Il Mondo

di Querthe
(/viewuser.php?uid=11572)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'acqua ***
Capitolo 2: *** L'Aria ***
Capitolo 3: *** La Terra ***
Capitolo 4: *** Il Fuoco ***
Capitolo 5: *** La fine (o è l'inizio?) ***



Capitolo 1
*** L'acqua ***


Alla vista della Fortezza dell’Oscurità lo stomaco di Helen ebbe un sussulto, come qualcosa che l’avesse colpita dolorosamente. Dall’alto la costruzione appariva qualcosa di estraneo all’ambiente, che di per sé era comunque morto, formato come era solo da pietre nere e alberi rinsecchiti da un fuoco malvagio.
- Sembra un cadavere che aspetta di marcire! - commentò il suo compagno di volo, l’avvoltoio, una delle poche creature che sapevano o dovevano resistere in un luogo come quello.
- Già… - mormorò in risposta la giovane filiforme, mentre osservava tre macchie colorate che si stavano facendo strada tra le fila nemiche lentamente.
All’improvviso una sfera di fuoco esplose poco distante dalle sue compagne, e buona parte delle ombre che stavano attaccando Erika, Terry e Dany scomparve in un fumo dall’odore acre, che colpì il già provato stomaco dell’elfa, che scese a spirale sfruttando le correnti create dal colpo.
- L’avevo pensato che quella bipede aveva un carattere focoso… - Sogghignò l’avvoltoio, adocchiando un cadavere non del tutto carbonizzato e dirigendovisi. - Al sangue, proprio come li preferisco!
Helen lasciò il suo compagno con disgusto, decisa a fare anche lei la sua parte contro l’esercito ombra. Richiamò con i suoi poteri vari avvoltoi ed evocò uno stormo di aquile che iniziarono a creare scompiglio nelle già non ordinate schiere nemiche, oltre a fare alcuni danni, anche se non gravi quanto gli esseri terrestri di Erika o le raffiche di acqua che scaturivano dalle mani di Terry, aiutata da una piovra gigante che aveva trovato delizioso il profondo fossato della fortezza che dovevano espugnare.
- Ma non c’erano dei mostri carnivori, nell’acqua? - chiese l’elfa atterrando a due passi dalla giovane dai lunghi capelli azzurri che aveva appena finito di inondare alcuni mostriciattoli.
- C’erano, appunto… - Sorrise l’amica. - Il mio cucciolo aveva dell’appetito arretrato…
- Ricordami di non invitarlo mai a cena! - esclamò la giovane dai capelli rossi e ricci, che le incorniciavano il viso come un alone di fiamme, arretrando verso le altre due mentre un raggio di calore bianco schizzava dalle sue mani e faceva letteralmente terra bruciata di tutto ciò che incontrava. - Ma la volete finire di spuntare dal nulla, maledette bestiacce? - gridò rivolta a i nemici, che sembravano senza fine.
- Ti scaldi per un nonnulla, Dany. Dovresti avere più pazienza. - la rimproverò scherzosamente Erika, dando alle tre un passaggio su un massiccio elefante che si fece largo fino al ponte levatoio senza badare a quanti calpestava o alle urla di dolore e di ossa rotte che provenivano da sotto le pesanti zampe, inzuppate di un liquido nerastro e denso.
Come per magia, anche se sapevano benissimo che era solo una ritirata momentanea, tutti i nemici sparirono nelle ombre di cui erano fatti. Davanti alle quattro si stagliava la massiccia costruzione, nera come la notte ma molto più fredda. Le finestre erano come dei tagli rossi nella struttura, illuminati da torce fumose così come la cima delle quattro torri era rischiarata da bracieri.
- Ora come entriamo?
- Se provassimo a bussare, Terry?
- Non dire sciocchezze, Helen. Secondo te basta fare del rumore contro la porta e quelli ci aprono? Non è mica una gita di piacere…
- Fateci entrare, se ne avete il coraggio, o il Re nero è bianco di paura? - sbraitò Dany, piantandosi davanti al ponte levatoio con le mani ai fianchi e fare spavaldo.
- Non mettertici anche tu, per favore! - La rimproverò Erika, seduta comodamente su una pietra poco lontana. Un’ombra su una delle torri attirò per un istante la sua attenzione, subito spostata su qualcosa di molto più appariscente. - Non ci credo!
- Vedete che bastava chiedere. - disse allegra la ragazza dalle ampie e bianche ali spruzzate di azzurro cielo, vedendo che il ponte stava scendendo cigolando sulle enormi, incrostate catene che lo sostenevano.
Una volta entrate, titubanti e guardinghe, il ponte si richiuse così come si era aperto, senza che apparentemente nessuno lo governasse. L’interno era ancora più desolante che l’esterno, e altrettanto tetro. Oltre alla scala che saliva al camminamento di guardia, sembrava che l’unico altro accesso alla fortezza fosse una porta, bloccata da una figura incappucciata, che sembrava aspettare tranquilla che qualcuno si avvicinasse.
- Attente ragazze. - sibilò Helen.
Senza badare a quello che l’amica le aveva detto, Dany sferrò una palla di fuoco bianco addosso allo sconosciuto, che la saltò agilmente e la congelò a mezz’aria, facendola svanire in una nuvola densa di vapore biancastro che si dissolse lentamente, restio a lasciare l’aria ferma e pesante della costruzione.
- Un generale ombra. - brontolò Dany, sapendo che solo loro potevano annullare il suo potere, o contrastarlo con uno identico.
- Il Custode della torre nord, per servirvi, madamigelle. - Si presentò il giovane, vestito di una pesante armatura azzurro scuro e da un mantello che fece scivolare a terra con noncuranza. - Credo di non sbagliarmi a pensare che siate qui per salvare la principessa…
- Esatto. - Si fece avanti Erika, mentre accanto a lei si formavano due grandi pantere nere dagli occhi verdi come due smeraldi. - Tu cosa vuoi fare? Aiutarci o ostacolarci?
- Direi la seconda, visto che sono uno dei quattro generali che dovrete sconfiggere per raggiungere la vostra cara ragazzina. Comunque, non credo che gli altri miei compagni avranno il piacere di vedere i vostri delicati visi, se non dopo che li avrò staccati dai rispettivi colli e appesi fuori dalla mia porta.
- Ma io ti stacco…
- Dany, ferma! - Il tono della voce di Terry fece bloccare l’amica, che non l’aveva mai sentita così decisa. - Il piacere sarà solo mio.
- Oh, se non erro tu sei Terry delle Acque. Sei migliorata rispetto al nostro primo incontro, se sei viva adesso…
- Già! Ho un conto in sospeso con te, caro generale, e ho intenzione di farti… annegare… negli interessi!
- Parole sciocche, ragazzina! Credi di essere cresciuta solo tu, nell’utilizzo dei poteri? Credi che il mio re non mi abbia concesso dei favori così come la tua amata sovrana li ha concessi a te per divenire la Signora delle acque?
- Vedremo. Io di certo non ho utilizzato innocenti villaggi per esercitarmi nelle mie facoltà, uccidendo tutti quelli che trovavo sulla mia strada! - strillò con la voce rotta dal pianto la ragazza stringendo i lembi del suo vestito, azzurro acqua come i suoi capelli e trattenuto da una sola spallina sulla destra.
- Ancora arrabbiata per come ho trattato quelle quattro catapecchie dove abitavi? - la stuzzicò il cavaliere.
- E delle persone che le abitavano cosa dici? Quel giorno hai ucciso tutti, tutti…
- Non è vero. - Rispose duro lui. - Qualcuno si è salvato perché aveva delle potenzialità, anche se poi ha deciso di abbandonare il suo maestro per abbracciare la cieca fede nella Luce e nell’amore.
Helen fu percorsa dal significato della frase come da un fulmine. Ecco spiegato come Terry aveva ottenuto i poteri, e del perché in lei il Diadema non spariva mai, cosa che accadeva solo a chi il potere è stato imposto, così come finalmente capiva il perché un’umana avesse alcune caratteristiche fisiche proprie degli elfi, come le lunghe orecchie a punta e gli occhi vagamente obliqui.
- Ora hai capito anche tu, vero elfetta alata? - sussurrò Dany triste.
- Tu sapevi?
- Come ha ottenuto i poteri e perché aveva le caratteristiche principali di un elementale come te pur non essendolo? Sì. Ma non mi aveva mai detto esattamente come era iniziato il tutto. Avevo intuito che era vittima di un sortilegio di fusione, ma non ho mai osato chiederglielo.
- Tu non sei mai stato il mio maestro, Iceheart. Tu sei stato il mio aguzzino, e a volte mi domando ancora cosa non mi ha permesso di morire mentre mi trasformavi in quello che sono adesso. Non più umana, mai del tutto elementale…
- Il processo di fusione è stato doloroso, vero? Ma mai quanto quello che subirai adesso, quando ti strapperò il cuore ancora palpitante dal petto e lo congelerò come ho fatto con quello dei tuoi genitori.
- Che tu sia maledetto per l’eternità! - gridò furente Terry evocando un turbine di acqua dalle sue mani e facendolo schiantare sul corpo del generale oscuro, che apparentemente senza sforzo lo congelò con un gesto della mano guantata e lo fece crollare accanto a lui, dove iniziò a sciogliersi.
- Una magia potente, ma non serve contro chi te l’ha insegnata. O già non ti ricordi più?
- Certo che me lo ricordo. Gli incubi mi perseguiteranno per tutta la mia vita…
- Quindi non ancora per molto, forse una decina di minuti, non oltre! - si beffò di lei Iceheart mentre dalle sue dita partivano spuntoni di ghiaccio che furono fermati da un muro di acqua spumosa da cui emerse un enorme coccodrillo che si avventò su di lui.
Entrambi i contendenti erano ormai immersi fino alle caviglie nell’acqua e nel ghiaccio che si stava sciogliendo ad una velocità anormale. Le altre detentrici dei Diademi erano vicine, ma separate da Terry, sapendo che era una sfida personale, e loro non avrebbero dovuto intromettersi. Dany era silenziosa, e fissava la scena con occhi assenti, solo due fessure rosse perse nel volto dalla carnagione scura, quasi bronzea.
Era una situazione di stallo, visto che ogni attacco di uno dei due veniva fermato dall’altro, mentre l’acqua era ormai arrivata a formare una pozza profonda quasi mezzo metro che si estendeva per tutto il cortile interno del castello. Se Erika si era rifugiata all’asciutto evocando un cavallo e Helen era sospesa sopra le due amiche, Dany sembrava indifferente alla cosa, non accorgendosi che attorno a lei l’acqua ribolliva come se fosse stata in contatto con del ferro rovente.
- Circoscrivi l’acqua attorno al generale a e Terry. - sentì nella sua testa l’elementale dell’aria, spaventandosi mortalmente.
- Dany, cosa ci fai nella mia testa? - pensò stupita.
- A dopo le spiegazioni, ora fai quello che ti ho chiesto, orecchie lunghe…
- Ma…
- Fallo e basta, o ti arrostisco in questo istante! - le ordinò la voce nella sua testa.
L’elfa fece come le era stato chiesto, così che la massa liquida si concentrò lentamente, sospinta da un forte vento, attorno a Terry e al suo avversario.
- Cosa credete di poter fare, accumulando acqua vicino a me? - Le schernì il giovane, ormai sommerso fino al busto. - So nuotare, quindi scordatevi l’idea di affogarmi. Anzi, inizio a stancarmi, quindi la farò finita con tutte voi. Ma prima… - Puntò lo sguardo su Terry, che era circondata da varie murene e piranha che la difendevano con la vita e con i denti dalle armi ghiacciate che venivano lanciate da Iceheart. - tu assaggerai il mio vero colpo di grazia. Preparati ad avere i brividi, ti spedirò nell’Inferno ghiacciato.
Attorno a lui l’acqua si raffreddò abbastanza da mostrare alcuni cristalli di ghiaccio al suo interno, mentre la detentrice del Diadema dell’acqua si ritrovò ad essere scossa da profondi tremiti e ad avere le gambe rigide, non protette come il suo avversario da pesanti scarponi e dall’armatura ma solo da sandali molto leggeri collegati da un filo sottile ma resistente ai parastinchi bianchi accuratamente decorati con conchiglie e linee che avrebbero dovuto rappresentare corsi d’acqua.
- Recupera da qualche parte un elefante e tieniti pronta al mio segnale a togliere Terry dall’acqua. - ordinò la voce di Dany nella testa di quella della Signora della terra, che avvertì il dolore dell’amica, anche se non ne comprese il motivo.
- Sicura?
- Pensa a farlo e non farmi arrabbiare.
L’animale comparve accanto alla ragazza vestita con una pelle di leopardo, che a malapena le arrivava a metà coscia e pareva strappata a morsi sul fondo, proprio pochi secondi prima che il generale oscuro lanciasse il suo incantesimo.
- Ora! - gridò Dany.
Tutto avvenne in una frazione di secondo. L’elefante allungò il suo naso e avvolse il busto di Terry, che fu velocemente portata fuori dalla zona invasa dall’acqua. Dany smise di esercitare il suo potere di controllo del calore esattamente quando Iceheart liberò l’energia necessaria alla sua magia, che però ebbe un effetto inatteso, congelando istantaneamente tutto il liquido in cui si trovava e lui stesso, così che divenne una statua di ghiaccio che si frantumò sotto il suo stesso peso. La testa, fissata per sempre in una smorfia di dolore, rotolò accanto al piede di Dany, che la guardò con disprezzo, senza osarla toccare. Le quattro se ne andarono incitate dalla Padrona delle fiamme, che precedette le altre su per le scale in un fruscio di vesti rosse e oro, tipiche dei maghi di alto rango quando il Conclave esisteva ancora, prima di essere raso al suolo durante una sanguinosa battaglia che vide uccisa la quasi totalità dei fruitori di magia.

Una figura ammantata di nero comparve da una delle tante ombre che popolavano il cortile e si avvicinò al cadavere decapitato del generale oscuro, sfiorando con le mani guantate di nero il busto congelato.
- Povero Iceheart… - Cominciò con una voce suadente e calda come del velluto prezioso. - Sei stato imbrogliato e ti sei ucciso con le tue mani. - Rise spostandosi verso la testa poco lontana. - Non ti sei accorto che la maga stava trattenendo il tuo freddo con il suo calore, e che quando ha smesso il tuo stesso potere ti ha distrutto. - Con grazia raccolse la testa ancora coperta dall’elmo nero. - Ma consolati: non potevi accorgerti di quello che stava accadendo, altrimenti non mi chiamerebbero la Regina delle illusioni. E poi, ora il tuo stato rispecchia il tuo nome.
Gettò la testa a terra e si avviò nuovamente nell’ombra, dove scomparve in un lampo di luce subito avvolta da delle tenebre innaturali.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** L'Aria ***


- Quindi tu eri concentrata a…
- Esatto Helen, esatto. - sospirò la maga, stanca di dover salire scale senza poterne vedere la fine.
- Eppure una cosa non mi spiego. Come mai sei riuscita a parlare nella mia mente? Non sapevo che noi possessori del Diadema potessimo farlo. Mi sembra… affascinante!
- Helen, a volte mi chiedo se a forza di volare tu non abbia fatto cadere il cervello dall’alto! - La derise scherzosamente Terry. - Dany prima di essere la Signora delle fiamme, era ed è una maga estremamente potente, e per i maghi fare cose strane è naturale.
- Ah, già…
Le quattro amiche risero tentando di rompere come meglio potevano il silenzio innaturale che regnava nella costruzione. Stranamente non si vedevano in giro mostri di nessun tipo, e tenendo presente il Re nero, la cosa preoccupava tutte seriamente.
- Anche se mi spiace ammetterlo, sento la mancanza di quelle bestiacce di cui ama circondarsi il nostro amico tenebroso. - Sospirò Erika nervosamente. - Almeno sarebbero meglio che questo silenzio.
- Cosa c’è? La paura ti fa venire i capelli ritti? - bofonchiò l’elfa tentando di non far strusciare troppo le ali contro le sporche pareti della torre.
- Helen, io non ho mai fatto commenti sul tuo modo di vestire, quindi potresti evitare battute di dubbio gusto sui miei capelli, per favore? - rispose la giovane, la quale aveva una massa di capelli non indifferente che a malapena stavano composti dove una fascia di stoffa tigrata come gli stivali che indossava li teneva attaccati alla testa, appena dopo l’attaccatura alla fronte. Per il resto, sparavano in tutte le direzioni come se fossero elettrizzati.
- Cos’ha il mio modo di vestire che non va? - si offese l’elementale dell’aria, osservandosi il corto vestito azzurro ricamato sul petto e sul collo con fili dorati e argentei che riprendevano le decorazioni del sottile fodero in cui era infilata la spada che la sua gente le aveva affidato quando era partita per la guerra, vari anni addietro.
Ricordandosi per un istante come aveva ottenuto l’arma, la giovane si perse nei ricordi, che le sembravano gocce colorate che cadevano nel vuoto. La gioia di essere stata prescelta dallo Spirito dell’aria, la sorpresa delle mutazioni fisiche che l’aver accettato il Diadema dell’aria comportava, come le ali e la capacità di volare, l’onore di ricevere la spada, vera reliquia del villaggio, la guerra, che si era protratta per decine di anni senza un vero vinto o un vero vincitore, l’incontro con la Custode della Luce quasi venti anni prima, i bracciali istoriati di sconosciuti simboli che le erano stati dati in segno di amicizia dalla Custode in persona, il conoscere le altre tre detentrici dei Diademi…
- Ti sei addormentata?
- No, Terry, no…
- Stai pensando a lei, eh?
- Si capisce così tanto? Come si fa, mi chiedo, a riuscire a rapire una persona tanto gentile e volerla sacrificare per conquistare… che cosa? Ormai non è rimasto nulla del mondo che conoscevo, dopo questa guerra nulla potrà essere come era…
- Concordo. Anche se il rapimento della Custode della Luce ha volto per qualche strano motivo la contesa a nostro vantaggio… - Disse Dany strofinandosi inconsapevolmente l’anello che le era stato donato dalla Custode. - Anche se ora noi salveremo questo mondo, le cicatrici della guerra saranno visibili per tutti per sempre…
- Voi di sicuro non le vedrete! - la interruppe una voce gracchiante, spiacevole quanto il suo proprietario.
Davanti a loro si stendeva un corridoio che sembrava collegare la scala da cui erano salite e che correva fino alla torre nord e su fino in cima alla stessa con un’altra scala a chiocciola che portava alla torre accanto, anche se dal basso le torri sembravano perfettamente separate. In fondo al corridoio un uomo vestito come il precedente generale, ma con un’armatura apparentemente fatta di piastre grigie, li stava osservando con due occhi piccoli e cattivi, giallastri sotto la luce delle torce che illuminavano anche la sua pelle avvizzita, tesa su delle ossa sottili.
- Sembra uno di quei cadaveri che rianimavo ai primi tempi… - commentò Dany tentando di scacciare il timore di ciò che potevano avere davanti.
- Tu cosa? - sbraitò Terry inorridita.
- Tranquilla, scherzavo, e poi dopo trent’anni che ci conosciamo non capisci ancora quando ti prendo in giro? - sorrise lei, mentre le altre due le guardavano allibite. - Comunque mi sarebbe piaciuto saper rianimare i cadaveri… - borbottò stando attenta a non farsi sentire.
- Signore, sono sorpreso di vedervi… Ero certo che Iceheart fosse in grado di badare a quattro mocciose che si trastullano con qualcosa che è decisamente più grande di loro…
- E tu chi saresti? - chiese irata Helen, facendo fremere le ali.
- Che maleducato. Il mio nome è Deathskin, generale oscuro e Custode della torre est. Tu sei Helen dell’Aria, o dovrei dire Haleinaleian della casata dei Seliantalan, promessa sposa del defunto signore dei quattro regni degli elfi… Quei capelli color cenere ti sono venuti per il dolore della perdita del tuo unico amore o li avevi anche prima? - la derise.
Ciò che disse Helen fu una minima parte di quello che pensava, ma sufficiente per far sorridere le sue amiche e farle stupire della versatilità della lingua elfica anche nel ramo degli insulti.
Il generale si fece avanti, trascinandosi zoppicando per alcuni metri, per poi fermarsi. Dietro le sue spalle iniziò a formarsi una fitta nebbia nera che nascose la porta che dava accesso alla terza torre.
- Cosa vorresti fare, vecchio? - Chiese ironica Terry. - Non sei di certo in grado di fermarci, e un po’ di nebbia non ci spaventerà di certo…
- Io non intendo abbassarmi a combattere con voi, ci penseranno loro! - ridacchiò sdentato, puntando l’ossuto dito sulla nebbia che vomitò alcuni esseri la cui vista fermò il cuore alle giovani.
Sembravano provenire dagli incubi di un essere demoniaco. All’apparenza umani, erano in realtà i resti di persone rianimati da qualcosa che non poteva che essere un potere orribile e perverso. Si muovevano a scatti, avanzando rigidi come marionette, protendendo le loro braccia scarne che mostravano le ossa e i muscoli consumati dalla morte. Nei loro occhi risplendeva fioca una luce giallastra, e la bocca, non più coperta dalle labbra, era congelata in un ghigno insopportabile. Erika si voltò e si piegò in due sotto l’impulso di una stretta allo stomaco, mentre Dany osservava la scena con interesse, anche se era sconvolta dall’apparizione come le altre.
- Non… non è possibile! - balbettò l’elfa dopo essere avanzata di alcuni passi, fissando gli occhi affusolati sulla figura alta che precedeva gli altri cadaveri.
Anche nella sua rigidità, mostrava una grazia che poteva essere attribuita solo alla razza elfica. Radi ciuffi di capelli neri coprivano un teschio quasi del tutto scoperto. Il corpo era avvolto dai rimasugli di una veste un tempo preziosa, e nella mano destra impugnava quello che poteva essere il rimasuglio arrugginito di una spada. Il generale rise e bloccò con un gesto della mano i mostri, che si immobilizzarono dove si trovavano, ondeggiando solo lentamente come se fossero sonnambuli.
- Lo hai riconosciuto, vero?
- E’ un trucco, un maledetto trucco! - urlò Helen mentre delle lacrime brucianti le rigavano il volto.
- Nessun trucco. Io stesso ho operato sulle spoglie del tuo adorato quasi consorte per trasformarlo in ciò che è ora.
- Negromanzia? - chiese la maga rossa.
Deathskin annuì compiaciuto.
- Abbiamo un’esperta, a quanto pare. Ti diletti forse nella mia stessa arte?
- No. - Rispose secca la giovane avvicinandosi all’elementale dell’aria e cingendole le spalle con le braccia, a consolarla. - Preferisco che i morti riposino nelle tombe. Trovo che il loro sonno sia giusto e intoccabile.
- E ora farò in modo che tutte le tue vittime tornino a riposare… - ringhiò Helen facendo fremere le ali con rabbia, costringendo la maga ad arretrare.
- Belle parole, ma di scarso valore. Credo invece che fra breve il defunto principe avrà una consorte per l’eternità!
- Brutto…
- Ah, non è il caso di insultare un indifeso vecchietto come me. E poi, credo che tu muoia letteralmente dalla voglia di riabbracciarlo. - Ghignò, assomigliando spaventosamente alle sue creature, quindi si volse verso il cadavere dell’elfo, che si era posto accanto a lui, ciondolando come inebetito. - Vai pure, principe, la tua promessa sposa aspetta ardentemente un tuo bacio!
L’essere si mosse dapprima lentamente, quindi sempre più velocemente verso l’elfa, che non seppe fare altro che rimanere immobile.
Erika, vedendo che l’amica non reagiva all’avvicinarsi del nemico, sfruttò i suoi poteri per sollevare un muro di pietre e terra dal pavimento davanti a lei, mentre Terry correva a trascinarla via, ben sapendo che la precaria protezione non avrebbe retto un assalto di più di due di quei mostri.
- Mi spieghi perché non hai reagito? - la rimproverò la Signora della terra, preoccupata per la sua incolumità.
- Non potevo. Lui è… Lui è…
- Lui era, al massimo.
- Dany, hai la sensibilità di un elefante!
- Terry, non è colpa mia se quell’elfo è stato trasformato in… quella cosa che ora sta sfondando ad artigliate il muro di terra. Non conosco la magia che il generale ha operato, ma so per certo che è irreversibile e che ha completamente cancellato la volontà di quell’essere. Ucciderebbe sua madre senza nemmeno accorgersene…
- Ma io l’ho amato, e lui ha amato me oltre ogni limite.
- E io ti credo, ma ciò non toglie che lui ora voglia staccarti la carne a morsi! - ribatté la maga guardandola negli occhi e contemporaneamente lanciando un’ondata di calor bianco che respinse la mano scheletrica che tentava di superare il buco che si era scavata nel muro.
- Dobbiamo sbrigarci, non credo che i miei poteri potranno contrastare la loro furia ancora per molto. Helen, devi deciderti a reagire, o non potremo farcela. Ci servono i tuoi poteri per tenere lontani da noi quei mostri mentre li uccidiamo definitivamente con tutti i mezzi a nostra disposizione…
- Non posso, non ci riesco! - pianse la ragazza.
Un boato e il rumore di pietre che cadevano avvisò le amiche che i loro nemici sarebbero giunti in poco tempo a loro. Ad eccezione di Helen, che continuò a singhiozzare in ginocchio, nascondendosi il viso tra le mani, le altre si posero davanti a lei, a proteggerla, e iniziarono ad aggredire con i loro poteri gli esseri, che continuavano comunque ad avanzare, anche se rallentati dalle belve di Erika, dai grossi e tenaci leoni marini di Terry e dalle fiamme di Dany, che si espose fin troppo per poter colpire meglio e più a fondo i cadaveri, tanto che uno di essi riuscì a ghermirla e a squarciare con i suoi luridi artigli la manica della sua veste, facendole emettere un grido per la sorpresa.
- Dany! - gridarono le altre.
- Non preoccupatevi per me, posso cavarmela! - Urlò in risposta la rossa, ben sapendo che era una menzogna. - Pensate a…
Venne interrotta dal morso di un mostro che affondò i denti nel suo braccio destro, già scoperto dal precedente attacco. Strinse i pugni per non dare la soddisfazione a Deathskin di vederla piangere, ma si ritrovò istintivamente a pregare per non finire come i suoi nemici.
Helen, che si era già lentamente voltata udendo l’urlo dell’amica, scattò in piedi nel vederla ferita, e un lampo di rabbia le attraversò gli occhi, mentre i suoi poteri si attivavano involontariamente e un fortissimo vento si abbatteva sui mostri, che dovettero arretrare, incapaci di resistere a quell’uragano in miniatura. L’elfa si avvicinò all’amica ferita, aiutandola a sollevarsi e a raggiungere le altre due, sorprese del cambio di umore nella giovane.
- E’ grave? - chiese seria osservando il morso, già nero e gonfio.
- No, non preoccuparti. Due magie fatte bene e tornerà come nuovo. - la rassicurò Dany, stringendo i denti per il dolore ma conscia che con un attimo di tranquillità i suoi poteri di strega potevano eliminare il danno che le aveva arrecato il morso di quel cadavere.
- Occupatevi di lei. Sistemo una cosa e sono di ritorno…
- Helen… - iniziò la bionda dai capelli ribelli, evocando due pantere che si affiancarono all’amica.
- No, Erika, non ho bisogno del tuo aiuto. E’ mio, e solo mio.
L’elementale dell’aria si pose di fronte al gruppo di mostri, che avevano circondato il generale oscuro e la stavano guardando con odio attraverso gli occhi vuoti.
- Se ti diverti tanto con il dolore delle altre persone, credo che la sofferenza che ti arrecherò ti farà morire dal ridere, Deathskin.
Come risposta lui le puntò l’ossuto dito contro, e in un attimo i cadaveri si lanciarono verso di lei, le bocche spalancate in un muto grido di rabbia, mentre le tre giovani rimaste in disparte si stringevano una con l’altra istintivamente. Helen sorrise. Un sorriso malvagio, qualcosa che se le altre avessero visto non avrebbero creduto fosse suo, e si avventò sui mostri spalancando le ali, che si erano fatte improvvisamente nere come la pece.
- Per la Luce, guardate i suoi piedi! - esalò Erika, pallida in volto.
Al posto dei leggeri stivaletti azzurri che indossava normalmente c’erano ora degli artigli unghiuti, simili in tutto e per tutto alle zampe delle aquile.
- I piedi sono il meno, osserva bene come sta colpendo i mostri che prima ci avevano procurato tanti problemi. Osserva le loro ferite. - sibilò interessata la maga, che si era già risanata il braccio mugugnando arcane parole seguite da gesti inconsulti delle mani.
In un lampo Helen era arrivata davanti al cadavere del principe suo promesso sposo, lasciando gli altri mostri sanguinanti sul pavimento, colpiti da quelle che sembravano lame affilatissime, che avevano tagliato tutto quello che avevano trovato sul loro cammino, fossero stati muscoli o ossa.
- Ma cosa le è successo?
- Terry, credo che la nostra amica sia stata posseduta dal suo elementale.
- Posseduta?
- Esatto. Quando ero alla scuola di magia, ci è stato detto che in rari momenti il possessore di un Diadema degli elementi può non resistere alla tentazione di utilizzare al massimo le sue capacità, e in questo caso lascia il posto allo spirito che concede i poteri. Le ali nere, le zampe aquiline, la capacità di ferire qualsiasi cosa sono tipiche di tali manifestazioni. Helen era già stata posseduta in parte, prova ne sono le ali che ha ottenuto con il Diadema…
- E come…
- Non finisce, in genere. L’elementale, una volta liberatosi, non cede volentieri il corpo che occupa, ma alla lunga sia il corpo che l’anima originale si corrompono e l’elementale se ne va, lasciando…
- Ho capito, non continuare. - La bloccò Terry con un nodo alla gola. - Ma non posso credere che… - Interruppe la frase a metà e sgranò gli occhi. - Guardate!
Le altre seguirono il dito dell’amica per posare lo sguardo su Helen e il suo nemico. Erano uno di fronte all’altra, immobili, come se si studiassero. Il petto di lei si alzava e si abbassava ad un ritmo incredibile, come se il cuore volesse uscirle dalle costole. Gli artigli avevano inciso la pietra del pavimento, e le ali stavano creando un forte vento che obbligava il generale oscuro a ripararsi con il mantello il volto.
- E adesso? - si chiese Dany.
I due sembrarono immobili per un tempo imprecisato, dopo di che le ali della giovane si sbiancarono fino a tornare quelle solite, quindi si ritrassero nelle scapole fino a sparire, così come sparirono gli artigli, sostituiti dalle leggere calzature di foggia elfica che indossava fin da quando le altre l’avevano conosciuta. Anche il cadavere sembrò tremolare e cambiare, ricoprendosi di stoffe preziose e di pelle liscia e serica. Una corona d’argento comparve sulla sua fronte. Una simile si formò sulla nuca dell’elfa, che fece un passo avanti in direzione del suo promesso sposo, che la abbracciò con calore sussurrandole qualche cosa. Quando si separarono, lei urlò di dolore, e calde lacrime le bagnarono il viso mentre le ali si facevano strada forando la pelle della schiena e si spiegavano nuovamente, bianche e azzurre. Tutto scomparve, e lei si ritrovò a fissare il cadavere in decomposizione del suo amore, che lentamente allungò un artiglio e con delicatezza le sfiorò uno dei due bracciali che la Custode della Luce le aveva donato quando si erano viste la prima volta.
- Palantalas… - sussurrò lei.
Il mostro scosse la testa e si voltò, dandole le spalle. Gli altri cadaveri si rialzarono, incuranti degli squarci che avevano nel corpo, e lentamente si allontanarono dalle giovani, dirigendosi, capitanati dall’elfo, a Deathskin, pallido in volto come e più delle sue stesse creature.
- Cosa fate? Dovete attaccarle, non ritirarvi! - Urlò indietreggiando di un passo. - Io sono il vostro padrone, vi ordino di obbedirmi! Voglio il cuore di quelle ragazzine, e lo voglio ora!
I mostri si erano ormai avvicinati così tanto da circondarlo, e la sua figura risultò nascosta dai corpi dei suoi assalitori, che muti come sempre, si apprestarono a far provare al loro padrone una minima parte del loro dolore. Tutto ciò che poterono udire Terry e le altre fu un flebile urlo, seguito da un tremendo boato che sembrò creare la nebbia nera da cui erano scaturiti quegli abomini, ma quando questa si diradò non poterono scorgere nulla. Nessun resto, nessun cadavere o segno che qualcosa fosse rimasto di Deathskin.
- Dove credi che siano finiti? - chiese Erika alla maga, che sembrava essere quella che ne sapeva di più.
- Dovunque, e in nessun posto… - rispose lei evasiva, non sapendo lei stessa cosa fosse accaduto, e ripromettendosi di non indagare.
- Che risposta è?
- Se ti fa piacere credere che loro si siano vendicati trascinandolo nell’Inferno, libera di crederlo…
- Certe volte mi domando come ti sopporto ancora?
- Hai bisogno di me come io di voi.
- Dany, io ti…
- Potremmo evitare litigi almeno per ora, e aiutare Helen. - Le interruppe la Signora delle acque. - Credo che abbia bisogno di noi. Ha perso due volte una persona cara…
- Grazie, ma preferisco andare avanti e non pensarci! - Rispose la giovane voltandosi verso di loro e asciugandosi le lacrime con la mano. Tentò di sorridere. - Almeno ora sono sicura che riposerà in pace.
- Già… Posso chiederti cosa ti ha detto all’orecchio? Sono abbastanza cu… - la maga fu interrotta da un dolorosa gomitata da parte di Erika, che la fulminò con lo sguardo.
- Scusala. Credo proprio che le fiamme le abbiano fatto arrosto il cervello…
- No, Erika. E’ qualcosa che tutti gli innamorati si dicono, quindi non credo che sia un segreto per nessuno…
Si voltò e si diresse verso la terza torre, senza aspettare le altre.
- E cosa sarebbe che si dicono tutti gli innamorati? - chiese in tono sincero la maga, come se non avesse alcuna idea in proposito.
- Dany, mai sentito la frase “Ti amerò per sempre”?
- Erika, come si fa a dire ad una persona “per sempre” se non si è immortali?
- Sei senza speranza… - ridacchiarono le altre due amiche raggiungendo l’elfa.
- Ehi, aspettatemi. - gridò loro la ragazza, sorridendo.
Elyssa aspettò che anche l’ultima delle Custodi richiuse la porta alle sue spalle prima di comparire in un fruscio di vesti nere come le ombre da cui si era materializzata.
- Ah, l’amore. Che cosa tremenda e stupenda. Capace di miracoli prodigiosi e di dolori indicibili. Ma tu ne sai qualcosa, vero, Dany?
Così come era comparsa, la figura scomparve nel buio della Fortezza dell’Oscurità.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** La Terra ***


Le giovani credettero di dover salire nuovamente una quantità di scale incredibile, ma dopo alcuni giri completi della scala che si innalzava a spirale attorno alla torre si trovarono davanti a una spessa porta in bronzo tanto lucidato da sembrare dorato.
- Cosa dite, entriamo? - chiese sicura della risposta Dany.
- Se preferisci rimanere fuori, fai pure. Io ho voglia di tornarmene a casa il prima possibile, e con la nostra principessa, per giunta. - borbottò Terry impugnando la maniglia e facendo ruotare la pesante struttura su cardini ben oliati.
L’interno si presentava buio, senza alcuna luce, intriso di un forte odore dell’olio che i guerrieri usavano abitualmente per prevenire la ruggine sulle loro armi e sulle loro armature. Le quattro amiche fecero alcuni passi nella stanza, passi che risuonarono ingigantiti e che le indussero a fermarsi.
- Dany? - sussurrò Helen, anche se la sua voce sembrò essere ripetuta da altre mille voci metalliche.
- Come al solito tocca a me! - replicò la maga all’elfa alata mentre un piccolo fuoco si creava nelle sue mani e si alzava nella stanza rischiarandola.
Il locale era dotato di una sola porta oltre quella da cui erano entrate, anch’essa in bronzo, mentre le pareti, il soffitto e il pavimento erano realizzati in metallo, probabilmente acciaio, apparendo così formati da lastre enormi inchiodate una all’altra e decorate a sbalzo con figure mostruose di demoni e altri esseri asserviti al male..
- Sembra l’interno di una enorme caldaia! - sdrammatizzò Erika, anche se l’atmosfera che si respirava in quel posto non la metteva di buon umore.
- Non mi sembri a tuo agio. Sei forse spaventata? Hai tutti i capelli in piedi! - la schernì una voce femminile che indusse le ragazze a voltarsi nuovamente verso la porta di uscita, ora spalancata.
Davanti a loro si stagliava la figura sottile di una femmina, intabarrata in un lungo mantello rosso cupo, quasi mattone. Il volto, comunque coperto da un elmo completo, era in parte nascosto dal cappuccio del mantello.
- Il terzo generale oscuro, suppongo?
- Esatto. Sono la custode della torre sud, e mi chiamo Steelarm. Sono lieta di vedere che mia sorella non ha perso l’acume tipico della nostra famiglia…
- Sorella? - esclamarono Helen, Terry e Dany guardando Erika.
- Non capisco cosa tu voglia dire… - si accigliò la Signora della Terra, sebbene iniziasse a sospettare qualche cosa.
- Oh, non essere modesta, sorellina. Dopotutto devi avere delle qualità se lo Spirito della Terra ti ha preferita a me! - disse sarcasticamente il generale oscuro, avanzando di alcuni passi e facendo scivolare il cappuccio che le copriva l’elmo e levandosi quest’ultimo con la mano sinistra, coperta dal guanto in acciaio di un’armatura rossa come il suo mantello.
- Per la Luce, sei identica a lei! - esclamò in un sussurro Helen, notando la somiglianza della loro nemica, che era la copia di Erika se non per i capelli corti e lisci che le incorniciavano il viso e per uno sguardo truce negli occhi color nocciola.
- Non posso crederci…
- Come io non potevo credere di essere stata scartata a favore di mia sorella. E pensare che io insistetti affinché tu fossi presente alla cerimonia. Ma quel maledetto essere preferì la tua giovane mente ancora intrisa di stupidaggini come la bontà e l’onore alla mia, e così ho visto una vita di sacrifici e di meditazione buttata la vento per la tua presenza in quel luogo ed in quell’istante. Perché hai avuto quella fortuna al mio posto? Perché?
- Credi che io ne sia stata felice? Credi che essere il ricettacolo di un elementale sia qualcosa di piacevole? Non sai cosa vuol dire dover condividere ogni pensiero, anche quello più recondito, con un essere il cui unico scopo nella vita è quello di distruggere. Se mai la mia è una fortuna, sto pagando un conto molto salato…
- Mai quanto il mio! - ringhiò Steelarm. - Ho in me il potere di evocare demoni e esseri dalle più recondite profondità dell’Inferno metallico… - Mosse il braccio sinistro in un ampio gesto, e dalle pareti si staccarono vari demoni formati di metallo lucente, i cui artigli stridettero orribilmente contro l’acciaio del pavimento. - ma ne porto i segni!
Con rabbia si strappò il mantello gettandolo a terra. Tutto il suo corpo era racchiuso nella solita armatura che anche gli atri generali indossavano, ad eccezione del suo braccio destro fino a vari centimetri sopra il gomito. Esso appariva interamente di metallo incandescente, risplendendo sinistramente. Erika era sbigottita alla vista della sorella, che per lei era stata un esempio da seguire fino al giorno della cerimonia, quando scappò dopo averla maledetta. Per tutti sua sorella era morta, e notizie disparate assicuravano che essa tentò con successo la carriera di mercenaria, finché non scomparve nel bel mezzo di una cruenta battaglia agli inizi della grande guerra che ancora si protraeva e a cui le quattro Signore degli Elementi volevano mettere fine.
- Bello, vero? È stato un regalo del Re nero. Sai, credevo di essere morta in quella tremenda battaglia, circa trenta anni fa, ma quando mi risvegliai vidi che i suoi chierici malvagi mi stavano curando come potevano. Mi disse che il mio braccio destro era comunque perso, ma che se gli avessi giurato fedeltà mi avrebbe ridato un arto ancora più potente e con esso le capacità che bramavo da tempo e che tu mi impedisti di ottenere.
- Vuoi dirmi che avresti utilizzato i poteri della Terra per i tuoi scopi personali e non per aiutare gli altri?
- Certo, sciocca sorellina. - Rise mentre i mostri metallici iniziavano a circondare le quattro ragazze. - Che cosa serve il potere se lo devi sacrificare per le persone e non per te? Gli chiesi se mi sarei potuta vendicare del torto che mi facesti, e lui mi disse che mi avrebbe concesso tutto quello che volevo se lo avessi usato contro di te. Per le Tenebre, gli giurai fedeltà con tutto il mio cuore, e nemmeno due giorni dopo mi potei alzare, completamente guarita e con questo braccio che mi permette di compiere cose impossibili. Eppure… - Si fermò, come se stesse parlando a se stessa. - il demone che vi è racchiuso vuole il suo tributo di sangue, o io patisco dolori atroci. Ho ottenuto qualcosa, ma ho perso molto di più. - Tornò ad osservare Erika, e un lampo le passò nello sguardo. - Ma se questo mi permetterà di vendicarmi, ben vengano i dolori e i patimenti. Gioisci, mio schiavo e aguzzino, oggi ti nutrirai del sangue di una Signora degli Elementi!
Come spinti da un ordine gridato nelle loro metalliche orecchie, tutti i mostri si gettarono sulle quattro amiche, che si difesero come poterono e che riuscirono a superare illese il primo assalto. I mostri sembravano così sicuri del fatto loro da permettersi di giocare con le loro nemiche, che sapevano benissimo di essere in difficoltà. Nulla sembrava fermare l’avanzata lenta ma inesorabile dei demoni, forti del fatto di essere costituiti da acciaio, e quindi inattaccabili dagli animali o dai poteri elementali.
- Bisogna fare qualche cosa, o siamo perdute! - esclamò Dany tentando inutilmente di sciogliere uno dei suoi aggressori con un getto di fiamme che avrebbe incendiato il marmo.
- Sì, ma cosa? - Le fece eco Helen. - Sono indistruttibili…
Erika, che fino a quel momento si era limitata ad osservare sua sorella facendosi proteggere dalle sue belve, si mosse calma verso Steelarm, che sembrava rapita dalla battaglia e non si accorse di lei.
- Erika, cosa stai facendo? Non puoi combatterla da sola! - le gridò la maga.
La giovane, al cui passaggio i mostri si ritraevano quasi con rispetto, si ritrovò a guardare negli occhi il generale oscuro, che solo allora sembrò capire di averla davanti.
- Sorellina, sei venuta a chiedermi di risparmiarti?
- No. Tu volevi il potere, giusto?
- Certo, e tu me lo hai rubato. Adesso so che eri invidiosa di me e che avevi organizzato fin dall’inizio di togliermi il Diadema della Terra… - nei suoi occhi si poteva leggere la follia.
- Sono qui per dimostrarti il contrario. Non ho mai voluto il potere, e quando mi è stato imposto non ho potuto fare niente altro che accettarlo, se non altro per il bene che potevo apportare con esso. Ma sono pronta a cederlo se tu libererai lei mie amiche…
- Cosa?
- Ferma i tuoi mostri e lascia andare le mie amiche. Quando anche l’ultima di loro avrà varcato la soglia della quarta torre io mi consegnerò a te, anima e corpo, e tu potrai avere i poteri che tanto desideravi.
- Cosa mi nascondi?
- Nulla. Ti chiedo solo di concedere la vita alle mie amiche. Come tu puoi vedere, esse sono nelle tue mani… - Mostrò con il dito le altre ragazze ormai allo strenuo delle forze. - Potere è anche mostrare di poterlo gestire, e non esserne possedute. O il tuo braccio governa anche i tuoi sentimenti, ora? - concluse ironica.
- Non mi stuzzicare! - Con un gesto deciso bloccò i suoi schiavi metallici, che tornarono nella parete così come ne erano usciti. Si rivolse a Dany, l’unica delle tre ancora in piedi. - Puoi andartene, e con te le tue due amiche…
- E Erika?
- Io non vengo, magastra. Qui è tanto accogliente che ho deciso di rimanerci…
- Stai scherzando, spero!
- Vattene, maga, o mi pentirò di essere stata così gentile. Porta fuori le altre e chiudi la porta dietro di te. Non rivedrai mai più la tua cara amica Erika. Lei rimane con me, la sua sorella preferita.
- Ma…
- Vai, vattene per favore. Ho fatto la mia scelta, e così potrò finalmente liberarmi di quello che non ho mai voluto… - sussurrò la Signora della Terra rivolta all’amica dai capelli rossi, che stava trasportando oltre la porta di uscita le altre due grazie alla magia.
Con il cuore gonfio di tristezza anche l’ultima delle tre si accinse a varcare la porta in bronzo che permetteva l’accesso alla quarta e ultima torre, quella ovest. Lanciò un ultimo, profondo sguardo alle due sorelle, e richiuse pesantemente la porta, lasciando sole le due giovani.
- Bene. Io ho mantenuto il mio patto. Ora tocca a te. - sospirò Steelarm.
- Certo. Promettimi di non divertirti troppo con le mie belve. Sono esseri delicati, anche se apparentemente feroci…
- Tue ancora per poco. Forza, dammi il Diadema!
Erika trasse un profondo respiro, fece apparire sulla sua fronte il Diadema della Terra e si accinse a toglierlo. In un istante le passarono davanti agli occhi tutti i fatti che l’avevano portata fino a quel punto, dalla partecipazione alla cerimonia che la trasformò in elementale, all’incontro con la custode della Luce e la sua collana che le aveva regalato come simbolo della sua stima in lei, fino all’incontro con le altre e le battaglie che avevano combattuto.
- Ora è il momento di finire… - pensò mentre si toccava con dita tremanti il gioiello e se lo estirpava dalla carne, cosa che le procurò un dolore improvviso e tanto forte da farla svenire.
- Finalmente! - urlò entusiasta Steelarm strappando dalle mani il Diadema e ammirandolo in tutto il suo splendore.
Sapendo che non poteva avere i poteri di due elementali nello stesso tempo, era ben conscia che avrebbe dovuto togliersi il falso braccio che custodiva il demone, ma dopo aver ottenuto i poteri della Terra, per lei sarebbe stato uno scherzo crearsene uno in pietra.
- Addio, atroci sofferenze e sacrifici orrendi! - Rise strappandosi il braccio metallico, che caduto a terra si spense come un carbone ardente nell’acqua. - Ora finalmente potrò…
Non finì la frase, colpita in piena schiena da un getto di fiamme bianche che non le lasciarono scampo.
- Potrai morire in pace! - sibilò Dany, che aveva riaperto la porta silenziosamente e l’aveva colpita con tutta la forza che le rimaneva.
Barcollando, stremata dalla fatica dell’incantesimo, raggiunse i resti carbonizzati della sorella di Erika, e con fatica recuperò il Diadema, sicura di trovarlo ancora intatto nonostante il calore che aveva generato, calore così forte da aver fuso l’armatura sul corpo del generale oscuro. Si inginocchiò pesantemente accanto all’amica ancora svenuta e le sollevò la testa, individuando subito il punto in cui il gioiello si trovava, dato che vi era un segno profondo e sporco di sangue al centro della fronte. Notò con sorpresa che i capelli di Erika erano tornati lisci.
- Perdonami…
Con un gesto deciso le conficcò il Diadema nella sua sede originaria, e immediatamente la capigliatura assunse nuovamente la sua acconciatura bizzarra. Mugugnando alcune parole arcane, la maga fece sollevare da terra il corpo esanime dell’amica e si diresse alla porta, che richiuse alle sue spalle dopo che entrambe furono passate.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Il Fuoco ***


- Ricordami di non invitarlo mai a cena! - esclamò la giovane dai capelli rossi e ricci, che le incorniciavano il viso come un alone di fiamme, arretrando verso le altre due mentre un raggio di calore bianco schizzava dalle sue mani e faceva letteralmente terra bruciata di tutto ciò che incontrava. - Ma la volete finire di spuntare dal nulla, maledette bestiacce? - gridò rivolta a i nemici, che sembravano senza fine.
- Ti scaldi per un nonnulla, Dany. Dovresti avere più pazienza. - la rimproverò scherzosamente Erika, dando alle tre un passaggio su un massiccio elefante che si fece largo fino al ponte levatoio senza badare a quanti calpestava o alle urla di dolore e di ossa rotte che provenivano da sotto le pesanti zampe, inzuppate di un liquido nerastro e denso.
Come per magia, anche se sapevano benissimo che era solo una ritirata momentanea, tutti i nemici sparirono nelle ombre di cui erano fatti. Davanti alle quattro si stagliava la massiccia costruzione, nera come la notte ma molto più fredda. Le finestre erano come dei tagli rossi nella struttura, illuminati da torce fumose così come la cima delle quattro torri era rischiarata da bracieri.
- Ora come entriamo?
- Se provassimo a bussare, Terry?
- Non dire sciocchezze, Helen. Secondo te basta fare del rumore contro la porta e quelli ci aprono? Non è mica una gita di piacere…
- Fateci entrare, se ne avete il coraggio, o il Re nero è bianco di paura? - sbraitò Dany, piantandosi davanti al ponte levatoio con le mani ai fianchi e fare spavaldo.
- Non mettertici anche tu, per favore! - La rimproverò Erika, seduta comodamente su una pietra poco lontana. Un’ombra su una delle torri attirò per un istante la sua attenzione, subito spostata su qualcosa di molto più appariscente. - Non ci credo!
- Vedete che bastava chiedere. - disse allegra la ragazza dalle ampie e bianche ali spruzzate di azzurro cielo, vedendo che il ponte stava scendendo cigolando sulle enormi, incrostate catene che lo sostenevano.
Dopo l’iniziale confusione di Erika nel rendersi conto di essere sopravvissuta e di essere ancora in possesso del Diadema e il suo successivo furore con la maga quando capì, anche se vagamente, come il tutto fosse stato possibile, tutto sembrò essersi risolto con un lungo pianto rappacificatore una sulle spalle dell’altra. Terry ed Helen, che capivano anche se non approvavano il comportamento dell’amica maga, sospirarono pensando a come si fosse sentita Dany nel fare quello che aveva fatto. Le giovani erano quindi state silenziose fino all’arrivo alla quarta torre, contrassegnata da un simbolo che fece rabbrividire Dany, che si rifiutò però di fornire spiegazioni.
- Mi spieghi perché sei impallidita davanti a questo strano disegno? Non è certo un’opera d’arte, ma non è nemmeno così orribile, se si capisse cosa vi è rappresentato… - scherzò tirata la Signora delle Acque.
- Non capisci…
- E tu diccelo! - sbottò l’elfa, agitando spazientita le grandi ali.
- Conosco una sola persona al mondo che possa fregiarsi di questo simbolo di potere, e prego che non sia contro di noi, altrimenti…
- Altrimenti cosa?
- Possiamo anche suicidarci direttamente, che tanto sarebbe la stessa cosa che combattere contro di lei, Erika.
- Lusingata di essere così sopravvalutata, cara Danila. - rise imbarazzata una voce gentile dietro le loro spalle.
Subito le quattro amiche si voltarono, ma non videro null’altro che tenebre, che si stavano stendendo innaturalmente lungo il corridoio da cui provenivano, spegnendo, o meglio inghiottendo, le luci delle torce che erano saldamente fissate al muro con dei sostegni in ferro battuto. Dalle ombre si formò una figura ammantata di nero, che avanzò lentamente, misurando i passi conscia di fare una certa impressione nelle giovani. Il volto era nascosto da un ampio cappuccio, ma non pareva un generale oscuro. Appariva piuttosto una maga, a giudicare dalle vesti fluenti e dalle ampie maniche che nascondevano appena i guanti di velluto nero che rivestivano le sottili e agili dita.
- E tu chi sei? - domandò Helen.
- Dany, non sapevo che fossi diventata così maleducata dopo essertene andata dal Conclave. Non si presentano più le persone? - sorrise rivolta alla rossa, che si era fatta improvvisamente pallida.
La Signora delle Fiamme aprì la bocca, ma nessun suono uscì dalle sue labbra secche. La sconosciuta scosse la testa.
- Non si fa così. Comunque, mentre tu spieghi chi sono, io vi aspetto dentro, così ho il tempo di preparare un’accoglienza adeguata…
Si ritrasse di un passo all’interno delle tenebre che l’avevano ospitata fino ad allora, e svanì, così come si ritirarono le ombre che avevano oscurato le luci delle torce. Dany cadde in ginocchio, pallida come un fantasma, e iniziò a farfugliare parole senza senso finché Terry non le si mise accanto e la consolò abbracciandole le spalle. Solo allora sembrò accorgersi che anche le altre al stavano guardando stranite.
- Se lei è il quarto generale oscuro, non abbiamo speranze…
- Tu sembri conoscerla bene, ma noi non sappiamo nulla di lei. - Le disse Erika, passandosi una mano negli ispidi capelli. - Potresti dirci chi è?
- Ora non so come si faccia chiamare, ma quando l’ho incontrata si faceva chiamare la Tessitrice di fantasie. Era, e suppongo sia ancora, una illusionista di alto rango, tanto da essere stata ammessa come Membro in tutti i sette Conclavi di magia…
- E questo cosa significherebbe?
- Helen… - Rispose Terry, che qualcosa ancora ricordava delle interminabili lezioni di Iceheart, per quanto voleva dimenticare. - Un mago provetto in genere è membro di uno, due Conclavi al massimo. Esserlo di tutti vuol dire padroneggiare la magia a livelli impensabili…
- Eppure lei non mi sembra molto pericolosa.
- Oh, lo è, te lo posso assicurare. A prima vista sembra inerme e affabile, ma può dimostrarsi dura come il migliore acciaio. Ne so qualcosa…
- Allora, venite da sole o devo mandarvi un invito scritto?! - gridò divertita la voce della sconosciuta, proveniente dall’altra parte della porta decorata.
- Direi che comunque dobbiamo superare anche la quarta torre, quindi tanto vale entrare. - alzò le spalle l’elfa, girando la maniglia e varcando la soglia, subito seguita dalle altre, anche se la maga vestita di rosso sembrava andare ad un funerale.
L’interno era vasto, tanto vasto e alto da non rendere visibile il soffitto e le altre pareti. L’enorme stanza era illuminata da una luce diffusa, quasi fosforescente, proveniente da una grossa sfera posta ad un paio di metri di altezza e poco lontano dall’entrata dove stavano le giovani.
- Non è possibile… - sussurrò Dany.
- Perché?
- Terry, questo non è un interno qualsiasi. Questo è il Salone della Prova dove i maghi devono dimostrare di essere degni di entrare nel Conclave.
- Brava! Ottima memoria! - Rise nell’aria la voce della Tessitrice. - Ti ricordi ancora come è fatta. Ti ricordi anche quando l’hai vista l’ultima volta?
- Non avrai il coraggio…
- Ormai dovresti conoscermi. Comunque, per aiutare le tue amiche, visto che non hai detto molto di me a loro, mi dovrò presentare da sola. Ora sono una dei quattro generali oscuri, per l’esattezza l’ultima rimasta, vista la fine ingloriosa che hanno fatto gli altri tre. Sono la custode della torre ovest, e mi chiamo, anche se non l’ho scelto io come nome, tengo a sottolinearlo, Dreamlips.
- Maestra, non puoi farmi questo… - singhiozzò la maga, guardando un punto imprecisato della grande stanza, dove iniziavano a formarsi varie ombre, tutte di maghi o alti dignitari, che lentamente presero forme precise e colori distinti, posizionandosi poco lontano dalla sfera che illuminava il tutto.
- E’ la mia richiesta per farvi passare. Non sono tanto stolta, o forse sono solo poco incline al sacrificio inutile, a farmi uccidere per il Re nero, quindi chiedo solo che tu rifaccia quello che hai fatto circa trent’anni fa…
- Perché?
- Ottima domanda, Signora della Terra. Vuoi rispondere tu, Dany?
La maga rimase immobile, mentre una fanfara invisibile iniziava a suonare un motivo di guerra che riecheggiò nell’enorme volta della stanza.
- Non mi vorrai dire che le tue amiche non sanno questo fatto tanto singolare? - La schernì la Tessitrice, mostrandosi finalmente a lato di un grande mago vestito di verde che si stava fregando compiaciuto le mani osservando un giovane stregone avanzare solennemente fino a posizionarsi a circa dieci metri dalla sfera, dalla parte opposta di dove si trovavano le Signore degli Elementi. - Non hai mai raccontato di come ottenesti i poteri del Fuoco.
- No… Non ne ho avuto il coraggio.
- Non importa. Ora glielo farai vedere. Credo che si possa capire di più vedendo che facendoselo raccontare.
- Non posso. Non riuscirei a farlo di nuovo.
- Lo farai, o sai benissimo che potrei piegare le vostre menti in un attimo, rendendovi schiave del Re nero con la stessa facilità con voi respirate! - la voce si fece dura, gli occhi sottili e brillanti nel volto fine come quello di una bambola di porcellana.
- E’ già morto, non posso ucciderlo un’altra volta! - Sembrò rincuorarsi la maga vestita di rosso. - Posso uccidere un’ombra, dato che solo di questo si tratta.
- Se ne sei sicura tu… - Dreamlips sorrise sorniona. - Chi credi che abbia insegnato a quel rachitico Deathskin come riportare in vita i morti?
Nessuno parlò, ma gli occhi spalancati delle quattro amiche fu come una risposta urlata a gran voce.
- Brave! Ovviamente non gli ho raccontato tutto. Diciamo che mi sono tenuta una parte dell’incantesimo per me. E poi, a lui piacevano di più così raccapriccianti. Io li trovo meglio come erano fin dall’inizio, vivi e vegeti. Certo, tutto il resto è solo una illusione, una fantasia, ma lui no. Lui è reale come lo siamo io o voi, e combatterà davvero per il Diadema…
- Ma è in mio possesso, quindi non vedo perché lui dovrebbe tentare di conquistarlo. Nessuno può strapparmelo senza il mio permesso…
- Oh, povera cara… - sospirò il generale muovendo le guantate mani come se stesse ghermendo qualcosa.
Nello stesso momento il gioiello che si trovava nella fronte di Dany si mostrò e iniziò a risplendere come infuocato, per poi uscire dalla pelle e fluttuare tranquillamente verso il palmo aperto di Dreamlips, che con uno scintillio negli occhi lo pose nella sfera illuminata, che si tinse di un rosso rubino, che inondò la stanza di un pesante color sangue.
- Ora è esattamente come quel giorno di tanti anni fa! - Disse quasi rivolta a se stessa la maga. - Non sei d’accordo, Dany? Oh, scusa, non credevo che l’estirpazione di un diadema facesse così male, ma non preoccuparti, ci penseranno i servitori a pulire il pavimento…
- Ma non hai un cuore, megera?! - urlò di rabbia Terry, soccorrendo l’amica, che aveva mutato colore di capelli in un nero corvino e le sue vesti si erano stinte fino a divenire di un rosa appena accennato.
- Sì, ma credo di averlo dato via per alcuni gioielli magici molto più preziosi. Ma ora basta parlare, la sfida deve iniziare. Vi chiedo gentilmente di allontanarvi dalla vostra amica maga e di mettervi assieme a me e agli altri sotto al sfera.
- E se dovessimo rifiutare? - chiese Helen, facendo fremere le ali e creando inavvertitamente un fortissimo vento che mosse le vesti delle due fruitrici di magia in un fruscio di sete preziose.
- Andreste a trovare dei cari amici, parenti o fidanzati morti, e sarebbe un viaggio di sola andata…
Qualcosa nel tono fece capire alle tre ragazze che non era millantato credito quello che esibiva la donna. Si spostarono lentamente fino a dove era stato detto loro di mettersi, lasciando sola la maga che si ritrovò senza nemmeno capire il perché in piedi e con un coltello seghettato e ricurvo in mano, così come lo aveva il suo avversario, che la stava scrutando con un misto di odio e di dolcezza, ansioso di iniziare e di non dover mai cominciare l’incontro che avrebbe decretato chi sarebbe stato il possessore del Diadema delle Fiamme.
- Maestra, non puoi obbligarmi a rifare di nuovo quello che ho fatto… Non puoi chiedermi di uccidere nuovamente…
- Eppure non mi sembra che tu ti sia fatta molti scrupoli per giungere dove eri quando ti ho conosciuta. Ti ho notato proprio per i tuoi modi sbrigativi e per la facilità con cui le persone cadevano ai tuoi piedi, e in genere non si rialzavano più!
- Smettila! Non puoi parlarmi così, tu che hai deciso di unirti con il Re nero…
- Ma almeno sono stata coerente con il mio pensiero. Io voglio il potere personale, e questo ho ottenuto con ogni mezzo. Ho tradito il Conclave quando mi ha dato tutto quello che poteva offrirmi, mi sono alleata con il Re nero perché mi poteva dare delle conoscenze che non avevo e non esiterò a tradirlo se questo mi sarebbe di aiuto. Ed infatti sono curiosa di sapere cosa succederà se voi riuscirete a salvare la Custode della Luce.
- Allora perché non farci passare senza questa assurda messa in scena? - chiese Terry, col cuore gonfio di tristezza al pensiero di ciò che fece a suo tempo l’amica.
- Bisogna mantenere un minimo di atmosfera, altrimenti non ci sarebbe gusto, non ti pare? Ma ora basta parlare, è ora di godersi lo spettacolo…
La musica divenne sempre più forte, coprendo ogni rumore e brusio, quindi smise di colpo. Come se rispondessero ad un segnale, i due contendenti si lanciarono uno contro l’altro, facendo risplendere le lame dei coltelli di un bagliore rossastro. Il primo sangue fu di Dany, che però immediatamente abbandonò il coltello e si diresse a soccorrere il suo avversario, dal cui braccio fuoriusciva copioso il sangue.
- Michael, stai bene?
Lui annuì e sussurrò alcune parole senza senso, che immediatamente fecero arrestare il fiotto rosso e caldo.
- Riprendi il tuo coltello, Danila, dobbiamo finire il combattimento. - la esortò il giovane, che indossava una tunica grigia, che lo identificava come aspirante negromante.
- Non posso ucciderti, non ne ho il coraggio. Ti ho già ucciso una volta e non voglio commettere uno sbaglio nuovamente…
- Di cosa stai parlando? Io sono qui davanti a te vivo e vegeto, non di certo un fantasma proveniente dall’Inferno degli irrequieti. Combatti, o avrò una vittoria indecorosa!
- non posso! Sono sicura che anche tu non vuoi uccidermi! Sai che ho rinunciato alla mia sedia nel Conclave per ammetterti all’accademia di negromanzia, non penserai che possa ucciderti senza un motivo più che valido. Lasciami il diadema, è la mia vita.
- Mai! Ho la possibilità di sfruttare il potere delle Fiamme combinato alle mie conoscenze di arti oscure. Potrei creare un esercitò di spettri infuocati che nulla potrebbe fermare! Lasciamelo, e ti farò dono di un potere infinito. - tentò di dissuaderla, facendo baluginare la lama che si avvicinò pericolosamente al collo della maga, che aveva raccolto nel frattempo, anche se non convinta, la sua arma, che giaceva inerte nella mano destra, tremante come il resto del suo corpo.
- Non costringermi, Michael. Ho buttato la mia anima per questo momento, non puoi non capire! Sei pur sempre…
- Ora non sono niente se non il tuo avversario. Sappiamo che entrambi si ha le capacità per utilizzare il Diadema, quindi siamo a questo punto, e dovrai cedermelo o ti dovrò uccidere.
- Non posso! - pianse Dany, lasciando cadere nuovamente il coltello, che rimbalzò con un sinistro tintinnio sul pavimento nero e lucido come l’ebano.
- Mi spiace, ma ne resterà uno solo! - gridò il mago, lanciandosi in avanti con la chiara intenzione di uccidere la giovane.
Come al rallentatore, le tre amiche osservarono le lacrime bagnare le guance di Dany, che venne attorniata per un secondo da un alone rossastro, mentre la sfera sopra di loro si scuriva fino a spegnersi, anche se subito si riaccese ma della luce che aveva prima di assorbire il Diadema, che ora si trovava sulla fronte della maga dalle vesti rosa. Essa allungò le braccia come per ripararsi dal colpo che le stava per infliggere il suo avversario, ma dalle mani scaturì una fiammata abbagliante, che investì in pieno il giovane, riducendolo ad uno scheletro nero, che si frantumò sotto il suo stesso peso in un cumulo di cenere. Le vesti di Dany si fecero rosso cupo, ed i suoi capelli tornarono al colore rosso fuoco con cui si era presentata al cospetto della Custode della Luce. Il Diadema venne assorbito dalle sue carni, svanendo alla vista dei presenti. Era sceso un silenzio innaturale, che durò, a parere delle quattro ragazze per un eternità. Un lento, sarcastico battito di mani ruppe la follia del momento. La Tessitrice di inganni stava applaudendo con il sorriso sulle labbra.
- Brava! Vedo che non hai perso il tuo tocco! - Disse aiutando Dany a rialzarsi. - Nonostante sia solo la seconda volta che uccidi il tuo unico amore, vedo che ci hai messo ancora tutto l’ardore di cui sei capace. - Fece una pausa. - Effettivamente la prima volta lui, prima di morire ti disse che si era comportato così per costringerti a reagire, e ti disse… - Alzò lo sguardo come per ricordare. - Cos’è che ti ha detto, che al momento non mi ricordo?
- Vai all’Inferno! - sibilò lentamente la maga, allontanandosi da lei mentre un’aura di fuoco prendeva vita tutta attorno al suo corpo.
- Già stata ma l’ho trovato noioso. Comunque non ti aveva detto questo, ma una cosa sull’amore eterno e altre cose simili.
- Ti amerò per sempre…
- Esatto. Certo che è ben strano dire una cosa del genere non essendo immortali, non trovi? - commentò Dreamlips.
- Ma cos’è? Fanno un corso di battute orribili alla scuola di magia? - chiese sottovoce Helen a Erika, che le rispose con una gomitata fra le costole.
- Comunque, hai dimostrato di essere ancora quella di un tempo, per cui la prova l’hai superata, e vi permetto di passare e di raggiungere la vostra amata Custode e principessa. - Sorrise la donna svanendo nelle tenebre che iniziavano ad accumularsi nella stanza mentre il globo e tutto il resto svanivano lentamente. - Ci rivedremo, credo…
- Dreamlips… - cominciò la maga tentando di raggiungerla.
- So cosa vuoi dirmi, te lo si legge negli occhi, e per una volta ti concedo di sapere la verità senza far fatica. Lui era solo un’illusione. Non ho il potere necessario, ma ancora per poco… - le rispose la voce della sua maestra di magia affievolendosi fino a scomparire.
La porta che conduceva alla stanza dove era tenuta prigioniera la Custode della Luce si spalancò silenziosamente, mostrando la via che le giovani dovevano percorrere per finire finalmente la loro avventura. Si guardarono negli occhi, stanchi e arrossati per tutto quello che era successo e per tutto quello che non si erano dette e che forse mai si sarebbero potute dire, e si incamminarono con passo pesante, non stupendosi del fatto che la porta si richiuse e scomparve alle loro spalle dopo che l’avevano attraversata.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** La fine (o è l'inizio?) ***


Alle quattro ragazze le scale, i corridoi e le porte che attraversarono per giungere alla meta della loro avventura sembrarono infiniti, ma infine si trovarono di fronte alle sbarre di una cella, in fondo alla quale, accasciata su del pagliericcio il cui odore le aveva guidate nei dieci minuti precedenti e ora stava mettendo a dura prova il loro stomaco, c’era la famigliare figura della Custode della Luce. Indossava ancora il suo vestito da cerimonia bianco, composto da una gonna a pieghe che sfiorava le ginocchia e da una casacca a maniche lunghe e collo lato che metteva in risalto il suo fisico filiforme. I capelli, biondi e ricci, tagliati alle spalle, erano sudici e incollati ai lati del viso, che però non sembrava avere tracce di dolore o di patimenti, sebbene pallido alla luce del fuoco che Dany aveva evocato e con cui ora stava facilmente sciogliendo le sbarre.
- Fatto! - esultò sottovoce la maga facendo segno di entrare alle amiche.
Immediatamente le quattro entrarono e si affrettarono a soccorrere la loro principessa, che non si era mossa, probabilmente esausta dalla lunga prigionia. Solo dopo alcune volte che la chiamavano e che la scuotevano gentilmente la giovane aprì gli occhi e osservò per niente sorpresa le quattro Signore degli Elementi.
- Ero certa che sareste venute… - mormorò, quindi chiuse gli occhi e si riaddormentò.
- E ora cosa facciamo? - chiese Helen, spaventata dall’assenza di guardie o di altro che avrebbe dovuto controllare la prigioniera.
Un buio vivo, pulsante, fece tremolare la fiamma di Dany e rabbrividire le altre, che si voltarono verso l’entrata, vedendo una figura nera stagliarsi nell’oscurità che la circondava.
- Sono felice di trovarvi tutte assieme! - Disse con un tono di voce gelido lo sconosciuto. - Mi risparmierò una fatica enorme uccidendovi tutte e cinque assieme.
- E tu chi saresti? - domandò Erika, facendo apparire alcuni grandi felini accanto alla Custode della Luce per difenderla.
- Il Re nero… - balbettò Terry.
- Vedo che ti ricordi di me, allieva di Iceheart. Hai osato ribellarti a lui e a me, ma non ti ho punito, sapendo che nulla avrebbe potuto fermarmi. Ora che però avete sconfitto i miei quattro generali, siete diventate molto di più che fastidiose pulci, e credo che anticipare la morte della vostra cara principessa non cambierà i miei piani più di tanto. Avrei voluto aspettare che gli astri fossero favorevoli al sacrificio, ma anche così mi divertirò un sacco.
- Provaci! - alzò la voce la maga, facendo frusciare le vesti rosse come l’aura che si stava sviluppando da lei e che stava tentando di scacciare le tenere che emanavano dalla figura corazzata che le si parava davanti, nera come il peggiore incubo.
- Oh, parole audaci, cianciaformule. Vediamo come te la cavi con i miei cuccioli di tenebra. - rise il Re nero muovendo lentamente la mano destra verso di lei.
Subito alcune bestie fatte di tenebre pure si avventarono su di lei e sulle sue amiche facendole cadere a terra e tentando di squarciare loro la gola con le lunghe e rilucenti zanne.
- Mentre i miei fidi cagnolini si occupano dei tuoi cuccioli, cara Custode, io penserò a te.
Avanzò nella cella, portando all’interno dell’angusta stanza un buio che si incollava alle pareti, ricoprendole di brina malsana. Sollevò lentamente, quasi con rispetto, la giovane vestita di bianco, che rabbrividì al suo tocco gelido e alzò pesantemente le palpebre, osservando con dolci occhi castani le orbite senza luce dell’avversario.
- Ormai siamo alla fine…
- Già, Custode. Ormai non c’è più niente che tu possa fare per sconfiggermi. Sei nelle mie mani!
La ragazza sorrise.
- Ti sbagli, Re nero. Ti sei mai chiesto come mai fu così facile rapirmi, e perché non reagii?
Se le avesse avute, il Signore della Notte avrebbe inarcato le sopracciglia per il dubbio che gli aveva instillato.
- Dovevo entrare nel tuo castello per batterti, e tu mi hai aiutato permettendo alle mie quattro protette di raggiungermi, portandomi quello che altrimenti mi avresti tolto immediatamente. - tossì, facendo sussultare il suo debole corpo, provato dai mesi di prigionia.
- Spiegati… - esclamò l’essere, posandola a terra e allontanandosi verso l’uscita.
La Custode della Luce si alzò in piedi lentamente, appoggiandosi con le mani per sollevarsi.
- Tu credi di essere l’unico ad avere un’armatura degli Antichi?
- So che ne hai una, e questo ti ha permesso di essere la custode delle forze positive, così come io sono il signore della corruzione e della cattiveria, ma mi sarei accorto se tu l’avessi avuta addosso.
- Certamente, ma se si separano i pezzi… - sorrise la giovane, muovendo sinuosamente le sottili dita come se stesse suonando un’arpa fatta di aria.
Immediatamente quattro piccole luci si formarono nel buio della cella. I bracciali di Helen, l’anello di Dany, la collana di Erika e gli orecchini a goccia di Terry stavano risplendendo di un chiarore dorato, caldo e rilassante. Il bagliore si fece velocemente insopportabile, disgregando le quattro bestie che stavano per avere la meglio sulle Signore degli Elementi, per poi sparire in un filo di fumo riportando la stanza nel buio più completo.
- Custode!
- Sbaglio o nella tua voce c’è paura, Re nero? - chiese ironicamente la voce della ragazza, il cui tono era spavaldo, e molto più fermo e forte rispetto a prima.
Lei mosse un passo, e il rumore di acciaio sulla pietra fece indietreggiare l’essere ricoperto da una pesante corazza fuori dall’angusto spazio dove fino a quel momento vi erano cinque ragazze quasi piegate ai suoi voleri. Una debolissima fluorescenza, quasi un’illusione, iniziò a formarsi all’interno della prigione. La luce si fece più intensa, delineando una forma umana, apparentemente protetta in un’armatura completa di elmo e di spada sguainata. Ormai quasi del tutto illuminata, la sconosciuta sorrise sotto l’elmo che le copriva il viso fino al naso con una maschera cesellata e traforata.
- Ora siamo ad armi pari, Re nero, e credo che questa sarà l’ultima battaglia del nostro mondo. - disse la Custode della Luce, aspettando che il suo avversario estraesse dalla cintura la mazza chiodata che utilizzava per attaccare e difendersi.
Si voltò tranquilla verso le quattro giovani, che avevano assistito alla scena attonite, e tornò ad osservare il suo carceriere solo quando fu sicura che le sue pupille fossero sane e salve.
- Hai separato l’armatura in quattro pezzi, e ora li hai riuniti per batterti con me. Sono sorpreso, piacevolmente sorpreso… - Nella sua voce c’era una punta di gioia. - Bene, decideremo le sorti di questo pianeta con le armi. Sei svantaggiata, donna. Ho secoli di esperienza alle spalle.
- Anche io. Ora finiamola, così che si possa smettere di uccidere impunemente. Odio sacrificare delle vite inutilmente.
Ci fu un momento di calma, quindi le due figure si scontrarono allagando la stanza di ondate di luce e di ombra. La cosa si ripeté varie volte, ma nessuno dei due contendenti riusciva ad avere al meglio.
- Bel combattimento, non trovate? - disse Dreamlips alle quattro ragazze, che solo allora si accorsero che la donna era comparsa accanto a loro e si era seduta su una comoda poltrona apparsa chissà da dove.
- Ma…
Il generale oscuro posò leggera l’indice sulle labbra di Dany, sorridendo.
- Non parlare, e osserva. Questi sono gli ultimi momenti di vita del mondo che voi conoscete…
- Cosa vuoi insinuare?
- Nulla, elfetta alata. Nessuno dei due non può vincere, quindi se ne andranno entrambi.
- Non capisco…
- E non mi aspettavo che tu lo facessi, Signora della Terra. Entrambi incarnano un estremo dei sentimenti, dei poteri esistenti su questo mondo, dell’animo umano. Se manca qualcosa, anche il suo opposto non può più esistere in quanto non ha termine di paragone…
- Mi gira la testa. - mormorò Terry, suscitando la cristallina risata della maga dalle vesti nere.
- Tranquilla, ora tutto finirà. - Puntò il guantato indice sui due contendenti, che stavano osservandosi ansimando. - Guardate.
Il Re nero e la Custode della Luce si lanciarono uno contro l’altro con una velocità e una forza senza precedenti. Le quattro ragazze chiusero gli occhi, e quando osarono riaprirli videro una cosa che le avrebbe perseguitate a vita negli incubi. La spada aveva attraversato il corpo del Re nero senza problemi, ma la mazza di lui si era abbattuta letale sul cuore della loro principessa. L’impatto aveva distrutto la corazza in quel punto, che ora appariva rosso di sangue. Un grigiore si stava spandendo dai due corpi senza vita, permeando tutto quello su ci capitava. Quando raggiunse le giovani, il oro Diademi si fecero visibili e si polverizzarono, facendo tornare le Signore degli Elementi delle semplici persone. Erika perse i suoi capelli in piedi, Helen le sue ali, Dany il colore dei capelli e la sensazione della magia che le scorreva nelle vene, Terry si accorse con meraviglia che l’incantesimo di fusione era scomparso. L’unica che sembrava non risentire degli effetti di quella strana luce grigia era Elyssa, che rimase in silenzio vari minuti prima di alzarsi dalla sua poltrona e farla sparire nel nulla.
- Avete capito ora? - Domandò, non aspettando risposta prima di proseguire. - Senza luce non vi è ombra, e nello sconfiggersi hanno annullato ogni magia esistente, che si basava su uno dei due poteri che essi rappresentavano. Ora questo mondo non conoscerà più la magia per lungo tempo, e si dovrà ricostruire dal nulla.
- Tutto quello che ho fatto in questo secolo non mi è servito a nulla, se ho perso quello per cui ho combattuto! - Sbraitò in lacrime Dany. - Perché, perché non esiste più magia?
- Tutta la magia che vuoi è nel tuo cuore, e nell’amore che altre persone hanno per te. - Le rispose Dreamlips, guardando di sottecchi Terry, che arrossì involontariamente. - E poi non è vero che non esiste più magia. Voi avete mantenuto l’immortalità che i diademi vi avevano conferito e io ho ancora tutto il potere che avevo prima, e ora anche di più…
- Come…
- Facile, elfa. Io ho sempre attinto forza dalla mia determinazione, dalla mia bramosia e dalla mia ambizione, e quella se ne andrà solo con me, e non con altri. Io volevo il potere, e ora sono la più potente di questo mondo.
- Potresti conquistarlo facilmente…
- Già, ma non ci sarebbe gusto. Penso che me ne andrò in giro un po’ per divertirmi, magari creerò qualche mondo per vedere come funzionano le cose, ma credo che tornerò, un giorno o l’altro. Ci rivedremo, immortali… - La sua figura iniziò a sparire nell’aria, e la sua voce si fece rarefatta. - Ricordatevi, tutta la magia nel mondo è nel vostro cuore. Sta a voi trovarle la forza di usarla.
Svanì, lasciando le quattro ragazze sole. Un pezzo della parete alle loro spalle crollò come per incanto, facendole voltare sull’alba del primo giorno senza alcuna guerra che quel mondo avesse visto da decenni.
- Certo che è sempre uno spettacolo… - sussurrò Terry stringendosi a Dany, che le arruffò i capelli sorridendo e restituendo l’abbraccio.
- Già…
- Voi due tenerone, che ne dite se ci muovessimo? Dobbiamo costruire un mondo nuovo, e non credo che troveremo qualche manuale sull’argomento… - le riprese scherzosamente Helen.
- Quanta fretta. Abbiamo davanti a noi ben più che una vita, cosa vuoi che sia un giorno in più? - controbatté Terry, sapendo che per il resto della loro eterna vita avrebbero visto un mondo risvegliarsi da un brutto incubo, e magari caderne in altri anche peggiori.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=77013