Gimme a Little Kiss, Will You, Huh? di LaMicheCoria (/viewuser.php?uid=53190)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 01. Forehead ***
Capitolo 2: *** 02. Nose ***
Capitolo 3: *** 03. Cheek ***
Capitolo 4: *** 04. Lips ***
Capitolo 1 *** 01. Forehead ***
galkwyh
Titolo: Gimme A
Little Kiss, Will You, Huh?
Autore: Nemeryal
Fandom: Axis Power Hetalia
Rating: Verde
Genere: Slice of
Life, Commedia, Generale.
Avvertimenti: One-Shot, Shonen-Ai,
Missing Moment, Raccolta
Personaggi: Ivan Braginski/Russia, Alfred F. Jones/America
Pairing: RusAme
Capitoli: 4
Capitolo Corrente: 1 di 4
Tempi di
Pubblicazione: Settimanale
Trama:Andare
in un fast food..! Certo, lui ha accettato con quel suo sorriso che promette
sangue, tanto sangue, ma America, vuoi per la fame, vuoi per la totale
imbecillaggine Made in U.S.A., deve averlo scambiato per un sorriso-prometti-ketchup. Errore
piuttosto comprensibile, visto il soggetto.
Dedica: a Silentsky
Note: Allora! Questa idea
viene da tumblr, proposta già da black_lacie nella sua storia A Kiss To Build A Dream On.
Avevo bisogno di RusAme fluffolosa :3
Il titolo viene dalla canzone omonima
di Frank Sinatra.
La dedico a tutti, ma proprio tutti
tutti tutti tutti voi che mi lasciate sempre delle recensioni splendide,
cui io non riesco mai a rispondere. Mi sento un verme verminoso ç_ç
Ah! La sciarpa di Ivan ha un colore tra il bianco ed il rosa. Perchè questa precisazione? Eh, vedrete, vedrete..!
E domani arriva il secondo capitolo
della Raccolta FrUk :3
Gimme a Little Kiss, Will You, Huh?
01. Forehead
Ivan
non sa se trovare più fastidiose le urla gorgheggianti dei mocciosi, il lezzo d’unto,
oppure il ruminare continuo di Alfred, seduto davanti a lui.
Andare
in un fast food..! Certo, lui ha accettato con quel suo sorriso che promette
sangue, tanto sangue, ma America, vuoi per la fame, vuoi per la totale
imbecillaggine Made in U.S.A., deve averlo scambiato per un sorriso-prometti-ketchup. Errore
piuttosto comprensibile, visto il soggetto.
Russia
scruta con fare diffidente l’hamburger che riposa, ancora illibato, davanti a
lui, tra un chewing gum grigiastro appiccicato lì accanto ed una macchia d’origine
sconosciuta. Prima ha tentato anche un approccio pacifico col panino, ma la
consistenza gommosa della carne –perché era
carne quella roba molliccia di colore indefinito, vero?- lo ha fatto
desistere.
Una
cameriera passa loro accanto in uno sfarfallio di tacchi, paillettes e
orecchini a cerchio; Ivan la segue con lo sguardo mentre barcolla tra un
marmocchietto urlante e un ragazzetto con occhiali da sole in notturna, e i
suoi occhi scivolano sulla goccia d’olio che dal piatto in equilibrio precario
cade a terra con un blop perlomeno
inquietante. Da lì a notare la quantità di schifezze sul pavimento a scacchi,
il passo è breve.
Sempre
col sorriso plastificato ben piantato in faccia, Ivan torna a fissare fuori
dalla vetrata: la strada è macchiata di pioggia, mescolata al bianco asettico
dei lampioni; le macchine sfilano una dopo l’altra, lampeggiando di scaglie di luce
e impiastricciando di rosso e giallo l’asfalto.
Il risultato è una riproduzione su larga scala
del viso di Alfred. Ancora, Russia si chiede se l’altro, viste le condizioni
attuali, non sia in grado di assorbire il cibo anche attraverso la pelle. Retaggio
alieno, forse?
Il
sorriso del russo si incrina in maniera esponenziale alla comprensione di aver
appena formulato un pensiero degno di quel cervello sottosviluppato e imbottito
di film disprezzabili che è Alfred.
-Che
fai, Braginski?- biascica e farfuglia l’americano, tra un boccone e l’altro –Non
mangi?- fastidioso rumoreggiare di deglutizione –Guarda che ho pure pagato io e
quindi è come un patto! Se non mangi ti imbocco a forza! Sono un eroe, io! E i
patti li rispetto!-
Ivan
vorrebbe rispondere che costringerlo a mangiare quell’affare equivale ad una
dichiarazione di guerra -quindi perché mandare
in fumo tutto il lavoro di un intero Meeting?-, ma una vocetta lo
interrompe sul nascere.
-Signore-
pigola e Russia si gira, osservando la bambina che lo fissa ad occhi sgranati –Ma
la sua non è una sciarpa rosa da femminuccia?-
Al
che accadono più cose in contemporanea: la piccola, ignara di quale sarà il suo
atroce e sanguinoso destino, saltella via con un gran ballonzolare delle
treccine bionde, Alfred scoppia a ridere in un gorgogliare di rimasugli di
carne e maionese, le labbra di Ivan si tendono in un ghigno da assassino
provetto, le cameriere si guardano scandalizzate per la volgarità di America, e
questi allarga di scatto il braccio, provocando uno scontro frontale tra un
pezzo già masticato di hamburger e il sopracciglio di Russia.
-Malen’kaya Amerika..- ringhia Ivan
voltandosi, e c’è tanto di quel veleno nella sua voce che Alfred si zittisce
all’istante, con la bocca semi-aperta ed una macchia di maionese sulla guancia
sinistra.
Gli
occhi dell’americano, accesi dal ghigno divertito che gli solleva le labbra,
rimangono fermi sul viso di Russia, ancora intento a cercare la mocciosa per
portare a compimento la sua tremenda, tremenda vendetta. Ovviamente, per
avergli ricoperto le sopracciglia di poltiglia non meglio identificata, America
è il secondo della lista.
Ma
i pensieri vendicatori di Ivan si raggelano nel momento stesso in cui egli
sente le labbra dell’altro sfiorargli la fronte, proprio sopra il sopracciglio
offeso.
-Non
farti strane idee, commie- ride
Alfred rimettendosi seduto a sorseggiare il suo bicchierone di Coca Cola –Non mi
andava di sprecare dell’ottimo hamburger-
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Capitolo 2 *** 02. Nose ***
n
Capitolo: 2 di 4
Ringraziamenti: a NoireNeige, Chaska e Rota per aver commentato. A Color___by per aver messo la storia tra
le seguite.
02.
Nose
Ah,
la Florida. Con il suo sole caldo, le spiagge dorate, il mare cristallino, le
ragazze in costume..cosa poteva esserci di meglio che rimanere stesi su una
sdraio, coi raggi del sole a pizzicarti il viso? Magari anche con una bottiglia
di Coca Cola in mano ed un hamburger fra i denti? Oh sì, una splendida, fantastica
giornata in Florida. Una giornata calda, afosa, bollente...
Woosh. A riportare Alfred alla
realtà ci pensò il vento gelido di Mosca: l’americano rabbrividì, stringendosi
nelle spalle e gnaulando qualcosa circa i fiocchi di neve che gli entravano in
bocca. Ivan, accanto a lui, rallentò il passo, scalciando un po’ di poltiglia
bianco-grigiastra con la punta dello stivale.
-Hai
freddo, Amerika?- chiese poi con un
sorriso –Hai le labbra un po’ livide-
-Yes, damn you- borbottò Alfred tra un
battito di denti e l’altro, troppo intirizzito per badare al tono vagamente
sadico del russo -Tu e la tua grandiosa
idea di passare le vacanze di Natale a Mosca-
-Non
ci vedo nulla di male- ribattè candido Russia, intrecciando le dita dietro la
schiena –A Natale ci vuole la neve-
America
grugnì, affondando le mani nella tasca del giaccone. Quella era la prova
inconfutabile che il russo soffriva di bipolarismo,
o quanto meno di disturbo della
personalità: prima si lamentava del freddo e voleva andare in un posto
caldo, poi lo trascinava a Mosca a suon di ghigni, minacce velate ed eloquenti
rubinetti. Ah, se solo House fosse stato un vero medico..!
Alfred
sbuffò, sotto le luci palpitanti della via. Certo, non sarebbe stato difficile
salire sul primo aereo e tornare a casa: uno squillo al Big Boss e, magia!
Tempo un’ora si sarebbe trovato comodamente seduto su una poltroncina imbottita,
ultimo fumetto di Spider-Man alla mano e hostess pronta a servirgli la Coca
Cola accanto.
-Dove
hai freddo, Amerika?-
La
voce di Russia interruppe i suoi sogni a stelle e strisce. Alfred si voltò
verso di lui, socchiudendo gli occhi e pronto a riversargli addosso tutto il
fastidio che quel freddo pungente gli stava provocando. Prese fiato, aprì la
bocca sul punto di rispondergli a tono con un..
Ai piedi! No. A pensarci non
andava molto bene: calzava gli stivali di pelliccia che gli aveva portato Ivan.
Alle braccia! Neanche.
Aveva il suo fidato bomber. -E sopra il
pastrano che gli aveva comprato Ivan-
Alle mani! Nemmeno. Aveva i guanti di pelliccia che gli
aveva prestato Ivan.
Al collo! Neppure. Aveva la
sciarpa che gli aveva regalato Ivan.
Alla testa! Assolutamente no.
Aveva il colbacco di Ivan.
-Al
naso!- esultò dopo essere rimasto cinque
minuti buoni con un’espressione quanto meno beota; incrociò le braccia al petto
e ghignò, felice di aver trovato finalmente il malessere che cercava.
-Rimediamo
subito allora, da- Ivan si chinò su
America, sfiorandogli la punta del naso con le labbra -Va meglio adesso, malen’kaya?- sorrise, mentre Alfred lo fissava allibito, le guance pizzicate da un calore che non
apparteneva certo al sole della Florida.
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Capitolo 3 *** 03. Cheek ***
c
Capitolo: 3 di 4
Ringraziamenti: a NoireNeige , Zenith e Rota per aver commentato.
A YuukiOnna per aver messo la storia
tra le preferite, a Color__by, Hi_no_Koshka, LoLe e Zenith per aver messo la storia tra le seguite.
Cioè,
io vi adoro! Siete fantastici, lo sapete, da?
Ah,
sì. Apparizione speciale di Francis. E citazione Deandreiana. Ero ispirata XD
0.3 Cheek
Francia non era un
sadico, non lo era affatto: come
paladino dell’Amour
auto-dichiaratosi, era suo preciso dovere far notare alle coscienze il loro
ingenuo tentativo di sopprimere qualsivoglia istinto passionale. Detto in poche
parole meno forbite ed auliche, ficcanasava nelle altrui relazioni con il
trasporto di una portinaia o di una vecchia comare.
Vittime della sua
sessione quotidiana di gossip furono, per loro somma sfortuna, America e
Russia. Bhè, pensava comunque il
francese, Anche loro, farsi trovare da moi in una situazione così compromettente..!
-Nonononono!- stava
sbraitando Alfred, intervallando i singulti e gli urli a grasse -e palesemente fasulle- risate –Non è come pensi tu, France!-
Francis sorrise,
accavallando le gambe.
-Ah non?- chiese, posando il mento sul palmo
aperto e ignorando le carezze inquietanti che Ivan stava riservando al suo
onnipresente rubinetto –Allora spiegami, mon
cher-
America inghiottì
l’aria un paio di volte, saettando di qua e di là con lo sguardo, alla
disperata ricerca di aiuto da parte di qualcuno lì in Mensa: peccato che tutti
se ne stessero altamente fregando di
quello spiacevole e cupo dramma.
-E’ che..!- cominciò
dopo alcuni istanti, oramai conscio di doversela cavare da solo –Questo nasone qui- e indicò con un dito Russia,
che, da parte sua, gli lanciò un’occhiata di fuoco –Si vede che non ha mai
imparato a mangiare come si deve! Ecco, sì! Eravamo qui a Mensa, no? Stavamo
aspettando che il Meeting ricominciasse e lui..lui..lui ha addentato un panino
e si è macchiato sulla guancia! Ahahahahaha!- risata sguaiata e inarcamento
sopraccigliare di Francia –E quindi io, che sono un eroe, ho pensato fosse mio
dovere pulire il danno, per mostrare a questo cosacco mancato cosa vuol dire cortesia qui in America! Yes!- Alfred spiccò quasi un salto nella
convinzione di aver trovato una scusa quasi-semi-plausibile –Lui si è sporcato
la guancia ed era mio dovere di eroe pulirla!-
Le labbra di Francis
si sollevarono in un ghigno sornione
-Ma per quello si
usano i tovagliolini, mon ami!- ridacchiò, facendogli
l’occhiolino –Mica le labbra-
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Capitolo 4 *** 04. Lips ***
L
Capitolo: 4 di 4
0.4 Lips
- -Ma senti un po’- Alfred si poggia contro lo stipite del
bagno, lo spazzolino da denti che pende sghembo dalle labbra –Io e te siamo come
cane e gatto, no?-
Ivan alza gli occhi
da I Fratelli Karamazov e inarca un
sopracciglio: non che sia a digiuno dalle domande illogiche e fuori luogo di
Alfred, ma quella è una pura ovvietà..anche per l’altro, stranamente, visto
che a suo dire l’unica cosa ovvia al mondo è il suo essere un “eroe”.
-Pulisciti la bocca, Amerika- risponde tranquillo Russia, tornando
al suo libro –Sembra che ti sia preso la rabbia-
L’americano gonfia le
guance, stizzito, ma si sfrega lo stesso le labbra con la manica del pigiama,
ripulendosi dai residui schiumosi del dentifricio.
Entra in bagno, rimette
a posto lo spazzolino –facendo ben
attenzione a far cadere per terra quello di Russia- e poi si lancia sul
materasso, in tripudio ondeggiante di lenzuola. Ridacchia nel vedere l’espressione
scocciata di Ivan e si prende la piena libertà di osservarlo per qualche minuto,
con un ghigno divertito sulle labbra ed il naso che spunta tra le pieghe delle
coperte.
Russia gli lancia
un’occhiata obliqua, ma non dice nulla: si limita a voltare pagina e sistemarsi
meglio contro la testiera del letto.
-Insomma- riprende
Alfred dopo un po’, consapevole -e infastidito-
di aver perso l’attenzione del russo –Io sono l’eroe e quindi ho sempre
ragione-
Ignorando l’espressione
quantomeno ironica di Ivan, America gattona fino al cuscino e scivola veloce
sotto le lenzuola. Si mette quindi a scalciare con tutta la goffaggine e il
rumore di cui è capace: d’altronde, Ivan sta solo leggendo. Se riesce a dargli
fastidio, tanto di guadagnato!
-Tu invece sei il
solito commie Nasone che non vuole
accettare la realtà..- si rotola sotto le lenzuola, infagottandosi tra le
stampe degli eroi Marvel -Fatti un po’ più in là, cosacco-.
Con un sospiro,
Russia si sposta quel tanto che basta perché Alfred possa puntellarsi col
gomito sul materasso: la sua espressione potrebbe anche sembrare seria e
concentrata, peccato per gli occhiali di traverso sul naso.
-Continuiamo a
becchettarci, ad insultarci, a lanciarci oggetti di qualsiasi tipo- un mugolio
di protesta mentre Ivan gli sfila in silenzio le lenti, per poi posarle sul
comodino accanto a sé -A cena mi correggi la Coca Cola con la Vodka, mi hai
sradicato tre volte il rubinetto del bagno e mordi pure!-
Alfred fissa il
compagno da sottinsù, sporgendo le labbra: il viso, sorridente fino
all’irritabile, si è fatto d’un tratto corrucciato, quasi ombroso.
-Però, mi stavo
chiedendo..-
Un istante di
silenzio. Il russo corruga la fronte, stupito dal tono insolitamente basso e
insicuro di America.
-Noi..ci detestiamo sempre e comunque, right?-
Russia chiude il
libro e lo posa accanto agli occhiali di America; si volta e gli sorride, candido.
-Ma certo, malen’kaya: ti odio dal più profondo del
cuore!-
Alfred sospira
sollevato e sprofonda con la testa nel cuscino, cominciando a ridere talmente
forte da far tremare il letto.
-Meno male!- latra,
passandosi una mano fra i capelli –Per un attimo ho avuto il dubbio che..!- si
blocca di scatto, storcendo il naso e labbra in un’espressione di puro
disgusto.
-Un eroe come me non
dovrebbe fare simili pensieri!- esclama -Bhè..Allora, good Nightmares, commie!-
Sorride, sporgendosi
verso Ivan e regalandogli un lieve bacio a fior di labbra.
-
-
Ringraziamenti!
Ah, non ci credo. Non
ci credo, davvero. Sono arrivata alla fine di questa Raccolta e ho
ricorretto il capitolo talmente tante volte che adesso non mi ricordo neanche
più come fosse l’originale
Però non piango, eh.
No no.
..Non guardatemi
così! In realtà..in realtà..! Okay, ma chi prendo in giro? Vi amo, lo sapete,
vero? Avete la minima idea di quanto bene vi voglia? So che non dovrei fare uno sproloquio simile,
con una Raccolta di soli quattro capitoli, ma davvero. Leggere le vostre
parole, gli incoraggiamenti, sapervi lì a seguire questo scritto..Vi adoro,
ecco, solo questo.
Non l’avrei finita
senza di voi. Grazie, grazie mille!
Grazie a Rota,
NoireNeige e Harinezumi (*W*)
per aver recensito l’ultimo capitolo.
Grazie a Cry
Benihime e YuukiOnna per aver
messo la storia tra le preferite.
Grazie a Color__by,
Hi_no_Koshka, LoLe, e Zenith per
aver messo la storia tra le seguite.
Grazie a NoireNeige,
Chaska, Rota, Zenith, Harinezumi, Cry Benihime, YuukiOnna, Color__by,
Hi_no_Koshka e LoLe.
Dedico questa fic a
tutti voi. Grazie mille davvero.
Fin
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