L'avventura di Alex

di Giuly_Zomb
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La partenza ***
Capitolo 2: *** La lettera ***
Capitolo 3: *** L'arrivo ***
Capitolo 4: *** La prima conoscenza ***
Capitolo 5: *** L'appello ***
Capitolo 6: *** Lo strano professore ***
Capitolo 7: *** Il prof. lo cercava ***
Capitolo 8: *** Cosa vuole? ***
Capitolo 9: *** La verità ... ***
Capitolo 10: *** ... il ritrovo ***
Capitolo 11: *** Un po' di distrazione ... ***
Capitolo 12: *** L'inizio della tragedia .. ***
Capitolo 13: *** Il cuore batteva... ***



Capitolo 1
*** La partenza ***


E' il 31 agosto, a distanza di settimane. Era tutto pronto, valige strapiene in attesa nell'ingresso di casa. Saranno state le 19:30 più o meno quando Mark e Eric bussarono alla porta di Alex, radiosi in viso, carichi delle loro valige. L'aereo sarebbe partito alle 20:15. Se non fosse stato per i suoi amici, che lo spinsero fuori da quella porta, Alex probabilmente non si sarebbe mosso.
"Un secondo" disse agli amici. Era il momento dei saluti. Sua madre aveva già qualche lacrima quando Alex gli si avvicinò per abbracciarla a sé. Odiava i saluti, quindi cercò di fare in fretta.
"Ti chiamerò, appena lì".
"Fai il bravo Alex, non metterti nei casini".
Diede un bacio a sua madre e si voltò verso l'auto che li aspettava. Caricò le valige in macchina, diede un ultimo sguardo alla sua casa e salì in auto, guidata dal padre di Eric. Una volta all'aeroporto fecero il check-in, salutarono il padre di Eric e salirono su quell'aereo. Mentre prendevano velocità, lì sotto scorreva la sua vita, la sua casa, la sua famiglia, la sua vecchia scuola. Si era sempre chiesto se fosse davvero pronto a lasciare tutto, così. Voltandosi a guardare i suoi due compagni intenti a fare progetti allettanti per il college non poté fare a meno di ridere, benedicendo quei due mattacchioni che mai l'abbandonavano.  

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Capitolo 2
*** La lettera ***


E' l'8 agosto, un afoso giorno d'estate, quando arriva quella tanta attesa lettera dal Trinity College per Alex. Sua madre trova quella lettera sull'uscio della porta al suo ritorno e subito si precipita in casa, emozionata. Alex, come suo solito, faceva un lungo e lento riposo ristoratore in camera sua, ma saltò su subito al suono di queste parole: "Alex, dannazione, sveglia! È arrivata la lettera del Trinity". Ancora intontito dal sonno, Alex apre quella lettera sotto lo sguardo ansioso della madre. La lettera riportava poche notizie, tra cui quella di recarsi al college il 1 settembre. Letta la lettera, Alex la getta su un ripiano.
"Ecco, ci siamo tolti il pensiero, torno a dormire". Sua madre, ormai abituata al suo fare pigro riprende la lettera per rileggerla. Dopo ciò, si rivolge al figlio: "Alex, tra meno di qualche settimana dovrai recarti a Londra. Smettila di poltrire, e preparati!" detto ciò, scende di sotto, lasciando Alex ai suoi pensieri. Non era al massimo dell'emozione anzi, il college lo spaventava un po'. Nel pomeriggio Mark e Eric, i suoi migliori amici, si precipitano a casa sua, brandendo le loro lettere dal Trinity, convinti di trovarlo emozionato quanto loro.
"Ehi amico, su con la vita" lo sprona Mark, il più estroverso "sarà tutt'altra vita, sarà fantastico, un po’ di entusiasmo diamine!"
"Alex, sai, posso capirti da un lato. Anche a me spaventa da un po', il Trinity, ma è un'occasione di pochi" lo esorta Eric, quello comprensivo.
In tutta risposta, Alex si limita ad annuire poco convinto.  
 

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Capitolo 3
*** L'arrivo ***


'Che strazio dormire in aereo', lo aveva sempre pensato e difatti fu così. Con un enorme torcicollo atterrarono a Londra la mattina seguente. Saranno state le 11 quando quei tre scesero dall'aereo, ripresero i bagagli e si mostrarono alla luce londinese. Durante il tragitto fuori dall'aeroporto, Mark non faceva che elencare tutte le cose che avrebbe voluto fare:
"Ah, ci siamo, aww! Allora, per prima cosa voglio fare un giro per Londra, tanto per farmi un'idea delle bellezze che si aggirano per di qua" rise fragorosamente detto ciò, essendo lui un cacciatore di ragazze. Solitamente però, era Alex ad aver successo anche senza volerlo.
"Mi spiace per te" intervenne Eric "ma ci aspettano al college, credo che dobbiamo far sapere che siamo arrivati".
Alex era di poche parole quotidianamente, ma Londra lo affascinò tanto da ammutolirlo del tutto. Sul taxi, verso il college, la bellezza di quella città li accompagnò mostrando loro infinite meraviglie che valeva la pena visitare. Peccato che fossero lì per studiare, non in vacanza.  

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Capitolo 4
*** La prima conoscenza ***


Arrivati al college lasciarono i bagagli alla reception. Nella hole c'era poca gente, essendo una bella giornata la maggior parte era all'aria aperta. Si aspettavano di parlare direttamente con un dirigente ufficiale ma fu una ragazza ad accoglierli. Capelli rossicci e fisico slanciato.
"Salve ragazzi, voi dovete essere gli studenti di Orlando vero?"
"Come fai a saperlo?" chiese Alex curioso.
"Oh, le vostre foto sono state appese in bacheca, qualche giorno fa" rispose, indicando una bacheca ricca di volantini tra cui, in effetti, tre delle loro foto nella sezione 'nuovo studenti'.
"Ad ogni modo, io sono Elisa, capitano della squadra delle cheerleader" riprese la ragazza, rivolgendo loro un sorriso accattivante "vi è stata assegnata la stanza 15B, al primo piano".
Porse loro una chiave dorata, indicando le scale. Trascinarono le valige al piano di sopra, scovando la stanza 15B nel secondo corridoio, in fondo. Avevano un compagno di stanza, cosa che avevano dimenticato.
"Salve! Ben arrivati, io sono George!" strinse vigorosamente loro la mano, vedendoli entrare e sembrava sprizzare allegria da tutti i pori.
"Ah, mi scuso del disordine" imbarazzato iniziò a rassettare i vestiti sul pavimento.
"Sembra un po'.. suonato, o sbaglio?" sussurrò Mark ad Alex.
In tutta risposta, quest'ultimo scrollò le spalle iniziando a smistare i suoi indumenti nell'armadio. Le lezioni sarebbero iniziate il mattino seguente.  

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Capitolo 5
*** L'appello ***


Alle prime luci del giorno seguente, i quattro ragazzi si svegliarono al suono di una sveglia squillante. George, il loro compagno di stanza, suggerì di andare a fare colazione prima della lezione. Scesero al bar, una colazione a base di cappuccino e brioche ma poi Mark e Eric si recarono a consultare l'orario preciso delle lezioni lasciando Alex e George da soli.
"Allora.. Alex. Vieni da Orlando giusto? Bel posto, ci sono stato una volta" disse George.
"Perché, te da dove vieni?"
"Kansas, ma la mia famiglia ha origine Italiane, mio padre è di lì. I tuoi genitori sono originari della Florida invece?"
"Mia madre sì, credo anche mio padre"
"Credi?"
"Mio padre ci ha abbandonati quando avevo 6 anni. Non ricordo nulla di lui, solo il nome. Sì chiama William, non so che fine abbia fatto, non ricordo nemmeno il suo viso. Se dovessi vederlo ora sarebbe un perfetto sconosciuto".
George rimase un po' spiazzato da questa risposta, soprattutto per la naturalezza con cui Alex ne parlava. Quel momento fu interrotto da Mark e Eric annunciando che la lezione di storia sarebbe iniziata da lì a cinque minuti.
"Storia? Iniziamo bene 'sto college" commentò Alex avviandosi.  
L'aula di storia era nell'ala ovest, una delle aule più grandi. Al loro arrivo, trovarono la classe quasi piena. Alex prese posto in fondo, vicino agli amici. Il loro insegnate arrivò poco dopo, in giacca e cravatta.
"Buongiorno ragazzi, sono il vostro insegnante, il signor Evans". Sorrise alla classe per un po', poi riprese:
"se non sbaglio, la mia classe quest'anno ospita dei nuovi studenti giusto?".
Si sedette alla cattedra, facendo l'appello dei nuovi studenti, arrivando infine ad Alex.
"Alex Evans?"
Alex alzò la mano, guardandolo indifferente. L'insegnante dal canto suo rilesse il nome più di una volta, come se non credesse ai suoi occhi. Alzò lo sguardo per rivolgerlo ad Alex, confuso.
"Ehm.. professore, c'è qualcosa che non và?" chiese Alex, infastidito da quel comportamento.
"Oh, ehm, sì.. cioè, no." Scosse il capo e cambiò discorso.  

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Capitolo 6
*** Lo strano professore ***


Passano i giorni, tutto normale se non fosse per quel professore di storia.
"Mi fissa, ogni lezione! Ma che vuole?" si lamentava ogni volta Alex.
"Ignoralo, ignoralo e basta" gli disse Eric, a distanza di una settimana, mentre erano nella loro camera prima delle lezioni pomeridiane. Eric sembrava un po' troppo felice quel giorno e stranamente sembrava che volesse apparire al meglio prima d'uscire.
"Ci provo. A proposito, da quando usi il profumo?" gli chiese Alex curioso, annusando l'aria.
Eric arrossì "dovresti provarlo anche tu, di tanto in tanto" gli disse.
"E ti sei anche pettinato.."
"Dovresti farlo anche tu!"
"Non è che qualcuno si è innamorato..?"
"Alex!"
"Chi si è innamorato?" irruppe Mark, entrando ora in stanza.
"Eric" rispose Alex ridendo.
"Non sono innamorato!"
"Uhm? Ho sentito innamorato? Chi, chi?" intervenne George, entrando ora.
"Nessuno!" rispose irritato Eric.
"Un nessuno soprannominato Eric" disse Alex, rotolandosi dalle risate.
Eric avrebbe fatto concorrenza ad un peperone, rosso com'era. Prese la sua borsa, uscì fuori irritato e poco dopo gli altri lo raggiunsero.  
Fuori dall'aula di matematica stava radunato un gruppetto, inizialmente sembrava un qualcosa di innocente ma avvicinandosi notarono un battibecco tra due ragazzi. Uno dei due aveva l'aria da bullo della scuola, mentre l'altro da classica vittima.
"Andiamo Lance, lascialo in pace!" disse una ragazza dai biondi capelli, strattonando il bullo.
"No, chi sbaglia paga!" fece per levare il pugno, pronto a colpirlo quando arriva la loro insegnante.
"Lance Peregrine, fermo dove sei!"
Alex non poté fare a meno di ridere.
Lance gli rivolse un'occhiataccia: "e tu che hai da dire?!"
"Chi sbaglia paga"rispose tranquillo Alex. Prima che avesse il tempo di mollarli un pugno l'insegnante lo trascinò in presidenza. A ritorno dalle lezioni pomeridiane, si ritirarono in camera per un po'. Alex controllò distrattamente il cellulare, trovando qualche chiamata persa da parte di sua madre. Chissà come stava, le mancava.

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Capitolo 7
*** Il prof. lo cercava ***


Passarono altri giorni, quasi un mese da quando Alex aveva lasciato la Florida. Mentre era intento a far colazione prima della lezione Mark lo raggiunge di corsa col fiatone.
"Alex! Il prof di storia ti cerca!"
"E perché ti agiti tanto?" gli disse Alex.
"Beh.. a me pare un po' strano il suo attaccamento, nemmeno ti conosce"
"Sembra strano anche a me, difatti non ho intenzioni di vederlo".
Prese la sua borsa, avviandosi con Mark alla lezione d'inglese. Lì, trovarono Eric a chiacchierare con una ragazza. Aveva lunghi capelli neri e un dolce viso.
Mark diede una gomitata ad Alex: "uhm , qui gatta ci cova" risero prendendo posto. Arrivò l'insegnate, che a fine lezione diede loro un compito da svolgere.
"Vi dividerete in gruppi, creati da me, ed ognuno farà una ricerca dettagliata su un poeta inglese".
Divise la classe in gruppi da quattro per la ricerca. Eric, con sua enorme gioia, capitò con la ragazza dai lunghi capelli neri, di nome Anna. Alex invece, finì con Mark, Lance il bullo e Elisa, la capo cheerleader che li aveva accolti il primo giorno.Suonò la campanella.
"Tu!"Lance afferrò Alex prima che potesse uscire.
"E' meglio per te se mi fai prendere un buon voto a questo compito o saranno guai!"
"Oh, andiamo Lance, lavoreremo tutti assieme. Possiamo vederci già oggi pomeriggio da me, per cominciare" intervenne Elisa, rivolgendo un sorriso ad Alex, che annuì.
Nel pomeriggio Mark e Alex bussarono alla porta di Elisa.
"Alex, eccoti! Ah, ci sei anche tu.." disse lei rivolgendo un sguardo deluso a Mark.
"Sono contento anch'io di vederti"disse lui.
In ritardo, arrivò Lance.
"Tanto per fartelo sapere, abbiamo già cominciato noi" lo rimproverò Mark
"Ottimo, continuate così" disse Lance con un ghigno.
Esasperato, Alex intervenne, faccia a faccia col bullo.
"Sta a sentire, nemmeno a me entusiasma l'idea di lavorare con te. Ma se vuoi una 'A' datti da fare, o avremo un problema".
Lance sembrava volesse prenderlo a pugni, ma poi si sedette senza fare storie. A fine giornata avevano già trovato gran parte delle notizie sul poeta scelto, William Shakespeare. Lance andò via senza dire nulla, come se temesse che potessero ricominciare a studiare.
"Beh, ci vediamo domani Alex, buonanotte" disse Elisa sorridendo, ed uscì.
"Buonanotte anche a te!" le urlò dietro Mark, ed Alex rise.
"Cerchi di attirare le sue attenzioni?"
"No, ma ti viene dietro e la cosa mi diverte".

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Capitolo 8
*** Cosa vuole? ***


   Nei giorni a seguire, Eric avrebbe messo allegria a chiunque, felice com'era.
"Non mi dire, le cose ti vanno bene con quella Anna? Le hai già chiesto di fare coppia?" si interessò Mark un giovedì, mentre erano a godersi un po' di sole nel parco.
"Beh.. no. Ma credo di piacerle" rispose Eric, arrossendo un po'.
Nel frattempo, George era negli spogliatoi dopo l'allenamento di basket. Al ritorno, aveva intenzione di raggiungere gli amici al parco quando qualcosa attirò la sua attenzione. Girovagava per i corridoi, quando sentì il nome 'Alex' uscire dalla porta della presidenza. Svoltò l'angolo, sicuro che quella voce fosse del professor Evans.
Accostò l’orecchio alla porta:
"William, non capisco perché ti agiti tanto"stava dicendo la Preside, la signora Emma McLaggen.
"Emma, te l'ho già detto, non può essere solo una coincidenza! Ho controllato il suo curriculum, e tutto combacia!".
Il signor Evans aveva il fiato corto mentre parlava e George temé di aver capito cosa intendeva.
"D'accordo Will, calmati, conosco la situazione del ragazzo e potrei darti ragione ma non fare mosse azzardate"
"No certo, che credi? Che vada da lui per dirgli che quasi sicuramente sono il padre che non vede da 12 anni?".
George rimase pietrificato al suono di quelle parole, riusciva a mala pena a respirare. Quando gli arti presero di nuovo vita, corse a più un posso per i corridoi, verso il cortile. George dal canto suo, era un ragazzo molto istintivo e preferì agire piuttosto che pensare. Si fermò col fiatone e rosso in viso di fonte ad Alex, indicandolo.
Alex si alzò: "sei in preda ad un shock anafilattico?" gli disse.
George prese fiato, cercando di trovare le parole giuste.
"Ho appena sentito la Preside e il professor Evans parlare di te. Lui crede.." deglutì "d'essere tuo padre".
L'aria intorno a loro sembrò solidificarsi. Mark e Eric guardavano entrambi a bocca aperta. Ad Alex servì qualche minuto per rendersi conto di quelle parole.
"C-come?"
"Io.. li ho sentiti.."
"Raccontarti un piccolo particolare della mia vita ti da il permesso di giocarci su? " gli disse Alex a denti stretti, stringendo i pugni.
"Come? Credi ti stai prendendo in giro?" disse George scuotendo il capo.
Alex raccolse la borsa da terra e se la mise in spalla.
"Io non ho un padre, e se ce l'ho allora è un titolo senza diritti".
Si incamminò a testa bassa verso l’entrata, lasciando i tre ragazzi col beneficio del dubbio.
Il giorno dopo, quello dopo ancora e per tutta la settimana ci fu tensione ogni qualvolta che Alex e George si trovavano faccia a faccia. Mark e Eric decisero quindi d'intervenire.
"Perché non gli credi?" gli chiese cauto Mark, una sera nella loro stanza.
"Perché dovrei? Nemmeno lo conosco, è ficcanaso"
"Ma non credo scherzerebbe su una cosa del genere" disse Eric.
"Che ne sai? Nemmeno noi lo conosciamo" gli disse Alex.
Gli amici s'arresero, era impossibile parlare con Alex quand'era convinto di essere nella ragione. Il giorno seguente, Mark trovò George in biblioteca e quest'ultimo gli raccontò per filo e per segno la conversazione tra la Preside e il signor Evans.
"Ehi, io ti credo, okay? Ma dobbiamo essere davvero sicuri, insomma, è una faccenda delicata" disse Mark e George annuì.
Nel frattempo Alex era negli spogliatoi prima dell'allenamento di basket e stava aspettando Eric, stranamente in ritardo.
"Si può sapere dov'eri? Il coach è già di pessimo umore" gli disse Alex.
"Ero col mio destino.." disse Eric con aria sognante.
Dato che Alex continuava a guardarlo confuso, proseguì:
"ho chiesto a Anna di essere la mia ragazza, giuro, non so dove ho trovato il coraggio".
Alex gli diede una pacca sulla spalla, complimentandosi. Finalmente una bella notizia.
Iniziata la nuova settimana, ebbero il risultato della loro ricerca d'inglese: una 'A'.
"Grazie amico, grazie!" disse Lance ad Alex passandogli un braccio intorno alle spalle. Alex gli levò il braccio con fare scettico
"prego, e non chiamarmi amico, non siamo amici".
Elisa anche dopo finito il progetto continuava a non scrollarsi da Alex, tanto che una mattina a colazione lei lo raggiunse.
"Buongiorno Alex" disse sedendosi accanto a lui.
"Giorno" disse lui, abbozzando un sorriso.
"Senti.. non è che ti andrebbe ti far qualcosa insieme? Un appuntamento, ecco".
Da un alto Alex la ammirava per la sua schiettezza, ma non era decisamente il suo tipo.
"Ehm.. no, grazie Juli ma ho tanto da studiare e francamente non vorrei che ti facessi un'idea sbagliata su di noi"
"che vuoi dire, scusa? Che non ti piaccio?" fece lei, alzando un sopracciglio.
"Ci sei arrivata, sì, scusa".
Elisa si alzò, indignata, scuotendo i capelli e filò via. Nel pomeriggio, una ragazza venne a bussare alla porta della stanza di Alex.
"Alex giusto? Il professor Evans mi ha detto di riferirti che vuole parlarti, oggi, ti aspetta nel suo ufficio tra mezz'ora".
'Ma che vorrà?!'pensò Alex tra se.
"No, non posso, c'è la partita di basket tra mezz'ora" le disse.
Dopo essersi cambiato, aspettò l'okay per entrare in campo col resto della squadra. Finalmente avrebbe potuto sfogare ogni rabbia sul campo. L'arbitro fischiò, la squadra scese il campo e null'altro importò.

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Capitolo 9
*** La verità ... ***


Dopo la vittoria della partita, Alex si ritrovò fra i piedi più ragazze del solito, molte delle quali erano cheerleader. Tuttavia, aveva altri pensieri, ad esempio come deviare il signor Evans. Dato che non aveva intenzione di parlarci, Mark prese in mano la situazione, volendo risolvere questo dubbio una volta per tutte. Si recò dopo le lezioni nell'ufficio dell'insegnate, che molto accomodante accettò di parlargli.
"Professore, come ben sa, sono un amico di Alex" gli disse.
"Sì, immagino anche il motivo per cui tu sia qui. Ho saputo della discussione che hanno avuto George ed Alex e francamente non mi aspettavo una cosa del genere. Immagino sia stato scioccante per i presenti.." disse l'insegnante, esitando.
"Beh, sì."
"Arriva pure al dunque, ragazzo" lo esortò l’insegnate, disposto a raccontargli tutto ciò che gli interessava.
"Professore, lei è sicuro che Alex sia suo figlio? Mi scusi, ma.. ha qualche prova?".
Il professore lo studiò per un attimo, riflettendo. Trasse poi dal cassetto della sua scrivania un foglio, ripiegato e un po' scolorito.
"Quando Alex aveva 13 anni, scrisse questa. Qualche volta sua madre mi teneva informato sulle sue condizioni, se stesse bene, come se la cavava.. e poco dopo spedì questa lettera al sottoscritto. Non so perché, probabilmente per farmi capire come si sentisse mio figlio".
Sospirò guardando quella lettera, poi la tese a Mark. Sì, quella era la scrittura elementare di Alex, indubbiamente. Spiegò il foglio e lesse:
"Caro papà, è così che devo chiamarti giusto? Non ho mai avuto modo di farlo. Sai che giorno è oggi? È la Festa del Papà, e mi sono sempre chiesto se dovessi festeggiarla come tutti gli altri. Oggi, Mark andrà a pesca con suo padre e Eric in campeggio, con il suo. Te li ricordi vero, i miei migliori amici? Hanno invitato anche me, però mi sentito fuori luogo. Ricordo ancora quando mi rimboccavi le coperte prima di dormire, o mi preparavi la colazione prima di accompagnarmi a scuola. Poi, non so precisamente cosa sia accaduto. Sono volate urla, quella sera, quando tu e la mamma avete preso strade diverse ed io sono stato trasportato come un pupazzo da un posto all'altro. Ma alla fine sei sparito del tutto, e non so dove sei. Provo a chiederlo alla mamma, qualche volta, ma dice sempre che hai trovato lavoro lontano da noi. Sarà così.. ma in tutti questi anni non hai mai stacco la spina? Non hai mai avuto voglia di sentire il tuo unico figlio? Sai papà, mi manchi. Mi manca non aver avuto un rapporto, mi mancano quelle occasioni in cui avrei potuto viverti fino in fondo. Sei stato tu a trasmettermi la passione per lo sport, e sarà l'unica cosa che sempre mi riporterà a te. Chissà come ci si deve sentire tra le braccia di un padre. Io non lo so, per me quello è un posto inesplorato. Papà, nemmeno mi pare giusto chiamarti così. Sei quasi uno sconosciuto. Mai avrò l'occasione di conoscerti, di parlarti, di comportarmi come un degno figlio. Sarebbe già successo, se era destino. E sai cosa? Ora non mi resta una sporca infanzia macchiata di divorzio come tuo ricordo. Ciao Pà, addio."
Mark sentì una lacrima rigargli il viso, lentamente. Alzò gli occhi sul professore, anche lui ad occhi lucidi. Posò quella lettera sulla cattedra, indubbiamente era una prova inconfutabile. Guardò negli occhi quell'uomo, cercando di trovare qualcosa da dire, ma riuscendo a vedere nei suoi occhi solo tanto rimpianto.
 Il giorno dopo, Mark riferì a Eric ciò che era successo nell'ufficio del professore.
"Ma allora.. George aveva ragione! Ma ora che si fa? Cioè, con Alex. Gli parliamo? Lasciamo che lo scopre da solo? Facciamo in modo che parli con suo padre?"
"Vuoi chiude un attimo quella bocca! Ci sto pensando"
"Okay, ma pensa in fretta perché non credo che il signor Evans starà con le mani in mano".
Nel frattempo, Alex era in biblioteca. Girovagava tra gli scaffali trovando il libro interessato quando sente una voce familiare poco distante e si accosta ad ascoltare. Non capì bene ciò che le due figure dicevano ma avvicinandosi notò i lunghi, neri ed inconfondibili capelli di Anna per di più in compagnia di un ragazzo che non era Eric.
"Allora a stasera? Non vedo l'ora" disse lei, e il ragazzo s'allontanò lasciandole un bacio a stampo.
'Non può essere vero..'pensò Alex, mente di allontanava a bocca aperta senza far rumore. Arrivato nella sua stanza, trovò Eric.
"Hai visto un fantasma?" gli disse l'amico.
"Ehm.. no, ehm.. che ci fai qui?" disse Alex balbettando.
"Ci convivo. Che hai?" disse Eric, guardandolo di sottecchi.
"Nulla, nulla, troppo studio. Senti.. stasera fai qualcosa?" disse Alex, esitando.
"Nah, Anna si sentiva poco bene e preferiva riposare".
Guardò l'orologio e prese dei libri.
"Sfrutto questo tempo per studiare qualcosa, ciao amico" gli diede una pacca sulla spalla uscendo.
Alex restò a pensarci per qualche minuto: Anna lo tradiva? 
 A sera, Alex voleva essere davvero sicuro di ciò che pensava.
Raccontò a Mark quel che aveva udito, e insieme si recarono noncuranti alla hole del College. Dopo non molto, appostati in un angolo, videro arrivare Anna col ragazzo sconosciuto. Si scambiarono un saluto per poi uscire all'aperto mano nella mano.
"Dobbiamo dirlo a Eric!" esplose Mark, stringendo i pugni.
"Ho perso le parole" gli disse Alex, incredulo.
'Facile come una ragazza inosservata possa fartela proprio sotto il naso'pensò Alex, mentre tornavano in camera.
"Dobbiamo dirlo a Eric, subito!" stava dicendo Mark, quando la porta si spalancò facendo entrare George.
"Dire cosa?" disse George, guardandoli distratto.
Mark ed Alex si scambiarono uno sguardo d'intesa: forse era meglio non dir nulla a quel ficcanaso. La mattina dopo a colazione, Anna li raggiunse con Eric.
"Buongiorno ragazzi" disse loro, sorridendo radiosa.
"Uhm, come mai tutta questa euforia? Successo qualcosa? Incontrato qualcuno..?" le disse Mark, marcando l'ultima parola, guardandola acido.
Alex gli diede un calcio silenzioso sotto il tavolo. Per fortuna Eric non lo sentì, e Anna si limitò a guardarlo confuso.
 Passò all'incirca una settimana e Alex e Mark ancora non sapevano come comportarsi. Per di più, il professor Evans bloccò Alex dopo la lezione.
"Alex non credi che dovremmo parlare? So cos'è successo tra te e George e.."
"No. Senta, non credo abbiamo molto da dirci" lo interruppe Alex.
"Io credo di sì invece! La conversazione che ha udito il tuo amico era vera, non ha mentito" aspettò che Alex parlasse ma non lo fece quindi tirò dal cassetto della cattedra quella lettera di cui era a conoscenza anche Mark.
"E' tua vero?" la porse ad Alex con un leggero tremito.
Alex guardò la lettera quasi con sospetto, poi un qualcosa gli brillò negli occhi, quasi riconoscesse il figlio su cui un tempo aveva scritto. Lo spiegò e sgranò gli occhi, spaventato dalle sue stesse parole. Guardò l'insegnate, che a sua volta ricambiò lo sguardo.
'Non poteva essere vero..' pensò tra se il ragazzo, ormai a corto di parole. Lasciò cadere la lettera, arretrò di qualche passo e uscì dall'aula di corsa. Urtò Mark nella corsa, ma non si fermò. Corse, cercando di lasciarsi alle spalle quell'attimo in cui quella lettera si era riflessa nei suoi occhi, quella lettera che credeva d'aver perduto per sempre.

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Capitolo 10
*** ... il ritrovo ***


"Alex? Che ti succede?" era Lance.
Aveva seguito Alex, trovandolo all'ombra di un albero, in preda ad un pianto.
Gli si sedette accanto e dopo averlo calmato abbastanza, Alex gli raccontò ciò che era successo.
All'inizio, Lance non sembrava capace di creare una frase di senso compiuto.
"Quindi.. fammi capire: hai ritrovato tuo padre dopo 12 anni? Qui? Wau.. posso capirti sai.."
"No, non puoi!"
"Si che posso! Mia madre non è la classica persona che può essere definita tale. Ha tradito mio padre, si sono divorziati quando avevo 12 anni. Mio padre è stato arrestato per degli imbrogli sul lavoro.. e mi hanno sbarcato dai parenti. Sono praticamente orfano, so che vuol dire".
Alex restò di sasso a queste sue parole.
Chi l'avrebbe mai detto.. il bullo della scuola aveva un buon motivo per comportarsi come tale. Si guardarono. Uno sguardo d'intesa, di comprensione. Qualcuno che lo capiva, che capiva come ci si sentiva ad essere dimenticati.
S'abbracciarono.
 Nei giorni a seguire Alex e il signor Evans si evitarono ancor di più, volendo l'uomo dare più spazio al ragazzo.
Un pomeriggio comunque, mentre erano nel parco Alex e Mark, videro di nuovo Anna in compagnia di quel ragazzo.
"Basta! Dobbiamo fare qualcosa non credi?" disse Mark ad Alex e difatti, al calar del sole, si diressero nella camera di Anna ma qualcosa evitò loro di bussare.
Lì dentro provenivano già le voci di un battibecco.
"Come mai tanto interessamento, Elisa?" stava dicendo Anna ridendo.
"Sai perfettamente che mi piace Alex, e se mi interessa lui mi interessano anche i suoi amici"
"Quanto amore improvviso Juli. E comunque non credo sia affar tuo quel che faccio"
"Non mi interessa quel che pensi tu, ma sta di fatto che Eric non merita un tradimento. Lo so e lo sai anche tu che ti ama davvero, così gli fai del male, molto male, e persino io so che non lo merita!"
"Se Eric non saprà, non ne soffrirà".
Quest'ultima frase fece rizzare i capelli in testa ad Alex, tanto che spalancò quella porta facendo sobbalzare le due ragazze. Elisa sorride trionfante nel vederli.
"Tu!" disse Alex, puntando un dito verso Anna "hai chiuso!".
Face per uscire dalla stanza ma Anna lo trattenne.
"Non dirlo a Eric, ti prego! Lo farò io.." disse la ragazza, e sembrava quasi sincera.
Alex annuì guardandola torvo e uscì dalla stanza, seguito da Mark e Elisa.
 Ogni qualvolta Anna compariva in pubblico, Alex non le scollava gli occhi di dosso, quasi ad invogliarla a sputare subito la verità a Eric. Stranamente anche Elisa contribuiva a controllarla e Alex sospettò che volesse farsi notare da lui. O davvero le importava?
Una sera però, terminate tutte le lezioni, Alex fu invitato nell'ufficio della Preside. Lì, con suo scontento, trovò anche il signor Evans. S'accomodò, aspettando che i due parlassero.
"Buonasera Alex. Noi non abbiamo mai avuto il piacere di conoscerci faccia a faccia, sono la signora McLaggen" disse la Preside sorridendo.
"Alla luce dei recenti avvenimenti mi sembrava doveroso interessarmi del caso. Mai, in tanti anni di servizio, è successa una cosa simile..".
Alex l'ascoltava a malapena, aspettando il nocciolo della questione.
"Il signor Evans vorrebbe parlarti, ne avete il diritto no? Vi lascio soli".
La Preside uscì, lasciandoli nel silenzio. Il signor Evans sedette di fronte ad Alex.
"Puoi almeno guardarmi in faccia Alex?".
Alex chiude gli occhi per un momento, come per farsi forza e guardò negli occhi quell'uomo. I loro occhi erano molti simili..
"Alex, mai avrei immaginato che succedesse così. Mai. Ti assicuro che avevo intenzione di farmi vivo.."
"La mamma lo sapeva?" lo interruppe Alex.
"Oh.. beh, sì.. ma io no. Non ero a conoscenza del tuo arrivo. Ho ricevuto una sua chiamata, poco dopo il tuo arrivo qui, ed era preoccupata per te. Io dal'altra parte, sono stato preso alla sprovvista.."
"E' per questo che ci teneva tanto che io venissi in questo collage?"
"Cerca di capirla, desiderava da tempo che noi ci incontrassimo".
Non era arrabbiato con sua madre, no, quell'uomo aveva colpe peggiori.
"In tutti questi anni.. mi sono interessato a te. Mi sono costantemente tenuto informato su ciò che ti accadeva, su come stavi, su cos'eri diventato senza un padre"
"E lei non crede, boh, che magari sarebbe stato più facile interessarsi personalmente anziché restare all'oscuro?" gli disse Alex, iniziando a scaldarsi.
"Come potevo? Sbucare da un angolo e affrontarti come se nulla fosse? Non avevo il coraggio Alex, tutt'ora non ce l'ho. So d'aver sbagliato ma.."
"Ma ha continuato! Ha continuato nonostante sapesse lo sbaglio!" lo interruppe Alex, stringendo i pugni.
Il signor Evans prese un profondo respiro poi continuò:
"dammi pure del tu.."
"non la conosco".
Il signor Evans affondò il viso tra le mani, quasi sull'orlo di un pianto.
"Ho sbagliato. Lo so, so d'aver fatto lo sbaglio più grande della mia vita ma Alex.." lo guardò "a tutto c'è rimedio, possiamo ricominciare dove abbiamo lasciato.."
"Dov'è che abbiamo lasciato?! Dov'è che abbiamo iniziato?! Lei è un professore di storia no? Mi racconti un po' la MIA storia! È impreparato su questo argomento? Gliela racconto io: la mia storia è vuota, scura, senza un nesso logico. Lei non sa che significa invidiare i padri degli altri, chiedendosi dov'è il proprio, chiedendosi cos'ha fatto di male quel figlio indegno da non meritare il ritorno del padre!".
Alex si alzò di scatto, calciando la sedia con forza, trattenendosi dall'urlare. Quelle parole per il signor Evans erano come pugnali, tanti e tanti pugnali conficcati nel petto. Lo guardò con gli occhi pieni di lacrime. Alex distolse lo sguardo, era insopportabile quella visione. Uscì dalla stanza, sbatté con forza la porta, corse nella sua stanza. Lì trovò i suoi due migliori amici, che senza fare domande capirono.
Lo abbracciarono, abbracciarono le sue lacrime, senza dire nulla.
 Ogni qualvolta Anna compariva in pubblico, Alex non le scollava gli occhi di dosso, quasi ad invogliarla a sputare subito la verità a Eric. Stranamente anche Elisa contribuiva a controllarla e Alex sospettò che volesse farsi notare da lui. O davvero le importava?
Una sera però, terminate tutte le lezioni, Alex fu invitato nell'ufficio della Preside. Lì, con suo scontento, trovò anche il signor Evans. S'accomodò, aspettando che i due parlassero.
"Buonasera Alex. Noi non abbiamo mai avuto il piacere di conoscerci faccia a faccia, sono la signora McLaggen" disse la Preside sorridendo.
"Alla luce dei recenti avvenimenti mi sembrava doveroso interessarmi del caso. Mai, in tanti anni di servizio, è successa una cosa simile..".
Alex l'ascoltava a malapena, aspettando il nocciolo della questione.
"Il signor Evans vorrebbe parlarti, ne avete il diritto no? Vi lascio soli".
La Preside uscì, lasciandoli nel silenzio. Il signor Evans sedette di fronte ad Alex.
"Puoi almeno guardarmi in faccia Alex?".
Alex chiude gli occhi per un momento, come per farsi forza e guardò negli occhi quell'uomo. I loro occhi erano molti simili..
"Alex, mai avrei immaginato che succedesse così. Mai. Ti assicuro che avevo intenzione di farmi vivo.."
"La mamma lo sapeva?" lo interruppe Alex.
"Oh.. beh, sì.. ma io no. Non ero a conoscenza del tuo arrivo. Ho ricevuto una sua chiamata, poco dopo il tuo arrivo qui, ed era preoccupata per te. Io dal'altra parte, sono stato preso alla sprovvista.."
"E' per questo che ci teneva tanto che io venissi in questo collage?"
"Cerca di capirla, desiderava da tempo che noi ci incontrassimo".
Non era arrabbiato con sua madre, no, quell'uomo aveva colpe peggiori.
"In tutti questi anni.. mi sono interessato a te. Mi sono costantemente tenuto informato su ciò che ti accadeva, su come stavi, su cos'eri diventato senza un padre"
"E lei non crede, boh, che magari sarebbe stato più facile interessarsi personalmente anziché restare all'oscuro?" gli disse Alex, iniziando a scaldarsi.
"Come potevo? Sbucare da un angolo e affrontarti come se nulla fosse? Non avevo il coraggio Alex, tutt'ora non ce l'ho. So d'aver sbagliato ma.."
"Ma ha continuato! Ha continuato nonostante sapesse lo sbaglio!" lo interruppe Alex, stringendo i pugni.
Il signor Evans prese un profondo respiro poi continuò:
"dammi pure del tu.."
"non la conosco".
Il signor Evans affondò il viso tra le mani, quasi sull'orlo di un pianto.
"Ho sbagliato. Lo so, so d'aver fatto lo sbaglio più grande della mia vita ma Alex.." lo guardò "a tutto c'è rimedio, possiamo ricominciare dove abbiamo lasciato.."
"Dov'è che abbiamo lasciato?! Dov'è che abbiamo iniziato?! Lei è un professore di storia no? Mi racconti un po' la MIA storia! È impreparato su questo argomento? Gliela racconto io: la mia storia è vuota, scura, senza un nesso logico. Lei non sa che significa invidiare i padri degli altri, chiedendosi dov'è il proprio, chiedendosi cos'ha fatto di male quel figlio indegno da non meritare il ritorno del padre!".
Alex si alzò di scatto, calciando la sedia con forza, trattenendosi dall'urlare. Quelle parole per il signor Evans erano come pugnali, tanti e tanti pugnali conficcati nel petto. Lo guardò con gli occhi pieni di lacrime. Alex distolse lo sguardo, era insopportabile quella visione. Uscì dalla stanza, sbatté con forza la porta, corse nella sua stanza. Lì trovò i suoi due migliori amici, che senza fare domande capirono.
Lo abbracciarono, abbracciarono le sue lacrime, senza dire nulla.
 

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Capitolo 11
*** Un po' di distrazione ... ***


"Per il finesettimana, è prevista per voi un'uscita, in campeggio precisamente" disse alla classe l'insegnante di matematica, qualche giorno dopo il triste incontro tra Alex e il signor Evans.
"Verrai vero, tesoro?" stava dicendo Eric a Anna e Mark le rivolse uno sguardo di ammonizione.
Con tutto ciò che era successo si erano quasi dimenticati della faccenda di Anna. La ragazza, tuttavia, disse che ci avrebbe pensato. Scontrarono Elisa in corridoio, mentre Alex e Mark erano diretti a chimica.
"Ehi! Ho appena sentito Anna dire all’altro ragazzo che mollerà Eric al campeggio. Vuole comportarsi da stronza, lo umilierà!".
Ciò che disse Elisa crebbe il nervosismo dei due ragazzi, tanto che saltarono la lezione di chimica, bussando impazienti alla porta di Anna. Quasi si pentì di averli fatti entrare:
"Che altro volete? Vi ho detto che glielo dirò, fine della storia!"
"No! Tu glielo dici adesso è chiaro? Ora, esci da questa porta, va da Eric e digli la verità!" stava dicendo Alex quando, dimenticandosi della porta socchiusa, trovarono Eric sulla soglia.
"Dirmi cosa?" 
 Calò un silenzio imbarazzante.
"Parli tu, o parlo io?" disse Alex, guardando prima Eric poi Anna.
"Dirmi cosa?" ripeté Eric con più forza.
Anna era nel panico, guardava da Alex e Eric in alto mare. Fu Mark a rompere quel silenzio.
"La tua ragazza qui presente avrebbe qualcosa da dirti ma dato che non trova il coraggio, parleremo noi".
Rivolse uno sguardo d'intesa ad Alex e Elisa che annuirono.
"Anna ti.." Mark prese un profondo respiro"ti tradisce con un altro".
Il silenzio imbarazzante divenne carico d'ansia.
"Che c-cosa? impossibile" disse Eric, quasi ridendo.
"Impossibile, dici?" intervenne Elisa, estraendo il cellulare e mostrando loro una foto di Anna e dell'altro ragazzo, molto vicini.
"E questa a quando risale?" le disse Alex colpito.
"A oggi. Quando la signorina qui presente ha detto al suo ragazzo che avrebbe piantato Eric al campeggio" rispose Elisa, guardando Anna disgustata.
Quest'ultima evitava lo sguardo di Eric, quasi piangeva.
"E' vero? Rispondi, è vero? Hanno ragione?! E' tutto vero?!" le disse Eric, alzando il tono.
Anna annuì con difficoltà, scoppiando in un pianto.
Eric perse colore, scivolò contro il muro guardando quella che credeva essere la ragazza che tanto lo amava. 
 Nei giorni successivi, Eric restò per la maggior parte del tempo rintanato in camera a studiare o a nascondere qualche lacrima. Fu una fortuna salire su quell'autobus che li avrebbe portati lontani dai problemi per un po'. Anna non sarebbe venuta e con sollievo di Alex non avrebbe visto il signor Evans per ben tre giorni. Da quell'episodio, Elisa fu loro amica, ed era una bella compagnia in fondo. Persino Mark la trovava simpatica. Arrivarono al campo verso il crepuscolo, e piantarono le loro tende per quella notte. Invitarono addirittura George a dividerla con loro, sapendo che in sua presenza Eric si sarebbe distratto e non avrebbero certamente parlato dell'accaduto di Anna.
"Andiamo Eric, vieni fuori, ci siamo tutti" lo esortò Elisa ad uscire dalla tenda e ad unirsi a loro.
In cerchio, attorno ad un fuoco, passarono maggior parte della serata, cantando, chiacchierando, scherzando.
"Ehi, che ne dite di fare il gioco della bottiglia?"disse loro Lance, ammiccando verso Elisa, che sbuffò.
Ebbe il consenso di molti, e dopo qualche giro innocente, toccò a Mark.
"Che scegli?" gli disse Alex ridacchiando.
"Ah ti fa ridere? Bacio allora!" disse Mark, girando la bottiglia, che finì in direzione di Elisa.
Scoppiò un coro di 'wooo'.
Elisa e Mark si guardarono imbarazzati e quest'ultimo, spinto da un'Alex ridente, si alzò e andò a darle un leggero bacio sulle labbra.
Si guardarono negli occhi per un momento, per poi tornare al loro posto.
 Era mezzanotte passata, dopo quella prima serata al campeggio.
Alex non riusciva a dormire, non bastava allontanarsi per placare i pensieri. Uscì dalla tenda, senza far rumore, sedendosi accanto al fuoco ormai quasi spento. Pensò a suo padre, cercando i trovare una soluzione per uscirne sano e salvo ma proprio non sapeva che fare. Il sogno di sempre, quello di riavere un padre che credeva scomparso, ora era così vicino ma così lontano. Immerso nei suoi pensieri, nemmeno si accorse dei movimenti attorno a lui. Provenivano delle voci dalla tenda di Elisa e assottigliando lo sguardo riconobbe anche la figura di Mark.
'Non solo l'unico insonne allora. Che combineranno?' pensò Alex divertito e tornò nella tenda sperando d'aver acquistato un po' di sonno.
 I giorni lì trascorsero in un lampo, tanto che si ritrovarono già alla terza ed ultima sera.
Alex era nella loro tenda, isolato dagli altri, cercando di placare un terribile mal di testa quando Mark lo invita ad unirsi a loro.
"No grazie amico, non sono dell'umore".
"Cos'hai?" gli disse Mark, entrando in tenda.
"Nulla, preferirei di gran lunga trascorrere la vita in questa tenda piuttosto che tornare al collage".
Mark capì ciò che lo turbava: rivedere suo padre.
"Ehi.. mi sento in dovere di dirti il mio consiglio, poi sarai libero di seguirlo o meno. Alex, ragiona un attimo: è tutta la vita che lo aspetti. Ricordi in prima media cosa mi hai detto? 'vorrei avere un padre, per raccontargli ciò che succede a scuola come gli altri ragazzini'. Beh? Ora ti si presenta sull'uscio di casa e gli sbatti la porta in faccia. Capisco, capisco il rancore ma forse.." si alzò per uscire "l'unico modo per acquistare chiarezza è proprio mettendo da parte il rancore".
Detto ciò, Mark uscì dalla tenda lasciando Alex ai suoi complessi.
La mattina seguente, dopo aver dormito poco e niente, Alex salì sul pullman insieme agli amici. Mark raggiunge Elisa qualche posto più avanti, e trascorsero l'intero tragitto insieme. Per quanto riguarda Eric, Alex avrebbe detto che si fosse ripreso dalla storia con Anna ma era tutto da vedere. Arrivati al collage, tra la confusione generale, raggiunsero la loro camera, scaricando i bagagli. Dopo poco più di mezz'ora dal loro arrivo, Eric si recò in biblioteca, deciso a tenere il passo con le lezioni. In corridoio però, scontrò Anna. Ci fu un attimo di imbarazzo tra i due. Eric si costrinse ad andare avanti, oltrepassandola ma Anna lo trattene.
"Aspetta! Aspetta..".
Eric la guardò, erano settimane che non la guardava per bene, era sempre bella, cosa che non facilitò la situazione.
"Cosa c'è?"
"Josh.. mi dispiace.. per tutto. E sono sincera, so che questo non cambia nulla ma voglio che tu mi creda. Non te l'ho detto subito perché non volevo ferirti, speravo che il tempo avrebbe facilitato le cose ma ho sbagliato.. non volevo deluderti, l'ho fatto per te.."
"Per me? Per me?! No, se l'avessi fatto per me non l'avresti fatto. Invece l'hai fatto per te stessa".
Si guardarono, ma non avendo altro da aggiungere Eric girò i tacchi e sparì. Nel frattempo, Alex era nell'ala opposta girovagando per i corridoi quando, svoltando un angolo, si imbatté in una ragazza. Si scontrano, facendole cadere i libri.
"Accidenti, scusami!" si calò in fretta per raccoglierli, e glieli porge guardandola negli occhi.
Aveva morbidi capelli castani ed occhi verde scuro. Non seppe bene cosa lo attrasse.
"Sta più attendo a dove cammini la prossima volta" gli rispose la ragazza, oltrepassandolo e proseguendo per la sua strada.
Calando lo sguardo, vide qualcosa probabilmente caduto da uno dei libri della ragazza. Alex raccolse quel cartellino che identificava la ragazza come 'Arianna Parker, stanza 11C'.
Conservò il cartellino in tasca, deciso a restituirglielo.

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Capitolo 12
*** L'inizio della tragedia .. ***


"Ehi Alex, ti ha chiamato tua madre, ma eri all'allenamento" gli disse Eric, qualche giorno più tardi porgendogli il suo cellulare.
Digitò il numero:
"Ehi, ciao mamma"
"Ciao tesoro, come stai?"
"Tutto okay, lì invece?"
"Va tutto bene. Ascolta.. mi ha chiamata tuo padre"
"Ah, ti ha mandata lui?"
"No, no! Non pensare subito in negativo Alex"
"Che dovrei pensare secondo te allora? Mamma, dimmi tu che fare perché io non so dove mettere le mani"
"Mettiti una mano sul cuore, ascoltalo e vedrai che ti condurrà da lui. Alex, sappiamo entrambi quanto bisogno hai di un padre, non voltargli le spalle proprio ora o te ne pentirai".
Come sempre, sua madre riusciva a confonderlo ancor di più, ma d'altronde lo fece riflettere parecchio quella notte. La domenica mattina, dopo aver mangiato poco e niente, lasciò gli amici con la scusa di dover andare in biblioteca. Bussò invece alla porta dell'ufficio del signor Evans.
"Avanti".
Alex entrò. Alla sua vista, il signor Evans si alzò di scatto.
"Alex! Che.. che sorpresa. Perché sei qui?"
"C'è ancora posto per una seconda possibilità?"
  Si guardarono.
"Per te..? dovrei essere io a chiedertela"
"E invece sono io. Credo che il troppo orgoglio mi stia allontanando da qualcosa di più grande".
L'aria nella stanza era solidificata, quasi come se le pareti fossero in ascolto. Il signor Evans fronteggiò Alex, guardandolo nei suoi occhi chiari.
"Per caso ha chiamato tua madre?" disse ad Alex.
"Sì, ma è una mia decisione"
"La decisione migliore che potessi prendere".
Suo padre lo abbracciò, e altrettanto fece Alex. Pareva surreale, essere tra le braccia di un padre.
"Mi raccomando, ora non elemosinare voti in più" disse al signor Evans al figlio, facendolo ridere.
Passarono non poco tempo a chiacchierare, raccontandosi delle loro vite, quando furono interrotti dal bussare della porta.
"Avanti" disse il signor Evans.
Entrò la ragazza che Alex aveva scontrato in corridoio, Arianna Parker, o almeno era così che la identificava il cartellino che ancora aveva in tasca.
"Salve signor Evans, la Preside le manda questo" gli porse una cartellina.
"Grazie Arianna".
La ragazza sorride e fece per uscire quando si accorse di Alex.
I loro sguardi si incrociarono, ma non gli rivolse nessun sorriso o altro mentre usciva.
"Ehi.. papà, come si chiama quella ragazza?" disse Alex distratto.
"Mi hai chiamato papà?" rispose il signor Evans, restano immobile nell'atto di aprire un cassetto.
Alex gli sorride e suo padre rispose:
"Arianna Parker, seguiva i miei corsi all'anno scorso, perché?"
"Mh, nulla nulla, meglio che vada adesso" sorrise uscendo, sotto lo sguardo indagatore del padre.
Vide la ragazza in corridoio: era il momento giusto! 
  Chiacchierava con un'amica, quando si congedarono, avviandosi in direzioni diverse. Alex accelerò il passo.
"Ehi!".
La ragazza si voltò a guardarlo. Ancora una volta, Alex si sarebbe inginocchiato dinanzi a quegli occhi.
"Sì?" disse la ragazza, guardandolo un po' stranita.
"L'altro giorno.. ti è caduto questo, quando ci siamo scontrati.." cercando di essere il più naturale possibile, Alex le porse il cartellino.
"Ah si, mi chiedevo dove fosse finito, grazie" gli rivolse un sorriso poco convinto e fece per andarsene.
Alex ebbe quasi l'istinto di fermarla ma non avendo nient'altro da dirle girò i tacchi e si allontanò.
Nel pomeriggio, mentre Alex era con Mark e George in cortile per recuperare qualche ora di studio, li raggiunse Eric al settiamo cielo.
"Ehi, ehi!" disse, quasi urlando, facendoli sobbalzare.
"Hai vinto alla lotteria?" gli disse George.
"Meglio! Sapevate che c'era un premio per i miglior studenti del quadrimestre?"
"No" risposero in coro i tre ragazzi.
"Beh, l'ho vinto io" disse Eric sorridendo, stendendosi sul prato.
"Ma il quadrimestre non è ancora finito.. manca un mese" notò Alex.
"Sì, ma è stato anticipato dato che tra un po arrivano le vacanze di Natale e la scuola organizzerà altro" disse Eric.
"E di che premio si tratta?" chiese Mark.
"Una visita per Londra, a spese della scuola, per me ed altri quattro ragazzi".
"Oh che figo!" commentò George.
"Già!" disse Eric sorridendo, alzandosi e ritornando dentro.
  Nei giorni successi tutto sembrò andare per il meglio, ogni cosa era al loro posto ed Alex riusciva finalmente a godersi il Collage. Quando poteva, passava qualche oretta con suo padre, conoscendosi l'un l'altro. Mark stranamente spariva di tanto in tanto, per riapparire magicamente ore più tardi.
"Si può sapere dov'eri? Non doveva vederci in biblioteca?" gli disse Alex, un sera prima di andare a dormire.
"Ehm, sì, ma ero con Eric"
"Eric ha detto di non averti visto".
Mark farfugliò qualcosa di incomprensibile e si mise a dormire.
Il mattino seguente, appena fuori dalla porta della loro camera, Alex rivide Arianna. Era dinanzi all'ufficio della Preside con altri ragazzi, tra cui Eric.
"Che ci fa Eric lì?" chiese a Mark.
"Oh, un non so cosa riguardante quel premio. Dai su, sbrigati!" afferrò Alex per un braccio e lo trascinò a lezione.
A pranzo, Eric li raggiunse con un annuncio:
"Mark, un ragazzo che aveva vinto quel premio si è tirato indietro per non so cosa e la Preside ha detto che puoi rimpiazzarlo".
Mark sputò metà della sua bibita, sentendo ciò.
"Che? Io? Ma non sono mica un genio come te"
"Lo so zuccone, infatti risultava Alex dopo di me, ma lui non può venire, ha una partita quel giorno vero Alex?".
Quest'ultimo non aveva seguito il discorso, intento a guardare in lontananza Arianna.
"Terra chiama Alex!" disse Mark.
"Uhm? Che?" fece Alex.
"Nulla, tanto è deciso, verrai con noi" disse Eric a Mark.
"Ma con un gruppo di secchioni che ci vengo a fare?"
"Non sono poi tanto male i secchioni, fidati"gli disse Alex, sempre guardando Arianna. Arrivò il giorno dell'uscita ed Alex seguì gli amici alla hole per salutarli.
"A stasera, vinci 'sta partita eh!" gli disse Eric, dandogli una pacca sulla spalla.
"Ti mancherò in campo vero?" fece Mark ridendo.
Alex, impegnato a cercare Arianna con lo sguardo, nemmeno si accorse che gli amici erano già usciti alla luce del sole.
Poco dopo, eccola, con sguardo assonnato e i morbidi capelli castani raccolti in una coda. La guardò allontanarsi, fin quando il pullman non lasciò il Collage.
Passò la maggior parte del pomeriggio con George, facendo qualche tipo a canestro prima della partita sul campo esterno.
"Ma senti.. com'è che funziona con queste partite?" fece George, passandogli la palla.
"Si vince o si perde no?" rispose Alex, facendo canestro.
"Sono serio" disse George, ripassandogli la palla.
"Se vinciamo, abbiamo buone probabilità di gareggiare nel campionato interscolastico. Non mi attira molto questa prospettiva, ma sono qui grazie allo sport quindi: zitto e gioca Alex" gli disse.
Mentre, nel pomeriggio, il coach mandava la squadra in campo, Mark e Eric erano alle prese con la bellezza di Londra.
"Muoviti Mark, voglio vedere il Big Ben!" gli stava urlando Eric, mentre Mark era alle prese con una scarpa slacciata in procinto di attraversare la via..
"Dai Alex passala!" incitava il coach, a bordo campo, agli ultimi minuti della partita.
Tutti gli occhi puntati su di lui, pronto a vederlo segnare il canestro decisivo quando Lance irruppe nella palestra, chiedendo un time out. Sussurrò qualcosa all'orecchio del coach, che chiese una sostituzione.
"Alex, fuori, entra Lance"
"Che? Ma coach manca poco!"
"Non discutere, ti accompagno in presidenza".
Senza nemmeno avere il tempo di chiedere perché mai dovesse essere scorato in presidenza, Alex fu trascinato dal coach lontano dalla palestra. Furono interrotti da una folla vociante nella hole, a quanto pare doveva essere successo qualcosa.
"Alex! Alex!" era Elisa "hai notizie? Ti hanno detto qualcosa?"
"Notizie su cosa scusa?"
"Su.. come? Non lo sai? ..Hanno investito Mark".
Alex ebbe quasi l'istinto di sturarsi un orecchio, sicuro di non aver sentito bene.
"Scherzi vero?"
"No.. non scherza" disse una voce alle sue spalle e, voltandosi, Alex vide che era stata Arianna a parlare.
"Vieni, la Preside ti cerca".









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Capitolo 13
*** Il cuore batteva... ***


La casa di Elisa.. bah, no.La sua villa, ecco, fu davvero perfetta per ospitarli tutti quella sera. Eric, tant'era euforico per Mark, organizzò la maggior parte della festa.
"Eccovi! Su entrate!" li accolse Elisa.
Lo sguardo di Alex si mosse subito a cercare Arianna, evitando il richiamo degli altri. C'era Lance da una parte, attorniato da alcune ragazze. Eric, intento a svuota una vodka. Mark, a chiacchierare con Elisa, George che salutava chiunque gli capitasse.
"Ehi, cerchi qualcuno?"gli disse Arianna alle sue spalle.
Sorrise vedendola
"Sì, qualcuno".
La prese per mano, portandola all'esterno. Era una notte calma, con qualche stella in cielo, nemmeno una nuvola. Quale momento migliore?
"Senti Ari.. non mi va di girarci intorno, preferisco arrivare al punto".
La guardò e altrettanto fece lei, ascoltandolo in silenzio.
"Tu mi piaci. E non da poco, mi piaci dal nostro primo incontro. Ti ho guardata da lontano, poi con la storia di Mark siamo diventati amici e quella sera.. non posso più trattenere che mi sono innamorato di te".
Si guardarono per qualche istante, poi le labbra di lei si curvarono in un sorriso fino a creare un bacio tra i due.
Nel frattempo, in casa, le cose stavano per mettersi poco bene.
"Ehi Juli, dai vieni a ballare" disse Lance a Elisa tirandola via da Mark.
"Ehi! Ti dispiace?!" gli disse Mark, mettendosi fra i due.
"Che vuoi tu? Non è con te che voglio ballare"
"Ah no? A me invece andrebbe"
"Che succede qui?" disse Eric.
"Il tuo amico cerca guai" gli disse Lance, guardando torvo Mark.
"Io cerco guai? Beh vediamo che sai fare!" gli disse, avventandosi su Lance.
La folla si ritrasse dai due e Alex sentendo il trambusto si precipitò dentro.
"Mark!" si avventò sull'amico, cercando di allontanarlo da Lance, tanto per evitare qualche ossa rotta. Con l'aiuto di Eric e George portarono Mark fuori.
"Ma sei fuori? Quello lì poteva spezzarti il collo!" gli disse Alex.
"E allora? Ha chiesto a Elisa di ballare!"
"Tranquilli, faccio io" li raggiunse Elisa, con un mezzo sorriso, e li lasciarono soli.
Essendo confinato al Trinity, Alex non poteva godere del lusso di andare a trovare Mark quando voleva. Mandava però suo padre che, molto disponibile, sembrava volesse accontentare ogni suo desiderio.
La domanda era sempre la stessa"come sta oggi Mark?" con la solita risposta "ancora privo di sensi".
Eric non parlava molto dell'accaduto ed Alex pensò si sentisse responsabile. Se ne stava da solo e poche volte era andato da Mark. In compenso, Arianna rivolgeva più attenzioni ad Alex, forse perché si sentiva coinvolta. Più volte erano andati insieme a trovare Mark, anche quella domenica mattina.
Come al solito, accompagnati dal signor Evans, Mark pareva a loro solo addormentato. Ma era pallido. Sedettero accanto a lui, poi Arianna li lasciò per recarsi al bar.
"Starà bene, lo sai vero?" disse il signor Evans ad Alex.
"Sì.. credo. Lo rivoglio solo con me, come prima".
Suo padre gli diede una pacca sulla spalla, lasciandolo poi solo con Mark.
"Sai che devi sbrigarti vero? A svegliarti. Qui abbiamo tutti bisogno di te, specialmente io" disse Alex, guardando il volto di Mark.
Qualcuno busso e voltandosi trovò Elisa sulla soglia con dei fiori.
"Ehi!" salutò con un sorriso, sistemando i fiori accanto al letto.
"Come sta oggi?"
"Guarda tu stessa" le disse Alex.
Elisa guardò Mark in viso con un sorriso triste, poggiando la mano sulla sua.
"Posso chiederti una cosa?" le disse Alex.
"Dimmi"
"Che c'è tra voi? Perché qualcosa c'è sicuramente".
Elisa rise.
"Non c'è nulla, o almeno non ancora".
Un altro giorno come tanti, un altro giorno con la mente fissa a quel letto d'ospedale.
"Alex, oggi non possiamo andare da Mark, non fanno visite" gli disse suo padre, bussando alla sua camera.
"Che cosa? Perché?"
"Non lo so, ma sta tranquillo".
Passò quindi quasi tutto il pomeriggio nel parco, senza la minima voglia di studiare, disteso sull'erba coi suoi pensieri.
Verso il crepuscolo, Arianna lo raggiunse.
"Ehi, sei qui".
Alex le sorride. Incredibile come potesse essere più bella ogni volta che la vedeva ma fortunatamente si era quasi abituato alla sua presenza.
"Sì.. oggi non permettono visite all'ospedale perciò non avevo altro da fare" le rispose.
"Sì, ho saputo. Perché non torni dentro? Comincia a fare freddo qui".
Alex scosse il capo, nasconde il viso tra le ginocchia.
"Ehi.." Arianna gli passò un braccio intorno alle spalle, poggiando il capo sulla sua spalla.
Alex fu invaso dal suo profumo, il cuore batteva forte.Sollevò il capo, anche lei fece lo stesso e si guardarono.
Pensò che quello era il momento giusto per dirle che l'amava, l'amava dal loro primo incontro. Ma qualcosa gli scattò dentro, e non erano parole.. le loro labbra si sfiorarono quasi timidamente creando il tanto atteso momento.
Restarono lì, fino a tardi, a guardarsi con occhi diversi.
'Oh si, era successo vero?'
Alex si ripeté questa domanda più volte, la mattina dopo. C'era riuscito, chissà come, ad avvicinarsi a lei in modo diverso. Sta di fatto, che ancora le aveva detto quanto l'amava e si promise di farlo il prima possibile.
-Driiin-un messaggio lo distolse dai suoi pensieri:
"Alex, sono Elisa. Hanno dimesso Mark, tu ne sapevi qualcosa?".
Con occhi assonnati rilesse quel messaggio più volte per poi saltare giù dal letto in perda all'euforia.
"Eric! Sveglia coglione, sveglia!" saltò sul suo letto, scuotendolo per svegliarlo.
"Ma che ti prende?" rispose George dell'altro letto.
"Alzati anche tu! Hanno dimesso Mark".
"Oh si, l'ho sentito dire anch'io"la porta si aprì facendo entrare una voce.
Alex, ammassato sui due per svegliarli, voltò il capo evedendo Mark sulla soglia corse ad abbracciarlo.
Lo stesso fecero gli altri due, tra esclamazioni di gioia.
"Calmi, calmi" disse Mark, andandosi a sedere sul suo letto, ancora un po' debole.
"Non ne sapevamo niente, se Elisa non mi avesse avvisato.." stava dicendo Alex.
"Elisa?" lo interruppe Mark.
"Oh si. Ah, ti piace vero?" gli disse Alex con una risatina.
"Elisa? Ti piace lei?" fece George, un po' stranito.
"Beh.. sì, credo. Problemi?".
George scrollò le spalle.
"Beh, amico mio, stasera dobbiamo festeggiare! Alex chiedi il permesso a tuo padre così siamo sicuri" disse Eric.
Così, quella sera, ebbero il via libera per uscire per recarsi alla mega casa di Elisa, offerta da lei per quella sera.
Seguì Arianna in Presidenza, senza ancora farsi un'idea chiara su ciò che era accaduto. Lì trovarono la Preside che, nervosamente, camminava avanti e indietro per la stanza. Si fermò vedendoli entrare.
"Alex! eccoti. Hai saputo?"
"Preside, potrebbe spiegarmi? Che è successo?!"
"Un incidente madornale. Mark è stato investito da un auto in corsa, non doveva accadere, mi sento terribilmente responsabile"
"Ma dov'è? Sta bene vero?"
"E' in ospedale.. ancora non è certa la sua situazione".
Restarono in silenzio per un po', poi Alex, accettata la verità, disse:
"Voglio andare da lui, adesso".
La Preside lo guardò con attenzione, rivolgendo anche uno sguardo ad Arianna che annuì. La Preside si affrettò quindi a fare una telefonata, per poi congedarli.
"Un'auto vi aspetta, lascio venire tuo padre con voi Alex".
Insieme si recarono nella hole, evitando le domande degli altri, incontrando lì il signor Evans che li condusse a bordo di un’auto. Sembrava una distanza immensa, ma finalmente arrivarono al Guy's Hospital. Lì, dopo molte insistenze, finalmente ebbero accesso alla camera di Mark. A primo impatto, Alex avrebbe potuto dichiarare che stesse solo dormendo. Non aveva danni visibili, almeno non fisici. Un dottore entrò dopo di loro, chiudendosi la porta alle spalle.
"Siete la sua famiglia?"
"Il ragazzo studia al Trinity Collage, la sua famiglia è in Florida. Io sono William Evans, professore".
Si strinsero la mano.
"Sono il dottor Miller. All'apparenza le condizioni del ragazzo non sembrano gravi, ma dobbiamo aspettare il suo risveglio per saperlo con certezza".
Alex sedette accanto al letto, guardando l'amico, sentendosi impotente. Desiderava solo che il suo amico si svegliasse, che stesse bene.
Arianna gli posò una mano sulla sua spalla.
"Andrà tutto bene"gli disse.

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