Come back, I need somebody to love.

di xchriss
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** This should be your marriage. ***
Capitolo 2: *** A little change. ***
Capitolo 3: *** Hello old friend. ***
Capitolo 4: *** Katy Perry. ***
Capitolo 5: *** Nobody. ***
Capitolo 6: *** The most important person. ***
Capitolo 7: *** Take what you want. ***
Capitolo 8: *** So drunk! ***



Capitolo 1
*** This should be your marriage. ***




Siete cordialmente invitati al matrimonio di Demetria Devonne Lovato e Joshua Ryan Hutcherson.

 

Nessuno l’avrebbe mai detto, ma dopo soltanto due anni e mezzo insieme quei due avevano deciso di compiere così imprevedibilmente il grande passo del matrimonio. Nessuno se lo sarebbe mai aspettato, che dopo quell’11 Gennaio 2012, quei due sarebbero arrivati così infondo.
Le innumerevoli chiamate inondarono i centralinisti, tutte le tv parlavano della stessa cosa, ed anche le altre persone famose non potevano far altro che parlarne fra di loro. Da Kim Kardashian, a Kelly Clarkson, a Vanessa Hudgens, all’immancabile Selena Gomez. Molta gente famosa sarebbe stata invitata, e di certo non mancavano le domande dei paparazzi che riguardavano l’eventuale partecipazione a quel matrimonio. E pensare che già dall’inizio di questa relazione tutti la condannavano ad una prematura fine.
A quanto pare si sbagliavano di grosso. Tutti.
 
 
«Signorina Cyrus, ha sentito la grande notizia?» - «Quale notizia, mi scusi?» - «Demi Lovato si sposa!»
La ragazza dai capelli ramati sforzò un sorriso, e annuì impercettibilmente, per poi salire in macchina ed andarsene assieme alla sua guarda del corpo, Ted. Deglutì, iniziando a giocare nervosamente con una ciocca dei suoi lunghi capelli. E d’improvviso fece lo strano gesto di prendere il cellulare e iniziare a comporre un numero che ancora dopo tanti anni si ricordava. Un numero mai cambiato. Un numero su cui contare la maggior parte delle volte. Premette il tasto verde e aspettò, lasciando che gli squilli fossero l’unica cosa a riempire il silenzio che sostava in quella macchina come se fosse completamente estraniata dal resto del mondo. Presto una voce sopraggiunse dall’altro capo dal telefono, solenne, come se sussurrasse versi poetici all’orecchio d’una persona amata. «Pronto?»
«Nick? Sono Miley… Non so se hai sentito la notizia…»
«Sì, ho sentito tutto. Adesso mi trovo all’aeroporto--»
Lei lo interruppe. «Anche lui lo sa?»
«No, non lo sa. O almeno spero.»
 
 
Quei due non si sentivano da quasi due anni, e paradossalmente adesso si ritrovavano insieme, scambiando fra di loro parole di cortesia, nell’attesa di arrivare a casa del ragazzo che non avrebbe dovuto scoprire nulla, almeno finché loro non gli avrebbero raccontato tutto quel che c’era da sapere.
Arrivarono davanti alla villa, come al solito seguiti dai paparazzi, completamente esaltati dal fatto che Miley Cyrus e Nick Jonas si trovassero insieme, diretti a casa dei genitori di lui. Un comportamento ambiguo, avrebbero detto tutti, una cosa che nessuno si sarebbe mai aspettato, qualcosa che avrebbe fatto perdere tutti i gangheri ai vecchi fan di quella coppia, che ormai si erano arresi di fronte all’impossibilità e alla volontà di quei due di non essere neanche amici. Ed invece lo erano, in segreto. Okay, forse non si sentivano da anni, ma questo non vuol dire che non fossero più amici. «Direi che questa è l’unica cosa che non mi mancava di Los Angeles.» commentò il ragazzo riccioluto, aprendo con le vecchie chiavi di casa e lasciando che la prima ad entrare fosse Miley.
«Cosa ci fate qui?» disse sbigottito il ragazzo barbuto con i capelli lunghi e disordinatamente conciati. Aveva un plaid giallo ocra messo sopra alle spalle, e una scodella di pop-corn al burro in mezzo alle gambe. I due ragazzi, confusi, posarono lo sguardo sul televisore, che trasmetteva un vecchio film d’amore dell’inizio anni ’90, Harry ti presento Sally. «Mio Dio, Jonas, non ti ho mai visto ridotto in questo modo! Fai schifo!» disse la ragazza, con un’espressione che trasmetteva pena per quel povero ragazzo, ignaro ancora di quello che stava succedendo fuori da quella casa. Suo fratello, Nick, non poté far altro che concordare con ciò che la loro amica di vecchia data aveva detto.
Alla tivù partì la scena del finto orgasmo di Meg Ryan, peraltro epica. «Grazie Miley, anche tu mi sei mancata» Joseph fece un finto sorriso, poi mettendo da parte la scodella con i pop-corn e alzandosi dal morbido divano. Miley rise e avanzò di qualche passo, fino ad arrivare ad abbracciare il suo vecchio amico. «Su, lo sai che mi sei mancato!» disse ridacchiando e stringendolo a sé. Ma presto smise e si allontanò da lui, assumendo un’espressione così seria da sembrare che la faccia le si fosse congelata.
«Joe, io e Miley dovremmo parlarti…» Nicholas fu il primo a parlare, facendosi coraggio anche per Miley. Non dovevano perdere di vista il loro scopo: avvertire Joe di quello che stava succedendo.
«Ohh, andiamo! Lo sapevo che sareste tornati insieme, non c’è bisogno di fare un discorso del genere… Non vi preoccupate, non lo dirò a nessuno per ora! Anzi, Nick, se vuoi sono disponibile come testim--»
«Joe, Demi si sposa!» Miley non riuscì a non interromperlo. I discorsi su lei e Nick la innervosivano. Ma di averlo interrotto questa volta si pentì. Si portò le mani alle labbra, sigillandosi la bocca sotto lo sguardo frastornato di Joe. Sembrava imbambolato, neanche chiudeva le palpebre.
Nick sussurrò un «Mi dispiace…» e subito dopo venne colpito da una spallata di Joe, che lo superò dirigendosi al piano di sopra. Senza dir niente, senza far nient’altro prima. Nessuno era riuscito a leggere la sua strana espressione, prima che lasciasse quella stanza.



 

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Capitolo 2
*** A little change. ***




Come avevano fatto a finire Demi Lovato e Josh Hutcherson assieme? Semplice. Il post party dei PCA del 2012. Vanessa Hudgens aveva presentato Josh a Demi. E no, non fu un colpo di fulmine, ma i due passarono quasi tutta la serata insieme. E nella stessa serata si scambiarono i numeri, cosa che fu certamente utile ad entrambi, quando si trattò di organizzare per rivedersi. Si frequentarono per sei mesi come amici, poi diventando una coppia ufficiale. Se non fosse stato per Vanessa quel ragazzo per Demi sarebbe stato soltanto il bambino di “Un ponte per Terabithia”, che le aveva consegnato il premio per la migliore cantante pop del 2011.
Ed invece no. Diventò di più. Il suo ragazzo, il suo amore, la persona a cui pensare quando ascoltava canzoni d’amore e la stessa persona con cui guardare film strappalacrime, accoccolati nel morbido divano di casa Lovato. A lei piaceva tutto questo, tutto ciò che si era creato fra di loro. Lo amava, ne era sicura. Tutti e due ne erano sicuri, per questo a soli ventiquattro anni avevano deciso di sposarsi. E quindi, di formare presto una famiglia.
Josh era un ragazzo dolce, amorevole, divertente. Aveva moltissimi pregi, fra cui la capacità di far sorridere la sua ragazza nei momenti più difficili. E tutti sappiamo bene che Demi di momenti difficili e bui ne passava parecchi, a volte. Di certo nulla a che vedere con ciò che aveva passato nel 2010, o gli anni precedenti, ma aveva ancora problemi a volte. E lui era lì, per lei.
Dove a volte qualcuno non c’era.
O non c’era mai stato.
 
 
«Joe, ti prego esci da quel bagno!? Sei chiuso lì da minimo cinque ore!»
Nessuna risposta. Nick e Miley si scambiarono uno sguardo preoccupato, continuando a battere le mani contro la porta. «Joseph Adam Jonas, ti avverto che se stai facendo qualcosa di brutto lì dentro io… io…» Miley non sapeva cosa dire, ma aveva paura che stesse commettendo un orribile sbaglio.
«Non costringermi a chiamare i pompieri Joe!»urlò Nicholas, con voce ferma. Miley si morse il labbro guardandolo, poche volte l’aveva visto così deciso. Continuarono a battere le mani contro la porta, e dopo l’ennesima non-risposta Nick iniziò a comporre il numero sul suo cellulare.
Neanche ebbero il tempo di rispondere dall’altro capo, che la porta del bagno si aprì, svelando un Joe completamente ripulito. Capelli tagliati grossolanamente -che di certo avevano bisogno del tocco di un professionista- e viso con una leggerissima ombra di barba, niente a che vedere con la macchia nera che aveva prima. Un profumo di buono inondava le narici dei due ragazzi. Joe si era decisamente ripulito.
Suo fratello lo guardò stupito, assieme alla loro cara amica Miley, incapace di dire qualcosa. «Non c’è bisogno Nick!» disse lui, cercando di passare fra i due.
«Hey! Smettila di dire qualcosa e andartene. Le tue uscite ad effetto nella vita reale non funzionano bene, sai!?»disse la ragazza, sfoggiando uno dei suoi bianchi sorrisi. E poi gli si buttò addosso abbracciandolo. «Finalmente ti sei ripreso Joe!» disse euforica, stringendolo come avrebbe stretto a sé un orsetto di peluche. Lui la lasciò fare, fino a staccarsi. «Ohh, questo è solo l’inizio piccola Miley» disse lui, mettendo su gli occhiali da sole. I suoi immancabili Ray-Ban.
Da quando non usciva? Oh, da tanto non si vedeva in giro. Appena aveva finito il terzo tour da solista era sparito dalla circolazione. Purtroppo la cosa coincideva con la rottura che aveva affrontato con la sua ultima ragazza, Jessica Pott, molto carina bisogna dire. Ma non aveva nulla a che fare con la separazione da lei; ma Joe lasciava pensar questo ai paparazzi. Tanto ormai aveva capito che smentire non serviva a nulla. Allora aveva scelto il silenzio. Non diceva nulla sui pettegolezzi che giravano, né tantomeno si faceva vedere in giro. Chiuso in casa. Come un adolescente depresso.
 
 
Appena uscì dalla porta di quella casa, un’ondata di accecanti flash lo sommerse. Era una sensazione così familiare. Però ad ogni modo fastidiosa. Domande del tipo «Finalmente ripresto dalla rottura!?» echeggiarono per l’aria, ignorate completamente dal ragazzo dai capelli tagliati in modo alquanto ambiguo. Si fece strada verso la macchina, seguito a ruota da suo fratello e l’ancora molto famosa Miley Cyrus. «Joe, accidenti, aspettaci!» e quando entrambi i ragazzi entrarono in auto, lui partì. Diretto chissà dove. Nessuno si permise di chiedergli qualcosa, ma molto semplicemente restavano lì, a scambiarsi nient’altro che occhiatine confuse.
La famosa ragazza dagli occhi azzurri o verdi, con un qualcosa che ti ghiacciava nell’animo, si aggiustò i lunghi capelli ramati, riprendendo nervosamente a giocherellarci, come sempre quando era agitata. Aprì la bocca più volte, non facendo altro che boccheggiare. Ma presto qualcun altro, seduto sul posto anteriore, dischiuse le labbra lasciando che una frase uscisse: «Dove stiamo andando?». E in quel momento anche il guidatore sembrò chiederselo.
«Io… non lo so.»si decise a rispondere Joe. Se c’è qualcosa che non era mai cambiata in Joe, è sicuramente l’impulsività. Faceva le cose senza pensarci due volte; forse perché sapeva bene che pensandoci sarebbe finito per altre mille volte a poltrire sul divano di suo fratello.
«Sai cosa? Andiamo da lei. Joe, so che lo vuoi. Per questo sei qui. È per questo che stai guidando! Per andare da lei, su!»disse Miley, con una grinta che sicuramente faceva parte di lei da qualche anno a questa parte. I fratelli Jonas la guadarono, non discutendo sulla questione, e nel giro di un quarto d’ora si ritrovarono sulla superstrada che portava a Dallas.

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Capitolo 3
*** Hello old friend. ***




Lunghe ore di viaggio portarono due dei fratelli Jonas e Miley Cyrus fino a Dallas, in Texas. Avevano viaggiato tutta la notte, ma nessuno di loro si era mai lamentato per qualcosa. Anzi, non facevano altro che scherzare e cantare a squarcia gola le canzoni che passavano alla radio. Facevano scommesse, giocavano al gioco delle targhe e qualunque altra cosa casuale che si avrebbero potuto fare in un’auto.
«Siamo arrivati?»chiese la ragazza, stremata e ormai molto stanca. Nessuno le rispose, neanche quando lo ripeté altre quattro volte. E con questo sbuffò, poi iniziando a giocare con il cellulare. «Sai, voglio proprio vedere cosa farai una volta arrivati.» Joe, dal posto del guidatore ormai da ore, scrollò semplicemente le spalle. Ammettiamolo, neanche lui sapeva cosa fare una volta che si fosse ritrovato davanti a lei.
 
 
Davanti allo specchio del negozio una ragazza guardava il vestito color pesca che aveva indosso. Era stupendo, senza spalline, con lo scollo a cuore e appena sotto il seno si trovava un nastro che fungeva da cinturino, stretto stretto, che poi liberava maestosamente la delicata stoffa che faceva perdere la traccia dei fianchi, fino ad arrivare poco sopra alle ginocchia. Tutto fatto in chiffon, sul petto un drappeggio incrociato e sotto la cintura solamente il drappeggio che scendeva lungo i fianchi in modo morbido. La ragazzetta dai lunghi capelli neri si mostrò entusiasta e stupita, quando si guardò nello specchio. Non aveva idea di cosa dire, non aveva il coraggio di pronunciare un’A.
«Demi, è stupendo»sussurrò, portandosi le mani sul viso, coprendo la smorfia che stava facendo con le labbra. Se lo sentiva, stava per scoppiare a piangere per l’ennesima volta. «È un vestito stupendo!» disse con la voce tremante. Ogni volta che si parlava del matrimonio si commuoveva, quasi come se fosse lei a doversi sposare.
«Lo so Sel, e a te sta meravigliosamente.» disse l’altra, con un sorriso dolce, guardando fiera la sua cara damigella e sua migliore amica. Poi rivolse lo sguardo alla sarta. «Penso che oggi nel pomeriggio verranno anche le altre ragazze. Oh, e poi devo chiamare Miley, spero solo che accetterà di farmi da damigella.» Selena a queste parole si girò verso Demi. «Ancora non l’hai detto a Miley?» sgranò gli occhi, quasi come se la futura sposa avesse bestemmiato in una chiesa piena di credenti. «No, ancora non ho neanche spedito l’invito…» disse mordicchiandosi le labbra prive di trucco. E prima che Selena potesse ribattere venne interrotta dalla sua sarta di fiducia, Caterina: «Ho segnato l’appuntamento per le damigelle, ma per quanto riguarda il tuo vestito da sposa?» chiese alzando un sopracciglio, leggermente confusa. Demi scrollò le spalle «Non so ancor. Non sono sicura di come lo voglio.» accennò un sorriso, come a dire che non era la fine del mondo non aver scelto ancora il suo vestito da sposa. «Demetria, dovresti sbrigarti. Tre mesi passano in fretta cara. E non pretenderai certo che io faccia un vestito da sposa in una settimana, vero?» la rimproverò, per poi andarsene nell’altra stanza e lasciare sola sposa e damigella. Demi si scostò i capelli, per poi andare a guardare i vari materiali per i vestiti da sposa che Caterina usava, tutti esposti lì in almeno sei colori diversi.
«Sei sicura?»inaspettatamente questa domanda echeggiò nel silenzio che si era creato in quella stanza. Demi deglutì, sentendosi le gambe cedere, ma coraggiosamente si girò verso Selena ed annuì sicura. «Io amo Josh.» disse con un sorriso rassicurante, e sicuramente sincero.
All’inizio pensava fosse solo un’infatuazione, ma dopo qualche tempo Demi ne fu certa: era innamorata di Josh Hutcherson. L’unica cosa che ancora non le era chiara era l’incredibile fatto che le avesse chiesto di sposarla. Se ne uscì un giorno, a cena in un ristorante, con la sua voce dolce le aveva fatto la proposta e poi le aveva mostrato il suo sorriso sghembo, una volta che lei ebbe risposto con un , accompagnato da numerose lacrime di gioia. C’era qualcosa che la bloccava, quando ci pensava, ma non aveva il coraggio di ammetterlo neanche a sé stessa.
Si chiedeva soltanto se un matrimonio fosse durato, o finito come quello dei suoi genitori. Avrebbe voluto che fosse come quello di sua madre con Eddie, il suo patrigno, ma nella metà dei casi sarebbe potuto finire come ogni matrimonio che comprendeva due ventiquattrenni famosi. «Dems, sono così felice per te!» esclamò Selena, buttandosi addosso a Demi per abbracciarla. E chi c’era più esaltato di lei per quel matrimonio!? «Però dovresti chiamare Miley, se davvero la vuoi come damigella. Sai com’è, non puoi uscirtene e dire “vuoi farmi da damigella!?” il giorno stesso del tuo matrimonio, eh. Io ti sto avvertendo.» e la solita logorrea di Selena Gomez si presentò. Continuò a parlare per qualche altro minuto, ma ormai Demi non la stava più a sentire. Era decisamente presa da altri pensieri.
«Sel, devo tornare a casa. Mia madre mi starà aspettando!»disse Demi, ridacchiando mentre Selena blaterava sul ragazzo da portare al matrimonio e sul testimone da affiancarle. «Okay, okay! In questo caso corri!» rispose Selena, con uno dei suoi soliti zuccherosi sorrisi. Si scambiarono un abbraccio e poi ognuna prese la strada di casa sua.
 
 
La macchina si fermò davanti a casa sua e i tre stanchi ragazzi scesero. Con un bel respiro si fecero strada verso la porta. Tutti con un passo pesante, soprattutto la ragazza che dovette rimettersi gli stivaletti col tacco che ottimisticamente aveva infilato il giorno precedente, prima che tutto questo succedesse. «Joe, credo che ti odierò per sempre per non essere passato da casa mia.» disse sbuffando, e aggiustandosi i capelli prima che il ragazzo a cui si rivolgeva salisse sugli scalini che portavano alla dimora.
Prima di bussare alla porta guardò la sua amica, e poi si scambiò uno sguardo con suo fratello, che annuì fiducioso. E così bussò, restando in attesa, col fiato sospeso. Presto qualcuno aprì la porta, e di certo fu veramente sorpreso di trovarsi davanti quei tre ragazzi, quei tre amici, quei tre vecchi compagni di vita. E riuscì a dire solo una cosa, sussurrandola sotto il suo respiro: «Joe».

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Capitolo 4
*** Katy Perry. ***




Il ticchettio di quell’orologio non avrebbe potuto essere più chiaro, in quell’imbarazzante silenzio. Pareva di trovarsi in una camera mortuaria. Il ragazzo più grande in quella stanza iniziò impacciatamente a giocare con un soprammobile, poi venendo interrotto da un’esclamazione proveniente dalla sua amica, una delle migliori che avesse mai avuto. «Joe, vuoi finirla!? Che cavolo, non sei a casa tua.» Joe guardò male Miley, per poi ascoltarla e mettere al suo posto quel soprammobile. Nick ridacchiò, guardando i due. «Siete proprio incorreggibili…» disse con un sorriso stampato sulle labbra. Poteva anche non sembrare, ma lui era quello che sentiva di più la mancanza di quell’amicizia che univa tutti loro fino a qualche anno prima. Miley e Joe stavano per ribattere, quando la padrona di casa irruppe nella stanza con una camminata armoniosa, intenta sicuramente a non rovesciare il vassoio che portava. «Ecco a voi un po’ di the. Adesso potete spiegarmi cosa vi ha portati a Dallas? Ora?» inarcò le sopracciglia, guardando i tre seduti sul suo divano bianco. Gli stessi tre ragazzi si guardarono, cercando di decidere chi di loro sarebbe stato quello che spiegava la situazione.
«Beh, Selena, la situazione è questa: Demi si sposa. È nostra amica, anche se ormai sono mesi che nessuno di noi ha contatti con lei, ma vogliamo parlarle prima che si sposi.»spiegò Nick, cercando di essere semplice e coinciso nella sua spiegazione. Deglutì, sapendo benissimo che non era il motivo preciso per cui si trovavano lì. Ma sperò che Selena capisse subito come stavano le cose. Ed esattamente come si aspettava il giovane ragazzo riccioluto, la vecchia amica annuì, per poi fare una delle domande più scontate che potesse fare: «Perché non siete andati direttamente da lei, invece che venire da me?»
 
 
Si doveva sposare, ma di certo questo non le avrebbe impedito di pensare ai fan e alla sua carriera che negli anni andava avanti nel bene e nel male. «Sicura che vuoi inserire questa cover nel nuovo album?» chiese uno dei suoi produttori, John, passandole i fogli con il testo. Demi annuì, con uno dei suoi soliti sorrisi. «Voglio registrarla.» disse sicura di sé, raccogliendo i lunghi capelli castano scuro in una coda alta. Subito dopo John le consegnò i fogli con il testo e la fece entrare dentro la stanza. Lei si posizionò davanti al microfono e mise le cuffie, aspettando che la base iniziasse. E con quella iniziò a cantare dolcemente the one that got away.
Presto arrivò una delle persone che avrebbe prodotto quella canzone per Demi: Katy Perry. Chi meglio di lei avrebbe potuto consigliare Demi sul come cantare quella canzone in modo da renderla perfetta? Certamente l’originale cantante e autrice di quella canzone. Ma non aveva niente da dire, difronte all’esibizione di Demi. Le sembrava perfetta. Le sembrava che quella canzone fosse stata fatta per lei. Il modo in cui la cantava, il modo in cui la sentiva, il modo in cui le lacrime le rigavano il viso. Quella canzone la sentiva come se fosse sua, si vedeva. «Dio, è stupenda.» commentò Kat togliendosi gli occhiali da sole appariscenti. John le sorrise. A distanza di qualche minuto, dopo aver finito di registrare, Demi uscì dalla stanza e subito abbracciò Katy chiedendole cosa ne pensava, ricevendo nient’altro che complimenti. «Hey, ragazzina, andando avanti così finirai per superarmi!» disse con il solito sorriso e la sua allegria. Demi ne fu subito contagiata «Non penso sia possibile, ma grazie. E grazie anche per avermi dato il permesso di metterla nel nuovo album. Ho sempre amato questa canzone.» Mostrò uno dei suoi larghi e brillanti sorrisi. «Dem, sei stata così brava che oltre a questo penso che ti offrirò anche una cena piccola mia!»
E detto questo, neanche in dieci minuti che le due si trovavano per la strada, in cerca di un ristorante vicino. Trovandosi a Dallas non c’erano molti paparazzi, ma Katy sapeva bene come gestirli ed evitarli, quindi non ebbero neanche un problema. «Allora piccola, sei eccitata per il tuo matrimonio?» chiese aggiustandosi l’ambigua capigliatura rosa come lo zucchero filato. Demi ridacchiò, guardandola, ed annuì «Certo, molto, non vedo l’ora!» cercò di mostrarsi convinta di quello che diceva, e per fortuna Katy non notò nulla nella sua espressione che le avrebbe fatto dubitare di qualcosa. «Sei sicura di esserne pronta? Sai, hai solo ventiquattro anni!»
«Kevin Jonas si è sposato a ventidue anni.»disse l’altra, alzando le spalle. E poi sorrise per evitare di pensare a quello che aveva appena detto. Sperò che Katy non ci facesse caso, ma stavolta sbagliò. «Uhh, uno dei fratelli Jonas! Ed invece l’altro? Quello che stava con te, Joe? Che fine ha fatto?» Demi non se l’aspettava. Una domanda del genere non gliela facevano ormai da mesi. Persino i paparazzi avevano smesso di chiederle cose riguardo a Joe. Cercò di sembrare normale, rispondendo, ma era tutto inutile perché sentire il nome di Joe, pensare a lui, le faceva sempre uno strano, stranissimo effetto. Era come se si fosse dimenticata di lui e all’improvviso tutti i ricordi, in un secondo, riaffiorassero, facendola sentire in modo strano. «Non so» si limitò a rispondere, non essendo capace di aggiungere nient’altro.
 
 
«Liam? Ahah, Dio, Liam è acqua passata. Veramente.»
«Davvero? Io pensavo che ancora stesse insieme!»esclamò sorpresa Selena, coprendosi con un plaid. Miley scosse la testa, con un sorrisino. «Te lo assicuro, non stiamo insieme da un saaaacco di tempo!» ripeté, guardando la sua vecchia amica. Sembravano più in confidenza quella sera che nell’arco di tutta la loro vita, loro. E si persero in chiacchiere per tutta la serata, finché entrambe si addormentarono di fronte ai fotogrammi che continuavano a scorrere senza che nessuno li guardasse, lì in televisione. Poco dopo i due fratelli Jonas scesero al piano di sotto, trovando le due amiche che dormivano pacifiche. Decisero di non disturbarle e di andare in cucina in silenzio, cercando un posto dove parlare di fronte a qualcosa di caldo.
«Cosa hai intenzione di fare, quindi?»chiese tranquillamente il fratellino riccioluto, bevendo un sorso di caffè.
«Non ne ho la più pallida idea, forse dovremmo andarcene. Domani!»esclamò fiducioso Joe, annuendo convinto di quel che diceva. «No, Joe, non ci provare. Abbiamo viaggiato tutta la notte e metà mattinata, e ora tu ti vuoi tirare indietro? Non puoi, che cazzo!» Joe restò sorpreso, di fronte al rimprovero di suo fratello minore. Lo sapeva bene, lui, che Nick sarebbe sempre stato più assennato di lui. «Resta il fatto che non so che fare. Lei non potrebbe mai ascoltarmi, andiamo…» disse Joe, già arrendendosi senza provare. Ma si fermò notando lo sguardo del fratello minore, che si vedeva benissimo: lo avrebbe malmenato con piacere. «Io potrei avere delle idee, sai» disse con un sorriso d’astuto. Eh, questa è una cosa che tutti avrebbero dovuto sapere, riguardo a Nicholas Jerry Jonas.
Era una vecchia volpe.
Sempre stato.
Sempre sarà.


 

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Capitolo 5
*** Nobody. ***


Attenzione:mi rendo conto che ho iniziato questa fan fiction in terza persona come autore a focalizzazione zero, ma d’ora in poi scriverò alcuni capitoli in prima persona, in modo da analizzare meglio il punto di vista e i pensieri specifici e personali di ogni personaggio. Grazie per leggere la fan fiction, godetevi questo capitolo! c:
 
 

«Sei sicura di non voler venire?»

Stavo sul letto, amareggiata, continuando a pensare a cosa sarebbe stato della vita a cui ormai mi stavo abituando fra qualche mese, dopo il matrimonio. Non mi ero mai resa conto di quanto mi mancasse la vita che avevo a Dallas da piccola, finché qualche mese fa non c’ero tornata per preparare il matrimonio.
Dallas non era mai cambiata, le persone che conoscevo da piccola ancora vivevano lì. Le loro facce e i loro atteggiamenti sempre uguali. Non cambiavano mai, a differenza delle persone a Los Angeles. Tutte che puntavano alla perfezione. Le donne che una volta al mese sparivano, e al loro ritorno avevano magicamente un aspetto più giovane. Se c’era qualcosa che odiava, poi, erano gli atteggiamenti ipocriti e falsi, delle persone che si trovavano lì a LA. E poi anche la vita delle persone famose era molto più semplice. Almeno la mia. Quasi nessun paparazzo in giro, poche foto, poche domande. Ed ovviamente era bellissimo il fatto che mi trovassi vicino alla mia famiglia.
Iniziavo a pensare seriamente di restare a Dallas. Ma di certo Josh non avrebbe accettato una proposta del genere. Ne ero sicura, non si sarebbe mai trovata neanche un compromesso. Lui era il solito attore californiano a cui piaceva essere fotografato e trovarsi vicino agli eventi mondani che c’erano lì. E questa era una delle poche cose che non mi convincevano di lui, ma pazienza, non importava. Avrei vissuto a Los Angeles come ormai facevo da anni, anche se dopo la riabilitazione stare in quel posto era diventato più difficile.
La riabilitazione.D’istinto passai lentamente le dita sui polsi, chiudendo forte gli occhi. Stay Strong. Quel che mi ripetevo ogni giorno da più di cinque anni ormai. Dovevo essere forte, avevo imparato ad essere forte. Sarei stata forte, se non per me, per le persone che mi stavano attorno. Devo ammetterlo, qualche volta, quando succedeva qualcosa di brutto, avrei voluto alleviare il dolore che provavo con altro dolore, come facevo prima. E pensavo con rabbia al motivo per cui avevo fatto tutte quelle cose, al perché dovevo essere forte e sforzarmi più di quanto facessero gli altri. Pensavo a tutte quelle persone, a quelle parole d’odio, che mi avevano resa così debole. Che mi avevano resa così. Ma pensai che, in ogni caso, se non fossero successe tutte quelle cose non sarei mai diventata quel che ero adesso. Quella Demi che veniva ammirata dai fan, di qualunque genere, di qualunque età. Adesso cercavo di dare il buon esempio, ma ancora mi sentivo in colpa per aver mentito per così tanto tempo alle persone che mi consideravo un modello. Alle persone che mi volevano bene. Alla mia famiglia.

«Sì mamma, sono sicura. Andate voi, starò bene.»

Mi alzai da quel dannato letto, che a volte avevo l’impressione mi risucchiasse per quant’era morbido. Mi avvicinai allo specchio e alzai la maglietta fino al seno, piegandola più volte. Passai la mano sulla pelle, appena sotto il seno, dove una scritta in nero si espandeva in modo elegante You make me beautiful. Quello era stato il primo tatuaggio che avevo fatto, per sentirmi bene, perché la canzone ‘Beautiful’ di Bethany Dillon in quel momento descriveva esattamente ciò che sentivo. Tu mi rendi bella. Lui mi rendeva bella, speciale. E poi ha infranto tutto ciò in cui credevo. Mi ha fatto sentire brutta, una persona di poca importanza. Mi aveva trattata come se non avessi sentimenti, come se non contassi niente per lui. Mi sentivo come se non avesse fatto altro che riempirmi la testa di sciocchezze e di bugie. Ma dopotutto continuavo ad incolparmi per quel che era successo. Come avevo fatto a sperare che sarebbe stato per sempre? Sapevo benissimo a cosa andavo in contro. Quando avevo scelto di mettermi seriamente con lui sapevo benissimo che non sarebbe durata più di quattro mesi. Ma mi ero detta “hey, perché non provarci?” ed ecco.
Avevo giocato col fuoco e mi ero bruciata.
Ma credevo che almeno nei momenti difficili ci sarebbe stato, come amico. Sapeva dei miei problemi, aveva cercato di aiutarmi in passato, ma aveva finito solo per peggiorare la situazione. Non so se l’aveva fatto di proposito, ma sicuramente poteva evitare molte cose. E farne altre, come venirmi a trovare in riabilitazione. Però mi soffermai a pensare a quanto fosse stato meglio. Quand’ero a Chicago, in quel centro, le persone che venivano a trovarmi o che mi contattavano per avere mie notizie erano veramente poche. Si potevano benissimo contare sulle dita di una mano.
E lui non c’era. Né lui, né i suoi fratelli.
Neanche dopo il tour.

«D’accordo tesoro. A stasera, ti voglio bene.»

Uscii dalla camera da letto e andai nella mia stanza preferita, in quella casa. Da sempre la chiamavo ‘stanza della musica’. Lì dentro c’era un enorme pianoforte, sette delle mie chitarre preferite appese al muro e il microfono del mio primo concerto. Avevo anche un piccolo armadio con gli abiti che usavo nei miei primi concerti.
Alle pareti, appese, alcune foto dei miei concerti, dal duemilasette fino a quest’anno. Mi soffermai a guardarle, una per una. C’era una foto di una piccola me occhialuta con la piccola e dolce Selena, dietro le quinte di Barney & friends. E andando avanti una con il cast di As the bell rings, affiancata da una con il cast di Sonny with a Chance. E volendo continuare una foto di me con Justin Bieber, o con Miley, o con Ryan Tedder, Adam Levine o addirittura una con Patrick Dempsey. E poi come minimo quattro foto con i Jonas Brothers. Senza contare quelle fatte con Kevin, Nick o Joe singolarmente. Tutte appese, lì di fronte a me. E questo non fece altro che procurarmi da pensare a come ci fossimo allontanati negli anni, subito dopo la mia esperienza di Chicago. Ma alla fine, se solo fossero tornati, non credo avrei rifiutato di parlargli o cose del genere. Continuavo a volere bene ad ognuno di loro. Non potevo fare altro, non erano più tanto importanti come una volta, ma lo erano stati di certo.
DING DONG!Già, il mio campanello fa ding dong. Pensai subito alla mamma e a Dallas, che magari erano tornate, cosa strana perché ogni volta che uscivano e andavano al centro commerciale finivano per starci una giornata intera. E non era passata neanche un’ora da quando se n’erano andate. Pazienza. Sospirai e scesi al piano di sotto, dirigendomi alla porta senza preoccuparmi minimamente di aggiustarmi. Aprii la porta e mi trovai davanti l’ultima persona che mi sarei mai aspettata di trovare. «Demi.» disse tranquillamente, immobilizzandomi. Sentii il cuore battere e il sangue scorrere come se avessi un’emorragia alla faccia, ma probabilmente era solo il rossore che avevo sulle guance che mi provocava questa sensazione. Era come se in un millesimo di secondo tre anni di completa assenza si fossero cancellati. Come se fossi tornata indietro nel tempo. Come se davanti a me ci fosse quel ragazzo con i capelli lunghi e il sorriso stampato sul viso anche in una giornata tempestosa. Ma non era così. Lì davanti a me c’era un vecchio amico diventato solamente un estraneo. Un ex fidanzato. Qualcuno che aveva promesso di esserci, ma in realtà era stato uno dei primi ad abbandonarmi per sua volontà.

«Anche io ti voglio bene. A stasera mamma.»

Quanto mi pentii di non aver accettato la proposta di mia madre, in quel preciso istante. Avrei potuto evitare tutto questo. La visita inaspettata, la sua voce, il suo viso. E tutto quello che sicuramente avrebbe voluto dirmi. Deglutii. «Joseph.»

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Capitolo 6
*** The most important person. ***


Ed è così che il mio famoso ex fidanzato ed ex migliore amico, Joe Jonas, giaceva sul mio divano, assopito e ubriaco. Neanche avevo il coraggio di chiederli perché si trovava lì in quelle condizioni, non avrei mai voluto vederlo in quello stato, figuriamoci sentire le cazzate che probabilmente avrebbe sparato.
Sospirai avvicinandomi a lui, dopo aver preso un morbido plaid, e mi avvicinai alla sagoma che sembrava respirare a fatica, lì stesa sul divano. Mi morsi il labbro, guardandolo, e adagiai la coperta su di lui con calma, cercando di non farlo svegliare. Lo sentii mugugnare, e restai a guardarlo per qualche secondo cercando di star calma; mi voltai e mi allontanai, ma venni bloccata da una presa salda sul mio polso. «Demi» mugugnò il mio nome. Il ché mi fece ripetere “sii forte” e quando fui sul punto di andarmene, facendo la cosa giusta, mi sedetti sul tavolino vicino al divano, proprio accanto a lui. Mi lasciò il polso, e mi guardò con quegli occhi che si capiva avevano voglia di chiudersi. «Dem, scusami» sussurrò.
«Per cosa?» chiesi debolmente, cercando di evitare il suo sguardo.
«Per tutto.»
Quelle parole mi colpirono come una freccia arrivata dritta al cuore, ma allo stesso tempo mi fecero crescere dentro una rabbia irrazionale. «Joe, sei ubriaco…» dissi, alzandomi dal tavolino e facendo per andarmene.
Nuovamente, mi afferrò per il polso. Mi tirò, facendomi girare, e disse con un tono debole: «Questo non vuol dire che io non sia pentito.» Un respiro mi si bloccò in gola, e non avevo idea di cosa dire o fare. Non sapevo come comportarmi. E in quella confusione, delle lacrime amare iniziarono a scorrere leggere sulle mie guance, ma senza fermarsi. Non riuscivo a fermarle, le sentivo solo cadere, ed ero incapace di bloccarle.
Una volta ancora, mi sentivo impotente.
«Mi dispiace…»Nel buio, sentii un corpo caldo stringermi, e un odore pungente e fastidioso pervase le mie narici. Odiavo la puzza dell’alcol, mi ricordava quando mio padre da ubriaco alzava le mani su me, mia madre e Dallas. Il ché mi fece scoppiare in un pianto molto più isterico, quasi tendente alla rabbia.
Troppi, troppi ricordi stavano riaffiorando ed io non ce la facevo a sopportare tutto ciò. Mi mossi e con forza mi scrollai Joe di dosso, correndo al piano di sopra e una volta al sicuro nelle mura della mia camera, mi buttai sul letto e mi abbandonai nel piangere stesa lì, lasciando che il mio morbido cuscino di piume assorbisse tutte le lacrime che stavo versando. Presto mi addormentai.
 

Demi pianse, e l’unica cosa che riuscii a fare fu abbracciarla, ma questo fece soltanto peggiorare la situazione, perché Demi scappò via da me e si rifugiò in camera sua. Volevo parlarle, volevo recuperare un rapporto con lei, e forse era proprio questo che mi aveva portato lì.
Beh, a parte un fratello minore super-idiota.
Perciò decisi di non stare con le mani in mano e riprendermi: uscii da casa di Demi e andai a casa di Greg, che non chiese nessuna spiegazione, magari anche perché erano le tre di notte, ma in ogni caso feci una doccia e un sonnellino, per poi uscire prima delle sette del mattino. Andai direttamente a casa di Demi, ed entrai grazie alla chiave che da una vita nascondevano sopra il cornicione della porta. E da lì entrai liberamente nella cucina, iniziando a preparare una colazione con i fiocchi. Volevo parlare con Demi, e magari una buona colazione poteva fare da cornice a quella situazione che dati gli avvenimenti della notte prima si prospettava più che difficile.
Poco tempo dopo, Demi scese dalle scale e mi guardò in modo strano, ovviamente non capiva cosa ci facevo ancora lì. No, non era solo un'impressione: davvero non mi voleva a casa sua. Ma non mi rivolse la parola, e si sedette al bancone. Fissandomi.
«Demi, perdonami per l’improvvisata di ieri sera, non so neanche perché sono venuto qui.»Già, meglio non scaricare tutte le colpe su Nicholas. «È stata una serata leggermente difficile, non volevo procurarti nessun disturbo, ma…» ecco, lasciando la frase a metà fui sicuro che la Lovato mi stesse ascoltando. Trattenni un sorrisetto «Ma avevo bisogno di chiederti scusa per tutto quel che ti ho fatto, e soltanto ieri ne ho avuto il coraggio.» dissi, inspiegabilmente trovandomi dalla parte opposta del bancone, vicino a lei che era ancora seduta. Le presi le piccole e morbide mani, stringendole delicatamente fra le mie. «Dem, mi manca la mia migliore amica, mi manca la persona più importante della mia vita. Ti prego.»

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Capitolo 7
*** Take what you want. ***


«Take what you want, steal my pride!
Build me up
or cut me down to size
Shut me out!
But I’ll just scream,
I’m only one voice in a million!
But you ain’t taking that from me
Oh oh oh you ain’t taking that from me»
 
Cantava con un’energia tale da fare impazzire intere folle. E quella era una delle canzoni che amava ormai da anni, Natasha Bedingfield una volta le aveva persino fatto una sorpresa ad un concerto a Chicago, dove avevano fatto un gran bel duetto. La voce di Demi era così versabile che poteva permettersi di fare qualunque cover volesse fare. Ed io mi stavo godendo quel momento da dietro le quinte, giocherellando con il pass che mi avevano messo al collo. Sorrisi, vedendo dal piccolo schermo dietro la tenda che lei sorrideva mentre cantava. Amavo quando sorrideva, quel sorriso mi era mancato così tanto per tutto quel tempo.
 
«Oh oh oh you ain’t taking that from me
Oh oh oh you ain’t taking that from me!»
 
Aspettai che finisse di cantare, torturandomi il labbro e fissandola un po’ dallo schermo, ed un po’ sul palco sempre restando dietro la tenda del backstage. Era stupendo il solo modo in cui si muoveva, tutta l’energia che ci metteva era ipnotizzante per me. Mi ricordava tutte quelle volte che avevamo cantato assieme e a dir la verità mi sentivo un gran vuoto nello stomaco al solo pensiero. Devo dirlo, mi mancavano quei tempi. Mi mancavano tanto.
 
«Oh oh oh you ain’t taking that…. La la la, la la la…»
 
Finalmente finì, ringraziò tutto il suo pubblico e poi corse nel backstage, venendo proprio dalla parte dove io la aspettavo pazientemente. Aveva un sorriso raggiante, che solo a guardarlo ti faceva venir voglia di sorridere. Lei alzò lo sguardo verso la mia parte e il suo sorriso in qualche modo si allargò. Venne a grandi passi verso di me, a braccia aperte praticamente. Non aspettavo altro, un suo abbraccio dopo al concerto, proprio come faceva una volta. A mia volta allargai le braccia, pronto a prenderla. «Joooosh!» e nello stesso momento che esclamò quel nome il mio sorriso si spense, e le labbra mi ricaddero lungo i fianchi. Il solo tempo di girarmi e dietro di me vidi un Josh Hutcherson con la mia Demi fra le braccia. Deglutii rumorosamente, fissandoli con occhi spenti, ed ascoltai in silenzio loro che parlavano.
«Ah, Josh! Ti presento Joe»disse ad un certo punto lei, avvicinandosi con Josh a me. Mossa falsa, avrei potuto prenderlo a pugni così facilmente da vicino. Che pensava!?
Lui con un sorrisino disse «Oh, piacere» quanto avrei voluto spaccargli il muso in quel momento, solo Dio può saperlo. Gli strinsi la mano, fingendo palesemente un sorriso. Il piacere è tutto tuo, «piacere.»
Incontrai per un solo secondo lo sguardo di Demi, che poi venne chiamata da sua sorella Dallas e dovette andarsene. Nello stesso preciso istante, Josh si avvicinò dicendo «Che intenzioni hai, Joe?» lo guardai perplesso, facendo quasi il finto tonto. «Andiamo… sei il primo e il penultimo amore della mia futura moglie. Chi pensi di prendere in giro?» inarcò le sopracciglia, ed in quel momento la mia mano stretta in un pugno prendeva una vita propria e urlava “ti prego, farmi andare contro il suo naso, ti prego!”
Accennai un sorriso strafottente «Sei cosciente del fatto che non c’è una telecamera che ti riprende, vero? Non sei in uno dei tuoi film, tranquillo amico!» e gli voltai le spalle, andando via. Ancora pochi minuti e quel ragazzo non sarebbe stato più riconoscibile, davvero. Ma già Demi sembrava perplessa sul perdonarmi, se fosse successo qualcosa l’avrei persa di sicuro.
Non sarebbe tornata con me, non mi amava più, ma di sicuro volevo restarle vicino come amico. Se è questo che potevo essere. Dovevo assolutamente stare al mio posto, tranquillo. Okay, non ci sarei riuscito di sicuro con quel tipo che rompeva i benedetti gioielli, e sapevo benissimo che il giorno del suo matrimonio sarebbe stato il più brutto della mia vita, ma dovevo sforzarmi e non combinare casini. Non troppo gravi almeno. Quel tipo non prenderà quello che voglio.

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Capitolo 8
*** So drunk! ***


Joe.
 
Mancavano circa tre settimane al matrimonio e vedevo tutti impazzire dietro a Demi, che non aveva mai le idee chiare su quel che c’era da fare. Eppure avrebbe dovuto finire i preparamenti già da molto tempo. Non era pronta, molto probabilmente. Io lo avevo capito, sua madre l’aveva capito, Selena e Miley l’avevano capito. Ma l’unica che non l’aveva capito, probabilmente, era lei. Voleva questo matrimonio tanto quanto non lo voleva, semplicemente aveva le idee confuse.
Scesi al piano di sotto, dove si trovava Demi dopo che tutti quelli che la volevano aiutare furono andati via. La ritrovai seduta, con la testa fra le mani mentre si trovava poggiata al bancone della cucina. Mi avvicinai lentamente, preoccupato. «Dem? Stai bene?» chiesi tranquillo, aspettando che alzasse lo sguardo verso di me rispondendomi. «Ho bisogno di una pausa.» sussurrò alzando la testa e accennando un sorriso sfinito. Mi morsi le labbra «Chiama le tue amiche, stasera vi porto per discoteche e faccio da autista» dissi con un sorriso, passandomi una mano fra i capelli. Lei restò a guardarmi per un po’, in silenzio, poi sorrise ma stavolta più sollevata. Si vedeva «Grazie Joe».
 
Era già la seconda discoteca in cui le portavo quella notte, erano tipo le quattro e un quarto e come nell’altra discoteca andavano avanti in balli scatenati e chupiti super alcolici. E quella che sembrava più scatenata sembrava proprio Demi, lo vedevo dal bancone al quale ero seduto. Si muoveva in pista come una pazza, ma l’importante era che si divertisse, no? Sempre finché la situazione non fosse degenerata. «Oddio, guarda Demi!» disse con una risata Anna -amica di Demi-, avvicinandosi a me.  Risi anche io, poi girandomi verso di lei. «Com’è che tu sei così lucida?» chiesi confuso, ma con un sorriso simpatico. Lei fece spallucce «Perché so già quello che succederà stasera!» A quelle parole corrugai le sopracciglia, perplesso. «Ehm, cioè?» lei fece un cenno con la testa verso la pista, così mi voltai in tempo per vedere Demi che si strusciava con un ragazzo, gli dava uno schiaffo e poi correva verso il bancone dove stavamo noi. Ordinò un ennesimo chupito. Dopo averlo scolato tutto in un sorso, si voltò verso di noi e scoppiò in una fragorosa risata. «Che diavolo state facendo voi due!?» disse, poi facendo seguire a questa esclamazione un qualcosa di incomprensibile. Quando chiuse la bocca si avvicinò a me e mi poggiò le mani sulle spalle «Grazie! Grazie davvero Joe, ma ora pagami uno di quei drink blu!» mi urlò nell’orecchio ed io restai a guardarla incapace di dire qualcosa. Presto scappò via, tornando in pista. Mi girai verso Anna, trovandomi in difficoltà. Non avevo idea di cosa fare, perciò aspettavo una mano da lei. Ma Anna non rispose in un primo momento, si limitò soltanto ad alzare le spalle. «Aspetta, prima o poi te lo verrà a chiedere» Chiedere cosa? Sospirai e dopo qualche minuto decisi di uscire fuori per prendere un po’ d’aria fresca.
 
Appena tornai dentro, mi trovai Demi davanti. «Joe!» fece in modo lamentoso, buttandosi sul mio petto ed abbracciandomi in modo strano. «Portami a casa! Mi viene da vomitare» esclamò. Sembrava piangere come una bambina di tre anni, o di meno. La strinsi a me qualche secondo e poi annuii. Mandai un messaggio ad Anna, solo perché non sarebbe stato possibile trovarla subito in quella grande folla, e finalmente capii perché Anna non era ubriaca: avrebbe dovuto accompagnare tutte le altre in macchina. Così, tranquillo, andai con Demi alla mia macchina e guidai verso casa sua.
«Dems, resta sveglia. Siamo quasi arrivati!»continuavo a ripeterle un po’ nervoso, mentre lei fissava la strada appoggiata con la testa al finestrino. Appena arrivammo corsi ad aprirle la portiera e la portai fin dentro casa in braccio. Appena messo piede a terra, lei corse verso il bagno a vomitare. Con un sospiro, la seguii accendendo qualche luce. Arrivato in bagno la vidi con la testa sopra alla tazza, a buttare tutto ciò che aveva bevuto lì dentro. Deglutii, avvicinandomi a lei e le tenni i capelli restandole vicino.

angolo autrice: mi dispiace ma ultimamente non ho molta ispirazione per questa storia, ma il prossimo capitolo giuro che sarà meglio degli ultimi due! però recensite, vi prego. ç.ç

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