Il sangue dell'immortalità

di ALE 96
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prefazione ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***



Capitolo 1
*** Prefazione ***


  

Uno...due...tre...quattro...cinque...sei...sette...otto...nove...dieci...undici...dodici rintocchi risuonarono in lontananza. Sentivo un dolore lancinante e il sangue sgorgava inarrestabile come una cascata dalla mia schiena. Ero stata così stupida ad aver abbassato la guardia e adesso dovevo accettarne le conseguenze. Però...non voglio morire, non ora che ho trovato il mio amore, la mia anima gemella. La verità è sempre la stessa, io non potrò mai essere felice...

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Samantha Price si svegliò molto lentamente. Non aveva voglia di alzarsi dal suo comodissimo letto ma doveva farlo. Doveva andare a lavorare. Girò la testa quel poco che bastava per poter guardare la sveglia. Ma sul comodino non ce n'era traccia. Con dispiacere si alzò e notò che era dall'altra parte della stanza sul pavimento. Com'è finita lì?,si domandò ancora mezza addormentata. Scese dal letto e andò a prendere la sveglia. Guardò l'orario e si rese conto che aveva dormito troppo. Erano le dieci di sera e lei doveva svegliarsi al tramonto. Questa volta Ash si sarebbe arrabbiato sul serio. Il vero nome di Ash era Acheron Parthenopaeus e soltanto i suoi amici potevano chiamarlo in quel modo. Lui era un dio, figlio della dea Apollymi e del dio Archron, i sovrani della leggendaria Atlantide, ma solo pochi conoscevano questa verità, per tutti gli altri lui era il capo dei Dark Hunter, i cacciatori oscuri. Il loro compito principale era quello di eliminare tutti i demoni dalla faccia della terra per proteggere gli esseri umani. I demoni in principio erano Apollinei, figli della grande Distruttrice, la dea Apollymi, e del dio Apollo, che furono maledetti da quest'ultimo. Costretti a vivere lontano dalla luce del sole, gli Apollinei potevano restare in vita fino all'età di 27 anni e al compimento di essi morivano tra atroci sofferenze. Se volevano evitare di morire dovevano bere il sangue degli esseri umani fino alla fine dei loro giorni. Ma non traevano nessun nutrimento dal sangue, a loro interessavano soltanto le anime perché, essendo dei demoni, non ne avevano una propria e quindi per sopravvivere dovevano rubare quella degli esseri umani. Ma, poiché l'anima una volta uscita dal corpo del suo proprietario iniziava a morire, dovevano cibarsi di esse in continuazione. E Samantha aveva il compito di liberare il mondo da questi esseri e di proteggere gli umani. Si, lei era una cacciatrice oscura, e molto potente anche. Ma era diversa da quelli della sua specie. I Dark Hunter erano esseri umani che erano morti a causa di qualcuno che li aveva traditi e che, prima di morire, avevano maledetto coloro che li avevano uccisi. Se il loro desiderio di vendetta era molto grande, la dea Artemide dava loro una possibilità per compiere quest'ultima. In cambio loro gli davano la loro anima diventando così cacciatori oscuri e il loro compito era quello di uccidere i demoni per lei. Ma Samantha non era diventata una cacciatrice oscura, lei era nata così. Era unica e non c'era e non ci sarebbe mai stato nessuno come lei. I cacciatori oscuri erano sterili, poiché erano morti, ma due di loro avevano generato una figlia che è diventata una Dark Hunter speciale, e questa ragazza era proprio lei. Il sangue di Samantha era molto speciale: se qualcuno riusciva a berlo tutto fino a prosciugarla, facendola morire, diventava invincibile e nessuno, nemmeno Ash, avrebbe potuto fermarlo; se, invece, riusciva a berne soltanto una parte, moriva tra atroci sofferenze. L'unico a sapere questa verità era Acheron e aveva fatto in modo che nessuno, a parte lui, Artemide e Apollymi, la madre di Ash, ne venisse a conoscenza. Samantha, a differenza degli altri cacciatori oscuri poteva vivere sia alla luce del sole sia alla luce della luna. Però aveva anche un punto debole: una volta all'anno, per il giorno del suo compleanno, perdeva tutti i suoi poteri e diventava umana. Tutti coloro che erano riusciti a scoprire la verità sul suo conto sfruttavano quel giorno per provare ad impossessarsi dell'invincibilità promessa dal sangue di lei. Fino ad ora nessuno era mai riuscito ad ucciderla e Samantha sperava che la sua vita continuasse in quel modo. Dopotutto mancava qualche settimana al suo compleanno e non voleva che fosse l'ultimo. Aveva vissuto una lunga vita e finalmente avrebbe compiuto ottomila anni. L'unica persona

che era rimasta in vita a cui teneva veramente era Ash perché i suoi genitori erano morti per proteggerla. Squillò il telefono. Era lui. -Dove sei?- le chiese Acheron. -Ehm...ancora a casa. Mi sono addormentata, scusa- -Di nuovo?- sospirò -Come devo fare con te? Comunque non preoccuparti, non fa niente. Ehm...Sam, devo darti una notizia che non ti piacerà affatto...- 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


  

-Che notizia? Devo andarmene da New Orleans? Di nuovo? Non puoi farmi questo, Ash. Non ora che mi stavo abituando a questo posto, non ora che...- -Calmati, Sam. No, non ti devi trasferire- la interruppe Acheron. -E allora cosa?- -Per un po' di tempo dovrai fingere di essere umana- -Cosa?? Fingermi umana? Stai scherzando, spero!Secondo me sei impazzito, dopotutto hai undicimila anni...- -Non sono impazzito. E' solo che dovrai ospitare un cacciatore oscuro e non voglio che tu ti esponga a dei rischi inutili- -Perché dovrei ospitare un cacciatore oscuro?- -Per prenderti un periodo di riposo. Ammettilo, Sam, sei stanca e hai bisogno di rilassarti e cacciare demoni ogni sera non aiuta.- -Sto benissimo e non ho bisogno di un periodo di riposo!- -Samantha ormai ho deciso. Ospiterai un cacciatore oscuro di nome Axel Knight e non dovrai dirgli la tua vera identità. Gli ho detto soltanto che sei la mia più cara amica umana e che sai di noi. Inoltre il tuo compleanno si sta avvicinando e hai bisogno di qualcuno che ti guardi le spalle. Non puoi fare tutto da sola, è per il tuo bene-. Samantha rimase colpita ancora una volta dal comportamento di Acheron nei suoi confronti. Nessuno si preoccupava per lei, tranne lui. Se Acheron diceva che era meglio per lei, allora era la verità. Di tutti gli dei, lui era l'unico altruista e metteva la felicità degli altri prima della propria. E questo l'aveva fatto soffrire ma a lui non importava. -Va bene, ospiterò questo cacciatore oscuro. Ma se non devo distruggere demoni, che faccio durante il giorno?- -Trovati un lavoro. Tanto la luce del sole non ti fa niente. E la sera esci con Daphne, è da tanto che non passate del tempo insieme, se non sbaglio-. Daphne era la sua migliore amica. E l'unica anche. Samantha non si fidava di nessuno, soltanto di Ash. Ma le aveva dimostrato che ci teneva a lei, e sperava per il suo bene che non avesse intenzione di tradirla. Chi lo aveva fatto non era sopravvissuto per raccontarlo. Daphne era una ragazza vivace e sfacciata che si metteva sempre nei guai. Era alta e bionda e aveva un fisico perfetto. I suoi occhi erano verdi come il colore delle foglie in estate. Si erano incontrate in un bar cinque anni prima e da allora non si erano mai separate. Adesso lei andava all'università e Samantha la aiutava con i suoi studi. Daphne però aveva iniziato ad avere dei dubbi sulla sua amica perché, da quando si erano conosciute, non era cambiata affatto. -Che lavoro potrebbe trovare una ragazza scontrosa e che sa solo combattere?- -Non lo so. Comunque resta a casa che tra qualche ora accompagnerò lì Axel. Adesso devo andare, ci vediamo più tardi- -A dopo, Ash-. Samantha chiuse il telefono. Non poteva crederci, avrebbe ospitato un cacciatore oscuro a casa sua. L'ultima volta che aveva vissuto con qualcuno, l'avevano tradita... Non voglio pensarci, devo fare molte cose prima del suo arrivo, pensò. Andò in bagno e riempì la vasca di acqua calda. Aveva proprio bisogno di rilassarsi e di pensare a come avrebbe superato i giorni successivi. Passarono un paio d'ore prima che qualcuno suonò il campanello. Sam scese velocemente le scale, aprì la porta e si immobilizzò.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Fuori non c'era nessuno. Com'è possibile?Ho sentito suonare. Sicuramente sto impazzendo, pensò Sam. Anche se era buio la sua vista non ne risentiva e vedeva benissimo come se fosse giorno. Si guardò intorno un'ultima volta e si girò per rientrare in casa. Anche se sapeva badare a se stessa non era sicuro stare fuori dopo il tramonto. Ad un tratto notò un movimento con la coda dell'occhio. Si irrigidì e assunse una posizione d'attacco. Da un cespuglio uscì un gatto. Samantha si rilassò. E' soltanto un gatto. Sto diventando paranoica, pensò. Il gatto si diresse verso di lei e iniziò a fare le fusa contro le sue gambe. Sam si abbassò e iniziò ad accarezzare quel meraviglioso felino. -Sai cucciolo, mi hai fatto prendere un colpo. Mi dispiace ma adesso devo andare.- disse e si rialzò. Davanti a lei c'era un ragazzo. Era umano e non doveva avere più di diciassette anni ed era anche molto carino. Però non l'aveva sentito arrivare -Ciao- disse il ragazzo. -Ciao, è tuo questo gatto?- gli chiese Sam. -Si, è mio. Vieni qui bello-. Il gatto ubbidì immediatamente al suo padrone raggiungendolo di corsa. -Gli stai simpatica, non si fa toccare da nessuno.- disse il ragazzo prendendolo in braccio. -Io mi chiamo Wrath. E questo è Night.- -Il mio nome è Samantha ma tutti mi chiamano Sam- -Samantha... è un bel nome.- disse il ragazzo sorridendole. -Grazie, anche il tuo non è male.- rispose lei ricambiando il sorriso. -Scusa, ma adesso devo andare. I miei amici mi stanno aspettando. E' stato un vero piacere conoscerti. Spero di rivederti.- disse il ragazzo. -Ciao, Wrath- rispose Sam guardandolo andare via. Sospirò. Come sarebbe bello essere senza pensieri e senza responsabilità,pensò rientrando a casa. Chiuse la porta e andò in cucina a preparare qualcosa da mangiare. Guardò l'orologio. Erano le 23:30. Chissà a che ora sarebbe arrivato Ash. Prese il telefono e lo chiamò. -Cosa c'è Sam?- rispose Ash. -Volevo solo sapere se volevate qualcosa da mangiare- gli chiese. -No, niente. Comunque stiamo arrivando. Tieniti pronta e ricorda quello che ti ho detto prima- -Si, ho capito. Non sono una bambina- rispose lei irritata. -Lo so, ma era tanto per essere sicuri. Ci vediamo tra poco, ciao-.

 

 

Axel Knight si stiracchio. Finalmente era uscito da quell'elicottero. Odiava spostarsi con quel mezzo rumoroso, ma era al sicuro al suo interno. I mortali raggi del Sole non potevano raggiungerlo in alcun modo. Si consolò pensando che non sarebbe salito su uno di quei cosi per un bel po' . Eccoci qua, una nuova città da proteggere, pensò. Quando avrebbe voluto lasciare tutto, anche solo per un giorno. Ormai erano più di duemila anni che distruggeva demoni e aveva perso ogni speranza di trovare un modo per essere libero. Non che non gli piacesse quello che faceva, ma era stanco. Una volta Acheron gli disse che il vero amore avrebbe potuto liberarlo restituendogli la sua anima. Ma lui non ci sperava neanche. Gli esseri umani erano per natura delle creature egoiste che pensavano soltanto a loro stesse. Quindi l'idea di una donna che potesse anche solo lontanamente provare per lui qualcosa che si avvicinasse all'amore era inconcepibile ai suoi occhi. Ormai se n'era fatto una ragione ma la speranza era l'ultima a morire. Chissà com'era la sua futura casa. Acheron aveva detto che era bellissima e che l'aveva costruita lui stesso nel tempo libero per poi regalarla a una ragazza molto speciale per lui. Ed era proprio quella ragazza che l'avrebbe ospitato in casa sua. In quel momento Axel non riuscì a ricordarne il nome. Ash aveva detto che non ci sarebbero stati problemi perché lei sapeva dell'esistenza dei cacciatori oscuri. Axel chiuse gli occhi e respirò la fresca aria notturna. -Sei pronto?- gli chiese Ash. -Si, andiamo-.

 

 

Suonarono il campanello. Sam andò ad aprire. Fuori c'erano due uomini. Li fissò entrambi. Uno lo conosceva benissimo. Era il suo Acheron. L'altro doveva essere il cacciatore oscuro che avrebbe vissuto con lei. Era bellissimo, quasi quando Ash. Aveva gli occhi dorati e i capelli corti erano castani. Aveva un fisico mozzafiato e, cosa più importante, era più alto di lei. -Entrate- disse lei con un sorriso mentre si spostava. I due uomini entrarono e Sam chiuse la porta alle loro spalle. Poi si girò e si rivolse al suo nuovo coinquilino. -Io sono Samantha Price, ma gli amici mi chiamano Sam. Non sono uno scudiero né un cacciatore oscuro né un'Apollinea. Ma so tutto di voi e del vostro mondo. Sono cresciuta in esso e so cosa vuol dire essere dei Dark Hunter e come è importante il vostro lavoro. Non ti sarò d'intralcio in alcun modo e se ti serve qualcosa puoi chiedere tranquillamente a me e io farò in modo di procurartela. Ma sia chiara una cosa, io non sono la serva di nessuno-. Poi si rivolse ad Acheron. -E tu non credere di passarla liscia...- si interruppe perché Ash era scomparso. -Odio quando fa così- borbottò- Comunque adesso ti mostro la tua stanza così potrai riposare. Scommetto che sei stanco.- -Va bene- disse il ragazzo. Aveva una voce bellissima. -Seguimi- disse lei e si incamminarono verso la stanza che Sam aveva scelto per lui.

 

 

Questa ragazza è strana. Ma è carina, pensò Axel. “Carina” però era un eufemismo. Era bellissima. I capelli neri le ricadevano sulle spalle in onde delicate e i suoi occhi...i suoi occhi, dello stesso colore dell'ametista, ti scrutavano dentro e ti affrontavano direttamente con una forza che non avresti mai creduto potesse essere contenuta in una creatura così piccola e graziosa.-Siamo arrivati, questa è la tua stanza- disse lei aprendo una porta. L'arredamento era semplice: un letto matrimoniale, una scrivania con un computer, un comodino accanto al letto con sopra una piccola lampada e un armadio che all'apparenza sembrava enorme. -Il bagno è la terza porta a destra. La mia camera è accanto a questa e se avessi bisogno di qualcosa non esitare a venire da me. Ovviamente la tua camera, come tutta la casa ha dei meccanismi che si attivano all'alba per evitare che la luce del Sole entri, quindi puoi girare liberamente senza problemi.- - Grazie- disse Axel e le sorrise. -Comunque non mi sono ancora presentato come si deve, anche se sicuramente Acheron ti avrà detto chi sono. Nonostante questo il mio nome è Axel Knight e sono uno dei migliori Dark Hunter in circolazione.- - E uno dei più modesti- mormorò lei -comunque, vuoi qualcosa da mangiare?- gli chiede. -No, grazie. Non ho fame, preferirei una tazza di cioccolata calda, se non ti dispiace-. -Vado a fartela subito- disse lei sorridendo e dirigendosi verso le scale. Alex entrò nella sua nuova camera, lasciò cadere il borsone per terra e si buttò sul letto. Sempre la stessa storia. Riuscirò mai a trovare qualcuno che mi liberi da questo schifo di vita?, pensò. Sospirò e sprofondò in un sonno tormentato dai ricordi.

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Vi presento la mia amica Adelaide, mio principe.- disse Antoine. Axel guardò la bellissima fanciulla davanti a lui. Era minuta e magra e i suoi capelli lunghi fino alla vita le incorniciavano il viso in morbide ciocche cremisi. I suoi occhi erano di una bellissima tonalità di verde che ricordava il colore dell'erba a primavera. - E' un piacere conoscervi- disse lei con un inchino. - Il piacere è tutto mio, mademoiselle. Cosa vi porta qui?- - Mio principe ve lo spiego io- intervenne Antoine – Adelaide ha perso i genitori da poco e non ha un posto dove andare. E' qui per chiedervi ospitalità-. Axel guardò la bellissima fanciulla e le sorrise. - Mi dispiace tantissimo per la tua perdita, so benissimo come ti senti in questo momento. Potrai rimanere in questo castello tutto il tempo che vorrai.- -Grazie mio principe. Le sono davvero grata per quello che sta facendo per me- disse Adelaide e gli sorrise. - Ti prego dammi del tu Adelaide. Gabrielle puoi venire per favore?-. Da una delle porte uscì una donna sulla sessantina. Aveva capelli neri e corti e gli occhi azzurri. Il suo corpo era segnato dal passare del tempo ma lei non lo dava a vedere. Era una donna forte e indipendente ed era stata lei a prendersi cura di Axel quando era rimasto solo dopo la tragica morte dei suoi genitori, il re Raphael e la regina Giselle. Era molto affezionato a loro e alla loro morte era sprofondato in un dolore atroce per la loro perdita ed era stata proprio lei a prendersi cura di lui quando era al massimo della vulnerabilità. Axel le era molto grato e la considerava come una madre. - Di cosa hai bisogno, tesoro?- disse Gabrielle con un tono affettuoso. - Potresti preparare una camera per questa ragazza? Si trasferirà in questo castello-. Gabrielle guardò Adelaide e dal suo sguardo Axel capì che c'era qualcosa che non le piaceva della nuova arrivata. Più tardi le avrebbe chiesto cosa non andava. Gabrielle rivolse di nuovo lo sguardo ad Axel e annuì poi disse ad Adelaide: - Prego, mi segua. La condurrò nei suoi nuovi alloggi- Così dicendo salutò Axel con la mano e si incamminò verso la porta da cui era arrivata.

 

 

Adelaide rivolse un inchino all'uomo bellissimo che si trovava davanti a lei e seguì quella che doveva essere la governante. La prima parte del suo piano era riuscita, ora doveva impegnarsi ancora di più. Tutto quello che Antoine aveva detto era vero tranne per il fatto che i suoi genitori erano morti già da un paio d'anni. Il principe Axel ci aveva creduto ma la donna davanti a lei non le piaceva. L'aveva guardata in un modo strano, come se sapesse esattamente cosa aveva intenzione di fare. Avrebbe dovuto tenerla d'occhio e, se si fosse rivelata un ostacolo per i suoi piani, l'avrebbe eliminata.

 

 

Sam si trovava in cucina e stava facendo la cioccolata per lei e Axel. Aveva preparato anche dei biscotti che adesso erano nel forno. Con quello spuntino sperava che avrebbero fatto un po' di conversazione, se dovevano vivere sotto lo stesso tetto avrebbero dovuto conoscersi almeno un po'. Sospirò. Come avrebbe potuto fare finta di essere una semplice umana per chissà quanto tempo? E come avrebbe passato le sue serate senza uccidere qualche demone? Non lo sapeva proprio. La sua vita consisteva nel combattere, uccidere, fare una doccia, mangiare, dormire e qualche volta uscire con la sua migliore amica. Nient'altro. Non le interessava andare a fare shopping o qualsiasi altra cosa facessero le ragazze normali. Neanche andare in cerca di un ragazzo. Ne aveva già avuto abbastanza per il resto della sua vita e ne avrebbe fatto volentieri a meno. Non ci teneva proprio a ripetere tutto quello che le era successo con lui. Non avrebbe mai più riposto la sua fiducia su nessuno. Ash era un'eccezione e lo sarebbe sempre stato. L'altro uomo di cui si era permessa di provare qualcosa e di cui si era fidata ciecamente le aveva mentito fin dal primo istante e l'aveva tradita nel peggiore dei modi. Non avrebbe mai più dimenticato il suo volto mentre la guardava negli occhi sorridendole e dicendole “Bellezza mia, tu sarai la chiave per la mia immortalità”. Yashka. Era questo il nome della persona che aveva amato.

 

 

Axel si svegliò lentamente quando udì un leggero bussare alla porta. L'aveva di nuovo sognata e quel vuoto al centro del petto si era fatto risentire. Sarebbe scomparso tra qualche istante, ma ogni volta quell'istante durava anche troppo. Quando era sveglio innalzava delle barriere molto resistenti per evitare ai ricordi gli affollassero la mente e lo tormentassero, ma appena si addormentava quelle barriere si infrangevano come onde sulla spiaggia. -Axel, sei sveglio? Ho portato uno spuntino- disse una voce femminile fuori dalla porta. -Si, arrivo- disse e si alzò per andare ad aprire. Samantha aveva un vassoio in mano con due tazze di cioccolata e dei biscotti. Notò che si era cambiata. Adesso indossava un paio di pantaloncini neri cortissimi e una una felpa rossa con il cappuccio. Si era anche sciolta i capelli che adesso le ricadevano in morbide ciocche sulle spalle. - Posso entrare?- disse lei con un sorriso. - Certo- rispose Axel facendosi da parte per permetterle di passare. Lei si diresse verso il letto dove vi poggio il vassoio e si sedette a gambe incrociate. Lui chiuse la porta e la raggiunse e si sedette prendendo la tazza che lei gli stava porgendo. - Parlami di te- disse lei dopo aver bevuto un sorso della sua cioccolata – Come sei diventato un Dark Hunter?- - Mia moglie mi ha ucciso-.

 

 

Sam rimase ammutolita. Era sempre uno shock scoprire come erano morti i cacciatori oscuri. -Mi dispiace. Immagino la sofferenza che hai provato. Nessuno dovrebbe conoscere la sensazione che si ha quando si è traditi dalla persona amata. E' terribile. Ti capisco-. Axel parve molto arrabbiato. - Tu capirmi?! Nessuno può! Soprattutto una ragazzina ingenua come te!

Le tue storie d'amore non si avvicinano minimamente alla mia! La sofferenza è molto più grande di quella che hai mai provato o proverai in tutta la tua vita! Adesso fuori di qui!- Ora anche Sam era arrabbiata ma prima di poter ribattere venne sbalzata in aria e si ritrovò fuori dalla stanza a guardare il volto furioso di Axel che le chiudeva la porta in faccia con la forza della mente. Come si era permesso! A casa sua per giunta! Ora ti faccio vedere io, pensò Sam preparandosi a buttarlo dalla finestra. Poi le vennero in mente le parole di Acheron “...dovrai fingere di essere umana...” Maledizione! Se avesse usato i suoi poteri la sua copertura sarebbe saltata. A passo svelto si diresse in camera sua per farsi una doccia e cambiarsi visto che la cioccolata le aveva sporcato i vestiti. Siccome non poteva usare le sue abilità avrebbe progettato una vendetta “da umana”.

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Axel guardò la sveglia sul comodino. Erano le 12:25. La notte precedente, dopo aver sbattuto fuori Samantha ed essersi assicurato che non era in giro per casa, era uscito per sbollire la rabbia uccidendo qualche demone, ma non ne aveva trovato neanche uno. Ritornato a casa, si era diretto nella sua stanza e si era addormentato. L'oscurità in cui era avvolto era così rilassante... Un attimo, pensò, è impressione mia oppure c'è un po' troppa luce qua dentro? Qualche secondo dopo le tapparelle della finestra si aprirono facendo entrare i mortali raggi solari. Axel urlò e si precipitò verso la porta. Tentò di aprirla ma era chiusa, così provò con i suoi poteri ma la maniglia non si abbassò neanche di un millimetro. Poi improvvisamente si aprì e lui cadde nel corridoio. Non perse tempo e chiuse quella maledetta porta dietro di sé. Si lasciò cadere sul pavimento e controllò le sue ustioni. Erano di secondo grado, ancora un po' di tempo là dentro e sarebbe diventato un cacciatore oscuro molto bruciacchiato. Sentì dei passi in lontananza che si stavano avvicinando. Era Samantha. Non ci credo!, pensò. Era stata lei! Ci avrebbe scommesso la sua anima, se ne avesse avuta una. - Ma che diavolo ti è saltato in mente?! Sarei potuto morire!- disse Axel. Samantha lo guardò con aria annoiata. -Perché, cosa ti è successo?- - Cos'è successo?! Te lo dico io cos'è successo! Tu piccola mocciosetta hai aperto le tapparelle della mia stanza!-. La sua espressione assunse un tono divertito e con un ghigno disse: -Ah, ecco quale finestra avevo aperto. Sono così sbadata. Scusami tanto, la prossima volta starò più attenta- si incamminò nel corridoio ma dopo aver fatto due passi si fermò e si girò. - A proposito - disse - fuori è una bellissima giornata, perché non vai a prendere un po' di sole - poi lo squadrò - mmm... forse è meglio di no. Sei un po' troppo bruciacchiato. Buona giornata.- e detto questo proseguì per la sua strada.

 

 

Axel e Samantha passarono tutta la settimana a vendicarsi a vicenda. Mentre Axel poteva usare tranquillamente i suoi poteri, Sam doveva arrangiarsi senza usare le sue abilità. Era dura ma se la cavava benissimo anche senza. Le sue vendette erano semplici: sale al posto dello zucchero e viceversa, cambiare lo shampoo normale con uno colorante verde o fucsia, mettergli lo smalto e truccarlo mentre dormiva. Ma fu una delle vendette di Axel a farli smettere. Un giorno, Samantha stava facendo la doccia e si stava sciacquando i capelli, quando l'acqua si congelò e iniziarono a cadere piccoli cubetti di ghiaccio. Uscì subito dalla doccia e si precipitò fuori. Axel era appoggiato tranquillamente al muro di fronte al bagno. - Che diavolo ti è venuto in mente?! Ora basta! Non possiamo continuare così!- disse lei gridando. Axel era imbambolato e la guardava a bocca aperta. - Che c'è?- chiese lei seccata per l'occhiata che le stava rivolgendo. Lui non rispose. Ma che gli prende?, pensò, mi guarda come se fossi nu...- Oh merda!- disse lei, rendendosi conto che era veramente nuda. Rientrò subito in bagno e chiuse la porta dietro di sé. Si lasciò cadere sul pavimento appoggiando la schiena alla porta. Era imbarazzatissima e tremava. Come poteva essersi dimenticata di coprirsi?!

 

 

Axel aveva ancora la bocca aperta. Non riusciva a togliersi dalla mente il bellissimo corpo di Samantha, sembrava morbido e caldo, un corpo da dea. Il suo membro, duro a quella vista, non smetteva di pulsare dietro la stoffa dei suoi pantaloni di pelle. Come avrebbe voluto, almeno per una volta, dimenticarsi dei suoi doveri e assaporare tutto quello che lei aveva da offrire. Ma non avrebbe mai potuto. Ai Dark Hunter era vietato avere una ragazza e dovevano accontentarsi di rapporti occasionali da “una botta e via”. Axel aveva incontrato moltissime donne nel corso dei secoli, ma nessuna gli aveva più acceso quel fuoco risvegliatosi dentro di lui alla vista di Samantha. Adesso basta, si disse, devo svolgere il mio lavoro. Si voltò per andarsene, ma una voce lo fece fermare. - Axel - disse Samantha dall'altra parte della porta - sei ancora lì? - - Si, ma me ne stavo andando - - Devi andare a caccia? - - Si, ormai il sole è tramontato - - Aspetta un attimo- disse lei uscendo dal bagno. Si era messa un asciugamano addosso ma anche così era bellissima. Guardava da qualsiasi parte tranne che dalla sua. - Ascolta, credo che sia tu che io ne abbiamo abbastanza di tutte queste vendette. Soprattutto io, visto quello che è successo qualche minuto fa - disse arrossendo – Abbiamo iniziato con il piede sbagliato. So benissimo di avere un caratteraccio e di essere un'impicciona della peggior specie, ma volevo solo conoscerti. Hai ragione, non posso capire il tuo dolore, nessuno può. Ma anch'io ho sofferto e volevo solo darti il mio conforto. La tua reazione è stata esagerata, ma la capisco. Quindi - finalmente lo guardò negli occhi e gli porse la mano – tregua? -. Axel guardò nei suoi occhi color ametista e si perse in essi. Com'era bella lì davanti a lui a scusarsi di una colpa che in realtà non aveva. - Dì qualsiasi cosa, altrimenti comincerò a sentirmi stupida - disse lei con un mezzo sorriso. Lui scoppiò a ridere e le strinse la mano. - Tu non potresti essere stupida nemmeno se lo volessi, sei troppo intelligente e sveglia. Comunque tregua. Come hai detto tu, ho esagerato un pochino -. L'occhiataccia che gli lanciò lo fece sorridere. - Ok, non proprio un pochino. Come avrai capito quello è un argomento molto delicato e di cui non mi piace parlare. Comunque hai ragione tu, è meglio finirla qua. Non ho mai conosciuto una persona più cocciuta e vendicativa di te. Devo complimentarmi, mi hai fatto sudare sette camicie, nonostante tu sia umana - - Anche tu no sei male per essere un soldato di Artemide - disse lei sorridendo - Adesso vai e fatti valere con quegli stupidi demoni - - Farò del mio meglio - disse Axel sorridendole per l'ultima volta e andandosene.

 

 

Sam guardò Axel allontanarsi. Aveva il più bel fondoschiena che avesse mai visto, dopo quello di Acheron naturalmente. Per fortuna quella tortura era finita. Si, ma a che prezzo?, pensò arrossendo. Era passata un eternità da quando qualcuno l'aveva vista nuda. Era abituata a stare a casa da sola e non si faceva problemi a coprirsi. Tutte a me capitano! Mai una che me ne vada giusta. Uffa!! E adesso che faccio?, pensò. Squillò il telefono e lei andò a rispondere. Era Daphne. - Hey, Sammy. Che ne dici di uscire stasera? - - Ciao Daph. Per me va bene, non ho niente da fare. Passo a prenderti alle 9?- - No, passo io. Mettiti qualcosa di femminile. Anzi, sai che ti dico, ti porto io qualcosa da indossare. Mi preparo e sono lì da te. Ciao, a dopo! - disse Daphne e chiuse la chiamata. Sam sospirò. Era incorreggibile. Si diresse in bagno per finire la sua doccia, rassegnata al suo stupido destino.

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Erano in macchina. Sam si sentiva un po' a disagio per quello che stava indossando. Daphne l'aveva costretta a mettere un suo vestito. Era nero con scollo a v e arrivava fin sopra le ginocchia e lei gli aveva abbinato un paio di scarpe con i tacchi alti. Lei era il tipo da jeans e scarpette e non da vestitini e tacchi, era difficile combattere in quelle condizioni. Daphne aveva un minigonna nera e un corpetto color porpora abbinato e indossava degli stivali con tacchi più alti dei suoi che le arrivavano sopra le ginocchia. Sospirò. A quest'ora sarebbe stata al calduccio davanti al computer bevendo una cioccolata calda e godendosi il silenzio di casa sua. Daphne la portò al Sanctuary. Sam si chiedeva se lei fosse a conoscenza della verità su quel posto. Sicuramente no, nessun umano, che non fosse scudiero o qualche caso particolare, non sapeva cosa si nascondesse realmente dietro a quelle mura. Il Sanctuary era un locale gestito dalla famiglia Peltier che si trovava nel Quartiere Francese al 688 di Ursulines Avenue. Era un edificio in mattoni rossi con porte in stile saloon e aveva un'insegna che ritraeva una sagoma scura di una motocicletta con la luna piena che si stagliava sopra una collina. Il Sanctuary in realtà era un rifugio per tutte le creature della notte. Durante il passare delle epoche storiche alcune famiglie di cacciatori mannari avevano istituito luoghi come quello in cui i Katagaria potessero nascondersi dai loro nemici. Ce n'erano molti sparsi in tutto il mondo, ma il Sanctuary di Mamma Orsa Peltier era il più conosciuto e rispettato soprattutto perché accoglieva alla stessa maniera Dark Hunters, Apollinei, Demoni, Deì, Katagaria e Arcadici. Il loro motto era “TU NON MI MORDI E IO NON MORDO TE” e chiunque infrangesse quell'unica regola veniva rapidamente sacrificato da una degli undici figli di Mamma Peltier o dal suo compagno. La loro famiglia era composta da orsi Katagaria. La differenza tra loro e gli Arcadici era che i Katagaria avevano un cuore animale, invece, quello degli Arcadici era umano. Sam conosceva tutti quelli che lavoravano e vivevano in quel locale. C'era stata molte volte sia in compagnia di Ash che da sola. Quando non trovava nessun demone o quando non sapeva che fare andava sempre lì per rilassarsi. Grazie alle conoscenze di Sam, entrarono subito senza dover fare la fila. Daphne la prese per il braccio e la trascinò con lei a ballare. Anche se Samantha odiava ballare, si sforzò per fare felice la sua amica che la spronava a muoversi. Due ragazzi si avvicinarono a loro. Sam sentì un formicolio lungo la spina dorsale. Erano demoni. Le prudevano le mani, era da tanto che non ne uccideva uno. Stanarli e poi farli fuori era il suo passatempo preferito, ma Ash, mettendola in “ferie forzate”, le aveva tolto tutto il divertimento. Avrebbe voluto affrontarli lì, davanti a tutti, ma sarebbe andata contro l'unica regola di quel posto. Le venne un'idea: li avrebbe attirati fuori per poi ucciderli nel vicolo dietro il Sanctuary, sperava dopo un bel combattimento. Che si fottesse Ash e con lui la sua stupida preoccupazione. I due demoni si misero a ballare con loro e Sam ne fu felice. Dopotutto non sarebbe stato così difficile attirarli fuori di lì. Ma adesso che ci pensava aveva un grosso problema di nome Daphne. Dannazione, per una volta non potrebbe essere facile?!, pensò. Le cose si stavano complicando, ma lei non avrebbe rinunciato per niente al mondo.

 

 

Axel si trovava in uno dei tanti vicoli di New Orleans a caccia di demoni. Camminava da ore ma non ne aveva trovato neanche uno. Gli venne un'idea. Sarebbe andato al Sanctuary. Quando, come quella sera, non si vedevano demoni in giro lui andava sempre lì per tendere delle imboscate. Ci impiegò quindici minuti per arrivare poiché era dall'altra parte della città. Stava per andare a posizionarsi nel suo nascondiglio preferito quando vide Sam. Era bellissima con quel vestito. Entrò nel locale e scomparve dalla sua vista. Non aveva niente da fare così la seguì senza farsi notare. Entrando la vide ballare con la sua amica e due demoni si avvicinarono a loro. Negli occhi di Sam passò qualcosa che non riuscì ad identificare. Euforia? Eccitazione? Non riusciva a capirlo. Possibile che lei non comprendesse che quello con cui stava ballando era un lurido demone? Axel non poteva intervenire, avrebbe dovuto aspettare che quei demoni uscissero dal Sanctuary per fare la sua mossa. E da quel momento non avrebbero più avuto scampo.

 

 

Il piano di Sam era semplice e chiaro nella sua mente e si poteva realizzare in quattro semplici punti: primo, avrebbe attirato fuori il demone con cui stava ballando con una scusa e lo avrebbe ucciso, secondo, sarebbe ritornata dentro e avrebbe mandato Daphne a prendere dell'acqua perché il tizio stava “male”, terzo, avrebbe portato il demone rimanente fuori e l'avrebbe ucciso, quarto, sarebbe ritornata dentro dicendo a Daphne che quei ragazzi se n'erano andati a causa del malore di uno di loro. Ok, che il piano abbia inizio tra 3,2,1... - Ehi, che ne pensi di andare fuori? Vorrei prendere una boccata d'aria- disse al demone con cui stava ballando. - Certo, come vuoi tu- rispose. Andò da Daphne. - Ehi, Daph. Noi andiamo un attimo fuori- - Ok, noi rimaniamo qua-. Si diressero all'uscita e fu un piacere sentire la fresca aria notturna di New Orleans sulla pelle. Il demone era dietro di lei e Sam stava per colpirlo ma qualcosa la bloccò. Non riusciva a muoversi, sentiva il corpo pesante. Ma cosa mi sta succedendo?, pensò. Il demone rise e disse - Allora aveva ragione. Non mi aspettavo che fosse così brava- - Cosa mi sta succedendo?- - Oh, ma niente. Ho soltanto fatto un piccolissimo incantesimo al tuo vestitino così carino- disse una voce familiare. Sam si guardò intorno per vedere da dove proveniva. All'inizio del vicolo apparvero Daphne e l'altro demone. - Sei cascata nella nostra trappola, Cacciatrice Oscura- disse la sua amica. Sam rimase pietrificata. Era stata tradita. Di nuovo.

 

 

Axel era nascosto sul tetto del Sanctuary. Stava succedendo qualcosa di strano là sotto. Il demone dietro Sam raggiunse i suoi complici. Perché non si muove?, pensò. - Da..Daphne che cosa sta succedendo? Cosa mi hai fatto?- disse Sam. - Daphne? Non chiamarmi mai più con quello stupido nome. Mi chiamo Allyson.- rispose quella che era insieme a Samantha al Sanctuary. - Allora mi hai mentito fin dall'inizio! Perché?! Come hai potuto?! Eravamo migliori amiche- - Migliori amiche? Ahahahah come sei ingenua. Tu per me sei solo un mezzo per raggiungere l'immortalità-. Immortalità? Di cosa sta parlando quella pazza? E perché Sam non si muove?, pensò Axel confuso. - Allora tu conosci la verità- disse Samantha con espressione sorpresa. - Si, so tutto. Non è stato poi così difficile capire chi fosse la persona di cui parlava la leggenda. Bastava chiedere informazioni alle persone giuste e osservare i comportamenti del Cacciatore Oscuro Acheron Parthenopeaus e voilà, siamo arrivati a te. Poiché non potevamo farti avvicinare da uno dei nostri demoni senza che il tuo amico scoprisse cosa avevamo in mente l'unica soluzione possibile era che io diventassi tua amica. Non credevo che questo piano fosse così facile da realizzare, ma tu, così bisognosa d'affetto, hai abbassato la guardia e mi hai permesso di avvicinarmi a te senza sospettare niente- disse Allyson. Sam scoppiò a ridere. - Va bene, mi hai ingannato. Ma se credi veramente che ti farò ottenere quello che vuoi senza lottare sei solo una povera illusa.- - Zitta! Non sei nella posizione di fare la sbruffona. Forse non ti rendi conto della situazione. Noi siamo in tre e tu sei da sola e impossibilitata a muoverti. Come puoi credere di poterci fermare?- - Anche se mi attaccaste ora non otterreste lo stesso quello che volete- - Infatti adesso verrai con noi e aspetteremo il momento giusto- - Piuttosto mi uccido da sola ora- - Ahahahahah morirai, si, ma quando lo decideremo noi. Rassel, Jack, prendetela- - Col cavolo! State lontano da me stupidi succhiasangue!- Axel saltò dal tetto e atterrò tra Sam e gli altri tre. Adesso inizia lo spettacolo.

 

 

Sam non credeva ai suoi occhi. Axel era spuntato da chissà dove e si era frapposto tra lei e i suoi amichetti. - Non crederete davvero che vi lasci portare via la mia padrona di casa, vero? Chi mi aprirebbe la porta? Mi sono dimenticato le chiavi. E poi il mio capo mi darebbe la caccia e mi ucciderebbe. Mmm, restare fuori di casa e poi venire assassinato brutalmente... non mi sembra molto allettante come modo di finire la serata. Quindi che ne dite se vi uccido

e poi noi ce ne andiamo a casa a guardare un film?- disse Axel. -Rassel! Jack!- disse Allyson. I due demoni si avvicinarono e attaccarono Axel

che parò i colpi e diede un pugno allo stomaco di Rassel e un altro in faccia a Jack. Il primo demone si piegò in due e il secondo finì a terra sbattendo la testa. Sam voleva dargli una mano ma non riusciva a muoversi. Stupido vestito, pensò. - Axel mi puoi togliere questi fottuti vestiti per favore?- disse lei seccata. - Oh, tesoro. Non sai che felicità sentirtelo dire- rispose Axel ridendo. - Smettila e sbrigati- replicò Sam ridendo anche lei. Axel tirò fuori un paletto dalla giacca e uccise il demone a terra che si polverizzò in un secondo. Nel frattempo il demone rimasto si riprese dal colpo e attaccò Axel alle spalle. - Axel! Dietro di te!- lo avvertì Sam. Lui si abbassò giusto in tempo, schivando il colpo. Girò su se stesso e con la gamba sinistra fece lo sgambetto al demone che cadde per terra. Subito dopo Axel lo pugnalò e anche lui divenne polvere. Si alzò e andò da Sam per toglierle il vestito. - Non si leva- disse lui, rosso per lo sforzo. Allyson iniziò a ridere. - Quel vestito non può essere tolto da un semplice Cacciatore Oscuro. Ci vuole una dea-. Axel e Sam la ignorano e lui continuò a provare. Sam sentì un dolore lancinante al braccio. Daphne aveva lanciato un pugnale che le aveva lasciato un taglio molto profondo. - Tu brutta...- Axel le mise una mano sulla bocca. Sam lo morse. - Ehi, stai buona- disse Axel scuotendo la mano. - Mi ha ferito!- . Offenderla non servirebbe a niente, miss cannibale- - Sei odioso- - Lo so. Ci sono voluti anni e anni di allenamento- - La prossima volta te la stacco- - Non vedo l'ora- - Ehi, voi due! Io sono ancora qui! Non ignoratemi!- disse Allyson arrabbiata. - Visto? Più li ignori più si incazzano- disse Axel a Sam. Poi si girò verso la ragazza. - E adesso veniamo a noi. Pronta a morire?- - Ahahahah tu non puoi uccidermi Cacciatore Oscuro, io sono umana. Va contro il vostro codice. Se muoio io, muori anche tu-. Merda! Ha ragione, pensò Sam. - Axel, andiamo. Mi faccio levare questo dannato vestito e poi torno a ucciderla-. Axel si girò sorpreso. - Cosa? Tu non puoi ucciderla, sarebbe omicidio- - Non preoccuparti, penso a tutto io- - Va bene, mi fiderò di te- disse Axel prendendola in braccio. - Non riuscirai mai a toglierlo, Artemide non è abbastanza potente- gridò Allyson alle loro spalle. - Allora spera che neanche colei da cui andrò lo sia, perché altrimenti tornerò e per te sarà la fine- rispose Sam mentre si allontanavano ancora di più dal Sanctuary.

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7

 

Non hai la macchina, vero?- chiese Axel. - No sono venuta con quella di Daphne... ehm Allyson o come diavolo si chiama!- rispose Sam con una nota di rabbia nella voce. Stavano percorrendo le stradine secondarie per non correre il rischio di essere visti. Axel camminava con Samantha fra le braccia. Lei era ferita al braccio ma ora non sanguinava più. - Come va la ferita?- chiese lui. - Sopravviverò. Non è grave, mi ha preso di striscio-. Axel la guardò in modo strano. - Che c'è?- chiese Sam. - Sei davvero strana- - In che senso strana?- - La maggior parte degli umani, soprattutto le donne, quando si fanno male si comportano come bambini, gridando e facendo scenata. Invece tu non hai neanche parlato della tua ferita e non sei diventata isterica, anche se è molto profonda-. Sam era un po' imbarazzata. - Allora te ne sei accorto, eh? Comunque questa non è la prima ferita che subisco a causa di un combattimento e sicuramente non sarà neanche l'ultima. Prima o poi guarirà, tanto vale non lamentarsi e non scocciare agli altri- -Sentiamo, quante ferite hai subito?- - Ho perso il conto- disse lei sorridendo - Ash odia quando rimango coinvolta nel suo mondo, ma lui non riesce a concepire il fatto che adesso è anche il mio- - Sei molto legata a lui, vero?- chiese Axel curioso. - Si, è come un padre per me. I miei genitori sono morti quando avevo 5 anni e lui mi prese con sé, crescendomi e occupandosi di me. E' l'unica famiglia che ho-. Axel parve confuso. - Ma perché ti prese con se? Dopotutto eri un semplice essere umano, avrebbe potuto lasciarti in un orfanotrofio-. Merda! Perché non tengo mai la bocca chiusa? E ora che m'invento?, pensò Sam. - Ehm, vedi... non lo so di preciso, me lo spiegò una volta ma io, a quel tempo, ero una bambina e non capii. Adesso, invece, mi è tutto più chiaro. Ash mi prese con se perché, appena mi vide, piccola e indifesa, mi considerò come la figlia che non aveva mai avuto-. Tutto quello che aveva detto era vero tranne per il fatto che lui aveva una figlia, ma per un meschino scherzo del destino non era a conoscenza della sua esistenza. Gli unici a conoscere la verità erano Samantha, Apollymi, Artemide e Simi, il famiglio di Ash. Ovviamente anche sua figlia sapeva e bramava di poter farsi conoscere da suo padre, ma Artemide glielo vietava. Katra, questo era il suo nome e adesso era davanti a lei.

 

 

Quella ragazza era spuntata dal nulla. Un'altra nemica? Non ne era sicuro, meglio non rischiare. -Scusa, Sam- disse Axel e la buttò in un cassonetto dei rifiuti lì vicino. - Ehi! Ma che fai!- inveì lei. Axel aveva già preso i pugnali e si era frapposto tra Sam e la nuova arrivata. - Chi sei?- chiese Axel. Lei lo ignorò. - Sammy stai bene?- Sammy? - Per caso ti sembra che io stia bene? Sono in mezzo alla spazzatura con una ferita che si è riaperta- - Aspettate un attimo- intervenne Axel – vi conoscete?- - Si, è la mia sorellina. Grazie per averla salvata, Cacciatore Oscuro. Sarei intervenuta personalmente ma ho percepito che era in pericolo solamente dopo che era stata ferita- - Come fai a sapere chi sono?- - Conosco tutti i Cacciatori Oscuri che arrivano in città. Mi piace tenermi aggiornata- - Hai detto che lei è la tua “sorellina”, ma Sam mi ha spiegato che è figlia unica- - Infatti, però è come se lo fosse- - Ehi voi due! Volete anche un caffè mentre che ci siete? Vado a prendervelo e torno. Ma, aspettate, non posso! Sono intrappolata in questo stupido cassonetto senza potermi muovere!- disse Sam. - Scusa- dissero Axel e la nuova arrivata in coro. - E' meglio spostarla da lì. Quando si innervosisce tende ad essere una gran rompiscatole- disse la ragazza. Sam sbuffò. Si avvicinò ad Axel porgendogli la mano. - Io sono Katra, per gli amici Kat- - Il mio nome è Axel- disse lui stringendole la mano. Poi si diresse al cassonetto e riprese Samantha in braccio. - Oh, finalmente! Adesso, oltre ad essere immobilizzata e sanguinante, faccio anche puzza di gatto morto- disse Sam. Ad un tratto iniziò a piovere.- Oh, ma stiamo scherzando?! Pure fradicia!- Kat scoppiò a ridere e Sam le lanciò uno sguardo assassino. - Dai, adesso ci penso io-. Posò una mano sul braccio di Axel e l'altra su quello di Sam. Un secondo prima erano in quel vicolo e quello dopo erano a casa. Axel si guardò intorno confuso. - Ma che...? Come hai fatto?- chiese stupefatto. - Teletrasporto. E' utile in certi casi- rispose lei. - Comunque non è il momento di discutere, adesso dobbiamo occuparci del problema del vestito- - Si, infatti. Andiamo dalla nonna. Artemide non ci riuscirebbe. Axel non preoccuparti, va pure a riposarti se vuoi- - Sei sicura che non occorra che venga anch'io?- Sicurissima. Sono in ottime mani- - Ok, sta attenta-. Sam gli sorrise e Katra si avvicinò a loro mettendole una mano sulla spalla e in un attimo sparirono. Non aveva capito niente ma quando Samantha sarebbe ritornata le avrebbe chiesto delle spiegazioni. Iniziava a sorgere un dubbio nella sua mente: Sam era veramente quello che diceva di essere?

 

 

Kat e Sam arrivarono a Kalosis in un attimo. Erano riapparse nella sala del trono. Sam cadde col sedere sul pavimento. - Scusa, avrei dovuto farti mettere giù prima di teletrasportarci- disse Kat. -Nonna! Potresti mandare uno dei tuoi demoni qui per favore?- urlò Kat per farsi sentire perché Apollymi era nel giardino. Pochi secondi dopo arrivò Xedrix, uno dei famigli infernali di Apollymi. - Cosa ti serve?- chiese lui. - Potresti aiutarmi a portarla dalla nonna? Non può muoversi. Xedrix guardò Sam e si abbasso per prenderla in braccio. La sua pelle era blu scuro e gli occhi di un giallo brillante. Le corna nere spuntavano tra i capelli blu come la pelle e le sue ali erano di un profondo rosso sangue. Andarono da Apollymi. Il giardino, contenente solamente rose nere, era completamente circondato da pareti di marmo nero che riflettevano ogni cosa come fossero stati veri e propri specchi. Apollymi era seduta su una sdraio e gli dava le spalle. L'altro demone, Sabina, era accanto a lei. Aveva lunghi capelli verdi che contrastavano perfettamente con la sua pelle gialla. Gli occhi erano dello stesso colore dei capelli e corna e ali avevano una strana tonalità di arancio. Apollymi indossava una veste nera e morbida che le lasciava le spalle scoperte. In grembo teneva un cuscino, regalo fattole tanti anni addietro da Simi, il demone personale di Ash. Aveva l'odore di suo figlio e per lei era come un tesoro. Si girò a guardare i suoi ospiti e sgranò gli occhi d'argento. La sua pelle chiara e quasi trasparente, che faceva risaltare i suoi bellissimi capelli così biondi da sembrare bianchi, si tese per la preoccupazione. Dimostrava solo 25 anni, ma l'apparenza inganna, in realtà era più vecchia del tempo stesso. Undicimila anni prima la sua famiglia l'aveva imprigionata e, fin quando Ash sarebbe vissuto, non sarebbe potuta tornare in libertà. Si alzò e gli andò incontro. - Che ti è successo piccola mia? Sei ferita- disse Apollymi. - Ciao, nonnina. Sono solo ferita al braccio, ma non è questo il problema più importante- rispose Sam. - Un umana, probabilmente una discendente di qualche strega, ha fatto un incantesimo al vestito che sta indossando. Non riesce a muoversi. La volevano immobilizzare fino al giorno del suo compleanno per poi usarla- intervenne Kat. - Oh, piccola. Mi dispiace tanto, te lo levo subito-. Apollymi posò una mano sul vestito e l'altra sul braccio ferito. Contemporaneamente la ferita si rimarginò senza lasciare nessuna cicatrice e il vestito si sgretolò lasciandola in slip. Sam si coprì il seno con le mani. Il demone, percependo il suo disagio, la fece scendere. Finalmente Sam poteva reggersi sulle sue gambe e muoversi. - Grazie, nonnina- disse lei e si lasciò abbracciare da Apollymi. - Sta attenta, tesoro. Il giorno del tuo compleanno si sta avvicinando, non voglio perderti- - Non preoccuparti, starò attenta. Non mi fiderò più di nessuno- - Anche se vorrei che restassi qui, devi andare. Riposati. Verrai a trovarmi quando avrai tempo- - Ci vediamo. Ciao, nonnina- poi si girò verso Kat – Grazie per tutto quello che hai fatto- - Dovere, sorellina. Non voglio vederti morta. Stai attenta-. Salutando Apollymi, Kat mise una mano sulla spalla di Sam e ritornarono a casa.

 

Axel camminava nervosamente per tutta la cucina quando ad un tratto spuntarono Sam e Kat. - Ciao Cacciatore Oscuro. Ci vediamo- disse Kat e sparì. Axel guardò Sam e rimase a bocca aperta quando vide che indossava solo gli slip. - Ehm... io vado, ciao- disse lei e si voltò per andarsene. - Non provarci neanche. Prima mi spieghi quello che è successo e poi fai tutto quello che vuoi. Nel frattempo metti questo- disse lui togliendosi il giubbotto e porgendoglielo. Sam si girò e lo guardò. - Ok, ti devo una spiegazione-. Si avvicinò a lui e prese il giubbotto dalle sue mani. Gli diede le spalle e se lo mise. Poi si girò guardandolo dritto negli occhi. Anche in quel modo era incredibilmente sexy e il suo corpo ne era consapevole. - Cosa vuoi sapere?- - Che cosa volevano da te?- - Non lo so. Suppongo che volessero usarmi contro Acheron- - E c'era bisogno di bloccarti con un incantesimo? Senza offesa, ma non mi sembri così pericolosa-. Il suo sguardo si indurì. - Allora non mi conosci affatto. Hai mai sentito parlare della Sterminatrice?- - Certo, come potrei non conoscerla? Per i demoni è la morte- - Beh, sono io-. Axel rimase sgomento. - Ma la Sterminatrice ha origini antiche, avrà migliaia di anni. Come potresti essere tu? Aspetta... allora mi hai mentito! Non sei umana-. Sam ammutolì. - Beh...ehm...io sono la seconda Sterminatrice. Ho

preso il posto di mia madre quando è morta. Si giustificò lei. - Allora è per questo che Ash ti ha presa con sé, per usarti contro i demoni-. Sam si infuriò. - Ash non è così! Non lo ha mai pensato! Mi prese con sé solo per il motivo che ti ho già spiegato. Non vuole neanche che io combatta, figuriamoci usarmi contro i demoni- disse lei. - Scusami, Sam. Devo imparare a pensare prima di parlare- si scusò lui. Lei parve rasserenarsi. - Scusami anche tu per la mia sfuriata, è stata una lunghissima serata-. Ad un tratto dietro Samantha apparve Acheron. - Sammy- disse lui. Lei si girò lentamente, lo guardò e si lanciò tra le sue braccia. Qualche secondo dopo scomparvero. Axel stava iniziando ad odiarli quando facevano così.

 

 

Ash la portò nella sua camera. Adesso Sam era al sicura tra le sue braccia e finalmente poteva lasciare uscire le lacrime trattenute da quando aveva scoperto di essere stata tradita di nuovo. Ash la consolò e le sussurrò dolci parole per farla calmare. - Dov'eri? Avevo bisogno di te! Ho avuto così tanta paura!- disse tra le lacrime. Ash l'abbracciò più forte. - Scusami, piccola. Mi hanno bloccato. Non sapevo niente finché non me l'ha detto Apollymi. Sono venuto appena l'ho saputo-. Lei si staccò da Acheron. - Com'è possibile, Ash? Chi sarebbe così potente da bloccarti?- Lui le asciugò le lacrime con una carezza. - Non lo so. Ma lo scoprirò. Nessuno ti farà più del male- - Ash è successo di nuovo. Prima Yashka e ora lei. Non posso fidarmi più di nessuno. Tutti si avvicinano a me solo per questo stupido sangue. Sarebbe molto meglio se lo prendessi tu così diventeresti invincibile-. Ash le diede uno schiaffo. - Smettila Sam! Non dire mai più certe cose! Nessuno ti ucciderà per il tuo sangue, soprattutto io! Ti ho protetto per millenni e continuerò a farlo a costo di segregarti a casa. Tu devi vivere. Sei la Sterminatrice, devi adempiere ai tuoi doveri- - Oh, Ash- disse lei rimettendosi a piangere e abbracciandolo.

 

 

Axel sapeva che non era giusto, ma non aveva resistito ad origliare. Aveva scoperto delle cose ma non riusciva a capirne il senso. Ucciderla per il suo sangue? Per millenni? Yashka? Ma di cosa stavano parlando quei due? - Sarà così ogni volta, Ash? Dovrò sospettare di ogni persona che entrerà nella mia vita? Dovrò stare sempre sul chi vive altrimenti mi tradiranno? Io non ce la faccio, è troppo per me. Con Yashka ho imparato che il tuo ragazzo potrebbe tradirti e ora, con Daphne, ho scoperto che anche la tua migliore amica potrebbe. Di chi mi dovrei fidare, allora? Chiunque scopra il mio segreto sarà colto dalla brama di diventare invincibile. Posso contare solo su di voi. E ora c'è un nuovo nemico così potente da riuscire a bloccare te. Come dovrei comportarmi adesso, Ash? Dimmelo tu perché io non lo proprio- disse Sam. - Stai tranquilla, mi occupo di tutto io. Ti proibisco di uscire da sola dopo il tramonto. Ora devo andare, non fare pazzie- disse Ash. Sentì Samantha sospirare e poi la porta si aprì. Sam si bloccò quando lo vide. - Da quanto tempo sei qui?- chiese lei sospettosa. - Sono appena arrivato. Stavo andando in camera mia- mentì lui. - Come stai? Mi sembravi un po' scossa- continuò. - Sto bene, avevo solo bisogno di una chiacchierata a tu per tu con Acheron- spiegò lei. - Ok, buona notte- disse Axel e la superò. Entrò in camera sua e chiuse la porta a chiave con il pensiero. Che serata, pensò, devo scoprire di cosa stavano parlando quei due. Non mi piace che mi si nascondano le cose. Sentì bussare. - Che c'è?- disse seccato. Percepì Sam esitare. - Posso entrare?- - Non mi sembra il caso. L'ultima volta che sei entrata qua dentro non è finita bene- rispose Axel. - Ok, allora resto fuori. Volevo solo ringraziarti. Buona notte.- disse e se ne andò. Sapeva di averla ferita e si sentiva tremendamente in colpa. Sei un pezzo di merda gli disse la sua coscienza. Al diavolo, pensò. Raggiunse la porta e l'aprì. - Sam aspetta!- gridò lui. Lei si fermò e si girò a guardarlo. Axel la raggiunse e l'abbracciò. Sam rimase interdetta per un attimo ma poi ricambiò l'abbraccio. - Scusami per prima. E' stata una serata tremenda per tutti e due, soprattutto per te. Sono uno stronzo, mi dispiace-. Siccome lei non rispondeva si scostò ma lei lo trattenne. - Ti prego, aspetta ancora un po'- disse lei. Axel capì che stava piangendo e l'abbracciò ancora più forte. Rimasero così per molto tempo, ognuno di loro aveva bisogno dell'altro e in quel momento potevano illudersi che tutto sarebbe andato per il meglio. Ma la realtà era che il peggio doveva ancora venire.

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Sam e Axel erano in cucina e lei stava preparando il caffè. Axel era crollato sul tavolo e stava dormendo come un bambino. Infatti il caffè era per Sam, sarebbe crollata se non si fosse sbrigata a berlo. Erano successe troppe cose e non voleva dormire per paura degli incubi, in quel periodo dell'anno li faceva ogni volta che chiudeva gli occhi. Ma l'incubo era sempre lo stesso. Camminava per le strade in cerca di qualcosa che non riusciva a trovare. Man mano che procedeva i colori andavano sbiadendo finché il mondo non diventava bianco e nero. In lontananza vedeva una sagoma maschile. Più si avvicinava, più quella sagoma si allontanava da lei. Dopo qualche secondo capiva chi era: Acheron. Lui le parlava ma lei non riusciva a sentirlo. - Ash, non ti sento!- gridava lei. Ma lui continuava a parlare e iniziava a gesticolare freneticamente indicando qualcosa alle sue spalle. Sam si spaventava e iniziava a correre verso di lui ma non riusciva a raggiungerlo. Sentiva una presenza alle spalle e si girava, ma non vedeva nessuno. Si voltava di nuovo verso Acheron, ma lui non c'era più. Al suo posto c'era Yashka che la fissava con sguardo crudele. - Sto arrivando- diceva e la pugnalava al cuore. Questo incubo non aveva senso perché lui era morto e sepolto, ci aveva pensato il suo sangue ad ucciderlo. Yashka, quel nome gli procurava sempre un brivido lungo la schiena. Era stato il primo e l'unico uomo di cui si era innamorata. Era bellissimo, aveva occhi di cristallo e capelli neri come la notte. Il suo principe azzurro, diventato il suo cupo mietitore. Era stato sempre così gentile e amorevole con lei, sembrava quasi che l'amasse. Ma era tutta un'illusione così come lo era stata l'amicizia con Daphne/Allyson. Però con lui era stato diverso, gli aveva donato tutta se stessa e lui aveva preso tutto quello che aveva da offrire senza dare nulla in cambio. L'unica cosa a cui ambiva non era Samantha, ma il suo sangue. E l'aveva ottenuto. Ma non era finita come lui si era aspettato, ed era morto. L'aveva ucciso lei involontariamente, anzi, per essere più precisi l'aveva ucciso il suo sangue. Non era riuscito a berlo tutto perché erano stati interrotti. Non avrebbe mai più permesso a nessuno di avvicinarsi così tanto al suo cuore. Non poteva, se voleva continuare a vivere. Adesso basta pensare al passato. Guardò l'ora. Erano le 10:30. Bevve il suo caffè tutto d'un fiato e toccò una spalla ad Axel per svegliarlo. - Axel. Axel vai a dormire in camera tua-. Lui grugnì qualcosa di incomprensibile. - Stai scomodo qui. Dai, alzati-. Lui aprì gli occhi e la guardò. - Che ore sono?- - Ancora è presto. Dai, vai di sopra. Io devo uscire, ci vediamo stasera- - Mmm...ok...a stasera...sta attenta- disse lui e si riaddormentò. Sam scosse la testa, era incorreggibile. Andò di sopra a prepararsi. Dieci minuti dopo uscì di casa ed entrò in macchina. Doveva fare la spesa e andare al Sanctuary a rilassarsi per un po'. Dopo essere stata al supermercato andò dai Peltier. La loro casa era adiacente al Sanctuary ed era lì che potevano assumere forma animale senza la paura di essere scoperti. Avevano più sistemi d'allarme di Fort Knox e due membri della famiglia stavano di guardia contro gli intrusi che fossero umani o altro. Sam entrò senza problemi e si ritrovò davanti Mamma Orsa Peltier. Il suo nome era Nicolette e aveva 800 anni ma ne dimostrava solo 40. Stava parlando con Kyle, il più giovane dei quattro gemelli di Nicolette, che era appena uscito dalla pubertà. - Ciao, Sam. Era da tanto che non ti vedevo, dove sei stata?- disse Kyle. - Ciao, Kyle. Sono rimasta a casa, Ash mi ha proibito di andare a caccia per un po'- - E' un vero peccato, sei una delle migliori- disse lui sorridendo - adesso devo andare. Ciao, Sam- - Ciao- gli rispose mentre lui si allontanava. - Che ci fai qui, tesoro?- chiese Nicolette abbracciandola. - Sono venuta per rilassarmi un po'- disse lei rispondendo all'abbraccio. - Ash non ti ha detto cos'è successo ieri qua fuori?- chiese Sam. Nicolette assunse un'espressione incuriosita. - Cos'è successo?- - Dei demoni e una presunta strega mi hanno teso una trappola. Eravamo sul retro- - Oh, piccola. Nessuno si è accorto di niente. Tu come stai?- - Sto bene. Ero ferita al braccio ma adesso è guarito. Mi ha salvata il Cacciatore Oscuro che vive con me- - Per fortuna non sono riusciti ad ucciderti. Non riesco a immaginare una vita senza le tue visite-. Sam sorrise. - Ho la pellaccia dura, non è così facile togliermi di mezzo-. Ma la sera prima era arrivata così vicino al punto di non ritorno. - Andiamo, ti preparo una cioccolata- - Ok, grazie Nicolette- disse Sam. Andarono in salotto e Sam si sedette sul divano. - Torno subito- disse Mamma Orsa e andò in cucina. Sam snudò le zanne. Le faceva male la bocca, per troppo tempo le aveva tenute nascoste per non farle vedere ad Axel. Prima del suo arrivo, l'unico luogo dove non si doveva preoccupare di nasconderle era casa sua. Era un sollievo poter essere finalmente se stessa. Nicolette ritornò qualche minuto dopo con un vassoio con sopra della cioccolata per Sam e del tè per lei. - Ieri Aimee ha fatto questi biscotti. Sono i tuoi preferiti- disse lei sorridendo. Posò il vassoio sul tavolino e si sedette accanto a Sam. Aimee Peltier era l'unica figlia del clan degli orsi. Era alta e magra con capelli biondi e un viso attraente. Sam prese la sua tazza e uno dei biscotti. Come aveva detto Nicolette, erano i suoi preferiti. Biscotti con gocce di cioccolato, li adorava. Uno dei pochi ricordi che aveva di sua madre era quello in cui le preparava quei biscotti che le piacevano tanto. Non riusciva a ricordare il volto dei suoi genitori, ma il loro amore si. Ash le aveva proposto di mostrarle alcuni momenti della loro vita ma lei non aveva voluto, se li avesse visti avrebbe sofferto molto di più. Apollymi ricopriva il ruolo di una nonna e Acheron quello di un padre, ma nessuno era riuscito a sostituire sua madre, neanche Nicolette che era così gentile e affettuosa con lei. Nel salotto entrò

Dev Peltier, uno dei quattro gemelli di Mamma Orsa. Era accomodante e si arrabbiava difficilmente. Emanava un'aria di grazia potente e si muoveva metodicamente come faceva la maggior parte degli orsi. Indossava stretti jeans stinti, stivali e una maglietta nera che non copriva il marchio dell'arco di Artemide che aveva sul bicipite per prendere in giro i demoni e gli Apollinei che si avventuravano nel bar. Aveva i capelli biondi che gli ricadevano lungo la schiena ben sotto le spalle, li lasciava sempre sciolti. Era seguito da Kyle. - Ciao, Sam. Come ti butta? Ho saputo che ospiti un Cacciatore Oscuro a casa tua. Se ti da problemi fammi uno squillo- disse Dev sorridendole. - Ehi, Dev. E' un piacere rivederti- rispose lei ricambiando il saluto. Non si scomodò a coprire le zanne. - Io sto bene. A te come va la vita?- - Splendidamente. Sicura di stare bene? Sembri un po' pallida- - Sono solo un po' stanca, orsacchiotto- - Ehi, non chiamarmi così davanti ad altre persone. Potrebbero credere che ci sia del tenero tra noi-. Sam rise. - Ok, grand'uomo, riserverò questo nomignolo per quando non ci sarà nessuno- - Affare fatto, Sterminatrice. Ora devo andare, a presto Sammy- - Ciao, Dev- disse mentre lui se ne andava. - Oh, Sam. Vorrei tanto rimanere qui con te, ma ho molte cose da fare- disse Nicolette. Sam bevve l'ultimo sorso della sua cioccolata e disse: - Non preoccuparti, anch'io devo andare. E' stato un piacere passare del tempo con te. Ritornerò appena possibile- - Sei sempre la benvenuta qui, tesoro. Porta un po' di questi biscotti al Cacciatore Oscuro come ringraziamento e digli di passare qualche volta- - Certo-. Sam salutò Nicolette che l'aveva accompagnata alla porta dopo averle dato i biscotti rimasti. Guardò l'orologio. Era ancora presto così chiamò Tabitha.

 

Era una delle sue amiche e spesso lei, Acheron, Simi e Tabitha andavano al cinema insieme. Aveva i capelli di un color castano ramato, che spesso tingeva di nero, e gli occhi blu. Era alta e atletica ed era un'ammazza-vampiri. Spesso avevano combattuto fianco a fianco. Tabitha rispose al primo squillo. - Ehi, Sammy. Che c'è?- - Ciao, Tabby. Sei libera?- - Si, non ho niente da fare- - Vuoi andare al cinema?- - Si, certo. E' un'ottima idea. Ci sono anche Ash e Simi?- - No, siamo solo noi due- - Aspetta un attimo in linea. Ciao, Nick...Con Sam...Noi dobbiamo andare al cinema, vuoi venire?...Sam può venire anche Nick?- - Certo, più siamo meglio è. Dove siete? Vi passo a prendere- - Al mio negozio- - Ok, arrivo in un attimo- - Ok, a tra poco- - A tra poco- disse Sam e chiuse la chiamata. Era da tanto che non vedeva Nick. Il suo nome completo era Nick Ambrosius Gautier ed era uno Scudiero. Era alto quasi due metri ed era muscoloso. Aveva i capelli scuri e gli occhi blu. Gli Scudieri lavoravano per i Cacciatori Oscuri e provvedevano a tutto quello di cui avevano bisogno. All'inizio

lavorava per Kyrian, ex Cacciatore Oscuro e cognato di Tabitha, ma da quando lui aveva riconquistato la sua anima, Nick non lavorava per un Dark Hunter in particolare. Lui era l'unico Scudiero che conosceva perché era spesso in compagnia di Acheron. Quei due erano migliori amici e lei era felice per Ash. Nick era simpatico e le piaceva passare del tempo con lui. Sam sperava davvero che quell'uscita non finisse come quella della sera precedente.

 

 

Axel si svegliò quando la porta si aprì. Si trovava in cucina e sicuramente si era addormentato sul tavolo. - Sam, sei tu?- gridò lui. - Certo che sono io, chi credi che abbia le mie chiavi di casa?- rispose lei entrando con delle buste in mano. - Dove sei stata?- - Ho fatto la spesa, sono andata al Sanctuary e al cinema con i miei amici e poi abbiamo pranzato insieme- - Pranzato? Che ore sono?- - Le quattro e mezza, dormiglione- disse lei sistemando quello che aveva comprato. - Ehi, anzi che mi sono svegliato. Di solito dormo fino al tramonto- replicò lui. - Ah, quasi dimenticavo. Tieni- disse lei lanciandogli un sacchetto. Axel lo prese al volo e lo aprì. Dentro c'erano dei biscotti. - Te li manda Nicolette come ringraziamento per avermi salvato la vita- - Nicolette? Vuoi dire Mamma Orsa Peltier?- chiese Axel. - Si, mi ha chiesto di portarteli e di dirti che uno di questi giorni tu vada a trovarla- disse Sam. Axel era sorpreso. Quando doveva essere importante questa ragazza per i Peltier se lo invitavano a casa loro per ringraziarlo di averle salvato la vita? A quando ne sapeva lui era quasi impossibile entrarvi perché c'erano i cuccioli. La guardò. Quali erano i segreti che nascondeva? Lo avrebbe scoperto ad ogni costo. Sovrappensiero mangiò un biscotto. - Mmm... sono buonissimi- disse. - Sono felice che ti siano piaciuti, li ha fatti Aimee Peltier. Se vuoi, qualche volta, te li preparo- disse Sam. - Mi piacerebbe mangiarli-. Con quella frase guadagnò uno dei suoi bellissimi sorrisi. - Allora, cos'hai intenzione di fare stasera?- le chiese. - Resterò a casa. Acheron mi ha proibito categoricamente di uscire da sola dopo il tramonto- - Quindi se, soltanto per ipotesi, tu uscissi sotto la mia supervisione lui non avrebbe niente da ridire perché tu non saresti “sola”-. Sam lo guardò. - Veramente posso venire con te?-. Sembrava speranzosa. - Certo- rispose Axel facendole l'occhiolino. Sul suo viso apparve un fantastico sorriso che gli fece perdere un battito. Era davvero felice e lui sperava che tutta quell'allegria non fosse dovuta solo al fatto di poter uscire la sera. Sam sbadigliò. - Ti conviene andare a dormire, altrimenti stasera crollerai di sicuro- disse Axel. - Tranquillo, potrei resistere giorni interi senza dormire-.

-Ho sonno!- disse Sam sbadigliando. - Te l'avevo detto Miss potrei resistere giorni interi senza dormire- replicò lui sarcastico. - Se vuoi ti riporto a casa, visto che sei così stanca. Usciremo un'altra volta- - No! Non voglio andare a casa. E poi ormai è troppo tardi- disse lei. Si trovavano in uno dei tanti vicoli di New Orleans a caccia di demoni. - Come vuoi tu. Ma domani dormi tutto il giorno, intesi?- - Affare fatto-. Sam odiava quel periodo dell'anno, si indeboliva sempre nella settimana prima del suo compleanno. Iniziava a diventare umana, e questo non le piaceva per niente. Se fosse stata nel pieno delle sue forze, le 24 ore in cui non aveva chiuso occhio non l'avrebbero toccata minimamente. Aveva fatto una figuraccia con Axel vantandosi della sua resistenza. Sospirò. Lui la guardò con espressione interrogativa e, prima che lei potesse dire o fare qualsiasi cosa, sentì un formicolio lungo la spina dorsale. Demoni. - Ora si che inizia il divertimento- disse Sam. Axel la guardò in modo strano. - Che c'è?- chiese lei. - Niente. Preparati e sta attenta-. Sam era sicura che quel “niente” nascondeva qualcosa ma prima di poter iniziare a fare congetture, mezza dozzina di demoni svoltò nel vicolo in cui erano loro. - Mmm... perfetto! Tre a te e tre a me- disse lei. - Guarda guarda che fortuna. Due Cacciatori Oscuri in un colpo solo- disse uno dei demoni. Oh, merda! Stupido demone, pensò Sam.

 

 

Axel guardò Sam per l'ennesima volta. Due Cacciatori Oscuri?. - Sbaglio o i demoni dovrebbero avere una vista perfetta? No, perché forse hai bisogno dii un paio di occhiali. Io non sono una Cacciatrice Oscura. Sono... umana- disse lei. Axel aveva notato l'esitazione e il disprezzo che aveva messo nell'ultima parola. Perché le costava così tanto ammetterlo? E come aveva fatto a percepire i demoni se era umana? E perché quei demoni l'avevano scambiata per una Dark Hunter? - Ci vedo benissimo, Cacciatrice Oscura. O forse dovrei chiamarti Sterminatrice?- continuò il demone. Sam si arrabbiò. - Taci! Hai parlato fin troppo per i miei gusti!- disse lei prima di scagliarsi contro il gruppetto davanti a loro. Attaccò il demone che aveva parlato e lo uccise con un paletto che aveva estratto dal giubbotto. Axel la raggiunse e iniziò a lottare contro i demoni che toccavano a lui. Sam si occupava degli altri due. Mentre lei mandava a terra con un calcio uno dei demoni, l'altro la prese alle spalle e la strinse in una morsa stringendola con le braccia. Sam era immobilizzata. Le braccia erano compresse contro le costole e le mani contro i fianchi. Il paletto stava per caderle ma lei lo trattenne. Axel avrebbe dovuto aiutarla ma era impegnato con i suoi avversari. Nel frattempo, il demone a terra si era rialzato e andò verso di lei. Sam rilassò il corpo in modo da far sorreggere tutto il suo peso al demone dietro di lei. Si diede uno slancio con le gambe colpendo con una testata il succhiasangue che la teneva e centrando in pieno petto con i piedi quello che l'aveva raggiunta, catapultandolo per terra. Grazie a quest'ultimo colpo riuscì a darsi uno slancio che le permise di fare una capriola all'indietro sopra la testa del demone dietro di lei, ancora dolorante per la testata ricevuta. Sam atterrò e con una flessione del polso pugnalò il demone alla schiena che si polverizzò in pochi secondi. Nel mentre il demone rimanente si era rialzato e andò verso di lei. Sferrò un pugno ma Sam lo schivò abbassandosi e facendogli lo sgambetto. Il demone cadde all'indietro e lei, facendo un giro su se stessa, lo pugnalò al cuore. Axel era stupefatto, nessun umano avrebbe potuto muoversi in un modo così veloce. Dopo aver sistemato anche l'ultimo dei suoi demoni, andò da lei. - Tutto bene? Sei ferita?- le chiese. - Si, tutto a posto. Non ho neanche un graf...-. Si accasciò per terra dolorante. - Sam! Sam! Che succede?! Che hai?!- gridò lui buttandosi a terra accanto a lei. - Mi hanno ferito... adesso- disse ansimando. Axel si guardò intorno ma non vide nessun nemico. Però il suo sguardo cadde su un pugnale conficcato a terra e lo prese. Era sporco di sangue. Il sangue di Sam. Aveva un buon odore e, per qualche motivo a lui sconosciuto, lo attirava, bramava di assaggiarlo. Gli dolevano le zanne e avvicinò la lama alla bocca. - No!- gridò Sam e si lanciò su di lui strappandogli il pugnale dalle mani. - Non devi mai e dico mai bere il mio sangue, neanche una goccia. Mi hai capito bene? Neanche una goccia- disse Sam seria. Era a cavalcioni sopra di lui e sembrava preoccupatissima. Sam, cosa nascondi? Sei un mistero per me- disse Axel. Lei lo guardò e gli sorrise. - Un mistero, eh? Magari fossi un mistero per tutto il mondo. Io sono un segreto. Un segreto che è appena stato svelato- disse lei prima di svenire.

 

 

Sam si risvegliò nel suo letto. Provò ad alzarsi ma una fitta di dolore al fianco le fece cambiare idea. Che cosa...?,pensò. Scostò le coperte e si alzò la maglietta. Aveva delle bende nel fianco destro. Non riusciva a ricordare come si era ferita. Poi tutto le tornò in mente. Dannazione!, pensò. Adesso era veramente nei guai. La ferita sarebbe guarita in fretta e Axel sarebbe arrivato alla conclusione che lei non era quello che diceva di essere. Se fosse andata da Apollymi per farsi curare, Acheron l'avrebbe scoperto e non l'avrebbe persa di vista 24 ore su 24. C'era un'unica soluzione, ma non le piaceva per niente. Avrebbe dovuto riaprirsi la ferita ogni vota che fosse guarita. La porta si aprì ed entrò Axel con una tazza in mano. - Ehi, finalmente ti sei svegliata- disse lui. - Hai detto qualcosa ad Ash?- chiese lei allarmata alzandosi a sedere di colpo. Pessima idea. Un'altra fitta la colpì e si piegò di lato tenendosi il fianco ferito. - Ehi, calma. Ti fai solo male. No, non gliel'ho detto. Ho immaginato che volessi tenerglielo nascosto- disse lui sedendosi sul bordo del letto. - Ti ho preparato una cioccolata ma, ehm... non so se è venuta buona. Sono una frana in cucina- - Sarà sicuramente squisita. Grazie mille- disse lei sorridendogli e prendendo la tazza dalle sue mani. - Di niente. Mentre tu bevi questa io vado a prendere l'occorrente per medicarti la ferita che sicuramente si è riaperta- disse lui ed uscì. Ma la ferita di Sam non si era riaperta, anzi stava già guarendo. Posò la tazza sul comodino e aprì il primo cassetto dove teneva sempre delle armi. Prese uno dei suoi pugnali e si tolse le bende. Quello si che avrebbe fatto male, ma doveva farlo. Mise la punta del pugnale all'inizio della ferita quasi chiusa e la ripercorse

tutta. Il sangue sgorgò copioso sulle lenzuola. Sam ansimò per il dolore. Con molta fatica pulì il pugnale e lo ripose nel cassetto. Axel entrò un paio di secondi dopo. - Ma perché ti sei tolta le bende? Hai sporcato tutto di sangue- - Volevo vedere in che stato era la ferita- si giustificò lei. - Dai, fammi vedere- disse Axel e Sam si sdraiò sul fianco sano. Lui disinfettò la ferita e la fasciò. - Come avevo immaginato si è riaperta. Ci vorrà molto tempo per guarire e sicuramente ti resterà la cicatrice- - Vorrei scoprire chi è stato così lo concio per le feste!- - In quelle condizioni non potresti fare del male nemmeno a una mosca- - Ah,si- disse lei prima di prenderlo per un braccio e trascinarlo sul letto accanto a lei e bloccarlo sotto di sé mettendogli l'avambraccio sotto la gola. - Chi è che non riuscirebbe a fare del male nemmeno a una mosca?- - Tu- disse lui e con un movimento rapido riuscì a invertire i ruoli. Adesso era lui che la bloccava. - Stavi dicendo?-.

 

 

Axel non riusciva a pensare con Sam sotto di lui. Il suo corpo era caldo e invitante. Lei mise il broncio e lo guardò con espressione divertita. Axel non resistette e posò le labbra su quelle di lei in un tenero bacio che ben presto divenne qualcosa di più, più profondo, più passionale. Si era aspettato che Sam lo respingesse ma lei stava ricambiando il bacio. Le mani di lei risalirono lungo il suo petto allacciandosi dietro la nuca. Axel non riuscì più a controllarsi e si sdraiò sopra di lei mettendo l'avambraccio sinistro

accanto alla testa di Sam, spostandovi tutto il peso per non gravarle addosso soprattutto per la ferita. Con la mano destra percorse tutto il suo corpo e si fermò sul fianco infiltrandosi dentro la maglietta e accarezzandole tutto il ventre arrivando finalmente al seno. Vi poggiò la mano e strinse. Sam gemette e lui continuò a massaggiarglielo, prendendo il capezzolo tra il pollice e l'indice e sfregandoglielo. Sam ansimò e i suoi occhi si ribaltarono all'indietro. Axel le alzò la maglietta scoprendo quei seni rotondi e perfetti e subito il suo membro si indurì. Si abbassò su di lei, sempre attento a non farle male, e prese tra le labbra quel bocciolo rosa succhiandolo e leccandolo. Le dita di Sam si intrecciarono ai capelli di Axel tirandoli. La sua mano si spostò dal suo seno scendendo sempre più giù fino ad arrivare al bottone dei jeans di Sam, li sbottonò e abbassò la cerniera. Si insinuò tra le sue gambe. Era eccitatissima, si vedeva dal modo in cui era bagnata. Entrò in lei con due dita e mugugnò. Axel iniziò ad entrare e ad uscire facendola gridare dal piacere. Sfregò il pollice contro il clitoride, poi tolse la mano. Sam alzò il bacino chiedendo di più e sfregando il suo sesso con quello di Axel. Lui impazzì e iniziò a muoversi su e giù baciandola, lambendole e mordicchiandole le labbra. Erano così eccitati che non si accorsero del rumore che giungeva dal salotto. - Sam?- disse una voce che proveniva dalle scale e sentirono un rumore di passi. Si guardarono negli occhi spaventati e dissero una sola parola. - Ash-

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


- Sam? Dove sei? Sam!- gridò Acheron. Sam guardò Axel. Che cosa stava facendo? Era forse impazzita? Allora, perché non lo respingeva? Perché provava quel calore assopito da anni? Cosa aveva Axel che le faceva desiderare sia il suo corpo che la sua anima? E perché non voleva separarsi da lui? Essere lì, tra le sue braccia, la faceva sentire protetta, al sicuro. Non voleva che se ne andasse ma, se Ash avesse scoperto quello che stava succedendo, l'avrebbe spedito il più lontano possibile da lei. - Vai da Ash e digli che sei venuto a portarmi una cioccolata ma hai visto che dormivo e te ne stavi andando, così non sospetterà nulla. Stai attento a non farti scappare neanche una parola sullo scontro di ieri- disse Sam e gli diede un ultimo profondo bacio che lui ricambiò. La guardò per un lungo istante prima di alzarsi e uscire dalla stanza. Sam si riabbottonò i jeans, si abbassò la maglietta e si coprì accoccolandosi sul fianco sano. Aveva intenzione di fingere di dormire ma, pochi secondi dopo, si addormentò.

 

 

Axel uscì dalla stanza e si ritrovò Acheron davanti. - Che ci facevi nella stanza di Sam? E perché non risponde?- chiese minaccioso. Merda! E ora che gli racconto?!, pensò Axel. - Ehm... Sam mi aveva chiesto di prepararle della cioccolata ma quando, due minuti fa, gliel'ho portata si era già addormentata. Così me ne stavo andando-. Axel sperava con tutto se stesso che Acheron si bevesse quella balla. - Sta dormendo? A quest'ora? Lei dorme si e no cinque ore- - Sarà stanca per quello che è successo altro giorno. Anche se ancora non ho capito cosa- disse lui, cercando di ricavare qualche informazione da Acheron. - Non è necessario che tu capisca. Sei qui solo per fare il tuo lavoro e non per impicciarti della vita di Samantha-. Niente, era inutile parlare con lui. - Va bene, ma se le succederà qualcosa non mi riterrò responsabile- disse Axel e se ne andò lasciandolo davanti alla camera di Sam.

 

 

Sam si svegliò di colpo dopo aver rifatto lo stesso incubo per l'ennesima volta. Si alzò con molta calma e andò in bagno. Aprendo la porta trovò Acheron appoggiato alla parete. - Hey- disse lui. - Che ci fai qui, Ash?- chiese lei, circospetta. - Sono passato per vedere come stavi ma dormivi, quindi ho aspettato che ti svegliassi- - Hai aspettato? Da quando tempo sei qui fuori?- - Un paio d'ore- - E hai aspettato tutto questo tempo solo per vedere come stavo? Non prendermi in giro, Acheron. Parla chiaro, cosa vuoi?- disse lei seccata. - All'inizio ero quello il mio intento, ma poi ho visto Axel uscire dalla tua camera e ho deciso di aspettare che ti svegliassi per chiederti delle spiegazioni. Che diavolo ci faceva nella tua stanza, Sam?-. E' una trappola. Se gli dicessi che era venuto a portarmi della cioccolata, capirebbe che quello che gli detto Axel era una balla, pensò Sam. - Cosa? Chi è che era in camera mia?- disse lei usando la sua espressione più confusa. - Axel. L'ho visto uscire quando sono arrivato. Mi ha detto che ti aveva portato una cioccolata ma tu dormivi- - Dormivo, per questo non l'ho visto. Se Axel ti ha detto così, allora perché mi fai questa domanda?-. Ash la guardò dritta negli occhi. - Perché non voglio che tu soffra- - Non c'è nessun pericolo, Acheron- - Sono solo preoccupato per te, ok? Non arrabbiarti-. Sam gli sorrise. - Come potrei arrabbiarmi quando fai quella faccia da cucciolo?-. Acheron rise e lei si unì alla sua risata. - Vuoi qualcosa da mangiare?- - No, sono a posto così. Comunque sono venuto anche perché una persona voleva vederti a qualsiasi costo. Simi, assumi forma umana-. Il tatuaggio sul suo braccio, raffigurante un drago, si sollevò dalla sua pelle e diventò una giovane donna demoniaca, non più alta di un metro. In questa incarnazione aveva le ali di una tonalità borgogna, i suoi occhi erano bianchi e bordati di rosso e i capelli biondi le fluttuavano attorno. Le sue corna nere erano più belle che sinistre e aveva orecchie a punta. Indossava un lungo abito rosso e morbido che aderiva al suo corpo tonico e snello. Finché Simi faceva parte di lui, non poteva vedere né sentire nulla a meno che Acheron la chiamasse per nome o le impartisse un ordine. Era immune persino ai suoi pensieri e poteva percepire solo le sue emozioni in modo da riuscire a capire se Ash si trovasse in pericolo. Quella era l'unica occasione in cui le era permesso di liberarsi dal suo corpo senza che le venisse chiesto. - Sammy!- gridò Simi gettandole le braccia al collo. Sam soffocò un gemito di dolore e ricambiò l'abbraccio. - Ciao, Simi. Anch'io sono felice di vederti, ma se continui a stringermi così questo sarà un addio- - Scusa, Sammy- disse staccandosi - Andiamo a mangiare? Simi ha fame ma akri le ha detto di aspettare che ti svegliassi. Ora andiamo?-. Simi aveva la strana abitudine di parlare di se stessa in terza persona. - Si, ora ti preparo qualcosa. Devo solo vedere se Axel mangia con noi- - Ci pensa Simi a chiedere- disse lei e se ne andò prima che potessero fermarla. Ash rise. - Gli prenderà un colpo quando la vedrà- - Non credo proprio perché ha sbagliato strada-. Acheron rise ancora più forte. - E' incorreggibile. Comunque te la posso lasciare per un po? Così stasera potete andare in giro- - Certo, può rimanere tutto il tempo che vuole. Tu non resti?- - No, ho altre cose da fare . A presto, Sam- disse e sparì. Samantha sospirò di sollievo. Non si era accorto di niente. Si diresse verso la camera di Axel e bussò. - Axel, sei sveglio?- gridò. La porta si aprì e apparve in tutta la sua maestosità. Era senza maglietta e aveva i capelli scompigliati. Era sexy da morire. Prima che potesse dire qualsiasi cosa, comparve Simi che fluttuava a mezzo metro da terra. - Potevi dire a Simi che aveva sbagliato strada. Dov'è akri? Simi voleva salutarlo- disse lei. Akri era il termine atlantideo per dire “Signore e Padrone”. Sam stava per rispondere, quando Axel la spinse nella sua camera e la chiuse dentro. - Come hai fatto ad entrare, demone?- disse lui dall'altra parte della porta. - Chi sei tu! Simi non ti conosce!- ruggì Simi. Sam aprì la porta e si frappose tra loro. - Ehi, calmatevi tutti e due. Axel metti via le armi, Simi non ci farà del male- - Che ci fa questo demone qui?- - E' il famiglio di Acheron- disse Sam prima di rivolgersi a Simi. - Simi, questo è Axel, uno dei Dark Hunter di akri e vive qui con me. Non è cibo, non puoi mangiarlo- - Va bene, Simi non lo mangerà altrimenti il mio akri si arrabbierà con lei. Però Simi si chiede perché il Cacciatore Oscuro vive con te. E' il tuo nuovo ragazzo?- le chiese. Sam sentì lo sguardo di Axel su di sé e arrossì. - No, Simi, non è il mio ragazzo- - Bene, Simi non vuole che finisca come l'altra volta. Lei avrebbe voluto mangiarlo ma non le piacciono le persone morte, avrebbe fatto indigestione- - L'altra volta?- chiese Axel guardandola. - Si, con quel cattivone di Yashka. Quel Cacciatore aveva cercato di uccidere Sammy ma, alla fine, è morto lui grazie al...-. Sam fece un salto in avanti e le tappò la bocca. - Simi- disse in tono di avvertimento. - Ops... scusa Sammy, Simi non si era accorta che stava parlando troppo- disse lei quando le tolse la mano dalla bocca e assunse un'espressione mortificata. Axel guardò Sam con aria accigliata. - Non per fare l'impiccione, ma chi è questo Yashka?-. Sam lanciò uno sguardo di rimprovero a Simi. - Nessuno di importante. Era soltanto un ragazzo che voleva raggiungere il Sole, e ci era quasi riuscito, ma l'unica cosa che ottenne fu quella di restare bruciato. Adesso passerà l'eternità a marcire sotto terra e non potrà fare più del male a nessuno- - Però che peccato, a Simi piaceva tanto Yashka. Era un bravo fidanzato per Sammy- - Simi!- gridò Sam e Simi si tappò la bocca con tutte e due le mani. - Era il tuo ragazzo? Com'è morto?- chiese Axel. E adesso che gli dico, pensò lei allarmata. - Ehm...si, era il mio ragazzo- disse vaga. Axel la guardò impaziente, ma lei non aggiunse altro. - Com'è morto?-. Silenzio. - Com'è morto?-. Silenzio. - Com'è morto?- - Non sono affari tuoi!- sbottò Sam. Qualcosa passò negli occhi di Axel. Tristezza? Delusione? - Mi sembra giusto. Io sono qui solo per fare il mio lavoro e non per impicciarmi della tua vita- si girò e posò la mano sulla maniglia – e poi noi non siamo niente- disse entrando nella sua camera e sbattendosi la porta alle spalle.

 

 

Axel non riusciva a credere a quello che sentiva. Invidia? Non poteva essere. E poi per chi? Per una persona morta e sepolta? Ma era vero, era invidioso di quel Yashka perché Sam era stata sua. Invece Axel non avrebbe mai potuto averla, né ora né mai. C'erano troppi fattori contrari. Sospirò. Avrebbe potuto arrivare fino in fondo con lei. Si era ritrovato in paradiso quando l'aveva assaporata e toccata. Era così tenera e selvaggia allo stesso tempo e se voleva qualcosa, se la prendeva senza tanti complimenti. Sam era così diversa dalla donna che aveva amato. Poteva anche essere indomabile e cocciuta ma era onesta, una vera guerriera. Adelaide invece era dolce e indifesa solo in apparenza ma, sotto quella facciata, si nascondeva un mostro subdolo e manipolatore. L'aveva ucciso a sangue freddo come se Axel fosse uno sconosciuto appena incontrato per strada e poi gli aveva rubato il regno uccidendo la sua amata sorella. E l'unica cosa reale in quel mondo di bugie e inganni era l'amore che provava per lei.


 

E' così bella, pensò Axel mentre stava osservando Adelaide dalla finestra. Erano passati solo un paio di mesi dal suo arrivo, ma si era già innamorato di lei. Era così gentile e graziosa e immensamente bella. Le sue curve armoniose e i lineamenti delicati facevano di lei una dea. Axel amava guardarla mentre passeggiava in giardino. Bussarono alla porta. - Posso entrare?- chiese Gabrielle dal corridoio. - Certo- rispose Axel. Lei entrò e chiuse la porta dietro di sé. - Devo parlarti di Adelaide, mio principe. C'è qualcosa che non mi convince in quella ragazza. Ho un brutto presentimento- - Non c'è niente che non vada in lei- - Invece si. Non so come spiegarlo, è come se sotto quel suo volto da angelo ce ne fosse un altro con un ghigno diabolico e dentro i suoi occhi...riesco a vedere il male che si annida in essi-. Axel scosse la testa. - Ti sbagli, dentro di lei non può esserci il male- - Io lo vedo, figliolo. Vedo la parte più profonda di lei, la sua anima. Sta attento a lei, non ho mai percepito così tanto male racchiuso in una persona. Ho paura per te, Axel. Allontanala finché sei in tempo- - Ora basta! Ti sbagli! Non voglio sentire più queste sciocchezze su di lei!- - Non essere testardo, sai che io non sbaglio mai. Vorrei ma non posso, questo dono è allo stesso tempo anche una maledizione-. Gabrielle riusciva a vedere il vero io delle persone, ma Axel non voleva credere al fatto che la sua Adelaide fosse malvagia, non poteva essere. Però lei non sbagliava mai. Prima che potesse ribattere, bussarono alla porta. - Axel? Sei qui?- chiese una voce melodiosa. Adelaide. - Si, sono qui- rispose. Poi si rivolse a Gabrielle. - Non ne riparleremo più-. Il suo volto assunse un'espressione triste. - Come vuoi, ma sta attento- disse e uscì nello stesso momento in cui entrò Adelaide. Non si degnarono neanche di uno sguardo. - Cosa c'è, Adelaide?- chiese Axel. - Volevo chiederti se ti andava di uscire a cavallo con me-. Lui la guardò sorpreso. - Sai andare a cavallo?- - Si, è la mia passione. Mi fa sentire libera e mi piace quando il vento mi accarezza il volto e mi scompiglia i capelli- disse lei e rise. Axel non aveva mai sentito un suono così bello. Come poteva essere una persona malvagia questa bellissima creatura che faceva battere il suo cuore in quel modo? Lui le sorrise. - Va bene, andiamo. Ti voglio presentare la mia migliore amica-. Dopo aver indossato abiti più comodi per andare a cavallo, si incamminarono verso le stalle. Axel era rimasto a bocca aperta quando l'aveva vista vestita in quel modo. Era bellissima. I capelli erano raccolti in un'alta coda di cavallo e i vestiti le aderivano al corpo perfetto. Quando entrarono nelle stalle i cavalli si agitarono e scalpitarono. Non hanno mai fatto così, pensò Axel. Si voltò verso Adelaide e notò che si stava guardando in giro con aria agitata. La prese per mano e lei gli sorrise. La guidò dalla sua migliore amica. - Ada, ti presento Scarlett- disse Axel e accarezzò il cavallo con la mano libera. Il suo pelo morbidissimo al tocco era nero e sul muso aveva una bellissima macchia bianca. Scarlett gli leccò la mano come faceva ogni volta che lo vedeva. - Avanti, toccala- disse ad Adelaide. Lei gli lasciò la mano e l'avvicinò esitante al muso del cavallo. Ma prima che potesse toccarla, Scarlett si allontanò di colpo alzandosi su due zampe. Axel spinse Adelaide dietro di sé. La sua migliore amica fissava la ragazza dietro di lui come se volesse ucciderla. Non aveva mai fatto così, almeno non con le persone buone e oneste. Axel si girò e guardò quella bellissima donna. No, non può essere, pensò. Aspettami fuori. Te lo porto io un cavallo- - Va bene- disse lei andandosene. Non appena fu uscita, Scarlett si calmò. - Ma cosa ti è preso, piccola? Possibile che lei sia veramente malvagia?- sussurrò accarezzandola. Lei nitrì e a lui parve come un cenno d'assenso. Allora Gabrielle aveva ragione. Un'idea gli passò per la mente e tutto gli fu più chiaro. Erano gelose, quella era la verità. Avevano paura di perderlo a causa sua e la loro mente aveva inventato un motivo per allontanarla da lui. Adesso tutto aveva un senso e Axel non avrebbe permesso loro di separarli. Avrebbe conquistato il cuore di Adelaide, a qualsiasi costo.

 

 

- Sammy, Simi vuole uscire- - Va bene, Simi. Vado a prepararmi e poi andiamo dove vuoi tu. Nel frattempo guarda un po' di televi...-. Simi era già sparita e si era posizionata davanti alla tv. Era distesa a pancia in giù per terra e aveva la testa appoggiata sulle braccia. Sam sospirò e andò di sopra. Il fianco le doleva e non riusciva a camminare. Passò davanti alla stanza di Axel ma la porta era chiusa e non si sentivano rumori provenire da là dentro. Non riusciva a capire il perché della sua reazione. Era forse geloso? No, non poteva essere. Andò in bagno si spogliò ed entrò nella doccia. Il getto d'acqua calda sulla pelle la calmò. Avrebbe voluto fare un lungo bagno rilassante per scacciare tutta quella tensione ma doveva sbrigarsi. Si insaponò e si risciacquò velocemente facendo attenzione alla ferita. Poi si avvolse l'asciugamano intorno al corpo e uscì dalla doccia. Solo in quel momento si accorse di non essere solo. Quattro demoni la stavano osservando famelici. Soprattutto uno di loro. Ma quello non era un semplice demone. Non farti prendere dal panico, resta tranquilla, si disse. - Stryker. Che spiacevole sorpresa. Non pensavo che tra tutti i tuoi difetti ci fosse quello di essere un guardone. Che c'è? Non riesci a trovare una donna che sopporti la tua vista. Oppure...- e lasciò cadere lo sguardo in basso in un gesto eloquente. - Oh, mia piccola Samantha, non sei cambiata affatto in tutti questi anni, sei sempre così acida. Perché non vieni qua e fai felice paparino regalandogli il tuo sangue?- - Perché regalarti qualcosa di così inutile, paparino. Se vuoi un regalo posso venire da te e conficcare un paletto in quella specie di cosa che hai al posto del cuore, questo si che ti piacerà-. Stryker rise. - Puoi provarci se vuoi. Attaccatela!-. I tre demoni si avvicinarono minacciosi. Sam arretrò di un passo. Era in trappola. Acheron, chiamò con la mente. - E' inutile, Cacciatrice Oscura. Acheron non verrà a salvarti. Me ne sono occupato io- disse Stryker. Sam imprecò. Non sapeva come ucciderli, non aveva armi con sé. L'unica soluzione era chiamare Simi. - Simi!- urlò. - Non può sentirti neanche lei-. Dannazione. I demoni erano sempre più vicini e a lei venne un'idea. Li oltrepassò schivando i loro colpi e andò verso la finestra. La sfondò e atterrò in giardino. Era un bel volo e si slogò la caviglia. Gemette per il dolore e non riuscì ad alzarsi. La ferita al fianco si era riaperta e non avrebbe potuto combattere in quelle condizioni. Sapeva di non doverlo fare ma era l'unica soluzione rimanente. - Axel! Apri quella maledetta finestra!

 

 

Axel si alzò di scatto. Che aveva Sam da urlare così? Aprì la finestra e guardò fuori. Quello che vide lo lasciò di sasso. Sam era seduta per terra con addosso solo un asciugamano e si teneva la caviglia destra. - Che ti è successo?- chiese allarmato. Prima che lei potesse rispondere quattro demoni saltarono dalla finestra della camera di Sam. Tre di loro erano demoni Spathi e il quarto l'aveva visto un paio di volte. Era Strykerius, detto Stryker, era uno dei daimon Spathi più crudeli ed era a capo dell'esercito di Apollymi. Era il figlio del dio Apollo e della Grande Distruttrice e si tingeva i capelli di nero perché odiava così tanto suo padre che no voleva essere biondo come lui. Era alto e muscoloso e i suoi occhi erano di un argento turbinante come quelli di Acheron. Quei bastardi si stavano avvicinando a Sam che ne frattempo indietreggiava. Axel saltò dalla finestra e solo in quel momento si accorsero di lui. - Che sorpresa, un Cacciatore Oscuro- poi si rivolse a Sam - non sapevo che Acheron ti avesse assegnato una guardia del corpo-. - Che cosa volete?- ringhiò Axel irritato. Non sopportava essere ignorato. Stryker lo guardò. - Io voglio tutto quello che questa cagna ha da offrire. Non so tu, ma io ho già visto cosa c'è sotto quell'asciugamano e mi piace- disse passandosi la lingua sulle labbra. La rabbia montò dentro Axel che si scagliò sui demoni. Li distrusse in pochi secondi con un paletto che portava sempre con sé e si avvicinò minaccioso al loro capo. - Ti farò pentire amaramente di quello che hai detto- ringhiò Axel. Un luccichio passò negli occhi di Stryker. - Guarda, guarda. Un Cacciatore Oscuro che difende la sua donna. Ma sta attento che quella donna potrebbe essere solo una menzogna- disse lui. Aprì un portale dietro di sé e se ne andò.

 

 

Sam guardò Axel. Stryker l'aveva definita una “menzogna” e pareva che Axel stesse soppesando quelle parole. Non ci voleva proprio quella complicazione. - Axel, potresti aiutarmi?- chiese lei . Lui scosse la testa come per scacciare i suoi pensieri e si avvicinò a lei prendendola in braccio. - Per favore fai in modo che Simi non ci veda- disse Sam. Axel annuì e la porto in camera sua senza attirare l'attenzione di Simi che era concentrata a guardare la tv. Chiuse la porta dietro di sé con un calcio. Sam poggiò la testa nell'incavo del suo collo e annusò il suo dolce profumo. Lui rabbrividì e prima che Samantha potesse fermarsi, gli diede un morsetto giocoso sul collo.

 

 

Axel gemette di piacere e il suo corpo si indurì all'istante. Sam lo aveva mordicchiato graffiandolo leggermente con i suoi denti appuntiti. Sono troppo appuntiti per un essere umano, pensò lui. Lentamente lei si fece strada lungo la mascella baciandolo e leccandolo finché non arrivò a pochi centimetri dalla bocca. Axel lasciò perdere quel pensiero e, non potendosi più trattenere, girò la testa impossessandosi delle sue labbra. Sam ricambiò quel bacio con passione e le loro lingue intrapresero un duello sensuale che nessuno dei due era intenzionato a perdere. Senza interrompere quel contatto, Axel la adagiò sul letto e si sistemò tra le sue gambe. Sam gemette e lo allontanò mettendo le mani sul suo petto. Axel aprì gli occhi e vide il suo volto contorto in una smorfia di dolore. Il suo sguardo fu attirato da una macchia rossa sull'asciugamano. - Merda! Si è riaperta. Devo medicarla immediatamente- disse Axel e si allontanò da lei per andare a prendere l'occorrente ma Sam lo fermò prendendolo per un polso. Lui si girò e vide che i suoi occhi luccicavano. - Non ce n'è bisogno. Ho un piano- disse lei con un ghigno divertito.

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


- Maledizione! Neanche stare a casa è più sicuro!- disse Acheron mentre camminava su e giù per la stanza. - Eri in pericolo e io non me ne sono accorto. Di nuovo. Stryker la pagherà per tutto questo. Ci mancava solo lui adesso. Manca una settimana, Sam. Una settimana!-. Era davvero furioso e se non riusciva a calmarlo avrebbe perso il controllo. - Ash calmati. Io sto bene adesso. Me la sono cavata come sempre e le cose non cambieranno. Non ti colpevolizzare per una cosa che non puoi controllare. E' vero, Stryker è riuscito a bloccarti ma troveremo una soluzione.- - Ti ha ferita!-. Niente, non riusciva a calmarlo. Sam si alzò con molta fatica e lo raggiunse. Gli toccò un braccio e lui si fermò a guardarla. - Hey, è tutto a posto. Sono ancora viva, è questo che conta- disse Sam mentre lo abbracciava. Finalmente si calmò e ricambiò l'abbraccio attento a non farle male. Dopo aver spiegato il suo piano ad Axel, si era rivestita e aveva chiamato Acheron per farsi curare. Adesso erano soli nella sua stanza. - Dobbiamo curare quella ferita. Si vede che ti stai indebolendo, ti sei fatta male alla caviglia e al fianco saltando semplicemente dalla finestra-. Ok, lo ammetteva, aveva detto una piccolissima bugia ad Ash. Era l'unico modo per smettere di riaprirsi la ferita per non creare sospetti. Così Axel avrebbe saputo che era guarita miracolosamente per merito di Acheron e quest'ultimo avrebbe pensato che era stato Stryker a procurargliela. Era questo il suo piano, e aveva funzionato! - Già, mi sto indebolendo. Potresti sbrigarti? Fa un male cane- disse Sam. Lui le poggiò delicatamente una mano sul fianco e la ferita guarì in un attimo. Poi si abbassò e fece lo stesso con la caviglia. Sam si stiracchiò. Finalmente non sentiva dolore da nessuna parte. - Grazie mille, Ash- disse e gli sorrise. Lui ricambiò il sorriso e l'abbracciò di nuovo. - Sono felice che non sia successo niente di irreparabile- si allontanò da lei - da questo momento seguirai Axel ovunque vada e resterai con lui ventiquattr'ore su ventiquattro. Così potrà proteggerti da ogni eventuale attacco- - Ti ricordo che Stryker mi ha attaccato nel bagno dopo aver finito di fare la doccia. Quindi Axel dovrebbe stare con me anche quando mi lavo? O dovrei dormire nella stessa stanza con lui?-. Acheron ci pensò su. - No, basterà stare fuori dalla porta così se gridi lo sentirà di sicuro e dormirete in letti separati ovviamente- rispose lui. - E va bene. Ma glielo dici tu. Ora io vado a farmi un bel bagno caldo- - Sam- disse lui in tono di ammonimento. - Che c'è?- sbottò irritata- Non credo che attaccherà più per questa sera quindi voglio fare un bagno per ripulirmi dell'erba, della terra e del sangue. Non c'è bisogno che Axel venga con me- - E invece si. Aspetta qui, vado a chiamarlo- disse Ash e sparì. Lei sospirò irritata. Non poteva passare così tanto tempo con Axel perché stava iniziando ad inn... No, non doveva pensarci. Non poteva. Doveva continuare a negarlo altrimenti avrebbe fatto qualcosa di stupido. Come sperare che lui potesse provare qualcosa per lei. Non aveva intenzione di ripetere quell'errore.

 

 

-Axel. Io e te dobbiamo parlare- disse Acheron. Axel sobbalzò. Odiava quando sbucava dal nulla. Mentre lui e Sam parlavano, era andato in cucina a preparare qualcosa da mangiare per lei. Si voltò verso Acheron. -Era ora! Ho un paio di domande da farti e pretendo delle risposte-. Ash annuì. -Chiedi pure e se posso ti risponderò- -Perché quei demoni volevano Sam? In fin dei conti è una semplice umana. E non raccontarmi la cazzata che è perché lei è importante per te. Se fosse così, a proteggerla ci saresti tu e non io.- -Non posso risponderti, quello che è lei non ti riguarda. Sappi solo che devi proteggerla a costo della vita, ne va del destino del mondo. Io non posso stare con lei perché attirerei ancora di più l'attenzione. E non posso neanche dirti cosa la rende così importante perché anche tu diventeresti una minaccia. Accontentati di sapere questo.- -La proteggerò, ma se non so da cosa non posso garantirti di riuscirci- -Invece devi. E la seguirai dovunque. E' questo il tuo compito adesso- -Ma quando devo andare a caccia come faccio? Non posso portarla con me- -E invece si. La conosco molto bene e so che non resterà con le mani in mano. Vorrà uscire a combattere e se non glielo permetto, lo farà di nascosto e si metterà in pericolo da sola- -Ma si farà uccidere! Non è mica resistente come noi Cacciatori Oscuri. Sarà in pericolo lo stesso- -Ma lei è una Cacciatrice Oscura-. Axel rimase senza parole. Una Cacciatrice Oscura? Com'era possibile? -Non può essere. I miei poteri non si indeboliscono quando sono con lei e poi sembra umana- -Questo perché non è come voi, è diversa. Lei è così dalla nascita- -Ma è...- -Impossibile. Si, lo so. Ma lei è reale. E' l'eccezione che conferma la regola-. Axel non poteva crederci. Era già così da quand'era nata. -E quanti anni ha?Finirà di crescere o diventerà vecchia come un qualsiasi essere umano e poi morirà?- -Sam ha smesso di invecchiare a 25 anni. Tra una settimana ne compirà ottomila-. Ottomila? Era molto più vecchia di lui. -Tutto quello che ti sto dicendo lo sanno solo pochissime persone quindi non devi dirlo a nessuno. Sono stato chiaro?- -Cristallino- -Mi fido di te-. E detto questo sparì lasciando Axel da solo con i suoi pensieri.

 

 

Finalmente se n'è andato, pensò Sam. Mentre lui parlava con Axel, lei si era fatta una doccia veloce e si era cambiata. Adesso indossava una canottiera, pantaloni di pelle nera attillati e stivali alti fino alla coscia. La sua tenuta da caccia. Non aveva intenzione di avere un baby-sitter invadente che la seguisse dovunque andasse. Prese una corda che teneva sotto il letto e legò un'estremità al letto. Si avvicinò alla finestra, si calò giù con la corda senza fare rumore e attraversò il cortile di corsa. Nessuno poteva dirle cosa fare e si sarebbe ripresa la sua libertà anche a costo di morire.

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


-Sam? Posso entrare?- disse Axel bussando alla porta della sua camera. Silenzio. -Sam? Acheron è andato via, voglio parlarti di una cosa-. Non ottenne alcuna risposta. Ebbe un brutto presentimento e provò ad aprire la porta, ma era chiusa a chiave. -Dannazione! Sam, apri questa maledetta porta!-. Dopo qualche secondo si decise e la sfondó. La stanza era vuota. -Non posso crederci, è scappata!-. Axel imprecò. Sarebbe dovuto andare a cercarla e non sapeva neanche da dove iniziare. Aveva la certezza che, se quella donna non voleva essere trovata, non ci sarebbe riuscito neanche tra un secolo.

 

 

-Ehi, bellezza. Vuoi giocare con noi?-. Sam si voltò lentamente verso il demone che aveva parlato. Si trovava in uno dei tanti vicoli scuri di New Orleans. Erano ore che girava per la città in cerca di qualche bel combattimento che avrebbe allontanato i suoi pensieri e il suo senso di colpa. Si, senso di colpa nei confronti di Axel. Per quel suo gesto, lui sarebbe stato punito severamente. Ma, anche se le dispiaceva da morire, non poteva sopportare di essere trattata come una prigioniera. La sua libertà contava più di qualunque altra cosa e non avrebbe permesso a nessuno di togliergliela, anche se era solo per proteggerla. -E perché dovrei voler giocare con voi?- rispose lei, dopo averli osservati. Erano in tre. -Perché sei la nostra cena, umana-. Uno dei lati positivi di essere diversa dagli altri Dark Hunter, era che i demoni non percepivano la sua natura e pensavano fosse un semplice essere umano. -La mamma non ti ha insegnato che non si gioca con il cibo?- disse lei incrociando le braccia sul petto e scuotendo la testa. -Si rivolterebbe nella tomba se ti vedesse. Povera donna-. Il demone le ringhiò e parti all'attacco. Provò a sferrarle un pugno in faccia ma lei lo schivó con facilità e lo colpì dietro al collo con una gomitata, che lo fece cadere a terra. Sam estrasse il paletto che aveva negli stivali e lo uccise. Di lui restò solo polvere. Gli altri due restarono immobili con gli occhi sgranati per la sorpresa. -Allora- disse -chi di voi due vuole giocare con me?-. E, sorridendo, gli mostrò le zanne.

 

Axel vagava per le vie della città in cerca della sua rovina. Dove diavolo si è cacciata?!, pensò. Lo avrebbe fatto impazzire! Aveva così tante domande da porle, molte cose sul suo conto non quadravano. Voleva sapere tutto su quella donna misteriosa, anche il più insignificante dettaglio della sua vita. Non riusciva ancora a credere a quello che gli aveva detto Acheron. Samantha, una Dark Hunter? A lui sembrava umana, i suoi sensi non avevano percepito la natura soprannaturale di lei. E poi, perché nasconderglielo? Non capiva come avrebbe potuto danneggiarla se l'avesse saputo prima. L'avrebbe obbligata a rispondere alle sue domande, con le buone o con le cattive. Prima però doveva trovarla. Mancava poco all'alba e doveva sbrigarsi, ma non aveva idea di dove cercare. Era già stato al Sanctuary e in molti locali dove si riunivano i demoni, ma di lei nessuna traccia. Axel aveva la certezza che Sam fosse a caccia, perciò aveva cercato in quei posti. L'unica soluzione era girare per New Orleans nella speranza di incontrarla per caso. Però fino ad ora non aveva avuto fortuna. Sospirò. Se Ash lo scopre sono nella merda fino al collo, pensò. Ad un tratto percepì un odore familiare. L'odore di lei, l'avrebbe riconosciuto ovunque. Seguì quella fragranza fino a un vicolo alla sua destra e la vide. Stava combattendo contro due demoni. I vigliacchi sferravano i loro attacchi insieme, rendendole più difficile difendersi. Axel stava per intervenire quando lei lo vide. I loro occhi si incrociarono e lei imprecò.

 

 

Mi ha trovata. Sam si immobilizzò. Mossa sbagliata. I demoni sfruttarono quel momento per colpirla e mandarla al tappeto. -Sam!- gridò Axel, andando verso di lei per aiutarla. Non poteva rimanere lì, l'avrebbe riportata a casa e allora addio alla sua libertà. Quando i demoni iniziarono ad attaccarlo, Sam voleva scappare ma non poteva abbandonarlo, anche se sapeva che se la sarebbe cavata. Si limitò a rialzarsi e ad osservarlo. Era così bello mentre combatteva. I suoi movimenti erano fluidi mentre uccideva il primo demone e finiva l'altro. Si girò verso di lei e la guardò. Si fissarono per un tempo che sembrò infinito. Però lei doveva andarsene. -Perché diavolo sei scappata?! Hai la minima idea di quanto sia stato stupido? Hai messo entrambi nei guai!- -Non ti riguarda quello che faccio! Non mi terrai sottochiave! Nessuno lo farà, preferisco morire- -Dannazione, Sam. Mi riguarda! Acheron mi ucciderebbe se ti succedesse qualcosa, e io ci tengo a vivere- -Non verrò con te, rassegnati- -Invece si- disse andandole incontro. Sam era pronta a scappare quando alle spalle di Axel, all'inizio del vicolo, vide lui. Yashka. Com'era possibile? La guardò, poi se ne andò, scomparendo dietro l'angolo. Sam corse verso il punto dove era scomparso, ma Axel la bloccò. -Lasciami andare!- -No, stai ferma- -Lasciami!- disse e gli diede una ginocchiata nelle parti basse, facendolo piegare in due. La lasciò per portare le mani sulla zona dolorante. Sam iniziò a correre ma, quando girò l'angolo, non c'era nessuna traccia di Yashka. Il suo cuore batteva all'impazzata. Era stata solo la sua immaginazione, come al solito. Ogni anno, quando si avvicinava il suo compleanno, lo vedeva per qualche istante come se fosse un fantasma. Sam attribuiva queste apparizioni al suo inconscio che le ricordava cosa sarebbe potuto accadere. - Sam!-. Axel si era ripreso e la stava raggiungendo. Cosa posso fare? Se mi prende è la fine!, pensò lei. Sospirò seccata. Non poteva usare i suoi poteri e comportandosi da umana avrebbe perso contro di lui. L'unica soluzione era scappare. Lo guardò un'ultima volta e poi si mise a correre. Doveva temporeggiare fino all'alba così Axel sarebbe stato costretto a tornare a casa ma dove poteva andare? -Sam! Fermati!- le gridò Axel. Dannazione era dietro di lei e la stava raggiungendo. Andò a sbattere contro qualcuno e cadde a terra. - Mi scusi! Sta bene?- disse lei guardando la persona che aveva colpito. Rimase di sasso. - Non può essere...- disse con un filo di voce. - Yashka- sussurrò terrorizzata.

 

 

- Finalmente ti sei fermata!- disse Axel quando la raggiunse. Ma lei non lo sentì. Fissava il vuoto davanti a sè. Era terrorizzata. - Non può essere vivo! Io l'ho ucciso!- sussurrò Sam alzandosi. - Chi è che hai ucciso?- - Se è vivo mi ucciderà. Devo nascondermi così lui non potrà trovarmi- disse lei come in trance. - Sam ma che stai dicendo? Chi ti ucciderà? Che sta succedendo?-. Lei sembrò risvegliarsi e lo guardò. - Niente. Non sta succedendo assolutamente niente. Dimentica quello che ho detto. È solo la stanchezza- disse lei ridendo e portandosi una mano alla fronte. - Sto impazzendo- sussurrò. -Cazzo, Sam! Se non mi dici quello che sta succedendo non posso proteggerti! Lo capisci questo?- - Ti ho detto che non è niente. È solo la stanchezza. Dammi cinque minuti per riprendermi e poi torniamo a casa.- -Non hai intenzione di continuare a scappare?- - E a che servirebbe? Nascondermi per questi giorni per poi tornare da te per il mio compleanno a farmi proteggere?- - Cosa c'entra il tuo compleanno adesso?-. Sam parve scioccata. -Cazzo, non dovevo dirlo, mi è scappato- sussurrò. -Ora andremo a casa e faremo due chiacchiere. Niente potrà salvarti questa volta- disse Axel.

 

 

Arrivarono a casa mezz'ora dopo. Sam si sentiva stanca. Non sapeva più cosa era reale. Quelle allucinazioni la uccidevano. E per di più aveva parlato troppo e ora Axel voleva delle spiegazioni. Poteva andare peggio di così? Entrò nella sua stanza e si buttò sul letto. Axel chiuse la porta dietro di sé e andò a sedersi vicino a lei. Sam evitò di incrociare il suo sguardo, non voleva, non poteva. Non in quello stato. Non aveva mai parlato a nessuno di quelle allucinazioni, nemmeno ad Ash. Però non poteva continuare così. Ogni anno peggioravano. Stava perdendo la ragione. Sempre a preoccuparsi delle persone che la circondavano. "E se mi tradisse?" "E se stesse mentendo?" "E se scoprisse il mio segreto?" "E se usasse Ash per ricattarmi?". Quella poteva definirsi vita? Una "vita" dove diffidavi del prossimo con la paura che ti uccidesse? Dove tutti erano nemici. Aveva solo Ash. Ma lei voleva di più, molto di più. Voleva un uomo da amare e che la amasse, un'amica con cui confidarsi e su cui contare. E invece aveva avuto un uomo e una sedicente amica che l'avevano usata e tradita. - Ho delle domande da farti e tu mi risponderai- disse Axel. - Chiedi pure e se posso ti risponderò- - È incredibile tu e Acheron avete detto la stessa identica frase- disse Axel irritato. - Chi va con lo zoppo...- - Impara a zoppicare. Si, si, lo so. Comunque sia, iniziamo. Acheron mi ha detto che non sei umana- -Cosa? Quel bastardo! Prima mi fa fingere di essere umana e poi lo rivela come se niente fosse! Tsk!- - Mi ha detto che sei come me. Ma sei così dalla nascita. E mi ha rivelato il vero motivo per cui devo proteggerti-. Sam non poteva credere alle sue orecchie. Ash gli aveva rivelato tutto. Che si fidasse così tanto di lui da essere certo che non l'avrebbe tradita? Se aveva decido così, lei lo avrebbe appoggiato. Ogni cosa che faceva, lo faceva per il suo bene. Sospirò. Era il momento di riporre la sua fiducia in qualcuno. Sperava solo che la storia non si ripetesse. In fin dei conti, ciò che si temeva di più finiva sempre per capitare.

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