Momenti mancati

di Satiel
(/viewuser.php?uid=140143)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Carte scoperte ***
Capitolo 2: *** Ricordi ***
Capitolo 3: *** Tattiche ***
Capitolo 4: *** Parole ***
Capitolo 5: *** Uomini ***
Capitolo 6: *** Attimi ***
Capitolo 7: *** Lame ***
Capitolo 8: *** Scoperte ***



Capitolo 1
*** Carte scoperte ***


"Cosa dobbiamo fare del prezioso dono della vita?"
Leggevo queste parole da sopra la spalla dell' uomo che avevo deciso di seguire nonostante tutto, e mi domandavo se avessi fatto bene a ritrovarmi in quella stanza assieme a lui.Sicuramante si era accorto di me non appena avevo attraversato la porta ma forse per gentilezza non lo aveva dato a vedere. Si era interrotto troppe volte nella scritura delle sue memorie per dare l' idea di una persona completamente assorbita da quello che stava facendo, penso piuttosto che abbia voluto appositamente attirarmi vicino a sè ,un invito  aperto era un gesto troppo plateale per il suo stile.
Ti conosco bene Altair,nel profondo del tuo cuore tu non hai smesso un  solo istante di essere un predatore, nonostante abbia ormai fatto a pezzi tutti i tuoi avversari.
Non so perchè ma  non ti temo.
Mi accosto fino a sentire il calore che emana il tuo corpo,e mi stupisco di come mi volti le spalle senza che la mia presenza ti turbi.
Vorrei appoggiarti una mano sul braccio per farti più consapevole della mia vicinanza ,come ero abituata a fare in passato con Robert, e mi torna dolorosamente alla mente che lui a quel punto posava quanto sorreggeva  per intrecciare le sue dita con le mie prima di girarsi con grazia e sfiorarmi le labbra in un bacio leggero di benvenuto. 
Non so se ti sbilanceresti tanto in un gesto così intimo,e non so se è il contatto con te che cerco o solo la familiarità della situazione che ho vissuto tante volte in passato.In questo momento percepisco solo quanto sei diverso dall' uomo che la tua lama mi ha strappato e sento di odiarti con tutto il cuore.
Continui a scrivere ignorandomi,questo mi ferisce.
Poi mi rendo conto che non sei il mio superiore e che la tua postura non parla il suo linguaggio,ma quello segreto e macchinoso di un uomo che vive per togliere la vita agli altri. Appoggio una mano sul tavolo di fianco al libro che tieni aperto e in un primo momento osservo che ciò che c'e' scritto mi interessa e ne incomincio la lettura.
Il testo naturalmente ,essendo composto da te non è completo, e arrivata alle ultime frasi che hai stilato mi fermo e poso gli occhi vicino alla tua mano.
Mi lasci leggere assassino? Ti fidi così tanto di me?
No, la verità è che ti fidi delle tue capacità, perchè sappiamo entrambi che se mi ritenessi pericolosa la mia vita si spegnerebbe in pochi istanti  ai tuoi piedi, in questa specie di luogo appartato che hai eletto come tuo scrittoio.
Solo quando sollevo gli occhi sul tuo viso mi accorgo che stavi sorridendo in silenzio.Devo essere un notevole svago per te così spassoso da sopportare la mia intrusione. Mi sollevo e mi allontano da lui troppo velocemente,  lasciando trasparire ciò che provo realmente nel petto. Grave errore darti tanto margine su di me,grave errore farti vedere che tengo in qualche modo a te.
- Aspetta. - dice pacato.
Mi giro e lo guardo. Lui come al solito è imperscrutabile, misurato,letale. Ma d' un tratto l' incantesimo si spezza e i suoi movimenti diventano più morbidi,e non so nè perchè nè come,ma mi ritrovo con la sua mano sinistra che mi abbraccia il fianco  e la destra che mi sfiora il viso col dorso delle dita.
Mi sento in trappola e per la sorpresa trattengo il respiro.
- Rilassati Maria, sei fra le mie braccia. - Ha una voce dolce,calma, tutto di lui mi seduce ora.
- lo so dove mi trovo. - rispondo pronta come se dovessi difendermi.
 "Mi sono offerta spontaneamente a tutto questo" avrei voluto aggiungere,ma penso che sia inutile visto che lo  sa già.
Il tocco sul mio viso diventa una carezza lieve, molto sensibile ,che riesce a inebriarmi al punto tale che sono io che cerco il suo contatto seguendola col volto.
- Così va meglio.- mi fa notare sorridendo.
Io mi blocco non perdonandomi di essermi lasciata andare così facilmente alla peggiore delle debolezze, spezzando l' atmosfera che si era creata attorno a noi come se mi trovassi a fare  un brusco risveglio. Altair mi lascia andare perchè sente il mio corpo contrarsi sotto le sue dita, sa che ho compreso le sue reali intenzioni e le ho rifiutate.
La mia resa incondizionata che ha cercato di ottenere gli è stata aspramente negata.
- E' meglio che ti lasci al tuo lavoro, ti ho disturbato anche troppo.- commento secca.
- Ti ringrazio.- fa lui accennando a un sorriso.
- Buon lavoro Altair. -
Non dice niente, si inchina leggermente in un saluto educato di commiato ,come se quello che fosse successo fossero cose insignificanti.Forse lo sono.
Esco pregando Dio di non farmi inciampare sui miei piedi per il nervosismo. Lo sa, accidenti,lo sa.
Lo sa che mi sto innamorando.






A tutti coloro che hanno la bontà di leggere questo ,non saprei come dire, insensato tentativo di scrivere i momenti mancanti della storia di Altair e Maria.....vi prego fermatemi se ritenete che faccia pena! Accetto con somma gioia tutti i commenti specie quelli negativi se non sono ispirati solo a pura cattiveria e voglia di offendere GRAZIE!!!! baci a tutti!

Procedevo come una furia per i corridoi della fortezza non curandomi se qualcuno poteva osservarmi passare  e domandarmi se stessi realmente bene,o se stessi fuggendo da qualche pericolo o cos' altro.L' espressione sul mio volto doveva rendere molto bene l' immagine di tutte quelle eventualità in quel momento.
"Quanto è labirintica questa dannata prigione?" mi domandavo ripetutamente ormai del tutto disorientata dalle lacrime e dal dolore che covavo nel petto e che ardeva come braci incandescenti.
ll senso di vergogna stava avendo la meglio su di me e più riflettevo che di possibilità da sfruttare me ne erano rimaste davvero poche,più desideravo trovare una via d' uscita materiale da quel posto per colmare la mia inadeguatezza sul piano sentimentale.
Dovevano essere trascorsi all' incirca venti minuti dalla mia fuga più o meno precipitosa quando incominciai a rallentare  e a  tentare di capire in quale punto della fortezza fossi finita.
Non avrei mai immaginato che Masiaf e Acri fossero strutture militari tanto differnti.Labirintica e cupa la prima,geometrica e immediata la seconda.
Adesso che ero ,per così dire  ospite degli Assassini, invece di provare un senso di sollievo per l' efficacia della protezione offertami ,trovavo tutto questo soffocante e costrittivo, senza contare che l' unico disposto a rivolgermi qualche parola che non fosse un saluto o una domanda retorica era proprio l' essere ambiguo che avevo lasciato lavorare in quella stanzetta.
Per distrarmi provai a prendere aria da una delle strette finestre sul corridoio e cercai di recuperare un pò di compostezza.
Appoggiai le dita sulla elaborata inferriata che mi separava dall' esterno e respirai forte più volte. L'aria rarefatta mi entrò nei polmoni solleticandomi le narici e facendomi sorridere per quel fastidio.
Dopotutto non tutto era complicato e terribile qui dentro.
- Pensi che adesso vada meglio ?- la voce dello sconosciuto ebbe l' effetto di una secchiata di acqua gelida in volto.
- Da dove sbuchi fuori, tu? - il mio tono non era nè gentile nè incline a chiacchierate amichevoli.
Lo avrei definito io stessa piuttosto sorpreso e sufficientemente astioso.
Lo sconosciuto se ne rese subito conto  e mantenne la conversazione su toni conciliatori,forse sperando di mettermi un po più a mio agio, commentando il  bellissimo panorama che si poteva godere solamente da qui.
Rimasi colpita dal fatto che non sembrava minimamente toccato dalla circostanza non proprio normale che io fossi lì, nel suo territorio, e che lo stessi squadrando da capo a piedi come se la persona indesiderata fosse lui.La sua calma non incise in alcun modo sul risentimento che provavo per essermi fatta cogliere alla sprovvista per ben due volte nel giro di pochi istanti in una sola giornata, e un pò senza volerlo presi la sua presenza come pretesto per un piccolo sfogo.
- Devo abituarmi a questo vostro passo silenzioso o esercitarmi a nascondere lo stupore ogni volta che vi mostrate alla vista.- non mancai di fargli notare.
- Devo ammettere che in un modo o nell' altro facciamo sempre un certo effetto. - disse, caricando la frase di significati che mi fecero subito intuire che era stato presente in qualche modo alla scena che si era svolta nella stanza fra Altair e me.
- Non ho mai pensato che siate persone comuni. Tutto quello che fate è sempre carico di mistero.I vostri gesti,il vostro modo di combattere,gli scopi che perseguite,il modo in cui vivete. - e calcai il tono su queste ultime parole per sottolineare la mia completa estraneità al loro mondo, e contemporaneamente il mio estremo desiderio di farne parte e di comprenderlo.
- Come riuscite a mettere in difficoltà le persone davanti a voi. - mi feci sfuggire in un sussurro più rivolto a me che alla conversazione in genere.
- Ho un messaggio per te.- fece d'un tratto.
- E cioè ?- feci stupita.
- Non avere paura. E ti prego di considerarlo detto anche da parte mia.-
- Detto così non mi sembra nulla di sensato. - risposi cercando un modo gentile di interrompere quello scambio di argomenti.
- Cercavi qualcosa?- chiese premuroso cambiando il tono della conversazione.
"Si, un po' di pace" avrei voluto rispondergli ,ma mi precedette avanzando un' altra domanda.
- L' uscita, forse? - ipotizzò divertito all' idea che mi fossi persa.
- Ho smesso di essere vostra ospite solo perchè non ho ceduto alle avances del vostro superiore?- risposi velenosa.
La sua espressione si fece dolente ,come se non fosse stato quello il senso delle sue parole,ma molto più lieve , come se si trattasse di una canzonatura tra compagni d'armi.
Sentiì la fitta dolorosa dei ricordi farsi strada nel mio petto.Credevo che sarei stata più forte e che avrei accettato di buon grado il cambiamento di situazione.Quanto mi sbagliavo.
- Seguimi ti prego,forse con lo stomaco pieno potremo ragionare meglio. - mi invitò più per sollevarmi da quello stato che per il reale bisogno di condurmi a un pasto caldo.
Che strano assassino,non solo non gli erano sfuggite le lacrime che affioravano dai miei occhi, ma nemmeno aveva ignorato il mio bisogno che esse non si mostrassero e che raggiungessero le guance.Strani pensieri affioravano dentro di me. "Mangiatori di erbe,pagani,eretici,sciacalli,cani,carogne,infedeli" era così che li avevo sempre sentiti chiamare , ed era così che credevo che fossero veramente.Robert mi aveva sempre detto che qualsiasi morte era preferibile difronte alla scelta di vivere come un assassino, che erano esseri così spietati da uccidere le loro stesse madri, e io che gli avevo sempre creduto adesso non sapevo che pensare.
Quell' uomo mi aveva guardato dentro e aveva rispettato ciò che aveva visto.Non mi aveva obbligato a seguirlo, si era limitato a precedermi.Decisi in base a quello che sentivo. 
Non feci altro che andargli dietro.

.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Ricordi ***


Come avevo ampiamente intuito già da molto tempo prima che fossi scortata dal corridoio dove mi ero fermata a riordinare i pensieri,mi ero totalmente persa.
Impiegammo un tempo lunghissimo per raggiungere l' entrata principale percorredno corridoi più o meno stretti e scendendo scale che nemmo immaginavo esistessero.
- Ero proprio finita dal lato opposto. - commentai a voce bassa.
- Dipende rispetto a cosa. - mi rispose senza che fossi troppo sorpresa del suo intervento.
- Se prendi come punto di riferimento lo studio di Altair ci hai semplicemente girato intorno, se invece consideri le mie stanze , ti sei spostata troppo a ovest, se volevi imboccare l' uscita,bhè ,ti avrebbero trovata dopo anni inscheletrita in qualche nicchia o ti avrebbero notata aggrappata a qualche inferriata mentre urlavi chiedendo aiuto per poter uscire.- aggiunse ridacchiando
Ignorai con alterigia tutto quello che non fosse fonte di informazioni per me e avanzai una domanda cercando di mantenere un tono indifferente
- Allora la tua stanza e lo studio di Altair sono sullo stesso piano?-
- Sono felice di notare che almeno hai memoria di quello che senti - continuò a sbeffeggiarmi senza problemi.
- Solo perchè qualcuno in un epoca remota ha affidato la costruzione di questo posto a un pazzo senza senso dell' orientamente, non mi sembra un motivo sufficiente per vantare un qualche tipo di superiorità su di me! - sbottai provocando solamente una risata  ancora più sonora.
- Si , proprio uno spasso.- commentai acida.
- Non invidio il tuo uomo.- rispose quello annaspando tra i singhiozzi delle risa che non accennavano ad attenuarsi.
- Dovrà proprio spiegarti tutto a quanto pare.-
Non so perchè lo feci, ma la mia reazione fu rapida e istintiva. Mi girai verso di lui e gli tirai un pugno mirando alla cieca,ma con tutta la forza che avevo.
Lui con un gesto fulmineo bloccò il mio movimento all' altezza del polso. Solo allora notai la manica vuota svolazzare alla sua sinistra.
La cosa stranamente mi raggelò. Non distrasse lui però, che ruotò con abilità tutto il mio avambraccio di lato facendomi perdere l' equilibrio e finire con naturalezza per terra , ai suoi piedi.
- Se fossi stato l' assassino che ero un tempo ti avrei detto che è quello il posto dove un cane templare come te deve stare, e senza il minimo sforzo ti avrei trapassato la gola con la mia lama. - Fece  una pausa per sottolineare le sue parole,ma non fu difficile per me credere in quello che diceva notando il suo sguardo ferreo.
- Robert de Sable mi ha privato del mio braccio, ma non del mio cuore. Il mio orgoglio non è morto, è solo addormentato.Se Altair ammette la tua presenza qui non pensare che lo facciano di buona voglia anche gli altri.Lui è il migliore fra noi,la sua forza mantiene l' ordine saldo, ma se riterremo che il suo giudizio si è rivelato una minaccia non comprometteremo inutilmente la confraternita.Posso avere la meglio su di te quando voglio e anche con un braccio solo, non dimenticarlo mai,anche se ho scelto di essere tuo amico.- mi fissò gelido e letale.
- Per il momento. - aggiunse lapidario.
- Non credo che avrò l' occasione per dimenticarlo.- risposi fissandolo di rimando.
Accennai a rimettermi in piedi vedendolo di sottecchi farsi da parte per lasciarmi spazio nei movimenti.
- Sei la prima donna templare che vediamo. Quando Altair mi ha riferito di averti trovato al funerale, al posto di De Sable , quella volta ho seriamente pensato che fosse uscito di senno a causa dei suoi trascorsi con quell' uomo,e ho sorvolato sulla situazione con troppa leggerezza.Non è da me, avrei dovuto fidarmi maggiormente delle sue parole.Quando ti ho visto ritornare con lui dopo l' uccisione di Bouchard, bhè ,allora ho capito molte cose. Ho capito perchè ti ha lasciata in vita quel giorno a Gerusalemme.-
Sgranai gli occhi per la sorpresa che lui ne sapesse più di me su quella bizzarra circostanza. Tutti noi spevamo bene che nessuno sopravviveva ad un incontro ravvicinato con un assassino, specie se si trattava del braccio destro di  Al  Mualim.
Gli risposi dicendogli quello che sapevo, sperando che di rimando avrebbe colmato le lacune di quell' episodio.
- Mi ha detto che non ero la sua preda,e che quindi non avrebbe preso la mia vita.-
Mi guardò sorridendo della superficialità del mio giudizio sulle  parole pronunciatemi.
- Si,sono sicura di non sbagliarmi, e mi ha detto anche che non dovevo seguirlo,facendomi capire che altrimenti non mi avrebbe risparmiato una seconda volta.-aggiunsi cercando di convincerlo.
Scosse la testa.Lo guardai senza capire,le parole erano state quelle,ne ero certa.
- Gli hai ricordato Adha.-
mi spiegò con calma. In risposta alle sue parole sentiì qualcosa dentro di me muoversi facendo un rumore sordo come un tonfo.
- Adha e Altair erano una coppia, ma non una semplice coppia.Si erano promessi l' uno all' altra,un giorno Altair avrebbe lasciato l' ordine per condurre una vita normale al suo fianco. Purtroppo questa decisione contrastava coi piani di qualcun' altro che sul destino di Altair aveva pianificato grandi progetti.-
"Al Mualim" compresi in quel momento anche se l' assassino non aveva fatto alcun nome.
- La fecero rapire dai pirati e portatala in mare dove non era facile poterla rintracciare le tolsero la vita.Nonostante non si fosse mai dato un solo istante di riposo per cercarla, anche se era soverchiato dal peso degli omicidi che gli aveva commissionato  il maestro, e dalla vergogna di quanto era accaduto al tempio di Salomone col tuo comandante, riuscì a sapere dove si trovava la nave e arrivare a lei .Troppo tardi però.Non se lo è mai perdonato.
Altair non lo ammette ,ma tutti noi abbiamo visto il corpo di quella donna quando l'ha riportata qui per seppellirla nel terreno della casa dei suoi genitori. I suoi occhi contenavano ancora tutto il terrore e l' orrore di quei momenti.Probabilmente l ' hanno torturata fino alla fine.
Evidentemente lui ha pensato che anche tu ti sei trovata nella posizione di pedina sulla scacchiera di una persona che ti ha usata solo allo scopo sacrificarti in sua vece.Se ci fosse stato un altro quel giorno al suo posto,ad affrontarti, saresti carne per i vermi già da tempo.-
Il suo sguardo si addolcì un pò ricordando i momenti del passato che aveva richiamato alla memoria.
- La vita insegna in ogni momento. Ricordalo sempre.-
Riprese a camminare e io a stargli dietro.


 

Passammo sotto lo sguardo vigile delle guardie poste all'ingresso della fortezza senza dirci nulla, la conversazione in cui ci eravamo intrattenuti poco prima sembrava aver tolto a entrambi la voglia di approfondire argomenti di carattere personale.
Devo ammettere che più tempo trascorreva meno riuscivo ad abituarmi a loro. Li ritenevo troppo diversi, ma quando arrivavo a questa definizione non potevo fare a meno di domandarmi se troppo diversi da me o da quello che mi avevano inculcato a credere nei loro confronti.
Non posso negare di essermi ricreduta più volte sul loro conto da quando sono venuta qui, persino il mio accompagnatore, che più che altro svolgeva nei miei riguardi i compiti di un sorvegliante dal carattere falsamente accondiscendente, nell' arco di poco tempo aveva lasciato trapelare tratti affascinanti di una personalità molto complessa.
I soldati templari con cui ho vissuto gran parte della mia carriera erano davvero meno profondi al confronto. Credevano in due cose principalmente, e cioè nella profondità del piatto in cui mangiavano e nella paga che ricevevano. Il resto veniva lasciato al caso, che nella loro lingua si traduceva "e' tutto nelle mani di Dio",e nessuno sembrava fare attenzione a ciò che si svolgeva intorno.Nemmeno ho mai sentito raccontare di amori profondi come quello con questa fantomatica "Adha",che dalla storia che mi è stata appena riferita sembra descritta  più come una martire cristiana che una semplice ragazza sfortunata che ha amato la persona sbagliata.
I soldati si prendevano il loro piacere con le donne che le loro paghe si potevano permettere, donne che la miseria aveva imbruttito fino a cancellare ogni sentimento che non fosse il puro interesse personale.La sera li sentivo commentare nelle sale comuni dove bevevano insieme ogni genere di oscenità,vantandosi a dismisura di atti che potevano essere credibili solo se sotto l' effetto di una delle loro micidiali sbronze.Io mi tenevo alla larga il più possibile, perchè anche se sotto la protezione dell'ala di Robert percepivo i loro sguardi viscidi soffermarsi sulle mie forme ogni volta che avevano l' occasione di farlo.Sentivo la gelosia feroce che nutrivano nei confronti del nostro comandante e il disprezzo che riservavano a me nei commenti a mezza bocca perfettamente udibili.
" Ecco la troietta del capitano." "Almeno lui ha risolto il problema dei soldi ."
Io lo sapevo, e bruciavo di rabbia perchè l' unica cosa che volevo ,anche se da parte di quei cani rognosi ,era il rispetto che si deve a una persona di valore,quel rispetto che mi è stato sempre negato solo per gettarmi all' ultimo gradino della scala sociale dove non c'e' altro che ubbidienza e umiliazione.
So bene che essere l' amante di De Sable non era il modo giusto per ottenere quanto volevo,ma erano queste le sole risorse di cui disponevo, e inoltre, perchè non dovrei ammetterlo, lui riusciva pienamente  a soddisfarmi sessualmente.
In un modo o nell' altro mi sentivo viva.
Adesso invece non ho altra scelta che seguire colui che ho combattuto fino a pochi giorni prima,colui che ho chiamato per tutto il tempo" un pazzo fanatico", che però dall' alto della sua "pazzia" è riuscito a mettere nel sacco l' esercito crociato, far piazza pulita dei loro comandanti e recuperare quello che desiderava.
" Io ottengo sempre ciò che voglio." erano state queste le ultime parole che aveva scandito in faccia a Bouchard prima di infliggergli il colpo di grazia.Non avrei trovato un esempio più calzante per descrivere la sua indole : lui ottiene sempre ciò che vuole. E' vero, e non nascondo che mi fa paura pensare che può ottenere lo stesso da me.
Affaccendata in questi pensieri  non mi accorgo che stiamo percorrendo le stradine del villaggio ai piedi della fortezza. Se mi fossi sentita una semplice ospite avrei intrattenuto sicuramente una piacevole conversazione per ottenere informazioni sul luogo e sui suoi abitanti ,ma in quel momento impersonificavo il prigioniero che viene condotto per le strade verso un nuovo luogo di reclusione. La mia curiosità ebbe comunque la meglio.
- Dove siamo diretti assassino? Credevo avessi intenzione di farmi cenare. - alla mia domanda  lui  come di consueto non si scompose.
- Non sono in grado di difenderti dall' assalto di tutti i confratelli che ritengono di doverti far pagare con la vita il solo fatto di esistere.Nè mi illudo che siano così arrendevoli da trattenersi per rispetto nei miei confronti. Finchè le cose non si saranno pianificate in modo efficiente pranzerai e cenerai fuori dalla fortezza,affidata,diciamo così ,in mani amiche.- sembrava sincero e non derisorio, ma non riusciì a contenere un moto di stizza.
- Quando dici "mani amiche "ti riferisci a confratelli che hai convinto a non sgozzarmi?- chiesi visibilmente alterata all' idea che la protezione offerta dal nome di Altair presso gli assassini non suscitava lo stesso timore riverenziale che otteneva quella di Robert presso i templari.
- Se ci tieni tanto a condividere i pasti con loro puoi chiedere direttamente al nostro maestro in carica di farti da scorta.- riprese in tono vagamente seccato.
- Stai tranquilla che solo vedendolo accanto a te ti eviteranno tutti come la peste, ma se posso permettermi un suggerimento - e dicendo queste parole percepiì chiaramente la sua voce farsi più pacata ,quasi paterna nei miei confronti,
- i nostri pasti non sono di cinque portate, sono frugali, veloci e solitari. Non troverai vino da aggiungere all' acqua ,nè una cosa semplice come una sedia comoda.Nè io nè Altair riteniamo che sia un posto opportuno per una donna. - Erano parole educate e premurose,ma alle mie orecchie risuonarono come seri tentativi per cercare di sminuirmi.
Rabbrividiì involontariamente pensando che Altair e l' assassino vicino a me mi avessero immaginato come una donna. Un brivido freddo mi attraversò la schiena al pensiero che mi avessero visualizzata davanti a loro senza i vestiti addosso,pienamente consapevoli della mia sessualità, che avessero fantasticato di prendermi tra le loro braccia come era già successo, che potessero considerare di possedermi come possedevano le loro donne nei loro letti. Ne fui scioccata.
- Tutto questo ti crea un così grande disagio? Stiamo solo andando a cenare da mia cugina. - mi disse squadrandomi preoccupato per il repentino quanto ingiustificato cambiamento.
- Non mangiamo i forestieri.- aggiunse nel tentativo di allentare il rigore della mia espressione.
- Perdonami - riusciì a sbiascicare sentendomi ancora la sensazione delle loro mani addosso.
- Vi sono molto grata per il vostro invito. -


 

Giungemmo a destinazione non molto tempo dopo, quando ormai la luce si era attenuata a tal punto che era difficile distinguere nitidamente i particolari degli oggetti lungo le strade .
Che fossimo già attesi fu facile intuirlo, perchè  imboccato l' ingresso subito una vocina festante ci accolse come solo una folla in delirio può fare.
- Sono arrivati, mamma! Sono arrivati, vieni! - quella gioiosa cantilena saltellante sembrava avere una riserva d'aria inesauribile, e quasi da subito mi dette sui nervi.
Io ho sempre odiato i bambini, hanno il potere di mettermi a confronto con la parte di me stessa che voglio nella maniera più assoluta cancellare.
Senza tanti complimenti mi scanso dietro l' assassino che invece si lascia avvolgere da quell' esplosione di vita a cui risponde sorridendo apertamente.
- Sei stata bravissima Sofia,ci hai notati quasi subito! - le diceva accarezzandole i capelli.
Fu in quel momento che una donna ,molto probailmente la padrona di casa, ci venne incontro con un gran sorriso sulle labbra. I suoi movimenti erano misurati e leggeri, e nell' abbracciarmi per darmi il benvenuto percepiì appena la sua stretta.
- Entrate ,vi prego ! Spero abbiate appetito, ho preparato un sacco di cose! - Dichiarò festante,e con un movimento aggraziato e rapido che riusciì a cogliere solo all' ultimo si portò di fianco a me per prendermi un pò in disparte.
- Non conosco i vostri gusti signora, spero vogliate perdonarmi per questa volta. Se volete indicarmi le vostre preferenze sarei lieta di cucinare per voi quello che desiderate. - e con mia grande sorpresa vidi dall' espressione dei suoi occhi che era sincera nei miei riguardi e che non era presente nè risentimento nè inimicizia.
- Cerchi già di corrompere la nostra ospite Medina? Non metterla a disagio o sarò costretto a servirmi a una taverna la prossima volta! - commentò con grande familiarità l' uomo
- Taci Malik ! Tu sei il solo qui che si lamenta! -  
Onestamente mi aspettavo che le rivolgesse un rimprovero per la sfrontatezza delle sue parole.
O un ordine di tacere.
O un invito brusco a calmare l 'impertinenza.
O, nel peggiore dei casi, uno schiaffo, come tante volte era capitato a me.
Giusto per ricordarmi che il mio posto era per terra, e tutte le volte con estrema violenza.
Lui invece scherzava con lei, e non aveva intenzioni di dimostrare alcuna superiorità. 
Ma non era il fatto che scherzasse a stupirmi tanto, ma quello che lui era un assassino.Dovetti assumere una posa veramente bizzarra per ritrovarmi tutti gli occhi dei presenti puntati addosso  con una certa preoccupazione.
- Ti senti bene ? - mi chiese lui guardandomi profondamente negli occhi.
- Mai stata meglio. - risposi cocciuta.
Non era vero che stavo bene,era evidente.Cercai in tutti i modi di non dare loro nessun motivo di pensare che qualcosa fosse andato storto o che le pietanze non fossero di mio gradimento.Provai  addirittura a farmi coinvolgere nelle discussioni più leggere che riguardavano quanto tempo mi sarei intrattenuta con l' ordine ,o che cosa avrei mangiato il giorno dopo.
La verità è che ero affascinata da quel ritaglio di normalità.Purtroppo per me non avevo compreso subito che anche per tutto quello che stava accandendo c'era uno scopo. Col tempo ,ripensando al periodo trascorso in compagna di quella donna e di sua figlia, avrei ricordato le parole di Robert ancora una volta.
"Gli assassini sono maestri nella manipolazione."
Robert, scopro che ancora adesso mi rivolgo a te come se potessi vederti venire verso di me per abbracciarmi,posso solo dire a mia difesa che in quel momento ero sola, e non avevo punti di riferimento.Lo so che non è una scusa,che mi hai insegnato di mantenere sempre alta la guardia,ma non immaginavo i progetti che avevano su di me.
Continuavo a rimanere con loro perchè volevo carpire i segreti della Mela prima di Altair, e chissà, il giorno che fossi riuscita a ottenere la loro fiducia avrei trovato il modo di sottrargliela  per riportarla nelle nostre mani.
E' stupido ,ma non ho mai abbandonato la speranza che vedendomi tornare con la Mela in pugno mi avreste riaccettata tra di voi e nominata cavaliere.
Quante volte ho immaginato la scena.
Invece loro sono stati più furbi di me, Robert,ma il modo con cui mi hanno sconfitta te lo racconto piano piano assieme a questa storia.

La strada di ritorno mi sembrò più breve, forse perchè passai tutto il tempo a parlare con Malik delle sue parenti  e della cena appena trascorsa.
Non volevo che leggesse dentro di me come mi aveva dimostrato di saper fare così bene, volevo solo evitare di pensare per acquistare la tranquillità necessaria per sprofondare subito nel sonno.
Giunti alla fortezza mi concentrai per memorizzare il percorso per trovare l' uscita il giorno dopo, ma l' assassino capì le mie intenzioni e mi condusse per nuovi tortuosi corridoi, alimentando il mio latente senso di prigionia.
- Avete paura che venga a uccidervi stanotte ? - gli dissi alterata da quel suo modo di giocare sporco.
- Ti sei accorta allora che sto cercando di non darti punti di riferimento per lasciare la tua stanza,brava! Finalmente un lampo di prontezza da parte tua ! - disse queste parole ridendo,ma era chiaro che mi stava trattando da stupida.
- Dite che sono vostra ospite,ma di fatto mi trattate come un soggetto da tenere sotto costante controllo,non crediate che non lo comprenda. L'altra alternativa era rinchiudermi in una cella? - domandai solo per avere conferma
- Veramante potevi scegliere tra essere legata al letto ,essere drogata, essere rinchiusa nella tua stanza,ma la prigione non l' avevamo contemplata. Possiamo sempre ritrattare per domani! - e rise. Rise di me ,ne ero certa.
Mi salì il sangue alla testa così velocemente che avrei offerto volentieri una parte del mio corpo per avere un arma con cui trapassarlo da parte a parte in quell' istante.Il mio furore era perfettamente visibile, ma lui non ne sembrò minimamente impressionato. Che stupida, come se potessi sperare di avere la meglio in simili circostanze.
- Riposa bene. La sveglia è all'alba.- e con un gesto fluido aprì la porta della mia stanza dove senza essermene accorta eravamo arrivati, e aspettò che fossi entrata per richiuderla alle mie spalle.
Sapevo che era rimasto lì fuori per sincerarsi di quello che  avrei fatto.
I templari non piangono.
Mi sdraiai sul letto e rimasi così aspettando il nuovo giorno.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Tattiche ***


Anche se non volevo ammetterlo ero stanchissima, e nel momento in cui mi distesi sul letto furono i dolori provenienti dalle varie parti del mio corpo a ricordarmelo.
La mia resistenza fu effimera, ben presto cedetti  al sonno senza nemmeno rendermi conto del momento esatto i cui mi abbandonai alla spossatezza che percepivo.

Ero sulla nave diretta a Cipro, il mare era grosso e per quanto lo scafo fosse ampio non riusciva a sostenere l' impeto delle onde che scuotevano senza sosta l' imbarcazione dando l' impressione che di lì a breve si sarebbe spezzata per tanta pressione esercitata. Mi sentiì più volte  spintonata malamente per il ponte, accompagnata dalle urla dei marinai che  cercavano di governare la nave e contemporaneamente di evitare di travolgermi durante i loro passaggi.Non sapendo cosa fare mi guardai intorno alla ricerca di Altair , con cui avevo intrapreso quel folle viaggio, ma di lui non c'era traccia.
- L' assassino che era con me, che fine ha fatto? - domandai al primo uomo che riusciì a distogliere dalle sue concitate manovre.
- Assassino? di che assassino parli? Tu qui sei venuta da sola ! -
- Che cosa? - ribattei furiosa
- Lui era con me, sei cieco? E' stato qui fino a poco tempo fa! -
Ma l' uomo non sembrò fare caso a quanto gli dicevo e cambiò atteggiamento nei miei confronti, incominciando a spingermi verso la cambusa senza tante cerimonie.
- Sei di troppo sul ponte con noi,e poi non sei un uomo! -
 Mi urlava trascinandomi dietro di sè con una forza spaventosa.Con uno spintone mi buttò letteralmente dentro e mi rinchiuse lì girando la serratura che produsse  un sonoro scrocco.Gettata per terra non fui abbastanza veloce per rialzarmi e fermarlo,potetti solo scagliarmi contro la porta chiusa e urlare al disopra del rumore delle onde sperando che non fosse andato via e che mi potesse ancora sentire.
- Fammi uscire! Non sono un prigioniero! Fammi uscire! -
La sua risata fu inconfondibile.
- Prega che la nave non affondi donna ! Perchè da lì tu non uscirai mai piu' ! -
- No! Apri la porta maledetto ,apri la porta! - lacrime di rabbia  e impotenza presero a scorrermi involontariamente lungo le guance.
- Non voglio morire qui dentro! Apri ! Aprimi! -


Mi resi conto che stavo urlando solo quando sentiì una mano scuotermi leggermente per la spalla. La mia reazione fu brusca, ma venni trattenuta da mani salde che mi costrinsero contro il materasso fino a quando non smisi di dibattermi.
- Sei al sicuro. - la voce calma mi giunse attraverso la fitta nebbia dell' agitazione che ancora mi pervadeva e mi faceva prendere il respiro a boccate.
Sentivo la gola roca per lo sforzo, i muscoli ancora tesi per ripetere i gesti del sogno. Pecepiì la stretta allentarsi piano fino a divenire una semplice pressione.Mi spiace ammetterlo ma trovavo quel tocco confortante.
- Va meglio? - chiusi gli occhi perchè avvertivo un leggero capogiro.Non mi fidai della mia voce,feci un cenno d'assenso con il capo. 
- Maria ,guardami .Va veramente meglio? Sei pallida. - notare dell' apprensione nelle sue parole mi fece sorridere.
Sapere che il Garn Maestro degli assassini sedeva al mio capezzale preocupandosi del mio risveglio con tutta quella premura lo faceva apparire ai miei occhi come una persona qualunque.Eppure sapevo bene di che cosa erano capaci quelle mani.
- Un goccio di vino e riacquisterò subito le forze .- gli dissi col chiaro intento di provocarlo.
Lo sentiì indaffararsi di fianco a me  e poi riaccostarsi per chiedermi se riuscivo a sollevarmi da sola.
- Certo.- ero frastornata, non malata.
Prese deciso la mia mano e l' avvolse attorno a un bicchiere in modo da non farmi vedere cosa c'era dentro ,poi serrò le sue dita sopra le mie e come se mi imboccasse guidò le mani così unite alla mia bocca. Senza interrompere il gesto mi obbligò a bere, esercitando una certa pressione sulle mie labbra perchè non le richiudessi.
Era latte col miele, appena munto dato che percepivo sulla lingua il piacevole tepore.
- E ricorda che te lo farò bere a forza ogni volta che avanzerai richieste assurde di questo tipo!- aggiunse come se fosse una minaccia da tenere in grande considerazione.
- Se tutte le punizioni fossero come questa...- lo sbeffeggiai non accorgendomi del pericoloso doppio senso delle mie parole.
Fortunatamente fece finta di nulla,o almeno non lo diede a vedere, perchè sapevo bene che aveva registrato questo messaggio come sintomo della mia debolezza, lo capivo dalla maniera misurata con cui eseguiva i suoi gesti che era principalmente occupato a rifletterci sopra.
Si mise in piedi e mi diede le spalle come per concerdemi un pò di riservatezza mentre cercavo di destarmi del tutto.
Apprezzai quella piccola premura verso di me.
- Sono venuto a svegliarti perchè volevo proporti di discutere della mela assieme a te questa mattina,ma vedendo alcune cose ,penso che faremo meglio a rimandare.-
Non nego che rimasi senza parole. Non sapevo cosa rispondere avevo paura di dire la cosa sbagliata e di mandare in fumo tutte le mie opportunità.
- Bene Altair , sono subito con te! Andiamo nel tuo studio per stare più tranquilli? -
Fu una risposta scattante la mia,non volevo dargli terreno per rifiutare,non volevo che fosse lui a decidere che cosa dovevo fare ancora una volta.Ero disposta a soprassedere anche all' episodio della carezza pur di raggiungere il mio scopo. Indirettamente mi stavo gettando ai suoi piedi.
- No Maria.Andiamo nelle scuderie a prendere i cavalli, oggi mi accompagnerai nei miei giri. Un pò di aria fresca non potrà che ridarti il buonumore che queste mura sembra ti abbiano tolto.-
Dannato, non ha perso un istante per portare tutto a suo vantaggio.
- Fammi strada. - gli dissi rassegnata.

 

Non posso nascondere che dentro di me ribollivo per il crescente senso di inutilità che provavo nei confronti di tutta la situazione.Ero persino arrivata a pensare che si mostrassero appositamente gentili con me per vedere fino a che punto riuscivo a mantenere saldi i nervi e non compiere la tanto provocata " mossa sbagliata " che mi avrebbe eliminata dalla scena, e  avrebbe risparmiato loro tante seccature.
Al terzo angolo che percorremmo capi' subito che Altair mi stava guidando per un' ulteriore variante delle strade che conducevano all' esterno. Serrai i pugni e mi morsi un labbro ringraziando il fatto che l' assassino fosse davanti a me  e non potesse godersi la scena che sicuramente lo avrebbe rallegrato.
Nella mia mente si componevano senza sosta insulti da taverna di ogni tipo che coinvolgevano svariati personaggi e descrivevano scenari altamente fantasiosi dove si realizzavano atti da brivido che vedevano sempre in primo piano l'annientamento degli assassini e il crollo della fortezza loro sede.
Quando finalmente Altair mi rivolse la parola ero talmente carica che avrei tranquillamante sostituito una catapulta.
- Staremo fuori tutto il giorno, avevi preso degli impegni con Malik? -
Io ? Impegni con lui ?
- Per quale motivo avrei dovuto prenderli ? - chiesi mantenendo una calma straordinaria.
Il suo sguardo interrogativo mi fece capire che tra quello che si erano riferiti di fare  riguardo me e quello che era stato fatto ci doveva essere un bello scarto.
- Avrete modo di discutere i particolari in seguito,Malik sicuramente capirà , o gli avranno già riferito, - aggiunse agitando una mano per sminuire il fatto, - che tu sei con me. Non è così tremendo.-
"Forse non per te " riflettei, ma non lo diedi a vedere.
Montare a cavallo e intraprendere la strada si rivelò essere più piacevole del previsto. Non lo avrei mai immaginato, ma Altair era un ottimo interlocutore, pieno di interesse e curiosità e modi di dire che tenevano sempre acceso il discorso.
Mi fece infinite domande sul mio ordine, tutte all' apparenza molto discrete e superficiali ,ma che composte insieme sicuramente gli avrebbero dato un quadro molto dettagliato su una realtà che intendeva esaminare a fondo.
Io non avevo nulla da perdere a riferire tutto quello che sapevo, anche perchè ero sicura che si sarebbe riformato un nuovo ordine sulle ceneri sparse di quello precedente, e avrebbe avuto tutta un ' altra impostazione che a me non sarebbe mai più data di sapere,a meno che non avessi trovato il modo per riaccedervi. Questo pensiero mi rese triste.
- Sono stato troppo diretto? Ho smosso brutti ricordi ? - s'informò vedendomi pensierosa.
Sollevai la testa e lo fissai dentro il cappuccio dove si potevano scorgere bene solo il naso e il profilo della sua bocca. Avevo capito che non amava essere fissato negli occhi e che se incatenava il suo sguardo al tuo era perchè era lui che lo decideva.
Non volevo renderlo partecipe dei miei ricordi di quando sono entrata per la prima volta nell' ordine sotto il comando di de Sable, dello stupore che provavo ogni giorno  nel vederlo scendere nel piazzale per passare in rivista le reclute, delle parole di apprezzamento o di critica che ci facevano tremare le ginocchia , del sorriso nello sguardo che riservava solo a me quando mi passava davanti e sentivo quell'odire particolarissimo di cuoio mischiato al profumo della sua pelle. 
Erano cose troppo preziose per essere poste su un piatto e contrattate con altre che non avevano per me altrettanto valore.
Cercai di recuperare terreno perchè non volevo essere vittima di quella sua strana comprensione che sembrava volere da me che lo cosiderassi l' unico appiglio che mi era concesso. Non rimasto ,concesso. Era lui che decideva per me. lo odiavo  e lo invidiavo per questo suo potere,per il modo con cui lo esercitava con eleganza , per la sua capillarità che lo faceva insinuare in ogni fibra di ogni essere,e in ogni spiraglio di ogni situazione.
La verità era che mi stavo preparando alla mia resa, sapevo bene che non giocavamo ad armi pari e che prima o poi sarei capitolata.Tremavo nell' attesa del verificarsi di questa eventualità.
- No, Altair. Il passato è passato. - e riprodussi il gesto di un sorriso con le labbra. Inutile dire che dentro di me piangevo.
Il resto della giornata fu scorrevole e abbastanza tranquillo. Altair si muoveva rapido e sembrava riuscisse a essere ovunque e parlare con tutti nello stesso momento .
In breve tempo mi disse che era stato aggiornato sull' andamento odierno dell'intero villagio, e questa conoscenza spaziava dal sapere chi aveva tenuto un comportamento al di fuori dei limiti delle leggi ,  a quanto fosse salito il prezzo dei datteri sul mercato.
- Maria , non so se l' avevi capito, ma ho voluto appositamente che tu fossi presente. -
Presente ? A quale scopo? Dovevo aiutarlo a contrattare l' acquisto di qualcosa ? Voleva un mio parere ? Improbabile che qualcono cercasse di essere disonesto con lui.
- Non ti seguo. - feci sincera
- Non so a cosa potrei esserti utile nel tuo villaggio. Tu sei la legge qui. -
Le sue labbra si tirarono in un sorriso che mi inquietò molto.
- Come avrai notato oggi in molti ti hanno vista con me. -
Incominciavo a comprendere, ma avevo paura di sentirglielo dire. Dissi la cosa più banale che mi venisse in mente per spezzare quell' aura di solennità che voleva consacrare a tutti i costi una situazione che non desideravo.
- Mi hanno visto anche ieri sera mentre Malik mi portava a cenare .-  ribattei rapida.
Mi guardò con l' espressione di uno che non accettasse il fatto che fossi così tarda su certe considerazioni.
- Sanno che sei sotto la mia protezione ,- disse sospirando rassegnato
- quindi se vorrai uscire per conto tuo le prossime volte potrai farlo tranquillamente senza che corri alcun tipo di rischio. Ammesso e non concesso che ti limiti a muoverti nei paraggi. - fece più rivolto a sè stesso che a me, già valutando come agire se si fosse verificata l' eventualità.
Io rimasi sorpresa, devo ammetterlo. Confusa e lusingata, sensazioni troppo da donna per i miei gusti, in genere sono io che difendo me stessa, i deboli e gli oppressi.
Come un lampo improvviso compresi dove voleva andare a parare.
- Ho portato la spada al fianco fino a pochi giorni fa assassino, non ho dimenticato come si usa. Se sei tanto preoccupato per la mia incolumità procuramene una allora! - Lo dissi con tanta rabbia perchè volevo che per lui fosse chiaro il concetto che i suoi disperati tentativi di " addomesticarmi " e farmi  diventare più malleabile stavano miseramente fallendo.
Bel tentativo devo dire, ammetto che ci stavate riuscendo, ma  simili accortezze possono far presa su ragazzine alle prime esperienze,non su di me.
Presi il suo silenzio come il momento dello scontro in cui ci si ritrova in perfetta parità.
Anche se tatticamente l' aver scoperto le sue intenzioni poteva portarmi in discreto vantaggio non me la sentivo di allontanarlo così bruscamente da me.
Il rimanere di  nuovo sola, adesso che avevo numerosi nemici e che avrei potuto crearmene altri molto facilmente non era davvero la mia più grande aspirazione. Dentro di me mi immaginai abbassare il capo in segno di resa
- Perdonami, non volevo mancarti di rispetto. - e attesi una sua reazione. Il suo silenzio mi spaventò, sapevo che aveva sempre qualcosa da dire , non era mai rimasto senza parole.
- Sei  tu che dovresti perdonarmi. - disse spiazzandomi.
- Dovevo spendere più tempo in tua compagnia, ho fatto male a trascurati.-
Rimasi senza fiato.
Quello che non immaginavo era che dentro di lui stava gongolando perchè con la sua nuova tattica aveva capito che con me aveva fatto centro.


 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Parole ***


Ci dirigemmo fuori dal centro abitato, verso la campagna, mantenendo i nostri cavalli ad un andatura regolare, oserei quasi dire da passeggiata.
Il sole aveva ormai raggiunto e oltrepassato il suo zenit, e incominciavo ad avvertire vagamente i primi segnali della sete che non avevo avuto modo di placare durante il corso della giornata.
Mi detersi con un gesto distratto il sudore dalla fronte sperando che fossimo diretti in qualche luogo, anche se il mio compagno di viaggio non mi aveva fatto partecipe di alcun progetto. Qualunque fosse la meta pregavo tanto che si mostrasse appena svoltata qualche curva, o  fosse celata dietro qualche gruppo di alberi, ma con estrema delusione continuavamo a proseguire diritti sulla strada.
Altair mi parlava senza denotare alcun sintomo di disagio o sofferenza per il caldo o la sete, sebbene fosse armato di tutto punto e la sua divisa non fosse per niente leggera. Sentivo di invidiare molto questa sua resistenza fisica che lo faceva sembrare riposato come se avesse appena intrapreso il viaggio.
Gli argomenti che mi riferiva erano interessanti, mi domandava inoltre la mia opinione su nozioni basilari di testi filosofici che aveva avuto modo di leggere nella biblioteca di Masiaf, proseguendo col racconto del  suo ultimo incontro con un erudito che sosteneva di essere venuto in contatto con popolazioni che dimoravano molto distanti da dove ci trovavamo noi, sperando che approfondire altre culture gli avrebbe giovato per meglio comprendere i misteri della Mela. Quello che tentavo di rispondergli sembrava piacergli ,lo vedevo prendere slancio a ogni nuova argomentazione introdotta, anche se capivo che non ero sufficientemente preparata per sostenere con lui discorsi troppo profondi.
Quando a un tratto si interruppe  mi allarmai pensando che avessi detto qualcosa che lo aveva urtato.
- Qualcosa non va? - chiesi preoccupata.
- Siamo arrivati a destinazione Maria, possiamo fare una piccola sosta adesso. - disse soddisfatto.
 Da come lo aveva annunciato sembrava tutto di una facilità disarmante ,ma guardandomi attorno vidi che c'eravamo solo noi nei dintorrni.
Altair aveva fatto fermare i cavalli in prossimità di un enorme albero, che, devo ammettere, proiettava attorno a sè una circonferenza d' ombra veramente allettante. Poco lontano si notavano i ruderi di un' abitazione abbandonata chissà da quanto tempo, ma che  doveva essere stata molto accogliente per la particolare funzionalità con cui si notava erano state predisposte tutte le opere in muratura che completavano l' immobile.
Appena smontata da cavallo l' assassino mi venne vicino e prese con naturalezza le briglie del mio animale per impastoiarlo assieme al suo poco distante .
- Non mi inganni Altair, ti muovi con troppa disinvoltura, questo posto non ti è nuovo. - gli dissi dopo aver osservato il suo atteggiamento da padrone di casa.
- Vero.- mi rispose  rallegrato della cosa, continuando imperterrito ad armeggiare con le borse sul lato della sua sella.
Fu di ritorno con diversi involti sotto il braccio.
Srotolò con un gesto fluido una coperta di tela rozza sotto la pianta e vi appoggiò sopra una sacca. Si mise seduto a gambe incrociate e slegò i lacci che la tenevano chiusa con rapidità.
- Mangi in piedi? - chiese senza interrompersi nella sua operazione .
La domanda mi urtò parecchio, sia perchè non ero preparata a questa gitarella che stava assumendo i connotati di una cosa troppo intima,sia perchè prendere il cibo dalle sue mani era per me una forzatura a cui non intendevo sottostare. Cercai di minimizzare il senso dell' onore ferito che cercava di emergere in modo predominante, e mi costrinsi a sedermi.
Intanto lui aveva messo in bella mostra una forma di pane,dei datteri e una maciata di frutta secca.Sentivo il mio stomaco languire e ricordarmi che anche io ero un semplice essere umano che aveva bisogno di nutrirsi. 
Usando uno dei suoi pugnali a mo' di coltello fece a fette il pane e incise i datteri, li riempì con la frutta secca e sempre con estrema naturalezza me li porse allungando il braccio verso di me. Vedendo che non li prendevo flettè il braccio verso di sè e strinse le labbra.
- Non credo che sia perchè non ti piacciono. - constatò riservandomi uno dei suoi rari sguardi da sotto il cappuccio.
- Il caldo mi ha tolto la fame. - mentiì spudoratamente.
Alatir sospirò.
- Credi in Dio, Maria?-
- Si , certo. - Risposi guardandolo stupita per la particolarità della domanda .
- Mia madre era cristiana, come te immagino, ma questo non ci ha mai impedito di mangiare tutti alla stessa tavola. So che hai fame, non voglio supplicarti. -
Mi sentiì sprofondare nella vergogna.Aveva considerato il mio rifiuto come uno sfregio nei confronti della sua religione.
- Non è per quello Altair -
- Per che cosa allora? - rispose pronto non nascondendo un certo senso di sollievo.
- Non ho fatto niente per guadagnarlo. - sussurrai. 
E contemporaneamente sentiì in maniera acuta pervadermi il dolore del mio tradimento nei confronti dei miei compagni templari a cui pensavo  intensamente in quel momento.
Avrei dovuto sbattergli in faccia la verità , urlare con orgoglio che un cavaliere templare non si piega ai morsi della fame,non si siede a condividere il cibo con un infedele, che preferisce lasciarsi morire di inedia piuttosto che cedere alle sue profferte, ma per quanto mi sforzassi non riuscivo a dirlo.
Perdonami Robert, non riesco più a vedere Altair come un nemico.
Perdonami Robert.


 

- Non importa se non te lo sei guadagnato svolgendo qualche tipo di lavoro, fa conto che sono io che te lo offro. -  mi indirizzò un sorriso di incoraggiamento e tese dinuovo la mano verso di me.
- Troverò il modo per ripagarvi di tutto. - gli assicurai di rimando accettando il cibo.
- C' è tempo. - banalizzò.
Incominciai a mangiare senza particolare appetito, era la sete più che altro che premeva il quel momento.
- Hai portato con te un pò d'acqua ? Mi si sta fermando tutto in gola, non riesco nemmeno a deglutire. -
- Non c'è bisogno che porto dell' acqua quando dietro la casa c'e' un pozzo dove possiamo attingerne di fresca. - rispose
La notizia mi mise di buon umore.
Acqua fresca. Non riuscivo a pensare a nulla di più buono in quel momento. 
- Che stiamo aspettando allora? Ti do una mano. -
Il pozzo era esattamente dove aveva detto lui, ed era ricoperto da tavole di legno dall' aspetto molto solido e consistente. Il mio entusiasmo si spense subito quando valutai che non saremmo mai riusciti a spostarle di un dito.
- Il vecchio proprietario poteva essere un pò più magnanimo. - commentai a mezza bocca.
- Poteva permettere anche ad altri di servirsi  di quello che chiaramente non avrebbe più adoperato.-
-  Vedila così,forse desiderava che la sua acqua fosse destinata ai pochi in grado di sollevare questa specie di protezione. - e mentre diceva queste parole  spinse via le tavole con facilità, facendole ricadere ai lati del bordo in modo che fosse semplice ricollocarle come erano state inizialmente poste.
Lo guardavo incredula. Approfittando dei pochi istanti che  si era allontanato recandosi verso l' abitazione, probabilmente a cercare un secchio, mi accostai ai pezzi di legno, e cercando di non dare nell' occhio provai a smuoverne uno facendo forza con la gamba.Impossibile anche solo scostarlo.
Sperai che non notasse al suo ritorno che la cosa mi aveva impressionato, dato che non riuscivo a mollarlo un solo istante con lo sguardo continuando a chiedermi con quanta facilità poteva porre fine alla vita di una persona anche senza impugnare un' arma.
Tirò su il secchio e lo prese fra le mani aspettando che posizionassi le mie a coppa per versarci il liquido dentro. Inutile dire che l' acqua era freschissima, e bevvi più volte per il solo piacere di quel refrigerio.Altair non aspettò che ricambiassi il gesto,ma poggiato il contenitore in terra vi immerse le mani e si dissetò a sua volta bagnandosi anche il viso. Sembrava così innocuo mentre cercava di asciugarsi le gocce dal mento.
Non mi ero accorta che lo guardavo e sorridevo. Me ne resi conto solo perchè  vidi il mio riflesso nell' acqua sotto di me.
Anche lui lo notò,ne sono certa,ma preferì non darvi  peso.
- Sopporti bene la sete assassino.- gli dissi a un tratto.
- E' una cosa buffa Maria, ma ogni volta che mi chiami assassino mi fai tornare in mente il periodo in cui tu e io eravamo alla ricerca dell' archivio a Cipro.-
Le sue parole mi giunsero con la forza di un pugno.
Probabilmente ignorava che per me quei ricordi erano intrisi di dolore e rammarico, essendo direttamente collegati agli effetti  che la morte di Robert aveva avuto sulla mia posizione all' interno dell' ordine e della ascesa in carica di Buochard, con la conseguente riduzione del mio ruolo da semplice mercenario ad affermata traditrice.
No, non erano affatto piacevoli.
Sentiì tendermi a tal punto che incominciai a serrare le mascelle.
- Problemi con la mela Altair ? Hai bisogno di consultare ancora qualche testo? O semplicemente vuoi che ti faccia nuovamente da guida ? -
Il mio tono stava perdendo tutta la rilassatezza acquisita fino ad allora , accordandosi perfettamente coi moti irosi che sentivo scuotermi il petto.
Dov'era finita tutta quella intimità costruita così bene? Quella parvenza di cavalleria che mi stava affascinando tanto?
Mi sentivo usata, era una sensazione bruciante.
- Buchard sembrava ignorare il vero potenziale di quell' arma dato che non aveva mai avuto l' occasione di possederla,eppure quello che mi continuo a chiedere è questo ,è stata mai adoperata da qualcuno del vostro ordine prima che riuscissimo a portarla a Masiaf? -
Ammutoliì.
Allora era questo che voleva sapere. - Perche lo chiederesti prorpio a me? Non ti ricordi come mi ha definito il comandante in carica per il solo fatto che gli assassini mi avevano risparmiato la vita? Pensi che se qualcuno l' avesse usata me lo sarebbe venuto a confidare?-
- Penso che tu e De Sable eravate in grande confidenza, e che molto probabilmente si sia lasciato ampiamente tentare dalle lusinghe di manipolare un così grande potere prima che gli venisse sottratto. -
Potevo sentire l' amaro del fiele salirmi sulla lingua. Attingendo a tutta la determinazione che avevo cercai di mantenere la calma.
- Robert non parlava mai con me di quel manufatto, e se ti può interessare non penso avesse la più pallida idea di come farlo funzionare,cosa in cui perlatro tu sei riuscito benissimo. -
Altair non prese bene le mie parole, lo  vidi sbuffare come se fosse seccato dal fatto che non potesse usare con me metodi più convincenti per farmi dire ciò che voleva.
Ignoravo che invece stesse riportando alla mente le circostanze drammatiche in cui ne aveva appreso l' utilizzo. - Hai ragione, molto probabilmente con te parlava d'altro. -
A quelle parole persi la testa e lo schiaffeggiai. O almeno pensavo  che l' avrei fatto.
Mi ritrovai in pochi attimi sdraiata per terra sulla schiena,schiacciata al suolo dal suo ginocchio che premeva sul mio ventre con tutto il suo peso ,mentre le sue mani mi inchiodavano i polsi ai lati del viso.
Avrei tanto voluto ribellarmi, ma avevo seriamente timore che mi avrebbe fatto del male.
Rimasi immobile il più possibile aspettando che mi lasciasse libera, ma la pressione su di me non diminuì neanche lievemente.
- Lasciami Altair. - gli dissi rabbiosa.
Lui non si mosse. 
- Lasciami andare ! - gli urlai più volte contro.
Non riuscivo a capire le sue intenzioni e fui presa dal panico.
Il senso di impotenza e costrizione mi portarono  a compiere vari  disperati tentativi per liberarmi senza ottenere alcun successo, poichè col suo corpo mi sovrastava tutta. Mi sentivo completamente impotente, indifesa, nelle sue mani.
Dopo l' ultimo tentativo  sentiì un nodo sciogliersi in gola quando finalmente realizzai che dovevo solo arrendermi. Le lacrime mi salirono involontariamente agli occhi  e presi a piangere voltando la testa di lato.
Troppo doloroso cercare di sostenere il suo sguardo, perchè sapevo che lui mi stava fissando, in tutti quei momenti non aveva mai interrotto il contatto visivo.
- Vivi qui e adesso Maria. Concediti una seconda possibilità.-
 Mollò la presa su di me e mi avvolse in un abraccio confortante, tenendomi forte contro di sè fino a quando non smisi di singhiozzare.


 




 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Uomini ***


Quando apriì la porta del suo studio non fu sorpreso nel trovare la sua sedia già occupata.
- Ti prego Malik, non ti scomodare, in fondo sono  io che sono di troppo qui. - disse con un'accentuata vena di sarcasmo nella voce.
Sul viso di Malik si formò un ghigno.
- Qualcosa non va amico mio ? Ti vedo un pò scosso. -
Altair sapeva che il compagno non desiderava altro che metterlo in difficoltà per punirlo di avergli sottratto il suo nuovo passatempo, ma confidava che vedendo l' espressione del suo viso capisse al volo che era meglio evitare il discorso.
- A quanto la frutta oggi al mercato ? - continuò portando avanti la canzonatura come se niente fosse.
- Non sapevo ricoprissi anche le mansioni di massaia Malik, non sei riuscito a trovarne una che ti piacesse tra quelle che vengono da noi  a mettere in mostra le loro doti ? - continuò sullo stesso tono.
- Touché amico mio. -
A quelle ultime parole Malik vide lampeggiare negli occhi di Altair  un bagliore omicida.
Si alzò dalla sedia e passò con fare disinvolto al lato del tavolo per cedere il posto all' altro che per l' immobilità assunta si era improvvisato come nuovo arredo della stanza.Gli si avvicinò e gli posò la mano sulla spalla .
- Per queste cose ci vuole tempo.- disse con voce pacata intuendo il motivo del suo rammarico.
- Tu pretendi di riportare alle origini una persona che ha snaturato se stessa pur di dimenticarsi del suo passato.Non è una cosa facile neppure convergendo le nostre forze, lo vedi da te. - Le parole ottennero l' effetto lenitivo desiderato.
La pressione che gravava sulle spalle dell' assassino sembrò diminuire visibilmente.
- Oggi l' ho presentata a tutti i nostri agganci al villaggio, così che quando ci sfuggirà, e non chiedermi come faccio a saperlo ma so che lo farà, sarà più facile riportarla indietro. - Si diresse al suo posto e una volta seduto appoggiò i gomiti sul tavolo  massaggiandosi la fronte  con le mani come se stesse scacciando dei pensieri spiacevoli.
- Poi cos' è successo? - incalzò Malik.
- A lei ho fatto credere che vedendola con me nessuno l' avrebbe importunata se avesse deciso di girare per il villaggio da sola. -
- Una mossa rischiosa da parte tua. -
- Non posso tenerla legata alla corda per sempre. Stamattina l' ho trovata che si dibatteva nel sonno e urlava contro qualcuno di farla uscire da dove era rinchiusa. Soffre molto per questa limitazione alla sua libertà, almeno deve poter pensare che si tratti di una condizione transitoria per mantenere la calma. - Malik sorrise.
- E da quando sei diventato Altair il compassionevole? - Lui lo fissò da sotto il cappuccio sorridendo a sua volta.
- Se non fossi così indispensabile ti avrei già sollevato da ogni genere di incarico, credimi.-
- Allora ho fatto centro! - Malik pareva molto soddisfatto della quasi confessione dell' altro.
- C'è dell' altro - continuò l' assassino come se non fosse mai stato interrotto.
- Pendo dalle tue labbra. -
"Spiritoso, non so se rideresti ancora se ti appendessi da qualche sporgenza per i piedi " commentò Altair, ma preferì tenerlo per sè. 
- Secondo lei De Sable non ha mai utilizzato la Mela.Probabilmente nessuno di loro si è mai preso il disturbo di studiarla e capirne il meccanismo, si sono solo limitati a proteggerla.- Malik lo scrutò con fare pensoso.
- E naturalmente l'hai saputo in un suo slancio di generosità in cui si è sentita di perorare la nostra causa. - disse lentamente scandendo le parole.
Altair riflettè alcuni secondi valutando quanto Malik doveva sapere che fosse successo tra di loro.
- No. Gliel' ho tirato fuori nel corso di una discussione che è degenerata in un tentativo di lotta. -
Malik sgranò gli occhi così tanto che Altair immaginò si staccassero dalle orbite e  rotolassero sul pavimento.
- Che stai dicendo ? - la sua espressione si fece preoccupata.
- Ho fatto una battuta molto esplicita sul fatto che lei e De Sable fossero amanti. Lei ha perso il controllo e io l' ho dovuta bloccare al suolo. -
La voce dell' uomo era diventata profonda e remota rivivendo quegli istanti.
- Ha cercato di resistermi e di rimettersi in piedi,ma io l' ho trattenuta finchè si è sciolta in un pianto liberatorio. Le ho fatto capire che doveva dimenticarsi del suo passato, perchè la sua vita si svolge con noi ora, ma non so se ho raggiunto il risultato che desideravo. -
Emise un sospiro sconsolato.
- Il problema che mi tormenta amico mio è che lei non ha capito la gravità della situazione in cui si trova. -
Malik a quelle parole fece un cenno di assenso col capo.
- Pensa che se ne potrà andare da qui prima o poi,continuare a disporre della sua vita come desidera, ma non ha realizzato che non succederà mai adesso che sa che la Mela è con me. - prese un bel respiro e  continuò come in uno sfogo.
- Certe volte mi illudo di cambiarla, immagino che diventi un' altra persona, poi la guardo e la vedo ancora piangere per quell' uomo. - il suo tono si era fatto rassegnato .
- Stai facendo del tuo meglio Altair, non abbatterti.- lo consolò l' amico.
- A volte mi chiedo se l' averla reincontrata dopo tanto tempo non  sia un modo con cui il destino mi permette di rimediare al mio errore, e che io debba semplicemete portare a termine la missione affidatami all' inizio e toglierle la vita. -
Altair fissò intensamente gli occhi in quelli del compagno.
-  Ma io non ci riesco, Malik ! - sbattè con forza i pugni sul tavolo facendo sobbalzare tutto quello che c'era appoggiato sopra, in un gesto che esprimeva al contempo frustrazione e rabbia.
Sollevò il capo quel tanto da permettere al suo cappuccio di scendere qualche dito verso le spalle , mettendo in evidenza il volto.
Il suo sguardo era febbrile e viscerale quando tornò a fissare le sue iridi in quelle del confratello. Malik fu scossò da un tremore profondo.
Si ricordava molto bene l' altra circostanza in cui l' assassino gli aveva rivolto una simile espressione, e pregò intensamente che gli venisse precluso per sempre un simile spettacolo.
- La sua vita è mia. - sibilò.

 

Maria giaceva accoccolata su un fianco nel letto della sua stanza.
Da quando erano ritornati alla fortezza non si era più mossa da quella posizione, fissando insistentemente il muro con occhi vacui e sforzandosi di non pensare a nulla.
Altair l' aveva tenuta abbracciata durante tutto il suo sfogo, permettendole di piangere anche lacrime che nemmeno sapeva di dover versare, facendole respirare quella strana fragranza che emanava la sua pelle e che rendeva così piacevole la sua vicinanza.
Inoltre non riusciva a perdonarsi di essere stata tanto cieca da non rendersi conto di essersi affezionata all' assassino,rimproverandosi dato che   l' unica cosa che riusciva a fare era respingerlo malamente mentre al contrario lui le stava tendendo  la mano con grande pazienza.
In questo istante ogni aspetto della situazione che la riguardava le sembrava incerto.
Lei non era stata messa al corrente dei progetti dei suoi superiori su quel dannato oggetto, non poteva riferire agli assassini alcunchè di ciò che sarebbe potuto sevirgli, non poteva nemmeno svolgere un' attività come raccogliere informazioni o infiltrarsi in qualche avamposto ,perchè  non c'era più nessuno a garantire per lei, e nessuno avrebbe mai dato credito a una donna.Il risultato finale era che la sua presenza era perfettamente inutile.
Non mettendo in  conto che i templari potevano già essere sulle sue tracce per catturarla e farle scontare l' accusa di tradimento, cosa che dentro di lei bruciava come fuoco.
 Il solo pensiero che qualcuno che aveva conosciuto, e  che con cui forse aveva combattuto fianco a fianco, inviasse delle squadre di ricerca appositamente per darle la caccia la fece sentire furiosa.
Realizzò che non c'era nulla di positivo in cui sperare  che la invogliasse in qualche modo a reagire alla rabbia che la stava soppraffacendo.
Altair non le aveva detto niente. Non aveva commentato il suo comportamento, non l' aveva rimproverata,minacciata, schiaffeggiata, punita o che altro.
Questo la mandava in bestia perchè il suo silenzio non le aveva offerto un appiglio per sfogare il rancore accumulato,ma soprattutto perchè non era riuscita a comprendere la sua opinione.Avrebbe dato chissà cosa per sapere quali fossero i suoi progetti su di lei!
Invece l' aveva semplicemente accompagnata indietro, cortese come sempre, ripetendo quello snervante rituale di cambiare percorso per non farle trovare l' uscita ancora una volta,condotta fino alla porta della stanza, dove l' aveva fatta entrare e l' aveva lasciata.Sola.Come una prigioniera. 
Da diverse ore visto che si stava facendo sera.
Quando la porta si aprì con un rumore sommesso pensò che fosse stata una folata di vento a muoverla.
Alzò lo sguardo e lo vide comparire da dietro lo spiraglio aperto, così silenzioso che faticava a credere che fosse lì presente, vivo in carne ed ossa e non uno scherzo della sua immaginazione.
- Altair...cosa? - non sapeva nemmeno lei cosa dire, era totalmente impreparata.
- Mi fai compagnia? -
" No " fu la  prima cosa che pensò. " Devasterai la mia mente e il mio corpo e io non riuscirò a fare nulla per fermarti."
- Certo. - fu invece quello che rispose.

- Dove siamo diretti questa volta ? - chiesi incuriosita e desiderosa di rompere quell' innaturale silenzio che era calato tra di noi.
- In un posto tranquillo, non amo nè la confusione ,nè essere disturbato. -
- Ancora in quella casa abbandonata ?  Come ti viene in mente, è lontanissima! - non potei fare a meno di protestare.
- lo so che casa mia è molto distante Maria, per questo stavolta dovrai accontentarti di qualcosa di più modesto come un prato ! - rimasi in silenzio.
Si accorse di aver ottenuto un effetto non voluto con le sue parole e si fermò a scrutarmi.
- Ho detto qualcosa che non va? - 
- Davvero quella era casa tua? - gli chiesi meravigliata
- Di mio padre, si. -  Finalmente lo vidi sorridere
-  Quindi, adesso che non è rimasto nessuno ad abitarla, mia. Davvero pensavi che fossi figlio di nessuno ? - e incominciò a ridere di gusto non distogliendo l' attenzione dalla mia faccia.
Era contagioso vederlo così sciolto e spontaneo. Incominciai a ridere anch' io, sentivo che mi faceva bene.
Ancora ridacchiando mi invitò a sedermi poco più avanti, dove mi aveva indicato di volersi fermare, piacevolmente rilassato.
Si mise vicino a me allungando le gambe sull' erba , intrecciandole all' altezza delle caviglie. Posò i palmi delle mani per terra dietro di sè e vi appoggò il peso del busto  sopra. Sentendosi  completamente a  suo agio eseguì  lentamente un movimento rotatorio per sciogliere il collo.
Lo guardavo affascinata dalla mia semplice posizione seduta a gambe incrociate, e dentro di me pensavo che riusciva a infondermi benessere con la sola presenza.Trovavo la cosa un pò insolita,ma non volevo darvi peso,  dato che adesso mi ritrovavo in un  ambiente familiare, alla pari.
Cameratescamente alla pari.
Erano quelli i gesti che mi davano sicurezza, quelli che avevo visto ripetere cento volte dai miei compagni,quando ci dovevamo accampare in luoghi che non conoscevamo e ci sdraiavamo sull' erba esausti per commentare i fatti della giornata.
- Posso sapere a cosa stai pensando? - mi chiese a un tratto
- Mi chiedevo perchè siamo qui. - preferiì mentire come era diventata mia abitudine fare.
Lui non mi rispose.Col tempo avrei imparato che rispondeva solo a ciò che gli conveniva o interessava. Ma ancora era troppo presto per saperlo. Caddi nuovamente nella sua trappola e in men che non si dica fu lui a guidare la conversazione ancora una volta.
- I tuoi genitori sono ancora vivi Maria? -
Mi irrigidiì parecchio, ma pensavo che fosse corretto rispondergli visto che lui lo aveva fatto con me.
- Sinceramente Altair, ho completamente interrotto i contatti con l' inghilterra quando ho scelto di seguire l' esercito sin quaggiù, quindi non saprei risponderti,ma comunque non credo che si stiano disperando perchè non hanno notizie della loro strana figlia, disonore di tutto il villaggio. -
Troppo tardi mi accorsi di aver detto troppo. Lui colse l' occasione al volo e spietatamente iniziò il suo particolarissimo interrogatorio.
- Danzavi nuda  e ubriaca per le strade?  - disse ridacchiando per dar un tono futile alla cosa, ma sapevo che voleva da me un resoconto dettagliato dove in bella mostra dovevo porgergli me stessa.
- Mio marito mi ha ripudiata perchè non sapeva più che parte del mio corpo coplire per farmi assumere il comportamento di una brava moglie  quale dovevo  essere per  salvare il buon nome di mio padre. - dissi tutto d'un fiato.
- L' essermi arruolata al confronto mi è sembrata una passeggiata. - Il mio sguardo si era fatto duro e lontanissimo.
Altair raddrizzò il busto dalla posizione inclinata in cui era fino a pochi istanti fa e si mise di tre quarti nella mia direzione.
- Tuo padre sapeva che ti picchiava ? - chiese senza che comprendessi la ragione.
- Veramente non lo so. Certo non ha mai preso le mie difese. - risposi lapidaria.
Proseguiì senza volerlo, sperando che almeno questa volta avrei bandito quest' episodio dalla mente.
- Quando scappai e mi rifugiai a casa dei miei genitori avevo un labbro spaccato e sanguinante. Mio padre non si curò della ferita, ma del fatto che non avrei mai dovuto abbandonare la mia casa e mio marito.Mio insultò come mai lo avevo sentito fare e mi spinse fuori quasi di peso.Persi tutto quel giorno. -
Volutamente volli incrociare il suo sguardo fissandolo come in una sfida per dimostargli il mio coraggio.
- Da allora ho compreso cosa siano veramente gli uomini. - Lui non si tirò indietrò e mantenne il contatto coi miei occhi.
- Da allora non vi temo. -
Non ho mai capito perchè mi abbia sorriso.Eppure non avevo detto una cosa divertente.Forse si stava facendo ancora una volta beffe di me ,o forse provava pietà. Dalla sua espressione non potevo dirlo.Quando riprese a parlare era molto concentrato,non potei fare a meno di fissarlo.
- Quando scostando l'elmo quel giorno, vidi che sotto non c'era il mio nemico,ma una semplice donna, pensai che tu fossi la creatura più coraggiosa di questo mondo, Maria. - e nel dire questo con voce rassicurante si accostò maggiormente a me.
- Non tutti gli uomini sono uguali,credimi. - io rimasi come incantata, paralizzata,dalle sue parole, mentre con un gesto ampio sospinse la mia nuca con la mano  fino ad accostare la mia fronte alle sue labbra ,e con delicatezza vi posò sopra un bacio lievissimo.
Sentiì le emozioni sopraffarmi causandomi una piccola vertigine.
Quando ci staccammo vidi che la sua espressione si era fatta più seria, come se volesse continuare a capire tutto quello che era nascosto dietro ai miei occhi.
Fu bravo a  neutralizzare il mio imbarazzo per essermi tanto aperta con lui e avergli permesso di agire liberamente sul mio corpo, cambiando argomento della discussione e portandolo  su toni più lievi.
Forse davvero lui era diverso.









 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Attimi ***


Guardavo Altair come se lo vedessi veramente per la prima volta, allungato sull' erba soffice piacevolmente disteso, come se nessuna responsabilità dipendesse dal suo operato, lui e io in uno spazio riservato esclusivamente per noi dal resto del mondo.
Involontariamente feci scorrere lo sguardo sul suo corpo, ammirando la compatteza delle sue forme che la veste d' assassino abbastanza aderente mal celava all' immaginazione.
"Devo essere fuori di me" mi rimproverai con durezza per essermi concessa quell attimo di voluttà.
- E' stata una giornata intensa. - giunse la sua voce al momento giusto per distrarmi dai miei pensieri davvero inadatti alla situazone.
Il suo commento mi sembrò divertente, non potevo pensare che un pomeriggio passato a farmi da balia potesse averlo ridotto tanto allo stremo.
- E' un modo elegante per farmi notare che non ne puoi più di stare in mia compagnia ?- gli suggerì divertita notando l'espressione seccata della sua faccia per aver indovinato i suoi pensieri in modo così facile.
Mi misi a ridere apertamente senza sentirmi offesa , troppo felice di averlo preceduto in qualcosa, anche se era veramente un' inezia di poco conto.
- Non sei un tipo che ammette facilmente la sconfitta Altair, lasciatelo dire. - continuai a prenderlo in giro.
- Ho avuto modo di imparare dalla migliore maestra che esista. - ribattè reggendo il gioco.
La carica di quell' attimo di spensieratezza mi rese audace, permettendo che un pensiero folle mi attraversasse la mente rapido come un fulmine.Spinta dalla sua disponibilità decisi di azzardare a fargli una proposta .
- Altair - dissi richiamando la sua attenzione per sottolineare che gli stavo per comunicare una cosa seria.
Lui si girò completamente verso di me,limitandosi a fissarmi quasi come se avesse intuito  qualcosa dal tono della mia voce.
- Vorrei riprendere le armi. - trovai il coraggio di confessargli tutto d' un fiato.
L' assassino non fece nulla per alleggerire la crescente tensione generata dalla situazione,rimanendo in silenzio in attesa che gli precisassi il senso delle mie parole.Sentivo che in quel momento mi stavo giocando tutto.Sudavo freddo.
- Non vorrei che capissi male, non è per sfiducia nei tuoi confronti o mancanza di gratitudine verso l' ordine degli assassini, nemmeno un modo per dirti che intendo passare dinuovo  dall' altra parte -mi affrettai a chiarire vedendolo irrigidirsi rapidamente.
- E' solo che non mi sento più io in questo ruolo di persona scortata e protetta in cui mi trovo.- Tacqui, ed ebbi la forte impressione di aver peggiorato il clima che era sorto fra di noi.
- Cerca di capire come ci si sente a non avere più un ruolo attivo nel condure la propria vita. - Provai a farlo ragionare.Improvvisamente non avevo più argomenti da proporre, il suo silenzio mi inibiva. 
Mi fermai speranzosa che ritenesse le mie motivazioni abbastanza valide  per poter essere accolte,aspettando con ansia la sua risposta.
Dopo una pausa che mi sembrava essere infinita, le sue parole mi giunsero cariche di risentimento. - E così desidereresti avere un ruolo attivo all' interno della confraternita,svolgere incarichi per gli assassini. - il tono con cui si rivolgeva a me denotava un misto di rabbia malcelata e sorpresa, che cresceva d' intensità ad ogni istante.
- Lascia che ti chiarisca alcune cose, Maria.- I suoi occhi mi trafissero roventi.
- Siamo abbastanza uomini da combattere personalmente le nostre battaglie, non facciamo ricorso ad altre persone per ottenere ciò che vogliamo, specialmente se donne! -
Terminò quasi gridando. La sua replica mi fece infuriare. Perchè alcuni uomini non riuscivano a uscire dal loro tortuoso percorso mentale che li costringeva a non vedere più distante del proprio naso?
Mi trovai a urlare contro di lui parole cariche di frustrazione senza nemmeno rendermene conto.
- Davvero temete così tanto che possiamo costituire una minaccia per voi se impariamo a impugnare una spada ? O forse il vostro tanto amato orgoglio  maschile emerge solo quando la vostra superiorità è nettamente indiscutibile  e vi permette di ottenere una facile vittoria su chi non è pari a voi ? -
Come al solito mi accorsi troppo tardi di aver parlato troppo e troppo animatamente . Lo vidi mettersi in piedi con una mossa rapida e avvicinarsi a me con passo deciso.
Afferrandomi per un braccio mi tirò su di peso in modo che mi trovassi alla  stessa altezza del suo viso. I nostri volti erano così vicini che potevo sentire il suo respiro rapido per la rabbia sfiorarmi le guance.
- E adesso chi non è alla pari, donna dalla lingua lunga ? - disse come sfidandomi a smentirlo.
Non ressi all' intensità del suo sgaurdo e abbassai fgli occhi sulle sue labbra . Lui non fu contento di quella posizione e mi scosse fino a far riallineare i nostri visi. Lo guardai intensamente cercando di non far trapelare nulla delle nuove sensazioni che percepivo in quel momento.Cercai di resistergli trovando forza richiamando alla mente gli eventi passati trascorsi tra di noi.
- Io non mi sento inferiore a te! Non ho bisogno della tua protezione! non ti ho mai supplicato di smettere di combattere per cercare di salvarmi la vita dalla tua lama! - sibilai velenosa, bruciando ancora per l' umiliazione del ricordo di tutte le volte che ci eravamo trovati schierati l' uno contro l' altra e che mi aveva risparmiata pur avendo avuto la meglio su di me .La sua presa sul mio braccio si fece più marcata, quasi dolorosa.Dovetti trattenermi parecchio per resistere e non farmi sfuggire una smorfia di dolore.Altair non sembrava essersi reso conto della forza esercitata dalla sua mano sul mio braccio,lasciando immutata la sua postura.L' unico cambiamento che potei notare fu nella sua espressione.
La fiamma della rabbia che brillava dentro i suoi occhi infatti  si affievolì parecchio, anche se continuò a bruciare bassa, alimentata da un' altra fonte.
- Ti saresti lasciata uccidere se non avessi deciso di fermarmi. -
- La resa non è ammessa - risposi secca sentento i battiti del mio cuore accelerare senza un valido motivo apparente.
La sua mano libera risalì fino al mio collo, imprigionandolo  debolmente come se dovesse ripetere su di me il gesto con cui molto probabimente era solito neutralizzare gli avversari.
Deglutiì nervosa e appoggiai per sicurezza la mia mano sulla sua come per ricordargli che non era un soldato templare a soggiacere alla sua forza.
- Paura Maria? Ti senti ancora alla pari con me ?- mi chiese sarcastico avvertendo la mia inquietudine
- Facile quando la tua vittima non si oppone. - replicai nervosa.
In risposta piegò le labbra nel famigliare sorriso silenzioso che avevo tanto imparato ad amare.
- Mi basta una carezza per piegarti. - sussurrò  accostando il viso di lato al mio, come se mi bisbigliasse nell' orecchio.
- Che cosa ?- provai a replicare sorpresa punta sul vivo, ma non fui abbastanza veloce a reagire, permettendogli con pochi rapidi movimenti della mano di sollevarmi il viso e impadronirsi delle mie labbra.
Non mi impose di accettarlo con la forza come mi sarei aspettata da qualsiasi altro uomo, ma pose una serie di baci delicati , come per invogliarmi a corrispondere alla sua richiesta, percorrendo lentamente tutto il contorno della bocca.
- Maria... - mormorò con voce roca, carica di desiderio, quasi supplicando,  proseguendo lungo la linea del mento fino ad arrivare a  scendere sul collo, in un fluido costante movimento.
Cedetti sottoposta a quella piacevolissima tortura , consapevole del fatto che i brividi che mi scuotevano al suo tocco non facevano altro che aumentare l' intensità del suo gesto. Non riusciì a resistere al suo invito che per pochi momenti, e muovendomi verso di lui feci quello che avevo sempre voluto fare, abbandonandomi senza pensare, mentre accarezzavo incerta la sua schiena solida.



Sentivo il respiro caldo di Altair sulla mia pelle farsi sempre più veloce,mentre le sue mani vagavano libere lungo i miei fianchi in un sensuale massaggio che indeboliva sempre più ogni tentativo di resistergli.
Decisi di staccarmi da lui con un gesto brusco,avvertendo l' urgente bisogno di riempire i miei polmoini d'aria fresca per riacquistare il controllo della situazione dopo quello che gli avevo permesso fare su di me .
Ero al centro di una grande confusione ,tradita dalla forza di volontà che ero sempre stata convinta di avere e  che in realtà non possedevo affatto,visto la facilità con cui ero finita nel suo abbraccio, e allo stesso tempo desiderosa delle sue attenzioni,di cui sentivo un forte bisogno.
Nel tentativo di porre un filtro tra me e lui,posi le mani  sulle sue braccia pronta ad allontanarlo se avesse voluto continuare a baciarmi,anche se l' insistente tremore che mi scuoteva dalla testa ai piedi dava tutt' altra opinione delle mie reali sensazioni.
Altair non sembrò minimamene turbato da quell' interruzione, costatando da sè quanto fossi estremamente vulnerabile davanti a lui,impegnata a lottare contro me stessa per non cedere al fragile desiderio che una donna prova verso un uomo,continuando spietatamente a persuadermi con le sue carezze.
- Non ti è piaciuto? - chiese premuroso,il desiderio ancora pienamente percepibile nella sua voce.
Lo odiavo per come volutamente ignorava il mio stato d'animo e allo stesso tempo lo invidiavo per il modo in cui rendeva tutto così facile.
I miei pensieri presero a susseguirsi veloci, non riuscivo a vedere molte alternative a quella situzione ,e l'ansia di quello a cui sarei andata incontro se lo avessi assecondato mi fece tornare di colpo lucida.
- Non penso che dovremmo continuare,Altair. Un attimo di debolezza è più che sufficiente per precipitare nell' errore. -

 

Si allontanò da me di un passo fissandomi incredulo,come se fosse rimasto ferito dalle mie parole, facendomi ricadere mollemente le mani lungo i fianchi.
Era quello che volevo dopo tutto,ma allora perchè ero così ferita dal suo comporatmento? Come per sottolineare ulteriormente la sua nuova posizione nei miei confronti girò il capo di lato imboccando la strada che avevamo fatto all' andata allontanandosi dalla mia vista rapidamente.
Gli corsi dietro come stordita,sentendo il bisogno di spiegare più a me stessa  che a lui che non era vero che stavamo sbagliando ad assecondare i nostri desideri,che avrei tanto voluto proseguire quello che avevamo inziato,ma quello che avevo appena detto mandava in frantumi qualsiasi replica io cercassi di proporgli.
Rimasi in silenzio sconfitta.In realtà avrei dovuto esultare per non aver ceduto alle voglie di un assassino, di un nemico,ma non riuscivo a concepire la faccenda in questi termini.Lo senguiì senza dire nulla per tutto il tempo finchè non ci ritrovammo davanti alla famigliare abitazione della parente di Malik che non fu affatto sorpresa di vederci arrivare, ma che anzi si stava preoccupando per il nostro ritardo salutandoci dall' ingresso festosa.
- Dove eravate finiti ? Ci stavamo preoccupando! -  attaccò con quella che doveva essere una bonaria ramanzina.
Altair non permise che pensasse qualcosa di sconveniente, e prese a raccontarle in modo più o meno preciso gli avvenimenti della giornata ,più per cortesia per l'incomodo preso nei miei riguardi che per tenerla realmente informata.
Quando anche Malik si affacciò sulla porta con la piccola attaccata gioiosamente alle vesti pensai che questa era veramente stata la giornata più lunga della mia vita e l' unica cosa che desideravo era andare a dormire.
- Malik posso parlarti in privato? - disse a un tratto Altair al confratello.
Quello fece un cenno affermativo con il capo e si allontanarono il tanto che bastava a garantire la riservatezza delle loro parole.Pensai con rabbia che  al suo fidato consigliere avrebbe detto la verità riguardo quello che era successo pochi istanti prima tra di noi,magari gli avrebbe chiesto anche un consiglio su come fare per ottenere da me ciò che sembrava desiderare tanto, e a quel pensiero provai il forte desiderio di prenderlo a pugni.
La cugina di Malik ,non perse l' occasione per trascinarmi dentro casa per farmi accomodare alla tavola riccamente preparata per la cena, confondendomi la testa con mille parole concitate di cui riusciì vagamente a cogliere il senso.
"Questa sarebbe stata la mia vita se fossi stata la donna sottomessa che tutti desideravano che fossi." pensavo mentre guardavo lei e sua figlia che le dava manforte nei suoi racconti.
"Non finirò mai di convincermi di quanto sia fortunata in questo momento" conclusi mentalmente.
Non dovemmo aspettare molto che anche Malik entrò e si sedette alla tavola con noi stranamente turbato,evitando accuratamente di posare lo sguardo su di me.
Notai che il suo posto era già preparato,quindi la sua permanenza era stata decisa in anticipo, cosa che mi urtò parecchio e mi fece risuonare un campanello d'allarme nella mente.Mangiammo con calma senza fare alcun riferimento alla mia situazione,quasi ci fosse un accordo segreto che invitava tutti a ignorare la mia presenza di proposito, ascoltando come unico sottofondo  i discorsi a volte insensati della piccola che cercava in tutti i modi di attirare l' attenzione su di sè.Da parte mia bruciavo dal desiderio di fare mille domande,ma la presenza delle donne costituiva un ottimo deterrente.
Perchè l' assassino faceva di tutto per evitarmi sin da quando era rientrato dopo il colloquio con Altair ?, continuavo a chiedermi osservandolo mangiare ,ma invece di porgli questa domanda ne formulai una che decisamente mi stava più a cuore.
- Malik, dov'è Altair? -chiesi quasi mi fosse dovuta una spiegazione.Misi troppa veemenza in quella richiesta,che lui non mancò di utilizzare a suo vantaggio facendo crescere maggiormente la preoccupazione dentro di me.
- Non penso che tu debba metterti in ansia per lui eccessivamente - incominciò, dandomi la conferma che ero stata in parte oggetto della loro conversazione.
- Per il momento ti ha affidato alla mia custodia.Come puoi ben immaginare deve ricuperare ciò che ha tralasciato nel piacere della tua compagnia. - il suo tono era tranquillo e diplomatico , ma io mi sentivo straordinariamente inquieta, come se  fosse mia la colpa di qualcosa che stava succedendo ,ma che ignoravo.
- Conviene tornare alla fortezza allora se ci sono affari in sospeso - dissi senza pensare alle conseguenze dellle mie parole.
Malik mi riservò un' occhiata indecifrabile,non nascondendo una certa meraviglia.
- Sei stata rivestita di qualche personale incarico che Altair non mi ha riferito? Di quali affari che dovrebbero attendere la tua attenzione parli, Maria, confesso che non ti capisco. -
Il commento dell' assassino mi si rovesciò addosso come un secchio di acqua  ghiacciata.Quale strana convinzione mi aveva portato a pensare che solo per il fatto che ci eravamo baciati io adesso fossi una delle persone su cui il Gran Maestro degli assassini faceva affidamento?Lentamente compresi l' errore in cui ero caduta, e cioè che in realtà non avevo fatto altro che sostituire e sovrapporre persone  e situazioni nel mio disperato bisogno di ritrovare al più presto l' equilibrio che avevo raggiunto in un determinato momento della mia vita, e precisamente ad Acri  al fianco di Roberto, quando ancora potevo decidere del mio destino liberamente.
Per un folle momento avevo creduto possibile ricoprire dinuovo quel ruolo al fianco dell' assassino,quello di cui non mi rendevo conto era che quel ruolo era già ricoperto da Malik,ed era impossibile che quanto desideravo accadesse nella realtà.
- Nulla,straparlo,sicuramente è la stanchezza. - farfugliai cercando di rimediare.
Mi riservò una profonda occhiada indagatoria, da cui compresi che aveva intuito tutto ed era partito al contrattacco.
- Sarà meglio che ti riposi. Questa notte dormiremo qui, lo riteniamo entrambi più sicuro.Medina gentilmente ti farà vedere la stanza che ha preparato per te. -
La sua frase mi fece accendere rabbia,ritrovandomi ancora una volta nella posizione di fardello per tutti,percependo questo cambio di programmi come la peggiore delle situazioni che mi potessero capitare.
Mille domande invasero la mia mente lasciandomi attonita a fissare le persone presenti come se non le vedessi attorno a me.
Chi era che riteneva con te Malik? Era stato lui a ordinarti di tenermi lontana? Non voleva più vedermi ? Desiderava che passassi tutta la vita ad accudire la casa e fare da moglie a un onesto, banalissimo uomo?Era questa la sua punizione per me per non aver ceduto alla sua proposta?Mi avete mandato qui apposta per imparare da queste donne come si manda avanti un' abitazione? Perchè non mi dici la verità Malik? Perchè tutta questa segretezza?
Il mio turbamento doveva essere più che visibile,perchè a un tratto avvertiì la mano dell' uomo sul mio braccio scuotermi appena ,mentre fissandomi preoccupato mi domandava se stessi bene.
Colta in pieno fallo non osai replicare  per timore delle conseguenze, anche se tutte le mie domande e le mie proteste spingevano dal profondo del petto affinchè dessi loro voce.
Non potei fare altro che seguire arrendevole la donna che si era alzata in piedi per accompagnarmi premurosa,forse  temeva che se si temporeggiava ulteriormente un'inezia potesse far degenerare la serata in qualcosa di più serio, l' aria infatti si era fatta estremamente pesante.
Mi accompagnò all' interno della casa, in una stanzetta semplice e spoglia che assomigliava in modo quasi desolante a quella che occupavo alla fortezza, e dopo avermi augurato la buonanotte tirò la tenda e mi lasciò sola.Faticai molto a prendere sonno.

 

Nel mio sogno mi ero persa,intorno a me era notte fonda e il vento si era alzato sollevando una gran quantità di polvere che mi impediva di tenere gli occhi aperti.Vagavo per i vicoli di Acri, ero appena sbarcata dalla nave,ma  non riuscivo a trovare il sentiero che portava al castello perchè le strade erano completamente cambiate e io non sapevo più determinare esattamente in che punto  della città mi trovassi.Dopo aver girovagato a lungo incominciai a pensare che quella non fosse Acri ,ma un altro porto dove quelli dell' equipaggio mi avevano fatta scendere frettolosamente per non avermi più a bordo ,e non sapevo come fare per risovere la situazione .
Provai a bussare alla porta di una ,due ,tre abitazioni,ma nessuno venne mai ad aprirmi,sembravano  essere case abbandonate da anni, e improvvisamente compresi che ero stata lasciata lì per morire in solitudine,dimenticata da tutti,un peso finalmente  più per nessuno .
Mi fermai in mezzo alla strada e piansi in preda allo sconforto il vento disperdeva il suono dei miei singhiozzi vanificando anche quel piccolo sfogo, e pensavo che l' unico mio rammarico era che non ero mai riuscita a esprimere i miei veri sentimenti,e adesso non ne avrei mai più avuto l' occasione,dato che intorno a me era il vuoto più assoluto.
Ero immersa in queste tristi considerazioni quando udiì il risuonare ovattato di passi farsi sempre più vicini a me,mi voltai in più direzioni senza vedere nulla, chiesi a voce alta se ci fosse qualcuno nelle vicinanze ,ma non ottenni alcuna risposta.
Mi girai di scatto solo per vedere di sfuggita una mano guantata ricoprirmi in un gesto rapido  il naso e la bocca,togliendomi il fiato,poi non percepiì più nulla.


Mi svegliai di soprassalto coperta di sudore ,ansimando, col respiro rapido che mi bruciava nei polmoni, troppo veloce per permettermi di calmarmi,così scostai la coperta con  forza, mandandola a finire per terra, e mi diressi verso l' ingresso per bere un sorso d'acqua,sperando di ricacciare indietro quelle brutte sensazioni, quando mi accorsi dei rumori provenienti dalla stanza vicino,e che attirarono la mia attenzione.
Non compresi subito che cosa li avesse generati, ancora frastornata e con la mente avvolta nell' ombra e nel rumore del vento del mio incubo.
Solo quando scostai prudentemente la tenda che faceva da porta alla mia camera potei osservare  la scena che si stava svolgendo sotto i miei occhi.
La stanza era illuminata fiocamente dalle braci che diverse ore prima avevano cotto la cena che era stata servita quella sera,e che lentamente si stavano spegnendo nel braciere,facendo risaltare illuminandoli  debolmente,  i contorni delle due persone sedute sul pavimento impegnati una posa inconfondibile.
In un ' altra occasione non avrei esitato a richiudere la tenda e ritornare nel mio letto,ma complici tutte le sensazioni violente che avevo vissuto quel giorno,non riusciì a distogliere lo sguardo e rimasi ad osservarli sperando di non essere notata.
Malik era seduto sul pavimento, su quella che pensai essere una stuoia o un tappeto, con le spalle che sfioravano ritmicamente la parete dietro di lui, e il torace nudo perfettamente in risalto. Sui suoi  muscoli  scolpiti  si poggiavano  delicate le dita di Medina, che si aiutava in questo modo a seguire il movimento che l' assassino le imprimeva  con i fianchi,sollevandola leggermente dalla sua posizione seduta sopra di lui e avvicinandola alla sua bocca ad ogni spinta.
La donna aveva gli occhi chiusi e gemeva sommessamente trasportata dai suoi movimenti, a volte sporgendosi a catturare le labbra dell' uomo ,assaporandolo in un lungo bacio, come se stesse gustando un frutto paricolarmente gradito,morbida,flessuosa, come un giunco che si piega modellato dal  vento.
Malik si muoveva deciso e profondo sotto di lei, conducendo sapientemente quella danza nel tentativo di prolungare il più possibile il momento che li avrebbe portati alla conclusione ,imprimendo un ritmo sempre diverso ai loro corpi,rallentando e intensificando gli affondi per prolungare il loro reciproco piacere.
L' assassino  fissava Medina  intensamente, impegnato a  cogliere anche la più piccola sfumatura di godimento che le attraversava il viso,eccitato dal fatto che fosse lui a procurargliela,desideroso di sentirla vibrare sopra di sè mentre si abbandonava alla sua passione sciogliendosi in un liquido piacere.
A un tratto, quando sembrava che stessero per raggiungere il culmine,le mise la mano destra dietro la schiena e facendo forza sulle gambe la fece sollevare  cambiando la loro posizione adagiandola con cura sotto di sè.
Quando la penetrò nuovamente il suo movimento divenne più inteso, frenetico negli ultimi attimi, portandola al limite  e facendole inarcare la schiena contro di lui, mentre il brivido dell' orgasmo  le attraversava il corpo come una corrente inarrestabile.Le sue gambe gli serrarono i fianchi in un movimento incontrollato,come per incoraggiarlo a seguirla in quell' estasi.
Malik accolse il suo invito e  si riversò generoso nel suo corpo ,bloccandola col suo peso,baciandole dolcemente il collo e le labbra,mentre aspettava immobile dentro di lei ad occhi chiusi che il suo respiro tornasse regolare dopo l' amplesso.
Io mi sentivo frastornata, non riuscivo a muovermi dalla posizione in cui mi trovavo,scossa a mia volta da brividi incontrollabili, percependo  formarsi la familiare sensazione di tensione al bassoventre dinnanzi a un simile spettacolo.
Scappai terrorizzata verso il letto della mia stanza, quando incrociai il viso  di Malik che mi fissava sorridendo silenziosamente .

 


Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Lame ***


I primi rumori che pecepiì svegliandomi furono le urla acute e penetranti della bambina di Medina provenire dal cortile della casa direttamente all' interno dei miei timpani."Che diavolo avrà per essere così contenta appena sveglia?" pensai girandomi nervosamente nel letto mentre cercavo di svegliarmi del tutto.
Mi misi a sedere con gli occhi gonfi di sonno e la testa pesante di chi ha accumulato troppa tensione per essere smaltita con poche ,corte dormite intervallate da incubi e ...spettacoli erotici!
- Merda !- dissi a voce alta quando mi accorsi guardando dalla finestrella sopra la mia testa che a giudicare dall' altezza del sole era mattia già inoltrata.
"Quel figlio di cane glielo ha detto che li ho spiati per tutto il tempo ieri sera,e si sono accordati per lasciarmi dormire" immaginai furente.
Mi vestiì in fretta e immersi la testa nel catino pieno d'acqua fresca che qualcuno gentilmente aveva posizionato nella stanza mentre dormivo.
Scostai la tenda e socchiusi gli occhi per la violenza con cui il sole mi investì la faccia.
- Buongiorno dormigliona!- disse la donna festante venendomi subito incontro stampandomi un bacio sulla guancia.
- Ti senti bene adesso ? Ti sei agitata tutta la notte,eravamo in pensiero. -riferì guardandomi seria.
All'inizio pensai che fosse una trappola per vedere se mi fossi tradita rivelando tutto,ma l'espressione sincera e preocupata che le vidi sul volto mi convinse del contrario.
"Io agitata? e voi allora!" ribattei mentalmente alle sue parole,ma ovviamente caddi nella banalità rassicurandola sullle mie condizioni. 
- Meno male! - esclamò tirando un grande respiro di sollievo
- Malik mi aveva avvisata che era già successo,ma io ero terrorizzata all' idea che magari se provavo a svegliarti mi avresti aggredita ! Non hai fatto altro che gridare che ti eri persa e cercavi un uomo, si chiamava...Roberto,si, proprio lui .A un certo punto il suo nome ha riempito tutta la casa,sembrava dovesse saltar fuori da sotto il tavolo per l' energia con cui lo chiamavi. -
Involontariamente arrossiì per l'imbarazzo.Medina mi si accostò con un sorriso complice sulle labbra in un modo un pò troppo confidenziale per i miei gusti che mi diede molto fastidio, e mi sussurrò a bassa voce : - Deve essere un persona molto importante per te questo Roberto ,mia cara .-
Il suo commento mi fece salire il sangue al cervello.Sciocca donna,cosa credeva di fare ? In quell' atttimo desideravo solo ferirla, e senza pensarci due volte le dissi la verità che era meglio  non conoscesse.
- Per quanto ne so adesso Roberto si potrebbe trovare in Paradiso o all' Inferno, ma comunque la lama di Altair ha fatto bene il suo dovere. -
la vidi raggelare per l' errore commesso,e ne provai un piacere immenso.
- Non ti preoccupare è in buona compagnia,prima di andarsene si è assicurato che il fratello di Malik e il braccio che gli manca siano lì con lui, adesso. - vidi i suoi occhi riempirsi di lacrime confermando la mia teoria che a un certo tipo di donne non venivano mai fatti discorsi seri.
- Oh povera cara - feci scimmiottando le sue parole di pocanzi.
- Mi dispiace tanto! -
- Adesso basta Maria !- Malik mi fissava immobile dall' uscio con uno sguardo carico d' odio.
- Prendi le tue cose e andiamo,templare ! Hai già fatto troppi danni per questa mattina. - 
Non so se lo devo al fatto che mi avesse chiamata col mio vecchio titolo,o che finalmente fossi riuscita a ritrovare me stessa attraverso le fitte cortine dell' odio , ma le sue parole ebbero un effetto prodigioso . Mi eressi su me stessa traendo un ampio respiro, allargando le spalle come da tempo non avevo più fatto,fiera di aver ritrovato la mia  alterigia che mi aveva procurato tanti nemici,felice di non essere più la cosa grigia trascinata a piacimento nell' ombra e nella polvere.
Usciì dall' abitazione quasi marciando, senza prendermi la briga di mormorare parole di scusa alla donna che avevo fatto piangere e che aveva avuto l' unica colpa di trattarmi da sua pari.
Guardai il cielo e pensai  di non aver visto un mattino così radioso da anni.
Malik mi precedette lungo la strada e come avevo già fatto in precedenza mi accodai a lui seguendolo apparentemente docilmente.
- Qualche dio deve amarti molto,donna. - disse dopo un pò rompendo il pesante silenzio tra noi.
- E' buffo, non l' ho mai pensato. - risposi deridendolo intimamente.
- Meriteresti solo una morte lenta, a mio parere, ma qualcuno desidera che tu viva. -
- Il tuo dio ha su di me qualche progetto ? - chiesi beffarda
- Il mio dio non si chiama Altair.E' lui che ha dei progetti su di te. - 
La sua risposta mi lasciò senza parole.
- Stupita ? -
Non riuscivo a rispondergli e questo gli concedeva sempre più vantaggio su di me.
In quel momento entrammo nel cortile del castello e gli assassini di guardia mi distrassero col formalismo del loro saluto militare.Varcata la soglia Malik intraprese il solito giro tortuoso per i piani della fortezza che per la prima volta ebbi modo di ammirare in modo accurato.Ricordava tanto una delle grandi cattedrali che avevo visto in Francia per la maestosità delle volte dei suoi archi ,e cominciai a ricredermi sul fatto che fosse opera di un architetto pazzo,bensì di un grande artista.
Ci fermammo in un corridoio che ero convinta di non aver mai percorso,anche se era difficile a dirsi perchè per me si assomigiavano tutti,e restammo immobili, in attesa che dovesse accadere non so quale evento.
- Ebbene Malik, che significa ? - gli chiesi nervosa.
Malik mi fissava serio, calcolando bene che cosa dovesse dirmi per prima.
- Ci sono problemi ? -
- Quella è la porta della mia camera personale Maria. - disse in tono piatto osservando la mia reazione.
Cercai di rimanere immobile, anche se spaventata dalle sue parole e dalle pericolose complicazioni dovute alla sera precedente. Mi concedevo a malapena di respirare.
- Pensi mai a te stessa come una donna ? -
Il gelo mi avvolse.Avevo intuito dove voleva arrivare.
- Sono un soldato Malik. - cercai di precisare.
- Bene Maria, anche io lo sono, un assassino per la precisione,ma credo che comunque la base sia quella. - fece una pausa che mi sembrò interminabile.
- Non mi perderò in giri di parole con te, non dopo quello che ti ho sentito riferire oggi nella casa dei miei parenti. -
Attesi con ansia quella che doveva essere la mia assoluzione o la mia condanna.
- Altair ha deciso di accogliere la tua richiesta di farti riprendere le armi, questo però nella misura in cui noi decidiamo di permetterlo,il che automaticamente esclude che ti venga insegnato qualcosa che riguarda esclusivamente le regole della confraternita o qualche  tecnica che non potresti mai fare tua. -
Non potevo credere a quello che stavo sentendo.
- Il tipo di arma che imparerai a utilizzare ti sarà mostrata dal sottoscritto e dal Gran Maestro, non più tardi di oggi pomeriggio,quindi ti consiglio di riposare e farti trovare nel giusto stato di concentrazione.E c'e' dell' altro. - fece una pausa notando che ormai rilassata dalla bella notizia gli prestavo poca attenzione.
- Altair è andato contro il mio consiglio nell' offrirti questa occasione. Non sei curiosa di sapere che cosa avevo deciso per te ? - e mi fissò come se volesse incenerirmi.
- Mi dispiace Malik, non riesco a immaginare qualcosa di piacevole che mi riguardi e che venga da te. - adesso che ero sicura di avere  l' appoggio di Altair anche dopo l' episodio del bacio,l' assassino con un braccio solo non mi faceva alcun timore.
Con un gesto fluido Malik spalancò la porta della stanza che era difronte a noi e che aveva appena detto essere la sua,invitandomi con un lieve cenno del capo a guardare all' interno. Quello che potei vedere  fu solo un semplice letto con ai piedi una panca di legno.
Alzai lo sguardo su di lui senza capire.
Malik si accostò al mio orecchio e sussurrò senza fermarsi - So che ti senti superiore a tutte le donne che non sono riuscite a scampare al loro destino che le condannava alla vita domestica,ma ricorda che anche tu ci sei andata molto vicina. E non solo nella tua vita prima di venire a Gerusalemme. Ti avevo chiesta per generare i figli che la lama del tuo adorato comandante hanno proibito al mio amato fratello. Ieri sera era te che avrei fatto mia su quella stuoia,Maria,ma Altair tiene molto a te. -
Il suo discorso mi aveva fatto gelare.
- Comunque penso che non sarà difficiile per te immaginarti sdraiata da qualche parte con me sopra mentre ti possiedo,considerando l' eccitazione che ho notato  ieri nel tuo sguardo. - 
I suoi occhi mi fissavano soffusi di una strana luce che riconobbi subito come desiderio.
- Lasciami in pace Malik, non ha senso ciò che dici. - gli risposi cercando di sembrare credibile.
Le sue labbra si piegarono in un curioso seducente sorriso.
- Non vedo l' ora di misurarmi con te . - e si allontanò lasciandomi immobile col fiato corto.

 

Quelli durante la sua assenza furono attimi impiegati a pensare se veramente avevo deciso che la mia vita prendesse la piega che stava magistralmente seguendo ,o potessi ancora con un  colpo di reni divincolarmi dalle sue spire e dirigermi verso un ' altra meta.
Avevo permesso che troppe cose sfuggissero al mio controllo,e ancora peggio,  avevo offerto  spontaneamente me stessa come oggetto dei desideri di due uomini, circostanza che forse avrei potuto volgere in futuro a mio vantaggio, in modo da ottenere di uscire da quel posto senza essere scortata, e fuggire il più lontano possibile.
Mentre pensavo tutto questo Malik fu di ritorno assieme al suo superiore che teneva avvolto in un panno un oggetto che dalla forma sembrava una polsiera.
Nessuno dei due perse tempo a domandarmi nulla, solo un sussurrato - seguci - mentre aumentavo il passo per stargli dietro.
Giungemmo  dopo diversi minuti presso una sala enorme, completamente sgombra, che avrebbe potuto tranquillamente  contenere un piccolo reparto di fanteria al suo interno, tanto era spaziosa. La luce che entrava dalle enormi finestre la illuminava completamente, e in un piccolo angolo della mia mente pensai che era sprecata per essere utilizzata come posto per un allenamento.
- Bene, un pò di riscaldamento per vedere come ti trovi ?- suggerì Malik serio, ogni traccia dell' umore precedente cancellato, come se non fosse mai successo nulla .
- Come vedi siamo disarmati entrambi. - feci notare.
- Lezione numero uno,allieva .La prima arma è il nostro corpo. Non facevate combattimenti di questo genere fra voi soldati ? - chiese malizioso.
Compresi subito che mirava a mettermi il più possibile in difficoltà e non capivo perchè Altair non intervenisse, anche perchè mi sembrava estemamente scorretto combattere in un corpo a corpo con un uomo a cui mancava  un braccio.
Decisi comunque di continuare ad assecondarlo, mi piegai nella posizione di difesa come mi era stata insegnata e che avevo utilizzato con successo  in tante occasioni ,e lo aspettai senza fretta.
- Quando desideri. - lo invitai.
Nella frazione di secondo che impiegai per trovarmi per terra l' unica cosa che riusciì a notare distintamente fu la sala finire sottosopra.
- Non ci siamo proprio. - fece con finto tono sconsolato,mentre si posizionava davanti a me per aiutarmi a tirarmi su in piedi.
- Altair che devo fare ?. - disse mentre mi issava con un energico strattone.
Trovai molto fastidioso che gli chiedesse un parere sulla mia goffaggine, forse perchè non mi sembrava tanto leale non essere stata avvertita che ci saremmo esercitati nei fondamentali. Quello poi non perse tempo a versare sale sulle ferite dell' orgoglio che già avevo.
- Devi sentire lei cosa è intenzionata a fare. Anche se devo ammettere che è da tanto che non vedevo una scena così divertente, non ho tutta la giornata a disposizione. -
- Le vostre tecniche sono molto differenti dalle nostre, assassino. - sibilai vicino a lui certa che mi sentisse.
- Se pensi che la vergogna di finire atterrata più più volte cancelli il desiderio della mia richiesta, posso passare tutta la vita che mi rimane ad allenarmi qui con te. -
La determinazione che lesse nel mio viso gli fece cambiare idea sul mio conto.
- Dammi due ore Altair,sono convinto che non sia poi un caso tanto disperato. -
Vidi Altair sorridere.
- Torno da voi dopo, stai attenta Maria, Malik è un ottimo insegnante ma è molto esigente,e - fece una pausa molto significativa - come me, non è abituato a ripetere le cose. Non dire che non ti ho avvisata. -
- Grazie Altair - mi presi la soddisfazione di rispondere mentre era già lontano.
- Al lavoro, Altair ritornerà molto prima del tempo concessoci. - disse perentorio
- Perchè dovrebbe...- provai a replicare, ma lui non perse tempo e posizionandosi dietro di me con un brusco movimennto del piede mi fece cambiare posizione delle gambe.
- Sei troppo rigida sulle ginocchia e non hai slancio,potrei farti perdere l' equilibrio semplicemente urlandoti contro. Fletti quella schiena, non hai ingoiato un ramo ! -
Nei minuti che seguirono Malik mi fece provare la sessione di allenamento più intenso e complicato che mi fosse mai capitata fare.Le mosse base del modo di combattere degli assassini erano incentrate sull' agilità  e la prontezza,l' esatto opposto di come era impostato il mio addestramento,e sfruttavano in maniera che per me risultava del tutto nuova la forza applicata dall' avversario per portarla a proprio vantaggio.
Quando Altair fece ritorno, prima del previsto, esattamente secondo le previsioni di Malik,io ero ridotta alla prostrazione, col fiato corto e i muscoli doloranti per lo sforzo,mentre il mio maestro era fresco come se avesse fatto una passeggiata nei pressi per rilassarsi.
- Vedo che l' allieva non è una scansafatiche. - ironizzò notando la mia occhiata omicida.
- Allora  la posso lasciare nelle vostre mani maestro, porto a termine ciò che mi avete chiesto. - rispose Malik in tono stranamente formale, ma si capiva che era una forzatura fra loro.

 

Si ricompose in pochi semplici gesti e ci lasciò soli.
- Intendi proseguire da dove ci hai interrotti ? - chiesi.
- No, proviamo una cosa meno impegnativa. Vieni accanto a me. -
Non so perchè ma non ero entusiasta alla prospettiva di avvicinarmi troppo quando si trattava di pratiche di addestramento, dubito che esistesse qualcuno in grado di poter sperare seriamente di avere la meglio su di lui nelle sue attuali condizioni fisiche.Di lì a dieci anni, forse,ma adesso ogni tentativo era più che altro frustrante.
Altair prese a srotolare dal panno protettivo  l' oggetto che  aveva portato con sè, rivelando che le mie supposizioni sulla sua natura erano esatte,e una volta in bella mostra lo rigirò tra le mani permettendo anche  me di osservarlo con maggiore cura.
- Sei sicura che te la senti di continuare ? So bene che effetti hanno questi tipi di allenamenti per chi li esegue per la prima volta. -
- Non dubitare di me .- tutta questa sua premura,come se fossi un oggetto di vetro, mi dava sui nervi.
- Quello che ti chiedo è all' apparenza molto semplice. Desidero provare la resistenza di questo oggetto, se è veramente in grado di parare una serie di affondi senza rompersi ,pur essendo così leggero.Ti attaccherò e tu dovrai divenderti utilizzandolo come se fosse uno scudo. - Sussultai impercettibilmente a quelle parole.
Confrontarmi nuovamente con Altair era l' ultima cosa che avrei voluto fare.Sapevo bene quanto potevano essere violenti i sui affondi, ma contemporaneamente non volendo dimostrare che avevo paura di lui,non potei far altro che mostrarmi risoluta nell' accettare, dato che il mio temporeggiare lo stava convincendo a lasciar perdere.
- Ho capito. Bell' oggetto ,è il primo che vedo nel suo genere. - divagai.
L' assassino sorrise compiaciuto.
- E'  l' unico del suo genere ,Maria. Spero il primo di una lunga serie. - ammise soddisfatto.
- Se ben ricordo sei destra, non è vero ? - riprese senza perdere tempo.
Rimasi stupita del fatto che se ne ricordasse.
- Si ,lo sono. -
- Porgimi l' avambraccio sinistro allora,in un momento successivo lo utilizzerai anche insieme alla spada. - e mi afferò deciso il braccio prima che glielo porgessi.
Prese a fissarmi la polsiera con gesti esperti e decisi, aggiustando le cinghie in modo che fosse ben saldo ma non stretto troppo, da intorpidirmi l' arto.Quando terminò l' operazione mi chiese di fletterlo per vedere se mi ostacolava nei movimenti.Lo trovai piacevolmente leggero e maneggievole, ma non potei fare a meno di augurarmi lo stesso che fosse anche molto resistente.
- Allora in guardia Maria, questa non sarà per te un' esperienza nuova.- mi provocò volutamente estraendo la spada.
- Nuova no, ma sempre un 'esperienza. - riposi facendo trapelare il nervosismo.
- Non mi risparmierò nel colpirti, difenditi meglio che puoi .- mi avvertì mettendosi in posizione.
"Non ci credo, non l' hai mai fatto " pensai tra me.
- Sono pronta. - gli dissi invece.
Altair tenne fede alle sue parole , e riusciì a parare il suo primo colpo solo per pura fortuna. Premeva contro di me così forte che credevo che mi avrebbe spezzato il braccio all' altezza del gomito, sicchè mi aiutai a reggerne l' impeto anche con l' altra mano.
- Brava, così posso applicare più forza - commentò.
Vedendo che il manufatto resisteva, si sciose dall' affondo e in modo rapido cominciò a farmi indietreggiare colpendomi ripetutamente,in modo violentissimo ma cadenzato permettendomi in questo modo di riposizionare il peso sulle gambe e non cadere.
- Sembra che funzioni. -
Non trovai lparticolarmente divertente il fatto che commentasse la validità della polsiera,anche perchè ero impegnata in uno sforzo muscolare notevole per contrastare la vera forza di quell' uomo, ringraziando il cielo che non aveva intenzione di togliermi seriamente la vita.
- Peparati Maria, ora faccio sul serio. -
Mi avvertì prima di mettere a segno una serie di colpi rapidi con estrema padronanza, facendomi arrivare addosso la lama di piatto nei punti che non riuscico a coprire, come se stesse protraendo l' allenamento iniziato da Malik.
Non ressi molto al suo impeto, per il semplice fatto che,anche se i  suoi colpi non laceravano, non per questo erano meno forti, causando lo stesso dolore di quando si è presi a pugni nei fianchi.Caddi per terra e lo vidi continuare a infierire senza pietà. Posi il braccio davanti a me in un  riflesso di estrema difesa, arrestando la corsa della sua lama che era calata di taglio verso il mio polso.
Altair non si fermò nemmenno allora,quando mi vide per terra e vinta, e poggiato il piede sulla spada quasi ci montò sopra per imprimere maggiormente forza.
Gemetti sotto tutto quel peso cercando di allontanare il viso che temevo mi avrebbe tranciato assieme al braccio.
- Non vuoi che mi fermi ? -
Ebbi paura udendo queste parole.
- Non voglio morire per mano tua ! - gli urlai di rimando resa furiosa dall' impotenza.
Evidentemente la mia risposta gli piacque ,pechè si sollevò da me e mi aiutò ad alzarmi.
- Mi piace questo tuo atteggiamento, cerca di mantenerlo anche in fututro. -
Io boccheggiavo per lo sforzo, dolorante da ogni parte, cosapevole del fatto che da lì a pochi minuti i miei muscoli sarebbero divenuti duri come corde da ormeggio per tutto l' esercizio fisico a cui non ero  più abituata, infuriata perchè non avevo con me il balsamo che utilizzavo in passato nei miei allenamenti  per risparmiarmi un pò del  dolore dovuto anche ai lividi che adesso costellavano il mio corpo.
- Altair - quasi lo supplicai.
- Avrei bisogno di un posto dove ci sia l' acqua per sciacquarmi - 
" Ti prego almeno non negarmi questo semplice sollievo." pregai in silenzio.
 Vedendolo incerto insistetti.
- Va bene anche un torrente, non ho grandi pretese .-
Lui scosse la testa.
- No l' acqua fredda ti farà ammalare subito. Puoi aspettare qui un istante ? Mi accerto di una cosa. -
Gli feci cenno di si con la testa e lo vidi scomparire.
Non volevo farmi trovare seduta per terra quando sarebbe tornato, quindi cercai di tenermi impegnata liberandomi della polsiera,incominciando a sciogliere le cinghie.Era veramente un ' arma straordinaria, ad un esame attento non risultava nemmeno scalfita. Questo avrebbe rappresentato un notevole aiuto per i membri dell' ordine, che per compiere i loro salti acrobatici non potevano caricarsi con un equipaggiamento pesante come uno scudo.
La tolsi e la tenni in mano soppesandola con fare distratto, sul polso non la sentivi nemmeno.
I minuti passavano e incominciavo a sentire il familiare senso di rigidità risalirmi lungo il corpo partendo dai polpacci, ancora un pò e non sarei stata capace di camminare senza zoppicare. C'era da dire  di positivo che adesso capivo meglio come facessero gli asassini ad essere così forti , e sorrisi tra me quando mi ritornò in mente l' episodio delle tavole del pozzo che Altair aveva sollevato con facilità.
Finalmente lo vidi arrivare. Lo vidi. Finora non ero mai riuscita a sentirlo arrivare.
- Ho trovato una soluzione che forse ti piacerà ,ma dovremo fare un pò di strada. -
Una morsa di dolore mi serrò lo stomaco al solo pensiero che mi dovevo ancora muovere, lottai per non darlo a vedere.
- Va bene, ti seguo .- dissi accennando a mettere goffamente un piede dietro l' altro.
Due braccia solide mi presero e mi sollevarono come fossi una piuma, e senza che potessi fare niente per impedirlo mi trovai in braccio a lui.
- Cosa vuol dire tutto questo? - protestai avvampando di vergogna più che di collera.
- L' acqua si fredda se non ci sbrighiamo,non complicarmi il lavoro. - replicò sbrigativo.
"L' acqua si fredda ? Dove mi stava portando ?"
Altair si muoveva veloce e non sembrava essere troppo affaticato nel trasportarmi, in poco tempo mi fece entrare in una stanza dove era stata preparata una tinozza da cui si levavano invitanti i vapori dell' acqua bollente.Mi fece scendere con delicatezza intuendo la mia rigidità, e mi girò le spalle per richiudere la porta dietro di noi.
- Ho detto che era per me, non tutti sanno che c'e' una donna nella fortezza, ed è meglio che la cosa non sia risaputa. -
Lo guardai perplessa
- Ma le sentinelle all' ingresso ,ogni volta ci hanno visto.-
- Sei poco attenta alle mie parole ,Maria, ho detto, non tutti. - e lasciò intendere che con taluni assassini era in accordo affinchè tacessero riguardo la mia presenza.
- Posso farti una domanda  senza che tu fraintenda? - chiese circospetto.
- Fai pure. -
- Il bagno caldo non ti rimetterà completamente in sesto,nè farà qualcosa per i tuoi lividi. -
- Questo lo sapevo già. - feci notare
- Posso provare a scioglierti i muscoli ? Domani avevo intenzione di portarti con me ad Acri, ho bisogno che tu sia in grado di cavalcare senza difficoltà. -
Notando la mia reticenza provò a insistere.
- Non ti sto facendo una proposta sconveniente, se puoi capire ciò che intendo. -
- Va bene. - dissi piano acconsentendo.
- Perfetto. Esci non appena senti che si raffredda ,io sono qui fuori. -
Aspettai che richiudesse la porta per spogliarmi e immergermi in quel paradiso per i miei muscoli.
Malik aveva ragione ,Altair aveva dei progetti su di me.




 

Quando mi affacciai sull' uscio per avvisare Altair che ero uscita dall' acqua lo trovai appoggiato con le spalle al muro molto distante dall' ingresso.
- Tutto bene ?- mi venne da chiedergli notando la sua immobilità.
-  Si.- rispose spiccio e avvicinandosi mi spinse dentro in maniera rapida.
Chiusi la porta dietro di noi e lo fissai apettando un chiarimento.
- Ascoltavo le novità . - spiegò controvoglia.
- Basta conoscere i punti giusti dove posizionarsi e si può venire a conoscenza di particolari molto interressanti.
Rimasi stupita.
- Non credevo che tra di voi, vi spiaste. -
Altair sorrire alla mia interpretazione.
- Sei libera di non credermi Maria, ma qui dentro non ci sono traditori. - assicurò.
Rimasi perplessa
- Perdonami ma poco fa hai detto che non tutti sanno che sono qui, il fatto che tu non lo dica mi ha fatto pensare che qualcuno avrebbe potuto fare la spia. Vedendoti origliare ,le conclusioni a cui sono giunta non possono essere tanto infondate. - obbiettai con energia.
Si accostò a me mettendosi frontalmente, facendomi notare ancora una volta quanto fosse piu' alto.
-  Non tutti ti considerano innocua. Molti non sarebbero daccordo nel sapere  che tu sei qui. -
Abbassai il viso pervasa da un senso di malessere e  disagio.
- E se me ne andassi ? - proposi.
Esteriormente l' assassino sembrava impassibile,furono le parole che pronunciò a tradire i suoi sentimenti.
- Tu sai che io ho la Mela. Non posso rischiare così tanto. -
- Hai paura che io parli ? Non lo farò,hai la mia parola ! Non farò nulla che possa dare traccia della mia presenza, continuerò a raccogliere informazioni lontano da qui ,dove nessuno mi conosce,nè conosce voi ! Operando così potrei anche esservi utile,non lo hai valutato? - gli proposi con slancio, cogliendo al volo l' occasione di riappropriarmi della mia libertà.
- Saresti libero da ogni impegno nei miei riguardi, credimi quando ti dico che non rivelerò il tuo segreto  a nessuno. Nè della Mela,nè di questo. - feci notare porgendogli la polsiera accantonata precedentemente.
Le mie repliche animate non servirono a fargli cambiare idea,lasciandomi in un' attesa famelica di risposte.
A un tratto mi prese per il polso e mi fece mettere con la schiena contro il suo petto.
- Stai rilassata ora, cerco di distenderti i muscoli delle spalle. - deviò completamente il discorso, passandomi il braccio sulla parte alta del petto e facendo forza delicatamente per farmi sciogliere i muscoli contratti .
Mi divincolai  frustrata dal modo con cui ignorava quanto gli avevo appena detto.Rafforzando la stretta non mi permise di girami ,ma parlò cercando di quietarmi.
- Maria,a volte non  ti rendi conto di quello che mi chiedi.- disse calmo, ma era una calma artificiale costruita abilmente per nascondere il fuoco che bolliva sotto.
Ritenni più sensato lasciar cadere l'argomento,essendo quasi tangibile lo scoppio imminente, non volevo perdere forse l' unico alleato che potevo avere lì dentro.
Presi esempio dal suo comportamento precedente e parlai d'altro.
- Mi sento meglio adesso, puoi smettere. - gli feci notare. Il suo tocco si era fatto insopportabile, non volevo averlo così vicino a me, non vedevo l' ora di rimanere sola, la sua presenza mi soffocava.
- Penso di essere in grado di stabilire  da solo se stai meglio oppure no. -  rispose autoritario  alla mia protesta,facendo intendere che il mio comportamento lo stava portando al limite, e che non ammetteva più repliche da parte mia.
- Credo di avere un pò più esperienza di te .- aggiunse beffardo.
Avvampai violentemente per l' umiliazione di essere stata zittita in quel modo, ringraziando che fosse alle mie spalle perchè ero sicura che non sarei riuscita a contenermi dal commentare se fossimo stati faccia a faccia.  
Le sue mani intanto avevano preso a percorrermi la schiena simmetricamente in un piacevole massaggio, alternando momenti di pressione intensa a palpeggi leggeri, dandomi la misura del completo controllo che aveva dei suoi movimenti.Inutile dire che il sollievo fu quasi immediato.Raggiunto un grado di scioltezza considerato più che accettabile, si interruppe e si allontanò da me, aspettando che mi girassi,approfittando per studiarmi con lo sguardo.
- Adesso ti muovi un pò meglio, domani non dovresti avere troppi problemi. - Prese un piccolo contenitore da una delle sue borse laterali e me lo porse.
- Mettilo  sui lividi,il dolore passerà subito. - Lo accettai perplessa.
- Sei sempre cortese con me, perchè lo fai ? - La domanda mii uscì senza nemmeno che me ne accorgessi.
Altair fece un sorriso indecifrabile e si girò per andarsene.
Mi allungai verso di lui rapidamente e riusciì a fermarlo all' ultimo afferrandolo per un polso.
Fu una sensazione strana,finora non lo avevo mai toccato di mia iniziativa. Dal suo corpo sembrò propagarsi una lieve corrente che mi risalì lungo il braccio facendomi fremere impercettibilmente.L' assassino mi guardò con un' espressione che non gli avevo mai visto,un misto di possesso e tenerezza che mi fece vacillare e sentire estremamente vulnerabile.In quel momento desiderai non aver mai compiuto quel gesto.
Mi sfiorò appena la guancia con la parte delle dita libere dalla protezione del guanto in una carezza lieve e incerta .
- Vorrei tanto avere una risposta da darti. -
Aspettò paziente che lo lasciassi spontaneamente, ma io non intendevo cedere, non volevo che mi lasciasse così, senza fornirmi una risposta.
- Altair, ti prego. - lo supplicai.
Si liberò dalla mia presa con delicatezza sotto il mio sguardo incredulo. Evidentemente aveva ancora una volta deciso al mio posto che cosa fosse meglio io sapessi e in che misura dovevo brancolare nel buio.Mi ricomposi recuperando un pò di dignità, dandomi mille volte della sciocca per essere stata così debole, percependo un dolore che bruciava insistente come il taglio di una lama.
- Adesso? Che devo fare ?Devo attendere qui il tuo ritorno ? - sbottai sconfitta.
Visto che ero manovrata come una marionetta cercavo di conoscere in anticipo la danza dei miei fili. - Seguimi, ti spiegherò alcune cose. - disse facendomi strada.
- Con molto piacere. - mormorai sperando che non mi sentisse.  

 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Scoperte ***


Mi portò in quella che intuì fosse la sua biblioteca privata,perchè la stanza era satura di scaffalature colme fino al collasso di ogni genere di tomi e pergamene.Più o meno al centro era situato un ampio  tavolo dove giacevano alla rinfusa fogli contenenti appunti e disegni che non faticai immaginare essere stati stilati dallo stesso Altair.
L' odore della carta impregnava l' aria. Dopo aver rinchiuso con cura la porta dietro di noi, mi invitò a raggiungerlo davanti all' ampia vetrata che investiva con la sua luce ogni cosa, e mi indicò l' entrata principale di cui si poteva avere in quel punto una panoramica totale.
- Non ti preoccupare - mi bisbigliò  come se confidasse un segreto,
- noi possiamo vederli,ma se qualcuno volgesse lo sguardo nella nostra direzione vedrebbe solo il riflesso della luce sui vetri. -
quell' innocua affermazione mi innervosì parecchio,non potevo fare a meno di domandarmi quale genere di spiegazione meritasse una simile cautela.
- Alatir, perdonami,ma cosa dovevi dirmi ? - preferiì arrivare subito al sodo.
- Preferisci stare in piedi Maria, non sei una persona che si fa vincere dalle emozioni ? -
Il suo atteggiamento insolito incominciava a spogliarmi di ogni gentilezza nei suoi riguardi.
- Non sono mai svenuta dallo spavento o dalla gioia,se è quello che vuoi sapere. - feci notare con forza.
- Molto bene. - commentò.
Si girò verso lo scaffale per trarne un oggetto che somigliava a  un cofanetto, anche se aveva una foggia molto elaborata per essere di quelle modeste e insignificanti dimensioni. Che fosse una reliquia?Ma in tal caso non penso che Altair si sarebbe preso il disturbo di conservarla.
Mi guardava incuriosito mentre cercavo di capire di cosa si trattasse, sorridendo appena.
- In questa forma non la riconosci proprio? - chiese dopo aver sperato in un lampo di prontezza da parte mia.
- No  - ammisi delusa.
Solo quando aprì lentamente il coperchio compresi di che cosa si trattava. Trattenni il fiato per lo stupore,non avevo mai avuto modo di osservarla da una distanza così ridotta.
- Tu riesci davvero a maneggiarla ?- mi uscì dalla bocca senza volerlo,pentendomi subito dopo per la stupidità della mia domanda.
- Si, anche se non sono in grado di determinare con esattezza tutto il suo potenziale. Posso solo garantirti che quello che mi hai visto mettere in pratica è solo uno dei grandi poteri di cui questo oggetto è capace.-
Rimasi sbalordita, cos' altro aveva sperimentato nel frattempo con la Mela per aver parlato in questo modo ?
- Ti vedo un pò pallida. - disse guardandomi.
Effettivamente a furia di trattenere inconsapevolmente il fiato mi sentivo pervasa da una leggera vertigine.
- Deve essere il timore che suscita il potere di questo oggetto a sconvolgermi tanto. Passerà subito. - cercai di rassicurarlo.
- Forse farei meglio a fermarmi qui. - disse guardingo.
Non potevo permettere che un semplice capogiro rovinasse tuttto,mi affiancai con attenzione a lui pregandolo di continuare.
- Va bene, ma se senti che stai per cadere cerca di avvisarmi per tempo. -
- Non dubitare. -
Altair impugnò la Mela e allungando il braccio la porse davanti a sè.
- Osserva bene la cartina. -
Stavo per chiedergli di quale cartina parlasse quando l' oggetto proiettò un fascio di luce bianca che prendendo gradatamente forma davanto a noi ci fornì la mappatura di zone per me completamente sconosciute. Ero immobile,letteralmente pietrificata.
Altair si muoveva al mio fianco con scioltezza senza aver timore di nulla ,spiegandomi ,anche se in quei momenti ero diventata improvvisamente sorda e muta, che quella era la rappresentazione del mondo sui cui vivevamo, e che in quella specie di figura galleggiante venivano indicate le posizioni di altrettanti oggetti della stessa natura della Mela.
- Maria, ti senti bene ? - mi chiese guardandomi preoccupato visto che non reagivo alle sue parole.
Deglutiì rumorosamente e a fatica,ignorando i muscoli in fiamme per la rigidità causata dal precedente  allenamento ,e per la tensione provocata dal mio nervosismo, che li stava torturando ora.
- Certo. - mentiì.Altair se ne era accorse comunque,  e decise di far terminare la cosa  per non peggiorare la situazione.
Apparentemente senza alcuno sforzo, così com'era apparsa, l' immagine venne inghiottita dalla sfera, e davanti a noi in un attimo non ci fu più nulla.Mi abbandonai a un respiro liberatorio.
- Prodigioso Altair, maneggi un potere veramente formidabile. E intendi recuperare gli altri oggetti indicati per non farli cadere in mani sbagliate ? - azzardai a chiedere più che altro per concedermi il tempo per riprendermi.
- Hai colto in pieno il secondo problema che intendevo discutere con te.Forse non ne eri a conoscenza,ma i templari si stanno adoperando in maniera frenetica da un pò di tempo a questa parte, alla ricerca di qualcosa che senza fatica potrei supporre essere un altro frutto dell'Eden. -
- Che cosa ? E da chi sarebbero riusciti a ricavare tutte le informazioni per ritrovarlo?Erano già in possesso di una simile documentazione ?Ma se l' archivio avesse contenuto dei riferimenti su questi altri "frutti", perchè cercarli solo ora? - chiesi  incalzandolo.
- Io invece penso che i due oggetti fossero già presenti simultanenamente senza bisogno di essere trovati,ma solo ora il reticente vero propiretario è stato "convinto" in modo molto persuasivo a liberarsene.-
A quelle affermazioni immagini di torture e uccisioni mi attraversarono repentine la mente.
- E adesso ti sei fatta un' idea del perchè stiamo tornando ad Acri.Pare che il secondo frutto si trovasse  nascosto lì, sotto gli occhi di tutti. -
Smise di parlare e mi guardò in viso in maniera penetrante.
- Non sarà una passeggiata ,se non te la senti  di venire hai tutta la mia comprensione. -
Scattai come una molla, offesa dalla scarsa fiducia concessami - Non provare a lasciarmi qui  nelle mani del tuo  ardente consigliere !! - tuonai.
Altair si mise a ridere sonoramente e solo allora capiì l' errore commesso.
- Dio, cosa ho detto. - commentai a voce bassa,perfettamente udita.
Riprendendosi a fatica , provò a parlare ,mentre incontrollabilmente assumevo la colorazione cremisi  della fascia che portava in vita.
- Da quello che mi ha raccontato Malik, sei tu quella che non riesce a essere discreta ! Per un attimo l' altra notte, ha seriamente pensato di trovarti nel suo letto ad aspettarlo ! -
"Veramente non era lui che volevo" mi concessi di pensare, più per vendetta nei suoi riguardi che per soddisfare un mio desiderio inappagato.
L' assassino le regalò un' occhiata complice - In effetti da come ne parlava non gli sarebbe affatto dispiaciuto. - la provocò appositamente.
In preda alla vergogna, e ancora confusa dal ricordo di quelle immagini molto evocative, Maria cadde nella trappola  come Altair si era spettato.
- Malik non deve farsi strane idee in proposito,non è al centro dei miei interessi,nè tantomeno si deve aspettare da me che lo supplichi come una prostituta! - disse con rabbia.
- Non sapevo avessi trovato un valido centro di interesse qui dentro ,Maria .- disse l' altro cauto, stringendo il cerchio attorno a lei.
- Chi ti ha avvicinato senza che io lo sapessi  ?- la ingannò fingendosi arrabbiato quando sapeva benissimo in realtà che stava alludendo a lui.
La donna gli aveva fornito segnali inequivocabili della sua disponibilità, ma era stanco di spronarla a cedere a ciò che sentiva,era arrivato il momento di portarla a non avere altra scelta che ammetterlo suo malgrado.
- Nessuno, davvero, soltanto voi due. - cercò di sminuire.
Altair avanzò di un passo, facendola automaticamente indietreggiare.
- Adesso ti faccio paura ? E' troppo chiederti di dire la verità ?-
Maria capiva di essere in trappola, era come se fosse trascinata da una corrente fortissima,ma continuava ad annaspare cercando una boccata d' aria che le concedesse il tempo di trovare un appiglio.
- Ti ho detto la verità Altair. - ripetè andando a sbattere contro l' angolo del tavolo, non avendone intuito la presenza,troppo concentrata a prendere le distanze dall' uomo. L' urto su un punto del fianco già dolente per i colpi ricevuti dalla spada la fece mugolare . - Mi piacerebbe udire il suono dei tuoi gemiti in altre circostanze,anzichè vederti accartocciata su te stessa dal dolore. - l' attaccò apertamente.
- Non farti troppe illusioni assassino, in comune abbiamo solo lo stesso obbiettivo.- rispose sulla difensiva.
- Su questo non avere mai alcun dubbio. - e solevandola quasi di peso la strinse contro di sè .
Maria dapprima si divincolò con rabbia, non accettando che il suo consenso le venisse strappato in quella maniera, ma durò solo pochi attimi,perchè il calore di quel corpo caldo attaccato al suo  ebbe su di lei un effetto calmante, come fosse sotto l' effetto di un farmaco.
Quando la sentì rilassata tra le sue braccia,la scostò da sè e le accarezzò il viso e i capelli.
- Mi avevi chiesto perchè ero gentile con te, ecco la risposta. - mentre la toccava, la guardava come se la vedesse per la prima volta, imprimendosi a memoria tutte le curve del viso che le tracciava col suo tocco.
- Altair,io.. - provò a giustificarsi.
- Non dire niente. Non adesso. La fretta rovina tutto,e questo è il posto meno adatto. -
Lei sorrise a quella manifetsazione di tenerezza.
L' assassino si chinò a sussurrarle sensualmente vicino al collo, facendola fremere sotto il suo alito caldo.
- Non mi negare più nulla. Lo vogliamo entrambi -
La sua mano le corse lungo la curva della schiena,scivolando sui suoi fianchi per farla aderire maggiormente a sè e renderla consapevole dell' effetto che gli provocava.
Maria si appoggiò delicata contro il suo bacino, conscia del suo fastidioso impedimento, decidendo del suo destino nello stesso momento in cui cedette a lui asssecondandolo in un bacio profondo.

 

 

Altair si staccò dolcemente da lei continuando ad accarezzarla con desiderio.
Maria era confusa e abbastanza spaventata per la piega che stava prendendo quella situazione quasi fuori dal suo controllo, e nel suo imbarazzo non era abbastanza forte per sostenere il suo sguardo penetrante.
L' uomo la osservava attentamente mentre si lasciava andare  a quella manifestazione di debolezza, trovandola stupenda.Si sentì artigliare le viscere dalla famigliare sensazione di possesso che gli faceva rivendicare con prepotenza ciò che riteneva essere entrato a far parte di lui,e quella donna era, che lo volesse o no ,parte di lui. 
- Maria - la chiamò cercando di farle alzare gli occhi nella sua direzione.
- Dimmi  Altair. -rispose guardandolo lenta ,come se fosse stordita.
- Penso tu abbia bisogno di riposarti un poco,anche se vorrei trattenerti qui con me ancora a lungo.Ho un sacco di cose che sono sicuro provocherebbero la tua attenzione. -
Le sue parole erano troppo ambigue per la sua mente continuamente sollecitata dalle sue carezze, e le guance le si imporporarono senza che potesse prevederlo.
Era così tanto tempo che non stava con un uomo, e  le sue mani erano  così piacevoli e sensibili addosso ,che si trovò a fare dei paragoni davvero fuori luogo.
L' assassino sembrò intuire qualcosa perchè incominciò a sorridere piano piegando la testa di lato per fissarla.
- Bhè ,si,hai ragione meglio riposare. - aggiunse frettolosa cercando maldestramente di glissare.
Altair l' accompagnò fino  alla sua stanza dove la salutò con un bacio a fior di labbra.
- Cerca di dormre. - si raccomandò.
- Credo che sarà abbastanza difficile dopo tutto quello che è successo. - rispose  infastidita nel precisare l' ovvio.Altair rise a quelle parole.
- Ti riferisci alla Mela o a me ?- la provocò volontariamente.
- Non entusiasmarti troppo !- scattò  sentendosi punta nel vivo.
- Dormi - sottolineò con più forza,
 - per stasera ne hai avuto abbastanza anche di me. - le disse scherzando, salutandola con un' ultima carezza.
Maria aspettò in silenzio ,immaginando di sentire l' eco  dei suoi passi smorzarsi in lontananza. 
" Difficile sentirsi sazi quando non si ha mangiato nulla." riflettè la donna sdraiandosi esausta.

Altair si diresse con fare spedito e l' animo decisamente più leggero verso la stanza di Malik e spalancò la porta senza nemmeno bussare .
Quello lo guardò torvo, ma il suo cipiglio di rimprovero durò solo una frazione di secondo,sostituito da un sorriso molto complice.
- Allora ha funzionato! Raccontami del tuo successo fratello , non puoi tenermi nascosto nulla ,visto che mi devi un grande favore !- esclamò.
- Diciamo che  sicuramente non sei il suo uomo,anche se posso garantirti che ti sei fatto notare .- disse sogghignando.
- Andiamo Altair,è rimasta a fissarci parecchio quella sera! Potresti essere meno avaro di commenti per una volta. - sbottò Malik
Altair si appoggiò con le spalle al muro e incrociò le braccia sul petto in un atteggiamento di indiscutibile superiorità,smentito dai suoi occhi che brillavano di gioia.
- La porto con me ad Acri domani. Ritengo di riuscire a cogliere numerose informazioni anche grazie alla sua presenza,sono sincero.
Avrai notato che la stanno continuando a cercare anche adesso.Quegli uomini ieri sera non erano del posto,non li ho mai visti qui. Tenteranno sicuramente di avvicinarla ora che sanno che ha dimorato presso di noi.Non escludo siano convinti che lei sia a conoscenza di molti segreti che a loro farebbero comodo a proposito del secondo manufatto di cui sono riusciti a entrare in possesso.-
Malik gli rivolse uno sguardo dubbioso.
- Quindi la utilizzerai come esca anche tu ? Non ti sembra rischioso esporla in questa maniera? Dopotutto niente ci fa credere che le loro intenzioni siano pacifiche nei suoi confronti.Potrebbero credere che stia facendo il doppio gioco cercando solo di farla fuori,mi sembra che tu stia esagerando Altair. -
- Vedila così Malik, non sarei tanto scettico nei suoi confronti se tutte le notti non la sentissi invocare quel nome.-
Il suo sguardo si era fatto in un istante profondo e severo.
- Come darti torto. - commentò sussurrando quasi tra sè.
- Potrebbe essere la prova definitiva per entrambi. In un certo senso le ho dato sufficienti argomentazioni per tenere desto l' interesse dei suoi rapitori a mantenerla in vita,qualora decidessero di catturarla per interrogarla e io non riuscissi a intervenire.Se invece preferissero un semplice combattimento,diciamo che adesso ha un ' arma in più a suo favore. -
- Hai pensato  proprio a tutto,non c'e' che dire .-
- Voglio concludere questa faccenda quanto prima e dedicarmi nuovamente alle mie ricerche,Malik.Sai bene quanto siano importanti per l' Ordine! - concluse quasi urlando.
Malik lo guardò  intensamente.
- Nessuno sa meglio di me quali siano le nostre priorità,e che non vanno trascurate per nessun motivo al mondo,ma dimmi, se le cose si svolgessero nel migliore dei modi ? Se le non ci tradisse e se riuscissi a venire a capo della resistenza di quei disperati e avere la meglio,che cosa faresti con lei ?-
-  Adesso ti preoccupi per il suo futuro? Ti commuove così tanto? Non la manderò raminga per strada a vendersi al miglior offerente,di questo stai tranquillo Malik.Non ritengo che lo meriti come giusto trattamento da parte nostra. - rispose con fuoco.
- Non lo avevo minimamente pensato,credimi, lo faccio per te, sciocco! E' chiaro che attira ben più che la tua semplice attenzione. - gli si accostò appoggiandogli confidenzialmente la mano sulla spalla.
- Per quanto tempo ancora ti ostinerai a negare ciò che senti, fratello ? E' te che vuole.Quando le ho prospettato l' idea di essere la mia donna ho visto il gelo sul suo volto nella paura di perderti.-
Altair si sottrasse a quel contatto perchè lo faceva riflettere troppo su tutto il tempo che era trascorso senza che lui si preoccupasse d'altro che dei suoi doveri nei confronti degli assassini.Gli sarebbe piaciuto molto dedicarsi alle sue esigenze  personali una volta tanto.
- Quasi mi dispiace ammettere che hai ragione. - assecondò l' amico assumendo un' espressione triste.
Malik gli sorrise infondendogli fiducia.
- Siediti,è tempo di alleggerire il cuore. - lo invitò nel suo modo speciale a cui nessuno sapeva opporsi.
Fu una lunga notte per entrambi.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=802372