Okay, ha ancora qualche problemino con alcune
consonanti... ma non è comunque adorabile? Scortati dal mio fratellino,
entriamo in cucina, per trovare mia madre che apparecchia la tavola e Luke che
armeggia tra pentole e fornelli. Mia mamma corre ad abbracciarci entrambi.
“Hey, come state? Io vi
consiglierei di iniziare a digiunare”. In che senso, scusa? Sembro già
ingrassata? Ai nostri sguardi confusi, replica: “Sookie ha già iniziato a
cucinare. O, meglio, ha cominciato a preparare la torta nuziale”.
“Dove totta?” dice mio fratello,
che Tristan è riuscito ad intrappolare sul seggiolone. Fa allenamento per i
prossimi mesi?
“Alla torta manca una settimana,
mi dispiace. Fattene una ragione” gli dico, prima di rivolgermi nuovamente a
lei. “In effetti, non è un po’ presto?”. Mia mamma alza le spalle.
“È quello che ho cercato di farle
notare ieri, ma lei ha detto che così potrà organizzarsi con più calma. E poi,
sai com’è: una Sookie organizzata equivale ad una Sookie più calma… e
viceversa. Comunque, non ha ancora preparato la torta vera e propria, ma solo tutte
quelle cose tipo fiorellini di zucchero e roba del genere”.
“Ancora non mi spiego perché non
ha voluto ascoltarci e fare la torta interamente di glassa. Voglio dire… lei è
una cuoca, magari ci sarebbe riuscita”. Rimaniamo un attimo in silenzio,
commemorando la torta dei nostri sogni.
“Già, siamo due povere incomprese”.
Ci sediamo al tavolo mentre, davanti a noi, Tristan aiuta Luke a cucinare…
qualcosa.
“Allora, schiavi… avete finito?”
urla mia mamma, mentre il mio fidanzato bisbiglia qualcosa in tono
cospiratorio.
“Hai tutta la mia solidarietà…
l’altro giorno Rory è riuscita a combinare un disastro solo cercando di far
bollire una pentola d’acqua”. Non era un disastro! Okay, forse un po’ lo era…
ma era una pentola strana. Stava complottando contro di me, lo so. E poi, se
mia mamma non sa cucinare molto bene, io dovrò pur aver preso da lei… o no?
“Ti abbiamo sentito! Per
punizione, non saprai se avrò il velo o il diadema” esclamo, mentre Tristan si
gira a guardarmi scettico.
“Lo avrei saputo, altrimenti?”.
Io e mia madre ci guardiamo, esasperate: possibile che non lo capisca? È lei a
rispondergli, al mio posto.
“Certo che no: non possiamo
rischiare che spifferi tutto ad Emily. Lei deve avere quest’interrogativo
esistenziale… almeno per i prossimi sei giorni. Non è molto, ma non possiamo mantenere
il segreto oltre. Certo, potremmo bendarla durante la cerimonia, evitare che
veda le foto… ma non credo che sarebbe molto pratico”. Io continuo, prima che
uno tra lui o Luke - sì, nemmeno lui sa cosa ho scelto - possa ribattere.
“Perché voi credete che potreste evitare di dirglielo… ma, in realtà, non ci
riuscireste. Solo noi siamo abbastanza allenate per resistere alle sue
intimidazioni, ai suoi trabocchetti e alle sue domande a tradimento”. Mia mamma
annuisce.
“Sì, è diabolica!” dice, con un
ghigno quasi satanico.
“Diabolica!” le fa eco William,
battendo le manine. Luke e Tristan si guardano, scuotendo la testa, prima di
portare la cena in tavola e sedersi insieme a noi. Incominciamo a mangiare:
buono… qualunque cosa sia. È pasta, con…
ehm, delle cose. Tipico di Luke.
Mia mamma mi guarda, come
ricordandosi improvvisamente di qualcosa.
“Allora, al telefono hai detto
che volevate dirci qualcosa?”. Io e il mio fidanzato ci scambiamo un’occhiata,
sorridendo.
“Sì, in effetti. Mamma, Luke…”
faccio un respiro profondo, mentre loro due tacciono, in attesa “state per
diventare nonni!”.
Di fronte alle loro espressioni
allibite, Tristan mi mormora all’orecchio: “Okay… forse avremmo fatto meglio ad
aspettare dopo cena, non credi?”.
Fine.
N.d.A.: allora, cosa ne pensate?
Chiedo scusa per il capitolo un po’ corto ma, se può interessarvi, ho iniziato
un’altra fanfiction su Buffy (Spuffy, come sempre!). Spero che il finale non vi
abbia deluso: preferivate Logan? Vi prego
recensiteeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!