...You just get me like I've never been gotten before

di Lilith Evans
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** You found me ***
Capitolo 2: *** Who are you? ***
Capitolo 3: *** At the same time... ***
Capitolo 4: *** Like I've never seen the sky before ***
Capitolo 5: *** Back off bitch! ***
Capitolo 6: *** Toughts and destiny's games ***
Capitolo 7: *** We still can find a way ***
Capitolo 8: *** Another part of me ***
Capitolo 9: *** Promises ***
Capitolo 10: *** Memories ***
Capitolo 11: *** Guns n'Roses? ***
Capitolo 12: *** A little bit confused... ***
Capitolo 13: *** Just lovers ***
Capitolo 14: *** Jealousy ***
Capitolo 15: *** Steven Adler ***
Capitolo 16: *** Don't leave me this way ***



Capitolo 1
*** You found me ***


Lilith camminava sovrappensiero per i marciapiedi di Los Angeles, una sera qualunque, senza far caso a dove si trovasse.
"Accidenti...se perdo quel posto sono fottuta... non voglio tornare a fare la spogliarellista io! Cazzo!" rimuginava tra se a testa bassa. Tirò un calcio ad una lattina che finì addosso ad un tizio visibilmente ubriaco, il quale se la prese non poco
-Hey stronza! Guarda quel cazzo che fai! Puttana!- Le urlò.
-Fanculo!- Rispose la ragazza alzando leggermente il capo e notando che nemmeno si reggeva in piedi. "Adesso basta Elizabeth, stai diventando sboccata come un camionista ingrifato!" Si ammonì scuotendo la testa.
"Hey, ma dove diavolo sono finita?!?" si arrestò immediatamente rendendosi conto di trovarsi in un quartiere decisamente poco raccomandabile. "come cavolo ci sei finita qui? Bah! così impari a non guardare dove metti i piedi! E adesso fila via di qui!" Si rimproverò di nuovo, fece per voltarsi e tornare da dove era venuta, ma delle urla quasi disumane le fecero gelare il sangue nelle vene. Qualcuno stava disperatamente chiedendo aiuto.
"Eh no cara, non mi pare proprio nè il momento nè il luogo adatto a fare la buona samaritana!" si intimò, ma al suono prolungato di quei lamenti non potè che voltarsi di nuovo e dirigersi verso il luogo cui provenivano
"Ci manca solo che domani mattina sui giornali leggo che un poverino è stato trovato morto in questo lurido quartiere! Sarei costretta a costituirmi per omissione di soccorso!" si disse per giustificare il suo comportamento. Svoltò in un vicolo buio, ma non abbastanza per celare quello strazio che le si parava di fronte: un ragazzo, sui diciotto/diciannove anni, giaceva in ginocchio, riverso su se stesso, tenendosi lo stomaco con un braccio e con l'altra mano tirandosi i capelli e graffiandosi il volto, mentre urlava disperato parole incomprensibili rotte talvolta da conati di vomito e da singhiozzi. Lilith rimase pietrificata per diversi istanti, poi, come in stato di trance, si precipitò da lui e gli si inginocchiò di fianco.
-Hey- gli sussurrò dolcemente. Lui sollevò lo sguardo, accortosi in quel momento della presenza al suo fianco.
-Tu... tu puoi aiutarmi vero? Tu devi aiutarmi! hai della roba? IO NE HO BISOGNO! DAMMI DELLA ROBA!!!!- urlò lui scuotendo la ragazza per le braccia.
-Calmati!- esclamò lei spaventata dalla sua reazione "brava cogliona! e se adesso ti violenta? se è un tipo aggressivo?!? E che cazzo dovrei fare, lasciarlo qui così? E poi, come fa ad essere un tipo violento? Guarda che occhioni dolci che ha..." Si diceva Lilith cercando una soluzione. -Calmati- ripetè con più calma
-Come ti chiami?- chiese sempre molto tranquilla -Steven- rispose il ragazzo, la cui disperazione sembrava leggermente affievolita dall'atteggiamento pacifico della ragazza. -Senti Steven, la roba è l'ultima cosa che ti serve in questo momento, e io...- non fece tempo a finire, poichè Steven le si era già avventato addosso , era sdraiato sopra di lei e la schiacciava con tutto il suo peso contro l'asfalto.
-SEI UNA PUTTANA! SOLO UNA STUPIDA PUTTANA! SEI UNA STRONZA!- le urlava mentre armeggiava con la cintura dei suoi jeans. "oddio, ti prego no!" pensava Lilith terrorizzata mentre cercava invano di divincolarsi -Steven, ti prego non farlo!- riuscì a dire mentre sentiva le lacrime che stavano per rigarle il volto. Il ragazzo continuava ad insultarla senza far caso alle sue suppliche velate dal terrore di quel che stava accadendo -SMETTILA!- urlò improvvisamente lei, raccogliendo tutte le forze che in quel momento non l'avevano abbandonata, in un tono più di disperata supplica che non d'autorità. Eppure quell'unica parola, che quasi le si strozzava in gola, sembrò riportare almeno per un istante il giovane alla realtà dei fatti, così si bloccò a guardarla: la disperazione negli occhi blu profondo della ragazza gli provocò un forte moto d'ira contro se stesso. Cosa diavolo stava facendo? In che schifo si era ridotto? Si alzò in piedi indietreggiando di qualche passo, si voltò come intenzionato ad uscire da quel vicolo, ma dopo neanche un passo barcollò e cadde a terra in ginocchio. Urlò più forte che potè, prese a pugni l'asfalto e cominciò piangere straziatamente. Lilith, ancora tremante per l'accaduto, si mise a sedere ed osservò il ragazzo per diversi istanti. "che cazzo fai? Corri! Scappa via! Vattene finchè sei in tempo!" Le ripeteva una voce dentro la sua testa. Ma non era la sua testa a dettar legge in quel momento: una forza maggiore le sussurrava tutt'altro. "Non posso lasciarlo qui..." si disse semplicemente in risposta a quella voce. Si trascinò gattoni fino a lui e lo abbracciò da dietro, cingendogli il torace con le braccia e stringendolo forte a se. Poi poggiò il mento tra la spalla e il collo del ragazzo -Va tutto bene Steven... sono qui con te adesso- gli sussurrò semplicemente all'orecchio. Non sapeva perchè lo stava facendo, perchè era ancora lì con lui dopo quello che aveva tentato di farle, l'unica cosa che sapeva è che era esattamente dove voleva essere. Rimasero così per un tempo che a Lilith parve infinito, finchè Steven non si calmò e smise di singhiozzare, esausto.
-Chiamo un taxi, starai da me per stanotte, non credo tu abbia un posto dove stare e anche se l'avessi non sarebbe sicuro lasciartici- disse la ragazza quando sentì che le lacrime avevano cessato di scendere e che i singhiozzi si erano placati. Lui annuì debolmente, incapace in quel momento di controbattere, così lei si alzò e compose il numero di un taxi che disse sarebbe arrivato in quindici minuti. Rimase a lungo ad osservare Steven: Era davvero bello, aveva i capelli biondi cotonati, lunghi e scalati, e due occhi azzurri grandi ed innocenti, tanto da sembrare quelli di un bambino. "Cosa ti ha portato a ridurti così?" si chiedeva Lilith scuotendo la testa. Si avvicinò di nuovo a lui per aiutarlo ad alzarsi.
-Ce la fai a reggerti in piedi?- gli chiese. Il ragazzo annuì di nuovo, ma dovette ricredersi, infatti non appena alzatosi dovette appoggiarsi a lei per non cadere rovinosamente a terra. -Scusami- biascicò affranto.
-Scusa di cosa?- chiese lei sorridendogli
-Di tutto- fece tempo a finire lui prima di gettarsi contro una delle pareti del vicolo, appoggiandovisi con le braccia scosso dai conati. Lilith gli si accostò e gli tirò indietro i capelli in modo che non gli dessero fastidio. Vomitò anche l'anima, quando ebbe finito lei gli porse un fazzoletto di carta che prese dalla su borsa abbandonata dove poco prima giaceva Steven. Lui si ripulì alla bene e meglio e Lilith gli prese un braccio portandoselo attorno alle spalle per aiutarlo a reggersi. Il taxi arrivò, ma non appena il tassista vide in che condizioni si trovava il ragazzo, si rifiutò di farli salire.
-Mi spiace bella, ma quello così conciato qui dentro non ci sale!- esclamò l'uomo con fare burbero. -La prego! La pagherò il doppio di quello che le devo!- lo supplicò la ragazza che non sapeva che altro fare.
-E va bene, ma se deve vomitare faglielo fare fuori dal finestrino!- Rispose quello sempre in tono poco gentile. Lilith gli sorrise riconoscente e salì con Steven sull'autovettura.
Giunti a destinazione, pagò il tassista (anche più del dovuto) e scese dall'auto, aiutò a scendere anche il ragazzo e lo trascinò di fronte al cancello del suo palazzo.
-Siamo arrivati Steve- disse sollevata. Aprì il cancello e dopo qualche peripezia arrivarono di fronte alla porta dell'appartamento di Lilith. Entrarono e la ragazza gettò distrattamente la borsa sul divano, poi accompagnò il suo nuovo coinquilino in camera da letto. Lo fece mettere a letto e gli rimboccò le coperte. Steven era esausto, non aveva più nemmeno la forza di tenere gli occhi aperti e si addormentò immediatamente.
-Buonanotte Steve- gli sussurrò Lilith dandogli un bacio sulla fronte.

Heylà! Salve a tutti, sono nuova e qusta è la mia prima fanfic in assoluto. Spero davvero sia di vostro gradimento!!

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Capitolo 2
*** Who are you? ***


Il sonno agitato di Steven fu interrotto dai raggi del sole che, poco gentilmente, illuminavano il bel volto del ragazzo dormiente. Farfugliò qualcosa di incomprensibile e si girò dall'altro lato, quando sentì un rumore provenire da un'altra stanza. Aprì distrattamente gli occhi, ancora assonnato e intontito dalla sera precedente, ma una rivelazione improvvisa lo fece sobbalzare:
"Dove cavolo sono?!...un momento...questa è...casa mia? No! io questa stanza non l'ho mai vista! Ma... ho una casa io? Com'è fatta? Non lo so! Cazzo che male la testa... come diavolo mi chiamo?? Oddio! non so come mi chiamo! Pensa...pensa...ECCO! CI SONO! SONO MORTO! ecco perchè non ricordo niente! devo essere in una specie di zona di transito... ma che cazzo è una zona di transito?? mah...sì sì evidentemente sto aspettando di essere giudicato per le mie colpe...oh merda! e se mi spedissero all'inferno?? speriamo abbiano da bere...ma non sarebbe ora che vengano a prendermi? vabbè proviamo a chiamare qualcuno..."
Finita questa serie di farneticazioni, Steven raccolse tutto il fiato che aveva e strillò:
-ARCAAANGELOOO!!!!SONO SVEEEGLIOOO!!!!-
Lilith, che nel frattempo era in cucina a preparare qualcosa da mettere sotto i denti, fece un salto alto tre metri e rovesciò la padella con tutto il contenuto sul pavimento.
"Arcangelo?!? Ommioddio sta delirando!! E adesso che faccio?! E se ho a che fare con un pazzo furioso che tenta di ammazzarmi?! Piantala Elizabeth! Datti un contegno! Ora vai di là a vedere che vuole quel poverino!" si impose la ragazza che a passo svelto si diresse verso la camera dalla quale Steven continuava a invocare l'arcangelo Gabriele ed altre forze superiori.
-Hey! Che succede? Perchè stai urlando?- chiese non appena aperta la porta. Steven alla sua comparsa si bloccò con la bocca ancora spalancata per urlare, rimase a fissarla immobile per diversi attimi senza proferir parola nè tantomeno chiudere la bocca. -Beh? C'è qualche problema?- chiese di nuovo la ragazza sconcertata dal suo silenzio.
-Wow...- si decise a parlare Steven -sei veramente sexy per essere un arcangelo!- disse come se fosse la cose più naturale del mondo, con un'innocenza difficile da attribuire ad un ragazzo della sua età. A queste parole Lilith non potè trattenersi dal ridere.
-Ma io non sono mica un arcangelo!- esclamò tra le risa mentre si avvicinava al letto. Si sedette di fianco al ragazzo che si scostò per farla accomodare meglio.
-Ah no?- chiese sempre con quel suo fare innocente.
-No- sorrise lei.
-Allora io non sono morto?- chiese Steven speranzoso.
-Certo che no! Anche se ci è mancato poco ieri sera...- Appurato ciò, sul volto del ragazzo si dipinse un sorriso a trecentosessanta gradi, come quando un bambino apre un pacchetto regalo e ci trova il giocattolo che ha sempre desiderato. Lilith rimase incantata da quel sorriso meraviglioso, in quel momento l'angelo sembrava lui. Il sorriso però scomparve poco dopo.
-Ma...allora perchè non ricordo niente?- sospirò rattristato.
-Come sarebbe a dire che non ti ricordi niente?- chiese la ragazza preoccupata.
-Beh... per esempio, non ricordo nemmeno come ti chiami!- esclamò lui pensando che la ragazza potesse essere una sua vecchia conoscenza. Lilith si portò il palmo della mano sulla fronte.
-Ma certo! che sbadata! Non mi sono nemmeno presentata ieri... mi chiamo Lilith- disse porgendogli la mano. Lui la strinse
-E... per caso sai anche come mi chiamo io?- chiese con un filo di voce Steven. La ragazza sbarrò gli occhi
-Non ricordi nemmeno il tuo nome?- Lui scosse la testa.
-Oh... beh, ieri sera mi hai detto di chiamarti Steven...- Al suono di quel nome gli occhi azzurri del ragazzo si illuminarono.
-Sì! me lo ricordo! Steven è il mio nome!- Lilith sorrise e si scostò una ciocca di capelli corvini dagli occhi.
-Ricordi altro? Per esempio... quello che è successo ieri sera nel vicolo?- chiese lei sperando che lui ricordasse.
-Beh... un vicolo me lo ricordo...forse...- poi un lampo gli attraversò la testa
-Lilith... sono un tossico?- chiese timidamente. Lei annuì
-Temo di sì Steve...- rispose in un sussurro.
-Ora mi ricordo...quello che è successo ieri- continuò lui con sguardo mortificato.
-E non ricordi nient'altro? Che so... chi sei.. dove vivi...- Lui scosse la testa, e i suoi occhi divennero presto lucidi. Lilith se ne accorse, così gli si avvicinò e poggiò la testa nell'incavo del suo collo cingendolo con le braccia. Il biondo ricambiò l'abbraccio immergendo il viso nei suoi lunghi capelli neri.
-Non preoccuparti, scopriremo chi sei... sistemeremo tutto- gli sussurrò la ragazza dolcemente.
Steven si sentì davvero fortunato in quel momento ad averla trovata... o meglio, era una fortuna che lei lo avesse trovato...

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Capitolo 3
*** At the same time... ***


Slash entrò nell'appartamento sbattendo violentemente la porta.
-CAZZO!- sbraitò infuriato
-Non l'ho trovato da nessuna fottutissima parte! Fanculo!- continuò il riccio rivolto ai suoi coinquilini
-E tutto per colpa di quel fottuto! ROSE! DOVE CAZZO SEI!- ricominciò notando che davanti a lui c'erano solo un Izzy tutto intento a strimpellare la sua chitarra in disparte e un Duff troppo impegnato con una bionda (una birra, s'intende)per dargli retta.
-Che c'è Hudson? Nervosetto? Sei andato in bianco satnotte?- Chiese Axl uscendo dalla sua stanza con solo i boxer addosso, abbracciato ad una bella ragazza mora.
-Fanculo Rose! E levati quel sorrisetto strafottente dalla faccia!- Rispose il chitarrista tutt'altro che divertito dalla battutaccia del rosso.
-E adesso fai sparire quella puttana! Abbiamo qualcosa da chiarire noi due brutto stronzo!-
La ragazza abbracciata ad Axl fece una smorfia tra l'offeso e il disgustato, mentre il cantante, scocciato, le sussurrò all'orecchio qualcosa che la convinse a finire di vestirsi ed uscire dall'appartamento, non prima di aver rivolto uno sguardo malizioso al rosso che ricambiò.
-Che cazzo vuoi Hudson?- Chiese allora rivolgendo lo sguardo verso Slash.
-Che cazzo voglio?! CHE CAZZO VOGLIO!? Voglio strapparti le palle a morsi! Hai mandato Steve fuori a calci in quelle condizioni ieri, e adesso è sparito! SPARITO!-
l'espressione di Axl a quelle parole si tramutò in una smorfia strafottente.
-E dove cazzo vuoi che sia, sarà sdraiato in qualche vicolo troppo fatto per ricordarsi come tornare a casa...-
Il chitarrista assunse un'espressione ancora più adirata
-E invece no! Non c'è da nessuna parte! E' tutta la notte che lo cerco! Inoltre non aveva un cazzo di dollaro dietro, come cazzo credi si sia procurato la roba?! Era già in crisi d'astinenza! E al posto di aiutarlo l'hai sbattuto fuori! E se qualche spacciatore l'avesse ammazzato di botte per poi buttarlo in qualche cassonetto?! Oh Cristo...- Slash si lasciò cadere sul divano, la preoccupazione per Steven aveva preso il posto della rabbia nei confronti di Axl.
-Tranquillo amico, vedrai che starà bene, lo troveremo! Magari è semplicemente finito a casa di qualche sua amichetta che gli ha dato della roba...- Ipotizzò Duff dando una pacca sulla spalla del riccio.
Axl dopo aver sentito le ultime parole di Slash cominciò a sentirsi terribilmente in colpa.
-Merda...io volevo solo...insomma...che si desse una calmata...non volevo...- cominciò il rosso a testa bassa
-Sappiamo le tue intenzioni Bill- S'intromise Izzy che nel frattempo aveva smesso di suonare
-per il momento possiamo solo aspettare che si faccia vivo...- finì il moro sempre con estrema tranquillità
-E questo succederà molto presto- concluse il biondo, cercando di convincere più se stesso che gli altri.

Ok, scusate per il capitolo corto, ma non potevo inserirlo in un altro capitolo, volevo lasciarlo come una cosa a parte... colgo l'occasione per ringraziare jess_rose, GioTanner, Sarah_Rose e Lau_McKagan per aver recensito, felicissima che la storia vi piaccia, e tutti coloro che si sono degnati di leggere questo mio piccolo esperimento... al prossimo cap!!!

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Capitolo 4
*** Like I've never seen the sky before ***


-Hey Archie! Vieni! Vieni a vedere che roba!-
Lilith raggiunse Steven che dopo la storia dell'arcangelo aveva preso a chiamarla "Archie".
-Sono o non sono un gran figo?- Esclamò tutto orgoglioso mostrandosi alla ragazza.
Lilith scoppiò in una fragorosa risata
-Noto con piacere che la modestia è la tua miglior qualità!- esclamò la mora divertita. Aveva dato a Steven dei boxer e dei pantaloni di pelle che il suo ex aveva abbandonato lì da lei e una maglia extra-large degli AC/DC che lei usava come pigiama, dopo che si era fatto una doccia.
I vestiti che il ragazzo indossava erano infatti notevolmente sporchi e in quel momento si trovavano in lavatrice con il resto del bucato.
-Ho scoperto che anche a me piacciono gli AC/DC! Me lo ricordo!- Continuò il biondo tutto esaltato
-Beh, l'aria del rocker ce l'hai... non è che magari suoni qualcosa?- Chiese la ragazza nel tentativo di scoprire di più sul suo conto.
-Sì! mi pare di ricordare qualcosa riguardo ad una band!- Il sorriso di Steve si faceva sempre più luminoso
-CI SONO! FACCIO IL CANTANTE!!!- Esclamò fuori di se dalla gioia. Iniziò ad intonare le note di Back in black, per così dire dato che di nota non ne prese nemmeno mezza.
-OK! OK! Direi che è abbastanza!- lo interruppe Archie-cioè- Lilith alla quale le orecchie imploravano pietà.
-Non credo proprio tu sia un cantante, Steve!- Il biondo alzò le spalle
-Allora magari suono il basso! O la chitarra!- Lilith scosse la testa alzando gli occhi al cielo quando vide Steve fiondarsi in piedi sul letto saltando come un pazzo suonando la sua meravigliosa chitarra invisibile e tentando con la voce di riprodurre un assolo che la ragazza non riuscì a riconoscere (vi lascio immaginare il perchè). Poi il biondo trascinò anche Lilith in quella danza fuori di testa facendola salire sul letto
-Senti Archie! Senti il ritmo che scorre nelle vene!- urlava senza smettere di saltare producendo suoni equivoci con la bocca
-L'unica cosa che sento è il citofono che hai al posto delle corde vocali!- lo prese in giro lei ridendo.
-Ah sì?!- esclamò lui fintamente offeso
-Allora non mi lasci altra scelta!- e subito le fu addosso facendole il solletico
-NO! NO! PIETA'!" gridava Lilith che il solletico proprio non lo poteva sopportare.
-Hai vinto! Ha vinto! Chiedo umilmente perdono!- Steven si soffermò a guardarla: era finito sopra di lei, le mani sui suoi fianchi, mentre quelle di lei erano sul suo petto, in un tentativo di respingerlo; gli occhi blu scuro profondi da potervisi immergere completamente, i lunghi capelli neri sparsi disordinatamente sul materasso... e quelle labbra carnose che sembravano invitarlo a baciarle.
"Cavolo amico! Calmati! Insomma ok che è carina... e va bene è uno schianto assurdo! Però meglio non fare mosse avventate! Almeno per ora...e tu li sotto! Datti una calmata altrimenti ci scopre!" Lilith non fece caso allo sguardo perso di Steven, infatti anche lei aveva il suo gran da fare a tenere a bada gli ormoni: i lunghi capelli biondi che le ricadevano a tratti sul viso solleticandole le guance, i suoi grandi occhi azzurri nei quali si poteva specchiare e quel perenne sorriso angelico che l'aveva stregata sin dal primo momento
"Hey frena Elizabeth! Non mi pare proprio il momento di dare sfogo a certe voglie! Non sai nemmeno chi è! Potrebbe essere un serial killer! E magari ha pure la ragazza! O la moglie! che ne sai? Magari invece si è inventato tutta questa storia della memoria per approfittarsene... Ma che vai a pensare?! non lo vedi che sorriso innocente che ha... Non mi pare comunque il caso!" finita questa serie di pensieri non del tutto puri da parte di entrambi, Lilith ruppe il silenzio che, i due se ne resero conto in quel momento, si era venuto a creare.
-Ehm!- si schiarì la voce la ragazza -Io andrei di là a finire di pulire quel casino che mi hai fatto combinare... dopodichè mi cambio e andiamo a fare spese!- Esclamò già pregustando la scena.
-A fare spese?- chiese Steve lasciandola, a malincuore, alzare dal letto.
-Beh, io non ho altri vestiti da prestarti... a meno che tu non voglia fare la drag queen!- spiegò la mora con un mezzo sorriso immaginandosi il biondo vestito da drag queen.
-Mmmh, non mi ci vedo vestito in quel modo- rispose Steve pensieroso mentre Lilith usciva dalla stanza. Raggiunse la cucina, si abbassò a raccogliere la padella rovesciata e la rimise sul fornello. Si voltò per recuperare una spugna per pulire le uova strapazzate che erano finite sul pavimento, ma si bloccò di colpo, o meglio, due braccia forti la afferrarono per i fianchi e la immobilizzarono
-Hey sugar, ti va di fare un giro di giostra con il vecchio Steve?- Lilith guardò Steven basita
-C-cosa?- balbettò
-Oh sì honey, lo so che non puoi resistermi...- continuò lui atteggiandosi a play-boy della situazione e mordendole il lobo sinistro
-Steven ma che cavolo stai facendo!?- sbottò lei riprendendo il controllo della situazione (e di se stessa)
-Oh tranquilla Archie- disse tornando al suo tono normale il biondo
-sto solo verificando se prima di perdere la memoria facevo il porno attore- pronunciò queste parole con tutta la naturalezza del mondo.
-Il porno attore?!?- esclamò Lilith sempre più allibita
-Non hai idea della bestia che ho in mezzo alle gambe! Non ne hai davvero idea!- Lilith aveva la mascella inferiore che quasi le si staccava dal volto
-Tu sei completamente fuori di testa!- disse scuotendo la testa
-Vuoi dare un'occhiata? non mi credi?- chiese lui già portando le mani sul cavallo dei pantaloni di pelle
-NO! No grazie, credo che sopravviverò anche senza avercela l'idea...-
-Ma è una cosa che potrebbe sconvolgerti la vita!-
-Ecco appunto, la mia vita è già abbastanza sconvolta senza la tua bestia, Steve- Il biondo alzò le spalle
-Ti do una mano a pulire qui allora!- disse con eccessiva enfasi
-Beh, grazie- sorrise la ragazza, sollevata che avessero cambiato discorso
"In effetti una capatina in mezzo alle tue gambe me la farei volentieri...Elizabeth ma che dici?!" scosse lievemente la testa per scacciare quello sciocco pensiero, che poi tanto sciocco non era.
Steven, non si sa come, nel tentativo di buttare nella spazzatura ciò che aveva raccolto rovesciò l'intero contenuto del secchio che conteneva i rifiuti sul pavimento.
-Ops! Perdonami Archie! Pulisco in un attimo!-
-Lascia faccio io!- lo fermò Lilith preoccupata che potesse combinare altri danni, e, questa volta, irreparabili.
- Mi dispiace tanto Archie! Ce l'hai con me adesso?- chiese il ragazzo mortificato. Lilith sollevò lo sguardo e vide Steven con un'espressione da cucciolo ferito
-Certo che no...solo lascia fare a me e vai di là...che so...a guardare un pò la tv...e smettila di chiamarmi Archie!- sul volto del biondo si ridipinse il solito sorriso
-Agli ordini Archie!- disse schioccandole un bacio sulla punta del naso. Poi si alzò e andò in salotto ad armeggiare con il telecomando.
"Ma tu guarda che tipo strano dovevo raccogliere dalla strada!" sorrise Lilith mentre ripuliva la cucina dall'"aiuto" di Steven. Finito di litigare con la spugna, Lilith andò in camera per cambiarsi. Tirò fuori due capi a caso dall'armadio, quando una voce familiare la fece sobbalzare per l'ennesima volta quella mattina
-Posso sceglierti i vestiti??- Chiese il biondo alle sue spalle
-Ma tu non stavi guardando la tv?!- chiese la ragazza stupita dall'insolita richiesta (almeno per lei).
-Ho visto che stavi andando in camera e ho pensato che magari avessi cambiato idea sulla storia della bestia...-
-STEVE!-
-Ok,ok...allora te li posso scegliere i vestiti??- chiese facendo gli occhi dolci
-E va bene...ma niente di esagerato!- neanche finì la frase che già il ragazzo si era fiondato addosso all'armadio e dopo varie peripezie ne tirò fuori una mini in pelle nera, delle calze a rete ed un corpetto nero e rosso che Lilith cercava da una vita senza sapere dove fosse finito, ma nemmeno provò a chiedere a Steven come fosse riuscito a trovarlo.
-Menomale che non doveva essere niente di esagerato eh?- il ragazzo fece di nuovo gli occhi dolci
-Daidaidai ti vesti così??? Ti preeego!!!-
-E va bene! Ma smettila di guardarmi così!- esclamò Lilith esasperata.
-Ora esci che mi cambio- Steven tutto soddisfatto uscì dalla stanza.
La ragazza si sfilò i pantaloncini che indossava e in seguito anche la maglia, rimanendo in intimo.
-Come sei bella Archie...- Il biondo la stava osservando mentre si cambiava.
-STEVEN! Cosa ci fai qui! Ti avevo detto di uscire!- Il biondo sorrise
-Ma io sono uscito...solo che tu non avevi specificato QUANDO sarei potuto rientrare- Lilith rimase senza parole dopo quell'affermazione.
-Vuoi che esca di nuovo?- chiese innocentemente Steve.
-Tanto ormai...- commentò la ragazza ad alta voce. Si infilò le calze a rete, in seguito la gonna, poi diede le spalle al biondo e si slacciò il reggiseno che cadde ai suoi piedi. Steven deglutì rumorosamente. Lilith senza mai voltarsi (per ovvie ragioni) prese il corpetto e lo infilò davanti -Mi aiuti a chiuderlo?- chiese al ragazzo
-C-certo- rispose lui cercando di non dare a vedere la sua agitazione.
"Ok Steve, respira, piano, così da bravo! E tu lì sotto non t'agitare troppo che ha detto che non vuole saperne di te! Sì lo so amico è pazza ma vedrai che prima o poi la convincerò a vederti e allora si ricrederà fidati..." finita questa simpatica chiacchierata tra Steven e l'amico nei suoi pantaloni riuscì finalmente ad allacciare il corpetto della ragazza, che potè finalmente voltarsi.
-Wow...- fu l'unica parola che riuscì ad articolare nel vederla. Lilith arrossì tremendamente nel vedere lo sguardo che il biondo aveva assunto nei suoi confronti.
-Allora...vogliamo andare?- chiese lei dopo un pò per rompere quel silenzio imbarazzante che per la seconda volta in meno di un'ora era venuto a crearsi tra i due. Steven annuì tornando sorridente come sempre, Lilith prese la borsa, chiuse la porta di casa e si avviarono nella loro missione: trovare dei vestiti a Steve.
Girarono decine di negozi, ma alla fine ne ricavarono diverse paia di pantaloni e di maglie praticamente identici a quelli che il ragazzo aveva già indosso. Ad ogni capo che provava Steven chiamava Lilith per farsi ammirare, e non mancarono certo commenti come
-Guarda qua che meraviglia-, -Sono proprio un figo non c'è che dire-, -Senti qui che muscoli baby, lo so che non mi resisterai ancora a lungo- e chi più ne ha più ne metta.
Una volta soddisfatti degli acquisti, Lilith propose di andare a mangiare qualcosa
-A dire il vero io non ho molta fame...anzi...per niente...- rispose il biondo a cui dispiaceva declinare l'offerta
-Ma devi mangiare qualcosa, insomma, questo è l'effetto dell'astinenza da droghe...la parte peggiore l'hai superata, ma se non mangi niente finirai con lo star male sul serio...peggio di ieri...- la ragazza rabbrividì al solo pensiero.
-Senti...non è meglio allora se mangiamo a casa? Non sarebbe certo gradito agli altri clienti vedere un bel ragazzo come me rimettere davanti ai loro occhi mentre stanno mangiando- Lilith rise per il tono buffo che aveva assunto Steven
-sì forse hai ragione... andiamo a casa allora?- Il biondo si guardò un attimo attorno
-Ma...se ci fermassimo un pò in quel parco? sai, sono un pò stanco...- chiese sempre con gli occhioni da cucciolo
-Ok, ok...che scansa fatiche che sei!- rispose la ragazza sorridendogli. Steve ricambiò il sorriso e insieme si diressero verso il parco.
-Le panchine sembrano tutte ridotte malaccio!- constatò la mora osservando quegli ammassi di assi di legno ammuffito che stavano ancora in piedi per non si sa quale grazia ricevuta.
-Che problema c'è? L'erba è così confortevole!- Esclamò Steven poggiando a terra i sacchetti con gli acquisti e sdraiandosi al sole. Invitò Lilith a fare la stessa cosa.
"Ma sì, in fondo che male c'è?" si disse la ragazza, e seguendo l'esempio del biondo si sdraiò accanto a lui.
-Guarda quella nuvola! Sembra una pistola!- Esclamò il ragazzo indicando il punto esatto in cui si trovava l'oggetto che aveva catturato la sua attenzione.
-E quella sembra una rosa!- disse lei indicando un altro punto accanto a quello mostratole da Steve.
-Guns n'Roses...- sussurrò lui
-Guns n'Roses?- chiese la ragazza incuriosita
-Sì... mi ricorda qualcosa...-
-Bene! Magari è un indizio!- I due continuarono ad osservare le nuvole, ridendo e scherzando come due bambini liberi dagli obblighi e dalla consapevolezza di ciò che è realmente la vita...
Lilith si sentiva davvero bene, come se la sua vita avesse finalmente assunto un senso, come...come se stesse vedendo il cielo per la prima volta.

Ok, questo capitolo è davvero molto allegro e spensierato... godetevelo, perchè dal prossimo arriveranno i guai!
(come se una band di scalmanati in cerca del loro batterista che ha perso la memoria non fosse un guaio... :S XD)
Ringrazio Icegirl46 per la sua recensione e RoxanneIzzyRose per i complimenti... grazie davvero di cuore! E grazie a tutti quelli che leggono come sempre!
Un bacio e al prossimo cap!!!

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Capitolo 5
*** Back off bitch! ***


-Eddai Steve! Mangia almeno qualche fetta biscottata!-
-No ho detto di no non voglio!- sì impuntò il biondo, ostinato.
-I patti non erano questi! Mi hai promesso che avresti mangiato qualcosa a casa!-
Steven sbuffò e girò la faccia dalla parte opposta a dove stava la ragazza, incrociando le braccia sul petto.
-Ho detto no. Non puoi obbligarmi!-
Lilith sbattè i pugni sul tavolo della cucina, esasperata.
-La smetti di comportarti come un bambino?! Non mi pagano mica per farti da baby-sitter!-
A queste parole della mora, il ragazzo rimase un pò male. Si voltò verso di lei tentando di risponderle qualcosa, ma non sapendo bene che dire, si ritrovò boccheggiante con lo sguardo perso.
Lilith si pentì di aver pronunciato quelle parole dal momento in cui le aveva effettivamente proferite, e vedendo la reazione di Steve non potè che darsi dell'idiota patentata.
"Cretina! Ma che gli vai a dire!"
-Scusami Steve...non intendevo dire...insomma...sono solo preoccupata per te, ecco- Farfugliò un pò impacciata.
Non era mai stata brava a chiedere scusa. Si sedette sulle ginocchia del ragazzo che la guardava ancora un pò spaesato.
-Io vorrei davvero...che tu stessi bene...vorrei...fare in modo che niente di brutto possa più accaderti...-
Steven in un primo momento rimase piuttosto sbalordito, soprattutto perchè poteva leggere negli occhi di Lilith tutta la sua sincerità, poi la sua bocca si distese in un sorriso tanto luminoso che la ragazza pensò avrebbe potuto da solo fare luce a tutta la casa.
-Allora facciamo un patto- cominciò il biondo
-Mangerò qualcosa... in cambio di un bacio!- e qui il suo sorriso si fece ancora più ampio.
-Cosa?! Sei sempre il solito!- rise la ragazza che però lo trovava un ottimo accordo.
Lui fece per avvicinare le sue labbra a quelle di lei, ma Lilith interpose una mano tra i loro visi
-Eh no, non se ne parla! Prima mangi! E rimango qui a guardarti sai?- detto questo si alzò e si sedette sulla sedia a fianco del ragazzo.
Lui sbuffò, prese una fetta biscottata e l'addentò.
-Mmmmh! Deeeelizioso! Adesso però mi ci vorrebbe qualcosa di dolce...-
-Non ci provare! Ne devi mangiare almeno tre!- lo fermò lei per la seconda volta.
-Tre?! Ma è una tortura! Sei ingiusta!- Lilith scosse la testa
-Non ho mai sentito nessuno definire "tortura" mangiare delle fette biscottate...- commentò tra sè e sè.
-E va bene...- si arrese il biondo che al suo bacio proprio non voleva rinunciare. Ingurgitò il resto tanto velocemente che a momenti s'ingozzava -Hey! Calma! Non devi mica vincere una gara!- Scherzava la mora ben conoscendo la ragione di tanta fretta.
Steven bevve due sorsi d'acqua dal bicchiere che nel frattempo Lilith aveva posato sul tavolo. Allora lei, mentre era ancora seduto, gli si accostò e unì le loro labbra con un piccolo, innocente e casto bacio a stampo. Si sollevò quindi e fece per lasciare la stanza, ma Steve, dopo aver riacquistato il controllo del proprio corpo (XD), l'afferrò per un braccio e la fece voltare.
-Così non vale però! Io intendevo... un bacio vero!- esclamò col suo solito sorriso. Poi, senza neanche darle il tempo di rendersi conto di ciò che stava accadendo, lui unì di nuovo le sue labbra a quelle di lei, questa volta però, socchiudendole, fece incontrare le loro lingue.
Lilith, presa alla sprovvista, permise quel contatto, e dopo aver provato, suo malgrado, quella sensazione, non riuscì ad allontanarlo: i suoi sensi non le rispondevano più. Sentì un fuoco invaderle il bassoventre, e impossessarsi velocemente di tutto il suo corpo, l'impulso di approfondire quel contatto era irrefrenabile...
Per fortuna (o sfortuna, dipende dai casi) fu lui a interrompere quella sorta di incanto che si era creato.
-Ecco...così sì che si ragiona!- esclamò tutto soddisfatto della sua performance, ma si bloccò poco dopo:
-Tutto ok Archie?- chiese notando che la ragazza era visibilmente arrossita.
-Sì...ehm...ecco...io...devo cambiarmi per andare al lavoro!- balbettò lei prima di sgusciare fuori dalla cucina per intrufolarsi in camera.
"Mah, le donne... e chi le capisce?" pensò tra sè Steve.
...

-Allora, sicuro di ricordarti l'indirizzo?-
-Ma certo Archie, per chi mi hai preso?- sorrise lui
-Mi devo fidare a lasciarti le chiavi di casa?-
-Non vorrai lasciarmi fuori al freddo e al gelo di luglio tutte quelle ore!- chiese Steve facendole gli occhi dolci.
Ormai aveva capito che armi usare con la ragazza.
-E va bene... senti...non ti scomodare a venire a prendermi, torno da sola e...- Il biondo la fermò
-Non se ne parla neanche! Sai quanti balordi ci sono in giro alle due di notte? Non voglio avere un arcangelo sulla coscienza! Finirei dritto all'inferno! Inoltre, come farei a magiare e rimettermi in forze senza baci in cambio?- A quest'ultima frase, Lilith arrossì nuovamente, ma per fortuna Steve parve non notarlo.
-Beh...grazie allora! Ci vediamo più tardi!- Gli sorrise piuttosto imbarazzata. Lui ricambiò il sorriso e le diede un bacio su una guancia prima di voltarsi e andarsene.
-Buon lavoro Archie!- Gridò quando ormai era lontano.
Lilith sorrise tra sè "che pazzo... eppure è così carino...oddio Lilith...non ti starai...non puoi!...ah...temo proprio di sì...ma nemmeno lo conosci!...e che ci posso fare? lui è così...così...Steve- pensò mentre entrava nel locale nel quale lavorava come cameriera. "Speriamo piuttosto che stasera quel porco non mi dia problemi...cazzo...ci manca solo che perda il posto...ora devo pensare anche a Steve! Non posso fare mosse avventate!" i pensieri della ragazza erano ora rivolti al suo datore di lavoro, proprietario del locale, che più e più volte avrebbe potuto denunciare per molestie: il solo motivo per cui ancora non l'aveva fatto era che non voleva tornare a fare la spogliarellista in qualche night.
-Hey! Dolcezza! Sei in ritardo sai?-
"Fanculo" pensò Lilith sentendo il suono di quella voce a lei così sgradita "adesso ha pure il pretesto per fare quel cazzo che gli pare..." l'uomo, sulla cinquantina, come direbbe il Manzoni "non bello e magro ancor meno", le si avvicinò e l'afferrò malamente per i fianchi, arrivando pian piano a palparle i glutei in maniera poco delicata
-Ma per te chiuderò un occhio- finì poi tentando di baciarla.
-Lasciami Mike!- disse lei brusca, e lui non potè far altro che assecondare la sua richiesta, poichè alcuni clienti li stavano guardando.
-Ma sì, tanto non puoi sfuggirmi in eterno!. la sbeffeggiò tirandole una sonora pacca sul sedere.
"Lurido bastardo!" pensò schifata mentre andava a mettersi la divisa che più da cameriera si addiceva ad una pornostar.
"Ma sono sicura che a Steve piacerebbe!" pensò scioccamente la ragazza.
Trovava incredibile come il solo pensiero del biondino riuscisse a farla sentire meglio, persino in una situazione come quella. Tornata in sala, ebbe il suo gran da fare: quella sera infatti, per la fortuna di Lilith, i clienti abbondavano, così Mike non aveva il tempo per occuparsi di un altro genere di "affari". La serata era passata quasi interamente, il turno della mora stava per finire (aveva il turno che andava dalle 18:00 all'una) e lei se l'era cavata con solo qualche palpatina di sfuggita.
-Vai pure Honey, tanto qui continua Maddie!- si sentì dire in tono fin troppo gentile da Mike.
"Evvai, anche oggi l'ho scampata bella...speriamo solo che Steve si sia ricordato l'indirizzo... e che non abbia fatto qualche stronzata..." pensò mentre si cambiava.
Ma le sue riflessioni furono interrotte da due braccia possenti che la afferrarono con forza da dietro e la strattonarono fino a sbatterla contro il muro.
-Credevi di passarla liscia anche oggi, vero Honey? Eppure lo sai che odio i ritardatari...- Mike la teneva in trappola e per di più erano completamente soli. Lilith inoltre non aveva finito di indossare i suoi vestiti, era in jeans e reggiseno, il che non poteva che eccitare di più quel porco maniaco che aveva di fronte.
-Lasciami andare!- disse lei tentando di mantenere la calma.
-Hahaha! Pensi davvero che serva a qualcosa? Non c'è nessuno che può salvarti adesso...- così dicendo cominciò a slacciarsi i pantaloni e fece lo stesso con quelli della ragazza, che nel frattempo si era lasciata prendere dal panico e dal terrore.
-LASCIAMI STARE! VATTENE! LASCIAMI!- gridava mentre le lacrime scorrevano copiose sul suo viso.
-Zitta puttana!- gridò l'uomo tirandole un sonoro schiaffo. Lilith si vedeva già spacciata, non aveva vie di fuga, già si stava preparando a quello che di lì a poco sarebbe successo... quando la porta si aprì e Mike fu costretto a lasciare l'opera incompiuta.
-Capo io...- era Derek, altro cameriere del locale che finiva il turno con Lilith ed era appunto venuto a chiedere a Mike se poteva staccare. La ragazza colse l'occasione per prendere la sua roba e filare fuori da quello stanzino, si infilò la maglia velocemente ed uscì dal locale.
-Archie! Come è...Hey piccola ma che ti è successo?- Steve la stava aspettando fuori, e rimase piuttosto scosso nel vederla con quel viso sconvolto, il trucco sbavato e le lacrime ancora visibili che le rigavano il volto.
-Niente Steve, non mi è successo niente- disse lei fredda
-Come sarebbe a dire niente?A me non sembra...-
-Beh ti sembra male! Andiamo a casa su che sono stanca- lo liquidò lei. Durante il tragitto il biondo, che definire preoccupato non renderebbe l'idea, provò di nuovo ad avvicinarla
-Senti se vuoi parlarne sai che sono a tua completa disposizione...-
-Ti ho già detto che non è successo niente, e anche se fosse successo qualcosa non lo verrei certo a raccontare a te!- sbottò la ragazza senza nemmeno guardarlo in faccia. Se lo avesse fatto, molto probabilmente, sarebbe crollata.
"Perdonami Steve, perdonami...proprio non ce la faccio..." diceva una voce in lontananza dentro di lei, una voce che purtroppo nemmeno lei riusciva a sentire.
Inutile dire che Steven ci rimase davvero male, specie dopo quello che era successo quel pomeriggio tra loro, dopo quello che lei gli aveva detto... ma nonostante tutto, grazie anche forse alla sua insolita ma sincera innocenza, capiva che dietro a quella reazione c'era qualcosa di grosso, qualcosa che lei ancora non si sentiva di esternare. Dopotutto, nemmeno si conoscevano loro due!
Arrivarono a casa sempre in silenzio, ognuno guardando i propri passi.
Una volta entrati Steven rimase in salotto, per permettere a lei di prepararsi con calma. Lilith entrò in camera sbattendo la porta, si sfilò la maglia, si guardò allo specchio: non vedeva se stessa, no, vedeva quello che ci vedevano gli altri in lei, una puttana. Era vero, lo era stata.
"Puttana una volta, lo resti per sempre".
Un incontenibile rabbia si impadronì del suo corpo, uscì dalla stanza, si precipitò in salotto e afferrò Steve per la maglia, lo tirò a se con forza e cominciò a baciarlo con una foga ed una rabbia eccessive. Il ragazzo, preso alla sprovvista, la lasciò fare in un primo momento, pensava che forse era così che si voleva consolare, ma più continuava più sentiva che i suoi baci erano freddi, nient'altro che rabbia e rancore riuscivano a trasmettere. La allontanò da se per guardarla negli occhi.
-Senti Archie..non credo sia la cosa migliore...- Lo sguardo di Lilith si fece ancora più iracondo.
-Che c'è che non va? Pensavo lo volessi! Qual è il problema? Non ti vado più bene? Non mi vuoi più Steven?- disse con astio.
-Io...certo che ti voglio...ma non così!- riuscì a dire il biondo.
-Ah no? Non così? Ma è così che sono Steve caro! Una puttana! Solo una stupida puttana! Me l'hai detto anche tu, ricordi?-
-Archie, io...-
-STA ZITTO! SIETE TUTTI UGUALI! PRIMA MI TRATTATE COME UNA TROIA POI NON MI VOLETE ! SIETE TUTTI DEI LURIDI BASTARDI!- Steven provò a dire qualcosa, ad avvicinare la ragazza che aveva ricominciato a piangere senza nemmeno rendersene conto, ma tutto fu vano. -VATTENE DI QUI! FUORI DA CASA MIA! NON VOGLIO PIU' VEDERTI!- Urlò sempre fuori di se dalla rabbia.
-Archie, ti prego...- sussurrò Steve in un ultimo tentativo.
-FUORI!- Fu l'ultima parola che si sentì dire, prima che Lilith lo sbattesse fuori da casa. Dopo diversi minuti , forse ore, chi lo sa? La ragazza si rese conto di quello che aveva combinato.
"Steve...ommioddio...cosa ho fatto?" gli occhi feriti e preoccupati del ragazzo erano rimasti impressi nella sua mente, così vividamente che quasi credette di trovarsi di nuovo di fronte a lui. Oh, quanto le sarebbe piaciuto.
Aveva appena cacciato l'unica persona che avrebbe voluto al suo fianco. L'unica che poteva davvero aiutarla.
Tutto per... per cosa? paura? orgoglio? Non lo sapeva nemmeno lei.


Eccomi qui! Mi dispiace per il capitolo tanto deprimente ma avevo preannunciato che ci sarebbero stati guai... se siete curiosi di vedere come risolveranno questa "allegra situazione" continuate a leggere i prossimi capitoli... che posterò giorno per giorno.
@Lau_McKagan: per "controllare" la bestia di Steve dovrai aspettare ancora un pò mi spiace XD
Un bacio a tutti al prossimo cap!

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Capitolo 6
*** Toughts and destiny's games ***


"Archie...che cosa dovrei fare adesso? Andare il più lontano possibile da qui e rifarmi una vita? No...non voglio scappare...vorrei solo tornare da te, stringerti forte e dirti che...beh...sei la donna più straordinaria che abbia mai conosciuto...ma mi risponderesti che non lo posso sapere, dato che non ricordo nessuna delle persone che ho conosciuto...e avresti ragione cavolo! D'altronde tu hai sempre ragione...tranne nel giudicare te stessa. Che cosa ti è successo? Perchè ti odi tanto? Dovrei essere lì con te adesso a chiederti queste cose! E invece sono qui...non ho nemmeno avuto la forza di restare...di aiutarti...di consolarti quando avevi più bisogno di me...nemmeno dopo tutto ciò che tu hai fatto per me! Oh, Archie, perdonami se puoi...perdonami perchè nemmeno ora ne ho la forza...perdonami..."
Steven si accasciò contro il muro, sfinito, dopo aver camminato per ore.
Perse i sensi in quello stesso vicolo dove Lilith l'aveva trovato la sera precedente, o meglio, due sere precedenti, dato che ormai erano le quattro di mattina.
L'astinenza da droghe, la mancanza di cibo, la stanchezza per quelle ore di cammino e i sensi di colpa l'avevano completamente distrutto. Non aveva nemmeno un dollaro per procurarsi da bere: per fortuna (almeno dal suo punto di vista) prima di svoltare nel vicolo aveva trovato una bottiglia di birra quasi completamente piena, e fregandosene per ovvie ragioni dei problemi igienici la scolò tutta d'un fiato.
Ora era lì, inerme, senza qualcuno con cui stare, senza un posto dove andare, senza forza per continuare nè coraggio per tornare.
...

"Steve...dove sei? Perchè non torni da me nemmeno per dirmi che sono una fottuta stronza? Perchè non merito nemmeno questo...è tutta colpa mia! Rovino sempre tutto! Perchè riesco solo a far soffrire quelli che amo? Perchè non riesco a far star bene e a stare bene con le persone? Perchè diavolo non sono fuori a cercarti in questo momento? Non hai nemmeno un posto dove andare...che ne sarà di te adesso? Ti avevo promesso che non ti sarebbe più accaduto nulla di male... e invece ti ho ferito io con le mie stesse mani! Perdonami Steve! Perdonami se puoi...perchè non ho nemmeno la forza di rimediare..."
Lilith crollò sul divano, senza neanche riuscire a trascinarsi fino al letto, con una bottiglia vuota di vodka in mano e gli occhi gonfi e arrossati per il pianto, ancora in reggiseno e jeans e con il trucco nero colato sulle guance.
Aveva bevuto tanto dopo essersi resa conto di ciò che aveva fatto, e soprattutto dopo aver realizzato di non avere la forza per rimediare.
Erano le quattro di mattina, ma lei aveva perso la cognizione del tempo da un pò e non le importava di nulla, se non di quel ragazzo biondo che in una sola giornata era riuscita a scaldarle il cuore, che da tempo si era raffreddato.
E lei era riuscita a mandare tutto in malora. Di nuovo. Non se lo sarebbe mai potuto perdonare.
...

-Sentimi bene lunatico di un hippy, ho detto che non torno a casa senza il mio amico, chiaro?!- Slash e Izzy erano di nuovo fuori, vagando per i quartieri malfamati della città degli angeli in cerca di Steven. Il riccio aveva bevuto tutta la sera, ed era visibilmente ubriaco.
-Slash ci siamo passati almeno tre volte di qui nelle ultime due ore! Steve non c'è e continuare a bere in questo modo non ci aiuterà a trovarlo!- gli rispose l'amico cercando di farlo ragionare, indicando la birra che il chitarrista teneva tra le mani ancora praticamente piena.
-Col cazzo che ti do la birra! Piuttosto che condividere il frutto delle mie fatiche con te rischio il coma etilico!-
-EH VA BENE!- sbottò il moro, che di insulti gratuiti ne aveva ricevuti fin troppi quella notte
-Allora la poggiamo qui per terra, sul marciapiede, contento?!-
-E dovrei sprecare così l'alchool?!-
-Sì! Non ci tengo a trascinarti fino a casa a peso morto!- Slash sbuffò, poi però appoggiò la bottiglia sul marciapiede.
I due attraversarono la strada e presero una scorciatoia che tagliava per un parco poco distante.
Erano circa le quattro di mattina.

Oook! Scusate nuovamente per il capitolo corto, ma ci voleva un piccolo stacco da dedicare ai pensieri e alle riflessioni dei nostri personaggi...e quale occasione migliore di una che sembra non poter andare peggio per un brutto scherzo del destino? Inoltre questo spazio serve per prendere un pò di fiato dopo un capitolo abbastanza carico... ed un altro che lo sarà altrettanto. Ringrazio come sempre chi legge e recensisce, mi fa davvero molto piacere. Un bacio e al prossimo cap!!

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Capitolo 7
*** We still can find a way ***


Anche se già specificato nelle note, preannuncio che in questo capitolo ci sarà una scena di sesso esplicito, quindi chiunque ne possa essere infastidito non faccia altro che non leggere l'ultima parte del capitolo, che può tranquillamente essere saltata senza che ciò influisca sulla comprensione della trama.
Buona lettura!

Lilith aprì piano gli occhi, la luce la infastidiva terribilmente.
Tentò di alzarsi piano dal divano, ma subito un dolore lancinante alla testa la costrinse a risedersi. Sbuffò, si passò una mano tra i capelli corvini e guardò l'ora.
"Cazzo! Sono già le cinque! Tra un'ora devo essere al lavoro!" si precipitò in camera, un pò barcollante, si svestì e si fiondò sotto la doccia. Ebbene sì, aveva intenzione di tornare al lavoro, nonostante tutto: non poteva permettersi di perdere quel posto senza essere sicura di trovarne un altro, almeno per il momento. Inoltre, andandoci avrebbe avuto altro a cui pensare...che non fosse Steve.
Si sistemò i capelli un pò a caso e indossò dei pantaloni di pelle e con la prima maglia che trovò nell'armadio, prese borsa e chiavi e si avviò.
...

Steven si svegliò di soprassalto a causa del rumore di un clacson seguito da una brusca frenata.
"Ma dove cavolo?!..." si accorse di essere steso a terra, con una bottiglia di birra vuota fra le mani, in quel vicolo squallido.
-Archie...- sussurrò con un sorriso amaro sulle labbra.
Ricordava di aver sognato di fare l'amore con la ragazza.
Si alzò a fatica, era stremato dalle poche forze, ma aveva un obiettivo da raggiungere, qualcosa di molto importante, e questo non l'avrebbe fermato. Un campanile scoccò le cinque del pomeriggio: doveva fare in fretta.
...

Lilith percorreva a passo svelto quelle stesse vie che il giorno precedente aveva percorso con Steven...e a questo non riusciva a non pensare. Dov'era lui adesso? Cosa stava facendo? Aveva trovato un posto dove stare? Come aveva passato la notte? Tutte queste domande le affollavano la mente e non riusciva a darsi pace. Ma non aveva nemmeno il coraggio di mollare tutto ed andarlo a cercare.
Senza rendersene conto si trovò di fronte all'entrata del locale, prese un respiro profondo ed entrò.
Era sabato, quindi il locale avrebbe aperto più tardi, ma Mike voleva che i camerieri del primo turno della giornata fossero sul posto con almeno un'ora d'anticipo, in quel caso i camerieri del primo turno erano Lilith e Derek.
Una volta oltrepassata la soglia però la ragazza vide solo Mike, intento a sistemare gli alcolici dietro al bancone. Deglutì rumorosamente e si schiarì la voce, così l'uomo si accorse della sua presenza.
-Oh, Lilith! Puntuale oggi, eh?- chiese fin troppo innocentemente.
La ragazza si limitò ad annuire.
-Bene, dammi una mano a sistemare quei bicchieri laggiù, poi vai pure a cambiarti- disse indicando due file di bicchieri impignati su uno dei tavoli più vicini.
La mora eseguì l'ordine, sollevata dal comportamento dell'uomo che sembrava non volerle dare ulteriori problemi.
Sembrava.
-Derek non è ancora arrivato?- chiese allora lei, ritrovata un pò di sicurezza.
-No- rispose Mike sempre concentrato su ciò che stava facendo.
Lilith allora si voltò per andarsi a cambiare, non fece tempo a fare due passi che si sentì stringere un braccio
-Oggi gli ho dato la giornata libera, mi andava di passare un pò di tempo io e te soli...dopotutto, abbiamo un discorso in sospeso noi due, ricordi?- Il ghigno dipinto sul volto di Mike parlava per lui, mostrando tutte le sue intenzioni.
Lilith si fece subito prendere dal panico.
-MIKE TI PREGO LASCIAMI ANDARE!- Gridava mentre l'uomo la trascinava con sè dietro al bancone.
-Zitta troietta! Sono sei cazzo di mesi che mi ronzi qui intorno e ancora non ti sei lasciata scopare come si deve!- le disse schernendola.
Lilith tentava inutilmente di divincolarsi, ma Mike la fece distendere a terra e si mise sopra di lei immobilizzandola.
La ragazza aveva smesso di urlare, era troppo spaventata per riuscirci, nemmeno le lacrime riuscivano a sgorgare dai suoi occhi.
-Non hai scampo Honey...- le disse mentre la palpava con violenza.
SLAM!
Il rumore della porta fece sì che le azioni di Mike si arrestassero di colpo. L'uomo si sollevò da sopra la ragazza e si volto per identificare l'"intruso".
-E' chiuso- disse al ragazzo che si trovò di fronte, ma quello non sembrava aver intenzione di lasciare il locale.
-Mi hai sentito? Ho detto che è chiuso!- sbraitò l'uomo cercando di intimidirlo.
-Oh, non si preoccupi, non devo prendere nè da mangiare nè da bere...- cominciò quello con tono estremamente innocente.
Al suono di quella voce Lilith sentì un tuffo al cuore.
-Allora che cazzo vuoi?- chiese l'uomo seccato per l'interruzione.
A quelle parole i ragazzo gli si avvicinò, e prima che Mike potesse intendere le sue intenzioni, lo afferrò per le spalle e gli tirò una ginocchiata in mezzo alle gambe, tanto forte che l'uomo si afflosciò a terra con un gemito tenendosi i genitali con entrambe le mani. Poi il giovane lo prese per il collo della camicia e lo colpì in viso con un pugno ben assestato.
-Sfiorala ancora, anche solo con la mente, e ti giuro che faremo i conti sul serio- gli sussurrò all'orecchio, facendo comunque in modo che lei potesse sentire.
Lei, il motivo per cui era entrato in quel locale prima dell'orario d'apertura.
Lei, unica sua attuale ragione per andare avanti.
Lei, che ora si era reso conto desiderare con tutto se stesso.
Le si avvicinò, le porse una mano per aiutarla ad alzarsi.
-Andiamo via di qui, piccola- le disse dolcemente.
-Ah, la signorina da questo momento non lavorerà più in questo posto- disse il ragazzo voltandosi verso l'uomo ancora a terra, quando già si trovavano sulla soglia.
Lilith lo stava osservando con gli occhi sbarrati da quando l'aveva visto entrare, o meglio, da quando aveva riconosciuto la sua voce. Ora stava camminando come un automa sorretta dalle sue braccia, persa a contemplare quel suo meraviglioso sorriso che, ora se n'era resa conto, l'aveva fatta innamorare.
Quando furono fuori, la ragazza riuscì a recuperare quel filo di voce necessario a proferire un'unica parola, che riuscì tuttavia a farle realizzare tutto quello che era successo.
-Steve!...- quel nome, sussurrato in quel modo così pieno di stupore, di meraviglia, di gioia e...d'amore, non aveva mai assunto significato più pieno, per entrambi. Era come se, con quell'unica sillaba, Lilith fosse riuscita ad esternare tutto ciò che aveva dentro.
-Sono qui, Archie...- le disse dandole un bacio in fronte, con quel suo perenne sorriso che divenne ancora più luminoso.
-Ma...come...dove...- La ragazza cercava di articolare una frase di senso compiuto, ma le emozioni provate fino a quel momento le stavano giocando un brutto scherzo. Tuttavia Steven aveva capito ciò che aveva intenzione di chiedergli.
-Beh...avevo capito grossomodo cosa era successo ieri...e...- poi fece una pausa, si avvicino al viso della ragazza
-...vorrei fare in modo che niente di brutto possa più accaderti...- le sussurrò dolcemente.
Nel sentire quelle parole, da lei stessa pronunciate il giorno precedente, gli occhi di Lilith cominciarono a riempirsi di lacrime. Gli si gettò tra le braccia e affondò il viso nell'incavo del suo collo.
-Perdonami Steve...ti prego perdonami!- diceva tra i singhiozzi.
-E cosa dovrei perdonarti? Non è stata colpa tua...- la rassicurò lui, felice come non mai di stringerla di nuovo forte a sè. Aspettò che la ragazza si calmasse, poi, quando si staccò da lui, le prese il viso tra le mani e le diede un bacio a fior di labbra. Si staccò da lei e barcollò un momento, la stanchezza e la debolezza ora stavano prendendo il sopravvento.
-Su coraggio...appoggiati a me...- gli disse Lilith intuendo l'origine del suo malessere.
-Andiamo a casa- continuò poi sorridendogli.
Camminarono abbracciati per tutto il tragitto.
Una volta in casa, Lilith fece accomodare Steven sul divano.
-Ti porto qualcosa da mangiare- gli disse la ragazza che nel frattempo era andata in cucina. Gli preparò un sandwich e un bicchiere d'acqua e glieli portò in salotto. Steven divorò il panino come se non avesse mai mangiato nulla in vita sua
-Hey! Piano! Finirai per strozzarti!- esclamò la mora che come al solito sembrava dovergli fare da baby-sitter.
-Hwo fwamwe!- biascicò lui mentre masticava un boccone. La ragazza rise di gusto .
Strano, prima di uscire di casa, ridere sembrava l'ultima cosa che avrebbe potuto fare...ma le bastava stare vicino a lui per sentirsi bene.
-Ora vai pure a farti una doccia, ti aspetto in camera- Lilith si rese conto solo dopo dell'ambiguità di quella frase, ma decise di lasciar correre.
Il ragazzo prese quindi dei boxer puliti e andò in bagno, mentre lei si dirigeva verso la camera.
Lei si buttò sul letto, pensando che nonostante la brutta piega che inizialmente aveva preso la serata, ora si sentiva felice.
Si sollevò quindi dal letto, dando le spalle alla porta, si sfilò la maglia e i pantaloni, li piegò accuratamente e li ripose nell'armadio, non avendoli praticamente utilizzati. Prese la maglia extra-large che usava per dormire come camicia da notte, infatti, nonostante fosse presto, essendo entrambi stanchi aveva intenzione di andare a dormire.
Improvvisamente si sentì prendere per i fianchi, sussultò e lasciò cadere l'indumento che aveva in mano.
Steven indossava solo un paio di boxer neri aderenti, i capelli ancora un pò bagnati gli ricadevano sul viso.
Lilith sentì il respiro del ragazzo su di se, mentre con una mano le spostava i capelli da un lato e le baciava il collo e con l'altra, spostata dal fianco al ventre della ragazza, la tirò ancor di più a sè facendo così aderire il suo bacino ai glutei di lei.
La ragazza sentiva chiaramente la sua eccitazione premere sui propri slip, e non poteva negare quanto quel contatto le risultasse incredibilmente piacevole.
-Steve...- sussurrò con la voce rotta dall'eccitazione. Il biondo la fece voltare, le accarezzò la schiena con le dita, i brividi di piacere si impossessarono del corpo della mora che sussultò nuovamente. La baciò stringendola a se, facendo aderire i loro bacini, Lilith lo sentiva fremere, gli infilò le mani tra i capelli dietro la nuca aderendo sempre di più al suo corpo.
Poi scese sempre più giù, baciandogli il collo, strusciandosi contro il suo petto villoso fino a trovarsi in ginocchio davanti a lui.
Gli sfilò i boxer e prese il suo membro duro tra le proprie mani, lo accarezzò facendovi scorrere le dita per tutta la sua lunghezza, cominciò a baciarlo e leccarlo per poi prenderlo tutto in bocca.
Succhiava con avidità, di tanto in tanto si fermava e riprendeva a baciarlo mentre con una mano gli massaggiava i testicoli.
Steven aveva immerso le mani nei suoi capelli corvini, massaggiandole la nuca, mentre con la testa riversa all'indietro si godeva quel piacere che era certo solo lei avrebbe potuto dargli, lasciandosi sfuggire gemiti goduriosi.
Lilith lo sentiva pulsare tra le sue labbra, ingrossarsi sempre di più nella sua bocca, così aumentò il ritmo sentendolo avvicinarsi all'orgasmo.
Ma improvvisamente lui si ritrasse e la fece alzare.
Non voleva venire così, da solo, voleva farlo con lei.
La ragazza rimase stupita da quel gesto, ma affinchè lei non lo interpretasse male, lui prese a baciarla con passione, mentre la faceva stendere sul letto, le slacciò il reggiseno e le fece togliere gli slip, per poi posizionarsi in mezzo alle sue gambe, sopra di lei.
Cominciò a baciarle e accarezzarle i seni, per poi risalire e far unire nuovamente le loro labbra.
Le passò una mano tra le cosce, poi indirizzò il suo membro in modo da penetrarla.
Affondò nella sua carne calda, vi si immerse completamente , la ragazza inarcò la schiena emettendo gemiti di piacere.
Le spinte di Steven erano forti e decise, e Lilith si abituò presto al suo ritmo. Man mano che sentiva l'avvicinarsi del piacere, lui aumentava il ritmo e i gemiti della ragazza si intensificavano. Le mise le mani sui fianchi, quasi avesse paura che potesse sfuggirgli. Raggiunsero l'apice insieme, all'unisono, le loro urla di piacere si fusero quando Steven venne dentro di lei e il suo seme caldo la pervase.
Rimasero a guardarsi, ansanti, per un pò, poi il biondo si avvicinò al viso della ragazza dandole un altro lungo e caldo bacio, quando si staccarono le sorrise.
-Sai Archie...credo di essermi innamorato di te- le disse in modo del tutto naturale.
Lilith ricambiò il sorriso.
-Beh...io invece ne sono sicura, Steve-
Il ragazzo trasse il lenzuolo sopra di loro e lei si accoccolò sul suo petto.
-Non preoccuparti... troveremo un modo per cavarcela- le disse lui prima di addormentarsi.


Ed eccoci qua! Almeno una parte del casino che si era venuto a creare l'abbiamo risolta... per il resto ... restate sintonizzati! XD
Ringrazio come sempre coloro che recensiscono o che semplicemente leggono restando nell'anonimato... Grazie davvero!
Un bacio e al prossimo cap!!

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Capitolo 8
*** Another part of me ***


Steven si svegliò beato stiracchiandosi tra le lenzuola.
Cercò Lilith allungando una mano verso l'altro lato del letto, ma si ritrovò a tastare il materasso. Aprì gli occhi e si rese conto che la ragazza non era nella stanza.
Si alzò, si infilò i boxer abbandonati ai piedi del letto la sera precedente e andò in cucina, dove sapeva l'avrebbe trovata.
Lilith infatti stava sorseggiando una tazza di caffè di fronte alla finestra della cucina, osservava il paesaggio immersa nei suoi pensieri: i suoi soliti demoni, purtroppo, avevano ricominciato a tormentarla.
Credeva che con Steve sarebbe stato diverso, che lui l'avrebbe potuta "guarire" da questa sorta di maledizione che si era creata... ma si sbagliava. O meglio, credeva di sbagliarsi. Ma questo per lei era sufficiente per troncare sul nascere quella relazione che le era parsa così meravigliosa.
Eppure sarebbe bastato così poco...
"se solo trovassi la forza...il coraggio di parlartene...se solo riuscissi a non pensare a niente..." I suoi pensieri furono interrotti dal biondo, appunto.
-Buongiorno amore!- esclamò raggiante abbracciandola da dietro.
"Cazzo! ci mancava solo che mi chiamasse 'amore'!" pensò lei che già stava cercando un modo per chiuderla.
-B-buongiorno...- disse semplicemente, poco convinta.
-Qualcosa non va Archie?- chiese Steve notando la sua espressione non propriamente felice.
-No no... è tutto a posto- rispose lei abbozzando un sorriso, che non riuscì tuttavia a nascondere il suo reale stato d'animo.
-Sicura? Sai che se hai qualche problema me ne puoi parlare- disse lui vedendola tanto assorta, con quel suo modo di fare così sinceramente premuroso, come quando un bambino vede la mamma preoccupata e cerca in qualche modo di farle tornare il sorriso.
"Sì che lo so Steve... ma tu non puoi capire...io davvero non ce la faccio..."
-Ti preparo qualcosa da mangiare? Oppure vuoi un pò di caffè?- chiese invece per cambiare argomento.
Il ragazzo rimase in silenzio per qualche istante, poi la sua bocca si distese in uno dei suoi soliti sorrisi
-Del caffè andrà benone...- disse prendendo la tazza dalle mani di Lilith. La ragazza lo guardò indispettita
-Hey!- gli disse tentando di riprendersela.
Steven ne bevve un sorso e fece una strana smorfia, la posò sul tavolo, tirò la ragazza a sè e le rubò un bacio.
-Non c'era abbastanza zucchero- disse in spiegazione a quello che aveva appena fatto.
-E' mai possibile che tu debba comportarti da don Giovanni in ogni situazione?- gli chiese la ragazza ridendo divertita.
Ecco, l'aveva fatto di nuovo. Era riuscito a farla stare serena, anche solo per un attimo, anche solo per una stupidaggine, ma... quegli attimi erano impagabili. E Lilith lo sapeva bene. E se per una volta avesse rinunciato a pensare? Se si fosse semplicemente, chiudendo gli occhi, lasciata andare?
"Se provassi a fidarmi...almeno per una volta...un'ultima volta ancora...?"
Come per un'ulteriore conferma, la ragazza gli si accostò e si "riprese" il bacio.
Beh, era una bellissima sensazione, niente da dire. Ma... sentiva dentro sè che qualcosa non andava. Non un semplice qualcosa, bensì "quel" qualcosa, quello che la ostacolava sempre. Un brivido gelido la attraversò.
"Fanculo!" pensò la ragazza, gettandosi di nuovo tra le braccia del biondo.
Lo baciò furiosamente, quasi come due sere prima, quando l'aveva cacciato. Steven aveva ormai capito che quando reagiva in quel modo c'era qualcosa che non andava e che non voleva, o magari non poteva, dirgli. La allontanò leggermente da sè.
-Cos'è che ti turba, Sweetheart?- Lilith si passò una mano sul viso, sbuffando.
-Nulla Steve, nulla... senti... ti va se andiamo a farci un giro? Pensavo che potremmo chiedere in giro se qualcuno ha bisogno di una cameriera, o di una commessa o che so io...- cominciò per sviare, di nuovo, il discorso. Il ragazzo sospirò, ma decise di lasciar perdere, a forzarla temeva di poter essere di nuovo sbattuto fuori a calci e, questa volta, per sempre.
"Meglio non rischiare...che poi alle donne dai un dito, e si prendono tutto il braccio...ma questo che c'entra? Boh, ma è sempre meglio tenerlo a mente, non si sa mai..." le sfiorò una guancia con le dita, lei sorrise debolmente.
-Sì, mi pare una buona idea! Credo sia il caso che anche io mi trovi qualcosa da fare... insomma... mentre tento di recuperare la memoria!- esclamò poi.
Prendeva sempre tutto con eccessivo entusiasmo, pensava Lilith, "Ma in fondo, che c'è di male nel vedere sempre il lato positivo delle cose?"

...

-Hey Archie! Guarda qui! Magari ti rimediano un posto!- La ragazza assunse uno sguardo piuttosto severo.
-Steve, quello è un Night- disse seria.
-E qual è il problema?- chiese il biondo con sguardo smarrito.
-Il problema è- e qui la ragazza sospirò -che nei Night ci lavorano le spogliarelliste- finì un pò seccata.
Steven continuava a guardarla senza capire.
-Io non voglio fare la spogliarellista!- sbottò lei stupita dalla poca perspicacia del ragazzo.
-Oh...e...perchè no?- Lilith sbarrò gli occhi.
-Come perchè?! Tanto vale tornare da Mike e tentare di farmi riassumere a questo punto, non credi?-
-Oh...Oh! Ma certo! Che idiota! Sai io non intendevo mica...in effetti...dopotutto, le ragazze che fanno quel mestiere di solito sono disperate e...ma non voglio mica insinuare che tu sia disperata eh!...no ma...hai pienamente ragione...non so cosa mi sia passato per la mente...- Steven era partito in quarta con uno dei suoi monologhi inconcludenti. Tuttavia era sinceramente dispiaciuto, e la ragazza si accorse di questo.
-Hey, non fa niente! Dai andiamo da un'altra parte!- gli disse prendendolo per mano e conducendolo a percorrere un'altra via.
Il biondo, felice che non se la fosse presa, le dedicò un altro dei suoi sorrisi smaglianti: Lilith pensò in quel momento che sarebbe potuta morire per uno di quei sorrisi così spontanei e sinceri.
Poi la sua attenzione fu catturata da un'insegna insolita, che di insolito in effetti aveva ben poco, se non che non l'aveva mai vista prima.
-Steve! Guarda qui! Un negozio di strumenti musicali!- La ragazza si illuminò pronunciando quelle parole.
-Pensi anche tu quello che penso io?- chiese lei entusiasta.
-Ehm...non lo so...io mi chiedevo perchè lo zucchero filato quando lo metti in bocca si restringe...così sembra sempre tantissimo ma invece è troppo poco!- la ragazza lo guardò sconcertata.
-Bastava dire: "No, non capisco dove vuoi arrivare"-
-beh, ma io che ne sapevo se stavi pensando allo zucchero filato anche tu?- rispose lui fermamente convinto della propria tesi.
-Entriamo, va...- sospirò lei rassegnata.
-Comunque... a che stavi pensando?- chiese Steven varcata la soglia.
-Pensavo che dovresti provare a suonare tutti i tipi di strumenti, così capiremo se è vero che suoni in una band, e che ruolo ricopri- a quel punto gli occhi del ragazzo iniziarono a brillare.
-Oh sì! Così potrò dimostrare al mondo quanto sono bravo e diventerò una famosissima rockstar richiesta in ogni angolo del pianeta! - Esclamò con un'espressione sognante dipinta in viso.
-Steve, no sappiamo nemmeno che strumento suoni ancora...non ti pare di esagerare un pochino?-
-Ma siamo qui per scoprirlo! Vedrai Archie, non mi fermerà più nessuno!-
-E' proprio questo che mi preoccupa...- mormorò Lilith tra sè.
Ma Steven non la sentì, era già partito in quarta a cercare qualcuno che nel negozio potesse fargli provare gli strumenti.
La ragazza lo cercò con lo sguardo, avendolo perso di vista, e lo trovò mentre gesticolava animatamente con una commessa che lo guardava molto interessata.
"Un momento...una commessA?! InteressatA?! Adesso le faccio vedere io!" La mora si avvicinò ai due, sentì lei, bionda tinta, non molto alta, occhi azzurri "...e sorriso da oca affamata di cazzo" aggiungerebbe Lilith, esclamare con tono troppo "zuccheroso" per risultare preoccupato
-Oh! Ma è terribile Steve!- facendogli gli occhi dolci.
Allora si interpose tra i due, deliziando il ragazzo con un bacio che di casto non aveva assolutamente niente.
-Amore, non credi sia meglio chiedere direttamente al proprietario? Io non credo che la signorina- e qui si voltò, lanciando un'occhiata sprezzante alla bionda -sia la persona più adatta a darci una mano...- La commessa, visibilmente indispettita, girò i tacchi e senza aggiungere altro, andò alla ricerca del proprio datore di lavoro.
Quando si fu allontanata, Lilith tirò un sonoro schiaffo al biondo
-...anche perchè l'unica mano che potrebbe darti te la faresti subito infilare nei pantaloni!- finì secca.
-Ma...ma...- Steven boccheggiava tenendosi una mano sulla guancia arrossata
-Che cos'ho fatto?!- chiese innocentemente. Lei assunse un'espressione da ebete
-Oh! Ma è terribile Steve!- ripetè facendo il verso alla bionda.
-E' mai possibile che in meno di due minuti riesci a raccontare alla prima oca che ti passa davanti la storia della tua vita?! "Oh, sono Steve, ho perso la memoria e non so più chi sono! Mi sento tanto solo, venite a farmi compagnia!" Metteremo un annuncio fuori dal condominio, contento?- -Non hai motivo di essere gelosa Archie- la interruppe lui con la sua solita disarmante naturalezza. La ragazza rimase interdetta.
-C-cosa? No io non... non sono gelosa! E' solo che...Non lo sono! Punto!- Steven stava per ribattere qualcosa, ma lei lo zittì.
-Fine della discussione!- concluse secca.
Lui sorrise, per quanto dolorosa potesse essere stata, quella era sicuramente la più grande manifestazione d'affetto ricevuta dalla ragazza, e lei nemmeno se ne era resa conto. Probabilmente, se se ne fosse accorta, non si sarebbe più posta tanti problemi.
In quel momento un signore sulla sessantina li raggiunse, era piuttosto basso di statura, i capelli grigi e gli occhi castani molto svegli e attenti. -posso fare qualcosa per voi?- chiese in tono cordiale.
-Oh buongiorno! Sì ecco vede...lui...- provò ad iniziare Lilith con un pò di tatto, ma Steven partì spedito con la sua spiegazione
-Salve! Io ho perso la memoria e ricordo solo due cose: il mio nome, Steven, il cognome non lo so, e che suono in una band...ma non ricordo che strumento! Quindi ci chiedevamo, non è che sarebbe tanto gentile da farmene provare qualcuno, così per vedere se riesco a ricordare qualcosa?- finì con un sorriso a trentadue denti.
L'uomo assunse un'espressione tra l'attonito e lo stupito.
-Ecco, appunto...- commentò Lilith.
-Beh...è una storia parecchio singolare ragazzi miei, ma credo...sì...di potervi accontentare!- rispose dopo qualche istante di imbarazzante silenzio.
-Davvero?!- chiese Steve meravigliato.
-Certo- rispose lui un pò più convinto.
-Grazie!- esclamò allora il biondo, abbracciandolo. L'uomo scoppiò in una fragorosa risata.
-Ok ragazzo, vacci piano però che sennò la tua ragazza qui ti fa un'altra scenata!- Il volto di Lilith si imporporò fino alle orecchie, mentre Steven cominciò a ridere a crepapelle.
-Allora, da che strumento vuoi cominciare?- chiese quindi il proprietario cercando di togliere la ragazza dall'imbarazzo in cui l'aveva cacciata. -Uhm... Dal basso!- decise lui dopo averci pensato su.
-Bene- l'uomo gli portò lo strumento che aveva chiesto, e Steven lo afferrò per il manico. Stava armeggiando con la tracolla, poi finalmente riuscì ad imbracciarlo. Ora fu il turno della mora di scoppiare a ridere.
-Steve, da quando sei mancino?- il ragazzo si grattò il capo, pensieroso.
-Ma io non lo sono!- rispose dopo qualche minuto.
-Appunto! Allora hai imbracciato il basso al contrario!- Il biondo sbuffò e tentò di girarlo dall'altra parte.
-Lascia stare ragazzo, non credo tu sia portato per questo strumento... proviamo con la chitarra?- s'intromise l'anziano signore, che osservava la scena divertito. Steven gli porse il basso elettrico e prese la chitarra acustica.
-Bene! Come funziona? Allora...- cominciò a strimpellare freneticamente le corde di quel povero strumento, finchè non riuscì a romperne due in un solo colpo.
-Ops!- esclamò restituendola al legittimo proprietario.
-Non si preoccupi, le pagheremo il danno!- si affrettò a dire Lilith, mortificata.
-Oh, non ha importanza- rispose quello, che non si divertiva così da...beh, da un bel pò di tempo.
-Sicuro di non essere un cantante, giovanotto?- chiese.
-Sicurissimo!- rispose la ragazza per lui, senza lasciargli il tempo per fiatare.
-Allora manca la batteria- concluse indicandogliela.
Steven non se lo fece ripetere due volte e, con stupore di entrambi gli spettatori, riuscì a sedersi sullo sgabello e a posizionarsi perfettamente tra i tamburi vari, senza distruggere o far cadere nulla.
Poi, come rapito, impugnò le bacchette, le picchiettò per darsi un tempo, e cominciò un assolo di batteria che lasciò i due letteralmente a bocca aperta. Sembrava un'altra persona, come posseduto, completamente immerso in quello che stava facendo, estraniato dal mondo circostante. Quando ebbe finito, fece roteare le bacchette tra le mani e sorrise soddisfatto.
-Ecco cosa sono! Un batterista!- esclamò alzandosi.
-Cavolo ragazzo...sei davvero formidabile!- commentò il proprietario del negozio.
-Wow...- fu l'unica cosa che Lilith riuscì a dire.
-Beh, non so te cara, ma io comincio ad avere un certo languorino...andiamo a mangiare qualcosa?- chiese il biondo alla ragazza, che ancora fissava la batteria con sguardo perso.
-Come vuoi...- rispose quella senza distogliere lo sguardo.
-Arrivederci e grazie!- salutò il ragazzo.
-Tornate pure quando volete!- rispose l'uomo entusiasta.
Steven trascinò fuori Lilith che lo seguiva imbambolata, senza veramente rendersi conto di stare camminando.
Quando furono fuori lei sembrò riprendersi un pò.
-Bene, sembra che abbiamo appena conosciuto un'altra parte di Steve- gli disse ancora un pò stupita.
Non pensava davvero potesse suonare qualcosa e, soprattutto, non credeva potesse essere così bravo.
-Già...quando conosceremo un'altra parte di Lilith?- chiese il ragazzo a bruciapelo.
Lei abbassò lo sguardo, continuando a camminare.
"Quando sarà pronta ad esporsi, Steve..."

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Capitolo 9
*** Promises ***


Steven rimase a fissare il sacchetto trasparente, contenente la polverina bianca.
Era così...attraente...come avrebbe potuto resisterle?
Si passò nervosamente una mano tra i capelli biondi. La droga attirava il suo sguardo come una calamita.
Allungò un braccio verso il tavolo, arrivando quasi a sfiorarla, ma lo ritrasse immediatamente, quasi scottasse.
"Coraggio Steve...che male potrà mai farti? Solo una dose...solo una...tanto, ne sei fuori, no? Puoi smettere quando vuoi...ma...adesso non vuoi, non è così?"
-S-sì...solo una dose...solo una...posso smettere quando voglio...- Il ragazzo farfugliava frasi sconnesse fissando il tavolo con sguardo assente, rispondendo alla voce che sentiva nella sua testa.
"Su...allunga la mano...la vuoi, vero? E allora prenditela! E' lì che ti aspetta! Lei non ti tradirà! Non ti lascerà solo!"
-N-non mi lascerà solo...Non mi lascerà solo...non...non mi lascerà solo!- Tentò nuovamente d sfiorare il sacchetto, ma di nuovo qualcosa lo trattenne.
"Perchè non la prendi, Stevie? Ti piace la solitudine? Non vuoi un pò di compagnia? Non vuoi smettere di soffrire?"
-Io...io non sono...non sono solo!-
"Non sei solo? Come no? Nemmeno ricordi chi sei...nemmeno un volto, un nome...significa che non hai nessuno da ricordare...perso in un vicolo raccolto per pietà da qualcuno per cui sarai presto d'intralcio!"
-NO! Non sarò d'intralcio! Lei...lei mi vuole aiutare! Me l'ha promesso! Mi aiuterà a sistemare le cose...LEI MI VUOLE BENE!" Il biondo si portò le mani alle orecchie chiudendo gli occhi mentre sbraitava, cercando di soffocare la voce maledetta che aveva troppe volte preso il comando di lui. "Ti vuole bene? TI VUOLE BENE? HAHAHAHA! Te l'ha detto lei questo? Sciocco! Illuso! E' una donna! Quanto credi durerà questa farsa? Una? Due settimane? Poi ti sbatterà fuori a calci! E allora tornerai solo come sempre! Come non hai mai smesso di essere!"
-NO! NO! NON E' VERO! NON VOGLIO ASCOLTARTI! NON VOGLIO!- singhiozzava Steven sbattendo violentemente i piedi contro il pavimento e premendo sempre più forte le mani ai lati della testa.
"Rassegnati Stevie, è questa l'unica verità, sai cosa devi fare" continuò imperterrita quella sorta di "coscienza malvagia", inducendolo nuovamente ad avvicinare una mano alla busta. Questa volta l'afferrò con mano tremante.
-S-so quello che devo fare...so quello...che devo fare...- balbettava confusamente, mentre preparava la sua dose da iniettare in vena.
Dovette arrangiarsi con dell'acqua del rubinetto non avendo con se fiale di fisiologica, per “fortuna” si era tenuto almeno un laccio emostatico.
Se lo legò quindi stretto al braccio, prese un cucchiaio e vi pose la droga con l’acqua, quindi con un accendino posto sotto di esso la scaldò per poi risucchiarla con la siringa.
Avvicinò quest’ ultima al braccio, lentamente, cercò la vena con l’ago, operazione rivelatasi più difficile del previsto, dato che la mano gli tremava nervosamente.
“So quello che devo fare…” si ripetè un’ultima volta, prima di premere lo stantuffo.



-Potremmo mettere un annuncio sui giornali: “Smarrita band hard rock, batterista disperato chiede aiuto a chiunque possa averli visti, sono facilmente riconoscibili perché… beh, perché mancano di batterista! Steven Hoscordatoilcognome” e poi ci aggiungi indirizzo o recapito telefonico-
-Haha, spiritosa! Sei solo invidiosa perché io ho uno scopo nella vita e tu non hai nemmeno un lavoro!-
-Non sono stata io a picchiare il mio capo!- Steven fissò Lilith sbalordito.
–Quindi sarebbe colpa mia se hai perso il posto?!-
-Beh, di certo non è mia!- rispose la ragazza con un po’ troppa ironia nella voce.
–Ti stava violentando cazzo!-
-Ciò non toglie che se tu non fossi intervenuto ill posto a quest’ ora l’avrei- Il ragazzo la guardava allibito, senza sapere che rispondere.
–Beh- disse dopo un po’ in tono seccato –se le cose stanno così, ti lascio alle tue occupazioni, prima di rovinare qualche altro aspetto della tua meravigliosa vita- così aumentò notevolmente il passo lasciando la ragazza ferma a fissarlo mentre si allontanava.
“Ma…ma che diavolo ho detto?!” Lilith si rese conto di aver parlato e pensato da idiota e, per una come lei, era già una gran cosa.
–Steve! Steve aspetta!- gridò correndo nella sua direzione.
Steven si voltò, il volto ancora corrucciato, in attesa che la ragazza lo raggiungesse.
–Steve io… Perdonami! Non volevo certo… insomma… ho detto delle cose totalmente cretine, mi sono comportata da idiota lo so, il fatto è che…tutta questa situazione mi rende incredibilmente nervosa…non ho mai pensato che fosse colpa tua… tu hai fatto…probabilmente quella è stata la cosa più bella che qualcuno avesse mai fatto per me…dopo che io ti avevo trattato in quel modo…e non ti ho nemmeno ringraziato…sì insomma scusami!- Lilith si sentì incredibilmente sollevata nel notare che l’espressione del ragazzo si era sciolta nel suo solito sorriso.
–Certo che ti perdono…- sussurrò cingendole la vita con le braccia e tirandola a se.
–Perché io lo so che in fondo sei la persona più buona del mondo- finì poi sulle sue labbra, prima di baciarla teneramente.
Dal canto suo, lei era rimasta molto colpita da quella sua ultima affermazione…era così bello sentirselo dire!
“Lui lo sa…lo sa che gli voglio bene…che non lo faccio per cattiveria…lo capisce…MI capisce…” gli circondò il collo con le braccia ed immerse il viso nei suoi capelli biondi.
–Io ci sto provando…ci sto provando a cambiare…non sono brava in queste cose, a relazionarmi con le persone…ho spinto tutti quelli che mi volevano bene ad andarsene…- e qui alzò la testa, cercando i suoi occhi azzurri. –Ma tu non lasciarmi…per favore…aiutami-
Steven era davvero felice che lei si fosse aperta, almeno un po’, nei suoi confronti.
–Te lo prometto- le sussurrò avvicinando le labbra al suo orecchio.



Lasciò che la droga si mescolasse lentamente al sangue, la sentiva scorrere nelle vene provocandogli sollievo immediato, solo al pensiero dell’effetto che ancora non gli aveva provocato.
Si accasciò sul pavimento, un sorriso scioccamente beato dipinto sulle labbra, gli occhi semi-chiusi in attesa dello stato d’incoscienza che bramava ogni momento.
“Ormai ne sono fuori…non ne sono dipendente…solo ne avevo voglia…ma questa era l’ultima dose…davvero l’ultima…lo prometto”. Ovviamente quando l’effetto sarebbe terminato, non avrebbe avuto ricordo di quei discorsi fatti a se stesso, ne tantomeno di quella promessa fatta a non si sa chi di preciso.
O forse, Steve lo sapeva a chi lo stava promettendo… ma probabilmente il diretto interessato quella promessa non gliel’avrebbe mai sentita proferire.

Eccoci qua!!! Scusate il ritardo, ma l’ispirazione è stata piuttosto bastarda nei miei confronti… comunque ho concluso il capitolo.
Probabilmente non ci capirete granchè, specialmente riguardo la scena che ritrae Steven mentre si droga, ma tutto verrà esplicato più avanti, quindi, se siete curiosi, dovrete continuare a seguire la storia.
Inoltre qui capiamo un po’ il perché degli strani comportamenti e ripensamenti vari di Lilith, anche se la sua storia verrà anch’essa spiegata più avanti.
Bene, e con questo ho concluso.
Ringrazio come sempre i miei lettori e recensori.
Un bacio e al prossimo cap!!

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Capitolo 10
*** Memories ***


Era passata una settimana da quando Lilith aveva iniziato a confidarsi con Steve, e in effetti le cose tra loro sembravano andare a gonfie vele.

Lilith era stata assunta da Brian, il proprietario del negozio di strumenti musicali, che dopo aver licenziato la "famosa commessa" scoperta mentre era intenta ad "intrattenere" il fattorino del camion delle consegne in bella vista sul bancone del negozio, aveva accettato volentieri l'aiuto della ragazza.
Steven invece aveva trovato lavoro in un'edicola dalla quale prontamente "prendeva in prestito", come usava dire lui, giornaletti porno per poi tentare insistentemente di provare con la ragazza ciò che trovava particolarmente stimolante (cioè tutto).
In totale non guadagnavano molto, ma bastava per permettere loro di pagare l'affitto e mettere qualcosa sotto i denti.

-Tesooorooo!!! Sono a caaasaAAOUCH!-
-Sì Steve, l'avevo già capito quando ti ho sentito inciampare la prima volta sulle scale...- Rise Lilith mentre lo aiutava ad alzarsi.
Poi si voltò e tornò in bagno.
-Beh? Neanche un bacio di ben tornato? Neanche mi chiedi se mi sono fatto male? O come mi è andata la giornata? Io mi ammazzo di fatica ogni giorno per portare il pane in tavola e tu nemmeno ti degni di darmi il benvenuto? Sei crudele!- si lamentò il ragazzo incrociando le braccia al petto e mettendo il broncio.
-No, tu ti ammazzi di seghe tutto il giorno- lo corresse lei.
-Questo perchè tu mi trascuri! Se mi accontentassi non avrei bisogno di fantasticare in questo modo!-
-Ah! E così sarei io che non ti accontento eh?...- detto questo Lilith uscì dal bagno, si avvicinò a Steve che le dava le spalle fintamente arrabbiato e lo abbracciò sensualmente, insinuando le mani sotto la camicia carezzandogli il petto con le dita.
-Oh sì piccola...da brava...vieni da Steve...- sospirò lui voltandosi ed afferrandola con impeto per la vita. Lei gli sorrise maliziosa iniziando a slacciargli i bottoni...per poi sfilargli la camicia e tornarsene allegramente in bagno.
-Ma...ma cosa...perchè?!?-
-perchè sto facendo il bucato...e non fare quella faccia!- aggiunse quando lo vide entrare con un'espressione tra l'attonito e lo scandalizzato
- Tanto non puoi certo avere freddo peloso come sei! Hai più peli sul petto tu di King Kong! E scommetto che lui sarebbe molto più aggraziato! Non inciamperebbe ogni due per tre nei suoi stessi piedi come fai tu!- Sul volto di Steven comparve un magone che avrebbe commosso chiunque.
-SEI CATTIVA!- urlò quando già si era chiuso in camera. La ragazza trattenne a stento una risata.
"Ma tu guarda che permaloso mi doveva capitare!"
-Stevie...dai, aprimi...- sussurrò appoggiandosi alla porta che il ragazzo aveva chiuso a chiave.
-No! Vai via!-
-Eddai...-
-NO!-
-Uff...e va bene...ti prometto che se mi apri farò tutto quello che vuoi!- Non ottenne risposta. Bussò nuovamente.
-Ma... con tutto intendi proprio...tutto tutto??-
-Sì...-
-Senza scherzi stavolta?-
-Senza scherzi- In un attimo la porta fu spalancata e Steven appoggiato allo stipite sorrideva sornione.
-Infame! L'hai fatto apposta!-
-Chi? Io? Ma come ti vengono in mente certe cose...- Le si avvicinò e la prese per i fianchi.
-Piuttosto...ora ti mostro un paio di cose che IO ho in mente...-
-Hey...vacci piano!-
-Vacci piano?! Tu sei pazza! Mi hai dato il via libera Baby...ora aspettati di tutto!- Lilith non ebbe il tempo per ribattere, infatti Steven l'aveva coinvolta in un bacio caldo e passionale, al quale rispose con trasporto. La trascinò dentro la stanza e la gettò sul letto, per poi raggiungerla immediatamente ed avvinghiarsi al suo corpo.
-Steve...aspetta dai! Ho ancora le scarpe!- Lui si sollevò appena, impedendole di alzarsi e senza dire una parola le sfilò le All Star senza nemmeno slacciarle. Fece per tornare addosso alla ragazza, ma lei lo bloccò di nuovo.
-I tuoi stivali, Cowboy!- Lui sbuffò e se li levò in malo modo.
-Adesso sei mia...- Lilith sorrise divertita, quando si trattava di sesso non capiva più niente...
Le sfilò la maglia, poi, sempre tenendo la ragazza immobilizzata sotto di se, le slacciò i jeans cercando di sfilarglieli senza farla muovere. -Sarebbe tutto molto più semplice se mi permettessi di alzarmi un momento...-
-E rischiare di farti scappare di nuovo? Scordatelo!-
-Per quale motivo dovrei scappare?- ma non ricevette alcuna risposta: Steven era riuscito finalmente a sbarazzarsi dei pantaloni di lei e si era posizionato in mezzo alle sue gambe, facendo strusciare i loro bacini. La baciò ancora, era un bacio carico di desiderio, che contribuì notevolmente ad eccitare maggiormente il ragazzo, il quale si vide costretto a portare le mani ai suoi pantaloni per tentare di liberarsene il più velocemente possibile dato che cominciavano a stargli parecchio stretti.
-Lascia, faccio io...- Sospirò lei sostituendo le proprie mani a quelle di lui, slacciandogli i pantaloni ed insinuando le proprie dita fin sotto i boxer, facendolo gemere.
-Oh sì...così Honey...- Sospirava lui sotto il suo tocco. Improvvisamente Lilith si bloccò.
-Mmmmh...perchè...perchè ti sei fermata?!- Steven aveva riaperto gli occhi, sconvolto.
-Non lo senti anche tu?-
-Cosa? Io non sento niente...Continua!!- Le aveva preso le mani portandole di nuovo all'altezza del suo membro.
-C'è puzza di bruciato...come fai a non sentirla?-
-Ti dico che non c'è nessun odore!...Dai!!Continua!!- Il tono del ragazzo era quasi supplichevole.
-OH CAZZO!- Sbraitò improvvisamente lei scostandolo da se e precipitandosi in cucina.
-CAZZO CAZZO CAZZO!- Continuava mentre lui la raggiungeva.
-Ci siamo fottuti la cena!- Spiegò tentando di arieggiare il forno dal quale usciva parecchio fumo, tirandone fuori qualcosa che pareva essere stato un arrosto, un tempo.
-Già, temo proprio che la cena sia l'unica cosa che ci siamo fottuti- Sbuffò Steven contrariato. Lilith scoppiò a ridere.
-Che cazzo ridi?! E' la seconda volta in meno di mezz'ora che me la offri su un piatto d'argento e poi fai la difficile! Hai idea del trauma che rappresenta per Steve Junior?- disse indicandosi i pantaloni ancora slacciati.
-Non riderai più tanto quando a furia di scherzi si rifiuterà di collaborare!- continuò con fare stizzito.
-Eddai non fare l'offeso...che colpa ne ho io se l'arrosto è bruciato proprio quando iniziavamo a divertirci?- Gli si avvicinò con fare sinuoso. -Possiamo sempre rimediare...- finì poi con le labbra sul suo collo, baciandolo sensualmente. Era rimasta in intimo, e "Steve Junior" non ci aveva messo molto a reagire al piacevole contatto con il suo corpo.
La ragazza riportò le proprie mani a giocherellare con l'elastico dei suoi boxer, ma Steven la fermò.
-Eh no cara mia, adesso si fa come dico io- Si tolse completamente i pantaloni, la sollevò da terra e lei strinse le gambe intorno ai suoi fianchi, quindi la spinse fino a farla sdraiare sul tavolo e si insinuò nuovamente tra le sue gambe.
-Steve...dai...non qui...c'è la finestra aperta...potrebbe vederci qualcuno...- Il suo tono era davvero poco convincente.
-E' proprio questo che rende la cosa tremendamente eccitante... non trovi?- Probabilmente gli avrebbe risposto di no, ma non ne ebbe l'opportunità, poichè lui nel frattempo si era abbassato i boxer e, scostandole gli slip di lato, l'aveva penetrata con impeto, togliendole il fiato. Poi si era aggrappato ad uno dei lati del tavolo per darsi maggiore spinta, così Lilith fu costretta a stringere di più le gambe attorno al suo bacino e ad avvinghiarsi al suo corpo con le braccia. Gli infilò le unghie nella schiena disegnandovi profondi solchi, lo sentì urlare non sapeva bene se per il piacere o per il dolore e lo morse tra la spalla e il collo, per trattenersi dall'urlare anche lei man mano che le spinte si facevano più veementi. Ma questo non fece che stimolare di più il ragazzo che per tutta risposta aumentò la forza e la frequenza dei colpi, tanto che questa volta le fu impossibile soffocare le urla, le faceva quasi male tanto la stava sbattendo violentemente sul tavolo. Lui cercò il suo sguardo con gli occhi, si era effettivamente accorto che la foga era eccessiva e voleva essere sicuro che quelle urla non fossero per il dolore.
-Ti prego...Steve...oh!...non fermarti...- Quelle parole furono sufficienti per farlo scatenare di nuovo, ormai vicino all'orgasmo. Anche Lilith era sul punto di venire, lui se ne accorse quando la vide reclinare il capo all'indietro inarcando maggiormente la schiena; allora con una spinta di forza ancora maggiore si immerse ancora più in profondità in lei, e lì la riempì con il suo seme.
Lei gli aveva afferrato i glutei spingendolo sempre più dentro di se, mentre gridava il suo piacere senza più nessun controllo.
Rimasero a guardarsi, ansanti, per infiniti istanti, poi lui le sorrise e si ritrasse alzandosi dal tavolo e lasciandola libera di respirare.
-Usciamo a mangiare qualcosa?- le propose porgendole una mano vedendo che era rimasta ancora sdraiata. Lilith l'afferrò e si tirò su per poi annuire.
-Prima però faccio una doccia...vieni con me?-

...

I due erano seduti l'uno di fronte all'altra in pizzeria scrutando i menù.
-Hai già scelto?- Steven scosse la testa, pensieroso.
-Qualcosa non va?- Il ragazzo alzò la testa, incrociando lo sguardo di lei.
-No...sono solo un pò stanco...-
-Stanco? TU?! Dopo appena due round? Ma a chi vuoi darla a bere?-
-Uff...e va bene...- Si schiarì la voce.
-E' che...mi prometti di non arrabbiarti, di non prenderla male o chissà cos'altro?-
-Certo-
-Sicura? Guarda che se poi te la prendi mi arrabbio!-
-Non me la prenderò Steve-
-Ok...allora...ma...tu lo sai che ti amo?- Lilith arrossì.
-Che c'entra?-
-Ti ho chiesto se lo sai-
-Beh, me l'hai appena detto...-
-Tienilo a mente- la ragazza assunse un'espressione confusa, mentre Steve cominciava a parlare.
-Beh, vedi, mentre...no, cioè, dopo che...insomma, quando abbiamo finito di fare...la doccia insieme...mi sono tornati alla mente...come dei flash...di quando stavo...con una ragazza...mi pare...Adriana, se non erro...ma...-
-E così ti sei ricordato della tua ragazza- Sussurrò Lilith con sguardo assente.
-Hey, che ti avevo detto Archie? Cosa devi tenere a mente?- Lei sospirò.
-Che mi ami-
-Esatto. Comunque non avevo finito: Io stavo con questa ragazza, no? Credo si tratti dell'ultima con cui ho avuto una storia...vabè, dicevo, stavo con lei, ma a quanto pare qualcuno me l'ha portata via...un certo...Alex mi pare...ricordo di averla sentita dire quel nome...-
-E tu non hai fatto niente per riprendertela?-
-Non credo...sai, questo tizio...credo fosse mio amico...-
-Che bell'amico!- Sorrise amaramente la ragazza.
-Hey, Archie...- Lei sollevò lo sguardo fino ad incontrare i suoi occhi azzurri.
-Magari l'ami ancora...altrimenti come ti spieghi i flash che hai avuto? insomma...deve aver significato parecchio per te...per essere la prima cosa che ricordi-
-Lo saprei-
-Come scusa?-
-Lo sentirei se avessi il cuore impegnato...da qualcuno che non sei tu- Così dicendo si sporse per baciarla.

...

Duff camminava un pò alticcio per le strade di Los Angeles, senza una meta.
A dire il vero, era uscito nella speranza di incontrare Steve...che sembrava essere sparito nel nulla.
Erano più di dieci giorni che non avevano sue notizie, e sebbene non volessero ammetterlo, cominciavano a temere il peggio.
Il suo sguado fu catturato da un'insegna a lui nuova.
"Hey, hanno aperto un nuovo negozio di musica...magari un giorno di questi ci faccio un salto, tanto per cambiare un pò aria...-




Beh, eccoci qui! Ultimo cap del 2010! Colgo l'occasione per ringraziare come sempre chi legge e chi recensisce, in particolare RoxanneIzzyRose che lo fa dal primo capitolo, anche a GioTanner che non ha mai tempo ma che segue comunque e a DevilRose che ha cominciato ora a leggere la storia....Grazie di cuore a tutti...E BUON ANNO!!!
Un Bacio!

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Capitolo 11
*** Guns n'Roses? ***


Tornati dalla pizzeria Steven aveva dato un bel da fare a Lilith, che tuttavia non era certo dispiaciuta da questo fatto.

-Hey, dove stai andando?- Chiese la ragazza osservando Steve che si alzava dal letto e si rivestiva velocemente.
-Stasera danno le repliche di "Tempesta D'amore"! Non me le posso assolutamente perdere!-
-Stai...stai scherzando spero?-
-No, perchè dovrei?- così dicendo uscì dalla stanza dirigendosi verso il salotto.
-Ma...ma...- Lilith balbettava confusamente ancora shockata per quella rivelazione; quando finalmente riuscì a farsene una ragione si alzò e si infilò un paio di pantaloncini corti e un top bianco e lo raggiunse.
-Ti preparo i popcorn?-
-Oh sì grazie Archie! Io adoro i popcorn!- sorrise riconoscente.
"Ma guardalo...con la scatola di fazzolettini davanti ad una soap opera...che tipo! E poi fa tanto l'uomo virile, lui!" Pensava mentre i chicchi di grano scoppiazzavano nel forno a microonde. Tirò poi fuori il sacchetto e ne versò il contenuto in una ciotola di vetro, che porse al ragazzo.
-Tieni-
-Grazie!-
-Di niente- Lilith fece per voltarsi e tornarsene in cucina per bere qualcosa, ma Steve allungò entrambe le braccia nella sua direzione, in attesa di qualcosa, con lo sguardo da cucciolo, come fanno i bambini quando vogliono essere presi in braccio.
-Che c'è?- chiese la ragazza un pò interdetta.
-Mi fai le coccole?-
-Come?!-
-Mi fai le coccole?- ripetè con estrema naturalezza.
Lei era veramente allibita.
-Tu vuoi che io ti faccia le coccole?!-
-Sì!-
-Steve...ricapitoliamo...appena dieci minuti fa eravamo in quella camera da letto- e qui indicò la sua stanza -e questo credo che l'abbia capito tutto il vicinato da quanto ci davi dentro-
-Eri tu che mi urlavi di spingere più forte!- la interruppe il ragazzo in propria difesa.
-Questo non è importante, non ho detto che non mi sia piaciuto...- (impossibile non notare il sorrisetto compiaciuto di Steve in questo punto)
-il fatto è che dopo questa "performance" ti sei alzato per guardare le repliche di una soap opera con una scatola di fazzolettini a fianco e ora mi stai chiedendo di farti le coccole!!!- Il ragazzo la guardava senza capire.
-E' assurdo!!- finì lei con troppa enfasi.
-Quindi...non mi vuoi coccolare...nemmeno un pochino...- mugugnò lui incrociando le braccia al petto e abbassando lo sguardo.
-Non è giusto però...tu non mi fai mai le coccole! Non mi vuoi bene! La prossima volta dillo che ti vado bene solo sotto le lenzuola così mi adeguo alla situazione...- Continuò in tono cantilenoso. Sembrava quasi sull'orlo delle lacrime.
A Lilith scappò un sorriso al presentarsi di quella buffa quanto assurda situazione, poi però gli si sedette accanto.
-Dai, vieni qui- gli disse allargando le braccia in modo che le si potesse accoccolare addosso.
Il volto di Steve venne illuminato da un sorriso dolcissimo, le si tuffò tra le braccia e poggiò la testa tra il collo e il seno della ragazza, sentendo così il battito del suo cuore.
Lei ricambiò l'abbraccio cingendogli le spalle, con una mano nei suoi capelli e l'altra intenta a disegnare piccoli cerchi sulla sua schiena, il mento appoggiato sulla sua nuca mentre Steven faceva le fusa come un gatto.
-Ti voglio tanto tanto bene Archie...-
-Anche io Steve, anche io...- Rimasero così per tutta la durata del programma, verso la fine Lilith sentì il respiro del ragazzo farsi meno regolare e presto si accorse dall'umido che sentiva sulla pelle che stava piangendo.
-Hey, che succede?-
-A-Archie...Sta morendo! Guarda! Come farà lui a sopravvivere senza il suo grande amore???- e cominciò a singhiozzare sul petto della ragazza.
-Oh dio santissimo...Steve è solo un programma televisivo! Non è reale! E comunque vedrai che in qualche modo la resuscitano... è la protagonista femminile!- Lui alzò lo sguardo, con gli occhi ancora lucidi ma ricolmi di una nuova luce speranzosa.
-Sei sicura?- chiese con voce flebile.
-Sicurissima-
-Allora mi fido...andiamo a dormire ora? Sono un pò stanco...-
-Ok- Lilith spense la tv e i due si alzarono dal divano, dirigendosi verso la camera.
-Buonanotte- disse la ragazza prima di spegnere la luce.
-'Notte- rispose lui.

-Archie...-
-Sì?-
-Mi accarezzi i capelli finchè non mi addormento?-


...


Quella mattina Lilith era in ritardo di dieci minuti al lavoro.
"Accidenti a Steve e alle sue carenze d'affetto!!!" Pensava mentre si precipitava per le vie della città degli angeli più in fretta che poteva.
Giunse finalmente di fronte all'entrata del negozio, ma senza rendersene conto si trovò scaraventata a terra da qualcosa, o meglio, qualcuno. -Slash! Cazzo sei sempre il solito coglione!-
-E io che cazzo c'entro? E' lei quella che correva come un'invasata!-
-Cazzo almeno aiutala ad alzarsi, no?-
-Sì sì adesso!- Lilith si trovò di fronte al viso una mano tesa che afferrò senza pensarci due volte.
-Hey Honey, tutto ok?-
-C-credo di sì...- rispose massaggiandosi la testa.
-Ti sono...ti sono venuta addosso? Cazzo mi dispiace! E' che sono in ritardo e io ritardo quasi tutte le mattine e...-
-Ok, ok, capito...comunque io sono Slash, il dio della chitarra baby, piacere di conoscerti...-
-Lilith-
-Bene, Lilith, questa pertica ossigenata è Duff e l'Hippy daltonico qui è Izzy- Continuò il ragazzo lanciandole sguardi provocanti beccandosi occhiatacce da parte di entrambi, che poi le si avvicinarono e le strinsero la mano.
La ragazza rimase qualche istante ad osservarli: Erano indubbiamente belli, tutti e tre, Slash con quei riccioli che gli coprivano gran parte del viso lasciando però scoperte le labbra carnose, Duff con quei suoi occhi verdi magnetici e quel sorriso felino, Izzy con quel suo fascino misterioso e i vestiti strampalati.
-Beh...io dovrei entrare...-
-Lavori qui?-
-Già...-
-Fantastico! Noi stavamo proprio per venire a dare un'occhiata!- Esclamò il riccio che aveva tutte le intenzioni di provarci.
-Sempre il solito...- Mormorarono all'unisono Duff e Izzy seguendo i due attraverso la porta.
-Lilith! Dove eri finita? Sei in ritardo di venti minuti!-
-Scusami Brian...è che ho auto un piccolo...o meglio un grosso e anche molto modesto contrattempo mentre venivo qui...- Disse la ragazza indicando Slash. Gli altri due ridacchiarono.
-Hey! Che vuoi dire?-
-Che sei il solito megalomane Hudson!- rispose Izzy dando una pacca sulla spalla del chitarrista.
-Bah, non lo voglio nemmeno sapere...solo occupati tu di questi ...clienti...che io devo andare in magazzino a controllare una cosa- disse l'uomo scuotendo la testa, mentre si allontanava dai quattro.
-Bene ragazzi, posso fare qualcosa per voi?-
-Beh, se la metti così Honey, se vuoi puoi farmi un pomp...OUCH!- Il riccio fu interrotto da una gomitata nelle costole tiratagli da Duff.
-Intendeva dire che siamo venuti a dare un'occhiata al posto...vero Slash?!?-
-Ehm...sì! Sai, dicevo così per dire prima, non è che te la sei presa o che so io, vero?-
-No, ma se ci provi un'altra volta sarò costretta a cambiare idea- Lui stava per ribattere qualcosa, ma Stradlin lo interruppe.
-E' inutile Slasher, non vedi che non ti si fila?-
-Taci rotto in culo di un Hippy!-
-Rotto in culo a chi?! Vedi di moderare il linguaggio con me bello!-
-Hey! hey! Ragazzi! Calmatevi prima che Brian torni e vi sbatta fuori!- I due rivolsero lo sguardo verso Lilith e si zittirono.
-Bene...ora, se non vi dispiace io avrei da fare, quindi se vi va potete dare un'occhiata in giro, ma per favore non rompete nulla e se avete bisogno di qualcosa...che non siano favori sessuali chiamatemi pure- Slash accennò un sì col capo, un pò deluso mentre gli altri due erano già spariti tra gli strumenti e gli scaffali di dischi.
Dopo tre quarti d'ora buoni ricomparvero tutti e tre magicamente davanti al bancone.
-Beh, allora ci si vede Lilith- La salutò Duff lanciandole un'occhiata piuttosto eloquente.
-C-ciao...- balbettò lei abbozzando un sorriso imbarazzato.
-Hey, mi è venuta un'idea!- Esclamò improvvisamente il riccio.
-Oh no...un'altra!- Mormorò Izzy tra se e se.
-Honey, ti va di venire a sentirci suonare domani sera al troubador?-
-Avete una band?-
-Oh puoi scommetterci Sugar!Te l'ho detto no? Io sono-
-Il dio della chitarra- finirono gli altri due per lui.
-Puah, siete solo invidiosi...comunque, dicevo, siamo i Guns n'Roses Baby, avrai sicuramente sentito parlare di noi in giro!-
-Beh, a dire il vero, no... non frequento molto quegli ambienti, sai...-
-Oh, capisco...vedrai che resterai folgorata!-
-Slash, conosci il significato della parola "Folgorata?"- Chiese Duff incredulo.
-No, ma suonava bene...-
-Ti pareva- commentò Izzy alzando gli occhi al cielo.
-Allora verrai???- continuò il riccio ignorandolo.
-Beh...farò il possibile- rispose lei poco convinta.
-Ok, guarda che ci conto eh!- Così i tre uscirono dal negozio e Lilith rimase sola con i suoi pensieri.
"Che strani elementi...certo però che sono proprio belli...specialmente quel biondino...(Ebbene sì, lo ammetto, sono fissata con i biondi)" poi qualcos'altro sembrò attirare la sua attenzione.
"Guns n'Roses... eppure io l'ho già sentito questo nome da qualche parte...ne sono certa...ma dove...OH CAVOLO!!! STEVEN! L'aveva detto lui quel giorno al parco! Vuoi dire che sono...insomma...che loro potrebbero essere..." Stava già per chiamare il ragazzo, ma si bloccò di colpo.
"Un momento...forse sarebbe meglio assicurarsene prima di parlargliene...magari è solo una coincidenza..."
Alla fine decise di andare a quel concerto, ma senza farne parola con il suo ragazzo.
"Vado là, mi assicuro che siano loro, poi glielo dico...non vorrei dargli delusioni inutili..."
In realtà erano ben altri i motivi che l'avevano spinta a reagire in quel modo, ma questo l'avrebbe scoperto solo più avanti.

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Capitolo 12
*** A little bit confused... ***


-Stevie...dai, svegliati...-
Steven mugugnò qualcosa e si girò dall'altra parte.
-Dai su! Non fare il bambino!- Lilith si diede della stupida da sola.
"Non fare il bambino?! Ma lui non fa il bambino, E' un bambino..." scosse la testa sorridendo.
-Ancora cinque minuti mamma...-
-Mamma?! Questa mi mancava...prima ero l'Arcangelo, adesso sono la mamma...- La ragazza fece per alzarsi, ma lui, voltatosi in quel momento, la prese per i fianchi e la fece ricadere sul letto accanto a se.
-Vieni qui tu...dove pensi di andare?-
-Uh, al lavoro, per esempio?- rispose ironica.
-Ma se ancora non ti ho dato nemmeno un abbraccio?-
-Mi hai abbracciata tutta la notte...non puoi avere carenze d'affetto in questo momento!!- Il ragazzo le sorrise
-Io no...ma tu hai la faccia di una che ha un tremendo bisogno di essere coccolata!- La strinse forte a se impedendole di muoversi.
–Steve! Così mi stritoli!-
-Così impari a rifiutare i miei abbracci!- Detto questo iniziò a farle il solletico, cogliendo l’occasione di palparla ovunque.
–Eh no! No no e poi no!- Esclamò lei, sentendo le sue mani insinuarsi un po’ troppo in alto sotto la sua maglietta.
–Eddai Archie… che ci posso fare se c’è sempre qualcuno che si sveglia prima di me…- Cominciò a leccarle e mordicchiarle il collo, mentre strusciava il proprio bacino contro la gamba della ragazza.
–La vuoi smettere? Sembri un cane in calore!-
-Ma io sono in calore Baby… sei tu che mi accaldi… mmmh…-
-Dai…togliti…farò tardi…- Mentre diceva questo però allacciò le gambe attorno alla sua vita.





-Cazzo dai che sono in ritardo!!!-
-Un attimo, sono quasi pronti-
-Ma quanto ci vuole per tostare due misere fette di pane???-
-C’è modo e modo per tostare le fette di pane… E come le tosto io non le tosta nessuno!-
-Oh Signore cosa mi tocca sentire… Dammi qua va!- Lilith gli strappò letteralmente di mano i toast e lui rimase un po’ interdetto.
–Sempre molto gentile mi raccomando… Tanto lo so che senza di me saresti persa…-
-Tu invece non saresti perso eh?-
Le si avvicinò sorridendo
–Certo che lo sarei…ti amo Archie- Poi la baciò e rimase un attimo a guardarla, come in attesa di qualcosa.
“Certo che è in attesa di qualcosa! Aspetta che tu gli dica che ricambi! Su Elizabeth, non è difficile, bastano tre misere paroline, del tipo ‘Anche io Steve’ o meglio ‘Ti amo anch’io’ oppure ‘Provo lo stesso per te’ insomma ci sono infinite formule per rispondergli adeguatamente… Dì qualcosa stupida!!!”
–Steve…- I loro sguardi si incrociarono per un istante che ad entrambi parve un’eternità
- Devo andare- finì frettolosamente schioccandogli un bacio sulle labbra.
La delusione sul volto del ragazzo era quasi tangibile, tuttavia le rivolse un ultimo sorriso prima che varcasse la soglia
–Buona giornata piccola…-
“Non volevo spaventarti… o metterti fretta… solo avrei tanto bisogno di sapere se io per te significo quello che tu significhi per me… ma evidentemente hai bisogno di più tempo di quanto ne è servito a me. Aspetterò.” Sorrise di nuovo notando che per la fretta aveva dimenticato i toast sul tavolo.
“Stupida! Sei proprio una stupida! Hai visto che faccia aveva, povero ragazzo? Lui si dichiara e tu scappi! Mi pare logico! Beh, che posso farci se voglio essere sicura di quello che dico? Insomma, chi mi assicura che lo amo davvero? E se credessi solo di provare certi sentimenti per lui e poi mi rendessi conto che non è così? Ci starebbe sicuramente peggio…”

Arrivò al negozio con i suoi soliti venti minuti di ritardo, cercando come al solito di scusarsi come poteva con Brian, che ormai aveva perso le speranze con lei.
-Sì sì ho capito… ti perdono solo se il tuo contrattempo ha i capelli biondi cotonati e un sorriso che disarmerebbe l’intero esercito di terracotta- L’uomo si era infatti parecchio affezionato a lui e gli piaceva che andasse in negozio a trovarlo e a suonare qualcosa insieme.
-Ma certo che si tratta di lui! E di chi sennò?-
-Ah guarda non lo so e non lo voglio sapere… ma se con tutti i ragazzi sei in confidenza come con quei tre capelloni di ieri non mi meraviglierei di trovarti addosso qualche cimice un giorno di questi! Steven avrebbe tutto il diritto di sorvegliarti!- La mascella inferiore di Lilith per poco non sfiorò il pavimento.
–Co…COSA??? Io… Tu davvero pensi che io potrei…? Andiamo! Come puoi pensare una cosa del genere! Dovresti sapere quanto ci tengo a lui!-
-E’ per questo che andrai a quel concerto stasera? E dì un po’, lui lo sa?- Per la seconda volta lei non sapeva che rispondere.
–Tu come sai del concerto? Stavi origliando ieri?!-
-Origliando io? Nel mio negozio? Cara, non sai quanto ti sbagli! Vi ho semplicemente sentiti parlare, e devo dire che come conversazione non mi è piaciuta un gran che…-
-Brian non è come pensi! Ho un valido motivo per andare a quel concerto solo che…-
-Lilith- la interruppe –Non dubito delle tue buone intenzioni, solo stai attenta, come ho frainteso io potrebbero fraintendere anche altre persone- La ragazza sorrise timidamente, poi annuì in silenzio e i due si misero al lavoro.
Quella mattina ebbero solo un paio di clienti, così lei non ebbe un gran da fare, e presto arrivò l’ora della pausa pranzo. Non appena girò il cartello sulla porta dalla parte della scritta “CHIUSO”, sentì bussare. Si voltò, stava per ribadire il concetto espresso dal cartello con le labbra, ma si fermò e il suo viso si distese in un sorriso.
–Hey!- Esclamò facendo entrare Steven che le aveva fatto un’improvvisata.
–Hey- Rispose lui prendendola per la vita e baciandola.
–Steven! Ma che bella sorpresa! Che ci fai qui?- Brian era spuntato da dietro uno scaffale di dischi più alto di lui.
–Sono venuto a rubarti la commessa per portarla fuori a pranzo… non ti dispiace, vero?- L’uomo scosse la testa.
–Mai una volta che vieni a trovare me… ma poco importa, su! Portatela via ma rimandamela… possibilmente in orario- Scandì le ultime due parole in maniera inequivocabile. I due gli sorrisero ed uscirono.
Lei optava per una pizza, ma Steven si era fissato in testa l’idea di un hamburger e quando si fissa su qualcosa, dissuaderlo è praticamente impossibile: aveva iniziato con l’avanzare la proposta, ma quando Lilith aveva espresso la sua preferenza per qualcosa di diverso, aveva cominciato a ripetere a macchinetta:
-Hamburgerhamburgerhamburgerhamburgerhamburger- finché lei non cedette.
–E va bene! Vada per l’hamburger! Contento???- Rispose ironicamente scompigliandogli i capelli per fargli intuire quanto bambino risultasse in quel momento. La sua reazione però si rivelò diversa da quella che lei aveva presupposto.
–GRAAAAZIE ARCHIEEEE!!!- Urlò con un sorrisone a trentadue denti stampato in volto e buttandosi letteralmente addosso a lei nel tentativo di abbracciarla. Tentativo che fallì miseramente dato che la ragazza, per non rimanerne travolta, si spostò di lato facendolo crollare rovinosamente a terra.
–Ma… ma… PERCHE’???- chiese scioccato guardandola come Cesare guardò Bruto quando pronunciò l’ultima sua frase passata alla storia. –Perché non ci tenevo proprio ad essere travolta per poi rimanere imprigionata dalla tua ingente mole- Il viso del ragazzo si contorse in quella che per lui doveva essere un’espressione interrogativa.
–Ho un’ingente mole?- Lei annuì trattenendo a stento una risata.
–EVVIVA! HO UN’INGENTE MOLE!!!- Esclamò alzandosi da terra con un balzo gioioso. Poi si bloccò di colpo.
–Che cos’è un’ingente mole?- A quel punto lei non riuscì più a contenersi.
–La tua ciccia, Steve!-
-Io non sono ciccione! Sono bellissimo!- Si difese lui, stizzito, mentre la ragazza si contorceva dalle risate.
–Sì, come no! Un figurino!-
-Parla ‘Miss Buccia d’Arancia 1985’!-
-COME SCUSA!?!- Aveva improvvisamente smesso di ridere. –Io non ho la cellulite!!!-
-E io non sono ciccione!!!- Rimasero a fissarsi imbronciati per qualche istante, poi scoppiarono a ridere entrambi. Continuarono a prendersi in giro per un bel po’, mangiarono il famoso hamburger e furono di ritorno al negozio con SOLO dieci minuti di ritardo.
Nessuno dei due toccò l’argomento “dichiarazioni” per il momento.
–Insomma ragazzo! Non posso più fare affidamento neanche su di te! Ti avevo chiesto di portarmela in orario!- Brian li accolse con una mezza ramanzina. Steve stava per ribattere qualcosa, ma l’uomo lo fermò
–Lascia perdere… piuttosto devo chiederti la tua signora in prestito per questa sera, arriveranno degli articoli nuovi da New York e devo decidere entro domani quali voglio nel mio negozio… Avrei bisogno del parere di Lilith… possibilmente senza distrazioni bionde nei paraggi- -Uhm…fammi pensare…ma sì dai, per questa sera te la concedo- scherzò lui guardando la ragazza.
–Hey! Pronto! Io sono qui, perché nessuno chiede a me che cosa ho intenzione di fare invece che discuter delle mie sorti come se fossi un pacco postale di vostra proprietà?- Si intromise la diretta interessata.
–Ma tu sei di mia proprietà Honey…-
-Ah sì? E da quando?-
-Da quando sei la mia ragazza-
-Perdonami ma non ricordo di averti sentito mentre mi chiedevi di diventarlo… ne ricordo di aver mai accettato la proposta!- Steven rimase come pietrificato da quella rivelazione.
–Andiamo stallone! Torna al lavoro prima che ti licenzino!- Lilith gli diede un bacio e lo spinse letteralmente fuori dalla porta.
Brian era rimasto immobile ad osservare la scena, quell’uscita della ragazza proprio non gli piaceva, qualcosa gli puzzava.
–Dovresti ringraziarmi, ti ho coperto l’uscita di stasera- Disse dopo che il ragazzo fu uscito.
–Grazie… anche se non capisco come mai tu l’abbia fatto…-
-Hai detto di avere un buon motivo no? Io mi fido… non farmene pentire-




Si trovò di fronte all’entrata del famoso Troubadour, finalmente.
Aveva fatto giusto una scappata a casa per cambiarsi e fortunatamente Steve non aveva ancora finito il suo turno, così poté fare tutto senza insospettirlo. Sapeva che lo stava facendo per lui, o almeno così si ripeteva… ma si sentiva profondamente sporca. Si decise ad entrare dopo qualche tentennamento, e subito venne travolta da una cortina di fumo.
“Ma come diavolo fanno a resistere quelli che lavorano qui dentro?”. Prese posto sul tavolo più lontano dal palco, che comunque risultava parecchio vicino date le scarse dimensioni del locale. Proprio in quel momento un presentatore improvvisato annunciò i Guns n’Roses, che Lilith vide salire sul palco.
Erano cinque.
“Quello dev’essere il batterista…magari mi sono sbagliata” pensava mentre scrutava i musicisti. C’erano Izzy, che a quanto pareva suonava la chitarra ritmica, Slash, che con grande sorpresa della ragazza (XD) suonava la chitarra solista, e Duff, che invece suonava il basso.
Quel ragazzo le sembrava, sempre ammesso che fosse possibile, ancora più bello di quando l’aveva visto in negozio il giorno precedente.
Alla voce c’era un ragazzo con dei lunghi capelli rossi ed una bandana, che però a pelle non le stava propriamente simpatico…anzi, proprio non le piaceva. Il batterista era sicuramente il più anonimo di tutti, niente capelli lunghi, niente aria strafottente e niente carisma.
Almeno, questo era ciò che traspariva ai suoi occhi. Sembrava non appartenere affatto a quel gruppo, come fosse lì per caso.
Partirono con una canzone chiamata “Nightrain”, e notò che i ragazzi, seppur inequivocabilmente bravi, non erano insieme, insomma, non erano “in the mood” (in sintonia).
Le piaceva molto la voce del rosso, così roca e graffiante, eppure terribilmente melodiosa quando serviva; tuttavia non si ricredette su di lui, che al contrario le pareva sempre più arrogante ogni minuto che passava.
Slash invece era… Beh, inutile negarlo, erotismo puro. Izzy se ne stava in disparte, avvolto quasi da un’impercettibile cortina d’ombra e sembrava a disagio. Tutti sembravano a disagio.
Persino Duff, a torso nudo, con i pantaloni sbottonati e…ok, si era fermata ai pantaloni sbottonati. Non poteva fare a meno di chiedersi continuamente come fosse possibile l’esistenza di un essere così bello. Sempre ammesso che esistesse, e che quello non fosse semplicemente un sogno…
-FANCULO CAZZO! NON SI PUO’ FARE COSI’! FOTTETEVI GENTE, LO SHOW E’ FINITO!- Poi un tonfo sordo che fece sobbalzare gli spettatori seduti ai primi tavoli. Axl Rose aveva scaraventato il microfono contro la platea mandandolo in frantumi, ma soprattutto rischiando di ferire gravemente qualcuno.
“Ma che personcina a modo!” Pensò la ragazza tra se. Aveva comunque intuito cosa non andava, e voleva scoprirne di più ad ogni costo.
“Devo esserne sicura prima di riferire qualunque cosa a riguardo…”. Si avvicinò al palco e sgattaiolò dietro le quinte, dove sperava di incontrare uno dei membri del gruppo che già sembravano essersi volatilizzati dopo la scenata del vocalist.
“Speriamo solo di non incontrare Mr. ‘Sono il più figo dell’universo’ che mi pareva già abbastanza isterico…come non detto” Si trovò di fronte proprio colui che non avrebbe mai voluto incontrare, specialmente dopo una scena come la precedente: oltre che starle antipatico, in quel momento, Axl le faceva paura.
–Cerchi qualcuno?- le chiese inarcando un sopracciglio.
–Io veramente…- Non fece tempo a finire.
–Sai, non me ne fotte un cazzo di chi o cosa cerchi, sono incazzato nero, ho passato una serata di merda quindi adesso da brava, fai poche storie e preparati, che non finirà tanto velocemente- L’aveva sbattuta contro il muro, parlava con il viso a pochi centimetri da quello di lei che poteva sentire l’odore di alchool che lo impregnava.
–LASCIAMI!- Provò a divincolarsi senza successo.
–Vuoi stare ferma cazzo?-
-NO! LASCIAMI STARE!- Le urla attirarono l’attenzione di qualcuno.
–Hey Axl, che combini?-
-SLASH!- Esclamò lei vedendo nel riccio la sua ancora di salvezza. Non sapeva quanto si sbagliava.
–Cazzo Rose! Te la spassi con la mia nuova ragazza senza nemmeno avvisarmi?- Si avvicinò all’amico e lo aiutò a tenerla ferma.
–Sei…più ubriaco di lui…- Sussurrò lei con voce tremante. Ora era davvero terrorizzata: se prima poteva sperare di tener testa ad Axl, ora erano in due e per di più Slash era grosso due volte lei; non aveva scampo. A meno che…
Prese un gran respiro e gridò più forte che poté.
–Ma che cazzo… Tappale la bocca!- Ordinò il rosso al chitarrista, che prontamente premette una mano contro il viso della ragazza.
Lilith chiuse gli occhi, non voleva vedere ciò che stava per accadere, sentiva le mani dei due insinuarsi tra suoi vestiti…
-Hey che succede… MA CHE CAZZO STATE FACENDO!? VI SIETE COMPLETAMENTE RIMBECILLITI!?-
-Non rompere McKagan, ci stiamo solo divertendo con la nostra nuova amichetta…vero Honey?-
-Divertendo?? Ma non lo vedi che è terrorizzata??-
-Fottiti fighetta! Se la vuoi quando abbiamo finito te la mandiamo! Ora non rompere!- Lilith aprì gli occhi solo quando sentì che i due scimmioni (eh sì, in quel momento non riusciva a definirli che in quel modo) non le erano più addosso.
–Toglietevi dai coglioni o giuro che chiamo la polizia- Aveva sentito il biondo sibilare a denti stretti. I due avevano borbottato qualcosa per poi andarsene.
–Tutto ok?- Duff era in piedi di fronte a lei e la guardava preoccupato. Sentì la terra mancarle sotto i piedi ad averlo così vicino.
–Io… sì insomma… credo… credo di sì… - Lui le sorrise.
–Andiamo a fare due passi fuori?-
-Ok…-
Uscirono dal locale e Lilith scoppiò a ridere istericamente.
–Che hai?-
-E’ la terza volta… in meno di quindici giorni che… che rischio di essere violentata e poi… vengo salvata in extremis! Non è esilarante?-
-No… non mi pare proprio… mi dispiace tanto per prima sai, Slash non avrebbe mai voluto farti del male, ma quando si ubriaca non capisce più un cazzo…mentre Axl… beh…-
-Lui è una testa di cazzo già di suo- finì per lui dopo essersi ripresa. “Axl eh? O forse dovrei dire ‘Alex’…”
–Già… ma che ci facevi lì?-
-Io? Nulla, volevo solo salutarvi…- Mentì.
–Mi dispiace che lo show abbia fatto così schifo, avremo fatto una pessima figura…-
-Oh non preoccuparti, si sentiva che siete bravi, solo non eravate nel moode giusto… Problemi con il batterista?-
-Si è capito eh? La verità è che il nostro batterista é…come dire… sparito nel nulla da più di dieci giorni e noi abbiamo dovuto rimpiazzarlo per non perdere l’ingaggio al locale in attesa di ritrovarlo… -
-Come sarebbe a dire che il vostro batterista è sparito? Le persone non spariscono senza un motivo…-
-Ok ok, e va bene, Axl l’ha sbattuto fuori di casa perché esagerava con la droga…-
-Bel modo di aiutare un amico in difficoltà!-
-Hey non ti scaldare!-
Si guardarono per diversi istanti, finché lei non deglutì rumorosamente.
–G-grazie per prima… non so come avrei fatto se non fossi intervenuto…-
-Non c’è di che…- In un attimo Duff si sporse verso di lei avvicinandosi pericolosamente al suo viso.
Lilith chiuse gli occhi, già pregustando il sapore delle sue labbra sulle proprie… poteva già sentirne il calore…



Eccoci finalmente! Incredibile ma vero… Ce l’ho fatta!!! Mi mancava proprio l’ispirazione per scrivere questo cap…
E devo dire che non mi piace per niente come è uscito -.-‘
Ma il prossimo sarà pronto in un paio di giorni non temete! Non vi terrò molto sulle spine XD
Alla prossima!!





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Capitolo 13
*** Just lovers ***


"Ti voglio tanto tanto bene Archie" "Ma tu lo sai che io ti amo?"
L'immagine di Steve prese improvvisamente forma nella mente della ragazza, proprio quando le labbra di Duff sfiorarono impercettibilmente le sue.
-Duff io...non posso proprio, mi dispiace- Balbettò confusamente allontanandosi di scatto dal suo viso.
Fece per andarsene frettolosamente, ma lui la trattenne per un braccio.
-Senti io... non voglio certo forzarti, ma almeno mi dici cos'é che non va?- Prese un profondo respiro e chiuse gli occhi, raccolse un pò di quel coraggio che si era scordata di avere e lo guardò negli occhi.
-Avrei dovuto dirtelo prima, lo so, il fatto é che vedi...io sarei...beh, non saprei esattamente come definire questa cosa, credo che "impegnata" sia la parola giusta...insomma sono impegnata con una persona, anche se non stiamo ufficialmente insieme, ma io... beh, semplicemente gli voglio troppo bene per fargli una cosa del genere- Duff la guardò un pò scettico.
-Ma non c'é alcun bisogno che lui lo scopra-
-Sai, ti credevo molto meno superficiale...o così mi era parso...- si voltò di nuovo, e per la seconda volta venne trattenuta.
-Dai, scherzavo! Sono troppo sobrio per pensare un cosa del genere! Non sono mica Steven che sarebbe pronto a drogare una ragazza pur di farsela!- Momento. Momento. Aveva detto...Steven?
-Chi...chi é Steven?- chiese con il cuore che le martellava nel petto.
-Ah già, non lo conosci, é il nostro batterista, quello sparito nel nulla...Mi manca quel cazzone, senza di lui sono l'unico biondo del gruppo, non fanno che sfottermi! Una volta Slash ha perfino...- Duff continuava a raccontare aneddoti, ma Lilith non lo stava più ascoltando; il suo cervello aveva captato giusto le parole "batterista", "sparito" e "biondo".
Steve, il SUO Steve, sarebbe stato pronto a drogare una ragazza pur di farsela.
Ma bene, cazzo! Drogato, allupato e totalmente fuori controllo! E una volta ricordatosi delle sua vita? Che ne sarebbe stato di lei? Cari saluti, sarebbe rimasta una delle tante e arrivederci alla prossima sbronza. Eh no, quella prospettiva non l'allettava minimamente.
"Cosa devo fare? Io non ci capisco più niente..."
-Hey ma mi stavi ascoltando? Pronto? Terra chiama Lilith!-
-Eh? Cosa?-
-Cavolo! Ti stavo raccontando un funny joke che é la fine del mondo e tu nemmeno mi stavi ascoltando!- esclamò lui fintamente imbronciato. -Scusami ma ho altro per la testa...senti io andrei a casa, ci si vede in giro, ok?-
-Neanche per sogno! Da quello che ho capito sei una specie di "calamita per gli stupratori seriali" quindi non ti lascio andare da sola!- disse sorridendo.
-Ok,ok... ma niente funny jokes per favore che non sono in vena!-
-Uff...non sai che ti perdi!- detto questo le cinse le spalle con un braccio e si avviarono verso casa della ragazza.

...
-Eccoci arrivati!-
-Wow, però! Dopo neanche trenta chilometri!- constatò lui sarcastico.
-Oh andiamo! Non é poi così lontana! E comunque sei stato tu ad offrirti di accompagnarmi, quindi non ti lamentare!-
-Ok, quel che é giusto é giusto...ma potevi accennare alla lunghezza del percorso!-
-Mi stai dicendo che non mi avresti accompagnata se l'avessi saputo?- Duff si passò un mano tra i capelli, scompigliandoli ancora di più di quanto già non fossero.
-Certo che sì, solo mi sarei preparato...-
-Fingerò di crederti-
-Ottimo- Erano davanti al cancello d'entrata del palazzo dove Lilith abitava, e lì si abbracciarono.
-Grazie ancora per stasera...ti sono debitrice-
-Vorrà dire che mi farai qualche sconto quando tornerò in negozio- La baciò sulla fronte e se ne andò.
Ora, per quanto a chiunque sappia come stanno le cose per intero questo gesto possa parere innocuo, non lo parve al povero Steve, che malauguratamente assistette all'intera scena dalla finestra del salotto.
Vide dapprima Lilith e Duff avvicinarsi, lui con il braccio attorno alle sue spalle, verso casa, poi l'abbraccio che si diedero davanti al cancello e infine il bacio che lui le posò sulla fronte. Ci mise un pò a realizzare ciò che stava accadendo, inizialmente sentì come una morsa allo stomaco, che in qualsiasi altro momento l'avrebbe fatto contorcere dal dolore, cominciava inoltre a sentire chiaramente i battiti scanditi dal muscolo che sta a sinistra nella gabbia toracica, ogni singolo battito rimbombava con intensità maggiore nel suo petto, nella sua mente, in ogni fibra del suo essere; in quel momento capì sul serio il significato dell'espressione "cuore spezzato": ogni contrazione portava con se una fitta lancinante. Questi pochi istanti così carichi di emozioni lasciarono immediatamente posto al vuoto più totale. Si sentiva sprofondare sempre più in un'immensa voragine, si ritrovò nel giro di un attimo a brancolare nel buio dentro se stesso, senza più nemmeno quell'unico appiglio a cui aveva disperatamente tentato di aggrapparsi fino a quel momento. E fu tutto come un dejà vu: ricordava chiaramente quelle orribili sensazioni, seppur non riuscisse a ricollegarle ad un avvenimento nitido nella sua mente.
Proprio mentre il ragazzo si voltava, Lilith entrò in casa, non si accorse subito di Steve che la stava osservando minuziosamente, era infatti persa nei suoi pensieri.
Aveva deciso di archiviare la questione per intero, non voleva privarsi di quell'orsacchiotto biondo che la aveva resa di nuovo magari non felice, ma almeno serena. E gli voleva bene, accidenti. Un bene probabilmente malsano, egoista, ma pur sempre bene. Sapeva anche, ahimé, che sarebbe stato molto più difficile per lei lasciarsi andare ora che aveva scoperto quelle cose sul suo conto; sperava semplicemente che la discussione di quella mattina venisse rimandata il più possibile, aveva bisogno di tempo.
Tempo per pensare. Tempo per capire. Tempo per decidere.
Ma queste riflessioni furono interrotte dall'incontro con lo sguardo del ragazzo.
Era...diverso. Forse per il suo atteggiamento, forse per ciò che aveva appreso sul suo conto, non ebbe il coraggio di muovere un muscolo, come avesse paura di infrangere da un momento all'altro con un minimo movimento sbagliato la bolla che si era creata in quei giorni.
Steve dal canto suo avrebbe voluto fare tante cose: piangere, ridere, urlare, sussurrarle che l'amava, gridarle che l'odiava, scendere per ammazzare di botte quella pertica che l'aveva accompagnata a casa, prenderla a sberle (ma non l'avrebbe MAI fatto) e... farla sua. Insomma lui l'amava! l'amava davvero! Ed era certo che nessuno potesse provare per Lilith quello che lui provava in quel momento.
"Non é giusto! NON E' GIUSTO! Lei DEVE essere mia! IO la amo! Nessun altro... Farei di tutto per lei...ho il fottuto diritto di prendermela!" Così con uno scatto le fu vicino, l'afferrò per le braccia e la tirò a se baciandola con foga.
Lei all'inizio si spaventò per quell'insolita reazione che aveva avuto, ma poi sentì che i suoi baci non erano carichi di collera... erano un misto di tutto quello che lui aveva dentro in quel momento, tutti quei sentimenti contrastanti nella disperazione di quel gesto che era l'ultima spiaggia, per lui. Si sentì mancare come sotto la pressione di un'onda d'urto scatenata dai sentimenti del ragazzo, le gambe le cedevano e dovette aggrapparsi a lui per non crollare.
-Steve...- Provò a fermarlo mentre lui si staccava un istante per prendere fiato.
-Shhhh- La zittì immediatamente. Temeva che non avrebbe retto ancora per molto quel turbine di sensazioni che, doveva ammettere, la spaventavano non poco essendole totalmente estranee. Lui la prese in braccio, la fece sdraiare sul divano e la spogliò velocemente, in maniera molto più rude del solito, ma sempre stando attento a non farle male.
Lilith non ebbe il tempo nemmeno di pensare a come fermare ciò che stava accadendo, infatti senza troppe cerimonie lui si era liberato anche dei suoi vestiti e si era posizionato tra le sua gambe. Il contatto con il suo corpo nudo le tolse ogni capacità di intendere e di volere.
La penetrò con forza guardandola negli occhi, lei si sentì mancare, le cose peggiorarono quando lui iniziò a spingere con una foga che in qualsiasi altro momento avrebbe ritenuto eccessiva. E così non poté fare altro che avvinghiarsi al suo corpo, mentre ansimava, poiché la voce non voleva saperne di uscire in quel momento, lacrime cominciarono a rigarle le guance arrossate. Non le stava facendo male, no, e non voleva che smettesse; era una tortura sì, una meravigliosa tortura a lei completamente sconosciuta ma soprattutto molto intensa.
E Steven non le dava tregua. Quando raggiunsero il culmine si vide costretta a morderlo tra la spalla e il collo, altrimenti pensava sarebbe seriamente impazzita.
Rimase in lei diversi attimi dopo essere venuto, voleva godere appieno quel momento in cui erano un tutt'uno temendo potessero non essercene più. Poi si sollevò e si rinfilò i boxer. Lilith tremava, tutto quello che era successo l'aveva stremata, confusa e sconvolta. Si rimise l'intimo mentre lui rimaneva a fissarla, di nuovo, come quando era entrata.
-Dimmi che mi ami- sussurrò con sguardo perso.
-C-come?- balbettò lei, sperando di aver capito male.
-Ti ho detto di dirmi che mi ami- ripeté un pò più convinto.
-Steve si può sapere che é successo?-
-DIMMELO!- sbraitò improvvisamente.Non ottenne risposta. I suoi occhi cominciarono a riempirsi di lacrime.
-CAZZO LILITH MA NON LO CAPISCI CHE IO SENZA DI TE NON HO NIENTE? NIENTE! CAPITO??? SONO SOLO UN TOSSICO!- Poi sembrò calmarsi.
-Archie...dimmi se mi ami...- Lei era rimasta piuttosto scossa dalla sua reazione.
-Steve io...-
"Diglielo! Diglielo che lo ami! Sai bene che é così o ti ritroveresti nel letto di Duff a quest'ora! Pezzo di imbecille! Diglielo che hai bisogno di lui! Di sentirlo vicino! Di sapere che qualunque cosa accada ti sarà accanto!"
"Non sono mica Steven che sarebbe pronto a drogare una ragazza pur di farsela!"
"No... non ce la faccio! Lui ricorderà e io rimarrò fottuta!" Lui sorrise amaramente al suo silenzio.
-E' questo che siamo? Solo amanti? Due coinquilini che che vanno a letto insieme, dividono l'affitto e fuori di qui ognuno alla sua vita?-
Lei, scioccamente, si trovò ad annuire.
Lui, pur di non perdersi completamente, era pronto anche ad un compromesso del genere.
Ma per quanto sarebbe riuscito a resistere? E avrebbe sopportato di saperla tra le braccia di qualcun altro?
E lei? Come avrebbe reagito vedendolo a divertirsi come supponeva facesse normalmente con i suoi amici?



Ok, capitolo un pò corto, ma molto intenso, almeno spero. Lo so, lo so; é un casino...
Perché si risolva dovrete avere un pò di pazienza... Just a little patience! ;)
Grazie a tutti i miei recensori: DevilRose, Globulorosso, Lau Mckagan, punk rocker girl, Roxanne che non riesce a starmi dietro quindi mi odierà per questo aggiornamento XD Icegirl e tutti gli altri che leggono. Sorry se ho dimenticato qualcuno.
Un bacio, spero di riuscire ad aggiornare presto!

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Capitolo 14
*** Jealousy ***


Le due settimane che seguirono quella fatidica sera furono d'inferno.
Lilith e Steve erano entrambi a disagio quando si trovavano nella stessa stanza, non sapendo come comportarsi.
Lui era molto combattuto; avrebbe tanto voluto abbracciarla la mattina appena svegli, andarla a prendere al lavoro per pranzare insieme, ridere e scherzare con lei, parlarle dei suoi timori, fantasticare su come potesse essere stata la sua vita... ma la sua parte razionale glielo impediva, ripetendogli che se lei aveva scelto così, lui non poteva farci niente. Sarebbe stata una forzatura. Ma gli mancava, gli mancava terribilmente, e andare a letto con lei così, di tanto in tanto, non bastava certo a ricolmare quel vuoto che sentiva dentro. Eppure non riusciva a farne a meno. Così si ritrovava dopo ogni notte con una nuova ferita aperta, senza nemmeno lasciare il tempo alle altre di rimarginarsi. Ogni volta ci sperava, ogni volta che facevano l'amore (perché per lui di amore si trattava), ci sperava, sperava che lei gli dicesse che sì, lo amava e che così non le bastava più. Ma non accadeva mai, e probabilmente la cosa che più gli faceva male era la convinzione che a lei andasse bene così, che non soffrisse per lui, che non ci tenesse. Ma allora perché? Perché lo aveva raccolto dalla strada? Perché lo aveva voluto tenere con se? Lo avrebbe potuto mandare in qualche clinica, trovargli un'altra sistemazione...ma l'aveva tenuto lì con se. E lui si era illuso. Non riusciva a darsi tregua.
Lei invece… Si sentiva idiota, in colpa, una traditrice e stava malissimo; ma quella era una difesa, la sua difesa, era convinta che, una volta ricordato chi fosse, Steve l’avrebbe lasciata, e pensava che a troncar la cosa così sul nascere avrebbe sofferto meno. In realtà si stava torturando più del dovuto, sarebbe potuto essere tutto molto più semplice, ma è risaputo che, spesso, la paura fa fare all’uomo (in questo caso alla donna) cose stupide. E lei aveva una paura tremenda. Di cosa poi? Del dolore? Della solitudine? Dell’abbandono? Probabilmente di tutto un po’.
Le cose precipitarono una sera, quando entrambi avevano deciso di uscire a bere qualcosa e, perché no, trovare un po’ di compagnia che permettesse loro di non pensarsi reciprocamente. Steven era uscito per primo, lasciando un biglietto a Lilith per informarla cha aveva già cenato e per chiederle di lasciargli le chiavi sotto lo zerbino avendo intenzione di tornare tardi, dato che la ragazza ancora non aveva finito il suo turno da Brian.
“Ma tu guarda questo! E chi cazzo gli dice che non voglia uscire anche io stasera? Per di più ha lasciato la casa aperta! E chissà da quanto è uscito! Anzi sai che faccio? Esco! E se torna prima di me rimane fuori!” Poi però le venne un flash. Sicuramente lui avrebbe trovato compagnia.
“Bene! Vorrà dire che la troverò anche io la compagnia! Tzé! Come se fosse l’unico qui in grado di procurarsela…” In realtà il solo pensiero di lui con un’altra la faceva impazzire, ma d’altronde se l’era voluta e adesso non poteva certo appellarsi a diritti che non aveva. Non più almeno. Si vestì come il primo giorno che avevano passato insieme, quando lui aveva tanto insistito per sceglierle i capi d’abbigliamento da indossare per andare a fare shopping; una volta uscita di casa però si rese conto di aver ben poca voglia di girare per locali. Si diresse quindi verso un bar poco lontano, di solito poco frequentato, tanto per avere un po’ di pace.
Si sedette al bancone e ordinò un giro di Jack.
-Vacci piano con questa roba, dolcezza- le disse il barman mentre le porgeva il bicchiere.
“Fanculo, non hai mica il diritto di farmi questo genere di raccomandazioni solo perché sono nata donna…” Bevve il suo whisky tutto d’un fiato e ne ordinò un altro.
–Posso chiederti cosa ti turba, Honey?- Una voce alle sue spalle la fece sobbalzare.
–Slash!-
-In persona Sweety… C’è qualcosa che il Dio della chitarra può fare per te?- continuò lui avvicinandosi sinuosamente alla ragazza.
– Sei ancora ubriaco?-
- Non abbastanza da combinare qualche altra cazzata… a proposito, mi dispiace per il concerto…-
-Non fa niente, alla fine non è successo nulla…-
-Sì ma c’è mancato un soffio… se Duff non fosse passato in quel momento…-
-Ma è passato e non è successo nulla- Slash sospirò
–Ne devo dedurre che mi hai perdonato?- La ragazza alzò le spalle.
–Deducine quello che ti pare- e buttò giù d’un fiato anche il secondo whisky. Ne ordinò un terzo. Il barista assunse un’espressione contrariata ma uno sguardo fulminante della ragazza gli impedì di proferire una qualunque opinione.
–Che c’è che non va?- tornò alla carica il chitarrista.
–Nulla Slash... scusa ma stasera non sono in vena- provò a tagliar corto Lilith.
–Ok, ok... ma un po’ di svago non ti farebbe che bene, al posto che star qui a deprimerti potresti accompagnarmi in qualche locale...- continuò imperterrito lui.
–Ti ho detto che non sono in vena...- rispose poco convinta.
–Eddai!!! Solo una bevuta tra amici!- la ragazza sbuffò.
–Ok, e va bene, ma smettila di essere così pressante!- sul volto del chitarrista si dipinse un sorriso tutt’altro che innocuo.
–Poi si sa, da cosa nasce cosa e... Ouch!- si beccò una gomitata nelle costole.
–Non ci provare! Solo una bevuta tra amici!- lo rimbeccò lei.
–Ma certo, scherzavo...- farfugliò un po’ offeso. Poi prese la ragazza sotto braccio e si avviarono fuori dal bar, dopo aver lasciato qualche spicciolo sul bancone.
-Allora, mi vuoi dire cosa c’è che non va?- Lilith sbuffò.
–Problemi di cuore, ho indovinato?- Lei rimase zitta.
–Sì, ho indovinato... ma non preoccuparti, il Dio della chitarra ha un rimedio infallibile ai problemi di cuore!- esclamò ammiccando. –Slash!-
-Ma perché devi sempre pensar male! Intendevo dire che una bella bevuta in compagnia è quello che ci vuole...- disse allora sulle difensive, tuttavia con tono molto poco convinto. Lilith allora sorrise e scosse la testa.
–Ha! Visto che ti ho fatta sorridere?- La ragazza si arrese.
–E va bene, hai vinto... dove stiamo andando?- chiese.
–In un locale dove io e i ragazzi suoniamo spesso, di solito è sempre molto frequentato-
I due camminarono ancora per un po’, finchè non si trovarono di fronte ad un’insegna che diceva “Whisky a go-go”.
–E’ questo?- chiese lei osservando due tizi ubriachi fradici subito fuori la porta che si tiravano bottiglie di birra.
–Ebbene sì Honey, benvenuta nella città degli angeli!- esclamò il chitarrista con fare filosofico.
“Come se ancora non ci avessi avuto a che fare...” pensò lei sarcastica.
Entrarono stando attenti a scansare i due litiganti, si sedettero su un tavolo che trovarono libero vicino all’entrata in attesa che qualcuno venisse a prendere le loro ordinazioni. Slash prese a raccontare qualcuna delle sue “valorose imprese” da chitarrista immenso, ma Lilith non gli stava dando retta, pensava solo a dove Steven potesse trovarsi in quel momento e non le importava di altro.
-...e poi c’è stata quella volta che... hey sweetheart, ma mi stai ascoltando? Lilith? Ci sei?- chiese sventolandole una mano davanti alla faccia.
–Eh? Cosa? Oh, certo, è molto interessante...- fece lei con aria distratta.
–God dammit! Ti sto raccontando dei retroscena esclusivi e tu pensi a tutt’altro?! Tzè! Le donne...- in quel momento arrivò la cameriera. –Posso portarvi qualcosa?- chiese ammiccando in direzione del chitarrista.
–Una bottiglia di zio jack e due bicchieri, Sugar- le disse lui dandole una pacca sul sedere. Quella emise una sorta di risatina stridula e andò a procurarsi il whisky.
–Che gentiluomo sei...- commentò Lilith.
–Hey! Sei tu che non mi degni d’attenzione! Di che ti stupisci?- lei scosse la testa.
–Lasciamo perdere...- poi si alzò dalla sedia.
–Senti, non credo sia stata una buona idea venire qui, non fraintendermi, non è colpa tua, ma io proprio non...- si bloccò di colpo.
In quel momento il suo coinquilino varcò la soglia. Varcò la soglia con una ragazza che teneva per mano. Non appena la vide, si bloccò anche lui. Nessuno dei due sapeva come comportarsi, nessuno dei due sapeva come avrebbe reagito l’altro.
Fu Lilith tuttavia a compiere la prima mossa: senza ragionare su quello che stava facendo, si sedette sulle ginocchia di Slash, e prima che lui potesse accorgersene lo coinvolse in un bacio appassionato.
Non appena vide ciò, Steven fece dietrofront e uscì dal locale con un’espressione tra l’arrabbiato, il triste e il geloso. Ed era esattamente così che si sentiva.
Quando si accorse che Steven era uscito, Lilith si staccò da Slash e ritornò in piedi esattamente dov’era prima. Poi, come se niente fosse, mentre il chitarrista era ancora inebetito da quello che era appena successo, finì il suo discorso di congedo.
-Dicevo, io proprio non ce la faccio a stare in giro con tutti questi pensieri per la testa...- detto ciò si precipitò fuori dalla porta e si diresse verso casa. Slash rimase immobile dov’era, basito, poi, dopo un’attenta riflessione, decise di lasciar perdere e provarci con la barista.
“Ma chi diavolo le capisce queste ragazze di oggi... che poi alla fine neanche te la danno!!!”

“Stupida stupida stupida! Ma che diavolo ti è saltato in mente?!? Bah, e che differenza fa? Tanto sarebbe comunque andato a divertirsi con quella... se la vedo in giro giuro che le passo sopra con uno schiacciasassi!!!” Lilith si stava dirigendo verso casa sua a passo svelto. Inciampò diverse volte in bottiglie e lattine vuote, imprecando tra sé ad ogni caduta.
Quando giunse finalmente davanti al cancello del palazzo, ci mise dieci minuti buoni ad estrarre le chiavi dalla borsa, tanto era nervosa. “Fantastico, ora gli devo anche lasciare le chiavi sotto lo zerbino, in attesa che abbia finito...” Non fece tempo a finire di pensare, che si trovò Steven appoggiato alla porta d’ingresso.
Il ragazzo infatti non appena l’aveva vista “dare spettacolo” con il chitarrista non aveva retto e aveva preferito tornarsene a casa che rimanere con quella ragazza di cui nemmeno ricordava il nome e peggiorare la situazione. L’aveva incontrata in un bar poco più avanti e lei aveva da subito incominciato a ronzargli intorno, così non avendo nulla da perdere aveva deciso di stare al gioco. Ma ora aveva perso tutta la voglia di “giocare”.
–Che ci fai qui?- chiese subito lei in tono asciutto.
–Beh, è anche casa mia ora...- rispose lui un po’ titubante.
–E la tua amica dove l’hai lasciata?- tornò all’attacco con tono provocatorio.
–Probabilmente dove tu hai lasciato il tuo di amico...- rispose lui con falsa noncuranza.
Lei sbuffò e gli fece segno di farsi da parte così da poter aprire la porta. Entrò in casa senza degnarlo di uno sguardo, lui le andò dietro senza fiatare, con lo stomaco che ribolliva di rabbia e delusione. Chiuse la porta dietro di sé e guardò la ragazza che abbandonava la borsa sul divano, per poi dirigersi in cucina.
Aveva notato che era piuttosto alticcia. Stava trafficando con alcune tazze poste sullo scolapiatti, aveva intenzione di farsi un tè, l’aiutava sempre, dopo aver bevuto, a recuperare la lucidità. Poi si voltò, e per una frazione di secondo i loro occhi s’incontrarono.
Bastò per far scoccare la scintilla.
Steven si precipitò immediatamente in cucina, la afferrò per i fianchi e la sollevò permettendole di allacciargli le gambe alla vita; poi la mise sul tavolo e le infilò le mani tra le cosce allargandole maggiormente le gambe, mentre la baciava con impeto. Percorse ogni singola curva del suo corpo con le mani, neanche si fosse dimenticato com’era fatta pur avendola avuta davanti tutto il giorno. Prese a baciarle il collo, le spalle, ogni lembo di pelle scoperto che riusciva a raggiungere. Lei immerse il viso nei suoi capelli morbidi, inspirò profondamente per riempirsi i polmoni del suo odore... e qualcosa la bloccò.
–Steve, fermati- gli disse in tono deciso, ma lui sembrava non volerne sapere.
–STEVEN HO DETTO DI FERMARTI! BASTA!- urlò allora spingendolo con forza via da sé.
–Che c’è adesso? Non ti vado più bene neanche per questo?- chiese lui seccato, in tono provocatorio.
–NO! Hai addosso... hai addosso il SUO odore!- esclamò lei tra il disgustato e il geloso.
–Il suo odore?- Lui assunse un’espressione interrogativa.
–L’odore di QUELLA!- marcò l’ultima parola con particolare disprezzo.
–L’odore di quella?! Lilith sei proprio una stupida!- le disse a denti stretti.
Avrebbe davvero voluto prenderla a schiaffi ora: prima lo aveva illuso, poi lo aveva rifiutato, poi l’aveva voluto come amico di letto e ora faceva la gelosa? Ma con chi diavolo credeva di avere a che fare?!
A quelle parole Lilith divenne furiosa. Scese con un balzo dal tavolo e gli tirò un sonoro schiaffo. Senza quasi rendersene conto, il ragazzo le restituì lo schiaffo con forza eccessiva.
Lei, incredula, spalancò gli occhi pieni di lacrime mentre si premeva la mano contro la guancia arrossata. Lui non sapeva che dire. Calò il silenzio. Prima che una lacrima potesse sfuggirle e rigarle il volto, la ragazza si precipitò in bagno e vi si chiuse a chiave. Non appena fu uscita dalla stanza, Steven si accasciò al suolo terribilmente pentito della sua eccessiva impulsività.
“Ma che diavolo mi è saltato in mente?! L’ho picchiata! Le ho tirato uno schiaffo sul serio! Che imbecille...”
Lei invece, una volta al sicuro da sguardi indiscreti, smise di controllarsi e lasciò le lacrime sgorgare copiose. Inutile dire che ci era rimasta male, più che per lo schiaffo, perché sapeva di meritarselo. E le bruciava da morire, rendendo la cosa ancora più dolorosa.
Quando uscì dal bagno, vide Steven che stava guardando la tv sul divano, con sguardo affranto, che non aveva nemmeno il coraggio di voltarsi a guardarla. Andò in camera a cambiarsi, infilò un paio di pantaloni della tuta neri ed una canottiera (nera anch’essa) per stare più comoda.
Poi gli si avvicinò cautamente. Si sedette di fianco a lui, e vedendo che non aveva intenzione di dire o fare nulla, parlò per prima.
–Cosa... che stai guardando?- chiese con voce ancora leggermente tremula per il pianto.
–Uh? Nulla...- rispose lui timidamente evitando comunque di voltarsi.
–Ti da fastidio se sto qui con te?- gli chiese piano. A quel punto lui si girò e, vedendo che lei gli sorrideva, ricambiò ed allungò il braccio per farla accoccolare sul suo petto.
Si addormentarono dopo poco in quella posizione, con la tv accesa, finchè uno spot pubblicitario particolarmente rumoroso svegliò Steven che, per non svegliare la ragazza, spense l’apparecchio e la portò a letto prendendola in braccio con delicatezza.
Le diede un bacio sulla fronte, poi si sdraiò accanto a lei e si addormentò anche lui.
E per quella sera pace fu fatta.



Ehm... Eccoci qua! Lo so, è da un sacco di tempo che non scrivo più, o meglio, che non pubblico più, ma ho avuto un po' di problemi e non mi andava di scrivere la storia così tanto per finirla in qualche modo...
Ora però le cose si sono stabilizzate, e scuola permettendo, spero di riuscire a terminare i capitoli entro una settiamna, dato che sono già tutti abbozzati...
Spero che nonostante tutto continuiate a seguire la storia, e soprattutto che vi piaccia!

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Capitolo 15
*** Steven Adler ***


Lilith si svegliò di soprassalto, guardò la sveglia già temendo di essere in un ritardo tremendo, ma tirò un sospiro di sollievo notando che segnava solo le sette e cinque. Il suo turno da Brian sarebbe cominciato alle otto emmezza, quindi avrebbe avuto tutto il tempo per prepararsi ed arrivare in orario.
Quel giorno Steven avrebbe invece avuto il turno pomeridiano all’edicola, così si premurò di non svegliarlo, tentando di fare il più piano possibile (anche se per svegliarlo ci sarebbe voluto ben altro). Si infilò un paio di jeans neri, una canottiera bianca aderente e un paio di scarpe di tela, scosse leggermente i capelli per tentare di dar loro una forma decente e andò in cucina per mettere qualcosa sotto i denti. “Dammit!” imprecò tra sé dopo essersi scottata con il tostapane.
“Ma tu dimmi quale altro imbecille sarebbe in grado di farsi male tostando due fette di pane!?” mangiò in fretta, voleva almeno provare ad arrivare in orario per una volta, poi tornò in camera per recuperare la borsa. Il suo sguardo venne però rapito dall’immagine del ragazzo che dormiva beatamente, con quei lineamenti angelici e i capelli biondi sparsi sul cuscino... le sarebbe piaciuto tornare alla sera precedente, per rimanere abbracciata a lui ancora... scosse la testa per cacciare quei pensieri.
“Ricorderà... e per te non ci sarà più spazio. Non t’illudere” s’intimò non senza una nota d’amarezza nello sguardo.
Fece per voltarsi ed uscire, ma la figura che giaceva immobile nel suo letto attirò nuovamente la sua attenzione, come una calamita, un’attrazione fatale. Gli si accostò questa volta, piano, non lo voleva svegliare, allungò la mano fino a sfiorare le sue labbra, avrebbe tanto desiderato baciarle, ma non un bacio passionale, no, soltanto toccare quelle labbra con le proprie... così abbassò il viso, pian piano, avvicinandosi sempre di più a quello di lui, finchè non sentì il suo respiro mescolarsi al proprio...e lo baciò.
Steven, destato dal tepore delle sue labbra, socchiuse gli occhi assonnato, senza riuscire a mettere bene a fuoco l’’immagine.
-Archie... sto... sto sognando?- bofonchiò ancora nel dormiveglia.
–Sì Steve, questo è un sogno... solo un sogno- sussurrò lei tristemente.
–E’ un bel sogno... non voglio svegliarmi... non voglio più fare incubi...- Lilith allora gli diede un bacio sulla fronte.
–Non preoccuparti, veglio io sui tuoi sogni- gli disse dolcemente. –Ora dormi tranquillo...- Steve sorrise , sempre con gli occhi semi-chiusi. –Mi fido allora... sei il mio angelo custode- sussurrò prima di richiuderli completamente. La ragazza trattenne un singulto.
Prese la borsa e si precipitò fuori casa. Si accasciò contro la porta chiusa e sentì una morsa terribile stringerle lo stomaco.
“Mio Dio... ma che sto facendo?! Sono... sono un mostro! Lui si fida di me e io lo sto prendendo in giro così... Come si può essere più egoisti?!” Il senso di colpa l’invase e l’avvolse, aveva capito che doveva far in modo che Steven rincontrasse il suo gruppo... anche se sapeva che, una volta scoperto che gliel’aveva tenuto nascosto per tutto il tempo, l’avrebbe perso. Perso per sempre.

Era riuscita miracolosamente ad arrivare in orario da Brian, il quale, incredulo, aveva previsto catastrofi climatiche in tutta la california.
Lei però non parve molto divertita, aveva in testa tutt’altro e avrebbe tanto voluto urlare al mondo come si sentiva in quel momento, il senso di colpa e la paura la stavano opprimendo.
–Figliola, qualcosa non va? Non te la sarai presa, la mia era solo una battuta!- chiese l’uomo premuroso.
–No no, figurati, è solo che... beh...- Lilith abbassò lo sguardo.
–ancora problemi con Steven? Per Diana ragazzi miei! Dal primo giorno in cui avete messo piede nel mio negozio era evidente quello che provate l’uno per l’altra! Per quale ragione continuate a tormentarvi in questo modo?- Gli occhi della ragazza si riempirono di lacrime.
–No Brian... tu non capisci... io so chi è lui, l’ho scoperto quasi subito, sai? Hai presente quei ragazzi, quelli di cui sono andata al concerto? Beh, loro sono il suo gruppo, la sua famiglia... credo che abbia rimosso tutto dalla memoria perché l’hanno sbattuto fuori a causa dei suoi problemi con la droga...- Brian ascoltava stupefatto.
–Mi stai dicendo che hai tenuto nascosta al ragazzo la sua identità per tutto questo tempo?!- La ragazza annuì in silenzio, senza alzare lo sguardo dal pavimento.
–Ma... perché?- chiese lui ancora incredulo.
A quel punto le lacrime non potevano più essere trattenute, e Lilith rispose semplicemente, con voce rotta:
-Perché una volta scoperto chi è, lui mi lascerà... mi lascerà di nuovo sola-
-Esci di qui-
-C-Come?-
-Ho detto di uscire di qui- le intimò l’uomo con fare autoritario.
–Ma... ma io...- Balbettò lei un po’ presa alla sprovvista.
–Lilith esci di qui e vai a cercare quei ragazzi!- urlò quasi l’uomo. Lei non se lo fece ripetere due volte, e anche se un po’ stupita, si precipitò fuori dal negozio senza una vera meta, dato che non aveva davvero idea di dove trovare quei quattro scapestrati.
Pregò in cuor suo di non dover avere a che fare con mister “sonoilcentrodell’universo” Rose, un incontro con lui era l’ultima cosa che le ci voleva in quel momento, ed anche uno con Slash non sarebbe stato propriamente il massimo dato quello che era successo la sera precedente.
“Ma che diamine, non posso andare in giro così alla cieca! Non li troverò mai in questo modo!” si disse esasperata dopo un’ora di inutili peregrinazioni.
Decise quindi di tornare in negozio, sperando che Brian non la sbattesse fuori nuovamente, dato che aveva più probabilità che qualcuno di loro tornasse al negozio piuttosto che incontrarli per strada. Stava camminando ad una velocità impressionante senza nemmeno rendersene conto, attraversò la strada un paio di volte rischiando seriamente di farsi investire e finalmente giunse al negozio. Si fermò esitante davanti alla porta, aveva un po’ paura della reazione che il suo datore di lavoro avrebbe potuto avere.
Ma non appena la scorse, Brian le fece cenno di entrare con la mano.
Lei spinse la porta e, come al solito, si rese conto che per entrare avrebbe dovuto tirare. Eh sì che il cartello “PULL” era bello evidente... -Lilith! Li hai trovati?- la ragazza non fece tempo ad aprir bocca che l’uomo la interruppe
-Lascia perdere... ha appena chiamato Steven, sta male e ha detto che...- ora fu il turno di Lilith interromperlo.
-Cosa? Male? In che senso male?! Brian devo tornare a casa devo vedere cos’ha! Magari ha bisogno d’aiuto! Oh santo cielo chissà da quanto tempo non sta bene e io stamattina non me ne sono nemmeno resa conto...-
-Lilith calmati! Primo: certo che ti lascio andare, secondo: devi promettermi che dirai a quel ragazzo la verità il prima possibile!- Lei prese un respiro profondo.
-Te lo prometto- rispose.
–Senti, facciamo così, se viene uno di quei capelloni gli do il tuo numero, ok?-
-Ok- detto ciò si precipitò fuori dal negozio e tornò a casa il più velocemente possibile.
–Steve! Sono a casa!- esclamò entrando.
–Archie?...- Sentì mugugnare in risposta. Il ragazzo giaceva sul divano, il volto tutto arrossato, gli occhi semi aperti lucidissimi e il corpo tutto scosso dai tremiti.
–Steve! Tesoro come stai?- Lilith gli si era inginocchiata di fronte, e gli carezzò il volto con la mano.
–Santo cielo sei bollente! Hai la febbre altissima! Non hai preso nulla?- chiese preoccupata.
–N-no...- balbettò lui.
–Ma perché non hai preso una coperta? Stai tremando tutto...-
-N-non riesco ad-d alzarmi...-
-Tranquillo, adesso ci penso io...- lo rassicurò. Si alzò ed andò in camera a recuperare una coperta, gliela portò e gliela avvolse addosso. –Ecco, così va meglio, no?- il ragazzo annuì debolmente.
–Ora ti porto qualcosa per farti abbassare la febbre, ce la fai a sollevarti per un momento?-
-Non lo so... ci provo...- si tirò su a fatica e riprese a tremare.
–Archie... mi fa male tutto...- mugugnò con le lacrime agli occhi.
–No tesoro, non piangere, poi stai peggio! Ora ti porto qualcosa che ti farà stare meglio, ok?- Steven annuì di nuovo. La ragazza si fiondò in cucina e ne uscì un attimo dopo con in mano un bicchiere con dell’acqua e una pastiglia bianca.
–Ecco, tieni- gli disse porgendogli il bicchiere, ma vedendo che la mano gli tremava troppo per reggerlo, lo tenne per lui.
–Lascia faccio io... apri la bocca- gli disse. Lui eseguì e Lilith gli pose la pastiglia sulla lingua, poi accostò il bicchiere alle sue labbra e lui bevve un sorso d’acqua deglutendo rumorosamente.
–Ecco, ora vedrai che starai meglio- gli sussurrò dolcemente mentre poggiava il bicchiere ancora mezzo pieno sul tavolino di fronte al divano. Poi si sedette di fianco al ragazzo e lo invitò a stendersi, appoggiandole la testa in grembo.
–Vedrai, ora ti fai una bella dormita e quando ti sveglierai starai meglio...- gli disse mentre gli accarezzava i capelli con una mano.
–Tu non lasciarmi però... ti prego non andare via- sussurrò lui con un fil di voce.
–Non preoccuparti piccolo mio... non vado da nessuna parte- gli rispose dolcemente.
–Avevo tanta paura che non venissi... che non ti saresti presa più cura di me- Lilith si rese conto in quel momento di quanto il suo comportamento incerto avesse potuto ferire il ragazzo.
–Oh Steve... mi dispiace tanto... tu sei la cosa più importante che ho... sei la mia famiglia adesso...- le scese una lacrima mentre pronunciava quelle parole. Sapeva bene che di lì a breve avrebbe davvero rischiato di perderlo per sempre, e per nient’altro che un suo stupido errore.
-...tu invece sei l’unica cosa che ho, ma sono certo che pur ricordando chi sono rimarresti la più bella- le rispose lui con quella sua innocente naturalezza che l’aveva fatta sciogliere.
–Cerca di riposare adesso...- gli sussurrò non riuscendo più a trattenere le lacrime.

Circa mezz’ora dopo, quando Steven già dormiva profondamente, squillò il telefono.
Lilith imprecò sottovoce, poi si allungò per prendere un cuscino dall’altra parte del divano, sollevò delicatamente la testa del ragazzo dalle sue gambe e si alzò piano sostituendo a se stessa il cuscino. Il ragazzo dormiva troppo profondamente per accorgersene. Lei si affrettò a rispondere allontanandosi il più possibile dal ragazzo per non svegliarlo.
–Pronto?- sussurrò.
–Lilith?- chiese una voce un po’ incerta.
–Sì, sono io, chi è?-
-Sono Izzy, il chitarrista del gruppo che sei venuta a sentire... ci siamo visti tempo fa al negozio dove lavori...-
-Izzy! Brian ti ha detto di chiamarmi?-
-Sì, esatto...-
-E ti ha detto anche il motivo?-
-No, quello no...- La ragazza tirò un sospiro di sollievo.
–senti, ho bisogno di parlarti, è una cosa molto importante... ma non mi sembra il caso di farlo al telefono-
-Uh, ok... senti, io non lo so dove abiti, ma Duff sì, quindi posso passare con lui anche adesso se vuoi...-
-Ok, però non suonate, controllo io quando arrivate dalla finestra-
-Ok..- rispose il chitarrista un po’ stranito dalla richiesta.
–Allora ci si vede Lilith- disse attaccando il ricevitore senza nemmeno darle il tempo di congedarsi.
“Ma tu guarda che tipo... mah, mi è già andata bene, con Slash sarebbe stato più un problema... speriamo che non decidano di portarselo dietro!”
Si soffermò a guardare Steven per un attimo, stava ancora dormendo, sembrava davvero esausto, gli si avvicinò e gli sfiorò la fronte con le labbra, le sembrava che la febbre fosse già scesa.
Si appostò quindi alla finestra ad aspettare i due musicisti.

Dopo circa un’ora emmezza, quando la ragazza aveva ormai perso le speranze di vederli, scorse due sagome da lontano, una molto alta, l’altra piuttosto bassa con un cappello in testa. Li riconobbe praticamente subito, ma aspettò che si avvicinassero un po’ prima di decidersi a scendere. Controllò che Steve dormisse ancora, poi scese stando attenta a non fare rumore. Uscì dal cancello e si trovò di fronte i due ragazzi.
–Hey Sweety! Come va?- chiese McKagan allegro avvicinandosi alla ragazza.
-Bene Duff... e tu come stai?- rispose con troppa poca convinzione.
–Non mi sembra tanto bene... qualcosa non va?-
-Certo che qualcosa non va... altrimenti non avrebbe voluto vederci ora- l’interruppe Stradlin in tono ironico.
–Ecco, infatti...- Lilith abbassò lo sguardo.
–Sputa il rospo! Che sarà mai di tanto grave?- esclamò il bassista tentando di sdrammatizzare. Lilith sbuffò.
–L’hai combinata così grossa?- chiese stupito.
–McKagan maledizione falla parlare!- s’intromise di nuovo il chitarrista, che era uno di poche parole.
–Ragazzi, è una cosa seria... e lo so già che penserete male di me dopo quello che sto per dirvi... ma vi chiedo di non fare nulla di azzardato e di ascoltarmi fino in fondo, è davvero molto importante- Sia Duff che Izzy avevano assunto un’espressione più seria.
–Ok... allora... so dov’è il vostro batterista-
-Cosa?! Sai dov’è Steven?! Sta bene?! E dov’è?-
-Duff, un attimo! Lui è... è sempre stato da me- rispose sempre con lo sguardo basso.
–Cosa vuol dire sempre?!- Lilith sbuffò un’altra volta.
–L’ho trovato in un vicolo la sera in cui Axl l’ha sbattuto fuori... e la mattina dopo ha perso la memoria, non ricordava nulla di voi... credo ci sia rimasto molto male, ad essere sbattuto fuori dai suoi amici...- Duff era davvero incredulo, mentre Izzy non mostrava molto stupore, stava sempre lì con lo sguardo basso e il cappello calato sugli occhi a fumarsi la sua sigaretta in silenzio.
–E tu... l’hai sempre saputo?- chiese Duff con gli occhi sbarrati.
–Solo...solo da quando sono venuta al vostro concerto... quando mi hai parlato di lui...-
-E non ci hai mai detto nulla?! Sapevi quanto eravamo preoccupati e non ci hai detto nulla?! Ma perché??- Lilith rimase in silenzio, mentre il ragazzo la guardava con sguardo accusatorio, con le lacrime che premevano per scendere. Fu Izzy a rompere il silenzio.
–Perché è innamorata di lui... non è così?- chiese semplicemente, con un tono che non lasciava trasparire nessuna alterazione.
Lilith annuì debolmente.
–Oh cazzo... dov’è lui adesso?- chiese il biondo passandosi una mano tra i capelli nervosamente.
–E’ in casa... ma non salite ora, sta male, sono rientrata dal lavoro stamattina perché mi ha chiamato e aveva la febbre alta, ora sta riposando...-
-Quindi cosa proponi di fare?-
-Non lo so... ma non credo che vi riconoscerebbe subito, ci vuole qualcosa che gli faccia tornare alla mente chi è...-
-Cosa sa di se stesso?- chiese Izzy sempre con tono pacato.
–Che si chiama Steven e che è un batterista...- Duff rise.
–E’ già qualcosa... e dì, mica si ricorda che gli piacciono i pop corn?-
-Sì, in effetti se lo ricorda... perché?- Il ragazzo scosse la testa ridendo.
–Lascia perdere...- Lilith alzò le spalle.
–Io avrei un’idea...- fece Stradlin con aria distratta. Si decise a parlare solo quando notò gli sguardi insistenti degli altri due che lo invitavano a proseguire.
–Stasera suoniamo, secondo me se lo porti a sentirci suonare alle prove si ricorderà...-
-Sì, mi pare un’ottima idea!- fece subito Duff entusiasta.
–Non so se si riprenderà entro stasera...- obiettò Lilith che in realtà era alla disperata ricerca di un pretesto per allontanare il più possibile la data dell’incontro.
–Ok, allora se starà bene portalo stasera per le sei al Troubadour, altrimenti domani pomeriggio a quest’indirizzo...- così dicendo Izzy estrasse una penna dalla tasca dei pantaloni e le scribacchiò sulla mano una via ed un numero civico.
–Grazie- disse lei timidamente.
–Allora ci vediamo ragazzi...- fece per voltarsi sempre con lo sguardo basso, ma si sentì trattenere per un braccio. Duff la fece voltare e la tirò a sé in un abbraccio.
–Sta tranquilla... vedrai che si sistemerà tutto- le sussurrò. Lilith rispose all’abbraccio.
–Lo spero...- rispose. Poi si staccò da lui e gli sorrise.
–Ora vado a vedere come sta- fece allontanandosi. Salì le scale ed entrò in casa sempre stando attenta a non fare rumore, ma appena entrata sentì singhiozzare. Si avvicinò al divano dove aveva lasciato il ragazzo dormiente, e lo trovò rannicchiato con la coperta di lato che si teneva le gambe strette al petto, con gli occhi gonfi pieni di lacrime.
–Stevie! Che ti è successo?- chiese preoccupata sedendosi di fianco a lui.
–Mi sono svegliato e non c’eri...- rispose lui con voce tremula.
–E c’era bisogno di piangere?- chiese lei dolcemente con una leggera nota divertita nella voce.
–Sì!- rispose lui convinto.
–Perché ti ho chiamato e non mi hai risposto! Avevo paura che non tornassi più!- continuò scoppiando di nuovo a piangere disperato.
–No tesoro no! Non piangere! Sono qui adesso... scusami...- cercò di rassicurarlo lei, lo abbracciò e gli fece appoggiare la testa al suo petto, mentre tentava di calmarlo infilando una mano tra i suoi capelli e carezzandogli la testa.
–Shhh... va tutto bene... non sei solo Stevie...- lui si sollevò appena.
–Scusami Archie... mi sono spaventato...- Lei gli sorrise, poi gli prese il volto tra le mani e con le dita gli asciugò le lacrime.
–Tranquillo- gli rispose.
–Senti, se stai meglio, stasera ti andrebbe di andare insieme al Troubadour? Suona un gruppo piuttosto interessante...- Gli occhi di lui si illuminarono.
–Vuoi che usciamo insieme stasera?- chiese tra lo stupito e lo speranzoso. Lei annuì.

-Steven! E’ da questa parte!- Gridò Lilith al ragazzo che si ostinava ad andare dalla parte opposta.
–Ma no Archie! E’ di qua ti dico!!!!-
-Ma se al Troubadour non ci sei mai venuto!- Steven s’imbronciò, poi si convinse a seguirla. Svoltarono un altro paio di volte, finchè si trovarono di fronte all’insegna del suddetto locale.
–Wow, avevi ragione, era di qui!- esclamò lui estasiato. Lei rise scuotendo la testa.
–Dai, che stiamo aspettando? Entriamo!- Ma lei lo fermò.
–Un attimo!- lo prese per un braccio e lo fece avvicinare a sé.
Gli portò le mani al viso, gli accarezzo le guance, poi gli sfiorò le labbra e piano piano avvicinò il viso al suo e lo baciò. Era un bacio tenero, pieno di tutto quell’amore che aveva disperatamente cercato di celare a sé stessa e a lui, ma che alla fine non era riuscita a tenersi dentro. Lui rimase piacevolmente sorpreso, era davvero al settimo cielo, ora che si sentiva di nuovo ricambiato.
–Dai, entriamo ora- fece lei con il cuore che batteva a mille. Aveva una paura tremenda di ciò che sarebbe successo da lì a poco, temeva che quello che si erano appena dati potesse essere il loro ultimo bacio e sapeva che se le sue previsioni si fossero avverate sarebbe stata soltanto colpa sua.
Entrarono per mano, non appena varcarono la soglia, la musica li investì: I Guns n’ Roses facevano le prove per lo show imminente. Steven rimase come paralizzato quasi immediatamente: quelle note gli risultavano terribilmente familiari.
Non solo: anche quei ragazzi gli ricordavano qualcosa.
Poi Axl iniziò a cantare.
E luce fu.
Luce nella testa di Steven, che improvvisamente ricordò il suo cognome. Adler.
Lui si chiamava Steven Adler.
Ricordò i Guns, i suoi amati Guns, la sua famiglia: Slash, suo amico dalle scuole medie, Izzy, il vecchio saggio del gruppo, Duff, incorreggibile compagno di bevute, e Axl, a cui tante, troppe ne aveva perdonate.
E come in stato di trance si trovò ad avanzare verso il gruppo che suonava, senza batterista ovviamente, soltanto quando fu a due passi da loro i ragazzi lo videro, ad Axl quasi si strozzò la voce in gola, mentre Slash continuava imperterrito il suo assolo da cui nemmeno una bomba atomica l’avrebbe potuto distrarre.
Duff e Izzy sorrisero leggermente in direzione della ragazza che era rimasta sulla porta, senza osare avvicinarsi, mentre il batterista prese posizione dietro la batteria e cominciò a suonare come posseduto, come aveva fatto la prima volta che Lilith lo aveva sentito. E mentre suonava la sua mente vagava, vagava tra i ricordi, collegava i vari avvenimenti da quando aveva perso la memoria, ricordò il perchè era finito in quel vicolo...

Lilith osservava il gruppo che suonava al completo come rapita, non riusciva a frenare le lacrime che scendevano copiose rigandole il viso, come era possibile che solo ora si rendesse conto di quanto davvero amava quel ragazzo? Perché non gli aveva detto la verità da subito? Non sapeva cosa fare, non sapeva quale sarebbe stata la sua reazione, ne sapeva se sarebbe riuscita a sopportarla... L’unica cosa che era in grado di fare in quel momento era rimanere lì, ferma immobile, in balia delle emozioni...

Poi i pensieri di Steven andarono alla ragazza, e si rese conto, con sua estrema sorpresa, e in parte anche delusione, di quello che era successo: Quello che aveva visto con Lilith fuori dal cancello non poteva essere altri che Duff, ora lo poteva inquadrare nitidamente nella sua mente, e quello che invece l’aveva vista baciare al locale... era Slash! Ma allora... lei li conosceva! E magari sapeva anche... sapeva chi era! Ma certo! Altrimenti perché l’avrebbe portato lì proprio quella sera?... Per quanto si sforzasse di trovare un’altra spiegazione, la ragazza diventava sempre più una traditrice ai suoi occhi. Perché gli aveva mentito così?



Ok, sono riuscita a pubblicare in tempo record, spero di riuscire a mantenere questo ritmo...
Anche perchè questo capitolo crea una suspence assurda! Che dire, farò del mio meglio!

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Capitolo 16
*** Don't leave me this way ***


Quando i Guns finirono di suonare, e Steven sollevò il viso, non trovò Lilith ad incrociare il suo sguardo.
La ragazza era uscita dal locale, non era nelle condizioni di affrontare la situazione.
E sì, sarà anche stato un comportamento da persona debole, ma dubito che in molti avrebbero potuto reggere una tale condizione psicologica ed emotiva. Così lei aveva cercato un rifugio, un luogo dove riordinare i pensieri, dove tentare disperatamente di rimettere in piedi quella corazza che si era da poco frantumata.
Vagò per quasi un’ora, finchè ritornò al parco dove lei e Steven avevano passato uno dei loro momenti più felici.
Pensava che quel luogo potesse darle qualche sorta di conforto, e invece la mandò ancora più in confusione, continuava a rivedere davanti ai suoi occhi le immagini dei momenti passati con il ragazzo, e il rimettere in piedi la corazza si rivelò non più difficile del previsto, bensì impossibile.
E resasi conto di ciò, Lilith si accasciò contro il tronco di un albero e lì rimase per un tempo indefinito.

Steven rimase sollevato nel non vederla. Avrebbe avuto più tempo per riflettere. O forse no.
–Pop Corn!- gli si buttò addosso Slash senza nemmeno dargli il tempo di alzarsi dallo sgabello.
–Sei vivo! Sei tornato!- esclamò al limite delle lacrime. Steve rispose con entusiasmo all’abbraccio del chitarrista, forse con un po’ troppo entusiasmo.
–Ok, OK! Adesso basta, non sono mica passato all’altra sponda!- si divincolò dall’abbraccio. Poi fu il turno di Duff di avvicinarsi.
–Duffy!- esclamò saltandogli al collo, e il bassista, una volta tanto, si lasciò abbracciare.
Poi arrivò Izzy, che pure venne stritolato dalle braccia del batterista, e infine, un po’ titubante, si fece avanti Axl.
Teneva lo sguardo basso, quando lo sollevò, vide che il biondo gli sorrideva come a tutti gli altri, e allora l’abbracciò anche lui.
–Scusa amico...- gli disse.
–Dove diavolo sei stato tutto questo tempo?!- tornò alla carica Slash.
–Beh, io... sono stato da una ragazza- rispose quello evasivo.
–Cioè, fammi capire, tu sei rimasto tutto il tempo a scopare mentre noi impazzivamo in giro a cercarti?! E perché cazzo non ti sei fatto vivo prima?!-
-Ma io avevo perso la memoria!- si difese Steven.
–Beh, che importa? Ora puoi tornare a casa a non fare un cazzo tutto il giorno!- Tutti esultarono.
–Allora vai a recuperare le tue cose da questa ragazza?- chiese Izzy, che insieme a Duff era l’unico a conoscere la situazione tra i due, almeno a grandi linee. Al che Steven cominciò a pensare seriamente al da farsi.
–Ok, sì, credo che ci andrò... ora- disse un po’ incerto.
–Ti accompagno! – propose Slash. Duff gli tirò una gomitata.
–Non ora- gli disse a denti stretti. Il batterista dunque si congedò agli amici, e prese a camminare in direzione della casa di Lilith.
Era incredibile come, ora che ricordava chi era, vedeva la sua storia con la ragazza da una prospettiva completamente diversa. Insomma, lui non era uno da storie serie, l’ultima con cui ci aveva provato era Adriana, e, ora lo ricordava, non era finita affatto bene.
Eppure quella strana ragazza, che si era fidata a raccoglierlo per la strada senza un apparente motivo, l’aveva davvero fatto capitolare.
Ma come aveva potuto mentirgli in quel modo? Dopotutto, lui era stato sempre sincero, si era sempre comportato bene, eppure... si sentiva fregato anche questa volta.
Raggiunse l’appartamento, e con suo grande stupore lo trovò ancora chiuso a chiave. Strano, era convinto di trovare la ragazza già a casa, magari con pronto un discorso di commiato, ma magari non gliene importava nulla di lui, al punto di non farsi nemmeno vedere per salutarlo.
Decise quindi di preparare una borsa con tutte le sue cose ed andarsene il più velocemente possibile da lì. Si dirise in camera, e cominciò a svuotare la sua parte di armadio.
Poi sentì la porta aprirsi e richiudersi.
Lilith si era ripresa, e si era precipitata a casa il più in fretta possibile, sperando che non fosse già troppo tardi. Per fortuna, pensò, Steven era ancora lì.
–Stai...andando via?- gli chiese timidamente raggiuntolo. Il ragazzo si limitò ad annuire, senza alzare lo sguardo dalla borsa che stava preparando.
“Imbecille! Dovresti fermarlo, dirgli che lo ami, impedirgli di uscire di qui! Non fargli notare l’ovvio!” si disse la ragazza tentando di darsi una scrollata.
–Steve...-
-Dimmi-
-...c’è un tuo calzino sotto al letto- lui si abbassò a raccoglierlo. Inutile scrivere i pensieri di Lilith riguardo quella sua ultima uscita.
Il ragazzo finì di raccogliere le ultime cose ed uscì dalla stanza, superando lei che era rimasta sulla soglia, incapace di dire nulla, solo di osservarlo mentre la lasciava.
Steven raggiunse la porta d’ingresso.
Si voltò verso di lei.
Lei rimase zitta.
Lui si voltò di nuovo ed appoggiò la mano sulla maniglia.
Fece una leggera pressione.
–Steve aspetta!- La ragazza si affrettò a raggiungerlo.
–Non andartene. Non lasciarmi- Steven la osservò, il dolore e la paura trasparivano dai suoi lineamenti ora come non mai.
–Ti prego- continuò.
–Lo so che ho sbagliato, che è stata tutta colpa mia- qui la sua voce cominciò ad incresparsi
–ma avevo paura, paura che se ti fossi ricordato chi fossi mi avresti lasciata sola- ormai stava piangendo
–avevo troppa paura di perderti...- cercò i suoi occhi
–ti amo Steve- gli sussurrò. Seguirono diversi attimi di silenzio.
–Archie...- sospirò lui
-devo andare adesso- le rispose evitando il suo sguardo.
Poi aprì la porta e sparì.
Lilith si accasciò a terra, sentiva le forze venirle meno ed una fitta lancinante al petto la tormentava.
Era buffo, aveva sempre pensato che l’espressione “cuore spezzato” avesse significato puramente metaforico, ma ora sentiva un dolore fisico aggiungersi a quello emotivo.
Non provò nemmeno ad alzarsi, oltre che non avere forze, le mancava anche una vera motivazione per farlo. Ora che Steven se n’era andato, tutto le pareva privo di senso. Così si abbandonò sul pavimento lasciando le lacrime sgorgare e il dolore libero d’esprimersi finchè, dallo sfinimento, le palpebre cominciarono a farsi pesanti e l’oblio trascinò con sé la ragazza conducendola verso un sonno instabile e tormentato.

Steven uscì dall’appartamento ancora più confuso di prima. Si era appena sentito dire da lei quello che avrebbe desiderato sentirsi dire da quando l’aveva conosciuta, eppure, a quanto pareva, non bastava più. Forse, se si fosse esposta prima, sarebbe stato diverso, ma così... era troppo tardi? Non ne era certo nemmeno lui.
Avrebbe dovuto raggiungere i ragazzi per il concerto, ma al momento era l’ultima cosa che voleva fare, aveva bisogno di stare da solo, di un luogo dove ordinare i pensieri e schiarirsi le idee.
E, ironia della sorte, si ritrovò anche lui nel parco dove era stato con Lilith. E pensava, pensava e ripensava alla decisione da prendere, senza arrivare a capo di nulla. Non sapeva che fare, non sapeva cosa voleva veramente. Aveva bisogno di qualcuno che lo guidasse, che gli facesse capire cosa desiderava lui...
Ma chi? Nessuno dei suoi compagni gli pareva adatto a quella mansione, ed esclusa Lilith, non c’era nessun altro che... un momento, certo che c’era! Brian!
Lui avrebbe saputo consigliarlo nel modo giusto! Si precipitò fuori dal parco con tanta foga che inciampò tre volte nei suoi stessi piedi, imprecò ad alta voce facendo spaventare due signore anziane che passavano di lì, le quali lo guardarono come fosse un emissario di Satana.
–‘Sera!- esclamò lui notando la loro presenza. Le due, scandalizzate, girarono i tacchi e si dirisero nella direzione opposta borbottando tra di loro e girandosi di tanto in tanto.
“Ma che ho detto?” si chiese Steven un po’ stranito da quel comportamento. Poi alzò le spalle e decise di lasciar perdere.
Camminò spedito fino al negozio, che ovviamente trovò chiuso, dato che era stato in giro per due ore e ormai erano le nove passate. Allora si attaccò al campanello dell’appartamento sovrastante ad esso, appartenente appunto al proprietario del negozio, senza nemmeno dare il tempo all’uomo di alzarsi dal divano e di rispondere al citofono.
–Ma che diamine! E’ questo il modo?- Borbottò raggiunto l’apparecchio.
–Brian! Sono Steven! Devi farmi entrare, ho bisogno che tu mi dica che cosa voglio fare! Devi dirmi che cosa devo pensare perché io non lo so!- cominciò con uno dei suoi monologhi inconcludenti.
–Hey, calmati ragazzo, ora mi racconti tutto ok? Aspettami che scendo ad aprirti- così dicendo scese dal suo appartamento al negozio, accese le luci, sollevò la saracinesca ed aprì la porta.
Steven si chiese come mai non avesse voluto farlo salire in casa, sarebbe stato molto più semplice, ma questa è un’altra storia e forse ci sarà dato saperla più avanti. Fece entrare il ragazzo all’interno del locale e gli porse uno sgabello.
–Dimmi figliolo, si tratta di Lilith, vero?- Steve annuì sbalordito.
–E tu come fai a saperlo? No senti, lascia stare, non c’è tempo! Ascolta: Ho scoperto chi sono! Mi chiamo Steven Adler e sono il batterista dei Guns n’ Roses, ma non è questo il punto, sai ho scoperto che Archie lo sapeva già da un pezzo e- qui si fermò per prendere respiro, dato che aveva detto tutto d’un fiato. Brian ne approfittò per fermarlo.
–Calma, calma... questa parte già la conosco-
-Cosa?! Anche tu sapevi chi ero?! Tutti lo sapevate e non mi avete detto nulla?!-
-Hey hey no, che hai capito? Me l’ha detto Lilith stamattina... non riusciva più a tenersi tutto dentro e così ha deciso di fare in modo che vi ricongiungeste tu e il tuo gruppo... e a quanto pare ce l’ha fatta- aggiunse.
–Allora, qual è il motivo per cui sei venuto a chiedermi consiglio?- continuò vedendo che il ragazzo aveva perso il filo del discorso e lo fissava con gli occhi sbarrati.
–Ah, sì, dunque... ecco lei mi ha portato a sentirli suonare e io mi sono ricordato chi ero, poi sono tornato a casa a prendere la mia roba e lei è arrivata, mi ha chiesto di non andare via e mi ha detto che... beh, che non mi aveva detto niente perché aveva paura di perdermi e... mi ha detto che mi ama. Non me l’aveva mai detto prima...-
-E tu te ne sei andato- finì Brian. Steven annuì di nuovo.
–E vorresti sapere da me come dovresti comportarti... ti pongo una semplice domanda: dove dovresti essere ora con la tua borsa?-
Steven parve pensieroso, gli vennero in mente un’infinità di posti, compresi la Tour Eiffel ed il Colosseo (che era convinto si trovassero entrambi in america), poi un lampo di genio gli attraversò la mente e rispose
–Al concerto al Troubadour!- Brian rimase alquanto basito dal tempo che ci aveva impiegato a rispondere.
–E invece sei qui a chiedermi chiarimenti su come ti senti... Andiamo ragazzo mio! Credi davvero che ti troveresti qui ora se lei per te non significasse nulla? Pensaci! Quante persone ti avrebbero raccolto dalla strada in quello stato? Ha sbagliato, è vero, ma è una brava ragazza! E ti vuole bene...- Steven parve illuminarsi e scattò in piedi.
–Quindi... quindi io la amo?- chiese come per ulteriore conferma. Brian rise.
–Questo non te lo posso certo dire io... ma sono convinto di sì-
-Allora devo andare da lei! Subito!- esclamò convinto.
Abbracciò l’uomo con enfasi e si catapultò fuori dal negozio, ma dopo una decina di metri si rese conto di avervi lasciato le sue cose, così rientrò prima ancora che Brian potesse avvertirlo ed uscì di nuovo come una furia, inciampando innumerevoli volte durate il tragitto verso casa.
Per fortuna aveva avuto il buonsenso di tenersi il mazzo di chiavi che Lilith gli aveva fatto fare per evitare di farlo aspettare fuori casa in caso di necessità, così potè aprire il cancello senza citofonare. Cercò di non far rumore mentre percorreva le scale, infilò la chiave nella toppa della porta d’ingresso ma la trovò con suo stupore già aperta. Probabilmente la ragazza aveva dimenticato di chiuderla. Aprì piano, e subito vide la figura di lei rannicchiata a terra, con gli occhi gonfi di pianto, che pareva essersi addormentata. Chiuse la porta, poggiò la borsa a terra e le si accostò.
–Hey...Archie...- le sussurrò mentre provava a sollevarla
–Dai vieni...andiamo a dormire- lei si destò appena, quanto bastava per percepire la presenza del ragazzo senza tuttavia avere la sicurezza che effettivamente fosse lì.
–Steve...sei tornato!- sussurrò lei con gli occhi semichiusi. Allungò le braccia cingendogli il collo così che lui potè prenderla in braccio e portarla in camera. La distese sul letto e trasse le coperte su di lei.
–Adesso dormi piccola... sei sfinita...- lei gli prese la mano per trattenerlo.
–No, per favore non lasciarmi! Ti amo Steve, davvero! Non te ne andare via!- Lui le si accostò e si chinò su di lei.
–Non vado da nessuna parte, resto qui con te... ti amo anche io Archie- le disse poggiando le labbra sulle sue.
–Ora aspetta, vado di la a prendere le mie cose e mi metto qui di fianco a te, ok? Però tu non piangere più, non mi piace vederti triste...- le stampò un bacio sulla fronte e andò a recuperare la sua borsa all’ingresso.
Quando tornò in camera e si sistemò accanto a lei sotto le coperte, si era già addormentata.
Era presto, così lui non riuscì subito a prendere sonno, allora rimase a guardarla mentre dormiva, pensando a quanto doveva a quella ragazza: se non l’avesse raccolto dalla strada, probabilmente avrebbe fatto una gran brutta fine.
Ora era felice: aveva ritrovato i suoi amici, la sua famiglia, e aveva il suo angelo custode accanto a lui, qualcuno a cui veramente importava di lui, e di cui a lui importava davvero.
E l’amava, ne era certo.

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