T.G.I.F.

di AlwaysSev
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** T.G.I.F. ***
Capitolo 2: *** Last Friday Night ***
Capitolo 3: *** I hate Friday Night ***



Capitolo 1
*** T.G.I.F. ***





La ragazza ci aveva pensato tutto il mese, aveva anche già organizzato tutto, aveva addirittura chiesto il permesso ai suoi due papà gay, che le avevano anche detto di sì.
Un "sì" detto per accontentarla, per sperare che non continuasse più a elencare tutti quei “validi” motivi per cui, secondo lei, fare un party fosse una cosa giusta.
 

*

 
Glee Club – Liceo McKinley
 
"Ragazzi" urlò Shuester per attirare l’attenzione. Era in piedi e, poco dietro di lui, c’era Rachel con un sorriso a trentadue denti, che non vedeva l’ora di dire ai suoi compagni la sua favolosa notizia, notizia che poteva solo che fare piacere ai suoi compagni, o almeno è quello che pensava lei.
La ragazza si schiarì la voce, prese fiato e…
"Venerdì sera ci sarà un party a casa mia, è autorizzato dai miei papà, che…" non finì di parlare che fu interrotta da Santana.
"Neanche se ci fosse il DJ più in di tutta l’america, il tuo party sarebbe interessante"
"Santana" la voce di Shuester la fece tornare al suo posto. La latina incrociò le braccia e iniziò a guardare Rachel, che non vedeva l’ora di finire il suo discorso.
"Grazie, professor Shue" disse con il suo solito sorriso da ragazza dolce e innocente.
"Comunque, i miei papà mi hanno dato la possibilità di organizzare un party questo venerdì, ma niente alcool, me l’hanno severamente vietato e non hanno tutti i torti: l’alcool potrebbe farci fare cose che non vorr…"
"Ferma ferma ferma ferma" la interruppe Puck "Niente alcool? Ma che diamine di festa è?"
"Puck!" lo richiamò Finn, "Io ci sarò" disse guardando con occhi da cerbiatto la ragazza, la stessa ragazza che era rimasta con lo sguardo fisso sulle labbra di Puck, le stesse labbra che poco prima le avevano praticamente detto che il suo party, senza alcool, sarebbe stato uno schifo.
"Ok, vengo anch’io e non ti preoccupare per niente" le disse il ragazzo con la cresta, aveva già tutto in mente.
 

*

 
Era l’alba.
Una luce che le illuminava il viso.
Si gira verso il suo letto e…
 

There’s a stranger in my bed
There’s a pounding my head
Glitter all over the room

 
Le mani tra i capelli, uno sguardo impaurito che si dipinge sul volto della ragazza.
Non poteva credere che avesse fatto una cosa del genere.
Che lei, Rachel Barbra Berry, sarebbe potuta finire al letto con uno che non fosse Finn, sapeva che quello non era lui, anche se sperava il contrario.
 
Si alza, con il lenzuolo che tiene stretto sul suo corpo, quasi con la paura che quel ragazzo si possa svegliare e vederla nuda, di nuovo.
Storce il naso ed esce dalla camera, come se sperasse che la puzza provenisse dalla sua camera.
 

I smell like a minibar
DJ’s passed out in the yard


Non poteva credere a ciò che stava vedendo, non poteva essere, non poteva succedere.
Non doveva insistere per fare questo party.
Non doveva fare qualcos’altro che ora non ricordava.
Non doveva fare niente, punto.
 
Il cellulare le squilla, è un messaggio.
Si reca a prendere il telefono e si ferma allo specchio, si guarda e...
 

Is this a hickie or a bruise?

 
"Merda!" non era solita dire parolacce, non era solita neanche fare questa fine.
Il cellulare squilla di nuovo e Rachel scuote la testa, cercando di ignorare ciò che ha appena visto.
Apre il cellulare.
"Merda!" sì, l’aveva detto di nuovo, non poteva ancora crederci.
Come da suggerimento, accese il pc e aprì subito Facebook, dove trovò centinaia di notifiche con tag delle foto scattate la sera prima.
 

Pictures of last night
Ended up online
I’m screwed
Oh well
It’s a blacked out blur
But I’m pretty sure
It ruled
Damn

 
Inizia a cliccare il mouse scorrendo le foto e leggendo i commenti, sembra stata una festa strepitosa, sembra che la ragazza si sia anche divertita.
 

Last Friday night
Yeah, we danced on tabletops
And we took too many shots
Think we kissed but I forgot

 
Non poteva credere ai suoi occhi, non riusciva a crederci, l’aveva fatto veramente e vicino a lei c’era lui.
Il ragazzo che era troppo per lei, il ragazzo che era il suo contrario, il ragazzo che si era ritrovata nel letto.
"Ehi! Bambola, che ci fai in piedi? Torna qui" la sua voce le riecheggiò nell’orecchio.
Spense il pc e ritornò nel letto.
Si accoccolò al ragazzo e chiuse gli occhi.
"Penso che mi sia divertita anch’io ieri sera, Puck."




NdA: allora prima di tutto grazie a chi ha avuto la cortesia di leggerla e ancora di più a chi ha lo stomaco così forte da recensirla.
Vorrei precisare che questa Fiction è la mia prima fiction su Glee, telefilm che amo (questo potevo anche evitare ma vabbhe, fa niente).
E' un po' come il seguito del primo party a casa Berry, in cui la nostra Rachel si bacia, quel gran pezzo di ragazzo di Blaine. Questa volta ho sperato che sarebbe finita a letto con Puck, ma non ho voluto scrivere rating rosso, non so perché ma ho ancora il "blocco" e devo ancora capire il motivo. Prometto, sempre se questa FF vi è piaciuta, di scrivere della loro nottata di questo party!
P.S. La canzone usata è LAST FRIDAY NIGHT di Katy Perry
P.P.S. Grazie a tutti quelli che mi hanno fatto notare gli errori 

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Capitolo 2
*** Last Friday Night ***


Ma cosa successe veramente quella notte?
Com’era finito Puck nel letto di Rachel?
Ma soprattutto che cosa avevano fatto quei due?
Per rispondere a queste domande bisogna tornare indietro fino all’ultima ora di scuola, quando Rachel avverte tutto il Glee Club. E dopo varie titubanze accettano tutti di venire
 

*

 
Rachel aveva sistemato tutto, aveva tolto tutto l’alcol dei suoi papà e l’aveva chiuso nel mobile della loro stanza, stanza che aveva chiuso a chiave, non si sapeva mai quello che sarebbe potuto succedere.
 
Suona il campanello, si affretta ad aprire e un’orda di gente la travolge. Il capo della “banda” è Puck che, come s’immaginava, aveva portato birre a volontà e aveva chiesto ad altre persone di portare dell’alcol.
- Noah Puckerman! – Esclama irritata la ragazza, appena lo vede. Lo ferma e lo mette in un angolo per parlarci meglio, mentre in casa sua sta per scoppiare il finimondo, lo stereo è già acceso e già ci sono ragazzi che si baciano o che girano, con bicchieri pieni di alcol, per tutta casa.
- Avevo detto niente alcol, i miei papà mi ammazzeranno e penseranno che non sia la ragazza di cui si possono fidare – Il tono di Rachel era più melodrammatico del solito, questo perché i suoi papà le avevano dato un’educazione più che rispettosa e rovinare tutta la loro fiducia verso di lei, con un solo party, era veramente l’ultima cosa che avrebbe fatto prima di morire.
- Su bambina, calmati e bevici su. I tuoi papà domani neanche si accorgeranno che c’è stata una festa fantastica, grazie a me. – Le risponde con un tono superiore, come se avesse tutto sotto controllo, cosa che non era così.
- Noah, te mi aiuter… - Si bloccò e si precipitò a togliere dalle mani di un Kurt ubriaco la mazza da baseball di uno dei suoi papà, solo Dio sa cosa ci avrebbe fatto.
Fulminò con lo sguardo Puck, che sembrava non essersene accorto dato che se ne andò con una birra aperta in mano, a provarci con tutte le ragazze che riusciva a “colpire”.
 

*

 
Si stavano divertendo tutti, la musica e l’alcol aiutavano molto, ma solo una persona non stava bevendo, anche Rachel ormai si era abbandonata all’alcol, cosa che Finn non avrebbe voluto.
Gli dava fastidio vedere una Rachel che ci stava, gli dava fastidio vedere Rachel in quelle condizioni e tutto questo per colpa di Puck.
 
Un braccio sulla spalla di Puck lo fa girare.
- Puck vai subito a prendere Rachel e a metterla a dormire, guarda in che condizioni sta – In effetti Finn non aveva tutti i torti, non aveva mai visto la ragazza dimenarsi, sotto gli occhi di tutti, sul suo tavolino mentre beveva fiumi di alcol a quantità.
- Io mi occuperò di cacciare tutti e di pulire casa – Il tono di Finn era particolarmente duro, un tono che non aveva mai usato, ma teneva troppo a quella ragazza ubriaca, per lasciarla a rovinarsi la sua inesistente popolarità e poi, anche se non lo voleva ammettere, provava qualcosa per lei.
- Ok, ok, ma datti una calmata e stammi lontano – Gli rispose a tono, salutò le ragazze con cui parlava e andò da Rachel.
- Piccola scendi la festa è finita –
- Uffa, proprio ora che mi stavo divertendo! – Esclama con una voce da bambina piccola e viziata.
- Se non vuoi seguirmi con le buone, sono costretto a fare di testa mia – Non appena finì di parlare, la prese a mo di sacco di patate e mentre salutava tutti, si recava sulle scale per accompagnare la ragazza nel letto.


*

 
- Noah –
Il ragazzo si girò verso Rachel, sdraiata sul letto. – Dimmi piccola –
- Mi togli le scarpe? – Scoppiò a ridere, senza motivo, era solo l’alcol che era in circolo e che faceva sentire che c’era.
Puck la guardò e vedendola in quello stato non poteva non dirle di no.
Le tolse le scarpe e Rachel si sedette sul letto, con Puck vicino. Si avvicinò con il volto accanto al suo e sorrise.
- Ora ti bacio – Forse era la birra o forse era solo il suo inconscio che parlava. Voleva baciare Puck da molto, molto tempo e forse quella era l’occasione giusta per farlo.
Il ragazzo non disse niente, anzi non appena Rachel finì di parlare, lui la baciò, facendo intrecciare le loro lingue.
Ancora attaccati per le labbra, Noah ne approfittò facendola sdraiare sotto di lui, iniziando a far scendere le sue mani dai capelli fino alle cosce.
Rachel non diceva niente, l’alcol e la voglia di stare con lui non glielo permettevano, sapeva che l’indomani, però, si sarebbe pentita di tutto ma sapeva anche che questo pensiero per il momento non la toccava minimamente.
D’istinto la ragazza gli tolse la maglia, che volò sul pavimento, le loro labbra riuscivano a star lontane giusto il tempo di togliersi i vestiti.
La foga con cui Puck baciava Rachel era la stessa con cui Rachel gli sbottonava i pantaloni.
Il ragazzo ci rimase, non si aspettava che quella ragazza era la stessa perfettina che tutti odiavano per i suoi modi di fare.
Se sapeva che quella ragazza si trasformava bevendo un po’ di birra, gliel’avrebbe fatta bere molto tempo fa, quando stavano ancora insieme.
 
Tra un pensiero e l’altro, Rachel si trovò in intimo, con un reggiseno di pizzo nero. Puck non pensava neanche che la ragazza sapesse cosa fosse il pizzo.
Le mani del ragazzo si muovevano lungo la linea del corpo della ragazza, non si lasciavano sfuggire neanche una microscopica parte del suo corpo, lo voleva tutto per se.
 
Proprio mentre le mani di Puck si stavano per insinuare dentro l’intimo di Rachel, per iniziarle a far provare una sensazione mai provata prima, la ragazza lo bloccò.
- Puck, non l’ho mai fatto – Era ubriaca, ma certe cose se le ricordava.
- Tranquilla, lascia fare a me – La voce di Puck, la incoraggiò così tanto che la ragazza si lasciò andare, facendo fare al ragazzo quello che doveva fare.
 
Nella stanza c’era il silenzio, si sentiva solo Rachel che fremeva dalla voglia di entrare in quel mondo dove tutta la scuola era già entrata.
 
Il silenzio si ruppe e si riempì di gemiti della ragazza, gemiti dovute alle mani esperte di Noah, che si muoveva come se sapesse dove cercare.
Quel ragazzo sapeva veramente il fatto suo.
 
Gli mise le mani sulla cresta e lo attirò a sé, alle sue labbra, voleva baciarlo, voleva che fosse veramente suo.
 
Ormai era l’ora di dar il cambio alle sue dita, avevano fatto il loro dovere ed era ora di far diventare Rachel una vera donna, di farla sentire una donna e di farle provare emozioni che ancora nessuno le aveva mai fatto provare.
Si abbassò i boxer e sfilò l’intimo della ragazza, che finì sopra gli altri abiti.
- Non ti farò male – Le sussurrò, non era mai stato dolce con una ragazza, tantomeno se quella ragazza era ubriaca persa ma Rachel non era la solita ragazza, lei era quella per cui aveva provato qualcosa, era quella che, anche se le tirava le granite addosso o la trattava male, era quella che le era rimasta nel cuore.
Rachel deglutì e prese il volto del ragazzo.
Le loro labbra si unirono contemporaneamente ai loro corpi.
Rachel chiuse gli occhi e lasciò che facesse tutto il ragazzo.
Un ritmo lento per la prima volta era l’ideale.
Le sue spinte si adeguavano ai movimenti che faceva Rachel involontariamente.
 
Ma non ci volle molto che Rachel si lasciasse andare del tutto, buttò via la sua vergogna e il suo pudore e si lasciò andare a gemiti ed ansimi di piaceri portati dalle spinte del ragazzo.
Non ci volle molto che i loro corpi s’iniziassero a muovere all’unisono come se fossero uno stesso corpo.
 
Proprio quando la stanza si riempì dei loro gemiti la porta si aprì.
- Ehi, Rachel, ti ho portato dell’asp… - Non finì di parlare, che la visione di Puck sopra la ragazza gli fece cadere il bicchiere con l’acqua, per terra, sporcando anche il pavimento.
I due ragazzi videro la porta ormai già chiusa e ripreso i loro movimenti, non avevano neanche capito bene che fosse successo.
 
Fuori dalla porta c’era un Finn distrutto, spalle alla porta e seduto per terra con la testa fra le gambe.
Era appena stato tradito dal suo migliore amico, era stato tradito dalla ragazza che sperava diventasse la sua ragazza, lui che le aveva anche fatto finire la festa, anche beccandosi qualche parolaccia di troppo.
 

*

 
Il mattino dopo Rachel si alzò e andò a controllare tutta la casa, aveva un forte mal di testa, non si ricordava niente della sera precedente.
Poi una voce.
- Ehi! Bambola, che ci fai in piedi? Torna qui – La sua voce le riecheggiò nell’orecchio.
Si accoccolò al ragazzo e chiuse gli occhi.
- Penso che mi sia divertita anch’io ieri sera, Puck. - 

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Capitolo 3
*** I hate Friday Night ***


Il rumore della porta che si apriva.
Il suono delle sue parole, parole che non terminarono mai quella frase.
Il rumore del bicchiere che si rompeva al suolo.
Il rumore della porta che si chiudeva.
Il suono delle sue spalle che strusciavano contro la porta; la sua testa, che cadeva di peso, in mezzo alle gambe; gli occhi che iniziavano a bruciare.
Non poteva credere a quello che aveva appena visto e neanche a quello che stava sentendo.
I gemiti di piacere dei due ragazzi, rimbombavano nella sua testa.
- Via, via, via – Si diceva tra se e se.
Forse la posizione dove si trovava ora, non era la migliore per far cancellare quella scena dal suo pensiero.
Si alzò.
E solo dopo che passò le scale, che portavano al piano di sotto, si ricordò che c’era la festa, quella maledetta festa che aveva rovinato ogni sua possibilità di avere Rachel.
Apre il rubinetto e si sciacqua la faccia.
Dal bagno si sente solo il rumore soffocato di musica da discoteca, musica che avrà portato Puck.
- Io lo ammazzo – Disse tra se e se, dando un pugno alla parete del bagno e facendosi male. Mise la mano sotto l’acqua fredda e oltre al fatto che il cuore gli faceva veramente male per ciò che aveva appena visto, ora gli faceva male anche la mano.
E dire che aveva convinto lui Puck e tutti gli altri ad andare a quella festa.
Si asciugò il viso.
Fece un grande sospiro ed uscì dal bagno.
Sul suo volto si poteva notare la tristezza.
Cercò di ignorarla e cercò di far comparire il suo solito sorriso timido.
Dopo circa 10 minuti, si fece coraggio ed uscì dal bagno.
Camminava molto lentamente, aveva paura di imbattersi in uno dei due ragazzi, proprio dopo il loro divertimento, ma sapeva, in cuor suo, che era una impossibile, sapeva che con Puck o ci si divertiva tutta la sera o non ci si divertiva affatto.
Scese le scale ma per quanto era rimasto turbato da quella visione, si dovette reggere allo scorrimano.
- Finn – Una voce gli fece alzare lo sguardo, ma era meglio che non lo avesse alzato. Ciò che vide era una cosa quasi peggiore di quello che aveva visto minuti prima.
Non fece in tempo a chiedere che succedeva che si ritrovò il braccio del fratellastro sulla spalla e il la faccia rivolta verso il basso.
- Ku…- Non finì di parlare che il ragazzo gli vomitò sulle scarpe, le scarpe bianche che gli piacevano tanto.
Si allontanò dal ragazzo, che lasciò tra le braccia di Blaine, che lo andò a soccorrere non appena vide quella scena.
- Grazie – Disse solamente per poi recarsi alla porta di casa Berry.
L’aprì ma prima di uscire guardò le scale che portavano al piano di sopra.
Ancora non riusciva a credere a ciò che aveva visto.
Ancora non riusciva a capire perché Puck era andato con Rachel quando lui gli aveva rivelato che voleva provarci con lei.
Scacciò quei pensieri dalla testa ed uscì dalla porta, richiudendosela dietro le spalle.
In meno di mezz’ora si ritrovò a casa, con i boxer e una canottiera bianca, sdraiato sul letto a guardare il soffitto.
Più cercava di dimenticare quella scena e più gli tornava in mente quella scena.
Solo dopo un paio d’ore dopo riuscì a prendere sonno, sperando che al suo risveglio tutto ciò che aveva visto non fosse mai successo realmente.
Peccato che tutto quello che aveva visto, era successo veramente.




Finalmente siamo giunti al termine, penso che tre capitoli non li avrei mai scritti se voi lettori non mi avreste incoraggiato di farlo.
Sinceramente, neanche pensavo che da una song-fic sarebbe uscito dell'altro.
Comunque non son tipo che elargisce parole e frasi a buffo. Quindi vi ringrazio solo per aver letto questi tre capitoletti brevi brevi e son contenta che la mia primissima storia su questo fandom sia piaciuta.

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