85.2 FM di PotterWatch (/viewuser.php?uid=42547)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Radio ***
Capitolo 2: *** Escape ***
Capitolo 3: *** Cube ***
Capitolo 4: *** Cake ***
Capitolo 5: *** Keyboard ***
Capitolo 1 *** Radio ***
Radio
Ami la
radio perché non si spegne mai.
La spia
brilla e il suono si rifiuta di incrinarsi, là dove ogni
altra luce
è stata ingoiata dal nero e dal rosso; lei rimane al tuo
fianco,
instancabile, e splende azzurra nel buio fatiscente, canticchiando la
sua samba senza il minimo errore.
È
solitudine questa? Stupidi, stupidi umani – gli oggetti non
ti
abbandonano mai. Il flusso di elettroni non si interrompe, il
circuito
non si guasta, non riversa misero sangue sui pavimenti.
Quale
imperfezione, pensi, nella tua razza. Le persone si consumano; le
radio non hanno fine né inizio. Le note sono lì,
identiche a se stesse, come i cadaveri; ma loro hanno un respiro e
danzano in
circolo, mai pallide, mai fredde. L'olio dei macchinari scorre
fluido; il tuo sangue è quasi fermo, strizzato nelle vene
fino a
svanire. E mentre l'acciaio splende di rosso, perso in mari di
cemento e luce artificiale, la tua pelle è slavata,
più fredda del
muro, più fredda del metallo.
Certo, non
era la sorte più prevedibile. Andarsene qui ed ora, con un
cubo tra
le braccia e un moto perpetuo di samba in sottofondo.
Ti va bene
lo stesso. Non è poi così male, dopotutto,
finché ci sono loro.
Per
il tuo
udito, finalmente, il ritmo si dirada e si spegne. Per i muri e per i
pistoni, invece, riparte di nuovo. Senza fiato, senza fine.
____________
Come ho
già detto spesso dopo aver giocato Portal, ho un certo qual
fetish per la sua ambientazione intrisa di dark. Soprattutto, amo molto
come in Soviet
Russia Aperture Science le macchine controllino gli umani.
L'unica compagnia in questo luogo alienante, pieno di trappole meccaniche, è costituita da un tipo di radio e due
tipi di cubi. So what?
85.2 FM è una raccolta, una raccolta di missing moment dove
impiegati della Aperture o soggetti test affrontano il sottile confine
tra vita e morte, molto più spesso cadendo nella seconda
opzione. In compagnia, ovviamente, del cubo e/o della radio.
Un grazie a chiunque leggerà, e a presto!
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Capitolo 2 *** Escape ***
Escape
Questo
posto è molto più che soltanto enorme.
Era un banale
presentimento, all'inizio, un verme di dubbio stretto all'altezza
dello stomaco; ora, dopo una manciata di camere test, ne sei sicuro
come di poche altre cose.
Non
sei poi così sciocco, in fondo, a giudicare da
ciò che stai
facendo. Avrai perso la memoria e la cognizione del tempo, ma sai che
la tua lucidità è rimasta viva, nel sonno ed
oltre. Prima e
dopo.
A proposito, quanto tempo sarà passato, esattamente? Non ne
hai idea; seguendo la logica, un prima deve pur essere esistito. Cosa
è stato di te, allora? Cosa della vita che –
supponi – gli
esseri umani stanno forse vivendo al di fuori di queste mura?
La
Aperture Science deve pur avere una fine. Al contrario di ogni
logica, invece, sembra non averla mai – spazi di banale
cemento,
sterili ed anonimi, bagnati da scarse luci innaturali. Stanze
modulari che si ripetono ancora e ancora e ancora, come una folle
successione di numeri cresciuta in tre dimensioni.
Quasi
non crederesti alla sua esistenza, se questo luogo non ti avesse
ingoiato e le sue viscere non fossero lì, davanti ai
tuoi
occhi. Eppure c'è, e viola ogni limite umano.
Non è solo
smisurato – è anche più di un semplice
luogo.
Più ti
avvicinavi a una parvenza di uscita, facendoti strada tra cubo e
portali, più le vie erano tortuose, inestricabili. Ed ora,
nella
piena luce del sole, ti riesce difficile dubitare che i laboratori
Aperture abbiano vita propria.
Cosa farai ora?
Cammini in
linea retta, cubo in spalla, sotto uno splendido cielo sorpreso.
Sarà
dura ricominciare; non conosci te stesso, non conosci questo luogo
del pianeta – sempre ammesso che sia il tuo
pianeta – , non sai dove andare.
Soprattutto,
però, non riesci nemmeno lontanamente a calcolare la tua
fortuna. Almeno questo è un lato positivo –
sarebbe il più grande, ti dici sorridendo, se non fosse che
sei
ancora vivo.
____________
Ma saaalve, lettori. Ho
già aggiornato, sì XD
Insomma, dovete capirmi: sto giocando a Portal 2 in questi giorni, su
una PS3 per giunta. E tra idee, atmosfere, nuove trovate, il
confronto si sta facendo quanto mai interessante. Portal e Portal 2
sono due giochi di natura completamente differente, pur partendo dallo
stesso concetto di base - il primo ama il dubbio,
l'oscurità, l'incertezza, mentre il secondo, dove la
sicurezza del giocatore è ormai consolidata, si gioca su
spazi assolutamente sterminati e assai poco portal-friendly. E'
l'immensità delle location a colpirmi maggiormente in Portal
2, seconda solo ai personaggi e alla loro brillante caratterizzazione.
Tanto ammore alla Valve, sì X3 E buon proseguimento a voi!
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Capitolo 3 *** Cube ***
Cube
Lavoravi alla sala di distribuzione;
nessuno conosceva i condotti nascosti meglio di te. Erano l'ultima
speranza, l'ultima via di fuga al riparo dal veleno; e sei
caduto nel mezzo del groviglio di tubi, graffiato, sporco, ma vivo.
Credevi di essere per sempre solo, ora; ma la vita ha strani modi di
sorprenderti, e anche loro erano lì, abbandonati, ad
aspettarti nel buio. Li hai lucidati, hai cancellato ogni molecola
d'olio e di ruggine –
sono i tuoi soli amici ora. Appena
un'eternità fa, da scienziato, non l'avresti mai creduto
possibile.
Storage è davvero pesante. Non puoi abbandonarlo,
però;
è calmo, forte, e sa il fatto suo. Ha un cerchio azzurro di
certezze che ti guida, e non perdi mai la strada. In
certi angoli bui, quando i faretti sono incrinati e spenti e
tu posi la testa sul marchio slavato Aperture, la sua luce
apre le tenebre, e quasi non hai paura di addormentarti.
Companion è ancora diverso. Lui dà sicurezza, ma
anche speranza per il futuro. Non sempre, almeno; quando il cuore
brilla, quasi credi che il male non esista. Ma se, in certe aree
elettrizzate alla nausea, la luce vacilla e i contorni del cuore
affievoliscono, la disperazione ti coglie.
Tu eri solo un addetto alla logistica. Non sai cosa sia successo
lì dentro –
non
puoi sapere. Dovrai davvero aspettare in quegli angoli di ferraglia
marcita, fino a dimenticare chi sei?
Quando sono insieme, però,
tutto cambia. La luce diventa sufficiente a guardare oltre; e loro
cantano vibrazioni, intonati e obbedienti, in cori d'angeli moderni. Li
guardi splendere ormai soli, nelle
tenebre più complete –
volteggi e ridi e batti il tempo sulle loro facce metalliche,
e ogni volta il mondo cambia, laggiù nel tuo buco incastrato
tra i macchinari.
Non ti accorgi degli anni che, là fuori, stanno
passando. D'altronde è proprio questo che volevi.
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Cubi che creano dipendenza. L'Aperture può.
Un abbraccio e buone feste!
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Capitolo 4 *** Cake ***
Cake
Cake
Congratulazioni. Il Centro di
Arricchimento si complimenta per il Vostro incredibile successo. Vi
avvertiamo che la Procedura di Festa Preconfezionata e la Torta Foresta
Nera Aperture Science, a causa dell'alto contenuto di carbbbbbbbzzcrr, sono altamente sconsigliabili in
regimi dietetici stretti. In caso contrario, il Centro di Arricchimento
Vi prega di salire sulla Piattaforma Non Immobile Aperture Science in
3, 2, 1.
I tuoi occhi non la lasciano sin dall'inizio
della stanza. Mezzo morto di sete e di fame, in ginocchio sul vetro
liscio, tieni ben fissi gli occhi lucidi di febbre. Eccola.
è lì davanti a te, unica luce calda tra le alte
pareti in isolante buio.
La candelina brilla sulla glassa scura, sul cioccolato che è
fondente e nero e scintilla di bagliori arancioni tutt'intorno. Ce
l'hai di fronte, per davvero; è perfetta. Pronta per essere
divorata, come le innumerevoli telcamere che per rabbia hai gettato
nell'acido.
Speri non ce ne siano altre in giro. Essere visto in quelle condizioni
non ti va affatto giù, soprattutto quando hai così fame.
Abbandoni la Portal Gun sul pavimento e affondi le dita nell'impasto
morbido di pan di Spagna, tra gli strati di crema
– in
bocca avverti le ciliegie e la panna e lo zucchero, e qualcosa che
ancora
non sai, ma non ti importa
–
è così buona da non sembrare nemmeno vera.
Ti siedi quieto sul pavimento di gommapiuma, appoggiato al cubo. La
fame è svanita. C'è un retrogusto vagamente
chimico, però, ben poco convincente
–
quello non si spegne, ma si acuisce pian piano con i
minuti, insinuandosi in
gola e nei recessi del tuo apparato digerente.
Cosa c'era in quella torta?
Al primo lancinante grido di dolore, GLaDOS spegne tutti i circuiti
della Cake Room.
Sei davvero solo, ora; nessuno spia, nessuno ascolta le tue urla,
nessuno può curare gli spasimi che ti straziano lo stomaco.
I processi di lei sono frenetici, impegnati ad elaborare
un'alternativa.
Preparare torte ogni volta è una seccatura; come
se non bastasse, di questi tempi uova, latte e cacao sono quasi
impossibili da trovare. Almeno gli acidi e i solventi, per fortuna, non
mancano
– basterà impiegarli meglio.
Stai
rigido, sdraiato sulla schiena, la Portal Gun a pochi centimetri dalle
dita. Tu non le servi più. Quel che le serve adesso è
un altro modo per sbarazzarsi di tutti voi.
____________
Spin-off che non ha molto senso nella timeline di Portal, ma lo volevo
scrivere comunque, immaginando che Chell non fosse stata effettivamente
la prima.
Sapete tutti cosa c'è
in quella torta, vero?
I'm GLaD it was a lie.
P.S.: La Cake Room esiste davvero e non c'è bisogno di
codici per raggiungerla. Io ci sono stata! *_*
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Capitolo 5 *** Keyboard ***
keyboard
Keyboard
Ne
moristi ben prima che fosse
nell'aria.
I percorsi test del
sottosuolo erano nelle mani dei
computer – niente cibo, niente acqua, nulla che potesse
arrivare
laggiù senza una richiesta al sistema centrale. Era la vita
tua e di
mille altri, sospesa a un filo di tastiera.
Il silenzio del
processore durò per un'ora intera prima che cominciassi a
sospettare. I tasti risuonavano vuoti sotto le tue dita, soffocati
dallo stridore di una radio in loop. Le combinazioni strillate dagli
schermi si traducevano in simboli inerti, senza alcun
significato.
Solo allora scopristi
quanto la tua vita e i comandi
dipendessero l'uno dall'altro.
Nel cuore di una
notte crescente,
trovasti una maniglia irremovibile a precluderti ogni via di fuga. La
pallida luce del monitor scelse quel momento per svanire del tutto
–
e mentre urlavi a fil di dita, digitando sequenze folli e sparandole
nell'etere, il terrore dipinto sui volti che monitoravi con tanta
indifferenza non ti sembrò più così
innaturale.
La neurotossina
giunse rapida, ma vana. Le tue falangi in corsa erano immobili, la
plastica insanguinata.
La luce al neon si
spense su tasti muti.
____________
Ma quanto tempo, cari lettori! La mia
assenza di mesi, dite? Insomma... basta vedere il mio account inglese.
Dal momento che oramai scrivo quasi esclusivamente nella mia seconda
lingua, ritornare alle raccolte che porto avanti qui su EFP
è un evento per me abbastanza raro, se non eclatante. Ma
rieccomi! E riecco la vostra raccolta, con una drabble che ha
protagonista un altro degli oggetti cosparsi per la vecchia,
agghiacciante Aperture.
Un saluto!
Elisa
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