Do you need anybody?

di Tigre Bianca
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Do you know about me and the best Nightmare ever? ***
Capitolo 2: *** Keep Holding On ***
Capitolo 3: *** Don't Stop Beliving! ***
Capitolo 4: *** Stand up and fight! ***



Capitolo 1
*** Do you know about me and the best Nightmare ever? ***


DISCLAIMER: I Nightmare non mi appartengono, il mio intento non è quello di creare una storia veritiera, ma solo di dare libero sfogo alla mia mente malata.

Do you know about me and the best

Nightmare ever?

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Yomi correva di qua e di là urlando come un pazzo psicopatico, quale in effetti era, dopotutto. Ruka lo inseguiva, brandendo i piatti della batteria sopra la testa come fossero una clava. Sakito dormiva placidamente disteso a terra, abbracciato al suo DS. Ni~Ya borbottava qualcosa d’incomprensibile al suo basso, cullandolo come fosse una bambola delicata. Hitsugi, abbarbicato in una strana posizione su una sedia, sgranocchiava dolci marshmallow mentre commentava a bassa voce la scena, parlando con un gatto di peluche di dimensioni naturali.
La band al completo, insomma, in una classica situazione da pre-concerto.
Vì, appoggiata allo stipite della porta, si guardò intorno divertita, scuotendo la testa. Quando mai aveva accettato quell’incarico? Perché si era lasciata intenerire dai quei cinque pazzi scatenati che le avevano letteralmente sconvolto la vita?





Salve a tutti! Questa è l’introduzione della mia fantastica (ahah!!) storia sulla mia band preferita.
Seguiranno gli altri capitoli, spero presto e con un minimo di regolarità, ma non vi prometto niente, perché siamo a maggio e in questo periodo mi stanno davvero caricando di verifiche e simili a scuola, per cui non so quanto riuscirò a scrivere.
 
Questa è la mia prima ff in assoluto e cerco di cominciarla da mesi senza riuscirci, quindi non siate troppo duri con me! Sono comunque ben accette le critiche ovviamente, se motivate, in modo che io possa riuscire a scrivere qualcosa di decente. Grazie mille!
(Alla fine ho scritto più cazzate che storia!!)

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Capitolo 2
*** Keep Holding On ***


Keep Holding on
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So far away
I wish you were here
Before it's too late, this could all disappear
Before the doors close
And it comes to an end
With you by my side I will fight and defend
I'll fight and defend.
 
Appena era arrivata a Tokio, Vibèke aveva avuto la certezza di poter affrontare qualsiasi avversità senza sforzo e di poter finalmente cominciare una vita degna di questo nome. Le erano bastati un paio di mesi però, per non esserne più così sicura.
Si era sistemata in un piccolo appartamento di periferia che condivideva con un’esuberante ragazza inglese e aveva trovato lavoro in uno sporco bar vicino a casa. I clienti volgari e insistenti, la paga misera, l’appartamento minuscolo e l’isterica coinquilina le erano parsi inizialmente solo dei piccoli compromessi che ora era obbligata ad accettare, ma che presto l’avrebbero portata ad una vita migliore nella città dei suoi sogni. Ma ora tutto questo cominciava a pesarle troppo.
Come sempre si era lasciata trasportare dall’entusiasmo e non aveva considerato la possibilità di non farcela, di non riuscire a realizzare il suo sogno e ora non era più sicura di riuscire a stabilirsi a Tokio definitivamente. Non che fosse una di quelle ragazze che si arrendono alle prime difficoltà, ma era sempre stata molto insicura e aveva bisogno di qualcuno che la sostenesse, le desse forza e sicurezza per riuscire ad affrontare tutte quelle difficoltà che s’incontrano quando si cerca di stabilirsi in un Paese straniero e non certo famoso per l’accoglienza.
 
 
 
 
Dopo una rinfrescante doccia fredda Vibèke si stava rilassando ascoltando qualche canzone a basso volume dal PC, frizionandosi i capelli. Odiava non poter ascoltare le sue canzoni preferite al giusto volume; abbastanza alto affinché ogni suono uscisse perfetto dalle casse e si distinguesse dagli altri, pur amalgamandosi alla perfezione nella melodia. La musica doveva avere spessore, diceva sempre, altrimenti non poteva essere definita tale; doveva sentirsi la densità e la complessità del suono che però non doveva risultare pesante. Facendo ridere i suoi amici, paragonava spesso la musica a un’enorme torta al cioccolato, delle sue preferite, grande, appagante, buona, con tutti gli ingredienti nella giusta quantità, mischiati in modo da creare qualcosa di unico e perfetto.
Improvvisamente le venne fame; da quanto tempo non mangiava una torta?
Sospirò e si diresse verso il bagno alla disperata ricerca di una spazzola (non capiva perché mai la sua coinquilina dovesse far sparire tutto in cassetti sempre diversi, non era più comodo lasciarla sul piano del lavandino?), quando suonò il campanello.
'Chi può essere a quest’ora?' pensò la ragazza dirigendosi verso la porta con l’asciugamano ancora in mano e i capelli fradici.
“Sorpresa!!”
“E tu che ci fai qui??”
 
 
You're not alone
Together we stand
I'll be by your side, you know I'll take your hand
When it gets cold
And it feels like the end
There's no place to go
You know I won't give in
No I won't give in.
 
Keep holding on
'Cause you know we'll make it through, we'll make it through
Just stay strong
'Cause you know I'm here for you, I'm here for you.
“Ma io… ma tu… ma non eri a Milano?”
“Hey sorellina, sei sconvolta?”
“Sii!!” Vì scoppiò a ridere saltando al collo del suo migliore amico e soffocandolo in una stretta mozzafiato. Lui rise vedendo lo stupore dell’amica trasformarsi subito in un’incontrollabile allegria.
“Volevo farti una sorpresa, e direi che ci sono riuscito!”
Daniel, sorridente come sempre, era completamente fradicio di pioggia e parecchio stanco a causa del viaggio che aveva dovuto fare dall’Italia per raggiungere la sua “sorellina”, come solo lui osava chiamarla.
Vì lo fece entrare nell’appartamento, saltellando dalla felicità e sommergendolo di domande alle quali il poveretto non riusciva nemmeno a rispondere.
“Calma Vì, ora ti racconto tutto! Magari dopo una doccia, sono fradicio.”
La ragazza gli mostrò il bagno e, cantando, andò a preparagli un tè caldo in cucina. Quando lui si fu cambiato, si sedettero uno davanti all’altro a chiacchierare e finalmente lui le spiegò cosa ci faceva a Tokio e perché si era presentato a casa sua senza alcun preavviso.
“Sono venuto qui per lavoro, in realtà, un mio amico mi ha chiesto una mano per organizzare il tour di una band giapponese e ci dobbiamo vedere domani, così ho pensato di farti una sorpresa e cogliere l’occasione per venire a trovarti. Mi mancavi…” Aggiunse quasi sussurrando, un po’ imbarazzato da quell’ammissione.
“Anche tu mi sei mancato da morire!” disse lei, decisamente più disinvolta, “Raccontami di questo lavoro però, e se mi dici che sono i Gazzette potrei ucciderti per la fortuna che hai avuto e poi resuscitarti per usarti e conoscere i miei idoli!”
“No, non sono i tuoi cinque amati, mi dispiace, ma forse li conosci comunque, sono i Nightmare o Naitomea, sono abbastanza famosi…”
Vì li aveva solo sentiti nominare qualche volta, ma non aveva mai ascoltato le loro canzoni né aveva in mente le loro facce. In quel momento, però, dei Nightmare non poteva importarle di meno: aveva il suo migliore amico tutto per sé e per un sacco di tempo, e questa era l’unica cosa che le interessava.
Chiacchierarono per ore e ore, bevendo quantità industriali di tè e ridendo come pazzi. Quando arrivò la sua coinquilina, Vibeke la salutò appena e le presentò in fretta l’amico, intimandole poi di lasciarli soli a parlare. Il tempo volava mentre i due parlavano finalmente faccia a faccia dopo mesi e passarono così tutta la notte a raccontarsi quello che era successo negli ultimi tempi. Vì era al massimo della felicità, tutti i suoi problemi sembravano essersi dissolti nel nulla, ora che aveva Daniel con sé.
Si conoscevano da quando avevano 14 anni ed fin dal primo momento erano stati inseparabili, sostenendosi a vicenda nei momenti difficili e vivendo quasi in simbiosi per tutta la durata del liceo. Vì aveva consolato Daniel quando la sua ragazza lo aveva lasciato per uno più grande e, a parere di tutti, più figo, e lui era caduto in depressione.
Daniel le era sempre stato vicino quando lei aveva bisogno di affetto dopo le solite, estenuanti liti coi i genitori, che non capivano una figlia così diversa e ribelle. Quando si era tinta i capelli di rosso e aveva cominciato a vestirsi da punk, i suoi avevano deciso che era ormai irrecuperabile e avevano perso ogni speranza di farne una persona “normale”, come avrebbero voluto. Nonostante ciò i litigi e le sfuriate non erano finiti, fino a quando lei non era riuscita più a sopportare il clima teso che regnava in casa ed era scappata a Tokyo.
Non riuscivano quasi a credere di essere di nuovo insieme, vicini come una volta, pronti a spalleggiarsi per superare le difficoltà che avrebbero incontrato. Ora Vibèke non era più sola.
 
 

Keep holding on
‘couse you know we’ll make it through,
we'll make it through

Just stay strong
‘couse you know I’m here for you
I’m here for you.

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Capitolo 3
*** Don't Stop Beliving! ***


DON'T STOP BELIVING!
Primavera a Tokyo

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Just a small town girl
Livin’ in a lonely world
She took the midnight train going anywhere

Just a city boy
Born and raised in south Detroit
He took the midnight train going anywhere
 

Da quando Daniel era arrivato a Tokyo, Vibèke aveva ritrovato la speranza e l’energia che le mancavano e ora lavorava con impegno, cercando di mettere da parte abbastanza soldi per cambiare casa, e cercava un lavoro che le desse più soddisfazione. Per ora non aveva ancora trovato niente, ma non perdeva la speranza e sapeva che prima o poi sarebbe arrivata la sua occasione e avrebbe trovato il posto giusto per lei in quella grande metropoli.
La primavera era cominciata da poco e Vibèke portò Daniel a vedere i ciliegi in fiore nei giardini ai confini della città ***. Era uno spettacolo magnifico e suggestivo; gli alberi erano carichi di fiori di tutte le sfumature del rosa che cadevano lentamente, sospinti dal vento, tra le ninfee dello stagno. I due, senza dire una parola, attraversarono il giardino guardandosi intorno incantati e assaporando il delicato profumo dei fiori. Sempre senza parlare, si distesero sull’erba del prato, sopra di loro gli alberi fioriti li riparavano dai raggi del sole.
“Come va l’organizzazione del tour?”
“Bene, devo dire che non pensavo fosse così divertente lavorare con delle star giapponesi, anche se all’inizio abbiamo fatto parecchia fatica per capirci… il loro inglese è terribile e io non so una parola di giapponese!”
“Non fanno i capricci le tue star?”
“No… cioè, non proprio quel genere di capricci...” Vì lo guardò interrogativa “Si, insomma, non sono star viziate abituate ad avere stuoli di persone al loro servizio. Sono piuttosto riservati e più o meno autonomi. Ma… come dire… sono buffi.”
“Buffi?! Che vuol dire buffi?”
“Dovresti vederli per capirlo… sembra che vivano in un mondo tutto loro… ognuno ha le sue stranezze e particolarità… e fanno morire dal ridere a volte, e la cosa più divertente è che loro non se ne accorgono nemmeno, sono seri!”
“Dovrei davvero vederli, tu parli in un modo tutto tuo!”
“Già, dovresti proprio conoscerli… ora siamo un po’ in crisi perché Shinici, il mio amico e loro manager, è molto preso dall’organizzazione del tour e non può seguirli molto e loro stanno anche finendo di incidere il nuovo album che dovrà uscire tra pochissimo. Ci servirebbe una mano, credo…”
“Uhm” Vì non lo stava seguendo più molto, aveva chiuso gli occhi e si stava godendo il calore del sole che filtrava tra i rami degli alberi.
“Vì, ma tu non stai cercando un lavoro?”

Strangers waiting
Up and down the boulevard
Their shadows searching in the night
 

“Nooo, è solo un mese che te lo dico ogni volta che ci vediamo, grande scemo!!” E ridendo gli tirò un pugno sulla spalla.
“Ahia! Non vale!” Per un attimo i due ragazzi si dimenticarono di essere in un giardino pubblico in mezzo a centinaia di altre persone che li guardavano allibite, e cominciarono a rotolarsi nell’erba cercando di picchiarsi ma finendo, ovviamente, per ridere come due pazzi.
Quando Daniel riprese fiato e riuscì di nuovo a parlare, riprese il discorso di prima, sforzandosi di mantenere un minimo di serietà. Dopo aver soffocato le risa più volte, finalmente riuscì a parlare.
“Seriamente Vì, non avevo ancora collegato le due cose, ma potresti darci tu una mano con i Nightmare”
Vibèke non sembrava molto convinta, non voleva impazzire per fare la balia a cinque star e soprattutto ricordava dai tempi del liceo quando fossero pericolosi i lampi di genio del suo amico.
“Darvi una mano come?”
“Beh, non lo so esattamente, credo che si tratterebbe più che altro di organizzare gli impegni della band, accompagnarli in studio e vedere che tutto fili liscio.”
“La fai facile tu, ma ho come il presentimento che non lo sarà per niente! Comunque qualsiasi cosa è meglio di quello che faccio ora, non vedo proprio come potrebbe essere peggio.”
“Ottimo! Shinici mi adorerà quando gli dirò che ho risolto tutto!”
 
“Qualcosa mi dice che me ne pentirò…”
 
“Ma no, vedrai che li adorerai! Stasera stessa ti chiamo e ti dico a che ora passo a prenderti domani. Fatti bella, per il colloqui di lavoro più importante della tua vita!”
Scuotendo la testa, sconcertata da tanto entusiasmo, Vibèke si alzò trascinandosi dietro l’amico, scomparendo poi tra i grattacieli della città.

 Don’t stop believin’
Hold on to the feelin’
Don’t stop believing!

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Capitolo 4
*** Stand up and fight! ***


Stand up and fight!
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Vibèke era diventata sempre più nervosa dal momento in cui aveva ricevuto la telefonata di un esaltatissimo Daniel, che le aveva annunciato che presto sarebbero stati colleghi e che la mattina dopo sarebbe passato a prenderla alle 8 in punto.
Conoscendolo, Vì sapeva che poteva prendersela con calma perché non sarebbe arrivato prima delle 9, ma nonostante questo alle 6 e 30 era già in piedi, che cercava freneticamente in giro per la casa qualcosa da mettersi.
Era diventata pressoché isterica quando aveva scoperto che la sua maglietta preferita era sparita. Ormai erano le 7 e 15 e si era messa l’anima in pace e, seduta sul letto, cercava di calmarsi e decidere cosa fare senza impazzire ulteriormente.
Respirò profondamente e si diresse nuovamente verso l’armadio, nel quale sembrava essere scoppiata una bomba. I vestiti erano dappertutto, tranne dove dovevano essere, ma lei con coraggio affrontò quel casino e ne uscì vincitrice, stringendo un paio di skinny jeans neri con dei lacci intrecciati sui polpacci che adorava e un top grigio con le spalline borchiate non eccessivamente scollato. Voleva fare una buona impressione sui suoi datori di lavoro, ma non voleva mascherarsi da “brava ragazza” quindi aveva scelto tra i suoi soliti vestiti quelli meno vistosi ma che comunque esprimevano come sempre la sua personalità. Con un sospiro di sollievo si diresse verso il bagno per lavarsi. Era pronta da più di mezz’ora quando Daniel finalmente suonò il campanello, si infilò di corsa le scarpe e volò alla porta.
Il suo amico l’aspettava in macchina, una vecchia auto usata e scassata che usavo solo in caso di diluvi universali, perché solitamente preferiva sfoggiare la sua Harley Davidson, che era riuscito a portarsi pure in Giappone, non riuscendo a separarsene.
Vì si stupì moltissimo quindi, quando lo vide seduto con aria rassegnata nella macchina e si avvicinò dubbiosa.
“Hey scemo!” disse appioppandogli una pacca sulla spalla mentre si sistemava sul sedile e cercava la cintura. Che non c’era, ovviamente.
“È inutile che la cerchi, non la troverai. Mi serviva per Nilde”
Vibèke preferì non chiedere a cosa poteva servire una cintura di sicurezza ad una moto (perché si, la sua moto aveva un nome da donna di ignota provenienza) e si rassegnò, accoccolandosi sul sedile per mettersi comoda.
“Devi proprio mettere i piedi sul sedile?”
“Uhu siamo di umore nero oggi? Non ti ha mai dato fastidio! E non dirmi che ti sporco la macchina, perché è un tal porcaio che al massimo mi sporco io le scapre!”
Daniel brontolò qualcosa di incomprensibile, mentre sfrecciava  per le strade di Tokyo rispettando un codice stradale inventato da lui medesimo e che coincideva all’incirca con la legge della giungla.
“Daniel, dov’è la tua Nilde?”
Vì vide chiaramente l’amico incupirsi, borbottare qualcosa e accelerare ancora di più.
“Danny, tutto ok? Sta bene, vero?”
“Io… lei… è dal meccanico… un incidente.. non so come sia potuto accadere, davvero, non stavo facendo niente di strano!”
La ragazza incarcò un sopracciglio con fare dubbioso.
“E in cosa consisteva questo non fare nulla di strano?”
“Ho… ho solo tagliato una rotonda, sai… passando per il centro.” Vibèke era allibita e soprattutto terrorizzata, quando realizzò chi era alla giuda della macchina in cui si trovava.
“Come scusa?”
“Massì hai capito. Avevo fretta e sono passato in mezzo. Solo che era pieno di aiuole e non so che altro. E la mia povera Nilde a cominciato a fare rumori strani e poi si è fermata… Davvero non capisco come sia potuto succedere!”
“Un mistero, davvero…”
Ora Vibèke era aggrappata saldamente al sedile, quasi volesse diventarne parte integrante e sperava ardentemente di uscirne viva, raccomandandosi a qualsiasi dio la volesse ascoltare.
“Beh non ci voglio pensare ora. Come stai tu? Nervosa per il tuo primo giorno?”
Daniel si voltò verso l’amica e le sorrise. La conosceva bene e sapeva per esperienza che tendeva ad abbandonarsi a crisi isteriche in situazioni del genere e che non sopportava molto bene lo stress.
Infatti la ragazza, ripresasi dalla paura, si ricordò che cosa l’aspettava e sentì il terrore invaderla.
“Oddioddioddioddio!! Danny! Cosa faccio adesso??”
Lui la ignorò completamente. Stava effettuando un sorpasso particolarmente difficile, ovviamente in contromano e poco prima di una curva a u.
“Danny!! CHE COSA FACCIO ADESSO???” Ripetè lei urlandogli nelle orecchie e scuotendogli una spalla, credendo che non avesse sentito bene il primo urlo.
La macchina sbandò pericolosamente a destra e a sinistra, tirandosi dietro le urla di tutti gli automobilisti presenti prima di ritornare nella giusta corsia.
“Okok calmati adesso. Fai un respiro profondo e tutta quella roba lì.” Disse Daniel concentrato sulla strada, mentre tentava un altro azzardato sorpasso.
“Danny!!”
“Ok! Ho capito, non la sorpasso, va bene!” Finalmente si degnò di rivolgere la sua attenzione all’amica sconvolta e ancora aggrappata al sedile.
“Vì calmati, andrà tutto bene, lo sai.”
“No, non lo so!”
Il ragazzo ignorò completamente il suo intervento e comtinuò a parlare, inserendo contemporaneamente un cd nello stereo dell’auto.
“Dai voglio dire, sei una ragazza fantastica e secondo me sei perfetta per questo genere di lavoro, quindi davvero non devi preoccuparti.”
 
The pouring rain sticks my hair to my face
An empty gaze is all I have left
The stars that once led my way
Have dimmed, the sky turned grey
The path once so clear faded away


“Una canzone depressa non mi sembra la cosa migliore in questo momento…”
Danny la guardò malissimo. Ascoltavano generi musicali diversi e per questo spesso litigavano furiosamente.
“Non che non sia una canzone bellissima!” Si affrettò ad aggiungere la ragazza che non voleva innervosire l’amico già depresso a causa della mancanza della moto.
“Ma sai ‘le stelle che una volta guidavano la mia strada si sono oscurate, il cielo è diventato grigio…’ non è il genere di canzone che ti tira sul il morale, no?”
“Tu ascolta, poi mi dirai.” Rispose lui enigmatico.

Blessed are the days when life is intent and clear
No falter or doubt, I know the way
There are the days I hope
I have never stepped on this road
The spark I once had seems to have died


Vibèke non era molto convinta, ma si mise comunque in ascolto, sistemandosi meglio sul sedile e abbracciandosi le ginocchia.

Stand up and fight!
Stand up and look into the light
Pushing the clouds away

Stand up and fight!
Stand up and see the sky turn bright
Fight for a better day


 
Forse Daniel aveva ragione, quella canzone metteva energia, faceva venire voglia di alzarsi e combattere davvero.

What a relief it would be to end this all
How easy to fly the white flag and give up
But would I run today
Just to die another day
Give up now, and every fight has been in vain

Stand up and fight!
Stand up and look into the light
Pushing the clouds away


Vì sentiva l’energia che cominciava a scorrerle nelle vene, mentre il ritmo della canzone si faceva sempre più incalzante. Di cosa poteva avere paura? Nulla avrebbe potuto fermarla.
 
Get up! You've made it this far
No loser you are!
One more time! One more try!

The pouring rain sticks my hair to my face...

Stand up and fight!
Stand up and look into the light
Pushing the clouds away
 
Potrà sembrare stupido a chiunque non abbia mai provato una sensazione simile, ma è incredibile come le canzoni possano influire sul nostro umore. Una canzone triste ci farà ricordare i momenti difficili della nostra vita, o le cose che ci stanno andando storte facendoci rivivere quei momenti. Una canzone allegra ci comunicherà quella spensieratezza e gioia che ci farà ballare per la stanza sotto gli occhi allibiti di chiunque ci veda.
Questa canzone aveva ricordato a Vibèke che poteva farcela, che non doveva arrendersi prima di aver combattutto fino all’ultimo, anche se si trattava solo di un colloquio di lavoro, perché quella era l’opportunità che stava aspettando e non poteva perderla.
Guardò Daniel e gli sorrise. Era pronta. 
 
Stand up and fight!
Stand up and look into the light!
Pushing the clouds away,
Stand up and fight!
Stand up and see the sky turn bright!
Fight for a better day!
Stand up and fight!
Stand up and fight!



Salve! Eccomi di nuovo qui con un nuovo capitolo e nemmeno dopo anni e anni come mi aspettavo! Che dire? La canzone Daniel fa sentire a Vibèke è "Stand up and fight" dei Turisas e effettivamente me l'ha fatta ascoltare il mio migliore amico che è praticamente il Daniel reale. E che ringrazio, a proposito, perché mi è sempre vicino anche quando sono insopportabile (come oggi XD).
La canzone del capitolo scorso era "Don't stop beliving" dei Journey e quella del secondo capitolo era "Keep holding on" di Avril Lavigne.
Mi sono accorta solo adesso che non l'avevo scritto... -.-'
Se non vedete la foto (cosa molto probabile perché purtroppo il mio pc mi odia...) cliccateci sopra, è la mitica Nilde!
Detto ciò vi saluto, il prossimo capitolo spero sarà tra due settimane, ma non ci giurerei!!
Baci! 

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