Il coraggio di una donna

di Meramadia94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Io ti salverò ***
Capitolo 2: *** Il racconto dell'avvocato Besons ***
Capitolo 3: *** Lottando insieme ***
Capitolo 4: *** Insieme fino alla morte ***
Capitolo 5: *** Arrivederci...o addio? ***
Capitolo 6: *** Al confine con la morte ***
Capitolo 7: *** Finalmente la felicità ***



Capitolo 1
*** Io ti salverò ***


.

Ora del tramonto, ponte di Brooklyn di New York.

Una donna di circa ventisette anni dai lunghi e fluenti capelli marroni agitati dal vento di ottobre, di media statura e magra come un fuscello, vestita con un paio di jeans chiari e strappati, un sottogiacca bianco e una giacca nera si trovava proprio sul punto più alto di quel ponte.

Al collo portava un ciondolo d'oro.

''Ora che ho compiuto il mio dovere, non ha più senso che rimanga qui...''- disse in un sussurro guradando di sotto mentre le lacrime rigavano la sua pella chiara: tra lei e l'acqua grigia c'erano come minimo ottantaquattro metri.

Si ritraè terrorizzata a quella vista, ma poi si rammentò che non era importante quanto fosse alto il punto dove si trovava o quanto fosse fredda l'acqua dell'East River.

Si riportò molto vicino al bordo, si tolse l'orologio, orecchini e ciondolo e li depositò ai suoi piedi.

Dopodichè portò un piede nel vuoto, e il sandalo male allacciato cadde in acqua.

Era pronta a seguire il suo sandalo e dire addio alla sua vita.

Si lanciò per niente preoccupata dall'acqua dura come il cemento.

DIstretto di polizia, ore nove del mattino, 13 Ottobre 2011.

Faceva freddo e tirava un gran vento.

Gli agenti Callister e Thompson erano appena tornati da un'ispezione delle strade della città.

La bella Violet Callister stava trascinando davanti a se un ceffo che era il doppio di lei ammanettato.

''Greys...''- disse la giovane poliziotta a una sua collega più bassa di una spanna rispetto a lei, nera di colore e con gli occhi castani-:'' Questo tizio ha dato leggermente di matto e ha distrutto i mobili e l'appartamento della fidanzata.''

''Non preoccuparti, Callister...''- le sorrise quest'ultima-'' è in buone mani.''- disse la collega di colore prendendo sotto custodia il ceffo allontanandosi.

''Ottimo lavoro collega!''- si complimentò l'agente Jhonatan Thompson, un bel poliziotto sulla trentina con i capelli marroni corti e l'aria molto sveglia e furbetta, mettendole un braccio attorno al collo.

L'agente Callister sorrise e in modo scherzoso si allontanò da lui dicendo:'' Non pensarci neanche, cascamorto.''

Jhonatan sospirò mentre guardava la ragazza dei suoi sogni sedersi alla sua scrivania a dirigere alcune denunce per furto.

Erano due anni che era entrata nella polizia e aveva iniziato a lavorare nel suo stesso distretto.

E da due anni non faceva altro che pensare a lei.

Ma non aveva la minima intenzione di farsi avanti con lei: aveva notato fin dal primo giorno che la ragazza portava un anello d'argento e turchese all'anulare sinistro.

Lei diceva sempre che era l'anello di fidanzamento donatole dal suo ragazzo al liceo, e del quale era perdutamente innamorata, prima che lasciasse Washington, sua città natale.

Callister era sempre buona e cortese verso tutti, ma non osava dire a nessuno di un oscuro segreto che si portava dentro da anni e che la faceva soffrire atrocemente.

Alla fine anche quella dura giornata di lavoro finì e verso le sette, la ragazza stava rimettendo in ordine la propria scrivania prima di tornare a casa e godersi una serata di assoluto relax.

Amava il mestiere del poliziotto, il suo lavoro e i suoi colleghi, ma a volte era sfiancante.

Una voce femminile la chiamò da dietro.

''Mi scusi, vorrei sporgere denuncia.''

La ragazza sospirò:'' Mi scusi, ma sono fuori servizio...''- ma non riuscì a concludere la frase perchè il suono della voce della sua interlocutrice le risultava stranamente familiare.

Si voltò e si ritrovò davanti a una donna di circa ventotto anni, con dei cortissimi capelli biondi e degli occhiali da vista che proteggevano i suoi occhi viola.

Aveva la pelle bianca come il latte e indossava un bellissimo tailleur viola.

Nella mano destra portava una ventiquattrore rossa sgargiante.

''Wendy!!!''- gridò Violet buttando le braccia al collo della donna.

''Violet!!! Che bello rivederti, come te la passi?''- chiese la bionda.

''Io bene, e tu?''

Ad interrompere l'amichevole conversazione arrivò Jhonatan:'' Ti serve un passaggio in macchina, collega?''- e poi chiese -'' ma chi è quest'incantevole fanciulla?''

Violet sorrise e rispose:''Si chiama Wendy Besons, avvocato difensore... e mia amica d'infanzia. Avvocato, l'agente Thompson.''

I due fecero conoscienza e si strinsero la mano in segno di saluto.

Tornarono a casa tutti e tre insieme.

Violet e Wendy avevano deciso di cenare assieme a casa della prima, un piccolo appartamento che stava proprio di fronte a quello di Jhonathan.

Quando si dice ''La Ragazza Della Porta Accanto''..., pensò il poliziotto.

''Jhon, vuoi unirti a noi?''- chiese Violet per non essere scortese nei confronti dell'amico.

Il ragazzo si affrettò a rifiutare:'' Non, ti ringrazio... sono a dir poco esausto: una bella doccia, mangio qualcosa a domicilio e a nanna.''- disse entrando nel suo appartamento.

''E brava Violet...''- la prese in giro Wendy dando una gomitata nelle costole dell'amica-:'' Ti sei dimenticata in fretta di Leonardo e l'hai gia rimpiazzato con un altro... e devo dire che non hai perso il tuo buon gusto.''

La poliziotta diventò rossa come un peperone e smentì subito:''Ma cone ti viene in mente, è un amico, un collega... ma niente di più.

Leonardo è sempre il mio adorato boyfriend.''

''Non te ne separi proprio mai, eh?''- disse l'avvocatessa accennando all'anello che l'amica del cuore portava al dito da dieci anni.

''E come potrei?''- fu la pronta risposta-'' non è solo un anello di fidanzamento, è il suo primo regalo... ed è anche il mio portafortuna.''

''Leo...''- chiese ancora la donna-avvocato'' ti manca molto vero?''

Violet sospirò e rispose-:'' Non immagini quanto.''- disse aprendo la porta.

L'appartamento di Violet consisteva in un piccolo stanzino per il bagno, cucina, salotto e sala da pranzo erano riunite in un'unica stanza.

La camera da letto era proprio accanto ai servizi: tutti gli appartamenti del palazzo erano strutturati in quel modo.

Passarono allegramente la serata tra amiche conversando del più e del meno, richiamando anche i ricordi lontani di quando erano al liceo felici e spensierate, di quando Wendy sognava di diventaro un ottimo avvocato, mentre Violet un'acclamata stella del cinema.

''Beh, almeno il tuo sogno è divenuto realtà.''- disse tristemente Violet. ripensando dolorasamente al brutto incidente che aveva avuto in quarta liceo.

Alle tre e mezzo erano ancora a conversare sulla porta quando l'avvocato guardò il suo orologio da polso e disse:'' Oh, santo cielo è tardissimo!!! Devo proprio andare: la settimana prossima ho un'udienza in tribunale e ho un sacco di scartoffie.''

''Chissà come sarai emozionata... sono certa che la vincerai ad occhi bendati.''- le augurò Violet.

Wendy sorrise:'' Ti ringrazio, ma in caso contrario... guarda che conto su di te per consolarmi.''

Detto questo si salutarono, e Violet filò a dormire, ignara che l'indomani sarebbe stata coinvolta in un altro caso da risolvere, ma che l'avrebbe dolorosamente coinvolta e costretta ad affrontare i suoi ricordi.

La ragazza arrivò molto presto l'indomani, verso le otto, e si diresse verso la sala delle riunioni dove si riuniva con i suoi colleghi per prendere il caffè la mattina o nel pomeriggio.

O anche solo per fare quattro chiacchere lontano dall'occhio indiscreto del ''Grande Capo''.

Tutti gli agenti avevano dato quel soprannome al commissario Martinez a causa del suo brutto carattere sparpagnino.

''E per il fatto di essere un grandissimo pallone gonfiato, con un gran talento nel prendersi i meriti del lavoro altrui.''- aveva aggiunto Thompson.

La ragazza entrò nella sala appendendo la borsetta all'attaccapanni e dette un gioioso buongiorno a tutti-:'' Thompson, oggi tocca a te offrire.''

Ma subito dopo notò che tra i suoi colleghi regnava una gran malinconia e tristezza.

''Janet, perchè avete la faccia di chi sta andando al patibolo?''- chiese la poliziotta a una collega dai folti capelli ricci castani.

''C'è stato un furto alla gioielleria Doblony, non hai saputo?''- rispose la ragazza.

Alla poliziotta caddero le braccia:''Ah, non mi direte che siete a terra perchè i ladri sono fuggiti. Li riprenderemo.''

''Guarda che veramente...il responsabile sarebbe gia al fresco. Martinez lo sta mettendo sotto torchio da una buona mezz'ora.''- disse Janet.

''Scusate, ma non ho capito dov'è il problema allora.''- disse Violet.

''Il problema...''- le disse un agente con gli occhiali a tartaruga porgendole dei fogli-:'' è nel rapporto della scientifica. Leggi e disperati.''

La ragazza scrutò i fogli con molta attenzione, poi impallidì.

''No...''- borbottò flebilemente lasciando cadere il fascicolo.

Poi corse via dalla sala e sal' le scale di corsa per arrivare all' ufficio del commissario al piano superiore.

''Avanti, confessa!!!''- fece un uomo di mezza età con i capelli e i baffi bianchi sbattendo violentemente le mani sulla sua scrivania con un'espressione furiosa in viso.

In quel momento preciso irruppe Violet come una furia e ansimando per la corsa.

''Callister, tua madre non ti ha mai detto che si bussa prima di entrare?''- la rimproverò il suo superiore.

''Non è il momento dei formalismi...''- rispose lei. Poi si rivolse al collega Thompson seduto di fronte al commissario con un espressione mista tra confuso e disperato.

''Si può sapere che diavolo è successo?''

''C'è poco da dire...''- rispose il commissario-:'' il tuo adorato collega di pattuglia, stanotte, invece di dormire come tutti, ha avuto la bella idea di andare a compiere una rapina.''

La ragazza difese subito l'amico-:''Eh, no Signore, sta sbagliando in pieno. Le posso assicurare che Jhon non è un criminale.''

''Gia, peccato che sul luogo del reato c'erano solo le sue impronte digitali. Tra l'altro una soffiata anonima ci ha chiamato dicendo che il ladro è fuggito subito dopo aver commesso il furto. Ha parlato di una figura di media altezza e magra, la descrizione corrisponde a Thompson. Motivo in più per sospettare di lui.''

''Non è che la scientifica ha confuso le impronte ritrovate sul luogo del reato con delle altre?''- chiese la poliziotta.

''No.''- fu la secca risposta-:'' hanno ripetuto il test cinque volte nella speranza di essersi sbagliati, ma purtroppo non ci sono dubbi: le impronte coincidono.''

''Thompson, ti prego dimmi che succede!!!''- disse la poliziotta prendendo il collega scuotendolo per le spalle-:'' che succede? Dammi un dettaglio, un 'indizio, qualsiasi cosa... altrimenti non posso fare nulla per te.''

''Non lo so...''- borbottò il poliziotto-:'' ti giuro, che non ci capisco niente.''

''La soffiata è arrivata alle 3.30 del mattino da una cabina.''- aggiunse il commissario leggendo il verbale.

''Io e l'avvocato Besons eravamo proprio davanti alla porta di Jhon a quell'ora...''- s'illuminò Violet-:'' e dalla porta non è entrato ne uscito nessuno. Io e l'avvocato possiamo fornirgli un alibi inattaccabile.''

''E chi ti dice che non è uscito dalla finestra?''- insistè il commissario convinto della colpevolezza del suo subalterno.

''La prego di considerare tutti i fatti e di sottoporlo ad un indagine regolamentare.''- disse la giovane poliziotta prendendo eroicamente le difese del giovane.

''I fatti m'impongono di sospenderlo dal servizio e di trattenerlo in stato di arresto.''

I due giovani sentirono si sentirono come una molla tirata troppo e che si spezza.

Il poliziotto posizionò sulla scrivania del capo la pistola, il distintivo e le manette: non poteva fare altro.

''Digli i suoi diritti.''- disse il commissario chiamando una guardia per far scortare il poliziotto in una cella del commissariato.

Violet era addolorata: mai e poi mai avrebbe creduto di dover fare una cosa simile ad un collega e soprattutto ad un caro amico.

''Fa il tuo dovere.''- gli ordinò Thompson con gli occhi lucidi per le lacrime che scalpitavano per uscire.

La voce di Violet tremava-:'' Hai il diritto di non parlare. Hai il diritto ad un avvocato e a una telefonata: se non puoi permetterti l'avvocato te ne sarà assegnato uno d'ufficio...''

La ragazza rimase in quell'ufficio il tempo necessario per vedere mentre ammanettavano il suo amico e lo trascinavano via come se fosse un qualsiasi delinquente.

Avrebbe avuto voglia di piangere ma si ripeteva sempre-:''No, Violet. Non piangere: non pensarci nemmeno.''- e poi disse-:'' Ti tirerò fuori di qui. Lo giuro.''

Poi scappò via dal distretto e corse fuori ad abbracciare un palo della luce.

Scivolò lentamente contro l'impianto e pianse tutte le sue lacrime.

''Non, ti supplico... non voglio rivivere di nuovo quell'incubo. 

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Capitolo 2
*** Il racconto dell'avvocato Besons ***


Tre ore più tardi nella sala degli interrogatori Jhon era seduto di fronte all'avvocato Wendy Besons che indossava un bellissimo tailleur viola.
Nella sala attigua c'erano Violet , Greys, l'agente Janet e l'agente occhialuto.
''Allora, ricapitoliamo...''- disse l'avvocato-:'' Ieri sera dopo il lavoro hai riaccompagnato me e l'agente Callister al suo appartamento che si trova proprio di fronte al tuo.
Dopo di che hai fatto una doccia veloce e hai cenato con del sushi che ti è stato consegnato a domicilio verso le 09.00 p.m. Finita la cena ti sei addormentato davanti al televisore.
Puoi confermarlo?''
Thompson annuì con un cenno della testa.
L'avvocato Besons non sapeva che fare: aveva ricevuto l'appello disperato della sua amica del cuore.
La giovane avvocatessa si era recata subito in centrale e aveva deciso di prendere la difesa del giovane poliziotto.
Era assolutatamente certa che Jhon fosse innocente, ma malgrado questa convinzione incrollabile non poteva fare molto per aiutarlo: c'erano un testimone e le sue impronte digitali sparse su tutto il luogo del reato.
Prove schiaccianti contro di lui.
Quando uscì dalla sala si rivolse all'amica-:''Immagino non importa che ti ripeta cosa ci siamo detti.''
La poliziotta annuì tristemente.
''Non sai quanto mi dispiace.''- si scusò l'avvocatessa-:'' purtroppo siamo in un bel guaio. Anche ammettendo che sia innocente ci sono troppi elementi a suo svantaggio.
Abbiamo le mani legate.''
''A proposito di quel testimone...''- chiese Violet-:'' notizie di lui?''
L'agente Greys rispose-:'' No, sembra che sia un fantasma: l'unica cosa che so dirti è che ha telefonato alle tre e mezzo del mattino, dicendo che una figura alta e magra si era introdotta nella gioielleria Doblony dieci minuti prima e l'ha svaligiata.
Sappiamo che era a pochi metri dalla banca e deve aver telefonato da un telefono pubblico.''
''Dunque, vediamo di fare il punto...''- propose Violet-:'' dalla gioielleria a casa di Jhon ci vogliono quindici minuti a piedi , dieci se con la bici  e due o tre in automobile.''
''Se la telefonata è arrivata alle tre e trenta del mattino, e il ladro è entrato dieci minuti prima...''- riflettè Wendy-:'' possiamo dedurre che il ladro è entrato alle tre e venti.''
''Secondo voi quale mezzo di trasporto ha usato?''- chiese Janet prendendo nota sul suo book notes verde.
''Ammesso che il ladro sia Jhonatan...''- disse Violet-:''La macchina non può essere perchè avremmo sentito il motore accendersi, non possiede una bici... rimane solo l'opzione che è andato a piedi.''
''Quindi dovrebbe essere uscito di casa alle tre e cinque del mattino.''- ne dedusse Greys.
''Ma allora non può essere stato lui.''- esclamò Violet raggiante-:'' infatti, io e Wendy siamo state davanti alla porta di Jhon a conversare dalle tre alle tre e mezzo, e da li non è uscito nessuno.''
''Purtroppo l'alibi verrebbe smontato facilmente.''- la contraddì l'amica avvocato-:'' la porta non è l'unica via d'accesso e uscita dell'appartamento. Sotto la finestra della sua stanza c'è il balcone dell'appartamento sottostante e un cassonetto dei rifiuti: con qualche semplice acrobazia non gli sarebbe stato molto difficile scendere e risalire.''
''Ma non è stato lui, ne sono certa...''- disse Violet-:'' riflettete molto attentamente: Jhon è un poliziotto, giusto? Quindi si scontra con furti, rapine e altre cose del genere, quindi sa che la prima cosa da fare è cercare e analizzare le impronte digitali. Non vi pare strano che un veterano di questo lavoro non abbia pensato minimamente ad un modo per non lasciarle? O come minimo cancellarle?''
''Una bella gatta da pelare...''- sospirarono gli agenti.
Violet mollò un pugno alla parete-:'' No, non voglio...''- mormorò-:'' non posso permettere che la storia si ripeta un'altra volta e che un innocente paghi. Scoprirò la verità.''- disse la ragazza uscendo dalla stanza e sbattendo la porta dicendo-:'' ho bisogno di un cappuccino.''
''Non posso permettere che la storia si ripeta?''- fece eco delle parole della poliziotta l'agente Janet.
Wendy sospirò-:'' E' una storia non troppo allegra che risale ai tempi della scuola.
Io e Violet frequentavamo il quarto anno, e lei era iscritta al club di teatro dal primo: il suo sogno era di diventare una famosa attrice.
A Settembre del penultimo anno, nel club entrò un ragazzo nuovo con la passione per la scrittura, il quale divenne lo sceneggiatore del gruppo. Lui e Violet lavoravano sempre assieme, divenendo ogni giorno sempre più complici finchè non capirono di amarsi.
Il risultato fu che si fidanzarono a Febbraio del quarto anno.''
''Allora stai parlando di Leonardo Smith.''- disse l'agente Greys.
Violet aveva parlato a tutti di un misterioso fidanzato, emergente sceneggiatore, ma la cosa strana era che nessuno aveva mai visto questo ragazzo misterioso o sapeva qualcosa di più su di lui.
Nessuno sapeva qualcosa della vita privata dell'agente Callister.
''In quel periodo Leonardo vinse un importante premio letterario con la sceneggiatura scritta da lui, e mise da parte un bel gruzzolo. Una parte la mise via per il college, e con l'altra regalò un anello di fidanzamento a Violet. Contavano di sposarsi non appena il nome di Leonardo avesse iniziato a farsi conoscere tra i registi.''
''Violet ha detto di essere fidanzata, ma non è sposata...''- ribadì Janet.
''Infatti''- confermò Wendy-:'' il giorno dopo il conferimento del premio accadde una disgrazia: un compagno di classe di Leo commise una rapina per pagare alcuni debiti e causò involontariamente la morte della cassiera della gioielleria, e per non pagare il suo crimine accollò a Leonardo tutte le sue colpe.''
I presenti ebbero un sussulto.
Il racconto riprese-:'' Le autorità si resero conto che c'era qualcosa che non quadrava e così rimisero Leonardo in libertà. Desideroso di scoprire chi aveva tentato di incastrarlo inziò a fare alcune ricerche e alla fine scoprì tutto. Decise di denunciarlo alla polizia e Violet  decise di accompagnarlo.
Purtroppo il ladro scoprì il loro piano e si mise in contatto con il marito della donna morta nella rapina, dicendogli che l'assassino della moglie stava per lasciare il paese e sfuggire alla giustizia. Così quell'uomo lo raggiunse all'appuntamento con Violet e accecato dalla rabbia    lo accoltellò.''
''Vuoi dire che... il fidanzato di Violet è morto?''- chiese l'agente con gli occhiali sconvolto.
Wendy annuì tristemente-:'' Tra le braccia di Violet. Quando arrivò lo trovò in una pozza di sangue, e anche se chiamò subito i soccorsi che arrivarono quasi subito, la ferita era troppo profonda e non c'era più nulla da fare: è morto quando arrivò l'ambulanza.''
I poliziotti erano basiti: la loro collega sempre dolce e gentile, ma estremamente realista... era innamorata di un fantasma.
''Da quel giorno, Violet cambiò radicalmente: iniziò a non uscire più, ad affogare in un mare di dolore, odio e ricordi.
Per soffrire di meno lasciò anche il club di teatro dicendo che non voleva avere niente che gli ricordasse l'incidente. Con una eccezione però.''- aggiunse Wendy.
''La fedina...''- balbettò Janet.
''Si''- affermò Wendy-:'' custodisce quell'anello come un amuleto, il simbolo del suo grande amore perduto per sempre.
Dopo il diploma ci comunicò che avrebbe lasciato perdere la scuola di recitazione e che si sarebbe arruolata nella polizia.
Ha giurato che altri innocenti non avrebbero pagato per crimini mai commessi.''
In quel momento, irruppe nella sala l'oggetto della conversazione: Violet.
''Jhon è innocente!!!''- urlò la giovane poliziotta-:'' ho ripensato al racconto del testimone e mi domando... se davvero ha visto il ladro rubare, perchè non ha chiamato la polizia subito invece di aspettare che fosse scappato?''
''Perchè stava cercando di proteggere qualcuno, ovvio...''- dedusse Wendy-:'' sta cercando di proteggere il vero ladro, in altre parole... se stesso.''
''E allora, mettiamolo al fresco no?''- disse Janet.
''Non sappiamo nemmeno chi cercare, e poi non abbiamo prove. Dico bene, avvocato Besons?''- disse Violet.
''Precisamente''- annuì la bionda-:'' anche se ora trovassimo quel tale e voi lo arrestaste... se io fossi il suo avvocato verrebbe giudicato innocente e  rimesso in libertà per mancanza di prove.''
''Hai ragione...''- fece Janet.
''E poi dobbiamo ancora scoprire come è possibile commettere una rapina lasciando le impronte digitali di un'altra persona.''- disse Violet.

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Capitolo 3
*** Lottando insieme ***


15 Ottobre 2011
Il giorno seguente arrivò un mandato di perquisizione a casa dell'agente Thompson, e del compito venne incaricato il giovane agente Robinson.
Ma resosi conto di quanto fosse importante per Violet risolvere quel caso glielo cedette volentieri.
Così la giovane poliziotta andò a casa dell'amico e collega Thompson accompagnata da Wendy.
L'appartamento di Jhon era molto semplice: dopo un piccolo ingresso c'era il soggiorno- sala da pranzo nel quale c'era un acquario con almeno dodici pesci rossi, un divano  blu di fronte al quale c'era un tavolino da caffè in vetro e vari oggetti di arredamento: un cactus, una lampada da salotto e proprio accanto al soggiorno una piccola cucina.
In fondo c'era la sua camera da letto: a due o tre metri dalla finestra c'era un letto da una piazza e mezzo con una coperta blu sopra il quale era appesa un poster di Marilyn Monroe.
A sinistra c'era un piccolo comodino con un abat-jour, e a destra un piccolo scompartimento per i libri.
L'armadio era a muro ed era leggermente aperto.
Lo perquisirono con la massima attenzione ma non riuscirono a scoprire niente di nuovo.
Ma c'era una cosa che le confortava molto: non c'era traccia della refurtiva della gioielleria e ciò costutituiva per loro un ulteriore prova dell'innocenza del giovane.
Poi ad un certo punto...
''Violet, guarda un po' qua.''- disse Wendy avvicinandosi all'amica che stava perquisendo una seconda volta la cucina.
La giovane avvocatessa mostrò a Violet tre piccoli bottoni a righe gialle e nere.
Violet ne prese in mano uno e lo osservò da molto vicino e poi impallidì: erano delle microspie.
''Vuoi sapere dov'erano?''- chiese Wendy-:'' una era nel ricevitore del telefono, un'altra sotto il calorifero e l'ultima sotto il comodino: non so chi ci sia sotto, ma John veniva tenuto sotto stretta sorveglianza.''
''Ormai non ho più dubbi...qualcuno vuole rovinargli la vita e stroncargli la carriera, ma io non lo permetterò. Non lascerò che succeda un'altra volta.''- disse la poliziotta il suo viso era contratto dalla rabbia.
Fu in quel preciso istante che Wendy si accorse che la sua amica tremava violentemente. Ad un certo punto Violet mollò un pugno sul tavolino da caffè che andò in pezzi.
Wendy, spaventata, tirò fuori dalla tasca un fazzoletto che legò intorno alle nocche della mano destra della poliziotta che sanguinavano, come a volerla medicare.
''Tu stai ancora pensando a Leonardo, non è vero?''- chiese l'avvocato-:'' in tutti questi anni non hai ancora incontrato un uomo che te lo faccia dimenticare.''
Violet la guardò male-:''Senti, se ho cominciato a fare questo mestiere c'è una ragione precisa: trovare il modo di riscattare la sua memoria e onorarla. E' solo questo che mi ha spinta ad andare avanti per tutti questi anni.''
Evidentemente, non le importava un fico secco del fatto che l'assassino stesse scontando vent'anni per omicidio e che il responsabile di tutto ciò si era tolto la vita il giorno dopo il funerale di Leonardo, schiacciato dai rimorsi di aver fatto uccidere una persona buona.
Era sicura al cento per cento, che il fatto che una persona importante per lei si fosse ritrovata nella stessa situazione del suo ex ragazzo perchè il cielo aveva deciso di darle l'opportunità di onorare la memoria del ragazzo.
''Stessa situazione, stessa maniera in cui il mio angelo è stato incastrato... non può che essere un segno.''- pensò tra se e se-:'' ci siamo tesoro mio: l'ora della giustizia è arrivata.''
''Ascolta Violet...''- le disse Wendy-:'' mi rendo perfettamente conto che Leonardo era il tuo porto sicuro e un pilastro portante... so anche quanto l'amavi e quanto hai sofferto per la sua tragica e prematura fine.
Ma sono trascorsi dieci anni da quel tragico incidente: è l'ora di ricominciare ad amare. E a vivere. Se Leonardo fosse qui... ti direbbe la stessa identica cosa.''
''Lo so...''- fece Violet iniziando a tremare convulsamente-:'' ma prima devo riuscire a risolvere il caso. Solo allora potrò vivere di nuovo in pace con me stessa e con il mondo.''
In quel momento Violet iniziò a piangere-:''A-aiutami...ti prego ''- implorò la poliziotta-:'' aiutami a fare giustizia... ti supplico... non ce la faccio da sola, non sono forte abbastanza, ti prego non abbandonarmi anche tu.''
L'avvocatessa abbracciò l'amica confortandola-:''Io non ti lascierò mai da sola. Non ti ho lasciata da sola quando Julia Anderson di rompeva gli occhiali alle elementari, nè quando Leonardo ha perso la vita in quel modo... e non ti lascerò da sola adesso.''
''Oh, Wendy...''- disse la ragazza tra i singhiozzi-:'' non so cosa farei se tu non ci fossi.''
Wendy accarezzò il volto dell'amica e le sorrise-:''A che cosa credi che serva avere delle amiche, altrimenti.''
Anche Violet le sorrise. Ma era un sorrise triste, senza gioia-:'' Noi non siamo amiche...''- le disse-:'' noi siamo sorelle per la vita. Rammenti?''
A quel punto le due amiche si abbracciarono e Violet inzuppò il tailleur viola della giovane avvocatessa di lacrime calde.
Sul  pavimento e sul divano cadevano lacrime e sangue vermiglio.
 
16 Ottobre 2011
La mattina seguente Violet e Wendy decisero di andare a fare quattro parole con il proprietario della gioielleria svaligiata per sapere se il negozio era dotato di telecamere a circuito chiuso e di richiedere i filmati per vedere cosa o chi avessero ripreso.
Per andare decisero di utilizzare la macchina di Violet, una magnifica spider rossa fiammante che la stessa poliziotta aveva chiamato ''Fiamma Scarlatta'', e di agire in incognito.
Wendy era seduta sul sedile del passeggero vestita con un sottogiacca nero, giacca e pantaloni bianco latte e un paio di scarpe a spillo nere. I  capelli dell'avvocato erano pettinati a chioma e fermati con un fermaglio nero.
Violet guidava e aveva i capelli sciolti morbidi sulle spalle. Indossava  una camicetta viola  abbottonata davanti e una minigonna rosso fuoco, pieghettata e che le arrivava fino al ginocchio. Le scarpe con il tacco e la borsetta erano in tinta con la gonna.
La poliziotta parcheggiò proprio davanti alla gioielleria ed entrò nel negozio: ne uscì dopo trenta minuti, con un malinconico sorriso.
''Allora?''- chiese l'avvocatessa quando l'amica salì in auto.
''Le telecamere hanno ripreso un uomo della stessa corporatura di Thompson.''- sospirò-:'' non so che fare: se c'è una prova che lo potrebbe scagionare, salta fuori qualcosa che invece lo inchioda.''- disse mostrando delle foto che ritraevano una figura alta e magra che fuggiva.
''Ma che strano...''- fece Wendy-:'' osserva la foto che reca le tre e mezzo: ha inquadrato sia il ladro che la cabina... ma avrebbe dovuto prendere anche l'informatore e invece...''
Ormai non c'erano dubbi: quel testimone era il ladro e aveva accollato a Jhon tutte le sue colpe.
''Ma certo, ha usato il trucco dello scherzo telefonico.''- sorrise Violet-:'' lo usavo anch'io da piccola. Basta premere il tasto cancelletto, digitare trentanove, di nuovo cancelletto e poi il numero interessato.''
''Allora è andata così: il ladro approfittando del buio si è fatto riprendere dalla sorveglianza, in modo che inquadrassero solo la corporatura. Dopo di che  è scappato, e al sicuro dalla telecamera ha telefonato al Distretto di Polizia denunciando il furto con il cellulare usando il trucco che hai appena descritto.''- dedusse l'avvocato.
''E adesso, dobbiamo solo sapere chi cercare e come inchiodarlo...''- disse Violet pensando -''hai detto niente.''
''Non credo che basti schioccare le dita per far apparire quel criminale.''- fece Wendy schioccando il pollice e l'indice della mano destra.
In quel momento, neanche a farlo apposta, sfrecciò davanti a loro un'audi di colore verde- bottiglia.
''O forse si...''- disse Wendy allibita-:'' dove crede di essere quello li, al Gran Really?''
''Di auto rubate... quella è la macchina del capo della polizia.''- disse Violet premendo sull'accelelatore al massimo e partendo all'inseguimento.
''Scusa, e la tua indagine per fare giustizia?''- chiese Wendy leggermente terrorizzata da quella corsa.
''Si, lo so...''- rispose Violet con un'espressione imperscrutabile sul viso-:'' ma non posso fare finta di non aver visto il responsabile di un crimine.''
Wendy guardò la sua amica: non la riconosceva più. Un attimo prima era disperata all'idea che tutti i suoi sforzi per scagionare il collega e rendere giustizia al fidanzato morto anni prima fossero sempre resi vani.
Adesso, invece, sprizzava energia da tutti i pori e stava inseguendo un criminale infrangendo leggermente il limite di velocità.
Si fermarono alla periferia della città davanti un bar-stamberga.
Il Ritrovo Degli Squartatori.
''Non propormi di fermarci a mangiare un boccone qui.''- fece Wendy nauseata.
''Ma sei pazza?!?''- fece Violet additando il ''barman'' che si vedeva dalla finestra, un brutto ceffo tutto peli e tatuaggi-:'' hai visto il tipo dietro al bancone?''
''Non sapevo che il tuo istinto femminile, percepisse anche la cattiva cucina...''- scherzò Wendy.
''Sherlock Holmes diceva sempre che la conclusione a cui arriva una donna tramite una sensazione...''- citò Violet-:'' è più valida di una soluzione trovata con complicato ragionamento analitico.''
Le due donne uscirono dalla macchina e si recarono subito sul retro del locale.
Trovarono una porta nascosta da un telo sul terreno, e quando lo scostarono...
''Abbiamo trovato la cantina. Non ti chiederò di venire con me.''- disse Violet aprendo la porta.
''Non c'è bisogno, infatti: verrò.''- disse l'avvocatessa.
''Ma...''-  cercò di obiettare la poliziotta che non voleva in alcun modo coinvolgere l'amica in una situazione pericolosa.
''Niente ma.''- e stavolta Wendy fu irremovibile-:'' te l'ho detto tempo fa e l'ho ribadito ieri... non ti lascerò da sola.''
Così le due donne entrarono lentamente nella cantina lasciando aperte le porte.
Entrarono in uno scantinato buio e polveroso pieno di vetture di ogni tipo, e tutte avevano  la targa sostituita con dei numeri inesistenti.
''Credo che abbiamo appena scoperto qualcosa di grosso.''- affermò Wendy.
In quel momento la porta che conduceva dal bar allo scantinato si aprì e gli occhi delle due donne dviennero vitrei per la paura.
''Svelta, dietro a quelle casse!!!''- ordinò Violet, anche lei visibilmente spaventata.
Le due amiche si nascosero dietro ad alcune casse di legno, pronte ad osservare e ad ascoltare con la massima attenzione quello che di li a poco sarebbe accaduto.
L'uomo che le aveva quasi sorprese era un giovane dai capelli bruni e corti, alto e magro.
Indossava una camicetta azzurra a maniche corte e dei pantaloni marrone chiaro.
Al polso sinistro portava un orologio.
''Ma è...è...''- balbettò Wendy sconvolta. Quell'uomo altri non era che il giovane e noto imprenditore Adrian Fellman.
''Avevi ragione Wendy: c'è qualcosa di molto grosso sotto.''- sussurrò Violet.

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Capitolo 4
*** Insieme fino alla morte ***


L'imprenditore estrasse dalla tasca dei pantaloni un telefono nero e iniziò a parlare-:''Pronto?Ah è lei... non si preoccupi, la sua auto arriverà presto... facciamo un milione di dollari? Ok, a presto.''- e riattaccò.
''Dobbiamo avvisare il distretto...''- disse Violet sottovoce.
Ma non abbastanza.
''Problemi belle signore?''- disse Fellman puntando una pistola contro il nascondiglio delle due donne-:''Uscite con le mani alzate e senza fare scherzi, bellezze.''
Le due ragazze non poterono far altro che obbedire e uscirono con le mani sopra la nuca.
''Con chi ho il piacere di parlare?''- chiese il criminale mettendosi la pistola in tasca.
Violet infilò la mano nella borsetta e tirò fuori un oggetto rettangolare e di cuoio.
''Detective Violet Callister, lavoro al distretto di polizia.''- si presentò la poliziotta mostrando il tesserino di riconoscimento con tanto di fotografia.
''E io sono Wendy Besons, un avvocato. E mi rincresce informarla, Mister Fellman, che si è appena messo in bel pasticcio.''- lo informò l'avvocatessa-:'' c'è una legge contro il commercio di auto rubate...''- la giovane avvocatessa impallidì furiosamente.
''Wendy, che ti succede, non ti senti bene?''- chiese Violet molto preoccupata per il colorito dell'amica.
''L'orologio... guarda l'orologio.''- disse l'avvocato indicando il polso sinistro del criminale-:'' ho dato un occhiata alle foto dei gioielli rubati... e c'era anche quello!!!''
Violet divenne pallidissima-:'' Allora sei stato tu...''- disse piena di rabbia-:'' sei stato tu a rapinare la Doblony e ad incastrare il mio collega!!! Non è così? Avanti, confessa!!!''
''E no care, non potete accusarmi in questo modo.''- disse l'imprenditore-:'' sulle vetrine c'erano solo le impronte del poliziotto arrestato giorni fa.''
''La scatola del Sushi...''- borbottò Wendy-:'' l'agente Thompson ha dichiarato che prima di addormentarsi ha cenato con del sushi ordinato a domicilio... quel fattorino era lei!!! E quando si è addormentato lei si è reintrodotto in casa per recuperare la scatola.''
''E per essere sicuro che Jhon non si svegliasse e la prendesse in flagrante ha messo una bella dose di sonnifero nel pesce.''- aggiunse Violet. Infatti, l'amico le aveva detto che dopo aver cenato aveva sentito improvvisamente tutta la stanchezza della  giornata e di essere praticamente svenuto sul divano.
''Dopo aver recuperato la scatola si è diretto alla gioelleria Doblony per commettere il reato. Dopo aver rubato i gioielli armato con dei guanti di gomma ha depositato sulla scatola del sushi che aveva trafugato dall'appartamento di Thompson, del nastro adesivo.''- riprese la giovane avvocatessa.
''E poi ha depositato la striscia adesiva sulle vetrine, ecco perchè la scientifica ha rilevato le impronte di Thompson.''- concluse Violet.
''Esatto mie care...''- sorrise il criminale-:'' Pochi giorni fa ero entrato in casa dello sbirro per piazzare alcune cimici.''
''Le abbiamo trovate''- disse Wendy-:'' ma dimmi una cosa: come hai fatto ad entrare e uscire dall'appartamento? Le chiavi degli appartamenti di quella palazzina non si possono doppiare e la porta non presentava alcun segno di scasso.''
''E' entrato da una finestra.''- sussurrò la poliziotta.
''Ma che sciocchezza...''- affermò l'avvocatessa-:'' Nell'appartamento ci sono solo due finestre: una per il bagno e l'altra per la camera da letto.
Quella del bagno è da escludere perchè è talmente piccola e stretta che può passarci a malapena un bambino, mentre quella della camera da letto può aprirsi solo dall'interno grazie ad un chiavistello.''
''Ha usato un cacciavite.''- spiegò la poliziotta-:'' Ha perforato la parte del vetro più vicina alla serratura con un cacciavite, praticando un piccolo foro stretto ma sufficiente per farci passare del filo di ferro.''
''Ha aperto e richiuso la finestra della camera dell'agente Thompson semplicemento tirando il filo di ferro che aveva fatto passare attraverso il foro!!!''- dedusse Wendy.
''Deduzioni degne della figlia di un giudice e di una poliziotta, mi congratulo.''- fece Fellman battendo sarcasticamente le mani.
''Ma perchè... perchè...''- disse Violet-:'' perchè hai fatto una cosa del genere? E perchè hai scelto di incastrare proprio John? Che male può mai averti fatto?''
''Forse c'entra tutto questo...''- ipotizzò Wendy accennando alla ''concessionaria'' di auto che li circondavano-:''John aveva iniziato ad investigare su tutti questi furti.''
Violet impallidì-:'' Ora ricordo...''- balbettò, bianca come la neve-:'' mi confidò che tutti quei furti in pochi giorni non lo convincevano, sospettava che ci fosse qualcosa di molto grosso sotto e che avrebbe indagato.''
''Esatto.''- confermò l'imprenditore-:'' il tuo amico stava iniziando a diventare scomodo con tutte le sue domande e le sue ricerche, così ho dovuto trovare un modo per tenerlo buono e tranquillo.''
Violet aveva il viso contratto per la rabbia e ringhiò a denti stretti-:''Maledetto...''
''Ma devo dire...''- confessò l'imprenditore-:'' che non avrei mai sospettato che tu e la tua amica non vi arrendeste alla realtà dei fatti pur avendoci sbattuto contro la testa e riusciste a scoprire tutto.''
''Abbiamo capito che qualcosa non andava ripensando alla telefonata del testimone.''- spiegò Wendy-:'' chiunque vedendo dei ladri avrebbe chiamato la polizia e tentato di sventare il furto, ma lei si è comportato nella maniera opposta.''
''Così abbiamo capito che qualcuno stava cercando di incastrare Jhon, ma non avremmo mai pensato che un ricco snob avrebbe rubato qualcosa che poteva permettersi.''- concluse Violet.
''Ma per quale motivo ha agito in questo modo?''- chiese Wendy ancora scossa da quella scoperta.
Da quando era morto  Fellman Senior, la direzione del gruppo finanziario Fellman era passata a suo figlio, un giovane con la testa sulle spalle, giudizioso e di buona famiglia...
non riusciva proprio a capire come mai una persona come lui si fosse improvvisamente data al crimine.
''Vedete...''- iniziò a spiegare l'imprenditore-:'' sin dall' Università ho avuto la passione per il gioco d'azzardo, e ho fatto qualche scommessa andata a buca con i soldi dei soci e dei clienti... e quindi devo coprire in qualche modo gli ammanchi.''
''E allora rubi auto di ogni genere per rivenderle a prezzi inesorbitanti?''- chiese Wendy piena di rabbia.
''Certo che no... piazzarle sul mercato è più dura di quello che credi.''- rise il criminale-:'' porto le vetture in una zona abbandonata del porto dove si tiene un giro di scommesse.''
''Giro di scommesse?''- fece Wendy confusa.
''Ruba delle auto per organizzare delle corse illegali al porto: soldi e guadagno facile, in altre parole. E' per questo che hai fatto di tutto perchè incolpassero il mio collega''- fece la poliziotta estraendo la pistola dalla borsetta-:'' era sul punto di scoprire la tua frode e un giro di scommesse illegali.''
''E temendo che qualcuno potesse indagare più a fondo e scoprirti...''- disse Wendy-:'' il tuo piano prevedeva anche di eliminare ogni dubbio eliminando Thompson in prigione e farlo passare per un suicidio?''
''Gia...''- ammise Adrian-:'' il piano prevedeva che schiacciato dal peso del rimorso si togliesse la vita in cella per espiare la sua colpa.''
Violet tremava.
Non di paura.
Non per il freddo che c'era nello scantinato.
Tremava perchè era furibonda.
Mai in vita sua le era capitato di tremare per rabbia.
''Maledetto infame...''- era talmente arrabbiata che non aveva neanche il fiato per parlare-:'' è colpa tua... è solo colpa della gente come te se lui non c'è più... se Leonardo è morto...''
Gli puntò contro la pistola minacciandolo-:'' Metti. le. mani. sopra. la testa.''- scandì parola per parola.
''VIOLET!!!''- urlò Wendy.
La poliziotta si girò e vide con orrore che un brutto ceffo muscoloso teneva in ostaggio l'amica con un coltello puntato alla gola.
''Forza metti giu quell'arma, bambola.''- gli ordinò quel tale premendo la lama del coltello contro la gola dell'avvocato.
Scese un rivolo di sangue scarlatto che sporcò la giacca bianca ed immacolata dell'avvocato Besons.
La giovane avvocatessa emise un gemito.
La poliziotta, con gli occhi vitrei per il terrore, non potè che obbedire al comando e lasciò cadere la pistola a terra.
Adrian la afferrò per un braccio e le prese la borsetta.
Dopo di che spinse la ragazza contro una cassa di legno, e lo stesso capitò a Wendy.
Il giovane imprenditore rovesciò a terra il contenuto della borsa di Violet e distrusse sia il cellulare che la trasmittente della poliziotta.
Violet piangeva silenziosamente, ma non perchè aveva paura di morire.
Erano lacrime di rimorso per aver condannato alla sua stessa sorte la sua migliore amica, l'unica che le era sempre stata vicina sia nei momenti di gioia che in quelli di disperazione.
''Mi dispiace...''- sillabò tra le lacrime-'' è solo colpa mia...''
Wendy le sorrise e disse in modo rassicurante-:'' Non importa: è stato un vero onore essere sua amica... agente Violet Callister.''
Le due donne si strinsero la mano per farsi coraggio a vicenda, pronte a vivere insieme la loro ultima avventura.
Adrian era davanti alle due donne e puntava contro di loro la pistola della stessa Violet.
''Chi farò fuori per prima... la bionda o la bruna?''- domandò l'imprenditore a se stesso lanciando una moneta.
''Facciamo così...''- propose mentre la moneta ritornava nella sua mano-:'' Croce per la bionda... testa per la mora.''
Quando guardò la sua mano disse con un ghigno-:''Testa. Sei tu la fortunata.''- disse mirando la pistola al petto di Violet.
Quest'ultima guardò il suo petto: il puntino rosso del laser era in corrispondenza del suo cuore.
Per farsi coraggio strinse a più non posso la mano dell'amica fino a farle fare una smorfia di dolore.
Un dolore che però l'avvocato non sentì.
La poliziotta chiuse gli occhi, e mentre una lacrima le rigava la pelle del viso pensò-:''Perdonami, mio adorato Leonardo... ma non sono riuscita a mantenere la mia 
promessa

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Capitolo 5
*** Arrivederci...o addio? ***


Si consolava del fatto che finalmente le sue sofferenze sarebbero terminate e che avrebbe raggiunto il suo amore, ma allo stesso tempo odiava se stessa perchè aveva trascinato anche Wendy in quella terribile situazione, che non c'entrava niente.
Aspettava un dolore secco e profondo squarciare il suo petto, e invece...
''FERMO POLIZIA!!!''
La ragazza riaprì gli occhi e vide che il sergente Janet puntava una pistola alla tempia del criminale che le stava tenendo sotto tiro.
''Consegnami quella pistola.''- ordinò al criminale.
Fellman non potè far altro che obbedire e diede alla poliziotta dai capelli rossi la pistola.
Quest'ultima la lanciò alla sua legittima propietaria e mise le manette ai polsi del giovane imprenditore.
L'agente Greys diede una mano alla sua collega a rialzarsi e il poliziotto occhialuto fece altrettanto con Wendy.
''Callister, Besons... tutto a posto?''- chiese Janet tenendo ben stretto il criminale.
''Si, tutto bene...''- rispose Wendy per tutteddue-:'' grazie, ci avete salvato la vita.''
'' Questa si chiama fortuna.''- sorrise Violet.
''Non è come sembra''- piagnucolò l'imprenditore-:'' io sono innocente, queste due hanno rubato tutte queste vetture e io cercavo di fermarle.''- si giustificò Adrian convinto che non esistessero prove della sua colpevolezza e di riuscire quindi a farla franca.
Il sergente Janet lo guardò scettica-:''E' inutile che faccia la recita, tanto ci sono le prove.''
''Esatto''- continuò Greys-:'' l'agente Callister ha dimenticato di chiudere la trasmittente e abbiamo sentito e registrato tutto.''
''Sappiamo che è il responsabile della rapina alla Doblony, dei furti delle auto che hanno sconvolto la città, del fatto che organizzava corse illegali al porto, e anche che ha addossato all'agente Thompson tutte le sue colpe.''- lo informò Ledoy.
''Ma non solo''- aggiunse Wendy-:'' c'è anche la sua chiara intenzione di uccidere Thompson in cella, un duplice sequestro di persona per un totale di tre tentati omicidi.''
Adesso non era l'inseparabile compagna di Violet, era l'avvocato Wendy Besons.
''Nemmeno io sarei capace di difenderla in tribunale.''
Quando il criminale venne portato via, Wendy si rivolse alla sua migliore amica-:''Vedo che non hai ancora perso la sbadataggine che ti caratterizzava.''
Violet arrossì. Infatti era sempre stata sbadata e smemorata: dimenticava sempre di spegnere la luce e lasciava sempre le scarpe in mezzo al salotto.
Risultato, cadeva sempre ed era sempre piena di lividi sulle ginocchia.
''I nostri insegnanti si lamentavano sempre di te e della tua sbadataggine... ma quanto sbagliavano.''- sorrise Wendy mettendo un braccio intorno al collo dell'amica-:'' la sbadataggine, che tanto disprezzavano, oggi ci ha salvato la pelle.''
Le due amiche  si sorrisero a vicenda e scoppiarono in una risata divertita, come non capitava più loro dai tempi del liceo, quando erano ancora  felici e spensierate e prima che accadesse quella tragedia al fidanzato di Violet.
17  Ottobre 2011
Il giorno dopo, Violet anche se non si era ancora ripresa dallo spavento e dalla disavventura del giorno prima decise di andare lo stesso al lavoro.
Mentre camminava verso il distretto era fiera e sicura che avrebbe trovato il suo collega fuori prigione e  che le avrebbe sorriso.
Aveva raccolto prove a sufficienza contro Adrian Fellman e lui stesso aveva confessato di gestire un giro di scommesse clandestine, ed era certa che stavolta il vero colpevole avrebbe pagato le sue colpe fino all'ultimo centesimo e che neanche il miglior avvocato di tutto il paese sarebbe stato capce di farlo uscire a testa alta da quella situazione.
Entrò lentamente nella sala delle riunioni dove si riuniva sempre con i suoi colleghi ed amici più fidati e disse timidamente-:''Buongiorno...''
''Buongiorno a te, bimba bella.''- la salutò allegramente Thompson.
Allora il viso della poliziotta s'illuminò e si voltò: vide Jhon nello splendore dei suoi trent'anni con la sua aria furbetta e irriverente che le sorrideva.
La giovane non potè trattenere la sua gioia e felicità e con un balzo da fare invidia perfino ad un gatto selvatico si lanciò tra le braccia del collega il quale la abbracciò felice.
Più che due colleghi sembravano due fidanzati ricongiuntisi dopo una lunga assenza.
Nella giornata, mentre i due erano di pattuglia per le strade della città, Jhon raccontò all'amica che dopo che il capo della polizia aveva ascoltato la registrazione che conteneva la confessione di quel criminale e del modo con cui l'aveva incastrato, le accuse che erano state mosse al poliziotto erano state completamente ritirate ed era rientrato subito in servizio.
Intanto, il capo del gruppo finanziario Fellman era stato rinchiuso in una cella del commissariato in attesa dell'interrogatorio nell' isolamento massimo.
Stessa sorte era toccata ad alcuni dipendenti che lavoravano nella sua azienda che erano invischiati nel giro delle corse clandestine.
''Non sapeva che aveva a che fare con la poliziotta più sbadata di New York e dintorni.''- rise il poliziotto.
La ragazza si arrabbiò e gli mise il broncio-:''Ehy, se non fosse per questa poliziotta sbadata, tu saresti ancora in galera. Attento a come parli quindi.''
Nel dir questo però non potè fare a meno di sorridere: l'amico si era del tutto ripreso da quella brutta avventura, e per quanto impossibile poteva sembrare, tanto che lei stessa si stupì di quello che aveva appena pensato... le prese in giro del collega le erano mancate, e neanche poco.
''Mi dispiace che tu sia stata sospesa dal servizio per colpa mia.''- le disse Jhon.
Infatti, Martinez aveva scoperto che non solo la poliziotta aveva rivelato tutti i dettagli delle indagini all'avvocato Besons, ma aveva anche indagato su un caso che l'aveva coinvolta personalmente e per questioni personali.
Una mancanza imperdonabile per un poliziotto, e tale mancanza le aveva procurato un mese di sospensione.
La ragazza però sorrise e gli rispose-:''Non è niente: almeno non vedrò il Gran Capo  nè dovrò ascoltare le sue fanfaronate per un po'. E poi, è da tanto che volevo prendermi una vacanza.''
Poi però si rabbuiò pensando-:'' Devi farlo Violet. Tanto lo verrà a sapere, non più tardi di dopodomani.''
Thompson se ne rese subito conto-:''Ehy... va tutto bene?''- le chiese leggermente preoccupato.
La ragazza annuì.
''Senti Jhon... dovrò stare fuori città per qualche giorno.''- disse la poliziotta-:''Vado a Washington dai parenti.''
''Davvero?''- fece eco il poliziotto.
''Si''- confermò la donna-:'' avevo promesso loro che dopo essermi occupata del tua caso sarei andata a trovarli.''
''Certo, capisco... dopo due anni e mezzo che non vi vedete vi mancherete a vicenda.''- affermò il poliziotto pensando-:''Donne... tutte uguali. Pur di non ammettere che vanno a trovare il moroso s'inventano pure il funerale di un parente.''
Non lo dava a vedere ma soffriva profondamente nel sapere che la ragazza che lo aveva salvato dalla vergogna e della quale era innamoratissimo lo lasciava per stare con un altro.
Se solo avesse saputo...
La sua paura più grande è che decidesse di rimanere nella capitale e di non rivederla più. Nonostante la paura le chiese-:''Per quanto starai via?''
La ragazza rispose-:''Non lo so nemmeno io... un giorno però ci rivedremo, te lo prometto.''
Entrambi sorrisero, ma era un sorriso triste che sapeva tanto di addio più che di arrivederci.

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Capitolo 6
*** Al confine con la morte ***


18 Ottobre 2011
Era un pomeriggio tardi.
Wendy Besons correva a perdifiato in direzione del Dipartimento di polizia.
''Ti prego, fammi arrivare in tempo, ti supplico.''- pensava mentre i capelli pettinati a crocchia iniziavano a scomporsi, e il sudore scendeva sulla sua pelle lentamente.
Stava per iniziare un'udienza nella quale si doveva condannare l'assassino di una ricca e benestante signora quando l'avvocato aveva ricevuto un allarmante messaggio sul suo telefonino.
A scriverlo era stata la sua migliore amica.
''Grazie per essermi stata vicina nell'ultima avventura della mia vita. Cerca di reagire diversamente da come ho reagito io e perdonami. Addio.''
Così aveva scritto.
Mentre correva a perdifiato non si accorse di aver sbattuto contro una persona.
''Mi scusi, non l'avevo vista...''- quando alzò gli occhi vide un baldo giovane con una felpa azzurra, pantaloni di jeans e delle scarpe marroni.
Nel braccio destro teneva un sacchetto della spesa dello stesso colore delle scarpe pieno di alimenti-:''Ah, sei tu.''- disse quando lo riconobbe.
''Non sta bene che una bella donna come lei corra per le strade come un cavallo imbizzarrito, sa avvocato Besons?''- la prese in giro John.
Per tutta risposta l'avvocatessa si aggrappò stretta alla felpa del poliziotto e lo supplicò-:''Violet sta per commettere una sciocchezza, fa qualcosa ti prego!!!''- urlò disperata.
In una ventina di minuti Wendy raccontò al poliziotto tutta la triste storia del passato di Violet e della tragica dipartita del suo fidanzato anni prima. E poi gli mostrò il messaggio che aveva ricevuto mezz'ora prima.
''Se era Leonardo la persona che voleva andare a trovare...''- riflettè Jhon prima di spaventarsi-:''Violet sta progettando di uccidere se stessa.''
Provarono a chiamarla a casa e al cellulare, ma non rispondeva nessuno e iniziarono a temere che fosse gia morta.
''Se solo avessimo un piccolo indizio su dove e come ha deciso di farla finita...''- imprecò il poliziotto.
Poi ebbe un'improvvisa illuminazione.
''Hai scoperto qualcosa?''- chiese Wendy piena di speranza.
''So dove andare...''- rispose Jhon-:''Wendy, tu vai al distretto e cerca di stare tranquilla.''- disse facendo per voltarsi.
Wendy lo afferrò per il polso destro e con gli occhi pieni di lacrime cristalline lo implorò-:''Jhonatan... riportamela.''
Il ragazzo sorrise e la rassicurò-:''No problemo, senòrita''- affermò con finto accento spagnolo e nonostante la tragicità e l'incertezza di quel momento riuscì a farla sorridere.
Poi iniziò a correre disperatamente verso una destinazione sconosciuta pensando senza mai voltarsi-:''Tieni duro piccola... sto venendo a salvarti...''
 
Sul ponte di Brooklyn i capelli di Violet erano oggetto di gioco del vento, e la pelle del suo viso era rigata dalle lacrime che scendevano.
''Ora che ho vendicato la tua fine...''- disse tra se e se togliendosi tutti gli oggetti di valore depositandoli ai suoi piedi-:'' posso venire a raggiungerti... Amore Mio.''
Avanzò un timido passo verso il vuoto e il sandalo male allacciato precipitò in acqua.
La poliziotta si sporse eccessivamente per seguire la scarpa senza calcolare quanto sarebbe stata dura l'acqua.
Chiuse gli occhi e saltò.
''NOOOO..... VIOLET!!!''- urlò Jhonatan vedendo che la ragazza dei suoi sogni scompariva lentamente nell'acqua nera.
Tornò a terra in tutta velocità e chiese ad un pescatore di portarlo, con la sua chiatta, nell'esatto punto in cui la ragazza era caduta.
Il poliziotto si tolse la felpa azzurra e lanciò all'anziano il suo telefono-:'' Presto chiami un' ambulanza.''
Detto questo prese nei polmoni tutta l'aria che aveva e si tuffò nell'acqua gelida. Risalì dopo cinque minuti tenendo tra le braccia il corpo fradicio della sua collega. La portò sulla barca e l'adagiò sul pavimento impolverato.
''Violet? Bimba bella... mi senti?''- disse scuotendola per le spalle tentando di rianimarla-'' andiamo, svegliati.''
Vedendo che la ragazza non si svegliava John si avvide di non aver altre possibilità: la sollevò leggermente a se, le inclinò la testa per far passare l'aria da immettere, con l'indice e il pollice della mano destra le chiuse il naso e soffiò dentro la bocca di quella  donna, la donna che amava e che per due anni aveva incosapevolmente diviso con un fantasma.
Per cinque minuti andò avanti così: cinque compressioni, un' immissione d'aria, fino all'arrivo dell'ambulanza.
''Codice blu, donna di  ventisette anni in fase di annegamento''- disse l'infermiere che guidava tramite la ricetrasmittente-:''Abbiamo anche un passeggero, il suo ragazzo, credo.''
Jhonatan nel frattempo rimaneva seduto di fianco alla sua bella collega e amata e la guardava  addolorato.... sepolta sotto una coperta calorica con una mascherina che le premeva sul viso...
Lei l'aveva salvato dalla vergogna e forse dalla morte...
e lui non era stato capce di proteggere l'unica donna che aveva mai veramente catturato il suo interesse. Aveva amoreggiato con molte ragazze, ma nessuna era come lei:  sostenuta da una forza che l'incoraggiava ogni giorno, determinata, innamorata della giustizia.
Violet Callister.
Arrivati in ospedale la portarono subito in rianimazione, mentre il poliziotto venne costretto a rimanere seduto in sala d'attesa, ad aspettare notizie della donna. Aspettare per sentirsi dire che c'erano poche speranze che Violet uscisse da quella stanza incolume.
In quel momento arrivò Wendy che si sedette accanto a lui. Gli prese le mani per confortarlo.
''Hai fatto tutto quello che potevi... Violet diceva sempre che doveva fare qualcosa per raggiungerlo, dal giorno del suo funerale...''- cercava di fare forza a se se stessa più che al ragazzo, perchè anche lei si sentiva colpevole per non essere stata sufficientemente vicino all'amica come le aveva promesso e idiota per non aver capito che subito dopo aver ''fatto giustizia'' si sarebbe uccisa... e soprattutto non accettava l'idea di perdere anche la sua migliore amica, equivalente di una sorella, dopo che suo padre un famoso giudice era stato ucciso da un mafioso per il semplice fatto che poteva farlo finire in galera per aver truccato una gara d'appalto.
''Possiamo anche dirle addio... se voleva raggiungerlo non lotterà per salvarsi come quando combatte contro qualche criminale...''- borbottò il ragazzo tra le lacrime.
''Vedrai che ce la farà... lei è forte...''- disse Wendy senza troppa convinzione. Forse prima avrebbe cercato di sopravvivere per realizzare il suo proposito di vendetta, ma ora che non aveva più nulla per cui vivere e lottare?
''Leonardo.... salvala tu.''- fu la preghiera di entrambi.
 
Dentro, i medici stavano facendo l'impossibile per rianimare Violet. Massaggio cardiaco. Defribrillatore a 300 millivolt. Mascherina ad ossigeno riscaldato. Un farmaco per stimolare il cuore dietro l'altro, come l'epinfrina.
Ma Violet non dava segni di ripresa, sembrava volesse morire li su quel lettino coperta di tubi e attaccata a parecchie macchine.
 
Quanto era passato? Quattro o cinque ore come minimo e ancora non dicevano niente sulle condizioni della ragazza. Alla fine uscì una dottoressa sui trentanni, di bell'aspetto e dai lunghi e sfolgoranti capelli rossi.
''Come sta?''- chiese Jhon come se gli avessero dato la scossa correndo incontro alla dottoressa, seguito a ruota dall'avvocatessa.
''Siamo riusciti a farle ripartire il cuore''- fu la risposta, seguita da due sospiri di sollievo-:'' purtroppo è passato molto tempo da quando ha smesso di respirare e di pompare sangue, e per un certo periodo ha smesso di fornire ossigeno al cervello.. mi spiace, ma l'agente Callister è in coma.''
Queste parole furono una doccia gelata per i presenti. Alla fine Wendy ebbe il coraggio di chiedere-:''Ma ce la farà, vero?''
''Forse... ha il 30%  di probabilità di sopravvivere e poi dobbiamo assicurarci che non abbia riportato danni a livello celebrale. Noi non possiamo fare altro per lei.''
Dopo aver parlato con il medico, John e Wendy ebbero il permesso di vedere la ragazza: era in lettino d'ospedale, una camicia da notte bianca che le lasciva appena scoperto il petto sul quale erano attaccate due ventose a loro volta attaccate a un computer che registrava battito e respiro.
Una mascherina di plastica sulla bocca e sul naso, i capelli sparsi ovunque sul cuscino. Sembrava dormisse, invece stava morendo con tre possibilità su dieci di tornare indietro.
''Io ti amo, Violet... non morire, ti prego, torna da noi, da me... devo dirti talmente tante cose...''- disse John prendendole le mani fredde.

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Capitolo 7
*** Finalmente la felicità ***


 
Da quel giorno erano passati due mesi.
Mesi durante i quali sia Jhon che Wendy si erano fatti dare le udienze e i compiti meno importanti per stare in ospedale vicino alla loro amica, che giaceva ancora priva di sensi in un letto d'ospedale.
I medici avevano tentato l'impossibile per salvarla dopo che Jhon si era tuffato per salvare la collega dalle gelide acque autunnali  dell'East River, ma l'unico modo che avevano per impedire che morisse era stato metterla in coma farmacologico, il che non era molto diverso.
Violet lottava tra la vita e la morte e le probabilità che riuscisse a vivere erano esigue, per non dire quasi inestistenti.
Eppure Jhon era incapace di darsi per vinto: Violet era una donna forte, aveva sopportato meglio di qualunque altro poliziotto che conoscieva turni massacranti, inseguito i peggiori criminali.
Quando era arrivata da cadetta la reputava solo un bel faccino, una probabile nuova avventura, e quando si sarebbe stufato di lei le avrebbe spezzato il cuore. Ma lei era stata l'unica donna, fino a quel momento, a non aver mai ceduto alle sue avances e questo lo aveva fatto diventare ancora più determinato nel conquistarla. Poi era diventata la sua collega e aveva dimostrato di saper badare a se stessa da sola e di non aver bisogno di un cavalier servente.
La sua nuova ed ipotetica nuova avventura era diventata l'amore della sua vita... era così diversa dalle altre.
Non poteva credere che quella donna forte, coraggiosa e determinata, resa invincibile  dal desiderio di vendicare una persona amata, fosse la stessa ragazza così debole e fragile che si era quasi uccisa sotto ai suoi occhi.
''Allora, come sta?''- chiese una mattina Wendy entrando nella camera dell'amica. Jhon era sempre con Violet e non si allontanava mai, nemmeno per un attimo.
''E' sempre uguale.''- fu la risposta.
Era da due mesi che Violet era in quello stato: un tubo fissato alla bocca con due pezzi di nastro adesivo, un paio di ventose sul petto, un fastidioso bip e una flebo attaccata al braccio.
Avrebbe voluto, per la prima ed unica volta, che le favole fossero vere: in quel caso gli sarebbe bastato deporre un bacio sulle labbra rosa sbiadito della sua bella per poterla risvegliare.
Ma la sua carriera di poliziotto gli aveva insegnato molte cose: non sempre le storie vanno a finire con il classico ''... e vissero tutti felici e contenti.''
Quante volte si sentiva dire di rapimenti, persone che vanno in coma e che nonostante la speranza e la fiducia dei loro cari si trascinavano per poco tempo e poi morivano? Milioni di volte.
Solo che non poteva e voleva credere che anche la sua Violet  sarebbe diventata una di quelle storie.
''Ma tu stai ancora in queste condizioni?''- fece Wendy vedendo che l'amico era completamente spettinato, camicia bianca sporca di caffè, jeans chiari e senza scarpe.
''Dai, sbrigati a darti un'aggiustatina e a metterti dei vestiti presentabili, non ci vado in tribunale con te in questo stato.''
Jhon parve cadere dalle nuvole.
''E che ci devo andare a fare?''
''Jhon, c'è l'udienza contro Fellman. Il processo che lo riguarda si è gia concluso si tratta solo di emettere la sentenza.''- spiegò l'avvocatessa.
''No, non posso andarmene.''- disse Jhon. Vero, odiava Fellman per tutto quello che gli aveva fatto passare e vedere l'espressione sulla sua faccia mentre il giudice pronunciava la parola ''colpevole'' sarebbe stata una soddisfazione ineguagliabile, ma non poteva abbandonare Violet in quel letto d'ospedale mentre moriva.
''Jhon, non possiamo far nulla per aiutarla. Lo so che hai  paura, ho paura  anch'io, siamo tutti terrorizzati ma dobbiamo fare il nostro lavoro.''- gli fece notare Wendy  anche se nemmeno lei aveva voglia di andare in tribunale e lasciare sola la sua amica.
Comunque furono pronti entrambi in un quarto d'ora: Wendy aveva gia indossato il suo tailleur blu prima di venire in ospedale e aveva dovuto solo risistemarsi il trucco, mentre John si era cambiato i vestiti e fatto una doccia nello spogliatoio che gli infermieri avevano prestato. Aveva messo la sua solita uniforme.
''Tieni duro, bimba mia...''-  sussurrò il poliziotto quando fu tornato a salutare la donna-:''vado, mi assicuro che quel maledetto abbia cio che si merita e torno da te.''- nel dir così le prese la mano sinistra e sfilò la fede che anni addietro la legò a Leonardo Smith. Lei se ne era liberata poco prima di tentare la morte e lui gliel'aveva rimessa nella speranza che quell'anello la proteggesse.
Prese l'anello, una stringa di una delle sue scarpe e infilò l'anello. Dopo se lo mise al collo come se fosse un medaglione.
''Per farle sentire quando  quel maledetto la pagherà.''- spiegò all'avvocatessa.
 
 
''William Adrian Fellman Junior...''- era da poco passato mezzogiorno quando la giuria si era sciolta dopo aver raggiunto un verdetto unanime-:'' stando alla testimonianza registrata dal detective Violet Callister, lei è accusato di furto dei soldi dei clienti della sua associazione, furto con scasso con il quale ha tentato di far incarcerare il sergente Thompson, corse clandestine e triplice tentato omicidio. Per tutto questo, la qui presente corte la dichiara colpevole. Ed è condannato da venticinque anni all'ergastolo e le vengono sequestrati a scopo cautelativo i suoi beni e le sue proprietà. La seduta è tolta.''
Finalmente era finita: l'uomo che aveva quasi stroncato la sua carriera di poliziotto e che aveva dato un forte contributo alle attuali condizioni della povera Violet, era ridotto a meno di uno zero e avrebbe passato il resto della sua vita in galera.
Ma era comunque insoddisfatto.
''Preferivi che lo condannasero a morte?''- chiese Wendy mentre uscivano dal tribunale.
''Non potrò dirmi soddisfatto fino a quando Violet non aprirà gli occhi.''- borbottò a denti stretti. In quel momento suonò il cellulare di Wendy.
Rispose prontamente-:''Avvocato Wendy Besons, buongiorno.''- stette al telefono per due minuti e poi riattaccò.
Jhon sapeva bene cosa si erano detti anche se non aveva sentito nemmeno una parola: Violet era peggiorata.
 
Fortunanatamente l'ospedale non distava molto dal tribunale, così l'avvocato e il poliziotto lo raggiunsero a corsa.
Ci misero ancora meno a raggiungere la rianimazione.
''Violet...''- ansimò Jhon-:'' come sta?''
Rispose la stessa dottoressa di qualche giorno fa-:'' La situazione è gravissima. Mi dispiace agente, ma la sua fidanzata rischia di non farcela.''
Jhon entrò nella stanza della donna che amava e la guardò: bellissima, anche ad un passo dalla morte.
Si sedette vicino a lei.
''E' colpa mia... perdonami.''- borbottò lui-:'' avrei dovuto dirti tutto molto tempo fa. Convincerti a parlare, a sfogarti.. e io ti avrei detto che non avresti dovuto dimenticare il tuo ragazzo, ma nemmeno buttare via tutta la vita per rimanere ancorata al ricordo di un fantasma.
Vivere, essere felice... Violet tu sei la donna che ho amato più di tutte. E' vero, mi rimproveravi sempre perchè facevo il cascamorto con tutte, ma se solo avessi saputo... lo facevo per farti ingelosire, capire che tu per me valevi più di tutte.
E te lo avrei dimostrato dopo il tuo ritorno da Washington.... sono stato uno stupido, dovevo capire che... ad ogni modo, se per te rimarrò solo e sempre un amico, mi sta bene.
Ma torna in vita, per Wendy, per i tuoi amici che ti vogliono bene e che si preoccupano per te, per me... e per te stessa.''
Nel dir così la baciò sulle labbra.
In quel momento accadde qualcosa che il poliziotto non riuscì a spiegarsi. La mano della poliziotta aumentò la stretta attorno alla sua.
Lentamente, la giovane aprì gli occhi e sorrise.
I suoi valori erano tornati nella norma: Violet era salva, ed era riuscita a salvarsi dalla morte pur avendo solo tre possibilità su dieci.
Decisamente diversa da tutte le fidanzate che aveva avuto.
 
Poche ore dopo venne trasferita in una camera normale. Ormai stava bene, ma l'avrebbero trattenuta per un po' per dei controlli.
Wendy era andata a casa a riposare e con lei era rimasto Jhon.
''Sapessi che spavento mi hai fatto prendere...''- la rimproverò lui.
''Mi dispiace tanto... lo so, è stata una follia... ma dentro di me ero convinta che nessuno mai avrebbe preso il suo posto nel mio cuore, mi sembrava di impazzire... morire e raggiungerlo era diventata l'unica cosa che contava per me.''- si scusò la ragazza-:'' non lo so nemmeno io, perchè ho ricominciato a lottare per sopravvivere.''
Bugiarda.
''Violet... io ti amo veramente tanto.''- le confessò Jhon-:'' quando ti ho vista sparire nell'East River, è stato come se fossi morto anch'io.''
Altrochè se lo sapeva: era la stessa sensazione che provò lei stringendo a se il cadavere di Leo.
''Non voglio più rischiare una cosa del genere... Violet Callister...''- fece restituendole l'anello-:'' vuoi sposarmi?''
La sua richiesta la prese alla sprovvista.
''Lo so, non potrò mai prendere il posto di Leonardo nel tuo cuore... e con lo stipendio che abbiamo non potrò offrirti un tenore di vita di lusso, ma ti amerò per tutta la vita come nessun'altra. Posso promettertelo... oltre a giurarti che ti guarirò le ferite finchè avro vita.''
 
Sei mesi dopo, Violet e Jhon erano  a Washington.
Entrambi vestiti a lutto, davanti a una lapide bianca come la neve.
                                             ''Leonardo Smith
                                            1984-2001
                                         Troppo presto la vita lo abbandonò''
La donna depose i crisantemi sulla lapide.
''Ciao Leonardo...''- pensò lei-:'' è venuto a trovarti anche Jhonatan, l'amico di cui ti parlavo quando venivo a trovarti.
Ora non lo è più.
Fra due mesi ci sposeremo. Sposo un altro,  ma non ti ho dimenticato, nel mio cuore ci sei sempre. Grazie per avermi insegnato ad amare, e per avermi fatto capire che la vita va avanti.
Ti prego, veglia sempre su di noi assieme al Signore.''
 
EPILOGO:  Infatti due mesi dopo Violet Callister, non esisteva più per lasciare spazio a Mrs Violet Thompson.
I due coniugi erano sempre affiatatissimi, sia in casa che al lavoro, aiutati nelle loro indagini da Wendy Besons, diventata PM.
Dopo un anno di matrimonio Violet coronò il loro grande sogno regalando al marito e a se stessa due gemelli.
Un maschio e una femmina.
Due bimbi belli, sani e robusti.
Susan e Leonardo Thompson, ai quali avrebbero insegnato che la vita anche se sofferta è il dono più bello che ci sia.
                                           

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