Quando dalla musica nascono parole.

di OriharaNyah
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Fujunbutsu - Impurità ***
Capitolo 2: *** Aoi Tori - Uccello Blu ***
Capitolo 3: *** Fiction - Finzione ***



Capitolo 1
*** Fujunbutsu - Impurità ***


Fujunbutsu – Impurità

 

Giorno di Agosto. Fa caldo, un caldo torrido. Sono solo, seduto su una sedia, con le mani sul tavolo. Guardo il muro in direzione di quel ticchettio assordante. Le braccia dell'orologio segnano le tredici in punto. Un'ora dopo mezzo giorno. Il tempo passa lentamente, ma non mi annoio se ti penso. In tutto il mondo, l'unica cosa che conta, siamo noi due. Poi mi sveglio; un sogno dolce e illecito, lasciato a metà.
Chiudo le mie labbra sottili, percepisco un avviamento violento, una contorsione. Tutto ciò è bello, grottesco, ma colorato. Ormai le mie dita non bastano più per contare le bugie, ma continuo, inesorabilmente, ad amarti. Ora siamo solo io e te. Ma non riusciamo a fonderci, neanche a dissolverci, naufraghiamo. Cerchiamo di riprenderci ma ci affievoliamo, poi fuggiamo, però diventiamo trasparenti, come se fossimo scomparsi. Sotto l'ombra di un grande albero stiamo sdraiati uno sopra l'altro, come ammucchiati. Nel profondo dei nostri cuori, lo so, c'è impurità.
Sono di nuovo sveglio, non so dove mi trovo, ma tu sei accanto a me. Perché quella faccia malinconica? Sei triste perché non riesci a controllarti? Ti capisco, sono lacrime fastidiose. Vorresti ammirare ciò che ti circonda, ma non ti permettono di vedere, ma io ti darò tutto quello che vuoi. Anche se, forse, è una bugia. Non importa, non hai altra scelta, se non quella di accettarla. Ti prego, dammi la tua mano. Ed ecco che ci fondiamo, ci dissolviamo, l'uno nell'altro, come se fossimo uniti. Moriremo, ci perderemo, scompariremo, poi saremo pronti. Freddi, congelati, coi cuori ghiacciati, io e te. Ma nel profondo dei nostri cuori, lo so, c'è impurità.
Non riesco a capire questa compassione, io seguo solo il battito delle mie mani.
Mi sfugge anche il significato di quest'emozione, è totalmente dispersa.
Che me ne faccio dell'amore? È solo un ostacolo, mai un preavviso del suo ritorno.
È solo spazzatura, l'unica cosa che voglio è smaltirla, tutta.
Non ci fondiamo più, non ci dissolviamo, naufraghiamo. Ormai non tentiamo più di riprenderci, ci affievoliamo senza opporre resistenza, proviamo a fuggire, ma diventiamo trasparenti, come se fossimo scomparsi. Uno sopra l'altro, io e te.
Un sogno dentro un sogno. Apro gli occhi e tutto questo svanisce. Tutto, tranne quell'impurità.

 

 

 

Personalmente trovo che questa canzone sia stupenda. Il testo mi piace davvero tanto, è riuscito a commuovermi. Per questo mi da un enorme fastidio il fatto che la gente si fermi alle prime battute di una canzone solo per criticare. Questa è, forse, la canzone più criticata dei Plastic Tree. “Ommioddio, sono proprio dei copioni, non hanno un minimo di originalità!”
Ok, glielo concedo, l'inizio è praticamente identico a Smells like teen spirit, Tadashi avrebbe anche potuto metterci un po' di originalità in più, ma dall'entrata della batteria cambia totalmente. Odio le persone ignoranti che criticano solo per far vedere quanto sono fighi e acculturati, quando poi, magari, parlano solo per sentito dire. Ridicoli, non riesco a sopportare cose del genere.
Dopo di che, passano a commenti molto simpatici della serie “JAPANESE MUSIC IS FAKE ROCK!1!1!ONEONE!1”, facendo capire di non aver minimamente afferrato lo scopo principale che la musica dovrebbe avere. La musica serve a comunicare qualcosa, a smuovere gli animi della gente, cosa che, a mio parere, questa canzone fa alla grande. 

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Capitolo 2
*** Aoi Tori - Uccello Blu ***


Aoi Tori – Uccello blu

 

 

Ora sono completamente sveglio, o quasi. Mi alzo e guardo fuori dalla finestra: è una bellissima giornata. Più guardo il limpido cielo e più mi sembra di vedere un uccello dalle piume blu volare libero nel vento. Ti alzi anche tu e, accanto a me, contempli il paesaggio. Le bianche nuvole sembrano nascondere qualcuno, qualcuno che tenta di trovarci, forse Dio. Ma questo è impossibile, siamo nascosti troppo bene, e lui ride.
Ma è una giornata troppo bella per stare chiusi in casa, sdraiarsi in giardino, sotto l'ombra degli alberi, sembra l'ideale. Così usciamo. Sotto le sicure fronde degli alberi, guardiamo in alto. Attraverso i rami, il cielo sembra un puzzle, viene quasi voglia di risolverlo. Ripenso alle nuvole, il possibile nascondiglio divino. Chissà che parole sceglierà per tenerti insieme a me.
Un forte folata di vento ci scompiglia i capelli, ora abbiamo entrambi un aspetto buffo, e ridiamo di noi. Il vento ci entra nelle ossa, sembra quasi di volare.
Senza rendercene conto, scende la sera e le prime stelle iniziano ad affacciarsi nel cielo scuro.
Io sono convinto che ad ogni stella corrisponda una persona, noi due siamo quelle più luminose, le più belle. Allora, perché, tra tutte le stelle che animano il cielo, proprio noi due dobbiamo cadere a pezzi? Intrecciati, inesorabilmente, al rami della sofferenza, possiamo solamente andare avanti, senza una meta precisa. Camminiamo erranti nel nostro dolce sentiero illuminato dalla luce del sole, ma quel sole è trasparente. Riflette e diventa un punto d'oscurità. Nel buio, sento un fioco rumore. Tendo le orecchie, voglio sentirlo. Ed ecco che arriva, fino al profondo del mio cuore, è la tua voce. Perché continui a ripetere che noi verremo dimenticati? Questo lo so. Siamo intrecciati ai rami della sofferenza, ma da qui, riuscirò a raggiungerti.
Il ciel sereno svanisce, la pioggia inizia a cadere, e noi con lei. Sfioriamo le stelle, e mi chiedo ancora perché tra le infinite luci, solo noi due dobbiamo cadere a pezzi?
Perché non riusciamo a slegarci da quei rami, però continueremo ad andare avanti.
Ma tu questo non l'hai mai capito, anche se stringo forte le tue mani, ti sento ancora molto lontano. È il cielo che ci intreccia ai rami della sofferenza, e ci seppellisce nelle sue luci accecanti. Siamo solo luci in mezzo a tante altre luci.   




Questa è stata una delle mie prime canzoni dei Plastic Tree, una di quelle che mi ha fatta innamorare. 

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Capitolo 3
*** Fiction - Finzione ***


Fiction - Finzione

 

 

La giornata finisce. Il cielo è rosso, come se il sole stesse morendo in un mare di sangue. In questo clima crepuscolare riesco a sentire una profonda sensazione di familiarità, come se tutto l'arco della giornata fosse, per me, il tramonto. Un tramonto rosso. Rosso come la disperazione. Non so ben dire perché io associ questo colore a questa sensazione, ma alla fine non posso dire che importi più di tanto. Delle volte mi piace fare le cose senza saperne il motivo, mi sembra più naturale.
Inizio a fischiare una melodia. Non ricordo da dove provenga, però ogni nota è nitida nella mia testa. La prima strofa, il ritornello, poi la seconda strofa, uguale alla prima. Una canzone piacevole, peccato non ricordarsi la provenienza. Magari una colonna sonora di qualche film. Ne avevo visto uno da poco, in effetti non stonava con il contesto e la trama. Ma pensarci troppo non mi porterebbe a nulla, quindi concludo che sì, è una colonna sonora. Proprio la colonna sonora di quel film. Cerco di fare mente locale. Nella locandina ci sono due ragazzi che si guardano intensamente, uno di quei film strappalacrime. Ma io non me ne intendo di film, non sono mai stato un grande amante delle pellicole. Uno ogni tanto, magari con amici. Non so neanche dire se quel film mi sia piaciuto o meno. Però forse lo riguarderei, magari per assicurarmi che quella melodia derivi proprio da lì. Assorto nei miei futili pensieri, esco di casa. Non che avessi una meta precisa, ma una delle cose che odio di più e stare con le mani in mano a fissare il muro senza avere qualcosa da fare. Magari avrei accettato di farlo se avessi avuto pensieri particolarmente profondi da sviluppare, ma al momento la mia creatività era pari a zero, forse si sarebbe presentata dopo una bella passeggiata.
Le strade sono gremite di gente, sembrerebbero tutte persone appena uscite dal lavoro. A giudicare dalle loro facce serie e i loro sguardi stanchi, sembrerebbe proprio così. Perché nessuno sorride? Possibile che abbiano tutti quanti avuto una giornata no? Che a nessuno sia capitato qualcosa di bello? A pensarci bene, neanche io sorrido. Giro lo sguardo verso una vetrina e cerco di individuarmi in mezzo a tutta quella gente. Eh, no, non sorrido affatto. Anzi, sembro uno a cui abbiano appena rubato qualcosa, sembro in procinto di piangere. Mi fermo a riflettere. Pessima idea. Come ho potuto anche solo pensare di fermarmi in mezzo a quella folla? All'improvviso tutti iniziano ad urtarmi, a spingermi e ad urlarmi contro. Chiedo umilmente scusa, non avevo intenzione di rallentare la vostra marcia infernale di persone con l'umore post-lavoro. Magari anche io posso non sembrare la persona più felice del mondo, ma sono sicuro che non mi sarei comportato così di fronte ad un ragazzo dall'aria disorientata che si ferma per qualche secondo, ecco.
Davvero questo mondo è un posto così poco ospitale? Con persone tutt'altro che socievoli, non favorevoli ad un approccio tranquillo? È una cosa davvero molto triste da pensare. In quella Chiba di cui conosco solo l'1% degli abitanti, il resto del 99% di persone sono davvero tutte così?
Delle gocce cadono ai miei piedi formando delle piccole macchie scure. Volgo lo sguardo in alto per assicurarmi che non stesse piovendo davvero, sarebbe proprio un guaio, non mi sono portato uno straccio di ombrello. Il cielo ormai scuro per la mancanza del sole sembrerebbe limpido, non c'è alcuna traccia di pioggia. Poi mi guardo intorno, nessuno si scompone, nessuno apre un ombrello. Allora non sta piovendo. Che fosse solo una mia impressione? Guardo di nuovo in basso. Altre due gocce cadono e formano delle macchie scure nella strada. Mi porto automaticamente una mano alla faccia e mi stropiccio gli occhi. Quelle gocce venivano proprio da lì. Quei pensieri avevano provocato in me un forte sento di tristezza che si era fatta strada nel mio cuore ed era riuscita ad uscire. Mi asciugo frettolosamente le lacrime dagli occhi con la manica della mia felpa e inizio di nuovo a cantare la canzone di prima, la forse-colonna sonora. Magari riesco a placare un po' questo sentimento. Ma proprio non riesco a comprendere. Io non riesco più a capire le persone. A questo punto preferirei perdere tutte le mie emozioni e non sentire più nulla. E se tu volessi cercare quelle emozioni che ormai ho abbandonato, potrebbero ancora essere disperse da qualche parte, lontane da me. Ma senza quelle emozioni, sarei ancora me stesso? No, forse no. Sono solo stanco di non riuscire più ad interpretare quei gesti. Per la mia felicità che svanisce con il sole e muore con il tramonto, è per questo che piango. Ma pensare che tornerà con il sorgere del sole, è già un motivo per sorridere.
Ma che ci faccio ancora in mezzo a quella gente? Ora sono io che tento di farmi largo tra quella folla, che per ora si è un po' sfoltita, e cerca di sbarrarmi la strada per la libertà.
Torno a casa, nel condominio, ma non entro nel mio appartamento. Quando sono giù di morale mi piace contemplare la città dall'alto, per cui salgo sul tetto. Scrutare tutte quelle persone piccole come formiche in mezzo a quei grandi palazzi, è come guardare una persona dormire. Nel sonno tutti sembriamo dolci e indifesi, anche se da svegli sono del tutto l'opposto. E così è guardare le strade piene di gente avendo una larga visuale. Sembrano tutte persone normali, gentili, che non recano danno a nessuno, ma se provi anche solo a stare un po' in mezzo a loro vieni sbranato, sarebbe come entrare in una gabbia di feroci leoni affamati. Mi siedo in una piccola sporgenza e provo a chiudere gli occhi. Sarebbe bello poter aprire le ali e volare indisturbato sopra la città. Se volassi potrei fermarmi a riflettere quando voglio, nessuno verrebbe a lamentarsi con me. Potrei procedere nell'oscurità, così che nessuno possa vedermi, e avanzare verso il futuro, in modo più tranquillo. Rispiego le mie ali e torno seduto al mio posto, continuando a fissare la gente che passa. Dopo un po' si forma un'oscurità così fitta da non riuscire a vedermi la mano, è una notte senza stelle. Tuttavia, il continuo viavai di persone è ben visibile grazie alle luci della città, in modo da permettere il proseguimento della mia attività. Tutte quelle luci, rosse, gialle e blu, mi fanno venire in mente una grande parata. Proprio così, la realtà è una proprio una parata. Anche se non ci sono cani, scimmie, animali di ogni genere o una banda musicale, è una parata a tutti gli effetti. La gente continua a camminare, a marciare ininterrottamente, perché la parata deve continuare.
Ma sono sicuro che se provassi anche io ad unirmi a loro, qualcosa tenterebbe di fermarmi. E forse è meglio così. Ma tutto questo non è vero. Ne sono sicuro, questa è finzione.

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