Il Flagello di Dio

di Shade Owl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap. 1: Il ragazzo che faceva paura ***
Capitolo 2: *** Cap. 2: Un amico misterioso ***
Capitolo 3: *** Cap. 3: Sommo Concilio e sommo pericolo ***
Capitolo 4: *** Cap. 4: Specie alterata ***
Capitolo 5: *** Cap. 5: Lezioni di magia e cambi di programma ***
Capitolo 6: *** Cap. 6: Il dolore dei ricordi ***
Capitolo 7: *** Cap. 7: Il Sommo Concilio ***
Capitolo 8: *** Cap. 8: Squadra di Spionaggio Anderson & Co. ***
Capitolo 9: *** Cap. 9: Regali e zanne ***
Capitolo 10: *** Cap. 10: Una veglia fuori programma ***
Capitolo 11: *** Cap. 11: Xander impara a volare ***
Capitolo 12: *** Cap. 12: Verso l'interno ***
Capitolo 13: *** Cap. 13: Il Flagello di Dio ***
Capitolo 14: *** Cap. 14: Il demonio di Sleepy Creek ***
Capitolo 15: *** Cap. 15: Il piano di Kyle ***
Capitolo 16: *** Cap. 16: Inferiorità numerica ***
Capitolo 17: *** Cap. 17: Una fuga divisa ***
Capitolo 18: *** Cap. 18: L'indovinello ***
Capitolo 19: *** Cap. 19: Ricongiungimento ***
Capitolo 20: *** Cap. 20: Il grattacielo ***
Capitolo 21: *** Cap. 21: La Fornace ***
Capitolo 22: *** Cap. 22: Mezzodemone ***
Capitolo 23: *** Cap. 23: L'arrivo del Pentacolo ***
Capitolo 24: *** Cap. 24: Ritorno a casa ***
Capitolo 25: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Cap. 1: Il ragazzo che faceva paura ***


Xander Donovan era un ragazzo prossimo a compiere quindici anni, mingherlino, un po’ basso e leggermente pallido. Per questo, per il suo aspetto gracile e malaticcio, alcuni compagni di scuola lo prendevano spesso in giro. Inutile dire quanto la cosa gli desse fastidio. I suoi capelli neri, corti e lisci, inoltre, gli davano un aspetto ancora più cupo e sottile, così che molti gli avevano dato il nomignolo di “vampiro”.
Tuttavia, non avrebbe mai provato a contestare seriamente gli insulti, né era mai stato un tipo propenso a rispondere ad una provocazione. In parte, per evitare di prenderle (i compagni in questione erano tutti piuttosto grossi), ma soprattutto per una mera questione di disinteresse alle forti emozioni: non gli piacevano i film horror, ai parchi divertimenti non saliva mai sulle montagne russe, e ad Halloween non si mascherava più dall’età di cinque anni. Voleva soltanto starsene tranquillo.
Da parte sua Alis Heter, una dei suoi migliori amici, continuava a dirgli di ignorare le provocazioni continue facendo il superiore. Il suo motto era “aspetta sulla sponda del fiume”. Una cosa snervante, ma non stupida, secondo lui.
Tuttavia, la cosa non era affatto facile: quasi ogni giorno, dalla mattina al pomeriggio, i compagni della scuola lo prendevano di mira con scherzi idioti, frecciatine e battute varie, senza risparmiare l’utilizzo della parola “vampiro”: armadietto imbrattato con vernice spray, petardi nel vassoio del pranzo, colla o tempera per dipingere sulla sedia, fischi lungo i corridoi… idiozie d’ogni genere, insomma.
L’altro suo migliore amico, Jonathan “Jo” Paige, invece, era un tipo più irruento, che sognava sempre di diventare un grande avventuriero o un esploratore come Indiana Jones o Flynn Carsen, e non mancava mai di meditare tremende vendette contro quei bulli che li prendevano sempre in giro. Idee divertenti, ma non realizzabili, purtroppo.
Per farla breve, erano il classico gruppetto di emarginati che poteva essere scovato in ogni scuola americana, osteggiati dai “popolari” e ignorati da tutti gli altri.
Xander e Jo si erano conosciuti ai tempi delle elementari, e qualche tempo dopo era arrivata anche Alis.
Le ragioni del legame che aveva con i due ragazzi erano, originariamente, accademiche: Jo non era mai stato un tipo studioso, e Xander aveva qualche difficoltà nelle materie scientifiche, soprattutto geometria e fisica, ed un bel giorno si erano decisi a chiedere l’aiuto di quella secchiona occhialuta e fanatica di computer seduta in fondo all’aula. Dopo qualche tempo ci si erano affezionati, e alla fine erano diventati amici.
Tutti e tre facevano squadra da molti anni, fin da prima delle superiori, ed erano ormai praticamente inseparabili. Se qualcuno vedeva uno di loro da solo nei corridoi, subito tutti si chiedevano che fine avessero fatto gli altri, perché era raro che si separassero.
Ma in fondo si sa: i deboli, da sempre, fanno gruppo.
 
Era mattina presto, e Xander, Alis e Jo si stavano recando a scuola. Siccome abitavano nelle vicinanze, a soli due o tre isolati di distanza dall’istituto, andavano a piedi quasi tutti i giorni, incrociandosi circa a metà strada, come in effetti successe quel giorno.
- Ciao, ragazzi.- li salutò Alis, arrivando, mentre puliva le lenti degli occhiali nella maglietta.
Aveva lunghi capelli rossi e ricci, quel giorno raccolti dietro la testa in una coda. Non era una brutta ragazza, ma gli enormi occhialoni rotondi, simili a fondi di bottiglia, sciupavano un po’ il suo aspetto. Erano il suo tratto distintivo, scomodo e brutto, ma immancabile. Senza, non vedeva niente.
- ‘Iorno.- rispose Jo, sbadigliando immensamente - Ah, che sonno…- borbottò poi.
Era leggermente più alto e robusto di Xander, ed aveva i capelli biondi un po’ lunghi, che anche lui teneva insieme in una piccola coda.
- Ciao. Dormito bene?- chiese Xander, mentre tutti e tre riprendevano a camminare.
- Oh, sì… bene…- disse Jo, quasi in catalessi per il sonno che aveva - … tenendo conto del fatto che oggi c’è il compito di algebra, un’interrogazione di storia e due ore di geografia…-
- Finiscila!- lo redarguì Alis - La colpa è tua, e lo sai. Se non avessi passato la notte a leggere Ratman, ora saresti stato pronto.-
- Certo…- rispose lui, insofferente - Pronto al suicidio…-
Xander ignorò i suoi amici che bisticciavano, ormai abituato a scene del genere, ben deciso a non immischiarsi.
Raggiunsero il marciapiede di fronte alla scuola, i due che continuavano a discutere tra di loro, quando Jo si distrasse improvvisamente a metà di una replica, guardando qualcosa che si trovava apparentemente davanti a loro, sul marciapiede.
- Che c’è, ti ho lasciato senza parole?- chiese allegra la ragazza.
Lui scosse la testa e fece cenno col capo di guardare. Xander ed Alis si voltarono in quella direzione e videro che c’era qualcuno, appoggiato ad una moto blu, che leggeva un giornale dall’aspetto un po’ spiegazzato.
Era un ragazzo, un tipo che non avevano mai visto prima, vestito con una maglietta verde pallido, talmente tanto pallido che pareva scolorita a furia di lavaggi con la candeggina, sopra la quale portava una specie di gilet bianco e di stoffa leggera, ma tanto lungo che l’orlo gli arrivava quasi alle caviglie, ed un paio di jeans altrettanto consunti ed alquanto sfilacciati ai bordi. Nei passanti, al posto della cintura, era infilato una specie di drappo candido, simile ad una bandana, i cui capi pendevano per una decina di centimetri dal nodo, posto sul fianco sinistro. Le sue mani erano infilate in un paio di mitene, di quelle senza le dita, che si usano prevalentemente quando si vogliono tener calde le mani ma bisogna usare oggetti come penne o cellulari, di un acceso verde acido, quasi fossero ancora nuovi.
Quell’abbigliamento strano, un po' trascurato e ribelle, lo identificava tremendamente con il classico tipo assai poco raccomandabile, di quelli che è meglio non incontrare nei vicoli, quando si è da soli, o ai quali sarebbe stata bene tra le mani una spranga, una catena o un coltello a serramanico. Anche esteticamente non aveva un’aria amichevole: il suo volto era leggermente spigoloso e dall’aria matura, i muscoli del corpo rigidi e duri, come se fossero fatti di ferro, tanto che lo si notava anche a distanza; la sua espressione, invece, appariva distaccata, fredda e seria. Era quasi… minacciosa, come se fosse arrabbiato per qualcosa. Eppure, stava solo leggendo la pagina sportiva del giornale. I suoi piccoli, acuti occhi neri brillavano di una luce sveglia ed attenta, quasi fosse pronto a scattare al minimo segnale, come un animale da preda appostato per la caccia, una cosa che Xander trovò alquanto inquietante. Ad attirare la loro attenzione però, prima della sua espressione o dell’aura di timore che il ragazzo evocava, furono i suoi capelli: erano dello stesso colore della maglietta, di un verde pallido e senza sfumature, incredibilmente arruffati. Dalla nuca partiva un lunghissimo e sottilissimo codino di capelli, che arrivava quasi fino a terra, ed era avvolto con molta cura in una benda bianca che lasciava fuori appena un ciuffo in fondo.
- Chi è quello?- chiese sottovoce Jo, guardando il ragazzo.
Non sembrava essere molto più vecchio di loro, pur superando lui di tutta la testa in altezza. Doveva avere al massimo diciassette, forse diciotto anni, ma sicuramente non frequentava la loro scuola, o l’avrebbero già visto. Xander si strinse nelle spalle.
- Non lo so.- rispose.
- È lì da una settimana.- disse una voce dietro di loro.
I tre si voltarono, e videro una ragazza di un anno più grande di loro, alta quanto Jo, con una chioma di arruffati capelli biondi e grandi occhi verdi. Il suo bel volto ovale, dai tratti dolci, era aggrottato in un’espressione di sincera curiosità. Si chiamava Nadine Wilson e, a giudicare dall’autobus che si allontanava dietro di lei, era appena arrivata.
A differenza della maggior parte dei suoi coetanei, Nadine non li prendeva in giro come facevano gli altri. Talvolta, anzi, dava ai tre una mano con lo studio quando necessario, passava del tempo in casa loro e, di quando in quando, li invitava fuori per una passeggiata. Purtroppo, non avevano molti passatempi in comune, né tantomeno amici, e questo, unito alla barriera dell’età, riduceva le occasioni di vedersi. In tutta la scuola, in ogni caso era quella che più probabilmente avrebbero considerato un’amica, pur essendo una classe avanti.
- È lì da una settimana, dici?- chiese Alis.
Nadine annuì.
- Sì. L’ho visto la prima volta qui davanti, ed era sempre in quello stesso posto.- lo guardò per qualche altro minuto - Se ne sta lì mentre entriamo, ed è ancora lì mentre usciamo. Prima non ci ho fatto molto caso, ma poi ho cominciato ad osservarlo: non rivolge mai la parola a nessuno, e una volta ho visto due ragazzi chiedergli se aveva un accendino.-
- E lui che ha fatto?- chiese Jo.
Nadine si strinse nelle spalle.
- Ha preso e se ne è andato.- rispose - Quei due si sono offesi a morte, a dir poco. C’è un sacco di gente, che non vede l’ora di prenderlo a pugni.-
I quattro rimasero a fissare il ragazzo, in silenzio, per circa un minuto. Poi, siccome la campanella suonò dall’interno della scuola, si affrettarono ad entrare.
 
Per un’altra settimana il “Ragazzo che Faceva Paura”, come l’aveva soprannominato Jo, rimase lì al suo posto, imperterrito, a leggere il suo giornale. Era già lì quando Xander e i suoi amici arrivavano a scuola, ed era ancora lì mentre se ne andavano, proprio come aveva detto Nadine. Per tutto quel tempo, non rivolse mai la parola a nessuno, e quei pochi che provarono a chiedergli qualcosa non ottennero altra risposta che il silenzio ed un’occhiataccia.
I ragazzi più grandi, gli stessi che sfottevano Xander, cominciavano ad irritarsi per l’atteggiamento di superiorità di quello strano tipo, e si scambiavano sovente dei sussurri riguardo a piani per fargli sciogliere la lingua. Loro tre si tennero bene al largo da tutto questo, già abbastanza impegnati a starsene fuori dai guai senza il bisogno di immischiarsi in faccende a cui erano estranei. Inoltre, da quando quel silenzioso lettore di giornali aveva cominciato a farsi vedere, le prese in giro erano diminuite: i ragazzi della squadra di football erano troppo impegnati ad avercela con lui per badare a loro. Questo poteva essere considerato solamente come un netto miglioramento, che lo rese stranamente più simpatico (ma non meno sinistro).
Poi, un giorno, accadde qualcosa di totalmente inaspettato, che dimostrò loro come, assurdamente, la più stupida delle idee possa dar vita a qualcosa di molto più grande.
Era una giornata grigia e fredda, di autunno inoltrato tendente all’inverno, una di quelle giornate che fanno rimpiangere il caldo e le zanzare dell’estate(okay, forse le zanzare no), specialmente in uno stato del nord come il loro, dove la temperatura scendeva parecchio, verso novembre. Xander, Jo ed Alis, ancora una volta, stavano entrando a scuola, gettando un’occhiata di sbieco al Ragazzo che Faceva Paura, il quale non aveva ancora cambiato il suo abbigliamento, apparentemente immune al freddo incipiente, e passando per raggiungere il portone sentirono uno stralcio di conversazione provenire da un piccolo gruppetto di studenti poco lontano da loro:
- … e poi, riempiamo di botte… vedremo, se si degnerà di rivolgerci la parola…-
Xander si fermò a guardarli: ancora non gli andava di immischiarsi, ma il suo senso dell’onore gli impedì di passare oltre.
- Mi sono proprio rotto…- sbuffò uno dei ragazzi di quel gruppo - Questa volta sul serio… lo facciamo nero…-
- Sì… dopo la scuola, che non c’è nessuno…-
- Perché non lo lasciate in pace?- chiese Xander, in un improvviso scatto di altruismo (subito il suo cervello cominciò a gridare: “SCEMO, SCEMO, SCEMO…”).
Dietro di sé, sentì Jo ed Alis gemere.
Quando capirono che parlava con loro, i ragazzi si voltarono: tra di loro, Xander riconobbe alcuni dei giocatori della squadra di football, ovvero i soliti studenti che lo prendevano in giro.
- Scusa, vampiro… stai parlando con noi?- chiese uno di loro, suscitando le risate degli altri.
Si chiamava Thomas Bull, ed era il capitano della squadra. Grosso, alto e stupido, non si faceva scrupoli a maltrattare chi riteneva gli fosse inferiore, quindi praticamente l’intero istituto. Aveva dei corti capelli castani tenuti su da barili di gel e gli incisivi alquanto grandi. Gli occhi, piccoli e ottusi, brillavano di una luce maligna ed arrogante.
- Sì, dicevo a voi.- rispose Xander, con più coraggio di quanto non se ne sentisse: ora che vedeva tutti quegli energumeni, si sentiva molto meno sicuro, ma andò avanti lo stesso - Non capisco proprio che fastidio vi possa dare: sta solo leggendo, non mi pare una cosa grave. Non ne vale la pena, no?-
Bull scosse la testa.
- Non pretendo che una nullità come te possa capire, ma non possiamo certamente lasciare che un estraneo ci tratti con un atteggiamento così arrogante per poi fargliela passare liscia.- spiegò - Se non ha il coraggio di parlarci…-
- Tu parli di coraggio, ma volete affrontarlo in…- contò velocemente - … dieci contro uno? Proprio una grande audacia, mi sembra.-
Stavolta si era spinto decisamente troppo in là: Bull avanzò e lo afferrò per il colletto della maglietta, ringhiando sommessamente per la rabbia.
Alis trattenne rumorosamente il respiro e Jo si fece avanti per dare manforte all’amico, imitato però dai compagni di Bull. La rissa era sul punto di scoppiare, e le possibilità non erano a loro favore. In quel preciso momento, per fortuna, risuonò la voce di Nadine:
- Che sta succedendo, qui?-
Era appena scesa di corsa dall’autobus, aveva i capelli arruffati ed il fiatone: si era certamente precipitata lì non appena si era accorta di quanto stava per accadere, attraversando di gran carriera la strada per fermare sul nascere la catastrofe.
Tutti si voltarono verso di lei, poi di nuovo verso Bull: il ragazzo aveva una cotta per Nadine da anni, ma lei non aveva mai ceduto ai suoi tentativi di invitarla ad uscire. Dapprima con garbo, dopo poche settimane aveva cominciato a rispondergli con frasi talmente brutte che pareva incredibile che una persona tanto bella potesse conoscerle.
Tuttavia, Bull non si sarebbe mai arrischiato a picchiare qualcuno davanti a lei: ciò avrebbe azzerato le sue possibilità, che già non erano proprio elevatissime.
- Niente.- rispose con disinvoltura, lasciando stare Xander - Stavamo solo parlando.-
- Ceeeerto…- mormorò Nadine, sarcastica - E immagino che avessi afferrato Xander solo per essere sicuro che ti sentisse bene, vero?-
Bull si strinse nelle spalle, poi entrò a scuola.
- Grazie.- disse Xander, quando anche l’ultimo dei compagni di Bull si fu dileguato.
Nadine agitò la mano, come a dire che non era niente, ed entrò anche lei. Mentre si voltava per seguirla, Xander vide qualcosa che lo costrinse a girarsi di nuovo: il Ragazzo che Faceva Paura non aveva solo alzato gli occhi dal giornale, ma si era anche staccato dalla moto. In quel momento era ben ritto in piedi, e stava guardando fisso fisso Xander, con uno sguardo talmente penetrante che sembrava passarlo da parte a parte.

All’uscita da scuola, Alis sbadigliò sonoramente.
- Che stanchezza…- borbottò - Ho proprio voglia di farmi una bella dormita…-
- A chi lo dici…- rispose Jo - Ma domani abbiamo biologia… se non ci prepariamo, questa è la volta che ci rimanda.-
- Speriamo di no!- esclamò Alis, assumendo un’aria terrorizzata - Tremo a quello che mi farebbero i miei se dovessi ripetere l’anno!-
- A te?- sbuffò lui - Ma se sei l'unica ad avere sempre A! Pensa a ciò che faranno a noi!- scosse la testa - A sentire i miei genitori, la fotosintesi clorofilliana mi condizionerà tutta l’esistenza…-
- Già.- concordò Xander - Certe volte la scuola è proprio una…-
Purtroppo, i suoi amici non seppero mai cosa fosse la scuola: mentre metteva un piede sulle strisce pedonali per attraversare, una moto gli passò davanti con la velocità di un fulmine, evitando di travolgerlo solo per un pelo.
- EHI!- gridò, incespicando indietro, mentre Jo ed Alis si affrettavano ad aiutarlo.
Il motociclista frenò sgommando e tornò indietro, facendo un’inversione ad U che lasciò i segni delle ruote sull’asfalto, mentre altri quattro o cinque centauri lo raggiungevano. Sul suo casco c’era un adesivo a forma di testa di toro.
- Bull…- sbottò Xander, rialzandosi - E ti pareva…-
Bull si tolse il casco, avvicinandosi a piedi al trio. In giro c’erano ormai soltanto pochi ragazzi che si erano attardati dopo la fine delle lezioni, ma non ci volle tanto per vederli sparire: a nessuno di loro piaceva quando quelli della squadra di football pestavano gli altri, né a quelli della squadra piaceva lasciare testimoni in giro, e quindi se la filarono subito. A scuola, loro la facevano da padroni.
Bull, rabbioso e ringhioso come quella mattina, si mise di fronte a Xander, così vicino che quasi lo spingeva con il petto largo come un barile. Il ragazzo sentì le gambe chiedere a gran voce di essere usate per scappare immediatamente, ma non riuscì a muoverle. Quasi gli venne il torcicollo per restituire l’occhiata che l’altro gli lanciava.
- Oggi ti sei salvato per un pelo, sai?- disse Bull, guardandolo dall’alto in basso - Piccolo verme… Ora ti insegno io a fare l’arrogante con me…-
Xander sentì odore di alcool nel suo alito. Prima che potesse sottrarsi, il bestione gli mollò un pugno al mento che lo fece cadere di nuovo a terra. Visse la caduta come al rallentatore, sentendo a malapena il grido di Alis e le proteste furiose di Jo, mentre tante piccole stelle gli esplodevano davanti agli occhi, lasciandolo leggermente intontito. Toccò il suolo con una pesantezza sproporzionata alla velocità di caduta, o almeno così gli parve. Senza lasciargli il tempo di riprendersi completamente, Bull lo afferrò per il colletto e lo trasse in piedi.
- Come farai, ora?- ringhiò - Non c’è Nadine a proteggerti, o sbaglio?-
- No.- disse una voce aspra ed ostile che veniva dalla sinistra di Xander, mentre una mano afferrava il polso di Bull - Però ci sono io.-
I due si voltarono: il Ragazzo che Faceva Paura era intervenuto.
 
Bull lasciò andare Xander, che cadde di nuovo a sedere, e si allontanò stupito dal ragazzo, il quale mollò la presa sul suo polso e mise le mani sui fianchi, fronteggiando a testa alta il gruppo.
- Finalmente ti sei smosso di lì!- esclamò Bull, superata la sorpresa iniziale - Era da un pezzo che volevo suonartele.-
- Ah, ma davvero?- chiese senza alcuna passione il ragazzo - E come mai?-
- Perché così almeno avresti smesso di fare l’arrogante!- rispose l’altro - Sempre ad ignorarci… ti avrò chiesto mille volte se avevi un accendino, e tu ti sei a malapena degnato di guardarmi!-
Un sorriso incurvò le labbra del ragazzo, come se quelle parole lo divertissero… ma, a guardarlo bene, si capiva che, in realtà, non era affatto rallegrato: si trattava più che altro di una specie di smorfia animalesca, come quelle che fanno i predatori quando stanno per colpire, quando sanno di avere una preda ignara a loro disposizione. In ogni caso, Xander ebbe ancora più paura di lui.
Probabilmente Bull la pensava allo stesso modo, perché quando parlò, la sua voce ebbe un tremito.
- Ma che hai da sorridere?-
Lui scosse leggermente la testa.
- Sorrido perché penso che non sai chi stai provocando.- rispose piano.
Bull inarcò un sopracciglio.
- Cosa?- sbottò - Ma… ma chi accidenti ti credi di essere?-
Il suo ghigno si fece ancora più largo e minaccioso. Si sporse leggermente in avanti, fissando l’altro dritto negli occhi.
- L’ultimo anello della catena alimentare.- rispose in un sibilo venefico.
Bull sgranò gli occhi.
- Che?- esclamò - Ma chi diavolo…- balbettò.
Lui si limitò a sogghignare ancora, attendendo una replica.
- Oh, accidenti!- sbottò Bull - Ma chi cazzo sei?-
Stavolta, le labbra gli si arricciarono tanto che quasi scoprì i denti.
- Credimi, grassone… tu non vuoi saperlo.-
In un istante, la paura scomparve dal volto di Bull, sostituita dalla rabbia. I suoi compagni si scambiarono occhiate stupite e scrocchiarono le nocche.
- Cos’hai detto?- ringhiò - Che cazzo hai detto?-
Il ragazzo non rispose, si tolse il ghigno dalla faccia e tornò eretto, riassumendo la sua espressione di sempre. Bull perse del tutto la pazienza.
- Ora ti faccio vedere io!- esclamò.
Tirò al ragazzo un pugno grosso come un pallone da football. Senza scomporsi troppo, quello lo bloccò con la mano, afferrò il braccio di Bull e lo sollevò in aria, facendolo atterrare per terra di schiena. Il tutto, con la destra ancora appoggiata sul fianco. Tutti lo guardarono sbalorditi.
- Ancora?- chiese al boccheggiante capitano della squadra sportiva che cercava di rialzarsi.
Con un ringhio, quello si gettò addosso al suo avversario, imitato da tutti i suoi amici, riavutisi dal momento di sorpresa. Finì che si ritrovarono in una mischia confusa, dove non si capiva né chi era sopra né chi era sotto.
- Oddio!- esclamò Alis - Così l’ammazzeranno!-
- Non se li ammazzo io prima.- disse una voce che li fece sobbalzare.
Accanto a loro c’era il ragazzo, che guardava con blando interesse la mischia che aveva davanti. Ed era totalmente illeso.
Ma come diavolo ha fatto? Pensò Xander.
Il ragazzo scosse la testa, sospirando, ed afferrò per la collottola il primo che gli capitò a tiro dal mucchio, lo sollevò e lo stese con un solo pungo. Fece lo stesso con altri due, prima che i restanti tre si rendessero conto di ciò che era effettivamente successo.
- Ma cosa…?- balbettò Bull, rialzandosi stupito: aveva un labbro sanguinante ed un occhio pesto, mentre il ragazzo era illeso - Ma tu eri qui sotto!-
Lui non rispose, ma si strinse nelle spalle, quasi a dire che non era un suo problema. Sembrava divertirsi parecchio, nonostante l’apparente indifferenza.
Infuriandosi sul serio, Bull e gli ultimi suoi amici rimasti in piedi fecero per lanciarsi su di lui, ma di nuovo echeggiò la voce di Nadine, finalmente di ritorno dagli allenamenti di pallavolo nella palestra della scuola.
- EHI!- gridò, avanzando verso di loro. Tutti si voltarono a guardarla, tranne il Ragazzo che Faceva Paura, giusto in tempo per vederla uscire dalla scuola con la borsa da ginnastica a tracolla - Cosa state facendo?- chiese avvicinandosi. Gettò uno sguardo al ragazzo, che la ignorò completamente e si appoggiò al muro dietro di sé, poi si rivolse a Bull - Che stavate facendo?- ripeté.
- Niente.- sbottò Bull - Noi…-
- Stavate facendo a botte?-
Il bestione esitò.
- Io…-
- Tu ora te ne ritorni a casa!- esclamò Nadine - E non riprovarci mai più, capito?-
- Tu non hai l’autorità per mandarmi da nessuna parte!- protestò Bull.
- Non è una questione di autorità!- replicò lei - È una questione di buon senso… una cosa che tu non hai!- lo guardò con odio - Ti credi tanto forte solo perché sei grande e grosso?- attese una risposta che non venne - Mi fai schifo.- aggiunse infine, in un tono più calmo.
Xander capì che Bull, già alticcio ed arrabbiato con lui e con il Ragazzo che Faceva Paura, non avrebbe mai sopportato una simile offesa davanti ai suoi amici. Infatti, senza esitare, diede a Nadine un ceffone che risuonò per la strada e le fece scivolare a terra la borsa, costringendola ad indietreggiare di un passo.
Quel che successe dopo fu talmente rapido che nessuno riuscì a rendersene veramente conto: la cosa sicura fu che, un attimo dopo, Bull giaceva a terra con la bocca sanguinante, sputando incisivi, mentre il Ragazzo che Faceva Paura incombeva su di lui, una mano con le nocche sbucciate e ancora stretta a pugno, abbandonata lungo il fianco. I compagni di Bull guardavano attoniti la scena.
Senza curarsi più di tutti loro, il ragazzo si inginocchiò ed afferrò il colletto della maglietta di Bull, avvicinandolo al suo viso furente. - Se tu…- disse, scandendo bene le parole, con un tono talmente freddo che fece rabbrividire Xander  - … o i tuoi amici riprovate a fare una cosa del genere…- fece una pausa ad effetto - Io vi ammazzo.-
Sottolineò la parola con uno sguardo gelido, che spaventò a morte Jo e Xander, i quali si scambiarono un’occhiata spaventata.
Il primo deglutì sonoramente; Nadine si teneva la guancia e guardava incredula e leggermente spaventata la scena; Alis invece se ne stava in disparte, palesemente impaurita, e tirava debolmente Jo per una manica, quasi cercasse di convincere l’amico ad andarsene.
Apparentemente ignaro dell’effetto suscitato, il ragazzo continuò a guardare Bull, ancora steso a terra e senza incisivi. Ora più che mai, sembrava capace di mantenere la promessa fatta.
- O… okay…- biasciò Bull, sputando sangue - Va bene… come vuoi tu…-
Soddisfatto, il ragazzo annuì, lo tirò in piedi e gli porse un pacchetto di fazzoletti.
- Pulisciti la bocca.- disse.
Poi tornò a prendere la sua moto, la fece partire e se ne andò.

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Capitolo 2
*** Cap. 2: Un amico misterioso ***


Il giorno dopo, Bull non si fece rivedere a scuola. I suoi amici dissero che era andato dal dentista per un controllo odontoiatrico, ma non seppero o non vollero specificare di che genere. Il Ragazzo che Faceva Paura, invece, era ancora lì dove l’avevano lasciato, identico a prima, senza nemmeno i segni che i denti di Bull gli avevano lasciato sulla mano, ora perfettamente indenne.
Per tutto il tempo che li separò dal rientro a scuola il giorno dopo (insomma, per tutto il pomeriggio e la sera), i quattro non ne avevano parlato nemmeno tra di loro, ma quando gli passarono accanto e lo videro di nuovo lì, imperterrito ed indifferente a tutto, trovarono il coraggio di fare congetture:
- Secondo voi chi è?- sussurrò Alis, gettandogli un’occhiata di sbieco mentre attraversavano la strada.
- Non lo so, e non voglio saperlo!- rispose Jo - Quello fa davvero paura! Ha steso Bull e la sua banda senza farsi un graffio! I casi sono due, o è Superman o è Brainiac…- gemette tra sé - Tu che ne dici, Xander?-
Lui non rispose, né guardò il ragazzo. Sinceramente, non aveva idea di che risposta potesse dare: le emozioni del giorno prima gli erano bastate, e non desiderava provarne ancora, specialmente visto il livido che gli stava colorando il mento in quel momento. Già spiegarlo ai suoi genitori era stato un problema…
 Tuttavia, non poteva dimenticare che quello strano tipo silenzioso l’aveva aiutato. Era ancora indeciso, e non sapeva se provava più paura o gratitudine.
Ad interrompere il suo filo di pensieri fu Nadine, che era ferma ad aspettarli davanti al portone di scuola. Su di lei non era comparso alcun segno della manata, tranne forse un leggero rossore. Magari Bull aveva avuto il buonsenso di trattenersi.
- L’avete già ringraziato?- chiese senza alcun preambolo.
I tre la guardarono come se fosse ammattita.
- Cosa?- esclamò Jo - Ringraziarlo?-
- Sì.- annuì lei, stupita - Ci ha aiutati, ieri pomeriggio. Non ve ne sarete dimenticati, vero?-
Jo esitò.
- Bhè…- balbettò - No… certo che no…- e borbottò qualcosa sulla fretta.
- Il fatto è che ci fa un po’ paura.- spiegò Xander - Ci avrà anche dato una mano, ma hai visto la sua faccia, quando ha minacciato Bull di ucciderlo.-
- Oh, andiamo!- sbottò Nadine - Siete troppo intelligenti per credere ad una cosa del genere.-
- Non è che ci crediamo…- intervenne Alis - È solo che… ci inquieta, ecco! Quante persone minacciano qualcuno in quel modo?-
Nadine sbuffò.
- Lui ci ha aiutati, e noi lo ringrazieremo!- dichiarò perentoria.
Afferrò Xander per un braccio e lo riportò dall’altro lato della strada. Dopo essersi scambiati un’occhiata a metà tra l’esasperato e lo spaventato, Alis e Jo si affrettarono a seguire gli amici.
Nadine non mollò il braccio di Xander finché non furono vicini al ragazzo. Questi non diede segno di averli visti o sentiti, ma voltò pagina e continuò a leggere.
- Ciao.- disse Nadine. Lui la degnò a malapena di uno sguardo, aggrottando la fronte - Io sono Nadine Wilson.- continuò lei - E questi sono i miei amici Xander, Alis e Jo.- lui gettò una vaga occhiata a Xander ma, per il resto la ignorò di nuovo, come se lei fosse invisibile - Ecco…- insistette, ora leggermente irritata dal suo atteggiamento - Noi volevamo ringraziarti per ieri.-
Ancora, il ragazzo continuò a leggere il suo giornale, senza degnarli di uno sguardo. Si udì a fatica un leggero grugnito, tanto per far capire che aveva sentito.
- Va be’…- sbottò Nadine, decisamente seccata - Volevamo ringraziarti. Ora che l’abbiamo fatto, addio.-
I quattro si voltarono e Jo, Xander ed Alis si scambiarono un’occhiata sollevata: almeno, non avevano subito danni.
- Timothy Anderson.-
Il suono della sua voce li gelò. Tutti e quattro si voltarono di scatto, così velocemente che Xander si fece male al collo: a parlare era stato indubbiamente lui, anche se non aveva alzato gli occhi dal suo giornale.
- Ehm… come, prego?- chiese Nadine.
- È il mio nome.- spiegò lui - Ma potete chiamarmi Timmi.-
I quattro guardarono stupiti il ragazzo, che continuò imperterrito a leggere il suo giornale.
- C’è qualcosa che possiamo fare per ringraziarti?- chiese Nadine, incoraggiata da quello che pareva un lampante successo.
Timmi si strinse nelle spalle.
- No.- rispose, voltando pagina.
La campanella suonò.
- Ecco… ora noi dovremmo entrare.- disse timidamente Alis, facendo capolino da dietro Xander.
- Andate, allora.- rispose tranquillamente Timmi - Tanto sarò ancora qui, stasera.-
I quattro lo guardarono stupiti: non c’era alcun dubbio, era un invito a tornare da lui.

Come aveva detto, Timmi era ancora lì.
- Ma si muove, almeno?- chiese Jo, guardandolo dall’altro lato della strada.
- Boh…- rispose Xander.
Erano andati in laboratorio, quel giorno, e l’unica finestra che c’era mostrava proprio quel tratto di strada dove il ragazzo leggeva il giornale: c’erano stati per un’ora, e l’unico movimento che gli aveva visto fare era quando doveva girare pagina.
- A me fa ancora paura.- disse Jo.
- Sì, ma… ci ha invitati a tornare da lui, no?- disse Alis.
- Non senza Nadine!- esclamò il ragazzo, che non pareva desideroso di avvicinare Timmi troppo presto.
Contava sicuramente sul fatto che la ragazza avesse, alla fine delle lezioni, un’ora di palestra in cui si esercitava con squadra di pallavolo, per due giorni di fila alla settimana (senza contare i finesettimana, che passava quasi sempre agli allenamenti), e dunque si attardava sempre un po’ prima di uscire. E, siccome quello era uno di quei giorni, si aspettava di avere un margine leggermente più ampio del solito.
Tuttavia, Nadine li raggiunse dopo pochi minuti. Non si era nemmeno data la pena di cambiarsi la maglietta, ma si era semplicemente infilata i pantaloni sopra gli shorts ed era corsa fuori. Aveva ancora la fascia di spugna attorno alla fronte. Non si era neanche fatta la doccia, pur di uscire prima, e si vedeva: era parecchio sudata e ansante.
- Allora, andiamo?- chiese.
Nessuno rispose.
- Forza…- sbottò - Io non credo che sia pericoloso.-
- Eh… speriamo…- rispose sarcastico Xander, ma fu il primo ad attraversare la strada.
- Ciao.- lo salutò Nadine, quando l’ebbero raggiunto.
Stavolta Timmi mise via il giornale e si alzò dalla moto, guardandoli tutti e quattro direttamente.
- Che onore!- esclamò la ragazza, facendo un inchino - Hai riposto il tuo giornale per noi non una, ma ben due volte!-
Jo mugolò, quasi per avvertire Nadine di non prenderlo in giro. Tuttavia, Timmi fece una smorfia che poteva essere interpretata come un sorrisetto ironico.
- Sì, lo ammetto.- disse - Ultimamente mi sono separato poco dai giornali. Ma è da un pezzo che non so come vanno le cose nel mondo, dovevo aggiornarmi. Sapete…- strizzò l’occhio - … non vorrei restare indietro.-
Pur restando leggermente intimorito da quel tipo, Xander si sentì confortato dal fatto che sapesse fare anche dei gesti amichevoli come strizzare un occhio o scherzare, e un po’ della sua paura si dissipò.
- Allora… chi sei?- chiese, facendosi un po’ di coraggio.
Timmi lo guardò negli occhi e subito Xander sentì il coraggio venire meno. Tuttavia, non abbassò lo sguardo.
- Mi pare di avervelo detto.- rispose.
- Ci hai detto il tuo nome.- precisò Nadine - Ma ancora non sappiamo chi sei davvero.-
Timmi fissò il suo sguardo negli occhi di Nadine, che si sentì avvampare leggermente.
- Giusta osservazione.- annuì lui - Ma se vi dicessi chi sono, fareste fatica a crederci.-
Alis inarcò un sopracciglio da dietro gli occhiali.
- In che senso?- si arrischiò a chiedere.
- Nel senso che non ci credereste.- insistette lui - Meglio che vi facciate bastare le risposte che ho già dato a quel cretino ieri. E farete bene a prenderle anche sul serio…- aggiunse tra sé.
Jo si fece avanti: pur avendo paura di Timmi, non gli andava di essere preso in giro.
- Senti, vuoi deciderti a darci qualche spiegazione, per piacere?-
Timmi lo guardò un momento, poi fece una cosa inaspettata: gettò indietro la testa e rise.
Jo strabuzzò gli occhi ed assunse un’espressione che per poco non fece ridere anche Xander.
- Come mai ridi?- chiese Nadine.
- Bhè…- sbuffò Timmi, riprendendosi - Se davvero volete estorcere informazioni a qualcuno, evitate almeno di chiedere “per piacere”. Suonerà più minaccioso, sapete…-
Nessuno gli rispose.
- Allora, chi sei?- insisté Nadine.
Lui la guardò.
- Dunque…- sembrava che soppesasse le parole - Diciamo che, per adesso, sono quello che vi ha aiutati l’altro giorno.-
Lei sospirò.
- E perché l’avresti fatto?- chiese, decidendo di lasciar perdere.
Timmi inarcò un sopracciglio.
- Che c’è, vi dispiace?-
- No!- esclamò Nadine, spazientita - Ma non capisco perché sei venuto in nostro soccorso… nemmeno ci conosci! Insomma… deve esserci un motivo!-
- Ah, bhè… i motivi sono tanti.- disse lui - Il primo è che mi sembrava che quello meritasse una ripassata, e a me andava di suonarle a qualcuno.-
- Come?- esclamò Jo - Hai pestato sei ragazzi e hai rotto quattro denti… perché ti andava di fare a botte?-
- È uno dei motivi, sì.- annuì.
Xander lo guardò negli occhi con quello che sperava fosse uno sguardo deciso.
- E quali sono gli altri?- chiese.
Timmi lo osservò con un’espressione neutra e tranquilla per almeno un paio di minuti. Nei suoi occhi Xander vide quello che pareva sincero interesse.
- Gli altri, benché meno nobili, ti riguardano tutti.- rispose infine.
 
Accompagnati da Timmi e Nadine, Xander, Alis e Jo camminavano verso casa: Timmi non aveva voluto aggiungere altro che un “vedrai” a ciò che aveva già detto, dopodiché aveva insistito per portare tutti a casa.
Siccome non avevano ragioni per rifiutare e perché tanto erano certi che l’avrebbe fatto lo stesso, non rifiutarono. Siccome la casa di Alis era la più vicina, passarono prima da lei, che li salutò con un “ciao” un po’ preoccupato ed un po’ stanco; poi accompagnarono Jo, quindi toccò a Xander.
- Tu come farai?- chiese a Nadine, prima di entrare nel portone.
Lei infatti abitava praticamente dall’altra parte della città e, senza un mezzo di trasporto, avrebbe impiegato minimo un paio d’ore a raggiungere la sua casa. Prima che potesse rispondere, intervenne Timmi.
- La porto io.-
Tutti e due si voltarono a guardarlo.
- Come?- chiese lei.
- Inizia a fare tardi.- spiegò Timmi, voltandosi ed avviandosi verso la scuola, le mani in tasca - Ed il prossimo autobus passa tra quasi un’ora. Non mi sembra il caso di lasciarti a piedi proprio adesso.-
- Guarda che so badare a me stessa!- gli protestò dietro lei, rossa in faccia.
Timmi mosse una mano quasi a dire “come ti pare”, senza voltarsi.
- Per me dovresti aspettare l’autobus.- disse Xander, tirando fuori le chiavi di casa.
- Non sono così stupida da rifiutare un passaggio per una questione di orgoglio.- rispose Nadine.
- No è per l’orgoglio che te lo dico.- ribatté pacato lui.
- Non dirmi che ti fa ancora paura!- fece lei, stupita.
Xander si strinse nelle spalle.
- Un po’.- ammise, entrando nel portone - E poi, è comunque un estraneo, no?-
Sospirando esasperata, lei si allontanò.
 
- Non ho un secondo casco.- disse Timmi, sganciando quello che aveva dalla catena - Ma ho la testa dura.- e lo passò a Nadine.
- Grazie.- disse lei, indossandolo.
Montarono entrambi e partirono. Nadine si strinse a Timmi per resistere all’accelerazione, ed il lungo codino del ragazzo ondeggiò nell’aria.
- Ma ti tingi i capelli?- gli chiese.
- No.- gridò lui in risposta, per farsi sentire sopra il rombo del motore - Li ho così punto e basta.-
Continuarono ad andare per qualche minuto, quando Nadine si accorse di non aver detto a Timmi dove abitava.
- Non sai la strada!- esclamò - Come sai dove andare?-
- Lo so perché conosco il percorso dell’autobus. Lo sto seguendo a ritroso. Dimmi dove devo fermarmi.-
Stupita, Nadine lo fece accostare accanto ad un baracchino parapioggia dopo circa una decina di minuti.
- Grazie.- gli disse, levandosi il casco e porgendoglielo - Ma hai davvero imparato a memoria il percorso dell’autobus?-
Lui annuì senza sorridere.
- Pazzesco… e perché l’avresti fatto?-
Timmi si strinse nelle spalle.
- Un giornale, io, lo finisco in un’oretta.- spiegò - Dovevo pur passare il tempo.-
- E l’hai passato studiando il percorso che l’autobus fa da casa mia fino a scuola?-
- No. Ho studiato il percorso dalla stazione centrale a scuola e ritorno.- rispose.
Ora Nadine spalancò la bocca, la richiuse e scosse la testa: era allibita.
- Quindi tu… cioè… hai… insomma… questa è una cosa….- balbettò, incapace di trovare una qualsiasi parola adatta.
- Non lo è, quando hai una memoria eidetica.- la contraddisse Timmi - Ricordo tutto ciò che vedo.- Nadine lo guardò per qualche minuto.
- Davvero non ti capisco.- disse - Sei un tipo strano: aiuti gli altri senza motivo, ti studi le cose più impensabili, non rivolgi la parola praticamente a nessuno… mi fai venire mal di testa, accidenti!-
Lui la guardò con quella che le parve una lieve sorpresa in faccia.
- Non la pelle d’oca?- chiese.
- No!- esclamò lei - Perché dovresti?-
Timmi non rispose e cominciò ad infilarsi il casco.
- Ehi, senti…- provò Nadine - Ti va un… un caffè?-
Il ragazzo si voltò a guardarla, il casco mezzo infilato.
- Io non bevo caffè.- rispose.
- Allora… una cioccolata calda! A tutti piace la cioccolata calda!-
Timmi rimase immobile per un po’, vagamente stupito.
- Perché vuoi prendere da bere con me?-
- Bhè… voglio sdebitarmi in qualche modo.-
- Ho già detto che non ce n’è bisogno.-
- Lo so, ma… voglio farlo lo stesso.-
Lui rimase in silenzio un altro po’.
- I tuoi genitori si staranno chiedendo dove sei.- osservò.
- No. Ho detto loro che avrei fatto tardi. Se mi va di tornare ancora più tardi, basta che gli telefono per dirgli che ceno fuori.- rispose lei.
Il ragazzo inarcò un sopracciglio.
- E non obbietteranno?-
Nadine scosse la testa.
- Non tanto. Si fidano di me.-
Timmi si tolse il casco.
- E si fiderebbero di me?-
 
Dieci minuti dopo, i due si erano rintanati in un bar dall’aspetto pulito e luminoso, dove Nadine andava spesso, siccome il posto era carino e non stava nemmeno tanto lontano da casa sua. Sedevano al lucido banco di formica, con due belle tazzone di cioccolata fumante davanti: Timmi ne aveva ordinata una normale, mentre Nadine l’aveva voluta allo zabaione con la panna, a cui aveva aggiunto delle stelline di zucchero e polvere di cacao.
- Che senso ha…- commentò Timmi - … prendere una cioccolata tanto complicata? Non ne basta una normale?- chiese.
- Ma questa è normale.- rispose Nadine.
- Ci hai messo la panna, le stelline di zucchero ed il cacao… e poi non è nemmeno cioccolata!- insisté lui - È zabaione caldo! Non ha niente a che fare con la cioccolata!-
Nadine, anziché spazientirsi, rise.
- Sei proprio strano, lo sai?-
- Ah, io sarei quello strano?- sbottò lui, buttando giù qualche sorso di cioccolata fumante.
Lei strabuzzò gli occhi: doveva essere praticamente bollente, quella roba, e lui la mandava giù come se fosse aranciata. Tuttavia, non fece commenti e prese qualche cauto sorso dalla sua osservando nel frattempo il nuovo e strano amico.
- Sai…- disse, quando ebbe posato la tazza - … per qualche motivo, ho idea che tu ci conosca bene… tutti e quattro noi. Insomma, Alis, Xander, Jo e me. Ho ragione?-
- No.- rispose lui, separandosi dalla sua, lo sguardo fisso davanti a sé - Conosco soltanto Xander. Voialtri, senza offesa, non m’interessate affatto.- fece una pausa, riflettendo - Di te, per esempio, so solo che non puoi avvicinarti ai ragni senza svenire.-
Lei lo guardò stupita.
- Cosa?- chiese - Ma tu… come fai a sapere…?-
- Sono stato davanti a quella scuola per più di due settimane.- rispose Timmi - Avrò pure imparato qualcosa. Una volta ti ho vista, mentre eri alle prese con un ragno.-
Quasi fosse stato sempre lì, pronto ad uscire, le balenò davanti agli occhi il ricordo di un ragno che si era arrampicato sulla maniglia del portone della scuola, poco più di una settimana prima. Lei era stata presa da una crisi isterica e ad Alis c’erano voluti dieci minuti buoni per calmarla, malgrado l’aiuto di un’insegnante.
- Sì, bhè… ecco…- balbettò imbarazzata, avvampando - Io… insomma, è aracnofobia… ha origini infantili… da piccola, sai… sono caduta in una fossa e… ero in campagna, capisci… ed era piena di ragni… la fossa, non la campagna… insomma, ci sono rimasta per ore…-
- Non ti vergognare.- disse lui - Non c’è motivo.-
Nadine interruppe il balbettio incoerente.
- Ah no?-
- No.- sorseggiò ancora la cioccolata - Solo gli stupidi non hanno paura.-
- Quindi io…- chiese Nadine - … cosa sono?-
- Non lo so.- ammise Timmi - Come ho detto, non ti conosco. Comunque, come si dice in tanti film pieni di cliché, i coraggiosi non sono coloro che non hanno paura, ma bensì coloro che affrontano le paure. Non c’è bisogno di vincerle, basta saperle affrontare. Ne conosco un po’, di gente così.-
- Ah…- fece lei, stupita - E tu lo sei? Coraggioso, intendo.-
Timmi non rispose subito, ma continuò a bere la sua cioccolata.
- No.- disse - Non sono coraggioso. Posso farlo pensare, ma non lo sono per niente.- sospirò, prese un altro sorso e continuò - Il tuo amico Xander è coraggioso.- disse a sorpresa.
- Xander?- esclamò lei.
Il ragazzo annuì.
- Lui ha affrontato due volte le sue paure: la prima quando mi ha difeso davanti ad un’intera banda di mocciosi viziati e molto più forti di lui. La seconda, invece, quando ha sostenuto il mio sguardo, pur avendo paura di me.-
Nadine sbuffò una risata.
- Lui non ha paura di te.- mentì - È solo che… non ti conosce, ecco.-
- Neanche tu mi conosci.- replicò Timmi - Eppure mi parli come parleresti ad un tuo amico.- la guardò - Inoltre, menti per farmi stare meglio.-
- Cosa?- chiese lei, avvampando ancora.
- Tu mi hai detto che Xander non ha paura di me, mentre io so che non è vero.- spiegò, facendo un sorrisetto - Io non gli piaccio. Gliel’ho letto negli occhi, so che gli faccio paura, e lo stesso vale per gli altri. Tuttavia, non è una cosa imprevista.- tornò alla sua cioccolata, ormai quasi finita - Tanti hanno paura di me.-
- E… come mai?-
Lui la guardò con un’espressione metà incredula, metà divertita.
- Scusa, ma ieri ascoltavi o eri distratta?-
- Già…- borbottò lei - Scusa… ho fatto una domanda stupida.-
Timmi scosse la testa.
- Non importa. C’è tanta gente che non tiene conto di molte cose importanti, in giro… alcuni nemmeno ripensano alle tragedie passate, ma solo a ciò che temono nel presente.-
- Per esempio?-
- Mmmh…- fece lui, pensieroso - Ecco… per esempio… una strage che è avvenuta una ventina d’anni fa.- rispose - Fu ribattezzata come “la Carneficina di Sleepy Creek”: un’intera cittadina distrutta, più di mille persone morte e nessun sospettato su cui indagare.- sorseggiò ancora la cioccolata - Ha fatto molto scalpore, un tempo, e poi più nessuno a lavorare sul caso: hanno lasciato perdere, dichiarando che la pista era fredda.- scosse la testa - Tuttavia, nessuno ci ripensa mai. Tutti preferiscono aver paura di ciò che vedono e non capiscono, anziché di quello che non vedono ed è apparentemente lontano da loro… anche se magari potrebbe essere nascosto tra la folla.-
Calò il silenzio, rotto solo dal chiacchiericcio lì attorno.
- Chi è che avrebbe paura di te?- chiese alla fine Nadine.
Timmi si strinse nelle spalle.
- Tutti.- rispose, evasivo.
- Ma chi sono questi tutti?- insisté lei.
Lui sospirò, apparentemente scocciato.
- Inizio a odiare le cioccolate calde, sai?- disse, anche se aveva un’espressione paziente - Vedi, quello che ho fatto ieri lo faccio spesso. A botte, intendo. Alla lunga, la cosa tiene lontane le persone.-
- Mi sembra una cosa un po’ triste.- osservò Nadine.
Il ragazzo scosse la testa.
- Ci sono abituato. E poi, tutto sommato, non posso dargli torto. L’isolamento è più di quel che merito.-
Seguì un istante di silenzio. Poi, senza esitazione e senza nessun preavviso, Nadine diede a Timmi uno schiaffo.
- Non ti azzardare mai più a ridirlo.- ringhiò.
Lui, un po’ sorpreso, un po’ divertito, si stava massaggiando la guancia e non rispose subito.
- Sai cos’è successo all’ultima persona che mi ha schiaffeggiato?- chiese.
- Non me ne frega un bel niente di quello che è successo all’ultimo idiota che ti ha colpito.- disse lei, abbassando la mano - Se ti azzardi a ridire una cosa del genere…-
Lui la guardò.
- Perché, cos’è che ti da fastidio?-
- Nessuno merita l’isolamento, chiunque sia.- rispose lei, scuotendo leggermente la testa - Di certo, non tu.-
Timmi sbuffò una risata priva di allegria.
- Tu non sai cos’è che merito. Non sai nemmeno chi sono.-
- E allora dimmelo!- esclamò lei.
Timmi sospirò.
- A tempo debito.- disse. Siccome lei continuava a guardarlo, continuò - Ti prometto che lo saprai. Anche se non dovrei dirtelo, sono certo che presto o tardi lo verrai a sapere.-
- Ah, sì?-
- Sì. Che io lo voglia o no. Dubito di poterci fare granché, se ho capito che tipo è quello Xander.-
Per qualche minuto ancora rimasero nel bar, poi Nadine tornò a casa, alquanto confusa: chi era Timothy Anderson, e cosa ci faceva lì? E, soprattutto, perché non meritava niente di meglio dell’isolamento?

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Capitolo 3
*** Cap. 3: Sommo Concilio e sommo pericolo ***


Per ancora tre giorni Timmi rimase davanti alla scuola, e praticamente niente cambiò nel suo atteggiamento. L’unica differenza riscontrabile fu che ogni tanto faceva dei lievi cenni di saluto a Xander e ai suoi amici, o che talvolta scambiava un paio di parole con Nadine.
I quattro ragazzi fecero ogni sorta di congettura su ciò che poteva volere Timmi da loro, ma erano tutte così poco probabili che decisero di lasciar perdere molto presto. Chiedergli qualcosa, inoltre, era perfettamente inutile, quindi non c’era alcun modo di saperne di più.
Tuttavia Alis, che a differenza degli altri tre non aveva voluto arrendersi, passò un’intera giornata a pedinare il ragazzo, dopo la fine dell’orario scolastico, con l’unico risultato di scoprire che abitava al piano terra di un edificio a cinque piani, in quello che una volta probabilmente era stato un garage, ma che era poi stato riadattato per viverci dentro. Oltretutto, a sentir lei, un paio di volte le era parso che si fosse voltato a guardare, quasi volesse essere certo che fosse ancora lì.
- Ci sta prendendo in giro!- decretò Jo quella sera, mentre lui, Xander e Nadine si erano rintanati in camera di Alis con la scusa di “studiare insieme”, quando in realtà stavano parlando di Timmi.
- Tu dici?- fece Nadine, poco convinta - Io non credo... ci ho parlato, l'altra sera, e non mi è sembrato che stesse scherzando.-
- Andiamo, è ovvio!- sbottò lui - Hai una spiegazione migliore, forse? Ha anche lasciato che Alis lo seguisse… non gliene importa nulla, è evidente!-
- Non credo che mi stesse prendendo in giro.- ribatté Alis - Voleva che lo seguissi, forse.-
- È uguale!- insisté lui.
Xander incrociò le braccia dietro la testa e non disse niente, appoggiandosi meglio allo schienale della sedia, parzialmente disinteressato: la sola idea di scervellarsi su quella faccenda gli dava l’emicrania.
Non gli andava di immischiarsi in cose che non promettevano niente di buono, e infastidire Timmi sembrava proprio una pessima idea. Meglio lasciarlo stare.
- Xander?- lo chiamò Jo - Ehi!- esclamò, quando lui non rispose.
- Cosa?-
- Ti ho chiesto che ne pensi.-
Lui si strinse nelle spalle.
- Sinceramente non mi importa più di tanto.- ammise - Lui non vuole dircelo, quindi lasciamo perdere.-
Jo lo guardò a bocca aperta.
- Sei pazzo?- chiese con voce strozzata - Ha detto di essere qui per te!-
- E allora?-
- Come, “e allora”?-
- Piantatela.- sbottò seccata Alis - Non mi pare il momento. Siamo qui per studiare, no?-
- Credevo che volessi parlare.- disse Nadine.
- Sì, lo volevo, ma mi pare ovvio che qui non ci caviamo un ragno dal buco!- esclamò, scoccando un’occhiataccia a Xander.
Sbuffando, Jo prese i libri e li aprì di malavoglia.
- Oggi che giorno è?- chiese scocciato, cercando la data giusta sul diario.
- Venti novembre.- rispose Xander - Il mio compleanno.-
L’affermazione non suscitò alcuna reazione: lui non festeggiava mai i compleanni, se non in casa, con i suoi genitori, ed il tutto non andava mai oltre la torta, un regalo ed una canzoncina. Un paio di volte, siccome si era sentito particolarmente in vena, aveva offerto una pizza agli amici, ma niente di più.
Non vedeva perché scaldarsi tanto per una cosa che durava appena due ore e poi passava… o anzi, che tanto tornava ogni anno.
- Proprio un bel regalo, hai avuto…- disse Jo, guardando il giorno dopo sul diario - Compito di scienze… sai che barba…-
Studiarono praticamente tutto il pomeriggio, fino a che il sole non cominciò a tramontare. Siccome Nadine era un anno avanti a loro ed aveva ottimi voti, più che studiare aiutò loro tre.
Quando finalmente fu il momento di tornare a casa, il cielo era scuro e l’unica luce solare rimasta era quella di un paio di raggi non ancora scomparsi. Nadine avrebbe dormito da Alis, così da non dover tornare fino a casa sua.
- Ci vediamo domani.- disse stancamente Jo, agitando la mano.
- Sì, ciao.-
Xander proseguì da solo per un bel tratto di strada, mentre il sole spariva completamente dietro la linea dell’orizzonte. Durante il tragitto non incontrò nessuno, ed il silenzio era rotto soltanto dai suoi passi sull’asfalto e da un lieve ticchettio, proveniente dal palazzo accanto a cui stava passando, simile a dei bastoncini che toccavano qualcosa di duro. Il rumore di un videogioco, forse, o qualcosa che cadeva a terra.
Un paio di clacson risuonarono in lontananza, ma dopo pochissimo l’intera città tacque: era piccola, dopotutto, e a quell’ora tutti erano a cena, o addirittura già a letto. Non c’era nessuno in strada.
Continuando a camminare, il ragazzo si rese conto che il ticchettio che aveva sentito poco prima non diminuiva affatto, ma anzi si intensificava, si faceva sempre più nitido e frenetico, come se fosse il rumore di una serie di passi che si affrettavano, avvicinandosi a lui, finché… improvvisamente, si fermò.
Leggermente sorpreso (ma anche un po’ confuso e turbato), Xander si fermò a sua volta, e forse fu proprio per quello che si accorse della piccola pioggia di calcinacci e polvere (dovuti ad un intonaco scrostato e umido) che gli impolverò i capelli. Pulendoseli con la mano, alzò la testa per vedere cosa fosse successo.
Ciò che vide gli gelò il sangue.
 
Una creatura assurda era aggrappata alla parete, quasi come se fosse un ragno mostruosamente grande, ma terribilmente più brutto: totalmente fatto d’ossa candide, senza pelle o organi, aveva un cranio dall’aspetto umano, ghignante e spaventoso, attaccato ad un collo di vertebre innaturalmente lungo e disarticolato; innumerevoli braccia, terminanti in altrettante mani, erano collegate a quella che somigliava ad una cassa toracica a forma di sfera stretta al centro da un anello invisibile, che lo faceva sembrare una specie di enorme otto.
Se quello fosse stato un cartone animato, probabilmente avrebbe riso, ma in quel momento l’unico suono che gli veniva in mente era un grido di terrore che non riuscì ad arrivare alla bocca.
L’essere, qualunque cosa fosse, fissò le sue nere orbite vuote negli occhi di Xander ed aprì le fauci dai denti lunghi e scheggiati. Il ragazzo fece un passo indietro e la cosa si mosse con lui, cominciando lentamente a scendere, con quel suo suono caratteristico:
tichitichitchi… tichitichitchi… tichitichitchi…
A Xander vennero i brividi. Indietreggiò ancora e la creatura cominciò a scendere in strada, appoggiandosi saldamente alle molte braccia artigliate, ammaccando il tettuccio della macchina su cui si calò e poi rompendole il parabrezza con il suo solo peso mentre raggiungeva il suolo.
Con fare lento, ma deciso, iniziò ad avanzare verso di lui, continuando a ghignare. Xander finalmente riuscì a trovare quel briciolo di lucidità necessaria per voltarsi e cominciare a correre verso casa, ben deciso a mettere quanti più chilometri possibili tra lui e quella cosa.
La creatura, tuttavia, non pareva intenzionata a lasciarlo andare: con un solo balzo fu di nuovo davanti a lui, che sussultò e fece rapidamente qualche passo indietro, finendo lungo disteso per terra. Si rialzò in fretta e cominciò a correre nella direzione opposta: la casa di Alis era più vicina, si sarebbe rifugiato lì.
All’improvviso, si sentì tirare per le spalle, ed un rumore di stoffa rotta gli disse che il suo zaino era stato brutalmente lacerato.
Fu buttato indietro per un paio di metri, mentre libri e penne finivano per terra. La creatura avanzò lentamente, emettendo un verso acuto, come di un gesso scheggiato contro la lavagna.
Xander, seduto al suolo, paralizzato dal terrore, la guardò avvicinarsi: il mostro era vicinissimo. In un solo istante l’avrebbe afferrato e fatto a pezzi con le innumerevoli braccia, o lacerato con i denti affilati…
Qualcosa si gettò sulla creatura e la spinse con forza di lato con una spallata, mandandola zampe all’aria contro la macchina di poco prima, che si ammaccò ancora più pesantemente per l’urto (anche se, in compenso, il tettuccio tornò quasi alla normalità). Xander alzò lo sguardo sul suo salvatore e lanciò un breve grido di sorpresa: era Timmi.
 
Mentre la cosa si rialzava dimenandosi, il ragazzo mosse due passi verso di lei, mettendosi davanti a Xander.
- Tu lo sai chi sono.- disse calmo al mostro - Quindi sai anche che qui, per te, c’è solo la morte.-
Mise la mano destra sul fianco sinistro e Xander notò che, appeso al panno che gli faceva da cintura, portava una specie di sottile cilindro nero, lungo circa una ventina di centimetri.
Lo scheletro non parve aver sentito e lanciò ancora quel suo verso stridulo, lanciandosi contro il suo nemico. Timmi, con una velocità impressionante, strinse la mano attorno al cilindro, che improvvisamente si illuminò e si allungò in una specie di fiamma bianca, e colpì dal basso verso l’alto, facendo poi tornare il cilindro al suo posto. Il mostro fu colpito in pieno da quello che parve il colpo di una potente arma, frantumandosi in mille pezzi con un ultimo, sonoro stridio.
Come se tutto ciò fosse la cosa più normale del mondo, Timmi si voltò verso Xander, che era ancora seduto a terra, la bocca aperta e gli occhi spalancati, simili a due fanali e fissi sul ragazzo davanti a lui.
- Tutto bene?- gli chiese, assolutamente indifferente al piccolo scontro con il mostro.
Xander cercò di articolare una qualche parola, ma tutto ciò che uscì dalla sua bocca fu una serie di versacci incoerenti. Timmi attese con pazienza che si riprendesse a sufficienza da chiedere:
- Tu… chi accidenti sei?-
- Io sono quello che ti tiene in vita.- rispose con tono neutro - Sono la tua sola speranza di vivere. In breve, l’unica persona di cui ti possa fidare.-
Xander si alzò in piedi, attonito.
- Come? Chi saresti tu? E poi… quell’affare!- esclamò - Cos’era?-
- Chi, quello?- fece Timmi, gettando un’occhiata ai frammenti di osso sparsi dietro di lui - Oh… nessuno… solo un Demone Scheletro.-
- Un… un che?-
- Un Demone Scheletro.- ripeté Timmi - Ed ha un solo potere, che non è proprio da buttare, visto che è l’invulnerabilità. L’unico modo per farlo fuori è con la luce del giorno… che al momento scarseggia, come vedi.-
- Ma tu… non l’hai ucciso?-
Timmi scosse la testa.
- Naaaah…- sbottò - È solo una cosa momentanea…-
Aveva appena finito di parlare che subito le ossa iniziarono a dibattersi sul terreno, cercando ritornare insieme, ricomponendosi fino a ricostruire daccapo il mostro scheletrico, che lanciò uno dei suoi gridi laceranti.
- Appunto.- disse Timmi, voltandosi.
La creatura gli saltò addosso, e lui la colpì ancora, rapidamente, con il misterioso cilindro, mandandola di nuovo in mille pezzi.
- Ora, io posso farlo fuori tutte le volte che vuoi…- disse, tornando a voltarsi verso Xander - … tuttavia, non è consigliabile: se tendi l’orecchio, ti renderai conto che ne stanno arrivando altri… tanti altri.-
Il ragazzo ascoltò con attenzione, e si rese conto che era vero: una miriade di ticchettii si stava avvicinando, praticamente da tutte le direzioni. Sentì che stava sudando freddo.
- Vieni.- gli intimò Timmi - Ho la moto qui vicino.-
Cominciò a correre, e Xander lo inseguì più veloce che poté. Intanto, dai vicoli e dai tetti degli edifici, cominciarono a spuntare fuori molti altri demoni, tutti fatti di ossa ticchettanti, lanciando quel loro verso stridulo che faceva gelare il sangue.
- Ma perché nessuno si affaccia?- chiese a Timmi, correndo a più non posso.
- Perché nessuno li vede o li sente!- rispose lui, rallentando per permettergli di stare al suo passo (era dannatamente veloce) - A parte noi, ovviamente.- ed aggiunse qualcosa che somigliava ad un “incanto occulto della malora”.
Due di quei mostri si pararono davanti ai due con un balzo, e Timmi le colpì col suo cilindro, mandandoli in frantumi sull’asfalto. La moto era proprio lì, ed un casco aspettava di essere infilato, appeso al manubrio.
- Prendi!- esclamò Timmi, lanciandoglielo ed inforcando la moto.
Xander se lo mise e montò dietro di lui.
- Ora tieniti forte!- ordinò, mettendo in moto e partendo con uno stridore di gomme da far paura, sollevando una gran quantità di fumo.
 
Nella corsa travolsero un’altra di quelle creature, che si spezzò letteralmente in due. Molte altre cominciarono a correre per stargli dietro, e non solo sulla strada: alcune si aggrappavano alle pareti, altre saltavano da un tetto all’altro, affollando tutto lo spazio lì attorno, cercando di circondarli.
Xander, ben stretto alla schiena di Timmi, si voltò per guardare e gli venne la nausea: uno spettacolo spaventoso, fatto di ossa danzanti e ghigni diabolici, li stava inseguendo con ferocia animalesca, guadagnando terreno ad ogni passo.
- Si avvicinano!- urlò.
Timmi diede gas, distanziando i mostri, che però non si diedero per vinti, ma raddoppiarono gli sforzi per riuscire a prenderli.
- Cosa succederà se ci prendono?- chiese, disperato.
- Secondo te?- gridò di rimando l’altro - Ma perché fate tutti domande idiote?- borbottò quasi tra sé.
Davanti a loro, molte altre di quelle creature stavano sbarrando la strada principale, ammassandosi le une sulle altre, in un disgustoso brulicare di ossa e membra.
- Cazzo…- imprecò a bassa voce Timmi.
Sgommando, sterzò con forza verso destra, imboccando una stradina secondaria stretta e senza aperture laterali. Sul fondo era chiusa da alcune assi di legno, e lui staccò una mano dal manubrio e prese, da una tasca, una piccola boccetta piena di un liquido rossiccio. La lanciò verso la barriera, e quella esplose in mille schegge sottili, sgombrando la via, che continuava ancora a dritto.
La percorse per un bel tratto, fino ad arrivare nuovamente nella Main Street, dove girò a sinistra. Xander si guardò indietro: i mostri, pur presi alla sprovvista, si stavano dando da fare, sbucando da tutte le parti.
- Sono un’infinità!- esclamò.
Timmi non rispose, ma sterzò per evitare che una di quelle cose, che si era lanciata dal tetto di un palazzo, gli finisse addosso e li schiacciasse. Dritto davanti a loro c’era un camion di una ditta di surgelati, parcheggiato di fronte ad un cantiere di riparazione della strada, dove una ruspa ingombrava l’intera corsia di marcia con la sua pala. Alcuni mostri si avventarono sul camion e lo ribaltarono, facendolo finire in mezzo alla corsia, così che la via fosse ostruita.
- Siamo in trappola!- gridò Xander, disperato.
- Non quando mi girano le scatole!- rispose Timmi.
Agguantò un’altra fiala da una tasca, stavolta piena di un liquido violaceo, e lanciò anche questa.
Si infranse contro il rimorchio rovesciato del camion, senza però esplodere come era successo poco prima. Timmi continuò ad andare a tutta velocità, e per un attimo Xander credette che si sarebbero schiantati.
Poi, incredibilmente, accadde qualcosa di assurdo: il metallo sembrò come liquefarsi, mentre un buco si allargava dal punto in cui la fiala l’aveva colpito a velocità spettacolare.
Passarono attraverso il varco, e quello si richiuse poco dopo, alle loro spalle. Ora erano di nuovo liberi di correre.
- Ci siamo quasi!- gridò Timmi, mentre Xander faceva di tutto per non svenire.
Con una brusca sterzata a sinistra si infilarono in una piazzetta dove alcuni mostri erano già accorsi. Svoltando a destra, si diressero poi verso un portone di legno massiccio, le cui due ante si aprivano nel buio. Sgommando, Timmi infilò la moto là dentro, facendone stridere i freni, con Xander che quasi rotolò per terra. Erano entrati.
Rapido come un fulmine, lo strano ragazzo scese dalla moto e si mise davanti alla porta. Dalla strada provenivano rumori inquietanti e voci assai poco rassicuranti che gemevano ininterrottamente con un tono graffiante ed acuto. A Xander ci volle pochissimo per distinguere le parole:
- Muooooriiii…-
- Ma crepate un po’ voi!- sbottò Timmi, togliendo la mitena dalla mano sinistra ed alzando il braccio verso i mostri.
Una grande fiammata di luce, di un vivo arancione incandescente, partì dal suo palmo, investendo le creature, simile a fuoco liquido ed aeriforme allo stesso tempo. Xander dovette coprirsi gli occhi per non rimanere accecato.
Quando si accorse che era tutto finito, Timmi stava richiudendo di nuovo la porta, che aveva una serie di catenacci e di serrature di sicurezza lungo tutta la linea di giunzione dei due battenti. Fatto ciò, prese una pesante trave di legno scuro appoggiata alla parete, e la mise di traverso nelle staffe presenti su entrambe le ante.
- Che ci provino pure, a passare.- commentò - Ho messo personalmente rune protettive sotto la vernice… col cavolo che aprono questa porta!-
Si voltò verso Xander, che si stava guardando intorno: erano in quello che forse una volta era stato un garage, ma che adesso era stato trasformato nel salotto di una casa.
La moto era stata lasciata proprio nel mezzo della stanza, sul pavimento di piastrelle bianche, tra un grosso camino di mattoni ed un divano di stoffa marrone piuttosto consunto.
Non c’erano finestre ed il ricambio dell’aria era fornito da un’apertura nel muro, poco sopra il divano, schermata da una grata e così piccola che a malapena avrebbe potuto passarci un neonato.
Accanto al sofà c’era un ripiano dove riposava un fornetto a microonde ed alcuni fornelli, seguiti da un vecchio frigorifero bianco.
Di fronte alla porta d’ingresso c’era un televisore, un tavolo ed alcune sedie, che erano stati certamente spostati dal centro della stanza per far posto alla moto, quasi fosse stato previsto un arrivo tanto irruento; subito accanto si apriva un’altra port, che probabilmente conduceva al resto della casa.
Quello era il luogo dove viveva Timmi.
 
- Tieni.- disse Timmi, porgendogli un cellulare, dopo averlo fatto sedere sul divano - Chiama i tuoi genitori. Digli che dormi da me. Non puoi tornare a casa, con quei cosi là fuori.-
Le sue parole furono sottolineate dal rumore raschiante che si sentiva provenire dall’esterno, come se qualcosa stesse graffiando il portone. Xander prese il telefono, ma non lo usò.
- Che sta succedendo?- chiese.
- Di tutto.- rispose Timmi, andando verso il frigorifero - Hai fame?- chiese, tirando fuori alcune uova - Io non ho ancora cenato.-
- Dimmi che sta succedendo!- esclamò Xander, alzandosi in piedi.
- Prima chiama i tuoi.- gli intimò Timmi - Se comincio a spiegarti tutto ora, quando avrò finito loro avranno già chiamato la polizia. E non so se avrò la pazienza di spiegargli che non ti ho rapito. Probabilmente li userò come pancetta per la mia cena, conoscendomi…-
Detto ciò, ruppe alcune uova in una padella e cominciò a cucinare. Ben consapevole, ormai, che con lui era totalmente inutile discutere, Xander chiamò casa sua, avvertendo sua madre che avrebbe dormito da un amico, usando come scusa il compito di fisica (- Sai, così lui, che è un po’ più grande, mi può rispiegare alcune cose… c’è quella storia dell’energia cinetica che proprio non capisco…-) e dopo tutta una serie di fastidiose ed infinite raccomandazioni (- Fai il bravo, lavati i denti, ringrazia, bla bla bla…-) restituì il cellulare a Timmi.
- Allora, adesso mi spieghi?- chiese.
- Sì.- rispose lui, coprendo le uova strapazzate con un coperchio - Intanto aiutami a rimettere a posto il tavolo, ti va?-
Mentre spostavano la moto verso la porta, Timmi cominciò il discorso.
- Allora… io non sono una persona come le altre, come avrai capito, e lavoro per una cosa chiamata Sommo Concilio.- disse.
- Sommo cosa?-
- Concilio.- ripeté, andando a prendere le sedie - Ne fanno parte molti esseri magici. Sai, maghi, spiriti, eccetera.-
- Cosa?- esclamò stupito il ragazzo.
- Hai capito.- annuì Timmi, afferrando il tavolo e facendogli cenno di aiutarlo. Xander prese l’altra estremità e lui continuò - È stato fondato diversi anni fa dai cinque Custodi dell’Eden. Esseri potentissimi, sai…-
- I Custodi dell’Eden?- ripeté Xander, senza capire - E cosa sono?-
Timmi sospirò.
- Se dovessi spiegartelo di preciso, rimarrò qui fino a natale.- disse, andando a prendere un paio di piatti - Per cui, ti risparmio la loro storia completa, te ne parlerò un’altra volta. A te interessa sapere soprattutto che si tratta di una specie di società segreta, è impedire che la magia venga scoperta o che interferisca in qualche modo con il tranquillo scorrere della vita di questo mondo.
Si sedette di fronte al ragazzo e gli servì una buona dose di uova, poi prese ad affettare il pane. Nel frattempo, continuò:
- Io lavoro per loro da alcuni anni, anche se è solo la seconda volta che mi mandano da solo.-
- Ehm… io… non ti seguo…- lo interruppe Xander, perplesso.
Timmi sbuffò, appoggiandosi alla sedia, scocciato.
- D’accordo, cos’è che non hai capito?-
- Ecco…- rispose lui - Più o meno… tutto.-
- Interessante, considerato che non ti ho spiegato ancora quasi niente.- sbuffò - Ascolta…- sospirò stancamente - Il Sommo Concilio impedisce alla gente normale di sapere della magia, e si occupa di prevenire catastrofi che hanno a che fare con il nostro mondo per evitare che sconvolga quello umano. Chiaro, adesso?-
Xander non rispose, troppo impegnato a fissarlo allibito. E, forse, anche più pallido del solito.
- Ora, come stavo dicendo…- riprese Timmi - … il mio compito è quello di proteggerti. Non che sia del tutto certo del perché debba farlo proprio io, visto che c’è gente con più esperienza di me…- borbottò, quasi tra sé - Probabilmente, dipende dal fatto che ho un’età vicina alla tua. O è così, oppure si stanno vendicando per quello scherzetto in Nuova Zelanda dell’anno scorso…-
Xander, che non aveva ancora cominciato a mangiare, deglutì a vuoto.
- Ancora non ho capito cosa io…- cominciò.
- Ci sto arrivando. Intanto mangia, o si raffredda.- lo interruppe Timmi.
Lui lo ignorò.
- Allora, il punto è questo: gli attuali Custodi dell’Eden… i capi dei miei capi… non sono gli originali: i primi, creati molto, ma molto, ma moooolto tempo fa, sono impazziti ed hanno cercato di distruggere tutta la razza umana, motivo per cui di recente, più o meno una ventina d’anni fa, sono stati… “mandati in pensione”.-
- Mandati in pensione?- ripeté Xander.
- Terminati, come direbbe Schwarzenegger.- spiegò lui, facendo un cenno sbrigativo - Tuttavia, anche se loro sono morti, non si può dire lo stesso per molte delle cose che crearono.- prese un sorso di birra - Una di queste è il motivo per cui devo badare a te. È chiamata Fornace, ma il suo nome completo è “Grande Fornace Demoniaca”. Non ho la più pallida idea di cosa faccia di preciso, credo non la sappia nemmeno il Sommo Concilio, ma esaminando alcuni documenti redatti dai servitori dei vecchi custodi è saltato fuori che…-
- Fammi indovinare…- lo interruppe Xander, che era comunque alquanto scettico su tutta la faccenda - Se viene utilizzata, distruggerà il mondo, vero?-
- No, si limiterà a cancellarne le forme di vita.- rispose candidamente Timmi, col tono di chi parla del tempo. Mangiò un altro po’ di uova e continuò - Un po’ come l’Apocalisse, credo. Non sono molto ferrato in materia, da quanto ho capito serve a sovvertire l’ordine naturale delle cose. Comunque, ne sappiamo troppo poco per essere sicuri.-
- Se è così pericolosa, perché non la distruggi?- sbuffò Xander.
- Credi che sia scemo?- sbottò Timmi, aggrottando la fronte - Ci abbiamo provato, il suo nascondiglio era indicato sui documenti di cui ti ho parlato, ma quando siamo arrivati non abbiamo trovato nient’altro che polvere e macerie. Qualcuno l’aveva rubata.-
- Rubata?- ripeté Xander, senza capire - Come sarebbe a dire, rubata? Non mi sembra che tu stia parlando di una cosa che si può infilare in tasca, no?-
Timmi si strinse nelle spalle.
- Non lo so.- rispose - A dire il vero, non sapevo neanche che fosse possibile, finché non l’ho visto. In ogni caso, non siamo più in grado di fare niente senza i giusti mezzi. E qui entri in gioco tu.-
- Io?- fece il ragazzo, stupito - In che senso?-
- Semplice.- disse Timmi - I precedenti custodi avevano un senso dell’umorismo molto sadico: quando crearono la Fornace, marchiarono magicamente alcuni esseri umani… credo vengano definiti “Utilizzatori”, con molta fantasia… perché potessero usarla a loro piacimento. Sarebbero stati loro stessi a decidere se far finire il mondo o disattivare quell’aggeggio. Ora, di Utilizzatori, all’inizio, ce n’erano un po’, sparsi qua e là per il pianeta, ma col tempo sono morti o scomparsi. Oggigiorno, siamo riusciti a rintracciarne con certezza solo due: uno è quasi certamente quello che ha rubato ed attivato quell’aggeggio infernale…-
- Attivato? Come sarebbe, attivato?-
Timmi indicò con un cenno la porta, dalla quale proveniva ancora quel rumore raschiante.
- Credi che si facciano vivi tutti i giorni?- chiese.
Xander non rispose.
- L’altro Utilizzatore sei tu.- continuò tranquillo - Non credo che dovremmo preoccuparci dei tuoi genitori, mi sa che hai preso questa cosa dal tuo defunto nonno paterno… sembra che salti le generazioni.-
- E tu che ne sai di mio nonno?-
- Se devo proteggerti, allora devo conoscerti.-
- Proteggermi? E da cosa?- esclamò, alzandosi in piedi - Per quanto ne so io, potresti esserti inventato tutto!-
- Mi sono inventato anche quello?- chiese, indicando di nuovo la porta, da cui ancora provenivano i rumori raschianti degli scheletri.
Xander la guardò un attimo con apprensione, poi deglutì e si sedette.
- Ma perché?- chiese - Com’è possibile?-
- Tutto è possibile.- rispose Timmi - La magia può fare quasi tutto. Chi ha potere sufficiente è anche in grado di manipolare la natura stessa. C’è gente che potrebbe scatenare un tifone. E, se ti stai chiedendo perché tutto questo succede proprio ora, il motivo è che tu sei appena diventato un mago.-
Xander alzò di scatto la testa, guardando Timmi dritto negli occhi.
- Come dici?-
- Un mago.- ripeté lui - I poteri dei maghi che nascono sulla terra iniziano a maturare e manifestarsi verso la tarda adolescenza. A dire il vero, sei anche piuttosto in anticipo sui tempi, per fortuna.-
Il ragazzo inarcò un sopracciglio.
- Ma… cosa accidenti staresti dicendo?- chiese - Io non sono un mago!-
- No. Io non sono un mago.- lo corresse Timmi - Tu, invece, sei un’altra storia. Per adesso non posso dimostrarti un bel niente, ti serve prima un po’ di tempo per imparare a richiamare i tuoi poteri, ma posso garantirti che lo sei eccome. Il Sommo Concilio non sbaglia, su queste cose.-
Xander non rispose, ancora scosso e incredulo. Come poteva essere un mago?
- So che fai fatica a credermi.- sospirò Timmi, interpretando correttamente la sua espressione - Ascolta…- disse, grattandosi pensieroso la testa - Visto che di magia non sai assolutamente niente, non puoi nemmeno usare qualcosa di semplice, e oltre a quei cosi là fuori…- indicò di nuovo la porta - … non ho prove da mostrarti. Puoi solo avere fiducia in me, almeno fino a quando avremo modo di farti usare la magia.-
Xander si passò una mano tra i capelli.
- Non… non ci capisco niente.- gemette.
- Lo so.- rispose lui - Tutta questa storia è parecchio grossa, e anche volendo non potrei lasciarti tornare alla tua vita di sempre.-
- Perché io posso spegnere quell’affare?-
Timmi annuì.
- Quelle bestiacce di ossa che ci assediano ti hanno trovato proprio perché sei un mago.- continuò - La Fornace può sentire dove sono i suoi Utilizzatori, specie quelli con poteri magici.-
Seguì un breve istante di silenzio.
- Quindi… avrei dei… poteri?- chiese il ragazzo, non del tutto certo di poter accettare le sue parole.
- Già. Non chiedermi quali, comunque… potremo saperlo solo con il tempo. Dipende dalle tue attitudini.-
Xander scosse la testa.
- Mi dispiace, non ci riesco… senti, passi per la storia dei mostri…- disse, cercando di ignorare i versi di quelle creature, ancora all’esterno - Insomma… o sto impazzando o li ho visti davvero. Forse posso anche… arrivare a fingere di accettare la storia di questa… Fornace e del tuo Sommo Coso… però non puoi pretendere che ti creda anche sulla storia del mago!-
Lui sbuffò, alzandosi in piedi così in fretta che Xander trasalì. Ignorandolo, si mise a frugare in una tasca interna della giubba, borbottando. Un attimo dopo, ne trasse fuori una delle boccette di poco prima, piena di liquido rosso.
- Se la lanciassi contro una persona normale, salterebbe in aria.- sbuffò - Ma un mago, di solito, è protetto dalla sua stessa magia, e ne esce con appena qualche ustione leggera. Questa è l’unica prova che posso fornirti.-
Per nulla desideroso di essere ustionato, Xander scosse freneticamente la testa.
- No!- esclamò - No! D’accordo, d’accordo, aspetterò! Aspetterò, ma mettila via!-
Lui ridacchiò e ripose la boccetta dove l’aveva presa.
- Scelta saggia… e poi, farebbero saltare in aria me, se lo facessi.-
Non molto rassicurato, Xander fece qualche respiro per calmarsi, sotto lo sguardo parzialmente divertito del suo ospite.
- Quindi… tu sei qui per proteggermi, giusto?- chiese invece.
- Sì.- annuì Timmi - E per farti spegnere la Fornace.-
- Ma hai detto che non sai dov’è.- osservò.
- Per ora.- lo corresse lui - Ma quando lo saprò, ci andremo il prima possibile. Per ora, credo che il suo attuale padrone non sappia ancora bene come si usa, quindi dovremmo avere un po’ di tempo, ma quando saremo lì tu dovrai disattivarla ed io la farò a pezzi. Fino a quel giorno, impedirò a quei simpaticoni là fuori di farti la festa.-
Timmi si alzò in piedi e cominciò a sparecchiare. Xander invece non si mosse da dov’era, incapace di fare alcunché. Alla fine, levò lo sguardo su Timmi, che stava lavando i piatti.
- E ora… che si fa?- chiese.
- Ora dormiamo.- rispose - Domani devi andare a scuola.-
Xander sgranò gli occhi: andare a scuola? Dei mostri fatti d’ossa lo volevano morto, aveva scoperto che la magia esisteva ed uno strano ragazzo di cui non sapeva niente pretendeva di essere il suo protettore! Come poteva pensare alla scuola? Si era addirittura scordato di doverci andare!
- Io…- cominciò a dire, prima che Timmi lo interrompesse di nuovo.
- Devi fare come se niente fosse.- spiegò senza voltarsi - Non ha senso agire ora, e modificare le tue abitudini è rischioso, capirebbero di avere esaurito il tempo e si farebbero più invadenti. Per adesso, penseranno solo che ti tengo d’occhio, ma se pensassero che so dov’è la Fornace…-
- Ma non lo sai, l’hai detto ora.-
- Sì… ma se tu sparissi, penseranno che non è così.- sbuffò lui - Oltretutto, nessuno salta la scuola, se è sotto la mia tutela… a meno che non voglia farsi male.- grugnì con fare leggermente minaccioso - E non preoccuparti per i libri.- aggiunse, anticipandolo - Me ne occuperò io.-
Timmi lo condusse nella stanza attigua, grande più o meno come la prima, dove c’erano solamente un letto grande ed una cassettiera. Un’altra porta si apriva in fondo alla parete di destra.
- Tu dormi qui.- disse il padrone di casa - Se ti serve il bagno, è quella porta laggiù. Io starò sul divano.-
- Ah… ecco… grazie.- balbettò Xander, ancora sgomento.
Timmi lo guardò storto.
- Ringraziami quando sarà finita, se saremo ancora vivi.- sbuffò uscendo.

Stavolta, riga rossa :P. Ancora una volta, c'è da ringraziare Ely79 e BlackBetty, che mi recensiscono e così mi aiutano a migliorare la storia (e questa, ribadisco, ne ha bisogno...). In più, devo ringraziare anche Niki 96, che l'ha aggiunta alle preferite... cosa che proprio non comprendo :P

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Capitolo 4
*** Cap. 4: Specie alterata ***


Chiedo umilmente perdono a tutti quelli che stavano leggendo questa storia in passato, ma ho avuto delle difficoltà a rielaborare il capitolo, per non parlare poi di taaaaante altre cose che hanno influito sulla cosa (come il mezzo miliardo di storie che ho cercato di pubblicare contemporaneamente negli ultimi tempi...). Comunque, adesso cercherò di riprendere con gli aggiornamenti, malgrado questa storia sia decisamente al di sotto del livello delle altre, per certi versi. Ora vi lascio al capitolo.

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Il mattino dopo Xander si svegliò da un sonno agitato, pieno di scheletri assassini e ballerini di conga (Ballerini di conga? Pensò assonnato. Ma che cavolo c’entrano?). Quasi subito si accorse che i suoi libri, che aveva perso durante la fuga, erano in fondo al letto con lo zaino, magicamente rimesso insieme.
Fecero una colazione piuttosto abbondante (Timmi mangiò come se temesse di non poterlo fare mai più), poi andarono fino a scuola in moto, percorrendo le strade di nuovo misericordiosamente prive di mostri. Passarono accanto ad un carro attrezzi che cercava di rimettere in piedi un camion dei surgelati rovesciato e ad un cantiere stradale, fino ad arrivare davanti alla scuola.
Una volta sceso, Timmi prese un giornale da sotto il sedile, lo dispiegò e vi si immerse. Xander lo guardò per qualche minuto: erano ancora soli, e forse era l’unica occasione per mostrare un po’ più di riconoscenza.
- Grazie.- disse - Per avermi salvato ancora… e per avermi recuperato i libri.-
Timmi sbuffò spazientito, senza staccare gli occhi dal giornale.
- Te l’ho già detto, non ringraziarmi.- rispose.
Xander sgranò gli occhi, ma lui si rimise a leggere e lo ignorò completamente. Scuotendo la testa, il ragazzo si allontanò di qualche passo per raggiungere la fermata dell’autobus ed aspettare anche gli altri. Poco tempo dopo venne raggiunto da Jo, Alis e Nadine, assonnati e svogliati come ogni mattina.
- Ciao.- li salutò Xander, avvicinandosi ai tre - Vi devo parlare.-
- Di cosa?- sbadigliò Jo.
- Di Timmi.- rispose.
Alis inarcò un sopracciglio.
- Credevo avessimo deciso di aspettare che fosse lui a parlare.- disse.
- Bhè, l’ha fatto.-
Nadine
- E quando?- chiese Jo.
- Ieri.- rispose Xander - Ma ve lo dico da un’altra parte…-
Avrebbe tanto voluto poter spiegare agli amici cos’era successo la sera precedente, riflettere a mente fredda, sentirsi anche chiamare pazzo e essere indotto a trovare il lume della ragione, ma c’era molta gente, attorno a loro... troppa per parlare liberamente.
Il compito di fisica fu subito alla prima ora, ed andò malissimo sia a Xander che a Jo: il primo era troppo agitato, oltre che impaziente di riferire quanto aveva saputo la sera prima, ed il secondo… va be’, lasciamo stare…
Durante la pausa per il pranzo, i quattro si scelsero un tavolo in sala mensa che garantisse una certa privacy, cosa tuttavia completamente inutile: gli unici che li avvicinavano, un tempo, erano i giocatori di football o altri ragazzi più grandi, e lo facevano solamente per maltrattarli o prenderli in giro, ma da quando avevano avuto quel… piccolo scambio di battute… con Timmi, non si erano più avvicinati nemmeno con un bastone lungo tre metri.
Xander raccontò tutto ai suoi amici, senza omettere niente, pur consapevole di quanto incredibile suonasse tutta la storia: anche lui non riusciva a capacitarsene davvero. Ad ogni parola, i loro sguardi si fecero sempre più allucinati, e Jo rimase addirittura con il panino sollevato in aria, a metà strada tra la bocca spalancata ed il tavolo. Alis si scordò persino di arrabbiarsi per il pessimo lavoro che avevano fatto durante il test. Quando ebbe finito, i tre continuarono a fissarlo senza dire una parola.
- Bhè?- sbottò spazientito - Andiamo, dite qualcosa!-
- Tipo?- chiese Alis, con voce strozzata, gli occhi sgranati dietro le enormi lenti.
- Boh, che ne so… anche “sei pazzo” va bene…-
- Sei pazzo!- esclamò Jo - No, anzi… Timmi è pazzo!-
- Ma non può essersi inventato tutto.- osservò Nadine, col tono di chi cerca di non perdere la calma - Xander ha visto quei cosi, quindi…-
- Isteria di gruppo!- obbiettò Jo.
- Provocata da cosa?- chiese Xander, sarcastico.
- Da… dal compito di fisica!-
Alis scosse la testa.
- Quindi tu dovresti spengere la… fucina?- chiese poi a Xander, come se cercasse un filo logico.
- La Fornace.- la corresse lui.
- Insomma, quello che è…-
Rimasero in silenzio qualche istante, e Xander li guardò uno ad uno, un po’ disperato ed un po’ speranzoso.
- Ma almeno voi… mi credete?- chiese.
- Bhè…- fece Jo, a disagio - Insomma…-
- Io ti credo.- disse Alis - Voglio dire… non è che sia qualcosa che posso dare per vera senza prove… però tu sei stato inseguito, no?-
- Ma certo che lo sono stato!- protestò lui, indignato.
- Ehi, non scaldarti, stavo solo chiedendo!-
Nadine sospirò, ignorando il loro battibecco.
- Credo che oggi farò qualche ricerca.- annunciò - Chi vuole aiutarmi?-
- Ricerca?- ripeté Jo - Come fai a pensare ai compiti in un momento così…-
- Non per la scuola!- esclamò la ragazza - Su Timmi!-
- Su Timmi?- chiese - Che vuoi fare, andare su Google e scrivere “cerca Timmi, Fornace e Custodi dell’Eden”?-
- No.- rispose lei, mentre Xander ed Alis ridacchiavano - Voglio cercare la Carneficina di Sleepy Creek.-
Seguì un breve momento di silenzio stupefatto.
- La… Carneficina di Sleepy Creek?- ripeté Xander, senza capire.
Ne avevano vagamente sentito parlare: era accaduta meno di vent’anni prima, in uno sperduto paesino di circa mille anime; nel giro di una notte, tutti gli abitanti morirono in circostanze misteriose, massacrati da ignoti assassini. A scoprire i corpi furono alcuni turisti che passavano da quelle parti e che chiamarono immediatamente l’ufficio dello sceriffo della contea più vicina.
Le indagini erano partite subito male, poiché nessuna delle tracce organiche era riconducibile ad un qualche sospettato, né erano state trovate impronte di alcun tipo. Le telecamere dei bancomat e dei parcheggi avevano ripreso solo gente urlante che correva a nascondersi da qualcosa che pareva terrorizzarli a morte, poco prima di saltare.
Finì per venire archiviato tra i casi irrisolti, lasciando un gran gelo in chi aveva seguito la vicenda. Col tempo, nessuno si curò più dell’accaduto, che venne rapidamente dimenticato, poiché era troppo orribile da rievocare. Tuttavia, l’efferatezza di quel fatto era stata tale da echeggiare attraverso gli anni, tramite commemorazioni e paragoni. Anche loro tre ne sapevano qualcosina (dannata Wikipedia…).
- Perché vuoi cercare notizie su quella storia?- chiese Alis.
- Perché Timmi l’ha nominata, quando gli ho offerto la cioccolata calda.- spiegò lei - Dapprima non ci ho fatto molto caso, ma adesso vorrei capire il perché. Magari scoprirò qualcosa su di lui.-
Alis si strinse nelle spalle.
- Okay…- disse - Domani non c’è scuola, se vuoi ti aiuto.-
Xander e Jo decisero che avrebbero dato una mano anche loro, perciò si ritrovarono tutti quanti da Nadine quel pomeriggio dopo cena; Alis, Xander e Jo si erano portati i sacchi a pelo, decidendo che avrebbero dormito lì, così da non far andare in giro il loro amico con il buio.
Davanti al computer che c’era nella stanza di Nadine, i quattro aprirono e stamparono un’infinità di documenti relativi all’evento in questione: articoli di giornale, forum di discussione, archivi di chat online, interventi blog, persino referti medici messi in rete da qualche pirata informatico, e quant’altro riuscirono a trovare. Ci vollero ore ed ore di lettura, costellate dai commenti di tutti:
- Qui dice che è stata presumibilmente opera di una persona sola… non è possibile, nessuno può ammazzare mille persone!-
- Questo è un referto del coroner… bleah, che schifo… ritrovati tutti a pezzi, è orribile…-
- “… secondo gli inquirenti, la strage, avvenuta ad opera di ignoti, si è consumata in una sola notte, ma non si conoscono i dettagli su quanto è avvenuto. Pare ovvio, tuttavia, che il colpevole verrà condannato ad una mezza dozzina di ergastoli nel giorno stesso in cui verrà preso…” questo non serve a niente…-
- Sentite qui!- esclamò Nadine all’improvviso, animandosi - Questo è diverso!-
- Diverso in che senso?- chiese Xander.
- Ecco, ascoltate: “… ad opera di ignoti,bla bla bla,mille persone, bla bla bla, famiglia scampata perché a Phoenix, bla bla bla, un solo superstite all’intero massacro!”-
- Cosa?- esclamò Xander, cercando freneticamente tra i suoi fogli, sparsi sul pavimento - Ma qui non parla di superstiti!-
Jo strappò l’articolo di mano a Nadine e lo lesse ad alta voce, con Alis che sbirciava da sopra la sua spalla.
- “… l’unico sopravvissuto, oltre ad una famiglia di tre persone, che in quel momento si trovava a Phoenix, è un bambino di quattro anni, la cui identità non è ancora stata confermata. Ritrovato in un lago di sangue, affamato e terrorizzato, nascosto in un armadio, sarà sottoposto ad un’accurata perizia psichiatrica ed interrogato su quanto ha visto quella notte”. Non dice altro su di lui.-
- A quando risale?- chiese Nadine.
- E che ne so!-
- C’è la data, Jo.- osservò pazientemente Alis, allontanandosi dall’articolo - È di poco successivo al fatto.- disse.
- Strano…- commentò Xander - Perché non se ne parla da nessun’altra parte?-
- Boh.- disse Nadine - Ma per lo meno, è un inizio. Continuiamo a cercare.-
Ripresero il lavoro ma, per quanto si sforzassero, non scoprirono nient’altro sul bambino in nessuno dei file aperti o stampati fino a quel momento.
Fecero un’altra ricerca in rete, questa volta cercando proprio questo bambino, ma non trovarono altro che l’articolo che già avevano letto. Quando finalmente decisero che era il momento di arrendersi, la mezzanotte era passata da un pezzo.
- Secondo voi, cosa ne è stato, di… di guel…- sbadigliò Jo - … bambino?-
- Mah…- disse Xander - Magari è finito in un qualche orfanotrofio…-
- O in un manicomio.- suggerì Jo - Dopotutto, ha subito un trauma tremendo.-
- O forse è morto. Insomma… io non credo che sarei sopravvissuto ad uno shock del genere.-
Alis sospirò, stendendo il proprio sacco a pelo.
- Uao…- disse con scarso entusiasmo - Certo che siete proprio lenti, tutti e due.-
I ragazzi la guardarono, mentre Nadine veniva fuori dal bagno.
- Di cosa stai parlando?- chiese Xander.
- Di Timmi.- rispose lei, scocciata - Andiamo… Nadine sospetta che abbia un qualche legame con questa storia, no?- e guardò l’amica, che annuì.
- Storia che è accaduta quattordici anni fa.- continuò lei, sedendosi sul proprio letto - Quattordici più quattro fa diciotto. Questo cosa vi dice?-
Jo e Xander si scambiarono un identico sguardo stupito e orripilato.
- Aspettate…- disse lentamente Jo - State dicendo che… quell’articolo parla di lui?-
- Potrebbe essere.- ipotizzò Alis - Ammesso e non concesso che abbia davvero qualcosa a che fare con quegli avvenimenti.- aggiunse, infilandosi nel sacco a pelo.
- Già, e magari ha ammazzato lui tutta quella gente…- ridacchiò Jo, incredulo, sistemando il proprio sacco a pelo.
Nessuno gli andò dietro, e smise quasi subito.
- Cosa?- esclamò - Dite sul serio?-
- A parte il fatto che finora hai parlato solo tu…- disse Xander, che ancora non aveva iniziato a sistemare proprio niente - ... comunque potrebbe essere, non ti sembra?-
- Secondo Xander ha affrontato quei… cos’erano?- chiese Nadine, aggrottando la fronte.
- Demoni Scheletro.-
- Ecco, appunto… non pensi che possa essere in grado di fare un… macello come questo?- osservò, sollevando una delle immagini che avevano stampato poco prima.
- E sarebbe stato mandato a proteggere lui?- chiese Jo, facendo un cenno verso l’amico - Bhè, chiunque siano questi tizi del Sommo Coso, non mi sembrano molto intelligenti a spedirlo qui…-
- Piantala, Jo.- sbuffò Nadine - Sentite, ora suggerisco di andare a dormire…domani proverò a parlarne con lui, e vedremo cosa mi dirà.-
Tutti la guardarono come se fosse ammattita.
- Cosa?- chiese Jo - Parlargli? Sei pazza?-
- No…- grugnì lei, inacidendosi - Senti, non intendo né provocarlo né farlo arrestare. Gli parlerò e basta. Fino ad ora ha preso a pugni qualche idiota e basta, e ha salvato Xander… non mi sembra una persona tanto irragionevole.-
- A me sembra un pazzoide.- brontolò Jo.
- Si, bhè…- disse Nadine - Avrei una gran voglia di risponderti, ma adesso ho troppo sonno per farlo. Quindi, mettiti a dormire e piantala di rompere, d’accordo?-
Ma Alis scosse la testa.
- No. Non siamo d’accordo.- disse - Non puoi restare da sola con lui… è una cosa troppo grossa, questa.-
- E allora cosa proponi?- chiese Xander.
Lei ci pensò su un attimo.
- Portarlo al parco.- decise - Un luogo pubblico sarà più sicuro… e noi ci apposteremo lì vicino. Che ne dite?-
Jo e Xander si scambiarono nuovamente un’occhiata perplessa.
- Ehm…- fece Xander - E… se dovesse… ecco… incavolarsi?-
- Allora prega che si ricordi di doverti proteggere…- brontolò Jo.
 
***
 
Il mattino dopo trovarono Timmi proprio di fronte alla casa di Nadine, sulla sua moto, a leggere l’ennesimo giornale. Nonostante il sonno, i quattro si erano svegliati presto e, mentre Xander, Alis e Jo fingevano di tornare a casa, Nadine si avvicinò al ragazzo, che si stava preparando ad andarsene.
- Aspetta…- lo chiamò, correndogli incontro - Devo parlarti.-
Timmi, che stava per infilarsi il casco, annuì e si liberò le orecchie dall’ingombrante protezione.
- Non un’altra cioccolata!- la ammonì - No, perché l’ultima, se devo essere sincero… mi ha lasciato il segno, se capisci che intendo.-
- No.- rispose lei, ignorando il suo ghgno - Stavolta andiamo al parco.-
Lui sospirò, guardando l’autobus sul quale avrebbero dovuto trovarsi i suoi amici che si allontanava.
- Perché sento che questa missione mi durerà tre volte più del solito?- brontolò, scendendo dalla moto.
- Ma sei sempre così ottimista?- chiese Nadine, aggrottando la fronte.
- Solo quando ci sono di mezzo le ragazzine petulanti come te.- sbuffò, incamminandosi verso il parco.
Trattenendosi dal prenderlo ancora a schiaffi, Nadine lo seguì.
 
Era ancora presto, e quasi nessuno si trovava in giro per il parco, specialmente perché era inverno inoltrato ed il freddo era alquanto pungente la mattina. Timmi tuttavia non pareva notarlo, poiché vestiva ancora con i suoi abiti leggeri di sempre.
- Ma non hai freddo?- gli chiese la ragazza mentre andavano.
Lui si limitò a scuotere la testa, quindi si sedette sullo schienale di una panchina di ferro posta davanti ad una siepe. Nadine invece rimase in piedi, tremando leggermente. Non seppe dire se aveva freddo o se era nervosa.
- Allora?- disse il ragazzo - Cosa c’è? Sbrigati, perché ho un po’ da fare.-
- Bhè…- esitò lei: era più difficile del previsto.
- Ti risparmio l’imbarazzo: Xander ti ha raccontato tutto, vero?-
Lei annuì.
- Sì, ma non è di questo che volevo parlare.- disse.
Timmi aggrottò la fronte.
- Aspetta, gli credi davvero?-
Nadine si strinse nelle spalle.
- Non dovrei?-
Lui fece un sorrisetto.
- Oh, certo che dovresti… in fondo ti ha parlato di… cosa? Scheletri assassini e pozioni magiche?-
- E di arcangeli e maghi.- rispose lei - Lo conosco, non è un bugiardo… e sembrava preoccupato, ieri mattina.-
Timmi si lasciò scappare un sospiro.
- Già… fa bene a preoccuparsi.- disse - Fanculo a quei tredici…-
- A chi?-
Lui scosse la testa.
- Lascia stare… me l’hanno detto solo ieri, e non ne sono sicuri neanche i miei superiori…- sospirò di nuovo e la guardò negli occhi - Dai, di cosa volevi parlarmi?-
Lei esitò ancora, un po’ in imbarazzo. Timmi aspettò con pazienza che si decidesse a parlare, anche se non le tolse gli occhi di dosso. Alla fine, lei prese coraggio e si buttò.
- Okay… volevo sapere che c’entri con la Carneficina di Sleepy Creek.- disse, tutto d’un fiato.
Sotto la fredda luce del sole invernale, Timmi parve irrigidirsi, ma non diede segno di voler reagire.
 
- Cosa ne sai, tu?- chiese, dopo quella che parve un’eternità.
Il suo tono era tranquillo ed il volto non lasciava trasparire emozioni, ma Nadine si accorse che aveva serrato i pugni sopra le ginocchia, quasi se le stesse artigliando.
Fu sicura che, sotto la superficie, ci fosse una vera e propria eruzione. Riusciva quasi a vedere, all’interno della sua testa, un milione di vulcani sparare lava incandescente, e fu quasi una sorpresa che le orecchie non gli fumassero.
- Non molto. Ho fatto un paio di ricerche.- ammise - Ed ho trovato un articolo… uno solo… che parla di un superstite. Un bambino di quattro anni. Adesso dovrebbe averne circa diciotto.- fece una pausa, guardandolo negli occhi - Timmi… tu quanti anni hai?-
Lui non rispose, ma guardò un gruppo di bambini appena arrivati che si fiondarono sulle altalene. Le sue mani si strinsero ancora di più.
- Non capisco però come mai gli altri giornali non parlino di superstiti, ma lascino intendere che siano morti tutti.- continuò lei.
Ancora, Timmi non rispose.
- Timmi, se vuoi che Xander si fidi di te, allora devi fidarti di lui!- sbottò Nadine - Ed anche di me, di Alis e di Jo!-
Il ragazzo rimase in silenzio qualche altro minuto. Finalmente, sempre guardando i bambini urlanti lì vicino, cominciò a parlare. Le sue mani si rilassarono.
- Ed io che credevo di aver fatto un così bel lavoro…- sospirò - I Custodi dell’Eden morirono tre mesi dopo la mia nascita.- disse - Ero un bambino come tutti gli altri, sai? Pesavo qualcosa come tre chili e mezzo, ero perfettamente sano, eccetera eccetera. Tuttavia, quando cominciai a camminare e a parlare, attorno a me iniziarono ad accadere le cose più inquietanti.-
- Tipo?-
Lui si strinse nelle spalle.
- Animali morti… piante stressate… mia madre teneva in balcone diversi vasi di gerani, ma non le duravano mai più di qualche giorno… eppure li teneva sempre con moltissima cura. Ed il mio cane… bhè, a dir la verità, era di mio padre… si ammalò e morì nel giro di un mese. Aveva solo quattro anni, e nessun precedente di malattia.- sospirò - La gente iniziò a tenermi a distanza. Ero piccolo, quindi non ci feci molto caso, ma quando cominciai ad andare all’asilo mi resi conto di essere sempre da solo. Ed anche allora ero strano: non piangevo mai, non avevo mai paura del buio… anzi, mi trovavo meglio al buio che al sole. Tuttavia, prima di compiere quattro anni, non accadde niente di così eclatante.-
- E poi ci fu la quella strage.- disse Nadine.
- Sì.- annuì lui - I giornali non mentono: sono morti tutti, nessun superstite, tranne una famiglia che era a Phoenix. Tutti fatti a pezzi, da una persona sola.-
- E sei… sei stato tu?-
Lui scosse la testa.
- Non lo so.- ammise - Credo di sì. Non ricordo un accidenti di niente.-
 
- Qualsiasi cosa mi abbiano fatto quelli vecchi, nemmeno gli attuali Custodi dell'Eden sono voluti intervenire.- continuò lui, tornando a guardare i bambini - Dicono che potrebbero causarmi un danno peggiore.- scosse la testa - Come se fosse possibile…- borbottò, più tra sé e sé che rivolto a Nadine - Non sono sicuro di come, ma sono morti tutti, quella notte.- riprese - Un paio di giorni dopo il fatto, una coppietta in luna di miele passò da quelle parti e trovò i pezzi sparsi per strada. Risalirono in macchina e chiamarono la polizia, che cominciò a perquisire tutte le case e gli altri edifici fino a trovarmi, mezzo morto di fame dentro ad un armadio. Dopo un paio di giorni sono arrivati quelli del Sommo Concilio, che mi hanno prelevato ed esaminato accuratamente.-
- E cosa hanno detto?-
Lui fece un sorrisetto cupo.
- Eh… cos’hanno detto…- ripetè - Bhè, a sentir loro, se mi arrabbio troppo rischio di trasformarmi in una specie di Hulk demoniaco. Il più potente dei custodi in persona mi ha imposto un qualche tipo di sigillo per aiutarmi a gestire questa cosa, comunque. Da allora, non ho più perso il controllo… e di occasioni ce ne sono state parecchie.-
Nadine si torse le mani, continuando a guardarlo negli occhi.
- Io… non capisco.- disse infine - Cosa sei tu?-
Lui fece un sorriso tirato.
- Un incrocio.- rispose - Una orribile aberrazione della natura, che prima d’ora ha avuto luogo una sola volta, ed un’esistenza terminata in modo infelice.- il suo volto si distese un po’, ed il sorriso divenne meno simile ad una smorfia - Io sono un mezzodemone.- disse. Sospirò stancamente e distolse lo sguardo da Nadine - Ora che sai tutto, fai uscire quei tre dalla siepe e decidete se fidarvi o no. Ho già perso troppo tempo con te.-
 
***
 
- Okay, è definitivo: abbiamo appurato che è matto!- dichiarò Jo.
Avevano lasciato Timmi sulla panchina, a guardare i bambini che giocavano, mentre loro quattro si erano allontanati di alcuni metri per parlare senza essere sentiti.
Come ipotizzato la sera prima, Timmi aveva eccome qualcosa a che fare con quegli eventi, e a quanto pareva ne era stato l’artefice.
Purtroppo, sospettarlo e saperlo erano due cose ben diverse.
- Jo…- cominciò Nadine in tono paziente, ma lui la interruppe.
- No, Nadine! Col cavolo! Io non intendo affatto avvicinarmi a lui!-
- Ascoltami!- sbottò lei - Sto cercando di dirti che avrebbe potuto non dire niente, se soltanto l’avesse voluto. Mi avrebbe tranquillamente mandata a quel paese e se ne sarebbe andato, bastava decidere di non raccontarmi la sua storia.-
Jo s’incupì.
- Sarà, ma la cosa non mi piace affatto.- grugnì - Te l’ho detto, quello è uno psicopatico!-
- Insomma, mi par di capire che tu non voglia nemmeno dargli una possibilità, nonostante abbia salvato Xander per due volte.- osservò freddamente lei.
- Bhè…- balbettò imbarazzato Jo - Se la metti così… pare brutto…-
- E voi due?- chiese, voltandosi verso Xander ed Alis.
- Ecco…- esitò la ragazza - Credo… credo… di aver bisogno di… un po’ di tempo…-
- E tu?- sbottò, rivolta a Xander.
Lui non aveva ancora aperto bocca. Timmi gli faceva sempre un po’ paura, ma come aveva detto lei l’aveva salvato due volte, e la seconda da qualcosa di peggio di una banda di energumeni mezzi ubriachi, rischiando anche la propria, di vita. Questo gli dava decisamente del credito, ai suoi occhi.
In più, Nadine sembrava propensa a fidarsi di lui e pareva che avrebbe preso un “no” come un’offesa personale.
- Non lo so.- ammise - Certo, gli sono grato per avermi salvato… credo di potergli dare una possibilità.-
Nadine annuì, comprendendo che quello era il risultato migliore che poteva ottenere al momento.
- Vado a dirglielo.- annunciò, voltandosi.
- Chiacchierata simpatica?- chiese Timmi, mentre lei si avvicinava.
Nadine non rispose.
- Allora, qual è il verdetto?-
- Per noi sei a posto.- disse - Non senza riserve… a Jo non piaci, e Alis deve pensarci su… ma Xander ha deciso di fidarsi. E anche io.-
- Bene.- disse lui - Proteggere qualcuno è più facile, quando c’è fiducia. Fai solo in modo che Jo non mi stia troppo tra le scatole.-
- Fa solo lo scemo.- rispose Nadine - Non dargli troppo peso,  è un bravo ragazzo.-
Timmi sorrise.
- Non lo farò.- garantì, scendendo dalla panchina ed incamminandosi verso i ragazzi - Ma dovrà sforzarsi anche lui.-
Jo lo guardò avvicinarsi con apprensione, ma Xander ed Alis, bene o male, rimasero dov’erano mentre si faceva sempre più vicino a loro.
- Dunque…- disse, una volta che li ebbe raggiunti - Ora come ora, avete tutto il diritto di temermi: sapete cosa sono e cosa so fare, più o meno. Comunque, ci terrei a precisare che nessuno di voi deve preoccuparsi: le uniche altre volte in cui ho ucciso qualcosa è stato per difesa, mia o del prossimo… e non si è mai trattato di niente di “umano” nel vero senso della parola. Non negli ultimi quattordici anni, quantomeno.-
Benché Jo non ne sembrasse affatto rassicurato, Xander annuì.
- Ottimo.- disse stancamente - A questo punto, sarebbe meglio che tu imparassi le basi della magia, Donovan.-
- Cosa?-
- Hai capito.- ripeté Timmi - Devi imparare ad usare la magia. Ovviamente puoi decidere di non diventare mago, ma quasi nessuno compie una tale scelta.-
Xander sgranò gli occhi.
- Perché mai qualcuno dovrebbe decidere di non imparare la magia?-
Timmi si strinse nelle spalle.
- Alcuni umani lo fanno per paura, o come te sono troppo pigri per fare qualsiasi cosa che richieda uno sforzo superiore a voltare le pagine di un libro.-
- Ehi!-
- Non rompere, lo sai che ho ragione.- grugnì lui - Tra i maghi, invece, vale un discorso un po’ diverso.-
- Ci sono maghi che non imparano la magia?- esclamò Jo, che suo malgrado pareva essere rimato piuttosto curioso.
- Sì.- annuì Timmi - Ma non tanto per paura, quanto perché preferiscono il lavoro manuale. E sono più di quanti tu non possa immaginare.-
- Davvero?- chiese Alis.
Timmi annuì ancora.
- Moltissimi. Per i maghi nati in un mondo magico, la magia è una cosa comunissima, come lo sono qui i videogiochi o le automobili. Perciò alcuni scelgono di tornare alle origini, e fare tutto alla vecchia maniera. Dà una grande soddisfazione, sapete?-
Jo non disse niente, ed Alis scosse la testa. Xander, invece, guardò Timmi.
- Se io decidessi di imparare la magia… chi sarà ad insegnarmi? Un altro mago?-
- No.- rispose lui - Di solito è così, ma il tuo è un caso a parte.-
- Quindi?-
- Quindi lo farò io. Meglio se resti con me, almeno per adesso, specie dopo quanto mi hanno detto ieri. Più in là vedremo.-
- Tu?- chiese Nadine - Ma… non hai detto di non essere un mago?-
Lui si strinse nelle spalle.
- Anche se i miei poteri non sono propriamente quelli dei maghi, ho studiato tutta la teoria. Magari non sarò capace di fargli vedere come si utilizzano nel dettaglio tutti gli incantesimi, ma sono più che in grado di istruirlo.- rispose.
A giudicare dalla sua faccia, Jo la riteneva una pessima idea. Nonostante ciò, Xander acconsentì.

La riga rossa, per adesso, non è molto utile, vista la luuuunga pausa che ho preso per pubblicare questo capitolo... tuttavia, LullabyMylla un grazie lo merita, visto che ha insistito perchè riprendessi presto la storia. E anche Niki 96 ne merita uno... insomma, ha tenuto la storia tra le preferite tutto questo tempo, mi sembra il minimo, no? XD

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Capitolo 5
*** Cap. 5: Lezioni di magia e cambi di programma ***


Dopo quel giorno, Timmi insegnò la magia a Xander per almeno un mese, costringendolo a complicati esercizi di concentrazione ed autocontrollo, insegnandogli a richiamare la magia che aveva dentro per usarla poi come difesa. Ma il primo giorno fu sicuramente il più duro, sia per la sua mente che per il suo fisico.
- Come faccio ad usare la magia?- fu la prima cosa che chiese, appena Timmi ebbe chiuso la porta di casa dietro di lui.
- Spremendoti il cervello come un’arancia.- fu la risposta.
Il tavolo era stato di nuovo spostato in un angolo della stanza, lasciando un po’ di spazio nel centro, dove Timmi lo fece sistemare in piedi.
- Ehm…- fece Xander - Okay… cosa dovrei fare?-
- Niente di troppo complicato, per cominciare.- rispose il suo insegnante, incrociando le braccia - Guarda, ti faccio vedere…-
Alzò una mano, il palmo rivolto verso l’alto, e una fiammella nera cominciò ad accendervisi sopra. Dopo pochi istanti, la fiamma si allargò fino ad assumere l’aspetto di una palla infuocata, color nero cupo.
- Ecco.- disse - Questa è una palla di fuoco… la forma più semplice di magia. Possono evocarla tutti quanti, anche io. È ottima per fare allenamento, quando si è alle prime armi come te.-
- E come faccio?- chiese Xander, guardandola interessato.
- Intanto…- rispose Timmi, abbassando la mano e facendo sparire la palla di fuoco - Chiudi gli occhi, e alza una mano come ho fatto io.-
Lui annuì lentamente, eseguendo. Si sentì un po’ ridicolo, a dire il vero, ed anche leggermente nervoso: non si era aspettato di cominciare così presto con qualcosa di pratico.
- Adesso, libera la mente.- gli sentì dire - Cerca di rilassarti. La concentrazione è la chiave della magia, per chi la vuole adoperare. Usane troppa e farai un danno. Usane poca, e non funzionerà.-
Tenendo gli occhi chiusi, Xander annuì di nuovo.
- Appena ti senti pronto, immaginati una fiamma.- proseguì Timmi - Un fuoco che arde, una candela, un caminetto acceso… qualsiasi cosa possa ispirarti. Fissati su quell’immagine e poi falla comparire nella tua mano.-
Inizialmente non accadde niente. Niente di niente.
Poi, all’improvviso, una luce incandescente gli filtrò attraverso le palpebre.
- Bene bene…- ridacchiò Timmi - Apri un po’ gli occhi.-
Ma non aveva ancora finito di parlare che lui già stava guardando.
Una minuscola sfera di fiamme, appena più grande di un tizzone ardente, gli era comparsa a pochi centimetri dal palmo. Era decisamente più piccola di quella mostratagli da Timmi poco prima, e soprattutto era rosso incandescente, e non nera, ma era indubbiamente magia.
Non durò molto, a dire il vero, e dopo appena pochi secondi si ritrovò a fissare l’aria, mentre il fuoco si estingueva, ma non poté non sentire un fiotto di adrenalina invaderlo.
- Accidenti!- esclamò - Hai visto? Ce l’ho fatta, ce l’ho fatta!-
- Ehi, calmati, grand’uomo…- ridacchiò Timmi, aggrottando la fronte - Sì, ci sei riuscito… ma faceva schifo, se proprio vuoi saperlo. In caso di attacco non sopravvivresti. Devi concentrarti di più, per renderla utilizzabile.-
Lui annuì.
- Sì, capito.- disse - Solo… è stato facile.- osservò - Perché non me l’hai fatto fare l’altra sera? Quando non ti ho creduto?-
Lui roteò gli occhi.
- Perché, credi che in quelle condizioni ci saresti riuscito?- chiese, un po’ scocciato.
Xander fece un sorrisetto imbarazzato, ma non rispose.
 
Andarono avanti in quel modo per un bel po’, nelle settimane successive. Le sue lezioni si rivelarono estenuanti, con cadenza quasi giornaliera, tuttavia avevano dei vantaggi: per prima cosa, Timmi era meno rigido di quanto lasciasse trasparire, riguardo alle regole (benché si rifiutasse di fargli marinare la scuola senza un ottimo motivo… tipo un diluvio universale, o una guerra atomica…), ed aiutava il ragazzo a finire i compiti di scuola tutte le volte che ce n’era bisogno.
In secondo luogo, ogni tanto il mezzodemone faceva degli esempi pratici accennando ad alcune sue vecchie missioni che, pur essendo prive di dettagli degni di nota (per motivi professionali non poteva dare troppe informazioni), a Xander parvero davvero incredibili e che, suo malgrado, persino Jo apprezzò, come lotte contro Draghi selvatici, battaglie all’ultimo sangue con dei demoni e persino un combattimento a mani nude tra lui ed una Chimera (un suo compagno, che fin da bambino ne aveva paura, si era quasi sentito male).
Infine, e questa era la cosa che gli piacque di più del tempo passato con Timmi, ogni volta che usava la magia imparava a fare qualcosa di nuovo, sia che si trattasse di trasformare un oggetto in un animale (- Bene, Donovan… ora però fai sparire il facocero e ridammi il mio tavolo.-), sia che si trattasse di spostare gli oggetti, anche pesantissimi, da una stanza ad un’altra senza nemmeno toccarli (- Ottimo… ma gradirei che l’aranciata te la prendessi con le mani, la prossima volta…-).
Ogni volta che tornava a casa, accendeva il computer ed entrava nella chatroom che Alis aveva creato per loro, cominciando subito a raccontare ai suoi amici dei progressi fatti. Talvolta dava loro delle dimostrazioni pratiche che li lasciavano sempre a bocca aperta, quando li vedeva (Timmi, anche se un po’ riluttante, si disse d’accordo su questo, purché non ci fosse nessun altro in giro). Superò sé stesso il giorno in cui, dopo una durissima settimana, lanciò una palla infuocata perfettamente eseguita contro una lattina vuota, polverizzandola all’istante tra gli applausi generali.
La cosa più scomoda della magia, secondo il suo modesto parere, erano i vari inconvenienti che potevano capitare quando la adoperava: un paio di volte perse la concentrazione troppo presto, o ne usò troppa, con risultati che sfiorarono la catastrofe domestica (piccoli incendi localizzati, mobili distrutti, tubature esplose…),
Comunque, fu proprio grazie alla difficoltà che incontrava negli allenamenti che si rese conto di avere un vero talento nel fare esplodere le cose: se ne accorse davvero quando, un giorno, Timmi gli disse di fare un po’ di esercizio insegnandogli un incantesimo esplosivo, con l’ordine di trovare almeno dieci modi diversi per utilizzarla, combinandola con le (poche) altre magie già apprese.
Quella sera stessa lui cominciò ad esercitarsi, e ben presto scoprì di divertirsi come mai nella vita con le esplosioni. Arrivò addirittura a chiedersi se per caso non era un potenziale dinamitardo senza saperlo…
In ogni caso, dopo parecchia fatica e numerose ore passate a lavorare sui suoi poteri, una sera di dicembre (sarebbero presto iniziate le vacanze natalizie), mentre lui, Alis, Jo e Nadine uscivano da scuola, Timmi andò loro incontro con una notizia che giudicarono fantastica:
- Tra poco dovrei recarmi alla presenza del Sommo Concilio.- annunciò, con aria scocciata.
Siccome in quei giorni la temperatura era scesa davvero, si era finalmente deciso a mettersi almeno un maglione, nero con uno zigzag giallo, sopra i vestiti. Meno male, perché iniziavano ad avere freddo solo a guardarlo.
- E questo cosa vuol dire?- chiese Xander.
- Che entro quella sera mi gireranno le…-
- No, per me!-
- Ah, quello…- disse lui - Dovrai venirmi dietro.-
- Io?- esclamò lui, un po’ sorpreso ed un po’ contento.
Erano settimane che sentiva parlare del Sommo Concilio, dei suoi colleghi (aveva parlato di Templari e Valchirie, addirittura) e dei suoi superiori, in particolare gli arcangeli. Ormai la curiosità era quasi un obbligo, per lui.
- No, Mago Merlino.- grugnì Timmi - Certo che parlo di te, sei quello che deve spegnere la Fornace, ricordi? Ti voglinono conoscere. Inoltre, credo che tra loro ci sarà addirittura almeno uno dei Custodi dell'Eden, e questo mi fa pensare che abbiano le informazioni che ci servono sulla Fornace… e forse su qualcos’altro.- aggiunse, incupendosi.
- Che tipi sono questi Custodi dell’Eden?- chiese Nadine, sinceramente incuriosita: fino ad allora, non aveva mai parlato molto di loro.
- Non mitizzarli troppo.- rispose lui - Erano esseri umani, un tempo, quindi sono più o meno come chiunque altro. Ora sono solo… un po’ diversi.-
- Come?- fece Alis, sorpresa - Erano umani?-
Timmi annuì.
- I primi cinque erano esseri puramente divini.- spiegò - Tuttavia, proprio per questo, impazzirono… dovevano proteggere il giardino dell’Eden, ma poi presero un po’ in antipatia i suoi inquilini. Se non fosse stato per colui che si faceva chiamare Evocatore, a quest’ora saremmo tutti morti. Ora ci sono dei nuovi custodi, più sani di mente e molto più amichevoli verso la razza umana, proprio perché un tempo ne facevano parte. Sono tipi…- si interruppe, cercando di trovare le parole - … simpatici.- concluse, annuendo - Non c’è molto altro da dire… sono cinque fratelli, tutto qui.-
- E quando li conosceremo?- chiese Jo.
-Voi non conoscerete proprio nessuno.- sbottò Timmi - Già è tanto che sappiate tutto di questa storia… non posso proprio portarvi con noi, Uriel mi condannerebbe al rogo eterno…-
Dal cambio d’espressione, a Jo sembrò sciogliersi la faccia.
- Mi spiace.- disse Timmi, sospirando - Ma l’unica cosa che otterrei sarebbe quella di farli arrabbiare tutti… ed Uriel è alquanto intransigente, riguardo alle regole… credo che c’entri quella brutta storia del serpente…-
Jo guardò Xander, implorante. Il ragazzo si voltò verso Alis, che si strinse nelle spalle, e poi verso Nadine, che fece un sospiro e un sorrisetto. Si rivolse di nuovo a Timmi.
- Non puoi fare un strappo alla regola?- chiese
Lui scosse la testa.
- No, non posso. Non questa volta.- rispose - Cercate di capire: se dipendesse da me, non la farei così lunga… ma è contro ogni regola, ed io le ho già forzate al massimo, con voi.-
Xander sospirò sconfortato.
- Non c’è proprio niente da fare?- tentò Nadine, delusa.
- No.- rispose Timmi - Rimanete a casa, e niente storie, d’accordo?-
Detto questo, rimontò sulla moto.
- Ci vediamo dopo, Donovan.-
Mentre si allontanava, cominciò a cadere la neve.
 
***
 
Quel pomeriggio, al parco, Xander raggiunse i suoi tre amici, scendendo dall’autobus un po’ seccato: Timmi aveva detto, qualche giorno prima, che esisteva un metodo magico per spostarsi quasi istantaneamente da un posoto all’altro, ma non gliel’aveva ancora voluto insegnare (- Per poi vederti ricomparire sulla cima di un vulcano perché hai sbagliato mira? No, grazie.-).
Al suo arrivo l’atmosfera non si rivelò essere delle più allegre: Alis era seduta a gambe incrociate sul girello, i gomiti appoggiati sulle ginocchia ed il mento tra le mani; Nadine stava a pancia in giù sulla vecchia altalena, spingendosi lievemente con i piedi, che affondavano sempre di più nella neve fresca. Jo, invece, era sopra la panchina, le gambe appoggiate allo schienale e la testa ciondoloni oltre la sponda del sedile.
Nessuno dei tre salutò il ragazzo con qualcosa di meglio di un laconico “Ciao”.
- Che vitalità…- commentò - Sembra che siate stati ad un funerale.-
Jo lo guardò dal sotto in su.
- Vorrei vedere te…- brontolò in tono lamentoso.
- E volete passare il resto della vita in questo stato?-
Lui si strinse nelle spalle.
- Per ora mi accontento del resto della giornata.-
- Scusa, ma sai… siamo un po’ delusi, ecco tutto.- disse Alis.
- Sì, ho capito, ma non mi sembra che così risolviate qualcosa.- osservò - Non è molto maturo da parte vostra.-
Nadine lo guardò.
- Non lo metto in dubbio.- ammise - Ma non puoi biasimarli perché sono delusi. Passerà presto.-
- E tu?-
Lei si strinse nelle spalle.
- Pazienza.- rispose - Cioè, sì, un po’ mi dispiace, ma sai… alla fine, chi se ne frega.-
 
Da sotto un albero, ben nascosto alla vista dei ragazzi, c’era un uomo vestito di nero, con un berretto dell’identico colore, munito di paraorecchi, calato sugli occhi. Solo qualche ciuffo ingrigito era visibile, ed aveva un pizzetto marroncino stinto sul mento.
Annoiato, osservava i quattro vicino ai giochi gelati che chiacchieravano. Ad un certo punto, quello pallido (Xander Donovan?) cominciò a mostrare agli amici qualche trucchetto di magia, raccogliendo una palla di neve e poi lanciandola verso l’alto; quella esplose in una miriade di coriandoli di ghiaccio, che a loro volta sparirono in una pioggia di scintille bianchissime.
Ma sa solo fare esplodere le cose? Pensò.
Sentì un leggero calore nella tasca dei pantaloni. Riscuotendosi, ci infilò la mano e ne trasse una sottile carta rettangolare, dal bordo nero e la parte centrale grigio scuro. Era quella che si stava scaldando.
Appena fu davanti ai suoi occhi, comparve una scritta:
I Demoni Scheletro della Fornace sono appena stati localizzati, e si avvicinano alla tua posizione. Purtroppo, sta arrivando anche il mezzodemone del Sommo Concilio, probabilmente li salverà prima che sia troppo tardi.
- Devo intervenire?-
No, Julien. È molto forte, un uomo solo è poco per lui. Ma non temere, l’attuale proprietario della Fornace potrà occuparsene. Tu per il momento resta in disparte e aspetta nuove istruzioni.
- E se raggiungessero la Fornace prima di noi?-
L’Alleanza ha previsto quest’evenienza, e se anche la distruggessero non sarebbe un problema. Assicurati soltanto di recuperare ciò che ti abbiamo chiesto. L’obbiettivo primario è questo, non toccare i ragazzi e non farti vedere. Uccidili solo se dovessero scoprirti, e stai lontano da Timothy Anderson.
- Va bene.- disse Julien, annuendo - Ricevuto.-
Intascò la scheda e si allontanò dall’albero, gettando appena uno sguardo ai quattro: Xander Donovan aveva appena provocato un’altra pioggia di scintille bianche con la neve.
- Ragazzini…- commentò scocciato, allontanandosi.
 
- Sai fare solo questo?- chiese Jo, alzandosi dalla panchina, mentre le scintille (gelide al tocco) scomparivano a contatto con la pelle - Insomma… le esplosioni sono forti, okay, ma sei un mago, no?-
Xander si strinse nelle spalle.
- Bhè… in teoria so creare alcune cose.- ammise - Insomma, posso usare la magia per far comparire alcuni oggetti… ma è un po’ difficile, per adesso.-
- Timmi cosa ne pensa?- chiese Nadine, che si era sistemata a dovere sull’altalena.
- Secondo lui è perché sono un po’ sotto pressione.- rispose - Mi concentro troppo, il più delle volte, e finisco per far… scoppiare tutto.- ammise, un po’ in imbarazzo, mentre Jo ridacchiava.
- Niente di cui stupirsi.- osservò saggiamente Alis - Anche noi saremmo nervosi, probabilmente, se qualcuno cerasse di ucciderci e dovessimo andare a trovare gli arcangeli.-
Xander sorrise: questo era proprio il bello di Alis, riusciva a rimanere razionale pure in simili circostanze. A volte era snervante, ma almeno sapeva dargli sicurezza.
- Probabile.- ammise.
- Per lo meno, questo è servito a scuoterti un po’.- osservò Nadine.
- Scuotermi?- ripeté lui.
- Sì… a volte somigli ad uno zombie.- spiegò lei - Te ne stai sempre lontano da qualsiasi cosa possa darti troppe emozioni.-
- Non è che sono uno zombie…- protestò il ragazzo - È solo…-
Un rumore improvviso lo fece voltare di scatto, interrompendolo: era un suono ticchettante, che conosceva fin troppo bene.
- Accidenti…- gemette.
 
Timmi si fermò per dare la precedenza all’incrocio, posando una gamba a terra per tenersi in equilibrio. Ma perché gli avevano mandato il messaggio solo ora?
Dannato Skin… Pensò. Ti costava troppo contattarmi venti minuti prima, quando Xander era ancora da me?
Almeno, adesso sapeva a che ore doveva portare il ragazzo davanti al Sommo Concilio. L’unica cosa da fare ora era avvertirlo.
Prima di rimettere in moto, notò un movimento con la coda dell’occhio, all’angolo del marciapiede semideserto.
Era un cane, o almeno questo sarebbe stato il pensiero di qualcuno che non era abituato a vedere creature del genere (difatti le persone che gli passavano accanto si limitavano a dargli appena uno sguardo), dal pelo ispido e corto, nero scuro. Il suo aspetto era piuttosto tranquillo e mansueto, almeno a prima vista; se ne stava semplicemente seduto nella neve, come se non sentisse il freddo.
Come so che non sei davvero un cane? Pensò incupendosi. Te ne stai al freddo come se non lo sentissi. Si rispose. E cercherai di ammazzarmi.
Appena ripartì, il cane cominciò a correre nella sua stessa direzione. Timmi staccò lentamente una mano dal volante e la portò alla cintura, dove teneva il cilindro con cui aveva protetto Xander l’ultima volta che si era trovato in pericolo.
Vieni a prendermi… Pensò, seguendo la corsa del cane, parallela alla sua. Ora ci scaldiamo un poco…
Appena prese la curva per arrivare al parco, il cane saltò.
 
Una mezza dozzina di Demoni Scheletro si stava avvicinando, disposta a ventaglio. I loro passi, pur attutiti dalla neve, erano ben udibili e mortalmente acuti. Disperato, il ragazzo guardò il sole: non era ancora del tutto tramontato, ma una schiera di alti palazzi ne bloccava la luce, gettando un’ombra letale sul parco, consentendo alle creature di avanzare indisturbate. Da qualsiasi parte fossero usciti, stavano sfruttando la copertura degli edifici per proteggersi dal sole.
- Ra… ragazzi…- balbettò, indietreggiando - Vo… voi non ci crederete, ma…- Jo comparve al suo fianco, gli occhi sbarrati e fissi sui mostri.
- Oddio…- mormorò - Ma allora… allora esistono…- deglutì.
Xander rimase a bocca aperta.
- Li vedi?- chiese, sconcertato.
- Ma certo che li vedo, grandi e grossi come sono!- esclamò indignato.
- Ragazzi, non è questo il momento!- gridò Alis, con una vocetta stridula ed impaurita, balzando in piedi.
Gli scheletri si avvicinarono, ghignando e stridendo come pazzi. Un rumore identico alle loro spalle ed uno strillo acuto di Nadine dissero a Xander che ormai erano circondati: non aveva altra scelta, doveva lottare, e sperare che i suoi poteri fossero sufficienti a sconfiggerli.
- Okay…- mormorò - Ragazzi, voi statemi vicini… tenterò di aprire la strada, in qualche modo.-
Senza stare a guardare se gli altri gli davano retta o no, il ragazzo lanciò due palle di fuoco contro gli scheletri che aveva di fronte. Uno saltò di lato e la schivò, ma l’altro fu troppo lento e finì col perdere la testa, che esplose (anche quella) in un milione di pezzi.
Reso cieco, cominciò a sbandare come se non si reggesse bene in piedi senza il teschio, e finì addosso a due suoi compagni, che caddero a terra in un groviglio di arti e di ossa. Il varco era aperto.
- CORRETE!- gridò.
Tutti e quattro spiccarono una corsa forsennata, cercando di passare nel varco momentaneamente aperto, con i demoni che avanzavano da dietro che si lanciarono al loro inseguimento.
Xander e Jo, che erano i più veloci, riuscirono a passare senza problemi; Alis e Nadine, invece, erano un po’ indietro rispetto a loro, ed uno degli scheletri che avevano davanti cercò di afferrarle.
Nel tentativo di evitarlo finirono in mezzo ai suoi demoniaci compagni. Il demone senza testa, continuando a barcollare a destra e a sinistra, finì quasi addosso ad Alis, che riuscì a schivarlo solo gettandosi a terra ma Nadine, appena dietro di lei, fu travolta dalla sua mole ossea e finì lunga distesa per terra.
Con un calcio riuscì ad allontanare l’aggressore, ma non fece in tempo a rialzarsi che subito cadde ancora.
- NADINE!- gridarono Jo ed Alis.
-Indietro!- urlò furioso Xander, alzando una mano.
Uno scudo quasi invisibile a forma di cupola avvolse Nadine, ed il demone che cercò di saltarle addosso ci cozzò contro. In breve, sopra la ragazza ci fu un incredibile brulicare di ossa che cercavano di penetrare la barriera.
- Dobbiamo aiutarla!- esclamò Jo.
Xander lanciò qualche sfera di fuoco, facendo scoppiare varie parti dei suoi nemici, ma per ogni scheletro che colpiva un altro si rialzava.
Erano stati totalmente accerchiati e non riuscivano a liberarsi. Spalla a spalla, i tre amici osservavano i mostri farsi lentamente sempre più vicini, mentre alcuni di essi continuavano a colpire lo scudo magico che proteggeva Nadine. Non avrebbe retto a lungo.
- Che si fa?- chiese tra i denti Jo.
Alis, per tutta risposta, si lasciò sfuggire un singhiozzo. Xander si guardò intorno.
Dannazione! Ho bisogno di aiuto, Timmi! Pensò disperato.
Quasi in risposta alle sue preghiere, il rombo di una moto costrinse gli scheletri a voltarsi.
 
Timmi riuscì ad evitare di venire scaraventato sull’asfalto per un pelo, frenando all’improvviso. Il cane, quindi, terminò il suo salto rotolando a terra e guaendo un poco, rimettendosi subito in piedi e scoprendo le zanne. I pochi passanti sui marciapiedi cominciarono a guardarli entrambi, sorpresi e preoccupati.
Dannati umani! Pensò Timmi. Perché le cose più pericolose vi incuriosiscono sempre?
Fece ripartire immediatamente la moto, quasi sgommando, e dopo neanche un paio di minuti si ritrovò il cane alle calcagna, che abbaiava e ringhiava furioso contro di lui.
Riuscì a trovare un vicolo che pareva vuoto, e ci s’infilò all’istante, sterzando bruscamente (al punto tale che per poco non cadde a terra). La creatura che lo inseguiva scivolò, nel tentativo di prendere quella stretta curva, e gli andò dietro all’istante.
Frenando di nuovo, Timmi voltò la moto, sguainando la propria arma.
Una lunga lama di fuoco, la cui bianca scia spandeva lingue incandescenti nell’aria, comparve al suo fianco.
- Fatti sotto.- disse, preparandosi a ripartire.
Il cane avanzò lentamente verso di lui, ringhiando furioso, la bocca piena di schiuma bianca. Fu a quel punto che iniziò a trasformarsi.
Il pelo della creatura si fece più lungo e disordinato, e dalle zampe uscirono artigli lunghi cinque centimetri buoni; gli occhi gli si accesero come braci, mentre la schiena gli s’inarcava, quasi fosse diventato gobbo.
- Un Segugio Infernale?- borbottò Timmi, aggrottando la fronte - Ma per favore… è un insulto!-
Diede gas e partì, mentre il demone si lanciava contro di lui.
Un attimo prima di scontrarsi col nemico, strinse forte il freno e sterzò bruscamente.
La moto si inclinò di lato, slittando sulla strada e sollevando scintille, e lui mollò la presa, lasciandola andare. Il Segugio Infenale spiccò un balzo, schivando la vettura che altrimenti l’avrebbe investito.
Proprio mentre gli arrivava addosso, spalancando le fauci, Timmi affondò la lama della sua arma, perforandogli la testa partendo dalla bocca.
 
Il corpo del Segugio Infernale cominciò a disgregarsi mentre lui si rialzava e metteva via l’arma.
- Idioti…- sbuffò, rimettendo in piedi la moto - Un Segugio Infernale… Trys mi ha insegnato a uccidere i Draghi, dovrei aver paura di un cagnetto gigante?-
Diede uno sguardo alla fiancata della vettura, e notò che era tutta rigata. Sbuffando, rimontò in sella e ripartì a tutta velocità.
Se avevano aggredito lui, non osava pensare a cosa stava succedendo a Xander in quel momento.
 
Timmi entrò sgommando nel parco, inondando gli avversari con la neve sollevata dalla moto, che slittò nuovamente sul terreno, stavolta riuscendo a travolgere un Demone Scheletro, le cui ossa si spaccarono tutte insieme.
D’accordo… Pensò. Vada per Risucchio!
- STATE GIÙ!- gridò, togliendosi la mitena destra.
 
Senza farselo ripetere, Xander afferrò gli amici e li trascinò al suolo. Ci fu un suono prolungato simile ad una potente aspirazione, seguito da una ventata fortissima, che scompigliò loro i capelli.
Sotto i loro sguardi stupiti, gli scheletri vennero trascinati via assieme ad un po’ di neve, attratti irresistibilmente dal palmo scoperto del loro strano amico.
Nel giro di un attimo non ce ne furono più.
Cessata la minaccia, Timmi richiuse a pugno la mano e si rimise di corsa la mitena.
- Come hai fatto?- esclamò Jo, rialzandosi e sputando un grumo di neve.
- Le mie mani.- rispose Timmi, correndo a vedere come stava Nadine, ancora stesa a terra - Una risucchia, l’altra rilascia. Le chiamo Risucchio e Riflusso.-
La ragazza, tremendamente pallida e tremante, si stava alzando in piedi con cautela, miracolosamente illesa. Quando fu da lei, il mezzodemone l’aiutò a tirarsi su.
- Tutto bene?- le chiese.
Lei annuì.
- Grazie.- gemette.
Un attimo dopo, si piegò in due e vomitò.
- Risucchio e Riflusso?- ripeté Jo, ignorando con quella che Xander ritenne scarsità di tatto i conati dell’amica - E cosa fanno?-
- Te l’ho detto.- rispose lui, tenendo la fronte alla ragazza - La mia mano destra, Risucchio, assorbe tutta la materia o l’energia fisica che trova… tipo il fuoco. Infine trasforma tutto in un’unica massa di fiamme magiche che poi libero con Riflusso, la mia mano sinistra.-
- Ah…- fece Jo - E perché ti copri le mani? Gli impedisci di usare i loro poteri, no?-
 Timmi si voltò a guardarlo, aggrottando la fronte.
- Certo che glie lo impedisco.- disse - Non sempre se ne stanno buoni. Se non resto concentrato, i vortici si aprono subito. L’ultima volta ho quasi preso il volo…-
Nadine si rialzò e, intercettando lo sguardo di Timmi, annuì, come a dire che ora stava meglio. Lui annuì di rimando.
- Perché sono riusciti a vederli?- chiese Xander, accennando agli amici.
- Perché…- Timmi sbuffò - Perché erano qui!- grugnì - Perché c’eri tu! Perché erano testimoni!- sbottò, facendo un gesto scocciato con le mani e voltandosi per andare a tirare su la sua moto, scuotendo la testa - Grandioso…- ringhiò, rivolto a nessuno in particolare, mentre la rimetteva in piedi - Davvero… grandioso!- esclamò, dando un calcio alla neve e sollevandone una quantità a dir poco impressionante.
Jo guardò Xander, che si strinse nelle spalle e poi si voltò verso Nadine (ancora un po’ pallida) ed Alis, tutta scarmigliata.
- Ehm… tutto bene?- chiese.
- No!- sbottò furente lui, girandosi con le braccia larghe - Un cavolo che va tutto bene!-
Sembrava davvero arrabbiato, e per un istante Xander si sentì in colpa.
Alla fine, comunque, parve calmarsi: si mise le mani sui fianchi, sospirò ancora e scosse la testa, come a dire che gli dispiaceva.
- Okay… d’accordo, ora sto meglio.- disse - Bhè, guardiamo il lato buono… adesso potete venire con me e Xander dal Sommo Concilio. Devono saperlo.-
Tutti sgranarono gli occhi.
- Davvero?- esclamò Jo.
- E quando?- volle sapere Alis.
- Domani.- rispose Timmi - Stavo venendo da voi proprio per dirvi questo: mi hanno contattato poco fa, per dirmi di presentarmi domani a mezzogiorno.-
- Come andremo?- mormorò Nadine, che si era seduta a terra e cercava di riprendersi.
- Vi porterò io.- rispose lui.
- Però… a mezzogiorno di domani noi saremo a scuola.- osservò Alis.
- Oooh… e fregatene!- esclamò Jo.
- No, ha ragione.- disse Timmi - Se i nostri simpatici amici si dovessero accorgere che non ci siete, capiranno dove andremo. Chiunque ci sia dietro verrà messo in allarme, e il nostro solo vantaggio è che non può prevedere le nostre mosse. E poi, a scuola ci dovete andare eccome, in ogni caso.-
Jo aggrottò la fronte.
- Perché?- chiese - Io pagherei oro per saltare un giorno.-
- Tu prova ad usare la magia per saltare un giorno di scuola ed io ti faccio nero.- grugnì il mezzodemone, scuro in volto.
Jo deglutì, ma Xander sbuffò.
- Ha ragione, però… per un giorno potremmo anche non andare, no? In fondo è l’ultimo.-
Effettivamente, il giorno successivo sarebbe stato l’ultimo prima dell’inizio delle vacanze di natale.
Se solo il Sommo Concilio avesse aspettato un altro poco…
- Tranquillo.- lo rassicurò Timmi - C’è un modo, per far passare inosservata la vostra assenza.-
I quattro lo guardarono stupiti.
- Ah sì?- chiese Alis - E qual è?-

Adesso la riga rossa serve sì, perchè le mie lettrici più fedeli, LullabyMylla ed Ely79 hanno dimostrato di poter sopportare anche questa storia XD. E spero che lo stesso si possa dire di Niki 96, che ancora non l'ha rimossa dalle preferite... :P

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Capitolo 6
*** Cap. 6: Il dolore dei ricordi ***


Il mattino dopo, di buon ora, Timmi, Alis, Nadine, Jo e Xander si incontrarono di fronte alla scuola, quando il cielo era ancora violaceo e il sole protestava all’idea di doversi alzare verso l’alto.
Fuori non c’era nessuno essendo così presto e questo, a detta di Timmi, era un bene per loro.
Nonostante l’ora i quattro scoprirono di essere sveglissimi, siccome l’agitazione non gli aveva permesso di dormire: Nadine, per passare il tempo, aveva finito i compiti, si era fatta la doccia e aveva stretto i capelli in un chignon dietro la testa; Xander aveva trascorso l’intera nottata a giocherellare un po’ con i propri poteri, causando piccole scintille elettriche che gli avevano dato la scossa o lievi esplosioni di fumo che lo avevano fatto tossire parecchio; Jo aveva dato fondo alla sua collezione di fumetti, leggendosela praticamente tutta quanta; Alis, invece, era rimasta in rete tutto il tempo, navigando senza una vera meta, esplorando i siti più disparati e perdendo tempo giocherellando qua e là.
Dal canto suo Timmi, come al solito li aspettava già davanti alla scuola, perfettamente vestito e con l’aria di chi ha riposato abbastanza.
Veniva da chiedersi se non avesse dormito lì.
La sola differenza rispetto al solito era che la sua moto non si vedeva. Forse era venuto a piedi.
- Ciao.- li salutò mentre si avvicinavano - Avete un aspetto orribile.- aggiunse, vedendo le loro facce.
Jo grugnì.
- Lasciamo perdere…- sbuffò.
Timmi sorrise e guardò gli altri.
- Bei capelli.- commentò, notando Nadine, che se li toccò meccanicamente, troppo sorpresa per rispondere - Ora restate fermi.- disse, mentre tirava fuori da un sacchetto alcune palline di argilla - E lasciatemi fare.- aggiunse, mentre cominciava a modellarne una, dandogli le vaghe fattezze di una persona.
Quando ebbe fatto quattro pupazzetti a forma di esseri umani stilizzati, li mise a terra ed aspettò: nel giro di alcuni secondi, quelli crebbero e divennero identici ai quattro ragazzi che li osservavano attoniti.
Erano incredibilmente dettagliati, perfettamente vestiti e praticamente indistinguibili dagli originali. Quello di Nadine era persino pettinato come lei.
- Cloni magici.- disse Timmi - Lasciate qua i vostri zaini, il resto lo faranno loro.-
I ragazzi eseguirono, ancora stupiti.
- Ora andiamo. Si va da me.- continuò il ragazzo.
- A piedi?- chiese Alis - Ci vorrà…-
- In macchina.- la interruppe Timmi.
- Che macchina?-
Timmi si diresse verso una vecchia auto dalla vernice blu scolorita e la aprì.
- La mia.-
- Da quando in qua vai in giro in macchina?- chiese Xander, ricordandosi chiaramente come tutte le altre volte avesse usato la moto.
- Da quando devo badare a quattro persone invece di una sola.- sbuffò lui, montando - Ora, volete salire o mi venite dietro a corsetta?-
 
Poco più tardi i cinque erano tutti rintanati in casa di Timmi, aspettando che fosse mezzogiorno. Xander, abituato al posto e al proprietario, si sedette sul divano ed accese subito la tv per vedere il telegiornale del mattino. Dopo un attimo di esitazione, Jo ed Alis si unirono a lui, mentre Nadine si rivolgeva a Timmi.
- Quindi questa è casa tua.- commentò.
- Sì. Oggi sì.- rispose lui.
Lei lo guardò senza capire.
- Oggi?-
Il ragazzo si strinse nelle spalle e si diresse verso l’esterno.
- Nuova missione, nuova casa.- spiegò - Vado al forno, a vedere di prendere un po’ di pane. Voi fate come se foste a casa vostra.-
- Aspetta!- lo richiamò lei, inseguendolo - Vengo con te.-
Lui non le rispose, ma entrò in macchina ed aspettò che l’altra lo raggiungesse.
- Allora…- cominciò Nadine, quando furono partiti - Cos’è questa storia della “nuova missione, nuova casa”?-
- Quello che sembra.- rispose Timmi - Non ho una casa fissa.-
- E quando non… lavori?-
Si strinse nelle spalle.
- Di solito mi faccio ospitare da Liz Addley, così mi tiene d’occhio.-
- Da… da chi?-
- Ah, già, tu non lo sai…- disse lui, ingranando la marcia - Fa parte del Sommo Concilio, è amica dei Custodi dell’Eden. Ha affrontato gli originali quando aveva quattordici anni.-
- Quindi… una importante?-
- Importante quanto può esserlo la strega più potente del mondo.- rispose lui in tono casuale.
 
Per un po’ i due non parlarono, lasciando che a riempire il silenzio fosse il rumore del motore. Alla fine, dopo diversi minuti che andavano avanti in questo modo, Nadine decise di affrontare un argomento su cui rimuginava da un po’ di tempo.
- Posso chiederti una cosa?-
- Tanto lo farai lo stesso, no?- osservò lui.
Nadine lo ignorò.
- Qualche giorno fa hai accennato a… insomma, mandavi “quei tredici” a quel paese.-
- A fare in culo.- corresse lui - Si tratta dell’Alleanza.- spiegò - Alleanza delle Ombre. È una società segreta che si oppone al Sommo Concilio. Per adesso non ne sono sicuro, neanche i miei superiori lo sanno per certo… ma i loro uomini sono stati visti in giro, ultimamente.-
- Cosa vuoi dire?- chiese - Pensi che abbiano loro la Fornace?-
Timmi scosse la testa.
- Non lo so.- ammise - Forse no, ma non posso darlo per scontato. Di certo, fanno sempre tutto il contrario di quello che facciamo noi. Sono sbucati fuori poco dopo che è stato fondato il Sommo Concilio, e cercano sempre di soffiarci magie e talismani… o qualsiasi altra cosa stiamo cercando noi.-
- E ci riescono?-
Lui si strinse nelle spalle.
- A volte.- ammise - Per lo più, i loro uomini sono dei mammalucchi, in battaglia. Il problema è che sono numericamente superiori a noi, e sono furbi. Parecchio furbi.-
- Quindi?-
- Quindi…- sbuffò Timmi, scalando ancora la marcia - … se davvero ci sono di mezzo loro, allora sarà meglio non incrociarli.-
 
***
 
Attraversando in tutta tranquillità il corridoio, Kyle varcò la porta dell’ufficio senza curarsi minimamente di bussare: sapeva di essere atteso.
- Ciao, Kyle.- lo salutò l’uomo quasi calvo seduto dietro la scrivania.
- Signor Ducan…- rispose lui - Come mai mi ha fatto chiamare?-
- Ho un compito per te.- disse - Ho mandato gli Scheletri da quel ragazzo. Due volte sono andati… e due volte hanno fallito. L’ultima erano anche accompagnati da un Segugio Infernale, e neanche quello da più segni di vita da un pezzo.-
- Non sono tornati?- chiese, stupito - E perché mai?-
- Perché, a quanto ho saputo, quei maledetti del Sommo Concilio hanno mandato qualcuno a proteggere quel ragazzo… qualcuno piuttosto forte. I demoni minori che ho usato fino ad ora non sono sufficienti, contro di lui.-
- E vuole che me ne occupi io?-
- Ovviamente.- rispose l’uomo - Sei o non sei il Divoratore di Anime?-
Nel sentire il suo soprannome, Kyle fece un sorrisetto.
- Okay.- disse - Non si preoccupi. Mi dia un paio d’ore. Il tempo di prepararmi e di raggiungerlo, e il problema sarà risolto.-
- Come pensi di fare?-
- Andrò con ordine.- rispose, stringendosi nelle spalle - Prima sistemerò questo protettore. Se davvero è tanto forte, meglio occuparsi del problema più grande. Mi dica solo quando devo agire.-
L’uomo si accigliò.
- Adesso.-
 
Uscendo dal negozio del fornaio carico di pane e schiaccine, Timmi cominciò a fare qualche contorsione per raggiungere la tasca con le chiavi; dopo pochi secondi, tuttavia, spostò lo sguardo su Nadine, che aveva una mano libera, aggrottando la fronte.
- Sai guidare?- le chiese.
- Io?- fece lei, sorpresa - No… sì… bhè, non proprio. Ho il foglio rosa.-
- Allora vieni.- disse, sporgendo il fianco - Prendi le chiavi. Fammi vedere come te la cavi.-
Leggermente sorpresa, la ragazza si sedette al posto di guida e si allacciò la cintura. Sistemato il sedile (Timmi era un po’ più alto di lei), mise in moto.
Il ragazzo si schiarì sonoramente la gola. Le ci volle un momento prima di ricordarsi che doveva sistemare anche lo specchietto retrovisore.
- Scusa.- si giustificò - È che di solito non ho bisogno di farlo. Mio padre è basso.-
Timmi non rispose, e lei uscì cautamente dal parcheggio. Guidò per un po’, cavandosela non troppo male, fino ad arrivare nei pressi di un incrocio vuoto e, miracolosamente, col semaforo verde (una rarità…).
- Che te ne pare?- chiese, voltandosi un momento verso Timmi.
Lui si strinse nelle spalle.
- Non male.- rispose. Improvvisamente, girandosi verso la strada, sgranò gli occhi - ATTENTA!- gridò.
Nadine si voltò e vide che c’era qualcuno in mezzo alla corsia. Frenò bruscamente, tanto che sia lei che Timmi furono trattenuti sui sedili soltanto dalle cinture di sicurezza. L’auto slittò sulla neve, arrivando quasi a mettere sotto la persona davanti a loro.
- Razza d’imbecille…- ringhiò Timmi - Il semaforo pedonale è rosso… cosa cazzo sta facendo?-
Scese rapidamente dall’auto, avvicinandosi a grandi passi allo sconosciuto.
Era un uomo giovane, ma più vecchio di Timmi, dai corti capelli scuri, di una cupa sfumatura scura, con una frangia che gli copriva leggermente l’occhio destro, e portava occhiali cerchiati di metallo sottile; una rada barba gli cresceva sul mento e sotto le guance.
Indossava un lungo giaccone nero che arrivava quasi fino a terra, completamente abbottonato.
Pur essendo alto più o meno quanto Timmi, parve rimpicciolirsi quando lui si avvicinò. Sul volto gli balenò quella che pareva… sorpresa?
- Si può sapere cosa ti passa per la testa?- gridò Timmi - Il tuo semaforo era rosso, e noi stavamo arrivando! Se vuoi morire, trovati un ponte e salta da lì!-
L’uomo non rispose, continuando a fissare Timmi come se fosse un miracolo vivente. Lui non parve farci caso, ma si voltò verso Nadine, che ancora non era scesa dall’auto: era sempre seduta e si massaggiava il collo.
- Merda…- sbottò, avvicinandosi a lei - Come ti senti?- chiese, dopo aver aperto la portiera.
- Mi fa male il collo…- disse lei - Credo che… il colpo di frusta…-
Timmi annuì.
- Guarda qua! Sei contento, adesso?- ringhiò all’uomo, aiutando Nadine a scendere e a sedersi dal lato del passeggero.
Finalmente, l’uomo si avvicinò a Timmi.
- Tu… come ti chiami?- gli chiese.
- Cosa te ne frega?- sbottò in risposta.
- Come ti chiami?- insisté lui, ostinato.
- Io, per te, sono il Signor Anderson!- ringhiò - Come Neo per l’agente Smith. Hai presente Matrix?-
- Anderson…- ripeté attonito - E… di nome?- chiese, con la voce roca di chi ha la gola secca.
- Di nome faccio “se non ti levi di mezzo all’ospedale ci porto anche te”!- sbottò iroso, salendo in auto - Ma tu guarda… e io li odio anche, i dottori…- brontolò.
Finalmente, l’uomo si spostò, sempre fissando Timmi con aria stupita. Senza degnarlo di un altro sguardo, il ragazzo mise in moto e si diresse al pronto soccorso.
Mentre lo guardava allontanarsi, Kyle rimase immobile sul marciapiede.
- Non è possibile…- gracchiò, sconvolto - Timmi…-
 
***
 
Il dottore, un uomo di mezza età con capelli bianchi ancora fluenti ed un paio di occhiali quadrati sul naso, visitò Nadine senza risparmiarsi in seccanti commenti di vario genere sul codice della strada e le norme di sicurezza, insistente quanto un vecchio disco rotto.
- Devi considerarti fortunata.- stava dicendo, mentre le metteva il collare - Se la neve fosse ghiacciata, avresti messo sotto quel poveraccio. Inoltre, se fosse stato un palo, non te la saresti cavata così a buon mercato, perché non si sarebbe spostato, a differenza dei pedoni. Quando si guida non ci si può distrarre nemmeno per un momento, altrimenti…-
- Sì, abbiamo capito!- sbottò Timmi, dopo un quarto d’ora di borbottii di quell’uomo - Ma le prometto che se dirà ancora un’altra parola sarà lei ad avere bisogno del medico!-
Il dottore lo guardò attonito. Nadine, invece, lo guardò esasperata.
- Come?- chiese l’uomo.
- Faccia il suo lavoro, e si limiti a quello!- rispose Timmi - La fortunata non è lei, ma quel cretino che s’è buttato nel mezzo della strada.-
- Non c’è bisogno di essere maleducati!- disse il dottore, indignato - Stavo solo dicendo…-
L’occhiata che Timmi gli lanciò lo convinse a badare di più al collare non ancora del tutto allacciato e di meno alla dinamica dell’incidente. Le uniche altre parole che pronunciò furono la raccomandazione di non muovere la testa per nessun motivo per almeno due settimane ed un meccanico “buona giornata”.
- Sei stato alquanto sgarbato, sai?- disse Nadine, quando furono nel parcheggio.
- Sono abbastanza scocciato di mio, grazie.- rispose lui, senza guardarla - E poi non è stata affatto colpa tua, nemmeno io l’avevo visto, è sbucato fuori dal nulla. E credimi, non mi hai ancora visto da sgarbato!-
Se avesse potuto, Nadine avrebbe scosso la testa.
A dir la verità, ci provò, ma quando sentì un acuto dolore sotto la nuca decise di rinunciare.
I due proseguirono lungo il parcheggio coperto, diretti verso la macchina; c’erano poche auto, dentro, e non si vedeva nessuno in giro. Tuttavia, all’improvviso Timmi bloccò Nadine con un braccio.
- Cosa c’è?- chiese lei.
Lui si guardò intorno con fare sospettoso.
- Non siamo soli.- rispose.
- Come lo sai?-
- So fare il mio lavoro.- rispose - Qui c’è qualcuno.-
Nadine tese l’orecchio; le parve di sentire un fruscio, come di stoffa che si muove, ma in giro non vide nessuno.
- Chi c’è?- gridò Timmi, guardandosi attorno.
Per un istante non successe nulla. Poi, senza preavviso, l’uomo con il cappotto (quello che per poco Nadine non aveva investito) svoltò l’angolo, comparendo da dietro una colonna.
- Ancora tu?- sbottò Timmi - Ma si può sapere che vuoi?-
L’uomo fece un sorriso tirato ed avanzò di alcuni passi. Era a circa sei metri da loro.
- Non mi riconosci, vero?- chiese.
Timmi inarcò un sopracciglio.
- Dovrei?- disse.
- Sì, a dire il vero.- rispose - Sono passati anni, ma… non mi pare di essere cambiato molto.- guardò Timmi negli occhi - Tu no di certo. Sei solo più alto. Ed hai anche più capelli.-
Nadine guardò l’uomo senza capire.
- Ma lei chi è?- chiese.
Lui si voltò lentamente verso di lei, guardandola negli occhi, ed improvvisamente un brivido le corse lungo la schiena. Aveva uno sguardo talmente gelido da far condensare il vapore.
- Timmi…- mormorò, tirandolo per una manica - Timmi, per favore, andiamo via.-
Il ragazzo si voltò a guardarla.
- Andare via? E per…-
Si interruppe quando colse il suo sguardo: era terrorizzata. Annuì.
- D’accordo.-
La prese per un braccio e si voltarono per andare verso la macchina ma, incredibilmente, si ritrovarono ancora la strada sbarrata da quell’uomo strano.
- Cosa…?- esclamò Timmi, guardando dietro di sé. Riportò lo sguardo sull’uomo, lentamente, serrando le mascelle - Fammi indovinare… non sei un essere umano.- sbuffò.
- Sì e no.- rispose - Sono… un po’ come te, Timmi.-
Timmi inarcò ancora il sopracciglio.
- Mi sembra di averti detto di chiamarmi signor Anderson.- sbottò.
Lui scosse la testa.
- Timmi, Timmi, Timmi…- mormorò in tono sconsolato - Proprio non ti ricordi di me?-
- No!- esclamò Timmi, esasperato - Le facce di culo io non le dimentico!-
L’uomo ridacchiò.
- Buona questa… devo segnarmela.- commentò. Subito dopo, sospirò - Fai uno sforzo… prima del mille e novecento novantasette…-
- Tempo sprecato.- rispose Timmi - Non ricordo granché dei miei primi quattro anni di vita… e purtroppo il novantasette è stato il mio anno peggiore.-
L’uomo sospirò ancora.
- Timmi… sono io… Kyle.-
Timmi strinse gli occhi: quel nome non gli era nuovo… eppure non riusciva a ricollegarlo a niente che potesse riconoscere.
- Mi hai rimosso, vero?- chiese l’uomo - Prevedibile, in effetti.-
- In che senso, prevedibile?- sbottò Timmi, ignorando Nadine che continuava a tirarlo per la manica.
L’uomo si sbottonò la giacca, rivelando un dolcevita bianco. Sollevò il maglione e la maglia che aveva sotto fin sopra lo sterno, mostrando una lunga e profonda cicatrice sul busto, che partiva dalla parte in basso a destra e andava verso l’alto, a sinistra.
- Questa, almeno, te la ricordi?- chiese.
Nadine smise di tirare Timmi: quella ferita, pur vecchia, pareva che fosse stata inflitta da una bestia impazzita, che aveva artigliato a più non posso la pelle dell’uomo, lasciando un segno irregolare e raggrinzito, che risaltava sulla carne come un tatuaggio orribilmente realistico.
Era uno sfregio tremendo.
- Ricordarmi di una ferita?- mormorò Timmi - Perché… dovrei…-
Ma la voce cominciò a scemare… qualcosa gli diede un capogiro.
Il flash di un ricordo che non sapeva di possedere gli passò improvvisamente davanti agli occhi…
 
Era lui, quella notte, quattordici anni prima, che feriva gravemente un ragazzino di dieci anni. Il ragazzino aveva gli stessi occhiali metallici dell’uomo che aveva davanti.
 
- Tu…- si prese la testa, che improvvisamente aveva iniziato a girargli più violentemente di prima.
Il ricordo andava avanti… o indietro?
 
Il sangue scorreva attorno a lui… gocciolava addirittura dal soffitto… una furia immensa aveva fatto a pezzi tutti coloro che erano nella stanza…
 
Le ginocchia gli cedettero e si accasciò a terra, lasciandosi sfuggire un gemito.
- Timmi!- esclamò Nadine, inginocchiandosi al suo fianco.
 
Era sporco di sangue non suo e di fango… le sue mani ne erano fradice… ne sentiva il sapore in bocca…
 
Cercò di snebbiarsi la mente, di interrompere il flusso di ricordi, ma era inutile. A fatica sentì la voce di Nadine.
- Timmi! -
 
- Timmi!- gridava il ragazzino, che era uscito fuori da chissà dove…
Rapidamente, si avvicinava a lui… lo abbracciava…
- Tranquillo…- diceva - Ci penso io, a te…-
 
Timmi scosse la testa a scatti.
- Allontanati…- gemette - Allontanati…-
 
- Allontanati…- gemeva - Allontanati…-
- Timmi… stai calmo…-
 
Il nome che gli veniva alle labbra… lo conosceva da tanto… da troppo tempo.
 
- Kyle…- singhiozzava - Kyle…-
- Sono qui…-
Il corpo di Timmi sussultava, scosso da un tremito irrefrenabile… Kyle lo lasciava andare, mentre lui cresceva… un essere mostruoso era ora al suo posto…
- Kyle…- diceva, con una voce pesante e gutturale - Kyle…-
         
- KYLE! - il grido gli uscì dalle labbra, impossibile da soffocare, mentre il ragazzo sbatteva i pugni a terra.
Il suolo di asfalto crepò in entrambi i punti, spandendo piccole fenditure attorno alle sue mani. Il soffitto tremò, mentre piccoli granelli di polvere e sabbia piovevano sulle auto e sulle loro teste.
Spaventata e sorpresa, Nadine fece un balzo indietro, il collo che protestava per il brusco movimento.
 
- Interessante…- commentò l’uomo - La tua forza è dimezzata. Cos’è, ti hanno sigillato i poteri?-
Nessuno rispose. Timmi rimase a terra, scosso da un tremore gelido, che nulla aveva a che fare con il freddo.
- Ti ricordi, adesso?- chiese l’uomo, che a differenza di Nadine era rimasto impassibile.
- Ti ho ucciso…- ringhiò con voce tremante Timmi, senza alzarsi - Io ti ho ucciso…-
- Ci hai provato, sì.- annuì serio l’altro, abbassando il maglione - Però non abbastanza… immagino che debba ritenermi fortunato… sono scappato per poco. Eri fuori di te. Non sarei mai riuscito a fermarti.-
Timmi rimase a terra, ansimando e tremando leggermente. Nadine gli si avvicinò e gli cinse le spalle con un braccio.
- Tranquillo…- gli sussurrò all’orecchio - Va tutto bene… è tutto a posto… ci sono qua io…-
- Già, tu.- disse Kyle - Non ho idea di chi tu sia.-
Nadine gli lanciò un’occhiata irosa, poi si alzò in piedi e fronteggiò lo sconosciuto faccia a faccia.
- Un’amica di Timmi. E sono anche quella che lo porterà via, ora, in questo preciso istante!-
Kyle rise, una risata fredda e priva di allegria.
- Scusami, amica di Timmi, ma non posso lasciartelo fare.-
- E perché mai? Vuoi ucciderlo?-
- A dire il vero no.- rispose lui, sorridendo ancora - Ma ammetto che il mio compito originale era proprio quello.-
- E cosa ti avrebbe fatto cambiare idea?-
L’uomo la fissò con uno sguardo di ghiaccio, reso ancor più inquietante dal sorriso tirato che aveva stampato in faccia. Senza che potesse accorgersene, le era arrivato di fronte e l’aveva afferrata per il collo con la mano sinistra, stringendo tanto forte che slacciò i lacci del collare, schiacciandole la trachea, impedendole di respirare.
- Questi, mia cara, non sono affari tuoi.-
Nadine cercò di divincolarsi, ma la stretta era fortissima: le mancava l’aria, il collo le faceva male…
Con un ruggito di rabbia, Timmi si lanciò su Kyle, affondando i denti nella sua spalla destra, fino a farla sanguinare.
Lui, un po’ per sorpresa, un po’ per dolore, lasciò la presa su Nadine, cercando di strapparsi di dosso Timmi, che però non pareva intenzionato a mollare troppo facilmente: si aggrappò con tutta la forza che aveva all’avversario, scuotendo la spalla che aveva addentato.
I due rotolarono a terra, finché Timmi non fu sopra e Kyle sotto. L’uomo si liberò di lui con un calcio che lo spedì un paio di metri indietro, facendogli colpire una colonna, che s’incrinò per l’urto. Un istante dopo, lo straniero di nome Kyle era sparito.

Considerato quanta pubblicità negativa ho fatto alla storia fino ad ora, devo seriamente ringraziare Ely79 e LullabyMylla per la fiducia che hanno. Quindi, GRAZIEEEEE!! Ah, sì, grazie anche a Niki 96 per averla ancora tra le preferite :)

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Capitolo 7
*** Cap. 7: Il Sommo Concilio ***


Timmi si mosse con una rapidità innaturale, mettendosi velocemente a quattro zampe, come un animale che si prepara ad attaccare, scrutando freneticamente a destra e a sinistra, alla ricerca di qualcosa.
Alla ricerca di una preda.
Nadine lo guardò preoccupata, ancora stesa dove era caduta, ma era di spalle. Poi si voltò e lo vide.
Sul suo volto era presente  (ne fu assolutamente certa) almeno una traccia del mostro che l’amico aveva dentro: gli occhi, prima neri, adesso erano di un inquietante arancione incandescente, privi di pupille; la faccia adesso era leggermente allungata, più simile a un muso, e la bocca non era più piena di denti, ma di zanne.
Il suo respiro era rapido e pesante, simile a quello di un enorme mantice al lavoro. Persino la postura era diversa: sembrava essere diventato un vero animale, con le dita delle mani contratte in quel modo ed i gomiti leggermente piegati, o i piedi appoggiati a terra solo per le punte, così in equilibrio che le ginocchia nemmeno toccavano terra, pur essendo sollevate appena di un centimetro scarso dal suolo.
Aveva un aspetto e un’espressione talmente feroce che pareva impossibile che fosse davvero lui, nonostante il cambiamento fosse minimo.
- Timmi…- lo chiamò Nadine.
Lui si voltò rapidamente verso di lei e ancor più rapidamente le si gettò addosso, mandandola lunga distesa a terra, poggiando le mani sopra le sue spalle.
La prese per la gola, ringhiando sommessamente. Non strinse così forte da soffocarla, ma quanto bastava per farle sentire la pressione delle sue dita sulla pelle. L’aria attorno a lui sembrò quasi scurirsi, perdere luce.
Imputridire.
 
Successivamente, non seppe spiegare bene cosa la spinse ad agire come agì. Non capì mai quale idea le fosse passata per la testa, mentre posava con calma le mani sulle sue guance e lo fissava negli occhi.
- Va tutto bene.- disse piano. Si sentiva stranamente calma - Non c’è più. Va tutto bene.-
Inizialmente non successe nulla, e per qualche altro secondo rimase sopra di lei.
Poi lentamente, molto lentamente, gli occhi gli ritornarono del solito colore; i denti e la faccia recuperarono la loro forma consueta, ed il respiro ritornò lento e regolare.
Rimasero l’uno sopra l’altra per qualche istante, fissandosi negli occhi, il tempo che ci mise Timmi a riprendersi; per la prima volta non era impassibile, imperscrutabile, imperturbabile. Era teso, pallido e spaventato, decisamente sconvolto.
Finalmente (quando il collo di lei iniziò a gridare a viva voce la propria collera) scese da sopra di lei, prese il collare, che era caduto lì vicino, e lo sistemò alla bell’emmeglio. Glielo porse e lei se lo rimise, il collo rigido e indolenzito come non mai.
- Stai bene?- chiese al ragazzo.
Timmi non rispose, ma fece alcuni respiri profondi ad occhi chiusi. Si ripulì il mento dal sangue e si rialzò, appoggiandosi alla macchina che aveva dietro. Nadine lo imitò.
- Stai bene?- chiese ancora.
Lentamente, Timmi annuì.
- No, non è vero.- disse lei - Tu sei sconvolto. Cos’è successo? E chi accidenti era quello?-
Rimettendosi eretto, il ragazzo guardò Nadine, di nuovo serio e impassibile.
- Quello era Kyle William Anderson… mio fratello maggiore.-
 
Subito dopo aver medicato la propria spalla, Kyle raggiunse l’ufficio del signor Ducan, arrabbiato e scosso al tempo stesso. Fino ad ora non gli era mai successo di ritrovarsi in una situazione simile, e non si meravigliò quando spalancò la porta con più violenza di quanto avrebbe voluto: era scosso, e molto, anche.
- Kyle!- esclamò il signor Ducan, da dietro la scrivania, vedendolo entrare - Ti aspettavo molto prima! Com’è andata?-
Sembrava davvero preoccupato, come se avesse temuto per lui. Non era solo per l’eliminazione fisica dei bersagli, si era spaventato sul serio. Forse aveva creduto di averlo perso.
- Male.- sbottò lui, sedendosi - Io sto bene, ma si può dire che ho fallito.-
- Ti ha sconfitto?- chiese, stupito.
- No, non proprio. Me ne sono andato da solo.-
Seguì un breve silenzio teso, durante il quale la faccia dell’uomo passava dalla preoccupazione all’irritazione.
- E dimmi…- brontolò Ducan, la voce trattenuta a stento - Se hai fallito… se il ragazzo è ancora vivo, perché te ne sei andato? Perché diamine non hai finito il lavoro?- si lasciò scappare un sospiro rabbioso - Almeno, hai ammazzato quel suo gorilla? Quello che lo sta proteggendo?-
- No. Non l’ho combattuto.-
Kyle lo guardò.
- Perché volevo lasciarlo vivere.-
- Cosa?- esclamò, strabuzzando gli occhi - L’hai lasciato vivere… perché volevi?- si alzò in piedi, guardandolo minaccioso - Cosa t’è saltato in mente, accidenti?- sbottò, balzando in piedi - Ti avevo detto di ucciderlo! Di levarmelo dai maledettissimi piedi!  Mi spieghi che sta succedendo?-
- Ehi, cerchiamo di moderare i toni!- esclamò Kyle, animandosi.
Per riflesso la sua mano sinistra, serrata sopra il ginocchio, venne avvolta da una malsana e gelida luce azzurro verdognola. A quella vista, Ducan sembrò rimpicciolirsi.
- Scu… scusa.- brontolò l’uomo, rimettendosi a sedere con la fronte sudaticcia, cercando di allentare il colletto della camicia col dito - È che… non capisco: perché l’hai lasciato vivere? Cos’è questa storia? La sua magia era poco appetitosa, per te?-
- No… a dire il vero lo era anche troppo, sinceramente.- spiegò, calmandosi a propria volta e spegnendo la fiamma magica che aveva involontariamente acceso - Vede il fatto è che quello era Timothy Anderson… mio fratello minore.-
- Tuo fratello?- ripeté Ducan stupito - Ma… non era sparito?-
Kyle si strine nelle spalle.
- Ora non più. A quanto pare, l’aveva preso il Sommo Concilio.-
Il signor Ducan rimase in silenzio per qualche secondo, pensieroso.
- Può diventare uno dei nostri?- chiese infine.
- Sicuramente.- rispose Kyle - Si tratta di un demone, dopotutto. Avrò solo bisogno di un po’ di tempo per convincerlo.-
 
***
 
Xander misurava a grandi passi il poco spazio libero sul pavimento della casa, tra il tavolo e l’angolo cottura, con l’aria di un leone chiuso in gabbia.
Nadine e Timmi non erano ancora tornati, pur essendo usciti da più di due ore. Avevano provato a chiamarli sui rispettivi cellulari, ma entrambi erano spenti, e non sapevano dove fossero andati a finire i due amici.
Persino Jo, che (almeno a sentir lui) aveva ancora molta paura di Timmi, si stava sforzando di non mostrarsi preoccupato per il mezzodemone tanto quanto per Nadine.
- Magari sono andati a prendere una cioccolata calda…- tentò alla fine Alis, che si era accoccolata sul divano, tormentandosi le mani.
- Se è così, allora il cacao lo stanno ancora macinando…- rispose Jo, affacciandosi alla porta per vedere se arrivavano. Ritirò dentro la testa e guardò Xander - Non puoi trovarli con la magia?-
Lui, senza smettere di andare avanti e indietro, scosse la testa.
- Per chi mi hai preso, per un cane da tartufo?- chiese - So a malapena fare esplodere le cose, che ti aspetti?-
- Nulla!- ribatté Jo, irritato - Ma speravo solo che…-
Xander scosse la testa.
- Lascia perdere… scusa…- lo interruppe - Sono solo nervoso.-
Per ancora diversi minuti rimasero in silenziosa attesa, pregando con tutto il cuore che stessero bene. Finalmente, un rumore sommesso si fece sentire sempre più vicino: era il motore di una macchina che si accostava al marciapiede e si fermava.
- Eccoli!- esclamò Alis, correndo ad aprire.
I due entrarono e i ragazzi, dapprima molto sollevati, trattennero a stento un grido, vedendo che il maglione di Timmi era sporco di quello che senza dubbio era sangue, mentre Nadine sfoggiava un collare da incidentata mezzo scassato.
- Oddio!- sussurrò Alis, coprendosi la bocca con le mani.
- Ma che accidenti vi è successo?- chiese Jo, che era rimasto a bocca aperta.
- Di tutto.- rispose Timmi, cupo.
Xander ormai lo conosceva abbastanza per sapere che quelle parole non significavano niente di buono.
- Siete stati attaccati?- chiese.
- In un certo senso…- sbottò il ragazzo in risposta, posando il pane sul tavolo.
- Prima ho preso un colpo di frusta, guidando.- spiegò Nadine - E poi, all’ospedale, siamo stati aggrediti… ma non siamo feriti!- si affrettò ad aggiungere, vedendo le loro facce spaventate.
- E allora il sangue?- fece Jo, indicando Timmi.
Nadine lo guardò, aspettando che fosse lui a rispondere. Il ragazzo rimase girato di spalle, le mani sui fianchi, e passò del tempo prima che parlasse.
- È di Kyle.-
- Di chi?- chiese Xander, senza capire.
Lentamente, Timmi alzò la testa, ma non si voltò.
- Mio fratello.-
A Xander caddero le braccia.
- Tuo…?-
- Fratello, sì.- sbottò Timmi, togliendosi il maglione e andando in camera sua, a cercarne uno pulito.
- Non sapevo che avessi un fratello!- gli gridò dietro Jo.
- Bene. Siamo in due!- rispose, dall’altra stanza.
- Come?- Alis guardò Nadine, in attesa di spiegazioni.
Lei sospirò.
- Non si ricordava di lui, fino a poco fa… lo aveva completamente rimosso dalla memoria, credo. Quando l’ha rivisto, non è riuscito a riconoscerlo. C’è voluto un po’ perché si rendesse conto di chi fosse.-
- E quando entra in scena il sangue?- chiese Jo.
- Quando lui ha tentato di strozzarla.- rispose Timmi, passando. In mano, teneva stretta una bottiglia piena di un liquido trasparente che, a giudicare dall’etichetta, era vodka - Prendo una boccata d’aria.- ed uscì, sbattendo la porta.
- Oh… mio… Dio!- esclamò Alis - Ti ha aggredita?- chiese, rivolta all’amica.
- Sì… ma sto bene!- rispose - Era venuto per Timmi…-
- Voleva uccidere suo fratello?- chiese incredulo Xander.
- Sì… bhè, no… ha detto che la sua missione era quella, ma che non sapeva chi fosse l’obbiettivo… e che aveva deciso di non ucciderlo…-
- Ma ora avrà decisamente qualcosa da ridire, scommetto…- sbottò Jo.
Nadine sospirò, facendo un gesto sconsolato con le mani.
- Sentite… io vado a parlare con Timmi.- annunciò, voltandosi.
- Sì… divertiti!- le augurò sarcasticamente Jo.
 
Timmi si era sdraiato sull’aiuola coperta di neve che si trovava proprio al centro della piazza. Giaceva di schiena, immobile, gli occhi chiusi come se dormisse, e la bottiglia di vodka era già mezza vuota. Controvoglia, Nadine si avvicinò e si lasciò cadere accanto a lui, alla sua destra.
- Prenderai freddo.- le disse, senza aprire gli occhi.
Stranamente, la sua voce era perfettamente normale, come se non avesse bevuto un solo goccio d’alcool.
- E tu no?- chiese lei di rimando.
- No. Resisto alle temperature molto meglio di te. Perché credi che me ne vada in giro tanto scoperto, sennò?- rispose.
Seguì qualche istante di silenzio, rotto solo dal rumore delle auto che ogni tanto passavano da quelle parti.
- Come ti senti?- chiese Nadine.
- Vuoi davvero saperlo?-
Ignorò la risposta.
- Io sarei a pezzi, al tuo posto.-
- Al mio posto saresti morta da anni, credimi.-
- Non ho detto che voglio il tuo posto!- sbottò lei, fissando il cielo nuvoloso - Ho detto solo che mi sentirei a pezzi.-
Ancora qualche istante di silenzio, durante i quali Timmi si portò la bottiglia alle labbra.
- Vuoi proprio ubriacarti?-
- Hai mai visto un demone ubriaco?- chiese lui in risposta.
- Non ho mai visto nemmeno un demone.-
- Già… bhè, in ogni caso, io non mi ubriaco. Al massimo, mi viene qualche sintomo leggero.-
Avvicinò di nuovo la bottiglia alla bocca, borbottando qualcosa che suonò come un’imprecazione. Le parve anche di sentire il nome “Kyle”.
- Cosa ricordi di lui?- chiese alla fine Nadine.
- Ti interessa sul serio?-
- Non è per questo.- rispose lei - Ma parlarne ti farà bene.-
Timmi sospirò ed aprì finalmente gli occhi.
- Già, magari hai ragione.-
Rimase in silenzio ancora un poco, prima di decidersi a parlare. Probabilmente stava riordinando le idee.
- Ancora non ricordo molto, di lui.- disse dopo quasi un minuto - Ma quando ci ripenso… sento come se qualcosa di molto bello cercasse di tornare. La sola cosa certa è che gli volevo bene.- voltò la testa dall’altra parte, accigliandosi - Poi ricordo solo come s’è fatto quella cicatrice.-
- D’accordo, questo puoi saltarlo.-
Timmi ridacchiò sommessamente.
- Ero certo che fosse morto.- proseguì - Una ferita del genere… l’ho praticamente aperto in due. Se anche avessi saputo di lui, avrei pensato che fosse sparso lì in giro con gli altri che ho…-
- Okay, basta!-
Timmi rise ancora.
- Proprio non le sopporti certe immagini, eh?-
- No!- esclamò lei, leggermente infastidita - Scemo.- sbottò, mentre lui ridacchiava.
Ci fu una breve pausa di silenzio, durante la quale si udì un rumore di ceramica infranta provenire da uno dei palazzi vicini, segno evidente che qualcuno aveva rotto un piatto. Lui bevve ancora. La bottiglia era quasi vuota.
- Perché è dalla loro parte?- chiese ad alta voce Timmi, rivolto a nessuno in particolare - Perché è un nemico?-
- Pensi che lavori per quella… Alleanza delle Ombre?-
- Non lo so.- ammise - I loro uomini vestono sempre di nero… ma non è nel loro stile affrontarci così.- si lasciò scappare un sospiro, scuotendo la testa - Cosa ci faceva lì? Perché avrebbe dovuto uccidermi?-
Nadine scosse la testa, voltandosi quanto più glie lo permetteva il collare per guardare l’amico, ignorando il dolore sordo sul collo.
- Non so. Avrà le sue ragioni.-
- Spero che siano buone.- ribatté lui - Sennò, questa volta, le budella gliele strappo davvero.-
Nadine rabbrividì. Evidentemente, Timmi se ne accorse, perché gli scappò un’altra breve risata.
- Scusa.- disse.
Lei non lo degnò d’una risposta. Di nuovo, il silenzio calò sui due, rotto soltanto dai rumori che faceva lui quando buttava giù qualche altro sorso di vodka.
- Posso farti una domanda?- chiese all’improvviso Timmi.
- Certo.- rispose lei, sorpresa.
- Hai presente prima, nel parcheggio? Quando ti ho atterrata?-
- Suppongo di sì.- ammise, pensando di non potersi scordare tanto presto quell’episodio.
- Perché eri… così calma?- chiese, in tono curioso - Non ricordo di averti vista spaventata… insomma, non è che connettessi molto, ma…-
Ecco… questa è una domanda interessante… Pensò Nadine.
Stava per ripeterlo ad alta voce, ma all’ultimo decise di non rischiare: probabilmente, stavolta l’avrebbe ammazzata davvero.
- Credo…- esitò - Ero sicura che non l’avresti fatto.- rispose.
- Ah, certo… ho quasi sventrato mio fratello, ma non l’avrei fatto a te, eh?- grugnì sarcastico.
- Senti, non lo so perché l’ho pensato… mi sono fidata di te, ecco.-
Lui si alzò a sedere, guardandola con la fronte aggrottata.
- Tu devi essere pazza.- sbottò, mentre lei si alzò a sua volta - Fidarti di me… ora, non rinfacciarmi il mio stesso discorso della fiducia, me lo ricordo bene… ma cosa cavolo di dice il cervello? Ho ammazzato già un bel po’ di persone, per la miseria! Perché avrei dovuto risparmiare te?-
- Non lo so…- sbuffò Nadine - Magari… perché l’hai fatto?-
- Bhè, questa non è una risposta!- ribatté lui, alzandosi in piedi
Anche Nadine si alzò, un po’ meno agilmente a causa del dolore al collo, e quando fu in piedi si ritrovò a fronteggiare Timmi faccia a faccia. Si capiva che era irritato.
- Come sapevi che non ti avrei uccisa?- chiese lui - Voglio una risposta chiara, Nadine… non posso rischiare che risucceda.-
- Senti… non lo so.- sospirò stancamente - Io… credo che non lo faresti. Non sei un assassino.-
- Ah, certo, non lo sono!- sbottò furente - Certo, come no! Mi conosci benissimo!-
Si voltò, come per calmarsi, passandosi una mano tra i capelli, poi tornò a guardarla.
- Hai presente la schizofrenia?- grugnì - Il disturbo dissociativo? Non dico di essere in quelle condizioni, visto che qualcosina me la ricordo… ma io sono io, e lui è lui… il demone è il demone!-
Nadine scosse la testa.
- Non mi è sembrato un problema, prima.- osservò, accigliandosi - Hai visto Kyle che mi attacava, e hai reagito. Poi ti sei accorto che il pericolo era cessato, e sei tornato in te.-
- Questo perché…-
- Sì?- chiese Nadine, aggrottando la fronte, quando lo sentì esitare - Dai, cosa stavi dicendo?-
Timmi strinse i pugni tanto forte che cominciò a tremare. Il collo della bottiglia si ruppe nel suo palmo, ma lui non sembrò accorgersene.
- Perché…- ringhiò, a denti stretti - Perché… non lo volevo… però…-
- Allora non serve a niente stare a discutere!- lo interruppe Nadine - Ti sei fermato… perché lo volevi.-
Timmi rimase rigido per qualche altro istante, poi si rilassò ad abbassò lo sguardo a terra.
Lo guardò per un istante, poi, lentamente, lo abbracciò. Lo sentì irrigidirsi di nuovo, ma solo per un momento. Poco dopo, ricambiò la stretta.
 
***
 
Le ultime ore le passarono tutti insieme, davanti al caminetto acceso, e nessuno accennò più a Kyle, né alla discussione avvenuta all’esterno.
Di certo, Xander, Alis e Jo avevano capito che qualcosa stava succedendo, là fuori, mentre i due erano da soli, ma non ne fecero parola davanti a Timmi.
Lui, d’altra parte, finì col proporre di giocare a Risiko, tirandone fuori una scatola dall’aspetto consunto ma integro. Riuscirono a fare due partite in tutto.
A vincere la prima fu Timmi, che aveva mandato tutti in confusione facendogli credere che il suo obbiettivo fosse la distruzione dei carri armati blu (ovvero Xander) quando in realtà doveva conquistare ventiquattro territori; protagonista indiscussa della seconda fu Alis, che riuscì a sbaragliare le truppe nere di Jo con una velocità incredibile.
A quel punto, Timmi guardò l’orologio e si alzò in piedi.
- Bene, tutti qui, adesso.-
I ragazzi si strinsero attorno a lui, prendendosi tutti per mano, fino a formare un cerchio.
- Ora, stringete forte le mani, e non mollate per nessun motivo…-
- Perché?- chiese Jo.
- Perché sennò farete tutti un bel volo.- rispose Timmi, tranquillo.
Istintivamente, tutti strinsero le proprie mani con tanta forza che quasi si spaccarono le falangi l’un l’altro.
- Meno tre…- disse Timmi, guardando l’orologio - … due…- Xander sentì l’eccitazione crescere come un palloncino pieno d’aria - … uno…-
Improvvisamente, un fascio di luce chiarissima calò dall’alto, colpendo il pavimento in mezzo a loro. Dopo pochi istanti cominciò ad allargarsi lentamente, fino ad avvolgerli tutti con il suo chiarore.
Si sentirono subito preda di una sensazione strana, che acquietò i loro animi ansiosi a tal punto che quasi scordarono tutto quello che era successo quel giorno, e che ancora doveva succedere. Quel momento, la sensazione di benessere che provavano, era l’unica cosa esistente.
Erano così presi dalla luce, così rilassati, che a malapena si accorsero di non essere più sul pavimento della casa di Timmi: lentamente, si stavano sollevando verso l’alto, trascinati da una forza invisibile che li attirava verso la fonte della luce.
- Non mollate la presa.- ricordò loro Timmi, riscuotendoli parzialmente dal torpore.
La luce era così intensa da abbagliarli tutti, costringendoli a strizzare gli occhi per il fastidio. Poi, lentamente si affievolì, e i ragazzi sentirono di nuovo il pavimento duro sotto i piedi: erano arrivati a destinazione, così in fretta che nemmeno se ne erano resi conto.
Xander si guardò intorno, stupito: si era aspettato di vedere nuvole e raggi luminosi ovunque, e cori di angeli dalle grandi ali piumate, trattandosi di un luogo dove stavano gli arcangeli… invece, attorno a lui, si ergevano gradinate di pietra bianca, ornata da angoliere dorate, formando una specie di piccolo anfiteatro, che dal centro andavano allargandosi verso l’alto, in anelli sempre più grandi.
L’unica interruzione nei cerchi era formata da uno stretto corridoio poco lontano da loro, che conduceva ad una porta alta, dai battenti in quello che pareva oro ornato di bronzo.
L’alto soffitto era sorretto da colonne turchine e splendenti, in cui pareva di vedere riflesso un cielo limpido e sereno, costellato da alcune piccole nuvolette vaporose. Dietro le colonne si aprivano numerose porte, che probabilmente servivano da accesso ai membri del Sommo Concilio.
- Finalmente!- esclamò una voce dal tono amichevole - Fatto buon viaggio?-
Voltandosi, i quattro ragazzi videro un uomo che veniva verso di loro. Dietro di lui, la porta si stava chiudendo silenziosamente.
- Skin…- lo salutò di rimando Timmi, andandogli incontro.
L’uomo chiamato Skin era alto, dagli ondulati capelli biondi ed un bel viso aperto in un sorriso amichevole, dagli occhi nerissimi che sembravano due scarabei lucenti.
Indossava quella che pareva una tuta, ma dall’aria piuttosto curiosa, perfettamente modellata sul suo corpo, completamente coperto dall’indumento, e l’unico punto scoperto era il viso.
Era intessuta in un materiale strano: sembrava stoffa, eppure scintillava come se fosse metallo. Pareva essere un incrocio tra una tuta integrale e un’armatura.
Sulla parte superiore degli avambracci, infine, c’erano due rigonfiamenti di forma allungata: quello sul braccio sinistro era perfettamente uniforme, e partiva dal gomito arrivando al polso, mentre quello destro, di uguale lunghezza, si allargava via via che si avvicinava alla mano.
Quando li ebbe raggiunti l’uomo tese una mano a Timmi, che la strinse.
- Come stai? Sei contento di essere tornato sulla terra?- disse l’uomo.
- Ti dirò…- rispose Timmi - Ho avuto momenti più divertenti, laggiù. Me ne sono successe di tutti i colori.-
Skin annuì comprensivo, senza più sorridere.
- Pensavo che si trattasse di un solo ragazzo.- osservò, guardando gli altri alle sue spalle.
- Anch’io, ma…- scosse la testa - Se resti nei paraggi non dovrò raccontarlo due volte. Piuttosto, come stanno gli altri?-
- Chi, Trys, Darth e Raven?- chiese - Ah, bhè… come al solito… chi li ammazza più?-
- Quelli del Sommo Concilio?-
- Arriveranno a breve.- rispose - Stanno aspettando il Custode dell’Eden, ma potrebbero decidere di cominciare senza di lui.-
- Ci sarà Daniel?- chiese Timmi, con quello che a Xander sembrò un tono speranzoso.
- No.- rispose Skin - Lui oggi non può. Si tratta di Dante. Perché, volevi parlare con Daniel?-
Timmi sospirò.
- Se resti nei paraggi…- ripeté.
- Eviterai di ripeterlo due volte.- completò Skin.
Con numerosi colpi secchi, le porte lì attorno cominciarono ad aprirsi una ad una. Delle persone cominciarono ad entrare nella sala.
- Eccoli…- sbottò Timmi - Ora si ride…-
 
Dalle varie porte uscirono lentamente, in file ordinate, uomini e donne con indosso la stessa veste, un lungo abito color oro pallido e celeste chiaro, lunga fino a terra. Guardando bene, Xander si accorse che non erano tutti umani: alcuni avevano lunghe zanne ricurve, altri corna arricciate ai lati della testa, pelli di colori inusuali, orecchie a punta o stature tarchiate…
Erano un miscuglio delle più disparate specie di creature magiche, di quelle che normalmente vedeva solo nei film, oppure nei fumetti, o che trovava descritte nei libri. Nessuno di loro sorrideva, e pochi parlavano con qualche compagno, a bassa voce. Per lo più, sembravano preoccupati, o in qualche modo pensierosi.
Non comprese tutto quello che dicevano, colse solo poche parole riconoscibili (suonavano come “intromissione dell’alleanza” o “grave problema”), mentre altre erano invece totalmente impossibili da registrare, come se facessero parte di un’altra lingua.
Ognuno di loro prese posto in piedi sulle gradinate, ed il mormorio crebbe fino a divenire un autentico vociare, alla vista del piccolo gruppo sotto di loro. Xander sentì che gli veniva la pelle d’oca, e Timmi parve accorgersene.
- Tranquillo, non fartela nelle mutande.- gli borbottò, andandogli vicino - Lascia parlare me. Mi occuperò io di tutto. Vogliono solo conoscerti.-
Una donna, posta quasi a metà di uno dei gradini più bassi, intercettò lo sguardo di Timmi ed agitò un braccio in segno di saluto.
Aveva gli occhi verdi e dei capelli strani quasi quanto quelli di Timmi: erano biondi, ma striati da strisce castane perfettamente definite, come se fossero state fatte col pennarello.
- Elizabeth Addley.- mormorò Timmi, rispondendo al suo saluto - Mai che riesca a darsi un po’ di contegno, benedetta lei…-
Una seconda donna, dal centro esatto della gradinata più bassa, si fece avanti, ed il brusio cessò all’istante.
Quando scese completamente il silenzio, levò lo sguardo verso di loro, osservandoli uno ad uno con attenzione.
Aveva i capelli castani leggermente ondulati, che le ricadevano morbidamente sulle spalle e sulla schiena, su cui erano ripiegate due ali color bianco sporco, completamente ricoperte di piume. Puntò gli occhi scuri su Timmi, che fece un passo avanti e sostenne lo sguardo.
- Timotyh Anderson.- disse - Bentornato.-
- Gabriele.- rispose Timmi, accennando ad un inchino con il capo.
Alis trattenne rumorosamente il respiro ed afferrò le braccia di Jo e Xander, così forte da fargli male.
- Gabriele… quello è l’arcangelo Gabriele, l’annunciatore!- sussurrò eccitata.
- Come mai sono presenti tante persone?- chiese l’arcangelo - Tu dovevi proteggerne una sola.-
- Vero.- annuì Timmi - Ma ho una spiegazione.-
- Possiamo sentirla?-
- Naturalmente. Questo ragazzo…- tese un braccio verso Xander, facendogli cenno di avvicinarsi. Lui eseguì, pur tremando leggermente. Il contatto della mano di Timmi sulla spalla, tuttavia, lo acquietò un po’ - … è Xander Donovan. I ragazzi qui dietro invece sono alcuni suoi amici. Ha confidato loro tutta la storia… ed io, lo ammetto, glie l’ho lasciato fare.-
- Perché?- chiese un altro uomo alla destra di Gabriele, con voce dura.
Aveva fluenti capelli biondi che gli ricadevano morbidamente sulle spalle ed un viso lungo e bello. Come Gabriele, aveva due grandi ali ripiegate sulla schiena. Gli occhi erano stretti in un’espressione accusatrice.
- Se ne eri al corrente, come mai non glie l’hai impedito?- chiese.
- Domanda legittima.- annuì Gabriele - Uriel ha ragione: perché hai lasciato correre?-
Timmi fece un breve sorriso.
- Se proprio devo posso anche spiegarlo, ma tanto sappiamo tutti quanti che ce ne andremo con le palle girate.- rispose.
Un sonoro mormorio si levò tutto attorno a loro a quelle parole, e Skin guardò a terra, palesemente a disagio. L’arcangelo Uriel ora era seriamente contrariato. Liz Addley invece fece una faccia strana: sembrava che stesse facendo di tutto per non ridere.
- Sì…- sospirò Gabriele, chiudendo gli occhi con aria rassegnata - Avrei dovuto immaginarmi questa risposta. In ogni caso, l’assemblea vorrebbe conoscere la situazione.-
- D’accordo…- ridacchiò lui - Ora, premettendo che non voglio offendere nessuno… tuttavia, temo che vi sarà difficile capire. Siete arcangeli, da sempre… e tutti gli altri hanno avuto a che fare con la magia fin dalla nascita. Dubito che ci riuscirete.-
- Vogliamo provarci comunque.-
Timmi sospirò.
- E va bene…- disse stancamente - Immaginate di essere un terrestre quindicenne: non sapete niente né della magia, né della Fornace e quant’altro… e ad un tratto arrivo io, un perfetto sconosciuto, e vi dico che siete dei maghi, che delle creature mostruose vi danno la caccia e che dovete spegnere un marchingegno demoniaco.- li guardò tutti - Se anche foste disposti a credermi, vorreste confidarvi con qualcuno. Vorreste sapere cosa ne pensano le persone di cui più vi fidate. Avreste di certo bisogno di un consiglio.-
Qualcuno scosse la testa, Uriel compreso, ma Gabriele abbassò gli occhi ed annuì senza sorridere.
- Ci sottovaluti.- decretò - In effetti, hai ragione… ma ciò non spiega ancora la loro presenza qui.-
- Ah, sì, quella è anche colpa dei Demoni Scheletri…- spiegò Timmi, in tono quasi casuale - Li hanno attaccati, sapete… hanno anche cercato di rallentarmi per evitare che li salvassi. Ho dovuto usare Risucchio per salvarli, ma è tutto a posto.-
- Quindi, ormai, sono coinvolti.- sospirò un altro uomo, a sinistra di Gabriele - Chi ha preso la Fornace sa di loro e crede di doverli uccidere. Ora sarà necessario proteggerli a tempo pieno.-
Era un altro arcangelo, a giudicare dalle ali, e aveva i capelli corti e lisci, con una rada barba sul mento. Una spada gli pendeva dal fianco.
- Michele ha ragione.- disse Gabriele, annuendo - Ritieni di avere bisogno di aiuto?-
Timmi scosse la testa.
- Naaah…- rispose, facendo un cenno con la mano - Non mi serve aiuto, posso gestire qualche scheletro ticchettante e un paio di cagnolini mutanti. Ho tutto sotto controllo.-
Tuttavia, Uriel non pareva dello stesso avviso.
- Non direi.- sbottò - Se avessi impedito al ragazzo di raccontare agli amici ogni cosa, ora non sarebbero in pericolo. Sta facendo correre loro dei rischi inutili!-
- Dai loro un po’ di tregua, Uriel.- disse tranquillamente una voce da sopra di lui.
I presenti alzarono lo sguardo, alcuni anche voltandosi per vedere.
Un uomo alto, dai corti capelli biondo platino e gli occhi grigi li guardava tutti dall’alto in basso. Era magro, spigoloso nel volto e nei tratti del corpo, tanto che pareva più un albero dal tronco sottile che un essere umano.
Scrutò l’intera sala con il suo sguardo grigio, soffermandosi su Xander e sui ragazzi, un mezzo sorriso stampato in faccia.
- Sto solamente facendogli presente che è stato troppo superficiale.- disse Uriel - Questi ragazzi rischiano la vita, in una battaglia che non gli appartiene.-
- Ah…- fece tranquillamente lui, muovendo un paio di passi fino al bordo di pietra - Scusami, amico mio, ma ho paura che tu sia in errore. La storia magica ci insegna che ogni nostra battaglia è una loro battaglia. È una battaglia di tutti. Il mondo che sparirà, dopotutto, è il loro. Anche il mio caro fratello Daniel sarebbe d’accordo con me.-
- E i demoni?- chiese un mago barbuto e dal naso schiacciato - Cosa succederà quando attaccheranno? È da solo, non potrà ucciderli tutti.-
- Non è detto che serva.- ribatté l’uomo - A volte è sufficiente seminare l’inseguitore, o aspettare l’occasione giusta. Timmi è potente esattamente quanto lo era Demon, per cui non avrà alcun problema a proteggere questi ragazzi dagli Scheletri o dalle altre creature nate da quell’arnese infernale. Dico bene?- aggiunse, rivolgendosi proprio a Timmi.
Lui annuì, anche se un dubbio parve incrinare la sua espressione.
- Sì…- disse lentamente - Ma… ecco, potrebbe esserci… un problema un po’ più grosso, in effetti.-
- Cosa?- chiese quello che senza dubbio era un Custode dell’Eden.
Timmi sospirò.
- Avrei un paio di cose da chiedere, e sono piuttosto importanti.-
- Prego.- disse Gabriele - Ti ascoltiamo.-
Timmi prese fiato.
- Io… lo sapete che ho un fratello?-
Gabriele parve sorpresa delle sue parole, ma nel modo sbagliato. Sembrava quasi in imbarazzo.
- Ah…- disse - Quindi… l’hai saputo.-
Timmi inarcò un sopracciglio.
- In che senso?-
- Nel senso che sapevamo che avevi ucciso anche lui, a Sleepy Creek.- spiegò mestamente il Custode dell'Eden, sospirando.
- Allora, ne sapevate poco più di me.- continuò Timmi - Provai ad ucciderlo, ma non mi riuscì tanto bene, visto che oggi si è quasi fatto investire.-
Un gelido silenzio seguì quelle parole.
- E quindi?- chiese Uriel, ora tutt’altro che ostile: pareva preoccupato sul serio.
- E quindi è un nemico.- sbottò il mezzodemone - Me lo sono trovato davanti, stamattina… e ha detto che gli avevano ordinato di uccidermi.-
- Ucciderti?- esclamò Liz Addley, sgranando gli occhi.
- Sì, ma ha aggiunto che non sapeva chi dovesse eliminare.- spiegò Timmi - Quando mi ha visto e riconosciuto, ha cambiato idea.-
- Non sapeva che lavoravi per noi?- chiese il custode.
- No, ma adesso sì.-
- Ed è pericoloso?-
Timmi si strinse nelle spalle.
- Probabilmente. L’ho attaccato, ed è scappato prima che potessi provocargli danni seri. Anzi, ad essere sincero mi ha letteralmente spintonato via.-
- Sai per chi lavorava?- chiese Michele.
Timmi scosse la testa.
- No.- rispose - Poteva essere dell’Alleanza delle Ombre come di quelli che hanno rubato la Fornace.-
- Hai attaccato per primo senza essere provocato?- chiese il Custode dell’Eden - Questo non è esattamente da te. Di solito dai la possibilità di scappare… credo.- fece una breve pausa - Ecco… le altre volte hai almeno aspettato che estraessero le armi?-
- Bah…- brontolò lui - Avevo degli ottimi motivi per attaccare.-
- Ovvero?-
- Ovvero, ha cercato di strangolare lei.- ed indicò Nadine, con un gesto.
Il custode rimase immerso nei suoi pensieri per un attimo.
- Non hai idea di quanto sia effettivamente pericoloso?-
- Ha una grande forza fisica.- rispose lui - Mi ha letteralmente spinto via. Non so se ce l’ha fatta perché è più forte di me o perché non avevo presa sufficiente, fatto sta che ho quasi sfondato una colonna. -
L’altro strinse i denti, facendo una smorfia.
- Mmmh…- gemette - Possibile mezzodemone…- sospirò - Bhè, vedremo. Non riuscì a fermarti, in passato, forse non ci riuscirà neanche adesso.-
Si passò una mano tra i capelli, apparentemente riflettendo sulla situazione.
- Okay…- sospirò alla fine il custode - Di lui ci preoccuperemo dopo, comunque… ora torniamo a Xander.-
- Sì.- annuì Timmi - Ho iniziato ad istruirlo sulla magia. Fa progressi.-
- Bene.- disse Michele - Quali?-
Timmi si voltò verso Xander.
- Fagli vedere.-
- Co… come?- balbettò il ragazzo.
Timmi allargò le braccia.
- Colpiscimi.- disse.
- Cosa… scherzi?-
- No.- rispose Timmi - Dai, tanto non mi farai niente.-
Xander sospirò.
- Con cosa?-
- Con quello che ti pare. Basta che non sia una palla di fuoco, ci faremmo una figura un po’ magra…-
Il ragazzo esitò.
- Ehm…- alzò una mano chiusa a pugno, a pochi centimetri dal petto di Timmi.
- Convinto.- disse lui: era serissimo.
- Uhm… okay… se proprio ci tieni…-
Aprì bruscamente la mano, e una piccola esplosione lo prese proprio in mezzo alle clavicole.
Pur se in forma ridotta, l’incantesimo diede una tale botta a Timmi che lo costrinse a fare qualche passo indietro, portandosi una mano sotto il collo, tossicchiando.
- Ohi…- grugnì, raddrizzandosi
Allontanò le mani dal petto, dove si era aperto un buco sulla maglietta, insieme ad una piccola ferita superficiale.
- Ecco…- mostrò a tutti l’effetto della magia del ragazzo - Direi che è abbastanza, no?-
- Gli hai insegnato solo a colpire?- chiese un altro uomo ancora, dai capelli fluenti e bianchi, lunghi fino alla vita, dietro Gabriele.
Visto che gli altri tre già li avevano riconosciuti, quello era di certo Raffaele, il guaritore.
- No, anche a difendere e a creare. Ha quasi finito con gli insegnamenti di base, ormai. Stiamo andando molto in fretta, anche se non abbiamo ancora cominciato col corso avanzato. Ha tenuto testa da solo ad alcuni scheletri, ieri. È pronto per affrontare qualche emergenza, anche se non lo butterei certo nella mischia, per adesso.-
- Segnalazioni particolari?- chiese Gabriele.
- Sì, tenetelo lontano dalle cose infiammabili.- sbuffò - Quasi tutte le sue magie hanno effetto esplosivo.-
Xander, suo malgrado, sentì un sorrisetto spuntargli sulle labbra, tanto che dovette coprirsi la faccia con la mano.
Il Custode dell’Eden, che non si era ancora mosso da dov’era, annuì soddisfatto.
- Bene. A questo punto, direi che allora possiamo chiudere qui la riunione… e correre a nascondere i petardi.- ridacchiò - Se aspetti qualche minuto, ti aggiornerò su alcune cose che di certo ti interesseranno.-
I membri del Sommo Concilio annuirono e borbottarono qualche assenso, poi cominciarono a scomparire un po’ alla volta, chi in uno sbuffo di fumo, chi semplicemente nell’aria. Qualcun altro, invece, si diresse nuovamente verso le porte da cui erano entrati tutti all’inizio ed uscì da là.
Gli unici che scesero verso i ragazzi furono il Custode dell’Eden ed Elizabeth Addley, che non sembravano ancora intenzionati ad andarsene. Skin, intanto, si avvicinò al gruppo.
- Uff…- sbuffò la strega - Finalmente… non ne potevo più…-
Incrociò le braccia sul petto le abbassò lentamente. L’abito scomparve, sostituito da indumenti che i ragazzi non si sarebbero mai aspettati: ampia gonna nera al ginocchio con l’orlo sfilacciato, calze lunghe, una a strisce colorate, l’altra rossa, mitene di lana nera, che arrivavano a coprire tutto l’avambraccio fino al gomito, stivali di cuoio scuro con punta in metallo e una maglia nera senza maniche con un teschio e due ossi incrociati disegnato sul davanti.
Sembrava appena tornata da un concerto rock.
- Alla tua età…- sospirò il custode, scuotendo la testa.
- Sì, alla mia età.- sbuffò lei - Vogliamo discuterne ancora?-
- Tranquilla, non ci tengo ad attaccar briga con te.- rispose lui - Non ho ancora scordato la Maledizione Campanellina… una notte come quella non la posso passare più.-
La strega ridacchiò.
- Sempre a punzecchiare i custodi, Liz?- chiese Timmi.
Lei sorrise senza rispondere e gli mise una mano sulla ferita. Un lieve scintillio comparve nello spazio vuoto tra la mano e la testa e, quando Liz la tolse, Timmi era guarito.
- Grazie.- disse - Vedi che puoi fare per lei.- aggiunse, indicando Nadine.
- Allora, Timmi…- cominciò il custode.
- Dante…- lo interruppe lui - Devo vedere Daniel.-
- Non c’è.- rispose Dante - È uscito.-
- Lo so, ma… devo parlargli.-
- Di cosa? Forse posso…-
- Non può.- Timmi sospirò - Si tratta del mio sigillo.-
Liz, che era concentrata sul collo di Nadine, alzò di scatto lo sguardo. Skin si irrigidì ed il custode assunse un’aria seria.
- Cos’è successo?- chiese.
- Non ha ceduto… ma per poco.- rispose lui - In extremis, sono riuscito a riprendermi.-
- Ma…?-
- Ma…- non terminò la frase e sospirò.
- Ha paura che possa risuccedere.- completò Nadine - E di non potersi controllare.-
Tutti la guardarono, e l’unico motivo per cui nessuno notò l’occhiataccia che le lanciò Timmi fu perché erano troppo concentrati sula ragazza. Lei lo ignorò.
- Okay…- disse piano Dante - Lo riferirò a Danny. Posso chiederti com’è successo?- aggiunse, rivolto a Timmi.
- Bhè…- disse lui, sorpreso - Ero… infuriato… e confuso. Mi erano appena tornati in mente ricordi tutt’altro che allegri, e così…-
- Bene.- annuì lui - Ma non hai capito: com’è successo che non l’hai ammazzata?- chiese, indicando Nadine.
Timmi aggrottò la fronte.
- Perché me lo chiedi?-
- Non è ovvio?- disse Liz - Ti sei trasformato, quindi il fatto che non sia successo niente, per quanto positivo, è… ecco… insolito.-
- Non mi sono trasformato del tutto.- lo corresse lui - Solo un accenno… solo un po’ della faccia.-
- Okay… insomma, questa ragazza ha assistito alla scena ed è sopravvissuta.- tagliò corto Dante - Sei riuscito a controllarti?-
Lui stette in silenzio per qualche secondo, guardando in basso, immerso nei suoi pensieri.
- Non lo so.- ammise infine - Riesco a ricordarmi quasi tutta la scena, credo… ero quasi uno spettatore, ma era come se… il demone mi stesse a sentire, più o meno. Insomma, non del tutto, ma quasi.-
Dante annuì.
- Credo di capire.- disse - Non sono un esperto, e non ho lanciato io l’incantesimo che blocca il demone, ma può darsi che il sigillo abbia attecchito sulla tua razionalità… anche se, per qualche istante, la creatura dentro di te è riuscita a sopraffarlo. Ricorda che il sigillo funziona solo finché sarai tu a dominare quella cosa, come ti disse Danny. Il tuo autocontrollo è essenziale perché si mantenga intatto. Se tu dovessi cedere del tutto, gli sarà difficile resistere da solo.-
Timmi annuì.
- Bene, ora veniamo a noi.- il custode si rivolse a Skin - Hai portato quel che ti ho chiesto?-
Lui annuì e si fece avanti, tendendo un piccolo disco per computer a Timmi.
- Ecco.- disse - Qui ci sono tutte le informazioni che abbiamo trovato sul nemico. Le ho riversate su questo formato perché è di utilizzo comune, sulla terra.- disse - Spero che ti servano.-
- Grazie.- disse Timmi, soppesandolo - Gli darò un’occhiata.-
- Meglio se glie ne dai due.- sbottò cupamente Skin - Si tratta di un uomo importante, e soprattutto piuttosto ricco. Può renderti la vita molto, molto difficile.-
- Già, perché fino ad ora è stata una passeggiata…- sospirò Timmi, mettendo in tasca il disco.
- Piantala di fare dello spirito.- gli intimò Liz - Non fai ridere nessuno.-
- E chi avrebbe dovuto ridere?- domandò serio.
- Forse l’Alleanza delle Ombre.- disse Dante - Ormai ne siamo certi, si stanno interessando alla Fornace. Alcuni loro emissari erano nell’ultima località nota di quel dannato aggeggio, e crediamo che almeno uno fosse nella città dove ti trovi attualmente, ieri pomeriggio.-
Timmi roteò gli occhi.
- Grandiso. Devo preoccuparmi anche di loro?-
- No.- disse Skin - Trys e Darth stanno seguendo una pista, e io devo raggiungere River. Tu pensa alla Fornace, e lascia a noi il resto.-
Lui annuì.
- D’accordo.- disse - Allora, se non c’è altro, tornerei di sotto.-
- Un ultima cosa, prima che tu te ne vada.- lo fermò Dante.
- Cosa?-
- Le presentazioni.- ridacchiò - Nessuno di noi si è preso la briga di farle.- spiegò, rivolgendosi ai ragazzi - Scusateci, ma siamo piuttosto di fretta, ultimamente. Io sono il custode della terra, Dante. Sono qui al posto di mio fratello minore, Danny, che aveva da fare e non è riuscito a liberarsi per tempo… infatti poi me la paga…- aggiunse amaro - Paraculo… lei invece è Liz Addley…-
- … che sa presentarsi da sé.- aggiunse, strizzando un occhio al custode.
- E lui è Skin, un collega del vostro amico.-
Skin fece un cenno con la testa.
- Bene. Xander lo conoscete già.- disse Timmi - Lei…- mise una mano sulla spalla di Alis, che era più vicina - È Alis Heter.- la ragazza fece un timido cenno con la mano, arrossendo dietro i fondi di bottiglia che aveva sul naso - Lui invece è Jonathan Paige, detto Jo. E la biondina lì è Nadine Wilson.- a questo punto, Timmi guardò ancora l’orologio - Cavolo… non per essere scortese, ma credo che oggi avremo molto da fare. Potremmo darci una mossa, per favore?-
- Nessun problema.- disse Liz - Vi rimando indietro io, farete prima.-
Attese che i ragazzi si prendessero per mano, poi mosse il braccio in un unico, ampio gesto. Di nuovo il cono di luce li avvolse.
Nel giro di poco tempo, tutti loro vennero risucchiati verso il basso, in una sorta di varco luminoso che attraversava il pavimento.
- Ma è sempre così?- chiese Alis, mentre scendevano.
- No.- rispose Timmi - Nell’atrio c’è una porta speciale… ma questo è più veloce. Ora, stringi i denti e non fartela addosso, arriveremo tra un attimo.-

Sempre grazie, a Ely79, LullabyMylla e a Niki 96, che mi stanno recensendo e seguendo fedelmente!

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Capitolo 8
*** Cap. 8: Squadra di Spionaggio Anderson & Co. ***


Dopo aver tirato fuori praticamente dal nulla un computer portatile, Timmi aveva inserito il disco e si era apprestato ad aprirlo, seduto al tavolo ed affiancato dall’hacker Alis, nome in codice “Penthesilea”.
Sì, hacker: pur avendo appena quindici anni, era condannabile per tre reati informatici, comprendenti il phishing, lo spamming e la creazione (nonché l’utilizzo) di un virus che aveva distrutto la memoria del computer di Thomas Bull, causandogli così la perdita dei compiti scolastici di un mese.
Roba da metterla in galera, se solo l’avessero scoperta.
- Una hacker…- borbottò Timmi, mentre lei apriva i file, sporgendosi sa sopra la sua spalla - Questa non me l’aspettavo.-
- Buffo, eh?- fece lei, allegra.
- Allora tieni…- disse, cedendole il posto - Visto che sei tanto brava, fai tu… io non ci ho mai capito niente. Così preparo qualcosa… non so voi, ma ho una fame…-
Mentre lo diceva, a Xander e a Jo borbottò lo stomaco. Lui fece un mezzo sorriso.
- Bene…- ridacchiò - In tal caso, che ne dite di darmi una mano, voi due?-
Nadine prese posto accanto ad Alis, osservando le immagini e i file di testo che apriva via via.
- Cavoli…- esclamò, leggendo.
- Cosa?- chiese distrattamente Timmi, mentre prendeva il pane.
- Qui ci sono tutti i dati riguardanti il tizio che ha preso la Fornace…-
- Embhè?- biasciò Jo, che s’era messo in bocca un grosso pezzo di sfilatino.
- Primo… non si parla a bocca piena.- lo rimproverò Alis - Secondo… hai mai sentito parlare di Sebastian Ducan?-
Il ragazzo inghiottì e si avvicinò di corsa.
- Scherzi?- chiese, stupito.
- No, affatto.- rispose lei, cupa.
- Chi è?- chiese Timmi, aprendo una confezione di prosciutto.
- Come, “chi è”?- sbottò Jo - Come fai a non saperlo?-
Timmi lo guardò un po’ stupito e un po’ divertito.
- Non sapendolo?- chiese, col tono di chi spiega che uno più uno fa due.
Jo sospirò e fece un gesto sconsolato. Xander, al suo fianco, scosse la testa. Nadine li fulminò con gli occhi, prima di rivolgersi a Timmi.
- È un uomo…-
- Ma guarda… l’avevo intuito, chissà perché…-
- E fammi finire! Dicevo, è un uomo che si è arricchito producendo materiale medico e medicinali… è molto famoso, sulla terra.-
- Qui dice anche che è un tantino eccentrico…- continuò Alis, scorrendo il file.
Timmi smise di armeggiare con il prosciutto e si avvicinò insieme a Xander, sbirciando da sopra la spalla della ragazza.
- Mmmh… pare che abbia lasciato la vita pubblica da un pezzo… e che viva su un’isola nel mezzo del Pacifico…-
- È anche un filantropo.- aggiunse Xander, indicando un paragrafo particolare - Guardate… donazioni agli istituti d’accoglienza per orfani… alle mense dei poveri… ha anche fatto costruire un ospedale… e guarda là che cifre!- esclamò, adocchiandole.
- Già… parecchi zeri…- commentò Timmi, pensieroso.
- Strano, però… un uomo del genere che usa la Fornace?- chiese Nadine, perplessa.
- Talvolta il lupo si traveste da agnello…- spiegò Timmi - Le donazioni ti consentono di conoscere persone molto importanti, di diventare uno di loro… spesso quelli da cui è bene guardarsi sono proprio i filantropi.-
- Come sei cinico…- lo rimproverò la ragazza - Comunque ha un po’ la faccia antipatica, questo qui.- concesse, guardando una sua foto in bianco e nero.
Il signor Ducan era un uomo basso, leggermente sovrappeso, con una calvizie incipiente sulla testa nascosta dal riporto; i pochi capelli che aveva erano scuri, lisci e sottili come ragnatele; nel bel mezzo della faccia aveva un grosso naso schiacciato che lo faceva sembrare, a detta di Timmi, un Troll di foresta; gli occhi erano piccoli e scuri, e non riflettevano affatto il sorriso smagliante che presentava al fotografo.
- Certo che si mantiene bene… guardate l’età!- esclamò Alis - Ormai ha addirittura passato la settantina… questo si tinge i capelli, ve lo dico io…-
- No, ce lo dice Skin.- corresse Timmi, indicando una riga di testo - Ha settantacinque anni, si tinge i capelli e si mette la dentiera…-
- Il tuo amico è scrupoloso…- osservò Nadine - Ha annotato anche le marche che usa.-
- Skin non è proprio un mio amico.- disse lui, rialzandosi e tornando ad occuparsi del pranzo - Siamo colleghi… ci rispettiamo… e mi è anche un po’ simpatico… ma non posso chiamarlo amico. E comunque sì, è un tipo molto scrupoloso.-
Nessuno commentò, anche se si lasciarono tutti sfuggire un breve sospiro collettivo.
 
***
 
Dopo pranzo Alis si appisolò sul divano, Jo rimase ad occuparsi del camino e Xander, Nadine e Timmi continuarono a leggere le informazioni di Skin.
- Qui ci sono le coordinate dell’isola di Ducan.- disse Timmi - Ma dubito che potremo usarle… lo spazio aereo è off limits, quindi non potremo arrivarci in volo.-
- E via acqua?- chiese Xander, scorrendo con lo sguardo il documento - Si tratta di un isola, non può sorvegliare tutti gli approdi.-
- No, ma può metterci qualcosa a scoraggiare noialtri, però…- grugnì, scorrendo un po’ il testo - Passione per gli animali esotici… collezionista di bestie rare… ciò significa che ci ritroveremo a tu per tu con dei leoni, nel migliore dei casi.-
- E nel peggiore?- chiese Jo da dove si trovava.
Xander notò un curioso tremito nella sua voce.
- Boh… Chimere… Draghi… demoni… Kyle, se lavora per lui.-
Ci fu un rumore strano, come di un rospo schiacciato… ai tre ci volle qualche minuto per capire che era stato Jo.
- Poi, poi, poi…- borbottò Timmi, continuando a leggere - Ah… questo è interessante: ha un palazzo nel centro esatto dell’isola… inizialmente l’ha fatto costruire da una ditta specializzata, ma dopo un po’ ha fatto interrompere i lavori e li ha rispediti tutti a casa. Pare che volesse “pensarci lui”…-
- Sento che me ne pentirò, ma… in che senso?- chiese Jo.
- Nel senso che non poteva far mettere la Fornace in cima al suo palazzo dai semplici umani. Probabilmente l’avrà fatto fare agli scheletri.-
- Ma quell’affare crea solo scheletri?- domandò Nadine.
- Boh… credo di no.- rispose Timmi - Quelli sono solo demoni minori, senza particolari poteri magici, oltre l’immortalità. Penso che produca anche parecchi tipi di demoni maggiori, se usata nel modo giusto.-
- Demoni maggiori?- ripeté Xander.
Lui annuì.
- Demoni molto potenti… si chiamano “demoni maggiori” tutte quelle creature oscure che possiedono poteri superiori alla media e che, normalmente, sono invulnerabili a qualsiasi cosa. Possiedono solo un punto debole, e cambia da demone a demone.-
Jo deglutì sonoramente.
- Puoi farci un… esempio?- chiese Nadine, preoccupata.
Timmi si strinse nelle spalle.
- Hai presente Liz? La sua bisnonna era la figlia di un’umana e di un demone maggiore, chiamato Armageddon. Fu creato dal Demone Sovrano tramite una nube generata dal suo stesso corpo, ma prima di farlo nascere essa dovette passare da dentro la Fornace, a quanto ne so.-
- Ed era potente?-
- Un tempo era secondo solo al Demone Sovrano e ai Custodi dell’Eden… ma adesso sarebbe una nullità, paragonato a Liz. Tuttavia, solo il suo stesso sangue era in grado di finirlo per sempre. Ve l’ho detto, i demoni maggiori sono tutti pieni di fregature simili.-
Jo parlò di nuovo, ma stavolta la sua voce era stranamente roca:
- E… quanti demoni maggiori può produrre quell’affare?-
- Bhè… non sono un esperto, ma se dovesse avere la materia prima… forse la produzione potrebbe durare anche all’infinito.-
A questo punto le ginocchia del ragazzo cedettero, tanto che si dovette appoggiare al muro per sostenersi… siccome però era troppo vicino al camino, per poco non diede fuoco ai suoi pantaloni.
- Come procediamo?- chiese Nadine, ignorando lo strano balletto improvvisato da Jo per spegnere il principio d’incendio.
Timmi rimase in silenzio qualche secondo, a riflettere.
- Allora…- disse - Per prima cosa, i cloni che ho creato oggi dovremo tenerceli per un po’… non potete tornare a casa, se dobbiamo cercare di spegnere e poi distruggere la Fornace, specialmente con Ducan che vi da la caccia. In secondo luogo, dovremo trovare un modo per raggiungere l’isola senza essere abbattuti o sbranati all’arrivo. Secondo Skin…- diede un’altra occhiata al testo - … ha fatto mettere una rete d’acciaio tutto intorno all’isola in un raggio di tre chilometri, alta dal mare in su circa cinque metri… e dentro la rete ci sguazzano quelli che sembrano pescecani, ma che potrebbero benissimo essere creature molto più cattive… poi… per quel che riguarda la via aerea, come ho già detto prima il traffico è legalmente proibito… e a terra ci sono un paio di Cornacchie pronte a punire i trasgressori.-
- Cornacchie?- ripeté Jo, senza capire.
- Le chiamo così, le Arpie.- rispose Timmi, con nonchalance.
- Ma perché non sto zitto?- borbottò Jo.
- Ci sono altri modi per raggiungere l’isola?- domandò Xander, fingendo d’infischiarsene delle Arpie.
- Tu che ne dici?- disse Nadine, guardandolo ironicamente.
- Però un modo ci dovrà pur essere, accidenti!- sbottò Timmi, scocciato.
- Sott’acqua?- suggerì Alis da dove si trovava, senza aprire gli occhi.
- In che senso?- chiese lui, guardandola.
- Insomma… non è che magari c’è un qualche accesso sottomarino alla rete…-
- C’è!- esclamò Nadine, puntando il dito sullo schermo - Proprio sul fondo del mare! Un’apertura per i dipendenti! La usano quando devono raggiungere la terraferma!-
- Sì, ma…- osservò Xander, sbirciando da sopra la sua spalla - Qui dice anche che viene aperto soltanto quando deve passare un sommergibile… e non resta mai aperto più del necessario.-
- Allora…- concluse Timmi - … facciamoci bastare quel necessario.-
 
Il periodo seguente fu uno dei più frenetici che Xander avesse mai avuto in vita sua.
Tanto per cominciare, lui e tutti gli altri si trasferirono praticamente da Timmi, che riuscì misteriosamente a procurarsi altri quattro letti, i quali riuscirono ancor più misteriosamente ad infilarsi dentro la piccola abitazione.
Due li mise nella sua stanza, dove avrebbero dormito anche Xander e Jo, mentre gli altri li incastrò in salotto per Alis e Nadine, sbarazzandosi del divano per fare spazio.
Un lavoro che i ragazzi giudicarono decisamente faticoso, anche per uno come Timmi: procurarsi quattro letti, metterli nella sua piccola casa, ospitare quattro persone…
Tuttavia quando lo ringraziarono per il disturbo, lui li gelò con lo sguardo e borbottò qualcosa sullo scuoiarli vivi se continuavano ad insistere. Xander cominciò a pensare che non gli piacesse essere ringraziato.
Poi iniziarono gli appostamenti: a gruppi alterni (anche se sempre con un elemento dotato di poteri all’interno del gruppo) si recarono nella città costiera dove, secondo i dati di Skin, c’era il porto al quale arrivavano i natanti per i rifornimenti, rifornimenti che poi venivano passati a piccoli sommergibili che facevano regolarmente la spola tra il mare aperto e l’isola.
Dopo un paio di giorni, Jo finì per proporre il nome “Squadra di Spionaggio Anderson & Co.” per identificare il gruppo, e tutti lo adottarono più per abitudine che per vera e propria voglia di usarlo.
A dire il vero, Timmi dichiarò che lo riteneva piuttosto infantile e idiota, e si rifiutò categoricamente di ripeterlo, ma questo non servì a scoraggiare Jo.
Ad ogni modo, durante la sorveglianza scoprirono che i sottomarini non trasportavano mai più di tre persone (il che voleva dire che erano facili da manovrare), e sentendo alcuni stralci di conversazione, i cinque vennero a sapere che le consegne, di norma, avvenivano una volta alla settimana.
Tutte le volte si trattava di grosse casse di legno, alcune con sopra il simbolo di biorischio, altre senza contrassegni degni di nota. Il contenuto delle varie casse rimase per lo più un mistero, tranne che in rare occasioni (Xander riuscì a mettere le mani su un vecchio rapporto abbandonato, secondo il quale c’era stata una consegna di vari materiali che lui non aveva mai sentito prima d’ora, magici secondo Timmi)
Il piano che elaborarono sulla base di queste informazioni fu il più classico nonché vecchio del mondo: la tattica del Cavallo di Troia.
Purtroppo la spedizione settimanale era già avvenuta, e dovevano attendere quella successiva. Inoltre, c’erano ancora diverse cose che potevano andare storte (le casse potevano venir controllate prima della partenza, il contenuto poteva essere pericoloso, eccetera), per cui esitarono e cercarono di saperne un po’ di più, mandando Alis a forzare l’archivio informatico del porto.
Con lei andarono anche Jo, il quale rimase alla porta dell’ampio stanzone a fare da palo, e Timmi che la sorvegliava a vista.
Intanto, Xander e Nadine si occupavano di lanciare qualche incantesimo della verità e della memoria (imparati giusto quella mattina) ad alcuni dipendenti per porre loro delle domande sulle procedure di carico e scarico, in una diversa zona del porto.
- Ci sei?- chiese Timmi, in piedi accanto alla scrivania dove era seduta Alis, che cercava di aprire i file, protetti da password.
- Forse… sì…- rispose lentamente lei - Ecco.- ridacchiò - Trovata. La password era “Tabacco”.-
- Che fantasia…- mormorò il mezzodemone, guardando il ripiano ingombro di posacenere strapieni e di pacchetti di sigarette vuoti.
- Ehi, vi sbrigate?- sibilò Jo, facendo capolino da dietro la porta - Qui fuori si gela!-
- Anche qui non è proprio ferragosto!- sbuffò Alis, il cui respiro si condensava in nuvolette grigie: il riscaldamento, in quella stanza, era chiuso.
Jo tornò al suo posto, e lei riprese a cercare ciò che serviva loro, ma ben presto si interruppe di nuovo, sbuffando scocciata e levandosi gli occhiali.
- Che c’è?- chiese Timmi.
- Questi dannati cosi!- sbottò, pulendoli - Si appannano sempre, accidenti a loro!-
- Bhè, fai senza.- suggerì tranquillamente il mezzodemone.
Lei lo guardò stupita, strizzando gli occhi.
- Senza?- ripeté - Timmi, se me li levo sono cieca come una talpa!-
Lui si passò una mano tra i capelli, arruffandoli ancora di più.
- Mmmh… sì, scusa… abitudine.-
Lei riprese a lavorare dopo aver inforcato di nuovo gli occhiali, scocciata più di prima.
- Odio questi fondi di bottiglia!- sbottò - Li detesto. Mi piacerebbe tanto farli a pezzi!-
- Hai mai provato con le lenti a contatto?- chiese lui.
- Sì, ma mi danno fastidio.- rispose - Se solo ci fosse un modo per aggiustarmi in qualche modo la vista… ma un’operazione costerebbe un capitale, e i miei non hanno intenzione di sborsare un soldo.-
Timmi annuì comprensivo, ma non disse niente. Finirono il lavoro in silenzio, e tornarono a casa carichi di dati da esaminare.
 
***
 
Dopo qualche giorno, poco prima di Natale, Nadine si trovava di turno a spiare le attività del porto: era sera inoltrata, e la neve cadeva leggera sulla ragazza che, appostata dietro ad un mucchio di casse di legno e fusti vuoti di carburante ammonticchiati in un piccolo vicolo tra due capanni, stava osservando un curioso viavai che in quel momento animava il molo semibuio.
Timmi era andato a prendere un po’ di cioccolata calda per combattere il freddo, che le penetrava fin dentro le ossa, costringendola a sfregarsi regolarmente le braccia e le gambe per ravvivare la circolazione.
Ad un certo punto, la scena si fece più animata, e diverse persone entrarono nel suo campo visivo.
- Che cavolo stanno facendo?- chiese piano tra sé e sé.
Alcuni uomini con indosso un’uniforme azzurra stavano trasportando numerosi fusti scuri col simbolo di pericolo biologico, radunandoli in un unico posto davanti al bordo della banchina.
Non potevano essere destinati ad un sommergibile siccome il trasporto era già stato effettuato, quella settimana. Non trovò quindi strana la scelta del luogo (di solito l’operazione di carico e scarico era fatta completamente all’aperto, senza che i sottomarini entrassero in un qualche capannone portuale, ma sempre di notte, quando non c’era praticamente nessuno) quanto del momento: se non erano destinati all’isola e ai sottomarini, a cosa servivano, allora?
Un brivido le corse lungo la schiena quando vide Kyle, il fratello maggiore di Timmi, sbucare praticamente dal nulla ed avvicinarsi alla moltitudine di fusti per parlare con uno degli uomini lì vicino.
- Kyle… cosa ci fa qui?- borbottò, sbirciando cautamente.
Non riusciva a sentire cosa stava dicendo e, per un momento, pensò di avvicinarsi di soppiatto sfruttando il buio, ma decise che era meglio non rischiare: ricordava bene la forza della stretta di Kyle, e non ci teneva particolarmente a ripetere l’esperienza.
- Come va?- chiese una voce.
Una mano le batté sulla spalla, e lei si voltò di scatto, sobbalzando e trattenendo a stento un grido.
- Timmi!- ringhiò, quando vide che era lui - Guai a te se lo rifai! Mi hai fatta morire!-
- Scusa.- disse, porgendole un termos - Cosa ci fa qui lui?- chiese, guardando Kyle.
- Non lo so. È appena arrivato-
Lei aprì la borraccia e si versò una generosa dose di cioccolata in una tazza di plastica, poi la porse a Timmi, che fece lo stesso.
- Ancora non hai capito cosa fanno?- chiese, bevendo.
- No.- rispose lei.
Rimasero ad osservare per qualche minuto la scena. Poi lei decise di parlare:
- Tra due giorni è Natale.- disse, quasi casualmente.
- Davvero?- chiese Timmi, senza mostrare molto interesse.
- Sì. Noi pensavamo di fare… qualcosa. Tu che ne dici?-
Lui si strinse nelle spalle.
- Fate come volete. Io non lo festeggio mai.-
- Cosa?- esclamò piano lei - Ma… com’è possibile?-
- Bhè, non è che i miei Natali passati siano stati proprio il massimo, sai? Non ho una famiglia con cui festeggiarli. E poi ho quasi sempre da fare.-
- Bhè… allora, rimediamo con questo, dai!-
Timmi aprì la bocca per rispondere, poi la richiuse e guardò con estrema attenzione ciò che stava accadendo: un rumore strano, come di acqua che bolle, si stava avvicinando, sempre più forte.
- Un sottomarino che arriva?- chiese Nadine.
- No…- mormorò lentamente Timmi - Questo… sembra più grosso…-
- Più grosso?-
Non aveva ancora finito di parlare che dall’acqua, con un barrito impressionante, uscì una creatura mastodontica, che la fece rabbrividire: un’informe ammasso di tentacoli e pinne, di colore scuro e cupo, emerse dall’acqua. Nella testa appuntita si aprivano due occhi rossi e sporgenti, proprio sotto dei piccoli corni affilati, e a fianco del becco acuminato e seghettato sporgevano due zanne affilate simili a quelle di un elefante indiano.
- Cosa… cos’è?- chiese Nadine, con voce soffocata.
- Un Kraken…- borbottò Timmi, decisamente preoccupato - Anche se è un po’ diverso… Comunque, cosa accidenti ci fa, qui? Non è che se ne vadano proprio in giro tranquilli, questi polpetti…-
Lentamente, il gigantesco polipo si avvicinò alla banchina, tendendo i tentacoli verso i fusti, che cominciò ad ingerire interi uno dietro l’altro, praticamente inghiottendo senza nemmeno masticare, infilandoli nel becco a velocità quasi supersonica.
- Ma che fa?- chiese Nadine.
- Boh… non riesco a capire…- rispose Timmi - Se solo sapessimo cosa c’è nei fusti… anche se scommetto che è quella roba che gli ha dato zanne e corna.-
Quando ebbe finito, il mostro si ritirò negli abissi con lentezza, spruzzando acqua ovunque.
- Bene.- sentirono dire a Kyle - E anche questa è fatta. Tanto vale tornarcene tutti a casa. Per un altro mese, siamo a posto.-
Quando tutti furono andati via, i due si rialzarono e si avviarono verso un punto sicuro dal quale teletrasportarsi.
- Che ne pensi?- chiese lei.
- Che abbiamo aspettato abbastanza.- rispose Timmi - Voglio sapere dov’è andata a finire quella roba… e poi, più aspettiamo, più tempo diamo a Ducan per imparare ad usare la Fornace. Dobbiamo muoverci.-
- E… quindi?-
- Quindi aspettiamo la consegna che avverrà dopo natale, così potrete fare la vostra festa, e poi metteremo in atto il nostro piano.-
- La “nostra” festa?- ripeté Nadine - Tu non partecipi?-
- No.- rispose seccamente lui, prendendo una fiala piena di liquido grigio da una tasca - Ci sono delle cose di cui devo occuparmi con urgenza.-
Prese la mano di Nadine e ruppe la fiala per terra. Un momento dopo, erano scomparsi in un soffio di vento.

Ringraziamenti di sempre, a LullabyMylla, a Ely79 e a Niki 96, che seguono la storia!

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Capitolo 9
*** Cap. 9: Regali e zanne ***


Il mattino dopo, Timmi dichiarò che sarebbero partiti entro cinque giorni: ciò stava a significare che avevano tempo fino a natale per godersi le feste e poi, il giorno di Santo Stefano, avrebbero dovuto prendere tutti armi e bagagli per andare al molo e partire, siccome ci sarebbe stata l’ultima consegna prima di capodanno.
Quando Jo chiese perché tanta fretta e si sentì rispondere che Kyle dava in pasto ad un Kraken una dozzina di fusti tossici al mese, per poco non svenne.
Da quel momento in poi, i contatti con Timmi si ridussero quasi a zero: passò praticamente ogni minuto del suo tempo fuori di casa, intento a fare chissà che, facendosi vivo solo a cena, e più di rado a pranzo. Quando gli chiesero cosa stesse combinando, lui si limitò a dire che cercava il necessario per la partenza, ma Xander notò che evitava di guardarli negli occhi mentre lo diceva, e in particolare faceva di tutto per non avere Nadine nel proprio campo visivo.
Ad ogni modo, la sera della vigilia la ragazza cominciò a pensare di fargli un regalo di natale.
Erano tutti in casa, tranne Timmi, ed ognuno faceva una cosa diversa: Jo cucinava una frittata, Nadine apparecchiava, Xander accendeva il fuoco ed Alis studiava ancora le informazioni che avevano su Ducan, seduta sul divano, quando la ragazza decise di parlare della sua idea con gli amici.
Il risultato fu tutt’altro che incoraggiante:
- Adesso ci pensi?- chiese Jo, stupito - E poi, cosa vorresti regalargli?-
- Non so.- rispose, stringendosi nelle spalle - Qualcosa.-
- Forse un lanciarazzi.- suggerì Alis dal divano - Sarebbe in linea col suo stile.-
- Non dire fesserie, per favore…- sbottò Nadine, pensierosa - Non sei mica Jo.-
- Ehi!-
- Magari qualcosa di piccolo.- intervenne Xander, rialzandosi dal camino - Non necessariamente utile, ma… che possa portare sempre con sé.-
- Tipo… un ciondolo?- chiese Alis.
- Ecco!- esclamò Nadine - Esatto! Sì, un ciondolo va benissimo!-
- Un ciondolo…- mormorò Alis, pensosa - Magari uno di quelli che possono contenere delle foto.-
- E quale foto vorresti metterci, sentiamo?- chiese Jo, ancora inacidito.
- Una nostra.- rispose Alis - Così si potrà sempre ricordare di noi. Ci basterà fare una fototessera e ritagliarla.-
- D’accordo, ma dove andiamo a pescarlo un ciondolo?- insisté Jo - Perché, nel caso ve ne siate dimenticati, domani è Natale.-
- E, nel caso tu l’abbia dimenticato, la madre del tuo migliore amico ha un negozio di bigiotteria.- sbuffò Alis - Pensi che ci lascerà frugare tra le sue cose?-
- Certo!- annuì Xander, convinto - Nessun problema, lasciate fare a me.-
- Bene. Allora è deciso.- disse Nadine - Domani, dopo pranzo, andiamo tutti insieme a comprarne uno.-
- A comprare che?- chiese una voce che li gelò: Timmi stava entrando in quel preciso momento.
- Ah…- fece Jo.
- Eh…- gracchiò Xander.
- Sì, i, o, u…- completò lui - Conosco anche io le vocali, ragazzi. Allora, che avete?-
- Niente.- rispose Nadine - Dobbiamo fare una cosa tutti insieme.-
- E per fare intendete “comprare”?- chiese il mezzodemone, aggrottando la fronte - No, perché magari io non ricordo bene, ma sarà un po’ tardi… domani è Natale.-
- C’è venuto in mente solo ora.- si giustificò lei - Comunque abbiamo già risolto.-
- Ah… capito.- Timmi guardò verso Jo - Le frittate si bruciano.- disse.
 
***
 
Il giorno dopo i quattro tornarono finalmente a casa propria: essendo Natale, avevano deciso che avrebbero pranzato con le loro famiglie, aperto i regali, scambiato gli auguri eccetera… a sera, Timmi sarebbe tornato a prenderli e li avrebbe portati di nuovo da lui, in modo tale da potersi preparare fin da subito.
Ognuno di loro approfittò della momentanea solitudine in modo diverso: Xander si fece una doccia immensa, tanto che sua madre bussò più volte per assicurarsi che non fosse annegato; Jo si stese sul letto a pancia in su e rilesse quasi tutti i suoi fumetti di Ratman; Alis giocò a scacchi con suo padre ed aiutò sua madre a finire il dolce di Natale.
Nadine, invece, decise di impiegare il proprio tempo in modo più pratico: stando bene attenta a non farsi scoprire, si intrufolò nello studio di suo padre e si avvicinò ad una bacheca di vetro infrangibile, dove erano tenute in bella mostra tutta una serie di pistole con relative munizioni.
Un tempo il signor Wilson era stato il Capitano di Corvetta Wilson della Marina Militare, andato in congedo dopo molti anni di onorato servizio, ma gli era rimasta la passione per le armi, tant’è vero che aveva deciso di collezionare pistole.
Ovviamente aveva chiuso a doppia manda la teca e l’aveva aperta solo per insegnare alla figlia come e quando si usa un’arma (- Nella vita tutto è utile.- soleva dire in quelle situazioni), ma non sapeva che lei aveva scoperto dove teneva la chiave alcuni anni prima.
Sulla scrivania, dentro un finto fermacarte riposava un piccolo fagotto di stoffa blu elettrico, tenuto insieme con uno spago bene annodato.
Incurante della complessità della legatura (i nodi marinari ormai non erano proprio un mistero, per lei) tolse lo spago, disfece l’involto, ne trasse fuori una chiave ed aprì la vetrina.
Decise di prendere una Beretta 93R (quella che aveva imparato a usare lei), verificò che fosse carica e rimise tutto al suo posto, tranne l’arma.
Non si preoccupò particolarmente della possibilità di essere scoperta: suo padre normalmente non entrava mai nello studio durante le feste, non senza rischiare di essere ucciso dalla moglie (- Non avrai intenzione di passare il Natale chiuso là dentro?-), quindi non si sarebbe accorto subito del suo piccolo prestito. Soddisfatta, ma anche leggermente a disagio, lasciò la stanza.
 
- Questa?-
- No… troppo luminosa… meglio questa!-
- No, qui sono venuta male…-
- E dai Nadine, che ti frega… male che va potrà farsi una risata!-
- Non voglio che mi ricordi con una smorfia sulla faccia, Jo!-
Xander, Alis, Nadine e Jo avevano fatto una marea di fototessere e le stavano selezionando seduti su una panchina del parco. Era pomeriggio inoltrato ma, oltre a loro, in giro non c’era quasi nessuno, essendo tutti troppo impegnati a cantare canzoni con la famiglia o a pregustare il cenone.
Avevano deciso di fare la foto subito e di cercare dopo il ciondolo, un compito che a detta di tutti avrebbe richiesto più tempo e accuratezza della semplice selezione delle foto.
- Questa?- fece Xander, mostrandone una agli altri, che a suo dire era la migliore.
Si erano messi tutti in una posa diversa: lui in basso a destra, sorridente; Jo in piedi dietro di lui, che rideva di gusto, mentre gli faceva le orecchie e gli metteva l’altra mano sulla spalla; Alis in basso a sinistra, che alzava i pollici; e Nadine, accanto a Jo, che strizzava un occhio.
- Sì.- approvò Jo - Mi piace…-
- Anche a me!- annuì Alis.
- Sì, non siamo venuti male.- dichiarò Nadine.
- Perfetto.- sospirò Alis - Allora ci siamo?-
- Sì. Manca solo il ciondolo.- rispose Xander - Avanti, diamoci una mossa, mi sto congelando.-
Con lui in testa e armato di chiavi e codice per disattivare l’antifurto del negozio, i quattro si incamminarono sulla neve, dirigendosi sempre più verso il centro della città. La bottega della madre di Xander era a meno di un chilometro dal parco: si trattava di un locale di medie dimensioni, con una sola vetrina accanto alla porta, dove era esposta tutta una serie di oggetti decorativi, catenine, anelli e braccialetti.
I ragazzi entrarono tutti insieme per ripararsi dal freddo e, mentre Nadine cominciava a girare per gli scaffali, cercando qualcosa di adatto, Alis andò a sbirciare nella teca vicina al bancone.
Mentre aspettavano (avevano deciso di lasciar fare alle ragazze, che in quanto a ciondoli se ne intendevano più di loro) Jo e Xander rimasero a guardare gli oggetti nei pressi della vetrina con relativo interesse. E fu proprio per questo che videro… ciò che videro.
- Xander!- esclamò Jo con voce strozzata, indicando improvvisamente fuori - Gua… guarda!-
Il ragazzo si voltò subito e riconobbe un uomo che passava esattamente dall’altra parte della strada, con addosso una lunga giacca nera.
Un paio di volte l’avevano visto in alcuni filmati della sorveglianza dei magazzini portuali di Ducan, quindi non ci misero molto a riconoscere Kyle.
- Cosa…?- sbottò - Che ci fa qui?-
Prima che potesse rendersene conto, era uscito dal negozio con Jo alle calcagna.
- Lo seguiamo?- chiese, continuando a fissare Kyle, che si stava allontanando.
- Sì.- rispose subito Jo, deciso - Dobbiamo capire cosa ci fa qui e dove sta andando! Se non lo facessimo, Timmi ci ammazzerebbe, non credi?-
Udirono appena il richiamo delle ragazze e cominciarono a correre furtivamente, per poter seguire l’uomo senza essere visti.
Ogni volta che girava un angolo, loro si nascondevano dietro un albero o una macchina, per poi ricominciare a seguirlo. Per due volte cedettero di essere stati scoperti, ma lui non cercò mai di avvicinarli, né di scappare.
Poi, ad un certo punto, svoltò un angolo e lo persero momentaneamente di vista. I due cominciarono a correre, svoltarono a loro volta l’angolo e si ritrovarono in una via con una sola uscita, sulla destra, esattamente in fondo.
- Le sue impronte vanno proprio lì.- sussurrò Jo.
- Andiamo.- disse Xander.
I due si avvicinarono furtivi all’angolo e si sporsero per vedere: niente.
- Cosa?- sbottò Jo - Dov’è finito?
Avanzarono verso la fine della traccia: le orme si arrestavano proprio nel mezzo del vicolo, senza avvicinarsi ad alcun muro. Inoltre, non c’erano né porte né finestre che si aprivano su quella strada, ed il fondo era chiuso da un muro di dieci metri.
- Magari si è proiettato altrove.- azzardò Xander: Timmi gli aveva già spiegato il concetto di Proiezione, che consisteva nello spostarsi magicamente nei posti dove si è già stati, e ormai lui stesso lo padroneggiava abbastanza bene - Forse aveva già finito di fare ciò che doveva e se ne stava andando via.-
- Dici?-
- Sicuro. Questo è un ottimo posto da cui svanire, non ti potrebbe mai vedere nessu…-
- EHI!- gridò qualcuno alle loro spalle, facendoli sobbalzare.
Si voltarono di scatto, il cuore che batteva a mille. Fortunatamente, erano solo Nadine ed Alis, piuttosto alterate.
- Ma dove stavate andando?- sbottò Alis - Abbiamo dovuto anticipare noi…-
- Abbiamo visto Kyle.- spiegò Xander, mettendole subito a tacere - Era qui, un attimo fa.-
Le due rimasero senza parole.
- Sei… sei sicuro?- balbettò Nadine.
- Sì, purtroppo.- rispose Jo - Ma ormai se n’è andato via.-
- No, non sono andato via. Sono sempre qui.-
 
Questa volta a girare l’angolo fu davvero Kyle. Sul volto aveva un’espressione di leggero divertimento.
- E così, mi stavate seguendo.- disse, osservandoli uno ad uno - Dovevate stare più attenti. E soprattutto, avreste dovuto pensare che se mi fossi accorto di voi, allora sareste morti.-
Jo deglutì.
- Allora…- continuò Kyle, facendo un paio di passi in avanti - Per prima cosa, ditemi: dov’è mio fratello?-
- Di certo non verremo a dirlo a te!- sbottò Nadine, prendendo la pistola, che portava infilata nella cintura, dietro la schiena. La puntò contro Kyle, non senza tradire un certo tremito - Vattene, o… giuro che ti sparo! Ti avverto… ho una buona mira, io!-
Per un attimo nessuno parlò; gli occhi di tutti erano puntati su Nadine che, ferma in mezzo al vicolo, teneva l’arma puntata contro Kyle, che a sua volta sembrava essere veramente stupito, quasi incredulo, vedendo il comportamento della ragazza.
Nonostante tutto, sembrava piuttosto determinata.
Alla fine, scoppiò a ridere.
- Tu…- disse, sobbalzando dalle risate - Tu pensi davvero… che basti una pistola per uccidermi?-
Lei tolse la sicura.
- No… Però posso provare. Lo farò, giuro!-
Kyle la guardò negli occhi, la bocca storta in un sorrisetto.
- Hai fegato, lo ammetto.- disse.
Senza distogliere gli occhi, indietreggiò di qualche passò e batté le mani.
Sei creature poco più grosse di un bulldog si materializzarono quasi istantaneamente davanti a lui.
Erano scagliose, basse e gobbe, di un cupo rosso nerastro, munite di un lungo muso da cui sporgevano zanne sudice lunghe un dito.
Gli arti superiori erano leggermente più sottili e storti rispetto a quelli inferiori e questo, unito alla loro postura, li faceva somigliare a scimmie incrociate con grossi cagnacci rabbiosi.
Li osservarono qualche istante coi loro occhi privi di pupille, poi si misero a quattro zampe, avanzando verso di loro con un ringhio sommesso che gli usciva dalle gole.
- Visto che mi sei simpatica, per oggi lascerò fare a loro.- disse Kyle - Così avrete qualche vera possibilità, magari.- si voltò per andarsene, poi si fermò di botto - Oh, quasi mi dimenticavo… oggi il sole tramonta alle quattro del pomeriggio.- guardò l’orologio - Ora sono… le tre e cinquantasei.- ridacchiò - Bhè… divertitevi.- e, ricominciando a camminare, svanì in una piccola voluta di fumo grigio.

Le creature che aveva lasciato iniziarono a ringhiare più forte, muovendo qualche passettino verso di loro.
- Mmmh…- gemette Nadine, indietreggiando con la pistola ancora puntata.
- Xander, portaci subito via!- esclamò Jo, aggrappandosi ad un braccio dell’amico, così forte da fargli male.
- Ouch… un minuto!- protestò, cominciando a raccogliere le forze.
Si figurò nella testa la casa di Timmi, il luogo più sicuro che gli venisse in mente in quel momento, il suo salotto ingombrato dai letti delle ragazze…
Non successe assolutamente niente.
- Cosa succede?- gridò Alis, con voce acuta - Perché non funziona?-
- Una magia che blocca la Proiezione…- gemette Xander - Timmi me ne aveva parlato… non posso andare da nessuna parte!-
- Okay… allora forza!- esclamò Nadine, puntando la pistola - Dobbiamo aprirci la strada.-
Xander lanciò due sfere di fuoco, e Nadine sparò qualche colpo: due mostri vennero raggiunti dai proiettili, un altro da una sfera (che esplose), e gli altri fecero dei rapidi balzi di lato per evitare di essere presi.
- Muoviamoci!- gridò Xander, cominciando a correre.
Gli altri non se lo fecero ripetere.
Alcune di quelle creature cercarono di intercettarli, ed il ragazzo dovette ricorrere alla stessa magia difensiva che aveva protetto Nadine dagli scheletri giorni prima per rallentarli.
Continuarono a correre per le strade quasi deserte, cercando di mettere quanta più distanza possibile tra loro e quei cosi.
- Dove andiamo?- gridò Jo. Alle loro spalle, si sentivano ancora i versi rauchi dei mostri - Dove?-
- Verso il parco!- rispose Nadine, prendendo il telefono: avevano preso il numero di Timmi, così da poterlo chiamare in caso di necessità.
- Pronto?-
- Timmi, aiutaci!- esclamò Nadine - Siamo inseguiti!-
- Tanto per cambiare… Dove siete?- chiese il mezzodemone.
- Stiamo andando al parco!-
- Okay, resistete cinque minuti. Arrivo.- e riattaccò.
Correvano ancora, nonostante le lancinanti fitte al fianco, quando raggiunsero il parco, ma nonostante tutti i loro sforzi per seminarle, le creature alle loro spalle non si erano date per vinte, continuando a seguirle con una velocità ed una rapidità tali da fare invidia a Sonic il Riccio.
Voltandosi un momento, Xander le vide avanzare sulla strada alle loro spalle, a quattro zampe, correndo ed artigliando l’asfalto, su cui riuscirono a produrre addirittura dei piccoli solchi.
Non osando pensare a cosa sarebbero potuto fare alla loro carne se li avessero presi, cercò di accelerare e, vedendo il parco stagliarsi davanti a lui contro lo sfondo che era il cielo in procinto di rabbuiarsi, si diede dello stupido.
Dei mostri ci inseguono e noi ci rifugiamo in un parco? Pensò. Tanto varrebbe nascondersi nella doccia!
Continuando a correre riuscirono ad entrare illesi (ma ansanti e molto molto sudati) nel giardino pubblico, ma dopo poca strada Alis mise male un piede e cadde, non lontano da uno degli alberi più grossi e nodosi.
Perfetto, in tema con la situazione…
- Alis!- esclamò Jo, fermandosi e tornando indietro.
- Non… non ce la faccio più…- ansimò lei raccogliendo gli occhiali che le erano caduti, mentre l’aiutava a rialzarsi - Devo… riprendere fiato…-
- Non possiamo fermarci!- disse Nadine.
- Lascia stare, è tardi!- esclamò Xander - Sono già qui!-
I mostri che li inseguivano ormai li avevano raggiunti, e se anche avessero ripreso a correre loro quattro sarebbero stati troppo stanchi per poterli distanziare ancora: tutti loro non ce la facevano più, non solo Alis.
- Accidenti… è già buio…- brontolò Jo - Ora siamo tutti…-
In risposta alle sue parole, dei rumori ticchettanti si aggiunsero a quelli ringhianti, mentre dall’ombra degli alberi alla loro sinistra qualcosa cominciò ad avvicinarsi sempre di più, staccandosi dalle ombre del parco verso di loro.
Non avevano dubbi su cosa potesse essere.
 
I Demoni Scheletro uscirono da dietro le siepi più vicine, o strisciando attorno al tronco dell’albero, emettendo versi striduli ed acuti, mentre le creature che Kyle aveva sguinzagliato loro contro completavano l’accerchiamento, bloccandogli ogni via di fuga.
- Perfetto…- sbottò Xander - Questi non li seminiamo affatto.-
- Va bene…- disse Nadine, riprendendo la pistola e facendo del proprio meglio per mantenere la calma - Cerchiamo di… tenerli a bada il più possibile. Ho… ho avvertito Timmi… sta arrivando.-
Due Demoni Scheletri spiccarono un balzo verso di loro, e Nadine gridò, facendo fuoco più per riflesso che per intenzione.
Anche così, dimostrò di avere una mira decisamente migliore rispetto a quella di Xander: colpì uno di loro alla testa, mentre l’altro proiettile finiva, per pura fortuna, nel punto esatto in cui si congiungevano le costole, quello che per un essere umano avrebbe potuto essere lo sterno, mandandolo in mille pezzi.
Tutti osservarono stupiti il mostro sfaldarsi e cadere.
- È… esploso.- osservò Alis, stupita.
- Non guardate me!- disse subito Xander.
- Dev’essere il loro punto debole.- disse Nadine, puntando freneticamente l’arma contro gli altri.
- Bene…- mormorò Xander - Adesso so dove colpirli…-
Ma non aveva ancora finito di parlare che i demoni ringhianti si lanciarono subito contro di loro, spalancando le fauci piene di schiuma rabbiosa.
- Per la miseria!- esclamò Xander, bloccandoli per un pelo con la magia protettiva, a metà del balzo.
Intanto i Demoni Scheletri continuarono ad avanzare, mentre quello distrutto si ricomponeva. I mostri rossastri cominciarono a colpire lo scudo, che si scheggiò sempre di più, nel tentativo di liberarsi. Non avrebbe retto a lungo.
Erano troppi.
- Di questo passo siamo morti…- gemette Jo.
Xander non gli rispose, prendendo una decisione che Timmi gli aveva augurato di non dover mai nemmeno considerare in vita sua.
 
- Non tutta la magia è buona, immagino che tu lo sappia.- gli aveva spiegato, sdraiato sul proprio divano mentre lo osservava spostare con la forza del pensiero una sfera infuocata in giro per la stanza - C’è anche la magia nera, nel mondo.-
- Mh mmh?- aveva grugnito lui, cercando di non perdere la concentrazione e, al tempo stesso, di seguire le sue parole.
- Non è consigliabile usarla.- aveva proseguito Timmi, raccogliendo da terra la propria lattina di Coca Cola - Tuttavia, è concesso, se si è alle strette.-
- Cosa?- aveva chiesto Xander, perdendo momentaneamente la concentrazione.
La palla di fuoco era a quel punto esplosa, spargendo fiammelle un po’ ovunque. Per fortuna non prese nulla di infiammabile (Timmi aveva tolto di mezzo tutto tranne il divano), ma l’onda d’urto lo fece cadere a sedere.
- Già.- aveva proseguito lui, senza badare all’incidente e sorseggiando la Coca - Io so usarne un po’. Non tantissima, non sono un demone purosangue, e i miei poteri sono sigillati… ma qualcosina la so.-
- E perché me ne stai parlando?- aveva chiesto Xander, stupito, mentre si rimetteva in piedi.
- Perché potresti doverla usare.- aveva ammesso Timmi, alzandosi a sedere e posando la bibita - Ascolta…- aveva sospirato, guardandolo con aria rassegnata - Ora ti insegnerò una magia che, tra tutti noi che lavoriamo per il Sommo Concilio, so usare solo io. Non è di alto livello, ma ogni volta che la adopero mi stanco sempre parecchio, e questo è niente rispetto a ciò che potrebbe succedere a te. Tuttavia, è qualcosa che funzionerebbe anche con i Demoni Scheletro che ti danno la caccia. Io posso insegnartela, ma tu devi esserne sicuro.-
Xander aveva annuito lentamente, non del tutto certo di aver capito.
 
Si inginocchiò a terra, posando una mano sul terreno, e guardò Jo.
- Hai il tuo coltellino?- gli chiese.
Lui sgranò gli occhi.
- Come?- chiese - Il… mio coltellino? Adesso?-
- Dammi il tuo stupido coltellino, Jo!-
Sorpreso, l’amico prese il proprio temperino dalla tasca e glielo lanciò. Xander lo prese al volo e, dopo un istante di esitazione…
Si scoprì il polso e si tagliò il braccio.
 
Alis lanciò un gridolino, mentre Jo si lasciava sfuggire un’esclamazione. Nadine fu la sola che non disse niente, troppo impegnata a sparare per badare a lui.
Non era un taglio particolarmente lungo o profondo, ma si lasciò scappare ugualmente un gemito di dolore. Un rivolo di sangue gli colò lungo il polso, scendendo giù fino al terreno.
- Xander…- gemette Nadine - Per l’amor di Dio… qualsiasi cosa tu voglia fare… falla ADESSO!-
- Sì… lo sto… facendo…- grugnì il ragazzo, a denti stretti.
Il flusso di sangue aumentò oltre il normale, ed il rivolo si tramutò piuttosto in un rigagnolo rossastro che prese a scorrere rapidamente, bagnando la neve.
Sentì le forze diminuirgli bruscamente, e la testa che gli girava… il sangue continuò a scorrere, serpeggiando fino ai Demoni Scheletro che, apparentemente sorpresi, o comunque incuriositi, fissarono lo strano fenomeno. La scia rossastra poi si diramò in due direzioni diverse, e li circondò.
- Fanculo!- sbottò Xander.
Sotto agli scheletri il terreno parve cedere e ritirarsi su se stesso, senza alcun preavviso, franando in una voragine che prima non c’era nemmeno; fiamme rosse e nere scaturirono dalla crepa, mentre uno ad uno i mostri cadevano giù. Due di essi riuscirono a saltare via, ma quasi tutti precipitarono nel baratro, stridendo e cercando disperatamente di aggrapparsi.
Nadine, Jo ed Alis fissarono la scena con occhi sbarrati.
Non… ce la faccio… Pensò Xander, con la poca lucidità rimastagli.
Con uno sforzo immenso, riuscì a fermare la magia, costringendola ad arrestarsi.
La crepa si richiuse, frammento dopo frammento, restituendo al terreno la propria intatta compostezza come se nulla fosse accaduto.
Purtroppo, lui era prosciugato.
Sentiva di avere le vertigini, e piccoli brividi di febbre gli correvano sotto la pelle: nulla di inaspettato, essendo già successo quando era con Timmi, ma non sarebbe riuscito a ripetere la performance.
- Wow!- esclamò Jo, fissando il punto in cui i demoni erano spariti - Bel colpo!-
- Sì…- sbottò lui, ansimando - Però… ora sono… a pezzi.-
Aveva appena finito di parlare che il suo incantesimo difensore andò in frantumi, e i mostri ripresero ad avanzare, imitati dagli scheletri ancora vivi. Lui non era più in grado di lottare, praticamente steso a terra senza forze, ed ormai il cerchio si stava chiudendo.
- Dannazione!- esclamò Nadine in preda al terrore, puntando freneticamente la pistola.
Proprio quando cominciarono a vedere già le proprie lapidi balenargli davanti agli occhi, Timmi comparve praticamente dal nulla, balzando addosso ad uno dei mostri rossi e scagliandolo contro l’altro con una sola spallata, spedendolo zampe all’aria assieme al compagno più vicino.
- Giù!- gridò lui, togliendo la mitena dalla mano destra, voltandosi verso gli scheletri.
I quattro si appiattirono al suolo e i due scheletri rimanenti vennero risucchiati subito nel vortice, sparendo per sempre come gli altri.
I mostri rossi, nel frattempo, si rialzarono e si gettarono addosso a Timmi, che scartò a destra, scagliando una sfera di fiamme nere contro il più vicino.
Lo prese che era ancora a mezz’aria, incenerendogli metà del corpo e respingendolo contro gli altri suoi simili. Quelli crollarono di nuovo a terra, in un vortice di artigli e guaiti di dolore.
Prima che potessero tornare alla carica, Timmi si rialzò subito con una capriola che lo allontanò da loro e sguainò la sua spada luminosa, stringendola con entrambe le mani.
Uno di loro spiccò un salto, e lui vibrò un rapido fendente che gli mozzò la testa. Gli altri si rialzarono a fatica, forse perché più malconce del primo, e cercarono di avvicinarsi al mezzodemone, che stavolta non attese di essere attaccato.
Senza un attimo di esitazione, si buttò su di loro falciandone uno all’altezza delle zampe, che vennero tutte tagliate via di netto, roteò una volta su se stesso e riuscì praticamente a scentrare un secondo demone, e poi spazzò l’aria con l’arma, colpendo i rimanenti in una sola volta.
Erano morti tutti.
 
Le cose si complicano… Pensò Julien, massaggiandosi il mento.
Il ragazzo, Xander Donovan, aveva imparato anche ad usare una pericolosa magia nera, e anche se non sembrava sopportarla bene dal punto di vista fisico era in grado di rivolgerla contro i propri avversari senza sbagliare il colpo. Certo, era di basso livello, ma funzionava piuttosto bene.
E quel dannato mezzodemone era abbastanza forte e veloce da uccidere senza problemi tutti quei demoni non ancora morti.
Che razza di arma era quella, comunque? Si chiese, allontanandosi. Da quando le spade hanno lame a scomparsa?
 
Ansimanti, accaldati e sudaticci, i quattro si rialzarono in piedi (Xander solo con l’aiuto di Jo che lo sosteneva), mentre Timmi si affrettava a riporre la spada e a rimettersi la mitena sulla mano.
- Da dove sbuca quella?- chiese, accennando alla pistola che Nadine teneva ancora in mano.
- Un prestito di mio padre.- rispose lei, mettendola via.
- Mh.- fece Timmi, anche se le scoccò un’occhiata leggermente critica - Cos’è successo? Credevo foste a casa.-
- Bhè…- cominciò Jo - Eravamo in un negozio…-
- Per comprare la cosa non meglio identificata di cui mi avevate parlato?-
- Sì… e all’improvviso, io e Xander abbiamo visto passare Kyle davanti alla vetrina.-
- Cosa?- esclamò Timmi, stupito.
- Lo so.- rispose il ragazzo - Per questo abbiamo deciso di seguirlo…-
- COSA?- ripeté Timmi, ancora più incredulo.
- Sì… dovevamo capire dove andava… solo che ci ha visti e…-
- Razza… di… IDIOTI!- gridò Timmi, infuriandosi tanto che faticava a parlare - Ma come v’è saltato in mente di seguirlo?-
- Bhè… non è che avessimo scelta.- rispose Jo, sulla difensiva - Insomma, dovevamo capire che stava facendo, no?-
- No!- esclamò Timmi - Io devo capire cosa sta facendo! Voi dovete soltanto pensare a restare vivi!-
- A… andiamo, dai… se ti… se ti avessimo aspettato… se ne sarebbe… andato…- esalò Xander, privo di forze.
- Meglio perdere lui che perdere la vostra vita!- ringhiò il mezzodemone - Guardati, dannazione! Sei uno straccio! Hai usato la magia nera, vero?- si lasciò sfuggire un ringhio esasperato, voltandosi e mettendosi una mano tra i capelli - Ma che accidenti avete che non va nella testa?- esclamò, tornando a guardarli arrabbiato.
- Volevamo solo renderci utili…- si giustificò Jo, mortificato.
- Utili?- rise amaramente lui - La sola utilità che avreste potuto avere sarebbe stata quella di concimare l’orto coi vostri cadaveri! Come avete potuto essere così…-
- Basta, ora!- esclamò Nadine, facendo un passo avanti - Sono stati sciocchi, è vero, però stai esagerando.-
Timmi la guardò.
- Senti, non ti ci mettere anche tu! È stata una giornataccia…-
- Certo, come se noi ci fossimo divertiti!- disse lei. Trasse fuori dalla tasca un pacchetto e glie lo premette sul petto - Buon natale!- sbottò, acida, dirigendosi verso la macchina.
 
Seguì qualche minuto di imbarazzante silenzio, rotto solo dai passi di Nadine che si allontanava. Tutti sentirono un gran freddo che niente aveva a che fare con il tempo, anche se la temperatura non era esattamente delle migliori.
- Ecco… non è proprio così che pensavamo di dartelo…- disse Alis, visibilmente a disagio.
- Comunque, buon natale!- continuò Jo, cercando di recuperare la situazione, sistemandosi un po’ meglio il braccio di Xander sulle spalle.
Lui continuò a guardare stupito il pacchetto, quando un grido di stupore li raggiunse: Nadine stava tornando di corsa da loro.
- Tu…- balbettò, indicando Timmi - Tu… tu…-
- Che c’è?- chiese Xander.
- Lui…- la ragazza scosse la testa e fece cenno agli altri di seguirla.
I tre, perplessi, lasciarono Timmi a fissare il pacchetto, mentre Nadine li conduceva fino alla macchina, che aveva ancora lo sportello di dietro aperto.
Sui sedili posteriori c’erano quattro pacchetti di varie forme e dimensioni, tutti accuratamente incartati ed infiocchettati, con il loro bigliettino di auguri.
- Cosa…?- esclamò Jo.
- Ma lui… non aveva detto che non festeggiava mai il natale?- chiese Alis, stupita.
- Quand’è che una ricetta non viene bene?- chiese Timmi, avvicinandosi con il pacchetto ancora in mano.
Tutti lo guardarono, senza capire, e videro che non era più arrabbiato, ma sorrideva con aria un po’ dispiaciuta.
- Non viene bene quando gli ingredienti non sono quelli giusti.- spiegò, andando al posto di guida - Forza. Andiamo a casa.-
Senza dire una parola, Nadine, Alis, Jo e Xander salirono in macchina.
 
- Quindi…- disse improvvisamente Nadine, rompendo il silenzio - Era questo… che facevi? Quando non c’eri, voglio dire.-
Senza guardarla, Timmi annuì.
- Tra le altre cose.- rispose lentamente - Avevo davvero da fare.-
- Ah… bhè… ecco… per prima…-
- Lascia perdere.- disse lui - Ho un po’ esagerato, in effetti. Ma promettetemi di stare più attenti.-
- Okay.- la ragazza soppesò il suo pacco, non molto più grande di quello con dentro il suo ciondolo - Cos’è?-
Lui le lanciò un’occhiata obliqua.
- Tu mi diresti cosa mi avete comprato?-
- Ehm…- esitò lei.
Timmi tornò a guardare la strada, un mezzo sorriso stampato in faccia.

Sempre grazie, a Ely79 che continua a recensirmi, a Niki 69 che ha aggiunto la storia alle preferite e a LullabyMylla, che ce l'ha tra le seguite!

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Capitolo 10
*** Cap. 10: Una veglia fuori programma ***


Il ciondolo che Alis e Nadine avevano scelto era costituito da una piccola cassa di rame di forma semiovale, dove avevano messo la foto che avevano scelto, opportunamente sagomata. Timmi l’aveva guardato un po’, poi l’aveva messo sotto il maglione con un semplice e laconico “grazie”. Non era molto, ma i ragazzi capirono ugualmente.
Lui invece gli aveva portato degli oggetti che non avevano mai visto in vita loro, sicuramente magici: a Xander aveva regalato una cosa che chiamò Neso Mahar, una specie di sfera capace di mutare la propria forma ed il proprio aspetto, diventando la perfetta imitazione di una qualsiasi altra cosa esistente.
Jo invece ricevette uno stranissimo bastone nero, lungo quasi quanto un suo braccio, sulla cui superficie altrimenti liscia erano incisi dei solchi sottili, che andavano a formare rune e segni misteriosi.
A detta di Timmi, non doveva mai venire puntato contro un essere umano.
Alis, a cui piaceva leggere, si ritrovò con tre libroni dall’aria consumata, che si rivelarono essere la storia dei Custodi dell’Eden, della famiglia Addley e del mondo magico in generale, più una specie di boccetta di liquido rosso sangue. Quando chiese a cosa servisse, il mezzodemone le rispose semplicemente di prenderne un sorso prima di andare a letto.
Quanto a Nadine, il suo regalo fu un ciondolo di forma simile a quello di Timmi, solo che la catenina era d’argento, ed era attaccata ad un sasso completamente bianco, a forma di goccia.
Si trattava di una Pietra di Luce, un materiale magico che si illuminava nel buio, tenendo lontane le creature oscure meno potenti e proteggendo contro certi incantesimi chi la indossava.
Finiti i regali e scambiatisi gli auguri, i cinque passarono il pomeriggio impegnati in occupazioni meno allegre: il giorno dopo avrebbero dovuto partire per l’isola, e c’erano un sacco di cose da fare prima dell’inizio della loro avventura segreta.
Nadine  e Jo si occuparono di dividere le provviste in cinque mucchi più o meno identici (Timmi si era procurato un sacco di roba liofilizzata: pasta liofilizzata, carne liofilizzata, verdura liofilizzata… l’unica cosa di non liofilizzato era l’acqua nelle borracce).
Alis e Timmi, invece, raccolsero tutti i vestiti che trovarono e scelsero i più adatti ad una simile missione, ripiegandoli e, quando necessario, ripulendoli anche con la magia.
Solo Xander, ancora stremato dalla magia nera che era stato costretto a usare per salvare tutti, ebbe il permesso di rimanersene disteso sul proprio letto, con una scorta immensa di Coca Cola sul comodino e parecchie barrette energetiche e integratori proteici (questi ultimi li avrebbe dovuti mangiare tutti quanti, perché Timmi minacciò di impalarlo, in caso contrario).
Suddivisero le varie stoviglie da viaggio tra tutti gli zaini, lasciando un briciolo di spazio per qualche altro oggetto di comune utilità (binocolo, bussola, sapone, carta e penna, il computer di Alis…).
Dopo una breve discussione decisero di non portarsi la tenda, che sarebbe stata solo un peso in più, e della quale non avrebbero avuto alcun bisogno: secondo le informazioni di Skin, sull’isola la Fornace replicava un clima molto caldo ed umido, simile a quello che era possibile trovare in Florida (anche se misericordiosamente privo di uragani fuori stagione).
- Può modificare il clima? Davvero?- chiese Xander, quando Timmi lo lesse dallo schermo del computer.
- Pare di sì.- rispose lui, grattandosi la testa - A quanto sembra, non si limita a creare demoni. Speriamo che non sappia fare altro, perché ha già troppe funzioni, quella cosa.-
- Per ora ne ha solo due, no?- osservò Jo.
- Sì, due di troppo.- sbuffò Timmi - Ora torna al lavoro.-
Ricominciarono a fare i bagagli e, in capo a due ore, tutti gli zaini erano pronti per la partenza, quando ormai era quasi ora di cena.
Mangiarono presto e andarono a letto subito dopo, ancora stanchi per la lotta e l’inseguimento coi mostri e per tutte le emozioni di quel giorno. Oltretutto avrebbero dovuto alzarsi molto presto, dato che le consegne avvenivano alle quattro del mattino.
 
Timmi uscì fuori, nell’aria fredda della sera, portandosi dietro un’altra bottiglia della sua vodka. Sedendosi sul cofano della propria auto, la stappò e buttò giù qualche sorso, in silenzio.
- Perché sei ancora in piedi?-
Aggrottando la fronte si voltò verso la porta.
Xander era appena uscito, in pigiama e con solo la giacca sulle spalle.
- Cretino.- grugnì - Cosa ci fai qui?-
- Vengo a cercarti.- rispose - Perché, non si può?-
- No.- rispose Timmi, bevendo ancora un po’ di vodka - Specialmente nelle tue condizioni. Ti è andata bene, prima, spero che tu te ne renda conto.-
- Sinceramente, credo di aver corso più rischi a mangiare tutta quella roba…- sbuffò il ragazzo, massaggiandosi lo stomaco.
In effetti, oltre alle barrette energetiche e alle bibite, Timmi l’aveva costretto a ingurgitare un’enorme pezzo di carne rossa e non meno di tre uova sode. C’era mancato poco che non vomitasse.
- Sei anemico.- disse Timmi, senza sorridere - E hai perso parecchio sangue con quella magia, oltre che le tue forze. Oggi ti è andata bene, ma domani?-
- Senti, mi dispiace!- sospirò - Non l’avrei mai fatto, ma era un’emergenza, è per questo che mi hai insegnato…-
- Già, e ora mi rendo conto di avere sbagliato.- grugnì lui - Sono abituato agli altri… ai miei colleghi, capisci. Loro sono più resistenti di te. Non sono deluso.- si affrettò a chiarire, guardandolo - Non mi fraintendere, Donovan… ma sono stato stupido. Quella magia non dovrai usarla mai più, d’accordo?-
- Cosa?- esclamò Xander - Ma è la magia più potente che…-
- Sì, lo so!- sbuffò Timmi, accigliato - Ascoltami, ragazzino… oggi sei quasi morto, con quell’incantesimo, e non sei neanche riuscito ad ammazzare tutti quei mostri. Cosa succederà, la prossima volta, se non riuscissi ad arrivare in tempo?-
Xander non abbassò lo sguardo, ma non gli rispose.
- Promettimelo.- disse - Niente magia nera. Okay?-
Il ragazzo sospirò.
- Va bene.- disse alla fine, a malincuore - Promesso. Non la userò più.-
Soddisfatto, il mezzodemone annuì e gli fece cenno di andarsene.
- Sparisci.- disse - Vattene a letto. Fino a domani non ti voglio vedere.-
 
Rientrò nella casa un po’ riluttante, stando bene attento a non fare rumore, e richiuse la porta in silenzio. Mentre si avviava verso l’altra stanza, poco mancò che non inciampasse in una scarpa abbandonata.
 - Mmh… chi è?-
Aveva svegliato Nadine, che si tirò su assonnata.
- Sono io.- rispose a bassa voce - Torna a dormire.-
- Cosa fai in piedi?- sbadigliò - Dovresti dormire.-
- Sì, ma…- fece un cenno che probabilmente lei non vide a causa del buio - … c’è Timmi fuori… volevo sapere come stava.-
Lei grugnì e si mise a sedere, strofinandosi un occhio.
- Cos’ha?-
- Non ne sono sicuro.- ammise - Non ha voluto parlare… credo che sia preoccupato.-
Lei sospirò, alzandosi in piedi e cercando il proprio maglione.
- D’accordo…- disse - Provo a parlarci io… tu vai a letto, sei ancora debole.-
Cominciando a scocciarsi di tutte quelle persone che lo mandavano a letto come se fosse un bambino, Xander tornò a letto, un po’ irritato.
 
- A che pensi?- chiese Nadine, appena fu all’esterno della casa.
- Al fatto che domani vi metto il sonnifero nella cena.- rispose lui, finendo gli ultimi sorsi di vodka.
- Parlo sul serio.-
- Anche io.- grugnì il mezzodemone. Siccome lei non abbassava lo sguardo, sospirò - Non stavo pensando niente.-
- Bugiardo.- disse lei placidamente, avvicinandosi - Tu pensi sempre qualcosa. Ti posso fare compagnia?-
- No, ma tanto lo farai lo stesso.- sbottò Timmi.
Rimase in silenzio per qualche secondo, alzando lo sguardo al cielo: era mezzo coperto da pesanti nuvoloni scuri, ma molte stelle si vedevano a meraviglia, mentre disegnavano figure di grande complessità sullo sfondo scuro.
- Niente di meglio dell’universo per rimettere la propria vita nella giusta prospettiva.- disse lui all’improvviso.
Nadine rimase qualche istante in silenzio, a ponderare bene la cosa.
- Non ci avevo mai pensato.- disse infine.
- Nessuno ci pensa mai.- sospirò Timmi, abbassando gli occhi.
Nadine sorrise, scuotendo leggermente la testa.
- Senti, mi pare ovvio che ci sia qualcosa che non va.- disse alla fine - È per Xander? Perché è quasi morto?-
Lui annuì.
- Anche.- ammise, senza aggiungere niente.
Rimasero di nuovo in silenzio, mentre un vento gelido soffiava sulla strada.
- Che succederà, una volta finito tutto?- chiese Nadine all’improvviso.
Lui la guardò.
- Come?-
- Voglio sapere cosa ne sarà di te e di noialtri alla fine.- spiegò - Dove andremo tutti quanti… cosa faremo, cosa ci succederà dopo che la Fornace sarà scomparsa.-
- Non t’importa di più cosa potrebbe succedere sull’isola?-
- Per ora mi preoccupo di quello che avverrà alla fine.-
Ci fu qualche altro istante di silenzio, come se il mezzodemone stesse riflettendoci intensamente. A quanto pareva, Nadine non aveva posto una domanda facile… forse proprio quella che lo teneva sveglio.
- Bhè, io so che me ne andrò.- disse Timmi - Il mio compito è di distruggere la Fornace. Poi tornerò dal Sommo Concilio, e voi tre… tu, Jo ed Alis… tornerete alla vita di tutti i giorni, quella che facevate prima. Ma per Xander vale un altro discorso, temo. Dovrà decidere se vuole imparare ciò che io non gli ho potuto insegnare sulla magia… in caso contrario, dovrà vedersela con il Sommo Concilio, da solo. Spesso, quando un mago rifiuta la sua natura, gli vengono soppressi i poteri, perché sennò potrebbero manifestarsi a intermittenza… insomma, dipenderà da lui.-
- Ma non gli accadrà niente di male, vero?-
- Non finché io avrò voce in capitolo.- assicurò Timmi - E comunque, i Custodi dell’Eden non fanno del male a un mago solo perché non vuole essere tale, tranquilla. Starà benissimo.-
Nadine annuì, ma c’era un’altra domanda che voleva fare.
- Devi proprio andartene via?-
Lui rimase di nuovo in silenzio per qualche istante e poi, senza guardarla, annuì.
- Perché?-
Scosse la testa.
- Non è un discorso semplice.- spiegò - In primo luogo, gli umani e la magia vanno poco d’accordo. Tutte le volte che vi siete avvicinati, vi ha detto male. Ci sono molti di noi che vivono tra di voi, certo, ma siamo sempre in incognito, isolati o nascosti molto bene. Io sono un mezzodemone, e per di più non so stare nascosto, quindi è meglio che me ne vada. E poi lo sai… non è sicuro avermi attorno.-
- Tu ripensi troppo a quella dannata cosa!- esclamò Nadine, spazientita - Non hai pensato che all’epoca eri troppo piccolo per controllare il demone, e che è solo per questo che…?-
- Sono affari miei, okay?- sbottò Timmi, alzandosi all’improvviso - Hai visto da sola cosa succede da queste parti, ultimamente! Non so se l’hai notato, ma da quando sono qui, ve ne succedono di tutti i colori!-
- Ce ne sarebbero successe di peggiori, senza di te.- osservò lei, restando seduta - Probabilmente, Xander sarebbe già morto, se non ci fossi stato tu.-
- Senti, ora basta!- esclamò scocciato - I fatti sono questi… non voglio e non posso restare! Punto e basta!-
Nadine trasse un profondo respiro, cercando di non arrabbiarsi.
- Ti stai punendo, lo sai?- sbottò.
Timmi annuì immediatamente, furioso.
- Certo che mi sto punendo.- ringhiò - Ho massacrato da solo un’intera città. Il solo modo che ho per rimediare… è questo. Ammazzare mostri. Io sono uno di loro, quindi sono il più adatto a sterminarli.-
Trasse un respiro profondo, ad occhi chiusi, e parve cercare di calmarsi con tutte le sue forze. Forse temeva di perdere di nuovo il controllo.
- Li odio, a partire da quello che ho dentro.- disse, quando parve essere sicuro di non esagerare - Il Sommo Concilio mi può aiutare, perché fare da solo, senza le indicazioni di arcangeli e custodi, sarebbe dieci volte più difficile… è il solo motivo per cui faccio questo mestiere, o farei a meno del loro aiuto. Capito, ora?-
Nadine serrò un pugno, quasi al limite della frustrazione.
- E per quanto tempo lavorerai per loro?- chiese, arrabbiata.
Timmi scosse la testa, stringendosi nelle spalle.
- Fin quando mi va.- rispose - Nessuno mi obbliga.-
- E allora…?-
- No.- l’anticipò lui - Questa è la sola cosa che so fare bene. Ed è la sola cosa che mi aiuti a darmi pace. Combatterò per loro, fino a che sarò in grado di farlo.-
- Non è giusto.- disse Nadine.
- Poche cose sono giuste.- rispose Tmmi - Pensi che sia giusto scaricare su Xander la responsabilità della Fornace? O che sia giusto che dei ragazzi come voi vengano con me su un’isola infestata di Dio solo sa quali mostri?- si passò una mano sulla faccia, sconsolato - I Custodi dell’Eden antichi possono sembrare soltanto dei pazzoidi senza alcun talento… ma in realtà erano così intelligenti che nessuno sa per quanto il Sommo Concilio dovrà esistere. Le conseguenze delle loro azioni, anche delle più piccole, sono sempre le peggiori e le più terribili. Sia che si tratti di piantare un seme, sia che si tratti di marchiare in eterno qualcuno con maledizioni potenti come quella di Xander o la mia. Un loro cenno, ed intere esistenze potevano venire sconvolte. Ciò che ho dentro non può essere semplicemente dimenticato. Devo portarmelo dietro, e non ho altri modi per sopportare questa cosa.-
La guardò per qualche momento, sospirando, mentre lei tentava inutilmente di trovare qualcosa con cui ribattere, ma siccome non le riuscì stette zitta. Alla fine, il mezzodemone portò lo sguardo all’orologio e scosse la testa.
- È tardi. Dai, andiamo a letto.-
Mentre si avviavano alla porta, Timmi si rivolse di nuovo a Nadine.
- La tua pistola… se me la dai, potrò copiarla, così tuo padre non si accorgerà che non c’è più. E poi, credo di poter rimediare al problema dei proiettili limitati…-
Anche se profondamente rattristata, Nadine sorrise.

Ancora, vado a ringraziare Ely79, LullabyMylla e Niki 96, che stanno seguendo la mia storia.

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Capitolo 11
*** Cap. 11: Xander impara a volare ***


- Silenzio, per l’amor di Dio!-
- Scusa… è difficile vedere qualcosa, qui…-
- Nadine la Pietra di Luce!-
- Oh, sì, subito!-
Jo era appena inciampato in qualcosa che, alla luce della pietra di Nadine, si rivelò essere un tubo abbandonato per terra, facendo tanto baccano da svegliare un morto.
Si trovavano all’interno di uno dei magazzini del porto, dove venivano custodite le casse in cui avevano deciso di nascondersi.
- Quali scegliamo?- chiese Xander, avvicinandosi ad una molto grossa.
- Secondo me, dovremmo restare uniti.- disse Jo - Prendiamone una e via.-
- Io credo che invece dovremmo dividerci.- disse Alis - Rifletti…- insisté, quando Jo fece per ribattere - Se ci stringiamo tutti in una sola cassa, allora verremo scoperti tutti, nel caso in cui l’aprissero. Se invece ci dividiamo, gli altri potrebbero scappare prima di venire scoperti.-
- In un caso normale sì.- intervenne Nadine - Però Kyle sa che noi siamo in cinque. Se trovano uno, scoprono tutti.-
Un rumore secco, in lontananza, li fece sobbalzare.
- Okay…- sussurrò Timmi, coprendo la Pietra di Luce con la mano per smorzare la luce - Vediamo di sbrigarci… la consegna sarà tra meno di un’ora. Tutti in una cassa… una grossa, magari.-
Con l’aiuto della magia, Xander aprì in una cassa un buco sufficientemente largo da permettere il passaggio di una persona alla volta. Dentro c’erano, imballate nei riccioli di polistirolo, diverse scatolette di metallo, con scritte in una lingua che sembrava russo. Ne fecero sparire alcune ed entrarono, stringendosi gli uni addosso alle altre.
- Bene, Donovan… chiudi il buco, ora.- disse Timmi.
Xander chiuse l’apertura e Nadine tirò nuovamente fuori la Pietra di Luce. Il suo chiarore lattiginoso si riflesse sui loro volti, dandogli un che di spettrale.
- Non credo che sarà un viaggio comodo.- mormorò Jo.
- Però sarà un viaggio silenzioso.- sbottò Timmi.
Appoggiò una mano ad una parete e chiuse gli occhi, mormorando qualcosa. La sagoma del palmo si illuminò leggermente per qualche secondo, poi si spense e lui li riaprì.
- Ora siamo al sicuro. Con questo, dall’esterno non sentiranno nemmeno uno scoppio nucleare.-
- Perché, ne prevedi uno?- chiese Xander, ridacchiando.
- Spiritoso.-
Timmi emise un leggero sbadiglio, e si appoggiò alla parete di legno. Trasse fuori dallo zaino una sorta di perla gigante, color menta. Il giorno prima aveva detto agli altri che serviva per garantire la provvista d’aria ed una temperatura sopportabile (insomma, l’aria condizionata).
- Ora io mi faccio un pisolino.- annunciò - Siccome il viaggio sarà lungo, vi consiglio di fare altrettanto… o questo, o vi annoiate a morte.-
Passarono tutto il tempo che avevano a fare congetture su ciò che li aspettava all’arrivo, su quali mostri avrebbero potuto incontrare, o per quanto sarebbero dovuti rimanere sull’isola. Alis, che aveva messo il portatile nello zaino, fece una ricerca nei file copiati dai computer del porto per vedere se riusciva a trovarne una qualche cartina.
Dopo parecchie ore che continuava a cercare (aveva appena iniziato quando sentirono una serie di scossoni, che gli dissero che stavano salendo a bordo), finalmente ne trovò una, anche se parziale ed approssimativa: l’isola aveva dimensioni piuttosto grandi, con una sola spiaggia di approdo, ed una scogliera frastagliata che ne circondava il resto del perimetro. Non c’era segnato altro, tranne la scala, i meridiani e i paralleli, che comunque non erano numerati.
- Okay…- sopirò Nadine - Magari segneremo noi qualcosa, via via che esploriamo. Almeno ci aiuterà ad orientarci.-
 
Il viaggio durò ore, e solo grazie agli orologi seppero che ne erano passate sei, fino a quel momento. Un po’ dormirono, un po’ mangiucchiarono qualche snack, seminando cartacce dovunque, un po’ parlarono del più e del meno ed un po’ si lamentarono. Jo più di tutti, siccome tre scatole gli caddero in testa, interrompendo la sua lettura di Ratman.
- Accidenti…- sbottò - Ma proprio in una cassa piena di barattoli di pelati dovevamo infilarci?-
- Non sono pelati.- bofonchiò Timmi, senza aprire gli occhi.
- E cosa sono, allora?-
- C’è scritto.-
- Se credi che io sappia leggere il sanscrito…-
- Ma quale sanscrito… è russo.- sbadigliò lui, raddrizzandosi - Dammi qua.- disse, tendendo una mano. Jo gli porse il barattolo - Infatti… questa scatola contiene…- si interruppe - Olive in salamoia.- e la restituì a Jo.
- Olive in salamoia?- ripeté lui, stupito - Ma che diavolo ci fanno?-
- Mah, cosa potranno farci con le olive? Magari le mangiano…- sbuffò sarcastico - Comunque, non apriamole o… ci sporcheremo tutti.- e si rimise giù.
- Olive in salamoia?- disse Nadine, poco convinta - Sicuro?-
Timmi si strinse nelle spalle e non rispose.
- Davvero parli il russo?- chiese Xander.
- No. Lo leggo e basta.-
Jo aggrottò la fronte.
- Lo leggi e non lo parli?-
L’altro si strinse ancora nelle spalle e non rispose.
Qualche tempo dopo, Alis cominciò a strofinarsi gli occhi, stanca ed un po’ assonnata.
- Tutto bene?- chiese Nadine.
- Mah…- disse lei - Ho un po’ di mal di testa.- si risistemò gli occhiali sul naso - E sono stanchissima… ho dormito poco, stanotte.-
- Eh, non sei l’unica…- sbadigliò Xander.
- Almeno tu non hai mal di testa… io non riesco nemmeno a tenere gli occhi sullo schermo.- sbuffò la ragazza, strizzando scocciata le palpebre - Mi fanno malissimo gli occhi, da quanto sonno ho… vedo tutto sfoca…-
- Togliteli.- grugnì Timmi.
Tutti lo guardarono senza capire.
- Togliermi… che cosa?- chiese Alis.
- Gli occhiali.- rispose lui - La pozione che hai bevuto ieri ha fatto effetto, e ti ha riparato la retina. Ora quegli affari ti fanno solo male.-
Stupita, Alis alzò meccanicamente una mano e prese gli occhiali, sfilandoseli lentamente. Strizzò istintivamente gli occhi per qualche istante, poi se li stropicciò e si guardò la mano, sconcertata.
- Come va?- chiese Jo, che assieme agli altri non l’aveva persa d’occhio un istante.
- Be… bene…- disse con voce tremante - Io… ci vedo… ci vedo benissimo…- alzò lo sguardo verso Timmi - Ma è… definitivo?-
- Se non prendi una pozione contraria…- rispose laconicamente lui, senza aprire gli occhi.
La ragazza si guardò attonita la mano per qualche altro secondo, poi si rivolse di nuovo al mezzodemone.
- Ehm… io…-
- Tu stai zitta.- sbuffò l’altro - Mi avete rotto con questa mania di parlare, e io ho sonno.-
Alis scambiò un’occhiata con gli altri, che scossero la testa, ridacchiando sommessamente.
 
Improvvisamente, il sottomarino rallentò.
- Uff…- sbuffò Xander, finendo addosso a diverse scatolette - Come mai ci fermiamo?-
- Dobbiamo essere proprio dentro alla rete.- disse Nadine, raddrizzandosi.
- Finalmente!- esclamò Jo - Non ne potevo più!-
Dopo mezz’ora, un’altra serie di scossoni annunciò la loro discesa dal sottomarino.
- Ora sollevo l’incantesimo… fate silenzio.- disse Timmi, appoggiando nuovamente la mano alla parete.
Non appena l’incanto fu spezzato, un suono di voci misto a rumori di macchinari e di acqua sciaguattante giunse alle loro orecchie, il tutto leggermente soffocato dal legno che li circondava.
- Le voci sembrano lontane.- sussurrò Timmi, recuperando la sfera che aveva impedito loro di soffocare - Okay… proviamo ad uscire.-
Più rapidi che potevano, aprirono di nuovo la cassa e si allontanarono di corsa, nascondendosi dietro alcuni bidoni vuoti e casse di legno nei pressi di una parete.
Si trovavano in una grotta ampia dall’alto soffitto, probabilmente di origine naturale, riadattata per essere un porto per sommergibili. L’acqua mandava riflessi luminosi tutto intorno a loro, facendo scintillare la roccia come se fosse fatta di vetro. Molti uomini con indosso le stesse divise di quelli che avevano visto al molo si aggiravano lì attorno, caricando diversi fusti su un camion o aprendo le casse che erano appena arrivate. Due di essi aprirono quella dentro alla quale avevano viaggiato loro, e uno borbottò qualcosa sul fatto che sembravano esserci meno scatolette del previsto.
- C’erano davvero olive in salamoia là dentro?- chiese Nadine, dubbiosa, sbirciando cautamente: i due uomini portavano spessi guanti alle mani ed occhialoni protettivi.
- No.- rispose Timmi - Non mi sembrava il caso di farvi venire una crisi isterica, ma… ho mentito, in realtà quelle scatolette contengono larve di Falena Rossa.-
- Tutto qui?- chiese Xander, stupito - Insomma, certo, non sono simpatiche, le larve, ma…-
- Le falene di cui parlo depositano uova grosse come quei barattoli.- tagliò corto Timmi - Le loro larve, per crescere, devono rimanere in un luogo pieno di cibo… tipo un cadavere. All’occorrenza, possono procurarsene uno.-
Il silenzio che ne seguì fu uno dei più agghiacciati che avessero mai vissuto fino a quel giorno.
- Coraggio, cerchiamo di andarcene da qui.- continuò Timmi, ignorando le facce terrificate dei suoi amici - Abbiamo un lavoro da fare… e temo che ci vorrà parecchio.-
I quattro lo seguirono rapidi, tenendo le schiene chine, cercando di non farsi vedere.
- Secondo te cosa ci fanno con tutte quelle… falene?- chiese Nadine, cercando di non pensare al pericolo corso.
- Boh… un mucchio di cose.- rispose Timmi, stringendosi nelle spalle - Le Falene Rosse, da adulte, diventano più grosse di me, sulle ali hanno una polverina velenosa dai poteri incredibili, succhiano il sangue e possono essere anche addestrate, se trattate nel modo giusto.-
- Tu… tutto qui?- balbettò Jo, deglutendo.
- No… guarda.- Timmi indicò uno dei camion, che si stava allontanando - Dobbiamo farci dare un passaggio.-
 
***
 
Scesi al volo dal camion, i cinque corsero a nascondersi nella fitta boscaglia che costeggiava la strada sterrata.
L’ambiente ricordava vagamente una foresta tropicale, pieno com’era di enormi alberi nodosi, di umidità e di fronde basse, da cui pendevano cordoni di liane simili a serpenti.
Nell’aria risuonavano versi lontani, che riecheggiavano tra i tronchi con insistenza, come se i proprietari volessero accertarsi di non passare inosservati. Una leggera ma fastidiosa pioggerellina appiccicosa cadeva tutto intorno, spargendo un velo d’acqua su di loro.
Senza aspettarli, Timmi cominciò ad avviarsi lontano dal sentiero il più rapidamente ed il più silenziosamente possibile, fino ad arrivare ad una radura completamente nascosta dalla strada.
- Come procediamo, adesso?- chiese Nadine, guardandosi attorno e strizzando gli occhi, ora che erano all’esterno.
- Io direi che dovremmo trovare i cattivi e distruggerli, giusto?- esclamò Jo, alzando in aria un pugno in un gesto grintoso.
- Calma. Prima troviamo noi stessi.- disse Timmi, che si era chinato accanto ad Alis, la quale aveva aperto il computer - Dobbiamo capire dove siamo sbarcati, se vogliamo sapere dove siamo adesso.- osservò.
- Sì.- annuì Alis - Ma avremmo bisogno di una visuale dall’alto.-
- Nessun problema.- disse Timmi, voltandosi a guardare Xander - Ti va di farti un voletto?-
Lui lo guardò stupito.
- Un… voletto?-
Il volto di Timmi si aprì in un sorriso sardonico.
- Sì, un voletto.-
 
- Non mi piace…- mormorò Xander, guardando giù - Nossignore, nemmeno un po’!-
- Buffo… anche perché sei a sì e no mezzo metro dal suolo.-
La magia non permetteva alla gente di volare come Superman, a cui bastava saltare nel vuoto e alzare le braccia.  D’altra parte un piano d’appoggio opportunamente stregato poteva sollevarsi da terra e portare con sé chiunque ci stesse sopra.
Purtroppo, Xander pareva non avere una propensione a levitare quanto a fare esplodere le cose.
Da ormai venti minuti Timmi cercava di insegnargli come sollevarsi da terra, utilizzando una piattaforma di plastica che avevano fatto comparire appositamente per quello scopo, ma l’unico risultato ottenuto era stato quello di sollevarsi di poco dal terreno: era troppo nervoso. Persino Jo lo trovava così esasperante che aveva smesso di incitarlo (avrebbe dato forse tutta la sua collezione di fumetti per essere al suo posto).
Lui e le ragazze si erano seduti su un punto asciutto del terreno, al riparo dalla pioggia (che ormai stava esaurendosi) ed osservavano con noia crescente i tentativi di Timmi di insegnare a Xander quel dannato incantesimo.
- Senti, non ce la faccio… ma non puoi farlo tu?- supplicò esasperato e teso.
- Sì, ma voglio che lo faccia anche tu. Volare è una delle cose più utili che posso insegnarti.- rispose Timmi, impassibile.
Xander sbuffò, poco convinto.
- Andiamo, concentrati.- lo incitò con pazienza il mezzodemone.
Lui prese un bel respiro e cercò di concentrarsi, sforzandosi di non pensare al fatto che sarebbe stato a molti metri dal suolo, senza niente a cui aggrapparsi, sfidando le leggi di gravità, pronto a sfracellarsi a terra se non fosse riuscito a mantenere attiva la magia…
La paura ebbe la meglio e lui cadde a terra, battendo le natiche sulla pedana.
- Forza!- sbottò Timmi - Avanti, ora ti do una mano…-
- Cosa? No, aspetta, fermo…-
In un attimo, Timmi fu sulla pedana e, ad un suo cenno, insieme si sollevarono di parecchi metri, alzandosi sempre di più verso il cielo nuvoloso.
Jo lanciò un grido sorpreso ed ammirato insieme, ed Alis si lasciò sfuggire un prolungato “ooooh”.
- Okay, adesso diamoci una mossa.- disse il mezzodemone, quando si furono fermati, oltre il baldacchino di rami e foglie.
- Da… darci una mo… mossa?- balbettò Xander, bene attento a non aprire gli occhi, stringendosi con forza alla cintura di Timmi.
- Sì, è troppo pretendere di non essere notati mentre ce ne stiamo quassù. Dobbiamo trovare dei punti di riferimento, prima che ci vedano.-
A malincuore, Xander si guardò intorno, restando poi senza fiato.
La vista da quell’altezza era bellissima; il mare si stendeva a perdita d’occhio per tutto l’orizzonte, senza una fine apparente, lambendo strisce di sabbia candida e scogliere frastagliate; in lontananza, riusciva a vedere una balena nuotare a pelo d’acqua, spruzzando schiuma dallo sfiatatoio. La foresta intorno e sotto di loro sembrava un praticello verde scuro, con macchie marroni e nere. In cielo, ogni tanto, compariva qualche figura nera, forse degli uccelli tropicali, forse qualcosa di più sinistro. Se davvero era così, ringraziò il cielo che non li avessero visti.
- Però…- disse.
- Ti piace?- chiese Timmi.
- Sì.-
- L’avevo immaginato. Dovresti avere più fiducia nei tuoi poteri.-
Xander fece un sorrisetto imbarazzato.

Allora... siamo stazionari: grazie a Ely79 per le recenioni, a Niki 69 per aver messo la storia tra le preferite e a LulabyMylla per tenerla tra le seguite

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Capitolo 12
*** Cap. 12: Verso l'interno ***


Tornati a terra, Alis segnò sulla cartina la loro posizione approssimativa e quella della loro destinazione.
- Sei sicuro che dobbiamo andare al grattacielo?- chiese Jo, con l’aria di chi avrebbe preferito fare qualsiasi altra cosa.
- La Fornace senz’altro è laggiù.- rispose Nadine per tutti - Quindi dobbiamo andarci per forza.-
- E se ci fosse anche Kyle?-
Timmi non rispose.
- Andiamo.- grugnì invece, prendendo lo zaino e cominciando a camminare verso il centro dell’isola.
- Ehi, aspetta!- esclamò Jo, correndogli dietro.
- Forza.- sbuffò Alis - In marcia.-
 
Camminarono per alcune ore, incontrando uccelli dai colori più disparati, animali strani e insetti ronzanti di ogni tipo.
Videro numerosi serpenti riposare appesi ai rami più alti, confondendosi a prima vista con le molte liane che pendevano dall’alto. Una volta Alis se ne trovò uno davanti, e poco mancò che non la mordesse. Per fortuna, Xander riuscì a fargli saltare la testa con una palla di fuoco appena in tempo.
Fecero poche pause, solo quando Timmi decideva che erano troppo stanchi per stargli dietro, e in uno di quei momenti accadde la prima cosa degna di nota.
Durante la terza sosta che il mezzodemone concesse loro, della quale approfittarono per imboscarsi un attimo e risolvere i… vari problemi organici, Timmi si sdraiò a terra, appoggiando la testa allo zaino, Alis si accasciò sfinita contro un tronco caduto e Jo si sedette poco lontano da lui, seguito da Xander. Nadine, invece, era andata ad appartarsi nella selva.
Mentre aspettava, Xander notò lo strano cilindro appeso alla cintura dell’amico. Si era già chiesto cosa fosse di preciso, ma non aveva mai avuto il coraggio di domandare spiegazioni in merito: gli bastava sapere che era un’arma, che era molto pericolosa e che Timmi non aveva alcuna paura di usarla. Tuttavia Jo, di indole molto più curiosa di lui, non stette a pensarci troppo.
- Che cos’è quello?- chiese, indicando il cilindro.
Timmi gettò un’occhiata distratta alla sua cintura.
- Un prodigio della tecnomagia. Si chiama Fiaccola, e porta il nome di una bambina morta tempo fa, Nova.-
- Ehm… un prodigio della che?- esclamò Alis da dove si trovava, senza capire.
- Tecnomagia.- ripeté Timmi - Consiste nell’unire la magia alla scienza. Questa…- e prese il cilindro in mano, sollevandolo sopra di sé - … è una spada estremamente potente, nata da un attento studio e da complessi esperimenti.- si alzò a sedere e guardò i tre - Vedete, per creare questa ci sono voluti circa sette anni di lavoro.-
- Sette anni per un tubicino di appena venti centimetri?- esclamò Jo, palesemente stupito.
- Un tubicino di appena venti centimetri con un potere immenso.- lo corresse Timmi - Vedi, si tratta di un’arma sperimentale. L’hanno data a me perché la collaudassi, ce l’ho da poco. Per costruirla hanno dovuto usare addirittura il sangue del Signore dei Draghi e una piccola parte del potere di Daniel.-
- Il sangue del Signore dei Draghi?- ripeté Jo, i cui occhi quasi schizzarono fuori dalle orbite.
- Anche il potere di questo… Daniel?- chiese Xander.
- Sì.- annuì Timmi - Usando sei pietre speciali, chiamate Energiti, hanno costruito il manico.- e scosse leggermente il tubo - Le Energiti fanno in modo che esso non si rompa a causa della magia, e rendono possibile che la lama sia sempre carica di energia. Quanto al sangue del Drago, esso serve a rendere quest’arma immortale.-
Calò un breve silenzio stupito, durante il quale ognuno cercò di capire di cosa stesse parlando.
- Ehm… immortale?- disse Alis.
- Per arma immortale…- spiegò Timmi - … si intende un’arma magica in grado di durare in eterno, il cui potere non viene mai meno, e può essere usato anche dopo moltissimi anni. Infine, il potere di Daniel…- e qui parve riflettere intensamente - Come posso spiegare… ecco… diciamo che serve a sfondare qualsiasi difesa.-
- Perché?- chiese Xander.
- Bhè… vedete, le difese, che esse siano magiche, fisiche, elementari e non, hanno comunque un punto debole.- disse - Per quelle fisiche e magiche, si tratta di contrapporgli un’antagonista sufficientemente potente. Un muro di mattoni crolla, quando viene colpito con sufficiente forza. E lo stesso vale per un muro magico, quando gli viene opposto un incantesimo di potenza maggiore. Per quelle elementari, invece, vale un discorso un po’ diverso: le magie basate su uno dei cinque elementi hanno sempre una magia elementare opposta. Per risolvere tutti questi problemi, Daniel ha infuso una parte del suo potere in questa lama, in modo tale che possa spezzare ogni difesa elementare, essendo il suo potere il risultato dell’unione dei primi quattro elementi, ed anche quelle non elementari, essendo lui il più potente dei custodi. Le barriere fisiche e magiche, ovviamente, cedono tutte, di fronte ad una tale forza.-
- E a te hanno chiesto di provare il prototipo?- domandò Jo.
- Sì.- diede uno sguardo di apprezzamento alla sua arma - E finora non mi ha mai tradito.-
- Ah. Capito.- disse il ragazzo - Ma come mai a volte la lama c’è e a volte no?-
Timmi ridacchiò.
- Perché esce solo se lo voglio io.- rispose con semplicità.
Improvvisamente, tra gli alberi risuonò un lungo, acuto e penetrante grido.
- Nadine!- gridò Timmi, balzando in piedi ed attivando la Fiaccola.
Tutti e quattro corsero nella direzione dell’urlo, con Timmi che apriva la strada, tagliando rami e foglie (i quali bruciarono a contatto con la lama). Poco dopo, ansimante e visibilmente terrorizzata, Nadine schizzò fuori dalla boscaglia, urtò contro Jo, che finì a terra lungo disteso, e venne bloccata al volo da Timmi, che la strinse forte e le diede qualche pacca, cercando di calmarla, mettendo via l’arma.
- Su, dai…- disse - Fai un bel respiro e riprenditi.-
- Cos’è successo?- chiese Alis, avvicinandosi rapidamente all’amica.
Lei scosse la testa, ancora ansimante, mentre Jo si rimetteva in piedi, borbottando al suo indirizzo parole talmente poco carine che Xander ringraziò Dio del fatto che nessuno potesse coglierle, presi com’erano dalla situazione.
- Allora?- chiese Timmi quando Nadine ebbe smesso di ansimare e si fu separata da lui - Cosa c’è?-
- Io…- scosse di nuovo la testa - Cioè… no, ora… ora è tutto a posto, credo…-
- Cosa?!- gridò Jo, ancora arrabbiato per essere finito a terra - Come sarebbe a dire, “è tutto a posto”?-
- Ecco…- esitò Nadine, palesemente sulla difensiva - Bhè… ho visto…-
- Fammi indovinare…- sospirò Timmi, che pareva aver capito - C’era un ragno, giusto?-
La ragazza lo guardò per un momento. Poi, lentamente, rivolgendo lo sguardo al suolo, annuì.
- COSA?!- sbottò Jo - E tu mi avresti buttato a terra solo per un ragno?-
- Andiamo Jo…- Alis cercò di assumere un tono di rimprovero, ma l’effetto fu sciupato da una risata repressa e dal sorriso a stento trattenuto - Lo sai, no? A lei i ragni fanno paura…-
- Sì, ma c’è una bella differenza tra l’avere paura e…-
- Ma questo era enorme!- esclamò Nadine, punta sul vivo.
- L’ultimo ragno “enorme” contro il quale hai gridato era grande quanto un pinolo!-
- Stavolta è diverso!- insisté lei - Era grande come…-
- Come quello?- chiese Timmi, indicando un punto dietro la ragazza.
Nadine si voltò un momento, gettando un’occhiata distratta alle sue spalle, poi tornò a guardare Timmi.
- Sì, come que…-
Si voltò di nuovo, di scatto questa volta, e lanciò un piccolo gridolino.
 
Un ragno gigantesco, tre volte più grosso di Thomas Bull, li osservava immobile dall’alto, aggrappato a diversi alberi e rami bassi.
Il suo immenso corpo era ricoperto da una folta peluria nera e marrone, interrotta sulla testa da otto piccoli occhi rossi come rubini e lucenti come lampadine. Le otto zampe sottili erano distese per raggiungere quasi altrettanti alberi e rami, che insieme riuscivano a stento a sorreggere il suo peso. Due tenaglie, dalle quali colava un liquido colloso color biancastro, completavano il quadro.
- Oh…- gracchiò Jo.
- Ehm… Ti… Timmi?- balbettò Xander, senza distogliere gli occhi dal ragno.
- Restate immobili.- ordinò lui. Guardava fisso fisso gli occhi del ragno, e con un braccio tratteneva Nadine, che aveva già tentato la fuga - Non vi muovete.-
- Restare immobili?- esclamò Alis, mentre il ragno cominciava ad avvicinarsi - Quel coso ci ammazza!-
- Fate come vi dico… ahi!-
Nadine gli aveva appena morso il braccio, nel disperato tentativo di liberarsi.
- Non muovetevi.- ripeté, poi prese Nadine per le spalle e la costrinse a guardarlo in faccia. Il ragno era sempre più vicino - Ascoltami…- disse, mentre lei si divincolava - Ascoltami! Ti sei sempre fidata di me, no? Bhè, fallo ancora!-
- Tu sei pazzo!- esclamò lei - Non ce la faccio, lo sai…-
Gli scricchiolii raggiunsero un volume preoccupante.
- Allora resta voltata, ma non muoverti!- sibilò Timmi, mettendosi davanti a lei.
Il ragno raggiunse Timmi, avvicinando i suoi malvagi occhietti alla sua faccia imperturbabile. Xander riusciva a vederne il riflesso.
 
Rimasero così diversi minuti. Nadine, rannicchiata dietro Timmi, singhiozzava sommessamente; Alis tremava da capo a piedi, ma non fece un passo, pur visibilmente desiderosa di farlo; Jo non pareva in grado di muoversi, fissando il mostro a bocca spalancata, gli occhi quasi fuori dalle orbite, rigido come un pezzo di legno.
Xander, dal canto suo, sentiva di essere sul punto di svenire.
Dopo quella che parve un’eternità, il ragno finalmente arretrò, sempre guardando Timmi, e si ritirò nelle profondità della foresta, facendo scricchiolare i rami. Nessuno si mosse finché il rumore dei suoi movimenti non fu sparito del tutto.
- Uff…- sbuffò Timmi, rilassando le membra - È andata.-
- È andata?- ripeté istericamente Alis - È andata? Ma cos’era quello? E poi, perché non siamo scappati?-
- Siamo sopravvissuti, no?- chiese Timmi, chinandosi per vedere come stava Nadine.
Pareva che fosse completamente impazzita: aveva i capelli arruffati e pieni di rametti e foglioline; lungo le guance le scorrevano lacrime silenziose. Teneva le ginocchia strette al petto, abbracciandole forte con le braccia, e si dondolava leggermente.
- Mi sa che non si muoverà troppo presto.- commentò Xander, ancora scosso - Comunque, che era quel coso? Veniva dalla Fornace?-
- Probabile.- commentò Timmi, guardandolo - Era di una specie ormai estinta da tempo, deve averlo ricostruito Ducan con la fornace. Attaccano qualsiasi cosa si muova.-
- Per questo ci hai detto di restare fermi?- chiese Jo, che fissava ancora il punto in cui era sparito il ragno, anche se gli occhi erano tornati nelle orbite.
- Sì.- annuì lui - Però vi eravate già mossi parecchio, quindi c’era il pericolo che non ci cascasse.-
- Cosa?- esclamarono tutti, Nadine esclusa.
- Suvvia, non fate quelle facce!- ribatté Timmi, prendendo in braccio la ragazza - Siete sopravvissuti, no? Andiamo, adesso…- aggiunse, prima che potessero replicare - Donovan, fa un favore… prendi lo zaino di Nadine.- e si avviò verso il luogo dove si erano fermati poco prima.
 
***
 
Uno scoppiettio le raggiunse le orecchie, seguito da un caldo tepore. Le faceva malissimo la schiena, come se avesse dormito in una sola posizione tutto il tempo, rannicchiata dentro il sacco a pelo. Si alzò a sedere stiracchiandosi ed aprì gli occhi.
Guardandosi bene intorno, Nadine capì che era notte fonda, e che si erano fermati per riposare. Un fuoco quasi spento scoppiettava in mezzo ad un cerchio di pietre, gettando una cupa luce rossastra su tutto. Diede un’occhiata alla sua destra, e vide Xander che dormiva col busto mezzo di fuori dal sacco a pelo. Accanto a lui, Jo russava come una sega elettrica. Nadine guardò a sinistra e sussultò: lì accanto c’era una Alis profondamente addormentata, la testa appoggiata ad un cuscino improvvisato con i vestiti.
Poco oltre, sveglissimo, seduto con la schiena addossata ad una roccia, Timmi scrutava i tizzoni.
- Ben svegliata.- disse lui.
- Ciao.- rispose Nadine - Come mai non dormi?-
Timmi si strinse nelle spalle.
- Non ho sonno.- gettò un’occhiata al cielo - Ti sei addormentata mentre ti portavo, qualche ora fa. Ci siamo fermati poco dopo. Probabilmente non te ne sei nemmeno accorta.-
Le ci volle un po’ per capire di cosa stesse parlando.
- Ah, sì… il ragno…- disse, rabbrividendo - Scusa.-
Lui scosse la testa.
- Lascia perdere. Tu sei aracnofobica, ed un ragno del genere avrebbe terrorizzato chiunque. Xander stava per svenire.-
Lei annuì e guardò l’orologio: erano quasi le sette del mattino.
- Tra poco sveglio quei tre, così ripartiamo.- disse lui.
- Il piano è sempre lo stesso?-
- Il piano è raggiungere il grattacielo, raccogliere tutte le informazioni utili possibili, spegnere la Fornace, distruggerla e scappare.-
- E come la mettiamo con Kyle?-
Timmi chiuse gli occhi.
- Meglio per lui che non si faccia trovare lì.- rispose.
Nadine s’irrigidì.
- Vorresti uccidere… tuo fratello?- chiese.
- Non proprio io.- e riaprì gli occhi - Il demone lo farà per me. Sarà ben felice di sgranchirsi, dopo tanto tempo che lo tengo al guinzaglio.-
- E se poi non riuscissi a tornare come prima?-
Lui non rispose, e Nadine comprese: Timmi non contava di avere una simile occasione.
Seguì un altro breve silenzio.
- Non credo che dovresti affrontarlo, sai?- disse all’improvviso Nadine.
Timmi inarcò un sopracciglio.
- Perché no?- chiese, stupito.
- Perché…- lei esitò - Perché ho paura.-
- E di che?- esclamò lui.
- Ecco… non so… è come se… come se sapessi che morirai, se lo dovessi fare.- spiegò, tutto d’un fiato - E anche tu lo pensi, vero?-
Il ragazzo non fece una piega, anzi: si sistemò meglio sulla pietra alla quale era appoggiato, incrociò le braccia dietro la testa e guardò il cielo.
- Forse. Ma tanto peggio.- disse.
- Scusa?- sbottò Nadine, augurandosi di aver capito male.
- Tanto peggio. Se devo morire allora morirò, ma almeno me lo porterò dietro.-
- E come fai a dirlo?- chiese lei, sforzandosi di controllare la voce.
Timmi fece un sorrisetto cattivo.
- Perché fino ad ora non sono ancora morto, e usavo metà dei miei poteri.- rispose - Cosa credi che succederà, quando e se li avrò liberati?-
A Nadine quest’informazione non fece né caldo né freddo.
- Non puoi saperlo.- insisté.
- Le possibilità sono dalla mia parte, Nadine.- replicò tranquillamente lui, guardandola - Se mi dovessi trasformare diventerei la stessa creatura che ero a Sleepy Creek, e sai bene come se l’è cavata l’ultima volta.-
- Lui però…- continuò ostinatamente la ragazza - … ha detto di essere come te.-
Timmi assunse un’aria pensierosa.
- Non vuol dire necessariamente quello che intendi tu.- disse poi - Magari intendeva dirmi che nessuno dei due ha nulla da perdere. O magari, cercava di dirmi che è mio fratello. E se anche fosse mezzodemone come ha ipotizzato Dante, non ha alcuna importanza.-
- Se ne sei convinto tu…- sospirò lei - Ma comunque, la questione non è ancora chiusa. Non devi batterti con lui…-
- E magari sarai proprio tu ad impedirmelo.- sbuffò il ragazzo, tornando a guardare il cielo.
Nadine gli lanciò un’occhiataccia, ma non aggiunse altro.
Rimasero in silenzio finché i primi raggi di sole non cominciarono a fare capolino da dietro le chiome degli alberi. A quel punto, Timmi cominciò a svegliare gli altri, e Nadine raccolse le sue cose. Dopo una colazione molto frugale, i cinque si accinsero a ripartire.
Né Nadine né Timmi nominarono più Kyle, e per tutto il tempo non si parlarono. Il mezzodemone rimase in testa al gruppo, da solo, le mani affondate nelle tasche, e non rivolse la parola a nessuno, mentre lei scambiò appena qualche breve commento con i ragazzi, ai quali non sfuggì quella leggera tensione.
- Va tutto bene?- chiese piano Alis dopo un po’, guardando Nadine.
Lei annuì.
- Sì.- rispose - Ma sono un po’ preoccupata.-
Decise che non valeva la pena di mentire: sarebbe stato inutile ed infantile nascondere la verità ai ragazzi, quindi spiegò loro cosa aveva intenzione di fare Timmi se mai avesse rivisto il fratello.
- E credete davvero che possa morire?- chiese Jo, aggrottando la fronte - Timmi? Quello che sembra fatto di acido caustico solidificato e che mette paura anche all’uomo nero?-
- Anche Kyle mette paura.- osservò cupo Xander - E se fosse davvero un mezzodemone?-
- Questo è esattamente quello che temo anch’io.- annuì Nadine - Insomma… sarebbe una coincidenza troppo grossa, quella di un fratello che è solo un mago mentre l’altro è un mezzodemone.-
- Ci sono troppe coincidenze e basta, in questa storia.- disse Alis - Il fatto che si fossero separati un sacco di tempo fa, e che si incontrino di nuovo solo adesso, per esempio. Non è un po’ strano?-
- Ci fosse solo questo, di strano…- sospirò Nadine.
Nessuno ebbe niente da replicare, e proseguirono nella camminata, finché Timmi non si fermò di botto, guardandosi attorno: erano usciti dalla macchia d’alberi, e si trovavano in mezzo ad un piccolo spiazzo libero, costellato da qualche ciuffo d’erba.
- Cosa c’è?- chiese Xander.
Il mezzodemone non rispose, e continuò a guardarsi attorno, sospettoso.
- Non ne sono sicuro. È che… mi sento osservato.- disse infine.
- Forse perché sei osservato.-
A rispondergli fu la voce di Kyle, e subito tutti si fecero tesi e ansiosi, preparandosi a correre o a combattere, a seconda di cosa avessero intenzione di fare o di come si sentissero (Xander, personalmente, trovava allettanti entrambe le cose).
Intanto Kyle, lentamente, uscì da dietro un albero, i capelli ed il lungo giaccone svolazzanti nell’aria, nonostante l’immobilità del vento.

Capitolo postato un pochino in ritardo, per una serie di motivi che non vado a elencare... quindi anche i grazie a Ely79 che recensisce la storia, a Niki 69 che l'ha aggiunta alle preferite e a LullabyMylla e Crisan che ce l'hanno tra le seguite, arrivano un po' in ritardo... ^^

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Capitolo 13
*** Cap. 13: Il Flagello di Dio ***


Capitolo breve... tremendamente breve. Pubblicherò quello successivo in anticipo, "per rimediare". Buona lettura a tutti!
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Per qualche secondo, nessuno parlò. Xander udì distintamente Alis, al suo fianco, fare un passo indietro e Jo trattenere il respiro.
- Tu.- sbottò infine Timmi.
- Io.- rispose Kyle.
- Come ci hai trovati?-
- Me l’ha detto la Fornace.- ridacchiò - Lei sa sempre dove si trova qualcuno che le interessa.-
- Levati dai piedi.- ringhiò il mezzodemone, mettendo mano alla sua arma e stringendola così forte che Xander sentì qualcosa scricchiolare.
- No.- rispose lui, serio - Temo di non poterlo fare.-
- Ah, davvero?- Timmi fece un sorriso animalesco e feroce, lo stesso sorriso che aveva fatto quando Bull aveva perso i denti.
Già allora Xander si era sentito intimorito, ma vedendolo ora, armato, consapevole di cos’era e di cosa sapeva fare, conscio di quanto fosse tesa la situazione, si sentì invadere dal terrore. Stavolta, riconobbe chiaramente una traccia del mostro balenare sul suo volto.
Kyle forse si accorse del pericolo, poiché si affrettò ad alzare le mani, scuotendo la testa.
- Tuttavia, non sono qui per combattere.- disse.
I muscoli di Timmi si rilassarono ed il sorriso feroce scomparve, ma la presa sulla Fiaccola non si allentò.
- E allora che vuoi?- chiese.
- Parlare.- rispose - Nient’altro. Ci sono un paio di cosette sulla Fornace che nessuno conosce e di cui vorrei metterti a parte. Probabilmente, nemmeno il Sommo Concilio sa niente.-
- Niente? Niente di che?- intervenne Nadine, facendo un passo avanti.
Lentamente, Kyle si voltò a guardarla, i tratti del volto talmente induriti che parvero scolpiti nella pietra.
- Niente…- rispose guardandola, la voce così bassa che sembrava non voler essere sentito - … del fatto che esistono altre due persone a poter usare la Fornace.-
- Altre due?- ridacchiò Timmi - E cosa ci fanno ancora in giro? Credevo che il tuo capo li avrebbe fatti ammazzare tutti, se l’avesse saputo.-
- E chi ha detto che lo sa?- chiese Kyle, tornando a guardare il fratello, cupo in volto.
Timmi inarcò un sopracciglio.
- Non glie l’hai detto?-
- Certo che no.- annuì - Vedi, questi Utilizzatori sono molto diversi da quelli normali. Non si limitano a saper attivare la Fornace, o a manipolarla per creare demoni, anche se ne sono capaci: hanno una facoltà del tutto unica, che nessun altro possiede, se escludiamo i Custodi dell'Eden, che permette loro di usarla in modo completo, sfruttandone appieno i poteri. Vengono chiamati “il Flagello di Dio”.-
- Sì, e magari uno dei due è Attila…- sbuffò sarcastico il mezzodemone - E sentiamo, in che cosa consiste questo loro potere?-
- Consiste nell’usare la Fornace per forgiare qualcos’altro… qualcosa di diverso dai demoni… una nuova vita. Un nuovo mondo.- negli occhi gli si accese una luce maniacale, e sembrò incapace di trattenere un sorrisetto folle. Faceva paura - Un mondo diverso da ogni altro, dove non esisteranno errori. Niente guerre, niente conflitti. Un posto di pace.-
Xander spalancò gli occhi: come potevano i Custodi dell'Eden, pur essendo subentrati a quelli vecchi, aver ignorato per tanto tempo una caratteristica così fondamentale della Fornace?
E poi… perché mai un’invenzione di magia nera avrebbe dovuto portare la pace?
- Tu vaneggi.- sbottò Timmi, riportando Xander alla realtà - Tutto ciò che i Custodi dell'Eden hanno fatto è mirato alla distruzione della razza umana.- scosse la testa - Quindi, al di là del fatto di dover per forza sottostare agli ordini di due soli governanti pazzoidi, scommetto che per creare questo “mondo migliore” fatto di automi serva distruggere quello vecchio, giusto?-
Kyle inarcò un sopracciglio.
- Cosa te lo fa pensare?-
- Andiamo, è ovvio.- sbuffò il mezzodemone - Funziona così, è come un videogioco: per salvare i dati successivi, devi cancellare i precedenti. Ho ragione?-
Lui lo guardò un istante, poi si strinse nelle spalle.
- Il guadagno giustifica i costi.- rispose.
- Sei pazzo!- esclamò Jo - Distruggere tutte le persone del pianeta solo per…- la sua voce si spense piano piano, quando Kyle si voltò a fissarlo negli occhi.
- Come le sai queste cose?- chiese Timmi.
- Come le so?- Kyle ridacchiò piano - In effetti è una domanda interessante. Vedi, qualche mese fa, quando abbiamo portato la Fornace qui sull’isola, mi trovavo da solo al suo interno. Ho sentito una voce, forse la sua, che mi diceva di sedermi al posto di comando… e così, ho fatto, tanto per provare. A quel punto ho iniziato a vedere cose… delle immagini. Mi hanno rivelato parecchio, molto di più di quanto non avrebbero potuto rivelare a chiunque altro.-
- Perché proprio a te?- chiese Nadine - Perché solo tu hai scoperto la sua funzione?-
Lui la guardò di nuovo, e lei sostenne il suo sguardo senza battere ciglio.
- Non l’hai capito? Uno di questi due Utilizzatori speciali sono io.-
Timmi sbuffò sprezzante.
- E l’altro chi sarebbe?-
Kyle lo guardò, metà stupito e metà divertito.
- Come? Credevo che fosse abbastanza ovvio. L’altro sei tu.-

Saluti e grazie, a Ely79, LullabyMylla, Niki 96 e Crisan, che seguono la storia!

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Capitolo 14
*** Cap. 14: Il demonio di Sleepy Creek ***


Tutti si voltarono a guardare Timmi, quasi aspettandosi di vedere qualcun altro. In volto aveva un’espressione fredda e rigida, come se quella faccenda non gl’interessasse affatto, ma Xander era certo di aver letto un lampo di odio e di stupore nei suoi occhi.
- È per questo, dunque?- chiese al fratello - È per questo motivo che mi hai tenuto in vita? Non mi hai ucciso perché speravi che ti avrei aiutato?-
La sicurezza di Kyle parve vacillare: all’improvviso impallidì, e barcollò come se Timmi l’avesse colpito con un pugno.
- Come… come puoi pensare una cosa del genere?- sbottò - Tenerti in vita… solo per questo? Tu sei mio fratello, santo Dio!- gridò, ed alcuni uccelli si levarono in volo spaventati - Credi che mi sia piaciuto… pensi che quello che è successo a Sleepy Creek mi diverta? Non sei il solo a tormentarsi, accidenti!-
Stavolta fu Timmi ad assumere un’aria inorridita e ad impallidire. Ma fu solo un attimo: subito dopo avvampò ed assunse un’aria così truce che Xander si stupì del fatto che Kyle non indietreggiasse.
- Ah, ma certo, è naturale!- gridò Timmi, facendo un passo avanti - Tu la fai facile! Ti tormenta il ricordo di Sleepy Creek… ma chi… CHE CAZZO CREDI DI SAPERE?- urlò con quanto fiato aveva in corpo: fu la prima volta che lo videro perdere davvero il controllo, ed il demone tornò a balenare nel suo volto - TU… TU TE NE STAI LÌ, CON QUELL’ARIA DA PADRETERNO… cosa vuoi sapere di come mi sento? Non sei tu ad avere sterminato un’intera città… non te ne vai a letto la notte pensando a cosa sognerai…-
- Cosa?- esclamò Kyle - Ma che… che accidenti stai dicendo?-
- Che sto dicendo? Sto parlando di quella volta che ho ammazzato tutto il paese ed ho quasi ucciso pure te, razza d’idiota!-
Kyle sembrava completamente sbalordito: più di tutti gli insulti, più di qualunque altra cosa, questo fu il più duro colpo che ricevette. Barcollò leggermente, tenendosi la testa e chiudendo gli occhi.
- Mio Dio… allora è questo…- gemette. Sospirò e tornò a guardare il fratello - A quanto pare è peggio di quanto pensassi…-
- Di che stai parlando?- sbottò Timmi.
Kyle sospirò, sconsolato.
- Timmi… tu cosa ricordi della Carneficina di Sleepy Creek?-
Il mezzodemone inarcò un sopracciglio, sorpreso.
- Ma che c’entra?- chiese Alis, senza capire.
Per la prima volta, Kyle non gelò nessuno con gli occhi, ma abbassò il capo ed incrociò le braccia.
- C’entra… eccome se c’entra.- disse. Riportò lo sguardo sul fratello - Allora, che ti ricordi?-
- Ricordo che ero al parco.- sbottò Timmi - Poi buio, finché non ti ho quasi sbudellato.-
Kyle fece un mezzo sorriso.
- Sempre così fine…-
- Taglia corto!- ringhiò - Che cavolo cerchi di dirmi?-
Kyle sospirò di nuovo, giunse le mani dietro la schiena e cominciò ad andare avanti e indietro, guardando a terra.
- Fin da quando sono nato, ho dentro di me qualcosa di diverso dalla gente normale.- disse - Qualcosa di innaturale, e di potente. Ho compreso immediatamente, quando ero piccolissimo, di essere speciale. Per molto tempo ho creduto di essere solo, ma poi, quando avevo circa sei anni, sei arrivato tu. Mi fu subito chiaro che eri come me: tutte quelle strane cose che ti capitavano intorno… inquietanti, in effetti. Credo che tu non sia mai stato davvero consapevole del tuo protettore fino a che non avevi quattro anni, e per questo non riuscivi a controllarlo bene. Tutti ti evitavano, ma io apparivo in modo diverso, quindi mi lasciavano stare… per questo potevo permettermi di difenderti.-
Fece una pausa per riprendere fiato. Alis pareva voler chiedere qualcosa, ma Jo la zittì con un’occhiata. Kyle continuò:
- I grandi non parlavano mai di te né in mia presenza, né in presenza dei nostri genitori. I bambini invece erano meno discreti. Non di rado sono dovuto intervenire per allontanarli. Poi, quando tu avevi quattro anni…-
- Sono scoppiato.- lo interruppe Timmi - Non ce l’ho fatta più, giusto? Il demone si è liberato e…-
- No.- lo interruppe il fratello, sempre senza guardarlo - Non tu. Io.-
Nessun silenzio fu più fragoroso di quello.
 
***
 
Ignorando le loro facce, riprese il racconto:
- Eravamo al parco, come hai detto tu. Stavi giocando nella piscina di sabbia, io ero poco distante, i nostri genitori non c’erano. Alcuni bambini decisero che eri un ottimo bersaglio, e ti presero a sassate.- lo guardò un istante - Scommetto che hai ancora la cicatrice, vero?-
Meccanicamente, Timmi si portò una mano sopra la nuca, ma la abbassò subito. Kyle si fermò e scosse la testa.
- Non c’ho visto più. Per la prima volta in vita mia, mi sono trasformato nel Divoratore di Anime… e gliel’ho fatta pagare… a tutti.-
- A tutti…- ripeté Timmi, con voce decisamente roca - Tu… hai sterminato mille persone! Che diavolo avevano fatto? Perché?- gridò - I nostri genitori… anche loro…?- s’interruppe, stringendo i pugni così forte che tremava tutto - Ecco cos’è successo…- gemette.
 
La testa gli faceva male… si rialzò barcollando… dov’era Kyle? Dovera Allie, la babysitter? Dov’erano tutti? Chi era stato a tirargli i sassi?
 Avanzò di qualche passo, e scivolò in qualcosa di viscido. Sentiva odore di ferro.
Continuò a camminare fino a casa. Le strade erano deserte.
Di solito sentiva la presenza delle persone anche a diversi isolati, ma adesso…
Trovare il palazzo fu facile. La prima cosa che vide fu il portone d’ingresso. Era rotto. Salì le scale. La luce era guasta, funzionava ad intermittenza.
Anche la porta di casa era scardinata. Entrò…
 
Timmi scosse la testa, frustrato: per la prima volta in tutta la sua vita, ricordava con esattezza cos’era successo, ma non era sicuro di volerlo, in quel momento.
 
C’era qualcuno all’altro lato della stanza, sdraiato per terra. Corse verso suo padre, che giaceva su un fianco, zuppo di sangue. Poco più in là c’era un altro corpo, decisamente irriconoscibile… poteva essere solo sua madre. Le ginocchia gli cedettero… cominciò a piangere sui resti dei suoi genitori…
 
- No…- ringhiò, mettendosi una mano nei capelli - Non adesso, cazzo…-
 
- No…- gemette, rialzandosi - No…-
Era sporco di sangue… tutta la stanza era stata devastata. Gli schizzi arrivavano fino al soffitto, ancora freschi. Un ragazzino entrò di corsa nella stanza.
- Timmi!- gridò.
Era sporco di sangue sulle mani e leggermente macchiato in vari punti, ma sulla spalla destra era appoggiato un grosso asciugamano, rosso per tutto il sangue che aveva ripulito.
- Kyle…- singhiozzò - Kyle…-
- Sono qui…- lo abbracciò, tenendolo stretto - Non temere… non ti faccio niente… ci penso io a te…-
Il corpo di Timmi cominciò a sussultare, scosso da un tremito irrefrenabile… Kyle lo lasciò subito andare, mentre lui cresceva… un essere mostruoso era ora al suo posto…
- Kyle…- diceva, con una voce pesante e gutturale - Kyle…-
 
Con uno sforzo immenso, riuscì ad arrestare il flusso dei ricordi, costringendosi a pensare solamente al presente. Si liberò dello zaino, che gli dava fastidio, facendo cadere anche il gilet, che ci rimase impigliato dentro, e scosse la testa.
- Ora ti ricordi? - chiese Kyle, guardandolo.
Timmi non rispose, ma strinse le palpebre e cercò di snebbiarsi la mente. Come da un’enorme distanza, sentì Xander fare un passo avanti.
 
- Tu sei pazzo!- gridò - Hai ucciso mille persone per una cosa così?-
- Mi hai dato del pazzo?- chiese lui, calmo.
- Sì, direi proprio di sì.- rispose Xander, senza indietreggiare né abbassare lo sguardo.
Kyle sbuffò quello che poteva essere sia un insulto, sia una risata.
- Ma tu che ne sai?- chiese - Hai mai subito una continua campagna di insulti, prepotenze e prese in giro?-
- SÌ!- urlò - Continuamente, ogni santo giorno! Ma non ho mai voluto ammazzare nessuno, io!-
- E allora sei un debole.- sbottò Kyle - Se non sei disposto a combattere, non potrai mai farti rispettare. Non posso credere che il Sommo Concilio si aspetti seriamente che tu spenga la Fornace!-
- Stai zitto!- gridò Nadine, infuriata, cominciando ad avanzare verso di lui - Tu sei un mostro! Come puoi parlare…- si bloccò perché Timmi stese di scatto il braccio, impedendole di andare avanti.
- Come posso parlare così?- rise Kyle, ignorando l’interruzione - Ragazza mia, tu non hai idea di…-
Xander non gli diede modo di finire, lanciando con rabbia una palla di fuoco. Lui, senza scomporsi, alzò una mano, e la magia venne come attirata dal suo palmo.
Un attimo dopo, era sparita.
- Sei un idiota.- disse quietamente, osservando la sua faccia stupita senza sorridere - Tu non hai idea di cosa posso fare, ragazzino.-
Xander si sentì una mano che gli calava sulla spalla. Era quella di Timmi.
- Restate indietro.- mormorò tra i denti il mezzodemone.
- Perché?- sussurrò Nadine.
Lui scoccò uno sguardo furente a Kyle, che lo osservava con la fronte aggrottata.
C’era una scintilla fiammeggiante nei suoi occhi.
- Perché sono diventato coraggioso.- ringhiò.
Nadine intuì cosa stava per succedere poco prima che accadesse.
 
Con un balzo, indietreggiò di diversi passi, afferrando Xander e trascinandolo con sé.
In quell’istante successero molte cose insieme: una folata di vento potentissima spazzò il terreno, sollevando nuvole di polvere e facendo frusciare furiosamente le chiome degli alberi; Kyle gridò il nome del fratello, indietreggiando di un passo; Alis lanciò uno strillo acutissimo e Jo la prese e la trascinò a terra; Timmi gridò con quanto fiato aveva in corpo, e la terra prese a tremare violentemente, mentre lui cadeva in ginocchio.
Dal suo corpo schizzarono sottilissime saette luminose, gialle e rosse, spaccando il suolo lungo la loro traiettoria.
I sassi e le pietre sollevati non ricaddero al suolo, ma galleggiarono pigramente lì attorno, vorticando attorno a Timmi.
Attorno al suo corpo, sotto la maglietta, presero forma delle sagome luminose, di catene infuocate, che brillavano così intensamente da bruciare la stoffa.
Un istante dopo si udì un rumore fracassante, come di un vetro che si rompe in vari pezzi, e la sagoma svanì subito. Una forte, inquietante luce nera, che oscurò tutto, prese a risplendere dal corpo di Timmi. Ci fu un’esplosione, e i sassi e la ghiaia che vorticavano si dispersero in ogni direzione.
Quando trovò il coraggio di alzare la testa, Xander vide Kyle saltare e rotolare per evitare i colpi di una figura massiccia, nera e feroce.
L’artigliato arto sinistro del mostro prese a brillare di una luce fiammeggiante, e l’essere cercò di colpire Kyle con un pugno, che lo mancò di un soffio ed andò a conficcarsi nel terreno, producendo una seconda, violentissima esplosione, molto più forte della prima.
La polvere ricoprì tutto, costringendo Xander a riabbassare la testa.
 
***
 
Skin avanzava nei corridoi del palazzo del Sommo Concilio, diretto alla sala delle riunioni. Era stato convocato d’urgenza, a quanto pareva da Daniel in persona, per un compito ignoto. Lungo la strada, incrociò un uomo alto più o meno quanto lui che veniva da un corridoio adiacente, con corti capelli castani arruffatissimi e vispi occhi blu, nei quali brillava un’inquietante luce maniacale.
- Ciao Trys.- lo salutò.
- Skin…- rispose lui, affiancandolo. In mano aveva una pallina rossa, che faceva rimbalzare di tanto in tanto sul terreno - Ti piace il mio ninnolo? L’ho scambiato con un ragazzino per una fiala di Fuoco Liquido.-
Skin decise di non voler sapere perché avesse deciso di scambiare una pozione pirica per una pallina di gomma.
- Hai idea del perché ci abbia chiamati?- chiese invece.
- No.- rispose lui, lanciando la pallina verso il fondo del corridoio, facendola rimbalzare un po’ ovunque - Deve essere qualcosa di grosso però… ha convocato anche Darth e Raven, e a quello che ho capito c’entra la missione di Timmi. Chissà, magari vuole che gli portiamo il dentifricio… non ha voluto prenderlo, il mio. Pensa, era quello alla fragola…-
- Trys, falla finita…- sospirò Skin, già sfinito - Non sono Darth… io non so gestirti.-
Continuando a camminare, giunsero fino alla porta d’oro della sala delle udienze. Quando la oltrepassarono, trovarono tre persone ad aspettarli: una era una donna dai lunghi capelli neri, dall’aria risoluta e preoccupata, con indosso un semplice vestito dello stesso colore della sua chioma e stivali di cuoio; l’altro era un uomo dai capelli rossi lunghi fino alle spalle, un po’ più basso e largo di spalle rispetto a Trys.
Il terzo dava la schiena a tutti, come se fosse immerso nei propri pensieri, ed aveva i capelli bianchissimi e corti. Daniel.
- Ciao.- disse Darth, avanzando verso di loro - Aspettavamo giusto voi.-
- Che succede?- chiese Skin, facendo un cenno al Templare e guardando Raven.
Lei scosse la testa.
- Non ci è stato ancora riferito.- rispose nel solito tono misurato che, chi la conosceva bene, si aspettava da lei - Riteneva necessario aspettare voi.- ed accennò a Daniel.
- Si tratta di Timmi.- disse questi, senza girarsi.
Skin gemette ancora: Timmi era un ottimo elemento, oltre che una brava persona, ma tendeva spesso a mettersi nei guai. Il problema era che raramente uno solo di loro cinque aveva avuto bisogno di un aiuto collettivo.
- Cos’è successo?- chiese Darth, guardando la nuca del Custode dell’Eden.
Quello sospirò, scuotendo la testa.
- Vorrei saperlo. Ho sentito il suo sigillo rompersi, e questo mi preoccupa.-
- Cosa?- esclamò Darth - Si è rotto… porca miseria!-
- Tutto qui?- chiese Trys, facendo rimbalzare un paio di volte quella sua dannata pallina - Bhè, se è questo il problema posso portargli un po’ di colla… a proposito, chi vuole un panino? Io ho fame.-
Nessuno gli rispose.
- E i ragazzi che erano con lui?- chiese Skin, ripensando ai quattro che aveva visto giorni prima.
Daniel scosse la testa.
- Non ne ho idea.- ammise in tono amaro - Voglio che andiate immediatamente sull’isola, e che cerchiate di capire che succede. La cosa si sta facendo molto più pericolosa di quanto avessi previsto. Vi fornirò un modo per raggiungerla in fretta, e al diavolo le procedure.-
Darth annuì e si voltò, pronto ad andare a prendere le sue cose, seguito da Skin. Raven e Trys, tuttavia, non si mossero.
- Cosa c’è?- chiese Darth.
- Cosa vuoi dire, Danny?- ringhiò Trys, d’un tratto furioso, la pallina che rotolava via - In che senso, “si sta facendo più pericolosa di quanto avessi previsto”?-
Darth conosceva Trys da moltissimi anni,  più di quanti potesse contarne, e sapeva che se si arrabbiava in quel modo allora erano in arrivo solo guai. Lo prese per un braccio e lo costrinse a guardarlo.
- Cerca di calmarti.- borbottò - Amici sì, ma è comunque un Custode dell’Eden.-
Trys si liberò con uno strattone.
- Cosa sta succedendo, signore?- chiese Raven, più calma del compagno - Come mai parla in questo modo?-
Lui sospirò.
- Okay… vedrò di spiegarmi in fretta. Ricordatevi solo questo: quando sarete sull’isola, non fatevi mai vedere, tranne in caso dovessero aver veramente bisogno di aiuto. Osservateli da lontano. Se Timmi non perde il controllo e non aggredisce i ragazzi, sarà inutile intervenire. Se invece dovesse attaccarli, o mostrare qualsiasi sintomo di pazzia, fate il possibile per fermarlo. Altrimenti, rivelatevi solo quando avranno terminato, per portarli via. Al resto penserò io.-
- Perché?- chiese Skin, inarcando un sopracciglio.
- Perché la missione non riguarda tanto Xander Donovan quanto Timmi.-
 
***
 
Un rumore potente ed ansimante, come di due immensi polmoni al lavoro, era l’unica cosa che rompeva il silenzio altrimenti assoluto che era calato lì attorno.
Xander si alzò cautamente, guardandosi intorno, ma non vide nessuno, tranne Nadine al suo fianco che si rialzava e Jo, che tirava Alis in piedi, cercando di tranquillizzarla, nonostante la voce gli tremasse.
- Che accidenti è successo?- gemette, mettendosi a sedere, la testa dolorante - Dove sono Timmi e Kyle?-
- Oddio…- sussurrò Nadine, trattenendo il respiro.
Seguendo il suo sguardo, Xander vide cosa l’avesse spinta a parlare in quel modo e inorridì. Alis lanciò un altro grido e Jo imprecò ad alta voce.
Un essere mostruoso cercava di sfilare il braccio dal terreno crepato, nel quale era affondato fino al gomito. Aveva la pelle coriacea, fatta di scaglie nere dalle sfumature giallastre e cupe.
Il muso allungato e robusto si apriva in un ringhio animalesco pieno di denti conici ed aguzzi, zanne inquietanti di un predatore immenso. Somigliava quasi ad un coccodrillo, ma aveva anche un che di canino.
Aveva un corpo possente, massiccio e allo stesso tempo slanciato, dalle forme muscolose e robuste, con spalle larghe e fianchi stretti; le braccia e le gambe erano grosse come tronchi d’albero; le mani, munite di cinque artigli, avevano ancora i pollici.
Ma l’espressione, per quanto feroce e animalesca, non riusciva a nascondere completamente una vaga traccia di ciò che sarebbe stato da umano.
Il demone dentro Timmi era uscito.
Con un ringhio ed un rumore di pietre spezzate, riuscì infine a sfilare il braccio dal suolo, e si erse in tutta la sua statura, che superava i tre metri. Sulla sua schiena correva una fila di sottili placche triangolari piuttosto piccole ma affilate, che terminavano a metà della lunga coda guizzante, la quale si protendeva fino a terra. Le gambe, dritte e robuste, terminavano in tre artigli neri per piede, due nella parte davanti, il terzo che usciva da tallone, favorendo l’appoggio.
Era enorme, e tremendo.
- Oh… oh… oh…- gemette Alis, rannicchiandosi dietro Jo.
Il mostro si voltò lentamente verso di loro, scrutandoli con i suoi feroci occhi arancioni, splendenti come fuoco.
 - Per… per l’amor…- gracchiò Xander, la gola secca.
Il mostro fece qualche passo verso di loro, senza fretta.
- Timmi…- disse Nadine - È come quella volta all’ospedale, ti ricordi? Mi avevi atterrata, stavi per uccidermi, ma all’ultimo minuto ti sei fermato.-
La creatura si fermò e la guardò negli occhi.
- Mi hai detto che avevi paura del tuo demone. Che non volevi usarlo mai. Io ti ho detto che eri uno stupido, potevi fermarlo! Dai, reagisci!-
Per qualche attimo il tempo parve fermarsi. Poi il mostro aprì la bocca di qualche centimetro.
- Mmmh…- grugnì - Tu… mi hai… rotto i coglioni.-
 
Il demone cadde in ginocchio e prese a tremare. In pochi istanti, il suo corpo era rimpicciolito, i capelli erano ricresciuti, il muso si era accorciato e la pelle aveva riacquistato colore, mentre ricomparivano i vestiti. Ansimando, Timmi si rialzò, barcollando lievemente. La maglietta gli pendeva dalle spalle, completamente distrutta dalle bruciature, e mentre si rialzava gli scivolò via, rivelando le cicatrici di guerra che aveva su tutto il busto.
- Timmi!- gridò Nadine, correndo ad abbracciarlo.
Lui per poco non cadde a causa dello slancio della ragazza, ma riuscì a riprendersi facendo un passo indietro, e ricambiò l’abbraccio, mentre lei gli singhiozzava addosso. Xander si tirò in piedi, le gambe tutte molli. Jo ed Alis non parevano desiderosi di avvicinarsi.
- È… tutto a posto.- biasciò con voce roca - Va tutto bene… Kyle è scappato… quel pezzo di…-
Xander gettò un’occhiata a Jo ed Alis: ancora non davano segno di volersi muovere, ma lui si fece coraggio ed andò a battergli un pugno sulla spalla.
- Non farlo mai più.- sbottò - Mi hai fatto prendere un colpo!-
Timmi fece un sorriso tirato.
- Bhè… scusa se ho urtato la tua sensibilità…-
Xander ridacchiò, anche se non si sentiva molto allegro. Tuttavia, quel breve scambio di battute pareva aver rassicurato Alis e Jo, che si avvicinarono di qualche passo. Il ragazzo raccolse addirittura la maglietta da terra e la rese al suo proprietario.
- Grazie.- disse Timmi, prendendola, quando Nadine si fu separata da lui - Donovan… ti spiacerebbe…-
- Nessun problema.-
La prese e la riparò in un attimo, usando la magia, facendola tornare come nuova.
- Bene.- disse il mezzodemone, rimettendosela. Raccolse il gilet e il suo zaino e si voltò a guardarli, con aria colpevole - Mi spiace. Ero proprio arrabbiato. Non sarei riuscito a trattenermi a lungo comunque. Non volevo spaventarvi.-
- C’è mancato poco che attaccassi anche noi.- sbuffò Jo, che non riuscì a trattenersi.
Alis gli diede uno spintone, ma Timmi la guardò serio e scosse la testa.
- No. Stavo avanzando, è vero… ma non volevo attaccarvi.-
Xander rimase basito.
- Eh… ma tu… avevi detto di non riuscire a…-
- Questo quando ancora avevo paura di me stesso.- spiegò - Ora so di non aver mai fatto male a nessuno che non lo meritasse…- ridacchiò, quasi non riuscisse a credere a qualcosa - Impensabile… non stavo uccidendo mio fratello, quella notte… cioè, sì, ma… io cercavo di fermarlo.-
Rise ancora, come se gli fosse capitata una fortuna insperata. Jo, decisamente sgomento per l’accaduto, andò ad osservare il foro lasciato nel terreno da Timmi.
- UAO!- esclamò, guardando giù - È profondissimo!- guardò Timmi - Ma come hai fatto?-
- Oh… non credo sia tutto merito della mia forza fisica.- disse, avvicinandosi e scrutando il buco.
- E allora come hai fatto?- chiese Xander, sorpreso: era davvero profondo, e scavato nella roccia, non nel terriccio.
Timmi fletté leggermente il braccio sinistro.
- Non… non sono sicuro.- rispose - Credo… che c’entri Riflusso. È tutto il mese che lo carico con Risucchio, e ancora non l’avevo svuotato. Forse, tutta l’energia assorbita si è concentrata nel pugno, quando ho attaccato. Se avessi preso Kyle, gli avrei fatto parecchio male.- si grattò la testa - Certo che è un bel macello, per una quantità così piccola…-
- Piccola?- ripeté Alis, quasi isterica - Piccola? Timmi… ti rendi conto del macello che hai scatenato con un solo pugno?-
- Sì… l’energia accumulata deve essersi trasformata in energia cinetica, quando ho attaccato.- disse, scuotendo la testa - Non credevo di…-
- Sanguini.- lo interruppe pacata Nadine, indicando il suo braccio sinistro.
- Che?- chiese lui, guardando: un taglio superficiale ma lungo si apriva sulla pelle, facendo uscire qualche goccia di sangue.
- Non te n’eri accorto?- chiese Jo.
- No.- rispose Timmi, guardando la ferita con interesse - Quando combatti, l’adrenalina ti entra in circolo… e ti rende meno sensibile al dolore.-
- Vieni qui, signor insensibile…- sbottò Nadine, che aveva appoggiato lo zaino a terra e stava frugando alla ricerca di qualcosa. Ne uscì con del disinfettante e del cerotto spray - Devo pulirti il taglio.-
- Come hai fatto a ferirti?- chiese Alis, mentre l’amico si sedeva a terra per farsi medicare.
- Probabilmente mi sono graffiato mentre affondavo il braccio nel terreno.- rispose lui, stringendosi nelle spalle.
- Per me, dovresti preoccuparti di più.- osservò Nadine.
- Perché?-
- Perché il demone sarà anche molto forte, ma non è invincibile.- rispose - E le ferite che subisce lui, le subisci ovviamente anche tu.-
Seguì un istante di silenzio, durante il quale tutti rimasero a pensare alle implicazioni di quelle parole.
- Scusate, ma… non dovremmo allontanarci?- chiese Jo, all’improvviso.
- Perché?- disse Xander.
- Bhè… Kyle ormai sa che siamo qui… se dovesse tornare…-
- Anche se devo stranamente darti ragione riguardo al rimetterci in marcia, spostarci non cambierebbe niente, non nel senso che dici tu.- lo interruppe Timmi, rialzandosi, il braccio medicato - Lui ci segue usando la Fornace. Se sapeva prima dove siamo, lo saprà anche tra un’ora.-
- Okay…- sospirò Jo - E con Ducan, che si fa?-
Timmi rimase in silenzio qualche minuto, scrutando nel vuoto.
- Ehi?- lo chiamò - Sei vivo o fai finta?-
- Scusa, Jo…- disse Timmi, uscendo da una profonda fantasticheria - Ma credo che, con Kyle così fuori di testa, il caro signor Ducan al confronto sia un problema da niente, ormai.-

Ora il capitolo è un po' più lungo, eh? L'avevo detto che l'avrei messo prima, stavolta. C'è sicuramente di più da leggere. Quindi, Ely79, LullabyMylla, Niki 96 e Crisan vanno ringraziati anche per avere avuto pazienza ad aspettare, stavolta.

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Capitolo 15
*** Cap. 15: Il piano di Kyle ***


Kyle entrò senza bussare nell’ufficio di Ducan, scuro in volto, e si sedette rapidamente davanti alla scrivania, così rabbioso che la sua mano destra si ritrovava avvolta in una fiamma fredda.
- Ah, prego, entra pure…- sbottò Ducan, sarcastico - Sei comodo?-
Si capiva che era irritato dal suo comportamento. Lui lo ignorò.
- Ti devo parlare.- disse, lasciando perdere le formalità.
- E di cosa?- chiese l’uomo, guardandolo. Non gli era sfuggito il passaggio dal “lei” al “tu”, che Kyle usava solo quando era arrabbiato, nervoso o di fretta - Della tua piccola uscita fuori orario?-
- Non sono più un bambino, Sebastian.- ringhiò.
- Lo so. Sei il mio miglior collaboratore. E sei quasi un figlio, Kyle.- Ducan si sporse un po’ in avanti, congiungendo la punta delle dita, i gomiti sul ripiano della scrivania - Senti, da quanto ci conosciamo?-
- Più o meno da quando mi hai visto fare a botte con le tue vecchie guardie del corpo.- rispose lui.
- Già… e fino ad ora non mi hai mai deluso. Sono arrivato a tenere davvero a te… a preoccuparmi per te. Ma ti stai comportando in modo assurdo… non che fossi molto diverso, da piccolo.-
- Sì…- borbottò Kyle - Non lo ero.-
Da piccolo… si ricordava ancora di quegli anni.
E dell’incontro con Sebastian. Come avrebbe potuto dimenticarlo?
Non avrebbe mai scordato il modo in cui la sua vita era cambiata.
 
Era passato circa un anno da quando suo fratello era scomparso, e da allora l’aveva sempre cercato in lungo e in largo, ottenendo sempre e solo insuccessi. Ogni volta che credeva di avere una pista, o di aver trovato un indizio, tutto svaniva dopo pochi passi, come neve che evaporava al sole.
Non si era ancora arreso, certo. Non avrebbe mai smesso di cercare. Solo, viaggiare in lungo e in largo, alla sua età, senza nessuno, rendeva tutto molto più difficile.
Fortunatamente i suoi poteri, a differenza di quelli di Timmi, erano interamente sotto il suo controllo, non aveva difficoltà nell’usarli o nel nasconderli, a seconda del bisogno, e questo era già un vantaggio.
Inoltre, durante quel periodo di solitudine aveva spesso incrociato comunità di esseri magici, dai quali aveva imparato qualche novo trucco che poteva essergli utile.
Purtroppo, con loro non si era trovato molto meglio che con gli esseri umani.
Era diverso dai maghi e dalle altre creature tipicamente amichevoli con la gente comune. La sua magia era di tutto un altro tipo, di diversa natura… e loro lo sapevano.
Per questo non lo accettavano.
Ormai si rendeva conto di non appartenere a nessuno dei due mondi: aveva un demone in corpo, che lo proteggeva e lo elevava ad un livello superiore ai mortali, ma al tempo stesso lo allontanava dai maghi, poiché essi avevano paura di quelli come lui.
Qualunque fosse il suo posto non l’aveva ancora trovato ma era certo che, rintracciato suo fratello, avrebbe potuto rimediare. E così continuava a vagare da solo, rubando o facendosi accogliere brevemente dai servizi sociali ogni qualvolta decideva che fosse conveniente farlo.
Tuttavia, nonostante la sua confusione e la sua scarsa fortuna, non si muoveva a caso, alla cieca.
A volte sentiva di non avere alcuna meta, di non sapere dove cercare, questo era ovvio… ma altre volte, invece, si rendeva conto di quanto il demone gli fosse vicino. Era come se parlasse direttamente alla sua anima, suggerendogli dove andare o cosa fare. La sua voce poteva restare in silenzio anche per settimane, ma era sempre pronta ad indicargli la via, illuminando il percorso a piccoli passi. Talvolta la sentiva in sogno, proveniente da sotto il cappuccio di un uomo alto che indossava un lungo mantello nero e che portava attorno al collo un medaglione simile ad una rosa nera con un occhio nel centro.
Fu seguendo quella voce, quei sogni e quelle indicazioni che, alla fine, trovò Sebastian Ducan.
Successe che una sera, affamato, stanco e infreddolito, si trovò a passare sotto ad un albergo di lusso, in un quartiere per ricchi: la voce gli aveva detto di cercare quell’edifico, e i sogni gli avevano mostrato il suo profilo.
Parlando con altri vagabondi era venuto a sapere che il ristorante dell’albergo aveva sempre parecchi avanzi, e sperava di prenderne qualcuno per sfamarsi. Da tempo non mangiava qualcosa di decente. Due giorni prima (la data a cui risaliva il pasto più sostanzioso di quel mese) era stato costretto a mangiare un ratto, misericordiosamente cotto. Gli serviva di meglio.
Era appena arrivato all’ingresso delle cucine, quando udì dei rumori metallici ed un tramestio poco promettente provenire da dentro l’edificio; pochi secondi dopo, un uomo grasso e alto il triplo di lui spalancò la porta, buttando fuori un altro uomo, trasandato e malconcio.
- E resta fuori!- sbottò - Accattoni…- ringhiò, tornando dentro e sbattendosi la porta alle spalle.
Non si era accorto di Kyle, che si era nascosto dietro un cassonetto. L’uomo che era stato sbattuto fuori giaceva a terra, semisvenuto, a gemere e ad agitarsi debolmente tra i rifiuti. Kyle si strinse l’enorme e consumato cappotto grigio e gli si avvicinò in fretta, cominciando a frugargli nelle tasche: trovò un coltello a scatto, un anello d’oro (quasi sicuramente rubato), una vecchia armonica, qualche biglietto ed un orologio rotto.
Prese tutto, tranne i biglietti e l’armonica, pensando di riuscire magari a rivenderli per una cifra sufficiente a pagarsi un panino. Si stava giusto rialzando, quando l’uomo scattò, afferrandolo per la gola.
- Tu…- ringhiò, ancora lievemente intontito - Piccolo ladruncolo… ridammeli…-
Senza esitare un solo istante, Kyle aprì il coltello e lo colpì al petto. L’uomo lo lasciò andare, boccheggiando; annaspò un po’, poi si accasciò a terra e non si mosse più. Scocciato, Kyle si rialzò, massaggiandosi la gola, guardando in cagnesco l’uomo.
- Vecchio idiota…- mormorò.
Si voltò ed uscì dal vicolo, raggiungendo la strada, davanti all’albergo. Un uomo in divisa rossa salutava l’entrata degli ospiti, chiedendo ogni tanto se si erano divertiti o augurando una felice passeggiata a chi usciva. Gli dava le spalle, e quindi non lo vide sbirciare.
Kyle tornò nel vicolo: a giudicare dalle persone che entravano lì dentro, l’albergo ospitava soltanto gente molto piena di soldi, che probabilmente teneva parecchi ninnoli preziosi in camera. Magari le cose migliori si trovavano in luoghi più sicuri, ma un tentativo non sarebbe stato certo uno spreco di tempo, specie con i suoi poteri ad aiutarlo. Decise che il panino avrebbe aspettato.
Raggiunse la scala antincendio, troppo alta perché un semplice bambino potesse raggiungerla. Se c’era una cosa che non gli era mai riuscita bene, era volare: aveva scoperto da poco quel potere, e ancora non sapeva controllarlo, quindi sarebbe stato meglio non rischiare. Quanto a saltare (poteva raggiungere anche i due metri di altezza) non se ne parlava proprio: la settimana precedente era inciampato in una buca, e si era storto la caviglia. Ora era migliorata, ma non se la sentiva di sforzarla troppo.
Si guardò intorno, alla ricerca di qualcosa da usare, e trovò il cassonetto accanto al quale aveva ucciso il barbone; si avvicinò al contenitore della spazzatura e con nessuno sforzo (era come una formica, poteva trasportare un carico cento volte superiore al suo peso corporeo) riuscì a sospingerlo fin sotto la scaletta; fatto ciò, vi balzò sopra e cominciò a salire silenziosamente. Ignorò le finestre dei piani più bassi: le camere migliori erano sempre quelle più in alto.
Quando fu salito di qualche decina di rampe, forzò la finestra di un corridoio con i suoi poteri ed entrò. Gli allarmi non suonarono, aveva imparato da tempo a disattivarli con la magia. Quanto alle casseforti, aprirle era un giochetto da niente.
Scrutò lo spazio bene illuminato, il pavimento ricoperto di mattonelle marmoree e le porte bianche chiuse a chiave: nessuno. Rapidamente, avanzò nel corridoio, tendendo l’orecchio per capire quali fossero vuote e quali no.
All’improvviso sentì il bisogno di fermarsi, come se qualcuno gli avesse appena detto di non andare oltre.
Si trovava accanto alla porta di una camera, e senza alcun motivo gli venne un’incredibile voglia di entrarci. Comprese quasi subito cosa stava succedendo: era il demone, la creatura dentro di sé che gli suggeriva di entrare là dentro… oppure era la “voce”, l’uomo incappucciato dei suoi sogni… magari erano entrambi…
Forse lì dentro c’erano indizi per trovare Timmi, o magari Timmi stesso (speranza assurda, ma per lui era impossibile sperare il contrario). Senza esitare, usò la magia per far scattare la serratura ed entrò.
L’interno era immerso nel buio, anche se la luce di un lampione filtrava attraverso le tende dell’ampia finestra davanti a lui.
Accese le lampade e richiuse la porta, guardandosi intorno: era una bella camera, ampia come un appartamento, formata da almeno tre stanze più il bagno. Lui si trovava nel salottino, dove un bel televisore scrutava silenzioso l’ambiente rivestito di moquette color panna e di carta da parati in tinta. Un enorme lampadario spandeva luce un po’ ovunque, rendendo la stanza luminosa ed accogliente.
Incassato in una parete c’era un fuoco elettrico, di quelli regolabili con le manopole. Un divanetto rosso e due poltrone erano state sistemate accanto ad un tavolino di vetro, ed alcune piante in vaso decoravano il tutto.
Rimase brevemente abbagliato da tutta quella comodità, ma si riebbe subito, mettendosi all’opera; in pochi minuti mise la stanza sottosopra: rovistò nei cassetti, aprì le valigie, sventrò i cuscini, svuotò gli armadi, ruppe la cassaforte e controllò le tasche degli abiti, arrivando a racimolare un discreto gruzzoletto tra contanti, anelli d’oro e l’orologio che aveva trovato in un cappotto.
- Credo che non dovrò preoccuparmi, per un po’…- ridacchiò tra sé, mettendo tutta la refurtiva in tasca.
In quel momento udì voci e passi provenire dal corridoio, sempre più vicine. Rapidamente, spense la luce ed indietreggiò fino al letto.
- … incredibile… no, dico, incredibile!- sbottò una voce - Il mondo sta davvero peggiorando… un barbone morto nel vicolo… ma guarda tu che tempi! Aaah, se solo ci fosse un modo per cambiare le cose…-
L’uomo si fermò davanti alla porta e una chiave cominciò a grattare la serratura. Kyle non aveva paura di nessuno, ma non gli andava di farsi beccare in mezzo a quel macello. Rapido come un fulmine, si fiondò nel bagno e chiuse la porta; cercò freneticamente la chiave, ricordandosi solo in quel momento che l’aveva fatta cadere nell’altra stanza poco prima.
- Che diavolo…!- esclamò l’uomo - Qui ci sono stati i ladri! I ladri!- gridò - Qui! Nella mia camera…- cominciò ad ansimare - Aria… la finestra, aprite la finestra!- gridò, rivolto a qualcuno che evidentemente era con lui.
Per qualche secondo ci fu soltanto il silenzio, rotto solo da un rumore di molle cigolanti, come se qualcuno si fosse seduto sul divanetto o su una poltrona. Contemporaneamente, una finestra venne aperta.
- Tu…- gracchiò l’uomo, ancora non del tutto ristabilito - Vai a chiamare la vigilanza… e il direttore…-
- Scusi, capo…- disse un’altra voce, profonda e pesante - Se lui va, io potrei andare al bagno?-
- Al bagno!- esclamò l’uomo - Io vengo rapinato e tu vai al bagno… e va bene, razza di inutile energumeno… tu invece dì al direttore…-
Kyle non ebbe modo di nascondersi: la porta si aprì, la luce si accese e un uomo in giacca e cravatta scurii, massiccio, nero e calvo, entrò. Si guardarono per un istante, in silenzio. Poi l’uomo lo afferrò per un braccio e lo fece uscire senza tanti complimenti.
- Guardi qui, capo.- sbottò - Qualcuno stava usando il bagno senza permesso.-
Kyle si divincolò dalla stretta e guardò gli altri due uomini presenti nella stanza, uno in piedi, l’altro seduto su una poltrona.
Quello in piedi indossava lo stesso completo del collega, ed aveva una corta zazzera rossa a ricoprirgli la testa, come una cuffia. L’altro era basso, tozzo, con pochi capelli sulla testa, ed aveva un naso grosso e simile ad un pomodoro.
- Piccolo delinquente…- sbottò quest’ultimo - Sei stato tu a fare questo macello?-
Kyle non rispose. Una mano gli calò sulla spalla, scuotendolo leggermente.
- Ti ha fatto una domanda!- grugnì l’uomo che l’aveva fatto uscire dal bagno.
Siccome lui non accennava ancora ad aprire bocca, lui lo afferrò di nuovo, stavolta con maggiore energia, e l’altro si avvicinò.
Kyle non ebbe alcuna esitazione, come poco prima nel vicolo: afferrò il polso del primo, stringendolo così forte da romperglielo, e lo colpì all’addome, facendolo piegare in due. Come un fulmine, si inginocchiò e diede un forte pugno nel ginocchio all’altro, che cadde a terra gemendo e sbattendo la testa.
Kyle si rialzò e tirò fuori il coltello, pronto a colpire per uccidere, stavolta, quando si accorse che il terzo uomo era in piedi, ma non stava cercando di colpirlo, né pareva intenzionato a chiamare aiuto.
Anzi, sorprendentemente, gli stava battendo le mani.
- Bravo…- mormorò, colpito - Incredibile. Fino ad oggi questi due imbecilli sono stati bravi solamente a fare a botte… ed ora arrivi tu… un ragazzino… e li stendi in un attimo… straordinario.-
Kyle rimase interdetto per qualche attimo.
- Grazie.- disse stupito: non era abituato a ricevere complimenti.
- Dimmi, ragazzino… chi sei?- chiese l’uomo, facendo un passo verso di lui.
Istintivamente, Kyle indietreggiò, alzando il coltello.
- Oh, non voglio farti male.- rise l’uomo alzando le braccia - Dai, dimmi chi sei. Io mi chiamo Sebastian.-
Per qualche minuto Kyle rimase in silenzio, diffidente.
- Mi chiamo Kyle.- rispose infine - Kyle Anderson.-
 
Il servizio in camera portò qualche panino, che Kyle ingurgitò quasi senza masticare, seduto sul divano di Sebastian con lui che lo osservava attentamente. I suoi due gorilla si erano fatti da parte, uno all’ospedale perché gli mettessero il gesso al polso, e l’altro con il ginocchio sotto ghiaccio, nel bagno.
- Allora…- esordì Sebastian, mentre lui si scolava una generosa dose si succo d’arancia per inghiottire un pezzo gigantesco di sandwich al tacchino - … dimmi, come hai fatto? Quesi due idioti che mi porto dietro erano decisamente più grossi di te, e li ho visti allontanare persone con una stazza molto maggiore della tua.- lo guardò per qualche istante, appoggiando il mento sul palmo della mano - Tu sei un tipo speciale, vero?-
Lentamente, Kyle annuì.
- Lo supponevo.- ridacchiò l’uomo - E quanto lo sei?-
Kyle indicò con un cenno della testa la cassaforte privata incassata nella parete: lo sportello era stato completamente divelto, come se fosse fatto di carta.
- Stupefacente…- commentò l’uomo, tornando a guardarlo - E sembri così gracile…- riportò lo sguardo su Kyle - Com’è possibile?-
- Affari miei.- sbottò.
L’altro fece una breve risata.
- Certo, certo… ognuno ha i suoi segreti, è ovvio che tu non voglia dirmelo.- sorrise - Sei un vagabondo, vero?- chiese, osservando il suo abbigliamento.
Kyle annuì.
- Già… ne ho visti parecchi come te… ho fatto costruire tanti centri di accoglienza e istituti adeguati, ma purtroppo non sono mai abbastanza… tu ne sei la prova vivente, eh?-
Lui non rispose, afferrando il quarto panino e addentandolo: prima non si era reso conto di quanta fame avesse.
- Bhè, se ti va, potrei darti una mano.- disse Sebastian - Potremmo trovare un accordo soddisfacente per tutti e due.-
- Accordo?- ripeté Kyle, deglutendo a fatica - Che genere di accordo?-
- Posso toglierti dalla strada.- spiegò - Sono un uomo ricco, come avrai capito. Per me non sarà certo un problema mantenerti. Sai, pagarti dei vestiti, darti da mangiare, istruirti… in cambio, tu potresti fare tante cose. Potresti aiutarmi. Una persona con una forza simile…-
- Non sono solo forte.- disse d’impulso Kyle.
L’uomo rimase ancora più impressionato, ed annuì con fare compiaciuto.
- Interessante.- commentò - Allora? Che ne dici?-
- Dico di no.- rispose subito, stizzito - Sto cercando qualcuno.-
- Magari posso aiutarti anche in questo.- replicò Sebastian - Conosco molte persone, e come sai ho molti soldi. Ti renderei certamente le cose più semplici. Ti sta bene?-
Kyle, stavolta, non rispose subito: l’idea di avere un simile aiuto nel cercare Timmi non era un invito da poco. Sicuramente, trovarlo sarebbe stato molto più semplice.
E poi, la voce: di nuovo, risuonò nella sua testa, lo incitò ad accettare. Gli suggerì di seguire quella strada.
- D’accordo.- disse alla fine - Va bene, accetto. Almeno per adesso.-
Sebastian sorrise.
- Molto, molto bene.- disse - In tal caso, sono felice che tu abbia deciso di rapinarmi, Kyle. Sento che, insieme, potremo fare cose straordinarie.-
 
***
 
Kyle scosse la testa per allontanare i ricordi, tornando al tempo presente.
- Eri una peste.- stava dicendo Ducan, ignaro dei suoi pensieri - Ma, nonostante il tuo carattere, da quando siamo insieme hai dimostrato di essere un elemento indispensabile… e che anche i vagabondi possono avere del potenziale.- proseguì l’uomo - È grazie a te che ho scoperto l’esistenza della magia. Ed è sempre grazie a te che ho scoperto l’esistenza della Fornace… della possibilità di migliorare davvero le cose, finalmente… senza il tuo aiuto, non l’avrei mai saputo.- fece un sospiro e si abbandonò contro lo schienale, guardandolo con intensità - Tuttavia, da quando ti ho chiesto di liberarmi di quei mocciosi rompiscatole, agisci sempre più indipendentemente, senza consultarmi.- scosse la testa, visibilmente preoccupato - Voglio essere franco con te: temo che tu non riesca più a pensare lucidamente, da quando tuo fratello è risbucato fuori. Due volte l’hai visto, e per due volte ha cercato di ucciderti, proprio come fece quattordici anni fa.-
- Non era in sé.- sbottò Kyle - La prima volta l’ho terrorizzato a morte. Era troppo piccolo…-
- E le ultime due?-
- Troppi ricordi e troppe cose su cui riflettere tutte assieme. Deve avere il tempo di rielaborare la cosa. È solo questione di tempo, riuscirò a convincerlo.-
- Ah, davvero?- chiese incredulo Ducan - Io invece temo che tu non riesca ad accettare il fatto che tuo fratello è una minaccia per noi. Per il futuro che sto cercando di creare… che stiamo cercando di creare.-
- Passerà dalla nostra parte.- tagliò corto Kyle - Non ho dubbi. Non è uno stupido.-
Ducan aggrottò la fronte.
- E cosa te lo fa pensare?-
- Lo so e basta.- rispose, scocciato.
L’uomo sospirò di nuovo, con aria afflitta.
- Ti prego di ragionare, Kyle.- disse con tono calmo ma deciso - Sta venendo qui, e quando ci avrà raggiunti cercherà di ucciderci. Ho raccolto informazioni…-
- Hai raccolto informazioni?- ripeté Kyle - E dove?-
- Non sei la mia sola fonte.- rispose - Ormai ho anch’io dei contatti. In ogni caso, come dicevo…-
Aprì un cassetto della scrivania e ne trasse un fascicolo, che appoggiò davanti a sé, aprendolo.
- Questo è interessante.- disse - Tre anni fa, la polizia di Hong Kong è dovuta intervenire per dei disordini avvenuti nell’area del porto. Pare che una flotta di navi sia affondata. Ovviamente loro non lo sapevano, ma dentro la stiva c’era un carico non meglio identificato, sgradito al Sommo Concilio. Un ragazzo dai capelli verdi è stato visto allontanarsi dal luogo dell’incidente, ma non sono stati in grado di rintracciarlo.- girò pagina - Poi, in Germania, nei pressi di Berlino… l’anno scorso c’è stata una fuga di gas, ed un quartiere è saltato in aria. Secondo un mio contatto, però, la realtà è che tuo fratello si è dovuto battere contro una colonia di vampiri, ed il risultato è stato questo. E quattro mesi fa, in Oceania, c’è stato un terremoto. A quanto pare, un antico demone ha tentato di uscire dal luogo in cui era stato rinchiuso. Tuo fratello era tra quelli che l’hanno ucciso.-
Mise via il fascicolo ed alzò lo sguardo su di lui, sospirando per l’ennesima volta.
- La lista continua.- disse - Crea una sorta di scia, una scia fatta di demoni morti. Cosa credi che farà, una volta qui? Non so te, ma io non voglio saltare in aria, personalmente. Se non vuoi affrontarlo d’accordo, capisco… non sei obbligato a farlo. Posso usare la Fornace, creare qualcosa di meglio…-
Kyle fece un gesto rapido, di scatto, quasi cercasse di scacciare un insetto. Rimase in silenzio qualche istante, astioso, ed infine alzò lo sguardo su Ducan.
- C’è una cosa di cui voglio parlarti.- disse infine - Qualcosa che non ti ho ancora raccontato.-
Senza esitare, spiegò a Ducan tutto quello che sapeva sulla Fornace e che ancora non gli aveva rivelato, sui poteri nascosti che possedeva e sulle capacità di cui erano dotati lui e suo fratello.
Alla fine, l’uomo era strabiliato.
- La Fornace può davvero fare questo?- chiese, allibito.
- Sì.- annuì Kyle - Ma solo io o Timmi possiamo…-
- E perché non me l’hai detto prima?- sbottò Ducan, irritato.
Kyle si strinse nelle spalle.
- Non lo ritenevo importante.-
- Cosa?- esclamò l’uomo, alzandosi in piedi - Come, non lo ritenevi importante?! Sai quanto mi tornerà utile una simile informazione?- scosse la testa - Tu lo sai a cosa mi serve la Fornace, accidenti a te! Se mi avessi detto fin da subito tutto questo…-
- Ancora non so come fare.- si giustificò semplicemente.
- Bhè, dovresti imparare in fretta, allora… con queste informazioni sarà sicuramente più facile.- si voltò, congiungendo le mani dietro la schiena, e scrutò il panorama oltre la finestra - Se potessimo ritrasformare il mondo… cancellare fame e povertà… il nostro sogno si realizzerebbe in quattro e quattr’otto! Nessuno, nemmeno il Sommo Concilio potrebbe fermarci!-
Si voltò di nuovo a guardare Kyle negli occhi, una luce maniacale accesa in profondità nello sguardo.
- Purtroppo però, sia quell’irritante moccioso che tuo fratello devono sparire. Sono troppo pericolosi… sono un ostacolo al nostro progetto.-
- A dire il vero, io ero qui per parlarti di una mia idea personale.- disse Kyle.
Ducan annuì.
- Parla pure: le tue idee sono sempre bene accolte, lo sai.-
- Benissimo.- si mise più comodo, intrecciando le dita sulla pancia ed accavallando le gambe, guardando Ducan direttamente negli occhi - Io ho la possibilità di creare un nuovo mondo, da plasmare e da rendere migliore di questo. Una cosa che anche tu speri di ottenere, e fin qui tutto bene. Ora, gli unici in grado di farlo siamo io e Timmi, e lui non si tirerà mai indietro… nessuno gli ha mai voluto bene, a parte me, e quindi non ci vorrà molto a persuaderlo. Ottenuto il suo aiuto, saremo in due a creare un nuovo ordine mondiale, migliore del precedente e decisamente più sicuro e stabile. Dopotutto, c’è bisogno di entrambi.-
- Entrambi?- ripeté Ducan, senza capire.
- Sì, entrambi.- annuì Kyle - Oddio, a dir la verità non è indispensabile… soltanto, i risultati migliori si ottengono solo se io e lui uniamo le forze…-
- Come mai?-
- Bhè, è una questione di capacità…- spiegò lui - Io ho potere sulla magia e gli incantesimi, e sono più adatto ad annientare. In pratica, rendo meglio se uso io la Fornace per distruggere. Lui, invece, può intervenire sulla materia e l’energia fisica, può manipolarla e farne ciò che vuole, perciò è più adatto a riplasmare. Quindi, io distruggo, e lui ripara. Chiaro ora?-
Ducan annuì.
- Sì.- rispose - Credo di sì.-
- Molto bene.- sorrise Kyle - Ora, noi due in questo modo riusciremmo a produrre qualcosa di eccezionale. Ne verrebbero, ovviamente, glorie ed onori per chiunque governi questa nuova utopia, oltre che la possibilità di estendere il proprio potere anche su altri mondi, siccome le possibilità e gli scenari offerti dalla Fornace sono infiniti.-
- E questo porterebbe una stabilità e ad una pace senza precedenti… persino con il mondo della magia cui appartieni anche tu…- commentò Ducan - Sì, credo che sia una buona idea… certo che però…-
- Solo una cosa mi lascia perplesso.- continuò Kyle, come se non l’avesse sentito.
- Cosa?- chiese Ducan, sorpreso.
Kyle aggrottò la fronte.
- Giunti fino a qui… tu, a che mi servi?-
 
Uscì dall’ufficio chiudendo la porta. Il corridoio vuoto cominciò a risuonare di ticchettii insistenti e strida. Gli scheletri lo raggiunsero, ghignando ed emettendo suoni simili a risate. Altre creature si avvicinarono, strisciando o trascinando le pesanti membra. Dietro quegli esseri si vedevano soltanto scie sanguinolente e rimasugli.
Sono qui per te. Disse la Voce nel suo orecchio. Saranno ai tuoi ordini. Usali!
Kyle sorrise e guardò l’orda di demoni, in apparente attesa delle sue parole.
- Trovate Timmi e portatelo qui.- disse - Uccidete tutti quelli che trovate sull’isola.-
Gli scheletri e gli altri esseri con loro si ritirarono nel corridoio, rapidamente come erano arrivati.

Capitolo più lungo, quest'oggi... eh, che dire... grazie prima di tutto a LullabyMylla e a Ely79, poi anche a Niki 96 e a Crisan... e poi sì, anche a Lalayth, che ha appena iniziato a seguire la storia!

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Capitolo 16
*** Cap. 16: Inferiorità numerica ***


Dopo l’incontro con Kyle, i cinque ripresero a camminare praticamente subito, e per tre giorni non incrociarono niente, tranne un paio di animali dall’aspetto alquanto singolare; a detta di Timmi, si trattava di creature magiche, forse create con la Fornace o forse portate lì da Ducan. Videro anche un grosso rettile dalla pelle squamosa e piena di grinze, immerso in un sonno tanto profondo che nemmeno si accorse di loro. Era vagamente simile ad un dinosauro, specialmente per via della coda, dalla quale uscivano alcune punte ossee.
Timmi era, come al solito, in testa al gruppo, ad aprire la strada.
Tuttavia, i ragazzi ebbero modo di notare in lui alcune differenze rispetto a prima: tanto per cominciare, era di umore generalmente peggiore, come se fosse sempre arrabbiato (cosa anche comprensibile, tutto sommato); oltretutto, la quantità di parole pronunciate dal mezzodemone divenne minima.
Ad ogni domanda, forniva una risposta fatta di monosillabi, o quantomeno il più breve possibile, come se fosse sovrappensiero.
Ma il cambiamento più grosso non fu tanto psichico quanto fisico.
Il suo udito divenne degno di quello dei supereroi dei fumetti, tanto che riuscì a sentire un albero cadere a buona distanza da loro, e i suoi occhi guadagnarono parecchie diottrie, siccome fu in grado di vedere uno scoiattolo in cima ad un albero di dieci metri.
Subito dopo, lo catturò scalando il tronco drittissimo nel giro di un minuto, ad una velocità che aveva del soprannaturale, senza quasi usare le mani.
Nemmeno il suo olfatto venne risparmiato: una volta o due disse di sentire odori che nessuno di loro riusciva minimamente a cogliere, e che per lo più appartenevano a creature che sarebbe stato meglio evitare. In effetti, pur mettendoci più tempo nel percorrere la strada che li separava dal grattacielo, riuscirono ad aggirare un sacco di pericoli, evitando imboscate di demoni o altri pericoli.
Sembrava quasi che fosse diventato una specie di Superman.
Anche la sua forza pareva essere aumentata: la seconda sera andò a cercare legna assieme a Jo, e quando i due tornarono al cerchio di sassi che gli altri avevano preparato, il ragazzo era carico di bastoncini e legnetti mentre Timmi si trascinava dietro, tenendolo per la cima, un albero secco che era stato evidentemente spezzato di in due di netto senza usare attrezzi da taglio.
- Come accidenti hai fatto?- gli chiese Xander, mentre lui lo faceva a pezzi con la Fiaccola.
- Boh.- ammise, senza alzare lo sguardo - Ho solo pensato di abbatterlo e di tagliuzzarlo per poi portarlo qui un po’ alla volta, ma quando l’ho calciato per saggiarlo mi è crollato addosso… e mi sono ritrovato a sollevarlo completamente, usando solo la sinistra.-
Il ragazzo si grattò la testa e gettò un’occhiata stupita agli altri, che stavano accendendo il fuoco. Gli risposero con sguardi altrettanto meravigliati e con alzate di spalle.
- Senti, Timmi…- fece Nadine - Questa cosa è… insomma… normale?-
- Certo che no.- rispose lui, prendendo qualche pezzo di legno che aveva appena tagliato e mettendolo da parte - Nessuno ci riesce. Non con una sola mano e senza la magia, per lo meno. Anche i miei colleghi… Trys, Darth, Raven e Skin… non ci riescono. Non mi è mai capitato niente di simile.-
- E come ti spieghi di essere forte come Abominio, allora?- chiese Jo.
- Per non parlare poi di tutte quelle altre strane cose…- disse Alis - Come la supervista o l’udito ultrasonico degli ultimi due giorni.-
Timmi si grattò la testa, pensieroso.
- Il demone.- borbottò - Ora il sigillo è spezzato. Scommetto che adesso riesco a fare tutte queste cose perché può emergere più liberamente di prima, visto che la magia di Daniel è sparita dal mio corpo.-
- Dici?- chiese Xander.
- Boh.- rispose, scrollando le spalle - Non ne ho idea. Non ho mai vissuto senza il sigillo, se escludiamo Sleepy Creek. È una cosa nuova anche per me.-
Quella fu la sola conversazione degna di tale nome che ebbero con lui e, quando fu conclusa, non riaprì più bocca per il resto della sera, né il giorno seguente. Pareva chiaro a tutti che stesse pensando a qualcosa, ma di certo non lo disse a loro, nemmeno quando provarono a chiederglielo. Per tutto il tempo rimase un enigma.
La sera del terzo giorno, comunque, fu distratto dai suoi pensieri. E loro anche.
- Oh… mio… Dio!- esalò Alis.
 
Erano in cima ad un pendio, al limitare di una distesa erbosa grande quanto due campi di calcio, ed in fondo alla collina sorgeva un edificio di forma rettangolare, interamente in cemento.
Tutto intorno e lungo i viottoli sterrati lì vicino, c’era una specie di campo di battaglia: carcasse di auto ribaltate e distrutte, stracci strappati, sedie rovesciate, vetri, mattoni e calcinacci, pezzi di legno o metallo… qua e là sorgevano anche piccole pozze scure ormai rapprese, attorno alle quali ronzavano diversi insetti.
L’edificio, dal canto suo, non aveva un aspetto migliore: finestre sfondate, muri crepati, porta metallica deformata e scardinata… probabilmente, all’interno era anche peggio.
- Oddio…- gemette ancora Alis.
- Piantala di invocare Dio, non è colpa sua.- sbottò Timmi, prendendo la Fiaccola e cominciando cautamente a scendere - Lui manda locuste e piogge di rane, se s’incazza… qui è successo qualcos’altro.-
Gli altri lo seguirono lentamente, gli occhi fissi sulla struttura in rovina davanti a loro.
- Cosa credi che sia successo?- chiese Nadine.
- Boh.- rispose lui - Sento però un gran puzzo di sangue e di decomposizione, forse accelerata dalla magia nera. Qualsiasi disgrazia si sia abbattuta qui, pregate che si sia allontanata.-
Jo alzò il naso e cominciò ad inspirare bruscamente, aggrottando la fronte.
- Io sento solo odore di ferro.- osservò.
- Il ferro è l’emoglobina, idiota…- grugnì il mezzodemone - E se senti una puzza dolciastra, non è una torta andata a male.-
- Ehi!- sbottò Jo - Io non sono un idio…-
Timmi si voltò lentamente, scoccandogli un’occhiata così infuocata che la voce del ragazzo si spense all’istante.
Quando l’ordine fu ristabilito ripresero tutti a camminare, con lui in testa. Non appena il terreno fu tornato in piano, il mezzodemone disse loro di fermarsi.
- Io entro un attimo.- annunciò - Vedo se c’è ancora pericolo, poi vengo a chiamarvi.-
- Perché, invece, non ci voltiamo e andiamo via?- chiese Jo, fissando con apprensione il tetro edificio.
- Perché si sta facendo tardi.- rispose Timmi - Se questo posto è vuoto, allora potremo passarci la notte. Qualsiasi cosa l’abbia ridotto così ormai sarà lontana, e non mi va di stare fuori con…- guardò un attimo l’edificio - … quel qualcosa.-
- Io non mi sento tranquilla, a dire il vero.- disse Alis.
- Nemmeno io, ma qui è più sicuro.- rispose lui.
- Ne sei certo?- chiese Xander.
- Sì, sì…- sospirò. Si voltò verso Nadine - Se succede qualcosa tieni pronta la pistola, d’accordo?-
La ragazza annuì e la tirò fuori dallo zaino, togliendo la sicura. Lui, intanto, impugnò più saldamente il manico della Fiaccola, si liberò dello zaino e cominciò ad entrare.
- Stai attento!- gli gridò dietro Alis.
Il mezzodemone non rispose e scomparve nei meandri del palazzo.
Rimasero fermi per circa un minuto, poi posarono a terra gli zaini e ci si sedettero sopra. Xander passò lo sguardo sui muri lì attorno, notando che quelli che aveva scambiato per semplici graffi erano in realtà profondi segni di artigli e denti, lasciati da qualcosa di talmente forte che anche l’armatura del cemento era stata intaccata. Preferendo non pensare a chi potesse aver fatto un simile scempio, si rivolse ai suoi amici.
- Cosa credete che sia successo?- chiese.
- Bella domanda.- rispose Alis - Di certo, niente di buono.-
- Eh, già, ma non mi dire…- sbuffò Jo - Scommetto che c’entra quel pazzoide di Kyle…-
- Improbabile che l’abbia fatto da solo.- osservò la ragazza - La gente che stava qui aveva sicuramente delle armi, ed era abituata ai mostri dell’isola, no?-
- A Sleepy Creek era da solo.- osservò Nadine, senza staccare gli occhi dal punto in cui era sparito Timmi - E di certo qualche cacciatore o poliziotto avrà preso il suo fucile per sparargli, non credete?-
Nessuno rispose, e tornarono tutti a guardare l’edificio, in silenzio.
Timmi ne uscì dopo poco tempo, la Fiaccola di nuovo appesa alla cintura.
- Vuoto.- disse - A parte i pezzi dei vecchi inquilini.-
- Pe… pezzi?- ripeté Alis.
- Quelli che non erano sul menu, per lo meno.- spiegò lui - Tranquilli, li ho fatti sparire con Risucchio.- aggiunse, vedendo le loro facce - Credo che siano stati attaccati di sorpresa. Comunque, questo era una specie di centro di sorveglianza dell’isola. È mezzo distrutto, ma se troviamo la sala server potremmo riuscire a procurarci qualcosa di utile tra i dati.-
- Tipo cosa?- chiese Nadine.
- Non so… informazioni… una mappa seria… qualsiasi cosa.- riprese lo zaino sulle spalle e si avviò di nuovo dentro - Forza, con me!-
Entrarono nell’ambiente scuro e tetro, dal quale proveniva un forte odore dolciastro sulla cui natura i ragazzi preferirono non indagare. Dal soffitto pendevano cavi elettrici strappati da lampadari al neon, simili a liane di una giungla di cemento e metallo, e per terra erano sparsi oggetti d’ogni tipo: pezzi di legno e di vetro, sedie sventrate la cui imbottitura era messa a nudo, qualche macchia di sangue, schermi di computer, tavoli rovesciati, armi da fuoco abbandonate a se stesse e bossoli vuoti.
- C’è stata la terza guerra mondiale o cosa?- gemette Xander.
Timmi si fermò di botto e si voltò a guardarlo stupito.
- Cosa?- gli chiese il ragazzo.
- Da quando fai del sarcasmo?- rispose il mezzodemone.
Lui si strinse nelle spalle.
- Non so. Forse mi fa male stare con te.-
Timmi scosse la testa e riprese a camminare, dirigendosi alle scale.
Il ragazzo lo seguì, ripensando che, in effetti, negli ultimi tempi si sentiva sempre meno lo Xander che era prima del suo quindicesimo compleanno.
Oltretutto, si stava abituando ad essere un mago nel vero e proprio senso della parola, ad avere dei poteri e a trovarsi nei guai… soprattutto a trovarsi nei guai… persino le emozioni forti, che prima trovava fastidiose, ora cominciavano ad essere così normali da parergli quasi divertenti.
Non riusciva più a negarlo: quella nuova vita gli stava piacendo parecchio.
Mentre lui era ancora immerso nei suoi pensieri, tutti loro salirono al piano di sopra ed entrarono in una grossa stanza piena di computer. Stranamente, sembrava essere ancora piuttosto integra e relativamente pulita, fatta eccezione per qualche schermo scheggiato o per un paio di CPU spezzate ed abbandonate in giro.
- Come mai qui è tutto quasi a posto?- chiese Jo.
Timmi si strinse nelle spalle.
- Magari non c’era quasi nessuno.- grugnì - Te l’ho detto, hanno attaccato di sorpresa, probabilmente di notte. Ma è meglio così, almeno hanno lasciato a posto la sala server.- si rivolse ad Alis - Mettiti ad un computer e vedi cosa riesci a trovare.-
- Non c’è corrente.- osservò lei - Come faccio?-
- Xander ti darà elettricità.- rispose lui, avviandosi verso l’uscita - Io provo a rimettere in moto il generatore, sempre che ne sia rimasto qualcosa.-
- Dare elettricità?- ripeté il mago, senza capire - Scusa, e come pensi che possa fare?-
- Con la magia, con cos’altro?- sbottò il mezzodemone dal corridoio.
Il ragazzo si voltò verso gli altri, che si strinsero nelle spalle.
- Se non lo sai tu…- disse Jo.
Lui si passò una mano tra i capelli, riflettendo…
- Bhè… forse c’è quella magia che mi fa lanciare saette…- disse lentamente - Se riesco a trattenermi, allora potrò dare corrente.-
- Prova.- disse Alis, sedendosi ad uno dei computer che sembravano in condizioni migliori.
Lui scorticò il cavo elettrico giusto e toccò i filamenti con una mano, cercando di concentrarsi adeguatamente. In poco tempo, il palmo venne percorso da sottili scintille elettriche e lo schermo del computer iniziò a lampeggiare.
- Sta funzionando.- disse Alis - Continua, forza!-
Lui annuì, cercando di concentrarsi di più. Non era una cosa semplice, a dire il vero… quella delle saette era una magia offensiva, non fatta per gli utilizzi prolungati. Timmi gli aveva chiesto di fare qualcosa di veramente difficile.
Le mani e le braccia cominciarono a dolergli leggermente per lo sforzo. Sentì la prima goccia di sudore scorrergli lungo la fronte quando il computer, finalmente, si riaccese.
- Funziona!- esclamò Jo - Bel colpo, amico!-
Xander non rispose: era già abbastanza difficile riuscire a mantenere costante il flusso di corrente senza doversi anche distrarre per parlare. E poi, data la sua attitudine nel fare esplodere le cose… bhè, meglio non forzare troppo la sorte.
Mentre lui faceva del proprio meglio, Alis navigò per un po’ nel sistema, aprendo tutti i file che le sembravano utili, e dopo una decina di minuti anche alcuni altri computer lì attorno ripresero vita, lampeggiando un paio di volte. Contemporaneamente, anche le lampadine non danneggiate si riaccesero.
- La corrente è tornata.- osservò Nadine - Timmi deve essere riuscito a riparare il generatore.-
Xander non attese un solo minuto e staccò la mano dal cavo, che riparò subito per evitare che qualcuno prendesse la scossa.
- Finalmente…- sbuffò - Ero proprio stanco…-
- Bhè, il tuo espediente è stato utile, comunque.- ridacchiò Alis - Ci hai fatto guadagnare un bel po’ di tempo.-
Timmi tornò poco dopo, sporco di polvere e di olio scuro, e si avvicinò allo schermo, pulendosi la faccia alla bell’e meglio con un panno.
- Trovato niente?-
- Forse…- disse Alis - C’è una vecchia planimetria del grattacielo… non so quanto sia precisa, risale a prima dell’inizio dei lavori, a quanto sembra… però la sto scaricando comunque, non si sa mai…-
- Bene. E una mappa completa dell’isola?-
- Protetta da password.- rispose lei - Ci vorrebbe un’eternità per forzarla. Credo che ci siano parecchie strutture che Ducan non vuole far conoscere a tutti i dipendenti. -
- Così nessuno sa cosa fanno gli altri.- annuì il mezzodemone, accigliato - Va bene. Prendi quello che puoi, poi vediamo di riposare un po’.-
- D’accordo.- rispose lei - Credo che metterò anche il computer sotto carica, la batteria è…-
Un rumore simile ad un grido strozzato giunse alle loro orecchie. Si voltarono tutti a guardare, e videro Jo, in piedi ad una finestra, che guardava l’esterno con gli occhi che quasi gli schizzavano fuori dalle orbite.
- Che c’è?- chiese Xander.
- Boh, si sarà visto allo specchio…- ipotizzò Timmi, aggrottando la fronte.
Il ragazzo gemette ancora, indicando freneticamente l’esterno. Il mezzodemone si avvicinò per guardare, e si immobilizzò a sua volta.
- Merda…- grugnì - Raccogliete gli zaini e filiamo!-
 
***
 
Anche Xander, prima di andare, diede un’occhiata fuori dalla finestra: dagli alberi lì attorno stavano avanzando alcune ombre che, illuminate dalla luce della luna, non avevano un aspetto minimamente rassicurante.
Poi uscirono all’aperto e le vide più chiaramente…
Demoni Scheletro che si arrampicavano come giganteschi ragni sulle carcasse delle auto o che avanzavano rapidamente verso l’edificio; diavoli cornuti armati di lance e sciabolacce nere si facevano avanti lentamente; orribili esseri dall’aspetto di uomini gobbi e calvi, vestiti di stracci puzzolenti e sporchi, grossi il triplo di lui emergevano dalle ombre; mostri dall’aria di enormi belve da caccia, dalle cui fauci feroci uscivano latrati rasposi, trascinavano le membra pesanti sul terreno; creature scagliose, pelose, striscianti…
Esseri d’ogni genere cominciavano ad avvicinarsi al loro nascondiglio. Una sorta di armata infernale stava uscendo dal riparo degli alberi, lentamente e senza fretta.
- Non credo ci abbiano individuati.- disse Timmi, facendo cenno agli altri di seguirlo - Ma è meglio sparire di corsa. Ma perché le cose vanno sempre a puttane?- sbottò mentre usciva.
Tutti si affrettarono a raggiungerlo e, nel più completo silenzio, presero a scendere le scale. Tuttavia, a metà rampa, il mezzodemone li fermò.
- Maledizione…- sbottò pianissimo - Sono già dentro…-
Xander tese l’orecchio, nervoso: sulle prime non gli parve di udire alcunché, ma dopo pochi istanti di silenzio riuscì a percepire una sorta di basso mormorio soffocato.
Non era possibile capire le parole, tuttavia la sola cosa che contava era che i loro nemici si trovavano dentro.
- Dietrofront!- fece Timmi.
Li condusse rapidamente ma silenziosamente alle scale di servizio. Erano immerse nell’ombra, e non era possibile vedere niente di più che qualche vaga sagoma indistinta. Percepivano i movimenti dei loro corpi, ombre più dense che si spostavano davanti agli occhi degli altri, ma era impossibile vedere qualunque cosa.
Solo Timmi, che li conduceva, sembrava vederci bene: un paio di volte Xander, che era dietro di lui, mise un piede sopra qualcosa che di certo non era uno scalino, ma che il mezzodemone aveva evitato tranquillamente, e riusciva a trovare sempre la porta al primo colpo, quando ne incontravano una.
Era come se avesse la vista a infrarossi.
Raggiunta l’ultima rampa, furono nuovamente costretti a fermarsi: proprio sotto di loro, nel bel mezzo del corridoio, c’era un’ombra nettamente più scura di tutte le altre lì attorno, ed un profondo respiro pesante giunse alle loro orecchie.
Timmi fece silenziosamente segno di andare di sopra, e si diressero rapidi verso il piano da cui erano giunti. Quando furono arrivati al pianerottolo, comunque, lui non si fermò, ma continuò a salire, con l’intenzione di raggiungere l’ultimo piano.
- Che stai facendo?- sbottò piano Jo - Perché andiamo di sopra?-
- Perché lassù non ci cercheranno… o almeno non subito.- rispose lui - Ora taci, perché se non ti mangiano loro ti mangio io!-
Nessuno fece altre obiezioni, e raggiunsero l’ultimo piano, che sembrava aver subito i danni peggiori: il corridoio era fetido e sporco, infestato di insetti ronzanti che si raccoglievano attorno alle macchie raccolte sui muri; i rifiuti ed i detriti erano in numero nettamente superiore a quelli degli altri piani, e la puzza… bhè, meglio non parlarne proprio.
- Venite.- disse Timmi, dirigendosi a sinistra, verso una fila di ascensori, uno dei quali aveva la porta scardinata - Qui saremo al sicuro, per adesso.-
Arrivati agli ascensori i cinque si sedettero sul pavimento, e Nadine tirò fuori la Pietra di Luce per illuminare un po’ meglio l’ambiente, immerso nell’ombra. Un chiarore lattiginoso si sparse su di loro, dando ai loro volti impauriti un pallore alquanto spettrale. Di certo, quel ciondolo non stava facendo granché per migliorare l’atmosfera.
- Che si fa?- chiese Alis - Non possiamo restare qui. Se decidessero di salire…-
- Ma non possiamo nemmeno scendere.- osservò Xander.
Nadine guardò Timmi, che stava osservando gli ascensori.
- Che pensi?-
- A niente.-
- Tu pensi sempre qualcosa.- disse lei.
- E due…- sbuffò Timmi, incrociando le braccia - Comunque, forse ho trovato un modo per scendere.-
- E quale, chiamare un ascensore?- chiese Jo.
- Sì, e magari ti porto su il tè coi pasticcini…- grugnì - Se apriamo una delle porte, potremo calarci giù per il pozzo.- rispose lui - Io e Xander possiamo volare, quindi porteremo gli zaini.-
- E noi?- chiese Alis.
- Scenderete usando i cavi. Non saremo in grado di portarvi, purtroppo… c’è un limite al peso che la magia può sopportare.-
- Eh?- sbottò Jo - Nel caso in cui tu non l’abbia notato, nessuno di noi spara ragnatele, qui!-
- Preferisci essere fatto a pezzi?- chiese Timmi, avvicinandosi ad uno dei pozzi dell’ascensore ancora interi.
Nessuno gli rispose.
 
***
 
Nadine, Alis e Jo strapparono qualche striscia di stoffa e ci si foderarono le mani, così da avere maggiore presa sul cavo d’acciaio dell’ascensore, tutto coperto di grasso. Timmi, invece, infilò le dita nella scanalatura tra le due ante della porta e cominciò a tirare, cercando di fare il minor rumore possibile.
- Ce la fai?- chiese Xander - Posso provare con la magia.-
- No…- grugnì lui, continuando a lavorare - Niente magia. Possono sentirla. Meno ne usi meglio è.-
Alla fine, con un piccolo sbuffo di fatica, il mezzodemone riuscì a forzare il pozzo, ma quando ebbe finito era piuttosto sudato.
- Tutto bene?- chiese Alis.
- Sì.- rispose lui, un po’ ansante - Ma devo ancora imparare a dosare la forza. Coraggio, ora.-
Andò per prima Nadine, che aveva la Pietra di Luce ad illuminare la strada. Spiccò un balzo verso i cavi, ai quali riuscì ad aggrapparsi abbastanza saldamente, e cominciò a scendere con prudenza.
Subito dopo toccò a Jo, che per un istante mozzafiato sembrò mancare il bersaglio, e per poco Alis non si lasciò scappare un grido, ma tutto andò bene: lui riuscì ad aggrapparsi e Xander premette una mano sulla bocca dell’amica, da cui uscì solo un versetto soffocato. Poi saltò anche lei, con un risultato molto meno spaventevole di quello che aveva ottenuto Jo.
- Bene.- disse Timmi, prendendo tre zaini - Andiamo anche noi.-
Xander fece comparire le dovute piattaforme, su cui caricarono i bagagli, e lo seguì in volo, scendendo lentamente al fianco degli altri con gli ultimi due bagagli. Passando accanto a loro ne sentì il respiro ansimante, e ringraziò il cielo per il non dover fare altrettanta fatica.
La discesa fu lentissima, perché Nadine, Jo ed Alis non avevano poteri con cui aiutarsi e non se la sentivano di fare più in fretta: la corda era sporca di grasso per macchinari, e se avessero messo male una mano si sarebbero sfracellati a terra.
Erano in quel pozzo da almeno una decina buona di minuti, quando udirono un gran fracasso provenire da sopra di loro.
- Devono essere arrivati fin lassù…- disse piano Timmi - Nadine, ora dovremo coprire la pietra. Procediamo al buio.-
Non senza qualche piccola difficoltà, aiutò la ragazza ad infilare il ciondolo sotto la maglietta, spegnendone la magia. Ripresero a scendere, questa volta anche più lentamente perché se prima erano stanchi, sudati, sporchi e impegnati in una discesa scomoda, adesso non ci vedevano nemmeno più.
Finalmente, dopo quella che gli parve un’eternità, Xander sentì il tettuccio dell’ascensore sbattere piano sotto la piattaforma che aveva usato per scendere.
- Ci siamo!- disse piano.
Sentì Nadine scendere al suo fianco, ansimando per la fatica. La ragazza tirò fuori la Pietra di Luce, poi si accasciò lungo la parete per riprendere fiato. Poco dopo arrivò Jo, il quale non riuscì nemmeno a trascinarsi fino alla parete del pozzo e si stese su un fianco lì dov’era. Alis, invece, non era riuscita a continuare, e Timmi l’aveva presa sulle spalle, facendo evidentemente molta fatica per mantenersi in aria.
I due atterrarono insieme, stanchi e sudati.
- Tutto bene?- chiese Xander.
- Una meraviglia…- rispose Timmi, passandosi una mano sulla fronte e ansimando - Scendi con me un momento… diamo un’occhiata… mentre loro si riposano.-
Il giovane mago annuì ed aprì la botola dell’ascensore. I due scesero di sotto ed aprirono le porte, sbirciando nel buio davanti a loro.
- Non vedo niente.- disse Xander.
- Bhè, io sì.- rispose Timmi - Siamo nel piano interrato. Forse da qui possiamo uscire, in qualche modo.- si rivolse agli altri, ancora di sopra - Appena ve la sentite, venite giù. Dobbiamo andarcene di qui. E con “appena ve la sentite” intendo “immediatamente”.-
Nadine, più abituata alla fatica grazie alla pallavolo, fu la prima a riprendersi e a scendere. Quando tutti quanti furono pronti, Timmi aprì del tutto la porta e si guardò intorno fino ad individuare, nel punto più in alto di un muro in fondo, una finestrella stretta e bassa, a malapena sufficiente a farli passare.
- Lì.- disse - Andiamo, forza.-
Sgattaiolarono fino lì ed aprirono la finestrella, poi Timmi intrecciò le mani in modo che gli altri potessero metterci un piede e fece loro cenno di salire. Il primo fu Xander, che poi aiutò Alis, e insieme i due issarono su anche Jo.
Quando poi Nadine ebbe messo un piede sulle mani del mezzodemone, però, la maniglia della porta cominciò a grattare. E da quella posizione, ovviamente, erano facilmente individuabili.
- Merda!- sbottò Timmi - Okay, tutti fermi!- esclamò, prendendo una fiala di liquido trasparente da una tasca e rompendola a terra.
Immediatamente, entrambi sparirono alla vista, proprio mentre una coppia di creature tozze, basse, dalla pelle grigia come il granito entravano nella stanza. Appese alla cintura c’erano coltelli, spade e lame dall’aspetto inquietante.
I due strani esseri si diedero una rapida occhiata intorno, scambiando qualche parola in una lingua gutturale che Xander non riuscì a capire. Ad un certo punto uno di essi disse qualcosa, e l’altro scoppiò a ridere fragorosamente, poi tornarono di sopra, chiudendo la porta.
- Fiù…- soffiò Nadine, mentre lei e Timmi tornavano visibili - Per un pelo, eh?-
- Già…- annuì lui - Stupidi Troll… Dai, tirati su…-
Quando anche lei fu fuori, aiutò Xander a farlo uscire. Appena si ritrovò all’aperto, Timmi cominciò a guardarsi rapidamente intorno: non c’era niente e nessuno, ma la notte era totale.
- Bene.- disse - Direi che siamo quasi al sicuro.-
- Quasi?- sbuffò Jo - Timmi, siamo sfiniti… io sto per vomitare, accidenti!-
- Bhè, vedi di non farlo qui!- sbottò lui - Se non ci sbrighiamo a raggiungere gli alberi…-
Ma il resto della frase fu mangiato da un grido stridente che proveniva dall’alto. Alzando gli occhi, videro un’Arpia che volteggiava sopra di loro, perfettamente visibile con la luna piena.
 
- Cazzo!- ringhiò l’araldo - Maledetta Cornacchia!-
- Dobbiamo correre!- esclamò Nadine, mentre un rombo prodotto da decine di piedi cominciava a levarsi, seguito da grida d’avvertimento e di allarme.
- Sono troppi, ci prenderanno!- disse Xander.
- Voi andate avanti!- sbottò Timmi, prendendo la Fiaccola - Io vi raggiungo.-
E, prima che qualcuno di loro potesse fermarlo, svoltò l’angolo e andò incontro ai mostri. Poco dopo, sentirono rumori di lotta e grida di dolore.
- Timmi!- gridò Nadine.
Ma Jo l’aveva già presa per un braccio per trascinarla verso gli alberi. Per un istante lei sembrò voler fare resistenza, ma alla fine cedette, e tutti quanti cominciarono a correre.
Senza guardarsi indietro, cominciarono ad inoltrarsi nella selva, schivando i rami bassi e le fronde affilate (il paesaggio era cambiato da un paio di giorni, e ora si trovavano in mezzo ad una foresta di pini). Non fecero molta strada comunque, poiché Nadine si fermò dopo una decina di metri, voltandosi verso l’edificio appena lasciato, ancora visibile oltre gli alberi.
- Che fai?- chiese Xander - Dobbiamo andare!-
- E Timmi?- chiese lei, guardandolo - Non possiamo lasciarlo lì!-
Lui guardò Jo ed Alis, che scossero la testa: in effetti, non potevano fare poi granché…
 
***
 
Timmi, dopo aver ammazzato un paio di mostri per assicurarsi di essere inseguito, si era inoltrato nel bosco, dalla parte opposta rispetto agli altri, così da allontanare le creature da loro. In quel momento era tallonato da molte bestie diverse, che facevano di tutto per raggiungerlo, e lui riusciva a malapena a stare oltre la loro portata: era stanco e senza le forze per sostenere uno scontro serio.
Forse, se non avesse faticato così tanto ed avesse controllato un po’ meglio le sue nuove capacità, sarebbe stato in grado di tenere loro testa… tuttavia, ora non era in condizioni di fare esperimenti.
Mentre continuava a correre, una figura nera tentò di assalirlo di lato, ma lui schizzò a sinistra e la evitò. Ben presto sbucò in una radura, ed alcune Arpie tentarono di aggredirlo dall’alto, mentre diversi esseri simili a giganteschi lupi scagliosi gli si lanciavano contro.
Tornò immediatamente al riparo degli alberi e, chissà come, riuscì a lasciare indietro i suoi inseguitori, che scomparvero alla vista. Poteva capire le Arpie (la copertura degli alberi impediva loro di scendere in picchiata), ma per quanto riguardava i lupi, doveva sicuramente tutto alla sua sola forza di volontà.
Si fermò ansimante per qualche secondo, e tese l’orecchio: sentiva chiaramente i rumori che annunciavano il loro arrivo. Non avevano rinunciato, né lui li aveva seminati: semplicemente, erano fuori dal campo visivo.
Si tolse immediatamente la maglietta ed il gilet, li avvolse in una pietra che trovò lì a terra e li lanciò tra la boscaglia, con quanta più forza aveva, poi cominciò ad arrampicarsi su per il grosso pino accanto a lui. Raggiunse rapidamente un punto particolarmente fitto di rami, dove sperava che l’odore di resina riuscisse a nascondere il suo.
Gli aghi del pino erano alquanto fastidiosi, ma rimase fermo dov’era, ansimando per lo sforzo e sorpreso per l’agilità che era ancora in grado di ostentare nonostante la stanchezza.
I suoi inseguitori passarono sotto di lui, veloci come se avessero il demonio alle spalle, e miracolosamente ignorarono la sua presenza sopra le loro teste. Quando anche l’ultimo fu passato, il mezzodemone si abbandonò contro la ruvida corteccia dell’albero, prendendo qualche bel respiro profondo e scoppiando sommessamente a ridere.
Sentì un curioso solletico su per il braccio e, quando guardò, vide un ragnetto che gli si arrampicava sul bicipite. Lo scacciò via seccamente e cominciò a scendere, quando avvertì un movimento sopra di sé.
Alzò lo sguardo e vide un altro ragno calarsi lentamente giù, appeso ad un filo sottile e scintillante.
Il problema era che quel ragno era identico a quello incontrato da Nadine giorni prima.
 
Due Troll tiratardi raggiunsero un albero, piegati in due dalla fatica, ed il più stanco si accasciò lungo il tronco, appoggiandoci contro la schiena. L’altro rimase in piedi, ma teneva le mani sulle ginocchia, e tentava disperatamente di riprendere fiato.
Un rumore di rami spezzati fu seguito da un ammasso di capelli, peli, filo e legno in caduta libera, dritti sulla schiena del Troll, così all’improvviso che l’altro rimase a guardare stupito la scena.
Un umano era impegnato in un corpo a corpo con un grosso ragno gigante, il quale tentava di colpirlo alla faccia con le chele, a malapena tenute lontane dal suo braccio sinistro.
Intanto, la mano destra cercava di raggiungere una specie di cilindro che gli era caduto dopo la caduta, ma troppo lontano da lui perché riuscisse a sfiorarlo. Oltretutto, la sua mano era avvolta in un bozzolo di filo di ragno, e questo gli rallentava i movimenti.
L’aracnide inarcò il posteriore per colpirgli la gamba con il pungiglione, ma così facendo lui fu in grado di tirarla via e di puntellare il piede contro il suo addome, liberandosi il braccio sinistro dalla pressione delle chele.
Fu così in grado di afferrare uno dei lunghi coltelli del Troll morto sotto di sé, e glielo piantò dritto tra gli occhi scintillanti.
Il ragno gorgogliò, si accasciò da un lato e morì, raccogliendo le zampe sopra l’addome, come se fossero raggrinzite.
Finalmente l’umano poté liberare l’altra mano dal filo che l’avvolgeva e rialzarsi in piedi, ansimando. Quando vide il Troll aggrottò la fronte.
- E tu che hai da guardare?- sbottò.
Detto ciò, gli lanciò una sfera di fuoco che lo uccise.
 
Il verso dei mostri gli giunse alle orecchie, così nitido che non riuscì a non preoccuparsi: aveva perso troppo tempo, e adesso si erano accorti del suo trucco. Giusto in tempo per tornare indietro a prenderlo.
Imprecando, Timmi ricominciò a correre, dirigendosi chissà dove, alla cieca, mentre i demoni tornavano a circondarlo. Accese la Fiaccola, falciando quelli che lo avvicinavano troppo, e presto si ritrovò di nuovo nella radura al cui margine, ora se ne rese conto, c’era un burrone.
Guardandosi attorno si accorse di essere stato completamente bloccato: dagli alberi stavano uscendo troppi mostri, troppe creature oscure… e lui non poteva affrontare tutti. Di certo, non in quelle condizioni.
- Dietro di te!-
Non riuscì a riconoscere la voce, né capì da dove veniva, ma giunse giusto in tempo: si voltò verso il dirupo, e vide una grossa Arpia dirigersi ad ali ed artigli spalancati verso di lui.
Menò un colpo di Fiaccola, recidendo un’ala alla creatura, ma un istante dopo venne spinto in avanti, ed un forte dolore gli prese la spalla destra, talmente intenso che perse la presa sull’arma, la quale cadde nell’erba. Lui finì faccia in avanti verso il burrone, e la cosa che l’aveva aggredito, a seguito dello slancio, fu proiettata di sotto. Purtroppo, anche lui stava per finire di sotto, e non riuscì ad aggrapparsi a niente.
Sentì un improvviso strattone al braccio sano, ma poi riprese a cadere.

Come sempre siamo arrivati ai ringraziamenti, che vanno (come sempre) a Ely79, a LullabyMylla, a Niki 96, a Crisan e a Lalayth, che seguono la storia.

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Capitolo 17
*** Cap. 17: Una fuga divisa ***


Se questo capitolo sembra lungo, sappiate che inizialmente era un tuttuno con il prossimo....
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Xander si rialzò vagamente intontito e guardò il pendio che da cui era caduto: non era proprio perpendicolare al terreno, ma comunque non aveva speranze di riuscire a tornare su, senza contare il fatto che doveva portarsi dietro anche Timmi.
Aveva usato la magia per rendere invisibile se stesso e gli altri (non era nemmeno sicuro di poterlo fare, all’inizio), poi avevano tentato di raggiungere il loro amico tutti insieme e, quando l’avevano trovato, era in una radura, sotto attacco da ogni lato. Quando Nadine aveva visto un’Arpia arrivargli alle spalle non era riuscita a resistere e l’aveva avvertito, ma non era comunque servito a granché, visto che un altro mostro l’aveva assalito alle spalle.
Xander era corso istintivamente in avanti per afferrarlo al volo, ma non era riuscito a sostenere il peso di entrambi, e così adesso si trovavano tutti e due là sotto. Il solo motivo per cui non avevano fatto la fine del demone (il quale, in quel momento, somigliava ad una specie di budino sanguinolento) era che il ragazzo aveva rallentato la caduta con la magia come meglio poteva.
Tuttavia, i mostri non si erano certamente arresi, ed alcuni volatili in quel momento stavano scendendo in picchiata verso di loro.
- Dannazione…- mormorò. Si voltò verso Timmi e lo mise sulla schiena - Svegliati!- esclamò, scuotendolo - Ehi! Forza!-
Il mezzodemone gemette ed aprì gli occhi; mettendosi a sedere, vide le Arpie che arrivavano sopra di loro.
- Il braccio…- disse  - Aiutami…-
Xander annuì e lo aiutò a mettersi in ginocchio, poi gli tolse la mitena destra e gli tirò su il braccio, mentre lui gemeva leggermente per il dolore.
- Tutto bene?- chiese il mago.
- Stai zitto e, soprattutto, stai dietro di me.-
Il vortice si aprì un istante dopo, e diverse Arpie ne furono irresistibilmente risucchiate, finendovi all’interno e scomparendo.
- Bene…- disse piano Timmi, mentre il braccio gli ricadeva in giù quasi immediatamente.
Subito dopo alzò l’altro braccio e si tolse anche la seconda mitena usando i denti, poi puntò Riflusso verso le Arpie ancora in giro.
La fiamma arancione che venne scatenata dal suo palmo fu molto più piccola di quella che Xander gli aveva visto la prima volta, ma bastò: un solo colpo incenerì quei mostri all’istante, facendo sparire le ultime tracce dell’inseguimento.
Mentre lui esalava un sospiro stanco, Xander gli rimise le mitene e si passò il suo braccio sano sopra le spalle, aiutandolo ad alzarsi. Benché lui fosse più alto, era così ingobbito che praticamente si trovava alla sua stessa altezza.
- Da che parte?- chiese.
- Sinistra…- gemette Timmi - Almeno penso… non so… ho perso il senso dell’orientamento… dov’è la luna?-
Il ragazzo scosse la testa.
- Non so, ma possiamo usare la magia per orientarci.-
Un ruggito soffocato raggiunse le loro orecchie.
- Andiamo.- disse Xander, prendendo la sinistra - Meglio trovare un nascondiglio per la notte.-
 
I mostri seguirono così rapidamente Timmi e Xander che nemmeno si accorsero di loro tre, nascosti dietro altrettanti alberi, passandogli accanto senza vederli.
Alcuni si precipitarono giù per il ripido pendio, specialmente quelli dotati di ali, mentre altri si affrettarono a raggiungere i sentieri più vicini,
Rimasero immobili ed in silenzio, non più protetti dal velo di invisibilità del loro amico, che era svanito con lui, e per un istante cedettero di essere sul punto di morire per la paura. Quando la via fu abbastanza libera, Jo, Alis e Nadine uscirono finalmente dai loro ripari e corsero all’orlo del baratro.
- Non vedo niente.- disse Jo - È troppo buio.-
- Speriamo che si siano salvati…- disse piano Alis.
- Ma ora dobbiamo salvare noi stessi.- osservò il ragazzo - Propongo di dirigerci verso il grattacielo. Se quei due sono ancora vivi…-
- Certo che sono ancora vivi!- sbottò Nadine, alzandosi in piedi - E adesso muoviamoci!-
Mentre andavano, Alis notò a terra, abbandonata a se stessa, la Fiaccola di Timmi. Gli era caduta quando il mostro l’aveva aggredito.
La raccolse, infilandola nello zaino: gliel’avrebbe restituita appena si fossero ritrovati.
 
***
 
Xander e Timmi continuarono a camminare per quasi un’ora, il primo che sorreggeva il secondo, nel più totale silenzio, alla ricerca di un posto per nascondersi. Intorno a loro, alcuni animali notturni lanciavano i loro richiami solitari, mentre dei demoni non v’era traccia: probabilmente avevano deciso di inseguirli per un’altra strada.
- Perché sei tornato?- chiese ad un tratto il mezzodemone - Vi avevo detto di andarvene. Io vi avrei raggiunti.-
- Volevamo aiutarti.- rispose Xander, continuando a guardare davanti a sé.
- Stupido.- sbuffò lui - Non avevo bisogno di alcun aiuto, io.-
- Già, in centro contro uno, con te stanco, mezzo nudo e ferito… decisamente non avevano possibilità.-
Timmi sbuffò, ma non rispose.
- Sai, è un paio di giorni che penso ad una cosa…- disse dopo un po’.
- E vuoi dirmela?-
- Sì.- rispose lui - Riguarda il fatto che sono in grado di usare la Fornace anch’io… perché se è davvero così…-
- Scordatelo.- disse pacatamente Xander, che aveva già capito - Non ci riusciresti, non puoi fare tutto tu. Hai bisogno di me.-
- Davvero?-
- Certo!- esclamò convinto lui - Insomma, tu intendi dire di voler superare i demoni, uccidere Kyle e spegnere la Fornace tutto da solo. Non ne avresti mai la forza, e lo sai.-
- Non ce l’ho?- sogghignò Timmi - Donovan, tu non mi conosci così bene. Per domattina sarò già guarito, e più sforzi sostengo più divento forte. Ho ammazzato un Tarrasque senza usare i vortici, tre anni fa.-
- Ma come sai che Kyle non è ancora più forte?- chiese Xander, chiedendosi cosa mai fosse un Tarrasque - Pensaci… non mi sembra che tu controlli granché bene questi tuoi poteri, no? Lui invece è molto più tranquillo di te, quando li utilizza… e sembra possedere dei vortici anche lui, ma non porta né guanti né mitene, per bloccarli. Non so granché di magia, ma se ho capito come funzionate voi mezzidemoni, non credo che riusciresti a farcela da solo.-
Lentamente, Timmi annuì, con aria rassegnata.
- D’accordo…- sospirò - Forse hai ragione tu. Comunque, non dovevi tornare indietro. Rischiare in due è stato stupido. Siamo i soli a poter spegnere la Fornace, e se crepiamo entrambi…-
- Lo so.- sbuffò Xander - Ma dovevo tornare a prenderti. Tu l’avresti fatto.-
- Mi pagano per questo, idiota.-
- No, l’idiota sei tu!- sbottò il mago - Tu ed io siamo amici, accidenti! Amici! Cosa non capisci, di questa parola?-
Timmi rimase in silenzio per qualche altro minuto, pensieroso.
- Ho paura dei legami.- disse alla fine.
Xander ne fu così sorpreso che si voltò a guardarlo: non era da lui parlare in quel modo. Solitamente, negava ogni cosa.
- Colpa di Kyle, probabilmente.- continuò - Essere tradito in quel modo da mio fratello e perdere tutta la mia famiglia nel giro di una sola notte non mi ha fatto esattamente bene, scommetto.-
Il ragazzo lo lasciò parlare, incerto di cosa rispondergli: non aveva mai affrontato un simile argomento con lui, prima d’ora.
- Mi dispiace.- disse alla fine il mezzodemone - Cercherò di rimediare, in qualche modo.-
Proseguirono nel loro cammino, senza più parlare, ma Xander comprese che qualcosa, in lui, stava rapidamente cambiando, rendendolo molto diverso dal Ragazzo che Faceva Paura appostato davanti alla sua scuola. Timmi stava maturando, e forse anche guarendo.
 
Finalmente, dopo un’altra ora di marcia, giunsero in vista di una piccola grotta scavata nel fianco del muro di roccia accanto a loro.
Vi si infilarono immediatamente, e Xander lo mascherò alla bell’e meglio con qualche frasca che strappò in giro, poi raggiunse il fondo del rifugio, dove accese un piccolo lume magico e fece comparire delle bende per medicare la ferita di Timmi: il taglio, infatti, continuava a sanguinare. Tuttavia, quando lui ebbe capito le sue intenzioni, scosse la testa.
- Lascia stare, ragazzino.- disse - Non servirebbe a niente.-
- Perché?- chiese.
- Per due motivi: primo, per una ferita come questa ci vogliono i punti. Le bende non bastano.-
Xander deglutì: non sapeva cucire, e non aveva alcuna voglia di cominciare sulla pelle del suo amico.
- Secondo… e qui ti tolgo le castagne dal fuoco… ho i miei metodi per rimettermi insieme.-
- Ovvero?-
- Risucchio e Riflusso.- rispose lui, puntando con un gemito la mano destra contro alcune pietre in un angolo - Quando li metto a contatto e Riflusso è carico, si crea una specie di flusso di energia, che si esaurisce lentamente nel mio corpo, restituendomi forze e salute.- spiegò, assorbendo i sassi nel vortice dopo essersi tolto la mitena.
- Quindi, puoi guarire da solo?-
- Sì, e piuttosto in fretta. Non l’ho fatto prima per ovvie ragioni.- e picchettò con un dito la spalla.
- Bene.- disse il ragazzo - Allora, direi che dovremmo solo disinfettare il taglio, che ne dici?-
- No.- rispose Timmi - I demoni non si ammalano.-
- E allora perché hai lasciato che Nadine ti medicasse, l’altro giorno?-
Lui lo guardò.
- Ragazzo, lavorerò anche per gli arcangeli, ma nessuno mi ha obbligato a fare voto di castità.-
Si guardarono negli occhi per qualche istante, poi scoppiarono a ridere.
 
Trascorsa la notte in un'auto mezza distrutta, Nadine, Jo ed Alis si svegliarono alle prime luci dell'alba e proseguirono facendo estrema attenzione a non farsi vedere: l’intero percorso era disseminato di creature d’ogni sorta, e molte di queste avevano un’aria poco socievole.
I demoni sembravano essersi propagati per tutta l’isola, ed il minimo rumore veniva amplificato migliaia di volte nel silenzio del bosco che li circondava. Creature striscianti ed oscure si aggiravano intorno a loro, acquattate nell’ombra, in agguato, pronte a scattare contro una qualsiasi preda così incauta da avvicinarsi troppo.
Tenersi a distanza richiese tutta la loro prudenza, specialmente considerando il fatto che i soli due membri del gruppo in grado di usare la magia erano momentaneamente dispersi, ed uno di essi era anche ferito, se avevano visto bene. Come se questo non bastasse, nessuno di loro aveva mai avuto a che fare con quel genere di situazioni: l’unico che sapeva come muoversi in territorio ostile era Timmi, e con lui forse avrebbero potuto procedere più speditamente.
Adesso, invece, si dovevano accontentare di strisciare ai margini del sentiero, usando gli alberi come riparo e guardandosi costantemente alle spalle. L’atmosfera del bosco che li circondava era tremendamente pesante e scura, siccome gli alberi erano tanto fitti da oscurare il sole, rendendo il sottobosco nero e cupo come non mai. Non di rado furono costretti a nascondersi per evitare di venire scoperti dai loro inseguitori, ed un paio di volte furono anche obbligati a tornare indietro per un bel tratto, prima di poter proseguire oltre.
Ci volle molto tempo prima di poter tirare finalmente un sospiro di sollievo: soltanto a pomeriggio inoltrato, quando ormai il sole aveva iniziato il proprio declino, i tre furono abbastanza liberi e lontani dai mostri da potersi permettere una pausa.
- Uff…- sbuffò Jo, abbandonandosi a terra sulle foglie del sottobosco - Finalmente… non ne potevo più…-
- Ci fermiamo solo pochi minuti.- disse Nadine, sedendosi su una pietra - Non sappiamo quanto lontani sono i nostri… amici.-
- Cerchiamo di capire quanto siamo lontani dal grattacielo, piuttosto…- sbuffò lui - Alis, dai un’occhiata alla mappa, su.-
- Oh, sì, agli ordini, signor capitano…- grugnì sarcastica lei con la fronte aggrottata, gettandogli un’occhiataccia.
La batteria del computer era quasi completamente esaurita, ma c’era abbastanza carica per una veloce consultazione del documento, che la ragazza si era assicurata di aggiornare nei giorni precedenti, annotando progressivamente la loro posizione.
- Quanto abbiamo fatto, secondo voi?- chiese.
- Boh.- sbadigliò Jo - Qualche chilometro, secondo le mie povere gambe…-
- Meno di tre chilometri, credo.- disse Nadine - E ce ne mancavano una buona decina.-
- Uffa…- sbuffò il ragazzo - Ancora?-
- Temo di sì.- rispose Alis - In effetti, c’è ancora un po’ di strada da fare.-
Si rimisero in marcia non appena Alis ebbe annotato la loro posizione approssimativa ed ebbe spento il computer, costeggiando il margine più esterno del bosco, così da sfruttare le ultime ore di luce.
Luce preziosa come non mai, dato il fatto che i mostri, durante il giorno, se ne stavano più discosti, dove le ombre erano più fitte, al riparo dai raggi che sembravano odiare tanto.
Sapevano già che i Demoni Scheletro non potevano inseguirli durante il giorno, e questo era un buon vantaggio, considerando il fatto che non potevano essere uccisi, di notte, ma se anche gli altri mostri temevano il sole potevano considerarsi al sicuro (almeno in parte).
In ogni caso la loro era solamente una teoria, e non ne erano abbastanza convinti da uscire completamente dal riparo degli alberi.
Dopo qualcosa come cinque chilometri (percorsi in compagnia dei borbottii inviperiti di Jo), incontrarono un bivio nel sentiero: alla loro sinistra scendeva, a destra saliva.
- Dove andiamo, navigatore?- chiese Nadine.
- Non lo so.- rispose Alis, stringendosi nelle spalle - Possono essere giuste tutte e due, per quanto ne so.-
- Andiamo verso il basso.- propose Jo, che aveva approfittato della breve pausa per sedersi - Magari così troviamo Xander e Timmi.-
- Cosa te lo fa pensare?-
Lui si strinse nelle spalle.
- Bhè, sono caduti giù per un pendio, no?- disse - Quindi sarà più facile trovarli se scendiamo anche noi.
Nadine annuì.
- Sì.- disse - Può essere un’idea.-
- Strano che l’abbia avuta lui…- aggiunse Alis, ridacchiando.
Jo ricominciò a borbottare.
 
Mentre Jo, Alis e Nadine uscivano dall'improvvisato riparo e proseguivano sulla loro strada, Xander e Timmi riemergeano dalla piccola grotta per proseguire il cammino solitario che erano costretti a compiere, dopo una notte di riposo che li aveva rimessi in forze.
Per prima cosa controllarono la spalla di Timmi (lui disse che non ce n’era bisogno, ma Xander continuò ad insistere): l’unica traccia della ferita, adesso, era una sottile linea bianca, simile a quelle che aveva sul petto, sulle braccia e sulla schiena. Una nuova cicatrice.
- Una più, una meno… che differenza vuoi che faccia…- ridacchiò, passandoci sopra una mano.
Quanto al fatto che era a torso nudo, Xander gli procurò una nuova maglietta, creandola con la magia, oltre che un rimpiazzo per il lungo gilet bianco che aveva perso. Lui lo ringraziò davvero, anche perché iniziava a lamentare un certo frescolino…
- Vedo che adesso ti riesce.- disse poi - Prima facevi esplodere le cose anche con questo incantesimo.
Il ragazzo si strinse nelle spalle.
- Bhè… starò migliorando.- osservò.
Timmi annuì.
- Già.- concordò con un sorrisetto - Decisamente sì.-
Ripresero a camminare di buona lena, anche perché avevano perso gli zaini nella caduta, e dunque erano molto più leggeri di prima. Purtroppo il mezzodemone aveva perso anche Nova, e a Xander sembrò piuttosto seccato della cosa.
- Grunt…- grugnì a denti stretti, quando il ragazzo gli ebbe detto dov’era caduta - Ora Loran mi romperà le palle per una vita… quella spada era una delle poche cose a funzionare bene, tra le sue invenzioni…-
- Chi è Loran?- chiese lui.
- Un Elfo. Un Elfo strano.- rispose lui - Un Elfo che crede di intendersi di scienza, che dopo la fondazione del Sommo Concilio ha offerto la sua collaborazione. È il responsabile della sezione di ricerca sulla tecnomagia… ma ha la stessa abilità di una scimmia… forse anche meno…- ridacchiò - Niente di ciò che costruisce funziona nel modo giusto: tutto ha sempre degli intoppi, dei difetti, errori di assemblaggio, problemi nella progettazione… tutti quelli che cercano di usare la sua roba finiscono regolarmente col procurarsi più guai di quanti non ne meritino.-
- E allora perché non lo sostituite?-
- Perché è il solo a sapere come si metta insieme un congegno degno di tale nome.- rispose Timmi, scocciato - A volte lui è anche bravo, sai? Pensa alla Fiaccola.-
E ridacchiò, apparentemente suo malgrado.
Restarono in silenzio qualche altro minuto, quando poi Timmi riprese la parola:
- Stavo pensando alla Fornace.- disse - Al modo in cui possiamo distruggerla.-
- Davvero?- chiese Xander.
- Sì.- annuì lui - Tu dai per scontato che io non ce la possa fare, dopo aver affrontato Kyle. Se tu dovessi avere ragione, avremmo un grosso problema, perché la tua magia non è sufficientemente forte per una cosa del genere. Te la cavi bene con le esplosioni, questo te lo concedo, ma non sei ancora ad un livello sufficiente per qualcosa di così grande.-
- Non importa.- disse Xander, tranquillo - Tu hai detto che solo un Utilizzatore può usare la Fornace, e Kyle dice che lei gli ha parlato. Quindi, immagino di poterlo fare anch’io, forse.-
- E cosa speri che ti dica?-
- Non so… magari può suggerirmi un modo per distruggerla.-
Il mezzodemone aggrottò la fronte.
- Sei sicuro?- chiese - Secondo me, sei troppo ottimista. Non credo che i Custodi dell'Eden avrebbero permesso una cosa del genere.-
- Magari non me lo dirà direttamente.- concesse il giovane mago - Però dovrà pur farmi sapere in che modo evitare di danneggiarla. Se facessi esattamente l’opposto, o quantomeno fare esplodere i punti più critici, potrei causarle dei danni, non pensi?-
Lui annuì lentamente.
- Probabile.- ammise - Ma ancora non sono convinto. Avranno pensato anche a questo.-
- Lo so.- sospirò Xander - Ma non mi viene in mente altro.-
Raggiunsero la fine del canyon, mentre la roccia si trasformava gradualmente in terriccio ed erba fresca, e ben presto si ritrovarono di nuovo nel bosco, nel quale si inoltrarono costeggiando il bordo di un sentiero semicoperto di frasche e piante basse. Avevano appena iniziato ad avere fame che, fortunatamente, incontrarono un lago.
- L’acqua mi sembra abbastanza pulita.- dichiarò Timmi, annusando l’aria ed assaggiandola - E non vedo mostri, nei dintorni. Potremmo perdere un po’ di tempo per pescare.-
- E con cosa, se non abbiamo lenza e canna?- chiese il mago, con l’aria di chi spiega una cosa ovvia.
- Così, geniaccio…- sbuffò il mezzodemone, raccogliendo due pezzi di legno ed un sasso - Ora facciamo una punta a questi, così ci infilziamo i pesci.-
Xander inarcò un sopracciglio.
- E chi sei, MacGyver?-
- Ma sta zitto…-
La pesca non fu esattamente una passeggiata: persino Timmi, che era più veloce e reattivo di Xander, cadde in acqua una volta… il che, rispetto a quanto era zuppo il mago, era ben poca cosa.
Comunque, riuscirono a prendere quattro pesci (uno dei quali venne catturato dal ragazzo… cioè, no… non uno, mezzo, perché per poco non gli scappava di nuovo…), e Timmi accese un fuoco, sopra il quale costruì una sorta di tettoia con una sottile pietra piatta, così da cuocerli meglio.
- Questo chi te l’ha insegnato?- chiese Xander, mentre si asciugava.
- Oh, sai…- rispose lui, girando i pesci distesi sopra la pietra con un legno - È una cosa che le sirene fanno spesso, quando mangiano sulla terraferma. Ci vuole un po’ per scaldarla, ma è un trucco fantastico per cuocere il pesce.-
- Sirene?- ripeté lui - Tu hai visto le sirene?-
- Una sola.- grugnì il mezzodemone, incupendosi di botto - E mi è bastato per tutta la vita.- aggiunse, stringendo talmente tanto il legnetto da spezzarlo.
- Perché?-
Ma lui scosse la testa.
- Credimi, ragazzo… tu… non vuoi… saperlo…- mugugnò a denti stretti - Io… odio… le sirene!-

Okay, va detto che siamo ancora lontani dal momento a cui mi riferisco, ma vi dico fin da subito che c'è qualcosa in questo capitolo (verso la parte conclusiva) che avrà una certa importanza, prima o poi. Ve lo dico perchè... cavolo, non ci resisto... XD riguarda un personaggio che mi piace troppo!
Okay, ora basta con gli spoiler gratuiti, e ringraziamo i miei cari lettori, ovvero Ely79, LullabyMylla, Niki 96, Crisan e Lalayth.

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Capitolo 18
*** Cap. 18: L'indovinello ***


Nadine, Alis e Jo proseguirono praticamente senza fermarsi, mangiando poco (- Ma io ho ancora fame!-; - Taci, Jo!-) e camminando parecchio (- Oh, per favore, possiamo fare una pausa?-; - Ho detto taci!-). I demoni continuarono a restarsene fuori dai piedi, in modo a dir poco sospetto, nonostante la luce solare che li proteggeva. Era come se ci fosse qualcosa che impediva loro di avvicinarsi troppo.
- Qualcosa non mi quadra, sapete?- disse Alis dopo un po’ - C’è troppa calma… troppo silenzio, qui in giro.-
Si guardava attorno con aria preoccupata, passandosi inconsciamente le mani sui bicipiti, quasi avesse freddo. Sembrava prede di una sorta di tic.
- Sei troppo paranoica.- ridacchiò Jo che, al contrario di lei, sembrava perfettamente a proprio agio - Per una volta ci ha detto bene, che ti frega se non ci sono mostri in giro?-
- No, ha ragione lei.- obiettò Nadine - Fin dall’inizio abbiamo sempre incontrato qualcosa… come quel grosso…- e qui un brivido la scosse tutta - … ragno… era tutto solo, ma c’era.-
- Ah, che disfattiste…- sbuffò il ragazzo - Se proprio volete vedervi morte, fate pure.-
Alis strinse gli occhi.
- Jo?- disse.
- Cosa?-
- Sparati.-
 
Il silenzio li accompagnò ancora per qualche tempo, spezzato solo dai loro passi e da qualche commento sull’atmosfera generale, che Jo continuava a considerare un autentico colpo di fortuna, a differenza delle due amiche. D’altra parte, smise quasi di parlare dopo l’invito di Alis ad usare un’arma da fuoco su se stesso.
Continuarono così per alcune ore lungo i sentieri foderati di foglie secche (la vegetazione era cambiata ancora, mutando il bosco in una macchia di latifoglie) fino a giungere ad uno spiazzo nel sentiero in discesa, sufficientemente largo da ospitare una trentina di persone.
O peggio ancora, un’enorme, mastodontica Sfinge.
 
Era profondamente addormentata, precisamente nel centro dello spiazzo, raggomitolata come un gigantesco gatto giallastro. Aveva la testa simile a quella di una donna, pur conservando dei tratti alquanto felini attorno ad occhi e naso; il corpo, invece, era quello di un leone, e sulla schiena le spuntavano due grandi ali d’aquila.
Russava con tanto impegno da far svolazzare alcune foglie lì in giro, come se stesse cercando di vincere le Olimpiadi della Russata. Avrebbe svegliato anche un orso in letargo, ma almeno non sembrava consapevole della loro presenza lì… per il momento.
- Ohiohi…- gemette Alis, con una vocina piccola piccola.
- Cerchiamo di aggirarla.- disse piano Nadine, ripescando la pistola dallo zaino e puntandola contro la creatura addormentata - Solo… fate piano…-
Jo prese il bastone che gli aveva regalato Timmi, anche se non era esattamente certo di come usarlo, e tutti insieme cominciarono a spostarsi lentamente di lato, senza perderla d’occhio, attenti a dove…
CRACK!
Alis e Nadine guardarono malissimo Jo, che sollevò lentamente il piede dal ramo che aveva appena spezzato, mentre la Sfinge, leggermente infastidita, si agitava nel sonno.
I tre la guardarono col cuore in gola per un istante, ma quando fu chiaro che non si sarebbe svegliata trassero un sospiro di sollievo. Jo riabbassò il piede, ma ancora una volta calpestò il rametto, spezzandolo di nuovo.
La sfinge si agitò più di prima, ed Alis agguantò Jo per un gomito, trascinandolo lontano dal legno.
- Sei un idiota!- sibilò furiosa - Idiota, idiota, idiota!-
- Smettila!- sbottò lui - Non sono un idiota!-
- Sssh!- fece Nadine - Finitela! Andiamo via!-
Ricominciarono a spostarsi, e stavolta fecero molta più attenzione a dove mettevano i piedi (e a dove li metteva Jo).
Erano quasi arrivati al grosso deretano della Sfinge quando un vecchio ramo secco, diversi metri sopra di loro, si spaccò di netto e precipitò esattamente sopra la sua testa, colpendola con forza sufficiente da svegliarla.

Infastidita, la creatura aprì gli occhi, ancora un po’ assonnata, e i tre si paralizzarono all’istante, mentre lei si sollevava a sedere e si stiracchiava, scuotendo il capo per togliersi di dosso il ramo.
Non appena si accorse di loro li guardò uno ad uno con i suoi occhi ambrati, facendo guizzare la coda dietro di sé. Era tanto grande da bloccare il passaggio con le zampe e l’immenso posteriore. Tuttavia, non sembrava intenzionata ad attaccarli.
- E voi chi sareste?- chiese.
Aveva una voce sorprendentemente umana e profonda, anche se sotto il tono interrogativo si sentiva comunque un accenno di accento felino.
- Ehm…- Alis guardò Nadine, che si strinse nelle spalle - Nessuno.-
- Nessuno accecò Polifemo.- osservò pigramente la Sfinge - Quindi, se voi siete Nessuno, devo presumere che siate qui per accecarmi.-
- Eh? No!- esclamò Jo - Polifemo era un gigante, tu una Sfinge! Noi stiamo solo passando!-
- Era un ciclope.- corresse l’immenso felino - In ogni caso, non potete passare. Temo che non sia possibile, adesso.-
- Vuoi attaccarci?- chiese con apprensione Alis.
- No.- rispose la Sfinge - Non lo farò, senza un motivo. Non ho motivo di odiarvi, e non mi interessa ciò che farete. Tuttavia, prima dovrete rispondere correttamente all’indovinello che vi porrò.-
I tre si scambiarono un’occhiata.
- Ehm… dobbiamo proprio?- chiese Jo.
- Potete tornare indietro.- ripeté lei - Esiste un altro sentiero, che fa un lungo giro attorno alla collina, ma si trova all’esterno del mio territorio. È lì che i mostri sperano vi rechiate.-
- Aspetta…- disse lentamente Nadine - Il tuo territorio? Vuoi dire che i demoni qui non ci vengono?-
- No.- rispose la Sfinge, scollando lentamente le ali e sollevando una nube di polvere e foglie - Le creature come me sono intoccabili per loro. Ci temono. Passando di qui sarete al sicuro. Tornando indietro, rischierete la vita.-
- E tu non ci faresti del male?- domandò Alis.
- No.- rispose ancora - Non se risolverete il mio indovinello.-
- E perché dovresti farci passare?- chiese Jo, stringendo gli occhi, sospettoso - In fondo, sei un demone, no?-
- No.- ripeté con calma la Sfinge - Io sono una forma di creatura mistica, ma non ho niente a che fare con i demoni. Non parteggio per nessuno, ed attacco solo coloro che non sanno dare una risposta alle mie domande. È questa la mia natura. Ora, cosa decidete?-
Nadine aggrottò la fronte, riflettendoci su: in fondo, quella le sembrava la scelta migliore da prendere. Decisamente, meglio lei che i demoni.
- Scusa un attimo.- disse.
Lei, Jo ed Alis le voltarono le spalle e si consultarono velocemente.
- Che si fa?- chiese Jo - Qualcosa mi dice che potrebbe essere una pessima idea.-
- Concordo con te, ma non possiamo tornare indietro.- osservò Nadine - Troppo pericoloso.-
- Quindi vorresti provare a rispondere al suo indovinello?-
- Ragazzi, non vi ricordate di Edipo?- chiese stancamente Alis.
- Che c’entra Edipo? E poi, chi diamine è Edipo?- ribatté Jo.
- La domanda della Sfinge!- esclamò Nadine, battendosi una mano sulla testa ed ignorandolo - Ma certo… allora sarà semplicissimo.-
- In tal caso, tanto vale lasciarla fare.- annuì Alis.
- Volete spiegarmi?- sbuffò il ragazzo.
- Studia di più, e te lo spiegherai da solo!- ribatté acida Alis,  voltandosi con Nadine verso la gigantesca creatura, che stava attendendo pazientemente.
- Abbiamo deciso.- disse l’amica - Avanti, poni il tuo indovinello.-
La Sfinge annuì e si sedette a terra, poi cominciò a recitare una filastrocca.
- Circondo all'albero, continuo a girare,
 ma nel tronco non riesco a entrare.
Robusta e ruvida circondo il legno,
solida e incontrastata su questo mio regno.
Se passare voi volete,
il nome mio dire dovrete.
Né muschio né lichene,
quale parola alle vostre menti sovviene?-
 
I tre guardarono la sfinge a bocca aperta per una decina buona di secondi.
- Ehm…- fece Jo - Alis, me lo dici, adesso, com’era quella storia di Edipo?-
Lei deglutì.
- D’a… d’accordo…- balbettò la ragazza - Forse ho… sottovalutato la cosa…- guardò Nadine - Tu ci hai capito qualcosa?-
Lei scosse la testa lentamente.
- No.- rispose - E tu?-
Anche Alis scosse la testa.
- Dobbiamo ragionarci per bene…- sospirò - Com’era? Attorno all’albero continuo a girare, ma non riesco ad entrare…-
- Qualcosa che circonda l’albero.- disse Nadine.
- Il muschio?- propose Jo.
- No, ha detto anche “né muschio né lichene”.- rispose Alis.
- Allora l’edera.-
- No… qualcosa come… “robusta e ruvida”, giusto?- recitò Nadine.
Alis si passò una mano dietro la collottola e passò lo sguardo lì attorno. La Sfinge, intanto, li osservava in attesa, tranquilla e silenziosa… ma non lo sarebbe rimasta tanto a lungo, prima o poi avrebbe deciso che il tempo era scaduto e…
L’occhio le cadde sul ramoscello calpestato da Jo, tutto scheggiato e scorticato. Lo guardò un attimo, cercando di capire a cosa si riferisse la creatura: qualcosa che circondava l’albero, senza mai entrare dentro… come una specie di armatura, magari?
All’improvviso, fu colpita da un’illuminazione anche troppo semplice per non pensarci.
- Alis?- chiese Jo, vedendola imbambolata - Tutto bene?-
Lei raccolse il bastoncino, guardandolo: che scema che era stata…
- Corteccia.- disse, guardando la Sfinge - È la corteccia, vero?-
La Sfinge annuì silenziosamente e si alzò per farli passare. Loro non aspettarono un solo istante e schizzarono via, senza fermarsi finché l’enorme creatura mitologica non fu scomparsa alla vista.
- Corteccia…- sbuffò Jo - La risposta all’indovinello era “corteccia”?-
- A quanto pare.- disse Nadine - In fondo, è logico… cos’altro poteva crescere su un albero, di ruvido e duro, che non era un muschio o un lichene?-
- Se era tanto semplice, perché ci ha messo così tanto per pensarci?- grugnì lui, accennando all’amica col capo.
- Ero sotto pressione, Jo!- sbottò lei, offesa - E poi scusa, potevi farlo anche tu!-
- Io sono l’esploratore!- replicò il ragazzo - Devo salvare la situazione, non risolvere indovinelli!-
- Oh, finitela!- sbottò Nadine, quando Alis aprì la bocca per replicare - Pensate a camminare, dobbiamo ancora trovare Timmi e Xander.-

Capitolo un po' più breve, oggi... ditemi voi se volete il successivo in anticipo, vista la "lunghezza" di questo. Intanto, dico grazie ai miei lettori abituali, ovvero Ely79, LullabyMylla, Niki 96, Crisan e Lalayth

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Capitolo 19
*** Cap. 19: Ricongiungimento ***


Lasciato il lago, Timmi e Xander si fermarono un’altra volta dopo un paio d’ore di marcia, ma solo perché trovarono qualcosa di veramente impressionante.
Era una specie di gigantesca sfera, ma fatta completamente d’acqua, sospesa a cinque metri da terra. Somigliava quasi ad una boccia per i pesci, anche se non poggiava su niente di solido; aveva un diametro di una ventina di metri, come minimo, e tutta la sua superficie era percorsa da numerose increspature causate dal vento. Tutto intorno c’erano diverse apparecchiature elettroniche rotte: fari, generatori, cavi, monitor scassati… riuscirono anche a riconoscere alcune telecamere, sparse lì in giro.
Dentro la sfera, esattamente nel c’entro, c’era un ammasso di strani involucri verdastri e semitrasparenti, simili a giganteschi palloni da spiaggia, all’interno dei quali si intravedevano strani cosi scuri, di forma allungata, simili ad enormi chiodi. Ad occhio e croce, ce n’erano diverse dozzine.
- Che roba è?- chiese Xander.
- Non lo so.- rispose Timmi - Ma qualsiasi cosa sia, ha richiesto un incantesimo d’acqua degno di Cannella, credimi.-
- Chi?-
- Una Custode dell'Eden, quella dell’acqua. Non chiedermi perché si chiami così.- si avvicinò lentamente al lago sferico, osservando con attenzione le strane palle nella bolla - Voglio capire che roba è… Donovan, procura una corda lunga e legala stretta da qualche parte.-
- Agli ordini…- disse sarcastico lui, ma il mezzodemone non gli badò.
Con la magia procurò quanto richiesto e poi la legò saldamente attorno al tronco di un albero, mentre il mezzodemone prendeva l’altro capo e se lo assicurava alla vita, dopo essersi messo una pietra affilata tra i denti.
- Che intenzioni hai?- gli chiese.
- ‘oglio ‘ntha’e ‘ell’a’ua fe’ ‘ai’e ‘osa ‘ahho è ‘ue’a ‘oba.- rispose, la voce corretta dal sasso che aveva in bocca.
- Eh?- chiese Xander, che non aveva capito quasi niente (anche se aveva delle teorie per la parola “ahho”).
Lui non rispose prima di essersi tolto di bocca l’arma improvvisata.
- Ho detto che voglio entrare in acqua e… bah…- grugnì, facendo un gesto scocciato con le mani ed allontanandosi - Torno subito.-
Con un solo salto entrò nell’acqua sopra di lui, immergendovisi completamente. Per un istante Xander credette che sarebbe caduto fuori per effetto della forza di gravità, ma dentro quella strana sfera le leggi fisiche parevano annullate, perché continuò a nuotare verso il centro della "cosa" come se niente fosse, e con poche bracciate raggiunse le sfere rinchiuse là dentro.
Le studiò per un po’, poi ne afferrò una con attenzione e la rigirò nell’acqua, provocando un certo rimescolarsi delle alte. Rimase immerso nel liquido a studiare quella cosa per tanto di quel tempo che, per un secondo, Xander temette che potesse annegare, ma alla fine il mezzodemone ritornò verso di lui e mise la testa ed il torso fuori dall’acqua, tenendo la palla trasparente ancora all’interno della “vasca”.
- Credo di aver capito.- disse, apparentemente incurante del fatto che il suo corpo era per metà immerso in una sfera d’acqua a quattro metri e mezzo da terra, mentre il lungo codino gli sgocciolava a terra - Questo coso è un uovo, e questa sfera d’acqua è un’incubatrice.-
- Un uovo?- ripeté il mago, stupito - E quale gallina l’ha deposto?-
- Oh, non credo che ne esista una con chiappe così grosse…- rispose - Comunque, credo che siano uova di una qualche creatura marina… quest’acqua è salata.-
- E allora cosa devo cercare, un tonno gigante?-
- Vuoi piantarla di sfottere e starmi a sentire? Ti ricordo che c’è un calamaro grosso come il Titanic, qui in giro!-
- Quindi sono sue?-
- Credo di sì… non sono un biologo marino, ma sembra davvero un uovo di calamaro… anche se di solito non sono verdi.-
- Cosa ne pensi?-
- Penso che qualcuno si stia divertendo a fare esperimenti.- rispose, dando un’occhiata all’uovo - Il Kraken che abbiamo visto io e Nadine l’altra volta presentava delle strane mutazioni, e mandava giù rifiuti tossici come se fossero caramelle alla frutta.-
- Quindi?-
- Quindi sei lento come una lumaca…- grugnì lui - Penso che tu possa arrivarci anche da solo, no?-
Xander aggrottò la fronte, seccato.
- Sì.- rispose stizzito - Stai dicendo che, secondo te, Ducan sta trasformando in qualche modo i Kraken per ottenere dei… Superkraken?-
- O lui o Kyle…- rispose Timmi, stringendosi nelle spalle - Ma in ogni caso, non m’interessa il chi, o il perché.- aggiunse, uscendo dall’acqua con un balzo.
- Non t’interessa?- ripeté sorpreso Xander.
- No.- annuì, strizzandosi il codino - Preferisco distruggere tutto e tanti saluti. Questa è l’incubatrice, dopotutto… via lei, via i calamaretti mutanti.-
- Ma cosa se ne fanno di un’incubatrice?-
- Stai scherzando?- rispose lui, strizzandosi anche il resto dei capelli e il gilet - Questa è roba sperimentale. Anzi, mi sembra quasi strano che non ci siano sorveglianti demoniaci, qui in giro.-
Mentre lui si asciugava, dietro di loro risuonò un tremendo ruggito gutturale ed acuto, che fece sussultare Xander.
- Ah, ecco… nessuna incubatrice sta troppo lontana dall’infermiera.- aggiunse girandosi.
 
Sembrava una specie di incrocio tra un gigantesco pollo ed un serpente rugoso. Era grosso il doppio di Timmi, pieno di scaglie color muschio marcio, con la pelle era talmente grinzosa che gli pendeva dalle braccia e dal collo, piuttosto lunghetto, in flosce cortine scagliose.
Le mani dalle lunghe dita terminavano in artigli uncinati neri come la pece, e le zampe posteriori erano simili a quelle di un dinosauro in miniatura. La coda, invece, era lunga ed affusolata, e si agitava pigramente dietro di lui, mentre avanzava verso di loro. Lungo la schiena, gli correva una lunga e bassa pinna dorsale.
Avanzava con un incedere simile a quello di un pollo, facendo scattare la testa e scrutandoli coi suoi malvagi occhi giallastri. La pupilla verticale non si perdeva alcun loro movimento.
- Credevo che le infermiere indossassero quegli orridi zoccoli asettici.- disse piano Xander, indietreggiando di un passo.
- Ed io credo che dovremo farlo fuori e liberarci di questi mutanti.- sbottò Timmi, stringendo i pugni e rannicchiandosi su se stesso come un animale pronto ad attaccare.
- E con cosa?- chiese Xander - Io sono un novellino con la magia, e tu non hai più la tua Fiaccola!-
- Pensi che la mia vita dipenda da venti centimetri scarsi di netrio?- sbuffò - Caschi male, ragazzino.-
Il mostro, intanto, si era avvicinato abbastanza a loro da lanciarsi all’attacco, e con un balzo fu letteralmente sopra le loro teste.
Istintivamente Xander si lanciò di lato, ma Timmi si sdraiò a terra, puntò le gambe e, sfruttando lo slancio preso dalla creatura, riuscì a scaraventarla dietro di sé, facendola capitombolare bruscamente a terra.
Il mostro strisciò per qualche centimetro, prima di riuscire a piantare gli unghioni nel terreno e a  fermarsi. Un istante dopo prese ancora slancio e fu addosso al mezzodemone, che non riuscì a ripetere la mossa.
Rotolarono avvinghiati per qualche secondo, mentre Xander cercava di capire quale dei due fosse quello da colpire: era tutto un agitarsi di membra indistinte, ed era difficile dire chi fosse uno e chi l’altro.
Alla fine, Timmi fu spalle al suolo, mentre il mostro tentava di azzannarlo con i piccoli ma acuminati denti conici. Xander non perse un istante e lo colpì con due sfere di fuoco, facendole più calde possibile, col risultato che quelle gli esplosero addosso, producendogli un paio di bruciature dall’aria fastidiosa.
L’essere sussultò e lanciò un verso stridente per il dolore, ma non sembrò accusare un danno particolarmente grave. Ad ogni modo, si distrasse per un tempo sufficiente da permettere a Timmi di colpirlo al mento con un tale pugno da staccare la testa ad un normale essere umano.
Il mostro fu momentaneamente disorientato, così lui poté sgusciare via… purtroppo però era ancora legato alla corda e quella, mentre lui ed il mostro si rotolavano, aveva finito con l’avvinghiarsi attorno al corpo della creatura, col risultato che lui non riuscì ad allontanarsi granché.
- Cazzo…- sbottò, strattonando la fune.
Il mostro ruggì e calò la muscolosa zampa anteriore, colpendolo al volto e gettandolo a terra. Xander, senza più riflettere, saltò sulla schiena di quella creatura, stringendogli le braccia attorno al collo, e la bestia si inarcò sulla schiena, ruggendo e tentando di scrollarselo di dosso. E infatti, un istante dopo si ritrovò a terra, mentre il mostro gli ruggiva contro, guardandolo con i piccoli occhi malvagi.
Timmi gli saltò addosso a sua volta, avvinghiandosi con le gambe al collo della creatura, e gli tenne la testa con le mani, coprendogli gli occhi. I due lottarono con quanta più forza avevano in corpo, il mezzodemone che cercava di non cadere, la creatura che invece faceva di tutto per toglierselo di torno.
Il ragazzo, intanto, si tirò in piedi e cercò di pensare a qualcosa: se fossero riusciti a fermarla per il tempo necessario a farla fuori…
- Aprigli la bocca e tienila ferma!- esclamò - Mi è venuta un’idea!-
- Sicuro, come no!- gridò Timmi, arrabbiato, lottando per non cadere - E poi cos’altro, ti preparo la colazione?-
Comunque, sforzandosi come meglio poteva, riuscì a costringere le mascelle del mostro ad aprirsi, anche se quello alzò le proprie, di mani, per forzare la morsa delle gambe dell’avversario.
Xander non gli diede tempo di fare niente, perché puntò le braccia e raccolse le forze, mirando alla bocca spalancata del mostro.
- È ora della grigliata!- esclamò, lanciando una nuova palla di fuoco.
La magia penetrò fin nell’esofago della creatura, causando una piccola esplosione all’interno della sua gola; il mostro non poté far altro che strillare per il dolore e portarsi le mani al collo, facendo uno scatto con la schiena così repentino da disarcionare finalmente Timmi.
- Donovan, un’arma!- gridò questi, rialzandosi in fretta.
Rapido come un fulmine, il mago creò una spada che lanciò all’amico, il quale la afferrò al volo e, mentre la bestia si voltava di nuovo verso di lui spalancando le fauci tumefatte e sguainando gli artigli, gliela piantò sotto lo sterno. Poi, altrettanto rapidamente, la estrasse con una piroetta e colpì l’avversario dritto al collo, recidendogli la testa.
 
La bestia cadde a terra, sconfitta e inoffensiva, mentre il mezzodemone si raddrizzava, passandosi un braccio sulla fronte come se volesse asciugarsi il sudore (in realtà, tra la sporcizia del sottobosco e l’acqua con cui era ricoperto, il sudore era proprio ciò che gli mancava).
- Uff…- ansimò Xander - Bel lavoro di squadra, eh?-
Timmi soppesò un istante la spada, poi fece un grugnito sarcastico.
- Lavoro pessimo, magari.- sbottò, gettando l’arma a terra - Quest’aggeggio è troppo leggero, se la usassi in un vero duello si spezzerebbe di netto in due. Inoltre, è sbilanciata verso l’elsa, per non parlare del fatto che è anche sproporzionata…-
- Oooh, la prossima volta lo fai tu, allora!- esclamò seccato Xander, mentre l’amico scioglieva la corda.
- Io non sono un mago, non so creare!-
- E allora non ti lamentare se quello che faccio non ti piace!-
Timmi si tolse la mitena dalla mano destra e cominciò a risucchiare l’immensa sfera d’acqua, con tutte le uova al suo interno.
- Io sono il tuo maestro, mi lamento quanto mi pare!- sbottò - Se non riesci a fare delle magie decenti, sono io a perdere la faccia davanti ai miei capi, al Sommo Concilio! Che figura di merda mi fai fare, Donovan?-
- E da quando ti importa?-
- Non perdere tempo con i dettagli!- esclamò, rimettendosi la mitena.
- Certo, sono dettagli quando fa comodo a te, eh?- grugnì Xander, mentre ricominciavano a camminare.
Continuarono così per un po’, punzecchiandosi per il resto della strada.
 
***
 
- Hai idea di dove siano gli altri?- chiese Xander verso sera.
- Non proprio.- rispose Timmi - Ma se fossero abbastanza vicini potrei sentirne l’odore.-
- L’odore?- ripeté il ragazzo - Ci riesci? Anche senza qualcosa di loro?-
- Forse.- annuì lui - Ricordo benissimo l’odore di Nadine, per esempio.-
E cominciò ad annusare l’aria, inspirando con forza, alla ricerca di una traccia nota.
- No, non sento niente.- disse dopo un po’ - Ma…- ed annusò ancora - Mmmh… aspetta…-
- Trovato qualcosa?-
- Sì.- rispose - Siamo fortunati, il vento è dalla nostra. C’è odore di fumo, credo che abbiano acceso un fuoco.-
- Sei sicuro che siano loro?-
- Di certo non sono demoni.- rispose lui - Loro non cucinano… mangiano tutto crudo.-
Seguirono la traccia olfattiva per un po’, fino ad arrivare ad un piccolo campo approntato in una radura poco più grande. Dalla parte opposta rispetto a loro c’erano Nadine, Alis e Jo, la prima con la pistola in pugno e puntata verso di loro, l’ultimo che stringeva il bastone regalatogli da Timmi come fosse un randello.
- Quello non si usa così.- sbottò il mezzodemone.
Riconoscendoli, i tre si rilassarono.
- Siete voi!- esclamò Alis, sollevata, correndogli incontro.
- Stavo per spararvi.- disse Nadine, mettendo via la pistola ed avvicinandosi.
- Sì, vorrei proprio vedere…- ridacchiò Timmi.
Xander, intanto, si tolse di dosso Alis, che gli si era aggrappata al collo e minacciava di strozzarlo, e batté il pugno che Jo gli tendeva.
- Come state?- chiese Nadine.
- Tutto bene.- rispose il ragazzo - Abbiamo fatto a pugni con un’infermiera, ma a parte questo nessun problema.-
- Eh?- fece lei, guardando Timmi.
- Lascia stare, ve lo spieghiamo davanti a qualcosa da mangiare.- sbuffò lui, avvicinandosi alle braci del fuoco.
I due raccontarono agli amici quanto era successo ed in che modo si erano salvati dai mostri, fino all’enorme incubatrice d’acqua e al suo scaglioso guardiano. In cambio, i tre parlarono del percorso affrontato da loro, e quando arrivarono al punto della Sfinge, a Timmi scappò una risata.
- Cosa c’è di divertente?- chiese Jo.
- Niente…- ridacchiò lui - È solo che anche Skin, una volta, ha avuto a che fare con una Sfinge, ed è rimasto altrettanto sorpreso… e lui è uno che ci sa fare in queste cose. È lui a procurarci la maggior parte delle informazioni.-
Finirono di raccontarsi la storia e poi decisero di andare a dormire: secondo la mappa del computer di Alis, la collina sopra a cui sorgeva il grattacielo di Ducan era proprio fuori dal bosco, il quale terminava all’incirca un centinaio di metri più in là. Prima di mettersi a dormire, comunque, Alis prese la Fiaccola di Timmi dallo zaino e gliela restituì.
- L’ho trovata vicino a dove siete caduti.- disse - Immagino che tu la rivoglia.-
Lui sorrise e la riprese, contento.
- Certo che sì.- disse, ridacchiando - Non ci speravo già più…-
 
Gli altri dormivano della grossa: accanto a sé, Nadine riuscì a sentire distintamente il respiro di Alis ed il russare di Jo. Xander, dal canto suo, si era addormentato per primo, sfinito dalla lunga camminata e dalla lotta contro il mostro guardauova. Timmi, probabilmente, era nelle sue stesse condizioni, perché se ne stava disteso e immobile, per una volta. Lei, invece, non riusciva a chiudere occhio.
Si rigirò nel sacco a pelo per parecchio tempo, prima di decidere che non riusciva a riposare. Uscì da quell’involucro imbottito, si infilò le scarpe e decise di fare due passi. Per sicurezza, si portò dietro la pistola, giusto nel caso in cui qualche creatura ostile si fosse avvicinata un po’ troppo.
Passeggiò qualche minuto, immersa nel buio, costeggiando il limitare del bosco; dentro di sé, sentiva una tempesta di angoscia e di preoccupazione: se l’indomani fossero realmente arrivati alla meta, allora questo voleva dire incontrare Ducan ma, soprattutto, Kyle.
Kyle Anderson, il fratello pazzo del mezzodemone che aveva trascinato tutti loro, Xander per primo, in una faccenda che non aveva proprio niente di normale. Con ogni probabilità, i due sarebbero arrivati allo scontro, e non si sarebbero fermati a quello verbale…
Un rumore di foglie trascinate la costrinse a voltarsi di scatto, puntando la pistola, ma prima che potesse toglierne la sicura qualcuno le afferrò il polso. Si trattenne dal gridare e guardò bene di chi fosse la mano: alla debole luce che filtrava tra le fronde, riconobbe Timmi.
Il mezzodemone si mise un dito sulle labbra ed indicò tra gli alberi, da cui uscì una creatura simile ad un cane, che stringeva tra i denti un pezzo di legno. La creatura li guardò per un istante, poi si voltò e guizzò via.
- Un Mangialbero non ha mai fatto male a nessuno.- disse Timmi, lasciandola andare - Cerca di rilassarti, ragazza. È pericoloso stare troppo sull’attenti.-
Lei mise via la pistola con un sospiro di sollievo e lo guardò.
- Che ci fai in piedi?- chiese.
Lui si strinse nelle spalle.
- Ti vengo dietro.- rispose - Nessuno dovrebbe stare solo, qui. Ora andiamo, però, siamo già piuttosto lontani.-
Si avviarono in direzione del campo, in perfetto silenzio. Un silenzio che, alla fine, Nadine decise di rompere.
- Domani ci siamo, allora.-
Timmi annuì.
- Probabilmente ci sarà Kyle.- continuò.
- Peggio per lui.- sbottò cupamente il mezzodemone.
- No, peggio per te!- ribatté lei - Se è mezzodemone quanto lo sei tu, allora può affrontarti… anzi, ucciderti, perché lo è sicuramente di più.-
Lui si voltò a guardarla, fermandosi.
- Di più?-
- Certo!- esclamò Nadine - Pensaci: tu hai cominciato ad usare il tuo demone solo da qualche giorno… anzi, l’hai fatto solo due volte in tutta la tua vita. Lui invece ha avuto tutto il tempo per imparare a sfruttare i suoi poteri e a controllarlo… per certi versi, sembra anche più umano di te.-
Non era la prima volta che qualcuno gli diceva una cosa del genere. Il che cominciava a dargli ai nervi.
- Non importa.- disse Timmi - Lui ed io potremo anche essere impari, da umani, ma quando sono un demone…- fece un sorrisetto scaltro e scosse la testa - Non ho idea di come sia il Divoratore di Anime, ma ti assicuro che non esiste una cosa peggiore di me, a questo mondo… né in qualsiasi altro.-
- Allora lascia che ti aiutiamo!- insisté la ragazza - Tu hai bisogno…-
- No!- sbottò secco lui - Nadine, questa cosa è tra Kyle e me! Non vi dovete immischiare!- trasse un sospiro - Senti, statene fuori e basta. Sia che vinca lui, sia che vinca io, è meglio che cerchiate di rimanere al sicuro.-
- Al… sicuro?- ripeté lei senza capire - Al sicuro da cosa?-
- Al sicuro da me.- rispose Timmi. Incrociò le braccia ed abbassò il capo, mentre un’espressione cupa gli attraversava il volto - Senti, Nadine… voglio essere sincero… io non sono mai del tutto lucido durante le trasformazioni, ormai è chiaro. È come se un’altra entità mi entrasse in testa e prendesse il controllo. Riesco a connettere solo per pochi istanti… non è facile mantenere il sangue freddo, per questo non mi sono più ritrasformato, finora. Forse, se avessi avuto più tempo sarei riuscito a controllarmi meglio, ma…- la guardò di nuovo negli occhi e continuò - In ogni caso, quando mi sono lasciato andare a quell’essere, tu sei l’unica cosa che mi ha riportato indietro. Non posso permettere che ti succeda qualcosa.-
Rimasero in silenzio per qualche minuto, a guardarsi e basta, mentre le fronde intorno a loro venivano scosse dal vento.
- Andiamo a letto.- sospirò Timmi alla fine - Domani dovremo faticare parecchio.-

Allora, ringraziamo come sempre i miei lettori che seguono questa storia: Ely79, LullabyMylla, Niki 96, Crisan e Lalayth. E, visto che ci sono, vi dico fin da subito che dopo questo capitolo ce ne saranno (salvo modifiche nel corso del tempo) solamente altri cinque più l'epilogo. A presto!

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Capitolo 20
*** Cap. 20: Il grattacielo ***


Né Timmi né Nadine aggiunsero niente al discorso fatto la sera prima, facendo come se niente fosse successo, benché la ragazza (che pure si sentiva terribilmente in ansia) non poté non notare una certa tensione nel comportamento del mezzodemone. Comunque, non ne fecero parola, e tutti quanti si caricarono i bagagli sulla schiena e partirono alla volta della collina, che raggiunsero nel giro di un’ora.
- Come saliamo?- chiese Jo, guardando con apprensione il pendio: era piuttosto scosceso, e percorrerlo a piedi sembrava davvero difficile. Oltretutto, dopo alcuni metri, un muro di cinta alto circa cinque metri interrompeva il passaggio. La cima era coperta di filo spinato, e scoraggiava ogni sforzo di arrampicata.
- Ci dev’essere una strada d’accesso.- osservò Xander - Forse dovremmo cercarla.-
- Concordo.- annuì Timmi - Non mi va di usare la magia se non sono costretto. Forza, dubito che sia lontanissima.-
Il “dubito che sia lontanissima” significava fare un giro di almeno mezzo chilometro da dove si trovavano loro fino ad uno stradone asfaltato largo come una quattro corsie, che dal bosco si inerpicava su per il pendio della collina, attraversando i resti contorti di un cancello automatico sfondato ed abbandonato a terra, tutto ammaccato. Sembrava che fosse stato investito da un’orda inferocita, e proseguendo verso l’alto la situazione non migliorava: come per l’edificio semidistrutto che si erano lasciati alle spalle giorni prima, disseminati lungo il percorso c’erano rottami d’ogni genere ed un paio di jeep rovesciate.
- Cos’è successo qui?- chiese Xander.
- Probabilmente la stessa cosa che è successa al resto dell’isola.- rispose Alis.
- Dobbiamo proprio passare di qui?- gemette Jo, guardando scocciato il pendio.
- Avanti, diamoci una mossa.- sbottò Timmi, secco - E piantala di rompere, o farai la strada col mio piede stampato sui pantaloni.-
Presero a salire, e ben presto si ritrovarono grondanti di sudore e stanchi come non mai: il pendio era talmente ripido che, nel giro di un’ora e mezza, avevano fatto meno di un quarto della strada.
Si fermarono sfiniti (o meglio, Timmi concesse una pausa) quando giunsero ad una delle jeep rovesciate, quella che sembrava in condizioni migliori.
- Qua… quanto manca?- ansimò Jo, che pareva essere allo stremo delle forze, accasciato sopra il proprio zaino.
- Tro… troppo…- rispose stentatamente Alis - Ci vorrà un’eternità a sa… salire. Ci credo che andavano in… macchina.-
- Tranquilli, non credo che ci metteremo poi molto.- corresse Timmi che, a differenza di tutti gli altri, era in piedi e non sudava nemmeno.
- Come mai?- chiese Xander, sfidando il proprio fiatone, alzando uno sguardo appannato sull’amico.
Lui si strinse nelle spalle.
- Perché correremo.- rispose tranquillo.
- Correre?- ripeté Jo rialzandosi con quello che, a Xander, parve uno sforzo sovrumano - Ma sei matto? Siamo mezzi morti già adesso!-
- Bhè, dovrete resuscitare, allora…- continuò pacato lui - Quelli lì non aspettano.- ed indicò un punto in fondo alla collina.
Tutti si voltarono di scatto, e lungo la grande strada asfaltata videro un’immensa fiumana nera e brulicante che si accalcava lungo il percorso, spintonando e spingendo per correre su per la collina in un ammassarsi di corpi neri e deformi, che sfidavano persino la luce del sole; probabilmente, era la stessa folla di mostri che aveva inseguito Timmi.
 
- Oh, accidenti…- gemette Nadine, alzandosi di scatto in piedi - E ora? Non riusciremo mai a seminarli!-
Timmi non replicò in alcun modo, né si perse in chiacchiere: prese la jeep lì accanto e, apparentemente senza il benché minimo sforzo, la rimise in piedi. Quando fu raddrizzata, poterono ammirarne i fanali rotti e le portiere ammaccate, oltre che i paraurti semistaccati e il tettuccio divelto. Per il resto, pareva a posto.
- Non mi sembra messa molto male, ma credo che il serbatoio sia vuoto.- disse - Donovan, riparalo e riempilo con quello della jeep più vicina, di corsa!-
Lui non fece domande, per due motivi: primo, era certo di aver capito cosa volesse fare Timmi; secondo, non era sicuramente quello il momento migliore per mettersi a discutere.
- Nadine, mettiti al volante!- continuò il mezzodemone, parlando in fretta - E dammi la pistola. Jo, prendi il bastone, tu e Xander state dietro con me!-
I tre fecero come aveva detto lui, che si mise sul retro della vettura, la Fiaccola in una mano e la pistola nell’altra, ed osservava la marea nera che si avvicinava a velocità preoccupante.
- Xander, sbrigati!- esclamò Alis, seduta accanto a Nadine: ora le creature avevano cominciato a salire, e si avvicinavano ad una velocità preoccupante.
- Sto facendo più in fretta che posso!- esclamò lui, che stava travasando del carburante tramite la magia.
Non appena il serbatoio fu sufficientemente pieno, il ragazzo saltò a bordo e Nadine mise in moto. Il motore si avviò con un rombo, le gomme stridettero e l’auto schizzò in avanti, evitando per un pelo che uno dei mostri più vicini saltasse a bordo.
- Prendi la mira col bastone!- gridò Timmi a Jo, che cercava di aggrapparsi alla jeep - E se qualcosa si avvicina troppo, sbatti la punta a terra!-
Il ragazzo annuì, anche se non sembrava aver capito proprio tutto. Xander, invece, preparò immediatamente le sfere di fuoco, pronto a colpire ognuno di quegli esseri, se solo avesse tentato di aggredirli. Non vedeva l’ora di fare esplodere qualcosa…
Poco dopo, l’assalto vero e proprio cominciò: un’Arpia cercò di prenderli dall’alto, ma Timmi le sparò un paio di colpi e quella si ritirò immediatamente. Intanto, un mostro piuttosto grosso e brutto, correndo sulle quattro zampe, aveva affiancato la vettura dal lato di Jo che, seguendo le istruzioni di Timmi, batté la punta del bastone a terra con forza.
Fu come se una specie di bolla partisse dalla sommità del legno, mentre le rune si illuminavano di botto, ed il mostro fu scaraventato ad un lato della strada, investito dalla magia. Basito, il ragazzo guardò il suo regalo di natale, che ora vedeva decisamente sotto una luce diversa.
Xander, invece, bersagliava tutto quello che riusciva a raggiungere con la magia, causando tanti botti che gli parve quasi di essere alla festa del quattro luglio.
Purtroppo, per quanto lui e gli altri s’impegnassero, c’erano talmente tanti demoni che ben presto si ritrovarono quasi circondati, ed il solo lato positivo che riuscì a trovare in quella situazione fu il fatto che non rischiava di lanciare un colpo a vuoto.
Nadine, dal canto suo, guidava a zig zag per evitare che qualcosa saltasse a bordo, talmente concentrata sulla guida da avere le nocche bianche e la fronte imperlata di sudore, i capelli sferzati dal vento, mentre Alis si teneva al bordo della vettura, colpendo sulla testa qualsiasi cosa osasse avvicinarsi con una delle buste piene di carne in scatola.
Una creatura simile ad un pipistrello gigante riuscì ad avvicinarsi abbastanza da atterrare Timmi, e i due finirono in un agitarsi confuso di membra all’interno della jeep, provocando sbandamenti ancora più intensi con la colluttazione.
Jo, scordandosi del proprio incarico di bersagliare i mostri, usò il bastone come una mazza e lo brandì contro il nuovo nemico, talmente forte che si spezzò di netto, riuscendo tuttavia a rompergli la testa.
Timmi scaraventò via i resti della cosa e, ringraziando brevemente l’amico, tornò al proprio posto, sparando e brandendo la Fiaccola con una ferocia incredibile, mentre anche Xander raddoppiava gli sforzi per tenere lontane le creature. Jo, ormai praticamente disarmato, usò quel che restava del bastone per colpire la testa dei demoni lì attorno, con meno efficacia di prima.
Un altro pipistrello gigante sorvolò l’auto, ed atterrò sul parabrezza. Alis gridò e Nadine, in preda al panico, finì con lo sbandare; la jeep centrò in pieno un detrito al lato della strada, si rovesciò su un lato e tutti e cinque finirono a terra, intontiti dalla caduta.
 
Timmi fu il primo a rialzarsi, sparando e menando fendenti con Nova stretta nel pugno.
- Correte!- gridò agli altri - Dentro, presto!-
Xander, leggermente stordito, vide che l’entrata del grattacielo non era particolarmente distante. Prese Alis (che era più vicina) per un braccio, l’aiutò ad alzarsi e cominciò a correre verso la grossa porta di metallo, misericordiosamente aperta. Accanto a loro, Jo e Nadine avevano fatto lo stesso, dopo aver abbandonato a terra gli zaini, che ormai li avrebbero solo rallentati.
Timmi li seguì più lentamente, mettendo via la pistola e scoprendo Risucchio, che usò per assorbire quei mostri che osavano avvicinarsi.
Ben presto impararono che era troppo pericoloso sfidare la potenza del suo vortice o la tremenda lama infuocata della Fiaccola, e si fecero più cauti, tentando piuttosto di aggirarlo prima di colpire. Il mezzodemone, dal canto suo, pareva divertirsi un mondo, ora che aveva le spalle quasi coperte.
Una volta raggiunta la porta, i quattro si gettarono dentro, e Jo e Xander afferrarono i battenti e cominciarono a spingerli. Lasciarono solo uno spazietto, attraverso il quale riuscì a lanciarsi Timmi.
Non appena anche lui fu all’interno, spinse con loro, chiudendo la porta in faccia ai loro inseguitori.
- Bloccala!- esclamò il mezzodemone, lanciando una fiala verde a Xander.
Lui non chiese alcunché: la tirò con forza contro la porta e, istantaneamente, l’unica entrata si sigillò con un rapido impulso lucente.
 
Rimasero ad ansimare per qualche istante, tremendamente sudati e col cuore che batteva a mille. Erano riusciti a scappare alla morte un’altra volta, e adesso veramente per un soffio. Xander credette di non aver mai apprezzato la propria vita fino in fondo come in quel preciso momento.
- Dai…- sospirò Timmi, sudato e stanco almeno quanto loro, questa volta - Direi che dovremo muoverci… non ci metteranno più di qualche ora per entrare…-
Davanti a loro si apriva un solo, lungo corridoio che imboccarono senza parlare, talmente stanchi che quasi non riuscivano nemmeno a correre, cosa che avrebbe fatto loro comodo per distanziare ulteriormente i demoni. La luce era quasi del tutto saltata, e solo un paio di lampade d’emergenza illuminavano il percorso, gettando una cupa luminosità su tutto quanto. Accanto a loro si aprivano diverse porte, ma le ignorarono: dovevano salire, e non esplorare. Il pavimento era coperto di polvere, calcinacci frantumati e rifiuti vari, tra cui frammenti di vetro e cartacce.
Dopo qualche tempo giunsero ad un piccolo atrio interno. Una porta dava sulle scale, e accanto a loro si aprivano due ascensori. Il primo aveva i battenti scardinati e macchiati di sangue, mentre l’altro era bloccato con il tettuccio poco al di sopra del pavimento, e l’odore che saliva da lì indicava che qualcuno c’era ancora… anche se non era più in grado di parlare.
- A che piano è l’ufficio di Ducan?- chiese stancamente Nadine.
Alis scosse la testa.
- Non lo so. Il computer è morto.-
Timmi fece un cenno a Xander.
- Accendiglielo tu.- disse - Dobbiamo fare in fretta.-
Lui annuì senza discutere: per quanto stanco, non c’era tempo per mettersi a questionare. Alis accese il computer, mentre il giovane mago forniva corrente, e controllò la planimetria della struttura che aveva scaricato giorni prima.
- Okay, ci siamo.- disse - Ducan ha qui sia gli appartamenti che l’ufficio, e sono su due piani diversi. Direi di controllare prima il suo studio, che è più in basso.-
- Quanto più in basso?- chiese Jo.
- Ehm…- rispose lei - Di un piano.-
- E a che piano sarebbe l’appartamento?- domandò Nadine.
- Al… ventottesimo… più o meno…-
- COSA?- gridò Jo - Ve… ventotto piani… a piedi?-
- Basta litigare!- sbottò Timmi, aprendo la porta che dava sulle scale - Ora si comincia a salire.-
Gemendo, i ragazzi lo seguirono senza discutere.
 
***
 
Tredici piani più su, Timmi concesse loro una breve sosta per riprendere fiato, ma per il resto non si fermarono quasi per niente. La salita fu decisamente dura, siccome anche all’interno dell’edificio, come nel resto dell’isola, pareva fosse passato un ciclone, ciclone che aveva reso le scale pericolanti e sporche di materiali sui quali i ragazzi preferirono non indagare.
Ma la cosa divenne molto più difficile quando raggiunsero il venticinquesimo piano, dove scoprirono che la scala direttamente sopra a quella davanti a loro era quasi totalmente crollata, ostruendo il passaggio ed impedendo di procedere in ogni caso, nella parte superiore.
- E ora?- chiese Jo, sconfortato.
- Dovremo ripararla.- disse semplicemente Timmi, stringendosi nelle spalle - O questo, o vi portiamo in volo dall’altro lato… ma lo sconsiglio, sinceramente… sarà anche un tragitto breve, ma in queste condizioni non possiamo farcela.-
- E se cercassimo una strada alternativa?- propose Alis - Sono certa che ci fossero segnate altre scale, sulla planimetria. Basterà attraversare questo piano e…-
- No.- sbottò Timmi - Non è una buona idea.-
- Perché?- chiese Jo - Almeno, così, non dovremo necessariamente faticare in questo modo.-
Ma il mezzodemone scosse la testa.
- Non possiamo attraversare questo piano.- rispose -  Sento odore di cadavere e rumori che non mi piacciono.-
- Intendi dire che ci sono dei mostri?- chiese Xander.
Lui rimase in silenzio per un po’, a quanto pareva indeciso su come rispondere.
- Bhè…- sospirò alla fine - Bah… tanto vale che ve lo faccia vedere…- disse, avvicinandosi alla porta - Non è uno spettacolo che vorrei mostrarvi…- aggiunse, una mano sulla maniglia - Ma è molto meglio che lo sappiate da me, piuttosto che da loro stessi quando sarà troppo tardi. Certe cose vanno imparate.-
Aprì la porta, e due secondi dopo Xander desiderò che non l’avesse mai fatto.
 
Oltre, c’erano dei corpi. Ma non corpi morti ed immobili come quelli che avevano cercato di evitare per tutto il viaggio. Quelli che avevano davanti, che infestavano i corridoi del venticinquesimo piano, si muovevano ancora, anche se i loro occhi erano spenti e si trascinavano dietro arti pressoché inservibili.
Zombie.
Orrendamente mutilati, già in via di putrefazione, quegli orribili e disgustosi esseri si spostavano ancora, diretti ad una meta dimenticata già da tempo, l’umanità che era in loro ormai sparita del tutto. Sopra le loro teste, una specie di gigantesca falena (probabilmente una di quelle con cui avevano viaggiato durante il tratto nel sottomarino) volteggiava pigramente attorno a loro; le ali, che spandevano una misteriosa polverina color porpora ad ogni battito, erano decorate da un orrido disegno simile ad un teschio ghignante, rosso e nero. Ogni tanto, la creatura scendeva per pungere uno dei corpi semoventi e depositare, con ogni probabilità, una delle sue uova.
Quando si accorsero di loro, gli zombie si voltarono lentamente, tendendo le braccia emaciate, e cominciarono ad avanzare verso la porta, ma Timmi la chiuse con un colpo secco ed incastrò un pezzo di metallo tra la maniglia ed il terreno, in modo che non potessero uscire. Poco dopo, si udirono colpi insistenti ma deboli spingere l’uscio.
- Se volete, vomitate pure.- disse, senza guardarli - Io penso alla scala.-
Quella che poteva sembrare una battuta, un istante dopo si rivelò un sincero invito, perché tutti e quattro diedero di stomaco in un angolo diverso.
Si sedettero senza parlare gli uni accanto alle altre, mentre Timmi finiva di sistemare la rampa, cosa che richiese molto tempo: non essendo un vero mago né un vero demone, i suoi poteri erano limitati ad alcuni incantesimi relativamente semplici, e quindi gli ci volle più di quanto ci avrebbe messo Xander, usando anche Risucchio per togliere le macerie più grosse. Quando ebbe terminato, al posto della rampa c’erano un paio di travi metalliche, ottenute dalla balaustra, che fornivano un ponte precario ma sufficiente a passare, mentre le scale vicine a loro erano libere. A quel punto fece loro cenno di rialzarsi e di ricominciare a muoversi. Erano saliti solo al ventisettesimo piano, quando sentirono una specie di tremenda esplosione giungere dai piani più bassi.
- Devono essere entrati.- disse Jo.
- Ci hanno messo più di quanto pensassi…- disse Timmi - Ma non è comunque una bella cosa. Dovremo rallentarli, in qualche modo, tanto per essere sicuri.-
- Forse potrei far crollare di nuovo le scale.- disse Xander.
- No…- rispose lui - Lasciamo perdere… conserva le energie, serviranno.-
- E se ci raggiungessero?- chiese Alis.
- Ce ne preoccuperemo allora.- sospirò il mezzodemone - Muoviamoci, bloccheremo qualche altra porta strada facendo.-
Senza perdere tempo i ragazzi corsero al piano superiore, il ventottesimo. Purtroppo, a giudicare da quanto vedevano sopra di loro, c’erano ancora almeno altri cinque piani, che non erano segnati sulla mappa di Alis.
- Dite che gli uffici di Ducan sono comunque qui?- chiese Jo, speranzoso.
- Ne dubito.- rispose Timmi - Lui è il capo. Sarà ai piani più alti, subito sotto la Fornace ed il suo appartamento privato.-
A malincuore, il gruppo riprese a salire fino al trentatreesimo piano. Prima di entrare, Timmi prese la Fiaccola e la attivò, mentre Nadine tirava fuori la pistola, che Timmi le aveva restituito durante la salita.
Oltre la porta, comunque, pur essendoci macchie di sangue e segni del passaggio dei mostri non trovarono niente di pericoloso. Era alquanto pulito, nonostante tutto.
Proseguirono fino ad un bivio nel corridoio, ed Alis tirò di nuovo fuori il computer, mentre Xander le garantiva un flusso continuo di corrente. La ragazza li indirizzò a sinistra, guidandoli fino ad una porta di legno pregiato ma graffiata e rovinata, sopra la quale una targa dorata portava il nome di Sebastian Ducan.
- Ci siamo.- disse Jo, eccitato - Pronti?-
- Vado prima io.- disse Timmi, bussando.
Dall’altra parte non ci fu risposta. Saggiò la maniglia, ma la porta non si aprì.
- Bhè, io l’occasione gliel’ho data.- sbottò, alzando una gamba.
La porta cedette con un solo colpo, scardinandosi di netto e finendo sul pavimento di mattonelle di ceramica. Il mezzodemone oltrepassò la soglia, seguito da Nadine e Xander, e si avviò in fondo all’enorme ufficio, la cui parete di fondo era divisa praticamente a metà da immense vetrate coperte da alcune veneziane chiuse, dalle quali filtrava pochissima luce rossastra, data dal sole discendente.
Proprio davanti, una grande scrivania di mogano riposava in silenzio ed oltre c’era una poltrona girevole di pelle nera, orientata verso le finestre. Il mobilio era straordinatamente sobrio, tutto sommato: non c’era praticamente niente, né quadri né mobili di sorta. Pareva quasi che quel posto servisse solo come specchietto per le allodole, o per le apparenze.
- Sebastian Ducan?- chiese Timmi, senza ottenere risposta.
Nell’aria non c’era l’odore di sangue o di morte che permeava anche il resto dell’edificio, né si avvertiva il senso d’inquietudine presente sul resto dell’isola, ma decisamente qualcosa non andava: pur essendo mille volte più ordinato e pulito di qualsiasi altra cosa avessero visto dal loro arrivo, niente si muoveva. Persino l’aria era immobile.
Quando raggiunsero la scrivania, Timmi si avvicinò cauto alla poltrona, aggirando il tavolo. I ragazzi, invece, rimasero fermi, pronti a scattare, tesi come corde di violino.
Il mezzodemone si sporse oltre il bordo della poltrona…
- Allora?- chiese dopo qualche secondo Jo.
- Allora, abbiamo trovato il signor Ducan.- rispose lui - O almeno, quello che ne rimane.- aggiunse, girando la poltrona.
 
Benché non fosse nelle condizioni degli zombie dei piani inferiori, Ducan era decisamente morto: la sua pelle era grigiastra, tesa e fredda, e le mani gli ricadevano dai braccioli sulle ginocchia grassocce. Gli occhi erano chiusi, e la bocca leggermente aperta, il capo chino. Sembrava quasi che stesse dormendo.
Sul petto c’erano cinque strappi nella camicia di lino, di forma circolare, e nella pelle apparivano dei segni strani, come se qualcosa l’avesse pinzata da dentro, costringendola a rientrare leggermente. Parevano dei buchi atrofizzati.
Ducan era morto, alla fine. Vedendolo in quello stato, Xander non seppe spiegarsi il proprio stato d’animo: si trattava dell’uomo sconosciuto, mai visto né incontrato, ad aver voluto la sua morte, portandosi conseguentemente ad un punto di non perdono.
Tuttavia, il giovane mago non provava niente per la sua dipartita: né piacere, né sollievo, e neanche tristezza. Semplicemente, la cosa gli era indifferente. Sentiva di essere in pena per tutti quelli che erano morti sull’isola, ma non per lui. Era strano, tutto sommato.
- Cosa gli è successo?- chiese Alis.
- Tu che ne dici?- sbuffò sarcastico Timmi, mettendo via la Fiaccola ed incrociando le braccia sul petto.
- Intendo dire, com’è morto?- sbottò lei, irritata.
- Pensi che sia stato Kyle?- chiese Nadine, che aveva rimesso la pistola nella cintura.
- Bella domanda.- rispose Timmi, con una limpidità che aveva dello spiazzante - Vedete questi segni?- ed indicò i cinque fori nella camicia - Questo tipo di ferite non è sconosciuto al Sommo Concilio.-
- Perché?- chiese Jo.
- Perché sono una firma.- spiegò l’araldo - Un killer demoniaco di cui ignoriamo l’identità lascia pressoché sempre questa traccia sulle sue vittime.-
- E cosa gli fa?- domandò Xander.
- In pratica, sembra che prosciughi la magia a coloro che incontra.- rispose lui.
- Ma Ducan non era un mago.-
- Non importa.- disse Timmi, scuotendo la testa - Chiunque ha un minimo di magia, dentro il proprio corpo, anche i normali umani come lui. È questo che dà la vita. Se questa magia viene meno, allora significa morte.-
- E come mai è così ben conservato?- chiese Alis - Forse non è morto da molto, ma non puzza nemmeno, e se è stata la magia nera ad ucciderlo…-
- Giusta osservazione.- annuì Timmi - Vedi, non so poi moltissimo di questa storia, a lavorarci sopra era Raven. Comunque mi ha spiegato che, più o meno, i corpi lasciati dal nostro assassino non deperiscono come gli altri, se muoiono in questo modo. È come se li mummificasse, congelando il loro invecchiamento. Probabilmente può fare la stessa cosa con se stesso o altri senza uccidere, ma non sono sicuro.-
- E quindi questo killer è qua? Sull’isola?- chiese Jo, con evidente apprensione.
- Sì, e scommetto di sapere chi è.- sbuffò il mezzodemone.
- Ovvero?-
- Non è ovvio?- disse Nadine, tristemente - Deve essere per forza Kyle. Giusto?-
Timmi annuì.
- Spiegherebbe anche il suo ridicolo soprannome.- rispose - “Divoratore di Anime”… in effetti, facendo una cosa del genere, è come se mangiasse l’anima alla sua vittima.- sospirò e scosse la testa, avvilito - Quel pazzoide è proprio fuori controllo… ha ammazzato anche il suo capo…- si avviò verso la porta, facendogli cenno di seguirlo - Okay, forza… raggiungiamo la Fornace, e vediamo di darci un taglio, con questa assurda faccenda.-
Fecero di volata le ultime rampe di scale, raggiungendo infine la porta dell’ultimo piano. Dopo un istante di raccoglimento, e dopo essersi scambiati cenni incoraggianti e sguardi risoluti, Timmi aprì la porta.

I soliti grazie ai miei soliti lettori: Ely79, LullabyMylla, Niki 96, Crisan e Lalayth. Siamo a meno quattro, ricordatevelo...

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Capitolo 21
*** Cap. 21: La Fornace ***


La stanza in cui si trovavano loro era inaspettatamente più ampia dello stesso ufficio di Ducan e, a regola, avrebbe dovuto superare di parecchio i confini imposti dalle pareti esterne del grattacielo. Il pavimento era interamente di mattonelle di lucida ossidiana nera, mentre i muri erano di un intenso ocra scuro; dritto di fronte a loro, poco più in là, c’era una grossa scalinata di marmo bianco, che saliva ad un ulteriore pianerottolo. La poca luce presente era fornita da una fonte sconosciuta, che non riuscirono ad identificare, rendendo l’ambiente molto cupo e scuro.
Sembrava quasi di essere ad una veglia funebre.
Non c’era nessun tipo di arredo, là dentro, ancora meno che nell’ufficio di Ducan, dove almeno c’era la scrivania, né tantomeno una qualche finestra. Faceva venire i brividi, quel posto.
Senza una parola si avviarono su per le scale, dopo aver sigillato la porta con l’ultima pozione di Timmi; il pianerottolo si rivelò essere un ampio openspace, almeno due volte più grande del piano inferiore.
Lì il soffitto era sostenuto da innumerevoli colonne, simili ad una foresta di cemento e piastrelle dal sottobosco in ossidiana. Dalla parte opposta della sala c’era un’altra porta ancora, aperta, e al di là…
- Non è possibile!- esclamò Jo, mentre si avvicinavano lentamente - Ancora scale! Non ne posso più!-
La gradinata, ancora una volta in marmo, si perdeva verso l’alto, e non riuscivano quasi a scorgerne la fine, stagliandosi contro un caotico sfondo di nuvole di un cupo giallo rossastro costellate di nero. Sembrava quasi un cielo d’inferno.
- Com’è possibile?- chiese Alis - Questa sola stanza deve occupare l’intero piano! Anzi, non dovrebbe nemmeno esistere, secondo le leggi della fisica!-
- Si tratta di un ambiente creato dalla Fornace, fatto apposta per contenerla.- rispose una voce alle loro spalle - Lo sfondo teatrale è opera di Sebastian.-
Xander, Jo, Alis e Nadine si voltarono di scatto, mentre Timmi si irrigidì all’istante, giusto in tempo per vedere Kyle uscire da dietro una colonna, senza alcuna fretta, le mani giunte dietro la schiena.
Aveva un’espressione perfettamente calma e controllata, come se quella fosse una situazione normale, tipo un semplice tè pomeridiano.
- Benvenuti.- disse loro - Vi aspettavo.-
- Non cercare di fermarci.- disse Timmi, voltandosi lentamente a guardarlo, con un’aria così truce che faceva paura - Non lo fare, Kyle.-
Lui scosse la testa.
- Io devo farlo. E tu dovresti capirmi, Timmi.-
- Capirti?- ridacchiò lui - Mi spiace, non posso. Non c’è logica in ciò che fai.-
- No?- chiese l’altro, alzando un sopracciglio - Io sto solo cercando di  fare ciò per cui sono nato. Ciò per cui siamo nati, fratello. È questo il nostro destino.-
- Non se io decido diversamente.- sbottò il mezzodemone, secco - Da quando mi hai lasciato a Sleepy Creek, sono io a decidere come campare! Ho deciso da solo di unirmi al Sommo Concilio, ho scelto di mia iniziativa come lavorare e sempre io ho deciso che non voglio essere un burattino dei defunti custodi!-
Kyle lo guardò un istante, poi scosse di nuovo le testa.
- Perché mai dovresti fare una qualsiasi di queste cose?- chiese - Tu non devi niente a nessuno, Timmi. Hai rischiato la vita moltissime volte, non puoi negarlo. Solo proteggendo questi ragazzi sei quasi morto in più di un’occasione. Pensa a ciò che hai passato, e confrontalo con quanti ti sono grati per il tuo lavoro.-
- Che stai cercando di dirmi?- sbottò lui.
- La pura e semplice verità.- rispose Kyle, tranquillo, incrociando le braccia sul petto - Che ti voglio bene, Timmi, e che sono certo di essere l’unico a poterlo dire con tutta sincerità.-
A queste parole, Xander sentì il sangue che gli ribolliva. Fece per lanciarsi in avanti, in uno slancio di coraggio che mai si sarebbe aspettato prima di incontrare Timmi, ma la mano dell’amico gli afferrò la spalla e lo trattenne.
- Ti sbagli, Kyle.- disse questi, molto tranquillamente. Per un attimo, sembrò addirittura che sorridesse - E mi sbagliavo anch’io. Se tutti hanno paura di me, non è colpa del demone, ma mia. E, soprattutto, tu non sei il solo a volermi bene.-
Xander, Jo, Nadine ed Alis lo guardarono, stupiti: possibile che stesse dicendo ciò che avevano capito loro?
Kyle, dal canto suo, non parve particolarmente sorpreso da quelle parole, tuttavia s’incupì all’istante.
- Dunque vuoi combattere contro di me?- chiese - Contro tuo fratello?-
- No.- rispose - Non contro mio fratello. Lui è morto quando sei arrivato tu.-
Rimasero in silenzio per qualche minuto.
- Non posso lasciarvelo fare.- disse infine Kyle - Non potete distruggere la Fornace.-
Fece un passo verso di loro ma Timmi, con uno scatto repentino delle mani, gli lanciò due sfere di fuoco, talmente forti che lo spedirono a terra, gambe all’aria, e scivolò sull’ossidiana di schiena fin oltre le scale, cadendo giù per i gradini.
- Correte.- disse Timmi - Se chiudete la porta, non avrete problemi. È di netrio, e quella roba è indistruttibile, non riuscirà ad aprirla tanto facilmente.-
- Nemmeno tu, scommetto.- osservò Alis.
- Alis, non rompere i coglioni!- sbottò lui, rannicchiandosi come faceva sempre quando stava per combattere - Io starò bene. Gli spacco la testa e arrivo da voi!- guardò Xander, che lo fissava risoluto - Non guardarmi in quel modo, ne abbiamo già parlato! E ora, togliti di qui!-
Il ragazzo annuì e fece per voltarsi, ma si fermò un istante e riportò gli occhi sull’amico.
- Sai, Timmi…- disse - Se avessi avuto un fratello maggiore… io l’avrei voluto come te.-
Il mezzodemone ne fu talmente sorpreso che si raddrizzò per un attimo e lo guardò negli occhi.
- Xander…- borbottò, usando il suo nome per la prima volta.
Pareva incapace di trovare una risposta. Alla fine, tuttavia, tornò a rivolgere la propria attenzione a Kyle, che stava risalendo da loro, e ne scelse una dal suo repertorio preferito:
- Muovi quel culo, o te lo riempio di calci!-
Xander sorrise e corse oltre la porta, seguito da Jo ed Alis, che parevano incapaci di dire alcunché. Nadine, invece, rimase accanto a Timmi.
- Nadine, vale anche per te!- sbottò lui - Sbrigati!-
Ma lei, invece, lo abbracciò stretto, gli occhi lucidi di lacrime.
- Ti amo.- disse.
Lui annuì sulla sua spalla, ricambiando la stretta. Per qualche istante non la allentò.
- Ora che l'hai detto, sparisci.- rispose alla fine - Qui ci penso io!- sbottò, mentre Kyle cominciava ad avanzare verso di loro.
La ragazza corse alla porta, che subito Jo e Xander chiusero alle sue spalle. Non si voltò mentre gli amici la bloccavano, e si accasciò a terra, mentre Alis le metteva una mano sulla spalla, cercando di trattenere le lacrime.
 
Kyle raggiunse Timmi proprio mentre la porta si chiudeva, ma non si curò della fuga dei ragazzi: probabilmente, dubitava che avrebbero potuto distruggere la Fornace. Forse si affidava alle potenti misure di sicurezza di cui era certamente fornita.
- Dunque siamo arrivati a questo.- disse cupamente - Tu ed io che ci scontriamo fino alla morte. È così?-
- Sì, Kyle.- rispose - È così.-
Lui scosse lentamente la testa.
- Io vorrei evitarlo, Timmi.- disse - Ti prego… non voglio lottare contro di te.-
- Bhè, io sì.- sbottò Timmi.
Suo fratello sospirò.
- E dire che di solito è il cattivo a volere lo scontro…- gemette lui.
- Oh, credimi, è così…- sogghignò lui, con la solita espressione animalesca di sempre - Ti assicuro che, a volere lo scontro, in questo momento è qualcuno di molto, molto cattivo. Il fatto che io lavori per il Sommo Concilio non fa di me un buono, te l’assicuro! Non con questo demone dentro di me.-
- E quindi, se tu sei il cattivo, io cosa sono?-
- Qualcuno di altrettanto cattivo.- ridacchiò lui - Ma che sta anche per prenderle dalla persona più pericolosa del mondo.-
Kyle annuì brevemente.
- Capisco… quindi non hai motivo per vivere?-
Il mezzodemone lo guardò leggermente stupito.
- Come?-
- Una sciocchezza… un vecchio detto orientale che ho sentito in un film…- spiegò Kyle, stringendosi nelle spalle - Diceva ce l’uomo più pericoloso è quello che non ha una ragione per vivere.-
- Ah, sì… credo di sapere di cosa parli.- rispose Timmi - Però non mi sono mai trovato molto d’accordo: per me, l’uomo più pericoloso è quello che ha un’ottima ragione per andare a morire.-
L’altro non rispose, e rimasero qualche minuto a fissarsi negli occhi.
- Chiudiamo questa faccenda.- sbottò alla fine Timmi.
Per la prima volta, lo fece del tutto consciamente: richiamò il demone all’interno del suo corpo e lo fece uscire fuori. Quello rispose con una prontezza incredibile, come se non avesse aspettato nient’altro fino ad allora, in attesa di essere liberato.
Si trasformò con tremenda semplicità, quasi fosse la cosa più normale del modo, tipo respirare o dormire: il suo sigillo era già stato spezzato, e non sentì né dolore né fastidio. Non ci furono ventate o scosse di terremoto, niente saette né fenomeni soprannaturali. Il suo corpo crebbe e basta e divenne il grosso, tremendo demone che da tanti anni lo terrorizzava.
Kyle non si scompose minimamente, e con un sussulto si trasformò a sua volta.
 
Il Divoratore di Anime era un essere dall’aspetto disgustoso e rivoltante, leggermente più grosso di lui.
La sua pelle era liscia e lucida, di un pallido marrone chiazzato di varie sfumature più chiare o più scure, come qualcosa di malato e viscido. La spina dorsale era piegata quasi a novanta gradi da una grossa gobba che lo costringeva a procedere chino e la testa, sproporzionalmente più piccola rispetto al resto del corpo, si apriva in un orrido grugno senza labbra dai denti seghettati, simile ad un becco schiacciato. Ai lati della fronte spuntavano due corna appuntite, come quelle dei tori, e aveva occhi di un malsano colore azzurro verdastro, privi di pupille.
Anche gli arti erano sproporzionati gli uni con gli altri: quelli superiori erano lunghi e forti, terminanti in cinque artigli acuminati, mentre quelli inferiori erano due zampacce tozze e piuttosto corte. La coda, infine, terminava in un piccolo, biforcuto pungiglione osseo simile a quei forchettoni da barbecue. Non pareva velenoso, per fortuna.
Kyle si mise a quattro zampe e si diresse lentamente verso il fratello, ringhiando piano, con aria feroce. Probabilmente, vista la sua struttura fisica, era troppo lento su due zampe per muoversi come avrebbe voluto. Timmi, dal canto suo, si sentiva a proprio agio anche in piedi.
Tuttavia, si mise a quattro zampe anche lui e cominciò ad avanzare.
 
***
 
Cercando di non pensare a ciò che si erano appena lasciati alle spalle, Jo, Alis, Xander e Nadine cominciarono a salire su per le scale, che si perdevano in lontananza sopra di loro. Non fu particolarmente difficile, comunque, dato che niente cercò di attaccarli, per una volta.
Non che questo costituisse un ostacolo: ormai avevano affrontato troppo per fermarsi adesso, e soprattutto volevano sbrigarsi a spegnere la Fornace per tornare ad aiutare Timmi.
Alla sommità della scalinata c’era quella che, sicuramente, doveva essere la loro destinazione: era un buco, una sorta di apertura di forma rettangolare, esattamente delle dimensioni di una porta qualunque, e si apriva nel bel mezzo del niente, come se un muro invisibile si ergesse di fronte a loro, proprio al termine dei gradini. Oltre c’era solo il buio.
- Ci siamo, finalmente.- disse Jo - Sei pronto, amico?-
Xander, in piedi di fronte a loro, osservava le ombre oltre la soglia. Giusta domanda: era pronto? Lui e Timmi avevano già avuto modo di chiedersi cosa avessero fatto i custodi per impedire a quelli come loro di danneggiare quella dannata diavoleria. Poi ripensò a quanto stava accadendo sotto di lui, e si rese conto che non c’era tempo per le indecisioni.
- Sì.- disse.
Mosse un passo ed entrò nella Fornace.
 
Le ombre erano ancora assolute, tutte intorno a loro. Non riuscivano nemmeno a scorgere ciò che poteva trovarsi di fronte a loro.
- Xander, pensi di poter illuminare un po’ la zona?- chiese Nadine.
- Sì, un attimo…- rispose, guardandosi attorno - Anche se potresti usare la Pietra di Luce.-
Non appena ebbe detto “luce”, l’area fu subito schiarita da un’illuminazione rossastra che mostrò loro l’interno della Fornace, come se il congegno rispondesse ai desideri di chi poteva manovrarla.
Davanti a loro si mostrò uno spettacolo incredibile: era un vero e proprio inferno di ingranaggi, molle, mantici che si alzavano e si abbassavano, fuochi che ardevano dentro gigantesche strutture metalliche, passerelle e scalette in lamiera.
L’ambiente circolare, simile all’interno di una botte, si spandeva in ogni direzione possibile, ergendosi con rumori di ogni genere degni della più imponente di tutte le fabbriche. I suoi meccanismi ruggivano gioiosi e minacciosi, inneggiando al proprio lavoro, qualunque esso fosse, spruzzando scintille o emettendo sbuffi di fumo.
Tutto questo era un gigantesco, terrificante organismo vivente, eppure fatto interamente in parti meccaniche. Un enorme, immenso mostro che costruiva altri mostri.
Davanti ad una simile opera, ad una struttura così grande e piena di vita, Xander si sentì incredibilmente piccolo e debole, quasi inerme, al confronto, e per un istante dubitò di poter fare qualsiasi cosa per riuscire a distruggerla.
Facendosi coraggio, si guadò attorno alla ricerca di qualcosa con cui cominciare la sua opera e notò che, esattamente di fronte a loro, al termine della passerella, c’era una struttura centrale decine e decine di volte più grande di qualsiasi altra cosa là dentro.
Sembrava una sorta di cilindro che, giunto all’incirca alla metà della propria altezza, si restringeva di botto in un cilindro più piccolo, ed arrivava fino al soffitto, invisibile per le tenebre in cui era ancora avvolto. Non era in grado di capire a cosa servisse, ma aveva il sospetto che fosse importante per la creazione dei demoni peggiori. Doveva essere una sorta di camera di assemblaggio, o chissà che altro. Magari il punto in cui veniva raccolta e manipolata la “materia prima”, come l’aveva definita Timmi una volta.
- Che orrore!- esclamò Alis con voce strozzata.
- Bhè, non credo che debba essere carino.- disse Xander, avviandosi lungo lo stretto corridoio, incassato tra alcune strutture di metallo.
Poco più avanti, su una passerella leggermente più alta rispetto a loro, trovarono una sorta di postazione di lavoro, simile ad una consolle di controllo, oltre la quale c’era una dura sedia girevole, il cui piolo era conficcato nel pavimento. Sopra e al centro della consolle c’era una sfera bianchissima e lucente, della grandezza di un pallone da calcio.
Un po’ timoroso e non del tutto sicuro di quel che faceva, Xander si sedette con una certa inquietudine sulla sedia e guardò davanti a sé: la consolle era piena di spie, di leve e di bottoni, ma qualcosa gli diceva che non era una buona idea provare a trafficarci troppo, e pose semplicemente le mani sulla sfera.
Utente umano riconosciuto.
Xander sussultò e tolse le mani dalla sfera, guardandosi attorno.
- Che c’è?- chiese Jo. Lui e le altre erano davanti a lui, e lo guardavano in attesa - Cos’è successo?-
- Non… non avete sentito?-
Ma loro scossero la testa.
- Dai, spicciati!- sbottò Alis - Prima facciamo e prima ci leviamo di qui.-
Deglutendo, il giovane mago riportò le mani sulla sfera.
Utente umano riconosciuto. Prego, selezionare l’operazione.
Era una voce fredda e femminile, che gli fece pensare a quelle segreterie telefoniche aziendali preregistrate.
- Come faccio a distruggerti?- chiese.
Operazione non consentita. Prego, riformulare.
Xander sospirò: era certo che non sarebbe stato tanto facile, ma almeno ci aveva provato.
- D’accordo… allora, quali sono le tue parti vitali?- tentò.
Richiesta non chiara. Specificare.
- Cosa stai facendo, Xander?- chiese Jo, guardandolo come se temesse per la sua sanità mentale.
- Sto parlando con quest’affare.- rispose cupo - Mi parla dentro la testa… ora zitti, sto cercando di capire cosa fare.-
Rimase in silenzio per un istante, pensando a come formulare la richiesta senza farsi dare una risposta negativa.
- Dimmi come effettuare la manutenzione.- tentò.
Operazione automatizzata. In caso di malfunzionamento del sistema di manutenzione, prego recarsi nell’area danneggiata.
- Allora dimmi cosa fare per non danneggiarti.-
Richiesta non chiara. Specificare.
Il mago cominciò a spazientirsi.
- Senti…- sbuffò - Uno degli amici migliori che abbia sta rischiando la sua vita per darmi il tempo di smantellarti, quindi ESIGO SAPERE QUALI SONO I TUOI SISTEMI CRITICI, CAZZO!-
Benché l’ultima parola non fosse certamente contemplata dal limitato vocabolario della Fornace, sulla sfera cominciarono a comparire linee, punti e disegni. A quanto pareva, gli stava fornendo uno schema tecnico della sua struttura.
- Accidenti…- commentò Jo, impressionato - Certo che se ti arrabbi sai davvero come farti rispettare!-
- Perché, sa arrabbiarsi?- chiese Alis, aggrottando la fronte.
- Sssh!- esclamarono i coro Xander e Nadine.
- Ci capisci qualcosa?- chiese la ragazza.
- No, ma dammi un minuto.- rispose lui, osservando diversi punti lampeggiare sullo schema - Dimmi in che condizioni sono i sistemi e le aree critiche.-
Stato dei fuochi di alimentazione primari: attivo. Stato dei fuochi di alimentazione secondari e terziari: operativi e pronti all’attivazione.
Dei nuovi punti lampeggianti comparvero sullo schema sferico e, pur non avendo una legenda a portata di mano, Xander sentì di sapere a cosa corrispondessero con esattezza incredibile. Era certo, anzi, di poter localizzare se stesso e gli altri senza bisogno di chiederlo. Intanto, la voce continuava a spiegare, seguita dai segni lampeggianti.
Stato valvole di raffreddamento primarie: attive. Stato delle valvole di raffreddamento secondarie e terziarie: operative e pronte all’attivazione. Stato del sistema di espulsione calore: attivo. Sistema degli ingranaggi in funzione. Stato dei liquidi di produzione: inerte. L’utente desidera operazioni di manutenzione?
- No, preferisco le operazioni di distruzione.- sbottò lui - A cosa servono i liquidi di produzione?-
La sfera brillò più di prima, proiettando sopra le loro teste una nuova serie di segni, provocando versi di stupore da parte di tutti. Erano nuovi schemi, e rappresentavano cilindri stilizzati pieni di un qualche liquido.
I liquidi di produzione della Fornace eseguono diverse operazioni. Spiegò la voce, assumendo ora un tono degno di un documentario serale. Principalmente, forniscono la magia necessaria ai prodotti per il loro sostentamento una volta completati. Un’aggiunta di un dato liquido nella giusta quantità può determinare una propensione o una carenza in un dato campo di potere. Nel caso il prodotto richiesto sia un Demone Maggiore, sarà necessario inserire il Liquido di Produzione classe Omega.
- C’è qualche liquido infiammabile?-
Sì, signore. Rispose la Fornace. Il Liquido di Produzione classe Pyros, il Liquido di Produzione classe Draco e il Liquido di Produzione Classe Omega. Tutti gli altri liquidi di tale categoria sono momentaneamente non disponibili. Organizzare una pattuglia di Demoni Scheletro per reperirne nuove scorte?
- No, niente più scheletri.- brontolò Xander, facendo per alzarsi - Quelli puoi anche ficcarteli nel…-
Perché vuoi distruggermi?
La voce della Fornace gli risuonò nuovamente nelle orecchie, ma stavolta il tono era ancora diverso, più caldo e più amichevole. Era come se cercasse di entrare in contatto con lui.
- Cosa?- chiese, rinsaldando la presa sulla sfera.
Perché cerchi di distruggermi? Ripeté la voce.Io posso aiutarti.
Xander inarcò un sopracciglio: dubitava seriamente che la Fornace Demoniaca potesse mai essergli di una qualsiasi utilità.
Sento che sei scettico. Proseguì la voce.Eppure è la verità. Potresti usarmi per distruggere Kyle. Potresti salvare il tuo amico.
Già, ma poi non avrebbe potuto controllarli. Cosa credeva quell’affare, che fosse un idiota?
Tuttavia, Ducan ha controllato benissimo i demoni con cui cercava di ucciderti. Osservò la Fornace. E anche Kyle. Nessuno di loro ha perduto la loro obbedienza.
Il ragazzo non seppe come ribattere: effettivamente, la Fornace aveva già fabbricato un sacco di mostri per loro, eppure nessuno di essi, per quello che sapeva lui, aveva provato ad attaccare il suo creatore. Avrebbe potuto scatenare un intero esercito di demoni contro Kyle, se solo l’avesse voluto.
E non solo. Aggiunse la voce. Credi forse che i miei poteri si fermino qui? Nossignore, Xander. Io posso anche rendere gli altri migliori. Potresti far finire le prepotenze verso di te e i tuoi compagni. Saresti in grado di migliorare le vostre vite. Potresti anche riscrivere il corso della storia…
- Xander?- chiese Jo - Allora? Ci sei?-
- Certo!- rispose lui - Ma ora scusami… devo capire come si usa quest’affare…-
Il ragazzo sgranò gli occhi, allibito, e guardò Nadine ed Alis, che parevano stupefatte quanto lui.
- Ehm… sei sicuro di stare bene?- gli chiese.
- Cosa?- rispose distrattamente lui - Sì, sì, certo…-
- E allora perché vorresti usare questa dannata Fornace?- sbottò Alis - Siamo qui per spegnerla, no?-
- Sì, ma ci ho riflettuto… Insomma, prima possiamo anche dare una mano a Timmi, no?- replicò il mago - E poi potrei fare qualche altra cosa… tranquilli, dopo la faremo a pezzi.-
E cominciò ad armeggiare con le leve, apparentemente in cerca di qualcosa che producesse demoni.
- È completamente ammattito!- dichiarò Jo, guardando le amiche.
- No, è la Fornace.- disse Alis a bassa voce - Secondo me lo sta manipolando in qualche modo. Dobbiamo fermarlo.-
- Ma è il solo che possa spegnere questa dannata cosa!- protestò Jo.
- Forse ho un’idea…- disse Nadine - Scusate un attimo…-
Superò i suoi amici ed aggirò la consolle, portandosi dietro a Xander.
- Hai capito come funziona?- chiese.
- Più o meno, credo.- rispose lui - Perché?-
- Mi chiedevo se fossi riuscito a trovare quei sistemi critici di cui parlavi. Insomma, sei certo che funzioni bene, vero?-
- Sicuro.- disse Xander - Ecco, guarda…- e gli indicò la sfera - Qui ci sono i fuochi di alimentazione primari, e poco lontano… qui… ci sono le valvole di raffreddamento. Se dovessero guastarsi, ci sono quelli di riserva, quaggiù… e poi, il sistema degli ingranaggi, che non ha alcun malfunzionamento, qui… e i liquidi di produzione. È tutto a posto, vedi?-
Lei annuì, sorridendogli gentilmente.
- Grazie, Xander. Per ricambiare, ti farò un favore… ma non credo che mi ringrazierai.-
Prima che lui potesse voltarsi a guardarla, lei gli schiantò il calcio della pistola sulla testa, facendogli perdere i sensi.
 
- Okay, so cosa fare!- disse in fretta, prendendo il corpo svenuto di Xander e trascinandolo dagli altri - Jo, aiutami a portare questo sacco di patate!-
Il ragazzo non si mosse, limitandosi a fissarla shockato insieme ad Alis.
- E forza!- sbottò Nadine.
Insieme, i due cominciarono a trascinare Xander lungo la passerella alla loro sinistra, che curvava dolcemente seguendo un percorso predeterminato, il quale si perdeva tra i macchinari. Dopo poco raggiunsero una scaletta sulla sinistra.
- Io mi carico Xander e salgo quassù.- disse Nadine - Voi proseguite per una ventina di metri, e troverete una scala sulla destra che scende verso il basso… credo. Lì ci sono i fuochi secondari e terziari e il sistema di espulsione calore. Andate laggiù, bloccate le condutture e accendeteli, surriscalderemo quest’affare!-
- Sei certa che funzioni?- chiese Alis.
- Lo spero.- rispose Nadine - Muoviamoci, adesso, dobbiamo fare in fretta!-
- D’accordo!- annuì Jo - Andiamo, Alis!- e si avviò di corsa lungo la passerella.
- Arrivo!- esclamò lei - Tu stai attenta!- aggiunse, prima di allontanarsi.
Sistemando meglio l’amico svenuto sulla schiena, maledicendolo per essere così pesante e, soprattutto, così stupido da farsi abbindolare dalla Fornace, Nadine prese a salire.

I lettori sono aumentati. Ora, oltre a Ely79, LullabyMylla, Niki 96, Crisan e Lalayth c'è anche Fatelfay a seguire la storia!

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Capitolo 22
*** Cap. 22: Mezzodemone ***


Aggiungo una colonna sonora al capitolo: Wish I Had An Angel, dei Nightwish. Buona lettura!
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Timmi e Kyle aumentarono progressivamente l’andatura finché non cominciarono a correre e, non appena furono abbastanza vicini, saltarono in avanti.
I due si avvinghiarono in una mortale stretta, ancora a mezz’aria, mordendo, graffiando, lacerando; le loro code si attorcigliarono, le zampe inferiori scalciarono, quelle superiori cercarono di bloccare e ferire l’avversario, i denti affondarono nella carne nemica.
Caddero a terra con una forza che scheggiò l’ossidiana sotto di loro, poi Kyle colpì il fratello allo stomaco e lo lanciò contro una colonna che si spaccò all’impatto, riempiendosi di crepe. Lui si alzò, ed altrettanto fece il Divoratore di Anime, pronto a ricominciare.
Fortunatamente, Timmi fece più in fretta e colpì il nemico con un diretto al mento da staccare la testa, che lo proiettò contro un’altra colonna, la quale cedette completamente. Kyle, comunque, si rialzò di nuovo e spiccò un balzo verso il fratello, che schivò di lato. Le corna dell’altro sfondarono definitivamente la colonna rotta, mentre il proprietario si voltava con uno scatto repentino e lo colpiva al muso con un poderoso colpo di coda.
La biforcazione ossea lo ferì leggermente ad una guancia, mentre cadeva a terra e sbatteva la testa contro una colonna. Un istante dopo Kyle gli fu sopra, e lui lo colpì con un manrovescio, togliendoselo di dosso.
Raccolse una grossa sezione di colonna che era crollata con entrambe le mani e la sbatté il più forte possibile contro il fratello, disintegrandola ma spedendolo violentemente via.
Kyle atterrò sul pavimento, rotolando e rompendo ulteriormente le mattonelle, mentre le schegge gli perforavano la pelle. Quando si rialzò gocciolava sangue.
Corse in avanti e fu da lui in due falcate, caricandolo a testa bassa. Con un salto riuscì miracolosamente ad evitare le corna, passandogli sopra e, mentre atterrava, gli agguantò la coda, strattonandolo indietro.
Era pesante, ma fu comunque in grado di sbatterlo contro un’altra colonna, rompendola come già era successo prima e scaraventandolo via. Kyle non sembrò comunque risentirne e, con un agile scatto, fu di nuovo in piedi, caricandolo ancora.
Stavolta provò a schivare di lato, ma fu la mossa sbagliata: proprio all’ultimo secondo, Kyle lo afferrò per una zampa, ripagandolo con la stessa moneta.
Lo sbatté di schiena contro un’altra colonna, frantumandola, ma non lo lasciò andare e, dopo aver fatto un giro quasi completo, lo lanciò lontano. Urtò l’ennesimo pilastro con la schiena, scheggiandolo e facendo crollare frammenti di soffitto.
Si tirò su in fretta e si lanciò a testa bassa contro l’avversario, prendendolo in pieno petto e facendogli soffiare fuori dai polmoni tutta l’aria che aveva in corpo. Scivolò per un po’ sull’ossidiana, mentre Timmi si rimetteva in piedi ansimando e lo guardava: era ferito alla schiena, alle spalle e alle braccia, ed aveva qualche lacerazione anche alle gambe.
Lui, probabilmente, era in una condizione simile, ma l’adrenalina e la furia lo rendevano insensibile al dolore.
Kyle, intanto, lanciò un ruggito feroce e si lanciò di nuovo contro di lui, tirando indietro un braccio per colpirlo con un pugno. Timmi fece altrettanto, ma l’altro si abbassò, schivandolo, per poi prenderlo in pieno al viso.
A causa del colpo fu letteralmente scaraventato verso la propria destra, abbattendo una colonna, poi Kyle gli fu di nuovo sopra, ruggendo e cercando di morderlo al collo. Timmi lo afferrò per le corna, cercando di spingerlo via, e rimasero così per qualche tempo, in una lotta stremante. Alla fine, serrò meglio il pugno destro sul corno che stringeva e tirò indietro l’altra mano, mentre una fiamma lucente ed arancione gliel’avvolgeva.
Era ora di provare l’effetto del nuovo potere.
Colpì Kyle alla guancia con tutta la forza che possedeva, mollando l’altro corno non appena sentì la carne sotto le nocche.
Ne seguì un’esplosione incredibile, che abbatté diverse colonne lì attorno e spazzava via suo fratello, mentre lui restava completamente illeso. Si rialzò subito, con Kyle che continuava a volare via, abbattendo quasi un’intera fila di colonne al proprio passaggio finché non cadde a terra, spaccando di nuovo il pavimento. Si rialzò con lentezza, uno dei due corni spezzati.
A quel punto, Timmi puntò il braccio destro ed aprì Risucchio, con l’intenzione di assorbirlo al suo interno.
Sfortunatamente l’altro non si lasciò sorprendere, e piantò gli artigli nel pavimento, al quale riuscì a rimanere ancorato così saldamente che il vortice non lo smosse per niente. Dopodiché alzò la propria mano sinistra, piantandosi meglio con la destra e le zampe inferiori nell’ossidiana.
- So giocare anch’io…- lo sentì ringhiare, mentre il palmo veniva avvolto da un’inquietante luce azzurro verdastro.
Dalla sua mano partì una fiamma che ricordava molto Riflusso, e che non venne attratta da Risucchio. Vedendo ciò, Timmi comprese cosa potesse fare realmente suo fratello.
Assorbiva la magia e gli incantesimi, mentre lui invece solo materia ed energia fisica, come il fuoco e la pietra. Questo significava che non poteva bloccare quel colpo.
Cercò di schivarlo, ma per l’eccessiva esitazione non ebbe molto successo, e venne preso in pieno petto, dove gli si aprì una ferita simile ad una bruciatura. Fu violentemente spinto indietro, abbattendo con la schiena non meno di cinque colonne, ma fermò ben presto la corsa affondando gli artigli nel pavimento, dopo una breve strisciata nell’ossidiana.
Ignorando il dolore alzò gli occhi, ringhiando ferocemente al fratello, che fece altrettanto.
 
Timmi saltò su una colonna e, aggrappandosi con gli artigli e con la magia, cominciò ad avvicinarsi a Kyle balzando da un pilastro all’alto mentre lui, invece, si accontentava di fare altrettanto sul muro lì accanto. Quando Timmi fu sulla colonna più vicina alla parete e Kyle esattamente di fronte a lui, spiccarono un salto feroce e letale l’uno verso l’altro, ma si contorsero entrambi a mezz’aria, evitandosi senza ferirsi o toccarsi.
Cercarono inutilmente di colpirsi con il poco contenuto dei vortici di rigetto sulle mani sinistre, ma anche quelli mancarono i bersagli e finirono contro le pareti ai lati della stanza, devastandola ancora di più.
Timmi atterrò contro il muro, a testa in giù, e contorse il collo per non perdere di vista Kyle che, invece, si abbarbicò alla colonna, avvolgendoci attorno persino la coda e voltandosi a guardare il fratello, ringhiando.
Saltarono di nuovo, e stavolta Timmi riuscì ad abbracciarlo in volo, spingendolo di nuovo contro la colonna, che cedette sotto il loro peso. Rotolarono un po’ sul pavimento, e Kyle riuscì a staccarsi Timmi di dosso.
Cercò di rialzarsi, ma prima di poterlo fare l’altro fu sopra di lui e, dopo aver avvolto la mano destra nell’oscura fiamma di morte che possedeva, lo trafisse sulla schiena.
 
***
 
Nadine lasciò andare Xander accanto alla ringhiera tubolare della piattaforma metallica, sudata fradicia per lo sforzo ed il calore che c’era all’interno della Fornace (aumentato negli ultimi metri) e si avvicinò a quelle che sembravano due enormi, gigantesche stufe metalliche.
Erano persino più grandi di due elefanti africani messi insieme, così roventi che avvicinarsi era quasi impossibile. Al loro interno, un fuoco feroce bruciava con tutta la forza che poteva, alzando immensamente la temperatura.
Erano come degli enormi forni di alimentazione, che bruciando costantemente fornivano energia sottoforma di calore alla Fornace.
Le fiamme non sembravano essere alimentate da alcun combustibile, quasi fossero autonome, ma probabilmente, rifletté lei, dipendeva tutto dalla magia di quel luogo. Forse Xander avrebbe potuto spiegarle in che modo tutto questo era possibile, ma ora era svenuto, e lei non aveva il tempo di preoccuparsene.
Si guardò attorno e, circa una decina di metri più in là, riconobbe due enormi tubazioni che scendevano dalla parete metallica, grandi poco meno delle stufe. Erano rivolte verso l’immensa struttura cilindrica al centro: sicuramente, quelli erano gli sfiatatoi che gettavano aria fredda per raffreddare tutto.
Fece correre lo sguardo un po’ oltre, e ne vide molti altri circondare la grande struttura. Appena oltre le grate più visibili, le sembrava di intravedere qualcosa di molto grande, che vorticava pigramente, immerso in una chiara luce color menta, ma non sembrava essere una ventola. Attorno ai bordi dei tubi c’erano numerosi ghiaccioli penzolanti.
Ancora, c’entrava sicuramente la magia e quindi, cercando di non chiedersi come potessero raffreddare da sole l’intera struttura della Fornace, cominciò a cercare qualcosa che le permettesse di raggiungerle e di ostruirle.
Appoggiati accanto alle stufe c’erano alcuni attrezzi, tra cui un lungo piede di porco, perfettamente inutile per lei. Poi, il niente. Sbuffando, pensò di scendere e di cercare qualcosa da usare.
Tuttavia, prima di poter mettere in pratica quest’idea, la piattaforma fu scossa da un tonfo alle sue spalle, e lei si voltò di scatto: un lupo marrone scuro, alto qualcosa come un paio di metri la guardava fissa col suo sguardo arancione, ben eretto sulle due zampe, le labbra contratte in un ringhio folle, i peli del collo irti come aghi, i muscoli tesi fino allo spasimo.
Il lupo lanciò un latrato, poi fece qualche passo verso di lei, ringhiando.
Nadine indietreggiò, atterrita.
 
Riuscì ad evitare il grosso mostro solo balzando immediatamente di lato, mentre lui si schiantava contro la ringhiera metallica, che si ammaccò. Quello si tirò su ruggendo ed agitandosi, poi si voltò verso di lei e la colpì con un braccio grosso come una mazza.
Nadine cadde a terra ma prese la pistola, tolse la sicura e fece fuoco quanto meglio le riuscì contro il lupo.
L’altro, pur venendo colpito, non parve sentire minimamente l’attacco, e la disarmò con un altro manrovescio. La pistola rimbalzò oltre l’orlo della piattaforma, cadendo nel vuoto, e lui si chinò sulla ragazza, ringhiando. Nadine cercò a tentoni qualsiasi cosa che potesse aiutarla, cercando disperatamente di bloccare la creatura con le gambe, ed afferrò un corpo metallico lungo e duro: il piede di porco.
Colpì forte il capo della bestia, che guaì ed indietreggiò di un passo.
Si rialzò in piedi e la colpì di nuovo sul capo una, due, tre volte, ma prima che potesse calare la sbarra di ferro un’altra volta, il lupo alzò una mano ed afferrò al volo la sua arma, strappandogliene il possesso e gettandola via.
Ora furente, si rialzò e la colpì con forza, mandandola verso il lato della scaletta. L’inerzia fu tale che scivolò oltre il bordo della piattaforma, al quale si aggrappò con la punta delle dita.
 
Il mostro cominciò ad avanzare verso di lei, ma Nadine oscillò una volta e si lanciò in direzione di un tubo dal diametro di almeno un metro che correva sotto la piattaforma, atterrandoci sopra non senza una qualche incertezza.
Di nuovo, il lupo fu sopra di lei, e cominciò a colpire il pavimento nel tentativo di raggiungerla; quello gemette tremendamente, e si piegò per la violenza dei pugni come se fosse fatto di latta e non di ferro.
Non avrebbe retto in eterno.
Nadine si guardò attorno e vide che, alla sua sinistra, il tubo tornava verso l’alto, proprio alle spalle del lupo; non perse tempo e cominciò ad arrampicarsi, portandosi ben presto al di sopra del mostro, che non si accorse di lei. Con un balzo fu di nuovo sopra la piattaforma, vicino a dov’era caduto il piede di porco, ma prima che potesse afferrarlo il mostro si voltò, più in fretta di quanto potesse immaginare, e per poco non la colpì con gli artigli.
Nadine si gettò a terra per evitarlo, e lui si erse in tutta la sua statura, ringhiando; il lupo mise un piede sulla sbarra di metallo, bloccandola a terra.
Nadine indietreggiò, impotente…
Una sfera infuocata grossa quanto una palla da bowling provocò un’esplosione che portò via la testa al lupo, che cadde indietro, privo di vita.
 
La ragazza rilasciò il fiato che aveva involontariamente trattenuto, voltandosi a guardare Xander che si rialzava, tenendosi la testa. Si era scordata di lui, presa com’era dalla lotta… e per fortuna se n’era scordato anche il lupo.
- Potevi anche farmi rinsavire in un altro modo.- protestò lui.
Nadine fece un verso sarcastico.
- Senti, abbiamo cose più importanti da fare. Cerca qualcosa per bloccare le prese d’aria laggiù.-
- Cercare?- ripeté lui - Io sono un mago, scema! Le blocco io, tu pensa agli ingranaggi, magari!-
Lei annuì e, preso il piede di porco, corse via, giù per la scaletta.
Ancora irritato per i metodi adottati da Nadine su di lui, il ragazzo creò una piattaforma con cui si librò in volo e raggiunse le prese d’aria, riflettendo: doveva usare qualcosa che le ostruisse completamente, e che non avrebbe fatto passare nemmeno uno spiffero d’aria… la cosa migliore sarebbe stata della resina, o magari della colla. Il problema, tuttavia, era che di quei dannati condotti ce n’erano decine. Gli serviva qualcosa che…
Un attimo… i liquidi di produzione!
Se fosse riuscito a trovare quelli infiammabili, allora forse avrebbe potuto utilizzarli per fare esplodere le condutture.
Ora avrebbe solo dovuto trovare un modo per danneggiarli tutti insieme.
Si passò una mano tra i capelli, riflettendo: cosa avrebbe potuto usare? Un recipiente a forma di anello, grande abbastanza da circondare tutta la struttura (come un tubo gigante, magari), sarebbe stato perfetto. Tuttavia, non era certo di poter creare cose di simili dimensioni, non al livello in cui si trovava in quel momento.
Fu a quel punto che ricordò la Neso Mahar.
Per tutto il viaggio l’aveva tenuta in tasca, dimenticandosene tranquillamente. Se fosse riuscito a manipolarla…
Trasse il globo scintillante fuori dai jeans ormai distrutti, tenendolo tra le mani.
- Okay…- disse esitante - Ehm… allora, vediamo…-
Lentamente, cominciò ad allontanare le mani, mentre la Neso Mahar rimaneva sospesa davanti a lui, ondeggiando pigramente. Cominciò a dirigere la magia, usandola per darle una forma diversa,  spostandola proprio sopra i tubi e facendo in modo che li usasse come punti d’appoggio per non cadere.
Un enorme anello cominciò a formarsi attorno alla struttura centrale (che adesso era certo di poter chiamare “Camera di Creazione”), allungandosi sempre di più. Xander sentì qualche goccia di sudore corrergli lungo la fronte, ma la ignorò, procedendo col proprio lavoro.
Nel giro di dieci minuti, la Neso Mahar fu pronta e adesso, incastrato sopra le condutture poste più in alto, c’era un gigantesco anello tubolare semitrasparente, pronto per essere riempito. Mancava solo un punto dove versare i liquidi infiammabili, ma se ne sarebbe occupato dopo averli trovati.
Senza esitare, voltò la pedana e si diresse nel luogo in cui sapeva di poter trovare i liquidi di produzione, spedando che ce ne fossero abbastanza.
 
***
 
Timmi si sentì d’improvviso molto molle e debole. Le sue forze stavano rapidamente scemando, risucchiate dall’oscura magia del suo avversario. Di tutte le altre ferite che aveva subito fino a quel momento, quella era decisamente la più grave e mortale.
Non può finire così…
Con uno sforzo che persino per un demone sarebbe stato giudicato enorme, raccolse l’energia rimasta in Riflusso e colpì Kyle con un pugno che gli fece abbattere ancora un’altra colonna. Appena fu libero cercò di tirarsi in piedi, reggendosi a fatica sulle gambe molli.
Il fratello, per contro, si rialzò immediatamente e gli si avventò contro, ruggendo feroce. Non avrebbe retto l’assalto, così fece l’unica cosa intelligente: si abbassò facendo una piroetta, tornando ad essere umano, impugnò saldamente la Fiaccola con entrambe le mani e la puntò alle proprie spalle, trafiggendo Kyle all’altezza della milza.

Ringrazio come sempre i miei lettori Ely79, LullabyMylla, Niki 96, Crisan, Lalayth e Fatelfay. Tenete duro, manca poco (la storia ha 24 capitoli più epilogo, quindi...).

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Capitolo 23
*** Cap. 23: L'arrivo del Pentacolo ***


Jo ed Alis raggiunsero di corsa le enormi stufe spente che erano i fuochi secondari e terziari; poco lontano, nel pavimento metallico, videro che si aprivano due gigantesche grate da cui filtrava una debole luce verdolina, attorno alle quali giacevano quattro lastroni di metallo di forma triangolare per ognuna, che probabilmente servivano a chiuderle. Sotto di esse c’erano dei tubi dal diametro impressionante, forse per spostare l’aria calda da lì verso l’esterno.
- Eccoci qui.- disse Alis, appoggiando in un angolo il suo computer - Io provo a chiudere queste valvole, tu accendi i fuochi!-
- E come faccio?- sbottò Jo - Sputando fiamme?-
- Che ne so!- sbottò - Inventati qualcosa, accidenti! Sei o no quello che risolve la situazione?-
Lui si accigliò, incrociando le braccia.
- Non serve a niente offendermi, d’accordo?- disse, astioso - Ora vado, ma tu calmati!-
Sorvolando sul fatto che c’era poco per cui mantenere la calma, Alis emise un verso scocciato e prese il piede di porco lì vicino, così da usarlo come leva per sollevare le lastre di metallo.
Mentre Jo si frugava nelle tasche alla ricerca di qualcosa da usare, lei cominciò a fare forza sulla sbarra, ma quei coperchi si rivelarono più pesanti di quanto non avesse immaginato: ogni volta che cercava di staccare una mano dal piede di porco per afferrare l’orlo di uno di essi, immediatamente l’altro braccio cedeva sotto il suo peso, così che ricadeva a terra.
Stava per cedere per l’ennesima volta quando una mano comparve dal nulla ed afferrò la lastra, fermandola prima che colpisse il pavimento. Alzando lo sguardo vide Jo che, stringendo i denti per lo sforzo, cercava di aiutarla. Insieme riuscirono a sollevare il pannello e a bloccarlo in posizione di chiusura. Intanto, i fuochi lì vicino cominciavano rapidamente ad ardere.
- Come hai fatto?- chiese lei.
Il ragazzo le mostrò un frammento del bastone rotto che gli aveva regalato Timmi.
- Ne ho raccolti un paio prima di scappare, per ricordo. Ho pensato che avesse abbastanza magia da provocare una scintilla, e avevo ragione.-
Annuendo impressionata per la prontezza di Jo, Alis fece cenno di passare agli altri pezzi del blocco della valvola.
Insieme riuscirono a tirare su tutti quanti i lastroni, anche se finirono col bagnarsi di sudore fino al midollo, e li fermarono con il gancio di metallo posto in cima ad uno di essi, per poi passare al secondo sfiatatoio.
Una volta fatto anche con quello, si ritrovarono esausti.
- Fi… finito…- gemette Jo, accasciandosi lungo la piramide che bloccava uno degli sfiatatoi.
- Sì…- ansimò Alis, stremata quanto lui - Ma ora… dobbiamo uscire…-
Mentre lei esauriva il fiato, intorno a loro risuonò una voce fredda e meccanica, femminile, simile quella che si sentiva solitamente all’aeroporto per gli annunci:
Attenzione. Attenzione. Rilevato potenziale surriscaldamento critico della Fornace. Danneggiamento imminente. Rilascio Demoni Scheletro immediato per risoluzione problema.
- Che ha detto?- esclamò Alis, con voce strozzata - Cosa sta facendo?-
- Dannazione!- sbottò Jo, balzando in piedi - Presto, corriamo! Andiamo via!-
Si diressero rapidamente alle scale, mentre attorno a loro cominciavano già a farsi sentire i disgustosi ticchettii dei mostri.
Fecero il più in fretta possibile ma, nonostante i loro sforzi, quando arrivarono in cima alla scaletta un demone saltò fuori apparentemente dal niente, atterrando nel bel mezzo della scaletta, bloccandogli la strada. Cercarono di tornare indietro, ma quando si voltarono ne videro un altro che tagliava ogni possibile ritirata. Quanto a scavalcare la balaustra, manco a parlarle, pena un volo di centinaia di metri nel vuoto.
Erano in trappola.
- E ora?- chiese Jo.
Il demone più vicino saltò verso di loro, pronto ad ucciderli…
Non li aveva nemmeno sfiorati che andò in mille pezzi.
 
Scendendo fino ad una grande piattaforma metallica, Nadine raggiunse un’enorme apertura nella parete interna della Fornace, dove una serie di giganteschi ingranaggi, ruote dentate, molle, rondelle e cilindri giravano scricchiolando pigramente, producendo rumori metallici e vaghi suoni di meccanismi al lavoro.
Erano lontani qualcosa come una decina di metri, e non aveva alcun modo di avvicinarsi oltre il limitare della piattaforma di metallo: avrebbe dovuto lanciare qualcosa e sperare di fare centro.
Avanzò fino al limite dello spiazzo metallico e strinse forte il piede di porco, prendendo la mira meglio che poté, quindi lo lanciò come un giavellotto in mezzo a tutto l’ammasso di ingranaggi. Colpì la ruota dentata più grande, quella centrale, almeno due metri sotto la cima, troppo lontano da ogni possibilità di incastro.
- Dannazione!- esclamò furiosa: quel piede di porco era la sola cosa che avesse per sperare di bloccare in qualche modo il meccanismo. Ora non aveva più altro da usare - Ma perché…?- sbuffò, guardandosi attorno.
Non c’era niente che potesse tornarle utile, o almeno niente di immediatamente visibile. Sarebbe dovuta tornare indietro e raggiungere Xander per prendere uno degli attrezzi sparsi lì in giro, o per farsi creare qualcosa di…
L’occhio le cadde su una sezione della ringhiera: era stata danneggiata da qualcosa, ed una parte della piattaforma, che era fatta interamente con lamiere fissate assieme, era lievemente staccata.
Si avvicinò a quella zona e cominciò ad osservarla con attenzione: la saldatura era alquanto indebolita e sottile, lì. Se avesse esercitato una forza sufficiente, magari avrebbe potuto liberare la lastra ed usarla.
Afferrò l’orlo della piattaforma, che sotto le dita sentì alquanto affilato, e cominciò a tirare, digrignando i denti per lo sforzo. Quello si piegò leggermente, ma non cedette, anche se sentì qualche punto della saldatura saltare con dei lievi scricchiolii. Le dita le si riempirono di tagli ed escoriazioni, ma continuò a tirare con forza, finché la stanchezza non la costrinse a fare una pausa.
Lasciò andare la lastra, sfinita, e controllò il suo lavoro: tutto sommato, non mancava molto. La ruggine ed il tempo avevano eroso parzialmente i punti del fissaggio del metallo, indebolendoli abbastanza da permettere anche ad una persona normale come lei di farcela.
Ringraziando l’esercizio fisico fatto con la squadra di pallavolo, ricominciò a tirare, spingendo il più possibile coi muscoli delle gambe (che non erano roba da poco) e serrando forte la presa sul metallo. Con un gemito, la lastra cominciò a rompersi davvero; Nadine insistette fino a tagliarsi le mani e a far scoppiare le braccia in proteste dolorose per via dei crampi ma alla fine, con uno schianto, la lastra cedette, scattando indietro e sfuggendole quasi dalle mani.
Ansimando, rimase distesa a terra per un istante, scoppiando poi in una risata un po’ isterica; facendosi forza si rimise in piedi, stringendo saldamente la lamiera tra le dita, adesso mirando meglio verso l’ingranaggio.
O la va o la spacca. Pensò.
Quando si sentì pronta la lanciò come se fosse un frisbee, sperando di riuscire a fare centro, almeno stavolta…
Il frisbee improvvisato si infilò tra due ruote dentate più piccole e sottili. Quelle, gemendo e tremando, si bloccarono all’istante, con uno stridio da far paura. Il pezzo di metallo si deformò, ma non si ruppe, e dopo pochi secondi la paralisi fu completa.
Il meccanismo cominciò subito a rompersi, schizzando schegge ovunque, mentre alcune rondelle giravano a vuoto ad una velocità incredibile; le ruote dentate perdevano i denti ed alcune molle saltavano via, sprizzando scintille. Era fatta.
- Evvai!- esclamò Nadine.
Attenzione. Attenzione. Blocco critico degli ingranaggi. Attenzione. Invio Demoni Scheletro per rimozione corpo estraneo.
- Oh… cavolo…- gemette la ragazza.
Cercò di raggiungere la scaletta, ma proprio mentre lei metteva piede sul primo gradino i mostri raggiunsero la piattaforma, semplicemente saltandoci sopra o arrampicandosi. Altri due scendevano verso di lei, comparendo dalle ombre e dal vapore.
Erano stati rapidissimi a sopraggiungere, molto più di quanto non avesse osato sperare.
Il demone che aveva davanti stridette e saltò nella sua direzione, con l’intenzione di ucciderla, ma qualcuno lo intercettò a mezz’aria e, con un lampo di lame argentate, gli si mozzò il capo mentre il resto gelava a mezz’aria.
Crollò a terra in un blocco di ghiaccio, frantumandosi. Senza sapere come, Nadine si ritrovò la mano di una donna dai capelli neri stretta attorno al braccio.
- Corri.- le disse seria ed incredibilmente calma - Usciamo di qui.-
- Cosa… chi… chi sei?- balbettò, mentre lei la trascinava via, lontana dai mostri dietro di loro.
- Mi chiamo Raven.- rispose - Faccio parte del Pentacolo.-
 
Xander aveva finalmente trovato senza troppi problemi i contenitori dei liquidi di produzione (degli enormi cilindri trasparenti muniti di rubinetti, collegati poi tramite dei tubi alla Camera di Creazione) ed aveva deviato il flusso di quelli infiammabili fino al suo grosso anello sopra le valvole.
Fatto ciò, aveva creato una lunga miccia e l’aveva sistemata in maniera tale da concedergli almeno tre minuti prima di fare esplodere tutto.
Quasi subito aveva sentito l’allarme che protestava sonoramente, non tanto per quello che aveva fatto lui quanto per un blocco critico degli ingranaggi e per un improvviso aumento della temperatura (di cui si era accorto anche lui).
Tornò di corsa alla piattaforma da cui era partito e, con sua somma sorpresa, trovò Skin ad aspettarlo, le braccia incrociate sul petto e scuro in volto.
- Tu?- esclamò, allibito.
- Sì, io.- rispose Skin, serissimo, i capelli biondi impastati dal sudore - Mi manda Daniel. Dobbiamo andarcene, adesso.-
- E gli altri?-
- C’è chi se ne occupa.- disse, facendogli cenno di seguirlo - Dai, Xander… forse possiamo ancora aiutare Timmi.-
Al solo sentirgli dire una cosa del genere, il mago scattò verso le scale.
- Ehi, aspettami!- esclamò lui, inseguendolo.
- Non posso, scusa!- gridò il ragazzo, quasi volando sopra la scaletta - In meno di tre minuti qui salterà tutto!-
Dietro di sé, sentì Skin imprecare.
 
***
 
Kyle perse totalmente l’aspetto demoniaco, mentre il suo sangue fluiva fuori dalla ferita, imbrattando il già insanguinato fratello.
Cadde a terra, boccheggiando e tamponandosi il fianco; Timmi si rialzò, molle per la perdita di sangue ed il danno provocato dagli artigli di Kyle, sentendo la testa che girava.
Non era mai stato ubriaco in vita sua, ma immaginò che fosse quella la sensazione che sentiva la gente normale dopo una notte di baldoria intensa, se si escludevano le ferite ed i lividi.
Si rialzò in piedi e guardò Kyle dall’alto in basso, ansimando, la vista che andava e veniva; la stanza roteava follemente, e sentiva le membra pesanti come piombo.
Comprese che presto avrebbe perso irrimediabilmente i sensi.
Il soffitto, già indebolito dal crollo delle colonne, cominciò a tremare e a cedere, come se sopra di esso qualcosa stesse scoppiando ripetutamente.
- Timmi…- gemette pallido Kyle, cercando di tamponarsi la ferita - Per… quello che vale… mi dispiace…-
Non stava implorando pietà, lo comprese dal tono. Gli stava solo chiedendo scusa.
Ma non fece differenza.
- Hai ragione…- disse - Non vale granché…-
Alzò la Fiaccola e la affondò nel suo corpo una, due, tre, quattro volte. Si fermò a quattro solo perché non riuscì più a tirare su le braccia.
- Sei morto…- ansimò - Sei morto…-
Le ginocchia cedettero e si ritrovò a terra.
La testa gli girava, e la vista andava fuori fuoco.
Le lacerazioni grondavano, tanto che era diventato scarlatto.
Mai, prima di allora, una battaglia gli aveva provocato tali ferite.
Mai, prima di allora, era stato certo di morire.
Si accasciò di lato, mentre le macerie cominciavano a crollare, rivelando un’intensa luce oltre il soffitto. Sopra di sé gli sembrò di vedere una sagoma …
 
Xander e Skin raggiunsero l’entrata per primi, facendosi strada in mezzo ad una furiosa marmaglia di scheletri assassini.
A dire il vero, fu incredibilmente semplice oltrepassarli, più di quanto il ragazzo avrebbe immaginato: non dovette quasi usare i propri poteri perché Skin, apparentemente senza sforzarsi, si sbarazzò della maggior parte di loro in pochi secondi.
I rigonfiamenti sopra gli avambracci non erano delle decorazioni o delle protezioni: da quello destro fece uscire, con un piccolo scatto, tre artigli lunghi quasi mezzo metro, sottili e lucenti; il bracciale sinistro, invece, nascondeva una lama piatta e robusta, con un solco nella parte più interna che la bucava quasi completamente.
Con quelle armi si sbarazzò degli ostacoli più grossi con una rapidità impressionante, fendendo l’aria e tagliando persino il metallo che li circondava, senza neanche spandere scintille in giro. A volte sembrava che neanche li sfiorasse, eppure non sbagliava un colpo.
Presto furono all’entrata, dopo aver sufficientemente distanziato gli inseguitori, ma non uscirono finché anche Nadine, Jo ed Alis non furono lì. I tre arrivarono di gran carriera, accompagnati da altrettante persone, e che sicuramente dovevano essere i compagni a cui aveva alluso Skin.
Con Nadine c’era una donna dai capelli neri, e due uomini accompagnavano Alis e Jo. Uno indossava un giubbotto di pelle, e sembrava alquanto agitato, ma l’altro invece procedeva in tutta tranquillità, le mani nelle tasche dei pantaloni. Sembrava che, per lui, ciò che stava succedendo alla Fornace fosse la più normale del mondo.
Per inciso, la “cosa più normale del mondo” era l’intera Fornace che tremava attorno a loro, la sua immane struttura costellata d’esplosioni più o meno grandi. La sua distruzione stava cominciando piuttosto rapidamente, e ancora la miccia di Xander non si era esaurita.
- Ci siamo tutti?- chiese questo strano quanto rilassato personaggio.
- Sì.- rispose la donna - Ma presto ci saranno anche gli scheletri, se non andiamo via.- aveva un curioso tono formale e misurato - Temo che il nostro tempo si stia esaurendo piuttosto in fretta. Tra poco li avremo tutti addosso.-
A sostegno della sua tesi, si sentirono subito diversi rumori ticchettanti che, misteriosamente, sovrastarono il baccano della Fornace morente ed annunciavano l’arrivo di quelle creature.
Contemporaneamente sentirono anche altri versi, molto più simili a quelli di un branco di cani furiosi, che si levarono tra i corridoi di metallo e le strutture astruse della Fornace. I demoni erano in arrivo.
- Muoviamoci.- disse Skin, perentorio.
Tutti e otto cominciarono a correre giù per la scalinata, mentre decine e decine di Demoni Scheletro si accalcavano alle loro spalle, inseguendoli, affiancati da creature scagliose o pelose, gettatisi in caccia come animali affamati.
- Come siete passati?- gridò Jo rivolto a Skin - E cosa fate qui?-
- Vi spieghiamo tutto dopo!- rispose lui - Ora dobbiamo pensare a scappare… Xander ha piazzato una bomba!-
- COSA?-
Raggiunsero la porta abbastanza velocemente, riuscendo a tenersi lontani dagli artigli dei mostri; la soglia ovviamente era ancora chiusa, e furono costretti a fermarsi.
- Dobbiamo aprirla, ma temo che sia inutile usare la magia.- disse la donna dai capelli neri - Il netrio ha una resistenza naturale agli incantesimi.-
- Ci penso io.- rispose Skin, prendendo qualcosa da una tasca nella cintura.
- D’accordo, ma sbrigati, magari.- disse l’uomo col giubbotto - Trys, tu ed io occupiamoci di quei simpaticoni, ti va?-
L’altro annuì, tendendo un braccio di lato: nella mano comparve una lunga arma che era una doppia lama azzurra, con l’impugnatura nel centro esatto della sua lunghezza. L’altro, invece, si accontentò di sguainare la spada che portava appesa alla schiena.
Un secondo prima di potersi mettere a combattere, tuttavia, entrambi vennero scagliati a terra, insieme a tutti i presenti.
Un’enorme esplosione squarciò l’aria, mentre la scala tremava follemente, cominciando a spaccarsi.
La bomba di Xander era esplosa.
 
Lo spostamento d’aria avanzò rapidamente verso di loro, scaraventando tutti più in basso e schiacciando il gruppo contro la porta. La scheggia che Jo teneva in mano e la pietra di Nadine cominciarono a tremare, per poi disintegrarsi. Due forti aure lucenti si espansero fino a sparire.
- Cosa… cos’è successo?- balbettò Jo.
- La mia bomba…- grugnì Xander, tirandosi su con il gomito indolenzito - Deve essere…-
- No, i nostri regali…- disse il ragazzo - Cosa…?-
- Lascia stare, ci pensiamo dopo!- esclamò Skin - Darth, Trys, gli scheletri!-
I due annuirono e, rimettendosi in piedi, si prepararono a ricevere i demoni che, intanto, stavano tornando all’attacco.
Senza esitare, i due cominciarono a colpire i mostri che si avvicinavano troppo, affettandoli con una facilità che aveva dell’incredibile.
Sembravano conoscersi da anni, e combattevano con un tale affiatamento da non lasciare dubbi sulla loro capacità di destreggiarsi in battaglia, scambiandosi spesso l’avversario o accorrendo in aiuto del compagno senza bisogno di essere chiamati dall’altro.
Skin, intanto, teneva in mano quello che somigliava ad un grosso anello di metallo su cui era disegnata una chiave, e lo premette sulla porta. Gli fece compiere mezzo giro verso destra, si udì uno scatto e quella cominciò ad aprirsi.
- Fatto!- esclamò Skin, facendo passare i ragazzi - Darth, Trys, muovetevi!-
Oltre la porta sembrava fosse scoppiata la terza guerra mondiale: quasi tutte le colonne erano crollate, ed il soffitto stava cedendo rapidamente, mentre l’intero edificio era scosso dalle esplosioni della Fornace. Su tutto aleggiava un tale polverone che era impossibile vedere alcunché. C’era tuttavia una sagoma, stesa sul pavimento, ma non riuscirono a capire chi fosse.
- Timmi!- gridò Nadine.
- Dove sei?- fece eco Xander.
Nessuna risposta.
- Andiamocene!- gridò Trys - L’incantesimo che bloccava Proiezione è svanito con la Fornace!-
- E Timmi?- gridò Jo, furibondo.
- Non c’è tempo!- sbottò lui, d’un tratto serio - Andiamo via, forza!-
Ognuno dei quattro afferrò un ragazzo diverso e, mentre un’ultima esplosione faceva crollare definitivamente tutto, si Proiettarono via.

Chiedo venia per il ritardo... ieri mi sono scordato di postare il capitolo e stamani sono uscito troppo presto. Comunque, i miei lettori Ely79, LullabyMylla, Niki 96, Crisan, Lalayth e Fatelfay meritano il solito grazie. Restate sintonizzati per l'ultimo capitolo e l'epilogo!

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Capitolo 24
*** Cap. 24: Ritorno a casa ***


Erano nella casa di Timmi. Xander ci mise almeno un minuto prima di realizzarlo.
Non erano più nel grattacielo… erano di nuovo in città… l’avevano lasciato lì…
Un ruggito di rabbia che non aveva mai lanciato prima di allora gli uscì dalla bocca. Furioso, si divincolò dalla stretta di Skin, che indietreggiò di un passo. Alle sue spalle c’erano gli altri tre, che lasciavano andare Nadine, Alis e Jo.
La prima si sedette sul divano, pallida come un cencio, mentre Alis si rannicchiava contro un muro, così sconvolta che non riusciva a staccare gli occhi da terra. Jo se ne rimase semplicemente dov’era, cereo in viso.
- Perché?- ringhiò Xander.
- Non avevamo altra scelta.- rispose quello che si chiamava Trys, incrociando le braccia, senza guardarlo - Ormai, il suo scontro con Kyle era finito.-
- E con questo?- sbottò Jo - Perché non l’abbiamo portato via?-
Skin scosse la testa.
- Abbiamo lanciato il Richiamo.- spiegò - Si tratta di una magia del Sommo Concilio, fatto apposta per richiamare i nostri colleghi. È come una specie di telefono senza fili, lo usiamo per darci appuntamento. Però lui… non ha risposto.-
Xander scosse la testa a sua volta, ribelle.
- Non vuol dire niente! Magari era svenuto, o non poteva rispondere…-
- Non c’era.- disse categorico Trys - Ha affrontato Kyle, ed ha vinto, ma non è sopravvissuto. Mi dispiace.-
Per qualche minuto, il ragazzo non trovò niente da dire, e a quanto pareva non ci riuscì nemmeno Jo, anche se era chiaro dalla sua espressione che avrebbe voluto.
- Perché non avete aiutato lui?- chiese all’improvviso Alis - Perché solo noi?-
L’uomo di nome Darth fece un sorriso infelice.
- Ordini.- rispose - Daniel ci ha chiesto di venire a sorvegliarvi da lontano, quando ha sentito il sigillo di Timmi che si rompeva. Ci ha detto di occuparci di voi, e di lasciare Kyle a lui. Ci siamo infilati di nascosto all’interno della Fornace, ieri notte, così da poter sgombrare almeno un po’ la strada all’interno… ma questo era il massimo che potessimo fare. Non siamo nemmeno riusciti a danneggiarla granché, da soli. -
- Perché?- sbottò Xander - Come mai era così importante?-
Trys sospirò.
- Bhè… immagino che Timmi vi abbia parlato dei documenti che ci hanno aiutati a risalire alla Fornace, vero?-
- Sì.-
- Bene. In quegli stessi documenti, Daniel ha scoperto cosa sapeva fare la Fornace se ad usarla erano degli Utilizzatori speciali. Poi ha capito che uno di questi era Timmi e l’altro, per esclusione, doveva essere il suo defunto fratello.-
- Tuttavia, sappiamo bene che non era defunto.- continuò la donna, con una calma che aveva dell’insensibile - Il Divoratore di Anime… qualche mese fa, ho scoperto chi era, e l’ho detto a Daniel, e lui ha deciso che ad occuparsi della Fornace doveva per forza essere lui, vietandomi di rivelarlo ad altri.-
- Ma perché?- chiese Jo, esasperato - Perché proprio Timmi?-
- Non è ovvio?- ridacchiò tristemente Skin - Lo sapete com’era fatto… il suo corpo è sopravvissuto a Sleepy Creek, ma tutto il resto no. Solo così poteva guarire.-
- Guarire?- ripeté Xander - Guarire come, se è morto?-
- Ehi, non l’abbiamo chiesto noi!- disse Trys - Non avevamo altra scelta. Se anche avessimo provato ad aiutarlo, non ce l’avrebbe mai permesso, così come non l’ha permesso a voi. Anche a me è successa una cosa simile, un bel po’ di tempo fa…-
- Ci risiamo…- gemette tra sé Darth.
- … e neanche io volevo interferenze.- proseguì Trys, ignorandolo - Mi dispiace. Doveva fare da solo… e noi non avremmo potuto aiutarlo in ogni caso.-
Quest’affermazione era così vera che nessuno di loro poté contestarla. Tuttavia, non rendeva la cosa minimamente più sopportabile. Calò di nuovo un tetro silenzio, mentre ognuno di loro cercava di accettare il fatto che Timmi non ci fosse più.
Non è giusto… pensò Xander.
Dopo tutta la fatica fatta e i pericoli corsi… sapeva fin dall’inizio che quella storia poteva finire male, ma non aveva mai realmente, seriamente pensato che Timmi potesse non farcela. Era quello più forte di tutti, il più pronto, che se la cavava sempre… si era persino fatto inseguire da decine e decine di mostri e ne era uscito con un taglio sulla spalla ed una maglietta distrutta. Non era giusto che il migliore di loro fosse anche l’unico a rimetterci.
- Cosa succederà ora?- chiese Nadine, con voce rotta.
Non stava guardando nessuno, gli occhi fissi sulle proprie ginocchia. Si teneva la nuca tra le mani, ed era china in avanti, come se stesse per vomitare.
- Per adesso, vi lasceremo tornare alle vostre famiglie.- rispose Trys - Noi andremo dal Sommo Concilio, e faremo rapporto. Torneremo tra un po’.-
- Perché?- chiese Alis - Come mai dovete tornare?-
- Per voi.- rispose Raven - Ciò che avete fatto merita una ricompensa.-
- Potete tenervela!- sbottò Xander - Non vogliamo niente da voi!-
Trys e gli altri si scambiarono sguardi cupi.
- Ci dispiace.- ripeté di nuovo - Comunque, torneremo lo stesso.-
Detto ciò, sparirono.
 
***
 
Finalmente le vacanze natalizie finirono, e i quattro tornarono alla loro vita di sempre. Non dissero niente ai loro genitori di quanto accaduto, e tennero segreta la faccenda con chiunque. Per tutto il resto dei giorni di festa che gli rimasero, neanche si parlarono più: si tapparono in casa, e non uscirono quasi per niente. Si isolarono dal mondo intero, ignorando anche le domande dei loro familiari, ai quali il repentino cambiamento non sfuggì certamente. Stettero soli, chiusero i contatti che li legavano al resto dell’umanità.
Fino al primo giorno di scuola.
Xander, quella notte, era riuscito a dormire molto poco: continuava a pensare al ritorno alle lezioni, e la sola idea gli dava una dolorosa fitta alla tempia, mentre la motilità intestinale subiva un drastico aumento.
Con lo scarso periodo di sonno lo costrinse a trovarsi qualcosa da fare, finendo con l’essere già pronto per uscire ben prima che suonasse la sveglia, e fu davanti alla scuola così in anticipo che gli altri lo raggiunsero solo dopo diversi minuti.
- Ciao.- disse loro, vedendoli arrivare.
- Ciao, Xander.- rispose Alis.
Jo gli diede una pacca sulla spalla.
- Come va?- chiese.
- Potrei stare peggio.- rispose, stringendosi nelle spalle.
Nemmeno loro avevano l’aria di qualcuno che ha dormito bene: Alis era totalmente scarmigliata, e aveva gli occhi rossi. Indossava un’accozzaglia di vestiti stropicciati e completamente differenti tra loro, sia per stile che per colore. Le uniche altre volte che aveva fatto così aveva creduto di aver preso cinque al compito di storia o aveva perso la collana di sua madre.
Anche Jo aveva gli occhi rossi, ma meno di Alis. Uno spago attorno al suo collo teneva appesa l’ultima scheggia nera che gli era rimasta dal bastone ricevuto per natale, perfettamente visibile sopra la camicia abbottonata male.
Xander fece un sorriso un po’ tirato ad entrambi e guardò Nadine, che non aveva aperto bocca: stava fissando la scuola, e non sembrava avesse molta voglia di parlare. Come Alis, aveva i capelli scompigliati, sciolti sulle spalle, e gli occhi rossi, ma cerchiati di viola. Chissà quanto tempo era che non dormiva.
- Tu come stai?- le chiese in tono gentile.
Lei si strinse nelle spalle, senza guardarlo. Non rispose.
- Certo, però…- ridacchiò Jo - Bhè… che esperienza, eh?-
Xander annuì, sorridendo suo malgrado.
- Decisamente abbiamo fatto bene a decidere di non dirlo a nessuno.- disse - Insomma, chi ci crederebbe mai?-
Alis rise piano a sua volta e scosse la testa, e Xander fu sorpreso da quanto fosse cambiato il suo aspetto da natale: senza gli occhiali, era decisamente molto più carina. Non aveva mai capito quanto fossero belli i suoi occhi, fino a quel momento.
- Sapete, ho avuto modo di leggere i libri che mi ha regalato.- disse - Sareste sorpresi se vi raccontassi cosa c’è scritto… avete presente Trys e Darth?-
I due ragazzi annuirono.
- Bene. In pratica, Darth è il bisnonno di Elizabeth Addley.- ridacchiò - In qualche modo, lui e Trys sono stati intrappolati per circa un secolo fuori dal corso del tempo, e lei li ha liberati solo vent’anni fa. La famiglia Addley ne ha proprio combinate di tutti i colori, credetemi. Sareste sorpresi.-
Jo inarcò un sopracciglio.
- Sorpresi di cosa?- chiese - Niente può più stupirmi, credimi, Alis.-
Risero tutti insieme, e persino Nadine si concesse un breve sorriso, portando finalmente gli occhi sugli altri.
Quando smisero, nessuno di loro parlò per qualche minuto, e rimasero a guardare la scuola con una certa apprensione: non avevano alcuna voglia di entrare. Non dopo quello che era capitato, dopo tutta la storia della Fornace e le mille situazioni pericolose in cui si erano messi. Avevano voglia di voltarsi ed andare via.
Ma se anche l’avessero fatto, non sarebbero potuti andare da nessuna parte: la casa di Nadine era troppo lontana, e quelle degli altri erano comunque presidiate da genitori che non andavano al lavoro per un motivo o per un altro. Prima avevano potuto contare su Timmi che li aveva ospitati, guidati, protetti e, in un certo senso, accuditi.
Sorprendente come una persona conosciuta per poco più di un paio di mesi potesse diventare così indispensabile. Quasi non riuscivano nemmeno a ricordare com’era la loro vita, prima di incontrarlo. La sola cosa di cui erano certi era l’immensa piattezza che le aveva caratterizzate.
- Ehi!-
Qualcuno stava gridando al loro indirizzo. Xander si voltò e vide Thomas Bull e la sua banda che si avvicinavano nella loro direzione, indossando un giubbotto nuovo fiammante, di certo un regalo di natale.
Ecco un altro motivo per cui non voleva tornare a scuola.
- Guarda un po’ chi c’è qui…- ridacchiò il ragazzone, fermandosi poco lontano da loro - Dov’è la vostra guardia del corpo? Se l’è filata, per caso?-
- No.- ringhiò lui - Ma fareste meglio a farlo voi.-
Un coro di “uuuuh” si levò intorno a loro, e Bull scoppiò a ridere.
- Perché, cosa vorresti fare, picchiarmi?- lo schernì.
- Sì, quest’idea mi frullava in testa, sinceramente.- rispose sprezzante lui, avvicinandosi così tanto al bullo che quasi i loro nasi si sfioravano.
- Sì, fareste meglio ad andarvene.- sbottò Jo, che affiancò l’amico.
- Giusto!- rincarò Alis, scoccandogli un’occhiataccia.
Nadine incrociò le braccia, voltandosi verso Bull con aria ostile.
- Li hai sentiti, no?- disse con calma glaciale - Vattene. Lo dico per te, Bull.-
Lui, spiazzato, li guardò uno ad uno. Che qualcosa che non gli tornava era evidente, ma anche comprensibile.
Poco tempo prima, loro quattro erano stati i suoi bersagli preferiti, che mai osavano mettersi contro la sua banda. E adesso eccoli lì, pronti a fare a botte, ragazze comprese, e in qualche modo sembravano persino più robusti, oltre che più coraggiosi.
Normale che fosse tanto sorpreso.
- Ma che accidenti credete di fare?- chiese, scontroso.
- Questo è ciò che vorrei chiederti io.- ringhiò una voce aspra dietro Xander.
Il ragazzo sgranò gli occhi e scambiò uno sguardo stupefatto con Jo, che pareva altrettanto stupito. Poi, tutti e quattro, si voltarono a guardare.
Dietro di loro, perfettamente illeso, con attorno la stessa aura di invulnerabilità che aveva quando l’avevano conosciuto, c’era Timmi.
Scrutava con astio il gruppo di bulli, e pareva seriamente intenzionato a dare loro una ripassata.
- Cosa ti passa per la testa?- chiese, apparentemente ignaro di essere appena tornato dall’aldilà - Mi pareva di averti già detto cosa ti avrei fatto in una simile situazione.-
Bull non rispose nemmeno: dopo avergli gettato un’occhiata terrorizzata si voltò e corse via, seguito da tutta la sua banda.
- Bah…- sbottò Timmi, sdegnato - Che manica di mentecatti…-
Un istante dopo finì lungo disteso a terra: Nadine gli era saltata addosso, facendogli perdere l’equilibrio, e lo stringeva in un abbraccio da spaccare le ossa.
- No… Nadine…- grugnì lui, cercando di liberarsi - Staccati… convalescente… fai male! -
Jo, Xander ed Alis si scambiarono una serie di occhiate perplesse, ma alla fine corsero a togliere Nadine di dosso all’amico, che si tirò su massaggiandosi il collo e guardandola inferocito.
- Ma sei pazza?- sbottò - Poco mancava che mi ammazzassi, accidenti!-
- Cosa fai qui?- chiese Jo - Dovresti essere…-
- Morto?- ridacchiò lui - No, tranquilli, sono vivo e vegeto.- fece un gran sorriso e si mise le mani sui fianchi - Immagino che vorrete sapere cos’è successo, vero?-
- E ce lo chiedi?- esclamò Xander.
- D’accordo.- disse lui - Vedete… per farla breve, prima che tirassi le cuoia è arrivato Daniel, che mi ha portato via e rimesso a nuovo. C’è voluto un po’, ma…-
- Ma gli altri…- disse Alis - Skin, Trys, Darth e Raven… loro dicevano che eri morto, non hai risposto al Richiamo…-
- Bhè, è difficile rispondere, quando si è incoscienti.- sbuffò lui - Ovviamente loro erano certi che fossi morto, sì… Trys pensa addirittura che Daniel mi abbia resuscitato…-
- Può farlo?- chiese Jo.
- In teoria sì… in pratica…- scosse la testa con una smorfia - Non è un potere che può usare quando vuole: è pericoloso, e proibito. Non si può certo fermare la morte, sapete? È contro natura, dopotutto.-
- Io dico che l’ha fatto.- s’impuntò Jo.
- Bah, fai come vuoi…- grugnì il mezzodemone - Comunque sono qui anche per un altro motivo: la vostra ricompensa.-
- La ricompensa?- ripeté Nadine - Ah, sì…- disse, ricordando di cosa stava parlando - Di che si tratta?-
Lui si strinse nelle spalle.
- Lavoro.- rispose - Vi viene offerta un altro po’ d’azione.-
- Un… un lavoro?- chiese Alis - Cioè, vogliono che diventiamo… come te?-
- Siete stati molto bravi.- spiegò Timmi - Li avete decisamente impressionati, visto quello che siete riusciti a fare anche senza alcun addestramento. Non è insolito reclutare dei ragazzi, per noi, la vostra è l’età migliore… quasi tutti i più grandi eroi del nostro tempo hanno cominciato verso i sedici anni. Liz ne aveva addirittura quattordici, figuratevi…-
- Ma non abbiamo poteri.- osservò Jo - Nessuno di noi può combattere davvero, a parte Xander.-
- Non è… del tutto esatto.- rispose Timmi - Ricordate l’esplosione? Quando i vostri regali si sono disintegrati?-
Jo e Nadine annuirono.
- Bhè, secondo Dante non sono solo andati distrutti.- spiegò - La magia che li permeava, a causa dello scoppio della Fornace, è entrata negli unici esseri senza poteri lì presenti. In pratica… voi tre.-
Alis, Jo e Nadine sgranarono gli occhi, guardandosi stupiti a vicenda, quasi si aspettassero di vedere dei cambiamenti.
- Stai dicendo sul serio?- chiese Xander.
- Non lo dico io, lo dice un Custode dell’Eden. E Dante di questa roba se ne intende quasi quanto s’intende di storia.-
- E se accettassimo…- disse esitante Xander - Cosa succederebbe?-
- Bhè… verrete sottoposti ad alcuni mesi di addestramento.- rispose lui - Tanto studio di tanta teoria… due palle…- grugnì, quasi ricordando qualcosa di sgradevole - Poi, quando potrete uscire in giro, vi saranno assegnate alcune missioni, da svolgere sotto la guida e la supervisione di un caposquadra fino a che non verrete ritenuti adatti ad ottenere l’abilitazione.-
- Che caposquadra?- chiese Alis.
- Uno bravo, bello, modesto…- rispose lui vago - E che non ha problemi a lavorare con quattro pustole fastidiose.- aggiunse.
Attese una risposta, che però non venne, ma non ne ebbe bisogno: le loro espressioni erano sufficientemente eloquenti.
- Bene…- ridacchiò - Io vado all’agenzia immobiliare. C’è un terreno interessante nei boschi qui attorno, mi sembra l’ideale per una casa.- cominciò ad avviarsi lungo la strada, camminando con tranquillità - Ci vediamo dopo… pustolette.-

Ely79, LullabyMylla, Niki 96, Crisan, Lalayth, Fatelfay... miei fidi lettori... andate oltre, verso l'epilogo!

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Capitolo 25
*** Epilogo ***


Chi mi conosce lo sa già: questo è solo l'epilogo, leggete prima il capitolo 24... :P
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Julien si sedette sul terreno, all’interno del bosco morente.
L’isola stava rapidamente perdendo il suo aspetto rigoglioso, e la fauna era già sparita da giorni. Ormai non c’era quasi più nulla di vivo, a parte le piante tipiche di quell’area climatica, che si stava adattando piuttosto rapidamente alla stagione corrente e alla posizione geografica. Senza più la Fornace a sostenerla, presto avrebbe anche potuto scomparire.
Tuttavia, lui aveva già finito, ormai. Il suo lavoro era compiuto: accanto a sé aveva una pila di fogli e di mappe, alcune anche piuttosto vecchie, che attendevano solo di essere studiate. Non da lui, questo lavoro l’avrebbe fatto un altro… tuttavia, il suo ruolo in quella storia non era finito, questo lo sapeva fin dall’inizio.
Quei ragazzini potrebbero diventare un problema. Pensò, guardandosi attorno. Avrei dovuto sbarazzarmene quando potevo.
In ogni caso, adesso era l’ora di fare rapporto. Si limitò dunque a tracciare con un legno secco un certo simbolo nella polvere.
Una rosa con un occhio al centro.
Appena ebbe finito, le linee scintillarono cupamente per un attimo e, subito dopo, una figura nera, ammantata, il volto invisibile grazie al cappuccio, sorse di fronte a lui, evanescente come uno spettro. Il medaglione, identico al segno che aveva tracciato, sembrava seguirlo con la sua pupilla luccicante.
- Julien.- disse l’apparizione - Com’è andata?-
- Ho quello che le serve, tredicesimo.- rispose - Il cristallo è quasi stato individuato. Incredibile che un mortale ce l’abbia fatta.-
- Non un mortale qualsiasi.- corresse la figura - Mio caro Julien, ricordati che aveva il potere non comune di adoperare una delle più tremende invenzioni dei Custodi dell’Eden, e che dalla sua parte aveva un potentissimo alleato.-
- Alleato ormai deceduto.- osservò Julien - Timothy Anderson l’ha ucciso. E la Fornace è completamente distrutta. Non c’è più niente, persino il grattacielo è collassato su se stesso.-
- Non ha alcuna importanza.- rispose il suo scuro interlocutore, in tono quasi compiaciuto - La Fornace avrebbe potuto anche servirci bene, ma senza qualcuno disposto ad usarla per noi sarebbe stato solo un ninnolo inutile. E i soli capaci di fare ciò tutt’ora in vita sono un membro del Pentacolo e il suo apprendista.-
- Ma Sebastian Ducan e Kyle Anderson…-
- Non sarebbe cambiato niente.- rispose l’altro - Ducan era fissato con la sua visione di “mondo migliore”. Non era come noi, sarebbe passato al nemico solo per una differenza d’opinione. E Kyle avrebbe finito col tradirci, era troppo imprevedibile. Altrimenti non avrei lasciato che si scontrasse con suo fratello… anche se speravo vincesse.-
Julien annuì.
- D’accordo… ho capito. Allora, per quanto riguarda il cristallo? Le porto i documenti?-
- No. Tempo fa ho soggiogato un ragazzo che potrà usarli, lavora a questa ricerca da più di un anno. Ci penserà lui. Il suo nome è Devon, lo manderò da te presto.-
- Va bene… ma la avverto, ho dato un’occhiata a questa roba.- disse in fretta, accennando alle carte - Credo che non indichi la posizione del cristallo autentico. Al massimo, di una sua scheggia. Per trovare l’intero avremo bisogno di uno di loro, temo.-
- Va bene lo stesso. Sappiamo come trovare il resto, ma tu prendi quella scheggia. La userai per portarmi il cristallo.-
Julien annuì ancora.
- Molto bene.-

Ely79 come al solito ha recensito e corretto ogni capitolo, dandomi decisamente una mano a migliorare la storia. LullabyMylla non ha potuto recensire tutto, ma so che mi segue e che è impegnata, quindi perchè prendersela? XD E gli altri, che hanno seguito senza recensire... bhè, vi voglio bene comunque. :) Non vi perdete il seguito!

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