Old Souls

di Swami_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** #Sogno o non sogno ***
Capitolo 2: *** #Pianure e Deserti ***
Capitolo 3: *** #Rosa ***
Capitolo 4: *** @Acqua ***



Capitolo 1
*** #Sogno o non sogno ***


 

Old Souls


#Sogno o non sogno.



Era tutto confuso.

Non sapeva dove si trovava e si guardava intorno incerta da troppo tempo.

Sospirò.

Se quello era un sogno, un suo sogno, poteva tranquillamente modificarlo.

Respirò profondamente più volte, cercando di ritrovare il suo schema mentale, quella serie di pensieri e costruzioni che la riportavano in un ambiente familiare.

Chiuse gli occhi e li riaprì, ma nulla cambiò.

Continuava ad essere oggetto di sguardi e strani sussurri delle proiezioni.

-Gwen!- gridò qualcuno alle sue spalle.

Si girò lentamente e lo fissò.

Stesso volto, stesso naso leggermente storto, stessa cicatrice poco sopra il sopracciglio.

-Eames...- bisbigliò.

Ma proprio mentre pronunciava quelle parole, il pavimento cominciò a spezzarsi.

Non ci fu un boato o un terremoto, semplicemente la terra aveva cominciato a sgretolarsi.

-Gwen!- urlò Eames -Aspettami un sec...-


Buio.



Aprì gli occhi e la bocca nello stesso secondo, come se qualcuno le avesse lanciato dell'acqua gelata in volto. Si passò una mano fra i capelli scuri e si massaggiò le tempie.

Appena riacquistò un po' di lucidità controllò la piccola valigetta di metallo, che se ne stava chiusa sulla poltroncina in attesa di essere usata.

-Quindi era un sogno...-sussurrò a sé stessa.

Si sentì quasi male e si alzò di scatto, scalciando le coperte di lino e correndo in bagno.

Aveva un disperato bisogno di acqua. Meglio se ghiacciata.

Doveva assolutamente scrollarsi di dosso quella strana sensazione provata pochi minuti prima.

Il suo stomaco si era bloccato e il suo cuore aveva smesso di battere del tutto.

Appoggiò una mano al petto e si diede della stupida.

Biologicamente non era morta.

Non ancora.



Una volta rinfrescata e vestita, tirò fuori dall'unico cassetto del comodino, il suo piccolo totem.

Si guardò intorno e contemplò la camera dell'albergo e le sue cose. Era tutto fin troppo reale, fin troppo perfetto.

Che potesse essere un sogno?

Un sogno, nel sogno?

Rifletté per un paio di minuti e poi lanciò il suo piccola prisma.

Lo osservò rotolare e fermarsi e lentamente si chinò per prenderlo.

Sorrise nel vedere che la parte più pesante, quella che solo lei conosce, era divenuta la base su cui si poggiava. L'unica parte ad essere stata scalfita ed incisa con un segno particolare.

Era viva, quindi.

Viva e reale.



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Capitolo 2
*** #Pianure e Deserti ***


Old Souls
#Pianure e Deserti






Pianure e deserti.
Colline d'erba verde e brillante che tanto gli ricordavano casa.
Colline di sabbia che incerte segnavano, granello per granello, la strada da percorrere.
Gli sarebbe piaciuto togliersi le scarpe e starsene lì, seduta a metà fra l'erba e la sabbia.
Scosse la testa non appena sentì una musica orchestrale disturbare la quiete che si era creata in quel sogno e pochi secondi dopo venne trascinata nel mondo reale.




Gwen si guardò intorno e vide con enorme sollievo la sua borsa scura spuntare lungo il nastro del suo gate d'arrivo. Si prese qualche secondo per prendere la sua borsa e cercare l'uscita.
Era strano ritrovarsi in Francia.
Non che non le piacesse Parigi e i suoi angoli tranquilli e romantici, ma la associava a un luogo di villeggiatura e non certo un luogo dove sposarsi e fare figli.
C'erano buone scuole a Parigi?- si domandò improvvisamente mentre si faceva controllare per l'ennesima volta i documenti.
E com'era la politica in Francia? Attenta ai cittadini o implicata in quei intrighi di palazzo che lei ben conosceva?- si chiese, spinse il suo carrello e cercò con lo sguardo un paio di occhi scuri quanto i suoi, capelli dal taglio severo, corpo atletico e nascosto da capi firmati e costruiti sulla sua figura.
Ridacchiò automaticamente, immaginandosi il povero sarto di suo fratello, doveva essere sommerso dal lavoro.
La prima cosa che notò fu un cartello bianco, stretto da mani femminili, che veniva agitato sopra le teste di alcuni giapponesi.
Karate Girl”
Gwen lesse e rise.






Eccoli, Pianura e Deserto.
Pianura ha i capelli scuri quasi quanto i suoi, raccolti in un flaccido chignon, il ventre rigonfio, gli occhi che brillano e le mani strette intorno a un cartello bianco.
Deserto lo conosce fin troppo bene, è sangue del suo sangue. E' alto, all'apparenza magrolino, dai modi precisi e taglienti.
Si sono uniti e si sono scambiati, era certa che ormai non ci fosse più un confine reale fra Pianura e Deserto.
Nulla, nessun altro elemento naturale, sarebbe riuscito a dividerli.
Si scambiarono i soliti convenevoli.
Gwen abbracciò, attenta a non schiacciare suo nipote, Arianna che le sorrise e le chiese del volo e dell'Australia.
Arthur la prese per il collo, come facevano quando erano piccoli, e la ricoprì di pizzicotti sulla guancia.
-Ecco la mia sorellona viaggiatrice, tutta valigie e Karate.- esclamò facendola ridere. Gwen lo fissò un poco incredula.
Davvero quel ragazzo allegro e rilassato è suo fratello?




Si erano seduti nella sala da pranzo della loro casa, davanti a tazze di tè, cioccolata e caffè.
Non parlò molto Gwen, preferì ascoltare ed osservare i volti di quella coppia.
-Prima di pensare anche solo a trasferirci, aspetteremo la nascita del piccolo.- disse risoluta Arianna lasciando Arthur con una faccia leggermente contrariata.
-Ma non lo escludiamo, vero cara?- le gridò dietro mentre lei si alzava e portava con sé le tazzine di caffè. L'unica risposta che ebbe fu una flebile risata che sapeva di scherno.
-Esco dal giro per un po' e guarda un po' cosa succede.- commenta Gwen ridacchiando. Sorseggia la sua tazza e sorride al fratello che non risponde ed improvvisamente sembra tornato quello che aveva lasciato nel bel mezzo di un sogno, tre anni prima.
-Quindi sei uscita veramente dal giro?- gli chiese.
Gwen si passò una mano sul volto. -Diciamo che frequento altri giri.-
Ed istintivamente entrambi, infilarono una mano nelle loro tasche, per toccare le superfici lisce o ruvide dei loro totem.








_*°*°*°*°*°*_
Un saluto a tutti coloro che hanno letto!
Swami_

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Capitolo 3
*** #Rosa ***


Old Souls



#Rosa


Odore di rose.
Rose gialle, rose rosse, rose bianche.
Una rosa qualunque.
La rosa.
Gwen chiuse gli occhi e tentò di ricordare cosa potesse significare quel fiore.
Una rosa qualunque.
La rosa.
Quella stessa che un tempo giaceva solitaria sulla sua scrivania con un bigliettino di scuse.
Quella stessa che aveva annusato e di cui aveva strappato i petali, lasciandoli cadere per il pavimento.
Quella stessa che era stata testimone silenziosa del loro amore consumato fra le carte di un ufficio qualunque.
Sospirò e si alzò da quel letto troppo morbido.
Eames viveva ancora nei suoi pensieri.
Era sopravvissuto nonostante lei i bombardamenti onirici con cui aveva cercato di distruggere ogni suo ricordo.

Passò i primi giorni in compagnia di Arianna, accompagnandola a cercare abiti nuziali adatti al suo nuovo corpo.
Scosse la testa e ridacchiò quando vide gli occhi spalancati dal terrore dei vari abiti bianchi e vaporosi che la commessa tentava di rifilargli.
Gwen indicò con un cenno la porta dell'uscita e si fiondarono in una strada parigini affollata di turisti.
Decisero improvvisamente di sedersi a un caffè nascosto dagli alberi e dal rumore.
Il ghiaccio tintinnava nei bicchieri di succo.
L'aria fresca svolazzava per la città.
Rughe d'espressione solcavano, per diversi motivi, i volti di due donne diverse.

-Arthur mi ha raccontato che tu e Eames … -
-Già, è stato tempo fa.-
Arianna appoggiò il suo bicchiere con forza. -Lo ami ancora?-
Gwen si passò la mano fra i capelli. -Sì, lo amo ancora.-
Si fissarono intensamente e si compresero.
-Dai, andiamo. Se non trovo un abito decente, Arthur mi prenderà in giro fino alla fine dei miei giorni.-


Un'unica frase aleggiava nell'aria.


Sì, lo amo ancora.


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Capitolo 4
*** @Acqua ***


#Acqua



Acqua.
Acqua nei polmoni, che soffoca, che uccide.
Acqua.
Acqua tutt'intorno, che stringe, che condanna.


Gwen aprì gli occhi e lo rivide.
Era tutto reale.
Tutto dannatamente vero.
Lei era di fronte a lui e lo fissava sconvolta.
Il petto bloccato, ancora in apnea.
I capelli corti, gli occhi azzurri che la fissavano sorpreso, la leggera cicatrice che solcava quel volto che aveva amato, baciato, toccato.

-Eames … - un sussurrò rotto dalla mancanza di ossigeno nel petto di Gwen spezzò quella lastra di ghiaccio che li dividevano.
Lui non rispose.
Aveva con sé una valigia, l'aria stanca di chi aveva viaggiato a lungo.
Leggere rughe solcavano la sua fronte.
-Gwen … Ciao.- disse.
E a spezzarsi non fu il ghiaccio o l'aria intorno a loro, bensì il cuore di Gwen.
Quando chiuse gli occhi, era certa di aver sentito i pezzi di quel cuore malandato frantumarsi e volare per tutto l'ingresso.
-Arthur e Arianna sono usciti, torneranno subito.- balbettò lasciandolo entrare.
-Io … -
-Puoi dormire nella mia stanza, io non ho sonno. Vuoi che ti faccia del tè o ti prepari un panino, vuoi ….-
Eames la lasciò balbettare, godendosi lo spettacolo delle sue labbra rosee e tremanti, delle dita che si contorcevano fra loro, degli occhi che se ne stavano a fissare le mattonelle del pavimento.
-Io … -
-Acqua. Ti porto dell'acqua.- dichiarò infine voltandogli le spalle e camminando velocemente verso la cucina.

Eames s'infilò le mani fra i capelli e guardò il display del suo cellulare.
Quattro chiamate, due messaggi.
Il chimico doveva essere disperato, forse addirittura arrabbiato con lui.
Improvvisamente sentì quell'odore di rose e il suo campo visivo fu disturbato da un bicchiere di acqua limpida.
Lo strinse ed alzò il volto cercando d'incrociare i suoi occhi, il suo viso.
Nulla.
Lei era come bloccata.
Lei era come l'acqua.
Un secondo prima è limpida, un secondo dopo è torbida e striata dalla schiuma.
-Io … - ennesimo inizio di un discorso muto che non aveva nessun altro interlocutore.
Lei si era già chiuso la porta dietro di sé, lasciando che quel secco suono riempisse l'aria.
Aggrottò la fronte e si diede dello stupido.
-Già, io … -

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