La mia vita nell'Alice Academy

di BellDarkoNovak
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Era Sabato ***
Capitolo 2: *** Il fuggitivo ***
Capitolo 3: *** Il casino ***
Capitolo 4: *** Il seguito ***
Capitolo 5: *** Scusa (avviso) ***
Capitolo 6: *** !avviso! (mi dispiace) ***



Capitolo 1
*** Era Sabato ***


 Era sabato. Fuori si moriva dal caldo pur essendo mattina. Per colazione non mangiai nulla allora accesi la TV e guardai il TG: facevano vedere il solito cretino che decide di buttarsi da un palazzo per il lavoro appena perso ma non ci riesce perché ha troppa paura, aspetta un attimo, ma quello è il prof. di scienze! O almeno lo era... credo sia stato licenziato due settimane fa. Io abito subito accanto alla scuola per cui non mi preoccupai di fare tardi e quindi vidi il servizio fino alla fine, per sapere se quel disgraziato che ci riempiva di compiti a casa e di quiz a sorpresa restava in vita, un poliziotto l’ha afferrato prima che potesse lanciarsi nel vuoto … in fondo, in fondo volevo che si buttasse. Una volta finito andai davanti alla scuola ad aspettare che la campanella suonasse. (Oh, dimenticavo, io sono Sara, ho tredici anni, sono alta 1e65 e ho i capelli neri come la pece. I miei occhi sono grigi con poche striature nere e, secondo l’opinione di mia zia, sono magra. Ho una carnagione molto chiara, direi diafana. Abito in un paese “sperduto” dell’Italia. Sono al 2^ anno delle medie, ai primi giorni precisamente.)
 

Finalmente iniziò l'orario scolastico, certo non è normale che a una ragazza di tredici anni piaccia andare a scuola ma quello era uno dei pochi momenti in cui potevo stare fuori di casa, lontana da tutto e tutti. E poi ero considerata un genio, non per i miei voti altissimi, massimo 8/9 neanche, ma per i pessimi voti dei miei compagni (quasi tutti ripetenti da due o più anni), però la scuola passa in fretta. Bisogna tornare ognuno alla propria abitazione, io non tornavo a casa mia ma andavo nell’appartamento di zia Adelaide, perché la mia vera dimora non sapevo dov’era. Mia madre, essendo molto giovane e non potendo mantenersi da sola, mi ha lasciato a casa di sua sorella e se né andata quando ero molto piccola, mentre mio padre era lontano, non sapevo neanche dove. Non sa neanche di avere una figlia ed io non conosco né il suo nome né il suo aspetto ma mia zia ha detto che mi somiglia quindi credo sia alto, magro e con i capelli neri, forse.
 

Saranno passati sì e no una decina di giorni da quando ho scopertouna cosa sensazionale: il cane di mia zia, Muffin, era deceduto per la vecchiaia davanti ai miei occhi ed io in quel momento ho desiderato tanto che tornasse in vita, dopo pochi secondi lui si è alzato ed è andato a bere. Poi ho scoperto che quel potere che avevo era un Alice.
Si è fermata davanti casa una limousine nera e da essa è sceso un uomo alto, con i capelli corti e neri, vestito alla Matrix tranne il fatto che al posto degli occhiali neri ha una maschera bianca che ricopre solo metà del viso, gli occhi. Io non l’ho mai visto. Bussò alla nostra porta e si mise a parlare con mia zia dicendo << Devo portare Sara all’accademia >> sembrava mi conoscesse, ma mia zia sa essere più testarda di chiunque altro e rispose << No! Lei non andrà mai in quel posto! >> allora m’intromisi nel discorso per saperne di più e chiesi all’uomo, che dopo scopro chiamarsi Persona, cos’ è l’accademia e lui mi rispose in tono freddo << L’accademia è una scuola apposta per quelli che possiedono gli Alice, come te, dove potranno imparare a usare i loro poteri e a controllarli del tutto. >>È per questo che decisi di andarci, perché ci sono altri come me, anche se la zia si è messa a piangere, chissà come mai. Non provava molto interesse per me, una volta sono stata tre giorni da un’amica a sua insaputa senza neanche una sua telefonata. Quando tornai a casa, non mi disse niente, se ne infischiava di me.
Quando sono salita in macchina, ho notato di non essere sola. C’era un ragazzo dai capelli neri e corti, credo fosse della mia età e quando Persona entrò, disse di chiamarsi Natsume e che possedeva un Alice anche lui, quello del fuoco. Portava la divisa scolastica delle medie dell’Alice Academy (l’istituto scolastico dove mi stavo dirigendo), pantaloni lunghi blu in stile scozzese, una camicia bianca e sopra una giacchetta estiva nera, e poi capii perché: era stato mandato per proteggermi durante il tragitto perché il mio Alice era molto raro e importante per la scuola.
Natsume aveva lo sguardo rivolto all’esterno e rimaneva in silenzio. Qualche volta si girava verso di me e mi guardava con occhi curiosi poi, appena si accorgeva che Persona lo guardava male, difficile capirlo perché portava la maschera, tornava a guardare fuori, sempre in silenzio. Un silenzio che mi mandava in bestia. Ero sul punto di dire una frase a caso pur di rompere quell’assenza di rumori quando lo fece Natsume << Che Alice possiedi tu? >> disse in tono gelido e distaccato, quasi come se non fosse una domanda, con i suoi occhi che continuavano a guardare fuori. Ma come, era lì per proteggermi e non sapeva davvero qual era il mio Alice? Io non sapevo cosa dire, poi cercai di ricordare se Persona lo aveva detto, inutilmente, <> fu tutto quello che potevo dire.
Dopo qualche minuto la macchina sbandò e ci portò fuori strada, a sbattere contro un albero. Dalla macchina che ci venne in contro, scese un uomo che somigliava a un agente segreto che mi puntava una pistola, Natsume e Persona si misero davanti a me a mo’ di difesa, come se io non fossi capace di difendermi da sola. << Natsume, dobbiamo difendere la ragazza, da sola non ce la farà mai! >>, appunto, disse Persona e Natsume annuì guardandomi con un sogghigno. Maschilisti. Ci circondarono e, mentre Natsume e Persona erano impegnati a “difendermi”, due o tre mi accerchiarono << Volete vedere come “non mi so difendere?!” >> gridai nella loro direzione con aria di sfida, poi incominciai a combattere: ne misi a terra quattro con mosse di Karate e uno con un pugno nello stomaco, ero stanca e non mi andava di usare un’altra mossa. Natsume mi guardò un po’ stupefatto ma no più di tanto, Persona invece mi osservò come se lo sapesse già. Risalimmo in macchina e ci rimettemmo in viaggio.

 

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Capitolo 2
*** Il fuggitivo ***


   Grazie per aver letto la mia storia. Il prossimo capitolo s'intitola:  

 Il Fuggitivo

  

    Finalmente, era ora che arrivassimo alla scuola. Il cancello era ENORME e ne rimasi meravigliata, forse era alto 15 metri e lungo venti, se non di più ed era seguito ai lati da alte mura che circondavano la scuola, ma che dico scuola! Lì dentro c’era un istituto per l’asilo, le elementari, le medie, il liceo e l’università; wow, questo posto era davvero grande! Davanti alla maestosa entrata vi era un uomo sulla trentina con i capelli biondi, gli occhi viola e un sorriso a trentadue denti sul viso che si dirige verso di noi << Buongiorno! Io sono Narumi, lavoro qui come insegnante e ti do il benvenuto nell’Alice Academy! Hai avuto problemi ad arrivare? >> l’ultima frase la disse guardando Natsume che si girò di scatto dall’altra parte, sbuffando, come se fosse stato appena offeso << No, no. È tutto apposto tranne il fatto che abbiamo avuto un “incidente” e che alcuni uomini hanno cercato di rapirmi! >> << Ah, ok. Vieni che ti presento i tuoi nuovi compagni di classe. Ti mancheranno i tuoi vecchi amici giusto, ma qui ne avrai di nuovi, Sara!>> come fa a conoscere il mio nome? Io non l’ho detto a nessuno! << Tanto in Italia non avevo amici, non conoscevo nessuno quindi non mi mancherà nessuno >>.
Eccoci arrivati all’aula 2’A. Non sapevo cosa aspettarmi e quando aprii la porta mi ritrovai davanti uno spettacolo stupefacente: due ragazzi che volavano, uno che disegnava sul muro e i disegni prendevano vita, una che trafficava con delle provette da piccolo chimico, un'altra che cucinava dei piccoli biscotti di tutte le forme che danzavano. Natsume mi scansò e andò da un ragazzo biondo con gli occhi azzurri che teneva in braccio … un coniglio! Natsume e l’amico si andarono a sedere all’ultimo banco e lui sprofondo la faccia in un libro, ma che dico libro, un fumetto. Come se non fosse già comodo, mise le gambe sul banco e le braccia dietro la testa. <> disse Narumi facendomi cenno di avvicinarmi alla cattedra <> Nessuno rispondeva. Meno male, non avevo nessuna voglia di parlare << Io avrei una domanda>> E ti pareva! La voce proveniva da una ragazzina magra e, all’apparenza, molto timida. << Tu … che Alice hai?>> A quella domanda non sapevo e non volevo rispondere, non volevo che i miei nuovi compagni si spaventassero e mi evitassero per colpa del mio Alice, ma fu il Sr. Narumi rispondere piu cupo di prima << Lei ha un Alice davvero molto pericoloso>> A quell’ informazioni metà della classe tornò attenta <> qualcosa lo interruppe. Sulla porta c’era un altro professore, sulla trentina anche lui, che ansimava << Narumi, c’è bisogno di te … Un ragazzo … sta cercando … di scalare … il muro >> << I cavi elettrici lo fermeranno>> << Impossibile … ha trovato il modo di togliere l’elettricità … dal muro! Scapperà! >> Il professore non aveva fatto in tempo a finire la frase che Narumi era già in corridoio seguito dalla classe. Ci mettemmo un po’ ad arrivare al luogo interessato, era la divisione del liceo, c’era già una folla di ragazzi che guardavano il giovane che cercava di salire sul muro arrampicandosi, era ormai a buona strada. Gli insegnanti erano a metà fra lo sconvolto e l’arrabbiato, i loro volti sembravano dire “ scendi che se cadi ti fai male, ma se ti prendiamo, te ne farai molto di più ”. Da quello che sentivo dire dagli altri alunni quel ragazzo del liceo non possedeva Alice sulla forma fisica per cui stava usando le sue forze umane per scalare il muro.
Un insegnante provò ad afferrarlo volando ma il giovane lo scansò. Narumi chiamò Natsume in modo che con il fuoco potesse spaventarlo. Il giovane, di nome Tsubasa, non mollò e ricominciò a salire. Quando stava per scavalcare la recinzione a punte, in cima al muro, Narumi mi chiamò e mi chiese con fare gentile di usare il mio Alice. Io sinceramente, non volevo usarlo perché avrei potuto ucciderlo se sbagliavo qualcosa, ma Narumi mi convinse trascinandomi sotto il muro. Chiese, sempre col sorriso sulle labbra, a Samuel di sollevarmi con il suo Alice. Arrivai facilmente in cima al muro e Samuel mi lasciò seduta a gambe incrociate là, dove tutti si sognavano di arrivare. Quando Tsubasa mi vide lì, seduta comoda, ci rimase un po’ male perché lui si era spaccato schiena e braccia per salire ed io in 5 secondi ero lassù. << Stai tranquillo >> dissi << tra poco sarà tutto finito >> terminata la frase, lo presi per il mento, lo avvicinai a me e gli soffiai in faccia. Un soffio delicato ma potente, debole ma deciso. Lui iniziò a barcollare e, per evitare che cadesse, lo afferrai per la camicia. Guardai giù, due ragazzi stavano portando un trampolino da pompieri di cui ignoravo la provenienza << Lascialo cadere! >> sentite quelle parole lasciai Tsubasa cadere nel vuoto mezzo stordito e poi Samuel mi fece scendere dolcemente. Appena toccai terra, fui travolta da una folla di alunni che continuavano a chiedermi come avevo fatto o che Alice possedevo. Odio essere in primo piano e odio la calca. Gli unici a non degnarmi di uno sguardo erano Natsume e l’amico: loro guardavano la scena da lontano. << Ora che è tutto apposto potete tornare in classe >> la frase arrivò da un professore sulla quarantina-cinquantina. Gli altri si staccarono finalmente da me e si avviarono ognuno per la propria strada mentre bisbigliavano qualcosa sul mio conto, in quell’istante dovetti sopprimere la rabbia altrimenti avrei dato un pugno a qualcuno. Natsume mi guardò con uno sguardo di ammirazione, che durò pochi secondi, e poi si avviò anche lui per la nostra classe. M’incamminai anch’io, rimasi in disparte. Sono una ragazza che ama il silenzio.
   

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Capitolo 3
*** Il casino ***


raga, scusate il mio ritardo ma credo di avere il blocco dello scrittore... aiutatemi. Nei commenti scrivete alcune idee, magari le usero'
 

scusate se e' un po corto ... me ne vergogno! i.i
 

Il Casino
 

 Arrivati in classe Narumi m’indicò l’unico banco vuoto, proprio quello che Natsume usava per portare i suoi libri, i suoi astucci, il suo zaino e i suoi quaderni. Mi appostai accanto al banco in attesa della cosa più ovvia << per favore, Natsume, potresti togliere dal banco le tue cose?>> lui mi guardò << perché? >> << perche mi dovrei sedere, io >>. Lui, indifferente, tornò al suo fumetto e io dovetti sopprimere di nuovo la rabbia. Quella scuola non andava affatto bene per i miei nervi o forse ero io troppo agitata. << lo ripeto per l’ultima volta, Natsume, puoi togliere le tue cose dal mio banco? >> << Ehi tu! Non puoi rivolgerti così a Natsume! >>. Mi girai e vidi una ragazza piu bassa di me guardarmi sorto e poi sollevarmi in aria con il suo Alice. << Mettimi giù subito! >> gridai a lei ma non volle ascoltarmi << mai, prima devi chiedere scusa a Natsume per come gli hai parlato! >>. << Mettimi giù, mi sento male! >> Si giraronotutti verso di me mentre soffocavo, non respiravo! << Non mentire! Io so riconoscere chi finge >> << Ti prego! Non … respiro … >> Perdevo le forze, avevo voglia di chiudere gli occhi. Diedi un ultimo sguardo agli altri che mi guardavano preoccupati. << D’accordo, ti faccio scendere >> Avevo gli occhi socchiusi ma riuscivo ancora a vedere i miei compagni accerchiarmi. Narumi corse verso di me e mi controllò il battito: debole. Mi portò svelto in infermeria e lì chiusi gli occhi, vedevo solo buio.
Mi alzai dal letto dell’ospedale di scatto, come chi fa un incubo. Avevo un aflebo che mi usciva dal dorso della mano sinistra e la testa che mi girava. I muri non miglioravano la situazione: su quello davanti a me c’erano delle spirali colorate, alla mia sinistra una finestra, e alla destra la porta d’entrata e la parete erano colorate di un rosso sgargiante. Sentii bussare << Avanti >> la mia voce era rauca, entrarono alcuni studenti tra cui quella ragazza che mi aveva sollevato in aria. Si avvicinò a me e disse quasi implorante << Scusa, scusa. Non volevo farti del male >> << Non è stata colpa tua >> dissi << Questo è un effetto ritardato al mio uso dell’Alice. Ci sono abituata >> mi tese la mano e mi chiese se potevamo essere amiche ed io, naturalmente, risposi di sì. Lei mi abbracciò << ahi! >> << perdono >> appoggiai la testa al cuscino con il fianco ancora dolorante, mi sentivo un livido enorme. Narumi fece un passo avanti << come stai oggi >> Oggi? Quanto tempo avevo dormito! << hai dormito per due giorni >> rispose Natsume come se sapesse cosa ho pensato e dopo indicò un bambino che disse di avere l’Alice della lettura del pensiero. << grazie dell’informazione >> dissi. Notai che accanto a Natsume c’era un bambino delle elementari che mi ricordava tanto qualcuno << Come ti chiami, piccolo? >> quel bambino mi rivolse lo sguardo e disse << Mi chiamo Youchi, tu? >> Youchi, quel nome mi era familiare << io sono Sara >> Il bambino delle elementari strinse la mano all’amico ancora più forte << avevo una sorella che si chiamava Sara, prima di venire qua >> Ora mi ricordo, lui assomigliava tanto al mio fratellastro che era dovuto andare in una scuola a Cosenza! Era lui e c’era un modo per dimostrarlo << Youchi, mi fai vedere la mano? >>. Mi porse la mano destra e notai che c’era una cicatrice, la stessa che Muffin aveva fatto al mio fratellastro. Mi rivolse uno sguardo incuriosito << Sei tu la mia sorellona, vero? >> ed io risposi col sorriso sulle labbra << Sì, credo di essere io >> lui saltò sul letto e mi abbracciò << ahi >>, << scusa, non volevo! >>. Uscirono dalla stanza e sentii Natsume che, una volta andato fuori dalla porta, parlava con Persona. Che ci faceva lì. E da ciò che ho potuto sentire, non era là per Natsume, ma per … me?! Chi lo conosce quello e cosa vuole da me, non l’ho mai visto e lui s’interressa a me. Da quello che ho sentito dalla mia nuova amica non è molto loquace. Entrò, io ero girata dalla finestra a guardare il cielo, pensando. Si sedette sulla sedia accanto al letto e iniziò a parlarmi: sul mio Alice, su di me, sugl’insegnamenti che avrò e sui miei genitori. Aspetta un attimo … ha menzionato mia madre e mio padre! A quel punto mi girai ma non del tutto, mi fermai a guardare il soffitto. Non volevo guardarlo mentre parlava di mio padre: ha detto che forse l’avrei conosciuto lì e poi, nominò mia madre col sorriso sulle labbra. Non proprio sorriso a 32 denti ma un sorrisetto a malapena visibile che io, senza neanche guardarlo, notai subito.
Stava per finire la frase ma qualcosa lo bloccò, un pensiero forse. << Lascia stare >> tornò serio, si alzò e se ne andò senza darmi l’occasione di chiedere cosa voleva dire quel “lascia stare”.

 

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Capitolo 4
*** Il seguito ***


scusate il ritardo, ma quando il blocco dello scrittore ci si mette ...
Il Seguito


 

 Passarono i giorni ed io potei alzarmi da quel letto che odorava di disinfettante e dirigermi in classe. Arrivata davanti alla porta, mi fermai ricordando ciò che Persona mi aveva detto qualche giorno prima: “Il tuo alice è molto pericoloso, sia per te che per gli altri”.
Entrata in aula fui sommersa da ragazzini che chiedevano come stavo, << sto bene >> rispondevo scocciata. Menomale che in quel momento entrò il professor Narumi che ci mandò a posto. << Sara, come stai oggi? >> e no eh, pure lui no! << Sto bene professore, sto bene >> mica tanto, ho un’irrefrenabile voglia di picchiare qualcuno. Mi sedetti al mio banco e salutai con un cenno del capo Natsume e il suo amico … che sbadata, non sapevo nemmeno il suo nome. Glielo avrei chiesto più tardi. Passata la prima, la seconda e la terza ora a fare niente poiché a Corbara ( in provincia di Salerno: Campania ndA u.u ) avevo già fatto tutto quello che spiegavano. Le due settimane successive furono normali per me: stavo sempre da sola a leggere romanzi horror. Un giorno Yukon, l’amica che possiede l’alice della levitazione, mi avvertì di una gita a Central Town. Mi raccontò di tutto quello che c’era al suo interno: dai negozi di cibo alle svendite di vestiti, dai mercati in piazza agli spettacolini che si potevano trovare all’interno di esse e mentre raccontava le brillavano gli occhi. Non mi convinse molto, in fondo c’erano troppe persone che andavano e troppi individui equivalgono a troppo rumore. << No, non vengo >> << ma perchèèèè? >> misi una mano sulla fronte e alzai gli occhi al cielo … << Sara >> riconobbi subito quella voce alle mie spalle. Mi voltai e vidi Youchi guardarmi con gli occhi più teneri che io abbia mai visto … doveva chiedermi qualcosa che non mi sarebbe piaciuto, << accompagni me e Natsume a Central Town? >> Solo ora mi accorsi che alle sue spalle, poco più in là, c’era Natsume che ci guardava. << E va bene. Certo Youchi che ti, volevo dire vi accompagno >>.
Arrivati alla fermata dell’autobus, mi ritirai nei sedili in fondo, mi sedetti mentre guardavo Youchi parlare con Natsume e a volte girava lo sguardo in dietro e mi salutava. Accanto a me si sedette una bambina della mia età << Ciao, sono Hotaru. Sei quella nuova, vero? >> mi voltai (non faccio la descrizione perché la conoscete già ndA) << Ciao, si sono quella nuova >> breve pausa, notai che mangiava qualcosa << Cervello di granchio eh >> << sì, ne vuoi un po’? >> disse mentre mi porgeva il barattolo. Feci di no con la testa. Dopo cinque o dieci minuti si avvicinò a noi una ragazza che mostrò un distintivo, falso o fatto in casa, con scritto ‘presidentessa fan club NatsumeRuka’ e poco più in basso ‘Sumire’ << parli troppo con Natsume, te lo proibisco! >> tutti i passeggeri si voltarono ad eccezione di Natsume e Youchi << non puoi dirmi quello che devo fare >> pronunciai con calma io, quasi da far paura. Lei, appunto, rabbrividì per un secondo e ribatté << Tu sei nuova, non hai ancora nessuna stella, non puoi parlare così a una studentessa con due stelle! >> rabbia, in quel momento provavo solo collera, ira. Non risposi e lei scese dal bus, soddisfatta. Ringhiai piano e Youchi se ne rese conto. Mi corse in contro e cercò di calmarmi, sapeva che da un momento all’altro sarei esplosa. E non sono molto carina quando la rabbia prevale!
Scesi e mi guardai intorno, era davvero un bel quel posto. C’erano molti negozi che Youchi visitava con un piccolo sorriso sulle labbra. Come moneta si usavano i Conigli o altrimenti detti Rt (rabbit). Solo in questo momento mi resi conto che non avevo nemmeno un Rt in tasca. Dopo qualche minuto mi decisi di rompere quel silenzio, mi girai indietro per guardare Natsume << Allora, Natsume, non compri nulla? >> non rispose << Ok … come non detto >> silenzio, almeno potevo avere quello … si fa per dire, con il chiasso che veniva da fuori. << Cosa ti ha detto Persona, quando ti è venuto a trovare? >> finalmente la sua voce << nulla, mi ha parlato del mio alice: che è molto pericoloso >> dopo qualche secondo mi chiese se almeno sapevo che alice avevo e la mia risposta fu un semplice e gelido ‘no’ seguito da un occhiata per terra. Da quel momento in poi l’unico a parlare era stato Youchi che ci chiedeva cosa doveva comprare se era indeciso su qualcosa.
Dopo un certo periodo mi accorsi di essere seguita o osservata, spesso mi guardavo alle spalle a controllare, ma non c’era nessuno che
osava(mi)cagarmi(guardava)(questa l’ho scritta per ridere un po’ ndA). Natsume se n’era accorto e mi chiese << C’è qualcosa che non va? >> mi girai di nuovo << no, è solo che mi sento perennemente seguita >>.
A un tratto un uomo si avvicinò in fretta e mi afferrò per il braccio, aveva un passamontagna. Gridai, attirando l’attenzione di tutti i passanti. << sta zitta! Sara >> non ci posso credere, anche lui conosceva il mio nome << si Sara, ti conosco. Voi dell’accademia non siete gli unici ad avere gli Alice … non sai cosa dire, eh! >>. In quel momento vidi avvicinarsi Natsume con Narumi e Persona. Natsume provò a usare l’alice del fuoco ma l’uomo alzò una barriera ridendo. << No, non so’ cosa dire. >> lui interruppe la risata, pausa a effetto << ma so cosa fare >> l’ultima frase la dissi con un sorrisetto sulle labbra e liberandomi facilmente dalla presa, lo sconosciuto indietreggiò di qualche passo. Tirai su la testa che finora ammirava le piastrelle della piazzetta e lo guardai in faccia: leggevo la paura che aveva nei suoi occhi. All’inizio non capii il perché ma lo intesi quando qualcuno, in mezzo alla folla, gridò “guardate, la ragazza ha gli occhi rossi!”. Alzai il braccio e diedi un pugno in faccia all’aggressore, non controllavo le mie azioni … e questo mi piaceva. Lo afferrai per un braccio e lo sbattei contro un albero, senza fatica, quell’uomo doveva pesare si e no una settantina di chili. Ero anche diventata più forte. Una volta ripreso, lo guardai intensamente allargando il sorriso, lui iniziò a gridare premendo le mani sulla testa. Ero io a fargli sentire quel dolore. Gli assestai calci e pugni nello stomaco e in volto. Quando iniziò a sanguinare dalla bocca, interferirono Persona e Narumi che erano rimasti ad osservare stupiti e spaventati ( solo Narumi era spaventato ): Persona si mise davanti a me e Narumi andò a soccorrere l’individuo. << Sara, calmati. Non sei in te! Calmati! >> Persona cercava di calmarmi scuotendomi e gridandomi nelle orecchie, cavolo anche se ha una voce bassa sa gridare molto bene. Scrollai leggermente la testa e gli occhi rossi sparirono, lasciando spazio alle mie normali iridi grigie. << Cos’è successo? >> chiesi e poi notando l’uomo a terra sanguinante rammentai ogni minimo dettaglio. << Sono s-stata i-io? >> domandai prima che le forze iniziarono ad abbandonarmi. Barcollai e caddi a terra ma qualcuno mi prese al volo, era Persona. Mi portò all’ospedale, di nuovo, e lì svenni sul serio.

 


 

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Capitolo 5
*** Scusa (avviso) ***


AVVISO!
 

scusate tanto ma ho dei problemi con il pc ... sto scrivendo con il cell ... non potrò scrivere la storia per un altro po ... scusate!!! T.T FACCIO PENA!! il pc si è rotto e mi ha cancellato l'intera storia! Ero pure a buon punto! Vi prego, continuate a seguirmi, questo è solo un piccolo problema che si risolverà. SCUSATE!

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Capitolo 6
*** !avviso! (mi dispiace) ***


Cambio di programma, la terrò qui ma non sono molto sicura di aggiornarla molto presto ...

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