Seventeen in the Dark. di Blue Flower (/viewuser.php?uid=106639)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Fuga sulla Terra. ***
Capitolo 2: *** 1. Bambino Sperduto. ***
Capitolo 3: *** 2. Cucciolo. ***
Capitolo 4: *** 3. Cambiamento. ***
Capitolo 5: *** 4. Bacio della Vergine. ***
Capitolo 6: *** 5. Ha scelto me. ***
Capitolo 7: *** 6. Ti stavo cercando. ***
Capitolo 8: *** 7. Emozioni. ***
Capitolo 9: *** 8. Maturando? ***
Capitolo 1 *** Fuga sulla Terra. ***
Edward’s
Pov
-
Edward, sbrigati!- correvo come non avevo mai fatto in vita mia, ma mi
risultava difficile. Le gambe erano indolenzite e non riuscivo a vedere
oltre
due centimetri dal mio naso. Mi sentivo spossato, come se
fossi stato drogato dalla magia qualcuno stava cercando di poggiare sul
mio corpo.
-
James non ha fatto in tempo a finire il sortilegio, sei
salvo… per ora-
Carlisle, mio padre, mi guardò con grandi occhi
d’oro, comprensivi come non
mai.
-
E io che farò?
-
Oh, la Terra non è un mondo molto pericoloso per noi. Devi
solo trovare un
posto dove nasconderti, dove James non ti potrà trovare.
-
Ma papà…- mi interruppe bruscamente.
-
Figlio mio, tu hai ancora le stesse capacità degli umani
perciò non nuocerai alla salute di nessuno. Diventerai come
noi
solo in età adulta e questo lo sai. Ma devi anche sapere che
il destino di
Esperia dipende da te- annuii cercando di non piangere.
Beh,
del resto ero solo un bambino. Un bambino che stava per esser
abbandonato a sé
stesso e al suo destino. Un bambino che non aveva mai imparato a vivere
per
conto suo, sempre servito e riverito.
Un
bambino che sarebbe diventato sovrano.
Un
bambino dal quale dipendeva il destino di Esperia,
il Regno dei Vampiri.
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Capitolo 2 *** 1. Bambino Sperduto. ***
Capitolo 1- Bambino
sperduto.
Quella
mattina, Bella si svegliò da sola come sempre.
Fortunatamente,
era sabato e non sarebbe dovuta andare a scuola ma doveva comunque
andare in
città per fare la spesa e svolgere qualche commissione.
I
suoi genitori non c’erano mai: costantemente al lavoro. Gli
unici momenti
in cui li poteva
vedere erano le
festività come Natale e Pasqua, ma niente di più.
Certo,
le faceva piacere che la considerassero adulta, che non la lasciassero
con una
babysitter per tutti quei mesi, ma dentro lei si sentiva estremamente
vuota e
se ne accorgeva tutte le mattine, quando alzandosi non c’era
la colazione
pronta sul tavolo della cucina o semplicemente il continuo fuggi-fuggi
che c’è
tutti i giorni lavorativi in una famiglia normale.
Entrò
nella cabina della doccia e aprì l’acqua.
Isabella
Marie Swan adorava lo scroscio rumoroso delle gocce che si schiantavano
al
suolo e forse proprio per questo motivo Forks le stava tanto a cuore:
là
pioveva sempre e non c’era nessun giorno in cui quel
maledettissimo sole, così
giallo e tondo, splendesse pienamente.
Si
lasciò cullare dall’acqua che scorreva ancora per
un po’, ma poi uscì e si posò
addosso l’accappatoio, strofinandosi i capelli zuppi con il
cappuccio di
spugna.
Si
guardò allo specchio: sempre la stessa Bella, sempre la
stessa monotona
giornata senza amore, né da parte della famiglia
né da parte di qualcun altro
di più speciale…
-
Jacob- sussurrò senza volerlo, facendo schioccare le labbra
sull’ultima
lettera.
Sì,
Jacob Black era il giovane ragazzo Quileute che le piaceva tanto in
quel
periodo: la sua pelle olivastra portava il sapore di terre lontane, i
suoi
capelli color mogano erano un cielo invernale e gli occhi leggermente a
mandorla erano la spezia orientale che completava quel quadro perfetto.
Bella
non era il tipo da “avventure” e se mai fosse stata
con un ragazzo, voleva
quello perfetto, quello con il
quale
avrebbe potuto costruire una famiglia felice in futuro.
Era
questo il suo obiettivo.
E
Jacob incarnava le doti di marito e padre più di qualsiasi
ragazzo adolescente.
Isabella
voleva dare il meglio ai suoi figli, voleva essere presente e non
avrebbe
tollerato alcuna variazione al suo piano di famiglia perfetta,
perché viaggiava
sul suo binario a cinquecento chilometri l’ora.
Peccato
che Jacob non sembrasse assolutamente interessato né a lei
né ai suoi progetti.
Certo,
passavano molto tempo insieme ma si trattava solo di lavoro:
sì, perché Bella
aveva un lavoro part-time nel negozio del padre di Jake e grazie a
quello erano
diventati molto amici, ma niente di più.
Si
infilò i jeans e una camicia per poi scendere al piano di
sotto e bere un caffè
al volo: anche oggi avrebbe passato tutta la giornata alla casa di
accoglienza,
a giocare con i bambini in cerca di una famiglia.
Certo,
non era un passatempo “produttivo” come avrebbero
voluto i suoi genitori, ma il
sorriso di quelle personcine non aveva prezzo per Bella. Ormai li
considerava
tutti dei piccoli fratellini, anche se non ne aveva mai portato uno a
casa per
accudirlo veramente.
Quando
girò l’angolo della via di casa sua,
notò una piccola figura appostata nell’ombra:
era un bambino vestito in modo strano.
Si
avvicinò un po’ di più per osservarlo
da vicino: aveva un vestito di velluto, simile
a quello di un principino di altri tempi. Ma la cosa che
colpì di più Isabella
fu il suo viso: era il bambino più adorabile, più
carino che avesse mai visto
in vita sua.
-
Ehi, piccolino?- lui rivolse il capo verso la ragazza, mostrando grandi
occhioni color miele.
-
Come osi parlarmi così, popolana?- la squadrò
dalla testa ai piedi.
-
Come hai detto scusa?- Bella si sentì offesa.
-
Io di sicuro non mi chiamo piccolino. Sono Edward Anthony Masen Cullen,
futuro
erede al trono di Esperia- la sua voce era altezzosa e i suoi modi
davvero
bizzarri fecero pensare a Isabella che fosse solo il viziato figlio di
un
magistrato.
-
Bene… Edward. Dove sono
i tuoi
genitori?
-
A lavoro.
-
E ti hanno lasciato qui tutto solo? Quando torneranno?
-
Beh. Non torneranno, ovvio. Sto aspettando un mio servitore- Bella
rimase
impietrita.
Che
ragazzino strano… ma ha bisogno di
aiuto.
-
Che ne dici di aspettarlo a casa mia?- lui annuì e Bella
sorrise, cercando di
sembrare incoraggiante. Lo prese per mano e si diresse ancora una volta
verso
casa.
-
Quando arriverà il mio servitore verrai ricompensata per il
disturbo- disse con
espressione seria mentre varcavamo la soglia di casa.
-
Che cosa?! No, tu sei un bambino… non devi neanche pensare a
queste cose,
intesi?- la ragazza chiuse la porta dietro di sé e nello
stesso momento accese
la luce.
-
Per favore, non mi lasciare al buio- disse lui d’un tratto.
-
Certo, ma perché?
-
Io ho paura del buio.
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Capitolo 3 *** 2. Cucciolo. ***
Capitolo 2- Cucciolo.
Erano
le sei e mezza di pomeriggio quando Edward disse con quel suo faccino
adorabile
di aver fame e di volere qualcosa da mangiare.
Bella
si mise subito al lavoro, felice di non essere sola in casa almeno per
una
volta.
Quando
servì due portate di omelette - la sua
specialità- Edward la guardò dubbioso.
-
E’ buona- lo incitò lei.
Lui
prese la forchetta e addentò il cibo voracemente. In meno di
cinque minuti
aveva già finito, mentre Bella era ancora a metà.
Lo guardò perplessa mentre si
massaggiava il pancino.
-
Era da giorni che non mangiavo…
-
Che cosa?!- esclamò la ragazza.
-
Ma non avevi detto di stare aspettando qualcuno che ti venisse a
prendere?
-
Sì, è vero. Ma talvolta ci vuole molto tempo ad
arrivare qui da dove abito…
-
Dov’è che abiti?
-
Esperia.
-
Uhm… Mai sentito.
-
E’… lontano- si sorrisero e Bella gli porse il
restante della sua omelette.
-
Tieni. Io tanto sono sazia.
-
Sei sicura?
-
Certo. E poi tu sei carino- gli disse strofinandogli i capelli biondo
rame. Era
un ragazzino così particolare, così sperduto che
ti veniva voglia di accudirlo.
Era
un cucciolo.
-
Forse sarebbe il caso che ti facessi un bagno- constatò
Bella, continuando a
sorridere e ad osservarlo.
-
Si direbbe che non ti lavi da giorni.
-
E’ così- affermò lui abbassando il
capo.
-
Ma io… non so come fare da solo.
-
Come, scusa?
-
Sì… c’è sempre chi lo fa per
me- Bella sospirò, rassegnata. Del resto era
contenta di aiutare quel bambino così dolce, ma si era
dimostrato anche così
cocciuto, testardo e irriverente. Altezzoso.
-
Vieni in bagno. Ti aiuto- nell’ora seguente, lo fece
spogliare e lo mise a
mollo nell’acqua calda della vasca massaggiandolo con una
spugna imbevuta di
sapone.
Lui
sembrava più rilassato, più ben disposto a farsi
aiutare di prima.
-
Bella?
-
Sì?
-
Non è che stanotte mi posso fermare a dormire con te? Penso
che non arriverà
nessuno per ora…- la ragazza lo guardò con occhi
dolci e compassionevoli.
-
Certo che puoi.
-
Okay- non le aveva mai dimostrato la sua gratitudine, ma Bella gliela
leggeva
negli occhi e questo la rendeva a sua volta felice.
-
Quanto sei carino, Edward!- gli disse asciugandolo. Lui le sorrise e si
mise la
maglietta e i calzoncini che Bella aveva preparato accuratamente sul
letto.
Due
ore dopo, la ragazza aveva acconsentito a farlo dormire con lei e il
bambino si
era accoccolato sul suo petto, chiudendo gli occhi e godendosi quegli
attimi di
affetto quasi materno che Bella gli stava regalando.
-
Bella?
-
Hmm-mh?- rispose lei sonnacchiosa.
-
Sono contento. E’ la prima volta che vengo accudito
così da qualcuno.
-
Prego- disse lei sottintendendo il grazie del bambino.
-
Buonanotte.
-
Buonanotte- la luce dell’abat-jour era rimasta accesa e
Edward si rigirava
senza tregua nel letto di Bella.
-
Non riesco a dormire- sussurrò nel vuoto.
Allungò
una mano verso la luce del comodino e la spense.
-
Così va meglio- sospirò abbracciando
più forte la ragazza vicino a lui.
E
la stanza piombò nel buio più totale.
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Capitolo 4 *** 3. Cambiamento. ***
Capitolo 3- Cambiamento.
Edward
si era sentito male quella notte, come se qualcuno avesse cercato di
tirarlo di
qua e di là, ma la costante presenza di Bella al suo fianco
lo aveva fatto
cadere nel sonno più profondo che avesse potuto immaginare.
Era
bellissimo avere qualcuno accanto, qualcuno che ti accudisse, ma
d’un tratto il
letto era diventato più piccolo e lui ci stava scomodo e gli
faceva malissimo
la gola.
Bella
si accorse che era mattina.
Stese
un braccio e lo fece ricadere sul materasso, ma nella discesa,
incontrò
qualcosa di duro e freddo, dalla consistenza della pelle.
E
non riusciva a respirare bene.
-
Aiuto- sussultò.
-
Non riesco a respirare- si spostò di scatto e
aprì gli occhi velocemente per
capire cosa le era successo in quei terribili secondi.
Davanti
a lei, nel suo stesso letto, c’era un ragazzo bellissimo che
la abbracciava.
Nudo.
-
Ma che…?!- era terrorizzata.
No,
impossibile. La scorsa sera, aveva portato a casa quello strano ma
adorabile
bambino.
-
Che accidenti…?!- urlò alzandosi in un attimo dal
letto.
In
risposta ebbe un grugnito da quella testa ramata.
Sobbalzò
all’indietro e con il piede schiacciò il
telecomando, che azionò in un attimo
la televisione davanti al letto.
-
Siamo i Power Rangers e puniamo il male!- il ragazzo si mosse e
aprì gli occhi
in un attimo.
-
Il male? Sììì!!- esclamò
con occhi sgranati.
Questa
reazione…
Le
immagini del giorno precedente, quando aveva fatto vedere al piccolo
Edward i
Power Rangers per la prima volta, le assalirono la mente.
Il
ragazzo si girò, mostrando un fisico invidiabile e un viso
spettacolare.
-
Bella?- domanda spaesato.
-
Edward?- sussulta lei portandosi le mani alla bocca.
-
Che c’è? Perché fai quella faccia
strana?- la ragazza lo guardò sconvolta.
Sei
Edward? pensò
allontanandosi.
-
Certo che sono Edward, maleducata- lei rimase di sasso.
-
Se tu sei il vero Edward, e io ho fatto il bagno insieme a
te… e ho dormito insieme
a te…- prese un cuscino,
pronta a scagliarglielo in faccia.
-
Aspetta, Bella! Dannazione, che ho fatto?
-
Che hai fatto? Che hai fatto?- ripeté
lei con voce sempre più acuta.
Lui
si alzò, incurante di indossare solo un paio di boxer.
-
Woah… che strano- disse traballando sulle sue stesse gambe.
Si
stropicciò gli occhi e camminò verso la cucina
come se niente fosse,
sorpassando uno specchio a parete e guardandolo di sfuggita. Quando fu
in
corridoio, Bella lo vide pietrificarsi e ritornare sui suoi passi con
una
velocità quasi inumana.
Si
riposizionò davanti allo specchio e per un attimo la ragazza
pensò che stesse
per svenire.
Davanti
a lui, riflesso sullo specchio, non c’era il solito bambino
adorabile, il
principino dagli occhi d’oro che il Regno di Esperia adorava.
C’era
un ragazzo adulto con folti capelli ramati e occhi del colore del
miele, un fisico
scolpito e pelle diafana che sembrava dare ancor più luce a
quel suo aspetto
così regale.
-
Oh merda!- sussultò tastandosi la faccia e girandosi
repentino verso Bella.
Non
aveva più sette anni. Il sortilegio aveva fatto effetto,
almeno in parte.
E
questo significava che…
La
sua gola iniziò ad avvampare, come se gli avessero infilato
un palo di ferro
incandescente giù per la trachea. Tossì e cadde a
terra, in ginocchio.
Bella
lo guardò pietrificata. Senza sapere a cosa stava andando
incontro.
Aveva
sete, sentiva l’odore di sangue umano nell’aria.
-
Bella? Bella scappa!- sussultò appoggiandosi allo stipite
della porta.
Era
adulto.
Era
un vampiro a tutti gli effetti.
Non
vi era scampo per quella ragazza, ma d’un tratto una luce
argentea proruppe
dalla finestra, illuminando il viso del ragazzo di una luce brillante
come il
sole.
-
Ehi Edwaaaard?! E’ tua sorella Alice che ti parlaaaa!- Bella
rimase ferma dov’era,
in stato di shock mentre una brillante fatina dalla bellezza
incommensurabile
entrava dalla finestra della sua camera.
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Capitolo 5 *** 4. Bacio della Vergine. ***
Capitolo 4-
Bacio della vergine.
-
Mio piccolo fratellino, devi sempre andare a cacciarti nei guai
tu…
-
Alice!- sussultò Edward vedendo arrivare la sua sorella
alata. Sì, perché Mary
Alice Brandon Cullen era figlia del padre di Edward (vampiro) e di una
ninfa
dei boschi, una fata in pratica. E tirava sempre fuori il piccolo
Edward da
tutti i guai.
-
Uuuh, fratellino sexy direi…- ammiccò lei
lanciandogli una sacca rossa. Bella
non capì di cosa si trattasse, ma continuava ad osservare
tremante la scena che
le si prospettava davanti.
Edward
bevve in un sorso tutta la sacca e si pulì con il dorso
della mano.
-
Non c’è niente che devi dire a questa ragazza?
-
Io… no!- alzò la testa con fare altezzoso e in
quel momento Bella capì che era
lo stesso Edward che aveva portato a casa il giorno prima. Per poco un
sorriso
non le toccò le labbra.
-
Scusate ma io non ci sto capendo nulla!- esclamò esasperata
lei.
-
Oh, tesoro so che sarà difficile per te capirlo…
ma ieri sera hai ospitato in
casa un principe maledetto.
-
E da quando in qua io sarei maledetto?!-
domandò scocciato l’Edward adulto, incrociando le
braccia e mettendo il
broncio.
-
Umpf… Da quando James ti ha lanciato un sortilegio che ti fa
diventare adulto
quando rimani al buio. Ah, copriti!- Alice gli lanciò la
trapunta del letto con
noncuranza e lui se la avvolse intorno, coprendo il suo fisico
scolpito.
-
No, non mi sta bene.
-
Sei un bambino capriccioso, Edward- la ragazza alata si
avvicinò a Bella e le
sorrise, cercando di tranquillizzarla almeno un po’.
-
Mi scuso io per lui. Sai, non è abituato ad avere rapporti
con persone… vere.
-
Non ti preoccupare… M…me ne ero già
accorta- balbettò l’umana ammirando la
bellezza di Alice. Edward le interruppe bruscamente.
-
Uffa, questo corpo è ingombrante… E’
troppo grosso. Quando posso tornare
bambino?
-
Quando riceverai il bacio della vergine.
-
Il che cosa?!
-
Il bacio della ragazza a cui tu tieni più al
mondo…- disse solenne Alice.
-
Ma mi rendo conto che sei ancora troppo piccolo per…- il
ragazzo la interruppe
ancora una volta.
-
Ce l’ho- sussurrò secco.
-
Come scusa?- domandò la fata.
Edward,
l’Edward uomo, adulto e super-sexy anche avvolto da una
coperta, si chinò verso
Bella e la scrutò facendola rabbrividire.
Lei
sapeva che il cuore non avrebbe dovuto battere così forte
per la vicinanza con
quel ragazzo stupendo, perché in realtà, il vero
Edward era un bambino. Un
piccolo, adorabile bambino di sette anni.
Ma
allora perché il suo respiro si stava facendo affannato?
-
E’ Bella- disse risoluto.
-
L’unica ragazza che mi piace è Bella- la
guardò serio, con i tratti del viso
scolpiti che brillavano di luce, quasi come se fosse stato una stella
scesa in
terra.
-
E…dward…- sussultò indecisa lei.
Anche
a lei non dispiaceva Edward, soprattutto in quel momento in cui era
nudo,
avvolto solo da un lenzuolo e sembrava un sogno erotico in alta
definizione… ma
fino al giorno prima era un ragazzino viziato, altezzoso e carino.
Se
lo baciassi tornerebbe come prima ma…
-
Non voglio!- disse dandogli un pugno in faccia.
-
Il primo bacio è una pagina d’importanza
fondamentale nell’album della vita…
Credete che io lo possa dar via così?
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Capitolo 6 *** 5. Ha scelto me. ***
Capitolo 5-
Ha scelto me.
Caro diario,
da quando l’ho incontrato, ho sempre
pensato che quel bambino fosse strano. In una sola notte Edward, da
piccolo e
adorabile bambino è diventato un adulto piuttosto insolente
e piuttosto… sì,
bello.
Poi una ragazza con le ali da fata è
entrata dalla finestra lanciandogli una sacca rossa e ha parlato di
cose
strane. “Se Edward si trova in luoghi oscuri cresce in
fretta” quindi l’unica
soluzione per farlo tornare un bambino è che riceva un bacio
dalla principessa.
E la principessa deve essere la ragazza
che gli piace.
Edward ha scelto me.
Non so cosa fare, non so se aiutarlo ma ho
sempre pensato al primo bacio come qualcosa di speciale, unico: non
posso darlo
ad un bambino.
-
Tieni un diario?- Bella sobbalzò.
-
Scemo Edward! Mi hai spaventata- disse la ragazza con soggezione. Quel
ragazzo,
quel giovane uomo, la metteva in imbarazzo ma tutto ciò che
faceva, era
innocente e le sue parole, i suoi comportamenti, erano quelli di un
bambino
cresciuto troppo in fretta.
Si
sedette con lei sul divano.
Alice
li aveva lasciati la mattina prima, dicendo che sarebbe tornata per
aiutare
Edward.
-
Quando me lo darai questo bacio della vergine? Devo tornare nel mio
Regno…
James è stato arrestato dall’esercito.
-
Il mio primo bacio lo darò alla persona giusta, alla persona
della mia vita!-
esclamò lei allontanandosi da quello sguardo d’oro
e da quel ragazzo che le andava
sempre più vicino.
Una
cosa che l’aveva infastidita non poco in quei giorni era il
fatto che Edward
girasse per casa perennemente a petto nudo.
-
La persona giusta? E non potrei
essere io quella persona?-
domandò
ingenuamente.
La
mente di Bella corse velocemente al sorriso schietto di Jacob.
-
Sei un bambino, Edward- disse alzandosi e dirigendosi in cucina.
Quelle
parole colpirono nel profondo il ragazzo cresciuto in una sola notte.
-
Bella, non mi trattare come uno stupido! Sono mezzo metro
più alto di te e
questo fa di me un adulto.
-
Edward- sospirò lei cercando di spiegarsi.
-
Credo nel fatto che tu provi dei sentimenti nei miei confronti, ma non
sono veri. Insomma, sei cresciuto
in una sola
notte e ragioni ancora come un bambino!
-
Non è vero!- esclamò lui battendo un piede per
terra.
-
Visto?- domandò lei come per evidenziare il fatto che Edward
si stesse
comportando ancora una volta in modo infantile.
Lo
lasciò lì, impalato mentre usciva da casa per
andare a fare la spesa.
Improvvisamente,
Edward si sentì fallito, sentì di essere troppo
piccolo, troppo stupido, troppo
diverso per la persona a cui teneva
di più al mondo.
E
quel vuoto rimase a tormentarlo, insieme alla sete che stava tornando
lentamente ma inesorabilmente.
Così
decise di uscire, di andare a cercarla per chiederle, per la prima
volta in
vita sua, scusa.
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Capitolo 7 *** 6. Ti stavo cercando. ***
Capitolo 6-
Ti stavo cercando.
Bella
vagava nel quartiere senza una meta, solo cercando di stare in silenzio
per un
po’.
Solo
per pensare.
-
Bella, sei tu?- una voce familiare giunse alle sue orecchie. Quando si
girò,
davanti a lei c’erano Mike Newton e Jessica Stanley, mano per
la mano.
-
Chi è lei, Mike?
-
Oh, una mia compagna di classe… ha avuto un’idea
davvero brillante durante l’ora
di biologia. Te la racconterò.
-
Oh, lo conosco questo tipo di ragazze: all’inizio tutte le
loro grandi idee
sembrano geniali, ma in realtà non lo sono- disse Jessica
sfottendola.
-
Sì, forse in fin dei conti hai ragione.
-
Jessica Stanley, ti credi la bellezza in persona…
Umpf… ci vediamo! Devo
cercare una persona.
-
Oh di sicuro non sarà il tuo ragazzo- constatò
quella vipera sogghignando.
-
D’altronde con il tuo atteggiamento nessun ragazzo ti vuole a
questo mondo,
vero?- le lacrime iniziarono a salire languide verso gli occhi di
Bella.
-
Lo so già! Ma non hai il diritto di dirmi questo, Jessica!-
in una frazione di
secondo, Bella sentì una presenza vicino a lei e poi
qualcuno le prese
delicatamente la mano.
-
Bella- lei rabbrividì.
-
Ti ho trovata- disse Edward mostrando un sorriso perfetto e
intrecciando le sue
dita a quelle della ragazza.
Intanto,
Jessica la guardava sconcertata, senza parole.
Bella
arrossì e d’istinto guardò Edward.
I
suoi occhi erano lucidi e il ragazzo se ne accorse subito, assumendo
un’espressione
preoccupata ma senza lasciare la presa sulla sua mano.
Per
lui era un gesto innocente e lo stava facendo come l’avrebbe
fatto con la
sorella minore, come un bambino che cerca la mano della madre in mezzo
alla
folla.
Ma
davanti a lei non c’era un bambino: c’era un
ragazzo. Un ragazzo bellissimo.
-
Ehi? Qualcosa non va?
-
Stupido, perché sei uscito da casa?- sussurrò lei
avvampando e poggiandosi
sollevata alla sua spalla sinistra.
-
Sono andato a prenderti una cosa- disse porgendole un palloncino.
-
Questo… è per te!- esclamò girandosi
dall’altra parte imbarazzato.
-
E’ per… chiederti scusa…-
d’un tratto si girò verso Bella, pugnalandola con
quei suoi occhi d’oro.
-
Mi perdoni, Bella?- lei sospirò per quel gesto infantile
eppure così dolce.
-
Sì, ti perdono Edward.
Edward
è carino, pensò sorridendo.
-
Woah… Bella, cos’è quella?
-
La giostra della casa infestata.
-
E cosa aspettiamo? Andiamo a divertirci!- Edward la trascinò
dentro ridendo.
Cinque
minuti dopo, Bella urlava spaventata da un fantasma simulato.
-
Ho pauraaa!!!
-
Bella, ti stai comportando come una bambina- disse il ragazzo dietro di
lei.
Girandosi,
Bella notò un particolare non poco rilevante.
-
Edward… sei diventato più alto da quando siamo
entrati?
-Eh?-
si guardò i piedi.
-
Aaaah. Da quello che ha detto Alice, ogni volta che vado
nell’oscurità cresco-
Bella lo guardò spaesata.
-
Stupido Edward andiamo a casa! Si sta facendo tardi e i posti oscuri
sono
pericolosi per te!- lo trascinò fuori velocemente ma nel
frattempo lui era già
diventato più grande e la sua stretta sulla mano di Bella
era più forte.
La
ragazza aveva paura a girarsi per vedere cosa gli fosse successo
ancora, ma lo
fece comunque e si ritrovò davanti ad uno dei più
grandi spettacoli della sua
vita.
Il
crepuscolo illuminava i riflessi di rame nei capelli di un Edward quasi
adulto,
con spalle larghe e un’espressione seria.
-
Scusa, Bella- disse mortificato.
-
Ora che hai imparato questa parola la ripeti in continuazione? Forza,
entriamo
in casa prima che sia buio completamente- appena irruppero nel
pianerottolo
delle scale, Bella accese la luce e si ritrovò davanti ad un
ragazzo scosso,
con gli occhi sbarrati.
-
Bella?
-
Sì?
-
Bella, io ho sete.
-
Okay, quando saliamo ti prendo un bicchiere d’acqua.
-
No, non c’è tempo!- urlò lui portandosi
le mani alla gola e spaventandola.
In
meno di una frazione di secondo, le sue labbra erano appoggiate su
quelle di
Bella e, con un lampo di luce, tornò bambino.
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Capitolo 8 *** 7. Emozioni. ***
Capitolo 7- Emozioni
-
Perché mi hai baciata?!- domandò Bella ad un
bambino di sette anni, avvampando.
-
Ne avevo bisogno- rispose lui senza guardarla negli occhi.
-
Mi hai usata!- esclamò la ragazza furente.
Ma
la sua rabbia non era indirizzata a Edward, bensì al suo
cuore. Stupido,
stupidissimo cuore che quando lui aveva posato le labbra sulle sue
aveva perso
un battito.
Cretino
di un cuore che si era illuso che quel ragazzo fosse vero, che non
fosse un
miraggio.
In
quel momento davanti a lei era tornato un ragazzino. Un ragazzino
adorabile,
certo. Ma pur sempre troppo piccolo per lei.
Si
sentì umiliata, tradita.
Perché
i suoi sentimenti non avevano un posto dove andare: dovevano rimanere
dentro di
lei, intrappolati nella consapevolezza che non sarebbero mai diventati
altro
che flebili emozioni senza fondamento.
-
Forza, andiamo di sopra. Ti preparo l’omelette- disse lei
sorridendogli. Del
resto, con l’Edward bambino si sentiva molto più a
suo agio, riusciva a
considerarlo solo un cucciolo da accudire e da amare.
-
Scusa…
-
Vieni qua- disse lei abbracciandolo come avrebbe fatto con un
fratellino
minore.
-
Non farlo mai più.
-
Okay- lo portò su e la serata si svolse più o
meno come quella precedente.
Per
la prima volta nella sua vita, Edward si sentiva amato. E amava. Da
morire.
Gli
era dispiaciuto dover baciare improvvisamente Bella, ma non aveva altra
scelta:
non la voleva assalire, non le voleva succhiare il sangue.
E
poi si sentiva così bene quando lei gli riservava tutte
quelle attenzioni… era
bello essere piccolo: si sentiva accettato dalla persona alla quale
teneva.
Anche
se per lei non era altro che un bambino…
Bella
stava seduta sul letto, a pensare.
Cosa
stava facendo? Perché la sua vita, sempre monotona e
ripetitiva, era stata
sconvolta talmente tanto da quel bambino?
E’
che… non era flessibile ai cambiamenti. Tantomeno a questi cambiamenti…
-
Bella, posso entrare?- domandò una voce da fuori alla
camera.
-
Aspetta, accendo la luce- si sporse al limitare del letto e la
lampadina sul
comodino si accese.
-
Okay, adesso entra- lui aprì timidamente la porta e venne
verso di me.
-
Posso parlarti?- disse.
Ecco
di nuovo quella parte di lui che non sembrava affatto
infantile… A volta la
sorprendeva ritrovarsi faccia a faccia con quell’espressione
seria, piena di
risentimento e consapevolezza.
-
Mi dispiace per prima, ma ci sono cose che non potresti capire e che
non voglio
che tu capisca… va bene?
-
Edward, non capisco di cosa tua stia parlando. Se ti dispiace per
prima, non ti
preoccupare. Ti… ti assicuro che è tutto a posto.
Non… te ne faccio una colpa.
-
Bella…- si mise in braccio a lei, sul limitare del letto. La
ragazza si sforzò
di sorridere, senza pensare al fatto che quel bambino così
dolce fino a due ore
prima era un ragazzo fatto e finito, pronto a baciarla.
La
mano sinistra di Bella scivolò sul fianco, toccando il
comodino.
-
Io ti devo dire una cosa.
-
Ehi, ho detto di non preoccuparti- sussurrò sdraiandosi con
il bambino sempre
abbracciato a lei.
-
Ma io te la dirò comunque- insistette lui.
-
Bella…- in quello stesso momento la mano sinistra, che prima
era scivolata
dolcemente sul bordo del letto, si mosse senza volerlo, toccando
l’interruttore
della luce e facendo piombare la stanza nella penombra.
L’unica
luce proveniva dal corridoio.
Chiuse
gli occhi, dapprima incosciente di quello che stava per succedere. Poi
sentì un
peso che la schiacciava.
Lui
si mosse un po’, ancora inconsapevole di esser tornato adulto
ma lasciando a
Bella un po’ di respiro, guardandola negli occhi.
-
… tu mi piaci. Davvero. Cos'altro devo fare per
dimostrartelo?
Nota
dell’autrice:
-
Edward, chiedi scusa a tutte le lettrici per essere erotico.
-
Io non sono erotico.
-
Sì, Edward. Lo sei.
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Capitolo 9 *** 8. Maturando? ***
Capitolo 8-
Maturando?
-
E… Edward- gli sussurrò Bella.
Lui
ancora non capiva cosa fosse successo, ma al di sotto del suo torace
vedeva
delle mani più grandi di quelle a cui era abituato e
lentamente si accorse che
era successo di nuovo.
E
stavolta era diverso: aveva voglia di baciarla su tutto il corpo, di
assaporarla
volta per volta sentendo il sapore del suo respiro, il profumo dei suoi
capelli…
Ecco il
problema dei bambini: sono
troppo diretti, pensò Bella mentre
Edward
respirava sopra di lei, ansimando. Si era accorto anche lui di esser
tornato
grande, ma nel suo sguardo c’era qualcosa di nuovo, di
diverso rispetto a prima.
-
Bella- ansimò.
-
Edwaaaaaard, accendi subito la luce!- esclamò lei agitata.
Lui si alzò e in un
attimo la luce piombò nella stanza.
-
Scusa.
-
Perché lo hai fatto? Io mi fidavo di te-
piagnucolò la ragazza torturandosi le
mani, sull’orlo di una crisi isterica: troppi punti
interrogativi, troppe
stranezze.
-
Sei stata tu. Io ti stavo abbracciando e… non sono stato
io!- protestò il
ragazzo.
-
Oh, ma dai!
-
Bella, te lo posso giurare.
-
Non giurare! I bambini non giurano- sibilò mentre si alzava
e usciva dalla camera
sbattendo la porta.
Edward
si ritrovò ancora una volta solo, per colpa di un piccolo
malinteso e di una
parola detta nel momento sbagliato. Ma stavolta non era colpa sua, lo
poteva
giurare.
E
quel corpo era così ingombrante, scomodo, strano…
Così strano che anche la sua
mente ne subiva le conseguenze, anche se minime. La voglia di stare
insieme a
Bella, di stare davvero insieme a
lei, era solo una sventurata conseguenza di ciò che gli
succedeva in quei
momenti? Si sdraiò sul letto a pensare, a rimuginare su
ciò che era accaduto.
Bella,
formulò
la sua mente.
Accese
la tv: telegiornale, che schifo.
“E’
previsto un blackout totale nello stato di Washington tra le nove e le
nove e
un quarto di stasera. Preparate le candele cittadini, perché
l’oscurità
arriverà tra dieci, nove…” gli occhi di
Edward si fecero grandi di paura.
-
Bella!- cercò di chiamare. Ma era pietrificato e lei
comunque non gli avrebbe
risposto.
Corse
verso la cucina, ma era troppo tardi: i locali piombarono nel buio
più totale.
-
Edward!- sentì urlare in seguito ad un gran fracasso.
La
sua vista, più forte di prima, gli permetteva di vedere le
forme nell’oscurità.
Si destreggiò velocemente per arrivare nella cucina, da dove
aveva sentito
provenire il botto.
-
Edward, sei tu?
-
Sì, sono io.
-
Come farai adesso. Quanto cresci in un quarto d’ora?
-
Non lo so- sospirò rassegnato lui, rannicchiandosi dove era
seduta la ragazza.
-
Ho paura, Edward- piagnucolò lei stringendosi forte al petto
del ragazzo.
Lo
sentiva come una roccia, un’ancora di salvezza, qualcosa a
cui aggrapparsi nel
buio più totale e più spaventoso.
-
Anche io ne ho- le sussurrò all’orecchio lui.
-
Ma affronteremo anche questo, insieme- le diede un innocente bacio
sulla
guancia e, senza volerlo, in quel momento Bella si sentì
completa.
Edward
si stava comportando come un adulto.
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