Hold on until it's over

di isidrinne
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo primo ***
Capitolo 2: *** Capitolo secondo ***
Capitolo 3: *** capitolo terzo ***
Capitolo 4: *** capitolo quarto ***



Capitolo 1
*** Capitolo primo ***


Hold on until it's over 1
Hold on
until it's over

By Isidrinne


Eccomi qua... di nuovo!!!^^
Non bastavano due fiction in corso d'opera
su cui spremere le meningi,
ne ho dovuta cominciare un'altra,
perché per me tre è il numero perfetto... ^^;
Che posso dire oltre ad augurarvi buona lettura?
Che i vostri beniamini così non li avete mai letti, di questo posso darvi certezza (anche io ho faticato ad immaginarmeli così, all'inizio),
per il resto... mi appello alla vostra clemenza^^




DISCLAIMER: Adam Lambert e la sua grandiosa esperienza di vita, come pure il suo entourage così spettacolarmente variegato, sono una semplice ispirazione per la mia arte e il mio talento di scrittrice.
Non ho alcuno scopo di lucro nell'utilizzare nomi e parti pubbliche della biografia di ciascuno né pretesa di descrivere eventi realmente accaduti nelle vite dei personaggi nominati.






"... Forse un mondo e  un tempo in cui saremo solo amici esiste... 
Un mondo in cui starò al tuo fianco senza possederti...
Ma quel mondo non è questo... E quel tempo non è ora!"

«Ehilà Thomas... Che ti offro?»

Bob aveva da sempre una simpatia particolare per quel finto biondo dall'improbabile ciuffo sparato a destra, una simpatia senza dubbio equivoca anche per chi non conosceva i gusti del barista del Tower.

Dal canto suo il finto biondo dal ciuffo sparato a destra rispondente al nome di Thomas non aveva mai approfittato una volta dei favori che Bob, ne era sicuro, gli avrebbe fatto pagare successivamente e in un altro modo, che  sicuramente avrebbe considerato troppo caro.

«Mi dai una Pabst ghiacciata, spina, chiaramente, e una doppia porzione di brownie cake bollente!» ordina sottolineando le prime due parole con una significativa sillabazione.

Bob, lontano dallo stereotipo della checca isterica che avrebbe girato le terga sbuffando sdegnata a chi lo aveva rifiutato per l'ennesima volta, ma essendolo, checca isterica, si limita a chiedergli, glaciale: «Al tavolo o qui al banco?»

Thomas si gira intorno, per un attimo incerto sul da farsi, e poi opta per mettere più distanza possibile fra lui e il gay-radar di Bob, che, ne era sicuro, avrebbe iniziato a fare bip a più non posso non appena si fosse seduto sullo sgabello.

«Tavolo, grazie!» e si avvia verso quello libero di fronte alla vetrina più lontano dal bancone.


Non che sia omofobo, il suo migliore amico, Isaac, lo aveva servito più di una volta e lui l'aveva sempre lasciato fare senza battere ciglio, però il gay genere Bob, effeminato, pauroso fino alla paranoia, portato al melodramma e a mettere il broncio come neppure il più capriccioso dei mocciosi, proprio non lo digerisce.

È più forte di lui.

Ma la caffetteria del Tower Center è l’unica di tutto lo stato a farsi arrivare la sua birra preferita in comodi barili pronti per la spina, e questo basta a Thomas per sopportare di buon grado le se avances.

Sistematosi al tavolo e puntato lo sguardo assorto verso l'esterno, Thomas ritorna a far compagnia a i suoi pensieri.

Il primo a richiedere prepotentemente l’attenzione dei suoi neuroni è stato l’ultimo degli ennesimi battibecchi con suo padre…

«Thomas, è impossibile che con il tuo punteggio di diploma tu perda ancora tempo appresso a quello sfaticato e ai suoi sogni di gloria!»

«Ma certo! Chiunque non rientri nei tuoi canoni di perfetto essere umano è uno sfaticato, vero? Peccato mortale non essere cresciuto nella famiglia giusta, vero?»

«Thomas, non transigo! A settembre ti trasferirai a Boston e inizierai il dottorato al MIT»

«Scordatelo!!!»

Il Thomas di oggi seduto al tavolo di quel bar chiude gli occhi come volesse trattenere dentro di sé, in un impeto di masochismo, tutto il dolore che potrebbe sfogare con le lacrime che premono impazienti sulle palpebre.

Quello “scordatelo!”, urlato alzandosi di scatto e uscendo di casa sbattendo la porta con così tanto rabbioso livore da bastare a riempire un girone infernale, è stata l’ultima parola che ha detto a suo padre, e quella ennesima discussione sul suo futuro l’ultima avuta, e sarà impossibile averne altre, forse neanche nell’aldilà…

La mano di Thomas stringe convulsa un pezzo di carta, quasi a voler esorcizzare il dolore distruggendo qualcosa, ma riaprendo gli occhi, il finto biondo decide di tirarlo fuori dalla tasca appena in tempo per mantenere leggibile il nome del gruppo che suonerà stasera al The Pit.

The Country Artery: sa tanto di galline da depredare dei loro possibili figli e di fienili da riempire con forcone e olio di gomito…

- E come un pollo ti sei fatto incastrare, Tommy - pensa desolato mentre dedica l’attenzione dovuta alla sua colazione preferita che nel frattempo era riuscita ad atterrare sul tavolino davanti a lui, portata da Meggie, la cameriera più alla moda di tutti i locali del Boulevard.

La goduria dell’ustionante contatto del cioccolato bollente con le pareti dell’esofago, immediatamente stemperato dal ghiaccio di malto della birra, rigorosamente spinata, è avvicinabile solo dall’estasi procurata dalle mani del suo amico Sutan quando gli fa un massaggio.

Dopo essersi dedicato alla colazione, torna a considerare il residuo di volantino scampato allo scempio.

- E già, caro il mio Tommy - esclama senza voce alzandosi e dirigendosi verso il registratore di cassa - Ci sei cascato come un pollo… Non gli hai saputo dire di no - con la sgradevole sensazione di essere stato intrappolato in una situazione che avrebbe detestato, e non per pregiudizio.

Dopo avere, nell’ordine, pagato la colazione, ignorato gli sguardi famelici di Bob, salutato Meggie con un buffetto sulla guancia e infilato la porta scorrevole del Tower, Thomas si trova all’esterno sotto il sole californiano con una decisione da prendere: andare a trovare il suo amico prima del concerto, o dedicare un po’ di tempo a se stesso.

Considerando che il suo amico avrebbe di certo avuto di meglio da fare che quattro chiacchiere con lui, prima di ogni esibizione riesce sempre a trovare “compagnia” per scaricare la tensione, e non con le chiacchiere, Thomas decide di dirigersi verso il centro benessere di Sutan, il suo massaggiatore di fiducia, per regalare un paio d’ore di coccole a se stesso e al suo corpo.


«Ehi!… Chi non muore si rivede!» esclama con un sorriso a trentadue denti il padrone di casa non appena vede Thomas mettere piede nel salone «Troppi impegni anche per farti vivo con un tweet?».

Thomas lo squadra storto come il suo umore accomodandosi sullo strapuntino all’ingresso «Lascia perdere» commenta laconico «Mia madre fa i salti di gioia, io sprofonderei all’inferno…» riferendosi al lavoro di consulente informatico in cui era stato intrappolato dai suoi ottimi voti di diploma e dal fottuto incidente…

Thomas socchiude gli occhi a quel pensiero, cercando di ricacciarlo nell’inferno nascosto della sua anima… fortunatamente, Sutan interviene in tempo per impedire il collasso emotivo del cliente, nonché amico, Thomas.

«Sei fortunato, ragazzo! Sono libero, e a tua disposizione per qualunque cosa tu desideri… unghie, massaggio, capelli?…»

Thomas, grato al tempismo degli astri, si riscuote pensando a cosa gli piacerebbe e decide per un massaggio.

«Il signore è servito! Prego signore mi segua… Solita sala, giusto?» sorride Sutan allegro in stridente contrasto con l’umore nuvoloso del ciuffo biondo.

Thomas annuisce, mentre segue Sutan in un dedalo di corridoi che porta alla sala massaggi più interna e lussuosa del centro, la sala Orchidea Nera.

«Eccoci qua… Mentre io preparo il signore si può accomodare nello spogliatoio… Conosce la strada, giusto?»

L’ossequioso invito di Sutan fa sorridere Thomas mentre, raggiunto il separé inizia a spogliarsi del completo grigio da perfetto consulente che gli copre il corpo per la maggior parte della giornata.

Via la giacca, che trova asilo su una stampella; via gli stivali texani, unica concessione al gusto personale per non impazzire dal ribrezzo prima di sfilare dalle gambe asciutte ma comunque muscolose al punto giusto i pantaloni che ben piegati, vanno a far compagnia alla giacca sullo staggio inferiore della stampella; via la camicia che, in mancanza di un altro più adeguato sostegno, viene distribuita equamente e con ogni cura perché il collo non subisca deformazioni fra i due pomelli dell’attaccapanni.

Inevitabile un masochistico sguardo allo specchio, disgustato quanto il sospiro che gli esce di bocca, prima di sfilarsi i boxer.

Regola d'oro di Thomas Ratliff: mai farsi fare un massaggio in boxer, però quanto è dura rimanere completamente privo di vestiti di fronte a un te stesso che non ti è mai piaciuto!

Afferrato in fretta e furia l’asciugamano approntato sullo sgabello e cintoselo ai fianchi, Thomas esce dallo spogliatoio e si dirige verso il tavolo dove Sutan lo sta aspettando.

O il suo altare, come ama chiamarlo…

Più che un tavolo vero e proprio è un rialzo in pietra nera di altezza sufficiente da consentire al massaggiatore di lavorare comodamente, in perfetto accordo con lo stile grotta hawaiiana della sala, sul quale Thomas, inevitabilmente ad ogni massaggio, vive una fantasia molto particolare.

Anche questo non fa eccezione: quando le esperte mani di Sutan, spandendo nell’aria l’aroma fruttato dell’olio da massaggio agli agrumi, iniziano a percorrere centimetro per centimetro i muscoli delle sue spalle, rilassandone ogni fibra, la sua mente inizia a vagare in un mondo scuro come le pareti della sala e sensazioni diverse da quelle più erotiche ma ugualmente piacevoli che si impadroniscono dei suoi lombi osservando le esibizioni delle lap-dancers nei bikini bar,  si impadroniscono di lui.

Ma stavolta non può lasciarsi andare: di solito dopo il massaggio va a trovare la sua gattina, per continuare il “discorso” iniziato in precedenza; stasera, invece, deve fare un favore al suo amico, di conseguenza deve mantenersi lucido.

«Su, per caso ti piacciono gli uomini?» gli chiede all’improvviso, proprio per non lasciarsi sopraffare dal torpore che il piacevole massaggio gli provoca e dalle inevitabili conseguenze.

«Ossantocielo! No!» esclama recisamente Sutan che, nonostante i modi decisamente eleganti e per nulla sguaiati che lo inquadrerebbero senza dubbio tra i “diversi”, predilige accompagnarsi al gentil sesso.

«Perché me lo chiedi? Non mi dire che lo sembro» conclude preoccupato che un’immagine troppo effeminata possa nuocere alla sua attività.

«Così… Tranquillo, non lo sembri, è solo che mi è venuta in mente la regola di Cris sui massaggiatori…»

«La regola di Cris?»

«Sì, la sua classifica dei migliori massaggiatori mette al primo posto i gay… Se non ti piacciono gli uomini, vuol dire che tu sei l’eccezione che conferma la regola: hai le mani d’oro!»

Sutan sorride compiaciuto: non è da Thomas Ratliff sperticarsi in complimenti, e questo gioco di sponda per lui è come un’ammissione di incondizionato apprezzamento.

«Vuoi dire che lo “scazzo”, come lo chiamate voi giovani, sono riuscito a fartelo passare?»

A questa domanda, Thomas scoppia a ridere «Noi giovani???… Sì, decisamente mi è passato» lo rassicura congedandosi per imboccare la strada verso “The Pit”, il locale dove Isaac si sarebbe esibito. Pensando cupamente - Almeno per un po’ -



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Capitolo 2
*** Capitolo secondo ***


Hold on until it's over 2
Hold on
until it's over

By Isidrinne


Eccoci al capitolo due in cui assistiamo all'entrata in scena
(letterale) del secondo protagonista della nostra storia.
Non odiatemi se non vi piacerà, in fondo è pur sempre un AU...^^
Che posso dire oltre ad augurarvi buona lettura?
Ah già, il solito....

DISCLAIMER: Adam Lambert e la sua grandiosa esperienza di vita, come pure il suo entourage così spettacolarmente variegato, sono una semplice ispirazione per la mia arte e il mio talento di scrittrice.
Non ho alcuno scopo di lucro nell'utilizzare nomi e parti pubbliche della biografia di ciascuno né pretesa di descrivere eventi realmente accaduti nelle vite dei personaggi nominati.


Arrivato al The Pit ogni miglior proposito di Thomas di essere ben disposto nei confronti di ciò che lo aspetta va in fumo come un vampiro che non si chiami Cullen sotto la luce del sole.

Il locale è un tristissimo seminterrato arredato con una tale varietà di stili da far sembrare una coperta patchwork un capolavoro di ordine.

In fondo al corridoio d’ingresso, un’angolare finto settecento fa il paio, molto forzatamente, con due divanetti optical anni ‘70, e più in là dei tavolini da bar quadrati in alluminio fanno invece apertamente a pugni con dei pouf rotondi in finta pelle nera e delle sedie da osteria.

Gli occhi di Thomas vorrebbero ruotare di 360 gradi all’interno del suo cranio pur di non vedere lo scempio di quel posto, ma l’amicizia è amicizia, e per lui conta ancora qualcosa… almeno quella…

Quindi si avvia verso quello che sembra un tavolino meno malconcio degli altri e si siede, cercando di non pensare alla specie di essere umano che gli si è nel frattempo avvicinata per chiedergli cosa volesse ordinare.

Compito a dir poco difficile: come non pensare inorriditi a un allampanato mucchietto d’ossa conciato da punk dei primi anni ‘60 fino al collare borchiato, e da gothic lolita anoressica dal collo in giù, con tanto di grembiulino immacolato e crestina da cameriera riciclata in polsiera stretta in qualche maldestro modo al polso destro, dal momento che la cresta violacea formata dai suoi capelli lasciava poco spazio alla canonica sistemazione sulla testa.

- Tutte a me, le fortune - pensa Thomas mentre la sua bocca ordina in automatico una caipirinha, gusto in fatto di cocktail preso in prestito alla sua gattina, visto che gli altri camerieri, ebbene sì, in quel posto da sfigati non avresti trovato una femmina neanche pagando, hanno mise meno indecenti (affermare che siano decenti è un chiaro attentato al buon gusto che Thomas evita accuratamente di perpetrare) di quella che è toccata a lui - “Caro” Isaac, per questo scherzo me ne devi almeno cinque - pensa alludendo alla promessa di recensione che gli ha strappato prendendolo per la… virilità.

In attesa che la tortura dell’attesa finisca e cominci quella del cosiddetto show, Thomas sorseggia il suo drink ad occhi chiusi, quasi a volersi autoconvincere di non trovarsi realmente  in quell’incubo.

Appena le prime note dell’esordio di quel cosiddetto show, Thomas si maledice di aver sperato che iniziasse in fretta.

Una cosa che fosse degna della sua presenza come recensore, Thomas non riesce proprio a trovarla, a cominciare dall’impianto di amplificazione che definire del secolo scorso vuol dire ringiovanirlo di parecchi anni.

Il gruppo, poi, bé il gruppo non esiste… l’unica cosa che salta agli occhi è il cantante, e non per la sua voce, che pure merita, ma viene soffocata dalla scarsezza dell’amplificazione e dalla megalomania del chitarrista i cui deliranti assolo di chitarra, nel senso che non c’entravano granché con il resto della melodia, fanno a gara con il resto degli strumenti per coprirla, bensì per come è conciato…

«Ossantocielo!» pensa Thomas inodrridito «Ma è così… retrò?… pantaloni, gilet, giacca… e lustrini!!!

Ma che pantaloni: leopardati su fondo cioccolato in misto lycra lamé e cotone (da far passare la passione per il cioccolato)… E che gilet: in pelle, da motociclista con doppie tasche e zip PORTATO SOPRA una giacca in tessuto silver sul petto nudo…

Petto nudo… Che fosse poi ben tornito, almeno! Invece un latticino è sicuramente più abbronzato e tonico, e gli spruzzi di lentiggini che lo costellano lo fanno sembrare un prosciutto andato a male… Inguardabile, conclude Thomas amaramente!

E la musica! Banale sequenza di giri in do maggiore con qualche schitarrata solista qua e là che anche volendo definirla semplice, proprio non riesci a concepire quanto i musicisti possano andare per conto proprio…

Thomas chiude gli occhi sul penoso spettacolo, maledicendo di non poter spegnere anche l’udito, concentrandosi sulla ricerca di qualcosa di buono su cui basare la sua recensione e…

Sì, al di là dell’aspetto, la voce di quel ragazzo improbabile il cui gusto nel vestire è, a voler essere gentili, quantomeno discutibile,  è veramente particolare, accattivante e molto versatile, per non parlare degli acuti che manderebbero fuori scala qualunque sistema di amplificazione…

- Tutto sommato anche i testi di quelle presunte canzoni non sono male… chissà chi gliele scrive - pensa mentre si avvia nel retro per fare i più sinceri complimenti che riesce a immaginarsi al suo amico.

«Joeyyy!! Grazie, amore, sei venuto» viene accolto da Isaac, entusiasta Thomas ignora per quale motivo.

«Isaac, te l’ho detto MILIONI di volte di non chiamarmi in quel modo» lo rimprovera astiosamente, ma l’attenzione del giovane gay viene sviata praticamente subito dall’ingresso di un entusiasta ammasso di carne di un metro e novanta, con un sorriso aperto e cordiale quanto l’umore di Thomas è pessimo e i capelli rossi resi ancora più fiammeggianti dalla lacca glitterata di colore scarlatto spruzzata qua e là sulle ciocche.

«Tesoro, stasera siamo stati grandi, e tu sei stato bravissimo!!!» esclama al settimo cielo un’ottava sopra, infilando poi in bocca al batterista allampanato un bel po’ di lingua in un bacio da togliere il respiro a cui Isaac risponde con trasporto.

- Cooosa!?? È fidanzato con… quello?!!- esclama Thomas allibito fra sé e i suoi neuroni - Quella bocca non si avvicinerà mai più al mio cazzo… Giuro!!! - si ripromette perentorio e senza possibilità di ripensamento.

C’è qualcosa in quell’improbabile essere umano che  gli fa drizzare i capelli in testa: certo, canta bene, perché negarlo, anche se è gay non pare del tipo checca che gli dà tanto fastidio, eppure sa che non lo sopporterebbe due secondi se…

«Dai, zucchero, vieni! Ti voglio presentare Thomas, il mio migliore amico…» Isaac, entusiasta per tutta una serie di motivi, non sta nella pelle all’idea di far incontrare i suoi due sogni proibiti, un fidanzato e un etero disponibile, divenuti realtà.

«Chi? L’etero?!… Quello che sei quasi riuscito a scoparti, beato te? Non sto più nelle mutande!» esclama il roscio interrogativamente strattonando Isaac con impazienza.

- Ah perché le porta? - commenta Thomas in silenzio, inorridito mentre considera mestamente la situazione in cui si trova suo malgrado.

Al sentire quella frase, infatti, il ragazzo, che prima dubitava della sua avversione,  cercando di trovare qualcosa che glielo rendesse meno antipatico, ottiene invece la certezza matematica di detestare quel roscio sboccato e  dal pessimo gusto in fatto di vestiti

«Sì, tesoro, ma ti prego! Io e Tommy siamo cresciuti insieme, per favore, comportati da umano» cerca di addomesticarlo Isaac, ma il suo fidanzato si è già fiondato a molla verso Thomas.

«Ciao! È un piacere conoscerti, Isaac mi parla così tanto di te… Adam, Adam Lambert»

- Il piacere non è reciproco, Adam, Adam Lambert! - vorrebbe ringhiargli in faccia Thomas mentre la mano sudaticcia e grondante gel glitterato del… di Adam si avvolge a spirale sulla sua, ma decide di esalare un educatissimo ancorché sottovoce «Thomas… Joseph Ratliff…» provando, inutilmente, perché la mano è resa scivolosa da tutto quel gel, a ricambiare la stretta.

«Incredibile! Esistete davvero!» continua a cinguettare la “diva dei poveri”  «e… senti… sì insomma… ti va bene…»

«Adam!!!» lo interrompe quasi strillando come un’aquila un inorridito Isaac, a quel punto non più sicuro di amare davvero quella puttana dai capelli rossi e di costumi ancora più rossi delle classiche luci.

«Scusalo ti prego, Tommy…» mormora non sapendo più dove guardare, ignorando completamente Adam che nel frattempo si era girato sdegnata dirigendosi verso la toilette per potersi struccare.

«Figurati…» esala Thomas forzandosi a continuare «Tu cosa c’entri?» - Se hai una fidanzata puttana e del tutto priva di gusto - conclude senza voce.

«Bé io vado» afferma dopo un po’ mentre Isaac gli si avvicina e lo stringe a sé per un abbraccio di saluto.

A quel punto Thomas si irrigidisce, involontariamente, maledicendosi immediatamente sotto lo sguardo di cucciolo ferito che gli riserva Isaac.

A quel punto gira sui tacchi dopo aver abbassato lo sguardo e lasciato un buffetto affettuoso sul viso del suo amico, avviandosi verso l’uscita..

E verso casa, e la sua salvezza….


«Gattina!» chiama a voce alta appena entrato nell’antingresso che dà sulla zona giorno del loft dove vive con Cris, la sua ragazza.

«Foxy! Bentornato!» lo accoglie allegra e felice di vederlo lei, un piccolo, letteralmente in confronto a Thomas che è molto più alto, insieme di dolcezza ed erotismo.

«Stasera italian pasta! Fatta con le mie mani con la farina giusta che viene dall’Italia».

«mmm… Non ho fame» mugugna il ragazzo di rimando dirigendosi verso il frigorifero in cerca della sua ciambella di salvataggio a gradazione 4 e ghiacciatissima…

«Ah no!» esclama Cris, la gattina, perentoria, strattonandolo lontano dal frigorifero in direzione della zona pranzo «Con la birra ci mangiavano i monaci nel medioevo, e solo in quaresima!! Nel ventunesimo secolo, Thomas Joseph Ratliff si gode un piatto di pasta insieme alla sua Cris che gli vuole tanto bene, anche se non capisce perché…»

Thomas si lascia condurre senza battere ciglio, stando però un passo dietro a lei e non distogliendo un secondo lo sguardo dal fondoschiena della sua ragazza, che, per uno strano caso, è molto ben pronunciato, a differenza di quello del giovanotto.

E alla vista di quello spettacolo di curve, qualcosa si risveglia dentro Thomas, nel più profondo dell’animo del ragazzo, un qualcosa di legato al sesso, ma che lo oltrepassa di slancio per finire in un baratro oscuro...


Dopo cena, in camera da letto, si compie il solito rituale delle luci spente; mentre Thomas si spoglia completamente al buio, Cris lo fa in bagno e quando rientra nella stanza lo trova già sotto le coperte, dove lo raggiunge.

«Foxy…» chiama piano mentre lo stringe dolcemente fra le braccia, ma Thomas è lontano mille miglia mentre la accoglie fra le sue, stringendola leggermente al petto e posando le labbra sui capelli che sanno di mela verde…

...

«Ma perché dannazione sono così bravo con i circuiti!» sbotta inquieto all’improvviso…

Cris vorrebbe rispondergli “Perché non lo sei con la chitarra e il pane quotidiano non si baratta più da un pezzo…”, ma si trattiene, sapendo bene che quello del lavoro è un punto sensibile per lui.

Il fare il consulente informatico infatti, pur dandogli di che soddisfare alcuni suoi lussuosi bisogni, oltre che pagare i conti di casa, per Thomas è sempre un ripiego, che spera momentaneo, dovuto a cause di forza maggiore, per poter sbarcare il lunario, visto che dopo la morte del padre, il solo stipendio della madre non bastava a mantenere lui e la sorella e nello stesso tempo concedere loro degli extra. Lo scrivere recensioni per una rivista di musica, invece, lo tiene legato al suo sogno di fare musica o comunque stare in quel mondo anche solo da comprimario.

Lo pagano una miseria di dollari ogni tre pagine, ma almeno ha a disposizione gratis una sala prove-studio di registrazione in cui esercitarsi con la chitarra in scale,  giri e accordi.

Nel frattempo Thomas si riscuote dal viaggio fra i meandri cupi del suo essere e rivolge uno sguardo dolce come il cioccolato che adora: come può essere così scostante con un tesoro di donna come lei al suo fianco?

La stringe a sé, come se quel dolce mucchietto di curve, morbido e allettante, potesse lenire una pena sconosciuta, sentendosi colpevole per non consentirle di farlo.

«Ricordami perché ti amo, gattina…»

Cris sorride sorniona, esattamente come una micia fa le fusa soddisfatta quando sta bene «Perché ti sopporto, volpastro!» gli risponde depositando un leggero bacio sul suo pomo d’adamo.

«No, perché mi costringi a sopportarmi» le ribatte Thomas mentre una lacrima si fa strada furtiva fra le sue ciglia serrate.



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Capitolo 3
*** capitolo terzo ***


Hold on until it's over 3
Hold on
until it's over

By Isidrinne


Oh My Rah, quanto sono riuscita a scrivere..... 0_o
Non vi dico quante pagine di file altrimenti ci rinunciate^^
Ma questo è un capitolo veramente succoso e ricco quindi
credo riuscirete a perdonarmi le ore piccole... spero... vabbè^^
Con i soliti tre baci, vi auguro buona lettura!
Ovviamente, dopo  il solito....

DISCLAIMER: Adam Lambert e la sua grandiosa esperienza di vita, come pure il suo entourage così spettacolarmente variegato, sono una semplice ispirazione per la mia arte e il mio talento di scrittrice.
Non ho alcuno scopo di lucro nell'utilizzare nomi e parti pubbliche della biografia di ciascuno né pretesa di descrivere eventi realmente accaduti nelle vite dei personaggi nominati.




«Ma per favore!» esclama Raja, dopo lo “strucco” e lo ”sparrucco“ di quell’improbabile cantante dai capelli rosso fuoco e una notte di follie «Come ti è venuto in mente!!? Provarci con il migliore amico del tuo fidanzato?!!»

«Umf…» risponde Adam la diva mentre sbuffando annoiata ancheggia verso la mustang dell’amica. «Lo sai che sono pansessuale, no?…»

«Cosa???» Raja non vuole crederci «Pansessuale tu!?!?… Bella mia, la tua è solo una scusa per fare la zoccola con chiunque abbia un bel culo, altro che pansessuale…»

Adam fa spallucce mentre si infila in macchina «Come se tu fossi del tutto disinteressata…» commenta stizzita mentre Raja si mette al posto di guida e si immette nel traffico del Boulevard.

«Piantala… Michelle!» ribatte acida la trans «Guarda che ti scarico e tornaci tu a casa conciata così…»

Al sentirsi chiamare Michelle, Adam ammutolisce di colpo mettendo il broncio…

«Michelle, Michelle…» nella sua mente la cantilena di quel nome femminile rivolto a lui come sberleffo dai bulli della sua scuola, quando era un bambino, ritorna a echeggiare con la forza di una frustata...

«Uff… Poteva andarmi bene…» sbotta ad un tratto come a voler esorcizzare il pessimo ricordo «Ma quel frocetto geloso della mia fidanzata mi ha impedito di arrivare al dunque…»

«Frocetto geloso?!!… Ma tu di rispetto per le persone, proprio neanche un briciolo?!?» esclama Raja inferocita rimproverando Adam aspramente.

«E… Brutte notizie, bionda!… Thomas è più etero di quanto tu sia checca, ed è pure fidanzato con una donna…» aggiunge velenosa affrettandosi a precisare «Dalla nascita!» avendo notato l’espressione scettica che cominciava a dipingersi sul volto di Adam «Ed è anche una tosta… di quelle che incantano… da farti dubitare di chi sei!»

Ma Adam aveva smesso di ascoltare appena percepito il tono astioso dell’amica, a mala pena avendo captato il nome del ragazzo dagli occhi nocciola che risponde al nome di Thomas…

Thomas…

Un dolce ricordo d’infanzia gli riaffiora alla mente, trasportato da quel nome, tanto evanescente da svanire quasi subito, per la brusca frenata di fronte a casa sua.

«Capolinea milady! Scendere, prego!» sbuffa scocciata Raja, che non ha ancora perdonato all’amico le pessime uscite di prima.

Adam, salutata mestamente Raja, che riparte sgommando, quasi volesse mettere il più in fretta possibile la maggior quantità di chilometri fra sé e quell’essere indefinibile di nome Adam Lambert, sale stancamente le scale del condominio in cui vive, malridotte, ma mai quanto lui in quel momento.

Adam, infatti, sente tutto il peso di quella maschera da diva che si è costruito negli anni, a beneficio di chi lo prendeva in giro…

- Ah sì!??… Per voi sono comunque uno scherzo di natura?… Allora vi servo fino in fondo… Pezzi di m… - si era detto un giorno, stanco di sembrare come gli altri senza esserlo, arrivando  a creare la checca un po’ vanesia e molto drag queen diva che tutti hanno imparato loro malgrado a sopportare…

Ma che ora, ripensando a un paio di occhi nocciola, non può fare a meno di sentirsi troppo stretta addosso...


«Se per colpa tua, Tommy non mi vuole più tra i piedi, io ti uccido, checca sfondata da quattro soldi che non sei altro!!!»

In questo momento Isaac non si sente altro che il coinquilino di una sconosciuta,  che sopporta soltanto per dividere le spese con qualcuno…

Adam sgrana gli occhi sentendosi investire non solo verbalmente in quel modo dal piccoletto mingherlino che ha davanti e che afferma di considerare suo fidanzato: ma come?!! Adam la Magnifica torna a casa distrutta sperando in un po’ di conforto, cioè a dire uno zerbino pronto ai suoi comandi e voglioso di soddisfare ogni suo capriccio, e chi si trova davanti, invece?

Una iena denutrita e ringhiosa che gli vomita addosso solo odio…

«Senti Isaac, non ho voglia di starti a sentire» sbotta scocciatissima la diva «Ne riparliamo domani… se mi andrà!» tronca reciso e si butta sul letto, l’unico della stanza, di schiena a quattro di spade, sprofondando immediatamente in un sonno profondo, e lasciando il povero batterista in preda a livore e rabbia sorda…

Lui e Tommy, unico nomignolo che Thomas abbia mai accettato da chiunque, sono cresciuti insieme, e Isaac sa che morirebbe se per caso Thomas non gli volesse più rivolgere la parola per colpa delle sue frequentazioni…

Quel lieve irrigidimento quando lo ha salutato abbracciandolo gli ha fatto veramente male,  anche se poi Thomas si è mostrato pentito, come è straziante il pensare al rischio di perdere la possibilità di avvicinarsi a quel petto su cui aveva dormito tante volte da piccolo, in tenda, ai campeggi estivi della scuola, e tutto per colpa di chi afferma di amarlo… E per sfogarsi scoppia in singhiozzi rabbiosi e al contempo disperati, senza pudore di farsi sentire dal compagno, sa benissimo che il problema non sussiste. Quando Adam non si sveste prima di toccare il letto, il suo sonno non viene disturbato nemmeno dalla bomba atomica…

- Ma forse lo dice solo per farselo dare - considera mesto alla fine di quel pianto tutto sommato liberatorio - Ma certo, illuso che sono…. - conclude poi amaramente - Questa stronza di  una checca vuole solo una cosa da me: il mio culo -

Invece Thomas…


«Isaac, dai! Vieni da noi, c’è l’arrosto per cena!»

La vocetta gentile di un ragazzino di otto anni, nero di capelli con due luminosi occhi nocciola, raggiungeva le orecchie del bambino di nome Isaac, secco, vestito approssimativamente con i vestiti dismessi dal fratello maggiore, sempre spettinato e un po’ trascurato nell’aspetto, come una dolce melodia.

Thomas, questo il nome del moretto, non si vantava mai nei confronti di Isaac che, venendo da una famiglia numerosa, era di certo in condizioni di inferiorità rispetto a lui, che viveva in una villetta appena fuori Hollywood, non di troppe pretese, ma sicuramente dotata di molti comforts,  e in una famiglia in cui di certo non si sentiva un intruso.

Thomas ogni sera lo invitava a casa sua, sapeva che i suoi non riuscivano a sfamare tutti e cinque i figli, e che Isaac molto spesso era quello che ne faceva le spese, essendo l’ultimo nato per nulla voluto.

E insisteva ogni giorno con i suoi genitori perché a tavola ci fosse un coperto in più per l’amichetto, che per lui non era mai l’“amichetto povero”,

Per non farlo sentire a disagio, arrivava al punto da schizzarlo con la pompa da giardino prima di entrare in casa per avere la scusa di pulirlo un po’ asciugandolo.

Isaac era grato a quello strano bambino che anche se ricco, perlomeno dal suo punto di vista, teneva così tanto a lui, e più tardi, quando scoprì di avere un interesse diverso dalla ragazze,  fu lui la sua prima cotta, e anche se non ricambiato, il suo affetto per il moretto, che nel frattempo era diventato un bel ragazzo, alto e ben fatto, non era diminuito…

E ora pensare che fra di loro potrebbe non esserci più l’amicizia a cui Isaac tiene così tanto, lo fa ammattire…

- Giuro,  Adam. Se Tommy non mi vuole più tra i piedi per colpa tua, stavolta non te la faccio passare… No! - si ripromette fissando l’ammasso scomposto del corpo di Adam steso approssimativamente sul letto.


«Uhn… Mf… Ah!»

Thomas non riesce a svegliarsi, ma il suo sonno è tutt’altro che tranquillo e ristoratore.

Intrappolato nelle spire di un incubo che gli sembra ricorrente, ma che non riesce a esorcizzare né a ricordare, Thomas si sente sopraffatto dalla sensazione di soffocamento provocata da un ignoto dolore.

Si rigira nel letto lasciato libero da Cris, e non riesce a sfuggire a un ignoto persecutore  fino a quando la voce della sua donna non lo sveglia definitivamente.

«Foxy!… Foxy!!» lo scuote la ragazza, richiamata nella stanza dai lamenti del ragazzo e Thomas si sveglia ad occhi sbarrati, ansimando furiosamente e schizzando a sedere come una molla fissando il vuoto.

«Ehi!» esclama la ragazza sistemandosi sul letto e cingendogli protettiva le spalle «Cosa c’è? … Un incubo?»

Thomas rimane per un lungo momento assente, fissando come stordito un punto lontano, tremando come una foglia, e solo una stretta più energica di Cris lo fa riscuotere, guardandosi intorno spaesato mentre realizza le domande della sua gattina.

«NO! … Cioè… no niente… Sì, forse un incubo…. ma non ricordo…. nulla…» risponde confuso ricambiando l’abbraccio e strofinando la guancia sul suo seno, a chiedere sollievo come un neonato tende mani e labbra in cerca di nutrimento.

Lentamente, il petto di Thomas rallenta il suo su e giù convulso fino a denotare un respiro calmo e tranquillo.

«La colazione è pronta, dai alzati…» lo esorta rispondendo con affetto alla richiesta di coccole del suo uomo.

«Ehmmm…»

«Sì, lo so, lo so…. Ma che cos’hai contro il tuo corpo…. non lo capirò mai, sei così bello…» sbuffa stampando un dolce ma sensuale bacio sulle sue labbra a cui la lingua di Thomas risponde in automatico con languida foga prima di lasciarla avviarsi verso la porta.

Thomas non lo sa cos’ha contro il suo corpo, sa solo che per alzarsi la mattina esige di essere completamente solo, quindi aspetta con pazienza che la sua compagna sia uscita dalla camera da letto per poi avventurarsi fuori dal letto stiracchiandosi pigramente.


«La signora Dorian ha chiamato per spostare l’appuntamento a oggi pomeriggio» cinguetta Cris allegramente cercando di portare la conversazione su un piano di leggeerezza e spensierato buon umore.

«Ah bene, così posso andare a trovare Isaac, prima» commenta Thomas, girandosi però di scatto verso Cris, aspettandosi di trovare il disappunto dipinto nei suoi occhi. Quella italianina tutto pepe era da poco nella sua esistenza, ma Thomas ha paura di non farle capire quanto gli sia entrata nel cuore, penetrando la sua anima come ci fosse stata da sempre…

Invece, con sua sorpresa, niente di tutto quanto temeva traspare dallo sguardo innamorato, anche se sempre pronto a esprimere il proprio pensiero, di Cris…

Piuttosto una sorpresa negativa saetta negli occhi della ragazza, che subito esprime i suoi timori «Perché? Avete litigato» assumendo un’espressione preoccupata.

Thomas non ha voglia di spiegarle tutto, ma incontrando i suoi occhi azzurri trova il coraggio quantomeno di imbastire una pietosa bugia, il silenzio nuoce gravemente alla salute di una relazione.

«Devo chiedergli alcune informazioni per completare la recensione...»

Cris lo squadra indagatrice, una palpebra alzata scetticamente «mmmm. Va bene, non hai voglia di parlarne…. Mi sta bene, se non vuoi… vuol dire che non è poi così grave e si risolverà subito» lo riprende dolcemente strizzandogli il busto in un caldo abbraccio. Sa bene che il suo uomo la coinvolgerebbe se le cose stessero veramente male, o almeno che lei riuscirebbe ad accorgersene in tempo prima che il suo muso lungo abbia il sopravvento.

Thomas per un attimo addolcisce lo sguardo, piacevolmente sorpreso da quanto la sua micetta  con gli artigli sa inchiodarlo senza dargli l’impressione di farlo, tornando però immediatamente al muso serio e concentrato nella lettura del twitter e alla pianificazione della mattinata.

«Hai pensato tu a dare un nuovo orario alla signora Dorian?» si informa con fare molto professionale.

Cris annuisce «Alle 4 e mezza oggi pomeriggio».

- Bene, così ho tutto il tempo di andare da Isaac - considera mentre appunta una nota sul telefono e si alza andando a prepararsi per l’appuntamento.

Ultimo pensiero di Cris prima di augurare buon lavoro, da brava mogliettina, al suo Thomas che esce di casa, vedendolo in quel completo silver che fa tanto bravo ragazzo, distinto e professionale, ma non gli si addice per niente: - Non ha intenzione di tornare per pranzo… Bé, mi arrangerò con quello che ho in casa, senza menù… -


La lunga corsa in macchina, la sua BMW Z3, uno degli sfizi che il lavoro di consulente informatico gli permette di concedersi, da casa sua a West Hollywood a quella di Isaac, appena fuori Burbank, gli dà modo di pentirsi nuovamente della sua reazione, infame anche se del tutto involontaria.

E mentre si maledice dandosi della bestia gli ritorna in mente quella notte in campeggio…


Erano in tenda insieme, e stavano dormendo, quando Isaac lo aveva svegliato gridando il suo nome e stringendosi al suo petto…

Non lo aveva per niente infastidito, gli aveva già confessato di essere omosessuale,  ma se possibile questo fatto gli aveva reso ancora più prezioso quell’esile mucchietto d’ossa.

«Cosa c’è?» gli chiede affettuoso e comprensivo.

«Lasciami stare così ti prego….» ha mormorato Isaac supplichevole e lui lo aveva lasciato lì, a respirargli sul collo, prima affannosamente, poi in modo più calmo, e lo è stato a sentire finché anche lui non si è riaddormentato…

Ora come può essersi schifato solo per un abbraccio affettuoso?!!


- DEVO chiedergli scusa di persona - pensa mentre attende guardandosi intorno che qualcuno gli apra.

Il posto non è dei più squallidi, ma intorno al fabbricato la poca vegetazione è incolta e l’intonaco inizia a dare i primi segni di cedimento anche sul muretto della scaletta che porta all’ingresso del condominio.

Non ottenendo risposta, riprova a suonare il campanello, ottenendo uno sguaiato «Ecchecazz…! Ma chi è che…»precedente allo scatto del portone che si apre.

- Isaac abita qui… - considera Thomas mentre sale la scala in legno piuttosto sconnessa dando un’occhiata all’interno di quell’androne fatiscente.

Appartamento 666… che scherzo!

Thomas bussa discretamente.

«Ecco, ecco! Ma possibile che non si possa riposare… Oh!»

Aperta la porta, i due che si fronteggiano rimangono per un lungo istante pietrificati, ciascuno sorpreso di vedere l’altro.

Thomas è il primo a prendere l’iniziativa di rompere il silenzio

«Ah! La voce era la tua, prima… dovevo immaginarmelo…» 

Così apostrofa un allibito quanto assonnato Adam evidentemente buttato giù dal letto dal suono del citofono e non ancora completamente sveglio, che collega i neuroni sufficienti per emettere uno sgarbato «Che vuoi?»

- Va bene, Thomas Joseph… Non hai mai messo le mani addosso a qualcuno per primo, non cominciamo ora - «Cerco Isaac» risponde laconicamente.

A quelle parole Adam, incerto per un solo millesimo di secondo se lasciar fare alla diva o prendere la cosa sul serio, optando per la seconda opzione, si gira accigliato a fissare il suo interlocutore.

«E cosa vuoi da lui?» sibila accigliato come se fosse stato morso da un crotalo e l’unico modo per liberarsi del veleno fosse vomitarlo addosso a chi ha davanti.

Altrettanto velenoso, Thomas ribatte seccato «Non riguarda te, quindi mi vuoi dire dov’è?»

Adam si guarda intorno allargando le braccia «come vedi non c’è, signorino abituato ai grandi spazi… La casa è tutta qui...» commenta acidamente infilandosi in bagno lasciando Thomas sulla porta a guardarsi intorno.

Tutta lì… è vero: un open space arredato approssimativamente con un angolo cottura sulla sinistra ormai debordante di piatti sporchi e a lato del divano letto disfatto, meglio sarebbe dire distrutto,  la porta di quello che deve essere un bagno non grande.

Uscendo dal bagno con i capelli bagnati Adam nota il biondino ancora sulla porta e piccato da una punta di gelosia lo apostrofa «Hey! Ancora qui? Ma se sei omofobo, mi spieghi perché sei tanto morbosamente attaccato al mio ragazzo?» provocando la feroce e irata reazione del biondo Thomas.

«IO NON SONO OMOFOBO!!!… Ho molti amici gay… E poi tu ti ricordi che Isaac è il tuo ragazzo solo quando la tua voglia di possesso è messa in discussione?!!» esplode il biondo a sua volta piantando i suoi occhi nocciola saettanti rabbia in quelli azzurri e sfidanti di Adam, che neanche fa caso all’ultima affermazione di Thomas avvicinandoglisi minaccioso.

«Ah sì! Tu non saresti omofobo?… E allora spiegami questo!» e lo sospinge contro la parete incombendo su di lui con tutto il suo metro e novanta di fisico più in carne cercando di baciarlo.

Thomas, reagendo a quell'avance, sbarra gli occhi esterrefatto e il suo corpo inizia a tremare incontrollatamente, e in  modo sempre più violento mentre cerca di sottrarsi a quella pressione insistente e così carnale.

«Ero sicuro che avresti reagito così…» commenta tristemente sottintendendo l’ovvia omofobia di Thomas dopo essersi staccato…

E Thomas non sa cosa rispondere, se non un debole «Gli puoi dire che sono passato?» biascicato mentre si avvia affranto e velocemente verso le scale sotto lo sguardo duro e perplesso di Adam.

«Ma tu guarda che…»



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Capitolo 4
*** capitolo quarto ***


Hold On Until It's Over 05
Hold on
until it's over

By Isidrinne


Allelujaaaa!!!^^
Il quarto capitolo è stato finalmente partorito
e ora lo sottopongo alla vostra lettura e alle recensioni conseguenti...
Ho faticato non poco a calarmi nel clima che da ora in poi
sarà quello dell'intera fiction, e di questo chiedo scusa a chi mi legge
per il folle ritardo^^
Come sempre prima del disclaimer, vi mando tre baci
e auguro a tutti una buona lettura!!
Microscopica ulteriore nota: in finale di capitolo ho inserito alcune precisazioni,
a voi decidere se leggere o no^^



DISCLAIMER: Adam Lambert e la sua grandiosa esperienza di vita, come pure il suo entourage così spettacolarmente variegato, sono una semplice ispirazione per la mia arte e il mio talento di scrittrice.
Non ho alcuno scopo di lucro nell'utilizzare nomi e parti pubbliche della biografia di ciascuno né pretesa di descrivere eventi realmente accaduti nelle vite dei personaggi nominati.




POV Adam…la diva…

Poco dopo, rientrato in casa, e dopo aver dato sconsolato un’occhiata intorno al terribile stato della casa, procurato dalla sua stessa elefantesca persona...

….Ma tu dimmi se certi etero senza palle devono capitare proprio a me… Uff… Isaac si è scordato di rimettere in ordine stamattina prima di uscire… mmm… Però che occhi… Thomas… Mi ricorda Tommy, il primo… Ah lasciamo perdere, ma dove è finito il kajal?… Certo che dovevo essere proprio stonato perso per non essermi nemmeno struccata… Guarda che panda! UFFFF!!!

Mentre sua altezza la glammagnifica Adam, non aveva mai accettato di usare un nome femminile per la sua parte drag,  sclera appresso a un kit per il trucco che non riesce a trovare nel caos da lei stessa creato, in un angolino remoto del cuore di Adam torna a farsi spazio Tommy…


---


«Ehi ciao!»

Quella voce sottile, quasi bianca, da corista, e quelle due semplici parole, bastarono a Adam perché gli passasse la tristezza, quel giorno.

«Ciao!» ribatté alzando lo sguardo, un po’ vergognoso di farsi vedere così conciato, con il viso arrossato di lacrime e la goccia al naso.

«Stavi piangendo?» gli chiese il bambino sconosciuto con la franchezza che solo i bambini di otto anni possono avere.

Adam scosse con vigore negativamente la testa, ma il bambino continuò ignorandolo, perché era chiaro anche a lui che Adam aveva pianto fino a quel momento «Mio padre dice che gli uomini non devono, ma io non la penso così… la pensiamo diversamente su tante cose, in verità… io mi chiamo Tommy, e tu?»

Il gesto di allungargli la mano che accompagnò l’ultima parte del monologo di Tommy gli aprì il mondo e ricambiandolo lo fece alzare da terra.

Adam si sentì sollevato da quel sorriso caldo e cordiale con cui gli chiese se gli andava di spiegargli perché piangeva.

Inspiegbilmente arrossì mentre gli rispondeva puntando gli occhi blu in quelli verdi del ragazzino «Ero triste perché nessuno mi vuole»

Al che Tommy si rabbuiò «Nessuno? Davvero? Nemmeno i tuoi?»

Adam lo guardò sorpreso «Eh? No! Loro certo che mi vogliono! Ma cosa...»


Un rumore di chiavi dissolve il ricordo di Adam e distoglie la diva dalla ricerca del tubetto di kajal misteriosamente scomparso.

La porta si schiude per lasciar entrare Isaac affannato dall’aver salito le scale oberato di pesi e dal sole di Los Angeles che può vantarsi di non essere mai stato oscurato da una nuvola.

Adam, senza neppure girarsi, e continuando a sclerare mentalmente per quel tubetto di kajal «Finalmente ti sei deciso a rientrare! Dai, dammi una mano a cercare il liner… Mi è costato una fortuna e mi scoccia non trovarlo!» accoglie il fidanzato senza nemmeno rendersi conto di quanto carico di buste fosse.

A quelle parole Isaac, pur animato dalle migliori intenzioni di perdonare l’insensibile checca che condivide abitazione e esistenza con lui, si paralizza al centro della stanza, con uno sguardo inferocito e lasciando cadere ogni pacchetto e ogni busta.

Sussultando, impressionato dal rumore delle lattine di birra contenute in uno degli shopper    che cadono al suolo, finalmente Adam si gira a guardare lo scempio provocato dal suo compagno, che non gli dà però modo di replicare stizzito come vorrebbe.

«Il-tuo-cosa?» sibila al limite della pazienza sillabando la frase «Razza di bestione imbecille! Si dà il caso che se ho osato abbandonare sua maestà la divina è stato soltanto per rifornire una dispensa che il regale pozzo senza fondo che il suddetto animale perennemente affamato ha al posto dello stomaco svuota nel tempo record di mezza giornata almeno tre volte a settimana!!!»

«Ehi ehi! Calmati, zucchero!… Si può sapere che ti è preso?»  cerca di blandirlo Adam, ma con molto poca convinzione provando ad abbracciarlo fissandolo con l’intensità magnetica del suo sguardo blu da seduttore, cosa che in passato aveva sempre funzionato.

Ma non ora….

«Che mi è preso?!? CHE-MI-È-PRESO?!?… Mi è preso che pensavo di perdonarti per averci provato con il mio amico Thomas, e avevo anche comprato la tua birra preferita per un dopocena di bisboccia, ma ora te lo puoi scordare, razza di idiota maniaco di grandezza!»

Al sentir nominare Thomas, Adam perde il poco di ragione che gli è rimasto, sentendosi pervadere da una rabbia sorda mista a una gelosia cieca e furibonda.

«Il tuo Thomas è etero, lo vuoi capire? Etero e OMOFOBO!!! Non potrà mai esserci niente fra voi due, niente!!!» esplode urlando la sua frustrazione, frutto della sola gelosia per Isaac…?

«E tu che ne sai? Thomas non è omofobo, mi ha sempre sostenuto ed è rimasto mio amico anche quando gliel’ho confessato! Mi ha risposto che non faceva differenza per lui!!!»

«Ma torna sulla terra, illuso!» gli sbraita ulteriormente contro Adam «È venuto qui a cercarti, e io ho provato a baciarlo! Se ci fossi stato avresti visto che reazione ha avuto, e forse ti saresti svegliato, finalmente!»

«Tu… Hai fatto… COSA?!!» esala con un filo di voce Isaac mentre i suoi occhi scuri si riempiono di lacrime e la sua mano si schianta violentemente sulla morbida e struccata guancia di Adam.

Un lungo istante di silenzio pesante come macigni di granito cala fra i due che si scrutano a vicenda, Isaac inferocito e per nulla intenzionato a calmarsi, Adam, stranamente per lui, notoriamente cinico e freddo,  a occhi sgranati, colpito e ferito dalla reazione violenta di Isaac,  e con un solo pensiero in mente, rifiutare di riconoscersi tutte le colpe per quella dolorosa situazione ostinandosi ottusamente a negare.

Isaac è il primo a spezzare il silenzio «Io vado da Tommy» afferma con voce spettrale «a chiedergli scusa per quello che hai fatto, e prega che le accetti, o le paghi tutte insieme… In ogni caso, comincia a raccattare la tura roba e a cercarti un altro posto dove stare… magari da una delle sceme che ti stropicci quando ti stufi del solito tran-tran da froci!!» e infila la porta riaffacciandosi solo per precisare «E ricorda: in tre giorni ti voglio fuori di qui!!!»


---


Nel frattempo Thomas, che si era messo in macchina avviandosi verso la casa della signora Dorian per arrivare in tempo all’appuntamento,  non riesce a non pensare a quegli occhi blu che lo fissavano sprizzanti sfida a lasciarsi baciare… Ma perché ha reagito in quel modo?!!

Non riesce a comprenderlo… Fin da piccolo gli piaceva il contatto fisico, anche con i maschi; da bambino dormire nel letto fra mamma e papà accoccolato contro il petto del padre gli procurava un immenso piacere; nessuno dei suoi amici gay, poi, crescendo, si era mai sognato di pensare che potesse essere omofobo, ma d’altro canto non aveva mai mostrato neppure di gradire solo le attenzioni dei maschi, quindi non poteva sembrare neppure omosessuale agli occhi di chi lo conosceva bene…

Isaac però era sempre  stato speciale nel suo cuore… Quando gli ha confessato di essere omossessuale aveva provato l’impulso di stringerlo a sé, anche se si è trattenuto per non dargli illusioni, di coccolarlo per fargli sentire la sua vicinanza come aveva già dimostrato in migliaia di altri modi in precedenza…

Ora, invece… Che gli sta succedendo?…. Quel bisonte troppo esaltato che aveva provato a baciarlo… Possibile che quell’insopportabile essere megalomane ed egoista che non sa nemmeno cosa voglia dire voler bene, figuriamoci amare, abbia realmente ragione, che lui sia diventato omofobo e intollerante a ogni forma di omosessualità??

E al pensiero di quegli occhi blu che si avvicinavano insieme al resto di quel volto, mentre il peso di un corpo troppo più grande e possente del suolo bloccava alla parete non lasciandogli via di scampo, lo stomaco di Thomas prende a contorcersi fino a mozzargli il respiro in gola costringendolo a fermare la macchina a lato della strada e a posare la fronte sul volante cercando di tornare a respirare regolarmente.


---
Occhi sbarrati nel buio pesto. Neanche un raggio di luce da una fessura riesce a rischiarare l’oscurità fitta in cui mi trovo…
E all’improvviso uno squarcio triangolare e una voce stridula, in falsetto.
«Tesoroooo! La mamma è tornataaaa!»
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«Signore, tutto bene?… Signore!»

La voce del poliziotto e il suo leggero ma insistente bussare al finestrino riporta bruscamente Thomas alla realtà assolata della California in cui ha posteggiato la macchina per cercare di riprendersi da quella strana reazione fisica.

«S-Sì agente, solo un colpo di sonno… Ho preferito fermarmi piuttosto che rischiare»

Non si sa come, è riuscito a risultare credibile, e nulla più gli ha impedito di arrivare puntuale all’appuntamento di lavoro.

«Buon pomeriggio signora Dorian» esordisce mentre la signora avendolo riconosciuto si affretta ad aprire la porta dell’antingresso.

«Oh giovanotto! Buon giorno! Prego accomodati» gli sorride la signora, un po’ attempata, ma comunque giovanile «Serviti pure mentre preparo un tè» e indica un vassoio sul tavolino in soggiorno compostamente riempito di pasticcini e stuzzichini salati.

Thomaas vorrebbe evitare, temendo per la precedente reazione del suo stomaco, ma il sorriso della signora non ammette repliche, e lo sa bene, quindi cautamente mette in bocca un pasticcino al cioccolato, sperando almeno in una morte dolce, se morte doveva essere…

Invece niente… il suo stomaco accetta volentieri il pasticcino, tanto da invogliarlo a fare il bis…


---


«Oh no! Merda!!!»

Isaac frena bruscamente l’inutile corsa fatta per prendere il pullman, imprecando con la sorte.

Ha appena perso l’ultima corsa del mattino in direzione West Hollywood, e non ha abbastanza soldi per chiamare un taxi che lo porti fin laggiù…

Si guarda intorno sconsolato ma di tornare indietro aspettando il pomeriggio per andare dal suo amico non lo sfiora neppure...

E così Isaac, per nulla demoralizzato, si incammina a piedi lungo la strada verso West Hollywood, determinato ad arrivarci anche percorrendo a piedi tutte le otto miglia e mezzo che lo separano dal suo amico Thomas.

Per non pensare alla distanza che lo separa dalla sperata riconciliazione con il suo migliore amico, per il quale forse non riesce ad ammettere di provare qualcosa di più, ma a cui  comunque non può fare a meno di sentirsi legato, il ragazzo ripensa alla sua prima volta…

La prima volta con il fidanzato, o almeno lui lo considerava tale, di allora…

È stato un altalenare sottile tra l’imbarazzo più totale per l’altrettanto assoluta incapacità dovuta all’inesperienza e l’esaltazione delle volte in cui faceva centro azzeccando ciò che riusciva ad eccitare l’altro; fra la tenerezza di alcuni momenti in cui erano le lingue di entrambi a dettare legge quasi in una timida danza fra educande e la ferina e quasi brutale ruvidezza di altri in cui le loro erezioni esigevano tirannicamente soddisfazione costringendoli a movimenti frenetici seppur non violenti.

Isaac neanche ricorda più il nome di quel ragazzo e a mala pena ne rammenta i lineamenti pronunciati, le labbra forse troppo carnose per un maschio e i capelli castani, ma le sensazioni di quella prima notte di sesso, quelle le porta marchiate a fuoco nella mente e nei neuroni, tanto da essere costretto a fermarsi qualche secondo respirando profondamente per non dover tradire rigonfiamenti imbarazzanti per l’ora diurna.

E nei suoi pensieri scaccia-fatica rientra anche il bestione, checca insensibile ma tanto incredibilmente dolce, a volte, molto raramente di questi ultimi tempi, di cui si è innamorato…Adam Mitchel Lambert… assurdo mitomane leccaculo… Eppure la prima volta che lo ha visto seduto nel bar dove suonava con un’altra band gli è sembrato così dolce e spaurito, addirittura, che non ha potuto fare a meno di innamorarsene un po’ già da quel momento…

Lo stridio di una frenata distoglie il giovane maratoneta da quest’ultimo pensiero e…


---


«Uff… Gattinaaaa!» chiama ad alta voce Thomas mentre entra in casa, ma niente…

Di solito Cris non lo costringe a ripetersi, a volte sembra avere un sesto senso che la porta a trovarsi nei pressi dell’ingresso proprio mentre lui apre la porta, ma stavolta nulla… Non risponde nemmeno, vuol dire che non c'è…

Solo un biglietto piegato in due vicino al vuota-tasche cattura l’attenzione del biondo…

“Niente di grave, non è per me, ma sono al Cedars Sinai… Raggiungimi lì, è importante”

Se dice che non è per lei, Thomas non ha motivo di credere il contrario, quindi non si allarma, ma uno strano nodo alla bocca dello stomaco, diverso da quello che aveva provato prima, ma ugualmente intenso, gli fa pensare a qualcosa di spiacevole comunque anche per lui.


Il Cedars Sinai non è troppo distante da casa sua e Thomas non impiega molto a raggiungerlo.

«Ah Foxy! Meno male che sei arrivato!» lo accoglie Cris con un’espressione preoccupatissima sul viso «Vieni! È successa una cosa tremenda!»

Il tono pratico di Cris non toglie affatto gravità alla situazione, come il biondo non tarda a scoprire.

Thomas segue la fidanzata fino a una camera singola fuori dalla quale Raja e altri amici di Isaac stavano al limite del collasso, in attesa di novità, e di nuovo il suo stomaco gli suggerisce che il sospetto di poco prima è destinato a diventare una tragica realtà: appena fatto capolino nella stanza, infatti, Thomas viene accolto dalla spaventosa visione di Isaac coperto di bende e una flebo al braccio sinistro, con lo sguardo perso nel vuoto infossato in un viso pieno di graffi, ora puliti e medicati, ma chissà quanto orribili prima del ricovero.

Pur nello stato catatonico in cui si trova, Isaac riesce a rendersi conto di Thomas, rimasto paralizzato sulla porta.

«Tommy...» sussurra Isaac talmente piano da sembrare già un fantasma, cercando di tendere il braccio nella direzione dell’amico, penoso sforzo di normalità irrimediabilmente vano.

«Isaac» gli risponde Thomas con la voce rotta da stupore e rabbia per quello che ha davanti: come hanno potuto ridurre un ragazzo così dolce e buono in quello stato?!!  E, soprattutto, CHI È STATO!!?

«Come… in… campeggio… per favore…» con un ulteriore enorme sforzo, Isaac formula quella richiesta che soltanto Thomas può riuscire a decifrare come di aiuto, ultima risorsa per non impazzire…

- Sì, come quando eravamo bambini, in campeggio... Così... -

Thomas appoggia il viso al guanciale, per consentire all’amico di provare ad abbracciarlo, ma no, non è come allora: il ragazzo sente benissimo che sta assecondando Isaac soltanto per pietà, mentre allora sentire il suo respiro sul collo lo faceva sentire bene, e importante.

Come il povero Isaac avvicina il viso al suo petto, infatti, nel suo corpo si scatena una reazione violenta di disgusto misto a voglia di fuggire da quel tenero e implorante abbraccio, che solamente con un enorme sforzo di volontà il biondo riesce a reprimere.

Nel frattempo, Raja e le due amiche drag-queen di Isaac che lo avevano portato lì dopo averlo trovato lungo il Boulevard, privo di sensi e con il volto tumefatto, iniziano a protestare a gran voce di voler sapere novità, anche se non sono parenti, quindi la caposala li lascia entrare, seppur a malincuore, per non turbare la quiete degli altri pazienti.

Appena entrano, Thomas si precipita in bagno e vomita anche l'anima che non sente di avere e il pranzo che non ha ancora mangiato, finché, ancora squassato dai tremiti, ma in qualche modo più tranquillizzato, scoppia in lacrime maledicendosi per la sua reazione così fredda e razzista alla vista del povero Isaac.


I singhiozzi di Thomas attirano l’attenzione di Adam, nel frattempo sopraggiunto, avvisato da Cris.

Il rosso si affaccia all’anticamera del bagno e lo spettacolo che gli si para davanti gli stringe il cuore.

Thomas è rannicchiato in un angolo, le ginocchia al petto strette dalle braccia e il viso nascosto in mezzo.

Singhiozza debolmente, ormai, ma i gemiti di disperazione che pur soffocati dalla posizione in cui si trova, gli escono dalla bocca ben udibili, sembrano conferire al ragazzo, insieme alla sua magrezza, un aspetto spettrale…

E Adam, spinto da un irrefrenabile istinto, gli si avvicina «Tommy…» sussurra dolcemente chiamando il biondo…

Strano, per lui, chiamare Tommy qualcuno, nonostante il suo nome sia Thomas… Eppure, Adam continua ad avvicinarsi chiamandolo, anche se lui sembra non ascoltare.

Si china, e gli mette una mano sulla spalla: solo in quel momento il biondo si riscuote e solleva la testa per fissare Adam con lo sguardo vacuo di chi non sembra intendere.

Forse per questo si lascia abbracciare e coccolare dolcemente dal bestione roscio checca e dal gusto orribile in fatto di vestiti che altrimenti avrebbe di certo respinto con vigore…

Ma in quel momento esiste solo il piccolo Tommy che chiamava Isaac a cena, strafelice di averlo con lui, ora disperato per essersi comportato così male, e perciò bisognoso di affetto e di essere consolato per non sentirsi sporco e vile.

Per questo Thomas si abbandona fra le braccia di Adam, come quando, da piccolo, se aveva un problema, dormiva con i genitori accoccolandosi contro il petto del padre per trovare un po’ di conforto e il coraggio di risolverlo.







Final freetalk:

Allora? Cosa ne pensate?

Io lo trovo entusiasmante, questo capitolo, ma come si dice, "ogni scarrafone è bello a mamma soia"^^

In fondo siete solo voi a poter dare un parere... 

FATELO... VI PREEGOO!!!^_^


NOTE al capitolo:

- il Cedars Sinai a Hollywood esiste veramente, e la distanza che separa Burbank da West Holliwood è effettivamente di 8 miglia e mezzo (perdonate la mia mania di realismo^^)

- Tommy NON è Thomas Joseph da piccolo (udite udite!! Questo è un grosso scoop^_^)




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