La Bella e la Bestia - Beauty and the werewolf

di Beauty
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** La ragazza dai capelli rosa ***
Capitolo 3: *** Proposta di matrimonio ***
Capitolo 4: *** Prigioniera ***
Capitolo 5: *** Incomprensioni ***
Capitolo 6: *** La bestia ***
Capitolo 7: *** Imparando ad amare ***
Capitolo 8: *** Balla con me ***
Capitolo 9: *** Addio ***
Capitolo 10: *** Mostro ***
Capitolo 11: *** Lupo e uomo ***
Capitolo 12: *** Ti amo ***
Capitolo 13: *** Epilogo - E vissero per sempre felici e contenti ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Cast

 

Bestia – Remus Lupin

Belle – Ninfadora Tonks

Gaston – Draco Malfoy

Maurice – Alastor “Malocchio” Moody

Fata – Sirius Black

Le Tont – Peter Minus

Lumière – Harry Potter

Tockins – Ron Weasley

Mrs. Brick – Hermione Granger

Chicco – Neville Paciock

 

Con la partecipazione straordinaria di:

 

Un po’ tutti i personaggi della saga di Harry Potter

 

 
 

 

C’era una volta, in un regno molto, molto lontano, un giovane principe, di nome Remus Lupin.

Remus viveva in un grande castello, attorniato da decine di servitori,ma,benché avesse tutto ciò che si potesse desiderare, il principe, ancora pressoché un bambino, era arrogante, egoista e cattivo.

Una notte di luna piena, un terribile lupo mannaro, Fenrir Greyback, bussò alla porta del castello, chiedendo riparo dalla nottata burrascosa; ma Remus, disgustato da quella creatura mostruosa, lo scacciò in malo modo.

Per vendetta, quella stessa notte, Greyback s’intrufolò nella stanza dove dormiva il giovane principe, e lo morse, scomparendo poi nel nulla. Tutta la servitù accorse alle urla di dolore di Remus, ma ormai era troppo tardi: era dannato per sempre.

Sarebbe diventato una creatura orribile, un essere condannato a trasformarsi in lupo mannaro ogni plenilunio.

Mentre si disperava, tuttavia, gli apparve di fronte agli occhi l’immagine di un bellissimo giovane, con lunghi capelli neri e occhi azzurro ghiaccio.

- Mi chiamo Sirius Black, Remus…- si presentò l’uomo. - Sono un mago.

- Come sai il mio nome?- chiese Lupin, stupito e insieme affascinato da quella figura circondata di luce.

- Questo non ha importanza. Quello che importa è che io so come sei…- Sirius sorrise appena. - Sei egoista e cattivo. Hai avuto ciò che ti meritavi.

- Ma tu sei un mago! L’hai detto tu stesso! Tu puoi aiutarmi!

- No, non posso aiutarti. E se anche ne fossi in grado, non lo farei mai.

- Ti prego, ti prego, liberami da questa maledizione!- implorò Remus.

- Ti ho già detto che non posso. Ma forse non è ancora tutto perduto…- Sirius Black sogghignò,

mentre, dal nulla, nella sua mano apparve una meravigliosa rosa rossa.- Tu hai un cuore malvagio, Remus Lupin. Non c’è nessuno che ti ami…figurarsi chi potrà mai amarti, ora che sei diventato un lupo mannaro. Prendi questa rosa…- Lupin la prese con mano tremante.- Questa rosa sarà fiorita fino al giorno del tuo trentacinquesimo compleanno. Hai tempo fino a quel giorno per trovare qualcuno che ti ami veramente; nel frattempo, continuerai a trasformarti in licantropo ogni notte di luna piena. Se allo scoccare della mezzanotte del giorno previsto tu non avrai imparato ad amare e nessuno ti amerà a sua volta, allora tu resterai per sempre così. Sarai per sempre un licantropo, un mostro. Una bestia.

***

Sirius Black lanciò un incantesimo su tutto il castello: ogni persona che vi abitava divenne un oggetto, un oggetto animato pronto a servire il principe. Se egli avesse spezzato la maledizione, allora anche loro sarebbero tornati normali.

Nel frattempo, Remus Lupin sarebbe rimasto imprigionato nel suo stesso castello, condannato a trasformarsi a ogni plenilunio, con la sola compagnia di una rosa, e di uno specchio magico come unica finestra sul mondo.

 

***

 

Gli anni passarono.

Remus, sempre più solo e sempre più segnato nel fisico e nell’animo ad ogni trasformazione, cominciò a perdere le speranze di riuscire a rompere la maledizione.

Chi avrebbe mai potuto amare una bestia?

 

 

Angolo Autrice: Ecco qui il primo capitolo di questa cosa che è uscita non so come dalla mia mente malata. Che ne dite? Lo so, fa pena, ma per favore, non insultatemi troppo pesantemente, ok XD! Comunque, me lo lasciate un commentino piccolo piccolo? Consigli e critiche sono ben accette!

Grazie, ciao!

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Capitolo 2
*** La ragazza dai capelli rosa ***


  

(Alcuni anni dopo…)

Ninfadora Tonks si alzò presto, quella mattina.

Controllò l’orologio magico: le sette del mattino. Sentì dei rumori provenienti dal piano di sotto, e sorrise quasi involontariamente. Suo padre era già al lavoro, pensò.

Si alzò e si vestì velocemente. Aveva una commissione importante da fare, quel giorno.

Scese le scale in fretta e furia, cercando quel libro che, teoricamente parlando, avrebbe dovuto essere in bella mostra sul suo comodino. Ovviamente, dato il suo incurabile disordine, non era così.

- Papà?- chiamò, cercando di sovrastare i rumori metallici provenienti dallo scantinato.

- Che c’è Dora?- la voce di suo padre la raggiunse, affannata e un po’ rauca.

- Papà, hai visto il mio libro?- chiese Tonks.

- Che libro?

- Quello di Incantesimi, lo devo riconsegnare oggi!

- Ah, sì, guarda nella credenza!

Nella credenza?!

Tonks si avvicinò un po’ titubante al mobile indicato dal padre…ed effettivamente, il libro era lì!

- E come Merlino c’è finito qui dentro?- chiese a se stessa.

Poi, però, fece spallucce e lo infilò nella borsa a tracolla.

- Papà, io esco!- annunciò.- Vado a prendere un nuovo libro!

- Va bene! Hai fatto colazione?

- No, non ho tempo, scusa…Senti, non ti stancare troppo, okay?- aggiunse.

- Sì, sì, non ti preoccupare, so badare a me stesso…

Ninfadora sorrise, e uscì.

C’era un motivo per cui si era alzata così presto, per cui aveva così tanta premura di andare ad Hogsmeade. Aveva appena terminato di leggere uno dei tanti, pesantissimi e spessissimi volumi del corso per Auror. Era quello che voleva più di ogni altra cosa, diventare un’Auror; il suo lavoro al Ministero della Magia non era niente di eccitante, solo un mucchio di scartoffie e tanti raccomandati.

Per non parlare poi di questo paese, pensò, guardandosi intorno con aria annoiata.

Era arrivata ad Hogsmeade solo pochi anni prima, in compagnia di suo padre. Sin dal primo momento, aveva capito che quello non era affatto il posto per lei. Non era altro che un villaggio piccolo e tranquillo, senza nulla che valesse la pena di fermarsi a guardare, dove l’unica “attrazione” era il locale di Madama Rosmerta, frequentato per lo più da ubriaconi e bellimbusti.

Senza contare che, neanche dopo tutto quel tempo, la gente ancora non la smetteva di voltarsi a guardarla. Tonks sapeva perché: era tutto dovuto al suo aspetto ribelle e sbarazzino, in particolare a sconvolgere tanto le persone erano i suoi lunghi capelli rosa cicca. E poi, non dimentichiamocelo, lei era la figlia di quel matto, l’inventore svitato Alastor Moody, soprannominato “Malocchio”.

Finalmente giunse alla libreria.

- Buongiorno professor Silente!- salutò entrando.

Albus Silente era un anziano professore in pensione, con una lunga barba grigia e due buffi

occhiali a mezzaluna piazzati sul suo naso aquilino. Da che aveva smesso con l’insegnamento, aveva aperto quella grande e bellissima libreria, in cui Tonks regolarmente prendeva in prestito i libri che le servivano per completare il suo addestramento.

- Buongiorno Ninfadora!- rispose l’ex professore, affabile.

- La prego, non mi chiami Ninfadora…- fece Tonks, porgendogli il libro di Incantesimi.

- Lo hai già finito?!- esclamò Silente, incredulo.

- L’ho letto tutto d’un fiato! Ha niente di nuovo?

- Sei venuta solo ieri!- ridacchiò il mago.- Comunque, questo dovrebbe fare al caso tuo…

Prese dallo scaffale un libro molto impolverato, rilegato con una spessa copertina blu scuro.

- Che cos’è?- chiese Ninfadora, prendendolo incuriosita.

- Un libro sui Lupi Mannari. Le creature della notte dovrebbero interessarti, fanno parte del corso per diventare Auror, dico bene?

- Oh, sì!- esclamò Tonks, raggiante.- Le creature della notte mi interessano molto! Grazie, professor Silente!

Silente sorrise, vedendola uscire dalla libreria.

 

***

  

Non appena mise piede fuori dalla porta, Tonks non poté fare a meno di notare che tre ragazzi sui vent’anni si stavano dando un gran da fare per mascherare il proprio imbarazzo.

Lei non era stupida, era ovvio che l’avevano spiata di nascosto fino a neanche due secondi prima.

Tuttavia, benché la cosa la infastidisse un po’, finse di non essersi accorta di nulla e proseguì per la sua strada. In un certo senso, Tonks ci si era ormai abituata. Nonostante l’iniziale diffidenza, molti ragazzi del villaggio si erano presto invaghiti di lei. Alcuni le avevano addirittura chiesto di sposarli!

Ma Tonks aveva sempre rifiutato, e ora, benché avesse ormai ventidue anni, non era ancora sposata. Non che la cosa le dispiacesse…ma era così triste non poter trovare nessuno, in quel posto, che le somigliasse almeno un po’, qualcuno di cui potersi innamorare davvero.

La giovane cercò di non pensarci, e aprì il libro sui Lupi Mannari, incominciando a leggere avidamente sulla via di ritorno.

 

***

 

Una luce verde squarciò il cielo azzurro. Un’anatra cadde al suolo, priva di vita.

Un ometto basso e grasso si precipitò in direzione dell’animale, infilando la povera anatra in un sacco di juta.

- Accidenti, Draco, sei fenomenale!- esclamò poi, rivolto ad una figura alta e slanciata nella penombra, la quale cacciò via con un soffio il fumo dalla bacchetta.
L’ometto si avvicinò al ragazzo, un tipo pallido con i capelli biondi e gli occhi azzurri.

- Lo so…- fece questo, con un’aria pomposa.

- Nessuna bestia sa resisterti, Draco Malfoy…

- Lo so - ripeté Draco, sempre con atteggiamento superiore.

- …e neanche nessuna ragazza!- aggiunse Peter, saltellandogli intorno con insopportabile fare da leccapiedi.

- Proprio così!- esclamò Draco, spingendo Peter di lato con tale violenza da farlo cadere a terra, ma questi balzò subito in piedi senza neanche un gemito.- E sai che ti dico?

- Che cosa?- sbavò Minus.

- Che ho appena trovato la ragazza che sposerò!- Draco si specchiò nel fondo di una pentola esposta in una bancarella lì vicina, indicando contemporaneamente a Peter l’oggetto di quella conversazione.

Minus strabuzzò i grandi occhi acquosi, prima di mettere a fuoco la figura poco distante da loro, che camminava distrattamente con un libro aperto sotto il naso.

Ninfadora Tonks!

- Chi?- fece Peter, ancora incredulo.- La figlia di Malocchio?

- Proprio lei!- confermò Draco.- Sarà lei quella che sposerò!- diede un altro spintone a Peter, che anche questa volta finì a terra, con un ouch! a segnalare il dolore per la caduta.

- La più bella ragazza di Hogsmeade!- continuò Draco, sistemandosi i capelli biondo platino,

come se nulla fosse.- Il meglio che c’è. E non mi merito il meglio, io?- ringhiò poi, sollevando Peter per il bavero della camicia e guardandolo in cagnesco.

- Ma certo!- si affrettò a dire quel lecchino.- Ma certo, come puoi pensare che…

Draco non lo lasciò terminare la frase, e lo scaraventò di nuovo al suolo.

- Vieni!- esclamò poi, cominciando a correre nella direzione di Tonks.

Peter si rialzò tutto dolorante, seguendo quello che ormai era diventato il suo “padrone”.

- Oh, Merlino, ma quant’è carino!- esclamò una brunetta poco più in là, guardando ammirata la figura alta e slanciata di Malfoy.

- Zitta, Pansy, o ti sentirà!- l’ammonì una ragazzina minuta e bionda, in piedi accanto ad una terza, una rossa.

- E lascia che senta, Luna!- fece quest’ultima.- Prima o poi dovrà scegliere una sposa, no? Chissà che non decida di guardare dalla nostra parte…

- Perché, Ginny, credi forse di essere tu, la prescelta?- la schernì Pansy.

- E tu, pensi di avere qualche possibilità in più?- ringhiò la rossa.

- Ehi, si sta allontanando!- fece Luna, con una punta di disperazione nella voce.

- Dai, seguiamolo!- le incitò Ginny, cominciando a corrergli dietro.

Luna e Pansy la imitarono.

 

***

 

Tonks era quasi arrivata a casa, quando sentì sbattere lievemente la fronte contro qualcosa.

Sollevò gli occhi dal libro.

- Ciao, Tonks!- fece il biondino contro il cui petto muscoloso aveva sbattuto.

- Oh…ciao Draco…- fece, cercando di reprimere una smorfia.

Quasi quasi avrebbe preferito ritrovarsi di fronte un Ungano Spinato!

- Che stai leggendo?- chiese Draco, sfoderando un sorriso a trentadue denti.

- Un libro!- rispose la giovane strega con ovvietà.- E’ molto interessante, parla di Lupi Mannari e…

Draco non diede segno di prestarle attenzione, e le strappò il libro di mano.

- Draco, potrei riavere il mio libro?- chiese Tonks, cercando di soffocare il nervosismo che le aveva procurato quel gesto noncurante e maleducato.

Malfoy aprì il libro e ne sfogliò qualche pagina, con delle smorfie di disgusto.

- Ma come fai a leggere? Non ci sono figure!

- Ci sono persone che usano l’immaginazione, Draco…- sospirò Tonks, alzando gli occhi al cielo a quell’uscita degna di un troglodita.

- Sai, Tonks, forse sarebbe il caso che mettessi da parte i libri e cominciassi a preoccuparti di cose più importanti…- detto questo, Draco Malfoy gettò il libro nel fango.

Ninfadora si precipitò a raccoglierlo, mentre, per la rabbia, i suoi capelli rosa cicca si tingevano di uno splendente rosso fuoco.

- …per esempio di me…- ghignò Draco, mentre l’unico a ridere della sua cosiddetta battuta era – a parte lui stesso, ovvio – soltanto Peter Minus.

- Preferisco i libri, grazie…- ribatté Tonks, costringendosi a far tornare i capelli al loro “normale” color rosa.

- Sai, una donna non dovrebbe leggere…- fece Draco.- Le vengono in testa strane idee…e comincia a pensare…

- Draco, sei così primordiale…- sorrise Tonks.

- Grazie, Ninfadora!- le cinse le spalle, non accorgendosi della smorfia di fastidio della ragazza.

- Senti, perché non ce ne andiamo ai Tre Manici di Scopa a dare un’occhiata ai miei trofei di Quidditch?- propose poi.

Tonks si divincolò con gentilezza.

- Magari un’altra volta, Draco…

- Cosa le dice la testa?!- gracchiò Ginny, nascosta poco più in là.

- E’ pazza!- convenne Luna.

- E’ bellissimo…- fece Pansy, guardando con aria trasognata un ora accigliato Draco Malfoy.

- Davvero, Draco, non posso…- proseguì Tonks, allontanandosi quanto più possibile.- Devo andare a casa ad aiutare mio padre…

- Quel vecchio pazzo!- esclamò in quel momento Peter.

Entrambi, Peter e Draco, scoppiarono a ridere.

- Quello non ha tutte le rotelle a posto!

- Non parlate di mio padre in questo modo!- urlò Tonks, fuori di sé.- Mio padre non è pazzo! E’ un genio!-disse.

In quel momento, alle sue spalle, sentì un boato fortissimo.

Non fece in tempo a voltarsi, che un’esplosione di fumo uscì dalle finestre e dal camino di casa sua.

 

***

 

Tonks spalancò la porta dello scantinato, tossendo e cercando di far uscire il fumo dalla stanza.

- Papà!- chiamò.

Sentì tossire qualcuno.

Scese in fretta le scale, seguendo il rumore dei colpi di tosse.

- Papà!- esclamò di nuovo, quando vide il padre Malocchio riemergere da un mucchio di ferraglia, completamente sporco di fuliggine in faccia e gli abiti anneriti.

- Papà, che è successo, qui?- chiese la ragazza, aiutandolo ad alzarsi.

Malocchio fece roteare l’occhio magico in direzione del marchingegno accanto a lui, guardandolo con odio.

- Basta! Ci rinuncio!- abbaiò.

Si avvicinò al macchinario zoppicando a causa della gamba di metallo.

- Non riuscirò mai a far funzionare questa dannata macchina!

E, detto questo, colpì il suddetto macchinario con un calcio. Con la gamba sana, però.

- Ma sì che ci riuscirai!- cercò di incoraggiarlo Tonks, mentre Malocchio gemeva di dolore.

- No, basta, io non ne posso più, e poi…

- Ce la farai, papà, ne sono sicura!- ricalcò la giovane strega.- Vedrai che sarà pronta per la fiera di domani!

- Lo credi davvero?- Malocchio guardò sua figlia con diffidenza.

- Ma certo! E diventerai un grande inventore!- sorrise lei di rimando.

- Allora…mi rimetto subito al lavoro…

Tonks si sedette, mentre Malocchio, sotto il macchinario, trafficava con viti e bulloni.

- Papà?- fece lei dopo un po’.

- Cosa c’è?

- Tu pensi che io sia strana?

- Mia figlia? Strana?- Malocchio riemerse da sotto la macchina, squadrandola da capo a piedi con

il suo grande occhio magico.- Ma che scempiaggini devo sentire! Passami la chiave inglese, piuttosto!

Tonks l’accontentò.

- E’ solo che…non c’è nessuno qui, che mi capisca davvero…

Malocchio sapeva a che si riferiva la figlia. E, benché fosse segretamente felice che la sua bambina fosse ancora tutta per lui, gli dispiaceva che si sentisse così sola.

- Non c’è nessuno con cui poter parlare veramente…- continuò Tonks, mogia, tanto che i suoi

capelli divennero color fuliggine.

- Che ne dici di Draco Malfoy? E’ un bel ragazzo…

- Sarà pure un bel ragazzo, ma è scortese, è presuntuoso, è…insomma, papà, non fa per me…

La macchina si scosse all’improvviso.

Malocchio si rimise in piedi. Il macchinario prese a girare.

- Funziona!- esclamò Tonks, con i capelli di nuovo fucsia.

- Funziona! Dora, funziona!- urlò Malocchio.

- Sapevo che ci saresti riuscito!- Ninfadora abbracciò suo padre.

- Parto per la fiera!- annunciò Malocchio, ricambiando l’abbraccio.

 

***

 

- Ciao, papà! Fa’ buon viaggio!- Tonks si sbracciava, salutando suo padre che si allontanava in sella ad un carretto su cui era posto il marchingegno, trainato dal loro ippogrifo, Fierobecco.

- Ciao, Dora! E mi raccomando, mentre sono via!

Ninfadora sorrise, rimanendo a guardare suo padre, finché non lo vide sparire all’orizzonte, mentre il sole tramontava.

 

Angolo Autrice: Uff…! E anche il secondo capitolo è andato! Allora, vorrei ringraziare tutti quelli che hanno letto, e in particolare Acquamarine, che ha risolto tutti i miei dubbi sulla pubblicazione…A questo proposito, chiedo scusa a tutti se il testo del primo capitolo faceva schifo, devo aver avuto qualche problemino con l’HTML, spero non capiti più…Allora, che ne dite? Lo so, non è granché, ho cercato sia di attenermi all’originale sia di metterci del mio…Voi che ne pensate? Mi farebbe davvero molto piacere ricevere qualche vostro commento, anche se si tratta di un secco e crudo “Fa schifo!” J!

Ciao, alla prossima (se vorrete)!

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Capitolo 3
*** Proposta di matrimonio ***



 

  

 

Fierobecco era inquieto, e questo Malocchio lo avvertiva benissimo.

- Bestiaccia paurosa!- disse, a metà tra l’irritato e il canzonatorio.

L’ippogrifo si limitò a scuotere il becco, continuando a camminare con passo furtivo, mentre i grandi occhi scuri dardeggiavano da destra a sinistra, scrutando gli alberi del bosco quasi si aspettasse di trovarsi di fronte un gruppo di Troll pronti a trasformarlo in un delizioso pollo allo spiedo.

Malocchio sbuffò, spronando Fierobecco ad accelerare il passo. Quell’ippogrifo era sempre stato un grandissimo fifone, e questo lo irritava parecchio.

Però…doveva ammettere che stava cominciando a preoccuparsi anche lui.

Fece roteare l’occhio magico intorno a sé. Alberi, nient’altro.

- Strano…- disse ad alta voce, rivolgendosi all’ippogrifo.- Avremmo dovuto essere lì già da un paio d’ore…

E invece, erano ancora nel bel mezzo della Foresta Proibita.

Malocchio tirò le briglie in modo da fermare la creatura magica. Tirò fuori una mappa dalla tasca.

- Mmm…- la scrutò.- Facciamo così, Becco, prenderemo una scorciatoia…

Fierobecco alzò lo sguardo di fronte a sé: si trovavano di fronte a un bivio.

Da una parte, c’era una bella stradina di campagna, luminosa e rassicurante.

Dall’altra, una strada sterrata che si addentrava ancora di più nella Foresta, costeggiata da alberi che impedivano alla luce del sole di filtrare attraverso le loro foglie, rendendo il percorso più scuro e più buio…insomma, quel genere di strada che avresti fatto di tutto pur di evitare!

E, ovviamente, non serviva essere né un legilimens né tantomeno un essere umano per capire che quello sciroccato del suo padrone aveva intenzione di andare proprio da quella parte!

Fierobecco scosse violentemente il muso, indietreggiando con forza.

- No!- lo bloccò Malocchio.- Andiamo di là!

E indicò la strada buia.

Andiamo di là?! Ma che, era matto, quello? Si sarebbe fatto spennare vivo, piuttosto!

Indietreggiò ancora.

- Fierobecco!- muggì Malocchio.

Con un poderoso strattone delle briglie, riuscì a riportare l’ippogrifo sulla via della “scorciatoia”.

Alla fine, l’animale si arrese, e cominciò ad incamminarsi per quella lugubre strada.

Malocchio, seduto a cassetta, teneva la bacchetta bene in alto di fronte a sé, con un incantesimo di Lumos.

 

***

 

- Fierobecco, dove siamo?- chiese Malocchio dopo una buona mezz’ora.

L’animale scosse la testa.

A me lo chiedi, vecchio sclerotico?

Malocchio riprese a guardarsi intorno, stavolta con la consapevolezza di essersi irrimediabilmente perso.

All’improvviso, si sentì avvolgere da un’ondata gelida

Non fece neanche in tempo a rendersene conto, che intorno a lui si materializzò come dal nulla un gruppo di Dissennatori.

Fierobecco s’impennò sulle zampe di cavallo, e prese a correre, trascinandosi dietro il carro e con esso il proprietario. Malocchio cercò di governare l’ippogrifo, ma si ritrovò subito a spronarlo, quando si accorse di avere alle calcagna almeno una ventina di Dissennatori.

Fierobecco continuò a correre alla cieca, intorno a loro non c’erano che alberi, e né l’ippogrifo né Malocchio avevano idea di dove stessero andando. L’unica cosa che importava era sfuggire a quei Dissennatori.

Alla fine, l’ippogrifo era riuscito a correre così velocemente da seminarli, ma – realizzò Malocchio con orrore – si stava avviando a tutta velocità in direzione di un burrone!

Il mago tirò le redini con quanta più forza fu in grado di impiegare, riuscendo a fermare la folle corsa di Fierobecco proprio a pochi centimetri dal precipizio.

L’ippogrifo, ancora terrorizzato, s’impennò nuovamente sugli zoccoli, disarcionando il padrone. Poi, senza essersi accorto di ciò che era successo, riprese la sua fuga nella direzione opposta, sparendo poco dopo nel folto della Foresta, abbandonando il suo padrone al suolo.

- Fierobecco…- soffiò Malocchio, cercando di rimettersi in piedi.

Era tutto dolorante, ma almeno aveva ancora la sua bacchetta.

Di nuovo, sentì quella vampata gelida, e il sangue ghiacciarsi nelle vene.

Ancora, i Dissennatori apparvero di fronte a lui dall’oscurità.

Malocchio cominciò a correre più veloce che poté, ma, sia a causa della caduta di poco prima sia per la sua gamba artificiale, quelle dannate creature lo raggiunsero. Il mago stava cominciando a pensare che fosse ormai giunta la sua ora, quando si ritrovò di fronte ad un altissimo cancello in ferro battuto.

Si voltò: i Dissennatori stavano arrivando!

- Aprite!- chiamò a squarciagola, picchiando il pugno contro il cancello.- Vi prego, aprite la porta!

I Dissennatori erano sempre più vicini!

Malocchio sfoderò la bacchetta.

- Alohomora!

Il cancello si aprì, ma non appena il mago ci si infilò dentro, un Dissennatore lo raggiunse, e tentò di succhiargli via l’anima.

Malocchio mugolò, puntando la bacchetta.

- Expecto Patronum!- urlò.

Il Dissennatore scattò all’indietro, ma, nel richiudere il cancello, a Malocchio sfuggì la bacchetta di mano, andando a finire nella zona nemica. Malocchio strisciò il più lontano possibile dai Dissennatori, imprecando contro la bacchetta perduta.

Stette per un momento a guardare quelle creature che, dopo qualche minuto, se ne andarono.

In quel preciso istante, incominciò a piovere a dirotto.

- Ma per le mutande di Merlino, io che ho fatto di male?!- imprecò Malocchio, dimenticandosi della bacchetta perduta.

Ormai era bloccato lì, almeno per quella notte. Fierobecco se l’era svignata, là fuori era pieno di Dissennatori, la sua Ninfadora era a chilometri di distanza e, dulcis in fundo, era bagnato fradicio.

Si voltò lentamente.

Quello che vide fu un castello, con delle torri altissime e delle mura con mattoni scuri, che rendevano l’intera costruzione inquietante.

Ma Malocchio non era il tipo da farsi intimorire per così poco, e poi aveva un disperato bisogno di riparo.

Salì la scalinata che portava al portone d’ingresso, e lo aprì. Si ritrovò in un ampio ingresso, con un lungo tappeto rosso al centro e una scalinata sul fondo; c’era poca mobilia, e l’unica fonte di luce proveniva da un candelabro posto su un tavolino poco più in là, accanto ad un orologio da tavolo di colore rossiccio.

- C’è nessuno?- fece Malocchio, ma gli rispose soltanto il suo eco.

Entrò, avanzando lentamente.

- C’è nessuno?- ripeté.

Nessuna risposta; ma, senza che il mago se ne accorgesse, sul quadrante del piccolo orologio da tavolo spuntarono un grosso naso, due occhietti scuri e una bocca dalle labbra carnose. Su una delle candele del candelabro, invece, spuntarono due occhi verdi, una bocca, un naso dritto e un ciuffo di capelli neri, con un piccola incisione appena sopra un sopracciglio, a forma di saetta.

- Non una parola, Harry, non una parola!- lo ammonì l’orologio.

- Mi dispiace disturbare a quest’ora della notte!- continuò Malocchio ad alta voce. - Ma…ho perso il mio ippogrifo…e…e mi sono smarrito nella Foresta Proibita…

- Oh, Ron, un po’ di cuore…- sussurrò Harry il candelabro.

Ron l’orologio gli mise una mano (?) sulla bocca per farlo tacere.

- E…e avrei bisogno di un riparo per la notte…

Harry mugolò, e alla fine scottò la mano di Ron con una infuocata delle sue.

- Ma certo, signore, lei è il benvenuto!- esclamò poi, mentre Ron lanciava un urlo di dolore.

- Eh? Cosa? Chi ha parlato?- urlò Malocchio, afferrando il candelabro.

- Sono qui…- disse Harry.

- Dove?

- Qui!

- Qui dove?

Harry gli batté un colpetto sulla spalla. Malocchio si girò di scatto.

- Ehilà!

Il mago lasciò cadere Harry dallo spavento, indietreggiando verso il tavolino. Toccò inavvertitamente l’orologio.

- Signore, insomma, tenga le mani a posto!- protestò questo.

- Oh, però…ma che magia è questa…?- mormorò il mago, sollevando l’orologio.

- Se sapesse…- sospirò Ron. - Ma che fa?- gridò poi, quando Malocchio cominciò ad esaminarlo con particolare cura.

- Ma che sta facendo? La smetta…no, mi fa il solletico…la smetta, le ho detto di smetterla…

- Ehm, signore…- s’intromise Harry.

Per la felicità di Ron, Malocchio la smise di tormentarlo e si voltò.

- Se vuole seguirmi…- disse il candelabro, dirigendosi verso una porta poco più in là.

- No…no che stai facendo, non…- provò a protestare Ron, cercando di raggiungerli.- Harry, no…se lo sapesse Remus…no, non…oh, no, non la sedia di Remus…- gemette, non appena vide Malocchio accomodarsi accanto al caminetto acceso su di una poltrona di velluto rosso cupo.

Malocchio si sfregò le mani, godendosi il bel calduccio, mentre uno sgabello foderato di rosso gli si poneva sotto i piedi.

- Bravo Gazza!- esclamò Harry compiaciuto.

- Va bene, va bene…- fece Ron dopo qualche minuto.- Va bene, si è riscaldato, e ora se ne può anche…

- PERMESSOOOOOOO!- fece una voce squillante.

All’improvviso un carrello per il thé entrò nella stanza a tutta velocità, rischiando di travolgere il povero orologio che si rifugiò sotto il tappeto.

- Ecco qui!- trillò una teiera molto alta e magra, con dei riccioli castani e degli occhi color nocciola, mentre versava del thé in una tazzina.- Un po’ di thé è quello che ci vuole. La scalderà, con questo freddo!

- Niente thé!- ringhiò Ron da sotto il tappeto.- Niente thé!

Ma nessuno gli dava ascolto, meno che tutti Malocchio, il quale si portò alla bocca la tazzina. Tazzina che prese a ridacchiare.

- La barba mi fa il solletico, Hermione!- esclamò la tazzina.

- Questa poi!- fece Malocchio, osservando curioso la tazzina.

- Neville, fa’ il bravo!- lo rimproverò Hermione la teiera.

- Neville, eh? Beh, ciao Neville!- rise Malocchio.

All’improvviso, il fuoco del caminetto si spense. Tutti ammutolirono.

- Oh, oh…- gemette Neville.

La porta alle spalle di Malocchio si spalancò.

- Che succede qui?- tuonò una voce.

- Remus, salve…- mormorò Ron.- Io…IO NON HO FATTO ASSOLUTAMENTE NIENTE, TE LO GIURO, E’ TUTTA COLPA DI HARRY, IO GLI AVEVO DETTO DI NON FARLO ENTRARE, E LUI MI HA ASCOLTATO? NO, NO!

- Silenzio!- ringhiò l’uomo nell’ombra.

Ron tornò a rintanarsi sotto il tappeto.

- Remus, ehm…- provò a dire Harry.- Remus, ti posso spiegare…vedi, quest’uomo si era perso nella Foresta Proibita, era tutto bagnato e…

- Ho detto silenzio!- urlò di nuovo.

Anche Harry ammutolì, mentre l’uomo si avvicinava a Malocchio.

- Chi sei? Che cosa ci fai tu qui?- urlò, prendendolo per il bavero del cappotto.

- Io…io mi sono perso nella Foresta e…

- Eri curioso di vedere un licantropo, per caso?

- No, signore, io non…- Malocchio indugiò per un attimo sul volto sfregiato dell’uomo.

- Cos’hai da guardare?- ruggì Lupin.

- Io? Niente! Io volevo solo un posto dove stare…

- Te lo darò io un posto dove stare!

Detto questo, Remus Lupin sfoderò la bacchetta.

- Wingardium Leviosa!- ringhiò.

Malocchio venne sollevato da terra.

- No, la prego…la prego…

Harry, Ron, Hermione e Neville li osservarono sparire dietro la porta.

 

***

 

Draco Malfoy si sistemò per l’ennesima volta i capelli con un colpo di pettine.

- Hai capito, Peter?- chiese poi.- Quando io e Tonks usciamo da quella porta, tu dai il via alla banda, intesi?

- Sì, certo, signor Malfoy…- rispose Peter, dando immediatamente il via ai suonatori.

- Non adesso, idiota!- Malfoy gli diede un tale spintone da mandarlo a faccia in giù in un trombone.

- Scusa…- pigolò Minus.

Intorno a loro, tutto era addobbato a festa, c’era un buffet, un altare, ed era presente un prete e almeno mezza Hogsmeade.

- Signori!- Draco si rivolse alla folla.- Vi vorrei ringraziare tutti per essere venuti al mio matrimonio…

Alla parola matrimonio, Ginny, Luna e Pansy attaccarono a singhiozzare disperate.

- …prima, però, sarà il caso che vada a chiedere la mano alla ragazza!- Draco, pieno di sé come una mongolfiera Babbana, strizzò l’occhiolino a tutti i suoi compari Mangiamorte, che presero a ridere sguaiatamente.

Detto questo, Draco, elegantissimo nel suo miglior completo di pelle di drago, si avviò dritto e tronfio pochi metri più in là, in direzione della casa di Tonks.

 

***

 

Ninfadora chiuse il libro sui Lupi Mannari, soddisfatta di sé stessa.

Suo padre era partito da tre giorni. Il lavoro al Ministero della Magia la stava massacrando, ma era comunque riuscita a finire in pochissimo tempo quel meraviglioso manuale sui Lupi Mannari. Ora, ne era certa, avrebbe saputo riconoscere un mannaro con una sola occhiata.

Qualcuno bussò alla porta; prima di aprire, Tonks guardò dallo spioncino.

Quando vide la faccia di Draco con quel sorriso ebete a trentadue denti, le passò per la mente la fugace idea di fingere di non essere in casa e aspettare che quel bellimbusto girasse i tacchi, ma poi si disse che niente – niente! – l’avrebbe convinto ad andarsene.

- Draco, ma che bella sorpresa!- esclamò aprendo la porta, mentre si sforzava di sorridere, sentendosi infinitamente ipocrita.

- Ciao, Tonks!- ammiccò Draco, entrando come se fosse stato lui il padrone di casa.

E, forse, Malfoy ormai si sentiva davvero come tale.

- A cosa devo questa visita?- chiese Tonks, richiudendo la porta.

- Ho una notizia da darti…

- Che notizia?

- Vedi, Tonks, questo sarà il giorno…- non terminò la frase, ma fu per poco, giusto il tempo di rimirarsi in uno specchio – Merlino, che beota!, pensò Tonks –.- Questo sarà il giorno in cui si avvereranno tutti i tuoi sogni…

- Tu cosa ne sai dei miei sogni, Draco?- chiese Ninfadora, cercando di mostrarsi affabile.

- Io so tutto. Immagina la scena…- detto questo, Malfoy si tolse gli stivali di pelle di drago e appoggiò i piedi sulla superficie del tavolo, dopo essersi accomodato a piacere.

Tonks represse a stento l’impulso di storcere il naso.

- Casa mia, Villa Malfoy…- proseguì Draco, imperterrito.- Una schiera di Elfi Domestici al mio servizio…la mia mogliettina che mi massaggia i piedi…mentre i piccoli giocano sul pavimento con i Vermicoli…

Malfoy scattò in piedi e le si avvicinò.

- …naturalmente…- ghignò, con aria maliziosa.- …ne avremo almeno sei o sette…

Tonks scivolò istintivamente dall’altra parte del tavolo, in modo da mettere più distanza possibile fra lei e quella specie di Troll tristemente privo di materia grigia.

- Sei o sette? Vermicoli?- fece, mentre lui, evidentemente non cogliendo il messaggio, l’aveva raggiunta.

- Ma no, Tonks!- rise Malfoy.- Ragazzi robusti e Purosangue, come me!

- Immagina la scena…- ripeté Tonks, già vagamente nauseata, continuando a non capire dove volesse andare a parare con quel discorso senza capo né coda.

- E sai chi sarà la madre dei miei figli?

- Lasciami pensare…

- Tu Tonks!

No! No, non…non poteva essere…quell’imbecille patentato non poteva davvero pensare che lei…

- Draco, io…- Tonks cominciò ad indietreggiare in direzione della porta, mentre Malfoy le veniva dietro.- Draco, io sono…sono…senza parole…

Mannaggia, aveva appena toccato la porta con la schiena! E quello le stava a trenta centimetri dal naso! Si maledisse per la sua dannata mania di lasciare sempre la bacchetta in giro per casa! Non c’era mai, quell’insulso pezzo di legno, quando c’era bisogno di lei!

- Sapevo che avresti detto di sì…

Ehi! Che stava facendo ora?! Non aveva mica intenzione di…baciarla?

- Mi dispiace tanto, Draco, ma…- tentò di dire, cercando disperatamente la maniglia della porta.

- …ma…

Morgana, era sempre più vicino! Dov’era quella maledetta maniglia?!

- …ma…

Trovata!

- …io proprio non ti merito!- esclamò, girando il pomello della porta.

La porta si aprì, Tonks si scansò di lato con agilità proprio come le avevano insegnato al corso per Auror. Malfoy perse l’equilibrio, volò fuori dalla stanza, ruzzolò per i gradini e piombò dritto in uno stagno poco più in là. Ciliegina sulla torta, in quel momento Peter diede avvio all’orchestra.

Tonks, nel frattempo, si premurò di chiudere la porta a chiave, non prima di aver fatto fare agli stivali di Draco la stessa fine del suo padrone.

Malfoy riemerse dall’acqua tossendo e sputando.

Peter si avvicinò ballonzolando, felice e contento come una Pasqua.

- Allora, com’è andata?- fece, entusiasta.

Per Draco, quella fu la goccia che fece traboccare il vaso.

- Ti ho detto che Tonks diventerà mia moglie!- abbaiò, prendendolo per la gola.- E io la sposerò! In un modo o nell’altro!- e concluse scaraventandolo nell’acqua, per poi allontanarsi, più arrabbiato di quanto non lo fosse mai stato in vita sua.

 

***

 

Tonks ci mise un’ora buona prima di azzardarsi a mettere il naso fuori dalla porta.

Si guardò intorno con circospezione. Sì, se n’era andato.

- Incredibile!- disse ad alta voce.- Mi ha chiesto di sposarlo! Io…moglie di quel…quel maleducato senza cervello!

Grrr…! Aveva bisogno d’aria.

Cominciò a camminare, arrivando fino alla fine del cortile di casa sua; si sedette sull’erba con un sospiro.

Sarebbe stato sempre così? Sarebbe sempre stata esclusa, senza nessuno che stesse con lei, che la capisse, che l’amasse veramente? Quello di Draco non era amore, lo sapeva…era solo smania di vincere, lei era l’unica ragazza di Hogsmeade che non gli sbavava dietro, e questo non gli andava giù…

Sarebbe rimasta per sempre da sola?

In quel momento, sentì un rumore di zoccoli avvicinarsi. Con sua grande sorpresa, si ritrovò di fronte Fierobecco, ancora sellato e che trasportava il carretto con il macchinario di suo padre.

Ma Malocchio non c’era.

- Fierobecco!- Tonks corse incontro all’ippogrifo, mentre sentiva il cuore batterle all’impazzata.

- Fierobecco, dov’è papà?

Liberò in fretta l’animale dal peso del carretto, saltandogli in groppa.

- Portami da lui, Becco!

 

***

 

Fierobecco era un ippogrifo intelligente; questo Tonks lo sapeva, perciò si lasciò guidare.

L’animale la portò di fronte ad un altissimo cancello in ferro battuto, che dava l’accesso ad un oscuro e inquietante castello.

Tonks smontò, raccogliendo da terra quello che aveva sin da subito attirato la sua attenzione. Nascosta tra le foglie, c’era la vecchia e malandata bacchetta magica di suo padre.

- Papà…- mormorò.

Suo padre era in quel castello, non c’era dubbio.

Tonks varcò la cancellata, legò per la cavezza Fierobecco ad un ramo di un albero, quindi si avvicinò rapida al portone d’ingresso.

- Aohomora!- scandì, e i battenti si aprirono.

Tonks prese un bel respiro, ed entrò.

 

Angolo Autrice: Se ce l’avete fatta ad arrivare fin qui…beh, siete grandi!

Avviso ai gentili lettori: ho appena modificato il primo capitolo con un HTML degno di tale nome, e finalmente è leggibile.

Allooora, andiamo per ordine.

Lo so che questo capitolo è un po’ sottotono, ma abbiate pazienza, dal prossimo ci sarà un po’ più di azione…Per quanto riguarda i personaggi, so che nel film Mrs. Brick è un po’ cicciottella, ma proprio non riuscivo ad immaginarmi Hermione grassa…e, nel caso non si fosse capito, Neville, alias Chicco, non è suo figlio, sempre per il fatto che non riuscivo a figurarmi Herm come sua madre…a questo proposito, il Neville della fic è come quello del primo film di HP, cioè molto piccolo…

Sottigliezze a parte, scusate se procedo un po’ lenta, ma fare capitoli troppo lunghi non mi sembra il caso, penso che potrebbe far passare la voglia di leggere…

Dunque, ci terrei a ringraziare le 65 persone che hanno letto la mia storia e in particolare Roxana e Maril88 per le loro recensioni.

Dunque, Tonks è entrata nel castello del licantropo…cosa mai succederà? (Mah, chi lo sa…Nd Voi con un sottile punta di ironia). Va bene, cosa succederà non è un mistero per chi ha visto il film…Comunque, ci terrei molto che continuaste a seguire, magari facendomi sapere che ne pensate.

Ciao a tutti!

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Capitolo 4
*** Prigioniera ***


 

  
  


- Non sarebbe bastato eseguire un semplice Incantesimo di Asciugatura, vero?

Ron camminava avanti e indietro sopra il tavolo, ben deciso a sfogare tutta la sua rabbia contro il povero Harry, il quale peraltro se ne stava, offesissimo, a braccia conserte, rifiutandosi categoricamente di guardare in faccia l’amico – o di guardare il suo quadrante, perlomeno.

- No, non era abbastanza!- continuò imperterrito l’orologio.- Bisognava farlo entrare, offrirgli la sedia di Remus, fargli accarezzare Gazza…

- Volevo solo essere ospitale…- si difese Harry.

Entrambi smisero di bisticciare non appena sentirono aprirsi il portone d’ingresso. Si nascosero dietro una tenda.

- Si può?- fece una voce femminile. Poco dopo, una giovane entrò nella sala.

Era una ragazza molto strana, la prima cosa che i due notarono furono i suoi lunghi capelli di un insolito color rosa cicca; indossava un giubbotto di pelle nera, un maglioncino grigio dal collo alto, jeans e degli anfibi neri un po’ consunti; aveva un’aria ribelle e anche un po’ mascolina.

Non era esattamente una bellezza, ma il suo viso a cuore e i suoi occhi castani contribuivano a renderla piuttosto carina, aiutati anche da quell’atteggiamento deciso e sbarazzino.

- E’ permesso?- disse di nuovo, avanzando verso la scalinata.

- E’ lei!- esclamò Harry, in modo che solo Ron lo potesse sentire.- E’ arrivata! E’ la ragazza che spezzerà la maledizione! Corro a dirlo agli altri!

- Dove vai? Vieni qui!- gemette Ron, mentre rincorreva l’amico.

 

***

 

Tonks si guardò intorno; quel posto le metteva una certa ansia, ma quello non era il momento di farsi prendere dal panico, e poi, per Merlino, lei non era una novellina, era un’Auror!

Sì, beh, no, non era esattamente un’Auror, ma lo sarebbe diventata, un giorno, e cominciare a non farsela sotto appena si ritrovava in un posto un po’ buio era senz’altro un ottimo inizio.

- Papà?- chiamò, salendo in fretta l’ampio scalone di marmo.- Papà, sei qui?

Percorse un intero corridoio, continuando a chiamare suo padre, senza mai ricevere risposta. Alla fine, giunse ad una porticina di legno mezza tarlata, che dava su una lunga e stretta scalinata, certamente conduceva ad una torre, pensò.

Ormai si era fatto buio; Tonks sfoderò la bacchetta.

- Lumos!

Suo padre era lì dentro, si disse.

E lei doveva trovarlo, a qualunque costo.

 

***

 

Hermione sospirò, versando dell’acqua calda in una tinozza piena di sapone e di piatti da lavare.

- Che giornataccia…!- commentò a bassa voce, senza riuscire a togliersi dalla testa il pensiero di quel pover’uomo che solo tre giorni prima aveva osato avventurarsi in quel maledetto castello.

- Hermione!- si sentì chiamare ad un tratto.- Hermione!

Si voltò, riconoscendo al volo quella voce squillante.

- Cosa c’è, Neville?

Il piccolo trotterellò fino a lei.

- Hermione! Non ci crederai mai…!

- Cos’è successo?

- Ho visto una ragazza! C’è una ragazza nel castello!- trillò Neville, saltellando eccitato.

A quella frase, Hermione gli avrebbe volentieri allungato un ceffone.

- Neville!- esclamò rabbiosa.- Quante volte ti devo ripetere che non devi dire bugie?!

- Ma…ma è la verità…- protestò il piccolo, sconcertato.

- Ora basta! Su, nella tinozza!- e, senza aspettare risposta, lo spinse nell’acqua.

- Hermione!- trillò una vocina acuta.

Uno spolverino dai lunghi capelli biondi si avvicinò alla teiera.

- Ho visto una ragazza! Ho visto una ragazza nel castello!

- Cosa…Fleur, che stai…- boccheggiò Hermione.

- Te l’avevo detto!- esclamò trionfante Neville, riemergendo dalla tinozza e sputando un po’ d’acqua.

 

***

 

Quella scalinata sembrava non finire mai.

- Papà?- continuava a chiamare Tonks, salendo le scale con la bacchetta puntata di fronte a sé.

La luce era molto fioca, e la ragazza rischiò più volte di inciampare e ruzzolare giù per i gradini. E non le permise neanche di vedere un candelabro occhialuto che la scrutava con un gran sorriso.

Arrivò in cima alla scala.

- Papà! Sei qui?

- Ninfadora!

- Papà!- esclamò Tonks, vedendo il padre inginocchiato sul pavimento di pietra, in una cella piccolissima con delle sbarre di ferro. La stanza era completamente al buio, fatta eccezione per il lumos della bacchetta della ragazza e per la pallida luce che filtrava da un foro sul soffitto.

Tonks gli corse incontro, inginocchiandosi a sua volta di fronte a lui.

- Sapessi come sono felice di vederti…- soffiò Malocchio, gettando due o tre colpi di tosse.

Tonks gli prese le mani.

- Papà, che ti è successo? Chi ti ha fatto questo? Hai le mani gelate…

- No, Dora, ascoltami, devi andare via da qui…- Malocchio diede degli altri colpi di tosse, stavolta più numerosi e violenti.

- Ma tu stai male! Aspetta, ora ti tiro fuori di qui…

- No, Ninfadora, stammi a sentire, devi andartene via subito…

- Oh, papà, smettila di fare tante storie, ho detto che io non ti lascio, ora ti libero e…

- Chi sei?! Che cosa ci fai tu qui?!- urlò una voce alle sue spalle.

Tonks fece per voltarsi, ma una violenta scrollata ad un braccio la costrinse a sedersi a terra, mentre la bacchetta le scivolò di mano, rotolando in chissà quale angolo di quella specie di prigione. L’Incantesimo di lumos si spense, e ripiombarono nel buio.

I capelli della ragazza ebbero un flash di arancione per lo spavento.

- Chi è?- gridò Tonks.

Riusciva a distinguere una figura molto alta avvolta nell’ombra. Sembrava una figura umana, ma non ne era certa.

- Chi è?- ripeté.

- Il proprietario del castello…- ringhiò la figura nel buio.

- Lei…lei è il padrone, qui?- mormorò Tonks.- Allora, la prego, lasci andare mio padre…

- Lo sai cos’ha fatto tuo padre?- tuonò l’uomo.- E’ entrato in casa mia! E’ entrato in casa mia come un ladro!

- Non intendeva rubare, glielo giuro…

- Non m’interessa! Non avrebbe dovuto entrare! Ha avuto quello che si meritava!

- Per favore, lo lasci andare…

- No!

- Ma non vedi che è malato?- gridò Tonks, con le lacrime agli occhi, mandando al diavolo le buone maniere.- E’ malato! Se non lo liberi, potrebbe anche…

- Tu puoi andartene - disse l’ombra.- Sono disposto a lasciarti andare, per questa volta. Ma non puoi più fare niente per tuo padre. Ora, vattene, prima che cambi idea.

L’uomo fece per uscire dalla stanza, ma Tonks lo trattenne.

- No, aspetta…- Tonks ricacciò indietro le lacrime.- E se…se ti offrissi…uno scambio?

- Uno scambio?- l’uomo, sempre standosene nascosto nel buio, cominciò a ridere sguaiatamente.

- Non credo che tu abbia niente che possa interessarmi…

- Come fai a saperlo, se neanche mi hai ascoltato?- insistette Tonks.

- E va bene. Sentiamo: che scambio avresti intenzione di propormi?

Tonks si avvicinò lentamente, in modo da ritrovarsi sotto il fascio di luce, così che quell’ombra, qualunque cosa fosse, potesse vederla bene in viso.

- Prendi me al suo posto…- mormorò, chinando il capo.

- No, Dora, no, non puoi farlo…- provò a protestare Malocchio, ma un’altra violenta scarica di tosse lo costrinse ad accasciarsi al suolo.

- Tu?- fece l’uomo, incredulo.- Tu…tu prenderesti il suo posto?

- Sì…potrai fare di me…tutto quello che vorrai…- sussurrò Tonks, le lacrime che le rigavano silenziosamente le guance, mentre una marea di pensieri osceni le affollava la mente.

- Tu prenderesti il suo posto…- ripeté l’uomo, quasi inebetito. Si riscosse subito:- Ma…ma devi promettere…devi promettere che resterai qui…per sempre.

Tonks alzò il capo. Certo, certo che avrebbe promesso, ne andava della vita di suo padre. Ma prima, aveva bisogno di vederlo, doveva guardare in faccia quella creatura spregevole che le stava rubando la vita.

- Vieni più avanti…- mormorò.

- E perché?- l’uomo era sulla difensiva, la sua voce lasciava trasparire una grande inquietudine.

- Voglio vederti in faccia.

- Non ne vedo il motivo!

- E’ il minimo, no? Dopotutto, ho un’esistenza intera da passare qui, avrò almeno il diritto di vedere in faccia chi mi tiene prigioniera?!- urlò Tonks.

L’uomo sospirò; Tonks sembrò calmarsi.

- Vieni sotto la luce…- disse.

La figura si mosse, avanzando un passo nella sua direzione.

Quello che vide la sconvolse.

Era un uomo molto alto, e di una magrezza malsana. Indossava degli abiti molto vecchi e trasandati, scarpe lise, pantaloni rattoppati, una camicia bianca mezza scucita e una giacca marrone che cascava a pezzi. Era molto pallido, aveva un’aria stanca e malata. Era ancora piuttosto giovane, ma i capelli castano chiaro erano striati qua e là da fili grigi, e delle rughe di dolore gli circondavano gli occhi. Portava una leggera barba che però non serviva a nascondere le profonde occhiaie, e nemmeno le cicatrici che solcavano il suo volto.

Anche le mani, dalle dita lunghe e affusolate, erano ricoperte di tagli.

A Tonks tornò subito in mente l’intero manuale sui Lupi Mannari che aveva letto.

Riconosceva i sintomi.

Era un licantropo!

Tonks indietreggiò istintivamente, voltandosi per non dover fissare oltre l’immagine di quel…quel…quel mostro!

Si aggrappò alle sbarre della cella, e guardò suo padre.

- No, Dora…- tossì Malocchio.- Non ti permetterò di farlo…

Ninfadora non rispose, ma gli rivolse uno sguardo pieno di affetto e di scuse.

Raccolse tutte le sue forze e si alzò in piedi, andando incontro a quell’essere. Lo guardò dritto negli occhi.

- Resterò…- sussurrò.- Te lo prometto.

- Affare fatto…- ringhiò il mannaro, sfoderando la bacchetta.- Alohomora!

La cella si aprì. Lupin afferrò Malocchio per il collo del cappotto, trascinandolo fuori.

- No, Dora…- urlò Malocchio.- Dora, ti prego…io sono vecchio, tu hai tutta la vita davanti…non puoi farlo…Dora…

- Aspetta!- gridò Tonks al licantropo, vedendo che stava trascinando fuori suo padre.- No, aspetta!

Lupin l’ignorò, spintonando Malocchio fino alla porta d’ingresso.

- La prego, risparmi mia figlia!- implorò Malocchio, una volta usciti dal castello.

- Sua figlia non la riguarda più!

Lupin spinse il mago su di una carrozza a cui era legato un Thestral.

- La prego, ha solo ventidue anni! Non le faccia del male!

- Le ho già detto che la sorte di quella ragazza non è più affar suo!- ringhiò Remus.- Portalo ad Hogsmeade…- ordinò poi al Thestral.

 

***

 

Tonks aveva osservato la scena da una finestrella nella torre; quando vide l’animale allontanarsi trainando la carrozza su cui era suo padre, cadde in ginocchio sul pavimento, cominciando a singhiozzare.

 

***

 

Remus prese a salire le scale molto lentamente, cercando di ragionare.

- Ehm…Remus?- si sentì chiamare.

Era Harry.

- Cosa c’è?

- Ehm…sai, stavo pensando…

- Oh, Merlino, quando pensi in genere succede qualche disastro…

- No, no, stavolta è una cosa seria…Dicevo, visto che…la signorina resterà qui per…beh, per un po’, diciamo…pensavo, non credi che sarebbe il caso di offrirle una stanza un po’ più comoda?

- Hai finito?- ringhiò Lupin.

- Io…io…ehm…io…sì.

Remus lo ignorò, riprendendo a salire le scale.

Quello che vide lo fece sentire malissimo.

La ragazza stava piangendo disperata, inginocchiata sul pavimento. Era pallidissima e i suoi capelli, neanche cinque minuti prima di uno sfavillante rosa, ora erano neri come la morte.

Appena lo sentì entrare, Tonks scattò in piedi.

- Ma che razza di animale sei?!- strillò.- Non…non ho neanche potuto abbracciarlo un’ultima volta…non hai nemmeno lasciato che lo salutassi…è mio padre…non lo rivedrò mai più…e non l’ho neanche salutato…

- Io…- provò a dire Lupin, ma poi si rese conto di non avere alcun tipo di giustificazione.

- Mi fai schifo!- singhiozzò Tonks.- Sei una bestia! Spero veramente che crepi, maledetto vigliacco…Mi fai schifo, ti odio! Sei un mostro!

Riprese a piangere.

Remus stette lì impalato sulla porta per un’eternità, colpito da quelle parole dure e allo stesso tempo consapevole che erano vere.

- Io…- mormorò alla fine.- Io…vieni, ti…ti mostro la tua stanza…

Tonks sollevò il viso, stupita.

- La mia…la mia stanza?

- Vuoi rimanere nella torre?- ringhiò Lupin.

- No!

- Allora, vieni con me.

 

***

 

Harry osservava corrucciato quella scena.

Remus che lo teneva sollevato di fronte a sé per farsi luce lungo il corridoio buio, impacciato come non lo aveva visto mai, mentre quella strana ragazza – Ninfadora Tonks, pure il nome era strano! – lo seguiva in silenzio, standogli a un metro e mezzo di distanza, con la testa bassa.

Lupin le lanciò un’occhiata di sottecchi. Beh, se non altro, aveva smesso di urlare e singhiozzare, ma piangeva ancora, e i capelli erano ancora di quell’inquietante nero pece.

- Avanti!- sussurrò Harry.- Dille qualcosa!

- Che cosa?- bisbigliò Lupin di rimando.

- E che ne so io! Qualcosa, qualsiasi cosa che abbia un senso!

- Io…- esordì il mannaro ad alta voce.- Io…spero che ti troverai bene, qui…

Tonks si asciugò gli occhi con una manica del giubbotto, ma non rispose.

Harry fece segno a Remus di proseguire.

- Il…il castello è…è come se fosse di tua proprietà…

- Che cosa?- mormorò Tonks.

- Intendo dire che puoi andare dove vuoi e fare quello che vuoi…- spiegò Lupin.- Solo…tutte le stanze sono a tua disposizione…tutte, tranne la Stanza delle Necessità…

- La Stanza delle Necessità?

- E’ l’unico posto in cui non devi mai andare…

- Perché?

- E’ proibita - tagliò corto Lupin.

- Proibita? Perché, cosa c’è dentro?- insistette Tonks.

Lupin si voltò di scatto; Ninfadora si dimenticò per un secondo di respirare. Era di una spanna più alto di lei, la sovrastava. Ma quello che la sconvolse di più furono gli occhi, di un verde intensissimo, attenti e penetranti.

- Questo direi che non è un tuo problema - sibilò Lupin tra i denti, senza smettere di guardarla.- Se te lo dicessi, allora non ci sarebbe più alcun motivo per cui tu non ci dovresti andare, non credi? La Stanza delle Necessità è proibita, e tu non ci devi entrare, per nessuna ragione. Questo è tutto quello che hai bisogno di sapere.

Si voltò di nuovo e riprese a camminare. Tonks rimase un momento immobile in mezzo al corridoio, ancora sotto l’effetto di quegli occhi.

- Allora? Vogliamo andare? Non mi va di passare tutta la notte in corridoio.

Tonks si riprese, affrettandosi a seguirlo.

 

***

 

Si fermarono di fronte ad una porta azzurrina. Lupin l’aprì, facendosi da parte per lasciarla entrare.

- Questa è la tua stanza…- disse, mentre Tonks entrava, sostenuta.- Se hai bisogno di qualcosa, chiedila ai domestici…

- La cena!- sussurrò Harry.- Remus, invitala a cena!

- Tu questa sera cenerai con me...e non si tratta di un invito!- detto questo, Lupin se ne andò sbattendo la porta.

Tonks attese qualche minuto, poi, quando fu sicura che il licantropo si fosse allontanato, sfoderò la bacchetta.

- Alohomora!- gridò, ma la porta non si aprì.

Riprovò più e più volte, ma fu tutto inutile. Doveva esserci un Incantesimo di Protezione, realizzò, scaraventando con rabbia la bacchetta dall’altra parte della camera e tirando un violento calcio alla porta.

C’era una finestra; Tonks vi si diresse, e gettò un’occhiata fuori. Troppo alto per poter scappare.

Era prigioniera. Avrebbe passato tutta la sua vita lì, in quel dannato posto. Prigioniera di un mostro.

Corse verso il letto a baldacchino, gettandovisi sopra. Incrociò le braccia all’altezza della fronte e affondò la faccia nel materasso, riprendendo a singhiozzare, mentre, fuori, la neve aveva cominciato a cadere.

 

Angolo Autrice: Ed ecco qui il quarto capitolo, spero migliore dei precedenti…

Mi sono discostata un po’ dalla versione originale, sia per quel che riguarda i dialoghi sia le scene, perché, tra le altre cose, Ninfadora mi sembra meno remissiva di Belle, non è una che si dispera facilmente…mi sembrava nel suo stile tentare la fuga e insultare il povero Remus XD!

A proposito, forse questa potrebbe risultare una versione leggermente imbastardita di Lupin…lo so, è un po’ OOC, ma nei prossimi capitolo migliorerà, ve lo prometto J!

Comunque, ringrazio le 80 persone che hanno letto e in particolare expectopatronum001 per la recensione e i complimenti!

Ciao, al prossimo capitolo!

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Capitolo 5
*** Incomprensioni ***


 

  


Ai Tre Manici di Scopa c’era una gran ressa, come al solito. Madama Rosmerta lanciava incantesimi a raffica, in modo da poter servire velocemente tutti i clienti.

Come ogni sera, nel locale si erano radunati Draco Malfoy e tutta la cricca. Ma quella sera Malfoy sembrava come sotto Imperius; se ne stava tutto curvo seduto su una poltrona di fronte al caminetto, con lo sguardo perso a contemplare le fiamme, senza neanche degnarsi di assaggiare la Burrobirra che aveva in mano, non sentendo né le risate sguaiate dei suoi amici Mangiamorte né i sospiri adoranti di Ginny, Luna e Pansy.

- Umiliato…- ringhiò, rivolto a Peter Minus.- Umiliato davanti a mezza Hogsmeade…

In un impeto di rabbia, scaraventò il bicchiere nelle fiamme del camino, che ebbero un guizzo. Madama Rosmerta si voltò dall’altra parte, fingendo di non aver visto niente. Se al suo posto ci fosse stato un altro, a quest’ora gli avrebbe già tirato le orecchie. Ma nessuno si azzardava a dire cosa doveva o non doveva fare a Draco Malfoy, il figlio di Lucius Malfoy, il mago più ricco e importante del villaggio.

Draco questo lo sapeva bene; ma sapeva anche che, anche se solo nelle loro menti, tutti lo stavano sbeffeggiando, in quel momento.

- Un’altra Burrobirra?- propose Peter, docile e sottomesso come sempre.

- Perché? A che serve bere?- mormorò Draco.

- Senti, Draco, io non posso vederti così…- squittì Minus.- E’ ora che fai qualcosa!

- E che cosa dovrei fare, sentiamo?

- Beh, tu vuoi quella ragazza, no?

- Ma certo che la voglio, razza di imbecille, perché credi che le avrei chiesto di sposarmi altrimenti?

- Beh, se la vuoi, allora prenditela!

- Non è così semplice, Peter. Se avessi un po’ più di cervello lo capiresti anche tu…

- Oh, andiamo, tu sei Draco Malfoy!

- E con questo?

- Ricordi? Nessuna ragazza può resisterti…e sono sicurissimo che troverai il modo di convincere anche quella Ninfadora…

La porta del locale si spalancò di colpo. Tutti si voltarono a guardare.

Era Malocchio, il pazzo. Aveva veramente un’aria da matto, con l’occhio magico che ballava su e giù e quello sano che pareva spiritato, completamente ricoperto di neve, i capelli arruffati e i vestiti strappati e sudici.

- Aiutatemi…!- soffiò Malocchio.- Aiutatemi, vi prego…

- Che è successo, Alastor?- domandò Madama Rosmerta.

- Mia figlia…Ninfadora…l’ha rapita…

- Chi? Chi l’ha rapita?- Malfoy scattò in piedi.

- Lui…quella bestia…quel licantropo…l’ha rapita…

In men che non si dica, tutti scoppiarono a ridere, Draco compreso.

- Un licantropo?!- esclamò il biondo, beffardo.

- E’ la verità…ve lo giuro…l’ha rapita…- cercò di dire Malocchio, ma subito cominciò convulsivamente a tossire.

- Non ci sono licantropi, ad Hogsmeade!- fece uno dei Mangiamorte.

- E’ vero, è da anni che se ne sono andati…

- L’ultimo l’ho ammazzato io due anni fa!- disse Malfoy.- Ve lo ricordate, quel Fenrir Greyback?

- Eccome, mai visto uno così!

- Non ci sono lupi mannari, qui!

- Vattene, vecchio pazzo!

- Vi prego…- implorò Malocchio.- Vi prego…dovete aiutarmi…Draco, almeno tu…tu sei innamorato di lei…aiutami a liberarla!

- Toglietemelo da davanti agli occhi!- ordinò Draco.

Subito, due Mangiamorte particolarmente muscolosi sollevarono di peso il povero Malocchio, gettandolo fuori dal locale, in mezzo alla neve.

- Ben fatto, Draco!- sbavò Minus.- Ha avuto quel che si meritava, quel vecchio pazzo! Un licantropo, ma che diavolo stava farneticando…

Draco però non lo ascoltava. Un sorrisetto perverso gli si stava lentamente disegnando sulle labbra.

- Pazzo…- mormorò.

Sorrise, soddisfatto di sé stesso.

- Peter, credo di aver appena avuto un’idea…

 

***

 

Tonks stava ancora piangendo, quando sentì bussare alla porta.

- Chi è?- fece, con la voce rotta.

- E’ permesso?- chiese una voce femminile. Tonks sembrò riconfortarsi, a quel suono.

- Avanti…- disse.

Con suo grande stupore, dalla porta entrò una teiera con dei bellissimi riccioli castani, seguita da una tazzina, anch’essa provvista di occhi e bocca.

- Ehi, Harry aveva ragione!- esclamò la tazzina.- E’ proprio carina, vero Hermione?

- Già, sei molto graziosa…come ti chiami?- chiese la teiera.

- Ninfadora Tonks…- rispose la ragazza, un po’ sconcertata.

- Nome curioso…- commentò la teiera.- Io sono Hermione, e lui è Neville.

- Piacere - sorrise Tonks.

- Ti abbiamo portato un po’ di thé…- sorrise Hermione.- Pensavo che ti avrebbe fatto bene, dopo tutto quello che hai passato, poverina…

- Molto volentieri, grazie…

Hermione versò un po’ di thé nella tazzina; Tonks prese in mano Neville con molta attenzione.

- Bevi, cara, vedrai che ti farà star meglio…- disse una voce, del tutto sconosciuta, proveniente da un armadio rossiccio in un angolo.

Sotto gli occhi di una sempre più stupefatta Tonks, al suddetto armadio spuntarono una testa di capelli rossicci, naso spruzzato di lentiggini, bocca e occhi.

- E io che credevo di averle viste tutte…- sorrise Tonks.- Io sono una Metamorfomagus, ma non credo che sarei mai in grado di fare una cosa simile…

- Concordo con Hermione, sei davvero graziosa, cara…- soggiunse l’armadio.

- Grazie…

- Hai detto di chiamarti Ninfadora Tonks, esatto?

- Solo Tonks, per favore…

- Tonks…Strano nome…Beh, comunque, piacere, io sono Molly…

- Piacere mio.

- Devi aver pianto parecchio, vero?- osservò Hermione.

- Beh…io…sì, a dir la verità…- ammise Tonks.

- Povera cara…- fece Molly.

- Vedrai che andrà tutto bene…- cercò d’incoraggiarla Hermione.

- Ma ho perso tutto…- mormorò Tonks, tenendo gli occhi bassi.- Mio padre…i miei sogni…tutto quanto…

- Su, su, non fare così…- disse Hermione.- Vedrai che col tempo tutto si aggiusterà…

Tonks non ci credeva molto, ma si sforzò ugualmente di sorridere.

- Oh, ma che sbadata!- esclamò d’un tratto Hermione.- Me ne sto qui a chiacchierare mentre c’è una cena da mettere in tavola…Neville, andiamo!

- Ciao! A più tardi!- salutò la tazzina seguendo Hermione fuori dalla porta.

Tonks li salutò con una mano.

- Allora…- esordì Molly.- Cosa ti faremo indossare per cena? Aspetta, vediamo cos’ho nei cassetti…

Non appena aprì le ante dell’armadio, ne uscirono svolazzando una decina di folletti della Cornovaglia, che si defilarono fuori dalla finestra aperta.

- Com’è imbarazzante…- mugolò Molly, vergognosa, ma segretamente compiaciuta che quella sua gaffe avesse strappato una piccola risata a quella povera ragazza.

Molly estrasse un vestito rosa chiaro, appena al di sopra del ginocchio, con mezze maniche e un coprispalle più chiaro.

- Ecco…con questo starai una meraviglia…

Fece per porgerlo a Tonks, ma questa lo rifiutò gentilmente.

- Grazie, ma credo che non andrò a nessuna cena, stasera…- disse, lasciando Molly al contempo delusa e stupefatta, ma anche intimamente solidale e comprensiva della decisione della giovane strega.

Bussarono alla porta.

Entrò Ron l’orologio che, con perfetto fare da gentiluomo, annunciò:

- La cena è servita.

 

***

 

Remus Lupin camminava su e giù di fronte al caminetto della sala da pranzo. La cena era già in tavola da una mezz’ora, della ragazza nessuna traccia, e lui era nervosissimo.

- Perché ci mette tanto? L’ho mandata a chiamare già da un pezzo, le ho fatto dire di scendere…

- Abbi pazienza, Remus…- cercò di rabbonirlo Hermione.- Non dev’essere facile neanche per lei…pensaci, Remus: ha perso suo padre e la sua libertà in un solo giorno!

Lupin dovette silenziosamente convenire che aveva ragione.

- Remus…- fece Harry.- Hai mai pensato che potrebbe essere lei la ragazza che spezzerà la maledizione?

- Certo che ci ho pensato! Per chi mi hai preso, si può sapere?

- Bene!- esclamò il candelabro.- Allora il gioco è fatto! Tu t’innamori di lei, lei s’innamora di te, e…

- Ma che stai dicendo?- protestò Hermione.- In che mondo vivi? Ci vuole tempo per queste cose, la fai facile tu! Invece - si rivolse a Lupin.- Sta a te farla innamorare…

- Ora sei tu che la fai facile!- ringhiò il lupo mannaro.- Devo ricordarti quello che sono? In cosa mi trasformo ad ogni luna piena?

- Oh, insomma, se è vero amore, supererà anche un piccolo problema peloso…

- Piccolo problema peloso, lo chiami tu? Io divento un mostro ad ogni plenilunio…come pensi che potrà mai innamorarsi di me, me lo spieghi?

- Te l’ho detto…dipende da te…E, se posso permettermi, la partenza non è stata delle migliori. Speriamo che stasera vada meglio…

La porta si aprì molto lentamente. Lupin trattenne il fiato.

Si può solo immaginare quanto fosse grande la sua delusione quando, anziché Ninfadora, si ritrovò di fronte Ron, con un sorriso tirato sul viso e l’aria di chi ha una gran voglia di mettersi a piangere.

- Buonasera…- squittì.

- Allora?- incalzò Lupin.- Dov’è?

- Dov’è…chi?

- Mi stai prendendo in giro?!

- No…io…oh, sì, la…la ragazza…beh, ecco, lei…sì, insomma, l’emozione del momento…un po’ di timidezza…e allora…ha deciso…di non venire…- concluse con disperazione, sperando che Lupin non lo riducesse in un ammasso di stuzzicadenti.

- COSA?!

Lupin uscì dalla stanza quasi di corsa, salì le scale in fretta e furia, fino a giungere alla porta azzurra della camere di Tonks.

Batté il pugno con forza sul legno.

- Ti avevo detto di scendere!- urlò.

- Non ho fame!- rispose una voce insolente dall’interno della stanza.

- Esci subito di lì, altrimenti…butterò giù la porta!- minacciò, pur sapendo che non l’avrebbe mai fatto.

- E fallo, allora!

- Ehm…Remus…- disse timidamente Harry.- Forse…non credi che sarebbe il caso di usare un tono un po’ più…come dire…gentile?

- Ma quella fa così la difficile!

- Provaci, almeno!

Lupin sospirò.

- Scenderesti per la cena?

- No!

- Visto?!

- Ehm…sii gentile, Remus…- incalzò Ron.

- Mi farebbe un grande piacere, signorina, se lei venisse subito a cena…- disse Lupin, non senza una punta di sarcasmo.

- Di’ “per favore”…- disse Ron.

Lupin fece una smorfia, come se avesse appena ingoiato un pezzo di limone.

- Per favore…- biascicò alla fine.

- No, grazie.

- Non puoi restare chiusa lì dentro per sempre!- urlò Remus.

- Sì che posso!
- Bene! Fai come vuoi…e muori di fame!- urlò Lupin; si voltò verso i domestici:- Ricordatevi bene se non vuole mangiare con me, allora non mangerà affatto!

Detto questo se ne andò quasi di corsa, avviandosi verso la Stanza delle Necessità.

- Non è andata molto bene, vero?- pigolò Hermione.

 

***

 

Lupin aprì la porta della stanza con un calcio.

- Gliel’ho chiesto gentilmente…cosa vuole che faccia, che mi metta in ginocchio e la implori?! Spostò con malgarbo tutti gli oggetti che intralciavano il suo cammino, fino a giungere alle uniche cose che veramente gli interessavano in mezzo a tutte quelle cianfrusaglie: una rosa rossa protetta da una teca di vetro, che stava lentamente appassendo, e uno specchio.

Remus afferrò quest’ultimo e disse:

- Mostrami la ragazza!

Nello specchio apparve l’immagine di Tonks: pallida, con gli occhi rossi di pianto e i capelli ancora neri, seduta sul letto accanto a Molly.

- Su, non fare così…- disse quest’ultima.- Vedrai che non è poi tanto male, se lo si conosce…

- Mi ha portato via tutto! Tutto!- urlò Ninfadora.- Mi ha rubato la vita! Perché mai dovrei volerlo incontrare? Non voglio conoscerlo, voglio solo che mi lasci in pace!

Remus sospirò, abbandonando lo specchio in un angolo.

Notò che sul tavolo c’era un bicchiere con un liquido fumante e violaceo all’interno. Lupin lo prese e lo trangugiò tutto, con una smorfia di disgusto, per poi sedersi a terra, sul pavimento.

Il giorno dopo ci sarebbe stata la luna piena.

Luna piena, quella ragazza che non voleva saperne di lui…ma che bel quadro…

- E’ inutile…- mormorò, guardando il suo volto sfregiato riflesso nello specchio.- Non potrà vedere mai nulla in me…

Posò lo specchio di lato.

- Tranne che un mostro…

 

Angolo Autrice: Uff! Lavoro extra, oggi! Due capitolo in un giorno! Tranquilli, non vi asfissierò   sempre così…anche perché anch’io sono distrutta XD!

Per il personaggio dell’armadio (non ricordo bene il nome, scusate…) ero indecisa tra Molly Weasley e la McGranitt, ma poi ho optato per Molly…fatemi sapere che ne pensate, se secondo voi devo cambiarlo o no…anche con qualche suggerimento…

Grazie, e buon weekend!

Ciao!

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Capitolo 6
*** La bestia ***


 

   Il locale era ormai vuoto. Anche Madama Rosmerta se n’era andata, ma un lume era ancora acceso.

   Era bastato solo allungare sottobanco qualche galeone in più alla proprietaria, e Draco Malfoy aveva ottenuto il suo permesso di rimanere ancora per un paio d’ore.

   Ora lui e Peter Minus se ne stavano seduti ad un tavolo con solo una candela mezza consunta a fare un po’ di luce; di fronte a loro, un uomo.

   Lo sconosciuto indossava un lungo mantello nero, che contrastava vivamente con il colore della sua pelle, di un pallore mortale. Aveva la testa rasata e mani con lunghe e affusolate dita provviste di unghie appuntite. Gli occhi erano di un tagliente azzurro ghiaccio, e la sua faccia, pressoché priva di naso, somigliava al muso di un serpente. E proprio un serpente se ne stava arrotolato ai suoi piedi, osservando i due maghi di fronte a lui con aria famelica.

- Le sono davvero grato di essere venuto, Lord Voldemort…- esordì Draco.

- Spero sia importante…- disse Lord Voldemort, accarezzando il grosso serpente.- A me e a Nagini non piace essere svegliati così nel cuore della notte…

Nagini soffiò, mostrando la lingua biforcuta; Peter si rintanò istintivamente sotto il tavolo.

- La riguarda direttamente, Lord Voldemort…- disse Draco,sporgendosi più avanti in direzione di quello che, preceduto di almeno un miglio dalla sua fama, veniva soprannominato “Oscuro Signore”.- Quello che ho da proporle potrebbe apportare dei benefici, se così mi è concesso di chiamarli, al manicomio di cui lei è direttore…

- Di che si tratta?- sorrise Voldemort.

- Ha mai sentito parlare di Alastor Moody, detto “Malocchio”?

- Malocchio…sì, l’inventore…

- Ho bisogno del suo aiuto, mio Signore…Lei dovrebbe…dovrebbe farlo rinchiudere…

- Malocchio è inoffensivo…- fece Lord Voldemort, con aria stanca e annoiata.

- Lo so, ma…vede, lui ha una figlia. Io vorrei sposarla, ma lei ha bisogno di essere, come dire, persuasa

- Altro che persuasa!- esclamò Peter, ma un repentino pugno di Malfoy lo zittì.

Draco tornò a rivolgersi all’Oscuro Signore:

- Se lei mi aiuta…- sogghignò, spingendo in mezzo al tavolo una pesante borsa colma di galeoni.- Sarà profumatamente ricompensato…

Lord Voldemort saggiò il peso del denaro.

- Credo di capire…- ghignò.- Oh, ma è una cosa spregevole…- prese a ridacchiare.- Mi piace!

 

  Ninfadora Tonks passò tutta notte chiusa in camera sua; pianse a dirotto per tutto il tempo, riuscendo ad addormentarsi solo verso l’alba e svegliandosi dopo sole due ore.

   Stette distesa sul letto per la maggior parte del tempo, senza che dalla porta azzurra entrasse qualcuno e senza neanche sentire alcun rumore provenire dall’esterno.

   Non aveva scordato le parole di quel mannaro: se non avesse acconsentito a scendere, allora poteva anche scordarsi di toccare cibo, sarebbe morta di fame. E, infatti, all’ora di colazione, nessuno si fece vedere. Beh, che importava? Non sarebbe scesa, si sarebbe lasciata morire, piuttosto!

   Quindi, per tutto il resto della giornata, strinse i denti e cercò di soffocare la fame. Neanche per pranzo scese di sotto, e neanche per pranzo mangiò, continuando a starsene distesa sul letto a pancia all’aria, alternando momenti di tranquillità ad altri di disperazione. Si rifiutò perfino di indossare i vestiti nuovi riposti nell’armadio, continuando ad indossare quelli con cui era arrivata, benché Molly le avesse esplicitamente detto che quegli abiti erano a sua disposizione.

   Tuttavia, dopo qualche ora, il suo stoicismo cominciò ad affievolirsi. Non aveva toccato cibo dalla sera prima, da quando cioè era partita per cercare suo padre, e ora stava comin ciando a sentire un certo languorino. Cercò di resistere, imponendosi di non mollare, ma, con il passare del tempo, la rabbia cedette il posto alla fame. Quando, verso l’ora del tra- monto, Tonks sentì il lamenti provenienti dal suo stomaco che reclamava a gran voce un po’ di cibo, si decise a fare qualcosa per procurarsi anche solo un pezzo di pane da mettere sotto i denti.

   Molly si era addormentata, e ora stava russando sonoramente. Tonks scese cautamente dal letto, si mise gli anfibi e recuperò la bacchetta, che infilò nella tasca posteriore dei jeans – e, in quel momento, le vennero in mente tutti i rimproveri che Malocchio le faceva ogni volta che la beccava con la bacchetta in tasca, e incominciava a borbottare qualcosa sul farsi saltare le chiappe o roba simile.

   Aprì piano la porta, controllando che non ci fosse nessuno di guardia. Non sapeva bene che cosa avrebbe fatto, vagheggiava solo qualcosa sull’intrufolarsi di soppiatto in cucina – dovunque essa fosse – e sgraffignare qualche cosuccia dalla credenza, ma non aveva in mente nulla di chiaro. Senza contare che, molto probabilmente, l’avrebbero scoperta in un battito di ciglia. Ma, come si dice, tentar non nuoce.

   Si guardò intorno. Nessuno. Via libera!

  

- No, fermo!

- No, che non sto fermo…

- Oh, no…

- Oh, sì…

- No, no, no…

Fleur sbucò da dietro una tenda ridendo come una matta e cercando di scappare per gioco, ma venne prontamente riacciuffata da Harry.

- Fermo! Smettila, finirai per bruciarmi!- rise Fleur.

Harry stava per ribattere, ma d’un tratto scorse Tonks scendere furtivamente le scale. Il candelabro lasciò andare Fleur, che cadde a terre con un tonfo.

- Accidenti…è uscita…- mormorò Harry.

 

Hermione sospirò, con il cuore che piangeva mentre gettava nella pattumiera l’intera cena di quella sera.

Neanche Remus, più arrabbiato che mai, aveva voluto mangiare.

- Guarda quanta roba sprecata!- si lamentò un fornello giallognolo, unticcio, con i capelli neri e un nasone adunco.- Io lavoro come uno schiavo tutto il giorno, e questo è il ringraziamento!

- Smettila di lamentarti, Severus - disse Hermione.- Non fare sempre la vittima, è stata una giornata dura per tutti…

Severus Piton non rispose, limitandosi a borbottare maledizioni a mezza voce.

La porta della cucina si aprì; Hermione avrebbe fatto i salti di gioia, nel veder materializzarsi sulla soglia Ninfadora Tonks.

Ninfadora Tonks che, peraltro, avrebbe volentieri voluto auto-cruciarsi. Tutto si sarebbe aspettata, meno di ritrovarsi la cucina illuminata e piena zeppa di oggetti animati che la fissavano. Si era immaginata tutt’altra scena, con lei che entrava furtivamente e svaligiava l’intera dispensa. Ma, d’altronde, pensandoci bene, doveva pur esserci un motivo, se in Segretezza e Inseguimento era una frana.

Hermione si avvicinò, sorridente come sempre.

- Hai bisogno di qualcosa, Ninfadora?

- Io…ecco, veramente…avrei fame…- ammise la ragazza, un po’ vergognosa.

- Hai sentito, Severus? Ha fame!- trillò Hermione.- Forza, muoviti, accendi i fornelli, mettici tutto te stesso e prepara qualcosa di…

- No, no, no, no, no!- urlò Ron. Hermione ammutolì; tutti si girarono a guardarlo.

- Che cos’è tutto questo trambusto?- continuò Ron, corrucciato.- Hermione, che bisogno c’è di scombussolare tutta la cucina? La signorina ha fame? Bene, diamole da mangiare: un bicchiere d’acqua, un tozzo di pane…

- Ron, non le puoi dare da mangiare solo del pane!- disse Hermione, scandalizzata.

Tonks stava per dire che, dalla fame che aveva, anche quello le sarebbe bastato, ma non voleva sembrare una pezzente, perciò se ne stette zitta.

- Hermione ha ragione, Ron…- disse Harry.- E poi, Tonks non è nostra prigioniera. E’ nostra ospite, dico bene?

- Comunque non vi permetterò di buttare tutto all’aria e mettervi a cucinare a quest’ora solo per lei! Piton, spegni immediatamente quel fuoco! Se lo sapesse Remus…- aggiunse, sottovoce.

- E va bene!- sbottò Hermione, squadrando Ron con una delle sue occhiate della serie se gli sguardi potessero uccidere.- Non vuoi cucinare? Le daremo qualcosa di freddo, ma di buono, razza di noioso bacchettone che non sei altro!- ringhiò; Ron fece un balzo all’indietro, spaventato da tutta quell’improvvisa aggressività, mentre Hermione si avviava ver-so la dispensa.- Dovrebbe esserci ancora un po’ di torta…

La teiera porse a Tonks un piattino con una fetta di torta al cioccolato; la ragazza cominciò a mangiarla con gusto.

- E’ molto buona!- disse, a bocca piena.

- E’ la preferita di Remus - disse Harry.- Sai, lui adora il cioccolato…

- Davvero?- fece Tonks, abbassando istintivamente lo sguardo nell’udire il nome del padrone di casa.- Non si direbbe a vederlo…

- Ti piacerebbe fare un tour del castello?- chiese Harry.

- Oh, sì!- s’illuminò Tonks; stare con tutti quegli oggetti, benché fossero appunto solo oggetti, le aveva fatto improvvisamente tornare un pizzico di buon umore, anche se i suoi capelli non ne volevano sapere di virare ad una tonalità meno lugubre.- A proposito, non ci siamo presentati…Io sono Tonks.

- Harry, molto piacere…- il candelabro s’inchinò, lanciandosi in un galante baciamano.

Ron si avvicinò schiarendosi la voce, piuttosto infastidito dal modo di fare dell’amico; cercò di prendere la parola, e al contempo di far smettere Harry.

- Io, invece, sono Ron…(finiscila, Harry!)Dirigo la casa e, con tutto il rispetto (smettila!), non credo che dovresti andare in giro (ti prego!) nel castello di notte da sola…

- Ma non sarà da sola! L’accompagnerò io!- saltò su Harry.

- Il che è come dire che sarà da sola…E poi, Harry…- aggiunse sottovoce.- Ti sei dimenticato che serata è, questa?

- Non c’è pericolo…- il candelabro fece spallucce.

- Lo dici tu che non c’è pericolo! Con te, poi, sarebbe in pericolo più che con chiunque altro…

- Allora, perché non ci accompagni tu?- propose Tonks.- Tu dirigi la casa, no? La conoscerai meglio di chiunque altro…

- Io, beh, sì, in effetti…- Ron divenne tutto rosso, lusingato.- Ma non so se…

- Oh, andiamo! Con te mi sentirei più al sicuro!

Ron sospirò.

- Oh…e va bene.

 

Il castello era veramente enorme, pensò Tonks, con il naso per aria, mentre seguiva Harry e Ron lungo corridoi e stanze interminabili.

Accelerò un po’ il passo, per riuscire a stare dietro ai suoi due accompagnatori, che la precedevano di un paio di metri; Ron continuava a parlare di Merlino solo sapeva cosa da più di un’ora, fermandosi solo per riprendere fiato, e ridendo alle sue stesse battute.

Tonks un po’ l’ascoltava e un po’ si distraeva ad ammirare l’interno di quell’immenso, ma cupo, edificio.

Passarono di fronte ad una scala; Ron, che, da che avevano cominciato quella specie di giro turistico,non aveva saltato stanza o oggetto senza costruirci sopra un’intera orazione, accelerò stranamente il passo, e lo stesso fece Harry.

Quel comportamento non fece altro che far incuriosire la ragazza.

- Cosa c’è qui?- chiese Tonks, fermandosi di fronte allo scalone.

- Qui, dove?- chiese Harry; Tonks pensò che anche Fierobecco avrebbe capito che stava facendo il finto tonto.

- Cosa c’è in cima a questa scala?- mentre parlava, Ninfadora prese a salire i gradini.

- Niente!- si affrettò a dire Harry, parandosi davanti a lei.

- Giusto!- disse Ron, praticamente urlando.- Niente! Non c’è assolutamente niente da vedere nella Stanza delle Necessità!

- Ah!- esclamò Tonks, sempre più incuriosita.- Così, è lassù che si trova la Stanza delle Necessità…

- Bravo, mi congratulo!- disse sardonicamente Harry a Ron.

- Sì, beh…- cercò di rimediare quest’ultimo.- In effetti è così…ma non ci si può andare, tu lo sai…

- E perché? Cosa c’è dentro?- Tonks cercò di continuare a salire.

- Niente!

- Allora, se non c’è niente, perché dovrebbe essere proibito andarci?

- Per favore, fidati di noi…La Stanza delle Necessità è un postaccio, pieno di polvere, con un mucchio di cianfrusaglie ammassate a casaccio…

- Non preferiresti vedere qualcos’altro?- propose Harry, con i sudori freddi.- Abbiamo una meravigliosa biblioteca…

- Una biblioteca?- s’illuminò Tonks.- Avete anche libri per Auror tirocinanti, per caso?

- Ma certo! E’ pieno di libri per Auror!

I due cominciarono ad avviarsi in direzione della biblioteca, infinitamente sollevati, chiacchierando allegramente.

Tonks attese che si allontanassero; visitare la biblioteca era un’idea che l’allettava non poco, ma l’avrebbe fatto più tardi. Prima voleva togliersi lo sfizio di sbirciare in quella fantomatica Stanza delle Necessità.

Salì le scale in fretta, sperando che Harry e Ron non si accorgessero della sua assenza.

 

Si ritrovò in un lungo e buio corridoio, pieno di ragnatele. Sembrava quasi che nessuno ci mettesse piede da anni.

Tonks avanzò lentamente, scostando con una mano tutte le tele di ragno che le si paravano di fronte. In poco tempo, giunse di fronte ad un’ampia porta, che non esitò ad aprire.

Anche la stanza era buia come il corridoio, e altrettanto piena di ragnatele.

Così, era quella la Stanza delle Necessità, pensò la giovane, osservando le alte montagne di oggetti ammassati l’uno sull’altro. C’era veramente di tutto: sedie, tavoli, gabbiette per uccelli, libri, cocci di vasi…

Tonks stava per andarsene, quando notò una cosa che attirò la sua attenzione: in un angolo, su di un tavolino, c’erano uno specchio e, protetta da una teca di vetro, una rosa rossa, che stava appassendo, ma che era ancora comunque molto bella.

Tonks si avvicinò, incuriosita. Diede una rapida occhiata allo specchio, per poi passare ad osservare la rosa.

Era bellissima.

Tonks sollevò delicatamente la teca, con l’intenzione di sfiorare almeno per un momento quel meraviglioso fiore.

Ad un tratto, però, qualcuno le strappò di mano la teca, riponendola sopra la rosa. Tonks si girò, spaventata.

Era lui, il licantropo.

- Ti avevo detto di non entrare qui…- soffiò, guardandola come se volesse ucciderla.

- Mi dispiace…- mormorò Tonks, accorgendosi che aveva un aspetto strano.

Era parecchio più pallido di quando l’aveva visto la prima volta, e con delle occhiaie più marcate; sembrava quasi febbricitante, tremava e respirava a fatica.

- Mi dispiace, io non…

- Vattene! Va’ via da qui!- urlò Lupin.

Un improvviso dolore all’altezza del costato lo colse; si portò una mano al punto dolorante, accasciandosi sul pavimento; Tonks indietreggiò, cominciando a capire cosa stava succedendo.

Lupin, infatti, gettò uno sguardo alla finestra. Delle nuvole in cielo si diradarono, scoprendo una luminosa luna piena.

- No…- ansimò Remus, mentre il suo volto diventava una maschera di dolore.- Vattene!- urlò, mentre il suo viso si allungava, diventando un muso affilato, gli arti si ampliavano, i vestiti vennero stracciati; dalla bocca spuntarono grosse zanne, e sulle dita le unghie divennero artigli affilati.

Tonks lanciò un grido, precipitandosi fuori dalla Stanza delle Necessità, mentre, alle sue spalle, il lupo mannaro lanciava un lugubre ululato.

Tonks corse a perdifiato lungo il corridoio, scese le scale; non poteva restare lì, non ci sarebbe rimasta neanche per un secondo di più!

- No, aspetta! Aspetta!- gridò Harry, vedendola afferrare un mantello e aprire il portone d’ingresso.

- Mi dispiace di aver promesso, ma non rimarrò qui un minuto di più!- gridò Tonks, uscendo.

 

Si precipitò a liberare Fierobecco dalla cavezza, montando poi in sella all’ippogrifo; faceva freddo, era in corso una bufera di neve, ma non le importava: doveva tornare ad Hogsmeade, a casa, da suo padre. Non sarebbe rimasta lì, in quel posto, se ne sarebbe andata via, lontano da quella bestia.

Fierobecco cercava di correre, arrancando nella neve della Foresta Proibita; era troppo freddo, e lui non ce la faceva ad alzarsi in volo, sebbene Tonks l’avrebbe desiderato con tutto il cuore.

All’improvviso, nel bel mezzo della Foresta, Fierobecco si arrestò, annusando l’aria. Cominciò a scalciare e a dimenarsi, agitato e impaurito.

Tonks cercò di calmarlo, ma d’un tratto si sentì anche lei molto strana; un brivido le corse lungo la colonna vertebrale, ma non erano brividi di freddo. Si sentì improvvisamente angosciata e con addosso un senso di tristezza.

Conosceva quella sensazione. E infatti, poco più in là, ecco spuntare, neri in mezzo a tutto quel bianco, dieci Dissennatori.

Tonks tentò di convincere Fierobecco a continuare la sua corsa, ma l’animale non fece altro che dimenarsi sul posto; le briglie s’impigliarono in un ramo, mentre un Dissennatore volò addosso alla ragazza, disarcionandola.

Ninfadora finì a terra, in mezzo alla neve. Cercò di rialzarsi, mentre anche le altre creature si avvicinavano. La strega provò a scappare, ma scivolò di nuovo sul ghiaccio; prese a cercare convulsamente la propria bacchetta.

Uno dei Dissennatori le si accostò, sollevando il cappuccio; il bacio del Dissennatore!

Tonks urlò, alzando un braccio per difendersi.

D’un tratto, qualcos’altro le si parò davanti; Tonks aprì gli occhi: era lui, il lupo mannaro!

L’animale ringhiò, sollevandosi sulle zampe posteriori; diede una zampata al Dissennatore, scaraventandolo contro un albero. A quel punto, anche le altre creature le diedero addosso;il licantropo cercò di difendersi,dimenandosi e attaccando con morsi e graffi quei figli dell’oscurità. Uno di loro graffiò il lupo su un avambraccio, che prese a sanguinare; l’animale guaì di dolore, ma non smise di lottare.

Tonks aveva trovato la bacchetta; la puntò contro i Dissennatori.

- Expecto Patronum!

Un fascio di luce bianca investì le creature, che si allontanarono, sparendo nel folto della Foresta.

Il silenzio che seguì fu inquietante. La neve continuava a cadere; gli unici rumori che si sentivano erano i versi impauriti di Fierobecco. Tonks abbassò lentamente la bacchetta, fissando il licantropo. L’animale la guardò con un’espressione indecifrabile scritta in quei suoi profondi occhi verdi. Ansimò, per poi cadere riverso a terra, privo di sensi.

Tonks si voltò, liberando Fierobecco; fece per salire in groppa all’ippogrifo, ma improvvisamente si bloccò. Si volse a guardare il licantropo, steso nella neve.

Si avvicinò, si tolse il mantello e con esso coprì il corpo inerte del lupo.

- Fierobecco…- disse poi.- Dobbiamo riportarlo al castello…

 

Il caminetto era acceso. Harry e Ron osservavano la scena nascosti dietro una tenda, mentre Hermione aveva appena terminato di riempire con dell’acqua una ciotola di porcellana posata sul tappeto.

Remus Lupin, di nuovo umano, giaceva disteso sul divano, pallido e inerte, il petto nudo devastato da decine di cicatrici, con gli occhi ancora chiusi.
Ninfadora Tonks, inginocchiata accanto a lui, lo guardava silenziosa.

Si chinò, impregnando con l’acqua un fazzoletto. Cominciò a tamponare delicatamente la fronte del mannaro. Remus si riscosse, aprendo lentamente gli occhi.

Accanto a lui c’era quella ragazza. I suoi capelli non erano più neri, ma di un po’ più rassicurante castano scuro, però, Merlino, che sguardo stanco e spaventato che aveva!

- Stai bene?- mugolò Lupin.

Tonks non rispose, intingendo di nuovo il fazzoletto nell’acqua.

- Stai bene?- ripeté il mannaro.

- Questo dovrei essere io a chiedertelo, non trovi?- rispose Tonks, accennando alla ferita sul braccio, ancora sanguinante.

Lupin si rese conto solo in quel momento di avere addosso solo i pantaloni, e fece del suo meglio per coprirsi con la coperta che Hermione gli aveva posto accanto.

- Bisogna disinfettare quella ferita…- mormorò Tonks.- Sta’ fermo…

Fece per tamponare il sangue con il fazzoletto, ma Lupin ritrasse il braccio di scatto.

- Ho detto di stare fermo…- Tonks riuscì a toccargli la ferita, ma Remus lanciò un urlo molto simile ad un ringhio.

- Ma fa’ male!- ruggì.

- Se stessi fermo ti farebbe meno male!- ribatté Tonks.

- Lo sai, se tu non fossi scappata, questo - e indicò la ferita - non sarebbe successo!

- Se tu non mi avessi spaventata, io non avrei cercato di scappare!

- E tu non saresti dovuta entrare nella Stanza delle Necessità!

- Se mi avessi detto subito che la utilizzavi per le tue trasformazioni, allora non ci sarei entrata!

Lupin non rispose; aveva ragione, sarebbe bastato dirglielo subito. Però, Merlino, quanto detestava avere torto!

- Ora sta’ fermo…- continuò Tonks, più calma.- Brucerà un pochino…

Remus fece una smorfia di dolore, quando la ragazza cominciò a disinfettare la ferita, ma poi si accorse che non era poi così terribile.

- Grazie…- mormorò Tonks.

- Per che cosa?- chiese il lupo mannaro, sorpreso.

- Per prima…per avermi salvata…

Remus sorrise.

- Di niente.

- Ti scontri con i Dissennatori ogni plenilunio?

- Come?

- Da dove vengono quelle?- chiese Tonks, accennando alle cicatrici sul torace, il volto e le mani.

- Queste…beh, ecco…me le faccio da solo…- ammise Lupin.- Sai, non sempre è facile gestire due zampe artigliate, e così…

- Capisco…- disse Tonks, provando un po’ di dispiacere, alla vista di quei tagli.

- Ti ho fatto male?- chiese Remus.

- Che cosa?- fece la ragazza, mentre gli fasciava il braccio con una benda.

- Ieri notte. Ti ho fatto male? Intendo, graffiata o…morsa?

- No, mi hai fatto prendere un bello spavento, però…

- Scusa…- mormorò Lupin, sinceramente dispiaciuto, stupendosi di sé stesso.

- Sicuro di non avere la febbre?- chiese Tonks, toccandogli la fronte bollente.

- E’ probabile. Ma entro stasera sarà passata…

- Come fai a saperlo?

- E’ così ogni post-plenilunio. Mi riduco sempre uno straccio, gli effetti della trasformazione, sai?

Tonks annuì. Lupin lesse la pena nei suoi occhi; non voleva farle pena, ma era un passo avanti, sempre meglio dell’odio, pensò.

- Ecco fatto!- esclamò Tonks quand’ebbe finito la fasciatura.

- Grazie…- disse Remus, cercando di alzarsi. Ma un improvviso capogiro lo costrinse a rimettersi sdraiato sul divano.

- E’ meglio che non ti alzi…Dai, resto qui con te finché non ti senti un po’ meglio…- propose Tonks.

- Non sei obbligata…- si sentì in dovere di dire Lupin, ma in cuor suo sperava davvero che restasse ancora un po’ con lui.

- E chi mi obbliga…- Tonks si mise più comoda sul tappeto.

- Non ci siamo presentati…- disse Remus, porgendole la mano destra.- Remus Lupin.

Tonks gliela strinse con vigore.

- Bel nome. Ninfadora Tonks, piacere.

- Grazie, anche il tuo è un bel nome…

- Pfff!- sbuffò Tonks.- Grazie. Farò finta di crederti…

- Perché, è un bel nome, Ninfadora…

- Facciamo così, chiamami solo Tonks…

- Non mi piace molto chiamare le persone per cognome…- disse Remus.- Ho sentito che tuo pad…

Si bloccò; una strana vocina nella sua testa gli suggerì repentinamente di non nominare per nessuna ragione suo padre.

- Va bene Dora?

- Come?

- A me non piace Tonks, tu non vuoi che ti chiami Ninfadora, ho pensato ad una via di mezzo…- sorrise Remus.- Allora, Dora va bene?

- E Dora sia!- rise Tonks.

- Okay, allora…Dora…

 

Albeggiava; nella sua casa, Malocchio aveva appena terminato di raccogliere tutto quel poco che gli occorreva. Non aveva più la sua bacchetta, ma pazienza, sarebbe andato comunque… anche se non ricordava nemmeno bene come diavolo avesse fatto ad arrivare al castello di quel mostro…

- Oh, per l’Inferno!- imprecò Malocchio, avviandosi verso la porta.- Non importa, lo troverò…devo…devo trovare Ninfadora e…e…liberarla!

Uscì, trovandosi in mezzo al vento e alla neve. Tossì; la sua tosse era peggiorata, ma chi se ne importava, pensò, sua figlia era prigioniera di quella…quella bestia, e lui doveva fare qualcosa.

Si avviò dunque, a piedi, verso la Foresta Proibita.

 

Esattamente due minuti dopo la sua partenza, Draco Malfoy giunse a passo di carica, seguito come sempre da Peter Minus.

- Malocchio! Tonks!- chiamò, battendo il pugno sulla porta.

Non erano in casa, pensò con rabbia.

- Visto? Ti è andata male anche stavolta…- rise Minus.

Draco, con una manata, lo scaraventò in mezzo alla neve.

- Resta qui!- ordinò.- E aspetta finché non saranno tornati!

- Ma…ma io…- tentò di protestare Peter, mentre Malfoy si allontanava.

- Mannaggia!- imprecò Minus, dando un pugno al muro.

Immediatamente venne sommerso da una grossa palla di neve caduta dal tetto.

 

Tonks rimase con Remus fino a quando lui non si sentì meglio; solo a quel punto, in tarda mattinata, la ragazza si congedò con un sorriso, tornando nella sua stanza.

Lupin non riusciva a smettere di sorridere; gli era rimasta vicino, anche se lui era un lupo mannaro, anche se la teneva prigioniera, e solo poche ore prima l’aveva aggredita e spaventata a morte…

Cominciò a sentirsi in colpa per averla trattata così male; e, quando Hermione gli disse che non solo Tonks aveva saltato la colazione quella mattina, ma non aveva mangiato niente nemmeno il giorno precedente, fatta eccezione per una misera fetta di torta, provò l’impulso di sbattere la testa contro il muro finché non fosse riuscito a rompersela in due.

 

Si può solo immaginare lo stupore di Tonks quando si vide servire in camera il pranzo.

Pollo, patate al forno e una fetta di torta al rabarbaro.

Dopo l’avventura della notte precedente aveva ancora lo stomaco chiuso, ma mangiò tutto ugualmente, spinta dal desiderio di fare piacere a Remus.

Forse, pensò, si era sbagliata, sul suo conto…

 

Quella sera, Lupin, parzialmente rimessosi, si mise a tavola, da solo. Non aveva dato ordine a Dora di scendere, né l’avrebbe più fatto. Non avrebbe mai più cercato di costringerla a fare qualcosa che non le andava, a stare con lui se non lo voleva.

Stava per dire di portarle la cena in camera, quando vide Dora apparire sulla porta della sala da pranzo.

- Ciao…- disse Tonks.

Lupin scattò in piedi, rischiando di rovesciare il bicchiere d’acqua che gli stava di fronte.

- Ciao…- salutò, imbarazzato e piacevolmente sorpreso insieme.- Sei scesa…

- E’ ancora valido l’invito di due sere fa?- chiese la ragazza.

- Non l’avrei definito proprio un invito, ma…sì, certo, certo, accomodati pure…

Tonks si sedette; Lupin la guardò. Si era cambiata, ora indossava dei jeans neri con una camicetta bianca, e delle ballerine scure. Alcuni degli abiti che le aveva preparato…

- Come mai…hai deciso di venire?- chiese, temendo un po’ la risposta.

- Avevo voglia di stare un po’ in tua compagnia…- rispose semplicemente lei.

Remus sorrise.

- Sono contento che tu sia scesa…- mormorò.

Anche Tonks sorrise.

Remus notò che il colore dei suoi capelli era cambiato; erano di nuovo rosa. Non era un rosa brillante come quello che le aveva visto quella prima sera, era un rosa un po’ sbiadito. Era già qualcosa, ma Remus giurò a se stesso che, in avvenire, avrebbe fatto qualunque cosa per poterla vedere di nuovo felice, per poter rivedere quel rosa.

 

Angolo Autrice: Postato il sesto capitolo!

Dunque, giusto un paio di precisazioni…

Quando Voldemort ha saputo che avevo scelto Silente per la storia e non lui mi ha messo su un broncio pauroso, così ho dovuto fargli fare un piccolo cammeo…d’altronde, che faremmo senza il caro vecchio zio Voldy? J

Okay, scherzi a parte, non potevo iniziare il nuovo capitolo, ma non volevo neanche far finire questo con l’immagine di Codaliscia sommerso da una valanga, così…ho aggiunto una piccola parte non inclusa nell’originale…

Dunque, vorrei ringraziare le 114 persone che seguono, e poi alliearthur, Luna_Lovy, Maril88 e v91 per aver aggiunto la mia storia alle seguite, e ringrazio anche Karen Adnimel per la sua recensione e per aver aggiunto la storia alle seguite, alle ricordate e alle preferite.

Allora, un avviso: il prossimo capitolo sarà un po’ sui generis, nel senso che inserirò degli eventi non propriamente esplicitati nel film, un po’ sulla linea dell’ultima parte di questo capitolo, per intenderci…A proposito, spero che questa conclusione di capitolo non sia risultata troppo banale o scontata…Voi che ne dite? Vorrei tanto sapere che ne pensate, magari con qualche consiglio da darmi… J.

Ciao, al prossimo capitolo!

 

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Capitolo 7
*** Imparando ad amare ***


 

Il tempo passava; giorni, settimane, scivolavano via come acqua tra le dita.

   Dora era al castello da un mese; per Remus, i trenta giorni più belli della sua vita. All’inizio, il licantropo non avrebbe mai pensato che sarebbe potuto accadere davvero; era consapevole di non aver mai amato, prima di allora. Sì, certo, aveva avuto qualche storia – prima di venire trasformato in quella…cosa –, ma non si era mai innamorato veramente di una donna.

   Ma ora, tutto era cambiato.

   Quella ragazza era entrata nella sua vita come un ciclone, un vero e proprio tornado di allegria e vitalità e, man mano che il tempo trascorreva, Remus cominciò a scoprirsi innamorato di lei.

   Dora era diversa da tutte le altre; era bella, simpatica, intelligente…Stare con lei era ogni volta come ricevere un soffio di vita.

   Tuttavia, in cuor suo, Lupin sapeva di avere poche speranze di essere ricambiato.

   Lui era troppo vecchio per lei, troppo povero…troppo pericoloso.

   Lei aveva solo ventidue anni, lui quasi trentacinque – già, quasi trentacinque…mancava davvero poco, ormai… –; poi, lui non aveva un galeone in tasca, non aveva niente da offrirle. Sì, certo, era un principe, ma quello era solo un semplice titolo, ormai, e la sua unica proprietà era quel castello che cadeva a pezzi.

- Ma sei un professore! Hai un M. A. G. O., ricordi?- gli dicevano Harry e Hermione, per

consolarlo.- Potresti insegnare Difesa contro le Arti Oscure…

- E quale preside sarebbe così folle da assumere un lupo mannaro?

   Sì, appunto; come se non bastasse, era anche un lupo mannaro. Una bestia. Un mostro che ogni luna piena rischiava di farle del male, di ucciderla. Quale donna, sapendo questo, avrebbe voluto stare con lui?

 

   Tonks continuava a lanciare occhiate furtive all’orologio. Il sole era tramontato da un pezzo, ma voleva essere sicura che il momento fosse quello giusto.

   Quella sera c’era la luna piena; e lei sapeva cosa doveva fare.

   Raccolse una coperta dal letto, se la mise sottobraccio e uscì dalla stanza.

  

   Era la prima volta che rimetteva piede nella Stanza delle Necessità, dopo quella notte in cui aveva cercato di scappare. Tonks sentì qualcosa muoversi nell’oscurità, poi la udì guaire sommessamente. Infine, ecco spuntare alla fioca luce della luna la figura di un licantropo che cercava disperatamente di nascondersi sotto un tavolo.

- Ciao, Remus - bisbigliò Tonks, avvicinandosi.- Come va stasera? E dai, vieni fuori da lì, guarda che tanto ti vedo lo stesso, sai…- il lupo ubbidì, seppur di malavoglia, mentre la ragazza si accovacciava al suo fianco.

- Sono venuta a farti un po’ di compagnia…- disse, stendendo la coperta.

Il licantropo non poteva parlare, ma non serviva la sfera di cristallo per capire che era contrariato.

- Oh, quante storie!- sbuffò Tonks.- Hermione mi ha detto tutto, sai? Mi ha detto testualmente che

sei un vecchio lupo paranoico che non la smette più di fare scenate se qualcuno si azzarda ad entrare qui dentro quando sei trasformato! Sai che soprannome ti hanno dato? Lunastorta! Beh, un po’ ti si addice, non trovi?

   Il lupo voltò il muso di lato, sempre più corrucciato.

- E domani mattina non provare neanche a dirmi che avresti potuto uccidermi, come ripeti sempre a tutti gli altri! Severus mi ha detto che ti prepara la pozione Antilupo ogni plenilunio. Quindi, fattene una ragione: io resto qui con te. Così, domani mattina, quando sarai ridotto a uno straccio, potrò aiutarti…

Il licantropo si voltò a guardarla, forse aveva capito che sarebbe rimasta sul serio. Tonks lo guardò: scorse sul muso i segni delle cicatrici, e anche gli occhi erano gli stessi di quand’era umano, verdi e penetranti, ma anche buoni e dolci.

   Ninfadora si avvolse la coperta intorno alle spalle.

- Hai freddo?- chiese.

Pose l’altra parte della coperta sul dorso del lupo, e si accoccolò al suo fianco. Lui non oppose resistenza, anzi, sembrò quasi contento.

- Che pelo morbido…- commentò ridacchiando Tonks, prima di chiudere gli occhi.

 

- Beh, se non altro, avevo ragione…

- Su che cosa?- chiese Lupin con voce roca, mentre Tonks gli medicava una ferita che si era accidentalmente procurato durante la notte.

- Sul fatto che ti saresti ridotto a uno straccio. Hai l’aspetto di uno che è appena stato investito da una mandria di Centauri imbizzarriti…

- Davvero? Faccio così schif…

- Fermo!- lo interruppe Tonks, tastandogli la fronte.- Come immaginavo, hai la febbre…

- Passerà. Passa sempre.

- Sei anche filosofo, adesso?

- Dora, perché sei rimasta?- chiese Lupin, improvvisamente serio.

- Mi sembrava di averlo messo in chiaro, ieri sera…- fece Tonks, stupita.- So quanto stai male durante la luna piena e volevo starti vicino, tutto qui…

- Ti faccio pena?- insistette Remus.

- No.

- Ti faccio schifo?

- No!

- Hai paura di me?

- No, Rem, l’unico effetto che mi fai con questi discorsi è una sensazione di latte alle ginocchia!- esclamò la ragazza, esasperata.

- Ma non ha alcun senso che tu sia rimasta!- disse Lupin.- Sapevi che avrei potuto ucciderti!

- Balle!- sbuffò Tonks.- Avevi preso la pozione Antilupo, ed eri innocuo. Non mi avresti fatto del male. Ed io resterò con te ogni plenilunio. D’altronde, è il minimo che possa fare…dopo tutto quello che hai fatto per me…dopo che mi hai salvato la vita…

   Remus non rispose; ma sentiva di non aver ancora fatto abbastanza, per lei.

 

- Si può sapere dove mi stai portando?- rise Tonks, mentre Remus la guidava, tenendole le mani sugli occhi.

- Aspetta, ci siamo quasi…- sussurrò lui. La ragazza lo sentì aprire una porta; entrarono.

- Posso aprire gli occhi, ora?- chiese Tonks.

- Solo un attimo…ecco…ora sì, puoi aprirli…

Quello che vide la lasciò a bocca aperta: un’immensa biblioteca, con altissimi scaffali su cui erano sistemati centinaia e centinaia di libri, più libri di quanti ne avesse mai visti in tutta la sua vita.

   Era un vero spettacolo, da mozzare il fiato.

- Mi avevi detto che studiavi per diventare un’Auror - esordì Lupin.- E…hai certamente interrotto gli studi, stando qui…

Fece una pausa, incerto se continuare o meno; ci aveva pensato molto, prima di decidersi a farlo, e ora era tormentato dall’idea che non le piacesse.

- Così…ho pensato di regalarti questa…- e alluse con un gesto all’intera biblioteca.- Ci sono tutti i volumi per Auror, e anche tanti altri libri…- continuò.- Così potrai riprendere a studiare…è tua, è tutta tua…Volevo ringraziarti - ammise.- Perché rimani con me ogni notte di luna piena…Ti piace?- chiese alla fine, trattenendo il respiro.

Tonks si voltò a guardarlo, mentre sul suo viso si apriva un sorriso smagliante.

- Oh, Remus!- esclamò, gettandogli le braccia al collo.- Sì, certo! Certo che mi piace! E’ il regalo più bello che abbia mai ricevuto in vita mia! Grazie, grazie, grazie!- disse, abbracciandolo con tutta l’anima.

   Remus ricambiò l’abbraccio, dolcemente, assaporando fino in fondo quel momento in cui poteva averla tutta per sé, tra le sue braccia.

 

- Mi hai detto di avere un M. A. G. O. in Difesa contro le Arti Oscure, vero?- gli disse un giorno Dora, mentre stavano facendo una passeggiata.

- Sì, perché?

- Sei un professore. Hai mai pensato di insegnare?

- Devo dire che mi piacerebbe molto, ma temo che ci sia qualche intoppo…

- Che intoppo?

- Sono un lupo mannaro, ricordi? Sai…- aggiunse poi, quasi si trattasse di una battuta.- Quand’ero piccolo sognavo di creare una scuola proprio qui, al castello…- rise, pensando a quanto fosse ridicola quell’idea.

   Tonks invece rimase seria, quasi assorta.

- Non sarebbe male, come idea…- mormorò alla fine.

- Scherzi?- fece Lupin, incredulo.

- Perché no, scusa? Tu che insegni Difesa contro le Arti Oscure…conosco anche un vecchio professore che non se lo farebbe ripetere due volte, se gli chiedessi di diventare preside…- sorrise la ragazza.- Pensaci, Rem: una scuola di magia, qui…proprio come quelle di Durmsdrang e Beaubatônx…ho già in mente anche il nome…

- E sarebbe?

- Hogwarts!

- Hogwarts? Che significa?

- Niente. Però è fico, no?

Entrambi scoppiarono a ridere.

 

Quella notte aveva nevicato senza sosta, e il mattino seguente l’intero giardino del castello era diventato un’immensa distesa di bianco.

   Lupin era seduto al tavolo della colazione, di fronte ad una tazza di caffè che si stava raffreddando. Dora non era ancora scesa. Ormai, stavano sempre insieme anche nell’ora dei pasti e, benché la ragazza non fosse esattamente il massimo della puntualità, a Remus faceva piacere averla con lui, e non gli pesava aspettarla. Però, si disse un po’ preoccupato, quella mattina era più in ritardo del solito.

- Buongiorno, Rem!- sentì all’improvviso. Tonks era in piedi di fronte a lui, con un gran sorriso dipinto sul viso a cuore e i capelli di un vivo rosa cicca. Indossava un paio di pantaloni pesanti, stivali e un giubbotto di lana rosa chiaro, con una cuffia con tanto di pon-pon dello stesso colore.

- Buongiorno…- rispose il mannaro, un po’ perplesso.- Perché sei vestita così?

- E me lo chiedi? Non hai visto fuori?- trillò Dora.- Ho voglia di giocare un po’ con la neve! Dai, vieni con me!

- Ma…non sarebbe meglio se prima mangiassi qualcosa?- propose Lupin.

Tonks arraffò una fetta di pane tostato e le diede un grosso morso.

- Ecco fatto!- esclamò a bocca piena.- Dai, mettiti il cappotto! Io ti aspetto fuori…

 

Lupin, indossato il suo solito vecchio pastrano logoro, uscì in giardino. Vi trovò Dora, intenta a raccogliere la neve tutta in un mucchio.

- Che stai facendo?- chiese Remus.

- Non lo vedi? E’ un pupazzo di neve. Su, dammi una mano…

Lupin sorrise, cominciando ad aiutarla.

- Quand’ero piccola, ogni volta che nevicava, uscivo sempre per farne uno…- disse Dora.

- Davvero?

- Sì. Perché, tu no?

- No, io…no, veramente…- ammise Remus; quand’era stato morso da Greyback, quando Sirius Black gli aveva lanciato quell’incantesimo, lui era poco più che un ragazzo. Da allora, aveva sempre vissuto nella tristezza e nella disperazione, crogiolandosi nel pensiero della sua maledizione. Aveva cominciato a vivere veramente solo da un paio di mesi, da quando quella strana ragazza era entrata nella sua vita.

- Ecco fatto!- esclamò Tonks quando il pupazzo di neve fu completo.

- E ora?- fece Remus.

- Sta’ a vedere…- Dora si tolse il cappello e lo pose sulla testa di neve del pupazzo; estrasse dalla tasca una carota e fece lo stesso con essa.- Ed ecco anche il naso.

- E quella dove l’hai presa?- chiese Lupin.

- L’ho sgraffignata a Piton prima di uscire…

Remus fece una breve risata, pensando che, dopo quel “furto”, come minimo il povero Severus avrebbe proclamato lo sciopero della fame per tutto il castello.

- Sai, ti somiglia…- commentò Tonks ammirando la sua opera.

- Ma che dici!- esclamò Remus, stando al gioco.- Io sono molto più bello.

- Non la facevo così modesto, signor Lunastorta…

- Ma è vero, scusa! Quel nasone non può in alcun modo competere con il mio fascino…

- Ehi! Non insultare il mio fidanzato!- scherzò la ragazza.

Lupin ammutolì di colpo. Ninfadora si gettò a terra, cominciando a fare un angelo di neve con la propria sagoma.

- Dora…- esordì Lupin, per il quale quell’esclamazione senza importanza aveva avuto lo stesso effetto di una coltellata dritta al cuore.- Dora, a questo proposito…non è per impicciarmi, è solo che…- è solo che mi piaci da morire!- Tu hai un ragazzo?

La ragazza si sollevò sui gomiti, guardandolo negli occhi.

- No, io…non ho un ragazzo…anche se…

- Anche se?- incalzò Remus, cercando di far calmare i battiti del suo cuore.

- Beh, prima di venire qui, c’è stato un ragazzo…Draco Malfoy…lui…mi ha chiesto di sposarlo…

- E tu hai accettato?

- Certo che no!- rise Tonks, balzando in piedi.- Non hai idea di come me l’ha chiesto! Pensa che aveva già preparato tutto, festa, prete, invitati…tutti di fronte a casa mia! Ti rendi conto? Ancor prima che gli avessi detto di sì…come se fosse già sicuro della mia risposta…come se fosse stato tutto scontato…

- Sì, ma se non fosse stato per questo…tu gli avresti detto di sì? Insomma, tu lo ricambi?- chiese Lupin, abbassando lo sguardo perché lei non si accorgesse dell’ansia che brillava nei suoi occhi.

- No! No, io non sono innamorata di lui - disse Tonks.- Lui non è il mio tipo, per niente. Draco è solo un ragazzino viziato e presuntuoso, che solo perché è bello e ricco crede di poter avere il mondo ai suoi piedi…Quello che avrei davvero voluto rispondergli quel giorno, è questo…

- Questo cosa?

   Non fece in tempo a terminare la frase che una grossa palla di neve gli colpì una spalla. Tonks rise.

- Ti sfido!- disse.- Battaglia di palle di neve! Ci stai?

- A tuo rischio e pericolo!- rise Remus, ricambiando la cortesia con un’altra palla di neve. Tonks non fu da meno. Uno dei lanci colpì l’uomo in piena fronte.

- Ah, sì?- rise.- Sta’ a vedere!

Cominciò a inseguirla per gioco, lanciandole ogni tanto altre palle di neve.

- No, che fai? Fermo!- supplicava Ninfadora, senza riuscire a smettere di ridere.

- Hai voluto lanciare una sfida a un mannaro, ora ne pagherai le conseguenze!

- No, no, basta! Va bene, hai vinto!

Tonks scivolò; cercò di aggrapparsi al braccio di Remus per sostenersi. La ragazza cadde di schiena nella neve, tirando con sé Lupin, che finì sopra di lei.

- Ti ho presa!- l’uomo cominciò a farle il solletico per gioco.

- No! No, basta! Mi arrendo! Basta!- rise Tonks.- Va bene, va bene, hai vinto!

- Te l’avevo detto - disse Remus.- Mai sfidare un licantropo!

   - Il solletico però non vale!- protestò scherzosamente lei.

   - Sei un’Auror, dovresti sapere che noi lupi mannari siamo terribilmente vendicativi.

   - Ha per caso intenzione di mangiarmi, signor Lunastorta?

   - A dire la verità, ci stavo proprio pensando, signorina Ninfadora. Con l’aiuto di Piton, lei potrebbe diventare un ottimo dessert…

   Tonks rise, avvolgendogli le braccia intorno alle spalle.

- Hai ragione. Sei terribile…

Erano ancora distesi l’uno sopra all’altra. Remus si rese conto solo in quel momento di quanto fossero vicini. Dora, con i capelli più rosa che mai e le guance leggermente arrossate, era bellissima. I loro volti erano vicinissimi, le loro bocche erano separate solo da pochi centimetri. Remus moriva dalla voglia di baciarla, di sentire le sue labbra sulle proprie. Sarebbe bastato così poco…

   Si riscosse immediatamente; non poteva farle questo, lei si fidava di lui! Se avesse tentato di baciarla, avrebbe rovinato tutto.

   Si staccò da lei, aiutandola a rialzarsi.

- Sta ricominciando a nevicare…- osservò.- Che ne dici, torniamo dentro?

Dora annuì; Lupin le passò un braccio intorno alle spalle, stingendola a sé, e rientrarono al castello, mentre la neve riprendeva a cadere.

 

- Ma tu vai proprio matto per il cioccolato, vero?- commentò Tonks, osservando il licantropo posare la tazza di cioccolata calda ormai vuota.

- Sì, beh…il cioccolato mi piace molto…- rispose Remus.

- Benvenuto nel club, allora - disse la ragazza, finendo di sorseggiare la propria cioccolata.

Dora aveva una coperta avvolta intorno alle spalle; quand’erano rientrati, era tutta bagnata a causa della neve, così Remus le aveva proposto di sedersi con lui accanto al fuoco.

- Allora, asciugata?- chiese l’uomo.

Tonks annuì.- Grazie, Remus…- aggiunse poi.

- Per che cosa?

- Per questa mattina…è stato bello…

- Anche per me, Dora…

Lei sorrise, accoccolandosi ancora di più sul divano. Poggiò il capo contro il petto del mannaro, e chiuse gli occhi.

- Si sta bene, qui con te…- mormorò.

Remus le cinse delicatamente la vita; sorrise, osservando il volto tranquillo e sereno di Dora.

Le passò una mano fra i capelli.

Forse, c’era ancora qualche speranza che lei lo ricambiasse…

Ti amo, pensò, prima di chiudere gli occhi.

 

Angolo Autrice: Ehm…lo so, non è il massimo, ma credetemi, ho fatto del mio meglio…chiedo umilmente perdono…

Dunque, come al solito, due paroline su questo settimo capitolo (già il settimo? Wow, non mi sembra vero di essere arrivata fin qui…). Allora, per prima cosa, mi scuso se è venuto un po’ troppo sdolcinato, ma non avevo una base su cui lavorare. Questi da me descritti sono solo episodi che descrivono la loro vita insieme…Nel film non viene mai spiegato come Belle e la Bestia s’innamorino, vengono solo citati gli episodi della biblioteca e della neve, che spero di aver reso al meglio…Per il resto, mi sono vista costretta ad improvvisare…

A questo proposito, l’allusione ad Hogwarts...diciamo che è una piccolissima licenza poetica (so che nel mio caso è un po’ un parolone ma non mi veniva nient’altro in mente…) che ho deciso di prendermi, e che verrà poi meglio esplicitata nell’ultimo capitolo, sperando che non offenda nessuno…

Ergo, vi sarei grata se tutti quei pomodori e quei cavoli che vedo vi siete portati da casa aspettaste di tirarmeli all’ultimo capitolo, grazie…J

Un chiarimento anche sulla faccenda di Draco (anche qui spero di non aver involontariamente provocato un attacco d’ira nelle fan del personaggio). Non si sa se Belle abbia mai parlato alla Bestia di Gaston, ma io ho pensato che, molto probabilmente, Tonks l’avrebbe fatto con Remus…

   Detto ciò, un grazie a tutti coloro che leggono e in particolare a Karen Adnimel per la  

   recensione…e un grazie anche alla sua sorellina, che a quanto pare ha perso la testa per il mio

   Piton-chef!

Dunque, un piccolo avviso: non ho ancora scritto il prossimo capitolo, ma credo che al 99,9% ci sarà un accenno di song-fic…il prossimo parlerà infatti di una delle scene più famose del film, vi lascio immaginare quale…J!

Ciao a tutti!


P. S. So che alla voce "troppo vecchio, troppo povero e troppo pericoloso" avrei dovuto mettere un link chilometrico, data l'originalità della frase, ma non ho saputo resistere dall'usarla...

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Capitolo 8
*** Balla con me ***


   Era il 9 marzo. Il giorno dopo, il 10 marzo, avrebbe compiuto trentacinque anni. Allo scoccare della mezzanotte, sarebbe scoccata anche la sua ultima ora, l’ ultima possibilità che gli era stata concessa per imparare ad amare e ad essere amato. Da settimane, ormai, Lupin prestava ascolto con angoscia ai rintocchi che provenivano in lontananza dal campanile di Hogsmeade, dicendosi, ogni notte, che un altro giorno era passato.

   Remus aveva scoperto da poco che la notte del suo compleanno ci sarebbe stata la luna piena; tuttavia, aveva sempre maggiori speranze che, quella volta, non si sarebbe trasformato nel mostro che era da più di quindici anni.

   Aveva deciso. Quella sera avrebbe detto a Dora ciò che provava. Non sapeva come avrebbe fatto, era terrorizzato dal pensiero che lei potesse rifiutarlo, respingerlo, che si allontanasse da lui. Ma doveva farlo; non solo perché quella ragazza era la sua ultima speranza per poter tornare umano, ma anche perché sentiva di non essere più in grado di celare le proprie emozioni.

   L’unica cosa di cui si era amaramente pentito era di aver comunicato quel che aveva intenzione di fare anche a Harry, Ron e Hermione; quest’ultima, in particolare, aveva cominciato a saltellare da una stanza all’altra del castello, annunciando a tutti la lieta notizia, e trascinandosi appresso anche un euforico Neville, il quale aveva più volte rischiato di rovinare l’effetto sorpresa – era entrato di corsa nella camera di Ninfadora per dire tutto a Molly, e il solo motivo per cui la ragazza non aveva sentito nulla era dovuto al repentino intervento di Hermione che aveva prontamente tappato la bocca alla tazzina!

   In ogni caso, scongiurato quel pericolo, Remus si era presto trovato ad affrontarne un altro non meno grave: Harry e Ron!

   L’uomo aveva deciso di dichiararsi a Tonks la sera a cena; e sin dal primo pomeriggio era stato letteralmente sequestrato dal candelabro e dall’orologio, i quali l’avevano tenuto in ostaggio per ore nella sua stessa stanza alla ricerca del vestito adatto.

   Cosa potessero capirci di vestiti, loro tre insieme, questo per il povero licantropo restava un mistero pari a quello dell’Isola di Pasqua!

   Fatto sta che si era passati da giacche dai colori più strampalati a camicie sbucate da chissà dove che mai avrebbe indossato in vita sua a pantaloni degni dei vecchi hippie Babbani; Harry avrebbe optato per un abbigliamento semplice, casual o addirittura sportivo, mentre Ron era a favore di qualcosa di più classico – e a questo proposito aveva tirato fuori dai meandri delle profondità dell’armadio una divisa marrone tutta pizzi e fronzoli che Remus sospettava fosse appartenuta al suo bisnonno e indossata una sola volta in occasione di un funerale.

- Oh…- aveva esclamato Ron quando gliel’aveva vista addosso.- Remus sembri così…così…

- Stupido?- aveva brontolato l’uomo.

- Ehm…forse è un po’ esagerato…- ammise infine l’orologio.

- Sì, la penso anch’io così - concordò Harry.

- Ragazzi, che dite, proviamo qualcos’altro?- aveva proposto il mannaro, quasi supplicando, cercando di togliersi di dosso quella specie di palandrana.

   Tutta quell’indecisione su cosa indossare non faceva altro che renderlo più nervoso. Senza contare, poi, che quasi tutti gli abiti che Lupin possedeva erano sdruciti e rattoppati, particolare quest’ultimo che lo convinse a non puntare troppo sul vestiario se voleva fare una buona impressione – non certo per fare colpo, a quello ci aveva rinunciato sin da principio, ma almeno una figura nei limiti della decenza!

   Perciò, alla fine, si rassegnò ad indossare l’unico abito vagamente elegante e meno liso che possedeva, vale a dire una semplice camicia bianca con pantaloni, giacca e scarpe neri, riuscendo a defilarsi appena in tempo prima che Harry cercasse di aggiungere al quadro anche un’orrenda cravatta a fiori.

 

- Per l’amor di Morgana, ma che hai combinato?!- esclamarono in coro Hermione e Molly non

appena videro Tonks entrare nella stanza, con la faccia sporca di cenere, mentre cercava di ripulire i propri vestiti a colpi di tergeo e reparo.

- Ho aiutato Severus a cucinare. Beh, almeno ci ho provato - aggiunse poi con un sorrisetto, notando la perplessità delle sue due interlocutrici.

   Hermione scosse il capo, mentre Neville cominciò a spanciarsi dal ridere.

- Povero Piton…- mormorò Molly.

- E’ che aveva tanto da fare, così ho pensato di dargli una mano - cercò di giustificarsi Tonks, ancora tutta impolverata.- Ma…non è andata esattamente come speravo…

- E Severus?- fece Hermione.- Come sta?

- Bene, credo. Era solo un po’ annerito…e anche un po’ scosso…Ma credo che si sia ripreso.

Molly sospirò.

- La prossima volta è meglio se lo lasci fare da solo, cara…

Tonks sbuffò; d’accordo, non era una cuoca straordinaria, ma non era nemmeno così male. Però, ogni volta che si avvicinava ai fornelli, suo padre cominciava a tremare di paura; e Piton, prima, aveva quasi avuto una crisi isterica quando aveva visto che stava cominciando ad armeggiare con le pentole. Chissà come mai…

- E dai, non fatela tanto lunga!- esclamò, ormai libera e pulita da tutta quella fuliggine.- Una cosa sono riuscita a prepararla…

- Che cosa?- fece Neville, curioso.

- Il dolce - Tonks si sedette alla specchiera, esaminandosi una ciocca di capelli.- Torta al cioccolato. La preferita di Remus, vero?

   - Già…- squittì Hermione, con un sorrisetto.

- Ho avuto l’impressione che Severus avesse molto più da fare, questa sera - mormorò Tonks, pensosa.- Pietanze più elaborate, intendo. Quasi stesse organizzando un evento importante…

- Chissà…- ridacchiò Molly, mentre lei e Hermione si guardavano con aria compiaciuta.- Sai, lui è sempre così strano. Gli piace molto strafare.

   La teiera si avvicinò alla giovane.

- Ora forse è meglio se ti prepari…

 

Ninfadora Tonks, vuoi sposarmi? Ma no, razza di imbecille, stai correndo troppo, e poi lei non vuole essere chiamata Ninfadora! Tonks…no, non Tonks…E se le dicessi dell’incantesimo? Ti riderebbe in faccia, idiota! Tonks…Dora, volevo dirti una cosa…sì, sì, così va bene…tu mi piaci molto. No, così è persa in partenza! Dora, io ti amo più della mia vita…E se non mi volesse?

   Lupin camminava avanti e indietro sul lucido pavimento della sala da pranzo, con le mani in tasca e il capo chino, sentendosi quasi sul punto di scoppiare per la tensione. Era talmente concentrato sulla ricerca delle parole giuste e del modo e momento più adatti per pronunciarle che quando sentì bussare alla porta sobbalzò per lo spavento.

- Avanti.

- Sono in ritardo, vero?

Remus non riuscì a trovare la voce per rispondere, tanto quell’apparizione lo aveva incantato.

Dora era in piedi di fronte a lui, e sembrava davvero un angelo. Indossava un lungo abito di seta bianco, aderente in vita e dalla gonna stretta, che le lasciava le spalle scoperte; al collo portava una catenina d’argento con un piccolo medaglione a forma di cuore. I capelli, quella sera, erano biondi.

- Un po’ troppo, vero?- fece Tonks, imbarazzata, vedendo che il mannaro la fissava senza dire niente.- L’avevo detto io, che era esagerato…

- No!- disse Remus in fretta.- No, certo che no! Ti sta molto bene - aggiunse con sincerità.

- Sai, io avrei scelto tutt’altro - proseguì la ragazza.- Ma Hermione e Molly hanno insistito. Pensa che sono state per ben due ore in camera mia a scegliere il vestito da farmi indossare stasera! E alla fine mi sono lasciata convincere a mettermi questo…- accennò con una smorfia all’abito.- Neanche dovessi andare ad un ballo di gala! Non mi sento per niente a mio agio, dimmi la verità, sono tanto ridicola?

- Sei bellissima…- sorrise il licantropo.- Ci sediamo?

Tonks annuì, prendendo posto di fronte a lui.

- Bionda, stasera…- osservò Remus, non appena si fu seduto a sua volta. Tonks sorrise.

- Pensavo di tenere il mio solito colore, ma poi ho pensato che questo sarebbe stato più adatto all’abito…

   Mentre lo diceva, Fleur si avvicinò alla tavola, servendo due piattini con una fetta di torta al cioccolato ciascuno, quindi sparì.

   Remus guardò stupito il proprio piatto.

- Da quando in qua si serve il dolce per primo?

- E’ stata una mia richiesta - si affrettò a dire Tonks.- Sai, così se lo mangi per primo, poi se il sapore è cattivo te lo scordi…

- Perché dovrebbe avere un cattivo sapore?- chiese Lupin, ancora più sorpreso.

- Perché l’ho fatta io…- ammise la ragazza.- E ora che lo sai, dubito che vorrai assaggiarla…

Lupin sorrise, prendendone un pezzo.

- Buonissima - decretò.

- Grazie. E ora - Tonks si sporse un po’ di più nella sua direzione.- Vuoi dirmi che sta succedendo?

- Come?- il cuore del licantropo fece un balzo.

- Oh, andiamo! E’ ovvio che stasera c’è qualcosa che non va - incalzò la ragazza.- Stamattina ho quasi rischiato di far saltare per aria la cucina, per scoprirlo. E’ da una settimana che siete tutti strani, incluso tu. E poi, perché Molly e Hermione mi avrebbero praticamente costretta a mettermi questo vestito, altrimenti?

   Remus abbassò un attimo lo sguardo, prendendo un bel respiro.

- In effetti…C’è una cosa che vorrei dirti, Dora…

Ad interrompere Remus giunse una musica, proveniente dal piano di sopra, dolce e sommessa.

- E questa?- rise Tonks.- Lo dicevo io, che c’era qualcosa di strano…

- No, no, ti giuro che io non c’entro niente - si difese Lupin, gettando un’occhiata al soffitto.- Dev’essere Hermione. Ogni tanto, prima di andare a letto, ascolta un po’ di musica…

 

 Tale as old as time

True as it can be

Barely even friends

Than somebody bends

Unexpectedly

 

- Carina, questa canzone…- commentò Tonks.- Cos’è che volevi dirmi, Remus?

- Io…- cominciò il mannaro, ma poi, improvvisamente, si alzò da tavola.

Si avvicinò a Tonks, e le tese la mano. La condusse nella stanza adiacente; era la sala da ballo, Remus non la utilizzava da anni, ma quella sera, così come tutto il resto del castello, era stata tirata a lucido, e le luci delle candele si riflettevano sugli specchi illuminando interamente il grande salone.

 

Just a little change

Small to say the least

Both a little scared

Neither one prepared

Beauty and the Beast

 

- Volevo chiederti se ti andava di ballare - disse Remus.

- Non era questo che volevi dire!- rise la ragazza.

- Devo prenderlo come un no?- il licantropo si finse offeso.

- E va bene…- acconsentì Tonks, avvicinandosi di più a lui.- Non sai in che guaio ti sei cacciato…

La ragazza gli prese la mano, intrecciando le sue dita con le proprie, e posò l’altro palmo sulla sua spalla, mentre Remus le cinse dolcemente la vita. Cominciarono a muoversi a ritmo di musica, piano, come se si trovassero in un sogno e temessero di svegliarsi.

 

Ever just the same

Ever a surprise

Ever as before

Ever just a sure

As the sun will arise

 

   - Lei è un ottimo ballerino, signor Lunastorta - scherzò Tonks.

   - Grazie. Se non altro, ancora sono riuscito a non pestarti i piedi…

   - Questo in genere è un problema di cui mi devo preoccupare io…

   - Beh, per ora niente incidenti. Non troppo gravi, almeno.

   Tonks mise su un falso broncio, ma subito tornò a sorridere.

 

Tale as old as time

Tune as old as song

 

   Ci era riuscito. Remus quasi non poteva crederci, ma sentiva di avercela fatta.

   L’amava; e lei amava lui, ne era sicuro. L’aveva accettato, benché fosse più vecchio, benché non avesse un soldo, e benché fosse un licantropo. Ma ora sarebbe andato tutto bene; sarebbe finalmente tornato umano, e loro due, lui e Dora, sarebbero stati insieme, per tutta la vita.

   Ce l’aveva fatta. Aveva imparato ad amare. Era innamorato di Dora.

 

Bittersweet and strange

Finding you can change

Learning you were wrong

 

   Che le stava succedendo?

   Tonks non riusciva a dare un nome alle emozioni che provava. Era consapevole che, da quando aveva incontrato Remus, era molto cambiata. Passata la diffidenza iniziale, aveva imparato a conoscerlo, a capire che uomo fantastico fosse, a volergli bene.

   Già, lei gli voleva bene, ma era solo questo? Da un po’ di tempo si era resa conto che, quando stava con lui, provava delle sensazioni che non aveva mai provato prima, né con Draco né con nessun altro. Non sapeva di cosa si trattasse, ma era così bello, pensò, appoggiando il capo contro il petto del mannaro e chiudendo gli occhi.

 

Certain as the sun

Rising in the east

 

   Lupin la guardò, e sentì un tuffo al cuore.

   Entrambi pensarono che sarebbero potuti rimanere così, per sempre, l’una tra le braccia dell’altro.

 

Tale as old as time

Song as old as rhyme

Beauty and the Beast 

 

   La musica finì. Remus e Ninfadora si fermarono.

- Peccato…- mormorò la ragazza.

Era accaldata, se ne accorsero entrambi. Tonks cercò di fare in modo che il colore dei propri capelli rimanesse statico sul biondo cenere di quella sera, e sperò che Remus non si rendesse conto di quanto in quel momento si sentisse imbarazzata e felice allo stesso tempo.

- Usciamo un po’ sul terrazzo?- propose il licantropo, per smorzare la tensione.

Tonks annuì, e uscirono, mano nella mano.

 

Angolo Autrice: Va bene, lo ammetto anch’io, questo capitolo fa pietà, ma per favore, non abbandonatemi per un singolo errore…!

Ci sarà ancora un solo capitolo di questo genere, brevissimo, poi si passerà a qualcosa che prevede un po’ più di azione.

Dunque, anche se credo che sia inutile precisarlo, la canzone è Beauty and the Beast di Céline Dion (Ma va’? Nd. Voi). Eheheh…forse avrei dovuto inserire la versione italiana del film, ma personalmente preferisco questa J.

Dunque, la scena della scelta dell’abito di Remus vorrebbe (e sottolineo vorrebbe!) ricalcare quella del bagno della Bestia, e, qualora a qualcuno interessasse, la "palandrana" è più o meno simile al vestito indossato da Ron al Ballo del Ceppo nel quarto film; mentre il vestito di Tonks è bianco essenzialmente per due motivi, uno perché quello “originale” mi sembrava un po’ troppo all’antica, io invece volevo rendere la cosa più moderna, e due perché trovo che il giallo non doni troppo alla nostra streghetta…XD!

Okay, la pianto di sproloquiare…Passiamo a cose più serie: ringrazio Carenyse, Kia_chan_93 e MoonyPhoenix per aver aggiunto questa fic alle seguite, poi vorrei ringraziare Maril88 per averla aggiunta alle preferite e per la recensione e Karen Adnimel per aver recensito.

Ciao! J

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Capitolo 9
*** Addio ***


 

   Il cielo era limpido e pieno di stelle. Remus e Tonks si sedettero su una panca sulla terrazza, in

silenzio. La ragazza prese a sistemarsi alcune pieghe del vestito, mentre Lupin, seduto a diversi centimetri da lei, imbarazzatissimo, non sapeva assolutamente che fare.

   Alla fine, riuscendo a trovare un briciolo di coraggio, le si avvicinò. Tonks si accorse che le stava guardando i capelli.

- Che c’è?- chiese.- Non ti piacciono?

- No, mi piacciono, è solo che…lo sai, io sono un tradizionalista…

- In che senso?

- Ti preferisco con il tuo solito rosa cicca. Credo che con quel colore tu…beh, credo che tu sia più tu - concluse.

La ragazza sorrise, quindi strizzò gli occhi, come se stesse cercando di ricordare qualcosa. In un attimo, il biondo cenere venne sostituito da un brillante rosa.

   Ninfadora piegò la testa sulla spalla del mannaro.

- Solo per lei, signore…- ridacchiò.

Remus sorrise; la guardò per un secondo, poi inspirò profondamente. Era il momento.

- Dora?

- Mmm?

- Volevo…volevo chiederti una cosa…

- Ti ascolto…

- Tu…tu pensi di poter essere felice? Intendo dire, felice di stare qui…con me…- mormorò.

Tonks sollevò il capo, e lo guardò.

- Sì…- rispose infine, con un sorriso.- Sì, io…io sarei felice, con te…se solo…

La ragazza si fermò, distogliendo lo sguardo dal volto dell’uomo e cominciando a fissarsi le mani.

- Se solo?- incalzò Remus, sentendo il cuore accelerare i battiti.

- No, niente, lascia stare…- mormorò Tonks, voltandosi dall’altra parte.

- No, Dora…- implorò il licantropo, prendendole dolcemente una mano. - Dora, ascoltami…Tu non…non devi nascondermi niente…se c’è qualcosa che desideri, qualunque cosa, per favore, dimmelo…farò di tutto perché tu possa essere felice…

   La ragazza lo guardò, con un misto di dispiacere e gratitudine.

- Mio padre…- mormorò alla fine.

Lupin si sentì morire; già, si era quasi dimenticato di suo padre. In tutti quei mesi, la ragazza non ne aveva mai parlato, e lui aveva sempre accuratamente evitato l’argomento. Ora, in quel momento, rivedeva tutto quello che aveva fatto: lui che imprigionava suo padre, lui che ricattava Dora perché prendesse il suo posto, lui che trascinava via quel pover’uomo senza neanche permettergli di salutare per l’ultima volta sua figlia…

   Si era illuso che Ninfadora avesse dimenticato tutto quanto, ma solo allora si rese conto che non poteva aver scordato suo padre, né tantomeno quel che lui, un vero mostro, aveva fatto.

- Mi manca tanto…- proseguì la ragazza, con gli occhi bassi.- Non lo vedo da mesi, non so neanche se sta bene…Se solo potessi vederlo…- sospirò.- Solo una volta, una volta soltanto, per assicurarmi che stia bene…se solo ci fosse un modo per…

- C’è un modo - l’interruppe Remus, improvvisamente rincuorato.

- Che cosa?- fece Tonks, mentre lo osservava stupita alzarsi e dirigersi verso la portafinestra.

- C’è un modo - ripeté il licantropo.- Ti fidi di me?

La ragazza annuì.

- Aspettami qui. Torno subito.

Lupin mosse qualche passo all’interno del castello, sfoderando la bacchetta.

Ma certo, perché non ci aveva pensato prima?! Era tutto così semplice…Ora, Dora avrebbe visto suo padre, avrebbe visto che stava bene, sì, certo, un po’ triste, forse, ma in buona salute, e allora sarebbe stata serena. Poi, lui le avrebbe detto che l’amava, la maledizione della licantropia sarebbe svanita, e Dora sarebbe rimasta con lui, per tutta la vita, non più da prigioniera, ma con la volontà di rimanere, di amarlo. E avrebbe potuto vedere suo padre quando voleva, andare da lui…o magari sarebbe stato Malocchio stesso a venire da loro. Magari l’avrebbe perdonato. Sì, beh, forse non subito, ma un giorno…

   Comunque, quello che importava ora, era che la donna che amava fosse felice.

- Accio specchio!- scandì Lupin.

Immediatamente, lo specchio magico volò dritto nelle sue mani.

 

- Che cos’è?- fece Tonks, quando Remus si sedette nuovamente accanto a lei, reggendo lo specchio tra le mani.

- Uno specchio.

- Sì, fin qui ci ero arrivata…- ironizzò la ragazza inarcando un sopracciglio.

- Uno specchio magico - precisò Lupin.- Basta che tu gli dica chi o che cosa desideri vedere, e lui te lo mostrerà…

- Sul serio?

- Sul serio. Avevi detto che volevi vedere tuo padre…- mormorò il mannaro, porgendole gentilmente lo specchio.- L’unica cosa che devi fare è chiedergli di mostrartelo, e sarai accontentata…

   Tonks prese lo specchio con le mani che tremavano.

   Guardò la propria immagine riflessa, poi decise di provare.

- Mostrami mio padre.

Una fortissima luce l’abbagliò per un momento; poi, lentamente, l’immagine nello specchio prese forma, divenendo più chiara e nitida.

   La scena mostrava Malocchio, avvolto in un cappotto scuro, sporco e macilento, che arrancava controvento, in un luogo indefinibile, probabilmente la Foresta Proibita. Il mago continuava ad emettere piccoli colpi di tosse, senza sosta, ma una scarica più violenta lo costrinse ad accasciarsi a terra, rimanendo in ginocchio sull’erba, riuscendo a malapena a respirare a causa della tosse.

   Aveva la febbre, stava male, era chiaro come il sole.

- Ma che cosa gli è successo?- Tonks balzò in piedi, senza smettere di fissare quell’immagine straziante. Cominciò a piangere, mentre i capelli si tingevano dello stesso nero di quando si era separata da lui. Remus le fu subito accanto, guardando anch’egli quella scena. Doveva essere andato a cercarla, pensò, ecco perché si era ridotto così.

- No! Non è possibile!- singhiozzò Tonks.- Sta male…sta male…non lo posso abbandonare così…è venuto a cercarmi, per questo si è ammalato…ha bisogno di aiuto, altrimenti potrebbe anche…- non finì la frase, troppo scossa dai singulti.

   Lupin sospirò.

- Devi andare da lui…- disse infine.

Tonks si asciugò le lacrime, incredula.

- Come?

- Ho detto che…che devi andare da lui…- ripeté Remus, voltandosi per non guardarla.- Hai ragione…sta male, e ha bisogno di te. Vai da lui.

   Ninfadora si avvicinò al mannaro, toccandogli leggermente un braccio e costringendolo così a voltarsi.

- Che stai dicendo, Remus?- fece Tonks.- Mi stai lasciando andare?

- Non riuscirei a tenerti qui un minuto di più, non sapendo che tu stai male per tuo padre…

Lupin guardò negli occhi castani della ragazza.

- Non sei mia prigioniera, Dora. Non ti terrò rinchiusa qui, se tu non vuoi…- proseguì, facendo uno sforzo immane per non lasciarsi andare alla disperazione.- A te manca tuo padre, e lui ha bisogno di te…Devi andare da lui…

- E tu?

Lupin si sforzò di sorridere e di assumere un’aria noncurante.

- Non preoccuparti per me. Io me la caverò. Torna quando vuoi…se vuoi…per te, io ci sarò sempre…

- Grazie - disse Tonks, porgendogli lo specchio.

Remus lo rifiutò gentilmente.

- Tienilo tu…- disse.- Davvero, voglio che lo abbia tu…

Tonks gli andò più vicino; avvicinò la sua fronte a quella di Lupin, fino a toccarla lievemente. Lo accarezzò dolcemente su una guancia sfregiata.

- Tornerò molto presto…- sussurrò.- Grazie, Rem. Grazie per aver capito.

Detto questo si voltò, avviandosi verso l’uscita della sala. Si girò un’ultima volta sulla soglia, a guardarlo. Remus le rivolse un sorriso rassicurante, in segno di saluto; Tonks ricambiò, per poi sparire oltre la porta.

 

   Quando se ne fu andata, Lupin sentì che le gambe non lo reggevano più, e si appoggiò contro una parete, guardando il soffitto.

- E bravo Remus!- d’un tratto sentì la voce di Ron, che era entrato.- Visto che non era poi tanto difficile? Sapevo che ne eri capace…

- L’ho lasciata andare…- disse Remus, guardando fuori dalla finestra.

- Ah, molto ben…CHE COSA?!- fece Ron, strabuzzando gli occhi. - Ma…ma…ma…ma PERCHE’?!

- Perché la amo.

 

- L’HA FATTA ANDARE VIA?!- esclamarono in coro poco dopo Harry, Hermione, Neville, Fleur, Molly e Severus, dopo che Ron ebbe terminato il racconto.

- Ma non è possibile!- fece Molly.

- Vi dico che è la verità, ragazzi…- sospirò Ron.

- Ma è impazzito?!- biascicò un imbestialito Severus Piton.

- Secondo me è tutto il contrario…- disse Harry, sconsolato.- Io credo che questa sia la prova definitiva che il nostro Remus è davvero cambiato…

- Già…finalmente ha imparato ad amare…- sospirò Hermione.

- Sì, ma non basta - obiettò Fleur.- Lei deve amarlo a sua volta…

- E ora non c’è più speranza…- concluse Ron.

- Non dire così!- esclamò Harry.- Magari entro domani sera tornerà…

- Ma non dire fesserie, per Merlino!- urlò Piton.

- Severus, perché devi sempre essere così pessimista?

Nella confusione di parole, nessuno si era accorto che il piccolo Neville era furtivamente sgattaiolato via.

 

   Tonks si rimise i vestiti con cui era arrivata al castello, non prendendo nient’altro con sé se non un mantello, la sua bacchetta e una borsa a tracolla in cui aveva sistemato lo specchio magico.

   Scese in cortile, sellò Fierobecco e montò in sella, lasciandosi ben presto il castello alle spalle.

   Remus la osservò andarsene dalla terrazza. Quando Dora sparì nella notte, il mannaro cadde in ginocchio, emettendo un grido di disperazione. Guardò il cielo, e la luna quasi piena.

   Il dolore che sarebbe giunto la notte seguente sarebbe stato nulla, in confronto a quello per aver perso per sempre la sua Dora.

 

   Ninfadora si trovava nel folto della Foresta Proibita, incerta su dove si trovasse e ancora più su dove andare. Se voleva trovare suo padre, pensò, il modo migliore era inviare un Patronus che l’avrebbe guidata. Impugnò la bacchetta.

- Expecto Patronum!

Il suo Patronus non aveva mai assunto una forma ben definita, e Tonks si sarebbe aspettata di vedere anche quella volta un fascio di luce informe. Invece, la ragazza vide che il Patronus sprigionatosi dalla propria bacchetta aveva la forma di un grande animale a quattro zampe.

   Un lupo, realizzò Tonks, mentre lo guardava correre nella notte.

   Ninfadora lo seguì, sentendo una stretta al cuore.

 

   Il lupo ben presto la guidò da suo padre. Malocchio giaceva inerte nell’erba.

   Tonks smontò dal dorso di Fierobecco e gli corse incontro.

- Papà!- chiamò, scuotendolo per la veste.- Papà, svegliati! Sono io!

Malocchio aprì brevemente l’occhio sano, per poi richiuderlo.

Tonks sospirò di sollievo: era ancora vivo.

 

La ragazza entrò in casa sostenendo suo padre; era quasi l’alba, a quell’ora tutti a Hogsmeade dormivano. Tutti, tranne uno.

   Peter Minus emerse dalla neve, viola per il freddo, osservando Tonks trascinare Malocchio in casa e chiudersi la porta alle spalle.

- Sono tornati…- ghignò.

 

Angolo Autrice: Lo so, lo so, avevo promesso che non avrei più pubblicato due capitoli nello stesso giorno ma, sapete com’è, l’ispirazione mi ha presa, e non sono riuscita a frenarmi, e poi volevo anche concludere una “fase”, se così si può definire, della storia.

In ogni caso, scusatemi anche per la brevità di questo capitolo, in origine era insieme a quello precedente, ma poi ho pensato fosse meglio pubblicarli separatamente.

Bene, questo capitolo si conclude con l’immagine (già di per sé inquietante XD!) di Peter Minus che riemerge non si sa come ancora in buona salute (li mortacci sui!) dalla neve, mentre Tonks ha ritrovato Malocchio e lasciato il povero Remus nella disperazione…Nel prossimo, assisteremo a tutta la perfidia di Draco Malfoy.

Buon week-end e grazie per aver letto.
Ciao, al prossimo capitolo!

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Capitolo 10
*** Mostro ***


 

Era bastata una semplice Pozione Rigeneratrice per far cessare definitivamente la tosse, e un po’ di riposo era bastato a diminuire notevolmente la febbre, ma Malocchio rimase comunque incosciente per tutta la mattina e buona parte del pomeriggio.

   Tonks stette accanto a suo padre senza mai lasciarlo un attimo, tirando un sospiro di sollievo quando si rese conto che era fuori pericolo e che presto sarebbe guarito. Si era illusa che assistere suo padre l’avrebbe distolta da pensieri poco felici, ma presto si era resa conto che non era così, anzi. Il silenzio della casa, interrotto solo dal ticchettio dell’orologio a cucù con un drago in miniatura che sputava una fiammata a ogni rintocco di ora, e il dover stare tutto il tempo immobile al capezzale di suo padre, non facevano altro che spingerla a ricordare tutta quella parte della sua vita che, neanche poche ore prima, si era lasciata alle spalle.

   La ragazza continuava a ripensare al suo Patronus; era cambiato, aveva totalmente mutato forma. E lei aveva studiato abbastanza per sapere che un evento del genere poteva essere dovuto ad un grande spavento – in tal caso, poteva essere giustificato dalla preoccupazione per suo padre – oppure da una forte tempesta emotiva. E Tonks sapeva anche che, spesso, il Patronus assume la stessa forma di quello della persona che ami.

   Ora il suo Patronus era un lupo. Un lupo mannaro, non c’erano dubbi.

   Ninfadora, inoltre, non poteva fare a meno di pensare a tutto quello che aveva lasciato. A chi aveva lasciato. Le mancavano Hermione, Molly, Harry…e Remus.

   Già, Remus le mancava da morire. Non le aveva detto niente, ricordò d’un tratto, aveva detto di volerle comunicare qualcosa, anche abbastanza importante, pareva, ma poi non l’aveva fatto. Sembrava quasi in ansia, come se temesse una specie di rifiuto.

   Tonks ebbe un improvviso flash. Remus aveva la stessa espressione di chi sta per dichiararsi…

   Ma no, non era possibile!, si disse, con il cuore che piangeva. Non era possibile, era assolutamente inconcepibile che lui si fosse innamorato di lei. Tonks non riusciva a credere che uno come Remus potesse interessarsi ad una come lei; lei era solo un’insulsa ragazzina, imbranata come una foca da circo e svanita come pochi, a volte fin troppo esuberante e curiosa, insomma, l’ultima persona che chiunque – fatta eccezione per quel benemerito imbecille di Draco Malfoy, per il quale però lei non era nient’altro se non una specie di premio da vincere – avrebbe voluto avere al proprio fianco.

   Remus, invece, era praticamente perfetto. Era intelligente, gentile, buono…Aveva fatto di tutto purché lei fosse felice, ci teneva alla sua serenità. E Tonks, dopo aver visto il proprio Patronus, era finalmente riuscita a capire, a dare un nome a quell’emozione che da tempo sentiva dentro di sé e mai provata prima: era amore.

   Amava Remus, ora lo sapeva. E, in cuor suo, sapeva che anche lui l’amava. Ninfadora non poteva negare tutto quello che era successo in quei mesi. Il dono che le aveva fatto per ringraziarla, quel pomeriggio sulla neve in cui improvvisamente si erano ritrovati così vicini, tanto che lei aveva a stento represso l’impulso di baciarlo. E poi, la sera prima, quando avevano ballato proprio come una coppia di innamorati, quando lei aveva accostato il capo al suo petto e aveva udito i battiti emozionati del suo cuore. Quella domanda che le aveva posto poco dopo…Dora, pensi di poter essere felice con me?

   Perché gliel’avrebbe posta, se per lei non avesse provato nient’altro che semplice amicizia?

   E infine, l’aveva lasciata libera, aveva rinunciato a tenerla con sé, perché lei andasse da suo padre.

   Amare vuol dire saper lasciare liberi, aveva letto da qualche parte.

   Tonks si alzò in piedi di scatto, con le lacrime agli occhi, dirigendosi verso la finestra. Guardò il cielo rosso e arancione del tramonto. Quella sera ci sarebbe stata la luna piena.

   Ricordò che lei, ogni plenilunio, rimaneva al suo fianco, per aiutarlo a superare quei terribili momenti della trasformazione, per curargli le ferite il giorno dopo. Ma, quella notte, realizzò sentendosi il cuore a pezzi, lui sarebbe stato solo.

   Lei lo amava! Lo amava, ne era sicura. Era innamorata di lui, soltanto questo importava, al diavolo tutto e tutti, non gliene fregava niente di quel che avrebbe detto la gente, non gliene fregava niente se c’erano tredici anni di differenza tra loro due, e non gliene fregava niente nemmeno del fatto che lui fosse un lupo mannaro.

   Lo amava così com’era, punto e basta.  

   Ninfadora era decisa; avrebbe aspettato che suo padre si fosse sentito meglio, poi sarebbe immediatamente tornata al castello, sarebbe tornata da Remus. Gli avrebbe chiesto di perdonarla, si sarebbe scusata per essere stata così stupida e insensibile, e infine gli avrebbe detto quello che provava. Lo avrebbe aiutato durante le notti di luna piena, sarebbe rimasta con lui, sempre e comunque. E sarebbero stati felici per sempre, loro due insieme.

   Tonks venne improvvisamente richiamata da un debole mugolio; si voltò di scatto. L’occhio magico di Malocchio, neanche un secondo prima fisso nel vuoto, aveva preso a roteare, segno che suo padre stava per svegliarsi; la ragazza corse a sedersi sul bordo del letto accanto a lui.

   Malocchio aprì lentamente anche l’occhio sano, mettendo a fuoco con quello magico; e, passato il primo annebbiamento, vide la cosa che per lui era la più bella al mondo: sua figlia Ninfadora, seduta accanto a lui, sana e salva, benché pallida e con i capelli verde melma per la preoccupazione.

   Il colore, comunque, tornò immediatamente al rosa cicca non appena la ragazza si accorse che stava bene.

- Dora…- biascicò Malocchio con la voce impastata.

- Papà! Come ti senti?- fece Tonks, felice ma ancora preoccupata.

- Oh, Dora!- esclamò Malocchio trovando, benché ancora febbricitante e intontito, la forza di scattare su dal materasso e di stringere sua figlia in un abbraccio degno, pensò Ninfadora con il fiato corto, di far concorrenza a quelli di un amico di famiglia, il Mezzo Gigante Rubeus Hagrid.

- Dora!- ripeté Malocchio, stringendola a sé. - Come sono felice di vederti!

- Anch’io sono tanto felice di vederti, papà, però, per favore…

- Non sai quanta paura ho avuto! Sono venuto a cercarti, sono mesi che ti cerco…

- Lo so, papà, però, per piacere, ora…

- Mi sei mancata tantissimo! Credevo che non ti avrei mai più rivista!

- Papà…

- Per un attimo ho temuto che fossi morta! Quell’animale non ti ha fatto del male, vero?

- No, lui non…papà…

- Non mi sono mai perdonato di averti lasciata nelle grinfie di quel mostro!

- Papà…

- Quel lurido essere! Ti ha portata via da me per tutto questo tempo…

- Papà…

- Quel mostro! Se ti avesse torto un solo capello, giuro che l’avrei…

- Papà!

- Che c’è?

- Mi stai soffocando!- boccheggiò Tonks.

Malocchio mollò la presa; la ragazza si scostò, cercando di riprendere fiato.

- Scusa, scusa…- bofonchiò Malocchio.

- Lo sai che quando ti fai prendere dall’entusiasmo diventi pericoloso?

- Sono sveglio da neanche trenta secondi e già spari scemenze?

Ninfadora sorrise; era sempre lui, il suo burbero, brontolone, adorabile papà.

- Rimettiti sdraiato…- disse Tonks, rimboccandogli le coperte.- Hai ancora la febbre, meglio se ti riposi ancora un po’…

- Va bene, va bene - borbottò Malocchio.- Ma dimmi una cosa: si può sapere come mai sei qui? Insomma, come hai fatto a scappare da quella bestia?

- Non è una bestia, papà. E non sono scappata. Mi ha lasciata andare.

- Cosa?!- fece Malocchio, incredulo.- Non sei scappata? Quel mostro ti ha lasciata andare?

- Remus non è un mostro…- disse Tonks.

- Remus? Quella bestia ha un nome anche?

- Sì, si chiama Remus Lupin, e ti ripeto che non è affatto una bestia.

- Ma è un lupo mannaro!

- E’ un lupo mannaro, è vero, ma non è un mostro. Per favore, non chiamarlo più così, mi fai stare male…

   Malocchio scosse il capo, con aria rassegnata.

- Va bene, Dora, come vuoi. Ma proprio non riesco a capirti: ti ha tenuta prigioniera per tutto questo tempo, e ora…

- Lascia che ti spieghi…- disse la ragazza, prendendogli le mani, gli occhi che brillavano.- E’ vero, all’inizio era come dici tu, ma poi è cambiato tutto. Papà, ascoltami: so che può sembrare un mostro, lo credevo anch’io, ma non è così. Lui è…

   Uno strano fruscio l’interruppe; padre e figlia si voltarono. Il rumore proveniva dalla borsa a tracolla della ragazza, quella in cui era custodito lo specchio, e che Tonks aveva abbandonato sul letto appena arrivata. In un attimo, la borsa si rovesciò, aprendosi; lo specchio sgusciò fuori, e con esso, roteando su se stessa, una piccola tazzina da thé.

   Quando questa si fermò, i due scorsero il sorriso di Neville.

- Oh, ma guarda un po’!- esclamò Tonks ridendo.- Abbiamo un clandestino a bordo!

- Ehi!- sorrise Malocchio, riconoscendo la tazzina.- E tu che ci fai qui?

- Volevo venire con te!- disse Neville, rivolto a Tonks.- Ninfadora, perché sei andata via?

- Oh, Neville - sospirò la ragazza.- Mi dispiace davvero tanto, sul serio, ma io…

- Non ci vuoi più bene?- insistette Neville.

- Ma certo che ve ne voglio, Neville, è solo che…

Qualcuno bussò alla porta; Tonks si avviò ad aprire.

- Neville, tu è meglio se ti nascondi…

- Chi sarà mai, a quest’ora?- fece Malocchio.

- Credo che sia Madama Chips, sai, le ho chiesto di portarmi alcune erbe per la tosse e…

Tonks rimase pietrificata; non era Madama Chips ad aver bussato. Quando la ragazza aprì, si ritrovò di fronte l’ultima persona che avrebbe mai immaginato di vedere in quel momento: era un uomo alto e incredibilmente pallido, con una faccia da serpente e la testa calva; indossava un lungo mantello nero e intorno al suo braccio, con la testa appoggiata sulla spalla, se ne stava un enorme pitone verde. Tonks non aveva mai parlato con quell’uomo, ma lo conosceva di vista e di fama: era Lord Voldemort, soprannominato Oscuro Signore per via della professione che svolgeva; era infatti il direttore del manicomio di Hogsmeade, e Ninfadora aveva sempre pensato che fosse l’uomo più viscido e spregevole che lei avesse mai conosciuto in vita sua.

- Sì?- fece la ragazza, fingendo indifferenza.- Posso esserle utile?

- Buona sera, signorina Tonks…- fece Voldemort con voce melliflua.- Sono venuto a prelevare suo padre.

- Cosa?

Tonks vide che l’Oscuro Signore non era solo; alle sue spalle, infatti, c’era praticamente tutta Hogsmeade, con le torce accese per farsi luce nel buio. Erano perlopiù curiosi, come Madama Rosmerta e alcuni suoi colleghi del Ministero, come Arthur Weasley e Kingsley Shacklebolt, ma Tonks distinse chiaramente tutto il gruppo di persone che abitualmente stava al seguito di Draco Malfoy, i cosiddetti Mangiamorte: ecco lì in prima fila Peter Minus, Avery, Mulciber, Dolohov, Yaxley, nonché Rabastan, Rodolphus e Bellatrix Lestrange. E, in un angolo, avvolto nell’ombra, c’era lui, Draco Malfoy, che osservava la scena con un sorriso sornione dipinto sulle labbra.

- Non capisco…- disse Tonks, mentre invece stava cominciando a capire benissimo e intanto il sangue le si gelava nelle vene. - Ci dev’essere un errore…

- Non si preoccupi, signorina…- continuò Voldemort, con un sorrisetto, scostandosi leggermente di lato. - Suo padre è in buone mani…

   Tonks vide che proprio di fronte a casa sua era parcheggiata una carrozza rossa con tanto di sbarre. L’aveva vista centinaia di volte: con quella, ci portavano la gente al manicomio.

   - Mio padre non è pazzo!- strillò, pronta anche a mettere le mani addosso a quell’individuo schifoso, se fosse servito.

- Ah, no?- urlò Minus dalla folla.- Dici che non è pazzo? L’avete sentito tutti, quella sera, vero?

- Ninfadora, che succede?- fece Malocchio con voce roca, apparendo sulla porta.

- Malocchio!- urlò Rodolphus Lestrange.- Ripetici un po’ la storia che ci hai raccontato! Chi è che aveva rapito tua figlia?

- Un lupo mannaro!- disse Malocchio.

Tutta la folla scoppiò in una sonora risata; Bellatrix cominciò a ridere sguaiatamente, mostrando due file di denti anneriti.

- E’ pazzo!- ghignò Dolohov.

- Va curato, e al più presto! A quella poveretta di sua figlia potrebbe anche farle del male!- Yaxley rincarò la dose.

- Basta con questa pagliacciata!- urlò Rabastan.- Forza, prendetelo!

Immediatamente, Avery e Mulciber furono addosso a Malocchio, e lo sollevarono di peso.

- No!- ringhiò Tonks afferrando il braccio dell’Oscuro Signore, ma questi, sfoderata la bacchetta, la scaraventò al suolo con uno stupeficium.

   La ragazza si rialzò tutta dolorante, sentendo le lacrime di rabbia e disperazione salirle agli occhi, mentre cercava di trovare un modo per fermarli, al più presto. D’un tratto, si sentì toccare dolcemente una spalla.

   Si girò, scoprendo l’affascinante viso di Malfoy.

- Povera Tonks…- fece Draco.- Credimi, mi dispiace tanto…

- Tu sai che non è pazzo, Draco!- implorò Tonks.- Ti prego, fa’ qualcosa! Aiutami!

Il biondo finse di pensarci un po’ su.

- Mmm…forse io potrei riuscire ad accomodare la cosa…- disse infine.- Se solo…

- Se solo?- incalzò Tonks.

- Se solo tu decidessi di sposarmi!- concluse Malfoy, con un sorriso trionfante.

- Che cosa?!- urlò Tonks, indignata e finalmente conscia di chi fosse opera tutto ciò e quale fine avesse.- No! No, neanche morta!- ringhiò.

- Allora di’ addio a tuo padre!

Tonks rimase immobile. Le era venuta un’idea. Ma era una cosa folle!

- Ninfadora!- supplicò Malocchio, mentre i due Mangiamorte lo trascinavano verso la carrozza.

La ragazza si voltò di scatto ed entrò in casa, uscendone poco dopo reggendo in mano lo specchio magico.

   - Mio padre non è pazzo, e ve lo proverò!

Piombò il silenzio; Tonks chiuse gli occhi e inspirò profondamente.

Guardò nello specchio.

- Mostrami Remus Lupin!

Sollevò lo specchio in alto, in modo che tutti potessero vedere. Immediatamente, lo specchio levò un fascio di luce, quindi l’immagine si fece più nitida. Lo specchio mostrò Remus, il volto contorto e sfatto dalla sofferenza, mentre si contorceva a mandava urla di dolore simili a ringhi e ululati; la trasformazione si completò di fronte agli occhi di tutta la gente presente, che, alla fine, poté vedere riflesso nello specchio il muso di un lupo mannaro che ululava alla luna piena.

   Tutti ammutolirono; una dipendente del Ministero, Dolores Umbridge svenne, cadendo tra le braccia di Arthur e Kingsley. Avery e Mulciber lasciarono andare Malocchio;Bellatrix rimase a bocca aperta.

   Presto, però, il silenzio venne sostituito da una serie di borbottii sommessi.

- Incredibile!

- Credevamo che non ce ne fosse più neanche uno…

- Mai visto un licantropo come quello!

- Non è possibile!

- Bestia! Lurido animale!

- Potrebbe ammazzarci tutti…

- Mostro!

Tonks si sentì mancare; ora l’avevano visto tutti, tutti sapevano. Aveva salvato suo padre, ma si era pentita di averlo fatto in tal modo. Aveva agito d’impulso, senza riflettere, senza pensare alle conseguenze. Si ricordò improvvisamente di quanta paura e quanto odio suscitassero negli abitanti di Hogsmeade gli ibridi e specialmente i lupi mannari, e di tutto il clamore e l’euforia a cui aveva assistito appena due anni prima, quando Draco aveva ucciso quello che credevano essere l’ultimo licantropo rimasto nella Foresta Proibita, Fenrir Greyback.

   Draco fissava l’immagine riflessa nello specchio con uno sguardo a metà fra lo sbalordito e l’indagatore.

- Ma è pericoloso?- gridò d’un tratto Madama Rosmerta, rivolta alla ragazza.

- Oh, no!- rispose Tonks.- No, niente affatto!

- E ti aspetti che ti crediamo?- biascicò Bellatrix.

- Per favore, ascoltatemi - proseguì Tonks.- Lo so che può sembrare cattivo, ma non lo è, ve lo assicuro. Prende una pozione Antilupo ad ogni luna piena, perché non vuole fare del male a nessuno. E poi, è un uomo buono, gentile…- concluse, guardando il lupo nello specchio e sorridendo con tenerezza.

   Malfoy la raggiunse a passo di carica, costringendola a distogliere l’attenzione dallo specchio e a guardarlo in faccia.

- Se non ti conoscessi bene, penserei che tu provi qualcosa per quell’orribile mostro - la sbeffeggiò.

Tonks si divincolò con rabbia.

- Lui non è un mostro, Draco!- urlò. - Tu lo sei!

Malfoy la guardò con stupore, poi rivolse al licantropo uno sguardo pieno d’odio; ora, il sospetto che aveva era stato confermato; Tonks avrebbe potuto avere lui, Draco Malfoy, e invece gli preferiva quella…quella bestia!

- Anche lei è pazza, come quel povero vecchio!- urlò, strappandole lo specchio di mano. - Ma voi le credete? Credete davvero che questo animale sia innocuo?- proseguì, rivolto ai suoi Mangiamorte.- E’ una bestia, un mostro! Non è diverso da tutti gli altri licantropi. Verrà a prendervi di notte, ucciderà i vostri figli!

- No!- strillò Tonks, cercando di sovrastare le voci esaltate della folla.- Draco, non puoi…

- Tu non t’immischiare, razza di sgualdrina!- ringhiò Draco.- Io, il tuo mostro, lo ammazzo come la bestia che è!

Tonks si sentì improvvisamente impotente, ma riuscì comunque a sferrare un sonoro schiaffo sulla guancia del biondo.

Draco l’afferrò per un braccio, conficcandole le unghie nella carne.

- Se non sei con noi, allora sei contro di noi!- sibilò.- Rinchiudete il vecchio!

- Toglietemi le mani di dosso!- ringhiò Malocchio, mentre Avery e Mulciber lo scaraventavano nello scantinato della propria casa.

- Non possiamo permettergli di andare ad avvertire il mostro!- disse Draco spingendo dentro anche Tonks, e chiudendo la porta a chiave.

- FATECI USCIRE!- gridò Tonks con disperazione, picchiando i pugni contro il legno, ma nessuno l’ascoltò, tutti infiammati dalle parole di Malfoy.

- Libereremo Hogsmeade dal licantropo! Chi viene con me?

Tonks udì levarsi un urlo di approvazione, e picchiò ancora più forte contro la porta.

Draco si fece portare un Thestral e montò in sella. Al suo seguito, c’era mezza Hogsmeade, e ovviamente tutti i Mangiamorte; al villaggio restarono praticamente solo i bambini e le donne, fatta eccezione per Bellatrix Lestrange, che aveva deciso di seguire Malfoy e il marito.

   Draco impugnò la bacchetta con aria soddisfatta, mentre lui e tutta quella moltitudine di persone si addentravano nella Foresta Proibita, diretti al castello. Sogghignò con cattiveria, al pensiero di quel che avrebbe fatto a quella bestia che gli stava rubando la donna della sua vita.

   Sto arrivando, mostro!

 

   Angolo Autrice: Va bene, in questo capitolo non è che succeda granché, ma scrivere ancora mi sembrava eccessivo, sarebbe diventato chilometrico. Dunque, spero che la parola “sgualdrina” non abbia turbato nessuno, se è così, chiedo venia e vado per dieci minuti nell’angolino della vergogna…:P! Lo so che la scena del ceffone a Draco non era contemplata nel film, ma, diciamocelo, Tonks è una focosa, e lui se l’è meritata…XD. A questo proposito, siamo quasi agli sgoccioli e, come tutti coloro che hanno visto “La Bella e la Bestia” sapranno bene, si sta avvicinando la fine di Draco, alias Gaston. Perché ho fatto tutta questa tiritera? Perché vorrei implorare le fan del personaggio (che so essere molto numerose…sigh!…povera me!...) di non linciarmi e di pensare che Malfoy non morirà davvero, solo esigenze di copione, nient’altro! J

Bene, ultima cosa, poi la faccio finita una volta per tutte di dire fesserie, è probabile che all’inizio del capitolo io sia risultata un po’ prolissa (per non dire noiosa fino allo sfinimento! XD), ma mi sembrava che i sentimenti di Tonks non fossero stati bene esplicitati nei capitoli precedenti, in cui ho dato più spazio a Remus. Comunque, ora si è resa conto di amare davvero il lupacchiotto, la piccola Dora!

Okay, detto questo, non mi resta che ringraziare tutti coloro che leggono, e in particolare Ystava per aver aggiunto la mia fic alle seguite, e Karen Adnimel e MoonyPhoenix per aver recensito; e, ovviamente, darvi appuntamento al prossimo capitolo!

Ciao a tutti!

 

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Capitolo 11
*** Lupo e uomo ***


 

   Neville aveva osservato tutta la scena nascosto in casa. Ora si stava lambiccando disperatamente il cervello alla ricerca di un modo per tirare Tonks e suo padre fuori da quella cantina, certo che, se non avesse trovato una soluzione al più presto, Remus sarebbe stato ucciso, e chissà che altro avrebbero fatto quegli uomini a tutti gli abitanti del castello.

   D’un tratto, qualcosa, fuori dalla finestra, attirò la sua attenzione: era il macchinario di Malocchio, che Tonks aveva sganciato da Fierobecco mesi prima e che da allora nessuno si era più curato di spostare dal giardino. Neville rimase per un attimo pensoso, poi sorrise, mentre una luce furbesca gli illuminava gli occhi.

 

- Non c’è più speranza…- sospirò Ron.

- Povero Remus…- aggiunse Fleur.- Ormai non c’è più niente da fare…tra qualche ora sarà mezzanotte…

- Non tornerà - realizzò Hermione.

- Sarebbe stato meglio se non fosse venuta affatto!- sbottò Harry.

Un brusio proveniente dall’esterno li distrasse dai loro funesti pensieri. Si sporsero a guardare il cortile dalla finestra.

- Per le mutande a pois di Merlino!- esclamò Harry, vedendo Draco e i suoi Mangiamorte mentre cercavano di sfondare il portone dì ingresso a colpi di bombardo.

- Ci stanno attaccando!- urlò Ron.

- Hanno lo specchio - disse Hermione, vedendo che il biondo reggeva in mano, oltre alla bacchetta, anche lo specchio magico di Lupin.

- Hermione, va’ ad avvertire Remus - ordinò Ron.- Fleur, raduna le ragazze; Harry, tu avvisa gli altri, se vorranno combattere, allora li affronteremo, dico bene?

   Ron si rese ben presto conto che stava parlando da solo in una stanza vuota; sospirò, fece spallucce, e scese velocemente al piano di sotto.

 

Draco sorrideva beffardo, felice di quel primo successo, essere riuscito ad abbattere la barriera protettiva che circondava il castello ed essere entrato, e ora osservava compiaciuto la scena dei suoi Mangiamorte che stavano per sfondare anche il portone che conduceva all’interno.

   - Portate via tutto quello che volete!- urlò. - Ma ricordatevi: il mannaro è mio!

 

- Allora? Riesci ad uscire?- chiese Malocchio.

- No, è troppo stretta, non ci passo…- fece Tonks, sconsolata, guardando l’unica finestrella della cantina. Poco prima era riuscita a rompere il vetro con un attrezzo di suo padre che aveva trovato nello scantinato, ma quella finestra era talmente piccola e stretta che la ragazza,per quanto fosse poco alta e piuttosto smilza, non riusciva neanche a farci passare la testa.

   Tonks sollevò una spranga di ferro dal pavimento, scaraventandola con violenza contro la porta, che era stata chiusa con un Incantesimo di Protezione da Malfoy, in modo che non potessero uscire sino a che non l’avesse deciso lui.

- Devo tornare al castello…- ansimò, esausta.- Devo avvertire Remus…Papà, che possiamo fare?- concluse con disperazione.

Malocchio le cinse le spalle.

- Non preoccuparti, Dora…- disse, cercando di sembrare convinto.- Stai tranquilla, vedrai che si sistemerà tutto…

- Come puoi dire che si sistemerà tutto?- gridò la ragazza con frustrazione.

- Noi…penseremo a qualcosa…vedrai che riusciremo ad uscire di qui…

- E come?

- Noi…

Malocchio e Tonks udirono un fischio acuto; si precipitarono alla finestra, e videro che la macchina del mago aveva preso a funzionare. Tonks scorse Neville mentre soffiava sul fuoco della caldaia del marchingegno.

- Sì!- esultò la tazzina, mentre il macchinario si metteva in moto, puntando dritto verso lo scantinato.- Sto arrivando!!!!!!!

- Come Merlino ha fatto?- fece Malocchio, incredulo; poi, vide che la macchina si stava avvicinando a tutta velocità.- Ninfadora, sta’ giù!

   Il macchinario sfondò la parete con un sonoro BOOM!. Tonks e Malocchio si fecero strada fra i resti di metallo, scorgendo Neville, visibilmente trasognato, che penzolava a testa in giù attaccato ad una molla.

- Wow…dovreste provarlo anche voi…- fece, con aria beata.

- Grazie, Neville - disse Tonks, mentre suo padre prendeva la tazzina e la infilava in una tasca del cappotto. La ragazza spostò le macerie, uscendo dall’enorme foro nel muro causato dallo scontro.

- Mi devo Smaterializzare, e alla svelta!- disse, impugnando la bacchetta.

- No!- gridò Neville.- No, non puoi! Me l’ha spiegato Hermione. Il castello è protetto da Incantesimi Scudo. Non riusciresti ad entrare, non con la magia.

- Ma allora come…- cominciò Tonks, ma poi ebbe un’illuminazione.- Fierobecco!- chiamò, fischiando con le labbra. A quel suono, l’ippogrifo accorse immediatamente.

   Tonks saltò in sella, e spronò l’animale al galoppo, verso la Foresta Proibita.

 

   Tutti i domestici erano ammassati contro il portone, che stava cominciando a crollare sotto i colpi dei numerosi incantesimi.

- Riusciranno ad entrare!- gemette Ron.

- Oh, Harry - squittì Fleur.- Dobbiamo fare qualcosa!

- Aspettate!- esclamò d’un tratto il candelabro.- Ho un’idea!

 

   Hermione raggiunse trafelata la Stanza delle Necessità, entrando senza troppi complimenti.

   Remus era un licantropo, avrebbe dovuto usare la Legilimanzia, pensò.

   ***Remus, devi venire subito!***

   ***Lasciami in pace, Hermione!***. Il lupo si voltò dall’altra parte, ancora troppo distrutto per la perdita di Dora per aver voglia di ascoltare alcunché.

   ***Ma Remus, ascoltami! Stanno attaccando il castello!***

   Lupin lo sapeva. Li aveva visti dalla finestra; ma non gliene importava nulla.

   ***Non m’importa. Che facciano pure. Lasciateli entrare***

 

   Malfoy sorrise compiaciuto, osservando il portone crollare.

   Si mise alla testa dei Mangiamorte, e tutti quanti entrarono, in silenzio, furtivamente. Il castello era buio, e quello che si riusciva a scorgere era una massa di oggetti sistemati nel salone d’ingresso, tutti insieme, alla rinfusa.

   Peter Minus deglutì, nervoso. Tutti si guardarono intorno, senza profferire parola. Draco avanzò qualche passo, aspettandosi di veder sbucare fuori in ogni momento il licantropo.

- ORA!- s’udì d’un tratto.

I Mangiamorte non fecero in tempo a rendersi conto di quello che stava succedendo che tutte quelle cianfrusaglie piombarono loro addosso, improvvisamente vive e animate, e cominciarono a combattere proprio come persone vere.

   I Mangiamorte, passato il primo momento di sorpresa, tentarono di difendersi, ma era chiaro che erano in notevole imparità numerica.

   Dolohov cercò di arraffare Ron, con l’intento di privarlo di tutti gli ingranaggi, quando sentì una voce dall’alto.

- Ehi!- gridò Hermione.- Guarda qui, razza di cialtrone! Ora!

Hermione e una ventina di tazzine da thé scaricarono addosso a Dolohov dell’acqua bollente, mettendolo in fuga. Poco lontano, Fleur stava gridando di dolore, mentre Rabastan le strappava le piume dello spolverino; quando Harry se ne rese conto, corse in direzione del Mangiamorte, scottandolo con le fiamme. Rabastan lasciò andare Fleur, che cadde dritta fra le braccia del candelabro. Sbatté suadentemente le ciglia in segno di gratitudine, ma Harry non fece in tempo a godersi quel momento di gloria. Peter Minus lo afferrò alla base, ma il candelabro si divincolò, tentando di scappare; ben presto, però, si ritrovò in trappola, bloccato contro al muro.

   Minus rise di gusto, mentre dalla sua bacchetta spuntavano delle fiamme. L’avrebbe fuso in tutta la sua cera, quel maledetto oggetto!

   Harry cominciò a sudare freddo, incapace perfino di chiedere aiuto.

   In cima allo scalone comparve all’improvviso Ron, esaltato, con in testa un cappello da comandante e delle appuntite forbici in mano. Non appena vide la scena, l’orologio si precipitò giù, scivolando sulla ringhiera, con un grido di battaglia. Punse Minus con le forbici al fondoschiena, e il lecchino cacciò un urlo di dolore, dando il tempo a Harry di scappare.

   Bellatrix Lestrange combatteva come una leonessa, e stava avendo la meglio, quando Molly, dal piano superiore, si gettò in basso con tutta la sua mole, piombandole addosso.

   Nel frattempo, Peter Minus, parzialmente ripresosi, aveva radunato un corposo gruppo di Mangiamorte, e ora stavano inseguendo il povero Gazza, reo di aver sottratto una scarpa al topo. Il cane s’intrufolò in cucina, seguito immediatamente dal gruppo. Gazza guaì, ormai in trappola, mentre i suoi inseguitori ridevano, pronti a fargli la festa. D’un tratto, però, alle sue spalle, Piton ringhiò, inviperito, lanciando contro Minus e gli altri una serie di pentole e coltelli, tra cui una grossa e affilata mannaia fece una mezza rasatura di capelli al topo.

   Questo, per i Mangiamorte, fu la goccia che fece traboccare il vaso, e cominciarono a scappare a perdifiato.

   Tutti gli abitanti del castello esultarono.

- Tornatevene a casa vostra!- urlò Ron.

Harry, che ancora non l’aveva ringraziato per poco prima, lo prese per le spalle e gli schioccò due bacioni sulle guance. Ron si divincolò con aria schifatissima.

   Tutti erano così impegnati a festeggiare la vittoria che nessuno si accorse che uno degli aggressori non era scappato come gli altri, ma anzi era riuscito, non visto, ad intrufolarsi fino ai piani superiori.

 

   Draco Malfoy aprì una porta con un calcio, puntando la bacchetta. Niente. Digrignò i denti, non si sarebbe certo arreso per così poco. Quella bestia gli aveva portato via Tonks, e ora non l’avrebbe passata liscia. Spalancò un’altra porta, ancora nessuna traccia di quel mostro.

   L’avrebbe trovato, pensò, anche se avesse dovuto sfondare tutte le porte di quel dannato castello, avrebbe trovato e ucciso il licantropo.

 

   Tonks sentì che l’aria si era fatta più umida, tra poco avrebbe cominciato a piovere. La luna piena splendeva alta nel cielo. La ragazza incitò ancora di più Fierobecco; mancava poco al castello.

   Sperò solo di essere arrivata in tempo.

 

   Lupin sentì la porta spalancarsi con un colpo secco alle sue spalle; si girò, lentamente, quasi in modo svogliato. Sulla soglia della porta c’era un ragazzo molto giovane, bello e biondo, con due taglienti occhi azzurri e la bacchetta puntata nella sua direzione. Il lupo tornò a fissare fuori dalla finestra; sapeva che quel ragazzo era lì per lui, per ucciderlo, ma non gliene importava niente.

   Fai in fretta.

   Draco Malfoy si sentì morire di rabbia. Avrebbe voluto che quel mostro lo attaccasse, che provasse almeno a combattere, che gli desse la soddisfazione di poter raccontare di averlo ammazzato lottando con ferocia. Invece, sembrava quasi che fosse ansioso si farsi uccidere.

   Beh, poco male, si disse con rabbia, meno fatica sprecata.

- Sectumsempra!

L’incantesimo colpì Lupin sul dorso, aprendo una ferita che prese a sanguinare. Remus guaì di dolore, ma uno Schiantesimo lo raggiunse, scaraventandolo fuori dalla finestra. Il vetro si ruppe e Remus crollò sui cocci sparsi disordinatamente sul tetto piatto del castello.

   Draco rise trionfante, raggiungendolo. Il licantropo, un po’ per il dolore della ferita, un po’ per quello dell’anima, si limitò a guardarlo con i suoi penetranti occhi verdi, senza nemmeno provare a reagire. Questo non fece altro che far imbestialire Malfoy ancora di più.

- Alzati!- urlò. - Alzati!

Diede un calcio al lupo in pieno stomaco, facendolo rotolare fino al bordo del tetto; Remus guardò in basso, la voragine nera che si apriva sotto di lui, ma continuò a rimanere inerte.

- Che ti prende, mostro?- lo beffeggiò Draco.- Cosa c’è? Non vuoi combattere? Oppure sei troppo buono e gentile per farlo?

Sfoderò nuovamente la bacchetta, pronto a pronunciare una Maledizione Cruciatus.

- No, Draco, fermati!- si sentì urlare dal cortile.

Remus guardò di sotto; era lei, Ninfadora, in sella a Fierobecco, mentre guardava la scena angosciata.

   Il mannaro non poté credere ai propri occhi. Era tornata! Era tornata da lui.

   Dora…

   Una nuova forza s’impadronì di lui; si sollevò sulle zampe posteriori, mentre con braccio artigliato afferrava quello di Draco. Il biondo rimase per un momento inebetito, spaventato da tutta la furia dell’animale, il quale lanciò un ululato di battaglia. Ora che la sua Dora era tornata, non poteva morire.

   Un fulmine squarciò il cielo; cominciò a piovere.  

   Draco cercò di divincolarsi, ma Remus lo scaraventò contro un muro. Il biondo non si diede per vinto e si rialzò immediatamente.

- Stupeficium!

L’incantesimo scaraventò Lupin giù lungo il tetto; il mannaro scivolò fino ad una nuova parte piana, mentre alcune tegole si staccavano sotto il suo peso.
 

   Tonks, di sotto, decise che non poteva più permettersi di aspettare.

- Andiamo, Becco!

L’ippogrifo aprì il portone con un potente colpo di zoccoli; la ragazza smontò, cominciando a salire di corsa le scale.

 

   Lupin si rialzò, sferrando una zampata a Draco, la cui guancia prese a sanguinare; Malfoy lanciò uno Schiantesimo, che Remus schivò. Il mannaro indietreggiò, per poi spiccare un balzo e finire su un terrazzo al di sopra della testa del biondo. Ringhiò, colpendo Malfoy con una zampata tale da scaraventarlo a terra.

   Quando Draco si rialzò, tutto dolorante, il licantropo era sparito. Di fronte a lui c’era solo un corridoio pieno di statue di creature mostruose.

   Tutto bagnato e fremente di rabbia e gelosia, Malfoy cominciò a rompere le statue ad una ad una a colpi di sectumsempra.

- Vieni fuori e combatti!- urlò, mentre un’altra creatura di pietra andava in frantumi.

Draco avanzò, lentamente.

- Sei innamorato di lei, mostro?- disse.- Pensavi davvero che Tonks avrebbe voluto te, quando poteva avere uno come me?

   A quelle parole, Remus uscì dal propri nascondiglio, avventandosi contro Draco. Il biondo non aspettava altro. Lanciò l’ennesimo sectumsempra, che però mancò il mannaro. Lupin gli fu addosso in un attimo e gli afferrò la gola con una zampa artigliata, sollevando Draco da terra e lasciandolo sospeso nel vuoto. La bacchetta gli sfuggì di mano, cadendo in un angolo del tetto.

   - Lasciami andare!- implorò Draco.- Lasciami andare! Ti prego…farò qualunque cosa…qualunque!

   Remus l’avrebbe ucciso; era talmente furioso che l’avrebbe lasciato precipitare nel vuoto, senza avere alcun rimorso. Poi, però, cominciò a capire. Aveva di fronte un ragazzino, un uomo violento e sicuro di sé, ma allo stesso tempo smidollato e mediocre. Non valeva la pena ucciderlo. E poi, Remus sapeva di essere un mostro, ma aveva sempre cercato di non essere anche un assassino. Non avrebbe saputo vivere con quei due fardelli, la licantropia e la vita di una persona – per quanto mediocre e insignificante come quel biondo che ancora lo stava implorando di risparmiarlo – sulla coscienza. Non l’avrebbe sopportato. E poi, che avrebbe pensato Dora, la sua Dora?

   L’avrebbe voluto ancora, sapendo che aveva ucciso un uomo?

   Lupin tirò di nuovo Draco sul tetto, lasciandolo cadere al suolo. Malfoy lo guardò stupito e impaurito.

   ***Vattene!***, ringhiò il mannaro, leggendogli nella mente.

- Remus!- si sentì d’un tratto.

Il licantropo si voltò; Ninfadora si stava sporgendo a guardarlo, preoccupata e allo stesso tempo sollevata nel vederlo sano e salvo. Remus voltò le spalle a Draco, arrampicandosi fino al terrazzo dove stava la ragazza.

   Tonks sorrise, quando il mannaro avvicinò il muso al suo viso. Remus sollevò una zampa e le accarezzò una guancia, dolcemente, attento a non farle male,passandole delicatamente gli artigli fra le ciocche rosa.

   - Avada Kedavra!

   Il licantropo scostò la zampa, lanciando un ululato straziante. Tonks vide Malfoy alle spalle di Remus, mentre ghignava di perfidia trionfante; era riuscito a riprendere la bacchetta, e aveva scagliato al mannaro un Anatema che Uccide. Ninfadora gridò. Lupin guaì, cominciando a perdere l’equilibrio; colpì involontariamente Draco, il quale lasciò scivolare le mani. Il biondo incespicò, cercò di mantenersi in equilibrio, ma non servì a nulla.

   Draco Malfoy urlò, e cadde nel vuoto.

   Tonks ansimò. Il licantropo era ancora vivo, aggrappato alla ringhiera del terrazzo. D’un tratto, il lupo cominciò a tornare uomo.

   Remus stava soffrendo, era chiaro.

   Ninfadora, con le lacrime agli occhi, lo aiutò a risalire sulla terrazza, mentre stava cominciando a capire cos’era successo. L’Avada Kedavra di Draco aveva ucciso il lupo. Ora, presto, avrebbe ucciso anche l’uomo.

 

   Angolo Autrice: Bene, come avrete ben notato, non sono per niente brava a descrivere le scene di lotta o combattimento…J. Nel caso non si fosse capito, le frasi tra i segni ***_*** sono pronunciate con la legilimanzia, altra mia "piccola" licenza poetia. Dunque, Draco Malfoy è morto, e lo so che l’Avada Kedavra uccide istantaneamente, ma quest’ultimo fatto non mi andava bene per la storia, così ho fatto una piccola modifica. Ora, il lupo è morto…e Remus? Come farà la povera Dora senza il suo lupacchiotto? (Ecco che ricomincia con la sfilza di domande retoriche…Nd Voi). Eheheh…comunque, se volete sapere se anche Rem morirà oppure accadrà qualche fatto straordinario che lo salverà, non vi resta che sopportarmi ancora un po’ e leggere il prossimo capitolo.

Dunque, ringrazio _Pandina_76 per aver aggiunto la mia storia alle seguite, e MoonyPhoenix e Karen Adnimel per le loro recensioni.

Come sempre, vi chiedo di farmi sapere che ne pensate, e vi do appuntamento al prossimo capitolo!

Ciao a tutti!

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Capitolo 12
*** Ti amo ***


 

Angolo Autrice: La neve mi tiene bloccata in casa, ma nonostante il raffreddore mi stia uccidendo, approfitto di questo pomeriggio di pace per scrivere il nuovo capitolo…Vi avviso che sarà un po’ strano, nell’ottica dei romanzi di JK, ma credo che questi due, soprattutto Remus, avranno quello che desiderano. Spero che vi piaccia J

 

   Remus, tornato umano, giaceva tra le braccia di Tonks. Avrebbe tanto voluto abbracciarla, ma a stento si reggeva in piedi. Aveva addosso solo dei pantaloni sbrindellati, era scalzo, bagnato, il torso nudo ferito e sanguinate; aveva freddo, tremava e sapeva che presto sarebbe morto. Ma non gliene importava nulla. C’era lei, c’era la sua Dora con lui.

- Dora…- sussurrò, sorridendo, affondando il volto nei capelli della ragazza.

Tonks sentì che le lacrime stavano cominciando a rigarle le guance, ma si rifiutava, non poteva, non voleva credere a quello che stava succedendo!

   Avrebbe voluto portare Remus dentro il castello, al caldo,ma sentiva che l’uomo non ce l’avrebbe fatta a muovere un solo passo. Lo aiutò a stendersi sul pavimento della terrazza; faceva freddo, la pioggia li stava infradiciando, ma lui sembrava non curarsene. La ragazza si tolse il mantello e glielo avvolse intorno alle spalle; gli scostò delicatamente un ciuffo di capelli e gli diede un lieve bacio sulla fronte.

- Remus…- chiamò, con la voce rotta dal pianto.

- Dora…- l’uomo le sorrise.- Dora, tu…tu sei tornata…

- Ma certo che sono tornata! Non potevo lasciare che…Perdonami, Remus…- singhiozzò la ragazza.- Mi dispiace tanto…ho cercato di avvisarti…

- Shh…- sussurrò Remus, dolcemente, accarezzandole una guancia con la mano.

- Perdonami…- ripeté Tonks, fra le lacrime.- E’ tutta colpa mia…

- No, no, non fare così…

- Mi dispiace…non avrei mai voluto che ti facessero del male…

- Forse è meglio…- ansimò Remus.- E’ meglio così…

- Non dire così!- disse Tonks, toccando la mano dell’uomo per sentirla ancora più vicina al suo volto.- Non dire così! Starai bene, vedrai…andrà tutto bene…ora che siamo insieme…

Remus sorrise.

- Sei la mia luce, Ninfadora…- sussurrò.- Sei stata il mio raggio di sole, in una vita buia…Almeno…ti ho potuto rivedere…un’ultima volta…

Dora sentì la mano dell’uomo scivolare via lentamente dal suo volto. Remus abbandonò il capo sul marmo della terrazza; chiuse gli occhi, il sorriso ancora sulle labbra.

- No!- gridò la ragazza, non riuscendo a credere a quello che era appena successo.

Remus, il suo Remus, il suo amore…era morto.

- No!- ripeté fra le lacrime.- No, Remus, ti prego, no…

Si piegò su corpo inerte del mannaro, appoggiando il capo contro il suo petto.

- No…Remus…- singhiozzò.- Ti prego…ti prego, non lasciarmi…

La rosa rossa, nella Stanza delle Necessità, lasciò andare, non vista, il suo ultimo petalo appassito. In lontananza, si udirono i rintocchi del campanile di Hogsmeade, che suonavano la mezzanotte.

- Remus…non lasciarmi…- pianse la ragazza.- Io ti amo…

A quelle parole, sembrò che il mondo si fosse fermato; Tonks non se ne avvide, continuando a piangere disperata sul petto dell’uomo che amava. D’un tratto, il corpo del mannaro parve spandere una flebile luce; sulle prime, Ninfadora non se ne rese conto, ma, quando la luce si fece più intensa, si scostò dal corpo di Remus, mentre questo, spandendo un bagliore sempre maggiore, cominciò a fluttuare in aria.

   Il mantello cadde al suolo, mentre la figura dell’uomo divenne a poco a poco irriconoscibile, ormai completamente investita dalla luce; Tonks osservava tutta la scena inginocchiata in un angolo, incredula e spaventata.

   La luce si estinse, mentre, di fronte alla ragazza, si ergeva un uomo, vivo, che le dava le spalle.

 

- Ma…che sta succedendo?- fece Harry, vedendo che le candele che aveva al posto delle mani si stavano tramutando in mani vere e proprie.

- Non lo so…- rispose Ron, notando che si stava alzando notevolmente di statura.

- Tonks!- strillò Hermione, non più una teiera, ma ora di nuovo una bella ragazza.- E’ stata lei! Ha rotto l’incantesimo!

- Ragazzi! Guardate!- urlò Neville, a cavallo di Gazza, diventando d’un tratto un ragazzino paffuto e cicciottello, mentre il suo sottostante ridiventava l’arcigno custode del castello.

   Anche tutti gli altri abitanti del castello ripresero la loro forma umana.

   Molly ritornò una paffuta signora con i capelli rossi, e anche Severus ridivenne l’uomo alto e allampanato che era stato, anche se ancora piuttosto unticcio.

- Bleah! Datti una lavata, poi…- commentò la di nuovo bella e biondissima Fleur.

- Incredibile!- esultò Ron.- Davvero incredibile! Sapete che per un attimo non ci speravo più? Quando Ninfadora se n’è andata credevo che sarei rimasto orologio per sempre, e invece ora sono di nuovo umano, è veramente…

- Oh, ma sta’ zitto, stupidone!- lo rimbeccò Hermione, mettendolo a tacere con un bacio sulle labbra.

Ron sorrise, un po’ frastornato, mentre Harry lo guardava sghignazzando.

 

Ninfadora osservava, impaurita, quell’uomo di fronte a lei. L’uomo rimase un attimo immobile, poi guardò il cielo, quindi le proprie mani. Infine, si voltò.

Tonks lo vide: era Remus! Il suo Remus…era lui, ancora vivo…

No, non poteva essere, si disse. Remus era morto, pensò, aveva pianto sul suo corpo solo un attimo prima. Quell’uomo gli somigliava in maniera incredibile, ma non era lui. Aveva il volto e il petto solcato da cicatrici, ma non aveva la sua stessa aria stanca e malata. Quell’uomo, quello sconosciuto di fronte a lei, non poteva essere Remus. E poi, in cielo era ancora alta la luna piena; Remus sarebbe dovuto essere un lupo, quell’uomo, invece, era ancora umano.

No, non poteva essere lui.

Remus sorrise; era finita, era libero dalla maledizione. Ed era con Ninfadora.

- Dora…- disse, cercando di avvicinarsi a lei.

La ragazza indietreggiò istintivamente. Remus cominciò a capire; aveva paura. Non lo riconosceva.

- Dora…- mormorò.- Dora, ascoltami…

- Stammi lontano!- gridò la ragazza.

Remus si sentì morire; no, non poteva perderla.

- Dora, ti prego…- sussurrò.- Guardami, Dora. Guardami. Sono io…

Tonks rimase immobile per un attimo, quindi raccolse tutto il suo coraggio e si avvicinò a lui. Portò le mani al suo volto, guardandolo come alla ricerca di qualcosa.

- Remus…

- Sì…- mormorò il mannaro, abbozzando un sorriso.

Tonks lo guardò ancora, pensosa. Tracciò con le dita il percorso delle cicatrici dell’uomo, sfiorandole delicatamente. Poi, i suoi occhi incontrarono quelli di Remus. Ninfadora li riconobbe; erano i suoi occhi, i suoi occhi verdi e penetranti, ma buoni.

Il volto della ragazza si distese in un radioso sorriso.

- Sei tu…- mormorò, piena di felicità.- Ma…Remus, come…

L’uomo prese una mano della ragazza e la baciò sul palmo, senza smettere di sorridere.

- Un mago…mi ha fatto un incantesimo…- spiegò, emozionato.- Sarei stato libero dalla maledizione della licantropia solo quando mi fossi innamorato di qualcuno, e questi mi avrebbe amato a sua volta…e ora…

Tonks continuò ad accarezzargli il volto, con le lacrime agli occhi per la felicità.

- Ti amo, Remus…- sussurrò.

- Anch’io ti amo, Dora.

Remus l’attirò a sé, dolcemente, e la baciò.

Le loro labbra si unirono, Ninfadora ricambiò il bacio, mentre tutto il resto del mondo spariva, lasciando soltanto Remus e Dora, e il loro amore.

 

Angolo Autrice: Non è l’ultimo capitolo, è il penultimo. Ne manca ancora uno, brevissimo, per dare una conclusione degna alla storia, e anche per spiegare una piccola questione che ho lasciato in sospeso…

Beh, che ne dite?

Come sempre, vi invito a commentare, in attesa dell’ultimo capitolo. Nel frattempo, ringrazio tutti coloro che leggono e in particolare CarolineEverySmile per aver aggiunto questa fic alle preferite, laisaxrem per averla aggiunta alle seguite e per la sua recensione, e MoonyPhoenix e Karen Adnimel per aver recensito.

Ciao, e al prossimo capitolo!

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Capitolo 13
*** Epilogo - E vissero per sempre felici e contenti ***


 

   (Sei mesi dopo)  

   La Sala Grande del castello era illuminata da mille candele sospese sul soffitto. Era pieno di gente, nuovi studenti perlopiù, ma anche abitanti di Hogsmeade, professori e, naturalmente, gli ex domestici del castello.

   Harry osservava il grande salone da ballo tutto illuminato e decorato, pensando che quello era certamente un ottimo inizio, per una scuola. Ben presto, però, la sua attenzione venne distratta da Fleur, elegantissima e bellissima nel suo abito da sera di seta azzurra, mentre civettava con uno stuolo di ammiratori. L’ex candelabro guardò fuori dalla finestra; c’era la luna piena, quella sera. Ripensò a quando, in notti come quelle, tutto il castello viveva nella tristezza e nell’angoscia, e di come ora, invece, quello strano satellite troppo luminoso avesse smesso di fare paura.

- Ehi, Harry!- si sentì chiamare.

Ron, ora il ragazzo dai capelli rossi che era stato un tempo, gli si avvicinò sorridendo.

- Allora, che ne pensi?- chiese.- Bella festa, vero?

- Verissimo - confermò Harry.- L’idea di Remus e Tonks non è stata niente male, devo dire…

- Già…utilizzare il castello per creare una scuola di magia qui, in Inghilterra…

- Peccato solo per il nome…- fece Harry.

- Sì…Hogwarts, ma che razza di nome è? E poi, che significa?- Ron si grattò il capo.

- Non ne ho idea…ma, d’altronde, da una come Ninfadora, che ti aspettavi?- Harry ammiccò in direzione di una ragazza vestita di bianco, poco più lontano da loro; ma Ron non ci fece caso, troppo preso ad ammirare la propria, di ragazza, Hermione, quella sera in un corto abito rosso.

 

Tonks inspirò a pieni polmoni, sorridendo soddisfatta. Gettò un’occhiata d’insieme alla sala, e lo sguardo le cadde inizialmente su Albus Silente, che aveva accettato, su sua richiesta, di divenire Preside della nuova scuola, quindi su suo padre, ora un famoso inventore, quella sera nel suo cappotto di pelle di drago migliore, mentre giocava con il di nuovo umano Neville.

Ninfadora, quella sera, aveva deciso di indossare un abito bianco, lo stesso abito bianco della prima volta in cui aveva ballato con Remus. Ma, anziché optare per i capelli biondi, aveva preferito mantenere il suo solito rosa. Sapeva di avere addosso gli occhi di tutti, d’altronde, lei adesso era famosa come la ragazza che aveva spezzato la maledizione del licantropo, nonché una dei due fondatori della nuova scuola di magia, perciò era ovvio che si preoccupasse del suo aspetto, almeno quel giorno. E la ragazza era consapevole che quei capelli rosa cicca, abbinati al bianco del vestito, stonavano in maniera indecorosa. Ma non le importava, pensò, non le importava di piacere a tutta la gente che la circondava. C’era una sola persona che desiderava l’ammirasse, si disse, osservando l’oggetto del proprio desiderio mentre metteva faticosamente fine ad una conversazione con Piton che durava da almeno mezz’ora e le si avvicinava con un sorriso.

Anche Tonks sorrise; erano passati sei mesi, da quella notte, e tante cose erano cambiate. Remus era tornato umano; insieme, avevano dato vita al progetto vagheggiato in quei mesi precedenti, fondare una scuola di magia; lei era diventata un’Auror a tutti gli effetti. E, cosa più importante, pensò con aria sognante, osservando l’anello che le scintillava all’anulare della mano sinistra, si era sposata.

- Tutto bene?- chiese Remus, quando ebbe raggiunto quella che ormai poteva definire sua moglie. Le diede un lieve bacio sulle labbra.

- Tutto bene, Vostra Altezza…- rispose Ninfadora ricambiando il bacio.

- E dai, non chiamarmi più così…- si schernì Remus, arrossendo un po’.- Non sono più un principe, adesso.

- Uhm…e va bene…- ridacchiò Tonks.- Vorrà dire che d’ora in avanti ti chiamerò solo professor Lupin…

Remus rise, ma subito lo sguardo gli cadde su una persona poco distante da loro. In mezzo alla folla, se ne stava un giovane con lunghi capelli neri e occhi azzurro ghiaccio, che li osservava con aria compiaciuta.

Sirius Black, pensò Remus.

Sirius sorrise, quindi si voltò, sparendo in mezzo alle altre persone.

- Chi era quello?- fece Ninfadora.

Lupin sorrise.

- Un vecchio amico…- rispose infine.

Era cominciata la musica, e alcune coppie avevano iniziato a ballare. Remus prese Dora per mano e la condusse al centro della sala.

 

   Tale as old as time

True as it can be

Barely even friends

Than somebody bends

Unexpectedly

- Posso avere questo ballo, signora Lupin?

Tonks rise.

- Con molto piacere, prof!

 

Just a little change

Small to say the least

Both a little scared

Neither one prepared

Beauty and the Beast

 

- Allora, come ci si sente ad essere diventato professore di Difesa contro le Arti Oscure?- chiese Tonks.

- E’ una sensazione piacevole. Mai però quanto quella che si prova a ballare con una donna così bella…- disse Remus, mentre Dora ridacchiava.- A proposito, cosa ti ricorda questa canzone?

- Mmm…non so…- giocherellò la ragazza.

- Farò finta che tu te lo sia ricordato…

- Ma certo che me lo ricordo, Lunastorta! Come potrei dimenticarmelo?- sorrise lei.

 

Ever just the same

Ever a surprise

Ever as before

Ever just a sure

As the sun will arise

 

- Stasera c’è la luna piena…- osservò Tonks.- Che effetto ti fa?

- Ora non mi devo più preoccupare di lei…- rispose Remus.- Grazie a te…

Ninfadora sorrise.

 

Tale as old as time

Tune as old as song

Bittersweet and strange

Finding you can change

Learning you were wrong

 

Remus la strinse a sé, dolcemente, mentre Dora appoggiava il capo contro il suo petto.

- Ti amo, Dora…- sussurrò lui.

- Anch’io ti amo, Remus…

Ninfadora chiuse gli occhi, perdendosi nell’abbraccio dell’uomo che amava. Avevano passato tante difficoltà, insieme, ma il loro amore era riuscito comunque a tenerli uniti. Adesso erano insieme, si amavano e solo quello contava.

Anche loro due ora, proprio come nelle fiabe, sarebbero vissuti per sempre felici e contenti.

 

Certain as the sun

Rising in the east

Tale as old as time

Song as old as rhyme

Beauty and the Beast 

 

FINE

 

   Angolo Autrice: Allora, che ne dite? Delusi? Sì? Beh, è comprensibile…:P

   Dunque, so che Hogwarts è stata fondata dai tre famosi Godric, Salazar, Cosetta e Tosca, ma questa è una mia, diciamo…diversa versione del mito, ecco. Spero di non aver rovinato tutta la storia con questa bella trovata…se sì, chiedo perdono…:D. Per quanto riguarda Sirius, non mi sembrava verosimile che la nostra fatina (A me??? Nd Sirius. Ma si fa per dire, caro…Nd Me. -_-Nd Sirius) si fosse limitata a combinare tutto quel casino che ha combinato senza poi neanche degnarsi di assicurarsi che le cose fossero tornate a posto, quindi ho pensato di farle (fargli! Nd Sirius) fare una fugace apparizione. E poi, scusate se è poco, ma Sirius Black resta sempre Sirius Black, dico bene?

   Bene, ultimo capitolo, fine della mia prima fanfiction…Sono un po’ emozionata, d’altronde una fic è un po’ come un figlio no? Lo cresci, e poi però arriva sempre il momento di lasciarlo andare…sigh!...

Okay, melodrammi a parte, ringrazio tutti coloro che hanno letto, e in particolare Fuckyourmother per aver aggiunto la mia storia alle seguite, e MoonyPhoenix e Karen Adnimel per aver recensito.

Bene, non mi resta che salutarvi.

Ciao a tutti e appuntamento alla prossima fic!

Baci

Dora93

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