Sempre la ragazza dietro la porta rossa.

di Angye
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Antefatto. ***
Capitolo 2: *** Principessa ***
Capitolo 3: *** L'eroe ***
Capitolo 4: *** Il futuro ***
Capitolo 5: *** Possibilità ***
Capitolo 6: *** Via per sempre ***
Capitolo 7: *** La salsa ***
Capitolo 8: *** Sensazioni ***
Capitolo 9: *** Pensieri interessanti ***
Capitolo 10: *** Il vento sta cambiando ***
Capitolo 11: *** La cena dei desideri ***
Capitolo 12: *** Porto sicuro ***



Capitolo 1
*** Antefatto. ***


                                                                                                                                                                                                                                                                    


Aprì la porta lentamente, quasi temesse che il minimo rumore scalfisse l’oscurità che corteggiava dolcemente la stanza. Il letto a tre piazze era semi nascosto nel buio, sebbene uno spicchio di luna filtrato dalla finestra di fronte, dalle tende accostate, lasciasse intravedere il profilo sinuoso di una gamba muscolosa. Le lenzuola candide coprivano alla meglio la figura distesa e profondamente addormentata. Il respiro regolare e sereno, significava che la persona stava facendo sogni d’oro.
In punta di piedi avanzò verso il letto, il cuore che batteva più veloce, fino a raggiungere il comodino. Avvicinò una mano alla lampada, mentre un tremito infantile s’insinuava sulla sua pelle: si sentiva spaventata ed eccitata, proprio come quando, da bambina, giocando a nascondino si divertiva tremendamente a scoprire i mille nascondigli delle sue amiche e amava provare quella morsa allo stomaco quando una di loro saltava fuori, spaventandola.
Pigiò leggera l’interruttore dorato, parte integrante della base della lampada e questa si accese, emanando un sommesso click. Una luce fioca e dorata illuminò tutto per un raggio di un metro e mezzo, rivelando il raffinato intaglio della spalliera di legno del letto e la testa bionda adagiata sul cuscino proprio accanto al comodino. Brooke sorrise dolcemente al volto angelico e rilassato di Lucas, accarezzato a tratti dalla lampada. Si chinò per sfiorargli una guancia con le dita sottili e il tocco leggero bastò per ridestare il giovane. Gli occhi chiari saettarono per la stanza, sorpresi, confusi. Poi Lucas si voltò e la vide. E il suo sguardo cambiò ancora, stavolta quasi d’istinto. Sembrava spaventato. Una morsa, simile a quella a cui aveva ripensato poco prima, quella che accompagnava lo spavento quando una delle sue amiche saltava fuori da un nascondiglio, ma molto più feroce e cattiva, le strinse lo stomaco. Perché il suo ragazzo non sembrava felice del fatto che lei fosse tornata quella notte stessa da New York, per lui?
Aveva preferito la sua vita genuina e sincera a quel mondo fatto di droghe e abusi. Eppure Lucas, il suo angolo sicuro, non sembrava felice di vederla. Non l’aveva accolta sorridendo e non l’aveva trascinata di botto sul letto, per fare l’amore. O, semplicemente, per dormire abbracciati, persi l’uno nel respiro dell’altro. Alla luce della lampada d’oro, i riccioli morbidi dai toni del mogano sobbalzarono quando, il movimento Lucas fece per mettersi dritto, provocò un mugolio dall’altro lato del letto che fece sussultare Brooke. Sconvolta, la ragazza sgranò gli occhi verdi, cercando di frenare il nodo che sentiva stringersi alla sua gola. Le labbra carnose e ben delineate si tesero in una smorfia di dolorosa comprensione. Le bastò afferrare il lenzuolo e scostarlo per vedere i capelli biondi di Peyton che ricadevano scomposti sul cuscino accanto a quello del ragazzo.
Fulminò Lucas con un’occhiata d’odio puro e si precipitò fuori, prima che lui potesse emettere alcun suono.
- Brooke!.- la rincorse per il corridoio dell’albergo, ignorando il fatto che fossero passate le tre di notte e che Whitey li avrebbe scuoiati vivi se si fosse accorto che non erano nelle loro camere.
- E io che sono anche tornata prima da New York, per te! Che idiota!- esclamò, mentre camminava impettita verso una meta ancora non definita. Bastava che fosse lontano da lui. E da lei.
- Brooke, non è successo niente!- la prese per un polso, costringendola a voltarsi e guardarlo.
- Era ubriaca, io ho dormito sul pavimento. Che ne è stato del discorso sulla fiducia reciproca? Sai che Peyton ha bisogno di noi, ora.- le disse,guardandola con aria condiscendente.
Il fuoco prese ad arderle dentro. Non poteva resistere senza sputargli contro tutto quello che sentiva.
Assottigliò pericolosamente gli occhi, diventando una pantera bellissima pronta all’attacco.
- Tu, maledetto ipocrita!- sbottò, puntellandogli un dito sul petto. – Ho sopportato mordendomi la lingua ogni tua stupida osservazione riguardo la mia insicurezza. Ho sopportato che continuassi a vederla, senza di me. Ho sopportato la vostra amicizia, - sputò la parola con ironia.- perché tu non mi reputassi infantile. Ho sopportato che andassi in viaggio con lei, per accompagnarla da Ellie, nonostante l’ultima volta tu ci fossi quasi andato a letto. Ho sopportato che tu sapessi abbastanza di lei da poter spedire i suoi disegni, ma non abbastanza di me per poter fare altrettanto. Ho sopportato che tu tenessi le sue cose, facendolo passare per un modo per tenere a mente quanto mi avevi ferita. Ho sopportato che tu mi abbia scritto le stesse identiche parole che avevi scritto a lei. Ora basta. Tu mi hai ferita, tu mi hai tradita con la mia migliore amica, tu mi hai spezzato il cuore. Maledetto egoista, invece di fare di tutto per riconquistarmi, per dimostrarmi che stavolta io venivo prima di lei, lasci che dorma tranquillamente al tuo fianco. Era ubriaca? Ma certo, povero Lucas, costretto ad assistere una dolce e sexy inferma, da cui è anche incredibilmente attratto. Potevi andare a dormire da Tim o da tua madre. O nell’atrio, ovunque. Ma non con lei. Non sapendo quanto mi avresti ferita. Sei un bastardo.- concluse, dandogli una spinta violenta.
Come richiamata dal nulla, Peyton fece capolino dal corridoio, raggiungendoli.
- Brooke, è stata tutta colpa mia, ero così triste per via di Ellie e Rachel mi aveva offerto da bere e io ho esagerato e…- tentò di dire, affiancando Lucas.
- Ma certo, Peyton. Come al solito è colpa degli altri se tu ti comporti da stronza. Ma che razza di amica sei?- le sputò addosso.
- Stai esagerando, Brooke.Ti ripeto che non è successo niente.- s’intromise Lucas.
Brooke sollevò la testa per guardarlo, incredula e ferita. – Come osi? Esagerare? Si, ho esagerato. Ho esagerato nella mia ingenuità quando vi ho perdonato e mi sono fidata di voi. Siete fatti l’uno per l’altra. Spero che siate felici nella vostra cattiveria. – aggiunse, voltandosi per tornare nella hall.
- Brooke, dove vai?- le domandò dolcemente Haley, che aveva aperto la porta con la camicia di Nathan addosso.
- Prendo una stanza.- rispose, mentre le braccia dell’amica arrestavano la sua marcia.
Sapeva che tutto l’albergo l’aveva sentita e ne era fiera. Fiera di essersi fatta valere, di non aver sopportato ancora di fare da terzo incomodo. Ma il dolore bruciava dentro in modo violento, come una tempesta che infuria senza tregua.
- Puoi stare qui, se vuoi.- le sussurrò Haley, abbracciandola. Nathan, comparso dietro di lei annuì violentemente col capo.
- Non importa, sul serio.- sapeva che lui, che loro la stavano guardando. Non avrebbe dato loro la soddisfazione di vederla cadere, ancora. Mai più.
- Che farai?- domandò ancora Haley.
- La gara, ovviamente.- rispose Brooke, allontana dosi verso le scale.
 
Haley sospirò, dispiaciuta. Brooke non meritava di soffrire così. Era stata lei a darle un posto dove stare, quando si era ritirata dalla turnée.  Lei l’aveva difesa, lei aveva fatto ramanzine a Nathan.
Le braccia di suo marito le cinsero le spalle e lo seguì in camera, lanciando uno sguardo di rimprovero a Peyton e Lucas, ancora immobili in corridoio.
 
La stanza che le aveva dato il ragazzo della hall era carina, anche se piccola. Era stata una sua richiesta. Sentiva un grande vuoto dentro, non aveva bisogno di altri spazi enormi da colmare.
S’infilò sotto le coperte, senza smettere i tremare. Si sentiva triste, tradita, impaurita, arrabbiata.
Le lacrime scivolavano lungo le guance candide, per poi depositarsi come cristalli argentati sul cuscino. La notte l’avvolse, cercando forse di placare il suo dolore. Un raggio di luna le accarezzò il viso e Brooke chiuse gli occhi, concedendosi il piacere di quella magia.
Il mattino venne troppo presto, la luce del sole l bruciò gli occhi. Si alzò e s’infilò sotto la doccia.
Aveva bisogno di mettersi a nuovo: il torneo sarebbe cominciato di lì a poco e loro sarebbero stati lì. Infilò la divisa e si sistemò i riccioli scuri. Si truccò con semplicità, non voleva mostrarsi desiderosa di competizione con la sua ormai ex migliore amica. Un lieve tocco sulla porta la fece sussultare.
-Sono Haley, sei pronta?-
Brooke aprì la porta e uscì. Haley le prese un braccio, tenendola stretta. – Stai bene?- le chiese.
- No, ma nessuno dovrà saperlo.- rispose, sincera.
- Posso fare qualcosa per te?- domandò l’amica.
 - Se dovessi capire che sto per mettermi a piangere, fermami, d’accordo?-
- Contaci.- mormorò la ragazza, sorridendole con dolcezza.
Arrivarono nella sala del torneo e Brooke vide la chioma dorata di Peyton spiccare accanto a quella di Lucas. Entrambi si voltarono a guardarla, colpevoli, dispiaciuti. La bionda si incamminò verso di loro.
- Un’altra cosa. -  sussurrò Brooke a Haley. – Non permettere né a lei, né a lui di avvicinarsi a me. -
- Brooke, per favore ascoltami. Sono davvero dispiaciuta ma ti giuro che abbiamo solo dorm…- cominciò Peyton, fermandosi di fronte a lei. Haley scosse il capo comunicando tacitamente con la ragazza e la raggirò, trascinando Brooke con se. Peyton sospirò, alzando le spalle in direzione di Lucas che le stava guardando.
Anche il ragazzo tentò più volte di avvicinarla, ma le dirottazioni di Haley furono magistrali.
Il torneo fu un disastro, sebbene Brooke, riuscì a salvare il salvabile mettendo in scena uno strano e divertente balletto che coinvolse il resto della sala.
All’uscita dall’albergo, i due nemici si fecero di nuovo sotto, approfittando del fatto che Haley fosse ancora intenta a istruire Nathan su come caricare le valige sul pullman della scuola.
- Brooke, devi ascoltare.- le disse Lucas, togliendole la maniglia del trolley delle mani.
Lei sollevò un sopracciglio. – Devo?- sorrise. – Non sei nelle condizioni di dare ordini.-
- Per favore.- aggiunse Peyton per lui.
Brooke sospirò. – Su, avanti, parla.- lo invitò, incrociando le braccia.
- Io ti amo, Brooke. Mi dispiace se ti ho ferita, se sono stato stupido a non pensare a quanto ti avrebbe fatto male saperci nello stesso letto.- mormorò. – Ma Peyton stava davvero male, per Ellie e ci siamo ripromessi di restarle accanto.- aggiunse.
- Sei la mia migliore amica, Brooke. Non ti ferirei di nuovo.- intervenne la bionda.
- Lucas, com’è che ti dice sempre Peyton? “Tu mi salvi sempre”. E’ vero. Sei sempre pronto ad accorrere quando ha bisogno. Che meraviglia, no? Una persona su cui poter contare. Sempre. Ma per me, Lucas? Quand’è che ci sarai? Solo perché non passo la giornata a parlare dei miei problemi, non vuol dire che io non ne abbia. Ma tu non mi salvi, Lucas.- sussurrò la ragazza. – E tu, Peyton. Perché quando ti sei infilata in quel maledetto letto non hai pensato per un attimo a me?
La verità è che sono stanca. Stanca si sentirmi insicura, di temere che tra voi due possa accendersi di nuovo la scintilla. Stanca di sembrare patetica per via della gelosia. Non è stato il trovarvi insieme a mandarmi su tutte le furie. E’ stato il capire che voi non avete capito quanto male mi avete fatto la prima volta e il vedere che non prestate ugualmente attenzione alle cose  che potrebbero ferirmi ancora. – si avviò verso un’auto bianca arrivata da poco, strappando il trolley dalle mani del ragazzo.
- Dove stai andando?- le chiese Lucas, correndole dietro.
- Lontano da qui.-
- Brooke, che stai dicendo?!-
- Parto, Lucas. Ho bisogno di stare lontana per un po’. Haley penserà a spedirmi le carte per il cambio di scuola  quando saprò la mia destinazione.- rispose, mentre il tassista caricava le borse nel bagagliaio.
- Non puoi andartene. Ho bisogno di te. – la implorò Lucas.
Brooke lo guardò, la portiera dell’auto li separava. Sorrise forzata e triste. – Spero di riuscire a dimenticare, un giorno. Di tornare a volervi bene senza ombre.- mormorò.
- Quando tornerai?- le urlò Lucas, mentre il motore si accendeva.
- Non lo so, davvero non lo so. -rispose sottovoce Brooke.
Il taxi partì diretto all’aeroporto, lasciando una scia di polvere.
- Ti aspetterò.- disse Lucas, mentre osservava i riccioli ramati dal vetro.
                                                                                                            

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Capitolo 2
*** Principessa ***


Salve a tutti. E’ la prima ff che scrivo su Oth e vi chiedo solo un favore: non giudicatela all’apparenza, ci sarà molto di più.
 
 
Otto mesi dopo.
 
Gli esami si avvicinavano. Sarebbe bastato a questo piccolo dettaglio a spiegare la strana e irreale condizione degli studenti del liceo di Tree Hill? No, probabilmente no. Ma coloro che vivevano in quel piccolo borgo di provincia, sapevano bene che la strana apatia dei giovani studenti non era casuale. I fatti degli ultimi mesi avevano lasciato una ferita profonda negli animi di tutti. La morte di Jimmy, quella di Keith, avevano profondamente squarciato la serenità della città.
Lucas camminava silenzioso in corridoio, con Haley al suo fianco. La sua migliore amica sembrava profondamente preoccupata e il ragazzo non sapeva spiegarsi il perché. Le cose tra lei e Nathan miglioravano di giorno in giorno. Come seguendo il filo dei suoi pensieri, suo fratello comparve al loro fianco, scoccando una bacio sulle labbra di Haley. – Buongiorno.- le disse.
- Buon giorno a te. – rispose la ragazza, rilassandosi all’istante. Lucas invidiava teneramente la capacità che aveva Nathan di comprendere i sentimenti di Haley senza  nemmeno parlarne.
- Ho capito, vi lascio soli!- scherzò il biondo, dando una pacca sulla spalla di Nathan e incamminandosi verso l’armadietto di Peyton.
- Ehi. – la salutò, mentre lei chiudeva l’anta.
- Ehi. - 
I rapporti tra loro non erano più imbarazzati e tesi, come poco dopo il bacio in biblioteca. Forse dipendeva dal fatto che adesso stavano insieme. Forse dall’assenza di Brooke. Si scambiarono un bacio a fior di labbra, poi la campana squillò insistente e, mano nella mano, si avviarono in classe.
L’espressione di Haley nel vederli insieme s’indurì: Lucas sapeva bene come la pensava la sua migliore amica sul loro comportamento nei confronti di Brooke. Si andarono a sedere ai soliti posti ed entrambi i loro sguardi caddero sul posto vuoto, un tempo occupato dalla ragazza dai capelli ramati. Non avevano avuto notizie di lei. Tutto quello che sapevano, era stato loro detto da Haley, che era l’unica ad aver mantenuto i contatti con Brooke. Sapevano che aveva studiato a Parigi negli ultimi sei mesi e che avrebbe dato gli esami nella nuova scuola. Il professore di lettere cominciò la sua orazione e i due ragazzi si scambiarono uno sguardo dolce.
Peyton era tutto quello che Lucas aveva sempre desiderato. Lo aveva capito il giorno in cui l’aveva incontrata sul ponte, ma anche quando le si era rotta l’auto e lui le aveva dato un passaggio.
Lei era la sua damigella in pericolo. Quella da salvare, quella che lo faceva sentire un eroe.
Brooke…era stata una tappa. Una tappa importante, certo, ma non era il suo destino.
Avrebbe desiderato chiarire le cose con lei, confessarle quanto bene le voleva e chiederle di resettare tutto e di essere sua amica. Ma la principessa avrebbe accettato? Avrebbe capito? Quanto era stato idiota a giurarle amore eterno, mentre la sua piccola meteora dai capelli d’oro se ne stava a guardare? Scosse il capo, desideroso di cancellare quei ricordi. Erano felici adesso. Si voltò a guardare Peyton, assorta nella contemplazione del banco vuoto di Brooke. Le mancava la sua migliore amica, lo sapeva. Si sentiva colpevole, colpevole perché amava Lucas. Perché ancora una volta aveva tradito la sua amica, che invece era sempre stata leale e sincera con lei.
Eppure Peyton non poteva ignorare il brivido che la sua relazione, dapprima nascosta, con Lucas le dava. La ragazza era arrivata addirittura a credere che quell’alchimia tra loro si fosse creata proprio grazie all’innocente ingenuità di Brooke, che non avrebbe mai sospettato nulla.
Un’altra campana suonò, annunciando la fine della lezione.
 
Haley sorrise a Nathan mentre si avviavano verso la palestra. Lui aveva gli allenamenti, lei le prove con le cheerleader. Da quando Brooke era andata via, era stata Rachel a prendere il comando. Ma non se la cavava molto bene. Sottoponeva la squadra ad allenamenti sfiancanti e assurdi.
Si lamentò con Nathan e lui la cinse con un braccio. – Agitare i pon pon non è mai stato il tuo sogno e, nonostante io ti trovi incredibilmente sexy con quella divisa…ancora non capisco perché non hai mollato dopo la partenza di Brooke. Insomma, era per fare un favore a lei che eri in squadra, no?-
Lei annuì, poggiando la testa sul suo braccio. – Vedi, Nathan, se lasciassi la squadra, mi sentirei una traditrice, come se avessi abbandonato Brooke. Voglio che lei sappia che io ho tenuto d’occhio la sua vita, mentre lei non c’era.- spiegò.
Entrarono in palestra e Whitey fischiò per richiamare tutti i ragazzi. Haley si avviò versò le ragazze e Rachel non mancò di farle notare che era in ritardo. – Grazie per averci onorato con la tua presenza, Signora Scott.- sputò. Haley sorrise. – Figurati, Rachel, per beneficenza questo e altro.-
La rossa la fulminò con lo sguardo, ma l’entrata di Peyton e Lucas la distrasse.
- Ecco la rovina famiglie! Ora siamo al completo.- disse.
- Taci, Rachel, prima che ti faccia ingoiare i pon pon. –
L’allenamento proseguì tra battibecchi e insulti velati con ironia. Alla fine, la palestra si svuotò lentamente e rimasero soltanto Nathan, Lucas, Haley, Peyton, Rachel, Mouth e Bevin.
Uscirono con le borse in spalla, sudati e sorridenti.
 
Era tornata. L’auto scura l’aveva accompagnata per le strade di Tree Hill. Per le strade di casa sua.
Era stata un’emozione indicibile rivedere il campetto, il caffè di Karen, la sua vecchia casa.
Era passata al cimitero per lasciare dei fiori freschi sulla tomba di Keith, mormorando le sue scuse per essere stata assente al funerale. Era risalita in auto, chiedendo che la portassero al liceo di Tree Hill. Era pronta. Ce l’aveva fatta, adesso stava bene. Stare a Parigi, lontana da chiunque la conoscesse, l’aveva aiutata. Niente drammi, niente sotterfugi, niente strani triangoli. Una vita normale. Era pronta per rivedere tutti, proprio tutti. Anche loro due. Haley le aveva detto che stavano insieme adesso. Sorrise: adesso poteva essere felice per loro. Il suo cellulare squillò e si affrettò a rispondere. – Sono quasi arrivata, ti chiamo dopo.- mormorò, riagganciando.
Doveva farcela da sola. La macchina si fermò nel parcheggio e lei scese chiudendo la portiera. L’auto l’avrebbe aspettata lì, lo sapeva. Si guardò intorno cercando di captare il minimo cambiamento che quel posto poteva ave subito, ma non trovò nulla di diverso da quando era partita. Lei era diversa. Guardò l’orologio: erano le quattro, i ragazzi dovevano essere appena usciti dalla palestra. Si avviò nel corridoio, fermandosi di fronte alle porte che si stavano aprendo.
Li vide prima che loro la vedessero. Lucas e Peyton mano nella mano, sorridenti. Haley stretta a Nathan, Rachel da sola più dietro, Mouth che parlava con Bevin a destra. Quando sollevarono tutti lo sguardo, Brooke inclinò la testa e sorrise. – Ciao, ragazzi.- disse.
Bevin fu la prima a riaversi, le corse incontro, abbracciandola. – O, Brooke, quanto ci sei mancata!- esclamò. – Finalmente sei qui! Non ne possiamo più di Rachel, ti prego torna ad essere il capitano!-
La rossa spalancò la bocca, mentre Brooke scoppiava in una risata cristallina. – Sono felice anch’io di vederti, Bevin!- rispose. Mouth fu il secondo a farsi avanti, l’abbracciò stretta, come se non la vedesse da secoli. – Non farmi mai più uno scherzo del genere.- le sussurrò. Brooke cacciò in dentro una lacrima. –Promesso.- annuì.
Poi fu il turno di Haley che la prese per le spalle, ammirandola. Si era fatta crescere i capelli, che le ricadevano in morbide onde fino alla schiena. – Stai benissimo, mi sei mancata.- si abbracciarono.
Nathan seguì a ruota, imbarazzato ma sinceramente felice di vederla. Cadde il silenzio quando non rimasero altri che Lucas e Peyton. I due si erano lasciati di colpo la mano, preoccupati.
La guardavano colpevoli e dispiaciuti, in attesa della tempesta. Brooke avanzò scuotendo il capo.
Afferrò le loro mani e le intrecciò di nuovo, sorridendo. Poi abbracciò Peyton che, incredula non riuscì a muovere un muscolo. Fece lo stesso con Lucas, che riuscì solo a sfiorarle i capelli.
- Mi dispiace tantissimo per Keith, Lucas, come stai?- gli chiese, sottovoce.
- Adesso meglio.- rispose sincero il biondo.
- Io, sono felice per voi, ragazzi. Davvero, non voglio crearvi problemi. Ma esigo l’invito al matrimonio.- scherzò con loro due.
Peyton e Lucas si guardarono, sorridendo, sorpresi. Poi Brooke si allontanò, tornando accanto al gruppetto e si mossero insieme.  – Come mai sei tornata?- chiese Rachel.
- Per tua sfortuna mia cara arpia, ci sono stati problemi nella nuova scuola, non potevo dare gli esami lì e sono dovuta tornare.- spiegò, con Haley a braccetto.
- Non credere che tu possa riprendere il posto di capitano della squadra. Ci hai abbandonate.-
- La squadra ti ha perdonata e non vede l’ora di riaverti a capo. – s’intromise Bevin.
Brooke sorrise. – Hem…vedremo, non sono certa di voler tornare ad essere una cheerleader.- disse.
- Cosa?! Perché?- chiesero in coro Peyton e Haley. Si erano fermati nel centro del giardino, accanto al muretto dove erano soliti sedersi. Brooke aprì la bocca per rispondere, ma il telefono squillò.
- Scusatemi.- mormorò, allontanandosi per rispondere.  – Ehi, non dovevo chiamarti io?-
I ragazzi si scambiarono sguardi sorpresi, felici, ma anche straniti. Brooke che non voleva più essere una cheerleader? Brooke che diceva “scusatemi” prima di allontanarsi?
Lucas la guardò ridere al telefono, poi chinare il capo e mormorare qualcosa sottovoce, prima di riattaccare. Tornò da loro in un attimo. – Mi dispiace, dovrei ricordarmi di spegnere questo affare ogni tanto.- disse.
- Brooke, raccontaci qualcosa. Com’ era Parigi?- domandò Nathan.
Uno scintillio le balenò negli occhi, proprio come accadeva sempre quando la principessa si trasformava in un’innocente  bambina. – O, è una città magica. Ci sono così tante luci e ristoranti e la Torre Eiffel e il Louvre!- sospirò.
-Il Louvre? Tu che ami un museo?!- esclamò Haley, sorpresa.
- Come si può non amarlo?- rispose Brooke.
- La scuola?- riuscì a chiedere Peyton, senza mollare la mano di Lucas.
- Molto raffinata, elegante. Avevamo perfino una divisa.- spiegò.
- Una divisa? Cielo Brooke, come hai resistito?- intervenne Mouth, ricordando l’amore smisurato dell’amica per i vestiti.
- Le stava una meraviglia.- s’intromise una voce maschile, facendo voltare tutti.
Un ragazzo alto, muscoloso si avvicinò, camminando sicuro. Aveva i capelli scuri come la notte e gli occhi talmente azzurri da fare invidia al cielo. Brooke sorrise, arrossendo.
- Che ci fai tu qui?! Dovevi aspettarmi in albergo, avevamo deciso così. – lo rimproverò, giocosamente. Il ragazzo la guardò con dolcezza, raggiungendoli. – Non resistevo.- confessò.
Rachel affilò lo sguardo ammirando la nuova preda, Haley sorrise rassegnata.
Lucas studiò attentamente il nuovo arrivato. Aveva un’aria familiare, conosciuta, sebbene non riuscisse a capire dove l’aveva visto. Si concentrò su Brooke, che guardava radiosa il nuovo arrivato, muovendosi verso di lui quasi come attratta da una calamita.  Era innamorata.
Quando tornò a fissare lui, il suo sguardo si scontrò con gli occhi di ghiaccio del ragazzo.
Sembrava volesse comunicargli un messaggio: stalle lontano.
- Allora, Brooke? Non ci presenti?- avanzò Rachel, con fare civettuolo.
Brooke affiancò il ragazzo che le sfiorò delicatamente una guancia con la mano.
- Ciao, Principessa.- le sussurrò, senza preoccuparsi che gli altri lo sentissero.
- Ciao a te. – rispose lei, con gli occhi colmi di luce. Si persero l’uno nello sguardo dell’altro e Haley dovette tossire più volte per riscuoterli.
- Scusate la nostra distrazione.- disse il ragazzo.
- Ragazzi, lui è Daniel, Daniel Bennet.- lo presentò Brooke.
- Bennet? Bennet delle industrie Bennet? Quelle che producono yacht di lusso?- chiese Haley, stupita.
- Haley!- la riprese Brooke, ridendo.
- Si, proprio io…è un bene o un male?- chiese Daniel, sorridendo.
Lucas fece mente locale e ricordò di aver visto una foto di quel tipo sul giornale. Era l’erede di un impero multi miliardario.
- Come mai sei qui con Brooke? – chiese Bevin, curiosa.
Daniel guardò la ragazza al suo fianco, in attesa. Brooke parve indecisa, preoccupata.
- Allora, che sarà mai di tanto importante?- chiese ironico Lucas.
Lo sguardo dolce di Daniel si tramutò in una lama affilata mentre si spostava da Brooke al biondo.
- E’ molto importante in effetti.- ribatté. Poi tornò a guardare Brooke. – Vuoi dirlo tu?- le chiese teneramente. Lei arrossì e si avvicinò di più a lui. Daniel le prese una mano, infondendole coraggio.
- Ecco…- cominciò la ragazza. – In realtà non sono tornata solo per gli ultimi giorni di scuola.
Io…noi, abbiamo qualcosa da dirvi.- balbettò, guardando lui in cerca di aiuto.
- Vedete, quando ho incontrato Brooke, me ne sono perdutamente innamorato. Non per la sua straordinaria bellezza, ma per il suo carattere spontaneo, sincero, ingenuo e innocente.
Mi ha fatto penare, dico sul serio.- sorrise, rivolto soltanto a lei. – Si era chiusa in se stessa, rifiutava ogni contatto col mondo.- aggiunse.
- Ma tu…tu mi hai mostrato quanto fosse bello amare di nuovo. Quanto ci fosse ancora da vivere.
Mi sei stato accanto, passo dopo passo. Mi hai insegnato il perdono e la dolcezza.- continuò Brooke.
- Non te l’ho insegnato, principessa. Ti ho solo aiutata a capire quanto tu fossi meravigliosa.-
Brooke posò la testa sul suo braccio e lui la cinse dolcemente. – In poche parole, sono riuscito a conquistare questa piccola peste e non ho intenzione di lasciarmela sfuggire. Quindi…- attese che fosse lei a completare la frase. – Quindi ci sposiamo.- disse Brooke tutto d’un fiato.
Haley e Bevin saltarono in piedi. – Cosa?!- esclamarono. Mouth teneva la bocca spalancata, proprio come Nathan e Rachel. Peyton batté più volte le ciglia, incredula e poi si voltò a guardare Lucas.
La sua espressione era indecifrabile, una maschera di cera.
- Brooke, o cielo, sei sicura?Ma quando?- chiese qualcuno.
- Sicurissima. Per questo siamo tornati a Tree Hill. Voglio sposarmi nella mia città, con i miei amici accanto.- rispose la ragazza. – Vorrei che tu, Haley, Peyton e Bevin foste le mie damigelle. Il matrimonio sarà a Luglio- aggiunse.
Haley l’abbracciò si slancio. – Congratulazioni.- le disse. Uno dopo l’altro i ragazzi e le ragazze la strinsero e si congratularono sia con lei che con Daniel.
Nathan diede una pacca sulla spalla di quest’ultimo. – Benvenuto in famiglia, allora.- disse.
Haley strizzò l’occhio a Brooke che sorrise al suo ragazzo. – Grazie, è un onore.- rispose Daniel.
Lucas balzò giù dal muretto per congratularsi con Brooke. L’abbracciò, stringendola forte, troppo forte. – Tanti auguri, spero che siate felici.- le disse, tenendola per la vita, suonando un po’ forzato.
Poi la guardò dritto negli occhi, cercando forse una traccia di una qualche reazione al loro contatto.
Non trovò niente, solo tanta felicità. – Grazie Lucas, è importante per me che voi siate con me. –
Il biondo si fece da parte per permettere a Peyton di congratularsi con l’amica, mentre Daniel si avvicinava a lui. Gli tese la mano. Lucas la strinse. – Congratulazioni.- mormorò.
- Grazie. Lucas, so quello che c’è stato tra voi e sappi che non ho intenzione di farmela portare via.-
Il biondo sorrise, ironico. – Se sai quello che c’è stato, sai anche che ormai amo Peyton.-
Daniel annuì, copiando il suo sorriso. – Ma conosco anche la magia che possiede la mia principessa. Non si può fare a meno di innamorarsi di lei, è così e basta. Quindi lasciala essere felice con me. –
Brooke li raggiunse e gli prese la mano. – Tesoro, mi ha chiamata tua madre, dobbiamo andare. – disse. – Credo sia per sapere del matrimonio, le avevamo promesso di chiamarla non appena arrivati.- aggiunse.
- Non capisco come mai tu e mia madre andiate d’accordo. Insomma, suocera e nuora non dovrebbero detestarsi?- chiese,  facendo ridere tutti.
- Io adoro tua madre, è una persona dolcissima.- ribatté Brooke.
- Già. Il problema è che anche lei ti adora. Non ho alcuna shans quando si coalizzano contro di me.
Anche perché ha conquistato pure mio padre! Ogni volta mi ripete che se me la lascio scappare sono un idiota.- ci fu un altro coro di risate, poi il cellulare di Brooke squillò ancora.
- Daphne? Ciao, si, stiamo per tornare in albergo, ti chiamiamo appena siamo lì. Si, Daniel è qui, te lo passo? O, d’accordo, anche io saluto Albert, a dopo.- riagganciò.
- Volevano me?-
- No, volevano sapere se il viaggio era andato bene e come stavo.- rise Brooke. – Tuo padre mi saluta.- aggiunse.
- Visto!?- esclamò Daniel, scuotendo il capo con fare teatrale.
- Va bene, Signor Bennet, per oggi hai fatto abbastanza colpo sui miei amici, ora dobbiamo proprio scappare.-
- Come vuoi tu, Signora Bennet.- la prese in giro. – Suona benissimo.- aggiunse, rubandole un bacio.
Daniel si avviò verso l’auto scura e l’autista aprì lo sportello per farlo salire. – Arrivederci a tutti.- salutò. – Principessa, andiamo?- chiamò Brooke, salendo.
- Arrivo!- la ragazza si volse a salutare i suoi amici. – Ci vediamo domani a lezione, sono davvero felice di avervi rivisti ragazzi.- corse verso l’auto salutando con la mano.
L’autista chinò leggermente il capo in segno di saluto quando lei si accomodò sul sedile, poi l’uomo chiuse la portiera. I finestrini scuri si abbassarono e Brooke salutò ancora dall’auto, mentre questa partiva portandola via.
 
Haley si allontanò con Nathan, mormorando. – Non ci posso credere, Brooke sposata…- e sparì dalla vista di Lucas. Mouth e Bevin, ignorando Rachel, si avviarono verso le proprie auto.
- Guarda, guarda. La povera amichetta tradita è diventata Cenerentola. Visto come la chiama? Principessa. Non ti suona familiare, Lucas? O, scusami Peyton, ora sarai finalmente tranquilla: Brooke non può più riprendersi il tuo fidanzato! Ciao, ciao!- sorrise Rachel, andando via.
Peyton strinse i denti. – Arpia.- commentò.
Lucas s’incamminò verso l’auto. Peyton lo raggiunse. – Che hai? Sembri arrabbiato.- gli chiese.
- Sto bene, sono solo stanco.-
- O magari sei geloso.-
- Di chi?-
- Di Brooke e Daniel.-
- Non dire sciocchezze, Peyton.- rispose Lucas, fermandosi a guardarla. – Io ti amo, sono solo sorpreso, tutto qui.- l’abbracciò.
- Sei sicuro?-
- Certo. Ma sono felice che ora tutto sia chiarito con Brooke. Potremo essere finalmente amici.-
Peyton lo baciò, sorridendo. Poi salì in macchina dal lato del guidatore, mentre lui la affiancava.
La cometa dorata partì, lasciando una scia di fumo. Lucas si voltò a guardare il punto in cui, pochi attimi prima, la principessa era andata via in auto,  diretta nella direzione opposta alla loro.

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Capitolo 3
*** L'eroe ***





- Haley, per favore, dacci un taglio.- sbuffò sonoramente Brooke, camminando sicura per il corridoio del liceo di Tree Hill. –
- Ma, Brooke, ragiona: che senso ha spendere tanti soldi?-
- E’ una cosa che voglio fare, per te e Nathan. Ve lo meritate, meritate di essere festeggiati come si deve.- rispose la ragazza, aprendo l’armadietto. L’interno era ancora tutto decorato, proprio come lo aveva lasciato otto mesi prima, quando era fuggita via di corsa da quella vita. Sullo specchio in basso sul portellone, la scritta in fucsia recante la frase “Brooke e Lucas forever” era ormai sbiadita.
Haley arrestò il suo monologo persuasivo per studiare la reazione dell’amica alla vista di quell’angolo ricolmo di ricordi. Brooke accarezzò dolcemente ogni dettaglio con lo sguardo: la foto attaccata nel lato, i cristalli che scendevano come pioggia. Sorrise, mentre Peyton e Lucas sopraggiungevano alle loro spalle. Nessuno di loro aveva ancora visto quell’armadietto dal giorno della partenza di Brooke. Quest’ultima staccò la foto che ritraeva lei e il ragazzo biondo e strofinò lo specchio con la manica del maglione turchese che indossava. Peyton distolse lo sguardo da lei e Lucas serrò la mascella, teso. Quando richiuse l’anta, Brooke se li ritrovò davanti.
- Buongiorno.- li salutò, serena, prendendo Haley a braccetto. – Andiamo a lezione?- domandò a tutti, con la foto ancora tra le mani.
Lucas annuì, posando un braccio sulle spalle della sua ragazza. Peyton sospirò. – Certo.-
Brooke e Haley s’incamminarono avanti, ricominciando la discussione sul progetto di Brooke.
Passando davanti all’aula di scienze, Brooke infilò la foto nel cestino accanto alla porta.
La lezione trascorse lenta e noiosa, fatta eccezione per la parte in cui il professore diede il bentornato alla ragazza dai capelli ramati. Peyton lanciò occhiate cupe a Lucas, torturandosi l’orlo della t-shirt nera.
Quando la campanella suonò, Brooke si precipitò fuori, dimostrando a tutti che il suo carattere allegro e impulsivo non era svanito. – Peyton, sono certa che sarai d’accordo con me. – disse alla bionda, affiancandola. Lucas si posizionò alla destra di Peyton e le prese la mano.
- Su cosa?-
- Voglio organizzare una festa per il matrimonio di Haley e Nathan.-
- Oh, no, ci risiamo!- si lagnò la sposa.
- Ci risiamo cosa?- intervenne Nathan che era arrivato in quel momento.
- O, ecco lo sposo!- esclamò Brooke, avvicinandosi a lui. – Nathan, ho bisogno di conoscere le tue misure.- gli disse, seria.
Il ragazzo la guardò sollevano le sopracciglia e Haley si portò una mano alla fronte sorridendo, rassegnata. Lucas si lasciò scappare un sorriso, scuotendo il capo.
- Che vi prende?- chiese Brooke, ingenua.
- Le mie misure?- ripeté Nathan, abbracciando Haley.
Brooke spalancò gli occhi e la bocca contemporaneamente, per poi assottigliarli, scocciata.
-Pervertiti. Le tue misure per lo smoking.- precisò.
- Perché dovrei aver bisogno di uno smoking?- chiese lui.
- Per la nostra festa di matrimonio.- intervenne Haley, facendo gli occhi dolci al marito, perché facesse qualcosa per dissuadere Brooke.
- Non ci provare, Haley. – Brooke la spintonò via dall’abbraccio di Nathan, sostituendola.
Sbatté le ciglia, facendo scintillare gli occhi verdi e inclinò il capo di lato con fare seducente.
- Ho in serbo una serata indimenticabile per voi.- sussurrò, sorridendo.
Nathan rimase imbarazzato a guardarla, mentre Haley rideva. – Siamo d’accordo?- aggiunse Brooke. Il ragazzo annuì e subito lei lo lasciò libero. – Sono molto più brava di te a questo gioco, mia cara tutor!- la prese in giro.
Raggiunsero il giardino e l’auto nera suonò il clacson per attirare l’attenzione.
Brooke guardò l’orologio che aveva al polso e sussultò. – O, cavolo, sono le tre passate!- esclamò.
- Devo scappare, Haley ti chiamo stasera per organizzarci.- urlò, incamminandosi a passo svelto verso l’auto.
- Ma, Brooke, stasera non puoi passare al Tric? Ci sarà una festa…- chiese Peyton, prendendo per la prima volta la parola.
La mora si fermò sorpresa e tornò sui suoi passi, fermandosi davanti all’amica. – Mi spiace tanto, ma ho promesso a Daniel che avremo cenato a casa, stasera. E’ da quando eravamo a Parigi che prometto di cucinare per lui! – disse, dispiaciuta. – Ma grazie davvero per avermelo chiesto.-l’abbracciò di slancio e Peyton sorrise appena, spaesata.
Il clacson suonò ancora e Brooke sbuffò. – Arrivo!- urlò, correndo via.
- Ma non stavano in albergo?- chiese Lucas.
 
-Non credo sia una cattiva idea. – disse Nathan, facendo spazio sul tavolo per permettere a Haley di posarci il vassoio con la cena. Il loro vecchio appartamento era stato risistemato esattamente come una volta. Haley storse il naso. – Temo che Brooke si lasci prendere la mano. – spiegò, tirando i piedi sul divano e poggiandosi contro lo schienale. Suo marito allungò la mano verso il tavolino per prendere il bicchiere con la coca cola. – Rilassati, Haley. Brooke sembra molto più tranquilla, ora.- le disse, posando la bibita e prendendo un cetriolo. – E poi te lo meriti. Ti meriti di essere festeggiata come una vera sposa, meriti applausi e chicchi di riso che si impigliano nei capelli.- le sorrise. Haley si poggiò con il capo sul suo petto e lui la cinse con la mano libera. – Grazie.- mormorò lei, strusciando il viso sulla canotta che copriva gli addominali del ragazzo.
Lui afferrò i telecomando e fece partire il film, sereno. Da quando era tornato a vivere con Haley, allontanandosi dalla malsana ossessione di controllo di suo padre, si sentiva proprio sereno.
Ricordava ancora le parole di Karen, di circa un anno prima. “Tornerà” gli aveva detto, riferendosi a Haley. Ed era stato proprio così. Era tornata, sua moglie. La guardò dall’alto, accarezzandone i tratti fanciulleschi, i capelli castano chiaro, le labbra imbronciate – come sempre quando era assorta.- .
 Era una sensazione indescrivibile, riaverla accanto. Adesso sapeva, adesso era convinto che quello era il suo posto nel mondo. Stretto a quella creatura incredibile, a quella donna intelligente e ingenua, insicura e impulsiva. Sua moglie sollevò su di lui gli occhi ambrati. – Che cosa c’è?- gli chiese, poggiando il mento sulla sua canotta blu. – Mi piace guardarti.- le confessò, sorridendo.
Lei si tirò a sedere per concedergli un bacio lungo e dolcissimo. Il calore lo invase immediatamente, divagando dalle guance fino al ventre, facendogli accelerare il battito del cuore. Succedeva sempre così, quando le stava vicino. Haley aveva la sensualità più timida e inconsapevole di chiunque altro.
La strinse a se, tirandosela a cavalcioni sopra. Lei rise sulle sue labbra, mentre scendeva a baciargli il collo.  – Non dovevamo guardare il film?- scherzò lei, allontanandolo.
Lui si alzò dal divano tenendola in braccio, stringendola per i fianchi. – Lo guarderemo domani.- le sussurrò, mentre attraversava il corridoio per entrare in camera da letto. La risata felice di Haley accompagnò il click della porta che si chiudeva.
 
 
- Daniel, io credo che tu sia impazzito.- squittì Brooke, guardandosi intorno. Il tono sembrava quello adatto ad un rimprovero, sebbene gli occhi spruzzati di pagliuzze verdi e marroni dicessero ben altro. Era felice. Molto felice. Il ragazzo avanzò con il suo passo elegante in salotto e accarezzò il velluto rosso che ricopriva il divano. – Questo posto non poteva restare ad ammuffire. Aveva solo bisogno di una risistemata.- sorrise, indicando con un gesto ampio delle braccia la casa di Brooke.
Da quando, otto mesi prima, era partita, nessuno più vi aveva messo piede. Nessuno aveva mai acquistato l’immobile – troppo caro per i provinciali e troppo provinciale per i ricchi borghesi.- .
Così la casa dalla porta rossa era rimasta sola, preda di polvere e termiti. Quando Daniel aveva scoperto che era quella la casa di cui la sua principessa gli parlava continuamente quando si trovavano sul letto della camera di lei a Parigi, non aveva esitato. Aveva contattato l’agenzia immobiliare e l’aveva comprata. Per lei. Per la sua principessa. Si voltò a guardarla mentre gli correva incontro e gli gettava le braccia al collo. Sembrava felice. Questo solo contava. Di colpo, le centinai di milioni spesi per quella villa sembrarono pochi spiccioli. Voleva farla felice. Non importava a quale prezzo. – Non posso accettarla.- gli sussurrò lei, il capo chino sul suo petto.
- Come?-
- E’ troppo, Daniel. Non posso.- ripeté lei, sollevando gli occhi caldi in quelli chiari di lui.
- Niente è troppo per te. –
- Non essere smielato.-
- Avanti, Brooke. – sbuffò lui, prendendola per le spalle. – Sputa il rospo.-
Lei fece roteare gli occhi al cielo. – D’accordo.- acconsentì. – Non mi va di passare per la “mantenuta”, per la sciacquetta di turno che si è accalappiata il rampollo d’oro. – spiegò, gesticolando come non faceva da molti mesi ormai.
- Il rampollo sarei io?- rise il ragazzo.
Brooke s’imbronciò. – Non prendermi in giro. Sono seria.- lo riprese.
Anche lui tornò serio. – Principessa, non m’interessa niente di quello che pensa la gente.- le disse.
- Non voglio che tu lo pensi.- confessò lei, abbassando lo sguardo timidamente.
Lui l’afferrò di nuovo, stringendosela al petto. La baciò dolcemente, posando la fronte contro quella di lei. – Brooke, Brooke. Mia dolce, - le spostò una ciocca di capelli dal viso. – tenera tigre.
La tua dignità e la tua onestà mi lasciano abbagliato, come sempre. – le sussurrò.
Lei sorrise, inclinando di lato il capo. – Non fare il ruffiano, Signor Bennet. Non hai bisogno di questi giochetti per portarmi a letto.- scherzò, maliziosa.
Lui rise, scuotendo il capo. – Grazie al cielo! Non sapevo più che dire…anche perché questo maglioncino ti fa sembrare più grassa, mon amour.- la prese in giro.
Lei spalancò la bocca e assottigliò gli occhi, mentre Daniel se la filava. – Torna qui, brutto…- lo rincorse intorno al divano e lui la trascinò sui cuscini morbidi.
 - Bouffon.-  lo apostrofò Brooke.
- Ma brava, vedo che la lingua la conosci perfettamente.-
.-  In effetti, caro il mio ostentatore, se quando ci siamo conosciuti mi avessi dato il tempo di spiegarti che, si, ero americana, ma conoscevo perfettamente il francese, ti saresti risparmiato tutte le traduzioni che hai dovuto farmi ovunque andassimo.- gli disse, posizionandosi sopra di lui.
- Piccola imbrogliona! Perché non me l’hai detto?-
- Perché eri un bel ragazzo e poi mi divertiva vederti tutto perso nel cercare di tradurmi ogni cosa!-
Anche lui rise e la baciò, accarezzandole la schiena. – Allora accetti la casa, come regalo da parte del tuo futuro marito?- le soffiò all’orecchio.
- No, la accetto come prestito. Avevo intenzione di ricomprarla, mi hai solo anticipata.-
- Segno che ti conosco.-
- Segno che sei l’uomo giusto.-
- Avevi dubbi?-
- Qualcuno!- ridacchiò lei, beccandosi un pizzico sulla natica destra.
- Ahi! Scherzavo! – lo baciò, per fare la pace. – Ti restituirò la cifra, non appena le mie carte di credito torneranno valide anche qui.-
- Come vanno gli affari di tuo padre?-
- E’ tornato tutto come un tempo. Le azioni sono salite, i miei sono tornati alle vecchie abitudini: riempirmi di soldi per tenermi buona.-
Lui la accarezzò dolcemente. – Ora ci penso io a te. – le sussurrò.
 
- No, sul serio Lucas, piantala!- rise Peyton, tirandosi a sedere e sistemandosi la maglietta.
- Va bene, va bene, d’accordo!- sbuffò lui, sistemandosi sui cuscini del letto della ragazza.
Le tirò un ricciolo biondo, e lei gli diede una spinta, giocando. Peyton si alzò e si avviò verso la sua scrivania, afferrò dei fogli e la solita matita e tornò a letto. – Che disegni?- le chiese Lucas.
- Niente.- borbottò lei. Odiava che la disturbassero quando era intenta a mettere su carta le proprie emozioni. Lui lo sapeva, eppure aveva quel fastidioso modo di fare.
Lucas la guardò, studiandone la mascella tesa. Si era innervosita, si vedeva. Quando era nervosa tendeva a stringere i denti e le sopracciglia si sollevavano sugli occhi chiari.
- Che c’è?- gli chiese scocciata, accorgendosi che la stava fissando.
- Mi piace guardarti.-
Lei sorrise, finta. – Sei molto dolce, Lucas, sul serio, ma combino macelli se qualcuno mi fissa mentre disegno.- gli spiegò.
Lui tornò a sdraiarsi e sospirò. Amava Peyton, anche se certe volte si chiudeva in se stessa. Era una ragazza chiusa e solitaria, di quelle che soffrono tutta la vita. I fatti lo dimostravano, nel corso dei suoi diciotto anni aveva vissuto più drammi che il resto delle persona che conosceva. Forse nasceva dalla consapevolezza del fatto che lei avesse costantemente bisogno di qualcuno accanto, che avesse bisogno di essere protetta e rassicurata, a fargliela amare così.
Lei lo faceva sentire un eroe, lei era la sua ragazza dagli occhi tristi, che sorrideva solo con lui.
Quello era il compito per cui era stato creato, ne era sicuro: far sorridere quella bionda visione.
- Brooke ha deciso di organizzare una festa per il matrimonio di Haley e Nathan.- sparò lei, così, con nonchalance. Lucas la vide guardarlo con la coda dell’occhio. Stava studiando la sua reazione.
- C’ero anch’io, ricordi?- le chiese, retorico.
- Non credevo stessi ascoltando.- si giustificò.
- Ascoltavo.-
- Bene.-
- Allora?-
- Cosa?-
- Che ne pensi?-
- Dell’idea di Brooke o della festa?-
Lei sbuffò. Odiava quando si metteva d’impegno per irritarla. – Credi che Haley le lascerà organizzare una festa? Noi ci andremo, nel caso?- sbottò.
Lucas rise. – Sei adorabile quando ti arrabbi.- la prese in giro. Lei non diede segni di cedere e lui cominciò a scocciarsi. – Si, credo che Brooke organizzerà la festa. Non perché Haley le darà il consenso, ma perché se si è messa in testa di farlo niente le farà cambiare idea. Sappiamo com’è fatta Brooke.- spiegò.
- Certo, tu la conosci bene.- fece lei, sarcastica.
Lui tornò a tirarsi su. – Che vuoi dire, con questo?-  le chiese.
- Lascia perdere.-
- Non lascio perdere, Peyton. Dimmi cosa ti rende così acida.-
- Ah, io sarei quella acida adesso!-
- Non fai altro che rispondermi male, sabotare ogni nostro momento.-
- A quello ci pensi tu, senza bisogno del mio aiuto.-
- Io non ho detto niente.-
- “Conosciamo Brooke…Brooke, Brooke.” – lo imitò. – Ti sembraniente?-
- Sei stata tu a parlare di lei, non io. E non ho detto niente di male.-
Peyton si portò una mano alla tempia. – Finiamola qui, ho mal di testa.-
- Quando finirà, questa tua insicurezza? Amo te, voglio te, sto con te. – le sussurrò.
- Non è la prima volta cambi idea. -
- E’ questo il problema? Pensi che io possa innamorarmi di nuovo di Brooke?-
- Hai detto che non ne sei mai stato innamorato.-
Lucas parve confuso. Non ricordava di averle detto niente del genere. Possibile? Possibile che pur di avere Peyton, avesse rinnegato tutto quello che aveva provato per Brooke?
- Lucas?- fece lei, interrogativa.
- Ho fatto del male a Brooke, Peyton. Per te. Ho anteposto i miei e i tuoi sentimenti ai suoi. Sai bene che ho sempre desiderato poterle chiedere scusa, avere un qualche rapporto con lei. Non posso rinnegare di averle voluto bene e di volergliene. Ma è te che amo. – le disse.
La ragazza parve più serena e tornò ai suoi schizzi. Un semaforo rosso, una scritta: People Always Leaves. Lucas sospirò. Non l’avrebbe mai superato. La morte di sua madre, quella di Elle, la scoperta di essere stata adottata. Credeva ancora che tutti sarebbero andati via.
Peyton era una lottatrice, certo, ma una di quelle timide e costanti. Quelle persone che sanno aspettare, pazienti, aspettare che la tempesta passi. Quelle che, arrivate ad un certo punto, sanno lasciar perdere. Non aveva mai lottato, per superare la morta di sua madre. Aveva preferito correre con i semafori rossi e vedere che succedeva. Questo significa arrendersi. Per questo, lui sapeva di doverle stare accanto. Lui era ciò che la spingeva a lottare.
Un flash di voci e immagini confuse offuscarono la sua mente. “Io ho lottato per te, ma tu non hai mai lottato per me.” Lo aveva detto Brooke, un giorno. Brooke era una lottatrice. Una di quelle impulsive e fiere. Spavalde. Di quelle che gettano tutto all’aria, che vanno avanti, qualsiasi cosa accada. Era ribelle e coraggiosa, certa che amare significasse lottare, e che il tutto equivalesse a vivere. Brooke non si sarebbe mai arresa, in nessuna circostanza, per nessun motivo. Lucas lo sapeva.
- Ti va di andare fuori?-
- Vorrei finite, se non ti spiace.-
 

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Capitolo 4
*** Il futuro ***







La musica riempiva il Tric, accompagnata dalle luci che provvedevano a creare un atmosfera rilassata. I divanetti si erano riempiti, Karen controllava il bar col suo cipiglio severo ma dolce.
Peyton infilò l’ennesimo disco nel giradischi e lasciò le cuffie, avviandosi verso il bancone.
Lucas se ne stava seduto con la schiena poggiata e guardava verso il palco.
-Ehi. – lo salutò, arrivandogli accanto.
- Ehi. – ricambiò lui, circondandola con un braccio.
Qualcuno passò lì davanti, invadendo la visuale di entrambi e Lucas si voltò a guardare lei.
- Come procede la serata?- le chiese, non sapendo cos’ altro dirle.
- Come al solito.-
Peyton si lisciò la maglietta sul ventre magro, stirandola. Si sentiva a disagio, cosa che le capitava di rado con Lucas. – Dove sono Haley e Nathan?- gli chiese, tanto per rompere il silenzio.
Lucas sorrise, malizioso. – Hem…in realtà ho appena ricevuto un sms di Nathan.- prese il telefono e lesse ad alta voce. – “Non aspettateci: Haley si sente poco bene ed io sono molto stanco, ci vediamo domani a scuola”.- citò.
Peyton sorrise. – E che c’è di male?Perchè hai quel sorrisetto?- gli chiese.
- Leggi tra le righe, tesoro! – s’intromise una voce familiare e squillante. – Significa che sono impegnati a fare molto sesso!- rise Brooke, avvicinandosi.
Lucas si rimise il cellulare in tasca e si raddrizzò, alla vista di Daniel che avanzava mano nella mano con Brooke. Peyton rimase con la bocca aperta per un attimo, poi sorrise, stupita.
- Credevo non venissi.- le disse.
Brooke alzò un sopracciglio con fare malizioso. – Ho le mie armi per convincere le persone.- accennò al ragazzo al suo fianco con il capo. – Ciao, ragazzi.- aggiunse, salutando anche il biondo.
- Ciao Brooke. Daniel.- con quest’ultimo si strinsero la mano.
Peyton si poggiò contro Lucas, mentre Daniel si guardava intorno. – Bel posto, complimenti Peyton.- le disse il ragazzo, stringendo Brooke in un abbraccio.
- Grazie, non è tutto merito mio.-
- Non fare la modesta!- scherzò Lucas, facendola ridere.
- Ti prendo qualcosa al bar. – sussurrò Daniel all’orecchio di Brooke.
- Lucas, accompagna Daniel, fa gli onori di casa. - lo spinse via quest’ultima. Il biondo ridacchiò.
- Certo signorina, - la prese in giro -  Daniel, da questa parte.-  aggiunse, fingendosi uno chaperon.
Brooke e Peyton li guardarono allontanarsi, sorridendo, vicine. Fu la ragazza dai riccioli biondi a parlare per prima, infilandosi le mani nelle tasche dei jeans, nervosa. – Brooke…- cominciò.
L’altra si voltò a guardarla. – Si?- la incoraggiò. – Andiamo, Peyton, sputa il rospo. Prima o poi dovremo affrontare questo discorso, tanto vale farlo ora, non credi?- inclinò il capo, dolcemente.
- D’accordo. – sospirò Peyton. – Mi dispiace per come sono andate le cose…per come è andata tra te e Lucas, tra me e te. – le disse, torturandosi l’orlo della maglietta scura con le dita.
Brooke annuì, invitandola a continuare. – Non avevo intenzione di tornare con Lucas, quando sei andata via. All’inizio eravamo soltanto…- la ragazza bionda sembrò faticare per trovare le parole. – eravamo scioccati, per la tua partenza. – abbassò gli occhi verdi.  – Non sapevamo che pensare, nè se saresti tornata. Non voglio che tu pensi che non aspettavamo altro che tu partissi, per darci alla pazza gioia.- le spiegò.
Brooke annuì ancora. – Va tutto bene, Peyton. – la rassicurò, posandole una mano sulla spalla. – Certo, non posso dire di non aver sofferto e nemmeno posso dirti che sono stata immediatamente contenta quando Haley mi ha detto di te e Lucas. Ma adesso l’ho superata, ho capito che voi due siete fatti per stare insieme, lui è il ragazzo per te. – sorrise.
 
Lucas si accomodò su uno degli sgabelli sul lato frontale del bancone e fece un cenno alla ragazza che serviva al bar. Ordinò una birra per se e per Peyton, poi lasciò che Daniel facesse la sua ordinazione. Il ragazzo si mostrò molto educato e gentile con la cameriera e chiese due bicchieri di champagne.  Mentre aspettavano, Lucas si concesse di studiarlo attentamente. Aveva un fisico robusto e ben piantato, a differenza da quanto ci si aspettava dai figli di papà pieni di soldi.
I capelli erano stati tagliati da poco, erano scuri e folti. Aveva i lineamenti delicati, fatta eccezione per gli zigomi alti e perfettamente scolpiti. Lucas pensò che non ci fosse da meravigliarsi se Brooke si fosse presa una cotta per lui. Era il tipico bello e tenebroso. Un tipo come lo era Nathan, prima che Haley lo cambiasse. Daniel si voltò a guardare il palco e il biondo lo osservò con la coda dell’occhio. Un attimo dopo, si ritrovò a fissare i suoi occhi grigi. – Sono passato?- gli chiese, con tono neutro.
Lucas sorrise. Un sorriso finto, di circostanza. – Scusami, è che non ci conosciamo e vorrei sapere qualcosa di più su di te. – gli disse.
- Chiedi pure.- lo invitò Daniel, con un gesto raffinato della mano. Indossava una camicia chiara, in netto contrasto con la carnagione più scura. Doveva essere stato da qualche parte di recente, un posto di vacanza magari. Sembrava abbronzato, la sua pelle aveva una sfumatura ambrata.
- Come mai ti trovavi a Parigi? Sei Americano, giusto?-
Il moro annuì. – Si, sono americano. Mi trovavo a Parigi per svolgere degli affari per conto di mio padre. Sono vicepresidente della sua compagnia e, dato che lui si è preso una bella vacanza forzata (ordine di mia madre), è toccato a me. – gli spiegò, semplicemente. – Mi sono laureato due anni fa in Economia e Commercio, per la precisione in Economia Aziendale. Sono una sorta di tirocinante, devo imparare il mestiere. Così dice mio padre.- sorrise, mentre la ragazza dietro il bancone poggiava le loro ordinazioni.
- Lascia, faccio io. – disse Daniel, estraendo una banconota da cinquanta dollari.
- No, non preoccuparti…- cercò invano di fermarlo, Lucas.
- Mi fa piacere, sul serio.-  liquidò il moro.
Presero le bibite e si incamminarono alla ricerca delle ragazze. – Sei laureato, quindi sei più grande di noi. Quanti anni hai?- gli domandò il ragazzo biondo.
- Venticinque ad Agosto.-
Dall’altro lato della sala, sedute sui divanetti, Peyton e Brooke si sbracciarono per attirare la loro attenzione. I due ragazzi si accomodarono accanto alle rispettive fidanzate.
- Ce ne avete messo di tempo.- disse Peyton, prendendo la birra dalle mani di Lucas.
- Scusate!- ironizzò quest’ultimo, facendo un sorso dalla sua bottiglia.
Daniel porse il bicchiere a Brooke e lei lo fece battere delicatamente contro il suo.
- A noi.- sorrise, bevendo.
- I brindisi non sono il tuo forte, principessa. Credo che al matrimonio dovresti lasciare che sia David a farlo.- la prese in giro lui. A Parigi, quando venivano invitati a cena da qualche collega di Daniel, i presenti erano soliti proporre un brindisi e pregavano Brooke di farlo lei. La povera ragazza passava tutto il giorno a scervellarsi per trovare qualcosa di adatto da dire.
- Ah, ah. – Brooke finse di ridere. – Spiritoso. – gli fece una linguaccia. – Tu e David vi divertivate a prendermi in giro, ma mi prenderò la mia rivincita, l’ho  avvisato di stare in guardia.-
Anche Daniel rise, dandole un bacio sulla tempia.
 - Chi è David?- domandò Peyton.
- Il fratello di Daniel. – rispose Brooke. – Cielo, Peyton, dovresti vederlo: è uno schianto!-
Il moro assottigliò gli occhi. – Ancora?! Brooke, comincio seriamente a pensare che a te piaccia Dave. – le disse, fingendosi geloso.
- Oh, amore.- lei fece la voce dolce. – Sai bene che io amo solo te. – mormorò, scoccandogli un bacio. – Ma ciò non toglie, - aggiunse, tornando a rivolgersi all’amica. – che suo fratello è un fusto da paura!- rise, facendo ridere tutti.
- Glielo dirò. – la prese in giro il ragazzo.
- Sai bene che, nel caso, negherei fino alla morte.-
- Come mai?- s’intromise Lucas, guardandola.
- Brooke e David hanno uno strano rapporto.- spiegò Daniel, fingendo di spiegare qualcosa di complicato.  – Passano il tempo a scannarsi, poi se noi due, - indicò se stesso e Brooke – litighiamo e lei se la prende, ecco che David per poco non mi ammazza. E’ molto protettivo verso di lei, anche se non lo ammetterebbe mai. Le vuole un gran bene, la considera una sorella.- disse.
Brooke annuì. – E’ una persona davvero incredibile, mi fa ridere come una pazza. Ma è anche molto dolce, quando serve.- commentò.
Daniel le diede un buffetto affettuoso sulla testa. – La smetti di elencare i pregi di mio fratello?-
- Non essere geloso, anche tu sei carino.-
-  Ah, grazie tante!-
Di nuovo risero tutti.
- Davvero, Brooke, credevo dovessi cucinare per Daniel, stasera.- disse Peyton, poggiandosi con la schiena contro la spalliera del divano.
La ragazza annuì, prendendo una mano del moro. – E’ vero, ma lui ha tanto insistito per venire…-
- Ho capito che era importante per lei.- s’intromise Daniel. – Non vi vedeva da mesi, aveva bisogno di passare un po’ di tempo con voi.- aggiunse.
- E’ un bel gesto.- sottolineò Lucas, portandosi la bottiglia alle labbra, distratto.
- Si, è vero.- confermò Peyton.
Brooke annuì. – Perché lo sposo, secondo voi?- scherzò.
- Credevo fosse per il mio conto in banca, amore.- la prese in giro lui.
- Oh no! Mi hai scoperta!- stette al gioco lei.
 
- Dovremo finirla di sabotare gli incontri con i nostri amici. – mormorò Haley, con il viso
poggiato sul petto nudo di Nathan. – Smetteranno di invitarci.- aggiunse.
- Meglio: non dovremo inventare scuse per non presentarci.- sorrise lui, accarezzandole il braccio.
- Hai sentito tua madre?-
- Si, questo pomeriggio.- rispose il ragazzo, reclinando il capo all’indietro. – Dice che è felice per noi, che ci sarà sicuramente alla festa.-
- Nonostante la possibilità di incontrare Dan?-
- Si, nonostante questo.-
Haley si sollevò sui gomiti per guardare il marito. – E’ un bel gesto, Nathan. –
- Lo so. -
- Che cosa c’è?-
- E’ solo che…- sospirò, guardandola negli occhi. – Non voglio che Dan si approfitti di questa festa per farle del male.- spiegò.
- Oh, tesoro.- Haley lo baciò e gli accarezzò il viso. – Andrà tutto bene, vedrai. Riusciremo a rimettere tutto a posto.- gli disse.
Nathan annuì, sorridendo. – Ti amo, Haley James.- la baciò.
- Scott.-
-  Cosa?-
- Haley James Scott.- lo corresse.
Lui la strinse. – Scott. Mia moglie.- sussurrò, mentre lei tornava a distendersi.
Fu in quel momento che un’idea balenò nella mente di Nathan. Un’idea che aveva fatto capolino già da un po’ ma che aveva sempre accantonato, per la sua mancanza di organizzazione.
Ma adesso c’era Brooke, lei lo avrebbe sicuramente aiutato. Anzi, avrebbe fatto di più: sarebbe letteralmente impazzita. Sorrise, soddisfatto.
.- A che pensi?- la voce di Haley quasi lo fece sussultare.
- Come?-
- Stai sorridendo.-
- Io? No. -
- Nathan, se c’è una cosa che tu e Lucas avete in comune è quest’espressione ebete quando mentite.
Perché sorridevi?- insistette lei, di nuovo seduta.
Lui, alle strette, scattò in piedi e corse in corridoio. – Nathan!- rise lei, rincorrendolo.
La porta del bagno sbatté alle spalle del ragazzo e sulla faccia di Haley. La ragazza girò la maniglia e entrò nel bagno ma del marito nessuna traccia. Fece qualche passo, sconcertata.
- Nathan?- chiamò. – Andiamo, non è divertente!-
Alle sue spalle, Nathan uscì dalla doccia e l’afferrò per la vita. – Buu! – gridò, facendola sussultare.
- Sei un idiota!- urlò lei, dandogli un pugno sul braccio.
- Si è vero.- ammise lui, abbracciandola. – Sono un idiota innamorato.- aggiunse, trascinandola nella doccia con se.
 
- E’ stata una bella serata, ragazzi, grazie.- sorrise dolcemente Brooke, abbracciando prima Peyton e poi Lucas.
Daniel annuì, confermando. – Davvero molte grazie.- aggiunse, stringendo la mano di Lucas.
Si trovavano all’uscita del Tric, nonostante fosse ormai quasi estate, soffiava un vento leggero e fresco che faceva ondeggiare i riccioli di Peyton e le onde dei capelli ramati di Brooke.
Daniel circondò la fidanzata con una braccio, coprendola. – Stai congelando, dove hai lasciato la giacca?- le chiese, muovendo la mano su e giù lungo il braccio per scaldarla.
- In auto. – rispose la ragazza. Brooke indossava un top rosso, senza maniche e intrecciato dietro al collo.
- Vado a prendertela.- disse Daniel e fece per avviarsi, ma Brooke lo afferrò per un braccio.
- No, non importa, tanto stiamo andando via.-
- Sbrighiamoci allora, non voglio che ti raffreddi.-
- Ragazzi, grazie ancora, è stato bello passare un po’ di tempo con voi.- la ragazza dai capelli ramati sorrise in direzione dei due, ancora immobili sotto la porta del Tric.
- Volete un passaggio?- chiese Daniel, indicando l’auto nera ferma più avanti. – C’è posto per tutti.-
Lucas si voltò a guardare Peyton che scosse il capo. – Preferiamo camminare, grazie comunque.- rispose lei per entrambi.
- D’accordo. A presto allora. – li salutò Daniel, prendendo la mano di Brooke e avviandosi con lei.
- A domani, ragazzi.- aggiunse lei, camminando stretta al moro.
Arrivarono all’auto e l’autista aprì immediatamente la portiera. Daniel aiutò Brooke a salire ela seguì dentro. Subito dopo, l’autista richiuse la portiera e l’auto partì.
Lucas e Peyton la guardarono allontanarsi e svoltare a sinistra, diretta verso casa di Brooke.
S’incamminarono e Peyton gli raccontò che Daniel aveva comprato la casa per Brooke, ma che lei aveva deciso di restituirgli i soldi per dignità.
Il resto del tragitto lo fecero in silenzio, assorti ognuno nei propri pensieri. Fu Peyton la prima a parlare.
- Lucas, hai piani per il futuro?- gli chiese.
Lui si voltò a guardarla, sorpreso: non parlavano mai del futuro, era una cosa che li metteva in difficoltà.
Lucas ricordò Brooke aveva paura del futuro. Glielo aveva confessato un giorno, quando ancora stavano insieme. Aveva paura di perdere le persone che erano state fondamentali per lei. Ma poi, subito dopo, aveva sorriso, felice. Non doveva abbattersi, aveva detto, perché il futuro può essere anche molto meglio del passato. Perché avrebbe potuto dimostrare a tutti quanto era cresciuta, perché avrebbe potuto badare a se stessa, essere indipendente.
- Il futuro?-
- Intendo l’università.-
Erano quasi arrivati sotto casa di lei, così camminarono per qualche altro metro, fermandosi poi vicino al cancello. – Io so solo che vorrei studiare Letteratura.- le disse Lucas.
- Letteratura?- domandò lei, sorridendo. – Non voglio scoraggiarti, Lucas, ma oggi giorno i poeti non sono più tali. I veri poeti sono i musicisti.- aggiunse.
- Hmm, non credo.- rispose lui. – La poesia è parte integrante della vita stessa. E poi io non voglio fare il poeta, ma resta il fatto che se dovessi andare al college, sarebbe per fare Letteratura.- confermò, un po’ irritato. Lo infastidiva che lei trovasse ridicole le sue scelte, invece di appoggiarle.
- Capisco.-
- E tu? Che programmi hai?-
Lei chinò il capo, indecisa. – Io vorrei studiare a Savannah. – confessò.
- Savannah? La scuola d’arte?-
Lei annuì. – Voglio andare via da Tree Hill, Lucas. Voglio dare un taglio netto a tutto.-
- Wow, hai dei piani interessanti.- commentò lui.
- Spiegati.-
- Savannah è molto lontana, Peyton. Ci si arriva solo in aereo. Io non voglio allontanarmi molto da Tree Hill. Avevo perfino pensato di scegliere un college qui. Voglio stare vicino a mia madre e poi…- parve indeciso se confessarle o meno quello che pensava. – e poi a me piace qui. E’ casa mia, a discapito di tutto. Mi piace pensare che i miei figli crescano giocando nel campetto  sotto l’occhio ormai quasi cieco di Whitey.- sorrise dell’immagine formatasi nella sua mente.
Peyton sollevò le sopracciglia, allarmata. – Oh.- riuscì solo a dire.
- “Oh”?-
- Io…Lucas io credevo che tu…che noi, avremo scelto college nella stessa città.-
- Mi piacerebbe se fosse possibile. Ma abbiamo idee troppo distanti e non credo sia giusto che uno dei due rinunci ai suoi sogni per l’altro. –
- Non ti chiederei mai di farlo.- sbottò lei.
- Non ho detto che l’hai fatto.-
- Il tuo tono era insinuante.-
- Non è vero. Rilassati, Peyton, stiamo solo parlando. Non litighiamo.- le disse, prendendole la mano.
- Solo parlando?!- tuonò lei, ritirando brusca la mano. – C’è in ballo il nostro futuro e per te è “solo” una chiacchierata?-
- Non intendevo questo, lo sai. -
- No, non lo so. E, sinceramente, non sapevo nemmeno di questa tua passione per la facoltà di Lettere. Sicuro che non siano altri i motivi del tuo desiderio di restare qui?-
- Tipo?- fece lui, già sicuro di dove  volesse andare a parare lei.
- Tipo il ritorno di Brooke.-
- Ed ecco che ci risiamo! – Lucas roteò gli occhi al cielo. – Peyton, Brooke non c’entra niente con me, né con la scelta della mia università.-
- Questo lo dici tu. -
- Appunto. Dovresti fidarti di me. -
- Be, scusami.- fece lei, raggirandolo e entrando nel cancello. – Ma non ci riesco!- attraversò il vialetto ed entrò in casa, sbattendo la porta.

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Capitolo 5
*** Possibilità ***


Scusate il ritardo (enorme) ma sono stata così impegnata che non ho avuto nemmeno il tempo di guardarmi allo specchio. Ho fatto la prima presentazione del libro, un paio di settimane fa e mi ha tenuta impegnatissima. Eccovi
 
 
 
 
 
La mattina si preannunciava burrascosa: nuvoloni neri e minacciosi ricoprivano il cielo delle idi di Giugno. Il vento soffiava violento, facendo ondeggiare le fronde degli alberi e i cartelli stradali ormai vecchi e mal piantati. Perfino le tende sottili del Karen’s Caffè non sembravano in grado di reggere contro l’aria fredda. Ma non era il clima la preoccupazione peggiore di Lucas Scott.
Da quando era arrivato a scuola quella mattina – a piedi e in ritardo tra le alte cose, dato che la sua ragazza non era passata a prenderlo come sempre – Peyton non gli aveva rivolto nemmeno la parola. Sembrava si sforzasse di far finta che lui non esistesse, fatta eccezione quando lui tentava invano di avvicinarla: in quei momenti i suoi occhi chiari sembravano diventare più neri della mezzanotte e lei si limitava ad alzare il naso e a superarlo, con un’occhiataccia. Sconsolato, Lucas si avvio verso l’aula di Storia, ripassando mentalmente il discorso logico e sensato che i due avevano affrontato la sera prima: cosa diamine era andato storto?
Svoltò l’angolo e si ritrovò a scontrarsi contro qualcosa di piccolo e leggero.
 - Oh, Lucas, scusami non ti avevo visto! – rise Brooke, facendo capolino da dietro un enorme cartellone blu.
- Dove vai con questa roba?- le chiese, indicando la busta all’apparenza pesante che teneva poggiata sul braccio.
Con fare cospiratorio la ragazza si guardò intorno e, certa che non ci fosse nessuno nei paragi, si accostò al suo orecchio. – E’ un segreto, per la festa di Nathan e Haley.- soffiò, tornando a toccare con i talloni per terra. Il profumo dei suoi capelli si mischiò al calore del suo respiro. Lucas rimase in silenzio, osservando quel luccichio che le accendeva gli occhi verdi.
- Non dici niente? – domandò Brooke, piegando di lato la testa, imbronciata.
Lui alzò le sopracciglia, allargando le braccia e piegò l’angolo delle labbra, in un sorrisetto scettico. – Che dire, Brooke? Haley ti ucciderà.- rise, prendendola per le spalle. – Ma sono sicuro che farai un lavoro bellissimo-. Aggiunse, prima che la piccola pantera cominciasse a ringhiare.
Proprio in quel momento, come se il fato avesse un conto in sospeso con lui, Peyton svoltò l’angolo e, alla vista dei due ragazzi, si congelò all’istante sul posto. Le mani di Lucas abbandonarono istintivamente le spalle della ragazza mora e si alzarono in segno di resa.
- Peyton…- tentò, ma si ritrovò a parlare alle spalle coperte di riccioli biondi.
La tigre bionda camminava spedita, furiosa. Lucas si ritrovò a immaginare le due ragazze sotto forma di animali selvatici, una pantera e una tigre, per l’appunto, a scontrarsi apertamente.
Chi l’avrebbe avuta vinta?
Sicuramente non lui.
Brooke si voltò in direzione dell’amica. – Peyton, torna qui!- gridò, seguendola.
Richiamata alla realtà la bionda si voltò, fronteggiando la mora. -  Che c’è?- domandò, tagliando a corto.
- Rilassati, Peyton.- il tono di Brooke si era indurito: odiava essere accusata ingiustamente, era stanca di sentirsi addosso lo sguardo inquisitore di Peyton, non le avrebbe più concesso indulgenza.
- Stavamo solo parlando della festa di Nathan e Haley e della sorpresa che sto organizzando per loro. – spiegò, storcendo le  labbra carnose.-  Quindi prendi un bel respiro e ritira le unghie.-
La ragazza dai riccioli dorati, colpita dal modo di fare sicuro e diretto dell’amica, parve sgonfiarsi con un sospiro.
Brooke sorrise. – Va’ meglio?- le chiese.
- Molto.- annuì Peyton, sorridendo di rimando.
Nell’aria parve cessare un allarme di pericolo o di immediata esplosione, così Lucas si convinse a raggiungerle. Peyton, ancora arrabbiata con lui, si limitò ad ignorarlo e a concentrarsi sull’amica.
- Che intenzioni hai?- le domandò.
- Credo che sarà un giorno grandioso!- squittì felice la mora, socchiudendo gli occhi come per concentrarsi meglio sulle mille idee che le vorticavano in mente.
- Brooke, perché ho i brividi a sentirti parlare?-
La ragazza sollevò le spalle con aria innocente e si incamminò verso l’uscita della scuola.
- Probabilmente perché…dovrete aiutarmi!- gridò.
- Aiutarti?! Brooke, dimmi che hai in mente!- urlò la bionda.
Camminando all’indietro, Brooke finì contro qualcuno. – Mi dispiace.- gli disse, tornando a concentrarsi sui due. – Lo saprai a tempo debito! E ora, concedi a quel biondino che ti sta accanto con aria sconsolata la possibilità di spiegarti!- le fece l’occhiolino e uscì, andando verso il parcheggio. Il corridoio parve farsi più scuro, gli studenti parvero rallentare. Brooke era un terremoto, ma era anche una luce, costante e sicura.
Un piccolo colpo alla spalla riscosse Lucas. Peyton lo stava guardando. I suoi occhi chiari lo scrutavano e lui vi si perse dentro: gli occhi della bionda erano due laghi, profondi e inquietanti, tempestosi. – Hai cinque minuti.- gli disse.
 
- Nathan, devi smetterla: ti approfitti di questa situazione!- sbuffò la ragazza, scavando nella busta per trovare la chiave dell’armadietto.
- Andiamo Haley! – la canzonò lui, posandole le mani sulle spalle per guidarla nella ressa degli studenti diretti a lezione di Matematica. – Frequentiamo le stesse lezioni, perché devi fare tutte queste storie per prestarmi un libro?- le chiese.
Haley si fermò a guardarlo con le mani sui fianchi. Teneva i capelli raccolti in uno strano codino, fatta eccezione per alcune ciocche lasciate libere di sfiorarle il collo sottile. Nathan s’incantò a fissare il suo viso: era bellissima.
- Perché, caro il mio campione, non si tratta di un libro, ma di tutti i libri di tutte le materie! –
-E se anche fosse?- fece lui, con aria da seduttore. -  Noi non dobbiamo condividere tutto?-
- Si, certo, ma non i miei libri!- gli disse, sfuggendo al suo abbraccio.
- Oh, Haley! –
- No, Nathan, mi dispiace ma ogni volta che ti presto un libro, me lo restituisci – giorni dopo e sotto mia pressante richiesta – con le pagine tutte spiegazzate e pieno di parti evidenziate.-
- Restituire? Amore, noi viviamo insieme!-
- Già, ma tu perdi qualsiasi cosa continuamente.-
- Oh, questa è buona!-
Haley aprì l’armadietto e tirò fuori il libro di Algebra. – E’ la verità!-
- Se anche fosse, cosa c’entrano con questo le scritte evidenziate?-
- Io detesto chi evidenzia i libri, mi da’ fastidio agli occhi e non riesco a studiare.-
- Ma se aiuta a tenere a mente le parti importanti!-
- Non per me.- rispose lei, chiudendo lo sportello e passando il libro al marito.
Si guardarono e scoppiarono a ridere. Nathan si sporse a rubarle un bacio.
- Grazie, Haley, sei la mia tutor preferita!- le sussurrò, avviandosi con lei verso l’aula di matematica.
- Sono la tua unica tutor, fai un po’ tu!-
- Sicura? Perché l’altro giorno c’era una biondina niente male…-
Haley gli strappò di mano il libro e, dopo averglielo sbattuto in testa, si portò avanti a lui,
- Allora fattelo prestare da lei il libro!- fece, fintamente offesa.
Nathan rise, seguendola.
 
- Va bene, Lucas, come vuoi.-
- Peyton, io non voglio che tu mi dia ragione se non è quello che credi.-
- Bene, allora hai torto.-
- Ti ho spiegato le motivazioni alla base delle mie affermazioni.-
- E io quelle alla base delle mie.-
- D’accordo, allora credo che dovremo comportarci da persone mature e accettare che la pensiamo in maniera diversa.-
La bionda sospirò. – Va bene, ammetto di essere stata un tantino…esagerata.-
Lucas rise. – Un “tantino”? – ironizzò.
- Okay, adesso non tirare la corda!- rise anche lei.
Se ne stavano seduti in cortile, dal lato del parcheggio. Avevano saltato l’ora di storia.
- Sono stufa di stare qui. Oggi non mi va’ di starmene seduta in un banco a sorbirmi la melodrammaticità dei professori, che non vedono l’ora di parlare di quanto sarà difficile la vita. -
Lucas le spostò un ricciolo dalla guancia. – Che cosa ti va’ di fare?- le chiese, con dolcezza.
Lei fissò gli occhi al cielo, pensierosa. – Hm…potremmo andare a casa tua…- fece, maliziosa, guardando l’orologio. – Karen è ancora al Caffè a quest’ora, vero?- gli chiese, baciandogli il collo.
Lui rise, sorpreso: era raro che fosse lei a prendere l’iniziativa. A volte gli sembrava di importunarla, quando desiderava far l’amore con lei e così rinunciava. – Che audacia, signorina Sawyer! – la stuzzicò, scendendo dal muretto e prendendola in braccio per farle fare altrettanto.
Salirono in macchina e lei si mise al volante. La cometa partì, e il vento le scompigliò i riccioli.
Lucas restò incantato a fissare i raggi di sole creare riflessi dorati sui suoi capelli chiari.
Quando si fermarono, proprio davanti casa di lui, l’euforia di Peyton si era in parte spenta.
- Cosa c’è?- le chiese.
- Niente…è solo che…-
- Cosa? Sai che puoi parlarmi di tutto.-
Lei strinse le mani sul volante, indecisa. – Mi sento ancora insicura quando vedo te e Brooke insieme. – confessò.
Lucas sospirò. – Peyton, non so più come dirti che io amo te. – disse lui.
- Lo so, lo so, e ti credo…ma…non lo so è solo una sensazione.- si voltò a baciarlo. – Su, andiamo dentro.- lo spinse.
- Sicura? Se non ne hai voglia…-
- Ne ho voglia, davvero.- lo rassicurò, incamminandosi lungo il vialetto.
- Peyton.- la fermò lui per una mano. – Non voglio forzarti. Non mi sentirei a mio agio. –
-  Lucas. – lei tornò sui suoi passi e gli mise le braccia al collo. – Mi va’ adesso  più che mai.-
Lo prese per mano e lo trascinò in casa.
 
- Tesoro, sai che appoggio ogni tua scelta ma…non credi di stare esagerando un tantino?- la voce elegante di Daniel rimbombò dalla sala da ballo. Una raggiante ed eccitata Brooke fece il suo ingresso dalla stanza attigua. – Esagerando? Perché? – chiese innocentemente.
- Magari dovresti chiedere a Haley e Nathan il loro permesso. O almeno un parere.-
- Oh, amore. – la ragazza posò la cartellina che teneva tra le mani sul tavolo più vicino possibile e gli mise le braccia al collo. – Sono certa che Haley si farebbe venire mille paranoie sulla quantità di soldi e sul poco tempo a disposizione e Nathan si lascerebbe abbindolare dagli occhi dolci della moglie!- spiegò. – Che sciocco!- aggiunse, scuotendo la testa al pensiero di Nathan.
- Brooke, non dire così: tutti i ragazzi si lasciano “abbindolare”, come dici tu, dalle donne che amano!- la riprese.
Lei rise. – Hm..potresti aver ragione.- annuì.
- Vedi? Mi hai dato ascolto per quanto riguarda questo, perché non mi ascolti anche per quanto riguarda questa tua idea strampalata?- le domandò, accarezzandole i capelli morbidi.
- Perché, amore mio, questa volta il tuo modo di vedere le cose fa davvero schifo.-
- Brooke!-
- E’ la verità Daniel! Io conosco Nathan e Haley da molto tempo e, credimi se ti dico che alla sposina verrebbe un infarto se sapesse quello che sto progettando. –
- Non credi che le verrà lo stesso quando, quella mattina, la sveglierai per dirle che hai organizzato non una festa per il matrimonio, ma il matrimonio?!-
- Si, ma poi si farà forza sulla sua disperazione e andrà tutto bene. – rispose lei, sciogliendo l’abbraccio e scoccandogli un bacio. – E poi non sono così cattiva! Non ho intenzione di dirle solo la mattina dell’evento che è il giorno del suo matrimonio.-
Daniel sospirò, sistemandosi la camicia chiara. – Per fortuna! Non sei così folle come sembri!- la canzonò.
Lei sorrise, furba. – No, infatti. Glielo dirò la sera prima!- rise.
-Poveri ragazzi.- mormorò sconsolato e rassegnato Daniel.
 
- Lucas? Sei a casa?- la voce di Karen inondò il corridoio, raggiungendo la camera di Lucas.
Il ragazzo si riscosse dal sonno leggero al quale si era abbandonato.
- Lucas? Lucas ci sei?- i passi in avvicinamento si sua madre misero il ragazzo sul chi vive.
- Oh, cavolo!- si morse le labbra, scuotendo la ragazza bionda al suo fianco.
- Che c’è?- si lamentò Peyton, rigirandosi seminuda nel letto.
- C’è che è arrivata mia madre!-
- Spiritoso! Sono solo le…- la ragazza si voltò a fissare la sveglia sul comodino. – le quattro.-
- Sì, ma avevo dimenticato che oggi mia madre ha la prima ecografia! Ho promesso di accompagnarla!- le spiegò, saltando giù dal letto e infilandosi i boxer in fretta e furia.
Peyton, shoccata, lo imitò, afferrando in tempo le mutandine e la t-shirt scura. – Non può succedere di nuovo!- riuscì solo a dire lei.
Ci furono in paio di colpi sul legno e poi la porta si aprì e Karen fece capolino nella stanza. – Lucas, ma cosa…- iniziò, interrompendosi alla vista del figlio in pantaloni e a petto nudo.
Fece vagare lo sguardo nella stanza e i suoi occhi incontrarono quelli di Peyton.
- Peyton! Ciao. - la salutò, alzando le sopracciglia.
La bionda, imbarazzatissima, si limitò a sollevate una mano. – Come stai, Karen?-
- Molto bene, grazie. – tornò a rivolgersi al figlio. – Lucas, posso parlarti in cucina? Subito.-
- Certo, mamma.- il ragazzo si avviò dietro la donna e, socchiudendo la porta, mimò un gesto di scuse all’indirizzo di Peyton.
In cucina Karen si limitò a fissarlo, scuotendo la testa. – Credevo fosse superata questa fase. - 
- Che fase?-
- Quella di me che ti trovo in camera mezzo nudo con una ragazza.-
- Mamma…-
- Ascoltami Lucas: non sono una puritana, non pretendo che tu rimanga vergine fino al matrimonio o che non abbia rapporti con la tua ragazza.-
- Mamma, ti prego è imbarazzante…-
- Lo è di più per me, fidati, ma sono tua madre e ho il dovere di farti questi discorsi. Voglio che tu stia sempre attento, Lucas, e, soprattutto, non voglio entrare mai più in camera tua e trovarti in queste condizioni.-
- Quindi mi stai dando il tuo permesso di fare sesso, ma non vuoi che lo faccia qui?-
- No! – Karen sospirò. – Non fare lo sciocco. Non voglio trovarmi mai più in una situazione così imbarazzante. Mi hai mancato di rispetto, Lucas, non voglio che si ripeta più!-
- D’accordo mamma, ho capito, sul serio.-
- Sono contenta, adesso preparati e accompagna a casa Peyton. Io ti aspetto qui, l’appuntamento è alle 17.-
- Faccio in un lampo.-
- Lo spero e ricorda Lucas: fai attenzione, sempre!-
- Mi manca così tanto Keith! In questi momenti capisco quanto fosse importante la sua presenza nella mia vita. – si rabbuiò Lucas. – Era lui a farmi questi discorsi, in genere.-
- Lo so, manca molto anche a me. – gli disse Karen, abbracciandolo. – Ma ricordati che lui è sempre con noi, vive qui dentro. – aggiunse, prendendo una mano del figlio e posandosela sul ventre.
Lucas sorrise. – E’ vero.- le diede un bacio sulla guancia e si avviò lungo il corridoio.
Poi, ripensandoci, tornò sui suoi passi. – Ti riferivi a Brooke quando hai detto che credevi avessimo superato questa fase?- le chiese.
- No, per niente. Ti ho scoperto con Brooke una sola volta, lei ha capito di avermi mancato di rispetto e non è mai più successo. Questa, invece, è la seconda volta che ti scopro con Peyton.-
Lucas annuì.
- Come mai ti è venuta in mente Brooke?- gli chiese Karen, in tono neutro.-
- Per nessun motivo in particolare.- rispose Lucas, distratto.
 

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Capitolo 6
*** Via per sempre ***


Sono imperdonabile lo so, ma non ho avuto modo di postare nuovi capitoli fino a ora. Eccone un altro, spero vi piaccia. Volevo anche dirvi che ho appena creato una pagina su face book dedicata a Brooke e Lucas. Per tutti coloro che amano questa coppia: ci sono link delle puntate, dalla prima stagione, ci sono immagini, ci saranno discussioni, quiz, giochi, video, e tanto altro. Anche riguardo la coppia Naley e le principali altre della serie. Ma niente Leyton! MAI! Si chiama “Brooke e Lucas: Brucas forever.” Spero passerete in tanti!!!
 
 
 
 
 
 
 
- Ancora un secondo, signora Roe e potremo sentire il battito di questo piccolo o piccola.- sorrise il ginecologo. Era un uomo sui quaranta, con i capelli scuri e gli occhiali. Aveva un’aria amichevole.
Lucas osservò l’uomo che spalmava una roba gelatinosa sulla rotondità della pancia di sua madre, tre mesi appena, e poi vi premeva sopra una sorta di rullo. Il medico si sporse per regolare il volume del monitor e poi si voltò verso sua madre. Un attimo dopo, un puntino minuscolo cominciò a lampeggiare nell’immagine e un rumore di cavalli che cavalcavano impazziti inondò la stanza.
- Ecco fatto. Il piccolo sta benissimo, signora, è in gran forma. – disse l’uomo. – Ecco, vede? Queste sono le mani. - le indicò qualcosa nell’immagine ma Lucas non riuscì a distinguere nulla.
- Oh, mio dio, avevo dimenticato quanto emozione possa dare questo momento.- sussurrò Karen. – Guarda, Lucas, vedi? E’ il tuo fratellino o la tua sorellina. Non è meraviglioso?- gli prese una mano e la strinse, le lacrime che le inondavano gli occhi verdi.
- Si, è la cosa più straordinaria che abbia mai visto. Keith sarebbe stato davvero felice mamma.- le rispose. Lei annuì, guardandolo negli occhi: erano uniti in maniera talmente forte da un dolore ancora vivo e fresco.
- Signora Roe, desidera sapere il sesso?- le domandò il ginecologo.
- E’ una bambina, vero?-
Il medico annuì, sorridendo. – Esatto, come lo sa?- le chiese.
- Lo sentivo.-
Lucas sorrise anche lui. – Una sorellina.- mormorò. – Come la chiameremo?-
- Ancora non lo so, tesoro.-
- Può rivestirsi, signora. E tu, giovanotto, mi raccomando, stalle vicino e dalle una mano. – aggiunse il medico, stringendogli la mano mentre Karen si rimetteva in piedi.
- Certo.-
- Noi ci vediamo tra due settimane per gli esami del sangue, si riguardi.- si salutarono.
Una volta fuori, Karen sorrise raggiante, sembrava ringiovanita di molto.
- Una bambina, avrò una bambina. La bambina di Keith.-
- Sono contento di vederti così felice.- le disse Lucas, mentre salivano in auto.
- Voglio che anche tu sia felice, Lucas.-
- Lo sono mamma, voglio già bene a questa piccoletta.- le rispose, accarezzandole la pancia.
- Mi riferivo alla tua vita tesoro. E’ un po’ di tempo che ti vedo strano, pensieroso. Va’ tutto bene?-
- Certo, perché non dovrebbe?-
- E con Peyton come procede?-
- Come al solito.-
- E’ tornata Brooke, non me l’avevi detto.-
- Credevo l’avessi vista al Tric. –
- No, l’ho intravista, ma non riamo riuscite a salutarci, non credo nemmeno che mi abbia vista.-
- Bene: è tornata Brooke.-
Karen rise, mentre il figlio faceva manovra e s’infilava nel vialetto accanto al Caffè. Spense l’auto e uscirono, avviandosi verso il locale.
- Vedrai che verrà a trovarti presto.-
- Chi?- chiese Karen, già sotto la porta.
- Brooke.- rispose Lucas, mentre le campanelle di benvenuto tintinnavano.
 
 
-Voglio essere sincero, Brooke: non mi va molto l’idea di passare la serata con il tuo ex ragazzo.- protestò Daniel, imbronciandosi. Gli occhi chiari scintillavano di insoddisfazione e i capelli neri gli sfioravano la fronte corrugata.
- Amore, ti ho già spiegato che le cose non stanno così. - ripeté la ragazza mora, uscendo dal bagno della sua camera per non alzare la voce: a Daniel dava molto fastidio, lo sapeva.
Aveva imparato molte cose, sull’etichetta, stando a contatto con Daniel e i Bennet: un mondo fatto di raffinatezza, eleganza, galà e feste da ballo. Aveva perfino partecipato al ballo delle debuttanti, un week-end che era stata a Vienna con loro. Albert l’aveva accompagnata, facendo le veci di suo padre. Erano delle persone squisite, per nulla rassomiglianti alle famiglie affettate e superbe che di solito riempivano i saloni da ballo.
- E va bene: non con il tuo ex, con sua madre.- concesse lui, incrociando le braccia. Era seduto sul suo letto, sempre composto ma con disinvoltura. Brooke si accomodò accanto a lui.
- Ascolta, Daniel: quando non aveva un posto dove andare, Karen mi ha accolta in casa sua, mi ha ospitata, mi ha accudita, è stata una madre per me. Non sarebbe davvero gentile da parte mia non passare da lei. Le voglio bene, la rispetto e voglio dirle del matrimonio, chiederle di Keith…-
Il ragazzo la interruppe, stringendola. – Perdonami, amore. Stavo solo facendo il geloso. Ti amo e so quanto sono importanti queste persone per te. Sono la tua famiglia e un giorno saranno, spero, anche la mia. Perdonami, va bene?- le sussurrò.
- Non ho niente da perdonarti, Daniel. Anche io ti amo e capisco che tutto questo ti sembri…troppo.
Ti ho raccontato com’era la mia vita prima che Lucas, Karen, Haley e gli altri ne entrassero a far parte. Ero una ragazza…inquieta. Loro mi hanno cambiata, profondamente.-
- Credo che tu sia una persona splendida, Brooke. I tuoi amici non ti hanno cambiata, ti hanno solo aiutata a fartelo capire.- rispose lui, baciandola sulla fronte.
- Adesso vado, devo prepararmi. Non vorrei tardare, domani arrivano i tuoi e vorrei preparare qualcosa per loro a pranzo.-
- Vuoi cucinare tu?- chiese allarmato il ragazzo.
Brooke affilò lo sguardo. – Si, amore, perché?-
- No, no, nulla. Credevo preferissi andare a pranzare al ristorante, sarai stanca dopo scuola.-
- Domani non andrò a lezione.-
- Ma, amore, è importante che tu segua i corsi.-
- Sono avanti col programma, amore, in Francia avevo quasi finito.-
- Ma i miei arrivano alle 13. Come farai ad andare all’aereoporto?-
- Ci andrai tu, Daniel.- cominciava a spazientirsi, lui se ne accorse.
- Va bene, Brooke, spero sopravvivremo.- mormorò. Un cuscino lo prese in piena faccia.
 
- Pronto?-
- Peyton?-
- Ciao.-
- Ciao, cosa fai?-
- Nulla, disegnavo. Com’è andata l’ecografia?-
- Bene, è una bambina.-
- Oh, congratulazioni. Tua madre è felice?-
- Molto. Non ha ancora scelto un nome, ma credo che desiderasse una bambina.-
- Hmm.-
- Cosa?-
- Io preferisco i maschietti. Sono più attaccati alle madri.-
- Hmm.-
- Cosa? - Rise lei.
- Io preferisco le femmine. Sono più legate ai papà. –
Risero insieme. – Ti va’ di uscire, stasera? - le chiese.
- Non posso. Mio padre è tornato pochi minuti fa, preparo la cena e passo un po’ di tempo con lui.-
- Certo, capisco perfettamente. Salutamelo.-
- Se faccio in tempo: riparte domattina.- sospirò.
- So che ti manca, Peyton, sono certo che anche tu gli manchi molto. Stai con lui, parlate.-
- Lo so, lo so. Adesso vado, non vorrei che si appisolasse sul divano.-
- D’accordo, a domani allora.-
- A domani.-
Lucas riagganciò. Ogni giorno si accorgeva di quanto Peyton avesse bisogno di persone nella sua vita che la sostenessero e guidassero. Era così silenziosa, introversa. A volte lo rattristava molto.
Peyton era una delle persone più complicate che avesse mai conosciuto. Ogni giorno, c’era un problema da risolvere, uno stato d’animo da affrontare. Lei era così.
Il ragazzo guardò l’orologio del locale, erano le sette meno pochi minuti.
Sua madre stava sistemando alcuni bicchieri nel lavabo, il campanello di benvenuto alla porta squillò. Lucas si voltò a guardare e vide Brooke che entrava raggiante. Indossava un abito chiaro, forse beige e una canotta marrone scuro. Portava un paio di sandali in cuoio, col tacco alto e i capelli raccolti solo in parte. Era poco truccata, forse solo un po’ di rossetto. Era bellissima.
La vide sorridere e voltarsi, dietro di lei, Daniel le teneva la porta, per farla passare.
Sembrava uno di quei manichini che trovi seduto in una sala di conferenze con mille persone di paesi diversi e altrettanti interpreti.
- Karen, sono così felice di vederti!- stava dicendo Brooke a sua madre, che aveva girato il bancone per abbracciarla. – Sei un incanto, sembri più giovane di vent’anni! La gravidanza ti dona!- aggiunse.
- Mio Dio, Brooke, è così bello vederti di nuovo! Mi sei mancata, sai? Non avevo nessuno da sgridare, ma mi è mancata anche un’amica con cui parlare.- disse sua madre.
Si abbracciarono ancora, poi Brooke si voltò a cercare Daniel che era rimasto in disparte, rispettoso.
- Karen, voglio presentarti una persona.- gli fece cenno di avvicinarsi. – Lui è Daniel Bennet, Daniel lei è Karen Roe, la mia seconda mamma.- sorrise la ragazza dai capelli ramati.
- Onorato, signora Roe. – il ragazzo le strinse la mano, poi chinò un po’ il capo.
- Il piacere è mio, chiamami Karen.- disse la donna. Poi si voltò, cercandolo. – Lucas, vieni qui.- lo chiamò.
Brooke lo vide in quel momento, così come anche Daniel. – Ciao, Lucas.- lo salutò stringendogli la mano quest’ultimo. Brooke  lo baciò piano su una guancia. – Non ti avevo visto.- si scusò.
- Lucas, gira l’insegna, stasera chiudiamo prima: voglio parlare con Brooke. – gli disse Karen. – Spero che accetterete un invito a cena. - aggiunse, rivolta ai due ospiti.
- Oh, cielo, si, speravo che ce lo chiedesse!- rispose Daniel, ridendo.
- Come? Brooke, non mi dirai che non gli dai da mangiare.- stette al gioco sua madre.
- Certo che no. Il signorino qui, fa storie: dice che non so cucinare.- spiegò Brooke, alzando la testa in segno di offesa.
Lucas tornò indietro e si accomodò al tavolo con loro, accanto a Karen. Daniel si sedette di fronte a lui e Brooke di fronte a sua madre.
- Allora, Brooke, aggiornami. Quali novità ci sono?- chiese Karen.
La ragazza sorrise, inclinando di lato la testa. – Ecco, sono qui per salutarti e anche per…invitarti ufficialmente al mio matrimonio.- disse con molta dolcezza. Così tanta dolcezza che il cuore di Lucas perse per un secondo un battito. Si rese conto di essere completamente escluso dai pensieri della principessa e che quel ragazzo sedutole accanto, non aveva occhi che per lei. Era lui ad averla conquistata, era lui che si sarebbe occupato di lei. Se mai Brooke avesse concesso a qualcuno di darle una mano.
- Come? Ti sposi? Oh, cielo, Brooke!- esclamò sua madre.
- Non è una decisione avventata, credimi. Finirò gli studi qui, mi diplomerò e poi tornerò a Parigi. Daniel ha un lavoro nella ditta di suo padre, io studierò Moda e mi laureerò. Poi aprirò una mia linea di moda. Sua madre è già mia cliente.- rise la ragazza.
Lucas si accorse che Karen lo guardava sott’occhio. Si sforzò di non fissare Brooke e di darsi un contegno.
- Io…non so che dire, Brooke. Vivrai in Europa, lontana da noi.-
- Non si preoccupi, Karen. La mia famiglia soggiorna a Parigi almeno una volta ogni due mesi. Le saranno tutti vicino, finché non si abituerà. Mio fratello sta completando gli studi in Francia e probabilmente abiterà anche lui da quelle parti. Inoltre le ho promesso di tornare almeno un paio di volte l’anno. – intervenne Daniel.
Un paio di volte l’anno? Era tutto lì, quello che avrebbero avuto loro? Lucas strinse i denti.
Brooke era parte integrante di Tree Hill. Era la ragazza dietro la porta rossa. Come poteva quello arrivare, prendersela e portarsela via? Ma certo, l’avrebbero rivista un paio di volte l’anno.
- I tuoi genitori?- chiese Karen.
- Non hanno detto niente. E’ molto che si sono disinteressati della mia vita, ormai.-
- E la tua famiglia, Daniel?-
- Sono entusiasti, adorano Brooke.-
- Bhe, se voi vi amate e siete sicuri, allora congratulazioni, Brooke. E anche a te, Daniel.-
- Grazie mille, Karen.-
Brooke le prese le mani. – Karen, io devo ringraziarti. Per tutto quello che hai fatto per me.- le disse, con le lacrime agli occhi. Poi Lucas si sentì sfiorare una mano e si accorse che una delle piccole manine di Brooke stringeva la sua. – E anche te, Lucas. Devo dirvi grazie. Senza di voi, a quest’ora non avrei avuto una casa, non saprei cos’è una famiglia e probabilmente sarei ancora in giro senza aver costruito nulla. Voi mi avete insegnato l’amore, i valori e il rispetto. Ve ne sarò grata per la vita. -  disse. Karen si portò una mano alla bocca, commossa.
Brooke lasciò la sua mano e poi quella di Lucas. Le loro dita si sfiorarono e il cuore del ragazzo accelerò i battiti. Ma c’era già un’altra mano a sostituire la sua: Daniel la stringeva tra le sue.
- Ora basta parlare di me. Voglio sapere tutto di te. - aggiunse Brooke, indicandole la pancia.
- Sta benissimo, è una bambina. – sorrise Karen.
- Oh, che meraviglia! Io adoro le femmine!- squittì felice la ragazza. – Anche noi avremo una femmina.- affermò, guardando Daniel.
Lucas strabuzzò gli occhi: un bambino? Lei già pensava di avere un bambino con lui?
Gli girava la testa.
- Come pensi di chiamarla?- chiese ancora la voce di Brooke.
- Hm, non saprei. Pensavo a Laura o Lilian. –
- Lilian è bellissimo, se non sbaglio il Lilium è il tuo fiore preferito.-
- E’ vero, come lo sai?- chiese sorpresa Karen.
Brooke sorrise dolcemente, scavando tra i ricordi. – Ricordo che quando eri in Italia per quel corso di cucina, Keith comprò un mazzo di Lilium per il tuo ritorno.- mormorò.
Karen sospirò, commossa. – Oh, Keith.- sussurrò.
- Lui ti è sempre accanto, Karen. A te, a Lucas e a questa piccola. Vi amerà sempre, lo sai vero?-
La donna annuì.
La conversazione continuò piacevolmente fino a sera, poi Brooke si offrì di aiutare a rimettere in ordine, ma Karen rifiutò con convinzione. La coppia salutò, spiegando che il giorno dopo sarebbero arrivati i genitori di Daniel e che non volevano tardare.
Daniel prese la giacca e il soprabito di Brooke e si avviò a salutare Karen. Brooke gli si avvicinò.
- Spero di non averti infastidito, parlando di Keith.- gli disse.
- No, affatto. Non ricordavo l’episodio dei fiori, è bello ripensarci.- le disse, poggiandosi al bancone e guardandola.
- Sono felice per tua madre, sarà una bellissima bambina.-
- Già.-
- E’ tutto apposto?- gli chiese, aggrottando le sopracciglia come faceva sempre quando si preoccupava.
Lucas la guardò a lungo, studiandola. Forse troppo a lungo perché lei fece un passo indietro, stranita. – Lucas, ti senti bene?- gli domandò ancora.
Lui annuì. – Scusami, ero distratto.- disse.
. Lo vedo. Sarai stanco, perdonami sono davvero una sciocca: hai avuto una giornata intensa, hai accompagnato tua madre dal medico e hai sopportato le mie chiacchiere tutta la sera e ora io ti riempio ancora la testa di domande. Perdonami, davvero.- sorrise.
Lucas rimase in silenzio, ascoltando quelle parole così poco da Brooke. Daniel arrivò un attimo dopo, con un cartoccio tra le mani. – E’ una torta, Karen non ha voluto sentire ragioni- spiegò.
La donna arrivò poco dopo, lei e Brooke si abbracciarono, poi Brooke gli baciò la guancia.
- Ciao, Lucas.-
Daniel gli strinse la mano e poi precedette Brooke fuori, come voleva il cerimoniale.
I due sparirono nella notte, sorridenti a felici.
Il silenzio li accompagnò per un po’, poi Karen si voltò a guardarlo. – E’ un bravo ragazzo, Lucas.-
Gli disse, come a rassicurarlo. – Lei starà bene. E’ felice, è cresciuta, è cambiata. Ma, nel cuore, è sempre la stessa Brooke. Ha solo smussato alcuni aspetti, la presenza di Daniel influenza il suo modo di comportarsi.- aggiunse.
- Perché mi dici questo?- domandò lui.
- Perché voglio che tu sia preparato.-
- A cosa?-
- A quando lei andrà via.-
- E’ già andata via una volta, non mi sembra di essermi frantumato in mille pezzi.-
Karen sorrise e scosse il capo. – Sapevi che sarebbe tornata, un giorno. Ora sai che andrà via per sempre, Lucas. E’ così, per quanto mi addolori, Brooke andrà via, per sempre.-
 
 
 

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Capitolo 7
*** La salsa ***


Dato che la fan fiction ha ricevuto alcune recensioni molto carine, mi sentivo in dovere di accontentare - per ringraziare - le persone che hanno speso il loro tempo a leggere e commentare la storia. Quindi ecco un nuovo capitolo. Vi ricordo inoltre di passare sulla pagina di Facebool- "Brooke e Lucas: Brucas forever". Un bacio a tutti.



Il sole inondava la cucina, filtrando dalla finestra spalancata, aperta appositamente da Brooke.
La ragazza se ne stava accanto ai fornelli, con un enorme librone di ricette davanti, indossando un grembiulino bianco che le copriva l’addome e parte delle gambe, mentre tentava di combinare qualcosa. Cucinare le era sempre piaciuto, sebbene non potesse dirsi una cuoca provetta.
I dolci le riuscivano meglio dei primi, come dimostrava la torta di fragole e panna messa a raffreddare in frigorifero un’ora prima. Con i secondi non se la cavava male, difatti il pollo con contorno di patate era quasi finito, mancava giusto un pizzico di aromi e poi via in forno.
Ma i primi, i primi erano la sua rovina. La pasta le risultava sempre o troppo cruda, o tanto cotta da sembrare gomma. O troppo salata. Odiava i primi. Brooke sbuffò, mentre la pentola con la salsa sul fornello sbottava, segnale che aveva dimenticato di girarla.
Sollevò il coperchio e una nebbiolina l’avvolse, mentre lei versava un po’ d’acqua all’interno per non farla addensare più del dovuto. Aveva seguito un corso di cucina, in Franca, dopo aver conosciuto Daniel, ma non aveva mai imparato a fare una lasagna decente.
David l’aveva più volte presa in giro per questo, ridacchiò, al pensiero di suo cognato – o quasi – la ragazza. Era molto che non vedeva quel don Giovanni da strapazzo e le mancava. In un certo qual modo, David aveva preso il posto di Lucas, proprio come Daniel: prima di essere il suo ragazzo, dopo essere tornato dal viaggio con Keith per l’infarto di Dan, Lucas era stato il suo migliore amico. Quel lato del suo carattere, spiritoso e affidabile, la ragazza lo aveva ritrovato nel minore dei fratelli Bennet, David. Lui era stato il suo confidente, il suo amico. Mentre Daniel…Daniel era stato il Lucas del suo ritorno dall’estate trascorsa coi suoi. Il Lucas delle 82 lettere, quello dei baci sotto la pioggia.
Ancora una volta il coperchio della pentola saltellò e Brooke, la fronte impregnata da perle di sudore, corse ad abbassare la fiamma, scuotendo il capo.
Non ce l’avrebbe fatta a preparare quel pranzo in tempo e avrebbe fatto una pessima figura con i suoi suoceri. Daphne e Albert sarebbero arrivati un paio d’ore dopo, alle due e mezza, se il volo da New York, la città dove risiedevano abitualmente, non avesse tardato.
- Coraggio, Brooke Davis, se hai affrontato la cucina francese, puoi fare anche questo.- disse fra se, afferrando un mestolo a caso.
 
Le lezioni erano state noiose e pesanti, colpa del caldo che rendeva gli studenti più inquieti del solito. Peyton sembrava distratta e Lucas era quasi certo che centrasse la partenza di suo padre di quella mattina. Così, quando la campanella suonò, la raggiunse in fondo al corridoio e  la strinse da dietro. – Ciao.- le disse, respirando nei suoi capelli.
- Ciao.- lo salutò lei, voltandosi per baciarlo.
- Va tutto bene?- le domandò.
- Più o meno.-
- Hai voglia di parlarne?-
Lei sospirò. – Andiamo fuori.- gli disse, prendendolo per mano.
Si sedettero sul muretto nel parcheggio, riparati dall’ombra di un’enorme cartellone pubblicitario.
- Mio padre è partito stamattina presto, prima che io mi alzassi per andare a scuola.- gli spiegò.
- Siete riusciti a parlare, ieri sera?-
- Si, certo, mi ha chiesto come me la cavo, se mi sentivo sola e cose del genere.-
- E tu cosa gli hai detto?-
- La verità: che ormai sono abituata a restare sola.-
Lucas alzò un sopracciglio: capiva il desiderio di Peyton di avere suo padre accanto, ma definire se stessa “sola” gli sembrava un po’ esagerato. Aveva lui, non contava niente?
Anche Brooke era cresciuta da sola, da sola per davvero, senza mai avere accanto la sua famiglia ma era riuscita lo stesso ad essere una famiglia per Peyton.
Lucas scosse il capo, cacciando quei pensieri dalla sua mente.
- Non è di questo che volevo parlarti, comunque.- lo richiamò Peyton, vedendolo distratto.
- Di cosa, allora?- domandò lui, osservandola: se ne stava sulla difensiva, era troppo tranquilla e questo stava a significare che stava per dirgli qualcosa di importante.
- Stamattina, quando sono uscita, nella casella postale c’era questa.- gli disse, scavando nella borsa scura per porgergli una busta bianca.
Lucas lesse il mittente: Scuola di Belle Arti, Savannah.
- Leggila.- gli disse lei.
Il ragazzo prese il foglio all’interno e lesse. – “Gentile signorina Sawyer abbiamo ricevuto i suoi schizzi e li abbiamo trovati davvero interessanti. Saremo interessati a valutare qualche suo altro lavoro e, se è possibile, ad avere un colloquio personale con lei. La preghiamo di contattarci al più presto, data la lunga lista di richieste di iscrizioni che ci arriva ogni anno, non vorremo essere costretti a dare il suo posto ad un altro. Le alleghiamo il numero di telefono della segreteria, con la quale può prendere appuntamento, la scuola le pagherà il viaggio e l’alloggio per il tempo che si tratterà a Savannah per il colloquio. Distinti Saluti, Josephine Wright, rettore dell’Università.”-
La ragazza annuì, sorridendo.
- Peyton, è una cosa bellissima, congratulazioni.- le disse Lucas, abbracciandola.
- Grazie.- gli disse alzando le spalle. – Non è niente di eccezionale, non voglio esaltarmi per il momento.- smontò il suo entusiasmo lei.
Peyton era fatta così: stentava a credere che le cose belle potessero accadere nella vita, tanto meno a lei.
- Non sapevo che avessi mandato loro degli schizzi, comunque.- notò Lucas.
- Non ci speravo in una risposta, quindi non volevo dire niente, finché non avessi ricevuto risposta.- spiegò lei. Quella era un’altra delle tante cose diverse che avevano lei e Brooke: la prima non riusciva a sopportare l’idea di essere umiliata o di fare qualcosa che potesse ridicolizzarla, fosse anche credere in un sogno, come era capitato con quella striscia che doveva fare per il giornale: aveva voluto che rimanesse anonima. La seconda non aveva problemi a provare, riprovare, sbagliare e rendersi ridicola, se c’era anche una flebile possibilità che questo potesse portarla a raggiungere ciò che desiderava.
Peyton schioccò le dita davanti al suo viso. – Mi sembri assente, Lucas.- gli disse.
- No, pensavo solo a Savannah. Pensi di telefonare?- mentì.
- Ci penserò,-
- Dovresti farlo Peyton: è il tuo sogno.-
- Già, un sogno.-
 
- Nathan, se continui a guardarmi non riuscirò mai a comporre nemmeno una canzoncina per bambini.- sbuffò Haley, ridendo. Se ne stava seduta alla tastiera che lui le aveva comprato, rotto e fatto riparare. Nathan, invece, era seduto senza maglietta – cosa che non aiutava la concentrazione di sua moglie – sul divano della loro casetta, intento a guardarla. Le lezioni erano finite e loro era tornati a casa, approfittando del fatto che gli allenamenti erano stati spostati in serata per il caldo.
-  Sei bellissima quando sei assorta a suonare.- le disse a sua discolpa.
- Ah, per favore! – rise lei.
- E’ la verità: sembra che ti perdi un mondo tutto tuo, dove è tutto migliore.-
- E’ la stessa espressione che hai tu quando giochi a basket.-
- Hai ragione, perché è così che mi sento, quando vado a canestro.- le rispose, alzandosi e abbracciandola da dietro. Le baciò il collo. – Sai una cosa, però?-
- Hmm?-
- La cosa migliore, dopo che ho fatto canestro, è vedere te, che sorridi perché sei fiera di me.-
Haley si voltò per abbracciarlo, ancora seduta. – Io sono sempre fiera di te. – gli disse, alzandosi e baciandolo.
- Ti amo, Haley, nemmeno immagini quanto.-
Lei poggi la testa nell’incavo del collo di suo marito. – E’ vero non lo immagino: lo so. Perché io ti amo alla stessa maniera.- rispose. – Ora, vattene, però!- lo spinse via, ridendo. – Le cose non vanno mai come dovrebbero quando te ne vai in giro mezzo nudo per casa. -  gli disse.
Nathan fece una faccia soddisfatta, di finta superbia. – Lo so, lo so: sono irresistibile.- le disse, filandosela prima che lei potesse tirargli qualcosa.
-Torna qui, carino, fammi vedere quanto sei irresistibile mentre lavi i piatti!- urlò lei, tornando a sedersi alla tastiera.
- Sai, se avessi saputo che sarei finito a fare lo sguattero non ti avrei mai sposato, donna!- sbuffò lui, aprendo la fontana.
- E’ per questo che ho voluto sposarti senza grandi festeggiamenti, tesoro: altrimenti avresti avuto il tempo di scrivere un contratto pre-matrimoniale.- fece lei, sorridendo con aria cospiratrice.
- Dannazione a me!- rise Nathan, beccandosi un cuscino proprio dietro il sedere.
 
- Pronto?-
- Brooke? Amore, sono Daniel, ti chiamo dall’aeroporto, il mio telefono è al corto di batteria.-
- Cosa c’è? I tuoi sono già arrivati?-
- No, hanno appena annunciato un ritardo di un’ora del loro volo. - le spiegò. – Arriveranno per le tre.-
Brooke esultò, silenziosa, saltellando per la cucina dove la salsa era schizzata ovunque sulle mattonelle chiare.
- Amore, ci sei?-
- Certo, tesoro, sono qui. Stai tranquillo, terrò in caldo le lasagne.- gli disse, ridacchiando.
- Sicura che è tutto apposto? Ti sento…affannata.-
Brooke imprecò mentalmente: dannato legame fisico e mentale, le giocava brutti scherzi.
- No, Daniel, tutto apposto, sul serio. Ora vada a farmi una doccia e apparecchio la tavola. –
- Va bene, allora ti chiamo col telefono di mio padre quando atterrano, d’accordo?-
- Si, amore, a dopo.-
- A più tardi.-
Riagganciarono. Brooke si diede un’occhiata in giro e ringraziò il cielo di quel ritardo: la pasta era pronta e si stava gelando, mentre la salsa era letteralmente esplosa. Aveva bisogno di aiuto.
Compose un numero ma il telefono squillò a vuoto. – Dannazione a te, Mouth! Dove cavolo sei?!- attaccò e fece il numero di Haley e Nathan. La ragazza rispose dopo tre squilli. – Pronto?-
- Haley! Grazie al cielo sei in casa!-
-  Brooke, che succede?-
- Ho bisogno del tuo aiuto: devo preparare le lasagne entro…-guardò l’orologio appeso al muro. – due ore. Ti prego, aiutami! – disse tutto d’un fiato.
- Lasagne? Brooke, non potevi scegliere una cosa più semplice?!-
- Albert adora le lasagne!-
- Ma non si chiamava Daniel?!-
- Albert è suo padre.-
- Cavolo Brooke, padre e figlio, non ti sembra di esagerare?-
- Non scherzare Haley! Non ho tempo!- sbuffò lei, lamentosa.
- Va bene, va bene. Ascolta: chiama Karen. Lei ha una ricetta molto semplice, può esserti utile.-
- Grazie mille, sei un’amica!- le disse, attaccando.
Prese il cellulare e cercò il numero del Caffè. – Pronto?-
- Lucas?-
- Brooke?-
- Si, Lucas, ho bisogno di tua madre, ti prego dimmi che è lì. -
- Mi spiace, Brooke, ma mamma non sopportava il caldo e Deb si è offerta di sostituirla per farla risposare.- spiegò il ragazzo. – Che succede?- le chiese.
- Oh, Lucas sono nei pasticci! Ho detto a Daniel che avrei cucinato la lasagna per l’arrivo dei suo che, per inciso, è fissato tra due ore, e la salsa mi è esplosa in faccia!-  gli disse lei.
Lucas rise di gusto.
- Eh, che fai, ti prendi gioco di me?- sorrise lei. – Invece ci tirarmi su di morale, bell’amico. – fece l’offesa.
- No, Brooke, non mi prenderei mai gioco di te, lo sai. – aveva intenzione di dirlo in modo divertente, ma gli uscì più serio di quanto avrebbe voluto. Lei non parve notarlo, comunque.
- Bene, allora, per favore, dimmi se nei paragi hai una ricetta per la lasagna che si prepari in mezz’ora.- gli chiese lei.
- Meglio, Brooke, ho una lasagna già pronta proprio qui. Vuoi che te la porti?-
Lei parve perplessa. – Ma così mentirei, non credi? Non l’ho davvero preparata io. – disse.
- Andiamo, Brooke: non stiamo parlando di chissà che bugia, è solo una lasagna!- rise lui.
- E va bene, mi hai convinta. Puoi mandarmi qualcuno, per favore? Però, ovviamente, pagherò la consegna e la lasagna, altrimenti non se ne fa niente.- fece lei, categorica.
- Ti mando me stesso, posso andare?-.
- Oh, se ti metti anche la divisa da fattorino, certo.-
- Ci vediamo tra poco, Brooke.-
- Ciao Lucas, grazie.-
Riagganciarono e Lucas girò veloce il bancone, stranamente euforico. Deb lo vide.
- Lucas, che c’è?-
- Abbiamo una consegna a domicilio per una lasagna.- le disse.
- Oh, bene, la incarto subito, puoi trovare il fattorino, per favore?-
- Non serve, è di un amica gliela porto io. –
La donna sembrò stupita. – Deve essere un’amica speciale se ti prendi tanto disturbo.- disse, aprendo la vetrina e prendendo il vassoio.
 - Già.-
Quando Deb ebbe incartato tutto, glielo porse. – Tieni e salutami Peyton.- gli disse, sorridendo condiscendente.
Anche Lucas sorrise, ma solo per il fatto che Deb non ci aveva preso nemmeno lontanamente.
Salì in auto e mise in moto, dopo aver sistemato il cartoccio sul sedile del passeggero.
Guidò come un automa fino alla casa dalla porta rossa, davanti alla quale era passato per giorni e giorni, nei mesi precedenti senza quasi vederla. Forse perché era vuota, forse perché a rendere la presenza di quella casa era la giovane donna che vi abitava.
Ed eccola lì, la casa dalla porta rossa, luminosa e splendente, davanti ai suoi occhi.
Lucas parcheggiò e salì le scale, rendendosi conto di sentirsi nervoso, senza capirne il motivo.
Suonò e la voce di Brooke gli urlò che era aperto. Entrò richiudendosi la porta alle spalle, quasi timoroso di essere un intruso in quel mondo, il mondo di lei, da cui era stato escluso da molto tempo. Avanzò e ancora una volta udì la voce di lei. – Vieni pure, sono in cucina!- gridò.
E, come in un flash- back, se la ritrovò davanti: era inginocchiata a terra, con un grembiule bianco che copriva il vestitino chiaro che indossava sotto, un secchio accanto, intenta a strofinare per terra.
Quando lo vide, si spostò un’onda di capelli dal viso accaldato e si alzò in piedi.
Era ricoperta di salsa, il grembiule sembrava a pois rossi. E lei non era da meno, con schizzi di salsa sul viso e sulle mani.
- Non scherzavi quando parlavi di pentole esplose allora!- riuscì a dire Lucas.
- Affatto!- rise lei. – Grazie di cuore, Lucas, mi hai salvata!- rispose, prendendogli dalle mani il cartoccio e sfuggendo alle sua braccia quando tentò di abbracciarla per salutarla.
.- Sono un disastro, - gli disse – non voglio sporcarti.-
Lui annuì, sebbene si sentisse come se fosse stato privato improvvisamente di qualcosa.
- Non dovevi disturbarti tanto, sul serio.- stava dicendo Brooke, mentre toglieva il vassoio dalla busta. – Ho finito di pulire la cucina un attimo fa, ma adesso dovrò fare una doccia, prima che Daphne e Albert arrivino.- disse ancora.
Lucas la osservava, incantato dai suoi movimenti: era così diversa dalla Brooke che conosceva, eppure, dietro i suoi modi eleganti, riusciva a riconoscere la Brooke di sempre, euforica, impulsiva, generosa. La Brooke con il cuore più grande di chiunque altro.
- Lucas? – si accorse che lei lo guardava curiosa, con la testa piegata di lato.
- Si?-
- Ti ho chiesto come sta tua madre.- disse lei.
- Oh, sta benissimo, era solo accaldata e Deb le ha imposto di andarsene a casa. - spiegò lui.
- Ha fatto bene, non dovrebbe stancarsi.-
- Già.-
- Lucas, dimmi quanto ti devo.-
- Lascia stare, Brooke, sul serio, sono felice di aiutarti.-
- Non esiste, Lucas, sono stata chiara al telefono, o mi lasci pagare o…-
- O, cosa? Mi tiri dietro le lasagne?- scherzò lui.
- No, ma non ti rivolgerò più la parola, mio caro.- fece lei, ridendo.
- Andiamo, Brooke!-
- Niente da fare, c’è il duro lavoro di tua madre, dietro questa lasagna.-
- Va bene, va bene, però la consegna la offre la casa. –
Lei parve capire che non avrebbe ottenuto altro. – Andata!- gli porse la mano.
Lui la strinse, accarezzandole la pelle liscia e chiara.
- Ora, scusami, devo proprio fare una doccia.- gli disse lei, infilando la lasagna in forno.
- Se vuoi posso controllarla finché non sei pronta. Non vorrei che le dessi fuoco.- si offrì.
Non voleva salutarla, non sapeva perché.
Brooke parve pensierosa. Poi scosse il capo. – Oh, va bene, se non ti disturba…io farò più in fretta possibile.- rispose, sfilandosi il grembiule e correndo verso le scale.
Poi ci ripensò e corse di nuovo verso di lui. Lo abbracciò, poggiandogli una guancia sulla sua.
- Grazie mille, Lucas, sei stato gentilissimo, davvero. Sono in debito.- gli disse, correndo di nuovo di sopra.
Lucas si portò una mano alla guancia, che sentiva appiccicosa e se la ritrovò sporca di salsa. Sorrise.
 
 

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Capitolo 8
*** Sensazioni ***


La doccia rilassò Brooke a punto che si ritrovò accovacciata nella vasca, intenta a massaggiarsi i capelli col balsamo francese alla vaniglia. Aveva insaponato le braccia e le gambe con il sapone depilante e adesso doveva risciacquare. Parigi era il paese perfetto per le donne come lei, innamorate dei profumi, dei bei vestiti. Ma era anche un luogo ricco di arte e cultura ed era felice di essere tornata molto più acculturata e raffinata da quel lungo soggiorno in Francia.
Adesso si sentiva più all’altezza dei suoi amici, di Haley e Peyton, sebbene la prima non le avesse mai fatto pesare niente di tutto ciò.
Si alzò e si risciacquò, passando le dita tra i capelli ondulati, tamponando le zone più delicate con una spugna celeste. Improvvisamente, quasi come a spezzare l’incantesimo di nebbia e profumo in cui si era abbandonata, udì un picchiare sulla porta del bagno e una voce. – Brooke, Brooke, va tutto bene? .- stava chiedendo Lucas.
- Lucas?-
- Si, sono io, Brooke, è quasi un’ora che sei lì sotto, il tuo cellulare sta squillando, credo sia Daniel.- le disse il ragazzo, la cui voce le arrivava ovattata dalla porta.
- Oh, cielo, arrivo subito!- esclamò, maledicendosi mentalmente. Si era persa e non si era resa conto di quanto tempo fosse passato. Si avvolse nell’asciugamano, sistemandosela sotto le braccia e intorno a corpo. Si frizionò in fretta i capelli con un asciugamano più piccolo e corse fuori.
Lucas se ne stava davanti allo specchio e alla cassettiera, ad osservare le foto che lei vi aveva attaccato la sera prima: una con lei e Daniel, di fronte alla Torre Eiffel, un’altra con lei, Daniel e Marié, la sua compagna di stanza alla scuola francese e poi una vecchia foto di tutti loro, lei, Haley, Nathan, Lucas, Peyton, Mouth, perfino Skills, Rachel e Bevin. Quando la sentì uscire si voltò e arrossì nel vederla in asciugamano.
- Scusami, Brooke, io…ecco, il tuo telefono squillava…e io…- balbettò, abbassando gli occhi, sebbene di tanto in tanto il suo sguardo saettasse – non controllato – lungo il profilo sottile e morbido della ragazza, sul viso bagnato.
- Va tutto bene, Lucas, scusami tu, mi ero quasi addormentata. – avanzò verso di lui stringendosi nell’asciugamano, per prendergli il telefono dalle mani.
Il ragazzo ne sentì il profumo dolce e leggero ancor prima che lei gli arrivasse davanti e si rese conto che Brooke era già sparita dal suo campo visivo, nascosta dietro il separé posizionato accanto all’armadio.
- Daniel?- le sentì dire. Probabilmente lo stava chiamando. – Perdonami, ero sotto la doccia, state arrivando? Venti minuti? Certo, non ci sono problemi, a dopo, anche io ti amo. – poi riagganciò.
Lucas rimase imbambolato sulla porta, senza saper bene come comportarsi.
Intravide Brooke che agguantava un abito glicine dall’armadio, sentì il frusciare degli asciugamani e li vide cadere per terra – dato che il separé non toccava terra ma era tenuto su da due gambe sottili ai lati – e vide le sue caviglie sottili infilarsi nell’abito.
Brooke ne uscì pochi attimi dopo. Parve sorpresa di vederlo ancora lì. – Lucas, credevo fossi di sotto.- gli disse, sfrecciandogli accanto per prendere qualcosa dalla cassettiera. Gli diede le spalle e Lucas vide che il vestito aveva una cerniera sulla schiena che lei non aveva ancora chiuso.
Si mosse lentamente, quasi timoroso che lei gli sfuggisse. Si stava guardando allo specchio, alternando un paio di orecchini, accostandoli prima ad un orecchio poi alla altro.
I capelli bagnati le gocciolavano sulla schiena liscia. Quando se lo vide alle spalle sussultò.
- Hai bisogno di aiuto?- le disse, indicandole la schiena. Lei annuì, perplessa, tornando a concentrarsi sui gioielli.
Il ragazzo accostò le dita ai lembi di stoffa chiara e afferrò la cerniera con le dita tremanti. Poteva intravedere la fine della schiena di Brooke, i buchi di venere che spiccavano sulla pelle.
Tirò verso l’altro e, mentre lo faceva, le passò un dito sulla pelle, verso l’alto, asciugandole le gocce d’acqua. Lei parve stranita di quel contatto, perché si scansò non appena avvertì la stoffa stringersi intorno al corpo. Si voltò a guardarlo, tesa. - Sei stato molto gentile, Lucas, mi dispiace di averti fatto perdere così tanto tempo, davvero, perdonami. – gli disse, raggirandolo per infilare un paio di scarpe alte e chiare. Lucas la seguì con lo sguardo, mentre lei tornava in bagno per prendere il phon.
- Le lasagne sono in forno, vuoi che le spenga?- le domandò.
Lei parve scontenta: forse voleva che andasse via. Forse era semplicemente perché era in ritardo.
Forse entrambe le cose.
La vide annuire, quasi a volerlo far uscire al più presto da quella camera.
La ragazza asciugò in fretta i capelli ramati che raccolse in un elegante chignon, come le aveva insegnato Daphne. Tornò allo specchio e si infilò gli orecchini di perle, poi si passò un lucidalabbra pesca e mise un po’ di mascara. Aveva caldo, le guance le si arrossarono naturalmente e non dovette ricorrere al blush. Come ultimo tocco, si spruzzò una goccia del profumo che David le aveva regalato il giorno del suo compleanno, alcuni mesi prima. Scese di sotto, incerta di come comportarsi con Lucas.
Sembrava strano, sovrappensiero, non le piaceva il modo in cui le aveva chiuso il vestito.
Poi si ritrovò a rimproverarsi da sola: Lucas amava Peyton, erano felici, loro due erano solo amici, lui era stato gentile e premuroso ad aiutarla sprecando un sacco di tempo.
Scese le scale in fretta, mancavano pochi minuti all’arrivo di Daniel e dei suoi suoceri e non voleva che il suo ragazzo trovasse Lucas in casa sua.
 
Lucas attese che Brooke fosse arrivata in cucina per ammirarla: era bellissima ed elegante.
Provò una strana sensazione a vederla, così bella e cresciuta, al pensiero che tutta la fatica che si era arrecata quel giorno era stato per l’amore che provava per un altro ragazzo.
Lei sorrise. – Oh, Lucas, come posso ringraziarti?- gli chiese, avvicinandosi al ripiano di marmo sul quale lui aveva posato le lasagne.
- Smettendola di ringraziarmi. – rispose.
Brooke rise. – Va bene.- gli disse.
Poi si avvicinò alla tavola, in sala da pranzo, già apparecchiata e vi sistemò il vassoio argentato, dando gli ultimi ritocchi.
- Ecco fatto.- disse, ammirando la tavola.
- Ci tieni parecchio a questo pranzo, eh?- le domandò, avvicinandosi.
Lei annuì. – Daphne e Albert sono due persone deliziose, sono stati molto gentili con me, mi hanno accolta nella loro famiglia e trattata con cortesia in ogni occasione. Sono felice di esserne parte.- gli spiegò.
Lucas si ritrovò a pensare, con una punta di amarezza, che un tempo lei faceva parte della loro famiglia: lui, lei, Karen, Keith. Adesso, invece, era parte della famiglia Bennet.
- Lucas? Ti vendo pensieroso. Tutto bene con Peyton?- gli chiese con semplicità, e non come se stesse parlando della ragazza con cu l’aveva tradita, della sua migliore amica con cui l’aveva fatta soffrire.
- Si, tutto bene.- rispose. Il fatto che Brooke avesse nominato Peyton gli fece tornare alla mente la sua ragazza: i riccioli biondi, gli occhi chiari. Non voleva che lei soffrisse, come aveva potuto avvicinarsi a Brooke in quel modo, rimanere a casa sua, abbottonarle il vestito?
Lui era l’eroe della ragazza con gli occhi tristi, amava la ragazza con gli occhi tristi.
- Lucas?- ancora una volta la voce di Brooke s’insinuò tra i suoi pensieri. Sollevò lo sguardo, per ritrovarsela a qualche metro, che lo osservava preoccupata.
Lucas si morse la lingua, si sentiva in colpa, frustrato, arrabbiato con se stesso.
Il campanello suonò e Brooke spalancò gli occhi verdi e spaventati così di botto che Lucas provò l’impulso di abbracciarla e dirle che andava tutto bene.
La ragazza tentennò qualche istante, alternando nervosamente lo sguardo da lui alla porta e il ragazzo capì: probabilmente Daniel non sarebbe stato felice di trovarlo lì.
Un senso di soddisfazione e sfida lo pervase: voleva vedere la gelosia negli occhi di lui, a vederlo lì, in casa, con lei.
Al secondo squillo, Brooke scosse il capo e si avviò verso la porta, Lucas la seguì, restando alle sue spalle.
La ragazza aprì la porta e si ritrovò davanti i suoi suoceri: Daphne, i capelli castani e gli occhi nocciola, le labbra sottili e il naso diritto, avvolta in un abito di seta pesca. Albert, i capelli ormai grigi e i baffi ben curati, sempre impeccabile in giacca e cravatta. I due si sporsero in contemporanea per abbracciarla.
- Daphne, Albert, che piacere vedervi, entrate vi prego.- li invitò lei.
- Brooke, mon petit, sei stupenda.- sorrise la donna, tenendole le mani. Albert annuì, con gli occhi luminosi.
Nessuno parve far caso alla presenza di Lucas, che assisteva alla scena come se non si trovasse lì.
Improvvisamente ci fu un fracasso, come di passi di corsa, poi Brooke sparì. Lucas batté le ciglia e si sporse fuori, per cercarla e la vide: un ragazzo alto quanto Daniel – ma che non era Daniel – la stava facendo roteare, ignaro delle sue risate di protesta.
- David, mettimi giù, ti prego, ho la gonna.- sbraitava lei.
- Ti sono mancato, principessa?- le chiese il ragazzo, con voce profonda.
- E tu che ci fai qui?!- esclamò lei, tra una risata e l’altra.
- Dave, mettila giù, piantala!- esclamò Daniel, al suo fianco, guardandolo scocciato. – E non chiamarla principessa- aggiunse, strappando la sua ragazza dalle mani di suo fratello.
Brooke si ricompose, mentre Albert e Daphne ridevano, sconsolati.
David si sporse per scoccare un bacio in fronte a Brooke, che lo spinse via, giocosamente.
Quando Daniel fece per entrare in casa, si ritrovò di fronte a Lucas.
Brooke si affrettò a raggiungerli. – Albert, Daphne, David, voglio presentarvi il mio amico Lucas.- spiegò la ragazza, mentre la coppia gli porgeva la mano gentilmente.
- Lucas. – mormorò Daniel, guardandolo con gli occhi ridotti a due fessure. – Come mai qui?-
- Lucas è venuto per riportarmi un orecchino che avevi perso al locale ieri sera, ricordi amore, il locale di Karen.- disse Brooke, prendendogli un braccio. – E’ appena arrivato e stava per andare, ma io ho pensato che gli avrebbe fatto piacere conoscere i miei futuri suoceri.- aggiunse, con dolcezza.
Le parole di Brooke parvero fare effetto immediatamente, Daniel si rilassò all’istante, quasi fiero di lei e Lucas parve potesse leggergli nella mente quello che stava pensando: uno a zero per me, Lucas, la mia principessa ti presenta i suoceri, per farti capire che ama me.
L’attenzione del biondo fu poi attirata dal fratello più piccolo, che stava entrando: David somigliava nei tratti dei viso al fratello, sebbene i suo capelli tendessero al biondo e aveva gli occhi di un verde più scuro. Era alto quanto il fratello maggiore, anche lui ben piantato. Aveva un sorriso aperto e smagliante, furbo, arrogante,  ma non presuntuoso o superbo.
- Lucas eh? Molto piacere, io sono David Bennet, il fratello di Daniel e colui che gli soffierà la ragazza.- gli disse, strizzandogli l’occhio.
- Buon per te, figliolo.- intervenne Albert, ridendo.
- Oh, Albert! David, sei imperdonabile, sei fortunato che la nostra Brooke non si offenda.- li riprese Daphne, come una mamma avrebbe fatto con due figli indisciplinati.
Brooke se ne stava nel mezzo tra Daniel e David, sorridendo divertita e a Lucas parve abituata a scene del genere. David le diede una gomitata e lei ricambiò prontamente. Sembravano in sintonia, come un tempo lo erano stati loro, da amici.
- Adesso devo andare, Brooke. Mi ha fatto davvero piacere conoscervi signori Bennet, spero che le lasagne siano di vostro gradimento. Brooke si è molto impegnata per questo pranzo.- aggiunse.
- Piacere nostro, ragazzo.-
- Arrivederci, Lucas.- lo salutò Daniel, guardandolo con fare condiscendente.
- Daniel, accompagna i tuoi in sala da pranzo, io arrivo subito, d’accordo?-
Lui parve restio ad allontanarsi, finché David non lo prese per il collo. – Muoviti, fratello, non credi  di essere un tantino pressante?- gli stava dicendo, portandolo via.
Brooke tenne la porta aperta mentre Lucas usciva. – Io, ti chiedo scusa per la bugia, ma, vedi, Daniel non avrebbe mai capito. Sono davvero mortificata.- gli disse.
- E’ colpa mia, Brooke, non avrei dovuto salire al piano di sopra.- le disse, con le mani in tasca.
- Non è successo niente, noi lo sappiamo, ma non credo che Daniel e Peyton sarebbero dello stesso avviso. C’è stata troppa…confusione, prima, cerchiamo di mantenere i rapporti tranquilli, d’accordo?- gli chiese.
- Certo, Brooke. Io amo Peyton e tu ami Daniel. E sono davvero felice per voi.-
Lei sorrise apertamente, rassicurata. – Non sai quanto mi fai felice, avevo bisogno della tua approvazione, sei il mio più caro amico.- gli disse. – Grazie ancora, per tutto. Troverò il modo di sdebitarmi. – aggiunse, prima di chiudere la porta.
Lucas si ritrovò a camminare  verso l’auto, pensieroso: l’attrazione fisica che lo aveva sempre spinto verso Brooke non era svanita, doveva essere stato quello a confonderlo, quel giorno.
Annuì, rassicurato: Brooke era una ragazza bellissima, fantastica era normale essere attratto da lei.
Chiunque ne sarebbe stato attratto. Ma lui amava Peyton, la sua ragazza dagli occhi tristi.
Salì in auto, diretto verso casa di lei. Durante il tragitto, i momenti vissuti a casa di Brooke gli parvero frutto della sua fantasia e si ritrovò a ridere di se stesso e di quanto era diventato emotivo.
Le aveva solo chiuso la cerniera del vestito, dannazione, non doveva farsi strane paranoie.
Eppure quanta confidenza si prendeva quel David. Non gli piaceva per niente.
Arrivò sotto casa di Peyton e la chiamò. – Sono sotto da te, posso salire?- le chiese.
Lei parve più infastidita che sorpresa. – Va bene.- gli disse.
Entrò in camera sua e la trovò intenta a disegnare. – Tutto bene?- le chiese.
- Si, tu? Che ci fai qui?-
Lucas rifletté un attimo se fosse il caso di dirle o meno di Brooke e delle lasagne. Optò per il no, perché non voleva creare drammi inutili. Ma poi ci ripensò, non voleva nemmeno che lei lo venisse a sapere per vie traverse e saltasse a chi sa che conclusioni.
- Vengo da casa di  Brooke. Sono passato un secondo per portarle delle lasagne, ne aveva bisogno perché  oggi aveva i suoceri a pranzo.- scandì attentamente le parole, cercando di farle passare con indifferenza.
Vide Peyton stringere le dita intorno alla matita. – Non poteva andarci un fattorino?- chiese.
- Oh, oggi il locale era davvero pieno, nessuno poteva, io stavo andando via e così…-
Lei annuì, sebbene stesse fremendo di rabbia. – E così ti sei offerto tu. – completò.
- Peyton, non pensare a male, le ho dato le lasagne, le ho spiegato come scaldarle e sono andato via. Sulla porta ho incontrato i Bennet, ci siamo presentati e sono andato via. Pensa che Brooke ha perfino voluto pagarmi!- aggiunse, per sottolineare l’impegno lavorativo che lo aveva spinto ad andare. Bugiardo. Si sentiva un vero bastardo, ma come avrebbe potuto spiegare a Peyton l’insieme caotico di sentimenti che lo aveva spinto ad agire, quel pomeriggio.
La ragazza parve rilassarsi. Tornò a disegnare, i capelli dorati le incorniciavano il viso, era davvero bella. – Oggi ho chiamato la scuola d’arte a Savannah.- disse lei, d’un tratto.
Lucas si raddrizzò, ascoltandola interessato. – Parto domani, tornerò Martedì.- gli disse.
Era Mercoledì, sarebbe stata via sei giorni. – Sei giorni? Ci vuole così tanto per un colloquio?!-
- Non sono l’unica ad avere un colloquio. E poi potrò assistere ad un paio di corsi, giusto per capire come funziona.- gli spiegò.
Lui incrociò le braccia, scontroso. – E che farò io, sei giorni senza di te?- le chiese.
Lei sorrise, felice per quel comportamento, per il fatto che lui non volesse lasciarla andare.
Si alzò e lo raggiunse, lo baciò e lui la cinse, tirandosela sopra mentre si stendeva sul letto.
- Conterai i giorni fino al mio ritorno.- gli disse in un sussurro all’orecchio.
Lucas rise, reprimendo un brivido. Amava Peyton, come aveva fatto a dubitarne?
La strinse, cercando di ricordare a se stesso quanto era fortunato ad avere accanto quell’angelo biondo. Quando stava con Brooke, quante volte l’aveva rimpianta, desiderata?
Lei era sua adesso, non se la sarebbe fatta scappare, non l’avrebbe persa per delle sensazioni dettate probabilmente dal fatto che non vedeva la ragazza dai capelli ramati da mesi e che si sentiva ancora in colpa nei suoi confronti.
Peyton lo baciò, prima sulle labbra, poi sulla guancia, poi sul collo. Lucas chiuse gli occhi, rilassato.
- Sai di salsa.- mormorò lei, mentre gli sbottonava la camicia.

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Capitolo 9
*** Pensieri interessanti ***


 
Quel Giovedì mattina arrivò luminoso e caldo: il sole era alto, il vento soffiava leggero e tiepido, il cielo era limpido e niente sembrava poter andar storto. Brooke sorrise al profilo di Daniel, disteso al suo fianco. Il pranzo con i suoceri era andato meravigliosamente: Daphne aveva trovato deliziose le lasagne e la torta, proprio come Albert. Perfino David le aveva espresso il suo gradimento, ripulendo il piatto senza ritegno. Purtroppo i suoi suoceri erano ripartiti quella stessa mattina, all’alba: Albert aveva un incontro al vertice con il suo socio in affari e Daphne non aveva intenzione di venir meno ai suoi doveri di moglie, sebbene questi le imponessero di arrivare in Nuova Zelanda. Già, perché i coniugi Bennet avevano affari ovunque, sul Globo.
- Buona giorno, principessa. Che cosa guardi?- le chiese Daniel, aprendo gli occhi azzurri che illuminarono la camera da letto.
Brooke, poggiata sul gomito, si sporse a baciarlo leggermente. – Te. – sorrise, poggiandosi sul suo petto. Fare l’amore con Daniel era come perdersi nel calore naturale della famiglia: Brooke si sentiva protetta e al sicuro, quando lui era accanto a lei, dentro di lei.
-Mi dispiace che i tuoi siano già ripartiti.- gli disse. Brooke sapeva quanto il suo fidanzato sentisse la mancanza dei genitori: gliel’aveva confessato un pomeriggio, quando se ne erano stati rintanati nel suo appartamento di Parigi per via della pioggia. Il rampollo dei Bennett aveva imparato presto a camminare con le proprie gambe, nonostante il rapporto genuino e affettuoso che lo legava alla famiglia. Albert era una capofamiglia severo, ma dolce, giusto e leale, rispettoso dei figli ma che pretendeva lo stesso rispetto. Inutile pensare a quanti scontri vi erano tra quest’ultimo e David, il minore, dal carattere ribelle. Doveva frequentare per altri due anni l’Università, ma non sembrava che la cosa lo preoccupasse più di tanto: ad ogni richiamo di suo padre, affinché di concentrasse di più sullo studio, prontamente David rispondeva con un nuovo viaggio, o l’acquisto di una qualche stramberia. David era fatto così, un bastian contrario nato! Era, ovviamente, il più coccolato da Daphne, che continuava a considerarlo “solo un ragazzo”. Era Daniel a fare da mediatore tra i suoi genitori e il fratello minore, cosa che gli riusciva decisamente bene.
- Anche a me. – sussurrò Daniel, baciandole la fronte.
Un trambusto li fece sussultare e spezzò l’incantesimo che si era creato tra loro. Un rumore di passi anticipò l’apertura della porta. David diede un’occhiata all’interno e, quando li vide svegli, entrò di corsa in stanza e si ficcò sotto le coperte accanto a Brooke, tirandola via dalle braccia di Daniel.
Aveva le mani e il naso gelato e ne approfittò per farle il solletico.
- David! Smettila, lasciami, sei congelato!- rise la ragazza, cercando di liberarsi.
Il ragazzo sorrise di rimando, gli occhi verdi illuminati dal sole, i capelli chiari scompigliati.
- Non essere egoista, fratellino: dobbiamo condividere tutto, ricordi?- disse a Daniel, che si era alzato per tirarlo via dal letto. Il maggiore dei fratelli Bennett afferrò il fratello per un braccio, trascinandolo giù dal letto. David inciampò ma non cadde: fece, anzi, un sorriso a Brooke, ancora piegata in due dalle risate sul letto – mentre il fratello lo trascinava fuori con un cipiglio rassegnato.
Quando Daniel lo sbatté fuori, David fece “ciao, ciao” con la manina all’indirizzo dei due, poi il fratello gli chiuse la porta in faccia.
- Sei troppo stressato, Daniel, hai bisogno di rilassarti!- gli urlò da dietro la porta.
- Resta fuori da questa stanza, David! E, dato che ami condividere tutto con me, comincia dai piatti che ci sono in cucina!- rispose Daniel, mentre tornava a letto.
Brooke sentì David borbottare qualcosa sulle ingiustizie della vita e poi i suoi passi che scendevano di sotto. Il suo ragazzo tornò accanto a lei e la guardò offeso.
- Che c’è?- gli chiese lei.
- Non dovresti dargli corda! Non dargli confidenza, Brooke, altrimenti quando saremo sposati, a venire nel letto con noi non saranno i nostri bambini, ma David!- sbottò, mettendo il muso, come fosse un bambino.
Brooke s’intenerì: Daniel era sempre stato il più maturo, forse non per volontà ma per necessità.
Con lei riusciva a mettersi a nudo, non tratteneva i lati infantili del suo carattere.
- Oh, amore, prenderemo un letto molto grande, d’accordo?- scherzò, abbracciandolo.
- Ah,ah! Non sei divertente!- fece lui, pizzicandola.
Ci fu un nuovo rumore, stavolta di qualcosa che andava in frantumi. Poi un’imprecazione.
- Sai qual è la cosa che più mi è dispiaciuta della partenza dei miei?- chiese Daniel.
- Hmm?-
- Il fatto che ci abbiano mollato qui quella specie di bomba atomica.- sospirò il ragazzo.
 
- E così non l’hai accompagnata all’aeroporto?- stava chiedendo Haley, mentre versava del caffè nella tazza di Lucas. Erano seduti nella cucina di casa di Nathan e Haley, suo fratello era sotto la doccia. Lucas scosse il capo, sorseggiando dalla tazza. Haley era seduta di fronte a lui, ancora in pigiama. Erano da poco passate le sette, Lucas li aveva svegliati, lo sapeva, ma nessuno dei due sposini aveva protestato: Nathan era abituato al fatto che tra sua moglie e suo fratello ci fosse quel rapporto di amicizia speciale, quasi forte quanto quello di due fratelli.
Forte come il rapporto che, con il tempo, loro due, i fratelli Scott, erano riusciti a costruire.
Haley era stato il perno di quel rapporto, il collante che li aveva uniti, costretti a collidere, a scontrarsi e accettarsi, imparare a conoscersi e ad amarsi. Anche se non lo avrebbero ammesso mai.
- Non me lo ha chiesto.- rispose Lucas, sostenendo lo sguardo stranito dell’amica del cuore.
- E tu non ti sei offerto?-
- No…non…non ci ho pensato.- ammise il ragazzo.
Haley alzò un sopracciglio, come faceva sempre quando cercava di  trattenersi dal dire qualcosa.
-Avanti, sputa il rospo!-
- E’ solo che…scusami, Lucas, ma non capisco: lei non ti ha chiesto di accompagnarla, tu non ti sei offerto di farlo. Com’è possibile?! Ricordo che, prima, ogni volta che Peyton doveva spostarsi anche solo di dieci metri, eccoti lì, il paggetto fedele, sempre alle sue calcagna!-
- Sono davvero lusingato dall’idea che hai di me!- rise Lucas.
- Non fraintendere, io sono contenta del fatto che vi siate…”staccati” un po’, il vostro rapporto era un po’ troppo “esclusivo”…- sembrava che Haley faticasse a trovare le parole.
- Oh, oh. Quante virgolette.- commentò, pensieroso, il biondo.
Haley saltò giù dallo sgabello e lo raggiunse, girando intorno al tavolo. – Ascolta Lucas, non voglio turbarti: è solo che da un po’ di tempo il rapporto tra te e Peyton mi sembra diverso, raffreddato. Ma probabilmente è solo una mia impressione, non pensarci, okay?- gli disse, prendendogli le mani.
- Non è una tua impressione, Haley. Il fatto è che diventa sempre tutto più difficile con Peyton. E il ritorno di Brooke non ha certo migliorato le cose. – aggiunse.
- Lascia fuori Brooke, d’accordo?- s’indispettì Haley. – Dovreste ritenervi fortunati del fatto che lei ancora vi rivolge la parola!- sbottò.
Stavolta fu Lucas a prendere le mani dell’amica. – Rilassati, Haley. Non do la colpa a Brooke di nulla. Volevo solo dire che il suo ritorno non ha certo aiutato l’equilibrio della mia relazione con Peyton.- le spiegò.
Haley parve rilassarsi.
- Ci tieni molto a lei, vero? A Brooke, intendo.- le chiese Lucas.
L’amica annuì. – Brooke si è dimostrata la migliore amica che potessi trovare: è stata lei a restarmi accanto, quando tutta Tree Hill era contro di me perché ero partita per inseguire i miei sogni. E’ stata lei a farmi capire che non c’era niente di male in questo e che Nathan lo avrebbe capito, un giorno. Le devo molto.- Haley alzò le spalle.
- Ehi, che succede qui?- intervenne la voce di Nathan, comparso in cucina in asciugamano e con i capelli ancora bagnati. – Leva le mani di dosso a mia moglie, amico. Il fatto che sei mio fratello non ti da certo queste libertà! – scherzò, fintamente geloso.
Lucas ne approfittò, agguantando Haley. – La tua donna? Amico, lei era la mia amica prima di sposarti!- rispose, facendosi scudo di lei.
Continuarono così, finché Haley non spedì Nathan a vestirsi e poi preparò la colazione.
Lucas fu invitato a restare.  Si accomodarono in soggiorno e Haley comunicò che sarebbe andata a vestirsi.
- Non fate i bambini, nel frattempo, va bene? Voglio trovare la casa come l’ho lasciata. – li sgridò.
I fratelli annuirono, seri.
Quando la ragazza fu uscita, Nathan ne approfittò. – Che succede con Peyton?- gli chiese.
Lucas alzò le spalle. – Non lo so, è questo il punto: sembra tutto diverso da come lo immaginavo.-
- Diverso bello o diverso strano?- domandò ancora il moro, ricordando, con un sorriso, un momento di molto tempo prima, quando, durante il loro primo appuntamento a opera di Brooke, Haley gli aveva fatto la stessa domanda.
- Strano.- rispose Lucas. – Non sto dicendo che non amo Peyton, ho lottato per averla, perché volevo lei, l’avevo scelta. Ma adesso mi sembra di non potermi godere i frutti di quella fatica. E’ sempre tutto complicato, difficile. E non un difficile stimolante, un difficile stressante.- spiegò al fratello.
Nathan annuì. – C’entra Brooke?- sparò.
Lucas scosse il capo. – No, per niente. Perché tutti continuate a chiedermelo?!-
- Magari dovresti chiederlo tu a te stesso.-
- Io voglio Peyton, Nathan. L’ho sempre voluta.-
- Forse è questo il punto, Lucas.-
- Ovvero?-
- Forse era così preso dal raggiungere l’obbiettivo di conquistarla che non ti sei reso conto che quel desiderio si era spento, nel frattempo.- rispose Nathan, addentando un toast.
 
Lucas, Haley e Nathan camminavano nel parcheggio della scuola. Mouth li aveva raggiunti da poco, in cerca di Brooke per “qualcosa che non poteva dire” – probabilmente qualcosa riguardante la festa di Nathan e Haley.
Un’auto scura  - l’auto che usava Daniel Bennet – arrivò in quel momento e si accostò al muretto.
L’autista scese e fece il giro, aprì lo sportello e ne uscì Brooke, vestita di turchese.
Ringraziò l’uomo che le porgeva la borsa e s’incamminò verso di loro, mentre l’auto ripartiva.
- Buon giorno.- li salutò, prendendo subito Mouth a braccetto.
- Brooke, quanto è che non guidi?- le chiese Nathan.
Lei parve rifletterci. – Credo che sia da…forse da quand’ero a Parigi, non ricordo.- rispose.
Parlavano camminando, diretti a lezione. – Vuoi dire che quel tipo ti scarrozza ovunque tu abbia voglia di andare?- domandò Mouth.
Lei lo guardò storto. – Quel tipo si chiama François, è l’autista ufficiale di Daniel ed un suo caro amico. La sua famiglia – sua moglie e le sue due bambine – abitano in Francia, nella villa estiva di Daniel. Daniel pensava che non fosse giusto che, dovendolo seguire in giro per il mondo, François costringesse la sua famiglia a fare altrettanto e così le ha sistemate a Parigi. Sua moglie è la governante di villa Bennett in Francia. – gli spiegò, un po’ sulla difensiva.
- Wow, frena, Brooke, non volevamo offenderti.- intervenne Nathan. – E’ solo che è difficile da vedere, a Tree Hill, un’auto del genere con autista incluso.- rise.
- E’ stato difficile anche per me abitarmi, all’inizio: tutte le persone che ti guardano quando esci, il chiacchiericcio…ma ho imparato come funziona, che ci sono delle regole da rispettare.- spiegò la ragazza.
Brooke alzò le spalle: come poteva far comprendere ai suoi amici, così genuini e sinceri, quanto subdolo e sporco fosse il mondo in cui aveva deciso di vivere? Quanti nemici la famiglia di Daniel aveva e quanto questi nemici desiderassero vederla fallire, per poterla usare come arma contro i Bennet?
Non poteva, semplicemente.
Guardandosi intorno, la ragazza si accorse dell’assenza di Peyton.
- Lucas, dov’è Peyton?- chiese al ragazzo biondo, rimasto più indietro.
- E’ partita stamattina per Savannah, aveva un colloquio alla scuola d’arte. – rispose Lucas.
- Oh, che meraviglia! Speriamo che vada tutto bene: quello è sempre stato il suo sogno!- esultò Brooke, con gli occhi lucenti.
- Già.-
- Va tutto bene, Luke?- domandò ancora. – Mi sembri…strano.-
- Ho qualche pensiero per la testa.- confessò lui.
- Oh, capisco. Spero che siano pensieri interessanti.-
Lui la guardò, forse troppo seriamente a confronto del tono giocoso che aveva usato lei. – Su questo, non ci sono dubbi, Brooke.- rispose.

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Capitolo 10
*** Il vento sta cambiando ***


 
Scusate se non ho scritto per molto. Buona lettura.
 
 
 
 
 
 
- Brooke, cosa mi stai chiedendo esattamente?- domandò Lucas, guardandola perplesso.
Lei sorrise innocente, cercando di apparire quanto più convincente possibile. – Di convincere Nathan a sposare Haley.- disse, sistemandosi una ciocca di capelli rossicci dietro l’orecchio.
Lucas la guardò come se fosse una bambina a cui dover spiegare la stessa cosa decine di volte.
- Brooke, - la prese per le spalle, cercando il suo sguardo. – so che il fuso orario può dare problemi, anche se ormai sei tornata da una settimana, ma, leggi il labiale: Nathan e Haley sono già sposati.- scandì. Lei gli tirò un calcio che lui scansò ridendo. Erano al Karen’s Caffè, la scuola era finita da un pezzo. Daniel era impegnato per tutto il giorno con videoconferenze con la Francia e David…era David. Nessuno sapevo con esattezza dove si trovasse, mai. Poco più in là Andy si avvicinò a Karen, intenta a osservare i due. – La nostra Brooke è più bella e felice che mai.- disse.
Karen annuì, senza smettere di guardarli: c’era qualcosa nel modo in cui suo figlio era sempre stato ed era tutt’ora legato a Brooke, qualcosa di profondo e inspiegabile. Inizialmente lei, come tutti gli altri, aveva reputato quel terremoto dai capelli ramati una ragazzina ricca e annoiata, superficiale.
Ma poi, proprio come tutti gli altri, si era ricreduta e data della sciocca: Brooke era una persona dall’anima evanescente, dal cuore più grande che si potesse immaginare. La sua bontà e il suo coraggio, la sua forza, erano motivo di rispetto e ammirazione.
- Lucas, non fare lo stupido, cosa che ti riesce benissimo.- lo prese in giro.
- Ma grazie, Brooke, ti prego non sommergermi di complimenti!- rise lui.
- Tranquillo, per oggi li ho finiti, mi applicherò stanotte a trovarne degli altri!-
E Lucas pensò che almeno non avrebbe passato la notte a fare l’amore con Daniel. E quando il pensiero istintivo che aveva formulato prese consistenza nella sua mente, scosse il capo, cercando di mandar via immagini e sensazioni.
- Tutto bene?- fece lei, guardandolo stranita. Erano giorni ormai che Lucas si perdeva nei suoi pensieri di tanto in tanto, forse  c’era qualcosa che lo preoccupava, pensò Brooke.
- Si, stavo solo riflettendo su quale modo Haley sceglierà per ucciderti.- le disse, sorridendole.
E gli occhi di Brooke si illuminarono mentre sorrideva radiosa, in quel modo che sapeva fare solo lei. – Oh, grazie Lucas, sapevo di poter contare su di te!- gli disse, abbracciandolo di slancio.
Lucas rimase di sasso, sorpreso e incredulo. Le sue braccia si mossero automaticamente a stringerle la testa e i capelli, come se fossero nate per quello e nient’altro. Il corpicino piccolo e formoso di Brooke aderiva alla perfezione al suo, nonostante lei fosse molto più bassa.
Si staccò da lui mentre le respirava i capelli, forse conscia di aver esagerato: c’erano dei limiti tra ex, lo sapeva. Soprattutto per due ex come lei e Lucas. Lui la guardò, lasciandole andare una ciocca di capelli ricci che aveva accarezzato. La campanella del Karen’s Caffè suonò.
- Principessa, eccoti maledizione! Ti ho cercata dappertutto!- esclamò la voce di David.
Prima ancora di voltarsi verso di lui, Brooke stava sorridendo. – Oh, cielo, mi ha trovata, ora scappo!- rise, mentre lui l’afferrava e la stritolava in un abbraccio. – Diventi sempre più tosta, mocciosa, prima o poi avrai più muscoli di Daniel. Diventerai un maschiaccio.- le disse, a un palmo dal naso. Lei gli diede uno schiaffetto sulla guancia, affettuosamente. – Taci, pappamolle!-
Continuarono a giocare tra loro, con l’intimità e l’affetto che un tempo Brooke aveva avuto solo con Peyton e Haley. Lucas li osservava infastidito: un conto era vedere quel Daniel accanto a lei, che le aveva ficcato un anello al dito, marcando il suo territorio. Un’altra era che il fratello del tizio in questione si prendesse tanta confidenza. Come se stesse seguendo il filo dei pensieri di Lucas, David diede un bacio sulla tempia di Brooke. – Vieni a cena con me?- le chiese.
Lei annuì, indicandogli la porta. – Prendo la borsa e ti raggiungo, non fare danni nel frattempo.- gli disse. David le fece una linguaccia poi guardò Lucas. – Oh, Lucas Scott, non ti avevo riconosciuto.- lo salutò, senza porgergli la mano.  – Daniel sa che passi il tuo tempo con lui?- scherzò, all’indirizzo di Brooke, indicando il biondo. – Va’ fuori, Dave!- rispose lei, spingendolo per la schiena.
Lucas incrociò le braccia. – Ciao, ciao, Dave!- disse, urlandoglielo dietro. Il ragazzo rise e gli fece un cenno di saluto. Poi si rivolse a Brooke che stava sistemando la borsa. – Simpatico.-
- Hmm.-
- E Daniel sa che suo fratello ti fa la corte?- chiese, imitando il tono di David.
Brooke lo guardò ironica. – Dave è un fratello per me.- disse. – Non mi fa la corte, Dave non è il tipo da “amore per sempre” e cose varie.- gli spiegò.
- Hmm.-
Lei rise. – Smettila, Luke, quell’espressione la conosco. Stai rimuginando su qualcosa, su questa cosa. Non devi.- gli disse.
- Non devo o non vuoi che lo faccia?- le domandò, guardandola.
- Entrambe.- rispose lei, seria.
Entrambi capirono che il discorso aveva cambiato soggetto e livello. Non si parlava di David.
- Brooke…-
- Devo andare ora, grazie per il tuo aiuto.- gli disse, avviandosi. Lui le afferrò un polso, da fuori David alzò un sopracciglio, accennando a muoversi.
- Lucas! Mi serve aiuto qui.- intervenne Karen, chiamandolo. Lui la lasciò di colpo, come se fosse tornato  in sé. – Scusa…a domani.- le disse, voltandosi mentre lei usciva.
- Bel tipo, il tuo Scott.- fece Dave.
- Non è il “mio” Scott, cammina!-
 
- Lucas..-
- Mamma, ti prego, non cominciare: non è come sembra.-
- Tu dici? Eppure sai già di cosa voglio parlarti.- sorrise Karen, dolce come sempre.
- Certo che lo so, hai fissato me e Brooke per tutto il tempo, da quando siamo entrati.-
- Mi puoi biasimare?- gli domandò. Lui alzò gli occhi al cielo. – Lucas, ascoltami: stai insieme a Peyton ora. Sappiamo tutti cos’ha passato Brooke per via del tuo amore per la sua migliore amica. E’ andata in Francia Lucas. Ha messo un oceano tra te e lei. E’ stato un gesto generoso, lasciarti vivere la tua storia d’amore, senza il suo fantasma ad alitarvi sul collo. Sia nei confronti tuoi, sia in quelli di Peyton. Quindi, perdona il mio sospetto, se vi vedo giocare come se non fosse cambiato nulla da due anni fa. – gli disse.
-  E’ cambiato qualcosa però: io amo Peyton, sto con Peyton.-
- Certo, tesoro, ma tu amavi Peyton anche due anni fa. E poi scegliesti Brooke.-
- Fu un errore, che ho pagato.-
- Non tu, lei. Tu non hai mai pagato per la sua sofferenza, lei ti perdonò e tornò con te. L’unica ad aver sofferto è stata lei. Tu stai pagando ora, figliolo, ora è il momento del riscatto.- gli spiegò.
- Che intendi dire? Io non amo Brooke, non soffro per lei.-
- No, certo. Ma ora è il tuo turno di vederla felice nelle braccia di qualcun altro. Qualcuno che la ama e la rende felice.-
- Io sono felice per lei.-
- Ho visto come la guardi, Lucas. Sono tua madre.-
- Ascolta, mamma: io ti voglio bene, lo sai, e rispetto la tua opinione e la tua esperienza. Ma non sai quello che dici. Io amo Peyton e sono felice per Brooke.- le disse.
- Va bene, mi sono sbagliata allora, perdonami.- sorrise Karen.
Lucas alzò le spalle e si allontanò. Andy la raggiunse. – Previsioni per il futuro?-
Karen gli passò un bicchiere da asciugare. – Spero di no, ma il vento sta cambiando.-
- Brooke sposerà Daniel, però.-
- I matrimonio a Tree Hill sono sempre movimentati, sai?- lo prese in giro.
- Prendo appunti: ingaggiare un servizio di sicurezza che impedisca a chiunque di rovinare il nostro matrimonio.- disse.
- Il nostro?-
Andy sorrise e annuì. – Prima o poi ti metterò un anello al dito, Karen. – le strizzò l’occhio.
 
 
Peyton era arrivata a Savannah, la città dei suo sogni. Varcò il corridoio dell’aeroporto e osservò le indicazioni sulla lettera ricevuta: l’incontro era stabilito per il giorno dopo.
Fece un respiro e si guardò intorno, in cerca di qualcosa, o qualcuno. Si sentiva in colpa, non poteva negarlo, ma cercò di convincersi del fatto che non stava facendo nulla di male. E allora perché non lo aveva detto a Lucas? Scacciò via quel pensiero. Poi sentì una voce chiamarla. Una voce calda e gentile, familiare. Intensa. Casa. – Peyton, siamo qui.- disse. E lei si voltò e lo vide.
E vide Jake con una mano in tasca e l’altra stretta nella manina di una bimba bionda, di circa tre anni. E il suo cuore cominciò a battere forte, le lacrime a scivolarle lungo le guancie.
Camminò verso di loro si chinò e accolse la piccola Jenny tra le braccia. La bambina la riconobbe subito. – Mi siete mancati.- sussurrò, tra i riccioli della piccola.
- Ci sei mancata anche tu, vero Jenny?- disse Jake, emozionato, sfiorandola appena.
 
 
- Hai sentito Peyton?- domandò Haley, mentre metteva a tavola una bottiglia d’acqua. Lucas scosse la testa. Nathan, che stava sistemando i piatti, la guardò contrariato. – Hales, nemmeno una birra?-
- No, Nathan, sai come va’ a finire quando bevi birra e il giorno dopo ai test a scuola.-
Lucas, intento a prendere i tovaglioli, rise. – Ormai sei un marito, fratellino, ascolta tua moglie.-
- Guarda che nemmeno tu avrai la birra, caro.- lo rimbeccò Haley. Nathan rise. – Ben ti sta, fratello! E sii più gentile o non ti invitiamo più a cena qui!- rise. – Non è stato invitato.- lo prese in giro Haley. – Non sei stato invitato? Ti sei auto-invitato?- fece Nathan, fingendosi scioccato.
- Esatto, come al solito.- rispose Lucas, ridendo e mangiando una patatina.

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Capitolo 11
*** La cena dei desideri ***


Salve a tutti. Chiedo scusa per essere sparita. Ho intenzione di continuare la ff se questa sarà seguita. Saluti.
 
 
 
 
Brooke decise che la festa di matrimonio per Nathan e Haley si sarebbe tenuta poco prima della fine della scuola. Praticamente due settimane più tardi. I preparativi erano in fermento, la sposa era angosciata e lo sposo latitante. Tutto procedeva magnificamente. Era un  assolato Venerdì, Daniel era stata richiamando in Francia quella mattina e aveva preso il jet dell’azienda intorno alle sette. Sarebbe rientrato al massimo il giorno seguente, le aveva spiegato, prolungandosi in mille e più scuse perché la lasciava sola. Fortunatamente per la sua sanità mentale, si era portato dietro David che, per quanto Brooke lo adorasse, l’aveva fatta impazzire per due giorni. Quella sera aveva appuntamento all’appartamento di Haley e Nathan per discutere dei dettagli della cerimonia. Haley l’aveva invitata a cena e lei aveva accettato, felice: era bello tornare nei luoghi in cui si era svolta per due anni la sua vita. Aveva diciott’anni ma ne sentiva addosso di più. Tornare sedicenne le avrebbe fatto bene, anche se non aveva intenzione di ubriacarsi e mettersi nei casini come era solita fare all’epoca. Aveva passato la giornata a lavorare sull’abito da sposa di Haley che era ormai finito. I compiti per la settimana successiva erano stati fatti, con molta soddisfazione della nuova Brooke, che ammiccava matura alla vecchia, ancora dentro di lei. La cena era prevista per le otto e, alzando gli occhi sull’orologio in cucina, ella vide che erano ormai le sette. Si alzò, infilando l’abito nella custodia e andò in bagno, concedendosi un quarto d’ora sotto il getto rilassante della doccia. Indossò un paio di jeans scuri e una camicetta color cobalto, lasciando i capelli spettinati ad arte lunghi sulle spalle. Il mascara e un filo di rossetto furono l’unico trucco a colorarle il viso. Uscii e sistemò l’abito sul sedile posteriore della sua auto. Erano ormai dieci e forse più mesi che non guidava. Quella sera aveva lasciato Adam in albergo, senza dirgli che doveva uscire: voleva fare da sola. Da quando stava con Daniel c’era sempre qualcuno pronto a sopperire alle sue necessità. Sentiva di aver perso quella indipendenza che tanto aveva agognato. Scosse la testa mentre si metteva al voltante: che pensieri sciocchi. Si stava comportando da adolescente capricciosa. Il telefono squillò in quel momento e Brooke infilò l’auricolare. – Pronto?-

- Ciao, Principessa.-
- Ciao, fidanzato.-
- Come stai?-
- Bene. Un po’ annoiata senza di te.-
- Ne sono lusingato.-
- Dovresti.- risero insieme.
- Sei in macchina?- le domandò Daniel.
- Si, sono quasi arrivata da Haley.-
- Passa una bella serata e cerca di non fare impazzire la tua amica.- la prese in giro.
- Ah ah. Spiritoso. Ci sentiamo quando torno.-
- Ti amo.-
- Ti amo anch’io.-Brooke parcheggiò e fece un po’ di fatica a prendere il vestito, le chiavi, la borsa e il librone con i dettagli che aveva con se. Busso alla porta tenendo tutto per un pelo e, quando Haley aprii, si precipitò a gettare ogni cosa – a parte l’abito – sul divano.
- C iao anche a te.- sorrise  Haley, tornando ai fornelli. Un profumo invitante colorava l’aria e Brooke si avvicinò curiosa.Ha un bell’aspetto. Che darei per sapere cucinare così!- esclamò. L’amica rise. – Prima o poi imparerai.- le disse. – Anche se non credo ne avrai bisogno.- aggiunse.
- In effetti.- annuì Brooke, andando in camera da letto per appendere l’abito all’armadio. Haley, posati i mestoli, la seguii.
- E’ il mio abito?- domandò, eccitata. La ragazza mora annuì. – E’ lui!-
- Posso provarlo?!- chiese, Haley, euforica.
- Guarda, guarda.- Brooke si mise le mani sui fianchi. – Dov’è finita la tutor che mi ripeteva fino allo sfinimento “non è il caso, è una pazzia”?-Haley fece roteare gli occhi al cielo. – E va bene, Brooke, mi hai scoperta: mi piace la tua idea. Mi piace il pensiero di me e Nathan che ci sposiamo con un matrimonio classico.- le confessò.  Ed era vero. Da quando Brooke era tornata e con lei l’euforia e l’entusiasmo che la contraddistinguevano, Haley non era riuscita a resistere a sognare con lei. Desiderava essere una sposa, per un giorno.  E Brooke sembrava averglielo letto dentro.
- Oh.- fece Brooke intenerita e l’abbracciò. – Ebbene signora Scott e futura ri-signora Scott, abbiamo tutta la sera per prepararti il matrimonio che sogni. Ma, c’è un problemino, dov’è lo sposo?- domandò, accorgendosi solo allora che Nathan non c’era.Tornarono verso la cucina ed Haley le tirò un grembiule. Brooke sollevò il capo, guardandola scocciata. – E’ con Lucas al campetto. Saranno qui a momenti.- rispose, gettandole un’occhiata di traverso.
- Lucas?-
- Hm. Karen è a cena con Andy così l’ho invitato qui da noi. E’ un problema?- domandò, con tono neutro. Brooke, che nel frattempo si stava allacciando il grembiule, scosse la testa. – No, certo che no. Almeno non per me.- aggiunse, sottovoce.Haley si voltò a guardarla, mentre faceva girare gli hamburger nella padella. – Che succede, Brooke?- domandò.
Lei sospirò. – Non saprei. Lucas mi sembra un po’ strano ultimamente. Capisco che il mio ritorno possa aver creato qualche tensione tra lui e Peyton, ma speravo fosse chiaro che ho intenzioni serie con Daniel e non intendo creare problemi a loro.- spiegò. Haley posò la forchetta e la prese per le spalle. – Brooke.- disse. – Tu non hai nulla di cui preoccuparti o sentirti in colpa. Sono loro ad aver sbagliato e se hanno problemi tu non c’entri nulla.- aggiunse, dolcemente. Brooke sorrise, un po’ più tranquilla. Haley le indicò la tavola già coperta dalla tovaglia. – Credo faresti meno danni se apparecchiassi la tavola.- la prese in giro.

- Non sapevo che ci sarebbe stato anche Lucas stasera e non ho detto nulla a riguardo a Daniel.- mormorò lei, d’improvviso sovrappensiero.
- Mi spiace, Brooke, non ci ho pensato.- fece Haley, sinceramente dispiaciuta. L’altra alzò le spalle, sorridendo. – Daniel è un tipo comprensivo e, soprattutto, sa che tra me e Lucas non c’è assolutamente nulla. Si fida di me.- spiegò. Haley annuì, sorridendo di rimando. In quel momento si aprii e la porta e Nathan fece il suo ingresso avvolto in una felpa rossa e con in mano un pallone da basket. Lucas seguì poco dopo, anche lui in felpa, ma grigia e con i capelli spettinati.
- Ciao Brooke. – la salutò Nathan, diretto a baciare Haley. – Ciao sposo.- ricambiò lei, sistemando i tovaglioli sul tavolo.
- Brooke.- disse il biondino, avvicinandosi. Si scambiarono un piccolo abbraccio di saluto. – Oh, Lucas, dovresti andare a darti una ripulita.- lo prese in giro lei. – Hai le mani nere e anche il viso non è dei migliori.-I due fratelli si guardarono divertiti. – Che fame! Quando si mangia?- chiese Nathan alla moglie, Haley lo spinse via mentre cercava di agguantare una patatina. – Tra poco. Andate a lavare le mani, forza.- li scacciò dalla cucina. Brooke si sedette al bancone, versando un po’ di vino per lei e l’amica.
- Non mi è chiaro se hai un marito o un figlio.- scherzò.
- A volte, entrambi.- rispose Haley. 


- Fratello, credo che Brooke abbia convinto tua moglie per questa cosa del matrimonio.- disse Lucas, in bagno, mentre, senza maglietta, si sciacquava nel lavandino. Nathan, che sei stava infilando una canotta, gli tirò un asciugamano. – Dici? Haley mi sembra tranquilla.- rispose.Lucas ridacchiò. – Dico. E la cosa non mi sorprende. Brooke è capace di convincere tutti a fare ciò che vuole.-
Nathan lo guardò di sottecchi. – Hm.- fece. Il fratello percepì lo sguardo su di se e, dopo essersi asciugato il torace e il viso, gli tirò a sua volta l’asciugamano.

- Non mi piace quell’espressione. Sputa il rospo.-
- Andiamo, Lucas! La tua ragazza, che tra l’altro è diventata paranoica ultimamente, è partita per Savannah. L’hai sentita due volte in quattro giorni. Mi hai raccontato di essere passato da Brooke per la storia delle lasagne, della cena con lei e il suo bamboccio e con Karen e Andy. Mi hai detto di quell’altro tipo, David, che sembra perso per lei. Stasera ti ho detto che ci sarebbe stata Brooke a cena da noi, ma sei venuto ugualmente.-
- Se non mi vuoi a cena qui, basta dirlo.E comunque io e Peyton ci siamo messaggiati. Non eravate tu ed Haley a dire che eravamo troppo appiccicosi?- scherzò Lucas.
- Non intendo questo e lo sai. Parlo di Peyton. Cosa direbbe se sapesse che sei venuto a cena da me e Haley con Brooke?-Lucas alzò l’indice. – Questo è errato. Io non sono venuto qui con Brooke. Siamo venuti da soli.- lo corresse.
- Ah, certo, per la tua calma e per nulla gelosa fidanzata farà molta differenza.-Il biondino parve concordare perché tacque: perché era andato lì, stasera? Non avrebbe dovuto. Eppure, quando Nathan l’aveva invitato, non aveva saputo resistere. Non aveva più visto Brooke da quando era passata al  Caffè e avevano avuto quella conversazione strana. E poi quel David se l’era portata via. Sembrava diventato l’hobby preferito di Tree Hill: portiamo via Brooke da Lucas. Scosse la testa, riflettendo su ciò che aveva pensato. Brooke non era sua. Nessuno gliela stava portando via. Brooke stava con Daniel. Lui amava Peyton. La voce di Haley richiamò Nathan in cucina. Lucas prese la t-shirt bordeaux che il fratello gli aveva prestato e la infilò. Guardò l’orologio, erano le otto e un quarto. Prese il cellulare e fece il numero di Peyton. Al sesto squillo, quando ormai stava per riagganciare lei rispose. La sua voce era allegra e vivace, viva. – Lucas?- disse.
- Ciao. Come stai?- le chiese. Gli mancava.
- Bene.- sembrava d’improvviso attenta. – Tu?-
- Bene. Sono a cena a casa di Haley e Nathan.-
- Oh, capisco. –
- Tu?-
- Io…sono fuori. Non ti sento bene, infatti.-
- Fuori dove?- le chiese, sebbene, si rese conto, non riusciva ad esserne geloso. Se Peyton usciva da sola o con le amiche, lui non sentiva quella morsa di gelosia che lo aveva attanagliato alla vista di Brooke sulla spiaggia, circondata da ragazzi che pendevano dalle sue labbra.
- Sto andando a cena…Lucas ti spiace se ci sentiamo domani?-
- No, certo. Volevo solo dirti, per correttezza, che c’è anche Brooke.-
- Oh…va bene, salutamela.- rispose lei, leggera. Lucas osservò il telefono per essere certo di aver composto il numero esatto. Che le prendeva?
- Va bene…a domani.-
- A domani.- rispose lei, tranquilla, mettendo giù.Lucas non capiva cosa fosse successo. Era a Savannah da quattro giorni, eppure d’un tratto sembrava diversa, cambiata. Che avesse capito che la lontananza non doveva per forza significare rottura per loro? Lo sperava. Mise in tasca il cellulare e uscii, raggiungendo gli altri in cucina.
Brooke chiacchierava con Haley, avvolta in una camicia cobalto che metteva in risalto i capelli mossi color mogano. Gli sorrise quando incrociò il suo sguardo. Sembrava così donna. E allo stesso tempo così bambina. Haley le stava raccontando qualcosa e lei annuiva, ridendo di quella risata che le riempiva il viso di luce.
Nathan tossì attirando la sua attenzione e, quando Lucas si voltò a guardarlo, lui scuoteva la testa, sorridendo divertito.
 
 



- Sicura che non ci sia alcun problema per Lucas?- domandò il ragazzo seduto di fronte a lei. Peyton indossava un abito verde scuro, aderente e senza spalline. Aveva lisciato i capelli e si era truccata con tinte di beige e muschio. Era radiosa Un cameriere passò accanto a loro, posando una bottiglia di vino sul tavolo.  Peyton scosse la testa e i capelli ondeggiarono con lei. – No, nessun problema. – sorrise e con lei sorrisero gli occhi verdi.Jake non potè fare a meno di perdersi in quella prateria sconfinata che era il suo sguardo, perdersi nei ricordi più dolci che aveva di lei.
- Sono contento che tu sia qui.- le disse, allungando una mano per prendere la sua. Lei non si ritrasse e le loro dita si incrociarono.
- Io sono felice di esserci.- rispose. – Come sta Jenny?- domandò.
- E’ cresciuta, è una piccola peste ma è anche dolcissima.- le raccontò Jake e i suoi occhi si riempirono di orgoglio e tenerezza.
- Ormai ha tre anni, giusto?- domandò.Il ragazzo annuì. – Esatto. Le manchi molto.- aggiunse, fissandola intensamente.
Peyton abbassò lo sguardo. – Anche lei mi manca molto.- sussurrò.

- Se vuoi, dopo possiamo raggiungerla.-
- Davvero? Con chi l’hai lasciata?-
- Con la babysitter.-
- Non vedo l’ora.- 
 
 
 
 
 

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Capitolo 12
*** Porto sicuro ***




- Peyton, dimmi la verità: Lucas sa che sei qui?- le domandò il ragazzo dai capelli ricci e scuri. Lei, presa in fallo, rimase in silenzio, mentre camminavano lungo il vialetto della casa in cui abitava Jake. – No.- rispose, alla fine, in un sussurro. Sollevò gli occhi a guardare quelli di lui e lo vide pensieroso, contrito. Gli posò allora una mano sul braccio. – Jake.- mormorò. – Non preoccuparti di questo.- sorrise, incoraggiante. – Ora ho solo voglia di vedere la piccola Jenny e tenerla in braccio.- aggiunse. Ed era sincera. Peyton si era resa conto tardi di quanto lui e sua figlia fossero diventati parte integrante della sua vita. La piccola Jenny, addormentata nella culla ai piedi del suo letto, l’aveva fatta sentire donna e madre. Inizialmente, dopo la partenza di Jake, aveva pensato spesso a come sarebbe stato avere un figlio suo, con Lucas. Ma, con un velo di sgomento, aveva capito che non sarebbe stata la stessa cosa. Un’altra bambina non sarebbe stata Jenny. Quello che aveva condiviso con Jake, quell’intimità e familiarità, non riusciva ad instaurarlo con Lucas. Si sentiva in colpa per quello, per il fatto di aver approfittato di una gita riguardante il suo futuro per infilare momentaneamente le scarpe della sua vecchia vita e sentirsi di nuovo Peyton Sawyer. Tuttavia, non aveva resistito. E, guardando gli occhi dolci e grandi di Jake, capiva bene il perché. Entrarono in casa e la baby sitter li salutò cordiale, indicando Jenny intenta a colorare un foglio di carta. Jake la pagò e l’accompagnò alla porta, mentre Peyton si piegava sulle ginocchia con un sorriso radioso. Temeva che Jenny non la riconoscesse, la cosa l’avrebbe mandata in pezzi. Mai nessuno aveva avuto bisogno di lei come quella bambina. L’aveva fatta sentire amata e necessaria.
- Jenny.- la chiamò suo padre e lei alzò gli occhioni azzurri su di lui. –Papino!- esclamò, balzando in piedi e raggiungendolo di corsa.Jake la prese in braccio e le baciò le guance. – C’è qui una persona che vorrebbe salutarti. – le disse, rimettendola a terra. Jenny guardò nella sua direzione per la prima volta. Peyton rimase immobile, troppo terrorizzata di spaventarla per fare qualcosa. Fu la piccola a fare piccoli passi verso di lei, incerti. Quando le fu abbastanza vicina con una manina le sfiorò un ricciolo. – Ti ricordi di me, bellissima?- le domandò Peyton.
Jenny, imbarazzata, annuì, buttandole le braccia al collo e nascondendo il visino nell’incavo del suo collo. Aveva due anni e mezzo, ma era una bambina tanto intelligente e dolce da far invidia al mondo. Peyton si alzò tenendola tra le braccia, la cullò, con le lacrime che le bagnavano gli occhi verdi. Jake, di fronte a lei, la guardava con occhi carichi di un sentimento seppellito per troppo tempo. – Bentornata a casa.- mormorò, con un sorriso accennato.
 
 
 

- Lucas!- la voce di Haley salì di diverse ottave, mentre la sua migliore amica lo guardava indignata. Brooke e Nathan ridevano di gusto.
- Oh, Hales, andiamo! Come pensavi avrei reagito?- rispose lui, alzando gli occhi al cielo. – Arrivo qui, per dirti che parto e salutarti in modo struggente e trovo te vestita solo della maglietta di Nathan!- esclamò. Stava raccontando di quando, a inizio dell’anno prima, aveva scoperto che lei e suo fratello di erano sposati. Brooke sorrise. – Avrei tanto voluto vedere la tua espressione, Lucas!- disse, sorseggiando il vino che aveva nel bicchiere. Nathan le tamburello sul braccio e fece un’espressione a metà tra l’allibito e lo sconvolto. – Eccoti accontentata!- scherzò. Risero di nuovo tutti.
- Oh, beh, vogliamo parlare di cose imbarazzanti?- trillò Haley. – Perché non racconti, cara la mia migliore amica, di quando eri convinta che Lucas fosse venuto a prenderti all’aeroporto tendendoti un agguato?- fece, battendo una mano sul tavolo. Brooke tornò seria. – Questo è un colpo basso!-Nathan scoppiò a ridere e Lucas si unì. – Effettivamente, Brooke, il tuo discorsetto aveva dell’incredibile! Avreste dovuto vedere la sua faccia quando mia madre è spuntata dietro di lei!- raccontò. La ragazza dai capelli ramati li guardava in cagnesco, col naso all’in su. Haley ridacchiò.
- Dai Brooke, dopo i fiori te li ho portati sul serio!- le disse Lucas, con voce più dolce. Lei sorrise, concedendogli quel punto.Rimasero in silenzio per un po’, ognuno perso nei ricordi che quella serata rievocava. Sguardi sfuggenti saettavano dagli uni agli altri. Brooke  si alzò, un po’ insofferente. – Bene, ragazzi…- cominciò e dentro il petto, Lucas sentì il cuore fare una capriola: stava già andando via? Si impose controllo: cosa gliene importava? – Io e Hales abbiamo cucinato.- continuò lei, beccandosi un’occhiataccia dall’amica. – Va bene! Haley ha cucinato, ma io ho lavorato tutto il giorno all’abito da sposa!- si corresse. – Quindi, mentre io e la signorina “colpisci le amiche alle spalle durante la cena” andiamo a provarlo, voi sparecchiate e lavate i piatti.- ordinò. Nathan fece un’espressione triste, da cane bastonato. Lucas prese a girarsi i pollici con fare distratto. – Ora!- aggiunse Brooke, alzando la voce. Gli altri due scattarono in piedi cominciando a raccogliere a caso ciò che c’era sul tavolo. Ridendo, le due ragazze si avviarono verso la camera da letto. Brooke, all’ultimo istante, tornò indietro di corsa, beccando Lucas e Nathan che infilavano i piatti in un sacco nero e lucido. Con le mani sui fianchi, si schiarì la voce. Lucas non si voltò, ma la ragazza lo sentii domandare al fratello. – E’ dietro di noi, vero?- sottovoce. Nathan annuì.
- Nathan che non ti venga in mente di sbirciare!- esclamò lei, girando sui tacchi. – E lavate quei piatti, o dirò a Haley che li avete buttati!-In camera da letto, Haley aspettava seduta, agitata e nervosa. Brooke le indicò la custodia appesa ad un anta dell’armadio e la invitò ad alzarsi. Prima che potesse aprire la cerniera, Haley la fermò. – Brooke, voglio solo dirti grazie. Per quello che stai facendo per me.- mormorò, impacciata. L’altra sorrise, abbracciandola. – Non potrei fare nulla di meno per la mia migliore amica.- le disse. – Ora basta musi lunghi! Pronta a vedere il mio capolavoro?-
Haley annuì. Brooke estrasse con delicatezza l’abito e lo tenne sollevato, affinché lei potesse guardarlo. – Che ne pensi?-

- Oh…Brooke…è magnifico…- riuscì a balbettare Haley. – Dovremmo vedere come ti sta.- mormorò Brooke.Haley si spogliò veloce e Brooke la guidò attraverso il corpetto e la gonna, portandosi dietro di lei per allacciarle il bustino. L’abito le calzava a pennello, lo scollo a cuore, raffinato e per nulla profondo, aderiva perfettamente alle forme morbide della ragazza. Brooke la spinse verso lo specchio e Haley dovette trattenere una lacrima. – Sono davvero io?- fece. L’amica sorrise annuendo al suo riflesso nello specchio.
- Oh, dimenticavo, ho fatto anche questo…non sapevo se volessi o meno il velo ma tu mi sembri un tipo da velo.- esclamò, estraendo il capo dalla custodia. Lo sistemò con un paio di forcine sui capelli sciolti di Haley. Era splendida. – Sei un incanto.-Un bussare lieve sulla porta le fece sussultare. Brooke si avvicinò, piazzandosi davanti in modo che non potessero aprirla. – Allontanatevi da questa zona della casa!- esclamò. Sentii la risata familiare e calda di Lucas attutita dalla porta. – Sono io, Brooke. Non sono lo sposo, io posso vederla!- protestò.
- Non se ne parla, biondino!-
- Andiamo, Brooke!-La ragazza si voltò a cercare Haley con lo sguardo, che si era nascosta dietro la tenda della camera da letto. – Come vuoi tu.- le disse. Lei annuì e Brooke si fece da parte. La porta si aprii di scatto e Lucas per poco non capitolò a terra. Lanciò un’occhiataccia a Brooke che se la rideva di gusto.
- Dov’è Hales?- chiese, non vedendola. La sua migliore amica venne fuori dalla tenda e Lucas rimase incantato a guardarla.
- Oh…- riuscì a spiccicare. Le due rimasero in attesta ma lui non sembrava   in grado di aggiungere nulla. Brooke gli tirò una gomitata alle costole.
- Ahia! E’ bellissimo Brooke, non c’è bisogno che te lo dica io! E Haley sei un incanto!- esclamò.
- Dov’è Nathan?- domandò Haley. Lucas si grattò il naso. – E’ andato a buttare la spazzatura.- fece, innocente, ma non mancò di notare lo sguardo carico di sarcasmo della ragazza dai capelli ramati.
- Perfetto! Faccio in un lampo, vorrei vedermi con la luce del bagno che è più forte!- disse Haley, sparendo oltre la porta.Lucas e Brooke rimasero immobili in camera da letto. Vagando lo sguardo su quell’ambiente così familiare, quella camera che li aveva visti abbracciarsi, amarsi, coccolarsi mille e mille altre volte. Un silenzio imbarazzato calò tra loro. Brooke, per far qualcosa, prese a sistemare la custodia, dandogli le spalle.
Lucas non potè fare a meno di notare quanto fosse bella, perfino di spalle, con i capelli a sfiorarle la curva del fondoschiena e le piccole spalle strette nella camicia cobalto. Lei si voltò, sentendosi osservata e un leggero rossore le colorò le guance candide, risaltando gli occhi verdi e luminosi.

- Beh…quindi il vestito ti piace?- chiese, giusto per non rimanere zitta. Non le piaceva quel silenzio, non le piaceva stare in quella stanza con lui a meno di un metro di distanza. A Daniel nemmeno sarebbe piaciuto. E lei amava Daniel. E odiava sentirsi così imbarazzata con Lucas.Lui annuì, ciondolando sul posto. Per quanto allontanasse lo sguardo da lei, ecco che i suoi occhi venivano come calamitati verso quelli di lei. S’impose di pensare  Peyton, alla sua Ragazza dagli occhi tristi, che viveva dei sorrisi che gli regalava. Era solo attrazione fisica, quella che sentiva per Brooke. Era bellissima, sensuale e innocente, fiera e ribelle, come avrebbe potuto, chiunque, non sentirsi attratto da lei? Era solo quello, ripeté a se stesso.
- Forse dovresti tornare in soggiorno.- mormorò Brooke,  dandogli nuovamente le spalle. Un fastidio si fece strada dentro Lucas, divorandolo. Perché doveva ogni volta allontanarlo, come se stesse per saltarle addosso? Pensava davvero che fosse tanto debole e sciocco? Si sopravvalutava.Avanzò verso di lei, che, sentendo il rumore di passi, si voltò per scontrarsi col suo petto. L’impatto la fece ondeggiare all’indietro ma le mani di Lucas si chiusero sulla sua vita, impedendole di cadere. Alzò gli occhi verso di lui. – Che fai?!- esclamò, infastidita. Le stava troppo vicino, con il viso ad un palmo dal suo, le mani a premerle i fianchi e la schiena. Sentiva il suo respiro caldo sul collo.
Lucas capii che era stata una pessima idea avvicinarsi tanto a lei proprio in quel momento, quando il suo profumo familiare, un odore leggero di vaniglia, gli arrivò dentro come un pugno allo stomaco. Le sue mani sui fianchi di Brooke sembravano trovare perfettamente la strada, come se non fossero nate per altro. Negli occhi verdi della Principessa, Lucas vide quel bagliore furente, quel fuoco indomabile che tanto l’aveva ipnotizzato. Le piccole mani di Brooke gli premevano sulle spalle, nel tentativo di mettere distanza tra i loro visi. Si agitava e dimenava, come se quel contatto la stesse bruciando.
E, forse, era davvero così.

- Pensi che non possa resisterti?- le domandò lui, in un sussurro. Lo sguardo fisso nel suo. – Pensi che non resisterei a saltarti addosso?- fece, cupo.Gli occhi della ragazza si fecero carichi di odio e rabbia. – Cosa stai dicendo?! Lucas, ti senti bene?- fece, allibita.
- Mi hai chiesto di andarmene. Perché? Perché questa stanza ti porta indietro nel tempo? Perché pensi che se ti sto troppo vicino io…-
- Perché Haley deve spogliarsi, idiota!- esclamò, dandogli una spinta. Lucas la lasciò seduta stante, sbiancando. Vide il visino di Brooke rosso per la rabbia e per l’indignazione. Gli puntò un dito al petto. – Non so che razza di idea ti sei fatto di me, ma sbagli pienamente! Non mi credo affatto irresistibile e questa stanza non significa niente per me! Sei un vero idiota, Lucas!- continuò, allontanandosi verso la finestra per sbollire. Lui rimase in silenzio, accusando quelle stilettate al cuore e sentendosi un coglione di prim’ordine. Aveva travisato tutto, era diventato paranoico.
- Brooke…-
- Lucas. Esci, devo svestirmi.- la voce lapidaria di Haley significava solo una cosa: aveva sentito e si trovava perfettamente d’accordo con l’amica.
- Mi dispiace.- mormorò Lucas, uscendo dalla stanza. 
 
 

Jenny dormiva beata tra le braccia di Peyton, che le accarezzava estasiata i capelli di seta. Dondolava leggermente sulla sedia a dondolo, mentre Jake le osservava incantato. Peyton si alzò piano, cercando di non muoversi troppo per non svegliare la piccola e l’adagiò nella culla sistemata sulla parete di fronte. Jake la guidò fuori, verso il corridoio e richiusero piano la porta, sorridendo. – E’ diventata ancora più bella di quel che credevo possibile.- disse Peyton, una volta seduti sul divano. Jake sorrise. – Come te.- mormorò, guardandola intensamente. L’imbarazzo durò solo qualche secondo, poi lui le porse il bicchiere di vino che aveva lasciato lì quando Jenny le si era aggrappata al collo. – Come riesci a conciliare lo studio, il lavoro e Jenny?- gli chiese, sorpresa di come fosse riuscito in così poco tempo a metter su una casa tutta per loro. Jake alzò le spalle. – Se una cosa la si desidera davvero allora niente è impossibile.- le disse.
Si guardarono di traverso, come se un contatto troppo prolungato tra i loro occhi potesse dar vita a qualcosa che non avrebbero saputo gestire.

- Quando riparti?- le chiese.
- Tra tre giorni.- mormorò lei, in un sospiro.
- Non vuoi?-Peyton scosse la testa. – Non ora che ho trovato te.- sussurrò. Si sentiva in colpa, per Lucas. Perché anche volendo non era riuscita a resistere alla tentazione di rivedere Jake, di parlare e ridere e star così dannatamente a suo agio con lui. Perché amava Jenny e amava suo padre in maniera inspiegabile, come se le si fossero marchiati sotto la pelle.  Sentii le mani di lui scostarle una ciocca di capelli dalla spalla e rabbrividii a quel tocco. – Peyton, forse dovresti andare. – le disse, per nulla convinto.  Ma Jake era fatto così: onestà e lealtà prima di tutto. E Peyton lo amava perché era così dissimile a lei. Lei che avrebbe violato qualsiasi codice per ciò che desiderava. Alzò gli occhi nei suoi. – Lo vuoi davvero?- gli chiese, troppo vicina. I loro aliti caldi si mischiarono, mentre la ragazza annullava le distanze baciandolo. Le mani di Jake si mossero immediatamente, circondandole il viso e spingendo sulla nuca per avere migliore accesso alla sua lingua. La stese sul divano, accarezzandole le gambe, il collo, il ventre. Peyton lasciò che il suo tocco la portasse lontano, lontano dalla vita che avrebbe dovuto vivere. Non desiderava altro in quel momento che fare l’amore con lui. E lo fece. Con dolcezza e passione, con tale naturalezza e istinto che se ne sorpresa lei stessa. Non credeva che potesse essere tanto travolgente, concedersi a qualcuno. Le mani di Jake le sfilarono il vestito con impeto, mentre lei faceva lo stesso con la camicia che indossava lui. I jeans del ragazzo scivolarono in fretta, mentre lui le lasciava una scia di baci lungo il collo. Averla lì, sotto di lui, di nuovo tra le sue braccia, era l’unico desiderio  che di notte lo aveva tenuto sveglio. I loro gemiti trattenuti li fecero sorridere: dovevano fare più piano o Jenny si sarebbe svegliata.
Si mossero in sincronismo perfetto, alternando i respiri nella bocca dell’altro. Quando lei venne, lui la seguii qualche istante dopo, guardandola negli occhi.
Si accasciarono sfiniti sul divano, Jake l’attirò a se facendole posare il capo nell’incavo del suo collo. Peyton respirò il profumo di casa che tanto le era mancato.
 
 
 

- Che ti è preso, scusa?- domandò stizzita Haley, mentre versava il the nelle tazze davanti a Lucas. Brooke era andata via, subito dopo aver aiutato Haley col vestito. Non aveva degnato Lucas di uno sguardo e Nathan, che era stato assente per tutto il tempo, non faceva che guardare il fratello, confuso. Haley lo spedì a letto, spiegandogli che doveva parlare con Lucas. Il biondo buttò la testa all’indietro. – Non lo so, Hales! – esclamò.
- Non lo sai?- gli fece il verso. – Lucas, Brooke è fidanzata! Si sposerà tra due mesi!- disse. – Come ti viene in mente di…toccarla in quel modo?-
- Io non l’ho toccata!-
- Ah no? Ho visto con i miei occhi le tue mani sui suoi fianchi e il tuo viso a una spanna dal suo!- si arrabbiò la sua migliore amica. – Devi lasciarla in pace! Ma che ti prende? Tu ami Peyton, no? Hai mosso mari e monti per averla, ora tienitela e lascia in pace Brooke!-
- Haley, calmati!-
- Calmarmi? Lucas quella ragazza ha passato l’inferno a causa tua! Tua e della tua ragazza! Ha lasciato l’America per consentirvi di vivere la vostra storia! E’ tornata e vi ha dato la sua benedizione e ancora vi parla! Il minimo che tu possa fare è lasciarle vivere la sua storia d’amore e non cercare di riprendertela solo per il capriccio di una sera.-
- Sai che non lo farei mai.- le disse, guardandola negli occhi. Haley si addolcì: quell’idiota patentato rimaneva pur sempre il suo migliore amico.
- Lo so. Ma non puoi fare quello che ti passa per la testa. Brooke è felice. Ama Daniel, non l’ho mai vista tanto innamorata.- sussurrò. – Se lui sospettasse qualcosa, qualcosa che non c’è, va bene, ma cosa credi che farebbe? – gli domandò. – Io non penso che la lascerebbe star qui, due mesi. Penso che se la porterebbe via molto prima e non credo che la vedremmo ancora.- aggiunse, posando le tazze ormai vuote nel lavello.Lucas si raggelò: non aveva certo pensato a quell’evenienza. L’idea che Daniel pensasse che c’era ancora qualcosa tra loro…a Lucas non spiaceva. Anche se avrebbe dovuto. Ma solo perché l’avrebbe lasciata e sarebbe sparito dalle loro vite e Brooke sarebbe rimasta a Tree Hill, dov’era il suo posto.
Ma se lui l’avesse portata via, come diceva Haley?

- Ti manda nel panico l’idea che lei non sia più li per te.- gli disse la sua migliore amica.Lucas non rispose, perché sapeva che ciò che stava dicendo era giusto. Brooke era sempre stata un porto sicuro. Dovunque andasse, qualsiasi cosa facesse, lei era sempre lì per lui e lui lo sapeva. Ma, adesso, tornando a casa non l’aveva trovata. Lei non c’era più. E un vuoto grande come un buco nero che risucchia l’universo gli pesava sul cuore. Si alzò. – Devo andare. – disse, lasciando Haley con un’espressione rassegnata e dispiaciuta dipinta sul volto.

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