Delirio in un sogno di una notte di mezza estate

di Ami_Yumi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Premessa ***
Capitolo 2: *** Introduzione ***
Capitolo 3: *** Introduzione 2 ***
Capitolo 4: *** Looking up! ***
Capitolo 5: *** Born for this ***
Capitolo 6: *** Stay Away!! ***
Capitolo 7: *** Whoa! ***
Capitolo 8: *** That's what you get. ***
Capitolo 9: *** Brick by boring brick ***
Capitolo 10: *** Crush Crush Crush ***
Capitolo 11: *** Decode ***
Capitolo 12: *** Misery Business ***
Capitolo 13: *** Misguided Ghost ***
Capitolo 14: *** We Are Broken ***
Capitolo 15: *** All I Wanted ***
Capitolo 16: *** Miracle ***
Capitolo 17: *** THE ONLY EXCEPTION ***
Capitolo 18: *** York's Family (extra n.1) ***
Capitolo 19: *** Few months later... (extra n.2) ***



Capitolo 1
*** Premessa ***


Questa storia è nata come un vero e proprio "delirio" in una notte di mezza estate, come suggerisce il titolo. I personaggi, di pura invenzione, sono liberamente ispirati a persone a noi vicine. Abbiamo cercato di rendere i luoghi e gli avvenimenti narrati il più fedelmente possibile.

A tutti voi, con l'augurio che la nostra storia sia di vostro gradimento, una buona lettura!

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Capitolo 2
*** Introduzione ***


Dania

Era stata una pazzia accettare quel meeting con i Paramore. Ed era stata una pazzia non aver bloccato Sofia prima di compiere l'irreparabile. Dannazione che le era passato in testa a iscrivermi a quel concorso? Dio mio! Solo nel momento in cui stavo per entrare nel backstage del concerto me ne resi conto. Il cuore mi batteva fortissimo, le mani gelide mi tremavano nervosamente. Cazzo cazzo cazzo! La tentazione di fuggire era così forte ma l'agitazione non mi permetteva di muovermi. I Paramore uscirono da una stanza mentre noi stavamo in quel corridoio in attesa. Respirai a fondo e iniziammo a parlare. Erano così spontanei e …. umani. Erano come noi, solo famosi e decisamente belli. Dopo qualche esitazione la tensione si sciolse e parlai molto più liberamente. Hayley era veramente spumeggiante, con quei capelli rosso sbiadito. Jeremy era così a suo agio e tentava di calmare qualche fan troppo eccitata con un sorriso dolce e qualche attenzione in più. Taylor mi sembrò quello più agitato, tremava nel prendere la penna e autografare qualche cd e maglietta.
“Hi!” mi salutò. Avevo già parlato con Jeremy e Hayley. Mi prese il cd dalle mani, forse un gesto ormai automatico.
“hi” lo salutai sorridendo. Distolse lo sguardo da me per poi riguardarlo, quasi più attentamente. Poi sorrise.
“My name is Taylor, oh...sorry, i think you just know...” sembrava quasi imbarazzato.
“I'm Dani” mi presentai così. Non mi presentavo mai come Dania.
“Where are you from?”
“Sardinia, in Italy.”
“Pizza, spaghetti...i like italian food” sorrise.
“I thought  you love cereals” dissi scherzando. Ci pensò un po' su e poi rispose che avevo effettivamente ragione.
“I can't live without my cereals” rise dolcemente. Mi sembrava così naturale parlare con lui. Era come se ci conoscessimo già. Effettivamente sapevo tante cose di lui. Tutte quelle che poteva sapere una fan, insomma. Dopo un po' di tempo i ragazzi ci fecero fare un giro del posto. Ci fermammo solo al bar\ mensa. Taylor si avvicinò a me mentre parlavo con Jeremy.
“Coffee?”
“Thank u. I love it.”
“Really?” io e T iniziammo a parlare del fatto che il caffè e il the erano delle bevande troppo buone e superavano di tanto altre bevande come birra e champagne.
“Ehi man! You have found your soulmate!” lo prese in giro Jeremy. Ridemmo. Anche se lo sguardo di qualche fan che aveva sentito stava su di me pronto a uccidermi.
E fu così anche quando salimmo sul palco. Ma stavo vivendo una favola e non potevo rovinarla in quel modo. Erano così fantastici e stupendi!
Dopo il concerto i ragazzi erano esausti, e noi fan fummo accompagnati dalle guardie all'uscita. Era stata una giornata magnifica e non vedevo l'ora di parlarne con la mia migliore amica.
“Wait! Dani!” mi voltai e vidi Jeremy correre lentamente. Sicuramente era troppo stanco.
“I don't know your phone number!” rimasi stupita, quasi pietrificata.
“M-my..ah, ok! Wait! It's...”
“I guess we see you soon!” mi sorrise e andò via augurandomi buona notte da lontano.
Quella notte non riuscivo a dormire. Avevo l'adrenalina ancora in circolo, così mi sedetti nella terrazza della camera e osservai Madrid illuminata. Mi addormentai intorno alle sei per poi svegliarmi appena due ore dopo a causa del fracasso che c'era in camera. Vidi Lucia e Veronica sul letto che osservavano il cd autografato, mentre Sofi osservava il mio telefono curiosa.
“Good morning” dissi ancora assonnata.
“Non posso crederci! Come hai fatto a dormire senza leggere questo messaggio?!”
“Sofi! Sono appena le otto, ho dormito appena due ore e tu pretendi io abbia letto quel messaggio?”
“e se ti dicessi che è firmato da un certo Jeremy Clayton Davis?” non credevo alle sue parole. Mi catapultai dal letto, inciampando sulle stesse lenzuola.
“Hi, Dani. Hope you have good dreams tonight. I call you tomorrow. Good night. Jeremy of Paramore” lessi, mi sedetti sul letto e le ragazze si avvicinarono a leggere il display. “è un sogno vero? Datemi un pizzicotto!” tutte e tre mi pizzicarono il braccio. Ovviamente risultò inutile lamentarmi dato che lo avevo chiesto io.
Madrid era così bella e piena di vita. Mi aveva affascinato la sua storia e le sue bellissime chiese. Pranzammo in un piccolo locale affacciato su una piazza. Il mio telefono squillò proprio durante il pranzo. Risposi senza guardare il numero dando per scontato fosse mia madre.
“It's Dani here.” risposi ridendo sapendo che mia madre mi avrebbe sicuramente rimproverato perché rispondevo in inglese a ogni sua chiamata.
“Dani? It's Jeremy” mi andò di traverso l'acqua che stavo bevendo.
“Jeremy? Oh! Hi!”
“Hi! Taylor is here, next to me, he has something to say to you.” disse. Sentii una voce in sottofondo, riuscii a sentire anche Hayley senza capire però una parola. Le ragazze mi guardavano in attesa di qualche mia parola. Alzai le spalle.
“It's Taylor. Emmhh...Dani?”
“Hi Taylor. How are you?”
“Yeah..i just...would you like to go out with us tonight? If you...want...ouch! Hey!....oh, sorry! It's Hayles.” sorrisi.
“Yeah, of course.” risposi un po' shoccata dalla proposta.
“So...you accept...awsome! We can see to your hotel, ok?” gli dissi il nome dell'hotel e ci accordammo per l'orario.
Le ragazze rimasero incantate al mio racconto. E allo stesso tempo programmavano già come avrei dovuto pettinarmi, vestirmi, truccarmi. Mi divertii ad ascoltarle. Sembrava dovessi andare a un appuntamento galante, mentre era solo un uscita con un gruppo musicale. Mi sarei vestita come sempre: jeans neri, maglietta semplice, all star e un filo di trucco. Niente di più. Ero una ragazza semplice e non volevo esagerare per piacere agli altri.
 
“Hi.”
“Hi.” sembravamo due idioti. Non so per quale motivo, ma eravamo entrambi molto imbarazzati e emozionati.
“Where are the others?” si grattò la nuca strizzando gli occhi.
“Really, i wanna see only you” sorrise nervoso. Forse arrossii in volto, ma ero così felice. Taylor era il mio amore platonico, adoravo il suo modo di essere. Era come un Peter Pan per me. E io adoravo Peter Pan.
“So...let's go!” dissi. Girammo un po’per le strade parlando di noi, della città e di tutto quello che ci piaceva. Ed era incredibile come fossimo simili. L'unica cosa in cui non andavamo d'accordo era il cibo: non amavo mangiare, mi limitavo al minimo necessario per rimanere in piedi, lui sosteneva invece di poter mangiare per tutto il giorno se avesse potuto. Amava il cibo più di qualsiasi altra cosa. Mi confessò che a volte amava più il cibo della sua stessa chitarra. Tentò di farmi cambiare idea ordinando in un locale uno dei suoi panini preferiti.
“It's so good! But i'm not able to finish it at all” ammisi facendolo ridere. Era un panino enorme e dopo due morsi mi arresi.
“If you want, you can finish it.” gli dissi vedendolo soffrire nel lasciarlo lì. Lo prese e finì anche il mio. Sorrisi nel vederlo così fiero del suo panino.
“So, you are from Italy, aren’t you?” iniziò a farmi così tante domande su di me e sulla mia famiglia, sembrava veramente interessato.
“Can i ask you something?”
“of course!”
“Do you miss your family?” abbassammo entrambi lo sguardo, io per imbarazzo, lui forse per nostalgia.
“God gaves me this opportunity and i accepted. I miss my family day by day, but now i have Jeremy and Hayley and all our fans. I have everything i need.” era così bello sentirlo parlare così della sua famiglia, del suo lavoro, persino della sua vita. Ci dirigemmo verso l'hotel in cui alloggiavo e ci organizzammo per vederci anche il giorno dopo anche con Jeremy e Hayley. Tornai in camera intorno alle tre del mattino, le ragazze dormivano sul divano davanti al pc di Sofia ormai entrato in stand-by. Sicuramente stavano guardando un film. Presi le coperte e le poggiai sopra di loro cercando di non svegliarle. La vibrazione del telefonino all'interno della borsa segnalò l'arrivo di un messaggio. Numero sconosciuto.
“Good night my lady. It was one of the most beautiful night of my life. Thank u. See you tomorrow :) Taylor”.     
 
Lasciai un biglietto alle ragazze. “Sto uscendo, ci vediamo a pranzo.”. Non avrebbero mai creduto che stavo nuovamente uscendo con i Paramore. Erano ormai le dieci quando Taylor mi telefonò dicendomi che stava passando in hotel. Appena arrivato mi disse che eravamo in ritardo per le prove del gruppo e che se non avessimo corso Hayley ci avrebbe picchiato. Gli chiesi il motivo e lui rispose che c'era solo una persona ritardataria nel gruppo ed era la cantante, e doveva rimanere così. Mi prese la mano e iniziammo a correre.
“Damned! It's hard!” eravamo arrivati, ero a pezzi per la corsa ed entrambi avevamo il fiatone.
“You are perfect in time, Hayles is late.” disse Jeremy vedendoci sfiniti. Mi guardai intorno, c'eravamo solo noi: Justin, Josh, Jeremy, Taylor e io.
“But...where are the other fans?” chiesi curiosa. I ragazzi si scambiarono uno sguardo confuso.
“emh...Tay, do you tell her that....?” Jeremy mi confondeva.
“No, i don't. I haven't got enough time for explain it.”
“What? Explain what?” chiesi.
“Taylor wanted to  play just for  you today.”
“It's not right at all. -era visibilmente imbarazzato da quello che l'amico aveva confessato- I ask all of you if i can take a person in this room.” tentò di spiegare. Jeremy mi circondò le spalle sussurrandomi che Taylor non diceva la verità e che dovevo credere solo a lui. Io mi limitavo a ridere e annuire.
Nel frattempo arrivò Hayley che scherzando mise ordine per iniziare le prove. Erano fantastici e mi sentivo così fortunata ad essere lì in quel momento. Mi sentivo dannatamente bene. Sentii la vibrazione del telefonino nella tasca dei jeans.
“Dove cazzo sei?!” Sofi era sicuramente preoccupata.
“Ok. Non ci crederai ma sono alle prove dei Paramore.”
“Cosa?”
“Si, Taylor mi ha invitato e non potevo rifiutare.”
“Qui gatta ci cova!” sentii la voce di Vero.
“Non è vero! In ogni caso a pranzo sarò con voi dato che i ragazzi partono questo pomeriggio. Ok?”
ci saremmo viste in hotel. Al mio rientro in sala i ragazzi provavano ancora. Taylor mi guardò preoccupato, gli sorrisi per rassicurarlo.
“So, did you like it?”
“You are amazing! I love your music!”
“I guess” rispose Jeremy scherzando. Mi salutarono augurandoci di rimanere in contatto.
“Thank u for everything you do for me and the other fans.”. Taylor si offrì per accompagnarmi. Quei giorni erano stati fantastici anche grazie a lui. Glielo dissi e lui subito ringraziò me per quelle ore spese in sua compagnia. Arrivammo all'hotel ridendo e scherzando. Una signora mi venne addosso spingendomi contro il mio idolo.
“I'm sorry.” mi scusai.
“It-it-it's not important.”
“So, good travel! I know you'll play so well in London.” non rispose.
“Well.... good bye.” gli diedi un bacio sulla guancia e feci cenno di andar via. Sentii la forza della sua presa sul giubbotto. Mi tirò a sé. Poi un lieve bacio sulla bocca. Piccolo. Veloce. Dolce.
“I'll call u tonight. I'll miss you....good bye.”.
 
 

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Capitolo 3
*** Introduzione 2 ***


Sofia


Quando Dani entrò nell’atrio dell’hotel dove alloggiavamo, Lucia e Veronica si precipitarono da lei.
“Dov’eri?”
“Sei stata con i Paramore?”
“Cos’è successo?”
“Dì la verità, Taylor ci ha provato con te!” Se non mi fossi imposta per salvarla l’avrebbero subissata di domande.
“Ehi ehi...è tardi, andiamo a prendere qualcosa da mangiare! Dani sarà affamata.” Mi feci largo tra loro prendendo la mia migliore amica a braccetto. Lei mi guardò, ma io cercai di farla sentire il più possibile a suo agio. Nonostante la mia curiosità, volevo che lei mi raccontasse solo ciò che desiderava.
“Grazie. Sono un po’ troppo curiose a volte, mi mettono in imbarazzo..” Mi disse, ridendo nervosamente, ed io annuii.
“Le conosci...vogliono sapere, sapere e sapere!” Riuscii a farla sorridere, anche se mi accorsi subito del fatto che non ci fosse bisogno delle mie battute per farla star bene: nei suoi occhi vedevo la felicità più pura che mai avesse provato prima. Entrammo in un fast food ed ordinammo qualcosa da mangiare, quel poco che potevamo permetterci con i soldi rimasti. Quella vacanza era costata un patrimonio, ma ero soddisfatta; ci eravamo divertite un sacco, e Dani aveva partecipato al tanto desiderato meeting coi Paramore. Non poteva andar meglio di così.
“Sofi...” Dani mi tirò per un braccio, facendomi quasi cadere il pranzo dal vassoio, verso un angolo tranquillo del fast food, a quell’ora strapieno di gente.
“Che c’è?” La guardai abbassare gli occhi, quasi arrossire dall’imbarazzo.
“Devo dirti una cosa...” In quel momento Lucia e Veronica si materializzarono davanti a noi.
“Abbiamo interrotto qualcosa?” Subito quella domanda insistente che mi ero aspettata dall’inizio.
“Assolutamente. Dani mi diceva solo che deve ancora finire di preparare le borse.”Mi staccai dal gruppo e mi avviai verso uno dei pochi tavoli liberi. Speravo di riuscire a parlare con la mia migliore amica senza intrusioni subito dopo pranzo.
“Allora, come sono i Paramore?” Veronica addentò il suo panino e guardò Dani, che pazientemente iniziò a raccontare quello che aveva vissuto in quei giorni. Accanto a lei, il suo cellulare iniziò a vibrare, illuminandosi. Le diedi una gomitata, indicandoglielo, senza farmi vedere. Lei si alzò dal tavolo e si allontanò per rispondere. Non c’era bisogno di un genio per sapere chi fosse, visti i precedenti della notte passata. Veronica e Lucia mi guardarono.
“Tu sai qualcosa che noi non sappiamo...” Ci pensai su.
“In effetti si, so qualcosa che voi non sapete. Ci sono delle bancarelle di artigianato locale proprio qualche via dopo il nostro hotel oggi. Ed abbiamo pochissimo tempo libero. Volete andar via senza averle viste?” La mia provocazione andò a buon fine: le due divorarono completamente i loro panini in pochissimo tempo e si eclissarono in un tempo altrettanto breve. Restai seduta al tavolo pazientemente, staccando piccoli pezzi di panino che portavo lentamente alla bocca; guardai fuori dalla grande vetrata, godendomi il meraviglioso panorama di Madrid. Che città meravigliosa. Sapevo che ben presto sarei ripartita alla volta di Heathrow, in Inghilterra, dove avrei trascorso qualche giorno in compagnia di una cugina e della sua famiglia, ma il ricordo di Madrid sarebbe rimasto sempre impresso in me.
“Dove sono finite?” Mi voltai e guardai Dani che si sedeva accanto a me, riprendendo possesso del suo minuscolo panino. Era la prima volta che la vedevo mangiare come se avesse realmente fame.
“Le bancarelle di artigianato locale...non le avevano ancora viste..” Le spiegai, bevendo un lungo sorso di the alla pesca. Per un attimo i nostri sguardi si incrociarono, ed io capii tutto senza che lei parlasse.
“Ok, zitta, ora parlo io. Sei stata con loro, ti sei divertita, sei stata meravigliosamente bene e poi quando ti ha riaccompagnata in hotel, Taylor ti ha detto o ha fatto qualcosa che ti ha lasciata perplessa ed emozionata al tempo stesso. Hai per caso i biglietti per un altro concerto?” Dani scosse la testa ridendo.
“Una maglietta firmata da tutti?” Non sapevo realmente a cosa pensare. Dani scosse nuovamente la testa.
“Hai letto il testo di qualche canzone che non è ancora uscita!” Ripresi il grosso bicchiere di the, e ne presi un lungo sorso per consolarmi.
“Mi ha baciata.” Iniziai a tossire, portandomi la mano alla bocca per non sputare tutto quello che avevo bevuto. Dani riprese a ridere.
“Ti ha...cosa?” La guardai stupefatta, chiedendomi se mi stesse prendendo in giro.
“Mi ha baciata. Quando ci siamo salutati. Non me l’aspettavo, per cui non chiedermi se ho risposto o meno al suo bacio. È stato qualcosa di...inaspettatamente inaspettato.” La ascoltai attentamente mentre mi raccontava tutto quello che era successo e sorrisi nel vederla così emozionata. Poi, in un momento, Dani si rabbuiò.
“Peccato sia finito tutto. Ora partiranno per Londra e...lui troverà un’altra Dania.” Restammo in silenzio per qualche minuto; non sapevo cosa dire per consolarla, perché sapevo che probabilmente sarebbe finita così, anche se non credevo che Taylor fosse una persona così spregevole. Poi, in un momento, collegai quel pensiero alla mia partenza.
“Dani, quando hai i prossimi esami?” Lei mi guardò senza capire.
“Tra due mesi circa...perchè?” Mi alzai di scatto dalla sedia, facendo girare qualcuno a guardarmi.
“Aspetta, vado a fare una telefonata.” Corsi fuori, cercando il cellulare nella borsa; appena trovato il numero di mia cugina ascoltai gli squilli, pregando che rispondesse.
“Hello? It’s Roberta here.” La salutai, e le spiegai brevemente il motivo della mia chiamata. Lei si dimostrò molto comprensiva ed allo stesso tempo felice della mia idea.
“Ci sono due letti qui, per cui se riuscite ad arrangiarvi sono ben felice di ospitarvi!” Tornai da Dani, che mi guardò perplessa.
“Ok. Prepara nuovamente i bagagli. Ripartiamo per Heathrow tra 5 giorni. Io e te. Andiamo a Londra al concerto dei Paramore.” Vidi la mia migliore amica sbiancare.
“Con quali soldi? Sofi, non dire cazzate. Sai benissimo che non siamo nelle condizioni di farlo.” Sorrisi.
“Mia cugina ci ospiterà, e a dire la verità, visto che mia madre fa sempre le cose doppie considerato che perdo tutto, c’è un biglietto già prenotato. E ti dirò di più, consideralo il mio regalo di compleanno per te, anche se un po’ in anticipo.” Dani non sembrava volerne sapere.
“Neanche per idea! Costa un sacco!” La fermai con un gesto della mano.
“Ti ho sempre detto di non pensare al costo delle cose ma alla loro funzione!” Dani scosse la testa.
“Neanche per idea. Non vengo da nessuna parte.” Presi il suo cellulare e glielo misi in mano.
“Ora chiami Taylor, Jeremy o chi cacchio vuoi e li informi che sarai a Londra. Non mi importa quello che dici, tu verrai con me.” Ci guardammo con aria di sfida per qualche secondo, poi Dani sospirò.
“Sei una gran rompi cazzo, fattelo dire.” Si alzò dalla sedia e si diresse all’esterno del locale, col cellulare in mano.
“Chiama anche tua madre per chiedere il permesso!” le urlai. Poi sorrisi e ripresi il pranzo ormai freddo in mano. Sapevo che la sua rabbia non sarebbe durata parecchio. Mi voleva troppo bene...almeno speravo.
 
 
 
 
 
Non avevo mai visto un casino simile in un aeroporto: gente che andava a destra, gente che andava a sinistra. Credevo seriamente che in nessun’altra parte del mondo si sarebbe visto un tale casino. Ad Heathrow ci attendeva mia cugina Roberta con suo marito e la sua bambina di cinque anni. Ci portarono in giro per Londra fino a tarda sera, e quando finalmente arrivammo a casa io e Dani eravamo letteralmente distrutte.
“Credi davvero che domani riusciremo ad andare al concerto?” mi chiese la mia migliore amica, quando eravamo già sotto le coperte.
“Ma si...avremo tutto il tempo di riposare stanotte...hai chiamato...Taylor?” Le chiesi, quasi timidamente. Era strano, ma non riuscivo ancora a parlare di lui come di una persona di cui mi fidavo: non lo conoscevo, cosa potevo saperne di come sarebbero andate le cose la sera successiva?
“Ci sono due biglietti che ci aspettano.” Mi rispose Dani, un tono di felicità nella voce. Mi voltai senza capire.
“Cosa?”
“Ci sono due biglietti per noi.” La guardai attentamente.
“Io...non intendevo venire al concerto. Cioè, volevo accompagnare te qui, così che tu potessi stare nuovamente un po’ con loro...ma non intendevo...venire anche io...” Dani alzò la testa dal cuscino.
“Stai dicendo che non vieni con me domani? Mi auguro tu stia scherzando. Il meeting era una cosa, ma adesso si tratta di qualcos’altro, Sofi. Voglio che tu venga con me, anzi, lo pretendo.” Come avrei potuto dirle di no? Non ero particolarmente entusiasta della cosa, ma non perché non amassi i Paramore; anzi, li adoravo da quando Dani me li aveva fatti ascoltare per la prima volta. Ma pensare di doverli conoscere scatenava in me qualche timore, per altro fondato: come intendevo comportarmi? Avevo una venerazione per Hayley Williams. Era per me quanto di più bello esistesse sulla faccia della terra, e la sua voce era in grado di mandarmi letteralmente in estasi; come mi sarei dovuta comportare trovandomi davanti a lei?
“Verrò al concerto. Ma entrerai nel backstage da sola. Ti prego, non insistere.” Prepotentemente quella timidezza che aveva sempre fatto parte di me fino alle superiori era tornata a farsi strada. Aspettai la risposta di Dani, che non arrivò. Mi voltai a guardarla: dormiva. Sospirai e spensi la luce.
“Sofi?” Sussurrò piano.
“Mh?” Le risposi, voltandomi verso di lei.
“Non lasciarmi sola. Non so cosa succederà. Mi hai portata qui...ora...prenditi le tue responsabilità...” Lasciai che i miei occhi si abituassero al buio della stanza, senza risponderle. Fissai il soffitto, osservando le stelline fluorescenti che vi erano attaccate. Non mi accorsi minimamente di essermi addormentata, se non quando, la mattina successiva, Roberta venne a svegliarmi. Il letto di Dani era sistemato alla perfezione.
“è uscita stamattina presto. Ha lasciato questi per te.” Mi porse una busta e riconobbi i nostri biscotti preferiti.
“Ti ha detto dove andava?” Non c’era bisogno che lei mi avesse lasciato detto dove stava andando, perché sapevo alla perfezione dove trovarla. Mi vestii e a mezzogiorno uscii di casa, diretta allo stadio dove si sarebbero esibiti i Paramore. Presi numerosi mezzi pubblici, ed in tutti sentii qualcuno che si preparava al concerto: ero davvero l’unica che era in grado di creare dei problemi dove non c’erano? Ero davvero l’unica a non voler andare a quel concerto? Quando scesi dall’ultimo bus, che mi aveva portato fino a Londra, mi accorsi che qualche goccia leggera cadeva dal cielo. Tirai su il cappuccio e mi diressi verso lo stadio. Restai basita di fronte all’enormità di quella costruzione, non avevo mai visto uno stadio simile. Sorrisi tra me, e scattai qualche foto per papà. Poi mi avvicinai ad una delle transenne, e restai a guardare il cielo plumbeo e i cartelloni del concerto, sovrappensiero. Ero ancora li quando sentii una voce alle mie spalle.
“Sapevo saresti venuta.” Mi voltai e vidi Dani, che sorridente si avvicinava all’entrata, accompagnata da Taylor e da un altro ragazzo che non conoscevo. Supposi si trattasse di una delle guardie che spesso li scortavano. Mi abbracciò forte, ed io ricambiai. Poi si voltò verso Taylor.
“T, she’s my best friend Sofia.” Taylor sorrise e mi porse la mano; la strinsi riluttante.
“Nice to meet you. She told me everything about you.” Arrossii, chiedendomi cosa effettivamente Dani avesse raccontato su di me.
“Vieni con noi? Mangiamo qualcosa, poi andiamo nel backstage a vedere le prove!” Dani sembrava entusiasta, così accettai, non senza un briciolo di riluttanza. Li seguii fino ad una stanza che avevano adibito a mensa all’interno dello stadio. Quando Taylor aprì la porta, sentii la tentazione di scappare, ma Dani mi afferrò per una mano.
“Sono persone normalissime. Sono nervosa anche io, ma ti prego, non lasciarmi qui a far figure di merda da sola!” Era bravissima a farmi sentire in colpa.
“Hey guys, we have two guests for lunch!” Annunciò Taylor, sorridente. Ciò che accadde subito dopo fu memorabile, e pensai che Dani mi avrebbe preso in giro a vita per quella scena. Jeremy ed Hayley si alzarono dai loro posti e vennero subito a salutare Dani. Erano così espansivi!
“Guys, she’s Sofia, Dani’s best friend.” Mi presentò Tay. La stretta di mano di Jeremy mi fece piacere, ma come da norma, non mi fece alcun effetto evidente. Tuttavia, non appena la mia mano toccò quella di Hayley ed i miei occhi videro il suo sorriso, arrossii violentemente. Dani non riuscì a trattenere una risata. La fulminai con lo sguardo.
“Hayls, she’s crazy for you!” Disse la mia migliore amica guardandomi; avrei voluto scavare una buca ed entrarci dentro. Hayley invece sorrise e tentò di farmi sentire a mio agio.
“Don’t worry, I’m crazy for myself too! I know I’m a bomb!” Non potemmo fare a meno di ridere per quella battuta. Dani sembrava totalmente a suo agio, e sorrisi nel vederla scambiarsi sguardi affettuosi con Taylor. Non sapevo cosa sarebbe successo, ma mi auguravo che tutto sarebbe andato per il meglio.
 
Il concerto fu una delle esperienze più belle della mia vita; Dani ovviamente perse la voce, ed alla fine eravamo talmente stanche che dovetti chiamare Roberta chiedendole se poteva cercare su internet un B&B dove avremo potuto alloggiare la notte, nei pressi dello stadio. Nel backstage salutammo tutti, ringraziandoli per la bellissima serata, poi io mi avviai all’uscita, lasciandola qualche minuto da sola con Taylor. L’aria notturna mi fece subito star meglio; mi sedetti su una delle panchine poco distanti dallo stadio, in mano il pass per il backstage firmato dai ragazzi. Poco dopo vidi Dani correre verso me.
“Andiamo?” la guardai perplessa.
“Dove?”
“A casa di tua cugina!” Mi rispose, euforica. Annuii, consapevole che non saremo arrivate ad Heathrow prima delle tre del mattino. Alla fermata del bus, guardai la mia migliore amica che sospirava.
“Ti ha lasciato il suo numero?” le chiesi.
“Se l’ho chiamato in tutti questi giorni secondo te non avevo già il suo numero?” In effetti il suo ragionamento non faceva una piega.
“Mi piace. È un bravo ragazzo, un po’ folle ma bravo.” Commentai, ripensando con un sorriso al concerto.
“Meglio così, perché ti ci dovrai abituare. Non sarà ne la prima ne l’ultima volta che ci vedremo, almeno spero!” Il tono di voce di Dani era serio, quasi triste.
 “Ma certo! Ci aspetta il tour americano dimentichi?” Tentai di consolarla scherzandoci su.
“Pensi veramente che riusciremo a trovare i soldi per andarci?”
“Noi no. Ma Taylor si, per cui costringilo a pagarti il viaggio...è una dimostrazione palese di serietà no?” Le dissi, dandomi delle arie da psicologa.
“I tuoi ragionamenti contorti mi lasciano sempre più perplessa!” Ridemmo insieme, camminando lungo la strada, prese a braccetto. Londra avrebbe lasciato un ricordo indelebile nei nostri cuori, qualsiasi cosa fosse successa; e, in un certo senso, avrebbe cambiato le nostre vite. Per sempre?
 

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Capitolo 4
*** Looking up! ***


Sofia


“Good morning girls!!! The sun’s shining today!! Buongiorno! Buongiorno!!” Quella voce dall’italiano distorto e complicato da comprendere giunse alle mie orecchie mentre tentavo di risvegliarmi. Aprii gli occhi giusto in tempo per vedere un rosso folletto spalancare la finestra della camera e saltellare accanto ai nostri letti. Mi coprii col cuscino.
“C’mon!! Let’s get up!!” Dal mio rifugio potevo sentire ancora quella irritante vocina e le imprecazioni di Dani, che evidentemente non aveva gradito quella sveglia fuori programma. Da quanto dormivamo? La notte prima avevamo fatto le ore piccole cantando e ballando, e temevo che la stessa cosa si sarebbe ripetuta questa notte, per cui ogni minuto di sonno mattutino sarebbe stato ben gradito. D’un tratto intorno a me fu nuovamente silenzio; la porta si chiuse delicatamente ed io sgusciai fuori dal mio nascondiglio. La stanza era inondata di luce e la prima cosa che feci fu socchiudere la finestra. Guardai i letti: sembrava che io e Dani avessimo fatto la guerra quella notte, ma realizzai solo dopo che sicuramente chi aveva dormito in quel letto prima di noi due non si era esattamente curato di rifarlo il giorno dopo. La cosa non era affatto strana, a pensarci bene; non avevamo deciso in che camera avrebbe dormito chi, ognuno si addormentava nel primo letto disponibile. E i ragazzi, quando si alzavano, non pensavano mai di rifare i letti. Meno male che c’eravamo noi donne a sistemare quel casino. Qualcuno doveva aver preparato un caffè per la colazione, per cui supposi fosse ancora molto presto. Cercai gli occhiali sul comodino e mi avviai lentamente alla porta. Poche cose erano cambiate in quella stanza dalla nostra prima vacanza tutte insieme, qualche anno prima; eravamo cresciute, ma Carloforte era rimasta la nostra meta per le vacanze. Aprii la porta riflettendo sulle opportunità che quella giornata soleggiata ci avrebbe offerto, e bussai alla porta del bagno. Il viso ancora assonnato di Dani fece capolino dalla porta socchiusa.
“Buongiorno...” Risposi al suo saluto con un cenno della testa, strofinandomi gli occhi.
“Penso che dovremo chiudere la porta della camera da letto in cui decidiamo di dormire, se non vogliamo intrusioni come quella di stamattina per ogni giorno della nostra vacanza...” mormorai. Dani rise.
“Avanti...pensa come deve sentirsi una ragazza abituata al trambusto di una città caotica quando si ritrova in mezzo al mare ed alla natura!” cercai di pensarci su, ma il mio cervellino si rifiutava di ragionare, annebbiato dal sonno e da qualche alcolico della sera prima.
“Ti aspetto fuori per colazione ok?” Annuii guardando la mia migliore amica uscire fuori dal bagno. Feci una doccia veloce e lasciai i capelli umidi. Quando uscii dal bagno trovai Veronica e Lucia di fronte a me.
“Buongiorno! Avete avuto intrusioni anche voi?” Dai loro sguardi confusi capii che non sapevano di cosa stessi parlando.
“Non preoccupatevi...in ogni caso il bagno è libero. Vado fuori a far colazione con Dani.” Lanciai l’asciugamano sul letto e misi un paio di infradito, scostando i capelli dal viso. Faceva terribilmente caldo.
“Good morning!!” Di nuovo la vocina irritante. Hayley mi sorrise, e mi offrì una tazza di caffè. Mi sforzai di ringraziare senza farle pesare la sua intrusione nella nostra stanza. Poi mi voltai a salutare Kathryn, seduta a leggere accanto alla grande finestra.
„Good Morning Sofia!“ Mi rispose allegra, strappandomi un sorriso.
“Good morning Hayles, good morning Kathryn...” mormorai abbandonandomi al mio caffè.
“Dania’s outdoor... I think she’s trying to phone Tay...he went to the beach with Jerm this morning, and now they’re late...I think he has forgotten the phone somewhere...” mi sussurrò all’orecchio, facendomi ridere.
“Oh, I understand…maybe it’s better that I go outdoor with her…” Hayles annuì comprensiva, e sorrise. Era un’impicciona, ma in verità apprezzavo la sua simpatia e la sua sbadataggine.
“Dani?!” Quando scostai la tenda, lasciando Hayley seduta al tavolo della grande cucina, trovai Dani che andava avanti ed indietro sul terrazzo, col cellulare all’orecchio.
“...So, CALL ME when you heard this message!! I’m so angry!!” Se Taylor non si fosse presentato da noi entro un’ora, pensai, sarebbero stati cazzi amari per lui.
“Ehi..che succede? Mister puntualità stavolta è in ritardo?” Chiesi con molto tatto
“Si!! e dire che è il primo a far le paternali ad Hayles quando è in ritardo anche solo di 5 minuti!!” Vederla così incazzata mi fece sorridere.
“Avresti dovuto vedere la tua faccia mentre gli lasciavi il messaggio in segreteria... “SO, CALL ME!!” eri divertentissima!!” La presi in giro bonariamente, e lei per tutta risposta mi prese a pugni sulla spalla.
“Stronza!! Ti sembra il momento di fare dello spirito?!” Risi ancora.
“Call me!!” sembrava arrabbiata ma rideva, fortunatamente.
“Hayles!!! What time is it?” Urlò Dani, mentre Vero e Luci portavano due sedie per far colazione accanto a noi, e anche Kat ci raggiungeva, incuriosita dal nostro litigio. Il mio caffè sembrava sempre più caldo, nonostante Hayles l’avesse preparato ormai da mezz’ora. Il sole splendeva a picco come se fosse stato mezzogiorno.
“It’s half past twelve!” O cazzo. Mezzogiorno e mezzo. Dani aveva ragione ad essere incazzata con Tay. Assolutamente ragione.
“Where is he!?!” Ormai le urla di Dani risuonavano per tutta la casa, mentre una macchina risaliva a tutta velocità per la stradina sterrata.
“Oh oh...qualcosa mi dice che si scatenerà un uragano...non voglio perdermi questa scena, spostatevi!!” Veronica scostò me e Lucia con uno spintone e mise la sedia in modo da godersi lo spettacolo al meglio, sorridendo soddisfatta.
“Guardate eh...tre...due...uno...” La voce di Dani interruppe quella sussurrata di Vero.
“Brutto stronzo maledetto!! Ditegli che non lo voglio vedere neppure in fotografia!!” Hayles mi guardò confusa, mentre Dania sbatteva violentemente la porta di una delle camerette. La macchina entrò attraverso il cancello e si fermò dietro quella di Lucia.
“What did she say?” Mi chiese Hayley guardando Jeremy che scendeva dalla macchina carico di asciugamani da spiaggia e racchettoni, seguito da Tay, preoccupato per aver visto Dani fuggire così al loro arrivo.
“Hello girls...where’s my girlfriend?” ci chiese guardandosi intorno. Come potevo spiegarglielo?
“Ehm...so...she’s a bit angry...but only a bit... –minimizzai, sorridendo forzatamente- and...she said she can’t see you…either in photograph…” Vidi Tay impallidire ed Hayley scoppiare a ridere.
“Neither in photograph!! Oh, I love her!!!” Tay la fulminò con lo sguardo.
“You’re so stupid, Hayles.” Disse solo, prima di scappare dentro, verso la nostra camera. Sentimmo qualche frammento di una litigata metà italiana e metà americana, poi il silenzio.
“Ah, l’amore...” sussurrai.
“Love...love...it’s beautiful, don’t you think?” Mi chiese Hayles. Non risposi, e guardai l’orizzonte, in cerca di non sapevo bene cosa. Anzi, forse lo sapevo. Ma non volevo pensarci. Vero si avvicinò al mio orecchio.
“Arrivano i tuoi parenti...sarà il caso di avvisare quei due?” Mi alzai lentamente ed entrai in casa, camminando spedita verso la camera.
“Ehi guys...my relatives are coming…” La porta si aprì e Dani mi guardò perplessa.
“Perché parli inglese?” Ci pensai su. Ormai era un riflesso incondizionato, non volevo che i ragazzi si sentissero messi da parte, visto che ancora capivano poche parole di italiano.
“Grazie, grazie, grazie!” Mi disse sorridendo Tay. Guardai Dani, poi nuovamente lui.
“Puoi spiegare al tuo fidanzato che basta un solo “grazie”? Da quando è arrivato non fa altro che ringraziarmi cinquanta volte in una sola frase!!” La mia migliore amica rise.
“Penso voglia dimostrarti la sua gratitudine per averli ospitati qui...anche se per poco...” Quando Dani mi aveva confidato che i ragazzi sarebbero venuti per qualche giorno in Sardegna, non ero riuscita a crederle immediatamente. Mi era sembrato così strano, Dani non avrebbe mai scherzato su una cosa simile, ed infatti pochi giorni dopo, in video chat, i ragazzi mi avevano confermato quello che mi era stato anticipato. A quel punto il problema sorgeva spontaneo: dove “nasconderli”? l’hotel era fuori discussione, non saremo potute entrare ed uscire senza scatenare un pandemonio, ma soprattutto non avrebbero mai avuto pace, circondati di fan accaniti fuori dalla porta della loro stanza. L’unica mia idea era stata quella della nostra villetta, e quando lo comunicai ai ragazzi e a Dani, trovarono la sistemazione perfetta ed adeguata alla situazione.
“It’s quite small...there are only three rooms…but I think it will be good for you…” Spiegai su Skype ad Hayley, Jeremy e Taylor. Loro mi dissero sorridendo di non preoccuparmi, e che si sarebbero adeguati ad ogni sistemazione, purché tranquilla ed isolata. E così, una settimana dopo la nostra chiacchierata, i ragazzi erano atterrati in Sardegna dopo ore estenuanti di volo, in una giornata caldissima. Non avevo mai visto Dani così felice come in questi giorni, e ciò non poteva che rallegrarmi; non mi ero per niente pentita di averla iscritta a quel concorso senza il suo permesso, visto che aveva dato la possibilità a lei e Tay di conoscersi e ,soprattutto, innamorarsi. Ricordai con piacere quei giorni a Londra e Madrid, era così felice da non riuscire neppure a spiegare quello che provava.
“Lui è così...così carino!! non posso credere che abbia qualche tipo di interesse per me. È totalmente impossibile.” Ed invece, due giorni dopo, Taylor l’aveva baciata, e tutto il suo pessimismo era svanito come per magia. Ora era lei che mi spronava a trovare la ragazza giusta, a buttarmi.
“Buttarmi per spaccarmi la testa? Non credo.” Le ripetevo continuamente, mentre lei, abbracciata al suo ragazzo, tentava di convincermi che non sarei potuta restare single a vita. Non ne ero poi così sicura, nonostante fossi circondata da amore ovunque mi voltassi.
Mentre salutavo parenti e zie, appena arrivati, Jeremy si avvicinò a me.
“Can we help you for the lunch?” Gli sorrisi; era un bravo ragazzo, mi piaceva starlo ad ascoltare mentre raccontava aneddoti divertenti di concerti e tournee. Hayles si avvicinò a noi.
“I have thought we can make a cake!” La sua euforia per una cosa così semplice mi fece sorridere, ed accettai immediatamente, suggerendo a Jer di occuparsi del barbecue insieme ai miei zii e parenti vari. Dani, Vero e Luci aiutarono me ed Hayles con la torta, mentre Tay canticchiava e guardava Dani sporcarsi con l’impasto. Era divertente vederli giocare con la farina e ridere per poco, proprio come solo gli innamorati sanno fare. Quando il nostro pasticcio fu messo a cuocere nel forno, abbandonai la cucina e portai una sdraio sul terrazzo. Accesi l’iPod che avevo in tasca, senza alcuna difficoltà nello scegliere cosa ascoltare. Mentre prendevo il sole e dormicchiavo, sentii un’ombra su di me.
“Sofi?” la voce preoccupata di Dani mi fece aprire gli occhi.
“Mh?” Le risposi distrattamente, cercando di risvegliarmi dal sonno.
“è tutto ok? Sei fuggita via senza dir nulla...” Si mise in ginocchio vicino a me.
“Non preoccuparti, è tutto ok...” Prese una cuffia e la portò all’orecchio, annuendo.
“Ora capisco...dovresti cambiare artista sai...” Mi restituì l’auricolare ed io lo rimisi nell’orecchio. Adoravo Noemi, avevo tutti i suoi album, soprattutto da quando ero stata ad uno dei suoi concerti. Tramite un amico di famiglia l’avevo incontrata nel backstage ed avevo partecipato ad una cena con lei ed il suo staff. Ciò che era successo in seguito, preferivo non ricordarlo. Nessuno ne era al corrente, tranne Dani: di lei potevo fidarmi, non l’avrebbe mai detto a nessuno.
“Per ora va bene così...dopo passerò a “Brand new eyes” –dissi, citando un album dei Paramore, e sorridendo- Penso che Hayles approverà.” Dani sorrise, ma sapevo che era preoccupata per questo mio momento di crisi. La guardai dirigersi verso Taylor e sussurrare poche parole in americano, che si persero nel vento di Carloforte. Tornai a guardare l’orizzonte, mentre un buon profumo di arrosto si diffondeva nell’aria.
 
Al pranzo seguì un bagno in piscina tutti insieme, ed una passeggiata, sotto gli occhi curiosi dei passanti, in riva al mare. Parecchi fans si avvicinarono per avere un autografo, ed i ragazzi non si tirarono mai indietro, rispondendo a tutti con un sorriso e facendo parecchie foto. Era incredibile quanto fossero conosciuti, e mi chiesi come mai io non li avessi mai sentiti nominare, prima di conoscere Dani. Al nostro rientro nella casetta era ormai tardi, e tutti erano parecchio affamati.
“Would you like something to eat for dinner?” Chiesi, rivolgendomi a tutti. Lucia annuì.
“Sto morendo di fame! È rimasto qualcosa da pranzo?” Ci pensai su e feci un cenno a Dani perché traducesse quello che stavo per dire ai ragazzi.
“Qualcosa si, ma pensavo che con questo caldo sarebbe meglio una bella coppa di...” Non riuscii a finire la frase, che subito tutti si precipitarono in cucina. Dani rise.
“Penso abbiano voluto comunicarti che erano d’accordo!” Risi anche io.
“Forse è meglio andare a preparare tutto allora!” Ci avviammo in cucina, mentre Hayley cantava “Looking up” alle ragazze. Rimasi rapita ad ascoltare la sua voce.
“Hayley, you’re so great! I love your voice…” Alle mie parole, Hayles sorrise.
“Thank you!” Speravo capisse che le mie parole venivano dal cuore, nonostante non sopportassi le sue sveglie mattutine. Tay si alzò e mi porse un pacchetto.
“It’s for you...” Lo guardai perplessa, ma lui sorrise, per niente imbarazzato dal mio sguardo confuso.
“Yes, thank you for all you are doing for us!” aggiunse Kathryn, abbracciata a Jeremy; erano così carini! Presi il pacchetto dalle mani di Taylor mentre guardavo Dani sorridere. Lei sapeva tutto. Avrei dovuto ricordarmi di picchiarla, una volta che Tay fosse tornato a casa. Strappai la carta colorata e sorrisi nel vedere che dentro c’era il loro ultimo dvd autografato. In un raro momento di felicità, li abbracciai uno per uno. Dani mi toccò un braccio.
“Ho dato un buon consiglio? È l’edizione speciale...ci sono contenuti extra...non è ancora in vendita...” Abbracciai anche lei.
“è un’ottima idea quella che hai avuto, così potrò imparare bene le canzoni per uno dei loro concerti...quando riusciremo a raggiungerli nuovamente..” Lei annuì sorridendo felice. In quel momento Vero mi strattonò per un braccio.
“Allora questo gelato lo prepariamo, si o no?” Hayley sbattè i pugni sul tavolo.
“Ice cream!!” nel vederli così entusiasti mi prodigai nel preparare tutto nel più breve tempo possibile. Poi ci sedemmo tutti sotto il portico e mangiammo cantando insieme. Jer prese il suo basso e Tay la sua chitarra ed intonarono qualche nota delle loro canzoni più famose, mentre Hayley ci allietava la serata con la sua voce. Guardai Lucia e Veronica canticchiare e pensai che ormai avevamo “parawhorizzato” anche loro, poi andai verso il terrazzo e mi sedetti sul muretto.
“C’è una novità...” Mi voltai a guardare Dani, che stringeva tra le mani una busta. Altri regali?
“Che succede?” Lei si sedette accanto a me.
“Voglio tu sia sincera con me: pensi sia folle abbandonare tutto per seguire un amore appena nato?” Non dovetti pensarci molto per risponderle.
“I folli che inseguono i loro sogni sono più felici di coloro che stanno coi piedi per terra...” Dani mi passò la busta.
“Aprila” Sollevai il bordo e vidi spuntare due biglietti aerei. La guardai.
“Mi ha chiesto di accompagnarlo nella prossima tournee dopo l’ultima data europea a Roma...che faccio?” Sorrisi per la sua indecisione, ma sapevo che,nel suo cuore, aveva già deciso.
“Mi mancherai.” Le sussurrai abbracciandola. Sentii gli occhi riempirsi di lacrime, ma quello era il suo momento felice, e dovevo esserlo anche io. Lo ero, ma mi sarebbe mancata come non mai.
“Anche tu...” Ci voltammo a guardare le stelle, mentre i fari di una macchina salivano lungo la stradina sterrata che portava alla casa. Il mio cuore iniziò a battere forte, quando la macchina si fermò nel vialetto e vidi scendere un uomo alto e muscoloso. Tutti ci voltammo a guardarlo, mentre apriva lo sportello e faceva scendere una ragazza dai lunghi capelli rossi.
“Guarda chi c’è...” L’uomo salì nuovamente in macchina e lo vidi fare retromarcia. Tentavo di distrarmi, non capivo nulla di ciò che stava succedendo. Dani mi lasciò sola sul terrazzo ed andò accanto a Taylor, che la strinse a se. Mi voltai.
“Ciao Sofia...” Quella voce leggera mi fece trasalire.
“Veronica...” Mi voltai a guardarla e lei mi sorrise, poi mi strinse a lei.
“Sono qui...” Le note di “The only exception” si diffusero nell’aria: qualcuno si era impossessato del mio nuovo cd-dvd, ma in quel momento non mi importava. Entrambe ci voltammo e guardammo Dani e Taylor abbracciati che ballavano lentamente, mentre Jeremy e Kathryn osservavano il cielo stellato presi per mano.  Sorrisi e la guardai.
“Sei pronta ad affrontare quello che verrà?” Mi chiese, accarezzandomi i capelli dolcemente.
“Solo se ci sei tu con me...” Lei era lì. Io ero lì. Tutto era perfetto; avremo affrontato qualsiasi cosa insieme. Per lei avrei superato ogni difficoltà. Sotto le stelle, sulle note di quella meravigliosa canzone, la baciai. L’amore avrebbe portato me e Dani lontano, ma niente ci avrebbe separate finchè ad unirci c’erano le nostre passioni: la musica e...i nostri sogni.
 

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Capitolo 5
*** Born for this ***


Dania.


Oddio. Lo sto per fare. Seriamente. Non è possibile. Trascinavo la valigia nei corridoi dell'aeroporto di Cagliari. La sicurezza li circondava ovunque andassero. “Sala VIP” lessi in alto. Avremmo atteso lì per il nostro volo verso Londra, dove Kat sarebbe stata a casa. Aveva deciso di rimanere lì per un poco, fino alla partenza da Roma alla volta di Los Angeles.

Tay si avvicinò a me e mi abbracciò forte. Era stato difficile dire ai miei genitori che stavo conoscendo una persona famosa, e quando rivelai loro che era uno dei Paramore si spaventarono. Io e Tay decidemmo di iniziare una storia, seppure a distanza, qualche settimana dopo e la cosa più difficile fu dirlo proprio a loro. Ma ancora più duro fu dire che stavo partendo per seguirlo per tutta la tournee. Non riuscivo bene a focalizzare il tutto ma dopo che Tay mi strinse la mano capii che era tutto vero.

I'm so happy. We are togheter now and you'll stay with me for a long time. Woha! I'm so exciting!” vederlo così contento mi fece uno strano effetto. Sentivo dentro di me che stavo facendo una pazzia: lasciare tutto e partire con lui. Lasciare casa mia, le mie amiche, la mia famiglia. Mi sarebbero mancati da morire. E la mia piccola sorellina! Oddio, non avrei potuto più prenderla in giro come facevo tutti i giorni. Lei era così contenta di conoscere i Paramore. Avevo contagiato tutti in famiglia con le canzoni del gruppo.

Ehi! What....?” sentii all'improvviso le sue braccia forti attorno a me. Jer mi guardò e capii dal mio sguardo che ero nervosa a lasciare tutto quanto così.

I'm sorry. It's just...”

You're never go away for long time, right?” Jeremy aveva fatto centro. Non ero mai stata così lontano per così tanto tempo. Come sarebbe andata? Sofia sarebbe stata con me al live di Roma ma poi io sarei partita a Los Angeles con loro, senza lei.

Annuii debolmente, stretta ancora nell'abbraccio del mio ragazzo.

I'll be there with you. Really, WE'll there with you 'cause... WE ARE PARAMORE!” terminarono la frase tutti insieme e fu quello a rassicurarmi. Tay mi diede un bacio veloce sulle labbra -non era amante del baciarsi in pubblico- e mi sussurrò “i love you” all'orecchio.

I love you too” risposi. Poco dopo il comandante dell'aereo si presentò a noi dicendo che eravamo pronti a partire. Il mio viaggio stava iniziando.

 

 

Era passato un mese e avevo vistato mezza Europa con il mio gruppo preferito. Ormai la mia vita stava diventando un viaggio continuo e mi piaceva. Mi stavo abituando un pò a tutto: i pasti fuori orario, i voli in aereo, le interviste, i giri in città diverse, l'assenza di sveglie mattutine e ore piccole di notte. Dormivo mediamente quattro ore. Di notte, anche dopo i live, si trovava sempre qualcosa di interessante da fare, così andavamo a dormire anche alle cinque del mattino. Quella vita non mi dava tempo neanche per pensare a me, ed era un bene. Ma era arrivato il momento di tornare nel mio Stato.

Roma era fantastica. Non avevo mai avuto l'occasione di starci e quel momento era perfetto. Sofia ci avrebbe aspettato all'aeroporto e non vedevo l'ora di stringere nuovamente la mia best. La vidi da lontano. Non era cambiata tanto: i soliti capelli corti, il solito trucco. Forse qualche kiletto in meno. La strinsi forte.

"O my god! I missed you so much! Wait! Perchè parlo in inglese?" si mise a ridere. Ero talmente abituata a parlare in lingua che essendo a casa non riuscivo a farne a meno.

"Mi sei mancata anche tu."

Dei taxi ci avevano portato a destinazione. Hayles insistette per salire con lei, mentre i ragazzi avrebbero fatto il tragitto su un altro taxi. Telefonai a casa per avvisare che tutto era andato alla perfezione e che ora stavamo andando in hotel.

Dani, sono contenta tu stia bene. Ci sentiamo stasera?”

Appena posso, mamma.” e dopo qualche attimo di silenzio aggiunsi “Mi mancherai.”. Dopo aver chiuso la telefonata, notai di esser arrivata all'hotel. Al centro di Roma. Dalla mia camera potevo vedere un panorama bellissimo.

Tutto ok?” quell'italiano scorretto mi fece voltare.

Yeah.” risposi. Tay mi informò che avevano intenzione di fare un giro per la città.

What do you think about it?”. Come potevo rifiutare? Girare per la capitale con i miei amici, sarebbe stato fantastico.

Hayles correva dentro ogni negozio trascinandoci tutti dentro, Jeremy scattava fotografie dei monumenti più importanti, Tay tentava di imparare qualcosa in più di italiano con notevoli risultati, questo solo grazie a Sofi. Era così bello essere lì con loro. Quel meeting con il gruppo mi cambiò la vita. Conobbi altre ragazze come me, che avevano un amore folle per loro. Ma conobbi tre persone, anzi quattro, fantastiche. Hayles, la bomba che mai si fermava, Jeremy, un ragazzo dal cuore d'oro, Kathryn, una grande amica, e infine Taylor, il ragazzo più strano io abbia mai conosciuto ma anche il più adorabile, il più 'idiotamente carino', come avrebbe detto Sofi. Davanti a tutti e per tutti Taylor era il simpaticone del gruppo, ma quando stava solo con me era un'altra persona: era dolce ma divertente, romantico col suo pizzico di allegria, innamorato ma folle. Era mio. Qualsiasi fan si era fatta fantasie su come erano seriamente i Paramore, persino io avevo scritto una di quelle stupide fan fiction su di loro. Chi non avrebbe desiderato di essere la ragazza di uno dei due ragazzi, chi non avrebbe mai voluto essere coccolata da uno di loro in modo così romantico. Ma erano solo sogni. Non avrei mai creduto di poter diventare realmente la ragazza di Taylor Benjamin York.

What are you thinking about?” Taylor si era avvicinato a me silenzioso, non me ne accorsi.

I'm thinking that i love you.” mi misi a ridere vedendolo fare una smorfia stranissima ma così dolce.

Oh God! Pizza!” vidi gli occhi di Hayles brillare davanti alla pizzeria romana e, presa a braccietto con Jer, entrarono. Sarebbe stata l'ultima fermata dato che in programma c'erano le ore di prove. Ci dirigemmo al Parco della Musica, dove si sarebbe svolto il concerto. Lo staff era già a lavoro.

E' fantastico, Dani! Immaginati la folla e tu qui al centro che canti o suoni. Mi viene la pelle d'oca.” Sofi vagava con lo sguardo cercando di catturare ogni piccolo dettaglio. Io non vedevo l'ora iniziasse quel live. Quando eravamo distanti Tay mi parlava dei suoi live, di come era andata, come aveva suonato e soprattutto di quanto si era divertito. Era così bello vederli suonare. Roma era l'ultima tappa del tour europeo. Barcellona, Londra, Praga, Stoccolma. Nel giro di tre settimane avevamo girato quasi metà Europa. E ora eravamo a Roma! In attesa di un altro live. Sarei rimasta dietro le quinte ad aspettarlo anche stavolta, come la sua ragazza non perché ero la ragazza che aveva vinto un meeting.

C'mon Jer!” Tay richiamava tutti i componenti per iniziare le prove. Io ne approfittai per girare un po' il dietro le quinte e stare con Sofi da sola. Era come in un sogno, tutto sapeva di musica. Tutto sapeva di vita. Era sempre stato un sogno vivere così, ma lo avevo abbandonato dopo la separazione dalle mie vecchie amicizie. Era stato difficile lasciare loro e ancor di più, lasciare quel piccolo mondo che avevamo costruito insieme.

"Allora come va la vita a Roma?" chiesi una volta entrata in mensa. Ci sedemmo a sorseggiare una tazza di tè.

"Uno schifo. Stamattina è iniziata proprio male." roteava il cucchiaino nervosamente, segno di una lite con Veronica.

"Cosa è successo con Vero?"

"Quella stronza! Per non parlare di quel coglione di Gabriele!"

"Stanno ancora insieme?"

"Non stanno insieme, fanno finta di stare insieme. Sono stanca di vederla con lui, di sentirla dire ovunque che lo ama alla follia. Dannazione! Chi cazzo sono io? Una puttana a ore?" ringraziai il fatto che la maggior parte dello staff presente fosse americano e non capisse niente di italiano altrimenti la volgarità di Sofi non sarebbe passata inosservata. Non avrebbe pianto, era troppo adirata e così rimasi calma tentando di farla sfogare il più possibile.

"gliene hai parlato?"

"Lo sa che mi fa schifo questa situazione, ma lei non fa niente! Lei rimane con le sue promesse ma non le mantiene mai. Anche questa mattina. Ti prometto che lo lascio. Secondo te lo farà? Io ne dubito fortemente!"

"Allora perchè non la lasci? Se tiene a te, tornerà."

"Certo, ma sicuramente tornerà anche Gabriele. Dannazione! È possibile che non ne becchi una giusta?" mi misi a ridere nel vederla fare quella smorfia.

"Perchè ridi ora?"

"Scusa, ricordavi uno gnomo di Tay". Tay aveva una passione-ossessione per gli gnomi. Forse troppo. Ne comprò uno anche a Londra, aveva una smorfia buffa che mi venne in mente guardando quella di Sofi.

"Oddio, ancora gnomi."

"A casa sua ne ha un armadio pieno." la informai. Sgranò gli occhi quasi terrorizzata. Poi si mise a ridere.

"Comunque abbi un pò di pazienza con Veronica, vedrai che tutto si sistemerà." le dissi. Tuttavia dentro di me sapevo che le cose sarebbero solo peggiorate, Veronica aveva una reputazione da mantenere e la casa discografica non avrebbe mai acconsentito la separazione tra lei e Gabriele. Non sbagliavo mai in queste cose, Sofi lo sapeva. Ma le mentii per farla sentire un pò meglio.

Dopo aver chiacchierato un altro poco, ci dirigemmo verso il palco dove i ragazzi stavano provando. Scherzavano fra loro, ricordandomi uno di quei video che guardavo e riguardavo su youtube mentre suonavano in sala, mi chiedevo se effettivamente fosse tutto vero. Ora li avevo davanti e non stavano fingendo affatto. Aveva ragione Hayles quando diceva che i Paramore non erano solo una band. Prima di tutto erano una famiglia.

 

Il giorno dopo vidi il Parco pieno di fan. Erano così tanti che iniziavo ad avere una crisi di panico. Hayles salì sul palco così naturale, spontanea. “Are you ready?!” il pubblico li acclamava in modo straordinario. Hayles era come al solito fantastica e i ragazzi balzavano da una parte all'altra a ritmo di musica. Mi chiedevo come facessero a suonare e muoversi in quel modo contemporaneamente.

Sofi tentò inutilmente di fare headbenging cercando di imitare Hayles, ma fu del tutto inutile. Non era affatto portata per queste cose. Io invece mi unii volentieri ai fan urlando a squarciagola le canzoni. Tay rise sentendo la mia voce rauca dopo due ore e mezzo di concerto e mi prese in giro. Gliel'avrei fatta pagare una volta da soli in camera.

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Capitolo 6
*** Stay Away!! ***


Sofia

Il live dei ragazzi fu fantastico. Il nostro entusiasmo era alle stelle, e stare nel backstage con la mia migliore amica era stata un’emozione unica. Avevo cercato di rintracciare Veronica più volte, mentre i ragazzi provavano e poco prima che iniziasse il live, ma il telefono continuava a risultare irraggiungibile, eccetto per qualche suo sms ogni tanto, in cui mi rassicurava dicendomi che tutto era ok e che avrebbe fatto il possibile per raggiungerci. Così mi ero arresa e, trasportata dalla musica dei Paramore, avevo cantato fino a non avere più voce. Vedere Taylor che guardava la mia migliore amica mentre suonava mi aveva reso felicissima per lei, e non potevo fare a meno di pensare a quando avrei provato anche io quella emozione così intensa. Dopo le fotografie e gli autografi di rito, Dani mi aveva portato nei camerini insieme a lei, dove ci aspettavano tutti gli altri, entusiasti come non mai.
“Rome is beautiful!!” Hayles saltellava da una parte all’altra, sembrava non riuscire a star ferma, tanto che Jeremy si trovò costretto a bloccarla stringendola tra le sue braccia.
“Be quiet just a moment, Hayles!” Ridemmo tutti insieme, cercando di convincerla a sedersi, ma lei non voleva saperne.
“Oh please, I really want to visit Rome, now!!” Mi chiese, quasi supplicandomi. Dani rise, stretta al suo Tay.
“Pensi di riuscire a portarci in giro per Roma, a quest’ora di notte?” Guardai l’orologio: quasi le tre. Se avessimo avuto un po’ di fortuna, saremo riusciti a trovare qualche paninaro ancora aperto, disposto a prepararci degli ottimi panini con porchetta, un classico romano che dovevo assolutamente far assaggiare ai ragazzi.
“C’mon Hayles, let’s go!” La presi a braccetto e lei mi seguì euforica, tra le risate generali. Con noi c’era anche Kathryn. Tay e Dani si avvicinarono a me.
“Grazie Sofia, grazie...fantastica!” Mi disse Taylor in un italiano un po’ stentato, facendomi sorridere, mentre camminavamo lungo le vie ormai deserte della capitale, non appena esser scesi dal taxi.
“Penso voglia dirti che sei una persona fantastica tesoro!” Tradusse simultaneamente Dani. Annuii.
“Sta prendendo lezioni di italiano?” Chiesi.
“No no...ascolta me parlare al telefono con te e coi miei, e apprende quelle poche parole utili per comunicare!” Taylor ci guardava perplesso, così decisi di renderlo partecipe della conversazione.
“And so, is she your italian teacher?” gli chiesi indicando la mia migliore amica. Finalmente inserito nell’argomento, lui mi sorrise.
“She’s a great teacher...and so beautiful too.” Ammise sornione, guardando Dani. Lei si schernì.
“Non rompere!” Rispose in italiano, ma Tay parve capirla, e scoppiò a ridere.
“Non rompere, non rompere!” Disse ancora, sbuffando ironicamente, come ad indicare il fatto che Dani ripetesse spesso queste parole.
“Posso sapere perché ancora non gli hai fatto capire che ripetere le parole una volta è sufficiente? Sembra un pappagallo.” Sussurrai a Dani, che mi guardò scuotendo la testa.
“Come osi dare del pappagallo al mio ragazzo? E comunque, in ogni caso, sarebbe un bel pappagallo!” Ridemmo insieme, come ai vecchi tempi. Accanto al Colosseo, che splendeva nella notte, individuai un furgoncino di paninari ancora aperto. Mi avvicinai ad Hayles.
“Are you hungry?” le chiesi. Lei mi guardò e mi parve di vedere i suoi occhi luccicare.
“Yes, I’m starving!!” mi sussurrò all’orecchio. Le indicai il ragazzo che, nel camion, preparava un enorme panino ad una coppia.
“Would you like to eat a sandwich with some porchetta and mayonnaise?” Hayley accettò immediatamente, e non potevo che essere felice di questo. Chiesi al ragazzo di preparare sei panini con porchetta, e ci sedemmo nelle panchine ad aspettare, parlando del più e del meno.
“Why don’t you come to America with us?” Mi chiese Jeremy, vedendo me e Dani così unite. Fu lei a rispondergli.
“Oh Jer, she's got a girlfriend here!” Le tirai una gomitata, guardandola malissimo.
“Please, shut up!” Le risposi, sentendo gli sguardi degli altri su di me. Tutti sapevano della mia storia con Veronica, ma probabilmente anche a loro era poco chiaro il motivo per cui lei non fosse con noi in quel momento. Taylor fu l’unico che capì il mio disappunto.
“Leave it...It’s ok.” Mi disse sottovoce, approfittando di un momento in cui gli altri non avrebbero potuto sentirci.  Lo ringraziai con un cenno della testa ed un sorriso gentile. Tutti mangiarono con gusto, ma Dani si accorse subito che il mio panino non era neppure a metà; ogni boccone sembrava veleno. Nonostante qualche sms, Veronica non mi aveva ancora chiamato, e questo mi toglieva l’appetito .
“Non sei affamata?” Mi chiese Dani.
“Non molto, ma non preoccuparti. Starò meglio dopo una passeggiata.” Ci incamminammo insieme agli altri lungo il viale del Colosseo.
“Non ti ha cercata?” Scossi la testa ancor prima che terminasse la domanda.
“Ne vuoi parlare?” Mi chiese Dani, mettendomi un braccio sulle spalle; mi strinsi a lei.
“Non cambierà niente, qualsiasi cosa io dica o faccia. Continua a promettere, ma non mantiene, ed io mi son rotta le palle.” Le confessai a cuore aperto. Lei non parlò, sapeva che qualsiasi cosa avesse detto, nulla poteva cambiare la realtà. Tay ci raggiunse.
“Is there a newsagent’s here?” Sicuramente i ragazzi erano ansiosi di leggere i commenti al loro concerto sui più importanti giornali locali.
“Yes...look, over there!” Gli indicai un’edicola poco avanti, e lui corse via insieme a Jer. Quando li raggiungemmo, stavano ancora scegliendo quali quotidiani comprare.
“Corriere...della sera...no, it’s not so important!” Sentenziò Jer, buttando il corriere sopra altri giornali. Dani lo guardò sconvolta.
“Are you kidding me? It’s one of the most important newspapers in Italy!!” Lo sgridò bonariamente, ma aveva pienamente ragione. Jeremy chiese scusa con un breve inchino e riprese in mano il quotidiano ormai tutto spiegazzato. Guardai Kathryn che rideva di cuore mentre tentava di consolare suo marito. Mentre ascoltavo i ragazzi litigare scherzosamente, lo sguardo mi cadde su uno dei rotocalchi che odiavo così tanto. Ciò che lessi mi lasciò senza parole.
 
“Intervista a noemi: io e gabriele sposi entro l’anno. La cantante confessa al nostro giornale: ci amiamo come il primo giorno.”
 
Quelle parole sembrarono trafiggermi il cuore. Come aveva potuto mentirmi così spudoratamente su una cosa così importante? Dani doveva aver seguito il mio sguardo, e sentii la sua presenza alle mie spalle, mentre le lacrime scendevano sul viso, nonostante cercassi di fermarle. Hayley mi guardò indicando quella copertina.
“Is...is she your girlfriend?” mi voltai a guardarla.
“No. She is not my girlfriend. I feel so stupid…” Sussurrai, prima di scappare via, rincorsa da Dani.
“Sofia fermati! Aspettami!” mi afferrò per un braccio e mi strinse forte a lei. I ragazzi uscirono dall’edicola e si fermarono a guardarci, in religioso silenzio. Non appena mi calmai, mi liberai dall’abbraccio della mia migliore amica.
“Devo andare...devo...parlarle...capire...” Dani annuì.
“Vengo con te. Veniamo con te. Ti aspettiamo alla reception, non voglio lasciarti sola. E neanche loro.” Guardai gli altri, che sorridevano cercando di consolarmi.
“I’m so sorry...scusa...” Mi disse Taylor, che si sentiva in colpa per avermi portato in quell’edicola.
“No...it’s not your fault.” Lo rassicurai, poi guardai Dani.
“Devo andare da sola. Raggiungetemi tra un’ora. Dimmi che c’è un posto nelle vostre camere.” Dani fece un cenno ad Hayles, che parve capire.
“Room 205. I’ll wait for you.” Mi sorrise, ed io ricambiai. Poi scappai via, correndo verso un taxi. Dovevo chiarire con Veronica, prima che la mia vita fosse rovinata per sempre. Dentro me, la delusione aveva lasciato posto ad una rabbia crescente. Avrei fatto le valigie e sarei tornata in Sardegna. Quella fu la mia prima decisione da ragazza single. E libera.
 
 
Quella decisione, presa su due piedi in un momento di rabbia, venne ben presto dimenticata. Quella sera io e Veronica litigammo come mai era successo.
“Sei una stronza, falsa, ipocrita e meschina. Ecco cosa sei.”
“Cosa diavolo vuoi dire?” Veronica aveva finto di non capire, ma nel suo sguardo era facile leggere una innata capacità di dissimulare le menzogne che raccontava.
“è finita. Me ne vado. Ecco cosa voglio dire.” Avevo preso i pochi vestiti sistemati alla rinfusa nel suo armadio ed avevo gettato tutto in una borsa. Veronica aveva tentato di fermarmi, senza molto successo.
“è solo una stupida intervista, io e lui non ci sposeremo mai! Come posso fartelo capire?” L’avevo guardata scuotendo la testa.
“Non abbiamo più niente da dirci. Domani torno in Sardegna.” Avevo aperto la porta con la borsa sulla spalla, guardandola per l’ultima volta: i suoi ricci rossi, i suoi occhi verdi che mi fissavano, incredula. In lei però, non avevo visto più la ragazza di cui mi ero perdutamente innamorata, che avevo stretto a me durante la notte. Fuori da quella porta, Dani ed Hayles mi aspettavano con le chiavi delle loro camere in mano. Avevo chiuso senza voltarmi, ed era stato come chiudere la porta del mio cuore. Grossi, enormi muri si erano sollevati intorno ad esso per proteggerlo da altre delusioni. Promisi a me stessa che non mi sarei mai più innamorata di nessun’altra ragazza. Hayles mi aveva guardato preoccupata.
“Are you ok?” Mi aveva chiesto, mentre abbracciavo Dani.
“Yes. I’m ok...I’m only tired.” Avevo sospirato.
“Abbiamo cambiato hotel e preso altre camere. Oggi dormo con te ed Hayley.” Dani era sicurissima di quello che diceva, mentre ci recavamo al piano inferiore.
“No, non rinunciare a stare con Taylor per me. Per favore, non me lo perdonerei.” Avevo lasciato la borsa vicino ad un divano, ed avevo sentito il mio corpo cadere su di esso come peso morto. Non ero più padrona di me stessa e delle mie emozioni, mi sentivo un sacco vuoto.
“Torno in Sardegna. Ci torno domani.” Avevo sussurrato.
“Non ti lascerò tornare in Sardegna. Non da sola e non in queste condizioni.” Aveva sentenziato la mia migliore amica, e sapevo che quel tono di voce significava solo una cosa: non sarei andata da nessuna parte.
“Why don’t you come to America with us?” Mi aveva ripetuto Hayles, come poco prima aveva fatto Jeremy. I ragazzi avevano annuito, convinti che quella sarebbe stata la soluzione migliore. I miei “no” non erano serviti a nulla. Quella mattina Dani ed Hayley erano arrivate in camera mia alle sette del mattino e avevano buttato tutto in una valigia:quello era il loro personale modo per farmi capire che non avrei ottenuto niente, neppure se mi fossi legata al letto o alla porta. Alla fine avevo ceduto, ed ora un volo di 12 ore mi avrebbe portato a Los Angeles, dove avevo sempre sognato di stare fin da quando ero una bambina. Guardavo fuori dal finestrino con aria assorta, ascoltando distrattamente le chiacchiere incessanti di Hayles: non aveva dormito neppure per un secondo, aveva continuato a muoversi per l'aereo, bere e soprattutto mangiare. Dani era crollata insieme a Taylor non appena messo piede nell'aereo.
“Are you feeling ok?” Mi chiese Jeremy vedendo la mia espressione triste. L’avevo visto più volte durante il viaggio sussurrare qualcosa a sua moglie guardando verso me, ma avevo fatto finta di nulla. Non sembrava davvero che io stessi andando in America, anzi; ai loro occhi dovevo sembrare una condannata a morte in attesa della sedia elettrica.
“Yes, I'm ok, thanks” Risposi cercando di non sembrare troppo scontrosa.
“Have you ever been to America?” Hayles si sedette vicino a me, e fui costretta a voltarmi verso lei mettendo da parte i miei pensieri.
“No, I haven't...”
“Oh, it's so amazing! You'll love it!” Sorrisi alle sue parole, mentre guardavo Dani che si lamentava nel sonno, e Tay che si svegliava confuso ed assonnato. La scosse leggermente per svegliarla.
“Are you ok?” le chiese preoccupato. Com'erano carini. Tornai a guardare le nuvole, sovrappensiero, mentre Hayley ordinava un altro panino super, seguita a ruota da Taylor e Jeremy.                                                                                                                                                                                                                                                                                              

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Capitolo 7
*** Whoa! ***


Dania.

Los Angeles illuminata da lampade al neon e insegne colorate sembrava un sogno. Qualche amico dei Paramore ci aveva invitato a mangiare qualcosa fuori, così dopo aver sistemato i bagagli in hotel ci dirigemmo in un locale. Conoscevo la maggior parte di loro e fui veramente felice di rivederli.

"Lindsay! I'm so happy to see you again! How are you?" salutai Lind con tanta felicità. L'avevo conosciuta a Londra durante un live dei ragazzi e era stata così simpatica. Avevamo passato tanto tempo insieme soprattutto quando i ragazzi non c'erano a causa dei loro soliti impegni. Tra un'intervista in radio e una per i giornali, Lind mi fece compagnia.

"Lind, this is my bestfriend Sofia"

"Nice to meet you, Sofia." il suo italiano stentato mi fece sorridere. Una volta seduti ai tavoli riuscii a far sedere Sofi accanto a Lind. Chissà se sarebbe nato qualcosa.

Tay quella sera era molto protettivo: mi voleva vicino a lui, mi teneva la mano o mi circondava con le sue forti braccia. Sembrava quasi che volesse far sapere di noi al mondo intero. E da una parte tutto questo mi piaceva. Quando mi chiese di esser la sua ragazza, Tay volle nascondere tutto ai giornalisti ma soprattutto ai fans. Così niente baci in pubblico, niente foto sui siti -tranne qualcuna di gruppo-, ma soprattutto nessuna romanticheria davanti ai fans. Quella sera mi sembrò così strano vederlo al mio fianco a qualsiasi passo. Era strano anche solo che mi baciasse davanti agli altri.

Ordinammo da mangiare e bere. Mentre io, Kat e Sofi optammo per qualcosa di leggero, come un'insalata, gli altri si videro davanti dei panini enormi, come cheeseburger ripieni di chissà quali cibi grassi.

"Oddio, mi fate schifo!" commentai vedendoli addentare quel panino gigantesco.

"What?" mi chiese Jeremy con la bocca piena. La mia faccia schifata esprimette tutto il mio dissenso nel mangiare quelle porcherie. Tay sembrava godere nel mangiare quel coso e vedendo la mia faccia allibita non potè che scherzare.

C’mon, give me a kiss sweetie…” mi allontanai da lui respingendolo.

"Please!" tutti si misero a ridere vedendo quella comica scenetta.

"You are so pretty!" commentò Lind scattandoci qualche foto. La cena proseguì tra risate e morsi a panini stracolmi. Non mi ero mai sentita così a casa.

Ad un certo punto della serata Tay cercò nella borsa qualcosa. Gli chiesi cosa stesse facendo e lui tolse fuori un piccolo pacchetto. Sicuramente fatto da lui data la poca precisione e bellezza.

"It's a gift for your best."

"Seriously?". La mia migliore amica lo aprì curiosa scoprendo un portachiavi con uno gnomo.

"Thank u, Taylor. It's a amazing! Everytime i'll see this, i'll remember you, little elf!" disse sorridente mentre io, Hayles e Jerm spalancammo gli occhi. Non ci potevo credere! Sofi aveva confuso gli gnomi coi folletti! Per Tay non era una cosa da poco.

"Ehm...really, this is a gnome. The elf is more different 'cause..." Tay continuò a elencare le differenze tra gnomi e folletti, Kat rideva e Hay e Jerm alzarono gli occhi al cielo mentre Sofi lo ascoltava sbalordita. Quasi terrorizzata dalla parlantina senza limite del mio ragazzo riguardo l'argomento.

"Ehi, any. Please." lo supplicai di smetterla. Lui mi guardò e dopo aver guardato Sofi mi abbracciò coccolandomi.

"Ok. Scusa." disse correttamente. Sofi l'applaudì fiera di lui. T iniziò a pavoneggiarsi ma senza più tanti applausi.

"Dani, i want learn italian, too!" Hayles sembrava una bambina con quella vocina implorante.

"Ok, it's easy. So, when we see a beautiful boy in Italy, we say..." feci cenno a Sofi per concludere la frase.

"I'm sorry but i'm not good with boys" sollevò le spalle rassegnata. La guardai.

"We say that he's a bel ragazzo. While we see a beautiful girl, we say..." altro cenno alla mia amica.

"That she's a gnocca!"

"Sofi! Potresti essere meno volgare?"

"Ok, sorry. We say that she's a figa!" mentre la rimproveravo per la sua solita volgarità, i ragazzi iniziarono a ripeterlo continuamente confrontandosi l'uno con l'altro. Oramai dovetti arrendermi.

Dopo la cena io e Tay andammo un pò in giro per la città. Sembrava quasi il nostro primo appuntamento.

Prima del live a Madrid dove avevo vinto il meeting, io e le altre fan avevamo trascorso un pò di tempo con i nostri adorati Paramore. Scoprii di avere tantissime cose in comune con Tay e dopo il concerto scambiai il numero di telefono con Jer . Due giorni dopo -fortunatamente stavo ancora a Madrid per una piccola vacanza estiva- mi telefonò chiedendomi di incontrarci. Pensavo che ci sarebbero stati anche tutte le altre e anche gli altri Paramore, invece eravamo solo io e lui. E dopo averli seguiti anche a Londra, Tay mi chiese di sentirci tutti i giorni affinchè potessimo conoscerci sempre di più. Diamine! Non passava giorno che non ci sentissimo per almeno un'ora. Skype, e-mail, sms, telefonate. In un modo o nell'altro sapevo cosa combinava. Erano passati poche settimane e già stavamo insieme, anche se a distanza. In quel momento mi sentivo come allora. Felice e euforica. Taylor York e la sottoscritta passeggiavano per le vie di L.A. in totale libertà.

"Let's go, it's late and tomorrow....." non feci in tempo a finire che le sue labbra erano già sulle mie. L'albergo non era così distante come sembrava, e solamente due pazzi come noi avrebbero corso per non perdersi quel momento di follia allo stato puro. L'ascensore sembrava non voler salire velocemente quei piani e, mentre il ragazzo addetto all'ascensore ci guardava silenziosamente, io e Tay ci scambiavamo sguardi d'intesa. Entrambi non vedevamo l'ora di essere in quella stanza da soli.

L'indomani i miei vestiti confusi fra i suoi mi sembravano un pizzico di realtà in quel sogno che stavo vivendo.

"Good morning, sun!"

"Good morninig, gnome!" mi tenne ancora fra le sue braccia. Solo al suono della sveglia ci alzammo. La mattinata era piena di impegni, sia per me sia per lui. Il gruppo avrebbe avuto una sessione foto con Lind la mattina mentre la sera le prove per il live, quindi decisi che avrei fatto un giro per la città di mattina visitando qualsiasi posto possibile. La sera avrei fatto shopping.

"Sono le dieci di mattino, come fai a esser così energica con solo sei ore di sonno?"

"E chi ti ha detto che son state sei? Forse erano le sei quando mi son addormentata. - feci una pausa- effettivamente, ora che ci penso ho solo tre ore di sonno. Oddio! Sto diventando come Jeremy!"

"Quindi hai fatto le ore piccole con Tay?" mentre Sofi si concentrava sul fatto che io e Tay avevamo passato la notte insieme, io mi rendevo conto sempre di più di essere abituata al ritmo dei Paramore.

"Oddio, quando tornerò a casa non riuscirò mai a dormire, se continuo così"

"Cosa è successo con Tay? Dai, dai racconta!". Era in quei momenti che mi veniva nostalgia di casa. Sofi che insisteva per sapere qualcosa di piccante era qualcosa di così comune nella mia vecchia vita e mi mancava terribilmente li.

"Cosa vuoi che ti dica? L'abbiamo fatto e non è la prima volta." le dissi per non sentirla insistere più.

"Ah, mi immagino già con quei piccoli pargoletti!" la sua fantasia era sempre un passo troppo avanti della mia. Stop! Frena!

"Calmati! Nessun pargolo! Niente fantasie su queste cose. Voglio godermi la vita ora!"

"Si si, tanto prima o poi..."

"Sai come la penso. E comunque basta! Cambia discorso!" eccoci al solito punto. Sofi mi prendeva sempre in giro perchè per me la vita di coppia era veramente un mistero. Prima di Tay non c'era stato nessun altro e pensare già a figli e matrimonio e quant'altro mi sembrava una pazzia. La mia amica aveva sempre detto che sarei stata la prima a sposarmi del gruppo, ma io ne dubitavo tantissimo. Sinceramente dubitavo anche di volermi sposare. Certo che avendo Taylor come futuro marito chi avrebbe mai rifiutato?

Ma i miei pensieri finivano molto presto, solitamente si fermavano al punto in cui dovevo scegliere l'abito da sposa. Per me sarebbe stato un'incubo vestirmi di bianco o panna o crema che sia. Oddio! Scacciai quei pensieri scuotendo la testa.

"Ok, che ne dici di uno spuntino?" proposi. Avevo fatto colazione con metà biscotto dato che il resto lo aveva voluto Tay, quindi avevo lo stomaco vuoto. Dopo uno spuntino abbastanza salutare ma buono, aspettammo Kat e ci mettemmo in cammino per il nostro shopping nella famosa Rodeo Drive. Era bellissima. Era chic. Comprai un regalo a ciascuno dei ragazzi, e soprattutto qualche piccolo souvenir per casa. Quando arrivammo all'hotel eravamo talmente stanche che mi addormentai sul letto di Hayles ascoltando il telegiornale. L.A. mi aveva portato via tutte le energie ma ero più felice di quanto potessi mai immaginare.  

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Capitolo 8
*** That's what you get. ***


Sofia


Qualche grosso fiocco di neve scendeva dal cielo americano, in quella fredda giornata di novembre. Mi piaceva stare a guardare la città, ancora immersa nel sonno, non appena mi alzavo dal letto la mattina presto. La mia camera era piuttosto semplice, con tutto il necessario per quelle poche ore che eravamo soliti passare in hotel. Mi sentivo stanca, ma iniziavo a divertirmi: dopo una breve colazione passavamo il nostro tempo tra prove e piccole riunioni dello staff ed io e Dania non facevamo altro che comprare ogni singolo souvenir che vedevamo. Andai a rovistare nella mia valigia alla ricerca di una giacca da mettere che fosse abbastanza pesante da coprirmi decentemente e non farmi congelare, e, come per uno scherzo del destino, ritrovai in mano i biglietti del mio rientro in Sardegna. Mancava pochissimo tempo, ma cercavo di non pensarci, perché il solo pensiero era in grado di rovinarmi la giornata. In quel momento squillò il telefono.
“pronto?” risposi ancora assonnata, senza neppure guardare lo schermo.
“Ciao Sofi...tutto bene?” La voce di mamma mi sembrava così strana che per un attimo faticai a riconoscerla
“Mamma...si va tutto bene...voi come state?” Ero felice di sentirla, ma non riuscivo a pensare serenamente al fatto che presto li avrei rivisti.
“Stiamo bene. Hai fatto i biglietti?” Risposi con un mormorio.
“Ti aspettiamo...sei stata via per un sacco di tempo e...” In quel momento sentii bussare alla porta e sospirai di sollievo.
“Mamma, devo andare, bussano alla porta. Ci sentiamo più tardi.” La salutai sbrigativamente e corsi ad aprire: davanti a me trovai Dani, sorridente.
“Buongiorno!” In mano aveva un vassoio con la colazione per noi due.
“Ehi! Come mai sveglia?” La feci entrare e ci sdraiammo nel grande letto matrimoniale.
“Tay dorme, così ho pensato che ti sarebbe piaciuto far colazione con la tua cara, vecchia migliore amica” Sorrise.
“Stupida, certo che mi fa piacere! Mi sento così...stanca! come fanno a reggere questo ritmo per tutto l’anno?” Risi e Dani alzò gli occhi al cielo.
“è una bella domanda...” Prese un biscotto ed iniziò a mangiarlo lentamente, guardando la neve che cadeva. Nei suoi occhi vedevo una luce particolare.
“Dani? Che succede? Oggi sei...strana. Ma non strana strana...strana in positivo!” Dani mi guardò e rise.
“Sai che giorno è oggi?” Ci pensai su.
“Ti offendi se ti dico di no?”
“Quattro mesi fa io e Taylor ci siamo fidanzati...ora ricordi?” Lasciai cadere il biscotto che stavo mangiando e la abbracciai forte.
“O mio dio! Auguri!! Anzi no, non si fanno gli auguri!”  Lei rise, frastornata.
“Grazie Sofi, quanto entusiasmo!” Alla porta qualcuno bussò. Corsi ad aprire.
“Good morning! Is my girlfriend here? I think I had lost her somewhere in the hotel!” Taylor si guardava intorno disperatamente.
“She’s here, don’t worry! I’ll give her back to you in a minute!” Dani però aveva già sentito la sua voce.
“Ci vediamo più tardi...ti lascio qualche biscotto!” Volò tra le braccia del suo Tay e li guardai andare verso la loro camera abbracciati. Chiusi la porta e guardai il vassoio ancora pieno di biscotti al cioccolato. Ma Dani non mi aveva lasciato solo quelli; avevo un’idea che li avrebbe stupiti e divertiti. Presi la vestaglia e mi precipitai fuori dalla camera: dovevo parlare con Hayles.
 
 
 
“Posso sapere dove stiamo andando?” Mi chiese disperatamente Dani, mentre guidavo lei e Taylor in giro per i corridoi dell’hotel dove alloggiavamo.
“Stamattina ho scoperto una stanza stupenda, devo assolutamente mostrarvela!” Osservai con la coda dell’occhio l’espressione di Taylor, in visibile sofferenza: guardava l’orologio almeno una volta al minuto. Immaginavo che sicuramente avesse avuto altri programmi per quella giornata, ma cercai di non ridere davanti a loro. Arrivammo di fronte ad una grande porta, e la aprii lentamente.
“Entrate, accendo la luce!” Li spinsi dentro.
“Sofi...se scopro cosa stai combinando io ti...” Dani non fece in tempo a finire la frase; la luce si accese e un urlo unanime si diffuse per tutta la stanza. Dania e Taylor si guardarono intorno confusi, mentre io ed Hayles saltellavamo da una parte all’altra: era stata un’ottima complice per questa piccola festa a sorpresa. Non c’erano più di 30 persone, ma non era questo l’importante; Tay e Dani dovevano festeggiare con noi il loro mesiversario.
“You’re crazy!” Gridò Taylor, mentre Jeremy gli dava un’affettuosa pacca sulla spalla.
“Non avete ancora visto niente!” esclamai entusiasta, mentre tutti si complimentavano con i due piccioncini. Hayles si avvicinò lentamente a me.
“Are you ready?” Guardai Jer, che annuì con un cenno della testa. Lasciammo Dania e Tay insieme agli altri e scappammo in un angolo appartato della grande stanza, dove ci preparammo per bene. Io ed Hayles indossammo dei vestiti simili a quelli che portava solitamente Dani, mentre Jer era riuscito a prendere una delle cuffiette di Taylor. Mentre terminavo di aiutare Hayley con la pettinatura, notai Jeremy che rovistava in una scatola.
“What are you doing?” Chiesi distrattamente, osservando Hayles  che si truccava attraverso lo specchio. Lui si voltò e sentii la risata di entrambi; quando sollevai gli occhi, notai che teneva in mano due gnomi da giardino.
“Oh my god! They’re so pretty!!!” Esclamai emozionata, nel vedere che uno degli gnomi aveva la cuffietta e non il solito cappellino a punta. Ero sicurissima che un giorno avrebbero trovato posto in un grande giardino nella casa di Dania e Taylor. Ormai pronti, Jeremy diede l’ok perché le luci si abbassassero. Tornammo in sala, tra le risate generali di tutto lo staff e gli sguardi perplessi di Taylor e Dani. Mi schiarii la voce.
“Signore e Signori, cantanti, batteristi, bassisti, chitarristi, fotografi e chi più ne ha più ne metta, vi presentiamo un piccolo momento musicale dedicato ai nostri più cari amici. Dirige il maestro Jeremy Davis. Canta la meravigliosa, stupenda, fantasticamente brava  Hayley Nichole Williams! –guardai Hayley che mi osservava sconvolta e scoppiai a ridere- ehi,non montarti la testa, stavo scherzando! Per quanto mi riguarda li accompagnerò nel balletto... Anche se alla fine sfigurerò, perchè quella brava è solo lei..” Sussurrai poi, indicando Hayles. Tutti applaudirono, mentre lei terminava di tradurre le mie parole. Incrociai lo sguardo di Lindsey e la salutai con un cenno del capo ed un sorriso; lei ricambiò sorridendo ed alzando il bicchiere che teneva in mano verso di me. Il nostro piccolo spettacolino era organizzato sulla musica di “Running on sunshine”. Io ed Hayles, nella parte di Dani, corteggiavamo Jeremy, che ovviamente aveva la parte di Taylor. Vidi la mia migliore amica ridere, nonostante il suo sguardo assassino volesse incenerire me ed il piccolo folletto rosso. Alla fine li portammo con noi a ballare, coinvolgendo tutti gli altri.
“Tu sei pazza, ti ammazzo!!” Mi sussurrò all’orecchio la mia migliore amica, ed io risi sinceramente: sapevo di averne combinato una molto più grossa, e speravo che Dani e Taylor avrebbero diviso equamente le colpe tra me ed Hayles. Quando ci accorgemmo che ormai era notte fonda, salutammo tutti gli altri, che si apprestavano a raggiungere le loro camere per trascorrere una notte tranquilla. Io ed Hayles, scortate da Jeremy, accompagnammo gli sposini alla loro suite, un piccolo regalo che avevamo deciso di far loro.
“Non dovevate davvero disturbarvi, ma siete stati carinissimi.” Ci ringraziò Dani, sulla soglia della porta.
“Really...we love you.” Replicò Taylor. Io ed Hayley ci scambiammo uno sguardo serio, sforzandoci per non ridere.
“C’mon, it’s late. Let’s go to sleep. Good night guys. Have nice dreams.” Disse gentilmente Jeremy, prendendo me ed Hayles a braccetto. Salutammo e saltellando andammo verso le nostre camere. Non appena la porta della suite si aprì e Tay e Dani entrarono, corremmo vicino all’ingresso della loro camera. Potevo quasi immaginare Dani che si guardava intorno sconvolta, osservando le mille scatole di preservativi sparse per tutta la stanza, opera di Jeremy, alla quale avevo deciso di collaborare mettendo ad ogni scatolina un fiocchetto di colore diverso. Aspettammo a lungo, sapendo che avrebbero riso di quello scherzo, pensando fosse l’unico. Ed infatti così fu; ma dopo interminabili momenti di silenzio, sentimmo la voce inconfondibile di Taylor che esclamava stupito:
“...What a fuck...?” e Dani che gli faceva eco:
“Oh my god!! I’ll kill them!!” Non facemmo in tempo a trattenere le risate, che uscirono spontanee per quella scena esilarante. Eravamo stati davvero cattivi a riempire di panna e farina il loro letto, e sapevamo quello che ci aspettava. Eravamo ancora troppo impegnati a ridere del nostro misfatto quando sentimmo i nostri capelli riempirsi di panna e le risate dei nostri amici. Fortuna aveva voluto che non si fossero arrabbiati troppo, e la serata finì con una guerra a colpi di panna e farina. Li lasciammo soli che erano ormai le tre di notte, promettendo di non far mai più scherzi idioti, e tornammo nelle nostre stanze. Invitai Hayles a fare due chiacchiere in camera mia, nonostante l’ora ormai tarda, e lei accettò. “La vendetta è stata compiuta” pensai tra me e me quella notte, rigirandomi nel grande letto, guardando Hayley che dormiva profondamente. Ancora non sapevo cosa mi aspettava.


 


Le autrici approfittano della pubblicazione per augurare un felice inizio d'anno a tutti i lettori :)
 

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Capitolo 9
*** Brick by boring brick ***


 

Dania.

 

Quattro mesi insieme. Chi ci avrebbe mai creduto? Guardai la sveglia. Sempre la solita ora: le 7:45. Era troppo presto per alzarsi. Sicuramente erano ancora tutti sotto le coperte per recuperare le ore di sonno perse quella notte. Tra la festa a sorpresa e la battaglia dopo, eravamo seriamente stanchi. Ma Tay riuscì comunque a portarmi via altre ore per restare insieme a me. Era questo il bello del mio Tay. Riusciva sempre a convincermi. Quando ero in Sardegna e il mio umore era pessimo cercava di ricordarmi che il sole prima o poi sarebbe spuntato solo per me, che tutto sarebbe andato bene e che un giorno sarebbe stato al mio fianco. Per sempre. Mi terrorizzava un poco quella promessa di eternità ma da una parte mi rianimava il cuore sapere che lui voleva esserci per tutto quel tempo.

Lo guardai dormire e immaginai i suoi sogni. Chissà se sognava gnomi e folletti anche la notte.

“Uuhh – si lamentò- it's just...is it late?”

“It's not late. You can still sleep.” risposi.

“No. I ...i wanna kiss you now, then we can sleep togheter.”. Dopo quel bacio non fu possibile riaddormentarsi.

 

“O God!” mi lamentai. Ero distrutta, stanca, con due ore di sonno era troppo faticoso restare in piedi.

“Ore piccole Tayni?” mi prese in giro Sofi.

“Don't call me in this way!” dissi ma Sofia e Hayles sembravano essersi messe d'accordo per prenderci in giro. Avevano veramente superato il limite. Jeremy mi portò la colazione: un croissant caldo alla crema e un caffè. Lo ringraziai.

“I think that you need coffee after this night. I need one too.” mi sorrise facendomi quasi dimenticare che l'idea di riempire la camera di preservativi era stata sua. Avevano tutti superato il limite.

“I need to talk to you.” afferrai T per il braccio trascinandolo per un polso.

Dovevamo trovare un piano per vendicarci. Hayles detestava che qualcuno le toccasse i suoi trucchi, così li avremmo nascosti per bene. Sofia odiava tante cose ma per metterla in imbarazzo sapevo bene come fare. Il piano più difficile fu quello riguardante Jeremy. Era sempre stato così dolce con me, calmo e pacato, lui era perfetto. Mi dispiaceva un poco fargli uno scherzo malvagio.

Mentre Tay distraeva i ragazzi, io corsi nelle nostre camere dicendo di essermi dimenticata una cosa. Nascosi i trucchi di Hayles sotto il letto, sapendo che essendo così infuriata non ci avrebbe mai pensato. Poi andai in camera di Jer e sostituii i suoi cereali preferiti, che custodiva gelosamente in valigia, con delle barrette integrali dietetiche che detestava. Mentre tornavo dai ragazzi telefonai a Lindsay dandole appuntamento per una cena.

“Ehi, tutto ok?”

“Certo, my best” Sofi non sospettava niente. Ed era la cosa migliore. Mi avvicinai a Tay che mi strinse a lui e poi andammo alla sala prove.

Di sera i ragazzi ci proposero di andare al lunapark. Accettammo tutti. Stando a NY sembrava una tappa obbligatoria, e per quanto non amassi i lunapark, accettai vedendo Tay così eccitato. Io avrei dovuto avvisare Sofia. Cosa che non feci, le diedi appuntamento a un ristorante poco lontano dal nostro hotel. Mentre i ragazzi si dirigevano nelle loro camere, io e Tay girammo un po' la città in cerca di un posto in cui trovare un po' di pace e soprattutto un posto in cui nasconderci dalla furia dei nostri amici dopo la scoperta della nostra piccola vendetta.

“It's your phone.”

“Oh, it's Hayley!”. Misi il vivavoce per far sentire anche al mio ragazzo.

“Where are my beauty case? I'll kill you, i promise!” la sua voce infuriata ci fece ridere.

“I don't know, Hbomb. Really, i don't know.” rispose Tay.

“Dani!!!!!! Where is it?!” urlò. Mentre ridevo le rivelai il nascondiglio. Poi parlò troppo veloce e non la capii, ma non erano certo belle parole.

“I love u, Hayles.” dissi ironica sapendo che lei avrebbe capito.

Ma fu la telefonata successiva che mi divertì ancora di più. Ormai ero al lunapark con i ragazzi quando gli spiegai il piano che avevo riservato a Sofi.

“Hi my best!” risposi.

“Where are you? Sono davanti al ristorante.”

“Ehm....ecco... tu entra, è una prenotazione a nome di Taylor. Ah, io e Tay non possiamo venire. Tu però divertiti. Non sarai sola, non preoccuparti.”

“Come non sarò sola? Che diamine hai combinato?”

“i love u, bye”

“Dani!!” la sentii urlare mentre chiudevo la telefonata. Lindsay sarebbe arrivata presto. Avevo organizzato tutto alla perfezione. E mi divertiva il fatto di aver organizzato quella cena a sua insaputa. Mi stavo divertendo veramente tanto.

Al lunapark Hayles volle provare ogni gioco, mentre io mi limitai a veramente pochi. Jeremy mi convinse a salire con lui su una di quelle macchinine per l'autoscontro, mentre Tay mi portò dentro la casa del mistero. Hayley se la prese perché rifiutai il suo giro sopra le montagne russe. Mi spaventavano a morte.

“Sorry, Hayles, but i'm....terrified...rollercoaster is not for me..” mi giustificai. La comprai promettendole di fare una serie di fotografie pazze dentro quella macchinetta automatica. Poi le offrii una stecca di zucchero filato e il suo musetto adirato si distese in un ampio sorriso.

“Tay, your gf is so amazing. I think i love her...”

“What? What are you saying?!” la sua espressione cambiò all'improvviso. Era così geloso. Anche di Jer. Iniziava a preoccuparmi.

“I love her like a sister, what are you...o my God! You are gelous!” lo prese in giro. Io e Hayles li guardavamo e ridevamo per quella scenetta comica.

“I'm not gelous!” urlò Tay mentendo spudoratamente.

“You're lying to me!” disse Jeremy. La discussione continuò scherzosa. Poi Jeremy afferrò i miei fianchi e mi caricò sopra una spalla. Era terribile correre stando con la testa verso il basso. Jeremy mi teneva per le gambe ma ero terrorizzata dall'idea di caderci a faccia in terra. L'avrei ucciso!

Come misi piedi per terra, sentii la testa girare. Jeremy, fortunatamente, non aveva ancora mollato il mio braccio quindi non sarei caduta.

“Are you ok?”

“Yeah, i'm ok...i think” Tay si avvicinò preoccupato e mi misi a ridere per quel tentato tono rimproveratorio. Non era bravo ad arrabbiarsi. Ridemmo tutti insieme. Era bello stare in quel clima

amichevole. Non era facile trovare persone come loro. Ero fortunata ad averli conosciuti, ero fortunata ad avere loro. Perché quando il mio mondo stava per trasformarsi in un mostro, loro erano lì a combattere al mio fianco. Armati solo di sorrisi e tanta tanta musica.

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Capitolo 10
*** Crush Crush Crush ***


Sofia


Avrei odiato Dani a vita per quella vendetta che silenziosamente aveva tramato alle mie spalle, e avrei scommesso qualsiasi cosa sul fatto che anche Taylor fosse coinvolto in questo piccolo scherzo. Ripensandoci in quel momento, tuttavia, non riuscii ad essere arrabbiata con loro, anche perché quella serata era stata meravigliosa: Lindsey era un’ottima interlocutrice, aveva argomenti a sufficienza per discutere di tutto e mi piaceva il suo modo di ragionare. Ero perfino riuscita a mangiare qualche schifezza americana in sua compagnia, mentre lei sorrideva. Dopo la cena, ci soffermammo a parlare sulla terrazza di quel meraviglioso ristorante.

“And so, have you decided to go home?” Mi chiese, quasi dispiaciuta.

“Yes. My family is waiting for me.” Risposi, poco convinta di quello che dicevo; non volevo ammettere a me stessa quanto mi seccasse lasciar tutto in America, compresa la mia migliore amica.

“Have you got any brothers or sisters?”

“Yeah. A brother, Nicola.” Lind si illuminò.

“What a beautiful name! I had noticed that you and Dani are missing so much your families.” Annuii distrattamente, osservando la città in silenzio.

“Let’s go for a walk…c’mon!” Lindsey si alzò e mi tese un braccio. Le sorrisi e lo afferrai. Lasciammo il ristorante a braccetto. Mi sentivo terribilmente a disagio, ma cercai di non farglielo capire.

“Your family knows you’re gay?” Mi chiese a bruciapelo.

“No.” Risposi secca. Quell’argomento mi rendeva nervosa, e lei lo capì all’istante.

“I’m sorry...I just...I just want to know you...” Mi voltai a guardarla e le sorrisi.

“I’m not so important...but you’re so. Well, you’re a photographer, aren’t you?” Replicai, cercando di sviare il discorso su di me.

“Yes. I’m a really good photographer.” Ridemmo insieme, quasi complici in quel momento.

“Have you got a girlfriend?” Mi morsi la lingua subito dopo aver pronunciato quelle parole. Che diavolo mi era venuto in mente?

“No, I haven’t. Do you wanna be my girlfriend?” Mi chiese con espressione seria, ma poi scoppiò a ridere. Ero quasi sollevata di sapere che in quel momento stava solo scherzando. Arrivate all’angolo di una delle strade più importanti di Los Angeles, Lind mi guardò.

“Are you tired?” Il suo sguardo era preoccupato.

“Not so much.” La rassicurai.

“Would you like to see my house?” Il mio cuore si fermò all’improvviso: la sua casa? Cosa stava pensando di fare, e soprattutto con chi pensava di avere a che fare!! Il pensiero di Veronica tornò prepotentemente a torturare la mia mente. Lei sicuramente si accorse di qualcosa.

“Hey...Have I said something wrong?” Mi chiese, mettendosi davanti a me.

“No...no Lind. You’re...I’m sorry, maybe I’m not the kind of person right for you.” Sospirai. Lei però sorrideva.

“Let’s go. I wanna show you something.” Accettai riluttante, seguendola per quelle vie che mi sembravano così grandi. Arrivammo ad un piccolo appartamento e lei cercò le chiavi nella sua borsa. Aprì lentamente la porta, poi si voltò a guardarmi.

“Don’t worry...I don’t eat human beings” Risi nervosamente. Mi fece entrare, poi chiuse la porta alle mie spalle. Dov’era Dani in quel momento? Perché mi aveva messo in quella terribile situazione, perché non chiamava? Possibile che sapesse già tutto?

“Hey? Are you ok?” Lindsey sembrava realmente preoccupata.

“Yes, I’m sorry. What a beautiful home!” Solo in quel momento iniziai a guardarmi intorno: quella piccola casetta era così accogliente che per un momento pensai quasi di essere nel mio trivano in Sardegna, con la mia famiglia. Tutto era scelto alla perfezione, ogni parete era ricoperta di foto.

“Really? Do you like it?” Annuii sorridendole.

“Really. All is perfect, here. I feel like…like I was home.” Lindsey si avvicinò a me e, come due calamite dello stesso polo, io mi allontanai.

“c’mon...my studio’s here.” Indicò un punto dietro le mie spalle, e per un momento mi sentii terribilmente stupida al solo pensiero che lei mi volesse baciare. Ma scoprii anche di essere quasi dispiaciuta all’idea di quel bacio mancato. Lindsey si avvicinò ad un immenso impianto stereo e si diffusero le note di “California King Bed” di Rihanna.

“I love this song.” Sussurrai.

“I know. Dani told me.” Confessò. Che avesse cercato aiuto dalla mia migliore amica per far colpo su di me? La seguii fino ad una porta, e quando lei la aprì restai stupefatta: era una stanza enorme, con le classiche luci rosse e tenui delle camere oscure. Mi venne in mente una scena del film “Vicky Christina Barcelona”, nella quale le due protagoniste si scambiavano un bacio saffico che ben poco lasciava all’immaginazione.

“Look at those.” Lindsey indicò le foto appese poco più avanti. Camminai lungo la stanza, facendo attenzione a non urtare nulla. Quando raggiunsi le foto, sorrisi.

“You’re the best, Lind.” Guardai quelle foto, che parlavano dei miei amici: vidi Hayley mangiare un grosso panino, Tay e Dani che si scambiavano uno sguardo dolcissimo, Jeremy che suonava il suo basso. E poi ancora Hayley e Jeremy che prendevano a cuscinate Taylor, e Dani e Hayley in compagnia di Dakotah e mentre si divertivano provando espressioni buffissime. Alcune foto erano completamente dedicate a Jeremy e Kathryn. Osservavo tutto con attenzione, scrutando le loro espressioni felici. Lindsey posò le sue mani sulle mie spalle, delicatamente.

“Look at that...” Mi indicò l’ultima foto in fondo al filo, seguita da altre piccole foto, che immaginai fossero provini. Quando le guardai, il mio respiro si fermò per lo stupore: la più grande era una foto rubata in un momento delle prove dei ragazzi, e raffigurava me e Dani che dormivamo beatamente distese su un piccolo divano. Nella foto risaltavano i nostri bracciali uguali, regalo del natale precedente. I piccoli provini che seguivano erano foto che Lindsey mi aveva scattato senza che io me ne accorgessi.

“It’s beautiful...I don’t know what to say...” Mi voltai a guardarla, e la trovai dietro di me, tanto che potevo sentire il suo profumo dolcissimo.

“you don’t have to say anything...I wanna kiss you...” mi sussurrò lentamente, per farmi capire le sue parole. Le sensazioni che provavo in quel momento erano contrastanti: il mio cuore desiderava quel bacio, ma il mio corpo mi imponeva di prendere le distanze da lei, per non soffrire di nuovo.

“You’re so pretty when you became shy...” Sorrise, accarezzandomi I capelli. Mi abbandonai al tocco della sua mano leggera e chiusi gli occhi.

“I wanna kiss you too...” Pensai, senza accorgermi che il mio pensiero aveva preso voce. Quando aprii gli occhi, lei sorrideva.

“Don’t worry...I don’t wanna hurt you...” Si avvicinò, stringendomi goffamente tra le sue braccia, tanto che risi. Dov’era finita la spavalderia di un momento prima?

“I’m a bit shy too...” Mi confessò, sorridendo. Poi avvicinò il suo viso al mio e mi baciò delicatamente. In quel momento il mio telefono squillò; sapevo chi era, solo una persona poteva avere come suoneria il rap di Taylor: Dani. Ci staccammo con fatica, e cercai il telefono nella borsa con le mani che mi tremavano.

“Hello?” Risposi, tentando di nascondere l’emozione nella mia voce.

“Hi Sofi! It’s Dani and Tay! Where are you?” Il tono di voce di Dania era indagatorio.

“Emh...I’m...I’m here, I’m going to the hotel.” Risposi mentendo.

“Is there Lind with you?” La guardai.

“Yeah. She’s here.” Questo era vero.

“Ok...we just wanted to remember you that Tomorrow we’ll leave at half past five. Good night!” Sospirai.

“Thank you best. Good night.” Chiusi e guardai Lind, poi l’orologio.

“Ok. I take you to the hotel.” Mi disse, l’espressione delusa, consapevole che l’indomani sarei partita e non ci saremo più potute vedere. Quel tragitto in macchina fu una tortura. Lind si accorse subito del mio disappunto, e sfiorò più volte la mia mano mentre guidava. Quando arrivammo all’hotel, insistette per accompagnarmi quando notò un gruppetto sospetto vicino all’entrata. Sicuramente erano solo dei tranquillissimi fans, in attesa di un autografo dei ragazzi. Questa era la vita delle persone famose, e mi chiedevo se la mia migliore amica fosse realmente pronta a rinunciare alla sua tranquillità per stare con il suo grande amore. In cuor mio speravo di si. Quando arrivammo davanti alla mia camera, mi stupii del gran silenzio che circondava il corridoio delle nostre stanze. Solitamente almeno dalla stanza di Jeremy e Kathryn giungevano risate e note di canzoni fino a tarda notte. Ricordai la partenza imminente e guardai l’orologio: le tre di notte.

“So...I have to say you goodbye now...” Mi disse Lindsey, distogliendomi dai miei pensieri.

“Yes. I think so...” La mia espressione non doveva essere così felice.

“You know my e-mail...please, write me.” Glielo promisi.

“I felt so well with you…thank you Lind…you’re amazing…” Allungai la mano per stringere la sua. In cuor mio non ero poi così sicura di volerla lasciar andare. Lei la strinse forte, poi si avvicinò e mi baciò nuovamente.

“I hope to see you soon...I’ll miss you...” Mi sussurrò all’orecchio, staccandosi dalle mie labbra. Lasciò delicatamente la mia mano, guardandomi, poi mi fece l’occhiolino e si diresse verso gli ascensori. Mi voltai ed aprii la porta, ma non resistetti ai miei propositi.

“Hey Lind!” La mia voce la fece voltare, e quasi mi sembrò di vedere i suoi occhi brillare.

“yes?” osservai attentamente le guardie che ogni tanto passavano a controllare la situazione durante la notte.

“You’ve forgotten something in my room this morning” Non ci mise molto a capire che quelle parole potevano voler dire solo una cosa: quella notte la volevo con me, non avrei sopportato di vederla andar via. Salutò le guardie con un cenno della testa e mi raggiunse sulla porta; prese il mio viso tra le sue mani e mi baciò con tutta la forza che aveva. La strinsi a me, facendola entrare in camera.

“Please, don’t go home.” Le sussurrai, e lei sorrise.

“I’m here...I don’t go anywhere now.” Stavolta fui io a baciarla. Era da quando avevo lasciato Veronica che non facevo l’amore con una donna, ed avevo giurato a me stessa che non sarebbe mai più successo, ma Lind aveva abbattuto quella barriera dentro di me con la sua tenerezza ed il suo carattere forte e combattivo. Non mi importava quello che sarebbe successo; la desideravo come non mai, e lei desiderava me. Il calore del suo corpo, i suoi baci, le sue carezze mi fecero sentire speciale come non lo ero stata da tempo. Mi addormentai tra le sue braccia, la testa appoggiata accanto al suo cuore, che fu per me la migliore ninna nanna.
 


“Oh, here you are!! You’re late!!” Mi accolse Hayley, urlando. Annuii.

“Yeah. I’m late.” Sentii la voce di Lind ancora prima di averla vista spuntare dietro me, sorridente.

“Leave it, Hayles. It’s my fault.” Vidi lo sguardo di Hayley, Jeremy e soprattutto di Dani e Taylor su di me.

“No interviews, please!!!” Mi lamentai sbadigliando, immaginando che sarebbero partite le domande imbarazzanti. Tutti risero. I saluti furono la parte più difficile della giornata. Strinsi Lindsey a me, cercando di mantenere intatti i ricordi di quella notte. Lei lasciò cadere un bigliettino nella mia mano; restai a guardarla dal finestrino del bus che ci avrebbe portati lontano da lei. Quando lasciammo l’hotel, mi distesi nel letto di Hayley, che mi accarezzò i capelli con un sorriso di consolazione, ed aprii il bigliettino.

“All I wanted was you...All I want is you...” Sorrisi, sentendo gli occhi bagnarsi di lacrime, ma non le lasciai cadere. Sentii Dania sedersi accanto a me.

“Ehi...stai bene?” Aprii gli occhi ed annuii.

“Si...scusatemi, ma penso di aver bisogno di una buona dormita...” Lei sorrise; sapevo che avrebbe capito il mio stato d’animo.

“Dormi. Sarà un lungo viaggio. Cercheremo di non far troppo casino.” La ringraziai e chiusi gli occhi.

“Sofi? Quando vuoi parlare sono qui...” Mi disse, prima di raggiungere Taylor nel suo lettino. Mi raggomitolai per far spazio ad Hayles, che si addormentò prima di me. C’era posto per tutti nel bus, ma chissà perché ogni tanto andavo ancora nella cuccetta di Hayley, quasi per sentirmi più coccolata. La mia innata insicurezza usciva fuori nei momenti in cui, più di ogni altra cosa, sentivo la mancanza di qualcuno accanto a me. Ma le mie amiche erano sempre pronte ad coccolarmi e a rassicurarmi. Sapevo che ci sarebbero state sempre, per me. Strinsi forte tra le mani il bigliettino di Lind e ripensai alla notte appena trascorsa. Avevo lasciato a Los Angeles colei che mi aveva ridato la forza di credere a quel sentimento tanto dolce quando distruttivo: l’amore.

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Capitolo 11
*** Decode ***


Dania

 

In quel bus non si stava malissimo. Gus, il nostro tour bus, ci permetteva diversi agi, ma il letto era abbastanza scomodo. Arrivammo ad Atlanta. Finalmente eravamo fermi. Non ne potevo più di viaggiare. Taylor provava con Hayles qualche versione acustica. Jeremy, oltre che coccolare la sua bellissima mogliettina, sembrava divertirsi a guardare i vari aggiornamenti postati nei loro fan club. Sofi teneva in una mano il telefonino mentre nell'altra aveva un libro di psicologia infantile. Mi chiedevo come facesse a studiare in un momento come quello. La musica ci circondava, giravamo gli U.S.A. con i Paramore e lei studiava? 
Sentii Hayles intonare In the mourning. Adoravo quella canzone. Era più forte di me. Ricordai la volta che la cantarono per il quindicesimo anniversario della Fueled By Ramen, a New York. Avevano integrato un pezzo di un'altra bellissima canzone: Landslide. "Well, I've been afraid of changing 'cause I've built my life around you. But time makes you bolder. Even children get older and I'm getting older too. Oh, I'm getting older too. Take my love, take it down. Climb a mountain and turn around and if you see my reflection in the snow covered hills. Well, the landslide bring it down." canticchiai nella mia mente.
Sentii il silenzio intorno a me, solo la chitarra di Tay che mi accompagnava. Hayles non stava cantando e mi guardava. 
"O God! I was singing, right?" non era mai successo. Non avevo mai cantato di fronte a loro. Solitamente muovevo le labbra, ma non usciva neanche un fiato. 
"I love this song." disse Hayles. Le sorrisi. L'amavo anche io. La sua musica, il suono della voce. Dio, quanto avevo bisogno di una passeggiata. Guardai fuori, pioveva. Una passeggiata sotto la pioggia mi avrebbe fatto bene. Così infilai il cappotto. 
"Where are you going?"
"I'm going out."
"But, it's raining!"
"I know. See you later." risposi a Jer, sembrava spaventato da quelle poche gocce. Sentivo l'aria fresca di dicembre sulla mia pelle. Chissà se pioveva anche in Sardegna, pensai. Mi mancava terribilmente casa. Erano ormai mesi che non ci mettevo piede e quella tranquilla casetta aspettava con ansia di vedermi nuovamente lì. La pioggia scivolava lentamente sul giubbotto marrone. Entrai in una bottega di alimentari alla ricerca di qualcosa di diverso e di meno grasso da mangiare. Affianco al frigorifero del latte, alcuni ragazzi parlavano del concerto dei Paramore previsto per due giorni dopo. 
I can't wait, anymore.”
Do yu see the last look of Hayles? O God! She's so wondeful!” 
I think i'll die when i'll see Jeremy.” sorrisi. Se le ragazze avessero saputo chi ero, mi avrebbero assalito. 
Don't leave me, please.” si misero a ridere tutte insieme. 
Oh, Taylor. What are you doing now?” chiese una guardando il soffitto. Sembrava recitare una parte di Romeo e Giulietta.
He's playing the guitar again again again and again” forse pronunciai quelle parole con voce troppo alta tanto che le ragazze si voltarono a guardarmi. Feci finta di niente e dopo aver comprato l'ennesimo pacco di pop corn da microonde, fuggii via. Fuori la pioggia continuava a cadere. Il telefonino squillò. Il rap di Tay si diffuse nella strada mezzo deserta. 
Ehi! Where are you? I'm worried.” 
I need to go out. I'm coming back.”
why haven't you told me that you need to go out?” 
You're playing with Hayles, so... “
I love you! And i wanna spend much time possible with you!” disse e io non seppi fare altro che ripetergli che stavo bene e che ero vicina al bus. Da un momento all'altro sarei arrivata. 

"Sono stati fantastici, anche stanotte.”
Già.” io e Sofi avevamo assistito anche a quel live, poi salimmo sul bus e preparammo qualcosa da stuzzicare. I ragazzi avrebbero avuto un po' di fame dopo tutto quel movimento sul palco. 
Dani, domani mattina parto. Ho ordinato i biglietti stamattina.”
oh....” tra di noi si mise un velo di tristezza. Sofi forse era più triste di me nell'abbandonare quel mondo pieno di musica, allegria e privo di preoccupazioni. Tutto questo era merito suo. Non sapeva che avrei voluto ringraziarla così tanto, ma non sarebbe bastato mai. Niente sarebbe stato abbastanza. Rimasi in silenzio mentre la pioggia picchiettava sul tettuccio. 
Ehi, we are Paramore! Hbomb, you are the best singer i have know!” i ragazzi entrarono nel bus complimentandosi a vicenda e commentando ogni momento su quel palco. Ci sedemmo sopra il divano e parlammo un poco. Seduta vicino a Tay, vedevo gli altri ridere e scherzare ma iniziai a capire che dentro di me si stava aprendo una voragine. Avevo combattuto tante volte contro quel vuoto che spesso mi circondava ma in quel momento mi chiesi il motivo. 
Can i talk to you for a minute? C'mon.”. Jeremy mi diede il suo giaccone e uscimmo fuori.
What's appened ? I wanna see you smile, instead you are so sad!” era strano come Jeremy riuscisse a notare le piccole sfumature del mio umore. Era diventato il mio migliore amico in così poco tempo. Fu lui a insistere affinchè Tay si decidesse a chiamarmi. Gli dovevo la mia felicità. Quando gli raccontai di Sofi e della sua imminente partenza, sembrò capire tutto. 
Salutare la mia amica il giorno dopo sembrò essere molto più difficile di quanto mi aspettassi. I Paramore avevano degli impegni, così dovetti accompagnarla da sola e fu già abbastanza triste questo. All'aeroporto la gente andava e tornava, tutti negli Stati Uniti avevano l'abitudine di correre. A volte per il ritardo, a volte solo per abitudine.
Eccoci qua.”
ci sentiremo comunque! Voglio sapere tutto dalla Sardegna.” entrambe sapevamo che era doloroso separarci in quell'esperienza però, da una parte, in fondo, sapevamo sarebbe andata così. Da sempre.  L'abbracciai forte, mi sarebbe mancata tantissimo. Mi sarebbe mancato quella complicità tra di noi, i nostri battibecchi continui, i nostri scherzi, i nostri pasti salutari. Mi sarebbe mancata la sua lagna la mattina per alzarsi e i calci sferrati durante la notte. Era unica. 
Oh, this is for you.” le diedi un piccolo involucro. Un piccolo pensiero per ricordarsi che io ci sarei sempre stata, nonostante la distanza, nonostante il fuso orario e i diversi impegni. Era una foto di noi due scattata da Lind a N.Y.. Sapevo le sarebbe piaciuta. La vidi allontanarsi lungo quel corridoio asciugandosi le lacrime con la mano. Avrei fatto la stessa cosa tra pochi minuti. Mi sedetti in una panchina. Osservavo la frenesia della gente. Dopo un po' anche le mie lacrime scorrevano veloci. Mi mancava già quella testolina vuota della mia migliore amica. Che fine avremmo fatto continuando così? Che fine avrebbero fatto tutte le mie amicizie? E la mia famiglia? La paura di perdere tutto mi assalì. E se la mia storia con Taylor non sarebbe andata avanti? Stavo rischiando veramente tanto. Forse troppo, forse niente. Ero così confusa. O dannazione! Restare lì, vivere ogni istante. O tornare a casa e vivere solamente nei sogni. Quei sogni che ero riuscita a realizzare solo in parte, solo grazie a Sofi, ai miei genitori. Ai Paramore. Cosa dovevo fare? Dove era il mio posto? Quale era la canzone che portavo dentro di me? 
A passi lenti mi diressi verso l'uscita e aspettai che un taxi si fermasse al cenno della mia mano. Mezz'ora ci mise quel taxi per portarmi al nostro bus, parcheggiato in uno spazio vicino al luogo del concerto. Tutte le attrezzature erano state caricate sui furgoni e il palco pian piano veniva smontato. Ammiravo tantissimo quei tecnici. 
Ehi! Is everything ok?” 
Yeah...i think...Jer?” gli dissi. 
Jeah” 
"No, sorry... nothin'" avrei voluto chiedergli come aveva fatto a sopportare la distanza quando Kat stava ancora in Inghilterra e come faceva ad amarla in quel modo, ma sapevo sarei stata sotto interrogatorio subito dopo, quindi trovai una scusa. 
Nothing...really...i'm just so tired, i'm going to sleep. Please don't make noise!” 
Al mio risveglio, il bus era silenzioso come mai prima. Jeremy aveva sicuramente fatto di tutto pur di non svegliarmi. Mi sentivo meglio in confronto a qualche oretta prima, ma avevo bisogno di sentirmi dannatamente al sicuro in quel momento. Di sentirmi sicura di quello che stavo facendo. E sapevo dove trovare quelle certezze. Fuori i ragazzi giocavano tirandosi palle di neve. Misi il cappotto e uscii. Il gelo mi entrò nelle ossa e mi immobilizzò per qualche secondo. Poi mi diressi verso Tay tentando di schivare qualche palla. 
Ehi!” il suo sorriso mi rese felice, mi avvolse tra le sue braccia paragonandomi a una fogliolina tremante al vento. 
I love you.” gli dissi. 
I love you, too.”. Preoccupato dalle mie labbra viola, mi portò nuovamente dentro il bus. Mentre mi ricopriva di coperte, mi chiese se andava tutto bene. Ero certo che Jer gli avesse detto qualcosa. E quando gli risposi che in quel momento era tutto perfetto, mi strinse a sé cantando l'unica canzone che voleva cantare solo per me. The only exception. Il suo abbraccio, il suo bacio, la sua voce, il suo profumo erano realtà che mi appartenevano e non avrei potuto lasciare tutto così facilmente.

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Capitolo 12
*** Misery Business ***


Sofia

Quando pochi giorni prima aveva squillato il telefono, ed una voce maschile gentile e allegra mi aveva proposto quel lavoro a Roma, non avevo esitato a fare i biglietti per il colloquio. Avevo chiamato Dania per comunicarglielo, e lei mi era sembrata felice; quelle pochissime telefonate che potevamo scambiarci ci lasciavano un sorriso per tutto il giorno, ma quella volta, quando mi aveva detto “Sei sicura di voler tornare a Roma?”, avevo chiuso la telefonata con un senso di inquietudine addosso. Quello stesso senso che avevo in quel preciso istante, mentre con la mia piccola valigia percorrevo i grandi corridoi dell’aeroporto di Fiumicino. Cercai il treno che mi avrebbe portato alla stazione Termini col cuore che batteva forte; presi il cellulare dalla borsetta e chiamai Dani,sperando fosse ancora sveglia: non ero brava col conto del fuso orario. Mi rispose una vocina assonnata.

“Best...are you ok?” Sorrisi.

“Yeah...I’m sorry...have I woke you up?” Le chiesi.

“No...we’re getting up...I’m so tired...tomorrow night we went to a party...and we came home very late...” Mi rispose Dani. Ora capivo perché era così assonnata.

“Have you had fun?”

“Yes! but wait...where are you?” D’un tratto parve ricordarsi della mia partenza.

“I’m in Rome...” Sussurrai, non troppo convinta.

“you seem a bit upset...” Non potevo nasconderle niente, ma ci provai comunque.

“No. I’m ok, just a little tired. I have to go, my train is coming I’ll call you this evening ok?” Ci salutammo. Presi il treno e, non appena arrivata a Roma Termini, mi misi alla ricerca di un taxi che mi portasse al luogo del mio colloquio di lavoro. Stavo per uscire dalla stazione quando sentii una voce alle mie spalle.

“Mi scusi?” Mi voltai, stringendo forte la mia valigia. Davanti a me stava una ragazza di non più di 16 anni. A primo impatto mi parve di averla già vista da qualche parte, ma non capivo dove.

“Si?”

“Ha perso questo.” Mi porse un biglietto, ed io lo presi senza pensarci.

“Grazie.” Mi voltai, ma lei mi afferrò per un braccio.

“Non ti ricordi di me?” Allora il mio intuito ci aveva visto bene.

“No.” Risposi, pensando a qualche piccola fan dei Paramore che avevamo incontrato durante il Live.

“Sono Caterina...la figlia del manager di Veronica.” Sentii una sorta di gelo dentro me. Lei mi guardò preoccupata.

“Non ti senti bene?” Mi chiese.

“No, sto bene. Mi ha fatto piacere rivederti.” Mentii, avviandomi verso l’uscita.

“Dirò a Veronica che ci siamo incontrate!” Urlò, ma io finsi di non sentirla. Anche se glielo avesse detto, l’indomani sarei già stata all’aeroporto, pronta per tornare a casa.

Il colloquio andò bene. Il lavoro non era nulla di che, ma mi bastava per cominciare. Tornai a piedi in hotel, e mi sistemai nella camera che avevo prenotato. Mentre ero sotto la doccia, sentii il telefono della camera squillare: chi diavolo poteva essere? Corsi verso il comodino, avvolgendomi in un asciugamano.

“Si?”

“Chiedono di lei alla reception.”

“Arrivo.” Risposi poco convinta. Mi vestii di fretta e lasciai i capelli umidi. Possibile che fosse successo qualcosa? Quando arrivai al primo piano però, tutto mi fu improvvisamente chiaro. Seduta su una poltrona nella sala accanto all’atrio, una persona che mai avrei voluto incontrare.

“Che ci fai qui?” Si voltò, sentendo la mia voce, e sorrise.

“Ciao...” Finsi di non sentire il tono triste della sua voce.

“Che ci fai qui, cosa vuoi.” Ripetei, con più convinzione.

“Solo vederti...e sapere come stavi...” Distolsi lo sguardo dai suoi occhi verdi.

“Sto bene e partirò domani.” Precisai subito.

“Posso invitarti a cena stasera?”

“No.” Il mio tono non ammetteva repliche, ma Veronica non la pensava nello stesso modo.

“Io e lui ci siamo lasciati. O meglio, l’ho lasciato. Sono pronta a rinunciare a tutto pur di stare con te.” Quelle parole mi colpirono come un fulmine a ciel sereno. Ci misi un po’ prima di trovare il modo di rispondere.

“E cosa ti fa pensare che io abbia aspettato i tuoi comodi?”

“Il fatto che non mi guardi negli occhi. Sono passati pochi mesi, non può essere svanito tutto. Vieni a cena con me. Parliamone.” Mi chiese ancora, prendendo la mia mano tra le sue.

“Va bene. Dimmi ora e posto e ci sarò.” Dissi, sottraendomi alla sua stretta. Ci accordammo, e corsi via sentendo il suo sguardo fisso su di me. Non appena arrivai in camera, presi il telefono con le mani tremanti.

“Hello?” Mi stupii nel sentire quella voce.

“Hi Taylor. It’s Sofia here.”

“Hi Sofi! How are you?” Mi chiese allegramente.

“I need to talk to Dani. Please.” Dal tono della mia voce Tay capì che doveva essere successo qualcosa.

“She’s here. Dania, it’s Sofia, for you.” Sentii che le passava il cellulare.

“Ehi? Che succede?”

“Veronica è qui. Mi ha invitata a cena.” Seguì un lungo silenzio, poi Dani sospirò.

“Hai accettato?” Non seppi mentirle.

“Si.”

“Sei cretina o cosa? Ti ha fatto soffrire come una matta e tu accetti il suo invito? Quella è capace solo di creare problemi, e tu non ne hai bisogno!!”

“Ha lasciato Gabriele, ed io...beh mi manca.” Confessai.

“Tu hai perso il cervello. Richiamami quando l’avrai ritrovato” Battibeccammo ancora per qualche minuto, poi riattaccammo. Mi distesi sul letto e piansi. Quando mi decisi ad alzare la testa dal cuscino, mi accorsi che ero già abbastanza in ritardo; mi avvicinai alla valigia e scelsi quello che avevo di più elegante, dei jeans neri ed una camicia bianca. Sistemai il trucco controvoglia: non riuscivo a guardarmi allo specchio, e questo la diceva lunga su come stessi in quel momento. Poi, mentre allacciavo le scarpe, squillò il cellulare.

“Pronto?” Non conoscevo quel numero.

“Sofia?” Non ebbi invece difficoltà nel riconoscere quella vocina allegra.

“Hayley! How are you?” La sentii ridere.

“I’m fine...and you?” Non mi aspettavo davvero di sentirla.

“I’m...a little fine...” Mi corressi in tempo. Hayley stette in silenzio per un po’.

“I miss Rome so much...what are you doing?” Mi chiese.

“I’m going out for a dinner with...” mi bloccai, sentendomi improvvisamente stupida: come potevo pensare che quella di Hayley fosse una
telefonata casuale?

“Dania has told you something, hasn’t she?” le chiesi, in un tono abbastanza scortese.

“Yes. But you shouldn’t  be angry, please. She’s worried for you.” Sapevo già tutto quello che mi stava dicendo Hayley: sapevo che Dani era preoccupata, e sapevo che desiderava solo il mio bene.

“It’s just a dinner.” Tentai di giustificarmi.

“No. It’s not ‘just’ a dinner, and you know it.” Il tono di Voce di Hayles mi fece improvvisamente paura. Non l’avevo mai sentita così determinata e seria.

“Please Hayles. It’s not a big deal.” Questi miei continui tentativi di sviare il discorso innervosivano ancora di più Hayley.

“It is! Listen to me now. Do your parents know you’re gay?” Quella domanda mi spiazzò non poco.

“No. They don’t know anything.” Ammisi, anche se non capivo dove volesse arrivare.

“Ok. And are you sure you’re ready to give up all you have in your life for her?” Sentii il cuore fermarsi di botto. Hayley continuò.

“Please, don’t do it. Don’t put your life at risk. She’s not the kind of person we want to see with you.” Non risposi. Sentii dei rumori in sottofondo e poco dopo la voce della mia migliore amica.

“Sofi, non fare cazzate. Ti prego, non andare a quella cena.” Le lacrime ripresero a scendere.

“Devo andare. Vi chiamo più tardi, non state in pensiero.” Chiusi prima che loro avessero il tempo di salutarmi. Lasciai cadere il cellulare sul letto e lo sentii squillare. Un messaggio.

“Hi honey! I wanna come to Italy a few days to see you. I miss you so much, and I’m thinking about you.” Un brivido lungo la schiena mi fece tremare. Non mi aspettavo quel messaggio, non mi aspettavo che Lindsey si ricordasse di me. Ed invece mi aveva stupito, come sempre. Uscii dalla mia camera e mi avviai con passo deciso verso l’uscita dell’hotel.
 
 
Quando Veronica mi vide arrivare, si alzò dalla sedia e mi venne incontro sorridendo. Quando arrivò a pochi metri da me, la fermai con una mano.

“Non sono qui per restare.” Notai una lieve smorfia nel suo viso, sinonimo del fatto che non era d’accordo.

“Resta almeno a cena. Poi ti lascerò andare, voglio solo parlare con te.” Scossi la testa.

“Io no. Mi piace un’altra ragazza.” Dissi, senza pensarci troppo.

“No, non ti piace nessuno. Sei ancora innamorata di me e lo leggo dai tuoi occhi.”

“Non lo sono. Non sei più nei miei pensieri. Goditi la tua carriera e la tua bella vita.” Mi voltai per andarmene, e sentii la sua voce alle mie spalle.

“Quando tornerai sarà troppo tardi, lo sai?” Tentò di colpirmi con quelle parole, ma io non reagii. Continuai a camminare, e mi voltai solo prima di uscire dalla porta del ristorante.

“Non tornerò. Mi sono innamorata di una persona molto importante, durante la tua assenza...me stessa.” 

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Capitolo 13
*** Misguided Ghost ***


Dania

 

Love, where are you?”
I'm here, Tay.” la mia pronuncia migliorava sempre più e ormai parlavo solo in inglese. I ragazzi dicevano che ero bravissima. Sicuramente lo facevano per rassicurarmi.
Woha! You are amazing, tonight!” capelli lisci, un velo di trucco, un vestitino corto elegante e un paio di tacchi per stare alla sua altezza. Tay ripeteva tantissime volte che ero bella e in effetti ero dimagrita tantissimo quel periodo trascorso con loro. Sofi continuava a rimproverarmi, così smisi anche di dirle che il cibo americano non era fatto per me e che ormai mangiavo poco e niente.
Quella notte eravamo tutti invitati a casa di Hayles. Eravamo nuovamente a Nashville, e dopo aver trascorso e festeggiato capodanno a New York con tutti quelli della casa discografica, i ragazzi volevano festeggiare con i loro parenti e amici cari. La madre di Hayles ci accolse come dei figli. Salutarono Jer, poi Kat e infine Tay, che mi presentò tranquillamente come la sua ragazza. C'era anche qualche amico dei ragazzi che avevo conosciuto durante il tour. Era un continuo via vai di gente, parlavo un po' con tutti e sembrava di essere in una di quelle feste che si vedono nei film.
Dak!” Hayles urlò alla vista della sua migliore amica. Ne parlava così tanto che la conoscevo già prima di vederla di persona. Ci presentammo. Era una ragazza veramente simpatica e divertente.
"Così hai seguito il vero amore lasciando tutto in Italia. Wow! Io non so se avrei avuto il coraggio.” disse. Ridemmo delicatamente, mentre nascondevo un vuoto nel cuore. Poi guardai Tay e Kat intenti a giocare con l'Xbox di H e mi intenerì a vederli così. Hayles ci raggiunse poco dopo con un tramezzino anche per l'amica e l'abbracciò. Sospirai sorridente. Sentii il bisogno di una boccata d'aria. In quella calma notte, la luna sembrava illuminare qualsiasi cosa. I suoi raggi riflettevano nell'acqua della piscina. Pensai a quanto sarebbe piaciuto alle mie amiche avere una casa simile. Bella e spaziosa. E quanto l'avrebbe adorata mia sorella? Lei che sognava di vivere in America, in una casa da favola e un lavoro di regista. Quanto mi mancava. Mi mancavano tutti. Mi mancava tutto. Sentivo gli occhi lucidi, pronti a piangere. Non riuscii a trattenermi. 
What's up?” Jeremy sbucò dal nulla. Mi asciugai gli occhi velocemente sperando lui non se ne accorgesse. Ma nulla poteva sfuggirgli. 
What's up?” ripetè.
I'm thinking at home” dissi. Lui rimase in silenzio aspettando continuassi. “Mi manca. E non sono sicura questo sia il mio posto, Jer.”
Cosa te lo fa pensare?” la sua voce era così calma e tranquilla, mentre io mi sentivo sempre più confusa. Incrocia il suo sguardo dolce e le lacrime iniziarono a rigarmi il viso. Gli sorrisi debolmente, forse per rassicurarlo.
Jer, chi sono? Insomma che ci faccio qua?”
Tu sei Dani, la ragazza di Tay e una delle mie migliori amiche.” forse non mi bastava, forse non mi andava di esserlo, forse neanche lo volevo. 
No, i'm just a girl. You are Paramore, you are THE band. I'm a girl, nothing else. I'm just trying to find myself, and i'n not sure that this is my place anymore.”
Ehi,c' mon! There is the Karaoke!” Hayles e Tay ci raggiunsero in quel momento seguiti da Dakotah.
Really, I go to sleep, i' m so tired, sorry.” dissi e mi diressi verso l'uscita.
Il letto di quella camera era così scomodo senza Tay. Alla fine rimasi sul divano. Le luci della città si vedevano dalla finestra. Mi sentivo così piccola davanti a quell'enorme città di cui non vedevo la fine. Io, cresciuta in un mondo in cui tutto aveva un inizio e una fine, mi trovavo in una città di cui non riuscivo a vedere i confini. Mi guardavo intorno un po' smarrita. Tutto mi parlava di Tay. I cd dei Paramore, alcune foto del gruppo, le sue chitarre e le sue valigie neanche vuotate. Solo una piccola traccia di me. Una foto sul comodino. I Paramore erano tutto per lui e io ero solo un piccolo puntino nella sua vita. Ero felice. Tra mille persone che aveva conosciuto aveva scelto me. Ma non ero la persona giusta. Non lo sarei mai stata. Lasciare tutto non era la soluzione adatta a noi. Un flash poi mi attraversò la mente. Sofi, se io dovessi mai abbandonare le mie amiche per un amore, dammi uno schiaffo e fammi ragionare.”. Quella frase. Cosa stavo facendo ancora in quella casa vuota che non era la mia? Dov'erano le mie amiche? E quello schiaffo? Sofi non me lo aveva dato quando le avevo detto che sarei partita con Tay! Dov'era la mia vita? Avevo criticato tutte le mie amiche perché con l'amore si erano allontanate da me e le avevo perse e ora io ero meglio di loro? Chi ero io per poterle criticare? Quanti dubbi in quell'istante. Le mie amiche. La mia famiglia. Il mio Tay. E il mio posto dov'era? Spagna, Inghilterra, Tennesee, California, Hawaii, Cina, Italia. Dove? E volevo trovare una risposta ma il mondo era troppo grande per trovare solo un punto in cui ero certa di esistere. Ero nelle foto e nei filmini di famiglia, ero dietro le quinte di un concerto, ero nella casa del mio ragazzo, nel bus tour della mia seconda famiglia. Ma dove vivevo esattamente? In quel momento ricordai la scritta nel muro della mia vecchia scuola nella mia città: segui il tuo cuore. E se il mio cuore fosse diviso, quale direzione dovrei prendere? Avrei voluto tanto avere l'abbraccio della mia migliore amica, e uno di quei consigli che mia madre mi dava e magari un bacio di quelli che solo Tay  poteva darmi. Rimasi a fissare il vuoto, non pensando a niente e pensando a tutto allo stesso tempo. Cercando, per quanto possibile, una soluzione. Una risposta. 
Ehi! Ancora sveglia?” Tay entrò in casa senza fare rumore. Non nascosi le lacrime. Sapevo lui le avrebbe notate in ogni caso. 
What's happened?” gli corsi incontro e lo abbracciai. Lui ricambiò facendomi sentire più piccola di quanto non lo fossi già. Rimanemmo così fin quando le lacrime non si fermarono. Si sedette con me su quel divano dalla tinta rossa su cui avevamo passato poche ma felici sere a guardare film o a giocare con la console. 
I'm thinking to return at home. I think that it's what i need.” 
Ok.” sembrava d'accordo, quasi rassicurato dalle mie parole. 
Non so se tornerò.” la sua faccia cambiò espressione. Penso cambiò anche la mia. Tristezza? Sconforto? Era così doloroso. Non lo avevo mai visto triste, non volevo vederlo così. Ma come potevo non farlo? O Dio, ti prego! Why?” la domanda più difficile.
I try to find my place. I NEED to find my place. Tay, i'm sorry. I love you but...i need...i need time.” mi abbracciò forte. Mi strinse così forte quasi da soffocarmi.
Ehi! I don't wanna die! Please!” cercai di scherzare. Lui si allontanò tenendo le sue mani sul mio viso. 
Ti amo” disse con quell'italiano non perfetto.
I love you” risposi.
Quella notte dormii tra le sue grandi braccia. Sapevo stava facendo uno sforzo immenso per lasciarmi partire. Quando l'indomani mi accompagnò all'aeroporto tentò di nascondere la tristezza. Ma nonostante lo sforzo lo percepivo nella stretta della sua mano. Con le cuffie nelle orecchie salii sull'aereo un po' triste, un po' felice. Scrissi veloce un messaggio a Tay. “I'm going away for a while But I'll be back don't try and follow me 'cause I'll return as soon as possible. See I'm trying to find my place but i love you e questo non cambierà mai.”. Lo immaginavo mentre leggeva il messaggio e subito dopo apriva la pagina del google traduttore per capire la fine italiana di quel sms. Sorrisi all'idea. 
Non avevo avvisato i miei cari del mio ritorno, così decisi di prendere un taxi appena sarei scesa dall'aereo. Nove ore di volo. La maggior parte passate a cercare di dormire e ascoltare musica. L'aeroporto mi sembrò così bello. Piccolo e accogliente, ma soprattutto silenzioso. Non c'erano fans a urlare, né guardie che urlavano di correre e neanche Hayles che salutava tutti sorridente. Sentivo già la loro mancanza. Indicai all'autista l'indirizzo. Era strano guardare fuori dal finestrino e vedere nuovamente quella strada. Stavo guardando la mia città con “occhi nuovi di zecca”, come avrebbe detto Jeremy. Un messaggio arrivò al mio telefonino. “I understand your message. I miss u so much. Hope you had a good time. I love you.” sorrisi. Non mi accorsi neanche di arrivare a casa in così poco tempo. Casa, dolce casa, pensai. Chissà se stavano già cenando. Suonai il campanello tre volte, come facevo di solito. Nessuno aprì. Dannazione! Non erano in casa. Ipotizzai fossero andati dai miei nonni materni, così col borsone alle spalle e la valigia iniziai a incamminarmi. Era difficile riattraversare quelle strade. Notai che avevano costruito nuovi palazzi. Le persone mi guardavano incuriosita da quel trolley. Suonai il campanello tre volte. Sentivo delle voci. Eccoli! 
Oddio!” mia nonna mi abbracciò forte mentre le lacrime iniziavano a cadere. E incuriositi dalle voci ci raggiunsero anche mio nonno e mia madre. Era bello essere a casa. Era bello esser tornata. Nella borsa mille souvenir da dare, regali vari e tanti tanti ricordi. Sembrava esser passato così tanto tempo.

 

Sofi, sei a casa?” 
Si, perché?” 
Puoi controllare se ti è arrivata la mia cartolina?”
Aspetta, vado a vedere. Mamma non l'ha ancora ritirata dal portalettere.”. Stavo di fronte a casa sua. Non aveva la minima idea che fossi lì ad aspettarla. 
C'è la tua macchina di fronte a casa, sai? -rise- Aspetta, ma...o my god! Sembri tu quella tipa. Oddio!!! sei tu!!” corse verso di me abbracciandomi forte. 
What the hell! Why are you here?!”
Ti prego parla in italiano!” la supplicai. “Che ne dici di due passi?”
Avviso mamma, prendo la borsa e arrivo.” i suoi occhi mostravano la gioia che provava. Era così strano essere lì, con la mia macchina -era strano anche guidare, dato che solitamente avevamo un autista in tour-, nella mia isola. Tutto sapeva di vecchio e nuovo. Avevo riscoperto tutto con più euforia e emozione. Ci sedemmo alla solita panchina nella piazza vicino a casa sua e chiacchierammo un poco. Le dissi che avevo bisogno di staccare un po' la spina dalla frenesia, le raccontai dei viaggi, dei pasti schifosi e delle prelibatezze che assaggiavo in vari posti, dei live e delle feste, del surf, del casinò. Di tutto, insomma. Evitai l'argomento Taylor. Volevo prima pensarci da sola. 
Ehi! Guarda chi si vede!” mi voltai. Veronica e Lucia erano arrivate al momento giusto. Non riuscii a trattenere qualche lacrima di gioia. Non erano cambiate affatto. 
E Taylor?” Veronica era di sicuro quella che riusciva sempre a trovare il tasto più sensibile. La musica di Monster si diffuse nell'aria facendomi sorridere. 
Eccolo!” presi il telefono e risposi alla chiamata. 
O my gosh! How are you? I miss u like crazy!” 
I miss u too. So, i'm ok. I'm with my friends.”
Sofi?”
Yeah”
Can i talk with her, please?”
"Yep, wait.” passai il telefono alla mia migliore amica, incuriosita da quello che il mio ragazzo le avrebbe detto. Chissà quali stupidaggini. Sofi non rispondeva se non con un'unica parola: ok. Sembrava una ragazza stupidamente monosillaba, come avremmo detto a nostro modo. Dopo avermi ripassato il telefono, chiesi subito a Tay di cosa avessero parlato. Mi rispose dicendomi che aveva chiesto a Sofia di starmi vicino dato la sua lontananza. Non so per quale motivo non gli credetti. La nostra telefonata finì con un sincero “i love u”. 
Allora, di che parlavamo?” chiesi alle ragazze. Il loro sguardo focalizzato su di me, sembrava triste, quasi scoraggiato. 
Cosa succede, Dani?” Tay aveva sicuramente parlato del vero motivo della mia partenza a Sofi. Diversamente non sapevo spiegarmi quella domanda. 
Cosa ti ha detto Tay?” le chiesi.
No, non si risponde a una domanda con una domanda.” mi rimproverò Lucia. Ero stretta. Cosa potevo dire? Ma in realtà la domanda era cosa volevo rispondere. Per loro, il fatto che io fossi così felice e fossi partita per il vero amore, significava che avevo trovato la mia strada. Ma non era così.
Non ho voglia di parlarne ora. Ci vediamo domani?” risposi tentando di guadagnare tempo. Ma era inutile, loro riuscivano a raggirare la situazione in qualche modo. 
Dani” il tono rimproveratorio di Sofia non mi lasciava scampo. Dovevo dirlo, anche se non volevo. Con Tay non stavo fingendo. Lo amavo e mi mancava. E forse avevo fatto realmente bene a ritornare a casa. Tutto sembrava essere alla mia altezza, alla mia portata. Non dovevo faticare per stare al passo con qualcuno. Non ero un peso per nessuno, ora. 
Penso di lasciare Tay.” dissi con un filo di voce. Cosa?”, “Scherzi?”. Le ragazze non capivano. Non sapevano il motivo. Non sapevano niente. 
Non penso di poter accettare tutto questo. Tay è un bravissimo e bellissimo ragazzo ma non sono adatta per lui. -iniziai a sentire la pelle del viso bagnarsi- Non posso lasciare tutto in questo modo per lui. Non posso lasciare tutto per un amore che non so neanche per quanto durerà. Ti ricordi Stefania? L'ho criticata tantissimo perché non usciva più con me da quando aveva il ragazzo, io sono partita in America per lui lasciando la mia vita. Non posso farlo. Non....scusate.” non mi piaceva affatto mostrarmi in quel modo davanti alle mie amiche. Poche persone mi avevano visto piangere e non volevo fossero loro. Mi asciugai velocemente il volto. Respirai a fondo. E sorrisi. 
Si è fatto tardi, scusate. Che ne dite di vederci domani?” Le ragazze rimasero immobili, quasi sconvolte dalla mia recitazione. Le sorrisi nuovamente e dopo averle salutate andai via. Andai alla spiaggia. Il tempo non era dei migliori per rimanere lì a pensare. Ma almeno ero sola. E 

avrei accusato il vento delle lacrime che scendevano amare.

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Capitolo 14
*** We Are Broken ***


Sofia

Stavo davanti a quel computer, la pagina di Skype aperta, in quella giornata di pioggia. Ogni singolo giorno, da quando avevo lasciato l’America, io e Lindsey non avevamo dimenticato quella promessa che c’eravamo scambiate all’aeroporto, poco prima di partire. Ed in quel momento la guardavo salutarmi dalla webcam della sua piccola casetta, col sorriso sulle labbra.

“Hi honey!! We miss you so much!” Mi disse allegramente; le sorrisi.

“I miss you so much too...believe me, my life is a bit empty without you...” Le mie parole erano vere: i ragazzi mi mancavano e, anche se non volevo ammetterlo, anche Lind mi mancava tantissimo.

“How is Dani? Taylor said me that...she’s gone home and...” lasciò la frase a metà, e la ringraziai per questo. Non volevo parlare della mia migliore amica, tutto quello che rientrava nelle nostre confidenze veniva seppellito in una tomba.

“She’s so upset...” Le lacrime di Dania erano rimaste impresse nella mia mente.

“he’s too...” Mi rispose Lind, e sapevo che si riferiva a Tay. Non risposi, sovrappensiero.

“Do you think we have to do something for them?” Mi chiese ancora.

“No. I think they need some time to think about their story...and their love.” Lindsey annuì dispiaciuta.

“I miss you...I really need to see you...” Sussurrò poi, guardandomi. Distolsi lo sguardo, col cuore che batteva a mille, tentando di fingere di non averla sentita.

“Have you done any new photos this week?” Le chiesi distrattamente, notando il disappunto nel suo viso.

“Yes. Wait just a minute, I go and take some of them.” Si allontanò dal pc ed in quei pochi minuti tentai di calmare me stessa. Aveva bisogno di vedermi...come diavolo avrei dovuto rispondere ad un’affermazione del genere? Non potevo permettermi di soffrire ancora, di imbarcarmi in una storia a distanza...non dopo quello che era successo con Veronica. Non mi accorsi neppure che Lindsey era tornata di fronte al pc e mi guardava perplessa.

“Ehi? What are you thinking about?” Sorrisi forzatamente.

“Nothing important. C’mon, let me see!” guardai le bellissime fotografie che Lind aveva scattato ai ragazzi , ma evitai di dirle che qualcosa non mi convinceva: guardavo le loro espressioni, e non notavo nulla di reale, di sincero. Quei sorrisi, quelle pose innaturali...tutto era sbagliato. In ogni singola foto non vedevo altro che finzione.

“I think...maybe we must do some other photos...” Capii che anche lei non era soddisfatta. In quel momento, mio padre entrò in camera; abbassai velocemente la finestra di conversazione e chiusi il microfono.

“Sofia scusami...posso parlarti qualche secondo?” Annuii, notando nel suo sguardo qualcosa di strano, che non avevo mai visto.

“Dimmi papà...” lo vidi prendere una sedia e metterla accanto a me.

“Tu sei una meravigliosa ragazza...sei forte, sei volitiva...noi tutti ti amiamo immensamente...e l’ultima cosa che vogliamo...è che tu soffra o stia male...” Lo interruppi allarmata.

“Ehi papà, ehi! Cosa c’è dietro? Mi devi chiedere qualche favore?” Lui afferrò la mia mano stringendola forte. Sussultai. Non era da lui esprimere il suo affetto in quel modo.

“Sofia ascoltami...in questi casi è inutile fare grandi discorsi...so che sei grande e capirai...nonna è morta.” Lo guardai a lungo, tentata dal chiedere spiegazioni che quella frase così chiara non richiedeva. Mi liberai dalla sua stretta e mi voltai verso la finestra. Sentii papà alzarsi dalla sedia ed andar via chiudendo la porta. Continuai a guardare fuori per svariati minuti, il cuore che batteva lento, regolare, silenzioso, che attendeva di fermarsi. Mi avvicinai come un automa al computer e riaprii la finestra di skype, notando parecchie notifiche di Lindsey; spensi la webcam e scrissi in chat distrattamente:

“I’m sorry but...I have to go. Don’t wait for me Tomorrow, please. Bye.”

Mi lasciai scivolare lungo la parete della finestra, gli occhi fissi nel vuoto. Presi il telefono e trovai due messaggi di Dania. Composi il suo numero.

“Ehi! Dove sei finita? Devo parlarti...” Mi disse, rispondendo al primo squillo. Cercai di parlare, ma la voce voleva saperne di uscire.

“Sofi? Ci sei?” Un grosso tuono interruppe quel silenzio.

“grandma is dead...” Sussurrai debolmente, senza curarmi della lingua in cui parlavo; sapevo che Dani avrebbe capito.

“Wait for me. I’ll be here in a minute.” Chiuse la comunicazione senza lasciarmi il tempo di rispondere. Non mi resi conto di quanto tempo passò, ne di quello che successe quel giorno. Ricordo tuttora che Dania non mi lasciò neppure un istante, sempre vicina, costantemente. Le lacrime presero a scivolare senza sosta, avrei voluto urlare, ma non riuscivo. Ero distrutta dal dolore, completamente inerme tra le braccia della mia migliore amica. Il giorno del funerale ricevetti le condoglianze senza batter ciglio, senza riuscire neppure a ringraziare. Le ragazze mi accompagnarono al cimitero, e solo in seguito mi resi conto di non averle mai ringraziate per quello che avevano fatto; niente aveva più senso, senza lei, senza la mia seconda madre, senza quella donna che mi era sempre sembrata così forte e così felice. In un secondo, un destino beffardo e crudele me l’aveva portata via: come avrei vissuto senza lei? Non potevo, non volevo vivere senza i suoi abbracci, senza le sue parole, senza il suo amore. Guardai il prete benedire quella bara scura, stretta tra le braccia della mia migliore amica, quasi abbandonata alla sua protezione. Mentre la seppellivano, mi aggrappai a lei con tutta la forza possibile e piansi disperatamente tutte le lacrime che avevo dentro; da quel momento non riuscii più a versarne una. Qualcosa si era rotto per sempre in me, qualcosa che era stato seppellito insieme alla mia adorata nonna. Tornammo a casa e Dani si sedette accanto a me nel grande divano. La guardai armeggiare col cellulare per qualche minuto.

“Sofi...Hayley ed i ragazzi vorrebbero parlarti...” Guardavo fissa di fronte a me, le mani gelide che tremavano.

“Non riesco. Ti prego, scusati con loro da parte mia.” Dani annuì e digitò qualcosa sulla tastiera, poi mise via il telefono.

“Come ti senti?” Mi chiese, accarezzandomi i capelli. Poggiai la testa sulle sue gambe, fissando il vuoto.

“Non c’è più...non la vedrò mai più...” Quei minuti di silenzio mi parvero interminabili. Cercai di distogliere il mio pensiero da quella bara.

“Cosa...cosa mi dovevi dire ieri? Quando mi hai chiamato hai detto...torni in America?” La guardai e solo in quel momento notai i suoi occhi diventare lucidi.

“L’ho lasciato...” Dani abbassò lo sguardo, accarezzando il bracciale che Taylor le aveva regalato per il loro primo mese insieme.

“No...non puoi averlo fatto...tu sei innamorata di lui, e lui di te...cosa può esserci di così sbagliato in questo?” Le dissi, mentre lei toglieva il bracciale e con estrema delicatezza lo metteva dentro la tasca dei jeans. Alzò gli occhi verso di me, sorridendo forzatamente.

“Noi eravamo sbagliati. Tutto qui.” Disse solo. Allungai le braccia e la strinsi a me, senza parlare, senza continuare quel discorso che l’avrebbe fatta soffrire ancora. Immaginavo il destino come una grande, enorme, inesorabile macchina distruttrice; quel giorno, aveva scelto noi come vittime.

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Capitolo 15
*** All I Wanted ***


Dania.

 

Quella notte avevo un brutto presentimento. Mi giravo e rigiravo nel letto senza riuscire a tenere gli occhi chiusi. Mi alzai dirigendomi verso la scrivania stracolma di libri. Cercai e ricercai le pastiglie tranquillanti da cui ero ormai dipendente, da quando avevo lasciato Taylor. Ingerirne una mi fece sentire leggermente meglio. Non avevo detto a nessuno delle pastiglie, tanto meno a Sofi. Non volevo si preoccupasse per me. Dopo la morte della nonna eravamo a pezzi entrambe, così fingevo, almeno davanti ai suoi occhi, di essere forte.
Nonostante tutto, mi svegliai alle quattro del mattino dopo aver dormito appena un'ora e mezzo. Battito cardiaco irregolare, respiro affannato. Pian piano ricordai il motivo. Quel sogno, l'ennesimo sogno di Tay. Qualcuno riusciva sempre ad allontanarmi da lui. Tentai di riaddormentarmi ma quel presentimento e quell'incubo tornavano appena chiudevo gli occhi. La sua espressione triste, il mio nome urlato al vento. Vidi l'orologio segnare le sette. Poi le otto. Niente riusciva a calmarmi e a placare quello stato d'animo che mi invadeva e si contorceva dentro di me. Non potevo continuare così. Presi il telefono e composi il numero.
“My love, it's just two'o clock.” con quella voce assonnata sentirmi chiamare amore sembrava ancora più dolce. Feci finta di nulla.
“I just wanna know if you are ok”
“Yeah, i'm ok, and...”
“Ok, good night little gnome” lo interruppi.
Dopo qualche ora mia madre venne a svegliarmi ricordandomi i miei impegni per il pranzo. Nonostante le poche ore di sonno stavo bene. Sentire la voce di Taylor mi rassicurò. Era l'effetto che aveva sempre avuto. Il suo potere magico.
Raggiunsi il mio collega al bar dove solitamente mangiavamo. Francesco era un ragazzo simpatico, dolce, affettuoso e anche tanto carino con i suoi occhi verdi e i capelli castano chiaro. Era sempre un piacere incontrarlo. Le altre mie colleghe di facoltà dicevano che aveva una cotta per me, io ridevo ogni qualvolta se ne parlasse. Mi ringraziò tantissimo per avergli prestato quei libri ormai introvabili.
“Ti trovo bene, sai? Sei dimagrita tantissimo.”. Francesco iniziò a complimentarsi con me, gli chiesi più volte di smetterla. Mi faceva sentire così in imbarazzo. Il tempo passò velocemente e senza accorgermene stavo facendo tardi all'appuntamento che avevo alle otto, per la cena. Il mio amico si offrì di accompagnarmi alla macchina.
“Allora ci vediamo presto. È stato un piacere passare del tempo con te.”
“Anche per me è stato un piacere.” lo vidi farsi più vicino. Sentii il suo petto scolpito sul mio. Il suo respiro sfiorarmi.
“No! Io amo un altro.” dissi. Lui non si fermò avvicinandosi sempre di più. Ero paralizzata dal terrore. Per un momento immaginai fosse Taylor. Oddio quanto volevo ci fosse lui lì. Quanto avrei voluto stringerlo di nuovo a me. Mi allontanai ed entrai in macchina.
“Scusa ma non sei il mio tipo e sono già fidanzata.”
“Ma con chi?” nessuno di loro sapeva che avevo seguito la tourneè dei Paramore, nessuno sapeva che ero partita con loro e nessuno sapeva di me e Taylor. In quel momento mi resi conto che ero pronta a tutto pur di stare con lui. Anche essere perseguitata dai fans e dai fotografi. Non mi interessava.
“Con Taylor Benjamin York.” dissi senza esitare. Lui era l'unica certezza che avevo quando mi sentivo giù, quando il mio mondo cadeva a pezzi. Lui era il mio equilibrio. E in quel momento avevo solo bisogno del suo sorriso per ricordarmi che la felicità era a pochi passi da me. Era inutile. Tutto era inutile. Avevo sbagliato a lasciarlo, avevo sbagliato in tante cose. Io volevo solo lui. A qualsiasi costo, a qualsiasi prezzo, ovunque e comunque. Ne avevo bisogno come fosse aria. Come fosse vita. Dovevo solo credere in noi. In lui.
Premetti l'acceleratore e tornai velocemente a casa. Non badai alla cena, né alle parole di mia madre, dovevo parlare con Tay in qualche modo.
Accesi il pc, digitai la password per l'accesso. Sembrava non volersi connettere. Dannazione!, pensai. Nessuno di loro stava usando internet. Almeno non dai loro portatili.Li telefonai. Uno a uno. Ma nessuno rispondeva. Sembrava tutto stesse andando per il verso sbagliato. Non potevo aspettare, non dovevo perdere tempo in quella maniera. Erano ormai le nove. Feci velocemente il calcolo per sapere che ore fossero a Nashville. Le due del pomeriggio circa. Entrai sul sito e lessi la notizia che i ragazzi erano in video chat con i fan dall'una alle tre circa. Eccoli, li vedevo tutti intenti a leggere domande e rispondere. Non c'era Justin, così gli mandai un veloce messaggio. Sapevo l'avrebbe letto subito. 
“I NEED TO TALK TO YOUR BROTHER. NOW. PLEASE.” scrissi. Dopo un quarto d'ora lo vidi spuntare nella finestra della chat dicendo “Taylor, there is a urgent message for you.”, gli passò il telefono e vide le mie tre chiamate perse. I suoi occhi si illuminarono. Mi fece così tenerezza.
“Ehi what's up? Are you ok?”
“So you're talking with me in front of many fans. I like it.” sorrisi.
“Are you ok?”
“No. I'm not ok. I miss u, i love u and i know it's late but i need to say this now. I can't image my life without you. Without Paramore, without.... i love u like crazy and i'm so sorry.” nel display del pc lo vedevo fermo, immobile tra Jer e Hayles. Ascoltava ogni mia singola parola. Perché era così dannatamente bello anche nello schermo? Non riuscivo a staccare gli occhi dai suoi. Non riuscivo a spiegargli esattamente tutto il dolore che provavo nell'essere lontano da lui, nell'averlo deluso così tanto.
“Really? Do you love me?” in quell'istante guardò dritto nello schermo. Sembrava guardarmi.
Yeah. I really love u. You are my only exception, you are my number one, my hero. And I love you, I love you, I love you, Like never before." lui non rispose, forse riconoscendo i versi di 'Songbird', la canzone che spesso cantavamo insieme.
"Please, tell me something.". In quel preciso momento davanti a milioni di fan cadde dalla sedia. Oh my Gosh!, pensai ricordandomi che aveva fatto la stessa caduta nel video di Playing God, provocandosi un livido nell'anca. Jeremy si voltò a guardarlo più serio che mai mentre Hayles sembrava non riuscisse a respirare più dalle risate.
"I LOVE YOU TOO! Thank u, God! It's the most beutiful day of my life!" disse rialzandosi e avvicinandosi un pò troppo allo schermo. Risi nel vederlo così felice e euforico. Alzandosi improvvisò anche dei passi di ballo. Sembrava stesse facendo la danza della pioggia. E non era affatto portato. Gli implorai di smetterla. Mi avrebbe ritelefonato dopo per parlare meglio. Nell'attesa rimasi a guardarlo rispondere ai fan. Rideva come mai prima e ne ero felice più che mai.
L'orologio segnò mezzanotte quando la finestra di Skype si aprì.
"I love u!" disse senza neanche salutarmi
"I love u too". Ammise di averci sperato tanto. Un amore a distanza era difficile e lui lo sapeva bene.
"Quindi siamo nuovamente una coppia?"
"Si ma...vorrei rimanere in Sardegna per un pò."
"Ah...ok. Per la laurea, giusto?"
"Si, poi vorrei cercare un lavoro. Ma quello si vedrà poi. Decideremo insieme."
"Mi mancherai, ma voglio la tua felicità. Promettimi solo che non vedrai più quel Francesco." risi nel sentirlo così geloso.
"Te lo prometto."la nostra conversazione durò altre tre ore. E prima di andare a letto feci una delle cose che non mi sarei mai immaginata. "@itstayloryall i love u. And i know i'll miss u. Hope you have nice dream. Good night my little gnome." twittai, poi cambiai la foto del mio profilo mettendone una di noi due insieme. Entrai sulla mia pagina di Facebook. Situazione sentimentale: single. Tay non era mai stato d'accordo nel definirmi così davanti a tutti, ma era un modo per nascondere la nostra storia. Ma in quel momento...Situazione sentimentale: fidanzata ufficialmente.

 

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Capitolo 16
*** Miracle ***


Sofia

Mi svegliai di soprassalto, urlando. La casa era immersa nel silenzio; ricordai che i miei erano partiti il giorno prima per una breve vacanza in giro per la Sardegna, desiderosi di godersi un po’ di aria di mare prima che mio fratello Nicola ricominciasse la scuola materna. Io, invece, ero rimasta a Cagliari, tutta sola: il mio compito, quella settimana, era di supporto e sostegno morale a Dania, che doveva laurearsi proprio di lì a pochi giorni. Tentai di ricordare cosa mi aveva spaventato in quel sogno, ma non ci riuscii; tanto meglio, avrei evitato di star peggio. Guardai la sveglia e mi accorsi che erano solo le cinque e mezzo del mattino, così decisi di restare a letto ancora qualche minuto. Mi rigirai tra le lenzuola, fino a quando lo squillo del mio cellulare non mi fece voltare di scatto verso il comodino. Era la notifica di una mail.

“Our mission impossible is started. Good morning Soph!”

Sorrisi leggendo quella breve mail di Hayley, e sapendo che ben presto ci saremo viste su Skype per sistemare alcuni dettagli di quella missione impossibile. Feci un rapido calcolo orario: lì erano quasi le 23 e mentre loro ancora provavano per i live, noi avevamo già iniziato una nuova giornata.

“I’ll wait you on Skype at 1 p.m.” Le risposi velocemente, poi decisi di alzarmi. Alle sette squillò il telefono di casa.

“Pronto?”

“Sofi. Sei sveglia?” Risi. Se continuava ad essere così nervosa sarebbe arrivata alla laurea in camicia di forza.

“Risponde la segreteria telefonica del numero...” Iniziai a dire, e Dani sbuffò.

“Scema. Vieni ad aiutarmi?” Mi guardai intorno, consapevole del gran disordine che regnava intorno a me, ma non ci pensai.

“I’ll be there in an hour.” Le risposi, calcolando il tempo di una doccia.

“Sofi, siamo in Italia.” Mi ricordò lei, ed io sbuffai.

“Hai ragione. Faccio una doccia e sono subito da te.” La mattinata passò tranquilla. Le diedi una mano a ripassare la tesi, anche se ogni trenta minuti il suo cellulare squillava e lei passava dieci minuti al telefono con Taylor. Questo si ripeteva a qualsiasi ora del giorno e della
notte. All’ennesima chiamata, afferrai il telefono prima di Dania.

“Hi T. we’re studying, you know...so...please, can you call later?” Sentii la sua risata, mentre Dani tentava di strapparmi il telefono dalle mani.

“I’m sorry teacher!” Mi prese in giro.

“I’m not a teacher, but your girlfriend lost the concentration when you call...” Guardai Dani in cagnesco e lei mi fece la linguaccia.

“I’m really sorry, Soph. Can I talk to her just a minute? I promise.” Sbuffai e passai il telefono alla mia migliore amica, che mi guardava con aria trionfante.

“Love! She’s a big breakballs...” Mi voltai a guardarla.

“Mi stai dando della rompipalle?” Le chiesi perplessa. Immaginavo Taylor che se la rideva alla grande, come faceva sempre durante i nostri battibecchi.

“Si, lo sto facendo!” Ridemmo. Poi decisi di lasciarla sola per qualche minuto; uscii fuori nel piccolo balconcino della sua stanza e guardai il cielo. Presi il mio cellulare dalla tasca dei jeans e digitai velocemente un messaggio:

“I miss you. Hope see you soon.”

Cercai il numero di Lindsey e lo inviai senza pensarci troppo, sperando di non disturbarla. Sentii Dani ridere e sorrisi: finalmente era nuovamente felice, da quando lei e Tay avevano trovato dei compromessi per riprendere la loro relazione. La vibrazione del mio cellulare mi fece trasalire.

“miss you too. Please come back to America. I wanna see you.”

Sorrisi.

“Ehi? Riprendiamo?” non mi accorsi neppure che Dania aveva finito di parlare con Taylor e mi stava osservando curiosa.

“Si, scusami. Tutto ok?” Lei annuì, poi indicò il mio telefono.

“Lind?”

“Si, niente di che. Riprendiamo a studiare su.” Sentivo di non essere innamorata, ma parlare di Lindsey mi faceva star male. Non sopportavo di averla così distante. Pranzai insieme a Dani, e nel pomeriggio studiammo ancora, nonostante le numerose distrazioni; ormai il discorso era chiaro e scorrevole, e non smettevo di complimentarmi con lei per la sua esposizione così perfetta. Quando si fece buio, mi accorsi che erano le nove: ero in ritardo!!

“Best, devo andare.” Le dissi, afferrando la borsa.

“Non resti a cena?” In altri momenti sarei rimasta, ma quel giorno non potevo trattenermi.

“Ho promesso a mamma che sarei tornata a casa a dare un’occhiata all’allarme. Vuoi venire da me a dormire?” Dani ci pensò su, poi scosse la testa.

“Domani è l’ultimo giorno di ripasso, voglio cercare di dormire stanotte. Vengo domani mattina presto, se per te non è un problema. Avrò bisogno di supporto morale.” La sua espressione ansiosa mi fece sorridere.

“Vieni qui” La strinsi forte.

“Grazie della tua pazienza.” Mi baciò sulla guancia e mi accompagnò alla porta, con la promessa di vederci l’indomani alle otto a casa mia. Corsi verso la macchina ed armeggiai con le chiavi. Superai qualche semaforo rosso e corsi un po’ troppo, ma alle nove e un quarto ero a casa. Accesi il pc ed aspettai che caricasse, raccogliendo i capelli in una coda di cavallo. Non appena accesi Skype, arrivò una notifica: Hayley mi chiedeva di cercarla appena entrata in chat. Misi il microfono e avviai la chiamata.

“you’re late!!” Mi accolsero in coro non appena risposero. Sorrisi nel vederli tutti lì nelle loro postazioni solite. Taylor e Jeremy stavano sgranocchiando dei pop corn da una busta accanto al pc di Hayley.

“I know...Dania is a bit upset...so, have you got tickets?” Chiesi, andando subito al sodo. Hayley sventolò una busta in aria.

“Here they are!” Mimai un piccolo applauso.

“Do you think she doesn’t know we will come?” Mi chiese Jeremy.

“No. I think so.” Risposi, guardando Taylor con aria sospetta.

“I don’t say nothing!” Si discolpò lui, guardando prima me, poi Hayley e Jeremy.

“That’s ok. So, I’ll go to the airport at two o’clock Tomorrow, that’s ok?” calcolai brevemente in quanto tempo avrei raggiunto l’aeroporto e pensai ad una soluzione per la sistemazione.

“Ok. We’ll here at...” Hayles guardò Jeremy cercando aiuto.

“Half past three” disse velocemente Taylor, che ormai aveva fatto l’abitudine al fuso orario. Sorrisi, ricordando quante volte avevo preso in giro la mia migliore amica dicendole che aveva un fidanzato stupido; non era vero. Tay non era stupido, anzi, era molto intelligente e soprattutto molto innamorato. Lo vedevo anche ora, che guardava il display del cellulare e sorrideva felice dopo aver letto un messaggio di Dani.

“He’s crazy for you best friend...” mi sussurrò Hayley avvicinandosi allo schermo del pc, con aria pettegola. Risi. Il mio cellulare squillò improvvisamente ed il rap di Taylor si diffuse per tutta la casa. Lui iniziò a ridere, seguito dagli altri.

“I think my girlfriend is calling you!” Sorrisi.

“Yeah. I’m sorry, I must go. Good night, Paramore. See you tomorrow.” Li salutai con un gesto della mano, che loro ricambiarono. Poi risposi a Dani, mentre spegnevo il pc.

“Ehi Dà...”

“Sofi ma che fine hai fatto? Pensavo non avresti più risposto!” Sorrisi, emozionata all’idea di aver organizzato tutto quel casino per lei.

“Ero sotto la doccia scusa...dimmi.” Dania sospirò.

“Credi che Taylor mi ami? Dimmi la verità, so che tu ci azzecchi sempre.”

“Credo che lui ti ami immensamente...e sono sicura che te ne darà la prova.”
 
                                                                                                                           **


“Hi little!!” Hayley quasi mi saltò in braccio quando mi vide.

“Hi Hayles!!! Have you had a good travel? Oh my god! Look at your hair, you look amazing!!!” Le dissi, accarezzando I suoi capelli, ora tinti di un rosso leggermente più chiaro.

“Do you like them?” Mi chiese entusiasta.

“Yeah! I love them!” Mi voltai e sorrisi a Jeremy e Taylor.

“I’m so sorry but...I love her!” Loro risero. Mi avvicinai a Jeremy per salutarlo, poi mi voltai verso Taylor.

“And finally...you’re here. I’m so happy to see you.” Lo vidi sorridere, evidentemente colpito dalle mie parole. Non mi ero mai espressa in questo modo nei suoi riguardi.

“I’m so glad to see you too. Thanks for everything you have done for us.” Mi strinse in un abbraccio goffo ed io risi.

“I love your girlfriend, and she is so happy with you…so, I’m happy for you.” Risposi, emozionata al pensiero del loro incontro.

“Can I see her now?” Scossi la testa.

“I’m sorry. It’s a surprise for her. And she’s going to go to the hairstylist this evening. So, now you go to the hotel, and tomorrow I’ll take you at the university to see your graduated girlfriend!” Tay non era molto convinto, ma alla fine capì che quella era la soluzione più giusta.

“let’s go...I’m so tired!” Hayley si avvicinò a me mettendomi un braccio sulle spalle, e ci avviammo verso l’uscita dell’aeroporto. Non vedevo l’ora fosse l’indomani per portare a Dania il mio regalo.
 
 
                                                                                                                      **
 
 
Era inutile tentare di calmare Dania quella mattina. Quando arrivai a casa sua, alle otto e un quarto, mi aggredì dicendomi che era tardissimo ed aveva ancora un sacco di cose da fare. Era così nervosa da non riuscire nemmeno a parlare.

“Dani...partiremo da casa alle otto e quaranta come deciso...vieni, ti sistemo i capelli.” La rassicurai, facendola sedere al tavolo della cucina. Guardai sua sorella, che alzò gli occhi al cielo, e le sorrisi scuotendo la testa. Quando abbassai lo sguardo sulla mia migliore amica, vidi che aveva le mani sul viso.

“Dani! Oh avanti, non è il momento di rovinarsi il trucco!!” Mi inginocchiai davanti a lei e le spostai le mani dal viso, asciugandole qualche lacrima.

“I wanna see my boyfriend...” Mi disse piangendo. Le accarezzai i capelli, indecisa se quello fosse il momento opportuno per chiamare Taylor. Alla fine però capii che non era il momento giusto.

“Lo chiameremo insieme quando saremo in macchina...d’accordo? sono sicura che è già sveglio.” Tentai di consolarla inutilmente.

“Ok...” rispose, non troppo sicura. Quando si calmò, andammo di sopra a sistemare il trucco ed aspettai seduta sul suo letto che finisse di vestirsi. Nel frattempo mandai un messaggio a Taylor, sperando non fossero ancora addormentati a causa del Jet-lag.

“She was crying. Maybe it’s better you call her now. Hope I don’t wake up you”

Lo inviai velocemente ed aspettai la risposta col cuore che batteva. Cinque minuti...dieci minuti...Dani uscì dal bagno.

“Che te ne pare?” I vestiti che aveva scelto per quel giorno erano meravigliosi.

“Sei una meraviglia!” Le risposi, e lei sorrise.

“Scema. Starebbero molto meglio ad Hayles.”

“Tesoro, per quanto tu dimagrisca ancora, e ti avviso che se lo fai ti picchio molto violentemente,  Hayley resta quasi 10 centimetri più bassa di te. Una bambolina in miniatura insomma. Il che fa si che lei sembri uno schianto anche quando indossa un sacco.” Sentenziai, e Dani rise.

“Dì la verità...Hayley ti piace...” Si avvicinò per farmi gomitino ed io mi scansai.

“Ma ti pare!!! Andiamo va, che è tardi!” Mi avviai alla porta e Dania mi seguì ridendo come una matta. Forse ero riuscita a consolarla. Ma Taylor dov’era finito? Lo scoprii in macchina, quasi mezz’ora dopo, quando chiamò Dani. Per fortuna lei non sembrò accorgersi di nulla, anzi, non smetteva di ripetergli che sentiva immensamente la sua mancanza e che avrebbe voluto averlo lì con lei. Sorrisi. Arrivammo in facoltà con la classica ora di ritardo. Dani andò a parlare con il suo relatore, ed io ne approfittai per fuggire via. Digitai velocemente il
numero di Hayles.

“Hello?” Rispose con la sua vocina allegra.

“Hayles! Where are you?” Le chiesi ansiosamente.

“Ehi! We’re going to the university, don’t worry! We’re perfect in time!” Sospirai.

“Ok. We’re in the first building on the left. Do You understand?”

“first building on the right. That’s ok!”

“Hayley, Hayley!! On the left!!!” Il mio telefono restò muto.

“Hello?” Mi accorsi sconsolata che Hayles aveva già chiuso la comunicazione. L’avrei strozzata con le mie mani appena me la sarei trovata di fronte. Misi il telefono in tasca e guardai l’orario. Poi alzai gli occhi e vidi Dani sbracciarsi nella mia direzione.

“Andiamo!” Corsi verso lei.

“Scusa, ho chiamato i miei. Andiamo!” La seguii nell’atrio fino all’aula dove avrebbe discusso la tesi. Aveva deciso che per quel giorno sarei potuta entrare, ed ero immensamente felice all’idea di essere li in quel momento. Soprattutto perché, appena uscite da quell’aula, Dani avrebbe trovato ad aspettarla il suo grande amore ed i suoi amici più cari.

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Capitolo 17
*** THE ONLY EXCEPTION ***


Dania.

 

 

Era finita. Uscii da quella sala dopo aver stretto la mano a tutti quei professori che mi avevano ascoltato. E subito sentii il forte abbraccio e le congratulazioni di tutti quelli che erano venuti. Sofi, come sempre, era lì vicino armata di cellulare. Chissà con chi stava chattando in quel momento, sembrava quasi seccata.
“You are late! Damned! Go to the restourant, we see you there!”
“Ehi, tutto ok?” le chiesi vedendola così seccata dopo quella telefonata.
“Scusa, dicevo a Vale e Vale di vederci direttamente al ristorante.”
“In inglese?”
“Ops, mi avranno capito, spero!” mi sorrise nervosa, come se stesse nascondendo qualcosa, ma lasciai perdere. Forse era solo nervosa che le altre due nostre amiche non fossero arrivate in tempo. Lei teneva tantissimo a queste cose, io ero solo felice ci fosse lei.
Appena salita in macchina cercai il telefonino e tentai inutilmente di telefonare i miei amici dall'altra parte dell'oceano: Tay non rispondeva, Jerm risultava occupato e Hayles chiudeva la chiamata senza rispondere. Mi stavano facendo venire i nervi. Avevo avvisato Tay di tenere il telefono vicino in modo da potergli parlare non appena avessi avuto modo di telefonarlo.
"Sempre i soliti, eh?" Sofi sembrava capire la situazione, e mi prese un pò in giro vedendomi nervosa.
Papà guidava tranquillo lungo le strade della mia città in direzione del ristorante dove parenti e amici erano stati invitati per festeggiare la mia laurea. Aspettai l'arrivo di tutti gli invitati nel grande cortile in fondo al quale riuscivo a vedere la postazione del karaoke. Le note del mio gruppo preferito si diffusero nell'aria. Notai subito che la voce di Hayls era diversa dal solito, sicuramente erano canzoni di qualche live, dato il fatto che sembravano cantante al momento. Non capii bene il motivo per cui Sofi al mio grazie rispose dicendo "Non devi ringraziare me, credimi.".
Arrivati tutti, invitai a godersi la festa e il buffet allestito all'interno del locale, mentre fuori i piccoli iniziarono a scatenarsi improvvisando una pista da ballo proprio davanti al karaoke.
"Mam, where...oh, sorry.-parlare in lingua straniera era ormai un'abitudine- Scusa, hai visto Sofi? Sembra esser sparita."
"Hai provato in bagno?". Non vedevo più la mia best. Dove cavolo si era nascosta? Mi sentivo un'idiota nell'andare avanti e indietro, dentro e fuori quel locale fermandomi ogni tanto a ringraziare per regali, auguri o complimenti.
"Sofi, dove cazzo sei finita?" nonostante il mio messaggio al suo telefonino, non mi rispose. Ero ferma nello stipite della porta quando vidi mio padre dirigersi verso di me.
"Tutto ok?"
"Se Sofi si facesse viva e Tay mi rispondesse andrebbe anche meglio." gli risposi.
"Sofi, sta andando in giro con gli altri, pensavo fosse un gioco."
Gioco? Altri?, sicuramente volevano farmi impazzire. Lei e gli altri miei colleghi. Nella mia mano il telefonino vibrò facendomi sobbalzare. "Taylor" lessi sl display.
"Halleluja!" dissi rispondendo.
"I'm sorry...wait!- chissà che stava combinando- You can turn around."
"What?"
"Turn around!" urlò insistente.
"I don't understand what you are..." le mie parole si bloccarono quando fermi lì, a pochi metri da me, stava la mia seconda famiglia. Il mio folletto dai capelli rossi, il mio fratellone premuroso e il mio unico e indiscutibile dolce e folle amore. Sentii le lacrime agli occhi dalla felicità. Hayles non resistette alla tentazione di corrermi incontro facendomi sbattere involontariamente la testa contro il muro alle mie spalle. Sentivo lo sguardo di tutti su di me dopo aver urlato "Ouch!". Jeremy, il solito premuroso e dolce, mi tese la mano chiedendomi se era tutto ok. "i'm ok." gli risposi abbracciandolo. Hayls chiedeva scusa ridendo accompagnata dalla mia migliore amica. Erano le solite. Non era cambiato niente. Eravamo solo di nuovo insieme e ne ero così felice. Tay rimase fermo lì a guardare il tutto aspettando solo che le mie attenzioni fossero tutte per lui. Gli corsi incontro gettando le mie braccia intorno al suo collo e lasciandomi avvolgere dalle sue. Era lì. Era tutto reale. Non uno di quei sogni che mi tormentava la notte.
It's not a dream anymore.
Sentivo le sue forti braccia su di me.
Keep me safe inside your arms like tower, tower over me.
Sentivo il suo profumo.
Some kind of proof it's not a dream.
Mi ricordai di quante volte avevo desiderato stringerlo a me per tutti quei mesi. Quante volte tra le lacrime sentivo la sua mancanza. Se fosse stato un sogno avrei voluto che nessuno mi svegliasse. Sciolse l'abbraccio lentamente, portando le mani a circondare il mio viso. Le sue labbra sulle sue. Per la prima volta dopo tanto tempo mi sentivo completa e non mi interessava se tutti stavano guardando e applaudivano e fischiavano. Avevo ciò che volevo. Volevo solo che sapesse che amavo lui sopra ogni cosa. Con le sue dita fini mi asciugò le lacrime e non riuscii a fare altro che stringerlo nuovamente a me. Jeremy, Hayley e Sofi si avvicinarono l'uno all'altra per prenderci in giro come avevano fatto già diverse volte. I miei Para-amori erano lì e ringraziai Dio, in quel momento, per quella bellissima giornata. Ero circondata dalle persone che più amavo al mondo e non potevo pretendere altro.
“Ok, now can we eat something? I'm so hungry!” Hayls si lamentò e la vidi catapultarsi con Jer verso il tavolo del buffet. Risi sentendo lo stomaco di T brontolare, ma rimase al mio fianco chiedendomi solo una cosa.
“Voglio conoscere i tuoi. Please.” ormai parlava benissimo l'italiano ed era piacevole sentirlo parlare in quel modo. Aveva un accento così diverso. Era chiaro avesse seguito qualche corso.
“Are you sure?” gli chiesi. I miei conoscevano Taylor grazie alle foto appese in camera ma non lo avevano mai visto di persona. Io conobbi i genitori del mio ragazzo all'aeroporto di Nashville. Erano stati molto gentili e cortesi nell'accompagnarci quel giorno.
“Mamma, papà...questo è...- mi schiarì la voce- Questo è Taylor, il mio ragazzo.” non avevo mai presentato un ragazzo ai miei e per quanto ne fossi felice, era terribilmente imbarazzante. Tay sembrava così a suo agio, tese la mano e pronunciò alla perfezione la parola “piacere”. Ero così fiera di lui. Dovetti tradurre qualcosa a Tay dato che mio padre non riusciva a trattenersi nel dire qualche parola in sardo. Taylor faceva certe facce strane nel sentirle che non riuscivo a trattenere una risatina.
Lasciai Tay con gli altri ad abbuffarsi mentre mi diressi dalle mie zie e cugine curiose di sapere qualcosa sui miei amici stranieri.
“Sono una band americana, hanno fatto la colonna sonora di Twilight, sicuramente li conoscete per quello.” dissi un po' scoraggiata del fatto.
“Quel film sui vampiri?”
“Si, quello.” mia zia sembrava euforica solo del fatto che fossero famosi mentre per me ora era del tutto normale.
“Ma non avevi detto che avevi un ragazzo famoso” mia cugina sembrava rimproverarmi.
“Non è mica Jhonny Deep!”
“Chi?” oddio, non sapevano chi fosse. Mi rassegnai.
“Ascolta ma il biondino è occupato?” un'altra mia cugina sembrava interessata solo ad una cosa. Mi voltai a guardare Jeremy avvicinarsi a noi col telefono in mano.
“Salve -pronunciò tentennante- i'm Jeremy” strinse la mano a tutte tranquillamente mentre loro rimanevano incantate a guardare quegli occhi stupendi. Le note di Money maker di Ludacris si diffusero nell'aria.
“Oh, god! I'm sorry. Dani, shall you dance with me?” Jeremy mi trascinò in pista. Sapevo non potevano resistere a quella musica. Tanto meno Hayls che in compagnia di Sofi ballavano ridendo. Hayls era proprio pessima muovendo il bacino e Sofi rideva così tanto dalle buffe espressioni che l'amica faceva. Era sempre stato il suo sogno ballare con Hayls quella canzone. Tay girò un clip col telefono, sicuramente dopo avrebbe ricattato Hayls per qualche favore. Jeremy si allontanò per un po' poi tornò da me. “It's for you, it is Kat.”.
Rimasi al telefono con Kat per un bel po'. Si scusò di non esser potuta venire e mi faceva tanti complimenti. Le promisi che sarei partita appena potevo per Londra e avremmo passato un po' di tempo insieme nella sua città. E le consigliai di non lavorare troppo.
Cercai Jerm per restituirgli il telefono ma lui era sparito come tutto il resto del gruppo. Un'altra volta? Basta! Vidi Hayles ballare con i piccolini davanti al karaoke, Tay la osservava mentre addentava uno dei panini del buffet. Sarei rimasta a guardare quella scena per secoli. Era un sogno averli lì. Mi chiedevo se mi meritavo tutto questo. Se un giorno li avrei ringraziati mai abbastanza.
“Where are Jerm and Sofi?”
“I don't know. Mh, are you eating? You have still weight! You know i don't like skeletons.” sorrise porgendomi un panino. Lo addentai per renderlo felice. Vidi Jeremy tornare, affiancato da Sofi.
“Sofi è inutile tu ti nasconda. Ti riconosco.” si nascondeva dietro un palloncino enorme a forma di smile. In effetti sembrava che il corpo fosse quello dello smile. Un palloncino enorme giallo che mi sorrideva, sotto di lui un altro palloncino a forma di fiore conteneva un pacchetto.
“This is for you.” disse Hayles portando appresso il piccolo Nicholas, mio cugino, che ripeteva qualsiasi cosa lei dicesse, o almeno ci tentava data la sua piccola età.
“C'mon guys! You don't....”
“Break out!” urlarono tutti insieme. Sofi mi porse uno stuzzicadenti, mi avvicinai e scoppiai il palloncino a forma di fiore. Qualche bambino si spaventò.
“Apri, apri, apri.” presi il pacchetto e lo aprii. La piccola collana con il ciondolo in cui era inciso il simbolo di IT NEVER ENDS. | | |
Dannazione, com'era bella quella serata. Com'era bello sentirsi in quel modo. Avrei voluto fosse stato eterno. Ma sapevo bene che i ragazzi dovevano partire il giorno dopo. Non volevo pensarci, volevo solo pensare al presente, al fatto che loro avevano fatto un lungo e stremante viaggio solo per me, che avevano attraversato l'oceano per raggiungermi. Dopo la festa raggiungemmo un locale in spiaggia, decidemmo di finire lì la nostra festa. Qualche ragazzo riconobbe i Paramore e chiese a loro qualche autografo. Dovetti fare da traduttrice, molto spesso. I ragazzi furono anche invitati a esibirsi in qualche canzone. E di certo non potevano rifiutare.
“Sofi? Ciao! Da quanto tempo!” sentii quella voce femminile salutare la mia best, ma ero troppo concentrata a guardare Tay muoversi sul palco troppo piccolo.
“Dani?! Oddio non ti avevo riconosciuto!” mi voltai sentendo il mio nome. Stefania. La mia vecchia amica, lì. Non ci avrei mai scommesso. Ormai non la vedevo da mesi. Non la sentivo neanche.
“Ma guardati! Tutta in tiro, capelli tinti. Sei dimagrita tantissimo! In vena di conquiste?” strizzò l'occhio.
“no, sono già in compagnia.” diedi uno sguardo veloce al palco, non vedevo più Tay. Forse avevano finito.
“Come? E non me lo presenti?” mi ricordai che non avevo detto niente a Stefania di tutto questo. Non le avevo raccontato niente dei Paramore, soprattutto di Tay. E sinceramente mi seccava doverne parlare in quel momento ma T mi raggiunse stringendomi le spalle. E a quel punto fu inevitabile.
“Taylor, this is my old friend Stefania, and his boyfriend Nicola.” lei fece una strana faccia, come se lo avesse riconosciuto. Poi vide Hayles.
“ma sono i Paramore.” sussurrò.
“Si, Paramore.” ripetè Taylor.
“Non te l'ho mai detto ma ormai vivo con loro. Alterno Italia e Stati Uniti.” le sorrisi. Rivederla era stato seccante, ma in quel momento mi accorsi di quanto fossi fiera di me stessa. Non ero diventata come lei, non lo ero mai stata. Lei mi aveva lasciata per trovare il vero amore, io non avevo rinunciato a niente. Né alle mie migliori amiche che stavano lì accanto a me in quel momento, né al mio più grande amore. Né alla mia musica. Erano tutti lì. Erano la mia famiglia e lei non ne faceva più parte.
“Ah, non lo sapevo.” capii dalla sue espressione che in quel momento mi invidiava. Io avevo vinto.
Mi sentivo così bene. E quando Tay mi chiese di rimanere con lui quella notte, nella camera d'hotel dove alloggiavano, mi sentii così...a casa.
“i understand where is my place, do you know?” gli dissi mentre stavo tra le sue braccia.
“mh, where is it?” lui mi baciò sul collo dolcemente.
“it's here, near you.”.

 

Quando l'indomani mattina Taylor mi comunicò che sarebbe rimasto per un'altra settimana non riuscii a trattenere la felicità. Anche se Hayles e Jeremy mi sarebbero mancati tantissimo. Li accompagnammo all'aeroporto la sera, poi decidemmo di andare un po' alla spiaggia.
Il tramonto era fantastico. Con tutte le sue sfumature.
“Do you like it?” chiesi al mio ragazzo.
“I prefer you. And this moment is perfect.”
“Perfect for what?” lo guardai curiosa. Si fermò e io lo seguii.
“I know that you'll not come with me in U.S.A. But i wanna that you remember me, that you remember that i love u, only you 'cause you are my only exception. I can't do anything, i love u. and i wanna spend all my life with u. Accept this gift like a promise of a future togheter.” disse e infilò nel mio anulare un anello.
“O Godness!” esultai nel leggere inciso “You are my only exception” su di esso.
“I love you.” i suoi occhi erano illuminati dal sole e dalla gioia immensa.
“I love you, too.”. Lo baciai. Non ero io l'eccezione. Noi eravamo l'eccezione a tutto, a tutti.

 

 

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Capitolo 18
*** York's Family (extra n.1) ***


Dania.

 

Il mio volo era in ritardo, come capitava ogni volta che dovevo partire per gli States. Avvisai Tay del ritardo e gli chiesi di non aspettarmi sveglio. Era due notti che non dormiva bene, sicuramente era a pezzi. Ma sapevo che era come parlare ad un muro. Avrebbe fatto di testa sua.
Era l'una e mezza di notte quando arrivai a Nashville. Hayles e gli altri avevano preparato una sorta di festa di benvenuto, ma quando arrivai la maggior parte di loro era nel mondo dei sogni o non c'era proprio. Chi era rimasto sveglio era in cucina a mangiare gelato.
Fu Jer ad aprire la porta e il suo abbraccio mi fece un gran piacere. Poi è arrivato il mio uomo -è divertente chiamarlo così. Tay aveva due occhiaie da sembrare uno zombie. Kat ci prese in giro perché anche io ero ridotta piuttosto male. Tra volo, bus e fuso orario ero distrutta. Così dopo due ore passate a ridere e parlare, andammo a letto, nella camera che Hayls mi aveva destinato. Dormire con Tay al mio fianco mi sembrò così naturale nonostante tutti quei mesi distanti.
La mattina, l'orologio del telefono segnava ancora l'ora italiana. Presi il telefono di Tay e guardai l'ora. Le nove. Raggiunsi la cucina, invasa da un bellissimo odore di caffè e brioche. Jer e Kat mi salutarono augurandomi un buon giorno. Mi chiedevo se avessero dormito quella notte. Conoscendo Jer avranno dormito due- tre ore massimo. Il mio caffè era bollente mentre parlavo con i due sposini.
Passai un'ora a parlare con quei due. Mi aggiornarono su diverse cose. Niente che già non sapessi, in fondo, ma era bello sentirli parlare. Guardai l'ora e decisi di andare a svegliare Taylor. Ma non feci in tempo neanche ad abbandonare la cucina che le sue braccia mi afferrarono per abbracciarmi. Il suo bacio era così bello. Forse più bello anche del primo vero bacio che mi diede. Mi riportò nella cucina mentre ancora mi baciava.
“Ohh, so cute!” commentò Hayles vedendoci scambiare quel bacio.
“Good morning, Hayles!” la salutammo.
“Good morning to you, too” salutai il mio ragazzo e lo ribaciai velocemente.
“So, are you ready for introduce yourself to the York's family?”mi chiese.
“Wait! Oh, fuck!” solo in quel momento ricordai l'invito dei genitori di Tay per pranzo. Dannazione! Volevano conoscermi ufficialmente, ora che io e Tay eravamo fidanzati a tutti gli effetti. D'un tratto diventai nervosa, quasi isterica. Quando T si presentò alla mia famiglia sembrava rilassato, timido ma non nervoso. Dopo tutto era abituato a stare in mezzo a sconosciuti, era sempre a contatto con persone che non conosceva perfettamente. Io no! Frequentavo le solite persone da una vita e mi sentivo sempre a disagio e nervosa ogni volta ne conoscessi altre. Ero nervosa, timida, impacciata e soprattutto non pronta a un incontro ufficiale come quello. Dovevo sembrare perfetta. E ovviamente Tay mi rimproverò per il mio tacco 7 e per le perfezione che cercavo. Hayles si propose per truccarmi, ma sapevo avrebbe esagerato. Un filo di trucco bastava, un'ultima svista allo specchio ed ero pronta. Almeno esteriormente. Percorrevo quel vialetto e pensavo “ora muoio, ora muoio”.
“Relax and be yourself. You are amazing” il mio ragazzo tentò invano di calmarmi. Eccoci ala porta. Strinsi forte la sua mano.
“Fuck!” aprì la porta Chris, il fratello maggiore di Tay. Tratenni una risata. Una delle sue figlie lo raggiunse lamentandosi del fatto che il padre aveva fatto cadere il suo gioco a terra. Chris ci salutò chiedendoci scusa per la parola detta e invitandoci a entrare.
“So, you are Dania, right?” mi chiese mentre raccoglievo il gioco a quella piccola riccioli d'oro. Mi ricordava tanto Tay quando si faceva biondo -se l'avesse fatto ancora l'avrei ucciso!
“Nice to meet you, Chris.”. Taylor mi aveva parlato molto della sua famiglia durante il tour insieme. Era come guardarsi allo specchio. C'erano dei giorni in cui stare fuori casa sembrava essere la cosa più bella del mondo e giorni in cui volevi solo abbracciare i tuoi cari e dirgli che volevi loro un bene dell'anima.
Tay aveva preso in braccio la piccola Mikaela e con l'altra mano stringeva la mia. Stavano tutti in cucina.
“Family, she's my girlfriend, Dania.”
“Welcome to the family.” disse mia suocera abbracciandomi e baciandomi. Il marito si limitò a una stretta di mano.
“Mom, you are like Hayley when she starts the concert” disse Justin.
“But i'm not a singer and i'm not so young. And don't kidd me!”
“i love you too, mom” rispose scherzando. Quella scena mi ricordò tanto i momenti con mia madre. Mi fece sentire quasi a casa. Taylor non mi lasciò un attimo: mentre parlavamo in cucina mi abbracciava, mi teneva la mano. Chris e la ragazza di Jus lo presero in giro per come tentava di proteggermi dai “morsi della madre”. Mi spiegarono che la figlia più piccola era assente perché in viaggio per lavoro. Mentre poco dopo arrivarono America e Annabelle, moglie e figlia di Chris. Taylor aveva tantissime foto con Anne, era la sua prima nipotina e le voleva davvero bene. America era di origine italiana, suo nonno era arrivato negli States per lavoro e non era più andato via.
“So, York's family loves Italy.” scherzò Peter.
Annabelle parlava con lo zio mentre io offrivo una mano per apparecchiare. E la scena più imbarazzante arrivò in quel momento. Una volta seduti a tavola. Tutti si presero per mano, in attesa della preghiera di ringraziamento.
“Dani, do you want pray for us?” pensavo Peter stesse scherzando. Solitamente era il capofamiglia a ringraziare, ma lui insistette affinché fossi io a pronunciare quelle parole. Avevo pregato qualche volta, ma non ne ero più capace. Sapevo che la famiglia di Tay, lui compreso, erano molto fedeli ma io non ero così. Più volte i ragazzi avevano provato di convincermene ma non riuscivo proprio ad aver fede in Dio. Decisi comunque di fare un tentativo. Per Tay. E per la sua famiglia. Ma un fedele si accorge delle parole di un ateo. E la domanda scoccò come la mezzanotte di Cenerentola.
“Why you don't believe in Jesus?” sentii una piccola scossa lungo la schiene. Come spiegare a tutti loro che Dio non mi aveva dato alcuna possibilità? Credevo in Dio una volta, meglio dire che lo amavo proprio. Poi un giorno ascoltai il telegiornale. Più di duecento bambini erano morti in catastrofi naturali o incidenti. Mi domandai perché il Signore avrebbe fatto quello. Perché aveva colpito i bambini? Perché aveva spezzato delle vite innocenti? Non riuscii a trovare una risposta a tutte le domande che affollarono la mia testa e pian piano loro presero il suo posto.
“I tried to believe in him. But i need some answer that he didn't give me.”. Calò il silenzio imbarazzante e insopportabile. Sentii la mano di Tay stringere la mia sotto il tavolo. Lo guardai. Lessi nel suo labiale un “It's ok. Relax”. Forse lo disse vedendo i miei occhi tristi e forse lucidi. Tra quei bambini potevano esserci mia sorella, i miei cugini, potevano esserci Annabelle, Mikaela. Io stessa. Penso che Peter notò quegli sguardi con Tay e capì qualcosa.
“So, what about your family?” mi chiese, salvando la situazione.
“They are in Italy, mom is an housewife and my father is a entrepreneur.”
“They are amazing! And Ale? Alessia is her sister. She's so incredible.” aggiunse Tay raccontando alcuni momenti della mia festa di laurea, dove aveva conosciuto tutti i miei parenti e la mia famiglia. Peter prese in giro il figlio dicendogli che ormai aveva ripetuto quelle storie tante volte da saperli a memoria.
“He loves you so much. And i think you are an adorable couple.” disse Chris.
“I guess that Dani doesn't like blonde hair.” disse la madre. Risi vedendo di avere una complice contro i capelli biondi.
“Don't worry, i hate blonde hair.” risposi. Taylor fece una strana smorfia che fece ridere tutti. “But i love you anyways.” aggiunsi e subito tolse il broncio.
Dopo aver ritirato cibi, piatti e qualsiasi altra cosa fosse sul tavolo, Annabelle mi condusse nel salotto perché voleva parlarmi. Aveva una paura immensa che allontanassi Taylor da lei. Le promisi che non avrei mai permesso una cosa simile. Taylor adorava le sue nipotine e non potevo allontanarlo da loro. Riuscimmo addirittura a trovare un accordo: Anne poteva telefonare lo zio quando voleva e se non avesse risposto poteva telefonare me e io l'avrei subito spedito da lei.
“Ok” rispose felice e mi abbracciò. Almeno con lei avevo fatto colpo.
“Now, i can show you the photo album.” la sorella si aggiunse a noi e fingemmo di essere tre agenti segreti in missione per recuperare l'album di foto. Anne lo trovò e ci sedemmo in terra. Mika si volle sulle mie ginocchia per vere meglio.
“This is uncle Justin.”
“Really?”
“Yeah”
“O my god!” ridemmo guardando lo zio con degli orrendi pantaloni corti e le bretelle. Era da non crederci.
“And it's uncle Taylor.”. La foto risultava incomprensibile. Chiesi alle bambine cosa stesse facendo.
“Maybe he believe to be Superman, poor boy” risi all'espressione di quella streghetta.
“Hey, what are you doing? Oh no! This album!” Tay continuò a parlare mentre io dicevo alle bambine di correre e mettere in salvo il libro. Abbracciai il mio ragazzo e sorrisi.
“Sorry, darling. You are so adorable in Superman's adventures”. Anne e la sorella correvano lontane.
“What's up here?” Peter entrò nella stanza con gli altri.
“Oh, c'mon. Do you not understand? Anne has a family album.” disse il figlio un po' in imbarazzo per quelle poche foto che avevo visto.
“oh, you are so nice in these photo.” disse la madre sotto lo sguardo critico dei figli.
“Of course, mom. I'm nice too with short pants and braces. I seem Pinocchio.”
“You was six years old!” mentre l'argomentazione continuava, raggiunsi le piccole e Tay in cucina che giocavano a rincorrersi in cucina.
“Presa” disse caricandomi sulla spalla. Lo supplicai di farmi scendere, ma niente. Le bambine ridevano vedendomi fare i capricci.
“No! No! Taylor! The shoes, no!”
“You know that i hate your shoes” non riuscii a fermarlo, anche perché se mi fossi mossa ancora un po', nella posizione in cui ero, gli avrei fatto veramente male con quel tacco a spillo.
“Outdoor, outdoor!” le bambine urlavano e aprirono la porta che dava sul giardino. Tay mi coricò sull'erba fresca. Fortunatamente avevo indossato i jeans e non si sarebbero macchiati.
“Do you know that i love you?” disse. Si avvicinò per darmi un bacio ma non fece in tempo perché urlai.
“Please! Save me! Save me! Anne, mika, save me!”
“It's war!” disse poco prima di essere assalito dalle nipotine. Alla fine mi salvarono e il principe cattivo Taylor fu sconfitto. Tornammo in salotto saltellando per la vittoria.
“And your shoes?” Justin sapeva che adoravo quelle scarpe.
“Love, tell him where are my shoes”
“Oh, your shoes...right...they are in the pool.”
“Taylor!” lo rimproverò la madre. Peter rise, sapevo da Tay che anche lui aveva indetto una guerra contro i tacchi quando la figlia iniziò a indossarli.
Mentre sfogliavamo l'album di foto, Mika si volle sulle mie ginocchia e si strofinava gli occhi. Sicuramente era stanca. La vidi chiudere gli occhi sempre più, così mi allontanai in una stanza silenziosa e cantai l'unica ninna nanna che conoscevo. In italiano ovviamente. Poco dopo, riccioli d'oro si addormentò. Continuai a dondolarla per un po' fino a quando Tay non mi raggiunse con il telefono in mano avvisandomi che era Sofi al telefono. Delicatamente poggiai la bimba nel divano poco distante e mi allontanai con Tay.
“Ehi, what's up?” risposi al telefono.
“Justin è con voi?”
“si, perché?”
“Con la sua ragazza, vero?”
“Si, è con Jess, perché?”
“ho sognato di baciarlo, di provarci con lui! Ok, non ridere!”
“hunny, it's just a dream!” non riuscivo a smettere di ridere sentendola così disperata per quel sogno.
“Ok, listen to me, now. I saw Lind yesterday. She miss you. Why do you not call her and relax yourself? Ok?”
“Oh, Lind. ok. You have right!”
“Ok, i call you tomorrow. Bye.”. Era una piccola bugia. Ma a fin di bene. Così tornai dentro. In salotto le donne guardavano un orribile programma sui matrimoni gay. Così, seguendo i rumori che sentivo, raggiunsi i ragazzi. Stavano in una stanza insonorizzata, sicuramente costruita dopo tutta la casa, forse proprio per evitare di disturbare il vicinato con i suoni degli strumenti. Peter e Justin stavano suonando due Les Paul bellissime. Tay mi raggiunse per abbracciarmi e chiedermi di Sofi.
“So, dad, how are your business?”
“I have a little problem with dates with Delirious.” Peter spiegò brevemente che il gruppo dei Delirious aveva dei problemi con delle date per il tour. Guardando il calendario consigliai una soluzione nonostante non fossi un'esperta. Peter la trovò geniale e mi fece i complimenti. Mentre ne parlavamo Tay si allontanò per rispondere al telefono.
“Dakotah is at Hayley's home, so... let's go! Jus, are you with us?”
“No, i stay here. See you tomorrow” salutai tutti. Peter mi avrebbe telefonato l'indomani per farmi sapere come sarebbe andata per le date di cui stavamo parlando e mi misi d'accordo con America e Anne per vederci la settimana successiva.
“Wait! My shoes!”
“Oh, c'mon! Le prendiamo domani.” mi convinse Tay.
Durante il tragitto in macchina, parlammo un poco della giornata. Ero contenta di aver conosciuto la sua famiglia, ed ero contenta di esser stata accettata. Avevo capito che a loro non interessava se ero perfetta, se ero religiosa, l'importante era che amassi loro figlio e che lui amasse me. Io e Tay ci amavamo e avevamo tanti progetti per il futuro, anche se non ci pensavamo tanto. L'unica cosa di cui eravamo sicuri era che non sarebbe finita. Ogni cosa l'avremo superata insieme, con gli amici e la famiglia. E se necessario anche con i fan. Ormai loro erano parte della grande famiglia.

 

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Capitolo 19
*** Few months later... (extra n.2) ***


Sofia
 

Vagare tutta sola nei pressi di Central Park mi aveva sempre fatto un certo effetto, forse a causa delle leggende metropolitane che circolavano su quel posto. Ma quel giorno, osservando i bimbi giocare a palle di neve ed i genitori tranquillamente seduti nelle panchine a chiacchierare, mi sentii senza dubbio molto più serena. Ero arrivata a New York quella mattina, e sbadigliavo per il jet lag. Con le mie cuffie nelle orecchie e l’iPod acceso in riproduzione casuale, mi diressi verso la stazione. Alle 2 p.m ora locale avrei preso il treno che mi avrebbe portata a Nashville, dove nessuno mi aspettava: mi chiedevo che faccia avrebbe fatto Dania nel vedermi lì con due giorni d’anticipo. Ripensai a quella settimana, chiedendomi se per caso non fossi impazzita ad aver affrontato quel lunghissimo viaggio tutto sola. Lunedì sera era arrivata la chiamata di un importante istituto americano, con sede a New York, che si occupava di bimbi affetti da autismo e disturbi pervasivi dello sviluppo di varia entità; avevano attentamente analizzato il curriculum da me inviato: ero ancora disposta a recarmi nella loro sede principale per un colloquio con il direttore? Naturalmente lo ero, avevo risposto senza pensare alle mie parole. Ricordai a me stessa che avevo speso più della metà dei miei risparmi per comprare dei biglietti all’ultimo momento e prenotare un piccolo hotel. Non volevo essere di peso a Dani o agli altri, così avevo pensato ad una stanza in un posticino carino vicino Nashville. Giovedì, dopo numerosi ripensamenti, ero riuscita a chiamare Lindsey.

“I’m going to America, Tomorrow morning...” Le avevo sussurrato.

“Are you joking? It’s not fun.” Aveva commentato, incredula ed un pò arrabbiata.

“Lind, it’s the truth.”

“I wanna see you.” Ci saremo incontrate a Nashville esattamente due giorni dopo il mio arrivo. Ero agitata, ma avevo anche una gran voglia di abbracciarla e passare un po’ di tempo con lei. Salii sul treno giusto in tempo, e cercai un posto isolato dove sedermi; vi trascinai la mia valigia e frugai nella borsa alla ricerca di alcuni fogli informativi sul posto dove, probabilmente, avrei iniziato a lavorare dopo le vacanze natalizie.

“Non si aspetti un grande stipendio, soprattutto inizialmente.” Mi aveva detto mr. Smith, il direttore, che sorprendentemente parlava italiano in maniera impeccabile, essendo figlio di una bergamasca emigrata in America per lavoro.

“Non si preoccupi per questo, la più grande soddisfazione saranno i progressi dei bambini che avrò il piacere di seguire.” Mr Smith aveva sorriso, poi mi aveva consegnato dei fogli.

“Può firmare qui. È una liberatoria per il suo curriculum, vorremmo sottoporlo anche ad altre strutture nostre associate, nel caso in cui non riuscissimo a trovare un posto qui.” Avevo firmato un po’ controvoglia, sapevo che era un modo per mandarmi a quel paese. Invece mr Smith mi aveva dato un appuntamento per qualche ora di tirocinio durante i primi giorni di gennaio. Per me era già una grande vittoria. Sentii il treno fermarsi e mi accorsi di essermi addormentata: erano già passate tre ore? Guardai l’orologio, ed effettivamente erano passate tre ore e trenta minuti da quando ero salita sul treno; fuori nevicava abbondantemente. Era tardi, ma dovevo vedere Dani; sapevo già dove avrei potuto trovarla, così cercai un taxi e diedi l’indirizzo in maniera così affrettata che l’autista mi guardò perplesso e mi chiese di ripeterlo con più calma. Mentre ci dirigevamo verso la periferia della città il mio telefono squillò allegramente. Un messaggio.

“Where are you? You didn’t call me today and you didn’t answer the phone this afternoon. Don’t forget to tell me about your chat with Lind. Miss you so much.”

Dani. Rimisi il telefono in tasca, sorridendo. Non serviva rispondere, speravo di trovarla ancora li, dove avevo chiesto di essere portata. Quando vidi la casa in lontananza, mi accorsi di una lacrima che scendeva dai miei occhi. Era felicità, probabilmente, mista ad una strana paura per tutto quello che avrei dovuto affrontare. Ero pronta a lasciare la mia famiglia, la mia casa, il piccolo paesino della Sardegna dove vivevo, per trasferirmi nella Grande Mela? Scacciai immediatamente quei pensieri, e pagai la corsa. Poi presi la mia valigia e mi diressi attraverso il giardino di quella che a me sembrava una enorme abitazione, confronto al piccolo trivano in cui abitavo dalla mia nascita. Notai una persona seduta sugli scalini della porta d’ingresso, e mi bloccai; guardai meglio e, in quell’insieme di sciarpa e cappello di lana, riconobbi Chad. Lui mi guardò per qualche secondo, poi sorrise.

“Oh my god! What a surprise!” Risi e mi avvicinai a quel grande omone per salutarlo. Non eravamo grandi amici, ma avevamo passato qualche serata insieme durante il mio primo soggiorno in America.

“They don’t know I’m here...I know it’s late, and maybe they’re working right now…but…” Tentai di giustificarmi, ma lui sorrise comprensivo.

“I know, don’t worry. They’re indoors. C’mon.” Mi guidò in casa, nel silenzio più assoluto. Lasciai la valigia all’entrata, sospirando per la stanchezza. Un tiepido calore mi avvolse e mi sentii subito meglio nel vedere che il camino era acceso e le fiamme brillavano nel buio totale della casa. Salii le scale seguendo l’ombra protettiva di Chad, che si voltò indicandomi di far silenzio. Sentii le note della chitarra di Taylor. Quella era la sensazione che si provava nel sentirsi a casa? Arrivai fino alla porta aperta di una stanza: i ragazzi ci davano le spalle, concentrati nella loro musica: intorno a loro fogli sparsi per tutta la stanza, cibo in scatola e bibite gassate. Erano nella loro fase creativa, pensai trattenendo una risata. Guardai con affetto la mia migliore amica, la testa poggiata sulla spalla di Tay. Chad mi spinse all’interno della stanza dolcemente.

“C’mon...” Mi sussurrò. Entrai lentamente, appoggiandomi al muro.

“Guys...you need a break.” Chad interruppe quel silenzio e quei sussurri.

“Just a minute, love. We have almost done it.” La voce di Hayles mi giunse alle orecchie in tutta la sua dolcezza.

“No. I said you need a break...now. Something important is here for y’all.” Taylor lo guardò senza capire.

“Pizza?” Lo sentii dire, e I ragazzi risero.

“No. Something most important... –Chad si avvicinò a Dania e la prese delicatamente per le spalle- the best thing...” La fece voltare verso la porta, dove incontrò il mio sguardo.

“O my god. No. It’s not...no. you’re not here. It’s just a dream!” Commentò tra lei, prima di corrermi incontro, nonostante i pochissimi centimetri che ci separavano in quella stanza. La abbracciai forte, accorgendomi per la prima volta di quanto mi era mancata. Questi tre mesi erano stati una tortura senza lei, mi erano mancate le nostre serate insieme, i nostri sfoghi reciproci...tutto. Ed ora finalmente ero lì con lei. La guardai bene.

“Mio dio! Sei cambiata! Guarda i capelli, sono lunghissimi Dà!” Lei sorrise.

“Cambiata io? Tu sembri quasi quasi più alta!” Ridemmo.

“Ho provato il nuovo metodo sperimentale: mi sono fatta piantare in giardino e concimare con la crescita miracolosa!” Dani mi abbracciò nuovamente. Poi si spostò per lasciare che anche gli altri mi salutassero.

“Don’t worry for me. I just stay here and listen to you.” Sorrisi, rassicurandoli, con la mia consueta timidezza.

“No! It’s eating time!” Esultò Hayles, trascinandoci al piano inferiore. Fu la migliore cena mai avuta prima. Mentre stavo seduta nel grande divano con Dani, guardai l’orologio.

“Devo andare. Non sono ancora passata in hotel a convalidare la prenotazione.” Taylor mi guardò perplesso.

“Why did you say “hotel”?” Notai che anche gli altri sembravano stupiti.

“Well...I...I don’t wanna be a trouble for you.” Ammisi, abbassando lo sguardo. Dani sbarrò gli occhi.

“Scusa eh, secondo te arriva qui la mia migliore amica ed io la mando in un hotel? Non pensarci nemmeno.” Cercò il telefono portatile e me lo passò decisa.

“Chiama, devi disdire la prenotazione.” Scossi il capo.

“Non essere sciocca. Non voglio disturbare.” Hayley mi guardò con aria di rimprovero.

“Please. Stay here. You’re not a trouble for us. Do you wanna take an offence to us?” Era bravissima a farmi sentire in colpa. Cercai nella borsa il numero dell’hotel e chiamai per disdire la prenotazione, fingendo di avere avuto un piccolo problema all’ultimo momento, e dicendo che avrebbero potuto tenere la caparra che avevo versato. Poi tornai dai ragazzi.

“Thank you. Really.” Dani mi sorrise.

“Sei una di famiglia ormai.” Non sapevo bene cosa rispondere, perciò sorrisi e non dissi nulla. I ragazzi vollero coinvolgermi nella loro fase creativa, e riuscii a sistemarmi nella mia stanza solo a mezzanotte inoltrata. Prima di addormentarmi però, sentii il bisogno di fare qualcosa di importante, a cui avevo pensato tutta la giornata.

“Ehi! Are you ok? It’s midnight...”

“I’m sorry Lind…I just wanna say you that I’m here, in Nashville. Can you…can you come here tomorrow?” La sua leggera risata mi prese in contropiede. Avevo detto o fatto qualcosa di sbagliato?

“I’m a bit busy in this moment...you know, I’m having a photoshoot Tomorrow evening...” Mi rispose, soppesando le parole che doveva dirmi.

“Ok. Don’t worry, it’s not a problem.”

“...With Paramore...” Aggiunse, poi rise. Mi sentii terribilmente stupida.

“Oh. I under stand.” Risposi.

“So, see you Tomorrow? I’ll be here at...six p.m., that’s ok?” Sorrisi.

“Good night Lind. See you Tomorrow.” Sapevo che quella notte avrei dormito poco o niente, così presi carta e penna ed iniziai a scrivere; era il mio modo personale di smaltire i sentimenti contrastanti che si stavano agitando dentro me.
 
 
 
 
“Happy new year!! Happy new year!!” Hayley continuava a girare per la casa, in preda ad uno dei suoi momenti di pazzia ed allegria che la facevano somigliare ad una persona completamente ubriaca, facendo gli auguri ad ogni singola persona incontrasse. Jeremy la guardava scuotendo la testa, mentre io, Kathryn e Dani ridevamo, sedute insieme a Lind e Taylor nel grande divano del soggiorno: lui non l’aveva lasciata sola nemmeno per un minuto, preoccupato com’era per la troppa gente che circolava in casa ed aveva trovato da ridire anche nel fatto che Dani avesse brindato con lo champagne. Non osavo immaginare cosa sarebbe successo se avesse saputo che, non appena fuori dal suo controllo, Dani aveva assaggiato anche la vodka alla pesca.

 “Oh my fucking gosh, It’s the best first year’s day of my life!!” Vidi Hayley buttarsi sul divano accanto a noi; Era totalmente senza forze, ma rideva e scherzava con tutti anche lì seduta insieme a noi. Poi, stranamente, appoggiata alla spalla di Dani, si addormentò profondamente.

“Pensi che dovremo portarla in camera?” Chiesi alla mia migliore amica.

“No..lasciamola qui...sono le quattro, presumo che inizieranno ad andare via tutti adesso...” Non fu esattamente come pensava Dani: i primi invitati andarono via alle sei del mattino. La casa era in condizioni pietose: bicchieri, carta e cibo erano depositati sul pavimento. Cercai una scopa e l’occorrente per sistemare. Avevo convinto Dani e Tay ad andare a riposarsi, dicendo loro che sarei andata anche io, ma ovviamente non era così; non avevo nessuna voglia di dormire, un po’ per via del fuso orario, un po’ per le troppe emozioni di quei giorni. Anche Lindsey, Jeremy, Kat e Chad erano andati a dormire, e nella casa regnava un silenzio meraviglioso. Guardai la neve cadere leggera fuori dalla finestra, rabbrividendo. Mi avvicinai ad Hayley, che stava ancora dormendo nel divano, e la coprii come meglio potevo, vista la posizione in cui stava. Sorrisi, poi iniziai a sistemare il casino che regnava in soggiorno: raccolsi ogni singola cosa che trovavo sul pavimento, spazzai, lavai i piatti che avevamo sporcato per la cena. Alle nove la casa risplendeva, ed io iniziavo a sentirmi stanchissima.

“Hey...what are you doing here?” Mi voltai verso la porta e sorrisi nel vedere Lind.

“I’ve just done some houseworks, don’t worry.” Mi avvicinai a lei e la abbracciai. Da quando era arrivata non avevamo avuto neanche un minuto per stare tranquille.

“C’mon...you’re frozening here...” Mi portò in soggiorno, e vidi Hayls seduta nel divano, con la testa tra le mani. Mi avvicinai.

“Hayley? Are you ok?” Lei alzò lo sguardo.

“I’ve had a terrible nightmare...hey, where is Chad?” Le dissi che l’avrebbe trovato al piano di sopra, e la guardammo saltellare su per le scale; improvvisamente sembrava aver ritrovato tutte le energie che aveva perso la sera precendente.

“See you later!” ci fece l’occhiolino, prima di chiudere la porta alle sue spalle. Ci accomodammo sul divano, davanti al fuoco, faceva davvero freddo quella mattina.

“I feel better now...” Dissi a Lindsey, sorridendo.

“Do you?” Mi chiese, accarezzandomi i capelli. Prese la mia mano e la baciò delicatamente. Risi.

“Oh, you’re a very gentlewoman...” Incrociai il suo sguardo e mi avvicinai a lei per baciarla. Solo in quel momento capii quanto realmente mi era mancata, e quanto, seppur con molta difficoltà, mi fossi legata a lei. Lei che era stata sempre con me, in ogni momento, lei che mi aveva cercata ogni giorno da quando avevo lasciato gli Stati Uniti, lei che mi aveva aspettata fino a quel momento. Il ricordo della delusione di Veronica bruciava ancora, ed io non ero pienamente sicura che sarei riuscita a lasciarmi andare in breve tempo con Lind; ma in quel momento, mentre mi coccolava, non pensavo ad altro che a lei. Questo era quello che si provava ad avere una cotta? O era qualcosa di più? Avrei voluto parlarne con Dani, sapevo che lei avrebbe avuto la risposta giusta, come sempre.

“Are you thinking about Veronica?” Le parole di Lind mi lasciarono ammutolita e distolsi lo sguardo.

“No...I’m sorry, I was just...I was just thinking that maybe I’m falling in love with you.” Aggiunsi a bassa voce, quasi con un sussurro. Lind mi guardò, non sapevo dire se fosse stupita o se non desiderasse quel tipo di confessione. Mi accarezzò il viso e lo alzò verso di lei.

“Are you falling in love with me? Are you sure? You know, I’m only a little, poor photographer, and not so famous..” Disse, sorridendomi. Mi sentivo terribilmente in imbarazzo.

“Well...I think I could fall in love with you. It doesn’t matter if you’re not a famous, you’re always with me...that’s important.” Mi baciò nuovamente. Si, forse mi stavo realmente innamorando di lei. O forse lo ero già, ma tentavo di nasconderlo agli altri e a me stessa, non capivo per quale motivo.

“Would you like an hot chocolate?” Le chiesi qualche minuto dopo, con la testa poggiata sulle sue gambe, mentre lei giocava coi miei capelli.

“Yes, it’s a great idea...” Mi alzai dal divano, e mi diressi in cucina, sbadigliando. La stanchezza iniziava a farsi sentire. Quando entrai, trovai Tay accanto al tavolo, impegnato a riempire una grande, anzi enorme tazza di caffè con della panna spray. Lo guardai perplessa, notando i suoi pantaloncini corti con gli gnomi, ma lui sembrò non farci troppo caso. Pochi secondi dopo, Dani entrò in cucina, ancora addormentata.

“Where is my coffee?” Piagnucolò. Li guardai e non riuscii a fare a meno di sorridere. Tay bagnò il dito sulla panna e lo poggiò nel naso di Dani, poi scoppiò a ridere.

“Oh my god! You’re an idiot!” Lo rimproverò la mia migliore amica, che però rideva.

“Scusate se disturbo il vostro menage amoroso, ma potreste lasciarmi un po’ di panna? Devo preparare due cioccolate.” Entrambi alzarono gli occhi verso di me.

“Good morning Soph!” Mi salutò Taylor allegramente, mentre Dani si avvicinava per baciarmi sulla guancia.

“Buongiorno best. Il nostro che? Non parlare difficile, mi sono appena svegliata e non connetto. E, a proposito, c’è panna in abbondanza nel frigo. È una delle cose che si mangia di più qua dentro.” Mi avvicinai alla cucina e misi sul fuoco la cioccolata, poi aprii il frigo e presi una confezione di panna spray; Dani aveva ragione, sembrava mangiassero solo schifezze.

“Good morning guys!” Lindsey, evidentemente preoccupata per il mio ritardo, era venuta a cercarmi in cucina. Si soffermò a parlare con Taylor, mentre anche tutti gli altri ci raggiungevano per la colazione, svegliati dai rumori provenienti dalla cucina.

“Hi!! Happy first year’s day!” Hayley saltellava da una parte all’altra, abbracciata al suo Chad; Jeremy e Kat stavano seduti al tavolo insieme a Lind e Taylor. Cercai di attirare l’attenzione di Dani.

“Can I talk to you...now?!” Le chiesi sottovoce, approfittando del fatto che tutti fossero impegnati. Dani alzò gli occhi dalla tazza di latte e cereali che stava preparando per il suo fidanzato.

“Dimmi...è successo qualcosa?” Prese la scatola ed iniziò a versare lentamente i corn flakes nella grande tazza; mi avvicinai al suo orecchio.

“Non voglio che lo sappia nessuno...Penso di essermi innamorata di Lindsey...” Le sussurrai lentamente. Dani fece cadere la scatola dei cereali, lasciando che la metà di questi precipitasse sul pavimento, e mi guardò sconvolta ma felice al tempo stesso.

“Sei innamorata di Lindsey?!?” Urlò un po’ troppo forte. Mi portai le mani al viso: non ci potevo credere! Avevo intenzione di dirlo solo a lei, ed invece ora tutti lo sapevano.

“Sei fuori? Ti avevo detto che non volevo lo sapesse nessuno!!” La sgridai, ma lei mi abbracciò.

“Dai, figurati se capiscono l’italiano!! Sono troppo felice per te! Lindsey è la persona giusta! Potresti venire ad abitare in America, così non saremo troppo distanti e potremo vederci tutte le settimane!” Vidi Hayles e Kathryn avvicinarsi a noi.

“Congratulation!! I love Lind, you’re so pretty togheter!” Urlò Hayley, prima di soffocarmi in uno dei suoi abbracci da orsacchiotto. La strinsi, visibilmente in imbarazzo. Poi guardai Dania, mentre tutti ridevano.

“E così non capiscono l’italiano eh?” Non riuscii a restar seria per troppo tempo; scoppiai a ridere guardando Lindsey. Abitare in America? L’idea non mi dispiaceva. Anzi, cominciavo a sentirmi decisamente a casa e, soprattutto, cominciavo ad essere sicura di ciò che provavo. Non sapevo se sarebbe durata, ma volevo provarci: d’altronde sapevo benissimo che quei sintomi di pazzia e di farfalle nello stomaco quando stavo accanto a Lindsey potevano voler dire solo una cosa. Ero pronta ad amarla e a donarle tutta me stessa.






Angolo Autrici

Non abbiamo ancora usato l'angolo autrici, ma ora è giunto il momento! Questo è uno degli extra che abbiamo preparato, per dare un'idea di quello che è successo pochi mesi dopo la laurea di Dania. Ne seguirà un altro, che chiuderà definitivamente il racconto. Ma *rullo di tamburi*...ci sarebbe già in preparazione una seconda parte! Tutto ciò che vorremmo sapere da voi tutti che ci leggete e seguite è se, ovviamente, gradireste leggere anche il continuo :3 attendiamo risposta!


-Ami & yumi-

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