Due lacrime

di sissy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** parte prima ***
Capitolo 2: *** Parte seconda ***
Capitolo 3: *** Parte terza ***
Capitolo 4: *** Parte quarta ***



Capitolo 1
*** parte prima ***


Questa sarà una storia breve

Questa sarà una storia breve, di tre capitoli al massimo, partorita dalla mia mente stamane, quando sono miracolosamente rimasta a casa dal lavoro, causa casino alle ferrovie Nord (immaginate il mio dolore ^^'). Mi sono messa al pc per scrive il quarto capitolo di "Ruins", ma dopo un'ora che scrivevo e cancellavo l'inizio ho detto: "Ok, oggi non ho l'ispirazione". Perchè avevo quest'altra ideuzza che mi tormentava la mente XD Oltre a casini vari... Comunque, che dire? Buona lettura! Spero di non coinvolgervi nel mio stato semi-depressivo con questa storia... Oggi va così!

DUE LACRIME

parte prima

Alla fine di tutto non rimasero che macerie, ma il giovane uomo e la giovane donna avevano vinto. La follia era stata estirpata dai cuori degli esseri umani, il demone era stato sconfitto, e la donna che lo ospitava giaceva adesso ai loro piedi, pallida nell'immobilità della morte. Fu come se l'universo intero si fosse fermato in silenzio ad osservare se stesso, attonito, come se tutto il tempo vissuto fino a quel momento non gli fosse appartenuto, come se non fosse stata sua la volontà che aveva mosso le sue mani. Era così che tutti gli uomini e le donne della Terra si sentivano, come dei burattini, a cui qualcuno, all'improvviso, aveva strappato via i fili e soffiato in loro la consapevolezza, di aver agito per invidia, di aver seguito una voce bugiarda, inseguendo il miraggio di una presunta immortalità rubata. E così, alla fine, erano morti in molti...

Il giovane uomo e la giovane donna rimasero in piedi uno accanto all'altra senza muovere un passo, senza battere ciglio, avvolti dal silenzio dello stupore e dell'amarezza. Unendo le forze avevano sconfitto il nemico. Ma ora, dovevano pagarne il prezzo.

Mentre un alito di vento sollevava la polvere grigia e fischiava tra le fessure le loro dita si mossero e si sfiorarono. Le palpebre della giovane donna si abbassarono piano, al tempo del doloroso sospiro che abbandonava le sue labbra, insieme con ogni suo sogno. Due lacrime le rigarono le guance e si fermarono in bilico sull'orlo del suo viso, prima di scivolarle sulle spalle nude.

- Beryl è morta. Metallia è stata sconfitta. La guerra - sussurra - è finita.

- Io ti rivedrò. - tre parole, alle quali si aggrappavano tutte le ultime speranze del giovane uomo.

La giovane donna scosse il capo. Altre lacrime le rigarono il viso.

- No...

***

Si racconta che grandi miracoli il Cristallo d'Argento fosse in grado di compiere. Bastò una preghiera. Il potere di luce della pietra rigenerò ogni cosa e la polvere grigia del terreno lunare venne privata della polvere bianca e lucida del marmo e dei cristalli e da quelle macerie risorse il Silver Millennium. La giovane donna quella notte pregò, ogni fibra del suo essere protesa verso l'azzurra sfera terrestre. Pregò accanto a sua madre, inginocchiate insieme in una stanza vuota. Davanti a loro, sospeso nella luce, il Cristallo d'Argento brillava. Quando il Sole sorse sulle terre del Golden Kingdom, ogni singola pietra di ogni singola città della Terra era tornata al suo posto.

- La Terra è salva. - mormorò la giovane donna socchiudendo gli occhi dopo le lunghe ore di preghiera, le mani ancora giunte davanti a sé.

- Sei stata coraggiosa. - ribatté la madre ammirata - Hai compiuto il tuo dovere.

Ella annuì, ma nei suoi occhi non c'era traccia d'orgoglio, solo tristezza. Si alzò in piedi lisciandosi la lunga gonna bianca con le mani piccole e pallide. Senza dire una parola uscì dalla stanza. Mentre a passi lenti percorreva il lungo porticato del palazzo reale la Terra occupava metà del cielo visibile attraverso le arcate. Nonostante tutti i suoi sforzi di rimanere impassibile al panorama costringendosi a non voltare lo sguardo, la giovane donna si fermò. Quando i suoi occhi si posarono su quello spicchio di pianeta azzurro tutti i contorni del mondo svanirono. Le piccole dita affusolate si poggiarono alla balaustra tremando.

- Non è stato coraggio. - disse con voce incrinata a se stessa - E' stata...follia... La follia di un amore impossibile...

La madre vide sua figlia accasciarsi al suolo piangendo sommessamente. Non poteva fare nulla per cambiare le cose. Quello che sua figlia sognava era impossibile. Non ci sarebbe stata pace tra i popoli altrimenti, sarebbe nuovamente scoppiata la guerra. Ma poteva almeno concederle un ultimo viaggio, un ultimo giorno, un ultimo saluto.

- Serenity. - la chiamò. Il nome di sua figlia suonò come uno scherzo alle sue stesse orecchie - Va da lui.

La giovane donna scosse con forza il capo - Non posso. Non tornerei indietro.

- Non vuoi nemmeno dirgli addio?

Addio... Era la parola che ripeteva ogni istante a se stessa. Era la parola che la rendeva consapevole che non l'avrebbe mai più rivisto. Non sarebbe riuscita a dirgli addio, no. Era già abbastanza doloroso così.

- No. - rispose decisa - Io lo amerò per sempre.

- Col tempo le cose cambieranno. - le disse la madre seria - Lui invecchierà velocemente, e un giorno morirà. Per allora il dolore che provi adesso sarà solo un antico ricordo.

Ma la giovane donna sollevò gli occhi al cielo e alla Terra. Nel suo azzurro cupo vide riflessi gli occhi del giovane uomo di cui si era innamorata. Infine, ripeté decisa - Io lo amerò per sempre.

***

Il passare delle stagioni sulla Terra la rendono mutevole. Il loro ciclo si ripeté due volte e stava per concludere il suo terzo giro dalla fine della guerra quando la notizia della morte del re raggiunse i suoi sudditi. Il principe suo figlio prese il posto del padre sul trono che gli spettava dalla nascita. La corona d'oro venne posata sul suo capo e da quel momento il giovane uomo che aveva sconfitto il demone con l'aiuto della principessa della Luna divenne il nuovo sovrano del Golden Kingdom. Il giorno stesso furono celebrate le sue nozze con lady Eos, la donna che suo padre aveva scelto per lui.

Mai come in quel momento la corona che portava sul capo gli sembrò tanto pesante.

***

Il nuovo re passò la notte insonne. Il debole respiro della sua sposa addormentata al suo fianco gli riempiva le orecchie quasi fosse il rumore più fastidioso al mondo. Con gli occhi aperti rimase a fissare il soffitto della camera per ore. C'era troppa luce quella notte. La luce argentea della Luna. Non riusciva a pensare ad altro che a lei. Non aveva fatto altro per tutti quegli anni che sperare in un loro incontro, che le cose cambiassero, che si trovasse il modo... Ma non c'era un modo. L'idea di fuggire con lei l'aveva sfiorato più di una volta, ma non era mai riuscito a trasformare quei pensieri in fatti. Così, ogni giorno, aveva continuato a pensare a lei, e contemporaneamente a maledirsi per il suo testardo senso di responsabilità. Solo una volta nella sua vita era riuscito a lasciarselo alle spalle...

Voltò il capo alla sua sinistra e vide i contorni del volto di Eos rischiarati dalla luce lunare. Era una ragazza sensibile e dai lineamenti delicati, che amava la sua terra. Sarebbe diventata un'ottima regina per il suo popolo, il re ne era certo. Ma lui, non l'avrebbe mai amata. E allora si sentì in colpa verso di lei, perchè in ogni singolo istante di quella notte passata insieme aveva pensato alla principessa Serenity, perchè per tutta la vita avrebbe pensato alla principessa Serenity, perchè ogni volta che si sarebbe ritrovato in quel letto con lei, lui avrebbe immaginato di fare l'amore con la principessa Serenity, con l'unica donna che avrebbe amato per tutta la vita. Si sentì solo un misero uomo solo...

Scese dal letto e si infilò la vestaglia. Camminando a piedi nudi sul pavimento freddo scostò le tende sottili ed uscì sul terrazzo. Una tiepida notte di fine primavera. La stanza dava sul cortile interno del castello, dove al centro di un prato una fontana mandava fino al cielo il suo suono gorgogliante. Il re la degnò appena di un fuggevole sguardo. Tutto sembrava deserto. E lui non aveva occhi che per la splendida Luna piena, bianca ed eterna nel cielo.

- Perdonami... - sussurrò alla Luna, alla giovane donna che la governava, la stessa donna che governava sul suo cuore.

Solo una volta aveva lasciato che il suo senso di responsabilità tacesse. Era una notte come quella, ma il letto su cui giaceva non era quello del re. Era il mantello del principe disteso sull'erba di un bosco, e la giovane nuda fra le sue braccia era colei che amava e che non avrebbe mai più potuto amare.

- Endymion... - la voce assonnata di sua moglie sovrastò il rumore della fontana e ruppe il filo del suoi ricordi - State bene?

"No, non sto bene." - avrebbe voluto risponderle, ma il suo senso del dovere ebbe come sempre il sopravvento.

- Sì, Eos, non preoccupatevi. Tornate pure a dormire. - aveva creduto di essere gentile, ma la sua regina non era questo che avrebbe voluto sentirsi dire.

- Volete restare da solo mentre guardate la Luna, vero?

Endimyon non ebbe il tempo di ribattere. Con un sorriso triste la sua regina gli diede le spalle e sparì dietro le tende.

Il re sapeva che il suo posto era accanto a quella donna e che avrebbe dovuto seguirla.

Restò sul terrazzo tutta la notte a guardare la Luna.

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Capitolo 2
*** Parte seconda ***


DUE LACRIME

DUE LACRIME

parte seconda

Ventuno primavere passarono portandosi via tutti i ricordi della guerra. Armonia era la parola d'ordine in entrambi i regni, per i quali ogni anno passato aveva portato via con sé a poco a poco tristezza e sangue, spazzati via con il vento d'autunno insieme al rosso delle foglie.

Ventuno primavere... E la principessa della Luna aveva visto il suo unico amore sposarsi con un'altra donna, una principessa che non era lei, una principessa terrestre, con la quale avrebbe condiviso ogni giorno ed ogni notte, come con lei non avrebbe mai potuto fare.

Aveva visto quella donna dare alla luce un figlio, il principe Aaren, l'erede al trono del Golden Kingdom, nato in una notte di freddo inverno, mentre sulla Terra la neve scendeva fitta a ricoprire ogni cosa, ma non sulla Luna, dove non cadeva mai la neve, se non nel cuore della sua principessa.

Aveva osservato la madre spegnersi un poco ogni giorno, acquistando pian piano l'austera bellezza argentea della vecchiaia lunare, fino al compimento dei suoi mille anni, quando posandole una debole mano bianca sul capo le disse: "Ora sei tu la regina". E chiudere gli occhi...

Li chiuse anche lei, trattenendo il respiro in fondo alla gola, in un macigno che da un momento all'altro si sarebbe sgretolato sciogliendosi in pianto. E così fu. La principessa si accasciò sul corpo freddo della madre sfogando tutto il suo dolore e la sua rabbia. E fu consapevole che lei, da quel momento in poi, sarebbe stata la nuova regina Serenity, solo questo e nient'altro per il resto dei suoi giorni.

Sua madre l'aveva infine abbandonata sola col suo destino: un grande potere, ma nessuna libertà.

Mai come in quel momento le mancarono le braccia grandi del suo amore, le sue labbra morbide, il suo corpo caldo, la sua voce gentile, il modo in cui le batteva forte il cuore quando la guardava negli occhi e poi la teneva stretta a sé. Quello stesso cuore che adesso rischiava di morire, accartocciato nella stretta di un pugno dentro il suo petto.

- Endymion... - e per la prima volta dopo tanto tempo pronunciò il suo nome.

Con gli occhi gonfi e le ciglia imperlate di lacrime la principessa alzò lo sguardo. Benché la legge lo vietasse, nonostante la promessa fatta a se stessa di non rivederlo mai più, pur sapendo che era ormai sposato con un'altra donna che gli aveva dato anche un figlio...

Per un attimo, per un solo attimo...

Ma voleva rivederlo.

Doveva rivederlo!

E lo desiderò così intensamente che alla fine il Cristallo d'Argento esaudì la sua muta preghiera. E si ritrovò sulla Terra, in quella stessa radura verde e profumata dove in un giorno ormai lontano si erano incontrati e amati. E lo vide... Lì, seduto ai piedi di una grande quercia, addormentato, le gambe piegate e gli occhi chiusi, un braccio mollemente posato sul ginocchio e il venticello fresco che gli accarezzava i capelli. Bello come se lo ricordava.

Improvvisamente paralizzata da quella visione che per così tanto tempo aveva solo sognato riuscì appena a portarsi le mani al petto per impedire al suo cuore di saltar fuori. Le faceva male quel cuore che batteva così veloce, tanto da impedirle di parlare.

I minuti passarono senza che nulla fosse cambiato. Il giovane continuava a dormire e lei continuava a guardarlo. Poi, lui si mosse, scuotendo la testa piano piano, sospirando, e aprì gli occhi, due occhi bellissimi, due occhi verdi, come gemme di smeraldo.

Il cuore della principessa che fino a quel momento trepidava d'amore mancò un battito, poi, si spezzò. Incontrollabili, due lacrime caddero dagli occhi a rigarle il viso, ma il ragazzo non poté vederle.

Col sole alle spalle la principessa era protetta dai suoi raggi dorati che abbagliavano gli occhi del giovane, il quale si portò una mano alla fronte per farsi scudo, ma tutto quello che vide fu un'ombra scura stagliata contro l'oro del cielo.

Una voce a lei sconosciuta le chiese - Chi sei?

Non rispose, e allora lui socchiuse di più le palpebre e concentrandosi meglio riuscì a scorgere nell'ombra le fattezze di una donna dall'ampio vestito e due lunghissimi codini, con le mani giunte sul petto.

- Chi sei? - aveva ripetuto la sua domanda senza ricevere alcuna risposta. Così si alzò per andarle incontro, per vedere più da vicino quella creatura misteriosa, ma non appena mosse il primo passo una luce più accecante del sole l'avvolse e la portò via con sé.

Le guerriere Sailor, le sue guardiane, ritrovarono la loro principessa china sul corpo immobile e freddo della madre, scossa da violenti singhiozzi, ma non seppero mai che il vero motivo di quelle lacrime era il dolore sordo della consapevolezza che il suo unico amore, adesso, amava un'altra.

***

La notizia della morte della regina lunare giunse anche ai regnanti della Terra: dopo il corteo funebre che avrebbe accompagnato la sovrana nel suo ultimo viaggio, si sarebbe celebrata la cerimonia d'incoronazione della nuova regina Serenity.

Re Endymion ascoltò in silenzio il generale e suo consigliere Zoisite dare quella notizia a lui e agli altri membri della famiglia reale riuniti nella sala delle udienze: sua moglie, la regina Eos, e suo figlio, il principe Aaren. Come ogni volta che un messaggio giungeva dal Silver Millennium lo sguardo del re si era fatto assente. Quando aveva sentito pronunciare il nome della principessa Serenity i suoi occhi si erano riempiti di tristezza, così li aveva chiusi, ricacciando indietro le lacrime.

- Zoisite, avvertite gli altri generali di tenersi pronti. Questa sera ci scorterete sulla Luna.

- No. - re Endymion interruppe bruscamente la sua sposa; il tono della sua voce non era mai stato così autoritario, né nei confronti della regina Eos né in quelli dei suoi generali e amici.

Il principe Aaren rimase sorpreso più di tutti dalla reazione del padre, che seppur fermo nelle decisioni era sempre cortese e gentile, anche se a volte, distante...

- Padre, la tradizione vuole che la famiglia reale si rechi sulla Luna a rendere omaggio alla nuova sovrana per invocare la sua protezione. E' necessario per il benessere del nostro pianeta!

- No, non lo è. Serenity ha già promesso... - queste ultime parole bisbigliate solo a se stesso.

- Come desiderate maestà. - Zoisite si congedò con un inchino ed uscì dalla sala delle udienza.

La famiglia reale rimase sola, avvolta in un silenzio imbarazzato. La regina guardava suo figlio addolorata dal suo sguardo ferito. Lui non poteva sapere qual era il vero motivo della brusca reazione del padre, che con lui era sempre stato buono e affettuoso, ma Eos temeva troppo spesso distante. Che con lei fosse gentile ma freddo ormai non aveva più molta importanza. Aveva perso le speranze di vedere il suo amore ricambiato molto tempo fa, quando dopo la nascita di Aaren lui aveva smesso di chiamarla nel suo letto. Alla fine era giunta alla conclusione che era stato molto meglio così. Non poteva più sopportare quella stretta al cuore che provava ogni volta che nel sonno aveva sentito Endymion pronunciare il nome di Serenity. Ma suo figlio doveva essere felice.

- Mi ritiro nelle mie stanze. - disse la regina - E' bene che voi uomini parliate da soli.

Si fermò accanto a suo figlio per il tempo di una carezza e un sorriso. Così simile a suo padre, più di quanto credesse, aveva ereditato però i suoi occhi verdi e grandi. Lui era tutta la sua vita.

Fece un breve inchino col capo al re suo marito, il quale ricambiò il gesto meccanicamente. In realtà la sua mente era molto lontana da quel luogo.

Padre e figlio furono soli.

- Andrò io sulla Luna, da solo se necessario.

- Perchè ci tieni così tanto?

- Perchè voi no? Come potete dire che non è necessario? Se i lunari la prendessero come un'offesa? Se scoppiasse un'altra guerra?

- Non ci sarà nessuna guerra. Lei capirà.

- Lei? - il principe osservò le labbra di suo padre incurvarsi in un debole sorriso, mentre i suoi occhi restavano fissi su un punto lontano e inesistente - Voi la conoscevate? La regina Serenity voglio dire.

- Sì, la conoscevo. E' stato grazie al suo aiuto che abbiamo vinto la guerra. Lei...ha combattuto al mio fianco. Proteggerà la Terra sempre, per questo non è necessario andare...

- E com'è? - il principe sembrò non aver ascoltato minimamente le ultime parole di Endymion, perchè lo interruppe all'improvviso, fissandolo con occhi ansiosi di una risposta.

Il re corrugò la fronte sospettoso, fissando il figlio negli occhi, vedendoli illuminati da una luce nuova; una brillante scintilla di curiosità.

- Perchè me lo chiedi?

- Tutti dicono che sia bellissima, che sia come avvolta da un'aura di luce, accecante.

- Chi lo dice?

- Tutti... - Aaren sbatté le palpebre confuso. Perchè suo padre si era arrabbiato? Sembrava quasi...geloso...

Endymion lesse nei suoi occhi la confusione e il dubbio, e capì di aver parlato troppo. Suo figlio si ritrovò a domandarsi perché il padre fosse arrossito così all'improvviso, voltandosi per nascondere il proprio imbarazzo. Possibile che lui...

- Credo di averla vista oggi, nella radura vicino al fiume.

- L'hai vista nella radura?! - si voltò di scatto, incredulo.

- Non ne sono sicuro. Avevo il sole negli occhi; non l'ho vista bene, e quando mi sono avvicinato è sparita, avvolta da un bagliore argentato.

Era lei... Pensò il re facendosi ancora assente. Quante volte per quanti anni si era recato ogni giorno in quella radura sperando di vederla apparire con il suo sorriso... Mentre si incamminava a passo lento verso la finestra che dava sui giardini si chiese perchè. Perchè era tornata sulla Terra? Perchè proprio in quella radura? Voleva vederlo? Voleva trovare conforto in lui per la morte della madre? L'amava ancora? Perchè non era andata da lui?

Perchè non poteva presentarsi al castello. E poi, aveva visto suo figlio, ed era scappata via.

"Avrà pensato che non l'amo più? Che mi sono dimenticato di lei? Eppure, lei sapeva di mio figlio. Sapeva che era mio dovere...", si portò una mano al petto mentre sentiva il respiro venirgli meno, "Cosa proverei io vedendo il figlio che il mio unico amore ha avuto da un altro uomo?", chiuse gli occhi senza riuscire a frenare due lacrime, sole e tristi, "Serenity..."

- Aaren, andrò io sulla Luna questa sera.

- Voi l'amate, padre?

- Chi non ama la Luna, figliolo?

- Già... - sussurrò mestamente, intuendo per la prima volta il motivo della tristezza di sua madre e dell'assenza di suo padre - Portatemi con voi.

- E' meglio di no. Potresti innamorarti della Luna, e non voler più tornare indietro.

- E' successo anche a voi, padre, di non voler più tornare indietro?

Re Endymion si voltò, gli occhi ancora lucidi, e si avvicinò a suo figlio. Posandogli una mano sulla spalla e guardandolo intensamente gli disse - Aaren, so di non essere stato un padre perfetto, ma qualunque cosa tu stia pensando adesso sappi che ti ho sempre voluto bene; sei stato il mio sostegno e sono orgoglioso di te.

Era da tanto che il principe Aaren non sentiva suo padre abbracciarlo così forte. Capiva e al tempo stesso non capiva cosa stesse succedendo, ma provò pena, per suo padre e per sua madre. Ripensò all'ombra circondata di luce di quel pomeriggio e questa volta non provò curiosità né meraviglia, ma solo uno strisciante rancore.

Rieccomi qui! Piaciuto il capitolo? Vi ringrazio tantissimo per i commenti, che mi fanno sempre piacere ^^ Per il finale...ormai mi conoscete, non sono proprio capace di scrivere un finale tradizionale XD Ma non sarà neanche scontato, spero...

Un bacione a tutti! Silvia

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Capitolo 3
*** Parte terza ***


DUE LACRIME

DUE LACRIME

parte terza

Seduta sul trono che era appartenuto a sua madre la nuova regina Serenity assisteva col volto solenne alla sfilata di persone, nobili e non, giunte fino a lì per renderle omaggio. Si inchinavano al suo cospetto, abbassando lo sguardo e rivolgendole una breve preghiera, a lei, incarnazione della dea della Luna, che col suo potere e la sua luce avrebbe protetto e vegliato sulla Terra e sulla Luna, illuminando d'argento il buio delle tenebre.

Si chiese se avrebbe mai potuto barattare la sua metà divina per una vita più breve e umile, ma felice. Tutte quelle persone erano solo una piccola, piccolissima rappresentanza di una popolazione più ampia che vedeva in lei il simbolo della pace e della benevolenza, e che sperava in lei: una guida sicura. Non avrebbe potuto abbandonarle... Si sentiva onorata da tanta considerazione ed orgogliosa per aver reso possibile tanta felicità, ma al tempo stesso non poteva evitare in alcun modo di chiedersi perchè per rendere felice il mondo non poteva essere felice lei stessa.

Alla fine anche Endymion l'aveva dimenticata ed aveva trovato il modo per essere felice, senza di lei...

Strinse le mani intorno ai braccioli del trono fino a che le nocche non divennero completamente bianche ed il suo viso si indurì per non scoppiare a piangere davanti a tutti. Con gli occhi velati di lacrime fissò un punto indefinito oltre la folla, senza vedere niente e nessuno. Nemmeno l'uomo elegante e distinto, una sottile corona d'oro a cingergli il capo, che camminando con passo solenne si inginocchiò ai piedi del trono. La regina Serenity non si rese conto neanche dell'improvviso silenzio che era calato nella sala e che rimase sospeso nell'aria per qualche secondo ancora. Sembrava che nemmeno l'uomo riuscisse più a parlare. Finché...

- Regina Serenity, a nome della famiglia reale del Golden Kingdom e del popolo terrestre vi porgo i miei omaggi, affinché sotto la vostra amorevole guida la Luna prosperi e tra i nostri popoli regni sempre la pace.

Ebbe un tuffo al cuore: quella voce lei la conosceva. E non aveva bisogno di abbassare lo sguardo per capire a chi appartenesse. Dischiuse le labbra per parlare, ma nessun ringraziamento o parola cortese uscì dalla sua bocca. Solo un sussurro; solo il suo nome, che a malapena lei stessa poté sentire.

- Endymion...

Ma il silenzio continuava, fin troppo imbarazzante, così la regina raccolse i frammenti del suo coraggio e buttando fuori il fiato che aveva trattenuto in un lento sospiro, rispose - Re Endymion, vi sono grata per essere qui, oggi.

- La mia famiglia non ha dimenticato quanto avete fatto per la nostra amata Terra. Sono qui per invocare ancora una volta la vostra protezione, su di noi e su tutto il nostro popolo.

Quindi era per questo che il suo amore si era recato a farle visita? Per pregare; per pregarla, né più né meno di quanto avevano fatto tutti gli altri signori presenti nella sala. Pregarla di vegliare sulla sua famiglia... Questo pensò Serenity mentre udiva l'uomo pronunciare quelle parole. Ancora una volta lottò contro se stessa e le lacrime che minacciavano di inondarle il viso.

- Non avete bisogno di inginocchiarvi al mio cospetto per ottenere il mio aiuto, re Endymion. Amo il vostro pianeta tanto quanto il mio. La pace è il mio unico desiderio. Portate i miei ringraziamenti alla vostra famiglia. - concluse mascherando a stento il tremore nella voce.

Non doveva guardarlo; non doveva pensare a lui. Adesso si sarebbe alzato, un ultimo inchino e poi sarebbe sparito dalla sua vita per sempre.

Attese che questo si verificasse, ma così non fu. Un lieve mormorio si cominciò a levare dalla sala, poiché la regina Serenity sembrava divenuta una statua di pietra mentre re Endymion non accennava ad alzarsi, incapace di decidere se andare via per sempre oppure...

- Posso chiederle l'onore di un'udienza? - per poi affrettarsi ad aggiungere - Per discutere della nostra alleanza, maestà.

- Sì. - una risposta secca, decisa, che lei stessa non si aspettava ed in cui lui, invece, sperava.

Ma adesso? Cosa avrebbero fatto adesso? Il mormorio degli invitati continuava, per lo più chiacchiere prive di importanza: in molti dicevano che nessuno poteva resistere al fascino della loro regina, nemmeno il re terrestre; altri speravano in un accordo che impedisse il rischio di un'altra guerra cruenta. Ma le guerriere Sailor, che erano a conoscenza della grande storia d'amore che per breve tempo aveva legato i due sovrani, si scambiarono occhiate di panico. Ma che cosa era saltato loro in mente, si chiesero tutte.

Prima che l'immobilità della situazione cominciasse a destare sospetti le guardiane del Silver Millennium ordinarono ai musicisti di far partire la musica. L'armonia della melodia richiamò entrambi i regnanti alla realtà e solo allora, mentre la folla si disperdeva deliziandosi con la danza, riuscirono a posare gli occhi l'uno sull'altra.

Re Endymion sollevò il capo lentamente, lasciando scivolare lo sguardo dal bordo del lungo abito di seta bianca che le ricopriva i piedi e le disegnava il profilo delle gambe snelle fino al ricamo in oro e perle sul corpetto. Indugiò un instante di più ad osservare il profilo della spalla nuda ed il collo sottile, ed infine, trattenendo il respiro, la guardò in viso.

I tratti infantili che ricordava erano svaniti, lasciando il posto a un delicato volto di donna, giovane e solenne, troppo giovane e troppo solenne, in cui spiccavano gli occhi azzurri più belli e più tristi che mai avesse visto. Mentre lei, finalmente, abbassava lo sguardo dal vuoto per posarlo di lui, egli non poté fare a meno di notare il luccichio di lacrime nei suoi occhi. Sentì il suo cuore fermarsi nel vederla così malinconica. Tutto quello che riuscì a fare fu di incurvare le labbra in un sorriso accennato.

***

La regina Serenity si sentì una sciocca. Come aveva potuto scambiare il ragazzo nella radura per Endymion? Avrebbe dovuto intuirlo subito che non poteva essere lui, che non poteva essere rimasto immutato. Come lei stessa era cambiata in tutti quegli anni ancora di più lo era lui, per il quale il tempo correva molto più in fretta, troppo in fretta... Scorse dapprima i suoi capelli neri, striati d'argento, cinti da una sottile corona d'oro su cui brillava lo stemma della famiglia reale del Golden Kingdom; poi, scorse la sua fronte e il suo viso, divenuto più spigoloso e freddo, sul quale i segni del tempo cominciavano a farsi strada. Ma gli occhi... Quegli occhi erano i suoi, non aveva alcun dubbio. Guardando nei suoi occhi poteva annegarvi come tra le onde del mare in tempesta. Quegli occhi potevano essere solo i suoi, ed il sorriso timido che le rivolse poteva essere solo suo.

Non poteva più resistere in quella sala, fra tutta quella gente. Dischiuse impercettibilmente le labbra e sussurrò con voce rotta dall'emozione - Portami via.

E solo allora Endymion si alzò, porgendole il braccio in segno di cortesia. In realtà tutto quello che voleva era di poter sentire la pressione della piccola mano di lei sul suo braccio. Gli sarebbe bastato per capire che quel momento era reale e non solo il frutto della sua fantasia. E così fu. Serenity accettò il suo sostegno e gli chiese di condurla ai giardini.

Non una parola uscì più dalle loro labbra.

Sailor Mercury e Sailor Venus li scortarono seguendoli da lontano e quando giunsero a destinazione si preoccuparono di impedire l'accesso ai giardini a chiunque altro. Ancora una volta tutte e quattro le guerriere, comprese Sailor Mars e Sailor Jupiter, rimaste a controllare che nessuno dalla sala da ballo li seguisse, si domandarono che cosa fosse saltato loro in mente.

***

Entrambi spaventati dai pensieri dell'altro e temendo un rifiuto passarono troppo tempo a parlare dei loro regni, di quanta pace regnasse, di quanto tutti sembrassero così felici, passeggiando tra gli alberi e i fiori, conversando, guardandosi attorno, ma senza mai guardarsi tra loro. Andarono avanti così finché non giunsero nei pressi di un ruscello, dove una albero dalla corteccia bianca e frondosi rami di piccole foglie verdi si incurvava a sfiorare le placide acque.

- Un salice piangente. - mormorò il re - Non c'era prima.

- Ventiquattro anni fa, intendete? No, non c'era... - rispose la regina volgendo lo sguardo ad ammirare l'albero protendersi verso il ruscello al delicato soffio del vento.

E come attirata da quello stesso vento o dal richiamo lamentoso delle foglie fruscianti la regina lasciò la sua mano scivolar via dal braccio del re, e abbandonato il sentiero lastricato s'incamminò fra l'erba per raggiungere il salice.

Il re seguì ogni suo passo ed ogni sua parola. Non voleva perdersi un solo suo respiro, né un riflesso dei suoi capelli dorati, neanche la più piccola espressione del suo viso triste, ogni istante più triste, mentre l'ascoltava in silenzio raccontare una piccola leggenda.

- Tanti e tanti e tanti anni fa un ragazzo si innamorò di una ragazza. - cominciò con voce dolce, camminando al lento ritmo del suo racconto - La vide per la prima volta passeggiare lungo il corso di un fiume. Fu amore a prima vista; il ragazzo persa la testa per lei. Da quel giorno l'accompagnò ogni giorno a quel fiume; facevano lunghe, lunghissime camminate, ma lei non l'avrebbe mai voluto. - e nel mentre lo diceva si fermò, allungando le dita a sfiorare le tenere foglie dell'albero.

Il re attese in silenzio che la storia proseguisse, distante solo pochi passi da lei, seguendo con gli occhi il gioco delicato delle sue dita tra le foglie e il profilo del suo viso, dagli occhi sognanti e le labbra socchiuse in un perenne sospiro.

- Che cosa avvenne dopo? - la incitò infine, temendo che tutto rimanesse immobile.

Lei lo guardò, scrutandolo appena, e poi rispose rivolgendogli un'occhiata eloquente, occhi negli occhi - La ragazza si sposò, con un altro... - e volgendogli nuovamente le spalle si addentrò sotto la chioma dell'albero.

Il re ne rimase fuori, ma non smise mai di seguire i suoi passi, anche fra le ombre dei rami, mentre passeggiava in tondo.

- Il ragazzo si disperò e pianse, e per dimenticare il suo amore perduto dedicò tutta la sua vita alla natura. Si occupò di quel bosco con mani amorevoli di padre, ma piangeva sempre... - la voce della regina si spense in un lamento nell'istante stesso in cui posava la mano sulla corteccia del tronco chiaro, ma poi riprese in tono sommesso - Si immedesimò talmente con la natura che gli era intorno da trasformarsi egli stesso in albero, proprio lì, sulla riva del fiume, nel punto esatto dove aveva visto la ragazza per la prima volta. Lei finì col dimenticarlo, completamente, mentre le lacrime del ragazzo mutavano in linfa e foglie. E fu così che il povero salice piangente fu incatenato dal suo stesso dolore, costretto a versare lacrime per tutta l'eternità.

- Lacrime come le vostre, maestà?

- Questo un solo uomo può dirlo. - e mentre nel pronunciare quelle parole la voce le tremava, con un dito asciugò la lacrima che le aveva rigato la guancia, e poi l'altra: due lacrime, che il re aveva notato all'istante non appena aveva oltrepassato anche lui il muro di fronde.

Tutto si svolgeva come una danza tra i due, fatta di passi, cerchi, pochi sguardi e parole, molte parole, tra racconti e realtà, protetti dall'ombra e dalla chioma del salice. Una danza di tigri chiuse in gabbia. Una danza che aveva il ritmo ora lieve ora incalzante delle loro parole.

- E' una leggenda del vostro popolo, maestà. - disse con distacco la regina riprendendo a passeggiare.

- L'avete appresa studiando con la sapiente Sailor Mercury?

- No. L'ho sentita raccontare.

- E da chi?

- Da un terrestre.

- E ricordate anche quando? E dove? E perchè?

- Non era importante.

- Evidentemente no.

Passarono pochi secondi di silenzio. La malinconia si era per entrambi tramutata in rabbia.

- Ho sentito di un ragazzo che una volta raccontò questa leggenda a una ragazza.

- E perchè lo fece? Per dirle che amava un'altra? Come fece la ragazza della leggenda col povero salice?

- No. - rispose secco - Perché lei gli chiese di parlargli di quell'albero il cui canto le faceva piangere il cuore.

- Era una ragazza sensibile, dunque.

- Molto sensibile.

- Quanto vostra moglie.

- Cosa c'entra adesso mia moglie?

- Curiosità. - rispose vaga con un'alzata di spalle.

- E' una brava persona, una brava regina.

- Non ne ho mai dubitato. Perchè vi scaldate tanto?

Il re le lanciò un'occhiata raggelante, tanto quanto quella che la regina rivolse a lui. Poi, lui ignorò quella domanda e proseguì invece col suo racconto. La danza intorno al tronco riprese.

- Il ragazzo e la ragazza erano costretti ad incontrarsi di nascosto. Se fossero stati scoperti le loro famiglie avrebbe ostacolato il loro amore. I due giovani erano molto diversi.

- Quanto diversi?

- Troppo diversi.

- Chi l'aveva stabilito?

- La legge l'aveva stabilito, ma a loro sembrava non importare. Si incontravano sempre nello stesso luogo, in una radura nei pressi di un fiume; poi, lui la prendeva per mano e la guidava attraverso i sentieri del bosco. Un giorno, in tempo di guerra, il ragazzo e la ragazza si imbatterono nel triste canto del salice piangente...

Il re sussurrò quelle parole fermandosi infine con la mano posata sul tronco bianco. E anche la regina si fermò, di fronte ad egli, posando anch'essa la sua mano sulla superficie di legno chiaro.

- Cosa accadde allora? - gli chiese in un filo di voce.

- Il ragazzo le chiese di sposarlo e la ragazza accettò. Celebrarono il matrimonio quella notte stessa. Erano due persone...speciali, importanti. Furono loro stessi a celebrare il rito.

- Trascorsero insieme tutta la notte...

- Tutta la notte. Ma c'era la guerra. La ragazza aveva promesso al ragazzo che avrebbe combattuto al suo fianco, ma quando sua madre venne a sapere della loro unione le impose di scegliere: o la pace o l'amore.

- Lei lasciò che fosse lui a scegliere ciò che più lo rendeva felice.

- No. Lei lo ingannò! Gli disse: "Come sarebbe bello se ci fosse sempre la pace".

- Lui le rispose che aveva ragione.

- E cos'altro avrebbe potuto rispondere? Che voleva la guerra?

Il re aveva alzato la voce e da quel momento il tono dell'intero discorso mutò. Ci fu un minuto di assoluto silenzio, rotto solo dal canto lamentoso del vento che passava tra i rami del salice. Infine, la regina disse, guardando il re con occhi lucidi - Sposandoci avremmo unito i nostri due regni, ma qualcuno avrebbe potuto pensare che il mio obiettivo fosse quello di estendere i domini della Luna sulla Terra. Quando tu...non ci saresti stato più sarei potuta diventare l'unica sovrana...

- L'avresti fatto davvero?

- No, lo sai questo. - rispose abbassando lo sguardo - Ma qualcuno l'avrebbe senz'altro pensato, lo sai anche tu, e un'altra guerra sarebbe stata inevitabile. Ad ogni modo, adesso sei felice. Perciò, alla fine, è stato meglio così.

- E tu sei felice?

- I nostri popoli sono in pace. Tutti sono felici. Perchè non dovrei esserlo?

- Perchè stai piangendo. - mormorò il re in risposta allungando la mano a sfiorarle la guancia, ma ella si ritrasse.

- Perchè sei venuto qui, Endymion?

- Perchè sei venuta a cercarmi. - rispose allungando nuovamente la mano verso il suo viso.

La regina fece un altro passo indietro - Non puoi farlo Endymion. Non possiamo. Hai tua moglie, e tuo figlio...

Ma il re non voleva dare ascolto alla ragione. Forse non avrebbe mai più avuto un'altra possibilità simile. Così, anche contro la sua volontà, le prese il volto tra le mani e la guardò negli occhi sussurrando sulle sue labbra - Sarebbe ancora più sbagliato se non lo facessi.

***

- Potrò vederla un giorno?

- Io...spero di sì.

- Dalle questo, quando nascerà... - un piccolo cerchio d'oro brillò sul palmo di una piccola mano bianca - Dille che l'amo, quanto amo sua madre...

Nel buio della notte una donna si mise in punta di piedi stringendo al petto un piccolo tesoro. Un uomo l'abbracciò e teneramente la baciò.

Ok, doveva essere l'ultimo capitolo, ma è venuto troppo lungo, quindi ho deciso di separare l'epilogo ^^' Grazie a tutti e buon week-end!

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Capitolo 4
*** Parte quarta ***


DUE LACRIME

DUE LACRIME

parte quarta

La regina Serenity sapeva perfettamente che un giorno avrebbe visto l'uomo che amava morire di vecchiaia, ben prima che quel momento giungesse per lei. Avrebbe potuto sopportare di vederlo invecchiare così come aveva imparato a sopportare il dolore della distanza. Non avrebbe mai smesso di amarlo, nemmeno quando di lui sarebbe rimasto solo un uomo vecchio e stanco. Non era per il suo aspetto che si era innamorata così perdutamente di lui, né per il suo valore o le sue ricchezze, no... Lei lo amava perchè lui era l'unica persona nell'universo che l'avesse trattata come un essere umano, amando di lei ogni suo pregio e difetto, amandola in quanto viva e non venerandola in quanto dea. Lei non era una dea. Aveva grandi poteri, ma non era una dea. Lei era una donna. Ed era questo che Endymion aveva visto in lei; quando lui la guardava i suoi erano gli occhi di un uomo che guarda la sua donna. Solo questo, e nient'altro...

- Perchè quello sguardo? - domandò una voce maschile, leggermente raschiante - Sono vecchio, vero?

- No, non è vero. - rispose la donna in un sorriso, la voce sottile nello sforzo di trattenere le lacrime - Non mi importerebbe.

La regina Serenity strinse forte la mano dell'uomo e l'accostò alla sua guancia. Inginocchiata accanto al suo letto osservava il suo viso pallido e sofferente con una stretta allo stomaco. Avrebbe potuto sopportare la vecchiaia, ma la malattia... La malattia era una cosa che il suo popolo non conosceva. La malattia era quella cosa sconosciuta che lo stava consumando da dentro e che lentamente lo stava allontanando da lei, definitivamente.

- Endymion... Se tu... Se tu me l'avessi detto prima, io avrei potuto aiutarti. Il Cristallo d'Argento ti avrebbe guarito e...

- Va bene così. Serenity, non ho paura. Tu sei...sei bellissima... Sono felice che tu sia qui. - un debole sorriso si dipinse sulle sue labbra, mentre con le dita le sfiorava la guancia.

- E' stata tua moglie a chiamarmi. E' davvero una brava donna.

- Sì, lo è. Ho reso infelice anche lei... Io, pensavo sempre a te, Serenity...

- Anch'io; pensavo sempre a te...

- E lei; com'è lei?

- E' una brava bambina. E' intelligente, molto intelligente. Come suo padre... E...

- E?

- E' qui fuori, che aspetta.

- Davvero? - il viso del re si illuminò - Falla entrare. Voglio vederla. Una sola volta...

La regina Serenity riuscì appena ad annuire. Le sue labbra soffocarono un singhiozzo, perchè non poteva vedere come il soffio caldo della vita stesse lentamente abbandonando gli occhi ed il cuore del re.

Gli posò un delicato bacio sulle dita fredde e si alzò, dirigendosi a passi incerti verso la porta.

***

Endymion sapeva che il tempo si stava contraendo inesorabilmente. Non riusciva più a mascherare il dolore che ogni singolo respiro gli costava. Ma erano quasi otto primavere ormai che desiderava poterla vedere, anche solo per l'attimo fuggevole di un abbraccio, e non seppe resistere al desiderio di guardarla negli occhi per quella prima ed ultima volta.

Così abbassò le palpebre, per riposare il suo corpo stanco per il breve tempo di quell'attesa. Quando le riaprì vide una bambina con due buffi codini rosa e un visino imbronciato che lo fissava. Egli le sorrise, reprimendo a stento un affannoso respiro quando il dolore e le lacrime rischiarono di inondargli il viso.

Le amorevoli mani di Serenity si posarono sulle spalle della piccola mentre le sussurrava un incoraggiamento.

- Piccola Lady, lui è il tuo papà.

- Sì, lo so.

- Fai la timida?

La piccola scosse il capo e fece un piccolo passo verso il bordo del letto. Rimase in silenzio a scrutare il volto dell'uomo sdraiato fra le coperte che la fissava a sua volta senza dire niente. Endymion pensò che se ne avesse avuta la forza avrebbe stretto sua figlia forte al petto e l'avrebbe fatta volteggiare nell'aria ubriacandosi del suo riso. Ma non poteva fare nulla di tutto ciò, solo attendere; soffocare il dolore, sorridere e attendere.

- Ho letto tutte le tue lettere, sai?

- Anch'io ho ricevuto le tue. Sei... Sei molto brava a scrivere. - ma il re non era bravo a mascherare la sofferenza che si faceva strada dentro di lui.

Finalmente la principessina ricambiò il suo sorriso e si gettò fra le braccia del padre. Nel sentire il piacevole peso di sua figlia sul petto e il suo profumo fresco Endymion si sentì al tempo stesso felice e triste. Aveva così poco tempo ormai...

- Perchè stai male papà? Mi avevi promesso che quando ci saremmo visti mi avresti fatto vedere tutte le cose belle della Terra.

- Lo so piccola mia. Mi dispiace... Ma tuo...tuo fratello lo farà per me.

***

- Madre, perchè l'avete chiamata qui? Cosa vuole? Usare quella bambina per impadronirsi della Terra? - l'ira nella voce del principe Aaren era palese mentre consumava il pavimento con grandi falcate. Era rabbia, rancore e gelosia - Tanti anni di finzione e sotterfugi per farsi smascherare alla fine? Vuole la guerra?

- Aaren, calmati. Non avverrà nulla di tutto ciò.

- Ma siete cieca? Quella donna l'ha stregato? E ha stregato anche voi!

- Aaren, smettila.

- Ma come ha potuto? Come ha potuto il re essere così cieco e tradirvi e dare a quella strega una figlia?

- Aaren, adesso basta! - la voce della regina Eos si sollevò così forte da riecheggiare per le mura di pietra.

Il principe si fermò, meravigliato dal tono mai così severo della madre e sbigottito dall'atteggiamento successivo: la regina si coprì gli occhi con una mano per nascondere il pianto e con voce sommessa disse - Endymion è sposato con lei. Prima di sposare me ha sposato lei.

Il silenzio cadde sopra ogni cosa. Asciugate le lacrime col dorso della mano la madre avvicinò il figlio e con la punta delle dita sfiorò un piccolo cerchio d'oro che recava al suo interno una goccia di diamante, incastonato al centro del fermaglio che gli chiudeva il mantello. Quindi, guardò negli occhi suo figlio e ripeté - Ha sposato lei.

***

- Aaren, avvicinati. - chiamò il padre il figlio, rimasto immobile sulla soglia.

Continuava a guardare Serenity come se fosse la creatura più infima dell'universo. Così giovane e così bella riusciva a vedere in lei solo la causa del dolore della sua famiglia. Nonostante le parole di sua madre non poteva credere che i suoi sentimenti fossero sinceri. Se sua madre si era arresa lui non avrebbe potuto fare altrettanto. Rivolse alla bambina seduta accanto a suo padre appena un'occhiata, poi, si avvicinò a lui dal lato opposto.

- Ricordi cosa ti dissi quando eri ancora un bambino?

La voce del re si era fatta così fioca. La bambina alla sua sinistra gli strinse forte la mano continuando a sorridere, ma Serenity, nascosta all'ombra di un angolo, sentì il suo cuore andare in mille pezzi mentre soffocava un singhiozzo tra le dita tremanti. Questa volta il suo cuore non si sarebbe ricomposto. Ma era orgogliosa della loro figlia, del suo coraggio. Spostò gli occhi sul giovane principe e percepì la freddezza nei suoi confronti. Non voleva portargli via niente; voleva solo restare vicino al suo amore almeno negli ultimi istanti, come non aveva potuto fare per tutta la vita passata e per i lunghi secoli che ancora l'attendevano.

La risposta del giovane arrivò dopo molto tempo.

- Mi avete detto molte cose, padre.

- Aaren, non hai mai voluto...ascoltarmi ma...tu sai che...

- Padre, conservate le energie.

- Aaren, - per un breve momento nella voce dell'uomo era tornata l'antica scintilla di profondità e autorità - io...ti voglio bene, Aaren.

Il giovane non seppe capire come, ma quelle parole e la smorfia di dolore sul viso del padre lo spiazzarono. Quando mormorò di sederglisi accanto non esitò un solo istante.

- Tu sai chi è lei, vero Aaren?

Il principe guardò la principessina negli occhi per la prima volta. Nonostante il sorriso quegli occhi erano tanto, tanto tristi. Distolse lo sguardo e tornò a rivolgere l'attenzione al padre.

- Sì, lo so.

- Bene. Allora promettimi che ti prenderai cura di tua sorella.

Endymion prese nella sua la mano di suo figlio e l'avvicinò a quella di sua figlia. Aaren vide sparire la piccola mano bianca della bimba nella sua. La piccola le rivolse un dolce sorriso che ricambiò con uno più tirato. Cominciò a sentirsi confuso.

- Te lo prometto, papà...

- Grazie. Io...vi voglio bene... Andate...ora...

Il re chiuse gli occhi stanco, così non poté vedere i suoi figli allontanarsi, ancora mano nella mano. Ma percepì all'istante il lieve tocco delle dita di Serenity sulla sua fronte e la sua voce sussurrare - Andrà tutto bene.

***

Il principe Aaren condusse la principessina lunare ai giardini, deserti. Tutti gli abitanti del castello erano in attesa di ricevere notizie sulla salute del loro amato re. Egli aveva capito che ormai era giunta la fine, ma non era stata questa consapevolezza a spingerlo ad accettare senza repliche la sua richiesta. Si chiese se quella buffa bambina chiacchierona non lo avesse stregato...

- Com'era giocare con papà? Ti raccontava tante storie? La mamma dice che conosce tante leggende. Me ne ha scritta qualcuna in qualche lettera. Mi piace leggerle. E tu? Noi due dobbiamo rimanere un segreto, lo sai? Che sono tua sorella intendo. E tu sei mio fratello. Sono tanto felice di averti conosciuto. La tua mamma è stata molto buona e gentile. Mi piace la tua mamma.

Quel turbine di parole vorticavano nella sua testa dando il ritmo ai suoi stessi pensieri: ricordi vicini e lontani di lui e di suo padre, del suo grande affetto per lui, delle fiabe raccontate di giorno e di notte. Poi, guardò verso il basso quella bimba che aveva appena parlato così bene di sua madre. Era un trucco? O era la realtà? E mentre si fermava ad ascoltare il suo cuore e la sua mente un rumore più cupo e profondo spezzò il filo dei suoi pensieri: il corno del re stava suonando il suo lamento funebre.

Suo padre non c'era più.

- Perchè gli uomini muoiono, Aaren?

- Perchè ogni cosa finisce. Chi prima, chi dopo. - le rispose inginocchiandosi di fronte a lei per poterla guardare negli occhi.

Non seppe mai se quella risposta l'aveva soddisfatta oppure no, ma la vide allungare una manina verso di lui e posarsi sul suo fermaglio.

- Eccola! L'altra lacrima...

- Cosa? - quella era la seconda volta che qualcuno gli sfiorava il diamante che portava sempre con sé.

- Io ho l'altra. - sorrise dolcemente la piccola mostrandogli il ciondolo che portava al collo.

Appeso ad una catenina sottile brillava un piccolo cerchio d'oro con una goccia di diamante al suo interno, identico al gioiello che lui portava incastonato nella sua spilla. E allora si ricordò del giorno in cui suo padre glielo aveva donato.

"Questa è la lacrima che rappresenta il dolore della guerra e la gioia dell'amore. E' un dono ed un ricordo molto importante, per questo voglio che sia tu a custodirla: una persona molto importante."

"Perchè sono un principe?"

"No. Perchè sei mio figlio, ed io ti amo per questo."

- Sono due? - le chiese con voce tremante.

- Sì, due: due lacrime. Sono il dono che la mia mamma e papà si sono scambiati quando si sono sposati. Non te l'ha mai raccontato? - sembrava stupita.

- E' una storia che non ho mai voluto ascoltare. - mormorò - E ormai, non posso più.

- Posso raccontartela io se vuoi.

- Davvero?

- Sei il mio fratellone.

Aaren fissò il riso di sua sorella nella sua mente, accanto al ricordo di suo padre. Adesso anche lui aveva un dolce e doloroso segreto da custodire. Si alzò in piedi e le tese la mano.

- Ti va di raccontarmela in riva al mare?

***

Si narra che nessuna amicizia fu più forte e duratura di quella che legò il re Aaren del Golden Kingdom e la principessa Lady Serenity del Silver Millennium. Girarono molte voci su di loro: che fossero amanti, che fossero fratelli... Ma nessuno seppe mai qual era la verità.

E dopo mille anni quello che si dice di loro è che fossero solo due lacrime.

FINE

Ed anche questa storia è giunta al termine ^^ Grazie a Giu84, Sailor83, Sailormoon81, Xstellaluna, Strega Morgana, Miki90 per i loro commenti ^^ Vi abbraccio tutti forte e buone vacanze a chi è in partenza!

Alla prossima, Silvia^^

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