Il Principe Sole
In
un palazzo dorato al di sopra
delle nuvole, viveva il Re Cielo con tutta la sua Corte.
Il
Re Cielo aveva due
bei figli, la Principessa Luna,
ancora giovane per poter regnare, ed il Principe Sole,un adolescente
capriccioso ed arrogante, il quale non serbava alcun interesse per il
regno
dell’Etere.
Un
giorno, a seguito di un’ennesima
nefandezza da parte del figlio, il Re Cielo decise che fosse giunto il momento di
prendere provvedimenti.
Difatti il Principe Sole, famoso per la sua competitività,
aveva raccolto una
sfida musicale da parte di un uomo coraggioso di nome Kasshim, il quale
viveva
in un umile villaggio, colpito quotidianamente dai soprusi del giovane
Principe.
Si
era quindi stabilito che se
Kasshim avesse vinto, il Principe Sole avrebbe dovuto non solo liberare
gli
uomini dalle sue cattiverie, ma avrebbe fatto splendere alta la luce
sugli orti
incolti dei villeggianti, e reso prospero il raccolto.
Il
Principe Sole acconsentì, ma
presentò le sue condizioni: se fra i due sfidanti il
vincitore si fosse
rivelato lui, avrebbe potuto decidere liberamente della sorte
dell’uomo che
aveva osato sfidarlo.
Kasshim
accettò di buon cuore tali
condizioni, rallegrandosi che il Principe non avesse pensato ad una
ritorsione
contro il suo popolo. Ed ebbe così inizio la sfida.
Il
Principe Sole, pari ad una
divinità, sconfisse facilmente il suo debole avversario, che
pure era stato
riconosciuto grande fra gli uomini per le sue doti musicali. Ma cosa
può la
gloria umana contro l’ imponenza di un Dio?
Così,
rivoltosi allo sconfitto, il
Principe pronunciò crudeli parole.
“Stolto,
tu che mi sfidasti con tanta
sicurezza! Maledetto sei tu e la tua prole! Poiché non
appena i tuoi figli
raggiungeranno la matura età, saranno destinati a perire!
Così tu, sciocco,
zapperai gli orti fino a che calli e gonfiori non leniranno le tue
dita! E
anche quando tale destino colpirà le tue mani brunite dal
sole, i tormenti
della mia maledizione non avranno fine, se non che per mia
parola!”
Così
il Principe se ne andò,
lasciando l’uomo ai suoi tristi lamenti.
Il
Re Cielo, amareggiato dalla
cattiveria del figlio, lo convocò a Corte per disporre la
sua punizione.
Il
Principe, ignaro delle intenzioni
del Padre, si presentò a palazzo in tutta
tranquillità, credendo addirittura
che il Re avesse deciso di concedergli il Regno.
Ma
il Re Cielo intrappolò il giovane
Principe in un cerchio magico, e alzatosi dal trono regale,
parlò solennemente.
“Tanto
degenerato dovevi essere tu,
che governi il chiarore caldo e benevolo del Sole? I misfatti di cui ti
sei
macchiato mi addolorano come tuo creatore, ma proprio in
virtù di padre ti
punirò. Poiché è il mondo degli uomini
che tu offendesti con le tue
scelleratezze, sarà lì che le pagherai , lontano
dalle grazie dei tuoi simili,
fino a che non avrai imparato il rispetto della vita.”
Così
disse il Re Cielo, e con un
incantesimo avvolse le braccia e le gambe del figlio con catene dorate,
che dal
Palazzo scesero nel lago vicino al villaggio di Kasshim.
“Che
questi lacci d’oro ti tengano
costretto e che portino a te nostalgia del nostro Regno, figlio.
Così che tu
capisca quanto il tuo stesso comportamento ti abbia condotto in
malora.”
Detto
questo, il Principe Sole fu
trascinato in catene sotto l’acqua del lago e lì
rimase per molti anni, solo,
nello sconforto.
Un
giorno, un bellissimo giovane dai
capelli di viola, dopo aver camminato a lungo tra i boschi per
raccoglier
legna, si fermò nei pressi del lago e rimase incantato dalla
luminosità
dell’acqua. Infatti, per l’influenza del Principe,
la superficie cristallina
risplendeva di un candido bagliore, pari a quello del sole.
Il
ragazzo, sportosi per abbeverarsi
dopo tanta fatica, raccolse un po’ d’acqua nella
coppa delle sue mani, ma
appena questa toccò le sue labbra, il giovane rimase
stordito dal sapore divino
di quelle gocce e si addormentò sulla riva.
Il
Principe Sole dal fondo del lago,
s’innamorò a prima vista del giovane e prima che
questi si svegliasse, la
divinità governò i flutti del lago, portando il
ragazzo sott’acqua, affinché
potesse bearsi della sua bellezza.
Il
giovane rinvenuto poco dopo, si
ritrovò tra le braccia del Principe, il quale lo avvolgeva
amorevolmente,
cullandolo con dolci parole.
Il
ragazzo inizialmente
tranquillizzato dall’incantevole voce del Principe, ignorando
ovviamente chi
fosse, s’accorse in seguito di trovarsi sul fondo del lago e
spaventato, chiese
spiegazioni.
“Non
hai di che temere, perché adesso
sei caro ad una divinità ed un incantesimo ti
proteggerà, se vorrai rimanere al
mio fianco.”
Lo
rassicurò il Principe, carezzando
il bel viso del giovane, che alle parole dell’altro, si
calmò.
“Ma
dimmi ora, qual è il tuo nome?”
Chiese
il Principe.
“Tra
la mia gente sono conosciuto
come Iosse. Ma rivelatemi invece il nome della divinità a
cui devo rendere
onore.”
Parlò
il giovane.
“Un
nome non lo posseggo. Quello che
avevo l’ho disonorato.”
Disse
tristemente il Principe,
vergognandosi di sé stesso.
“Allora
vi chiamerò Arpas. Nella
lingua del mio popolo significa
“Splendente”.”
Gli
sorrise dolcemente il compagno.
Il
Principe si commosse di quel nome
e consacrò il popolo del giovane, stabilendo che avrebbe
vissuto nella pace e
nella felicità.
In
seguito, i due unirono i loro
corpi nel proprio calore, promettendosi eterna fedeltà.
Così,
il Principe Sole e Iosse
vissero insieme, amandosi profondamente.
Ma
al termine di un anno, Iosse manifestò
un profondo dolore che lo attanagliava.
Il
Principe, accortosi che nemmeno i
suoi poteri erano efficaci, si rivolse disperato all’amante,
piangendo calde
lacrime.
“Non
cadere nello sconforto, mio
amato Arpas. Tale destino per me era già stato prescritto.
Una
maledizione del Principe Sole
colpì mio padre diciotto anni or sono, ed io ne sono
vittima.”
Il
Principe a tali parole pianse più
forte, sconvolto dalla consapevolezza di aver distrutto
l’unica sua gioia. Il
giovane, sorretto dalle braccia dell’amante,
asciugò le lacrime del Principe e
disse, esalando il suo ultimo respiro.
“Ma
non mi rammarico della mia sorte.
Poiché lo stesso dio che lanciò la maledizione,
mi ha amato profondamente ed io
ho amato lui. Inoltre egli donò felicità a tutto
il mio popolo e lenì le
sofferenze di mio padre. E per questo ti perdono, mio Principe. Mio
Arpas. Mio
unico Sole.”
Il
Principe si sorprese delle parole
del giovane e quando il suo pianto si spezzò, il Re Cielo
capì che il cuore del
figlio era tornato puro, e lo liberò dalla sua prigionia.
Non
appena fu sciolto dai legami dorati,
il Principe Sole trasformò il bel corpo di Iosse in una
parte di cielo, ovvero
la scia violacea che è possibile vedere solo al tramonto.
“Fine
del Giorno” infatti, era il
significato del nome del bellissimo giovane dai capelli di viola.
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