Le Favole di Casa

di kutinjiu
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Volpe e la Pantera ***
Capitolo 2: *** Il Lupo e l'Agnello ***
Capitolo 3: *** La Rana ed il Bue ***
Capitolo 4: *** Il Vento ed il Sole ***
Capitolo 5: *** La Volpe e la Cicogna ***
Capitolo 6: *** Il Cacciatore e la Driade ***
Capitolo 7: *** Il Leone ed il Mouse ***
Capitolo 8: *** Il Nascondino dei Sentimenti ***
Capitolo 9: *** Bonus * La Malattia degli Orsetti Coccoloni ***
Capitolo 10: *** Il Coccodrillo e l'Icneumone ***
Capitolo 11: *** Il Cammello ed il Dromedario ***
Capitolo 12: *** Il Granchio e la Volpe ***
Capitolo 13: *** Il Corvo e la Volpe ***
Capitolo 14: *** Il Corvo Truzzo ***
Capitolo 15: *** Il Tordo ***
Capitolo 16: *** La Pizzeria ed il Kebab ***
Capitolo 17: *** La Cornacchia ed il Whisky ***
Capitolo 18: *** La Pulce ed il Bue ***
Capitolo 19: *** L'Asinello ed il Leone ***
Capitolo 20: *** L'Orso, il Leone e la Volpe ***
Capitolo 21: *** Gli Scout e l'ACR ***
Capitolo 22: *** La Tartaruga ed Achille ***
Capitolo 23: *** La Volpe ed i Raggi UVA ***
Capitolo 24: *** I Neri ed i Bianchi ***
Capitolo 25: *** L'Azienda e l'Investitore ***
Capitolo 26: *** Il Vigile ed il Motociclista ***
Capitolo 27: *** Il Serpentello ed il Niubbo ***
Capitolo 28: *** Il Pescatore che Batteva (l'Acqua) ***



Capitolo 1
*** La Volpe e la Pantera ***


La Volpe e la Pantera
Qui c'è la favola originale, vi consiglio di leggerla perchè altrimenti si perde abbastanza del divertimento nel leggere la mia versione :)
Presa da http://www.lefiabe.com/esopo/volpe-pantera.htm


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Al di là di un boschetto di frassini profumati vi era un bellissimo laghetto dalle acque limpide e cristalline davanti al quale, due giovani animali accarezzati da un lieve venticello primaverile, si stavano specchiando, rimirando ciascuno il proprio portamento fiero e il colore del pelo. Si trattava di una graziosa pantera e di una volpe ugualmente carina.

"Vuoi mettere la mia figura con la tua?" Disse la pantera all'amica.
"Tu sei goffa e piccola io invece sono snella, slanciata e flessuosa. Il mio portamento è tale che perfino gli uomini usano il mio nome per indicare certe donne dal fascino aggressivo!" La volpe, dopo avere ascoltato in silenzio rispose;
"Io sarò forse meno bella e più piccola ma sono comunque più piacente e più simpatica. E poi il mio pelo è senza dubbio più folto e più caldo del tuo. A proposito di donne, se tu andassi in città vedresti quante signore si fanno belle indossando la mia pelliccia morbida, a volte rossa e altre volte argentata".
Sempre più altezzosa, la pantera ribatté: "In quanto al pelo, si, è vero, il mio è più corto ma è più lucido e splendente, inoltre nella mia famiglia c'è da sbizzarrirsi nella scelta dei colori. So di non peccare di vanità dicendo di essere molto più bella dite!"

Solo in quel momento la volpe si rese conto di essere stata al gioco di quella frivola compagna la quale badava solamente al proprio aspetto tisico, così concluse:
"Cara amica, sicuramente tu sei ammirata da tutti per la tua bellezza esteriore. Io invece sono molto più apprezzata per la mia intelligenza e la mia furbizia. Ti assicuro che sono queste le doti più importanti e non le scambierei mai con qualità puramente estetiche!"

A quelle parole la pantera non fu in grado di ribattere e non le rimase altro che tacere di fronte all'evidenza dei fatti.

L'intelligenza e la bontà sono doti interiori molto più apprezzabili della bellezza fisica.

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Una graziosa pantera ed una volpe altrettanto carina discutevano specchiandosi sul mare limpido. "Vuoi mettere la mia figura con la tua?" disse la pantera alla volpe. "Tu sei bassa e grassa, io sono snella, slanciata e flessuosa. Il mio portamento è tale che perfino gli uomini usano il mio nome per indicare certe donne dal fascino aggressivo, se non optano per chiamarle più semplicemente: stronze". La volpe, dopo aver ascoltato in silenzio, rispose; "Io sarò forse meno bella e più piccola, se non contiamo i tacchi, ma sono comunque più piacente e simpatica. E poi i miei capelli sono senza dubbio più folti e con meno doppie punte dei tuoi. A proposito di donne, se tu andassi in città vedresti quante vecchie si fanno belle indossando la mia pelliccia morbida, a volte rossa e altre volte argentata e altre volte ancora taroccata". Sempre più altezzosa, la pantera ribattè: "In quanto ai capelli, sì, è vero, i miei sono un parrucchino, ma c'è da sbizzarrirsi nella scelta dei colori. Dicendo di essere molto più bella di te so di non peccare di vanità, ma solo di superbia!". Solo in quel momento la volpe si rese conto di essere stata al gioco di quella frivola compagna, la quale badava solamente al proprio aspetto fisico, così concluse: "Cara amica, sicuramente tu sei ammirata da tutti per la tua bellezza esteriore. Io invece sono molto più apprezzata per la mia intelligenza e furbizia, oltre che per la facilità con cui mi concedo. Ti assicuro che sono queste le doti più importanti e non le scambierei mai con qualità puramente estetiche!". A quelle parole la pantera prese il cellulare, compose un numero e dopo 5 minuti Briatore venne a prenderla con il suo Yacht. Morale: l'intelligenza e la bontà sono doti interiori molto più apprezzabili della bellezza fisica, ma solo per i disgraziati senza soldi e brutti.

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Capitolo 2
*** Il Lupo e l'Agnello ***


Il Lupo e l'Agnello C'era una volta un lupo di nome Jim, un patito della palestra che allenava ogni giorno vicino ad un fiume per avere una forma perfetta. Un giorno vide un agnello che era dentro al fiume e faceva ginnastica, allora gli chiese cosa stesse facendo. Quello gli rispose che stava facendo un corso di ginnastica in acqua. Allora il lupo irato gli ordinò di smettere di sporcare la sua acqua; l'agnello affermò che l'acqua non era sua ma la bestia feroce rispose che era AcquaJym e lo divorò. La famiglia dell'agnello denunciò il fatto e prese tutti i soldi del lupo, che afflitto dalla povertà si imbarcò e divenne un lupo di mare. Gli agnelli non sapendo che farsene del denaro, lo investirono in una azienda italiana che era in bancarotta e costava poco. E così gli Agnelli divennero i dirigenti della Fiat.

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Capitolo 3
*** La Rana ed il Bue ***


La Rana ed il Bue C'era una volta una rana che voleva essere sempre al centro dell'attenzione e quindi si vestiva con abiti alla moda, insomma aveva molto stile. Un giorno vide un bue, notando la sua stazza la rana si rese conto di essere molto bassa e non voleva sfigurare. Provò a mettersi i tacchi, a mettersi sulle zone più in alto o a saltare ma era sempre più bassa del bue. A quel punto provò ad inspirare profondamente per gonfiarsi e sovrastare il bue. Arrivata a metà della sua stazza, tutta l'aria le andò nel cervello e la fece impazzire... A quel punto la rana divenne un'artista ed ebbe un'illuminazione, si mise a dipingere ed inventò la prospettiva. In questo modo riuscì sempre a spiccare sugli altri dato che si poneva in primo piano e raffigurava il resto alle sue spalle. Il copyright dei consigli sull'aumentare la statura contenuti in questa storia è stato acquistato da Berlusconi.

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Capitolo 4
*** Il Vento ed il Sole ***


Il Vento ed il Sole Originale (http://www.lefiabe.com/esopo/ventosole.htm)


Un giorno il vento e il sole cominciarono a litigare.
Il vento sosteneva di essere il più forte e a sua volta il sole diceva di essere la forza più grande della terra.
Alla fine decisero di fare una prova.
Videro un viandante che stava camminando lungo un sentiero e decisero che il più forte di loro sarebbe stato colui che sarebbe riuscito a togliergli i vestiti .
Il vento, così, si mise all'opera : cominciò a soffiare ,e soffiare , ma il risultato fu che il viandante si avvolgeva sempre più nel mantello.
Il vento allora soffiò con più forza , e l'uomo chinando la testa si avvolse un sciarpa intorno al collo.
Fu quindi la volta del sole, che cacciando via le nubi, cominciò a splendere tiepidamente.
L'uomo che era arrivato nelle prossimità di un ponte , cominciò pian piano a togliersi il mantello.
Il sole molto soddisfatto intensificò il calore dei suoi raggi , fino a farli diventare incandescenti.
L'uomo rosso per il gran caldo, guardò le acque del fiume e senza esitare si tuffò .
Il sole alto nel cielo rideva e rideva!!
Il vento deluso e vinto si nascose in un luogo lontano.



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Un giorno il Vento ed il Sole si misero a litigare. Il Vento sosteneva di essere il più forte ed a sua volta il Sole diceva di essere la forza più grande della Terra, anche il Sole si trova nello spazio.
Alla fine decisero di fare una prova. Videro un viandante che camminava per la strada e decisero che il più forte di loro sarebbe stato quello a togliergli i vestiti. Il Vento si mise a soffiare e soffiare ma il risultato fu che il viandante si avvolgeva sempre più nel mantello e 2 porcellini persero la casa. Quando il Vento soffiò al massimo, il viandante volò fino al Paese di Oz. Fu quindi la volta del Sole che splendendo mandò via le nuvole ed alzò di molto la temperatura. Il viandante allora si tolse i vestiti e rimase nudo da quanto era caldo. Allora il Sole lo vide e capì di essere omosessuale. Il Vento sparse la notizia ai quattro venti ridendo, il Sole scappò via in un luogo lontano e tornò solo molto tempo dopo, quando aveva imparato ad accettare se' stesso. Nel frattempo sulla Terra si era estinta ogni forma di vita.

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Capitolo 5
*** La Volpe e la Cicogna ***


La Volpe e la Cicogna Originale: http://www.letturegiovani.it/Esopo/Lavolpeelacicogna.htm


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La volpe e la cicogna erano buone amiche. Un tempo si vedevano spesso, e un giorno la volpe invitò a pranzo la cicogna; per farle uno scherzo, le servì della minestra in una scodella poco profonda: la volpe leccava facilmente, ma la cicogna riusciva soltanto a bagnare la punta del lungo becco e dopo pranzo era più affamata di prima.
- Mi dispiace - disse la volpe - La minestra non è di tuo gradimento?
- Oh, non ti
preoccupare: spero anzi che vorrai restituirmi la visita e che verrai presto a pranzo da me - rispose la cicogna.
Così fu stabilito il giorno in cui la volpe sarebbe andata a trovare la cicogna.
Sedettero a tavola, mai i cibi erano preparati in vasi dal collo lungo e stretto nei quali la volpe non riusciva ad infilare il muso: tutto ciò che poté fare fu leccare l'esterno del vaso, mentre la cicogna tuffava il becco nel brodo e ne tirava fuori saporitissime rane.
- Non ti piace, cara, ciò che ho preparato?
Fu così che la volpe burlona fu a sua volta presa in giro dalla cicogna.



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C'era una volta un cicogna che stava giocando a nascondino, cercando di sfuggire a chi era di turno cadde in un buco e si salvò urlando "Tana!". Così fece amicizia con al volpe che abitava in quella tana che la invitò a pranzo. La volpe però mise il cibo su delle ciotole, la cicogna non riusciva a mangiare bene dai piatti nemmeno al ristorante cinese con le bacchette, figurarsi con il becco e basta. Per ricambiare lo sfavore la invitò a sua volta a casa. Passate davanti ad una stanza sentirono dei pianti e dei gemiti ma la cicogna rassicurò la volpe che li non c'era nulla e si immaginava solo i suoni. A pranzo il cibo venne servito in piatti allungati, in pratica in bicchieri, e la volpe fece molta fatica a mangiare. Dopo tentativi vani la volpe si assentò con la scusa di andare in bagno restando afk per 10 minuti. Tornata, se ne andò via dopo poco affermando di essere sazia. La cicogna la invitò più volte a pranzo ma non riuscì mai a lasciarla affemata e ci rinunciò dopo molti tentativi. Quando finirono le sue ferie, la cicogna tornò a lavorare ed entrata nella stanza dove c'erano i bambini che doveva consegnare alle famiglie li trovò tutti morti, divorati dalla volpe. E questa è la storia del delitto di CiCogne.

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Capitolo 6
*** Il Cacciatore e la Driade ***


Il Cacciatore e la Driade Questa volta la favola non è basata su nulla quindi niente noiosa lettura prima di quella divertente XP


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Un tale passava per una foresta per cacciare dei cervi, quella infatti era la famosa foresta di Cervood. Arrivato in prossimità di un lago scuro e profondo, vide una fanciulla aggraziata e splendida che sedeva in una radura. Rimase incantato dalla sua bellezza ed iniziò un discorso a caso giusto per attaccare bottone: "Mia Signora, è venuta ad ammirare i cervi leggiadri di questa foresta frondosa?" Lei rispose "Mio Cavaliere, mi sto dilettando nel guardare la natura. Ma immagino lei sia un cacciatore come tutti gli altri che sono passati, dunque la prego se ne vada, io amo gli animali, sono anche vegetariana ed una socia del wwf quindi non tollero le persone come lei." L'uomo ringraziò la sua incapacità nella caccia e, infatti non catturava mai nulla e doveva comprare la carne nel mercato quando tornava dalla sue battute fallite. Dunque i due conversarono a lungo e si innamorarono. Lei gli rivelò di essere la driade guardiana di quel lago e lo pregò di seguirla nella sua dimora in fondo al lago. Lui accettò, preso dalla follia amorosa, ed allora la fanciulla iniziò a trascinarlo nell'abisso in cui viveva. Mentre si immergeva sempre più a fondo sentiva che l'amato la stringeva con forza crescente e dopo qualche minuto le diede un tenero bacio. Dopo di ciò la stretta si allentò e si lasciò trascinare docilmente da lei. Arrivati nella dimora, la fanciulla si girò felice per guardare l'uomo e si rese conto che era morto. Il suo amore per lei era stato talmente grande ed insensato da lasciarsi annegare piuttosto che fare un dispiacere alla sua amata. La driade pensò: "Ma come ho fatto ad innamorarmi di questo idiota?!"

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Capitolo 7
*** Il Leone ed il Mouse ***


Il Leone ed il Mouse Il leone era il re della foresta, però non riusciva a dare ordini ovunque. Allora decise di comprare dei computer e dare ordini tramite internet. Aveva cominciato a navigare con la tastiera però, mentre era su un sito per scaricare musica con emule, spuntò un pop-up che non riusciva a chiudere con alt-f4. Rimasto intrappolato nella Rete di Internet, chiese aiuto su un forum ma gli consigliarono di resettare il pc o di chiamare la microsoft... il leone provò ma con pochi risultati. Per fortuna un mouse passava di là e vedendo il re delal foresta in difficoltà si avvicinò. Tuttavia mentre si avvicinava, ed il leone lo ringraziava di cuore del suo aiuto, tirò fuori una pistola ed un cappello da pirata, minacciandolo lo derubò e se ne andò via contento. Morale: La pirateria informatica è un REATO. 

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Capitolo 8
*** Il Nascondino dei Sentimenti ***


Il Nascondino dei Sentimenti Non è esattamente una favola ma vabbe' >.>


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Raccontano che un giorno si riunirono in un luogo della terra tutti i sentimenti e le qualita' degli uomini. Quando la noia si fu presentata per la terza volta, la pazzia, come sempre un po' folle propose: "Giochiamo a nascondino!" L'interesse alzò un sopracciglio e la curiosità senza potersi contenere chiese: "A nascondino? Di che si tratta?" "E' un gioco, - spiego la pazzia - in cui io mi copro gli occhi e mi metto a contare fino a 1000000 mentre voi vi nascondete e, quando avrò terminato di contare, il primo di voi che scopro prendera' il mio posto per continuare il gioco." L'entusiasmo si mise a ballare, accompagnato dall'euforia. L'allegria fece tanti salti che finì per convincere il dubbio e persino l'apatia alla quale non interessava mai niente... Però non tutti vollero partecipare. La verita' preferi' non nascondersi. Perché, se poi alla fine tutti la scoprono?
La superbia pensò che fosse un gioco molto sciocco (in fondo cio' che le dava fastidio era che non fosse stata una sua idea) e la codardia preferi' non arrischiarsi. "Uno, due, tre..." - cominciò a contare la pazzia. La prima a nascondersi fu la pigrizia che si lasciò cadere dietro la prima pietra che trovò sul percorso. La fede volò in cielo e l'invidia si nascose all'ombra del trionfo che con le proprie forze era riuscito a salire sulla cima dell'albero piu' alto. La generosita' quasi non riusciva a nascondersi.
Ogni posto che trovava le sembrava meraviglioso per qualcuno dei suoi amici. Che dire di un lago cristallino? Ideale per la bellezza. Le fronde di un albero? Perfetto per la timidezza. Le ali di una farfalla? Il migliore per la volutta'. Una folata di vento? Magnifico per la liberta'. Cosi la generosita' fini per nascondersi in un raggio di sole. L'egoismo, al contrario trovo subito un buon nascondiglio, ventilato, confortevole e tutto per se'. La menzogna si nascose sul fondale degli oceani (non è vero, si nascose dietro l'arcobaleno). La passione e il desiderio al centro dei vulcani. L'oblio...non mi ricordo...dove? Quando la pazzia arrivò a contare 999999 l'amore non aveva ancora trovato un posto ove nascondersi poiché li trovava tutti occupati, finche scorse un cespuglio di rose e alla fine decise di nascondersi tra i suoi fiori. "Un milione!" -contò la pazzia. E comincio a cercare. La prima a comparire fu la pigrizia, solo a tre passi da una pietra. Poi udi' la fede, che stava discutendo con Dio su questioni di teologia, e sentì vibrare la passione e il desiderio dal fondo dei vulcani. Per caso trovò l'invidia e poté dedurre dove fosse il trionfo.
L'egoismo non riusci' a trovarlo. Era fuggito dal suo nascondiglio essendosi accorto che c'era un nido di vespe. Dopo tanto camminare, la pazzia ebbe sete e nel raggiungere il lago scoprì la bellezza. Con il dubbio le risultò ancora piu' facile, giacchè lo trovò seduto su uno steccato senza avere ancora deciso da che lato nascondersi. Alla fine trovò un po' tutti: il talento nell'erba fresca, l'angoscia in una grotta buia, la menzogna dietro l'arcobaleno e infine l'oblio che si era gia' dimenticato che stava giocando a nascondino. Solo l'amore non le appariva da nessuna parte. La pazzia cercò dietro ogni albero, dietro ogni pietra, sulla cima delle montagne e quando stava per darsi per vinta scorse il cespuglio di rose e cominciò a muoverne i rami. Quando, all'improvviso, si udi' un grido di dolore: le spine avevano ferito gli occhi dell'amore...! La pazzia non sapeva piu' che cosa fare per discolparsi; pianse, pregò, implorò, domandò perdono e alla fine gli promise che sarebbe diventata la sua guida. Da allora, da quando per la prima volta si giocò a nascondino sulla terra, l'amore è cieco e la pazzia sempre lo accompagna.


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Un giorno tutti i sentimenti e le qualità degli esseri umani si riunirono a giocarei in un giardino. L'ovvietà 8dato che è scritto nel titolo) propose di giocare a nascondino, l'esuberanza urlò eccitata per 5 ore ed alla fine tutti acconsentirono. La pazzia doveva contare fino a mille e poi avrebbe cercato gli altri. Mentre in lontananza contava "1...2...3...4...JUMANJIIIIII...57..."
tutti si nascosero.
La codardia scappò immediatamente sperando non uscisse il cacciatore della giungla.
La verità preferì non nascondersi, e perse subito. Perchè mai dare retta alla cose stupide che suggeriva di fare?
La fede si aggrappò stretta al dito di un passante.
L'invidia si nascose dentro un computer.
L'altruismo trovò nascondigli per tutti i suoi amici e poi non trovandone altri per sè divenne egoismo e scrisse tutti i posti degli altri in un foglio che consegnò alla pazzia.
La menzogna dichiarò di essere il dubbio ed il dubbio non sapeva se fosse vero.
Alla fine mancava solo l'amore. Lo cercarono ovunque.
Lo trovarono in fondo ad un dirupo, in mezzo ad un cespuglio di rose.
Dato che l'amore era morto non sapevano più cosa fare. Allora per compensare la sua morte, la furbizia inventò il denaro e tutti si dimenticarono dell'amore.


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Capitolo 9
*** Bonus * La Malattia degli Orsetti Coccoloni ***


La Malattia degli Orsetti Coccoloni Direi che è più un racconto lievemente umoristico però fa pur sempre parte delle storie stupide che ho raccontanto alla gente... Quindi direi di considerarla come un bonus, in quanto è fuori tema con la raccolta.


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Una volta nel mondo esisteva una terra dove tutto era una favola. La terra era di varie sfumature di rosa e vi scorrevano fiumi fatti di arcobaleno, le foglie erano di un rosso intenso e le chiome degli alberi crescevano a forma di cuore. Gli abitanti di quella terra erano gli Orsetti Coccoloni, delle creature dolci e gentili che si preoccupavano sempre degli altri prima che di se' stessi; se qualcuno era triste tutta la città fermava le sue attività e lo abbracciavano con calore finchè questo non si rendeva conto di quanti amici aveva a sostenerlo. Le orsette avevano le morbide pellicce di colori delicati  che riflettevano la loro grande sensibilità. Gli orsetti avevano le folte pellicce di colori intensi che riflettevano la loro volontà ferma ma non incapace di ammettere i propri errori. Tutti avevano la loro casetta accogliente e vivevano per conto loro, non vi erano bambini in quella terra. Un giorno però molti abitanti si ammalarono, sentivano vampate di calore, accusavano di una fitta al cuore inspiegabile e soffrivano di una grande tristezza. Nemmeno gli abbracci di gruppo riuscirono a farli stare meglio. Allora chiamarono un medico da un paese confinante affinchè scoprisse cosa avevano. Dopo una breve visita ad alcuni pazienti, il medico si mise a ridere ed disse a gran voce: "Questa non è la malattia, è semplicemente Amore!" 

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Capitolo 10
*** Il Coccodrillo e l'Icneumone ***


Il Coccodrillo e l'Icneumone Originale:


Un coccodrillo, dopo aver ucciso un uomo che dormiva sotto una palma, versa molte lacrime.
Vedi - disse un icneumone a suo figlio - il coccodrillo è¨ un ipocrita, perchè ora piange e fra poco divorerà  la sua vittima. Infatti, dopo un po', il coccodrillo si mise tranquillamente a mangiare la sua preda.
Finito il pasto si addormentò sulla sponda del fiume, a bocca aperta, per consentire ad un uccellino suo amico, chiamato Trochilo, di entrar dentro a beccare gli avanzi rimastigli tra i denti.
Stuzzicato piacevolmente dal diligente uccellino, il coccodrillo, nel sonno, apri ancora di più le sue poderose mascelle. Allora l'icneumone disse a suo figlio: Ora stai bene attento. E' così che si uccidono i traditori. E, presa la rincorsa, si precipitò nella bocca del coccodrillo infilandosi alla svelta giù per la gola.
Da quella passò nello stomaco, glielo sfondò con i denti aguzzi, quindi entrò nell'intestino facendo altrettanto. Il coccodrillo, svegliato di soprassalto, incominciò a rotolarsi per terra in preda al dolore, urlò sentendosi strappare le viscere, finchè, dilaniato dall'icneumone, restò a pancia all'aria, stecchito.



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Un coccodrillo, dopo aver ucciso un uomo che dormiva sotto una palma, il quale a quanto pare non aveva notato di essere in una specie di savana e vicino ad un fiume pieno di coccodrilli. Poi, non ancora sazio si recò al ristorante di un icneumone, che stava mostrando al figlio il mondo degli affari. Il rettile, dopo aver mangiato, vide arrivare il cameriere con il conto, allora si mise a piangere. Tuttavia si vedeva che erano lacrime false, allora fece finta di addormentarsi per non pagare il conto. Finì per addormentarsi sul serio, e si mise a russare con la bocca aperta. L'icneumone disse al figlio "Ora vedrai come si puniscono i clienti che non pagano!" Intanto un uccellino si era posato sul capo del coccodrillo per scroccargli gli avanzi attorno ai denti, povero uccellino, la crisi economica l'aveva ridotto proprio male. L'icneumone prese la ricorsa e si precipitò nella bocca del coccodrillo, infilandosi dentro. Il coccodrillo, infastidito dall'uccellino e dall'animale in nocca, si svegliò e deglutì di riflesso. L'icneumone venne inghiottito ed ucciso dai succhi gastrici. Il coccodrillo allora ordinò al nuovo padrone del ristorante, il dessert e quando il piccolo icneumone giunse per l'ordine, se lo mangiò. Poi si mise a piangere, gli dispiaceva che l'icneumone non avesse una moglie o altri figli. Gli sarebbe piaciuto moltissimo divorare anche loro. Purtroppo l'animale era indigesto e da quel momento non riuscì più a parlare poichè degli ossicini gli avevano bloccato le corde vocali. E' per questo che nessun osa il verso del coccodrillo. Il fatto che nessuno sa cosa sia un icneumone invece deriva dalla vostra ignoranza.

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Capitolo 11
*** Il Cammello ed il Dromedario ***


Il Cammello ed il Dromedario

Due muli camminavano sotto il peso delle some: uno portava ceste colme di denaro, l'altro sacchi rigonfi di orzo. Il primo, quello dal carico prezioso, procede a testa alta e scuote con il collo la sonagliera tintinnante; il compagno lo segue con passo tranquillo e placido. All'improvviso i briganti piombano addosso sbucando da un'imboscata e nella mischia feriscono il mulo a colpi di spada, arraffano i soldi e trascurano l'orzo di nessun valore. Allora mentre il mulo depredato piangeva la sua sorte, l'altro disse: "Sì, io sono proprio contento di essere stato trascurato, perché non ho perso nulla e non ho subito nessuna ferita". Questo prova che la povertà mette l'uomo al sicuro; le grandi ricchezze sono esposte ai pericoli.


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Due muli camminavano sotto il peso delle some: uno portava ceste colme di denaro, l'altro sacchi rigonfi di orzo. Il primo, quello dal carico prezioso, procede a testa alta e scuote con il collo la sonagliera tintinnante; il compagno lo segue con passo tranquillo e placido. All'improvviso i briganti piombano addosso sbucando da un'imboscata e nella mischia feriscono il mulo a colpi di spada, arraffano i soldi e trascurano l'orzo di nessun valore. Allora mentre il mulo depredato piangeva la sua sorte, l'altro disse: "Sì, io sono proprio contento di essere stato trascurato, perché non ho perso nulla e non ho subito nessuna ferita". Questo prova che la povertà mette l'uomo al sicuro; le grandi ricchezze sono esposte ai pericoli.
Un cammello ed un dromedario camminavano sotto il peso delle some: il dromedario portava ceste piene di merce preziosa, mp3, ipad, computer e televisori al plasma, infatti erano molto ricco grazie al suo lavoro di gobba al telegiornale, il cammello invece portava sacchi rigonfi di orzo. Il primo, quello dal carico prezioso, procede a testa alta con al collo la sua catenina d'oro tintinnante; il compagno lo segue con passo tranquillo ed attento, poichè non poteva permettersi un gps, a differenza dell'altro. All'improvviso, mentre attraversano un deserto, dei briganti piombano loro addosso sbucando da un'imboscata con i loro cammelli bardati da guerra, vedendo il dromedario ricco, lo depredarono e ferirono gravemente, invece essendo l'altro un cammello come loro e non avendo un carico prezioso lo lasciarono stare. Il dromedario, morente, gli confessò dove aveva lasciato il resto del suo denaro, poichè il cammello era stato l'unico amico mai avuto. Il cammello allora si diresse verso la sua meta con una nuova speranza, inoltre il suo piano era di aspettare che il dromedario si dichiarasse gay come tutti i personaggi televisivi, poi di sedurlo e di divorziare per rubargli metà dei soldi, in questo modo aveva risparmiato tempo e fatica. Purtroppo passò per un villaggio nel mezzo di una carestia quindi gli rubarono l'orzo e lo uccisero per mangiarselo.


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Questa la dedico a Boin a cui piaceva la parte dei cammelli bardati da guerra...

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Capitolo 12
*** Il Granchio e la Volpe ***


Il Granchio e la Volpe Quel giorno un paffuto granchio arancione, era proprio di ottimo umore. Se ne andava passeggiando allegramente per la spiaggia riscaldata dal sole, canticchiando la sua canzoncina preferita, una vecchia serenata imparata chissà dove. Egli si vantava spesso con gli altri abitanti del mare, della sua capacità di poter vivere tranquillamente sia dentro che fuori dall'acqua. E quelli, senza nascondere un pizzico d'invidia, lo osservavano camminare tranquillamente sulla terraferma. Ogni volta però, il buon granchio riportava ai suoi amici pesci un grazioso ricordino delle sue escursioni. Ma quel mattino egli non ne voleva proprio sapere di rientrare in acqua. Il cielo era tanto limpido e sereno da attirare l'ammirazione anche dei più indifferenti. Per questo il granchietto continuò la sua lunga passeggiata.
Nello stesso giorno, una giovane volpe insoddisfatta per la scarsità del suo pranzo quotidiano, si aggirava affamata per la spiaggia in cerca di qualcosa da mettere sotto i denti. Camminava molto arrabbiata con se stessa per l'incapacità dimostrata a procurarsi del cibo quando vide, quasi per caso, l'ignaro granchio fermo sulla sabbia a contemplare il paesaggio.
La volpe gli si avvicinò curiosa e con un balzo gli piombò proprio davanti. Il povero granchio si prese uno di quegli spaventi memorabili che rimangono bene impressi nei nostri ricordi per tuffa la vita e, cercando di indietreggiare si riparò con le zampine.
La volpe era decisa e pronta a mangiarselo in un sol boccone pur non sapendo bene di che animale si trattasse. Fortunatamente il granchio, riavutosi dalla paura, riuscì a respingere il suo nemico sfoderandogli le sue terribili tenaglie e pungendogli il muso. Dopo la fuga della volpe sconfitta, il granchio si tuffò in acqua e andò a raccontare la sua brutta avventura agli amici spiegando quanto fosse più sicuro vivere nel mare!
Le persone che affrontano situazione nuove senza averne l'esatta conoscenza finiscono sempre nei guai.


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Un granchio stava passeggiando per la spiaggia. Gli altri pesci erano invidiosi di questa cosa, però potevano dire solo "gluglu" quindi lui se ne fregava. In compenso portava sempre un souvenir per aumentare la loro invidia, però a quanto pare non gradivano le conchiglie o le stelle marine essicate che trovava nei negozi. Dopo essere stato su un pontile, vide un bambino che voleva metterlo in un secchiello e dunque si rifugiò in una bar. Nel bar c'era una volpe che sembrava interessata a lui e lo guardava intensamente. Ad un certo punto gli si mise vicino chiedendogli "Di che segno sei?" per iniziare un discorso. Poi gli offrì di trascorrere un po' di tempo insieme, magari nella camera del suo hotel. Il granchio, pensando all'invidia degli altri accettò volentieri. La volpe si distese sul letto ma quando vennero ai fatti, dato che non se ne intendeva molto di creature terrestri e non l'aveva notato prima, scoprì che erano entrambi maschi. Allora il granchio la minacciò di cose inenarrabili con le sue tenaglie e riuscì a tornare nel mare. La volpe andò dai suoi amici piangendo e, data la loro curiosità, disse: "Ho preso un granchio".

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Capitolo 13
*** Il Corvo e la Volpe ***


Il Corvo e la Volpe

Un corvo aveva rubato un pezzo di carne ed era andato a posarsi su di un albero. Lo vide la volpe e le venne voglia di quella carne. Si fermò à suoi piedi e cominciò ad adularla, facendo grandi lodi del suo corpo perfetto e della sua bellezza, della lucentezza delle sue penne, dicendo che nessuno era più adatto dì lui ad essere il re degli uccelli, e che lo sarebbe diventato senz'altro, se avesse avuto la voce.
Il corvo, allora, volendo mostrare che neanche la voce gli mancava, si mise a gracchiare con tutte le sue forze, e lasciò cadere la carne
La volpe si precipitò ad afferrarla e beffeggiò il corvo soggiungendo: " Se, poi, caro il mio corvo, tu avessi anche il cervello, non ti mancherebbe altro, per diventare re ".


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Una gazza ladra aveva rubato un diamante enorme e preziosissimo. Il corvo, che aveva visto la scena, andò dalla polizia ed ottenne di essere inserito nella protezione testimoni dato che la gazza aveva amici potenti. Dopo la retata per catturarla, svoltasi appena prima dell'alba, cioè appena la ladra tornava con la nuova refurtiva, i poliziotti si fermarono a casa del corvo per informarlo e mentre discutevano su dove mettere il diamante temporaneamente al sicuro, lo appoggiarono su un tavolo. Discussero a lungo, finchè il sole spuntò e brillò nel cielo. Un raggio solare colpì il diamante che emise un raggio di luce concentrato, questo colpì i poliziotti che esplosero in una deflagrazione arcobaleno. Il corvo allora, pensando che nessuno gli avrebbe creduto, prese il diamante e scappò furtivamente in un altro paese, senza accorgersi di star devastando le città con i raggi letali. In Svizzera si fece una nuova vita, lì la gente apprezzava le sue qualità: i soldi e la riservatezza su come li aveva ottenuti. Mentrereggeva con il becco il diamante per valutare il suo valore,  una volpe passò per la sua nuova casa, situata su un albero, e vedendolo, bramosa, lo volle per sè. Allora si fermò ed iniziò ad elogiarlo, proclamando quanto fosse bella la quarta piuma in basso dell'ala destra, chiedendogli da quanti nazisti avesse preso il suo patrimonio (dovevano essere molti, visto quanto era ricco e potente!), quanto fosse umile dato che non rispondeva ai suoi elogi. Non ottenendo risultati continuò a descrivere la sua bellezza per ore, finchè il corvo spazientito le urlò dietro insulti. Allora il diamante gli cadde dal becco e finì in testa alla volpe, rompendogli il cranio. Il corvo allora chiamò preoccupato la Lega Protezione Ricchi, dato che ora con i soldi aveva fatto buone conoscenze. Purtroppo non ottenne di far approvare una legge per favorirlo, quindi dovette andare in luogo sicuro finchè tutto non cadesse in prescrizione o il suo avvocato non risciusse a contaminare le prove. Dunque scappò a Cuba. Lì, ripensando alle parole della volpe, si iscrisse ad un concorso di bellezza e divenne Mr. Cuba. Purtroppo un giorno, ebbe una regolare discussione con un rivale commerciale, ciò implicava una battaglia con milizie mercenarie e il corvo non riuscì a comprarsene abbastanza poichè Gheddafi le aveva reclutate tutte per una guerra. Un momento prima che il rivale lo giustiziasse, quello disse all'animale: "Se, caro il mio corvo, tu avessi partecipato anche ad  una Lobby, come io faccio parte di quella del Petrolio, non ti sarebbe mancato il denaro per i soldati".

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Capitolo 14
*** Il Corvo Truzzo ***


Il Corvo Ladro

Questa favola la dedico a Pier, sa lui il perchè XD

Sì loso, è un po' diversa dal mio tipo di ironia ma oggi mi ispirava così.

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Tempo fa un cucciolo di corvo assai vivace e irrequieto se ne andava a zonzo tutto il giorno sbirciando in faccende che non lo riguardavano. Ficcava il becco in ogni cosa e non perdeva l'occasione di fare scherzi o dispetti ad ogni animale. Quel mattino però, la sua monelleria lo spinse a compiere ciò che non avrebbe mai dovuto fare. Si intrufolò infatti in una piccola casa situata al limitare del bosco e lesto, lesto rubò un bel pezzo di carne sistemato sul davanzale della finestra spalancata. Per sua sfortuna il contadino fece in tempo ad accorgersi del furto e, senza esitare, colpì il corvo con una pietra. Ecco fatto! Il ladro fu colpito in pieno.Quel pezzo di carne gli costò caro!

Ferito e spaventato il corvetto se ne tornò al nido volando piano per il male, quindi si sdraiò sfinito tra le braccia della sua cara mamma. Questa, disperata per le condizioni del figliolo, scoppiò in lacrime sfogando la propria preoccupazione.

"Oh, mammina!" Disse il cucciolo "Prega il Signore per me affinché guarisca la mia ferita". La corva colma di tristezza rispose: "Povero piccolo mio, come puoi chiedere al Cielo un miracolo se non ti sei nemmeno pentito del male commesso?" Solo in quel momento il corvetto comprese la sua colpa e giurò a se stesso di non rubare mai più in vita sua.

Fortunatamente la ferita riportata durante la scorribanda alla fattoria si rimarginò in fretta e il cucciolo riacquistò le forze. Quando fu completamente guarito poté tornare a svolazzare tra gli alberi ma, ricordandosi della promessa fatta, da quel giorno non toccò più ciò che non gli apparteneva. Aveva imparato a sue spese il significato della parola "furto".

Gli insegnamenti appresi sulla propria pelle sono i più severi e non potranno mai essere dimenticati.

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Tempo fa un cucciolo di corvo assai vivace ed irrequieto se ne andava in discoteca tutte le notti ballando trpp bn. Beveva alcolici ad ogni canzone e non perdeva l'occasione di infilarsi i suoi occhiali speciali di plastica rosa. Quel mattino però, la sua compagnia lo portò in un posto dove non sarebbe mai dovuto andare. Si intrufolò infatti in un grande concerto dei Metallica, attirato dalle luci e dal fumo, e lesto, accese il cellulare per mettere un po' di Tecktonik e ballare tutti insieme. Per sua sfortuna, proprio in quel momento c'era il silenzio sul palco poichè i cantanti avevano rotto i loro strumenti scagliandoli a terra in un assolo particolarmente intenso. I metallari si accorsero del corvo e del resto dei truzzi e corsero verso di loro tirandogli addosso pesanti borchie di ferro. Il corvo venne colpito mentre saliva in macchina, tuttavia riuscì lo stesso a metterla in moto, poi a mettere la musica ed infine a partire. Purtroppo i metallari più vicini vennero respinti dall'onda d'urto dei bassi e non riuscirono a fermarli. Tornato alla sua discoteca preferita, la compagnia chiese al corvo se stava bene e lui rispose che lo avevano ferito alla maglietta, infatti era tutta strappata, e lui l'aveva pagata un sacco di soldi. La compagnia, disperata per le condizioni del vestito griffato, scoppiò in lacrime sfogando la propria preoccupazione in un ballo sfrenato. Tornato a casa, il corvo disse: "Oh, mammina! Prega il Signore affinchè tu riesca a ricucire bene la mia maglia". La mamma colma di tristezza rispose: "Povero piccolo mio, come puoi chiedere al Cielo un miracolo se tieni il volume della musica così alto sul cellulare? Non riesco nemmeno io a sentire bene ciò che dici." Solo in quel momento il corvo comprese la sua colpa e giurò a se' stesso di non ballare più in vita sua. Fortunatamente la maglietta l'aveva comprata in spiaggia dai venditori ambulanti e quindi aveva ancora soldi per comprarsi delle luci rosa da mettere sotto la sua macchina. Quando fu completamente guarito dal trauma potè tornare a girare con la sua compagnia ma, ricordandosi della promessa fatta, da quel giorno non andò più ad un concerto di metallari. Aveva imparato a sue spese il significato della parola "truzzo". Gli insegnamenti appresi sulla propria pelle sono i più severi e non potranno mai essere dimenticati a meno che non ci sia una luce stroboscopica, in quel caso devi seguirla per forza!

 

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Capitolo 15
*** Il Tordo ***


Il Tordo


Il caldo nido della mamma accoglieva dentro sé quattro bellissimi tordi appena nati. I piccoli aspettavano costantemente il cibo con il beccuccio spalancato fiduciosi di ciò che la loro premurosa madre gli avrebbe portato e accogliendola sempre con gridolini di gioia. L'unico a non essere soddisfatto era il più grandicello dei fratellini. Egli pretendeva qualcosa di meglio per placare la propria fame. Quei vermicelli e quelle bacche marce che la solerte mamma gli portava ogni giorno non andavano certo bene per soddisfare un palato fino come il suo!
Quando giunse finalmente all'età giusta per poter volare e procurarsi il cibo che desiderava, il tordo si allontanò dal nido e così si diede subito da fare per cercare prelibate leccornie. Cominciò a svolazzare da una pianta all'altra arricciando il becco disgustato alla vista di insulse bacche o frutta appassita. Durante uno dei suoi giri d'ispezione però, il tordo capitò su una rarissima pianta di mirto. Attirato da quella prelibatezza, l'uccellino si tuffò tra i suoi rami e fece una bella scorpacciata. Soddisfatto per l'ottimo cibo, decise di tornare in quel luogo anche il mattino successivo. Con quel proposito nel cuore rientrò nel suo nido senza accorgersi di essere stato spiato da un uccellatore! Quest'uomo appassionato di volatili, notando la predilezione che il tordo aveva per quella pianta, spalmò di nascosto un po' di vischio su alcuni rami. Il giorno seguente il giovane tordo volò sicuro verso la pianta di mirto pronto a farsi una nuova scorpacciata, ma appena posò le zampine sui rami rimase imprigionato dalla sostanza collosa. Terrorizzato egli cominciò a piangere e gridare così forte che fu possibile udire la sua voce a miglia di distanza. Fortunatamente prima dell'arrivo dell'uccellatore la mamma accorse dal suo figliolo riuscendo con pazienza a liberargli le zampine e a riportarlo al nido.
Questa volta il tordo se l'era vista proprio brutta a causa della sua golosità!
Molti uomini incapaci di resistere ai peccati di gola rischiano di perdere la salute e, a volte, persino la vita.


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Il caldo nido della mamma accoglieva dentro sé quattro bellissimi tordi appena nati. I piccoli aspettavano costantemente che la mamma andasse a fare la spesa per accompagnarla al supermercato e poi prendere tutte le caramelle ed il cioccolato che trovavano vicino alla cassa mentre attendeva di pagare. L'unico a non essere soddisfatto era il più grandicello dei fratellini. Egli era allergico alal cioccolata e pretendeva qualcosa di megli oda mangiare. Quelle radici e quelle bacche marce che la solerte mamma gli portava ogni giorno dal reparto frutta e verdura non andavano certo bene per soddisfare un palato fino come il suo!
Quando giunse finalmente all'età giusta per essere perseguito legalmente, il tordo si allontanò dal nido e così si diede subito da fare per cercare prelibate leccornie. Cominciò a svolazzare da una pianta all'altra arricciando il becco disgustato alla vista di insulse bacche o frutta appassita. Durante uno dei suoi giri d'ispezione però, il tordo capitò su una rarissima pianta di marijuana. Attirato da quella prelibatezza, l'uccellino si tuffò tra i suoi rami e fece una bella scorpacciata. Soddisfatto per l'ottimo cibo, decise di tenere qualche seme per coltivarne un po' da solo, dato che il luogo era distante. Con quel proposito nel cuore rientrò nel suo nido in fretta, accorgendosi di essere stato spiato da un'otaria su un monopattino! Questa creatura iniziò ad urlare in modo fastidiosissimo ed a sparare raggi laser blu e rossi dalla testa che ruotava a 360°, tuttavia l'uccello riuscì a scappare. Il giorno seguente il giovane tordo volò sicuro verso la pianta di marijuana pronto a farsi una nuova scorpacciata, ma appena posò le zampine sui rami ritornò l'otaria che in realtà era la polizia che lo inseguivai n macchina. Terrorizzato egli cominciò a piangere e gridare così forte che fu possibile udire la sua voce a miglia di distanza. Fortunatamente prima dell'arrivo della polizia la mamma accorse armata dal suo figliolo riuscendo con un fuoco di copertura a riportarlo al nido.
Questa volta il tordo se l'era vista proprio brutta a causa della sua voglia di sballo!
Molti uomini incapaci di resistere alla droga rischiano di perdere la salute e, a volte, persino la vita. Inoltre rischiano di incontrare per strada otarie molto cattive.

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Capitolo 16
*** La Pizzeria ed il Kebab ***


La Pizzeria ed il Kebab

La Primavera e l'Inverno sono due stagioni completamente opposte che non sono mai riuscite a trovare la corretta armonia per andare d'accordo. Fortunatamente esse non devono convivere, infatti, quando compare una deve umilmente ritirarsi l'altro.

Un giorno il signor Inverno si trovò faccia a faccia con la giovane signorina Primavera. L'anziana stagione, con quella sua aria sapiente prese a dire: "Mia cara amica, tu non sai essere decisa e determinata. Quando giunge il tuo periodo annuale, le persone e gli animali ne approfittano per precipitarsi fuori dalle loro case o dalle loro tane e si riversano in quei prati che tu, con tanta premura, hai provveduto a far fiorire. Essi strappano i giovani arbusti, calpestano senza pietà l'erba e assorbono ogni sorso di quel sole splendente che, col tuo arrivo diventa più caldo. I tuoi frutti vengono ignobilmente raccolti e divorati e infine, con il baccano e la cagnara che tutti fanno, non ti permettono neppure di riposare in pace. Invece io incuto timore e rispetto con le mie nebbie, il freddo e il gelo. La gente si rintana in casa e non esce quasi mai per paura del brutto tempo e così mi lascia riposare tranquillo".

La bella e dolce Primavera, colpita da quelle parole, rispose: "Il mio arrivo è desiderato da tutti e le persone mi amano. Tu non puoi nemmeno immaginare cosa significhi essere tanto apprezzati. E' una sensazione bellissima che non potrai mai provare perché con il freddo che porti al tuo arrivo anche i cuori più caldi si raggelano". L'inverno non disse più niente e si fermò a riflettere. Forse, essere ammirati ed amati dagli altri, poteva anche essere una bella sensazione.

Per ottenere rispetto ed amore non serve utilizzare la forza ed incutere paura invece i migliori risultati si ottengono con la bontà a la sensibilità.


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La Pizzeria ed il Kebab sono due venditori compleatamente opposti che non sono mai riusciti a trovare la corretta armonia per far andare d'accordo gli amici. Fortunatamente essi non devono convivedere, in fatti, quando compare uno non è mai troppo vicino all'altro. Un giorno il signor Ballargjenda si trovo faccia a faccia con il signor Gabbriele. Questo gli disse: "Mio caro, tu sai bene che gli italiani preferirà sempre la pizza. Quando arriva la moda annuale di un cibo nuovo, le persone ne approfittano per precipitarsi fuori dalle loro case e si riversano nelle piazze che tu, con tanta premura, hai provveduto con sedie e panche. Essi ordinano kebab ed altre tue specialità ma questo accadeva anche con i ristoranti cinesi ed il sushi... ora però non ci sono così tanti ristoranti cinesi come un tempo, hai notato? Quando la loro voglia si raffredda, i tuoi kebab vengono ordinati solo da pochi fedeli mentre gli altri tornano nelle pizzerie. Inoltre quando hanno imparato gli ingredienti, cominciano a pretendere quella salsa lì, non voglio l'insalata dentro, poi ti chiedono se la carne è buona con insolenza, mentre tu ti eri perfino preoccupato di sgozzare il capro nella direzione della Mecca con le preghiere rituali. Poi quando viene l'inverno, tu non hai un locale coperto dentro e nessuno vuole stare fuori a mangiare, quindi non hai quasi più clienti. Invece le pizzerie hanno ampi locali perchè rendono tanto ed in caso chiedono cibo d'asporto che mi fa guadagnare anche di più!". Il signor Ballargjenda, stupito da quel linguaggio, rispose: "No capito... vuoi kebab?". Allora il signor Gabbriele ci pensò un secondo e dato che tutti lodavano questa nuova moda del kebab accettò. Per ottenere un cliente non serve utilizzare rispetto o parlare la stessa lingua, basta che sia ingenuo... insomma basta trovare un italiano.

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Capitolo 17
*** La Cornacchia ed il Whisky ***


La Cornacchia ed il Whisky

Una cornacchia, mezza morta di sete, trovò una brocca che una volta era stata piena d'acqua. Ma quando infilò il becco nella brocca si accorse che vi era rimasto soltanto un po' d'acqua sul fondo.

Provò e riprovò, ma inutilmente, e alla fine fu presa da disperazione.

Le venne un'idea e, preso un sasso, lo gettò nella brocca.
Poi prese un altro sasso e lo gettò nella brocca.
Ne prese un altro e gettò anche questo nella brocca.
Ne prese un altro e gettò anche questo nella brocca.
Ne prese un altro e gettò anche questo nella brocca.
Ne prese un altro e gettò anche questo nella brocca.

Piano piano vide l'acqua salire verso di sé, e dopo aver gettati altri sassi riuscì a bere e a salvare la sua vita.

A poco a poco si arriva a tutto.

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Una cornacchia, mezza morta di sete, trovò un bicchiere di whisky che un tempo era pieno, tuttavia era rimasto un po' di liquido prezioso sul fondo. Ma quando infilò il becco nel bicchiere si accorse di non arrivare alla bevanda dato che era uno di quei bicchieri moderni tutti contorti e lunghi. Provò e riprovò. ma inutilmente, ed alla fine fu presa da disperazione. Guardò verso il barista ma egli era un uomo avido e non avendo soldi non poteva sperare nel suo aiuto. Le venne un'idea e, chiesto del ghiaccio per il suo drink al barista che era obbligato a portarglielo, lo gettò nel bicchiere. Poi prese un altro cubetto di ghiaccio e lo gettò nel bicchiere.Poi prese un altro cubetto di ghiaccio e lo gettò nel bicchiere. Poi prese un altro cubetto di ghiaccio e lo gettò nel bicchiere, mancandolo. Poi prese un altro cubetto di ghiaccio e lo gettò nel bicchiere, mancandolo. Ehi è difficile centrare qualcosa di trasparente con qualcosa di scivoloso ed altrettanto trasparente! Poi prese un altro cubetto di ghiaccio e lo gettò nel bicchiere. Poi prese un altro cubetto di ghiaccio e lo gettò nel bicchiere. Piano piano vide il whisky salire verso di se', e dopo aver gettato altri cubetti di ghiaccio riuscì a bere. Purtroppo però aveva ancora sete, come poteva un solo sorso salvarle la vita?? Allora guardò il bicchiere e noto che ora era pieno d'acqua, quella dei cubetti sciolti. Chiese al barista altro ghiaccio ma nel tempo che ci aveva impiegato a bere, il bar aveva chiuso e non c'era più nessuno. A questo punto, rassegnata, la cornacchia morì di sete. Un altra vittima dell'alcool. Del troppo poco alcool.


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Capitolo 18
*** La Pulce ed il Bue ***


La Pulce ed il Bue

Quel giorno una piccola pulce sembrava meno vivace del solito. Le sue minuscole alette non avevano voglia di scuotersi e le zampettine che normalmente la portavano a saltellare avanti e indietro, erano pressoché immobili. Era una pulce graziosa e nervosetta, anche se quel mattino la noia pareva essersi impossessata di lei. Per vivacizzare le sue ore decise di andare a trovare ilbue della fattoria . Il grande animale pascolava quieto nelle verdeggianti distese erbose che circondavano le stalle, scuotendo di tanto in tanto la sua lunga coda sotto i caldi raggi del sole.

Con agili piroette l'animaletto andò a posarsi davanti a lui. "Salve " Strillò con un vocino acuto. "Oh, buongiorno". Rispose gentilmente il bue avvicinando il suo grosso muso al minuscolo corpicino dell'insetto. "Sai", disse la piccolina "avevo voglia di chiacchierare con qualcuno"
"Bene, e di cosa vogliamo parlare?" Chiese il bue. "Non so..., raccontami un po' del tuo lavoro "

"Io lavoro per l'uomo e svolgo duri compiti. Il mio padrone é un contadino e per lui tiro l'aratro, obbedendo a ogni suo ordine". Spiegò il bue. "Che buffo!" Squittì la piccola pulce "Io invece non prendo ordini da nessuno e mi riposo quando ne ho voglia. L'unica cosa a cui devo fare attenzione è di non essere schiacciata dalle manacce di qualcuno. Ma tu cosa ne ricavi da tanta fatica?" Il bue, con un moto di commozione nella voce, mormorò: "Ecco vedi, quelle mani di cui tu hai paura, si trasformano per me in tenere carezze". Mentre parlava alcune lacrime di gioia gli scivolarono lungo il muso. "L'uomo apprezza il lavoro che svolgo per lui e mi ripaga con tanto affetto." La pulce, stupita dal pianto del suo amico, si allontanò piano ripensando a quanto udito. Chissà, forse quell'affetto di cui il bue parlava con tanta commozione era veramente un bel premio.

A volte è difficile comprendere come per certe persone realmente disinteressate l'affetto possa costituire la migliore ricompensa del loro operato.


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Quel giorno una piccola pulce sembrava meno vivace del solito. Le sue minuscole alette non avevano voglia di scuotersi  per farla arrivare fino al telecomando. Le zampettine che normalmente usava per cambiare canale, erano pressochè immobili, d'altronde erano finiti i suoi programmi preferiti come "C'è Posta Per Te" e "Uomini e Donne"per quel giorno e non voleva guardare programmi serii come il tg di Italia Uno. Insomma quel mattino la noia pareva essersi  impossessata di lei. Per vivacizzare le sue ore rimanenti prima di "Lucignolo", decise di andare a trovare il bue della vecchia fattoria di zioTobia. Il grande animale pascolava quieto dato che nessuno lo nominava mai nella canzone e quindi non era necessario emettesse il suo verso. Con agili piroette, viste su "Amici", l'animaletto andò a posarsi davanti a lui. "Salve" strillò con vocino acuto nell'orecchio della bestia. "Oh, buongiorno, come mai sei qui?" rispose gentilmente il bue incuriosito poichè gli avevano messo una pulce nell'orecchio. "Sai avrei voluto guardare la tv ma non fanno nulla, quindi sono venuta a parlare con te dato che non ho amici e tu sei legato alle stalle e non puoi andartene via, raccontami del tuo lavoro!". Il bue spiegò: "Io lavoro per l'uomo e svolgo duri compiti di algebra e geometria. Il mio padrone è un contadinosauri e quind ogni giorno devo numerare ciascun dinosauro secondo un ordine preciso". "Che buffo, io non faccio niente tutto il giorno ma grazie agli alimenti del mio ex-marito ed alla cassa integrazione vivo di rendita, devo solo stare attenta a non essere schiacciata dalle manacce di qualcuno". Il bue disse: "Io invece non ho paura delle mani del mio padrone perchè esse mi sfiorano con dolci carezze di gratitudine". La pulce, riflettendo sulla profondità di questa cosa, volle provare quella sensazione di affetto e chiese al bue di accarezzarla. Allora il bue mosse la sua grande zampa preso da una furia cieca ed incontrollabile la schiacciò ripetutamente, pensando che quello era veramente un bel premio dopo inappaganti anni di lavoro e fatica. A volte è difficile comprendere come per certe persone realmente disinteressate l'affetto possa costituire la migliroe ricompensa del loro operato. Ma d'altronde cavoli loro, io ho i soldi!

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Capitolo 19
*** L'Asinello ed il Leone ***


L'Asinello ed il Leone

Un asinello un po' troppo vanesio, si vantava sempre con gli altri animali, del proprio coraggio e della propria forza. Un giorno ricevette una inaspettata proposta dalpiù importante felino della foresta: il leone.

Costui disse all'asino: "Ho pensato che, in fondo, potremmo esserci di reciproco aiuto. Vorrei che tu mi aiutassi nelle battute di caccia e per questo avrei deciso di costituire una società con te" Onoratissimo, l'asinello rispose: "Sono lusingato della tua richiesta e accetto volentieri!"
Così ebbe inizio la loro collaborazione reciproca.

Una mattina, di buon ora, si incamminarono verso una caverna dove avevano visto rifugiarsi un numeroso gruppo di capre selvatiche. Il Re degli animali si fermò sulla soglia con l'intenzione di catturare le prede una per volta appena sarebbero uscite dal rifugio. L'asino, invece, si era intrufolato nella grotta ed aveva cominciato a lanciare ragli acutissimi per spaventare le povere bestiole causando un incredibile putiferio. Le capre terrorizzate ruzzolarono una sull'altra e si precipitarono verso l'uscita dove però, trovarono ad attenderle l'astuto leone che riuscì ad imprigionarle tutte.
Quindi, finalmente l'asino uscì dalla grotta e, con aria trionfate esclamò:

"Hai visto come sono stato bravo? Sono un grande cacciatore! Sarai contento del tuo socio!"

"Certo!" Rispose con una risata il leone "Anzi, a dirti la verità, avrei avuto anch'io paura di te se non ti conoscessi bene e non sapessi che sei solo un asinello!"

Tutto soddisfatto l'asino andò buono, buono a brucare un po' d'erba mentre il leone si apprestava a fare un succulento banchetto!

Le persone che, valendo poco, si vantano esageratamente con chi le conosce bene, rischiano di essere beffate.

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Un asinello bambino si vantava sempre con gli altri animali della propria furbizia e forza. Un giorno ricevette dal leone una inaspettata proposta. Dopo averla rifiutata perchè indecente, gliene arrivò un'altra migliore. Costui disse all'asino: "Ho pensato che, in fondo, potremmo esserci di reciproco aiuto. Vorrei che tu mi aiutassi nelle mie truffe e per questo avrei deciso di costituire una società con te, la cui sede è alle Isole Caiman e dato che io conosco personalmente il caimano, dovremmo avere certe agevolazioni fiscali...". Onoratissimo, l'asinello rispose: "Purchè tu mi paghi in nero, mi va bene, sarò un asino ottuso ma non fesso". Così ebbe inizio la loro truffa. Una mattina all'inizio di un mese, di buon ora, si incamminarono verso le Poste dove avevano visto dirigersi un numeroso gruppo di pensionari abbandonati dai familiari. Il Re degli animali si fermò sulla soglia con l'intenzione di spedire un pacco. L'asino urtò un anziano facendo finta che fosse colpa dell'altro e cominciò a ragliare spasmodicamente come se avesse l'asma. Tutti i vecchi, vedendo un povero bambino che stava male, ed inoltre era anche molto magro, andarono lì vicino a confortarlo e dargli pizzicotti. Il leone intanto faceva il giro dietro ad essi e rubava loro i soldi delle pensioni appena intascate nel bancomat appena davanti alle Poste. Per fortuna gli impiegati stavano lavorando e quindi non erano presenti negli uffici ma erano nella stanza della pausa caffè. Se fossero stati invece in pausa caffè, sarebbero andati nel bar lì di fronte perchè quello della macchinetta era schifoso. Quando se ne andarono l'asinello era tutto fiero del suo successo e, con aria trionfante, esclamò: "Hai visto come sono stato bravo? E poi dicono che la scuola è il nostro futuro! Mi pare che diventare ladri e politici sia un lavoro sempre più redditizio!". Il leone, ridendo, rispose: "Certo! E pensa che ho già mandato una parte dei soldi a casa tua insieme ad una denuncia alla polizia. Ti conviene tornare di corsa a casa che forse già che c'ero ho messo lì delle droga ed un paio di cadaveri, già che c'ero. Secondo me sei abbastanza fesso, almeno nei tuoi zoccoli, mio caro capro espiatorio!". Tutto preoccupato l'asino andò a casa ed aprì giusto in tempo agli agenti, senza aver avuto tempo di controllare nulla. La polizia controllò a fondo la casa e, non avendo trovato nulla, se ne andò. Purtroppo l'asino si accorse che gli agenti lo avevano derubato solo il giorno successivo. Le persone che, valendo poco, si vantano esageratamente con chi è più furbo di loro, o semplicemente è un avvocato, rischiano di essere beffate e perdere anche più soldi degli anziani che vengono truffati... almeno loro però hanno una scusa più seria dell'ingenuità.

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Capitolo 20
*** L'Orso, il Leone e la Volpe ***


L'Orso, il Leone e la Volpe

Quella mattina un grande orso bruno, era proprio affamato. Vagava con la lingua di fuori per la foresta in cerca di un po' di cibo quando all'improvviso vide, nascosto tra i cespugli, un bel cesto ricolmo di provviste abbandonato sicuramente da qualche cacciatore. Fuori di sé dalla gioia si tuffò su quell'insperato tesoro culinario ma, proprio nello stesso momento ebbe la medesima idea anche un grosso leone che non mangiava da alcuni giorni. I due si trovarono faccia a faccia e si studiarono con espressione rabbiosa.

'Questo cesto appartiene a me!" Urlò l'orso.

"Bugiardo!" Ruggì il leone infuriato.

In men che non si dica esplose una lotta terribile tra i contendenti i quali si azzuffarono insultandosi senza riserva. Intanto, poco distante, una giovane volpe passeggiava tranquilla per il bosco occupandosi delle proprie faccende. All'improvviso venne attirata da insolite urla e si avvicinò al luogo di provenienza per scoprire di cosa si trattasse.

Appena vide i due animali impegnatissimi a lottare come matti ed il cesto di cibo abbandonato vicino a loro, le balenò un'idea. Quatta, quatta si avvicinò al paniere, lo afferrò e fuggi via andando a mangiare in pace in un luogo sicuro. Quando, sia il leone che l'orso, sfiniti per l'estenuante baruffa sostenuta, decisero di spartirsi le provviste dovettero fare i conti con un'amara sorpresa. Il cesto era sparito e al suo posto trovarono unicamente le impronte di una volpe, sicuramente molto furba!

E' inutile contendersi violentemente qualcosa che, a causa della nostra distrazione, può diventare patrimonio di un'altra persona!


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Quella sera un grande orso bruno, volevo trovarsi una ragazza. Vagava cercando con gli occhi per la casa dove si stava svolgendo una festa cercando nel frattempo delle patatine e preferibilmente anche molto alcool. All'improvviso vide, nascosta tra un gruppo di corteggiatori, una bella ragazza. Fuori di se' dalla gioia si tuffò sperando che lei lo notasse ma, proprio nello stesso momento nel lato opposto anche un grosso leone si diresse verso di lei che non rimorchiava da alcuni giorni e quindi doveva riportarsi in pista, altrimenti la sua reputazione sarebbe sprofondata, doveva assolutamente conquistare il cuore dell'orso. I due si trovarono faccia a faccia e si studiarono con espressione rabbiosa. "Questa ragazza appartiene a me!" Urlò l'orso. "Lo sai che sei carino?" ruggì il leone. "Cosa??" rispose l'orso. Poi però una volpe che passava di là venne un'idea. Spinse l'orso addosso il leone, quest'ultimo, credendolo un approccio diretto, si avvinghiò a lui e l'orso preso dal panico lottò per liberarsi. Durante la baruffa intanto la volpe offrì da bere alla ragazza un drink con un sonnifero e se la portò a casa. Quando l'orso si accorse di cosa era successo, pensò che in fondo il leone non era così male e poi sempre meglio di niente. Quindi ricordatevi che se vi sapete accontentare, il destino ha sempre qualcosa di buono in serbo per voi! Però io preferirei anche di no in questo caso...

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Capitolo 21
*** Gli Scout e l'ACR ***


Gli Scout e l'ACR

Serenamente accucciate all'ombra di una fresca pianta situata nel cuore della foresta, una tranquilla leonessa e una placida volpe, chiacchieravano tra loro come due vecchie amiche, discutendo del più e del meno.

Per un ascoltatore attento non era difficile però, scoprire che, nascoste nelle loro parole, vi era racchiuso un pizzico d'invidia. In effetti, la volpe, desiderava possedere lo stesso coraggio e l'identica sicurezza che alimentavano il comportamento dell'amica la leonessa, mentre a questa sarebbe piaciuto conquistare la celebre furbizia dell'altra. Nonostante le piccole gelosie racchiuse nei loro cuori, entrambe mantenevano un rapporto forzatamente cortese, scambiandosi sorrisi ed esagerati complimenti.

Finché, un giorno, passeggiando insieme nel bosco con i rispettivi cuccioli che trotterellavano amabilmente intorno a loro, giocando e rincorrendosi fra gli alberi, la volpe non riuscì più a trattenere una frase alimentata unicamente dall'invidia. "Mia cara " disse atteggiandosi a gran dama e indicando con lo sguardo i suoi piccoli, "tu avrai anche un portamento da regina, possiedi grande forza e vigore, ma, in quanto a madre, devi ammettere che io sono più portata. Guarda i miei cinque volpacchiotti come giocano felici tra loro. Invece tu hai messo al mondo un solo figliolo e, poveretto, sembra tanto triste senza fratelli!"

Evitando di scomporsi, la leonessa rispose: "Certo amica mia, io ho partorito un solo cucciolo. Ma questo piccolo vale più d'ogni altro animale. Egli è un leone e, una volta cresciuto, sarà un Re!" Non potendo ribattere niente la volpe si limitò ad ingoiare la propria gelosia accettando ciò che la natura aveva dispensato.

E' inutile invidiare ciò che non si possiede perché ognuno dispone di quello che la natura gli ha attribuito.

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Serenamente accampati all'ombra di un bosco c'erano degli Scout che proteggevano l'ambiente campeggiando allegramente e disturbando la quiete della foresta con i loro canti. Per fortuna però provvedevano a raccogliere i rifiuti che trovavano ed a lasciare i loro in posti nascosti. Passarono di là dei ragazzi dell'ACR che non avendo voglia di far nulla, si erano inventati una gita nella natura come esperienza per imparare il rispetto dell'ambiente che prontamente veniva danneggiato dalla foga dei bambini. I capi dei due gruppi, mascherando il loro odio reciproco, si misero a discutere dei loro metodi educativi, di come le loro lezioni fossero illuminanti per i bambini e di quanto poco disturbavano dato che erano attentissimi. Per un ascoltatore attento non era difficile però scoprire che, nascoste nelle loro parole, vi era quel pizzico di odio e rivalità. In effetti l'ACR poter far divertire i bambini con quelle gite piene di cameratismo ed allegria, mentre agli Scout sarebbe piaciuto basare il programma sulla copiatura precisa da un libro e metterlo in pratica al fresco di un'aula. Nonostante le piccole gelosie racchiuse nei loro cuori, entrambi i capi mantenevano un rapporto forzatamente cortese, scambiandosi sorrisi ed esagerati complimenti dato che in ogni caso dovevano collaborare e poi così avevano il tempo di valutare quali bambini rubare al rivale per accrescere la propria popolarità. Finchè, un giorno, gli Scout passeggiando nel bosco con i lupetti che si rincorrevano con i bastoni intorno a loro, sfregiando nel mentre le piante o tirando sassi giù per i dirupi, non poterono trattenersi dal mandare una lettera al parroco poichè facevano troppe gite "educative" nel loro boschetto. Il parroco allora permise loro di stare all'oratorio se ne avessero avuto necessità. Da allora gli Scout cercano sempre di fare più rumore possibile con i loro giochi di accoglienza per disturbare l'ACR. Allora la coordinatrice dell'ACR disse: "Mio caro caposcout - atteggiandosi a gran damaed indicando con lo sguardo i suoi bambini - tu avrai anche il loro divertimento e li farai diventare forti e vigorosi, ma, in quanto ad educazione, devi ammettere che noi siamo più portati. Guarda i miei cinque bambini più attenti, loro almeno andranno in un liceo e poi all'università, i tuoi invece andranno tutti a fare agraria ed il cfp o se sono fortunati magari si laureeranno in psicologia...". Evitando di scomporsi il caposcout rispose: "Certo amica mia, io non avrò dei piccoli geni. Ma intanto quando la tua macchina o un elettrodomestico si romperà oppure quando lo studio ti farà impazzire, ci saranno loro a spiegarti cosa fare, nonostante tutto il tuo sapere". Non potendo ribattere niente la coordinatrice si limitò ad ingoiare la propria gelosia aspettando di scaricarla con maldicenze alle spalle degli Scout. E' inutile provocare chi si considera inferiore a se' poichè un giorno potrebbe vendicarsi... dopo che l'hai pagato per averti parcheggiato la macchina, pulito la casa o portato la tua pizza.

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Ecco Besse questa la dedico a te così ho mantenuto la mia promessa ad un po' di gente di scrivere una favola sugli Scout in modo da farteli lasciare...

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Capitolo 22
*** La Tartaruga ed Achille ***


Achille e la Tartaruga

La lepre un giorno si vantava con gli altri animali: Nessuno può battermi in velocità - diceva - Sfido chiunque a correre come me.
La tartaruga, con la sua solita calma, disse: - Accetto la sfida.
-Questa è buona! - esclamò la lepre; e scoppiò a ridere.
-Non vantarti prima di aver vinto replicò la tartaruga. - Vuoi fare questa gara? -Così fu stabilito un percorso e dato il via.

La lepre partì come un fulmine: quasi non si vedeva più, tanto era già lontana. Poi si fermò, e per mostrare il suo disprezzo verso la tartaruga si sdraiò a fare un sonnellino. La tartaruga intanto camminava con fatica, un passo dopo l'altro, e quando la lepre si svegliò, la vide vicina al traguardo. Allora si mise a correre con tutte le sue forze, ma ormai era troppo tardi per vincere la gara.

La tartaruga sorridendo disse: "Non serve correre, bisogna partire in tempo."


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Achille Pièveloce si vantava con gli altri umani del fatto di essere un semidio e quindi di poter battere chiunque a qualsiasi gara. Un giorno Ulisse allora lo sfidò a correre contro una lenta tartaruga in una maratona di 10 km. Achille partì distanziando di molto la tartaruga che camminava con molto calma. Ulisse però conosceva il punto debole dell'eroe, cioè le Tendine d'Achille. Infatti da quando egli si era travestito da donna per sfuggire alla guerra di Troia, aveva iniziato a piacergli arredare la casa e soprattutto mettere quelle tende con i pizzi alle finestre. Achille, appena vide un negozio di arredamento, non potè resistere ad entrarci e si perse a curiosare in giro. Dopo mezz'ora, si ricordò della gara ed allora, uscendo di corsa con il carrello della spesa, sfrecciò veloce sperando di arrivare in tempo, ma ormai la tartaruga l'aveva battuto. Achille si chiese come avesse fatto a percorrere tutta quella strada in così poco tempo. Allora la tartaruga sorridendo disse: "Mi dispiace ma sono uan Tartaruga Ninja!".
Se siete in una favola non sottovalutate mai il vostro avversario, perchè molto probabilmente accadrà qualcosa di totalmente irreale che lo farà vincere.

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Capitolo 23
*** La Volpe ed i Raggi UVA ***


La Volpe e l'UVA Una volpe che aveva fame, come vide su una vite dei grappoli sospesi, volle impadronirsene ma non poteva.
Allontanandosi disse fra sé: "Sono acerbi". Così anche alcuni uomini, non potendo raggiungere i propri scopi per inettitudine, accusano le circostanze.



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Una volpe voleva andare assolutamente in vacanza al mare in Sardegna a Ferragosto. Per esaudire il suo desiderio, dovette spendere tutti i suoi guadagni, vendette anche la casa e tutto ciò che possedeva. Partita presto di mattina, s'incamminò a piedi dato che così avrebbe fatto più veloce rispetto allo stare nel traffico. In realtà era poichè non aveva più una macchina ma questa era la versione raccontata al suo amico gatto. Dopo aver camminato per mezza Italia ed essere finita 3-4 volte a Roma, dato che ogni strada portava lì a quanto pare, vide in lontananza una piccola pianta di vite con appeso un grappolo di uva succosa. Notando di avere molta fame e non potendo comprarsi nulla per la mancanza di denaro, decise di deviare e mangiare l'uva. Cercò in tutti i modi di saltare ed afferrare il cibo ma non ci riusciva per soli pochi centimetri. Spinta dalla fame, provò a lungo finchè non fu mezzogiorno. A quel punto, accaldatissima e stanca, si mise a riposare. Allora passò di lì uno scimmione che semplicemente scosse il tronco della pianta e colse il grappolo che cadde a terra, poi se ne andò tutto felice. La volpe infuriata corse dietro alla scimmione per protestare ma dato che si era dimenticata la crema solare contro i raggi UVA, la sua schiena passò dall'essere scottata al prendere fuoco. Agonizzante, giunse fino ad una porta cercando aiuto. Le aprì un giovane studente universitario americano che fu subito illuminato da un'idea geniale. In quel giorno era finalmente nato Firefox. Sì la volpe del racconto alla fine è morta ma d'altronde è per quello che ci sono solo volpi astute nelle favole, le altre muoiono prematuramente.

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Capitolo 24
*** I Neri ed i Bianchi ***


I Neri ed i Bianchi Era una regione fredda e ostile quella in cui viveva il grande branco del lupo più furbo e intelligente che si fosse mai visto. I suoi simili lo seguivano con rispetto e obbedivano ad ogni suo ordine, timorosi di contraddirlo ben conoscendo la portata della sua forza. Esso era soprannominato "Il Pirata" a causa di quella benda scura che gli copriva l'occhio sinistro perso in chissà quali battaglie.

Molte giovani lupe si erano innamorate di lui, colpite da quel suo fare sicuro e deciso e da quella sua aria sempre un poco malinconica. Ma il lupo non aveva voluto formare una famiglia perché quel suo spirito di avventuriero gli impediva di avere un focolare dove vivere. Ultimamente però, quel vecchio lupo aveva dei problemi. Si trattava del cibo. Purtroppo il gelo dell'inverno aveva fatto fuggire ogni preda e distrutto ogni raccolto facendo scarseggiare il mangiare. Inoltre un feroce branco di cani selvatici si aggirava da quelle parti, rubando e invadendo ogni cosa appartenente ai lupi. Per questo decise di affrontare il comandante dei cani in un'unica e decisiva battaglia al termine della quale il vincitore avrebbe preso pieno possesso di tutto il territorio scacciando il perdente. I cani, muniti di prepotenza e spavalderia, accettarono volentieri il confronto sicuri di sconfiggere gli avversari.

L'esito della battaglia fu invece favorevole per i lupi guidati dall'abilissimo lupo che ormai abituato alla lotta, sferrò un attacco compatto e decisivo. I cani, disordinati e divisi cercarono di difendersi in qualche modo ma persero comunque la guerra fuggendo via sconfitti.

"La migliore arma per vincere qualsiasi battaglia è l'unione!" Spiegò al suo felice branco di lupi. "I cani appartenevano a razze diverse ed era impossibile riuscire a coordinarli. Per questo abbiamo vinto!" Così, in un coro di grida gioiose i lupi riacquistarono la padronanza del loro territorio.

La concordia e la compattezza insieme con l'uniformità delle usanze fanno la forza di un esercito.


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Era una stagione fredda ed ostile, dunque un gruppo di afroamericani si era trovato un bar molto accogliente in cui passare le serate. Il loro capo era il rapper più abile e splendente d'oro che si fosse mai visto. I suoi simili lo seguivano con respect ed obbedivano ad ogni suo ordine, timorosi di contraddirlo poichè era l'unico a parlare bene l'italiano e quindi a poter denunciare gli altri. Esso era soprannominato "Duke Lee Ca$h" a causa del cambio del nome richiesto all'ufficio anagrafe. Molte giovani disponibili si erano innamorate di lui, colpite dal quel fare ribelle e dalle collane brilluccicanti. E dal grande pacco che si diceva avesse. Ma il rapper non aveva voluto formare una famiglia perchè quel suo spirito di gangsta gli impediva di  essere rinchiuso nelle catene della monogamia. Ultimamente però, quel rapper aveva dei problemi. Si trattava di un gruppo di giovani bianchi che avevano iniziato a frequentare quello stesso bar. Dato che non c'erano bevande per tutti, i neri decisero di sfidare in una rissa i bianchi. Questi accettarono, prepotenti e spavaldi, forti delle loro ore in palestra a sollevare pesi da 5 kg. L'esito della scazzottata fu favorevole ai neri, che avevano con sè coltelli e pistole a volontà, ed inoltre godevano di un grande spirito di fratellanza dato che si chiamavano tra loro " bro' ". "YO! La miliore arma pe vincere essere la unione" disse il rapper agitando le mani e facendo le corna. I bianchi però chiamarono i Ku Klux Clan che si occupò della faccenda e da quel giorno il bar divenne loro territorio. L'alleanza è il bene più prezioso che possediamo per schiacciare quelli che non possiamo battere lealmente da soli.

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Capitolo 25
*** L'Azienda e l'Investitore ***


L'Azienda e l'Investitore
Un lupo andava al seguito di un gregge di pecore, senza far loro alcun male. Il pastore, sulle prime, lo teneva a bada come un nemico, e lo sorvegliava con estrema diffidenza. Ma quello ostinatamente lo seguiva, senza arrischiare il minimo tentativo di rapina. Così gradatamente il pastore si convinse di avere in lui un custode, piuttosto che un nemico intenzionato a danneggiarlo. Un giorno ebbe bisogno di recarsi in città, gli lasciò le pecore in custodia e partì tranquillo. Ma il lupo seppe cogliere l'occasione: si lanciò sul gregge e ne fece strage sbranandone una gran parte. Il pastore, quando fu di ritorno e vide la rovina del suo gregge, esclamò: - Mi sta bene! Quale stupidità mi ha spinto ad affidare le pecore ad un lupo?

Allo stesso modo, coloro che affidano i propri beni a persone avide naturalmente li perdono.

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Una società stava cercando di convincere un uomo molto ricco ad investire in loro il suo capitale. Egli, sulle prime, la teneva a bada come una nemica, e sorvegliava i suoi movimenti nel mercato con estrema diffidenza. Ma quella ostinatamente cresceva economicamente, senza rischiare la minima possibilità di bancarotta. Così gradatamente l'uomo si convinse ad investire una parte dei suoi beni, e guadagnò un bel 0,9% a differenza dello 0,03% che riceveva dalla sua banca per averli depositato lì. Allora iniziò a fidarsi ed alla fine investì tutto ciò che aveva, desiderando una vita ancora più agiata. Un giorno ebbe bisogno del denaro per comprarsi una villa, allora si recò in banca per ritirare i guadagni del suo investimento. Ma il mercato azionario seppe cogliere l'occasione: generò una crisi economica mondiale ed azzerò il valore di tutte le azioni. L'uomo, quando vide la rovina della sua vita, esclamò: "Mi sta bene! Per guadagnare denaro avrei dovuto scegliere un metodo più semplice e redditizio, come evadere le tasse, organizzare barche per gli immigranti o diventare un impiegato statale!". Dunque prima di spendere i vostri soldi, andate da qualcuno con meno scrupoli di un'azienda  che cerca finanziatori, tipo un commercialista o un avvocato, almeno così sarete tutelati dalle perdite, se vi rimarrà ancora denaro dopo aver pagato le loro parcelle.



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Capitolo 26
*** Il Vigile ed il Motociclista ***


Il Vigile ed il Motociclista

Quello era davvero un gran giorno per un lupo rinomato in tutto il contado per la sua insaziabile fame. Infatti, senza neppure alzare un dito egli era riuscito a procurarsi ottime prede trovate casualmente a terra perché colpite da qualche cacciatore e si era preparato un pranzo degno di Re! Il lupo, dopo avere abbondantemente mangiato, si inoltrò nella foresta per fare due passi. Fu così che incontrò una mansueta pecorella la quale, terrorizzata dal temibile animale notoriamente suo nemico, non riuscì neppure a muoversi, paralizzata dallo spavento. Il lupo, più per istinto che per altre ragioni, afferrò la preda tenendola stretta, stretta. Ma solo dopo averla catturata si rese conto di essere talmente sazio da non avere più alcun appetito. Occorreva trovare una valida giustificazione per poter liberare quella pecora senza fare brutta figura.

" Ho deciso" Disse quindi il lupo "di lasciarti andare a condizione che tu sappia espormi tre desideri con intelligenza. La pecorella sconcertata, dopo aver pensato un istante rispose: "Bè, anzitutto avrei voluto non averti mai incontrato. Seconda cosa, se proprio ciò doveva avvenire, avrei voluto trovarti cieco. Ma visto che nessuno di questi due desideri è stato esaudito, adesso vorrei che tu e tutta la tua razza siate maledetti e facciate una brutta fine perché mi avete reso la vita impossibile e avete mangiato centinaia di mie compagne che non vi avevano fatto alcun male!"

Inaspettatamente il lupo, invece di adirarsi come prevedibile, dichiarò:
"Apprezzo la tua sincerità. Hai avuto molto coraggio a dirmi ciò che realmente pensavi per questo ti lascerò libera!" Così dicendo liberò la pecorella e, con un cenno di saluto, la invitò ad allontanarsi.

La sincerità è una dote apprezzata da persone intelligenti capaci di non offendersi davanti a dichiarazioni leali.


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Quello era davvero un gran bel giorno per un vigile rinomato in tutto il comando dei carabinieri per le numerose multe che emetteva. Infatti, senza nepure dover appostarsi dietro una curva con un autovelox egli era riuscito a a procurarsi ottine prede trovate casualmente per strada perchè mancavano parcheggi davanti al cinema e molti avevano messo la macchian in seconda fila. Il vigile, dopo aver finito il blocchetto delle multe, tornò verso la caserma per poi andarsene a casa. Era quasi arrivato quando un motociclista senza casco gli passò accanto. Seguendo l'istinto, dopo avergli fatto segno di accostare, si preparò a multarlo senza badare alle sue scuse del tipo "Sono ubriaco non è colpa mia se mi sono dimenticato il casco". Accorgendosi di aver finito il blocchetto, occorreva trovare una valida giustificazione per poter lasciar andare quel motociclista senza fare brutta figura. "Ho deciso" disse il vigile "di abbuonarti la sanzione a condizione che tu sappia espormi tre desideri con intelligenza". Il motociclista sconcertato, dopo aver pensato un istante rispose: "Be', anzitutto avrei voluto possedere una moto più veloce, per fuggire via veloce quando lei mi ha segnalato di fermarmi. Poi avrei voluto quindi la patente per usarla, dato che sono minorenne e non ce l'ho ancora. Infine vorrei tanto che lei fosse un gran cornuto!". Ovviamente il vigile, adirandosi come era prevedibile, dichiarò: "Apprezzo la tua sincerità. Tuttavia non ti servirebbe la patente se tu avessi una moto abbastanza veloce per fuggire via. Dunque questo desiderio è molto stupido!". Allora portò il motociclista in caserma e lo mise in prigione finchè non recuperò un nuovo blocchetto e potè affibbiargli la meritata multa. La sincerità è una dote apprezzata da persone intelligenti capaci di non offendersi davanti a dichiarazioni leali, la stupidità invece è odiata da tutti... è per quello che tu non hai amici e sei qui da solo a leggere queste favole.

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Capitolo 27
*** Il Serpentello ed il Niubbo ***


Il Serpentello ed il Niubbo

Un giovane serpentello se ne andava tranquillo strisciando fra una pietra e l'altra, godendosi i caldi raggi del primo sole primaverile. L'aria era tiepida e carica di un buon profumo di fiori e ogni animale si sentiva rasserenato da quel clima dolce. Il piccolo serpente si muoveva piano nel prato quando all'improvviso una spaventosa ombra si proiettò sul suo cammino. L'animale preoccupato alzò il testino per guardare da dove provenisse la macchia scura e solo allora scopri che un terribile nibbio stava puntando dritto dritto su di lui!

Il poverino non ebbe nemmeno il tempo di scappare perché in un lampo il volatile gli piombò addosso afferrandolo con il becco. Il serpente fu, così, sol levato in cielo da quel rapace che, senza avere pietà per le sue grida volò via il più velocemente possibile.

"Lasciami andare!" Implorava lo sfortunato animaletto "Non ti ho fatto niente!" Ma il nibbio non l'ascoltò neppure.

A quel punto il serpentello si rivoltò su se stesso e con un'abile mossa diede un morso al suo nemico. Finalmente il volatile colpito dal veleno della sua preda fu costretto ad aprire il becco liberando il serpente che cadde a terra senza farsi male Il nibbio invece, con la vista annebbiata e senza più forze a causa del morso velenoso, precipitò sul terreno a peso morto riportando parecchie ferite. Quando il volatile era ancora stordito, il serpentello gli si avvicinò e gli disse: "Ben ti sta! Io non volevo farti del male ma tu mi ci hai costretto e adesso ne paghi le conseguenze!" Trascorsero due giorni interi prima che il nibbio potesse riprendere a volare ma, a partire da quella volta egli si tenne sempre ad una certa distanza da tutti i serpenti!

Chi si dimostra prepotente e malvagio prima o poi paga di persona per le sue cattiverie.


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Un giovane serpentello se ne andava tranquillo camperando fra una pietra e l'altra, godendosi le freekill sui cecchini impegnati a mirare. All'improvviso una spaventosa ombra si proiettò sul suo cammino. L'animale preoccupato alzò il testino e scoprì che un terribile niubbo stava puntando dritto dritto su di lui! Il poverino non ebbe nemmeno il tempo di scappare che il niubbo già gli era piombato addosso e lo aveva bloccato. "Pwn3d!" Esclamò il niubbo. "Lasciami andare!" implorava lo sfortunato animaletto. Ma il niubbo era troppo intendo a vantarsi della sua impresa. A quel punto il serpentello si rivoltò su se' stesso e con una grande dimostrazione di skillz, killò il niubbo. Allora il serpentello si avvicinò al cadavere e gli disse: "Ben ti sta!". Tuttavia dopo qualche secondo, a causa di martirio, il corpo esplose e morì anche il serpentello.
Chi si dimostra abile e capace prima o poi paga di persona per non aver usato bonus non bilanciati o per non aver camperato.

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Capitolo 28
*** Il Pescatore che Batteva (l'Acqua) ***


Il Pescatore che Batteva (l'Acqua)

Un pescatore pescava in un fiume.
Dopo aver teso le reti e sbarrato la corrente dall'una all'altra riva, batteva l'acqua con una pietra legata a una funicella, perché i pesci, fuggendo all'impazzata, andassero ad impigliarsi tra le maglie.

Vedendolo intento a quest'operazione, uno degli abitanti del luogo si mise a rimproverarlo perché insudiciava il fiume e rendeva loro impossibile di bere un po' d'acqua limpida.

E quello rispose: "Ma se non intorbido così l'acqua, a me non resta che morir di fame".
Così anche negli Stati, per i demagoghi gli affari vanno bene specialmente quando essi son riusciti a seminare il disordine nel loro paese.


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Un pescatore pescava in un fiume, giusto per essere un alternativo e non seguire la corrente. Dopo aver teso le reti e sbarrato la corrente dall'una all'altra riva, batteva sulla provinciale di fianco finchè non arrivava un cliente o i pesci non si impigliavano nella rete mentre la sfruttavano per giocare a pallanuoto. Vedendolo intento a quest'operazione, uno degli abitanti del luogo, le cui prestazioni non erano molto buone e quindi temeva per la moglie, si mise a rimproverarlo perchè insudiciava il fiume e la morale della gente. Inoltre era impossibile bere un po' di acqua limpida senza venire scambiati per una prostituta o un gigolò. E quello rispose: "Ma sto solo dando tutto me stesso per guadagnare denaro! Inoltre se non facessi così, a me non resta che morir di fame". Allora, sfruttando l'antico della democrazia, la maggioranza dei cittadini decise di risolvere la questione lapidandolo pubblicamente. Così anche negli Stati Uniti d'America, quando gli affari non vanno bene basta dichiarare una guerra ed approfittarne per arricchirsi.

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