Do you need anybody? di Tigre Bianca (/viewuser.php?uid=100992)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Do you know about me and the best Nightmare ever? ***
Capitolo 2: *** Keep Holding On ***
Capitolo 3: *** Don't Stop Beliving! ***
Capitolo 4: *** Stand up and fight! ***
Capitolo 1 *** Do you know about me and the best Nightmare ever? ***
DISCLAIMER: I Nightmare non mi
appartengono, il mio intento
non è quello di creare una storia veritiera, ma solo di dare
libero sfogo alla
mia mente malata.
Do you know about me and the best
Nightmare ever?
">
Yomi correva di qua e di là urlando come un pazzo
psicopatico, quale in effetti era, dopotutto. Ruka lo inseguiva,
brandendo i
piatti della batteria sopra la testa come fossero una clava. Sakito
dormiva
placidamente disteso a terra, abbracciato al suo DS. Ni~Ya borbottava
qualcosa
d’incomprensibile al suo basso, cullandolo come fosse una
bambola delicata.
Hitsugi, abbarbicato in una strana posizione su una sedia,
sgranocchiava dolci marshmallow
mentre commentava a bassa voce la scena, parlando con un gatto di
peluche di
dimensioni naturali.
La band al completo, insomma, in una classica situazione da
pre-concerto.
Vì, appoggiata allo stipite della porta, si
guardò intorno
divertita, scuotendo la testa. Quando mai aveva accettato
quell’incarico?
Perché si era lasciata intenerire dai quei cinque pazzi
scatenati che le
avevano letteralmente sconvolto la vita?
Salve a tutti! Questa è l’introduzione della mia
fantastica
(ahah!!) storia sulla mia band preferita.
Seguiranno gli altri capitoli, spero presto e con un minimo
di regolarità, ma non vi prometto niente, perché
siamo a maggio e in questo
periodo mi stanno davvero caricando di verifiche e simili a scuola, per
cui non
so quanto riuscirò a scrivere.
Questa è la mia prima ff in assoluto e cerco di cominciarla
da mesi senza riuscirci, quindi non siate troppo duri con me! Sono
comunque ben
accette le critiche ovviamente, se motivate, in modo che io possa
riuscire a
scrivere qualcosa di decente. Grazie mille!
(Alla fine ho scritto più cazzate che storia!!)
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Capitolo 2 *** Keep Holding On ***
Keep Holding on
So far away
I
wish you were here
Before
it's too late, this could all disappear
Before
the doors close
And
it comes to an end
With
you by my side I will fight and defend
I'll
fight and defend.
Appena era arrivata a Tokio, Vibèke aveva avuto la certezza
di poter affrontare qualsiasi avversità senza sforzo e di
poter finalmente
cominciare una vita degna di questo nome. Le erano bastati un paio di
mesi
però, per non esserne più così sicura.
Si era sistemata in un piccolo appartamento di periferia che
condivideva con un’esuberante ragazza inglese e aveva trovato
lavoro in uno
sporco bar vicino a casa. I clienti volgari e insistenti, la paga
misera,
l’appartamento minuscolo e l’isterica coinquilina
le erano parsi inizialmente
solo dei piccoli compromessi che ora era obbligata ad accettare, ma che
presto
l’avrebbero portata ad una vita migliore nella
città dei suoi sogni. Ma ora
tutto questo cominciava a pesarle troppo.
Come sempre si era lasciata trasportare dall’entusiasmo e
non aveva considerato la possibilità di non farcela, di non
riuscire a
realizzare il suo sogno e ora non era più sicura di riuscire
a stabilirsi a
Tokio definitivamente. Non che fosse una di quelle ragazze che si
arrendono
alle prime difficoltà, ma era sempre stata molto insicura e
aveva bisogno di
qualcuno che la sostenesse, le desse forza e sicurezza per riuscire ad
affrontare tutte quelle difficoltà che
s’incontrano quando si cerca di
stabilirsi in un Paese straniero e non certo famoso per
l’accoglienza.
Dopo una rinfrescante doccia fredda Vibèke si stava
rilassando ascoltando qualche canzone a basso volume dal PC,
frizionandosi i
capelli. Odiava non poter ascoltare le sue canzoni preferite al giusto
volume;
abbastanza alto affinché ogni suono uscisse perfetto dalle
casse e si
distinguesse dagli altri, pur amalgamandosi alla perfezione nella
melodia. La
musica doveva avere spessore, diceva sempre, altrimenti non poteva
essere
definita tale; doveva sentirsi la densità e la
complessità del suono che però
non doveva risultare pesante. Facendo ridere i suoi amici, paragonava
spesso la
musica a un’enorme torta al cioccolato, delle sue preferite,
grande, appagante,
buona, con tutti gli ingredienti nella giusta quantità,
mischiati in modo da
creare qualcosa di unico e perfetto.
Improvvisamente le venne fame; da quanto tempo non mangiava
una torta?
Sospirò e si diresse verso il bagno alla disperata ricerca
di una spazzola (non capiva perché mai la sua coinquilina
dovesse far sparire
tutto in cassetti sempre diversi, non era più comodo
lasciarla sul piano del
lavandino?), quando suonò il campanello.
'Chi può essere a quest’ora?' pensò la
ragazza dirigendosi
verso la porta con l’asciugamano ancora in mano e i capelli
fradici.
“Sorpresa!!”
“E tu che ci fai qui??”
You're not alone
Together
we stand
I'll
be by your side, you know I'll take your hand
When
it gets cold
And
it feels like the end
There's
no place to go
You
know I won't give in
No
I won't give in.
Keep
holding on
'Cause
you know we'll make it through, we'll make it through
Just
stay strong
'Cause
you know I'm here for you, I'm
here for you.
“Ma io… ma tu… ma non eri a
Milano?”
“Hey sorellina, sei sconvolta?”
“Sii!!” Vì scoppiò a ridere
saltando al collo del suo migliore amico e soffocandolo in una stretta
mozzafiato. Lui rise vedendo lo stupore dell’amica
trasformarsi subito in
un’incontrollabile allegria.
“Volevo farti una sorpresa, e direi
che ci sono riuscito!”
Daniel, sorridente come sempre, era
completamente fradicio di pioggia e parecchio stanco a causa del
viaggio che
aveva dovuto fare dall’Italia per raggiungere la sua
“sorellina”, come solo lui
osava chiamarla.
Vì lo fece entrare
nell’appartamento, saltellando dalla felicità e
sommergendolo di domande alle
quali il poveretto non riusciva nemmeno a rispondere.
“Calma Vì, ora ti racconto tutto!
Magari dopo una doccia, sono fradicio.”
La ragazza gli mostrò il bagno e, cantando, andò
a
preparagli un tè caldo in cucina. Quando lui si fu cambiato,
si sedettero uno
davanti all’altro a chiacchierare e finalmente lui le
spiegò cosa ci faceva a
Tokio e perché si era presentato a casa sua senza alcun
preavviso.
“Sono venuto qui per lavoro, in realtà, un mio
amico mi ha
chiesto una mano per organizzare il tour di una band giapponese e ci
dobbiamo
vedere domani, così ho pensato di farti una sorpresa e
cogliere l’occasione per
venire a trovarti. Mi mancavi…” Aggiunse quasi
sussurrando, un po’ imbarazzato
da quell’ammissione.
“Anche tu mi sei mancato da morire!” disse lei,
decisamente
più disinvolta, “Raccontami di questo lavoro
però, e se mi dici che sono i
Gazzette potrei ucciderti per la fortuna che hai avuto e poi
resuscitarti per
usarti e conoscere i miei idoli!”
“No, non sono i tuoi cinque amati, mi dispiace, ma forse li
conosci comunque, sono i Nightmare o Naitomea, sono abbastanza
famosi…”
Vì li aveva solo sentiti nominare qualche volta, ma non
aveva mai ascoltato le loro canzoni né aveva in mente le
loro facce. In quel
momento, però, dei Nightmare non poteva importarle di meno:
aveva il suo
migliore amico tutto per sé e per un sacco di tempo, e
questa era l’unica cosa
che le interessava.
Chiacchierarono per ore e ore, bevendo quantità industriali
di tè e ridendo come pazzi. Quando arrivò la sua
coinquilina, Vibeke la salutò
appena e le presentò in fretta l’amico,
intimandole poi di lasciarli soli a
parlare. Il tempo volava mentre i due parlavano finalmente faccia a
faccia dopo
mesi e passarono così tutta la notte a raccontarsi quello
che era successo negli
ultimi tempi. Vì era al massimo della felicità,
tutti i suoi problemi
sembravano essersi dissolti nel nulla, ora che aveva Daniel con
sé.
Si conoscevano da quando avevano 14 anni ed fin dal primo
momento erano stati inseparabili, sostenendosi a vicenda nei momenti
difficili
e vivendo quasi in simbiosi per tutta la durata del liceo.
Vì aveva consolato
Daniel quando la sua ragazza lo aveva lasciato per uno più
grande e, a parere
di tutti, più figo, e lui era caduto in depressione.
Daniel le era sempre stato vicino quando lei aveva bisogno
di affetto dopo le solite, estenuanti liti coi i genitori, che non
capivano una
figlia così diversa e ribelle. Quando si era tinta i capelli
di rosso e aveva
cominciato a vestirsi da punk, i suoi avevano deciso che era ormai
irrecuperabile e avevano perso ogni speranza di farne una persona
“normale”,
come avrebbero voluto. Nonostante ciò i litigi e le sfuriate
non erano finiti,
fino a quando lei non era riuscita più a sopportare il clima
teso che regnava
in casa ed era scappata a Tokyo.
Non riuscivano quasi a credere di essere di nuovo insieme,
vicini come una volta, pronti a spalleggiarsi per superare le
difficoltà che
avrebbero incontrato. Ora Vibèke non era più sola.
Keep
holding on
‘couse
you know we’ll
make it through,
we'll make it through
Just
stay strong
‘couse
you know I’m
here for you
I’m here for you.
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Capitolo 3 *** Don't Stop Beliving! ***
DON'T
STOP BELIVING!
Primavera
a Tokyo
Just a
small town girl
Livin’
in a lonely world
She
took the midnight train going anywhere
Just
a city boy
Born
and raised in south Detroit
He
took the midnight train going anywhere
Da quando Daniel era arrivato a Tokyo, Vibèke aveva
ritrovato la speranza e l’energia che le mancavano e ora
lavorava con impegno,
cercando di mettere da parte abbastanza soldi per cambiare casa, e
cercava un
lavoro che le desse più soddisfazione. Per ora non aveva
ancora trovato niente,
ma non perdeva la speranza e sapeva che prima o poi sarebbe arrivata la
sua
occasione e avrebbe trovato il posto giusto per lei in quella grande
metropoli.
La primavera era cominciata da poco e Vibèke
portò Daniel a
vedere i ciliegi in fiore nei giardini ai confini della
città ***. Era uno spettacolo
magnifico e suggestivo; gli alberi erano carichi di fiori di tutte le
sfumature
del rosa che cadevano lentamente, sospinti dal vento, tra le ninfee
dello
stagno. I due, senza dire una parola, attraversarono il giardino
guardandosi
intorno incantati e assaporando il delicato profumo dei fiori. Sempre
senza
parlare, si distesero sull’erba del prato, sopra di loro gli
alberi fioriti li
riparavano dai raggi del sole.
“Come va l’organizzazione del tour?”
“Bene, devo dire che non pensavo fosse così
divertente
lavorare con delle star giapponesi, anche se all’inizio
abbiamo fatto parecchia
fatica per capirci… il loro inglese è terribile e
io non so una parola di
giapponese!”
“Non fanno i capricci le tue star?”
“No… cioè, non proprio quel genere di
capricci...” Vì lo
guardò interrogativa “Si, insomma, non sono star
viziate abituate ad avere
stuoli di persone al loro servizio. Sono piuttosto riservati e
più o meno
autonomi. Ma… come dire… sono buffi.”
“Buffi?! Che vuol dire buffi?”
“Dovresti vederli per capirlo… sembra che vivano
in un mondo
tutto loro… ognuno ha le sue stranezze e
particolarità… e fanno morire dal
ridere a volte, e la cosa più divertente è che
loro non se ne accorgono
nemmeno, sono seri!”
“Dovrei davvero vederli, tu parli in un modo tutto
tuo!”
“Già, dovresti proprio conoscerli… ora
siamo un po’ in crisi
perché Shinici, il mio amico e loro manager, è
molto preso dall’organizzazione
del tour e non può seguirli molto e loro stanno anche
finendo di incidere il
nuovo album che dovrà uscire tra pochissimo. Ci servirebbe
una mano, credo…”
“Uhm” Vì non lo stava seguendo
più molto, aveva chiuso gli
occhi e si stava godendo il calore del sole che filtrava tra i rami
degli
alberi.
“Vì, ma tu non stai cercando un lavoro?”
Strangers
waiting
Up
and down the boulevard
Their
shadows searching in the night
“Nooo, è solo un mese che te lo dico ogni volta
che ci
vediamo, grande scemo!!” E ridendo gli tirò un
pugno sulla spalla.
“Ahia! Non vale!” Per un attimo i due ragazzi si
dimenticarono di essere in un giardino pubblico in mezzo a centinaia di
altre
persone che li guardavano allibite, e cominciarono a rotolarsi
nell’erba
cercando di picchiarsi ma finendo, ovviamente, per ridere come due
pazzi.
Quando Daniel riprese fiato e riuscì di nuovo a parlare,
riprese il discorso di prima, sforzandosi di mantenere un minimo di
serietà.
Dopo aver soffocato le risa più volte, finalmente
riuscì a parlare.
“Seriamente Vì, non avevo ancora collegato le due
cose, ma
potresti darci tu una mano con i Nightmare”
Vibèke non sembrava molto convinta, non voleva impazzire per
fare la balia a cinque star e soprattutto ricordava dai tempi del liceo
quando
fossero pericolosi i lampi di genio del suo amico.
“Darvi una mano come?”
“Beh, non lo so esattamente, credo che si tratterebbe
più
che altro di organizzare gli impegni della band, accompagnarli in
studio e
vedere che tutto fili liscio.”
“La fai facile tu, ma ho come il presentimento che non lo
sarà per niente! Comunque qualsiasi cosa è meglio
di quello che faccio ora, non
vedo proprio come potrebbe essere peggio.”
“Ottimo! Shinici mi adorerà quando gli
dirò che ho risolto
tutto!”
“Qualcosa mi dice che me ne
pentirò…”
“Ma no, vedrai che li adorerai! Stasera stessa ti chiamo e
ti dico a che ora passo a prenderti domani. Fatti bella, per il
colloqui di
lavoro più importante della tua vita!”
Scuotendo la testa, sconcertata da tanto entusiasmo, Vibèke
si alzò trascinandosi dietro l’amico, scomparendo
poi tra i grattacieli della
città.
Don’t stop believin’
Hold on to the feelin’
Don’t
stop believing!
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Capitolo 4 *** Stand up and fight! ***
Stand
up and fight!
Vibèke era diventata sempre più nervosa dal
momento in cui
aveva ricevuto la telefonata di un esaltatissimo Daniel, che le aveva
annunciato che presto sarebbero stati colleghi e che la mattina dopo
sarebbe
passato a prenderla alle 8 in punto.
Conoscendolo, Vì sapeva che poteva prendersela con calma
perché non sarebbe arrivato prima delle 9, ma nonostante
questo alle 6 e 30 era
già in piedi, che cercava freneticamente in giro per la casa
qualcosa da
mettersi.
Era diventata pressoché isterica quando aveva scoperto che
la sua maglietta preferita era sparita. Ormai erano le 7 e 15 e si era
messa
l’anima in pace e, seduta sul letto, cercava di calmarsi e
decidere cosa fare
senza impazzire ulteriormente.
Respirò profondamente e si diresse nuovamente verso
l’armadio, nel quale sembrava essere scoppiata una bomba. I
vestiti erano
dappertutto, tranne dove dovevano essere, ma lei con coraggio
affrontò quel
casino e ne uscì vincitrice, stringendo un paio di skinny
jeans neri con dei
lacci intrecciati sui polpacci che adorava e un top grigio con le
spalline
borchiate non eccessivamente scollato. Voleva fare una buona
impressione sui suoi
datori di lavoro, ma non voleva mascherarsi da “brava
ragazza” quindi aveva
scelto tra i suoi soliti vestiti quelli meno vistosi ma che comunque
esprimevano
come sempre la sua personalità. Con un sospiro di sollievo
si diresse verso il
bagno per lavarsi. Era pronta da più di mezz’ora
quando Daniel finalmente suonò
il campanello, si infilò di corsa le scarpe e
volò alla porta.
Il suo amico l’aspettava in macchina, una vecchia auto usata
e scassata che usavo solo in caso di diluvi universali,
perché solitamente
preferiva sfoggiare la sua Harley Davidson, che era riuscito a portarsi
pure in
Giappone, non riuscendo a separarsene.
Vì si stupì moltissimo quindi, quando lo vide
seduto con
aria rassegnata nella macchina e si avvicinò dubbiosa.
“Hey scemo!” disse appioppandogli una pacca sulla
spalla
mentre si sistemava sul sedile e cercava la cintura. Che non c’era,
ovviamente.
“È inutile che la cerchi, non la troverai. Mi
serviva per Nilde”
Vibèke preferì non chiedere a cosa poteva servire
una
cintura di sicurezza ad una moto (perché si, la sua moto
aveva un nome da donna
di ignota provenienza) e si rassegnò, accoccolandosi sul
sedile per mettersi
comoda.
“Devi proprio mettere i piedi sul sedile?”
“Uhu siamo di umore nero oggi? Non ti ha mai dato fastidio!
E non dirmi che ti sporco la macchina, perché è
un tal porcaio che al massimo
mi sporco io le scapre!”
Daniel brontolò qualcosa di incomprensibile, mentre
sfrecciava per le
strade di Tokyo
rispettando un codice stradale inventato da lui medesimo e che
coincideva
all’incirca con la legge della giungla.
“Daniel, dov’è la tua Nilde?”
Vì vide chiaramente l’amico incupirsi, borbottare
qualcosa e
accelerare ancora di più.
“Danny, tutto ok? Sta bene, vero?”
“Io… lei… è dal
meccanico… un incidente.. non so come sia
potuto accadere, davvero, non stavo facendo niente di strano!”
La ragazza incarcò un sopracciglio con fare dubbioso.
“E in cosa consisteva questo non fare nulla di
strano?”
“Ho… ho solo tagliato una rotonda, sai…
passando per il
centro.” Vibèke era allibita e soprattutto
terrorizzata, quando realizzò chi
era alla giuda della macchina in cui si trovava.
“Come scusa?”
“Massì
hai
capito. Avevo fretta e sono passato in mezzo. Solo che
era pieno di
aiuole e non so che altro. E la mia povera Nilde a cominciato a fare
rumori
strani e poi si è fermata… Davvero non capisco
come sia potuto succedere!”
“Un mistero, davvero…”
Ora Vibèke era aggrappata saldamente al sedile, quasi
volesse diventarne parte integrante e sperava ardentemente di uscirne
viva,
raccomandandosi a qualsiasi dio la volesse ascoltare.
“Beh non ci voglio pensare ora. Come stai tu? Nervosa per il
tuo primo giorno?”
Daniel si voltò verso l’amica e le sorrise. La
conosceva
bene e sapeva per esperienza che tendeva ad abbandonarsi a crisi
isteriche in
situazioni del genere e che non sopportava molto bene lo stress.
Infatti la ragazza, ripresasi dalla paura, si ricordò che
cosa l’aspettava e sentì il terrore invaderla.
“Oddioddioddioddio!!
Danny! Cosa faccio adesso??”
Lui la ignorò completamente. Stava effettuando un sorpasso
particolarmente difficile, ovviamente in contromano e poco prima di una
curva a
u.
“Danny!! CHE COSA FACCIO ADESSO???”
Ripetè lei urlandogli
nelle orecchie e scuotendogli una spalla, credendo che non avesse
sentito bene
il primo urlo.
La macchina sbandò pericolosamente a destra e a sinistra,
tirandosi dietro le urla di tutti gli automobilisti presenti prima di
ritornare
nella giusta corsia.
“Okok calmati adesso. Fai un respiro profondo e tutta quella
roba lì.” Disse Daniel concentrato sulla strada,
mentre tentava un altro
azzardato sorpasso.
“Danny!!”
“Ok! Ho capito, non la sorpasso, va bene!”
Finalmente si
degnò di rivolgere la sua attenzione all’amica
sconvolta e ancora aggrappata al
sedile.
“Vì calmati, andrà tutto bene, lo
sai.”
“No, non lo so!”
Il ragazzo ignorò completamente il suo intervento e
comtinuò
a parlare, inserendo contemporaneamente un cd nello stereo
dell’auto.
“Dai voglio dire, sei una ragazza fantastica e secondo me
sei perfetta per questo genere di lavoro, quindi davvero non devi
preoccuparti.”
The pouring rain
sticks my hair to my face
An
empty gaze is all I have left
The
stars that once led my way
Have
dimmed, the sky turned grey
The
path once so clear faded away
“Una canzone depressa non mi sembra la cosa migliore in
questo momento…”
Danny la guardò malissimo. Ascoltavano generi musicali
diversi e per questo spesso litigavano furiosamente.
“Non che non sia una canzone bellissima!” Si
affrettò ad
aggiungere la ragazza che non voleva innervosire l’amico
già depresso a causa
della mancanza della moto.
“Ma sai ‘le stelle che una volta guidavano la mia
strada si
sono oscurate, il cielo è diventato
grigio…’ non è il genere di canzone che
ti
tira sul il morale, no?”
“Tu ascolta, poi mi dirai.” Rispose lui enigmatico.
Blessed are the days
when life is intent
and clear
No
falter or doubt, I
know the way
There
are the days I hope
I
have never stepped on this road
The
spark I once had seems to have died
Vibèke non era molto convinta, ma si mise comunque in
ascolto, sistemandosi meglio sul sedile e abbracciandosi le ginocchia.
Stand up and fight!
Stand
up and look into the light
Pushing
the clouds away
Stand
up and fight!
Stand
up and see the sky turn bright
Fight
for a better day
Forse Daniel aveva ragione, quella canzone metteva energia,
faceva venire voglia di alzarsi e combattere davvero.
What a relief it would be to
end this all
How
easy to fly the white flag and give up
But
would I run today
Just
to die another day
Give
up now, and every fight has been in vain
Stand
up and fight!
Stand
up and look into the light
Pushing
the clouds away
Vì sentiva l’energia che cominciava a scorrerle
nelle vene,
mentre il ritmo della canzone si faceva sempre più
incalzante. Di cosa poteva
avere paura? Nulla avrebbe potuto fermarla.
Get up! You've made it
this far
No
loser you are!
One
more time! One more try!
The
pouring rain sticks my hair to my face...
Stand
up and fight!
Stand
up and look into the light
Pushing
the clouds away
Potrà sembrare stupido a chiunque non abbia mai provato una
sensazione simile, ma è incredibile come le canzoni possano
influire sul nostro
umore. Una canzone triste ci farà ricordare i momenti
difficili della nostra
vita, o le cose che ci stanno andando storte facendoci rivivere quei
momenti.
Una canzone allegra ci comunicherà quella spensieratezza e
gioia che ci farà
ballare per la stanza sotto gli occhi allibiti di chiunque ci veda.
Questa canzone aveva ricordato a Vibèke che poteva farcela,
che non doveva arrendersi prima di aver combattutto fino
all’ultimo, anche se
si trattava solo di un colloquio di lavoro, perché quella
era l’opportunità che
stava aspettando e non poteva perderla.
Guardò Daniel e gli sorrise. Era pronta.
Stand up and fight!
Stand
up and look into the light!
Pushing
the clouds away,
Stand
up and fight!
Stand
up and see the sky turn bright!
Fight
for a better day!
Stand
up and fight!
Stand up and fight!
Salve! Eccomi di nuovo qui con un nuovo capitolo e nemmeno dopo anni e
anni come mi aspettavo! Che dire? La canzone Daniel fa sentire a
Vibèke è "Stand up and fight" dei Turisas e
effettivamente me l'ha fatta ascoltare il mio migliore amico che
è praticamente il Daniel reale. E che ringrazio, a
proposito, perché mi è sempre vicino anche quando
sono insopportabile (come oggi XD).
La canzone del capitolo scorso era "Don't stop beliving" dei Journey e quella
del secondo capitolo era "Keep holding on" di Avril Lavigne.
Mi sono accorta solo adesso che non l'avevo scritto... -.-'
Se non vedete la foto (cosa molto probabile perché purtroppo
il mio pc mi odia...) cliccateci sopra, è la mitica Nilde!
Detto ciò vi saluto, il prossimo capitolo spero
sarà tra due settimane, ma non ci giurerei!!
Baci!
|
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