So far...so near

di vivix
(/viewuser.php?uid=95656)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un giorno come tanti ***
Capitolo 2: *** Nuova amicizia ***
Capitolo 3: *** La fine di tutto ***
Capitolo 4: *** I fratelli Assassino e Traditore ***
Capitolo 5: *** Nuova vita ***
Capitolo 6: *** Ladra ***
Capitolo 7: *** Confessione ***
Capitolo 8: *** La festa ***
Capitolo 9: *** Baci, team e pugnali ***
Capitolo 10: *** Campanelli ***
Capitolo 11: *** Pomeriggio al Posto Segreto ***
Capitolo 12: *** Arya VS Sakura ***
Capitolo 13: *** Lezioni di cucina ***
Capitolo 14: *** Non mi lasciare! ***
Capitolo 15: *** Il ragazzo misterioso ***
Capitolo 16: *** Acqua come specchio ***
Capitolo 17: *** Lotta impari ***
Capitolo 18: *** Imbarazzi e litigi ***
Capitolo 19: *** Ragazza dei Veleni ***
Capitolo 20: *** Impossibile vederlo! ***
Capitolo 21: *** Gaart ***
Capitolo 22: *** Visite inaspettate ***
Capitolo 23: *** Finalissime ***
Capitolo 24: *** Attacco alla Foglia ***
Capitolo 25: *** Sasuke VS Kiba ***
Capitolo 26: *** Attrazione ***
Capitolo 27: *** Litigio ***
Capitolo 28: *** Baci e gelosia ***
Capitolo 29: *** Il ritorno dell'Assassino ***
Capitolo 30: *** Nuovo Hokage cercasi ***
Capitolo 31: *** Vecchia conoscenza ***
Capitolo 32: *** L'unica cosa che importa ***
Capitolo 33: *** Il truffatore ***
Capitolo 34: *** La corsa di Todoroki ***
Capitolo 35: *** Gli equilibri si rompono ***
Capitolo 36: *** Addio ***
Capitolo 37: *** Missione di recupero ***
Capitolo 38: *** Inseguimento ***
Capitolo 39: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Un giorno come tanti ***


Un giorno come tanti

-Ti prenderò  brutto ninja traditore!!!Pistaaaaaaaaaaa!!!!-
Urlò una ragazzina dai capelli blu e gli occhi viola,avanti a lei un bimbo correva a perdifiato,non si girava neanche per controllare quanto gli fosse vicino il piccolo uragano blu,sapeva che alla sua minima distrazione la ragazzina gli sarebbe saltata addosso, ed intanto si chiedeva perché quando giocavano toccava sempre a lui fare il capo dei cattivi. Preso da questi pensieri si accorse troppo tardi di essere andato a finire in un vicolo cieco,non aveva altra scelta se non quella di scavalcare il muro e buttarsi dall’altra parte,nel frattempo dietro di lui la voce dell’amica sempre più vicina e … bum cadde dall’altra parte del muro ma non ebbe neanche il tempo di alzarsi che sentì Arya addosso.
-Ti ho preso traditore!!-
-Mi arrendo,mi arrendo!-urlò quello- Ma la prossima volta il capo nemico lo fai fare a qualcun altro.-
- Ok ok- rise lei, e lo aiutò ad alzarsi.
-Ancora voi!-urlò una voce che ben conoscevano.
Kiba fece una smorfia – Oh no,Itachi ci ucciderà!-
-Non preoccuparti,ci penso io,tu vai- Kiba non se lo fece ripetere due volte e scappò più veloce della luce,nel frattempo Arya si preparava ad affrontare l’Uchiha che le stava andando incontro.
-Ve l’ho detto mille volte,se volete fare casino fate pure ma non dovete entrare nel giardino. Ti avevo avvertito l’altra volta Arya,adesso tuo padre mi sentirà!- diceva il ragazzo.
Arya lo guardò con la migliore faccia d’angioletto che fosse capace di fare – Scusa Itachi ma vedi, il mio amico per sbaglio è caduto dal muro e io sono solo venuta a vedere come stava,davvero,non volevamo entrare di nuovo nel giardino e farti arrabbiare. Ti prometto che non succederà più, mai più,te lo giuro!!- disse lei  facendo gli occhioni dolci. Itachi la guardava,sconfitto,non riusciva mai ad essere duro con quella bimbetta. – E va bene. – capitolò -Ma ti giuro che questa è l’ultimissima volta che la passi liscia!-
-Grazie mille Itachi!!-disse lei schioccandogli un bel bacio sulla guancia,poi si girò e arrampicandosi disse-Ciao Itachi,ciao Sasuke!-per poi scomparire dietro il muro.
Sasuke,che aveva assistito alla scena rimanendo sul balcone,  era il fratello minore di Itachi ed era solo per questo che Arya sapeva il suo nome, infatti il bimbo non aveva mai trovato il coraggio di parlarle, timido com’era.
-Perchè gliela fai passare sempre liscia?- chiese.
-Vedrai che dopo questa non viene più. E se lo rifà, allora si che sarò intransigente!- rispose il maggiore.
-Sisi, come no- borbottò Sasuke.

 

-Papiii,sono tornataaa - urlò Arya per farsi sentire sopra il frastuono che regnava nella stanza.
Livon come al solito stava forgiando qualche nuova arma. Quando la vide si girò -Ah,sei tu-.
E chi doveva essere,pensò Arya alzando gli occhi al cielo, in quella casa vivevano solo loro due,la mamma della ragazzina;infatti, era morta quando la figlia era ancora piccola.
-Sei stata come al solito con quei maschiacci?-
Silenzio.
-E come al solito avete fatto la lotta.-
Ancora silenzio.
-E magari siete andati nel giardino di qualcuno.-
Il silenzio si fece colpevole.
 Livon sospirò -Perché invece di fare il ragazzaccio non stai un po’ con le femmine?-chiese.
-Ci sto con le femmine!-fece Arya risentita- Tenten è femmina e fa parte del gruppo!-
 Livon la guardò come a dire “intendevo femmine vere non altri maschiacci come te!” ma Arya fece finta di niente e il discorso si chiuse lì. La ragazzina sapeva che infondo Livon andava orgoglioso del suo “ragazzaccio”.D’altronde essendo stata cresciuta da un armaiolo e senza la presenza di una madre, non c’ era da stupirsi che Arya fosse così poco femminile.
Dopo un po’ il padre aggiunse con non schalanse  -Stasera siamo stati invitati a cena da Fugaku Uchiha -.Alla ragazzina si gelò il sangue nelle vene; capitava spesso che il padre fosse invitato a cena da qualche famiglia ninja per parlare d’affari; Livon infatti, era il miglior armaiolo di tutta Konoah; ma che li avesse invitati proprio Fugaku, il padre di Itachi, era molto sospetto,che il ragazzo avesse cambiato idea ed avesse deciso di fare la spia?Accidenti,quella proprio non ci voleva …
 
 
 
Fortunatamente Fugaku voleva davvero parlare di affari anche se non mancò qualche frecciatina da parte di Itachi  che ogni volta,rischiava di far scoprire il loro piccolo segreto. Finita la cena Arya era stanchissima dopo la lunga giornata passata a correre qua e là con gli amici, e rischiava di addormentarsi sul tavolo così disse al padre che sarebbe andata a casa.
 – Arya,non puoi tornare  da sola è tardi, aspetta solo altri cinque minuti -.
Certo,li conosceva bene i “cinque minuti” di Livon pensò esasperata.
 - Sasuke perché non accompagni tu Arya a casa?-disse Mikoto,la mamma del ragazzino.-Si è una buona idea.-concordò Livon.
Così i due si avviarono verso le zone residenziali del clan di Arya,ovvero il clan Elphi.Questo,insieme all’Uchiha e allo Hyuga era uno dei clan più potenti del Villaggio della Foglia. Come tutti coloro che sono molto forti,gli Elphi avevano numerosi nemici e da questi venivano apostrofati come “Mezzosangue”,la loro stirpe;infatti, era nata dall’unione di un Uchiha e uno Hyuga.Gli Elphi quindi, avevano ereditato sia l’abilità innata dello Sharingan che quella del Byakugan,da qui i vividi occhi viola di tutti gli appartenenti  al clan.
-Sei forte Sasuke?-chiese Arya di punto in bianco.
-Perché?-
-Curiosità,sei uno dei pochi della nostra età che non ho mai sfidato.-disse lei.
-Dovresti combattere contro le tue coetanee.- rispose Sasuke sottolineando il genere femminile dell’ ultima parola.-
 Arya sbuffò: -Figurati,sono troppo forte per loro.- Sasuke rise,quella ragazzina di certo non era modesta anche se aveva detto la verità,era forte,persino i maschi perdevano contro di lei.
 – Ti va uno scontro?-continuò Arya -Però non adesso,sono troppo stanca.-
-Ok,domani allora?-
-Sì,vieni al quartier generale,sarò lì.-
La “base” o il “quartier generale”, come lo aveva chiamato Arya,era un vecchio palazzo abbandonato dove lei e la sua banda passavano le giornate a giocare alla guerra o facendo la lotta; nessuno poteva entrare senza il permesso della Elphi che era diventata il capo del gruppo battendo il precedente “generale”.Nel frattempo erano arrivati a destinazione -Ci vediamo domani Sasuke, mi raccomando non mancare!-gli disse entrando nella villetta dove viveva con Livon.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Nuova amicizia ***


Nuova amicizia

Il giorno dopo Arya,al quartier generale,aspettava trepidante l’arrivo di Sasuke che però, si faceva attendere.
-Generale oggi non combattiamo?-chiese Naruto.
-No, sto aspettando qualcuno che devo sfidare.-rispose lei.
-Sempre se il contendente si fa vivo.-aggiunse Shino. Quel bimbo ad Arya proprio non piaceva, in realtà lui non le aveva fatto niente ma a lei faceva venire i brividi perché se ne andava in giro sempre con degli orribili insetti addosso.
-Capo,c’e quest’Uchiha che dice di doversi scontrare con te.-
Lei si girò: Choji e Rock Lee,che per quel giorno facevano le sentinelle,le stavano venendo incontro scortando Sasuke,dietro di loro Tenten,unica altra ragazzina del gruppo,scortava Ino Yamanaka e Sakura Haruno,due bambine con cui Arya non era mai andata d’accordo perché troppo romantiche e sdolcinate per i suoi gusti.
-Che ci fate voi qui?-le apostrofò
  -Siamo venute per assistere allo scontro.-cinguettò Ino.
Arya alzò gli occhi al cielo,non era raro che venissero degli “spettatori”durante le sue lotte ma lei sapeva che quelle due erano lì solo per guardare Sasuke, di cui erano follemente innamorate e a causa del quale da migliori amiche erano passate a peggiori nemiche.
 -Ok, fate come vi pare. Allora: Naruto chiama tutti a raccolta voglio che guardino lo scontro,Shikamaru tu farai da arbitro-. Pochi minuti dopo tutto era pronto: Arya e Sasuke  uno di fronte all’altro intorno a loro il resto della banda,comprese Ino e Sakura.
-Si inizia quando Naruto suona il gong-disse scocciato Shikamaru.
Arya alzò gli occhi al cielo,Shikamaru si scocciava di fare qualsiasi cosa; si era chiesta spesso perché continuasse a far parte del gruppo visto che tutto l’annoiava ma non aveva mai trovato la risposta.

DOOON. Persa tra quei pensieri fu presa alla sprovvista dal suono del gong così come dall’attacco repentino di Sasuke, fu perciò subito costretta ad arretrare ma ben presto riguadagnò terreno. Provò qualche affondo,Sasuke fece delle finte e presto la familiare foga del combattimento la invase e non sentì più gli incitamenti dei suoi compagni e le voci isteriche di Sakura ed Ino,le uniche che parteggiavano per Sasuke.Inizialmente i due si studiarono: attaccavano e paravano ma nessuno dei due riusciva a trovare una breccia nelle difese dell’altro. La lotta durò a lungo senza che nessuno dei due riuscisse a prevalere,Arya puntava sull’agilità e la velocità,Sasuke sulla forza. Ad un certo punto il ragazzino fece un balzo indietro allontanandosi da lei, Arya pensò che l’avesse fatto per riprendere fiato dato che entrambi ansimavano, ma poi si accorse che Sasuke stava facendo alcuni gesti strani con le mani,Arya li riconobbe:il ragazzino stava per scagliarle contro una sfera di fuoco. Ebbe appena il tempo di reagire,fece qualche gesto con le mani anche lei e la sfera infuocata di Sasuke si schiantò contro una d’acqua evocata da lei. Ebbero giusto il tempo di scambiarsi uno sguardo misto tra ammirazione e irritazione prima di cadere a terra,esausti: lo scontro era finito con un pareggio. Dopo alcuni secondi di silenzio gli spettatori esplosero in ovazioni e corsero da lei – Sei stata mitica Arya!-le urlò Kiba in un orecchio.
-Mai visto nulla del genere!-fece Rock Lee completamente in estasi.
-Non sapevo che sapessi usare tecniche del genere!-la festeggiò  Naruto.
 Ma lei non era contenta, anzi stava per scoppiare in lacrime: era la prima volta in tutta la sua vita che non vinceva uno scontro e per lei che era abituata alla vittoria finire con un pareggio significava perdere. Ricacciò indietro le lacrime e alzò lo sguardo verso l’avversario,alcuni dei suoi lo stavano aiutando ad alzarsi mentre Sakura e Ino con gli occhi a cuoricino gli urlavano che era stato straordinario ma lui,come lei,non sembrava soddisfatto.
-Domani facciamo un’altra lotta. Non accetto un pareggio!-Lui sorrise-Sono d’accordo-.

 

E così i giorni passavano e Arya e Sasuke continuavano a scontrarsi,a volte vinceva la ragazza a volte l’Uchiha,molto più spesso però le lotte finivano semplicemente in un pareggio. Ormai i combattimenti erano diventati solo un pretesto per passare un po’ di tempo insieme(con grande disappunto di Sakura e Ino).Arya iniziò a trascurare la banda finchè non l’abbandonò completamente nominando Kiba,che era sempre stato il suo secondo,Generale. Di tanto in tanto passava alla base per un saluto e notava con stizza che c’erano sempre anche le due impiastre(l’ Haruno e la Yamanaka).


Il giorno della nomina di Kiba a Generale fu solenne. Arya volle organizzare una vera e propria cerimonia come succedeva per gli Hokage.Quella mattina alla base la banda era al completo: c’erano Naruto, Shikamaru, Rock Lee, Choji, Shino, Tenten, Sakura, Ino e, con grande sorpresa di Nihal, Hinata.La bambina faceva parte del clan Hyuga ed era una persona molto timida e riservata, non aveva mai fatto parte del gruppo e Arya si chiese perché fosse lì, anche se sospettava che fosse per Naruto di cui la bimba era innamorata persa. Si rammaricò invece, di non vedere il cugino della ragazzina: Neji. Anche lui chiuso e riservato, a volte quasi scontroso, sempre solitario, Arya aveva cercato più di una volta di farlo entrare nel gruppo perché sapeva che era molto forte ma non c’era mai riuscita. In quel momento il portone si aprì e i ragazzi si divisero in due schiere, in mezzo incedeva solenne Kiba con l’immancabile cagnolino Akamaru affianco. Quando aveva annunciato che il nuovo Generale sarebbe stato Kiba c’erano state parecchie proteste, soprattutto da parte di Naruto e Rock Lee, ma era bastato un veloce duello per rimetterli al loro posto. Arya era stata a lungo indecisa su chi scegliere ma alla fine aveva deciso per Kiba. Certo Naruto e Lee non avevano nulla da invidiargli in quanto ad esuberanza ma per quanto riguardava l’intelligenza … non potevano certo competere. Intanto Kiba e Akamaru avevano salito la scala da cui guardava la stanza e si erano inginocchiati.
-Io, Arya del clan Elphi,legittimo Generale della banda di Konoah, per l’autorità conferitami dal mio grado, nomino te, Kiba Inuzuka nuovo Generale del gruppo. Che la tua possa essere una guida saggia e giusta, e che la banda possa continuare a prosperare. E ora alzati e saluta i tuoi ninja.- Lui ubbidì, la affiancò e si voltò verso gli astanti. Arya gli prese una mano e la alzò in aria –Urrà per il Generale Kiba!-gridò e gli altri la imitarono. Dopo che le urla e gli applausi si furono calmati Kiba diede il suo primo ordine da Generale:-E adesso tutti al banchetto!!!-. In realtà non si trattava di un vero e proprio banchetto ma solo di rustici, antipasti e dolci fatti dalle mamme di ogni membro del gruppo, ma i bambini furono ugualmente contenti. Arya affiancò Sasuke – Ti è piaciuto il mio discorso?-chiese sorridente.
-Molto pomposo, direi.- la prese in giro lui.
Arya gli fece una linguaccia – L’occasione era solenne.- si giustificò. – E ora smettila di fare il guastafeste e andiamo a mangiare, ho una fame!-


-Arya andiamo?-chiese Sasuke, gli occhi imploranti.
La festa non era finita, dopo il buffet erano previsti giochi per misurare l’agilità, la velocità e la forza dei partecipanti ma il ragazzino era ansioso di andarsene perché Ino e Sakura non lo avevano lasciato neanche un secondo.
-D’accordo, come vuoi. Uff, mi sarebbe piaciuto rimanere. Appena Ino e Sakura si distraggono usciamo dal retro.-

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** La fine di tutto ***


La fine di tutto
 

Era passato un anno da quel giorno e Arya e Sasuke erano diventati inseparabili.
Era sera tardi ma non faceva freddo, nonostante l’inverno inoltrato l’aria era ancora piacevolmente frizzante ed una tiepida brezza soffiava leggera per le vie. Quel giorno Arya e Sasuke avevano perso la cognizione del tempo e si erano trattenuti più del solito nel loro posto segreto,una piccola radura circolare appena fuori dal villaggio. Avevano trascorso,come di consueto, quasi tutta la giornata insieme tra allenamenti e chiacchiere.
-Non c’è bisogno che mi accompagni Sasuke.- gli disse per l’ottocentesima volta-E poi così farai ancora più tardi,si arrabbieranno-
 -Non preoccuparti Itachi mi leverà fuori dai guai-le disse strizzandole l’occhio.
 Arya sorrise, stava bene con Sasuke, con lui riusciva ad aprirsi e a parlare di tutto. A prima vista l’Elphi si sarebbe detta una bimbetta con un sacco di amici soprattutto quando frequentava la banda ma in realtà,solo ora lo capiva, si sentiva sola. I suoi erano sempre stati rapporti superficiali, almeno fino a quel momento. Per la prima volta nella sua vita sentiva di potersi fidare ciecamente di una persona che non fosse Livon e questo la faceva sentire felice.
Erano ormai a pochi metri dal quartiere degli Elphi quando si iniziò a sentire. Un odore strano,pungente e dolciastro allo stesso tempo, ma i due non ci fecero caso e continuarono a camminare. Fu quando svoltarono l’angolo che lo videro,uno spettacolo agghiacciante: avanti a loro si stendeva la via principale del quartiere,distrutta,le porte e le finestre divelte,pezzi di mobilio per la strada, tende strappate e macchiate da un liquido scuro e poi ovunque, persone per terra, le vesti macchiate dallo stesso liquido che c’era sulle tende. Allora Arya capì, l’odore strano che si sentiva nell’aria,il liquido scuro sparso dappertutto … era sangue. Fu assalita da un orribile presentimento ed iniziò una folle corsa verso casa. Arrivata, vide la porta spalancata, entrò.
–Papàààà,papìììì sono io. Dove sei?Dai esci non farmi spaventare!Lo sai che detest … - le parole le morirono in gola, Livon era riverso a terra in una pozza di sangue,gli arti che formavano angoli impossibili.
 – No..- sussurrò  -NO!Papà!Papà svegliati … ti prego … ti supplico … torna da me- con la voce rotta dai singhiozzi continuava a implorarlo di tornare,di svegliarsi, ma sapeva che non c’era nulla da fare,l’aveva perso,non l’avrebbe rivisto mai più.
Non seppe quanto stette lì ma quando Sasuke arrivò lei aveva già versato tutte le sue lacrime. Lui  le andò vicino,l’abbraccio e Arya si tenne stretta a lui .
– Non c’è più,se n’è andato … non tornerà mai più-
-Mi dispiace,Arya.- una stupida frase di circostanza ma non era stato capace di dire altro, era troppo sconvolto. Mentre l’amica correva a casa lui aveva girato l’intero quartiere Elphi,erano tutti morti;aveva cercato dei sopravvissuti ma era stato inutile,un intero clan … sterminato.
 – Arya dobbiamo andarcene da qui. Chiunque ha compiuto questa strage potrebbe essere ancora nelle vicinanze.-  Ma Sasuke si sbagliava,l’assassino era tornato a casa indisturbato,senza essere notato da nessuno, si era lavato dal sangue e aveva bruciato tutte le prove che avrebbero potuto incolparlo.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** I fratelli Assassino e Traditore ***


I fratelli Assassino e Traditore

Sasuke l’aveva portata a casa sua.
Fugaku e Mikoto, vedendoli così sconvolti, erano subito accorsi ed il ragazzino aveva raccontato loro ciò che avevano visto. Per tutta la durata del resoconto Arya era stata in silenzio,lo sguardo perso nel vuoto. Al termine del racconto Mikoto si era presa cura dei bambini e Fugaku era corso dall’Hokage.
– Itachi, vieni con me. –
Il figlio maggiore dell’uomo,che era arrivato in quel momento nella stanza, vedendo il volto sconvolto del padre chiese: – Cos’è successo?-
-Ti racconterò strada facendo,muoviamoci ora-.

Quella sera stessa, i ninja erano andati sul luogo ed avevano iniziato ad indagare, il quartiere Hyuga era stato praticamente spopolato: le loro capacità sarebbero state utilissime per aiutare a sorvegliare il villaggio.
Arya intanto, si era svegliata dopo un lungo sonno inquieto. Non ricordava quello che era successo però sentiva che era accaduto qualcosa di brutto,lo percepiva dai modi premurosi che usavano con lei,come fosse una bambola di porcellana che al minimo tocco sarebbe potuta andare in frantumi. Appena rimase sola con Sasuke chiese: - Cos’è successo?-
Lui,con il volto tirato dalla stanchezza e le occhiaie di chi non ha dormito,rispose: -Davvero non ricordi niente?-
Lei scosse il capo.
-Arya … Livon … il tuo clan … -
Bastò quel nome,Livon, per farle tornare tutto alla memoria. Come in un incubò si ritrovò nella via principale, circondata da cadaveri che fino a quella mattina erano stati suoi parenti, si ritrovò nella fucina del padre completamente a soqquadro, Livon in una pozza di sangue, e allora capì: non ci sarebbe stato mai più un papà da abbracciare,da cui correre per essere consolata …
Pianse, pianse finchè non ebbe più lacrime, dopo di che iniziò a fissare il vuoto, non toccò cibo e non parlò con nessuno, nemmeno con Sasuke .La famiglia Uchiha cercava di consolarla ma quando le parlavano lei sembrava non sentirli, quasi fosse stata lontana chilometri. Così alla fine Sasuke si arrese e si limitò a stringerle una mano,senza allontanarsi mai e lasciandole il palmo solo quando doveva mangiare.


- Arya per favore,non hai toccato cibo!-disse Sasuke stringendole di più la mano ma senza aspettarsi nessun cambiamento. La ragazzina invece, si guardò il palmo, quasi si fosse accorta del contatto solo in quel momento, poi posò gli occhi viola su di lui,erano immensamente tristi. Sasuke però, percepì che per la prima volta dopo giorni di trance aveva la sua attenzione così continuò: -Devi mangiare qualcosa Arya.- disse indicando con il mento il vassoio poggiato sul letto.
-Non ho fame.-stentò a riconoscere la voce della sua amica,sempre chiara e squillante,in quel debole e roco sussurro.
Tuttavia non si fece scoraggiare: -Lo so, lo so. Però ti devi sforzare. Dai solo qualche boccone.-
Arya fece una smorfia però prese il vassoio ed iniziò a mangiare. Appena ingoiò il primo boccone, capì che in realtà aveva una gran fame ed iniziò ad ingozzarsi a più non posso. Dopo poco aveva finito tutto,Sasuke sembrava contento come un bambino a Natale, ma lei non condivideva la sua euforia,lei non avrebbe mai più avuto un motivo per festeggiare …
-Come ti senti?- chiese il moro e subito dopo si rimproverò mentalmente: le aveva posto la domanda più idiota del mondo. Si affrettò a continuare:- Cioè … lo so … non bene … però … quello che intendo dire ….-
Arya lo tolse d’impaccio:-Non sforzarti così tanto. Non devi dire per forza qualcosa. Non c’è niente da dire.-
-Mi dispiace.-
Altra frase che si sarebbe potuto risparmiare però era la verità,continuò tutto d’un fiato:-Ascolta lo so che è un momento difficile e non è facile però voglio che tu sappia che su di me puoi sempre contare.- ecco, l’aveva detto.
Arya lo guardò, cercando di sorridergli, ma dall’espressione di Sasuke, capì che non c’era riuscita molto bene.
-Hanno già fatto i funerali?- chiese con la voce che le tremava.
- No. Stanno preparando un mausoleo da dedicare al tuo clan. -
-Quando?-
-Dopodomani.-
Dopo quel breve scambio di battute Arya tornò nel suo stato di trance.


Sasuke bussò alla porta ed entrò senza aspettare risposta. Arya capì che era quello il giorno del funerale perché l’amico era vestito tutto di nero. Infatti le disse:
-E’ oggi.-porgendole al contempo un involto nero.
Lei lo prese senza dire nulla ed il ragazzino uscì. L’Elphi si vestì senza fare realmente caso a ciò che faceva, poi, insieme agli Uchiha, si diresse al cimitero.
Il mausoleo era stato costruito in mezzo al bosco,lontano dalle altre lapidi. Gli operai avevano fatto davvero un bel lavoro. Era una torre, alta come gli alberi che la circondavano, e dipinta con il verde brillante delle gemme in primavera;intorno a tutta la struttura correvano strisce bianche che formavano una spirale. Guardando meglio, Arya capì che le strisce erano decorazioni di rampicanti, uccelli ed animali del bosco. In cima al mausoleo svettava una piramide di cristallo che brillava sfavillante sotto i raggi del sole. L’Elphi era colpita dalla bellezza dell’opera e, in altri momenti, ne sarebbe rimasta completamente incantata ma non quel giorno, quella mattina percepiva solo la dolorosa consapevolezza che non avrebbe rivisto più Livon e che era rimasta ormai sola, ultima di un intero clan.
Perché il misterioso assassino non aveva ucciso anche lei?Perché quando si era sparsa la voce che c’era qualcuno sopravvissuto non era andato a cercarla?Era giusto che tutto il suo clan fosse stato sterminato e lei fosse ancora viva?Il suo posto non era lì, tra i vivi, ma tra i morti.
Erano questi i pensieri che le affollavano la mente e che le impedivano di seguire il discorso dell’Hokage e tutto ciò che le accadeva intorno: i ninja che, uno alla volta, posavano un fiore sulle scale del mausoleo e poi a gruppi, lasciavano la radura. Ad un certo punto qualcuno le toccò una spalla.
- Arya dobbiamo andare … -la voce di Sasuke.
-Vai avanti piccolo Uchiha,riporterò io a casa la tua amica.- un’altra voce, più roca e profonda era intervenuta. La ragazzina non si curò di guardare a chi appartenesse, sentì solo Sasuke che le stringeva la spalla ed i suoi passi leggeri mentre si allontanava. L’Elphi rimase ancora lì, immobile, a guardare il terreno, dopo un po’ però, iniziò ad innervosirsi: perché la voce non parlava?Era ancora lì, questo era sicuro perché non aveva sentito altri passi dopo quelli dell’amico, ma allora perché non diceva niente?
Finalmente alzò lo sguardo e vide a chi apparteneva la voce: era dell’Hokage. “Hokage” era il nome con il quale indicavano il capo del Villaggio della Foglia. Attualmente la carica,che durava a vita, era ricoperta da un vecchio che, nonostante l’età, sapeva ancora il fatto suo. In quel momento la stava fissando. Normalmente Arya si sarebbe infastidita, non le piaceva quando la guardavano a quel modo, come volessero metterle a nudo l’anima, ma quella volta non se ne curò, sapeva che il vecchio avrebbe visto soltanto dolore, disperazione e solitudine.
-Lo so che adesso vedi tutto nero e pensi che nulla abbia più senso ma credimi, non sarà così per sempre.-esordì l’Hokage - Il tempo non cancella ciò che è accaduto e non guarisce le ferite che ora ti senti bruciare nel petto ma fa superare, troverai nuove ragioni che ti spingeranno a vivere e nuove emozioni riempiranno la voragine che ora hai negli occhi.-
Arya sapeva che l’Hokage era saggio, ma rimase comunque colpita di fronte a quelle parole.Nei giorni precedenti , molti avevano detto qualcosa per consolarla ma le erano sempre sembrate parole vuote.
-Quel momento mi sembra così lontano … - sussurrò.
-Lo so,ma non preoccuparti, arriverà. Ora è meglio che ti riporti a casa o il tuo amico manderà un’intera squadra a cercarti.-
Il vecchio rise e, per la prima volta dalla morte di Livon, anche l’Elphi accennò un lieve sorriso.



I giorni si susseguivano lenti, pigri. Tutti avevano già dimenticato la tragedia degli Elphi e nessuno se ne curava più. Era successo, punto. Rimuginarci su non avrebbe riportato in vita le persone morte, anche Arya se n’era fatta una ragione. Un’ idea sempre più insistente però,si faceva strada nella sua mente: la vendetta. Tuttavia senza un colpevole o perlomeno, un sospettato, la sua determinazione rimaneva flebile. A distrarla da questi pensieri poi c’era Sasuke. Ormai Arya era per forza di cose ospite fissa degli Uchiha, con grande piacere dell’amico. Dopo l’accaduto il loro rapporto si era, se possibile, rafforzato ancor di più. Arya però si sentiva a disagio e non voleva essere un peso per gli Uchiha, così si era messa alla ricerca di un piccolo monolocale, e chi meglio di Naruto poteva aiutarla?Il ragazzino; infatti, viveva da sempre in un appartamentino in affitto poiché tutti i suoi parenti erano morti durante l’attacco della volpe a nove code; inoltre Livon le aveva raccontato che ora  Naruto custodiva lo spirito di quel demone anche se lui non sapeva ancora nulla, ed era per questo motivo che tutti se ne tenevano alla larga. Dopo lo sterminio del suo clan, Arya si sentiva stranamente vicina a quel bimbo biondo che, come lei, non aveva più nessuno al mondo. Sasuke se n’era accorto e la cosa lo infastidiva molto, con grande divertimento dell’Elphi.
-Mikoto, io esco.-
 – Non viene Sasuke con te?-
-No, dorme ancora-
-Se vuoi posso svegliarlo, non è un problema-
-Nono,ti ringrazio, ma ho bisogno di stare un po’ da sola.-
La donna la guardò con pietà, Arya odiava quello sguardo. -Come vuoi.-
Si girò e uscì più in fretta che poté. In realtà non aveva voluto svegliare Sasuke perché sapeva che le avrebbe impedito di cercarsi un appartamento perché voleva che restasse a casa sua, ma l’Elphi non la pensava allo stesso modo. Arya iniziò a dirigersi verso la base, Naruto sicuro era là. Una volta arrivata si introdusse silenziosa, senza farsi vedere dalle sentinelle del giorno: non le andava di farsi vedere da nessuno. Il quartier generale era stato la sua seconda casa per molto tempo e nessuno lo conosceva bene quanto lei così fu facile salire i vari piani, silenziosa come un ombra, finché non trovò il ragazzino, seduto in un angolo. Lo raggiunse e gli mise una mano sulla spalla, quello sobbalzò e si girò di scatto.
 – Arya!Mi hai fatto prendere un colpo!-
 Gli mise una mano sulla bocca. -Zitto e seguimi.-
L’Uzumaki era confuso ma fece come gli era stato ordinato: nonstante il nuovo Generale fosse Kiba, molti la consideravano ancora il Capo.
 
Una volta fuori Arya gli raccontò il motivo di quella visita.
-E così ti serve un appartamento, eh?-
-Già. Allora mi puoi aiutare?-
- Bè, per iniziare devi sapere che quelli come noi non pagano l’affitto.-
L’Elphi capì che con l’espressione “quelli come noi”, Naruto intendeva i ragazzini che rimanevano orfani e gli fu grata di non averlo detto esplicitamente perché non l’avrebbe sopportato.
- Mmm … bè … bene perché non saprei come pagarlo.-
-Sì, già. Comunque, so che c’è qualche locale libero più o meno dove abito io. Per maggiori informazioni però, devi chiedere ad Iruka. Vieni ti accompagno da lui.-
 
 
 
Arya era appollaiata sul davanzale della finestra e guardava Sasuke analizzare l’ambiente alla ricerca del più piccolo dettaglio che sarebbe potuto tornare utile per convincere l’amica che quel posto non andava bene. Naruto l’aveva portata da Iruka, il quale le aveva fatto vedere i monolocali disponibili e, appena le aveva dato le chiavi di quello che aveva scelto, era corsa da Sasuke per dirgli la novità. Ora si trovavano in quella che sarebbe diventata la sua nuova casa.
-Allora che ne dici?-chiese impaziente.
- Arya sei sicura di volertene andare?Guarda che a casa non dai fastidio a nessuno.- le disse per la millesima volta.
- Sasu ne abbiamo già parlato.-rispose lei, alzando gli occhi al cielo.
-Si, lo so. Però … -
-Però niente Sà!-
-E poi perché non mi hai svegliato?Ti avrei accompagnato.- chiese lui, risentito.
-Non l’ho fatto perché non mi avresti permesso di andarmene.-
-Non è vero.- disse ma, vedendo l’occhiata penetrante di Arya aggiunse – Bè, forse … -
-No, forse, sicuro. E ora andiamo che siamo già in ritardo.-
 Dopo la morte di Livon, Sasuke aveva insistito perché riprendessero la loro normale routine, così i giorni li passavano nel Posto Segreto combattendo e chiacchierando e tornavano a casa solo a sera. L’Uchiha non lo avrebbe mai ammesso, ma in realtà lo faceva perché aveva un’ enorme paura di trovarsi di fronte all’assassino degli Elphi, nonostante le ricerche; infatti, il colpevole era ancora a piede libero e lui era preoccupato.

 

Anche quella sera erano tornati tardi dalla radura dove passavano le giornate. Si erano salutati all’ incrocio, Arya si era diretta verso la sua neocasa e Sasuke vero il quartiere Uchiha. La ragazzina però aveva uno strano presentimento: le sembrava di sentire nell’aria l’odore del sangue, ma si era convinta che era solo la sua immaginazione. Infatti, dopo lo sterminio del clan, più di una volta le era sembrato di rivivere l’accaduto, così fece finta di nulla e continuò a camminare. Ma la sensazione non svaniva. Continuò ad ignorarla ma involontariamente tese i sensi,pronti a scattare al minimo rumore sospetto. Ad un certo puntò sentì un suono. Nulla più che un debole lamento, ma bastò a farla scattare. Iniziò a correre a più non posso verso la fonte del rumore con un solo pensiero in mente: la vendetta. Finalmente avrebbe visto in faccia l’assassino di suo padre, avrebbe combattuto contro di lui, l’avrebbe sconfitto e quando sarebbe stato riverso a terra nel suo stesso sangue e le avrebbe implorato perdono, l’avrebbe ucciso. Attraversò il quartiere di Sasuke e fu come fare un salto nel tempo, lo scenario che le si presentava era lo stesso di quando era morto Livon e la rabbia montò, sempre più violenta. Un altro grido, questa volta riuscì a capire chi era: Sasuke, con lui però c’era qualcun altro perché sentiva un’ altra voce. Entrò trafelata nella stanza e nella foga della corsa inciampò su un’ asse sopraelevata del pavimento, sentì un dolore forte alla caviglia ma si costrinse ad alzarsi. Nella stanza c’erano Mikoto e Fugaku in una pozza di sangue, Itachi in piedi su di loro e Sasuke che lo guardava terrorizzato. Si voltò anche lei verso il maggiore – Non è possibile … -
Lui sorrise: - Sorpresa?Non te l’aspettavi, vero?-
Arya non capiva. – Perché?-
Itachi rise. Rideva di lei, del suo clan, di Livon. Non ci vide più. Scattò in avanti, per sferrargli un pugno ma quello si spostò di lato e lo evitò come se nulla fosse. Non si diede per vinta, ripartì all’attacco e tentò di nuovo di colpirlo ma un dolore lancinante allo stomaco la fece piegare su se stessa. Tossì e sentì un sapore metallico sulla lingua. Sasuke era rimasto immobile a guardare la scena.
-Che diavolo fai fermo lì?-gli urlò.
Lui la guardò ma non si mosse.
Arya si rialzò e tentò ancora una volta di ferire Itachi ma era inutile, lui schivava e poi la colpiva. Attacco, colpo alla spalla. Altro attacco, colpo al ginocchio. Ancora attacco, colpo in faccia.
-Però! Non ti arrendi facilmente. Vuoi che ti faccia fuori pezzo per pezzo?- non era neanche affaticato, Arya invece a stento si reggeva in piedi, sentiva male ovunque e perdeva molto sangue.
- Perché … -tentò di chiedere, ma si dovette fermare per tossire sangue – Perché non hai ucciso anche me?-
Lui la guardò con una luce strana negli occhi ma non rispose. L’Elphi si avventò ancora una volta contro di lui ma Itachi si spostò di lato, le sferrò un colpo sulla schiena e lei cadde a terra. Non riusciva a muovere nemmeno un muscolo, la vista le si annebbiava sempre più. Sentì Itachi spostarsi verso Sasuke, ancora fermo in un angolo. L’ amico aveva visto tutto ed si sentiva un verme per non essere intervenuto a darle una mano ma non ne aveva avuto il coraggio, era paralizzato dal terrore.
-Lo sai che si aiutano i propri compagni?- disse Itachi e subito dopo Arya sentì un gemito. L’assassino aveva colpito il traditore.
-Non si guarda mentre si fanno a pezzi Sasuke.- altro gemito.
-Sei solo un ragazzino cacasotto … non sarai mai un ninja … non potrai mai battermi.- ad ogni frase le urla di Sasuke si facevano sempre più alte, Arya intanto scivolava piano nell’incoscienza. Quando Itachi fu soddisfatto ed ebbe massacrato per bene anche il fratello si avvicinò alla ragazza e le sussurrò all’orecchio. –Vuoi sapere perché non ti ho ucciso?Ebbene ti accontento … ti ho risparmiata solo perché mi servi.- detto questo se ne andò, ma Arya aveva già perso i sensi.


Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Nuova vita ***


Nuova vita
 

Quando si svegliò si ritrovò in ospedale, le dissero che era stata per due giorni tra la vita e la morte ma che alla fine erano riusciti a salvarla. Arya si sentiva malissimo, aveva un sacco di fasciature, alcune ferite non si erano ancora rimarginate e le faceva male dappertutto;  nonostante questo cercò di abbreviare il più possibile la convalescenza poiché, eccetto quando, di tanto in tanto, Naruto andava a farle visita, rimaneva sempre sola nella stanza ed il tempo per rimuginare era decisamente troppo. Ripensava al suo clan, a Livon, alla sorpresa nello scoprire che l’assassino era Itachi, che a torto aveva sempre pensato che fosse un amico, alla rabbia che era sopraggiunta, allo scontro durante il quale si era preso gioco di lei e l’aveva quasi uccisa, alla delusione quando Sasuke non era intervenuto in suo aiuto. Non aveva chiesto a nessuno cos’era successo all’amico e cercava di escluderlo completamente dai suoi pensieri: aveva perso tutta la fiducia che riponeva in lui, si era sentita tradita e adesso se fosse morto, sarebbe stata quasi contenta. La convalescenza servì anche a farle maturare una decisione: avrebbe ucciso Itachi. Certo, era stata una stupida a pensare di poter battere una persona che da sola, era stata capace di sterminare due dei più forti clan di Konoha, tuttavia la voglia di vederlo morto ai suoi piedi non era svanita e la supremazia con cui Itachi aveva condotto il loro scontro era servita soltanto a renderla più determinata. Adesso che l’assassino di suo padre aveva un volto e un nome la voglia di vendetta si impossessò completamente di lei, così appena uscita dall’ospedale iniziò ad allenarsi. Non avrebbe fatto lo stesso errore due volte, per questo, aveva deciso che sarebbe diventata un Ambu e solo allora sarebbe andata alla ricerca del ragazzo per eliminarlo.
I giorni passavano lenti, tra le lezioni della scuola ninja alla quale si era iscritta ed i suoi allenamenti personali, che occupavano ogni minuto di tempo libero. Arya era diventata sempre più taciturna e gli unici sentimenti che provava erano l’odio verso Itachi ed il rancore verso Sasuke. Il primo giorno di scuola, mentre aspettava che il cancello venisse aperto ed iniziassero le lezioni, scoprì che anche il suo ex amico si era salvato dalla furia omicida del fratello. Sentì un inaspettato sollievo ma fu solo un attimo. Dopo il loro incontro con Itachi, Arya non era andata a cercare Sasuke e lo stesso aveva fatto lui con lei. Appena lo vide gli lanciò un’ occhiata omicida mentre l’Uchiha la squadrava, l’espressione impenetrabile. Come se quello non fosse bastato, poco dopo Arya scoprì che erano capitati nella stessa classe, cercò il posto più lontano da lui e si impose di seguire la lezione, ma fu difficile perché sentiva continuamente lo sguardo del ragazzo su di sé.
All’Accademia Sasuke non fu l’unico ad accorgersi di lei. Arya era cresciuta molto, in forza superava tutte le ragazze della classe ed era diventata davvero bella. Le ore di allenamento solitario le avevano dato un fisico perfetto ed i capelli blu che le scendevano oltre la vita, fino ai polpacci, le davano un’aria esotica; il suo sguardo, fiero e gelido, la rendevano un frutto proibito e per questo ancora più desiderabile. Nonostante il suo silenzio e il volontario isolamento furono molti i ragazzi che tentarono di avvicinarla ma l’Elphi li ignorò: non aveva tempo da perdere in simili sciocchezze. Anche le ragazze provarono a fare amicizia, alcune perché volevano un po’ delle attenzioni che i maschi le riservavano, altre semplicemente perché volevano scambiare due chiacchiere, ma Arya ignorava anche loro; non perché si sentisse superiore o altre stupidaggini del genere, ma per il semplice motivo che non potevano capire ciò che provava. L’unico che non si lasciò scoraggiare dal suo atteggiamento fu Naruto. Spesso le andava vicino e tentava di fare un po’ di conversazione, a volte ad Arya non andava di parlare così lui, tra mille lamentele, le offriva una ciotola di ramen e la lasciava ai suoi pensieri; altre volte però parlavano e Naruto con la sua apparente, o reale,chissà, scemità riusciva anche a farla ridere.
 Le lezioni non erano molto stimolanti, in quanto la maggior parte delle cose che Iruka insegnava, lei già le aveva apprese, così la mente e gli occhi erano liberi di vagare e finivano sempre più spesso su Sasuke. Quando l’aveva rivisto il primo giorno era troppo turbata per notarlo ma in seguito si rese conto che anche lui era cambiato molto. Era silenzioso e taciturno e, insieme a lei e qualche altro, era tra i migliori della classe. Arya notò che faceva strage di cuori tra le apprendiste ninja ed in primis c’erano Ino e Sakura. L’Elphi però non capiva cosa potesse avere Sasuke di così speciale così, durante una delle tante lezioni noiose, si concesse alcuni minuti per guardarlo ed esaminarlo. L’Uchiha era diventato molto più alto, sotto la maglia larga si indovinava un fisico asciutto;  i capelli, che ad Arya erano sempre piaciuti, erano corti dietro, con le punte verso l’alto, e più lunghi ai lati del volto; lo sguardo imperscrutabile gli dava un’aura misteriosa che lo rendeva irresistibile.  L’Elphi, suo malgrado, dovette ammettere che nel complesso era davvero carino.   
 
Quella mattina Arya era ansiosa di arrivare a scuola poiché Iruka aveva annunciato che avrebbero fatto dei combattimenti corpo a corpo, tuttavia sperava con tutta sé stessa di non capitare contro qualche ragazza altrimenti si sarebbe prospettata una mattinata di noia pura. Quando furono tutti in classe, anche quel ritardatario di Naruto, il maestro fece l’appello ed iniziò a chiamare le coppie. L’Elphi aspettava, trepidante. Dopo lo scontro con Itachi non aveva combattuto più contro nessuno, si era allenata sempre da sola, ed adesso era ansiosa di vedere i frutti del suo duro lavoro. Iruka pronunciò il suo nome ed il cuore perse un battito.
-Elphi Arya … contro … vediamo un po’ … Uchiha Sasuke!- esclamò il maestro. Arya ebbe un tuffo al cuore. Contro Sasuke!
Lo scontro di quella mattina lo aveva immaginato nei minimi dettagli, contro ogni membro della classe ma, chissà perché, aveva completamente escluso il ragazzo.
- Che ne dici Arya, te la senti? Stà tranquilla non mi aspetto che tu lo batta … -
- Per me va bene.-lo interruppe lei.
- E tu Sasuke?- chiese Iruka
- Sì. -
 
 
Appena il maestro ebbe finito di formare le coppie uscirono tutti nel cortile posizionandosi uno di fronte all’altro. Quando Iruka l’aveva accoppiata con Sasuke, Arya aveva avuto un’ attimo di smarrimento, tuttavia ripensandoci era stata proprio fortunata perché l’Uchiha era pressocchè il migliore della classe, ma soprattutto, perché in questo modo avrebbe finalmente avuto la possibilità di fargliela pagare per averla abbandonata alla mercè di Itachi.
Bastardo … adesso ti faccio vedere io!
-Al mio via inizieranno i combattimenti … pronti … via!- urlò Iruka
Arya, kunai in pugno, non perse tempo e si slanciò contro Sasuke con tutta la forza di cui era capace ma lui la scansò e lei si sbilanciò in avanti. Non si perse d’animo e deviò la traiettoria del colpo ma l’avversario lo parò. L’Elphi continuò ad attaccare mentre l’Uchiha si limitava a parare, capì che il ragazzo cercava di studiare le sue mosse così da poterle anticipare perciò abbandonò gli schemi. Mentre i duelli dei compagni duravano non più di una decina di minuti per poi ricominciare, il combattimento dei due ragazzi si protrasse per tutta la mattinata mantenendosi in una situazione di stallo, proprio come il loro primo scontro. Questa volta però Arya non era lucida, aveva la mente accecata dalla rabbia, attaccava con furia come fosse un animale che tenta di uscire dalla gabbia. Sasuke invece, attaccava e parava con precisione aspettando il momento giusto per sferrare il colpo finale. A fine mattinata i duelli erano tutti conclusi e adesso gli aspiranti ninja guardavano, insieme al maestro, lo scontro tra quei due ragazzi formidabili.
-Basta così. Arya, Sasuke, mi avete sentito?! Ho detto basta!- urlò Iruka
L’Elphi  si bloccò a metà di un affondo: era sfinita, se fosse stato per lei, si sarebbe buttata a terra in quel momento ma non voleva dare a Sasuke questa soddisfazione, anche se, si rese conto, lui era altrettanto provato dal combattimento.



L’ inverno cedeva ormai il passo alla primavera e l’anno scolastico era quasi concluso, a breve ci sarebbe stata la prova finale, se l’avessero superata sarebbero diventati ninja a tutti gli effetti e sarebbero stati affidati  ad un maestro per continuare l’addestramento. Naruto non stava più nella pelle, era più esuberante e scalmanato del solito e non la smetteva più di blaterare.
-Ci pensi Arya?- stava dicendo -Diventeremo dei Genin!!!E questo è solo il primo passo della mia scalata, l’ultimo sarà diventare Hokage!-
L’Elphi non voleva deludere le sue speranze così disse solo: – Sì, è fantastico. Magari saremo anche in squadra insieme.-
 In verità era sicura che Naruto sarebbe stato bocciato, era l’ultimo della classe e non riusciva neanche a fare gli esercizi più semplici.
-Sarebbe stupendo!-
-Naruto, potresti gentilmente evitare di urlare in questo modo?! E già che ci sei, evita anche di saltellare qua e là come un pazzo, grazie.-
-Su con la vita Arya! Sciogliti un po’ per una volta, divertiti!Stiamo per diventare ninja!!- gridò per l’ennesima volta.
La ragazza perse ogni speranza di calmarlo. – Facciamo così: se superi la verifica verrò alla festa che stai organizzando.-disse con un sorriso.
 Naruto infatti, si comportava come se avesse già superato la prova e stava organizzando un mega party per tutta la classe per festeggiare l’avvenimento, aveva tentato più volte di convincere Arya a partecipare ma lei aveva sempre rifiutato.
-Ma ci puoi scommettere che supererò la verifica!- gridò.
Sì, come no, pensò Arya.
 
 
E poi arrivò anche il giorno tanto atteso e temuto della prova finale. L’Elphi si era trastullata un sacco di tempo pensando a chissà quali complicatissime prove avrebbero dovuto affrontare ma la verifica si rivelò facilissima: bisognava semplicemente prendere le sembianze di Iruka per qualche secondo. Nulla di più facile, pensò Arya quando arrivò il suo turno; portò a compimento la prova senza la minima difficoltà. Nella sua classe erano stati tutti promossi, tutti tranne Naruto. Dopo la prova il maestro li fece sedere nei banchi e chiamandoli in ordine alfabetico consegnò ad ognuno di loro il copricapo dei ninja. Questo  consisteva in un semplice pezzo di stoffa blu ed una lastra di metallo con inciso il simbolo del loro Villaggio, una foglia stilizzata.
-Elphi Arya.-
Il cuore perse un battito. Si alzò ed andò verso la cattedra. Prese il copricapo, non ci poteva credere, era un ninja finalmente! Il primo passo per portare a termine la sua vendetta era compiuto e, legandosi il distintivo sulla fronte, Arya sentì di avercela fatta.
All’uscita si fece largo tra la folla e raggiunse Naruto, dopo aver fallito la prova se n’era andato chissà dove e poi era tornato in classe ma non aveva ricevuto una parola di conforto da nessuno. Quando lo raggiunse gli mise una mano sulla spalla.
 – Aspetta.-
Lui si girò, non aveva mai visto gli occhi azzurri dell’Uzumaki così spenti e tristi.
 – Mi dispiace che non sei riuscito a trasformarti.-
-Fa niente, sai quanto me ne importa.- detto questo se ne andò.
Arya sapeva che, invece, gliene importava eccome della prova fallita ma lo lasciò andare, lo avrebbe raggiunto a casa sua quando si sarebbe calmato un po’.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Ladra ***


Ladra

 
A pomeriggio inoltrato raggiunse Naruto a casa sua. Lo trovò stranamente allegro e gli chiese il motivo, dopo averle fatto giurare che non l’avrebbe detto a nessuno le rivelò il motivo di tanta felicità: Naruto aveva intenzione di rubare il rotolo proibito per imparare una delle mosse che vi erano spiegate e dimostrare così di essere un ninja.
-Gli faccio vedere io di che pasta sono fatto!- concluse soddisfatto il ragazzo.
-Naruto spero che tu stia scherzando.-
- Nient’affatto, non sono mai stato più serio.-
-Sei pazzo.-
-Forse. Ma questo non cambia niente.-
- Naruto ti rendi conto di quello che dici?!- esplose Arya -Quel rotolo è proibito, capito?Pro- i - bi - to - scandì .
-Lo so, non sono scemo- si offese lui.
-Invece se stai dicendo sul serio sei scemo eccome, Naruto! Quel rotolo è sorvegliato giorno e notte, è impossibile rubarlo e anche se tu ci riuscissi ti ritroveresti tutti i ninja della Foglia alle calcagna!!-
-Non mi importa un fico secco!Quei maledetti fogli sono l’unica possibilità che mi rimane di diventare un ninja!-
-Dannazione Naruto, tu non sai quello che dici!-
-Sì invece, e non c’è niente che tu possa dire che mi farà cambiare idea.-
-Naruto ti farai ammazzare!-
-No invece. Stasera non ci saranno guardie e tutto filerà liscio come l’olio. - replicò lui.
-E tu che ne sai?Hai sentito le sentinelle mentre lo dicevano?-
-Ehm … più o meno … sì, diciamo di sì.-
Seguì un lungo silenzio finché Arya disse: -Lo farò io.-
-Cosa??- esclamò Naruto – Ma che stai dicendo?!-
-Per rubare qualsiasi cosa, anche una matita, bisogna essere silenziosi e invisibili, due qualità che tu di certo non possiedi. Inoltre- proseguì Arya – mi entusiasma l’idea di rubare una cosa così importante. Io prenderò  il rotolo poi lo darò a te, dopodiché non voglio più sapere nulla di questa storia.-
Naruto non era per niente d’accordo ma dopo una lunga ed estenuante litigata con la ragazza non aveva potuto far altro che acconsentire.
 
 
Arya era nella sua stanza, si stava vestendo con estrema lentezza, quasi quello che stava facendo fosse un rito importantissimo. Offrire il suo aiuto a Naruto era stata una mossa avventata, ora lo capiva, tuttavia non poteva certo lasciare che fosse l’amico a prendere il rotolo, anche con l’assenza delle sentinelle, infatti, Naruto si sarebbe fatto scoprire. Inoltre sarebbe stato un modo per mettere alla prova gli insegnamenti della zia. Infatti la sorella di Livon, Lara, era stata il capo dei Guerrieri Ombra, un’organizzazione unicamente composta da membri del clan Elphi. Si trattava di ninja altamente specializzati nell’arte dell’omicidio, l’Hokage però se ne serviva anche per rubare oggetti caduti nelle mani sbagliate o per raccogliere informazioni. Sin da piccola Arya aveva sempre desiderato diventare un guerriero ombra così la zia le aveva impartito gli insegnamenti dell’organizzazione, Livon invece, era meno propenso all’idea, preferiva che la figlia diventasse un potente Jonin, così le aveva insegnato le basi che un buon ninja deve possedere. Posizionò l’ultimo pugnale nello stivale, controllò d’avere tutto: kunai, shuriken, senbon, catana, veleni, sonniferi, corde e pugnali vari. Sì, era pronta.
Uscì dall’appartamento e respirò a fondo l’aria fresca della sera nel tentativo di calmarsi, dopodiché si incamminò silenziosa verso il luogo dov’era custodito il rotolo. La costruzione era un po’ fuori mano, verso la periferia in una zona dove l’illuminazione era poca e Arya, tutta in nero, si confondeva completamente tra le ombre. Si nascose dietro una casa e guardò il palazzo dov’era custodito il rotolo. Naruto aveva detto il vero: non c’era nessuna sentinella a presidiare l’ingresso. Aspettò un altro secondo e poi si slanciò verso la porta. Dentro era buio, eccetto per due candele, così dovette aspettare che gli occhi si abituassero alla poca luce. Quando riuscì a scorgere le cose intorno a sé iniziò a controllare la stanza alla ricerca di sporgenze, rientranze o qualche altra cosa che potesse nascondere una zona segreta, ma, dopo una lunga ricerca non aveva ancora trovato nulla e le sentinelle potevano tornare da un momento all’altro. Si guardò intorno, spazientita, ma dove cavolo era quel rotolo?! ,poi lo sguardo le cadde sulle candele: erano posizionate ai lati di un piedistallo sul quale c’era … un rotolo! Arya si diede dell’idiota, era stato uno dei primi insegnamenti di Lara: spesso le cose più preziose si trovano alla luce del sole così che le scartiamo senza pensare che è proprio ciò che stiamo cercando. Si avvicinò al rotolo e controllò che fosse quello che cercava poi uscì silenziosa ed invisibile come era entrata. Appena era uscita da Konoah aveva iniziato a correre, i sensi all’erta. Raggiunse il luogo dell’incontro che aveva stabilito con Naruto, per fortuna lui era già lì. Gli lanciò un’occhiataccia e gli gettò il rotolo:- E’ quello che cercavi. Ti consiglio di allontanarti ancora, sei troppo vicino alla città.-
Lui la guardò con gratitudine –Grazie mille Arya. -
-Figurati.- rispose facendogli l’occhiolino.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Confessione ***


Confessione



Bussò per la terza volta ma da dentro non si sentì nessun suono. La sera prima, dopo aver consegnato il rotolo a Naruto, Arya era tornata a casa ma aveva passato la notte a tormentarsi per la sorte dell’amico, così alle prime luci dell’alba era andata a casa sua ma non le aveva aperto nessuno. Calmati Arya, lo sai come è fatto Naruto, a quest’ora sarà ancora nel meglio del sonno. Decise che avrebbe prima fatto allenamento e poi avrebbe riprovato.
Cercò di metterci più tempo possibile per arrivare al boschetto vicino la città, fare il consueto allenamento, tornare a casa, lavarsi e andare di nuovo da Naruto. La verità era che temeva gli fosse successo qualcosa, se fosse stato così non se lo sarebbe mai perdonata, diventerei come Sasuke, pensò, ma scacciò subito l’immagine del ragazzo e bussò alla porta del monolocale che aveva davanti.
Nessuna risposta.
Bussò ancora, ma nessuno andò ad aprire.
Ok, adesso basta. Si allontanò dal legno, prese la rincorsa e con una spallata abbatté la porta. Dentro regnava il caos più totale, ma questo era normale per Naruto, il disordine era uno dei suoi tratti distintivi. Nell’entrata, in cucina e in bagno non c’era nessuno, le rimaneva da controllare solo la camera da letto. Incrociò le dita e sperò che l’amico fosse lì. Girò l’angolo e guardò nella stanza: era disordinata come le altre, con una cassettiera vicino alla parete e sopra varie cianfrusaglie, appeso al muro c’era un calendario con una provocante donna in bikini, sotto la finestra v’era un letto dove … Naruto ronfava tranquillo!
La prima cosa che sentì fu il sollievo, subito sostituito dalla rabbia. Naruto era stato sempre lì a dormire mentre lei si era tormentata per tutta la mattina! Si avvicinò al ragazzo e lo buttò giù dal letto, quello si svegliò di soprassalto e la guardò con occhi assonnati:- Arya, sei tu?-
-E chi sennò.-alzò gli occhi al cielo – Ero preoccupata per te. Come è andata ieri sera?-
Naruto divenne improvvisamente sveglissimo, e con un gran sorriso le indicò il comodino dove era poggiato un copri fronte da ninja.
-Sei diventato Genin?Non capisco, come hai fatto?-
Il biondino incrociò le gambe ed iniziò a raccontare gli avvenimenti della sera precedente.
Dopo che Arya gli aveva consegnato il rotolo aveva seguito il suo consiglio e si era inoltrato nel bosco. Per un po’ tutto era stato tranquillo e aveva appreso la tecnica superiore della moltiplicazione del corpo. Ad un certo punto però era arrivato Mizuki ed aveva così scoperto di essere stato ingannato e che il vero piano del ninja era sempre stato quello di impadronirsi del rotolo. Avevano iniziato a combattere e, quando tutto sembrava perduto, era spuntato il maestro Iruka e l’aveva salvato. Era stato lui a dargli il copri fronte. Prima che arrivasse Iruka però, Mizuki gli aveva rivelato un terribile segreto: Naruto custodiva nel suo corpo lo spirito della Volpe a Nove Code.
-Io lo sapevo, Naruto- confessò Arya, gli occhi fissi sul pavimento.
-Cosa?!-
-L’ho sempre saputo.-
-E perché non me l’hai mai detto?- percepì dal tono della sua voce che era arrabbiato.
-Me lo disse Livon ma mi proibì di rivelartelo. In realtà pensavo che ormai te l’avessero detto … -
-Se lo sapevi perché non mi hai mai evitato?Non hai paura di me?-
- No. Ci conosciamo da quando eravamo piccoli e non hai mai fatto del male a nessuno,non vedo perché dovrei avere paura. E poi se decidessi di attaccarmi te le suonerei di santa ragione.- disse per alleggerire la tensione che si era creata tra loro.
-Ma che dici, vincerei io!-
- Sisi, certo.-
-Certo che si! A proposito … - aggiunse con tono malizioso. -Ricordi la scommessa che avevamo fatto?-
-Scommessa?Quale scommessa?- Arya iniziò a sudare freddo.
-Ma sì. Dicemmo che se fossi diventato un ninja saresti venuta alla festa che sto organizzando e che, per la cronaca, si terrà proprio stasera.-
Arya si sentì in trappola -Naruto, penso che ieri hai battuto la testa … io non rammento proprio nulla.-
-Non fare la finta tonta. Abbiamo fatto una scommessa e ho vinto io, quindi, a meno che tu non voglia rimangiarti la parola, stasera dovrai venire alla festa.-
Non c’era via d’uscita da quella situazione però Arya voleva prendersi, almeno in parte, la rivincita così disse: -Ah Naruto, dimenticavo, prima visto che non venivi ad aprire ho buttato giù la porta.-
-Cosa hai fatto?- esplose il biondo, ed Arya filò via prima che potesse acciuffarla.


Dopo aver lasciato casa di Naruto, Arya si era diretta verso il suo monolocale ma, rovistando nell’armadio, si era resa conto di non avere nulla di adatto per la serata; il suo guardaroba infatti, tra l’altro molto misero, comprendeva solo pantaloni e maglie a girocollo, insomma nulla di molto femminile. Di certo non posso presentarmi così alla festa, mi toccherà scendere e comprare qualcosa; dio che scocciatura! , pensò mentre si dirigeva verso i negozi di vestiti. Non aveva la più pallida idea di cosa comprare: non aveva mai vestito da femmina e non era mai andata ad una festa, uff che diavolo devo acquistare?!. All’improvviso sentì una voce cinguettante che, purtroppo, ben conosceva,questa volta però fu felice di udirla: potrebbe aiutarmi a capire cosa indossare.
-Ciao Ino!- disse con un sorriso a trentadue denti. L’interessata si girò verso di lei con aria sorpresa, Arya capì subito il suo disagio: da quando andavano all’Accademia insieme non le aveva mai rivolto la parola e, a meno che non fosse Ino la prima, non la salutava mai. – Ehm … ciao. -
-Come va?Sono stati felici i tuoi della promozione a Genin?-
La ragazza subito si riprese dalla sorpresa e, come suo solito, iniziò a parlare a ruota libera, descrivendo nei minimi dettagli come aveva dato la notizia ai genitori e la festa che poi avevano organizzato in suo onore.
-A proposito di party … Naruto ti ha detto che stasera darà una festa?Verrà tutta la classe.-
-Sisi lo so,mi ha già invitato. Senti ma … tu sei sicura che verrà tutta la classe?Proprio tutta tutta?-
Arya capì subito cosa intendeva: Ino voleva sapere se sarebbe andato anche Sasuke. Conoscendolo Nihal avrebbe scommesso di no, invece disse:- Sì, credo di si. Insomma Naruto così mi ha detto.-
-Fantastico!- strillò Ino, gli occhi persi in chissà quale sogno dove lei e Sasuke erano fidanzati.
-Hai già deciso cosa metterai?-
-Oh si! All’inizio ero indecisa ma alla fine ho optato per un vestitino azzurro cielo, che si adatta perfettamente alla mia carnagione e ai miei bellissimi capelli biondi- sottolineò l’ultima parte della frase agitando la lunga chioma -Ovviamente super corto e attillato, corredato da sandali tacco 12!- concluse con un sorriso, rivolto più a se stessa che alla sua interlocutrice.
-Vestitino e sandali? Non credi che faccia ancora un po’ freddo per queste cose? La primavera è appena iniziata … -
-Mmm … si forse si, ma è così che si va alle feste, e poi ballando farà caldissimo!-
Ballando?! , questo Arya non l’aveva proprio previsto, le venne quasi voglia di rimangiarsi la parola, no invece, non gliela darò vinta a quell’imbecille di Naruto!, pensò.
-E tu invece?Hai già deciso?- le chiese Ino.
-No, non ancora. Sono scesa proprio per questo. Adesso scusami ma devo proprio andare. Ciao!- disse allontanandosi.
-Ciao!Ci vediamo stasera!- le urlò dietro la bionda.

Arya aveva il morale praticamente a terra: erano ben due ore che andava girando tra i negozi e ancora non aveva trovato nulla che andasse bene. In realtà i capi adatti e carini non mancavano, anzi c’è n’erano in quantità, il vero problema era che lei quelle cose non le aveva mai messe e così si sentiva a disagio con tutto. Guardò la vetrina dell’unico negozio in cui non era ancora entrata e fu subito colpita da un vestito: aveva bretelline sottili che reggevano un bustino, il quale in vita si apriva in una larga gonnellina a balze che arrivava un palmo più su del ginocchio. L’unico accessorio dell’ abito era una catenina con un ciondolo messa a mo’ di cintura che brillava come una stella sul blu intenso del capo. Arya decise che era quello il vestito che avrebbe indossato alla festa. Entrò nel negozio e si provò il vestito, ma fu superfluo perché ormai aveva preso la sua decisione. Le bastò un’altra mezz’ora per trovare scarpe e accessori poi tornò a casa.


Appena entrata poggiò le buste sul tavolo e si buttò sul divano, guardò l’orologio: erano appena le 14:30! La preoccupazione per Naruto e l’allenamento prima, il girovagare per i negozi poi, l’avevano stancata. Malvolentieri  si alzò e iniziò a preparare qualcosa da mettere sotto i denti. Dopo aver consumato quel pasto leggero si abbandonò ad un sonno ristoratore. Si svegliò un’ora e mezzo più tardi e sentendosi ricaricata decise di scendere di nuovo, questa volta però non si diresse verso i negozi di vestiti, bensì verso le botteghe degli armaioli: le piaceva gironzolare tra le armi, le sembrava di tornare indietro nel tempo, prima della morte di Livon, inoltre era sempre alla ricerca di nuove armi che univano all’efficienza della lama la bellezza dei fregi. Dopo un po’ però, iniziò a sentire una strana sensazione, come di pericolo. Continuò a camminare come se niente fosse ma la fastidiosa sensazione era sempre lì: qualcuno la stava seguendo, concluse. Allora utilizzò tutte le tecniche di cui era a conoscenza per casi di pedinamento: aumenti improvvisi di velocità, zigzag, arresti improvvisi, cambi di direzione, agguati dietro gli angoli, nulla. Irritata decise di tentare l’ultima carta: fare il suo gioco. Andò verso la periferia, in una zona dove c’era spazio per un eventuale combattimento, chiunque la stesse seguendo non sembrò capire il trucco e continuò a pedinarla. Arrivata allo spiazzo lo percorse fino alla fine, grazie a quella specie di sesto senso percepiva che il suo inseguitore stava continuando il pedinamento, se si fosse girata di scatto sarebbe stato troppo tardi per lui nascondersi e sarebbe stato smascherato. Si girò: -Perché mi stai seguend … - la frase le morì in gola vedendo chi era il misterioso pedinatore: un ragazzo poco più grande di lei con occhi e capelli neri, un viso, a suo parere, perfetto e familiare: era  Sasuke. Lui, colto in flagrante, rimase immobile per la sorpresa. Arya; invece,  si girò di scatto ed iniziò a camminare ma lui le andò dietro e l’afferrò per il polso: -Aspetta.-
 Per tutto l’anno tra loro c’era stato il tacito accordo di ignorarsi, per questo adesso Arya era sorpresa, tuttavia si riprese presto, si girò:- Che vuoi?- chiese brusca.
-Ti devo parlare.-
Arya era sempre più furente: -Non c’è niente di cui dobbiamo paralare.-
-Sì, invece e tu lo sai. - l’accusò Sasuke.
Gli occhi della ragazza lampeggiarono:- Non voglio sentire proprio niente!- si liberò dalla presa del traditore e iniziò a correre ma la sua fuga fu breve perché Sasuke la riacciuffò e la costrinse a girarsi – Io ti devo parlare, devo spiegarti!-
 -Lasciami, lasciami.- ma il ragazzo non la mollò, anzi strinse ancora di più la presa.
 Arya, suo malgrado, iniziò a piangere: -Mi hai lasciato lì, non hai fatto niente, sei rimasto a guardare come mi ammazzava!-urlò. Dagli occhi della Elphi ormai usciva un fiume in piena. Sasuke allora, l’abbracciò ma lei continuò a divincolarsi.
-Scusami, scusami.-le mormorò all’orecchio.
Il ragazzo la lasciò sfogare, a poco a poco le lacrime diminuivano e Arya si lasciò andare a quell’ insolito, almeno per l’Uchiha, gesto d’affetto. Quando fu di nuovo padrona della situazione si staccò e risoluta, disse:- D’accordo. Vuoi parlare? Bene, parliamo. Vieni.- e iniziò a camminare, apparentemente senza meta, ma a Sasuke non importava, in quel momento l’avrebbe seguita anche in capo al mondo. Era incredulo per averla convinta ad ascoltarlo, ma soprattutto era felice come non gli accadeva ormai da molti anni.
 
Arya era ancora scossa, non si sentiva pronta per affrontare il ragazzo, così per allungare il tragitto fino al monolocale fece innumerevoli deviazioni. Quando si sentì pronta lo portò all’appartamento e lo fece entrare. Sasuke era già stato in quelle stanze molti anni prima, essenzialmente non erano cambiate molto anche se sugli scaffali e i muri, allora completamente vuoti, ora erano poggiati libri dalle copertine colorate, fiale d’ogni colore e altre boccette poco rassicuranti; ai muri invece erano appesi pugnali, archi, spade e altre armi dalla preziosa fattura ma che, l’Uchiha c’avrebbe scommesso, erano dotate di una lama assolutamente letale. Il tavolo era ingombro di buste d’ogni dimensione, come se l’Elphi avesse appena terminato di fare spese.
Arya si sedette su una sedia e gli fece cenno di fare lo stesso. Fece un sospiro silenzioso, nascose ogni sentimento dietro una maschera fredda ed indifferente e si preparò ad una dolorosa conversazione.
-Bè? Ora non hai più niente da dire? – lo canzonò. In condizioni normali, l’Elphi lo sapeva, Sasuke non le avrebbe permesso di usare quel tono con lui, ma questa volta la lasciò fare e rispose: -Devo parlarti. Di quella sera. – sembrava che prima di parlare masticasse le parole cento volte.
 Arya, invece, si irrigidì ancor di più ma lui continuò:- Io … ti chiedo scusa. Avevi ragione prima, quando hai detto che ti ho lasciato alla sua mercè senza muovere un dito. Sì, sono rimasto a guardare. Per giustificarmi posso dire soltanto che ero paralizzato dal terrore, dalla sorpresa, dal disgusto. Hai mai pensato cosa sia stato per me scoprire che era stato lui a sterminare i nostri clan? Lo sai che era la mia guida, il mio idolo, il fratello perfetto da emulare, da eguagliare, da superare. Ero sconvolto, non sono intervenuto perché non riuscivo a muovere neanche un muscolo non perché ti volevo abbandonare e mi divertivo a guardarlo ammazzarti, anzi, a ogni colpo che ricevevi la mia rabbia e la voglia di ucciderlo crescevano ma non riuscivo comunque a muovermi. Mi dispiace, non c’è nulla che possa giustificarmi lo so, ti chiedo soltanto di non fare più finta che non ci fossi.-
Arya e Sasuke da bambini avevano passato molto tempo insieme, ma quello era il monologo più lungo che gli avesse mai sentito pronunciare. Capì che per l’Uchiha doveva essere stato molto difficile confessarle quelle cose. Aveva passato quegli anni vivendo nella voglia di vendetta e nel risentimento, chiusa nella sua visione delle cose, non si era mai chiesta come si fosse sentito il ragazzo quando avanti a loro si era parato Itachi, ancora sporco di sangue, dopo aver ucciso Fugake e Mikoto. Solo in quel momento comprese che anche per lui quegli anni dovevano essere stati un inferno, senza nessuno che potesse capire i loro sentimenti. Vedendo che Arya rimaneva zitta Sasuke alzò lo sguardo, fino ad allora ostinatamente puntato a terra.
-I – Io … ci devo pensare.- si sentiva troppo sconvolta per dare una qualsiasi altra risposta, che fosse negativa o positiva.
Lui annuì - Vienimi a cercare quando avrai deciso.- e con queste parole uscì dalla casa lasciandola libera di pensare.



***
 

Quando, sei anni prima, Sasuke si era svegliato nel letto dell’ospedale, era distrutto dal dolore. La morte di tutti coloro a cui voleva bene e la scoperta che l’assassino fosse proprio Itachi, erano state dure da accettare e superare. Ma il tempo, se non fa rimarginare le ferite, le rende più sopportabili e così era successo. Giorno dopo giorno si era sentito, se non bene, meglio. Quando la clinica lo aveva dimesso, era dovuto andare alla ricerca di un appartamento dove stare, dato che non aveva nessuna intenzione di rimettere piede a casa sua. L’argomento monolocale gli aveva portato alla mente gli ultimi giorni passati con l’Elphi e da quel momento era stato impossibile dimenticarla: dopo essersi informato sulle sue condizioni non l’aveva più cercata, si sentiva un verme per quello che aveva fatto e non aveva il coraggio di incontrarla di nuovo. Nei giorni che seguirono aveva anche definito le sue priorità, la prima era uccidere il fratello, la seconda non comportarsi mai più da fifone.
Quando, il primo giorno di scuola, aveva rivisto Arya, aveva ricordato lo sterminio del clan e ciò che aveva fatto. Si era sentito un codardo, esattamente come quella sera, con l’unica differenza che adesso la ragazza era di fronte a lui e gli lanciava sguardi assassini e carichi di risentimento. Nei mesi a seguire si era abituato a vederla ogni giorno ed aveva notato che l’Elphi cercava in ogni modo di evitarlo e lui, nonostante volesse fare l’esatto opposto, l’aveva assecondata. Con difficoltà crescente, aveva cercato di non avvicinarla, di tenerla lontana dai suoi pensieri, di non guardarla, di non morire di gelosia quando la vedeva parlare con qualche ragazzo, che molto spesso era quella testa quadra di Naruto Uzumakio quell’idiota di Kiba Inuzuka. Era sempre riuscito a mantenere le distanze, fino a quella mattina. Si trovava nella zona degli armaioli perché aveva deciso di aumentare il suo arsenale d’armi adesso che era ninja a tutti gli effetti, quando aveva scorto la sua chioma blu. Aveva tentato di resistere all’impulso di seguirla ma non c’era riuscito. Mentre spiava ogni sua mossa era al contempo, impegnato in un feroce scontro tra le due diverse fazioni della sua mente: quella che voleva parlarle e quella che voleva tornare di corsa a casa. Fu per questo motivo che alla fine si distrasse e cadde nel tranello di Arya. Quando se l’era ritrovata di fronte, quando si era immerso nei suoi occhi viola, non era riuscito a trattenersi e aveva confessato, poi…poi era successo quel che era successo…

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** La festa ***


 La festa

Dopo che Sasuke se n’era andato Arya aveva pianto di nuovo. L’incontro con il ragazzo l’aveva fatta tornare indietro con la memoria ,a tempi più felici, quando tutto era semplice e giusto. Aveva pensato anche a ciò che le aveva detto l’Uchiha ma non riusciva a decidere cosa rispondergli. All’epoca erano due bambini, era naturale che Sasuke fosse rimasto terrorizzato, a maggior ragione perché l’assassino era proprio il fratello. Certo avrebbe anche potuto raccontarle tutte menzogne e non essere cambiato affatto, ma a quale scopo? Arya non riusciva a trovare una risposta e questo non faceva altro che confonderla ancora di più. Immersa in questi pensieri non si accorse che era ora di prepararsi per la festa. Si alzò malvolentieri e lentamente iniziò a lavarsi e vestirsi. Non m’importa un fico secco se faccio tardi, anzi è pure meglio!, pensò. Dopo almeno un’ora e mezza era pronta. Si guardò allo specchio cercando un qualsiasi difetto che avrebbe potuto usare come scusa per non andare alla festa ma non ne trovò. Il vestito blu, semplice ma allo stesso tempo elegante, i decolté che facevano pandane con l’abito, la collana e il braccialetto argentati, i capelli lunghi e ondulati che le lambivano i polpacci, la matita viola che le incorniciava gli occhi, era perfetta ma si sentiva ugualmente a disagio. Forza Arya, fatti coraggio, in fondo è solo una sera; e con questi pensieri aprì la porta e uscì.


 
Ovviamente arrivò parecchio in ritardo, il buffet era già cominciato, anzi in verità stava per terminare, così si affrettò a prepararsi un piatto prima che gli altri invitati si spazzolassero tutto. Intanto si guardava intorno e rispondeva a coloro che la salutavano. Sembrava che ci fosse tutta la scuola altro che classe! Probabilmente molti dovevano essere imbucati, pensò. Vide Ino, non aveva scherzato quella mattina, il vestito le stava d’incanto; poi c’era Sakura, anche lei molto carina, persino Hinata era in ghingheri anche se aveva evitato i tacchi optando per delle più comode ballerine. Tutto questo però, non fece diminuire il disagio che provava.  
-Finalmente sei arrivata!- quest’urlo, senza ombra di dubbio di Naruto, la fece sobbalzare facendole scivolare il piatto di mano, che andò in frantumi a terra.
-Sei grande Naruto, guarda che mi hai fatto combinare!- esclamò voltandosi verso il biondino.
-Nervosetta, eh?-
-Sì, un po’.-
-Comunque non ci pensare, tanto i piatti non sono miei.-
-Ah no? E di chi allora?-
-Oh, credo che siano di Shikamaru, il buffet; invece, è stato preparato dalla mamma di Choji. E’ un ottima cuoca vero?-
-Non so, non ho ancora avuto il tempo di assaggiare nulla.-disse rimpiangendo il piatto in frantumi.
-Sapevo che saresti arrivata in ritardo per questo ti ho messo qualcosa da parte,- così dicendo le passò un intero vassoio stracolmo di tutto e di più – però ti consiglio di non mangiare con la tua solita flemma e di sbrigarti, perché tra poco inizierà la musica.-concluse eccitato.
Un motivo in più per mangiare lentamente, pensò Arya – Sisi, sta tranquillo, farò presto.- mentì.
-Ehi Arya, ciao!-
La ragazza si girò: era stato Kiba a salutarla. – Ciao. - disse a sua volta.
-Sei uno splendore stasera.- si complimentò facendole l’occhiolino e Arya si sentì avvampare, guance del cavolo!, pensò.
-Naruto ti devo parlare di una cosa. Ci scusi un attimo Arya?-
-Sisi. Fate pure.-  Andatevene, sciò sciò.
 Avrebbe voluto scavarsi un buco sotto terra e rimanervi fino alla fine di quella stupida festa. Si guardò intorno alla ricerca dell’angolo più isolato e lì si accomodò, ma nemmeno quel posto si rivelò sicuro perché arrivarono frotte di ragazzi che le fecero complimenti e le chiesero di fargli da partner durante i balli, ma Arya, con le buone o con le cattive, li mandò via tutti. Lei non avrebbe ballato, che se lo mettessero bene in testa!
 Come aveva annunciato l’Uzumaki di lì a poco le luci si spensero ed iniziò la musica; Arya, ancora con il vassoio in mano iniziò a rilassarsi vedendo che nessuno più si curava di lei. Certo non mancarono quelli che, come Naruto,di tanto in tanto tentarono di strapparla al suo isolamento ma furono pochi. Senza nemmeno accorgersene, a poco a poco, si lasciò trasportare dalla musica ma rimase comunque ostinatamente incollata alla sedia. Ad un tratto percepì che qualcuno si era seduto nella poltroncina affianco, si girò, preoccupata che volessero scocciarla ancora, ma i suoi timori erano infondati perché di fianco c’era Shikamaru. Da piccola, quando ancora frequentava la banda, non sopportava la perenne calma del Nara ma adesso non le diede nessun fastidio, anzi, il fatto che si fosse seduto lì senza dirle nulla la rallegrava.  Approfittando di quel momento di relativa tranquillità, la Elphi iniziò a scandagliare la sala e a cercare il ragazzo che occupava i suoi pensieri dal pomeriggio. L’oscurità di certo non aiutava ma lei era sicura di riuscire a riconoscere il profilo familiare dell’Uchiha anche in quel groviglio di corpi. Ad un certo punto si sorprese anche a pensare che magari con Sasuke avrebbe potuto ballare, ma subito scacciò quel pensiero; non dire idiozie Arya!, si rimproverò.
 Gradualmente la musica divenne meno frenetica e caotica fino a diventare una leggera melodia: erano iniziati i lenti. Dopo qualche minuto si erano già formate le coppie ma Naruto era rimasto da solo. Poverino, pensò, magari posso andare io, in fondo non sembra difficile, devo solo dondolarmi sul posto. Si alzò e andò verso l’amico.
 - Ti va di ballare?- gli chiese.
Lui la guardò sbalordito. – Pensavo che tu non volessi.-
-Ho cambiato idea. Allora ti va o no?-
- Ok ok. – così dicendo la trasportò in mezzo alle altre coppie, la prese per i fianchi ed iniziarono a dondolare a tempo. In realtà erano un po’ goffi, però Arya si divertì. Durante una delle varie giravolte notò che, oltre a Shikamaru che stava dormendo, c’era qualcun altro seduto sui divanetti. Aguzzò la vista: era la timida Hinata.
-Naruto perché non chiedi a Hinata di ballare? Anche lei è da sola … -
-E tu?-
-Ballerà con me!- si intromise Kiba, e Arya si chiese come diavolo avesse fatto a sentirli. –Allora che ne dici?-
-Ehm … d’accordo.- disse un po’ esitante.
-Se!!-
L’Elphi allora sorrise: “se!” era un’ esclamazione tipica della loro classe per dimostrare la propria gioia. Kiba non perse tempo: la prese per i fianchi e la trascinò lontano dal biondino, lei però, prima di lasciarsi cullare di nuovo dalla melodia della canzone si assicurò che Naruto avesse invitato Hinata a ballare. Persino nella poca luce Arya riuscì a vedere il rossore sulle guance della Hyuga nel sentire la proposta. Da dove si trovavano lei e Kiba poi, l’altra coppia si vedeva benissimo, così passarono gran parte della canzone a sghignazzare vedendo il ballo strano dei due: rimanevano pressocché fermi sul posto e ogni tanto Naruto doveva sorreggere Hinata, alla quale cedevano le gambe per l’emozione.
La festa terminò persto, verso l’una, perché l’indomani sarebbero dovuti andare all'Accademia. Dopo i primi lenti con Naruto, Arya aveva ballato sempre con Kiba, il quale non l’aveva concessa a nessun altro ragazzo. L’Inuzuka aveva anche insistito per accompagnarla a casa, l’Elphi era stata contenta di questa galanteria perché così avrebbe potuto appoggiarsi a lui dato che i piedi le facevano malissimo a causa dei tacchi alti. Arrivati al monolocale Arya salutò il suo cavaliere con un semplice movimento della mano e notò che Kiba era rimasto piuttosto deluso ma non protestò. Se l’Inuzuka aveva frainteso qualcosa allora sarebbe stato meglio chiarire le cose il più in fretta possibile,pensò.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Baci, team e pugnali ***


Baci, team e pugnali

L’indomani la sveglia suonò decisamente troppo presto, se fosse stato per lei avrebbe dormito fino a mezzo giorno, nonostante quella mattina avesse rinunciato al suo consueto allenamento;tuttavia, pensando a ciò che l’aspettava ritrovò energia, si preparò e si diresse all’Accademia ninja. Quel giorno Iruka avrebbe comunicato loro quali sarebbero state le squadre e da quale maestro sarebbero state capitanate. In genere veniva annunciato un giorno dopo la prova finale ma nella loro classe c’erano stati problemi perché c’era un alunno in più, così una delle squadre, anziché essere composta da tre Genin e un maestro sarebbe stata formata da quattro apprendisti.
Quando arrivò in classe fu contenta di notare che non era l’unica ad avere l’aspetto di uno zombi, Ino per coprire le occhiaie aveva addirittura usato più trucco del solito e si era messa anche degli occhialoni scuri. Ovviamente l’unico in perfetta forma era Sasuke, il quale aveva saggiamente deciso di evitare la festa della sera prima.


Ad un certo punto Arya sentì un certo trambusto provenire dal banco dell’ Uchiha. Si girò e vide una calca di ragazze che lo accerchiavano. Le solite litigate per decidere chi deve sedersi vicino a lui, ti pareva, pensò. Guardando meglio però, si accorse che le ragazze non stavano litigando tra loro ma inveivano contro Naruto che era accucciato sul banco avanti a Sasuke. Arya si incuriosì, chissà cosa gli sta dicendo, per la verità sembra che lo stia solo guardando, bah. Ad un tratto un ragazzo dietro il biondo per sbaglio gli diede una gomitata e l’Uzumaki  si sbilanciò verso l’Uchiha, poi ci fu un attimo di silenzio e subito dopo esclamazioni di sconcerto, Arya si alzò per vedere cosa fosse accaduto e scoppiò a ridere: i due ragazzi si stavano baciando! Sentendo la sua risata tutti si girarono verso di lei, anche Sasuke che la fulminò con lo sguardo e l’Elphi iniziò a ridere ancora più forte. Le altre ragazze invece, imbufalite, iniziarono a rincorrere Naruto per tutta la classe. Fortunatamente Iruka arrivò quando le acque si erano già calmate(Naruto le aveva prese di santa ragione) e tutti avevano di nuovo ceduto al sonno così iniziò una lunghissima ramanzina sul fatto che “avevano agito da irresponsabili, avrebbero dato una pessima impressione ai nuovi maestri e eccetera eccetera”. Il rimprovero ebbe su di loro un effetto soporifero e dovettero faticare parecchio per non cadere tra le braccia di Morfeo, cosa che non erano  riusciti ad evitare Naruto e Kiba.
-Uzumaki e Inuzuka, avete sentito cosa ho detto?!-
I due continuarono a ronfare tranquilli.
-Uzumaki!!!! Inuzuka!!!- urlò spazientito il maestro. I due ninja si svegliarono di soprassalto.
-Spero abbiate dormito bene.-fece Iruka
-In realtà maestro, il banco è un po’ troppo duro, avrei preferito un cuscino.-la risposta di Kiba suscitò una risata generale … e l’imbufalimento del maestro.
-Inuzuka!! Se non fosse l’ultimo giorno di scuola ti saresti già beccato una punizione di qui all’eternità!!- dopo di che  Iruka fece tre respiri profondi e continuò, più tranquillo stavolta –E adesso vi comunicherò i membri delle squadre.-
Quelle parole ebbero il potere di far sparire ogni traccia di sonno dagli alunni, i quali si zittirono.
-Il primo team è formato da: … -
A mano a mano che venivano formati i gruppi la tensione di Arya cresceva: con chi avrebbe dovuto dividere le missioni? Con chi avrebbe dovuto imparare a collaborare? A chi avrebbe dovuto affidare la propria vita? Sperò di capitare con persone competenti e incrociò le dita. Finalmente gli ultimi gruppi: - Il team 8 sarà composto da: Hinata Hyuga, Shino Aburame e Kiba Inuzuka, il maestro sarà Kurenai Yuhi.- Iruka fu interrotto dalle proteste di Kiba.
-No!! Volevo stare in squadra con Arya e Naruto! Dai maestro cambiatemi posto!-
-Non è possibile Inuzuka e adesso vedi di calmarti altrimenti, scuola finita o no, ti metto in punizione!-
Kiba, suo malgrado, tacque e Iruka poté continuare.
-Il team del maestro Gai Maito sarà formato da Rock Lee, Ten Ten e Neji Hyuga.-
A questo annuncio Arya si rattristò: tra tutte le ragazze quella che preferiva era proprio Tenten, ed aveva sperato di capitare in squadra con lei. Si depresse ancora di più pensando che le sarebbe toccato stare con Ino o Sakura, tra le due di certo era meglio l’Haruno, perlomeno non era aggressiva ed egocentrica.
-Il team 7 è composto da: Sasuke Uchiha, - appena il maestro ebbe pronunciato il nome del ragazzo Arya sentì un’improvvisa elettricità nell’aria, i cui poli opposti erano Ino e Sakura, le più accanite ammiratrici di Sasuke.
Iruka continuò -Naruto Uzumaki e …-
-No maestro!Non posso stare in squadra con quell’imbecille!Sarà una palla al piede!-protestò Naruto
-Oh, insomma!Le squadre non si possono cambiare quindi smettetela di lamentarvi e fatemi continuare!-
Nel frattempo le due ragazze non avevano smesso un attimo di squadrarsi in modo sempre più pericoloso, Arya non avrebbe voluto trovarsi in mezzo.
 – e … Arya Elphi!-
Appena Iruka ebbe pronunciato il suo nome l’Haruno e la Yamanaka si girarono di scatto e iniziarono a lanciarle sguardi assassini che avrebbero fatto accapponare la pelle anche al più coraggioso dei Jonin. Fantastico, adesso mi dovrò sorbire anche le proteste di quelle due,pensò. Naruto invece festeggiò allegro, e le mostrò il pollice in segno di vittoria, almeno lui era contento.
-E anche Sakura Haruno!-
-Cosa?!?!- chiesero in coro la rosa e la bionda, la prima incredula, la seconda furente.
-Sì, questo è il team formato da quattro Genin e capitanato da Kakaschi Atake.- confermò il maestro -Ne consegue che l’ultimo team, il 10, è quello di Ino Yamanaka, Shikamaru Nara e Choji Akimichi, capitanato da Asuma Sarutobi - concluse.
A quelle parole gli sguardi assassini della bionda furono rivolti a Saskura ed Arya fu immensamente felice di non essere più il suo bersaglio preferito.


 
A poco a poco i maestri delle squadre andarono in classe a prendere i propri Genin, un’ ora dopo però il famoso  Kakaschi ancora doveva arrivare ed in classe era rimasto solo il Team 7. In quell’ arco di tempo Arya ebbe modo di riflettere ed esaminare i propri compagni. Naruto: … bè di sicuro non è il massimo dell’intelligenza e della bravura, pensò,ma è determinato. Sakura: intelligentissima, sa usare bene il chacra, decisamente troppo sdolcinata, sicuro non è disposta a fare grandi sacrifici, costituisce una distrazione per Naruto, che le sbava praticamente dietro; a sua volta Haruno è distratta da … , si costrinse ad usare il cognome, da Uchiha. Anche lui intelligente, forza e agilità sono ad un ottimo livello, sa usare lo Sharingan e parecchie tecniche del suo clan ma … avanti al pericolo come si comporterà? Questa per Arya era una domanda da un milione di dollari: non aveva la minima idea di cosa avrebbe fatto il ragazzo, certo lui le aveva assicurato di essere cambiato ma era vero o le aveva raccontato solo un mucchio di frottole? Pensare a Sasuke le fece ricordare pure che non gli aveva ancora dato una risposta … e che prima o poi avrebbe dovuto farlo. Si girò verso il ragazzo, quando,quella mattina, era entrata in classe l’aveva guardata ma lei aveva fatto attenzione a non incrociare il suo sguardo, adesso invece, l’Uchiha sembrava perso in chissà quali pensieri, non faceva nemmeno caso a Naruto che si lamentava e che preparava uno scherzo al Jonin. Arya decise quindi di impiegare quel tempo recuperando il sonno arretrato, ma non riuscì neanche a chiudere gli occhi che Kakaschi fece la sua entrata … con un bel cassino impolverato in testa: lo scherzo di Naruto era andato a segno. Si preparò all’ennesima ramanzina della giornata ma il ninja sembrò non farci caso.
-Siete voi i miei Genin?-
-Sì.- risposero in coro.
-Bene, allora seguitemi.-
 
 
Quella era stata l’entrata di Kakaschi Atake, uomo alto, con una zazzera arruffata di capelli grigi e una maschera che gli copriva metà faccia. Arya vedendolo si era depressa: quel tipo calmo e senza midollo sarebbe stato il suo futuro maestro?Perfetto. Avrebbe fatto meglio a continuare ad allenarsi per i fatti suoi, e dire che si parlava bene di quel tizio! Adesso li stava conducendo verso la periferia, in una piazzetta calma e isolata.
-Sedetevi.- ordinò col solito tono calmo che già le dava su i nervi.
Si accomodarono su dei gradini lì vicino, lui invece rimase in piedi.
-Allora, adesso uno alla volta vi presenterete e mi direte a cosa aspirate. Comincia tu.- disse indicando il biondo.
Il ragazzo si impettì, orgoglioso di essere il primo: -Mi chiamo Naruto Uzumaki e voglio diventare Hokage così tutti capiranno cosa sono realmente in grado di fare!-
-Carica difficile da raggiungere. Continua tu.-
-Il mio nome è Sakura Haruno e voglio diventare un bravo Jonin perché i ninja proteggono la gente e sono rispettati da tutti.-
-Ora tu. -
-Sono Sasuke Uchiha e voglio diventare un ninja potente così da battere mio fratello e vendicare il mio clan .-
-Io mi chiamo Arya Elphi. Voglio diventare un membro della squadra ANBU perché questi ninja sono molto abili, abbastanza da sconfiggere ninja di livello S.-
-Hai un obiettivo in particolare?-
-Voglio uccidere Itachi Uchiha.-
-La vendetta non serve a niente , ricordatevelo.- disse il maestro, poi continuò – Avete tutta la giornata libera. Ci vedremo domani mattina alle 6 in punto, nel bosco. Bey bey!- e scomparve come solo i ninja erano in grado di fare.
-Fantastico. Ma che bel maestro.- mugugnò Arya.
-Non ti piace?-chiese Naruto.
-Ma dico, l’hai visto?!Per favore. Con quella maschera poi, pensa d’essere più fico così?!-
-Non lo giudicare, non l’hai ancora visto in azione. E poi si parla molto bene di lui, un motivo deve esserci.- disse l’Haruno.
Ecco che inizia a fare la scocciatrice, ma perché dovevo capitare con Sakura?!
-Se lo dici tu. Io vado a casa, grazie alla tua festicciola di ieri sera Naruto, ho un sonno pazzesco. A domani.- e si avviò verso casa.
-Sasuke dove vai?- urlò Sakura raggiungendo il ragazzo, il quale se n’era andato senza salutare.
-A casa. -
-Se vuoi posso accompagnarti.- cinguettò l’ Haruno.
-No, Sakura. Non voglio.- scandì bene lui.
-Ah. Okey . Allora ci vediamo domani!-
Arya guardò Sasuke come a dire “Povera Sakura, potevi farti accompagnare”, poi, vedendo che andavano nella stessa direzione non resistette alla tentazione di stuzzicarlo un po’.
-Com’è stato il bacio con Naruto stamattina?-
Lui non rispose ed Arya capì di aver toccato un nervo scoperto così continuò: -Te lo saresti mai aspettato che il tuo primo bacio l’avresti dato a un ragazzo?E che ragazzo poi …-
-Chi ti dice che sia il primo?-
L’idea che Sasuke avesse baciato delle ragazze irritò immensamente Arya, che però non lo diede a vedere.
-Non lo è?-
-E chi lo sa.- fece lui, con uno strano sorrisetto sulle labbra. –E tu invece?A chi pensi che lo darai il primo bacio?-
-Chi ti dice che non l’abbia già dato?- rispose lei, imitando la risposta che il ragazzo le aveva dato poco prima, poi continuò:-Comunque … sinceramente non c’ho mai pensato, sono cose alla Sakura queste, io non mi perdo in simili sciocchezze.-concluse e lo sorpassò. Dopo un po’ però, l’Uchiha la seguiva ancora così disse:- Mi pedini di nuovo?E’ diventato il tuo passatempo preferito per caso?-
-Per niente, sto solo andando nella stessa direzione tua.-
-Uguale … mi segui.-
-Uguale, no. Abito qualche appartamento dopo il tuo. –
Arya si fermò: -Non è possibile.-
L’Uchiha continuò a camminare: -E perché di grazia?-
-Perché non ti ho mai visto. Da quanto tempo stai lì?- disse riprendendo a camminare.
-Da quando mi dimisero dall’ospedale.-
-Non ci credo.- fece Arya, caparbia.
-Non ti ho chiesto di farlo.-
Durante gli anni in cui non si erano frequentati quel ragazzo era diventato davvero indisponente!
-E perché non ci siamo mai incontrati?-
-Orari diversi forse?- poi, vedendo che la ragazza rimaneva in silenzio aggiunse:- Cos’è ti ho zittito?-
Lei lo guardò,pensierosa:-In effetti, ho orari un po’ strani … forse potrebbe essere … -
-Visto che avevo ragione?- disse con aria di superiorità, lei per tutta risposta gli fece una linguaccia.
-Io sono arrivata.- disse –Ci vediamo domani.- stava per chiudere la porta quando Sasuke la fermò: -Aspetta.- e le lanciò un pugnale. Arya lo afferrò al volo e lo esaminò: nemmeno a farlo apposta era il pugnale che aveva visto il giorno prima e che non aveva potuto comperare perché la maggior parte dei soldi li aveva spesi per l’abbigliamento della festa.
-E che ci devo fare?- gli chiese.
-Quello che vuoi. E’ tuo.-
-Non capisco.-
Il ragazzo aggrottò le sopracciglia, come se cercasse di ricordare qualcosa. –Mi sembrava che il tuo compleanno fosse il 5 aprile.-
-Infatti. Ma questo che c’entra?-
-Oggi è 5.-
-Oh … non lo sapevo.- Arya non seppe cosa altro dire. Quando riuscì di nuovo a pensare disse: -Grazie ma così non riuscirai a comprarti il mio sì.-
-Non era mia intenzione.- rispose, poi continuò con quel sorrisetto da chi sa di aver vinto -E comunque mi stai già parlando.-
Arya arrossì e maledicendosi mentalmente disse: -Questa era un’eccezione!- e gli sbattè la porta in faccia, ma anche così riuscì a sentire la sua risata e quel che rispose: - Scommetto che ci saranno parecchie eccezioni.-
-Non contarci!- gli urlò.
Non gli aveva ancora detto se lo aveva perdonato o meno e Sasuke già si comportava come se fossero buoni amici?Si stava decisamente prendendo troppa confidenza! Come se non bastasse quella sera non riusciva a prendere sonno perché pensava all’Uchiha mentre baciava ogni ragazza della classe, per qualche strano motivo lo trovava assolutamente insopportabile. Dopo un pò decise di ripensare ad un’altra parte della conversazione che l’aveva colpita: “A chi pensi che lo darai il primo bacio?”, dicendogli che non c’aveva mai pensato gli aveva detto il vero, ma all’improvviso sentiva il bisogno di trovare una risposta. Ci pensò a lungo, prese in considerazione ogni ragazzo di Konoah ma l’unico a cui avrebbe voluto dare il primo bacio era Sasuke. Quando arrivò a questa conclusione era già nel dormiveglia e i sogni che seguirono furono popolati da immagini dell’Uchiha che l’abbracciava e la baciava, all’improvviso però il ragazzo si trasformava in Itachi che tentava di ucciderla e nessuno rispondeva al suo richiamo d’aiuto.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Campanelli ***


Campanelli
 

Si svegliò di soprassalto, completamente sudata e una volta di più maledisse i due fratelli Uchiha. Fece una doccia veloce e uscì nell’aria fredda del mattino che le schiarì i pensieri e l’aiutò a tranquillizzarsi, poi si avviò verso il bosco. Poco dopo sentì passi felpati dietro di sé e sospirò, dovevamo stare per forza in squadra insieme?!, si chiese.
-Giorno. - la salutò Sasuke, lei però non rispose  e continuò a camminare.
Quando arrivarono al punto d’incontro Sakura era già lì. Appena la ragazza vide l’Uchiha le si illuminarono gli occhi ma quando notò Arya che gli camminava a fianco cambiò totalmente espressione e la fulminò con un’occhiataccia.
-Ciao Sasuke!- disse allegra quando furono vicini. –Ciao anche a te Arya.- riprese, con tono totalmente diverso.
Lei non ci fece caso:-Giorno Sakura. Kakaschi ancora deve arrivare?-
-No. Nemmeno Naruto.-
-Chissà chi dei due farà più tardi.- disse ironico Sasuke.
Naruto arrivò con mezz’ora di ritardo, Kakaschi dopo un’ora ed il suo ritardo non fece altro che diminuire la stima, già poca in verità, che Arya nutriva per lui.
-Scusate il ritardo ragazzi.-
-Dovrebbe imparare ad essere puntuale.- lo rimproverò Naruto.
Ma senti chi parla, pensò Arya.
Kakaschi continuò come se non fosse stato interrotto: -Oggi affronterete una prova. Soltanto se la superate vi accetterò come allievi.-
-Cosa?!Ma non può!- protestò il biondo.
Il maestro continuò impassibile: - Queste sono le mie regole, se vi stanno bene ok, altrimenti potete andarvene. Se non ci sono altre obiezioni, vi spiego in cosa consiste. Dovete riuscire a prendermi questi tre campanelli, potete usare qualsiasi mezzo, avete tutto il giorno. La prova inizierà … adesso!-
Arya vide che Sakura e Sasuke erano andati a nascondersi mentre Naruto era rimasto impalato avanti al maestro dicendo “Sono pronto, cosa aspetta?”,  decise di approfittarne usandolo come diversivo e mentre Kakaschi si concentrava sul ragazzo lei, veloce e silenziosa, gli andò alle spalle e tentò di rubargli i campanelli ma improvvisamente una mano le serrò il polso e la schiantò a terra. Le mancò il respiro e le si offuscò la vista, per fortuna l’Uzumaki aveva capito il suo piano e anche lui attaccò il maestro. Arya si concesse solo un attimo e poi tornò anche lei all’attacco ma l’uomo mascherato la mise di nuovo fuori gioco, allora decise di cambiare tecnica ed andò a nascondersi nella boscaglia. Si guardò intorno approfittandone per riprendere fiato e vide Sasuke nascosto poco lontano. Gli fece un segno ed il ragazzo la raggiunse.
-Dimmi il piano.-
-Facciamo concentrare la sua attenzione su Naruto, quando meno se l’aspetta attacchiamo insieme.-
-D’accordo.-
Sasuke non ebbe neanche il tempo di risponderle che si sentì un grido agghiacciante.
-Era Sakura!- esclamò Arya.
-Sì. Mi sa che su di lei non potremo contare.-
Rimasero nascosti per un buon quarto d’ora poi Naruto cadde in una trappola del maestro e mentre questi gli spiegava dove aveva sbagliato Arya e Sasuke uscirono dal nascondiglio ed attaccarono Kakaschi con i kunai ma quello li scansò. I due ragazzi  non si persero d’animo ed iniziarono un faticoso corpo a corpo. Mentre lottavano Arya ebbe modo di ricredersi: quell’uomo era un ottimo ninja, senza dubbio era un ritardatario cronico ma sapeva il fatto suo. Distratta da queste considerazioni non si accorse di aver lasciato una breccia nelle sue difese ed ovviamente il maestro ne approfittò: le afferrò il polso e le contorse il braccio dietro la schiena, costringendola di nuovo a terra, nello stesso tempo si liberò di Sasuke con un potente calcio. Fortuna che Arya aveva sempre allenato molto l’agilità, costrinse i muscoli al massimo delle loro possibilità ma fu premiata riuscendo a liberarsi e riguadagnando la distanza di sicurezza. Con la coda dell’occhio vide che l’Uchiha si stava rialzando così pensò di attirare l’attenzione di Kakaschi su di sé. Richiamò il chacra e fece strani segni con le mani, Sasuke, alle spalle del maestro la imitò. Nello stesso momento Arya evocò una sfera d’acqua e l’Uchiha una di fuoco. Le palle si schiantarono una contro l’altra schiacciando in mezzo l’uomo mascherato. Sì! C’è l’abbiamo fatta! Esultò mentalmente l’Elphi , ma proprio mentre pensava ciò sentì dolore dietro la nuca e disse di nuovo addio alla vista: Kakaschi era riuscito a sfuggire al loro attacco combinato e l’aveva colpita alle spalle. Sentì il suono di terra smossa e poi un senso d’oppressione in tutto il corpo, quando recuperò la vista vide che lei e Sasuke erano immersi fino al collo nella terra senza possibilità di movimento, erano in trappola.
-Ma guarda un po’ è già ora di pranzo.- Disse il maestro osservando il sole. – Siete tutti e quattro fuori gioco per ora. Facciamo così, chi riesce a liberarsi entro un minuto, potrà mangiare, chi non ci riesce sarà legato ad uno di quei pali. Il conto alla rovescia inizia … adesso!-
Arya non perse tempo, il buco era stretto e non riusciva a muoversi molto ma grazie agli insegnamenti della zia avrebbe potuto farcela, la parte difficile era il poco tempo a disposizione. Prese a contorcersi a più non posso mentre Kakaschi portava il conto.
-Quarantacinque … quarantaquattro –
-Libera!!-
La voce di Sakura. Non sapeva come fosse stata immobilizzata la ragazza ma la irritava che fosse riuscita a liberarsi prima di lei. Aumentò gli sforzi e così fece Sasuke.
-Trentatre … trentadue … -
Cavolo, cavolo, cavolo!! Arya riuscì a liberare un braccio, ora con più spazio per muoversi sarebbe stato più facile liberarsi ma mancava pochissimo tempo.
-Ventisei  … -
Liberò l’altro braccio e cercò di issarsi fuori dal buco. Di fronte a lei Sasuke era ancora completamente immerso nella terra.
-Ventidue … -
Dannazione!
Arya era molto agile e veloce ma in quanto a forza fisica non era mai stata il massimo, in quella posizione poi, con la terra fino alle spalle, i piedi nel vuoto e il poco spazio, trovava particolari difficoltà. Sasuke intanto aveva liberato il primo braccio.
No,no,no!!Devo riuscire a liberarmi prima di lui!!
-Undici …-
Arya riuscì a fare forza con i piedi contro la parete che l’aveva intrappolata e si issò fino a metà busto.
-Nove …-
La parte superiore del corpo,fino alla vita, era fuori, si diede una forte spinta con i piedi e fu completamente libera.
–Sono furi!-urlò, ma il maestro continuò a contare: -Sei …  -
Arya guardò Sasuke che solo in quel momento aveva liberato l’altro braccio, se non l’avrebbe aiutato il ragazzo sarebbe rimasto digiuno per tutta la giornata.
-Cinque … -
Lo dovrei lasciare lì, come fece lui sei anni fa. Però … se lo faccio non ci sarà nessuna differenza tra noi …
Si maledisse per ciò che si apprestava a fare e lo afferrò per le braccia.
-Tre … -
Raccimolò tutta la forza che aveva in corpo e tirò.
-Due … -
-Sono fuori!-disse ansimante Sasuke.
-Uno. - concluse Kakaschi. – Mmm … vediamo un po’ chi si è liberato … la secchiona , i due vendicatori … e la pecorella smarrita dov’è?-
-Sono quiii!!- la voce di Naruto. Arya guardò da quella parte e per poco non scoppiò a ridere: l’Uzumaki era completamente legato e penzolava a testa in giù dal ramo di uno dei tanti alberi che li circondavano.
-Accidenti pecorella! Come ti ho lasciato così ti ritrovo?Guarda che di questo passo non sarai mai Hokage.-
-Questo lo so anch’io, la smetta di prendermi in giro!!-
Il maestro saltò sul ramo e slegò la corda … facendo cadere il biondino come un sacco di patate! Poi lo sollevò di peso e lo legò vicino ad un palo che prima Arya non aveva notato.
-E voi che fate lì impalati?Venite a mangiare!-
L’irritazione dell’Elphi per quel tizio tornò a farsi sentire: non li aveva avvertiti di portarsi il pranzo a sacco e adesso cosa pretendeva che mangiassero? L’aria?L’erba forse?
Quando Sakura glielo fece notare quello rispose: -Non preoccupatevi. Ci ho pensato io. - disse cacciando fuori da uno zaino tre scatole con dentro un pranzo completo (con tanto di dolce!). – Ovviamente il nostro futuro Hokage non mangerà.-
-Cooosa?!?!Maestro non può farmi una cosa simile!! Ho fatto colazione presto stamattina e con tutto questo movimento adesso ho una voragine al posto dello stomaco!! Oh, insomma non può dire sul serio, la prego maestro!!-
-Smettila di lamentarti, tanto non cambio idea. E adesso buon appetito a tutti!- disse, poi si mise sotto un albero poco distante e cominciò a mangiare.
Arya prese una delle scatole, sia appoggiò al palo dove era legato Naruto e iniziò il suo pranzo che, escludendo le ininterrotte lamentele del biondo si rivelò molto silenzioso.
L’Elphi non era mai stata una ragazza di grande appetito;  soprattutto all’età di tre anni Livon e Lara si facevano in quattro pur di farle mangiare qualcosa, crescendo le cose erano migliorate ma comunque rimaneva raro che il ninja sentisse i morsi della fame.
A metà scatola si sentiva già pienissima, inoltre se avesse mangiato troppo dopo, dovendo continuare la prova, sicuramente avrebbe rimesso tutto e comunque c’era chi  desiderava ardentemente finire il suo pasto.
-Tieni Naruto.-
Il ragazzo, sorpreso, interruppe le sue lamentele. –Sul serio?Posso mangiare tutto?-
-Certo.-
-Anche il dolce?-
Arya rise. –Sì, tutto quello che vuoi.-
-Arya sei magnifica!Grazie, grazie mille. Non finirò mai di ringraziart …-
-Ma che fai?- la voce di Sasuke interruppe la frase dell’Uzumaki.
-Non si vede?Gli sto dando il mio pranzo. Sono piena. Naruto invece non ha mangiato nulla e a stomaco vuoto sarà incapace di aiutarci.- rispose la ragazza.
Sakura nel frattempo la guardava come a dire “rinunci al pranzo per far mangiare quell’idiota?Tu sei pazza!”. Sasuke invece era pensieroso, alla fine disse: - Tieni, testa quadra.-
La rosa fissò il ragazzo, sbalordita, poi per non essere da meno donò anche lei parte del pasto al biondo.
-Avete superato la prova!- la voce improvvisa di Kakaschi li spaventò.
Arya sentì di detestare la bizzarria di quel tipo ogni secondo di più. -Come scusi?-
-Già.- fece gioviale lui. –In realtà solo così avreste vinto la prova: volevo misurare il vostro spirito di squadra. Vi farò sapere al più presto quale sarà la nostra prima missione. Ciao, ciao!- e ovviamente, scomparve.   
-Questo tizio è tutto strano!-sbottò l’Elphi.
-Ehi, Sasuke, Arya! Dove andate?- chiese Naruto, ancora legato al palo.
-Non sono affari tuoi. -   -A casa. – risposero all’unisono.
-Ti accompagno anch’io, Arya!- disse subito Sakura.
La ragazza invece, era sorpresa. – Dove mi accompagni, scusa?-
-Al monolocale! Così dopo faccio compagnia a Sasuke mentre va al suo appartamento.- le rispose allegra la rosa.
L’Elphi allora capì: l’Haruno credeva che lei e l’Uchiha se ne andassero sempre insieme perché il ragazzo l’accompagnava. Il solo pensiero che Sakura rovinasse l’unico momento in cui il tempo sembrava tornare indietro e lei e Sasuke erano di nuovo buoni amici la faceva imbufalire, così decise di divertirsi un po’.
-Sakura, guarda che Sasuke non mi accompagna proprio da nessuna parte.-
-Come? Ma voi ve ne andate sempre insieme... -
Arya sorrise maligna. – Infatti. Perché abitiamo vicino. E poi se tu vieni con noi, chi libererà Naruto? Non vorrai lasciarlo legato lì spero.- Con immenso piacere l’Elphi vide la faccia della rosa diventare rossa per la rabbia.
-Ci vediamo alla missione. Ciao!- e così dicendo si lasciò alle spalle una Sakura a dir poco furente.
 
 
 
-Che cattiva che sei stata.- commentò l’Uchiha.
-Perché?Le ho solo detto la verità.- si giustificò lei.
-Certo,come no. - disse, poi fermandosi avanti all’appartamento di lei : -C’ è stata un’altra eccezione oggi?-
Arya capì al volo cosa intendeva: il giorno prima gli aveva promesso che non gli avrebbe più rivolto la parola e invece l’aveva fatto … di nuovo. Maledisse sé stessa e quello stupido ragazzo.
-Sì, bè , senti, ti volevo proprio spiegare. Oggi le circostanze richiedevano un’eccezione, ma d’ora in poi non ce ne saranno più.- disse decisa.
Sasuke capì che non scherzava. Aveva paura a farle quella domanda ma non aveva scelta. Si fece coraggio e con lo stomaco in subbuglio chiese: -E’ la tua decisione?-
Arya fu presa in contropiede. – Ah … i … No! … Cioè, non ho ancora deciso … Però finchè non lo farò le cose stanno così. – e gli sbattè la porta in faccia … di nuovo.
L’Elphi si accasciò contro il legno. Dannazione! Ma che diavolo mi è saltato in mente?! Era l’occasione giusta per chiudere questa storia e invece? Gli ho detto che ci devo ancora pensare!
Arya aveva risposto di slancio: l’idea che Sasuke avesse pensato che aveva deciso di chiudere definitivamente con lui l’aveva annientata e così aveva quasi urlato quel “No!” che era stato praticamente come una dichiarazione di resa. Prese a battere la testa contro le ginocchia, a tempo con i suoi pensieri. Sono una stupida, sono una stupida, sono una stupida...

 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Pomeriggio al Posto Segreto ***


Pomeriggio al Posto Segreto
 

 
La prima missione arrivò dopo una settimana, nonostante Arya sapesse che i primi incarichi erano sempre semplici rimase delusa. Si trattava soltanto di aiutare un povero gattino a scendere da un albero troppo alto! Dato che la missione era davvero stupida decise di portarla a termine da sola, ovviamente gli altri non furono d’accordo così il salvataggio del micetto si trasformò in una gara a chi scalava prima l’albero. Sakura non se la cavava male ma era troppo lenta e rimase indietro dopo i primi rami, Naruto da bravo imbranato, scivolò prima di arrivare alla metà, la vera lotta fu con Sasuke, ma alla fine l'Elphi riuscì ad arrivare per prima dal gatto: nemmeno l’Uchiha la superava in quanto ad agilità. Il ragazzo però si prese la rivincita già alla seconda missione, questa consisteva nel portare le buste della spesa di una vecchietta. Sasuke fu il primo ad arrivare all’appartamento della nonnetta,  Naruto sarebbe potuto arrivare secondo se nella fretta non avesse inciampato su una pietra(rompendo le uova della signora), quindi fu superato da Arya e poi da Sakura. Come promesso all’Uchiha non ci furono più “eccezioni” e le missioni risentirono della mancanza del lavoro di squadra tra loro due tanto che un giorno Kakaschi la chiamò in disparte.
-Credevo che la lezione sul lavoro di squadra l’avessi capita il giorno della prova.-
La ragazza cercò di rimanere indifferente.  – Infatti.-
-Allora sembra che tu l’abbia dimenticata.-
-Perché? Durante le missioni collaboro con tutti.-si infervorò.
-Tranne che con Sasuke. Perché?-
-Non è vero.-
-Non sono stupido, Arya. E’ successo qualcosa tra voi?-
L'Elphi non rispose e si chiuse in un ostinato silenzio.
-Qualsiasi cosa sia successa voglio che la mettiate a posto prima che inizino le vere missioni.-
 
Kakaschi le aveva dato una scadenza e lei decise di sfruttare tutto il tempo a disposizione per riflettere.
 
 
Le missioni continuarono così per un po’, finchè un giorno arrivò un incarico degno di questo nome. Si trattava di scortare un costruttore di ponti, Tazuna, fino al Paese delle Onde. L’Elphi, così come gli altri Genin del team, non era mai uscita da Konoah ed era impaziente di partire, allo stesso tempo però si sentiva anche inquieta, così il giorno prima della partenza, dopo aver preparato lo zaino, scese per le strade della città camminando senza meta, nel tentativo di rilassarsi. Le gambe la condussero verso la periferia e il bosco che circondava il Villaggio, ad un certo punto si fermò e si guardò intorno: si trovava in una piccola radura circondata dagli alberi dove si poteva sentire il rumore di ruscello poco lontano. Era nel Posto Segreto, quello suo e di Sasuke , dove da bambini passavano le giornate; dopo lo sterminio del clan Uchiha non c’era più tornata.  Si perse tra i ricordi, quando si riscosse andò verso il ruscello e infilò la testa nell’acqua fredda per schiarirsi le idee, e così come aveva sperato, la corrente oltre ai detriti portò via con se anche i brutti pensieri. Quando riemerse sciolse la lunga treccia blu che portava sempre, prese un kunai e lo avvicinò ai capelli. Forza, Arya, ce la puoi fare!, pensò per farsi coraggio. Allontanò la lama, preparò il colpo, l’arma stava per toccare i capelli quando ...
-Ferma!-
Arya sobbalzò, ma chi diavolo era quell’imbecille che l’aveva bloccata?Avrebbe potuto sbagliare traiettoria e decapitarsi! Si voltò, pronta a sommergere di imprecazioni l’autore del gesto, ma le parole le morirono in gola: era stato Sasuke.
Quando si riprese dallo stupore disse: -Che tempismo. Ti sarei venuta a cercare dopo.-
-E a cosa devo questo onore?-
-Ho riflettuto e … non possiamo andare avanti così, penalizziamo la squadra e mettiamo a rischio l’esito delle missioni.-
-Ci sei arrivata.-
Lei continuò come se non fosse stata interrotta. -Quindi d’ora in avanti agiremo come due compagni di team. Però … -
-Però?-
-E’ solo una prova Sasuke.-
-Sempre meglio di adesso. Ieri mattina ci sarebbe voluto un interprete per capire cosa stavi cercando di dirmi!-
-Ma dai!Eri tu che non capivi. Fortuna che poi l’hai visto il masso.-
-Già, ma non sarebbe stato meglio usare le parole anziché quella specie di alfabeto per sordomuti?!-
-No, non potevo, ancora non ero giunta ad una conclusione. E comunque l’importante è il risultato non il mezzo.-
-Si, certo. Mi spieghi cosa diavolo volevi fare con quel kunai?-
-Non preoccuparti non volevo suicidarmi, soltanto tagliarmi i capelli.-
Il volto dell'Uchiha divenne una maschera impenetrabile. -Non li hai mai tagliati.- osservò.
-Lo so, ma così lunghi durante le missioni danno fastidio e nei combattimenti costituiscono un punto di presa per l’avversario.- gli spiegò, ma Sasuke non sembrava convinto.
-Ci sono tanti ninja con i capelli lunghi.- mugugnò.
-Non così lunghi. Oh, insomma perché la stai facendo tanto lunga?- Arya proprio non capiva.
Le guance del ragazzo si arrossarono lievemente. –Niente, solo che … penso che ti stiano bene.- disse, a voce così bassa, che l'Elphi dovette tendere le orecchie per sentire.
Cosa?Solo per quello?Un fatto estetico?
Arya perse la pazienza. – Ricresceranno.- disse e di nuovo si preparò a colpire ma il ragazzo la fermò ancora.
-Che c’è ancora?- chiese spazientita.
-Te li taglierai una schifezza così. Dammi qua.- e le prese a forza l’arma dalle mani.
Prima di iniziare chiese . – Sei sicura di volerli così corti?-
Arya alzò gli occhi al cielo. – Sì!Mi devono arrivare alle spalle.-
-D’accordo.- disse e si mise all’opera.
Fu un vero strazio per lui: gli erano sempre piaciuti i capelli della ragazza, le davano un’aria esotica che aveva sempre amato. Dopo un po’ però, quando il movimento era diventato meccanico, si rese conto che da quando si erano ritrovati non erano mai stati così vicini, che quella era la prima volta che le passava la mano tra i capelli, che la sfiorava … distratto da questi pensieri dovette faticare parecchio per riuscire a fare un buon lavoro.
Arya, da parte sua, non era meno scombussolata. Non aveva mai tagliato la sua chioma, ma se era quello ciò che si provava, allora si era persa uno dei piaceri della vita: Sasuke le prendeva piccole ciocche di capelli e poi, con attenzione, le tagliava. La ragazza sentiva tutto il corpo fremere, percorso da invisibile elettricità, percepiva che l’Uchiha tentava di non sfiorarla, ma quando accadeva lei sentiva un brivido scenderle lungo la schiena. Nel tentativo di distrarsi da quella nuova e sconosciuta sensazione chiese: - Ci vieni spesso qui?-
L'Uchiha fu grato di quella domanda: aveva l'occasione di pensare a qualcosa che non fosse l'Elphi. – Quando ho voglia di stare tranquillo, quando ho bisogno di pensare. Tu?- rispose.
-No. E’ la prima volta dopo allora. Non avevo il coraggio.- confessò.
-E adesso?Ti è venuto?Il coraggio intendo.-
-No, cioè sì, cioè … camminavo per la città e mi sono ritrovata qui.-
-Ho finito.- annunciò il ragazzo ed entrambi tirarono un sospiro di sollievo.
Arya si sporse sul ruscello nel tentativo di specchiarsi, l’acqua le rimandò l’immagine di una dodicenne dai profondi occhi viola. I capelli blu, che le sfioravano le spalle, le davano un’aria sbarazzina che prima non aveva. Le sembrava strano vedersi con la chioma così corta ma nel complesso si piacque e dovette anche ammettere che Sasuke aveva fatto proprio un ottimo lavoro.
Quando glielo disse lui rispose: -Naturale. Sono un parrucchiere provetto, io, a differenza di qualcuno di mia conoscenza che stava per tagliarsi la gola, altro che capelli!-
-Ehi, non esageriamo adesso.- disse, poi si chinò, prese le ciocche abbandonate sull’erba e le gettò nel ruscello. Sentì che una parte di lei, quella cupa e taciturna, ossessionata dagli incubi di persone morte, si perdeva tra le acque insieme a quei fili blu.
 
 
 
Quella sera, l'Elphi non la smetteva un attimo di toccarsi i capelli e di pensare alle sensazioni del pomeriggio: un po’ l’avevano spaventata, soprattutto perché non ne capiva il motivo, da piccoli lei e Sasuke erano sempre stati vicini, si sdraiavano sull’erba, qualche volta si tenevano per mano, ma la sua vicinanza non le aveva mai provocato nulla del genere.
Pochi metri più in là l'Uchiha non la smetteva di toccare una ciocca blu che aveva rubato di nascosto al ruscello, senza saperne nemmeno lui il motivo. Nonostante lo volesse con tutto se stesso, non riusciva ad addormentarsi, tormentato com'era da ciò che aveva provato solo qualche ora prima.


Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Arya VS Sakura ***


ATTENZIONE!!

Colgo l'occasione per comunicarvi che d'ora in poi posterò un capitolo a settimana. Quasi sicuramente di venerdì.
Buona lettura!! ^^

Arya  VS  Sakura

 

Nonostante la notte insonne il giorno dopo Arya si sentiva super carica, probabilmente a causa dell’emozione per la missione. Mise lo zaino in spalla e si avviò verso le porte di Konoah. Al punto d’incontro c’erano già tre persone: Sakura puntualissima, Sasuke ed un uomo che non riconobbe ma che con tutta probabilità doveva trattarsi della persona che dovevano scortare. Ancora una volta Arya si chiese che senso avesse fare da guardia del corpo ad un costruttore di ponti.
-Giorno a tutti!- salutò allegramente.
-Giorno. –
-Arya! Hai tagliato i capelli?- chiese sorpresa Sakura, senza nemmeno salutarla.
L’Elphi automaticamente si portò una mano dove avrebbe dovuto esserci la lunga treccia, che però non trovò: si era quasi scordata di averli tagliati.
-Ehm … sì, ho pensato che così è più pratico.- disse, notando lo sguardo di disapprovazione di Sasuke. Poi abbassando la voce: -E’ lui il signor Tazuna?-
-Si, sono io ragazzina.-
Arya arrossì un po’ per essere stata sentita, quell’uomo aveva un ottimo udito. – Buongiorno, signore.-
-Giorno, ragazzi!-
Quella voce improvvisa li fece sobbalzare: ovviamente era stato Kakaschi.
-Avete dormito tutti ben … Vendicatrice numero 2, cos’hai combinato ai capelli?-
Oh, no, anche lui!
-Li ho tagliati.- disse asciutta, giuro che se qualcun altro fa osservazioni sulla mia chioma lo prendo a pugni!, pensò.
-Possiamo partire adesso?- chiese il costruttore di ponti, sembrava scocciato.
-No, non ancora. Manca un membro della squadra.- gli rispose il maestro.
-Come ne manca uno? Ne sono già tre!-
-Sì, ma il nostro team è composta da quattro Genin, temo che dovremo aspettare ancora un po’.-

Dopo una buona mezz’ora in cui Arya aveva dovuto sopportare tutti i tentativi di Sakura di cercare di fare conversazione con l’Uchiha, si iniziò ad intravedere una figura strana in fondo alla strada deserta.
-Finalmente!- esclamò.
-Non sembra Naruto però … -disse Sakura, infrangendo le sue speranze.
Arya aguzzò la vista nel tentativo di capire chi fosse quella figura. In effetti non sembrava il ragazzo biondo perché era molto più robusto e sgraziato, ma quando fu più vicino non ebbe dubbi: era Naruto. Non l’avevano riconosciuto subito perché l’Uzumaki portava dietro le spalle un enorme zaino!
-Naruto che diavolo ci tieni lì dentro?-
-Bè sai, non sapendo come si mangia nel Paese delle Onde ho pensato di portarmi qualche scatola di ramen precucinato, e poi ci sono … Cosa hai fatto ai capelli?!?!?!-
Eh no, quello era troppo! Colpì il ragazzo con un sonoro pugno in testa.
-Basta domande su quest’argomento, ok?- disse minacciosa.
-D–d’ accordo.- disse Naruto massaggiandosi il bernoccolo che gli aveva procurato il colpo.
- Ehi Hokage,- lo apostrofò Kakaschi -guarda che non puoi portarti dietro tutta quella robba.- lo informò.
-Ma maestro! Sono tutte cose necessarie!- protestò il Genin.

Dopo una buona mezz’ora di lamentele Kakaschi riuscì a far diventare lo zaino di Naruto di dimensioni vagamente accettabili e finalmente partirono. Il signor Tazuna era un uomo abbastanza scontroso, nonostante questo però, non riuscì a smorzare il loro entusiasmo. Arya; infatti, aveva notato di non essere l’unica emozionata, anche Sakura era più allegra del solito e il biondo era a dir poco esaltato: non la smetteva di parlare e di stuzzicare Sasuke, il quale puntualmente lo zittiva con qualche frase malefica. L’Uchiha inoltre, sembrava l’unico indifferente alla missione, anche se l’Elphi notò una scintilla insolita nei suoi splendidi occhi neri. A parte il continuo cicaleccio di Naruto fu una giornata di marcia tranquilla, senza imprevisti né intoppi. A sera si fermarono sotto alcuni alberi e mangiarono ciò che si erano portati da casa. Dopo poco, a causa della stanchezza, tutti erano già caduti preda del sonno, tutti tranne Arya che invece guardava tranquilla le stelle. Quando era piccola spesso con Livon, e più tardi con Sasuke, rimaneva per ore ad osservare il moto delle costellazioni, era una cosa che le piaceva, la rilassava.
-Non dormi?-
La voce di Sasuke.
-Non ancora. Tu?-
-Mi è un po’ difficile prendere sonno con Sakura addosso.-
Arya rise. L’Haruno era stata tutto il giorno vicino a Sasuke, quando si erano fermati per i pasti aveva fatto di tutto per sedersi vicino al ragazzo e adesso gli era sdraiata vicino … molto vicino … troppo vicino, decise l’Elphi.
-Hai visto che sono tutti d’accordo con me riguardo ai capelli?- disse l’Uchiha ma, vedendo lo sguardo assassino della ragazza, si affrettò a rettificare: - D’altra parte però, avevi ragione tu, sono molto più pratici.-
Arya decise di lasciar correre e chiese: -Non sei emozionato nemmeno un po’ per la missione?-
-Dobbiamo solo scortare un costruttore di ponti.-
-Lo so, probabilmente non sarà nulla di speciale, come le altre, ma almeno usciamo dal villaggio, è già qualcosa.-
-Sì, e un passo avanti.-
Non lo vide ma dal tono capì che stava sorridendo, si voltò, decisa a non perdersi quell’evento, eccezionale per l’Uchiha, ma le si mozzò il respiro: anche lei era molto vicina a Sasuke … troppo, tanto che le loro spalle quasi si sfioravano ei respiri si rubavano l’aria a vicenda. Arya sentì di nuovo l’elettricità del giorno prima e le venne la pelle d’oca, cosa che al ragazzo non dovette sfuggire perché aggrottando le sopracciglia disse: - Hai freddo?-
Arya sperò che l’oscurità le nascondesse il rossore che le si era propagato sulle guance e rispose: -N- no … solo un po’.-
Silenzio.
E poi un sospiro. Che non proveniva da nessuno dei due.
Entrambi spostarono lo sguardo su Sakura che dormiva beata troppo vicina all’Uchiha.
- Domani dobbiamo svegliarci presto, è meglio se dormiamo ora.- poi girandosi sul fianco in modo da dargli le spalle: -Se non riesci a dormire prova a scrollartela di dosso.- suggerì fredda e tentò di addormentarsi.



Il resto del viaggio passò tranquillo se si escludevano i briganti, che di tanto li tanto li attaccavano, e che i quattro ninja erano rapidi a mettere fuori gioco. Dopo la prima sera Arya fu attenta a non sdraiarsi mai vicino a Sasuke quando riposavano, ovviamente con grande piacere di Sakura, che invece gli stava appiccicata come una cozza allo scoglio.

Quando arrivarono a destinazione era pomeriggio. Il signor Tazuna li portò a casa sua e li presentò alla famiglia. Ancora prima di arrivare al domicilio un bimbetto dai capelli castani e la faccia sbarazzina gli andò incontro, sorridente.
-Nonnooo!!!Sei tornato, finalmente!-
Il bimbo saltò e il signor Tazuna lo prese al volo.
-Vi presento Inari, mio nipote.- disse, poi rivolgendosi al bambino: – Questi sono i ninja che mi hanno accompagnato qui.-  e li presentò ad uno ad uno, indicandoli -Sono Kakaschi, Naruto, Sakura, Arya e Sasuke.-
-Piacere di conoscerti.- risposero loro in coro.

-Papà!-
Arya si voltò: a parlare era stata una giovane donna, molto bella ma vestita con abiti semplici.
-Lei invece è mia figlia.- continuò Tazuna. – Forza, entrate.- e fece loro cenno di dirigersi verso la modesta casetta appollaiata sulla palafitta che si protendeva nell’acqua.
L’Elphi non aveva mai visto il mare né un grande lago, perciò rimase sorpresa quando un’immensa distesa blu le si parò avanti agli occhi; lo sguardo poteva andare lontano, fino all’orizzonte, dove si vedevano i contorni sfocati di una grande isola. Abituata al paesaggio di Konoha, chiusa da un lato da un’alta montagna e sugli altri tre da una fitta foresta, quell’immensità la spaesava, si sentiva priva di protezioni, esposta a qualsiasi attacco nemico.
-Vieni?- la voce di Sasuke la riscosse dalla contemplazione del paesaggio.
-Sì.- e lo raggiunse.
 

 
Quella fu la prima sera che mangiarono in abbondanza da quando erano partiti. Naruto e Sasuke non mancarono di fare anche una sfida a chi riusciva a finire prima il proprio piatto. Durante il pasto fecero conoscenza con i due parenti dell’ingegnere. Il nipote, Inari, era un bimbo tutto pepe che non la smetteva un attimo di parlare, ad Arya ricordava tantissimo l’Uzumaki. La donna; invece, era simpatica ma se ne stava un po’ sulle sue, inoltre sembrava triste per qualche motivo ma, quando il figlio la guardava, mascherava abilmente il suo tormento. Dopo la cena Tsunade, così si chiamava la figlia di Tazuna, mostrò loro le stanze: Kakaschi, l’Uchiha e Naruto in una, Sakura e l’Elphi in un’altra. L’Haruno insisté perché fosse la prima a cambiarsi e ad usufruire del bagno così, non avendo di meglio da fare, Arya tornò in cucina. La stanza era vuota eccetto per Tsunade che stava sparecchiando. La ragazza non poté immaginare un nome meno adatto: quella donna le ricordava tutto tranne che un uragano!

Anche prima che Itachi sterminasse il suo clan, Arya non aveva mai conosciuto la madre, che era morta quando lei era piccola, così per la casa non c’era mai stata una figura femminile degna di questo nome. La sera, lei e Livon facevano a gara a chi finiva prima di mangiare, perché al perdente sarebbe toccato sparecchiare. Tsunade dovette accorgersi di essere diventata oggetto dello sguardo insistente del ninja e chiese, gentile: -Ti serve qualcosa? –
L’Elphi si riscosse. –No, grazie.-
-Scusa, ho visto che mi guardavi e ho pensato avessi bisogno di qualcosa.-
-Nono. E’ solo che … non l’avevo mai visto fare.- confessò.
Tsunade rise. –Non hai mai visto tua madre mentre sparecchiava?-
-No. E’ morta quand’ero piccola.- rispose secca Arya, sorprendendosi lei stessa di ciò che aveva detto. L’unico a saperlo era Sasuke.
-Oh, mi dispiace. Non pensavo … - la donna era mortificata.
-Fa niente.- disse l’Elphi con un falso sorriso: quella ferita non si sarebbe mai rimarginata.
-Ti posso chiedere una cosa?- domandò usando il tu, come Tsunade li aveva pregati di fare.
-Certo. Di che si tratta?-
-Mi chiedevo che bisogno c’è per un ingegnere avere una scorta.-
La tristezza che Arya aveva notato negli occhi della donna dilagò in tutto il corpo. – Devi sapere che questo territorio, anche se non apertamente, è comandato da un certo Gato. Se il ponte a cui mio padre sta lavorando venisse ultimato, Gato perderebbe il suo potere su di noi. E’ per questo che abbiamo chiesto l’aiuto dei ninja.-
-Capisco.-
In quel momento entrò Inari, simile ad un uragano, protestando con la madre riguardo a qualcosa che c’entrava con il suo letto e l’Elphi ne approfittò per dileguarsi.
 
 
 
Il giorno dopo tutto il team 7 andò con Tazuna al ponte, la sera Kakaschi  sentenziò che non ci sarebbero stati attacchi imminenti, quindi l’indomani avrebbe scortato da solo l’ingegnere, mentre loro quattro si sarebbero dedicati ad un esercizio per migliorare il controllo del chacra. Il giorno seguente dovettero alzarsi che era ancora notte ed il maestro li portò in un boschetto lì vicino.
-Voglio che usiate il chacra per camminare su pareti verticali.-
Arya sentì gli ultimi residui di sonno scomparire completamente: aveva sempre desiderato imparare a farlo!
Il maestro spiegò loro come fare e suggerì di utilizzare gli alberi, in modo che quando cadevano, potessero fare un segno per osservare i miglioramenti.
La prima volta fu un vero e proprio disastro: Naruto cadde praticamente all’istante e lei e Sasuke non furono poi tanto più bravi, perciò la sorprese sentire Kakaschi battere le mani ma pensò che, come sempre, li stesse prendendo in giro. Si preparò a riprovare ma si bloccò quando sentì l’uomo mascherato che diceva: -Bravissima, Sakura!Ci sei riuscita al primo tentativo!-
Arya si voltò di scatto e guardò l’albero affianco al suo: l’Haruno camminava tranquillamente sul tronco, arrivata in cima si sedette tranquilla su un ramo, sorridendo … e scoccandole un’occhiata di scherno.
Sakura … a lei!
Questo la fece imbufalire.
Adesso ti faccio vedere io, brutta smorfiosa che non sei altro!!, pensò e tentò di nuovo ma non andò meglio della prima volta.
-Bene ragazzi, io devo andare. Vi lascio nelle mani del nostro Confettino rosa. Ci vediamo stasera.- li salutò Kakaschi ma l’Elphi quasi non lo sentì, concentrata com’era sul suo obiettivo … e sulla risatina del’ Haruno.
 

Le ore passavano ed Arya non riusciva a salire sull’albero, né a fare miglioramenti. Sasuke e Naruto quasi subito erano andati da Sakura pregandola di svelare loro il segreto della tecnica e la ragazza, prima di rivelarlo a voce bassissima, in modo che lei  non sentisse, si era premurata anche di lanciarle uno sguardo di superiorità. L’Elphi avrebbe potuto chiedere ai due ragazzi di rivelarle ciò che la rosa aveva detto ma era sicura che quest’ultima gliel’avesse proibito, inoltre non le avrebbe mai dato una tale soddisfazione. Tra loro due non c’era mai stata una qualche tipo di competizione, questo perché Arya l’aveva sempre superata in qualsiasi cosa così, vedersi battere all’improvviso da quella che non considerava nemmeno una minaccia le faceva perdere la testa.
Ogni volta che falliva, Sakura faceva in modo da irritarla: con un’occhiata, una risata o un commento e ogni volta la rabbia dell’Elphi non faceva che aumentare. Come se non fosse già abbastanza c’era anche il fatto che Naruto e Sasuke, seppur lievi, li facevano i miglioramenti, mentre lei rimaneva sempre allo stesso punto, tanto che ormai a furie di fare segni con il kunai, c’era un graffio profondo almeno un pollice. Quando, all’ennesimo fallimento e all’ennesima risatina dell’Haruno, stava per scagliare l’arma che aveva in mano verso la ragazza, capì che doveva andarsene di lì, altrimenti Sakura sarebbe morta molto giovane. Si girò e fece per andarsene ma la rosa, ancora sul ramo, la fermò: -Già ti sei arresa Elphi? Vuoi che riveli il segreto anche a te?-
Naruto e Sasuke si fermarono a guardare la scena e l’Uchiha sembrò capire in quale pericolo mortale doveva trovarsi Sakura. Arya, dopo quell’ultima provocazione, era praticamente pronta ad arrampicarsi sull’albero e spaccarle la faccia ma un’occhiata di Sasuke le fece ritrovare quel minimo di autocontrollo che le serviva per risponderle a parole e non con i pugni.
-No, non mi sono arresa, per niente. Solo che qui si fanno troppe chiacchiere per i miei gusti. Mi cerco un posto meno affollato.- disse e si incamminandosi ma dopo poco riprese: - Ah dimenticavo, il segreto te lo puoi tenere per te. Io ci riuscirò anche senza.-
-Vedremo!- le urlò dietro l’Haruno.
 
 
Si allontanò parecchio, in modo da non sentire nessun rumore che provenisse da lì, fece tre lunghi respiri per calmarsi e quando sentì la mente completamente sgombra si concentrò su quello che doveva fare ed iniziò di nuovo a provare. I miglioramenti ci furono già dal primo tentativo, infatti fino a quel momento Arya era riuscita a salire solo di poche braccia, adesso aveva addirittura superato il metro e mezzo! Sentì la carica e la determinazione invaderla completamente. Ti farò vedere io, Sakura! Tra noi due sono io la migliore e continuerò ad esserlo!!
 
 
Era notte fonda ma Arya non se n’era resa conto, concentrata com’era.
Ok, sono sicura di aver capito il segreto. Se ci riesco anche per la decima volta torno alla casa del carpentiere, pensò.
Poi, senza nemmeno concentrarsi iniziò a camminare sull’albero, vedendo che ci riusciva senza sforzo sorrise e cercò di distrarsi pensando a tutt’altro tranne a quello che stava facendo. Niente. Nemmeno un attimo di cedimento. Il sorriso si allargò. Sempre camminando in verticale tornò a terra e finalmente, si guardò intorno: era calato il buio, anzi stava per sorgere il sole. Era stanchissima ma iniziò ugualmente a correre più che poteva: quando l’Haruno si sarebbe svegliata voleva essere già lì.
Ormai era mattina, tra poco tutti nella casetta si sarebbero svegliati. La ragazza dai capelli blu chiese uno sforzo supplementare alle sue gambe già stremate. Fece il giro della piccola costruzione e silenziosamente, cercando di reprimere l’affanno, aprì la finestra della camera che condivideva con la rosa, si issò sulle braccia, entrò e richiuse la finestra. Si bloccò per controllare che la compagna stesse dormendo, poi andò verso il suo letto, si spogliò veloce,  buttò i vestiti in un angolo e si tirò le coperte addosso. Con un sospiro chiuse gli occhi e pensò al sonno ristoratore che l’aspettava ma non passò nemmeno un minuto che qualcuno bussò forte alla porta: era ora di alzarsi!
Aspettò che Sakura fosse sveglia e che la vedesse dormire tranquilla nel letto.
-Arya svegliati.-
Lei si stiracchiò e cercò di assumere l’espressione più rilassata di cui era capace. Mentre si vestivano sentì lo sguardo dell’Haruno squadrarle ogni centimetro di pelle.
-Com’è andata la nottata d’allenamento?Ci sei riuscita alla fine?- chiese la rosa, con l’evidente obiettivo di stuzzicarla.
Si bloccò un istante: che Sakura l’avesse sentita mentre entrava?No, non era possibile, stava dormendo della grossa.
-In realtà la notte l’ho passata a dormire. Sono arrivata poco dopo che eravate andati a letto.- rispose, ostentando tranquillità.
La finzione dovette riuscirle bene perché l’Haruno girò la testa dall’altra parte.
-Mi fa piacere.-le disse stizzita, uscendo dalla stanza.
 
 
Dopo aver fatto un’abbondate colazione si diressero nuovamente verso il boschetto: Naruto e Sasuke non erano tornati quella notte e Sakura era evidentemente preoccupata, Arya;invece, era sicura che ai due non fosse successo assolutamente nulla, ma che, come lei, avevano passato la notte ad allenarsi.
-Naruto, Sasuke.-chiamò Kakaschi.
-Siamo qui!- urlò la voce trionfante dell’Uzumaki.
I tre guardarono verso l’alto: l’Uchiha e il biondo, stanchi ma trionfanti, penzolavano a testa in giù da un ramo che toccavano solo con i piedi.
-Bene, vedo che ci siete riusciti. Adesso è il tuo turno Arya, fammi vedere cosa hai imparato.- disse il maestro.
La ragazza, come se fosse la cosa più normale di questo mondo, si diresse verso l’albero e vi camminò sopra raggiungendo gli altri due.
-Bravi, mi congratulo con voi!E adesso … -
L’Elphi si sentì male al solo pensiero di passare la giornata a camminare qua e là per il cantiere appresso al signor Tazuna ma per fortuna Kakaschi disse: - Sakura viene con me mentre voi tre potete andare a riposarvi.-
I ragazzi sull’albero sospirarono di sollievo e scesero. Durante tutto il cammino verso la casa di Inari, Arya, per vendicarsi delle battutine di Sakura del giorno precedente, camminò spalla a spalla con Sasuke, quando furono pronti per andare al cantiere l’Elphi  la salutò allegra con un “Ci vediamo stasera, Confettino!”
Nulla avrebbe potuto farle più piacere che vedere l’occhiataccia che le rivolse l’Haruno.
 
 
Erano le cinque del pomeriggio e l’Elphi si era alzata da poco dal letto. Ancora mezza addormentata si era diretta verso la cucina, dalla quale proveniva il ciarlare allegro di Inari.
-Ben alzata Arya.- la salutò Tsunade.
-Buonasera. -
-Dovete esservi allenati proprio tanto ieri notte se a quest’ora dormite ancora.-
-Mh … già.- l’Elphi si accomodò su una sedia.
-Oh, buonasera Sasuke.- disse gentile la donna.
Arya voltò la testa verso la porta: doveva essere ancora molto stanca per non aveva sentito i passi del ragazzo.
-Volete anche voi un panino con la nutella?- chiese Tsunade, porgendone uno al figlio.
-No, grazie.- rispose l’Elphi.
-E tu Sasuke?-
-Sì. Anche per lei.-
-Ma io ho detto che non lo voglio!- protestò la ragazza.
-Invece sì. Mangi troppo poco.-
L’Elphi alzò gli occhi al cielo: l’Uchiha e Livon erano sempre stati i più feroci sostenitori del “dovresti mangiare di più, devi ancora crescere”.
-Arya, Sasuke ha ragione.- e così dicendo la donna porse loro due panini.
L’Elphi prese il suo e si andò ad accomodare sulla palafitta fuori dalla casa, seguita dall’Uchiha.
-Avete litigato tu e Sakura?- le chiese.
-No.-
Non era una vera e propria bugia: in fondo non si erano mai dichiarate guerra apertamente.
-A me è parso il contrario.-
-Solo sano spirito di competizione. Come te e Naruto.-
-Con l’unica differenza che io non gli ho mai spaccato la faccia.-
-Nemmeno io l’ho fatto.-
-Ma c’è mancato poco.-
-Mi aveva provocato. E comunque ha iniziato lei, io le ho solo reso pan per focaccia.- rispose, come se questo potesse giustificarla.  -Poi perché ti interessa tanto? Hai paura che deturpi il suo bel visino?-
Il ragazzo le lanciò un’occhiata obliqua. – Non dire idiozie. Non me ne frega niente di Sakura.-
Arya stava per ribattere quando sentì un urlo femminile. –Sasukeeee!!!-
-Parli del diavolo e spuntano le corna.- mormorò alzandosi e rientrando in casa. L’Uchiha avrebbe voluto fare lo stesso ma l’Haruno gli saltò addosso.
-Sakura, scendi!- ordinò irritato e preoccupato che l’Elphi potesse vedere.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Lezioni di cucina ***


Lezioni di cucina
 

-Oggi verranno con me Sasuke e Naruto.- esordì Kakaschi il mattino seguente. – Tu e Sakura rimarrete qui con Tsunade ed Inari.-
-Cosa?Perchè?!-
-Così ho deciso, punto.- concluse il maestro.
Arya li guardò allontanarsi nella foschia dell’alba in un misto di rabbia e scoraggiamento. Avrebbe dovuto passare tutto il giorno lì senza fare niente … con la rosa per giunta. Cavolo!
-Oh, guarda un po’. Oggi non starai con Sasuke, ma che peccato!- la stuzzicò l’Haruno.
-A differenza tua, io non sono Uchiha dipendente.- la zittì l’Elphi.
Passò tutta la mattinata fuori casa, con Inari.
-Dove vai?- le chiese il bambino quando vide che si allontanava.
-Da nessuna parte in particolare.- rispose la ragazza ancora giù di morale.
-Posso venire con te?L’ho già detto alla mamma.-
Arya alzò un sopracciglio. – Se ci tieni tanto.-
Camminarono in riva al mare per un po’ finchè non arrivò un’onda più forte delle altre che li spruzzò d’acqua. L’Elphi ne approfittò per schizzare Inari.
-Ehi!- protestò lui.
-E’ stata l’onda. - mentì Arya.
-Adesso ti faccio vedere io!- esclamò il nipote dell’ingegnere ed ingaggiò una feroce lotta a colpi di schizzi. Quando si furono stancati l’Elphi sentenziò che erano già bagnati fradici quindi tanto valeva farsi il bagno. Dopo un’altra oretta passata sguazzare nel mare tra tuffi, immersioni ed agguati Arya decise che era ora di asciugarsi e quindi di stare un po’ tranquilli al sole.
-Sei un ninja giusto?- domandò Inari.
-Certo!Non vedi il copri fronte?-
-Allora puoi insegnarmi qualche mossa?- la pregò il bambino con gli occhi che brillavano.
La ragazza aggottò la fronte. – Cosa vuoi imparare?-
-Bò, non so. Qualche mossa formidabile, magari a scomparire all’improvviso oppure a muovermi velocissimo o a spadaccinare!!- concluse tutto emozionato.
L’Elphi rise. –A fare che?-
Decise di accontentarlo e gli porse il pugnale che le aveva regalato Sasuke e che aveva preso l’abitudine di portare sempre con sé. Quando gli disse di prenderlo il bambino stava quasi per svenire dall’emozione ed Arya si ricordò della prima volta che Livon le aveva permesso di mettere mano sull’acciaio, in quel momento aveva capito che non l’avrebbe più lasciato. Dopo avergli spiegato come tenerlo la ragazza insegnò ad Inari come lanciarlo. Verso l’ora di pranzo decisero di tornare a casa.
-Sai tu mi piaci.- disse serio il bimbo.
-In che senso?-
-Sì. Tu sei diversa dalle altre femmine. Loro odiano sporcarsi, fare la guerra e fanno sempre le smorfiose. Tu invece sei un ninja!-  esclamò pronunciando l’ultima parola come stesse parlando di un dio.
-Anche la mia amica Sakura è un Genin.-
-Sì, ma lei non è come te. Fa tutta la preziosa e sta sempre appiccicata a quel tizio con i capelli neri che non la pensa proprio.-
La ragazza rise, come dargli torto? Era assolutamente d’accordo.
-Facciamo a chi arriva prima alla palafitta?-
-Sììì.- e già correva.
 
 
-Ma dove siete stati?!- la rimproverò Sakura.
-Non sono fatti tuoi.-
Normalmente Arya non avrebbe trattato così qualcuno, nemmeno la rosa, ma il comportamento della compagna nei giorni precedenti l’aveva irritata da morire.
La prima parte del pomeriggio la passò guardando Tsunade che faceva le faccende domestiche, le sembrava così strano vedere una donna che si occupava della casa!
-Certo che potresti anche daci una mano!- esclamò la rosa dopo aver aiutato la figlia dell’ingegnere a lavare i piatti.
-Ma no, non fa niente.- disse Tsunade.
-No, Sakura ha ragione. E’ solo che io non so fare queste cose … - confessò l’Elphi un po’ imbarazzata.
-Se vuoi ti insegno a fare il pane.- si offrì la mamma di Inari.
Il resto del pomeriggio passò impastando gli ingredienti ed infornando il pane. Escludendo l’Haruno che non risparmiava nemmeno un commento velenoso, fu un’esperienza divertente anche se si ritrovarono infarinate da capo a piede. Dopo la cottura poterono finalmente ammirare i loro capolavori, quello di Tsunade era una pagnotta tonda e morbida mentre quello dell’Elphi era una cosa informe e schiacciata che sapeva di lievito, insomma faceva proprio pena!
A sera Arya costrinse Sasuke ad assaggiare la sua creazione, anche se sapeva che non doveva avere un gusto molto gradevole.
-Allora com’è?- chiese.
-Vuoi la verità?-
-Sì. – rispose la ragazza, ben sapendo che di lì a poco sarebbe arrivata una rispostaccia, infatti il moro disse: -Fa schifo.-
E l’Elphi non riuscì a trattenere le risate per la faccia esageratamente disgustata che ostentava l’Uchiha. Sakura invece, non potè fare a meno di osservarli e di notare l’improvvisa complicità che si era creata tra i due.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Non mi lasciare! ***


Non mi lasciare!
 

-Oggi verrete tutti al cantiere. Ho un brutto presentimento.- spiegò cupo Kakaschi quella mattina.
-Pensa che possano attaccare?- chiese preoccupata la rosa.
-Non ne sono certo, ma credo che sarà così, quindi state allerta.-
Detto questo si diressero silenziosi verso il ponte in costruzione.
 
 
Era già passato mezzogiorno e ancora doveva accadere nulla di strano. Arya stava appunto iniziando a dubitare dell’istinto del maestro quando, intensa ed improvvisa, la nebbia avvolse ogni cosa. Doveva trattarsi della tecnica del Velo di Nebbia e significava solo una cosa: i nemici erano arrivati. I Genin si disposero intorno al signor Tazuna ed afferrarono prontamente le armi.
-Ma che piacere rivederti … Kakaschi.- una voce sconosciuta arrivò dalla nebbia. Chi era il loro avversario? A quanto pare conosceva il maestro … ma soprattutto, dove si nascondeva? La foschia impediva di vedere ad un palmo dal naso e questo proprio non andava bene.
Sentì Kakaschi mormorare un “non è possibile”quasi spaventato e ciò non fece altro che preoccuparla ulteriormente.
-Oh sì, sono proprio io. Zabuza.-
Arya, suo malgrado, sentì le membra pietrificarsi: Zabuza era uno dei Sette Spadaccini della Nebbia, soprannominato anche Diavolo della Nebbia, ed era tristemente famoso per la sua crudeltà. L’Elphi fece un lungo respiro per calmarsi e si accorse vagamente di Sasuke al suo fianco, tremante. La ragazza maledisse il cuore pavido di quell’Uchiha e strinse più forte il kunai che aveva in mano.
La voce del nemico tornò a rimbombare nella nebbia. – Vedo che ti sei portato dietro i mocciosi. Poverini, guarda come tremano.-
In quel momento il nemico li circondò con delle copie ed Arya poté vedere con chi avevano a che fare. L’avversario era un uomo muscoloso, dai corti capelli neri che brandiva una spada lunga e massiccia, la famosa Taglia Teste, dedusse. Ancora prima di ricevere un ordine, l’Elphi scattò. In pochissimo tempo le copie furono distrutte, grazie anche all’aiuto di Naruto probabilmente, visto che un attimo prima Sasuke era terrorizzato, dubitava fosse stato lui a darle man forte.
-E’ vero sto tremando. Ma dalla gioia.- la voce dell’Uchiha.
Allora è stato lui, pensò sorpresa l’Elphi.
-Ma che bravi questi giovanotti.- li schernì Zabuza. – Credo che saranno dei validi avversari per te, Haku.-
Solo in quel momento Arya si accorse di un’altra presenza vicino allo spadaccino: si trattava di un ragazzo o una ragazza, non riuscì a stabilirne il sesso. Portava i lunghi capelli neri raccolti in uno shignon ed una maschera da ANBU sul volto. Ad un impercettibile segno di Zabuza, Haku sparì … e se lo ritrovarono di fronte. L’Elphi, presa alla sprovvista, fece un balzo indietro per evitarlo, mentre Sasuke e Naruto l’attaccavano. In poco tempo il ragazzo si liberò dell’Uzumaki, ma Arya non gli diede modo di riposarsi perché al suo posto subentrò lei. Il combattimento si protrasse per un po’. Erano tre contro uno eppure non riuscivano ad avere la meglio su quel tizio dal sesso ambiguo: era troppo veloce.  L’Elphi iniziò ad irritarsi: fino a quel momento era lei quella che deteneva il primato sulla velocità e di punto in bianco arrivava quel tipo strano che addirittura riusciva a tenere testa a tre Genin contemporaneamente. Si chiese anche dove diavolo fosse quell’emerita idiota di Sakura, quando serviva non c’era mai!
Distratta da questi pensieri non riuscì ad intercettare il calcio di Haku e fu sbalzata lontano. Dopo poco fecero la stessa fine anche Naruto e Sasuke.
-Adesso basta. Farò sul serio.- La voce del ragazzo, già bassa, era resa ancor più fievole dalla maschera, tanto che non riuscirono a cogliere le parole successive, ma Arya iniziò ad udire un scricchiolio, come di ghiaccio spaccato, dietro di sé.
-Attenti!- disse cercando di spostare il biondo da una colonna di ghiaccio che si andava formando. Prima che riuscissero a capire cosa stesse succedendo si ritrovarono intrappolati in una gabbia di specchi. Haku allora, sotto gli sguardi allibiti dei tre,vi entrò. – Ora vedrete quanto posso essere veloce.-
Detto questo prese alcuni senbon tra le dita ed iniziò a scagliarli sui i ninja intrappolati. L’Elphi sentì innumerevoli aghi strapparle i vestiti e trapassarle la pelle, chiuse gli occhi e cercò di ripararsi il volto dietro le braccia. Quando però, un senbon le si conficcò nel fianco non riuscì ad evitare un urlo. Poi, così come era cominciato, finì. Arya si arrischiò a togliere le braccia dal volto e si guardò intorno: Haku era negli specchi e li fissava, impassibile; ai suoi fianchi Naruto e Sasuke non erano messi meglio di lei: avevano il corpo cosparso di ferite superficiali. Approfittò di quel momento di relativa calma per scagliarsi contro uno specchio, incurante delle ferite che bruciavano, cercando di romperlo con i colpi del kunai, con pugni e spallate. Naruto e Sasuke cercarono di aiutarla ma la lastra non accennava a scalfirsi ed il loro attacco ebbe come esito solo una nuova pioggia di aghi. Le urla dei tre questa volta furono più alte.
-Arrendetevi.- ordinò Haku, interrompendo l’attacco.
-Mai!- urlò Naruto con quanto fiato aveva in gola.
-Dobbiamo fare qualcosa al più presto, altrimenti ci ammazzerà.- disse l’Elphi.
-Dobbiamo capire come si muove.-  suggerì Sasuke.
Arya lo guardò. – Riesci ad usare lo Sharingan?-
L’Uchiha strabuzzò gli occhi. – Non lo so. -
-Bè, sarebbe il momento di provarci.- rispose, poi si rivolse al biondo.- Naruto fai da esca. -
Lo vide annuire ed iniziare a blaterare per attirare l’attenzione del loro nemico. Arya nel frattempo, chiuse gli occhi e si concentrò. Quando sentì la familiare sensazione di un imponente flusso di chacra che le scorreva nelle tempie, fino agli occhi, seppe di aver evocato il Byakugan. L’Elphi sentì di nuovo i senbon conficcarsi nella carne e, incurante delle ferite che continuavano ad aumentare, si concentrò sugli specchi. Le sembrò di vedere un’ombra, velocissima, passare da una lastra all’altra. Guardò meglio, cercando di non chiudere gli occhi per il dolore che aumentava: l’ombra, altri non era che Haku. Cercò di impedirsi di urlare dal dolore per poter chiamare Sasuke. Lui si voltò ed annuì: aveva visto anche lui. Il ragazzo, per scagliare gli aghi, usciva per un istante dagli specchi per poi entrarvi subito dopo. Adesso avevano capito come il loro nemico li attaccava ma come avrebbero fatto a fermarlo, stanchi e feriti com’erano?
Arya cadde in ginocchio come Naruto, che invece ci stava già da un pezzo, e fu costretta a tornare alla vista normale: usare quell’abilità innata le costava ancora molta fatica.
-Arrendetevi.- ordinò Haku per l’ennesima volta.
-T- ti abbiamo già d-detto che non lo faremo.- rantolò l’Uzumaki.
-Siete degli sciocchi. E per questo morirete.- sentenziò il nemico.
L’Elphi, impotente, si preparò ad un’altra pioggia di senbon. Sentiva di essere vicina alla fine. Ecco, ora muoio e non ho ancora vendicato Livon, pensò con amarezza.
Ma gli aghi non vennero a lacerale la pelle.
Al loro posto sentì un grido.
La ragazza allora, guardò avanti a sé e vide l’Uchiha, che le si era parato davanti, ricevere tutti i senbon diretti a lei.
 
                                                                    ***
 
Sasuke era sfinito. Sul corpo aveva innumerevoli ferite, alcune superficiali, altre invece, molto profonde. Parecchi aghi gli si erano conficcati nella pelle e gli facevano malissimo ad ogni movimento che compiva. Liberare lo Sharingan, poi, era stato il colpo di grazia: gli era costato una fatica immane, ma almeno adesso avevano capito come faceva Haku ad attaccarli. Sentì un tonfo alla sua destra: Arya era crollata in ginocchio. L’Uchiaha l’osservò, disgustato: era messa molto peggio di lui ed il ragazzo della Nebbia doveva averlo notato.
-E per questo morirete.-
Aveva completato la frase guardando l’Elphi, la quale invece, sembrava non essersi accorta di essere il prossimo bersaglio di Haku.
Sasuke agì d’impulso. Non pensò, non riflettè, semplicemente si mosse, come se non fosse lui a comandare il suo corpo. Si parò avanti alla figura inginocchiata e sanguinante che era diventata la sua migliore amica e le fece da scudo. Sentì innumerevoli senbon conficcarsi nella schiena e non resistette: urlò. Arya  alzò la testa e i loro sguardi s’incontrarono, s’incrociarono, si intrecciarono come mai era successo da quando i loro clan erano stati sterminati. Ametista nel buio e buio nell’ametista. Sasuke cercò di sorriderle, non uno dei suoi soliti sorrisi sarcastici, no, uno vero, reale. Ma quello che ne uscì fu una smorfia di dolore perché proprio in quel momento, un ago si conficcò in un punto che gli faceva particolarmente male ed urlò di nuovo.
Dannazione, Sasuke! Non crollare, devi farcela!
Appena sentì che la pioggia di senbon era terminata, le gambe gli cedettero e cadde a terra, esausto.
-No!-
Sentì che qualcuno gli levava gli aghi dalla schiena e poi una mano calda lo girò mettendolo supino. Percepì un braccio cingergli le spalle e una voce, la sua voce, che lo chiamava tra i singhiozzi.
-Sasuke …  Sasuke. Ti prego, non puoi  … andartene anche tu! … Non lasciarmi … ti supplico!-
Aprì gli occhi, che non si era neanche accorto di aver chiuso, e la vide, piegata su di lui con lacrime e sangue che le rigavano il volto. Aggrottò le sopracciglia, o almeno credette di farlo, e tentò di parlare, si sentiva così esausto!
-N- non piang- ere. –  Non gli sembrò neanche che fosse la sua, quella voce, tanto era rauca e spezzata.
Dagli occhi dell’Elphi, anzicchè smettere, piovvero ancora più lacrime. L’Uchiha si indispettì: persino in fin di vita, non l’ascoltava?!
-Perché Sasuke? Perché l’hai fatto?-
Cercò di nuovo di sorriderle e rispose: -Quel pomeriggio, ti promisi che ti avrei protetta.-
Arya, come in un flaschback, rivide loro due seduti al tavolo della sua cucina e Sasuke che le confessava perché era rimasto a guardare mentre Itachi l’ammazzava.
-Non puoi morire. Chi vendicherà i nostri clan, se te ne vai?-
Il clan … già … adesso non avrebbe più potuto eliminare il fratello, aveva infranto la promessa che si era fatto. Per qualche ragione non gli importò più di tanto, in quel momento l’unica cosa che contava era che Arya fosse viva.
-F-fallo tu … al posto mio.-
L’Elphi lo vide chiudere gli occhi e seppe che non li avrebbe mai più riaperti.
Sentì la furia invaderle il corpo, non come la notte dello scontro con Itachi, no, molto più forte. Percepì uno strano bruciore al viso, ma non vi diede peso, concentrata invece, sull’energia che la stava invadendo. Vide Naruto al suo fianco, circondato da qualcosa di rosso, ma non fece caso neanche a quello. Guardò la lastra di ghiaccio avanti a sé e vi corse incontro, con un potente pugno la colpì e quella si frantumò; ad una ad una colpì tutte le lastre finchè non ne rimase solo una. Naruto fu più veloce di lei e la distrusse, costringendo Haku ad uscire allo scoperto, poi, come una furia, lo colpì dritto in faccia, sbalzandolo lontano e mandandogli in frantumi la maschera. A quel punto l’Uzumaki, già pronto per sferrare un nuovo colpo, si bloccò, allora fu lei a colpire il ragazzo.
-No! Lascia fare a me. - le disse il biondo. –Tu pensa a Sasuke.-
Pensa a Sasuke?! Non c’era nulla che potesse fare per il ragazzo ormai, ma ugualmente annuì. Pian piano sentì la furia sciamare per lasciare nuovamente il posto al dolore. Si inginocchiò vicino all’Uchiha ed iniziò a levargli i senbon dalla carne, quando ebbe finito, di nuovo con le lacrime agli occhi, prese ad accarezzargli il volto, come se quel contatto potesse farlo tornare. Poi un urlo strozzato: -Sasuke!-
Arya si sentì spinta via e Sakura prese il suo posto accanto al ragazzo. L’Elphi non oppose resistenza e rimase dove la rosa l’aveva spinta. Intorno a sé sentiva rumori: urla, grida, colpi di metallo contro metallo, ma tutto le giungeva attutito, come attraverso una parete. Ad un certo punto sentì la voce dell’Uchiha: - Sakura, mi stai schiacciando.-
Perfetto, pensò, sto anche diventando pazza!
Poi però, vide la testa dell’Haruno, fino ad allora piegata sul ragazzo, levarsi, ed un nuovo grido, di gioia questa volta, provenire dalla bocca della rosa. Come in un sogno, Arya vide Sasuke piegare il busto ed alzarsi a sedere, aiutato da Sakura, che gli cinse il collo. L’Uchiha si guardò intorno, disorientato, per poi posare lo sguardo su di lei ed il cuore saltò un battito.
Non è possibile … è un miracolo!
L’Elphi era incredula, avrebbe voluto saltare al collo del ragazzo, abbracciarlo, riempirlo di baci, dirgli che era stato uno stupido e si era comportato da sconsiderato; invece rimase ferma dov’era perdendosi nel petrolio dei suoi occhi. Non ci fu bisogno di parole, rimasero semplicemente lì, a guardarsi, finchè Sakura, con un movimento della testa, oscurò la visuale. L’Elphi si alzò, imitata dagli altri due. Sentiva la testa stranamente leggera e faticava a pensare.
-Sei un idiota.- gli disse avvicinandosi finchè non si ritrovò col mento poggiato nell’incavo del suo collo, solo allora l’Uchiha piegò le braccia e le cinse piano la vita.
-Ragazzi è fantastico che Sasuke stia bene ma adesso dovremmo occuparci di Naruto.- si intromise la rosa con il preciso obiettivo di dividerli.
-Naruto sta bene, Zabuza e Haku sono morti.- rispose il signor Tazuna.
 
 
Quando si riunirono, stanchi ma vivi, ognuno raccontò cosa gli era successo e così Arya venne a sapere del combattimento di Kakaschi e Zabuza, di quello tra Haku e Naruto e della morte eroica dei due nemici.
-Ehi Sakura, ma mentre noi ci davamo da fare, tu dove diavolo eri?- chiese l’Elphi, ancora irritata per la mancanza d’aiuto da parte della ragazza.
-Proteggevo il signor Tazuna!- esclamò piccata la rosa.
 
 
Quella sera, per quanto si sentisse mortalmente distrutta, Arya non riusciva a dormire perché appena chiudeva gli occhi rivedeva l’immagine di Sasuke steso a terra e pieno di sangue. Si alzò ed uscì dalla casa, il ragazzo era lì, seduto sulla palafitta con i piedi che penzolavano sull’acqua, lei gli si sedette accanto.
-Come va?-chiese.
-Mi sento ancora ammaccato. Tu?-
-Idem.-
Silenzio.
-Sasu … -
Quanti anni erano che non lo chiamava così?Parecchi.
Forse il ragazzo se ne accorse perché quando rispose la voce gli tremava leggermente:-Dimmi.-
-Volevo ringraziarti. E chiederti scusa.-
-Per cosa?- chiese lui, sorpreso.
-Per non averti creduto subito quando mi hai detto di essere cambiato. Ma adesso ti credo … quindi … se è ancora quello che vuoi … vorrei che tornassimo amici come prima.- Arya sentì di essersi liberata da un peso.
-Sì. -
Bastò quella sillaba per farla volare a tre metri da terra. Gli si rannicchiò contro il petto e lui l’abbracciò, un po’ goffo ed esitante, ma l’abbracciò. Durò un attimo, un attimo in cui le sembrò di tornare indietro nel tempo, poi si staccò.
-Buonanotte. – lo salutò mentre entrava di nuovo in casa.
 
 
In pochi giorni gli scagnozzi di Gato furono messi tutti fuori gioco ed il ponte fu ultimato. Tazuna lo volle chiamare “Ponte Naruto” , perché il ragazzo era stato molto coraggioso ma soprattutto, per alcune fantomatiche parole che avrebbe rivolto a Zabuza e che l’Elphi non aveva avuto il piacere di sentire. Il ritorno a Konoha fu tranquillo, ancor più dell’andata, tanto che non si imbatterono nemmeno nei soliti briganti. Tra Arya e Sasuke si era stabilito un nuovo rapporto e questo l’avevano notato tutti, non solo Sakura. I due camminavano sempre fianco a fianco e si capivano anche solo con brevi occhiate. La meno contenta del cambiamento, ovviamente, era l’Haruno, la quale non si lasciò scoraggiare e continuò a fare la civetta con l’Uchiha, con enorme irritazione da parte dell’Elphi. Il colmo fu raggiunto la sera prima di arrivare a destinazione: Naruto e Kakaschi erano in cerca di legna, Sakura e Sasuke erano seduti vicino a quello che sarebbe diventato il fuoco per arrostire la carne ed Arya stava sfregando due pietre focaie vicino al mucchio di legna.
-Sasuke … stavo pensando … che ne diresti di uscire insieme quando saremo al Villaggio?- chiese un po’ esitante la rosa.
L’Elphi, suo malgrado, si bloccò ed aspettò col fiato sospeso la risposta del ragazzo, che non tardò ad arrivare: -No. Non mi interessa.-
Secca, decisa, senza possibilità d’appello. Arya si ritrovò a sorridere come un’idiota.
 Smettila Arya!, si rimproverò, tu e Sasuke siete solo amici, quindi non deve importartene se esce con qualcuna, perché, un tipo bello come lui, prima o poi lo farà, lo sai. Ma a te tanto non piace … vero? L’Elphi annuì mentalmente, ma con poca convinzione. Ecco, riprese a dire la voce nella sua testa, quindi non dovresti essere così felice che Sasuke abbia rifiutato quella smorfiosa di Sakura. Arya annuì di nuovo, sapendo di mentire a sé stessa.

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Il ragazzo misterioso ***


Il ragazzo misterioso

Dopo la missione nel Paese delle Onde i compiti tornarono ad essere banali ed idioti del tipo “leva le erbacce” e “porta il cane a spasso” e ne furono tutti frustrati. Il più intollerante era Naruto, il quale ogni giorno chiedeva a Kakaschi di eseguire qualche missione più importante. Come se non bastasse, le rivalità all’interno del gruppo erano aumentate: Naruto tentava in ogni modo di mettersi in mostra ma alla fine faceva sempre la figura del cretino e Sasuke non perdeva occasione di stuzzicarlo. Al contempo c’era la rivalità a senso unico di Sakura per Arya. Dopo essere stata rifiutata dall’Uchiha, la rosa non si era persa d’animo ed aveva continuato a gironzolare intorno al ragazzo, come avrebbe fatto un’ape col fiore. Sasuke da parte sua, continuava a darle due di picche senza preoccuparsi di essere scorbutico o scostumato; questo con grande piacere dell’Elphi, che invece aveva un buon gioco di squadra sia con Naruto che con l’Uchiha.
 
Quel giorno avevano appena finito una “missione”, se così si poteva chiamare un’innaffiata in giardino, quando scoppiò l’ennesima lite tra il moro e l’Uzumaki.
-La colpa è tua Sasuke! Mi fai innervosire, ti metti continuamente in mostra!- urlò il biondo.
-Sei tu il problema. Dimostra di essere il più forte e non ti farò più da balia.- rispose asciutto l’Uchiha.
Naruto era pronto per scagliarsi sul compagno, quando la voce di Kakaschi lo fermò: -Dateci un taglio.-
-Io me ne vado a casa. - salutò l’Uchiha.
-Aspetta Sasuke!- urlò Sakura, rincorrendolo – Potremmo allenarci insieme, che ne dici?- gli chiese speranzosa.
-Dico che già mi alleno con Arya e che tu sei persino inferiore a quella testa quadra di Naruto.-
L’Elphi udendo la risposta, non poté fare a meno di gongolare: Sakura aveva ricevuto l’ennesima batosta. Andò verso Sasuke, superando la rosa, ancora pietrificata per la rispostaccia ricevuta.
 
 
-Dovresti smetterla di stuzzicare Naruto.- disse Arya una volta lontani.
-Perché ti preoccupi tanto per quell’idiota?- si irritò il moro.
-Perché è mio amico e perché sono stufa delle vostre continue litigate.-
-Dove vai?- le chiese l’Uchiha, vedendo che aveva improvvisamente cambiato strada.
-Non mi va di andare a casa. - rispose lei arrampicandosi su un albero.
Con un balzo lui la raggiunse e le si sedette affianco.
-E che ti va di fare?-
Ma perché perdeva tempo lì con lei anzicchè allenarsi?
-Mmm … mi va di prendermi il fresco su questo ramo.- gli disse con un sorriso.
Sasuke continuò a guardarla, come se dovesse risolvere un difficile rompicapo, ma per quanto si sforzasse non riusciva a capire che cosa lo tenesse lì, piuttosto che in un posto isolato ad allenarsi o a casa a riposare.
Arya si accorse dello sguardo indagatore dell’amico e chiese:- Che c’è?-
Lui stava per risponderle quando dalla strada provennero delle  grida che attirarono la loro attenzione. C’erano due stranieri, del Villaggio della Sabbia, capirono dai copri fronte. La ragazza aveva corti capelli biondi raccolti in quattro codini e sembrava annoiata da ciò che stava succedendo; l’altro era un maschio, completamente vestito di nero, con segni viola sul volto e teneva per la sciarpa un bimbo che l’Elphi riconobbe come un amico dell’Uzumaki, poco distante infatti, c’erano Sakura, Naruto e altri due bambini.
-Adesso ti do una bella lezione.- minacciò lo straniero.
-Smettila.- lo rimproverò la bionda.
-Deve prima pagare per quello che ha fatto.-
Poi, velocissima, una pietra scagliata prontamente da Sasuke lo colpì alla mano, permettendo al ragazzino di liberarsi.
Lo straniero, insieme agli altri, si voltò.
-Vieni giù se ne hai il coraggio!- apostrofò l’Uchiha.
Il moro stava per rispondergli per le rime quando una voce dall’altro lato dell’albero, si intromise.
-Kankuro.- scandì con lentezza.  -Smettila.-
I due della Sabbia parvero spaventati dal nuovo venuto e subito smisero di fare i buffoni. Prima di andarsene il ragazzo in nero sibilò: -Siete stati fortunati.-
 
 
Il giorno dopo riferirono l’accaduto a Kakaschi ed Arya lo informò anche del fatto che, quella mattina, aveva incrociato parecchi altri stranieri. Il maestro non parve sorpreso, infatti disse:- Sono i Genin degli altri villaggi ninja. Sono venuti qui perché a breve ci saranno le selezioni dei Chunin. Avete intenzione di iscrivervi?-
I Chunin erano i ninja di secondo livello: più abili dei Genin ma meno forti dei Jonin.
-Sì. - risposero in coro l’Elphi, Naruto e Sasuke.
-E tu Sakura?-
La ragazza sembrava titubante ma, dopo un’occhiata verso l’Uchiha, annuì convinta.
-Bene allora, provvederò ad iscrivervi. La prima prova ci sarà tra una settimana e si terrà all’Accademia.- li informò il maestro.
-Che bello, non vedo l’ora!!- urlò Naruto, già su di giri. –Ehi, che ne dita se dopo le selezioni facessimo una bella festa?-
-Un’altra?! Ma sei fissato?!-
-Le feste sono belle, Arya!-
-Non contare sulla mia partecipazione.-
-Coooosaaa?!?!?!Tu devi assolutamente venire!!-
-No.-
-Sì, invece! Dai che alla fine ti sei divertita l’altra volta.Ammettilo!-
-Già. A ballare con Kiba. - la punzecchiò Sakura.
-Hai ballato con quel deficiente?- sbottò Sasuke, lanciandole un’occhiata indecifrabile.
L’Elphi arrossì. –Non è poi tanto male.- si giustificò.
-E’ deciso allora! Faremo un’altra festa e tu verrai! Sìììì!!!-
Era impossibile mitigare l’eccitazione di Naruto.
 
 
 
I giorni che li separavano dalle selezioni, per Arya, furono i più lunghi di tutta la sua vita: il tempo sembrava non passare mai e le ore erano tristemente vuote poichè erano stati sospesi dalle missioni per dar loro modo di prepararsi alle prove. Kakaschi, inoltre, aveva anche proibito di allenarsi perché questo li avrebbe fatti arrivare troppo stanchi al grande giorno e così non avevano nulla da fare. Come se non bastasse un giorno intero di noia, la sera il sonno, tardava ad arrivare.
 
Arya si rigirò per l’ennesima volta nel letto e guardò insofferente l’orologio: era l’una di notte e ancora doveva chiudere occhio. Spazientita si alzò e si stravaccò su una sedia della cucina, facendo vagare lo sguardo nella stanza finchè la sua attenzione non fu reclamata da uno scaffale, o meglio, da un grande cofanetto. Lo prese e l’aprì, dentro c’erano fiale di vari colori. L’Elphi si diede della stupida per non averci pensato prima: poteva prendere un sonnifero!
Al momento nella sua scorta ce n’era uno solo, di sua creazione e non ancora testato per di più, ma Arya non esitò a prenderne un sorso: era sicura che non le avrebbe fatto nulla di male. Per aspettare che il liquido facesse effetto decise di uscire ed andare sul tetto del palazzo più alto della città: le piaceva il panorama di Konoha da lassù, che fosse racchiuso nell’incendio di un tramonto, nella quiete della notte o nel caos del giorno. Si arrampicò su una costruzione lì vicino, prese la rincorsa e saltò verso la sua meta. Fu un atterraggio davvero maldestro e ci macò poco che cadesse di sotto. Accidenti, il sonnifero stava iniziando a far effetto molto prima del previsto. Recuperò l’equilibrio e si diresse verso il bordo del tetto ma si bloccò perché il posto era già occupato.
Chissenefrega!, pensò, qui ci venivo prima di lui, quindi ho tutto il diritto di restare!
Si sedette accanto allo sconosciuto ed abbandonò la testa, che si era fatta pesante, contro il muro alle sue spalle. Vedendo che l’individuo non dava alcun segno di essersi accorto di lei, prese ad osservarlo apertamente . Era un ragazzino smilzo, che doveva avere al massimo un anno in più di lei, con una zazzera rossa ed arruffata sulla testa.
-Che vuoi?- le chiese, senza neanche voltarsi.
La voce del forestiero era bassa e cavernosa, come se non parlasse da molto tempo. Appena l’udì, l’Elphi sentì un brivido correrle lungo la schiena: aveva già sentito quella voce, ma proprio non riusciva a ricordare dove. L’istinto le disse di fuggire a gambe levate, ma Arya aveva il cervello incasinato dal sonnifero, e decise di rimanere dov’era.
-Niente.- rispose – Sei di Konoha?-
-No.-
La ragazza annuì: non l’aveva mai visto in giro e di certo, non sapeva bene per quale motivo, un tipo come lui non passava inosservato. – Di dove sei?-
Finalmente lo sconosciuto voltò la testa verso di lei e l’Elphi sentì un altro brivido. Il ragazzo aveva occhi di ghiaccio ed era molto pallido; sul volto spiccavano, come inchiostro su carta, delle pesantissime occhiaie; su un lato della fronte, tra i capelli, si intravedeva uno strano segno rosso molto poco rassicurante.
-Se continui a parlare ti ammazzo.-
Non scherzava.
Questo però, Arya lo afferrò solo con la minuscola parte di cervello ancora vagamente lucida, per cui, non vi diede peso ed abbandonò nuovamente il capo sulla parete, dicendo:- Se ti da fastidio che parlo basta dirlo, non c’è bisogno di essere così scorbutici.-
Il ragazzo le rivolse un’occhiata omicida, una vera occhiata omicida, ma l’Elphi non potè vederla perché aveva già chiuso gli occhi ed era stata finalmente accolta tra braccia di Morfeo.
 
 
Quando si svegliò, si ritrovò su un tetto. Che diavolo ci faccio qui?, pensò.
Si stiracchiò e cercò di concentrarsi nel tentativo di ricordare qualcosa della notte precedente. A poco a poco, le vennero alla memoria immagini confuse: ricordò di aver preso un sonnifero e di essere andata in quel posto che però, era già occupato da un ragazzo con gli occhi di ghiaccio, le sembrava di aver tentato di fare conversazione ma la cosa non era andata a buon fine. Stampato a fuoco nella memoria, c’era il senso di terrore che aveva provato quando il tizio si era voltato verso di lei. Scrollò le spalle, nel tentativo di dimenticare quel dettaglio e si avviò verso casa. Fu una giornata vuota e noiosa, esattamente come le precedenti ed esattamente come le altre notti, non riuscì ad addormentarsi. Questa volta l’idea di prendere il sonnifero le venne subito e, una volta ingerito il liquido, si diresse verso il luogo della notte precedente. Che stai facendo, Arya? Quel tipo è pericoloso, non dovresti andare!, la rimproverò una voce nella sua testa. Se avesse voluto farmi del male, lo avrebbe fatto ieri e poi quante sono le possibilità di incontrarlo di nuovo? Una su un milione?
Sicura delle proprie argomentazioni l’Elphi andò nuovamente sul tetto.
Hai visto che avevo ragione?, disse trionfante alla voce di poco prima quando vide il luogo deserto.
Si sedette e si perse ad osservare la città che si estendeva ai suoi piedi e si perdeva nel bosco.
 Ancora una volta fu il suo sesto senso ad avvertirla.
Girò la testa e vide il ragazzo della sera precedente accanto a lei. Un lungo brivido la scosse da capo a piedi: non aveva fatto il minimo rumore, chissà da quanto era lì!
-Stasera non parli?- le chiese con la sua voce tenebrosa.
A quel punto però, il narcotico era entrato in circolazione, e di nuovo ignorò il grido interiore che le diceva di fuggire.
-Ieri ti sei arrabbiato.-
-Parla.-
Era un ordine e non ammetteva repliche, ma non fu per questo che Arya ubbidì: quel tipo l’incuriosiva.
-Come ti chiami?-
Lui le piantò gli occhi di ghiaccio addosso.
–Gaara. – disse, osservando la sua reazione, come se si aspettasse di vederla fuggire da un momento all’altro.
L’Elphi si sentì in dovere di commentare.  -E’ un nome strano. Non l’ho mai sentito.-
Il rosso corrugò leggermente le sopracciglia e tornò a guardare il paesaggio.
-Ieri potevi anche mettermi su una panchina, sarei potuta cadere e schiantarmi a terra!- l’accusò.
-Non mi riguarda.-
Nonostante il sonnifero, Arya rimase sbalordita da quelle parole.
-Che significa “non mi riguarda”?! Sarei morta e sarebbe stata solo colpa tua.-
-Ho ucciso tanta gente.- le rispose, ma la ragazza fraintese perché disse:- Spesso i ninja sono costretti ad uccidere, fa parte del loro lavoro. Questo però… non significa che … cioè, se… se non conoscono una persona non la lasciano morire.-
A causa del sonnifero non riusciva a pensare bene e cercare di dare un senso a quella frase l’aveva sfinita, tra poco si sarebbe addormentata, lo sentiva.
-Parla.- ordinò di nuovo Gaara e l’Elphi disse la prima cosa che le passò in mente.
-Avresti bisogno di una bella dormita, non hai un bell’aspetto.-
Silenzio.
-Continua.-
-Da dove vieni?- domandò la ragazza, sempre più assonnata.
-Dal Villaggio della Sabbia.-
-Come si chiama?Non ricordo … -
-Suna. -
-Ah già.- sospirò Arya chiudendo gli occhi.
Lui però la scosse. – Ti ho detto di parlare.-
-No.- protestò debolmente l’Elphi . – Voglio dormire.-
Silenzio.
-Gaara?Ci sei?- la ragazza aprì un occhio: il rosso era ancora lì, così continuò:- Dopo mi metti giù dal tetto?- e si addormentò.
 
 
                                                                                   ***
Era la terza sera che andava in cima a quel palazzo, senza sapere bene perché. Aveva aspettato impaziente tutto il giorno, perfino Temari e Kankuro avevano capito che era più nervoso del solito e si erano tenuti a debita distanza, poi, alle prime ombre della sera, si era recato lì e l’aveva spettata impaziente. Lei non si fece attendere, dopo poco, infatti, sentì la sua caduta. Accidenti, se era rumorosa!
Lo affiancò. – Ciao. – disse con le labbra piegate all’insù.
Lui si voltò. – Sei molto maldestra per essere un ninja.-
Cos’aveva quella ragazza di diverso?Non aveva mai trovato interessante parlare con nessuno, perchè con lei lo era invece?
-Di solito non son male. E’ che prima di venire qui prendo un sonnifero. Sai, non riesco ad addormentarmi in questi giorni. Sarà l’ansia per le selezioni…- rispose.
Gaara trovò la cosa divertente. Non come quando uccideva qualcuno, si trattava di un divertimento diverso che non sapeva ben classificare. A lui accadeva l’esatto contrario, avrebbe tanto voluto prendere qualcosa per rimanere sveglio.
La guardò di nuovo: adesso stava piangendo.
-Perché sei triste?-
-Pensavo a mio padre e al mio clan. Sono stati uccisi quando ero piccola … dal fratello del mio migliore amico.-  
- Cos’è un amico?-
Lei sembrò spiazzata dalla domanda ed aggrottò le sopracciglia, in difficoltà.
-Non so come spiegarlo … è una persona a cui racconti i tuoi problemi, che ti è sempre vicino, che se sei in difficoltà ti aiuta … insomma è qualcuno a cui vuoi bene, moriresti per lei.- concluse soddisfatta.
Il rosso non sapeva cosa significava l’espressione “voler bene” , ma, dall’ultima parte della frase, capì di non avere un migliore amico perché lui non sarebbe morto per nessuno.
-Chi è il tuo migliore amico?- chiese.
Lei arrossì e Gaara non ne capì il motivo. Aveva improvvisamente caldo? Quella tipa era davvero strana …
-E’ – è … un ragazzo. E tu?-
-Non ce l’ho. –
-Oh … mi dispiace.-
Le dispiaceva? Per quale motivo?
-Perché?-
Silenzio.
La tipa aveva chiuso gli occhi, così lui la scosse.
-Perché è brutto senza.- gli rispose lei con la voce impastata dal sonno, per poi addormentarsi completamente.
 
Quella mattina, prima di tornare in albergo, Gaara la portò su una panchina, senza riuscire a capirne nemmeno lui la ragione.
 
                                                                                    ***
 Quel giorno l’avevano svegliata i rumori delle bancarelle. Si era alzata e si era diretta verso casa, poi però, aveva cambiato idea ed era andata nella zona degli armaioli: era tanto che non vi faceva un giro.
-Arya, Arya!-
Si sentì chiamare e si voltò: Sakura le stava andando incontro, sorridente.
-Già sveglia?-
-A quanto pare. -
-Dove stai andando?-
-Alle bancarelle d’armi. -
-Ah … carino.- disse, ma l’Elphi capì che stava mentendo spudoratamente. – Ti accompagno!- si offrì la rosa.
Arya rimase interdetta ma rispose con un “ok” e si avvicinò ad un negozietto. La sua attenzione fu richiamata da un cartellino con su scritto “Pugnale proveniente da Suna”, afferrò l’oggetto in questione e lo soppesò: era un’arma discreta, nulla di eccezionale.
-Quanto costa?- chiese al mercante.
-Duecentomila, mi creda fa un affare signorina.-
L’Elphi era dubbiosa: le sembrava un pugnale abbastanza normale.
-E’ sicuro che viene dal Villaggio della Sabbia?-
-Ma certo! Le sto offrend … -ma non potè finire perché fu interrotto da un’altra voce, che ormai Arya ben conosceva.
-Sta mentendo.- disse un ragazzo dalla chioma rossa.
L’Elphi vide Sakura ed il venditore sobbalzare.
-Ciao, Gaara.- lo salutò.
Ed ovviamente lui non si degnò di risponderle.
Arya riconsegnò l’arma al proprietario, scusandolo per il disturbo, e si voltò nuovamente verso il rosso.
-Grazie.-
-Per cosa?-
-Per la panchina. Mi c’hai messo.-
Il ragazzo corrugò leggermente la fronte. – Non so perché l’ho fatto.- rispose sincero. – Stasera ci sei?-
Arya scosse la testa. – Domani iniziano le selezioni dei Chunin.-
Lui si voltò e l’Elphi lo guardò sparire tra la folla.
-Lo conosci?- chiese sconcertata Sakura.
Arya si mise sulla difensiva. – Più o meno. Perché?-
-Come perché?!- esplose la rosa.  – Quello è il terzo ragazzo della Sabbia!-
La ragazza rimase sorpresa. Ecco quand’è che avevo già sentito la sua voce!Il giorno che avevano visto gli stranieri.
- E’ pericoloso Arya!-
Lei si arrabbiò: lo sapeva che era pericoloso, lo aveva percepito subito, solo che non aveva voluto dare retta al suo istinto. E poi che aveva fatto di male Gaara? Nulla … o almeno, ancora nulla.
-Fatti gli affari tuoi Sakura!- esplose.
La rosa rimase sconvolta dallo scatto d’ira dell’Elphi e fece un passo indietro, come se l’avesse colpita con un pugno.
-L’ho detto per te. - sussurrò.
-Sta tranquilla, so badare a me stessa.- rispose brusca.  -Piuttosto, che cosa vuoi? Perché mi hai seguita fin qua?-
Sakura sembrò riprendersi dallo schok di un attimo prima. – Volevo proporti di accantonare le nostre divergenze, domani, durante la prima prova delle selezioni. Se vogliamo diventare Chunin, dobbiamo saper lavorare in squadra.-
-Mi sembra una buona idea. -
L’Haruno annuì. – Ci vediamo all’Accademia, allora.-
 
 
 
Due individui, che avevano osservato la scena da una stanza d’albergo, si apprestarono a commentare.
-Hai visto?-
-Sì.-
-Gaara non parla mai con nessuno. Cosa avrà quella tizia di tanto speciale?-
-Non so … Pensi che fosse nervoso a causa sua?-
-Secondo me c’entra qualcosa. Credi che sia lei che va ad incontrare la notte?- poi con una risatina aggiunse: - Magari è la sua ragazza.-
-Kankuro non dire idiozie. Gaara e ragazza sono due nomi che non possono stare nella stessa frase.-
-Già. Però, Temari, devi ammettere che è davvero strano … -  

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Acqua come specchio ***


Visto che domani sarò fuori tutta la giornata e mi sembrava sbagliato non postare il giorno fissato, ho deciso di anticipare anziché posticipare. Buona lettura e, come sempre, fatemi sapere cosa ne pensate, per me è importante! =)

Acqua come specchio
 

Finalmente iniziano le selezioni!, pensò Arya uscendo di casa.
Sasuke era lì ad aspettarla, come di consueto, appoggiato con la schiena contro un pilastro.La ragazza sentì una stretta allo stomaco. Dio, quant’era bello.
-Giorno.- la salutò e lei fece altrettanto, incamminandosi verso l’Accademia.
 
 
Sakura, ovviamente, era già lì, ma ciò che li sorprese fu vedere anche Naruto.
-Ehi voi due, datevi una mossa!- li rimproverò il biondo.
-Tranquillo Testa Quadra. Non siamo in ritardo.-
Insieme si diressero verso l’atrio della scuola e quando aprirono la porta rimasero pietrificati: la grande sala era gremita di ninja.
L’Elphi sentì la sicurezza vacillare.
Sono molti, molti più di cento, pensò.
 Non era solo quello a spaventarla. La maggior parte dei Genin lì presenti erano molto più grandi di loro e a prima vista, anche molto più esperti. I suoi pensieri preoccupati furono interrotti da un urlo.
-Sasukeee!!Quanto mi sei mancato, non ce la facevo più a stare senza di te!-
Chi diavolo era quella gallina?
L’Elphi si voltò, irritata, e vide Ino Yamanaka praticamente addosso all’Uchiha. Detestava quell’oca, non l’ era mancata per niente.
-Togli le tue manacce da Sasuke, Ino. Lui è mio!- là minacciò Sakura, facendo schioccare le nocche.
Per una volta Arya parteggiò per la rosa. Sì, levati immediatamente da vicino a lui!, pensò.
-Anche voi qui?-
Il team 7 si voltò verso i nuovi venuti.
-Shikamaru!Choji!- li salutò allegra l’Elphi. Perlomeno non erano gli unici ninja appena diplomati a partecipare! Era già qualcosa.
-Ehi, Arya!-
La ragazza si voltò e finì tra le braccia dell’Inuzuka, il quale provvide a stringerla in un abbraccio spezza ossa.
-K-Kiba, non respiro.-
-Scusa.- rise lui. – Accidenti, che bello rivederti! Come te la sei passata con quell’idiota di Naruto e quell’asociale di Uchiha?-
-Ehi, attento a come parli!- protestò il biondo.
Sasuke invece, rimase zitto, ma lanciò all’Inuzuka un’occhiata velenosa.
-Ciao, Akamaru!- l’Elphi salutò il cagnolino di Kiba che le era saltato addosso, mentre il ragazzo le cingeva le spalle con un braccio.
Arya si ricordò della sera della festa e di come l’Inuzuka avesse frainteso qualcosa, bè … continuava a fraintendere!
-Ehi, ma hai tagliato i capelli!- esclamò Kiba.
-Ha fatto bene: portava sempre la treccia. Non li valorizzava, come invece faccio io!- disse Ino, agitando la chioma dorata.
-Non li valorizzava?Dico, ma vuoi scherzare?! La sera della festa, la mia dama era uno schianto!- s’infervorò il ragazzo.
L’Elphi credette di non aver sentito bene. – Scusa Kiba. La tua dama?-
-Certo. Abbiamo ballato sempre insieme, no?Quindi eri la mia dama.- il ragionamento non faceva una piega … e Sasuke sembrava sul punto di strangolare l’Inuzuka con le sue mani.
Arya allungo il collo e dietro Kiba scorse gli altri componenti della squadra: Hinata Hyuga e Shino Aburame. Poco lontano vide Tenten, Rock Lee e Neji. Accidenti, c’erano proprio tutti!
Il loro ciarlare allegro fu interrotto da uno sconosciuto con gli occhiali ed i capelli grigi.
-Ehi voi!Smettetela di fare tutto questo chiasso.- li apostrofò.
-E tu chi diavolo saresti?- chiese irritata, Ino.
Il ragazzo si presentò :-Sono Kabuto Yakushi.-
Dopo poco, già avevano fatto amicizia col nuovo arrivato, il quale aveva confessato loro che era la settima volta che tentava di superare gli esami, inoltre aveva anche rivelato di avere informazioni su quasi tutti i partecipanti.
Sasuke si incuriosì. – Hai informazioni anche su Gaara del Villaggio della Sabbia?-
-Perché non le chiedi ad Arya, Sasuke.- s’intromise l’Haruno.
-Che vuoi dire?- chiese il ragazzo, spostando lo sguardo dall’una all’altra.
-Niente.- si affrettò a dire l’Elphi, ma la rosa proseguì: -Lei e quel tizio sono amici.- lo informò spietata.
Il ragazzo divenne più rigido di una statua e, con estrema lentezza, spostò lo sguardo sulla diretta interessata. – Ti dispiace spiegarmi?- sibilò.
-Cosa?!- anche Naruto era molto sorpreso.
Arya sentì le guance andare in fiamme. Quella brutta befana!L’ha fatto apposta!Oh, ma questa me la paga, eccome se me la paga!
-Non siamo amici!- si affrettò a spiegare.  -Abbiamo solo… parlato un paio di volte.- in fondo era la verità.
Sasuke le lanciò un’ultima occhiata indecifrabile, prima di rivolgersi nuovamente a Kabuto. – Dicevi?Le hai queste informazioni?-
-Sì, ma non sono molte, perché  è uno nuovo. So solo che ha compiuto varie missioni di livello C ed una di livello B. Ne è uscito sempre illeso.-
Arya fu sconcertata dalla cosa: sapeva che il ragazzo della Sabbia era forte, ma non pensava fino a quel punto. Anche gli altri erano molto meravigliati, le loro riflessioni però, furono interrotte dall’improvvisa entrata di un Jonin.
-La prima prova delle selezioni può avere inizio.- annunciò e l’Elphi sentì l’adrenalina scorrerle nelle vene. Era pronta!
 
Il ninja li fece entrare nell’auditorium dell’Accademia che, per l’occasione, era stato adibito a grande aula.
-Si tratta di un esame scritto.- l’annuncio fu seguito da mormorii sorpresi.
Oh no, iniziamo proprio bene!, pensò l’Elphi scoraggiata. Odiava le prove scritte.
L’esaminatore spiegò loro le regole: si trattava di una specie di compito in classe e, ovviamente, copiare non era consentito.
Arya lesse le domande e sentì il morale scenderle a terra: erano difficilissime! O copiava, o avrebbe consegnato il compito in bianco e addio promozione.
La ragazza iniziò ad osservare la stanza: i banchi erano disposti in file orizzontali di fronte alle quali, c’era l’esaminatore, mentre agli altri lati v’erano numerosi ninja che avevano il compito di controllare che non imbrogliassero.
L’Elphi iniziò a sudare freddo. Forza Arya, fatti venire in mente qualcosa! Forza, forza!
 
 
A mezz’ora dalla fine del tempo a loro disposizione, non aveva ancora copiato nulla. Sbirciò dietro di sé: Sakura sembrava aver finito, Sasuke scriveva come un matto e lo stesso facevano parecchi altri Genin. Anche Gaara. Scacciò l’immagine del ragazzo dalla mente: doveva rimanere concentrata!
In quel momento le venne il colpo di genio. Ma certo!Come ho fatto a non pensarci!
Con il morale alle stelle, evocò alcune goccie d’acqua: le avrebbe fatte scivolare fino a Sakura ed una volta lì, grazie al riflesso, avrebbe potuto copiare tranuillamente. Dopo meno di dieci minuti aveva già finito. Sì!, esultò.
-Fermi tutti.-
L’esaminatore. Ma che diavolo voleva?Il tempo non era ancora finito!
-Adesso vi dirò la traccia di un altro problema. Se un componente della squadra decide di non rispondere verrà eliminato tutto il team. Se risponde e sbaglia, il gruppo non potrà mai più partecipare agli esami.-
COSA?! Rimanere un Genin per sempre? Oddio, ci mancava solo questa!, pensò l’Elphi.
Sakura, lei e Sasuke non avrebbero avuto problemi a rispondere, avrebbero copiato, esattamente come avevano fatto per le prima nove domande ma … Naruto?
Accidenti!
-Decidete. Se volete ritirarvi alzate la mano. –
Arya iniziò a sdare freddo mentre numerosi partecipanti decidevano di andarsene. Guardò i suoi compagni di squadra: nessuno aveva alzato la mano … per ora.
Stava per tornare con lo sguardo sull’esaminatore quando vide l’Uzumaki alzare il braccio.
Vuole ritirarsi!, pensò con una stretta al cuore. Addio selezione, avrebbero dovuto riprovare la prossima volta.
-Io non mollerò mai! Dica pure questo problema, lo risolverò!-
L’Elphi , dopo un attimo di stupore, sorrise: c’era da aspettarselo da Naruto.
-Nessun altro vuole ritirarsi?- chiese il Jonin e, vedendo che nessuno alzava la mano, continuò: - Bravi!Tutti quelli che sono rimasti in aula hanno passato la prova!-
Arya era sconcertata: era quella la decima domanda, allora? Se volevano ritirarsi o meno? E le altre nove?Non era servito a niente copiarle?
Sakura e la ragazza bionda della Sabbia diedero voce ai suoi pensieri e l’esaminatore spiegò loro che le prime domande erano servite per vedere quanto erano bravi a raccogliere informazioni, mentre il decimo problema serviva per controllare la loro determinazione. Appena il ninja ebbe finito di parlare spuntò dal nulla un Jonin con un enorme striscione che portava scritto “Seconda prova”.
Come?Avrebbero sostenuto subito l’altro esame?Non avevano nemmeno cinque minuti di pausa?
-Ehilà ragazzi!- urlò la donna.  -Siete pronti per continuare la selezione?Benissimo! Fatevi trovare domani alla Foresta della Morte, se non sapete dov’è chiedete ai vostri maestri. Beybeyyyy!!- e, così come era apparsa, scomparve, lasciandoli tutti spiazzati.
Meno male, che non è oggi, pensò, mi sento già stressata.
Finalmente a poco a poco la tensione si sciolse e rimase solo la gioia per aver passato il primo esame.
 – Sì!- esultò e con lei tutti gli altri candidati.
 
 
-Che ne dite di festeggiare con un bel piatto di ramen?- Naruto era al settimo celo.
-Testa Bacata, guarda che abbiamo superato solo la prima prova, non montarti la testa!- lo rimproverò Sasuke.
-Allora?Che ne dite della mia proposta?- tornò alla carica l’Uzumaki, ignorando completamente ciò che aveva detto l’Uchiha.  -Sakura tu vieni?-
-Ehm … io …- balbettò la rosa, posando lo sguardo ora sul biondo, ora sul moro.
-Arya e tu?- chiese Naruto, senza aspettare la risposta dell’Haruno.
-Sì, perché no!- si sentiva assolutamente in vena di festeggiare quel giorno.
-Io vado a casa. – li informò l’Uchiha.
-Ti accompagno!- si offrì subito Sakura.
-E dai Sasu! Ma che diavolo devi fare sempre a casa, divertiti un po’!- lo esortò Arya, tirandolo per un braccio.
Controvoglia, il ragazzo si lasciò trascinare al ristorante preferito di Naruto, dove mangiarono e commentarono allegramente la prova appena superata.
 
 
-Ci vediamo domani!- salutò l’Elphi, dirigendosi verso l’appartamento insieme al moro.
-Arya.-
-Mmm?-
-A proposito di Gaara. –
La ragazza si irrigidì.
-E’ pericoloso, dovresti stargli alla larga.-
-E tu che ne sai?-
-L’ho percepito. Quello non è normale, credimi.-
-Si?Bè, grazie del consiglio ma so badare a me stessa.- rispose fredda l’Elphi.
Sasuke l’afferrò per le spalle e la costrinse a guardarlo negli occhi. – Arya dico sul serio! E’ pericoloso!-
-Lasciami.- sibilò lei. – Solo perché è più forte di te, non significa che va in giro ad uccidere la gente!-
-Che c’entra questo?- chiese irritato il moro.
-C’entra perché ti senti minacciato da lui.- l’accusò.
-Non è vero.-
L’Elphi sentì la rabbia esplodere. –Sì  invece, è così. Continuate tutti a dire che Gaara è pericoloso ma se vi è sfuggito, io sono ancora qua, viva e vegeta, senza nemmeno un graffio. Quindi non continuate ad accusarlo!- urlò e gli sbattè la porta in faccia.

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Lotta impari ***


Lotta impari

 
Il giorno dopo Arya si alzò un po’ prima, in modo da non incontrare Sasuke: era ancora molto arrabbiata. L’Uchiha con quella sfuriata, aveva espresso ad alta ad alta voce tutti i suoi dubbi su Gaara facendoli diventare reali, quando lei invece, tentava disperatamente di credere al fatto che il rosso fosse un ragazzo normale. Persino Sakura l’aveva messa in guardia ma non aveva dato peso alle sue parole, cosa che invece aveva fatto con quelle del moro.
Arrivò alla Foresta della Morte in anticipo, eppure già c’erano molti partecipanti. Dopo pochi minuti intravide la chioma rosa dell’Haruno e le fece cenno di avvicinarsi.
-Hai fatto presto stamattina.- le disse.
-Già.- rispose la ragazza.
-Dov’è Sasuke?-
-Credo che sia ancora a casa. - la informò l’Elphi, cercando di mantenere la voce il più incolore possibile.
-Ma di solito non venite insieme?-
-Oggi mi sono svegliata prima.-
-Ah, eccolo. Sasukeee, siamo quiii!!- urlò la rosa, per sovrastare il mormorio degli altri partecipanti.
-Giorno. -
Arya sentì gli occhi del moro squadrarla da capo a piedi ma fece ben attenzione a non incrociarne lo sguardo che, sapeva, in quel momento era di fuoco, a causa del palo ricevuto.
-Ehi, ragazzi!- era arrivato anche Naruto. – Arya non dirmi che è questa la Foresta.-
-E’ proprio lei.-
-Ha un aspetto così … minaccioso.- disse Sakura, tremante.
All’Elphi quel posto non faceva paura nemmeno un po’ perché da piccola Lara ce l’aveva portata spesso; quindi cercò di mettersi nei panni della rosa. In effetti, gli alberi enormi ed il fogliame fitto, che non lasciava passare neanche un raggio di sole, intimorivano parecchio, così cercò di tranquillizzarla.
-Non c’è niente di pericoloso, credimi. E’ una foresta come le altre, ad essere pericolosi, invece, sono i nostri avversari, è a loro che dobbiamo fare attenzione.-
-Come fai a sapere che tra quegli alberi non si nasconde qualche bestia schifosa?- l’Haruno non sembrava convinta.
-E’ un posto che viene usato per allenare i ninja, non per ucciderli. Mia zia ne usufruiva spesso per le esercitazioni dei Guerrieri Ombra, non nasconde nessun pericolo.- ribadì.
  -Ma allora che bisogno c’era di chiamarla Foresta della Morte?-
-Oh, lo scoprirai presto.- intervenne una voce e tutti si voltarono.
Dal nulla era apparso il ninja del giorno prima. Si trattava di una giovane donna con i capelli castani legati in una coda di cavallo spettinata. All’Elphi ricordava immensamente Naruto: aveva la stessa esuberanza e voglia di mettersi in mostra.
- Bene ora vi spiego la prova. Darò a tredici squadre questo rotolo,- e mostrò un rullo celeste – e alle rimanenti quest’altro.- ne esibì uno marrone. – Passeranno l’esame solo i team che li prenderanno entrambi. Avete cinque giorni di tempo, che passerete interamente nella foresta. Dopo aver recuperato entrambi i rotoli e prima dello scadere del tempo a vostra disposizione, dovrete recarvi al centro del campo, dove troverete una torre. Lì terminerà la prova. Tutto chiaro?Benissimo, prendete un rotolo per ogni squadra e poi potremo cominciare!-
Cinque giorni nella foresta, non dovrebbe essere troppo difficile. Quello che mi preoccupa però, è che saremo perennemente circondati dai nemici, pensò Arya.
-Tutti pronti?- chiese l’esaminatrice, erano venuti a sapere che si chiamava Anko. -Okey, si inizia … adesso!-
Appena il Jonin ebbe dato il via, tutte le squadre si precipitarono all’interno della foresta e si sparpagliarono.
-Come prima cosa, dobbiamo trovare gli altri gruppi.- esordì Sasuke, che in quel momento era anche il portatore del rotolo.
Iniziarono quindi a vagare per il campo, cercando i nemici e, al contempo, di non farsi scoprire.
Fu una giornata lunga ed estenuante e alla sera erano tutti stanchi.
-Penso che sia meglio che il rotolo ce lo scambiamo di giorno in giorno.- suggerì l’Elphi.
-Potrebbero approfittarne per rubarcelo.- obiettò l’Uchiha.
Da quando era iniziata la seconda prova avevano deciso, in muto e comune accordo, di lasciare le divergenze alle spalle.
-Dovremmo trovare un modo per non far capire che ce lo passiamo. Inoltre credo che dovremmo fare i turni di guardia la notte.-
-Sì, sono d’accordo.- concordò il moro.  -Inizio io.-
 
 
Il secondo giorno non fu migliore del primo, anzi. Furono attaccati da varie squadre e, grazie alla stupidaggine dell’Uzumaki, dovettero anche fare i conti con dei ragni giganti.
-Avevi detto che non c’erano mostri schifosi qua dentro!- le urlò in un orecchio l’Haruno.
-Infatti. Quelli non erano “mostri”, ma animali più grandi del solito. Se li cerchi nei libri, li trovi. E poi se Naruto non fosse entrato nei loro nidi, ci avrebbero lasciato in pace!- le rispose Arya, cercando di trattenersi dal prenderla a pugni: la vicinanza con Sakura si stava rivelando più difficile del previsto da sopportare. Quando si muovevano faceva un rumore pazzesco: camminava sulle foglie secche, inciampava nelle radici degli alberi, finiva nei tranelli dei nemici. Per la verità questi errori li commetteva anche il biondo, ma perlomeno lui, il resto del tempo, era utile e non stava perennemente appiccicato a Sasuke. La sera del terzo giorno l’Elphi avrebbe volentieri ammazzato la rosa, peccato che per superare la prova servissero tutti i componenti della squadra.
 
 
-Arya, cos’hai?- domandò l’Uchiha.
-Niente, sono solo stanca.-
In realtà non era solo quello e lei lo percepiva bene. C’era qualcos’altro, che però non riusciva ad afferrare.
-Ch … chi fa il primo turno di guardia?- chiese l’Uzumaki, trattenendo a stento un mega sbadiglio.
-Io.- si offrì il moro.
-Poi io e dopo Sakura e Naruto.Ok?- propose l’Elphi e gli altri furono d’accordo.
                                            
 
Si trovava nella Foresta della Morte, ai suoi fianchi c’erano Sakura, Naruto e Sasuke. Di fronte a loro un ninja dalla pelle chiara, i capelli neri e una lingua smisuratamente lunga, da serpente. Arya era spaventata, quel tipo non voleva il loro rotolo, ma semplicemente ucciderli.
- Ti sbagli.- disse lo sconosciuto, quasi le avesse letto nella mente. – Ucciderò solo loro due.- ed indicò la rosa ed il biondo – Tu e l’Uchiha mi servite vivi.-
La ragazza sentì un brivido percorrerle la schiena. –Perché?-
Lui non rispose e si mise a ridere poi, improvvisamente, scomparve e se lo ritrovò di fronte. L’Elphi cercò di fuggire ma lui l’agguantò per le braccia e la strinse in una morsa.
-Sei mia.- sibilò e la ragazza vide distintamente i canini dell’uomo, allungarsi e divenire più affilti del normale.
La paura si impossessò di lei.
-Lasciami, lasciami.- urlava e tentava di divincolarsi, ma più si ribellava, più la stretta aumentava.
Il nemico iniziò a scuoterla e a chiamarla con voce grottesca: -Arya, Arya.-
L’Elphi si svegliò di soprassalto, ansante e sudata. Si guardò intorno: era ancora nel campo d’addestramento ma non c’era traccia dello sconosciuto, Sakura e Naruto dormivano beati mentre Sasuke la teneva per le braccia e la guardava preoccupato. Lei continuò a girare la testa da ogni parte.
-Dov’è?Dov’è?- chiese al moro.
-Arya, calmati. Chi dov’è?-
-Lui, quel tizio. Voleva ucciderci!- spiegò con la voce che le tremava. Quel sogno era stato spaventoso: tremendamente realistico e le aveva lasciato addosso una strisciante sensazione di paura.
-Tranquilla. E’ stato solo un incubo. Non c’è nessuno che vuole ucciderci.-
La ragazza si guardò intorno per l’ennesima volta ma non vide nessuno. Si voltò verso l’Uchiha, lui la osservava, in apprensione. L’Elphi sentì un nodo in gola e, senza nemmeno accorgersene, scoppiò in lacrime. Il moro era sconcertato: non l’aveva mai vista in quello stato, ma che diamine aveva sognato? Ancora prima che si rendesse conto di cosa stesse facendo, l’abbracciò.
-Shh, shh. Calmati, era solo un brutto sogno.Ok? Shh.- recitò quelle e altre parole di conforto, accarezzandole la testa, mentre lei si stringeva contro il suo petto.
Quando smise di singhiozzare la scostò quel tanto che bastava per poterle guardare il viso.
-Va meglio?- chiese.
Lei, ancora pallida e con gli occhi lucidi, annuì. Adesso Sasuke avrebbe anche potuto sciogliere l’abbraccio ma proprio non voleva. Sentirla così vicino, con la testa poggiata nell’incavo del collo e tutta rannicchiata contro di lui. No, non gli andava per niente di allontanarla. Si disse che così, se avesse avuto un altro incubo, l’avrebbe potuta svegliare subito, ma era solo una misera scusa. Dopo poco Arya si addormentò e lui fece anche il suo turno di guardia continuando a tenerla tra le braccia.
 
 
Attraverso il fogliame non filtrava nemmeno un po’ di luce ma, ad occhio e croce, doveva essere metà mattinata. Grazie all’Uchiha, che aveva fatto due turni di guardia, l’Elphi si sentiva perfettamente riposata.
-Fermo.- sussurrò, bloccando Sasuke (si erano momentaneamente separati dalla rosa e dall’Uzumaki, che erano andati in cerca di cibo).
-Che c’è?- chiese il moro.
-Passi. E’ uno solo, di fronte a noi, tra poco riusciremo a vederlo.-
Piano, dall’oscurità, si andò delineando la figura di un uomo … o donna? Con la pelle talmente bianca da parere un fantasma e lunghi capelli neri che gli oscuravano un occhio. Arya si pietrificò: era lo sconosciuto del suo incubo!
-Che piacere vedervi.- li salutò con un sorriso sinistro. – Speravo proprio di incontrarvi.-
Il nuovo venuto alzò un braccio: in mano aveva il rotolo che serviva a loro.
-Mi spiace ma non lo avrete.- disse avvolgendovi la lunga lingua e spingendoselo a forza giù, nella trachea.
Se prima l’Elphi credeva di essere spaventata adesso era terrorizzata: stava accadendo tutto come nel suo sogno. Adesso, prende due kunai e ci ammazza, ricordò.
Il ninja infatti, prese le due armi e si preparò a colpire. Arya non riusciva nemmeno a pensare, guardava la scena, paralizzata. Lo sconosciuto lanciò i pugnali, l’Elphi chiuse gli occhi e si preparò al colpo, ma quello che sentì non fu la lama che le lacerava la pelle, bensì due braccia forti e calde che la prendevano e la posavano su un ramo poco lontano.
-Stai bene?- chiese Sasuke e, vedendo che non rispondeva, iniziò a scrollarla.  -Arya, riprenditi!-
-E’-è lui. Q-quello dell’incubo.- gli rispose terrorizzata.
L’Uchiha sembrò sconvolto ma disse: -Non importa. Dobbiamo andarcene subito di qui.-
-Attento!- urlò, ed il ragazzo fece appena in tempo a schivare gli shuriken dello sconosciuto.
Il ninja misterioso era già pronto per balzare nuovamente all’attacco quando una voce lo fermò:-Ehi ragazzi, avete bisogno d’aiuto?-
All’Elphi sembrò di vedere un’oasi nel deserto: erano arrivati Naruto e Sakura!
L’Uzumaki non perse tempo ed iniziò ad attaccare l’uomo-serpente.
-Naruto no!E’ troppo forte per noi!- urlò il moro, ma il biondo non gli diede retta e continuò a combattere contro il ninja, che nel frattempo aveva evocato un enorme serpente.
Arya guardava, come ipnotizzata. Naruto si stava scontrando coraggiosamente ma era palese che non potesse farcela.
Forza, muoviti Arya!
Si costrinse ad alzarsi e raggiunse l’Uchiha, che sembrava in trance.
-Dobbiamo fare qualcosa, non può farcela da solo!Mi senti Sasuke?-
La guardò: ora era lui ad avere paura.
Dannazione!
-Sasuke cerca di riprenderti e vieni a darc …- non potè finire la frase perché fu bloccata da un urlo straziante del biondo. Si girò: il ragazzo era accasciato su un ramo,svenuto. Fu la goccia che fece trabboccare il vaso.
Adesso basta!, pensò e si slanciò contro l’avversario sentendo lo stesso bruciore al viso che aveva percepito durante lo scontro con Haku. In quel momento Sasuke parve riscuotersi dallo stato di trance in cui era caduto ed andò a darle man forte.
Nonostante fossero due contro uno e lei e l’Uchiha dessero fondo ad ogni tecnica e mossa del loro vasto repertorio, nulla sembrava funzionare. L’avversario, non solo sembrava un serpente, ma ne aveva anche le caratteristiche, come la lingua lunghissima,  l’incredibile velocità e la capacità di piegare gli arti in angoli innaturali. Ogni volta che sembrava l’avessero colpito, quello ritornava all’attacco più forte di prima. Qualche volta gli scappava una risata: stava giocando con loro, come un gatto col topo.
Arya intanto si spremeva il cervello alla ricerca di qualcosa che non avessero ancora tentato.
-Sasuke … il mulino sharingan e …- non le fu necessario terminare la frase perché l’altro annuì: aveva capito.
L’Elphi allora si mise all’opera mentre il moro attirava l’attenzione del ninja su di sé. La ragazza fissò l’estremità di alcuni fili sottili a dei kunai e l’altra estremità intorno a dei rami. Quando fu pronta fece un segnale all’Uchiha, il quale spinse l’avversario verso un albero, a quel punto l’Elphi si allontanò in modo che i fili si stringessero intorno al nemico. Una volta immobilizzato, Sasuke evocò una palla di fuoco ed incenerì l’avversario.
-Fi-nal-mente.- ansimò la ragazza.
-Non è possibile.- sussurrò il moro e lei alzò lo sguardo per vedere a cosa si riferisse.
L’uomo-serpente aveva la pelle sciolta, come fosse stata fatta di cera, e su un occhio si era completamente consumata lasciandone intravedere un altro allungato, giallo e con la pupilla verticale come quella dei rettili. Un brivido di paura le corse lungo la schiena. Velocissimo, il collo dell’avversario si allungò, puntando dritto verso di lei, ancora una volta pietrificata. Sasuke la spinse per allontanarla e la testa del nemico gli morse il collo. Arya perse l’equilibrio e precipitò giù dal ramo, poco dopo, anche l’Uchiha fece la stessa fine, ma, essendo più pesante, in breve la raggiunse. L’Elphi l’afferrò al volo e lo strinse a sé, poi si diede una forte spinta all’indietro con le gambe, in modo da cadere di schiena e non con la testa. L’impatto con il terreno fu immensamente doloroso: il respiro le mancò, la cassa toracica schiacciata, da un lato dal terreno, dall’altro dal corpo del ragazzo, e le si annebbiò la vista. Prima di perdere i sensi, sentì un dolore lancinante in tutta la schiena e delle urla, ma non seppe dire se fossero le sue, quelle del ragazzo o di entrambi.

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Imbarazzi e litigi ***


Imbarazzi e litigi

Fu svegliata dal rumore di voci che si accavallavano tra loro, ma non riuscì a distinguerle. Cercò di muovere gambe e braccia, sentiva dolori ovunque. Aprì gli occhi e fu accecata da un raggio che le colpiva il volto così fu costretta a richiuderli. Tentò nuovamente di riaprirli, piano, in modo da abituarsi alla luce.
-Finalmente.- disse una voce calma e profonda, vicino a lei.
Voltò la testa.
–Neji?Che ci fai qui?-
Tentò di mettersi a sedere ma una fitta lancinante le mozzò il respiro così il ragazzo l’aiutò.
-Hai una costola rotta e due incrinate.-
Allora era per quello che non riusciva a muovesi. Si guardò il busto: era tutto fasciato.
Adesso che si era abituata alla luce potè guardarsi intorno: c’erano Ino, Shikamaru, Choji, Sakura, Naruto, Sasuke, Rock Lee e Tenten.
-Che ci fate tutti qui?-
-Tenten ed io siamo venuti a recuperare Rock Lee. Gli altri hanno aiutato Sakura e Lee a cacciare i tre ninja del Suono. Prima che potessi intervenire Sasuke si è svegliato e li ha messi in fuga. Vi hanno anche lasciato il loro rotolo. Piuttosto, chi vi ha ridotto così? Poco fa Naruto, tu e Sasuke eravate privi di sensi.-
Arya riportò alla mente gli ultimi avvenimenti: l’uomo-serpente, il coraggio del biondo, la lotta insieme all’Uchiha, il quale l’aveva salvata dall’ultimo attacco del nemico, il volo giù dall’albero ed il dolore quando si era schiantata a terra.
-Non so chi fosse, ma ti auguro di non incontrarlo. Sasuke ed io insieme non siamo riusciti a fargli nemmeno un graffio.-
Hyuga sembrò molto colpito.
-Arya, finalmente ti sei svegliata!!- urlò l’Uzumaki precipitandosi ad abbracciarla.
L’Elphi fu accecata dal dolore finchè Neji con un pugno sbalzò via il biondo.
-Idiota, non vedi che è ferita?!-
-Scusami.- le disse il ragazzo, accorato.
-Non fa niente Naruto, basta che non lo fai più.-
-Bè, ora che si sono svegliati tutti, noi leviamo le tende.Ci si vede in giro!- salutò Ino sparendo nella boscaglia insieme ai suoi compagni di squadra.
-Tenten, Rock Lee si è svegliato?- chiese Neji.
Il ninja in questione fu scrollato furiosamente finchè non riprese i sensi.
-Ora sì.-
-Bene. A questo punto andiamo anche noi.-
Prima di lasciarli soli Rock Lee fece un’ultima raccomandazione: -Sakura, amore mio, state più attenti la prossima volta!-
-D-d’accordo.- rispose la rosa, imbarazzata.
 
 
Quel giorno preferirono  non spostarsi: le due ragazze erano messe troppo male e provvidero a tutto Naruto e Sasuke, mentre loro recuperavano le forze. Dopo la caduta il moro sembrava non aver riportato nessun danno grazie all’intervento dell’Elphi. Appena l’Uchiha si allontanò per cercare qualcosa da mettere sotto i denti, Sakura le si avvicinò con fare cospiratore.
-Che c’è?- chiese Arya, che solo in quel momento si accorse dei capelli corti della compagna.
-Ti volevo parlare di Sasuke … ecco … prima, quando ha ripreso i sensi era … diverso.- confessò imbarazzata la l’Haruno.
-In che senso?-
-Nel senso che era…spietato. E aveva un chacra che non ho mai sentito prima. Credo che dipenda da quello che gli ha fatto Orochimaru.-
-Chi?-
-Il ninja che ci ha attaccati, così si chiama. Quando lo ha morso gli ha fatto qualcosa, adesso ha anche un segno strano sul collo.-
L’Elphi era un po’ scettica che un semplice morso potesse causare ciò che le aveva detto la rosa ma non potè esprimere i propri dubbi perché in quel momento tornò il ragazzo in questione e le due furono costrette ad interrompere il discorso.
 
Prima di dormire l’Uchiha le controllò le bende al torace. Per farlo dovette alzarle la maglietta, ma fece attenzione a non superare i limiti consentiti. Le tastò piano ogni costola, per capire quali fossero quelle incrinate e quale quella rotta, e l’Elphi lo vide arrossire leggermente.
-Qui ti fa male?- le chiese.
-Un po’, ma penso che sia per la botta. Accidenti, se pesi Sasuke! Dovresti metterti a dieta!- scherzò lei nel tentativo di alleggerire la tensione: sentiva l’aria carica di elettricità e ad ogni tocco del ragazzo rabbrividiva, ma non per il freddo.
Lui la ignorò e continuò, concentrato, il suo lavoro. -Qui?-
L’Elphi strinse i denti. – Credo che sia una di quelle ammaccate.-
 L’Uchiha spostò le mani in un altro punto. La sfiorò appena ma Arya non riuscì a trattenere un gemito.
-E’ quella rotta.- dedusse il moro e lei annuì.
Dopo quella breve visita il ragazzo le rimise le bende, cercando di stringerle senza farle male, ma le sfuggì comunque qualche gridolino.
-Dormi. Ci penseremo io e Naruto a fare la guardia.-
Dopo poco Arya era già scivolata tra le braccia di Morfeo.   
 
 
 
-Ci rimangono solo ventiquattrore per completare la prova.- annunciò il moro la mattina del quinto giorno.
-Che c’importa. Ormai abbiamo tutti e due i rotoli!- obiettò il biondo con un sorriso a trentadue denti.
-Naruto, ti faccio presente che l’esame terminerà quando avremo raggiunto la torre quindi, non ti adagiare sugli allori. E a questo proposito, come facciamo a trovarla?Qui sotto la luce non arriva quindi è impossibile orientarsi col sole.-
-Ci sono due modi. Possiamo salire in cima a qualche albero e vedere se da lì è visibile la torre, oppure possiamo cercare il fiume.- propose l’Elphi.
-Quale fiume?- chiese Sakura.
-Non hai visto la cartina della foresta? Il campo d’addestramento è un cerchio perfetto e al centro c’è la torre. Un fiume percorre tutto il diametro della circonferenza da nord a sud e passa proprio nei dintorni della zona d’arrivo.- spiegò.
-Tentiamo con gli alberi.- decise Sasuke. – Chi si arrampica?-
Arya non fece neanche in tempo ad aprire bocca che l’Uchiha la precedette. – Non tu. Con quelle costole non riusciresti ad arrivare nemmeno a metà. -
-Nemmeno tu sei nelle condizioni di andare.- controbatté l’Elphi.
Purtroppo i timori dell’Haruno si erano rivelati fondati: il moro aveva spesso delle dolorose fitte al collo e la faccenda iniziava seriamente a preoccupare anche lei.
-Vado io.- si offrì la rosa. –Ma ci metterò parecchio, lo sapete che ad arrampicarmi non sono il massimo.- e così dicendo, iniziò la scalata.
-Naruto, nel frattempo che Sakura va sull’albero mi vorresti fare un favore?-
-Dimmi tutto, Arya.-
-Cerca tra le felci e vedi se riesci a trovare una pianta con le foglie grosse e carnose, a forma di S.-
-Mi metto subito all’opera.- disse il biondo, contento di poter essere utile e, in meno di un minuto, era già sparito.
I due ragazzi rimasero soli, in silenzio, un silenzio privo di imbarazzo dove le parole non servivano. Fino a quando qualcosa cambiò: il moro iniziò ad irrigidirsi e a stringere i pugni, finchè non si ritrovò piegato in due dal dolore, una mano sul lato del collo dove Orochimaru l’aveva morso. Era già la seconda fitta quel giorno.
L’Elphi non poteva sopportare la vista del ragazzo sofferente, soprattutto perché era colpa sua se si trovava in quello stato.
Mi ha spinto per salvarmi e così è stato morso lui. Se solo fossi stata più veloce. Dovrei esserci io al suo posto!
Si avvicinò all’Uchiha, che tentava invano di soffocare i gemiti, con l’intenzione di aiutarlo in qualche modo ma era impotente. Si ritrovò ad abbracciarlo e a sussurrargli parole di conforto.
 Quando l’attacco fu finito Sasuke si accasciò ansante per terra, con le braccia che le cingevano la vita ed il volto premuto contro il suo ventre. Arya iniziò a passargli la mano tra i capelli e sentì le lacrime premere agli angoli degli occhi: quando gli venivano quelle fitte diventava indifeso come un bambino. E se fosse successo durante un combattimento?Sarebbe potuto morire e sarebbe stata solo colpa sua!
 Cercò di riprendere il controllo di sé e domando : -Va meglio adesso?-
Lui annuì.
–Non pensarlo.-
L’Elphi rimase interdetta.
–Cosa?-
-Stai pensando che è colpa tua.-
Silenzio.
-Appunto.-
-Se non fosse stato per me adesso non ti ritroveresti mezzo morto ogni due minuti.-
-Non è stata colpa tua, mettitelo bene in testa. E adesso sta’ zitta, ho le tempie che mi scoppiano.- disse, affondando di più il volto nel suo ventre.
Arya si arrese e continuò ad accarezzarlo.
Quante volte aveva pensato di farlo ma troppo insicura si era frenata?Quante volte, durante le noiose lezioni di Iruka, aveva immaginato di passare le mani tra i capelli di seta del ragazzo?
L’Elphi sentì le guance andare in fiamme e lo stomaco contorcersi. Poi, in lontananza, si sentì un grido: era Naruto.
Sasuke parve riscuotersi improvvisamente e si alzò di scatto. –Quella Testa Quadra è nei guai. –
-No, sta tranquillo.- disse divertita la ragazza. -Ha solo trovato la pianta che gli ho detto.-
 Dopo poco, infatti, comparve l’Uzumaki con alcune foglie in mano.
-Ehi Arya, potevi dirmi che quella pianta era carnivora!- l’accusò irato.
L’Elphi a stento trattenne una risata. –Scusa, mi sono dimenticata.-
-Dimenticata un corno!Stavo quasi per lasciarci le penne! Comunque ecco qua le tue foglie, ma posso sapere a che cavolo ti servono?-
La ragazza le mise in bocca e masticandole rispose: -Sevono pe fave un pacco.-
-Un che?-
Arya sputò le foglie, ormai ridotte ad una poltiglia. –Un impacco. Per me e Sasuke. Diminuirà il dolore. Vieni.- e fece cenno al moro di avvicinarsi.
-Dovrei mettermi quella sbobba?Non ci penso proprio.-
-Ehi amico, ho rischiato la pelle per quelle foglie, quindi tu ora fai come ha detto Arya!- ordinò Naruto.
Controvoglia, il ragazzo si fece applicare l’impacco sul collo e l’Elphi potè vedere per la prima volta il famoso segno di cui le aveva parlato Sakura. Si trattava di tre tomoe nere,simili a quelle dello Sharingan.
Sembra un tatuaggio, pensò ed involontariamente lo sfiorò.
Nel percepire quel leggero contatto al moro venne un lungo brivido ma non per il dolore, né per il freddo.
 
Quando la ragazza ebbe finito toccò a lui metterle l’impacco sui punti dolenti .
-Naruto girati.- gli intimò: non gli andava che il biondo vedesse Arya, anche se si trattava solo della pancia.
-Perché?-
-Devo scioglierle le bende. Girati.- ordinò con tono che non ammetteva repliche.
L’Uzumaki, contrariato, ubbidì, e Sasuke riuscì a finire giusto un attimo prima che tornasse l’Haruno con la direzione da prendere.
 
 
Arrivarono in vista della torre a metà mattinata e verso l’ora di pranzo l’avevano finalmente raggiunta.
Il biondo iniziò a correre verso la meta, appena ebbe messo piede nella costruzione iniziò ad urlare:
-Abbiamo passato la seconda prova, abbiamo passato la seconda prova!-
-Calmati Naruto.- lo riprese Arya, nonostante avesse la stessa voglia di festeggiare.
Superata la soglia si ritrovarono in una sala enorme, che occupava quasi tutta la base della torre. Il team si guardò intorno: il numero dei partecipanti si era ulteriormente ridotto ma i nemici rimanevano comunque moltissimi. Tutti i ninja della Foglia erano riusciti a passare la prova e a quanto pareva anche quelli del Suono e della Sabbia. L’attenzione dell’Elphi fu attirata proprio da loro.
-Che guardi?- chiese brusco Sasuke.
-Osserva i Genin di Suna.-
-Bè?Cos’hann … non è possibile.-
-Già. Sono perfettamente riposati e non hanno nemmeno un graffio. Guarda noi invece, cadiamo a pezzi!-
Com’era possibile?Da quanto erano lì i loro avversari?
 
 
L’esaminatrice diede loro un’ora di tempo per rifocillarsi e riposarsi. I ninja dell’Accademia ne approfittarono per riunirsi e raccontarsi come avevano trascorso quei cinque giorni nella foresta. In quel momento stava parlando Kiba.
-Vi dico che è stata un’esperienza orribile. Eravamo lì, nascosti dietro un cespuglio e abbiamo assistito alla strage che ha fatto quel tizio della Sabbia, li ha uccisi tutti anche se gli avevano dato il rotolo e dopo voleva eliminare anche noi! Per fortuna l’altro ragazzo del gruppo è intervenuto in nostro aiuto e per poco non c’è rimasto secco pure lui. Che poi era il fratello! Cioè capite? Ha minacciato di morte i fratelli!- esclamò sconvolto l’Inuzuka.
Sasuke le lanciò un’occhiata eloquente alla “te l’avevo detto che era pericoloso” ma non parlò, Arya però non ci fece troppo caso perché stava tentando di tenere a bada i brividi di paura che l’avevano invasa.
Quanto sono stata vicina alla morte in realtà?, pensò terrorizzata.
 
Dopo che  il tempo concesso loro fu scaduto, furono chiamati nuovamente nell’atrio. In fondo, su un semicerchio rialzato v’erano tutti i maestri dei team ancora in gara, gli esaminatori delle prima due prove, numerosi altri ninja e addirittura il terzo Hokage. Li fecero disporre in fila, proprio avanti a quella specie di palco e l’Hokage prese la parola.
-Innanzitutto mi congratulo con tutti coloro che sono riusciti ad arrivare qui. Siete stati bravi. Tuttavia –
Oh no, quel tuttavia non mi piace proprio, pensò Arya.
-Siete ancora troppi per passare alla terza prova quindi, ci saranno degli incontri per dimezzare il vostro numero. Saranno duelli in cui tutto è permesso tranne che eliminare l’avversario.-
Dannazione!, imprecò l’Elphi, questa proprio non ci voleva. Siamo stanchi, come faremo a sostenere degli incontri?!
-Ovviamente se qualcuno non se la sente può sempre ritirarsi.-
Ci hanno già fatto questa domanda … arrivati sin qui chi vuoi che se ne vada?Non si ritirerà nessuno, pensò sconfortata.
Con sua grande sorpresa però, vide un mano alzarsi: era Kabuto.
-Io mi ritiro. Il mio fisico è troppo provato per continuare.- e così dicendo se ne andò.
Arya era sconcertata: ormai erano ad un passo dalla terza prova come gli saltava in mente di andarsene?!
Ci credo che è la settima volta che partecipa alle selezioni se ogni volta si ritira sul più bello.
- I vostri nomi sono stati inseriti nel computer – riprese l’Hokage indicando un grande schermo alle sue spalle – adesso verrete accoppiati per gli incontri. Ci tengo a precisare che le coppie sono del tutto casuali. Bene e adesso vediamo cosa ci dice la macchina.-
Lo schermo, fino ad allora spento, si accese ed iniziarono a comparire le facce di ognuno di loro, quando quella specie di appello fu terminato apparirono le coppie: Uchiha Sasuke vs Yoroi Akado; Misuri vs Sabaku no Kankuro; Haruno Sakura vs Yamanaka Ino; Nara Shikamaru vs Kin Tuschi; Uzumaki Naruto vs Inuzuka Kiba; Hyuga Neji vs Hyuga Hinata; Elphi Arya vs  Drakken Roaki; Rock Lee vs Sabaku no Gaara; Choji Akimichi vs Dosu Kinuta; Tenten vs Sabaku no Temari; Shino Aburame vs Zaku.
-Perfetto.- esordì l’Hokage  -Ora che conosciamo le coppie possiamo iniziare con le eliminatorie. Invito i primi due contendenti, Uchiha ed Akado, a prepararsi per l’incontro mentre gli altri sono pregati di salire sugli spalti.- ed indicò delle scale che portavano ad una specie di passerella che correva lungo tutte le pareti della sala.
-Cosa? Sasuke sarà il primo?!- esclamò Sakura.
-A quanto pare. – rispose cupa Arya.
-Ma non può!Sta male! Sasuke non sei in grado di sostenere un duello, devi ritirarti!- disse  la ragazza rivolgendosi al diretto interessato.
L’Elphi per una volta si trovò pienamente d’accordo con la rosa ma sapeva che tentare di persuadere il moro sarebbe stato solo fiato sprecato.
-Non ci penso nemmeno, Sakura.- rispose infatti lui ma l’Haruno non si diede per vinta e tornò alla carica.
-Sasuke, lo so che ci tieni a diventare Chunin, ma per l’amor del celo ragiona! A stento ti reggi in piedi! E se durante il duello ti venisse qualche attacco?Saresti completamente vulnerabile!Potresti morire, Sasuke! Arya, diglielo anche tu che deve ritirarsi!-
Vedendo che l’amica non rispondeva Sakura l’incalzò: -Allora?Pensi che dovrebbe combattere?-
Entrambi posarono lo sguardo sull’ultima chiamata in causa.
Mi odierà se lo faccio, pensò, ma è per il suo bene.
L’Elphi puntò gli occhi viola in quelli neri del compagno e rispose, a voce bassa ma chiara: -Dovresti ritirarti.-
Lo sguardo del moro divenne di fuoco ma il tono rimase piatto e privo d’espressione.
 – Tu lo faresti?Anche tu sei ridotta male. Quando verrà il tuo turno ti tirerai indietro senza lottare?-
La ragazza puntò lo sguardo a terra, incapace di guardarlo.
- Sì. - sussurrò, ma era una bugia.
Lui, furioso, la sbattè contro la parete, provocandole dolori in tutta la schiena malandata che le mozzarono il respiro, le alzò a forza la testa, in modo che i loro sguardi s’incontrassero.
-Sasuke, così le fai male!- esclamò Naruto.
-Non ti intromettere.- gli intimò l’Uchiha, poi, riportando l’attenzione sull’Elphi.  -Guardami negli occhi.- mormorò -E dimmi che lo faresti.-
La ragazza cercò di allontanarsi dal muro e di guardare altrove, ma lui non le permise di fare nessun movimento.
-Diglielo, Arya!- la pregò Sakura, ormai in preda alle lacrime.
Gli occhi petrolio dell’Uchiha le perforavano l’anima, sembrava che la trapassassero da parte a parte con potenza inaudita.
-I- io … - tentò di dire ma proprio non riusciva a mentirgli, non con quello sguardo di fuoco addosso.
Sasuke la lasciò.
-Non lo faresti. Quindi non chiede a me di farlo.-
 
 
Il ragazzo era di fronte al nemico, che si rivelò essere uno dei compagni di squadra di Kabuto.
Il giudice delle eliminatorie si fece avanti.
-Partirete al mio segnale. Siete pronti?Via!-
Nel momento esatto in cui ebbe inizio il combattimento Arya iniziò a sudare freddo, preoccupata per la sorte del compagno.
Le cose precipitarono fin da subito: Sasuke era distratto dal dolore provocato dal segno e l’avversario era forte ed aveva la capacità di risucchiare il chacra altrui. Ad ogni urlo dell’Uchiha l’Elphi stringeva più forte la ringhiera, che ormai si era completamente deformata. Percepiva Sakura al suo fianco, tesa come una corda di violino, e sapeva che se non fosse stata troppo impegnata a seguire lo scontro le avrebbe rinfacciato ciò che non aveva avuto il coraggio di dire al ragazzo poco prima. Ad un tratto l’Uchiha sembrò ritrovare la grinta perduta ed iniziò a contro attaccare. Dopo alcuni potenti colpi, Sasuke riuscì a mettere al tappeto l’avversario e tutto il team 7 gioì. Arya avrebbe voluto saltare giù da quella specie di balcone ed andare a complimentarsi con l’Uchiha ma si impose di rimanere dov’era ed aspettare che Sasuke li raggiungesse, tuttavia lo vide allontanarsi con Kakaschi.
Dove diavolo vanno?, pensò irritata.
Le sue riflessioni furono interrotte dalla voce dell’esaminatore che annunciava l’inizio della seconda sfida: Shino vs Zaku, ed il moro uscì dalla sua mente.
Gli incontri si susseguirono veloci, uno più avvincente dell’altro. L’Elphi ebbe modo di vedere Kankuro, lo straniero che aveva importunato Konoamaru, in azione e dovette ammettere che era davvero bravo con le marionette. Il combattimento più lungo fu quello tra Sakura ed Ino che alla fine terminò in parità. Altro scontro particolare fu quello tra Kiba e Naruto, il quale alla fine, tra lo stupore generale, vinse grazie ad un puzzetta. Un momento di particolare tensione ci fu nella sfida tra i cugini Hyuga, durante la quale Neji non uccise la povera Hinata per un soffio. Poi, finalmente, arrivò il suo turno.

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Ragazza dei Veleni ***


Ciao a tutti cari lettori!! =)
Dato che il titolo della storia non mi piace per niente e al momento in mente non me ne vengono di decenti, ho pensato di chiedere consiglio a voi, quindi se avete un’idea comunicatela che è ben accetta!
Colgo l'occasione per  salutarvi e ringraziare tutti coloro che hanno messo la storia tra le “seguite” e che la stanno recensendo assiduamente e non.
Ora vi saluto e vi lascio alla lettura del capitolo, mi raccomando commentate, anche le recensioni di critica sono uno stimolo per migliorare!Alla prossima!Vivix =)


Ragazza dei Veleni

 
-Elphi Arya contro Drakken Roaki.- annunciò il ninja e la ragazza sentì l’adrenalina scorrere a fiumi nelle vene. Il suo avversario era un Genin del Villaggio delle Rocce, alle quali dava l’impressione di assomigliare. Il ragazzo infatti, era alto e muscoloso e al solo guardarlo ci si sentiva intimoriti. La pelle era cotta dal sole e sembrava quasi coriacea, gli occhi porcini erano incassati sotto la grande fronte.
Lei, mingherlina com’era, doveva affrontare quella montagna?Fantastico.
-Non hai scampo.- le disse quello con la sua voce cavernosa.
Era la prima volta che lo sentiva parlare e già le stava antipatico.
-Mai essere troppo sicuri di sé. – ribatté.
Lui ghignò e scattò per colpirla. Arya riuscì a schivare il calcio ma fu comunque sorpresa dall’insospettata rapidità dell’altro. Il carro armato, così aveva deciso di soprannominarlo, tornò alla carica ma l’Elphi si spostò di lato, notò una breccia nelle difese dell’avversario e ne approfittò per colpirlo con il kunai ma la lama scivolò sulla pelle dell’avversario con uno stridio. Drakken rimase immobile, come se non fosse stato appena colpito con una lama così affilata da tagliare ossa come fossero burro,e anche la ragazza era ferma per la sorpresa.
-Puoi attaccarmi quanto ti pare ma non riuscirai a ferirmi. La mia pelle è dura come la roccia.-
Arya sentì quel minimo di sicurezza che aveva abbandonarla completamente. Come diavolo faccio a batterlo se non può essere ferito?!
Il ninja l’attaccò di nuovo ma questa volta l’Elphi non fu abbastanza veloce e fu scaraventata contro la parete. Sentì di affondare di diversi pollici nel cemento mentre la schiena e le costole urlavano dal dolore. Perché quel giorno decidevano tutti di sbatterla contro i muri?!
Nonostante la vista annebbiata distinse il sorriso maligno del ragazzo. Arya cercò di liberarsi dal cemento e sentì numerose schegge ferirla. Il torace le faceva male da impazzire e sentiva dolore ad ogni respiro. La montagna di fronte a lei ripartì alla carica e per un pelo non la colpì di nuovo. Il movimento repentino che dovette fare per scansarlo però, non fece altro che acuire i dolori che già aveva.
Non posso continuare così, pensò. Che diamine posso fare?!
Il ninja tornò alla carica e lei lo schivò. Cercò di colpirlo sfruttando la sua scarsa difesa ma l’unica cosa che ottenne fu un sinistro scricchiolio nella nocca, sconvolta si toccò la mano dolorante, sembrava di aver dato un pugno ad una roccia. Il Genin approfittò della sua distrazione per scivolarle alle spalle e stringerla in una morsa.
-Sei finita ragazzina.-
Nell’esatto momento in cui finì di parlare il carro armato strinse la presa delle braccia e l’Elphi non riuscì ad evitare di urlare dal dolore: la stava stritolando. Sentì distintamente uno schiocco e dal dolore che seguì capì che una delle costole incrinate si era rotta. Il ragazzone non si scompose e continuò a stringere. Arya, come in un film, rivide i giorni passati con la zia Lara ad apprendere le tecniche dei Guerrieri Ombra.
-Ricorda,- le diceva sempre – i Guerrieri Ombra non puntano sulla forza ma sull’agilità e la velocità. Quando non possono usare queste due capacità ricorrono ai veleni.-
Quelle parole le fecero venire un’idea e ritrovò la grinta.
Prima però, devo liberarmi, pensò.
Muovere le braccia era inutile, erano irrimediabilmente bloccate da quelle del Genin,e stessa cosa valeva per il busto. L’unica zona del corpo libera dalla morsa erano le gambe, ma dare calci all’avversario si era già rivelato inutile, così le piegò, in modo da non toccare più terra,e, come sperava, riuscì a sfuggire alle tenaglie che la stritolavano. Veloce, si accasciò a terra e con una capovolta recuperò la distanza di sicurezza. Tentando di ignorare il dolore al torace, che era ormai diventato costante, si voltò pronta a scattare se Drakken  avesse voluto attaccarla subito.
La montagna da parte sua, sembrava ancora incredulo che quello scricciolo fosse riuscito a liberarsi.
-Brava davvero, ma continuare a fuggire non ti servirà a niente. Sbaglio o hai già qualche osso rotto?- ghignò maligno.
 Arya sorrise. –Si, è vero. Si tratta di due costole per la precisione. Comunque, per tua informazione, non ho nessuna intenzione di scappare. Ho capito come batterti.-
L’Elphi prese uno straccetto dalla tasca e vi estrasse due fiale, una blu ed una verde.
L’avversario rise. –Vuoi battermi con un po’ di acqua colorata?Sei un’illusa!-
-Lo vedremo.- mormorò la ragazza.
Il ninja tornò all’attacco, Arya, incurante delle proteste del torace, prese un grande respiro e rimase dov’era. Il ragazzo fu sorpreso ma non rallentò. L’Elphi, prima di fare un balzo indietro, buttò a terra le fiale che, a causa della forte botta, si ruppero, permettendo ai liquidi di mischiarsi. Si sentì un forte sibilo e poi una nube nera circondò Drakken, il quale si piegò in due, scosso da spasmi e conati di vomito. La ragazza strappò con un pugnale un pezzo di maglietta e se lo portò alla bocca, dopo di che entrò nella nube e si avvicinò al nemico in ginocchio.
-Visto che non potevo colpirti- esordì -e che non potevo continuare a scappare aspettando che ti stancassi, ho deciso di usare un veleno. Tuttavia il problema persisteva, in quanto la maggior parte devono andare a contatto col sangue ed io non potevo ferirti in alcun modo. Grazie alle mie conoscenze di biologia ed alchimia però ne ho creati alcuni che causano gravi d’anni anche se sono inalati, e tu non potevi evitare di respirare. Per mia fortuna me ne porto sempre dietro qualcuno, sai per i casi d’emergenza. Da questo scontro puoi imparare qualcosa, e cioè che la forza bruta non è tutto.- così dicendo uscì dal centro della nube e notò che tutti tossivano e tenevano le mani sulla bocca. Arya si diresse verso il giudice dello scontro.
-Non smetterà di vomitare prima di un’ora.- lo informò e prima di tornare sugli spalti disse: -Vi consiglio di spalancare le finestre, per far uscire il vapore il più in fretta possibile.-
 
 
 
Appena salita sulla balconata l’Elphi era stata circondata dai compagni dell’Accademia, che si complimentarono con lei. Sakura sembrò addirittura aver dimenticato che tra loro non scorreva buon sangue e che era solo per colpa sua se Sasuke aveva rischiato di lasciarci le penne nell’incontro di poco prima e si offrì di aiutarla a rifare il bendaggio al torace. Dopo che gli ultimi residui di nube furono spariti ed il ring ripulito dal vomito di Drakken, gli scontri ripresero.  Un combattimento che attirò particolarmente la sua attenzione fu quello tra Temari e Tenten. La lotta durò pochi minuti e sin dall’inizio fu guidata dalla ragazza della Sabbia. Al termine dello scontro l’Elphi commentò: -Quella ragazza ha la mia stima.-
-Cosa?!- esclamò indignata Sakura.
-Hai visto come ha ridotto Tenten?- intervenne Naruto.
-Senza dubbio la Sabaku è arrogante e avrebbe potuto evitare di trattare in quel modo la nostra amica, tuttavia non si può nascondere che è in gamba, non è come le ninja di qui, tutta zucchero e moine.- spiegò Arya, e con l’espressione “le ninja di qui” intendeva Sakura ed Ino.
-Dici così perché non la conosci.- si intromise il marionettista  - Temari è insopportabile.- aggiunse con un ghigno.
La vincitrice dell’incontro dovette sentire perché disse: -Chiudi il becco Kankuro. – poi, spostando lo sguardo sull’Elphi  – Mi piacerebbe battermi con te, Ragazza dei Veleni.-
Ragazza dei Veleni?Mmm, le piaceva quel nome e la Sabaku aveva decisamente conquistato la sua stima.
 
 
Gli incontri continuarono a susseguirsi veloci finchè non arrivò l’ultimo: quello tra Rock Lee e Gaara. L’Elphi in quel momento non avrebbe voluto trovarsi nei panni del ninja della Foglia: la potenza del rosso si percepiva lontano un miglio. Appena il giudice ebbe dato il via, Rock Lee iniziò ad attaccare Gaara in ogni modo ma nulla sembrava funzionare perché il Genin parava ogni colpo con la sabbia, senza scomporsi minimamente. Quando però Mister Sopracciglia, così l’aveva soprannominato Naruto, si levò i pesantissimi pesi che portava alle gambe ed aprì le Otto Porte iniziò ad avere la meglio. Ad ogni colpo che il ragazzo della Sabbia riceveva Arya sobbalzava.
Kankuro se ne accorse e chiese: -Ti ho visto il giorno prima delle selezioni mentre parlavi con Gaara. Che cosa ti lega a lui?-
Lega?Che parola grossa … ma forse era quella giusta. Perché si preoccupava per quel tizio che tutti definivano un mostro?Non lo sapeva neanche lei.
Si accorse che tutti stavano ascoltando, inclusa Sakura.
-Non lo so. - rispose sincera.
-Fossi in te gli starei alla larga.- le consigliò il marionettista ed Arya sentì un lungo brivido scendere per la schiena.

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Impossibile vederlo! ***


Impossibile vederlo!
 

Il mattino dopo Arya fece colazione e si diresse verso l’ospedale: le avevano detto che Sasuke era lì e voleva andare a controllare come stava. All’accettazione fermò un’infermiera di passaggio e chiese:- Scusi, sa dirmi qual è la stanza di Uchiha Sasuke?-
-Aspetta. Adesso vediamo subito.- le rispose quella, digitando il nome del ragazzo sulla tastiera del computer.
-Hai detto Sasuke Uchiha?- le domandò.
-Esatto.-
-Mi spiace ma non posso dirtelo. Mi è stato riferito che non può ricevere visite.-
-Come sarebbe?!-
-Mi dispiace.- si scusò ancora l’infermiera.
L’Elphi era sconcertata: perché non poteva ricevere visite?Chi aveva dato tali disposizioni?
-Per caso gliel’ha  detto un ninja con una benda su un occhio ed i capelli grigi?-
-Proprio lui.-
Lo sapevo!Per quale motivo, poi … ma devo vederlo!Come faccio..?
-Capisco, grazie. Senta anch’io ho partecipato alla selezione e sono messa male, non è che potrebbe visitarmi?-
-Ma certo!- fece lei, felice del cambio d’argomento, conducendola in una stanzetta lì vicino. -Sdraiati sul lettino.-
Arya ubbidì e la donna le sciolse il bendaggio, iniziando a muovere le dita delicate, qua e là per il torace.
Bè, ho fatto trenta, tanto vale fare anche trentuno, pensò la ragazza.
-Per la verità ho dei dolori anche dietro la schiena.- confessò.
-Fammi vedere.-
L’Elphi si girò.
-Oh … è stato uno scontro duro eh?-
-Sì, un po’. Perché cos’ho? E’ grave?- si allarmò Arya: quella mattina non aveva neanche avuto il tempo di guardare con calma com’era combinata, ma non si sentiva talmente male da essere qualcosa di preoccupante.
-No no, tranquilla, non è nulla di grave.- disse infatti l’infermiera  -Hai solo ricevuto una forte botta.-
Una?, pensò l’Elphi, due o tre se mai …
-Hai molto tempo?Sarebbe meglio fare una radiografia, sai per essere più sicuri.-
Tempo?Ma per chi l’aveva presa?Ne stava già sprecando parecchio. A quell’ora avrebbe già dovuto allenarsi per la finale!
-No, vado un po’ di fretta.-
-D’accordo, non fa niente. Comunque hai due costole rotte ed una incrinata, alla schiena non hai niente a parte numerosi ematomi.- l’informò, poi, guardando le bende di fortuna che aveva usato sino ad allora – Questi stracci sono messi male, vado un attimo al piano di sopra a prendertene altri. Aspettami qui.-
-Certo.-  le disse Arya con un sorriso.
Appena la donna fu sparita nel corridoio, si abbassò la maglietta e si avvicinò al computer dell’ingresso, cercando di ostentare tranquillità. Si accertò che non ci fosse nessun medico in vista e, veloce, digitò il nome del moro.
Bingo!, esultò quando l’apparecchio le mostro piano e numero della camera del ragazzo.
Tornò alla schermata iniziale e fece dietrofront verso la stanzetta, contenta di essere riuscita nel suo intento. Dopo un po’, vedendo che la donna non tornava, si avvicinò allo specchio attaccato alla parete e si osservò la schiena.
Oh, che schifo!
L’intero busto era cosparso di lividi violacei e giallastri, più scuri in corrispondenza delle vertebre.
Adesso capisco perché mi fa male ad ogni movimento che faccio.
-Scusa, c’ho messo un pò.- disse l’infermiera entrando in quel momento dalla porta.
L’Elphi si risistemò la maglietta e si allontanò dallo specchio, rossa in volto per essere stata beccata mentre si analizzava la schiena.
-Non si preoccupi.-
Dopo averle rifatto il bendaggio, l’infermiera le diede anche delle medicine per diminuire il dolore ed Arya accettò, riconoscente. Le dispiaceva aver raggirato la donna in quel modo, la quale invece, faceva solo il suo lavoro, ma lei doveva assicurarsi che l’Uchiha stesse bene.
Uscì dall’ospedale e vi girò intorno, sbirciando nelle finestre finchè non vide una stanza vuota. Per sua fortuna il vetro era semiaperto così, nonostante il busto malandato, entrare fu facile. La camera era piccola, con solo un lettino ed un armadietto, probabilmente veniva usata solo per visitare i pazienti. Socchiuse la porta e controllò che la donna di poco prima non fosse in giro, dopodiché camminò veloce verso la rampa di scale in fondo al corridoio. Salì fino al terzo piano e cercò la stanza numero 9.
Eccola!, pensò avvicinandosi, che faccio busso?O no?Accidenti Arya, vedi di sbrigarti, quell’infermiera potrebbe passare!
Decise per un leggero toc toc ma,non ricevendo alcuna risposta, si arrischiò a socchiudere la porta.
La camera era piccola, con le pareti bianche, tipiche degli ospedali ed un comodino come unico arredamento. Sasuke era sdraiato sull’unico letto della stanza, con le lenzuola leggere tirate sino al mento e sembrava addormentato. L’Elphi entrò, chiudendosi l’uscio alle spalle e si accomodò su una sedia accanto alla branda. Il moro continuò a sognare, ignaro di tutto.
E’ ancora più bello quando dorme, pensò Arya.
Il volto del ragazzo, leggermente voltato verso di lei, era finalmente rilassato, non più teso, arrabbiato, stremato, finalmente aveva un po’ di pace. Gli occhi, sotto le palpebre chiuse, si muovevano appena.
Chissà cosa sogna …
Avrebbe voluto raggiungerlo, ovunque si trovasse.
Il suo sguardo fu catturato dalle labbra rosee dell’Uchiha, leggermente dischiuse ed arrossì a causa di ciò che pensò, così si costrinse a concentrare l’attenzione sulla mano del ragazzo. La coprì con le sue e, senza nemmeno accorgersene, piegò la testa sul cuscino ed iniziò a disegnare cerchi sul dorso del palmo di Sasuke.
-Arya?- la chiamò una voce un po’ assonnata: si era svegliato.
L’Elphi alzò di scatto la testa e dalle labbra le uscì un gemito di dolore, le costole reclamavano attenzione.
-Ciao.- lo salutò, levando la mano dalla sua e, nonostante il ragazzo fosse sveglio da pochi attimi, quel gesto non sfuggì ad i suoi occhi attenti.
-Credevo che Kakaschi avesse detto di non far entrare nessuno.- disse l’Uchiha mettendosi lentamente a sedere.
-Davvero?A me non hanno detto nulla.- mentì spudoratamente lei.
-Come sono andate le eliminatorie?Sei passata?E Naruto?-
Arya rise per la grande curiosità del moro.
-Ehi, calma calma. Sì, io e Nauto possiamo accedere alla terza prova.-
-Non ero sicuro che ce l’avresti fatta a battere quel tizio delle Rocce, era enorme.- confessò  -Come hai fatto?-
L’Elphi gli fece un resoconto del combattimento, cercando di essere il più sintetica possibile.
-Veleni che si disperdono nell’aria?Buona idea!- si complimentò.
-Ma no, non è stato nulla di ché. - si schermì lei.
Dopo il suo match, Sasuke volle sapere anche quelli di tutti gli altri, fin nei minimi dettagli. Arya trovò immensamente irritante la curiosità del ragazzo riguardo lo scontro di Sakura e cercò di farla il più breve possibile. Quando gli riferì della lotta impari tra Hinata e Neji rimase impassibile, quando venne a conoscenza di come aveva fatto l’Uzumaki a vincere, rimase sconvolto, invece non fu sorpreso di sapere che Kankuro e Temari erano passati entrambi senza difficoltà.
-E Gaara?-
L’Elphi si irrigidì impercettibilmente: quella era proprio la domanda che volevo evitare.
-Si è battuto contro Rock Lee. Sai che Mister Sopracciglia portava dei pesi alle gambe?E’ una buona idea, potrei farlo anch’io.- disse, cercando di sviare l’argomento.
-No, ma raccontami lo scontro.- insistette il ragazzo.
-Non c’è molto da dire. Rock Lee si è impegnato al massimo ma non ce l’ha fatta.-
Sasuke alzò un sopracciglio.
-Nient’altro?-
-Già. Non è stato l’incontro più avvincente.-
Bugia, bugia, bugia, era stato lo scontro che aveva seguito con più attenzione dopo quello dell’Uchiha.
-Arya.- scandì Sasuke  -Cos’è successo?- chiese, guardandola dritto negli occhi.
L’Elphi evitò le ossidiane del ragazzo che in quel momento somigliavano di più a due proiettili che le perforavano l’animo. La stava guardando troppo intensamente ed Arya rispose più velocemente del necessario.
-Oh nulla, a parte il fatto che Mister Sopracciglia si è rivelato essere velocissimo e che è in grado di aprire Otto Porte.-
Il moro sgranò gli occhi.
-Ha…ha aperto otto porte…e quel mostro di Gaara l’ha battuto?!- era sconvolto.
L’Elphi non lo biasmava, anche lei era rimasta senza parole alla vista della vera forza del ninja della Sabbia ed ancora ora le era difficile credere a ciò che aveva visto il giorno prima; nonostante questo avrebbe voluto ribbattere, avrebbe voluto dirgli che il rosso non era un mostro ma dopo il combattimento contro Lee, non ne era più tanto sicura.
Dopo che Sasuke ebbe digerito la notizia, con gli occhi che sembravano fatti di ghiaccio, domandò: -Come ha fatto a vincere?-
Voleva un resoconto anche di quel match?Voleva che ricordasse il timore che aveva provato ad ogni colpo incassato dal Sabaku e l’orrore quando quest’ultimo stava per uccidere Mister Sopracciglia?E magari dopo avrebbe dovuto anche sorbirsi  il “te l’avevo detto” e la ramanzina che sarebbe seguita?No. Proprio no.
-Ha usato una strana tecnica con la sabbia … non so di preciso …- si tenne sul vago.  -Tu invece, come stai?- cambiò completamente discorso.
L’Uchiha strinse gli occhi fino a che non divennero due, segno che l’improvviso cambio d’argomento non gli era sfuggito.
-Cosa- è- successo?- scandì.
-Te l’ho detto.- ribbattè lei, cercando di sostenere lo sguardo del ragazzo.
-Non sono stupido!- s’infervorò il moro  -Perchè non voui dirmelo?Per caso hai avuto la conferma che avevo ragione io?- la provocò.
Anche Arya si arrabbiò, non tanto per l’aggressività dell’amico, quanto perché le sue parole erano veritiere.
-Senti, non sono venuta qui per litigare e se hai intenzione di farlo allora posso anche andarmene!- esplose.
-Che sei venuta a fare, allora?- le chiese con sguardo di sfida.
L’Elphi arrossì e contemplò l’idea di non rispondere ma alla fine, gli occhi puntati sul materasso, sussurrò:-Volevo sapere come stavi.-
Aspettò alcuni secondi ma l’Uchiha tardava a rispondere. Era stata troppo schietta? Alzò lo sguardo, preoccupata, ed incontrò gli occhi petrolio del moro che la scrutavano con attenzione e lei non potè far a meno di arrossire ancor di più.
-Kakaschi- rispose lentamente  -mi ha imposto un sigillo, in modo da bloccare l’influenza del segno. E le tue costole?- domandò, non gli era sfuggito il gemito di prima.
-Guariranno. Adesso vado, si è fatto tardi.- disse alzandosi.
Era meglio squagliarsela prima che il moro notasse il rossore ingiustificato delle sue guance o  tornasse alla carica con l’argomento “Gaara” che non voleva assolutamente affrontare ed al quale aveva accuratamente evitato di pensare dopo la quasi uccisione di Lee.
Si era già voltata quando l’Uchiha le cinse forte la vita con le braccia ed Arya sentì un nodo allo stomaco.
-Aspetta.-
L’Elphi arrossì.
-Che c’è?-
-Sei arrabbiata?-
 Un po’!
-No, è che devo andare ad allenarmi.- in fondo, non era una completa bugia.
Sasuke l’afferrò per una mano e la costrinse a girarsi.
-Devo rimanere in ospedale ancora un po’. Tu…non combinare niente e…sta attenta.-
Era preoccupato per lei?
Arya non potè far a meno di piegare le labbra in un leggero sorriso.
-Sta’ tranquillo!- esclamò strizzando un occhio.
-Sei sicura di dover andare?- le chiese, evitando di incrociare il suo sguardo.
La ragazza avrebbe voluto rispondere di no con tutta se stessa ma si costrinse a sussurrare un sì poco convinto.
Lui la lasciò e lei potè uscire.
Perché diavolo la vicinanza di Sasuke le faceva quest’effetto?Non andava per niente bene. No, proprio per niente …

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Gaart ***


Gaart
 

Fuori all’ospedale Arya trovò Naruto e Kakaschi, il quale, tra le mille proteste del biondo, gli aveva appena spiegato che non avrebbe potuto aiutarli negli allenamenti perché in quei giorni sarebbe stato troppo impegnato. In compenso però, aveva trovato quello che aveva definito un valido sostituto. Questi era un certo Ebisu, un tipo che l’Uzumaki conosceva e di cui sembrava non avere molta stima … non che l’Elphi desse troppo peso a ciò che pensasse il compagno comunque. Ad ogni modo questo nuovo maestro li portò alle terme per imparare a camminare sull’acqua, salvo poi essere interrotti da un tipo ancora più strano che si definì “Eremita dei Rospi” e che mise Ebisu ko. Questo nuovo individuo aveva lunghi capelli bianchi legati in una coda, due segni rossi sul volto un po’ anziano ed uno strano copri fronte, inoltre se ne andava in giro su un grosso rospo … giusto per non dare nell’occhio. Naruto sostenne che, visto che aveva messo Ebisu fuori gioco, quel ninja avesse il dovere di allenarli così la trascinò a forza in giro per tutta Konoha finchè non lo ritrovarono e lo convinsero, dopo una super tecnica Seducente del biondo, ad accettarli come allievi.
La prima cosa che lo strano ninja fece fare loro fu camminare sull’acqua. Per Arya non ci furono problemi: il concetto era lo stesso del camminare in verticale. Naruto invece, dopo alcuni passi, cadde nel fiume. Arrabbiato si svestì rimanendo in mutande, incurante del fatto che non fosse il massimo avanti ad una ragazza, e si concentrò nuovamente per avocare il chacra. L’Elphi vide apparire sulla pancia dell’Uzumaki una spirale rinchiusa in una specie di stella stilizzata e dei ghirigori.
-Che diam …- stava per dire ma l’eremita le fece cenno di tacere, dopodiché colpì con forza il ragazzo ed Arya vide scomparire i segni più esterni.
-Ma che diavolo le salta in mente!- protestò il biondo.
-Prova adesso ad evocare il chacra.-
Naruto fece come gli era stato detto e, incredibilmente, riuscì ad eseguire l’esercizio senza alcuna difficoltà.
Il ninja dei rospi li fece sedere e disse:- Probabilmente, non te ne sei accorto Naruto –
Come fa a sapere il suo nome?, pensò Arya, quel tipo non la contava giusta.
-ma tu possiedi due tipi di chacra.-
-Adesso che me lo fa notare ha ragione! Se dovessi usare i colori direi che il chacra normale è blu mentre quella volta era rosso.-
Rosso?Parlava della lotta contro Haku? Glielo domandò.
-Sì. Quella è stata la prima volta che l’ho sentito.- confermò.
-Ora che ci penso … anche a me è successo qualcosa di simile … però il mio era nero.- mormorò, quasi più a se stessa che agli altri due.
-Come?E’ successo anche a te?- il vecchio era molto sorpreso.
-Sì. E poi ho sentito un bruciore qui.- disse, indicando la striscia di viso degli occhi ed il centro della fronte.
-Mmm … sei del clan Elphi, giusto?- chiese l’uomo.
-Esatto.- confermò lei.
-E come ti chiami?-
-Arya.-
-Tuo padre andava spesso al tempio?-
-Vuole dire il tempio di Hamelin?No … ma questo che c’entra?-
-Cos’è il tempio di Hamelin?- chiese curioso Naruto.
-Hamelin è il dio che adorava il clan della tua amica.- spiegò l’eremita.
-D’accordo ma questo che c’entra?- domandò ancora l’Elphi più confusa che mai.
-Per il momento è solo una teoria. Ne parliamo domani, ok?Perchè adesso non ci facciamo tutti un bel bagno?- propose, lanciandole uno sguardo malizioso.
Ma quel tipo era scemo o cosa?Si aspettava sul serio che si mettesse a sguazzare nell’acqua con uno sconosciuto, pervertito per di più?
-Io me ne vado.- sentenziò.
-Ci vediamo domani mattina sempre qui va bene?- le disse il ninja dei rospi.
-Non verrò.-
-Cosa?E per quale motivo?-
-Dovrebbe allenarci Ebisu.-
-Tranquilla, lo informo io del cambio di programma.- le urlò dietro il vecchio mentre lei già se ne andava.
Ma in che diavolo di guaio mi ha cacciato Naruto?! Se quel tizio si aspetta sul serio di vedermi lì domani, si sbaglia di grosso.
Un’ombra in lontananza calamitò la sua attenzione.
-Maestro Ebisu!- chiamò. –Ci scusi se siamo scomparsi, eravamo insieme all’Eremita. Sa Naruto l’ha convinto ad allenarci ma non si preoccupi doma …-
-Tranquilla.- l’interruppe lui – Puoi fidarti di Jiraya. Sarà un maestro molto migliore di me. Segui i suoi consigli. Ora devo andare.- disse, scomparendo e lasciando Arya più confusa che mai.
Quel tipo strano sarebbe stato un insegnante migliore di lui?Ed era uno di cui ci si poteva fidare?! Accidenti, il mondo sembrava andare alla rovescia!
 
 
 
Ma perché ci sto andando?, si chiese l’Elphi mentre si dirigeva al fiume del giorno prima. Quando arrivò, l’Uzumaki era già lì,impegnato in una lotta contro centinaia di sue copie; l’eremita invece, era seduto sotto un ombrellone e si sventolava con un ventaglio.
-Buongiorno.- la salutò.
-Che sta facendo Naruto?- domandò, senza preoccuparsi di contraccambiare il saluto.
-Sta cercando di esaurire il chacra blu.-
Il riferimento a quel tipo di forza le fece tornare in mente che quel giorno l’Eremita le avrebbe dovuto spiegare la sua supposizione.
-A proposito. Qual è questa sua famosa teoria sui due tipi di chacra?-
L’uomo si fece scuro in volto.
-Conoscevi i sacerdoti di Hamelin o i suoi consacrati?-
 Che domanda!Ovvio che sì!Chiunque sapeva chi erano. Per gli Elphi quelle persone erano degli eroi, delle leggende, uomini e donne che, grazie al dio, avevano capacità sovrannaturali che differivano a seconda del soggetto.
-Certo che sì! Ma dove vuole arrivare?- chiese, corrugando le sopracciglia: non capiva.
-Tu sei l’unica degli Elphi che è scampata al massacro, giusto?-
-Sì. E quindi?- quel terzo grado iniziava a stufarla.
-Non ne sarò sicuro finchè non vedrò il segno che ti compare sul volto ma … credo che tuo padre, per salvarti, ti abbia consacrato al dio.- le disse tutto d’un fiato.
Arya spalancò gli occhi ed il cuore perse un battito.
Consacrata ad Hamelin?Io?!
Le sembrava impossibile: l’ultimo consacrato era comparso molte generazioni fa e si era sempre trattato di persone in qualche modo speciali, ma lei?Non aveva nulla di speciale …
Anche se doveva ammettere che quella sembrava l’unica spiegazione per il chacra nero…
Perciò era stato Livon a far si che lei si salvasse? E per ottenere ciò l’aveva consacrata al dio?
Era una cosa così assurda …
Essere consacrati ad Hamelin era l’onore più grande che si potesse ricevere eppure … in quel momento Arya era sconvolta, improvvisamente era diventata uno degli eroi che aveva sempre ammirato e questo portava tante cose: comportava poteri straordinari ma anche grandi responsabilità perché se quelle abilità fossero finite nelle mani sbagliate sarebbe stato un guaio.
Ora capisco perché Orochimaru era interessato a noi: a Sasuke in quanto Uchiha e a me in quanto sacerdotessa Elphi.
-Durante la seconda prova delle selezioni,- iniziò lentamente   -abbiamo incontrato un certo Orochimaru. Ha marchiato il mio amico ma avrebbe voluto fare lo stesso con me.- gli confessò, oltre Sakura, che aveva assistito alla scena, nessun altro lo sapeva.
L’eremita divenne ancora più scuro in volto ma non potè dire nulla perché in quel momento arrivò l’Uzumaki.
-Adesso … mi insegni … la tecnica … di cui parlava.- disse, ansimando per lo sforzo appena compiuto.
-D’accordo. Ti insegnerò la tecnica del richiamo.-
Arya si riscosse immediatamente.
Cosa?Aveva detto “ti”? E lei che era andata a fare allora?!
-E a me non l’insegna?- protestò.
-Eh? Ma tu già la sai fare.-
-No, che non la so usare!-
L’Eremita corrugò la fronte.
-Eppure … mi era sembrato di aver letto il tuo nome sul rotolo delle aquile …-
Al sentir nominare quei volatili l’Elphi capì immediatamente  l’incomprensione.
-E infatti c’è il mio nome, ma non so evocarle.-
L’uomo era sempre più confuso.
-Scusa potresti spiegarmi?- 
 
 
Flascback

Non stava più nella pelle, era emozionatissima: stava per uscire per la prima volta da Konoha.
Livon viaggiava spesso, per cercare i materiali che gli occorrevano per forgiare le armi in prima persona, ma solitamente non la portava con sé e la lasciava alle cure della zia Lara. Quella volta invece, il capo dei Guerrieri Ombra era impegnato in un’importante missione e visto che il tragitto non era troppo lungo, Livon, dopo numerose pressioni da parte della figlia, aveva deciso di portarla con sé. Raggiunsero la meta dopo un solo giorno di viaggio ed andarono ad alloggiare da un vecchio amico del padre. Appena Arya seppe che il signor Aragon addestrava le aquile da evocazione insistette perché la portasse nel recinto dov’erano accudite, nonostante Livon non fosse per niente d’accordo, Aragon riuscì a convincerlo.
-Ascoltami bene, Arya. Entra senza fare movimenti bruschi e non disturbare le aquile, se vorranno, saranno loro a venire da te d’accordo?-
-Ok. - disse la bambina, emozionatissima.
 L’uomo aprì il cancello e le fece segno di avanzare. L’Elphi, a passi lenti e misurati entrò nella voliera. Si trattava di un posto enorme, pieno di alberi, piante, ruscelli ed ogni tipo di animale che servisse all’alimentazione di quei magnifici volatili. Si guardò intorno e vide aquile ovunque, alcune erano piccole e se ne stavano nei nidi, probabilmente a covare le uova, altre erano grandi quasi quanto la metà degli alberi più piccoli e se avessero voluto avrebbero potuto scamozzarla senza la minima difficoltà.
-Rilassati.- le consigliò Aragon – Se non le disturbi non ti faranno niente. Ora vado, quando ti sei scocciata basta che spingi il cancello, lo lascio accostato.-
-Okey.- rispose, la voce che tremava leggermente.
Arya iniziò lentamente a camminare per la voliera: sentiva quasi di profanare un luogo sacro, quegli uccelli le mettevano una soggezione pazzesca anche se i più non la consideravano minimamente. Quando fu stanca di girovagare senza meta, si fermò vicino ad un fiumiciattolo ed uno stridio attirò la sua attenzione. Un’aquila era appena atterrata su una roccia lì vicino e la stava fissando. L’Elphi si pietrificò dalla paura.
L’aveva disturbata?
Si ricordò di cosa aveva detto l’addestratore “se qualcuna ti fissa, non avere paura, rimani ferma e dimostrale con chi ha a che fare”. La bambina, cercò di assumere una posa fiera ed intimidatoria: gonfiò il petto all’inverosimile, tese i muscoli e guardò l’uccello dritto negli occhi.
L’aquila mandò un altro grido e continuò a fissarla.
Dopo che si furono squadrate per un’ intera mezz’ora, Arya si scocciò e staccò gli occhi dall’animale ma sentiva che quello era ancora lì a fissarla. Senza nemmeno accorgersene iniziò a parlargli. Gli raccontò di Livon, di quanto lo ammirasse e gli volesse bene; di Lara e di come avrebbe voluto diventare come lei da grande; della banda e di ogni suo membro, in particolare di Kiba che da pochi giorni era diventato il nuovo Generale del gruppo; di Sasuke, che all’epoca aveva conosciuto da poco; dei pomeriggi che passavano insieme, di quanto gli volesse bene e si fidasse ciecamente; infine parlò del viaggio che avevano fatto lei e suo padre per arrivare fin lì. L’aquila, da parte sua, sembrava attenta, i gialli occhi intelligenti che non la mollavano un attimo e, di tanto in tanto, commentava qualche aneddoto con un grido. Al termine di tutti quei racconti l’Elphi si sentì svuotata … e pensò che le servisse un bravo psicologo visto che aveva appena raccontato tutta la sua vita ad uno stupido uccello.
-Ora devo andare.- gli disse. – Tornerò domani.- promise.
Certo che ho proprio bisogno di uno strizza cervelli, pensò.
 
 
La mattina seguente si fece accompagnare di nuovo alla voliera.
-Aragon, ieri un’aquila mi fissava.- buttò lì, come se niente fosse.
L’uomo, contro ogni sua previsione, si incuriosì.
-Davvero?Quanto era grande?-
-Molto. Era quasi più grossa di me!-
Aragon rise.
-Allora era solo un cucciolo.-
Solo un cucciolo? Si era fatta spaventare da un lattante?!
-Sapeva parlare?- le chiese l’addestratore.
-Se sì, non l’ha fatto.-
-E tu invece? Come ti sei comportata?-
-All’inizio ho fatto come hai detto tu. Ho cercato di intimidirla.-
-E poi?-
-Bè, visto che non succedeva niente ho smesso e  … le ho parlato.- confessò in un sussurrò, rossa per l’imbarazzo.
L’Uomo era sconvolto.
-Le hai parlato?!-
-I –io …sì, ma...- disse, ancor più a bassa voce e ancora più rossa: in quel momento un pomodoro avrebbe impallidito al suo confronto.
-Credi che sia matta?- domandò alla fine.
-Certo che no! Arya è una cosa bellissima quella che hai fatto!-
L’Elphi sgranò gli occhi:non credeva alle sue orecchie. Adesso essere pazzi era una cosa positiva?O lo stava dicendo solo per farla sentire meglio?
-Scusa, ma non ti seguo.-
L’uomo annuì.
-Devi sapere che le aquile si comportano in modo diverso dagli altri animali d’evocazione. Loro scelgono una ed una sola persona e sarà solo quell’individuo a poterla evocare. Lo stesso concetto vale per il ninja, potrà evocare solo l’aquila alla quale è legato. Adesso tu hai detto che hai parlato con questo uccello, il che può darsi significhi che ti ha scelto.-
-E come si fa a capirlo?- chiese la bimba, con gli occhi che brillavano.
-In questi giorni che tu e Livon passerete qui, vai al posto dove hai visto il cucciolo e vedi se viene anche lui. Se lo fa … segui il tuo istinto.-
-Va bene!- esclamò, più entusiasta che mai.
 
 
La bambina fece come le era stato consigliato ed ogni giorno si recò al ruscello. L’animale era sempre lì, ad aspettarla. Col passare dei giorni Arya capì meglio ciò che Aragon aveva detto: sentiva davvero un legame con quell’aquila, per quanto potesse sembrare strano. Quando fu il momento di partire chiese all’addestratore se poteva portarla con sé ma quello rispose di no perché il cucciolo era troppo piccolo e doveva ancora imparare a parlare, in compenso però, le mostrò un rotolo pieno di nomi.
-Cos’è?-
-Se scrivi il tuo nome qui sopra, quando sarai abbastanza grande, potrai evocare Gaart.-
Gli occhi dell’Elphi brillarono.
-Che devo fare?-
-Datti un morsetto al pollice e segna il tuo nome sul foglio.-
Lei e Gaart, così si chiamava l’animale, si salutarono con la promessa che prima o poi si sarebbero rivisti.
 
 
                                                                                        ***
 
Alla fine del racconto Jiraya era molto sorpreso.
-Non ho mai avuto notizia di qualcuno che abbia stabilito un legame con un aquila quand’era così piccolo. Sei speciale, ragazzina.- si complimentò.
Lanciò uno sguardo a Naruto, il quale per tutta la durata della narrazione, aveva tentato di evocare un rospo ma senza successo e tornò a rivolgersi a lei: -Concentrati sul legame che avevi con Gaart. Pensa a lui e cerca di richiamarlo.-
-D’accordo.- rispose decisa l’Elphi.
Arya si concentrò sull’aquila, ripensò ad ogni momento che avevano passato insieme, ad ogni cosa che gli aveva raccontato. Quando si sentì pronta fece i gesti che le aveva insegnato l’eremita e tentò di evocare Gaart. Quello che ottenne fu solo una nuvoletta di fumo biancastro. Tentò di nuovo ma non ottenne ancora nessun risultato. Dopo quasi mezza giornata passata a provare e riprovare si stancò.
Oh, insomma, adesso basta! Aquila dei miei stivali, vieni subito qui!
Evocò più chacra di quanto non avesse fatto sino ad allora e, finalmente, sentì l’animale materializzarsi. Avanti a lei le si parò un’immensa aquila, grande quanto una casa a due piani, con le penne di ogni sfumatura di marrone e gli occhi intelligenti che la scrutavano.
-Ce ne hai messo di tempo.- esordì Gaart con un vocione profondo.
L’Elphi era incredula: c’era riuscita!
Straripante di gioia, abbracciò l’enorme collo dell’animale.
-Scusa se c’ho messo un po’!-
-Fa niente. Meglio tardi che mai.- schrzò l’uccello  -Ti va di fare un volo?-
Un volo?Gaart le stava chiedendo se voleva fare un volo?!
Arya non riuscì ad evitare di strillare dalla felicità.
-Ma certo che mi va!!Andiamo!!!- e così dicendo saltò alla base del collo dell’aquila e strinse forte con le gambe, per evitarre di cadere quando il volatile avrebbe spalancato le enormi ali e spiccato il volo. Per un momento le sembrò che il peso da sollevare fosse troppo per l’animale e che sarebbero entrambi caduti ma un secondo dopo era già in aria. I primi minuti furono davvero terribili: lo stomaco sembrava essere rimasto vicino al fiume ed aveva la sensazione che si sarebbero schiantati da un momento all’altro, quando però si fu abituata a quella nuova sensazione iniziò davvero a godersi il volo. Dall’alto la ragazza vide Jiraya, sorridente mentre le faceva ciao con la mano, e Naruto, con la bocca e occhi spalancati e troppo sbalordito per riuscire a fare qualsiasi cosa.
Come aveva sempre sospettato, volare era magnifico. Guardava le case e gli alberi scorrere sotto di sé, ridotti a minuscoli puntini, sentiva le grida della gente, spaventata alla vista dell’enorme animale e rideva divertita. Si sentiva potente, invincibile, ma soprattutto, libera. Libera come non si era mai sentita, non solo perché era la padrona assoluta del cielo, ma anche perché sembrava che tutti i brutti pensieri fossero rimasti a terra. Da quando aveva scoperto che l’assasino del suo clan era Itachi aveva continuanto senza sosta a seguire la strada della vendetta, era stata lei a scegliere quell’obiettivo ma negli ultimi tempi iniziava a starle stretta quella decisione, era come un prurito sotto pelle, un costante malessere, si sentiva come in gabbia  e resa claustrofobica dal poco spazio ma adesso, dall’alto del celo, era finalmente pacificata.
Volò il giorno intero, Gaart si lanciò in ogni acrobazia di cui era capace ed Arya dovette fare moltissima attenzione per non cadere. Mentre volavano, l’aquila e la ragazza si aggiornarono su tutto ciò che era capitato loro in quegli anni.
-Che mi dici di quell’Uchiha?- le chiese ad un certo punto l’animale.
Arya sentì lo stomaco contrarsi ma non a causa dell’altezza.
-Mmm … niente, siamo in squadra insieme.-
-E avete fatto pace?-
-Sì.-
-E …?-
-E cosa?-
-C’è dell’altro.- non era una domanda.
L’Elphi arrossì e fu felice che il compagno non potesse vederla.
-No, non…non c’è nient’altro … almeno, credo.- mormorò.
-E il ragazzo della Sabbia?Con lui come va?-
Arya sentì il morale crollarle ai piedi. Perché le aveva fatto proprio quella domanda?
-Credo di aver sbagliato a fidarmi. Durante le eliminatorie per poco non ha ammazzato un mio amico e comunque l’ha ridotto malissimo, probabilmente non potrà più fare il ninja.- concluse tetra.
-Però lui ti ispira fiducia, giusto?-
-Non lo so… c’è … qualcosa, ma… non saprei.-
-Bè, l’avversario alla fine non l’ha eliminato. Credo che dovresti continuare a seguire il tuo istino ma fa’ attenzione.-
-Mh.- non ne era tanto convinta.
-E’ meglio tornare, si è fatto tardi.-
Non se ne erano nemmeno resi conto ma il sole stava per tramontare.
Dopo essere atterrati, i due si salutarono e Gaart sparì. La ragazza si diresse verso l’Uzumaki e Jiraya.
-Com’è andato l’allenamento, Naruto? Hai fatto progressi?- chiese, prima che potesse accorgersi della faccia mogia del biondo.
-Siamo ancora lontani dalla sufficienza.- rispose l’eremita.  -Ma c’è ancora tempo.-

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Visite inaspettate ***


Visite inaspettate
 

 
-Cosa ci insegna oggi, eremita?- chiese impaziente Arya, dopo la perfetta riuscita dell’allenamento del giorno precedente non vedeva l’ora di apprendere nuove cose.
-Bhè, Naruto deve ancora dedicarsi alla tecnica del richiamo, per te invece, ho in mente qualcos’altro.-
Mentre l’Uzumaki si allontanava, determinato a riuscire a dominare la tecnica, Jiraya si accomodò per terra.
-Sai usare il Byakugan e lo Sharingan?-
-Sì.-
-Bene ed hai mai provato ad usarli insieme?-
L’Elphi sgranò gli occhi.
-Insieme?E’ possibile?-
-Ma certo. La maggior parte dei componenti del tuo clan si limitava ad usarli alternandoli ad altissima velocità, ma tu- e le picchiettò un dito sulla fronte –puoi addirittura usarli contemporaneamente, ne sono sicuro.-
La ragazza ormai non stava più nella pelle.
-Mi dica come devo fare!-
-Frena, frena. Devi sapere che questa tecnica riuscivano a padroneggiarla soltanto i sacerdoti ed i consacrati. Nel caso mi fossi sbagliato e tu non fossi nessuna delle due cose perderesti la vista. Perciò, tu sei sicura di aver percepito il chacra nero?-
Fino ad un attimo prima Arya avrebbe risposto di sì senza esitare un attimo, ma adesso che l’uomo le aveva detto cosa sarebbe potuto succederle, non ne era più tanto sicura. Ripensò alla battaglia contro Haku, alla rabbia folle che aveva provato quando aveva creduto che Sasuke fosse morto, al chacra nero ed al bruciore al viso che aveva percepito.
-Io … credo di essere sicura.- mormorò  -Voglio farlo.- decise.
-Bene. Allora evoca lo Sharingan e subito dopo il Byakugan. Continua a farlo finchè non noterai che le due abilità si sono unite nello Shakugan.-
L’Elphi si concentrò e fece come le era stato detto. Sharingan, Byakugan. Shraingan, Byakugan. Sharingan, Byakugan.
Il passaggio da un’abilità all’altra le richiedeva tempo ed inizialmente dovette lavorare su quello. Dopo aver passato tutto il giorno a cambiare continuamente abilità, la vista le si era annebbiata e la testa le girava ma non si diede per vinta.
-Arya basta. E’ meglio se riprendi domani.- le consigliò Jiraya.
-Solo un ultima volta.- lo pregò lei: sentiva di essere vicina.
Sharingan, Byakugan, la vista era completamente offuscata; Sharingan, Byakugan, sentiva la testa girare come una trottola; Sharingan, Byakugan, testa e occhi le facevano male da impazzire; Sharingan, Byakugan, sentiva di non poter reggere ancora a lungo; Sharingan, Byakugan, stava per crollare; Sha … kugan.
Fu solo un attimo, un istante durante il quale le due abilità si fusero insieme formandone una sola. Presto però, il dolore prese il sopravvento: la testa le scoppiava e gli occhi le andavano a fuoco. Urlò dal dolore per quelle che le sembrarono ore intere e poi, finalmente, la pace. Nulla. Buio. Incoscienza.
 
 
La prima cosa che percepì furono voci confuse che man mano si andavano definendo.
-Rock Lee dovresti stare a letto e riposarti.-
-Tenten ha ragione. Dalle ascolto Lee!-
-No … devo allenarmi … smettetela è … fiato sprecato e … rischiate di … svegliare Arya.-
La seconda cosa che sentì furono i suoi arti. Capì di essere distesa su qualcosa di morbido con delle coltri che la coprivano fino al mento e la facevano sudare come una spugna nell’afa estiva. Pian piano, iniziò anche a formulare pensieri coerenti e a ragionare.
Hanno detto Rock Lee? Ma lui è in ospedale … significa che … ci sono anch’io?
Provò ad aprire gli occhi ma, a differenza di tutto il resto del corpo, quelli non li sentiva.
Accidenti! Dove cavolo sono?! Ah, eccoli …
Non l’avesse mai trovati! Le bruciavano ed era come se in ognuno vi fossero conficcati centinaia di chiodi e quel dolore le portò alla mente gli ultimi avvenimenti: lei e Naruto che andavano da Jiraya, il biondo che cercava d’imparare la tecnica del richiamo mentre l’eremita le parlava, lei che passava dallo Sharingan al Byakugan a velocità sempre maggiore, l’attimo in cui era stata sicura di aver evocato lo Shakugan, il bruciore e poi l’agoniata perdita dei sensi.
Ignorò le fiamme che le consumavano gli occhi e tentò di sollevare le palpebre ma non ci riuscì perché qualcosa glielo impediva. Stava per levare quel che le ostacolava di vedere ma una mano la bloccò.
-Ferma.- era la voce di Neji, riconobbe.
-Non riesco ad aprire gli occhi.-
-Lo so.-
-Sono in ospedale?-
-Sì.-
-Cos’ho agli occhi?- domandò l’Elphi, la voce che le tremava, aveva un sospetto … e non le piaceva.
-Una benda.-
Sentì come un pugno invisibile colpirla allo stomaco.
-Perché?- rantolò.
-Non ci vedi.-
Le sue paure furono confermate ed il mondo le crollò addosso.
Allora il chacra nero me lo sono immaginato?In realtà non è mai esistito? E adesso … non ci vedo più. Sono diventata ceca, non vedrò mai più il sole mentre si incendia al tramonto, la faccia buffa di Naruto, quella felina di Kiba, quella inespressiva di Gaara, quella … quella di Sasuke. Non vedrò mai più nulla.
Aveva perso tutto e per cosa?Una stupida abilità che l’avrebbe aiutata ad eliminare il suo Assassino personale. Era a quello che la via della vendetta l’aveva portata. Cosa avrebbe detto Livon, adesso?Sarebbe stato enormemente deluso…
Quando fu sicura che la voce non le sarebbe tremata chiese: -Guarirò?-
 
 
 
-Ma certo che guarirai! Pensavi d’essere diventata ceca?! Tranquilla, è solo per qualche giorno.-
La voce di Tenten non le era mai sembrata così bella, agì come un balsamo per le sue paure e sentì di rinascere. Tirò un sospiro di sollievo. Allora era solo momentaneo!
-Credevo che non avrei visto più … -
-Sentito Neji?E’ sempre colpa tua e delle tue mezze frasi! Le avrai fatto prendere un colpo!- lo rimproverò.
Eh, in effetti, pensò Arya, stavo proprio per rimanerci secca.
 
 
Il ninja con gli shignon le aveva assicurato che avrebbe dovuto tenere le bende solo per qualche giorno ma nonostante questo, Arya non sopportava di non poter vedere nulla di ciò che la circondava, l’irritava immensamente. In ospedale, oltre tutto, non c’era nulla da fare così l’Elphi gironzolava per la stanza che divideva con Rock Lee ma non faceva nemmeno un passo che andava a sbattere contro qualcosa, si spostava dall’altro lato e colpiva un altro oggetto. In meno di dieci minuti era già piena di lividi, come se quelli che già aveva non bastassero. Non vedendo ciò che la circondava non riusciva a capire neanche se fosse giorno o notte ed iniziò a confonderli; non percepiva coloro che entravano nella stanza ed ogni rumore la faceva sobbalzare. Insomma tra la cecità e la noia dell’ospedale sentiva d’impazzire, odiava quella situazione e non vedeva l’ora di strapparsi le bende dagli occhi.
 
Dopo l’ennesima botta contro qualcosa che non poteva vedere, il conseguente urlo di nervosismo ed il volo dell’oggetto verso una zona imprecisata della stanza, Rock Lee tentò la missione impossibile di calmarla.
-Arya girati. Fai un passo a destra e tre in avanti, poi voltati e siediti.-
La ragazza fece come le era stato consigliato e finalmente trovò il letto.
-Dannazione, non ne posso più!- esclamò esasperata passandosi le mani tra i capelli.
-Guarda che non è poi così tragico.-
-Dici così perché tu ci vedi.-
-Sì, probabilmente hai ragione, ma cerca di sfruttare la situazione a tuo vantaggio.-
-Perché c’è un lato positivo nella faccenda? Io non lo vedo.-
Il ragazzo rise a più non posso.
-Certo che non lo vedi, sei bendata!-
Se quella era una battuta non faceva ridere.
-Comunque … ci sono due lati positivi in tutto questo. Primo: essendo costretta a stare qui senza fare nulla le costole e la schiena guariranno più in fretta. Secondo: questa è un’ottima opportunità per affinare il tuo udito.-
-Affinare il mio udito?- il ninja aveva conquistato la sua attenzione.
-Certo! Non potendo vedere, tutti gli altri sensi sono affinati. Potresti sviluppare un udito incredibile, magari anche migliore di quello di Kiba!-
L’idea di essere dotata di un udito formidabile le piaceva un sacco.
-Sei un genio, Rock Lee!- si complimentò.
-Grazie, grazie, ma è tutto merito del maestro Gai è lui che … - e si lanciò in una lunga orazione dove decantava le lodi del suo sensei.
Da quel giorno Arya smise di muoversi come un indemoniata per la stanza, cercò di non lamentarsi e si concentrò sui suoni.
 
 
Non potendo vedere le riusciva difficile anche fare le cose più semplici come mangiare e lavarsi ma fortunatamente Tenten si offrì di aiutarla.
All’inizio Arya rifiutò categoricamente: il suo orgoglio le proibiva di farsi imboccare da qualcuno e di farsi aiutarsi a fare docce e quant’altro ma presto si rese conto di aver davvero bisogno di una mano. I pasti erano un vero disastro: non vedeva dove fosse il piatto ed una volta trovato doveva farsi spiegare cosa c’era dentro per capire con quale posata prenderlo. Dopo aver finalmente preso il cibo, c’era da riuscire ad infilarlo in bocca senza falo cadere o spalmarselo sulla faccia. Insomma, per mangiare due maccheroni combinava un gran casino così accettò l’aiuto di Tenten anche se insistette per essere imboccata stando di spalle, in modo che nessuno la vedesse … non che la prendessero in giro ma la infastidiva mostrarsi così debole. La stessa cosa valse per le docce: a lavarsi non aveva problemi ma a trovare sapone, asciugamano e vestiti sì, così la mora l’aiutò anche in quello; inoltre, vedendo che in quel pereodo l’Elphi era molto nervosa, le dava una mano anche a scaricare la tensione con lezioni di joga, pilates e meditazione.
A mano a mano che i giorni passavano il rapporto con Tenten si approfondì e le due tornarono ad essere amiche come una volta, oltre tutto, grazie alle frequenti visite che Neji faceva a Rock Lee e a tutto il tempo che passava insieme ai due ragazzi fu inevitabile acquisire una certa confidenza anche con loro.
 
 
 
La prima visita che Arya ricevette fu quella di Jiraya. L’eremita arrivò durante uno dei suoi momenti d’isteria e per poco non fu colpito in pieno da un oggetto che volava per la stanza.
-Vedo che sei in ottima forma.- la salutò l’uomo e l’Elphi si bloccò.
-Eremita?-
-Esatto, sono proprio io. Volevo vedere come te la passavi.-
-Come una persona che non vede un accidente!- esclamò la ragazza, alterandosi nuovamente.
Rock Lee dovette notarlo perché disse: - Arya, ricordati cosa ti ha detto Tenten. Fai dei respiri profondi e svuota la mente.-
-Ti sei data alla meditazione?- la prese in giro il maestro.
-La prego signore, non la faccia arrabbiare. Mi creda se ne pentirebbe amaramente.- sussurrò Mister Sopracciglia.
-Guarda che ti ho sentito, Lee!- esclamò l’Elphi. –Piuttosto, parliamo di cose importanti. Come procede Naruto?-
-Oh, direi benissimo. Ieri il ragazzino ha evocato Gammabunta, il sovrano dei rospi, un bestione enorme ed è anche riuscito a rimanergli in groppa tutto il giorno. Ovviamente ieri sera sono stato costretto a portare anche lui in ospedale. Pensa che l’infermiera, carinissima tra l’altro, mi ha guardato in modo strano, crede che sia colpa mia se finite tutti  qui ma io non ci posso fare niente se siete due incoscienti. Che poi mentre venivo ho visto un sacco di ninja nei letti, queste selezioni vi hanno provato di brutto, eh?-
Era vero, ora che ci pensava un sacco di Genin erano finiti in ospedale. Senza contare i ninja stranieri, c’erano: Hinata, Naruto, lei, Rock Lee, Choji, che a quanto pareva aveva fatto una pesante indigestione, Tenten e Sasuke. Se poi si prendevano in considerazione anche i ninja che venivano a far loro visita si poteva dire che tutta l’Accademia fosse all’ospedale.
-Eh già.- concordò Arya. –Senta, io sono sicura che per un attimo sono riuscita ad evocare lo Shakugan!- esclamò convinta, cambiando completamente discorso.
-Sì, l’ho notato e questo conferma la mia teoria. Quando ti sarai rimessa e dopo che saranno terminati questi esami, continueremo l’addestramento.-
 
 
 
L’Elphi aveva da poco finito una seduta di pilates con Tenten ed ora era tranquillamente sdraiata sul letto con le mani dietro la testa come se stesse prendendo il sole.
Sentì la porta aprirsi e tre paia di piedi ed un bastone entrarono nella stanza. Uno di loro doveva essere Mister Sopracciglia.
-Rock Lee sei tu?- chiese mettendosi a sedere.
-Sì, e ci sono anche Sakura e Kiba.-
-Ciao!- la salutò l’Haruno.
-Hey, Arya! Che bello rivederti!Ma come ci sei finita qui?- e sentì il braccio dell’Inuzuka cingerle i fianchi.
Ma dove diavolo aveva sbagliato con lui?
Fortunatamente per il ragazzo, l’Elphi era ancora troppo rilassata dalla seduta appena teminata per arrabbiarsi, così lo lasciò fare e raccontò a grandi linee cos’era successo.
-Wau!! Byakugan e Sharingan insieme? E’ un mix esplosivo!!- si complimentò il padrone del piccolo Akamaru.
-Sì, fantastico!- fece Mister Sopracciglia.
-Comunque non preoccuparti, anche così sei bellissima. Somigli alla dea bendata!-
-Ah … grazie Kiba.- sussurrò con le guance in fiamme.
-E di Naruto sai niente? Anche lui è qui ma dorme ininterrottamente, cosa gli è successo?- le chiese Sakura.
-Ah, questo devi chiederlo a lui. Vi dico solo che anche lui ha imparato una nuova tecnica.- disse Arya con sorrisetto furbo sulle labbra.  –Piuttosto … sai se Sasuke è ancora in ospedale?- buttò lì con finta noncuranza.
-No, è stato dimesso qualche giorno fa. Ah dimenticavo. Ho portato dei fiori per te e Rock Lee.-
-Sakura sei la ragazza più gentile che esista!- il Genin col bastone era completamente in estasi.
La porta si aprì di nuovo.
-Che diavolo avete da urlare tanto?-
-C’è qualcosa da mangiare?-
Erano Shikamaru e Choji.
-Venite, entrate. Stiamo facendo una specie di riunione.- li invitò l’Inuzuka.
Una specie di riunione?, pensò l’Elphi, oh, questa mi era sfuggita …
-Mi dispiace ragazzi, ma io devo andare.- si scusò Sakura, uscendo; gli altri invece, rimasero e passarono un allegro pomeriggio tra chiacchiere e risate. Quando Kiba se ne andò la baciò su una guancia, facendola ammutolire per la sorpresa ed arrossire fino alla punta dei capelli.
 
 
 
Mister Sopracciglia era di nuovo uscito senza il permesso dell’infermiera, lasciandola sola. Lee proprio non ne voleva sapere di smettere di allenarsi e nessuno aveva ancora avuto il coraggio di dirgli che probabilmente non sarebbe più potuto essere un ninja. L’Elphi immagginò la disperazione che l’avrebbe sopraffatta se le fosse successa una cosa del genere, probabilmente avrebbe preferito morire.
Ad un tratto Arya sentì uno strano fruscio provenire dalla finestra.
Oh no!Spero che non sia entrato qualche uccellaccio, pensò.
Il rumore si ripetè e l’Elphi non riuscì a fare a meno di voltarsi da quella parte pur sapendo che non sarebbe riuscita comunque a vedere nulla.
Improvvisamente sentì qualcosa sfiorarle la guancia ed avrebbe cacciato un grido se una mano calda non le avesse prontamente coperto la bocca.
-Ssst.- disse lo sconosciuto prima di liberarle le labbra.
-Sasuke?- sussurrò Arya piena di stupore.
-Già. Ho saputo che eri in ospedale e sono venuto a vedere come stavi. Che hai combinato?- chiese il ragazzo con lo stesso tono che usa la mamma quando scopre una marachella del figlio.
L’Elphi sentì il materasso vicino a lei, piegarsi: doveva essersi seduto.
-Cercavo di imparare una nuova tecnica ma ho esagerato un po’.- spiegò.
-E meno male che ti avevo detto di stare attenta!- adesso era un rimprovero vero e proprio ma Arya non si arrabbiò perché ricordò in che modo sifosseraccomandato.
-Hai ragione, avrei dovuto fare più attenzione. Comunque tra qualche giorno dovrei tornare a posto.-
-Meglio così.-
Arya sfiorò inavvertitamente la mano del ragazzo e, prima che potesse ritirarla, lui la catturò intrecciando le dita con le sue e l’Elphi sentì lo stomaco contrarsi.
-Sakura mi ha detto che ti hanno dimesso.- disse, con la voce che tremava leggermente.  -Suppongo che ora ti stia allenando per la terza prova … -
-Sì, con Kakaschi. Per la verità non gliel’ho detto che sono venuto e quando lo saprà non la prenderà tanto bene. Non mi perderà d’occhio neanche più un instante e dubito che riuscirò a venire ancora.-
-Capisco.- rispose, la tristezza che trasudava da ogni lettera.  -Non ti sembra buffo?- domandò la ragazza dopo un pò.
-Cosa?-
Arya ci mise qualche secondo a rispondere: le dita del moro che tracciavano disegni immaginari sul dorso della mano le ingarbugliavano i pensieri.   –L’altra volta eri tu quello a letto.- spiegò.
-Visto? Questa è la punizione per non avermi ascoltato e per avermi lasciato solo.- sherzò il moro e dal tono l’Elphi capì che sulle labbra aveva il sorriso sghembo che tanto le piaceva. Maledisse una volta di più quelle bende che le impedivano di vedere la figura angelica che le stava accanto.
-Dovevo andare.- si giustificò.  –E poi anche tu te ne andrai tra poco, giusto?-
-Sì, ma non vorrei.- rispose il ragazzo ed Arya sentì il suo fiato sul volto.
Cavolo, riprenditi!, si rimproverò. Perché diamine con Kiba non ti succede?!
Nemmeno le avesse letto nel pensiero l’Uchiha disse: -Ho saputo che è venuto quell’idiota dell’Inuzuka.-
-Chi te l’ha detto?-
-Mentre venivo l’ho sentito parlare con qualcuno e diceva che somigliavi alla dea della Fortuna.-
-Sì , mi ha paragonato a lei.- confermò, arrossendo lievemente.
-Come fai a sopportarlo?E’ un deficiente.- la voce del ragazzo si era indurita.
-Non è tanto male, Sasuke.- lo rimproverò.
-Se lo dici tu. E’ meglio che vada adesso, Kakaschi avrà già iniziato a cercarmi.-
L’Elphi sentì la mano protestare quando lui la lasciò ed involontariamente piegò le labbra in giù.
-Ehi, tranquilla.- disse il moro dandole uno scherzoso buffetto sulla guancia, doveva essersi accorto della sua reazione. –Ci vedremo tra un paio di giorni, alla finale.-
-Sì. Ciao.-
E contemporaneamente al fruscio delle sue vesti mentre usciva dalla finestra, sentì un vuoto al petto. Per distrarsi da quella sensazione ripensò alla visita dell’amico, alla ricerca di qualche imperfezione ma ne trovò solo una e dovette appellarsi  unicamente a quella.
 Perché non ha usato l’entrata normale?, pensò con stizza, quel ragazzo è un idiota!
 
 
 
Rock Lee, che in quel momento stava dormendo, c’aveva visto giusto riguardo all’udito: Arya adesso riusciva a percepire ogni tipo di rumore, anche quelli più lievi, per questo, quando dal corridoio arrivò un impercettibile fruscio di vesti e passi, se ne accorse subito. Chiunque fosse si fermò sulla soglia della loro stanza.
-Chi è?- chiese la ragazza, detestava dover fare quella domanda ogni volta che qualcuno li andava a trovare. Questa volta però era quasi sicura che non fossero i soliti amici o l’infermiera perché nessuno di loro faceva così poco rumore quando si spostava. Lo sconosciuto rimase ancora immobile, forse pensava che entrambi i ragazzi stessero dormendo e non si aspettava di essere sentito.
Arya iniziò ad innervosirsi. –Insomma, chi cavolo è?-
Udì altri fruscii e capì che il misterioso visitatore era entrato.
L’Elphi perse le staffe: si alzò, le mani tese in avanti per non finire contro agli oggetti, camminò finchè non incontrò delle vesti, le afferrò e scuotendole disse: - Vuoi dirmi chi diavolo sei?!-
-Non sapevo che fossi qui anche tu.- rispose con estrema calma lo sconosciuto.
La ragazza si allontanò di scatto, come se avesse ricevuto una scossa elettrica.
-Gaara.- sussurrò.
Tutte le volte che era stata vicino al rosso aveva la mente annebbiata dal sonnifero e comunque erano state prima delle selezioni, prima che Kiba le raccontasse di quanto potesse essere spietato, prima che lo vedesse in azione.
-Che ci fai qui?- dubitava che fosse una visita di cortesia quella.
-Sono venuto per ucciderlo.-
Arya sentì il terrore impadronirsi del suo corpo. Era lì per eliminare Rock Lee?! E lei come avrebbe fatto a fermarlo se non riusciva nemmeno a vederlo?!
 –Perché?- disse cercando di prendere tempo. - Lo hai già battuto durante le eliminatorie e adesso per colpa tua non potrà mai più essere un ninja, non ti basta?- s’infervorò.
-Voglio sentirmi vivo, l’unico modo per farlo è uccidere e lui è il più inerme in questo momento.-
La paura tornò ad invaderla.
–Ma che dici, Gaara … -
-Non giudicarmi secondo i canoni normali. Sono stato educato diversamente da te.-
-Ah sì? E come?Sentiamo!- disse, di nuovo nel tentativo di guadagnare tempo.
-Io sono il figlio del Kazekage della Sabbia e venendo al mondo ho ucciso mia madre. Subito dopo la mia nascita mio padre mi ha sigillato dentro un demone, il demone tasso, e da allora mi ha allenato per diventare il più forte. All’età di sei anni però, già nessuno riusciva a battermi e così tutti iniziarono a considerarmi una minaccia. Ho perso il conto delle volte che hanno tentato di uccidermi. Sono cresciuto da solo e l’unico scopo che ho trovato nella vita è eliminare gli altri.-
L’Elphi era a dir poco sconvolta da quella rivelazione. Passarono alcuni minuti di silenzio durante i quali il suo cervellò elaborò la cosa e cercò disperatamente di trovare un modo per salvare Rock Lee.
-Capisco quello che hai provato, almeno un po’. Anche a me a sei anni mi hanno quasi ucciso ed ho un’amico che, come te, è stato sempre tenuto lontano dalle persone perché custodisce lo spirito di un demone malvagio. Lui però, non si è dato per vinto e ha cercato il suo modo per essere vivo e non è uccidere gli altri. – disse, poi infervorandosi -Possibile che non ti piaccia fare nient’altro? Magari trovi bello leggere, ti appassiona qualche materia: l’astronomia, la biologia, la matematica, la botanica qualsiasi cosa; ti piacciono i rompicapo, magari ti piace parlare con qualcuno, non lo so ma … -  prese fiato  -tu non hai nessun diritto di uccidere gli altri. Ti prego, Gaara, lascialo stare … - mormorò.
Seguì un lungo silenzio, durante il quale la testa di Arya fu invasa da mille pensieri.
Era riuscita a fagli cambiare idea? Le sue parole lo avevano colpito? O era rimasto indifferente? Magari aveva già ucciso Rock Lee e lei non se ne era nemmeno accorta? Era ancora nella stanza o se ne era andato?
L’Elphi, i muscoli e le orecchie tesi fino allo spasimo, stava appunto per riaprire bocca quando sentì un leggerissimo movimento verso la porta e sperò con tutto il cuore che il ragazzo se ne fosse andato. Aspettò così, immobile, ancora per vari minuti, ma non sentendo alcun suono iniziò a rilassarsi. Quando decise che il rosso sicuramente se ne era andato si voltò e raggiunse Mister Sopracciglia. Quando lo trovò gli mise due dita sul collo, in corrispondenza dell’arteria e sentì un leggero pulsare. Tirò un sospiro di sollievo: era vivo. Si girò per tornare a sedersi sul letto ma proprio in quel momento, sentì dei passi che entravano nella camera. Reagì d’istinto: si voltò di scatto e spostò la mano dove sapeva esserci il comodino, afferrò la prima cosa che le capitò sotto mano e la lanciò con forza ma ciò che sentì non se l’aspettava.
-Ahia!! Arya, ma sei impazzita?! Che accidenti ti prende?!-
-Sakura?!- esclamò sconcertata.
-Certo che sono io, idiota.-
La ragazza tirò un sospiro di sollievo.
- Chi altri ti aspettavi?!-
Un ragazzo magro con capelli rossi e occhi di ghiaccio, pensò, invece disse: -C’è qualcun altro?-
-Sì, c’è la dottoressa, è venuta a farti la visita giornaliera.-
-Buongiorno, Arya.- la salutò educatamente. –Oggi la tua amica con gli schignon non è venuta a tranquillizzarti?- scherzò.
-No, non è arrivata ancora.- rispose.
-Di chi parla?- domandò curiosa l’Haruno.
-Ma di Tenten, è ovvio!- esclamò Mister Sopracciglia.
L’Elphi sentì una morsa allo stomaco. Allora il ragazzo era sveglio quando era arrivato Gaara?
-Rock Lee, ma tu non stavi dormendo?-
-Infatti. Mi ha svegliato la soave voce della mia dolce Sakura.- rispose e la ragazza si rilassò.
Meglio così.
-Adesso stai ferma, Arya. Ti sciolgo le bende.-
L’Elphi sentì un brivido d’emozione mentre, a poco a poco, la luce attraversava le palpebre chiuse ed illuminava la notte perenne che da giorni le faceva compagnia.
-Posso aprirli?- domandò con la voce tremante.
-Certo. Sei come nuova adesso.- rispose la dottoressa.
Arya aprì gli occhi, piano, con cautela. Il primo istinto fu quello di richiuderli: non era più abituata alla luce. Per fortuna la donna ogni giorno le aveva diminuito lo strato di bende in modo che, quando le avesse tolte tutte, non ci sarebbe voluto troppo per riabituarsi. Di fatti, dopo pochi minuti, la ragazza riuscì ad aprire completamente gli occhi.
Le sembrò di essere rinata. Le cose, i colori, le persone, ma soprattutto, la luce. Quella era la cosa che le era mancata di più in assoluto, finchè non era stata costretta a quella cecità momentanea non l’aveva mai apprezzata fin in fondo dandola per scontata come una cosa d’ogni giorno. Strafelice si tuffò nei contorni familiari degli oggetti e scrutò la stanza da cima a fondo, senza tralasciare nemmeno il minimo dettaglio. La porta aperta, i letti con le lenzuola stropicciate, i comodini, l’oggetto misterioso che aveva lanciato contro Sakura, che si rivelò essere la statuetta di un dio, l’intonaco immacolato, eccetto negli angoli, dove era scurito dalla polvere, il muro leggermente scheggiato di fronte alla sua brandina, esattamente dove aveva scaraventato il primo oggetto contro cui era andata a sbattere. Dopo la stanza passò a studiare le persone: la dottoressa sulla cinquantina ma ancora arzilla, i suoi grigi capelli cortissimi, quasi da maschio, le unghia laccate rosso fuoco. Sakura, con i corti capelli rosa, a cui non aveva fatto ancora l’abitudine, la sua figura magra avvolta nel vestito rosso, il copri fronte sulla testa. E in ultimo c’era Rock Lee, che l’aveva aiutata tanto in quei giorni, con i suoi capelli nerissimi a scodella, le sopracciglia foltissime, gli occhi simili a palle da ping pong ma che esprimevano tutta la sua allegria e spensieratezza.
-Allora, com’è tornare a vedere?- le chiese sorridente.
-E’-è magnifico.- farfugliò, sopraffatta dalla gioia.

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Finalissime ***


Finalissime
 

 
Uscì dall’ospedale appena un giorno prima della terza prova delle selezioni e preferì non allenarsi: se avesse esagerato, sarebbe arrivata alla finale troppo stanca. Passò tutta la mattinata a lucidare le armi e a decidere quali portarsi: ovviamente kunai e shuriken, vari coltelli da lancio e pugnali. Stava mettendo via le armi che non aveva intenzione di portare quando l’occhio le cadde sul pugnale che le aveva regalato Sasuke per il suo  compleanno, non l’aveva mai usato ma decise di portarlo ugualmente, come portafortuna. Il pomeriggio invece, lo dedicò ad integrare la sua scorta di veleni e antidoti, per poi selezionarne alcuni da portare con sè. Decise anche di bagnare la lama di alcuni coltelli con il contenuto delle fiale, ma non lo fece con tutte le armi: non le andava di battere il nemico con un sotterfugio come quello, lo avrebbe usato solo se non avesse avuto altra scelta. La sera faticò a prendere sonno perché aveva la mente invasa da pensieri d’ogni tipo. Non aveva mai assistito alle prove finali delle selezioni ma sapeva che avrebbero dovuto combattere in una specie di stadio, avanti a milioni di persone tra cui i Kage dei vari Villaggi ninja, questo non aiutava a rilassarla: non si era mai battuta avanti ad un pubblico così vasto ed importante.
Spero di non fare brutte figure facendo errori stupidi, pensò. Chissà contro chi dovrò battermi … spero non contro Gaara. Non sarebbe bello neanche scontrarsi contro Naruto, Sasuke, Shikamaru, Shino o Neji, lo so che  non diventeremo tutti Chunin, ma non voglio essere io ad impedirglielo. Quindi rimarrebbero Kankuro, Temari, Dosu Kinuta e Sorayo. Accidenti, sono tutti molto forti!
Persa in pensieri di questo tipo senza nemmeno accorgersene si addormentò.
 
 
 
Il mattino dopo, prima di uscire dirigersi verso lo stadio si guardò allo specchio: gli occhi viola erano tornati quelli di sempre ed il sangue che li aveva invasi nei giorni in cui aveva portato le bende era sparito completamente lasciandoli limpidi e puliti; i capelli blu, che prima lambivano le spalle, adesso si erano allungati sino alle scapole. Flettè la schiena in ogni direzione, compiacendosi nel consatare che ormai non le faceva più alcun male. Controllò d’aver preso tutto l’occorrente e si richiuse la porta alle spalle. Mentre si camminava verso il luogo della prova non potè fare a meno di pensare a Sasuke.
Finalmente ci rivedremo!
In realtà erano passati solo pochi giorni da quando il ragazzo l’era andata a trovare in ospedale ma a lei sembrava un’eternità, soprattutto perché quella volta l’aveva solo ascoltato, senza poterlo vedere.
Chissà se è cambiato … Oh, insomma Arya! Stai per batterti contro ninja fortissimi avanti a milioni di persone e l’unica cosa che sai fare è pensare a quell’idiota di Sasuke?!, si rimproverò.
 
 
Ormai erano lì, shierati avanti alla folla rumorosa come oggetti in vendita, già da parecchi minuti ma l’Uzumaki, Sasuke e Dosu Kinuta ancora dovevano arrivare. Il biondo era solito fare sempre tardi ma l’Uchiha  era puntuale.
Starà sicuramente arrivando, pensò per tranquillizzarsi.
Proprio in quel momento si sentì un baccano infernale proveniente dall’ingresso riservato ai finalisti e fece la sua entrata Naruto, con tanto di super scivolata.
-Era ora.- lo rimproverò.
L’Uzumaki si guardò intorno. –E Sasuke?-
-Ancora deve arrivare.- lo informò Shikamaru.
In quel momento un Jonin si avvicinò.
-Sono il giudice della terza prova.- esordì –Queste sono le coppie designate per gli scontri.- disse, mostrando loro un foglietto con i loro nomi: Hyuga Neji vs Uzumaki Naruto, Sorayo Acro vs Elphi Arya, Uchiha Sasuke vs Sabaku no Gaara, Nara Shikamaru vs Sabaku no Temari, Aburame Shino vs Sabaku no Kankuro.    -Aspetteremo altri cinque minuti e poi inizieremo.-
La prima cosa che l’Elphi notò fu che mancava un nome sulla lista.Dosu Kinuta?Si era ritirato?
Il ninja del Suono però, le uscì presto di mente perché concentrò l’attenzione sul suo avversario: era un ninja del Villaggio dell’Erba ed avrebbe avuto un aspetto piuttosto anonimo se non fosse stato così alto, probabilmente raggiungeva i due metri. Spostò lo sguardo su Naruto, lui era contento di battersi contro Neji, gliel’avrebbe fatta pagare per come aveva trattato Hinata durante le eliminatorie. Sasuke invece, era capitato contro Gaara … c’è l’avrebbe fatta?
I suoi pensieri furono interrotti dal Jonin.
-Procediamo con il primo combattimento.-
 
 
Inizialmente Naruto ebbe decisamente la peggio. Le tentò tutte per riuscire a ferire Neji ma fu impossibile perché il ragazzo usò la difesa assoluta, come se non bastasse,  l’avversario decise di usare la tecnica delle sessantaquattro chiusure e a quel punto tutti lo diedero per vincitore, persino Arya, ma l’Uzumaki sorprese tutti evocando il chacra della Volpe a Nove Code e, dopo uno sfiancante combattimento, grazie ad un trucco, riuscì a battere Hyuga. E a quel punto… arrivò il suo turno.
 
 
L’ansia dovuta al fatto di scontrarsi con qualcuno avanti a milioni di persone svanì appena mise piede nell’arena ed iniziò a studiare l’avversario.
La ragazza era impressionata dalla statura del nemico accentuata dalla sua magrezza, a confronto lei sembrava uno scricciolo.
Possibile che non me ne capiti uno normale?, pensò esasperata.
-Se è la mia altezza che stai osservando – esordì Sorayo –sappi che sono alto un metro e novantanove.-
Fantastico.Io sarò si e no un metro e sessanta.
-Non è l’altezza che ti aiuterà a vincere.- rispose, ostentando una tranquillità che invece non aveva.
-Sappi che non sono un idiota come Drakken e non mi farò prendere alla sprovvista dalle tue diavolerie.- disse, mettendosi una mascherina sul viso.
Arya fece un mezzo sorriso: se l’era aspettato.
-E adesso bando alle ciancie. Che ne dici di cominciare?- non terminò neanche la frase che scattò verso di lei ma l’Elphi era pronta e si spostò di lato, ne approfittò per tentare un affondo col kunai ma Sorayo intercettò la lama e la respinse indietro. Nel tentativo di sorprendere l’avversario, entrambi si slanciarono con forza l’uno verso l’altro, i kunai si scontrarono di nuovo e, prima che potessero tentare qualsiasi altra mossa, la forza dello slancio li aveva già divisi. I due ingaggiarono uno scontro serrato fatto di colpi e parate e quando le armi volarono lontano, iniziarono un feroce corpo a corpo basato, più che sulla forza, sull’agilità. I quel campo però, Arya era decisamente superiore all’avversario ed avrebbe potuto batterlo facilmente. Con un movimento fluido e scattante gli era appena scivolata in mezzo alle gambe per poi rialzarsi alle sue spalle, ed era già con le braccia intorno al collo da giraffa del Genin quando si sentì afferrare da qualcosa e fu portata lontano dal nemico. L’Elphi guardò cos’era stato a soffiarle la vittoria e rimase senza fiato: Sorayo le aveva attorcigliato addosso innumerevoli fili d’erba, tanto da formare delle robuste corde.
-Acci … denti. – ansimò l’avversario –Certo che sei … più sfuggente di … un’anguilla, eh?-
-Sei tu che sei più legato di un ciocco di legno!- lo stuzzicò, nella speranza che perdesse le staffe e le desse modo di liberarsi ma il nemico non abboccò.
Arya iniziò a contorcersi in ogni modo ma le fu impossibile sbarazzarsi dell’erba perché il ninja gliel’intrecciò così tanto addosso che non riuscì a muovere più nemmeno le dita. Lui la guardava, trionfante.
-Direi che abbiamo un vincitore.E non sei tu.- sentenziò.
-Non ne sarei così sicura se fossi in te.- disse, nel disperato tentativo di guadagnare tempo per trovare una soluzione. Come fare a spezzare i fasci d’erba intrappolata in quel modo?
Improvvisamente ricordò la battaglia contro Haku e di come Naruto, grazie al chacra della Volpe, era riuscito a rompere la lastra di ghiaccio senza toccarla.
Spero che funzioni anche per me, pensò la ragazza mentre si concentrava nel disperato tentativo di richiamare il chacra nero.
Cos’è che l’aveva scatenato l’ultima volta? La paura, il dolore, la rabbia soprattutto.
Si lasciò invadere da quelle emozioni: Orochimaru di fronte a loro, pronto ad ucciderli, paura; Sasuke insanguinato steso a terra, dolore, rabbia. A poco a poco sentì una nuova forza scorrerle nelle vene e l’ormai familiare bruciore al viso. Spalancò gli occhi e notò che senza neanche accorgersene, aveva evocato lo Shakugan.
Sorayo non capì di che abilità si trattasse ma riconobbe le tomoe, tipiche dello Sharingan, le vene in rilievo sulle tempie, caratteristica del Byakugan ed il colore delle iridi, che passava dal rosso sangue al viola intenso. Capì che non era affatto un buon segno ma cercò di tranquillizzarsi: finchè la nemica fosse rimasta intrappolata nelle sue corde, non c’era da preoccuparsi.
-Cosa credi di fare?- le domandò.
L’Elphi fece un mezzo sorriso. –Tra poco lo vedrai.-
Si concentrò al massimo sull’aria che la circondava: aveva sentito dire che i sacerdoti di Hamelin riuscivano a controllare gli elementi e sperò che non fossero solo dicerie perché in tal caso sarebbe stata spacciata. Come se l’aria avesse capito ciò che voleva fare, iniziò a girare finchè non si creò un forte vento. Felicissima che stesse funzionando, per l’Elphi fu difficile mantenere la concentrazione. Immaginò di dirigere il vento verso le corde e di renderlo talmente affilato da tagliare l’erba. Incredibilmente, accadde proprio ciò che aveva pensato. Finalmente libera, la ragazza si avventò sul Genin, il quale, immobile per la sorpresa ricevette il colpo in pieno petto. Sorayo però subito si riprese dallo stupore e cercò di contrastare gli attacchi sempre più feroci dell’Elphi. Per Acro, già spaventato per come la nemica aveva controllato il vento, fu assolutamente impossibile tenerle testa mentre questa usava lo Shakugan ed in breve tempo fu messo ko.
-La vincitrice dell’incontro è Elphi Arya!- annunciò il giudice e la ragazza potè finalmente crollare a terra, esausta.
 
 
L’incontro seguente sarebbe dovuto essere quello di Sasuke ma, visto che non era ancora arrivato, si procedette con il combattimento di Temari. Lo scontro, che sembrava essere stato sempre nelle mani del Genin della Sabbia, si concluse con un incredibile colpo di scena e la vittoria di Shikamaru, o meglio, così ci s’aspettava ma, sul più bello, questi decise di ritirarsi perché troppo scocciato per continuare. In quel momento Arya aveva voglia di prenderlo a pugni e lo stesso avrebbe voluto fare Naruto.
-Ma che diamine ti è saltato in mente?- l’aggredì  l’Elphi.
-C’è l’avevi in pugno! Avevi vinto!- le diede man forte il biondo.
-Ragazzi smettetela di gridare in quel modo, ci stanno guardando tutti.- rispose Shikamaru col suo solito tono calmo.
-Forse ci osservano perchè cercano di capire il tuo comportamento da pazzo!-  continuò imperterrita la ragazza.
-Oh, insomma, come ve lo devo dire?! Ero stanco, non mi andava di combattere ancora, mi scocciavo.-
-Come sarebbe a dire ti scocciavi?!-
L’Uzumaki urlò dalla frustrazione e stava per tornare alla carica insieme ad Arya quando fu interrotto da un vento improvviso. I due Genin guardarono l’Elphi.
-Questa volta io non c’entro.- si schermì la ragazza.
Dal vento infatti, emersero Sasuke e Kakaschi.
-Finalmente! Era ora che arrivassi!- esclamò il biondo.
-Scusate il ritardo.- li salutò il moro.
Arya lo squadrò da capo a piedi: erano almeno due settimane che non lo vedeva, non lo vedeva davvero. I capelli gli si erano molto allungati ed ora arrivavano oltre le spalle, il solito abbigliamento blu e panna era stato sostituito da una maglia ed un bermuda completamente neri, eccetto per il simbolo del clan, che contribuivano a slanciarlo e a farlo sembrare più grande.
L’Elphi si rilassò e sorrise: doveva ammettere che era stata un po’ in pensiero per il moro.  
-Ehi, sei diventato proprio un capellone.- scherzò.
L’Uchiha sorrise appena ma le regalò uno sguardo talmente intenso da farla arrossire fino alla punta delle orecchie.  -Come sono andati gli incontri?-
Il tono del moro era stato freddo e piuttosto distaccato, come al solito, ma la ragazza avrebbe potuto giurare di poter cogliervi mille sfumature. Preoccupazione, felicità, scuse. Sentiva la testa come in un palloncino pieno d’aria e per questo tardò a rispondere ed intervenne Naruto.
-Arya ed io siamo passati naturalmente, invece quest’idiota di Shikamaru ha abbandonato quando aveva la vittoria in pugno!-
-Non è che l’hai fatto per galanteria?- domandò maliziosa l’Elphi al ragazzo dalla coda ad ananas.
-Adesso basta.- intervenne il giudice –Voi dovete salire sulle tribune, mentre Gaara deve scendere.- ordinò.
Dopo aver augurato buona fortuna all’Uchiha i tre, con un balzo, raggiunsero Shino, Temari e Kankuro.
 
 
Il giudice aveva dato il via da qualche minuto ormai ma i due non avevano fatto ancora nessuna mossa. Gaara si comportava in modo strano, sembrava delirare e l’Elphi, nonostante non l’avrebbe mai ammesso, era preoccupata per lui.
Insomma, Arya! Ha cercato di uccidere Rock Lee e tu ti preoccupi per il suo stato di salute?!, si rimproverò.
Cercò di imporsi la calma ma alla fine cedette all’angoscia e si avvicinò a Kankuro.
-Che cos’ha tuo fratello?- sussurrò in modo che non sentisse nessun altro.
Temari ed il fratello si scambiarono un’occhiata poi la ragazza rispose: -A volte, capita che Gaara non si senta molto bene, ma non era mai successo prima di un combattimento.- la voce della bionda, seppur calma e sicura, sembrava tradire una certa inquietudine.
-E quindi che si fa?-
-Nulla. Guarda, sembra che si sia ripreso.- disse il marionettista.
L’Elphi riportò lo sguardo nell’arena e fu completamente assorbita dalla battaglia che sembrava essere cominciata. Sasuke, prendendo spunto da Rock Lee, stava puntando tutto sulle arti marziali ed aveva aumentato enormemente la velocità, di fatti il Sabaku era costretto ad usare l’armatura di sabbia. Dopo che il rosso ebbe incassato vari colpi, si rinchiuse in una palla di sabbia riuscendo a ferire l’Uchiha. Vedendo il sangue che scorreva sulla gamba del moro, Arya ricordò ciò che le aveva detto Gaara in ospedale: “Vivo per uccidere”, le parole del rosso le rimbombavano nelle orecchie come un urlo e rimbalzavano da una parte all’altra del cervello. Il Sabaku avrebbe tentato di uccidere l’avversario? Dopo tutto però, alla fine, non aveva ammazzato Mister Sopracciglia … perché avrebbe dovuto farlo con l’Uchiha? E poi se c’avesse provato il giudice sarebbe intervenuto … vero? Doveva forse andare a fermare l’incontro?
No, decise, Sasuke non me lo perdonerebbe mai.
Nel frattempo il combattimento continuava: Gaara rimaneva chiuso nella palla di sabbia e quindi irraggiungibile ma, tra lo stupore generale, il chacra di Sasuke iniziò a condensarsi sulla mano e divenne visibile.
-Ma che diavoleria è quella?- domandò Naruto.
-Quello è il mille falchi.- spiegò Shino.
L’Uchiha prese la ricorsa e colpì la sfera di sabbia, che si sgretolò addosso al rosso, il quale, sanguinava ad una spalla. In quello stesso momento si sentì un’esplosione proveniente dalle tribune e gli altri due Genin della Sabbia scesero nell’arena.
-Ma che diavolo succede?- chiese Shikamaru.
Arya invece, come se non avesse sentito il boato, restò con gli occhi incollati ai due combattenti: Kankuro e Temari avevano affiancato il fratello minore e stavano parlando con un Jonin della Sabbia, sceso anch’egli nello stadio; Sasuke invece, era fermo dietro al giudice. Ad un tratto, i tre della Sabbia saltarono fuori dal ring e l’Uchiha li inseguì. L’Elphi non ci capì più nulla.
-Oh, insomma , si può sapere dove stanno andando?!- esplose il biondo.
I quel momento li raggiunsero un cagnolino ninja e Sakura, la quale però, non permise loro nemmeno di aprire bocca.
-Seguitemi.- disse soltanto e, per una volta, nessuno discusse.

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Attacco alla Foglia ***


Ed eccomi tornata, cari lettori (diventati piuttosto silenziosi ultimamente XD ) con un nuovo capitolo della storia!=)
Sono contenta di annunciarvi che dopo questo, i cappy saranno quasi totalmente incentrati sulla nostra coppietta, ossia Arya e Sasuke. Sono quelli che preferisco e spero che piacciano anche a voi =)
Buona lettura! ^^
P.S. Non state recensendo più come prima...la storia non vi piace più?Spero di no ma se così fosse, mi piacerebbe conoscerne il motivo così potrò rimediare =)



Attacco alla Foglia
 

 

-Dove stiamo andando, Sakura?- chiese l’Uzumaki.
-Ci spieghi cosa cavolo sta succedendo?- intervenne l’Elphi, iniziava davvero ad irritarsi.
- Stiamo andando da Sasuke. I ninja del Suono e quelli della Sabbia si sono alleati per invadere la Foglia. In questo momento l’Hokage sta combattendo contro Orochimaru.-
La spiegazione dell’Haruno, secca e sintetica, fu accolta da un silenzio sbigottito.
Ci stanno attaccando?, pensò Arya.
L’idea era così enorme, così lontana, che faticava ad accettarla come vera. Le guerre si studiavano nei libri di storia, erano avvenimenti legati al passato, al massimo, se si riferivano al presente, riguardavano paesi lontani, non il loro, non Konoha.
Mentre attraversavano la città deserta, guidati dal cane Pakkun, e si addentravano nel bosco, l’Elphi potè sentire i rumori della battaglia: il suono del metallo contro il metallo, di costruzioni distrutte, di combattimenti in corso, di ordini gridati a desta e a manca, delle urla di coloro che venivano colpiti, dei rantoli dei primi caduti. Nonostante questo, ancora non riusciva a digerire la notizia, le sembrava di vivere un incubo, enormemente realistico, ma pur sempre un incubo.
Ad un tratto un rumore diverso, come di qualcuno in corsa. Di per sé non sarebbe stato strano: in quel momento c’era un mare di gente che correva, la cosa strana, che aveva attirato l’attenzione della ragazza, era che questi passi andavano nella loro stessa direzione e che coloro che li producevano, stavano facendo di tutto per nasconderli. Guardò i suoi compagni: nessuno sembrava essersi accorto di nulla. Fece un sorriso amaro: rimanere bendata per giorni aveva dato i suoi frutti.
-Ci stanno seguendo.- annunciò. –Sono nove.-
-Non sento nulla.- obbiettò l’Haruno.
-Nemmeno io.- disse l’Uzumaki.
-Vi dico che ci stanno pedinando.- insistè l’Elphi.
-Ragazzi, penso che Arya abbia ragione.-
-Li senti anche tu, Shikamaru?- chiese la consacrata di Hamelin.
-No, ma tu hai un udito molto più sviluppato del nostro.-
-Insomma, state zitti!- esclamò Pakkun –Sto cercando di ascoltare!-
Si fermarono e tutti fecero silenzio, in attesa del verdetto del cane ninja.
-La ragazzina ha ragione.-
-E adesso? Che facciamo?- domandò la rosa.
-Tendiamogli un’imboscata.- propose l’Elphi, con una luce poco rassicurante negli occhi.
-No, non funzionerebbe.-
Arya non ne capì il motivo, ma non chiese spiegazioni a Shikamaru: in quanto a strategia si fidava ciecamente di lui, soprattutto dopo lo scontro con Temari.
-Cosa suggerisci?-
-Qualcuno deve fare da esca. Il cane non può, è l’unico in grado di fiutare l’odore di Sasuke, quindi … credo che tocchi a me.-
-Allora rimango con te.- propose: Nara da solo, non avrebbe avuto scampo contro nove ninja, in due invece, c’era una vaga possibilità di farcela.
-No, sarai più utile con loro. Del resto apparte me, sei l’unica con un po’ di cervello in questo gruppo.-
-Shikamaru non puoi combattere da solo contro tutti quei Chunin!- esclamò Naruto, per una volta, ignorando la provocazione.
-Tranquillo. Ce la farò a tenerli a bada abbastanza da far perdere le vostre tracce.-
In quel momento la gravità della situazione le crollò addosso e sentì un nodo in gola: il ragazzo col codino ad ananas era perfettamente consapevole che da solo non avrebbe potuto fare molto, ma aveva deciso di sacrificarsi per permettere a loro di continuare la missione. Il biondo, la rosa ed il cane gli augurarono buona fortuna e subito furono pronti per riprendere l’inseguimento.
-Arya, muoviti!- la rimproverò l’Haruno vedendo che lei rimaneva immobile.
L’Elphi non aveva mai avuto un rapporto molto stretto con Shikamaru: da piccoli giocavano nella stessa banda ma in seguito si erano persi di vista, si erano ritrovati all’Accademia ma non avevano legato molto, in quel momento però, la ragazza capì che in fondo Nara era un amico e non avrebbe sopportato di non vederlo più.
Gli si avvicinò e gli diede una pacca sulla spalla. –Mi raccomando. Resta vivo.-
-Contaci.-
Arya guardò un’altra volta la figura magra di Shikamaru, sperando che non fosse l’ultima, e seguì gli altri tre.
 
 
Ormai avevano lasciato il ninja col codino da almeno venti minuti e con loro grande sollievo il rumore della corsa degli inseguitori non si udiva più, tuttavia l’Elphi era preoccupata per la sorte del compagno. Stava balzando da un ramo all’altro quando qualcosa attirò la sua attenzione: c’era qualcuno a terra e sembrava messa parecchio male. Guardò meglio: era Temari. Il primo istinto della ragazza fu di andare ad aiutarla: il Genin della Sabbia aveva bisogno di una mano e poi le stava simpatica, ma subito dopo si ricordò che i loro paesi erano appena entrati in guerra e la Sabaku aveva partecipato all’offensiva. Cercò di spostare lo sguardo dal corpo di Temari e si impose di continuare ad avanzare: aveva anche lei una missione da portare a termine.
Sarà stato Sasuke a ridurla in quello stato?, pensò, spero solo che non usi troppo chacra, altrimenti quando si ritroverà di fronte a Gaara sarà spacciato.
 
 
Continuarono ad avanzare ancora per parecchio finchè non videro due persone in lontananza.
-Chi saranno?- chiese l’Uzumaki.
-Non so.- rispose Pakkun –Ma una cosa è certa: nessuno dei due è Sasuke, lui è ancora lontano.- disse, infrangendo le loro speranze.
Maledizione, allora chi sono?, pensò l’Elphi.
Quando furono più vicini capirono di chi si trattava: Shino e Kankuro. Arya era sbalordita, quand’è che era sparito l’Aburame?! Non se ne era proprio accorta …
Il due ragazzi erano stesi a terra e quello della Sabbia sembrava messo peggio.
Pakkun non accennò a fermarsi così lo fece lei: avevano già lasciato Shikamaru in balia dei nemici, aveva abbandonato anche Temari al suo destino, ma non intendeva farlo con un altro amico.
-Voi continuate, vi raggiungo subito.-
-Che vuoi fare?- chiese l’Uzumaki.
-Mi accerto solo che Shino stia bene.-
-D’accordo, noi andiamo.- disse la rosa ed in breve i tre non furono più visibili.
L’Elphi scese dal ramo su cui si era fermata ed andò dall’Aburame.
Meno male, respira.
Lo scosse leggermente e quello si svegliò.
-Arya … - mormorò.
-Stai bene Shino?-
-Non sono in pericolo di morte. Vai avan … - fu interrotto da un colpo di tosse e la voce si fece più flebile - … avanti, c’è Sasuke, sta combattendo contro Gaara.-
Dopo di che perse i sensi, ma l’Elphi non si preoccupò: come lui stesso aveva detto, non era in pericolo di vita.
Si alzò, pronta a riprendere l’inseguimento, ma, suo malgrado, si bloccò di nuovo.
Non ti deve importare Arya!, si rimproverò, è un nemico e se muore è meglio! E’ stato lui a conciare Shino così e tu lo lascerai lì dov’è!
Ma nonostante tutte le buone ragioni che potessero venirele in mente, non riuscì ad impedirsi di avvicinarsi a Kankuro e controllare anche il suo stato di salute.
Il ragazzo era conciato proprio male e sembrava non respirare. L’Elphi gli sentì il polso e si tranquillizzò: il battitto era piuttosto flebile ma c’era.
Stava di nuovo per abbandonare il posto quando si girò di scatto e, più veloce di una saetta, lanciò un coltello che, come aveva previsto, affondò nel legno di un albero a pochi centimetri dal volto della nuova arrivata. Quella alzò le mani, in modo da non poter tentare nessun attacco.
-Calma, clama. Non sono qui per combattere.-
-E allora cosa vuoi, Temari?-
-Sono venuta solo a recuperare mio fratello.- rispose, indicando il corpo del ragazzo vicino a lei.
-Come faccio a sapere che non ne approfitterai per finire Shino?-
-Ha già sconfitto Kankuro ed io sono troppo stanca per un'altra lotta. Semmai sarebbe lui a poter finire noi.-
La ragazza ci pensò su, il ragionamento filava.
-D’accordo, a patto che tu non vada ad aiutare Gaara.- il rosso era già abbastanza forte senza l’aiuto dei fratelli.
-Figurati. Sai quanto me ne importa, se muore è meglio.- disse sprezzante.
Arya era sconvolta, forse il ninja della Sabbia stava bleffando?No, diceva sul serio.
 –Come fai a dire una cosa del genere?! Sei sua sorella!-
-Per quanto mi riguarda l’unico familiare che ho è Kankuro. Gaara non sa cos’è l’amore fraterno e ci ucciderebbe senza battere ciglio.-
L’Elphi era a dir poco infuriata: –Non mi sorprende che per lui la vita non abbia alcun valore, se i suoi stessi fratelli lo vogliono morto!-
Anche l’altra s’infervorò: - Ma che ne vuoi sapere tu?! Gaara è una bestia sanguinaria, non gli importa di niente e di nessuno e l’unica cosa che gli preme è uccidere! Una persona così non è un fratello, è un mostro!-
Stava per ribbattere quando il suo buon senso la fermò.
Arya basta! Non perdere tempo con dei nemici, devi andare da Sasuke!
Fece tre respiri profondi e disse: -D’accordo, sono fatti che non mi riguardano. Adesso prendi Kankuro e vattene.-
Il Genin fece come le era stato detto ma, prima che potesse andarsene, l’Elphi la fermò.
-Temari.- disse –Quando questa storia sarà finita, se sarete ancora tutti interi, cambia atteggiamento con Gaara. Siete voi che l’avete fatto diventare così com’è.-
Negli occhi della ragazza passò un lampo d’incertezza, subito sostituito da una maschera impassibile, dopo di che si girò e sparì nella boscaglia.
Devo muovermi, pensò Arya, ho perso molto più tempo del previsto.
 
 
 L’Elphi corse più veloce che potè e presto riuscì a scorgere i suoi compagni: Sakura era intrappolata tra un albero e un qualcosa di giallo che il Genin non riuscì ad identificare, Sasuke era su un ramo lì vicino, gran parte del corpo coperto da qualcosa di nero e sembrava incapace di reggersi in piedi, infine c’era Naruto che stava combattendo contro … Gaara?
Arya guardò orripilata la figura che lottava con l’Uzumaki: metà del volto si era trasfigurato in quello di un mostro con orecchio a punta, denti affilati e occhio nero con pupilla romboidale; un braccio era stato sostituito da un arto strano, molto più lungo del normale e come se non bastasse aveva anche una specie di coda. L’intera figura emanava odio, rabbia, furia omicida e potenza.
Quando ci fu il primo momento di calma ed il combattimento si fermò momentaneamente, l’Elphi informò Naruto della sua presenza: -Sono qui.-
Il biondo non si girò, in modo da non perdere di vista l’avversario.
-Finalmente … sei arrivata.- ansimò –Porta al sicuro Sasuke e … cerca di aiutare Sakura … Io mi occupo di Gaara.-
Solitamente Arya avrebbe insistito per misurarsi lei contro Sabaku o per lo meno di aiutare il biondo ma quella volta invece non protestò. Quella volta fu felice che l’Uzumaki si fosse offerto per combattere contro il rosso perché lei sentiva che non ce l’avrebbe fatta, non dopo quello che il ninja della Sabbia le aveva confessato in ospedale perché sentiva di comprenderlo, almeno un po’.
-D’accordo. Cerca di allonatarlo da qui, potreste colpirci per sbaglio.-
-Ci provo.-
Naruto iniziò ad attirare l’attenzione del nemico per farlo spostare in un luogo più isolato, appena furono abbastanza lontani Arya si precipitò dall’Uchiha.
Guardando con più attenzione vide che i segni neri che aveva su metà del corpo, somigliavano a fiamme. Sarà colpa delle tomoe sul collo? Come posso aiutarlo?, pensò disperata.
-Va-vai  da  Sa-sakura.- disse il ragazzo, allontanandola.
-Ma …- stava per controbattere lei, quando il moro l’interruppe: -Vai! Io me la cavo da solo.-
Sempre il solito testardo!
-Fai come ti pare.- rispose, risentita.
Si avvicinò all’Haruno, priva di sensi, ed esaminò quella cosa strana che la schiacciava contro il legno: somigliava vagamente alla sabbia, probabilmente era opera di Gaara.
Prese un pugnale ed inizò a colpire quella strana cosa ma non ci fu nessun risultato, colpì più forte, di più, ed ancora di più, ma niente: nemmeno un graffio. Ripose il pugnale nel fodero ed iniziò a prendere la sabbia a pugni e spallate ma nemmeno quello risultò efficace.
Che diamine devo fare?Come si fa ad ammorbidire la sabbia?Col sole?Ma è già asciutta … forse, dovrei provare a bagnarla, potrei usare i miei poteri … ma dove la trovo l’acqua?!
L’Elphi aveva sentito parlare di consacrati di Hamelin che usavano gli elementi creandoli dal nulla ma lei al momento non ne aveva assolutamente le capacità. Già durante lo scontro con Sorayo era stata per purissima fortuna che era riuscita a comandare il vento, figurarsi creare dell’acqua dal nulla.
-Dannazione!!- urlò per la frustrazione e tirò un pugno contro la cosa che schiacciava Sakura, facendo scivolare una ciocca blu avanti agli occhi. In quel momento le venne l’idea.
Ma certo!Che stupida, come ho fatto a non pensarci!Posso usare l’umidità che c’è nell’aria!
Ormai al settimo cielo, poggiò le mani sulla sabbia e cercò di concentrarsi immaginando l’acqua che si concentrava in un punto e poi precipitava sulla prigione dell’Haruno ma dopo un quarto d’ora, ancora doveva accadere niente perché la ragazza non riusciva a concentrarsi abbastanza: era continuamente distratta dai rumori della battaglia tra il biondo e Gaara e dai leggeri lamenti di Sasuke. Quando però udi uno shianto più forte degli altri non riuscì a non voltarsi e ciò che vide la lasciò senza parole. Il rosso era immerso fino alla vita nella fronte di un’immensa bestia che somigliava ad un tasso e stava combattendo contro Naruto, il quale era in groppa ad un enorme rospo che l’Elphi ipotizzò dovesse essere Gammabunta. Ad un tratto i due animali si separarono ed al posto dell’Uzumaki e della rana comparve la Volpe a Nove Code!
Arya era furiosa: dopo quell’ultima trasformazione era ancora più preoccupata per il biondo ed avrebbe voluto andare ad aiutarlo, invece era bloccata lì a causa di quell’idiota dell’Haruno che non sapeva nemmeno badare a sé stessa!
-Dannazione, Sakura!-
Senza nemmeno accorgersene evocò il chacra nero e condensò l’umidità dell’aria esattamente sopra di loro, a quel punto però ne perse il controllo e questa si rovesciò sulle due ragazze col fragore di una cascata. L’Elphi fu scaraventata giù dal ramo ma, fortunatamente, riuscì ad aggrapparsi ad uno più in basso. Quando l’acqua terminò di scendere Arya alzò lo sguardo: la gabbia di sabbia si stava sgretolando. In quel momento però, si accorse di non aver tenuto conto del fatto che adesso Sakura sarebbe precipitata. Quando la ragazza, che in quel momento aveva ripreso i sensi, le cadde a fianco, l’Elphi l’afferrò per un polso.
-Arya!!Non mi lasciare!- strillò la rosa.
-Accidenti, quanto pesi Sakura!-
Oltre a dover tenere sé stessa e la compagna c’era anche il fatto che la mano era bagnata e quindi non riusciva a tenere la presa sul ramo.
-Non sono io ad essere pesante, sei tu che non hai un briciolo di forza!!- protestò l’Haruno.
L’Elphi le avrebbe volentiri dato un pugno in faccia ed urlato di rendersi utile piuttosto che gridare come una cornacchia, ma si trattenne.
-Dondola le gambe avanti e indietro come faccio io.- le suggerì.
-Ma così cadremo!-
-No, sta tranquilla.- rispose alzando gli occhi al cielo.
La rosa ubbidì e quando ebbero conquistato sufficiente slancio, Arya lasciò il ramo a cui si era aggrappata, e con una capovolta, vi si ritrovò nuovamente al di sopra. A quel punto però, quell’emerita stupida dell’Haruno le lasciò la mano e lei divenne troppo leggera per poter atterrare. Il forte slancio la fece sbattere contro un albero lì vicino, ma, grazie agli insegnamenti di Kakaschi del camminare su pareti verticali, riuscì a non cadere.
-Tutto bene, Arya?- le domandò Sasuke, a quanto pareva si sentiva meglio perché era in piedi.
-Si, tutto a posto.-
Non finì nemmeno la frase che ebbe un giramento di testa. Fu un attimo, ma tanto bastò per farle perdere la concentrazione e cadere.
Ecco, pensò, adesso mi sfracello di nuovo le costole e dovrò stare qualche altro giorno in ospedale.
Ma con sua grande sorpresa, quello che sentì non fu il forte impatto col terreno, bensì con qualcosa di caldo e molto più morbido: l’Uchiha l’aveva presa al volo ed ora la teneva tra le braccia.
L’Elphi si sorprese a pensare che in quel momento i loro volti erano molto vicini.
Con suo dispiacere il ragazzo la poggiò a terra.
-Tu rimani qui a riposarti. Sakura ed io andiamo da Naruto: sembra che lo scontro si sia concluso.-
-No!- lo fermò. –Aspetta. Dammi solo cinque minuti e vengo anch’io.-
Accidenti, usare il chacra nero le costava enorme fatica.
 
 
Si diressero verso il luogo dove erano scomparse le enormi bestie e trovarono i due avversari stesi a terra, le fronti sanguinanti. L’Elphi si avvicinò al biondo, dormiva beato e probabilmente doveva essere stanchissimo ma apparte ciò stava bene. Guardò Gaara: era ancora cosciente e fissava l’Uzumaki, accanto a lui non c’era nessuno . In quel momento la paura che le aveva sempre suscitato svanì e sentì solo compassione. Gli si avvicinò: era molto stanco ma non era in pericolo imminente. Lui la guardò.
-Ho capito quello che dicevi.- mormorò. –Ora ho un nuovo scopo.-
L’Elphi gli mise una mano tra i capelli e l’accarezzò: era così inerme, non trasmetteva nessuna delle sensazioni che aveva percepito prima ed era tornato al suo aspetto normale.
-E quel’è?- chiese.
-Voglio imparare ad amare.-
Arya sorrise. -T’è l’ha suggerito Naruto?-
-Sì.-
In quel momento un rumore di passi attirò la sua attenzione: erano Temari e Kankuro. Si alzò e guardò la ragazza neglio occhi, sperando che ricordasse la conversazione avuta poco prima.
-Prendetevi cura di Gaara.-
Così dicendo si diresse di nuovo verso il biondo mentre gli altri due si avvicinavano al fratello minore.
-Credo che sia meglio portarlo in ospedale.- suggerì Sakura.
-Sì.- concordò l’Uchiha.
Sasuke e l’Elphi si caricarono Naruto sulle spalle, pronti a partire.
 -Arya.- la chiamò Temari.
La ragazza si voltò appena.
-Penserò a quello che hai detto.-
-Bene.-
 
 
Erano passati alcuni giorni dalla finale delle selezioni dei Chunin ma sembravano anni. Dopo il primo attacco, i ninja del Suono e della Sabbia sembravano essersi ritirati così gli abitanti di Konoha avevano potuto raccogliere i cadaveri sparsi ovunque. Quello era un giorno particolarmente triste perché ci sarebbero stati i funerali di tutti i ninja sacrificatisi per la patria, in particolare del Terzo Hokage. Quella mattina l’Elphi smise i soliti indumenti che usava per allenarsi, ed indossò camicia, pantalone e stivali neri, tutto semplice e sobrio. Uscì di casa e trovò Sasuke che l’aspettava appoggiato al muro, anche lui era vestito in nero. Insieme si diressero verso il punto dove di solito si incontravano con gli altri memebri della squadra e poi andarono al cimitero. Per ricordare l’accaduto era stata costruita una statua che somigliava vagamente ad una scheggia. Dopo che ebbero ascoltato le parole del sacerdote -in realtà nessuno gli prestò attenzione perché immerso nei proprio scuri pensieri- uno alla volta depositarono un garofalo bianco ai piedi del monumento. L’Elphi non avrebbe mai pensato che la morte di quel vecchio le avrebbe fatto così male: l’accaduto aveva riesumato vecchie ferite che erano tornate a sanguinare copiose ma non era solo quello, era triste perché quell’uomo che conosceva così poco, in realtà con una sola frase le aveva dato tanto e forse non se ne era nemmeno reso conto. Quando c’erano state le esequie degli Elphi infatti, era stato l’unico che era riuscito a dire qualcosa che l’aveva, anche se minimamente, sollevata. Depositò il fiore e tornò al suo posto ma non riuscì ad impedire che una lacrima le rigasse il volto. Sasuke, che le era a fianco, gliel’asciguò col pollice e le tenne la mano, senza nemmeno rendersene conto Arya l’abbracciò e, con la testa nell’incavo del suo collo, iniziò a piangere silenziosamente mentre l’Uchiha la teneva stretta.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** Sasuke VS Kiba ***


Sasuke  VS  Kiba
 

Quel giorno, uscendo di casa, l’Elphi non trovò l’Uchiha appoggiato al pilastro ad aspettarla, così si diresse verso l’appartamento dell’amico, poche porte più in là. Lo trovò che discuteva animatamente con un signore con un elmetto giallo in testa.
-Come sarebbe a dire?!- stava ruggendo il moro.
-Mi dispiace molto, ma non possiamo farci niente.- rispose sbrigativo quello, per poi andarsene.
-Che succede?- chiese la ragazza.
-Succede – incominciò il moro, trattenendo a stento la rabbia –che hanno dichiarato inagibile il mio appartamento! E gli alberghi sono tutti pieni. Dove pretendono che me ne vada? Per strada?!-
Dopo l’attacco, infatti, numerose costruzioni erano crollate e molte altre erano state danneggiate.
-Non potresti chiedere a Naruto di ospitarti per un po’?- domandò Arya.
-Sei pazza?! Più di un mese in quel pocile?Non ci penso proprio.-
-Dai, è in disordine ma non è un porcile.-
Sasuke le rivolse un’occhiata eloquente.
-D’accordo forse un po’.- ammise lei –E di Sakura che mi dici?Lei sarebbe felicissima di ospitarti, anche Ino scommetto.-
-Spero che tu stia scherzando.-
 –Allora, a parte la strada, ti rimane solo casa mia. O nemmeno quella va bene?-
Il ragazzo fece una faccia esageratamente esasperata. –Se non c’è altra soluzione.- sospirò.
Arya rise cercando di dissimulare la felicità che provava: Sasuke sarebbe stato a casa sua per un po’ e questo significava tanto tempo insieme!
–Ma ti avverto, ognuno si lava i propri panni, i piatti li facciamo un giorno io e uno tu e per finire, il letto è uno e non lo mollo, quindi, dovrai arrangiarti.-
-Iniziamo bene.- mormorò il moro.
 
 
L’Elphi sbuffò per la fatica.
–Ok, questo è l’ultimo.- annunciò poggiando lo scatolone sul pavimento. L’Uchiha non avrebbe voluto portarsi tutta quella roba ma gli operai l’avevano costretto a svuotare la casa. Arya osservò scoraggiata la stanza invasa da buste e pacchi.
-Accidenti che casino.-
In quel momento il monolocale non era poi molto diversa da quello di Naruto e questo la diceva lunga.
-Chi si fa prima la doccia?- domandò il moro, già conoscendo la risposta.
-Ovviamente io.- disse infatti ragazza e, dirigendosi già verso il bagno, urlò:- Nel frattempo tu cerca di mettere un po’ di ordine. Mille grazie!-
 
Dopo che si furono lavati, furono costretti a cenare fuori poiché, con gli imballaggi sparsi qua e là, non c’era abbastanza spazio. L’Elphi, grazie all’esperienza accumulata con l’Uzumaki, potè portare il ragazzo ad un ristorante che faceva piatti gustosi ad un prezzo ragionevole.
-Allora?Com’è?- domandò, riferendosi al piatto che il moro aveva appena terminato.
-Buono.Come facevi a conoscere questo posto sperduto?-
-Qualche volta ci sono venuta con Naruto.-
L’Uchiha si irrigidì. –Esci con lui?-
Arya alzò un sopracciglio. –Certo che no. Ma a volte mangiamo insieme, soprattutto quando offre il maestro Iruka.-
In quel momento il cameriere portò il conto e Sasuke prese lo scontrino, per leggerlo.
-Quant’è?- domandò la ragazza.
L’Uchiha non rispose e poggiò alcune banconote sul tavolo, quando l’Elphi stava per poggiare la stessa somma lui la fermò.
-Pago io.-
-No, facciamo a metà.-
-No, starò a casa tua per chissà quanto, questo è il minimo.-
Arya continuò a protestare ma il moro fu irremovibile così tornarono all’appartamento che ormai erano costretti a condividere.
 
 
-Questa è la mia stanza.- annunciò la ragazza aprendo la porta.
Sasuke si guardò intorno: era la prima volta che vi entrava. Le pareti erano coperte da armi d’ogni genere e scaffali pieni di libri dalle copertine colorate e fialette dall’aspetto poco rassicurante, sotto la finestra c’era una piccola scrivania, affianco, un mobile a due ante e di fronte, un materasso ad una piazza e mezza.
-Perché hai il letto così grande?- domandò l’Uchiha.
L’Elphi si strinse nelle spalle. –Mi piace allargarmi.-
Insieme cercarono di improvvisare un giaciglio con alcune coperte ma appena ebbero finito Sasuke si buttò sul materasso.
-Buonanotte.- disse, facendo finta di dormire.
-Ehi!Guarda che lì ci dovrei dormire io!- protestò Arya lanciandosi anche lei sul letto. Ingaggiarono una lotta scherzosa usando i cuscini come armi e, quando questi volarono lontano, cercarono di immobilizzarsi a vicenda.
-Non ci riuscirai mai mio caro, sono troppo agile.- lo stuzzicò.
Gli occhi del ragazzo brillarono pensando alla sfida implicita che lei gli aveva lanciato. -Scommettiamo?-
Giocarono in quel modo per un po’, Arya era un’anguilla ma era anche stanca così, alla fine, Sasuke riuscì ad immobilizzarla tenendole le braccia unite sopra la testa e le gambe intrappolate tra le sue.
-Presa.- ansimò e l’Elphi sentì il suo respiro sulla pelle, solo allora si accorse di quanto fossero vicini, così vicini che i capelli del ragazzo le solleticavano il volto. Alzò lo sguardo ma fu un errore perché gli occhi neri di lui la catturarono. Il cuore iniziò a rimbalzarle nel petto, talmente forte che era sicura che anche l’Uchiha riuscisse a sentirlo, il profumo del moro l’avvolse e non riuscì più a pensare. All’improvviso lui si girò di lato e caddero sul giaciglio improvvisato: adesso era lei a stare sopra ma era ancora intrappolata. Sasuke fece un sorriso sghembo.
-Per stasera te lo cedo.- scherzò, liberandola.
Arya, ancora con i pensieri ingarbugliati a causa della troppa vicinanza con il ragazzo, riuscì solo ad augurargli buonanotte.
 
 
Quando, il mattino dopo, si svegliò, trovò Sasuke già vestito, che la guardava.
-Giorno.- mormorò con la voce impastata da sonno.
-Era ora.-
L’Elphi guardò l’orologio appeso alla parete. –Non siamo in ritardo.-
-No, ma io ho fame.-
-E perché non hai fatto colazione?- gli domandò stiracchiandosi.
-Perché questa non è casa mia e non so dove sono le cose, forse?- disse ironico.
-Giusto. Vieni ti faccio vedere.-
Zigzagando tra gli scatoloni lo condusse in cucina e gli mostrò il posto delle tazze, delle posate e di ogni altra cosa che occorresse per mangiare.
Quando ebbero finito, ed anche lei si fu vestita, uscirono, ma appena l’Elphi aprì la porta vide Sakura, la mano alzata per bussare.
-Ciao Arya!-
-Ciao. Siamo in ritardo?-  chiese.
-No. Passavo di qui e così ho pensato di venire … perché “siamo”?-
La ragazza si spostò, in modo da far uscire anche l’Uchiha e gli occhi dell’Haruno si fecero grandi per la sorpresa.
-Sakura.- la salutò il moro.
-C-ciao Sa-sasuke.-
Senza ulteriore indugio si diressero al punto d’incontro ma la rosa la tirò in disparte.
-Che diamine ci fa Sasuke a casa tua a quest’ora?- sibilò.
Arya si preparò la migliore faccia d’angelo che fosse capace di fare. –Ha dormito da me.- rispose.
L’Haruno si bloccò per un attimo e poi divenne rossa dalla rabbia. –Come sarebbe a dire che ha dormito da te?-
L’Elphi sentì le unghia della rosa affondarle nella carne dell’avambraccio ma non vi badò e continuò con tono irritante:-Già. Il suo appartamento è stato dichiarato inagibile e così starà da me per un pò.-
Arya non potè fare a meno di gongolare vedendo la faccia paonozza della ragazza.
-Sasukee!- urlò l’Haruno raggiungendolo.  –Ho saputo che ti hanno sequestrato il monolocale. Perché non vieni a stare da me?Starete strettissimi tu ed Arya in quel buco di casa.-
L’Elphi trattenne il respiro aspettando la risposta dell’Uchiha.
-No.-
Sì!! Arya uno Sakura zero! , esultò. Andando vicino alla rosa sussurrò: -Non sai quanto siamo stati stretti.-
La compagna urlò per la frustrazione. –Aryaaaa!!Se ti prendo!!-
L’Elphi rise ed iniziò a correre finchè non sbattè contro qualcuno.
-Vedo che siete piene di energia, oggi.-
-Maestro Kakaschi, come mai è in orario?-
-Fai poco la spiritosa vendicatrice numero 2. Piuttosto, dov’è il nostro Hokage?-
-Sono quiii!!-
Si girarono e videro il biondo che correva verso di loro.
-Sei in ritardo.- lo rimproverò il Jonin.
-Lei è sempre in ritardo.- gli rispose per le rime l’Uzumaki.
-Hai ragione.- concordò l’altro grattandosi la testa.
-Cosa facciamo oggi, maestro?- domandò il moro.
-Le missioni sono state tutte interrotte, riprenderanno dopo la nomina del nuovo Hokage. Nel frattempo dovremo dare una mano a rimettere un po’ in ordine. Ci sono detriti ovunque, palazzi da ricostruire, tubi da aggiustare… -
-Scusi maestro, ma questi non sono compiti degli operai?- chiese la rosa.
-Sì, ma questa è una situazione d’emergenza. Tutti i ninja che non sono impegnati a sorvegliare i confini di Konoha dovranno dare una mano.-
 
 
Quando arrivarono al quartier generale deglio operai videro che Kakaschi aveva detto il vero: oltre agli uomini che facevano quel lavoro come professione e a tutti i volontari, c’erano anche i Genin della Foglia con i rispettivi maestri. Il Jonin andò dal “Mastro Faticatore”, come veniva chiamato, per farsi assegnare i compiti del giorno.
-Inoo!!- gridò Sakura sbracciandosi per farsi vedere: dopo il combattimento alle eliminatorie il loro rapporto era molto migliorato.
-Arya!!-
-Ehi, Kiba.-
-Dopo che sono venuto all’ospedale non ci siamo più visti. Volevo farti i complimenti: sei stata fantastica quando hai combattuto con Sorayo. E quel segno che ti è apparso in faccia, wuu, davvero fico!-
Ecco perché sentiva il volto bruciare leggermente quando evocava il chacra nero, le compariva una specie di tatuaggio! Chissà com’era …
L’Inuzuka la prese sotto braccio. –Se siamo frunati lavoreremo insieme.-
-Che intendi dire?- domandò l’Uchiha, il volto una maschera indecifrabile.
-Ho sentito dire che ogni gruppo sarà formato da due team.- spiegò l’Inuzuka.
In quel momento tornò Kakaschi.
-Ragazzi, purtroppo c’è un problema.- esordì.
-Di che si tratta?- chiese l’Haruno, interrompendo la sfilza di pettegolezzi che si stava scambiando con Ino.
-Visto che Rock Lee è in ospedale, il maestro Gai ha un elemento in meno in squadra e noi invece, uno in più, quindi Arya dovrà anadare con lui.-
L’Elphi sentì di sprofondare:la prospettiva di stare un giorno intero con Gai, non l’entusiasmava per niente ma almeno c’erano Tenten e Neji a farle compagnia, e poi, pensò, il fatto che cambiava momentaneamente team non voleva dire per forza che non avrebbe potuto stare con Sasuke, magari sarebbero capitati nello stesso gruppo.
-Perché deve andarci Arya?- domandò il moro –Non può andare Naruto?-
-Mi dispiace, ma il maestro ha chiesto esplicitamente di lei.- rispose Kakaschi.
-Arya, sei contenta? Starai con noi!- si intromise il Jonin con la tuta verde.
-Ehm…certo.- rispose la ragazza e, avvicinandosi a Tenten, chiese:-Con quale team staremo?-
-Con l’8 ma non so da chi è composto.-
-Ma siamo noi la squadra 8!!Arya staremo insieme!- esultò Kiba.
-E chi sta con noi?- domandò l’Uzumaki.
-Il team 10.- rispose Kakaschi.
-Sììì!!-strillò Ino –Staremo con Sasukeee!!-
-Forza squadra andiamo!!- ordinò Gai.
-Dove andiamo?- chiese l’Elphi.
-Dall’altra parte della piazza,è lì che dovremo lavorare, mentre gli altri opereranno qui.-
-Oh, che peccato che non starmo insieme, Arya!- mentì spudoratamente la rosa.
-Ci mancherai un sacco.- Ino rigirò il coltello nella piaga.
No!Sarebbe stata lontano dall’Uchiha e, come se questo non bastasse, le due arpie sarebbero state tutto il giorno attaccate al ragazzo. Accidenti!Sakura - Arya uno pari.
-Seguitemi gente!- ordinò il Jonin in verde.
E l’Elphi, con un braccio di Kiba che le cingeva le spalle, ubbidì a malincuore e non potè vedere l’occhiataccia che rivolse Sasuke al suo accompagnatore.
 
Quella fu in assoluto la giornata più faticosa della sua vita. Passarono tutta la mattina a trasportare detriti da una parte all’altra, con i soliloqui di Gai perennemente nelle orecchie.
-Come fate a sopportarlo ogni giorno?- domandò a Tenten e Neji.
-Ringrazia che non c’è Lee a dargli corda, altrimenti sarebbe ancora peggio.- rispose la ragazza.
Come se la fatica ed i monologhi di Maito non bastassero, da dove si trovavano loro potevano vedere il lato dove lavorava l’altro gruppo ed Arya non poteva fare a meno di lanciare occhiate assassine ad Ino e Sakura, perennemente appiccicate all’Uchiha.
A mezzo giorno si udì un potente fischio.
-Che significa?- chiese Hinata, dopo essere sobbalzata per lo spavento.
-Che si interrompono i lavori per pranzare.- rispose Neji: il rapporto con la cugina era notevolmente migliorato dopo lo scontro con Naruto.
Si ritrovarono tutti al centro della piazza per mangiare.
-Com’è andata la mattinata?- le domandò Ino.
Arya si trattenne dal deturpare il bel visino della bionda con un sonoro pugno. –Non male, grazie.-
-Già, abbiamo visto. Tu e Kiba eravate sempre iniseme.- la stuzzicò la rosa e Sasuke le lanciò un’occhiata indecifrabile.
Prima che l’Elphi potesse controbattere, il Mastro Faticatore li rimproverò: -Silenzio.-
Seguirono alcuni minuti in cui si sentì solo il rumore della carta tolta dai panini finchè un operaio parlò:- Oh no! Ho dimenticato la sacca lassù.- disse, indicando la cima del muro a cui si era appoggiata Arya.
-Aspetti gliela prendo io.- ed iniziò agilmente ad arrampicarsi.
Una volta in cima prese la borsa in questione e scese di lato, dove la parete degradava in una specie di scaletta.
-Sta’ attenta.- l’ammonì l’Uchiha –Prima si è sbriciolata in un secondo.-
-Tranquillo, è tutto sotto control …- in quel momento sentì il cemento su cui aveva poggiato il piede frantumarsi e lei precipitare. Sasuke scattò e riuscì a prenderla giusto in tempo, un braccio stetto sopra al fondoschiena e l’altro alle cosce mentre l’Elphi, per lo spavento, gli artigliava le spalle con le mani. La poggiò delicatamente a terra: la ragazza sentiva le guance in fiamme ed anche il volto del moro era leggermente arrossato.
-Dicevi?Tutto sotto controllo, eh?- la prese in giro.
-Arya ti sei fatta male?- domandò Kiba, preoccupato.   –Ehi, Uchiha ma che diavolo lo tieni a fare quello Sharingan se poi non lo usi!- l’aggrdì.
-Che vorresti insinuare?- Sasuke si stava davvero innervosendo.
-Che avresti potuto evitare che si tagliasse.- rispose l’Inuzuka, indicando il graffio che le si era disegnato sulla gamba e che l’Elphi non si era nemmeno accorta di avere.
I due stavano per venire alle mani quando il Mastro intervenne di nuovo: -Insomma, basta mocciosi. Ho detto silenzio! E tu vai in infermeria a farti disinfettare, puoi aver toccato qualche ferro.-
Arya consegnò la borsa al proprietario e si avviò.
-Ti accompagno.- dissero in coro Kiba e Sasuke.
-No.- li fermò esasperata –Viene Tenten. Vero?- domandò, guardandola intensamente negli occhi nocciola.
La ragazza capì al volo. –Sisi.-
 
Dopo che l’ebbero disinfettata i due ninja decisero di pranzare in infermeria.
-Accidenti, non avevo mai visto Uchiha così arrabbiato.- commentò il Genin con gli shignon.
-Nemmeno io. Non so perché, ma con Kiba si innervosisce sempre.- rispose addentando finalmente il sospirato panino.
 
Il pomeriggio passò esattamente come la mattina, a parte il fatto che, questa volta, anche Sasuke guardava spesso l’altro lato della piazza per incenerire l’Inuzuka e, quando i loro occhi si incrociavano il cuore di Arya saltava un battito. A sera erano stanchissimi, tanto che i due non si augurarono nemmeno buonanotte prima crollare addormentati.

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** Attrazione ***


 

 Attrazione
 

 Intorno era tutto buio, non riusciva a vedere nulla nemmeno se aguzzava la vista. L’aria era pesante e sapeva di muffa, chiuso, sangue e carni in decomposizione. Ad un tratto le sembrò di udire un suono,si concentrò, nella speranza di sentire meglio e quello si ripetè: qualcuno camminava ma strascicava un piede. Dopo poco percepì il suono di qualcuno che zoppicava, poi un lamento e un mormorio. Arya sentì un brivido percorrerle la schiena: avrebbe voluto vedere qualcosa ma il buio era completo. Capì che le persone che producevano quei rumori si stavano dirigendo verso di lei e, istintivamente, indietreggiò. Intanto i suoni si facevano sempre più forti e numerosi, i lamenti erano diventati urla. L’Elphi in preda al panico iniziò a correre a più non posso ma per quanto spingesse le gambe al limite, non riusciva mai a mettere sufficiente distanza tra lei e chiunque ci fosse alle spalle. Improvvisamente ci fu una luce fortissima che l’accecò ma continuò a correre. Quando gli occhi si furono abituati li aprì ed intorno a sé vide individui feriti, senza arti, corpi in decomposizione che urlavano cose incomprensibili, i volti trasfigurati dal dolore. La accerchiarano ed iniziarono a strattonarla, lei si riparò il volto con le braccia ed urlò.
-Arya, Arya!Svgliati, Arya!-
La ragazza si alzò di scatto, ansante e sudata, e guardò i familiari contorni della sua stanza semilluminata dalla luna fuori dalla finestra.
-Hai avuto un altro incubo.- le spiegò Sasuke, seduto sul letto accanto a lei.
Da quando aveva partecipato ai funerali del Terzo Hokage, brutti sogni di quel genere erano diventati più frequenti.
Come le altre volte scoppiò in lacrime, l’Uchiha l’abbracciò e si addormentarono così.
Il mattino dopo, quando l’Elphi si svegliò, il ragazzo le teneva ancora le braccia intorno alla vita. Arya lo guardò: i lineamenti erano rilassati e la bocca leggermente aperta. Era così sereno quando dormiva, così tranquillo ed innocente. Gli scostò qualche ciocca di capelli dal viso ed iniziò a sfiorargli gli occhi, gli zigomi, le labbra. Quando si svegliava prima di lui, aveva preso l’abidudine di rimanere a guardarlo, le piaceva, la rilassava. Dopo un po’ il moro si svegliò e lei allontanò la mano.
-Giorno.- lo salutò.
-Sei insopportabile.- mugugnò lui, affondando il volto nel suo petto, come un bambino.
La ragazza si preoccupò: che l’avesse sentita mentre lo accarezzava?
 –Perché?- chiese titubante.
-Perché mi stai svegliando sempre la notte.-
Sospiro interiore.
-Scusa.-
-Sei sicura di non volermi dire cosa sogni?- disse, intrappolandola con lo sguardo.
-Sicura.-
-Ti pare giusto che ogni volta mi svegli con le tue urla, ti devo sopportare mentre lagni e non posso nemmeno sapere cos’è che ti spaventa tanto?-
Come fare a negare qualcosa a quegli occhi?
Questa volta fu lei a nascondere il volto nel petto dell’altro, per liberarsi dall’effetto magnetico che aveva su di lei, per poi sussurrare un “si” appena udibile.
 
 
Quel giorno il gruppo di Arya terminò prima con i lavori così la ragazza ne approfittò per andare a casa e farsi una doccia. Uscì  dalla cabina e si avvolse nell’ascigamano: faceva freddissimo, l’autunno era agli sgoccioli ormai. Rimase così finchè non acquistò un po’ di calore, dopo di che, cercò i vestiti ma si accorse di averli lasciati in camera, così andò a prenderli.
-Finalmente sei uscita!-
Sasuke?!Accidenti, si era dimenticata di avergli fatto la copia delle chiavi! Solo allora si rese conto di quanto fosse corto l’asciugamano che si era legata al petto: le scendeva appena qualche centimetro più gù del fondoschiena.
-Sto aspettand … - l’Uchiha si bloccò vedendola vestita in quel modo.
-Ho dimenticato i panni di là.- mormorò lei per giustificare l’abbigliamento inadeguato e le guance incendiate.
-…te li vado a prendere.-
-No!-  ci mancava solo che vedesse la biancheria intima!   -No, vado io. Tu puoi usare il bagno, tanto il phon c’è anche in camera mia.- disse, e sfrecciò più veloce che potè, asciugamano permettendo.
 
Quando quella sera, dopo aver lavato i piatti -toccava a lei quel giorno- entrò nella stanza, trovò Sasuke sul sul materasso: gambe incrociate e braccia dietro la testa, come se stesse prendendo il sole.
L’Elphi alzò le sopracciglia. –Credevo che avessimo chiarito il primo giorno a chi appartenesse il letto.-
-Infatti. E se ricordi bene, ho detto che te lo cedevo. Ora, ho deciso di riprendermelo.-
Eccome se se lo ricordava, ma per motivi ben diversi.
-Mi sà proprio che ti sbagli.- disse, stendendosi accanto a lui e poggiando la testa nell’incavo del collo.
L’Uchiha spostò un braccio sul suo fianco e, lentamente, ne percorse il profilo dalla spalla in giù ed Arya sentì un nodo allo stomaco mentre il profumo del ragazzo l’avvolgeva .
-Tanto durante la notte comunque vengo qua, che c’è una tipa di mia conoscenza che fa incubi in continuazione.-
 -Ah si? Non la conosco questa ragazza.-
-Ha dei bei capelli blu, profondi occhi viola ed è un’ottimo ninja.-
L’Uchiha avrebbe voluto aggiungere anche che aveva un fondoschiena niente male e labbra che gli urlavano di baciarle ma si trattenne, in compenso prese a giocare con la sua chioma.
-Adesso che mi hai detto che è un bravo ninja credo di aver capito chi è.-
-Ah si?- gli occhi del ragazzo l’avevano catturata di nuovo e la mano, dai capelli, era passata alla guancia; il tutto le incasinava la testa, impedendole di pensare, così fu costretta a distogliere lo sguardo per rispondere.
-Sì, è una persona simpatica a cui voglio molto bene.-
-…anch’io.- rispose l’Uchiha a voce talmente bassa che fu sicura di esserselo immaginato.
Cullata dal rumore dei battiti del cuore del moro, Arya si addormentò.
 
 
Il Villaggio iniziava piano a tornare alla normalità: gran parte dei detriti era stata spostata, gli edifici aggiustati, le strade pulite, così il Mastro decise di organizzare dei turni e quel pomeriggio né Arya né Sasuke dovevano lavorare così il ragazzo propose di andare nel Posto Segreto ad allenarsi. Con tutto quello che era successo dopo la finale delle selezioni dei Chunin, nessuno dei dueaveva avuto tempo per esercitarsi così quel giorno ne approfittarono.
Il duello andava avanti da tempo ormai, sià l’Elphi che l’Uchiha, avevano sfoderato le loro armi migliori: il moro aveva tentato di attaccarla con il Mille Falchi ma lei era riuscita a sfuggirgli grazie allo Shakugan. Dopo aver usato queste due tecniche però, si erano ritrovati entrambi troppo stanchi per continuare seriamente ed ora il loro, più che ad un combattimento, somigliava ad una rissa senza quartiere. Arya non si accorse che, indietreggiando, si era avvicinata troppo agli alberi ai margini della radura così quando sentì il legno dietro la schiena fu sorpresa e reagì troppo lentamente, dando all’altro la possibilità di immobilizzarla contro il tronco.
Con il kunai ancora puntato contro la sua gola Sasuke ansimò: -Ho … vinto.- e lasciò cadere l’arma.
Anche Arya fece lo stesso e ribbattè:- Solo … fortuna.-
L’Uchiha fece il mezzo sorriso che lei tanto amava. –Ti … piacerebbe.- ed appoggiò la fronte sulla sua.
In quel momento la ragazza si accorese di quanto fossero vicini: il suo corpo, intrappolato tra l’albero ed il moro, aderiva perfettamente al corpo di quest’ultimo, il quale le aveva poggiato le mani sui fianchi, le fronti  si toccavano, i repiri si rubavano aria a vicenda e le labbra erano vicinissime, sentiva un nodo al ventre e non riusciva a pensare a nulla che non fosse Sasuke. Improvvisamente, come se si fosse scottato, l’Uchiha si scostò ed Arya quasi cadde in avanti.
-Dovremmo andare a casa a cambiarci.- disse.
Quando fu di nuovo capace di formulare pensieri coerenti l’Elphi rispose: -C’è li ho qua i panni, mi lavo nel ruscello.-
-Ok. Ci vediamo tra un po’ allora.- ed il ragazzo già spariva tra gli alberi.
Lei scivlò contro il tronco e rimase così finchè non sentì l’animo placarsi.

                                                                          
***

Sasuke tornò all’appartamento quasi di corsa ed una voltà arrivato si chiuse con forza la porta alle spalle, come se potesse lasciare fuori il turbinio di emozioni che provava. Andò dritto in bagno e, quasi con violenza, si svestì ed aprì l’acqua che come un balsamo gli si rovescì addosso. Rimase così per un po’, il volto alzato verso la pioggerellina che lo bagnava, e cercò di rilassarsi. Che diamine gli succedeva in quei giorni? La vendetta era andata sbiadendosi nella sua memoria, sostituita da pensieri ed emozioni molto diversi che in un modo o nell’altro, riguardavano Arya. Mentre lavoravano, non poteva fare a meno di guardarla, geloso fino alla punta dei capelli dell’Inuzuka che le stava sempre intorno e con cui la ragazza parlava allegramente. Quando erano da soli, non riusciva a fare a meno di sfiorarla con qualsiasi scusa e di starle il più vicino possibile, nel momento in cui però, si rendeva conto del fatto che le loro labbra distavano solo pochi centimetri si allontanava di scatto. Quel pomeriggio non era andata diversamente: aveva proposto di allenarsi anche per cercare di tenere le distanze ma, ovviamente, era stato inutile. Una volta riacquistato sufficiente autocontrollo si fece una doccia veloce, si vestì ed uscì ancora con i capelli umidi. Quando arrivò alla radura, l’Elphi non c’era, ed iniziò a cercarla nei dintorni: magari, stanca di aspettarlo, era andata a fare una passeggiata. Una volta trovata, si pietrificò sul posto: la ragazza era nel ruscello, immersa fino alla vita, e si lavava tranquilla. I capelli bagnati le gocciolavano sulla schiena, nuda, eccetto per il reggiseno, l’acqua cristallina lasciava intravedere le mutandine che, a loro volta, scoprivano parte del fondoschiena. Sentì le viscere contorcersi e l’irresistibile tentazione di andare lì, abbracciarla, stringerla fino a che i loro corpi si fossero fusi e, e…. Più silenzioso che potè, si svestì, rimanendo in boxer, ed entrò nel ruscello. Quando lei si accorse della presenza di qualcuno, era già troppo tardi perché lui l’aveva raggiunta alle spalle e le aveva intrappolato i polsi con le mani, sentì il busto della ragazza irrigidirsi ma rimase immobile. Con le labbra che le sfioravano l’orecchio sussurrò:-Tranquilla. Sono io.- disse, per poi passare a sfiorarle la guancia e la mascella. Dopo un altro attimo d’immobilità, l’Elphi si girò di scatto, le loro bocche quasi si toccarono, e prima che gli coprisse gli occhi con le mani, impedendogli di guardarla, riuscì a scorgere nei suoi un’ira cieca.
-Che cavolo ci fai qui?- sibilò.
Solo in quel momento Sasuke si rese conto di ciò che aveva fatto e l’enormità della cosa lo schiacciò. Rimasto senza parole, non rispose.
-Allora?- domandò lei, la rabbia che trasudava da ogni lettera.
-Pensavo che avessi finito.- mormorò, si sentiva le guance ardenti. Che scusa stupida che aveva detto!
Anche se fosse stato sorpreso di trovarla ancora lì, e lo era stato eccome, questo non lo autorizzava assolutamente a fare quello che aveva fatto ma per fortuna lei non glielo fece notare.
-Torna di là.- soffiò, riferendosi alla radura -E restaci.- ordinò con tono che non ammetteva relpiche.
 
                                                                     ***
Appena Sasuke sparì tra gli alberi lei terminò più in fretta possibile quello che aveva iniziato e si vestì. Fortuna che aveva portato anche la felpa, in quel momento ne sentiva proprio il bisogno: aveva le guance in fiamme ma allo stesso tempo numerosi brividi le percorrevano la schiena. Quando si era accorta di non essere più sola nel ruscello, si era spaventata ma quando Sasuke le aveva rivelato chi fosse la sua mente si era scissa in due fazioni differenti: la prima, che moriva dalla voglia di restare dov’era, o meglio ancora, di girarsi e baciarlo; la seconda, che sarebbe voluta scomparire per l’imbarazzo: l’Uchiha l’aveva appena vista in biancheria intima!! Su una cosa le due parti erano d’accordo: girarsi. Così lo aveva fatto e quando le loro labbra si erano quasi sfiorate lo scontro tra i due partiti opposti era infuriato. Alla fine era prevalso l’imbarazzo e la rabbia che questo portava perciò gli aveva coperto gli occhi ed intimato di andarsene. Una volta chiusa la felpa ed asciugato i capelli decise di rimanere lì: le emozioni di poco prima erano ancora troppo forti, inoltre, se tornava troppo in fretta avrebbe rischiato di trovare il ragazzo ancora seminudo e se ciò fosse accaduto sapeva che questa volta, avrebbe vinto la prima fazione perciò rimase seduta sotto un albero finchè non si sentì abbastanza padrona della situazione da affrontare Sasuke.
 
                                                                         ***
L’Uchiha aveva fatto come gli era stato detto ed era volato verso la radura, una volta là si era vestito e, appoggiato ad un tronco, aveva tentato di calmarsi. Che diavolo gli era saltato in mente?!Era uscito pazzo, per caso?!Accidenti, stare in quella casa aveva un effetto assolutamente negativo su di lui, doveva trovare una soluzione al più presto. Allo stesso tempo però, il solo pensiero di andarsene in un albergo o a casa di qualcun altro lo inorridiva. Fece dei lunghi respiri profondi finchè non si fu calmato, dopo di che, si scervellò pensando a come si sarebbe dovuto comportare quando e se -già perché aveva qualche dubbio in proposito- la ragazza fosse tornata. Dopo varie ore, quando ormai il sole era calato da un pezzo, non era ancora arrivato ad una soluzione ed Arya non era tornata, il che iniziava seriamente a preoccuparlo ma non osava neppure pensare di andare di nuovo a cercarla. Che avesse deciso di mollarlo lì?Forse era molto più arrabbiata di quanto avesse pensato ed aveva deciso di andare a casa da sola?Magari lo aveva anche sfrattato. Oppure era andata a raccontare l’accaduto a qualcuno, forse all’Inuzuka perché gli desse una lezione. Il solo pensiero di Kiba gli scrollò di dosso ogni residuo di imbarazzo e lo riempì di furia. L’Elphi arrivò proprio in quel momento.
-Scusa se c’ho messo un po’. I capelli non ne volevano sapere di asciugarsi.-
Come se niente fosse si avvicinò ad un abero e prese uno zaino dal quale estrasse due involti e lanciandogliene uno disse: -E’ il tuo panino.-
Gli si accomodò a fianco: abbastanza lontano da non potersi toccare se non di proposito e sufficientemente vicino da sembrare un paio di amici che facevano un pic-nic al chiaro di luna.
Sasuke era sconvolto: così era quella la strategia che aveva scelto? Far finta che nulla fosse successo?Per lui andava benissimo: avrebbe fatto altrettanto. Un angolo della sua mente pensò che in tal caso avrebbe potuto continuare ad usare qualsiasi scusa per sfiorarla ma scacciò subito quel pensiero.
-Sono cresciuti di nuovo.- disse, addentando il panino e riferendosi alla chioma blu.
-Già.- rispose lei.
-Vuoi tagliarli un’altra volta?-  le domandò con un mezzo sorriso, ripensando al pomeriggio in cui glieli aveva accorciati: era stata la prima volta che aveva sentito lo stomaco contorcersi.
-Veramente, volevo tenerli un altro po’.-
 
Dopo che ebbero finito di mangiare, Arya si arrampicò su un albero e si appollaiò su un ramo, lui la seguì, incapace di starle più lontano di qualche centimetro.
-Che guardi?- domandò mentre l’osservava alla luce della luna: la pelle morbida e liscia, gli occhi d’argento, le labbra piene.
La ragazza si strinse nelle spalle: -Tutto e niente.-
Sasuke corrugò la fronte: che voleva dire?Ad ogni modo non vi badò più di tanto perché era troppo occupato e rimanere immobile: avrebbe voluto toccarla, almeno tenerle la mano, ma dopo quello che aveva combinato il pomeriggio, non osava muovere un muscolo. Fu lei invece, ad appoggiarsi a lui, e a quel punto non resistette e le circondò le spalle col braccio rimanendo comunque un piuttosto rigido. Dopo un po’ si accorse che Arya si era addormentata così la prese in braccio e la portò a casa.

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** Litigio ***


Litigio
 

 Il giorno seguente, in piazza, fu uguale agli altri: enormemente faticoso ma pieno di sguardi con Sasuke. Dopo il pomeriggio precedente poi, si sentiva continuamente calamitata dalla sua figura, con aperto disappunto di Kiba che cercava invano di attirare la sua attenzione.
-Arya?Arya, hai sentito?- la dolce voce di Hinata la riportò sulla terra.
-Scusa no. Cos’hai detto?-
-Che sei perennemente distratta, ecco cosa!- intervenne Tenten, irritata.
-Ho dormito poco.- si giustificò l’Elphi.
Il ninja con gli shignon le lanciò un’occhiata eloquente. –Sono giorni che dormi poco.-
-Mh…qualcuno.-
-Arya.- pronunciò il suo nome come fosse un rimprovero. –Vuota il sacco.- ordinò.
L’Elphi, suo malgrado, si sentì arrossire.
-Non capisco cosa intendi.- mentì.
-Ehi, voi!Smettetela di battere la fiacca!- urlò il Mastro Faticatore e la ragazza dai capelli blu ne approfittò per dileguarsi ma non prima che l’altra ebbe detto: -Stasera. 20.30. Buon Boccone.-
 
 
-Sasu per la cena devi arrangiati un po’ tu.-  gli urlò Arya dalla sua stanza.
-Perché?- chiese lui entrando e, squadrandola da capo a piedi: -Dove vai?-
La ragazza indossava una camicetta nera ed un pantalone corallo.
-Mi vedo con Tenten e credo che ci sarà anche Hinata. Ti direi di venire- iniziò, ma sapeva già quale argomento avrebbe voluto affrontare l’amica con gli shignon ed era decisamente meglio che il moro non fosse presente   -ma è una serata solo ragazze.-
-Okey.-
 
In realtà l’Elphi non aveva nessuna voglia di andarci, immaginava su quali toni si sarebbe svolta la conversazione e la cosa non le piaceva. Quando arrivò, l’amica era già lì e come previsto, c’era anche Hinata.
-Sei in ritardo.- la rimproverò Tenten.
-Ringrazia che sono venuta.- la zittì.
Si accomodarono ai tavolini fuori dal locale ed ordinarono.
-Allora- esordì la ragazza dai capelli castani –Di cosa parlavamo stamattina?-
-Mh…non ricordo.- mentì.
-Del fatto che sei sempre distratta.- suggerì a mezza voce la nera.
-Infatti.- concordò Tenten –E stavamo per capire da cosa dipende.-
-Dal poco sonno.- Arya sentiva le guance leggermente accaldate.
-Io non credo proprio. Penso che dipenda da tutt’altra cosa, anzi … persona.- disse Tenten, con gli occhi che brillavano paurosamente.
-Ah, davvero?-
-Già. Ti piace giusto?-
-Chi?- l’Elphi stava sudando freddo, sapeva il nome che sarebbe seguito e non voleva sentirlo.
-Uchiha.-
Sentì Hinata trattenere il respiro per la sorpresa.
 Sasuke. Le piaceva Sasuke? Era per questo che non riusciva a distogliere lo sguardo dal petrolio dei suoi occhi?Per questo che sentiva un nodo allo stomaco quando l’abbracciava o la sfiorava?Per questo che moriva di gelosia quando Sakura ed Ino gli stavano vicino?
-Non lo so.- confessò a mezza voce.
-Raccontaci tutto.-
Ed Arya lo fece. Parlò di ciò che sentiva quando il moro le era vicino, narrò di come scherzavano, di come si ritrovavano vicini e poi lui si allontanava e, tra balbettii, sussurri ed un volto così paonozzo da far impallidire persino Hinata, raccontò quello che era successo il pomeriggio precedente.
-Ma è chiaro.- sentenziò la compagna di squadra di Rock Lee.
-Cosa?- chiese l’Elphi col fiato sospeso. Qual’era il verdetto?
-Vi piacete.-
Arya ci mise un po’ ad assimilare la notizia. –Ma se fosse così perché si stacca sempre?-
-Perché è un orgogliosone del cavolo, ecco perché!- s’infervorò il ninja. –E poi … - aggiunse maliziosa -ieri sei stata tu a mandarlo via.-
Dopo quell’ultimo commento la ragazza decise di aver sentito troppo per quella sera e che era arrivato il momento di contrattaccare.
-Mh, forse, ma basta parlare di me adesso. Che mi dici di te e Neji?-
Hinata trattene nuovamente il respiro per la sorpresa ed il ninja con gli shignon arrossì. –Nulla.-
-Ne sei proprio sicura? Mi è sembrato di vedere che vi guardate spesso e che con te è silenziosamente premuroso.-
-S-silenziosamente premuroso?- balbettò quella, sempre più rossa. -Ma che dici, non esiste nemmeno questa cosa.-
-D’accordo, abbiamo capito che ti piace.- sentenziò.
-Ma no!Non è assolutamente vero!!-
-Tenten- intervenne Hinata, per la prima volta –credo che Neji sia davvero un bel ragazzo e non lo dico solo perché è mio cugino. Stareste davvero bene insieme.- disse con un sorriso dolce.
-C- cosa?No, no, no, sul serio!Siamo amici, compagni di squadra, ci alleniamo insieme, ma basta, stop!-
-E di Naruto che mi dite?- domandò Arya.
-Naruto?- fece Tenten, sorpresa per l’improvviso cambio d’argomento.
-Sì, lui. Che ne pensi Hinata?-
La mora assunse una colorazione tra il rosso fuoco ed il viola.
-N-naruto?E’-è  ca-carino.- balbettò.
-Hinata!Non sapevo che ti piacesse l’Uzumaki!- esclamò la mora.
-C-cosa?N-no, n-non è c-come p-pensi.-
Le due ninja la guardarono in modo eloquente, come a dire “a chi vuoi darla a bere?” e la Hyuga dopo pochi secondi abbassò lo sguardo e farfugliò: -B-bè, f-forse u-un p-po’.-
-Tranquilla Hinata! Naruto è simpatico. Certo, spesso si comporta da emerito deficiente ma a modo suo è profondo.- disse Arya.
Tenten le rivolse un’occhiata tra l’incredulità e l’ilarità, invece la nera alzò lo sguardo e prendendo coraggio disse:- Sì, è proprio quello che penso anch’io.-
-Perfetto. Allora siamo tre ragazze malate di cuore.- sospirò la mora.
L’Elphi prese la palla al balzo. –Quindi ammetti che Neji ti piace.-
L’altra arrossì. –Eh?No, non ho detto questo!Intendevo …- ma fu interrotta da alcune urla.
-Arya!Hinata!-
-Hinata!Arya!Tenten!-
I Genin si voltarono: Kiba, Naruto e Neji si stavano dirigendo verso di loro.
-Ehi!Che ci fate qui?- domandò l’Elphi.
-Ci siamo incontrati per caso.- spiegò il biondo.
-E voi?Da quand’è che fate comunella?- domandò il padrone di Akamaru.
Il biondo ed il moro si autoinvitarono al loro tavolo e costrinsero lo Hyuga a fare lo stesso, insieme passarono un’allegra serata tra chiacchiere, risate e pettegolezzi.
 
 
Arya si ritirò più tardi del previsto e, pensando che Sasuke stesse dormendo, cercò di fare meno rumore possibile ma ebbe una sorpresa perché appena chiuse la porta le giunse la voce dell’Uchiha dalla sua stanza.
-Come è andata la serata per sole ragazze?- chiese tagliente, sottolineando le ultime parole.
L’Elphi lo raggiunse: il moro era seduto sulla scrivania e guardava fuori dalla finestra.
-Bene, ci siamo divertite.- rispose.
-Immagino.- commentò lui con eccessivo sarcasmo.
-Sasuke, qualcosa non va?- domandò, iniziava a stancarsi di quel comportamento inspiegabile.
L’Uchiha, che fino ad allora era stato voltato sempre verso i vetri, si girò di scatto e la fulminò con lo sguardo.
-Non c’è bisogno di mentirmi.- ruggì –Potevi dirmelo che esci con l’Inuzuka.-
L’Elphi era spiazzata: l’aveva pedinata?
-Mi hai spiata?- l’accusò.
Il ragazzo serrò la presa delle mani vicino ai bordi della sedia improvvisata.
-Ero venuto a portarti la felpa.- sputò.
La ragazza aprì e chiuse la bocca per controbattere ma non uscì alcun suono.
-Se proprio vuoi saperlo – disse, quando riuscì a parlare di nuovo.  –ci hanno raggiunto dopo. Non sapevamo che sarebbero venuti.- sibilò, anche lei si stava alterando.
-Qual è il problema?- ruggì lui  -E’ così facile. Basta dire “Sasuke esco con l’Inuzuka e non ti voglio tra i piedi”. Guarda che puoi dirlo, non mi offendo.- quasi urlò, con gli occhi che le lanciavano un’implicita sfida.
Arya era davvero arrabbiata. –Se anche fosse non sarei tenuta a dirtelo!- la sua voce salì di varie ottave.
Gli occhi del moro lanciarono bagliori sanguigni ma quando parlò la voce era calma e sprezzante.
-Mi fai schifo.-
L’Elphi non ci vide più: coprì la distanza che li separava e gli tirò uno shiaffo in pieno volto, con tutta la forza che aveva. Il moro rimase fermo per un attimo, poi la guardò negli occhi: era a dir poco furibondo. Fu così veloce che la ragazza non vide arrivare il colpo diretto alla mascella e fu sbalzata dall’altro lato della stanza.
-Questo è troppo.- mormorò mentre si massaggiava la parte lesa e si lanciò all’attacco.
Iniziarono ad azzuffarsi come due bambini: Sasuke la colpì ad un fianco, lei nello stomaco e sulla spalla. Ad un tratto Arya perse l’equilibrio ecadendo, si portò dietro anche il ragazzo. Fortunatamente l’impatto fu morbido perché si ritrovarono sul letto. Approfittando della momentanea distrazione l’Uchiha le immobilizzò le braccia sulla testa.
-Perché non mi hai detto che uscivi con quello schifoso dell’Inuzuka?- le gridò in pieno volto.
-Perché non ci esco!L’abbiamo incontrato per caso!- rispose l’Elphi con altrettanta foga.
Improvvisamente il ragazzo sembrò perdere gran parte della propria furia. –Sicuro?- sussurrò.
-Sì!- esclamò la ragazza, esasperata dall’ennesimo cambio d’umore del moro.
Sasuke la lasciò e si sedette a bordo del letto, dandole le spalle, Arya si girò sul fianco e fece altrettanto. Per un po’ rimasero così, ognuno chiuso nel proprio ostinato silenzio, finchè il moro non parlò.
-Sei arrabbiata?-
-Sì. Aspetto le tue scuse.-
-Come?Le mie scuse?!- esclamò.
-Sì.-
-Non lo farò.- l’avvertì.
-Bene.- concluse lei, chiudendo definitivamente la conversazione.
Quella notte Sasuke non dormì accanto a lei.
 
 
Quando l’indomani, l’Uchiha si svegliò, l’Elphi era già uscita di casa. Si alzò e andò a fare colazione ma non riuscì a finire la sua solita tazza di tè: il silenzio gli ronzava nelle orecchie, le opprimeva, quasi tutta l’aria che c’era nella stanza avesse deciso di invadere i suoi padiglioni auricolari. Percepiva con ogni fibra del suo essere che lei non era lì e che era solo colpa sua. Ignorò la fastidiosa sensazione che sentiva all’altezza del petto ed uscì. Per tutto il giorno fu costretto a guardarla da lontano, osservandola mentre parlava con quell’idiota dell’Inuzuka e le sue aniche, Tenten ed Hinata. Anche a cena fu assente, lui si impose di fare come se niente fosse ma era inquieto, teso. Si mise a letto ma non riuscì ad addormentarsi, tormentato dalla sua assenza, così l’aspettò sveglio. Lei arrivò a sera tarda,-non riuscì ad impedirsi di chiedersi dove fosse stata sino ad allora, con Kiba forse?- sentì il fruscio dei vestiti mentre, silenziosa, indossava la felpona ed i pantaloncini che usava come pigiama e percepì l’ormai familiare nodo allo stomaco ma questa volta era accompagnato da una sensazione nuova che non gli piaceva per niente: lei era lì, ad un passo da lui, eppure non l’aveva mai sentita così lontana. Il giorno dopo fu uguale e così quello dopo ancora. Sasuke si aspettava di vedersi sfrattato da un momento all’altro ma la ragazza non sembrava avere intenzione di farlo e lui si domandava in vano quale fosse il motivo. La sera del quarto giorno non ce la fece più, seduto sul suo giaciglio improvvisato, guardava la schiena irrimediabilmente girata dell’amica. Strinse i pugni: sapeva di avere torto ma non si sarebbe mai scusato, tuttavia, se non l’avesse fatto, era sicuro che Arya non gli avrebbe più rivolto la parola. Cercò invano una soluzione ma, come i giorni precedenti, non la trovò. Dopo un po’ mormorò: -D’accordo.-
Lei non si mosse, quasi non l’avesse sentito ma lui sapeva che era ancora sveglia.
-D’accordo.- disse a voce un po’ più alta.
Finalmente, l’Elphi si voltò.
-D’accordo, cosa?- sibilò.
Lui fece un sospiro e si passò una mano tra i capelli, sconfitto. –Forse ho esagerato un po’ l’altra sera.-
-Un po’ parecchio.- rispose dura lei. Tentò di mantenere ancora per un po’ quella maschera di apparente indifferenza ma non ci riuscì: quei giorni erano stati orribili, anche se non l’avrebbe mai ammesso, Sasuke le era mancato un sacco. Sorrise e con tono più dolce: -Penso che sia ora di andare a dormire.- disse, afferrandolo per la maglietta e tirandolo piano accanto a lei. Sapeva che l’Uchiha non le avrebbe mai chiesto scusa e che più di così non avrebbe ottenuto ma a lei bastava.

Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** Baci e gelosia ***


Baci e gelosia
 

-Giorno, ragazzi!!- li salutò strillando l’Uzumaki.
-Ciao Naruto. Sei allegro stamattina.- consatò l’Elphi.
-Sììì!!Stanotte mi è venuta in mente una cosa!-
-Che cosa?- chiese curiosa l’Haruno.
-Mi sono ricordato che non abbiamo ancora fatto la festa che avevamo programmato!-
-Ti sembra il caso di festeggiare, Testa Quadra?- fece Sasuke.
-Certo, perché non dovremmo?-
-Forse perché nessuno di noi è diventato Chunin, Rock Lee è in ospedale, l’Hokage è morto e la Foglia è stata attaccata?- rispose Arya, facendo un sintetico quadro della situazione.
Il biondo non si lasciò scoraggiare. –E con questo?Non possiamo rimanere tristi per sempre, dobbiamo reagire!!-
-E vorresti reagire facendo una festa?- chiese scettico l’Uchiha.
-Sìì!E’ il modo migliore!Come sono feliceeee.Vado a dirlo agli altri!!Yuuu, si festeggiaaaa!!-
 
 
-Ehi, Arya. Ho saputo che Naruto sta organizzando un’altra festa.- disse Tenten.
-Già. Non siamo riusciti a dissuaderlo.-
-Fa bene. Credo che un bel party sia proprio quel che ci vuole in questo momento.- concordò l’Inuzuka.
-Che ne dite di andare a comprare i vestiti insieme?- domandò Hinata, rivolgendosi a lei e Tenten.
-Sì,sarà divertente.- rispose quest’ultima.
 
 
-Esci?- domandò Sasuke, vedendo che aveva smesso i soliti panni sportivi.
-Sì. Hinata, Tenten ed io andiamo a cercare qualche vestito per domani sera.-
-Ci vai?- chiese incredulo l’Uchiha.
-Sì. Un po’ di divertimento prima di partire, non farà male.-
-Non sapevo che fossero riprese le missioni. Dove andiamo?-
-Ehm…no, infatti non sono riprese. Non te l’ho detto perché l’ho saputo solo oggi … Naruto ed io partiamo con il ninja che ci allenato per la finale, andremo alla ricerca del nuovo Hokage.-
Il moro si irrigidì. –Quando partite?-
-Dopo dopodomani.-
Silenzio.
Arya si avvicinò e lo costrinse a guardarla negli occhi.
-Ci devi andare per forza?- le chiese.
-Sì, ma non staremo via molto.-
Lui annuì ma si vedeva che era apertamente contrario.
-Dai, vieni anche tu domani.- disse la ragazza per cambiare discorso.
-Non ci penso proprio.-
-E su!Viene persino Neji!-
In realtà l’ultima versione che le aveva riferito Tenten, era stata quella di un secco “no” da parte del ragazzo, ma l’Elphi voleva che partecipasse anche Sasuke.
La frase ebbe l’effetto sperato: il moro alzò le sopracciglia e sconcertato disse: -Non ci credo.-
–Invece è proprio così.- mentì. -Pensaci!- urlò chiudendosi la porta di casa alle spalle.
 
 
Comprare vestiti ed accessori per l’occasione fu molto più facile e divertente di quando Arya l’aveva fatto l’ultima volta. Aveva già un’idea su cosa indossare e girare per i negozi con le amiche fu molto più piacevole di quanto immaginasse. Il pomeriggio seguente la ragazza avvertì l’Uchiha che si sarebbe appropriata del bagno fino all’ora della festa quindi,se aveva qualcosa da fare avrebbe dovuto farlo in quel momento. Sasuke si fece una doccia veloce e quando uscì, con un asciugamano legato in vita ed i capelli bagnati, Arya non potè fare a meno di fissarlo.
E’ semplicemente stupendo, pensò.
Il moro si accorse di essere osservato e per togliersi d’imbarazzo disse:- Il bagno è tutto tuo.-
L’Elphi ci si fiondò con le guance ancora in fiamme.
 
Dopo un’ora e mezza era pronta. Uscì dalla stanza e si diresse in cucina, per provare un’ultima volta a persuadere Sasuke e convincerlo a partecipare alla festa ma lo trovò vestito di tutto punto: stretti pantaloni neri che gli facevano un fondoschiena da urlo, camicia bianca leggermente sbottonata che lasciava intravedere la muscolatura che si andava formando e capelli stile finto spettinato che a tratti gli coprivano i profondi occhi neri. Solo in quel momento  Arya si rese conto d’aver sempre visto l’amico con i panni dell’allenamento e decise che il cambio di look le piaceva eccome. Non se ne accorse perché era troppo intenta ad osservarlo, ma anche lui la stava guardando. Quella sera l’Elphi indossava uno stretto abitino bianco  con una minigonna a balze ed un fiocchetto su un lato, ai piedi tacchi vertiginosi che le mettevano in risalto le gambe snelle.
-Hai deciso di venire?- gli domandò quando riuscì a riacquistare l’uso della parola.
-Già.Se vedo che è un’idiozia posso sempre andarmene.- poi dandole le spalle –Carino quel vestito.-
Era un eufemismo: il bianco del capo si sposava meravigliosamente con i capelli blu e gli occhi viola della ragazza ma lui non era tipo da fare molti complimenti.
-Anche tu stai bene.-
Altro eufemismo: Sasuke quella sera era semplicemente divino.
-Andiamo?- le chiese.
-Sì.-
 
 
Arrivarono che il buffert era stato aperto da poco e perciò tutti erano occupati a mangiare ma, nonostante ciò, Sakura ed Ino, quasi avessero un radar inserito in testa, si voltarono all’istante e si precipitarono dal moro al suo fianco. Arya decise di allontanarsi: se fosse rimasta, quelle due galline avrebbero avuto vita breve. Si diresse verso Tenten ed Hinata, già con i piatti pieni.
-Ehi, ragazze!-
-Arya! Era ora!Iniziavo a pensare che non venissi più.-
La mora indossava un tipico vestito cinese rosso fuoco con complicati ricami dorati.
-L’altra volta ha fatto molto più tardi.-
La nera aveva un capo blu scuro vivacizzato da numerose farfalle bianche.
-Ten,ma alla fine Neji che ha fatto?Perchè io ho detto a Sasu che veniva … -
-Tranquilla. Lee ed io siamo riusciti a convincerlo.-
-Come sta Rock Lee?- domandò Hinata.
-Un po’ meglio ma è ancora in ospedale. Arya ti consiglio di prepararti un piatto o Choji si finirà tutto.-
L’Elphi seguì il consiglio della mora ma quando tornò indietro non vide più le due ragazze così si diresse da Sasuke stravaccato su un divanetto e stranamente libero dalle ammiratrici.
-Dove le hai lasciate Ino e Sakura?- gli chiese, sedendosi accanto a lui e poggiando la testa sul braccio che il moro teneva sul poggiatesta.
Il ragazzo si strinse nelle spalle. –Mi sono dileguato.- rispose prendendo uno stuzzichino dal suo piatto.
-Ehi!- protestò –Questo l’avevo preparato per me!-
-Ah si?- domandò con aria di sfida, avvicinando il volto a quello dell’Elphi.
-Sì.- sussurrò lei, incapace di proferire qualcos’altro.
-E se me ne rubassi un altro?-
La ragazza sentiva la testa girare: le loro labbra erano separate da pochissimi centimetri, stava per chiudere involontariamente gli occhi quando un urlo la fece sobbalzare ed i due batterono le fronti.
-Arya!!-
-Ciao Kiba.- gli sorrise massaggiandosi il bernoccolo.
-Ho interrotto qualcosa?-
L’Elphi sentì le guance arrossarsi e si affrettò a rispondere: –Certo che no.-
-Ehi Uchiha, ti dispiace se te la rubo un attimo.Grazieee.- e già la trascinava lontano.
-Kiba, dove andiamo?-
-Sakura ti cercava ma … non la vedo più adesso.-
Sakura?L’aveva fatto sicuramente apposta, per allontanarla dall’Uchiha!Quella brutta arpia!
-Arya!-
La ragazza si voltò: l’Uzumaki e Nara si dirigevano verso di lei.
-Naruto!Shikamaru!- salutò –Complimenti.- disse poi rivolgendosi al ragazzo col codino.
-Per cosa?-
-Per aver bloccato i nostri inseguitori. Tra una cosa e l’altra mi sono dimenticata di congratularmi con te.-
-Figurati, non ho fatto niente di speciale e poi se non fosse arrivato Asuma sarei stato spacciato.-
-Raccontami tutto.-
Il ragazzo le spiegò a grandi linee come aveva depistato i ninja del Suono e l’intervento del maestro.
-Wau! Nove Chunin da solo. E’ un grande!- esclamò Tenten.
-E tu da dove salti fuori?- chiese Arya: con tutto quel trambusto, non l’aveva sentita arrivare.
-Dall’uovo di Pasqua. Scema, ti cercavo.-
-Perché?-
-Perché – incominciò, con una strana luce negli occhi nocciola e prendendola per i polsi –tra poco inizierà la musica ed io ti impedirò di fossilizzarti su un divanetto.-
Proprio in quel momento si iniziarono a sentire le prime note e l’Elphi con un nodo allo stomaco, cercò di liberarsi dalla presa ferrea dell’amica ma invano.
-Ti prego, Ten!Ti supplico!Non so ballare!-
-Certo, non ci hai mai provato.- urlò l’altra per sovrastare la canzone disco del momento.
-Per favore, non condannarmi a questo strazio!- provò a strattonare le braccia ma fu inutile.
-Che ti piaccia o no, tu statsera ballerai!-
La mora non le permise di andarsene e la costrinse a restare sulla pista da ballo, Arya, in mancanza di altre alternative, guardava i movimenti dell’amica e cercava di imitarli. Dopo le prime canzoni però non fu più necessario perché l’imbarazzo era sparito ed iniziò a muoversi automaticamente, trasportata dalla musica. Quando i piedi iniziarno a farle male, l’Elphi uscì dal groviglio di gente da cui erano state intrappolate e si avvicinò al buffet, ormai vuoto, alla ricerca di un po’ d’acqua: aveva la gola secca e stava morendo di caldo. Mentre beveva si girò ad osservare la sala: Tenten aveva trascinato sulla pista anche Hinata ed ora ballavano insieme, Naruto stava dando il meglio di sé e tutti si tenevano a distanza per paura d’essere colpiti con qualche gomitata. Spostò lo sguardo sui divanetti : erano poszionati in modo diverso dalla volta scorsa: non erano attaccati alla parete bensì divisi in gruppi, ognuno che circonda un basso tavolino. Al primo cerchio c’erano Choji, impegnato a mangiare quel che restava del cibo, Shikamaru, che pareva quasi addormentato, e Neji, che fissava la sua compagna di squadra sbalordito dalla bravura con cui si muoveva sulla pista; al secondo gruppo di divanetti, Kiba e Shino che parlavano tranquilli, mentre al terzo Sasuke con … Ino e Sakura! Il moro era seduto in mezzo alle due ragazze, entrambe spiaccicate addosso a lui: l’Haruno gli teneva una mano sotto la camicia aperta all’altezza del petto, mentre la Yamanaka lo teneva per il mento, impedendogli di girarsi. Arya si sentì straziata da un turbino di emozioni differenti: gelosia per quelle due arpie che gli stavano tanto attaccate, rabbia per quello che stavano facendo e dolore perché quella era la prova lampante che Tenten si era sbagliata dicendo che anche l’Uchiha provava qualcosa per lei, aveva avuto torto, torto marcio. Sentì le lacrmie agli angoli degli occhi e combattè per impedir loro di scendere, si appoggiò al tavolino: le gambe le tremavano ma non per la stanchezza. Fece dei respiri profondi, nel tentativo di calmarsi ma non ci riuscì. Incapace di liberarsi da quelle emozioni decise di privilegiarne una: la rabbia.
Benissimo, che si diverta con le sue amichette, adesso vado a divertirmi anch’io, decise.
Poggiò il bicchiere sul tavolo con un po’ troppa foga tanto che il vetro si incrinò, e si diresse spedita verso i divanetti dov’erano seduti Shino e Kiba.
 
-Ehi bellezza!- la salutò l’Inuzuka.
-Come mai non balli?- gli domandò.
-Cosa?-
L’Elphi fu costretta a ripetergli la domanda urlandogli nell’orecchio per cercare di sovrastare la musica spacca timpani.
-Fa troppo caldo.- le rispose cingendole le spalle con un braccio.
La ragazza lo lasciò fare, anzi gli si avvicinò ancora di più.
Musica permettendo, iniziarono a chiacchierare, mentre Shino si dileguava abilmente.
A poco a poco Kiba iniziò a passarle la mano tra i capelli, a sfiorarle il collo, le guance, le labbra, ma Arya non sentiva nulla, certo era bello ma non scatenava in lei quell’oceano di sensazioni che sentiva al solo tocco dell’Uchiha. Con l’altra mano il ragazzo iniziò ad accarezzarle i polpacci, lentamente, finchè non le afferrò le gambe e le poggiò sulle sue. Mentre la distanza tra i loro volti diminuiva sempre più , con la mano risalì fino alla mascella ed avvicinò le labbra alle sue.
Sta per baciarmi, pensò la ragazza con uno strano distacco.
Ma quello che sentì non fu la bocca di Kiba sulla sua, bensì il proprio nome pronunciato da qualcuno che non avrebbe dovuto essere lì.
-Arya.- aveva ruggito Sasuke.
 
                                                                                    ***
Quando aveva visto l’Elphi uscire dal bagno era rimasto senza parole: era stupenda. C’era voluto un po’ prima che riuscisse a riprendersi ma, fortunatamente, anche lei sembrava in contemplazione di qualcosa anche se non si preoccupò di capire cosa, prima di uscire le aveva fatto persino un mezzo complimento, facendo attenzione a girarsi di spalle, di modo che non si vedesse il rossore che gli si era propagato sulle guance. Appena arrivati al locale Sakura ed Ino gli erano praticamente saltate addosso e con suo rammarico, prima che potesse accorgersene, l’Elphi era sparita. Aveva impiegato una buona mezz’ora per scollarsi di dosso le due ragazze ma alla fine c’era riuscito ed era andato a sedersi su un divanetto. Dopo poco era arrivata Arya ed avevano iniziato a scherzare insieme. Ad un tratto i loro volti si erano ritrovati vicinissimi e Sasuke aveva sentito contorcersi le viscere: quella volta, aveva deciso,a meno che non l’avesse fatto lei, non si sarebbe scostato … e l’avrebbe baciata. Stava appunto per ottenere ciò che agoniava da settimane, quando una voce che ben conosceva, li aveva fermati. L’Inuzuka, sempre lui dannazione! Aveva avuto persino la faccia tosta di domandare se aveva interrotto qualcosa: non si vedeva che aveva interrotto, eccome? Stava appunto per mandarlo a farsi benedire quando aveva sentito l’Elphi rispondere che non aveva interrotto nulla.
Nulla.
A quel punto si era sentito talmente ferito ed offeso, che non aveva opposto nessuna resistenza quando il ragazzo gliel’aveva portata via. Non aveva interrotto niente?Allora quel momento per lei non aveva significato nulla?E tutte le altre volte che si erano ritrovati vicini?Arya non sentiva nemmeno un quarto di quello che provava lui? Si stava tormentando con queste domande, quando erano arrivate nuovamente l’Haruno e la Yamanaka. Le due avevano preso a tormentarlo ma lui non ci aveva badato e le aveva lasciate fare, troppo preso dai suoi scuri pensieri. L’Uchiha era uscito dal suo stato di trance soltanto quando una ragazza dai capelli blu e un vestito bianco aveva attraversato la sua visuale, diretta al divanetto di fronte. L’Elphi si era seduta accanto all’Inuzuka ed avevano iniziato a parlare mentre l’Aburame li lasciava soli. Sasuke era rimasto a guardarli, sempre più rigido, la furia che aumentava ogni volta che il ragazzo la sfiorava. Quando Kiba le aveva passato il pollice sulle labbra aveva sentito d’aver toccato due antipodi. Da una parte, c’era stato il dolore: in tutte quelle settimane di convivenza l’Uchiha aveva sempre voluto fare ciò che ora stava facendo l’Inuzuka; dall’altro, la furia: come osava Kiba toccare Arya in quel modo?!
Tuttavia l’Elphi era sembrata starci così non aveva potuto fare altro che rimanere a guardare. Quando il ragazzo si era appoggiato le gambe di Arya sulle sue, aveva sentito che sarebbe potuto esplodere da un momento all’altro. Proprio allora, si era ricordato del primo giorno che avevano lavorato in piazza e di come l’Inuzuka gli avesse detto che non sfruttava bene lo Sharingan e aveva deciso di ascoltare il suo consiglio. Era stato solo per questo che quando aveva capito cosa stava per accadere, era riuscito ad intervenire abbastanza velocemente da impedirlo. Non se n’era reso conto nemmeno lui, aveva sentito soltanto che non avrebbe permesso per nulla al mondo che l’Inuzuka la baciasse.
-Arya.- aveva sibilato, trattenendo a stento l’ira, ed i due si erano fermati a pochi millimetri l’uno dall’altro.
Lei, rossa in volto, lo guardò sorpresa, Kiba invece disse:- Uchiha, se non te ne fossi accorto, hai interrotto qualcosa.-
Oh, si!Eccome se se n’era accorto, l’aveva fatto apposta!
-Arya.- ripetè.
-Cosa c’è?- chiese lei.
Aveva sbagliato ad interromperli?L’Elphi voleva stare con l’Inuzuka?
No, non l’avrebbe permesso.
Rispose la prima cosa che gli passò in testa: -Vuoi ballare?-
La ragazza sembrò interdetta, guardò prima lui, poi la pista da ballo, Kiba ed infine tornò a fissarlo.
-Ehm…okey.- sussurrò.
Al settimo cielo, la prese per mano e la trascinò in mezzo alle altre coppie, senza darle nemmeno il tempo di salutare l’Inuzuka: erano iniziati i lenti. Sasuke ebbe cura di posizionarsi in una zona dove potesse vedere bene Kiba, dopo di che, stringendole i fianchi, l’attirò a sè molto più del necessario. Guardò soddisfatto il volto dell’Inuzuka attraversato da diversi sentimenti: dolore, gelosia, rabbia. Solo quando una coppia gli impedì la visuale si rese conto di ciò che aveva fatto e di quanto fossero vicini lui ed Arya. La guardò: lei gli aveva messo le mani intorno al collo, il volto poggiato sulla spalla e lo stava fissando.
-Ti sei divertito abbastanza con Kiba?-
Per poco l’Uchiha non spalancò la mascella per la sorpresa. Se n’era accorta allora!
-Abbastanza.- rispose sincero, non c’era ragione di mentire, ormai l’aveva sgamato. –Credevo che non ti piacesse l’Inuzuka.- buttò lì, come se niente fosse.
-Infatti.-
-Ma stavi per baciarlo!- esclamò.
-Lui stava per farlo. E poi, chi ti ha detto che non mi sarei scostata all’ultimo istante?-
-Non l’avresti fatto. Lo so. Ho usato lo Sharingan.-
Rossa in volto, Arya decise che era meglio cambiare discorso. -Non sapevo che te la facessi con due ragazze alla volta.-
-Ti riferisci a Sakura ed Ino?-
-Precisamente.-
-Facevano tutto loro.-
-E tu ci stavi.- disse l’Elphi sicura di averlo in pugno.
-Come te con l’Inuzuka.-  ribattè lui col mezzo sorriso che faceva quando l’incastrava.
 
                                                                                   ***
Si stavano dirigendo verso casa quando ad Arya sfuggì l’ennesimo gemito di dolore.
-Cos’hai?- le domandò Sasuke.
-I tacchi sono un supplizio.- si lamentò.
L’Uchiha sospirò. –Guarda che mi tocca fare.- disse e all’istante le era mancata la terra sotto i piedi: Sasuke l’aveva presa tra le braccia e lei, piacevolmente sorpresa, si lasciò trasportare senza protestare.
 
Appena arrivati all’appartamento slacciò i sandali e li scalciò lontano.
-Ahii…che male.-
-Perché li hai messi se ti danno così fastidio?- le domandò.
-Perché mi piacevano.- rispose lei, alzandosi dalla sedia.
-Non è che volevi fare colpo su qualcuno?- le chiese, sfoderando il migliore dei suoi sorrisi sghembi.
Già, era proprio per quello che l’aveva fatto.
-No, proprio no. E anche se fosse stato, di certo non eri tu questa persona.-
-Ah no?-
-No.-
-Guarda che potrei arrabbiarmi.-  la minacciò scherzosamente, con uno strano luccichio negli occhi.
L’Elphi, che nel frattempo era arrivata nella sua camera, si girò appena in tempo per vedere il ragazzo che la prendeva per le gambe e la sollevava come un sacco di patate.
Ridendo, urlò: –Mettimi giù!!- dandogli al contempo dei leggeri colpi sulla schiena.
-Lo hai detto tu.- e così dicendo, Sasuke si buttò sul letto.
-Sei proprio uno scemo!- lo prese in giro lei.
L’Uchiha non rispose e di colpo l’Elphi fu enormemente consapevole del suo respiro sul collo,del peso della sua mano sul ventre e della sua gamba sulle proprie. Sentì il ragazzo sfiorarle la guancia e voltarle la testa, quando i loro occhi si incontrarono, Arya percepì  i battiti del cuore aumentare esponenzialmente. Lentamente, lui si avvicinò.
I respiri si rubarono aria a vicenda.
I nasi si sfiorarono.
Le ciglia fecero loro il solletico.
E poi … la baciò sulle labbra. Fu un attimo, perché subito si staccò anche se rimase vicinissimo. Arya era frastornata e non riusciva a formulare un pensiero coerente, vedendo che la ragazza non protestava Sasuke la baciò di nuovo, con più decisione questa volta. Dopo un secondo di esitazione l’Elphi ricambiò il bacio, che da dolce e timido, divenne sempre più profondo. Quando si separarono, entrambi con il fiato corto, si guardarono negli occhi: non c’era bisogno di parole. Arya poggiò la testa sulla spalla del moro, lui l’abbracciò forte e così si addormentarono.
 
 
Quando il mattino seguente si svegliò, l’Elphi si sentiva felice come non le capitava da tempo. Guardò il moro: dormiva beato con un leggero sorriso sulle labbra. L’osservò per un po’, poi decise di andare a fare una doccia. E adesso?Come si sarebbe comportato Sasuke?E lei?Ora stavano insieme?L’Uchiha avrebbe voluto tenere segreta la cosa?Oppure no? Erano questi i pensieri che le affollavano la mente quando uscì dal bagno con l’asciugamano legato al petto. Quando arrivò in camera sua, vide che l’Uchiha si era svegliato e si stava vestendo. Al momento era a dorso nudo ed Arya non potè fare a meno di ricordarsi quello che era accaduto al ruscello.
-Giorno.- lo salutò, facendo finta d’essere indifferente al suo fisico atletico.
Lui si voltò e sorrise leggermente. –Giorno.-
-Puoi uscire un attimo?-
Il moro corrugò la fronte. –Perché?-
L’Elphi arrossì lievemente. –Devo vestirmi.-
Il ragazzo fece il broncio, avvicinandosi. Quando le loro labbra distarono pochi centimetri si fermò, così fu Arya a baciarlo. L’Uchiha con la lingua, le chiese accesso alla bocca e lei glielo concesse. All’ inizio fu dolce e delicato poi divenne più profondo. Quando si separarono l’Elphi aveva il fiato corto ed il cuore le batteva all’impazzata.
-Posso restare?- le sussurrò Sasuke, mentre con la bocca sfiorava l’orecchio ed il profilo della mascella.
La ragazza dovette concentrarsi con tutta sè stessa per riuscire a mormorare un “no” poco convinto.
L’Uchiha si appropriò di nuovo delle sue labbra, questa volta deciso e possessivo. Di nuovo senza respiro Arya sussurro:-Non riuscirai a corrompermi così.- ma lei per prima non ne era tanto sicura.
Nel frattempo la bocca del ragazzo era passata al collo. –Tanto ti ho già vista senza vestiti, non cambia poi molto.-
L’Elphi sentì il volto ardere per l’imbarazzo, si staccò, spinse il moro fuori dalla stanza e chiuse la porta mentre lui sghignazzava.
 
 
-Ciao, ragazzi.-
-Ehi Naruto, sembri un morto di sonno stamattina.- disse Arya.
-Così t’impari a fare solo feste.- fece l’Uchiha.
-A me la festa di ieri è piaciuta un sacco.- controbbattè la ragazza, lanciando un’occhiata complice al neofidanzato che Sakura non mancò di notare.
-Sasuke, mi sembri molto allegro stamattina. Hai dormito bene?- domandò la rosa, nel vano tentativo di distogliere lo sguardo del ragazzo dalle ametiste dell’Elphi.
-Benissimo.-
-Buongiorno, a tutti!!!-
Arya sospirò: Gai era arrivato e questo significava che era già ora di separarsi dal moro.
-Arrivo subito maestro.-
-Tranquilla, il Mastro Faticatore mi ha detto che oggi ci occuperemo di questa zona. Staremo tutti insieme!!!-
La ragazza non potè evitare di aprirsi in un sorriso smagliante, mentre Ino e Sakura erano apertamente contrariate.
 
 
-Voglio sapere tutto!- le sussurrò Tenten non appena ne ebbe l’occasione.
Arya arrossì. –Tutto cosa?-
-E dai, a chi vuoi darla a bere. Si vede lontano un miglio che tu e l’Uchiha siete al settimo cielo… Anche se- continuò, sovrappensiero -non sono riuscita a capire la dinamica degli eventi. Ieri ti ho visto con Kiba, però poi hai ballato con Sasuke ed Hinata mi ha detto che l’Inuzuka era decisamente giù. Vero, Hinata?-
La ragazza annuì. –Kiba era davvero triste.-
In quel momento l’Elphi capì che il suo comportamento alla festa doveva aver ferito molto l’Inuzuka, d’altronde si erano quasi baciati e poi, senza un apparente motivo, l’aveva mollato per Sasuke. Doveva assolutamente parlargli, erano mesi che se lo riprometteva ma rimandava sempre, ora non poteva più aspettare.
-Allora?Ci vuoi dire ch’è successo?- domandò impaziente la mora.
-Bè…ecco…ci siamo baciati.- confessò e vide la Hyuga spalancare gli occhi per la sorpresa.
-Grazie mille, ma questo l’avevo già capito da sola.- disse invece Tenten -Voglio sapere i dettagli!-
 
-Quindi adesso state insieme?- chiese la nera.
-Sì!No, cioè … credo di sì, ma non so se vuole farlo sapere in giro…-
-Oh, io credo proprio di sì.- fece il ninja con gli shignon –Per scoraggiare eventuali pretendenti. Comunque ora vado, Neji ed io andiamo a far visita a Rock Lee, gli porterò i vostri saluti. Ci vediamo domani, ragazze.-
-Io non ci sarò.- l’informò Arya.
-Come no?Perchè?-
-Naruto ed io partiamo alla ricerca del nuovo Hokage.-
-Oh, no. Quindi anche lui non ci sarà.- disse triste la Hyuga.
-Tranquilla, Hinata. Ti farò compagnia io, e tu- fece Tenten rivolgendosi all’Elphi –vedi di non metterci troppo che sentiremo la tua mancanza!-
Arya sorrise. –D’accordo.-
 
 
Stava tornando a casa con Sasuke quando scorse l’Inuzuka seduto ad un ristorante e si ricordò di dovergli parlare.
-Vai avanti. Ti raggiungo a casa.-
-Cosa devi fare?- le domandò.
-Devo parlare con Kiba.-
Il moro divenne di pietra. –Perché?-
-Devo spiegargli come stanno le cose. E’ giusto che sappia.-
L’Uchiha fece uno strano sorriso. –Non serve parlargli.- disse, l’afferrò per il polso e l’attirò a sé, baciandola deciso. Dopo un attimo di stupore Arya gli cinse il collo con le braccia e ricambiò appassionatamente il bacio.
-Ecco.- sussurrò Sasuke compiaciuto –Adesso lo sa.-
L’Elphi sentì il sangue gelarsi nelle vene. Solo in quel momento capì cosa avesse voluto dire il ragazzo, con le parole di poco prima: l’aveva fatto apposta, perché sapeva che Kiba li stava guardando! Sentì montare la rabbia.
-Sei un bastardo!- ringhiò, assestandogli un colpo al petto.
-Può darsi.- rispose lui senza scomporsi minimamente.
-Dopo faremo i conti.- gli promise la ragazza dirigendosi verso l’Inuzuka.
 
 
Kiba aveva assistito invredulo alla scena, sulle prime non aveva sentito nulla, il dolore era arrivato dopo, sommergendolo con le sue acque impetuose. Per questo motivo non capì subito che Arya era indirizzata da lui ma, appena lo comprese, tentò di dileguarsi, inutilmente perchè lei lo raggiunse.
-Aspetta.- disse, prendendolo per il polso, proprio come l’Uchiha aveva fatto poco prima con lei.
Il ragazzo si divincolò. –Che vuoi?-
L’Elphi fu sorpresa di sentire tanta ostilità nella voce dell’Inuzuka, di solito sempre allegra e squillante, ma d’altronde, cosa s’aspettava?Lo aveva ferito…
-Devo parlarti.- mormorò.
-Non voglio sentire niente.- ringhiò e fece per andarsene.
-Per favore Kiba!Lasciami spiegare!-
-No!Non voglio sentire proprio nulla.- la voce del ragazzo salì di diverse ottave -Non voglio sapere perché un attimo prima eri tranquillamente seduta vicino a me e stavamo per baciarci, mentre l’attimo dopo stavi ballando con l’Uchiha. Non lo voglio saperlo perché in fondo l’ho sempre sospettato che tra voi c’era qualcosa, persino quando stavamo in Accademia!Non vi parlavate ma vi guardavate continuamente!-  si fermò un attimo per riprendere fiato. -L’ho sempre saputo, ma non volevo crederci, speravo ... sono stato un’idiota.- sussurrò.
Arya sentiva il cuore stretto in una morsa: non poteva lasciarlo andare via così! Gli si avvicinò e lo prese per mano. –Non è stata colpa tua. – mormorò.   -Sono stata io a sbagliare. Avrei dovuto chiarire le cose dal primo momento. Mi dispiace.-
Il ragazzo rimase in silenzio evitando il suo sguardo.
-Però – continuò l’Elphi –vorrei che rimanessimo amici.-
Vendendo che l’Inuzuka non rispondeva, gli strinse il palmo. –Kiba. Ti prego.-
Finalmente alzò lo sguardo, il volto una maschera imperscrutabile. –Ci proverò, ma non ti assicuro niente.-
 
 
Arya arrivò a casa con l’animo pesante: parlare con l’Inuzuka era stato uno strazio. In quel momento aveva solo voglia di rifugiarsi tra le forti braccia del moro e, nemmeno l’avesse letta nel pensiero, l’Uchiha l’abbracciò non appena entrò in cucina.
-Stavo iniziando a preoccuparmi.-  le mormorò all’orecchio prima di iniziare a baciarla sul collo.
L’Elphi sentì numerosi brividi percorrerle la schiena: di certo il ragazzo sapeva come svuotarle la mente. Cercò di resistere all’impulso di baciarlo ma non ci riuscì per molto. Gli mise le braccia intorno al collo e lui la strinse forte per i fianchi, dopo un po’ la sollevò e la portò sul letto dove continuarono a baciarsi finchè il sonno non li avvolse nelle le sue spire.

Ritorna all'indice


Capitolo 29
*** Il ritorno dell'Assassino ***


Il ritorno dell’Assassino
 

Il mattino dopo si alzò che l’Uchiha ancora dormiva e preparò lo zaino che la sera prima non aveva fatto. Quando sentì dei rumori provenire dalla sua stanza capì che il moro si era svegliato e si stava vestendo, infatti, dopo poco, entrò in cucina.
-Perché non mi hai svegliato?- domandò, irritato.
-Buongiorno, anche a te.- rispose l’Elphi, sorpresa che il ragazzo fosse scocciato già a quell’ora. –Stavi dormendo, quindi perché avrei dovuto svegliarti?-
-A che ora parti?- chiese, ignorando la sua domanda e prendendo una tazza per il tè, Sasuke non beveva latte.
-Teoricamente alle otto. Praticamente molto più tardi perchè Naruto sicuramente non sarà puntuale.-
L’Uchiha guardò l’orologio: erano le 7.15 . Bevve velocemente la bevanda e si sedette di fronte a lei.
-Sai che giorno è oggi?- le disse.
L’Elphi sentì una stretta al cuore. –Sì.- sussurrò. Era il compleanno del moro, lo lasciava solo proprio in quella ricorrenza.
-Bene.- sentenziò, era parecchio arrabbiato.
Arya sospirò e prese a massaggiarsi le tempie. –Non rendere le cose più difficili di quanto non lo siano già.-
-Non mi pare che ti dispiaccia troppo, visto e considerato che hai deciso di partire.- controbattè secco.
L’Elphi iniziò a scaldarsi. –Certo che mi dispiace.-
-E allora non andare. E’ molto semplice.-
-Devo partire. Jiraya lo ha detto.-
E chi cavolo era questo tizio adesso?
-D’accordo.- fece, ostinato.
Arya abbandonò la sedia dov’era seduta e si mise a cavalcioni sul ragazzo, lui però evitava accuratamente di guardarla negli occhi così gli alzò il mento, perché i loro sguardi s’incontrassero. Quello di lui era di pura sfida.
-Smettila.Ti stai comportando come un bambino.- mormorò contro le sue labbra, prima di baciarlo delicatamente. Incontrò labbra immobili e prive di vita ma non si scoraggiò, anzi iniziò a mordicchiargli il labbro inferiore e la sua perseveranza fu ripagata perché poco dopo Sasuke rispose con trasporto. Intrecciò le dita con i capelli del moro e lo attirò di più a sé, il ragazzo la prese per la vita e fece altrettanto.  Nel momento in cui Arya fece scivolare una mano sotto la maglietta dell’Uchiha, questi non riuscì ad impedirsi un gemito e prese a baciarla ancor più appassionatamente. Dopo un po’ la parte razionale, che in quel momento era davvero poca, suggerì all’Elphi che probabilmente era ora di avviarsi. Aprì svogliatamente un occhio: 8.15 . Sospirò interiormente e si stacco leggermente, appoggiando la fronte a quella di lui. Quando fu di nuovo capace di articolare una frase di senso compiuto sussurrò:-Devo andare.-
Ancora scosso l’Uchiha rispose:-Ti odio.-  lasciandole i fianchi per permetterle di alzarsi e prendere lo zaino.
-Io no.- disse lei con un sorriso, la mente ancora tra le nuvole.
-Ti accompagno.-
 
 
Percorsero la strada che li separava dalle porte della città fermandosi spesso, per baci più o meno lunghi, ed alla fine Arya arrivò dopo venticinque minuti. Aveva fatto così tardi che persino Naruto era già lì.
-Era ora!!- la rimproverò il biondo.
-Finalmente!- disse l’eremita. –Vediamo di darci una mossa, adesso.- e scoccò un’occhiata al ragazzo che era con lei.
Jiraya strattonò l’Uzumaki nel tentativo di fargli capire di lasciare agli altri due un po’ di privacy e, dopo varie gomitate, finalmente anche il Genin si allontanò. L’Elphi si girò verso l’Uchiha.
-Buon viaggio.- disse il moro.
-Torno presto.- promise la ragazza e, un po’ delusa, si girò per raggiungere i compagni di viaggio ma Sasuke l’afferrò per un polso e l’attirò a sé. Fu un semplice bacio a stampo ma per Arya significò molto.
-Ti prendo in parola.- così dicendo il moro si voltò per tornare a casa.
 
Naruto aveva assistito incredulo alla scena e, se non fosse stato per il maestro, sarebbe andato dai due urlando a squarciagola. Appena l’amica tornò, non riuscì più a trattenersi.
-Perché non mi hai detto che tu e Sasuke state insieme?!?!- l’accusò, risentito e al tempo stesso esaltato.
L’Elphi arrossì –Non lo sanno in molti. Va avanti da poco.-
-Quindi qualcuno già lo sa?!E chi?-
-Tenten, che credo l’abbia detto a Neji e Rock Lee, Hinata e … Kiba.- pronunciare quell’ultimo nome le costò una certa fatica.
-Coooosa???Neji, Mister Sopracciglia e Kiba l’hanno saputo prima di me?!?!?!Come hai potuto farmi una cosa del genere!Lo sa persino Hinata!-
-Scusa Naruto. E’ solo che…non c’è stato tempo.- rispose sincera, era accaduto tutto così in fretta.
-Mh, si come no.E quand’è che vi sareste messi, eh?Sentiamo.-
Arya notò che Jiraya si fingeva disinvolto ma in realtà spiava ogni loro battuta.
-L’altro ieri.- confessò.
-Ma era il giorno della festa!-
Lei annuì impercettibilmente.
-Vi siete baciatiiiii????Ehh?Dì la verità!!-
-Non sono affari tuoi,Naruto!- rispose brusca e rossa in viso.
Dopo quelle poche battute l’Uzumaki passò tre ore abbondanti a tormentarlaper sapere ogni più piccolo particolare  -era peggio di una ragazza-  e a prenderla in giro, finchè la ragazza non si arrabbiò di brutto e lo conciò per le feste, dopo di che il biondo si dedicò ad un altro argomento che gli stava a cuore.
-Scommetto che questo futuro Hakage è un tipo fortissimo!- esclamò entusiasta Naruto. –Gli chiederò di insegnarmi qualche mossa formidabile!-
Jiraya rise, come se il ragazzo avesse appena fatto una battuta. –Oh si, lo è. Non temere. Il difficile sarà convincerlo.-
-Stia tranquillo Eremita, ci penserò io!!-
-A proposito di mosse.- fece l’Elphi –Ci insegnerà qualche nuova tecnica, vero?Sono venuta apposta…-
-Sì, non temere.- rispose l’uomo, accondiscendente.
 
 
Dopo un’intera giornata di marcia arrivarono a Shikuba dove l’Eremita decise di fermarsi e prendere una stanza d’albergo: l’indomani avrebbero chiesto in giro per avere qualche notizia del futuro Hokage.
 
                                                                                   ***
Quell’ultimo, rapido bacio, bruciava ancora sulle labbra di Sasuke quando arrivò in vista dell’appartamento. Con la testa lontana chilometri, si accorse solo vagamente dell’uomo appostato vicino al monolocale della ragazza, vestito con un impermeabile nero e rosso ed uno strano cappello. Ignorandolo completamente entrò e tentò di addormentarsi: quel giorno doveva lavorare solo di pomeriggio.
Quando lo videro arrivare da solo chiesero tutti notizie di Naruto ed Arya, fortuna che Tenten ed Hinata sapevano del viaggio, così non dovette ripetere troppe volte il motivo della loro assenza. Le ore non sembravano passare mai e continuava a guardarsi intorno nella speranza che la ragazza avesse cambiato idea all’ultimo secondo e fosse tornata ma, ovviamente, non arrivò. A sera tornò al monolocale e vide nuovamente l’uomo in nero ma come il mattino, lo ignorò. Cercò di andare a dormire il più in fretta possibile, di modo che gli pesasse meno la mancanza della padrona di casa, peccato cheil suo stratagemma non servì a nulla e decise che l’indomani avrebbe fatto pressione per tornare al suo appartamento: dopo tutto, aveva aspettato fin troppo. La verità era che la casa dove si trovava ora parlava inevitabilmente di lei, ogni oggetto, ogni mobile, ogni angolo, gli urlava che se n’era andata…con Naruto. Sapeva che tra i due non c’era nulla ma non poteva fare a meno di essere geloso. Il giorno dopo nessuno dei maestri delle squadre Genin era presente così furono messi sotto il diretto controllo del Mastro Faticatore il quale, li fece lavorare senza sosta; fortunatamente ebbero mezza giornata libera e l’Uchiha decise di andare al Posto Segreto. Mentre si dirigeva nel bosco si accorse di essere sguito: non fu difficile, il pedinatore non faceva alcuno sforzo per nascondere la propria presenza. Si voltò e vide l’uomo in nero del giorno precedente.
–Le serve qualcosa?- domandò irritato.
Cercò di vedere il volto del suo interlocutore ma fu impossibile perché era coperto da uno strano cappello di paglia e da quella specie di impermeabile. Quando questi gli rispose, dal tono capì che stava sorridendo.
-Non mi riconosci?- disse, levandosi il copricapo  -…Fratellino.-
Sasuke sentì il sangue gelarsi nelle vene: Itachi, suo fratello ed assassino dei clan Uchiha ed Elphi, era tornato a Konoha. Percepì la rabbia ribollire come una furia, non tentò nemmeno di frenarla, anzi, le lasciò campo libero. Era già pronto per attaccare quando l’altro lo fermò.
-Non sono qui per combattere con te.-
La furia aumentò. –E perché allora?- urlò fuori di sé.
-L’ho cercata ma non l’ho trovata.- rispose –Pensavo che tu potessi dirmi dov’è.-
-A chi ti riferisci?-
Itachi rise di nuovo. –Come, non l’hai capito?Sto parlando della tua amichetta.-
Alla rabbia si mescolò la paura e un brivido gli scese lungo la schiena. Aveva un’idea di chi potesse essere questa “lei” e non gli piaceva affatto.
  Fece finta di non capire. –Sakura?- domandò.
-Non ho idea di chi sia questa Sakura. Non fare l’idiota, sai a chi mi riferisco. Sto parlando di Arya.-
I suoi peggiori timori si realizzarono e al solo sentire il nome della ragazza uscire dalle labbra del fratello sentì nuovamente la  collera impadronirsi di lui.
-Che vuoi da lei?- gridò –Non ti è bastato quello che le hai fatto dodici anni fa?Vuoi finire quello che hai iniziato?-
-Oh no. Non voglio ucciderla.-
Sua malgrado Sasuke provò un improvviso sollievo.
-E allora che vuoi?-
-Non mi sorprende che tu non ci abbia pensato.-
Quell’atteggiamento di superiorità che stava usando lo irritava immensamente.
-A cosa?- chiese.
-Per ogni Uchiha superstite quella ragazza è come una miniera d’oro, Sasuke.-
-Continuo a non capire.Spiegati!-
Itachi lo fece e il volto del ragazzo fu conteso da molteplici emozioni: incredulità, disgusto, paura, gelosia, rabbia cieca.
Dopo quella rivelazione non ci vide più. –Non osare toccarla!- urlò, concentrando il chacra in un braccio e si scagliò contro il fratello, pronto a ferirlo con il Mille Falchi. Itachi lo bloccò con enorme facilità e lo colpì, facendolo schiantare contro un albero. Dolore, dolore ovunque, la vista che l’abbandonava ed in bocca un sapore metallico. Ignorando le proteste del corpo, si alzò e si preparò ad un nuovo attacco.
-Itachi.-
Entrambi si voltarono: era arrivato un altro uomo, con il volto azzurrognolo, uno spadone legato alla schiena, vestito nel medesiomo modo del fratello, il copri fronte della Nebbia segnato con una profonda riga orizzontale, ad indicare che era un traditore del proprio villaggio.
-Dimmi, Kisame.-
Kisame?!Uno dei Sette Spadaccini della Nebbia?!
-Ho scoperto dove si nasconde il ragazzo della Volpe.-
-Bene.Andiamo, allora. Felice di averti rivisto … fratellino.- e fece per girarsi.
Voleva andarsene così?Si aspettava che gli desse campo libero?Si sbagliava di grosso.
Tornò all’attacco ma Itachi lo bloccò e di nuovo, lo sbattè contro un tronco, questa volta però, Sasuke perse i sensi.
 
                                                                                   ***
-Dov’è l’Eremita?- chiese l’Uzumaki, stropicciandosi gli occhi.
-Non lo so. E’ uscito prima che mi svegliassi.-
-Perché se …. sei tutta sudata?- le domandò, reprimendo uno sbadiglio.
-Ho fatto allenamento. Vado a farmi una doccia, senti se bussano alla porta, Jiraya potrebbe tornare.-
-D’a … a … a… ccordo.-
 
L’Elphi si chiuse in bagno e lasciò che il getto d’acqua le lavasse via stanchezza e pensieri. Erano partiti solo da un paio di giorni e l’Uchiha già le mancava, come se ciò non bastasse, moriva di gelosia  -anche se non l’avrebbe mai ammesso-  appena pensava a Sakura ed Ino appiccicate come cozze al suo ragazzo. Sorrise, le piaceva come suonava quella parola, suo. Dopo una buona mezz’ora passata a rilassarsi sotto la doccia si vestì ed uscì con i capelli ancora bagnati. Sentì voci e rumori provenire dall’entrata: che l’Eremita fosse già tornato?
-Naruto, chi è?-
-Vattene!-
La voce di Sasuke?! Che diamine ci faceva lì, il ragazzo? Si precipitò alla porta e rimase di sasso: nel corridoio c’erano l’Uzumaki, che sembrava paralizzato dal terrore avanti ad un uomo dalla pelle grigio-azzurra e Sasuke, tenuto per un polso da … Itachi.
Percepì l’antico furore, quello provato la notte dello sterminio del suo clan, durante il combattimento contro l’Uchiha, ricordò ogni mossa, ogni colpo subito, ogni risata di scherno. Stava per scagliarsi contro l’Assassino quando il buon senso la fermò: a differenza dell’ultima volta, ora era lucida. Lei era un ottimo ninja, senza dubbio, e forse, se le selezioni non fossero state interrotte, sarebbe potuta anche diventare Chunin ma non era ancora all’altezza di battersi contro un traditore di livello S ed uscirne viva. Se davvero ci teneva alla sua vendetta, avrebbe dovuto rimandare, perché se c’avesse provato in quel momento sarebbe morta. Che fare allora? Se quei due erano lì c’era un motivo e di sicuro non era buono. Forse provare a guadagnare tempo … magari Jiraya sarebbe arrivato e li avrebbe salvati.
Ti prego fa che torni presto!, pergò qualsiasi divinità casualmente in ascolto.
-Arya.-
Sentì un brivido quando Itachi pronunciò il suo nome.
-Vattene!- ripetè il minore degli Uchiha.
Perché le diceva di andar via?Cosa stava succedendo? Tentò di tenere a freno l’ira: la sua mente doveva rimanere limpida.
 -Itachi.- masticò  -Che piacere. A cosa devo la tua visita?-
-Vogliono te e Naruto. Dovete andarvene!!- gridò Sasuke.
-Sta’zitto.- mormorò il fratello e, con un colpo fulminio, lo shiantò a terra.
L’Elphi non riuscì ad impedirsi un urlo e si percipitò dal ragazzo ma il maggiore l’afferrò. L’Elphi sentì un brivido al solo tocco con la pelle dell’altro. Si tirò indietro, disgustata.
-Non mi toccare.- sibilò.
Sasuke si rialzò e tentò un nuovo attacco ma il fratello lo mise nuovamente al tappeto.
-Lascialo stare!- urlò Arya  -Lui non c’entra.Siamo noi che state cercando, quindi è con noi che dovete prendervela!-
-Sai, - disse il ninja con la pelle azzurra –la ragazzina ha ragione. E’ la Volpe che vogliamo, -levò lentamente la spada che portava dietro la schiena –prendiamocela!-
L’Elphi vide l’arma calare sul biondo e pensò che fosse la fine. Improvvisamente però, avanti al ragazzo, apparve un grosso rospo che bloccò la lama.
L’Eremita era arrivato!!
Raggiunse l’Uzumaki ed il maestro, sgusciando via dal raggio d’azione dell’Assassino.
-Non vi permetterò di portare via Naruto.- annunciò Jiraya.  –Sarò costretto ad eliminarvi.-
-No!- disse Sasuke, che si stava rialzando da terra, -Sarò io ad uccidere Itachi e, dannazione Arya, ti ho detto di andartene!-
La ragazza perse la già poca pazienza: che diamine gli prendeva?, ma cercò di calmarsi: la situazione era già abbastanza delicata senza che ci mettesse anche lei il suo.
-E’ una questione tra me e lui.- continuò l’Uchiha –Finalmente pareggeremo i conti.-
Cosa?!Ma era pazzo?Non capiva che non aveva nessuna possibilità?
-Sasuke non dire idioz…- incominciò ma fu interrotta dalla risposta di Itachi. -D’accordo.-
Sasuke iniziò ad attaccarlo a più non posso, dimentico della tecnica e guidato dalla rabbia, ma i suoi colpi erano deboli ed il fratello li bloccava senza alcuno sforzo mentre il minore degli Uchiha non riusciva a parare i colpi dell’altro: lo stava facendo a pezzi.
-Basta!!- si ritrovò a girdare, senza sapere bene nemmeno lei come  –Itachi, smettila!!-
Grazie a Naruto riuscì ad eludere il ninja azzurro e si preparò a dare una potente spallata al maggiore degli Uchiha, in modo da allontanarlo dal minore, ma fu troppo lenta o l’avversario troppo veloce, perché colpì l’aria e perse l’equilibrio. A quel punto ogni parete del corridoio inizò a coprirsi di roba rosa che ricordava vagamente la carne.
Vide Itachi ed il compagno fuggire ma non se ne curò, pensò invece a Sasuke. Gli prese il busto tra le braccia e provò a chiamarlo, a scrollarlo ma fu inutile
-Sono scappati.- l’informò Naruto dopo un po’.
-Jiraya- chiamò lei, e si stupì di quanto tremasse la sua voce –si riprenderà?-
Non ricevendo risposta alzò lo sguardo, già con le lacrmime agli occhi. –Dimmi la verità.- mormorò.
-…non lo so.-

Ritorna all'indice


Capitolo 30
*** Nuovo Hokage cercasi ***


Cercasi nuovo Hokage
 

Poco dopo lo scontro con i due ninja traditori era arrivato Gai, al quale avevano affidato Sasuke perché lo portasse in ospedale. Arya avrebbe voluto andare con lui ma l’Eremita glielo impedì: non c’era niente che potesse fare per il ragazzo, se continuava le ricerche del nuovo Hokage, invece, c’era una possibilità di salvarlo perché questi era il migliore tra i medici. Dopo essersi riposati tornarono sulle tracce del loro obiettivo e l’Elphi avrebbe voluto buttarsi anima e corpo nella missione ma, ancora una volta, Jiraya gliel’impedì: i divieti di quel tizio iniziavano a darle seriamente su i nervi.
-Allora cosa sono venuta a fare se non la posso aiutare?- urlò furente la ragazza.
L’altro non perse la calma. –Sei venuta ad apprendere nuove tecniche.- rispose tranquillo.  –Adesso, se non ti dispiace calmarti, vorrei spiegarti il tuo allenamento di oggi.-
Arya fece tre lunghi respiri e quando riuscì a rilassare i muscoli, l’Eremita le illustrò come fare a richiamare il chacra nero a suo piacimento, in modo da poter controllare facilmente gli elementi.
-Adesso usarli ti costa molta fatica ma con l’esercizio diverrà sempre più facile, quasi automatico.-
La lasciò con un compito difficile: evocare il chacra nero rimanendo lucida. Fino a quel momento Arya non l’aveva mai fatto, quel tipo di forza era venuta in suo aiuto spontaneamente e se aveva dovuto richiamarla, era bastato farsi avvolgere dalla furia. Come fare quindi, senza avere la mente annebbiata dalla rabbia?
D’accordo allora, mettiamoci al lavoro, pensò.
Cercò di concentrarsi e di escludere qualsiasi pensiero, ma era difficile: l’immagina di Sasuke privo di sensi, era un tormento, per non parlare del continuo rumore che faceva Naruto, impegnato in un allenamento diverso dal suo. Alla fine decise di allontanarsi dal biondo e cercare un posto più isolato. Una volta trovato quello che faceva al caso suo, si sedette a terra a gambe incrociate e di nuovo svuotò la mente, o almeno fu quello che tentò di fare. Solo dopo varie prove riuscì ad escludere la preoccupazione per il moro e, finalmente, riuscì a trovare la giusta concentrazione. Frugò ogni angolo della mente alla ricerca di una minima scintilla della forza che l’invadeva ogni qual volta richiamava il chacra nero ma invano. Frustrata, immerse il capo in un laghetto lì vicino. L’acqua, gelida a causa della venuta dell’inverno, l’aiutò a rilassarsi. Di nuovo si sedette ed esplorò la mente; quando, spazientita, stava per abbandonare l’impresa, qualcosa catturò la sua attenzione: era come un rigonfiamento che faceva parte di lei e al tempo stesso non lo era. Vi si accostò e scoprì che era come protetto da una barriera. Iniziò a tastarla, alla ricerca di una crepa, una fenditura, ma nulla. Tentò quindi di abbatterla, vi si scagliò con la forza di un ariete ed alla fine lo scudo si infranse ed Arya fu invasa dalla familiare forza, si ricordò quindi, ciò che aveva detto Jiraya: “prova a muovere il vento”, e tentò di farlo. All’istante, sentì una lieve corrente d’aria sfiorarle il volto sudato. Tentò di prolungare il più possibile “la magia”, come le piaceva chiamare quella straordinaria capacità, ma invano. Ansante, riaprì gli occhi e si concesse un minuto di pausa prima di riprendere l’esercizio. A sera era stanca e di malumore.
-Com’è andata?- chiese l’Eremita ai due allievi.
-Una schifezza.-
-Un disastro.- risposero all’unisono e l’uomo scoppiò in una fragorosa risata, suscitando l’ira di entrambi.
-Scusate, scusate.- disse Jiraya, asciugandosi le lacrime agli occhi.
-E tu invece?- domandò impaziente l’Elphi.
Il ninja si fece serio. -Un buco nell’acqua.-
La ragazza sentì una stretta al cuore.
-Mi dispiace. Sasuke dovrà tenere duro ancora un po’.-
 
 
Ogni giorno lei e Naruto si dedicavano ai rispettivi allenamenti, a poco a poco entrambi riuscirono a migliorare e Jiraya trovò una pista da seguire così si misero subito in marcia. Nel pomeriggio arrivarono nella città dove, secondo la fonte, doveva trovarsi il famoso ninja. Lo cercarono ovunque ma a sera non avevano fatto alcun progresso quindi decisero di entrare in un pub per cenare. L’Elphi era frustrata: ogni giorno che passava, Sasuke rischiava sempre di più, come se ciò non bastasse, il ritorno di Itachi le aveva riportato alla mente ricordi dolorosi che credeva di aver superato, almeno in parte. La vendetta tornò a tormentarla, così come gli incubi che ogni sera le facevano visita. Le continue proteste di Naruto, inoltre, non aiutavano i suoi nervi, già provati da stanchezza e preoccupazione.
-Arya ed io non possiamo bere!!- stava protestando l’Uzumaki, il quale non voleva assolutamente entrare nel locale.
-Nessuno vi servirà alcolici.- lo zittì l’Eremita ed entrarono.
Il pub era uno della peggior specie: all’interno il fumo delle sigarette formava una vera e propria cappa, gli avventori, per la maggior parte ubriachi, urlavano e cantavano a squarciagola; in alcuni punti erano in corso piccole risse, generate probabilmente, a causa del gioco d’azzardo col quale si divertivano. Tossendo per la puzza del fumo, iniziarono a girovagare alla ricerca di un tavolo libero finchè il maestro non si bloccò e  l’Elphi seguì il suo sguardo, credendo che avesse trovato dei posti liberi, invece vide un banco occupato da due signorine e… un maialino con tanto di collana di perle?!  Una delle due donne era bionda e ben fornita  per quanto riguardava gli attributi fisici, l’altra era bruna e molto più anonima.
Non vorrà mettersi a flertare con quelle due?!Sono assolutamente fuori dalla sua portata, pensò.
-Tsunade!-
-Jiraya!- esclamarono contemporaneamente l’uomo e la biondona.
Si conoscevano?!Com’era possibile?Il maestro doveva essere almeno sulla cinquantina, la donna invece, era molto più giovane.
Si sedettero vicino alle due signore; la bionda, che a quanto pareva si chiamava Tsunade, e l’Eremita, iniziarono a parlare. A quanto pareva i due si conoscevano molto bene ed un tempo erano stati amici insieme ad Orochimaru. L’Elphi iniziò ad estraniarsi dalla conversazione: non le interessava il viale dei ricordi di quei due. Ad un tratto però, una parola attirò la sua attenzione.
-I saggi della Foglia ti hanno scelto all’unaminità per ricoprire il ruolo di Hokage.- aveva detto l’uomo.
Hokage?!Era lei che stavano cercando allora?Per questo ogni volta che si riferivano al ninja al maschile Jiraya rideva! Ma se era lei che doveva diventare Hokage … allora era la stessa persona che poteva aiutare Sasuke e Rock Lee!Finalmente l’avevano trovata!!
Si trattenne dal saltare sul tavolo per la felicità ma non potè impedirsi di far comparire un sorriso a trentadue denti sul volto. Iniziò a spiare ogni battuta dei due con estrema attenzione.
La donna tardava a rispondere. Certo, venire scelti per diventare Hokage era un grande onore ed onere al tempo stesso, ma perché ci metteva così tanto?!Arya era impaziente e dal nervosismo iniziò a muovere continuamente un piede.
-E’ impossibile.- rispose Tsunade.  -Gli Hokage sono stupidi. Rischiano la propria vita per realizzare i loro sogni e alla fine, muoiono nel tentativo.-
L’Elphi era sconvolta: d’accordo non sentirsi appropriati per il ruolo ma insultare la carica! Non conosceva nessuno che l’avesse fatto. Gli Hokage erano persone straordinarie, pronte a sacrificarsi per proteggere la propria gente, erano amati e rispettati da tutti … tutti. Naruto accanto a lei, furente per l’offesa arrecata alla carica, si scagliò contro la donna ma fu fermato dall’Eremita.Tsunade non si lasciò intimorire.
-Chi sono questi due ragazzini che ti porti appresso?- domandò annoiata.
-Sono Naruto Uzumaki ed Arya Elphi.-
I loro nomi sembrarono risvegliare l’interesse della signorina.
-Credevo che fossero stati sterminati.- disse, rivolgendosi direttamente a lei.
-Infatti.- rispose.  –Sono l’ultima.-
Sentì un’antica ferita che tornava a sanguinare: Itachi, per qualche assurda ragione, l’aveva condannata ad essere l’unica superstite del suo glorioso clan.
-Sei una consacrata di Hamelin.- dedusse la donna.
Arya era sconvolta: se non gliel’avesse rivelato Jiraya, lei non ci sarebbe mai arrivata, invece quella tipa aveva fatto due più due in meno di un secondo. Quella di Tsunade non era una domanda ma decise comunque di non rispondere: non le sembrava saggio urlare ai quattro venti ciò che era.
-Proprio così.- confermò invece l’Eremita, mandando il suo intento di non rivelare nulla, a farsi benedire. La donna, dopo averle rivolto un’ultima occhiata indagatrice, sembrò perdere interesse per lei ed iniziò a stuzzicare il biondo al suo fianco. Il dibattito tra i due si fece sempre più acceso finchè la donna sfidò il ragazzo a duello.
 
Arya era impaziente di assistere allo scontro: se a Tsunade era stata offerta la possibilità di diventare Hokage, significava che doveva essere un ottimo Jonin quindi sarebbe stato uno scontro senz’altro formidabile.
-Uno.- esordì la biondona  -Per batterti userò un solo dito.-
L’Elphi sgranò gli occhi. Era davvero capace di farlo?
Naruto, per niente preoccupato, si scagliò contro l’avversaria ma questa, con un’unica mossa fulminea, gli sfilò il kunai di mano, gli levò il copri fronte e lo colpì in mezzo alle sopracciglia, mandandolo a gambe all’aria alcuni metri più in là. L’Uzumaki, sbalordito, sembrò capire in che guaio si era andato a cacciare ma non si diede per vinto. Si concentrò e tra le sue mani, racchiuse a formare una sfera, il chacra divenne visibile. L’Elphi era molto sorpresa, non credeva che la tecnica alla quale si stava dedicando il compagno fosse di tale portata ma non si scoraggiò, anche lei aveva fatto dei passi da gigante ed ora riusciva a controllare perfettamente gli elementi anche se le costava ancora una certa fatica.
Il ragazzo si scagliò contro la donna, la quale aprì una spaccatura nel terreno in cui il biondo rimase incastrato: lo scontro poteva considerarsi concluso. Arya era sbalordita: Tsunade aveva fatto il tutto con un solo dito, come aveva promesso. Come era possibile una cosa del genere?Quale forza sovrumana possedeva quella signora? Voleva assolutamente scoprirlo.
Dopo qualche altro battibecco tra i due biondi, la proposta di una scommessa e la messa in palio di un bel ciondolo, il gruppo si separò e le due donne presero la loro strada. Appena furono scomparse, l’Elphi si precipitò da Jiraya.
-Come ha fatto a spaccare il terreno con un dito?- chiese.
Il maestro le lanciò un’occhiata obliqua. –Perché vuoi saperlo?-
-Ma è ovvio!Voglio imparare a farlo anch’io!-
-Come sospettavo.- rispose con un sorriso di superiorità.  –Invece di dedicarti ad una nuova tecnica, pensa a migliorare quella di cui ti stai occupando ora.-
-D’accordo, però me lo spieghi?- insistette la ragazza.
-Solo se mi prometti che imparerai prima alla perfezione il controllo degli elementi.-
-Te lo giuro!- esclamò subito Arya.
-Va bene. Tsunade concentra in un solo punto, in questo caso l’indice, una grande quantità di chacra. E’ per questo che è così forte. Per usare una tecnica del genere bisogna avere un perfetto controllo del chacra, cosa che tu ancora non hai, e quindi non puoi impararla.- concluse, scoraggiandola per evitare ogni possibilità che ci provasse.
 
 
Quella mattina, quando si svegliò, trovò l’Eremita e l’amica della biondona che parlavano fitto fitto. Si nascose dietro l’angolo, per ascoltare cosa dicessero.
-Cosa le è successo maestro?- aveva detto la mora.
-Ieri, Tsunade mi ha somministrato un sonnifero. Accidenti, mi ha incasinato tutto il chacra.-
- Che stai facendo??- domandò l’Uzumaki, che in quel momento aveva aperto gli occhi.
-Shh!!Zitto.- lo rimproverò, e gli fece segno di ascoltare.
-Naruto, Arya. Lo so che ci state spiando. Uscite fuori.- disse l’uomo.
L’Elphi lanciò un’occhiataccia al biondo ed insieme entrarono nell’altra stanza. Nel frattempo, Jiraya era tornato alla sua conversazione.
-Shizune, cos’è che la turba?- aveva chiesto.
-Fin’ora ho voluto fidarmi della signorina, ma adesso … Le dirò tutto!Andiamo, le racconterò strada facendo.-
Ed i due si precipitarono fuori dalla camera.
Naruto, che si era addormentato vestito, la tirò per un braccio.
-Seguiamoli!Voglio sapere anch’io!-
La ragazza rassegnata, seguì il biondo.
-Oggi scade la tua scommessa con Tsunade, vero?-  domandò mentre raggiungevano Jiraya e la mora.
-Sì, è oggi. Sono riuscito ad imparare il Rasengan, anche se non riesco a controllare bene il chacra, ma sarà più che sufficiente.-
In quel momento raggiunsero i due adulti e poterono sentire la storia di Shizune: una settimana prima Tsunade era stata rintracciata da Orochimaru, il quale le aveva chiesto di guarirgli le braccia, inutilizzabili dopo lo scontro con il Terzo Hokage, ed in cambio le avrebbe riportato in vita il fratellino ed il fidanzato, morti molti anni prima. La donna adesso, stava andando ad incontrare nuovamente il ninja del Suono per accettare la sua proposta. Dovevano assolutamente fermarla.
 
 
Quando riuscìa scorgerli in lontananza Arya rimase sconvolta: Tsunade era coperta di sangue, paralizzata dal terrore,ed incassava ad uno ad uno i colpi di Kabuto, il ninja col quale avevano fatto amicizia durante le selezioni.
-Cos’ha?- domandò il biondo, dando voce anche ai suoi pensieri.
-La signorina ha il terrore del sangue.- li informò Shizune.
L’Elphi non capiva: come poteva un ninja, medico per di più, avere paura del sangue?
Kabuto si preparò al colpo di grazia ed Arya, non riuscendo a credere che in realtà il ragazzo fosse dalla parte di Orochimaru, non riuscì ad intervenire in tempo, fortuna che ci pensò Shizune a salvare la bionda.
-Kabuto?Che diamine ci fai qui?- domandò l’Uzumaki, basito.
Il ragazzo sorrise. –Ma che piacere rivedervi.- li salutò.
L’Elphi si accorse che la mora voleva attaccare il ninja di sorpresa così pensò di aiutarla, distraendolo.
-Ci spieghi cosa cavolo c’entri con quella serpe?- disse Arya, indicando col dito Orochimaru che combatteva con Jiraya.
Il ragazzo ampliò il sorriso, l’Elphi sapeva le parole che sarebbero seguite ma non voleva crederci.
-Sono sempre stato dalla parte della “serpe”, anche durante le selezioni.-
Il pensiero di essere stata fianco a fianco con quello che sembrava il braccio destro del traditore le provocò un brivido. Avrebbe potuto ammazzarli in qualsiasi momento delle prove.
In quell’istante Shizune attaccò, ma Kabuto fu veloce ed in poche abili mosse la mise ko.
-Bel tentativo. Credevate che non me ne fossi accorto?-
La ragazza sentì un altro brivido lungo la schiena: senza dubbio il ninja del Suono durante le selezioni aveva nascosto le sue vere abilità. Guardò l’amica di Tsunade ed in quel momento si ricordò dello scontro nella foresta con Orochimaru e del segno col quale Sasuke era stato marchiato al suo posto. Il sangue iniziò a ribollirle nelle vene e la furia a poco a poco si impossessò del suo corpo.
Rimani lucida, dannazione!, si rimproverò.
-Ah dimenticavo.C’è qui una persona impaziente di rivederti. Vieni avanti,- disse Kabuto, facendo segno ad una figura dietro di lui di avanzare  -è l’ occasione che stavi aspettando.-
Solo in quel momento Arya si accorse della presenza di un terzo individuo. Era completamente coperto da un mantello scuro, nonostante questo, si poteva chiaramente vedere che l’uomo era enorme, alto e muscoloso. L’Elphi si chiese come avesse fatto a non notarlo prima.
-Non c’è bisogno che vi presenti: già vi conoscete. D’altronde sei tu la causa che l’ha spinto ad unirsi a noi.-
 

Ritorna all'indice


Capitolo 31
*** Vecchia conoscenza ***


Vecchia conoscenza
 

L’uomo si fece avanti e divenne ancora più imponente. Era più grosso di un lottatore di sumo ed Arya era sicura di non averlo mai visto. Che diamine, si sarebbe ricordata di un colosso del genere! Però Kabuto aveva detto che si conoscevano…
-Che piacere rivederti … Elphi.-
La ragazza sentì un brivido percorrerle la schiena.
-Drakken?- sussurrò.
La montagna si levò il mantello ed Arya potè scorgere la figura di Roaki, il Genin delle Rocce contro cui aveva combattuto durante le eliminatorie.
-Vedo che sei sorpresa.- disse compiaciuto il ragazzo.
Altro che sorpresa, era sconvolta: quello avanti a lei era Drakken eppure, allo stesso tempo, non lo era. Ricordava un ninja grosso e muscoloso, con la pelle impenetrabile color del cuoio, gli occhi pieni di superbia incassati sotto la grande fronte. Il Roaki che le stava di fronte era almeno raddoppiato in quanto a grandezza, la pelle aveva assunto una strana sfumatura grigiastra e gli occhi neri erano diventati spietati.
-Che ci fai qui?- domandò quando si fu ripresa dallo stupore.
-Proteggo il maestro Orochimaru, anche se devo ammettere che speravo proprio di incontrarti.-
-Sei un ninja del Suono?- gli chiese, sempre più sbalordita dalla piega che avevano preso gli eventi.
Quanti traditori si nascondevano tra loro senza suscitare alcun sospetto?
Il carro armato rise, un suono simile a tante rocce che si scontravano tra loro. –Oh no. Non vedi?- rispose, indicando il copri fronte che aveva in vita: il simbolo del Villaggio delle Rocce era stato barrato con una profonda linea orizzontale.
-Per colpa tua ho tradito la mia casa.-
-E io cosa c’entrerei?-
Non capiva il suo legame con quella faccenda.
-Non potevo crederci di essere stato battuto da una stupida ragazzina- Drakken si interruppe per sputare ai suoi piedi, esplicitando il disprezzo che provava per lei.
–Avevo perso completamente la fiducia in me stesso. Poi ho incontrato Kabuto. Mi ha detto che se mi fossi unito ad Orochimaru mi avrebbe reso ancora più potente in modo da non essere sconfitto mai più. Sai, non sei l’unica ad inventare veleni, anche Kabuto ne ha molti. Ci sono voluti mesi interi, durante i quali assumevo ogni giorno piccole dosi di tossine, ma alla fine sono diventato immune a tutte; per questo la mia pelle ha assunto questa colorazione. Non potrai più battermi con i tuoi stupidi trucchetti da quattro soldi. E’ arrivata la tua fine. Hai un ultimo desiderio?- concluse, con un sorriso malvagio.
La ragazza alzò le mani avanti a sé. –Drakken, cerca di ragionare.- disse scegliendo con cura le parole.  –Non pensi ai tuoi amici, alla tua famiglia? Li stai tradendo solo per battermi? Lo hai detto anche tu, sono una ragazzina. Ragiona, non vale la pena…- ma non potè continuare perché fu interrotta.
-Sta’zitta!- esplose Roaki.  –Che ne vuoi sapere tu?Il mio Villaggio mi ha scacciato: essere battuto è un disonore e la mia famiglia mi ha rinnegato. L’unico modo per tornare è portare la tua testa ed è proprio quello che farò! Ad ogni modo- disse, riprendendo la calma.  -la tua sarà una morte lenta e dolorosa perché voglio che tu patisca tutto quello che ho sofferto io. E adesso basta con inutili chiacchiere.-
Scattò in avanti ma l’Elphi fu veloce a schivarlo. L’abitudine la spinse a prendere un kunai, ben sapendo che era assolutamente inutile contro l’avversario: Drakken aveva la pelle dura come la roccia, era impossibile ferirlo. L’ultima volta l’aveva battuto grazie al veleno ma adesso che ne era diventato immune coma avrebbe fatto?Nella fretta di inseguire Jiraya e Shizune, tra l’altro, non aveva neanche fatto in tempo a prenderne qualche fiala, in modo da verificare che il ragazzo non stesse bleffando ma purtroppo, non poteva accertarsene.
Continuarono ad inseguirsi: il Genin tentava di colpirla e lei gli sfuggiva ogni volta, tuttavia non poteva andare avanti così, presto avrebbe iniziato a risentire della stanchezza e a quel punto sarebbe stata in guai seri.
Dannazione, Arya!Possibile che in tutto questo tempo tu non abbia imparato niente di buono?
Evocare Gaart era fuori discussione: gli artigli dell’uccello non potevano nulla contro la pelle rocciosa dell’avversario ed avrebbe rischiato soltanto di farsi male. Lo Sakugan poteva esserle utile fino ad un certo punto: riusciva già a schivare le mosse di Drakken, ma anticiparle non le sarebbe servito a nulla se non sapeva come attaccarlo … però … magari la durezza innaturale dell’ epidermide di Roaki dipendeva dal chacra. Bè, tentare non avrebbe fatto male.
Tutta presa da questi pensieri non fece in tempo a spostarsi e ricevette in pieno il calcio del Genin. Fu sbalzata lontano e sentì un dolore lancinante al braccio. Provò a muoverlo ed inorridì quando vide che non si spostava.
-Oh oh. Abbiamo un braccino rotto?- la derise il nemico. –Ti ucciderò pezzo per pezzo.- promise.
L’Elphi lo guardò con odio e tentò di rimettersi in piedi, ignorando le proteste dell’arto malandato, si concentrò ed evocò il Byakugan.
-Non ti servirà a nulla.- urlò il ninja tornando all’attacco.
Ripresero il fuggi fuggi interrotto poco prima ma questa volta, Arya era distratta dal dolore al braccio e ricevette numerosi colpi di striscio. Grazie all’abilità innata, potè vedere che ogni volta che l’avversario preparava un pugno o un calcio, concentrava il chacra nell’arto, per rendere più distruttivi i colpi, tuttavia, bloccarne il flusso non sarebbe servito a molto perché la maggior parte della potenza dei suoi muscoli non dipendava dal chacra. Certo sarebbe stato comunque meglio di niente, ma non era sicura che il gioco valesse la candela. Per riuscirci, infatti, avrebbe dovuto avvicinarsi a lui, il che era pericoloso.
Drakken la prese di striscio con un pugno al braccio rotto e sentì ondate di dolore travolgerla. L’avversario ne approfittò e le assestò un calcio nello stomaco e l’Elphi si piegò in due per la sofferenza.
Non posso continuare così, devo fare qualcosa!
Con una capriola evitò che l’avversario le sbriciolasse un femore e si rimise in piedi, stringendo i denti ogni volta che le arrivava qualche fitta. Aspettò che Roaki fosse abbastanza vicino e, al momento giusto, usò la tecnica delle 32 chiusure ma, avendo un braccio fuori uso, non fu molto efficace. In questo modo inoltre, si era resa vulnerabile e l’avversario ne approfittò per assestarle un calcio sulla gamba. Per quanto Arya tentò di essere veloce, il nemico riuscì a mandare a segno il colpo e l’osso si ruppe. Per alcuni minuti vide solo nero, a poco a poco, la vista le tornò sempre più nitida finchè riuscì a vedere il carro armato piegato in due dalla sofferenza provocata dalla tecnica che aveva appena usato. L’Elphi non riusciva più a muoversi: il dolore era lancinante, come fuoco sulla pelle. Proprio quella sensazione fece nascere un’idea nella sua mente annebbiata.
Il fuoco scioglie le rocce … e la pelle di Drakken è simile a loro … magari …
Andò alla ricerca di quella parte di lei che custodiva il chacra nero, con enorme fatica abbattè la barriera e finalmente, sentì la forza invaderla e le fitte diminuire. Immagginò di concentrare ogni fonte di calore, dai raggi del sole, fino al leggero tepore della terra, intorno al nemico, finchè non apparvero lunghe lingue di fuoco. All’istante udì le urla di dolore dell’avversario e tra le vampe, vide che l’epidermide del ninja cambiava e somigliava sempre più ad un liquido denso. Tentò di prolungare il più possibile la magia ma era troppo stanca, dopo poco le fiamme iniziarono a rimpicciolirsi finchè il rogo si spense completamente e lei scivolò nell’incoscienza.
 
 
Furono delle voci che le rimbombavano nella testa, a svegliarla.
-Accidenti, che dormiglioni questi due!-
-Signorina, questa volta ha davvero superato se stessa!-
 -Zitti o li sveglierete!-
Capì che erano le voci di Jiraya, Shizune e Tsunade. Pian piano iniziò a percepire il proprio corpo: era stesa in un letto, sentiva sopra di sé il peso di varie coperte ma ad un braccio ed una gamba, il fardello diveniva più gravoso. Tentò di muovere l’arto superiore ma fu invasa dal dolore e le scappò un gemito. Quasi all’istante, percepì due mani gentili che le tastavano la fronte e le sentivano le pulsazioni.
-Ben svegliata.- le sussurrò all’orecchio la voce gentile della bionda.
Tsunade gentile?Probabilmente stava ancora sognando…
Aprì gli occhi ma subito fu costretta a richiuderli: la luce era troppo forte.
-Shizune, chiudi le tende.- sentì dire alla voce autoritaria della biondona.
Autoritaria, ecco adesso è più normale, pesò l’Elphi. Schiuse gli occhi viola e finalmente potè vedere dove si trovava: era nella camera d’albergo che avevano prenotato la settimana prima, affianco c’era Naruto che ronfava nel suo letto,in mezzo a loro, su una sedia, c’era Tsunade, mentre sulla soglia la mora e l’Eremita.
-Cos’è successo?-
Ricordava di aver combattuto contro Drakken e di averlo avvolto tra le fiamme, poi, solo buio.
-Orochimaru è scappato e Tsunade ha deciso di diventare Hokage!- esclamò l’uomo dalla coda bianca.
Arya si voltò verso la donna.  –Davvero?Significa che verrai al Villaggio?-
Non aveva dimenticato che la sopravvivenza di Sasuke dipendeva da quella signora.
La bionda assunse un’espressione fiera e confermò.
-Dobbiamo metterci subito in marcia!- disse alzandosi ma fitte di dolore la costrinsero di nuovo a letto.
-Hai qualche contusione qua e là, il radio sinistro è rotto ed il femore destro è incrinato. Quando starai meglio potrai provare a guarirti.- l’informò Tsunade.
-In che senso?- domandò.
-Non sa farlo.- s’intromise Jiraya.
-Oh, peccato.-
-In che senso!!- ripetè Arya.
La donna si voltò verso di lei. –Alcuni consacrati di Hamelin avevano anche dei poteri curativi ma visto che non sappiamo se li possiedi, e anche se fosse non li sapresti usare, è fuori discussione che ci provi. Sono stata chiara?-
L’Elphi era troppo stanca per tentare qualsiasi tipo di protesta così disse solo: -Okay.-
-Bene. E adesso dormi.-
 
 
Grazie alle cure di Tsunade e Shizune, i due Genin dopo solo una settimana, poterono rimettersi in piedi ed Arya insistette perché si mettessero subito in marcia verso Konoha. Quando riuscì a camminare senza le stampelle impose al gruppo ritmi serrati: voleva arrivare il più in fretta possibile, Sasuke la stava aspettando. Appena raggiunto il Villaggio, l’Elphi non concesse a Tsunade nemmeno un secondo per guardare la città, dalla quale mancava da tanti anni, e la portò subito in ospedale.
La stanza dell’Uchiha non era vuota e l’Elphi non fu sorpresa di trovarvi l’Haruno.
-Finalmente siete tornati!- esclamò la ragazza quando li vide.
-Come sta Sasuke?- domandò subito Arya.
-Non ha ripreso conoscenza nemmeno una volta.- rispose la rosa, con la voce che le tremava e le lacrime agli occhi.
L’Elphi guardò Tsunade. –Guariscilo.- la pregò.
La donna si avvicinò al ragazzo, si concentrò e gli poggiò le mani sulla fronte.
Dopo alcuni istanti l’Uchiha aprì gli occhi. Frastornato, si mise a sedere e Sakura gli balzò al collo.
Arya avrebbe voluto abbracciare anche lei il moro ma per non soffocarlo, si accontentò di osservarlo. Il moro si stava guardando intorno, senza capire bene dove si trovasse; gli occhi, neri come la pece, erano ancora appannati dal lungo sonno. L’Elphi notò che l’Uzumaki era rimasto deluso dalla reazione della rosa e quando vide che stava uscendo insieme alle due donne, disse:-Naruto, non dimenticarti di portarla da Rock Lee.- cercando di comunicargli con quelle parole, il suo sostegno ma non fu sicura d’esserci riuscita.
-Certo, stai tranquilla.- rispose lui con un sorriso mesto.
 
Quando finalmente l’Haruno si staccò dal ragazzo, l’Elphi gli si avvicinò.
Lui la squadrò da capo a piede e chiese:-Cosa hai fatto al braccio?-
-E’ una lunga storia. Tu come ti senti?- domandò sedendosi sul letto, dal lato opposto a quello di Sakura.
-Bene.-
Sasuke l’intrappolò nei suoi occhi, neri come la notte senza luna, e sentì la mano di lui arrampicarsi sul suo polso.
-Arya.-
La ragazza maledisse una volta di più la compagna di squadra. Si voltò verso la rosa cercando di assumere un’espressione cordiale, ma non fu sicura di riuscirci.
-Si?-
-Devo parlarti. Ti spiace se andiamo un attimo fuori?-
Certo che mi dispiace!, avrebbe voluto urlare, invece sospirando disse:-D’accordo.-
Lei e l’Uchiha si scambiarono un ultimo sguardo e poi uscì dalla stanza.
 
-Posso sapere che c’è di così importante?- sbottò l’Elphi.
-E’ vero che … che tu e Sasuke …state insieme?- chiese esitante l’Haruno, lo sguardo rivolto a terra.
Come faceva a saperlo?!
-Che ne sai?-
La rosa alzò lo sguardo.  –Allora è vero?- domandò preoccupata.
-Si.-
Sakura tornò a guardare a terra, nell’inutile tentativo di nascondere le lacrmie. L’Elphi la capì: probabilmente anche lei avrebbe reagito a quel modo se il moro si fosse fidanzato con qualcuna. Dopo un po’ la rosa alzò la testa e piantò gli occhi verdi, non più lucidi di lacrime ma determinati, nei suoi.
-Sappi che non mi importa.-
Che idiozia, certo che le importava! Aveva pianto avanti a lei un attimo fa, perché mentire?
-Non mi importa.- ripetè.  –Continuerò a corteggiarlo. Mi dispiace, non è per farti un dispetto ma … - si fermò per prendere fiato.  -io lo amo e non rinuncerò a lui per nulla al mondo.-  concluse determinata.
Arya sentì la compassione di poco prima, sciogliersi come neve al sole.
-Capisco.- masticò.  –Chi te l’ha detto?-
-Rock Lee.-
Mister Sopracciglia!!Avrebbe dovuto aspettarselo, pensò con una punta d’amarezza, probabilmente a quell’ora lo sapeva tutta Konoha.
 
Sakura non li lasciò un attimo per tutto il giorno, in modo da non farli stare soli. Dopo che l’Uchiha ebbe raccolto le sue cose  -ormai era guarito e poteva lasciare l’ospedale-  li accompagnò fino a casa e solo allora li salutò. L’Elphi tirò un sospiro di sollievo: era ora!
Aprì la porta e fece segno al ragazzo di entrare.
-Mi hanno restituito l’appartamento.- l’informò lui.
-Ah.-
Questa non se l’aspettava. Sapeva che prima o poi sarebbe dovuto accadere ma non pensava così presto.
-Ah.- ripetè.  –Allora … ci vediamo domani?-
L’Uchiha si avvicinò ed intrecciò una mano con la sua. L’Elphi sentì il cuore perdere un battito.
-Perché non stai da me stasera?Non sei mai venuta.- le alitò e la ragazza non potè fare a meno di annuire.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 32
*** L'unica cosa che importa ***


L’unica cosa che importa
 

Quando Arya si svegliò, il mattino dopo, il moro non era in casa. Delusa, iniziò a gironzolare per l’appartamento. La sera prima lei e l’Uchiha  si erano scambiati solo qualche tiepido abbraccio, troppo stanchi, erano stati presto vinti dal sonno ma l’Elphi pensava che quel giorno sarebbero stati insieme, invece al risveglio aveva trovato quella brutta sorpresa. Come se ciò non bastasse, l’osservazione del monolocale richiese molto meno tempo del previsto: le pareti erano vuote, eccetto per qualche scaffale con su i libri che avevano usato all’Accademia e qualche altro volume più avanzato, i mobili e l’arredamento, invece, erano ristretti al minimo indispensabile. Sembrava quasi che lì non ci vivesse nessuno, che Sasuke fosse solo di passaggio, la sua presenza era così fievole, che ad un’occhio poco esperto  sarebbe facilmente passata inosservata. Arya si intristì quando capì a cosa era dovuto quell’atteggiamento: anche lei, appena acquistata la casa, aveva faticato a sentirla propria perchè ripensava a quella che aveva diviso con Livon e c’era voluto un po’ prima che iniziasse ad arredarla. In seguito però, aveva superato quella fase ed ora la sua presenza nell’appartamento era ben visibile, il moro invece, dopo tanti anni, ancora non c’era riuscito. Immaginò come dovesse soffrire e la rabbia che aveva provato quella mattina, notando la sua assenza, svanì e capì cosa stesse facendo in quel momento.
 
 
L’Elphi guardò l’orologio: erano le 13.30 e dell’Uchiha neanche l’ombra. Vedendo che Sasuke non arrivava e non avendo nulla di meglio da fare, si era messa a cucinare ma se il moro avesse tardato ancora, si sarebbe raffreddato tutto. In quel momento sentì la porta aprirsi così si voltò: l’Uchiha era sporco e sudato,
-Sei andato ad allenarti?- domandò, senza nemmeno salutarlo.
-Sì.-
Arya annuì: dunque, la supposizione che aveva fatto a metà mattina era corretta.
-Tsunade ha detto che dovevi rimanere a riposo.-
-Sto bene.-
La ragazza, per evitare di rispondergli in malo modo, serrò la mascella.
-Muoviti a fare la doccia, si sta facendo tutto freddo.-
Il ragazzo assunse un’espressione strana.  –Hai cucinato tu?-
-Certo. Vedi qualcun altro?-
Sasuke emise un teatrale lamento.
-Bè?Che hai da dire?-
-Che l’ultima volta che ho assaggiato qualcosa fatto da te faceva schifo.-
L’Elphi ricordò della missione nel Paese delle Onde e di come avesse costretto il moro ad assaggiare il pane che aveva tentato di cucinare. Sorrise.
-Quello era un esperimento. Questa è robba già testata, dovrebbe essere mangiabile.-
-Speriamo.-  si augurò lui con tono scherzoso.
 
-Allora era tanto male?- chiese la ragazza, riferendosi al cibo appena mangiato dall’Uchiha.
-Passabile. Rispetto all’altra volta hai fatto passi avanti ma la buona cucina non è tra le tue doti.- rispose.
Arya poggiò i piatti nel lavello e fece un respiro profondo: adesso iniziava la parte complicata.
-Sasuke?-
-Mh?-
-Credo che … dovremmo parlare… Anzi, tu, dovresti.-
L’Uchiha, in piedi in mezzo alla cucina, aggrottò la fronte.  –Non ti seguo.- rispose sincero.
-Mi riferisco … a tuo fratello.-
Il moro divenne più rigido di una statua.  –Io non ho fratelli.- scandì glaciale.
L’Elphi fece un altro respiro profondo, nel vano tentativo di calmarsi.
-Smettila, lo sai a chi mi riferisco. Sto parlando di Itachi.-
Il volto del ragazzo divenne una maschera impenetrabile.
-Cosa dovrei dire?-
Arya perse definitivamente le staffe: l’assasino dei suoi genitori, suo fratello maggiore, tornava in circolazione, tentava di ucciderlo e lui non aveva nulla da dire?!?!
-Non lo so!- esplose.  –Magari che non te l’aspettavi, che sei stato un idiota a sfidarlo, che ci hai quasi rimesso le penne, che stamattina sei andato ad allenarti a causa sua, non lo so, qualsiasi cosa!Possibile che tu non abbia niente da dire?!Non tenerti tutto dentro, dannazione!-
Sasuke lentamente abbassò lo sguardo, seguirono alcuni minuti di silenzio durante i quali l’Elphi pensò che il moro non avesse intenzione di rispondere finchè disse, così piano che dovette tendere le orecchie: –In questi anni ho aspettato solo quel momento… mi sono preparato senza sosta a quel giorno. Credevo di essere migliorato, di aver fatto grandi progressi … ma mi sbagliavo.- la voce iniziò a tremargli leggermente mentre tentava invano, di rimanere calmo.  -Mi ha sconfitto senza alcuna difficoltà, come ha fatto sei anni fa. Ho capito che in realtà in tutti questi mesi non ho fatto niente. Niente. Ho solo perso tempo.-
Arya gli si avvicinò e gli prese una mano nella sua ma lui la lasciò rigida.
-Sasuke … non è stata colpa tua.- disse dolcemente.   -Itachi è un ninja di livello S e tu sei solo un Genin. Non avresti mai potuto batterlo. Lui ha avuto molti anni più di te per allenarsi, è normale che sia più forte.-
L’Uchiha alzò di scatto la testa, gli occhi lucidi e insieme furibondi.
-Stai dicendo che non lo eliminerò mai?-
-Non ho detto questo.- rispose paziente.  -Solo che ti serve più tempo e non devi fartene una colpa se non l’hai sconfitto.-
-Tu non capisci.- rispose abbassando nuovamente lo sguardo e poggiando la fronte sulla sua.  –Stavo per farmi portare via l’unica cosa di cui mi importa.- mormorò.
L’Elphi sentì gelosia e rabbia crescere dentro di lei: per cosa era pronto a sacrificare la sua vita? Cosa era più importante della sua incolumità? Avrebbe voluto chiederglielo ma il ragazzo sembrava già troppo provato dalla conversazione e decise di rimandare. Gli portò una mano al volto e gli alzò la testa, in modo che i loro sguardi s’incrociassero,  piano, si avvicinò e lo baciò con tutta la delicatezza di cui era capace, poi si allontanò quel tanto che bastava per poter sussurrare: - Per qualsiasi cosa. Io ci sarò.-
Riportò le labbra sulle sue e si baciarono di nuovo. Fu un bacio lungo, nel quale si comunicarono tutto ciò che non si erano detti, ognuno consolò l’altro e si fece partecipe del dolore del compagno finchè non divenne un bacio profondo ed appassionato. Arya intrecciò le dita con i capelli del moro e ne inspirò il profumo stupendo, lui la strinse per la vita e l’attirò a sé, una mano intorno ai fianchi e l’altra che accarezzava la schiena. Sasuke si voltò e la schiacciò contro la parete, dalla bocca, le sue labbra scesero verso il collo lasciandosi dietro una scia di baci e quando sentì il sospiro dell’Elphi, tornò ad aggredirle la bocca. La ragazza stava per alzargli la maglietta quando sentirono bussare.
Adesso smettono, pensò. Ora se ne vanno.
Ma il misterioso visitatore continuò imperterrito a battere il pugno sulla porta.
-Forse dovresti andare ad aprire.- suggerì al moro.
L’Uchiha sospirò, rassegnato.  –Vai tu altrimenti li mando al diavolo.- disse.
La ragazza, prima di spalancare l’uscio, si diede un’occhiata allo specchio: il viso era in fiamme, i capelli appena un po’ in disordine ed il collo e la bocca portavano i segni dei baci del moro, in poche parole, non era assolutamente presentabile ma più che aggiustare un po’ la chioma, non potè fare.
-Si, chi è?- domandò, aprendo la porta, e rimase di sasso nel vedere il visitatore.
-Tsunade, che ci fai qui? Credevo che fossi impegnata con gli anziani.-
-Infatti.- rispose la donna entrando in casa, senza per altro, essere stata invitata.  –Ma non lascio i pazienti a metà e visto che stamattina non sei venuta … eccomi qua!-
Arya si diede della stupida per essersi dimenticata dell’appuntamento con la biondona, la quale le stava ancora curando il braccio.
-Hai ragione, scusami.- disse, facendo segno a Shizune di entrare.
-Ah, guarda un po’ chi c’è qui, Sasuke Uchiha. Bè, d’altronde è casa tua, sarebbe stata strana la tua assenza.-
L’Elphi sentì lo stomaco contorcersi quando la donna notò la presenza del moro,il quale si era seduto su una sedia,  anche lui con il volto un po’ arrossato ed i capelli spettinati, ma era sicura che, nel complesso, apparisse molto più in ordine di lei.
-Come facevi a sapere che ero qui?- chiese.
-Me l’ha suggerito quella ragazza con i capelli rosa. Com’è che si chiama?-
-Sakura.- suggerì la mora.
-Ah si!Giusto. Sakura.-
Maledetta!!Accidenti, ce la sta mettendo tutta per fare la guastafeste!!, pensò Arya.
-Dove ci mettiamo?- domandò Tsunade.
-Credo che possa andar bene anche qui.- rispose l’Elphi, indicando il tavolo, mentre il moro si dirigeva nella propria camera senza dire una parola.
Le donne si accomodarono, Tsunade le poggiò le mani sul braccio malandato e sentì all’istante un immediato sollievo. Notò che la donna le stava osservando bocca e collo e abbassando lo sguardo, non potè fare a meno di arrossire.
-Adesso capisco perché non sei venuta. Vi state dando da fare, eh?- le sussurrò la bionda, con fare cospiratore.
Arya sentì il volto andare letteralmente in fiamme.
-N-no, non è come pensi.- balbettò.
-Tranquilla.- la rassicurò facendole l’occhiolino.  –Mi sembra un buon partito. Vero, Shizune?-
-Bè, è un po’ troppo giovane per quanto mi riguarda ma…suppongo che possa essere considerato così.-
Dopo alcuni minuti di silenzio, la bionda disse:-Bene io ho finito. Non c’è bisogno che vieni da me domani, ormai il braccio è apposto.- l’informò il ninja medico, dirigendosi verso la porta.
-Grazie mille, Tsunade.Ah, a proposito, hai guarito anche Rock Lee, vero?-
I volti delle due donne si adombrarono.
-No.-
Quel monosillabo fu come un fulmine a ciel sereno.
-Come?- mormorò.  –Non puoi fare niente?-
-E’ messo molto male. Sto lavorando ad un intervento ma le possibilità di riuscita sono molto scarse. Chi l’ha ridotto così?-
-Sabaku no Gaara, del Villaggio della Sabbia.-
Sasuke era tornato all’improvviso in cucina e con tono glaciale aveva risposto al posto di Arya.
-E’-è stato una specie di incidente.- tentò di difenderlo la ragazza.  –Durante le eliminatorie per la selezione dei Chunin.- spiegò.
-Capisco. Ad ogni modo ti farò sapere.- rispose la bionda, aprendo la porta.  –Dimenticavo. Tra un paio di giorni ci sarà la nomina ufficiale, mi raccomando non mancare, ovviamente, è invitato anche il tuo fidanzatino.-
-Il mi…cosa?!No, guard…-
-Come no?Lo dice tutta Konoha! Ci vediamo in giroo!!- la salutò la donna, lasciandola imbarazzata sulla soglia.
-“Lo dice tutta Konoha”?E’ stato il tua amichetto a spettegolare tutto?- le chiese l’Uchiha, la voce indecifrabile.
- No, non è stato lui!- esclamò l’Elphi, chiudendo la porta.
-E allora chi è stato ad informare tutto il Villaggio?-
-Credo che sia stato Rock Lee.- rispose, ricordando ciò che aveva detto Sakura.
-E a lui chi l’ha detto?- domandò ancora il moro.
-Penso Tenten.-
-E a lei?-
Arya abbassò lo sguardo e rimase in silenzio, colpevole. Dopo un po’:- Sei arrabbiato?-domandò.
Sasuke sospirò.
-Magari se riesci a ricordarmi che ne vale la pena…-
Arya sorrise.
-Questo è facile.- sussurrò con le labbra che gli sfioravano il collo.  –Basta iniziare da dove avevamo interrotto.-
 
 
L’Elphi immobilizzò l’Uchiha contro il terreno, bloccandogli le braccia con le ginocchia, due kunai puntati alla gola.
-Final…mente.- ansimò, era tutta la mattinata che combattevano, la radura che avevano scelto portava i segni devastanti dei loro colpi, ed ora si sentiva distrutta.
-Due pari.- disse il moro, riferendosi ai duelli che ognuno aveva vinto.
-Non ci provare nemmeno... Siamo tre-due per me.-
-Ti piacerebbe.-
-Certo, ed è così!- ribbattè testarda la ragazza.
-Che dici, mi fai alzare adesso?- domandò Sasuke.
-Mmm… credo proprio di no.- sussurrò Arya lasciando le armi e sfiorandogli le guance col dorso delle mani. Spostò le ginocchia più in basso, in modo da non fargli male e permettergli di muovere le braccia; con le labbra gli sfiorò la fronte, le palpebre, gli zigomi, scendendo fino alle labbra a cui diede qualche morsetto. L’Uchiha con un gemito, le prese il volto tra i palmi e la baciò; i respiri che si rubavano aria a vicenda, i profumi si mischiavano. Il moro le passò una mano tra i capelli e spostò una gamba sulla sua; l’Elphi fece scivolare i palmi sulla maglia nera del ragazzo fino al bordo col quale giocò, prima di infilarle sotto e sfiorare gli addominali in via di formazione di Sasuke. Sentì che anche lui, dalla tessuto, era passato a sfiorarle la schiena, risalendo fino al reggiseno. Arya si allontanò di scatto e  lui la guardò, confuso.
-Dobbiamo muoverci o arriveremo in ritardo alla cerimonia.- spiegò, alzandosi e spolverandosi i vestiti sporchi di terra.
L’Uchiha l’imitò e si diressero verso i monolocali, in silenzio. Arrivati, Arya stava per entrare ma prima che potesse andarsene, lui la prese per un braccio.
-Che c’è?-
L’Elphi cercò di sfuggire gli occhi petrolio del ragazzo.
-Niente.-
-Scusami.-
Arya alzò lo sguardo, sorpresa. –Come?-
-Non ho pensato che avrebbe potuto darti fastidio.- rispose lui, le guance appena arrossate.
-N-no, è solo che… non me l’aspettavo. Non preoccuparti.-
Il moro sembrò ignorarla e cambiò totalmente discorso.
-Andiamo, ci manca solo che il nuovo Hokage ci punti.-
 
 
L’investitura di un Hokage era un avvenimento importantissimo e, di solito, lo si festeggiava con cerimonie sfarzose, giochi d’abilità e cene abbondanti ma Tsunade, alla quale tutto ciò non piaceva, decise di tenere un rito il più semplice possibile. La cerimonia si tenne nella piazza su cui si affacciava il palazzo dell’Hokage e per Arya fu davvero insopportabile: in parte perché erano all’aperto e, nonostante i giubbini, faceva freddissimo, ed in parte perché fu di una noia mortale a causa dei numerosi discorsi tenuti dalle persone più influenti di Konoha e dintorni, anche se Sakura l’informò che, in realtà, il numero dei soliloqui era stato molto diminuito da Tsunade, la quale, come loro, non li amava molto. Quando la donna, con il tipico copri capo dei Kage, si avvicinò alla balconata del palazzo, l’Elphi esultò mentalmente: quella tortura stava per finire!
-Da oggi mi metto al servizio del Villaggio della Foglia!Sono il Quinto Hokage!!- esclamò la bionda, seguita dalle ovazioni di tutti i presenti.
Arya era felice: sentiva che Tsunade avrebbe fatto un ottimo lavoro.
-Ehi, ragazzi!Perchè non festeggiamo andando a prendere una bella ciotola di ramen??- domandò allegro Naruto.
-Scordatelo.- rispose secco l’Uchiha.
-Nemmeno io posso, mi spiace.- disse l’Haruno.
-Invece io vengo. E anche Sasuke.- l’informò Arya, tirando il ragazzo per un braccio.
-No, non voglio andare!- protestò l’Uchiha.
-E dai guastafeste!Solo un piatto di ramen, quante sorie!- esclamò l’Elphi.
-Ripensandoci, vengo anch’io.- fece la rosa appena fu chiaro che sarebbe andato anche il moro.
Quell’antipatica, deve stare sempre tra i piedi. Che scocciatura!, pensò Arya.
-Confettino, ma non avevi qualcosa da fare?- domandò.
-Bè, ripensandoci, posso rimandare.- rispose Sakura, affiancando l’Uchiha e laciandole un’occhiataccia.

Ritorna all'indice


Capitolo 33
*** Il truffatore ***


Il truffatore
 

-Ragazzi ma ci pensate?!- stava urlando Naruto.  –Stiamo per compiere un’altra missione importante!!- esclamò con gli occhi che brillavano.
-Non possiamo saperlo, Testa Quadra.- disse l’Uchiha.
-Ma dai! E secondo te perché Nonna Tsunade vuole vederci?- lo rimbeccò l’Uzumaki.
-La vuoi smettere di chiamarmi così?- s’intromise una voce.
Il team 7 si voltò e vide il nuovo Hokage, che era arrivato in quel momento.
-Ciao, Tsunade.- la salutò l’Elphi.
-Buongiorno, Signora.- fece, educatamente l’Haruno, mentre il moro non si degnò di sprecare nemmeno una parola.
-Qual è la missione??E’ di livello A??- domandò entusiasta, il biondo.
-No, è di livello B, ma è molto probabile che diventi A.- rispose Tsunade.
Arya si fece attenta: e così Naruto aveva ragione, l’incarico era importante.
-Dovete scortare una persona del clan Wasabi, che domani parteciperà alla corsa di Todoroki. Se vi mettete subito in marcia dovreste arrivare entro sera, quindi, sbrigatevi e buona missione.- li congedò frettolosamente la bionda.
-Signora ma il maestro Kakaschi non è ancora arrivato.- obiettò la rosa.
E’ in ritardo come al solito, pensò l’Elphi.
-Cosa?Credevo che ve l’avesse detto. E’ impegnato in una missione individuale, andrete solo voi quattro, dovrebbe essere sufficiente. E adesso non perdete altro tempo, andate!-
 
 
-Accidenti, Kakaschi non ci informa mai di niente!- stava protestando Arya.
Dopo il breve incontro con la bionda erano corsi a casa a fare gli zaini e si erano messi subito in marcia verso il Paese del tè, dove risiedeva il clan in questione.
-Hai ragione.- concordò l’Haruno.  –E’ davvero irritante.-
-Ehi ragazzi, non avete fame?- domandò l’Uzumaki.
-Sì, in effetti, ho un certo languorino.- rispose la rosa.  –E tu, Sasuke?- gli domandò.
Per tutto il tragitto non si era staccata un attimo dal ragazzo e l’Elphi sentiva che la pazienza era ormai agli sgoccioli. Sakura non poteva prendersi tutta quella confidenza con l’Uchiha, dopo tutto era ufficialmente il suo fidanzato! E poi anche il moro, che diamine, non poteva scrollarsela di dosso e mandarla a quel paese?!?!
-Sì, anch’io.- rispose.
-E’ deciso allora!Fermiamoci in quella locanda.- suggerì il biondo, indicando un costruzione bassa che si affacciava sulla strada.
 
All’interno la taverna era pittosto semplice: l’arredamento consisteva solo in qualche tavolo e delle sedie, probabilmente era un ristorante a conduzione familiare. Al momento la trattoria era vuota, eccetto per una figura in un angolo della stanza.
Meglio così, ci metteranno meno tempo a portarci le pietanze che abbiamo ordinato, pensò Arya.
Mentre mangiavano, lo sconosciuto seduto in fondo alla locanda si avvicinò al loro tavolo.
-Konoha deve essere un paese molto pacifico, vista l’espressione ebete dei suoi ninja.- li stuzzicò.
L’Elphi sentì le mani prudere: ma chi si credeva di essere quello?!
A rispondergli per le rime ci pensò Naruto:- Cerchi guai?!-
Lo sconosciuto, un ragazzo che doveva avere più o meno la loro età, con i capelli castani raccolti in una coda spettinata ed un bastoncino tra i denti, continuò come se non fosse stato interrotto.
-Ehi bellezze!- disse, riferendosi a lei e Sakura.  –Scusate, non avevo visto che c’eravate anche voi. Perché non mollate questi due bambocci e venite a fare un giro con me?- domandò, con tanto d’occhiolino.
Arya sentì che l’antipatia per il nuovo arrivato non faceva altro che aumentare, l’Haruno era completamente andata nel pallone dopo quel paio di complimenti, così ci pensò lei a controbattere.
-Perché invece, non vedi di circolare?- disse acida.
Il ragazzo si voltò completamente verso di lei, dando le spalle a Naruto e Sakura.
-Ma come siamo suscettibili.- rispose con le iridei che brillavano, come capita al cacciatore quando trova la preda tanto attesa.
Bè, aveva proprio sbagliato preda.
-Su via, non te ne pentirai. Ti mostrerò il paradiso.- concluse quello con un'altra strizzatina d’occhio.
L’Elphi stava per perdere le staffe, se non se ne fosse andato subito, non avrebbe risposto delle sue azioni. Percepì Sasuke al suo fianco che si irrigidiva e lanciava uno sguardo assassino al ragazzo.
-Ma chi cavolo ti credi di essere?Come ti permetti!!- esclamò scandalizzato l’Uzumaki.
-Ehi, datti una calmata.- lo rimbeccò quello.  –Stavo solo scherzando.- poi rivolgendosi a lei con fare cospiratore:- Mica tanto in fondo.-   tornando al biondo:- Se prorio lo vuoi sapere i ninja presuntuosi come voi non mi piacciono per niente. Non fatevi vedere mai più nel Paese del tè o ve la faccio pagare!-
-Cosa??Ma come osi!!-
-Naruto, smettila.- lo rimproverò la rosa.
-Sakura, sta offendendo i ninja della Foglia non può passarla liscia!-
Il tempo di riportare l’attenzione sullo sconosciuto che questo era già sparito.
-Come diavolo ha fatto?!-
-Tu l’hai sentito?- chiese l’Uchiha ad Arya.
-Più o meno. Ho udito solo un fruscio.-
In quel momento arrivò la proprietaria della locanda con il conto.
-Scusi sigonora, perché i conti sono due?- domandò l’Haruno.
-Quel ragazzo ha detto che avreste pagato anche per lui.- rispose la donna.
L’Elphi sentì le viscere contorcersi dalla rabbia: si era preso gioco di loro!
-Se pensa di passarla liscia si sbaglia di grosso!- esclamò.
Sakura mise i soldi del pranzo sul tavolo e partirono all’inseguimento del ragazzo. Era molto più lontano di quanto s’aspettassero ma, alla fine, lo raggiunsero e lo accerchiarono.
-Hai avuto una bella faccia tosta, a scappare in quel modo.- l’accusò Sasuke.
-Adesso ti faccio vedere io!- disse Naruto.
Inaspettatamente, lo sconosciuto si inginocchiò per terra.
-Perdonatemi!Mi hanno rubato tutti i soldi e non sapevo come pagare!-
-Oh,ci dispiace.- si scusarono l’Uzumaki e l’Haruno.
Possibile che siano così tonti?!, si domandò Arya  afferrando il ragazzo per la maglia e costringendolo ad alzarsi.
-Non provare a fare l’attore che non ti riesce bene.-
Lo sconosciuto si esibì in un sorriso da bambino monello.
-Mi hai beccato.- confessò, si abbassò verso i polpacci e slacciò gli scaldamuscoli, che emisero uno strano rumore metallico.
-Ai posti, pronti, via!- esclamò lasciando cadere gli accessori, che alzarono un’enorme nube di polvere: erano appesantiti con delle zavorre!
Quando il polverone si diradò, lo sconosciuto era già lontano.
-Prendiamolo!-
Si lanciarono nuovamente all’inseguimento del ragazzo, il quale però, si stava dimostrando più veloce del previsto. L’Elphi sapeva di avere qualche possibilità di prenderlo ma non voleva lasciare indietro i compagni. Guardò Sasuke, il quale le fece cenno di andare avanti e lei iniziò a correre a più non posso, senza riserve. Nonostante questo, la distanza tra i due non diminuiva, anzi, aumentava.
Dannazione, Arya!Non puoi farti battere da questo sbruffone!
Chiese uno sforzo supplementare alle gambe, le spinse al limite, ma dopo alcuni minuti dovette arrendersi: il tizio era troppo lontano, anche se avesse continuato a correre non sarebbe mai riuscita ad acciuffarlo.
Quando sopraggiunsero gli altri, ansimava ancora per la fatica.
-Non l’hai preso?- le domandò Sakura, con l’evidente scopo di farla arrabbiare.
Quello però,non era il momento più adatto perché Arya era già abbastanza nervosa: tra i ninja di Konoha deteneva il primato di miglior staffetta e maratoneta e vedersi battere senza alcuna difficoltà dal quell’arrogante era stato un duro colpo per il suo orgoglio.
-No.- rispose con tono tagliente.  -E adesso muoviamoci o faremo tardi.-
Ripresero il cammino e, saggiamente, nessuno le fece più domande sull’argomento.
 
Grazie all’inseguimento che li aveva impegnati nel primo pomeriggio, arrivarono al domicilio del capoclan dei  Wasabi con largo anticipo. L’uomo li accolse benevolmente e spiegò loro il compito: l’indomani ci sarebbe stata la corsa di Todoroki, particolarmente importante per il Paese del tè perché avrebbe deciso quale dei due clan rivali, Wasabi e Wasaragi, avrebbe detenuto il potere per i prossimi quattro anni; loro dovere era contrastare i ninja assoldati dal clan rivale in modo da permettere al corridore di completare la corsa.
-Bene. Ed ora vi presento colui che dovrete proteggere, è un ragazzo all’incirca della vostra età, si chiama Idate Morino. Vieni avanti.-
Una porta si aprì ed entrò… il tizio che li aveva truffati!
-Tu!-
-Voi!- esclamarono in coro il team 7 e l’imbroglione.
-Vedo che già vi conoscete, mi fa piacere.- osservò il capoclan  -Adesso scusatemi, ma devo andare, ci vedremo tra poco a cena. Vi prego di fare come se foste a casa vostra e di usufruire di ogni cosa che vi aggradi.-
L’uomo sparì ed Idate, suo malgrado, dovette mostrare la casa ai quattro ninja della Foglia, senza smettere un attimo di stuzzicarli e di litigare con Naruto.
Più che di una casa, si trattava di una vera e propria villa: la costruzione era formata dalla sala da pranzo, dalle camere dei proprietari e degli ospiti, tutte molto ampie. Il grande giardino era abbellito con statue, fontane e siepi, in una zona lontana da occhi indiscreti poi, c’era una sorgente d’acqua calda dove potersi rilassare. Dopo il “giro turistico” il ragazzo mostrò loro le stanze,; i Genin posarono gli zaini e si diressero verso la sala da pranzo. A cena il capoclan diede loro gli ultimi dettagli e poi li congedò.
 
 
-Che ne dici se prima di addormentarci facessimo un bagno nella sorgente?- le domandò l’Haruno una volta nella stanza.
-Non so…credi che possiamo?- in effetti l’idea allettava anche lei.
-Ma certo!Ci hanno dato il permesso di usare qualsiasi cosa fosse stata di nostro gradimento.-
-Ok, allora!- esclamò l’Elphi.
Sakura, che era già con l’asciugamano intorno al corpo, si avviò.
-Ti aspetto lì, non metterci troppo.-
-D’accordo.-
Una volta sola, Arya iniziò a svestirsi e poi si avvolse nel telo.
Meno male che la sorgente è qui vicino, pensò.
Non le andava di girare per tutta la casa mezza nuda.
Aprì la porta e sbirciò nel corridoio:libero. Uscì e si avviò a passo svelto verso la meta ma quando svoltò l’angolo andò a abattere contro qualcuno.
-Mi scusi.- disse subito ma poi vide chi era l’individuo e divenne più rossa di un peperone.
-Tu!Perchè non fai più attenzione?!- l’aggredì.
-Ehi, non ti arrabbiare, sei te che mi sei venuta addosso.- rispose Idate squadrandola da capo a piede.
-Stai andando alla sorgente?Se vuoi possiamo fare un bagno insieme.- propose ammiccando.
Prima che potesse rispondergli per le rime, una voce s’intromise.
-No, non vuole.- scandì glaciale l’Uchiha, arrivato da chissà dove.  -E adesso vedi di levarti dai piedi.-
-Guarda che è casa mia!-
-Questo non ti dà il permesso di infastidire i tuoi ospiti.-
Il ragazzo stava per ribbattere quando una voce lo chiamò:-Idateee!-
Morino rivolse un’occhiataccia a Sasuke.
-Sei stato fortunato.-  poi rivolgendosi all’Elphi:-Ci vediamo domani, bellezza.-
Quando il ragazzo fu sparito, Arya tirò un sospiro di sollievo.
Ma guarda cosa le doveva capitare!
Il moro si avvicinò.
-Ti pare il modo di andare girando?- la rimproverò.
-E come dovevo andare?Con i vestiti?E poi le possibilità di incontrare proprio il maniaco erano piuttosto scarse.-
-Già, ho visto.- rispose sarcastico l’Uchiha facendosi ancora più vicino ed intrecciando le dita con le sue.
L’Elphi indietreggiò fino a toccare la parete con le spalle.
-Sas..- ma non potè finire perché il ragazzo la baciò.
 Quello non era né il posto né il momento adatto: sarebbe potuto arrivare qualcuno! Così Arya cercò di respingerlo, ma con poca convinzione: il profumo di lui le invadeva le narici, imbrogliandole i pensieri,  sentire la sua pelle sotto le mani, era una sensazione troppo bella e la voglia di baciarlo troppa per poter allontanarlo seriamente ma le bastò sentire un rumore di passi in lontanaza per scostarlo con più forza.
-Arriva qualcuno.- sussurrò a mò di scusa prima di volare via verso la sorgente.
 
 
-Meno male che non ci avresti messo tanto!- esclamò l’Haruno quando la vide.
-C’è stato un contrattempo.- spiegò l’Elphi con le guance ancora in fiamme.
-Cos’è successo?- domandò curiosa la rosa.
-Idate mi ha incrociata mentre venivo qui.-  in fondo era la verità…almeno una parte.
Sakura sgranò gli occhi.
-E cosa ha fatto?-
Arya fece una smorfia più che eloquente.
-Ci ha provato??-
-Sì.- confessò.
-E tu??-
-L’ho mandato a quel paese.-
O almeno l’avrebbe fatto se non fosse intervenuto un certo ninja di sua conoscenza, ma era meglio sorvolare su quel dettaglio.
-E’ proprio un impertinente!-
-Già.- concordò, con la testa tutta da un’altra parte.
 
Rimasero in acqua per un po’, quando sentirono di essersi rilassate abbastanza uscirono e tornarono in camera.
-Dove vai?- le chiese l’Haruno vedendo che si rivestiva.
-Faccio un giro nel giardino, non ho sonno.- spiegò.
La rosa fece spallucce e la lasciò andare.
L’Elphi si diresse verso il parco, scelse un posto isolato, seminascosto da una siepe di rose bianche, si sedette sul terreno, guardando le stelle e puntellandosi sulle braccia.
Ma quando arriva?, pensò impaziente.
In realtà non avevano deciso di incontrarsi lì, né di vedersi in generale, ma Arya sentiva che dopo quel bacio frettoloso, c’era stato un tacito accordo, un muto appuntamento, ed ora aspettava irrequieta.
Non appena sentì due braccia calde che le avvolgevano le spalle, si rilassò.
Stettero per un po’ così finchè l’Uchiha disse:-Ti manca l’Inuzuka?-
L’Elphi rimase interdetta. Che razza di domanda era?
-No.- rispose sicera.
Da quando gli aveva detto che lei e il moro stavano insieme, non l’aveva più visto e la cosa non le dispiaceva: aveva paura di incrociare di nuovo gli occhi del ragazzo, paura di leggervi accusa, risentimento o, peggio ancora, tristezza.
-Perché?- gli chiese.
Lo sentì stringersi nelle spalle.
-Ho avuto questa impressione.-
Arya si girò e lo guardò dritto negli occhi.
-Ho già scelto. E non cambio idea.- confessò con le guance leggermente arrossate.  –Tu, invece?Mi è sembrato che preferisci la compagnia di altre.- disse, riferendosi ovviamente, all’Haruno.
Sasuke le mise una mano dietro la nuca e l’attirò a sé, l’Elphi fu investita dal suo profumo ed i battiti aumentarono. Quando le labbra distarono solo pochi millimetri l’Uchiha sussurrò:-Anch’io ho scelto.- prima di baciarla.

Ritorna all'indice


Capitolo 34
*** La corsa di Todoroki ***


La corsa di Todoroki
 

Il mattino dopo la sveglia suonò fin troppo presto: la sera prima lei e l’Uchiha si erano trattenuti parecchio nel giardino ed ora aveva un sonno pazzesco, fortunatamente appena arrivarono al punto di partenza della corsa, il torpore svanì e l’adrenalina iniziò a scorrerle nelle vene. La prima parte della gara prevedeva una traversata in barca e quindi la partenza era nel porto. L’Elphi notò c’erano tantissime persone, sembrava che tutto il Paese del tè fosse andato a seguire la gara. Il giudice annunciò i nomi dei due corridori e poi si sentì uno sparo: era il segnale d’inizio. I podisti iniziarono la corsa ma inaspettatamente Idate non si diresse verso il molo bensì girò a sinistra.
-Che diavolo fa quell’idiota?!- esclamò Naruto.
Arya imprecò.
-Seguiamolo!-
Ma dove cavolo sta andando?!
Il ragazzo, invece di dirigersi verso il mare, stava andando verso il picco di una montagna!
-Che diavolo ha in mente?- disse il moro.
-Idateee!!Fermatii!- lo chiamò il biondo.
L’Elphi aumentò il ritmo della corsa e riuscì ad affiancare Morino.
-Posso sapere cosa hai intenzione di fare?-
-Risparmia il fiato e corri.- la zittì.
Arya avrebbe tanto voluto mollargli un bel gancio desto in faccia ma si trattenne e sperò che il ragazzo sapesse cosa stava facendo. Entrarono in una foresta ed Idate si fermò di botto, tanto che lei gli andò a sbattere addosso.
-Ma che diavolo fai?- lo aggredì.
Come se non l’avesse sentita disse:-Disperdi.-
L’Elphi si guardò intorno. Erano in un’illusione?Non se n’era proprio accorta.
Ma dovette subito riscuotersi da questi pensieri perché Morino aveva ripreso a correre. Stava per seguirlo quando Naruto l’affiancò.
-Tieni questo.-  fece, lanciandole una corda.
Istintivamente Arya l’afferrò e fu sbalzata in avanti quando il biondo si buttò giù da un burrone, per fortuna anche Sasuke e l’Haruno tenevano la fune, altrimenti sarebbe precipitata anche lei di sotto.
-Da dove è uscito questo strapiombo?- domandò mentre tiravano su i due ragazzi.
-Hanno usato una doppia illusione.- rispose l’Uchiha.  –Sono stati molto astuti.-
 
Una volta tratti in salvo i due compagni, Idate riprese la corsa senza nemmeno ringraziare, con grande disappunto del biondo. Percorsero tutto il fianco della montagna finchè non scesero in una piccola baia dall’altro lato dell’altura. Morino bussò ad una casetta in legno che era lì ed il vecchio che l’abitava gli indicò una barca, già pronta per essere utilizzata, lo aiutarono a prendere il largo e, finalmente, il ragazzo si degnò di spiegare ciò che aveva fatto.
-A quest’ora, sulla rotta che sta seguendo quello del clan Wasaragi, si alza un vento fortissimo, inceve seguendo questa direzione saremo avvantaggiati perché  la corrente è a favore.-
-E ti costava molto dircelo prima?- protestò l’Elphi, ma Idate si voltò verso il mare e non rispose.
Quel ragazzo era di un’antipatia assurda!
Arya si appollaiò sulla balaustra della chiatta, vicino a Sasuke, che era a timone. La traversata procedette tranquilla per un po’, così l’Elphi si concesse d’abbassare la guardia e si perse nella contemplazione dell’Uchiha, concentrato in quello che stava facndo ma, allo stesso tempo, attento a ciò che lo circondava. Quando Sasuke si accorse che la ragazza lo stava fissando domandò:-Cosa c’è?-
Arya fece spallucce.
-Niente.-
Solo che sei dannatamente bello…
-Hai notato?-
L’Elphi aggrottò le sopracciglia oblique.
-Cosa?-
-Idate.-
-Sì. Sembra che abbia seguito un allenamento ninja.-
-Ti ricordi come si chiamava l’esaminatore della prima prova dei Chunin?-
-Chi?Lo sfregiato?No, non ricordo.-
-Io sì!- intervenne l’Haruno.
Accidenti, era sempre tra i piedi!
–Portava Morino di cognome!- continuò la rosa, incurante dell’occhiataccia che la compagna le aveva lanciato.
-Hey, Idate.- lo chiamò l’Uzumaki.  -Non è che hai un parente alla Foglia?Un tipo con delle cicatrici oblique sulla faccia che si chiama Ibichi Morino?-  
-Cosa?Mio fratello è vivo?!- esclamò il ragazzo, sconvolto.
-Tuo fratell..- Arya non potè finire perché improvvisamente Sasuke la tirò giù dalla balaustra e dove un attimo prima c’era lei, si conficcò una freccia.
-Ci attacano!- girdò il biondo.
L’Elphi si rimise subito in piedi ed estrasse due pugnali mentre una pioggia di dardi si abbatteva su di loro. Spinse via Idate dalla traiettoria di una freccia: c’era mancato davvero poco!
In quel momento dal legno della barca emersero le copie di coloro che li stavano attaccando: erano tre ninja della Pioggia, vestiti con una strana tuta bianco sporco e dei respiratori alla bocca.
Ma questi sono i Genin che ci hanno attaccato durante la prova nella Foresta della Morte!, ricordò.
Si scagliò contro una delle copie e, dopo un breve duello, la eliminò.
-Sakura proteggi Idate!- gridò l’Uchiha.  –Naruto, Arya occupiamoci dei ninja.-
-D’accordo.- risposposero in coro ed iniziò la guerra.
L’Elphi si scagliava contro i nemici come una furia e dopo qualche stoccata quelli erano già fuori combattimento. La difficoltà infatti, non era nell’abilità degli avversari, piuttosto nel numero: loro erano solo in tre, le copie invece, molte di più; così inevitabilmente, dovettero lasciare Sakura scoperta. Ad un tratto qualcosa di nero le andò in un occhio, accecandola, ed il ninja ne approfittò per assestarle un potente calcio nello stomaco, facendola sbattere pesantemente contro l’albero della nave. Appena si riebbe dal coplo, provò ad aprire gli occhi ma le bruciavano da impazzire.
Forza, devi farcela!, si esortò.
Con le lacime che le rigavano il volto, riuscì a vedere cosa stava accadendo. Dal cielo cadeva una pioggia nera ma, dall’odore, capì che non era acqua bensì petrolio. Un pensiero le attraversò la mente come una saetta.
Vogliono appiccare il fuoco!
Purtroppo la sua supposizione si rivelò esatta perché dopo poco sentì puzza di bruciato ed in meno di un minuto, mezza nave era mangiata dalle fiamme.
-Sakura!- chiamò, il fumo fitto impediva di vedere a più di un palmo di distanza.
-Sono qui!- rispose la rosa ed Arya, seguendone la voce, riuscì a scorgere la figura minuta della ragazza, ancora vicino a Morino.
-Fai anda…- fu bloccata da un colpo di tosse: il fumo le irritava la gola e respirare era diventato difficile: l’aria bollente bruciava i polmoni e faceva un caldo da impazzire.
–Fai andare via Idate!- ripetè, prendendo di nuovo a combattere.
Dopo alcuni minuti però, notò che i due erano ancora sulla chiatta e sembravano litigare.
Ma che diavolo stanno combinando?!
Quando Morino stava per essere colpito da un kunai vagante, la rosa si mise in mezzo, venendo colpita al posto suo.
Dannazione!La facessero una cosa buona!
Si liberò della copia contro cui stava combattendo e con una spallata spinse Idate giù dalla barca. Affacciandosi dal parapetto, urlò:-Vai avanti!Ti raggiungiamo appena possibile!Okey?-
Solo quando il ragazzo annuì ed iniziò a nuotare verso la meta, l’Elphi ripotò l’attenzione sulla battaglia. Seguirono altri minuti di combattimenti, ma era chiaro che non potessero farcela e che la nave presto sarebbe affondata: ormai il fuoco era ovunque ed avevano a stento lo spazio per muoversi. Quando una vampa per poco non la bruciò, l’Elphi capì che era il momento di lasciare la chiatta. Si voltò e si lasciò cadere in acqua come un peso morto. Nel momento in cui la pelle, resa rovente a causa del calore prodotto dal fuoco, entrò a contatto col mare ghiacciato, ad Arya mancò il respiro e si dimenticò di prendere fiato. A causa dei vestiti, affondò più del previsto e la mancanza d’aria si fece sentire, quando finalmente, ritornò in superficie prese un’enorme boccata d’aria fresca e pura, non più sporcata dal fumo. Sentì il rumore di altri tuffi e dopo poco, emerse anche il resto del team 7.
-State tutti bene?- domandò l’Uchiha.
Annuirono.
-Dobbiamo raggiungere Idate.- si ricordò l’Elphi.
-E quelli della Pioggia?- chiese il biondo.
-C’è tanto fumo. Magari non ci hanno visto mentre saltavamo.- osservò Sakura.
-Bene, allora andiamo da Morino.-
Presero a nuotare verso la spiaggia, l’Elphi aveva i brividi a causa dell’acqua ghiacciata e faticava a nuotare, impacciata dai vestiti e dalle armi. Ad un tratto le sembrò di sfiorare qualcosa con la gamba ma probabilmente era stata solo la sua immaginazione: erano ancora lontani dalla riva ed il fondale era troppo profondo perché potessero toccare scogli o alghe.
-Aiuto!- urlò l’Uzumaki all’improvviso, prima di sparire sott’acqua.
Arya stava per andare ad aiutare il ragazzo quando si sentì afferrare per le caviglie e trascinare giù. Si dibbattè, nel tentativo di liberarsi, ma non ottenne nessun risultato. Affianco a lei, anche l’Haruno e Sasuke erano stati immobilizzati dai ninja della Pioggia. Ben presto capì che tentare di liberarsi era inutile: i nemici si trovavano nel loro elemento e, come sulla nave, li sovrastavano per numero.
Pensa, pensa, pensa!! Cosa puoi fare?!
I polmoni ormai iniziavano a reclamare ossigeno e gli occhi le bruciavano a causa del sale, stava per cedere, lo sentiva. Scandagliò la mente più in fretta che potè, alla ricerca del chacra nero, ed abbattè la barriera dietro la quale era custodito, come aveva imparato durante l’allenamento con Jiraya. Piano, l’acqua iniziò a girare intorno ad uno stesso punto, via via sempre più velocemente, finchè non si creò un piccolo vortice. Le copie furono eliminate dal moto vorticoso del mare e finalmente furono liberi. Quello che però non aveva previsto, era che adesso si sentiva troppo stanca per nuotare abbastanza forte per uscire dalle spire del vortice, i polmoni erano ormai in fiamme ed il petto era come schiacciato da un macigno. Istintivamente aprì la bocca, in cerca d’aria, ma fu anche peggio: subito l’acqua le invase la gola, scendendole fin nei polmoni e facendoli bruciare a causa del sale. Sentì le ultime forze abbandonarla, il gelo impossessarsi definitivamente delle sue ossa, la vista le si offuscò e, senza nemmeno accorgersene, smise di lottare contro la corrente, da lei stessa creata, e si sentì trascinare veso il fondo. Improvvisamente però, la sua discesa si arrestò e si sentì tirare verso la superficie. Una volta emersa, prese un enorme respiro e tossì tutta l’acqua che aveva ingurgitato. Solo allora si accorse che qualcuno l’aveva afferrata per un polso e l’aveva trascinata su. Percepì il calore del corpo vicino a lei e, istintivamente, si avvicinò: si sentiva congelare, il freddo fin nelle ossa.
-Tutto apposto?- chiese affannosamente l’Uchiha.
-S-s-sì.- balbettò l’Elphi.
-Forza, andiamo. Dobbiamo raggiungere Idate.- disse Naruto.
Arya iniziò a nuotare, piano a causa del freddo. Sapeva benissimo che muovendosi il gelo sarebbe diminuito ma non ce la faceva, si sentiva paralizzata. Fortunatamente non erano troppo lontani dalla riva così non ci misero molto a raggiungerla. Quando fu fuori dall’acqua l’Elphi si sentì anche peggio: il sole era sparito dietro una pesante coltre di nubi ed aveva iniziato a piovere. Presero a correre, inerpicandosi tra le rocce, rese scicolose dall’acqua, finchè non videro due figure in lontananza. Una era piccola stesa a terra, mentre l’altra, più grande, la sovrastava e si riparava dalla pioggia, grazie ad un ombrello.
-Idate!- lo chiamò Sakura correndo verso il ragazzo e facendo girare la seconda figura.
Che inteligente che è!, pensò la ragazza dagli occhi viola, Avremmo potuto prenderlo alle spalle…
Quando furono abbastanza vicini, Arya potè vedere meglio il nemico: era un uomo giovane, dai lineamenti gentili, quasi infantili, i capelli vedognoli erano lunghi fino alle spalle e gli occhi grandi erano blu scuro. Dal simbolo sul copri fronte, capirono che anche quello era un ninja della Pioggia. Li guardò, tra lo sprezzante ed il divertito.
-E così sareste i Genin ingaggiati dal clan Wasabi?-
-Cosa hai fatto a Idate?- gli chiese di rimando Naruto.
-Ho fatto in modo da fargli perdere la gara.- rispose l’altro, chiudendo l’ombrello e fissandolo dietro la schiena.
L’Elphi guardò il podista: aveva perso i sensi e presentava alcune ferite che però sembravano superficiali, il corpo era scosso dai tremiti.
-Ed ora- riprese il Jonin della Pioggia.  –Farò lo stesso a voi.-
Arya vide il ninja lanciare contro di loro alcuni senbon ma non fu abbastanza veloce da schivarli ed un paio le si conficarono nella carne. Fece una smorfia di dolore: odiava quel tipo di arma perché se colpiva nel punto giusto, poteva causare seri danni, mentre se prendeva una zona a caso, provocava molto dolore alla vittima.
-Gli spiedi erano bagnati di veleno quindi vi consiglio di non agitarvi.- l’informò l’avversario, scomparendo un attimo dopo.
-Accidenti e ora cosa facciamo?- urlò l’Uzumaki in preda al panico.
-Testa Quadra, non hai sentito cosa ha detto?Dobbiamo stare calmi!- lo rimproverò l’Uchiha.
-Spiegami come faccio a stare calmo in un momento simile!Idate è ko e noi siamo…-
L’Elphi lasciò i due al loro litigio, estrasse un senbon dal braccio e lo esaminò: oltre al sangue, c’erano tracce violacee ma questo non bastava a farle capire che tipo di veleno fosse, avrebbero dovuto prendere un antidoto generico. Frugò nel marsupio che si portava sempre dietro, quello con le tossine e i rimedi più comuni.
Ti prego, dimmi che l’ho portata, pregò qualsiasi divinità casualmente in ascolto.
-Sì!!- strillò, estraendo dalla borsa cinque fiale contenenti un denso liquido color panna.
-Mi spieghi cos’hai tanto da festeggiare?!- esclamò la rosa.  –Se ti fosse sfuggito, la situazione è critica!-
-Lo so benissimo che è critica ma, per fortuna, ho portato queste!- disse mostrando le boccette.
-Che roba è?- domandò il biondo.
-E’ un antidoto. Spero solo che funzioni.-
-Che significa “spero”?- chiese acida Sakura.
-Che non sapendo quale veleno ha usato, non possiamo prendere un rimedio specifico,perciò  dovremo accontentarci di qualcosa di generico e quindi meno efficace.-
Il team 7 bevve il contenuto delle ampolle e l’Haruno lo versò anche nella bocca di Morino, dopo di che, andarono alla ricerca di un luogo ascitto dove ripararsi dalla pioggia che non ne voleva saperne di smettere di scendere. Quasi subito, trovarono una grotta, non troppo ampia, ma abbastanza per contenere comodamente loro cinque ed un piccolo falò. La spelonca doveva essere frequentata abitualmente da qualcuno perché all’interno v’erano il legname ed il fosso per il fuoco. I due ragazzi provvidero ad accendere la legna, mentre le due femmine esaminarono e fasciarono le ferite riportate da Idate. Quando ebbero finito, Arya si accucciò vicino alle fiamme e si accoccolò accanto all’Uchiha, nel tentativo di riscaldarsi. Dopo un po’ Morino riprese conoscenza.
-Dov’è Aoi?- domandò subito.
-Se ti riferisci al Jonin della Pioggia, se n’è andato.- rispose calmo il moro.
-Come fai a conoscerlo?- fece Sakura.
-Credo che tu debba raccontarci un po’ di cose.- commentò l’Elphi.
-Sì, avete ragione. Dovete sapere che io ero un ninja della Foglia.- confessò, lo sguardo basso.
-Cooosaaa?!?!?!?!- esclamò sconvolto l’Uzumaki.
-Non l’avevi ancora capito, Testa Quadra?- lo punzecchiò Sasuke.
-Continua.- lo incitò l’Haruno.
Gli occhi del ragazzo si velarono e si perse tra i ricordi.
-Aoi era il mio maestro. Dopo aver fallito l’esame di selezione dei Chunin ero confuso e mi affidai completamente a lui. Ma fu un errore. Un giorno mi ordinò di rubare la spada appartenuta al secondo Hokage ed io lo feci. Quando gliela portai mi disse che avrei dovuto seguirlo nel Paese della Pioggia perché ormai a Konoha ero considerato un traditore. Non andai con lui, ma non ho mai più messo piede al Villaggio. Quando il capo del clan Wasabi mi trovò, ero diventato un ragazzo di strada e vivevo borseggiando i passanti, lui mi accolse in casa sua e mi diede piena fiducia. Ed ora l’ho deluso!Ho perso la corsa!- concluse tra le lacrime.
Il biondo si alzò di scatto.
-Cosa lagni?Basta con le chiacchiere, la gara non è ancora finita!-
-L’avversaio è già arrivato al tempio!Non potrò mai vincere la gara!-
-Sì, invece!Alzati e corri!!-
-Naruto, Idate è stato avvelenato prima di noi. La tossina era in circolo già da un po’ quando gli abbiamo somministrato l’antidoto, gli ci vorrà più tempo per rimettersi in sesto.- gli fece notare Arya.
-Ma così sarà troppo tardi!-
-Ormai ho perso, Naruto.- si rassegnò il ragazzo.
-No, che non hai perso!Se tu non puoi correre, vuol dire che ti porterò sulle spalle!-
Così dicendo afferrò Morino, se lo mise sulla schiena ed uscì di corsa dalla grotta, lasciandoli tutti allibiti. Dopo alcuni minuti l’Elphi lasciò la posizione rannicchiata in cui era stata sino ad allora, d’un tratto si sentiva elettrica e piena di energia: l’Uzumaki, con la sua vitalità, riusciva sempre a darle la carica.
-Seguiamoli!!- esclamò.
Stava già per rincorrerli, quando Sakura la chiamò.
-Che c’è?-
-Dobbiamo spegnere il fuoco e prendere gli zaini di quei due.-
Sbuffando, Arya iniziò a buttare terra sulle fiamme, aiutata dagli altri due; quando ebbero finito, partirono all’inseguimento dei compagni.
Menomale, l’antidoto ha fatto effetto, pensò l’Elphi correndo.
-Dobbiamo salire tutte quelle scale?!- domandò sconvolta la rosa, indicando l’altissima rampa di gradini che percorreva tutto il fianco della collina sulla cui cima, si trovava il tempio, prima tappa della corsa.
Oddio…
Arys rimase un attimo a contemplare l’enorme scalinata, atterrita, ma le bastò ricordare la determinazione di Naruto per ritrovare vigore.
Loro sono partiti già da un pò, dobbiamo raggiungerli e prima iniziamo a salire prima li prenderemo!
Iniziò la scalata. I gradini si susseguivano uno dopo l’altro, sempre uguali, senza fine. Correva, correva, eppure sembrava di essere sempre allo stesso punto, il paesaggio intorno non cambiava di una virgola, gradini sotto i piedi e foresta intricata ai lati della scalinata. La sommità dell’altura sembrava impossibile da raggiungere e, senza nemmeno accorgersene, aveva rallentato l’andatura, la sua, più che una corsa adesso, sembrava una camminata a passo svelto. In preda allo sconforto, si voltò indietro, per vedere quanta strada avesse coperto, e rimase piacevolmente sorpresa: ormai era lontanissima dalle pendici della collina ed aveva percorso almeno una buona metà della salita, una cinquantina di metri dietro di lei, c’erano l’Haruno e l’Uchiha, entrambi esausti e con la stessa faccia stravolta che probabilmente aveva anche lei, ma con lo sguardo determinato.
Ce la possiamo fare!
Guardò dritto avanti a sé e l’improvvisa immagine del tempio, che quasi la prese di sorpresa, la riempì di nuovo vigore ed aumentò l’andatura. Una volta raggiunta la sommità dell’altura, dovettero seguire un sentiero sconnesso nel bel mezzo della foresta, fino ad un ponte, così aveva detto l’uomo a cui avevano chiesto indicazioni. Dopo alcuni minuti di corsa, dove gli unici rumori erano il loro respiro affannoso ed il rumore dei piedi che batteva il terreno, scorsero in lontanaza tre figure. Non avrebbero potuto scegliere momento migliore per raggiungere gli altri due compagni perché Naruto era a terra ed Idate stava per essere colpito da Aoi ma fortunatamente, il tempestivo intervento di Sasuke, lo salvò.
-Ma guarda chi si rivede.- li salutò il Jonin.  –La squadra dei mocciosi di nuovo al completo.-
-I…Ida…te… conti…nua…la corsa... Ci pen…pensiamo noi… a lui.- ansimò Arya.
-Non posso. Aoi ha tagliato le corde del ponte.- spiegò Morino, sconfortato.
Dannazione!Questa non ci voleva!Adesso come avrebbe fatto il podista a raggiungere il traguardo, che si trovavav dall’altro lato del burrone?
-Preparati!- disse il moro all’avversario.
L’Elphi spostò lo sguardo sul compagno: era pronto ad usare il Mille Falchi. Il ragazzo prese la rincorsa e si scagliò contro il nemico ma questi parò il colpo senza difficoltà grazie ad una strana spada: aveva l’impugnatura di metallo, mancava dell’elsa e la lama era costituita da un fascio d’energia gialla. Era la spada che Aoi aveva fatto rubare ad Idate: era la leggendaria spada del Secondo Hokage. Dopo che il Mille Falchi si fu estinto, dall’arma partirono scosse elettriche che avvolsero l’Uchiha.
-Sasuke!!- urlarono in coro le ragazze.
Il moro fu scagliato lontano ed Arya l’intercettò, in modo da attuttire il coplo.
-Stai bene?- chiese preoccupata: quando aveva visto il ragazzo avvolto dalle scariche, le si era fermato il cuore.
-Sì.- mormorò il ninja con lo Sharingan, rialzandosi.
Naruto, che nel frattempo era rinvenuto, si scagliò contro l’avversario, aiutato dall’Uchiha e l’Elphi ne approfittò per affiancare Idate. Aoi però, accorgendosi della sua mossa, si liberò dei due Genin e si preparò ad uccidere il loro protetto. Arya si slanciò verso Morino e sentì la lama lacerarle la carne della gamba.
-Sei una stupida.- la schernì il Jonin della Pioggia, preparandosi a colpire di nuovo.
L’Elphi si rialzò con difficoltà, ignorando il dolore al polpaccio, e con una spinta allontanò Idate dal raggio d’azione del nemico.  Afferrò un kunai, ben sapendo che non avrebbe potuto molto contro quella spada. Aoi prese ad aggredirla con l’arma e presto, fu costretta ad indietreggiare. In suo aiuto arrivarono il moro e l’Uzumaki e lei fu libera di correre dal podista.
-Ti fidi di me?- gli domandò.
Il ragazzo tentennò per alcuni istanti, poi annuì.
-Bene, allora ascolta. Sono capace di farti arrivare dall’altra parte.- rivelò.
Morino sgranò gli occhi.
-E come?-
Questa volta fu Arya a tentennare.
-Ti farò trasportare dall’aria.-
-…questo non è il momento di scherzare.-
Il corridore stava già per voltarsi a dare man forte agli altri, ma lei lo afferrò per un polso e lo costrinse a girarsi.
-Hai detto che ti fidavi!-
-E’ impossibile una cosa del genere, anche per un ninja!- esclamò.
-Bè, io ne sono capace, quindi cosa decidi?Vuoi vincerla, sì o no, questa corsa?-
-Certo!-
-E allora ti farò arrivare dall’altra parte.- disse decisa l’Elphi.
Negli occhi del ragazzo apparve uno sguardo determinato.
-D’accordo. Dimmi che devo fare.-
-Niente, stai fermo.-
Arya l’agguantò e lo portò all’estremità del burrone, poi chiuse gli occhi e si concentrò. Scavò nella mente, fino alla barriera, fu invasa dal chacra nero e sentì Idate che tratteneva il respiro alla vista del marchio che era comparso sul volto. Per la verità non aveva mai provato a fare una cosa del genere e non sapeva nemmeno da dove iniziare ma doveva farcela: era l’unico modo per permettere ad Idate di continuare la corsa. L’Elphi immaginò l’aria condensarsi intorno al podista, fino a sollevarlo e quando sentì un gridolino sorpreso, capì di avercela fatta. Aprì gli occhi: Morino era sospeso a qualche metro da terra. Quasi subito Iniziò a sudare per la fatica, mentre il corridore era trasportato da mani invisibili sul burrone. La distanza però si rivelò essere più di quella che aveva previsto e già a metà il volo del ragazzo non era più spedito e sicuro ma traballante, c’erano momenti in cui Idate precipitava paurosamente di alcuni metri, per poi risalire piano. Arya ormai ansimava come un mantice ed il brciore alla ferita era diventato intollerabile, senza nemmeno accorgersene, cadde in ginocchio, ed il podista urlò per la paura vedendosi precipitare di vari metri.
Devo farcela, devo farcela, devo farcela!!
L’Elphi fece appello a tutte le energie che le rimanevano ed il corridore tornò ad un’altezza accettabile.
-No!!-
L’urlo di rabbia di Aoi, le arrivò alle orecchie come un eco lontano, persino quando la colpì con un potente calcio, avvertì solo un leggero fastidio. In compenso però sentì bene le urla del corridore. Strinse gli occhi e cercò di concentrare le ultime energie che le rimanevano: non poteva combattere con il Jonin, altrimenti Idate sarebbe precipitato, ma se si sbrigava presto il ragazzo sarebbe stato al sicuro ed il ninja della Pioggia non avrebbe potuto fargli più nulla. Guardò l’altra parte del dirupo: mancavano solo pochi metri.
Ci siamo quasi, ci siamo…
La vista iniziò ad offuscarsi, le palpebre le si chiudevano, la ferita alla gamba sembrava andare in fiamme.
Appena Morino si trovò ad una discreta distanza dal bordo della gola, interruppe il flusso di chacra e si accasciò definitivamente al suolo. Le arrivò un altro calcio sulla schiena e questa volta avvertì tutto il dolore che le provocò. Dalle labbra le uscì un gemito involontario. Dischiuse gli occhi ma la vista era appannata. Avanti a lei c’era una figura alta ipotizzò essere Aoi. Il nemico iniziò a pestarla, accecato dalla rabbia e lanciandole un’imprecazione dietro l’altra, ma lei non oppose resistenza: non aveva la forza di muovere nemmeno un dito, figurarsi combattere contro un nemico. Il Jonin l’afferrò per la collottola ed Arya sentì i piedi penzolare nel vuoto.
-Pagherai per quello che hai fatto.- ruggì il ninja della Pioggia.  -E pagherai con la vita.-
L’uomo la lasciò e la ragazza iniziò a precipitare nel vuoto. L’ultima cosa che sentì fu la voce di Sasuke.
-ARYA!!-

Ritorna all'indice


Capitolo 35
*** Gli equilibri si rompono ***


Gli equilibri si rompono
 

Prima ancora di aprire gli occhi, sentì lo sciabordio dell’acqua e la sensazione di essere cullata.
Dove sono?, pensò.
Si guardò intorno: si trovava in una piccola stanzetta con solo un letto ed una cassapanca, le pareti ed il pavimento totalmente in legno. Si mise a sedere e notò una macchia nera vicino al materasso, spostò lo sguardò in quel punto e vide l’Uchiha, seduto a terra con la testa abbandonata vicino al letto. L’Elphi gli scostò una ciocca di capelli dal volto e scoprì gli occhi chiusi del ragazzo: dormiva traquillo. Notò che aveva parte del torace fasciato ma per il resto sembra apposto.
Ma che ci facciamo qui?Dov’è Aoi?
Non erano legati e qualcuno li aveva evidentemente curati quindi non avrebbero dovuto essere in pericolo. Nonostante questo, cercò di fare meno rumore possibile quando si alzò, si infilò i tipici calzari dei ninja della Foglia ed uscì, guardinga, dalla cameretta. Avanti a lei si aprì un piccolo corridoio, ancora una volta, interamente in legno, sui cui lati si affacciavano delle porte. Percorse il passaggio zoppicando leggermente, a causa della ferita infertale dal Jonin della Pioggia,finchè non si trovò avanti ad una piccola scala, la salì e poggiò l’orecchio vicino al legno, nel tentativo di udire qualche suono che provenisse dall’altra parte.
-Questa missione è stata fantastica!!-
-Sì. Abbiamo fatto parecchia fatica, però.-
-Ma alla fine ce l’abbiamo fatta!-
Erano le voci allegre dell’Uzumaki e dell’Haruno!
Aprì di scatto la porta e fu accecata dalla luce.
-Naruto?Sakura?- cercò di identificare le figure avanti a lei.
-Finalmente ti sei svegliata!- esclamò il biondo.
-Era ora!Dov’è Sasuke?- chiese la rosa.
-E’ nella stanza.-
La ragazza la spostò in malo modo e si precipitò dall’Uchiha, Arya nel frattempo, si guardò intorno: erano sul ponte di una chiatta e questo spiegava il rollio dell’acqua e l’uso del legno per pareti e pavimento.
-Naruto, cos’è successo?- domandò, si sentiva più confusa che mai.
L’Uzumaki si dilungò nel raccontare di come lui ed il moro avessero tenuto accupato il più possibile Aoi mentre lei faceva arrivare Idate dall’altro lato del burrone. Di come Sasuke avesse incrinato la spada, permettendo poi a lui di infrangerla e sconfiggere il nemico. Di come Morino avesse infine vinto la corsa e della grande festa che era seguita, fino all’arrivo del maestro Ibichi con la barca che li avrebbe riportati a Konoha.
-Ma…come ho fatto a salvarmi?Aoi mi ha lasciato cadere dal dirupo…-
-In mezzo alla gola passava un fiume, sei finita lì, poi uno del clan Wasabi ti ha riconosciuto e ti ha salvata.-
-Quindi anche Idate è qui?Ha detto che Ibichi era suo fratello…-
-No, non è venuto. Per adesso vuole godersi la gloria ma scommetto che tra un po’ tornerà alla Foglia.- concluse soddisfatto il biondo.
La ragazza fece il broncio.
-Mi dispiace essermi persa la fine della gara, non gli ho fatto i complimenti e non l’ho nemmeno salutato.-
-Se ti fossi svegliata appena qualche minuto fa avresti potuto. Non siamo partiti da tanto.-
L’Elphi imprecò.
-Hey, ma come hai fatto a sollevare Idate?!Che dici un giorno di questi fai volare anche me?Eh?- la pregò l’Uzumaki con gli occhi che brillavano.
Ci mancava solo che il Genin prendesse la fissa del volo.
-Naruto…è molto difficile e poi… non sto ancora bene…-
-Allora appena starai meglio. Sì?-
Cercò di sviare l’argomento.
-Dicevi?Che hai battuto Aoi con il Rasengan?Wau, sei stato davvero grande.-
-Lo so, lo so, modestamente.- si pavoneggiò il ninja, dimenticandosi immediatamente del volo.
-E adesso dov’è la spada?Ho sempre sognato toccarla!!- esclamò emozionata.
Si sentiva elettrizzata alla sola idea di mettere le mani sull’impugnatura di quell’arma leggendaria.
-Per la verità è precipitata nel fiume insieme ad Aoi.-
-Cooosaaa??-
-Hey, non arrabbiarti!!Tanto ormai era rotta.- le spiegò.
-Come sarebbe a dire era rotta?Naruto hai idea del valore di quella spada?E tu l’hai rotta?!?!?!-
-Calmati!Era l’unico modo..-
-L’unico modo, un corno!!-
Il biondo iniziò a correre per tutta la barca mentre lei cercava di acciuffarlo.
-Se ti prendo, ti concio per le feste!Quell’arma doveva essere mia!!-
 
Non era mai stata su un’imbarcazione di notte ma sospettava che dovesse essere meraviglioso, per questo, dopo cena, appena fu scesa l’oscurità, si recò sul ponte e si appollaiò sul parapetto, ammirando il paesaggio. La barca si trovava in mezzo al mare aperto, l’occhio poteva spaziare senza limiti in ogni direzione ed incontare solo acqua calma, liscia come l’olio, che rifletteva la debole luce della mezzaluna e degli astri che brillavano in cielo. A parte lo sciabordio del mare ed il rumore leggermente più forte di quando la prua infrangeva qualche piccola onda, il silenzio era assoluto. Quello spettacolo ebbe il potere di calmarla, la faceva sentire libera, tranquilla, finalmente in pace con se stessa. Ad un tratto qualcosa cambiò e percepì che qualcuno la stava fissando. Involontariamente si pietrificò.
Cosa avrebbe fatto, adesso?Perchè non avanzava né arretrava?
Le sue mani che le cingevano la vita la colsero di sorpresa: non l’aveva sentito avvicinarsi, il rumore dei passi doveva essersi confuso con il rollio dell’acuqa. Non fu come gli abbracci a cui era abituata, quella sera l’Uchiha la stringeva in modo diverso, quasi con disperazione, come se lei potesse sfuggirgli da da un momento all’altro. Quel gesto la lasciò confusa e preoccupata. Aspettò che il ragazzo chiarisse il motivo di quell’abbraccio strano ma ovviamente, non disse nulla. Cos’era che lo tormentava?C’entrava qualcosa con Kiba ?Credeva che quella faccenda l’avessero chiarita…
Nel frattempo il moro, con la punta del naso, aveva iniziato a percorrerle il profilo del collo ed un brivido le scese lungo la schiena. Girò la testa, in modo da incontrare le labbra con le sue ma quella sera l’Uchiha aveva voglia di scherzare: le sfiorò la bocca e si ritrasse leggermente, aspettando che fosse lei a coprire la distanza. Arya allungò il collo, per raggiungerlo, ma di nuovo il ninja si ritrasse; indispettita, gli mise una mano dietro la nuca e l’attirò a sé per baciarlo, quando capì che Sasuke non si sarebbe più ritratto, gli diede un morsetto sul labbro inferiore e lui protestò con un piccolo lamento.
Ridacchiò: così imparava a farsi desiderare.
L’Elphi si girò nuovamente verso il mare mentre il ragazzo le sussurrava all’orecchio:- Questa me la paghi.-
Prese a lasciarle una scia di baci lungo il collo, intervallati, di tanto in tanto, da morsi, qualche volta lievi, qualche volta più decisi, che le strappavano un gemito leggero. Arya si voltò, così da essere faccia a faccia con il moro. L’Uchiha si avvicinò, piano, e con la lingua seguì il contono delle labbra, fino a chiederne l’accesso. L’Elphi aprì la bocca e le lingue si incontrarono, si rincorsero, giocose; si accarezzarono, sensuali. Arya portò le mani al collo del compagno e l’avvicinò di più, per approfondire il contatto, ma lui si staccò e, senza dire una parola, le prese una mano e la guidò sottocoperta, fino alla stanza che gli era stata assegnata. La ragazza ormai, si sentiva elettrica, la pace e la tranquillità di poco prima, avevano lasciato il posto ad un miscuglio di emozioni, le guance erano in fiamme e sentiva un crampo al basso ventre. Il moro chiuse la porta a chiave, mentre lei scalciava via le scarpe e si sedeva in mezzo al letto. Quando anche Sasuke si accomodò, lo abbracciò da dietro ed iniziò a baciarlo piano lungo il collo, in particolare in corrispondenza del Marchio che gli aveva inferto Orochimaru. Da quando stavano insieme, aveva preso il vizio di baciarlo spesso lì, come per farsi perdonare di non essere stata abbastanza veloce a scansarsi e per fargli capire che non aveva dimenticato ciò che aveva fatto per lei. Ad un tratto, non seppe nemmeno lei come, si ritrovò sull’Uchiha, a sua volta steso sul materasso. Sentì un lieve lamento di dolore e si ricordò che anche lui era ferito. Si staccò di scatto.
-Scusami, io non…-
-Non fa niente.- l’interruppe lui, riprendendo a baciarla.
L’Elphi gli infilò le mani sotto la maglietta, adorava il contatto con la pelle del ragazzo, gliela sollevò fino a levargliela completamente e per un istante rimase ad ammirarlo, gli addominali ed i pettorali leggermente in rilievo ma non potè osservarlo a lungo perché l’Uchiha l’attirò a sé e riprese a baciarla, giocando con il bordo della maglietta, ma senza sollevargliela: dopo quella volta nella radura, non l’aveva più fatto.
 
 
Arrivarono a Konoha il giorno seguente e la vita riprese a scorrere tranquilla come prima: missioni facili, litigi tra Sasuke e Naruto, Sakura ed Arya, allenamenti sfiancanti, qualche uscita la sera tutti insieme. La voce che i due sopravvissuti fossero ufficialmente fidanzati, ormai, aveva fatto il giro del Villaggio, incontrando a volte approvazione, altre volte aperto dissenzo. Si era anche sparsa la voce che, nonostante la selezione a cui avevano partecipato fosse stata annullata, Shikamaru fosse diventato Chunin, con suo scarso entusiasmo. L’Elphi, con suo grande sollievo, non aveva ancora incontrato Kiba, sapeva che prima o poi sarebbe dovuto accadere ma preferiva rimandare. In compenso, aveva chiesto ad Hinata sue notizie, la Hyuga le aveva riferito che l’Inuzuka, almeno apparentemente, stava bene, ed era diventato un vero e proprio don giovanni. Tsunade si era insediata perfettamente ed ora era Hokage a tutti gli effetti. Al momento la donna stava lavorando ad un trattato di pace con Suna, con grande piacere di Arya, alla quale non sarebbe dispiaciuto avere come alleati una bionda ed un marionettista di sua conoscenza…ed anche un rosso a dir la verità. Insomma tutto sembrava avviarsi al meglio ma sotto quella patina di apparente tranquillità e perfezione, l’Elphi sentiva che qualcosa non andava: l’Uchiha era strano. Aveva ulteriormente intensificato gli allenamenti ma non era questo a preoccuparla. Ciò che la tormentava piuttosto, era il suo comportamento: negli ultimi tempi i rapporti con l’Uzumaki erano migliorati, invece da quando erano tornati dal Paese del tè sembravano di nuovo punto e d’accapo e come se ciò non bastasse, era diventato pensieroso e taciturno, molto più del solito, e continuava ad abbracciarla con quella strana disperazione, senza un apparente motivo.
 
 
La situazione raggiunse il culmine una mattina. Aveva appena portato a termine una missione insieme a Neji e Tenten, ormai spesso venivano messi in squadra insieme a causa della mancanza di Lee, quando un ragazzino trafelato li raggiunse.
-Cerchi qualcosa?- domandò la mora.
-A…Arya El…Elphi.- ansimò.
-Sono io. Che c’è?-
-Presto. Sasuke e Naruto stanno  litigando.- rispose.
La ragazza rise. –Tranquillo, succede di continuo.-
-No no. Stanno litigando di brutto, Uchiha ha sfidato Uzumaki a duello. Sakura mi ha chiesto di venire a cercarti.- spiegò.
L’aveva mandata a chiamare la rosa?Questo era strano…di solito cercava di tenerla il più possibile lontano dal moro. Forse la faccenda era grave sul serio…
-D’accordo, vengo. Portami da loro.-
Salutò Tenten e Hyuga e seguì il bambino.
 
In mezzo alla strada si era radunato un folto gruppo di curiosi tra cui, Arya lo vide con la coda dell’occhio, c’era anche l’Inuzuka. Al centro della strada stavano, uno di fronte all’altro e con gli sguardi truci, Naruto e Sasuke.
-Credi davvero di essere tanto forte?- chiese il moro al biondo, furente.
-Certo.- rispose l’Uzumaki, deciso e sicuro di sé.
-Sei solo un pallone gonfiato. Dovresti tremare di fronte a me!!- urlò l’altro.
Naruto non perse la calma.
-Sappi che non mi sono mai sentito inferiore. E ora metti il copri fronte.-
-Tranquillo, non ho bisogno di inutili protezioni.- disse strafottente l’Uchiha.
In quel momento la raggiunse l’Haruno.
-Menomale sei arrivata.-
-Cos’è successo?- domandò l’Elphi.
-Non lo so!Non capisco!- strillò Sakura, sembrava sul punto di scoppiare in lacrime.  -All’improvviso, senza nessun motivo, Sasuke l’ha sfidato e Naruto ha accettato. Devi fermarli!!-
Solo in quel momento capì, almeno in parte, il comportamento strano del moro.
Ecco perché ha intensificato gli allenamenti. Come ho fatto a non comprendere…sono stata una stupida!Una stupida!, si rimproverò. E’ logico, è lampante!E io non avevo collegato nulla!
Naruto aveva battuto Gaara. Naruto aveva battuto Aoi. Naruto aveva dimostrato sangue freddo. Naruto era stato all’altezza della situazione. Era per Naruto che l’Assassino era tornato. Naruto aveva superato Sasuke in bravura e forza. E questo l’Uchiha non poteva tollerarlo. Come avrebbe potuto battere Itachi, altrimenti? La vendetta era ancora la sua ragione di vita.
I due ragazzi iniziarono lo scontro. Arya notò che l’Uzumaki avrebbe potuto usare kunai e shuriken ma non lo fece, sicuramente perché voleva che fosse uno scontro alla pari e lo era, in tutti i senzi. Il biondo attaccava, il moro parava; Sasuke attaccava, il custode della Volpe scartava. Erano esattamente allo stesso livello e più ciò si faceva chiaro, più l’Uchiha diventava furente, sembrava completamente fuori di sé. L’Elphi non l’aveva mai visto così, le fece quasi paura.
-Arya!!- l’urlo di rimprovero della rosa la fece sobbalzare.
-Cosa?-
-Devi fermarli!- strillò strattonandola per un braccio.
-Stanno solo combattendo.-
Sapeva anche lei che, “solo combattendo” in quel momento, non era proprio l’espressione più adatta, più che altro se le stavano dando di santa ragione.
-E ti pare normale?!-
No, non è normale.
-Abbastanza. In fondo sono ragazzi.- cercò di scherzare, per alleggerire la situazione, ma in realtà si sentiva tesa almeno quanto la compagna. Non tanto per il fatto che si stessero affrontando, quanto per l’espressione furiosa che leggeva negli Sharingan del moro.
 Ad un tratto i due Genin si separarono. L’Uchiha si preparò ad usare il Mille Falchi e l’Uzumaki il Rasengan.
Ma che diavolo hanno in mente?Possono farsi male sul serio con quelle tecniche!, pensò preoccupata l’Elphi.
Al suo fianco Sakura si slanciò verso i due conbattenti.
Cosa sperava di fare? Avrebbe potuto rimetterci le penne anche lei se si metteva in mezzo…
Ma il suo intervento non fu necessario perchè improvvisamente apparve Kakaschi, il quale con un’abile mossa, lanciò i ragazzi lontano, separandoli e facendoli volare sulla folla che si era radunata per vedere lo scontro. Molte persone urlarono dalla paura e scapparono, molte altre però, rimasero.
-Che ci fate tutti qui?Non avete nulla da fare?- li apostrofò il maestro.  –Andatevene!Lo spettacolo è finito!- ordinò con voce dura.
A piccoli gruppi, i curiosi ubbidirono, finchè nella strada  non rimase solo il team 7.
-Cosa pensavate di fare?- domandò  ai due ninja.  –Vi state comportando come dei bambini.-
Per tutta risposta Sasuke rivolse uno sguardo di superiorità a Naruto e se ne andò.
Arya fece per seguirlo: doveva assolutamente parlargli, ma fu bloccata da Kakaschi.
-Ci parlerò io. Aspettalo a casa sua.- le ordinò.  –Le hai le chiavi, giusto?-
-Sì, ma..-
Non le diede neanche il tempo di finire che già era scomparso.

Ritorna all'indice


Capitolo 36
*** Addio ***


Addio
 

Ormai era sera tardi ed il moro ancora doveva rientrare.
Cosa stava facendo? L’Elphi si faceva più nervosa ed impaziente ad ogni minuto che passava e sentiva che se il ragazzo avesse tardato ancora, sarebbe potuta scoppiare dalla tensione. Finalmente, sentì il cigolio della porta che si apriva. Il primo istinto fu quello di precipitarsi dall’Uchiha ma si trattenne e rimase rannicchiata sul letto. Sentì i passi del ragazzo mentre si dirigeva nella stanza ed accendeva il lampadario che pendeva dal soffitto. Arya fu accecata dalla luce improvvisa e strinse gli occhi, riparandoli con un braccio.
-Che ci fai qui?-domandò Sasuke, la voce fredda.
L’Elphi cercò di aprire gli occhi.
-Ti aspettavo. Hai parlato con Kakaschi?-
Il moro si irrigidì.
-Sì.-
-E..?-
 L’Uchiha sospirò, sembrava improvvisamente stanco.
-Arya…vattene.-
La ragazza rimase sorpresa, non tanto da ciò che le aveva detto  -se l’era aspettato-  quanto dal quel sospiro, da quella strana spossatezza. Lo osservò con maggiore attenzione e notò che era malconcio, come se prima di tornare a casa, avesse combattuto di nuovo.
-Cos’è successo?-
-Niente.- rispose veloce lui, troppo veloce.
L’Elphi si alzò, un po’ malferma sulle gambe addormentate, e gli si parò davanti.
-Sasuke,- sibilò.  –non mentirmi.-
Odiava essere raggirata con stupide bugie.
Il moro si sottrasse al suo sguardo ed iniziò ad aggirarsi per la stanza, radunando oggetti.
-Ho incontrato…o meglio sono venuti a cercarmi…dei ninja del Suono.-
Arya sentì le membra pietrificarsi. L’espressione “ninja del Suono”, era un modo meno allarmante per dire che c’entrava Orochimaru ed ovunque mettesse il naso quella serpe, non accadeva nulla di buono.
-Continua.- lo incitò, ma in realtà aveva paura di sapere.
-Abbiamo combattuto. E … mi hanno sconfitto.- pronunciò le ultime parole con estrema difficoltà.  –Hanno detto che se vado con loro mi renderanno più forte. Abbastanza da uccidere Itachi.-
La ragazza si prese alcuni secondi per metabolizzare la cosa. Non voleva fargli quella domanda, perché sapeva già che la risposta non le sarebbe piaciuta, ma si costrinse a chiedere, con voce tremante:
-E tu cos’hai deciso?-
L’Uchiha evitò il quesito.
-Hanno fatto la stessa offerta anche a te.- l’informò.
Se nel sentire la proposta che avevano fatto all’Uchiha era rimasta pietrificata, adesso assunse una posizione talmente rigida ed innaturale, che Sasuke smise di raccogliere roba qua e là e rimase a fissarla. Questa volta, per metabolizzare, le ci vollero alcuni minuti.
Orochimaru chiedeva di lei?Perchè?Di sicuro non era nulla di buono. Sapeva che era una consacrata di Hamelin?Era quello il motivo?La prima volta che si erano incontrati, aveva tentato di imporle il Sigillo Maledetto ma grazie all’Uchiha, non ci era riuscito. Aveva avuto però, altre opportunità per farlo e non le aveva sfruttate. Forse sapeva che il moro avrebbe ceduto alle sue lusinghe e pensava che lei l’avrebbe seguito?
-Arya?-
Il ragazzo interruppe il filo dei suoi pensieri e lei spostò lo sguardo sul compagno.
-E cosa offre?- domandò.
Il ninja leggendario era fatto così: chiedeva qualcosa ed in cambio donava qualcos’altro, come aveva fatto con Tsunade.
-Renderebbe più forte anche te.-
Orochimaru davvero pensava che avrebbe voltato le spalle al Villaggio per essere allenata da lui?Lei già aveva il suo ninja leggendario.
-Può scordarselo.- rispose sicura.
-Non capisci!Se resteremo qui, non saremo mai abbastanza forti da uccidere Itachi!Lui può donarci un potere enorme!Quei quattro che ho affrontato stasera mi hanno battuto senza nemmeno impegnarsi. Erano fortissimi ed è merito di Orochimaru!- esclamò l’Uchiha.
-Sei tu che non capisci!Dev’esserci qualcosa sotto!In realtà cosa vuole da te quella serpe?-
-Solo la mia libertà.-
L’Elphi sgranò gli occhi.
-“Solo” la tua libertà?Solo?Sasuke sei diventato pazzo?!- senza che se ne accorgesse, la voce era salita di diverse ottave.
-Per me è un prezzo ragionevole.-
Sentì il cuore fermarsi ed il gelo impossessarsi di lei.
-Quindi hai deciso di andare?-  sussurrò, la rabbia improvvisamente sbollita.
L’Uchiha abbassò la testa.
-Sì.- mormorò.
Black out.
Black out totale.
Ogni pensiero, ogni sensazione nella sua mente, s’interruppe per lasciare il posto al nulla, tabula rasa. Aprì e chiuse la bocca più volte, nel tentativo di parlare, ma non uscì alcun suono. A poco a poco la rabbia s’impossessò di nuovo di lei e serrò i pugni. Quando ebbe riconquistato un briciolo d’autocontrollo e fu nuovamente capace di formulare pensieri e frasi coerenti sibilò:
-Ti rendi conto di cosa significa?-
-Sì.- rispose il moro, ancora col capo chino.  –Ci ho riflettuto a lungo. Forse per te può essere cambiato, ma la mia priorità assoluta è ancora quella di uccidere Itachi.-
-Non puoi dire sul serio!Volteresti le spalle al Villaggio?Verresti considerato come un traditore!-
-Lo so.-
-Sei disposto a lasciare tutti? Sakura, Kakaschi, Naruto?-
-Sì.- ad ogni domanda e risposta, le voci dei ragazzi si affievolivano sempre più, fino a diventare sussurri.
-Me?-
Silenzio.
-Me?- ripetè, la voce incrinata.
L’Uchiha le si avvicinò ed intrecciò le mani con le sue.
-Vieni con me.- le disse, col tono più simile a quello di una preghiera che avesse mai sentito uscire dalla bocca del compagno.
L’Elphi sentì un nodo in gola, il sapore del sale in bocca e gli occhi che pizzicavano. Cercò di non far cadere nemmeno una lacrima ma invano perché, una dopo l’altra, le gocce d’acqua presero a rigarle il volto. Incapace di proferire parola, si limitò a scuotere il capo in segno di diniego ed il ragazzo si pietrificò.
-Non andare.- sussurrò.
-Ho fatto la mia scelta.- mormorò lui di rimando.
Arya fece appello a tutte le sue forze e lo allontanò con una spinta.
-Io non sto con i traditori.- disse, la voce resa rauca dalle lacrmie che scendevano a fiotti.
Per un attimo gli occhi di Sasuke furono contesi da varie emozioni: tradimento, risentimento, disperazione, rabbia, dolore, ma fu rapido a nascondere tutto dietro una maschera impassibile, tanto che Arya pensò d’essersi immaginata tutto.
-Lo sai che dovrei dare l’allarme?- gli chiese, la voce spezzata.
-Non farlo.-
-E chi me lo impedirà?Tu?-
-Io ho scelto.- ribadì il moro.  –Vuoi privarmi della mia libertà ancora prima che lo faccia Orochimaru?- sibilò.
Quello era un colpo basso: sapeva che ad un’affermazione del genere l’avrebbe fatta vacillare. Per lei la libertà era un principio fondamentale, impossibile da negare. Tutti dovevano essere liberi. Paragonarla a quella serpe poi, era stato il colpo di grazia. Quando capì che l’Elphi non avrebbe allertato nessuno, Sasuke si mise lo zaino in spalla, ormai pronto, e si avvicinò di nuovo. La prese per i fianchi e con estrema lentezza, per darle la possibilità di ritrarsi se avesse voluto, avvicinò le labbra alle sue. Fu un bacio breve e casto, una bacio dove ognuno espresse il proprio dolore per la perdita imminente, un bacio d’addio. Sasuke si allontanò quel tanto che bastava per poter sussurrare contro le sue labbra.
-Grazie.-
L’abbracciò forte e lei non oppose resistenza, il volto nascosto nell’incavo del collo dell’Uchiha e gli arti inerti lungo i fianchi. Il moro le diede due ultimi baci: uno sulle labbra ed uno sulla fronte, la lasciò e si diresse verso l’entrata. Quando Arya sentì il rumore dell’uscio che si chiudeva, si accasciò contro la parete alle sue spalle e pianse silenziosamente. Pianse finchè gli occhi non divennero rossi e gonfi, finchè non si fecero asciutti ed aridi come un deserto, finchè non ebbe più nessuna lacrima, finchè non precipitò tra le braccia di Morfeo.
 
                                                                                    ***
Era sera tardi ma non era per quello che Sasuke aveva freddo. Il gelo che sentiva deriva da una causa completamente diversa, che non c’entrava nulla con le basse temperature invernali . Camminava piano tra le strade deserte di Konoha, cercando di ignorare il nodo che sentiva in gola.
Dopo il combattimento con Naruto si era arrampicato su un albero, dove era stato raggiunto da Kakaschi, il quale aveva cercato di farlo ragionare e di fargli abbandonare l’idea della vendetta. Per tutto il pomeriggio, il moro era rimasto su quel ramo, alla ricerca di una soluzione, finchè non erano apparsi i quattro del Suono. Con una facilità strabilinate l’avevano battutto, insultato e ridicolizzato. Non era riuscito a sconfiggerli nemmeno quando aveva fatto ricorso al Segno Maledetto, cosa che il maestro gli aveva vietato. Dopo avergliele suonate per bene, i ninja gli avevano riferito l’offerta di Orochimaru e non c’era voluto molto per decidere: come pretendeva di uccidere Itachi se non riusciva a battere nemmeno quattro Genin da strapazzo?Se il ninja leggendario poteva conferirgli un tale potere ed in cambio chiedeva soIo la sua libertà, perché non accettare? Lui non sapeva che farsene della libertà: finchè non avesse ucciso il fratello si sarebbe sentito come in gabbia. Decidere di lasciare il Villaggio però, era stato più difficile del previsto: non l’avrebbe mai ammesso ma in fondo era stato bene col team 7. Lo rincuarava però, il fatto che lui ed Arya avrebbero continuato a stare insieme, o almeno, era quello che credeva. Il rifiuto della proposta da parte della ragazza lo aveva stupito e, in un certo senso, si era sentito tradito: uccidere l’Assassino era sempre stato il loro obiettivo ed ora lei decideva di rinunciare, lo abbandonava. La sua rinuncia era stata ancora più difficile da accettare, alla luce di ciò che gli aveva detto Itachi quando si erano incontrati nel bosco. Sasuke gli aveva chiesto perché fosse in cerca della ragazza ed il fratello gliel’aveva rivelato: gli unici superstiti del clan Uchiha erano loro due, tuttavia, nonostante fosse stato proprio Itachi a sterminare la famiglia, voleva che il clan si riformasse. Per fare ciò avrebbe dovuto dare alla luce un bambino che possedeva lo Sharingan ma quell’abilità innata era trasmessa da un gene recessivo e le possibilità che andasse perduta per sempre erano elevate, a meno che entrambi i genitori fossero portatori di Sharingan … e l’unica ragazza a possederlo era Arya. Sasuke non aveva mai pensato alla compagna in quei termini e nemmeno adesso ci riusciva ma ciò che quella storia implicava, non gli piaceva per niente: il solo pensiero delle mani di Itachi sul corpo della ragazza lo faceva imbestialire, figurarsi lui dentro lei.
NO.
Non l’avrebbe mai permesso.
Era anche per quel motivo che aveva deciso di andare da Orochimaru: quando lui ed il fratello si erano scontrati, era stato battuto senza fatica e se non ci fosse stato Jiraya, Itachi avrebbe preso sia Naruto che l’Elphi. Come se non bastasse, anche quando erano andati nel Paese del tè aveva dimostrato la sua debolezza: Aoi si era facilmente sbarazzato di lui ed aveva buttato Arya giù dal burrone, la ragazza si era salvata solo per un colpo di fortuna. In entrambe le occasioni si era rivelato troppo debole per proteggerla: se davvero voleva impedire al fratello di mettere le mani sull’Elphi, doveva diventare più forte. Tuttavia pnsava che Arya sarebbe andata con lui dal ninja leggendario: in quel modo sarebbe stato facile tenerla fuori dai guai. L’Elphi invece aveva deciso di rimanere alla Foglia. Come avrebbe fatto a tenerla d’occhio in quel modo? Doveva solo sperare che Itachi non tornasse a cercarla troppo presto così, appena sarebbe diventato abbastanza forte, l’avrebbe scovato e ucciso, impedendogli di rapire la ragazza.
Il pensiero di lei gli provocò un altro crampo allo stomaco ed il dolore e la solitudine tornarono ad invaderlo. Non riusciva a non meditare su quell’ultimo bacio che si erano dati: per quanto tempo non avrebbe più sentito il tocco delle sue labbra? Il corpo di lei tra le sue braccia, il suo sorriso, i suoi capelli, i suoi occhi magnifici?Per quanto tempo?O meglio, l’avrebbe mai rivista? Non lo sapeva ed era per quel motivo che, prima di andarsene, le aveva sussurrato quella parola: grazie. Un solo vocabolo, così semplice eppure così pieno di significato. Grazie, non solo del bacio, non solo per non averlo privato della libertà di scegliere ma soprattutto per esserci sempre stata quando ne aveva avuto bisogno, per tutto quello che aveva fatto per lui, spesso senza accorgersene, grazie anche solo d’esistere.
In quel momento una figura minuta di fronte a lui, catturò la sua attenzione. Per un attimo sperò che fosse Arya, venuta a dirgli che aveva cambiato idea e che voleva partire con lui ma rimase deluso quando vide che si trattava di Sakura.
-Che ci fai in giro a quest’ora?-
Ci mancava solo lei…
-Per uscire dal Villaggio, bisogna passare di qui.-
Niente convenevoli, niente giri di parole, era andata subito al dunque. E aveva fatto centro.
-Torna a casa, Sakura.- rispose gelido.
Aveva già dovuto affrontare un addio straziante, non intedeva fare il bis. E poi si stava facendo tardi, i quattro del Suono avrebbero potuto andarsene da un momento all’altro.
-E’ proprio necessario che tu parta?- gli chiese, con le lacrime agli occhi.
Lo faceva star male vedere soffrire così persone per cui avrebbe dato la vita ma era necessario.
-Sì.-
-Sasuke, ti prego, non andare!- esclamò la rosa, lasciando via libera ai lucciconi.
-Vai a casa e dimentica di avermi visto.- rispose superandola.
-Allora portami con te!Ti aiuterò a compiere la tua vendetta ma non lasciarmi!-
L’Uchiha si bloccò e sentì una dolorosa fitta al petto. L’Haruno si offriva di lasciare tutto e tutti, di andare con lui da Orochimaru e tradire il Villaggio, di aiutarlo nell’uccisione di Itachi ed in cambio chiedeva soltanto di continuare a stare in sua compagnia, pur sapendo che il suo cuore era di un’altra. Cosa non avrebbe dato, per sentir uscire le stesse parole dalla bocca di Arya?Cosa non avrebbe dato per portare l’Elphi con sé? Probabilmente avrebbe offerto tutto. Ma in fondo non era per quello che lui aveva scelto Arya? Lei non gli avrebbe mai detto nulla del genere, non plasmava la sua vita in base a ciò che provava per lui, il suo era un amore molto diverso da quello di Sakura. Quello della rosa era un affetto quasi morboso; l’Elphi invece, non necessitava della vicinanza per amare.
-Vattene.- disse, cercando di suonare il più duro e glaciale possibile.
Riprese a camminare ma fu nuovamente fermato dalle parole di Sakura.
-Fammi venire con te, ti prego io…io ti amo!-
Ti amo.
Arya non gliel’aveva mai detto e nemmeno lui l’aveva fatto. Erano entramebi troppo orgogliosi e allo stesso tempo timidi, per confessarsi un sentimento del genere. Certo, si abbracciavano e si baciavano, ma professarlo con le parole, in modo così esplicito, era tutta un’altra storia.
In quel momento capì che con l’Haruno le parole non sarebbero bastate. Con un movimento repentino, talmente veloce che la rosa non riuscì a seguirlo, le andò alle spalle e le diede un colpo sulla nuca. La ragazza perse i sensi e cadde a terra come un sacco vuoto. La sollevò e la poggiò su una panchina lì vicino, poi si avviò verso la sua nuova vita, lasciandosi alle spalle ogni ricordo felice e riempiendo il vuoto che sentiva dentro con l’odio che provava per Itachi.

Ritorna all'indice


Capitolo 37
*** Missione di recupero ***


Missione di recupero
 

Il giorno dopo Arya si svegliò persto, gli occhi ancora gonfi a causa del pianto. Aveva dormito poco e male e l’idea di provare a sonnecchiare un altro po’ era fuori discussione: se solo provava a chiudere gli occhi, rivedeva Sasuke mentre l’abbandonava, mentre preferiva la vendetta a lei e nuove lacrime le solcavano il viso. Pensò che l’unico modo per non pensare fosse agire e, dato che al momento non aveva nessuna missione da compiere, decise di andare ad allenarsi. Si alzò, si guardò intorno, frastornata, e si diresse verso l’entrata. Prima di chiudere la porta diede un ultimo sguardo all’appartamento ma era come se l’Uchiha non l’avesse mai abitato. Con amarezza si ricordò di quando era stata lì per la prima volta ed aveva osservato quanto poco si notasse la presenza del moro nella casa, di come sembrasse che fosse solo di passaggio…alla fine se n’era andato per davvero.
L’uscio si chiuse con un rumore secco che le provocò un brivido. Guardò la chiave scintillante che aveva in mano: che senso aveva conservarla se il ragazzo non c’era più?Nessuno. Eppure separarsene la faceva stare male. Fece appello a tutte le sue forze per inginocchiarsi e far scivolare la chiave sotto la porta. Ora nemmeno volendo, avrebbe più potuto entrare. Cercò di combattere contro le lacrime ma una sfuggì al suo controllo e le rigò il volto.
-Arya?-
Quella voce improvvisa, seppure bassa e calma, la fece sobbalzare. Si alzò in fretta e, senza farsi notare, si ascigò la guancia bagnata.
-Shikamaru.- salutò.
Il Chunin la squadrò con attenzione.
-Cerchi Sasuke?-
Sentire il nome dell’Uchiha le provocò un dolore sordo al petto. Aveva sentito l’espressione “cuore spezzato” , ma pensava che fosse solo un modo di dire, invece le sembrava davvero di avere una ferita aperta in mezzo al petto.
-No.- rispose, la voce bassa e rauca ma notò con piacere che almeno non tremava.
Nara strinse gli occhi finchè non divennero due fessure.  -Sei disponibile per una missione?-
-Sì!- rispose subito.
Per una volta la fortuna aveva deciso di stare dalla sua parte: l’azione era proprio quello che ci voleva in quel momento.
-Bene. Preparati, ci incontriamo tra mezz’ora alle porte della città.-
 
 
Era al punto d’incontro già da un po’ ma di Shikamaru nemmeno l’ombra,  -d’altra parte i trenta minuti non erano ancora trascorsi-  quando sentì dei passi che si avvicinavano. Alzò lo sguardo, sicura che fosse il ragazzo col codino ad ananas, ma si sbagliava.
Era Kiba.
Aspettò che la superasse ma lui si fermò a pochi passi da lei. Ripensandoci, la fortuna non era poi tanto dalla sua parte se aveva deciso che proprio quel giorno doveva incontrare l’Inuzuka.
-Ciao.- lo salutò e si meravigliò di quanto fosse flebile la sua voce.
-Ciao.- rispose lui, senza guardarla negli occhi.
Seguirono alcuni minuti di imbarazzante silenzio. L’Elphi non sapeva cosa fare: Kiba si aspettava che dicesse qualcosa? E in caso affermativo, cosa?Si arrovellò il cervello ma la domanda che alla fine gli pose, era banale.
-Anche tu aspetti qualcuno per partire in missione?-
-Sì, sono in attesa di Shikamaru.-
Arya sentì un crampo allo stomaco: anche lui?Questo significava che sarebbero stati in squadra insieme.
Oh,fantastico!, pensò con ironia.
No, decisamente la fortuna non era dalla sua parte.
-Anch’io.- l’informò ed il ragazzo sgranò gli occhi per un attimo prima di tornare impassibile.
L’Elphi pensò al volto allegro che di solito aveva l’Inuzuka e lo confrontò con quella maschera imperscrutabile. Sentì nuova tristezza invaderla, come se l’abbandono dell’Uchiha non fosse già abbastanza: era solo colpa sua se non avrebbe più rivisto il sorriso spensierato di Kiba. Tra l’altro Akamaru non le era saltato addosso per salutarla, come faceva di solito, e ciò non era certo un buon segno.
-Sai in cosa consiste la missione?- gli chiese, tanto per interrompere l’imbarazzante silenzio che li avvolgeva.
Il ragazzo, contro ogni aspettativa, divenne molto sorpreso.
-Perché non…Shikamaru non te l’ha detto?-
-No, mi ha solo detto di venire qui.-
L’Inuzuka non rispose ed Arya alzò lo sguardo: sembrava combattuto ma alla fine disse:-Non lo sai?-
-Che cosa?- si preoccupò.  C’erano forse altri guai?In tal caso sentiva che non avrebbe retto, non quel giorno, non tutto insieme.
-Sasuke ha lasciato la Foglia.- le rispose tutto d’un fiato.
Sentì la ferita al petto bruciare come se ci fosse il sale.
-Lo so.- sussurrò.
Kiba sembrò di nuovo indeciso.   -Stiamo andando a riprenderlo.-
L’Elphi sbattè le palpebre alcune volte, come se quel gesto l’aiutasse a schiarire le idee. Stavano andando dall’Uchiha? A riprenderlo? A portarlo indietro con la forza?Ma era stata proprio lei a permettergli di andarsene senza dare l’allarme, gli aveva dato la possibilità di scegliere tra la vendetta e gli affetti e lui lo aveva fatto. Era giusto adesso, revocare quella libertà che gli aveva concesso? Tuttavia lei gli aveva permesso di decidere, ma non aveva specificato che dopo non avrebbe tentato di fermarlo.
Si complimentò mentalmente con se stessa per essere riuscita ad aggirare la promessa senza infrangerla. Adesso che sapeva qual’era la missione, era impaziente di partire. Dopo mezz’ora esatta, finalmente Nara fece il suo arrivo, accompagnato da Naruto, Choji, Neji e Rock Lee. Arya aveva saputo che l’intervento per rimettere in sesto l’allievo prediletto di Gai, era andato a buon fine ma, a giudicare dal bastone, il ninja non era ancora in grado di combattere quindi era lì solo per salutarli ed augurare loro buona fortuna.
-Bene.- esordì Shikamaru.  –Ci siamo tutti. Prima di comunicarvi come agiremo devo farti una domanda.- disse rivolgendosi all’Elphi, che si fece attenta.  -Dimmi.-
Il ragazzo col codino piantò gli occhi nei suoi.   -Stiamo andando a riprendere Sasuke.-
-Lo so, Kiba mi ha informato.-
-Devo sapere se ti senti in grado di combattere contro di lui. Usare le parole è inutile, nemmeno Sakura ci è riuscita, quindi dovremo necessariamente riportarlo con la forza.-
La prima sensazione di  Arya fu la sorpresa: l’Haruno aveva visto il moro prima che lasciasse Konoha?Gli aveva parlato?Aveva tentato di convincerlo? Era successo dopo che si erano salutati o prima? E cosa gli aveva detto di preciso?
La seconda, fu una leggera soddisfazione: se non altro, nemmeno la rosa era riuscita a fermare l’Uchiha.
Per ultimo, si sentì offesa. Lei e l’Haruno non erano mai andate d’accordo, anzi, tra loro c’era una buona dose di antipatia e reciproca insofferenza perché erano troppo diverse: la rosa era la tipica ragazza zucchero e miele, tutta dolce e carina, bisognosa della protezione del principe azzurro; l’Elphi invece, era l’esatto opposto. Anche prima della morte di Livon era sempre stata una bambina determinata, indipendente, il tipico maschiaccio e, dopo lo sterminio del caln, aveva dovuto imparare a cavarsela da sola, la tragedia della famiglia aveva contribuito ad indurirle il cuore e a farla sembrare, a volte, quasi fredda ed insensibile. Come faceva Shikamaru quindi, a pensare che si sarebbe fatta qualche scrupolo a combattere contro il moro?Avrebbe spostato le montagne pur di riportarolo a casa, figurarsi se si faceva fermare da un stupido scontro. Inoltre, era già capitato che qualche volta, durante un litigio, se le fossero date di santa ragione, perché adesso avrebbe dovuto essere diverso?
-Ti sembro Sakura, per caso?- sibilò.
Il Chunin sorrise, compiaciuto. -Certo che no. Ero sicuro che avresti risposto così ed è per questo motivo che sei l’unica ragazza che ho ritenuto all’altezza della missione.-
L’Elphi si sentì orgogliosa.   -Ma allora perché me l’hai chiesto?-
Nara scrollò le spalle.   -Risponderò della tua vita e dovevo essere sicuro della tua determinazione. Ora vi spiego come ci muoveremo.-
 
 
Shikamaru aveva scelto una formazione a fila indiama: ad aprire la strada c’erano Kiba ed il suo fedele cagnolino, seguivano Nara, Arya, Naruto, Choji e Neji. L’Elphi avrebbe voluto evocare Gaart ma l’animale non era in grado di seguire l’odore di Sasuke come Akamaru, inoltre, riuscire a scorgere i Genin del Suono dall’alto, attraverso il fogliame fitto della foresta che stavano percorrendo, era praticamente impossibile.  Erano più di due ore ormai, che seguivano le tracce del moro ma non erano ancora riusciti a raggiungerlo. Arya iniziava ad essere impaziente e a dubitare che li avrebbero mai raggiunti, dopotutto i nemici avevano parecchie ore di vantaggio, come avrebbero fatto ad acchiapparli?
Improvvisamente l’Inuzuka si fermò.
-Che succede, Kiba?- domadò Shikamaru.
-Li abbiamo presi.- annunciò.
L’Elphi sentì l’adrenalina nelle vene. Finalmente!!
Si impose di rimanere ferma dov’era anche se avrebbe voluto precipitarsi da Sasuke.
-Procediamo con il piano?- sussurrò.
-Sì.-
Choji, l’Inuzuka, Naruto e lei iniziarono ad aggirare il punto dov’erano i ninja di Orochimaru, in modo da superarli, mentre Nara e Neji rimasero dov’erano. Il gruppo di Arya si nascose tra la boscaglia, cercando di fare meno rumore possibile ed aspettarono che il Chunin desse il segnale d’inizio operazione. Come previsto da copione, Hyuga e Shikamaru finsero di essere stati scoperti ed iniziarono a distrarre i quattro.
L’Uchiha, prima di partire, le aveva parlato di quelli del Suono ma l’Elphi non li aveva mai visti: erano tre maschi ed una femmina. Tra i tre ragazzi uno attirò subito la sua attenzione perché era alto e grosso, sembrava una montagna. Aveva piccoli occhi porcini, i capelli, rasati in modo da formare una striscia di ciocche ai lati della testa ed una in cima, a mò di cresta, erano arancioni. Il secondo era a dir poco ributtante: aveva la pelle scurita dal sole ed i capelli castani raccolti in una corta coda spettinata, ma non era quello ad apparirle orribile, bensì le tre paia di braccia che aveva ai lati del busto.
Sembrano le zampe di un ragno, pensò rabbrividendo.
L’ultimo ragazzo sembrava abbastanza normale, non troppo alto né basso, piuttosto magro, i capelli grigi che coprivano un occhio, sulle labbra un buono strato di rossetto verde acqua e al collo una collana di grosse perle marroni che rivelava un senso estetico pessimo. Guardandolo meglio però, Arya si accorse che aveva la nuca stranamente grossa e gonfia, come se sotto la chioma vi fosse un pallone. Anche l’unica femmina del gruppo, con spettinati capelli rosso fuoco, sembrava piuttosto anonima, eccetto per il copricapo, che somigliava ad un casco metallico avvolto da tubi. Ad accomunarli, oltre al simbolo del Villaggio del Suono sul coprifronte, era una rozza e grossa corda viola attorcigliata intorno alla vita.
Ma dov’è Sasuke?Non lo vedo!
Iniziò a percorrere mille volte con lo sguardo la piccola radura dov’erano i sei Genin, alla ricerca di una figura che le fosse sfuggita, ma non vide nessuno.
-Credo che sia dentro quella botte.- mormorò Kiba che evidentemente aveva intuito i suoi pensieri.
Arrossì un po’ per essere stata beccata così velocemente e prese ad osservare il barile: non sembrava aver nulla di speciale, eccetto alcuni fogli con strani ideogrammi che non conosceva.
Perché l’hanno chiuso lì dentro?, pensò preoccupata, Sasuke si è consegnato di sua spontanea volontà…
Persa in queste osservazioni, fu presa alla sprovvista quando qualcosa le tirò una caviglia, tirandola fuori  dal nascondiglio insiema agli altri compagni, e mandandola lunga distesa avanti ai nemici.
Come hanno fatto a scoprirci?!
Si alzò di scatto, mettendosi in guardia e allo stesso tempo sbirciando la caviglia: attorno v’era un sottilissimo filo. Vedendo che gli avversari non accennavano ad attaccare, si chinò veloce e tentò di tagliare il cavo ma non ci fu nessun risultato.
-E’ inutile che ti accanisci contro il mio filo. E’ impossibile spezzarlo.-
A parlare era stato il ragazzo con sei braccia e l’Elphi notò che aveva l’altra estremità del cavo tra le mani.
-Muoviamoci. Non mi va di perdere tempo con questi buoni a nulla.- disse la rossa, evidentemente annoiata.
-Già, nemmeno a me.- concordò il ragazzo con i capelli grigi.  –Jirobo, occupatene tu. Noi ti aspettiamo avanti.-
-D’accordo.- rispose il ninja più grosso.
Il Genin con tre paia di braccia li liberò dai cavi, si caricò il barile sulla schiena e se ne andò insieme al compagno con le labbra verde acqua.
-Vedi di non metterci troppo.- si raccomandò ancora la rossa, prima di lasciare la radura anche lei.
Arya fece per seguirli ma la montagna vivente le si parò davanti.
-Ti consiglio di pensare a salvarti la pelle piuttosto che provare a pedinare gli altri.- disse e, con un movimento fulminio, battè fortissimo le mani sul terreno che iniziò a tremare,  -facendoli traballare e perdere l’equilibrio-  e a sollevarsi e circondarli. Prima che riuscissero a capire cosa stesse accadendo, si ritrovarono tutti intrappolati dentro una scura gabbia di roccia che li separava completamente dal mondo esterno.
-Cavolo ci ha bloccato!- esclamò Naruto.
-Dobbiamo uscire subito di qui!- disse l’Inuzuka, colpendo con forza la parete.
Anche l’Elphi, dopo che si fu accertata che non vi fossero fenditure, iniziò a dare pugni e spallate alla roccia, ma senza risultato.
I colpi di Kiba erano molto più forti dei suoi e riuscirono a creare dei buchi nella parete che però, dopo pochi secondi, scomparvero, come se la terra si fosse rigenerata.
-E’ evidente che non è semplice roccia. L’intera gabbia è circondata dal chacra.- notò Neji.
-E cosa proponi di fare?- l’aggrdì.
-Non lo so.- rispose Hyuga senza scomporsi.
Dopo alcuni minuti durante i quali si accanirono ancora contro la roccia, fu chiaro che quella non era la strategia giusta. L’Elphi avrebbe voluto risparmiare le forze per il combattimento con Sasuke ma se fossero rimasti lì dentro non ci sarebbe stato proprio nessuno scontro, così decise di usare il suo asso nella manica: il chacra nero. Scavò nella mente alla ricerca del familiare rigonfiamento ed abbatè la parete, assorbì l’energia necessaria per aprire un varco nella gabbia e scagliò il colpo ma, quando il chacra toccò la parete, invece di smuovere la terra fu come assorbito, senza provocare nessun danno. Arya era senza parole: come era potuto accadere?
Si voltò verso Neji che, sapeva, aveva osservato la scena.
-Hai visto?!-
Il ragazzo si guardò le mani e poi la parete, come a voler  trovare una conferma, dopo di che riportò l’attenzione su di lei.  -Sì.-
-Come è possibile?- domandò mentre un’ipotesi inquietante si faceva strada nella sua mente.
-Si può sapere di cosa state parlando voi due?- intervenne irritato Naruto, che si sentiva escluso dalla conversazione.
-Ci sta rubando il chacra.- annunciò Hyuga a voce abbastanza alta perché potesse sentire tutta la squadra.
-Coosaaa???-
A quel punto fu isteria totale: Naruto iniziò a dare di matto e a litigare furiosamente con Kiba, agitatissimo anche lui e quando furono stanchi di prendersela tra loro, iniziarono ad insultare gli altri membri del gruppo; Choji aprì una busta di patatine ed iniziò a mangiare come un matto; Shikamaru si piegò sulle gambe ed unì i polpastrelli delle mani, chiudendo gli occhi; Hyuga rimase fermo ad osservare la parete mentre Arya tornava a colpire la roccia con il kunai: non poteva certo darsi per vinta in quel modo, lei doveva portare a casa Sasuke!
La cosa continuò così finchè, a poco a poco, senza nemmeno accorgersene, si ritrovarono tutti per terra con la faccia stravolta di chi ha fatto un grande sforzo: Jirobo stava rubando loro tutto il chacra.
-Sono stanchissimo.- mormorò l’Uzumaki, la voce flebile, ma non fu per questo che l’Elphi non lo sentì: pensava all’Uchiha.
Come avrebbe fatto a riportarlo a Konoha se rimaneva chiusa lì dentro? Doveva uscire ma il ninja del Suono li stava privando del chacra quindi come fare a liberarsi?
Iniziò seriamente a pensare che sarebbero rimasti lì per sempre, che fosse arrivato il loro momento; del resto Sasuke l’aveva detto che i Genin di Orochimaru erano fortissimi e loro invece li avevano sottovalutati. Come se non bastasse era solo colpa sua se adesso si trovavano in quella situazione: se non si fosse lasciata convincere dalle parole del moro ed avesse dato l’allarme, adesso sarebbero stati tutti al Villaggio, magari ancora nei letti, immersi in un sonno profondo.
Era tormentata da questi pensieri cupi quando sentì qualcuno che le poggiava una mano sul ginocchio: era Neji.
Il ragazzo, fedele alla sua indole introversa, non disse nulla ma la guardò intensamente.
 
Dato che i due si trovavano esattamente di fronte a Kiba, questi non potè fare a meno di assistere alla scena e sentì una morsa allo stomaco: nonostante Arya l’avesse respinto, scegliendo l’Uchiha, e sebbene lui si fosse ripromesso di considerarla solo come un’amica, non poteva fare a meno di essere geloso. L’Elphi e Hyuga negli ultimi tempi avevano portato a termine molte missioni insieme ed ora il feeling che si era stabilito si faceva sentire, addirittura comunicavano senza nemmeno parlarsi!
I due rimasero così alcuni minuti, come se davvero stessero conversando e l’Inuzuka moriva dalla voglia di sapere cosa diavolo avessero da dirsi. Ovviamente il tutto non l’aiutava a tenere a bada i nervi, già messi a dura prova dalla situazione nella quale si trovavano. Quando sentiva di essere prossimo ad esplodere Shikamaru parlò, distraendolo dal suo proposito di aggredire Neji.
-Ehi tu, là fuori, ci sei ancora?- domandò il Chunin, attirando l’attenzione di tutta la squadra e, per la felicità di Kiba, interrompendo la muta conversazione tra Arya e Hyuga.
Non ricevendo risposta il ninja continuò.
-Bè, se mi senti, ti chiedo di farmi uscire. Ascolta non me ne frega niente di Sasuke, ti lascio anche i miei compagni, basta che mi liberi.-
Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso.
L’Inuzuaka si alzò di scatto, pronto a scagliarsi contro Nara, ma fu bloccato da Hyuga.
La proposta che Shikamaru aveva fatto al loro carceriere non aveva avuto ripercussioni solo su Kiba: anche Naruto era stato sul punto di aggredire l’amico ma all’ultimo momento si era fermato, limitandosi a riempirlo di imprecazioni; Choji aveva iniziato a mangiare in modo ancora più furioso mentre l’Elphi si era alzata di scatto. Il primo istinto era stato quello di sommergere il ragazzo col codino di improperi ma si era fermata ricordando come, prima di partire, il Chunin avesse giurato di fare il possibile per portare indientro l’Uchiha e, soprattutto, per salvare loro la pelle.
Si era rimangiato tutto?Stava bluffando?O diceva sul serio?
Non ne aveva idea ma nel caso l’opzione giusta fosse la seconda, doveva ammettere che Nara era un grande attore.
A riportare la calma all’interno della loro prigione intervenne il ninja all’esterno, con una sonora risata.
-Puoi scordartelo!- rispose  -Resterete tutti lì: siete il mio spuntino!-
Alla parola “spuntino” Arya non potè fare a meno di rabbrividire.
Finalmente, Shikamaru lasciò la posa semiseduta che aveva assunto fino ad allora e si voltò verso di loro, sussurrando il piano che aveva ideato e l’Elphi tirò un sospiro di sollievo, imitata dagli altri.
Non ci ha traditi!
Benchè si fidasse dell’amico, il pensiero che li volesse abbandonare per salvarsi, l’era passato eccome per la testa, ma per fortuna non era così.
Come gli aveva ordinato il caposquadra, Kiba colpì la roccia nel punto dove c’era meno chacra, seguito subito dopo da Choji con una delle sue tecniche migliori. Finalmente, la roccia iniziò a tremare e franare finchè non crollò completamente. Facendo attenzione ad uscire dallo squarcio aperto dall’Akimichi senza essere colpiti da qualche masso, i ragazzi furono infine liberi. Quando la polvere si fu dissipata Arya fece un respiro profondo, assaporando l’odore pulito dell’aria che si respirava lì fuori e guardò dritto negli occhi il ninja del Suono, che li osservava a metà tra incredulità, odio e superiorità.
- Siete degli illusi!Anche se siete riusciti a distruggere la mia prigione, contro di me non avete nessuna speranza!-
-Ragazzi.- li chiamò Choji  -Andate avanti. Ci penso io a questo pallone gonfiato!-
Cosa?Si offriva di battersi da solo contro quel colosso?Era in grado di farcela?
L’Elphi non ne era sicura ma, se fosse stata lei a dover decidere, l’avrebbe ringraziato mille volte e sarebbe partita alla volta di Sasuke. Benedisse mentalmente Tsunade per aver assegnato quel compito a Shikamaru: era il più adatto ed aveva già dato prova di meritarsi quel ruolo più di chiunque altro. Il ragazzo col codino ad ananas riflettè alcuni secondi e poi annuì. Arya non potè fare a meno di esultare e, prima di abbandonare la radura insieme agli altri, lanciò un ultimo sguardo di ringraziamento verso l’Akimichi.

Ritorna all'indice


Capitolo 38
*** Inseguimento ***


Mi scuso tantissimo per il ritardo ma tele 2 ha avuto dei problemi ed ha staccato la linea -.-"
Vi posto di seguito l'ultimo capitolo della storia che sarà poi seguito dall'epilogo e colgo l'occasione per comunicarvi che forse aggiornerò in ritardo anche la settimana prossima perchè parto. Adesso vi lascio al cappy, mi raccomando fatemi sapere cosa ne pensate =)

 

 Inseguimento
 

L’inseguimento degli altri tre ninja del Suono era continuato per alcuni minuti finchè non erano stati intercettati dal ragazzo con sei braccia, il quale li aveva intrappolati con fili che somigliavano in tutto e per tutto alle ragnatele e per Arya, che odiava i ragni, era stato doppiamente difficile mantenere la calma. I cavi erano resistenti ed appiccicosi e persino i suoi pugnali più affilati non poterono nulla, alla vista di Neji intrappolato in un vero e proprio bozzolo poi, la ragazza andò ufficialmente nel panico. Fortunatamente, quando le cose stavano per mettersi davvero male, Hyuga era riuscito a liberarsi ed aveva salvato i compagni di squadra, dopodiché si era offerto di rimanere indietro a combattere il Genin, visto che, praticando il loto, riusciva a spezzare le sue ragnatele. All’Elphi non piaceva per nulla che ad ogni incontro con un nuovo nemico lasciassero qualcuno indietro ma d’altro canto se rimanevano tutti non avrebbero mai raggiunto Sasuke, tuttavia l’idea di Neji tutto solo che combatteva contro quel tizio mostruoso era intollerabile: durante la sua permanenza in ospedale prima, e le numerose missioni poi, aveva avuto modo di conoscerlo meglio e di apprezzarne le qualità, e nonostante il carattere introverso erano diventati molto amici; non che si aprissero a grandi confidenze, ma sapeva che, nel caso avesse avuto bisogno di qualcuno con cui parlare senza correre il rischio di essere giudicata, questi era Neji.
-Rimango con te.- disse.
In realtà avrebbe voluto proseguire ma davvero non ce la faceva a lasciare solo lo Hyuga anche se, una parte di lei, nemmeno troppo piccola, sperava che il ragazzo rifiutasse il suo aiuto per permetterle di continuare l’inseguimento.
-Saresti solo d’impiccio.-
Quella era una delle tipiche frasi che rendevano Neji antipatico a chiunque lo incontrasse per la prima volta ma lei, che ormai lo conosceva quasi come le sue tasche, sapeva che non voleva essere un’offesa bensì una constatazione oggettiva.
-Anch’io so praticare il loto.- obiettò.
Il ragazzo la guardò divertito e questa volta ebbe il tatto di non dire nulla anche se le lanciò uno sguardo più che eloquente: “Hai anche il coraggio di chiamarlo loto quello che fai?”
In effetti non era da molto che si esercitava in quella tecnica, gliel’aveva insegnata proprio Hygua giusto qualche settimana fa ed i risultati non erano dei migliori. Forse dopotutto Neji aveva ragione...
-Andate.- li incalzò.
-Arya vieni.- la sollecitò il caposquadra e la ragazza capitolò.
-Sta’ attento.- si raccomandò, prima di voltarsi e seguire gli altri.
E fu così che lasciarono indietro un altro compagno.
 
 
L’inseguimento continuò tutto il giorno, fino a sera e Shikamaru decise di procedere anche di notte. Nonostante quella mattina si fossero alzati presto, nessuno di loro fu infastidito dal sonno anche se la stanchezza iniziava a farsi sentire. Quando il sole era già nuovamente sorto in cielo, finalmente raggiunsero i ninja del Suono e l’Elphi sentì l’adrenalina eliminare quel poco di torpore che si era impadronito di lei e tornò sveglissima. Con poche abili mosse, calcolate in precedenza dal Nara, riuscirono ad impadronirsi senza troppa difficoltà della botte che conteneva Sasuke e si diedero alla fuga. I nemici ovviamente li inseguirono e, come previsto dal Chunin, caddero nelle trappole che avevano precedentemente preparato. I Genin del Suono però erano più abili del previsto e furono soltanto rallentati. Ad un tratto Akamaru rimase indietro e fu immobilizzato dal ragazzo con la collana di perle, proprio vicino ad una carta bomba. L’Inuzuka si precipitò dal cagnolino nel tentativo di salvarlo ma non fu abbastanza veloce e fu scaraventato in un burrone lì vicino, insieme al nemico.
-Kiba!!!- urlò Arya.
Dannazione questa non ci voleva!, pensò, proprio adesso che avevamo recuperato Sasuke!!
-Non si vede niente lì sotto.- disse l’Uzumaki, che si era sporto dal precipizio.
-Questa la pagate!- gridò l’ultima rimasta del Quartetto del Suono.
Il compagno della rossa era precipitato insieme al padrone di Akamaru ed era improbabile che riuscisse a risalire in tempo per darle man forte: la ragazza avrebbe dovuto affrontarli da sola.
-Siamo tre contro uno.- le fece notare l’Elphi  -Credo che i numeri non siano a tuo favore.-  per una volta da quando era iniziata quella missione la fortuna sembrava essere dalla loro parte!
-Vincerò comunque!-
Proprio in quel momento, dalle spalle della ragazza sbucò un grande uccello grigio che puntò dritto su di loro; quando però si accorsero che non si trattava di un volatile ma di un uomo, fu troppo tardi e lo sconosciuto riuscì a prendere la botte senza alcuna difficoltà.
Arya imprecò.
-Da dove cavolo spunta quello?!- esclamò il biondo.
Il nuovo arrivato era un altro ninja del Suono ma sembrava di parecchi anni più grande di loro. Era alto, con i capelli grigi che gli arrivavano alle spalle, pesanti occhiaie rosse e due cerchietti in mezzo alla fronte. A quanto pareva la sua comparsa era stata una sorpresa anche per la rossa, che adesso lo guardava con un misto tra sorpresa, timore reverenziale ed adulazione. I sospetti di Arya si rivelarono fondati perché la nemica chiese:-Che ci fai qui, Kimimaro?-
-Sono venuto a portare a termine la missione che voi avete fallito.- la voce del giovane era bassa e tranquilla, come se non si trovasse di fronte tre nemici che potevano attaccarlo da un momento all’altro.
L’ipotesi dell’Elphi riguardo al timore-adulazione, trovò conferma quando Naruto tentò di colpire il ragazzo e la rossa si frappose, impedendo al colpo d’andare a segno anche se, era evidente, il nuovo venuto sarebbe stato capacissimo di difendersi da solo. I componenti della squadra del Suono che avevano affrontato sino ad allora erano tutti molto forti ma il fatto che uno di loro potesse temere quel ragazzo significava soltanto una cosa: era ancora più potente di loro e questo non le piaceva per niente.
-Sbarazzati di questi buoni a nulla, Tayuya, e torna alla base.- ordinò l’ultimo arrivato prendendo la botte ed allontanandosi.
Arya sentì la rabbia impadronirsi di lei ed imprecò  di nuovo.
Dannazione!!Eravamo a cavallo!!
-Che facciamo, Shikamaru?- domandò.
-Voi andate avanti. A lei ci penso io.-
Ecco che di nuovo dovevano lasciare indietro un compagno.
-Magari uno di noi potrebbe rimanere qui ad aiutarti.- propose.
-No. Avete visto come si è comportata Tayuya?Quel tipo è molto più forte dei ninja che abbiamo affrontato fin ora, dovete andare entrambi.- concluse il Chunin ma né Naruto né l’Elphi accennarono a muoversi.
-Avete sentito che ho detto?Sbrigatevi o non lo raggiungerete più!-
-Ma..- azzardò l’Uzumaki.
-Niente “ma”. Questo è un ordine!-
Durante quella lunga missione Nara li aveva sempre trattati come suoi pari, mai come sottoposti, non aveva usato imperativi né aveva preteso che gli ubbidissero e quell’imposizione improvvisa e perentoria ebbe su di loro l’effetto di una frusta.
-D’accordo.- acconsentì il biondo.
-Buona fortuna.- gli augurò Arya.
 
 
Stavano saltando di ramo in ramo già da qualche minuto ma di Kimimaro nemmeno l’ombra: il nemico in poco tempo era riuscito ad allontanarsi parecchio. L’Elphi approfittò di quella relativa calma per parlare con il biondo.
-Ascolta, Naruto.-
-Che c’è?-
-Se quando raggiungeremo quel tizio, dovesse spuntare un altro ninja che si prende la botte voglio che sia tu a continuare.-
-Cosa?Ma…ma perché?- chiese sorpreso l’amico.
Arya sentì una stretta al cuore mentre raccontava ciò che era accaduto ormai due sere prima a casa dell’Uchiha.
-Capisci?Io ci ho già provato con le parole e non sono riuscita a trattenerlo.-
-Shikamaru ti aveva avvertito che in questa missione sarebbe stata necessaria la forza.- rispose l’altro, con una serietà che non gli apparteneva.
-Lo so, ma Sasuke ed io ci alleniamo insieme da tanto tempo. Conosciamo l’uno le mosse ed i punti di forza dell’altro a memoria, finiremmo in parità. Tu invece, puoi farcela; dopo l’allenamento con Jiraya sei migliorato molto.-
-Ma Shikamaru ha detto che questo nuovo ninja è molto più forte. Come faresti da sola?-
-Ehi!- esclamò fingendosi offesa, per alleggerire un po’ la tensione  -Guarda che anch’io sono migliorata!-
 
 
-Eccolo, è lì!- esclamò l’Elphi, indicando un punto bianco e grigio avanti a loro.
-Ehi!!Ehi, tu!!Fermati!- urlò l’Uzumaki.
Arya non era sicura che rivelare la loro presenza in quel modo fosse la cosa migliore ma ormai era fatta. Contro ogni sua aspettativa, Kimimaro si voltò, poggiò la botte a terra e rimase ad aspettarli. Quando lo raggiunsero avevano entrambi il fiatone.
-A quanto pare quella buona a nulla di Tayuya non è riuscita a trattenervi.- esordì il nemico   -Vi do un’ultima possibilità per tornare indietro e salvarvi la pelle.-
-Ce ne andrema soltanto con Sasuke!- gli rispose l’Elphi: era stufa di incontrare ostacoli quando erano ad un passo dalla meta.
-Come vi pare.- concluse lapidario il ninja.
Fu talmente veloce che i due riuscirono a spostarsi appena in tempo: improvvisamente nella mano di Kimimaro si era materializzata una strana spada lunga,sottile e biancastra ma dall’aria assolutamente letale. Lentamente l’arma si fece sempre più corta fino a sparire nella manica del nemico. Ma come diavolo era possibile una cosa del genere??
-Adesso ti faccio vedere io!!- esclamò il biondo, evocando centinaia di copie.
Arya sorrise: erano a cavallo, per quanto quel tipo fosse forte, dubitava che sarebbe riuscito a tener testa agli attacchi simultanei di tutte quelle copie, tuttavia presto dovette ricredersi. Kimimaro si muoveva velocissimo tra gli avversari, tanto che sembrava scivolare sul terreno anzicchè camminare e non aveva nessuna difficoltà ad eliminare le copie grazie a quella strana spada che somigliava paurosamente ad un osso. Quando Naruto lanciò contro l’avversario alcuni shuriken, rimase sbalordita vedendo che, dopo essere stati respinti dal ninja, si spezzavano a metà, segno che quella lama era talmente affilata da tagliare persino il metallo. Ad un tratto qualcosa distolse la sua attenzione dallo scontro: dietro il tirapiedi di Orochimaru, proprio dove aveva lasciato la botte, c’erano delle volute di fumo nero, come se qualcosa stesse andando a fuoco e ben presto nell’aria si sentì un odore acre.
-No!Sasuke!-
-Che c’è?- chiese l’amico, che non si era accorto di nulla.
-Sasuke va a fuoco!!- esclamò terrorizzata.
Invece di preoccuparsi che il loro nuovo alleato stesse ardendo vivo, il nemico sorrise divertito e l’Elphi sentì che quella era la goccia che faceva trabboccare il vaso.
-Ma che cavolo ridi?!Guarda che non credo che Orochimaru sarà contento di sapere che il suo nuovo pupillo stia andando a fuoco!!-
A quel punto il giovane rise apertamente, Arya non ci vide più e gli scagliò contro numerosi pugnali da lancio ma furono tutti prontamente intercettati dalla spada d’osso e tagliati in due.
-Il vostro amichetto non sta andando a fuoco.- spiegò  -E’ solo il segnale che sta per svegliarsi.-
Nonostante quelle parole, l’ansia dell’Elphi non scomparve né diminuì. Come aveva annunciato il nemico dopo pochi secondi la botte espole e ne uscì Sasuke. La ragazza tirò un sospiro di sollievo vedendo che era sano e salvo.
-Sasuke!!- urlava l’Uzumaki, ma l’Uchiha non sembrava sentirlo.
Che fosse diventato sordo?No…lo stava facendo di proposito.
-Torna a Konoha, Naruto.- rispose, freddo e distaccato, prima di sparire tra gli alberi della foresta.
Arya era sconvolta, perché non si era nemmeno voltato?!, ma non aveva intenzione di arrendersi.
-Naruto- sussurrò  -tocca a te.-
Lui la fissò, gli occhi tristi.
-Ma questo tipo è fortissimo…- iniziò ma l’Elphi l’interruppe.
-Non ti preoccupare, me la caverò ma tu devi muoverti o non riuscirai più a prenderlo. Siamo nel Paese del Suono già da un pezzo, ormai il rifugio di Orochimaru non dev’essere lontano.-  
Il biondo le lanciò un ultimo sguardo preoccupato e si lanciò all’inseguimento dell’Uchiha, Kimamaro tentò di fermarlo ma Arya glielo impedì, frapponendosi tra l’Uzumaki ed il nemico.
-Levati, non ho tempo.-
-Non mi importa se vai di fretta, prima devi vedertela con me.- gli rispose.
Come era già successo prima, la strana lama comparve all’improvviso e questa volta non fu abbastanza veloce da evitarla perché la colpì di striscio, lasciandole un sottile segno rosso sul braccio sinistro.
Perfetto!Già si mette male, pensò sarcastica.
Data l’abilità del ninja del Suono, decise di usare le armi a cui aveva avvelenato la lama: solitamente non lo faceva, trovava che fosse un modo vile per vincere un duello, ma quello era un caso eccezionale. Si lanciò contro l’avversario, pugnali alle mani ed iniziò un feroce corpo a corpo che però finì dopo pochi affondi, con un Kimimaro perfettamente riposato ed un’Elphi affannata e con un nuovo taglio: il tirapiedi di Orochiharu era troppo veloce, non riusciva ad intercettarne i movimenti. Decise di utilizzare lo Sharingan per prevederne le mosse e, questa volta, fu lui ad iniziare lo scontro. Nonostante l’uso dell’abilità innata, il nemico rimaneva comunque velocissimo, certo alcuni colpi riuscì a pararli ma molti andarono a segno e, come se ciò non bastasse, Arya si accorse che la stanchezza iniziava a farsi sentire, rallentando i movimenti ed offuscandole mente e vista. In un momento di relativa calma del duello, pensò che doveva essere davvero molto provata per avere la vista così annebbiata, ma quando sentì un liquido caldo colarle lungo il braccio, fino alla mano, rendendo scivolosa la presa già poco salda che aveva sul pugnale, capì che la vista velata non era dovuta alla stanchezza bensì dalle ferite che ormai le cospargevano tutto il corpo. Quando non riuscì più nemmeno a mantenere attivo lo Sharingan capì che, se non fosse avvenuto un miracolo, non ce l’avrebbe mai fatta: lei era stanca, affaticata dal viaggio, piena di ferite ed aveva perso parecchio sangue; lui era rilassato, perfettamente riposato e non aveva nemmeno una lesione. L’Elphi lo maledì per l’ennesima volta: sarebbe bastato un taglio, anche superficiale, per far entrare in circolo il veleno e renderlo finalmente inoffensivo. Kimimaro le si scaraventò contro ancora una volta, Arya parò i primi affondi ma all’improvviso una seconda lama comparve nella mano sinistara del nemico che, con uno scatto fulminio, le trapassò un fianco. Il dolore le mozzo il respiro e le ci volle tutta la sua forza di volontà per fare un balzo e allontanarsi dal ninja. Quando raggiunse quella che ritenne una distanza di sicurezza, tentò di rallentare il respiro affannato ed il tremolio degli arti, cercando allo stesso tempo di ignorare il dolore provocato dalle ferite ed il sangue che ne fuoriusciva a fiotti. Il ragazzo del Suono tornò all’attacco con nuovo affondo ed Arya fece appena in tempo a pararlo ma il braccio le tremava troppo e la lama superò la sua difesa per penetrarle la carne ancora una volta. Dopo quest’ultima stoccata il tirapiedi di Orochimaru si voltò ed iniziò ad allontanarsi verso la foresta, nella stessa direzione di Naruto.
-D…dove cav…olo vai?- avrebbe voluto urlare o perlomeno avere un tono deciso ed intimidatorio ma dalle labbra non le uscì altro che un sussurro spezzato.
-Non sei in condizione di continuare.- rispose, senza nemmeno voltarsi.
L’Elphi era consapevole che il ninja aveva ragione ma non poteva permettergli di andare da Sasuke: doveva trattenerlo.
-N…non è ve…ro. To…rna indietro.-
-Preferisci che ti uccida?-
-Dobbia..mo fini..re lo sco..ntro.-
-Come ti pare.-
Fu talmente veloce che vide solo un’indistinata macchia bianca dirigersi verso di lei poi, il dolore: il nemico le aveva trapassato una coscia. Strizzò gli occhi per la sofferenza e le gambe le cedettero. Aveva fallito, non era riuscita a trattenere quel tizio del Suono ed ora non avrebbe più rivisto l’Uchiha.
No!Non l’avrebbe permesso!
Tremante, tentò di alzarsi: le mani scivolavano sull’erba bagnata dal sangue, le braccia cedettero e tornò stesa sul prato.
Capì che Kimimaro le si era avvicinato, soltanto quando entrò nel suo campo visivo: un alone grigio in mezzo all’azzurro del cielo sereno che la sovrastava. Era una giornata d’inizio primavera, di quelle perfette, dove non c’è nemmeno una nuvola solitaria ad intaccare lo splendore del cielo, ed era completamente in contrasto con ciò che stava accadendo in quel momento: lei stava per morire e Sasuke sarebbe diventato un servo di Orochimaru. Avrebbe voluto rialzarsi, suonarle di stanta ragione a quel ninja e correre dal suo Uchiha ma proprio non ce la faceva: gli arti non le rispondevano più, le ferite le facevano male da impazzire e sentiva che le forze pian piano la stavano abbandonando.
Il nemico alzò la lama, pronto a darle il colpo di grazia.
Stava per morire.Chissà com’era… assenza completa di percezioni?O forse l’aspettava un mondo ultraterreno?Il Paradiso, magari?Non era mai stata perfetta ma non credeva di meritarsi addirittura l’Inferno. Ovunque fosse diretta, si augurò di poter rincontrare Sasuke un giorno, magari avrebbe rivisto anche Livon. Il pensiero del padre le riportò alla mente quello dell’Assassino e capì di aver fatto la scelta giusta: sarebbe stato stupido morire mentre cercava vendetta invece così, lasciare il mondo per qualcuno, per lui, era decisamente meglio. Chiuse gli occhi ed aspettò che la lama le trapassasse il petto… ma non accadde ciò che si aspettava. Invece di sentire quella strana arma che le lacerava la carne, invece del dolore o dell’assenza di percezioni, percepì un suono ed uno spostamento d’aria. Sollevò le palpebre: Kimimaro non la sovrastava più. Voltò la testa, il ninja del Suono era parecchi metri più in là e tra loro si frapponeva un ragazzo magro, con i capelli nerissimi, uno strano taglio a scodella ed una tuta verde. Mister Sopracciglia!
-Rock…Lee?-
-Esatto dolcezza! Non preoccuparti adesso ci penso io a lui.-
Non si chiese che diavolo ci facesse lì l’amico, né come avesse fatto a raggiungerla visto che solo il giorno prima camminava con le stampelle; realizzò soltanto che adesso Kimimaro non avrebbe più potuto raggiungere Sasuke, dopo di che, scivolò nell’incoscienza.
Fu un sonno tormentato: non riusciva a riposare bene a causa del dolore provocato dalle ferite, dai continui scossoni del terreno, dai fortissimi spostamenti d’aria. Non capiva a cosa era dovuto tutto ciò ma lo percepiva, seppur in modo confusionario. Ci furono attimi in cui tornò cosciente e vide cose confuse: una chioma rosso scuro, una voce profonda, una zazzera bionda, una castana, braccia rigide che la sollevavano.
 
 
 
Un pianto. Un pianto forte e disperato, quella fu la prima cosa che udì quando riprese i sensi.
Il suono di una porta che si chiudeva ed i singhiozzi divennero meno rumorosi: chiunque stesse piangendo doveva essere uscito ma…da dove? Aprì gli occhi e si guardò intorno, era in una stanza immacolata, bianchi i muri, bianco lo scarso mobilio, bianche le lenzuola che la coprivano:doveva essere in un ospedale. Tentò di mettersi a sedere, stringendo i denti per il dolore che le procuravano le ferite, ma dovette rinunciare. Voltò la testa ed inocntrò uno sguardo profondo, del colore del cielo plumbeo.
-Gaara?- la voce le uscì flebile e gracchiante così tentò di schiarirla.
Il ninja della Sabbia si limitò ad annuire, Arya invece, aggrottò la fronte: non capiva, com’era finita lì?Non stava forse inseguendo Sasuke?Non stava combattendo contro Kimimaro?Non stava per morire?
-Non capisco.-
-Cosa?-
-Ricordo che stavo combattendo contro Kimimaro e poi è arrivato Rock Lee…cos’è successo dopo?Come sono finita qui?Che ci fai tu qui?-
Suna si era schierata contro Konoha ed era alleta con Orochimaru: la sua presenza lì, ovunque fosse, significava forse che il ninja traditore l’aveva catturata? Sentì un lungo brivido ghiacciato percorrerle la schiena nonostante sotto le coperte non facesse freddo, anzi.
-Il ragazzo con la tuta verde stava per essere sconfitto ma sono arrivato in tempo. L’altro l’ho ucciso.-
La voce del Sabaku era bassa ma anche chiara e tranquilla, per l’Elphi non era difficile seguirla e l’aiutava a mettere in moto i pensieri.
-Ma tu sei della Sabbia…noi siamo in guerra, siete dalla parte di Orochimaru!-
-Non più. Adesso siamo vostri alleati.-
Alleati.Quindi il pettegolezzo che si rincorreva per tutta Konoha, riguardo ad una pace con Suna, era vero.
In circostanze normali avrebbe fatto i salti di gioia a quella notizia: i tre della Sabbia le erano sempre piaciuti e così non avrebbe più dovuto temere il rosso -certo nessuno le garantiva che non fosse capace di attaccare i propri alleati ma qualcosa le diceva che era cambiato- tuttavia quella non era una circostanza normale, proprio per niente. C’era una domanda che le premava fare più di tutte le altre ma aveva paura della risposta così si concentrò su altri quesiti.
-Siamo al Villaggio della Foglia?In ospedale?-
-Sì.-
-Da quanto?-
-Siamo arrivati qui due giorni fa e sei rimasta incosciente per tre.-
Tre?!Era passato un sacco di tempo dal giorno della battaglia con Kimimaro! A quel punto capì di non poter aspettare oltre ed iniziò con le domande difficili.
-Sono qui anche gli altri della squadra?Stanno bene?-  ti prego, ti prego, ti prego…
-Sì, sono arrivati ieri.-
L’Elphi tirò un sospiro di sollievo, erano tutti interi, poi però aggrottò le sopracciglia.
-Ma prima hai detto che siamo qui da due giorni, perché loro sono arrivati solo ieri?- era andato storto qualcosa?
-Le tue ferite erano molto gravi, ho dovuto lasciarli indietro.-
L’idea di Gaara che si distaccava dagli altri per salvarla, la fece sorridere debolmente e prese quell’affermazione come conferma del mutato carattere del ragazzo, poi però si fece seria, prese un respiro profondo e si preparò a porre il quesito che più le faceva paura.
-Dove…dov’è Sasuke?-
La risposta del rosso fu chiara come le altre ma arrivò con quelche secondo di ritardo, dopo averla ascoltata, Arya capì il motivo del pianto disperato che aveva udito quando aveva ripreso conoscenza.
-Ha deciso di restare con Orochimaru.-
 
 
 
 
Camminava ancora con le stampelle anche se era stata dimessa dall’ospedale da alcuni giorni, ma per lei non era di molta rilevanza, nulla sembrava importatnte. Le ore passavano lente, vuote, mentre  i  giorni erano  veloci, le conversazioni si confondevano, i ricordi si mischiavano e si imponevano sul presente.
 
Sasuke.
 
Sasuke non c’era più.
 
Era da sola adesso ed era stata una sua scelta, una sua decisione, era colpa sua se ora sentiva un vuoto nel petto che non riusciva in alcun modo a colmare. Colpa sua e di nessun altro.

Ritorna all'indice


Capitolo 39
*** Epilogo ***


E siamo purtroppo arrivati alla fine... eh già, questo è l'epilogo della storia; non mi sembra vero, mi sento svuotata =(
Spero che vi piaccia come e più degli altri cappy.
Ringrazio tutti coloro che con le loro recensioni mi hanno spinto a portare a termine "A&S". Grazie, questa storia senza di voi sarebbe rimasta incompiuta!! =)
Questa volta mi farebbe piacere ricevere una recensione anche dai numerosi lettori silenziosi, non solo riguardante l'epilogo ma tutta la storia =)


EPILOGO
 

Alzò il volto verso la cornetta  della doccia e lasciò che la pioggerella d’acqua tiepida gli scorresse sugli occhi chiusi, gli zigomi,le spalle larghe, il torace muscoloso, fino ad arrivare giù, ai piedi.
Sospirò.
Aveva passato tutto il giorno immerso negli ormai quotidiani, durissimi, allenamenti e quello era il primo momento di tranquillità che poteva godersi. Rimase sotto il getto, immobile, lasciando che l’acqua portasse via la schiuma che aveva sul corpo, concentrandosi sulla sensazione dei muscoli stanchi che finalmente avevano un po’ di riposo e lasciando che il tepore delle gocce portasse via la tensione che mai lo abbandonava durante il giorno. Quando capì che le gambe non lo avrebbero sorretto ancora per molto, uscì dallo stretto vano della doccia incassata nel muro e quasi rimase paralizzato a causa dell’improvviso contatto con l’aria fredda. Sentì la pelle d’oca sulle braccia e l’acqua gelarsi all’istante sul corpo. Si costrinse a fare qualche passo avanti, afferrò l’asciugamano  e se l’avvolse stretto intorno al corpo, ignorando la ruvidezza della stoffa. Lasciò che l’acqua sgocciolasse sul pavimento e, tremando leggermente, aspettò che gli tornasse un po’ di calore nelle membra. Si guardò intorno: l’ambiente era appena illuminato da una candela poggiata sul bordo di un lavandino; la fiamma traballante gettava ombre poco rassicuranti sulle pareti di roccia e non bastava a rischiarare la stanza, che pure era piccola, quasi angusta, arredata col minino indispensabile. Quando riuscì di nuovo a muoversi, si asciugò in fretta il corpo umido ed infilò i panni che avrebbe indossato il giorno dopo, spettinò i corti capelli corvini, per liberarli dalla maggior parte dell’acqua e li avvolse in un secondo asciugamano, più piccolo questa volta. Con un soffio spense la fiamma della candela e fu solo grazie all’abitudine che riuscì ad arrivare alla porta al primo tentativo, senza urtare nulla. Spinse il legno leggero, che girò sui cardini perfettamente oliati senza emettere nemmeno un lamento, e si ritrovò in una seconda stanzetta, simile alla prima.
Fu in quel momento che percepì un lieve spostamento d’aria. Automaticamente fece scattare il braccio in quella direzione e la mano si strinse intorono a quello che sembrò un tubo. Portò l’arto nel fascio di luce emanato dalla candela che rischiarava quella stanza, nonostante sapesse già cosa aspettarsi. Come previsto infatti, la sua preda era un serpente di medie dimensioni, con strisce orizzontali gialle, nere e marroni, il corpo flessibile che si dibatteva invano. L’Uchiha guardò l’animale con odio: non aveva mai provato particolari simpatie per le serpi e, come se ciò non bastasse, gli ricordavano in ogni momento dove e con chi si trovava, gli rammendavano che, anche se non sembrava, Orochimaru aveva occhi ed orecchie ovunque. Strinse maggiormente la presa sul corpo dell’animale e quello si dimenò ancor più ferocemente. Ben sapendo che se l’avesse ucciso, avrebbe incontrato l’ira del suo nuovo maestro, si limitò a scagliarlo con forza contro la porta. Sibilando, il serpente fuggì via veloce. Sicuro che per quella notte nessuno l’avrebbe più disturbato, si avvicinò al letto, sfregò nuvamente i capelli con l’asciugamano e lo gettò per terra: qualcuno l’indomani avrebbe provveduto a lavarlo. Si distese sul giaciglio, coprendosi metà del corpo con il lenzuolo, si voltò e diede un’ultima occhiata alla camera, come per assicurarsi che non ci fosse nessun intruso e che tutto fosse come doveva essere: le pareti di nuda roccia e l’arredamento austero. Soffiò sulla fiammella ed il buio totale calò sulla stanza. Sasuke chiuse gli occhi ed assaporò la sensazione delle vertebre che si distendevano. Dopo alcuni minuti, avvertendo ancora un lieve fastidio alla base della schiena, piegò le ginocchia e con le mani fece leva sulle gambe, inarcando al contempo i lombi. Si udì un leggero schiocco e finalmente non sentì più nessun disagio eccetto la spossatezza dei muscoli. Era stanco, stanchissimo e non desiderava altro che cadere nell’incoscienza ma come spesso succedeva, il sonno tardava ad arrivare. Imprecò e prese mentalmente nota che l’indomani avrebbe dovuto impegnarsi in allenamenti più duri se voleva che Morfeo lo prendesse tra le sue braccia appena steso nel letto. Era quello infatti, oltre al desiderio di diventare più forte, l’obiettivo che si era prefissato in quei mesi; questo perché la sera, nell’unico momento vuoto e tranquillo della giornata, i ricordi lo assalivano come le onde di un mare in tempesta e lui cercava in ogni modo di sfuggirli. Avvertì le memorie premere agli angoli della coscienza, come animali acquattati nell’ombra, e tentò di respingerle: pensò alle cose più disparate, dalle persone che con lui vivevano nel covo, fino alle crepe nel soffitto di roccia che lo sovrastava, ma fu inutile e più cercava di ignorarle, più si facevano rumorose e numerose. Quella sera però Sasuke era stanco e forse, in fondo, non voleva bloccare quei ricordi. Esausto, smise di combattere contro quei cavalloni e fu sommerso dalle onde delle memorie.
Il Villaggio della Foglia così come lo aveva lasciato, protetto a nord-ovest dalla montagna degli Hokage e chiuso sugli altri lati dalla fitta foresta;  le prime missioni con il team 7; la dolce, ingenua, a volte irritante, Sakura che tentava in ogni modo di attaccar bottone, che gli stava accanto nonostante la trattasse male; Naruto, quella Testa Quadra, che collezionava un errore dopo l’altro, che si impegnava al massimo negli allenamenti, che cercava in ogni modo di superarlo, che lo faceva ridere, che lo capiva. Naruto, il suo unico amico, che tentava di fermarlo, di fargli cambiare idea e non lasiare Konoha.
In quel momento Sasuke capì che si stava avvicinando al punto di non ritorno.
Tentò di bloccare, o almeno arginare, il flusso di ricordi ma quello, come se avesse capito le sue intenzioni, divenne ancor più impetuoso. Per alcuni minuti provò a combattere con tutte le sue forze per rimanere a galla, sapeva che i ricordi che stavano per seguire erano troppo dolorosi per poterli sopportare, ma alla fine, tra annaspi e scatti convulsi, fu sommerso.
Adesso la sua mente era affollata da memorie diverse, nitide fino all’inverosimile, talmente reali e concrete da poter giurare che la sua vita nel covo fosse solo un brutto sogno e tutte, nessuna esclusa, riguardavano lei. Il loro primo combattimento al quartier generale, i giorni in Accademia, trascorsi ad osservarsi da lontano; la missione nel Paese delle Onde, dove le aveva salvato la vita; gli esami dei Chunin, la convivenza, tra momenti imbarazzanti e litigi; la gelosia che aveva provato nei confronti dell’Inuzuka, la festa e poi, il cambiamento. Ricordava ogni bacio, ogni carezza, ogni centimetro di pelle che le aveva sfiorato, ogni secondo passato insieme. Sentì con chiarezza una mano sfiorargli la guancia e labbra che premevano contro le sue ma non si curò d’aprire gli occhi per vedere chi fosse, per esperienza, sapeva che non avrebbe trovato nessuno e che quelle sensazioni erano solo l’ennesima prova che lui stava affogando e che ormai era in balia dei flutti.
 
                                                                                    ***
 
Diciotto mesi e cinque giorni.
Un anno e mezzo.
Era quello il tempo passato da quando Sasuke era partito, lasciandola sola.
I primi tempi erano stati i più difficili: vagava per Konoha senza una meta precisa, le missioni si susseguivano una dopo l’altra, scivolandole addosso senza lasciare traccia, i pomeriggi si ritrovava stesa sul letto a fissare il soffitto, senza sapere cos’altro fare, improvvisamente tutto aveva perso di significato e si era ritrovata sola. Di nuovo. E senza uno scopo, questa volta.
Anche dopo aver scoperto che Itachi era l’assassino del suo clan ed aver litigato con il minore degli Uchiha si era ritrovata senza nessuno ma almeno quella volta, aveva avuto uno scopo. Adesso l’idea di allenarsi per riuscire ad uccidere Itachi non le faceva provare più niente ma questo l’aveva intuito già da tempo; quello che non aveva ancora capito era quale dovesse essere il suo nuovo scopo ed il tradimento da parte di Sasuke non aveva fatto altro che peggiorare la situzione.
Un sorriso amaro le si allargò sulle labbra.
C’era stato un tempo in cui aveva soprannominato il moro “il Traditore” perché l’aveva lasciata alla mercè del fratello maggiore; adesso Sasuke aveva tradito di nuovo ma non lei.
No.
Aveva tradito tutto il Villaggio.
Aveva tradito Sakura, Kakaschi, Naruto.
Ma non ha tradito te, le sussurrò una vocina nella sua testa.
Sì, che lo ha fatto, le rispose, se n’è andato.
Vero, concesse l’altra, ma non vi siete lasciati, o sbaglio?
Arya si morse un labbro: in effetti, formalmente, stavano ancora insieme ma come poteva pensare che nel frattempo Sasuke non si fosse rifatto una vita? Una vita lontano da lei e vicino a qualcun altro, qualcun’altra.
Probabilmente mi ha tradita un milione di volte, pensò e percepì l’ormai familiare dolere al petto: sembrava che le avessero infilato milioni di senbon nel cuore.
Attese che le fitte al torace sciamassero, poi scosse la testa, per scacciare quei brutti pensieri. Ora era diverso. Aveva trovato un nuovo scopo ed era felice.Quasi.
Si alzò dal letto su cui era sdraiata e si fece una doccia ghiacciata, per eliminare definitivamente quei pensieri dalla testa. Si vestì in fretta e, facendo il minimo rumore possibile, sgattaiolò nella stanza affianco. Anche nel buoio pesto che c’era, si poteva facilmente intuire che si trattava di una semplice camera d’albergo e che, come previsto, Naruto dormiva ancora, beato. Lei era sveglia da ore  -l’ansia per ciò che l’attendeva non le aveva fatto chiudere occhio- ed aveva passato un sacco di tempo straiata sul materasso, ben sapendo che l’Uzumaki non si sarebbe svgliato prima dell’orario prestabilito ma adesso avrebbe già dovuto essere in piedi! Gli si avvicinò e lo scosse in modo deciso ma quello continuò a ronfare tranquillamente. Arya sbuffò: eppure glielo aveva detto di alzarsi prima. Lo scosse ancora, ma senza risultato. Spazientita, gli tiro due pesanti ceffoni in piena faccia. Il biondo aprì gli occhi di scatto e le tirò un pugno fulminio che lei riuscì a schivare appena in tempo.
-Ma che diavolo fai?!?!-
L’amico sbattè un paio di volte le palpebre, come se fosse sorpreso di trovarsela davanti.
-Scusa, credevo fossi un nemico.- farfugliò, la voce ancora impastata dal sonno.
La ragazza alzò gli occhi al cielo, esasperata.
-Ehi, guarda che mi hai dato uno schiaffo!- si giustificò lui  -Cosa dovevo pensare?!-
-Che ti ero venuta a svegliare?- domandò ironica.
-Già, perché l’ha…a…i fatto?- chiese, senza nemmeno provare a nascondere l’enorme sbadiglio che gli aveva bloccato le parole in gola.
-Avevi promesso che mi avresti accompagnato!- iniziava ad innervosirsi.
-Accompagnato?...Ah, già!Me ne ero dimenticato.-
Arya gli lanciò uno sguardo più che eloquente.
-Okay, mi vesto. Prometto che farò in un baleno!- le disse con un sorriso a trentadue denti.
Il ninja sospirò e si preparò ad una lunga attesa. La speranza di fare quella commissione al mattino presto, quando le strade erano ancora semivuote, era ormai un lontano miraggio.
 
 
Dopo un’ora buona passata nella hall ad aspettarlo, finalmente Naruto si degnò di uscire dalla stanza.
-Era ora!-
-Ho fatto il più in fretta possibile!- protestò il biondo ed Arya decise di lasciar correre.
Un paio di mesi dopo la partenza di lui, lei e l’Uzumaki si erano allontanati da Konoha insieme all’Eremita dei Rospi, per un lungo periodo di allenamento intensivo e tutto quel tempo passato insieme al ragazzo, era servito per conoscersi ancor meglio di prima, -probabilmente ormai nessuno dei due aveva più segreti per l’altro- e l’Elphi aveva imparato che se Naruto era convinto di avere ragione,  mettersi a battibeccare non serviva assolutamente a niente se non a litigare; per di più, in quel momento aveva ben altro per la testa. La sua era una decisione importante ma ci aveva riflettuto a lungo ed era convinta di volerlo fare, tuttavia il timore non mancava, anzi, se solo pensava al dolore che sicuramente avrebbe provato, la determinazione veniva decisamente meno.
Uscirono dall’albergo e si immersero nel caos della tarda mattinata: come la ragazza aveva previsto, ormai le strade erano affollate dalla gente che si recava al mercato e per arrivare a destinazione furono costretti a zigzagare tra i pedoni ma nessuno li degnò di una seconda occhiata. Al suo fianco, il biondo sembrava aver perso la spensieratezza di poco prima ed era stranamente taciturno.
-Che c’è?- gli domandò.
-Sei sicura di volerlo fare?-
Da quando gli aveva comunicato la sua decione, le aveva posto quella domanda almeno un milione di volte ma non si spazientì.
-Sì.- rispose invece, decisa.
L’amico annuì, concentrato, probabilmente se l’era aspettato.  –Dopo non potrai tornare più indiero, lo sai, vero?-
Arya si stupì una volta di più nel sentire quel tono serio nella sua voce, di solito sempre gioviale: l’Uzumaki stava cambiando parecchio da quando avevano lasciato la Foglia.
-Sì, lo so.-
L’altro si rasserenò, consapevole che non sarebbe riuscito a farle cambiare idea ma in pace con se stesso per averci provato.
Dopo circa mezz’ora di cammino –sarebbe stato un quarto d’ora se le strade fossero state libere dalla folla- arrivarono a destinazione. Era una semplice costruzione a due piani, esattamente come le altre, appena un po’ più malconcia ma l’insegna fuori l’entrata fugava ogni dubbio. La ragazza prese un respiro profondo, per cercare, invano, di tranquillizzarsi.
-Siamo arrivati.-
-E’ qui che vorresti farlo?!- il biondo lanciò uno sguardo preoccupato prima alla palazzina e poi a lei.
-Mi hanno assicurato che è il posto migliore nel raggio di chilometri.-
Sul volto di Naruto si dipinse un’espressione contrariata ma annuì.  –Entriamo, allora.-  fece per dirigersi verso la porta ma lei lo afferrò  per un polso, bloccandolo.
-Ci vado da sola.- disse, rispondendo al punto di domanda che era comparso negli occhioni azzurri dell’amico.
-Cooosaaa?!?!- esclamò il Genin.  –Spero che tu stia scherzando!- la tensione trattenuta sino a quel momento, esplose  -Dico, mi hai svegliato all’alba, mi hai fatto vestire e mi hai costretto ad accompagnarti fin qui ed ora vorresti entrare da sola?!-
-Sì.-
-Mi spieghi allora cosa diavolo sono venuto a fare?!-
-Mi dispiace.- sorrise, a mo’ di scuse  -Avevo bisogno che mi accompagnassi perché non era sicura di avere abbastanza coraggio per arrivare fino a qui da sola e perché, indirettamente, sei stato tu ad aiutarmi a prendere questa decisione ma è una cosa che devo fare da sola.- gli spiegò.
Il biondo si fece scuro in volto e rimase in silezio alcuni minuti, quando l’Elphi iniziò a temere che non le avrebbe risposto, finalmente capitolò: –D’accordo,-  disse  -ma se sento anche solo un urlo o ci metti troppo, verrò a prenderti e la finiremo una volta per tutte con quest’idiozia!-
Arya piegò le labbra in su, riconoscente.  –Sta’ tranquillo, non ce ne sarà bisogno.-   
 
 
Mettere piede nel negozio e sentirsi completamente disorientata, fu una cosa sola.
L’interno era buio, in contrasto con le strade inondate dal sole, e la ragazza fu incapace di vedere per qualche secondo. La seconda cosa che la colpì, quasi più della mancanza di luce, fu l’odore: con ogni probabilità, incenso, forte e penetrante, tanto da farle arricciare il naso per il fastidio. Quando riuscì di nuovo a vedere con chiarezza, notò che la luce esterna era bloccata da pesanti tende nere e l’unica cosa che permetteva quella vaga penombra erano delle luci al neon che, più che illuminare, aiutavano a conferire al luogo un’atmosfera vagamente inquietante. La stanza era piccola, stracolma di strani articoli di vendita: barattoli contenenti quelli che sembravano occhi, bracciali e collane ornate da teschi e, sopra ogni altra cosa, tessuti scuri e borchie.
Se le persone cui aveva chiesto informazioni riguardo quel negozio, non l’avessero avvertita, probabilmente a quell’ora sarebbe stata spiazzata… e mezza morta di paura. Si diede un’altra occhiata in giro ma il luogo era deserto.
-C’è nessuno?-
Dopo un paio di secondi dal piano superiore provennero alcuni rumuri indecifrabili e, da una scaletta che prima in quel guazzabuglio non aveva notato, comparve un uomo. Era grosso come un bisonte ed aveva svariati piercing e tattoo sparsi per il corpo.
Non le ispirava fiducia per niente ma tutti le avevano assicurato che era bravo a fare il suo lavoro.
-Cosa vuoi comprare?- le domandò con tono spiccio.
L’Elphi trattenne una smorfia al solo pensiero di acquistare quella roba. –Sono qui per un tatuaggio.- chiarì.
Il proprietario del negozio la squadrò da capo a piedi con aria di sufficienza.  –Non mi sembri tipo da cose del genere.-
No, decisamnete non le stava simpatico.
 –Questo lascialo decidere a me, grazie.- rispose gelida.
Quello alzò un sopracciglio, per niente turbato.  –Vieni di sopra.- disse, precedendola sulla ripida scaletta.
Il piano superiore era molto diverso: alle finestre v’erano leggere tende bianche attraverso cui la luce filtrava abbondante, l’odore di incenso era molto meno penetrante e non c’era traccia degli articoli strani che erano in vendita al piano inferiore. Al centro della stanza, proprio sotto un lampadario, v’era un lettino simile a quelli usati dai medici e affianco, un mobiletto pieno di aghi e boccette d’inchiostro. Arya distolse lo sguardo prima che quegli arnesi le facessero cambiare idea.
-Cosa vuoi che ti disegni?-
Il ninja prese una fotografia che aveva in tasca e gliela posre.  –Due. Semiaperte.-
-Dove?-
-Sulla schiena.-
Negli occhi dell’uomo passò un lampo di malizia.  –Allora dovrai toglierti la maglia. E quello che hai sotto.-
L’Elphi strinse i pugni, consapevole che, se gli avesse fatto del male, non avrebbe più potuto avere il tatuaggio che tanto desiderava.
-Sì, e tu rimarrai girato di spalle finchè non ti dirò il contrario.-
-Guarda che non mi scompo…- stava dicendo il proprietario ma lei estrasse dallo stivale il pugnale che le aveva regalato lui, la lama che rifletteva la luce, e quello si interruppe.
-Non costringermi ad usarlo.- sibilò.  –Ora voltati.- ordinò ed il tatuatore obbedì.
Dopo un paio di secondi, la ragazza si levò la maglia e, veloce, si distese prona sul lettino e sciolse il reggiseno.
-Girati.-
Di nuovo, l’uomo obbedì, le si avvicinò e le passò un panno sulla schiena. Nonostante la stoffa fosse calda, il Genin sentì un brivido percorrerle la schiena. Aspettò che quello iniziasse ma non lo fece.
-Che c’è?- domandò, la voce che le tremava leggermente.
-Hai i muscoli troppo contratti. Senti ragazzina, ti stai facendo sotto per la paura, smettila di giocare a fare il grande Jonin e torna dal tuo sensei.-
 Il ninja si indispettì: era vero, aveva una fifa blu -odiava gli aghi-  ma quello per lei non era un gioco.
-Senti un po’ tu invece, ti pago per fare il tuo lavoro non per sputare sentenze a tutta farza, quindi adesso chiudi il becco, io mi rilasso e tu fai quello che devi fare, okay?-
Senza aspettare risposta, Arya fece tre grandi respiri e tentò di sciogliere i muscoli.  –Sono pronta.- disse chiudendo gli occhi, per evitare di vedere quegli arnesi poco rassicuranti.
Di nuovo l’uomo le passò il panno sulla schiena e questa volta la ragazza sentì solo un lieve formicolio. Cercò di pensare ad altro mentre il tatuatore le incideva ripetutamente la pelle con gli aghi ma fu inutile e si limitò a sperare che quella tortura finisse il più in fretta possibile. Dopo quella che le sembrò un’eternità, il tatuatore posò gli aghi e le tamponò la schiena con il panno.L’Elphi sentì una fitta lancinante che le mozzò il respiro ma non emise nemmeno un lamento.
-Ho finito.- le annunciò.  –Se vuoi vederlo, lo specchio è lì.- disse, indicandole una parete della stanza.
Con cautela, la ragazza si alzò, premendosi al contempo la maglietta contro il petto,  la schiena che protestava ad ogni movimento,  e si diresse verso la superficie riflettente. Quando vide il tatuaggio, rimase sbalordita: le sembrava stupendo. Sulla schiena, una per spalla, v’erano due grandi ali d’acquila semiaperte. Nonostante l’omaccione le stesse parecchio antipatico, dovette ammettere che la sua fama era davvero meritata perchè aveva fatto un ottimo lavoro: sebbene fossero rigate dal sangue che ancora le colava dalle ferite, le due ali sembravano così reali che Arya si aspettava di vederle spalancarsi da un momento all’altro.
-Almeno ce l’hanno un significato?- le domandò il tatuatore.
Certo che ce l’avevano, era proprio per quello ciò che simboleggiavano che le aveva tanto desiderate. Aveva dato all’uomo la foto di un’ala di Gaart perché gliene riproducesse due identiche sulla schiena: lui era il suo compagno e le sarebbe sempre stato accanto, qualsiasi cosa sarebbe successa. Erano aperte a metà perché aveva compreso due cose importanti. Aveva finalmente capito che ricercare la vendetta non avrebbe riportato in vita i morti ed aveva trovato un scopo, seppur  momentaneo: riparare allo sbaglio che aveva fatto un anno e mezzo prima e riportare Sasuke a Konoha. Quando in fine, avrebbe trovato la propria strada, le ali si sarebbero spalancate. In quel momento, sporche di sangue, incarnavano alla perfezione il lungo e doloroso cammino che l’aveva portata a quelle consapevolezze.
Si accorse che l’uomo la stava fissando, interrogativo.
-Sì.- rispose finalmente e nella voce si rifletterono tutta la gioia e la determinazione da cui era animata.
 

                                                                                    FINE

E questo è quanto, spero vi sia piaciuto e lasciate una recensione, anche piccola =)
Sto pensando ad un continuo ma per adesso è solo un'idea =)

 



 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=784354