Shades- Quando uno specchio non è abbastanza

di SlightlyMad
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Blue- ch.1 ***
Capitolo 2: *** ch.2 ***
Capitolo 3: *** ch.3 ***
Capitolo 4: *** ch.4 ***



Capitolo 1
*** Blue- ch.1 ***


Blue






 

Era la terza volta in una settimana che si trovava ad osservare da fuori il campo da football all'interno del campus. Ci passava e basta, non si era mai avventurato nè sopra gli spalti nè tra l'erba che ogni mattina veniva spianata e ogni sera innaffiata. Aveva scoperto una settimana prima quella strada più lunga per arrivare al suo dormitorio, alla fine delle lezioni; era al college da sole due settimane, ma questo non gli aveva impedito di rinunciare alle sue abitudini e di scoprire il luogo adatto dove applicarle. Alcuni lo chiamavano la terra dell'Eden, o paradiso terrestre, ma un nome non era in effetti necessario: era la parte più remota del campus, adombrata da pioppi e da quercie, le cui chiome strabordavano oltre il muro di mattoni che delimitava la cittadella e in cui spesso le palle ovali si impigliavano dopo un buon, o semplicemente fortunato, lancio. Brian era stato subito istruito sulla posizione di questo luogo, considerato dai più un'alternativa decisamente migliore ai bagni comuni, che non lo avevano mai deluso; altri, specialmente le donne, la consideravano l'unica alternativa, anche se non esitavano a infrangere la regola del "niente sesso in camera". Era "il luogo", di cui tutti parlavano e di cui raccontavano ai nuovi arrivati. Brian ne scoprì l'origine proprio nel cubicolo di un bagno comune, dove il ragazzino che sbavava ai suoi piedi gliene aveva parlato prima che Brian potesse infilargli la lingua in gola, evidentemente come personale sogno proibito da nuovo arrivato.

 

 

 

Passava semplicemente, camminando guardando davanti a sè, con i libri in mano, da solo. Si premurava sempre di buttare casualmente lo sguardo oltre la rete che delimitava il campo, senza dare molto nell'occhio. Quella terza volta, però, arrestò la camminata, seppur lenta, per fissare il solito punto per alcuni secondi, per poi riassumere la sua abituale espressione indifferente e procedere a passo pesante, ponderando ogni centimetro di terra poco dinanzi a sè, e ritornare al dormitorio.

 

 

Ogni sabato gli studenti potevano ritornare a visitare la famiglia e fare poi ritorno direttamente il lunedì seguente, in tempo per le lezioni. Brian solitamente non usufruiva di quel permesso per ritornare a quella che molti avrebbero definito casa sua, ma a quella che effettivamente lo era. Aspettava annoiato nel parcheggio del campus, appollaiato su un muretto, che Micheal lo caricasse nel suo macinino per portarlo a fumare una canna al cinema, per poi finalmente accomodarsi alla sempre troppo abbondante tavola di sua madre, e rimanere da lui a dormire, pre i due giorni successivi.

Cominciò ad alzare impaziente il polso, mentre altre coppiette si trattenevano accanto alle loro macchine a salutarsi con effusioni effettivamente eccessive per soli sette giorni di lontananza. Brian si voltò disgustato e il suo occhio cadde sul Paradiso. Da quella posizione si poteva scorgere bene, nonostante l'oscurità del posto, e un occhio attento come il suo potè anche riconoscere una coppietta tra le foglie. Etero, naturalamente. Scese con uno sbuffo dal muretto, andando dall'altra estremità del parcheggio.

 

 

Le foglie scure e secche si macchiarono infine di neve. Erano alle porte le vacanze natalizie, ed era per quel motivo che si trovava infreddolito nel parcheggio della scuola, a osservare un gruppetto di giacche con il logo della squadra di footbal darsi pacche sulla schiena e salutarsi definitivamente, per poi disgregarsi e prendere diverse direzioni. Si affrettò a balzare dal suo solito muretto e ad accellerare il passo. Mentre le macchine intorno a lui ancora rombavano per poi dileguarsi nella nebbia, lui si avvicinò a una portiera aperta. -Mi dai un passaggio?- Al cenno affermativo dell'altro, con camminata lenta e posata fece il giro della vettura e si ritrovò sul sedile del passeggero.

 

 

 

 

 

 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Questa in teoria era nata come one-shot, ma mentre scrivevo ho cominciato ad aggiungere sempre più dettagli e quindi mi sono sentita in dovere di dividerla. Lo so perfettamente che non ha senso così piccolina, spero solo che sia suggestiva. Questa prima storiella l'ho quasi finita e gli aggiornamenti arriveranno presto!

 

 

Ne approfitto per ringraziare chiunque segua e abbia messo tra le preferite la long: scusate di nuovo per l'attesa, che durerà ancora un po', ma avevo davvero bisogno di staccare un po'. Grazie a tutti, specialmente a chi ha recensito e recensisce a ogni capitolo ( mindyxx, i tuoi commenti sono sempre una garanzia!). Grazie ancora e ci vediamo al prossimo aggiornamento!

P.S. siate clementi, non sono molto sicura di questo, è un esperimento

 

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Capitolo 2
*** ch.2 ***


-Brian?-

Erano sdraiati sul letto, le gambe intrecciate tra le lenzuola che solleticavano loro la pianta dei piedi.

-Hmm?-

Fece in risposta lui, allungandosi a prendere un accendino dal comodino, mentre Justin si allungava su di lui posandogli la testa poco sopra il petto.

-Come è stata la tua prima volta?-

-Lo sai come è stata- borbottò lui con la sigaretta tra i denti, una mano automaticamente dietro la schiena dell'altro e l'altra a riporre l'accendino.

-Voglio dire la prima volta che sei stato passivo- spiegò mantenendo lo sguardo sul suo petto, mentre la palpebra calava piacevolmente.

-Perchè lo vuoi sapere?-

-Nessun motivo in particolare- rispose serenamente, gli occhi ormai chiusi nel dolce abbraccio dell'altro.

Brian sbuffò col naso sorridendo appena, al ricordo.

-E' stato tanto tempo fa-

-Con chi è stato?- chiese l'altro, cullato dalla sua voce bassa.

-E' una storia lunga...- rispose lui notando gli occhi chiusi dell'altro.

-La voglio sentire-

 



 

 

La macchina prese a percorrere la strada con molta sicurezza, senza che Brian avesse riferito la destinazione. Il ragazzo alla guida guardava davanti a sè, mentre Brian si tratteneva dal fissarlo insistentemente. Dio, se era bello. Brian lo voleva, e non aveva mai cercato di nasconderlo quando voleva qualcosa. I suoi sguardi valevano più di mille parole, e non gli importava di sbagliare bersaglio: lui lanciava l'amo, se il pesce abboccava, meglio per lui, se non era interessato, lui ignorava i suoi sguardi disgustati. Vista la direzione della macchina, quel pesciolino doveva aver abboccato.


Si fermarono dietro un campo di qualcosa, mentre era in corso una partita: quell'angolino di radura era evidentemente molto famigliare al quarterback. Questo arrestò il motore e si voltò a guardare la sua preda, che aveva già slacciato la cintura, e si avvicinò per baciarlo, allungando il braccio verso la manopola del suo sedile per ribaltarlo, mentre con l'altra mano slacciava la sua cintura di sicurezza. Brian osservò quei gesti capendo esattamente l'intenzione del ragazzo, ma ebbe la prontezza di prendere con una mano il viso già vicino dell'altro per ricondurlo al suo posto, lanciandogli uno sguardo lascivo ma deciso. Era lui il predatore e glielo avrebbe dimostrato. Con gesti lenti gli aprì la cerniera dei jeans e si chinò verso di lui sistemandosi meglio sul suo sedile. Da fuori la macchina gli unici rumori che si potevano sentire erano quelli della partita nel campetto.






 


-E' stato al college- ricordò guardando il soffitto. - Aveva due spalle... faceva parte della squadra di football, era quarterback o che so io. Probabilmente era entrato con una borsa di studio, non lo so-

Justin rimase interdetto a fissare il petto dell' amante.

-Al college?-

-Sì, perchè?-

Justin si alzò per fissarlo negli occhi.

-Credevo, sì insomma, che fosse successo prima-

Brian lo guardò impassibile.

- Hai fatto un pompino a quattordici anni!-

-Sì, bè, diciamo che mi ero specializzato in quel campo- rispose con una mezza risata.







 

Brian fu riaccompagnato a casa che era ormai sera; il buio era cominciato a calare già da qualche ora. Sarebbe dovuto rimanere due intere settimane in quella dimora infernale per quelle maledette vacanze natalizie. Brian aprì la portiera appena fermati davanti al vialetto, pronto a scendere e a esibire la sua camminata dinoccolata che sapeva essere considerata sensuale. Una mano lo fermò posandogli nella sua un biglietto. Uscì dalla macchina pensando a quanto presto ci sarebbe ritornato.






 


-Perchè non l'hai fatto prima?- Justin sembrava ancora sconvolto.

Brian scrollò le spalle.

-Dicevano tutti che era doloroso. Volevo divertirmi senza troppe implicazioni-

Justin si riaccoccolò su di lui.

-Perchè hai scelto lui?-

Brian inghiottì il nodo che sentiva in gola.

-Non l'ho scelto. E' capitato.-





 

 

Il giorno dopo si ritrovò davanti all'ingresso dell'appartamento segnato sul foglietto.

Interno 6

Bussò e venne aperto dal ragazzo che, a petto nudo, "lo stava aspettando". Cercò di mantenere la sua aria glaciale da predatore mentre entrava nella stanza e l'altro chiudeva la porta. Lo sentì arrivare da dietro e baciarlo sul collo, sospingendolo verso il letto. Brian lo assecondò e si lasciò spogliare; ma appena arrivati sul materasso ribaltò le posizioni e, senza guardarlo in faccia, scese fino ai pantaloni della tuta, abbassandoli quel poco che bastava per dedicarsi a lui.

 

-Sei vergine, vero?-

Brian si stava rivestendo, seduto sul bordo del letto. Non rispose, ma in effetti non fu necessario.

-Come pensavo. Bè...-

Il ragazzo si alzò precedendolo per aprirgli la porta mentre se ne stava andando.

-Torna qui domani. Alla stessa ora-

Brian fece un impercettibile cenno con la testa. Se ne ritornò a casa a piedi cercando di sopprimere la paura con la trepidazione crescente.




















Aloha a tutti!!! Lo avevo detto io che avrei pubblicato presto, no? Ho deciso di farlo oggi perchè domani ho la giornata un po' incasinata. Spero che anche questa "seconda puntata" sia stata di vostro gradimento! Ah, e grazie tantissimo a SusyMJ, Freddy335 e SilverGirl per avere commentato!!!  Ciao ciao, ci vediamo al prossimo aggiornamento!
 

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Capitolo 3
*** ch.3 ***



Ritornò il giorno successivo. Bussò e il ragazzo gli aprì la porta sbattendocelo sopra dopo averla richiusa. Gli infilò la lingua tra i denti e le mani sotto il cappotto.

-Ti voglio-

Una certezza: molti lo volevano e glielo dicevano. Ma in quel modo... Brian ebbe dei dubbi. Si staccò dall'altro, che rimase perplesso.

 Oh, fanculo.

Brian lo respinse con una mano e lo lasciò a guardare stranito la porta. Quando il ragazzo si voltò trovò Brian ai piedi del letto intento a togliersi una scarpa.

 


-Non avevi paura?-

-Tutti hanno paura,no?-

Justin ricordò la sua prima volta.

-Sì, è vero-

Brian lo seguì in quel ricordo condiviso piacevolmente da entrambi.

-Non fu molto diverso-

 


-Metti le gambe qui-

Brian obbedì, il cuore che tremava e lo sguardo fermo, glaciale.

Il ragazzo si allungò verso il proprio comodino, aprendo un barattolo e prendendone fuori una conchetta di vaselina. Brian lo guardò spalmarsela addosso. Il ragazzo gli prese le coscie con le mani ancora unte.

-Farò piano-

Brian cercò di nascondere un lieve tremorio al pomo d'Adamo. Al contatto con la punta, fredda e unta, automaticamente ritrasse il bacino. Sul volto dell'altro si dipinse un sorriso amorevole ma compiaciuto. Gli prese i fianchi per tenerlo fermo.

-Rilassati-

Di nuovo la punta, il freddo, poi solo caldo e bruciore. Brian sbarrò gli occhi e serrò la mascella. Come poteva rimanere rilassato in una situazione simile? Cercò di concentrare lo sforzo provocato dal dolore sulle proprie mani, che stringevano disperatamente il lenzuolo, e sui suoi arti inferiori, che continuavano a contrarsi.

-Se non ti rilassi farà molto più male- gli sentì dire boccheggiante accennando a un sorriso.

Brian chiuse gli occhi, cercando di distinguere le miriadi di sensazioni differenti che il suo corpo stava provando in quell'istante. Provò a concentrarsi, ma con quell'intrusione gli sembrava impossibile rilassarsi. Frustrato, fece per allontanarsi ma l'altro lo trattenne per i fianchi. Lo sentì spingersi avanzando di un altro tratto. E ancora bruciore, che si fece più vivido un attimo dopo, quando fu l'altro ad allontanarsi e a riprendere il barattolo. Sentì il freddo della crema, questa volta direttamente sul suo corpo, e poi le mani dell'altro separargli le natiche, tastando in profondità mentre lo penetrava nuovamente. Non lo sentì completamente, ma l'altro cominciò comunque a muoversi. I sensi gli si ovattarono e la mente gli si annebbiò. tutto quello che riuscì a percepire fu il digrignare sordo dei suoi denti.

 

 


Jurtin lo ascoltava rapito.

-Ti ha fatto male?-

-Niente di insopportabile- sminuì lui con un mezzo sorriso.

-Era bravo?- chiese Justin in preda alla curiosità.

Brian ridacchiò.

-Non seppi dirlo la prima volta, anche se sì, ci sapeva fare. Ma in seguito ebbi modo di appurare che non era affatto malaccio-

Justin lo guardò interrogativo.

-Vuoi dire che...-

-L'ho rivisto- rispose con ovvietà.

-Perchè?-

Brian sogghignò alzando le soppracciglia.

-Per approfondire-




Ok, non so come ci sono riuscita, ma rieccomi qui! Entro la settimana prossima arriverà anche il nuovo capitolo della long, promesso! Avrei una piccola precisazione sulla scena di sesso, anzi forse due: intanto, l'avrete notato tutti, l'assenza di preservativo. Brian infatti avrà avuto 17\18 anni, e essendo lui nato nel '71, vuol dire che l'anno della storia è circa l'88. Mi sono un po' scervellata, ma un film mi è venuto in aiuto: si chiama "la legge del desiderio" di Pedro Almodovar, regista che venero, ed è del 1987, e c'è unaa scena a cui questa è ispirata dove non viene usato il preservativo. Naturalmente quegli erano gli anni di diffusione dell'HIV, però  è anche vero che non molti ne erano a conoscenza e continuavano in questo modo, e per questa deduzione mi è stato utile il film Philadelphia, davvero stupendo, se qualcuno non l'avesse visto, che è ambientato nel '93, anno dell'uscita del film, e in cui il protagonista dice di essere stato infettato non mi ricordo quanti anni prima, comunque direi pieni anni '80, anni in cui si cominciava solo a conoscere l'esistenza di questo virus, ma non i problemi effettivi. Baando tutta la mia conoscenza sulla cultura cinematografica, è molto probabile che abbia fatto degli errori, e che questa mia scelta possa essere molto ingenua, in quel caso scusatemi, ma vi assicuro che ci ho rimuginato parecchio sopra prima di scriverlo. O Dio, quanto ho scritto! Devo proprio andare ora. Bè, spero che vi piaccia, e per qualunque dubbio, non esitate a farvi sentire, anche via MP. Ok, ora devo PROPRIO scappare. Un bacio, ciao!




OOOOooo 

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Capitolo 4
*** ch.4 ***


-Ci frequentammo per una settimana. Ogni giorno andavo a casa sua...una topaia. E ogni volta mi ha insegnato qualcosa-

-Sul sesso?-

-Non solo- rispose amaro carezzandogli la nuca.

 

 

Brian si accostò al portone, fradicio di pioggia e gelido nevischio. Si guardò il polso: cinque minuti in anticipo non gli avrebbero dato fastidio. Dal portone uscì un uomo avvolto nel suo impermeabile e questo gli permise di entrare senza suonare. Arrivò davanti alla porta, ma una voce lo distolse dal bussare. Stava parlando al telefono, immaginò dopo con chi. Diceva che non era un problema, era solo una novità, in quelle due ore doveva essere alle prove del coro, ma lui aveva la casa libera e nessun impegno, non era un problema, davvero. La salutò, il suo nome era Karen e dall'appellativo che le era seguito poteva significare solo una cosa.

Scese le scale, lo avrebbe cacciato comunque. Il giorno dopo, la scusa della pioggia torrenziale che l'aveva impossibilitato a venire tenne e non ci fu bisogno di altre parole.

 


Justin lo fissava, gli occhi bassi per l'amarezza del ricordo.

-E ritornasti anche dopo.. questo?- chiese incredulo.

-Lo avevo già immaginato. Non mi aveva mai mentito... non mi aspettavo niente da lui. Se non chè quello che mi dava-

-Non è per quello. Insomma è... è... era-

-Un vigliacco?- lo interruppe lui, alzando un sopracciglio.

-Lo pensai anch'io- aggiunse

Justin si mise a sedere, a riflettere.

-E' per questo che non è durata?-

Brian lo osservò interrogativo.

-Hai detto che era bravo a letto, e allora perchè una settimana?-

-Ti aspettavi di più?-

Justin annuì, sconcertato.

-Se è andata avanti una settimana, sarebbe potuta andare avanti molto di più, quindi... è per questo?-

Lo guardò negli occhi.

-Sei stato tu a lasciarlo?-

Brian scosse la testa.

-Sunshine, è successo e basta-

-Come?-

 

 


Cercò di non arrivare mai prima del previsto. Rallentava il passo, si allacciava una scarpa, tutto pur di arrivare elegantemente in ritardo. L'altro non si lamentava, e non perdeva altro tempo inutile. La porta del bagno era sempre aperta, così come il pavimento bagnato al suo arrivo. Ogni tanto ne usciva con ancora il petto e i capelli umidi, e Brian non poteva dire che gli dispiacesse, ma il gesto lo incuriosiva. Aveva notato l'odore di quella casa, odore di sesso, di...libertà. Gli ci vollero ancora pochi frizzanti attimi di pallido senso di realizzazione prima che il potere inebriante di quell'aroma dolciastro che aleggiava nell'aria si trasformasse nel marcio puzzo di ipocrisia.

 


Un ragazzo. Non solo una ragazza, o chissà quante altre, ma anche un ragazzo, e chissà quanti altri. Quella non era libertà, era masturbazione. Godere del momentaneo piacere basato sulle instabili certezze dell'inganno e del riflesso delle conquiste altrui. Se ne andò da quell'appartamento, ormai diventato troppo piccolo per lui e il suo orgoglio, ancora nudo, portandosi dietro i vestiti impregnati del patetismo di quelle quattro mura. Bruciò i suoi stracci, ma il fuoco non estinse il vuoto che lo attanalgiava.

 


Passò una settimana, quando lo rincontrò sulla pista del Babylon. Brian andava lì ogni sera, attratto dalle luci e intimorito dal contatto, come ogni falena spaurita. Fissava la pisa appoggiato al bancone del bar.

-Hey-

Lo aveva raggiunto. Era inevitabile, i giovani si notavano subito lì dentro.

-Senti, mi dispiace per l'altra volta. Quel tizio non doveva essere lì, non so neanche che cazzo ci facesse ancora lì...-

-Senti- lo interruppe bruscamente Brian.

-Io voglio scopare. Se hai voglia di parlare, vai da uno psicologo-

Si avviò verso la darkroom, luogo ancora immacolato dei suoi passi, suo personale tempio da lì a poco.

Si voltò infastidito, l'altro ancora stordito.

-Vieni?-

Fece un sorrisetto e lo raggiunse.

 

-Lo scopai e poi non lo rividi più-

Ma quell'ultima frase non fu necessaria. Justin si era addormentato, sul suo petto. Brian si sporse per spegnere la luce, e nel buio gli baciò la nuca. Non gli aveva detto tutto, ma i suoi occhi avevano parlato abbastanza. Si assopì, nuovamente leggero, scaldato dal giovane domani che gli dormiva in grembo.

 

 

 

 






 

  

Allooooora. Si è capito? Volevo mostrare tre svolte derivanti da quel ragazzo: Brian si era infatuato di lui, e credeva fosse amore ed è stato l'unico prima di Justin; con lui Brian ha capito di voler essere sempre orgoglioso e fiero e onesto di chi è e cosa fa; Brian non è mai stato passivo dopo di lui, ma questa è forse la cosa meno importante. Questa storiellina è ambientata nella seconda stagione, indicativamente, quando Brian nutre già qualche tipo di sentimento per Justin ma non si è ancora concesso a lui fisicamente.

 

Spero che vi sia piaciuta, il prossimo colore dovrebbe essere il grgio, se ce la faccio a ricopiarla

 

Ciao ciao, alla prossima! 



  

   

  

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