La missione della Valchiria

di Shade Owl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Cap. 1: La prima missione ***
Capitolo 3: *** Cap. 2: Strano comportamento ***
Capitolo 4: *** Cap. 3: Julien e Marcus ***
Capitolo 5: *** Cap. 4: La storia segreta della Valchiria ***
Capitolo 6: *** Cap. 5: Una proposta inaspettata ***
Capitolo 7: *** Cap. 6: L'Estrattore ***
Capitolo 8: *** Cap. 7: Umano, primo giorno ***
Capitolo 9: *** Cap. 8: Inutilità ***
Capitolo 10: *** Cap. 9: Il subdolo travestimento di Trys ***
Capitolo 11: *** Cap. 10: Alis all'opera ***
Capitolo 12: *** Cap. 11: Cose da fare ***
Capitolo 13: *** Cap. 12: Decisione definitiva ***
Capitolo 14: *** Cap. 13: Rabbia di Valchiria ***
Capitolo 15: *** Cap. 14: Scontri tra gli alberi ***
Capitolo 16: *** Cap. 15: Ritorno di fiamma ***
Capitolo 17: *** Cap. 16: Scuse ***
Capitolo 18: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Il giovane nuotava nelle profondità marine, respirando grazie ad uno strumento magico simile ad una maschera naso/bocca, color nero pece.
Era circondato da pesci di aspetto incredibile, che mai avrebbe immaginato di vedere in vita sua, e dissimili da qualsiasi altro della loro specie: grossi, pallidi e cechi, che sfuggivano alla sua presenza quando lo sentivano nuotare al loro fianco, meno agile e aggraziato degli abitanti del fondale.
Erano privi di occhi riconoscibili, molti dotati di lunghi denti simili a zanne, alcuni con bocche così larghe che sembravano dei piccoli buchi neri. Farsi mordere da una di quelle creature poteva essere molto spiacevole. Doveva ammetterlo, facevano un po’ paura a vedersi.
Dietro di lui la luce era scomparsa da parecchie ore, e le correnti dell’oceano lo sballottavano in direzioni non desiderate, ma la magia lo sosteneva e lo sospingeva sempre più in basso, consentendogli di ignorare il gelo degli abissi e la pressione soverchiante che altrimenti l’avrebbero ucciso nel giro di pochissimi secondi.
Lentamente, dal buio più profondo cominciò ad emergere una sagoma, a malapena visibile alla luce del semplice incantesimo illuminante che stava adoperando per vedere dove nuotava: era un’enorme costruzione di pietra, diroccata e crollata in più punti, piena di incrostazioni di alghe, coralli, crostacei e residui di sabbia e sporcizia dovuti a millenni passati su quel fondale, circondata da migliaia e migliaia di altre rovine.
Se erano così individuabili non era certo grazie alla fortuna, quanto alla potente magia e all’antichissima tecnologia che permeava tutto ciò, rendendo impossibile alla sabbia, all’acqua e agli animali distruggere quelle costruzioni, invisibili a chiunque non possedesse ciò che lui, invece, aveva ritrovato un anno prima in Micronesia, dentro un’altra antica rovina.
Era un bracciale di metallo, ricoperto di incisioni alle quali non era stato in grado di dare un significato preciso, malgrado la sua esperienza. Lo indossava al polso, sotto la tuta da immersione, e qualsiasi fosse il suo potere esatto, di certo lo rendeva capace di orientarsi in mezzo alla metropoli sommersa senza alcun problema.
Guardò la piramide per qualche secondo, immobile nell’acqua; sapeva di dover entrare là dentro, ma sapeva anche che non poteva farlo semplicemente attraverso uno dei tanti fori sulla sua superficie: stando alle sue ricerche, era necessario trovare prima un passaggio adeguato nelle sue pareti già bucherellate, il solo che l’avrebbe condotto a destinazione. Ogni altra strada sarebbe stata un vicolo cieco o una trappola.
Girò attorno alla struttura, un occhio posato sul bracciale… sarebbe cambiato quando si fosse trovato abbastanza vicino…
Tutte le rune scomparvero all’improvviso, mentre passava davanti ad una parete particolarmente ricoperta di alghe e melma. L’entrata era lì.
Prese un coltello che si era portato dietro e rimosse la sporcizia, stando attento a non danneggiare lo strato sottostante, che si era conservato perfettamente grazie alla magia ed alle tecniche avanzatissime con cui era stato costruito. Sopra vi erano incisi dei simboli, leggermente diversi da quelli del bracciale, e questi era in grado di tradurli: per aprire la porta, era necessario un tributo di calore e di legno.
Grandioso… fuoco e legno, le due cose peggiori da far apparire sott’acqua… Pensò scocciato.
Tramite l’incantesimo di creazione si procurò una bolla di vetro, grande quanto un pallone da calcio, svuotandola completamente dell’acqua che avrebbe dovuto altrimenti contenere. Attraverso la magia del fuoco, poi, accese una fiamma lì dentro.
Il muro tremò un momento, ma non successe altro: ancora non era sufficiente, mancava il legno. E quello non poteva limitarsi a metterlo dentro una palla di vetro.
Dovette quindi scendere ancora un po’ fino, al fondale vero e proprio, dove si trovavano numerosi relitti marci e pietrosi, assolutamente inutilizzabili, oltre che alcuni crostacei più o meno grandi, enormi scogli taglienti e alghe a non finire.
Cercò un punto particolarmente spoglio e, da un sacchetto appeso alla cintura, tirò fuori un piccolo seme che piantò sotto la sabbia. Ci sparse sopra alcuni piccoli granelli scintillanti presi da un barattolo contenuto sempre nella stessa borsa e, dopo alcuni minuti di attesa, un germoglio spuntò sotto i suoi occhi.
Nel giro di pochissimo tempo, davanti a lui, c’era una pianta che quasi lo equivaleva in altezza, con un solido fusto di legno simile a quello di una betulla, ma con una chioma fluida ed ondeggiante, fatta da tante striscioline verdi e sottili. Sembrava essere sia un albero che un’alga.
Quanto mi piacciono gli incroci a crescita rapida… Pensò tra sé.
Decisamente, aveva fatto bene a portarsi dietro il necessario. Meno male che si era documentato bene.
Con il coltello tranciò un ramo e nuotò fino al muro, accanto al quale brillava ancora il fuoco sottovetro alimentato dalla magia, e passò una mano sulla roccia: un punto in particolare, nel centro di un cerchio di rune che prima, senza il fuoco, non era riuscito a vedere, brillava pigramente. Al suo interno, c’era un simbolo che significava, approssimativamente, “qui”.
Colpì il punto indicato col ramo. Immediatamente, il muro riprese a tremare, e stavolta non smise. Lentamente, nella parete cominciò ad aprirsi un foro che si allargò fino a permettere il passaggio di un uomo non particolarmente grasso.
Senza esitare, ci nuotò dentro ed attraversò uno stretto corridoio di pietra, al termine del quale intravedeva una debole luce color cobalto. Probabilmente, laggiù c’era la cosa che cercava.
Arrivato alla fine del corridoio (che non era certo cortissimo), si ritrovò in un’enorme stanza in rovina, piena di alghe e di incrostazioni di sale e sabbia. Sul soffitto, simile ad un lampadario convesso, era incastrata la fonte di luce che dava a tutto l’ambiente quell’apparenza spettrale, un solo, minuscolo frammento di cristallo azzurro, lungo non più di cinque centimetri.
Lo guardò per alcuni istanti, stupito dalla sua forza e dalla sua lucentezza. Gli era difficile concepire come qualcosa di così minuscolo e impiegato in un modo tanto diverso dal suo vero utilizzo (a quanto ne sapeva, era in grado di guarire) potesse fornire tanta luce, anche in un ambiente simile e dopo millenni di immobilità.
Nuotò fino al soffitto, coltello alla mano, e con quello cominciò a fare leva. Nel giro di pochi minuti riuscì a disincastrare il frammento di cristallo dalla roccia; quello gli scivolò nel palmo aperto, fluttuando qualche istante nell’acqua che lo circondava.
Immediatamente, la luminosità che emanava scomparve, riassorbita nella roccia, mentre tutto intorno scendeva l’ombra, smorzata appena dal suo lume magico.
Stava per voltarsi ed andarsene, quando sentì un rumore leggermente attutito giungergli alle orecchie, tipo di pietra che cadeva. Si voltò di corsa, appena in tempo per vedere un lunghissimo tentacolo pieno di ventose che cercava di ghermirlo.
Con un guizzo si portò lontano dal pericolo, mentre da una porta che prima non aveva visto (probabilmente si era aperta quando aveva preso il cristallo) usciva un gigantesco essere dotato di innumerevoli arti. Non era facile da riconoscere con tutto quel buio, ma non aveva dubbi: quello era un Kraken.
Più velocemente che poté si diresse verso il corridoio d’uscita, ma un colpo particolarmente potente dato da uno di quei tentacoli ad una colonna fece crollare parte del soffitto, e la porta fu ostruita dalle macerie.
Senza pensarci un attimo si voltò e si nascose dietro un pilastro, mentre un altro tentacolo lo inseguiva; continuando a nuotare, evitò meglio che poté ogni suo attacco, cercando in tutti i modi di non finire in trappola, e continuò a costringere il gigantesco polpo ad attorcigliarsi attorno alle poche colonne che ancora reggevano il soffitto: se fosse riuscito a farlo crollare, sarebbe potuto uscire da lì.
Non dovette attendere poi molto: il Kraken era tanto forte che i pilastri cedettero dopo pochi minuti, già indeboliti dai millenni che li avevano visti costretti a sopportare la terribile pressione sottomarina.
Il soffitto cominciò a cadere, e le macerie piombarono addosso al mostro, mentre lui, molto più piccolo ed agile, le schivava una dopo l’altra, senza risparmiare la magia nel fare questo. Si diresse verso l’alto, nuotando più veloce che poté, lasciandosi alle spalle il tempio sommerso ed in rovina, il Kraken morente e la civiltà scomparsa alla quale tutto ciò era appartenuto…
Ovvero, l’antichissima civiltà di Atlantide.

***

Due settimane d’inferno, ecco cos’erano state: un funerale, un bambino rimasto orfano, il lavoro che andava a rotoli, il suo migliore amico che presto o tardi si sarebbe arrabbiato a morte con lei, mille e più impegni assurdi che si affollavano uno dopo l’altro, il litigio con suo padre e la quasi totale mancanza di sonno.
Cos’altro poteva capitarle?
Camminava da sola, di notte, in mezzo ad una stretta via deserta di una città addormentata e silenziosa, sotto la pioggia battente, senza ombrello e senza un cappotto. Tutto era così buio e così freddo che le sembrava di essere in mezzo al niente.
Era bagnata fradicia ed immersa nel silenzio, rotto soltanto dallo scrosciare dell’acqua che le cadeva sulla testa, le si insinuava tra i capelli, inzuppava i vestiti… i piedi le affondavano in pozzanghere gelate formatesi nelle buche dell’asfalto stradale, sconnesso e crepato in più punti. Non aveva scarpe, le aveva perse.
Sanguinava da vari graffi aperti su tutto il suo corpo, graffi che ormai nemmeno ricordava come si erano formati, tante ne aveva passate soltanto quel giorno. Molti, forse, risalivano anche ad un po’ di tempo prima. Si ripromise di curarsi appena ne avesse avuta l’occasione.
Strinse più forte tra le mani la sfera metallica, chiedendosi se tutto ciò valeva il dolore che altri avevano subito e la fatica che lei stessa stava facendo.
Scelse di credere di sì.
Al suo udito, pur se limitato dalle gocce frenetiche della pioggia, non sfuggì il suono di un tonfo sordo ed attutito, come di un martello imbottito che piombava di botto su qualcosa di duro. I suoi sensi percepirono un tremito leggero nel suolo. Qualcosa di molto pesante era atterrato dietro di lei…
Altri rumori simili risuonarono alle sue spalle. Le pozzanghere tremolarono, e non solo per le gocce d’acqua che ci finivano dentro. Un fetido odore di cane bagnato le ostruì le narici. Bassi ringhi sovrastarono lo scroscio della pioggia e il suono del vento.
Strinse la sfera tra le mani, con ancora più forza di prima: niente paura. Niente rabbia. Niente disperazione. Niente dolore. Era tempo di battersi.
Mise via l’oggetto ed estrasse i due lunghi machete d’argento che le pendevano dai fianchi, voltandosi rapidamente ad affrontare i quattro licantropi inferociti.

Per ora, solo il Prologo. Per il resto, mi sa che ci metterò un altro paio di giorni. Spero di avere suscitato curiosità, e di ricevere tante recensioni. A presto!

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Capitolo 2
*** Cap. 1: La prima missione ***


Timmi si passò una mano sulla fronte per asciugare il sudore che la imperlava, tirando un sospiro stanco, e guardò la propria opera in via di completamento: lentamente, con le sue sole mani e l’aiuto di qualche piccola magia e, sporadicamente, di un paio di amici, era riuscito a costruire quella che, una volta finita, sarebbe stata la sua casa.
In quel momento era sul tetto a mettere le ultime tegole, a torso nudo perché molto accaldato, anche se il cielo era oscurato dalle nuvole color del piombo. Una lieve foschia veniva fuori dagli alberi, dovuta all’umidità dell’aria. Sì, dagli alberi, perché lui aveva scelto di costruirsi la casa tra i boschi che crescevano sulle colline, ad un’ora di macchina dalla città dove vivevano i suoi amici più cari.
Aveva quasi compiuto diciannove anni, Timmi, essendo nato a fine Giugno, quindi non mancava poi molto. Si rese conto con leggera sorpresa di quanto questa cosa gli facesse piacere, una volta tanto: non aveva mai avuto la voglia di festeggiare, né tantomeno qualcuno con cui farlo, ma ora le cose erano cambiate.
Dovrò parlarne con gli altri…Pensò, massaggiandosi la spalla indolenzita.
- C’è nessuno nella baracca?- gridò qualcuno a terra.
Timmi si avvicinò all’orlo del tetto aggrottando la fronte e si sporse per guardare giù: Xander Donovan si stava guardando intorno, fregandosi le braccia scoperte per il freddo e l’umidità del bosco.
Si era irrobustito durante gli allenamenti di quegli ultimi mesi, ed era anche cresciuto di una buona decina di centimetri. Del ragazzo basso e gracilino che c’era prima, adesso restava solo la persistente anemia. Non era certo un gigante, ma non aveva proprio niente da invidiare ad un qualsiasi altro sedicenne.
- Baracca?- ripeté in tono di sfida - Ragazzo, questa qui è una reggia! L’ho costruita praticamente da solo, porca miseria!-
- Ma che bugiardo!- lo canzonò l’amico, individuandolo - Io e gli altri ti abbiamo aiutato un sacco, no?-
- Bah…- grugnì lui - Se per “aiutare un sacco” intendi stregare un paio di pennelli e mattoni… Ora spostati, mezzodemone in arrivo…-
Scese dal tetto con un balzo, portandosi dove un attimo prima c’era Xander, che intanto si era spostato appena in tempo, lanciando un grido indignato.
- Per poco non mi investivi, lo sai?- chiese scocciato e divertito insieme - Tu sei pazzo, accidenti!-
- E piantala…- sbuffò il mezzodemone - Piuttosto, che fai qui? Non andavi al mare coi tuoi, oggi?-
Da quando Xander aveva imparato ad usare la magia con sufficiente destrezza da creare cloni magici capaci di sostituirlo in caso di bisogno, sia per la scuola che con i genitori, gli era nata l’insana abitudine di definire “caso di bisogno” cose come un’improvvisa colica di sonno. Abitudine che Timmi, con tutto se stesso, stava cercando di estirpargli.
- Tutto saltato, al mare diluvia.- rispose lui, che aveva previsto la domanda - E gli altri non ci sono.-
- E tu invece? Perché sei qua?- chiese, prendendo una borraccia appoggiata sulla panchina di legno lì accanto (preparata in meno di dieci minuti da Xander due settimane prima) e bevendo un po’ d’acqua.
- Volevo vedere come procedevano i lavori.- spiegò, stringendosi nelle spalle.
- Bhè… giudica tu…- ridacchiò Timmi, facendogli un cenno con la mano della borraccia.
Il mago indietreggiò di qualche passo per vedere la costruzione nella sua interezza: la casa, fatta in stile rustico, era interamente di mattoni e legno, ornata da alcune finestre col telaio a croce. Era un bell’edificio a due piani con una piccola soffitta, per il quale Timmi aveva scavato anche una cantina alla quale si accedeva da una botola nel soggiorno, dove aveva costruito il camino. Mancavano ancora circa la metà delle tegole del tetto, e doveva finire di collegare alcune parti dell’impianto elettrico alla grossa pietra Energite che si era procurato, ma per tutto il resto era pronta.
Aveva già portato una buona parte dei mobili, tra i quali erano compresi anche alcuni letti (aveva quattro camere per la notte), un paio di armadi (almeno uno da finire di montare), il tavolo della cucina, forno e fornelli (messi insieme in un memorabile pomeriggio con l’aiuto di Nadine, Xander ed Alis) il divano e due poltrone ed un vecchio tappeto appartenuto ai nonni di Alis ed offertogli dai suoi genitori. Ormai era praticamente pronta.
- Direi che ci siamo quasi.- disse Xander - Vuoi che ti aiuti a concludere?-
- Perché no?- rispose lui, posando la borraccia - Finiamo il tetto, poi ci occupiamo dell’impianto elettrico.-
I due passarono la giornata a lavorare, mettendo le tegole sul tetto, usando naturalmente anche un po’ di magia (specie quando Xander rischiò di perdere l’equilibrio e finire di sotto). Si interruppero ogni tanto per riprendere fiato, bere un po’ d’acqua e lamentarsi del caldo dovuto alla fatica: per essere Giugno la giornata non era esattamente afosa, ma entrambi sudarono parecchio.
Solo quando il sole cominciò a calare oltre le colline che circondavano la casa scesero per riposarsi e fare gli ultimi collegamenti all’impianto elettrico. Quando uscirono dallo scantinato, ormai era ora di cena.
- I tuoi genitori sono con un clone magico, scommetto.- disse Timmi, sedendosi al lungo tavolo di legno della cucina con un leggero gemito.
- No, ma sanno che faccio tardi.- rispose lui, asciugandosi la fronte imperlata di sudore - Piuttosto, abbiamo finito tutto? Non hai qualche altra idiozia da farmi fare, tipo allacciare le condutture del gas usando un fiammifero o prendere un Drago a calci nel didietro solo per divertirti? Insomma, siamo a posto?-
Timmi si guardò intorno: per la prima volta poteva accendere la luce senza ricorrere ad alcun incantesimo, e si sentì soddisfatto del proprio lavoro.
La sua casa, all’interno, aveva il pavimento completamente fatto di assi di legno scuro, levigate e posizionate con la magia, e lo stesso valeva per i muri, dell’identica fattura (la sola eccezione era la cucina, che aveva le pareti in muratura rustica ed il pavimento di mattonelle).
Il salotto, ampio e spazioso, occupava la maggior parte del piano terra; era arredato, almeno per adesso, soltanto dal divano e le poltrone, posizionati a semicerchio davanti al caminetto di mattoni, accanto al quale aveva posizionato una cassetta di legno dentro la quale stipava i ciocchi da bruciare nel fuoco. Il tappeto che gli aveva dato Alis era ancora arrotolato in un angolo, ma prevedeva di sistemarlo presto.
Dal lato opposto rispetto a dove si trovavano loro, nell’angolo tra la parete di fondo del salotto ed il muro accanto, c’era una rampa di scale che portava di sopra, non distante dal camino. La cucina, invece, era separata dalla sala soltanto da un muro divisorio alto un metro e mezzo circa, lungo per quasi tutta la lunghezza della stanza, e dentro c’erano il lungo tavolo di legno al quale si erano seduti loro, il frigorifero, il forno ed il lavello.
In un angolo c’era uno spazio destinato al televisore, in quel momento appoggiato in un punto lontano del pavimento perché il giorno prima aveva sistemato le tubazioni proprio dove avrebbe dovuto essere, ed una fila di sportelli si aprivano sopra il piano di cottura, dentro cui teneva le scorte di viveri che non dovevano stare in fresco. Il rubinetto era posizionato proprio là sotto, davanti ad una fila di finestrelle basse che fornivano un po’ di luce.
- Sì.- disse Timmi, rispondendo all’amico - Direi di sì.-
- Quindi hai finito di costruire la tua casa.- ridacchiò Xander - Bisogna festeggiare.-
- Certo, ma non oggi.- disse il mezzodemone - Ora sono a pezzi… magari domani.-
- Approvato.- annuì il mago - Lo dico agli altri, così ci organizziamo subito.-
Timmi sorrise, ma prima che potesse rispondergli qualcuno bussò alla porta, posta a metà del muro tra il salotto e la cucina, interrompendo i progetti del ragazzo.
- Aspettavi visite?- chiese Xander.
- Non aspettavo te, figurati…- sbuffò Timmi, alzandosi.
Bussarono ancora, senza particolare insistenza, e continuarono finché non ebbe aperto.
- Ehi, un momento!- sbottò.
Oltre la soglia trovò un uomo alto quanto lui, con in volto un’aria piuttosto svagata. Trys.
Si stava guardando intorno, passandosi perplesso una mano tra i capelli castani come se ci fosse qualcosa che non gli tornava, arruffandoli ancora di più. L’altra era ancora sollevata, intenta a bussare all’aria.
- Ah, sei tu.- disse, in tono un po’ seccato - Avrei dovuto immaginarlo… sai che ho aperto la porta, sì?-
- Eh?- fece Trys, riscuotendosi - Ah, sì… no, scusa, il mio sguardo era perso nei riflessi opachi della grondaia...-
- E non hai sentito che non c’era più il legno sotto le tue nocche?- grugnì Timmi, avviandosi verso la cucina.
- Bhè, sì, ma ho i nervi della mano che vanno e vengono…- spiegò, scrutandosela torvo - Sono stati danneggiati, sai…-
- Da cosa?- chiese Xander - Un mostro?-
- No, un minestrone.- rispose lui, ridacchiando - Volevo accertarmi che fosse caldo, ma poi mi sono ricordato che in realtà era acido…-
- Sì, d’accordo, falla finita!- sbuffò Timmi - Dai, cosa c’è?-
- C’è un bel po’ di lavoro.- rispose, sedendosi con loro al tavolo - Ai piani alti hanno della roba da farti fare.-
Timmi e Xander si scambiarono uno sguardo: entrambi stavano pensando alla stessa cosa.
Dopo gli eventi di alcuni mesi prima Xander, Alis, Jo e Nadine erano diventati i suoi apprendisti, così che insegnasse loro a svolgere le missioni che il Sommo Concilio gli avrebbe affidato appena pronti. Fino ad ora non c’era stato niente da fare, comunque.
Quindi quella di cui stava parlando Trys sarebbe stata la loro prima missione.
- Allora, prima cosa…- cominciò quest’ultimo - … bella casa.-
- Grazie.- disse Timmi - Abbiamo appena finito.-
- Perfetto, così ti terremo occupato.- ridacchiò lui- Perché la seconda cosa è che gli Arcangeli, lassù, hanno notato degli strani eventi, qui in basso.-
- Quali strani eventi?- chiese Xander.
- Un po’ di tutto.- rispose Trys - Per prima cosa, questa mattina uno dei nostri era fuori con la sua squadra per un semplice addestramento delle reclute, ed ha trovato un gruppo di lupi mannari fatti a pezzi con armi d’argento durante la notte. Nessuno ha visto o sentito niente.-
- Lupi mannari?- ripeté Xander - Quelli che si trasformano con la luna piena? Ma ieri non c’era, lo sarà soltanto tra una settimana, credo… -
- Non tutti hanno bisogno del plenilunio.- spiegò Timmi, pensieroso - Certi lupi, specie i più anziani, riescono a concentrare i loro poteri per trasformarsi anche quando la luna piena è appena passata o non ancora arrivata. Pare che il primo licantropo fosse capace di farlo anche con la luna nuova. A preoccuparti dev’essere qualcos’altro.- si passò una mano tra i capelli, arruffandoli ancora di più - I lupi mannari, ormai, sono una razza quasi in via di estinzione. Anni fa il Sommo Concilio ha distillato un antidoto al veleno dei licantropi, ed ora è possibile guarire tranquillamente dal loro morso. Soltanto in pochi si rifiutano di prenderlo, e sono o fanatici o persone che non pensano di averne bisogno perché sanno controllarsi. E nessuno di questi gruppi potrebbe mai scendere sulla terra dai regni della magia senza un aiuto, visto il livello di sorveglianza.- guardò Trys - Si sa chi è stato? A farli a pezzi, intendo.-
- No.- rispose lui - Sappiamo solo che si tratta di qualcuno molto abile con la spada, perché non si è fatto niente… il sangue era tutto dei licantropi. Ed ha letteralmente massacrato quei poveri lupacchiotti. Darth si è messo subito all’opera con un paio di novellini, ed io lo dovrei aiutare, ho staccato solo per venire a cercarvi.-
- Quindi non tocca a noi?- chiese Xander, un po’ deluso: sicuramente già si immaginava chissà quali epiche battaglie contro i lupi mannari.
- No.- rispose Trys - C’è un’altra questione… anzi, altre tre questioni, che richiedono immediata attenzione.-
- Quali?- domandò Timmi.
- La prima è qualcosa su cui lavora Skin.- rispose il folletto - Un tempio sommerso, appartenente alla civiltà scomparsa di Atlantide, è misteriosamente crollato.-
- Atlantide?- ripeté Xander - Perché, esiste?-
- Una volta.- rispose Timmi, cupo - Pare che i Custodi dell'Eden ci si siano sbizzarriti, come con Lemuria. Le hanno distrutte entrambe.-
- Lemu… cosa?- chiese il mago.
- Lemuria. O Mu, se preferisci.- spiegò Trys - Ad ogni modo, non parliamo di un tempio a casaccio: pare che, lì dentro, ci fosse conservato qualcosa.-
- E cosa?-
- Boh.- rispose - Skin non lo sa ancora… non è semplice tradurre l’Atlantidese. Già il fatto che ce ne siamo resi conto è un miracolo. Se alcune sirene non ci fossero venute ad avvertire…-
- Sirene?- sbottò Timmi - Quali sirene?-
Trys parve sorpreso.
- Due sirene che nuotavano da quelle parti.- rispose.
- Ma erano originarie della terra?-
- Ehm… credo di sì…-
Timmi sospirò.
- Meno male…-
- Perché?-
- Lascia perdere!- sbottò, secco - Vai avanti, piuttosto.-
Trys lo guardò per un istante, poi incrociò gli occhi con Xander, che si strinse nelle spalle.
- Bhè… sì, dunque…- riprese, ancora un po’ stupito - … subito dopo l’esserci resi conto di questa strana faccenda, abbiamo cominciato ad incontrare alcuni simpaticoni. Di quelli dell’Alleanza delle Ombre.-
Timmi parve di nuovo teso e preoccupato.
- Quanti? Dove?-
- Qui e lì…- rispose vago Trys - Non molti, e quasi tutti archeologi o comunque in cerca di qualcosa, ma abbastanza da preoccuparci. Non erano mai stati tanto attivi.-
- Bene, grandioso…- sospirò il mezzodemone - Ancora non ho nemmeno capito cosa volessero dalla Fornace, dannazione…-
- Bhè, perché non li attacchiamo, scusate? Così ci togliamo il pensiero.- osservò Xander.
- Piano, ragazzo…- disse Timmi - Il luogo dove si incontrano è segreto ed irraggiungibile per noi. Dobbiamo piuttosto capire cos’hanno in mente-
- È quello che pensava Gabriele.- annuì Trys - Lei e gli altri vogliono che tu faccia qualche domanda in giro. Domattina presto ti porterò un po’ di materiale per prepararti.-
- Nessun problema.- rispose il mezzodemone - Ci mettiamo all’opera domani stesso, allora. A te sta bene?- chiese, guardando Xander, che annuì con entusiasmo.
- Scherzi?- chiese - Questa è la prima missione ufficiale, per la miseria! Certo che ci sto! E lo stesso varrà anche per gli altri, ne sono sicuro!-
Timmi incrociò le braccia, aggrottando la fronte.
- Dovremo rimandare la festa.- osservò.
- E capirai!- rispose il ragazzo - Possiamo farla quando ci pare, no?-
- Ottimo.- ridacchiò Timmi - Ma quelle che ci hai detto sono solo due cose strane, e tu avevi parlato di tre.- continuò, guardando di nuovo Trys - Qual è la terza?-
- Ah, già…- disse lui - Bhè, questa è la cosa più assurda di tutte, credo, anche se non sono del tutto certo che abbia a che fare con il resto della situazione… vedi, in pratica abbiamo perso ogni contatto con Raven.-
Xander inarcò un sopracciglio, mentre Timmi si accigliava: Raven era una donna piuttosto abile, appartenente al Pentacolo come lui e come Trys. Oltretutto, non era tipo da sparire così, senza avvertire o lasciare tracce in giro. Aveva molto rispetto per l’autorità (a differenza di qualcuno…) e, se anche non avesse detto nulla agli Arcangeli, di certo ne avrebbe parlato con Skin.
- Hanno idea di cosa sia successo?- chiese il mezzodemone, tornando alla realtà.
- No.- rispose Trys - Sappiamo solo che doveva andare a cercare alcuni suoi vecchi amici che le avevano chiesto un qualche favore, e che quindi ha preso una settimana di ferie per raggiungerli. Settimana che è scaduta all’inizio della scorsa settimana.-
- Quindi avete iniziato a preoccuparvi, giusto?- disse Xander.
- Eh, sì…- sospirò lui - Sta cominciando la terza, ed è soprattutto per questo che siamo nervosi, Skin per primo: non ha mai passato tanto tempo senza farsi sentire, quantomeno non con lui.-
Timmi annuì lentamente. Anche lui sentiva di essere preoccupato. Qualcosa non tornava.
- Non è da lei.- concordò - Skin è sempre quello che sa dove trovarla, in tutto il Pentacolo. Comunque, tu e Darth avete pensato che i lupi mannari possano essere opera sua? In fondo, gira con armi d’argento, ed è più che in grado di affrontarli.-
- Certo che sì.- disse il Trys - Ma normalmente Raven non lascia tracce quando agisce, quindi non possiamo dare per scontato che sia stata lei. In fondo, ci avrebbe contattati, no?-
- Giusto.- annuì Timmi - Ma questa non mi pare una situazione normale, visto che non si fa sentire comunque.-
- Bhè, sto solo cercando di vederla da un punto di vista razionale.- rispose tranquillamente Trys, stringendosi nelle spalle.
Il mezzodemone inarcò un sopracciglio.
- Razionale?- ripeté incredulo - Tu?-
- E chi si occupa di trovare Raven?- domandò Xander, prima che l’altro potesse ribattere - Altri dei nostri?-
- Non proprio.- rispose Trys, lanciando un’occhiataccia a Timmi - Insomma, qualcuno che la cerca c’è, ma non tra il Sommo Concilio, abbiamo altro da fare. Comunque credo che anche il vecchio Daniel si sia preoccupato abbastanza, mi è parso di sentirgli chiedere a sua sorella di dare un’occhiata in giro.-
- Addirittura?- chiese Xander, sorpreso - Insomma… non sono Custodi dell’Eden?-
- Già. Ma non intervengono di persona.- annuì Timmi, senza guardarlo - Solo, essendo in cinque, possono occuparsi di più cose insieme.-
- Inoltre…- continuò Trys - … a tutti noi, compresi gli assenti, è fatto obbligo assoluto di riportare qualsiasi notizia riguardante Raven, se ne veniamo a conoscenza.-
Timmi annuì ancora una volta. Presto, probabilmente, il collo avrebbe cominciato a dolergli se avesse continuato a farlo.
- Bene.- disse - Donovan, per favore, dì tu agli altri come siamo messi. Io mi faccio la doccia, poi domani andiamo a fare qualche ricerca.-
- D’accordo.- saltò su lui, evidentemente eccitato dall’idea del suo primo incarico ufficiale.
- Io torno da Darth.- annunciò invece Trys - Probabilmente avrà già fatto qualche passo avanti nello scoprire da dove vengono i lupi.-
- Speriamo.- disse Timmi, dirigendosi verso il piano di sopra, dove c’era il bagno.
 
***
 
Jo era sempre stato un più alto di Xander, ma adesso era anche più grosso: da dopo la missione della Fornace si era irrobustito parecchio, siccome aveva preso molto sul serio il nuovo lavoro, ed aveva cominciato ad allenarsi molto con la magia da poco acquisita e con gli esercizi fisici, al punto tale da unirsi alla squadra scolastica di pallacanestro. Non era mai stato molto portato per lo studio, tant’è vero che durante gli studi teorici aveva fatto parecchia fatica a restare concentrato. Spesso Xander era stato costretto a lasciarlo copiare, durante i test scritti.
Secondo Timmi, gli mancava una direzione verso la quale concentrare gli sforzi, e non appena fosse riuscito a trovarla sarebbe diventato un ottimo elemento (cosa che però spiegò a tutti tranne che a lui).
Alis, invece, era rimasta quasi la stessa di sempre: nei mesi passati dal loro primo incontro con il mezzodemone era soltanto cresciuta di qualche centimetro, ed aveva finalmente trovato il modo di spiegare il fatto di non avere più bisogno degli enormi occhiali che portava una volta, dicendo che si era fatta operare e modificando la memoria dei genitori con un incantesimo.
Neanche Nadine era cambiata in qualche modo, rimanendo praticamente identica a com’era alcuni mesi prima. Aveva solo tagliato un po’ i capelli, così da contrastare il caldo dell’estate, e incluso nel proprio guardaroba un maggior numero di vestiti comodi: quando erano stati reclutati dal Sommo Concilio aveva capito quanto movimentate sarebbero diventate le loro vite, così si era attrezzata per essere sempre pronta alle emergenze.
Si erano radunati con urgenza in casa sua, ed erano seduti nel salotto. I genitori della ragazza per il momento non erano in casa, e questo dava loro modo di parlare con una certa libertà, dato che nessuno sapeva della loro doppia vita.
A Xander ci volle circa mezz’ora per spiegare agli altri la situazione, a causa delle continue interruzioni. Non che potesse biasimarli: una nuova missione, Raven sparita, lupi mannari fatti a pezzi e rovine di Atlantide distrutte. Quando finalmente ebbe finito di spiegare calò un breve silenzio, carico di sorpresa e di preoccupazione.
- Quindi Timmi ha finito di costruire la casa?- chiese Jo.
Tutti lo guardarono.
- Scusa, io ti dico che ci hanno dato una missione e tu mi chiedi della casa?- sbottò Xander, sorpreso.
- Stavo scherzando.- rise l’amico - Allora, quando si comincia?-
- Domani.-
- Questo significa dovremo preparare dei cloni magici.- disse Alis - Domani c’è scuola.-
Jo e Xander la guardarono con occhi sgranati.
- Scuola?- ripeté il primo dei due - Ma stai scherzando? Siamo in giugno! Hai presente? Estate, vacanze…-
- Siete iscritti ai corsi estivi.- lo interruppe Alis, stringendosi nelle spalle - Tutti e due. E anche io. Ve l’avrei detto entro stasera.-
Seguì un istante di silenzio, così gelido che sembrava essere cambiata la stagione.
- C… cosa?- gracchiò Jo.
- E chi… chi ci avrebbe iscritti?- gemette Xander.
- Io.- rispose la ragazza - Negli ultimi mesi i nostri voti sono un po’ peggiorati… i vostri soprattutto… e così ho pensato…-
- E, già che c’eri, potevi pensare di chiederci qualcosa, magari?- sbottò furioso Jo.
- Lascia perdere, dai.- disse Nadine - Ha ragione, se ci pensi… la magia non è proprio d’aiuto nella vita scolastica. È già un miracolo essere riusciti a frequentare regolarmente.-
- E allora perché tu non fai i corsi estivi, eh?- esclamò il ragazzo, balzando in piedi.
- Sentite, ora basta!- disse fermamente Xander - Ci sono cose più importanti!-
Non che l’idea di passare l’estate a scuola gli facesse piacere (specie considerando che Alis aveva fatto tutto a loro insaputa e senza dire niente fino a quel momento), ma l’aspettativa di una nuova missione era troppo eccitante per essere ignorata.
- Già, ben detto.- disse Nadine, annuendo in segno di approvazione - Dicevi anche che Raven non si trova?-
- No.- confermò Xander - E ci hanno ordinato di riferire qualsiasi notizia, se la troviamo.-
Nadine non disse niente, apparentemente sovrappensiero.
- Qualcosa non va?- le chiese Alis.
- No.- rispose lei - Solo che questa storia di Atlantide mi dà da pensare.-
- Sì, ma quello è un problema di Skin.- disse Jo, ancora un po’ scocciato - A noi toccano questi tizi dell’alleanza, giusto?- chiese, guardando Xander.
- Esattamente.- confermò lui.
- Sempre che riusciamo a trovarli.- sospirò Alis - L'ha detto Timmi, l'alleanza si nasconde.-
- A questo penseremo dopo.- disse, stringendosi nelle spalle - Piuttosto, organizziamoci per come andare da lui, domani. Posso venire a prendervi appena ho fatto il mio clone…-
- Xander…- sospirò Jo - … guarda che i poteri li abbiamo anche noi.-
Il ragazzo ridacchiò, leggermente imbarazzato: si dimenticava sempre che adesso erano tutti e quattro maghi. Gli sembrava che fosse passato appena un giorno dal momento in cui Timmi aveva pestato i bulli della scuola per difenderli, quando ancora l’unico mago del gruppo era lui. Ma in realtà erano passati sei mesi, Alis, Nadine e Jo erano stati “contaminati” dalla magia della Fornace e avevano già raggiunto un buon livello di bravura con gli incantesimi.
E adesso stavano per cominciare una missione vera e propria. Poteva succedere decisamente di tutto.
- Va bene.- disse Xander - Allora ci vediamo tutti domani alle otto da Timmi.-
- D’accordo.- disse allegramente Jo - Non vedo l’ora di cominciare.-
- Ottimo, ma vedi di non fare tardi.- lo ammonì Nadine - L’ultima volta hai rischiato il linciaggio.-
Lui si imbronciò.
- Bhè, non è colpa mia se il tuo ragazzo è un folle paranoico e maniaco della puntualità.-
La ragazza gli scoccò un’occhiata talmente furiosa che Xander si sorprese di non vedere l’amico prendere fuoco.
- Ehm…- disse Jo, a disagio - Nadine… stavo solo scherzando, lo sai…-
Lei sbuffò e si alzò in piedi per accompagnarli alla porta.

Come quasi sempre Ely79 è la prima ad arrivare, e quindi la prima che ringrazio. Spero di potere allungare la lista, comunque. A presto!

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Capitolo 3
*** Cap. 2: Strano comportamento ***


Il mattino dopo, cinque alle otto, Xander raggiunse casa di Timmi quasi in contemporanea con Alis. Lui era seduto sulla panca di fianco alla porta, in paziente attesa. Era in piedi già da due ore, si era fatto la doccia, aveva buttato giù una quantità industriale di uova e si era preparato per partire. Certo, non aveva proprio tanti bagagli, ad eccezione di Nova, la Fiaccola.
- Ciao.- li salutò, senza alzarsi - Fatta colazione?-
Xander ed Alis annuirono.
- Finito adesso.- disse il ragazzo.
- Bene.- ridacchiò lui - Perché ve l’ho già detto… mangiare la mattina è la prima cosa da fare…-
- … perché quelli come noi non possono mai sapere quando e se mangeranno di nuovo.- sbuffò Alis, roteando gli occhi - Sai, inizi a diventare un po’ morboso.-
Lui le lanciò un’occhiataccia, ma non rispose.
Pochi minuti dopo arrivò Nadine, un po’ assonnata e con una ciocca ancora ribelle.
- ‘Giorno…- grugnì stropicciandosi un occhio.
- Ah, qui qualcuno ha molto sonno…- sogghignò il mezzodemone, aggrottando la fronte - Una tazza di caffè?-
- Piantala di sfottere…- mugolò la ragazza, buttandosi sulla panchina accanto a lui - Ho dormito malissimo…-
- Troppa ansia?- chiese Alis.
- No, troppo caldo.- rispose lei, sistemandosi i capelli - Si è rotto il condizionatore.-
- Potevi usare la magia.- osservò Xander.
- Ci ho provato!- protestò Nadine - Ma ancora non riesco a riparare nemmeno una lampadina!-
- Col tempo imparerai.- la rassicurò Timmi - Già i progressi che avete fatto fino ad ora sono notevoli, specie se consideri che non siete nati coi poteri.-
Lei sorrise e si abbandonò contro lo schienale di assi, chiudendo gli occhi compiaciuta.
- Complimenti per il cottage.- borbottò.
Adesso mancava solo Jo.
 
- Dieci minuti di ritardo…- ringhiò il mezzodemone, che si era alzato ed andava avanti e indietro, come un leone in gabbia - Io stavolta lo strozzo, giuro che lo strozzo…-
- Io gliel’avevo detto…- sospirò Nadine, ancora seduta sulla panca, tra Alis e Xander.
- Bhè, magari ha un buon motivo, no?- chiese Xander.
- Un buon motivo… tutte le ossa rotte sono un buon motivo…- grugnì Timmi.
Jo si fece vivo solo dopo altri cinque minuti, quando ormai Timmi aveva quasi iniziato a emettere fumo dalle narici. Sulle spalle aveva uno zaino dall’aria piuttosto gonfia e pesante, come se si stesse portando dietro mezza casa. Da uno spiraglio spuntava persino la cima di una canna da pesca.
- Finalmente!- sbottò Timmi, furioso - Dov’eri finito, accidenti?-
- Scusa.- disse Jo - Ma non riuscivo a trovare il binocolo.-
- Il… binocolo?- ripeté Alis - Che te ne fai di un binocolo?-
Lui si strinse nelle spalle.
- Tutto può essere utile. È la seconda regola, no?- chiese, guardando Timmi.
Lui rimase in silenzio per un attimo, masticandosi la lingua.
- Quindi hai fatto tardi perché cercavi qualsiasi cosa potesse farci comodo?- chiese Nadine.
- Sì.- rispose il ragazzo - Pensavo di finire ieri sera, ma ho ancora difficoltà con l’incantesimo di creazione.- guardò Timmi con leggera apprensione - Sei arrabbiato, vero?-
Lui strinse gli occhi.
- Se sono arrabbiato?- ringhiò - Se sono… ti avevo detto OTTO!- sbottò, tanto forte che Jo fece un salto - Otto! È un numero facile, anche per te!-
- Timmi, calmati!- esclamò Alis - Non è così grave…-
- Ah, certo, adesso non lo è!- esclamò lui, rivolto al cielo - E se avessimo dovuto correre per… che so… proteggere qualcuno? O per rispettare una dannata scadenza?-
- Bhè… mi dispiace.- disse Jo, imbarazzato - Scusa. La prossima volta…-
- La prossima volta farai bene ad essere pronto in tempo, chiaro?- sbottò Timmi, agguantandogli la maglietta.
- Ehi!- esclamò Xander, saltando in piedi - Timmi, non ti sembra di esagerare?-
Lui lo guardò, ancora arrabbiato.
- Cosa?-
- Ha ragione.- concordò Nadine, alzandosi a sua volta - Lascialo. Ti ha chiesto scusa, cos’altro vuoi?-
Il mezzodemone esitò un attimo, mentre un silenzio teso si espandeva tra loro. Alla fine, allontanò la mano da Jo, che deglutì.
- S… scusate.- borbottò, passandosi una mano sul collo - Scusa anche tu, Jo.- aggiunse, rivolgendosi a lui - Io… ho esagerato. Non so cosa mi è preso.-
- Sarai nervoso.- disse Alis, in tono conciliante - In fondo è la prima volta che veniamo con te.-
Lui annuì lentamente.
- Sì…- disse - Sì… credo dì sì.- guardò Jo - Ma tu non farlo di nuovo, d’accordo? Perché dicevo sul serio… la prossima missione potrebbe essere anche più urgente di questa.-
Il ragazzo annuì, lisciandosi la maglietta.
- D’accordo.- disse - Scusa se ho fatto tardi.-
Timmi scosse la testa
- Forza adesso, mettiamoci al lavoro.- sospirò - Dobbiamo cercare gli Emissari delle Ombre e scoprire che cosa stanno combinando.-
- E da dove pensi di cominciare?- chiese Nadine - Non credo che basterà chiedere in giro dove si trovano.-
- No, è vero.- ammise il mezzodemone - Però sappiamo che, negli ultimi tempi, si stanno facendo molto attivi soprattutto in Europa e in Asia meridionale. Per la precisione, Spagna, Francia e Micronesia. Me l’ha detto Gabriele, ieri sera, quando sono andato a chiedere di qualche altro dettaglio. Ci basterà restringere un poco il campo e saremo a posto.-
- Francia, Spagna e Micronesia?- esclamò Alis, mentre gli altri trasalivano inorriditi - E tu vorresti setacciare due stati di oltre cinquecentomila chilometri quadrati e qualche centinaio di isole?-
- Certo che no!- esclamò Timmi - Sarebbe un inutile spreco di tempo ed energie. Non otterremmo niente di utile, e sarebbe anche controproducente. Cerca di rimanere coi piedi per terra, per favore.-
Xander tirò un sospiro di sollievo: già si vedeva, a scarpinare per i Pirenei alla ricerca di un dannatissimo segnale di vita dei loro nemici.
- Ci limiteremo alla Francia.- continuò il mezzodemone.
A tutti caddero le braccia.
 
***
 
Raven aveva iniziato a lavorare per il Sommo Concilio più per impiegare le sue doti che per imparare qualcosa di nuovo. Il tutto nel pieno rispetto di colleghi e superiori, ovviamente. Aveva soltanto bisogno di ricevere un incarico, e al resto pensava da sola.
Suo padre, il giorno in cui gli aveva dichiarato cosa intendesse fare per vivere, non aveva detto niente. Si era limitato ad annuire, augurandole buona fortuna. Una risposta un po’ fredda, ma sufficiente.
Dopotutto, lei era una Valchiria, una donna combattente addestrata alle arti del combattimento e della guerra. Tutta la sua vita era incentrata quasi unicamente su questo aspetto, e le manifestazioni di gioia o di un qualunque altro sentimento era totalmente inutile.
Chi non la conosceva bene avrebbe potuto dire che era una persona fredda e distaccata, visto il modo in cui si rivolgeva a tutti, il tono formale con cui parlava e la serietà con la quale pareva prendere ogni cosa.
In realtà era semplicemente stata educata in quel modo: se non si manifestavano sentimenti di sorta per qualcuno, nessun nemico li avrebbe mai potuti usare a proprio vantaggio. Reprimerli e nasconderli era la cosa più importante, e chi la conosceva bene lo sapeva.
Purtroppo, nessuna di quelle persone poteva aiutarla in quel momento. Anzi, probabilmente avrebbero soltanto potuto rendere la sua situazione ancora più complicata.
 
Sedeva ad un tavolo di un rifugio di montagna in Francia, animato solo da pochissime persone e dal proprietario. Un fuoco scoppiettava nel camino in fondo alla sala lunga, e sul ripiano di legno davanti a lei fumavano due tazze di cioccolata calda. Una era per lei, ancora intatta, e l’altra invece era per un bambino di dieci anni che le sedeva di fronte.
Era leggermente alto per la sua età, ed aveva la pelle scura, decisamente in contrasto con la sua. Indossava un berretto di lana, e a differenza di lei vestiva in un modo molto più consono alla temperatura polare delle montagne della Vallée des Merveilles.
I suoi occhi neri osservavano attentamente la Valchiria, che non poté certamente biasimarlo: doveva avere un aspetto tremendo, visto quanto stava cercando di fare e tutto il lavoro che l’aveva impegnata fino a quel momento.
- Sei proprio certa di stare bene?- le chiese il bambino.
- Certamente.- rispose lei - Non sento freddo. Ho familiarità con le temperature basse.-
- Non è a quello che mi riferivo.- spiegò lui - Volevo sapere se eri sicura di farcela.-
- Sì.- annuì - Non è necessario che ti preoccupi per la mia salute, Flynn. Sono perfettamente in grado di andare avanti.-
- In queste condizioni?-
Raven gettò un’occhiata all’ampio specchio appeso dietro il bancone, e vide che, effettivamente, sembrava che l’avessero passata al frullatore: era piena di tagli, lividi e graffi vecchi di giorni ma ancora ben visibili, e molto più pallida del solito. Aveva anche due ombre scure sotto gli occhi, le quali accentuavano il suo scarso colorito. Quella notte aveva dormito poco, e appena era sorto il sole si erano messi in marcia a piedi, zaini in spalla.
Oltretutto, nei giorni precedenti si era trovata in molte situazioni stremanti, e per uscirne aveva dovuto dar fondo a tutta la sua preparazione e alle sue non indifferenti doti di combattente.
- Sto bene.- disse con serietà - Per favore, adesso, concentrati: sei certo che questa sia la direzione giusta? Non possiamo sbagliare ancora, e dobbiamo arrivare il prima possibile.-
- Ne sono convintissimo.- annuì Flynn, sicuro - Se continuiamo così, arriveremo entro domani. Questa volta non ho dubbi.-
- Lo hai detto anche due giorni fa.- gli fece notare la Valchiria.
- Bhè, non è proprio facile…- disse lui, a disagio - Insomma, i ricordi risalgono a molto tempo fa… la conformazione ambientale è un po’ cambiata, capisci… è naturale avere delle incertezze… ma stavolta ne sono più che certo!- aggiunse con enfasi - Lo troveremo, prometto!-
Raven annuì lentamente, guardando altri due escursionisti entrare nella stanza e sedere al tavolo accanto al loro. Riprese a parlare, abbassando la voce di una mezza ottava per non farsi sentire.
- In tal caso, non dubiterò più di te.- disse - Dimmi, invece: dopo questo cos’altro ci rimane?-
- Soltanto altre due destinazioni.- rispose Flynn, bevendo la sua cioccolata con evidente gusto - E poi, naturalmente, dobbiamo trovare il cristallo. E quello non sarà una passeggiata.-
La Valchiria annuì ancora e si alzò in piedi, riprendendo lo zaino da viaggio. La sua cioccolata era ancora dove l’aveva lasciata il cameriere.
- Andiamo.- disse - Se partiamo immediatamente, saremo sul posto prima di domani sera.-
- E la tua cioccolata?- chiese Flynn, finendo la sua.
- Non mi va.- rispose Raven.
Si stavano dirigendo verso la porta, quando colse un movimento con la coda dell’occhio, riflesso in un angolo dello specchio dietro il bancone, e reagì d’istinto.
Afferrò Flynn per un braccio e lo spinse oltre la soglia, mentre lei si girava e si abbassava contemporaneamente; un angolo della cornice della porta esplose, lanciando schegge in giro, proprio nel punto in cui, fino ad un istante prima, c’era la sua testa.
Immediatamente, la sua mano scattò verso uno degli stivali di cuoio, da cui trasse un lungo e sottile stiletto che lanciò contro uno dei due uomini che si erano seduti accanto a loro e che adesso si erano alzati e li stavano attaccando, colpendolo dritto alla gola.
Quello gorgogliò un attimo e poi cadde a terra, morto. L’altro lanciò un globo di fiamme e lei balzò di lato, atterrando dietro l’angolo del bancone, mentre tutti gli altri ospiti urlavano e si davano alla fuga verso la cucina o i piani superiori.
Raven sfilò dalle cinghie che li trattenevano allo zaino due involti sottili, mentre si levava il bagaglio dalle spalle. Dentro la stoffa, arrotolati con cura per passare inosservati, c’erano i machete d’argento con cui aveva ucciso i licantropi qualche giorno prima.
Uscì dal suo nascondiglio mentre l’unico aggressore ancora vivo si avvicinava e lo colpì dritto alla testa con l’impugnatura di una delle lame, dandogli poi un pugno sotto lo sterno ed un calcio nell’inguine. Lui gemette e cadde a terra, e la Valchiria gli puntò un machete alla gola.
- Chi sei?- gli chiese freddamente.
Quello sbatté le palpebre un paio di volte per riprendersi e guardò confusamente Raven, che incombeva minacciosa sopra di lui.
- Chi sei?- ripeté lei, premendo la lama sulla sua pelle.
- Oh, d’a… d’accordo, d’accordo!- esclamò - Sono un… un Emissario delle Ombre, sei… sei contenta?-
- Mi stavi seguendo?-
- No. Ti abbiamo trovata per caso… stavamo cercando delle rovine…-
- Anche io.- disse lei - Ma per tua sfortuna non le raggiungerai. Chi altri c’è, tra queste montagne?-
- Solo un altro… il capo della missione.- rispose lui - E quello ti sta cercando, a differenza di me. Vuole che gli consegni…-
- Lo so che cosa vuole.- lo interruppe Raven, con la stessa calma e lo stesso tono formale che aveva sempre, benché fosse presente una punta di gelo - Questo però non significa che l’avrà.-
- Oh… io non credo…- ridacchiò l’altro - Vedi… lui non può essere ucciso.-
- Non può?- ripeté la valchiria - Lo pensavano anche i Custodi dell'Eden, molti anni fa. Tuttavia, l’Evocatore li sconfisse.-
- Per lui è diverso. Non potrai sconfiggerlo. Non sai di cosa è capace.-
Forse. Forse non lo sapeva.
Ma aveva già perso troppo tempo. Non poteva restare ancora: più a lungo si fermava e più rischiava di essere trovata.
- Adesso devo andare.- disse. Strinse il manico del machete con due mani - La tua anima è libera. Compi il tuo ultimo viaggio con spirito quieto.-
Con un solo affondo trafisse il cuore dell’avversario.
 
Uscì dal rifugio rimettendosi lo zaino sulle spalle. Flynn era rannicchiato dietro lo stipite della porta, ed alzò lo sguardo quando la vide uscire.
- Stai bene, Raven?- le chiese, preoccupato.
- Sto benissimo.- rispose lei - Ma adesso dobbiamo andare via: abbiamo un Emissario delle Ombre che ci insegue. Quei due erano qui soltanto per un caso e ci hanno riconosciuti mentre entravano. O forse hanno riconosciuto me.- aggiunse, prendendolo per una mano e tirandolo in piedi - Purtroppo sono alquanto famosa. Saresti stato meno visibile, con qualcuno come Skin. Lui è più adatto a cercare, ed è anche meno conosciuto, fisicamente parlando.-
 - Ma non è bravo come te.- osservò il bambino, mentre riprendevano a camminare, diretti verso il sentiero che li avrebbe condotti alla vetta.
- No.- ammise lei - Lui è migliore.-
 
***
 
Il volo era stato tremendamente lungo, ed era ancora peggio se si considerava il fatto che nessuno di loro aveva mai preso un aereo tranne Nadine: quando era piccola viveva in una città sulla costa, almeno finché suo padre, ex Capitano di Corvetta, non aveva preso l’aereo per spostarsi a nord dopo il congedo.
Timmi fu il solo a non fare storie, anche perché si mise comodo sul suo sedile e cominciò a russare nel giro di pochi minuti. Ora erano atterrati all’aeroporto di Parigi, tutti scombussolati e, come nel caso di Xander (che aveva scoperto di soffrire il mal d’aria) verdolini.
- E adesso?- chiese Jo, scocciato, mentre tutti e cinque uscivano in strada.
- Adesso cerchiamo gli Emissari delle Ombre.- rispose Timmi.
- E come, chiediamo in giro?- sbuffò Xander, asciugandosi la fronte sudaticcia.
- Non è necessario fare gli scorbutici.- osservò il mezzodemone.
- Non è necessario?- sbottò Nadine la quale, più che scocciata, era proprio furiosa - Ti rendi conto di averci fatto fare un volo intercontinentale? Siamo esausti, dannazione!-
- Bhè, abituatevici!- sbuffò lui - Le cose vanno così per quelli come noi, e con me si fanno spesso cose di questo genere. Non è mai una scampagnata, e talvolta potrebbe essere necessario anche combattere dopo aver fatto sforzi tali da farci desiderare solo di dormire.- mise le mani sui fianchi e li guardò uno ad uno - I nostri avversari non vi daranno tregua solo perché gliela chiederete, o perché siete esausti. Dovrete imparare a superare la stanchezza, se volete essere al livello di preparazione necessaria. Io stesso ho subito cose che preferirei non ripetervi, mentre mi addestravo per diventare quello che sono ora, e non parlo di viaggi in aereo. Mi dispiace che siate stanchi, ma purtroppo è così che si lavora.-
I quattro rimasero in silenzio, ascoltando il suo rimprovero, senza dire niente: pur volendo, non trovavano niente con cui ribattere.
- Ora, possiamo tornare alla nostra missione?- chiese.
Siccome nessuno di loro rispose ancora, si rivolse a Nadine.
- Ci servono informazioni.- disse, frugandosi in tasca - Com’è il tuo francese?-
Lei aggrottò la fronte.
- Buono.- rispose - Perché?-
- Perché dovresti andare a prendere qualche giornale all’edicola.-
- Qualche giornale?- ripeté sorpresa.
- Sì, so cosa ho detto.- disse Timmi - Ora vai, su.-
Mentre lei partiva alla volta dell’edicola dell’aeroporto, gli altri si scambiarono occhiate sorprese, sedendosi su una panchina della fermata dell’autobus più vicina.
- Scusa, perché vuoi i giornali?- chiese Alis.
- Mi serve sapere cosa c’è scritto.- spiegò Timmi - Ho qualche idea di dove cominciare a cercare, ma forse potremmo trovare delle notizie interessanti anche dalla stampa. Secondo Gabriele ci sono state alcune effrazioni negli archivi di musei e università. Forse potremmo trovare qualche indizio sui giornali.-
Nadine tornò poco dopo, con tre giornali diversi tra le braccia, e li tese al mezzodemone, che diede un’occhiata alle prime pagine, poi li aprì uno alla volta e lesse alcuni articoli, senza parlare. Gli altri aspettarono che lui desse segnali di vita, cercando di capire quali fossero le sue vere intenzioni.
- Ecco… questo è interessante.- disse dopo qualche minuto - Guardate. Non è un’effrazione, ma…-
Mise davanti ai loro occhi un articolo di cronaca nera che occupava l’intera pagina, corredato da un paio di foto che ritraevano quella che sembrava una baita o un rifugio di montagna, ma non riuscirono a capire niente, essendo tutto scritto in francese.
Tuttavia, un’immagine ritraeva quelli che sembravano agenti di polizia intenti a trasportare un sacco nero, quindi doveva trattarsi di qualcosa di abbastanza grave.
- Mi sembra di capire che qualcuno è morto…- disse lentamente Jo, strizzando gli occhi per la concentrazione - Ma perché ci interessa?-
- Perché dice che due uomini sono stati uccisi ieri pomeriggio in un rifugio montano, nel sud della Francia.- rispose Nadine - E che lanciavano… fuoco dalle mani.- aggrottò la fronte, prendendo la pagina e guardandola bene - Secondo la polizia i testimoni erano un po’ alticci, però.-
- Non significa che non sia vero.- osservò Timmi, tranquillo.
- Quindi erano maghi?- chiese Jo.
- O questo o hanno ucciso i nipoti di Mangiafuoco.- disse Alis, stringendosi nelle spalle.
- Ma questo non mi sembra molto utile.- osservò Xander - Scusa Timmi, ma per quanto brutta questa cosa non può interessare noialtri, giusto?-
- In teoria no.- ammise il mezzodemone, riprendendo a leggere l’articolo - Ma secondo i testimoni non si è trattato di una classica rissa da bar: due escursionisti sono improvvisamente impazziti ed hanno lanciato qualcosa che i testimoni hanno descritto come “bombe fiammeggianti che hanno fatto esplodere il muro” contro altri due clienti, una donna ed un bambino. La donna ha ucciso uno dei due aggressori piantandogli un coltello nel collo ed ha trafitto l’altro con una lunga lama d’argento. Sotto i trenta, statura media, piuttosto distaccata.-
Nadine inarcò un sopracciglio.
- Questa è Raven.- disse - Insomma, corrisponde alla descrizione, no?-
- Certo che corrisponde.- annuì Timmi, accigliato - Ma cosa accidenti ci fa qui?-
- E perché ha ucciso quei due?- chiese Jo - Che le prende?-
- Dovevano essere dell’alleanza.- disse lentamente Alis - Insomma, non c’è altra spiegazione, no?-
- No, non c’è.- rispose Timmi, senza staccare gli occhi dalla pagina - Ma se voleva ammazzare quei simpaticoni, perché non tornare? Siamo pieni di lavoro fino agli occhi, dopotutto.- si lasciò scappare un sospiro e scosse la testa - Bhè, non importa. A lei pensa Cannella, dopotutto.-
- Però ci hanno detto di passarle le informazioni, no?- osservò Xander.
- Sì, ma questa volta eseguirò gli ordini nel mio modo preferito.- disse Timmi.
Rialzandosi, mise il giornale in un cestino dopo aver strappato, ripiegato ed intascato l’articolo e prese Jo e Xander sotto il braccio, poi si diresse verso un taxi poco lontano, trascinandoli con sé.
- Cosa conti di fare, allora?- chiese Alis, mentre con Nadine si affrettava a seguirlo.
- Andremo anche noi laggiù, a fare qualche domanda.- rispose - Mi rifiuto di credere che lei fosse lì e che per caso degli Emissari delle Ombre si siano imbattuti in lei. Comunicheremo tutto a Cannella appena ne sapremo di più.-
- Ed il bambino che era con lei?- chiese Jo - Hai idea di chi possa essere?-
- No.- disse lui, cupo - Raven è nubile e non ha figli. Non so chi sia.-
Jo aggrottò la fronte.
- A me sembra parecchio sospetto.- disse - Insomma, salta fuori dal niente proprio quando siamo così in crisi… non è strano?-
- Non so cosa dirti, se devo essere sincero.- rispose il mezzodemone - Ma Raven è una persona molto riservata, per certi versi anche più di quanto non lo fossi io una volta. Abbiamo avuto modo di conoscerci abbastanza bene, nel corso degli anni, e non credo che stia facendo qualcosa come tradire il Sommo Concilio… ma ho comunque paura che si trovi nei guai. Non è questo il suo solito modo di agire.-
- Allora muoviamoci.- disse Nadine, mentre un taxi si accostava a loro - Chissà, magari ci facciamo anche una bella figura…-
- Non sperarci troppo…- sogghignò Timmi - Voi siete apprendisti. La bella figura posso farla solo io.

 Ancora non abbiamo recensioni diverse da quelle di Ely79, anche se so già di potermene aspettare da almeno un'altra persona, che nominerò appena riuscirà a rimettersi in pari (dannate scuole...). Per adesso, preparatevi al prossimo capitolo. A domani!

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Capitolo 4
*** Cap. 3: Julien e Marcus ***


Raven uscì dalla grotta con il fiato grosso: all’interno non aveva trovato particolari ostacoli, anche perché i peggiori erano stati tempestivamente disattivati, ma l’esplorazione era stata una cosa lunga e faticosa.
A peggiorare le cose, era reduce da una pesante camminata tra i monti lungo un sentiero tutto in salita, che le aveva rallentato i riflessi e irrigidito i muscoli. Contando poi che aveva dovuto fare un non indifferente sforzo fisico per aiutare Flynn a sistemare tutto là sotto, c’era da sorprendersi che non fosse già crollata: era molto stanca, ed il bambino non la smetteva mai ricordaglielo, continuando a fissarla preoccupato.
- Hai bisogno di fermarti per qualche ora.- disse, quando l’entrata fu richiusa da una enorme pietra mobile.
- Sto bene.- ripeté per quella che forse era la millesima volta, sedendosi con la schiena contro una roccia - Ora non ci rimane altro da fare che trovare anche le altre due locazioni. Poi potrò riposare in tutta tranquillità.-
- Non arriverai nemmeno alla prima, in queste condizioni.- la ammonì lui - Si trovano dall’altro lato dell’oceano.-
La Valchiria lo guardò, inarcando un sopracciglio.
- Credevo che fossero tutte qui in Europa.-
- Erano popoli di ampie vedute.- spiegò tranquillamente Flynn - E molto bravi nello spostarsi. Un oceano per loro non era niente. Ora la domanda è se a te rimane abbastanza magia per fare lo stesso.-
Raven preferì non rispondergli e decise di cambiare argomento.
- Non mi hai ancora spiegato in cosa consisteva il contenuto di questa grotta.- disse.
All’interno vi aveva trovato un sacco di cose sulle quali, non si vergognava ad ammetterlo, era completamente ignorante. Ciò che aveva fatto era stato limitarsi ad accompagnare Flynn ed aiutarlo nel predisporre le difese che avrebbero impedito ad eventuali saccheggiatori di fare irruzione lì dentro.
Flynn si grattò la testa, pensieroso: sembrava che stesse cercando le parole giuste per descriverle il luogo che avevano appena visitato.
- Era…- disse, esitante - Bhè… come posso spiegarti… era una sorta di deposito di armi, più o meno.- disse infine - Un tempo qui venivano conservate le più tremende delle armi note agli uomini dell’epoca. È l’ultimo luogo sopravvissuto al corso del tempo, nel suo genere. Ciò che c’è qui è molto pericoloso da maneggiare, ed è meglio evitare che cada in mani sbagliate. Dopo il nascondiglio del cristallo, credo che sia il luogo più pericoloso di tutti.-
- Allora è un bene esserci arrivati per primi.- disse Raven - Ma perché non ci siamo venuti subito?-
- Per lo stesso motivo per cui ci siamo persi tante volte.- rispose il bambino - Non ero certo di ricordare dove fosse… e dovevo cercare indicazioni negli altri posti.-
- D’accordo.- annuì lei - Ma perché non distruggerlo?-
- Perché non potremmo.- ammise lui - Ma è un discorso un po’ difficile… credo sia meglio se ne parliamo in un altro momento.-
- Molto bene.- disse lei, annuendo - Allora, adesso dobbiamo andare… dove?-
- Non te lo dirò, se prima non passi la notte in un letto.- disse lui, testardo - Fino ad ora, il grosso del lavoro l’hai fatto tu. È pericoloso per te continuare così.-
- Ma…-
- Niente ma.- insisté Flynn, intestardendosi - O riposi almeno un po’ o non se ne fa niente.-
La Valchiria lo guardò negli occhi: aveva un’espressione talmente risoluta e seria che pareva fosse intenzionato a lanciarsi con la corda elastica dalla Torre Eiffel. Cosa che lei non gli avrebbe certamente permesso.
- E va bene…- disse stancamente - Troviamo un alloggio e prendiamo una stanza. Ma solo per una notte, d’accordo?-
- Certamente.- disse lui - Mi basta che tu dorma.-
Lei annuì, appoggiandosi alla pietra alle sue spalle per rialzarsi. In fondo, pensò, una sola notte in più, da passare in un letto vero, non poteva farle che bene.
 
Come lavoro di copertura, quello di agente dell’Interpol era veramente una manna: aveva giurisdizione in poco meno di duecento paesi nel mondo, compreso il Vaticano, poteva vantare l’aiuto di qualsiasi corpo di polizia e poteva star certo di non venire mai coinvolto nell’azione, se non era lui a volerlo.
Julien Wings si riteneva molto fortunato per la propria posizione, che gli permetteva di mettere sotto inchiesta chiunque volesse, così da dargli la caccia con una semplicità a dir poco assurda.
Oltretutto, la Valchiria che stava cercando era molto più facile da inseguire di quanto avesse immaginato: non solo viaggiava praticamente da sola con l’unica compagnia di un bambino, ma nemmeno si preoccupava di nascondere le proprie tracce. I due emissari uccisi erano una prova lampante del suo passaggio, e lo sarebbero stati anche senza i sette testimoni oculari in grado di riconoscerla. Montare un’accusa di omicidio contro di lei era stato un gioco da ragazzi. Ora doveva solo preoccuparsi di trovarla.
Con la scusa di seguire una propria pista, adesso, si inerpicava tra le montagne della Francia del sud, zaino in spalla, vestito con addosso gli scuri abiti da Emissario delle Ombre.
Ad essere sincero, per un istante aveva temuto di perdere la pista, ma era stato fortunato: quando aveva ucciso i suoi due colleghi in quel rifugio di montagna aveva sollevato un polverone sufficiente a farsi trovare. Ormai era solo questione di tempo.
Non può mancare molto… Pensò, sfinito dalla camminata, che ormai durava da giorni.
Raggiunse la cima della salita e li vide.
 
Raven raccolse lo zaino e si preparò ad andarsene, consultando la cartina della vallata che riportava l’ubicazione di ogni albergo o rifugio presente in zona. Non dubitava che la propria esibizione nell’ultimo posto dov’era stata avesse attirato l’attenzione, ma c’era comunque la possibilità che la notizia non fosse arrivata ai posti più isolati. Quantomeno, non con sufficiente chiarezza da poterla identificare.
- Ferma dove sei, Valchiria!-
Raven non si voltò sentendo il suono di una voce che non conosceva, ma gettò uno sguardo a Flynn, che si era irrigidito e sembrava concentrato su qualcuno alle sue spalle, fissandolo ad occhi sgranati.
- Si tratta di uno di loro.- disse lei con calma, ripiegando la cartina - Me ne libero subito.-
Pose a terra lo zaino e si voltò a fronteggiarlo: ben ritto sulle gambe, la schiena rigida, li osservava con sguardo vagamente beffardo dall’alto in basso, dalla cima del leggero pendio che conduceva alla piccola conca dove si trovavano loro due.
Non era un tipo dall’aspetto particolarmente minaccioso: alto e snello, con l’aria di un tipico uomo di mezza età, lievemente stempiato, dai capelli inframmezzati da striature color grigio ferro ed un piccolo pizzetto sul mento. Apparentemente un classico cinquantenne che fa di tutto per tenersi in forma.
- Cosa vuoi, Emissario?- chiese, incrociando le braccia.
Lui sorrise, ponendo le mani sui fianchi.
- Mi chiamo Julien Wings, e voglio quello che cercate tu e il tuo piccolo amico.- rispose l’altro, tranquillo - Ed anche il tuo piccolo amico, aggiungerei.-
Lei gettò un’altra occhiata a Flynn, che lo fissava con occhi quasi fuori dalle orbite: non l’aveva mai visto tanto spaventato.
- Vattene, Julien Wings.- disse Raven, tornando a rivolgersi a lui - Non sei il benvenuto. Tornatene dai tuoi superiori, e riferisci che non intendo collaborare con voi.-
- A quanto mi risulta, non collabori nemmeno con i tuoi colleghi.- ridacchio l’altro, cominciando a scendere verso di loro - Non essere ingenua, Valchiria. Tu ed io siamo su due livelli molto differenti, e di certo non perderò un eventuale scontro. Dammi ciò che voglio, e potrai tornartene a casa.-
Raven trasse lentamente i machete fuori dalle fodere, ora appese alla sua cintura, senza staccare gli occhi da lui.
Spalancò le braccia, così che le lame sembrarono una sorta di scintillante prolunga dei suoi arti, emettendo bagliori gelati. L’aria attorno a lei sembrò raffreddarsi un poco.
Faceva un certo effetto vederla così.
- No.- rispose - Io non ti darò né Flynn né ciò che abbiamo trovato fino ad oggi. La sola cosa che otterrai sarà di morire.-
Julien sorrise con arroganza e prese dalla tasca una piccola sfera perfetta, liscia e lucida, totalmente opaca, di uno splendente colore verde acqua, e la appoggiò su una pietra ai suoi piedi.
- Questo sarà un promemoria.- disse, rialzandosi e togliendosi lo zaino dalle spalle - Sempre che ce ne sia bisogno, ovvio.-
Dallo zaino trasse una piccola spada ancora dentro la custodia, tanto corta che entrava perfettamente nel bagaglio. A vederla, più che un’arma pareva un giocattolo, per quanto era piccola.
Quando la tirò fuori dalla fodera, rivelò una snella lama metallica che, ad intervalli regolari, era attraversata da sottilissime striature orizzontali, come se fosse spezzata in parecchi sezioni di uguale lunghezza. Non sembrava poi molto sinistra.
- Che razza di arma è quella?- chiese Flynn - Con una lama così corta non serve a niente!-
L’Emissario delle Ombre sorrise con leggerezza e guardò lo spadino che, al confronto con i machete di Raven, pareva ancora più minuscolo.
- Non serve che un’arma sia grande o minacciosa per fare del male.- disse - Diresti mai che una cerbottana è pericolosa, se non sapessi del terribile veleno con cui sono imbevuti i suoi proiettili?-
- Ha ragione lui, Flynn.- disse piano Raven - Stai indietro.-
Lentamente, Julien cominciò a scendere lungo il pendio, e lei fece per avvicinarsi, ma improvvisamente sentì due mani che si aggrapparono al suo vestito e la costrinsero a fermarsi: Flynn la stava trattenendo per l’abito, ed il suo volto scuro era impallidito per la paura.
- No!- disse piano - Raven, ascoltami! Non farlo, non…-
Ma lei se lo scrollò gentilmente di dosso, gli rivolse un sorriso rassicurante e raggiunse l’avversario, che intanto si era avvicinato.
- Raven!- gemette lui.
Entrambi sollevarono le proprie armi, ed immediatamente Julien menò un fendente all’altezza del collo della valchiria, che parò con il machete sinistro ed affondò il destro nell’addome dell’avversario, con una velocità tale che lui neanche riuscì a vedere il movimento.
La presa sulla spada si allentò, nei suoi occhi comparve un barlume di sorpresa; il suo volto si contrasse in una smorfia di dolore e poi scivolò a terra, mentre Raven estraeva l’arma e si voltava verso Flynn.
- Finito.- disse - Vedi? Era semplice, come sempre.-
Ma il bambino stava scuotendo la testa, fissando il corpo di Julien, ed indietreggiava terrorizzato.
- No.- disse, in preda al panico - Raven, tu non capisci… io sento la presenza del cristallo… è dentro di lui… il suo corpo si rigenera… non può morire!-
Passò un istante, meno di una frazione di secondo, prima che lei riuscisse a registrare l’informazione, e tutto solo perché aveva addosso una profonda stanchezza arretrata.
In caso contrario si sarebbe voltata prima, in tempo per fermare il colpo che Julien le assestò alla testa col pomo della spada, facendola cadere giù come un burattino coi fili tagliati, semistordita.
 
***
 
Marcus si sistemò meglio sui gomiti, cercando di trovare una posizione più comoda sulla dura terra fredda. Stare disteso lì non era proprio il massimo, ma almeno riusciva a nascondere la propria presenza.
La scena sotto di lui aveva dell’inquietante, per essere sinceri.
Di quelli che lavoravano per il Sommo Concilio, cinque soli erano detti “il Pentacolo”. I più forti, uno peggiore dell’altro.
Eppure la Valchiria era stata appena messa al tappeto.
Da settimane seguiva la traccia del frammento di cristallo, che secondo le sue fonti era stato recuperato da un Emissario delle Ombre. Era stato difficile seguire la pista, ma a furia di pedinare e interrogare i vari emissari era faticosamente riuscito a stargli dietro.
Così aveva scoperto che il prezioso frammento, dotato di grandi capacità curative, era in possesso di uno di loro.
Tuttavia, mai avrebbe immaginato che si trovasse proprio all’interno del suo corpo e che esso lo rendesse invincibile.
- Questo mi darà un bel po’ di problemi…- disse piano, con la sua voce profonda, guardando la scena.
Si passò una mano tra gli ispidi capelli di un marrone scolorito, cercando di riflettere bene: il frammento era dentro l’emissario, e lui non era in grado di strapparglielo via, dato che non sapeva dove si trovava né poteva sperare di affrontarlo. Il solo modo che aveva per ottenerlo, dunque, era quello di farlo recuperare a qualcuno che ne era in grado e poi rubarglielo.
Il problema era che non aveva idea di come fare: chi mai poteva essere tanto forte o tanto pazzo da tentare una simile impresa?
- E tu chi saresti?-
Marcus sussultò per la sorpresa e si voltò di scatto, mentre il cuore batteva con la forza di un pistone: alle sue spalle c’era un giovane dagli arruffati capelli verdi e piccoli occhi nerissimi, che lo osservava sospettoso.
Sapeva benissimo chi era, ma questo non gli rendeva più piacevole la vista.
- Mi chiamo Marcus.- disse alzandosi, il cervello che lavorava a mille - Non immaginavo di incontrare qualcuno come Timothy Anderson, da queste parti.-
 
Timmi non si sorprese minimamente che l’altro lo avesse riconosciuto, poteva capitare a quelli del Pentacolo. Alle sue spalle sentiva gli altri tre che si affrettavano a seguirlo, ansimando: quando aveva visto quel tizio acquattato tra le rocce aveva cominciato a correre, lasciandoli indietro.
Lo osservò bene: alto, robusto, dalle spalle piuttosto larghe. Sembrava non radersi da giorni, e i suoi capelli erano di un marrone sabbia che li faceva sembrare scoloriti. Sul mento, appena visibile in mezzo al pelo, c'era una piccola cicatrice.
- Bene, tanto piacere di conoscerti.- disse, incrociando le braccia - Sai, spero tanto che tu non sia un Emissario delle Ombre, Marcus. Lo dico per te.-
- No, certo che no.- rispose lui - Non sono nemmeno un mago. Tuttavia…- ed indicò con un cenno la scena sotto di lui - … se è un Emissario delle Ombre che sta cercando, penso che lo potrà trovare laggiù.-
Timmi gettò un’occhiata alla vallata e sgranò gli occhi: un tizio incombeva sopra Raven, cercando di colpirla con la corta spada mentre lei, schiena a terra, faceva dei deboli tentativi per respingerlo. Gli parve di scorgere un rivolo di sangue colarle sulla faccia, ed un bambino osservava impaurito la scena.
Jo, appena arrivato con Alis, Xander e Nadine, ansimava al suo fianco, appoggiato sulle ginocchia, e fu il primo degli altri a vedere la scena.
- Ehi, ma che succede là sotto?- esclamò - E questo chi è?- aggiunse, guardando Marcus.
- Lascia perdere, voi restate qui!- sbottò Timmi, lanciandosi in scivolata giù per la discesa.
- Aspetta!- gridò Nadine, correndo in avanti per raggiungerlo.
Xander e Jo fecero per imitarla, ma Alis li afferrò per un braccio e li trattenne lì.
- Aspettate!- disse - Ha detto di rimanere fermi.-
- Okay.- disse Xander, contento di avere una scusa per riposarsi - E tu chi saresti?- chiese, rivolgendosi a Marcus.
- Uno che si godeva lo spettacolo, direi.- disse Jo, guardandolo accigliato.
- Non è che potessi fare poi molto.- si difese tranquillamente lui - Non potrei competere con quell’Emissario delle Ombre. Come ho detto, non sono un mago.-
- E cosa sei?- chiese Alis.
- Un passante.- rispose - Ero qui in giro per puro caso. Voi, invece, chi siete? Lavorate per il Sommo Concilio come Timothy Anderson?-
- Sì. Problemi?- rispose Jo, guardandolo con aria minacciosa.
- No.- sbuffò Alis, lanciandogli un’occhiataccia - Siamo i suoi apprendisti.-
- Apprendisti?- ripeté Marcus - Ha preso con sé degli apprendisti?-
- Sì.- sbottò Xander, incrociando le braccia.
Il giovane mago lo guardò sospettoso per qualche istante: quel tizio non gli piaceva per niente, anche se non sapeva spiegarsi il perché. Alla fine, si rivolse agli altri.
- Non perdiamolo di vista.- borbottò, rivolgendo poi la sua attenzione alla scena sotto di loro, pur cercando di tenere Marcus nel proprio campo visivo.
 
Timmi atterrò l’Emissario delle Ombre saltandogli addosso e spingendolo via, mentre Nadine corse ad aiutare Raven a tirarsi su. Rotolarono avvinghiati per un paio di metri, fino a quando l’uomo non riuscì a staccarselo di dosso con uno spintone. Entrambi si rialzarono piuttosto in fretta.
Mentre il mezzodemone tirava fuori la Fiaccola, l’emissario menò un fendente feroce a vuoto, mettendoci tutta la violenza di cui era capace. Fuori da qualsiasi previsione, la spada di Julien si allungò rapidamente, con un sibilo di aria tagliata con forza.
Timmi sgranò gli occhi per lo stupore, mentre la punta dell’arma gli correva incontro, simile alla testa di un serpente molto piatto ed affilato, ma la fiammeggiante lama bianca di Nova si attivò appena in tempo, e parò il colpo.
L’estremità della spada rimbalzò e poi cadde a terra, inerte. Il mezzodemone si rialzò in piedi, osservandola attentamente per capire cosa fosse successo, e vide che non si era allungata: semplicemente, l’arma era divisa in diverse sezioni, tenute insieme da un cavo metallico, e se usata in un certo modo la lama diventava una specie di corda tagliente. Una spada a frusta, in pratica.
Ecco spiegato perché è così corta e sottile.Pensò tra sé, riportando gli occhi sul suo nemico. Non gli serve qualcosa di più grosso.
L’emissario fece un piccolo ghigno, riavvolgendo il cavo con uno scatto del polso.
- Bene.- disse - Che onore. Il mezzodemone.-
- Fatti un favore e sparisci.- sbottò lui in risposta.
L’altro mantenne intatta la smorfia, scuotendo lentamente la testa.
- Normalmente ti darei ragione, mio ambiguo avversario.- replicò - Ma c’è ben poco di normale in me, al momento.-
- No, non c’è.- concordò Timmi - Infatti una persona normale non presenta danni cerebrali tanto estesi da non capire quando è meglio levarsi di torno.-
Il suo tono stava diventando sempre più rabbioso e feroce, e questo era segnale di pericolo. Julien, tuttavia, ridacchiò pianissimo.
- Oh, andiamo…- disse - Perché farla tanto lunga? Sto solo compiendo il mio dovere.-
- Uccidendo Raven?-
Lui si strinse nelle spalle.
- Non posso farci niente.- rispose - In fondo, è solo una questione di affari.-
Timmi aggrottò la fronte.
- Affari?- ripeté - Tu ammazzeresti qualcuno considerandolo solo una questione d’affari?-
- Perché, non è questo che facciamo tutti?- chiese - Voi del Sommo Concilio e noi emissari. Ci uccidiamo gli uni con gli altri, e i nostri scopi sono gli stessi. Cosa cambia?-
Il mezzodemone serrò i pugni, sentendo una collera sproporzionata alla situazione montargli dentro.
- A cambiare…- brontolò - … saranno i tuoi connotati, amico…-
Timmi cominciò a ringhiare, e non nel senso figurato del termine. Il suo aspetto mutò.
I suoi occhi cambiarono di forma, la faccia si allungò leggermente in un muso animalesco e i suoi denti divennero zanne.
La trasformazione, per quanto incompleta e parziale, rispecchiava almeno una parte del terribile demone dentro di lui, sufficiente a spaventare l’Emissario delle Ombre, che indietreggiò di un passo. Il ghigno gli scivolò via dalla faccia.
Nadine, china accanto a Raven, che si era messa a sedere, alzò gli occhi al suono del suo ringhiare.
- Accidenti…- disse piano.
- Cosa gli succede?- chiese Raven, osservandolo.
La ragazza si morse un labbro.
- Ho paura di chiederglielo.- rispose.
L’ultima volta non era finita bene.
 
- Ohi ohi…- gemette Jo - Qui si mette male… molto, molto male…-
- Che sta facendo?- domandò Marcus, osservando la scena senza capire.
Non aveva mai assistito a niente del genere in vita sua. Sapeva che Timothy Anderson poteva essere pericoloso, e che affrontarlo da soli era una pessima idea, ma non l’aveva mai visto in azione.
- Cosa gli prende?-
- Si sta arrabbiando. E parecchio.- spiegò Xander - Tutte le volte che lo fa, sbuca fuori il demone che è in lui.-
- Non gli era più successo da quella volta sull’isola.- disse Alis - Pensavo che ora stesse bene.-
Nessuno le rispose.
Erano troppo impegnati a guardare la scena per  badare a lui. Con cautela, Marcus si portò alle spalle dei tre e cominciò ad indietreggiare lentamente, approfittando della loro distrazione: se quello squilibrato mezzodemone là sotto stava perdendo la calma era meglio filarsela.
Aveva sentito parlare molto di lui, abbastanza da poterlo riconoscere e da sapere quale fosse la fama che gli aleggiava intorno. Non appena l’aveva visto aveva compreso subito che la faccenda si era complicata ulteriormente.
Non poteva sperare di prendere il frammento in una simile situazione. Per il momento era meglio ritirarsi.
Senza che nessuno dei tre lo notasse, si Proiettò immediatamente via di lì.
 
Julien parve comprendere quanto pericoloso potesse essere affrontare Timothy Anderson quando era arrabbiato, perché dopo appena un istante si Proiettò nel punto in cui aveva lasciato lo zaino, lo raccolse insieme alla sua sfera e sparì.
Timmi, che aveva appena mosso un passo verso di lui, ne seguì gli spostamenti con rapidi scatti della testa, come di un predatore che cerca di non perdere di vista il bersaglio.
Quando si fu reso conto della sua fuga riprese a ringhiare, per poi lanciare un grido furioso.
Flynn, al fianco di Raven, sembrava incapace di staccare gli occhi. Nadine si alzò in piedi e corse da lui.
- Timmi, calmati, ti prego.- disse - Stai buo…-
Lui si voltò di scatto, ancora arrabbiato, colpendola di striscio con il braccio, e lei cadde a terra, lanciando un’esclamazione sorpresa. L’espressione feroce sul volto del mezzodemone parve vacillare.
Lentamente riacquistò lineamenti umani, mentre sulla sua faccia si dipingeva un profondo rammarico misto a dispiacere. Poco lontano, Jo, Xander ed Alis correvano per raggiungerli.
- Scusa.- disse Timmi, tendendo una mano a Nadine - Tutto bene?-
- Sì.- disse lei, afferrandola - Tu come stai?-
Lui non rispose.
- Raven?- chiese invece, avvicinandosi alla Valchiria.
- Ho un po’ di dolore alla testa, ma sto bene.- disse, rialzandosi e toccandosi il bernoccolo con cautela, mentre il sangue scorreva lentamente tra i suoi capelli - E tu, Flynn?-
Il ragazzino sussultò e si voltò a guardarla, indispettito.
- Io qui sono l’unico a non aver fatto a botte e chiedi a me se sto bene?-
Nadine ridacchiò, mentre gli altri li raggiungevano di corsa.
- Che succede?- chiese Xander - Timmi, che ti è preso?-
Lui sospirò e scosse la testa.
- Niente.- rispose - Era il demone. Ha un brutto carattere, lo sai… peggiore del mio… si arrabbia facilmente, e diventa difficile da controllare. È stato come… ieri, quando Jo ha fatto tardi. Un lapsus... credo.-
- Pensavo che dopo la storia della Fornace stessi bene.- disse Raven.
Il mezzodemone annuì sconfortato.
- Bhè, siamo in due.- rispose - Forse ho bisogno di un altro po’ di pratica.-
- A me sembra che di pratica te ne serva parecchia…- commentò Jo, rimediando una gomitata al fianco da parte di Alis.
- Marcus?- chiese Timmi, ignorando l’amico.
- Andato.- rispose Xander - Se l’è svignata. Credo che avesse paura.-
- Chi è Marcus?- chiese Flynn.
- Bella domanda.- rispose Nadine.
- A proposito di domande…- grugnì Timmi - Noi ne abbiamo un bel po’, sapete?-

Stessa riga, stesso grazie a Ely79 e alle sue recensioni. Non fatela restare sola, su!

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Capitolo 5
*** Cap. 4: La storia segreta della Valchiria ***


Non si erano imbattuti in Raven ed in Flynn perché li stavano cercando, pur essendosi diretti nella Valle delle Meraviglie a loro volta. A dir la verità, giorni prima avevano deciso di dare la caccia ad un uomo che, senz’ombra di dubbio, era un Emissario delle Ombre, il quale si aggirava per le montagne che circondavano quel particolare punto della Francia.
Di conseguenza, si erano procurati un’auto e subito si erano diretti a sud, avevano girato per un po’ ricostruendo gli spostamenti della loro preda e, scoperto che si era inoltrato tra i monti veri e propri, avevano iniziato a seguirlo. Lungo la strada avevano scoperto che quell’uomo usava come copertura un finto incarico presso l’Interpol.
Continuando a marciare a tappe forzate, avevano rapidamente ridotto la distanza che li separava da lui e… puff! Ecco spuntare fuori uno che si chiamava Marcus e diceva di non essere un mago mentre, a poca distanza da lui, c’erano Raven ed il bambino con cui andava a spasso da qualche tempo, guarda caso inseguiti proprio dal tizio che stavano tallonando.
Nonostante le mille domande, comunque, Timmi decise di non sottoporli immediatamente all’interrogatorio annunciato: Raven aveva un aspetto orribile, coi capelli sporchi di sangue misto a polvere ed il vestito, solitamente impeccabile, tutto lacero e macchiato. Dal canto suo Flynn, che era soltanto sporco, aveva un’aria alquanto provata.
Li portarono dunque a casa di Timmi (poterono arrivarci facilmente, stavolta grazie alla magia), con l’intenzione di farli riposare qualche ora, prima di farsi spiegare la situazione.
Inizialmente, Raven aveva protestato un poco, dicendo che non potevano fermarsi per nessuna ragione, ma quando Timmi aveva cominciato ad elencarle uno per uno tutti i motivi per cui avrebbe dovuto (e potuto) portarla immediatamente dal Sommo Concilio perché spiegasse cosa stesse facendo, era stata costretta a cedere.
Adesso, finalmente, si era decisa a stendersi su un letto e a riposare per un po’.
 
- Da quant’è che stanno dormendo, secondo te?- chiese Xander, seduto al tavolo della cucina, con i piedi sopra il ripiano e la sedia in bilico su due gambe.
- Ormai saranno almeno sei ore, presumo.- rispose Timmi, prendendo una lattina di Coca Cola dal frigo - E se non togli quelle zampe dal tavolo ti azzoppo.-
Il mago mise giù i piedi e fece tornare la sedia in equilibrio, fissando il soffitto di travi con aria pensierosa.
- Chissà chi è quel bambino.- disse lui - Ho percepito qualcosa, quando l’ho preso per portarlo qui.-
Il mezzodemone si sedette di fronte all’amico, inarcando un sopracciglio.
- Cos’è che hai sentito?-
Xander si strinse nelle spalle.
- Non lo so per certo.- rispose - Ma mentre studiavo mi hanno spiegato che a volte un mago può percepire i poteri degli altri, giusto?-
- Vero.- annuì lui - Ma solo in presenza di grandi magie, e solo se c’è una forte vicinanza tra i due… normalmente, una vicinanza fisica, come nel nostro caso, ma se i destini del “percepitore” e del percepito sono legati, basta che sia nello stesso ambiente.-
- Bhè, io non l’ho percepito fino a che non l’ho toccato per Proiettarci.- rispose Xander - Ed era una sensazione molto forte.-
- Puoi descrivermela?-
Il mago scosse la testa.
- Non so se ci riesco… però sono sicuro che quel bambino è speciale. Non è come te o me.-
Timmi annuì lentamente, bevendo qualche sorso di Coca Cola, immerso nei suoi pensieri.
- Perché ci ha chiesto di non informare il Sommo Concilio?- chiese all’improvviso Xander - Come mai non vuole far sapere a tutti che sta bene?-
- Lo stai chiedendo alla persona sbagliata.- disse Timmi, lo sguardo perso nel vuoto.
Raven aveva acconsentito a seguirli soltanto se avessero accettato di non dire a nessuno dove si trovavano lei e Flynn. Nessuno di loro era riuscito a capire il perché, ma lei era stata assolutamente irremovibile, su questo punto. In ogni caso, Timmi non era intenzionato a portarla immediatamente lì neanche prima che lei fissasse quella condizione.
In realtà voleva parlarle prima di persona: doveva vederci un po’ più chiaro in quella faccenda, prima di poter decidere il da farsi. La cosa gli puzzava.
Dei passi leggeri sulle scale dissero loro che stava scendendo qualcuno. Si voltarono e videro Raven avanzare nel salotto, di nuovo perfettamente vestita tranne che per i piedi, ancora scalzi.
- Hai dormito molto.- disse Timmi, mentre lei si sedeva in silenzio - Ma meno di quanto immaginassi. Come stai?-
- Sto bene, grazie.- rispose, formale come al solito - Dove sono i vostri compagni?-
- Li ho mandati via.- disse Timmi - Non c’era bisogno che restassimo tutti qua. Lui fa eccezione perché gli piace rompermi le scatole.- bevve un altro po’ di Coca - Ora, se permetti, tocca a me fare delle domande.-
Raven sospirò stancamente ed incrociò le braccia, appoggiandosi allo schienale della sedia.
- Temo di non potervi rispondere.- disse - Ciò che sto facendo…-
- Oh, per favore, piantala!- ringhiò Timmi - Ho attraversato la Francia e affrontato un Emissario delle Ombre per salvarti la pelle, mi sembra di meritare un paio di risposte, no?- la guardò per un attimo, mentre lei sosteneva il suo sguardo - Inoltre, quando ti abbiamo trovata non sembravi proprio in forma. Qualsiasi cosa tu stia combinando, ti sta succhiando le energie. Non potrai andare avanti a lungo.-
Lei si lasciò scappare un breve sospiro.
- D’accordo.- disse infine - Chiedetemi ciò che volete. Però vi prego di non dire niente al Sommo Concilio.-
- Perché mai non dovremmo?- chiese Xander - Raven, lo sai che ti stanno cercando? Anche Daniel è preoccupato per te.-
- Me ne rammarico.- rispose - Io però sto bene. Ho solo bisogno di non essere trovata. Ciò che sto facendo è qualcosa che loro non potrebbero mai capire.-
- Nemmeno noi, se non ti decidi a parlare.- sbuffò Timmi - Allora?-
- Certo.- disse lei - Cominciamo dal principio.- si sistemò meglio sulla sedia e li guardò negli occhi - Alcune settimane fa… due, tre al massimo… non so di preciso quante, ho perduto il senso del tempo… si è verificato un terribile incidente.-
- Che incidente?- chiese Xander.
- Due miei amici sono morti.- rispose la Valchiria - I genitori di Flynn, per essere più precisi. Ma sospetto che l’Alleanza delle Ombre c’entri qualcosa, perché i lupi mannari che li hanno aggrediti hanno poi aggredito anche me, qualche tempo più tardi.-
- Come sai che erano gli stessi?- chiese Timmi.
- Lo so.- disse semplicemente lei - Loro erano certi di ciò che sarebbe accaduto, o almeno non escludevano questa possibilità.- riprese, come se non si fosse interrotta - Quindi mi chiesero di pensare a Flynn, se fosse stato necessario. A lui e a tutto ciò che rappresenta.-
- Tutto ciò che rappresenta?- ripeté Xander - Che vuoi dire?-
Lei sospirò, scuotendo lentamente la testa.
- So che non sarà semplice crederlo, ma quel bambino non è una persona normale, anche meno di quanto lo sia un mago paragonato ad un comune essere umano. Non è nato come tutti noi, per fare un esempio.- spiegò.
- Vuoi dire che è come i Custodi dell'Eden?- chiese Timmi - Nato dalla magia?-
- No.- disse Raven - Creato in laboratorio.-
- Laboratorio?- sbottò il mezzodemone - Che cosa accidenti sta combinando Loran?-
- Non è stato lui.- disse la valchiria, scuotendo la testa - Persino un Elfo non potrebbe essere tanto vecchio, e nessuna tecnologia, nemmeno la sua, potrebbe creare qualcuno come Flynn.-
- Perché?-
- Perché, dentro di sé, porta tutta la conoscenza del suo popolo.- rispose.
- E quale sarebbe?- domandò Xander.
Raven levò lo sguardo su di lui, con in volto un’espressione risoluta ed assolutamente convinta di ciò che diceva.
- Lui è l’ultimo figlio di Atlantide.-
 
Per alcuni istanti nessuno di loro aprì bocca, anche se Timmi aveva convulsamente stretto la lattina con tanta forza che la Coca Cola era schizzata quasi fino al soffitto ed aveva prodotto una bella pozza sul pavimento.
- Ma… non è possibile!- esclamò alla fine Xander - Insomma… Trys ha detto che Atlantide è andata distrutta…-
- E aveva ragione.- sbottò Timmi, con aria arrabbiata, quasi le parole di Raven fossero un insulto - I Custodi dell'Eden affondarono Lemuria e tutti i suoi abitanti, e gli atlantidei fecero la stessa fine un bel po’ di tempo più tardi. Nessuno di loro può essere sopravvissuto.-
- Può, invece.- rispose Raven, tranquilla - Lui non è nato come tutti quanti, ve l’ho detto.-
- E come è nato?- chiese Xander.
- Secondo lui, i Lemuriani sapevano già che fine avrebbero fatto. Sapevano di essere una minaccia per i custodi, con la loro magia avanzata e la grande tecnologia. Prima che succedesse il disastro riuscirono quindi a creare una stringa genetica che conteneva i ricordi di tutta la loro conoscenza, la loro storia, le loro tradizioni…-
- E questa stringa è dentro Flynn?- chiese Timmi.
- Sì.- annuì lei - Per questo sembra tanto maturo, per la sua età. Ma prima venne riscoperta dagli atlantidei, progredendo tanto rapidamente da finire a loro volta nel mirino dei Custodi dell’Eden. Così, scelsero di imitare i Lemuriani, e crearono una nuova stringa con dentro le loro conoscenze. Un’eredità genetica incredibilmente vasta ed importante, che nascosero con estrema cura.-
- E poi che ne è stato?- domandò il mezzodemone - Mi rifiuto di credere che quel marmocchio abbia più di cento milioni di anni, nemmeno l’Evocatore era tanto vecchio.-
- Infatti ne ha solo dieci.- annuì Raven - Non so di preciso come sia venuto al mondo, e non lo sa con esattezza nemmeno lui stesso. Ad ogni modo, il codice genetico da cui è formato rimase in un laboratorio di Atlantide per molti secoli, dormiente, finché il macchinario non si è risvegliato.-
- Risvegliato?- ripeté Xander - E come?-
- Non saprei.- ammise la valchiria - Possono esserci ragioni infinte per spiegare questo evento: un corto circuito dovuto a chissà quante cause diverse, magari, o un terremoto che ha mandato in tilt le apparecchiature di qualche laboratorio… o magari la macchina che conservava la stringa genetica era semplicemente programmata per dare vita a Flynn in una data ora di un dato giorno di un dato anno. Non lo so, e non lo sa nemmeno lui. Non sa neanche come è arrivato all’orfanotrofio dove i suoi genitori lo hanno preso. È soltanto successo, e forse non sapremo mai perché.-
Timmi gettò dietro la spalla la lattina accartocciata, centrando perfettamente il cestino poco più in là, senza nemmeno guardarlo, e si appoggiò allo schienale della sedia, distendendo le gambe ed incrociando le braccia.
- Posso sapere a cosa pensi?- chiese Raven, osservandolo con attenzione.
Lui scosse lentamente la testa e la guardò: sembrava veramente preoccupato.
- Cosa state facendo tu e Flynn?- domandò infine - Perché giravate per il sud della Francia?-
- Non solo per la Francia.- disse lei - Siamo stati anche in Spagna, in Marocco, nel deserto del Sahara e su alcune isole Britanniche.-
- Un bel viaggetto, non c’è che dire.- commentò Xander.
- Donovan, sta’ zitto!- sbottò seccamente Timmi - Che state facendo?- ripeté.
- Stiamo cercando i laboratori Atlantidei.- rispose Raven - Quelli Lemuriani sono spariti ormai da secoli, distrutti con efficienza assai maggiore dai Custodi dell'Eden. Ma tra le rovine di Atlantide, sparse per l’Europa e l’atlantico, c’è ancora qualche struttura operativa e perfettamente funzionante, e potenzialmente pericolosa. In certi luoghi c’erano anche dei rimasugli di Lemuria, ritrovati dagli Atlantidei. Io e lui le stiamo cercando per disattivarle, proteggerle o distruggerle.-
- E come mai proprio adesso?- chiese Xander - Perché non è stato fatto prima?-
Raven sospirò, ed il suo bel volto pallido fu solcato da un velo di malinconia e sconforto. Ma fu solo un attimo.
- Prima non era necessario.- disse - Nessuno sapeva dove trovarli o come entrarvi. Non esisteva una sola persona a conoscere i segreti di quei laboratori, o ad avere la possibilità di usarli.-
- E adesso?- chiese Timmi.
- Adesso c’è l’Emissario delle Ombre di nome Julien Wings.- rispose - Nel suo corpo ha uno dei più pericolosi ed antichi manufatti magici. È un frammento del Cristallo di Atlantide, dai fantastici poteri curativi.-
- Poteri curativi… nel senso che lo guarisce?-
- All’istante.- annuì lei - Quando siete arrivati, l’avevo appena trafitto a morte, e lui era guarito subito dopo. Probabilmente, avrà a malapena sentito il mio colpo, credo. Secondo Flynn, non può essere ucciso.-
Xander deglutì: un assassino dotato del potere dell’immortalità era qualcosa di così orribile che preferiva non pensarci.
- Ancora non capisco.- disse Timmi - Quell’uomo è pericoloso, senza dubbio, ma questo non spiega cosa c’entri lui con tutto il resto.-
- È il frammento del cristallo.- rispose la valchiria - Flynn conosce l’esatta ubicazione del luogo in cui è nascosto il corpo principale da cui si è separato, ma dice che è impossibile recuperarlo, senza il frammento, la sua sola parte a non essere stata protetta come il resto. Attualmente il cristallo completo è inaccessibile persino a lui, senza quella scheggia.-
- E quindi l’Alleanza delle Ombre vuole Flynn per via del frammento.- disse lentamente il mezzodemone - Certo. È chiaro.-
- Ma come sanno di lui?- domandò Xander - Chi gli ha detto che è… quello che è?-
- Hanno molti modi di procurarsi le informazioni.- disse distrattamente Timmi - Saresti sorpreso, credimi.- sospirò, guardando di nuovo Raven con quella sua espressione preoccupata - Mi dispiace, ma non posso non dirlo a Daniel.-
Lei scosse la testa.
- Ti pregherei di non farlo.-
- Perché?- chiese Xander - Lui può aiutarti.-
- No.- rispose lei - Se il Sommo Concilio sapesse, vorrebbe studiare ciò che rimane di Atlantide. Non c’è niente di male, ma Flynn passerebbe il resto dei suoi giorni a scappare, o come un soggetto per gli studi di Loran. Ha solo dieci anni… non posso chiedergli questo.-
- Però non puoi nemmeno andartene in giro da sola a rischiare la vita.- osservò Timmi - Farai anche parte del Pentacolo, ma non sei invincibile.-
Lei non rispose, abbassando lo sguardo sulle proprie dita intrecciate. Rimasero in silenzio per alcuni minuti, senza parlare, mentre Timmi prendeva uno straccio e si decideva a pulire il pavimento. Stava andando in bagno per mettere la pezza in lavatrice, quando Raven parlò di nuovo.
- Ti prego.- disse, senza guardarlo - Non dirlo a Daniel.-
Lui chinò il capo.
- Io… ci penserò.- disse.
Poi uscì dalla stanza.
 
***
 
Essendo Raven e Flynn più che al sicuro nella casa del mezzodemone più pericoloso e potente che Xander conoscesse (oltre che l’unico), decise che poteva benissimo andare dagli altri per ragguagliarli e lasciare soli lui e Raven.
Decisione intelligente anche perché Timmi aveva tutta l’aria di qualcuno che deve pensare bene prima di decidere, e probabilmente la sua presenza in giro per la casa poteva solo confonderlo ulteriormente. Quindi, intimamente grato per non essere lui a dover prendere simili decisioni all’interno della squadra, radunò tutti quanti a casa sua, che in quel momento era l’unica vuota, e gli spiegò tutta quanta la faccenda di Lemuria e di Atlantide, e di cosa stava combinando Raven con quel bambino.
I tre ascoltarono in silenzio, anche se Jo tentò più volte di interromperlo, venendo tuttavia fermato in ogni occasione da Alis, e fecero pochissime domande, annuendo ogni tanto.
- Questo spiega che cosa stessero combinando quei licantropi prima di morire.- commentò infine Alis - Quelli su cui stanno indagando Trys e Darth.-
- Ed anche come mai lei è sparita.- disse Nadine - Per non parlare del crollo del tempio sottomarino. È tutto collegato, mi sembra.-
Xander annuì.
- Collegato da Flynn, per essere esatti.- commentò Jo.
- Questo significa che le daranno la caccia finché starà con lui.- disse Alis - E non potrà farcela in eterno, specialmente se quel Julien è davvero immortale.-
- Sì, bhè, a quello preferirei non pensarci…- commentò Xander.
- Però è scappato quando Timmi ha cominciato a ruggire.- osservò Nadine - Quindi ha paura di lui.-
- E grazie!- sbottò il giovane mago - Anche io ho sempre paura, quando fa quella cosa strana con gli occhi e i denti… è terrificante!-
- Non dicevi che per te è come un fratello?- lo prese in giro Alis.
- Perché, tu non avresti paura di tuo fratello?- sbottò lui - Specie uno che potrebbe sbranarti nel vero senso della parola se gli girano le scatole?-
- Basta scherzare.- disse Nadine, calma ma perentoria - La situazione è molto grave, ragazzi. Raven non vuole aiuto da parte del Sommo Concilio, e si rifiuta di abbandonare questa sua crociata personale. Finirà col farsi ammazzare.-
Alis annuì cupamente, il sorriso scomparso.
- Sì… hai ragione, Nadine… ma cosa possiamo fare?-
- Non possiamo non dirlo a Daniel.- disse Xander - Timmi passerebbe dei guai. Ma se poi lo facessimo…-
- … li passerà Raven.- annuì la ragazza.
- Però potremmo aiutarla noi, magari.- tentò Jo.
- Non so se ce lo lascerà fare.- osservò lui - Mi è sembrata molto decisa. Potrebbe fare come Timmi con… voi sapete chi.-
Non riuscì a pronunciare il nome di suo fratello. Negli ultimi mesi non ne avevano parlato quasi per niente, né con Timmi né tra di loro. Nessuno si sentiva ancora pronto, lui per primo.
- Ha ragione Xander.- disse Alis, dopo un istante di gelo collettivo - Potrebbe farlo.-
- Già…- sospirò Nadine - Che si fa?-
Rimasero tutti quanti a rimuginare in silenzio.

Sempre grazie a chi mi segue, in particolare a Ely79, le cui recensioni non mancano mai!

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Capitolo 6
*** Cap. 5: Una proposta inaspettata ***


Darth e Trys si scambiarono un’occhiata, poi riportarono gli sguardi sull’ometto peloso dall’espressione nervosa con cui stavano parlando: era basso, tozzo ed aveva un’aria leggermente sparuta, come se si aspettasse di venire aggredito in qualsiasi momento. Era talmente gracile che, se si fosse trovato in mezzo ad una rissa, nessuno avrebbe mai e poi mai scommesso su di lui.
Aveva sporgenti sopracciglia irsute, e pochi capelli in testa, tanto che si era fatto il riporto, anche se però il piccolo ciuffo non era nemmeno lontanamente sufficiente a coprire quella vasta pelata che si ritrovava. I suoi minuscoli occhietti acquosi scattavano rapidi tra i due araldi, quasi non volesse perderli d’occhio nemmeno per un istante, e continuava a tormentarsi nervosamente le mani callose. Nessuno avrebbe mai detto che era un licantropo da quasi un secolo e mezzo.
- Ehm… Io credo di non aver capito bene, Vlad.- ammise Darth, grattandosi la testa - Potresti ripetere?-
- Te l’ho detto, Templare dei miei stivali!- grugnì con voce rasposa e soffocata l’ometto, guardandosi freneticamente intorno da sopra il ripiano del tavolo del pub, la testa incassata tra le spalle e seminascosta dal colletto del vecchio impermeabile grigio che indossava - Io non so niente di licantropi fuori controllo, e a nessuno ci verrebbe mai in mente di attaccare briga con voialtri! Che ne so di quattro pazzoidi che si fanno ammazzare da chissà chi!-
- Andiamo, tu sei uno dei più vecchi ancora in vita, Vlad.- ridacchiò Trys - Sei uno dei più rispettati… per qualche strano motivo…- il lupo mannaro gli gettò un’occhiataccia - … quindi non puoi non sapere perché hanno fatto i matti con qualcuno che molto probabilmente era uno dei nostri.-
- E come sapete che era la Valchiria?- sbottò Vlad - A quanto ne so, è un pezzo che non si fa vedere in giro. E io non sono uno scemo, non mi va di darci fastidio, quella gira con armi d’argento!-
- Ma magari hai sentito qualcosa che non ti torna, tra i tuoi.- disse lentamente Darth - Che so… voci di insubordinazioni sospette, o sparizioni improvvise.-
- Ve l’ho detto, non so niente!- ululò il lupo mannaro, cominciando ad irritarsi.
Il Templare sospirò, scocciato.
- D’accordo…- disse lentamente - Allora, visto che una volta ero sposato con una di voi farò finta di crederci, così tu avrai del tempo da usare per fingere di chiedere in giro. Tra un paio di giorni torniamo e ricominciamo il discorso. Ci stai?-
- No, che non ci sto!- grugnì Vlad - Io con voi non c’ho più niente da dirci!-
- Bhè, allora noi potremmo avere un paio di cose da dire ad alcuni vecchi amici.- osservò Trys, inarcando un sopracciglio - A proposito di quei tuoi traffici di veleni, non so se mi spiego. Credo che i Cacciademoni potrebbero cominciare a trovarti d’un tratto molto attraente…-
- Oh, d’accordo, d’accordo!- esclamò l’altro - E va bene!- sbuffò - Io non so molto, quei quattro avevano deciso di andarsene per conto loro chissà dove già da un mesetto almeno. Però credo che ci abbiamo qualche amico loro che può dirci cosa ci passava per la testa.-
- Bene.- disse Darth, alzandosi - Allora andiamo via. Ci vediamo tra un paio di giorni.-
Il lupo mannaro grugnì qualcosa di indefinibile, e i due uscirono dalla bettola in cui l’avevano scovato, trovandosi in una strada umida e muffosa. Lì fuori, in mezzo al marciume, c’era Skin, appoggiato con le spalle ad un muro fatiscente dall’altro lato della strada.
I passanti della via gli gettavano rapide occhiate sospettose, ma nessuno osava incrociare il suo sguardo, e tutti procedevano rapidi verso le proprie destinazioni. A nessuno piaceva rischiare di mettersi contro qualcuno come il Fantasma.
- Guarda chi c’è…- disse lentamente Darth, mentre il biondo collega si avvicinava a loro - Che fai qui?-
- Quello che fate voi: lavoro.- rispose lui - Ero poco lontano da qui, ed ho saputo che eravate in giro.-
- Ed hai pensato di farci un saluto?- chiese Trys - Gentile da parte tua.-
- Non proprio questo.- disse - Ma credo che potremmo avere obbiettivi simili.-
I due si scambiarono un’occhiata (o meglio, Darth guardò Trys, che prima guardò alle sue spalle, ricambiò lo sguardo di Darth e poi fece le spallucce, come a dire che non c’era nessuno), poi riportarono gli occhi su Skin.
- Obbiettivi simili?- ripeté Darth - Noi stiamo cercando di capire come mai dei licantropi hanno un aspetto simile a quello di seicento chili di hamburger e perché sembra che sia stata Raven. Cosa c’entra con una piramide sottomarina franata?-
- Non ne sono troppo sicuro.- ammise lui - Ma il nome della nostra amica è venuto fuori spesso… e sempre associato agli Emissari delle Ombre.-
Stavolta Trys rispose subito all’occhiata che Darth gli lanciò.
- Questo è strano.- disse - E sei certo che fosse proprio lei?-
- Perché, qualcuno le somiglia?- chiese in risposta - O pensi che non sappia riconoscere la mia migliore amica?-
Darth sospirò.
- D’accordo, andiamo dove si può parlare…-

Il palazzo di luce del Sommo Concilio era il luogo ideale per quelli che come loro volevano un posto per riposarsi, scambiarsi informazioni, ricevere cure di prima necessità, consultare i voluminosi tomi riposti nell’immensa biblioteca o fare un po’ di pratica con i propri poteri. Ed era anche la scelta perfetta per parlare un po’ senza temere che qualcuno di indesiderato sentisse.
Si rintanarono in una delle numerose stanze usate per riposarsi dai loro colleghi, una di quelle incantate in modo tale da soddisfare ogni richiesta.
Era arredata solo con un tavolino rotondo, tre sedie ed un lungo mobile bar ben fornito di ogni tipo di bevanda desiderabile, oltre a salatini, patatine, biscotti e…
- Che ci fanno qui le caramelle gommose alla frutta?- chiese Skin, riemergendo da sotto il bancone con un sacchetto di gelatine.
- Ah, grazie…- disse Trys, scippandogli il sacchetto e mettendole nella tazza del tè - Allora, stavamo dicendo?-
Skin guardò Darth, che scosse la testa come a dirgli di non chiedere, e riprese a parlare:
- Stavamo spiegando a Skin cosa avevamo scoperto. Abbiamo identificato uno di quei licantropi come appartenenti al branco di Vlad il Grigio, uno degli ultimi capibranco rimasti, oltre che uno dei più anziani del momento. Non è un brutto soggetto come quelli che l’hanno preceduto, ma c’è poco da fidarsi.-
- Lo conoscete?- chiese Skin, sedendosi con una bevanda analcolica nella mano.
- Più o meno.- rispose Trys, sorseggiando il te - Mmmh… manca ancora qualche Mentos…- commentò - L’abbiamo incontrato parecchi anni fa, mentre lavoravamo ancora in proprio. Non è mai stato un tipo simpaticissimo, ma abbiamo pensato che potesse tornarci utile, così gli abbiamo parato le palle e da allora lo teniamo per le chiappe.-
- Inverti l’ordine.- sospirò Darth - Comunque, oggi gli abbiamo fatto qualche domanda, ma non sa… o finge di non sapere… cosa avessero in mente quei lupi in particolare, così ci ha promesso di fare qualche domanda. Ci farà sapere tra un paio di giorni.-
- E vi fidate?-
- Assolutamente no.- rispose Trys - Ma è un buon informatore, comunque, ed ha il pregio di essere riuscito a garantirsi la longevità. Mica tutti i lupi mannari ne sono capaci, sai?-
- Bene.- sospirò Skin, un po’ stanco - Altro?-
- Sì, questa stanza non fa proprio tutto…- sbuffò il folletto - Dove sono le mie Mentos?-
- Sì, gli Emissari delle Ombre erano nei dintorni, quando abbiamo avvicinato Vlad.- rispose Darth, ignorando l’amico - Non li abbiamo attaccati per non attirare l’attenzione, ma stavano uscendo da uno dei locali famosi per ospitare i lupi. Abbiamo provato a seguirli, ma sono scomparsi troppo alla svelta. Secondo noi, potrebbero avere chiesto loro qualche aiuto in più, se non stavano cercando di rimediare al casino fatto con Raven.-
- Bhè, ad ogni modo dovevano essere dei veri stupidi.- disse Skin - Insomma, mandare delle creature allergiche all’argento contro una che lo usa ogni giorno…-
- Già…- concordò Darth - Non avevano speranze.-
- Non ne hanno mai avute.- assentì Trys - Allora, queste Mentos?-
- Finiscila con le Mentos!- sbottò Darth - Daniel ti ha proibito di toccarle dopo quella volta sul monte Danan, lo sai!-
Il folletto sbuffò.
- Bah…- grugnì - Capirai… tutto per quella piccola eruzione…-

***

Ci penserò… ci penserò… ci penserò…
Seduto sul suo divano bianco, i piedi tranquillamente appoggiati ad un orrido tavolinetto da salotto in vetro che Nadine l’aveva costretto ad acquistare (e del quale aveva tutte le intenzioni di sbarazzarsi non appena avesse potuto), continuava a rimuginare su ciò che aveva detto a Raven, senza tuttavia riuscire a prendere una decisione: si era sempre fidato molto del Sommo Concilio, che l’aveva aiutato in passato, ed in particolare di Daniel, che aveva sigillato il demone fino a quando l’incontro con suo fratello non l’aveva costretto a rimuovere tale blocco.
Tuttavia non aveva mai seguito gli ordini alla lettera, e Jo, Alis e Nadine ne erano la prova vivente, visto che a regola non avrebbero mai dovuto venir coinvolti nella questione Fornace, come invece era successo; quindi in teoria non gli costava niente fare ciò che Raven gli chiedeva e non parlare con nessuno della situazione delicata in cui versavano la Valchiria ed il piccolo Flynn.
Certo, avrebbe passato dei guai, ma non se ne preoccupava minimamente, era capace di lavorare anche senza Sommo Concilio, se voleva. Il problema più grosso, piuttosto, era il fatto che Raven non poteva farcela da sola ancora a lungo, e qualcosa gli diceva che non gli avrebbe permesso di mettersi in pericolo di vita per aiutarla, specie adesso che aveva quattro ragazzi da addestrare…
Non mi sta dicendo tutto… Pensò. Perché è così importante che rimanga tutto segreto?
- Scusa…-
Timmi alzò gli occhi, vedendo Flynn che gli si avvicinava leggermente intimorito, i capelli scuri ancora arruffati per la dormita fatta.
- Ciao.- gli disse, mettendosi a sedere per bene e togliendo i piedi dal tavolino, in un inconscio tentativo di evitare di essere scoperto da Nadine - Ti sei riposato?-
Il bambino annuì.
- Non stare lì in piedi, siediti.- lo invitò, indicandogli la poltrona più lontana dalle scale (l’altra era la sua preferita).
Flynn si sedette al posto indicatogli e guardò Timmi come se temesse di vederlo esplodere da un momento all’altro.
- Hai paura di me, vero?- chiese.
Lui sussultò, colto di sorpresa, e lo guardò senza rispondere. Poi annuì molto lentamente.
- Un po’.- disse.
Il mezzodemone fece un sospiro ed un sorriso tirato.
- Non devi.- rispose - Scusami se ti ho spaventato, sulle montagne, ma non volevo fare del male a nessuno che non fosse vestito di nero, te l’assicuro.-
- Hai colpito la ragazza.- osservò il bambino.
A quelle parole, Timmi sentì una fitta in un punto imprecisato dell’addome, come se qualcosa gli stesse mordendo le interiora con l’intento di strappargliele via. Forse era il demone, chissà…
- Già.- disse amaramente - Non avrei mai voluto farlo, te lo garantisco.-
- Lo so.- annuì Flynn.
Timmi lo guardò stupito.
- Lo sai?- ripeté - Come lo sai? Non ci conosciamo, tu ed io.-
- So cosa vuol dire essere un mezzodemone.- spiegò - Almeno in teoria.-
Lui aggrottò la fronte, sistemandosi meglio sul divano per non perderlo di vista.
- Flynn, so che nel tuo codice genetico è stata immessa tutta la memoria ancestrale di due popoli…-
- Allora sai anche che posso far funzionare qualsiasi tipo di macchinario Atlantideo.-
- Sì, ma non capisco cosa c’entri tutto questo col fatto di essere mezzodemone.- sbottò lui - Te l’assicuro, non è qualcosa che si può capire, se non ci si è passati: Lara Addley, la bisnonna di Elizabeth Addley, era figlia di un demone e di un umana, ma era anche una strega potente, e la sua metà oscura era già molto repressa. Quando poi si rese conto di quanto fossero disgustosi i suoi poteri di demone, cancellò totalmente quella parte di sé dal suo essere, finendo con il debilitarsi a tal punto da morire.-
- E per te cos’è essere mezzodemone?- chiese Flynn - Come vivi questa cosa?-
- Chi sei tu, uno psicologo?-
- Tra le mie conoscenze c’è anche la psicologia, ma questo non c’entra niente. Allora?- incalzò, vedendo che non rispondeva.
Timmi masticò la lingua per qualche minuto, cercando di scegliere bene le parole, furioso con se stesso e con Flynn per motivi che non sapeva spiegarsi. Era un argomento di cui odiava parlare.
- Non lo so.- ammise - Io cerco continuamente di fare cosa ritengo giusto, ma come hai visto non è sempre sufficiente. E non posso soggiogare il demone che è in me, perché l’altra mia metà non è magica, è umana. Il sigillo che Daniel mi impose una volta si è spezzato con tragica semplicità non appena ho perso la calma, e non posso essere certo che non risucceda. Quindi, in pratica, non posso fermarmi davvero. Oltretutto, non so cosa sono, e non sono nemmeno certo di volerlo sapere.-
- Ma vorresti una vita normale?-
La domanda lo colse totalmente impreparato: perché mai gli chiedeva una cosa del genere?
- L’ho voluta.- ammise - Tanto tempo fa, ho sperato di potermi sbarazzare di questo mostro, che il Sommo Concilio o i Custodi dell'Eden trovassero il modo per togliermelo. Ma hanno avuto paura di rendermi più instabile di quanto già non sia, e non posso biasimarli. Quindi il modo migliore per vivere è esercitare un bel po’ di autocontrollo, sfogarmi su altri demoni o maghi oscuri e sperare che basti.-
- Ma se ci fosse un modo per separarti dal demone?- chiese Flynn - Tu lo useresti?-
- Non c’è, Flynn!-
- Se ci fosse?- insisté lui, ostinato - Se ipoteticamente esistesse, vorresti usarlo? Faresti un tentativo?-
Si guardarono negli occhi per alcuni momenti, il mezzodemone ed il bambino, il primo furioso, l’altro risoluto. Dentro di sé, Timmi si chiedeva la stessa cosa: avrebbe provato, avrebbe cercato di annullare i suoi poteri, di disfare ciò che gli era stato fatto?
Lui era un mostro tra i mostri, ne era sempre stato consapevole, e benché i recenti avvenimenti della Fornace Demoniaca l’avessero aiutato a superare il senso di colpa per ciò che credeva fosse successo alla sua città natale, Sleepy Creek, a volte si chiedeva come sarebbe stato vivere da umano.
Sicuramente, se i Custodi dell'Eden non avessero giocato con la sua vita, lui e suo fratello non sarebbero mai stati mezzidemone.
Di conseguenza avrebbero vissuto con i loro genitori, portato avanti la loro esistenza tranquilla… e l’avrebbero fatto insieme.
- Sì.- ammise infine, distogliendo lo sguardo - Se un modo ci fosse, credo che non esiterei a fare un tentativo.-
Flynn si sciolse in un sorriso scaltro tipico di chi la sa lunga.
- Molto bene.- disse - Perché, in effetti, un modo c’è.-

Nadine aveva dato l’esame di guida pochi mesi prima, e finalmente aveva preso la patente. Tuttavia, i suoi genitori non le avevano comprato una macchina, quindi quando voleva spostarsi doveva usare quasi sempre la bicicletta, la magia o l’autobus, a seconda delle situazioni, e di rado poteva prendere in prestito la macchina di sua madre, una vecchia Ford Anglia grigia come il ferro.
Quel giorno, per una serie di circostanze (lei voleva andare da Timmi, i suoi erano in casa, doveva portare un po’ di cose che aveva comprato al supermercato e sua madre aveva insistito perché prendesse l’auto) andò in macchina fino alla casa del suo ragazzo, inerpicandosi faticosamente tra i sentieri fangosi circondati da alberi che portavano al cottage che si era costruito. Il punto era decisamente ottimo, niente da dire: ad un’ora di macchina dal centro abitato, abbastanza isolato per chi voleva usare la magia ed aveva un carattere impossibile come Timmi, poco lontano da un lago, con un panorama mozzafiato a destra e a manca.
Tuttavia quando doveva andarci in auto, specie con quel vecchio rudere di sua madre, Nadine non poteva fare a meno di lanciare tante di quelle imprecazioni che pareva uno scaricatore di porto ubriaco che ha sbattuto il mignolo del piede contro il frigorifero. Il solo motivo per cui l’aveva presa era perché sennò i suoi si sarebbero insospettiti se avesse rifiutato.
Era quasi arrivata quando incrociò Raven, che camminava da sola sul sentiero che portava in città, ripulita dalla polvere e dal sangue e con il suo bel vestito argentato di nuovo intero. Fermò la macchina ed abbassò il finestrino, mentre lei si avvicinava.
- Ciao.- le disse - Cosa fai qui? Perché non sei in casa?-
- Volevo solo fare una camminata.- disse la Valchiria - Ma se preferite che rimanga nascosta posso capirlo.-
- No, no!- esclamò Nadine - Non è questo… è solo che ero sorpresa di vederti qui, ecco tutto.-
Raven annuì e portò gli occhi grigi sul sedile del passeggero, dove riposavano alcuni sacchetti pieni di scatole e confezioni varie.
- Hai fatto la spesa.- osservò.
- Eh? Ah, sì…- disse, gettando un’occhiata distratta ai pacchi - Bhè, Timmi deve fare un’ora di macchina per fare la spesa, e non può usare sempre la magia. Noi invece possiamo andare a comprare qualsiasi cosa e poi ci Proiettiamo da lui. Per Timmi è molto più facile, e poi andiamo spesso a trovarlo.-
- Ma adesso sei in un veicolo.- disse la Valchiria - Come mai non hai usato la magia?-
- Ehm… colpa dei miei genitori.- spiegò - Loro non sanno niente di tutto questo…-
- E non hai intenzione di dirglielo?-
Nadine esitò: già, voleva dirglielo oppure no? Ripensò alla prima volta che aveva parlato di Timmi a suo padre: prima aveva chiesto che classe frequentava a scuola, e quando lei aveva risposto che non studiava ma lavorava le aveva domandato di che lavoro si trattasse. E lì si era dovuta inventare che il cellulare, messo in silenzioso, le vibrava sulla coscia e che quindi doveva rispondere.
Da allora evitava accuratamente l’argomento, e nel frattempo lui si era fatto ostile nei confronti del ragazzo. Dubitava che avrebbe accolto volentieri la cosa.
- Non credo.- disse - Dai, sali, ti do un passaggio per tornare.-
Mise le buste della spesa sul sedile di dietro e la fece salire accanto a sé, poi ripartirono in perfetto silenzio. Ogni tanto Nadine lanciava un’occhiata curiosa alla Valchiria, che guardava fuori dal finestrino con aria distante e non se ne accorgeva: non la conosceva particolarmente bene. Prima di allora si erano viste una sola volta, mesi prima, quando lei, Trys, Darth e Skin erano corsi a salvarli dal crollo del grattacielo in cui era stata nascosta la Fornace, e siccome l’umore suo, di Xander, di Jo e di Alis non era esattamente dei migliori non avevano fatto molta conversazione.
Timmi aveva parlato molto bene di Raven, ma restava comunque una persona difficile da interpretare: era impossibile capire che cosa provasse o pensasse, anche se aveva un’aria palesemente stanca e preoccupata.
- Credo che non dovresti fare tutto da sola.- disse dopo qualche minuto - Se ti lasciassi aiutare…-
- Non posso far correre ad altri dei rischi tanto grandi.- disse lei, senza guardarla - Il Cristallo di Atlantide è pericoloso, così come l’alleanza. Non voglio coinvolgervi.-
Il suo tono non ammetteva repliche, e Nadine decise di lasciar perdere.
Poco dopo raggiunsero la casa di Timmi ed entrarono (la porta era aperta), trovando una scena assurda: Flynn era quasi letteralmente schiacciato sulla poltrona, mentre Timmi incombeva sopra di lui, fissandolo con una ferocia che aveva dell’incredibile. Era anche quasi possibile intravedere il demone, sul suo volto contratto.

Nadine lasciò cadere i sacchetti che portava in braccio e corse da loro, ma Raven la precedette con una velocità talmente inverosimile che nemmeno riuscì a vederla muoversi: in un istante fu accanto a Timmi, e lo colpì allo stomaco con un ginocchio, spingendolo poi indietro con un colpo dato di palmo al petto, tanto forte da farlo volare sopra il tavolino e contro il muro.
Nadine si sarebbe aspettata di vederlo scivolare a terra una volta urtata la parete, anche perché era a qualcosa come un metro dal pavimento, ma lui parve diventare appiccicoso come l’Uomo Ragno, perché riuscì a rimanere rannicchiato sulla superficie verticale senza cadere, alzando uno sguardo arancione luminoso su di loro.
Le zanne crebbero, e la sua pelle si ispessì e si scurì. Si stava trasformando.
- Timmi, sei impazzito?- gridò Nadine, avanzando - Cosa accidenti ti prende?-
Lui la guardò, e per un istante parve intenzionato a lanciarsi contro di lei. Sembrava fuori di sé.
Poi il momento passò, e lui scese dal muro con un piccolo balzo. Il suo aspetto tornò alla normalità, e la rabbia gli scivolò lentamente via dal volto, sostituita da imbarazzo e dispiacere.
- Io… mi dispiace.- disse, gli occhi bassi - Ho perso la calma. Ho… il demone voleva difendersi, credo. Non… non gli piacciono certi discorsi.-
- Quali discorsi?- chiese Raven, ancora davanti a Flynn, al quale aveva cinto il capo con un braccio.
La sua voce suonava tranquilla, ma non staccava gli occhi da Timmi, e nella mano libera stringeva qualcosa che, con ogni probabilità, era uno stiletto, la lama appoggiata contro il polso per nasconderne la presenza.
Era pronta a combattere anche contro di lui, se serviva.
- Puoi metterlo via.- disse il mezzodemone - Non farò del male a nessuno.-
- Davvero?-
- Sì.- guardò Flynn, seminascosto da Raven - Mi dispiace, ragazzino. Ma certe cose devi prometterle solo se sei sicuro di poterle mantenere… e devi farlo in pubblico, se parli con me.-
- Quali cose?- sbottò Nadine - Che cazzo sta succedendo, vuoi spiegarmelo?-
Lui si avvicinò alla sua poltrona e vi si lasciò cadere, prendendosi la faccia tra le mani.
- Gli ho detto che posso separare il demone da lui.- disse Flynn, lasciando il riparo della schiena di Raven - Che posso renderlo totalmente umano.-
La notizia colse totalmente impreparate sia Nadine che Raven, la quale pareva non saperne niente proprio come lei. Si scambiarono un’occhiata, poi la prima guardò Timmi e la seconda Flynn.
- Ti sei arrabbiato per questo?- chiese la ragazza - Pensavi che ti stesse prendendo in giro?-
Senza togliere le mani dalla faccia, Timmi annuì.
- Io sì. Il demone no.-
- Puoi farlo davvero?- chiese Raven, inginocchiandosi per essere al livello dello sguardo di Flynn.
- Sì.- disse il bambino, con aria convinta - Lui si è arrabbiato, ma è comprensibile… ci ha rinunciato, ormai.-
Raven annuì, ripose lo stiletto in uno stivale e si rialzò, avvicinandosi a Timmi, che non sollevò lo sguardo.
- E tu cosa dici?- chiese - Vuoi davvero diventare un essere umano completo?-
Il suo tono era talmente freddo che a Nadine vennero i brividi, ma non poté certamente biasimarla, vista la scena a cui avevano assistito.
- Ehi…- disse in tono più gentile, sedendosi sul bracciolo della poltrona e passandogli un braccio sulle spalle - Allora? Che ne pensi?-
- Non lo so.- grugnì tra le mani lui - Mi ha… mi ha colto di sorpresa…-
- Un attimo fa hai detto di essere disposto a farlo.- gli ricordò Flynn - Ovviamente non ho intenzione di forzarti, ma visto lo scarso autocontrollo che hai…-
- Flynn, taci!- sbottò Nadine, perdendo la calma per un istante - Tu prova a pensarci su per un po’.- disse poi, rivolta a Timmi - Lo volevi da parecchio, dopotutto, giusto? Un modo per uscirne.-
Lui annuì tra le mani un’altra volta, poi si alzò in piedi.
- Vado a letto.- disse - Cenate voi, io non ho fame.-
E sparì su per le scale.

Sempre e comunque, ringrazio Ely79, che mi segue e mi recensisce ad ogni capitolo.

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Capitolo 7
*** Cap. 6: L'Estrattore ***


La notizia che Flynn potesse separare demoni da esseri umani rese Timmi apatico per tutta la giornata seguente. Di certo, pensò Nadine, almeno in questo modo il bambino si era assicurato che  non parlasse al Sommo Concilio del motivo per cui Raven era improvvisamente sparita dalla circolazione, e non poté fare a meno di chiedersi se non fosse proprio questo il suo vero obbiettivo.
Dubitava che potesse trattarsi di mero altruismo, quando lui e Raven stavano facendo l’impossibile per riuscire ad evitare l’utilizzo improprio di tutta quella tecnologia Atlantidea e della sapienza Lemuriana. Forse era anche per la paura che aveva nei confronti di Timmi che aveva deciso di rivelargli quella particolare informazione.
Ad ogni modo, adesso era fatta, e non si poteva chiedere a Timmi di fingere di non aver sentito, né costringere Flynn a rimangiarsi quanto detto. Naturalmente la cosa si sarebbe potuta ovviare con un qualche incantesimo capace di modificare i ricordi, ma Nadine sapeva che non sarebbe mai più riuscita a guardarsi allo specchio senza provare l'istinto di sputarsi in faccia, sapendo che da qualche parte nel mondo c’era una cura per la condizione disperata in cui versava Timmi e che lei gliel’aveva tenuta nascosta con la magia.
Preferì non dirlo tanto presto a Xander e agli altri: la cosa poteva anche risolversi in una bolla di sapone, se Timmi avesse deciso di tenersi i poteri, ed informarli avrebbe causato solo ulteriore scompiglio. Non le era affatto difficile immaginarli correre da Timmi ed assillarlo perché rifiutasse, specialmente Jo e Xander.
E lui, dal canto suo, non si fece vedere per almeno ventiquattro ore filate, un tempo talmente lungo che Nadine decise di spedire a casa un clone magico che ingannasse i suoi genitori per restare con lui. Già altre volte l’aveva visto in crisi, ed avevano anche litigato in una di queste occasioni, ma mai prima di allora si era trovata ad affrontare una cosa del genere.
Quando gli portò il pranzo lo trovò sdraiato sul suo letto a due piazze (gli piaceva dormire comodo) che fissava il soffitto, una bottiglia di vodka mezza vuota stretta in una mano ed un’altra, totalmente svuotata, sul comodino. Anche quello non era un buon segno: tutte le volte che era giù ne prendeva almeno una e la faceva fuori come se fosse acqua fresca. Il fatto che fosse quasi arrivato a due…
- Sono preoccupata per lui.- disse guardando il soffitto, mentre assieme a Raven e a Flynn consumava una cena silenziosa - Di solito non fa così.-
- Lo conosco da più tempo di te.- osservò tranquillamente Raven - So bene che è un tipo forte, Nadine. Non ha un carattere facile, certo, ma non si tira mai indietro. Presto scenderà da quella scala e ci dirà cosa ha deciso di fare.-
Il suo tono era, come sempre, formale e distaccato, ma Nadine apprezzò lo stesso il fatto che la Valchiria cercasse di rassicurarla. Almeno c’era qualcuno che capiva come si sentisse.
- Vorrei solo poterlo aiutare.- sospirò.
- Lo stai già facendo.- la tranquillizzò l’altra - Tu sei stata preziosa per lui, e lo sei tutt’ora. Sono certa che apprezza quanto ti impegni.-
Finirono di cenare in silenzio ed andarono al piano di sopra. Nadine entrò nella stanza di Timmi, con l’intenzione di dormire accanto a lui come aveva già fato la sera prima, e lo trovò finalmente fuori dal letto. Era seduto sul davanzale della finestra aperta, con indosso solo i pantaloni, e sembrava appena uscito dalla doccia. Osservava il panorama all’esterno, ammantato dalle ombre della notte, e pareva immerso in pensieri troppo difficili da esprimere a parole.
- Ehi…- gli disse, avvicinandosi - Ti sei alzato.-
Lui annuì senza guardarla. Aveva lo sguardo distante, velato.
- Come ti senti?-
Scosse la testa: non lo sapeva neanche lui.
Nadine si appoggiò ad un tratto di davanzale libero, incrociando le braccia e sporgendosi verso l’esterno. Non parlarono per alcuni minuti, immersi nel silenzio.
- Raven come sta?- chiese Timmi, d’un tratto.
- Sta bene.- rispose - Ma è ancora uno straccio… troppo preoccupata per Flynn… e anche per te, adesso.-
Lui sbuffò.
- Sai, non ne posso più di gente che si preoccupa per me.- disse - Sono quello più forte, e sono anche meglio preparato di molti altri del Sommo Concilio. Lei mi batte solo in esperienza. A regola dovrebbe essere preoccupata per te, semmai.-
- La gente si preoccupa solo di coloro che stanno male, Timmi.- disse lei - Questa è la regola.-
Lui sbuffò di nuovo e non rispose. Caddero di nuovo nel silenzio per qualche tempo.
- L’hai detto agli altri?- chiese.
- No.- rispose Nadine - Non ancora.-
- Grazie.- disse - Non me la sento di dirglielo. So già come reagirebbero.-
- Sì, ci ho pensato anch’io.- sospirò la ragazza - Jo e Xander probabilmente diventerebbero matti.-
- Ed Alis ammattirebbe per calmare loro.- completò Timmi. Scese dal davanzale e vi si appoggiò di spalle, incrociando le braccia - Ma non potrò non dirglielo.-
- Solo se vuoi farlo.-
Lui strinse i pugni.
- E se volessi?- chiese - Se… se volessi… perdere i poteri?-
- Potresti scegliere di ascoltare Flynn.- disse Nadine - Diventeresti un normale essere umano.- lo guardò intensamente - Ma dipende da te. Da ciò che pensi di dover fare.-
- Io…- disse Timmi - Io non lo so…- ammise, andando a sedersi sul letto - Nadine… io non sono cattivo… ma non sono nemmeno buono.- sospirò - Il demone che è in me mi impedisce di scegliere. Cosa succederebbe, la prossima volta, se non riuscissi a calmarmi? O se lo facessi troppo tardi?-
- Non riesci a scegliere perché non ti sai gestire.- disse Nadine - Convivi col demone da troppo poco tempo.-
- E che succede se divento come…-
Strinse gli occhi ed i pugni, arrabbiato con se stesso. Nadine si sedette accanto a lui, stringendolo forte.
- Io so che non lo farai.- disse - Ma se hai paura che succeda, allora affidati a Flynn.-
Timmi annuì, anche se tremava ancora.
- Domani gli parlerò.- disse - Rinuncerò ai poteri.-
 
***
 
Flynn non diede particolari manifestazioni di sorpresa o di sgomento quando Timmi gli disse che accettava l’offerta. Si limitò ad annuire, e a dirgli che se per lui andava bene sarebbero partiti subito dopo colazione. Raven fu meno brava di quanto Nadine si fosse aspettata nel mascherare lo stupore, ma si riprese comunque piuttosto in fretta e non fece commenti: probabilmente aveva una reazione tanto forte a causa del fatto che lavoravano insieme, e collaboravano da tanto tempo. Forse, una parte di lei non si era aspettata quella risposta. Ad ogni modo, non persero troppo tempo a parlarne e, subito dopo mangiato, si prepararono ad andare.
- Dove dobbiamo recarci?- chiese Raven - È una delle locazioni ancora da trovare, è esatto?-
- No.- rispose Flynn, mettendosi il berretto - A dire il vero, è l’ultima che abbiamo visitato, l’altro ieri.-
- In Francia, quindi.- disse Timmi - Va bene. Sappiamo Proiettarci tutti, qui, vero?-
- Io no.- ammise il bambino - Non sono granché con la magia. Me la cavo meglio con la scienza.-
- Allora andrai d’accordo con Loran…- grugnì il mezzodemone, mentre Raven gli dava la mano.
Pochi istanti dopo si ritrovarono tutti nello stesso posto in cui si erano incontrati qualche giorno prima, la piccola conca tra le montagne nel sud della Francia.
E, sorpresa delle sorprese, adesso lì c’era un improvvisato accampamento di tre increduli Emissari delle Ombre.
 
- Mi sbaglio o questo posto è una meta turistica un po’ troppo ambita?- sbuffò Timmi, avanzando di un paio di passi.
I due uomini e la donna, vestiti di nero dalla testa ai piedi, erano stretti attorno ad un fuoco spento, e stavano ancora finendo la loro frugale colazione. Quando i quattro comparvero nella piccola valle si alzarono subito, sorpresi ed allarmati.
Il mezzodemone li osservò uno ad uno, aggrottando la fronte, poi lanciò un’occhiata eloquente a Nadine, che annuì e fece un passo indietro: il demone se ne sarebbe andato quel giorno. Era giusto farlo sfogare per l’ultima volta.
- State dietro di me.- disse la ragazza a Raven - Lasciamo che ci pensino loro due.-
- Loro due chi?- chiese Flynn.
Raven s’incupì.
- Loro due.- ripeté.
 
Gli Emissari delle Ombre si prepararono a combattere, senza mai perderlo di vista. Due di essi, un uomo e la donna, si somigliavano moltissimo, e al suo olfatto sottile giungevano odori quasi identici: entrambi erano alti e sottili, scuri di capelli e un po’ pallidi di carnagione. Oltre al sesso, le uniche differenze tra i due erano i capelli, che lei portava i capelli molto più lunghi del fratello, ma oltre a ciò non c’era quasi niente che li rendesse diversi. Se lui si fosse messo una parrucca o se lei si fosse tagliata i capelli, sarebbero stati a dir poco indistinguibili. Erano senza dubbio gemelli.
L’altro era invece più basso di loro, nero di carnagione quanto di vestiti, e leggermente più muscoloso dei compagni; il suo occhio destro era solcato da una piccola cicatrice che, fortunatamente per lui, non sembrava averne compromesso il funzionamento. Oltre alla spada, che anche i suoi compagni portavano, teneva una grossa e pesante ascia bipenne dal lungo manico appesa alla schiena.
- Ditemi… “signori”.- disse Timmi, guardandoli uno ad uno - Cosa mai ci fanno, qui, tre Emissari delle Ombre come voi?-
Passò un istante prima che uno di loro si decidesse a rispondere.
- Quello che ci fate voi, presumo.- rispose il maschio dei due fratelli, stringendo l’elsa della spada che gli pendeva dal fianco.
- Ne dubito, sinceramente.- ridacchiò il mezzodemone - Ma se dici così, significa che volete introdurvi nel laboratorio che c’è qui in giro, dico bene?-
- Bhè, non credo che questi siano affari tuoi.- disse scontroso l’uomo con la cicatrice, sguainando la spada - Siamo qui per ordine di un nostro superiore. Non ti riguarda il perché.-
- Parole dure per uno che è in netto svantaggio.- osservò Timmi.
- Non ci sottovalutare.- lo ammonì la donna - Siete in quattro, e uno di voi è un bambino. Un’altra è solo un’apprendista. I numeri sono con noi, Artiglio Nero.-
Timmi non rispose, ma alzò il naso per aria e cominciò ad inspirare forte, come se stesse fiutando qualcosa.
- Paura…- disse piano - Permea l’aria. Il corpo umano emette tossine, quando si è in preda al panico…- riportò lo sguardo sul trio, mentre un’espressione di ferocia animalesca gli torceva le labbra in un sorriso terrificante - Se non devo sottovalutarvi, perché sento puzza di paura?-
Nessuno fiatò, ma il gemello fece un passo indietro, e questo fu sufficientemente eloquente, anche più di mille parole.
E lui si trasformò.
 
Era diventato un demone, un enorme mostro scaglioso, nero come la pece, solcato solo da alcune sfumature giallastre. La lunga coda si muoveva piano, sollevando pietre e sbuffi di polvere da terra. Un grande rettile ringhiante.
C’era un motivo, se lo chiamavano Artiglio Nero.
Fissò il suo luminoso sguardo di fuoco sui tre, che non riuscirono a non trattenere un grido, e chi ancora non aveva messo mano alle armi lo fece con estrema rapidità.
Rapidità che, purtroppo per loro, non fu sufficiente.
Prima che potessero alzare abbastanza le spade da potersi difendere, Timmi si lanciò all’attacco con un salto ed atterrò entrambi i fratelli, che finirono ad un paio di metri di distanza, poi si voltò rapidamente e colpì con un braccio muscoloso il loro compagno ancora in piedi, che cercava di attaccarlo sul fianco.
La botta fu talmente forte che lo sollevò da terra per tre metri e lo fece finire quasi in cima al pendio che conduceva alla conca, mezzo tramortito. Gli altri due si alzarono più in fretta che poterono, ma la coda del mezzodemone spazzò il terreno, e la sorella venne scagliata ancora più in là. Il gemello fu più fortunato di lei, perché riuscì a scavalcarla prima di essere investito e, spada in pugno, tentò di colpirlo alla testa. Lui aprì la bocca e bloccò la lama tra i denti, strappandogliela di mano, quindi lo gli tirò un pugno che lo mandò nuovamente a terra.
Gli altri due Emissari si rialzarono intontiti, mentre lui si ritrasformava e gettava via la spada, guardandoli annoiato.
- Fuori dai piedi.- sbuffò - Non vi voglio intorno, e se non filate vi sgozzo senza pensarci su due volte.-
- E lo faresti sul serio?- ringhiò quello con la cicatrice, prendendo l’ascia appesa alla sua schiena - Davvero ci uccideresti? Diventeresti un assassino?-
Il mezzodemone fece un verso sprezzante.
- Ho già ucciso in vita mia.- disse - E non credo che tre di voi in più o in meno mi possano far cambiare di molto la vita.-
Anche per questo, rifletté Timmi con un’improvvisa fitta di sconforto che fu a malapena capace di nascondere, non riusciva a capire cos’era: un essere buono non uccide, non con la frequenza che poteva vantare lui… probabilmente, non avrebbe nemmeno toccato il proprio fratello.
Odiava sempre di più ciò che era, e non poteva sopportare di rimanere in quello stato.
Abbiamo fatto il nostro tempo. Pensò, mentre qualcosa dentro di lui cominciava ad urlare. Rassegnati. Io non piaccio a te, tu non piaci a me. È meglio così per entrambi.
L’Emissario delle Ombre alle sue spalle si rialzò lentamente in piedi, con un taglio sulla guancia. Nella mano stringeva un lungo coltello da caccia. Senza che lo vedesse, lo sollevò sopra la testa…
 
Se anche Nadine non avesse gridato, se pure non si fosse accorto che Flynn aveva trattenuto il respiro, si sarebbe reso conto che l’Emissario delle Ombre stava cercando di accoltellarlo alla schiena.
Non ebbe modo di pensare. Si mosse e basta, come se fosse soltanto uno spettatore all’interno del proprio corpo, incapace di reagire o fermarsi.
Rapido come un fulmine, afferrò la Fiaccola che gli pendeva dal fianco; si abbassò con una rapida piroetta, piantando l’arma nel fianco del nemico.
 
- NO!-
La donna si gettò verso il fratello, mentre Timmi se ne allontanava, ancora attonito da ciò che aveva fatto, e il suo compagno corse accanto a lei. Mentre l’emissaria stringeva a se il corpo esanime del proprio gemello, lui alzò lo sguardo sul mezzodemone, che ripose la Fiaccola, cercando di pensare in modo lucido.
Non era sua intenzione uccidere. Voleva solo fare paura a quei tre. Non intendeva… non poteva…
Sei stato tu…
- Andatevene!- ringhiò Nadine, correndo in avanti, così da essere tra lui e i due sopravvissuti - Sparite!-
Timmi non li guardò andare via, ma avrebbe giurato che la donna lo stesse osservando con odio mentre si Proiettavano, e non poté biasimarla. Si sentiva disgustato di se stesso.
- Andiamo.- disse Raven, da qualche parte dietro di lui, apparentemente ignara di quanto gli stava accadendo. Non aveva capito cosa fosse effettivamente successo - Dobbiamo entrare. Presto questo luogo sarà pieno di molti altri Emissari, per non dire demoni. Ora hanno la certezza che qui c’è qualcosa.-
Sentì la mano di Nadine prendere gentilmente la sua e condurlo verso un grosso macigno, appoggiato contro una parete rocciosa. Flynn infilò una mano in un buco tra le pietre, poco più di uno spiraglio, ed il masso, cominciò lentamente a spostarsi con un rumore di pietra contro pietra, rivelando un corridoio immerso nell’oscurità.
- Ora scenderemo per qualche tempo.- disse il bambino - Attenti a dove mettete i piedi, si scivola.-
Cominciarono a camminare alla luce di una piccola lampadina presa da Flynn; Raven stava mezzo passo dietro di lui, ma Nadine e Timmi erano molto più in là, mano nella mano, la prima che conduceva, l’altro che si lasciava trascinare.
Aveva già ucciso, come aveva ammesso poco prima… ma mai così d’istinto, senza pensare…
Nessuno aveva mai cercato di possederlo, usando una qualche magia nera o uno spirito oscuro, ma probabilmente la sensazione sarebbe stata quella: guardare le proprie mani muoversi da sole, senza poter decidere cosa fare e quando farlo… o a chi farlo.
Aveva ammazzato quell’emissario sotto gli occhi della sorella, e non si era minimamente fermato a riflettere.
Sentiva le sue mani fradice, non di acqua o di sudore, ma di sangue.
Cercò di convincersi che quello era a sua volta un assassino, che li avrebbe uccisi lui se solo avesse potuto, e che aveva già commesso chissà quante malefatte nella sua vita… eppure non riuscì a consolarsi con questo: qualsiasi cosa potesse essere, meritava di andarsene in un modo migliore, combattendo faccia a faccia con lui, e non così. Non ucciso da mani che erano le sue ma da una mente estranea.
Adesso era morto, nello stesso modo in cui era morto suo fratello, ferito nell’identico punto.
Da quando il demone era tornato ad emergere, sentiva che alcune sue azioni non gli appartenevano davvero. Poteva forse essere che Daniel, intervenuto per salvarlo, l’avesse davvero riportato in vita, e non semplicemente guarito dalle ferite, come insisteva a dire qualcuno dei suoi amici?
Se sì, magari poteva avere avuto un’esperienza di premorte, una sorta di anteprima di ciò che lo aspettava dall’altra parte? E se era così… allora, cosa aveva visto? Qualcosa che lo spingeva inconsciamente a chiedersi quanto giusto fosse il suo lavoro? Era destinato a fiamme e tormento eterno?
- Ehi?- lo chiamò piano Nadine - A che pensi?-
Lui scosse la testa.
- A niente…- mentì distrattamente, senza guardarla: non riusciva a dirle una bugia, se incrociava il suo sguardo.
- Tu pensi sempre a qualcosa.- lo contraddisse.
Timmi annuì lentamente.
- Niente che vorresti sapere.- mormorò.
La ragazza non rispose, ma gli strinse un po’ più forte la mano. Forse aveva capito?
 
***
 
Il corridoio, che Timmi aveva a malapena visto durante il percorso, terminava bruscamente davanti ad una massiccia porta metallica, così liscia da sembrare due volte più artificiale, al confronto di tutta quella pietra ruvida e spigolosa.
- Bene, eccoci qui.- commentò Nadine, cercando invano una maniglia - E adesso come entriamo? La sfondiamo?-
- Oh, è tutta scena.- disse tranquillamente Flynn, posandoci sopra una mano - In realtà basta spingere, è sbloccata. Bisogna solo stare attenti a non aprirla troppo.-
- Perché?- chiese Nadine, mentre un ronzio si propagava dalla grossa soglia metallica.
- Perché sennò scatta una trappola che, dopo tutte le altre cose, apre il pavimento e ti fa finire di sotto. Molto di sotto.-
- Aprirla troppo?- ripeté la ragazza - Troppo quanto?-
- Diciamo che è meglio spingere il meno possibile.- rispose lui.
Il bambino spinse cautamente la porta, stando attento a non esagerare, fermandosi quando ci fu spazio per far passare un uomo messo di profilo. Si intrufolarono all’interno, ancora più buio del corridoio, dove non si distingueva niente della stanza. Quando furono tutti dentro, stretti in un angolo per non far scattare la trappola, Flynn chiuse la porta con un colpo secco.
- Possiamo muoverci, adesso.- disse - Se la porta è chiusa la trappola si disattiva del tutto.-
- Non ci sono altre difese?-
- Niente di cui dobbiate preoccuparvi, se evitate di toccare qualcosa prima che l’abbia fatto io. Comunque la porta mi ha riconosciuto, e questo basta.-
Avanzò di qualche passo, raccomandando loro di non muoversi. Lo sentirono armeggiare per qualche istante con qualcosa. Il suo volto venne illuminato fiocamente dalla luce emessa da un piccolo schermo, sulla destra
- Okay, restate fermi un alto secondo.- disse poi, mentre qualcosa che non riuscirono a distinguere bene si muoveva attorno a loro tre - Sto acquisendo il vostro codice genetico.-
- A cosa ti serve?- chiese Raven - L’ultima volta non è stato necessario.-
- L’ultima volta abbiamo solo attivato le difese.- rispose il bambino, battendo qualche tasto - E quelle conoscono me. In questo modo potrete muovervi liberamente… credetemi, è meglio così.-
Il macchinario si mosse attorno a loro ancora per qualche secondo, emettendo un intenso e sottile raggio verdolino; dopo circa un minuto si ritrasse, sparendo verso l’alto.
- Fatto.- disse il bambino, allontanandosi dallo schermo - Okay… computer, fai luce.-
Con un ronzio, un generatore nascosto da qualche parte si avviò immediatamente, e le lampade appese al soffitto si accesero, illuminando l’ambiente circostante.
La grotta, grande abbastanza da accogliere l’intera casa di Timmi, si rivelò essere stata rivestita interamente di metallo lucido. Macchinari grigi come il piombo spuntavano da ogni parte, grandi ed ingombranti o sottili e sofisticati.
Quasi tutti erano coperti di polvere, posatasi lì in chissà quanto tempo. Ovunque posavano lo sguardo vedevano circuiti, cavi e tubi, o terminali di quelli che sembravano computer.
Ogni macchinario sembrava nuovo, perfettamente conservato e funzionante, come se il tempo non fosse mai trascorso. Soltanto la polvere e l’intenso odore di chiuso lasciavano intendere cosa fosse effettivamente successo.
- Accidenti…- disse piano Nadine, guardandosi attorno - Ma… come può essere tutto così integro?-
- Perché è stato progettato così.- spiegò Flynn, gettando a sua volta una vaga occhiata al laboratorio - Chi costruì questo posto ha fatto in modo che durasse. Una frana, o un’esplosione… qualsiasi cosa potesse minare l’integrità strutturale del laboratorio e del magazzino qui accanto doveva essere impedito con ogni mezzo. Le conseguenze sarebbero state… tragiche, a dir poco.-
Fece loro cenno di muoversi, precedendoli sul pavimento di pannelli metallici; guardando bene, proprio davanti alla porta era possibile intravedere una sottilissima scanalatura che indicava la presenza di un trabocchetto abbastanza grande da essere pressoché inevitabile a chiunque fosse entrato.
Avanzarono in mezzo a strutture di metallo e circuiti in religioso silenzio, guardandosi attorno stupefatti e incuriositi da tutta quella tecnologia antica e, allo stesso tempo, avanzatissima.
Mentre raggiungevano il fondo del laboratorio, tuttavia, lo sguardo di Timmi fu misteriosamente attratto da qualcosa che non aveva un aspetto poi tanto complicato: lungo una parete di fronte a loro c’era una lunga, sottile vetrina. Tra i suoi scaffali di metallo, dietro il vetro, raccoglieva numerosi contenitori trasparenti, incastrati in modo tale da non potersi muovere. Ogni cilindro conteneva una sorta di denso liquido vorticante, ed ognuno era di un colore diverso: verde acido, nero, giallo marcio, marrone, bianco grigiastro, blu notte, rossastro, porpora scuro…
Pur essendo evidentemente immobilizzati nella struttura, e certamente intonsi da chissà quanto tempo, le sostanze contenute al loro interno si agitavano come se una corrente interiore li costringesse a sbattere contro le pareti di vetro. Sembrava quasi che lottassero per liberarsi, ma in un modo rassegnato e stanco.
Quasi senza accorgersene, Timmi lasciò andare la mano di Nadine e si avvicinò alla scaffalatura, guardando con attenzione le misteriose essenze là dentro. Cosa potevano essere? Perché sentiva un’istintiva pena per loro?
- Vedo che hai notato la nostra parete d’onore.- ridacchiò Flynn, avvicinandosi con le altre - Hai già capito cosa sono?-
Timmi scosse la testa.
- Armi?- propose Raven - A me hai detto che questa è una sorta di armeria.-
- Più o meno.- rispose il bambino.
Alzandosi in punta di piedi aprì la vetrina e prese uno dei cilindri, maneggiandolo con tanta cautela che sembrava avesse paura gli si rompesse tra le dita. Il liquido prese ad agitarsi più furiosamente. Forse perché l’aveva smosso?
- Cosa vuol dire, più o meno?- chiese Nadine - Sono armi o no?-
- A seconda di come li vuoi vedere.- disse Flynn - Queste sono le essenze di altri demoni estratti.-
Nadine indietreggiò istintivamente da lui e dalla vetrina, poi gettò un’occhiata di scusa a Timmi, che scosse la testa.
Ancora un po’ imbarazzata, tornò a prendergli la mano, pur stando bene attenta a non avvicinarsi troppo all’esposizione dei cilindri.
Intanto, con una certa sorpresa ed un piccolo moto di nausea, il mezzodemone comprese come mai stesse provando tanta pena per quei liquidi: era il demone dentro di lui che lo spingeva a compatirli, ad impietosirsi per i suoi simili intrappolati. Niente altro.
Mh, allora qualche sentimento lo hai anche tu?
- Cosa ci fanno qui?- chiese Raven - Perché sono conservati in questa stanza?-
- Perché gli Atlantidei avevano molta familiarità con i mezzidemone.- spiegò Flynn, mettendo a posto il cilindro - I Custodi dell'Eden ne crearono moltissimi all’epoca. Alcuni erano in grado di controllarsi e di usare i loro poteri senza problemi, ed erano i migliori soldati che avessero a disposizione. Molti altri, invece, avevano le stesse difficoltà che hai tu… o peggio.- aggiunse rivolgendosi a Timmi - Quindi si adeguarono e costruirono gli Estrattori. Una volta ce n’erano un bel po’, ma ormai quello che abbiamo qui è l’unico rimasto.-
- Di cosa si tratta?- chiese Timmi, continuando a guardare i cilindri.
- Di un macchinario molto potente, in grado di separare le essenze e rinchiudere quelle da scartare in cilindri come questi.- e li indicò con un cenno.
- E perché non sono stati distrutti?- chiese il mezzodemone, passandoci lentamente lo sguardo sopra - Cosa fanno ancora qui?-
- Sono ancora qui perché i demoni non sono morti. Non ancora.- rispose lui - Non possono sopravvivere fuori dai cilindri, ma desiderano tornare dentro un corpo umano. Solo un demone potrebbe distruggerli senza rischiare di venire infettato. Se anche facessimo saltare in aria questo posto, si attaccherebbero all’entità vivente più vicina.-
- Quindi questa è la reale pericolosità di questo luogo.- disse lentamente Raven - I demoni conservati qui.-
- Esattamente.- annuì Flynn - E quelli che vedete sono solo alcuni, e nemmeno troppo potenti. Gli altri sono conservati là dentro, e sono molti di più.- ed indicò l’unica altra porta presente nella stanza, fatta di massiccio metallo scuro, proprio accanto alla vetrinetta.
Nadine provò ad immaginare un esercito di mostri potenti come quello dentro il corpo di Timmi: lui non aveva mai perso uno scontro in tutta la sua vita, a quanto aveva detto, e persino il duello con suo fratello, combattuto ad armi pari, l’aveva visto uscire morente ma vittorioso. Se ce ne fossero stati molti come lui, e magari del tutto amorali…
- Sarà doloroso?- chiese Timmi.
- No.- rispose semplicemente Flynn.
Il bambino andò ad un macchinario particolare, posto poco lontano dalla vetrinetta, a ridosso del muro: somigliava ad una sorta di grosso tubo verticale, sul cui fianco destro si trovava un terminale. Quando Flynn lo ebbe acceso, quello si avviò con un rombo, e lo schermo si illuminò con un piccolo “blip”. Digitò qualcosa sulla tastiera e grugnì di disappunto.
- Cosa c’è?- chiese Raven.
- L’energia.- spiegò lui - È poca. La batteria che hai recuperato prima di uccidere i lupi è quasi esaurita.-
Timmi ebbe un tuffo al cuore.
- Quindi non si può fare?- chiese.
- No, no.- lo rassicurò l’altro - Potrai perdere il tuo demone, ma c’è energia sufficiente per una sola separazione. Dopo, questo ferrovecchio sarà buono solo come rottame. Non ho modo di ripristinarlo, senza un’altra batteria.-
- Non c’è un generatore che gli fornisca energia?- chiese Raven.
Lui scosse la testa.
- Purtroppo è quasi andato.- spiegò - Può far funzionare le trappole, ma nient’altro. Comunque, una delle nostre prossime destinazioni dovrebbe conservare qualche altra batteria. Se le recuperassimo potrei riparare l’Estrattore, credo.-
Senza prendere parte alla conversazione tra i due, Nadine strinse la mano di Timmi e lo guardò.
- Sei certo di volerlo fare?-
Lui annuì lentamente, guardando l’imponente macchinario davanti a lui. Ad essere sincero non era più sicuro di niente, ma non voleva mostrare segni di ripensamento: non poteva, non voleva restare in quello stato.
- Bene.- disse Flynn, battendo su qualche altro tasto - Entra nella camera di estrazione.- e gli indicò un pannello nel macchinario.
Con un sibilo, quello cominciò a scorrere verso l’alto, rivelando una sorta di lettino semiverticale su cui poteva stendersi. C’erano delle staffe per i piedi ed una nicchia imbottita per la testa.
Nadine gli strinse la mano per un’ultima volta, poi lo lasciò andare, e lui entrò nella camera, sistemandosi sul vecchio lettino. Era più comodo di quanto non avesse immaginato e, stranamente, non era polveroso. Forse la chiusura ermetica del macchinario l’aveva protetto.
Guardò Nadine, quasi di fronte a lui, che lo osservava con apprensione.
Ci vediamo dopo.Le disse muovendo solo le labbra.
Poi la porta si chiuse, e lui rimase al buio.
 
L’oscurità durò poco, perché una luce si accese immediatamente, da qualche parte alle sue spalle, e davanti a lui comparve il volto di Flynn, stagliato contro uno scorcio della caverna, come se ci fosse uno schermo invisibile all’interno della struttura.
- Tutto bene?- chiese il bambino - Mi senti?-
- Sì.- rispose lui, cercando di non guardarlo: era troppo nervoso.
- Le tue pulsazioni sono un po’ elevate.- disse - Rilassati, andrà tutto bene.-
Timmi s’incupì e gli lanciò uno sguardo seccato.
- Senti, sto per rinunciare all’unica cosa che mi ha fatto sopravvivere per quasi quindici anni e che mi ha condizionato tutta l’esistenza. Potrò avere il diritto di essere nervoso?- sbottò.
- Guarda che lo stavo dicendo per te…- disse il bambino.
-Non commettere l’errore di preoccuparti della sua salute…- ridacchiò fuori campo la voce di Nadine - Lo fai solo incavolare.-
Lui sorrise tra sé e sentì i muscoli rilassarsi: Nadine era proprio d’aiuto, in quei momenti.
- Bene, ora cominciamo.- riprese Flynn - Potresti sentire un po’ di rumori strani, ma non devi preoccuparti, è tutto a posto.-
Il macchinario cominciò a ronzare, poi un ago grosso come un dito comparve davanti a lui e gli si infilò in un braccio.
- Ahio!- esclamò - Avevi detto che non faceva male!- protestò.
- Andiamo, sei grande e grosso!- rispose Flynn, senza alzare lo sguardo dallo schermo e continuando a digitare sulla tastiera - Assurdo, sta procedendo tutto alla perfezione… a quest’ora mi davo già per spacciato.-
- Cosa?- esclamò Timmi.
- Eh… no, nel senso…  credevo che si sarebbe bloccato, o che avrebbe fatto problemi…- spiegò il bambino, un po’ in imbarazzo - Tranquillo, è tutto a posto.-
Il presto ex mezzodemone s’incupì, ma non replicò. Presto sentì un forte senso di stordimento prendergli la testa ed i suoi arti intorpidirsi. Scivolò in uno stato di semincoscienza, e la luce parve diventare troppo intensa… perse lentamente i sensi, restando solo parzialmente consapevole di dove si trovava e del rumore della macchina in cui si era infilato…
 
Nadine osservava con apprensione la macchina, mentre Flynn batteva sui tasti a ritmi forsennati. Ogni tanto c’era un calo dell’energia, ed il monitor perdeva un po’ di luminosità, ma il bambino non staccava gli occhi dallo schermo e continuava con il suo lavoro.
- Come sta andando?- chiese Raven, in piedi vicino a lui con le braccia incrociate.
- Per ora sta funzionando bene.- rispose il bambino - Ma l’energia si esaurisce rapidamente.-
- Ma non corre nessun pericolo, vero?- chiese Nadine, incapace di accettare l’idea del contrario.
- Starà bene.- disse lui - So quello che faccio, Nadine… credo. Non preoccuparti.-
- L’ultima volta che qualcuno mi ha detto di non preoccuparmi della sua incolumità, lui è quasi morto.- ribatté seccata lei - Quindi scusami, ma mi preoccupo.-
Flynn non rispose e continuò a lavorare, mentre la macchina ronzava ed emetteva ogni genere di suoni. Improvvisamente, un piccolo pannello si aprì ad un lato del monitor, ed un cilindro vuoto del tutto identico a quelli della vetrina venne mostrato loro.
Dopo pochi secondi un denso liquame nero giallastro cominciò a fluire al suo interno, poi il cilindro venne sigillato ed uscì, sorretto da un braccio meccanico. Flynn lo prese con estrema cautela, mentre il pannello che nascondeva Timmi si riapriva.
Nadine gli corse incontro e lo aiutò ad uscire, mentre lui si teneva il capo, leggermente intontito dalle sostanze che la macchina gli aveva iniettato.
 
- Mi sento un po’ strano…- grugnì, barcollando un po’ ed appoggiandosi con la schiena al macchinario, che intanto si spense del tutto - E non assonnato… proprio male…-
- Colpa delle essenze di demone.- spiegò Flynn, mettendo quella estratta da Timmi in fondo alla fila della vetrina - Emanano energia negativa a livelli spaventosi. Prima non la sentivi perché eri mezzodemone. Ora, invece, sei un umano senza alcun potere o immunità magica, a differenza di noi. Se non te ne vai in fretta, potresti anche morirne. Una volta esistevano schermature adeguate, ma…-
Lui emise un grugnito stanco e guardò Nadine, che lo osservava con una leggera sorpresa dipinta sul volto.
- Che c’è?- chiese - Il mio bellissimo aspetto è peggiorato?-
- No… ma i tuoi capelli…-
- Che hanno? Ora sono pettinati?- chiese, tastandoseli preoccupato.
- No…- rise la ragazza - Ma sono… neri.-
Lui afferrò il codino che gli pendeva dietro la schiena e lo mise davanti ai suoi occhi: dal fondo della benda che lo avvolgeva spuntava un ciuffo non più del consueto verde pallido a cui era abituato, ma nero pece.
- Ah…- disse - Certo… la magia ha abbandonato il mio sangue…- ebbe un ulteriore capogiro, ed un moto di nausea quasi lo fece dare di stomaco.
Probabilmente Nadine se ne accorse, perché si passò immediatamente il suo braccio sopra le spalle e, mentre Raven apriva cautamente la porta per non far scattare la trappola, lo fece passare con attenzione nello spiraglio aperto. Flynn e la Valchiria li seguirono, e mentre ripartivano verso l’uscita lui si sentì progressivamente meglio, lasciandosi alle spalle l’energia negativa che minava il suo corpo.
Tuttavia, non poté non pensare che, assieme alla malattia, lasciava dietro di sé anche una parte del suo stesso essere.

Continuerò fino alla nausea a ringraziare Ely79 per le recensioni che mi lascia, ma lo farei anche con alri, se si decidessero ad imitarla :P

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Capitolo 8
*** Cap. 7: Umano, primo giorno ***


Riportarono Timmi a casa sua (all’inizio lui provò ad andarci da solo, ma poi si ricordò di non avere più alcun potere, e che quindi non poteva farcela senza aiuto), dove l’ex mezzodemone si sedette sulla propria poltrona preferita, nel tentativo di riprendersi dai postumi dei sedativi e dagli strascichi dell’infezione causatagli dai demoni. Nadine gli fece una bella tazza di tè, mentre Raven si sistemava sul divano con Flynn e lo osservava con attenzione.
- Noi dobbiamo andare.- disse senza preamboli - Ti ringrazio per ciò che hai fatto per noi, ma ora abbiamo bisogno di ripartire. Il nostro compito non è ancora finito. Dobbiamo bloccare l’accesso ad altre due strutture segrete, e poi bisogna trovare anche il Cristallo di Atlantide originale.-
- Ma sei ancora da sola.- disse Timmi - Non puoi farcela a lungo.-
- Non posso chiedere aiuto a Skin.- disse lei - Anche se mi piacerebbe molto, viste le sue abilità. Lui non capirebbe.-
- Non lo sottovalutare.- disse stancamente il ragazzo - Tiene molto a te, e ti aiuterebbe volentieri.-
Raven sospirò.
- Non voglio coinvolgerlo.- insisté - Lo conosco meglio di chiunque. So cosa direbbe… e cosa rischierebbe.-
Timmi scosse la testa, preoccupato.
- Senti, io posso capire il tuo desiderio di proteggere Flynn.- le disse - Davvero. Ma mentre tu proteggi lui, chi proteggerà te?-
- Non mi serve protezione.- disse lei - Sto benissimo.- si alzò in piedi, guardandolo con un’espressione strana per il suo volto: forse era compassione, forse nostalgia - Non potrò mai ringraziarti per tutto ciò che hai fatto. Sei stato un buon amico.-
Lui scosse la testa, prendendo la tazza che Nadine gli porgeva.
- Non ho fatto un accidenti di niente.- disse - Se davvero avessi voluto aiutarti, sarei corso al Sommo Concilio.- fece un sospiro e la guardò negli occhi - So che c’è dell’altro… qualcosa che non mi hai detto. Comunque, spero che te la caverai. Cerca di non fare sciocchezze.
Raven annuì.
- Grazie.-
- Piantala.- sbottò lui, seccato, facendo sorridere Nadine.
- Meglio che andiate.- disse loro - E che la smettiate di ringraziarlo.-
Flynn fece qualche passo avanti. Sembrava intimorito, ma stavolta non aveva paura di lui. Era solo insicuro, o forse imbarazzato.
- Spero che tu possa trovare ciò che stai cercando, ora.- disse.
Timmi annuì.
- Anche io.-
Raven prese il bambino per mano e sparirono insieme.
 
- Bene, direi che è ora di cenare, che ne dici?- chiese Nadine - Cosa vuoi? Le uova strapazzate, ti sono sempre piaciute…-
- No.- disse lui, alzandosi e posando la tazza sul tavolino davanti a sé - No, ti prego… torna a casa.- la abbracciò forte, sorridendo - Hai fatto anche troppo. Non posso chiederti di rimanere ancora.-
- Ma io voglio aiutarti.- disse lei, sciogliendosi dalla sua stretta.
- L’hai già fatto.- la rassicurò Timmi - Anche se… forse c’è… qualcosa che puoi fare ancora per me.-
Lei annuì.
- Qualsiasi cosa.-
Timmi sorrise.
- Qualsiasi cosa?- ripeté.
Nadine sorrise a sua volta.
- Sì… qualsiasi cosa.-
 
- CHE COSA HAI FATTO?-
Il grido di Elizabeth Addley fu talmente forte che rimbombò nell’imponente sala delle riunioni del Sommo Concilio. Quasi tutti i presenti sussultarono, ma tutti gli sguardi, sorpresi fin quasi al limite dell’incredulo, erano fissi in un solo punto.
Skin, Trys e Darth stavano riportando i progressi delle loro indagini ed i motivi che li avevano spinti a decidere di lavorare tutti e tre assieme, quando qualcuno aveva bussato alle grandi porte d’oro che facevano entrare nella stanza circolare. Timmi e Nadine erano entrati, e tutti si erano subito accorti che in lui c’era qualcosa di strano: non solo sembrava in qualche modo più rilassato del solito, ma aveva i capelli nerissimi, anziché verdi come sempre. E quando aveva raccontato ciò che era successo…
- Liz, ti pregherei di calmarti.- disse Gabriele, in tono conciliante. Tornò a rivolgersi a Timmi, evidentemente sforzandosi di mantenere la calma - Vorremmo saperne di più. Come hai fatto a perdere i poteri?-
- Un… amico che mi doveva un favore.- rispose Timmi, ignorando le facce attonite di Skin, Trys e Darth - Sono venuto qui solo per dirvi che non posso più lavorare. Mi dispiace.-
- Daniel non ne sarà molto felice.- osservò Uriel, uno degli altri tre arcangeli - Lui confidava molto in te.-
- Questa cosa non ha niente a che fare con lui.- disse, un pochino seccato - Scusatevi per me, se non dovessi riuscire a vederlo.-
- E la tua squadra?- chiese Liz, accigliata - La cosa non riguarderà Daniel, ma riguarda loro.-
Fu impossibile non notare il biasimo nella sua voce, ma Timmi lo ignorò.
- Nadine è l’unica che ne sia al corrente, al momento.- disse - Ma non vi dovete preoccupare, gli altri saranno in grado di sopravvivere. Potete assegnarli ad uno di loro tre.- suggerì, accennando col capo agli ammutoliti ex compagni al suo fianco - Sono certo che li troveranno molto preparati.-
Gabriele annuì.
- Non ne dubito.- disse - Ciò non toglie che ci dispiaccia averti perduto.-
Lui annuì a sua volta, passando lo sguardo sull’assemblea: non di rado era stato in disaccordo con ogni suo singolo membro, ma aveva imparato ad apprezzare e stimare quasi tutti loro. E loro, ugualmente, avevano imparato ad apprezzare e stimare lui. Di conseguenza, non fu una sorpresa leggere nei volti dei maghi lì riuniti stupore, sconcerto e biasimo in egual misura. Per un istante si chiese se avesse fatto bene, ma poi scacciò quel pensiero: dopotutto, non doveva renderne conto a nessuno.
- Bhè… ora torno a casa.- disse, tendendo una mano a Nadine - Scusate se vi ho interrotti.-
Un attimo dopo erano spariti entrambi.
 
- Non è una buona notizia.- disse tristemente Skin, mentre con Darth e Trys si rintanavano di nuovo nella stanza magica, dove aspettavano che il Sommo Concilio li richiamasse - Perdere Timmi… è un duro colpo.-
- Bhè, possiamo sempre andare a trovarlo.- disse Trys, che comunque era tanto malinconico che si scordò di lamentarsi per l’assenza di Mentos.
- Come pensate che la prenderà Daniel?- chiede Skin.
- Male, credo.- rispose Darth - Lo conosciamo bene, e non sarà contento per niente. Anche meno di noi.-
Quasi in risposta alle sue parole, un tremito scosse il palazzo di luce fin nelle fondamenta, ed un urlo parve risuonare tra le sale ed i corridoi. Ma fu un’impressione di un attimo, e subito dopo tutto tornò come prima.
- Pensate che sia stato lui?- chiese Trys.
- Può darsi.- sospirò Skin - Che dite, andiamo a trovarlo?-
- Non mi va di avvicinarmi ad un custode infuriato, se vuoi saperlo…- disse il folletto con apprensione.
- Non Daniel!- sbottò il Fantasma - Stavo parlando di Timmi!-
Gli altri due annuirono lentamente.
- D’accordo.- disse Darth - Ma prima finiamo il rapporto e la missione, le cose sono già abbastanza tese. Gabriele non tollererà un ritardo, e dobbiamo ancora trovare Raven.-
- Potrebbe volerci una vita.- gli ricordò Skin.
- Lo so.- rispose il Templare - Però non possiamo interromperci proprio adesso, non con tutto questo viavai di Emissari delle Ombre, licantropi pazzoidi e Valchirie in fuga.-
Skin parve incupirsi ancora più di prima, visto che abbassò lo sguardo ed incrociò le braccia, pensieroso. Sia Darth che Trys capirono: perché non era venuta da lui, se si trovava nei guai?
- Tutto bene?- chiese Trys.
- No.- rispose - Non c’è niente che vada bene.-
 
***
 
Timmi non aveva molta voglia di raccontare subito agli altri del suo improvviso cambiamento, perciò scelse di attendere fino al giorno successivo, quando fosse stato più riposato e più preparato ad affrontare i suoi amici. Di conseguenza, spedì Nadine a casa, ordinandole tassativamente di non tornare fino a quando non si fosse riposata un po’ anche lei, e si ficcò dentro la vasca da bagno, dalla quale uscì non prima di mezzanotte.
Poi si cucinò un tegame intero di uova strapazzate, pane ed affettati, e si abbuffò come mai nella vita: la separazione dal demone sembrava avergli causato un completo esaurimento delle sostanze nutritive, ed aveva perciò un disperato bisogno di mangiare. Fu solo verso l’una, quindi, che posò il coltello e la forchetta, sbuffando satollo e soddisfatto.
- Aaaah…- gemette tra sé con espressione serena - Che bella mangiata…- gli scappò un rutto che fece tremare il tavolo e la sedia, per non parlare di piatto e bicchiere - Salute…- ridacchiò tra sé.
Si sentiva un po’ stordito, cosa che non gli era mai successa prima dopo aver mangiato, né tantomeno dopo la mezza bottiglia di whiskey che si era scolato. Da demone era immune a molte cose, e tra queste c’era l’effetto dell’alcool. Ora, però, doveva prestare più attenzione alle sue azioni. Poco male.
Si alzò in piedi un po’ lentamente, e fece per adoperare la magia a cui era abituato a ricorrere quando doveva lavare i piatti, ma si ricordò di non poterlo più fare.
- Ah, già…- disse piano - Fa niente, li lavo domani.-
Si diresse verso le scale, ma una serie di lampi decisero di cadere uno di seguito all’altro… e proprio nel centro del suo salotto.
 
Una pioggia di luce crepitante scoppiò con furia poco dietro il divano, facendo tremare le finestre e quasi tutti i mobili. Poi cessò di botto, così com’era iniziata.
L’uomo che comparve era alto quanto lui, e poco più largo di spalle, dai serafici occhi scuri. Indossava abiti totalmente neri, in gran contrasto con i suoi folti capelli bianchi come la neve, che lo facevano sembrare ben più vecchio dei suoi trentasei anni.
Il suo nome era Daniel, ed era un Custode dell'Eden. Per la precisione, il Custode della Vita.
- Timmi.- disse lentamente, guardandolo serio - Allora è vero.-
- Che onore.- disse questi, solo vagamente stupito, anche se ancora piuttosto scosso dall’improvviso tifone comparso nel suo salotto - Un Custode dell'Eden in casa mia. È un piacere averla qui, signore. Posso offrirle un whiskey?-
- Non sono qui per bere.- disse seccamente - Volevo solo parlare con te.-
Lui sospirò.
- Senta, non voglio essere sgarbato, ci mancherebbe altro… ma ho avuto una giornata pesante, e non vedo l’ora di andare a letto.-
- È questione di minuti.- rispose lui.
Sapendo che discutere era inutile, Timmi raggiunse Daniel, che si diresse sul divano. Lui, invece, si sistemò in poltrona.
- Allora, cosa c’è?- chiese.
- Voglio che mi racconti come hai fatto.- rispose il custode - Io non ho potuto fare niente per te, anni fa, e ciò significa che nessuno avrebbe potuto… “guarirti”, per quello che ne so io. A me hanno detto ciò che hai detto a loro, ma non puoi ingannarmi tanto facilmente. Né ingannare Liz: lei è furiosa con te.-
Lui si acciglio.
- Mi dispiace che se la sia presa.- disse, sincero: di tutto il Sommo Concilio, era sempre stata Liz a prendersi cura di lui quando era più piccolo.
Tuttavia, Daniel scosse la testa.
- Non è necessario. Le dispiace per la tua scelta, tutto qui. È sempre stata una testa calda, peggio di Dante, di Kate o di Seth.-
Dante, Kate e Seth erano i tre fratelli maggiori di Daniel, tutti e tre piuttosto scapestrati, specie in gioventù. Non era tuttavia difficile immaginare Liz come peggiore di loro.
- Bhè, non c’è molto da dire.- spiegò il ragazzo - Ho davvero fatto un favore ad una persona, e questa me l’ha restituito così.-
- Questa persona è per caso Raven?-
Timmi inarcò un sopracciglio.
- Cosa glielo fa pensare?-
- Niente.- rispose il custode - Me lo sento, tutto qui.-
Si guardarono per un istante, poi Timmi annuì.
- Possiamo dire di sì.-
- Ma sta bene?-
- Lei dice di sì, e devo ammettere che non è proprio falso, da un certo punto di vista.- rispose lui - Ha chiuso i contatti col Sommo Concilio solo perché ha un affare personale da sbrigare, e poi tornerà con tanto di scuse. Accetterà qualsiasi vostro provvedimento.-
Daniel sbuffò.
- Non è che sia proprio in guai irreparabili, ma non avrebbe dovuto farci preoccupare o sparire così.- disse - A meno che non stia facendo qualcosa che non dovrebbe.-
Timmi non rispose, e Daniel sembrò decidere di non voler indagare oltre. Meglio così, perché in effetti era proprio questo che stava facendo Raven.
- Come ha fatto a separarti dal demone?- chiese invece.
- Preferirei non rispondere a questa domanda.- disse il ragazzo - Sono perfettamente consapevole di avervi privati del mio aiuto senza alcun preavviso, ma è stata una decisione unicamente mia. Non deve riguardare né lei né il Sommo Concilio. Senza offesa.-
Daniel scosse la testa, passandosi una mano sulla nuca candida. Sembrava rassegnato.
- Avrei voluto saperlo prima.- ammise - Non solo per la tua forza. Sono stati i vecchi custodi a renderti quello che eri. La responsabilità era mia, dovevo occuparmi io di te.- scosse lentamente la testa, in un gesto stanco - L’hai detto alla tua squadra?-
- Non ancora.- rispose - Sono sfinito, e so che sarà una battaglia.-
Il custode annuì e si alzò.
- D’accordo.- disse - Allora me ne vado. Mi dispiace per ciò che hai scelto di fare. Insomma, sono contento che tu abbia trovato una soluzione… ma in qualche modo, mi dispiace.-
- A me no.- rispose - Ma voglio avvertirla di una cosa.-
- Cosa?-
- Gli Emissari delle Ombre.- disse - Se si sono fatti tanto spavaldi è perché l’alleanza ha messo le mani su una cosa, conservata nel tempio subacqueo su cui indaga Skin.-
- Di che si tratta?-
- Di un frammento del Cristallo di Atlantide.- rispose Timmi - Ha la capacità di risanare qualsiasi ferita, ed al momento si trova nel corpo di un messaggero di nome Julien Wings. -
Il custode annuì con aria grave.
- Capisco.- disse - E tu l’hai incontrato, immagino.-
- L’ho affrontato brevemente, ma è fuggito.- rispose - In ogni caso tornerà, e temo che al momento stia inseguendo Raven.-
Daniel annuì di nuovo.
- Metterò immediatamente Skin sulle sue tracce.- lo assicurò - A presto, Timmi.-
 
***
 
Se si era aspettato di poter dormire fino alla sera successiva, o perlomeno fino a pomeriggio inoltrato, Timothy Anderson si era sbagliato di grosso: certo, l’una e mezza del pomeriggio non era esattamente l’alba, ma un sedicenne urlante ed infuriato, e per di più mago, che irruppe nella stanza da letto come una furia scatenata, non fu un piacevole risveglio.
- Tu!- gridò Xander, entrando così in fretta nella stanza che quasi scardinò la porta, la voce tanto alta da farlo letteralmente saltare sul letto - Razza di brutto bastardo opportunista che non sei altro!-
Timmi fece ricadere la testa sui cuscini, mentre Jo ed Alis entravano nella stanza dietro di lui, seguiti da Nadine, che aveva dipinta in volto un’espressione di scusa.
- Ciao Donovan…- grugnì, pinzandosi la radice del naso con le mani - Anche a me fa piacere vederti. Hai proprio una bella cera… riposata…-
- Piantala di prenderci in giro!- sbottò Jo - Sappiamo benissimo cos’hai fatto!-
- Certo, perché Nadine ve l’ha detto, immagino.- e guardò la ragazza, che si strinse nelle spalle con aria colpevole.
- Scusa.- disse - Ma volevano sapere dov’eri finito, e non sono riuscita ad inventarmi niente, così sul momento…-
- Groan…- borbottò lui, tirandosi su - Bah, ormai sono sveglio, quindi…-
- Hai i capelli neri.- osservò Alis - Stai bene.-
- Grazie.- disse il ragazzo - Ma ero più abituato ad averli verdi… va be’…- ridacchiò - Un prezzo accettabile, direi…-
- E i tuoi poteri?- sbottò Xander - Quelli erano un prezzo accettabile?-
- Per una vita finalmente normale? Sì.- ribatté lui - Credi che mi sia divertito a combattere contro me stesso per quindici anni, forse?-
- E ora puoi dire di poter vivere tranquillo?- ringhiò il mago - Là fuori c’è tanta gente che ha bisogno di te… noi abbiamo bisogno di te!-
- Ora non più.- disse Timmi - Verrete riassegnati a qualcun altro. A Skin, forse, o magari a Trys o a Darth. Non a Raven, lei si è data di nuovo alla macchia con Flynn…-
- Già, il bambino mutante che rischia la pelle!- osservò amaramente Jo - Ha proprio avuto una bella idea, ridurre all’impotenza il migliore di tutti. Ora come farai a combattere?-
- Non lo farò.- rispose - Mi sono messo in congedo, e ne ho tutto il diritto. Mi sono ripreso un pezzo di quello che i Custodi dell'Eden mi hanno tolto.-
- Credevo che fossero tuoi amici!- sbottò Xander.
- Io intendevo quelli vecchi.- chiarì Timmi, inarcando un sopracciglio - Non insultarli, Donovan. E non confondere le cose: sono stati i miei superiori, e li rispetto profondamente, tutti e cinque, per non parlare di Liz Addley e del resto del Sommo Concilio, ma non posso chiamare amici coloro per cui lavoro con tanta facilità. Devo stare al mio posto, che adesso è qui.-
- E non ti interessa cosa succederà adesso?- chiese Jo - Chi fermerà l’Alleanza delle Ombre?-
- Ehi, nessuno ha detto che debba farlo io.- disse Timmi, aggrottando la fronte - Artiglio Nero era solo uno dei loro nemici. Ne hanno altri, ormai… il Fantasma, il Templare, la Valchiria e il Folletto. Sapete, Skin, Darth, Trys e Raven…- spiegò, vedendoli sorpresi - Insomma, il punto è che non era necessario che io rimanessi un mezzodemone. Voi avreste fatto lo stesso.-
- E tu cosa ne sai?- sbottò Jo.
- Lo so perché so che non sareste sopravvissuti, altrimenti!- gridò, infuriato - Jo, essere mezzo buono e mezzo cattivo è qualcosa che ti lacera! Stavo diventando pazzo, e per poco non ho ammazzato anche voi! Ti rendi conto di quanto fossi pericoloso?-
- Noi ci rendiamo conto soltanto del fatto che tu hai ancora paura!- sbottò Xander - Pensavo che l’avessi superato!-
- Bhè, sembra di no! Non ce la facevo, e sapevamo fin dall’inizio che la cosa poteva finire male! È un miracolo che non sia andata peggio!-
Xander e Jo non sembravano ancora convinti, infatti uscirono dalla stanza senza rivolgergli la parola, pieni di astio. Alis li seguì dopo aver lanciato uno sguardo di scuse a Timmi, e Nadine si sedette sul letto, sorridendo tristemente.
- Mi dispiace.- disse - Vedrai, gli passerà.-
- Bah…- grugnì lui - Reazione prevedibile. Speravo solo di avere qualche altra ora.-
- Cosa pensi di fare adesso?-
- Boh…- rispose, stringendosi nelle spalle - Mi farò un giro in macchina, credo. Voglio vedere come si sta tra la gente da umano.-
- Vuoi che venga con te?-
- No.- rispose - Tornatene a casa, riposati un altro po’. Posso cavarmela da solo.-
Lei annuì e gli carezzò una guancia, poi se ne andò a sua volta.
Timmi rimase altri dieci minuti nel letto, poi si vestì ed andò in città con la macchina. Osservò il traffico che scorreva intorno a sé, ripensando a quando si muoveva per le strade volando avvolto da una coltre invisibile o, se non poteva usare la magia, correndo ad una velocità permessa solo dalla sua condizione di mezzodemone.
Fermò l’auto quando raggiunse il parco e passeggiò per un po’ nel mercato cittadino, passando accanto a persone che non lo riconobbero quasi per niente, ora che aveva un aspetto così diverso.
In città era famoso per aver pestato a sangue un’intera banda di spacconi e per non rivolgere mai la parola a nessuno, se non si trattava di Nadine, Xander, Alis o Jo; la metà delle persone, lì, credevano che fosse un grande. L’altra metà che fosse un idiota.
Questo perché ogni tanto era costretto a fare un favore a Tizio o a Caio, ma soltanto perché Nadine lo costringeva a socializzare un po’, così che alcuni lo stimavano almeno un poco ed altri lo detestavano tranquillamente. Non che gliene importasse molto, ma in quel modo aveva finito col farsi conoscere piuttosto in fretta.
Tuttavia, quella volta nessuno lo disturbò: la sua espressione era incredibilmente più distesa, i suoi muscoli molto più rilassati, la sua chioma totalmente nera. Sembrava una persona diversa, agli occhi degli altri… e, per certi versi, anche ai suoi.
Comprò un bombolone alla crema per mettere qualcosa sotto i denti e si diresse di nuovo verso la macchina, quando un discreto tramestio attirò la sua attenzione: un uomo aveva appena scippato una borsa, e la donna derubata cominciò a strillare a perdifiato.
Senza pensare, Timmi si gettò all’inseguimento, seguendo l’uomo e procurandosi un bel po’ di fiatone: non era più resistente come un tempo, non senza il suo demone personale a sostenerlo. Tuttavia il suo fisico non poteva certo dirsi esile, perché ben presto (anche se in più tempo di quanto gliene sarebbe occorso da mezzodemone) raggiunse il suo bersaglio e lo atterrò con un balzo.
Il ladro se lo scrollò di dosso con una gomitata che gli fece molto più male di quanto si sarebbe aspettato, e cercò di scappare via ancora; lui lo afferrò per la cintola e lo trascinò indietro, facendogli perdere la presa sulla borsa. Quello si rialzò, scuro in volto, e nella sua mano comparve un coltello a serramanico.
Istintivamente, Timmi mise una mano sul fianco, dove normalmente teneva la sua Fiaccola, ma poi si ricordò  che, essendogli inutile, l’aveva lasciata a casa, nascosta nella sua botola sotto il pavimento. Doveva fare da solo.
Evitò un fendente della lama che altrimenti gli sarebbe costato un occhio, e poi un altro diretto alla sua spalla. Il tizio era abituato alle risse, e sapeva maneggiare il coltello, ma non poteva vantare l’esperienza e l’allenamento di Timmi, che pur senza la forza e la velocità da mezzodemone era comunque in grado di tenergli facilmente testa. Afferrò il polso dell’uomo con entrambe le mani mentre cercava di colpirlo un’altra volta, colpì la mano con una ginocchiata che gli fece perdere il coltello e poi gli sferrò un pugno dritto sul naso che lo fece cadere a terra.
- Aho…- gemette il ragazzo, scuotendo la mano: si era fatto un male del cavolo.
Anche il suo avversario pareva non essere proprio contento del risultato, ma non poté certamente dire di averlo messo fuori combattimento: gli aveva fatto uscite un po’ di sangue dal naso, però lo vide rialzarsi di nuovo, furente, e lanciarsi su di lui, atterrandolo prima che potesse spostarsi. Quello cominciò a colpirlo sul volto, picchiandolo selvaggiamente, e gli costò uno sforzo immenso riuscire a scrollarselo di dosso con una pedata che lo fece volare di nuovo a terra. Si mise a sedere intontito, mentre qualcosa gli colava da un sopracciglio.
Accidenti… ecco che sanguino.
Mentre tentava di rialzarsi sentì un altro colpo prenderlo dritto ad una tempia, provenendo da chissà dove, che lo fece cadere di nuovo, e questa volta non riuscì a rimettersi in piedi. Sentì sopra di sé la presenza del ladro, che probabilmente aveva raccolto il suo coltello… poi ci fu un breve tramestio, un urlo ed un colpo, e la lotta finì.
Qualcuno lo tirò su, passandosi un suo braccio sopra le spalle, mentre in lontananza sentiva una sirena annunciare l’arrivo dello sceriffo.
- Sempre in ritardo…- sbuffò una voce che conosceva al suo orecchio - Bhè, meglio filare, o non riuscirò a spiegargli come ho fatto a conciarlo così.-
Detto ciò, Timmi e Nadine sparirono.
 
- Sta fermo.- lo ammonì lei, passandogli il disinfettante sul taglio sopra l’occhio.
Timmi non rispose, grugnendo seccato.
- Che ci facevi lì?- sbottò.
- Ad occhio e croce, ti salvavo la pelle.- rispose lei - E c’è mancato poco che non ce la facessi, aggiungerei.-
- Ti avevo detto di tornartene a casa.-
- E c’ero andata.- obbiettò la ragazza, offesa - Ma avrò anche il diritto di fare quattro passi, no? E poi sei tu ad essere venuto da me, sai? Anzi, meno male che l’hai fatto.-
Continuò a pulirgli il sopracciglio e poi gli ci applicò un cerotto.
- Ecco fatto.- disse, stampandoci sopra un bacio - La bua è guarita.-
- Nadine, non ho cinque anni!- sbottò Timmi, irritato.
- No, hai tremila graffi.- osservò lei.
Lui sospirò rabbioso.
- Accidenti…- grugnì - Quel pezzo di… bah, una volta l’avrei ridotto in poltiglia se solo l’avessi voluto.-
- Che c’è, rimpiangi di aver rinunciato al demone?- chiese Nadine, lasciandosi cadere sul divano accanto a lui.
- Rimpiango di non aver portato Nova.- corresse lui.
- Non puoi usarla, ti servirebbe la magia.- guardò le sue mani escoriate, ancora coperte dalle mitene verdi - E non hai neanche più bisogno di quelle.- aggiunse - I tuoi vortici sono spariti, no?-
Lui si guardò le mani, pensieroso. I vortici a cui si riferiva Nadine erano Risucchio e Riflusso, le armi magiche più potenti del suo demone. Ormai, però, erano solo un ricordo.
- Hai ragione…- disse lentamente - Non ci avevo pensato… le tengo solo per abitudine. -
Guardò Nadine, che lo osservava con uno sguardo strano negli occhi, che lui non riuscì a capire.
- Che c’è?- chiese - Sono pettinato?-
Lei rise.
- No, non credo che sia possibile…- rispose - Non è niente, tranquillo. Sono solo un po’ preoccupata per te.-
- Bhè, non devi!- sbottò Timmi, irritato - Sto bene, d’accordo? Un paio di tagli qua e là non mi ammazzeranno!-
Si sentiva un po’ umiliato, a dire il vero. Aveva diversi anni di esperienza nel combattere i demoni, conosceva benissimo il mondo sovrannaturale e sapeva fare a botte. Prima di allora era stato indipendente, e l’idea di avere avuto bisogno di un salvataggio per uno scontro con un balordo…
Al diavolo…Pensò. È inutile recriminare. Sono umano, ormai, e questo è quanto.
Ma una parte di lui che credeva di avere rimosso col demone sbuffò.

Ringrazio come al solito Ely79 per le recensioni, e mi scuso con tutti per averci messo tanto a pubblicare... ma ieri sono stato fuori tutto il giorno per lavoro, e sono tornato fuso... sigh... ero a pezzi :P

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Capitolo 9
*** Cap. 8: Inutilità ***


Dopo l’abbandono di Timmi, Xander e gli altri vennero effettivamente affidati a Skin per portare avanti la loro istruzione e, soprattutto, il lavoro che il Sommo Concilio gli aveva affidato.
Il Fantasma si presentò alla loro porta comunicandogli la notizia, che accolsero modi diversi: in quanto apprendisti, non erano obbligati ad ultimare l’istruzione, quindi sarebbe bastato loro rifiutare per non doverne più sapere nulla.
Xander e Jo non esitarono ad unirsi a Skin nella ricerca di Julien Wings e di Raven, ma Alis disse loro che le serviva un breve “periodo sabbatico” per sistemare delle cose che erano rimaste in sospeso, anche se non volle dire quali cose a nessuno dei tre. Skin scelse di non perdere troppo tempo nemmeno con Nadine poiché, essendosi presentata davanti al Sommo Concilio al fianco di Timmi, era alquanto improbabile che volesse mollarlo a casa in quel momento preciso per continuare il lavoro, e quindi lasciò perdere immediatamente.
A quel punto restava solo da fare il punto della situazione, e scelsero di farlo a casa di Jo, che in quel momento era vuota. Si sedettero al tavolo della cucina e cominciarono a discutere di tutto ciò che avevano scoperto.
- Se, come dite, ora è da questa parte dell’oceano, trovarla sarà più facile.- disse Skin, quando Jo e Xander gli ebbero detto tutto ciò che sapevano su di lei senza però rivelare alcunché della sua missione.
Non che volessero mantenerla segreta anche adesso, ma Skin aveva detto immediatamente di non voler sapere i dettagli specifici di quello che stava combinando Raven, e dal suo tono si capiva che era davvero furioso con lei.
- Qualsiasi cosa stia facendo con questo Flynn, avrebbe dovuto dirmelo.- aggiunse dopo un secondo di silenzio scocciato - Idiota… ora sì che è in pericolo.-
Jo inarcò un sopracciglio.
- Perché avrebbe dovuto dirlo proprio a te?- chiese.
Il Cercatore si strinse nelle spalle.
- Siamo amici da tanto.- rispose - Siamo entrati insieme nel Sommo Concilio, e poi io sono bravo nello scovare le cose nascoste o nel rintracciare le persone. Se sta cercando qualcosa, nessuno più di me poteva aiutarla.-
- Sei preoccupato?- chiese Xander.
- Certo che lo sono.- disse subito, scuro in volto - E preferirei non esserlo. Odio avere preoccupazioni.-
Il giovane mago annuì.
- Sì, secca anche me.- ammise - Sei sicuro di non voler sapere…?-
- Sì.- rispose perentorio - Prima di tutto, so già che mi arrabbierei anche di più. In secondo luogo, non credo che conoscere i suoi obbiettivi possa essermi davvero utile, dopotutto.-
- Allora, che si fa?-
- Seguiamo le sue tracce.- rispose - Non sono molte, ha ricevuto un addestramento adeguato per non farsi seguire, ed ora che le stanno addosso sarà più attenta, ma ci sono alcuni segni del suo passaggio difficili da cancellare o nascondere, soprattutto a me.-
- Per esempio?-
- Per esempio, ammazza senza pensarci su due volte quegli Emissari delle Ombre che la ostacolano.- disse con semplicità Skin - I cadaveri non passano inosservati. E se anche Raven dovesse viaggiare in incognito, evitando gli scontri, lo potrebbe fare solo a piedi, perché non sa guidare, e la magia è facile da seguire.-
- Ma questo come ci aiuta?- chiese Jo.
- In molti modi.- spiegò lui - Primo: qualcuno potrebbe averla notata, nonostante i suoi sforzi. Secondo: nessuno la conosce più di me, nel Sommo Concilio, e so come ragiona. Terzo: se necessario, potrei essere in grado di trovare il suo odore.-
- Il suo odore?- ripeté Xander - Che vuoi fare, metterti naso a terra ed annusare in giro?-
- No, ma ho alcune diavolerie di Loran che possiamo usare.-
I due ragazzi si scambiarono uno sguardo: non avevano mai conosciuto Loran, ma secondo Timmi le sue invenzioni solitamente non funzionavano granché bene. E, sempre secondo lui, l’unico che le usava regolarmente era Skin.
- So cosa pensate.- sorrise questi - Timmi non si fida molto di lui nonostante la sua Fiaccola, ed è ovvio che vi abbia passato il suo pregiudizio, ma non preoccupatevi, andrà tutto bene. Sono anni che mi affido a lui, eppure sono ancora qui, nonostante tutto.-
Le sue ultime due parole non li rassicurarono un granché, ma Xander non badò nemmeno all’apprensione che provava: sentire il nome di Timmi gli aveva provocato un gran moto di tristezza. Gli dispiaceva di ciò che gli aveva detto, ed avrebbe dato tutto ciò che possedeva per rimediare.
- Faremo meglio a darci una mossa, adesso.- disse Skin, alzandosi in piedi - Più ci metteremo e più Raven resterà da sola.-
- Sei sicuro di poterla aiutare?-
- Assolutamente.- annuì lui, solenne.
Jo e Xander si scambiarono un’occhiata e si alzarono in piedi.
- Certo.- concordò Xander - Hai ragione. Dopotutto, tu sei molto bravo, giusto? -
- Grazie, Xander.- disse Skin, cercando di non sembrare troppo compiaciuto.
- Già.- annuì Jo - Credo che nemmeno Raven sia brava come te.-
- No, infatti.- annuì nuovamente il Fantasma, tornando serio - Lei è meglio.-
 
***
 
Raven era sicura che la sua scelta di fare le cose da sola non sarebbe stata certamente una passeggiata, ma non immaginava di doversi guardare costantemente le spalle ad ogni passo col timore di incrociare Julien Wings.
Doveva considerarsi fortunata, tutto sommato, se le sue occasioni di incrociarlo si limitavano a quella in cui Timmi li aveva rintracciati, ma sentiva il suo fiato sul collo ora che aveva lasciato la sicura protezione dell’amico alle sue spalle e sapeva di averlo alle costole.
Non era una sensazione razionale (dopotutto, non poteva sapere dove avesse passato gli ultimi giorni), tuttavia era amica di Skin da moltissimo tempo, ed aveva imparato quanto poco un esperto in pedinamenti e ricerche potesse metterci nel rintracciare qualcuno, una volta all’esterno del raggio d’azione di eventuali incantesimi protettivi. Era solo questione di tempo.
Lei e Flynn in quel momento erano nuovamente in viaggio, diretti verso la costa, ma non osavano usare i treni o gli aerei come mezzi di spostamento per paura di venire rintracciati tramite i potenti canali dell’Interpol per cui fingeva di lavorare Wings, e dunque dovevano accontentarsi di sistemi meno efficaci, come gli autobus. Non che le persone comuni potessero competere con la magia, ma rintracciare una magia era troppo semplice perché la si potesse usare con leggerezza, durante una fuga.
A bordo di una corriera, immersi nella notte, macinavano chilometri lungo la strada semideserta che stavano percorrendo, in sonnacchioso silenzio. Flynn si era addormentato con il capo posato sulla propria spalla, sorvegliato dalla Valchiria, che aveva nascosto i propri capelli con un foulard avvolto attorno alla testa. Inoltre, aveva sostituito il suo solito vestito e gli stivali con un paio di jeans, una maglia a maniche lunghe rosa scuro e scarpe da ginnastica. Così combinata sarebbe stato piuttosto difficile riconoscerla per un qualche inseguitore o per un passante distratto. O almeno lo sperava.
Sulla vettura c’erano solo altre sei persone oltre loro due: una coppia di anziani, un ragazzotto vestito da punk, una coppietta che non la smetteva di pomiciare sui sedili in fondo e l’autista, concentrato sulla guida. Nessuno di loro sembrava particolarmente pericoloso, ma Raven mantenne la guardia alta comunque, nel caso in cui qualche Emissario delle Ombre si fosse infiltrato tra i passeggeri.
Tuttavia sembrò preoccuparsi per niente, perché per molte ore non accadde nulla di eclatante, e la massima eccitazione che fu possibile ricavare da quel viaggio si ebbe quando una ruota prese una buca, facendo sussultare lievemente il veicolo.
Flynn, che si era assopito poco dopo la loro partenza, cominciò ad agitarsi nel sonno nel giro di alcune ore, finendo con lo svegliarsi all’improvviso, stropicciandosi gli occhi cisposi.
- Tutto bene?- gli chiese.
- Sì.- rispose lui - Era… solo un brutto sogno.-
Lei si trattenne dal sospirare.
- Vuoi parlarmene?- chiese.
Flynn scosse la testa.
- No… sto bene, davvero. Prima erano peggio… ora i miei incubi stanno migliorando.-
Raven gli posò una mano sul braccio, comprensiva: quando l’aveva preso con sé, qualche tempo prima, aveva passato i primi giorni quasi in silenzio, chiuso nel proprio mutismo, e solo la notte, mentre dormiva, si lasciava sfuggire qualche parola di più. Questo perché gli capitava di urlare nel sonno.
- Sto bene!- ripeté, un po’ seccato, scostandole la mano - Dico sul serio! Insomma… non è proprio piacevole, come viaggio!- sbuffò.
- Lo so, ma abbiamo molte poche opzioni.- ribatté pacatamente la Valchiria - E devo dire che tu ti stai adattando molto bene, Flynn.-
- Il merito è anche tuo.- osservò lui - Se non ci fossi stata tu…-
Raven non rispose e passò lo sguardo per l’ennesima volta sulle persone presenti nell’autobus, mentre il bambino si voltava a guardare fuori dal vetro. La sua mente vagò libera per qualche istante, ritornando a parecchi anni prima, il giorno in cui i genitori adottivi di Flynn le avevano presentato il piccolo bambino di due anni, quando ancora era un’apprendista. Lentamente, fece scorrere il flusso di ricordi, fatto di immagini che la ritraevano con lui, ogni volta un po’ più grande, mentre passavano un po’ di tempo insieme quando andava a trovare i suoi genitori, arrivando infine al momento che l’aveva vista promettere di proteggerlo.
All’epoca in cui l’aveva conosciuto non avrebbe mai pensato a cosa sarebbe accaduto in futuro tra loro, né se lo sarebbe mai augurato. Per il bene di tutti quanti.
La strada buia filava via a velocità sostenuta, mentre le ruote investivano, di tanto in tanto, qualche sassolino che schizzava via come un proiettile o finivano in una buca che faceva sobbalzare l’autobus, strappandola ai suoi pensieri.
- Quando arriviamo?- chiese Flynn, ignaro di quello che le passava per la mente.
- In mattinata.- rispose lei - Riposa.-
Riprese a guardarsi intorno, i sensi all’erta: sentiva che stava per accadere qualcosa. Non sapeva perché, ma aveva una brutta sensazione.
Non aveva un reale motivo per essere così in allarme, a dire il vero. Il fatto, tuttavia, era che fin da quando era bambina (aveva forse la stessa età di Flynn) sua madre le aveva costantemente inculcato precisi modi di pensare e gestire le situazioni, insegnandole anche a percepire l’arrivo di probabili disastri e sciagure. Era un po’ la stessa cosa che succedeva quando gli uccelli smettevano immediatamente di cinguettare, un momento prima che scoppiasse la tempesta, o quando gli animali fuggivano da una catastrofe. Una sorta di istinto, molto simile a quello di certi sensitivi, benché meno sviluppato. Qualcosa stava per succedere.
E, purtroppo, non passò molto tempo prima che gli eventi le dessero ragione.
 
Con uno stridio da far paura ed un fiume di scintille, qualcosa squarciò la fiancata di lamiera dell’autobus, scardinando gli sportelli portabagagli e facendo finire le valige stipate là dentro sull’asfalto, mentre l’autista sobbalzava e frenava bruscamente. Qualcosa trattenne la parte posteriore del mezzo, facendolo sbandare in modo terribile. Il conducente tentò di sterzare per controbilanciare la perdita dell’equilibrio; i passeggeri urlarono; la coppietta smise di sbaciucchiarsi e si aggrappò ai sedili ed alle maniglie; all’uomo anziano caddero gli occhiali, mentre gli scappava un’imprecazione che Flynn avrebbe fatto bene a non ascoltare; il punk strillò come un maiale, chiamando la mamma, mentre una busta di erba gli volava via dalla tasca del giubbotto di pelle.
Raven afferrò Flynn e si aggrappò con forza alla maniglia davanti a lei, mentre l’autobus si rovesciava sul fianco destro. Il contraccolpo la schiacciò sul bracciolo che dava sul corridoio, provocandole un forte dolore al fianco, sotto le costole, ma Flynn venne bloccato dal suo corpo e non cadde. Poi lei perse la presa e finirono dalla parte opposta dell’autobus, contro il finestrino, lei di schiena e lui sopra il suo petto.
Tutti si acquietarono un poco per leccarsi le ferite e constatare i danni, mentre l’autista, semistordito, invitava i passeggeri a mantenere la calma, anche se era chiaro che lui stesso era preda di una tremenda agitazione. Raven si tolse subito di dosso il bambino e, ignorando il dolore al fianco e alla schiena, aprì lo sportello della presa d’aria del soffitto, poi si aggrappò al corrimano del portabagagli, sollevò entrambe le gambe e lo divelse con un colpo ben assestato.
- Resta qui.- ordinò a Flynn, prima di sgusciare fuori.
Qualcuno come Skin o Darth non ne sarebbe mai stato capace, ma lei era decisamente più sottile di entrambi, e le fu facile uscire.
Atterrò rotolando sull’asfalto e si guardò attorno, cercando di individuare qualche possibile minaccia. Quando fu soddisfatta fece il giro dell’autobus e, individuato il suo bagaglio, corse a recuperare i machete, appesi allo zaino. Li aveva appena impugnati e si stava rialzando, quando un sibilo d’aria alla sua sinistra la convinse a saltare indietro per evitare un colpo di artigli dritto sulla testa.
Si voltò verso un licantropo di quasi quattro metri. Un mostro enorme, più di qualsiasi altro lupo mannaro che avesse mai incontrato in vita sua, talmente muscoloso da sembrare quasi una caricatura.
Il suo muso peloso si contrasse in una brutta smorfia feroce, mentre una gran quantità di schiuma gli colava dalle fauci, e fissò gli occhi ambrati su di lei, mettendosi a quattro zampe.
Nessuna sorpresa che l’autobus si fosse rovesciato: qualcosa di così grosso avrebbe facilmente potuto sollevarlo e poi scaraventarlo via con una facilità a dir poco ridicola. Ucciderlo sarebbe stato difficile.
- Basta così, Vlad.- disse una voce - Risparmiati, non c’è bisogno di versare il tuo sangue.-
Il grosso lupo si rialzò in piedi, smettendo di ringhiare, e si voltò a guardare l’uomo che avanzava al suo fianco: Julien Wings.
- Vai, non preoccuparti.- continuò l’Emissario, impugnando la propria spada - Meglio che ti ritiri, per adesso. Non sono sicuro che tu possa farcela, contro di lei.-
Il lupo ringhiò un’altra volta, ma si ritrasformò senza protestare. Divenne un basso ometto col riporto, dalle sopracciglia sporgenti e l’aria nervosa. Ogni traccia della bestia di poco prima era scomparsa.
- Bah!- sbuffò con aria acida - Se lo dici tu, Wings…-
- Lo dico io, sì.- ridacchiò lui - Vattene. Sei prezioso, ora come ora, è meglio se vai.-
Ancora, l’ometto di nome Vlad grugnì e guizzò via, sparendo nella notte.
- Allora, Valchiria…- sorrise a quel punto Julien - Contenta di rivedermi?-
- Non posso dire di esserlo.- ammise Raven, stringendo forte i machete.
- Peccato…- disse lui, scuotendo la testa - E dire che ero venuto per proporti un accordo.-
- Che accordo?-
- Uno semplice: tu mi consegni il bambino e io non ti ammazzo. Ritiro anche le accuse per omicidio. Ci stai?-
- Temo di no.- rispose lei - Flynn verrà via con me.-
- E come pensi di superarmi?- domandò Julien, passando distrattamente un dito sul piatto della spada.
- Il frammento è dentro di te.- disse Raven - Ma se dovessi riuscire a colpirti nel punto giusto, allora potrei estrarlo, uccidendoti.-
Lui fece un sorriso beffardo e mise via l’arma, appoggiandosi con una mano al fondo dell’autobus, mormorando qualche parola.
- Cosa fai?- domandò la Valchiria, non riuscendo a nascondere la sorpresa.
- Guarda dove ho messo la mano.- disse lui, senza smettere di sorridere.
Raven seguì il suo braccio, stringendo gli occhi per vedere bene al buio le forme indistinte che c’erano sotto il pianale della vettura.
- Non capisco cosa tu voglia dire.-
- Qui…- ed accennò col capo al punto a cui si era appoggiato - … c’è il serbatoio.-
Probabilmente Raven divenne mille volte più pallida di quanto già non fosse, perché sentì molto chiaramente il sangue defluire via dal viso.
- E ti dirò anche…- proseguì l’Emissario - … che non ha subito danni. Così come non ne subirò io. Non credo che ti possa far piacere, raccogliere il tuo prezioso mutante pezzo per pezzo.-
- Non lo faresti!- tentò la valchiria, stringendo con ancora più forza i manici dei machete - Lui ti serve.-
- Mi basta un campione del suo codice genetico.- rispose Julien, stringendosi nelle spalle - Persino quegli ignoranti retrogradi dei non maghi hanno imparato a clonare se stessi. Posso ricostruirlo in laboratorio, proprio come quando è nato. Non ci vuole niente, per uno come me.- fece un cenno col capo, diretto a lei - Le armi. Gettale.-
Raven esitò un momento, poi lasciò andare i machete, che caddero a terra tintinnando.
- Anche i coltelli.-
Lentamente, la Valchiria si chinò e sollevò le gambe dei pantaloni, rivelando le fondine appese alle caviglie, da cui estrasse altrettanti stiletti, che lanciò di lato, sulla strada.
- Anche quello sotto il polsino del maglione.-
Senza obbiettare, si liberò anche dell’ultimo coltello da lancio che le rimaneva addosso. Intanto, l’autista aveva iniziato a colpire il proprio sportello per cercare di uscire, ma era bloccato. E, probabilmente, lo era anche tutto il resto dell’autobus, inclusa (con ogni probabilità) la presa d’aria aperta da lei. Julien doveva aver precluso a tutti ogni possibilità di fuga.
- Ora avvicinati.- le ordinò il messaggero - Senza movimenti bruschi.-
Sì… fammi avvicinare…Pensò Raven, cominciando ad avanzare lentamente.
Quando fu ad un passo da lui, Julien la fermò.
- Bene.- disse - Adesso devi mettere la mano dove l’ho messa io.-
- Perché?-
Lui le fece cenno di guardare: il suo palmo venne circondato brevemente da una leggera aura lucente, la quale svanì subito dopo che Julien ebbe pronunciato qualche altra breve parola. Tolse la mano da lì, ricominciando a parlare.
- Tra dieci secondi l’incantesimo sarà innescato, se non ci metti la mano.-
Raven non ebbe bisogno di chiedere a quale incantesimo si riferisse: doveva aver piazzato lì una magia di fuoco a tempo, una sorta di bomba ad orologeria magica: se non ci avesse messo la mano ed esercitato la giusta pressione, si sarebbe accesa una fiammella che, al contatto col carburante, avrebbe fatto scoppiare tutto. E la parte peggiore era che non sapeva come disattivarlo, non senza rischiare di uccidere tutti.
- Bene, io vado.- disse Julien, allontanandosi, mentre lei impediva all’incantesimo di azionarsi - Ti saluto.-
Lo osservò oltrepassare il fundo dell’autobus, sentendosi più impotente che mai.
Flynn…
 
***
 
Il risultato di un pestaggio? Orgoglio ferito, dolore diffuso su quasi tutto il corpo, un sacco di lividi e totale incapacità di prendere sonno.
Borbottando come una pentola di fagioli a cui sono stati applicati una marea di cerotti (li aveva contati poco prima, ed erano in tutto sei solo sul volto), Timmi aveva portato la televisione sul tavolino di vetro, si era sistemato sul divano con i piedi appoggiati in un angolo dell’orrido mobile e faceva zapping tra i canali, fermandosi infine su un poliziesco che gli sembrava quasi decente.
Almeno, sperò, l’avrebbe aiutato a prendere sonno. Non si preoccupò del volume, perché tanto Nadine era tornata a dormire a casa sua, e quindi non avrebbe disturbato nessuno, essendo l’abitazione più vicina ad almeno ventitré chilometri di distanza in linea d’aria. Dubitava che un televisore come il suo potesse vantare una simile potenza sonora.
In effetti, si rese conto solo in quel momento di quanto fosse limitato quel particolare modello: l’immagine era di qualità non proprio eccellente, e l’audio non poteva dirsi idilliaco. Di certo dipendeva anche dal fatto che aveva l’antenna smontabile, e quindi non collegata ad una qualche alimentazione esterna. Fino ad allora non ci aveva fatto troppo caso: la vista e l’udito che possedeva da mezzodemone gli miglioravano enormemente le percezioni sensoriali, compensando i difetti dell’elettrodomestico. Un’altra cosa persa.
All’improvviso partì la pubblicità, e lui ne approfittò per prendersi una Coca Cola dal frigo. Valutò per un attimo se correggerla con la vodka, di cui in quel momento aveva una gran voglia (e questo non era un buon segno), ma poi decise di no: da demone non poteva ubriacarsi completamente, né danneggiarsi il fegato, ma da umano sì. Doveva andarci piano.
Si stava rimettendo a sedere quando sentì improvvisamente una serie di colpi svogliati che si abbatterono sulla porta; la cosa fu così inaspettata che sobbalzò, lanciando la lattina sopra la testa per la sorpresa e lo spavento. Quella gli ricadde sul capo con un tonfo non completamente attutito dai capelli, versando tutto il suo contenuto per terra e addosso a lui, oltre che sui cuscini del divano.
- Grande…- sbuffò - E anche questa Coca Cola è sprecata…-
Imprecando a bassa voce e passando rapidamente uno straccio sulla sua testa e sul divano si avviò alla porta, che ancora risuonava sotto una seconda raffica di colpi smorzati, come se chi fosse dall’altra parte non desiderasse propriamente entrare; un po’ sorpreso, guardò l’orologio: chi mai poteva essere alle due del mattino?
- Raven?- esclamò stupito lui, quando ebbe aperto.
Vestiva in un modo molto strano per lei, ed il foulard attorno ai capelli sembrava più un turbante di cera tutto sciolto, per come le pendeva malamente sul capo. I jeans erano strappati all’altezza del ginocchio (uno dei quali era anche graffiato) e la maglia era macchiata di terra mista ad una sostanza oleosa che odorava di carburante. Una mano era quasi totalmente coperta di sangue, e le nocche erano tutte sbucciate.
Il suo viso era però ancora più singolare del resto: sporco come la felpa, oltre che piuttosto graffiato ed insanguinato, era leggermente rivolto verso terra, ed ostentava un’espressione distaccata che però era molto diversa dal solito. Era più che altro apatia, o tremendo sconforto.
- Ciao.- disse lei. Persino la voce era diversa, meno sonora - Scusami per l’ora tarda. Non sapevo dove altro andare… non posso chiedere a mio padre. Ti dispiace se entro?-
Lui, stupito ed un po’ preoccupato, si fece da parte per farla passare. Lei si andò a sedere su una poltrona, poi notò la televisione accesa e la lattina rovesciata.
- Ti ho interrotto?-
- Eh, mi divertivo da pazzi…- rispose sarcastico Timmi, spegnendo il televisore ed accendendo la luce - Come mai sei qui? E dov’è Flynn?-
Raven mise le mani sui braccioli della poltrona, stringendoli leggermente, e si appoggiò allo schienale, chiudendo gli occhi. Sembrava fare di tutto per non perdere la calma.
- Julien Wings l’ha preso.- rispose con voce piatta.
Timmi sgranò gli occhi, orripilato.
- C… cosa?-
La Valchiria annuì senza aprire le palpebre.
- Ha rovesciato l’autobus su cui stavamo viaggiando ed ha messo un Incantesimo di Innesco sopra il serbatoio. Se non avessi tenuto premuta la mia mano su quel punto esatto esso sarebbe esploso, uccidendo Flynn, me ed altre sei persone. Sono riuscita ad evitare che detonasse solo facendo uscire lentamente il carburante, colpendo il serbatoio fino a quando non si è rotto.-
Mostrò la mano coperta di sangue, gonfia ed escoriata fin quasi al polso: doveva averlo preso a pugni fino a rompersi qualcosa.
- Non ho potuto fare altro che stare lì a guardare mentre si allontanavano.- aggiunse, massaggiandosi distrattamente le dita distrutte.
Il ragazzo si prese la testa tra le mani, chiudendo gli occhi: e adesso?
- Io… vorrei poter fare qualcosa, Raven…- disse - Davvero… ma senza poteri…-
- In realtà, volevo solamente chiederti ospitalità per questa notte.- replicò lei, aprendo gli occhi e guardandolo - Domani mattina presto andrò a cercarlo. Non ti arrecherò alcun ulteriore disturbo, te lo prometto.-
- Faresti meglio ad andare dal Sommo Concilio, piuttosto.- sbottò lui, alzando il capo per restituirle lo sguardo - Daniel è stato qui.- aggiunse dopo un momento di esitazione - Gli ho detto che stavi bene e che eri inseguita da un Emissario con il frammento del Cristallo di Atlantide in corpo, ma non gli ho parlato di Flynn.- aggiunse, scuotendo la testa - Accidenti… avrei dovuto farlo. Ti ha messo Skin alle calcagna, ma se avessi detto di più forse si sarebbe sbrigato prima.-
Raven non rispose. Rimasero in silenzio qualche momento, immersi nello sconforto.
Timmi non poté fare a meno di arrabbiarsi con lei: la sua testardaggine insensata aveva portato Flynn dritto dritto tra le braccia dell’Alleanza delle Ombre e con lui gli ultimi resti della tecnologia Atlantidea non messa al sicuro, per non parlare del Cristallo di Atlantide e di tutta la non indifferente conoscenza che il bambino possedeva nella sua memoria genetica.
E non poté non arrabbiarsi anche con se stesso, per quanto si sentiva inutile in quel preciso momento.
- Un attimo…- disse lentamente Raven - Skin mi sta cercando, dici?-
Timmi alzò lo sguardo, e vide che lo osservava con la sua espressione di sempre: sembrava aver ritrovato la calma.
- Sì.- rispose lui - Perché?-
- Perché è un fantastico cacciatore di piste.- rispose lei - E può aiutarmi a ritrovare Flynn.-
Si alzò e si diresse verso la porta.
- Grazie.- disse, prima di uscire - Ti farò sapere.-
Lui non disse niente e, quando la Valchiria fu uscita, si sentì ancora più inutile di prima.

Per ora le cose non cambiano: continuo a ringraziare Ely79 che mi recensisce ogni giorno, e a fare la pernacchia a chi non lo fa. :P

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Capitolo 10
*** Cap. 9: Il subdolo travestimento di Trys ***


Timmi passò la notte praticamente insonne, ma non seppe se Raven fosse riuscita a trovare Skin fino al giorno dopo: Nadine gli telefonò a metà mattinata per dirgli che aveva parlato con Jo e Xander, secondo i quali loro due e il Fantasma avevano finalmente raggiunto Raven, che li aspettava alla stazione degli autobus, dove avevano saputo che si era diretta la sera precedente.
Lui, dal canto suo, le parlò della visita notturna e delle notizie portate dalla Valchiria. Nella sua voce, probabilmente, fu più che possibile capire come si fosse sentito, anche se non lo disse apertamente, perché il tono di Nadine si fece improvvisamente apprensivo.
- Mmmh…- disse piano - Hai problemi, dico bene?-
- Eh, ovvio che non li ho, sto una favola…- grugnì lui. Si passò una mano sul volto, cercando di non arrabbiarsi - Scusa.- disse - Ma questa storia che non posso usare la magia inizia un po’ a pesare… devo ancora abituarmi a farne a meno.-
- Ne hai troppa intorno.- osservò Nadine - Magari dovresti… allontanartene per un po’.-
- Allontanarmene?- ridacchiò lui - E come? Già tu sei qui quasi sempre…- e rise di nuovo.
Nadine non rise, ma anzi, rimase in silenzio per qualche minuto, tanto che Timmi credette che fosse caduta la linea.
- Senti…- disse esitante lei, alla fine - Io forse ho una mezza idea... non è un gran piano, ma almeno è un inizio. Ti va bene se passo oggi pomeriggio?-
- Passa quando vuoi.- rispose tranquillamente - Non è che mi stia proprio ammazzando di impegni, da queste parti…-
- Va bene, perché vedi… te l'ho detto, non è un'ideona, ma forse potrebbe piacerti. Ci penso da un po’, e…-
- No, te l’ho già detto!- sbottò lui - Le tende a fiori non le metto neanche morto!-
- Non parlo delle tende.-
- Ah…- gracchiò il ragazzo - Sì… allora ci vediamo dopo… okay?-
- Sì.- rispose Nadine - A dopo.-
Timmi rimise giù, aggrottando le sopracciglia: un'idea? Un'idea per cosa? Per risolvere la sua nuova situazione?
Al diavolo... devo solo aspettare.
Prese una Coca Cola dal frigo, cercando di pensare a cosa potesse volere Nadine; alla fine gli venne in mente che, essendo Giugno, presto avrebbe compiuto gli anni e che quindi poteva benissimo avere a che fare con il suo compleanno. Poi si ricordò, tuttavia, di non averle detto niente in proposito, e che comunque mancava ancora qualche giorno prima di allora.
Si strinse nelle spalle e portò la lattina alla bocca, quando il telefono squillò di nuovo. La appoggiò con estrema cautela sul tavolo, cercando di non farle fare la fine delle altre, e rispose.
- PRONTO?-
L’urlo era inconfondibilmente quello di Trys, ma non poté non staccare di botto l’orecchio dalla cornetta del cordless, sussultando talmente tanto da colpire col gomito la lattina, rovesciando pure quella.
- Non c’è bisogno che gridi, pezzo di cretino!- sbottò, sempre tenendo lontano il ricevitore e cercando qualcosa per pulire - Parla normalmente, o mi forerai un timpano!-
- Ah… scusa, non ho ancora capito bene come funziona questo celluloso…- rispose il Folletto in tono normale.
- Si chiama cellulare, e se non sai usarlo allora liberatene.- sbuffò Timmi - E poi, da quando ne hai uno?-
- Da dieci minuti, ho pensato che fosse il modo migliore per contattarti, adesso che sei nella tua nuova casa.-
Il fatto che Trys avesse comprato un cellulare solo per parlare con lui gli mosse qualcosa dentro, e non in modo spiacevole.
- Oh…- fu tutto quello che riuscì a dire.
- Ascolta, stiamo lavorando in collaborazione con Skin, io e Darth.- gli disse - A quanto pare i lupi erano davvero connessi con Raven, ovunque lei sia. Un nostro informatore dice che l’Alleanza delle Ombre li aveva pagati per ucciderla, e che erano stati ingaggiati anche in precedenza, per rapire non so che bambino.-
Anche se il Folletto non poteva vederlo, Timmi annuì tra sé: sicuramente Trys si stava riferendo all’omicidio dei genitori adottivi di Flynn e al suo tentativo di rapimento, sventato però dal fatto che i due avevano preventivamente affidato il piccolo a Raven. La quale, tuttavia, aveva fallito.
Un attimo, però… Pensò aggrottando la fronte. Nadine non mi ha appena detto che hanno già trovato Raven?
Qualcosa non quadrava. Come mai Trys non ne sapeva niente, visto che stavano tutti collaborando?
- Mi serve una mano per trovarla, però.- continuò l’altro, ignaro di tutto - Skin sta battendo una sua pista, ma suggerisce di chiedere un po’ in giro, e visto che tu l’hai già incontrata, a quanto mi dicono… insomma, non è che hai idea di dove sia?-
Il cervello del ragazzo cominciò a lavorare ad un ritmo forsennato, in cerca di una risposta all’incongruenza.
Una cosa era certa, Trys non era mai stato un idiota. Sì, a volte diceva cose che non stavano né in cielo né in terra, e poteva essere davvero snervante quando voleva (tanto che non capiva come potesse fare Darth a sopportarlo da oltre cento anni e addirittura vivere in casa con lui), ma era sempre molto preparato, aveva un’innata abilità nel condurre le trattative e, soprattutto, non era così idiota.
Quindi, o si era improvvisamente instupidito, oppure quello non era affatto Trys.
- Un’idea forse ce l’ho.- mentì lentamente, pensando mentre parlava - Ha detto qualcosa sulla Fontana di Trevi, a Roma. Sai dov’è?-
- Certo.- rispose lui - Ma perché cavolo è andata laggiù?-
- Credo ci sia qualcosa che le serve, nei dintorni.- spiegò - Ma non saprei cosa, sinceramente.-
- Ah.- rispose quello che sicuramente non era Trys - Va bene, allora vedrò di dare un’occhiata. Grazie, amico.-
- Figurati.-
Senza perdere un solo istante, Timmi riattaccò e poi prese a comporre in fretta il numero di telefono di uno dei pochi cellulari con cui fosse mai stato in contatto, ovvero quello di Xander.
 
***
 
Xander, Skin e Jo erano adesso con Darth e Trys, seduti ad un tavolo di un autogrill a fare colazione. Il Fantasma sembrava avere momentaneamente rinunciato alla strana tuta per camuffarsi da persona comune, indossando vestiti normali, e si erano finalmente incontrati con Raven, che aveva passato l’ultima ora e mezza a spiegare ai compagni tutto ciò che aveva fatto fino ad allora.
Alla fine i tre la guardavano chi a bocca aperta e chi ad occhi sgranati (Trys in entrambi i modi, pur continuando convulsamente ad inghiottire noccioline).
- … e adesso mi serve il vostro aiuto.- concluse la Valchiria, rivolgendosi a Skin - Ormai so solo dove ci stavamo dirigendo io e Flynn, ma ignoro il luogo esatto. Avrò bisogno di doti come le tue per trovarlo.-
Skin, ancora stupito ed arrabbiato, scosse lentamente la testa, cercando evidentemente di mantenere la calma.
- Raven, non è così semplice.- disse - Hai appena consegnato la mappa del Cristallo di Atlantide ad un Emissario delle Ombre! Te ne rendi conto?-
- Non è di una predica che ho bisogno.- replicò pacatamente lei - Per quella ci sono Daniel e Gabriele. Adesso ho soltanto la necessità di un aiuto, Skin. E lo sto chiedendo a te.-
Il Fantasma aprì la bocca per rispondere a sua volta, con espressione adesso ribelle. Intanto, Trys si era improvvisamente messo comodo ed aveva cominciato ad osservarli come se stesse guardando una sorta di show televisivo, continuando a sgranocchiare noccioline. Proprio in quel momento il cellulare di Xander squillò.
Tutti si voltarono verso lui e Jo, che fino ad allora erano rimasti in disparte durante la conversazione.
- Ecco…- sbuffò il Folletto - Suppongo sia per questo che i cellucosi sono vietati a teatro.-
Ignorandolo, il mago rispose al telefono.
- Pronto?-
- Ragazzo, passami Skin!- esclamò Timmi, dall’altra parte - Fallo IMMEDIATAMENTE!-
Pur sentendo immediatamente il bisogno di dire qualcosa, l’ultima parola fu gridata talmente forte che non poté non passare il telefono al nuovo caposquadra.
- Per te.- disse.
Skin prese il cellulare con le sopracciglia inarcate e lo appoggiò all’orecchio.
- Sì?- chiese.
Ascoltò per qualche minuto, facendo dei versi di assenso e brevi domande di cui non capirono bene il significato (come, per esempio: - Sì, è qui con me… no, non l’ha fatto… certo che l’ho tenuto d’occhio… no, non è incatenato…-), poi lo salutò ringraziandolo e riagganciò.
- D’accordo…- sospirò - Allora, a quanto pare qualcuno ha chiamato Timmi spacciandosi per Trys, poco fa.- disse.
Il Folletto aggrottò un sopracciglio ed aprì la bocca (forse per dire che era assurdo o, più probabilmente, quanto si sentiva onorato), ma Skin proseguì.
- Fortunatamente lui se n’è accorto praticamente subito, ed è riuscito a tendere una piccola trappola al nostro attore.-
- Perché?- chiese Raven - Cosa voleva?-
- Voleva te.- spiegò - Chiunque fosse, l’ha spedito alla Fontana di Trevi, a Roma. Se ci sbrighiamo, lo possiamo prendere.-
- No.- disse la Valchiria, incrociando le braccia. Il suo tono di voce calmo tradiva la ferrea determinazione - Io rimango qui, e cerco Flynn. Con o senza di te, Skin.-
- Non ho detto questo.- replicò pazientemente lui - Possiamo fare entrambe le cose, siamo in sei, dopotutto.- guardò Xander e Jo - Io e Raven cercheremo Julien e Flynn. Voi due invece andrete con Darth e Trys a vedere cosa sta succedendo.- guardò gli altri due - Vi sta bene?-
- Certo.- annuì Darth - Ma tu assicurati di lasciarci un pezzetto di quel Wings, okay?-
- Ah, tranquillo…- sbuffò Skin - Lui si rigenera, lasciarvene qualcosa sarà semplicissimo…-
 
Dopo essersi separati da Raven e Skin, i quattro si diressero immediatamente a Roma, dall’altro lato dell’Atlantico. La fortuna volle che, questa volta, non dovettero prendere l’aereo perché Trys e Darth, entrambi con un sacco di avventure alle spalle ed una non indifferente esperienza al servizio del Sommo Concilio e della comunità magica, avevano potuto visitare Roma in un paio di occasioni, la prima delle quali fu (Jo e Xander non capirono bene la cosa, visto che a spiegarla fu Trys) per recuperare una bambina fuori di testa che si era arrampicata sul porticato di San Pietro.
Mah…
Mentre Darth e i due ragazzi si avviavano verso la fontana, dopo essersi Proiettati in un luogo sicuro e fuori vista, Trys annunciò che doveva fare una cosa e che si sarebbero visti a destinazione.
- Secondo te cosa sta combinando?- chiese Xander al Templare che li guidava, mezzo passo avanti a loro.
- Ho smesso di chiedermelo quando mi disse che voleva comprarsi un tutù.- rispose tranquillamente lui - Piuttosto chiediti chi ci troveremo davanti… impiegherai meglio tempo e neuroni.-
- Magari è Julien.- ipotizzò Jo, sorvolando sul perché Trys avesse mai voluto comprarsi un tutù.
- E perché mai dovrebbe fare una cosa del genere?- chiese Darth - Ha già Flynn, non gli serve Raven, e se anche la volesse potrebbe tranquillamente sedersi ed aspettare. Chiunque comincerebbe a cercarlo, e lei non ha certo voglia di fermarsi. L’avete vista, no?-
- Ha ragione Darth.- annuì Xander - Potrebbe essere però un altro Emissario che lavora in proprio, no?-
- Forse.- concesse il Templare - Ma non capisco cosa potrebbe volere un qualsiasi Emissario delle Ombre da Raven, specialmente adesso che è tanto fuori di sé. Di solito, nessuno di loro osa infastidire lei o un altro del nostro gruppo. Oh, eccoci arrivati.-
Davanti a loro, nell’affollata piazza romana, si stagliava netta l’imponente Fontana di Trevi, la grande statua di Oceano fieramente sistemata sul suo cocchio trainato da cavallucci marini e tritoni. L’acqua era di un azzurro stupefacente, quasi più luminosa del cielo, anche grazie alle centinaia di monete che giacevano sul fondo, sulle quali rimbalzavano i raggi solari.
Tutto intorno, molti turisti ne stavano lanciando altre proprio in quel momento, esprimendo le proprie fantasie nella speranza che si avverassero.
- Credete che sia vera la storia dei desideri?- chiese Jo.
- No.- rispose Darth - Quella è soltanto una leggenda, messa in giro da un folletto molto tempo fa.-
- Un folletto?- ripeté Xander.
- Non Trys, tranquillo.- spiegò il Templare - Non è tanto vecchio, e questa diceria esiste da secoli. Ma credo che possa trattarsi di un suo parente…-
Il trio si avvicinò al bordo della vasca, facendosi strada con leggera difficoltà tra le molte persone che scattavano foto o esprimevano desideri, e si guardarono intorno alla ricerca di qualcosa che potesse sembrargli sospetto.
- Voi vedete niente?- chiese Darth.
- No.- rispose Jo - A parte migliaia di persone stipate in meno spazio di quanto ne permettano le leggi fisiche, ovviamente.-
- Sì, nessuno nemmeno qui.- disse Trys, comparso all’improvviso accanto al suo vecchio amico.
- Ah, eccoti! Dov…?-
Dopo averlo visto bene, il Templare si interruppe di botto e spalancò la bocca, stupefatto.
- Come accidenti ti sei combinato?- gli chiese
Xander e Jo si sorpresero tanto quanto il Templare: il loro compagno indossava una vecchia giacca di feltro grigia ed un Borsalino in tinta, più un paio di pantaloni beige, una cravatta dello stesso colore della giacca ed una camicia bianca a righe.
Oltre al fatto che quell’abbigliamento pesante, in Giugno ed in una grande città, fosse una chiara manifestazione di squilibri mentali, c’era anche la questione del perché: cosa accidenti può spingere qualcuno a vestirsi come un vecchio pensionato? Gli mancavano soltanto il bastone da passeggio e la pipa in bocca.
- Bhè?- chiese Trys, preoccupato - C’è qualcosa che non va? Ho sbagliato travestimento?-
- Ehm…- Darth aveva la gola leggermente secca e pareva esitare, come se non volesse veramente chiedere ciò che poi chiese comunque: - Eh… scusa, ma… di preciso… così, per curiosità… dove hai… preso l’idea di… di questo… costume?-
- Oh, anni fa un amico mi ha regalato una collezione di filmati che gli umani guardano la sera in salotto… erano tutti con un attore che credo si chiamasse Antonio Focas Flavio Angelo Ducas Comneno De Curtis di Bisanzio Gagliardi, e una volta l’ho visto che cercava di vendere questa fontana, così ho pensato…-
- Va bene, basta così!- sbottò Darth, mentre Xander e Jo faticavano a trattenere le risate - Pensa a renderti utile, piuttosto!-
- Utile nel senso di cercare un tizio che somiglia a quello?- chiese il Folletto, fattosi improvvisamente serio ed indicando con un cenno del capo qualcuno alle spalle di Darth.
Il Templare si voltò cautamente, senza dare nell’occhio, e gettò uno sguardo nella direzione indicata, mentre anche Jo e Xander sbirciavano da quella parte.
L’uomo indicato da Trys, seduto ad un tavolino fuori da un piccolo bar all’angolo, abbastanza lontano da loro, era inequivocabilmente qualcuno un po’ fuori posto, in mezzo a quella folla, tanto quanto lo era lui stesso: i suoi abiti, pur consistenti in una normalissima felpa con il cappuccio ed un paio di jeans, erano assurdamente nuovi, paragonati ai polverosi stivalacci di cuoio che calzava ai piedi, ed in testa portava un basco nero. Inoltre, anche se la cerniera della felpa era chiusa, si capiva che non portava niente sotto e, appoggiata al tavolino, c’era una custodia per chitarre. Sembrava aspettare qualcuno, perché osservava tutto intorno con attenzione, guardando di frequente l’orologio
Era un tipo decisamente bizzarro, ma Xander non riuscì a capire come Trys, appena arrivato lì, intento a discutere con Darth, fosse riuscito ad individuarlo da tanto lontano ed in mezzo a tutta quella folla, mentre loro, che erano davanti alla fontana da un po’ più di tempo, non se ne erano accorti.
- Ma non è quello strano tipo che abbiamo trovato in Francia?- chiese Jo, strizzando gli occhi per metterlo bene a fuoco.
- Chi?- chiese Darth.
- Quello grosso…- il ragazzo guardò Xander - Quello che stava guardando Raven e Julien che se le davano…-
Lui inarcò un sopracciglio e gettò un altro sguardo all’uomo: in effetti gli somigliava parecchio. Ma che faceva lì?
- Forse era lui che si spacciava per te.- disse il Templare, guardando Trys - Tanto vale farci quattro chiacchiere.-
L’altro annuì e si dileguò immediatamente tra la folla, come se fosse fatto di fumo e riuscisse a passare nelle fessure tra i molti corpi, rivelando un’agilità davvero sorprendente. Nel giro di pochissimi istanti, l’avevano totalmente perso di vista.
- Andiamo, cerchiamo di non perderlo.- disse Darth.
Il trio si avvicinò a Marcus, che non tardò a scorgere e riconoscere quantomeno Xander e Jo. Immediatamente, prese la custodia della chitarra e si diresse rapido verso una delle vie laterali. Loro cercarono di tenergli dietro, ma erano ostacolati dalle numerose persone lì presenti e, quando raggiunsero l’angolo svoltato dall’uomo, lui era già quasi in fondo alla via.
Cominciarono a correre, mentre lui spariva oltre un altro angolo, poi si udì un breve tramestio seguito da un improvviso silenzio. Arrivati all’incrocio, capirono perché avevano sentito quei rumori: Marcus si era trovato la strada bloccata da Trys, e adesso era seduto a terra, infagottato nel cappotto di feltro del Folletto, le maniche legate strette tra loro, i bottoni allacciati ed il Borsalino calato fin sopra gli occhi. La custodia per chitarre giaceva per terra, abbandonata, e l’elsa di una spada sporgeva da sotto il coperchio.
La giacca era talmente stretta che lui, essendo così grosso, per quanto si agitasse non riusciva a liberarsi. Il Folletto, invece, se ne stava appoggiato tranquillo al muro lì davanti, come se niente fosse.
- Carino da parte vostra venire qui.- ridacchiò - Allora, che ne dite di portarlo con noi? Sono certo che avrà un sacco di cose da raccontarci.-
Darth annuì senza rispondere e mise una mano sulla spalla di Marcus così che, tutti insieme, poterono sparire nell’aria, diretti al palazzo del Sommo Concilio.
 
***
 
Anche se non era freddo, essendo appena iniziata l’estate, Timmi aveva preso l’accetta e si era messo a spaccare la legna per il camino, così da averne una bella scorta per quando fosse venuto l’inverno. Nel cortile davanti al suo cottage, su un ceppo che aveva sistemato appositamente lì, calava con forza l’attrezzo sui ciocchi, spaccandoli a metà. Anche se, a dire il vero, non ci riusciva né al primo colpo né tutte le volte: con la forza e la vista diminuite prendeva peggio la mira e faceva più fatica, tanto che in capo a un’ora era sudato fradicio e si era dovuto togliere la maglietta, senza aver spaccato nemmeno la metà della legna che sperava all’inizio.
Per di più, dopo qualche tempo finì per farsi venire e poi scoppiare alcune bolle sulle mani. Gli bruciavano come l’inferno, tanto che fu costretto a sciacquarle per un paio di minuti, dandosi dell’idiota per essersi tolto le mitene. Prima di ricominciare, quindi, prese qualche garza e si fasciò bene le mani, tanto per andare sul sicuro.
- Ti diverti?-
Timmi, in procinto di colpire un altro ciocco, posò a terra l’accetta e si passò un braccio sulla fronte per asciugarla, voltandosi verso Nadine, appena comparsa con la magia.
- Niente di meglio di un po’ d’esercizio fisico per passare il tempo ogni tanto.- disse lui - Ti abbraccerei, ma…-
- Sì, capisco.- annuì seria la ragazza - Cos’hai alle mani?- aggiunse, notando le bende.
- Eh? Ah, niente… qualche sbucciatura.- disse distrattamente.
- Ti sei almeno sciacquato? Potrebbero infettarsi, non sei più immune alle…-
- Sì, lo so!- sbuffò Timmi.
Lei fece un sorrisetto.
- Scusa. Vuoi farti una doccia? Dobbiamo parlare, è importante.-
Timmi annuì, aggrottando le sopracciglia, ma Nadine si voltò ed entrò in casa senza aggiungere niente. Un po’ sorpreso, andò in bagno, si fece una rapida doccia e tornò di sotto, dove Nadine lo aspettava seduta sul divano, senza far caso al lieve disordine in giro (non aveva ancora rimesso la televisione al suo posto, né si era preoccupato di togliere i resti del pranzo dal tavolino).
- Mi dispiace per lo sporco.- disse lui, sedendosi sulla sua poltrona preferita - Ho avuto altro per la testa.- si passò una mano tra i capelli, pensando che non si sarebbe mai abituato del tutto al fatto che adesso erano neri - Allora, di che volevi parlarmi?-
Nadine aveva lo sguardo basso e perso nel vuoto, e sembrava essere immersa in pensieri molto complicati, perché ebbe un sussulto quando lui le ricordò del motivo per cui era lì.
- Ah… già.- disse lentamente lei - Io… ho pensato alla tua nuova situazione.-
- Ah sì?- chiese Timmi, sistemandosi meglio - E perché mai?-
- Perché tu sembri avere delle… difficoltà, diciamo.-
Il ragazzo alzò gli occhi al soffitto, sbuffando un po’ spazientito ed un po’ triste.
- Lo so, non serve che me ne ricordi.- grugnì senza staccare gli occhi da una trave sopra di sé - I lividi lo fanno per te.-
- Non sono quelli a preoccuparti.- disse Nadine, che aveva alzato lo sguardo su di lui, anche se Timmi non poteva vederla - Il tuo problema… il tuo problema è la magia.-
Il ragazzo aggrottò la fronte ed abbassò gli occhi di scatto, incrociando i suoi.
- Non è proprio un problema.- disse - Insomma, sì… mi dispiace non poterne più usare, prima era più comodo fare certe cose… ma non è che…-
- Però non riesci ad abituarti a questa cosa, vero?-
Lui sospirò, distogliendo per un momento lo sguardo.
- No.- ammise un po’ amaramente - Ma immagino che…-
- Questo è il punto.- spiegò lei, pazientemente, interrompendolo - A te da fastidio non poter più fare le cose come le facevi prima. Una volta avresti usato un incantesimo per pulire i piatti, ed io non li avrei trovati qui. La legna qui fuori sarebbe già ridotta a segatura, con la tua vecchia forza. E non avrei dovuto soccorrerti, l’altro giorno, quando  hai inseguito quel ladro.-
Timmi aggrottò la fronte: perché cavolo insisteva nel ricordarglielo? Per farlo stare peggio.
- Senti, ho capito!- sbottò - So di avere qualche problema di adattamento, piantala di insistere!-
- Sto solo cercando di dirti che non riesci ad abituarti di essere l’unico a non potere più usare la magia.- spiegò lei, ancora più paziente di prima - Non è forse così?-
- Io…- non sapeva cosa rispondere, e distolse lo sguardo, a disagio.
Tutto sommato, lei poteva anche aver ragione: l’idea che Trys, Darth, Skin e Raven, i suoi vecchi compagni di molte missioni pericolose, continuassero con le loro vite immerse nella magia come se niente fosse gli procurava un senso… non di fastidio, no… di solitudine, magari. Ma non nel senso che loro l’avevano lasciato solo: nel senso che lui si era allontanato da loro.
- Sì.- ammise - Io ho rinunciato alla magia, ma loro no. Possono continuare senza preoccuparsi di niente, ed io rimango indietro. Questo mi infastidisce un poco.-
Nadine annuì lentamente, poi si appoggiò completamente allo schienale del divano e lo guardò negli occhi.
- Infatti.- disse - Quindi, stavo pensando… non potresti trovare un compromesso? Che ne so… una via di mezzo tra il mezzodemone e l’umano.-
Timmi aggrottò la fronte.
- Cosa?- grugnì - Una via di… Nadine, un mezzodemone è già una via di mezzo!- sbottò - Come faccio a trovare una… via di mezzo per una via di mezzo?-
Lei alzò le mani, in un gesto di resa.
- Scusa. Mi sono espressa male.- disse - Voglio solo aiutarti, lo sai.-
- Sarà anche vero, ma sto bene!- sbuffò - Te l’ho detto e ridetto, mi serve un po’ di tempo! Tra qualche giorno sarà tutto passato, okay? E smetti di farmi da infermiera!- aggiunse, scocciato.
Nadine aggrottò la fronte.
- Come hai detto?- chiese, mentre la sua voce si faceva ostile.
- Ho detto che non mi serve una babysitter!- esclamò Timmi - Ho più anni di te, me la cavo da solo da quando ne avevo cinque, quindi smetti… di… accudirmi!- scandì, allargando le braccia.
Lei spalancò la bocca, arrabbiata e offesa.
- Cosa?- soffiò - Ma… ti stai sentendo? Io ho solo cercato di renderti le cose più facili…-
- Bhè, non te l’ho chiesto io!- urlò furente lui. Ad essere sincero, non sapeva nemmeno perché si stava arrabbiando così. L’unica cosa certa era che non voleva la sua pietà - Posso farcela da solo, d’accordo?-
- Tu…- ringhiò Nadine, alzandosi a sua volta - Bene.- disse con freddezza - Se le cose stanno così, perché non provi a tirare avanti senza di me? Dopotutto, tu hai tutto sotto controllo…- ridacchiò con amarezza.
- Già, molto spiritosa!- sbuffò Timmi, incrociando le braccia - Se credi di essere così divertente, perché non fai cabarèt? Pagano anche, sai?-
- Ah, perché no?- ribatté lei, furente - Magari lì apprezzeranno i miei tentativi!-
- Bene… allora vai! E mentre ci sei, portati via quello schifo di tavolino!- aggiunse, facendo un cenno verso il mobile di vetro.
Per un istante rimasero a fissarsi in silenzio. Giugno parve diventare Dicembre.
- D’accordo.- disse alla fine Nadine - D’accordo, me ne vado.- ripeté, avviandosi verso l’uscita - Chiamami quando sarai pronto a crescere.-
E, prima che lui potesse ribattere, se ne andò sbattendo la porta.

E alle solite, ringraziamo Ely79 per le recensioni quotidiane che lascia.

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Capitolo 11
*** Cap. 10: Alis all'opera ***


- Allora, chi accidenti sei?- sbottò Darth, seduto di fronte a Marcus in una delle stanze magiche del palazzo del Sommo Concilio - E cosa vuoi da Raven?-
- Farai meglio a parlare.- disse Trys, seduto con la schiena contro una parete, intento ad accordare un ukulele - Potrei arrabbiarmi, e se mi arrabbio io qui scoppia l’inferno.-
Marcus, seduto al tavolo, spostava lo sguardo dall’uno all’altro, le braccia incrociate sul petto, e non pareva particolarmente intimidito dai loro atteggiamenti. Ignorò beatamente Jo e Xander, che assistevano in silenzio accanto al Folletto.
- Bhè?- ringhiò il Templare - Ti decidi a rispondere, sì o no?-
- Prima gradirei sapere una cosa.- rispose l’uomo.
- Dipende dalla cosa.- rispose Trys, pizzicando una corda dello strumento per verificare il proprio lavoro - Ad esempio, ancora nessuno mi ha voluto dire come si fabbricano le bombe H, chissà perché…-
- Niente di così complicato.- replicò Marcus - E poi non vi costa niente essere gentili, visto che non sono sulla vostra lista nera.-
Darth sospirò sfinito, scuotendo la testa.
- Ah, d’accordo.- concesse - Fai la tua domanda, e se potremo ti daremo una risposta. Poi parla tu, però.-
- Certamente.- annuì serio l’altro - Voglio soltanto sapere perché quell’Emissario delle Ombre dava la caccia alla vostra amica e al bambino che è con lei. Cos’ha di speciale?-
Finalmente Trys sollevò gli occhi e si scambiò un’occhiata con Darth, ed altrettanto fecero Jo e Xander: a questo, ne erano praticamente certi, i loro due compagni più anziani non avrebbero voluto rispondere. Era meglio non far sapere ad uno sconosciuto tanto sospetto cosa rendesse Flynn così fuori dall’ordinario.
- Purtroppo non possiamo rispondere.- disse Darth - Si tratta di un’informazione riservata.-
- Allora, temo che abbiamo un problema.- si ostinò Marcus, stringendosi nelle spalle - Perché io non dirò niente, se prima non avrò qualcosa in cambio. E non mi fate paura, ve lo garantisco.-
Su questo, pensò Xander, ci si poteva mettere la mano sul fuoco: non era uno psicologo, ma il linguaggio del corpo dell’uomo (il suo modo spavaldo di stare seduto, la sua espressione piatta, lo sguardo indifferente) gli diceva che era annoiato, infastidito, al massimo, ma non spaventato.
Se solo ci fosse qualcuno che possa mettergli paura…Pensò tra sé e sé.
Timmi era stato il solo ad ispirargli timore, di questo ne era certo: durante il loro primo, breve incontro sulle montagne della Francia, Marcus aveva mostrato chiari segni di inquietudine, vedendo il famoso Artiglio Nero tanto vicino. Era poco probabile che, con lui presente, avrebbe fatto lo spaccone. Ma, purtroppo, Timmi non aveva più i suoi poteri…
Un attimo: questo Marcus lo sapeva?
Dopotutto, l’aveva chiamato a casa… ma forse l’aveva fatto solamente perché sapeva che adesso abitava stabilmente da qualche parte. Non era detto che…
- Jo…- borbottò a bassa voce, mentre Darth continuava il suo tentativo di estorcere informazioni da Marcus.
- Che c’è?- chiese pianissimo l’amico.
- Ho avuto un’idea. Non so se funzionerà, ma devi reggermi il gioco. Puoi farlo?-
- Se non si tratta di qualcosa di imbarazzante…-
Lui non lo ascoltò e saltò in piedi, avvicinandosi rapido a Darth, che smise di parlare per guardarlo.
- Che c’è?- chiese.
- Io e Jo abbiamo avuto un’idea.- disse.
- E sarebbe?- chiese Trys.
- Bhè, di certo noi non potremo farlo parlare.- spiegò con finta rassegnazione - Insomma, si vede che non ha paura di noi, no?-
A giudicare dalla faccia di Darth, il fatto che lui stesse dicendo a chiare lettere quante poche possibilità avevano di ottenere dei risultati davanti a Marcus non era esattamente qualcosa di intelligente da fare. Tuttavia, lui non se ne curò ed andò avanti.
- Quindi io… cioè, Jo…- ed indicò l’amico col capo - … ha pensato che Timmi potrebbe avere maggior successo.-
A Darth per poco non si spalancò la bocca, ed il ragazzo sperò con tutto il cuore che non facesse niente che lo potesse tradire: già non era certo che funzionasse, se poi ci si metteva anche lui…
Ma Trys pareva aver capito:
- Buona idea.- disse tranquillamente, suonando un paio di note con l’ukulele quasi accordato - Magari Timmi sarà più utile di noi, qui… certo, mi secca disturbarlo quando riposa, lo sai quanto è irritabile…-
Xander gettò una fugace occhiata a Marcus, e gli parve di vederlo impallidire.
- Irritabile? È dir poco!- sbottò Jo, che fortunatamente aveva afferrato al volo la situazione a sua volta - Diventerà furioso. Non vorrei essere qui, quando verrà… già ieri era di umore nero…-
- Eh sì.- annuì serio il folletto - Va be’, tanto tocca a Darth andare a cercarlo.-
Il Templare inarcò un sopracciglio, e Xander incrociò le dita sotto al tavolo.
- Ma col cavolo!- sbottò questi - Io non sono così pazzo!-
- Va bene, ci vado io…- sospirò Trys, afferrando la maniglia della porta - Ma dì a mia moglie e ai miei tredici bambini piccoli che è stata colpa tua…-
- Tu non hai né moglie né figli.- sbuffò Darth.
- Dettagli…- rispose l’altro, aprendo la porta.
- Aspetta!-
Marcus si era alzato di scatto in piedi, e fissava Trys disperato.
- D’accordo, parlo!- sbottò dopo un secondo - Ma chiudi quella maledetta porta! Io a lui non mi ci avvicino!-
Dentro di sé, Xander esultò: aveva funzionato.
- Allora?- chiese Darth, riprendendo l’interrogatorio - Chi sei?-
- Un cercatore di tesori.- rispose Marcus, a malincuore - Stavo dietro al frammento del leggendario Cristallo di Atlantide da un po’. Sapevo che lo stavate cercando anche voi, e così ho pensato di trovarlo per primo e di rivenderlo o a voi o all’Alleanza delle Ombre, a seconda di chi mi avesse offerto di più.-
- E Raven? Perché la seguivi?- chiese Trys.
- Per il bambino.- rispose - Ha detto di sentire la presenza di quella scheggia nel corpo di Julien Wings. Pensavo che potesse averci qualcosa a che fare.-
- E come mai hai imitato la voce di Trys, al telefono?- domandò Xander.
- Perché è quella che riuscivo ad imitare meglio.- sbuffò l’uomo - Ho chiamato il vostro amico perché credevo l’avesse portata via con sé, quella Valchiria, dopo che me ne ero andato via, e magari poteva darmi qualche dritta. Avevo sentito dire che si era stabilito da qualche parte in una casa, e mi sono procurato il numero di telefono per parlargli.- scosse la testa, lentamente - Vorrei tanto sapere come si è accorto che non ero chi dicevo di essere.-
- Bhè, ingannare Timmi non è proprio semplice.- ridacchiò Jo, avvicinandosi all’amico - Lui era…-
Xander gli mollò una pedata negli stinchi che lo fece tacere. Fortunatamente, Marcus non sembrò accorgersi di niente.
- Se sai qualcosa che può aiutarci, farai meglio a dircelo.- proseguì Darth.
- Non so niente di più di quanto già voi non sappiate.- rispose l’uomo.
Il Templare lo guardò negli occhi per un po’, e Marcus sostenne lo sguardo. Alla fine, Darth incrociò le braccia ed annuì.
- E va bene.- disse - Per stavolta puoi anche toglierti di torno, ma farai meglio a lasciar perdere questa storia. Abbiamo abbastanza grattacapi per pensare anche a te, e abbiamo perso anche troppo tempo.-
Marcus annuì e si alzò, mentre Trys gli apriva la porta. I due uscirono insieme, e prima di seguire il Folletto lo sguardo dell’uomo vagò fino al fondo del corridoio: in lontananza, oltre le svariate porte d’oro, di bronzo e d’argento, se ne intravedeva una completamente nera, apparentemente in pietra. Risaltava enormemente contro i muri bianchissimi.
- Qualche problema?- chiese Trys.
- Dove conduce quella porta?-
Lui guardò nella direzione indicata, aggrottando un sopracciglio.
- Non lo so.- ammise - Ho provato a bussare, ma non risponde nessuno.-
Lo prese per una spalla e lo spinse lungo il corridoio, dirigendosi verso l’uscita.
 
- Una buona pensata, Xander.- ridacchiò Darth, alzandosi dalla sedia - Sei stato bravo. Come sapevi che ci sarebbe cascato?-
Lui si strinse nelle spalle.
- Fortuna.- rispose - Mi sono affidato al fatto che non sapesse della situazione attuale, tutto qui.-
Il Templare rise tra sé, scuotendo la testa.
- Fortuna…- ripeté divertito - Ti sei affidato all’istinto… bhè, i miei complimenti, davvero. Una mossa da professionisti.-
- Ehi!- sbottò Jo - Guarda che anche io merito i complimenti, perché ho capito subito di che stesse parlando!-
- Decisamente ci sei arrivato prima di me.- concesse lui - Ero troppo concentrato sull’interrogatorio, oltre che troppo stanco.- sospirò tra sé - Cielo, mi sa che sto diventando vecchio…-
- Ma che dici!- esclamò Jo - Sei il Templare ultracentenario più arzillo che ci sia!-
L’altro rise di nuovo, sempre più divertito.
- Certo, perché ne conosci molti, di Templari, eh?- chiese, andando verso la porta - Forza, venite. È meglio dormire qualche ora, o finiremo per collassare.-
 
***
 
Scese la sera quando finalmente Julien decise di fermarsi per dormire. Flynn, impossibilitato alla fuga da una corda stretta attorno ai suoi polsi, il cui capo era allacciato alla cintura dell’Emissario, non poteva che seguirlo ad ogni passo. Non di rado finì con l’incespicare e cadere, sbucciandosi le ginocchia o le palme delle mani legate, siccome ogni passo dell’uomo equivaleva a tre dei suoi. Ormai sanguinava da qualcosa come dieci punti diversi.
Julien, tuttavia, non pareva interessarsi granché delle sue difficoltà, e se finiva a terra gli intimava malamente di alzarsi e rimettersi in cammino. Da dopo l’episodio dell’autobus l’aveva condotto lontano tramite la magia, senza che lui potesse opporsi, sotto lo sguardo impotente di Raven, costretta a trattenere l’incantesimo con le mani. Era a malapena riuscito a rivolgerle un sorriso rassicurante prima di sparire. Subito dopo si era ritrovato legato a Julien tramite quella corda magica diretto verso un luogo che, probabilmente, non poteva essere raggiunto con la magia, perché altrimenti ci sarebbero andati subito.
Almeno, Flynn sperava che fosse così, o il motivo di tanta fatica era una pura e semplice vena di sadismo.
Quando ormai il bambino ebbe cominciato a credere di essere sul punto di crollare definitivamente, dopo quasi ventiquattro ore di marcia con assai poche soste, si fermarono nel folto di un bosco costellato da altissimi alberi dal tronco sottile e dalle chiome tanto fitte da oscurare il cielo. Sotto il baldacchino di foglie era buio pesto, e probabilmente con il sole la situazione non sarebbe migliorata granché: in quel luogo, ne era sicuro, era in atto una qualche potente magia. L’intera selva era stregata.
- Sarai contento di sapere che siamo arrivati.- disse l’Emissario delle Ombre, sciogliendo la corda dalla sua cintura e fissandola ad un albero lì accanto - Adesso puoi riposare.-
Il bambino non si era nemmeno posto il problema e, non appena avevano finito di camminare, si era gettato a terra sulla schiena, stremato dalla lunga marcia. Era tutto sporco, graffiato, con i piedi, le gambe e la schiena che gli facevano un male tremendo. Probabilmente, sui talloni gli erano anche spuntate delle vesciche, che magari erano scoppiate. Oltretutto, non sentiva quasi più le dita delle mani siccome le corde, talmente strette da escoriargli i polsi, gli bloccavano un po’ la circolazione sanguigna. Aveva il fiatone, il sudore gli grondava di dosso, si sentiva tremare…
Era a pezzi.
Julien si sedette a terra e trasse dallo zaino un tozzo di pane ed una borraccia, che gettò a lui, poi prese per sé del formaggio ed un coltellino e cominciò a mangiare, in silenzio. Flynn afferrò il pane e lo divorò, poi stappò la borraccia e buttò giù l’acqua finché non l’ebbe finita tutta, mangiando e bevendo senza risparmiarsi.
Quando ebbe finito il suo misero pasto si sedette con la schiena contro l’albero, cercando di riprendersi almeno un po’. Gettò un’occhiata a Julien, che lo ignorava beatamente.
- Che intenzioni hai?- chiese.
L’Emissario si strinse nelle spalle, continuando a mangiare.
- I miei ordini sono chiari: trovarti, farmi condurre in eventuali siti tecnologici ancora utilizzabili per raccogliere tutto quello che può servire e poi prendere il cristallo.-
- Bhè, se è un sito tecnologico che vuoi, ne resta uno solo.- disse Flynn - Gli altri sono tutti sigillati, saltati in aria, svuotati o messi in sicurezza massima. Raven mi ha fatto cominciare il giorno dopo la morte dei miei genitori, per non perdere tempo, e non si è quasi fermata per dormire. Mi ha addirittura portato in spalla mentre riposavo, lungo certi tratti. Non hai più molti luoghi in cui recarti.-
- Poco male.- rispose l’altro - Ciò vuol dire solo che non andremo nemmeno nel prossimo. Sicuramente, la tua amica sarà andata laggiù per cercare di tendermi una trappola, o ci avrà mandato qualcuno dei suoi amici. Tanto vale partire subito dal cristallo.-
- Io non ti aiuterò.- disse fermamente Flynn, accigliandosi - Quel manufatto non cura solo le ferite, ma è una fonte d’energia mille volte superiore alle Energiti, e possiede una magia tanto potente da donare l’eternità. Non ho intenzione di consegnartelo.-
Julien alzò finalmente lo sguardo sul bambino, un sopracciglio aggrottato, e lo osservò per qualche istante. Poi, senza preavviso, lanciò il coltello verso di lui, e quello si piantò nel legno, ad un paio di centimetri dalla sua testa.
Flynn ebbe un sussulto involontario.
- Forse a te non interessa morire.- disse piano l’Emissario - E posso anche capirlo, perché se te ne vai non dovrai più preoccuparti di Atlantide, che resterebbe al sicuro con tutti i suoi segreti, almeno fino a quanto non ti avrò clonato. Ma io voglio le tue conoscenze e il cristallo ora, non tra un mese, e tu me li darai tutti e due. In caso contrario, andrò a cercare la Valchiria e te la porterò qui… un pezzo alla volta.-
Flynn impallidì all’istante, mentre lo stomaco gli si stringeva convulsamente. No… Raven no… non anche lei…
- Non potresti farcela…- tentò, anche se la sua voce tremava e la gola gli si seccava - Lei è troppo forte. Non puoi…-
- Non posso?- rise Julien - Io sono invulnerabile, marmocchio. Il frammento di cristallo nascosto nel mio corpo mi rende invincibile, anche per lei. Senza un Custode dell'Eden è spacciata, e non mi pare che il suo operato sia patrocinato da quei cinque. Quindi dimmi dov’è che si trova qualcosa che posso usare o portami subito dal cristallo. In ogni caso, dovrai collaborare.-
Flynn non riuscì più a sostenere lo sguardo di Julien, ed abbassò il capo, sconfitto.
- Se non vuoi parlare subito del cristallo, allora ti darò uno spunto.- aggiunse lui - Quella zona della Francia dove l’Artiglio Nero ha ammazzato uno dei miei: cosa c’è lì?-
Il bambino esitò un istante: qualsiasi cosa dicesse Julien, non se la sentiva di consegnargli il laboratorio dell’Estrattore con tanta tranquillità. Lì dentro c’erano cose molto peggiori di quanto potesse esserlo lo stesso Julien.
- Allora?- sbottò questi - Ti decidi o no?- prese la spada e cominciò a passarci sopra un dito - Forza… pensa a Raven.-
Flynn sospirò e voltò la testa di lato, cercando di non guardarlo.
- Il… la valle dove ci hai trovati…- mormorò controvoglia - Lì c’è… un laboratorio… pieno di demoni.-
- Che demoni?-
- Demoni… essenze di demoni.- precisò - Come quello nel corpo… nel corpo di Timothy Anderson.- ammise, sentendosi un traditore - Gli Atlantidei ne estraevano parecchi dagli esseri umani mezzidemone, e li chiudevano al sicuro in posti come quello.-
Julien annuì lentamente, senza sorridere, immerso nei suoi pensieri.
- Un laboratorio pieno di demoni…- mormorò lentamente, continuando ad accarezzare la spada - Interessante… e se valgono quanto quel demonio dai capelli verdi…- sorrise tra sé, sprezzante - Ecco cosa ci è andato a fare l’Artiglio Nero… riguardava loro.- alzò lo sguardo su di lui - In che condizioni è quel posto?-
- Intatto.- ammise Flynn - Non potevamo distruggerlo.-
Julien fece un sorrisetto e si guardò intorno, poi prese dal suo zaino la piccola sfera che aveva già mostrato in occasione del loro primo incontro e la mise a terra.
- Rawlyn.- chiamò - Devo parlarvi.-
Poco dopo un uomo si materializzò a poca distanza da loro, accompagnato da una donna bruna. Erano gli stessi che Timmi aveva già affrontato in Francia, quando erano tornati per l’Estrattore.
- Cosa c’è, Julien?- chiese l’uomo di nome Rawlyn.
- Il posto dove è morto Derek.- rispose Julien - Lì c’è qualcosa di importante, come pensavamo.-
- Il nostro sopralluogo ha dato scarsi risultati.- sbottò la donna, incupendosi - Non abbiamo trovato niente, nelle poche ore che ci ha messo quel bastardo a farsi vivo.-
- Lo so, ma lui dice che c’è qualcosa.- ribadì l’Emissario, accennando a Flynn - Cercheremo meglio più tardi, comunque. Per il momento fate presidiare la zona, poi andate da Vlad a prendere qualche rinforzo e tornate qui. Per quanto sia sicuro questo bosco, non si sa mai. È meglio essere preparati ad un eventuale arrivo della Valchiria.-
I due annuirono e si smaterializzarono all’istante. Flynn, abbattuto, si abbandonò contro il tronco per cercare di dormire un po'.
Quanto peggio poteva andare, ora?
 
***
 
I suoi occhi, per quanto chiusi, vennero accecati da una luce abbagliante, talmente forte che gemette per il fastidio ed il dolore alle tempie, intensificato dai passi che risuonavano sul pavimento di assi i quali, benché leggeri, alle sue orecchie giungevano come colpi di cannone.
- Su, alzati!- sbottò una voce impietosa - Ma guarda che pena… se non fossi tu, ti avrei già dato il colpo di grazia…-
Timmi aprì di malavoglia gli occhi, un saporaccio amaro in bocca, e vide una figura indistinta incombere sopra di lui, a testa in giù. La mise a fuoco lentamente, e alla fine riuscì ad identificare il volto irritato di Alis Heter.
Sulle prime non riuscì a capire cosa ci facesse Alis in piedi sul suo cuscino, né perché il collo gli facesse così male.
Poi si ricordò di non essere in camera, ma in salotto, e che sotto di sé non c’era un materasso ma il divano, sul cui schienale aveva lasciato ricadere la nuca. Si era addormentato lì.
- Avanti, alzati!- ripeté Alis, aggirando il mobile per raccogliere una bottiglia di vodka vuota.
Timmi si tirò su lentamente, la testa che gli pulsava in modo orribile. Portò una mano alla tempia, stringendo le palpebre, e gemette ancora.
- Sì, fa quest’effetto l’alcool.- disse Alis dalla cucina - Benvenuto nel nostro mondo, umano.-
Timmi guardò intorno a sé, e trovò tracce della sera precedente, passata in un modo non esattamente piacevole: prese alcune bottiglie di vodka (tre), aveva cominciato a scaraventare i mobili un po’ dove poteva, mentre se le finiva una dopo l’altra.
Ora la poltrona era sotto la finestra, accanto alle scale, rovesciata e con il cuscino del sedile ad un metro di distanza; il divano non era più di fronte a camino, ma ad appena mezzo metro dalla cucina, senza più le imbottiture, e l’altra poltrona, invece, era finita accanto alla porta, adagiata malamente su di un fianco. Il tappeto, che il giorno precedente aveva steso praticamente davanti all’ingresso, ora era tutto appallottolato e gettato nel camino (misericordiosamente spento).
L’orrido tavolino di vetro, invece, era rimasto intatto lì dov’era.
Dopo aver scaraventato ovunque gli riuscisse tutto ciò che gli capitava sottomano, aveva finito col crollare sul divano per non rialzarsi più, se i ricordi non lo ingannavano. Oltretutto, aveva dormito in mezzo ai resti della cena di due giorni prima, ai cocci del piatto rotto ed accanto ad una lattina di Coca Cola accartocciata, il contenuto versato a terra.
Siamo a quattro… Pensò a fatica.
Si alzò lentamente in piedi, cercando di ragionare lucidamente, mentre Alis correva ad aiutarlo a tirarsi su. La ragazza lo condusse in cucina e lo fece sedere al tavolo, su cui erano poggiati alcuni fogli, dei sacchi della spazzatura neri, una penna, una penna ed un grosso bicchiere.
- Ora aspetta qui un momento.- disse lei, aprendo il frigorifero - La mamma è stata una figlia dei fiori, da giovane. Conosce ogni rimedio contro i postumi da fumo, ed anche qualche trucchetto contro la sbornia.-
Timmi non rispose, mentre lei trafficava con un po’ di roba che trovava in giro, la metteva nel frullatore e la sminuzzava (qui lui si coprì le orecchie e gemette più che mai), poi versò il preparato nel bicchierone e glielo porse.
- Butta giù.- gli ordinò - Tutto.-
Il ragazzo osservò il liquame verde scuro e fece per dire qualcosa, ma l’espressione di Alis non ammetteva repliche, così prese il bicchiere e bevve a grandi sorsate. Il sapore era orrido, ma quando ebbe finito lo stomaco smise progressivamente di fare le capriole ed il dolore alla testa si attenuò poco a poco.
- Grazie.- riuscì a borbottare.
Alis non rispose, ma prese il bicchiere e lo mise nel lavello.
- Che fai qui?- chiese Timmi, la gola ancora un po’ secca.
- Ti voglio dare una mano.- rispose lei, sedendosi di fronte all’amico - E mi sembra che ce ne sia un gran bisogno.-
Lui scosse la testa.
- No, grazie.- brontolò - Posso farcela da solo, l’ho già detto a…-
- Sì, è per questo che sono qui.- rispose Alis, accigliata - Sei stato cattivissimo con lei. Cercava solo di darti una mano, non di danneggiarti.-
Timmi grugnì, massaggiandosi gli occhi secchi.
- Ci hai parlato?- borbottò.
- Sì.- annuì lei - A chi credi che abbia telefonato, appena tornata a casa?-
Il ragazzo non rispose, cercando di schiarirsi le idee.
- I miei problemi li ho sempre risolti da solo, Alis.- disse alla fine - In un paio di giorni sarò di nuovo a posto.-
- Continua pure a raccontarti questa favola, se ti fa piacere.- sbuffò Alis, incrociando le braccia - Sei umano da sì e no tre giorni, e hai quasi perso tutti i tuoi amici, accidenti!- esclamò, senza abbassare lo sguardo - Se davvero ti vuoi riprendere in qualche modo, allora fatti un bagno, mentre io do una pulita. Poi usciamo, e vediamo di trovarti un lavoro che rimpiazzi quello che hai perso. E poi le suoniamo a Jo e a Xander, che dovrebbero essere qui anche loro… razza di cretini…-
Il ragazzo si abbandonò contro la sedia, sconfortato.
- Alis, ti prego, lasciami da solo.- disse - Non ho la forza di fare niente di tutto ciò. Mi serve un po’ di…-
- Ma per favore!- sbottò lei - Non diciamo idiozie! Da quando in qua te ne resti seduto ad aspettare che ti passi? Se te l’avessimo proposto sull’isola ci avresti ammazzati!-
Lui distolse lo sguardo, arrabbiato e sempre più scoraggiato.
- Per favore, non farmici ripensare.- disse - Sto anche iniziando a rivedere la mia condotta da mezzodemone, guarda…-
- Vorresti dire che ti dispiace di aver salvato il mondo?- ringhiò Alis - Se tu non fossi mai stato Artiglio Nero, ci saremmo giocati Xander molto tempo fa! Se tu non fossi stato in grado di lottare, i demoni ci avrebbero fatti tutti a pezzi! E se tu non avessi deciso di affrontare tuo fratello saremmo finiti nella merda non soltanto noi quattro, ma anche il resto del mondo! Io sono contenta che tu abbia ammazzato quello sciagurato, e niente di ciò che dirai mi farà cambiare idea! Dovresti essere contento anche tu! Il mondo è un posto molto migliore, ora!-
Timmi non rispose, troppo concentrato ad osservarla stupito: Alis sembrava furiosa, e non l’aveva mai vista così. Negli occhi le brillava una luce inquietante, quasi maniacale, aveva i capelli tutti arruffati e pareva sul punto di lanciare qualcosa.
- E ti dirò anche un’altra cosa.- aggiunse dopo una pausa - Io non sono Nadine. Non ti libererai di me tanto facilmente.-
Lui aggrottò la fronte.
- Perché mai dovrei sopportarti?- chiese.
- Oh, dubito che tu abbia scelta.- rispose la ragazza, altezzosa - Sono cresciuta come un’emarginata sociale per tutta l’infanzia e metà dell’adolescenza. Se pensi di potermi ferire in qualche modo, accomodati. Ma ti do un consiglio da amica: non provare a buttarmi fuori con la forza. A differenza di te, io ho dei poteri, e nessuna paura di usarli.-
Timmi rimase in silenzio per un istante, cercando di trovare qualcosa con cui risponderle. Purtroppo, non trovò niente che potesse aiutarlo a sbarazzarsi di lei.
- Ehm…- disse lentamente - O… okay… allora vado a… a lavarmi…-
- Ecco, bravo.- sbottò Alis, alzandosi.
Rimase in bagno per un’ora, e quando ne uscì trovò il piumino per la polvere che volteggiava in aria, raccogliendo la sporcizia dagli angoli del soffitto, mentre uno straccio umido sfregava il pavimento del corridoio. Dalla porta aperta della sua camera vide la finestra aperta, mentre le lenzuola si piegavano da sole.
Scendendo di sotto, fece in tempo ad assistere allo spettacolo di un sacco nero di plastica gonfio come un pallone che usciva dalla casa saltellando. Alis, comodamente  seduta sul divano (di nuovo integro), leggeva tranquillamente un libro.
- Quando hai detto che avresti pulito…- disse lentamente Timmi - … credevo che intendessi usare scopa e paletta.-
- E infatti eccole lì.- disse lei, senza staccare gli occhi dalle pagine, indicando in cucina, dove la scopa si muoveva avanti e indietro per raccogliere la polvere, seguita dalla piccola paletta gialla.
- Sì, interessante metodo.- borbottò - Basta che tu non faccia così anche a casa.-
- Solo quando i miei sono al vivaio.- rispose - Non hai idea di quanto sia difficile togliere la terra secca dal pavimento, senza magia.-
Fece una piccola orecchia alla pagina che stava leggendo e si alzò dal divano, chiudendo il libro.
- Ora, in macchina. Si va a cercare qualcosa da farti fare.- annunciò.
- Perché, hai già qualche idea?- chiese cupo Timmi - Io so solo cacciare i demoni. Anzi, ora nemmeno quello.-
- Hai esperienza di caccia.- annuì Alis, col tono di chi approva una proposta, senza guardarlo ed avviandosi verso la porta - E sei anche bravino  a mettere insieme i pezzi degli enigmi, il tuo vecchio lavoro lo prevedeva, no?- aggiunse, guardandolo.
Lui inarcò un sopracciglio, non del tutto certo di cosa stesse tramando. Scelse di darle corda.
- Un agente del Sommo Concilio deve saper indagare, difendersi, essere pronto di riflessi, lucido in momenti critici e sapere come evitare rischi inutili.- rispose - Tutte cose che ho cercato di insegnarvi, se ricordi.-
- Sì, ma non è questo il punto.- ribatté lei, ancora pensierosa - Forse potresti lavorare all’ufficio dello sceriffo. Cosa ne pensi?-
Lui sgranò gli occhi, stupito.
- Ma chi? Io?- sbottò - Andiamo, facevo a malapena quello che mi diceva Gabriele…-
- Dettagli, eri in gamba…- lo interruppe lei - Dai, andiamo, cercano continuamente nuovi aiuti… sempre che tu non abbia precedenti penali, ovvio.- e lo guardò per un momento con le sopracciglia aggrottate - Perché non ne hai vero?-
- Chi? Io? No!- esclamò lui, indignato - Ho fatto qualche casino ogni tanto, ma poi basta! Nessuno mi ha mai arrestato! Cioè…- aggiunse poi, ripensandoci - … non in questo stato… magari, nel Minnesota… comunque non mi hanno nemmeno schedato…-
- Bene, allora siamo a posto.- aprì la porta ed uscì - Datti una mossa, dobbiamo sbrigarci!- gridò da fuori.
Sospirando, Timmi la seguì all’esterno, scocciato ma poco desideroso di contrariarla: Alis gli era sembrata più determinata che mai, e soprattutto non sapeva cos’altro fare. Doveva ammetterlo, o le dava retta o avrebbe passato le giornate chiuso in casa.
 
***
 
- In questo bosco? Sei sicuro, Skin?-
Il Fantasma annuì, le braccia incrociate, guardando con leggera apprensione gli alberi scuri e fitti a poca distanza da loro.
- Sicurissimo. Le tracce portano qui, e dove mi avevi indicato non ci sono nemmeno passati.-
Raven guardò a sua volta la boscaglia, poco convinta: non sarebbe stato più saggio scegliere un qualche edificio sicuro, tipo una vecchia fabbrica o un appartamento? In posti simili ci sarebbero state poche possibilità che qualcuno entrasse passando inosservato, e sarebbe stato più facile mantenere una copertura sicura, specialmente soggiogando qualche umano per far sembrare che fosse tutto a posto.
Quel bosco, invece, era pieno di sentieri d’accesso, apparentemente privo di rifugi adatti a degli esseri umani e decisamente poco riparato dagli agenti atmosferici.
- Lo so che a vedersi sembrerebbe essere un pessimo nascondiglio…- concesse Skin, mettendosi le mani sui fianchi e guardandola - … ma sono certissimo di quanto dico: Julien ha portato qui il bambino.-
- Ha un nome.- disse lentamente lei, senza smettere di passare lo sguardo sul bosco.
- Scusa.- replicò l’altro, distogliendo lo sguardo - Immagino che… ti sia affezionata a lui, vero?-
Raven non rispose, cominciando ad avviarsi lungo il sentiero. Fatti pochi passi, tuttavia, Skin la afferrò per un braccio e la trasse indietro.
- Non fare pazzie!- sbottò - Non sai cosa c’è là dentro!-
- Lasciami, Skin.- disse pacatamente lei, afferrandogli tuttavia il polso con forza e guardandolo dritto negli occhi - Devo andare a prenderlo.-
- Raven, ascoltami… no, ascoltami!- esclamò, vedendo che lei riapriva bocca - Ho capito, davvero! Lo so che vuoi salvarlo, e lo voglio anch’io, credimi!- le afferrò anche l’altro braccio e la costrinse a voltarsi per guardarlo negli occhi - Ma non gli saremo di nessun aiuto, andando in un posto sconosciuto senza la copertura di Trys e Darth, che sanno destreggiarsi bene nelle selve, né tantomeno senza sapere cosa c’è tra quei tronchi.-
Raven sostenne il suo sguardo senza dire niente, e rimasero per qualche minuto così.
- Torneremo.- promise - Però lo faremo con gli altri. Forse anche con Xander e Jo. Sono sopravvissuti alla Fornace, ci potranno aiutare.-
La lasciò andare, ed entrambi si voltarono per allontanarsi da lì: già da diverse centinaia di metri si erano resi conto che la magia di Proiezione non funzionava. Probabilmente, sull’area era stato imposto un qualche incantesimo che la inibiva.
Raven si fermò di nuovo dopo una trentina di passi, e parve incapace di continuare a camminare.
- Che c’è?- chiese Skin.
- Non posso andarmene.- rispose, chiudendo gli occhi, le braccia strette attorno al corpo come se avesse freddo.
Quella sua reazione era insolita per chiunque, ma non per Skin: Raven era turbata, e faceva di tutto per non mostrarlo. L’ultima volta che l’aveva vista così, era morta sua madre.
- Devo tornare indietro. Non posso lasciarlo qui da solo.- insisté la Valchiria.
- Raven…- sospirò Skin, sconfortato - Per favore… da morta non potrai fare niente per lui.-
- Lo so.- lo interruppe lei, riaprendo gli occhi - Ti prego, vai a cercare i rinforzi… e dì a Daniel…- sospirò e distolse lo sguardo - Digli tutto. Tutto quello che ho combinato. E che mi serve aiuto. Tutto l’aiuto che possono darmi, se ancora vorranno.-
Skin annuì lentamente, rassegnato, ma esitò ad andarsene.
- Perché non mi hai cercato prima?- chiese - Lo sai che ti avrei aiutata. Bastava chiedermelo.-
- Hai ragione, Skin.- rispose Raven - Ma non potevo, dovevo essere io. I genitori di Flynn erano amici miei, ed è a me che hanno fatto giurare di proteggerlo. Se ti avessi chiamato saresti stato in pericolo a tua volta. E poi, ci sono delle cose… delle cose che non sai ancora.- aggiunse - Saresti stato in pericolo. Davvero in pericolo.-
- Ma l’aiuto di Timmi l’hai voluto.- osservò tranquillamente. Non era arrabbiato, ma voleva capire - Eppure lui sarebbe stato più propenso a dire tutto al Sommo Concilio.-
- Lui mi ha trovata per caso.- ribatté Raven - Ora, per favore, fa’ quanto ti ho chiesto. Non possiamo indugiare.-
- Prima promettimi di aspettare.- disse lui - Non entrare lì dentro senza aiuto.-
A malincuore, la Valchiria annuì.
- Va bene.- disse - Aspetterò che arrivi qualcuno. Ma adesso vai.-
Il Fantasma le si avvicinò e la abbracciò brevemente.
- Resta qui.- le disse - Torno subito.
Senza aspettare una risposta, Skin si voltò e cominciò a correre.
Adesso andava più in fretta perché il tempo era molto diminuito: Julien poteva aspettare per qualche giorno che le acque si calmassero, prima di cercare il cristallo. Raven, invece, avrebbe atteso al massimo qualche ora.

Grazie come sempre a Ely79, per le sue recensioni. Avverto tutti quanti che mancano cinque-sei capitoli al massimo prima della fine, salvo imprevisti. In effetti, questa è la storia più breve della serie...

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Capitolo 12
*** Cap. 11: Cose da fare ***


Un colloquio di lavoro… una situazione nuova, per Timmi, che nemmeno si aspettava di essere ricevuto. Tuttavia, la città in cui abitava non era tanto grande, e lo sceriffo Owens frequentava la stessa parrocchia della famiglia Heter. In più, aveva già sentito parlare in giro di lui, e questo sembrava averlo incuriosito: secondo Alis voleva sapere che tipo fosse in realtà, se un solitario disadattato o un semplice, stravagante incompreso.
Si ritrovò nel giro di pochi minuti nel piccolo ufficio dalle pareti decorate con un’orribile carta da parati stinta, proprio di fronte all’occhialuto e semicalvo sceriffo, che lo guardava con interesse. Era un uomo ben piazzato, sulla cinquantina, non particolarmente grosso ma abbastanza robusto, dagli avambracci piuttosto pelosi. I suoi pochi capelli, color grigio ferro, gli circondavano la testa come una sorta di aureola, e la vecchia camicia d’ordinanza era decorata con una stella di carta disegnata proprio accanto a quella originale. Probabilmente, rifletté Timmi, doveva essere un regalo di un qualche nipotino.
- Così, tu saresti interessato ad un posto qui dentro, mi dice la tua amica.- disse l’uomo, osservandolo con attenzione.
- Ehm… credo di sì.- rispose lui, cercando di sistemarsi un po’ meglio sulla sedia di fronte alla sua scrivania.
Lo sceriffo Owens aggrottò la fronte.
- Credi? Mio caro giovanotto, o ti interessa o non t’interessa. Se non sei sicuro di volerlo, non penso proprio di poterti dare un lavoro.-
- Bhè…- il ragazzo si passò una mano dietro il collo, a disagio - Non so bene come spiegarmi… il fatto è che Alis mi ritiene adatto a lavorare qui, sa…-
- Almeno sei maggiorenne?-
- Farò diciannove anni tra poco.- rispose Timmi - Non potrò bere legalmente, ma posso lavorare.-
- Ed hai esperienze di qualche tipo? Che so, lavori estivi o altro?-
E qui lui non seppe bene che dire: non poteva certamente raccontare all’uomo davanti a sé di essere stato un mezzodemone per quindici anni e che aveva lavorato per il Sommo Concilio.
- Ho… fatto un po’ di tutto.- rispose evasivo - Mi sono cimentato in diversi tipi di impiego, sa…-
- Tipo?-
- Ecco…-
Ma non sapeva cosa potesse inventarsi. A dire il vero, non era nemmeno andato fin lì di propria volontà, ma ci era stato trascinato da Alis. Trasse un gran sospiro e si appoggiò alla sedia, incrociando le braccia, mentre il cuore rallentava finalmente i battiti. Decise di fare come faceva sempre quando era di fronte a qualcuno che si aspettava qualcosa, mentre in realtà a lui non gliene fregava niente: dirgli come stavano realmente le cose e vedere come andava a finire.
- D’accordo.- disse - Senta, è chiaro che io non otterrò niente da lei. A dire il vero, non mi aspettavo nemmeno di essere ricevuto. La realtà dei fatti è che ho lavorato per molto tempo per alcune persone che mi facevano fare alcuni lavori un po’ complicati ma alla mia portata. Ora però ho perso la capacità di svolgere questi compiti e mi sono dimesso, e già così sono riuscito a deprimermi. Poi ho perso due cari amici, con cui ho litigato e, per finire, io e la mia ragazza abbiamo avuto una brutta discussione giusto ieri. È stata Alis Heter a portarmi qui, perché è convinta che debba fare qualcosa, e secondo lei sarei adatto a lavorare in questo posto. Per quello che mi riguarda, io so essere responsabile e attento, e so imparare bene quello che mi insegnano. Mi ritengo una persona sveglia, quindi penso di poter essere all’altezza dell’incarico, specialmente in una città così piccola. Se vuole assumermi lo faccia. Se non vuole, me lo dica e uscirò senza protestare. Ma non stiamo a girarci troppo intorno, per favore. Di certo abbiamo entrambi di meglio da fare che stare qui a guardarci negli occhi.-
Lo sceriffo parve colpito dalle sue parole, e si appoggiò a sua volta allo schienale della sua sedia girevole, senza smettere di guardarlo.
- Sai cosa so di te?- chiese dopo un po’.
- No.-
- E immagino che non ti interessi saperlo.-
- Esatto.-
- Bhè, io te lo dirò lo stesso.- disse secco lui - So che ti hanno visto stendere un’intera squadra di football senza farti nemmeno un graffio, mentre uno di loro ha perso i denti, appena sei mesi fa. So che ogni tanto aiuti dei ragazzi della scuola superiore che hanno bisogno di un favore, come riuscire a trovare il cane disperso, o per rimediare a un’emergenza improvvisa. Una volta il fratello del mio vecchio assistente è finito in un fosso con la macchina, e non riusciva ad aprire la portiera. Mi ha raccontato che, se tu non fossi passato di lì, non l’avrebbero trovato troppo presto. Mi hanno anche detto che sei intervenuto ad una festa, quando un sedicenne è quasi andato in coma etilico.-
Timmi ebbe un flash di quella sera, risalente a quasi tre mesi prima: si trovava in città perché la casa non era ancora pronta ad ospitarlo, e quindi dormiva da Xander fino a quando non avesse potuto farlo nel suo letto. Quella sera (era quasi mezzanotte) si trovava in giro in macchina perché era stato con Nadine per quasi tutta la sera, dopo aver fatto un po’ di lavori al cottage, e stava dirigendosi di nuovo nel bosco per fare qualche altro lavoretto notturno, quando aveva sentito delle grida all’angolo della strada.
Era corso lì ed aveva trovato un gruppo di ragazzi palesemente ubriachi che si stringevano attorno ad un altro, steso a terra ed in stato di incoscienza. Senza pensarci troppo, l’aveva caricato in macchina, diretto all’ospedale. Il giorno dopo aveva dovuto lavare i sedili
- Sì.- rispose - Mi ricordo, ma passavo di lì per caso.-
- Ci credo.- annuì lo sceriffo - Il fatto è che il medico di turno si è lamentato di te.-
A quelle parole gli scappò un sogghigno: il dottore aveva cominciato a chiedergli come si chiamava il ragazzo, se aveva assunto droghe, se aveva allergie… lui gli aveva detto che non lo conosceva nemmeno e, quando l’altro si era arrischiato a ribattere che non credeva alla storia del buon samaritano, lui l’aveva mandato al diavolo.
- Bhè, non mi piacciono gli ospedali.- commentò - Né i medici. Troppo pomposi.-
Lo sceriffo annuì ancora, leggermente divertito.
- Capisco.- rispose.
 
Alis, seduta su una sedia fuori dalla porta, si alzò in piedi di scatto quando Timmi uscì, chiudendo la porta alle sue spalle.
- Allora?- chiese - Com’è andata?-
- Penso che mi ritenga uno squinternato.- rispose Timmi, avviandosi verso l’uscita con la ragazza alle calcagna - E non sono del tutto certo che gli sia piaciuta la sparata che ho fatto qualche tempo fa a Thomas Bull.-
- Se può consolarti, è piaciuta a me.- commentò lei - Ma il lavoro…-
Timmi si strinse nelle spalle.
- Se supero il periodo di prova, dovrò abituarmi agli orari fissi.- rispose semplicemente.
 
***
 
Nadine era andata al palazzo del Sommo Concilio per cercare Xander e Jo, ma invece aveva trovato Skin, che arrivava trafelato come non mai. Anche lui, in quel momento, stava cercando loro, oltre che Trys e Darth; quando la vide, nell’atrio candido pieno di comode poltrone bianchissime, le fece un ansimante cenno atto a dirle di restare un momento lì e si sedette per riprendere fiato. Lei gli si avvicinò, leggermente sorpresa di vederlo così.
- Cosa c’è, hai fatto la maratona?- chiese.
- Io… no…- sbuffò lui - Ma… Raven…-
- Che altro ha combinato?-
- Lei… bisogno… aiuto…- trasse un profondo respiro e parve riuscire a riprendersi un minimo - Auff… credo di aver trovato Flynn.- rispose - In un bosco dove sospetto ci sia… anche Julien. Sono tornato qui per cercare rinforzi e parlare… al Sommo Concilio della… situazione schifosa in cui ci troviamo. Posso contare su di te?- chiese, guardandola - Raven è rimasta lì… da sola. Mi ha promesso… di non fare niente di… stupido, ma non… non mi fido. È troppo agitata.- e riprese ad ansimare liberamente.
Nadine pensò che per Raven essere “troppo agitata” poteva anche voler dire “leggermente su di giri”, vista la sua capacità di manifestare le emozioni, ma non lo disse a Skin.
- D’accordo.- disse - A dire il vero, ero qui proprio per vedere di dare una mano.-
- Ottimo… ti porto sul posto, così risparmiamo tempo… poi cercherò… gli altri.- la guardò un istante, aggrottando la fronte - Ma Timmi… ce la fa senza di te?-
La ragazza sentì i muscoli irrigidirsi di botto.
- L’ha fatto per anni.- rispose, cercando di controllare la voce - Può farlo anche ora, no?-
- Sì…- concesse Skin, esitante - Però… insomma, dopo aver conosciuto te è cambiato. Sembra… diverso, ora. E non mi dispiace, a dirtela tutta.-
Nadine decise di deviare il discorso da quel terreno minato: sentiva che non avrebbe retto a lungo.
- Dai, andiamo.- disse, afferrando il Fantasma per un polso - Raggiungiamo Raven, forza.-
 
Anziché la magia di Proiezione, Skin le fece attraversare la grande porta di bronzo che si apriva nell’atrio. A quanto le disse, era in grado di condurre le persone ovunque volessero, in maniera ancora più efficace degli incantesimi normali.
Arrivarono dunque in una strada asfaltata, che correva attraverso ad un tappeto di erba alta un po’ secca a causa del sole. Non lontano da lì riuscivano a vedere un bosco.
- Vai da quella parte per un po’.- la istruì Skin, indicandole la direzione da seguire - Raven è poco lontana dal bosco che si intravede da qui, se non ha fatto qualche cretinata. Non posso portarti più vicino, c’è un incantesimo di blocco che neanche le porte magiche possono superare del tutto.-
- Non è un problema.- disse lei - Vado subito.-
- Grazie.- rispose lui, subito prima di Proiettarsi via.
Senza perdere tempo, Nadine prese a correre nella direzione indicata, sperando di trovare Raven ancora lì dove le aveva detto Skin: con tutti i guai che aveva causato, non era proprio il caso che si inoltrasse nella tana del nemico tutta da sola.
 
Fortunatamente, fu così.
- Ciao, Nadine.- la accolse Raven, seduta su un trono d’erba più bassa - Cosa ti porta quaggiù?-
- Skin mi ha chiesto di tenerti d’occhio.- rispose, leggermente ansimante - Non vuole che tu faccia sciocchezze.-
Si sedette accanto a lei, mentre la Valchiria riportava lo sguardo sul bosco, come se non le interessasse molto la sua presenza. Nadine la osservò bene: quando aveva lasciato la casa di Timmi non era perfettamente in forma, ma almeno era riposata e pulita.
Adesso invece era graffiata, sporca, con i vestiti strappati e che, per quanto normali, su di lei sembravano paradossalmente insoliti. Sotto i suoi occhi, inoltre, erano ricomparse le occhiaie.
- Da quanto non dormi?- le chiese.
Raven chiuse le palpebre un istante, poi le riaprì e tornò a guardare il bosco.
- Forse due giorni.-
Nadine scosse la testa.
- Tu sei matta.- disse - Come pensi di aiutare Flynn così?-
- Io faccio solo quello che penso sia meglio.- rimase in silenzio per qualche minuto, osservando ancora gli alberi - Ad esempio, ora penso che sia meglio entrare là dentro fin da adesso.-
- Cosa?- esclamò Nadine - Non dire idiozie! Hai promesso a Skin di…-
- Gli ho promesso solamente di non entrarci se prima non fosse arrivato qualcuno.- si alzò in piedi, armeggiando con la cintura a cui erano appesi i machete - Augurami buona fortuna, Nadine.-
Ma la ragazza non aveva alcuna intenzione di lasciarla andare: si alzò in piedi di scatto e le si gettò letteralmente addosso, abbracciandola per bloccarle le braccia, e finirono entrambe a terra. Raven non ci mise molto a divincolarsi, ma Nadine era una strega vera e propria, a differenza di lei, ed era anche più riposata: poche, semplici parole bastarono per legarle i polsi e le caviglie, così che non potesse rialzarsi senza prima essersi liberata.
Raven non si scompose, come al suo solito, ma si sedette meglio che poté e guardò i legacci che le stringevano i polsi e le caviglie, poi portò lo sguardo su Nadine, fissandola dritta negli occhi.
- Slegami.- disse semplicemente.
- No!- sbottò Nadine - Tu non ti muoverai di qui!-
- Flynn è là dentro.- insisté Raven, ed un po’ del suo contegno parve sparire - Devo raggiungerlo subito!-
- Raven, per favore, ragiona!- esclamò la ragazza - Tra quegli alberi c’è un immortale fuori di testa, e anche se non dovesse avere nessuno ad aiutarlo di certo non si preoccuperà poi tanto di noi! Ti ha sconfitta per ben due volte, e potrà farlo senza problemi anche con me ad aiutarti, accidenti!-
- Nadine, tu non capisci…-
- Non capisco? NON CAPISCO?- gridò lei, furente, balzando in piedi - Io capisco soltanto che, da quando hai cominciato a fare la matta, tutto è andato a puttane! Sei quasi riuscita a farti ammazzare una mezza dozzina di volte, hai messo in pericolo un bambino, Timmi ha perso i poteri e credo anche il lume della ragione, ed ora abbiamo litigato a morte! Quindi, per una volta, dà retta a qualcuno!-
Raven parve incapace di dire qualcosa, ed ebbe almeno il buon gusto di chinare il capo. Nadine si risedette, lievemente dispiaciuta, ma soprattutto soddisfatta per essere riuscita a dire tutto ciò che sentiva.
- Avete litigato.- ripeté lentamente - È per via della sua decisione?-
Nadine stette bene attenta a guardare nella direzione opposta alla sua, mentre rispondeva.
- In un certo senso.-
Raven annuì tra sé.
- Mi dispiace.- disse.
Lei non rispose, e rimasero in silenzio per lunghi minuti.
- Ho paura.- disse infine - Per Flynn. Ed anche per te. E per Timmi. E Skin. Ho paura per tutti.- sospirò - Il Cristallo di Atlantide è molto pericoloso. Se esistesse una classifica dei manufatti magici non sarebbe al primo posto, ma di certo tra i primi quattro.-
Nadine stette zitta per qualche istante.
- Quanto è potente?- chiese infine - Lo sai?-
Lei annuì.
- A quanto dicono gli scritti, il Cristallo di Atlantide ha mille volte l’energia delle Energiti più grandi, ed una magia tale da permettere a chi lo possiede di vivere in eterno, come un Custode dell’Eden. Se fosse combinato con un’arma come la Fiaccola…-
Nadine annuì tra sé: la Fiaccola di Timmi era famosa per aver tagliato quasi qualsiasi materiale e creatura, se si escludevano i metalli magici. Se avesse avuto la forza del cristallo, probabilmente, non l’avrebbero fermata nemmeno quelli.
- Okay.- disse, guardando l’orologio - Mi spiace di aver perso la calma. Adesso è mezzogiorno: ti prometto che se Skin non arriva prima di un paio d’ore, ti slego ed entro con te.-
Raven annuì ancora.
- Grazie, Nadine.-
 
***
 
Dopo essere stato rilasciato, Marcus si era immediatamente recato in alcune stazioni di polizia, dove aveva degli informatori fidati che forse potevano aiutarlo a rintracciare la Valchiria. Dopotutto, si disse, lei era sotto inchiesta per omicidio, e la sua descrizione era stata resa nota ai notiziari e alle varie forze dell’ordine, quindi poteva essere stata vista in giro da qualcuno e, se questo era accaduto, i suoi contatti l’avrebbero saputo senz’altro.
Tre di essi, tuttavia, non riuscirono a dirgli granché, tranne che era stata vista muoversi verso sud, e verso sud lui si mosse, sperando di riuscire a ritrovare la traccia. Ora si stava recando dall’ultimo che potesse dargli qualcosa di utile, un uomo che lavorava all’archivio prove, dove c'era sempre pochissima gente, e fu dunque semplicissimo raggiungerlo senza farsi notare.
Lo trovò da solo, proprio come si aspettava, seduto dietro la ringhiera metallica che divideva l’archivio vero e proprio dal resto dell’edificio. Era chino su uno schema di parole crociate completo per metà, alla luce di un’unica lampada da scrivania. Il resto dell’ambiente intorno a lui era praticamente in ombra.
- Problemi con il trentotto verticale?- chiese, avvicinandosi.
Il giovane agente, un ragazzotto mingherlino dai capelli scuri, saltò sulla sedia per lo spavento.
- Marcus!- esclamò ad occhi sgranati - Cosa fai qui? Come sei entrato?-
- Dalla porta.- rispose laconicamente il mercenario: in realtà si era materializzato nella stanza, in un angolo in ombra, dove la telecamera di sorveglianza non vedeva. Il suo informatore non sapeva niente di magia, e preferiva non illuminarlo: per lui, Marcus era solo un investigatore privato - Mi serve qualche informazione.-
- E vieni a chiederle a me?- chiese lui - E qui, per di più?-
- Andiamo, nessuno lo verrà a sapere.- ed era vero: aveva alterato le immagini della telecamera, anche se non con la magia, non essendone capace. In quel frangente per lui erano meglio le tecnologie umane, che aveva imparato ad utilizzare al meglio - Vedi, sto cercando una donna. È accusata di omicidio, e la sta cercando anche l’Interpol.-
- Vuoi dire quella che è scappata prima in Europa e che poi è tornata da queste parti?- chiese lui.
- È qui?- chiese - In America?-
- No, qui in Nicaragua… ma certo che è in America!- sbottò l’uomo - Secondo Jason è stata vista ieri notte su un autobus, che poi ha avuto un brutto incidente. Era diretta a sud.-
- L’hanno presa?-
- No, è scappata. Ma qualche testimone l’ha riconosciuta mentre si dirigeva a piedi lungo una strada che passava vicina ad un bosco, molto più ad est. E ci è arrivata nel giro di una notte! Pazzesco, eh?-
Marcus preferì non commentare, e si fece dire dove era stata vista di preciso. Dopo di che uscì il più in fretta possibile, in cerca di una macchina: se si fosse spostata ancora l’avrebbe persa, e qualcosa gli diceva che, dove si trovava lei, si trovava anche il frammento di cristallo, per non parlare di quello strano bambino.
 
***
 
Xander e Jo erano andati a mangiare qualcosa, mentre Trys e Darth aspettavano in silenzio che finissero: non avevano ricevuto notizie né da Skin né da Raven, nelle ultime dodici ore, e non sapevano se questo era un bene oppure no. Chiusi in una delle solite stanze magiche (con Trys ancora arrabbiato per l’assenza di Mentos), vennero quasi stesi da un ictus quando il Fantasma spalancò di botto la porta, trafelato e sudato come mai prima d’ora.
- Ehi!- esclamò Jo, mollando per un momento l’immenso sandwich che si stava inghiottendo quasi intero - Tutto bene? Sembri stravolto! E mi hai quasi fatto strozzare, accidenti!-
- Che succede?- chiese Xander.
- Abbiamo… trovato Julien…- esalò Skin, abbandonandosi su una sedia accanto a Trys.
Spiegò ai compagni qual era la situazione. Jo e Xander furono ben contenti di sapere che l’Emissario si era rintanato in un bosco privo di buoni nascondigli invece che in una città, ma Darth e Trys, d’altra parte, si accigliarono. Anzi, no: Darth si accigliò, Trys, aggrottò la fronte mentre cominciava a suonare un flauto fischiante, preso chissà dove.
- Che c’è?- chiese Xander, mentre Darth requisiva scocciato lo strumento - Non è una bella notizia? Possiamo farcela, no?-
- Non so…- rispose il Templare, esitante, mentre il suo amico si allungava nel tentativo di recuperare il giocattolo - Il fatto è che la cosa mi sembra troppo strana. Un bosco è una scelta singolare, specie per chi pensa di non andare da qualche altra parte.-
- Bhè, se è scemo non è colpa nostra.- osservò Jo, tutto contento.
- Ma non lo è, purtroppo. L’unico scemo, in questa storia, sono io.- spiegò Trys, riuscendo finalmente a recuperare il flauto - Uno scemo non avrebbe montato le accuse contro Raven e non sarebbe riuscito a metterla nel sacco tanto facilmente tutte quelle volte. Le sue mosse sono troppo ben pianificate per uno che vuole basarsi solo sulla propria immortalità.- e sottolineò la cosa con un lungo fischio del flauto.
- Ha ragione lo scemo.- sospirò Skin, che era riuscito a riaversi - Tenete anche conto che si è già servito di lupi mannari, in passato. Potrebbe averne ingaggiati degli altri.-
- Ah, capirai…- ridacchiò Jo - Xander ne ha decapitato uno, che saranno mai?-
- Quello che ho ucciso io era una creazione della Fornace, ed era distratto e da solo.- spiegò il mago - Non era come quelli veri, loro sono più robusti… e poi sono quasi come i vampiri, no? Più invecchiano e più si fanno resistenti, possono anche usare i loro poteri di maghi…-
- E tu che ne sai?-
- Ho ascoltato durante i corsi, tutto qui.- sbuffò Xander, provocando le risate di Darth e Skin e un fischio derisorio da parte di Trys.
- Ad ogni modo, non possiamo lasciare Flynn lì dov’è!- sbottò Jo, che cercava di non mostrarsi troppo preoccupato - Che si fa?-
- Devo parlare al Sommo Concilio.- spiegò Skin - E chiedergli che ci mandino qualche rinforzo. Voi due potreste tornare dal vostro amico licantropo, che ne dite?-
- Chi, Vlad?- chiese Darth - Ci avevamo già pensato, ma non è il massimo dell’affidabilità. Comunque tenteremo. Magari ci leva di torno eventuali lupi.-
- Perfetto.- annuì il Fantasma - Forza, non so per quanto Nadine riuscirà a trattenere Raven.-
Templare e Folletto sparirono senza dire altro, mentre Skin, Xander e Jo correvano alla sala delle riunioni.
 
Dentro c’era soltanto un uomo dai capelli candidi come la neve che parlava con Liz Addley. Insieme a loro c’era anche un’altra donna più minuta di entrambi, e probabilmente più giovane, seduta su uno dei gradini, intenta a leggere un vecchio tomo polveroso. Aveva i capelli color cannella.
- Oh… bene, siete qui!- esclamò Skin.
L’uomo dai capelli bianchi lo guardò stupito, imitato da Liz e dall’altra donna.
- Bhè, c’è sempre qualcuno.- disse lui - Lo sai che è così.-
- E lei chi è?- chiese Jo - Qui ci entrano solo Custodi dell'Eden e membri del Sommo Concilio, senza invito.-
- Jo!- esclamò il Fantasma, mentre l’uomo e la donna sconosciuti lo guardavano stupiti e Liz scoppiava a ridere - Per carità di Dio, mostra rispetto!-
- Eh?- chiese lui, sorpreso - Perché, che ho detto?-
Ma Xander credeva di aver capito chi avevano davanti.
- Mi sa che sono Custodi dell'Eden, Jo…- mormorò piano.
Il ragazzo impallidì all’improvviso, mentre le labbra dell’uomo si incurvavano in un sorrisetto beffardo.
- Comprensibile.- disse la donna seduta - In fondo, hanno visto soltanto Dante, e lui non ci somiglia granché.-
- Nessuno somiglia a nessuno, nella nostra bella famigliola.- ridacchiò l’uomo - Io sono Daniel, e lei è Cannella. Siamo…-
- … icustodidellavitaedell’acqua…- esalò tutto d’un fiato Jo, con voce piccola piccola - Io… chiedo scusa, signore… e signora… mi dispiace… non sapevo…-
- Abbiamo trovato Raven.- lo interruppe Skin - Ma la situazione si è volta al peggio.-
Daniel e Cannella si fecero improvvisamente serissimi, e Liz smise di ridere.
- Liz, convoca il Sommo Concilio.- disse lui - Adesso!-
 
Nel giro di dieci minuti erano arrivati tutti, ma ci volle almeno sei volte tanto tempo per spiegare a tutti quanti come stavano le cose e quando Skin ebbe smesso di parlare tutti i presenti, Liz compresa, parevano contrariati o seccati.
- Quello che ha fatto Raven è molto grave.- commentò Gabriele - Ha messo in pericolo non solo la sua vita, ma anche quella di altri.-
- E mi pare che voi l’abbiate anche coperta.- osservò l’arcangelo Uriel, ancora più irritato di lei - Ciò è male. Una cosa del genere doveva esserci riferita.-
- Questo è vero, ma non possiamo discuterne adesso.- commentò un terzo arcangelo, Michele - Il bambino è nelle mani di un Emissario delle Ombre, assieme al frammento del cristallo. Questa è la cosa importante, per adesso. Dobbiamo mandare subito più rinforzi: quattro agenti e tre apprendisti non bastano di certo contro un immortale ed un probabile branco di licantropi.-
- Per non parlare di chissà quali trappole magiche.- disse Daniel, che era appoggiato ad una colonna al fianco di Cannella, sopra tutti i presenti - Dante mi ha detto che è possibile rendere certi alberi capaci di ostacolare gli ospiti indesiderati, per non dire ucciderli. E non è nemmeno particolarmente complicato, persino per un mago medio. Gli basterebbe avere le formule e gli ingredienti giusti.-
- Quindi è per questo che ha scelto il bosco?- chiese Skin.
- Può darsi.- annuì il custode - Forse c’è anche un qualche portale per gli altri mondi, lì in giro. Quando ero ragazzo, l’Evocatore ci nascose vicino agli alberi proprio perché lì era più facile occultare un passaggio magico.-
- E può circoscrivere l’area.- aggiunse Cannella - Così saprebbe di dover controllare solo una determinata porzione di territorio, senza preoccuparsi di interferenze umane. Con i lupi mannari la cosa sarebbe estremamente facile, tutto considerato.-
- Allora avevo ragione.- sospirò il Fantasma - La sua scelta non era stupida.-
- Già…- annuì cupo Daniel - Però ora abbiamo anche un altro problema.-
- E sarebbe?- chiese Jo - Signore?- aggiunse in fretta, vedendo le occhiatacce di Xander, Skin e di tutto il resto dell’assemblea.
- Sarebbe che dubito sia possibile trovare altri in grado di soccorrere Flynn, al momento.- rispose cupo.
- Cosa?- esclamò Xander - Ma… siete il Sommo Concilio…-
- … che esiste da meno di vent’anni, Xander Donovan.- osservò malinconico uno dei vari stregoni lì attorno - Il numero dei nostri agenti è più esiguo di quanto tu possa immaginare. Al momento, al nostro servizio ce ne sono appena due dozzine, se contiamo anche i pochi apprendisti abilitati al servizio attivo come te ed il tuo amico. A volte siamo costretti a richiedere l’aiuto di altre forze, come i Templari tramite Darth, che è il nostro ufficiale di collegamento, o i Cacciademoni, che però sono inadatti a svolgere missioni di tale livello.-
- Abbiamo qualcosa come sei agenti inabilitati, al momento.- disse Cannella, pensierosa - Una frana di montagna, se non ricordo male. Tre settimane di prognosi. Una squadra, invece, è impegnata su Kajìk, per sedare una rivolta, assieme ad un reparto di Cacciatori di Demoni. E con loro, arriviamo a dieci. Gli altri quattordici sono divisi in altre cinque missioni meno urgenti. Possiamo farli tornare, ma ci vorrà del tempo.-
- E voi?- chiese Jo.
- Possiamo intervenire direttamente solo in caso di pericolo imminente per la terra.- spiegò malinconico Daniel - In breve, deve esserci una vera e propria catastrofe che sta per colpire tutta quanta l’umanità, quindi solo quando Julien avrà preso il cristallo originale.-
- Ma…-
- Mi dispiace!- disse seccamente Daniel, e pareva arrabbiato con se stesso - Lo so cosa vuol dire essere in pericolo, ci sono passato anch’io! Ma non sono io a fare le regole, regole che anche i Custodi dell'Eden devono seguire.-
- E per un motivo valido.- disse l’arcangelo Gabriele, serissima - Purtroppo, giovane mago, dovrete fare senza di noi. Tutto ciò che possiamo offrirvi è aiuto nel richiamare i nostri affiliati e qualche consiglio.-
- Quindi siamo da soli?- chiese Skin.
- Per adesso.- rispose Cannella - Ma cercheremo di contattare qualcun altro. Voi resistete.-
- Faremo del nostro meglio.- annuì il Fantasma.
- Non chiediamo di più.- disse Daniel - Cannella, pensa tu a coordinare tutto, qui. Io vado dal padre di Raven, per spiegargli la situazione della figlia. Ieri era molto preoccupato, e alla sua età non gli fa bene.-
La sorella annuì.
- Nessun problema. Ci penso io.-
Skin prese Jo e Xander per un braccio e li condusse fuori, prima che potessero aprire bocca e dire qualcosa che avrebbe finito col metterli nei guai. Quando la porta d’oro si fu chiusa alle loro spalle, i due cominciarono immediatamente a protestare.
- Non possiamo andare da soli!- esclamò Jo.
- Raven non ce la farà!- aggiunse Xander.
- Lo so… lo so!- sbottò - Ma l’avete sentito, Daniel, non può fare niente! Lui è obbligato a seguire queste regole, accidenti!-
- E perché? Non potrebbe ignorarle, per una volta?- esclamò Jo.
- No.- rispose l’altro - Se intervenisse personalmente ogni volta, noi esseri terreni non impareremmo mai a cavarcela da soli, secondo le nostre forze. È anche per questo che i vecchi Custodi dell'Eden si servivano dei Precustodi, anche se ne avrebbero potuto fare tranquillamente a meno: azioni indirette, punto e basta.-
- Non capisco.- disse Xander.
- Lo so.- annuì Skin - In molti non ci riescono. È una questione particolare e molto delicata. Loro sono creature speciali, di magia pura… esseri superiori, se vogliamo. Possiedono il potere di alterare la stessa realtà, probabilmente. Ma tale potere va limitato a pochissimi casi. Se vorrete ottenere l’abilitazione, allora farete bene a tenerlo a mente. Non possiamo contare su di loro ogni volta che siamo in difficoltà.-
Xander, strinse i pugni e sospirò, sconfortato: la situazione, che già da prima gli era sembrata brutta, stava rapidamente peggiorando.
- Non è giusto, secondo me.- disse Jo.
- Non sta a te deciderlo, né a noi o a loro.- rispose Skin, accennando un po’ tristemente alle porte d’oro col capo - Ma adesso basta perdere tempo… che ore sono, piuttosto?-
I due guardarono l’orologio e il cellulare, e si resero conto che erano già passate quasi due ore da quando erano entrati nella sala delle riunioni. Skin era arrivato circa all’una, il che significava che, in quel momento erano più o meno le tre. E questo voleva dire anche che, a partire da quando Skin era arrivato la prima volta nell’atrio, erano passate circa tre ore.
Ma loro non sapevano che Nadine e Raven ne avrebbero aspettate sì e no per due…
 
***
 
- Slegami.- disse Raven - Ho aspettato anche più di due ore. Sono stata fin troppo paziente.-
Nadine non seppe darle torto: erano passate quasi due ore e mezza, e di Skin ancora non c’era traccia. L’idea di infilarsi nella tana dei cattivi senza sapere a cosa andava incontro non le piaceva affatto, ma capiva perché Raven volesse andare adesso, e lei stessa si sentiva sempre più in ansia, dal momento che era lì con la Valchiria. Quindi, benché l’istinto le dicesse di non fare stupidaggini, sciolse i nodi che Raven non aveva certamente voluto cercare di rompere (perché non dubitava che, dopo un po’ di lavoro, ci sarebbe riuscita) e si diressero verso il bosco, mentre l’altra si slacciava i machete alla cintura.
- Che stai facendo?- chiese Nadine - Quelli ti serviranno!-
- No.- rispose lei - Mi ostacoleranno.-
- E vuoi lottare a mani nude?-
Mentre ripartiva, Raven aveva un’espressione tanto truce da fare paura.
- Non ho mai detto di essere disarmata.-
 
Trys e Darth entrarono nella solita bettola dove potevano quasi certamente trovare il minuscolo Vlad, il solo a poterli aiutare a scacciare i lupi dal bosco, se c’erano, e dire loro quali erano effettivamente i rapporti tra lui e Julien Wings. E, magari, dargli anche una mano (dietro lauto compenso, naturalmente).
Il licantropo era già lì, seduto ad uno dei tavoli presenti nell’ambiente rumoroso e malmesso, e stava parlando amabilmente con altri due avventori, bevendo dai boccali che avevano davanti e ridendo sguaiatamente.
- Bene, eccolo laggiù.- disse Trys, mettendosi le mani dietro la nuca - Guarda che carino, visto da qui somiglia a un cucciolo di dugongo.-
Si avvicinarono rapidamente al tavolo, mentre Vlad si voltava a guardarli con un’espressione di intenso fastidio dipinta sul volto, storcendo il grosso naso carnoso.
- Ah…- sbuffò arcigno, mentre i suoi compagni gettavano occhiatacce ai due - Voi. Che volete, adesso?-
- Bhè, volevamo sapere se hai quello che ti abbiamo chiesto.- ripose amabilmente Darth, affondando le mani nelle tasche e guardandolo direttamente negli occhi - Sai, abbiamo un paio di problemi dalle nostre parti, e temiamo che alcuni tuoi amici ci possano dare qualche fastidio.-
- E allora?- grugnì - Dove sta scritto che è un mio problema? Non è che ogni vostra grana deve riguardare me.-
- Vlad, Vlad, Vlad…- disse lentamente Trys, sedendosi davanti a lui - Ci serve una mano, e tu puoi darcela. Credi che ci faccia piacere venire qui? Da fastidio a te, che devi sempre cavarci fuori dai guai, e mette in imbarazzo noi, perché sembriamo due incapaci. E perché ci facciamo vedere in giro con te. Rendici meno ridicoli ed aiutaci, su!-
Il licantropo sbuffò ancora.
- Ascolta, Folletto, io non ho niente contro di voi.- disse - Siete quasi simpatici, avete salvato anche me quando avete aiutato quella famiglia Addley. Però mentre facevo qualche domanda in giro ho trovato molte cose interessanti, tra i miei lupi.-
- Ovvero?- chiese Darth.
- Bhè, la storia è questa…- spiegò, sporgendosi in avanti - Io ci vado a chiedere cosa sanno su quei quattro, come avevate chiesto, no? E loro ci dicono che effettivamente uno che si chiama Wings ha chiesto una zampa per cacciare un certo marmocchietto, e questi vanno dalla sua famiglia per prenderlo. E, già che sono lì, ci ammazzano i genitori. Però lui è scappato, e quando lo trovano è in compagnia della strega con le armi d’argento.-
- Valchiria.- corresse Trys.
- Strega, Valchiria… sempre una di voi.- sbuffò uno dei due compagni di Vlad, un tipo grosso e con la barba ispida.
- A dire il vero c’è differenza.- insisté il Folletto - Vedi, una strega usa molta magia e un sacco di incantesimi, incanalando poteri superiormente sviluppati, mentre una Valchiria possiede meno capacità complesse e diverse attitudini a…-
- E falla finita!- sbottò Darth - Allora, Vlad, che stavi dicendo?-
- Ti stavo parlando della storia che gira da queste parti.- rispose - Come dicevo, c’è chi si è arrabbiato quando quei quattro sono crepati.- proseguì il licantropo - Me compreso. E Wings, per rimediare al macello che ha fatto, ha mandato un’altra offerta, questa volta direttamente da me, giusto qualche giorno fa.-
Darth aggrottò la fronte e gettò una rapida occhiata a Trys, che gli rispose con uno sguardo attento.
- Che offerta?- chiese il Templare, riportando lo sguardo su Vlad.
- Una speciale.- ridacchiò lui, alzandosi in piedi - Che mi toglie di torno voi e mi fa diventare famoso.-
Anche i suoi amici si alzarono in piedi, e subito i due amici li imitarono.
- Non fare idiozie, Vlad.- sbottò Darth - Raven ha ammazzato quattro di voi da sola. Noi siamo in due, voi in tre. Quante speranze credi di avere?-
- Guarda meglio, Templare dei miei stivali!- sghignazzò sguaiatamente - Datti un’occhiatina intorno!-
Lui aggrottò la fronte, mentre Trys gli mise una mano sulla spalla.
- Scusa…- disse lui - Forse sono io, ma non ti sembra che le chiacchiere siano improvvisamente diminuite?-
Imprecando tra i denti, Darth sfoderò in fretta la spada dalla fodera che portava alla schiena, mentre intorno a loro due si levavano numerosi ringhi ed ululati furiosi.

A Ely79, stavolta, va un ringraziamento ancora più grande, perché riesce a trovare il tempo di recensirmi anche quando gli impegni la sommergono.

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Capitolo 13
*** Cap. 12: Decisione definitiva ***


Non appena entrarono tra gli alberi, ogni suono parve sparire: il rumore del vento cessò di colpo, l’erba smossa non frusciò più e le foglie delle fronde divennero perfettamente immobili. La luce del sole non riusciva a penetrare oltre i rami, che erano talmente fitti da far sembrare che fosse calata la notte. L’intero bosco pareva un mondo a parte, nettamente separato da ciò che si trovava al di fuori degli alberi. Qualsiasi cosa avesse fatto, Julien Wings era riuscito a rendere quel posto una sorta di roccaforte senza mura, su questo Nadine avrebbe potuto metterci la mano sul fuoco.
Qualche mese prima non avrebbe mai potuto rendersi conto di tutte queste cose, ma adesso era una strega, e di tutti i suoi amici aveva sviluppato capacità forse meno potenti in caso di scontro, ma decisamente superiori in campo sensoriale.
Se n’era accorta durante i corsi preparatori: riusciva a percepire le magie attorno a sé, non con i sensi quanto con la mente. Una sorta di istinto, che le diceva quando entrava in contatto con incantesimi potenti come quello che permeava il bosco. Secondo gli istruttori, avrebbe presto imparato ad usare questa capacità a comando.
- Tutto questo è inquietante…- commentò Nadine, a disagio, guardando i rami simili a scheletri secchi che le circondavano - Sento qualcosa, Raven… credo che questo posto sia stregato.-
- Deve esserci un Incantesimo di Isolamento, su questa selva.- rispose lei, continuando a camminare come se niente fosse - Ed immagino che la sensazione di inquietudine che provi sia voluta.-
- Cos’è un Incantesimo di Isolamento?-
- Una magia molto avanzata.- spiegò la Valchiria - Normalmente viene utilizzata per nascondere qualcosa, e quindi gli esperti di localizzazione come Julien e Skin la conoscono bene, ma è possibile adoperarla anche come strumento di difesa, per rendere un determinato luogo inaccessibile, o molto difficile da esplorare.-
- Sembri saperne molto.- osservò Nadine.
- Niente di più.- disse piattamente lei - Skin mi ha detto solo questo.-
Per circa dieci minuti non incontrarono niente che si muovesse o respirasse. Una tale assenza di animali selvatici non poté che rendere Nadine ancora più nervosa. La sua compagna, invece, era talmente determinata da non guardare né a destra né a sinistra, ma continuava a camminare con lo sguardo fisso davanti a sé, avanzando talmente in fretta che Nadine dovette quasi correre per non restare indietro.
A dire il vero, sperava di tutto cuore che stesse solo fingendo di ignorare quello che le circondava, visto che poteva esserci qualsiasi cosa acquattata dietro il prossimo albero o sotto il tappeto di erba alta fino alla vita, e che stesse procedendo speditamente senza guardarsi attorno solamente perché riusciva a scorgere ogni dettaglio dell’ambiente con una rapida occhiata.
- Sai dove stai andando?- le chiese infine.
- Sto seguendo la stessa strada che avrebbe seguito Skin.- rispose lei - Per quanto meticoloso e attento, lui opta sempre per il cammino più breve. Non gli piace perdere tempo, quando cerca cose o persone. Il tempismo è fondamentale, nelle situazione di emergenza. Se la prende più comoda solo con le informazioni, per raccoglierne di più e di miglior qualità.- rimase in silenzio per un istante, come se stesse riflettendo intensamente - Quando si renderà conto di ciò che abbiamo… di ciò che ho fatto, comincerà ad odiarmi.- aggiunse amaramente.
- Non dire sciocchezze.- replicò Nadine, anche se non era certa di cosa dire per tirarla su, visto che non conosceva molto bene né lei né lui - Insomma… mi è sembrato preoccupato per te, sì… ma non credo che possa odiarti davvero.-
Per qualche secondo regnò il silenzio, innaturale come prima.
- Lo conosci da tanto?- chiese alla fine Nadine, quantomeno per spezzare quello snervante mutismo che le avvolgeva - Skin, intendo.-
- Lui ed io ci siamo arruolati insieme.- disse Raven - E insieme abbiamo fatto l’addestramento. Eravamo insieme anche nella nostra prima missione da soli, come agenti abilitati.-
- Insomma, eravate sempre insieme.- commentò la ragazza.
- Sì.- rispose - È l’amico migliore che abbia mai avuto, e non saprei immaginarmi senza il suo aiuto. Lui mi avrebbe sostenuta di certo, se glielo avessi chiesto.-
Nadine non disse più niente: Raven sembrava veramente depressa, se le sue parole esprimevano proprio ciò che non dava a vedere con la sua espressione. Non sapeva come aiutarla, in quel preciso momento, e quindi scelse di cambiare argomento.
- Non trovi strano che non ci sia niente, qui dentro?- chiese - Non abbiamo ancora visto animali, e non sento nemmeno un fruscio.-
- Devono esserci dei licantropi.- disse la Valchiria, con un tono tanto indifferente da far venire i brividi - Terrorizzano tutto.-
- Ma che bella cosa…- borbottò Nadine.
 
***
 
Il fiume di imprecazioni che uscì dalle labbra di Skin terrorizzò a morte Jo e Xander: era sempre un tipo affabile e piuttosto piacevole, che si mostrava il più delle volte di buon umore, ed infuriarsi in quel modo era qualcosa che si sarebbero aspettati da Timmi, ma di certo non da lui.
- Io stavolta la ammazzo!- gridò, rivolgendosi verso il bosco - HAI SENTITO, RAVEN? IO TI AMMAZZO!-
- Skin, cerca di controllarti!- esclamò Jo - Così ci fai paura!-
- Paura?- sbottò il Fantasma, voltandosi a guardarlo - È lei quella che deve avere paura! Ed ora ha anche trascinato Nadine con sé, accidenti a lei!- cominciò a stringersi convulsamente una mano nell’altra - La strozzo… giuro, la strozzo…-
L’aria attorno a lui cominciò a scurirsi e a tremolare leggermente, come se un’altra entità stesse uscendo dal suo stesso corpo. Quando anche lui se ne accorse, comunque, chiuse gli occhi e fece un respiro profondo. Dopo pochi secondi, il fenomeno svanì.
- Cos’era?- chiese Jo, ad occhi sgranati.
- Il motivo per cui mi chiamano Fantasma.- rispose con semplicità Skin, senza guardarli.
Rimase a fissare il bosco a braccia incrociate, serrando i pugni con forza. Sembrava fare di tutto per non esplodere.
- Se sei preoccupato, muoviamoci.- disse Xander - Gli altri ci raggiungeranno.-
- Non possiamo…- ringhiò lui - Non senza Trys e Darth. Già siamo in pochi… ho il terrore di quello che accadrebbe ad andare lì dentro da soli. Non posso cercare Raven e badare anche a voi.-
- Sì, ma “lì dentro” c’è anche Nadine!- esclamò Jo - Se le capita qualsiasi cosa Timmi ci ammazza tutti quanti come animali, Custodi dell'Eden compresi!-
- Non ha più poteri.- osservò Xander, il quale comunque dubitava che una simile sciocchezza potesse fermarlo.
- Ecco, bravo, perché questo lo farà calmare davvero…- grugnì l’amico, dando voce ai suoi inquietanti pensieri.
- Basta, adesso!- disse secco Skin - Tanto non abbiamo altra scelta, senza Darth e Trys non possiamo andare da nessuna parte comunque: voi siete solo due apprendisti, e per questa cosa ci vuole l’abilitazione. E poi, io non ho la destrezza che ha Trys in mezzo ai boschi.-
I due ragazzi si chiusero in un silenzio preoccupato e astioso al tempo stesso (astioso soprattutto per Jo). Tuttavia, entrambi sapevano di non poter fare altro che obbedire a Skin: era lui il capo, e a loro mancava l’esperienza necessaria per sapere come procedere senza i suoi ordini.
 
Calciando una sedia dritta dritta contro un grosso lupo bruno che avanzava verso di lui sulle quattro zampe, Darth lo prese direttamente sul muso, strappandogli un guaito di dolore. Alle sue spalle, Trys cercava di tenere a distanza gli avversari che lo stavano puntando con una grossa trave che aveva strappato rapidamente dal soffitto.
- Ma perché cavolo non prendi la tua arma?- sbottò il Templare, impugnando saldamente la spada.
- Sei sicuro di voler conoscere la risposta?- chiese l’altro, menando una tremenda mazzata sul povero cranio indifeso di un licantropo che aveva commesso l’errore di avvicinarsi troppo - No, perché io posso anche dirtelo, ma poi tu non lamentarti.-
Darth scelse di non aggiungere altro e di concentrarsi sulla situazione attuale: qualcosa come una ventina di lupi mannari inferociti aveva riempito il locale, ognuno di essi intenzionato a far loro la festa. Due contro venti non era una situazione propriamente nuova, ma non era mai gradita.
- D’accordo…- disse lentamente, pensando in fretta - Io ho un po’ delle mie polveri dietro, ma non ho pensato a portare l’aconito… tu hai qualche idea?-
- Solo se poi mi compri il gelato.- rispose Trys, roteando la trave.
- Che c’entra il gelato?-
- Tu compramelo!- sbottò lui, tendendogli una mano - E dammi un po’ di polvere incendiaria.-
Mentre Darth portava una mano verso la tasca interna del giubbotto, tre diversi lupi si lanciarono contro di loro da destra, atterrandoli e facendoli sbattere contro un muro. Rialzandosi un po’ intontiti, si ritrovarono addosso praticamente tutto il branco, e il Templare fece appena in tempo a lanciare in aria una polvere che produsse una solida ma non duratura barriera. I lupi mannari si schiantarono contro lo schermo, ringhiando, sbavando e graffiando l’aria con ferocia animalesca, cercando di abbattere la protezione dei due combattenti.
- Non terrà a lungo…- constatò Darth.
- Allora, la polvere incendiaria?- sbottò Trys, ignorandolo.
Il Templare gli passò un piccolo sacchetto, internamente diviso in due sezioni da una fragile barriera che separava i due ingredienti. Se fossero stati mescolati insieme, sarebbe successo il finimondo.
- Stai attento!- lo ammonì - Quello da solo basta a far saltare questo posto.-
Si conoscevano da tempo ed erano molto amici, ma quella fu probabilmente la prima volta in cui Darth credette che Trys esistesse solo per fargli un dispetto: usando tutta la forza che aveva, il Folletto caricò indietro il braccio e lanciò il sacchetto oltre lo schermo, sopra le teste dei licantropi.
Darth desiderò improvvisamente dei pantaloni di ricambio e della nuova biancheria. Persino i loro aggressori si bloccarono per seguire la parabola della piccola borsa, che atterrò nel centro del gruppo, emettendo un lieve tonfo soffocato.
Misericordiosamente, non successe niente.
- Ma allora lo fai apposta!- sbottò Darth, furente - Cosa stai cercando di fa…?-
- Stai giù!- lo interruppe il Folletto, lanciando una sfera di fuoco contro il soffitto.
Inorridito, il Templare vide la magia rompere un paio di mattoni precisamente sopra il sacchetto, i quali caddero verso il pavimento. Un istante prima che toccassero terra, entrambi si gettarono dietro ad un tavolo rovesciato, erigendo anche una barriera magica mentre i lupi mannari cominciavano (ormai troppo tardi) a comprendere la natura esatta della sostanza magica e a darsi ad una fuga disordinata.
Lo scoppio fu tremendo, ed il tetto venne giù con una fiammata, mentre i licantropi guaivano per il dolore e la paura. La polvere ricoprì ogni cosa, sbiancando il poco che non venne distrutto dall’esplosione del sacchetto di polvere incendiaria. Il tavolo si polverizzò quasi completamente, la barriera s’incrinò e molti lupi vennero uccisi dal fuoco.
Quando il macello finì, i due compagni poterono alzarsi a sedere per osservare quanto avevano fatto… o meglio, quanto aveva fatto Trys: i muri attorno a loro erano ridotti alla metà di quanto erano all’origine, e il tetto era completamente sparito. Attorno al loro c’erano ancora alcuni corpi di licantropi mutilati ed ustionati; certi erano ancora vivi, ma in piena agonia e sulla buona strada per l’aldilà.
Alcuni passanti, impauriti e sgomenti, si erano radunati lì attorno per capire cosa fosse successo o cercare qualcuno ancora vivo, gridando ed avvicinandosi alle macerie.
- Bene.- disse Trys, balzando in piedi e spazzolandosi la polvere dalla giacca come se fosse tutto a posto - Ora, me lo compri o no il gelato?-
Darth, pallido come un cencio, si alzò molto più lentamente di lui e con le ginocchia che tremavano. La cosa che lo rendeva triste, tuttavia, non era il pericolo corso quanto il fatto che una parte di lui se l’era aspettato.
- Il… il gelato?- borbottò, scuotendosi i capelli per liberarli dalla polvere - Si… si può sapere… perché il gelato?
- Perché ho voglia di gelato.- spiegò il Folletto, stringendosi nelle spalle - Ma ho anche finito gli spicci, sai com’è…- poi aggrottò la fronte e lo guardò con aria preoccupata - Stai bene? Hai una faccia…-
Darth dovette fare un profondo respiro e ricordare una per una tutte le volte in cui l’amico gli aveva salvato la vita per non prenderlo a pugni. In ogni caso, preferì non rispondergli e si guardò meglio attorno.
- Guarda!- esclamò poi, indicando un punto alle sue spalle.
Trys si voltò, in tempo per vedere un enorme lupo leggermente bruciacchiato che scappava via di corsa, con la coda tra le zampe.
- Vlad!- sbottò Trys, facendo per andargli dietro.
- No, aspetta!- lo fermò Darth, prendendolo per un braccio - Lascia stare, quel verme non vale la fatica.-
Lui annuì, imbronciato.
- Sì, è vero…- concordò - E non ci basta il tempo… ma non finisce qui.- sbuffò.
- Certo, certo.- rispose Darth - Ma adesso andiamocene. Hanno bisogno di noi.-
L’altro sbuffò ancora.
- Fossimo almeno riusciti a levarci i licantropi di torno…-
- Ah, lascia stare…- sospirò Darth - Chiamate qualcuno che pulisca qui!- gridò alla gente in strada, che aveva cominciato a fissarli - Siamo agenti del Sommo Concilio, è tutto a posto…-
- Tranne l’intero edificio…- borbottò Trys.
- Piantala…- ringhiò lui - Vi preghiamo di mantenere la calma.- continuò con tono rassicurante ed autoritario - Mandate a chiamare qualcuno perché si prenda cura dei feriti. Noi andiamo.- aggiunse, prendendo per un braccio l’amico (ma desiderando di prenderlo per il collo).
Un attimo dopo, sparirono insieme.
 
Marcus fermò la macchina nei pressi del bosco di cui aveva parlato il suo informatore, ma non si avvicinò troppo. Quanto bastava da vedere gli alberi, ma non a sufficienza perché degli eventuali osservatori riuscissero a riconoscerlo: passando sulla strada aveva visto chiaramente, in lontananza, un gruppo di persone che sembravano attendere qualcosa, tra le quali aveva riconosciuto i due ragazzi incontrati in Francia con Timothy Anderson, e l’idea di incrociare il mezzodemone gli era assai poco gradita. Certo, non lo aveva visto con loro, ma poteva essere in arrivo o già nel bosco, e questo pensiero era sufficiente a fargli desiderare di rimettere in moto ed andarsene via.
Tuttavia, se loro erano lì, allora c’erano ottime possibilità che ci fosse anche la Valchiria, da qualche parte.
Scese dall’auto ed entrò nella selva, dal lato opposto rispetto al gruppo che aveva visto poco prima. Aveva tutta l’intenzione di intercettare Raven non appena se la fosse trovata davanti: il suo obbiettivo, naturalmente, restava il cristallo, ma aveva bisogno di lei per prenderlo, ed il suo fiuto gli diceva anche che quel bambino poteva essergli utile. In breve, gli serviva la Valchiria.
Non appena si fu inoltrato abbastanza tra gli alberi, si rese conto che quel bosco era decisamente anomalo: la luce calò di colpo, ed i rumori vennero praticamente assorbiti dai rami degli alberi. In più, non riusciva a sentire la presenza di nessun animale lì attorno, e questa non era una cosa normale.
A quanto pareva, gli Emissari delle Ombre che avevano preso possesso di quel luogo avevano anche lanciato qualcosa per proteggersi. Magari un qualche incantesimo disorientante, se non di peggio.
In ogni caso, non si preoccupò troppo: si era trovato spesso in situazioni labirintiche, dalle quali era difficile uscire senza aiuto. Il segreto era avere un punto di riferimento ben preciso da seguire.
La magia l’avrebbe costretto a girare in tondo, senza poter raggiungere la meta, ma se avesse segnato il percorso in qualche modo avrebbe potuto ritrovare la strada.
Tramite l'incantesimo di creazione fece comparire un gomitolo, legandone un capo all’albero più vicino. In quel modo sarebbe riuscito a ritrovare la strada.
 
***
 
- Allora, abbiamo preso tutto, mi sembra…- disse Alis, controllando la lista della spesa, mentre Timmi sistemava tutto nelle mensole giuste - Uova, pasta, fettine, Coca Cola…-
- Se la smetto di rovesciarla…- grugnì lui pensando che, nell’ultima settimana, non era riuscito a bersene una sola in pace.
- E anche il detersivo, che era finito…-
- Sì, ho capito, siamo stati dei bravi casalinghi.- sospirò lui, afferrando un’altra busta - E ti ringrazio per l’aiuto, ma ora basta. Se manca qualcosa andrò a prenderla da solo. Non mi serve una segretaria, né una domestica.-
Lei aggrottò la fronte.
- Lo dice quello che dormiva tra gli avanzi della cena.- osservò.
Il ragazzo si sentì avvampare al pensiero di quella mattina.
- Quello era… un caso particolare…- sbottò, dirigendosi verso la cucina per mettere via la spesa fatta - Stavo male, d’accordo?-
- E ora stai bene?-
- Sto meglio.- rispose lui - Molto meglio.-
- Ma non ancora bene.- osservò lei, sedendosi al tavolo.
- Per quello potrebbe volerci un po’.- concesse Timmi, cupo, mentre metteva il latte al suo posto, tra gli scaffali - Almeno è un inizio, comunque. Insomma… un giorno è poco, no?-
Alis annuì.
- D’accordo.- disse - Su questo ti posso dare ragione. Comunque, perché non provi a chiamare Nadine?-
La cosa lo colse talmente di sorpresa che gli cadde di mano un intero pacco di lattine di Coca, le quali esplosero tutte insieme e gli inzupparono i pantaloni.
- Acci…- grugnì lui, saltellando per allontanarsi dalla pozza scura - Che stai dicendo?- sbottò, alzando lo sguardo - Non… non posso chiamarla!-
- Io credo che dovresti.- lo contraddisse la ragazza - Dopotutto, è colpa tua. Ora stai meglio, l’hai detto tu. Se le telefonassi per scusarti, sono certa che tornerebbe… sempre che tu non rifaccia una cosa tanto scema come scolarti tutta quella vodka.-
- Piantala!- sbuffò il ragazzo.
- Insomma, prova, almeno!- lo incitò lei.
Timmi esitò per un momento, ma poi andò a prendere il telefono e compose il numero di casa della ragazza. Alis, soddisfatta, lo guardò con un gran sorriso mentre lui aspettava che qualcuno rispondesse.
- Pronto… sì, sono Timmi… cerco Nadine… sua madre…- aggiunse pianissimo, rivolgendosi ad Alis - Come? Non è in casa?- attese qualche secondo, in ascolto - Ah… okay… no, non l’ho vista… cosa? Litigato? Eh…- si passò una mano dietro il collo, in imbarazzo - Bhè… chiamo per questo. Ah… sì, capisco… no, se la vedo glielo dico… certo. Arrivederci.- e riattaccò, un po’ perplesso.
- Allora?- chiese Alis.
- Allora dice che ieri è tornata quasi in lacrime.- rispose cupo il ragazzo, mettendo via il telefono e sedendosi accanto a lei - Ma non ha voluto dire niente ai suoi.-
Lei annuì, seria.
- Ti hanno detto dov’è?-
- No. Dopo essere usita non è più rientrata, aveva detto di dover sbrigare delle faccende. Mi ha chiesto di dirle di chiamarla, se la vedo. E mi ha avvertito di non farmi vedere dal signor Wilson.-
- Strano.- disse Alis, pensierosa - Cioè, che Nadine sia sparita. Non è da lei.-
- Ehi, stai cercando di farmi preoccupare?- sbottò lui.
- No… scusa…- rispose impacciata la ragazza.
Calò un breve silenzio imbarazzato, che cessò quando qualcuno bussò alla porta, e Timmi andò ad aprire. Una volta fatto si paralizzò di botto, irrigidendosi all’istante per la sorpresa.
- Che c’è?- chiese la ragazza, raggiungendolo - Chi…?-
Ma anche lei dovette fermarsi. Non poté fare altrimenti, tanta fu la sorpresa: oltre la soglia spalancata c’era un uomo.
Un uomo alto, leggermente pallido, di buona forma fisica e palesemente avanti con gli anni. I lunghi capelli bianchi, raccolti in una breve coda di cavallo, avevano ormai ritratto parecchio l’altezza della loro attaccatura, e una barba un po’ irsuta gli copriva le guance e il mento. Sopra ad un occhio portava una benda nera, come quelle dei pirati, coprendo un’orbita presumibilmente sfregiata visto che si intravedevano, sopra e sotto, l’inizio e la fine di una bianchissima e profonda cicatrice.
L’altro occhio, così azzurro da sembrare ghiaccio, era invece di una saggezza inquietante. Nonostante l’età chiaramente avanzata, stava perfettamente dritto sulle gambe e sulla schiena, senza appoggiarsi al bastone nero dal pomo dorato che teneva sottobraccio. Aveva un’aura, attorno a sé, che suggeriva una presenza di spirito non indifferente. La candida camicia, il completo scuro di sartoria, le scarpe lucidissime e l’orologio di marca erano tutte cose che sembravano fuori posto lì, in quel cottage rustico.
Ma non lui: il suo volto era talmente cangiante ed aveva una tanto palese capacità camaleontica che avrebbe potuto passare per uomo d’affari, con quel completo, quanto da anziano pirata o rude boscaiolo solo cambiandosi d’abito.
- Oh…- sussurrò Alis.
- Buona… buonasera.- disse Timmi - Non pensavo che l’avrei rivista ancora, signore. È un onore averla qui.-
- Chi è?- chiese pianissimo la ragazza, incapace di staccare gli occhi dall’uomo, il quale non mostrava alcuna emozione.
- Eh…- ridacchiò lui - Vedi… lui è… Odin Åström. Raven è sua figlia.-
 
Seduto in poltrona, il vecchio Odin Åström parlò a Timmi e ad Alis, che si erano seduti entrambi sul divano, e nel suo tono fermo fu possibile percepire una lieve nota di preoccupazione.
- Volevo parlare con lei di persona, signor Anderson.- disse con un lieve accento nordeuropeo. Aveva una voce incredibile, calda e ferma, che però poteva facilmente trasformarsi in un rombo tonante se avesse voluto urlare - Il Custode dell'Eden Daniel è venuto da me, poco meno di un’ora fa. Mi ha raccontato di ciò che è successo a mia figlia in questi ultimi tempi. So che ha violato molte delle vostre regole, e che la sua condotta ha messo in pericolo molte vite. Credo che abbia persino infranto qualche legge.-
- Lei…- cominciò Alis, ma Odin alzò una mano e la fece tacere.
- Non voglio dire che biasimo il suo operato, per quanto irresponsabile possa essere. Conosco molto bene Raven. Sua madre l’ha educata come si educavano le antiche valchirie, fin quando la vecchiaia non ha avuto la meglio sul suo corpo.-
- E… quindi?- chiese la ragazza.
- Raven è indecifrabile per chiunque non sappia vedere oltre ciò che mostra, e pochi possono comprendere ciò che sta sicuramente passando.- il suo occhio indugiò per un istante su Timmi - Lei ed i genitori del piccolo Flynn erano molto amici. Li conoscevo bene a mia volta. Non è poi così strano che abbia preso tanto sul serio la sua promessa. Io non mi sono mai preoccupato, perché so quanto è forte, sia come carattere che come fisico. Alcune settimane fa, purtroppo, devo ammettere che abbiamo avuto un breve ma intenso litigio sulla sua decisione di prendere Flynn con sé.-
- Dunque lo sapeva?- chiese Timmi.
- Sì, lo sapevo.- annuì l’uomo - Me l’ha confidato appena prima di partire. Lei voleva andare ad ogni costo, mentre io ero contrario. Ho molto insistito perché parlasse con il Sommo Concilio, ma non ha voluto sentire ragioni, e mi ha costretto a promettere di non immischiarmi. Fino a questo momento ho fatto del mio meglio per assecondarla ma adesso, tuttavia, temo per lei. Un Custode dell'Eden non cerca i familiari dei suoi collaboratori tutte le volte che fanno qualcosa di pericoloso, specialmente se si tratta di qualcuno del Pentacolo. Non prima che sia successo loro alcunché, almeno.-
- Sono certo che sta bene.- disse Timmi.
- Non ne dubito. Skin è con lei.- annuì il vecchio uomo - Ma non c’è quasi nessun altro.-
- Come?- chiese Alis - Perché?-
- Nessuno è in grado di portare aiuto.- spiegò lui - I vostri colleghi sono irraggiungibili. Gli unici che possano soccorrerla, insieme a Skin, sono il Templare Darth ed il Folletto Trys. Sono entrambi grandi guerrieri ed eroi magici di immensa levatura, ma il loro soccorso sarà inutile contro qualcuno che non può morire, e a ben poco serviranno i tre apprendisti che sono già lì.-
Timmi ed Alis sentirono un gelo entrare nelle ossa a quelle parole, siccome erano certi di conoscere i tre apprendisti a cui si riferiva, ma Odin parve non notarlo.
- Se sono qui, dunque, è perché non capisco come mai lei non è con loro.- continuò - Conosco la sua forza e le sue imprese, ed ho avuto l’onore di averla a bordo, quasi quattro anni fa, quando partimmo alla ricerca…-
- La missione è sotto segreto.- lo interruppe Timmi - Con tutto il rispetto, parlarne è proibito.-
Odin annuì ancora.
- Certo. Ne sono consapevole. Mi scuso.- giunse le punte delle dita e lo perforò con il suo occhio azzurro - Ad ogni modo, ho necessità di comprendere. Daniel non mi ha voluto, o potuto, spiegare molto.-
Timmi si passò una mano sulla nuca, distogliendo lo sguardo dall’uomo.
- Io… non ho più alcun potere.- rispose - Non sono più… un mezzodemone.-
- Perché?- chiese - Cosa ha provocato un tale cambiamento in lei?-
- Il… bambino.- spiegò Alis, quando Timmi si rivelò incapace di parlare ancora - Flynn ha offerto a Timmi la possibilità di una vita normale.-
- Ed ha accettato, evidentemente.- completò il vecchio.
Timmi sospirò.
- Sì.- ammise - Ora come ora, non posso proprio essere di aiuto. Mi dispiace.-
Odin scosse lentamente la testa, senza guardarlo.
- Non mi aspetto le sue scuse.- disse tranquillamente - Sono venuto solo perché mi era sembrato di capire qualcosa di spiacevole, dal tono di Daniel.-
- Per essere spiacevole lo è, dal suo punto di vista.- disse Alis - Comunque, ci dispiace davvero. Se potessimo fare qualcosa…-
- Non preoccupatevi.- disse lui - È naturale che sia andata così. Conosco la sua storia personale, signor Anderson, non mi sorprende che abbia fatto una tale scelta.- il suo sguardo divenne momentaneamente distante, come se fosse perso nei suoi pensieri - Vorrei solo essere giovane come lo ero una volta, e avere ancora i poteri di un tempo. Magari potrei andare io stesso.-
Rimasero tutti in silenzio per qualche minuto, traendo un profondo sospiro e fissando il pavimento.
- Molto bene.- disse alla fine Odin - Se le cose stanno così, mi scuso per il disturbo che vi ho arrecato.- si alzò in piedi - Non serve che mi accompagnate, conosco la strada.-
Nella sua voce non c’era biasimo o rancore, e nemmeno delusione, ma Timmi non riuscì lo stesso a guardarlo uscire. Sentì Alis alzarsi nonostante le sue parole ed accompagnarlo fuori, mentre lui si rendeva finalmente conto di ciò che gli rodeva sul serio: non era la magia attorno a sé a dargli davvero fastidio, né l’essersi allontanato dagli altri o l’essere diventato dipendente da altri.
Non aveva nemmeno gravi problemi con la lite avvenuta tra lui, Jo e Xander, perché sapeva che quei due si sarebbero calmati, alla fine. E neanche il fatto di aver deluso Daniel o Liz. In realtà, tutto ciò che non riusciva a sopportare cominciava e finiva con il momento in cui aveva egoisticamente scelto di non fermare chi invece andava fermato.
Ma adesso cosa poteva fare?
… desiderano tornare in un corpo umano…
Alzò di scatto la testa e spalancò gli occhi: ma certo… era talmente ovvio…
Sono un deficiente…
- Alis!- esclamò, balzando in piedi - Mi serve un ultimo favore. Poi voglio che tu vada di corsa a cerare gli altri, in qualsiasi modo ti venga in mente.-
 
***
 
Il sole si era ormai avviato verso il basso quando Darth e Trys si degnarono di farsi vivi.
- Dove diavolo eravate finiti?- sbottò Skin, vedendoli arrivare di corsa - Raven è già entrata da un pezzo!-
- Ci dispiace.- rispose il Templare, seccato - Ma abbiamo avuto dei problemi… Vlad ha avuto la pessima idea di schierarsi. E non dalla nostra parte, aggiungerei.-
- Ora però non dobbiamo preoccuparcene più… è scappato via di corsa, e non oserà farsi vivo.- disse Trys - Anche se ho il sospetto che non potremo contare su di lui, in caso di attacco.-
- Oh, grandioso!- grugnì Jo.
- Basta tergiversare e andiamo!- esclamò il Fantasma, avviandosi verso il bosco - Abbiamo perso abbastanza tempo!-
Tutti gli altri si affrettarono a seguirlo, ma Jo e Xander si scambiarono un’occhiata cupa: quante possibilità potevano avere loro cinque contro un immortale, un branco di lupi mannari e gli eventuali Emissari delle Ombre in un bosco stregato? Senza contare il fatto che nessuno di loro due era abilitato.
- Cosa pensi che succederà?- chiese Jo, così piano che lo sentì solo il suo amico.
- Niente di buono, se non stiamo attenti.- rispose lui - Una volta Timmi mi disse che in situazioni di inferiorità si può fare solo una cosa: andarsene e tornare quando si è più sicuri di vincere… a meno che tu non sia lui, perché in quel caso chi se ne frega…-
- E ti ha parlato di quello che si fa in situazioni di inferiorità in cui però si deve per forza andare avanti?-
Xander scosse la testa.
- Non ha fatto in tempo: sei arrivato tu, inseguito da una Manticora inferocita, e ci siamo distratti.-
- Ah…- fece lui - Quella lezione in Grecia…-
Dopodiché, nessuno aggiunse niente.
 
Raven e Nadine camminavano ormai da ore in quel bosco scuro ed inquietante, ma ancora non avevano trovato né Flynn, né Julien, né nient’altro che respirasse. Solo alberi, pietre, legnetti spezzati, foglie cadute e… altri alberi. I loro tronchi dritti si ergevano attorno a loro come sbarre d’acciaio di un’enorme gabbia, dando un senso di claustrofobia ed oppressione. Ovunque Nadine voltasse la testa vedeva solo altro legno, rami bassi, muschio ed erba alta.
In aggiunta a questo, i suoi poteri non la smettevano di urlare. Perché questo facevano: le strepitavano nella testa, agitati dalla magia che le circondava. Volevano che girasse sui tacchi e se ne andasse subito di lì. Le costò un certo sforzo di volontà non dar loro retta.
Dopo qualche tempo, inoltre, si rese conto di passare per tre volte accanto allo stesso sasso, o di trovarsi di fronte un albero fin troppo familiare, con il muschio sempre allo stesso punto del tronco e l’identico ramoscello spezzato.
- Stiamo girando in tondo.- disse lei, fermandosi.
- Hai ragione.- annuì Raven, ancora più seria del solito - E non riesco ad orientarmi. Il muschio cresce a nord, in questo emisfero, ma questi alberi lo hanno sulla destra. E sulla destra c’è l’ovest, se non ricordo male.-
- Ma come abbiamo fatto a perderci?- sbottò la ragazza - O  a cambiare direzione? Abbiamo sempre camminato in linea retta!-
- Magia.- commentò la valchiria - Questo bosco è un labirinto magico. Ecco perché ha voluto nascondersi qui. Dovresti averla percepita, sei una sensitiva, no?-
- Ed ora come ne usciamo?- chiese Nadine, ignorando l’ultima osservazione - Non possiamo Proiettarci, Skin ha detto che non è possibile.-
- E qualcosa mi dice che anche volare servirebbe a poco.- annuì l’altra. Mise una mano sul tronco dell’albero più vicino e chiuse gli occhi - Non mi resta che fare così.-
Nadine avrebbe volentieri chiesto “così come?”, ma ciò che successe un istante dopo le tolse ogni parola.
 
Due ululati gemelli si levarono ai loro fianchi, acuti e poderosi. Istintivamente la ragazza alzò una mano, facendovi comparire una palla di fuoco, pronta a difendersi. Tuttavia, Raven le fece cenno di non muoversi.
- Non sono licantropi.- disse semplicemente - A dire il vero, un lupo mannaro potresti anche affrontarlo.-
- Chi sono?- chiese Nadine, mentre un rumore di passi affrettati si avvicinava costantemente, da due parti diverse.
Raven abbassò la mano, guardandosi attorno.
- I miei cuccioli.- rispose.
Il suono di zampe che battevano il terreno si fece sempre più forte, fino a diventare vicinissimo. Poi, all’improvviso, due grossi lupi comparvero dal sottobosco.
Erano entrambi grigi, dal manto folto e lucente, anche con la scarsa luce che c’era là dentro, e così alti da terra che arrivavano oltre la cintola di Raven.
- Nadine…- disse la Valchiria, accarezzando lentamente il più vicino dei due - Questi sono Geri e Freki. I lupi di mio padre.-
La ragazza annuì meccanicamente, spegnendo la palla di fuoco.
- Sono addomesticati.- le garantì - Non averne paura.-
Si inginocchiò e cinse i colli dei due animali con le braccia. Loro chinarono il capo, fino a posare i musi pelosi sulle sue spalle. Disse qualche parola che Nadine non capì, e che non sembrava neanche inglese. Subito dopo si alzò in piedi, mentre i due lupi scattavano in avanti.
- Andiamo. Ci condurranno da Flynn.-
- E l’incantesimo?-
- Su di loro non funzionerà.- rispose Raven, avviandosi.
Vedendo che partiva in quarta senza voltarsi per guardare se lei stava al passo, Nadine ricominciò a seguirla, affrettandosi per non restare indietro.
- Quindi… puoi parlare con gli animali?- chiese.
- No.- rispose - Solo con alcuni, e solo con quelli di mio padre.-
- E tuo padre sarebbe…?-
- Un dio.- rispose piatta - Una volta.- aggiunse poi.
Nadine comprese che insistere sarebbe stato inutile, così non replicò.
 
- Ci sono degli intrusi.- disse Rawlyn, osservando la piccola sfera avuta in prestito da Julien, che stringeva nel pugno - E gli alberi non li stanno più fermando. Stanno seguendo… dei lupi, credo.-
La sua compagna, Kendra, sbirciò per qualche istante la piccola palla, poi si ritrasse, tornando ad appoggiarsi all’albero.
- La Valchiria.- commentò - Tanto ha ordinato di lasciarla passare, che ti frega?-
- C’è anche qualcun altro.- rispose l’uomo - Sembra la ragazza che era con lei e l’Artiglio Nero in Francia.-
Al sentirlo nominare, Kendra sputò.
- Bah… ci penserà Julien. Sai quanto mi importa di lei.-
- E proprio ora…- continuò l’altro - … sono entrati anche altri.-
Adesso la donna si alzò di scatto, sorpresa.
- Altri? Chi?-
- Due sono ragazzini, non li ho mai visti prima, ma riconosco gli altri: uno è il Templare, e come al solito c’è il Folletto, con lui. L’ultimo, invece, non l’ho mai visto, ma scommetto che è il Fantasma.- guardò per qualche altro istante, pensieroso - Mmmh… e quest’altro qui, invece?- mormorò tra sé, quando vide un nuovo sconosciuto fare capolino nel campo visivo dell’oggetto magico.
Ancora, Kendra osservò la sfera, e poi lanciò un’esclamazione di sorpresa.
- Ma guarda… Marcus.-
- Chi?-
- Un cacciatore di tesori e un mercenario.- spiegò lei - L’ho conosciuto sei anni fa. Deve essere sulle tracce del cristallo, come noi.-
- Lo ammazziamo?-
Ma lei scosse la testa.
- No. Potrebbe esserci utile, basta pagarlo bene e ci aiuterà. Non è una cima, ma sa tenere in mano un’arma.-
- Okay.- disse Rawlyn, raccogliendo la grossa ascia - Allora io andrò a prendere il Folletto, quando si saranno separati, e manderò i lupi dai mocciosi. Tu e Marcus spartitevi il Fantasma e il Templare.-
- Nessun problema.- annuì lei, alzandosi a sua volta.
Dopo aver preso le loro cose si salutarono brevemente, per poi Proiettarsi via, ignorando l’incantesimo che lo impediva agli intrusi.

Altro capitolo un po' lunghetto, eh? Bhè, questo fa onore a chi lo legge tutto, specialmente a Ely79, che recensisce sempre!

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Capitolo 14
*** Cap. 13: Rabbia di Valchiria ***


Alis non sapeva cosa c’era lì, e lui preferì non dirglielo, perché altrimenti avrebbe insistito per seguirlo dentro la caverna. E lui di certo non poteva permetterle di farlo: in primo luogo, era quasi certo che l’ingresso fosse presidiato, e lei da sola non avrebbe mai potuto aiutarlo contro degli Emissari delle Ombre o contro una torma di demoni. Inoltre, questa cosa la doveva fare da solo, perché dubitava di essere pronto a condividerla con altri.
Osservò l’entrata del laboratorio segreto dall’alto del pendio, che pareva sgombro, ma era più che certo che i cani da guardia si sarebbero fatti vivi non appena lui avesse cercato di entrare, anche se per il momento gli erano assolutamente invisibili. Altra carenza da umano normale.
Cominciò a scendere, e subito gli parve di sentire dei movimenti inquietanti attorno a sé, più per mero istinto che per vera percezione sensoriale: i guardiani nascosti in zona si stavano agitando in fretta. Fortunatamente avevano l’ordine di attaccare soltanto se qualcuno avesse aperto la grotta.
O almeno era quello che sperava. In caso contrario… bhè, se non altro avrebbe potuto dire di averci provato.
Qualsiasi fosse la realtà, non successe niente fino a quando non si avvicinò alla fessura in cui infilare il braccio, benché l’atmosfera fosse diventata in qualche modo pesante e opprimente. Era una situazione strana, surreale, benché a prima vista non ci fosse niente di insolito in quella piccola conca.
Tutto sembrava normale, tranne forse l’aria stessa, densa e piena di una umida e gelida patina di paura. Riusciva a sentirla solo grazie ai molti anni trascorsi immerso nella sua stessa magia nera e nelle tremende catastrofi che aveva dovuto sventare per conto del Sommo Concilio. Una persona diversa da lui, probabilmente, non avrebbe avvertito alcunché.
Si guardò attorno con attenzione, ed ancora non vide niente, anche se in alcuni momenti qualcosa parve agitarsi un poco. Qualunque cosa si trovasse lì, stava diventando irrequieta. Meglio fare in fretta: in quel preciso momento era del tutto impotente.
Infilò rapido la mano nella fessura, e subito udì una serie di ringhi e di strida schifose annunciargli l’arrivo imminente dei mostri da guardia. La parete rocciosa cominciò ad aprirsi, e lui non esitò a fiondarsi dentro, mentre qualcosa di grosso si scontrava con la pietra davanti alla quale si trovava lui un istante prima.
Prese la torcia che si era portato da casa, la accese e cominciò a correre in discesa, cercando di non scivolare e pregando che non ci fossero bivi lungo la strada, perché lui non era stato molto attento durante la sua prima visita. Alle sue spalle la porta si richiuse, ma almeno due demoni riuscirono a passare, ringhiando in modo orrendo, inseguendolo a perdifiato. Non osando voltarsi, continuò senza rallentare, anche a costo di lacerarsi la milza per il dolore, mentre gli artigli si facevano sempre più vicini.
Per quanto si sforzasse, scoprì di essere incapace di ricordarsi quand’era stata l’ultima volta che aveva temuto così tanto l’incontro con due demoni minori come quelli. Intanto, la porta non si vedeva…
Le sue forze stavano rapidamente scemando. Sentiva di doversi fermare, di non poter più correre. I demoni dietro di lui, invece, sembravano instancabili. Ogni suo passo loro ne facevano due.
Era ormai certo di essere stato raggiunto, quando infine arrivò in vista della meta. Con un ultimo sforzo raddoppiò la velocità, guadagnando un paio di secondi, ma proprio pochi metri prima di poter toccare la grande soglia metallica finì a terra, inciampando in un sasso.
Questo gli salvò la vita.
I due demoni, mentre lui cadeva, spiccarono un salto atto a raggiungerlo, ma visto che lui era a terra lo superarono e cozzarono contro la porta metallica, che essendo sbloccata si spalancò per poi richiudersi quasi subito, come se fosse stata provvista di una molla. Mentre si tirava su, una serie di scoppi, lamenti pietosi e rumori di scariche gli colpì le orecchie, uniti al puzzo di carne bruciata.
La miseria… Pensò. Il piccoletto non scherzava…
Quando i rumori furono finiti, qualcosa sembrò spalancarsi e poi richiudersi, mentre una serie di oggetti ticchettanti cadevano in quello che pareva un profondo pozzo. Attese ansimante per qualche secondo, ma non sentì altri suoni provenire da dietro l’uscio, e quindi pensò di essere ormai al sicuro.
Aprì la porta lentamente, scandagliando l’area con la torcia: niente, tranne fumo e l'odore di bruciato. Sgusciò dentro e chiuse la soglia alle proprie spalle.
- Fammi luce, rottame d’un computer!- gridò, avanzando di corsa, mentre il noto malessere lo assaliva con ferocia.
La fredda luminosità elettronica delle lampade si spanse sull’ambiente, mostrando i vari macchinari inutilizzabili e gli oggetti dimenticati. La vetrinetta dei cilindri colorati, dritta di fronte a lui, ammiccò maligna al suo indirizzo, accanto alla porta blindata che la affiancava. A quella vista, la nausea lo assalì con ancora più forza, ma si fece coraggio e resistette.
Eh no, cazzo! Pensò tra sé, furioso. Non vi libererete di me così facilmente…
Malfermo sulle gambe (forse la fatica stava accelerando la malattia) si avvicinò alla vetrina, mentre la torcia gli sfuggiva di mano, ed afferrò ciò che cercava: un contenitore pieno di vorticante, malvagia materia nero giallastra. Un calore inaspettato gli pervase la mano, e all’improvviso quella fu la sola cosa che i suoi occhi indeboliti riuscirono a rimettere a fuoco.
Una voce gli parlò nella testa, mormorando cose che non riusciva a cogliere, con un tono malvagio ma al tempo stesso fraterno, come di un nemico a cui si era affezionato negli anni… o erano solo allucinazioni?
Non capì niente di ciò che la voce diceva, che esistesse o meno, ma neanche gli importava. Tutto iniziava e finiva lì.
- La mia vita… faceva schifo… con te…- biascicò al cilindro - Ma… senza di te… è peggio.-
Sollevò il cilindro sopra la testa e lo scagliò con forza a terra.
 
***
 
Darth era in testa al gruppo con Skin, e si guardava intorno per accertarsi di non perdere la strada: tutto, in quel bosco, gli pareva uguale a se stesso, con quegli alberi dritti e l’assenza totale di forme di vita, pieno di ombre e silenzi. Forse, pensò, la fauna era fuggita per colpa di qualche lupo mannaro. Solo le creature magiche riuscivano a tollerarli.
- Credo che dopotutto  ci siano dei licantropi qui dentro.- disse Skin, dando voce ai suoi pensieri.
- Sì, anche io.- rispose lui - E questo mi fa rimpiangere di non essere corso dietro a Vlad.-
- Non c’era il tempo, l’hai detto tu.- osservò Trys - Ma c’era per il gelato.-
- Trys, ora ti taglio la…-
Jo e Xander, alle loro spalle, osservavano gli alberi con leggera apprensione, non molto attenti alle parole dei tre compagni più anziani. Ogni volta che superavano un tronco si aspettavano di vedere un mostro, o un Emissario in agguato.
- Che si fa se incontrassimo dei lupi?- chiese Jo.
- Si colpisce forte e si spera di farli fuori in fretta.- rispose Trys, frugandosi nelle tasche alla ricerca di qualcosa - Senza argento non abbiamo vere armi a nostra disposizione. Dobbiamo per forza ucciderli alla vecchia maniera. Ah, eccola…- borbottò, trovando finalmente una vecchia cannuccia e cominciando a masticarla pigramente.
- Non ci sono garanzie, comunque.- osservò saggiamente Skin - Un licantropo è resistente. Ucciderne uno è difficile, senza aconito o argento.-
- Grazie, continua a rassicurarci così…- sbuffò Jo.
Xander scosse la testa, sospirando tra sé.
- Secondo voi quanto ci metteremo a trovare Raven e Nadine?- chiese, anche per cambiare argomento.
- Non so.- ammise Skin - Sto cercandole, ma questo bosco è… pieno di magia. Orientarsi magicamente è impossibile, potrei seguirle solo se avessero addosso un Incantesimo Tracciante.-
- E perché non ne lanci uno?- chiese Jo.
- Perché dovrei lanciarlo su di loro da vicino.- spiegò, senza voltarsi - In pratica, sono misure preventive: se io ve ne lanciassi uno adesso, dopo potrei trovarvi in fretta senza bisogno d’altro.-
- Quindi sei utile come Trys ad una conferenza sulla fisica quantistica.- sospirò Darth.
- Eh?- fece lui, che si era distratto per annusare una macchia di muschio su una pietra.
- Temo di sì.- rispose a malincuore Skin - Avrei dovuto farlo prima, quando potevo…- gemette - E gli altri incantesimi di orientamento sono tutti disturbati dalla magia di questo posto…- ed imprecò un istante tra sé, a bassa voce.
- Lascia stare.- lo consolò Trys, dandogli una pacca sulla spalla - Ormai, quel che è fatto è fatto.-
- Ha ragione.- concordò Darth - Anche se detto da lui vale poco… è questo che ha detto a Daniel, dopo il fatto sul monte Danan…-
 
Marcus si fermò un attimo per cercare di fare mente locale, certo di aver ormai perso la strada: più andava avanti, più si convinceva trovarsi in presenza di una qualche forma di magia disorientante che impediva a chiunque di riuscire a trovare la strada in quel bosco. E non era nemmeno riuscito a raggiungere la Valchiria o il ragazzino: il gomitolo che portava con sé poteva aiutarlo ad uscire, ma era assolutamente inutile per cercare quei due. Mentre si sedeva su una pietra lì vicino per riflettere una voce gli parlò, facendolo sussultare e scattare di nuovo in piedi.
- Mi sembri stanco.-
Sguainò la spada, allarmato, e la puntò verso la donna che gli sorrideva con aria scaltra, appoggiata mollemente ad un albero lì vicino.
- Kendra!- disse sorpreso, abbassando leggermente l’arma - Cosa fai qui?-
- Collaboro con Julien.- rispose lei, avvicinandosi - E tu?-
Lui si strinse nelle spalle.
- Cerco il frammento dentro di lui.- ammise - Volevo rivenderlo a chi mi avesse offerto di più.-
La donna rise di gusto.
- Sei sempre il solito…- commentò - Bhè, temo di non poterti far prendere il frammento. Non sono stupida.-
- Quindi vuoi uccidermi?- chiese lui.
- No. Lascerò che lo faccia il Pentacolo.- spiegò.
Prese un sacchetto dalla cintura e glielo lanciò. Marcus lo afferrò al volo e lo aprì: al suo interno c’erano diversi pezzi d’oro.
- Ne avrai dieci volte tanti, se ci dai una mano contro di loro.- disse - Accetti?-
Lui sorrise tra sé, intascando l’oro.
- Chi devo affrontare?-
 
Una decina di minuti dopo, Darth era ancora in testa, poco più avanti di Skin. Avevano smesso tutti quanti di parlare, e quel silenzio gli pareva un po’ opprimente.
- Come va là dietro?- chiese.
Nessuna risposta.
- Ehi, vi ho chiesto…-
Si voltò di scatto, ma nessuno era dietro di lui. Tutti, persino Skin, erano spariti di botto.
- Cosa…?- sbottò, allibito.
Non riusciva a crederci: era impossibile che si fosse spinto tanto avanti, era stato attento a non distanziarli. Sapeva bene che il suo addestramento da Templare lo aveva abituato alle marce lunghe e a sopportare molta più fatica di tanti altri, ma Skin e Trys non erano persone normali, ed avrebbero potuto tenergli dietro abbastanza tranquillamente. Anzi, Trys era persino più resistente (e, sotto un certo punto di vista, più forte) di lui. Al massimo, quindi, Xander e Jo si sarebbero persi. Ma tutti quanti…
- Ehi! Dove siete?- gridò.
Non ricevette, di nuovo, nessuna risposta. Doveva essere la magia che permeava il bosco, si disse, ad averlo allontanato dai suoi compagni, e questo lo preoccupava; non tanto per sé, che sapeva cavarsela piuttosto bene, e nemmeno per Skin o Trys, che erano bravi come lui, se non di più, per certi versi (Trys sapeva destreggiarsi nei boschi meglio di chiunque altro, e Skin era in grado di ritrovare la strada molto più facilmente di lui). A dire il vero, aveva paura per Jo e Xander: potevano anche aver affrontato la Fornace ed i numerosi demoni che ne erano usciti fuori, ma in molte occasioni si erano salvati solo per l’aiuto datogli da Timmi
 Erano ancora apprendisti, poco pratici della loro magia, e con pochissima esperienza sul campo, alla loro prima vera missione. Un eventuale incontro con dei lupi mannari non li avrebbe visti vincitori tanto facilmente, né uno con degli Emissari delle Ombre.
Ma ebbe poco tempo per pensare a loro perché qualcuno, alle sue spalle, gli parlò.
Di certo, la sua voce non somigliava a quella dei suoi compagni.
- Buonasera.-
Si voltò di scatto, i nervi tesi al massimo, e si trovò di fronte Marcus, ora dentro una tenuta di cuoio comoda e leggera, tipica dei cacciatori o degli avventurieri. Appesa alla schiena aveva la spada, proprio come lui.
Lo osservava con la massima disinvoltura, a braccia conserte, apparentemente a proprio agio in quel bosco.
- Marcus!- esclamò il Templare, piuttosto freddamente - Credevo ti avessimo detto di stare lontano da questa storia!-
Lui si strinse nelle spalle.
- Sono duro d’orecchi.- replicò - Ma capisco bene il linguaggio dell’oro.-
- Quindi sei qui per combattere con me?-
Lui annuì.
- A me il Templare, così mi hanno chiesto.-
Lui s’incupì.
- Ah, d’accordo.- disse scocciato - Se ci tieni tanto…-
Prese l’impugnatura che gli sporgeva dalla spalla, ed estrasse la lunga spada sulla cui elsa era incisa una luna a un quarto.
 
Intanto, anche Skin si era reso conto di essere da solo, e la cosa lo scocciava tanto quanto Darth. O meglio, non era proprio da solo.
Sentì un movimento alle sue spalle, come di passi leggeri che si sforzano di non farsi sentire, e un sibilo di aria tagliata gli colpì le orecchie. Qualcuno cercava di colpirlo con una spada.
Si chinò rapidamente, roteando su se stesso, e l’arma gli passò sopra senza toccarlo. Nel mentre allungò il braccio destro, facendo uscire i tre artigli dalla tuta.
L’Emissaria che lo aveva aggredito dovette saltare indietro immediatamente per evitarli. Ne uscì illesa, ma si allontanò troppo per la portata della sua arma, e si prese un bello spavento dovuto alla sorpresa. Intanto lui raddrizzò la schiena, truce in volto.
- Dov’è Raven?- sbottò.
La donna lo guardò con un’espressione altrettanto dura.
- Oh, tranquillo, Fantasmino…- disse, impugnando la spada - La raggiungerai in fretta… o forse sarà lei a raggiungerti, chissà… dipende da chi durerà di più.-
 
I due ragazzi si fermarono stupiti, cercando con lo sguardo Skin, Trys e Darth, i quali erano improvvisamente scomparsi. Non se n’erano nemmeno accorti, e questo aveva dell’incredibile, considerando il fatto che si trovavano precisamente di fronte a loro, a circa una trentina di centimetri di distanza.
Semplicemente era successo che, oltrepassando l’ennesimo tronco d’albero, i loro tre compagni erano scomparsi, volatilizzati nell’aria come se fossero fatti di vapore. Quantomeno, potevano ritenersi fortunati a non essersi persi anche loro due: probabilmente dipendeva dal fatto che camminavano molto più vicini.
- Grandioso…- grugnì Jo, guardandosi attorno - E ora dove sono finiti tutti?-
- Boh…- rispose Xander, con la voce meno piena di apprensione di quanta in realtà non ne sentisse in corpo - Ma dobbiamo trovarli. Non mi va di rimanere da solo, se ci sono dei lupi mannari in giro. E stasera c’è anche la luna piena.-
- Cosa?- gridò l’amico - Stai… scherzando?-
- No.- rispose lui, massaggiandosi l’orecchio in cui lui aveva urlato (erano davvero vicini) - Ho guardato il calendario, stamani. Oggi è plenilunio.-
- Ah, fantastico!- sbottò Jo - La ciliegina sulla…-
Un poderoso ululato, terribilmente vicino a loro, li fece sussultare entrambi per lo spavento, mentre dei passi pesanti si facevano avanti tutto intorno, da quattro punti diversi. I lupi avevano teso loro un agguato, e adesso era tardi per scappare.
- … torta…- terminò Jo, con un filino di voce.
Xander deglutì e si voltò, cercando di tenere d’occhio tutti i lupi che stavano rapidamente emergendo dalle fronde (Timmi gli aveva insegnato a non perdere mai di vista un avversario), e al tempo stesso pensando in fretta: se fossero riusciti a colpirli con abbastanza forza, magari avrebbero avuto una possibilità di scappare, quantomeno.
Il problema stava nel fatto che erano loro due da soli, contro almeno quattro licantropi, durante una notte di luna piena ed in condizioni di svantaggio magico, non avendo terminato l’addestramento pratico. Sapevano combattere, ma non possedevano ancora capacità adeguate a situazioni come quella.
Dobbiamo accopparne uno…Pensò tra sé. Magari basterà ad aprirci un varco…
Sperando con tutto il cuore che questo potesse bastare, osservò i lupi avvicinarsi ancora.
 
Trys continuò a mangiucchiare la cannuccia, camminando tranquillamente in mezzo al bosco stregato. Si era accorto quasi subito di essere rimasto solo, ma non se la prese più di tanto.
Devo trovare i ragazzi. Pensò tra sé e sé. Speriamo che stiano bene.
All’improvviso, una grossa ascia bipenne gli sfrecciò a pochi centimetri dal naso, finendo col in conficcarsi nel tronco di un albero lì accanto.
Lui le scoccò un’occhiata curiosa, spostando la cannuccia da un lato all’altro della bocca con la lingua. Subito dopo, riprese a camminare.
Rawlyn, basito, corse a recuperare l’ascia, che aveva quasi aperto in due il tronco, e guardò la schiena del Folletto.
- Ehi!- gli gridò dietro - Ti ho quasi colpito con un’ascia! Possibile che tu non l’abbia notato?-
- Oh, sì, l’ho notato.- rispose Trys, fermandosi e voltandosi, ancora calmissimo - Però non mi hai preso, quindi perché mi devo preoccupare? Non hai fatto male a nessuno… a parte l’albero. Che male ti ha fatto? Ha insultato tua sorella? A me una volta è successo, ma me lo meritavo, avevo schiacciato una ghianda…-
Rawlyn lo osservò ancora per qualche momento, indeciso se credere alle sue parole o pensare che lo stava prendendo in giro.
- Va bene… ora però comincia a preoccuparti, eh?- sbottò, impugnando bene l’ascia - Perché questa volta ti colpisco dritto dritto al collo.-
Trys aggrottò la fronte.
- Bhè… se credi di riuscirci…-
Prima che Rawlyn potesse muovere un passo, Trys si era già lanciato verso l’alto e, rimbalzando sull’albero più vicino, riuscì a darsi una spinta tale da superarlo con un balzo.
Il tempo che ci mise l’Emissario a voltarsi, lui lo impiegò per far comparire la lunga arma che era formata da un solo pezzo metallico, una sorta di lucente asta azzurra, che aveva l’aspetto di due lame congiunte al centro da un’impugnatura per le mani; la fece roteare rapidamente, ed il suo avversario riuscì a pararne l’attacco per un pelo con la grossa ascia.
Cercò di spingerlo via, ma fu nemmeno in grado di fargli sollevare l’arma. E stava facendo pressione con una mano sola.
- Se vuoi puoi provare a tagliarmi la testa.- disse il Folletto, serissimo - Non mi preoccupo. Darth minaccia di farlo due volte al giorno.-
 
***
 
Finalmente, Raven e Nadine giunsero in una radura semibuia, dove una sfera di vetro piena di piccoli insetti luminosi rischiarava un po’ l’ambiente, appesa ad un ramo lì vicino. I due lupi che le guidavano si fermarono poco prima, voltandosi a guardare la padrona.
- Grazie.- disse Raven - Ora andate a cercare i nostri amici. Aiutate chi è in difficoltà, se potete.-
I due animali non emisero un solo verso e, muovendosi rapidamente, si dileguarono tra gli alberi. Lei, invece, entrò nella radura, seguita da Nadine.
Appena ebbero messo piede nello spiazzo videro Flynn, quasi di fronte a loro. Era addormentato seduto, con i polsi legati ad un albero, e sembrava essere appena uscito da un combattimento con un branco di gatti.
- Oddio…- gemette la ragazza, mentre la sua compagna correva dal bambino.
Lei si affrettò a seguirla, ed il rumore dei loro passi lo svegliò.
- Raven!- esclamò.
- Mi dispiace.- disse subito lei - Ti portiamo via subito, promesso.-
- No… lui è qui…-
- Lo so, è nel bosco.- commentò la Valchiria, tagliando le corde che gli bloccavano i polsi con uno dei suoi stiletti - Tranquillo, stanno arrivando altri ad aiutarci.-
- No, è qui, alla vostra destra!- esclamò il bambino.
Nadine e Raven si voltarono verso destra e videro Julien Wings appoggiato mollemente ad una albero, leggermente nascosto da alcuni rami, con le braccia incrociate sul petto.
- Salve.- disse, facendosi avanti e raggiungendo un altro albero un po’ meno riparato, appoggiandovisi contro - Siete state carine a passare di qua.-
Raven prese Nadine per un polso e portò il suo orecchio accanto alla sua bocca, fissando l’avversario con una ferocia che la ragazza non avrebbe mai pensato di vedere sul suo volto.
- Nadine, ti supplico di non lasciare Flynn nemmeno un istante. Tienilo vicino a te.- detto ciò, si allontanò da sola verso il centro della radura, senza staccare gli occhi da Julien, che inarcò un sopracciglio.
- Vuoi lottare?- chiese - Disarmata? Contro di me?-
Raven strinse i pugni, e si sentirono chiaramente le falangi scricchiolare.
- Io voglio lottare.- disse con lentezza, ancora palesemente furiosa - Voglio farlo contro di te.- mise le mani davanti a sé, chiuse a pugno, una sopra l’altra - Ma non sono affatto disarmata.-
Una folgore lucente, che pareva fatta di ghiaccio luminoso, partì dalle sue mani verso l’alto e verso il basso, prendendo la forma allungata e sottile di qualcosa.
La luce si spense con la stessa velocità con cui era arrivata, e tra le dita adesso stringeva il manico color ghiaccio di una lancia dalla punta a forma di goccia. Subito sotto c’erano due lame separate formate da un altro pezzo di metallo, simili a quelle di un’alabarda. Erano dello stesso colore della punta, come neve appena caduta.
- Gungnir.- disse Raven, sotto gli sguardi attoniti di Nadine e Flynn - Un vecchio cimelio di famiglia.-
Julien ne parve impressionato, però non intimidito. Si separò dall’albero e pose le mani sui fianchi, ancora rivolto alla Valchiria.
- Molto bella.- ammise - Ma non importa quale arma tu usi. Non servirà mai a niente, contro la mia immortalità.-
Lei fece un verso sprezzante e gli rivolse uno sguardo di puro veleno, abbassando l’arma e tenendola in una mano sola, inclinata verso terra.
- Non ha importanza cosa tu pensi della mia lancia.- disse con voce tremante di rabbia - Tu sei… solo uno stramaledetto bastardo.- puntò un dito contro Flynn - Stiamo parlando di un bambino! Un bambino, maledizione!- gridò, e per un istante parve pazza - Tu hai dato la caccia ad un bambino! Nato in laboratorio oppure no,  è sempre un bambino! Come osi trattarlo da animale, razza di…-
Julien scosse la testa, ridendo piano della sua collera, e questo la fece solo infuriare di più.
- Tu…- sibilò - Tutto… tutto ciò che hai fatto…- e poi, perse il controllo, forse per la prima volta nella sua vita.
 
Nadine, spaventata, non riuscì a non fare un passo indietro, imitata da Flynn, incapace di staccare gli occhi da lei.
- HAI CERCATO DI UCCIDERDE ME, E PUÒ ANCHE ANDARMI BENE, PERCHÈ RISCHIO LA MIA VITA QUASI OGNI GIORNO!- la sua voce echeggiò tra gli alberi e le fronde i quali, finalmente, si smossero con un fruscio. Che anche gli alberi avessero paura? - Tu sei soltanto un… UN DANNATISSIMO FARABUTTO AVIDO ED EGOISTA!- gridò, fuori di sé, i capelli che le ricadevano disordinati davanti alla faccia, coperta per metà - NON MERITERESTI ALTRO CHE ESSERE FATTO A PEZZI E SEPOLTO NELLO… NELLO STERCO DI DRAGO!-
Il bosco, finalmente, ruppe il proprio silenzio, percorso da un fruscio tremolante, come se reagisse alle sue parole, e Julien smise di sorridere: forse aveva capito di essere il primo nella storia a fare arrabbiare così tanto la Valchiria, o forse non gli piaceva quell’ultima immagine che lei aveva evocato. Ad ogni modo, prese la sua spada e si preparò a combattere.
- Molto bene.- disse - Se allora pensi di farcela, accomodati pure. Sono curioso.-
- No…- ringhiò piano Raven, impugnando la lancia con entrambe le mani e mettendosi in posizione di battaglia - Tu non sei curioso. Sei solo morto.-
 
La disgustosa poltiglia rimase a terra, immobile come fango. Per un istante temette che Flynn si fosse sbagliato, e che il demone fosse morto.
Poi quella si animò all’improvviso, e con ferocia ribollente tese tentacoli liquidi verso di lui, gettandosi poi addosso al suo corpo con tanto furore da farlo cadere indietro. Si sentì soffocare, bruciare, avviluppare completamente…
Perse la cognizione del tempo e dello spazio, gli sembrò di essere riempito di lava bollente, direttamente nelle vene. Non sapeva più se era in piedi o a terra, se aveva urtato con la spalla qualcosa oppure no… forse era morto, ed era finito all’inferno…
Poi lo strazio finì, lasciandolo senza fiato, e si rannicchiò su se stesso, scoprendo di essere sul pavimento. Rimase immobile, cercando di recuperare le forze. E quelle tornarono, più vigorose e vive di prima.
Si rialzò in piedi con un’agilità quasi dimenticata, inspirando a fondo. Guardò a destra, poi a sinistra, e vide tutto con una nitidezza tale da fargli quasi credere di essere al sole. Mosse lentamente la testa e le braccia, in ampi movimenti circolari, e le sue ossa eruppero in liberatori scricchiolii.
- Ora ragioniamo.- ringhiò - Solo una regola, vecchio mio.- si voltò verso la vetrina piena di cilindri, ammirando con cupa soddisfazione il proprio riflesso - Io e te saremo gli ultimi.-
Afferrò un tubo di metallo fissato alla parete e lo strappò via senza sforzo. Un denso gas bianco uscì dalla macchina a cui era appartenuto, ma non se ne curò. Impugnò saldamente la mazza improvvisata nella mano, poi la abbatté con forza sulla scaffalatura.
Ogni singolo cilindro cedette sotto i suoi colpi, cadendo a terra assieme alla vetrina distrutta. I liquami demoniaci si sparsero a terra e si mescolarono, poi iniziarono a bollire ed evaporare, incapaci di sopravvivere o di attaccarsi a qualcosa di umano, poiché nessun umano era più presente lì dentro.
Dopodiché, gettò via il tubo e colpì con un calcio tremendo la porta blindata accanto alla vetrina rotta. Quella resistette all’urto, ma la parete a cui era fissata no, perché si ruppe all’istante con un boato incredibile, facendola cadere poi in un corridoio tra due altissime scaffalature piene di altri cilindri.
Timmi entrò nella stanza, talmente grande che probabilmente occupava l’intera montagna. A perdita d’occhio si vedevano scaffali su scaffali ricolmi di contenitori, ognuno di essi riempito con un liquido diverso. Migliaia e migliaia di demoni estratti per far fronte alla follia dei Custodi dell'Eden, ora raccolti lì per tenerli al sicuro.
- Salve a voi, fratelli.- disse, avvicinandosi agli scaffali - Io sono il vostro fratellino minore. E non ho un buon rapporto con la famiglia.-
Appoggiò le spalle contro la scaffalatura più vicina puntellando le gambe contro quella di fronte, poi cominciò a spingere, grugnendo leggermente per lo sforzo. I bulloni con cui erano fissati a terra cominciarono a deformarsi e a gemere, sofferenti.
Poco dopo, gli scaffali cedettero e cominciarono a cadere fino ad abbattere quelli successivi, che poi colpirono gli altri, in un effetto domino che percorse tutta la stanza, facendo cadere una scaffalatura dopo l’altra, frantumando ogni singolo cilindro.
Senza voltarsi indietro, Timmi uscì dal laboratorio, mentre i cilindri continuavano a rompersi. Era quasi all’uscita del tunnel quando finalmente smise di sentire i rumori di vetri infranti.

Ha recuperato i poteri! Wow! Aveva ragione Ely79: è rimasto umano solo per sei capitoli.

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Capitolo 15
*** Cap. 14: Scontri tra gli alberi ***


I demoni attorno alla grotta andavano avanti e indietro come leoni in gabbia, ringhiando e brontolando rabbiosi. Il velo di magia che li rendeva invisibili si era dissolto, e adesso chiunque avrebbe potuto vederli. Non che questo li preoccupasse..
Uno in particolare, il più forte e grande demone presente in quel luogo, artigliava il terreno ad ogni passo, sollevando zolle di terriccio e polvere, scuotendo la lunga coda affilata e irta di punte, che ogni tanto scavava dei solchi attorno a sé.
Ad ogni suo movimento, le numerose e acuminate placche ossee che aveva sull’imponente schiena si agitavano come acqua di mare percorsa da un’onda.
- Vieni fuori, umano…- ringhiò pianissimo il demone, facendo guizzare la coda sottile - Sssso che sssei qui… ti ssssento…-
Infatti, un nuovo odore si stava rafforzando sempre più, tra quelli dei demoni lì attorno. Tuttavia, quando ebbe aspirato per bene l’aria comprese che, tutto sommato, non sembrava esattamente quello di un essere umano…
Ci fu un botto, un tremendo scoppio che polverizzò l’entrata della grotta, e finì gambe all’aria assieme ad una mezza dozzina di demoni minori. Qualcosa che era persino più grande di lui guizzò agilmente fuori dalla caverna, tra la polvere. Immediatamente, i mostri lì attorno si lanciarono all’attacco, ringhiando e sbavando, con strida così brutali da terrorizzare chiunque. Il demone si rialzò, annusando l’aria in cerca dell’odore dell’umano… ma sentì solo l’odore di altri demoni.
Un ruggito molto più forte di quelli lanciati dai suoi compagni squarciò l’aria, e tutte le creature che si erano gettate su ciò che era uscito dalla grotta vennero scagliate lontano, rimbalzarono sul terreno e sulle pietre. Alcuni demoni erano coperti di ferite, altri erano stati fatti a pezzi con ferocia animalesca, e poi un altro gigantesco ruggito fece tremare il terreno.
Un istante dopo, qualcosa lo afferrò per il collo e lo rovesciò a terra sulla schiena, tenendolo stretto. Poi un viso umano e rabbioso gli si parò davanti.
- Tu sei il solo che sappia parlare, quindi non ti squarto subito.- ringhiò Timmi - Ma dimmi immediatamente dove trovare Julien Wings, o ti trasformo in sformato di mostro!-
 
Jo e Xander fecero entrambi del proprio meglio per tenere a distanza il piccolo branco che li assediava, arrivando addirittura ad appiccare fuoco all’erba attorno a loro, disegnando un anello di fiamme che fermò, almeno momentaneamente, l’avanzata degli aggressori.
I licantropi, dal canto loro, non si scoraggiarono affatto e, per quanto il fuoco riuscisse a tenerli a bada, sapevano che non avrebbe potuto fermarli per sempre. Facevano avanti e indietro attorno a loro, le labbra arricciate, così che ogni singola zanna fosse ben visibile scintillando in maniera inquietante; ogni tanto uno dei due provava a colpirli con una magia di qualche tipo (Xander provò addirittura a fare esplodere il terreno sotto di loro), ma ogni volta i colpi andavano a vuoto, o comunque non producevano danni rilevanti.
Jo riuscì a respingerne uno che, in uno slancio di coraggio, cercò di attraversare le fiamme con un balzo, spedendogli contro una saetta che lo fece ruzzolare via, guaendo come un cucciolo.
- Bel colpo.- disse Xander.
- Grazie.- rispose lui, asciugandosi la fronte sudata - Ti è venuta qualche idea?-
- No. Le esplosioni non bastano, non riesco a farle abbastanza forti.-
- Andiamo, siamo maghi!- esclamò Jo, agitato - Possiamo fare di più, oltre che fare esplodere le cose!-
- Bhè, a lezione dicevano di usare l’argento, in questi casi.- rispose Xander, osservando con apprensione i lupi mannari lì attorno - E se non ce n’è, una qualche erba che li può avvelenare.-
- Che erba?-
- E che ne so, mica me lo ricordo!-
E proprio nel momento migliore, direi…si ritrovò a pensare.
- Come sarebbe a dire che non te lo ricordi?- sbottò Jo - Come cavolo puoi scordartene proprio ora?-
- Bhè, potresti stare attento anche tu, ogni tanto!- protestò Xander.
Le fiamme si abbassarono ancora, e i lupi ne approfittarono per lanciarsi di nuovo all’attacco.
I due eressero scudi magici che li fermarono di nuovo, ma dopo appena pochi secondi una poderosa zampata mandò quello di Jo in frantumi, lasciandolo scoperto all’aggressione dei due licantropi che lo attaccavano.
- Jo!- gridò Xander, incapace di aiutarlo, con il suo scudo da mantenere attivo.
Lui indietreggiò in fretta con un salto, e questo gli permise di evitare, almeno parzialmente, un colpo di artigli che altrimenti l’avrebbe sbudellato. Riuscì a cavarsela con tre segni paralleli sul petto.
- Ahia!- esclamò - Ehi, è la mia maglia preferita!- protestò, alzando entrambe le mani.
Una forte luce verdastra gli si raccolse sui palmi, e dopo un attimo gli partì un colpo grande quanto una palla da baseball. Centrò in pieno uno dei due lupi ed esplose con un viscido “plotch”.
Quello si ritrovò istantaneamente avviluppato in una sostanza vischiosa, che gli bloccò quasi totalmente i movimenti.
- E sniffati un po’ di colla!- sbottò furente Jo.
Ma aveva esitato troppo nel colpire ancora, e l’altro lupo gli saltò addosso prima che potesse muoversi. Nel frattempo, lo scudo di Xander cedette sotto i colpi degli altri due licantropi, e il ragazzo cadde a terra con l’amico.
Poco mancò che non venissero spazzati via dalla carica, ma la fortuna venne loro in aiuto: con un ringhio, qualcosa di grigio si lanciò addosso ad uno dei lupi, trascinandoselo poi dietro e finendo col travolgere gli altri due.
Sgomenti, i due amici si alzarono in piedi, mentre un grosso lupo grigio (ma più piccolo dei licantropi) si metteva tra loro e gli avversari, ringhiando furioso.
In qualche modo, sembrava riuscire a tenerli lontani da solo.
- Un lupo… che affronta altri lupi?- disse Jo, sorpreso.
- Un lupo speciale, idiota.- disse una voce saccente.
Un attimo dopo, un enorme gavettone disegnò un arco sulle loro teste, colpendo il lupo incollato al suolo ed esplodendo in una nube liquida.
Non appena i licantropi ne vennero investiti, lanciarono dei pietosi guaiti, agitandosi in preda ad atroci tormenti. Un attimo dopo cominciarono a barcollare via (ad eccezione di quello coperto di colla, che finì con lo svenire), dandosi ad una fuga disordinata, accecati, urtando l’uno contro gli altri o finendo addosso agli alberi, incespicando e scivolando.
Sorpresi e fradici di quella strana sostanza, Jo e Xander guardarono Alis avvicinarsi a loro, carica di palloncini colorati pieni di liquido. Il lupo che li aveva salvati trotterellò al suo fianco, ora mansueto.
- Che roba è mai quella?- chiese Jo - E da dove arrivi? E chi è quel lupo?-
- Quante domande…- ridacchiò la ragazza - Questi sono gavettoni pieni di estratto d’aconito e nitrato d’argento.- spiegò porgendoglieli - Tenete, saranno utili contro i lupi, se tornassero. Lui l’ho trovato appena entrata nel bosco.- aggiunse, accennando all’animale - Mi ha costretta a seguirlo. Credo voglia aiutarci, ma non so da dove viene.-
I due la guardarono increduli.
- Bhè, almeno hai avuto un ottimo tempismo.- commentò Jo - Grazie.-
La ragazza sbuffò e ricominciò a camminare, preceduta dal lupo.
- Cosa ci fai qui?- le chiese nuovamente Xander, inseguendola - E come ci hai trovati?-
- Ho saputo che avevate bisogno di aiuto.- spiegò lei - Al palazzo mi hanno detto dove trovarvi e mi hanno dato questi palloncini, nel caso in cui ci fossero dei licantropi in giro. Voi siete andati via troppo presto perché potessero fornirveli. Tra parentesi, i rinforzi arriveranno entro la mattinata, non prima. Siamo soli.-
- Grande…-
- Comunque, è stato il lupo a portarmi da voi.- continuò la ragazza - E, cambiando argomento, siete delle teste di cazzo.- sbottò - Non avete idea di cosa sta passando Timmi, e lasciarlo da solo è quanto di peggio poteste fargli.-
I due si guardarono ancora, e stavolta a disagio: entrambi sapevano che aveva ragione.
- Ehm…- disse Xander - Lo sappiamo… ci dispiace molto…-
- Non è a me che dovete dirlo.- sbuffò l’amica - Ditelo a Timmi, quando lo trovate.-
- Perché dici “quando lo trovate”?- chiese Jo.
- Perché mi ha chiesto un passaggio in Francia, e chissà cosa ci è andato a fare.-
 
***
 
La lama di Kendra fendette l’aria svariate volte, ma ben presto la donna scoprì che Skin non era chiamato “Fantasma” per un meschino scherzo del fato.
Non aveva realmente bisogno di usare tutti i suoi poteri, contro di lei, ma il tempo stringeva. Decise così di liberarsi dell’avversaria il prima possibile.
- Scusami…- disse dopo qualche minuto di combattimento, portandosi fuori tiro con un salto - … ma vado di fretta. Ho delle cose da fare, e delle persone da trovare. Non ho tempo per te.-
Lei fece un verso sprezzante, togliendosi i capelli dagli occhi.
- Certo, fai pure!- lo sfidò - Ma questo bosco non ti permetterà di fuggire. Non sarai mai in grado di scappare, mio caro.-
- Non ne ho bisogno.- rispose Skin - Se tu riesci a orientarti, hai sicuramente una Sfera di Controllo. Quindi, ecco cosa farò adesso…- ripose artigli e lama nei bracciali della tuta ed incrociò le braccia, fissandola con serietà - Adesso userò tutti i miei poteri per sconfiggerti in fretta, poi ti ruberò la sfera e troverò i miei compagni. Chiaro, adesso?-
Kendra aggrottò la fronte.
- Ma davvero?- chiese, sarcastica.
- Sì.- annuì lui - Davvero.-
L’aria attorno a lui cominciò a tremare, mentre dal suo corpo fuoriuscivano come tentacoli violacei, semitrasparenti. Sotto gli occhi dell’avversaria, la sua immagine prese a sbiadire. Si espanse, perse forma…
 
Kendra sgranò gli occhi e spalancò la bocca, cominciando visibilmente a tremare. Se gliel’avessero chiesto, avrebbe detto di trovarsi davanti ad uno spettro.
Un’informe  figura che pareva fatta di aria livida era adesso di fronte a lei, priva di volto o di qualsiasi altro lineamento che l’avrebbe identificata. Un’ombra scura, con solo due occhi rosso fiamma.
Con un sospiro le si gettò addosso. Kendra gli lanciò contro tutte le magie che le venivano in mente: palle di fuoco, saette, lame magiche…
Tutto gli passò attraverso.
Alzò istintivamente le mani, un attimo prima che la investisse.
 
La donna finì a terra con un gemito, semisvenuta. Skin riprese la propria forma originale, osservandola dall’alto in basso.
- Ora, la Sfera di Controllo.- disse, quasi rivolto a se stesso.
Le frugò nelle tasche, trovandola in poco tempo. Stringendola nel palmo, si rialzò e fece per andarsene.
- Ehi…- gracchiò l’Emissaria - Cosa…- tossì una volta - Dove stai andando?-
- Via.- rispose senza voltarsi.
- E mi lasci… mi lasci qui?-
Lui aggrottò la fronte, e finalmente la guardò: lo stava osservando sorpresa e arrabbiata allo stesso tempo.
- Sì, ti lascio qui.- rispose - Di certo, non ti porterò con me.-
La donna scosse la testa.
- No. Mi chiedo perché mi lasci in vita.-
Skin fece un verso scocciato.
- Certo, risolverebbe tutto.- ridacchiò senza allegria - Io non uccido. Non molto, almeno.-
- Già… a differenza del tuo amico mezzodemone…- ringhiò amaramente lei.
Skin si strinse nelle spalle.
- Di qualsiasi cosa tu stia parlando, ha fatto bene.- disse - E non mi chiedo nemmeno perché. Lo conosco, e senz’altro aveva un motivo valido.-
Detto questo, si allontanò senza lasciarla finire la frase.
 
Nel frattempo, anche Darth si liberava del suo ostacolo.
Marcus non era sicuramente un genio, come aveva dimostrato fino ad ora, ma almeno sapeva usare la spada. Tuttavia, era ben lontano dal suo livello.
I due fecero cozzare un paio di volte le spade l’una contro l’altra, finché il mercenario non tentò un colpo poderoso probabilmente mirato a disarmarlo. Darth, tuttavia, resse alla perfezione l’attacco e lo colpì al mento con un calcio che lo fece roteare una volta su se stesso.
Marcus cadde a terra, ma si riprese abbastanza in fretta da spazzare l’aria all’altezza dello stomaco di Darth con la spada, tanto che lui dovette saltare indietro per evitare di essere tagliato.
- Ehi…- ridacchiò il Templare, sogghignando - Sai, questo è un gioco a cui sono più bravo io.-
Spazzò l’aria a sua volta, volontariamente a vuoto, ad una distanza evidentemente eccessiva per rappresentare una qualsiasi minaccia.
Un istante dopo, uno spicchio scintillante d’argento si materializzò in quel punto esatto, simile ad una falce di luna, che si lanciò verso Marcus.
Lui sgranò gli occhi per lo stupore e si gettò di nuovo a terra, mentre la lama magica gli passava sopra e segava perfettamente in due un albero alle sue spalle. Quello cadde a terra con un tonfo sordo ed un rumore di rametti spezzati, sotto lo sguardo sorpreso del mercenario.
- Ma come accidenti hai fatto?- chiese, rialzandosi e guardando il proprio avversario.
- Te l’ho detto.- ridacchiò il Templare - So giocare meglio di te a questo gioco.-
Prima che Marcus potesse replicare, Darth gli si avvicinò rapidamente, stringendo la spada con entrambe le mani, e menò un fendente da destra. Il mercenario lo parò, ma perse l’equilibrio e cadde in ginocchio
Nel tentativo di riprendersi, Marcus scagliò una saetta al suo indirizzo, mancandolo. A quel punto, Darth decise di essersi stancato: lo fece alzare con un tremendo calcio al mento che lo tirò in piedi, poi gli diede una testata che lo stese.
 
Darth rinfoderò la spada, guardandosi attorno: da che parte andare, adesso?
Avere sconfitto il proprio avversario (peraltro poco preparato) non gli era stato di grande utilità. Doveva muoversi, e sperare di trovare gli altri.
Percepì un movimento alle sue spalle, e si voltò di scatto: Marcus si era già ripreso, e si stava alzando in piedi con la spada in pugno.
Scocciato, fece per riprendere la propria, ma poi successe qualcosa di inaspettato: un lupo grigio balzò fuori dal nulla, ringhiando, e si gettò sul mercenario.
Lo scaraventò ancora a terra, azzannandolo al collo. L’uomo lanciò un grido, mentre l’animale gli staccava un pezzo di carne in prossimità della carotide, che si aprì come un budino.
- Freki?- chiese Darth, un po’ sorpreso, mentre l’animale si separava dal povero Marcus - O Geri?-
Il lupo si leccò il sangue sulle zanne, guardandolo negli occhi.
- Ah, non importa…- sospirò lui - Dai, portami dagli altri.-
L’altro abbaiò una volta e lo precedette nel bosco.
 
Marcus rimase da solo, completamente ignorato dal Templare. Cercò di tamponarsi la ferita con le mani, gemendo debolmente.
Sarebbe morto lì, ne era certo…
Mentre pensava a questo, un’ombra parve distaccarsi da quelle che permeavano la selva, componendo una silhouette avvolta in un mantello nero. Un uomo incappucciato era comparso all’improvviso, e portava un medaglione a forma di rosa nera, con un occhio al centro.
La figura non disse una parola, ma alzò una mano e nel palmo comparve quella che, a prima vista, poteva essere scambiata per una sfera di fiamme; mettendola faticosamente a fuoco, Marcus riuscì a distinguere quella che, in realtà, era una magia ben diversa. Non l’aveva mai vista: sembrava fatta di fumo, azzurro cielo.
- Chi sei?- gli chiese debolmente.
- Io ti posso aiutare.- disse lo sconosciuto - Quella che ho in mano è una manifestazione magica di ciò che ti salverà. Posso guarirti e farti uscire da questo bosco, ma c’è un prezzo. Sei disposto a pagarlo?-
- Io…- gemette Marcus - Cosa… cosa dovrei darti… in cambio?-
- La tua obbedienza.- rispose l’altro - Quando te lo chiederò, dovrai svolgere un lavoro per me. Un lavoro che ti verrà pagato molto bene, mio caro Marcus, ma per il quale servirà tutta la tua fiducia e la tua audacia. Cosa mi rispondi?-
Un semplice lavoro? Bhè, c’è da metterci la firma… Pensò.
- Accetto.-
 
Trys si piegò leggermente di lato, facendo così passare la lama dell’ascia a pochi centimetri dal suo corpo. Il braccio che stringeva la sua arma era mollemente abbandonato lungo il fianco, inutilizzato. Ed era così da almeno cinque minuti buoni.
Rawlyn si stava stancando rapidamente, lo vedeva: la fronte gli grondava di sudore, e i suoi movimenti erano sempre più lenti e goffi. Un paio di volte aveva tentato di usare qualche magia contro di lui, ma il Folletto le aveva parate tutte con la sua doppia spada.
Schivando l’ennesimo attacco dell’Emissario, si ritrovò alle sue spalle, e gli diede una spinta col piede che lo mandò a terra con una semplicità disarmante.
- Tutto qui, eh?- sospirò - Bah… mi sento un po’ insultato, sai? Non mi sono dovuto neanche impegnare.- si guardò intorno, annoiato - Bhè, io ora vado. Ho da lavorare, ma se vuoi giocare ancora chiamami.-
Fece per avviarsi, facendo sparire la spada, ma poi si fermò e guardò l’Emissario.
- Scusa, come faccio ad orientarmi, qui in mezzo?-
Rawlyn sembrò infuriarsi, per qualche motivo: aveva la stessa faccia di Darth quella volta in cui gli aveva messo per errore il sale nell’impasto della torta di compleanno.
Si rialzò, ruggendo di rabbia, e gli si lanciò contro.
Ma cosa gli prende? Si chiese Trys, scansandosi e tendendo una gamba. Gli ho solo fatto una domanda.
Rawlyn inciampò e, mentre cadeva, dalla sua tasca rotolò fuori una sfera verde acqua.
- Che roba è quella?- chiese il Folletto, andando a raccoglierla.
- Non toccarla!- gridò l’uomo.
Trys non lo ascoltò e la prese.
- Immagino che sia questa a farti trovare la strada.- osservò tranquillamente, guardandola con lieve interesse e rigirandosela tra le mani - Penso che la terrò io. Tu stattene buono qui finché Julien non avrà sollevato l’incantesimo, okay?-
E, con un guizzo, sparì tra gli alberi, confondendosi nella selva.
Rawlyn si alzò in piedi, furente.
- Dannato Folletto…- ringhiò - Giuro che me la paghi, prima o poi…-
Tuttavia, poteva fare ben poco contro di lui, in quel momento: da solo, senza sfera, bloccato in un bosco stregato e stanco, si trovava ad essere pressoché impotente.
Decisamente, non era la sua giornata…

***
 
Raven non attese che Julien si lanciasse all’attacco. Normalmente non attaccava per prima, specialmente quando impugnava Gungnir: il vantaggio di poter vedere e poi respingere la prima mossa era la prima cosa che sua madre le aveva insegnato.
Purtroppo, l’avversario usava un’arma più lunga della sua. Non poteva sperare di adottare strategie normali, in quella situazione, quindi scelse di cominciare prima lei.
Stringendo saldamente l’arma si avvicinò a Julien con una rapidità che lui poteva solo sognare, e gli affondò la punta nell’addome. L’unico risultato fu che riuscì a strappargli un gemito strozzato, perché lui calò la spada, che si allungò immediatamente con un sibilo ed un tintinnio, e lei la evitò allargando le gambe e chinandosi in avanti, ritirando indietro la lancia. Le lame le passarono sopra la testa senza sfiorarla, fendendo solo l’aria.
Sembrava quasi che stesse eseguendo un passo di danza, portando il viso praticamente a contatto col suolo, con una morbidezza ed una naturalezza indescrivibili. Quando il pericolo fu passato si tirò su in fretta, facendo roteare Gungnir finché la parte inferiore del manico non colpì il messaggero al mento; la forza d’impatto lo fece cadere a terra, in mezzo alle foglie.
Si riebbe subito, in ogni caso, e sferzò ancora l’aria con la mortale frusta affilata; per evitalra la valchiria fu costretta a fare una ruota all’indietro, inarcandosi sulla schiena fino a toccare terra con la mano e poi lanciando le gambe all’indietro. Si raddrizzò e parò il terzo colpo, vibrato dall’alto verso il basso, e la frusta si avvinghiò attorno alla sezione di manico che aveva usato per bloccarla, incastrandosi. Julien tirò con forza, e Raven riuscì a non perdere la presa, ma cadde in avanti, faccia a terra.
Approfittando della sua momentanea debolezza, alzò due dita sopra la testa e le calò verso di lei. Una serie di punte di ferro caddero dal cielo.
La Valchiria rotolò sul fianco per evitare i colpi, e quando non poté più allontanarsi mise una mano appena davanti alla bocca e soffiò sopra il palmo: una scintillante cortina di polvere luccicante si sparse davanti e sopra di lei, addensandosi fino a formare una protezione di ghiaccio che fermò i rimanenti attacchi.
Subito dopo si mise in ginocchio e fece roteare all’indietro la lancia, abbassandone con forza la punta verso terra, mentre il messaggero rinsaldava la presa sull’impugnatura della sua arma.
Il cavo della spada frusta si tese senza rompersi, mentre entrambi si sforzavano di far cedere l’altro, in una pura battaglia di muscoli e resistenza. Alla fine, Raven lasciò la presa su Gungnir, di botto e senza alcun preavviso, così che Julien cadde ancora sulla schiena, poi tese i palmi e la lancia scomparve nell’aria per riapparire nelle sue mani in un vortice di aria fredda e schegge di ghiaccio.
Prima che l’avversario potesse tirarsi completamente in piedi e difendersi, Raven sbatté con forza la punta dell’arma a terra.
Una sottile vibrazione lucente percosse il terreno, mentre un suono bianco simile ad un rintocco delicato scuoteva l’aria. Intorno a loro, mille luci gelide si accesero come fuochi fatui, che rapidi conversero contro Julien, tormentandolo, sbatacchiandolo, fino a sospingerlo contro l’albero alle sue spalle, accumulandosi in un unico cristallo ghiacciato che poi esplose in una ventata polare, come una feroce tempesta di neve che congelò intere porzioni di tronchi, una parte del terreno e quasi tutto l’albero dietro di lui, mentre il suono riprendeva a scuotere l’aria, finché il ghiaccio non crepò e si ruppe in mille pezzi.
 
Nadine, come le aveva chiesto Raven, teneva stretto a sé il piccolo Flynn, ed insieme a lui osservava il confronto tra la Valchiria e l’Emissario delle Ombre col fiato sospeso.
Inizialmente era sicura della sconfitta di Raven, che si stava accingendo a combattere contro un avversario immortale e molto sicuro di sé. Ma, tutto sommato, comprese che forse era anche troppo sicuro di sé. Per questo le aveva prese in quel modo.
Raven, dal canto suo, era assolutamente incredibile. Certo, Timmi le aveva raccontato alcune cose di lei, e sapeva che era una bravissima combattente, tuttavia non era stata preparata ad uno spettacolo simile a quello che stava osservando ora: la Valchiria aveva una grazia incredibile nel muoversi, e maneggiava la lancia con una disinvoltura assurda. Forse le avevano insegnato a ballare, quando era piccola.
Probabilmente, non poté fare a meno di pensare, superava di molto lo stesso Timmi nella lotta con le armi, e lui non era uno che scherzava. Sembrava quasi che si fosse scordata di stare combattendo: ogni suo movimento era conseguenza naturale di quello precedente, il quale una volta eseguito sembrava il più ovvio possibile, in una perfetta concatenazione armonica di passi di danza, ma non per questo prevedibile.
Ora capiva perché, quando Timmi sembrava voler aggredire Flynn, non si era tirata indietro: non solo voleva proteggerlo, ma era anche convinta di avere delle possibilità.
- Non è finita…- borbottò cupo Flynn, riportandola alla realtà - È ancora vivo.-
Improvvisamente pezzi di Julien, ancora bloccati nel ghiaccio, si sciolsero e si riunirono quasi simultaneamente gli uni agli altri. Evidentemente, il frammento di cristallo era ancora all’interno del suo corpo, a contatto con la carne, e questo ne permetteva la continua ed eterna rigenerazione, anche dopo una cosa simile.
Nadine sentì le gambe farsi molto molli, e ringraziò il cielo di essere già in ginocchio, o sarebbe caduta a terra, perché le mancavano le forze per stare in piedi.
 
Raven non cambiò espressione nel vedere Julien tornare ad impugnare la sua spada frusta, riavvolgendone il cavo: aver fallito un tentativo non significava nulla. Prima o poi avrebbe colpito il punto giusto.
Julien sembrava pensarla allo stesso modo, perché stavolta non perse un istante, e mentre lanciava una magia con la mano libera sferzò rapidamente l’aria; intanto, la sua spada si animò come di vita propria, serpeggiando ad un metro da terra fino a Raven.
Lei parò l’incantesimo e scavalcò con un’acrobazia vera e propria la lama, ruotando in aria come se stesse librandosi, ma non fu abbastanza veloce: il serpente metallico le si avvinghiò attorno ad una caviglia mentre le passava accanto, e finì a terra a causa di uno strattone, a pancia in giù.
Mentre Julien continuava a tirare, Raven rotolò sulla schiena ed afferrò il cavo con una mano, incurante dei tagli che si provocò così (tagli da aggiungere a quello che adesso le circondava la caviglia) e, una volta scioltasi la gamba, la attorcigliò attorno alla punta della lancia, che fece scattare all’indietro. Julien perse la presa, e la spada volò via, fuori portata. Era disarmato, mentre lei no.
Con un salto, la Valchiria fu quasi sopra di lui, pronta a piombargli addosso con la sua Gungnir in procinto di trafiggerlo ovunque ne avesse modo…
Poi gli alberi gli vennero in aiuto.

Eccoci di nuovo qui, dopo la pausa di Natale. Grazie a chiunque legga questa storia, in particolare Ely79, che la recensisce sempre!

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Capitolo 16
*** Cap. 15: Ritorno di fiamma ***


I rami degli alberi afferrarono Raven per i polsi e le caviglie, trascinandola a terra e bloccandola lontano da Julien, che aveva tratto in fretta da una tasca la sfera verde acqua con cui manipolava quel posto.
Si maledì mentalmente per non aver considerato la magia di controllo che permeava il bosco, ma non perse tempo a pensarci troppo: fece roteare la lancia con un rapido movimento del polso,  recidendo così i viticci che le bloccavano la mano.
Mentre era impegnata a liberarsi, tuttavia, Julien corse a recuperare la spada, ma venne ostacolato da una sfera di fuoco di Nadine, che lo prese al petto e lo scaraventò contro un albero.
- Non ci provare!- lo ammonì la ragazza, ponendosi davanti a Flynn, preparandosi a lanciarne un’altra.
Lui le scoccò un’occhiataccia senza rispondere, e puntò il palmo di una mano contro di lei.
Si sentì immediatamente sollevare e spingere indietro, finendo con lo sbattere violentemente la schiena contro un altro albero.
Troppo stordita per muoversi, vide confusamente Raven e Julien riprendere a combattere, l’Emissario che parava appena in tempo un colpo della Valchiria con la sua arma.
 
Lei spingeva con energia, il volto contratto dalla rabbia, e lui faticava a tenerle testa: sembrava gracile, ma aveva una forza incredibile. Non che potesse ucciderlo, ma lo seccava alquanto dover incassare un colpo, perché il dolore lo avrebbe sentito comunque.
Alla fine le sferrò un calcio allo stomaco che la fece indietreggiare di un passo, mentre il fiato le usciva dai polmoni assieme ad un gemito, e la spinta si smorzava. Julien cominciò a tirarsi su, puntando la mano contro la parte colpita.
- E ora ti farò male…- ringhiò.
Un incantesimo contundente la colpì di nuovo allo stomaco, già indebolito dalla precedente botta, e lei si piegò in due con un gemito ancora più forte. Crollò a terra in ginocchio, serrandosi un braccio attorno alla pancia. Cercò di usare la lancia come sostegno per rialzarsi.
Il terzo colpo le fece anche sgranare gli occhi, e quasi perse i sensi, mentre l’arma le sfuggiva di mano e lei si ritrovava con la faccia a pochi centimetri dal suolo.
Flynn, da qualche parte, lanciò un grido. Raven cercò di rispondergli per dirgli che era tutto a posto, ma non riuscì ad emettere altro suono che un lamento strozzato.
Un attimo dopo, arrivò il dolore.
 
La spada frusta di Julien sferzò l’aria per l’ennesima volta, colpendola ad un fianco e al braccio destro, aprendole una ferita più grave delle altre, con tanta forza da sollevarla da terra. Cadde e rotolò per un paio di metri, lontana da Gungnir.
Mentre cercava di rialzarsi, tenendosi lo stomaco con il braccio ferito, le arrivò un’altra sferzata, stavolta sulla schiena. Il taglio, anche lì, fu tremendamente doloroso e bruciante, smile a fuoco liquido, e mancò poco che non gridasse. Cadde di nuovo a faccia in giù, mentre dei rumori e delle grida le dicevano che Flynn stava cercando di commettere una sciocchezza.
Il bambino che aveva promesso di proteggere rischiava la propria vita per proteggere lei.
Con un urlo di rabbia si rialzò in piedi, facendo uno sforzo molto più grande di quanto non avesse mai fatto prima di allora, e si lanciò contro Julien, che aveva afferrato Flynn per il collo e l’aveva sollevato di un metro. Lo spinse a terra, facendogli mollare la presa, e lo colpì al volto con tutta la forza che ancora aveva, ma un attimo dopo fu presa lei stessa per la gola, anche se non da una mano: era qualcosa di freddo, piatto e liscio, dai bordi taglienti.
La spada frusta la strinse in una morsa invincibile, come una potente anaconda metallica, incidendole la pelle, e poi la scagliò contro un albero, che per l’urto venne scosso fino alla punta dei rami. La lesione di Raven lanciò un’altra fitta, e l’arma nemica la colpì di nuovo, ferendola dalla spalla sinistra fino a sotto l’ultima costola destra, squarciandole i vestiti e strappandole il primo, vero grido di dolore che ricordava di aver mai lanciato negli ultimi venti anni di vita.
 
Julien si avvicinò a lei, ancora dolorante: benché il frammento del cristallo guarisse costantemente il suo corpo, riusciva ancora a sentire il dolore delle ferite.
Aveva imparato a non sottovalutare la cosa, essendo un fattore assai più pericoloso di quanto non si potesse immaginare: se il cervello si fosse convinto che il corpo era stato colpito a morte, avrebbe potuto far cessare l’attività del cuore e dei polmoni causando la morte, e solo perché era convinto di doverlo fare.
Non era sicuro che queste regole valessero anche per lui, ma di solito preferiva non rischiare.
Fortunatamente, oramai non era più necessario preoccuparsi troppo: Raven era a terra, ferita ed inerme. A lungo andare l’aveva sfiancata. Normalmente sarebbe morto dopo pochi minuti, senza il frammento.
Aveva vinto.
Il cavo della spada si riavvolse, così che questa ridivenne un’unica lama intatta, e la puntò sotto il mento della Valchiria, sollevandole la testa. Lei gli rispose con uno sguardo annebbiato.
- Vuoi che finisca?- chiese - Basterà dirlo.-
Raven mugolò qualcosa, distogliendo gli occhi.
- Cosa?- fece Julien - Non credo di aver capito.-
Lei tossì.
- …o… iti…-
- Non capisco.-
- Ho… detto…- la sua voce sembrava provenire da una vecchia radio col volume al minimo, e parlare doveva costarle un grande sforzo - … fottiti…-
 
***
 
Seguendo il lupo Darth aveva sperato di trovare in poco tempo i suoi compagni. Quello, tuttavia, sembrava preferire condurlo altrove, perché era ormai mezz’ora che camminava senza una meta apparente.
- Senti, ma quanto manca?- sbuffò dopo qualche tempo.
Geri (o Freki) abbaiò una volta, senza voltarsi. Chiaro come il fango.
- Almeno stiamo andando da Raven?-
Altro “bau”. Lo interpretò come un “sì”, ma più per disperazione che altro.
- Sbaglio o ti serve una mano?- chiese all’improvviso la voce di Trys.
Per la sorpresa fece un tale salto che quasi non cadde a terra, voltandosi freneticamente finché non lo ebbe trovato, in piedi a mezzo metro da lui, apparentemente ignaro di averlo terrorizzato a morte.
- Da dove diavolo spunti?- gli chiese irritato - Sarà almeno mezz’ora che cammino! Come hai fatto a trovarmi?-
Il Folletto gli mostrò la sfera verde acqua.
- Sgraffignata.- disse - L’ho presa ad uno che andrebbe d’accordo con la Regina di Cuori di Alice.-
- Perché, gli piace il cricket?-
- No, la decapitazione.- sospirò l’amico - Mettimi la mano sulla spalla, non so se funziona standomi solo vicino. Ciao, Freki.-
- Riesci a distinguerli?- chiese sorpreso, mentre si avviava con lui e con il lupo.
- No, ho tirato a caso.- rispose.
Avanzarono nel buio del bosco per qualche secondo, in silenzio. All’improvviso, Darth si rese conto di non stare più seguendo il lupo quanto l’amico. E, per quanto fosse affidabile nelle emergenze, l’idea di essere completamente nelle sue mani lo inquietava.
- Sai almeno cos’è quell’affare?- chiese preoccupato - O come funziona?-
- No e no.- rispose Trys - Ma immagino che lo sappia Skin, vista così mi pare una qualche diavoleria per la localizzazione.-
- Lo è.- disse una voce.
Voltandosi, videro arrivare Skin, accompagnato da Xander, Jo e, inaspettatamente, da Alis, al cui fianco trotterellava l’ultimo lupo di Raven. I tre erano carichi di palloncini pieni di liquido.
- Uuuh, i gavettoni!- esclamò felice Trys, facendo per correre a prenderli, prima che Darth lo acciuffasse per il colletto della giacca e lo tirasse indietro con la massima indifferenza.
- A che serve?- chiese, prendendo al volo la sfera che il Folletto aveva involontariamente lanciato in aria.
- Ad orientarsi, per cominciare.- spiegò il Fantasma - Ora andiamo a cercare Raven e Nadine, sono sole da ore, ormai.-
- Ma state tutti bene?- chiese il Templare, adocchiando i tagli e i vestiti di Jo e Xander.
- Tutto a posto, tranquillo.- ridacchiò Jo, dandosi un colpetto sul petto - Li abbiamo sistemati, quei licantropi.-
- Già, tutti da soli…- sbuffò Alis, roteando gli occhi.
Cominciarono ad avanzare in silenzio nella selva, tenendosi tutti per mano a qualcuno che aveva una sfera d’orientamento: Darth con Trys, Skin con Jo, e lui con Xander, il quale a sua volta teneva la mano di Alis. I lupi si dileguarono poco più tardi, in silenzio. Forse avevano esaurito il loro compito.
- Pensate che stiano bene?- chiese Jo dopo poco tempo.
- Non lo so.- ammise Skin - E questo mi preoccupa parecchio.-
- Raven sa badare a sé.- lo rassicurò Trys - Anche se devo ammettere che di avversari immortali ne capitano pochi… già i Custodi dell'Eden erano una bella sfida, ed avevamo Liz… e anche lei le ha prese…-
- Trys, piantala!- sbottò Darth.
Xander ed Alis non parlarono, ma si scambiarono un’occhiata: entrambi sapevano di chi ci sarebbe stato bisogno, adesso.
 
***
 
- Fottiti?- ripeté Julien, togliendo la spada da sotto il mento di Raven, lasciandole ricadere la testa in avanti - Bene, allora lo prenderò come un sì.-
Nadine si rialzò lentamente in piedi, ancora dolorante e a malapena conscia di quanto era accaduto. Gettando solo una vaga occhiata a Flynn, steso a terra svenuto, si concentrò subito su Julien: fece per lanciargli una coppia di frecce create tramite la magia, ma aveva appena alzato un braccio che dei rami le si avvolsero attorno al polso, trascinandola violentemente indietro e facendola sbattere ancora contro l’albero, così che per poco non svenne di nuovo.
Julien la guardò scivolare lungo il tronco, ridacchiando tra sé.
- Sciocca…- disse piano.
Lei sollevò a fatica la testa, scoccandogli uno sguardo di fuoco.
- Bastardo…- gemette, alzando il braccio libero.
Stava per colpirlo con un’altra magia, ma lui fu più veloce e la precedette, scagliandole contro un Incantesimo Contundente.
Fu come se una palla di cannone lanciata a tutta velocità l’avesse colpita dritta dritta allo stomaco, privandola del respiro. Quest'ultimo colpo le fece perdere completamente i sensi.
 
- Ehi!- gridò qualcuno.
L’Emissario delle Ombre si voltò di botto, in tempo per evitare una sfera di fuoco lanciata da Skin, sopraggiunto in quel momento con tutti gli altri. Senza perdere tempo a pensare, puntò ancora la spada alla gola della Valchiria.
- Una mossa e la uccido!- esclamò - Non che debba preoccuparmi di morire…- ridacchiò poi - Bhè, abitudine… comunque restate lì.-
A giudicare dalla sua faccia, Skin avrebbe volentieri messo alla prova l’immortalità di cui Julien tanto si vantava, i tentacoli spettrali che già si agitavano attorno al suo corpo e le spalle inarcate come quelle di un toro che carica.
Fortunatamente, Darth lo afferrò per un braccio un istante prima che si scagliasse su di lui.
- Lasciala.- disse con relativa calma Trys, facendo un solo passo avanti, a braccia incrociate - Dai, Julien, qui siamo in sei e tu sei da solo. I tuoi lupi hanno fatto il bagno nell’argento e nell’aconito, e gli altri tuoi compari sono o morti o incapaci di venire. Tu sei stanco, in fuga da giorni e provato da uno scontro con la Valchiria. Immortale o no, quante possibilità pensi di avere?-
- Non molte, in effetti.- ammise lui, spingendo ancora di più la spada contro la martoriata Raven, procurandole un ennesimo taglio - Per questo mi serve lei.-
- S…kin…- gracchiò la Valchiria - A…mma…zzalo…-
Se solo avesse potuto, non c’era dubbio che l’avrebbe fatto. Tuttavia, in quella situazione non potevano certo rischiare di farsi avanti. Nadine, alle spalle di Julien, avrebbe potuto tentare di coglierlo di sorpresa, ma purtroppo sembrava riprendersi giusto in quel momento dal colpo che le aveva fatto perdere i sensi, e non reagì abbastanza in fretta, perché l’Emissario si accorse di lei e si spostò in modo da tenere sotto tiro Raven ma non perdere d’occhio nessuno. Era in vantaggio.
- Non la ucciderai.- disse qualcuno, a sorpresa.
Tutti si guardarono attorno per capire chi avesse parlato; ci volle un po’ per comprendere che era stato Flynn, al quale corsero gli sguardi di tutti.
Il coraggioso bambino si stava tirando su in quel momento, con un brutto livido all’altezza dell’occhio sinistro, e guardava risoluto Julien, verso il quale mosse qualche passo sicuro e fermo.
- Non la ucciderò, dici?- chiese lui, calmo ma con gli occhi che scintillavano in modo inquietante.
- No.- rispose Flynn, che pareva addirittura parecchio più calmo di lui - Non puoi.-
Xander aggrottò la fronte, sorpreso: cosa stava dicendo?
Poi notò che, tra i tronchi alle sue spalle, erano tornati Freki e Geri.
- Non posso?- ripeté Julien, sorpreso e ignaro - E perché mai non potrei?-
Flynn incrociò le braccia.
- Perché la storia non è ancora finita.- spiegò con semplicità disarmante - Manca qualcuno.-
- Qualcuno?- sbottò Julien, ora assolutamente incredulo - E cosa manca?-
- Manca il cattivo.- disse lui.
E qui, poco mancò che l’Emissario non scoppiasse a ridere a crepapelle. Sbuffando per non perdere il controllo e sghignazzare, tornò a rivolgersi al bambino.
- Piccolo stupido mutante…- ridacchiò divertito - Non sono così ottuso, e pensavo che neanche tu lo fossi: il cattivo sono io.-
- No.- ribatté pacato Flynn - Sei un uomo sadico ed avido, d’accordo, ma purtroppo non sei tu il cattivo.-
Julien sembrò irritarsi ancora.
- Ah, ma davvero?- chiese - E allora chi sarebbe il cattivo, sentiamo?-
Flynn alzò un dito ed indicò alle sue spalle.
- Lui.-
Istintivamente, Julien si voltò a guardare assieme a tutti gli altri. Un secondo dopo, un potentissimo pugno avvolto in una fiamma arancione lo colpì ad una guancia, esplodendo con forza.
La mascella gli si staccò di netto, i denti dell’arcata superiore vennero polverizzati, e lo zigomo divenne gelatina. La pelle di quella metà del volto si bruciò fino al muscolo, mentre lui sorvolava l’intera radura a causa dell’urto, finché non sbatté con la forza di un treno in corsa contro gli alberi. L’impatto gli frantumò un sacco di ossa, mentre un albero troppo debole per reggere il colpo si spezzava di netto.
Scrocchiando le nocche, Timmi avanzò nella radura, ignorando le grida sorprese e gli sguardi attoniti di tutti gli altri. Aveva occhi solo per l’Emissario.
- Quando le dita torneranno a funzionarti, Julien, comincia a contare.- lo ammonì freddamente.
Mentre il suo corpo si rimetteva rapidamente a posto e la mascella ricresceva assieme alla lingua, un milione di domande affollarono la mente di Julien Wings, prime tra tutte “come sei arrivato qui?” e “chi ti ha detto dov’ero?”, ma assurdamente dalla sua bocca appena guarita, mentre si rialzava indolenzito, ne uscì un’altra:
- Contare?- chiese - Contare cosa?-
Timmi fece il ghigno animalesco che in parecchi avevano imparato a temere.
- Tutti i secondi che ti restano.- ridacchiò.
 
Senza riflettere sul da farsi, senza guardare Trys, Darth, Flynn e Skin che raggiungevano Raven o Alis, Jo e Xander che correvano da Nadine, Timmi si trasformò in demone e schivò la sfera fiammeggiante di Julien con una fluidità che aveva del serpentesco, saltando sull’albero più vicino, affondando gli artigli nel successivo per evitarne un’altra, per poi tornare a terra.
Riacquistò la propria forma umana, chinandosi per evitare l’ultimo colpo, e percosse il mento nuovo nuovo dell’avversario con un montante destro che lo sollevò da terra.
Prima che ricadesse del tutto lo afferrò per la caviglia e lo lanciò al centro della radura, dove rotolò un istante, e la sua mano finì sulla lancia di Raven.
Serrando la presa, cercò di usarla per trafiggere il mezzodemone, il quale la afferrò al volo con una mano, gliela strappò via e la usò per bastonarlo sulla testa col manico, tanto forte che gli schiacciò il volto nel terreno.
Con un colpo secco, conficcò la punta di Gungnir al suolo, sollevò Julien afferrandolo per la collottola e lo colpì ancora con un pugno. Lui fu proiettato verso la sinistra del mezzidemone e sbatté con la schiena contro l’ennesimo albero, al quale lui lo appiccicò puntellandogli una gamba contro il petto. Tese la mano destra (liberata dalla mitena) contro gli alberi più vicini, sradicandoli e assorbendoli.
Poi sollevò l’altra mano…
- MI ARRENDO!-
 
***
 
Trys stava esaminando Raven sfruttando i propri rudimenti medici, dovuti sia ai tanti anni di esperienza che i suoi poteri di folletto. Accanto a lui Flynn, Darth e Skin aspettavano una sua constatazione dei danni, mentre Jo, Alis e Xander erano corsi da Nadine, ancora intontita, tutti troppo preoccupati per badare ad altro.
Quando il grido di resa di Julien si levò nell’aria, tuttavia, non poterono non voltarsi di scatto.
“Mi arrendo”.
Vigliacco.
Timmi, faccia a faccia con Julien, aveva la gamba ancora premuta sul suo petto massiccio. Pareva sorpreso.
- Ti arrendi?- ripeté, guardandolo con la fronte aggrottata.
- Sì…- ansimò l’Emissario - Sono… sono sfinito.- ammise - Basta… non ce la faccio anche con te… ti do il frammento del cristallo, e sollevo l’incantesimo del bosco.-
- Ed immagino che, in cambio, tu voglia che io ti lasci andare.- completò il mezzodemone.
- Bhè… sì.- annuì lui - Insomma… i buoni… il Sommo Concilio fa così, no?-
I due rimasero a guardarsi per qualche tempo, Julien trepidante, Timmi indecifrabile. Il fiato di tutti era sospeso.
- Vero.- disse lentamente il mezzodemone, facendo un sorrisetto - Io lavoro per il Sommo Concilio, nonostante tutto.-
- Già…- sospirò sollevato Julien.
Si avvicinò leggermente, come per confidare un segreto, ed abbassò la voce di mezza ottava
- Però non ho mai detto di essere buono.-
Si strappò la mitena dalla mano sinistra e premette il palmo sulla bocca di Julien.
 
Tutta l’energia contenuta nella mano venne scagliata con violenza nella bocca aperta di Julien e ne invase il corpo. Nel giro di pochi secondi fu saturo, ed esplose con un boato spaccatimpani che smosse l’aria tutto intorno e sradicò un paio di alberi vicini. La luce scatenata fu accecante, e qualcuno (forse Alis, forse Nadine, forse entrambe) lanciò un grido acuto di terrore.
Pochi secondi dopo tutto finì, tranne per il fischio che ancora risuonava nelle loro orecchie. Timmi era al centro della radura, vivo e vegeto, sbalzato indietro dallo spostamento d’aria, e Julien era sparito. Anzi, no, era ancora nella radura… ma un po’ sugli alberi, un po’ per terra, un po’ sulle rocce…
- Eeeeeevvvvvaaaaai!- gridò Timmi, balzando a sedere, sollevando i pugni in segno di trionfo - Ah! Sono tornato! Ahah! Fanculo l’Alleanza, ah, ahahah… ah… ah… aaaah!- gemette, guardandosi bene - Bleah… che schifo, sono tutto coperto di frattaglie…-
- Colpa tua che hai voluto strafare…- sbottò Darth, alzandosi frastornato - E poi scusa, non avevi perso i poteri?-
- Ma non rompere…- grugnì Timmi, rialzandosi a sua volta, le braccia larghe - Ehi, qualche anima misericordiosa mi dà una pulitina?-
Alis si avvicinò e fece sparire sangue e brandelli con un incantesimo.
- Sta diventando un’abitudine, sai?- ridacchiò.
- Zitta o ti assaggio!- sbottò il mezzodemone.
- Ma cos’è successo?- chiese Jo - Insomma, come hai…?-
- Parliamone dopo!- esclamò Skin - Timmi, trova subito il cristallo, presto! Trys dice che Raven ha…-
- … emorragie multiple, esterne ed anche interne.- completò in fretta il Folletto - Con possibile avvelenamento. Serve un guaritore immediatamente. E anche un cono gelato, è da ieri sera che…-
- Un attimo.- annuì Timmi, guardandosi attorno - Ah, ecco…-
Il frammento di cristallo era a poca distanza da lui, misericordiosamente lontano da qualsiasi parte del corpo di Julien e misteriosamente immacolato. Emanava una lieve lucentezza color cobalto. Timmi lo raccolse, osservandolo con la fronte aggrottata.
- No, un attimo…- sbottò irritato - Tutto ‘sto casino per una scheggia più piccola di Alis?- lei gli diede una botta - Ahi… mi aspettavo di meglio!-
- Lascia stare e dammelo!- ringhiò Skin, la mano tesa - Le dimensioni non contano, e guai a chi fa battute!- aggiunse, scoccando un’occhiata a Trys, che fece una faccia innocente da “chi, io?”.
- Un attimo.- intervenne Flynn - Timmi, non usiamo quel frammento.-
Tutti, persino Skin, si voltarono a guardarlo.
- Perché?- chiese Xander.
- È maledetto.- spiegò il bambino - Tutto il Cristallo di Atlantide lo è. I Custodi dell'Eden costrinsero così gli Atlantidei a nasconderlo, maledicendolo. Chiunque lo usi per guarirsi perde progressivamente il suo sistema immunitario, e ne diventa dipendente. Anche gli altri suoi poteri sono nocivi. Per questo volevo distruggerlo completamente.- guardò Skin - Farai meglio a portarla da un guaritore.-
Timmi annuì e, senza aspettare obiezioni o secondi pareri, strinse il frammento nella mano fino a polverizzarlo.
- Ecco.- disse - Ora che la chiave non c’è più, manca una tessera del puzzle.- si rivolse a Flynn e gli fece un sorrisetto - Ti sta bene?-
Lui annuì.
- Grazie.-
Skin, intanto, superò Trys e Darth e prese una ormai incosciente Raven tra le braccia, sollevandola con attenzione.
- Io vado a portare Raven al sicuro.- disse - L’incantesimo dovrebbe essere rotto ora che Julien è morto, e potreste riuscire ad andarvene anche da soli.-
- Vengo con te.- disse Flynn - Ah, Timmi… ecco… purtroppo ho parlato dei demoni dell’Estrattore…- aggiunse, in tono di scusa.
- Andati.- fu la pronta risposta del mezzodemone - Ho… avuto una riunione di famiglia delle mie, sai com’è…- ridacchiò - Non credo che quei cosi siano utili per qualcuno che non si occupa di pulire i pavimenti dalla melma, ormai.-
- Bene.- annuì Darth - Non so di cosa stiate parlando, ma va bene.- passò un braccio attorno al collo di Trys ed afferrò la spalla di Skin - Forza, veniamo anche noi.-
E così, il Fantasma, i bambino, il Templare ed il recalcitrante Folletto (- No, voglio sentire le scuse lacrimose!-) sparirono tutti insieme, portando al sicuro la Valchiria ferita.
Timmi ed Alis si scambiarono un’occhiata, poi guardarono il trio di amici ancora al limitare della radura, lì dove l’avevano lasciato.

Ormai abbiamo quasi finito. Dopo questo, solo un ultimo capitolo più l'epilogo, come faccio sempre. Quindi, ringrazio Ely79 che, come al solito, ha recensito tutta la storia. Ma tanto lo so, lo fa solo per i punti bonus del programma recensioni, non perchè le piacciono :P

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Capitolo 17
*** Cap. 16: Scuse ***


- Immagino che voi due abbiate qualcosa da dire, vero?- chiese Alis, guardando Jo e Xander.
I due ragazzi erano talmente a disagio che guardavano in direzioni opposte e continuavano ad agitarsi nervosamente, balbettando pezzi di frasi che, accavallandosi, risultarono assolutamente incomprensibili.
- Bhè… noi…-
- …biati come be…-
- …avamo che tu…-
- …tevi anche di…-
- … ma poi, sai…-
- …mo dei…-
- E basta!- sbottò Timmi - Dite che vi dispiace e fatela finita!-
I due amici si scambiarono uno sguardo imbarazzato e ridacchiarono.
- Bhè… d’accordo.- disse Xander, alzando finalmente lo sguardo fino ad incontrare quello del mezzodemone - Ci dispiace. Siamo stati due idioti.-
- E non te lo diciamo solo perché sei tornato.- aggiunse Jo - Cioè, non è che questo ci dispiaccia…-
- Insomma, volevamo tornare già due minuti dopo… bhè, non proprio due minuti dopo, quasi, ma…-
- Ho capito, finitela!- sbuffò Timmi - Se devo essere sincero, mi avete rotto.-
I due ridacchiarono ancora.
- Bene, ora levatevi di torno.- ordinò Timmi - Puzzate come maiali, dovete aver sudato parecchio…-
- E mi sembra anche il minimo!- protestò Jo.
- Già… abbiamo tenuto testa a quattro lupi mannari, sai?- disse Xander, tutto fiero.
Alis tossicchiò piano.
- Sì, sì… Alis è arrivata a salvarci.- aggiunse il ragazzo.
Timmi fece un sorrisetto.
- Lo supponevo. Per questo dovreste fare squadra anche dopo l’abilitazione, se mai ve l’accorderò.- rispose - Via, adesso… vi voglio fuori da qui entro un secondo. Fatevi una doccia.-
I due annuirono e, assieme ad Alis, si Proiettarono all’esterno del bosco.
Rimasero soltanto Nadine e Timmi, e nessuno dei due riusciva a guardare l’altro. Improvvisamente, l’imbarazzo permeò l’aria come l’umidità di un temporale estivo.
 
- Sei tornato.- disse dopo un po’ Nadine - E sei un mezzodemone. Di nuovo.-
Lui annuì lentamente, gli occhi bassi.
- Già…- ammise - Ho… sono tornato al laboratorio…-
- Sì, l’hai già detto.-
Timmi tacque, levando esitante lo sguardo su di lei. Vide che fissava con ostinazione le sue scarpe.
- Avevi accennato a… una via di mezzo?- chiese.
Nadine annuì.
- Pensavo che potessi farti… infondere, o che so io… qualche potere minore. Forse Daniel avrebbe potuto farlo. Così avresti potuto… insomma… Proiettarti, o sciacquare i piatti con la magia… ti sarebbe stato più facile adattarti.-
Lui si morse l’interno di una guancia: quell’idea, oltre che geniale, era anche realizzabile. Perché non ci aveva pensato?
- Mi dispiace.- disse infine - Non avrei dovuto… sono stato uno stronzo.- borbottò.
- Sì, lo sei stato.- concordò quietamente lei, incrociando finalmente i suoi occhi.
Rimasero in silenzio per qualche altro secondo.
- Io…- scosse la testa, sospirando - Mi dispiace. Mi dispiace da matti.-
Altro breve, eppure eterno, silenzio.
- Ti senti bene, adesso?-
Lui deglutì. Aveva la gola secca.
- Io… sì.- annuì - Sai… Alis mi ha aiutato un sacco. Mi ha anche fatto trovare un lavoro… uno umano.-
- Davvero?- si sorprese la ragazza - Che lavoro?-
- Ah, boh, non sono sicuro…- ammise lui - All’ufficio dello sceriffo mancava un uomo, ma non so cosa debba fare… non sono mai stato un vicesceriffo. Spero solo di imparare in fretta, perché non me la sento di mollarlo ora… e poi così sappiamo cosa dire a tuo padre quando ce lo chiede… cioè… sempre che debba ancora chiederlo.-
Di nuovo silenzio. Timmi abbassò ancora lo sguardo, dandosi dell’idiota.
Poi, a sorpresa, Nadine lo abbracciò.
- Ora non pensiamoci più.- disse lei, stringendolo - Facciamo rapporto a Daniel e torniamocene a casa.-
Timmi sorrise, ricambiando la stretta.
- Okay.- annuì sulla sua spalla - Grazie.-
Lei scosse la testa.
- Non ringraziarmi… in cambio devi venire a cena con i miei.-
Il mezzodemone scoppiò a ridere, stringendola ancora di più. Temeva quasi di perderla di nuovo, se l’avesse lasciata andare.
- Piano, mi strozzi…- borbottò Nadine - Senti… come hai fatto a trovarci?-
- I lupi di Raven… Freghi e Greco, o come cazzo si chiamano…- brontolò lui - Me li sono trovati davanti appena arrivato… anche se però avrei potuto seguire il tuo odore, sei così sudata che ti sentirei a un chilometro…-
Lei alzò di scatto il capo e lo guardò storto.
- Insomma… non è che tu puzzi…- borbottò impacciato - Era che… insomma, hai faticato parecchio… cioè…-
- Bah…- sbuffò Nadine - Lascia stare, che finora andavi benissimo…-
 
- Ora mi fai veramente venire la nausea…- sbottò il Custode dell'Eden - Devo aspettarmi un altro voltafaccia improvviso o posso dormire tranquillo?-
- Perché, i Custodi dell'Eden dormono?- chiese educatamente Timmi.
- Smettila di sfottere e rispondimi!- rispose secco Daniel - C’è il rischio che tu riperda ancora i poteri o no?-
- No, ho fatto a pezzi il laboratorio, e l’energia per far andare l’Estrattore è finita. Flynn ha detto che non può più funzionare se non lo ricarica, e dubito che lo farà mai. Io, di certo, non glielo chiederò.-
- Bene…- sospirò il Custode, talmente sollevato da alzare lo sguardo al cielo - E a parte voi due, gli altri stanno bene?-
- Non proprio…- rispose Nadine - Purtroppo, Raven è rimasta ferita durante la lotta con Julien.-
Daniel annuì cupo.
- Va bene.- disse - Passerò da lei. Comunque, il Sommo Concilio ora dovrà decidere cosa farne, temo.-
- In che senso?- chiese Timmi.
- Purtroppo ha violato le regole.- rispose Daniel - Ha chiesto a Skin di dirci tutto, quando si è decisa a chiedere aiuto, quindi sappiamo ogni cosa. Ora è davvero nei guai.-
- Non potete chiudere un occhio?- chiese Nadine - Insomma… anche io mi sono arrabbiata, ma… voglio dire… stava cercando di proteggere Flynn… e anche noi.-
- Ma così facendo ha solo messo in pericolo se stessa, il bambino e anche te.- osservò Daniel, cupo - E indirettamente ci ha privati di Timmi per metà della missione. Mi dispiace… non vorrei farlo, ma dovrò punirla in qualche modo.-
- E come penserebbe di fare?- chiese Timmi, aggrottando la fronte.
- Questo lo decideranno gli Arcangeli e il resto dell’assemblea.- rispose lui - Ma il minimo, temo, sarà la sospensione dei poteri. Non in eterno…- aggiunse, vedendo la faccia sconvolta di Nadine - Ma per un po’ dovrà stare in panchina.-
Il mezzodemone scosse la testa.
- No.- disse - Non fatelo. È ferita, e anche gravemente. Dovrà comunque stare lontana dall’azione per un sacco di tempo, dopotutto, e noi abbiamo bisogno di Raven.-
Daniel inarcò un sopracciglio.
- Mi stai chiedendo di lasciar correre?- chiese, incrociando le braccia - Perché, anche volendo, non so se potrei, visto che non dipende da me. Dopotutto, voi lavorate per il Sommo Concilio.-
- Che lavora per lei.- osservò Timmi - Dica a Gabriele e gli altri di lasciar stare e lo faranno. Sono certo che potrà convincerli a lasciar stare, per adesso.-
Lui sospirò, osservandolo con aria stanca e scocciata per un istante.
- Farò il possibile.- disse infine - Ma non prometto niente. In ogni caso, smettila di essere così formale, ti conosco da quando avevi quatto anni.- si passò una mano tra i capelli - Grande…- aggiunse, stanco ed esasperato - Lasciar correre… Kate vorrà la mia pelle, era incavolata nera…-
Timmi sorrise.
- Bhè, puoi ricordarle chi è il fratello più forte.- osservò.
- Quando vorrò i consigli da te sulla materia familiare sarò figlio unico.- sbottò lui - Senza offesa.- aggiunse, calmandosi un poco.
- Non fa niente.- lo rassicurò Timmi - La mia amica Alis mi ha detto una cosa assolutamente vera: Kyle è acqua passata, e ciò che gli è successo è meglio per tutti.-
Lui e Daniel si guardarono per qualche momento, in silenzio. Alla fine, il Custode annuì.
- Va bene.- disse - Ora vattene, torna a casa e riposati. Però sappi che stavolta non verrai pagato, non nel solito modo. Anche la tua condotta non è immacolata.- sbottò prima di andarsene, in uno scoppiettio di saette - E dì a Raven che Flynn può restare con lei!- gridò la sua voce, aleggiando in aria.
- Okay!- urlò Timmi, alzando la testa.
Tornò a guardare Nadine, che lo osservava attentamente.
- Che c’è, sono…?-
- Ha smesso di essere divertente giorni fa.- lo precedette lei, impedendogli di chiedere se i suoi capelli, di nuovo verdi, erano pettinati - Mi chiedevo solo se sei sicuro di ciò che hai fatto.-
Lui annuì.
- Sicurissimo. Raven ha passato anche troppe…-
- Non parlavo di Raven, ma dei tuoi poteri.- lo interruppe.
- Ah, quello… bhè, sì. Da umano sto peggio che da mezzodemone, ora l’ho capito.-
- E se dovessi arrabbiarti ancora?-
Lui si strinse nelle spalle.
- Saprò controllarmi.- rispose - In qualche modo, ce la farò. Insomma, ho ammazzato un immortale, cosa sarà mai un demonietto rabbioso?- rise tra sé.
Mentre osservava Nadine sorridere, qualcosa si agitò irritato nel profondo del suo essere.
Ma falla finita… Pensò scocciato. Lo so che sei contento di rivedermi. Quindi stai buono, o giuro che trovo il modo di riparare l’Estrattore e poi mi faccio innestare qualche altro potere da Daniel.
Prese la mano di Nadine, pronto ad andarsene. Poi sentì qualcosa, e non era una sensazione, ma parole.
Ti aspetto.
Subito dopo, fu certo di averlo solo immaginato.
 
***
 
Quella sera, da lui, ci fu un piccolo festino, un po’ per la tanto rimandata inaugurazione del cottage, un altro po’ perché erano riusciti a compiere la loro prima, vera missione come squadra, anche se ad un certo punto lui si era tirato indietro. Xander, Jo ed Alis non erano potuti andare, a differenza degli altri due, a trovare Raven al Centro Cure, e quindi erano avidi di sapere come stava.
Timmi e Nadine gliene parlarono mentre cucinavano ed apparecchiavano la tavola.
- I Guaritori dicono che è piuttosto malmessa.- rispose il mezzodemone, buttando la pasta - Qualcosa come cinque mesi di prognosi, più o meno.-
- Accidenti!- esclamò Jo - Ma i maghi non possono curare le ferite un po’ più in fretta?-
- Pare che ci fosse qualcosa, nella spada di Julien, che rallenta la guarigione.- spiegò Nadine, mettendo i coltelli e le forchette - Ma dicono che ce la farà. Non abbiamo potuto vederla, ma c’erano Skin e Flynn che non avevano intenzione di andarsene tanto presto. Sembravano quasi pronti a montare una tenda in corridoio, figuratevi…-
- E Trys e Darth dov’erano?- chiese Alis.
- All’inizio erano lì.- rispose Timmi - Ma poi sono andati via, anche prima di noi…- e aggrottò la fronte, grattandosi la testa perplesso - Trys continuava a borbottare qualcosa su un gelato, e Darth ha urlato che non ne poteva più, così…-
- E cos’ha detto Flynn sapendo che poteva restare con Raven?- chiese Xander.
- Oh, era fuori di sé, immagino.- disse Timmi - Ma doveva controllarsi, là dentro, quindi non ha mostrato reazioni esagerate. È dannatamente maturo, accidenti a lui…-
- Io credo che starà bene.- disse Alis - Raven gli ha praticamente fatto da madre per tutto questo tempo, sono sicura che non avranno problemi.-
- Sicuro.- annuì lui - Se poi il vecchio Odin le darà una mano…-
- Chi?- chiese Jo.
- Odin, il padre di Raven.- spiegò - È un ricchissimo armatore di aeronavi, ne vende parecchie nei mondi magici.-
- Aeronavi?- ripeté Jo, gli occhi che brillavano.
- Sì, e sono piuttosto comode.- continuò Timmi, come se niente fosse.
- Ci sei mai salito?- chiese Xander.
- Anni fa per una missione di cui non posso parlare, con Odin stesso al timone.- e qui il suo sguardo si fece distante per un secondo - Quell’uomo è un mito, credetemi. Se potessi raccontarvi qualcosa…-
In quel momento, qualcuno bussò alla porta, e Jo andò ad aprire.
Rimase in silenzio per un istante ad occhi sgranati, come se fosse sorpreso per qualcosa.
- Conosci un vecchio orbo, per caso?- gridò alla fine.
- Oh, cazzo…!- gemette il mezzodemone, correndo alla porta e spingendo via il ragazzo - Scusi, scusi, è un ritardato mentale di cui mi occupo nei weekend…-
Odin entrò seguendo la sua mano tesa senza commentare ma aggrottando leggermente un sopracciglio. Indossava ancora il suo solito completo, tranne per la giacca, che teneva sottobraccio accanto al bastone, e squadrò Timmi dall’alto in basso, mentre Jo si rialzava massaggiandosi il didietro, borbottando inviperito.
- Noto con piacere che i suoi poteri sono tornati.- disse l’uomo - Ottimo, ottimo. Le mie congratulazioni per lo… scoppiettante rientro in servizio.-
Il modo in cui sottolineò la parola gli disse che sapeva già cos’era successo.
- L’hanno informata dell’accaduto, vedo.- disse.
- Daniel si è precipitato da me, dopo aver parlato al Sommo Concilio.- annuì - E pareva convinto che Raven meritasse due settimane di sospensione senza poteri. A partire da adesso. Curioso espediente punitivo, considerando che dovrà stare a letto senza muoversi o adoperare la magia per diversi mesi. Ne sa niente?-
Ci fu un attimo di imbarazzo per i ragazzi, ma Timmi sostenne lo sguardo di Odin senza battere ciglio.
- Bhè, Raven potrà tornare al lavoro subito dopo essere uscita dal Centro Cure. La cosa la disturba, forse?-
- La prego di non giocare con la mia intelligenza!- sbottò seccamente l’uomo - So benissimo che non è stato un Arcangelo a proporre questa punizione! E nemmeno un Custode dell’Eden.- prese la mano di Timmi tra le sue e la strinse forte - La ringrazio di cuore per aver salvato Raven e per averle evitato guai con il Sommo Concilio. Se c’è qualcosa che posso fare, non ha che da chiedere.-
- Oh, bhè…- rispose lui, vagamente imbarazzato - Non so… non è che abbia pensato…-
- Lei fa davvero navi volanti?- chiese Jo.
Odin si alzò e lo osservò con il suo occhio azzurro. Jo parve rimpicciolire, ma non indietreggiò d’un passo; Timmi, invece, gli scoccò un’occhiataccia.
- Lo scusi, le ho detto che soffre della sindrome di Tourette, vero?-
- Non ha specificato quale menomazione mentale lo affliggesse.- concesse in tono pacato l’uomo, continuando a guardare Jo - Ad ogni modo sì, giovanotto: io sono un armatore di aeronavi. Perché?-
L’imbarazzo del ragazzo parve dissiparsi.
- Bhè… forse una cosa c’è, magari…-
 
Raven si svegliò tutta bendata in un letto candido, lievemente intontita dalle sostanze mediche datele dai guaritori e con un occhio gonfio e quasi totalmente chiuso. Guardandosi, vide che il braccio e il busto erano fasciati come involtini, e si sentiva un po’ imbottita anche sul collo e sulla caviglia, segno evidente che l’avevano medicata anche in quei punti.
- Flynn dice che somigli ad una mummia.- disse qualcuno.
Alzando lo sguardo, vide Skin appoggiato allo stipite della porta. Non indossava la sua tuta, ma un maglione verde ed un paio di pantaloni di cotone, come sempre quando era in borghese.
- Ciao.- disse debolmente lei, cercando di alzarsi a sedere.
- Piano, piano…- si affrettò a dire il Fantasma, correndo ad aiutarla - Non fare sforzi, o mi cacciano.-
- Quanto sono messa male?- chiese, mentre l’amico le sistemava il cuscino.
- Parecchio.- rispose lui - Cinque mesi di prognosi, più o meno, parecchie lesioni interne a malapena richiuse ed un bel po’ di tagli avvelenati.-
- Con cosa?-
- Con qualcosa che non ti farà guarire per i prossimi cinque mesi.-
Lei sospirò.
- Bene. Ottimo… Cinque mesi di totale inattività… almeno Flynn la smetterà di dirmi che devo dormire.- guardò Skin - Già… lui come sta?-
- Solo un occhio un po’ gonfio, ma meno del tuo.- rispose.
- Cosa gli succederà?-
- Niente.- Skin si strinse nelle spalle - Timmi ha distrutto il frammento del cristallo, ed io tornerò domani nell’ultimo posto dove volevate andare per vedere di rendere innocua ogni eventuale minaccia. Daniel ha anche detto che può restare con te. E non ci saranno conseguenze per ciò che hai fatto… Timmi ha convinto Daniel a lasciar correre. Tu scusati, china il capo, annuisci e tutto filerà liscio.-
La Valchiria chiuse gli occhi e sorrise tra sé.
- Bene…- disse - È più di quello che merito.- sistemò meglio il lenzuolo e lo guardò di nuovo - Ora Flynn dov’è?-
- Da me.- rispose lui - Sta dormendo, era a pezzi. Più tardi lo porterò da tuo padre. È stato qui… ha detto che gli dispiace.-
Lei annuì, sempre ad occhi chiusi.
- Grazie, Skin.- disse - Non so proprio cosa farei, senza di te.-
- Lo so io.- sbuffò - Ti faresti ammazzare, ecco cosa.- sospirò e le gettò uno sguardo paziente - Raven, io proprio non ti capisco: perché cavolo non sei venuta a cercarmi subito, dannazione?-
Raven riaprì gli occhi, ma si voltò dalla parte opposta, facendo di tutto per non guardarlo.
- Mi dispiace.- disse - Te l’ho detto… volevo fare da sola. Non potevo chiederti…-
- E non dovevi farlo.- la interruppe lui - Non sarebbe stato necessario.-
Lei sorrise tra sé.
- Lo so.- ammise - Ecco perché non te l’ho chiesto.-
Skin scosse la testa.
- Cos’aveva di speciale quel bambino?- chiese - Cos’è successo? Perché era tanto importante? Ci occupiamo ogni giorno di cose del genere. Il Sommo Concilio avrebbe potuto gestire la situazione.-
- No. Non questa.- borbottò la Valchiria - Skin… lui non lo sa, ma… il Cristallo di Atlantide non è stato nascosto in un luogo.- si passò la mano sana sulla faccia, scacciando la stanchezza - Si trova dentro di lui. È dormiente, nel suo codice genetico. Così ha guadagnato tutta quella conoscenza.-
Il Fantasma aggrottò la fronte.
- Davvero?- chiese, sorpreso.
- Sì.- annuì lei - Ne è all'oscuro per proteggerlo meglio. I suoi genitori invece lo sapevano, e l’hanno detto a me: lo hanno scoperto quando lui li ha portati per la prima volta in un vecchio sito tecnologico... l'hanno letto nei dati di un macchinario. Mi hanno fatto giurare di non dirlo a nessuno. Temevano che avremmo cercato di estrarlo.-
- E allora? Questo l’avrebbe reso…-
- … morto.- lo interruppe lei - Il processo lo ucciderebbe.-
Skin aggrottò la fronte.
- E per una scemenza del genere non ti sei fidata di noi? E di me?- sbuffò - Per un manufatto maledetto e letale anche per chi lo usa? Credevi davvero che lo avremmo estratto?-
Raven lo guardò sorpresa.
- Come?- chiese.
- Ce lo ha detto Flynn.- spiegò lui - Il cristallo uccide lentamente chiunque ne sfrutti i poteri. Nessuno di noi sarebbe così pazzo da recuperarlo, al massimo l’avremmo distrutto. E considerando che la scheggia è andata, il risultato è quasi lo stesso.-
Lei scosse lentamente la testa.
- Io… non lo sapevo.- ammise - Mi… mi dispiace. Non… volevo metterti nei guai… se solo l’avessi saputo…- si lasciò scappare un sospiro - Avrei dovuto parlarne con Flynn quando potevo.-
Skin sospirò esasperato e divertito insieme.
- Un giorno o l’altro io ti ammazzo.- gemette.
 
***
 
- Un giorno o l’altro io lo ammazzo!- sbraitò Timmi, seduto in macchina accanto a Nadine - Giuro, lo annego nella tazza del cesso, poi lo faccio a pezzi e lo mangio mentre sono un demone!- strinse convulsamente il volante, immaginando che fosse il collo di Jo - Un’aeronave! Gli ha chiesto un’aeronave!-
- E calmati!- sbottò Nadine, visibilmente disgustata - Stai rompendo da ieri! E poi Odin non mi sembrava per niente dispiaciuto, l’hai sentito anche tu: ha detto solo di lasciargli un mesetto per prepararcene una adatta!-
- Sì, ma ciò non toglie che io voglia ammazzarlo a morsi!-
- Non volevi affogarlo nel water?-
- Ho cambiato idea, prima i morsi!- sbottò lui.
Nadine sospirò esasperata, e questo gli fece capire che forse era il caso di darsi subito una bella calmata; riacquistò il controllo per un momento e si concentrò sul motivo per cui erano usciti quella sera e del perché erano entrambi abbastanza agghindati.
- Senti, mi ripeti un po’ dov’è questo posto?-
- In centro.- rispose Nadine - Papà ama quel ristorante, è il suo preferito, quindi è il posto più adatto. Non preoccuparti per il parcheggio, è in zona pedonale, dovremo camminare un po’.-
- Bah…- sbuffò Timmi, gettando un’occhiata ai suoi vestiti.
Erano nuovi, li aveva comprati quello stesso giorno: pantaloni scuri in cotone, camicia, scarpe nuove e calzini neri lunghi fino al ginocchio (in vita sua non aveva mai nemmeno messo la camicia, figuriamoci i calzini lunghi fino al ginocchio). Si sentiva un po’ a disagio, così combinato.
- Ma perché diavolo ho accettato, accidenti a me…-
- Perché eri in debito.- osservò Nadine - E me l’avevi promesso.-
- Sicuro, ma pensavo che la serata giusta sarebbe stata tipo tra un mese…- ammise.
La sera prima, scolatosi una bella bottiglia del suo whiskey migliore (tanto per vedere se reggeva di nuovo l’alcool), aveva accettato la già accennata proposta di Nadine di incontrare i suoi genitori, quantomeno per ingraziarsi suo padre.
Quando aveva scoperto che potevano tranquillamente farlo il giorno successivo (sospettava qualche abracadabra di Nadine) si era sentito morire.
- Andiamo, andrà benissimo.- lo rassicurò lei - Stai pure molto bene, vestito così… anche se potevi tagliarti il codino.-
- E magari potevo incravattarmi.- aggiunse sarcastico.
Nella sua mente balenò una scena di quella mattina ai grandi magazzini: era con Jo e Xander, i quali avevano in mano un paio di proposte per delle cravatte in tinta.
La sua risposta: “UNA CRAVATTA NO!!
- E dai, te l’ho detto… stai benissimo.- ridacchiò Nadine.
- Bah… Tu stai bene.- sbuffò lui.
Si era messa una camicetta scura ed una gonna lavanda, e per la prima volta la vedeva indossare delle scarpe col tacco. Si era anche sistemata un bel fiocco tra i capelli.
- Grazie.- rispose Nadine, leggermente compiaciuta.
Finalmente Timmi fermò la macchina al parcheggio prima della zona pedonale.
- Andiamo.- disse subito la ragazza - Ho detto ai miei di aver prenotato per le otto, e questo significa che papà sarà qui per le sette e mezza.-
- E così siamo già in ritardo di mezz’ora…- osservò Timmi, guardando l’orologio e scendendo dall’auto.
- No.- rispose lei - Te l’ho messo avanti, così saremmo arrivati prima.-
Borbottando frasi inconsulte, Timmi la seguì lungo la strada: accidenti a lui, a lei e a quando le era venuta quella bella idea. Forse sarebbe stato meglio se si fosse veramente ubriacato.
- Ah, prima che me ne dimentichi…- aggiunse Nadine, prendendogli un braccio - Buon compleanno.-
Timmi la guardò sorridendo e vide che lei faceva altrettanto. Non le chiese come lo sapesse, e non gli interessava: dopotutto, che differenza avrebbe fatto?

Ai ringraziamenti un'aggiunta dell'ultimo minuto: oltre a Ely79, a seguire la storia c'è anche (da ieri) Polly_Lu. Ora via, andate all'epilogo!

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Capitolo 18
*** Epilogo ***


Chiunque mi conosca lo sa, ma voi profani fareste meglio ad andare indietro di un capitolo, perchè questo è l'epilogo, che ho pubblicato nello stesso momento. Grazie e buona lettura.
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Il ragazzo di nome Devon si stese sulla branda del treno, preparandosi ad una nottataccia: odiava i vagoni letto, così rumorosi e fastidiosi, ma non aveva altra scelta, dovendo andare in un posto mai visitato prima e quindi non raggiungibile con la magia.
Purtroppo l’Alleanza delle Ombre non disponeva di porte magiche, a differenza del Sommo Concilio. Ma perché dovevano sempre essere gli altri ad avere le cose migliori?
Sentì un improvviso calore provenire nella sua tasca destra. La Carta di Comunicazione stava reagendo ad una chiamata in arrivo.
Julien Wings è morto. Lesse sulla sua superficie, dopo averla presa. Il frammento che hai recuperato è andato distrutto, e ormai il Cristallo di Atlantide è perduto per sempre.
Il giovane imprecò tra i denti.
- E adesso?- chiese - Come sfideremo il Sommo Concilio, senza la fonte dell’immortalità?-
Ci sono altri modi per ottenerla. Rispose il Tredicesimo, dall’altra parte. E altri metodi da adottare nel combattere il nemico. Il fine ultimo val bene qualche sacrificio, per quanto doloroso possa essere. Ora ti chiederò di fare una cosa, ragazzo mio, e sarà qualcosa di estremamente pericoloso. Potresti imbatterti nel Pentacolo, non te lo nascondo. Ma ci fornirà un’arma letale, che distruggerà il Sommo Concilio una volta per tutte. Io e gli altri ne abbiamo discusso, e tu sei il più adatto. Sei disposto a rischiare?
Lui annuì, anche se il Tredicesimo non lo poteva vedere.
- Sì.- rispose - Lo sono.-

Escludendo le one-shot, questa è stata finora la mia storia più corta. Chissà perchè... mi è venuta così. Ma comunque devo ringraziare Ely79, che mi ha recensito ad ogni capitolo, e Polly_Lu, ultima arrivata che ha inserito da poco la storia alle seguite. E aggiungo anche Fatelfay, che ha iniziato a leggere e recensire la storia un po' più tardi, ma che l'ha comunque seguita tutta. Non perdetevi la prossima: "L'ultima Guerra - Preludio". Ciao Ciao!

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