Due lacrime di sissy (/viewuser.php?uid=4482)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** parte prima ***
Capitolo 2: *** Parte seconda ***
Capitolo 3: *** Parte terza ***
Capitolo 4: *** Parte quarta ***
Capitolo 1 *** parte prima ***
Questa sarà una storia breve
Questa sarà una storia
breve, di tre capitoli al massimo, partorita dalla mia mente stamane, quando
sono miracolosamente rimasta a casa dal lavoro, causa casino alle ferrovie Nord
(immaginate il mio dolore ^^'). Mi sono messa al pc per scrive il quarto
capitolo di "Ruins", ma dopo un'ora che scrivevo e cancellavo l'inizio ho detto:
"Ok, oggi non ho l'ispirazione". Perchè avevo quest'altra ideuzza che mi
tormentava la mente XD Oltre a casini vari... Comunque, che dire? Buona lettura!
Spero di non coinvolgervi nel mio stato semi-depressivo con questa storia...
Oggi va così!
DUE LACRIME
parte prima
Alla fine di tutto non rimasero che
macerie, ma il giovane uomo e la giovane donna avevano vinto. La follia era
stata estirpata dai cuori degli esseri umani, il demone era stato sconfitto, e
la donna che lo ospitava giaceva adesso ai loro piedi, pallida nell'immobilità
della morte. Fu come se l'universo intero si fosse fermato in silenzio ad
osservare se stesso, attonito, come se tutto il tempo vissuto fino a quel
momento non gli fosse appartenuto, come se non fosse stata sua la volontà che
aveva mosso le sue mani. Era così che tutti gli uomini e le donne della Terra si
sentivano, come dei burattini, a cui qualcuno, all'improvviso, aveva strappato
via i fili e soffiato in loro la consapevolezza, di aver agito per invidia, di
aver seguito una voce bugiarda, inseguendo il miraggio di una presunta
immortalità rubata. E così, alla fine, erano morti in molti...
Il giovane uomo e la giovane donna
rimasero in piedi uno accanto all'altra senza muovere un passo, senza battere
ciglio, avvolti dal silenzio dello stupore e dell'amarezza. Unendo le forze
avevano sconfitto il nemico. Ma ora, dovevano pagarne il prezzo.
Mentre un alito di vento sollevava la
polvere grigia e fischiava tra le fessure le loro dita si mossero e si
sfiorarono. Le palpebre della giovane donna si abbassarono piano, al tempo del
doloroso sospiro che abbandonava le sue labbra, insieme con ogni suo sogno. Due
lacrime le rigarono le guance e si fermarono in bilico sull'orlo del suo viso,
prima di scivolarle sulle spalle nude.
- Beryl è morta. Metallia è stata
sconfitta. La guerra - sussurra - è finita.
- Io ti rivedrò. - tre parole, alle
quali si aggrappavano tutte le ultime speranze del giovane uomo.
La giovane donna scosse il capo. Altre
lacrime le rigarono il viso.
- No...
***
Si racconta che grandi miracoli il
Cristallo d'Argento fosse in grado di compiere. Bastò una preghiera. Il potere
di luce della pietra rigenerò ogni cosa e la polvere grigia del terreno lunare
venne privata della polvere bianca e lucida del marmo e dei cristalli e da
quelle macerie risorse il Silver Millennium. La giovane donna quella notte
pregò, ogni fibra del suo essere protesa verso l'azzurra sfera terrestre. Pregò
accanto a sua madre, inginocchiate insieme in una stanza vuota. Davanti a loro,
sospeso nella luce, il Cristallo d'Argento brillava. Quando il Sole sorse sulle
terre del Golden Kingdom, ogni singola pietra di ogni singola città della Terra
era tornata al suo posto.
- La Terra è salva. - mormorò la
giovane donna socchiudendo gli occhi dopo le lunghe ore di preghiera, le mani
ancora giunte davanti a sé.
- Sei stata coraggiosa. - ribatté la
madre ammirata - Hai compiuto il tuo dovere.
Ella annuì, ma nei suoi occhi non c'era
traccia d'orgoglio, solo tristezza. Si alzò in piedi lisciandosi la lunga gonna
bianca con le mani piccole e pallide. Senza dire una parola uscì dalla stanza.
Mentre a passi lenti percorreva il lungo porticato del palazzo reale la Terra
occupava metà del cielo visibile attraverso le arcate. Nonostante tutti i suoi
sforzi di rimanere impassibile al panorama costringendosi a non voltare lo
sguardo, la giovane donna si fermò. Quando i suoi occhi si posarono su quello
spicchio di pianeta azzurro tutti i contorni del mondo svanirono. Le piccole
dita affusolate si poggiarono alla balaustra tremando.
- Non è stato coraggio. - disse con
voce incrinata a se stessa - E' stata...follia... La follia di un amore
impossibile...
La madre vide sua figlia accasciarsi al
suolo piangendo sommessamente. Non poteva fare nulla per cambiare le cose.
Quello che sua figlia sognava era impossibile. Non ci sarebbe stata pace tra i
popoli altrimenti, sarebbe nuovamente scoppiata la guerra. Ma poteva almeno
concederle un ultimo viaggio, un ultimo giorno, un ultimo saluto.
- Serenity. - la chiamò. Il nome di sua
figlia suonò come uno scherzo alle sue stesse orecchie - Va da lui.
La giovane donna scosse con forza il
capo - Non posso. Non tornerei indietro.
- Non vuoi nemmeno dirgli addio?
Addio... Era la parola che ripeteva
ogni istante a se stessa. Era la parola che la rendeva consapevole che non
l'avrebbe mai più rivisto. Non sarebbe riuscita a dirgli addio, no. Era già
abbastanza doloroso così.
- No. - rispose decisa - Io lo amerò
per sempre.
- Col tempo le cose cambieranno. - le
disse la madre seria - Lui invecchierà velocemente, e un giorno morirà. Per
allora il dolore che provi adesso sarà solo un antico ricordo.
Ma la giovane donna sollevò gli occhi
al cielo e alla Terra. Nel suo azzurro cupo vide riflessi gli occhi del giovane
uomo di cui si era innamorata. Infine, ripeté decisa - Io lo amerò per sempre.
***
Il passare delle stagioni sulla Terra
la rendono mutevole. Il loro ciclo si ripeté due volte e stava per concludere il
suo terzo giro dalla fine della guerra quando la notizia della morte del re
raggiunse i suoi sudditi. Il principe suo figlio prese il posto del padre sul
trono che gli spettava dalla nascita. La corona d'oro venne posata sul suo capo
e da quel momento il giovane uomo che aveva sconfitto il demone con l'aiuto
della principessa della Luna divenne il nuovo
sovrano del Golden Kingdom. Il giorno stesso furono celebrate le sue nozze con
lady Eos, la donna che suo padre aveva scelto per lui.
Mai come in quel momento la corona che
portava sul capo gli sembrò tanto pesante.
***
Il nuovo re passò la notte insonne. Il
debole respiro della sua sposa addormentata al suo fianco gli riempiva le
orecchie quasi fosse il rumore più fastidioso al mondo. Con gli occhi aperti
rimase a fissare il soffitto della camera per ore. C'era troppa luce quella
notte. La luce argentea della Luna. Non riusciva a pensare ad altro che a lei.
Non aveva fatto altro per tutti quegli anni che sperare in un loro incontro, che
le cose cambiassero, che si trovasse il modo... Ma non c'era un modo. L'idea di
fuggire con lei l'aveva sfiorato più di una volta, ma non era mai riuscito a
trasformare quei pensieri in fatti. Così, ogni giorno, aveva continuato a
pensare a lei, e contemporaneamente a maledirsi per il suo testardo senso di
responsabilità. Solo una volta nella sua vita era riuscito a lasciarselo alle
spalle...
Voltò il capo alla sua sinistra e vide
i contorni del volto di Eos rischiarati dalla luce lunare. Era una ragazza
sensibile e dai lineamenti delicati, che amava la sua terra. Sarebbe diventata
un'ottima regina per il suo popolo, il re ne era certo. Ma lui, non l'avrebbe
mai amata. E allora si sentì in colpa verso di lei, perchè in ogni singolo
istante di quella notte passata insieme aveva pensato alla principessa Serenity,
perchè per tutta la vita avrebbe pensato alla principessa Serenity, perchè ogni
volta che si sarebbe ritrovato in quel letto con lei, lui avrebbe immaginato di
fare l'amore con la principessa Serenity, con l'unica donna che avrebbe amato
per tutta la vita. Si sentì solo un misero uomo solo...
Scese dal letto e si infilò la
vestaglia. Camminando a piedi nudi sul pavimento freddo scostò le tende sottili
ed uscì sul terrazzo. Una tiepida notte di fine primavera. La stanza dava sul
cortile interno del castello, dove al centro di un prato una fontana mandava
fino al cielo il suo suono gorgogliante. Il re la degnò appena di un fuggevole
sguardo. Tutto sembrava deserto. E lui non aveva occhi che per la splendida Luna
piena, bianca ed eterna nel cielo.
- Perdonami... - sussurrò alla Luna,
alla giovane donna che la governava, la stessa donna che governava sul suo
cuore.
Solo una volta aveva lasciato che il
suo senso di responsabilità tacesse. Era una notte come quella, ma il letto su
cui giaceva non era quello del re. Era il mantello del principe disteso
sull'erba di un bosco, e la giovane nuda fra le sue braccia era colei che amava
e che non avrebbe mai più potuto amare.
- Endymion... - la voce assonnata di
sua moglie sovrastò il rumore della fontana e ruppe il filo del suoi ricordi -
State bene?
"No, non sto bene." - avrebbe voluto
risponderle, ma il suo senso del dovere ebbe come sempre il sopravvento.
- Sì, Eos, non preoccupatevi. Tornate
pure a dormire. - aveva creduto di essere gentile, ma la sua regina non era
questo che avrebbe voluto sentirsi dire.
- Volete restare da solo mentre
guardate la Luna, vero?
Endimyon non ebbe il tempo di
ribattere. Con un sorriso triste la sua regina gli diede le spalle e sparì
dietro le tende.
Il re sapeva che il suo posto era
accanto a quella donna e che avrebbe dovuto seguirla.
Restò sul terrazzo tutta la notte a
guardare la Luna.
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Capitolo 2 *** Parte seconda ***
DUE LACRIME
DUE LACRIME
parte seconda
Ventuno primavere passarono portandosi
via tutti i ricordi della guerra. Armonia era la parola d'ordine in entrambi i
regni, per i quali ogni anno passato aveva portato via con sé a poco a poco
tristezza e sangue, spazzati via con il vento d'autunno insieme al rosso delle
foglie.
Ventuno primavere... E la principessa della Luna aveva visto il suo unico
amore sposarsi con un'altra donna, una principessa che non era lei, una
principessa terrestre, con la quale avrebbe condiviso ogni giorno ed ogni notte,
come con lei non avrebbe mai potuto fare.
Aveva visto quella donna dare alla luce
un figlio, il
principe Aaren, l'erede al trono del Golden Kingdom, nato in una notte di freddo
inverno, mentre sulla Terra la neve scendeva fitta a ricoprire ogni cosa, ma non
sulla Luna, dove non cadeva mai la neve, se non nel cuore della sua principessa.
Aveva osservato la madre spegnersi un
poco ogni giorno, acquistando pian piano l'austera bellezza argentea della
vecchiaia lunare, fino al compimento dei suoi mille anni, quando posandole una
debole mano bianca sul capo le disse: "Ora sei tu la regina". E
chiudere gli occhi...
Li chiuse anche lei, trattenendo il
respiro in fondo alla gola, in un macigno che da un momento all'altro si sarebbe
sgretolato sciogliendosi in pianto. E così fu. La principessa si accasciò sul
corpo freddo della madre sfogando tutto il suo dolore e la sua rabbia. E fu
consapevole che lei, da quel momento in poi, sarebbe stata la nuova regina
Serenity, solo questo e nient'altro per il resto dei suoi giorni.
Sua madre l'aveva infine abbandonata
sola col suo destino: un grande potere, ma nessuna libertà.
Mai come in quel momento le mancarono
le braccia grandi del suo amore, le sue labbra morbide, il suo corpo caldo, la
sua voce gentile, il modo in cui le batteva forte il cuore quando la guardava
negli occhi e poi la teneva stretta a sé. Quello stesso cuore che adesso
rischiava di morire, accartocciato nella stretta di un pugno dentro il suo
petto.
- Endymion... - e per la prima volta
dopo tanto tempo pronunciò il suo nome.
Con gli occhi gonfi e le ciglia
imperlate di lacrime la principessa alzò lo sguardo. Benché la legge lo
vietasse, nonostante la promessa fatta a se stessa di non rivederlo mai più, pur
sapendo che era ormai sposato con un'altra donna che gli aveva dato anche un
figlio...
Per un attimo, per un solo attimo...
Ma voleva rivederlo.
Doveva rivederlo!
E lo desiderò così intensamente che
alla fine il Cristallo d'Argento esaudì la sua muta preghiera. E si ritrovò
sulla Terra, in quella stessa radura verde e profumata dove in un giorno ormai
lontano si erano incontrati e amati. E lo vide... Lì, seduto ai piedi di una
grande quercia, addormentato, le gambe piegate e gli occhi chiusi, un braccio
mollemente posato sul ginocchio e il venticello fresco che gli accarezzava i
capelli. Bello come se lo ricordava.
Improvvisamente paralizzata da quella
visione che per così tanto tempo aveva solo sognato riuscì appena a portarsi le
mani al petto per impedire al suo cuore di saltar fuori. Le faceva male quel
cuore che batteva così veloce, tanto da impedirle di parlare.
I minuti passarono senza che nulla
fosse cambiato. Il giovane continuava a dormire e lei continuava a guardarlo.
Poi, lui si mosse, scuotendo la testa piano piano, sospirando, e aprì gli occhi,
due occhi bellissimi, due occhi verdi, come gemme di smeraldo.
Il cuore della principessa che fino a
quel momento trepidava d'amore mancò un battito, poi, si spezzò. Incontrollabili,
due lacrime caddero dagli occhi a rigarle il viso, ma il ragazzo non poté
vederle.
Col sole alle spalle la principessa era
protetta dai suoi raggi dorati che abbagliavano gli occhi del giovane, il quale
si portò una mano alla fronte per farsi scudo, ma tutto quello che vide fu
un'ombra scura stagliata contro l'oro del cielo.
Una voce a lei sconosciuta le chiese -
Chi sei?
Non rispose, e allora lui socchiuse di
più le palpebre e concentrandosi meglio riuscì a scorgere nell'ombra le fattezze
di una donna dall'ampio vestito e due lunghissimi codini, con le mani giunte sul
petto.
- Chi sei? - aveva ripetuto la sua
domanda senza ricevere alcuna risposta. Così si alzò per andarle incontro, per
vedere più da vicino quella creatura misteriosa, ma non appena mosse il primo
passo una luce più accecante del sole l'avvolse e la portò via con sé.
Le guerriere Sailor, le sue guardiane,
ritrovarono la loro principessa china sul corpo immobile e freddo della madre, scossa da violenti
singhiozzi, ma non seppero mai che il vero motivo di quelle lacrime era il
dolore sordo della consapevolezza che il suo unico amore, adesso, amava
un'altra.
***
La notizia della morte della regina
lunare giunse anche ai regnanti della Terra: dopo il corteo funebre che avrebbe
accompagnato la sovrana nel suo ultimo viaggio, si sarebbe celebrata la
cerimonia d'incoronazione della nuova regina Serenity.
Re Endymion ascoltò in silenzio il
generale e suo consigliere Zoisite dare quella notizia a lui e agli altri membri
della famiglia reale riuniti nella sala delle udienze: sua moglie, la regina
Eos, e suo figlio, il principe Aaren. Come ogni volta che un messaggio giungeva
dal Silver Millennium lo sguardo del re si era fatto assente. Quando aveva
sentito pronunciare il nome della principessa Serenity i suoi occhi si erano
riempiti di tristezza, così li aveva chiusi, ricacciando indietro le lacrime.
- Zoisite, avvertite gli altri generali
di tenersi pronti. Questa sera ci scorterete sulla Luna.
- No. - re Endymion interruppe
bruscamente la sua sposa; il tono della sua voce non era mai stato così
autoritario, né nei confronti della regina Eos né in quelli dei suoi generali e
amici.
Il principe Aaren rimase sorpreso più
di tutti dalla reazione del padre, che seppur fermo nelle decisioni era sempre
cortese e gentile, anche se a volte, distante...
- Padre, la tradizione vuole che la
famiglia reale si rechi sulla Luna a rendere omaggio alla nuova sovrana per
invocare la sua protezione. E' necessario per il benessere del nostro pianeta!
- No, non lo è. Serenity ha già
promesso... - queste ultime parole bisbigliate solo a se stesso.
- Come desiderate maestà. - Zoisite si
congedò con un inchino ed uscì dalla sala delle udienza.
La famiglia reale rimase sola, avvolta
in un silenzio imbarazzato. La regina guardava suo figlio addolorata dal suo
sguardo ferito. Lui non poteva sapere qual era il vero motivo della brusca
reazione del padre, che con lui era sempre stato buono e affettuoso, ma Eos
temeva troppo spesso distante. Che con lei fosse gentile ma freddo ormai non
aveva più molta importanza. Aveva perso le speranze di vedere il suo amore
ricambiato molto tempo fa, quando dopo la nascita di Aaren lui aveva smesso di
chiamarla nel suo letto. Alla fine era giunta alla conclusione che era stato
molto meglio così. Non poteva più sopportare quella stretta al cuore che provava
ogni volta che nel sonno aveva sentito Endymion pronunciare il nome di Serenity.
Ma suo figlio doveva essere felice.
- Mi ritiro nelle mie stanze. - disse
la regina - E' bene che voi uomini parliate da soli.
Si fermò accanto a suo figlio per il
tempo di una carezza e un sorriso. Così simile a suo padre, più di quanto
credesse, aveva ereditato però i suoi occhi verdi e grandi. Lui era tutta la sua
vita.
Fece un breve inchino col capo al re
suo marito, il quale ricambiò il gesto meccanicamente. In realtà la sua mente
era molto lontana da quel luogo.
Padre e figlio furono soli.
- Andrò io sulla Luna, da solo se
necessario.
- Perchè ci tieni così tanto?
- Perchè voi no? Come potete dire che
non è necessario? Se i lunari la prendessero come un'offesa? Se scoppiasse
un'altra guerra?
- Non ci sarà nessuna guerra. Lei
capirà.
- Lei? - il principe osservò le labbra
di suo padre incurvarsi in un debole sorriso, mentre i suoi occhi restavano
fissi su un punto lontano e inesistente - Voi la conoscevate? La regina Serenity
voglio dire.
- Sì, la conoscevo. E' stato grazie al
suo aiuto che abbiamo vinto la guerra. Lei...ha combattuto al mio fianco.
Proteggerà la Terra sempre, per questo non è necessario andare...
- E com'è? - il principe sembrò non
aver ascoltato minimamente le ultime parole di Endymion, perchè lo interruppe
all'improvviso, fissandolo con occhi ansiosi di una risposta.
Il re corrugò la fronte sospettoso,
fissando il figlio negli occhi, vedendoli illuminati da una luce nuova; una
brillante scintilla di curiosità.
- Perchè me lo chiedi?
- Tutti dicono che sia bellissima, che
sia come avvolta da un'aura di luce, accecante.
- Chi lo dice?
- Tutti... - Aaren sbatté le palpebre
confuso. Perchè suo padre si era arrabbiato? Sembrava quasi...geloso...
Endymion lesse nei suoi occhi la
confusione e il dubbio, e capì di aver parlato troppo. Suo figlio si ritrovò a
domandarsi perché il padre fosse arrossito così all'improvviso, voltandosi per
nascondere il proprio imbarazzo. Possibile che lui...
- Credo di averla vista oggi, nella
radura vicino al fiume.
- L'hai vista nella radura?! - si voltò
di scatto, incredulo.
- Non ne sono sicuro. Avevo il sole
negli occhi; non l'ho vista bene, e quando mi sono avvicinato è sparita, avvolta
da un bagliore argentato.
Era lei... Pensò il re facendosi ancora
assente. Quante volte per quanti anni si era recato ogni giorno in quella radura
sperando di vederla apparire con il suo sorriso... Mentre si incamminava a passo
lento verso la finestra che dava sui giardini si chiese perchè. Perchè era
tornata sulla Terra? Perchè proprio in quella radura? Voleva vederlo? Voleva
trovare conforto in lui per la morte della madre? L'amava ancora? Perchè non era
andata da lui?
Perchè non poteva presentarsi al
castello. E poi, aveva visto suo figlio, ed era scappata via.
"Avrà pensato che non l'amo più? Che mi
sono dimenticato di lei? Eppure, lei sapeva di mio figlio. Sapeva che era mio
dovere...", si portò una mano al petto mentre sentiva il respiro venirgli meno,
"Cosa proverei io vedendo il figlio che il mio unico amore ha avuto da un altro
uomo?", chiuse gli occhi senza riuscire a frenare due lacrime, sole e tristi,
"Serenity..."
- Aaren, andrò io sulla Luna questa
sera.
- Voi l'amate, padre?
- Chi non ama la Luna, figliolo?
- Già... - sussurrò mestamente,
intuendo per la prima volta il motivo della tristezza di sua madre e
dell'assenza di suo padre - Portatemi con voi.
- E' meglio di no. Potresti innamorarti
della Luna, e non voler più tornare indietro.
- E' successo anche a voi, padre, di
non voler più tornare indietro?
Re Endymion si voltò, gli occhi ancora
lucidi, e si avvicinò a suo figlio. Posandogli una mano sulla spalla e
guardandolo intensamente gli disse - Aaren, so di non essere stato un padre
perfetto, ma qualunque cosa tu stia pensando adesso sappi che ti ho sempre
voluto bene; sei stato il mio sostegno e sono orgoglioso di te.
Era da tanto che il principe Aaren non
sentiva suo padre abbracciarlo così forte. Capiva e al tempo stesso non capiva
cosa stesse succedendo, ma provò pena, per suo padre e per sua madre. Ripensò
all'ombra circondata di luce di quel pomeriggio e questa volta non provò
curiosità né meraviglia, ma solo uno strisciante rancore.
Rieccomi qui! Piaciuto
il capitolo? Vi ringrazio tantissimo per i commenti, che mi fanno sempre piacere
^^ Per il finale...ormai mi conoscete, non sono proprio capace di scrivere un
finale tradizionale XD Ma non sarà neanche scontato, spero...
Un bacione a tutti!
Silvia
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Capitolo 3 *** Parte terza ***
DUE LACRIME
DUE LACRIME
parte terza
Seduta sul trono che era appartenuto a
sua madre la nuova regina Serenity assisteva col volto solenne alla sfilata di
persone, nobili e non, giunte fino a lì per renderle omaggio. Si inchinavano al
suo cospetto, abbassando lo sguardo e rivolgendole una breve preghiera, a lei,
incarnazione della dea della Luna, che col suo potere e la sua luce avrebbe
protetto e vegliato sulla Terra e sulla Luna, illuminando d'argento il buio
delle tenebre.
Si chiese se avrebbe mai potuto
barattare la sua metà divina per una vita più breve e umile, ma felice. Tutte
quelle persone erano solo una piccola, piccolissima rappresentanza di una
popolazione più ampia che vedeva in lei il simbolo della pace e della
benevolenza, e che sperava in lei: una guida sicura. Non avrebbe potuto
abbandonarle... Si sentiva onorata da tanta considerazione ed orgogliosa per
aver reso possibile tanta felicità, ma al tempo stesso non poteva evitare in
alcun modo di chiedersi perchè per rendere felice il mondo non poteva essere
felice lei stessa.
Alla fine anche Endymion l'aveva
dimenticata ed aveva trovato il modo per essere felice, senza di lei...
Strinse le mani intorno ai braccioli
del trono fino a che le nocche non divennero completamente bianche ed il suo
viso si indurì per non scoppiare a piangere davanti a tutti. Con gli occhi
velati di lacrime fissò un punto indefinito oltre la folla, senza vedere niente
e nessuno. Nemmeno l'uomo elegante e distinto, una sottile corona d'oro a
cingergli il capo, che camminando con passo solenne si inginocchiò ai piedi del
trono. La regina Serenity non si rese conto neanche dell'improvviso silenzio che
era calato nella sala e che rimase sospeso nell'aria per qualche secondo ancora.
Sembrava che nemmeno l'uomo riuscisse più a parlare. Finché...
- Regina Serenity, a nome della
famiglia reale del Golden Kingdom e del popolo terrestre vi porgo i miei omaggi,
affinché sotto la vostra amorevole guida la Luna prosperi e tra i nostri popoli
regni sempre la pace.
Ebbe un tuffo al cuore: quella voce lei
la conosceva. E non aveva bisogno di abbassare lo sguardo per capire a chi
appartenesse. Dischiuse le labbra per parlare, ma nessun ringraziamento o parola
cortese uscì dalla sua bocca. Solo un sussurro; solo il suo nome, che a malapena
lei stessa poté sentire.
- Endymion...
Ma il silenzio continuava, fin troppo
imbarazzante, così la regina raccolse i frammenti del suo coraggio e buttando
fuori il fiato che aveva trattenuto in un lento sospiro, rispose - Re Endymion,
vi sono grata per essere qui, oggi.
- La mia famiglia non ha dimenticato
quanto avete fatto per la nostra amata Terra. Sono qui per invocare ancora una
volta la vostra protezione, su di noi e su tutto il nostro popolo.
Quindi era per questo che il suo amore
si era recato a farle visita? Per pregare; per pregarla, né più né meno di
quanto avevano fatto tutti gli altri signori presenti nella sala. Pregarla di
vegliare sulla sua famiglia... Questo pensò Serenity mentre udiva l'uomo
pronunciare quelle parole. Ancora una volta lottò contro se stessa e le lacrime
che minacciavano di inondarle il viso.
- Non avete bisogno di inginocchiarvi
al mio cospetto per ottenere il mio aiuto, re Endymion. Amo il vostro pianeta
tanto quanto il mio. La pace è il mio unico desiderio. Portate i miei
ringraziamenti alla vostra famiglia. - concluse mascherando a stento il tremore
nella voce.
Non doveva guardarlo; non doveva
pensare a lui. Adesso si sarebbe alzato, un ultimo inchino e poi sarebbe sparito
dalla sua vita per sempre.
Attese che questo si verificasse, ma
così non fu. Un lieve mormorio si cominciò a levare dalla sala, poiché la regina
Serenity sembrava divenuta una statua di pietra mentre re Endymion non
accennava ad alzarsi, incapace di decidere se andare via per sempre oppure...
- Posso chiederle l'onore di un'udienza?
- per poi affrettarsi ad aggiungere - Per discutere della nostra alleanza, maestà.
- Sì. - una risposta secca, decisa, che
lei stessa non si aspettava ed in cui lui, invece, sperava.
Ma adesso? Cosa avrebbero fatto adesso?
Il mormorio degli invitati continuava, per lo più chiacchiere prive di
importanza: in molti dicevano che nessuno poteva resistere al fascino della loro
regina, nemmeno il re terrestre; altri speravano in un accordo che impedisse il
rischio di un'altra guerra cruenta. Ma le guerriere Sailor, che erano a
conoscenza della grande storia d'amore che per breve tempo aveva legato i due
sovrani, si scambiarono occhiate di panico. Ma che cosa era saltato loro in
mente, si chiesero tutte.
Prima che l'immobilità della situazione
cominciasse a destare sospetti le guardiane del Silver Millennium ordinarono ai
musicisti di far partire la musica. L'armonia della melodia richiamò entrambi i
regnanti alla realtà e solo allora, mentre la folla si disperdeva deliziandosi
con la danza, riuscirono a posare gli occhi l'uno sull'altra.
Re Endymion sollevò il capo lentamente,
lasciando scivolare lo sguardo dal bordo del lungo abito di seta bianca che le
ricopriva i piedi e le disegnava il profilo delle gambe snelle fino al ricamo in
oro e perle sul corpetto. Indugiò un instante di più ad osservare il profilo
della spalla nuda ed il collo sottile, ed infine, trattenendo il respiro, la
guardò in viso.
I tratti infantili che ricordava erano
svaniti, lasciando il posto a un delicato volto di donna, giovane e solenne,
troppo giovane e troppo solenne, in cui spiccavano gli occhi azzurri più belli e
più tristi che mai avesse visto. Mentre lei, finalmente, abbassava lo sguardo
dal vuoto per posarlo di lui, egli non poté fare a meno di notare il luccichio
di lacrime nei suoi occhi. Sentì il suo cuore fermarsi nel vederla così
malinconica. Tutto quello che riuscì a fare fu di incurvare le labbra in un
sorriso accennato.
***
La regina Serenity si sentì una
sciocca. Come aveva potuto scambiare il ragazzo nella radura per Endymion?
Avrebbe dovuto intuirlo subito che non poteva essere lui, che non poteva essere
rimasto immutato. Come lei stessa era cambiata in tutti quegli anni ancora di
più lo era lui, per il quale il tempo correva molto più in fretta, troppo in
fretta... Scorse dapprima i suoi capelli neri, striati d'argento, cinti da una
sottile corona d'oro su cui brillava lo stemma della famiglia reale del Golden
Kingdom; poi, scorse la sua fronte e il suo viso, divenuto più spigoloso e
freddo, sul quale i segni del tempo cominciavano a farsi strada. Ma gli occhi...
Quegli occhi erano i suoi, non aveva alcun dubbio. Guardando nei suoi occhi
poteva annegarvi come tra le onde del mare in tempesta. Quegli occhi potevano
essere solo i suoi, ed il sorriso timido che le rivolse poteva essere solo suo.
Non poteva più resistere in quella
sala, fra tutta quella gente. Dischiuse impercettibilmente le labbra e sussurrò
con voce rotta dall'emozione - Portami via.
E solo allora Endymion si alzò,
porgendole il braccio in segno di cortesia. In realtà tutto quello che voleva
era di poter sentire la pressione della piccola mano di lei sul suo braccio. Gli
sarebbe bastato per capire che quel momento era reale e non solo il frutto della
sua fantasia. E così fu. Serenity accettò il suo sostegno e gli chiese di
condurla ai giardini.
Non una parola uscì più dalle loro
labbra.
Sailor Mercury e Sailor Venus li
scortarono seguendoli da lontano e quando giunsero a destinazione si
preoccuparono di impedire l'accesso ai giardini a chiunque altro. Ancora una
volta tutte e quattro le guerriere, comprese Sailor Mars e Sailor Jupiter,
rimaste a controllare che nessuno dalla sala da ballo li seguisse, si
domandarono che cosa fosse saltato loro in mente.
***
Entrambi spaventati dai pensieri
dell'altro e temendo un rifiuto passarono troppo tempo a parlare dei loro
regni, di quanta pace regnasse, di quanto tutti sembrassero così felici,
passeggiando tra gli alberi e i fiori, conversando, guardandosi attorno, ma
senza mai guardarsi tra loro. Andarono avanti così finché non giunsero nei
pressi di un ruscello, dove una albero dalla corteccia bianca e frondosi rami di
piccole foglie verdi si incurvava a sfiorare le placide acque.
- Un salice piangente. - mormorò il re
- Non c'era prima.
- Ventiquattro anni fa, intendete? No,
non c'era... - rispose la regina volgendo lo sguardo ad ammirare l'albero
protendersi verso il ruscello al delicato soffio del vento.
E come attirata da quello stesso vento
o dal richiamo lamentoso delle foglie fruscianti la regina lasciò la sua mano
scivolar via dal braccio del re, e abbandonato il sentiero lastricato
s'incamminò fra l'erba per raggiungere il salice.
Il re seguì ogni suo passo ed ogni sua
parola. Non voleva perdersi un solo suo respiro, né un riflesso dei suoi capelli
dorati, neanche la più piccola espressione del suo viso triste, ogni istante più
triste, mentre l'ascoltava in silenzio raccontare una piccola leggenda.
- Tanti e tanti e tanti anni fa un
ragazzo si innamorò di una ragazza. - cominciò con voce dolce, camminando al
lento ritmo del suo racconto - La vide per la prima volta passeggiare lungo il
corso di un fiume. Fu amore a prima vista; il ragazzo persa la testa per lei. Da
quel giorno l'accompagnò ogni giorno a quel fiume; facevano lunghe, lunghissime
camminate, ma lei non l'avrebbe mai voluto. - e nel mentre lo diceva si
fermò, allungando le dita a sfiorare le tenere foglie dell'albero.
Il re attese in silenzio che la storia
proseguisse, distante solo pochi passi da lei, seguendo con gli occhi il gioco
delicato delle sue dita tra le foglie e il profilo del suo viso, dagli occhi
sognanti e le labbra socchiuse in un perenne sospiro.
- Che cosa avvenne dopo? - la incitò
infine, temendo che tutto rimanesse immobile.
Lei lo guardò, scrutandolo appena, e
poi rispose rivolgendogli un'occhiata eloquente, occhi negli occhi - La ragazza
si sposò, con un altro... - e volgendogli nuovamente le spalle si addentrò sotto
la chioma dell'albero.
Il re ne rimase fuori, ma non smise mai
di seguire i suoi passi, anche fra le ombre dei rami, mentre passeggiava in
tondo.
- Il ragazzo si disperò e pianse, e per
dimenticare il suo amore perduto dedicò tutta la sua vita alla natura. Si occupò
di quel bosco con mani amorevoli di padre, ma piangeva sempre... - la voce della
regina si spense in un lamento nell'istante stesso in cui posava la mano sulla
corteccia del tronco chiaro, ma poi riprese in tono sommesso - Si immedesimò
talmente con la natura che gli era intorno da trasformarsi egli stesso in
albero, proprio lì, sulla riva del fiume, nel punto esatto dove aveva visto la
ragazza per la prima volta. Lei finì col dimenticarlo, completamente, mentre le
lacrime del ragazzo mutavano in linfa e foglie. E fu così che il povero salice
piangente fu incatenato dal suo stesso dolore, costretto a versare lacrime per
tutta l'eternità.
- Lacrime come le vostre, maestà?
- Questo un solo uomo può dirlo. - e
mentre nel pronunciare quelle parole la voce le tremava, con un dito asciugò la
lacrima che le aveva rigato la guancia, e poi l'altra: due lacrime, che il re
aveva notato all'istante non appena aveva oltrepassato anche lui il muro di
fronde.
Tutto si svolgeva come una danza tra i
due, fatta di passi, cerchi, pochi sguardi e parole, molte parole, tra racconti
e realtà, protetti dall'ombra e dalla chioma del salice. Una danza di tigri
chiuse in gabbia. Una danza che aveva il ritmo ora lieve ora incalzante delle
loro parole.
- E' una leggenda del vostro popolo,
maestà. - disse con distacco la regina riprendendo a passeggiare.
- L'avete appresa studiando con la
sapiente Sailor Mercury?
- No. L'ho sentita raccontare.
- E da chi?
- Da un terrestre.
- E ricordate anche quando? E dove? E
perchè?
- Non era importante.
- Evidentemente no.
Passarono pochi secondi di silenzio. La
malinconia si era per entrambi tramutata in rabbia.
- Ho sentito di un ragazzo che una
volta raccontò questa leggenda a una ragazza.
- E perchè lo fece? Per dirle che amava
un'altra? Come fece la ragazza della leggenda col povero salice?
- No. - rispose secco - Perché lei gli
chiese di parlargli di quell'albero il cui canto le faceva piangere il cuore.
- Era una ragazza sensibile, dunque.
- Molto sensibile.
- Quanto vostra moglie.
- Cosa c'entra adesso mia moglie?
- Curiosità. - rispose vaga con
un'alzata di spalle.
- E' una brava persona, una brava
regina.
- Non ne ho mai dubitato. Perchè vi
scaldate tanto?
Il re le lanciò un'occhiata raggelante,
tanto quanto quella che la regina rivolse a lui. Poi, lui ignorò quella domanda
e proseguì invece col suo racconto. La danza intorno al tronco riprese.
- Il ragazzo e la ragazza erano
costretti ad incontrarsi di nascosto. Se fossero stati scoperti le loro famiglie
avrebbe ostacolato il loro amore. I due giovani erano molto diversi.
- Quanto diversi?
- Troppo diversi.
- Chi l'aveva stabilito?
- La legge l'aveva stabilito, ma a loro
sembrava non importare. Si incontravano sempre nello stesso luogo, in una radura
nei pressi di un fiume; poi, lui la prendeva per mano e la guidava attraverso i
sentieri del bosco. Un giorno, in tempo di guerra, il ragazzo e la ragazza si
imbatterono nel triste canto del salice piangente...
Il re sussurrò quelle parole fermandosi
infine con la mano posata sul tronco bianco. E anche la regina si fermò, di
fronte ad egli, posando anch'essa la sua mano sulla superficie di legno chiaro.
- Cosa accadde allora? - gli chiese in
un filo di voce.
- Il ragazzo le chiese di sposarlo e la
ragazza accettò. Celebrarono il matrimonio quella notte stessa. Erano due
persone...speciali, importanti. Furono loro stessi a celebrare il rito.
- Trascorsero insieme tutta la notte...
- Tutta la notte. Ma c'era la guerra.
La ragazza aveva promesso al ragazzo che avrebbe combattuto al suo fianco, ma
quando sua madre venne a sapere della loro unione le impose di scegliere: o la
pace o l'amore.
- Lei lasciò che fosse lui a scegliere
ciò che più lo rendeva felice.
- No. Lei lo ingannò! Gli disse: "Come
sarebbe bello se ci fosse sempre la pace".
- Lui le rispose che aveva ragione.
- E cos'altro avrebbe potuto
rispondere? Che voleva la guerra?
Il re aveva alzato la voce e da quel
momento il tono dell'intero discorso mutò. Ci fu un minuto di assoluto silenzio,
rotto solo dal canto lamentoso del vento che passava tra i rami del salice.
Infine, la regina disse, guardando il re con occhi lucidi - Sposandoci avremmo
unito i nostri due regni, ma qualcuno avrebbe potuto pensare che il mio
obiettivo fosse quello di estendere i domini della Luna sulla Terra. Quando
tu...non ci saresti stato più sarei potuta diventare l'unica sovrana...
- L'avresti fatto davvero?
- No, lo sai questo. - rispose
abbassando lo sguardo - Ma qualcuno l'avrebbe senz'altro pensato, lo sai anche
tu, e un'altra guerra sarebbe stata inevitabile. Ad ogni modo, adesso sei
felice. Perciò, alla fine, è stato meglio così.
- E tu sei felice?
- I nostri popoli sono in pace. Tutti
sono felici. Perchè non dovrei esserlo?
- Perchè stai piangendo. - mormorò il
re in risposta allungando la mano a sfiorarle la guancia, ma ella si ritrasse.
- Perchè sei venuto qui, Endymion?
- Perchè sei venuta a cercarmi. -
rispose allungando nuovamente la mano verso il suo viso.
La regina fece un altro passo indietro
- Non puoi farlo Endymion. Non possiamo. Hai tua moglie, e tuo figlio...
Ma il re non voleva dare ascolto alla
ragione. Forse non avrebbe mai più avuto un'altra possibilità simile. Così,
anche contro la sua volontà, le prese il volto tra le mani e la guardò negli
occhi sussurrando sulle sue labbra - Sarebbe ancora più sbagliato se non lo
facessi.
***
- Potrò vederla un giorno?
- Io...spero di sì.
- Dalle questo, quando nascerà... - un
piccolo cerchio d'oro brillò sul palmo di una piccola mano bianca - Dille che
l'amo, quanto amo sua madre...
Nel buio della notte una donna si mise
in punta di piedi stringendo al petto un piccolo tesoro. Un uomo l'abbracciò e
teneramente la baciò.
Ok, doveva essere
l'ultimo capitolo, ma è venuto troppo lungo, quindi ho deciso di separare
l'epilogo ^^' Grazie a tutti e buon week-end!
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Capitolo 4 *** Parte quarta ***
DUE LACRIME
DUE LACRIME
parte quarta
La regina Serenity sapeva perfettamente
che un giorno avrebbe visto l'uomo che amava morire di vecchiaia, ben prima che
quel momento giungesse per lei. Avrebbe potuto sopportare di vederlo invecchiare
così come aveva imparato a sopportare il dolore della distanza. Non avrebbe mai
smesso di amarlo, nemmeno quando di lui sarebbe rimasto solo un uomo vecchio e
stanco. Non era per il suo aspetto che si era innamorata così perdutamente di
lui, né per il suo valore o le sue ricchezze, no... Lei lo amava perchè lui era
l'unica persona nell'universo che l'avesse trattata come un essere umano, amando
di lei ogni suo pregio e difetto, amandola in quanto viva e non venerandola in
quanto dea. Lei non era una dea. Aveva grandi poteri, ma non era una dea. Lei
era una donna. Ed era questo che Endymion aveva visto in lei; quando lui la
guardava i suoi erano gli occhi di un uomo che guarda la sua donna. Solo questo,
e nient'altro...
- Perchè quello sguardo? - domandò una
voce maschile, leggermente raschiante - Sono vecchio, vero?
- No, non è vero. - rispose la donna in
un sorriso, la voce sottile nello sforzo di trattenere le lacrime - Non mi
importerebbe.
La regina Serenity strinse forte la
mano dell'uomo e l'accostò alla sua guancia. Inginocchiata accanto al suo letto
osservava il suo viso pallido e sofferente con una stretta allo stomaco. Avrebbe
potuto sopportare la vecchiaia, ma la malattia... La malattia era una cosa che
il suo popolo non conosceva. La malattia era quella cosa sconosciuta che lo
stava consumando da dentro e che lentamente lo stava allontanando da lei,
definitivamente.
- Endymion... Se tu... Se tu me
l'avessi detto prima, io avrei potuto aiutarti. Il Cristallo d'Argento ti
avrebbe guarito e...
- Va bene così. Serenity, non ho paura.
Tu sei...sei bellissima... Sono felice che tu sia qui. - un debole sorriso si
dipinse sulle sue labbra, mentre con le dita le sfiorava la guancia.
- E' stata tua moglie a chiamarmi. E'
davvero una brava donna.
- Sì, lo è. Ho reso infelice anche
lei... Io, pensavo sempre a te, Serenity...
- Anch'io; pensavo sempre a te...
- E lei; com'è lei?
- E' una brava bambina. E'
intelligente, molto intelligente. Come suo padre... E...
- E?
- E' qui fuori, che aspetta.
- Davvero? - il viso del re si illuminò
- Falla entrare. Voglio vederla. Una sola volta...
La regina Serenity riuscì appena ad
annuire. Le sue labbra soffocarono un singhiozzo, perchè non poteva vedere come
il soffio caldo della vita stesse lentamente abbandonando gli occhi ed il cuore
del re.
Gli posò un delicato bacio sulle dita
fredde e si alzò, dirigendosi a passi incerti verso la porta.
***
Endymion sapeva che il tempo si stava
contraendo inesorabilmente. Non riusciva più a mascherare il dolore che ogni
singolo respiro gli costava. Ma erano quasi otto primavere ormai che desiderava
poterla vedere, anche solo per l'attimo fuggevole di un abbraccio, e non seppe
resistere al desiderio di guardarla negli occhi per quella prima ed ultima
volta.
Così abbassò le palpebre, per riposare il
suo corpo stanco per il breve tempo di quell'attesa. Quando le riaprì vide una
bambina con due buffi codini rosa e un visino imbronciato che lo fissava. Egli
le sorrise, reprimendo a stento un affannoso respiro quando il dolore e le
lacrime rischiarono di inondargli il viso.
Le amorevoli mani di Serenity si
posarono sulle spalle della piccola mentre le sussurrava un incoraggiamento.
- Piccola Lady, lui è il tuo papà.
- Sì, lo so.
- Fai la timida?
La piccola scosse il capo e fece un
piccolo passo verso il bordo del letto. Rimase in silenzio a scrutare il volto
dell'uomo sdraiato fra le coperte che la fissava a sua volta senza dire niente.
Endymion pensò che se ne avesse avuta la forza avrebbe stretto sua figlia forte
al petto e l'avrebbe fatta volteggiare nell'aria ubriacandosi del suo riso. Ma
non poteva fare nulla di tutto ciò, solo attendere; soffocare il dolore,
sorridere e attendere.
- Ho letto tutte le tue lettere, sai?
- Anch'io ho ricevuto le tue. Sei...
Sei molto brava a scrivere. - ma il re non era bravo a mascherare la sofferenza
che si faceva strada dentro di lui.
Finalmente la principessina ricambiò il
suo sorriso e si gettò fra le braccia del padre. Nel sentire il piacevole peso
di sua figlia sul petto e il suo profumo fresco Endymion si sentì al tempo
stesso felice e triste. Aveva così poco tempo ormai...
- Perchè stai male papà? Mi avevi
promesso che quando ci saremmo visti mi avresti fatto vedere tutte le cose belle
della Terra.
- Lo so piccola mia. Mi dispiace... Ma
tuo...tuo fratello lo farà per me.
***
- Madre, perchè l'avete chiamata qui?
Cosa vuole? Usare quella bambina per impadronirsi della Terra? - l'ira nella
voce del principe Aaren era palese mentre consumava il pavimento con grandi
falcate. Era rabbia, rancore e gelosia - Tanti anni di finzione e sotterfugi per
farsi smascherare alla fine? Vuole la guerra?
- Aaren, calmati. Non avverrà nulla di
tutto ciò.
- Ma siete cieca? Quella donna l'ha
stregato? E ha stregato anche voi!
- Aaren, smettila.
- Ma come ha potuto? Come ha potuto il
re essere così cieco e tradirvi e dare a quella strega una figlia?
- Aaren, adesso basta! - la voce della
regina Eos si sollevò così forte da riecheggiare per le mura di pietra.
Il principe si fermò, meravigliato dal
tono mai così severo della madre e sbigottito dall'atteggiamento successivo: la
regina si coprì gli occhi con una mano per nascondere il pianto e con voce
sommessa disse - Endymion è sposato con lei. Prima di sposare me ha sposato lei.
Il silenzio cadde sopra ogni cosa.
Asciugate le lacrime col dorso della mano la madre avvicinò il figlio e con la
punta delle dita sfiorò un piccolo cerchio d'oro che recava al suo interno una
goccia di diamante, incastonato al centro del fermaglio che gli chiudeva il
mantello. Quindi, guardò negli occhi suo figlio e ripeté - Ha sposato lei.
***
- Aaren, avvicinati. - chiamò il padre
il figlio, rimasto immobile sulla soglia.
Continuava a guardare Serenity come se
fosse la creatura più infima dell'universo. Così giovane e così bella riusciva a
vedere in lei solo la causa del dolore della sua famiglia. Nonostante le parole
di sua madre non poteva credere che i suoi sentimenti fossero sinceri. Se sua
madre si era arresa lui non avrebbe potuto fare altrettanto. Rivolse alla
bambina seduta accanto a suo padre appena un'occhiata, poi, si avvicinò a lui
dal lato opposto.
- Ricordi cosa ti dissi quando eri
ancora un bambino?
La voce del re si era fatta così fioca.
La bambina alla sua sinistra gli strinse forte la mano continuando a sorridere,
ma Serenity, nascosta all'ombra di un angolo, sentì il suo cuore andare in mille
pezzi mentre soffocava un singhiozzo tra le dita tremanti. Questa volta il suo
cuore non si sarebbe ricomposto. Ma era orgogliosa della loro figlia, del suo
coraggio. Spostò gli occhi sul giovane principe e percepì la freddezza nei
suoi confronti. Non voleva portargli via niente; voleva solo restare vicino al
suo amore almeno negli ultimi istanti, come non aveva potuto fare per tutta la
vita passata e per i lunghi secoli che ancora l'attendevano.
La risposta del giovane arrivò dopo
molto tempo.
- Mi avete detto molte cose, padre.
- Aaren, non hai mai
voluto...ascoltarmi ma...tu sai che...
- Padre, conservate le energie.
- Aaren, - per un breve momento nella
voce dell'uomo era tornata l'antica scintilla di profondità e autorità - io...ti
voglio bene, Aaren.
Il giovane non seppe capire come, ma
quelle parole e la smorfia di dolore sul viso del padre lo spiazzarono. Quando
mormorò di sederglisi accanto non esitò un solo istante.
- Tu sai chi è lei, vero Aaren?
Il principe guardò la principessina
negli occhi per la prima volta. Nonostante il sorriso quegli occhi erano tanto,
tanto tristi. Distolse lo sguardo e tornò a rivolgere l'attenzione al padre.
- Sì, lo so.
- Bene. Allora promettimi che ti
prenderai cura di tua sorella.
Endymion prese nella sua la mano di suo
figlio e l'avvicinò a quella di sua figlia. Aaren vide sparire la piccola mano
bianca della bimba nella sua. La piccola le rivolse un dolce sorriso che
ricambiò con uno più tirato. Cominciò a sentirsi confuso.
- Te lo prometto, papà...
- Grazie. Io...vi voglio bene...
Andate...ora...
Il re chiuse gli occhi stanco, così non
poté vedere i suoi figli allontanarsi, ancora mano nella mano. Ma percepì
all'istante il lieve tocco delle dita di Serenity sulla sua fronte e la sua voce
sussurrare - Andrà tutto bene.
***
Il principe Aaren condusse la
principessina lunare ai giardini, deserti. Tutti gli abitanti del castello erano
in attesa di ricevere notizie sulla salute del loro amato re. Egli aveva capito
che ormai era giunta la fine, ma non era stata questa consapevolezza a spingerlo
ad accettare senza repliche la sua richiesta. Si chiese se quella buffa bambina
chiacchierona non lo avesse stregato...
- Com'era giocare con papà? Ti
raccontava tante storie? La mamma dice che conosce tante leggende. Me ne ha
scritta qualcuna in qualche lettera. Mi piace leggerle. E tu? Noi due dobbiamo
rimanere un segreto, lo sai? Che sono tua sorella intendo. E tu sei mio
fratello. Sono tanto felice di averti conosciuto. La tua mamma è stata molto
buona e gentile. Mi piace la tua mamma.
Quel turbine di parole vorticavano
nella sua testa dando il ritmo ai suoi stessi pensieri: ricordi vicini e lontani
di lui e di suo padre, del suo grande affetto per lui, delle fiabe raccontate di
giorno e di notte. Poi, guardò verso il basso quella bimba che aveva appena
parlato così bene di sua madre. Era un trucco? O era la realtà? E mentre si
fermava ad ascoltare il suo cuore e la sua mente un rumore più cupo e profondo
spezzò il filo dei suoi pensieri: il corno del re stava suonando il suo lamento
funebre.
Suo padre non c'era più.
- Perchè gli uomini muoiono, Aaren?
- Perchè ogni cosa finisce. Chi prima,
chi dopo. - le rispose inginocchiandosi di fronte a lei per poterla guardare
negli occhi.
Non seppe mai se quella risposta
l'aveva soddisfatta oppure no, ma la vide allungare una manina verso di lui e
posarsi sul suo fermaglio.
- Eccola! L'altra lacrima...
- Cosa? - quella era la seconda volta
che qualcuno gli sfiorava il diamante che portava sempre con sé.
- Io ho l'altra. - sorrise dolcemente
la piccola mostrandogli il ciondolo che portava al collo.
Appeso ad una catenina sottile brillava
un piccolo cerchio d'oro con una goccia di diamante al suo interno, identico al
gioiello che lui portava incastonato nella sua spilla. E allora si ricordò del
giorno in cui suo padre glielo aveva donato.
"Questa è la lacrima che rappresenta il
dolore della guerra e la gioia dell'amore. E' un dono ed un ricordo molto
importante, per questo voglio che sia tu a custodirla: una persona molto
importante."
"Perchè sono un principe?"
"No. Perchè sei mio figlio, ed io ti
amo per questo."
- Sono due? - le chiese con voce
tremante.
- Sì, due: due lacrime. Sono il dono
che la mia mamma e papà si sono scambiati quando si sono sposati. Non te l'ha
mai raccontato? - sembrava stupita.
- E' una storia che non ho mai voluto
ascoltare. - mormorò - E ormai, non posso più.
- Posso raccontartela io se vuoi.
- Davvero?
- Sei il mio fratellone.
Aaren fissò il riso di sua sorella
nella sua mente, accanto al ricordo di suo padre. Adesso anche lui aveva un
dolce e doloroso segreto da custodire. Si alzò in piedi e le tese la mano.
- Ti va di raccontarmela in riva al
mare?
***
Si narra che nessuna amicizia fu più
forte e duratura di quella che legò il re Aaren del Golden Kingdom e la
principessa Lady Serenity del Silver Millennium. Girarono molte voci su di loro:
che fossero amanti, che fossero fratelli... Ma nessuno seppe mai qual era la
verità.
E dopo mille anni quello che si dice di
loro è che fossero solo due lacrime.
FINE
Ed anche questa storia
è giunta al termine ^^ Grazie a Giu84, Sailor83, Sailormoon81, Xstellaluna,
Strega Morgana, Miki90 per i loro commenti ^^ Vi abbraccio tutti forte e buone
vacanze a chi è in partenza!
Alla prossima, Silvia^^
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