L'ultima guerra - Preludio

di Shade Owl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Cap. 1: Miley ***
Capitolo 3: *** Cap. 2: Luce contro Ombra ***
Capitolo 4: *** Cap. 3: Un nemico in comune ***
Capitolo 5: *** Cap. 4: Ombre sulla terra e navi nel cielo ***
Capitolo 6: *** Cap. 5: Uno scontro impari ***
Capitolo 7: *** Cap. 6: Tentennamenti ***
Capitolo 8: *** Cap. 7: Devon si spaventa ***
Capitolo 9: *** Cap. 8: Le prime brecce ***
Capitolo 10: *** Cap. 9: Una rissa tra rettili ***
Capitolo 11: *** Cap. 10: Rifugi sicuri ***
Capitolo 12: *** Cap. 11: Il ritorno della sirena ***
Capitolo 13: *** Cap. 12: Il furto del libro ***
Capitolo 14: *** Cap. 13: Il piano di Timmi ***
Capitolo 15: *** Cap. 14: Cedimento ***
Capitolo 16: *** Cap. 15: Trappola ***
Capitolo 17: *** Cap. 16: Contrattempi ***
Capitolo 18: *** Cap. 17: Vigilia di una missione ***
Capitolo 19: *** Cap. 18: Missione segreta ***
Capitolo 20: *** Cap. 19: All'interno della fortezza ***
Capitolo 21: *** Cap. 20: Il cuore delle ombre ***
Capitolo 22: *** Cap. 21: La trappola del Tredicesimo ***
Capitolo 23: *** Cap. 22: L'Idra da guardia ***
Capitolo 24: *** Cap. 23: Festeggiamenti ***
Capitolo 25: *** Cap. 24: Una nuova missione ***
Capitolo 26: *** Cap. 25: Un lavoro per Marcus ***
Capitolo 27: *** Cap. 26: Insetti da L.A. ***
Capitolo 28: *** Cap. 27: La risoluzione degli apprendisti ***
Capitolo 29: *** Cap. 28: Conversazioni notturne ***
Capitolo 30: *** Cap. 29: Il Seme del Demonio ***
Capitolo 31: *** Cap. 30: Il ritorno del Talismano ***
Capitolo 32: *** Cap. 31: La Grande Convergenza Magica ***
Capitolo 33: *** Cap. 32: Vittoria bruciante ***
Capitolo 34: *** Cap. 33: L'inizio della guerra ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Okay, prima di cominciare lasciate che vi spieghi come stanno le cose, perché questa storia merita di essere presentata in qualche modo.
In primo luogo, il tempo che ci ho messo a scriverla: ho iniziato nell'estate del 2009, e mi ha preso talmente tanto che, per tutto il periodo di Luglio-Agosto, mi svegliavo alle 10 del mattino e andavo a letto alle 4, e passavo quasi tutto il mio tempo a documentarmi sugli argomenti della storia, a scrivere e a creare la trama e i personaggi (perché ce ne sono alcuni nuovi). Secondo, documentarmi è stata la cosa più dura: non potrete mai capire quanto ho faticato finché non avrete finito di leggere, e forse anche allora ne avrete appena un'idea. Terzo, non l'ho scritta una sola volta: il mio computer decise, un bel giorno del 2010, di giocarmi un piccolo scherzetto, e smise di accendersi. Portatolo da un tecnico, questo me lo ha formattato senza dirmi niente e senza salvarmi i dati come richiesto, cosa che mi ha fatto un "pochino" alterare. Così l'ho riscritta daccapo. Ed ho pianto (vabè... obbiettivamente esagero, comunque...).
Ora, passiamo a cose più serie: la storia è molto (MOLTO) lunga, tanto da occupare duecentocinque pagine A4 in formato word, e si divide in due parti: la prima, che comincia adesso, è la più lunga, e racconta tutta la vicenda principale... il "Preludio", appunto. La seconda è un po' più breve, invece, e copre gli ultimi eventi prima dell'epilogo.
Ora non ho più altro da dire, vi lascio alla storia.

Parte prima
Il Talismano Del Patto Di Sangue


Skin entrò sbadigliando nell’ampia sala delle riunioni del Sommo Concilio, dove l’intera assemblea pareva attendere proprio il suo arrivo. Quando l’avevano chiamato era in procinto di andare a dormire dopo una giornata devastante (sveglia alle cinque, pranzo con uno striminzito panino, frenetico andirivieni fino alle undici, quando era stato chiamato), e non si aspettava una convocazione così urgente ed in tono tanto perentorio. Qualsiasi cosa volessero chiedergli, doveva essere veramente grave.
- Grazie per essere venuto con così poco preavviso.- disse Gabriele, scuotendo leggermente le grandi ali, quasi fosse agitata.
- Non c’è problema.- rispose lui, reprimendo a fatica uno sbadiglio - Qual è l’emergenza?-
- Abbiamo ricevuto notizia che un oggetto magico di terrificante potere è stato finalmente ritrovato.- rispose lei, senza preamboli - Sfortunatamente, non siamo gli unici ad averlo percepito.-
- Quale oggetto magico?- chiese, strofinandosi un occhio.
- Si chiama “Talismano del Patto di Sangue”.- rispose Uriel, la faccia lunga accigliata in un’espressione cupa - Fu forgiato alla fondazione dell’ordine dei Cacciademoni, e suggellò il patto tra il mondo della magia e gli umani che volevano ottenere i poteri.-
Skin aggrottò la fronte, un po’ perplesso.
- Non capisco…- disse, grattandosi la testa - Un semplice Suggello non è poi così pericoloso.-
- Quel Suggello non è affatto “semplice”.- disse Gabriele, facendo nuovamente fremere le ali - Fu creato usando metalli d’ogni genere, sangue di mago, scaglie del Signore dei Draghi e qualche altro materiale raro e potente.-
- Il risultato fu un oggetto che poteva proteggere l’intera cittadella da solo, se coloro che lo custodivano non avessero avuto paura di utilizzarlo.- proseguì Michele, sfiorando inconsciamente l’elsa della spada.
- Troppo potente?-
- Oh, sì.- annuì lentamente Gabriele - E non puoi sapere quanto. Credo sia il talismano più potente mai creato, molto di più del Cristallo di Atlantide.-
- Che poteri ha?-
- Nessuno lo ricorda di preciso.- rispose l’Arcangelo - Ne aveva moltissimi, ed è passato troppo tempo, ormai. Ma sono sicura che, se usato correttamente, potesse addirittura annullare la magia che lo circondava, senza alcun limite né eccezione.-
Il Fantasma sgranò gli occhi.
- Annullava la magia? Come Kyle Anderson?-
Liz Addley, apparentemente assonnata quanto lui, fece una risata assolutamente priva di allegria.
- Credimi… Kyle Anderson, al confronto, era un aspirapolvere.-
- Il Divoratore di Anime era in grado di accumulare la magia e di usarla come arma.- spiegò Gabriele - Il talismano, invece, impedisce a chiunque di usare la magia. Qualunque magia. La rende inefficace, come se la persona contro cui è rivolto non avesse poteri. Oltretutto, è inattaccabile persino per i Custodi dell'Eden.-
Skin sgranò gli occhi.
- I Custodi dell'Eden non possono distruggerlo?-
- No.- annuì cupamente lei - Oltre alla normale robustezza del metallo che lo compone, vi è la incredibile forza datagli dalla magia. Non può essere sconfitto, né con le armi convenzionali né con quelle magiche.-
Lui si passò una mano tra i capelli, ogni traccia di sonno sparita. la testa gli girava leggermente e si sentiva un po’ stordito. La sola idea di qualcosa in grado di piegare persino la magia dei Custodi dell'Eden e di Liz Addley gli dava un senso di nausea terribile.
- Quell’oggetto in mani sbagliate…- cominciò, senza la forza di finire.
- Lo sappiamo.- annuì Gabriele - Per questo è imperativo trovarlo. L’Alleanza potrebbe aver già percepito qualcosa.-
Skin cercò di non pensare a cosa sarebbe successo se avessero preso il talismano.
- D’accordo…- sospirò sconfortato - Ditemi subito dove devo cercarlo, lo troverò immediatamente.-
- Non sappiamo dove sia di preciso.- rispose Raffaele, incrociando le braccia - Abbiamo percepito solo una debole fluttuazione, poco più di un disturbo nella rete magica della terra, il mondo da cui proveniamo tutti e dove è stato lasciato, a quanto pare. Siamo riusciti a restringere il campo ad una sola città, fortunatamente. Identificato il portatore, sarai ad un passo dal recupero.-
Skin aggrottò la fronte.
- Portatore?- ripeté sicuro di non avere capito bene.
- Portatore.- annuì Gabriele - Devi sapere che, quando Avendrod il Cavaliere rifondò l’ordine dopo la sua prima distruzione, si prese la responsabilità del talismano sulle proprie spalle. Poi come sai morì, e l’incarico passò…-
- All’Evocatore.- annuì lentamente.
Di sicuro era il solo a cui il primo Cavaliere Angelico avrebbe mai affidato un simile fardello senza preoccuparsi.
- Esattamente.- annuì l’altra - Ma poi lui scelse di cercare il modo di distruggere i Custodi dell'Eden dell’epoca. Oltretutto c’era anche Armageddon di cui preoccuparsi, e i Cancelli del Male da sorvegliare, e il Sommo Concilio non esisteva ancora. Nessuno poteva più tenere quell’oggetto, e così lui lo riportò sulla terra, sigillandolo in un essere umano… un bambino, per la precisione.-
Proprio come era successo a Flynn con il Cristallo di Atlantide. A quanto pareva, il sistema del portatore era più diffuso di quanto pensasse.
- E quindi devo cercare un essere umano, giusto?- chiese, cercando di non perdere il filo.
- Giusto.- annuì ancora Gabriele - Il talismano si è tramandato di generazione in generazione, rinnovando il proprio involucro, facendogli talvolta cambiare aspetto. È come una corteccia che avvolge un albero, la nuova sostituisce la vecchia quando questa è marcia o danneggiata.-
- Quindi non viene passato a un nuovo erede ogni volta?-
Lei scosse la testa.
- No. Il portatore si è legato al talismano, che l’ha reso una sorta di essere eterno. Ad ogni ciclo assume una diversa identità, senza mai ricordare nulla di quella precedente. In breve, potrebbe essere chiunque.-
- D’accordo.- annuì - Allora vado a cercarlo subito.-
- Molto bene. Sappi fin da adesso che l’incarico, una volta identificato e trovato il portatore, passerà a qualcuno a cui l’Alleanza delle Ombre non potrà portarlo via.- disse lei - E… un’ultima cosa.- aggiunse, mentre Skin usciva.
- Cosa?- chiese lui.
- L’Alleanza non è la sola cosa di cui devi preoccuparti.- spiegò, mentre il resto dell’assemblea s’incupiva oltre ogni limite - C’è qualcosa di strano, nella barriera magica che separa la terra dai nostri mondi. Non sappiamo cosa stia succedendo, ancora, ma non ci piace. E potrebbe essere collegata al Talismano del Patto di Sangue.-
Skin annuì ancora.
- Molto bene. Datemi una settimana.-

Ecco qui il prologo. Non è molto lungo, ma ci dovrebbe dare un'idea della situazione. Presto leggeremo i prossimi capitoli, e lì capiremo meglio cosa sta succedendo. Ci vediamo presto, e mi raccomando: recensite!

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Capitolo 2
*** Cap. 1: Miley ***


Il suo corpo fu totalmente scosso da uno starnuto così potente, così terrificante, che la testa le scattò in avanti troppo in fretta e sbatacchiò la fronte contro lo sportello metallico del suo armadietto, lasciandole un discreto doloretto in mezzo agli occhi.
Massaggiandosi il punto colpito Miley fu certa di sentire, attorno a sé, delle risatine che le confermarono i propri timori: la sua figuraccia non era affatto passata inosservata.
Miley Logan era una ragazza di diciassette anni, dai lunghi ed ondulati capelli rossi, con grandi occhi marroni ed una corporatura abbastanza proporzionata ma un po’ esile. In quel momento (starnuto a parte) stava prendendo i libri per la prossima lezione.
- Che bel raffreddore!- ridacchiò qualcuno lì accanto.
Si trattava di Miranda, la sua migliore amica: era leggermente più bassa di lei, ed aveva, come quasi sempre, un’espressione furba stampata sulla faccia rotonda.
- Piantala, Mir.- ribatté Miley, un po’ scocciata.
- Oh, ma dai…- disse l’altra - Piuttosto, vedi di riguardarti: un altro starnuto così e tanti saluti a te.-
- Non dire idiozie!- esclamò la ragazza - Non posso ammalarmi ora, non posso!-
- Perché no?- chiese Miranda - Io ci metterei la firma.-
- Perché abbiamo il test di matematica questa settimana.- sbuffò Miley, prendendo i libri - Non dirmi che te ne sei dimenticata.-
Ma, a giudicare dalla sua espressione, Miranda se n’era dimenticata eccome.
- E va bene…- sospirò, chiudendo l’armadietto - Vieni da me dopo la scuola, così ripassiamo insieme, d’accordo?-
- Perché, sei preparata?-
Miley ebbe improvvisamente un flashback della settimana precedente. Vide se stessa aprire il libro sulla scrivania, con tutte le intenzioni di mettersi a studiare, ma dopo cinque minuti le veniva meno la concentrazione e cominciava a guardare fuori dalla finestra, a leggere altri libri, a guardare la televisione, a giocherellare distrattamente con le penne e lo scotch…
Miranda parve rendersene conto, perché non aggiunse altro.
Insieme si recarono in classe per la lezione più odiosa che avessero, biologia. Dico odiosa perché a tenerla era un nanerottolo di un metro e mezzo circa, dagli ordinatissimi quanto scarsi capelli grigio polvere, con tanto di orrido riporto per coprire l’inizio di calvizie. Per essere più precisi, un tipo di mezza età, misogino e patito di football, con sospettata frustrazione sessuale dovuta all’impotenza (questo a detta di alcuni studenti della scuola).
Arrivare in ritardo ad una sua lezione significava subire un’interminabile serie di battutacce, commenti anche sconci e lamentele inutili. Fu per questo che quando Miley, subito prima di sedersi, controllò nello zaino per prendere l’astuccio e notò l’assenza del diario, sentì l’umore peggiorare ulteriormente.
- Accidenti…- si lasciò sfuggire - Ho lasciato il diario nell’armadietto…-
- Che ti frega, segni dopo.- rispose Miranda, sedendosi al tavolo accanto a lei.
- Sì, così poi me ne scordo…-
- E allora vallo a prendere.- disse lei, paziente - Tanto non è ancora arrivato.-
- Eh, la fai facile…- sbuffò Miley, che comunque balzò in piedi e cominciò a correre verso gli armadietti, nei corridoi ora semideserti della scuola.
Avete presente quando andate di fretta e siete continuamente rallentati da qualcosa? Come quando siete in ritardo a un appuntamento ma ogni volta che uscite di casa ricordate di aver scordato le chiavi della macchina, poi il cellulare, poi il portafogli… o trovate la strada bloccata dal traffico? Sì?
Ecco, appunto.
Mentre correva verso il suo armadietto, Miley scivolò sulla carta di un panino caduta fuori dal bidone dei rifiuti, al quale si aggrappò istintivamente per non cadere; essendo più pesante dell’oggetto se lo trascinò dietro, rovesciandolo e coprendosi di spazzatura; scuotendosi i rifiuti di dosso si rialzò, raggiunse l’armadietto, sbagliò tre volte la combinazione del lucchetto… scardinò lo sportello, prese il diario, tentò inutilmente di chiuderlo e, lasciandosi dietro l’anta metallica penzolante riprese a correre verso la classe, scivolando su una buccia di banana e cadendo di nuovo nella spazzatura.
 
***
 
Quando ebbe finalmente raggiunto l’aula, scoprì con  suo sommo orrore che la porta era chiusa: il Nano Malefico era già entrato (ogni riferimento a fatti e persone reali… bah, fate voi…).
Preparandosi alla “tremenda vendetta” dell’insegnante, bussò piano ed aprì la porta.
Subito l’accolse la sua voce nasale e saccente.
- Ah, bene.- disse lui, mentre Miley chiudeva - Vedo che si è degnata di illuminarci con la sua splendente presenza e…- annusò l’aria, cogliendo ovviamente l’odore che si portava dietro fin dal corridoio - … con la sua sublime fragranza. Cos’ha fatto, la lotta nel fango, per caso?-
Per quel giorno si era messo il suo migliore (quindi il più orrido) completo di tweed color panna, dall’aria così vissuta da farlo sembrare quasi cadaverico. Stava in piedi accanto alla cattedra, e la fissava (così credeva lui) dall’alto in basso, il naso per aria come se cercasse di guadagnare qualche centimetro.
- No.- rispose a denti stretti lei, sforzandosi di guardarlo negli occhi - Sono inciampata. Mi dispiace.-
- Le dispiace?- ripeté il professore - Dovrebbe scusarsi con i suoi compagni, signorina Logan. Grazie a lei, abbiamo perso del tempo che invece avremmo potuto usare per la lezione. Le consiglierei di farsi le unghie nel suo tempo libero, quindi.-
Lei fece un profondo respiro per non rispondergli a tono, serrando tuttavia la presa sul muso senza bocca stampato sulla copertina del diario, così forte che quasi lo artigliò. Il piccoletto, nel frattempo continuò con la sua filippica su quanto tempo avesse rubato alla classe, forse incapace di rendersi conto che lui stesso ne stava facendo perdere molto di più.
Quando finalmente le fu concesso di sedersi, Miley vide che il posto accanto a Miranda era ora occupato da qualcuno che non riusciva a vedere in faccia per via del grosso microscopio nell’angolo del tavolo, quindi dovette accontentarsi di mettersi accanto a Rod Bellamy, un nerd occhialuto e dai rossi capelli ricci che aveva una gran cotta per la sua amica.
- Ti ha proprio strapazzata, eh?- ridacchiò piano il ragazzo, mentre lei si sistemava vicino a lui.
Miley non rispose e si voltò per gettare un’occhiata velenosa a Miranda. Occhiata velenosa si tramutò in un’occhiata di burro.
Accanto alla ragazza era seduto uno studente nuovo, che non aveva mai visto prima. Aveva indubbiamente la loro età, ed anche se era seduto si capiva che era piuttosto alto. Aveva disteso le gambe e si era abbandonato contro lo schienale della sedia, in una posizione che rivelava la più totale delle noie. I capelli neri erano una massa liscia e piutosto ordinata, molto diversa dalla maggior parte delle chiome di quell'età, e aveva gli occhi grigi, incorniciati da un paio di lenti quadrate.
Vestiva con un paio di pantaloni scuri ed una camicia nera, su cui risaltava enormemente un piccolo ciondolo a forma di goccia, bianco come la neve. In quel momento era rivolto verso la cattedra ma poi, forse perché voleva cambiare posizione, forse perché si era accorto che lei lo osservava, il ragazzo si voltò, e lei distolse gli occhi, sentendo un gran caldo sotto il colletto.
 
- Chi accidenti era?- esclamò, aggrappandosi alle spalle di Miranda e facendola sussultare talmente tanto che per poco il vassoio vuoto della mensa non le sfuggì dalle mani.
- Sei pazza?- sbottò - Mi stavi facendo venire un infarto!-
Miley seguì l’amica in fila per il pranzo, continuando a chiederle chi fosse il ragazzo e perché era seduto vicino a lei.
- Non lo so!- sbuffò alla fine Miranda, esasperata - Ha detto di essersi appena trasferito qui, è arrivato da meno di una settimana, oggi era il suo primo giorno. Si chiama Devon Cunningham.-
- E cosa ci faceva vicino a te? Perché gli hai dato il mio posto?-
- Colpa del prof.- disse qualcuno alle sue spalle, che lei ignorò.
- Aaaah, quindi è stato il Re degli Gnomi…- disse lentamente Miley, guardando l’amica - E tu non hai detto niente?-
- Ha detto che c’eri tu, ma non l’ha ascoltata.- rispose nuovamente la voce, in tono casuale.
Lì per lì il suo primo pensiero fu di dire all’impiccione di farsi gli affaracci suoi, ma un’occhiata di Miranda le fece venire in mente una possibilità piuttosto imbarazzante.
Deglutì a vuoto e la guardò negli occhi con un’espressione da “è dietro di me, vero?”.
Evidentemente Miranda aveva il dono della telepatia, perché annuì mentre pagava il pranzo, ed uscì dalla fila ad aspettarla. Stringendo i denti per farsi forza, Miley si voltò per affrontare il nuovo venuto.
- Ciao.- disse cordiale il ragazzo,  porgendole la mano - Piacere di conoscerti. Mi chiamo Devon.-
- Ehi, ragazzina!- esclamò la donna alla cassa, prima ancora che potesse rispondere o afferrare il palmo davanti a sé - Che fai, non prendi niente?-
Miley la guardò e si rese conto di essere arrivata in fondo alla fila senza prendere nulla, vassoio compreso. Si sporse per guardare la coda formatasi e comprese che, per tornare fino lì, non sarebbe mai riuscita a mangiare in tempo. Si era praticamente giocata la pausa.
- Ti do qualcosa io.- disse tranquillo Devon, intuendo i suoi pensieri e spingendola in là.
- Eh?- farfugliò lei, imbarazzata - No… davvero…-
- Andiamo!- esclamò ridendo lui - Poi mi ripaghi domani, okay?-
Accompagnati da una ridacchiante Miranda, i due trovarono un tavolo libero e si sedettero con lei.
- Allora, Devon…- disse Miranda - Come ti trovi, Re degli Gnomi a parte?-
- Bene.- rispose lui - Non posso lamentarmi, anche se potrei non rimanere a lungo.-
Miley sgranò gli occhi.
- Come mai?- chiese.
- Ho alcune faccende da sbrigare.- rispose - Sai, certe questioni molto importanti…-
- Cosa devi fare, salvare il mondo?- sghignazzò Miranda, mandando giù un pezzo di pane insipido.
Il ragazzo fece un sorrisetto simile ad una smorfia.
- Chissà, potrei anche provarci.- rispose, stando al gioco.
Parlarono del più e del meno per tutto il tempo. Venne fuori che si era trasferito da Phoenix, che era nato a Marzo e che viveva da solo con suo padre, in una casa che si affacciava sulla spiaggia. Miley più che altro ascoltò, mangiucchiando un po’ del pranzo di Miranda e un po’ del pranzo di Devon (da lui osò accettare pochissimo), ma alla fine il ragazzo si rivolse proprio a lei, mentre si alzavano per tornare in classe.
- Direi che di me ne sappiamo abbastanza.- osservò - Ma tu non mi hai ancora detto come ti chiami.- disse tranquillo.
Miranda alzò gli occhi al cielo e guardò l’amica, che non seppe bene cosa dire. Sbuffando, le passò un braccio attorno alle spalle.
- Devon, lei è Miley Logan.- disse.
- Piacere di conoscerti.- ridacchiò il ragazzo, allungando la mano - Bel nome, tra parentesi…  è quasi un sorriso.-
Quest’ultimo commento le fece girare la testa, mentre gli stringeva la mano per la seconda volta. Abbassò istintivamente lo sguardo, e così ebbe modo di vedere bene il ciondolo di Devon; prima le era sembrato bianchissimo, ma doveva essere stato uno scherzo della luce: adesso, infatti, era grigio come un sasso.
 
Mentre Miley usciva dalla sala mensa, un custode in tuta da lavoro blu, tutta macchiata, la guardò passare senza essere visto. Era un uomo piuttosto alto e dal fisico ben formato, dai capelli biondo cenere. Strinse forte il manico della scopa vedendo Devon Cunningham che gli passava vicino, ma poi riportò subito gli occhi sulla ragazza.
- Mmmh…- gemette - E ti pareva…-
Poi riprese a fare il lavoro di copertura che si era procurato.
 
***
 
Finita la scuola, le due amiche andarono un po’ in giro per i negozi sul lungomare a guardare le vetrine, poi si rintanarono in un bar per qualche tempo, dove Miranda prese in giro Miley per la sua incapacità di spiccicare parola con Devon.
- Certo che sei proprio incredibile!- la derise, mentre si prendevano una Coca - Insomma, lui ti offre il pranzo senza nemmeno conoscerti e tu vai ad impappinarti come una scema! E non gli hai neanche detto come ti chiami!-
Lei la guardò male.
- Dimmi, come sta Rod?- chiese - È sempre lui il solo a chiederti di uscire o ce ne sono altri che io non conosco?-
Questo le tappò la bocca.
Arrivate a casa di Miley trovarono il salotto e l’ingresso assolutamente vuoti, ma lo scintillio di mattonelle e vetri la convinse che sua madre aveva appena finito le operazioni di sterilizzazione. Era maniacale, in quel senso.
- Ehi, siete morti tutti?- gridò, posando lo zaino ed appendendo la giacca all’attaccapanni.
- Sì, tutti.- rispose sua sorella maggiore, Dana, dal bagno - Com’è andata?- chiese.
- Una meraviglia…- sbuffò Miley - Dobbiamo studiare matematica.-
Dana le raggiunse, fresca di doccia, un asciugamano attorno ai capelli, in mutande e maglietta. Ormai aveva superato i vent’anni da un pezzo, e stava per sposarsi. Non abitava più lì da un bel po', ma in quel periodo stava organizzando il proprio matrimonio, che si sarebbe tenuto di lì a un paio di mesi, e il suo futuro marito era via per lavoro. Così era tornata da loro, approfittando dell’appoggio della famiglia per semplificarsi la vita.
- Matematica? Come vi invidio…- commentò con scarso entusiasmo - Ciao, Miranda.- aggiunse, vedendola.
- Mamma e papà dove sono?- chiese Miley.
- All’agenzia di catering.- rispose Dana, sfregandosi l’asciugamano sulla testa - Dovevano parlare del menù, credo. Conosci mamma, vuol fare tutto lei…- e si lasciò scappare un sospiro - Bhè, buono studio a voi.-
- Non è che ci puoi aiutare, vero?- chiese speranzosa Miranda.
Dana fece un verso sarcastico.
- L’ultima volta che ho preso un bel voto a matematica, nevicava a Miami.- rispose, tornando in bagno.
- E quando è successo?- chiese Miranda, sorpresa.
- Mai!- gridò lei, in risposta.
 
Devon Cunningham si sdraiò sull’amaca che aveva in veranda, osservando il mare e ripensando a Miley: era certo di aver trovato quello che stava cercando, ormai. Le prove che gli servivano per identificarla c’erano tutte, ed erano assolutamente inconfutabili, a questo punto. Aveva solo bisogno di ricevere istruzioni su come procedere e sarebbe potuto andare a prenderla.
Purtroppo, se davvero i loro avversari si erano accorti del talismano ed avevano capito anch’essi che lei ne era l’inconsapevole custode, aveva pochissimo tempo per evitare che la prendessero per primi.
Non sapeva con chi avrebbe dovuto scontrarsi, ma sperava di non dover far ricorso a Chimaira: lui era un esperto di localizzazione e, per quanto fosse stato addestrato alla lotta, di solito cercava di tenersene fuori. Preferiva usare i suoi talenti più per cercare che per battersi.
Osservò il ciondolo di Pietra di Luce che aveva indossato durante tutta l’ultima settimana e mezzo: ora era di nuovo bianchissimo come il latte, ma quando si era avvicinato troppo a Miley aveva perso la sua brillantezza e la sua magia, diventando un comune sasso. Non dubitava che dipendesse dal Talismano del Patto di Sangue dentro di lei. In fondo, era proprio per quel motivo che l’aveva indossato a scuola.
Tuttavia, non era stato un evento immediato o caduto dal cielo non appena era arrivato: era da un po’, ormai, che setacciava la città, mettendoci tanto tempo solo per scoprire che si trattava di qualcuno che andava ancora a scuola. Se non l’avesse trovata adesso, probabilmente avrebbe dovuto supporre di essere arrivato troppo tardi. Iniziava già a disperare.
Sbuffando, maledisse mentalmente l’Evocatore per aver reso la vita tanto difficile ai suoi successori. Non poteva proprio nasconderlo in qualche altro modo?
Cercando di non pensare a ciò che avrebbe potuto attenderlo in caso di incontro con eventuali nemici, si alzò in piedi ed andò in spiaggia: casa sua era sicura, grazie ad un incantesimo che rendeva irrintracciabili coloro che vi risiedevano, ed era stato sufficientemente bravo da estendere tale magia anche alla porzione di litorale più vicina all’edificio, così da poter uscire senza preoccuparsi e starsene tranquillamente in spiaggia.
Era tranquillo, e sicuro. Anche suo padre si trovava bene. Purtroppo, però, non sarebbe durato a lungo, sperare che la protezione tenesse anche in caso di inseguimento sarebbe stato ottimistico fino alla stoltezza. Fare quel lavoro era difficile e pericoloso.
Sospirando di nuovo, Devon Cunningham rientrò in casa per preparare la cena.
 
***
 
- Aaaah…- gemette Miranda, lasciando cadere il capo sul tavolo metallico della mensa - Ahi…- si lamentò dopo, massaggiandosi la fronte.
- Tutto bene?- chiese Devon, arrivando con Rod da lei e Miley, entrambe evidentemente abbattute.
- Non proprio.- disse la ragazza, tornando ad appoggiare la testa sul tavolo - Sono distrutta… ho passato la notte sui libri…-
- Quali libri?- chiese Rod.
- Matematica.- spiegò Miley - Il test della prossima settimana.-
- Bhè, puoi venire da me, a studiare.- disse lui - Sarei ben contento di dare ripetizioni ad una povera donzella in difficoltà…-
- Piuttosto esco con Hannibal Lecter.- sbuffò Miranda - Da sola con te non ci resto.-
- Potremmo fare una cosa a quattro.- propose Devon, bevendo un po’ d’acqua - Anche io non sono proprio ferrato in materia.-
Miley si sentì avvampare, e Miranda alzò la testa a guardarla.
- Che ne dici?- le chiese - Se ci fossero abbastanza testimoni, per me andrebbe bene.-
- Ehm…- esitò lei, mentre nella sua testa prendevano forma una serie di immagini che preferiva non condividere con nessuno dei presenti, e tutte riguardavano Devon (anche se una, piuttosto esilarante, aveva come soggetti Miranda e Rod…) - Bhè… sì, per… perché no?- rispose, vedendo l’occhiata supplichevole dell’amica.
- Bene.- disse Rod - Ma non oggi, ho un impegno.-
- Cosa, il congresso dei fan di Star Trek?- sbuffò Miranda.
- No, quello era la settimana scorsa…- rispose lui - Oggi c’è quello dei fan del Signore degli Anelli…-
Miley smise di ascoltare, e a quanto pareva anche Devon: era una sua impressione, o sembrava deluso dalle parole di Rod?

Al primo capitolo, già abbiamo ben due ringraziamenti da fare: la prima è come sempre Ely79, che per qualche strano motivo recensisce tutto quello che pubblico. Forse l'ho corrotta e non lo so...
E poi c'è anche _Arse_, che sembra essersi innamorata della serie Sangue di Demone, visto che ha messo sia nelle seguite che nelle preferite le prime due storie ed ha già recensito il prologo. Bene, grazie a entrambe, speriamo che non restiate da sole!

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Capitolo 3
*** Cap. 2: Luce contro Ombra ***


Uscite da scuola, le due ragazze passarono inizialmente un po’ di tempo a studiare al parco, ma dopo appena mezz’ora decisero di rifugiarsi in un piccolo bar all’angolo per proteggersi dal freddo di metà Gennaio, dove fecero anche un piccolo spuntino e persero metà del tempo a parlare di cose che niente avevano a che fare con la matematica. Più tardi andarono un po’ in giro per il lungomare fino a sera, cenando in pizzeria: i genitori di Miley e Dana sarebbero stati dal parroco per tutto il giorno, quindi aveva un sacco di tempo libero.
Solamente quando il sole fu tramontato da parecchio tempo e il freddo davvero pungente (nonostante il mite clima costiero) che Miley si diresse verso casa, camminando da sola sui marciapiedi semideserti per il tempo e per la partita di football che avrebbero trasmesso quella sera stessa. I pochi passanti ancora in giro si affrettavano quindi a rientrare, trasportando spesso patatine e lattine di birra, sbuffando piccole nuvolette di condensa.
Poi, quando ebbe raggiunto la via dove abitava, la colpì il fatto di essere completamente da sola: di colpo, più nessuno le camminava a fianco, e neanche dall’altro lato della strada poteva vedere qualcuno. Inoltre, i lampioni della via si erano fulminati tutti, a partire dall’angolo dove si trovava lei fino all’incrocio successivo, lasciando la strada nell’ombra. Nemmeno dalle finestre, chiuse o completamente scure, filtrava un solo raggio di luce.
- Ah, ecco, grandioso…- sbuffò la ragazza, avanzando a tentoni sul marciapiede, incapace di vedere alcunché.
Se fosse inciampata, con la sua totale impossibilità di trovare appigli di sorta avrebbe finito con il cadere e farsi molto male, e sinceramente non le andava granché di finire spalmata sul marciapiede, al buio e da sola. Facendosi luce con il cellulare riuscì ad identificare finalmente la porta di casa sua e, rabbrividendo per il freddo (la temperatura era calata parecchio), infilò la chiave nella toppa.
- Miley Logan?-
Sentendo qualcuno dire il suo nome si voltò di scatto: lì nell’ombra, in piedi nel bel mezzo della strada, c’era un uomo dalle spalle piuttosto larghe, alto e, probabilmente, biondo, dal poco che riusciva a capire osservando la sua silhouette scura.
Indossava quello che sembrava un completo nero, o una specie di tuta integrale. Impossibile da dire, con il buio.
- Chi è lei?- chiese la ragazza, a disagio.
- Mi chiamo Skin. Sono qui per te.- disse - Ci sono delle cose di cui dobbiamo discutere.-
A Miley si gelò il sangue nelle vene. Cercò a tentoni la chiave alle proprie spalle e, quando l’ebbe trovata, cercò di girarla per aprire, ma rimase incastrata nella serratura, senza andare né in un verso né in quell’altro.
- Lascia perdere.- disse l’uomo - Non riuscirai ad aprire la porta.-
- Scommetti?- sbottò lei, voltandosi del tutto e cercando di girare la chiave, quella maledettissima chiave, usando anche entrambe le mani.
Tuttavia, rimase bloccata lì dov’era. Sembrava congelata.
- Te l’ho detto, è inutile.- insisté l’uomo, muovendosi verso di lei - Ora andiamo. C’è poco tempo.-
- No!- esclamò terrorizzata, voltandosi e puntandogli il dito contro - Attento, o chiamo la polizia!- e mostrò il cellulare.
L’altro non parve preoccuparsene.
- Non c’è campo.- disse semplicemente.
La ragazza spalancò gli occhi.
- Di che stai parlando? Qui c’è sempre campo! Gua…- ma, portando il cellulare davanti agli occhi, vide che il segnale era pari a zero. Non poteva chiamare, non poteva entrare in casa… era da sola.
- Adesso, se permetti…- fece l’uomo, ricominciando ad avanzare.
- Non correre troppo, biondino.- intervenne qualcuno.
Questa voce Miley la conosceva, ed anche stavolta si voltò di scatto, insieme allo sconosciuto: qualche metro più in là, alla sua destra, c’era Devon, inconfondibile anche al buio, con la sua sagoma snella stagliata contro lo sfondo di luci che erano i lampioni della strada accanto. Alla sua cintura era appeso un oggetto lungo e sottile, che a prima vista sembrava essere una spada.
 
- Mi chiedevo quando saresti arrivato, Emissario.- disse Skin - Ma non per questo ero impreparato a riceverti.-
Devon non si preoccupò particolarmente per le sue parole e, dopo aver gettato un’occhiata rassicurante a Miley, ancora rannicchiata contro la porta, fece qualche passo avanti.
- Se davvero pensi di poterla portar via, perché non ci provi?-
L’altro ridacchiò.
- Credi di potermi battere?- chiese.
- Se sono qui, un motivo c’è.- replicò tranquillo lui.
- Allora lascia che ti dica un paio di cose.- disse Skin - Prima di tutto, non sono io a capo della missione, e non dovrei essere da solo. È un periodo sfortunato, perché molti sono fuori sede e l’Artiglio Nero, malauguratamente, è tra questi. Se così non fosse stato, ora lui sarebbe qui con me, e tu saresti già morto.-
- Questo va più a mio credito, mi sembra.- osservò Devon - Avranno pensato che posso competere con lui.-
L’altro scoppiò a ridere di gusto.
- Competere con lui?- ripeté divertito - Ma fammi il favore… non sei al mio livello, figuriamoci al suo.- scosse la testa - La cosa migliore che tu possa fare è scappare subito via. Non c’è possibilità di imprevisto: ho insonorizzato le finestre, e col freddo che fa i vicini non le apriranno. Ho scollegato i lampioni, nessuno vedrà niente. Ed ho attirato i genitori di Miley fuori da casa loro,  staranno via ancora per diverse ore. In aggiunta a tutto questo, non mi puoi vedere, anche perché gli incantesimi illuminanti non sono proprio… affidabili.- e fece un cenno eloquente verso Miley.
- Nemmeno tu puoi vedere.- osservò Devon.
- Non necessariamente.-
Skin mise mano alla cintura, dalla quale penzolava un oggetto leggermente ingombrante. Devon lo identificò, con suo sommo rammarico, come degli occhiali per visione notturna.
- Come vedi, sono preparato.- spiegò - E se vuoi un consiglio, scappa. Non so se l’hai capito… ma io sono il Fantasma.-
A questo punto, Devon sentì il sangue raffreddarsi di brutto: se era davvero chi diceva di essere, allora la situazione era assai peggiore del previsto.
Uno di quelli del Pentacolo, accidenti!
Comunque, non poteva tirarsi indietro, così sguainò la spada: se fosse riuscito a giocarsela bene, forse poteva raggirarlo.
 
Skin vide, attraverso lo spettro verdastro del visore, la spada che Devon impugnava a due mani: era d’aspetto quasi normale, eccezion fatta per delle venature più scure che ne percorrevano la lama. Anche se non la vedeva come alla luce del sole, riconobbe un’opera ben fatta e, sicuramente, piena di magia.
- Carina.- disse - Chi è il tuo fabbro?-
- Uno che sa fare il suo lavoro.- rispose Devon - E tu, sai fare il tuo?-
Skin scoppiò ancora a ridere.
- Chissà.- rispose - Comunque, voglio essere buono, e ti darò un ultimo consiglio: lascia stare la tuta. Per romperla ci vorrebbe troppo, e mi faresti poco. Concentrati sulla testa, se pensi di riuscire a colpirla.-
- Non è una buona idea darmi tante informazioni.- osservò il ragazzo - Così mi faciliti il compito. Cos’è, la tua? Stupidità?-
Skin sorrise ironicamente.
- Non è stupidità, ragazzo. La mia è solo pietà.-
 
Miley seguì il confronto verbale tra i due senza quasi capire una sola parola di quanto si stavano dicendo. L’unica cosa che riuscì a comprendere, impalata lì sulla porta, impossibilitata ad andarsene perché l’uomo di nome Skin era troppo vicino ad ogni possibile via di fuga, fu che lui era venuto per rapirla e portarla da qualche parte dove, con ottime probabilità, sarebbe rimasta lontana da tutto e da tutti, nel migliore dei casi, e che per riuscirci era anche disposto ad uccidere Devon, accorso misteriosamente in suo aiuto.
E poi, cos’erano tutti quei discorsi su magie, incantesimi e poteri? E come mai si era chiamato “Fantasma”?
Ma che accidenti sta succedendo?Pensò impaurita.
 
***
 
Devon impugnò saldamente la sua spada con entrambe le mani e si gettò in avanti, calandola dall’alto verso il basso. Skin alzò immediatamente il braccio sinistro e, con uno scoppio di scintille ed un gran clangore metallico, bloccò il colpo: da sopra il suo avambraccio sembrava essere uscita una lama, con la quale era riuscito a bloccare l’attacco. Devon non se l’era aspettato, e ne fu così sorpreso da commettere l’errore di guardarla per un secondo di troppo.
- Simpatica, vero?- sogghignò Skin - Ma non è di quella che devi preoccuparti.-
E, dicendo ciò, diresse un pugno contro il suo costato. Devon fece una piroetta da destra verso sinistra per evitarlo, e meno male, perché da sopra l’avambraccio destro uscirono tre lunghi artigli di metallo che gli graffiarono un fianco, lasciandogli delle ferite non gravi ma profonde.
Si portò una mano alle costole, sorpreso, la bocca leggermente aperta, la spada abbandonata lungo il fianco.
- Te l’avevo detto.- ridacchiò il suo avversario, stendendo diagonalmente in avanti il braccio sinistro e portando il polso destro all’altezza della spalla opposta, in una curiosa ma minacciosa posizione di battaglia - Stai attento, Emissario. Tu ed io non siamo allo stesso livello.-
Il ragazzo comprese subito quanto quella posa che aveva assunto fosse utile, per qualcuno che combatteva con armi come le sue: in quel modo poteva facilmente bloccare ogni suo attacco con un leggero movimento delle braccia, da qualsiasi direzione lui arrivasse. L’unica era prenderlo da dietro, e non era sicuro di riuscirci. Inoltre, nemmeno in quel caso le possibilità erano alte, visto che gli bastava girarsi per fermarlo. Da solo era incapace di batterlo. E, secondo quanto gli aveva detto Kendra mesi prima, non stava nemmeno usando i suoi poteri.
Proprio mentre formulava questi pensieri, fu lo stesso Skin a partire all’attacco, piroettando da sinistra verso destra e cercando di colpirlo con la lama e gli artigli, le braccia tese ed unite davanti a sé, in una mortale spirale tagliente.
Il ragazzo rotolò via, avvicinandosi al punto dov’era rannicchiata Miley e raddrizzandosi appena in tempo per fermare un doppio fendente dall’alto, che purtroppo fu tanto forte da disarmarlo. La spada rotolò via, troppo lontana per essere raggiunta, mentre la ragazza lanciava un grido. La spinta fu tale da fargli perdere l’equilibrio, e cadde indietro. Colto da un’improvvisa ispirazione, alzò un braccio.
- Luce!-
Skin si bloccò un istante, portandosi un braccio davanti agli occhi, come se cercasse di non guardare.
Tuttavia, non accadde niente.
 
Per qualche istante nessuno si mosse, tutti troppo sorpresi o spaventati. Miley, che si era coperta gli occhi, tese l’orecchio per sentire i movimenti dei due. Quando comprese che si erano immobilizzati alzò lo sguardo, e vide sia l’uomo di nome Skin che Devon, steso a terra, guardarla sorpresi.
- Grazie.- disse Skin, riprendendo ad avanzare.
E questo, per lei, fu troppo: prima il buio, poi la porta che non si apriva, il cellulare che non prendeva, quindi un sedicente rapitore che cercava di uccidere un suo amico… e adesso lo stesso uomo che voleva uccidere lui e portare via lei osava ringraziarla!
Non seppe bene perché, non era proprio un affronto troppo grave (forse era solo stufa ed esasperata), ma la rabbia le montò dentro, dandole energia. Senza nemmeno rendersene conto si lanciò in avanti, verso Skin, che per la sorpresa allargò le braccia, e lo prese al petto con una spallata. Tutto il fiato gli uscì dalla cassa toracica, ma rimase in piedi e si voltò di lato, facendola cadere a terra.
- Ma sei pazza?- sbottò, guardandola dall’alto in basso.
- Ehi, Skin?-
Lui si voltò di scatto, giusto in tempo per vedere Devon che, allontanatosi di un paio di metri, puntava entrambe le mani contro di lui:
- Guarda l’uccellino!-
Un piccolo lume magico si accese tra i suoi palmi. Normalmente quella minuscola scintilla non l’avrebbe mai preoccupato, ma purtroppo lui indossava un paio di occhiali che aumentavano la luminosità dell’ambiente… e questo era male.
Quando comprese che il Talismano non aveva effetto da così lontano era già troppo tardi. Urlò di dolore e per la frustrazione, strappandosi gli occhiali di dosso, gli occhi doloranti. Sbatté più volte le palpebre, incapace di vedere alcunché per qualche istante. Quando la vista gli tornò, sia Devon che Miley erano scomparsi.
- Oooh… merda!- gridò, frantumando gli occhiali al suolo.
 
***
 
Miley non riuscì a capire cosa fosse successo. Seppe solo che Devon l’aveva afferrata per una mano e, un istante dopo, entrambi si erano ritrovati in una casa che non aveva mai visto.
- Uff…- sbuffò il ragazzo, andando a sedersi sul divano beige lì accanto - Oddio… non chiedetemi di rifarlo, per favore…-
Lei lo guardò attonita. Il suo cervello sembrava lavorare ad un ritmo estremamente lento.
- Ma che… che accidenti succede?- chiese, riuscendo finalmente a riscuotersi - Chi era quello? Chi sei tu? Dove siamo? Cos’è successo? Perché…?-
- Calmati e ti spiego tutto.- rispose in fretta il ragazzo, rialzandosi in piedi - Vieni a sederti, ti racconterò ogni cosa.-
Miley si lasciò condurre sull’altro divano di fronte a lui, oltre il tavolino di marmo, senza staccare gli occhi dal suo viso. Cosa diavolo stava succedendo?
Sentiva un milione di domande ostruirle la mente, come un coro da stadio che soffocava ogni altro rumore.
- Allora…- sospirò Devon, riuscendo in qualche modo a far penetrare la sua voce fino alle sue orecchie - In pratica, la questione è tutta a riguardo della cosa che voi persone normali chiamate magia.-
Le urla cessarono di botto, ammutolite e sbalordite.
- Magia?- ripeté incredula lei - Cosa? Come “magia”? Di che stai parlando? Che sta…?-
- Una cosa alla volta!- esclamò il ragazzo, paziente, alzando le mani - Allora, intanto la magia esiste, sì. O almeno, esistono forze potenti e misteriose che solo coloro che nascono con particolari condizioni fisiche e mentali possono imbrigliare e sfruttare a proprio piacere. Il termine “magia” è solo il più comodo da usare.-
- Mi stai prendendo in giro? La magia non esiste!-
- Certo, quindi ti ho portata qui perché Rod è riuscito a costruire lo stesso Teletrasporto della Enterprise, vero?- ridacchiò Devon.
A questo, Miley non poté rispondere.
- Credimi, la magia c’è, eccome.- continuò lui -  E per molto tempo ha fatto della Terra un campo di battaglia o un premio in palio. Forze oscure e forze luminose se la sono contesa e strappata molte volte a vicenda, lasciando morti e feriti nella loro scia. E, a tutt’oggi, due fazioni si stanno affrontando per salvarla o distruggerla ancora una volta.-
Lei non disse niente, poiché era troppo occupata a seguire il suo incredibile discorso: forze oscure e luminose in contrasto? Era precipitata in un film di Peter Jackson o cosa?
- Queste due fazioni si chiamano in modi alquanto… equivoci, visti i loro obbiettivi.- continuò il ragazzo - Io lavoro per l’Alleanza delle Ombre. Il nostro avversario, invece, era un agente del Sommo Concilio. Ma non farti ingannare dai nomi.- la anticipò, vedendo che apriva bocca - Il Sommo Concilio è nato per volontà di cinque esseri potentissimi, i Custodi dell'Eden, per proteggere la terra, e fin qui tutto bene… bhè, la cosa è un po’ lunga…- sospirò.
Devon passò quasi un’ora a raccontare alla ragazza la storia dei Custodi dell'Eden, spiegandole come millenni e millenni prima fossero stati creati per proteggere il famoso Giardino, di come poi persero la testa e venero sostituiti da altri cinque custodi, originariamente umani e poi elevati a qualcosa di ancor più grande di qualsiasi altra creatura magica esistente.
- … ma poi sono a loro volta impazziti.- terminò - I Custodi dell'Eden, adesso, sfruttano il Sommo Concilio per ritrovare i poteri dimenticati e nascosti durante le epoche perdute e per tenerselo, proprio com’era una volta. Non voglio nemmeno pensare a cosa vogliono farci, con tutta quella magia. E qui arriviamo all’Alleanza delle Ombre, la quale si chiama così perché agisce esclusivamente nell’ombra, senza farsi notare troppo.-
- Perché?-
- Perché il suo scopo è quello di fermarli.- spiegò Devon - Ci impegniamo da quasi vent’anni per sconfiggerli, anche se solo di recente abbiamo acquisito il potere necessario a sfidarli sul serio. Io sono entrato da appena un paio d’anni, ovviamente, e sono in servizio completo da uno, ma ci sono alcuni "Emissari delle Ombre" (ci chiamiamo così) che combattono da molto più tempo.-
- E cosa c’entra tutto questo con me?- chiese Miley.
- Eh…- ridacchiò il ragazzo - Questa è una domanda interessante… vedi, in pratica è stato percepito un segnale magico che riguarda un potente oggetto chiamato Talismano del Patto di Sangue. Fu forgiato in tempi molto antichi per suggellare un’alleanza molto speciale, ed in seguito venne nascosto per proteggerlo. E per nasconderlo venne rinchiuso in un essere umano.-
Fece una pausa, riflettendo in fretta: se la sentiva di dirle che questo essere umano esisteva da secoli e secoli, che continuava a vivere legato al Talismano senza ricordare nulla della sua vita precedente?
- Col tempo, è stato passato da persona a persona.- mentì alla fine - Fino ad arrivare a te.-
Miley sgranò gli occhi.
- A me?- ripeté stupita - Io ho… questa cosa… dentro di me?-
- Purtroppo sì.- sospirò lui - E il Sommo Concilio lo vuole. Il suo potere può annullare quelli di chiunque altro, indipendentemente dal tipo ed entità o dalla sua potenza. Solo la Proiezione… quella che ho usato per portarti via… funziona ancora. Una cosa del genere, usata male, è molto pericolosa.-
- Ah.- disse Miley, incapace di fare altro.
Non sapeva cosa dire. Una parte di lei (una grossa parte) non vedeva l’ora di svegliarsi, poiché era convinta di essere intrappolata in una sorta di strano sogno. Tuttavia sentiva il naso prudere, la testa pulsare, e le ginocchia molli come ricotta. Nei suoi sogni non aveva mai provato qualcosa del genere.
Oltretutto, un’altra parte di lei non poteva non credere alle parole di Devon: l’aveva visto combattere, aveva provato su di sé una magia (se aveva capito bene, l’aveva in qualche modo trasportata dalla strada di casa sua fino lì). Per quanto assurdo, per quanto incredibile potesse essere, aveva visto tutto coi suoi occhi.
- Ma… io non capisco.- disse - Perché proprio io? Che cosa ho fatto?-
- Niente.- rispose lui - Sei solo nata. A volte le disgrazie capitano, e questa volta è toccato a te. Il meglio che si possa fare è trovare il modo di toglierti il Talismano, così ti lasceranno in pace.-
- E la mia famiglia?- chiese preoccupata lei - Mamma, papà e Dana?-
- Loro sono al sicuro, non sanno niente.- rispose lui - E non c’è pericolo che il Sommo Concilio li coinvolga, non lavorano così, di solito. Preferiscono concentrarsi direttamente sui loro obbiettivi finali.-
Miley si prese la testa tra le mani: tutte quelle informazioni le davano la nausea.
- Tutto bene?- chiese Devon, e dal suo tono si capiva che era preoccupato.
- No…- grugnì lei - Sto uno schifo.-
Sentì una mano gentile posarsi sulla sua spalla, e la parte di lei che era ancora razionale avvampò di nuovo. Tenne il capo basso per qualche altro minuto per evitare che lui se ne accorgesse, e cercò di riportare il discorso sul Sommo Concilio.
- Quindi quel tizio… quello Skin… è uno di loro? Lavora per il Sommo Concilio?-
Devon ritrasse la mano, e lei alzò lo sguardo: il ragazzo aveva abbassato gli occhi, assumendo un’espressione cupa, e si era appoggiato allo schienale del divano.
- Sì.- rispose, in tono grave - Ma non era come gli altri. Il Sommo Concilio è preoccupato, e tu sei molto importante per loro, perché hanno mandato il Fantasma a cercarti.-
- Il… il cosa?- esclamò lei, sgranando gli occhi - È… è un fantasma?-
- No, no.- la rassicurò il ragazzo - Questo è solo il modo in cui lo chiamiamo noialtri, ma ha dei poteri strani… e fa parte di un gruppo di cinque, il Pentacolo.-
- Pentacolo? Come quello dei culti satanici?-
- Non proprio.- rispose lui - Il pentacolo è un simbolo sia buono che cattivo, dipende da come è rappresentato, e presumo che abbia un senso positivo, dal loro punto di vista. In ogni caso, sono un gruppo di cinque, come ti ho detto, e sono diversi da ogni altro loro compagno.-
- In che cosa?-
- Nella potenza e nell’abilità.- sospirò Devon - Nessuno di loro è un vero mago, ma sono esseri molto forti e dalle capacità uniche, che pochi possono affrontare. Skin, quello che abbiamo già incontrato, è uno di loro. Oltre a lui ci sono la Valchiria, il Folletto, il Templare e…- e qui ebbe un tremito - … l’Artiglio Nero.-
- E chi sarebbero?-
- La prima, come ho detto, è una valchiria di abilità incredibile con le spade, e a quanto ne so suo padre, una volta, era un Immortale, un antico spirito della magia che un tempo venne creduto un dio. Il Folletto ed il Templare, invece, sono stati riportati nel mondo una ventina d’anni fa, dopo un esilio inflittogli da un demone, ed ora hanno qualcosa come cento anni a testa. Cento anni durante i quali sono diventati decisamente temibili. Sono persino più forti degli altri due. E poi, Timothy Anderson…- scosse la testa, come cercasse di scacciare un brutto pensiero - Lui è il peggiore: è un mezzodemone… metà uomo e metà demone. E secondo alcuni miei compagni è il più forte di tutti.-
- E tu sai tenergli testa?-
Il ragazzo scoppiò in una risata priva di allegria.
- Tenergli testa? Credimi, se non fossi riuscito ad abbagliare Skin, il mio cadavere sarebbe lì a dissanguarsi.- rispose - Non c’è nessun Emissario delle Ombre in grado di tenere testa ad uno del Pentacolo.-
Questa informazione non fu proprio gradita alla ragazza. Appoggiò i gomiti sulle ginocchia e si prese ancora la testa tra le mani, cercando di fermare il vortice di pensieri che le stava distruggendo il cervello. Ne stavano succedendo troppe, per lei.
- Allora verranno a prendermi?- chiese, rialzandosi e guardando il ragazzo con occhi leggermente arrossati per l’essersi premuta i palmi sulle pupille.
- Non necessariamente.- rispose Devon, tirandosi su e lanciandole un’occhiata comprensiva - La casa in cui ci troviamo è protetta: nessuno può trovarci, nemmeno Skin, se restiamo all’interno dell’incantesimo che ci copre.-
- Ma il Talismano…-
- Non succederà niente.- la rassicurò - Andrà tutto bene, qui siamo al sicuro.-
- Ne sei certo?-
- Sì.- annuì fermamente - Nessuna delle tecniche di localizzazione può perforare la protezione. Non abbiamo di che preoccuparci, per adesso.-
Non del tutto certa di ciò, Miley distolse lo sguardo. Fu allora che notò la macchia scura sul divano.
- Ma quello è sangue?-
Devon abbassò lo sguardo, e vide che la camicia era zuppa. Il divano sotto di lui, invece, era tutto macchiato.
- Accidenti…- gemette, alzandosi - Me n’ero scordato…-
- Stai bene?- chiese lei, ora davvero in ansia.
- Sì, non preoccuparti.- rispose lui - Vado a mettermi una benda. Tu se vuoi va pure in spiaggia, l’incantesimo si estende fin lì.-
Il ragazzo uscì dalla stanza ed andò verso una porta, che dava sul bagno, e la ragazza poté guardarsi finalmente intorno con maggiore attenzione: in quel momento si trovava in un salotto dove, oltre ai due divani ed al tavolino dal ripiano in marmo, c’era un altro tavolo in legno con alcune sedie poco lontano. Poco più in là si aprivano tre porte, due delle quali chiuse, ed una (l’unica ad essere aperta) era quella del bagno. Un’altra era alla sua destra, e sicuramente era quella d’ingresso.
A sinistra, dietro due bassi muretti divisori, c’era la cucina ed una porta finestra che dava su una veranda semibuia. Colse al volo l’invito di Devon ed uscì in spiaggia, togliendosi le scarpe mentre andava. Freddo o non freddo, il mare della California non era da buttare via. Sentì con estremo piacere la sabbia penetrarle tra le dita dei piedi, mentre si avvicinava all’acqua, camminando da sola sul litorale, cercando di schiarirsi le idee…
La vista di quella ferita, del lungo taglio che si era procurato Devon combattendo per lei, le aveva fatto capire quanto il pericolo fosse vicino, reale, e non un ipotetico nemico immaginario come quello descritto in un film o in un libro fantasy. Ciò che si trovava a dover sopportare era il pericolo di venire catturata da degli spietati assassini intenzionati ad usare una cosa che, fino ad un paio d’ore prima, nemmeno sospettava di possedere. E non c’era dubbio che fosse proprio dentro di lei: Devon le era sembrato sincero, ed aveva rischiato la vita pur di salvarla.
Inoltre, quando aveva affrontato Skin, aveva tentato due volte di usare la magia, ma la prima era andata male. Senza alcun dubbio, dipendeva dal fatto che era troppo vicino a lei: il Talismano aveva risucchiato l’incantesimo.
Sentì tutta la paura e l’apprensione che fino a poco prima si erano ritirati piombarle addosso tutti insieme, e ci mancò poco che non cominciasse a gridare per la rabbia, la frustrazione ed il terrore: perché, perché, perché stava succedendo a lei? Cosa era successo? Da dove sbucava tutta quella storia assurda?
Sentì dei passi alle sue spalle, e vide Devon che la raggiungeva. Si era cambiato la camicia (ora la portava bianca) e un leggero rigonfiamento sul fianco lasciava vedere i bendaggi.
- Tutto bene?- le chiese.
- No.- rispose - Tu?-
- Tutto a posto, è un graffio.- rispose - Ci vorrà un po’ perché guarisca, ma sto bene.- la guardò con aria compassionevole per un po’ - Mi dispiace che tu debba sopportare tutto questo.- disse.
- Non è colpa tua.- replicò lei, tornando a guardare la distesa nera che era un incredibile miscuglio tra cielo e mare - Anzi, ti ringrazio per avermi aiutata. Probabilmente mi hai salvato la vita.-
Lui scosse la testa.
- Non preoccuparti. Lo farò ancora, se serve.-
- Davvero?- chiese, voltandosi verso di lui.
- Certo.- annuì Devon, serissimo - Te lo prometto.-

Ecco qui il secondo capitolo. Finora possiamo dire che a seguire la storia è seguita da Ely79 e _Arse_, quindi ringrazio loro per le recensioni che mi lasciano. Più avanti vedremo.

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Capitolo 4
*** Cap. 3: Un nemico in comune ***


- Non lo capirò bene finche non me lo spiegherai come si deve, Skin!- sbottò Seth, andando avanti e indietro nella sala riunioni del Sommo Concilio, tanto in ansia che aveva gli occhiali per traverso. Era pure sudaticcio, per quanto era agitato - Ti ha battuto o no?-
Seth era uno dei cinque Custodi dell'Eden, per la precisione il fratello col potere del fuoco. E proprio per questo era forse il più nervoso della famiglia: il suo elemento era noto per essere qualcosa in continuo divenire, instabile e imprevedibile. Cosa che ne influenzava il carattere.
Anche fisicamente si capiva che era una persona nevrotica: oltre ad essere occhialuto e coi capelli neri abbastanza spettinati, era anche piuttosto emaciato e pallido, e portava la camicia perennemente sgualcita al di fuori dei pantaloni, con le maniche arrotolate fino ai gomiti. Chi non lo conosceva credeva sempre che fosse malato.
- Non mi ha battuto.- precisò Skin, un po’ amareggiato e assonnato - Ma mi ha abbagliato.-
- Con cosa?- chiese Gabriele, ferma in piedi, le braccia incrociate - Mi sembra incredibile che ci sia riuscito, senza abbagliare anche se stesso. E poi tu avevi tolto la corrente, giusto?-
- È stata colpa mia.- sospirò Skin - Avevo addosso degli occhiali per la visione notturna, di quelli usati dalla gente comune, e li ha usati contro di me lanciando un incantesimo illuminante.-
- Ancora non capisco.- si impuntò Seth, pulendosi gli occhiali in un angolo della camicia - Insomma, come ha fatto ad usare quell’incantesimo? Perché non l’hai fermato? Al di là del Talismano, come diavolo hai potuto permetterglielo?-
- La ragazza.- ammise a malincuore lui - Ha avuto più paura di me che dell’Emissario, che è arrivato a lei per primo, e mi ha spintonato. Ho dovuto abbassare la guardia per non ferirla, e quello ne ha approfittato.-
Liz Addley, anche lei presente all’incontro, era seduta su uno dei gradini lì accanto; fino a quel momento aveva ascoltato il resoconto in perfetto silenzio, ma a quel punto scoppiò a ridere.
- Non ci credo!- ridacchiò - Tu, il grande Skin, il Fantasma, tanto meticoloso che quando pianifica non trascura niente… hai sbagliato i calcoli?-
- Ehi, ho trovato quella ragazza in meno di una settimana.- suffò acido lui - Non ho dormito negli ultimi due giorni e non ho neanche cenato, quest’oggi.-
- D’accordo, time out!- esclamò Seth, mettendosi in mezzo e formando una “T” con le mani - Allora, hai almeno trovato il nascondiglio di quell’Emissario?-
Lui scosse la testa.
- Non ancora, ma sto cercando. Purtroppo fino ad ora i miei poteri di localizzazione non stanno funzionando bene come vorrei. Quel ragazzo è maledettamente bravo nel suo mestiere, forse quanto me: sto tentando tutto quello che conosco per trovarli, e ancora non ci sono riuscito. Mi serve aiuto, o mi sfuggiranno.-
- Sì, sì, fantastico…- grugnì Seth, mettendosi le mani nei capelli - Era proprio quello che serviva, perdere il Talismano.- si tolse le mani dalla testa e se ne passò una sul viso - Ah, d’accordo… sappi che abbiamo già smosso qualche filo. Chi di dovere sta per ricevere il messaggio d’aiuto.-
Skin annuì.
- Bene.-
 
Il mattino dopo, Miley si svegliò nel letto di Devon, e sentì dal salotto il rumore del ragazzo che si muoveva per casa, dopo aver trascorso la notte sul divano. Lui le aveva procurato un pigiama tramite la sua magia, anche se c’erano voluti due tentativi, dato che lei era troppo vicina, ed indossava ancora quello quando uscì dalla stanza.
- ‘Giorno.- la salutò Devon, che stava pulendo la sua spada - Hai dormito parecchio, sono quasi le undici. Per coprire la tua assenza a casa ho usato un clone magico, ieri. È identico a te, i tuoi non si accorgeranno di niente.-
- Grazie.- disse lei, sedendosi accanto a lui al tavolo. Sinceramente, non aveva capito bene cosa avesse appena detto - Quella è la tua spada?-
- Sì.- rispose lui, mostrandogliela per bene.
Era, come aveva detto Skin, piuttosto bella, anche se faceva un altro effetto alla luce del sole: la sua lama, color azzurro oceano, era percorsa da una serie di venature più scure, come crepe risaldate. L’impugnatura e l’elsa, invece, erano decorate con tre teste d’animale: il manico terminava con un leone, mentre le altre due estremità dell’elsa con una capra ed un drago, o un serpente, impossibile da dire con precisione.
- Si chiama Chimaira.- disse Devon.
- Chimaira?- ripeté Miley - Non “Chimera”?-
Lui si strinse nelle spalle.
- Fa lo stesso.- rispose, mettendola via - Ascolta, oggi andremo dai miei capi. Vogliono vederti, ed io ho bisogno di sapere come comportarmi, perché ignoro cosa fare per toglierti il Talismano, e non so per quanto riusciremo a sfuggire al Sommo Concilio, se continuano a mandare il Pentacolo a cercarti. L’appuntamento è tra qualche ora. Dovrò solo fare prima un paio di cosette, e poi andremo.-
- Okay…- disse Miley, piuttosto nervosa: cosa doveva aspettarsi dall’Alleanza delle Ombre vera e propria?
- Hai fame?- chiese lui - Non ho cucinato granché, ma ci sono dei sandwich…-
Il pranzo non fu proprio luculliano, ma servì a placare la fame di entrambi. Subito dopo mangiato, Devon entrò nell’unica porta che Miley non aveva ancora visto aperta, e ci rimase per parecchio tempo, lasciandola da sola. Lo sentì parlare per un po’, ma a causa del tono basso non riuscì a distinguere le parole.
Rimase comunque seduta sul divano, indecisa: era curiosa di sapere cosa avrebbe trovato oltre quella soglia, ma d’altra parte non conosceva Devon così bene da poter indagare tanto tranquillamente.
Quando il ragazzo uscì e la trovò ancora dove l’aveva lasciata, aggrottò la fronte.
- Non c’era bisogno di restare in salotto.- osservò - Potevi anche fare due passi in spiaggia, la protezione copre circa una trentina di metri.-
Lei fece un sorrisetto un po' imbarazzato.
- Credevo che preferissi sapere dove vado.- disse - Insomma… non mi devi proteggere? Per quel… coso.-
- Talismano del Patto di Sangue.- precisò Devon, sedendosi davanti a lei.
Rimasero in silenzio per un momento, mentre lui controllava l’orologio.
- Devo andare fuori per un secondo.- disse - Il tempo di andare in farmacia e torno.-
- Per la tua ferita?-
Lui scosse la testa, alzandosi in piedi. Sembrava stranamente stanco.
- Per mio padre.- rispose - C’è lui, di là.-
Miley sgranò gli occhi.
- Abiti davvero con tuo padre?-
Il ragazzo annuì. I suoi occhi grigi si spensero per un istante, tanto che le sembrò totalmente diverso dal ragazzo che aveva incontrato pochi giorni prima a scuola.
- Sì.- rispose - Ma ora devo uscire, ed è una storia lunga. Vai pure sul mare, o in veranda, io torno subito.-
 
Mentre Devon si recava in farmacia, lei raccolse l’invito e si sedette in veranda su una sedia pieghevole, e rimase lì a guardare le onde per un po’. Quel giorno, nonostante fosse Gennaio, il cielo era appena costellato di batuffoli lanosi, che lasciavano filtrare abbastanza raggi solari da scaldare l’aria: tutto sommato, era una bella giornata. Peccato doversela passare tappati in casa, o comunque a nascondersi.
Scoccò qualche fugace occhiata alla porta che nascondeva il padre di Devon: la sua presenza la incuriosiva, eccome. Insomma, a quanto aveva capito, il lavoro del ragazzo non era dei più tranquilli, quindi suo padre doveva avere delle doti magiche come il figlio. Ma se era così, perché non l’aveva aiutato? Forse non sapeva niente della seconda vita di Devon? E poi, perché non era ancora uscito di lì?
Tuttavia, esitò ad indagare, e dopo una mezz’oretta Devon rientrò, posando sul tavolo un sacchetto. Subito, lei si alzò e lo raggiunse, mentre il ragazzo scartava una confezione che non riuscì ad identificare.
- È malato.- disse senza che Miley riuscisse a chiedergli niente.
- Tuo padre?-
Devon annuì cupo, fissando il flacone che aveva tirato fuori dalla scatola.
- Da anni. Aspetta qui, sarò da te tra un secondo.-
Rientrò nella stanza in cui si trovava suo padre, probabilmente per dargli quella medicina, e ne uscì qualche minuto più tardi. Lei lo aspettò paziente, e non appena fu uscito la invitò a tornare in veranda, dove si sedettero entrambi.
Per alcuni istanti regnò il silenzio, mentre Devon toglieva gli occhiali e si massaggiava gli occhi.
- Tutto bene?-
Lui annuì.
- Sì, sono solo stanco.- rispose - Mi occupo di lui da parecchio.-
- Da solo?-
- Quasi. L’Alleanza ha promesso di curarlo, se riuscirà ad accumulare abbastanza potere.-
- Cos’ha?-
- Cirrosi epatica.- rispose cupo - Ma è diversa da quella normale. I medici non sanno curarla, e comunque il fegato è tutto da buttare. La magia lo sta tenendo in vita, ma può fare poco. Le medicine che gli compro sono poco di aiuto.-
Miley lo ascoltò in silenzio, raggelata: quindi, oltre che combattere contro il Sommo Concilio, doveva anche combattere contro la malattia di suo padre.
- Com’è successo?- chiese.
Lui fece un verso cupo.
- Ha cominciato a bere, ma non credo che sia quello il problema, o non sarebbe così difficile da curare. Credo sia la stessa cosa che ha ucciso mia madre.-
Fece un sospiro e guardò il cielo, e per un momento parve rasserenarsi.
- Quando avevo poco meno di due anni…- cominciò - … abitavamo in un posto sperduto tra le montagne, una cittadina di sì e no mille anime. Il suo nome era Sleepy Creek.-
Quel nome smosse qualcosa nella memoria della ragazza, ma fece fatica a focalizzarlo. Intanto, Devon continuò.
- Un giorno, quando ero molto piccolo, mio padre, mia madre ed io andammo a trovare una zia a Phoenix, che era molto malata. Partimmo appena in tempo perché, solo due giorni dopo, un demone tremendo sterminò l’intera popolazione della città. Morirono tutti.-
A Miley si gelarono le interiora.
- Tutti?- chiese, la voce improvvisamente roca.
- Tutti.- rispose cupamente Devon - Nessuno escluso, a quanto dissero i giornali. Forse il Sommo Concilio coprì la cosa, chissà… non ho mai saputo se avessero a che fare con l’accaduto. Comunque, i miei nonni morirono tra gli altri. Mia madre ci mise poco ad ammalarsi. Papà cominciò a bere dopo la sua morte, ma mai così tanto da giustificare la cirrosi. Quella gli è venuta sei mesi prima che entrassi nell’Alleanza. Io, ovviamente, ignoravo che si trattasse di un demone, fino a quando non divenni un Emissario delle Ombre.-
- E… ora che lo sai?-
Lui scosse la testa.
- Ora che lo so non se ne fa più niente. Ho cercato il demone, e so che si faceva chiamare “Divoratore di Anime”, ma non ho mai trovato traccia di lui, oltre a qualche diceria. Pare che lavorasse per un ricco magnate, forse faceva il sicario, che è scomparso all’improvviso. Non si sa cosa ne è stato, forse l’ha ucciso lui stesso. Ad ogni modo, qualche tempo fa ho saputo che è morto a sua volta, ma ignoro come e per mano di chi.-
- Quindi non puoi più trovarlo, giusto?-
- No.- sospirò Devon - Non posso.-
Calò il silenzio, e per un po’ nessuno lo ruppe.

Avevo detto che Miley avrebbe parlato ancora dei suoi dubbi, e che avrebbe posto molte altre domande a Devon... purtroppo, però, risistemando certe cose del capitolo ho finito con allungare troppo il brodo, così l'ho spezzato, e ora ce n'è uno in più... ovvero questo. In ogni caso, ringrazio sempre Ely79 e _Arse_ per le loro recensioni.

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Capitolo 5
*** Cap. 4: Ombre sulla terra e navi nel cielo ***


Dopo la chiacchierata sul suo passato, Devon perse la voglia di conversare, e Miley non trovò niente per invogliarlo a riprendere una qualche conversazione. Così, senza più niente a cui pensare che non fosse la deprimente situazione in cui si trovava il ragazzo, finì con il riflettere sulla propria: isolata, in fuga e braccata, con qualcosa dentro. Ecco qual era.
Ma poi, come poteva avere un oggetto nel proprio corpo? Una volta aveva visto il film “Underworld  Evolution” (più per obbligo di Rod che per scelta personale) e ricordava distintamente una scena abbastanza disgustosa di un uomo che apriva un cadavere per estrarre un qualche marchingegno racchiuso all’interno. Sarebbe stato lo stesso per lei?
La sola idea le faceva venire il vomito, i brividi e voglia di piangere in una volta sola.
Meglio pensare a qualcosa di diverso…
Già, molto meglio. Più pensava a quel “Talismano” e più sentiva di stare male: meglio fingere che neanche esistesse. Le riusciva più facile accettare la situazione quando se ne convinceva.
Così, decise di preoccuparsi del proprio nascondiglio: una casa, una normalissima casa sulla spiaggia senza neanche un muricciolo che la circondasse. E non era neanche così fuori mano, tutto sommato: i rumori delle macchine si sentivano regolarmente, appena oltre le pareti.
- Sei certo che tenermi in città sia sicuro?- chiese alla fine - Non sarebbe meglio portarmi altrove? Che so… in un qualche bunker, o roba del genere?-
Devon aggrottò la fronte.
- Preferiresti un bunker?- chiese.
- No!- esclamò - Sto solo dicendo che mi sembra poco sicuro stare qui.-
Lui scosse la testa.
- Qui va bene.- rispose - I miei incantesimi funzionano solo su nascondigli fissi, ma quando mi muovo hanno meno efficacia, quindi se ti spostassi rischierei di rivelare la nostra posizione. E poi, che tu esca dalla città è ciò che mi aspetterei io se ti avessero presa loro, quindi controllerei il traffico in uscita. Sei molto più al sicuro qui da me.- fece una pausa e poi aggiunse: - Inoltre, se ti trovassero qui, dubito che altrove sarebbe diverso.-
Benché l’ultima frase fosse tutt’altro che rassicurante, Miley non replicò e riprese a guardare qualche minuto il panorama.
- Com’è l’Alleanza delle Ombre?- chiese dopo un po’.
Devon si strinse nelle spalle.
- Ambigua, credo.- rispose - Non sembra ciò che è, capisci… usano molti ambienti scuri e privi di luce, o il Sommo Concilio la userebbe per trovarli, poiché è proprio con la luce che si spostano.-
- Quindi… è tutto in ombra?- domandò lei, figurandosi un maniero ombroso e pieno di ragnatele.
- Più o meno.- annuì lui - Ma, come ho detto, le ombre sono l’unico mezzo per passare inosservati.-
Miley annuì lentamente, non del tutto convinta e ancora un po’ preoccupata. Almeno una parte dei suoi pensieri, probabilmente, le si riflesse sul volto, poiché Devon fece un sorriso paziente.
- Cosa c’è? Non hai fiducia?-
Lei fece un cenno non compromettente con il capo.
- Non è sfiducia.- rispose - Ho solo… voglia di capire. È tutto nuovo per me, e devo affidarmi al tuo giudizio.-
Lui annuì lentamente.
- Capisco.- disse - Sì, in effetti è normale avere delle domande.- si passò una mano tra i capelli e sorrise - Bhè, se hai altre cose da chiedere fallo subito, così eviteremo figure imbarazzanti dopo.-
La ragazza inarcò un sopracciglio.
- Per colpa mia, naturalmente.- si affrettò ad aggiungere.
Scuotendo divertita la testa, Miley pensò a quale delle cento domande che aveva potesse essere la più urgente di tutte.
- Ecco… intanto vorrei sapere chi sono questi tuoi superiori.- disse - Sono stregoni o cosa?-
- Un po’ di tutto.- rispose Devon - Sì, sono stregoni, ed anche potenti, ma di varie origini: alcuni sono esseri umani come me o te. Altri, invece, vengono da popolazioni e razze diverse, ma non saprei dirti di preciso quali, non levano mai il cappuccio. Sono troppo ossessionati dal volersi nascondere, dal mantenere segrete le loro identità.-
Altra nota stonata: incappucciati. Miley cominciava seriamente a sentirsi a disagio, pensando ad un maniero oscuro, con poca luce e pieno di uomini con addosso dei mantelli.
- In tutto sono tredici.- continuò il ragazzo, ignaro dei suoi dubbi - Il capo lo chiamiamo tutti “Tredicesimo Membro”. Non so quale sia il suo nome, né da dove provenga. Mi hanno detto che fu esiliato, ma non si sa da chi.-
Lei annuì lentamente, pensando:
Ecco… ci mancava anche il numero tredici…
- Okay… e quanti di voi… “Emissari” ci sono?- chiese lentamente.
- Non so il numero preciso.- rispose lui - Io ne conosco una ventina, più o meno. Di certo, siamo in numero superiore agli agenti del Sommo Concilio, ma loro possono contare su tutto il potere dei Custodi dell'Eden e sulla forza del Pentacolo.-
- Quindi sono più forti di voi?-
- Per ora.- ammise a malincuore Devon - Ma ci stiamo facendo valere, recuperando talismani, magie e manufatti utili.-
- Come me.- osservò Miley.
- Ora esageri.- ridacchiò il ragazzo - Tu sei una persona. Il Talismano del Patto di Sangue è l’oggetto. Non confondere le cose, o mi fai apparire come un mostro.-
Entrambi scoppiarono a ridere, tornando poi nel silenzio: Miley aveva esaurito le domande pertinenti, e Devon non sembrava avere altro da aggiungere.
- Allora, quando dovremmo andare?- chiese la ragazza.
Devon guardò l’orologio.
- Anche ora, se possibile.- disse, alzandosi - Te la senti?-
Lei annuì, conscia che rimandare oltre sarebbe stato solamente uno spreco di tempo, e si alzò a sua volta. Si sentiva ancora nervosa, e i suoi dubbi erano sempre presenti, ma tanto valeva togliersi almeno quel dente. Un problema in meno a cui pensare, sicuramente.
- Bene.- disse lui - Adesso, dammi le mani.-
Miley fece quello che aveva chiesto, facendo come se stessero giocando a “Giro Giro Tondo”. Siccome non successe niente si sentì un po’ in imbarazzo, per non dire stupida.
- Cosa succede ora?- chiese.
- Un secondo.-
Quasi subito dopo, sotto i loro piedi si aprì un buco nero come la notte, pieno di ombre scure e di denso fumo vorticante. Lentamente, iniziarono a sprofondarci dentro. Qualcosa le attanagliò lo stomaco da dentro, e quasi lanciò un urlo. Poi comprese che era panico, e poco mancò che non gridasse davvero.
- Non avere paura.- disse Devon, un attimo prima che aprisse bocca - Inizialmente ti disorienterà un po’, ma non è pericoloso.-
Nel giro di pochi secondi Miley venne immersa fino al collo, e quando toccò alla testa perse la visuale di ciò che le avveniva intorno. Devon era invisibile per lei, ma le mani del ragazzo erano ancora strette attorno alle sue, e quindi si sentì un po’ rassicurata.
Poi, alla fine, le ombre si diradarono, lasciandole un leggero senso di stordimento; barcollò un istante, preda di un forte capogiro, ma Devon la afferrò al volo e la tenne in piedi.
Si ritrovarono in una stanza buia ed opprimente, per quanto spaziosa, illuminata solo da alcune torce senza fiamma, che gettavano una (scarsa) luce rossastra sull’ambiente. Attorno a loro c’erano non meno di tredici persone coperte da capo a piedi con mantelli nerissimi, così scuri e opachi da confonderli con le ombre attorno a loro. I cappucci, apparentemente vuoti tanto era densa l’oscurità là sotto, erano tutti rivolti verso i due ragazzi.
Non c’erano le ragnatele che si aspettava Miley, ma l’effetto dell’ambiente era comunque poco accogliente. Dove accidenti erano capitati?
- Bene arrivato, Devon Cunningham.- disse un uomo al centro del semicerchio, leggermente più avanti rispetto a tutti gli altri. Appeso al collo portava un medaglione, ma la poca luce non le permise di distinguerlo bene - Immagino che lei sia…-
- Lei è Miley Logan. Ha, dentro il proprio corpo, il Talismano del Patto di Sangue.- annuì il ragazzo, precedendolo.
Miley osservò l’incappucciato davanti a sé, e subito dopo si sentì percorrere da un leggero brivido: non le piaceva quel posto, né soprattutto quel tipo. Non riusciva a capire chi di loro due stesse guardando, qualcosa le diceva che era rivolto verso di lei.
- Molto bene.- continuò l’altro - E dimmi, ci sono stati problemi?-
- Purtroppo abbiamo incontrato un nemico.- rispose Devon - Skin, il Fantasma, era anch’egli sulle sue tracce. L’ho seminato, ma non rinuncerà facilmente. Presto o tardi me lo ritroverò di nuovo tra i piedi, ed ha anche fatto intendere che presto verrà in suo aiuto…-
- Non preoccuparti per queste inezie.- lo interruppe il Tredicesimo Membro - Penserà l’Alleanza a tenerlo lontano, assieme a chiunque altro. Convocherò entro oggi qualcuno che venga a darti un supporto, al più tardi avrai i rinforzi per stasera. Intanto, studieremo un modo per estrarre il Talismano dal tuo corpo.- aggiunse, rivolto a Miley.
- E per quanto riguarda la sua sistemazione?- chiese Devon - Resterà ancora con me o devo spostarla?-
- No, la casa che hai adesso è sicura.- rispose lo stregone - Ma state bene attenti a non abbandonarne la protezione, e tenete gli occhi aperti: per quanto ben nascosta, potrebbero sempre riuscire a trovarla. Non uscite, se non siete costretti.-
- Comprendo perfettamente.- annuì il ragazzo - Allora, se non c’è altro, torniamo sulla terra. Ieri è stata una giornata dura.-
- Naturale.- disse il Tredicesimo Membro - Prego, andate.-
Devon prese di nuovo le mani di Miley, e poco dopo sprofondarono nuovamente nel buco nero.
 
Quando i due furono andati, il Tredicesimo si rivolse a tutti gli altri.
- Bene.- disse loro - Il Talismano è in mano nostra. Ormai è solo questione di tempo.- l’assemblea fu percorsa da un mormorio d’assenso - Tra poco, toccherà a noi.-
Uno stregone si agitò un poco.
- Qualcosa non va?- chiese educatamente lui.
L’uomo annuì.
- Sì, ad essere sincero.- disse con voce nasale - Vedi, non capisco questa mossa. Sei sicuro di aver fatto bene a dare l'incarico a lui? Kendra e Rawlyn sarebbero più affidabili, per esempio.-
- Ho le mie ragioni per volere Devon.- replicò il Tredicesimo Membro - E non riguardano solo il suo passato.-
L’altro tacque, ma probabilmente non era convinto.
Poco importava
 
***
 
Quando vennero creati i vari mondi della magia, per un curioso errore ne fu generato anche uno in cui c’era atmosfera respirabile, forza di gravità e variazione climatica. La particolarità era la totale assenza di terreno.
Solo cielo. Infinito, brillante cielo a perdita d’occhio.
Totalmente inabitabile, persino per comunità sospese in aria essendo privo di risorse sfruttabili. Di conseguenza, esso era divenuto un ottimo sito di volo per una certa nave volante che, da circa quattro mesi a quella parte, aveva cominciato a sorvolare i cieli di vari mondi. Quello, in particolare, era perfetto per quest’attività.
A vederla somigliava ad una normale barca a vela: una figura ovale, totalmente argentata e scintillante, quasi fosse fatta di luce allo stato puro. Su un albero si tendeva la vela candida, gonfia di vento, e in cima ad esso c’era una piccola coffa monoposto.
Ai lati dello scafo c’erano quattro sottili reti metalliche, più strette nel punto di giunzione con la nave. Somigliavano moltissimo ad ali, una coppia appena più avanti dell’altra.
Quelle anteriori erano leggermente più piccole delle loro sorelle più arretrate, e tutte quante si muovevano con lentezza, secondo un armonico ritmo costante, così da permetterle di restare in volo.
Adatta sia alle traversate veloci (aeree e marittime) che a quelle lente, una nave del genere era utile per poche cose che non fossero una semplice vacanza tra amici.
Ma fortunatamente, questo era proprio il nostro caso.
 
In coffa, Jo osservava il cielo costellato di sfumate nuvolette con pigro interesse, crogiolandosi nella tranquillità di quella breve ma necessaria vacanza, mollemente spaparanzato su una sedia pieghevole da spiaggia, sonnecchiando con un binocolo a tracolla, come se stesse davvero scrutando l’orizzonte e sorseggiando di tanto in tanto della Coca ghiacciata.
E se lui dormicchiava in coffa, Xander teneva il sottile timone e tirava ogni tanto le leve lì a fianco. Guidava la nave con grande perizia e disinvoltura, poiché era estremamente facile da pilotare: a insegnarglielo era stato il costruttore stesso, che l’aveva spiegato in appena venti minuti. Per imparare, lui ce ne aveva messi una trentina.
Dietro di sé, seduta a gambe incrociate all’ombra della vela, c’era Alis, i capelli ricci stretti da un elastico, intenta a leggere un libro scritto in elfico (una lingua che per Xander e Jo era aramaico antico scritto male da un cinese mancino costretto a scrivere con la destra, e per di più orbo).
- Ci voleva proprio questa vacanza, vero?- chiese Xander.
- Già…- ridacchiò Alis - Dopo tutto l’allenamento, le missioni, la scuola e il resto… avevamo bisogno di riposarci da un pezzo, se solo l’avessimo convinto subito.-
- Lo sai com’è fatto.- commentò lui, facendo un mezzo sorriso - Per portarlo qui ho dovuto insistere per quasi un mese, e ancora non sarebbe bastato se Nadine non fosse intervenuta. Giuro, stavo cominciano a pensare seriamente alla proposta di Jo.-
- Ovvero?-
- Arrivargli alle spalle, tramortirlo ed imbarcarlo di peso.- rispose.
- Eh, avreste solo dovuto provarci, sai?- sbottò una voce aspra, poco sotto il ponte di comando.
- Dai, scherzavo!- ridacchiò Xander.
 
Timmi aggrottò la fronte, scoccando un’occhiata di fuoco alla postazione del timone da sotto l’albero della vela, che proprio in quel momento stava girando a causa di una virata. Il palo metallico gli sfiorò i capelli, dandogli una sensazione di fresco.
- Bah…- sbuffò lui, voltandosi ed avviandosi verso il pennone di poppa - Rompiscatole… devi solo provarci a tramortirmi…-
 Ad essere sincero, il problema era l’immobilità: fermo non ci sapeva stare, non molto a lungo. Quella vacanza lo irritava.
Si diresse fino alla prua, fermandosi sopra il logo del costruttore, una croce in un cerchio, e osservò accigliato lo sconfinato cielo oltre il parapetto. Dei passi alle sue spalle gli dissero che qualcuno si avvicinava a lui, e quando questo qualcuno gli passò le braccia attorno al collo, abbracciandolo con tenerezza, comprese che si trattava di Nadine.
- Sempre così musone…- gli ridacchiò piano nell’orecchio - E dai, ammettilo che ti diverti…-
Il mezzodemone sorrise a sua volta.
- Bhè, ieri sera è stato particolarmente piacevole, in effetti.- sghignazzò piano.
Lei gli diede uno spintone e lo lasciò andare, così che Timmi potesse voltarsi a guardarla: si era probabilmente alzata da poco, ma aveva già trovato il tempo di fare una treccia coi capelli.
- Se vuoi buttarla su quell’argomento lì, allora sappi che potrei anche denunciarti.- rispose - Io non ho ancora diciotto anni.-
- Per un paio di mesi, capirai…- ridacchiò Timmi.
- Eh, dillo a mio padre. Vedrai come ride lui.- osservò divertita Nadine.
Questo gli cancellò il sorriso dalla faccia.
- Bah…- sbuffò - Tanto non gli piaccio comunque, che differe…-
- Aquila in vista!- gridò Jo, dalla coffa.
- Dove?- chiese Nadine.
- Lì!- rispose Jo.
- Lì dove, razza d’idiota!?- sbottò Timmi - Come accidenti faccio a vederti da qui? Sei coperto dalla coffa, per la miseria!-
- Eh, non t’arrabbiare!- esclamò il ragazzo - È a babo… cioè, a tribo… insomma, a destra!-
Timmi si voltò da quella parte e, in lontananza, riuscì ad individuare una grande aquila bianca che volava rapida verso di loro. Quando li raggiunse oltrepassò la nave, fece dietrofront e lasciò cadere un plico ai piedi di Nadine, che lo raccolse e cominciò a leggere, mentre l’enorme uccello si tuffava in picchiata e spariva oltre il bordo della piccola imbarcazione.
- Che c’è scritto?- chiese Timmi.
Lei sbuffò, scocciata, e gli tese il foglio. Il mezzodemone lo lesse:
Talismano del Patto di Sangue ritrovato.
Alleanza delle Ombre in azione. Skin
insufficiente. Richiesto aiuto.
Prego, rientrare con
urgenza al Sommo Concilio.
Saluti,
Daniel.
Timmi levò lo sguardo dalla pergamena e si rivolse a Xander.
- Ragazzo!- abbaiò - Al varco magico più vicino! Subito!-

Qualcuno ha chiesto di vedere l'aeronave?
E, come sempre, grazie a Ely79 e _Arse_ per tutte le recensioni che mi lasciano. Ora che il gruppo è richiamato alle armi, cosa accadrà?

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Capitolo 6
*** Cap. 5: Uno scontro impari ***


Miley e Devon passarono il resto del tempo in casa, o a riposare sulla veranda o a camminare un po’ sulla porzione di spiaggia che era coperta dall’incantesimo. Non c’era granché da fare, ma il ragazzo procurò qualche film ed un paio di libri per passare il tempo. Non sapeva quanto ci avrebbero messo i membri dell’Alleanza delle Ombre a trovare il modo per estrarre il Talismano dal corpo di Miley, ma riteneva che non fosse qualcosa di impossibile. Intanto, dovevano restare nascosti.
Entro il giorno successivo cominciarono a giocare a Monopoli e a carte, poi guardarono un film. Di tanto in tanto lui si occupava di suo padre, sempre chiuso nella sua stanza, ma cercava di lasciarla da sola il meno possibile. Lei non lo vide mai, cercando di rispettare gli spazi della casa.
Dopo pranzo, durante una partita a rubamazzo, finirono col parlare un po’ di loro. Miley in particolare, poiché Devon rivelò di non sapere quasi niente di lei, mentre su se stesso aveva già detto quasi tutto.
- Ma come?- si sorprese la ragazza - Pensavo che mi stessi cercando.-
- Non ho indagato a fondo su di te.- ammise - Dopo aver capito dove cercare ti ho identificata usando un oggetto magico.-
- Che oggetto magico?-
- Un ciondolo.- rispose - L’avrai notato, lo avevo al collo quando ci siamo conosciuti. Normalmente è bianco, ma se lo privi dei suoi poteri diventa grigio.-
- Ah, quindi è questo che è successo…- disse lentamente Miley - E io che pensavo fosse la luce…-
Ad ogni modo, lei gli parlò dei suoi genitori, del negozio di articoli per animali che gestivano, della sorella ex cassiera che stava per sposarsi, della sua vita scolastica e del desiderio segreto (ma non troppo) di comprare una massiccia dose di veleno per topi e di metterlo nella minestra del Re degli Gnomi.
- Bhè, un po’ cattivo lo è…- ammise Devon.
Poi fu il suo turno di parlare: pur non avendo altro da dire di rilevante sulla sua vita, aveva comunque vissuto qualche esperienza come Emissario delle Ombre, e di conseguenza gli aneddoti non potevano mancargli.
Quasi sempre si era occupato di recuperare antichi manufatti magici per sottrarli al Sommo Concilio, oppure di raccogliere informazioni su determinate cose o persone chiave coinvolte in svariate vicende. Di tanto in tanto, comunque, aveva dovuto affrontare alcuni scontri e una volta, in una piramide sommersa, se l’era vista da solo contro un Kraken.
- Un Kraken? Un polpo gigante?- chiese stupita lei.
- Bhè, più che ad un polpo somiglia a un calamaro…- disse lui - Ma sì, me la sono dovuta vedere con uno di quelli. Comunque non mi sono fatto niente, l’ho costretto a seppellirsi da solo, in pratica.-
- E quei cinque… il Pentacolo?- chiese - Loro, a parte Skin, li hai mai affrontati?-
- No, e ringrazio il cielo!- esclamò lui - Alcuni mesi fa un mio collega, Julien Wings, era incaricato di trovare un bambino rapito dalla Valchiria. Lei era già provata da una lunga fuga, e riuscì a metterla in difficoltà, fin quasi a batterla, ma poi è arrivato anche l’Artiglio Nero…- la voce gli si spense lentamente. Si passò una mano tra i capelli, sconfortato - Quando ha finito con lui, non è rimasto più niente che potessimo raccogliere.-
Miley rabbrividì: Dio, sperava davvero di non incontrare mai, nella sua vita, quel mostro per metà demone. Già se lo vedeva, corpo di uomo e testa di rettile, con i denti sporgenti e affilati, gli occhi dalle pupille verticali e la pelle scagliosa…
Il pensiero di questo fantomatico Artiglio Nero le riportò alla mente la buia ed inospitale stanza dove aveva incontrato l’Alleanza delle Ombre: nemmeno loro, ad essere sincera, le erano piaciuti granché.
- Stavo pensando…- disse lentamente - L’Alleanza delle Ombre. Ti fidi davvero di loro?-
Lui annuì, aggrottando la fronte.
- Certo.- rispose - Te l’ho detto, sono dalla nostra parte. Come mai non vuoi convincerti?-
- Bhè…- ad essere sincera, non ne era del tutto convinta nemmeno lei. Era solo un presentimento, il suo - Non so… non mi hanno fatto una gran bella impressione.- spiegò - Insomma… io, quando vado al cinema sono abituata a vedere ombra e mantelli neri in presenza dei cattivi, più che dei buoni.-
- Ma i buoni, che usano luce e mantelli bianchi, prendono ordini dai Custodi dell’Eden.- le ricordò il ragazzo - E quelli sono pazzi. Miley, l’Alleanza non è contro di noi.-
- Ma come puoi esserne tanto convinto?- chiese - Voglio dire… tu sai ciò che ti hanno detto, ma se non hai mai neanche incontrato nessuno di questi Custodi…-
- Ascolta…- sospirò stancamente Devon - … ho lavorato per loro abbastanza a lungo da poter vedere cosa sono disposti a fare gli agenti del Sommo Concilio, e ti assicuro che non è niente di buono. Un mio collega, Derek, era con sua sorella e un altro a sorvegliare un certo posto, su ordine di Julien, e l’Artiglio Nero li ha attaccati senza essere provocato, uccidendolo.-
Lei non disse niente, annuendo in silenzio. Non era una bella cosa, ma nemmeno una prova definitiva. Continuava a non sapere cosa pensare.
- Senti, se ancora non basta posso farti un’altra promessa.- disse alla fine Devon - Se avessi il sentore che non stanno realmente cercando di aiutarci, allora ti porterò via da loro.- disse - Questo ti fa stare meglio?-
Miley sgranò gli occhi.
- Davvero ti metteresti contro di loro?-
Lui annuì.
- Non sono uno sciocco.- rispose - È una promessa che ho fatto a me stesso appena li ho visti. Anche io avevo i tuoi dubbi, all’inizio, e anche se adesso non ne ho più, continuo a crederci. Non mi farei mai usare.-
Ora davvero rassicurata, Miley sorrise e ripresero la partita.
 
- Io non so più come fare.- ammise Skin, pallido e così stanco da avere le occhiaie - Insomma, ho tentato ogni cosa, ma quel dannato Emissario è un tipo in gamba, nonostante l’età: conosce gli stessi incantesimi di ricerca che conosco io, quindi sa come neutralizzarli, e ferma anche le magie aspecifiche, alle quali di solito non pensa mai nessuno. L’unica cosa che non ho ancora tentato è affidarmi ai marchingegni di Loran, ma non ci sono garanzie che funzionino, con uno così scaltro.-
- Né garanzie che non ti ammazzino durante l’uso.- grugnì Timmi, appoggiandosi al parapetto del ponte di comando - No, grazie, tieniti quei dannati cosi per te. Io uso solo la Fiaccola.-
- Allora che si fa?- chiese Alis, osservando la città sotto di loro.
Grazie all’incantesimo di cui era intrisa, la nave era invisibile a chi non era un mago, e questo permetteva loro di sorvolare in tutta tranquillità anche i cieli della Terra senza problemi.
- Non c’è proprio niente di utile? - chiese Jo - Neanche qualcosa come l’Incanto Tracciatore o la Divinazione?-
- No, è schermato.- sospirò Skin - E poi, tu cosa ne sai di queste cose?- aggiunse, aggrottando la fronte.
- Sì, da un po’ si interessa di magie di localizzazione.- tagliò corto Timmi, pensieroso.
- Sarebbe bello se bastasse usare un cane.- disse con un po’ di placido sconforto Nadine - Basterebbe usare il suo fiuto e saremmo a posto.-
- Chi ha bisogno di cani?- ridacchiò il mezzodemone, dando un colpetto al proprio naso - Qui ho qualcosa di meglio.-
Tuttavia non sembrava avere proposte da fare, e non aggiunse altro, chiudendosi in un profondo mutismo meditabondo.
- Allora hai qualche idea?- chiese Xander.
Timmi fece un’espressione perplessa.
- Ammetto di non saperlo.- rispose - Sei certo di aver provato tutto?- chiese a Skin.
Lui annuì, cupo.
- Sì.- disse - Forse non si è schermato da tutto, ma nemmeno gli incantesimi di ricerca specifica più potenti funzionano.-
- Può davvero bloccare tutti quegli incantesimi?- chiese Jo, aggrottando la fronte - Io credevo che ne esistessero qualcosa come centoventotto…-
Tutti lo guardarono sorpresi. Lui si accigliò.
- Bhè, a volte ascolto anch’io, sapete?- sbottò offeso.
- Già… vivere con voi è una sorpresa continua.- commentò Timmi - Ma ha ragione: come fa a bloccare centotrenta incantesimi?-
- Forse non può.- ipotizzò Alis, stringendosi nelle spalle - Non me ne intendo, ma magari il Talismano interferisce nel loro funzionamento. Dici che è possibile?-
Skin si grattò la testa, pensieroso.
- Può darsi.- ammise - Sì, può essere che il Talismano annulli almeno parzialmente gli incantesimi.
- Possibile.- concesse Timmi - Ma forse… questo mi da un’idea.- guardò Xander - Mi servirebbe un velo magico invisibile.- spiegò - Dovresti stenderlo sulla città qui sotto. Non dovrebbe esserti troppo difficile, dopotutto, la città non è così grande.-
- A che pensi?- chiese Nadine.
- Ad una sorta di “effetto lenzuolo”.- rispose lui - I miei occhi da demone vedono certe magie, e se individuassi il punto in cui il velo magico si indebolisce…-
- … troveremmo i fuggitivi.- concluse Xander - Certo, nessun problema.-
Scese in coperta, raggiunse la parte più estrema della poppa e chiuse gli occhi, sollevando le mani davanti a sé. Ne sgorgò un velo di magia, invisibile ad occhio umano, che si posò sulla città sottostante come se la stesse ricoprendo. I suoi amici, che l’avevano seguito, osservarono la scena, anche se non riuscivano a vedere la magia.
- Tutto a posto?- chiese Alis.
- Certo.- disse Xander.
- Vuoi una mano?- domandò Jo.
- No, tranquilli. È semplice, non serve che mi aiutiate.- ridacchiò lui.
In effetti, era vero: ormai governava i suoi poteri molto bene, e non solo per le esplosioni (anche se erano la cosa che gli riusciva meglio). Secondo Timmi, aveva una magia più forte degli altri. Forse dipendeva dall’essere nato mago (a differenza degli amici), magari era solo predisposizione naturale. In ogni caso, stava andando bene.
 - Ecco… c’è un calo di magia.- annunciò - E mi costringe ad aumentare la dose… mi sa che ci siamo.-
Timmi si sporse, ed i suoi occhi divennero delle fessure di fiamma arancione, mentre scrutava la città sotto di lui.
- Ora trasformi solo le parti del corpo a comando?- chiese Skin, impressionato.
- Sì.- rispose lui - Torna utile, certe volte. Immaginati quando mi girano, e mostro questi begli occhietti qui… una volta mi ci sono offerto la cena.-
Nadine sospirò sconsolata, scuotendo la testa, mentre Jo e Xander ridacchiavano: ricordavano quella scena, risalente ad un paio di mesi prima. Durante una breve indagine, loro due e Timmi erano dovuti entrare in un locale, ma non avevano soldi per pagare, così avevano tirato fuori la storia del lavoro sotto copertura. Lì per lì il proprietario non aveva voluto sentire ragioni, ma poi aveva cambiato idea, quando si era reso conto della bassa soglia di sopportazione di Timmi.
- Mmmh…- fece lui, storcendo il naso - No. No, non ci riesco. Non bene come vorrei. Puoi smettere.- aggiunse, tornando all’interno della barca.
- Cos’hai visto?- chiese Skin.
- Nulla di chiaro.- brontolò - L’area senza magia è ancora troppo vasta, ci vorrebbero giorni. In ogni caso, è verso la spiaggia.-
- Dovremo accontentarci.- sospirò Nadine - Di più non si può fare, mi sembra.-
- Ma scusate… non potremmo provare a scuola?- chiese Jo.
Tutti lo guardarono con le fronti aggrottate.
- Sì, insomma…- insisté lui - Skin ha detto che l’Emissario ha trovato la ragazza a scuola, no? Quindi si deve essere iscritto. Magari hanno ancora il suo indirizzo in archivio, no?-
Timmi fece uno sbuffo scocciato.
- Oh, Jo, per favore!- sbottò - Senti, sarà anche stanco, avrà pur fatto tutto in fretta, avrà anche tralasciato dei dettagli, ma non pensi che Skin sia troppo intelligente per una cosa così banale?-
E lo guardò, come per invitarlo ad aggiungere qualcosa.
Tuttavia, il Fantasma sembrava troppo impegnato a premersi i palmi sulle tempie, borbottando a ripetizione “imbecille, imbecille, imbecille”.
Seguì un breve momento di gelo.
- Ah…- gracchiò Timmi - Ehm… questo magari non diciamolo a Seth…-
 
***
 
Miley e Devon si erano impelagati nell’ennesima partita a carte, chiacchierando ormai di cose assolutamente ridicole o di scarsa importanza. Alla fine, Miley si ritrovò a parlare dell’ultimo ragazzo che aveva avuto, un tipo particolarmente immaturo ed egocentrico.
- … e così è tornato a casa tutto impettito, come se gli avessi fatto chissà quale torto tremendo.- terminò lei, quando ebbe raccontato il loro ultimo incontro - Ti giuro, era tremendo.-
- Ci credo, ci credo.- la rassicurò lui - Peggio di quella principessa araba, benedetta lei…-
- Che principessa araba?-
- Una a cui avrei dovuto rubare un vecchio cimelio magico, di origine Nanica.- rispose - Mi beccò mentre cercavo di prenderlo, e non solo non chiamò le guardie, ma insistette perché la prendessi in ostaggio e la portassi via.-
- Ma davvero?- rise Miley - Certo che capitano tutte a te. Prima il Kraken, poi lei, e adesso anche Skin che ti dà la caccia…-
- Si, bhè… mi piace girare, sai…-
- Girare? Perché, queste cose possono capitare a tu…?-
Con un fracasso tremendo, la porta venne improvvisamente sfondata da un poderoso calcio che la mandò in frantumi come se fosse fatta di vetro. Schegge e segatura si sparsero un po’ ovunque, mentre i cardini si schiantavano.
Devon imprecò, mentre Miley lanciava un grido, ed afferrò Chimaira, appoggiata accanto al tavolo, sguainandola con un movimento fluido e repentino. Si voltò verso la porta, impugnandola con entrambe le mani, e si preparò ad affrontare l’intruso.
Oltre la soglia c’era un ragazzo poco più vecchio di loro, dai curiosi capelli verdi ed un’espressione scocciata in volto. Avanzò lentamente tra i frammenti di legno, guardandosi attorno con le mani in tasca, poi portò lo sguardo sulla spada di Devon.
- Carina.- disse - Mettila via, o ti farai male.- brontolò, con una voce annoiata e leggermente aspra.
- Guarda che so usarla. E bene, anche.- sbottò Devon in tono d’avvertimento.
- Okay, visto che non hai capito, riformulo.- disse l’altro, affondando le mani nelle tasche - Mettila via, o io ti farò male.-
Miley fece un passo indietro, incapace di dire o fare qualsiasi cosa: quello, chiunque fosse, non era un amico.
- Miley, scappa!- sbottò piano Devon - Qui ci penso io!-
E partì all’attacco, calando la spada.
 
Il ragazzo dai capelli verdi non si scompose più di tanto, vedendolo correre verso di lui, ma la afferrò al volo con una mano per la lama. Senza ferirsi.
- Ma che…- balbettò Devon.
Prima che potesse fare qualsiasi cosa, l’avversario gli assestò un pugno dritto al petto che gli mozzò il fiato e lo fece volare oltre il tavolo, accanto a Miley, che lo aiutò ad alzarsi.
- Stai bene?- chiese.
- S… sì…- rispose lui, vagamente intontito - Lui… accidenti… ha una forza… inumana!-
- Ti do un’ultima possibilità.- disse il ragazzo, lanciando la spada accanto a lui - Levati di torno, o il vestito nero non ti servirà per il lavoro quanto per il funerale.-
- Scordatelo!- ringhiò Devon, raccogliendo Chimaira e tornando in posizione - E sparisci, o giuro che ti faccio fuori!-
L’altro fece un verso sprezzante.
- Ma per favore…- sbuffò - Dopo che ho ammazzato il Divoratore di Anime, sono rimasti davvero pochi quelli in grado di uccidermi, e sono quasi tutti dalla mia parte.-
Devon si irrigidì, mentre Miley tratteneva il respiro.
- Co… cos’hai detto?- chiese.
L’altro aggrottò la fronte, apparentemente stupito dalla domanda.
- Che non sono in molti a potermi uccidere.- rispose.
- No… prima… il Divoratore di Anime…- spiegò - Che ne sai tu? E perché l’hai ucciso?-
Quello incrociò le braccia, ancora più sorpreso di prima e, apparentemente, funereo.
- Perché t’interessa?- chiese.
- Perché ha sterminato la mia città, okay?- sbottò furioso Devon - Ora, vuoi rispondermi?-
Lui spalancò le braccia e aggrottò la fronte. Stavolta, più che sorpreso sembrava colpito.
- La tua città?- ripeté - Vieni da Sleepy Creek?-
- Sì, e allora?-
Il ragazzo rimase in silenzio qualche altro istante, mettendo le mani sui fianchi, e lo osservò come per valutarlo. Alla fine, sospirò.
- E va bene… se proprio ci tieni, l’ho fatto fuori per questioni di famiglia. Sai com’è, quel bastardo era mio fratello.-
 
Skin faceva avanti e indietro sulla sabbia, simile al classico leone in gabbia, andando così in fretta che aveva già scavato una grossa “O” polverosa sotto di sé.
- Non puoi calmarti?- sbuffò Alis - Mi metti l’ansia, e mi fai venire la nausea!-
- No, non posso!- sbottò - Insomma, apprezzo il suo aiuto… ma perché è voluto entrare da solo?-
- Lo conosci.- rispose lei - A lui piace fare così. E comunque, non è stupido, noi due siamo qui e di là ci sono Jo, Nadine e Xander. Non c’è di che preoccuparsi, no?-
- Bah…- sbuffò il Fantasma - Io, comunque, non sono tranquillo.-
- Oh, andiamo, che vuoi che succeda?-
Alis aveva appena finito di parlare quando ci fu un’esplosione che fece venire giù l’edificio.
 
***
 
Piccolo passo indietro…
Devon strinse più forte la spada, ancora incapace di credere al fatto che, proprio di fronte a lui, ci fosse la stessa persona che aveva sconfitto il Divoratore di Anime, il tremendo demone in grado di sterminare da solo una piccola cittadina. Se ciò era vero, se quel particolare avversario era stato capace di ucciderlo, allora doveva essere forte… molto forte. Probabilmente era uno del Pentacolo.
Le cose non stavano andando bene.
- D’accordo.- disse - Non so perché tu abbia voluto uccidere tuo fratello, ma tant’è. Hai fatto un favore al mondo, e di certo anche al sottoscritto. Ora però vattene, o ucciderò anche te.-
L’altro scoppiò a ridere brevemente, e poi gli rivolse un’occhiata scettica.
- Devi solo provarci.- sibilò malevolo.
Senza farselo ripetere, Devon alzò un altro poco la spada.
- Cominciamo con il leone…- borbottò, sperando che Miley fosse troppo lontana per annullare la magia.
Lungo le venature corsero scie di fuoco, che danzarono come serpenti infernali sulla lama, partendo dalla bocca di metallo dell’animale.
Vedendo il curioso fenomeno l’altro aggrottò la fronte, ma non disse niente e prese un curioso cilindro dalla cintura. Mentre Devon colpiva, dal cilindro uscì una lama di fuoco bianchissimo, fiammeggiante come un falò freddo, che bloccò il suo attacco. Ed il bello era che il suo avversario… lo faceva con la mano sinistra.
Per niente desideroso di darsi per vinto, Devon continuò a colpire, cercando di perforare la sua guardia ma venendo deviato sistematicamente ad ogni attacco.
Intanto, le due lame tagliavano tutto ciò che avevano intorno ad ogni movilemto: tavolo, pavimento, sedie… affondavano in ogni cosa, come se fosse tutto fatto di burro. Miley, indietreggiata fin quasi alla porta finestra, assisteva impotente: era conscia di non poter fare nulla per aiutare Devon, e ciò che desiderava in quel momento era solo andare via subito.
Cercò la maniglia a tentoni, pensando che forse sarebbero potuti entrambi scappare da quella parte, ma la trovò bloccata: come quando aveva incontrato Skin, le porte erano sbarrate. Non potevano lasciare la casa, se non passando dalla porta d’ingresso, ma l’intruso era tra loro e la sola via d’uscita, e Devon non sembrava in grado di oltrepassarlo.
Non poteva fare niente.
Un incredibile senso d’impotenza la avvolse, facendole quasi desiderare di avere dei poteri per combattere.
Accidenti…Gemette nella propria testa.
I due, nel frattempo, non la smettevano di darsi battaglia nel bel mezzo del salotto, finendo col far prendere fuoco al divano e con il distruggere il tavolo. Era soprattutto Devon ad attaccare, mentre l’altro continuava fermare ogni stoccata con sorprendente rapidità, alzando o abbassando la sua spada più in fretta di quanto non riuscisse a fare il messaggero. Sembrava addirittura annoiato, e non pareva sforzarsi particolarmente. Non stava facendo sul serio.
Dopo un altro paio di botta e risposta, il ragazzo parve stufarsi di quello che per lui probabilmente era solo un gioco, e colpì Devon con un colpo di palmo al petto che lo mandò gambe all’aria; quando lui fu a terra si avvicinò rapidamente a Miley, con un balzo che aveva dell’incredibile, e la afferrò per un braccio prima che lei potesse sottrarsi, impedendole di fuggire: aveva una stretta talmente ferrea che non riusciva a liberarsi.
- Andiamo.- sbottò - Qui stiamo perdendo tempo, e io ero pure in vacanza, quindi capisci da te quanto mi girano.-
 
Devon, furente, si rialzò in piedi e si scagliò su di lui, stando bene attento a non prendere Miley, mirando con la punta della spada verso il costato dell’avversario. Purtroppo lui bloccò anche quell’attacco con la propria arma, sorpreso e seccato, ma dovette lasciare la ragazza. Le loro spade si incrociarono, e Devon cominciò a spingere con tutte le proprie forze. Finalmente riuscì a costringerlo ad usare entrambe le mani.
- Sai che sei fastidioso?- gli sbuffò sul naso, il volto tanto vicino che quasi si toccavano.
- E tu sai che non intendo lasciarti andare con lei?- ringhiò in risposta lui - Prima dovrai passare sul mio cadavere!-
L’altro parve veramente sorpreso.
- Sei disposto a morire?-
- Già!-
Si allontanò e menò un altro fendente da sinistra, che però venne parato con tanta forza da fargli sfuggire di mano la spada la quale, ancora infiammata, andò a conficcarsi in una parte di muro in cui, ovviamente, passavano i tubi del gas.
 
- Dannazione!- gridò Skin, cominciando a correre verso la casa con Alis.
Non avevano fatto poi molti passi, tuttavia, che subito una figura nera e massiccia saltò fuori dalle macerie in fiamme ed atterrò al sicuro sulla spiaggia. I due corsero là, subito raggiunti da Nadine, Jo e Xander, tutti e tre preoccupati quanto loro. Quando furono abbastanza vicini, videro che Timmi, ora di nuovo umano, era chino su due ragazzi svenuti, e tentava di bloccare una ferita sulla spalla di quello che sicuramente era un Emissario delle Ombre.
- Alis, tamponala!- esclamò.
Lo chiese a lei perché, pochi mesi prima, aveva cominciato a studiare le magie di guarigione. Si era interessata a quelle tecniche perché si era resa conto che, con Xander a far saltare in aria tutto quello che gli capitava e Jo sempre incapace di ricordarsi le lezioni teoriche, il numero di infortuni era destinato a salire.
Di conseguenza, la ragazza si accovacciò accanto all’Emissario delle Ombre ed evocò la magia di cura che aveva imparato ad esercitare con lo studio, rallentando l’emorragia, anche se non riuscì a fermarla del tutto: probabilmente, la lesione alla spalla raggiungeva l’arteria ascellare. Non era ancora preparata per affrontare simili evenienze, serviva qualcuno più esperto.
- Da quando salviamo gli Emissari?- chiese intanto Skin, guardando Devon con la fronte aggrottata.
- Da quando mi vengono dei ragionevoli dubbi.- rispose Timmi - Mi sa che per poco non ho fatto una sciocchezza.-
- Una cosa?- sbottò il Fantasma.
Prima che il mezzodemone potesse ribattere, Nadine si intromise nella conversazione.
- Cos’è successo?- chiese - Come mai è esploso tutto?-
- Abbiamo colpito una tubatura del gas.- spiegò Timmi - Poco sopra i fornelli. Sono a malapena riuscito ad aprire Risucchio. Meno male che avevamo portato via il vecchio malato prima che irrompessi...- aggiunse, ripensando all'uomo bloccato a letto che Xander e Jo avevano trasportato al sicuro poco prima.
- Dobbiamo portarlo da qualche parte.- disse Alis - Non reggerà a lungo, così. Non sono capace di curarlo, ancora.-
- Per me lo possiamo anche mollare qui.- sbottò Skin - Un Emissario in meno non è una gran perdita.-
- Non in questo caso.- disse Timmi - Non sono sicuro che sia un nemico, Skin.-
Lui sgranò gli occhi, sbigottito.
- Cosa?- esclamò - Timmi, stiamo parlando di un Emissario delle Ombre! Come puoi dire che non è un nemico?-
- Credo che sia in buona fede.- spiegò lui - Era disposto a farsi ammazzare, e non conosco un solo Emissario delle Ombre che correrebbe un rischio simile per qualcuno che ha rapito. L’ultimo mi ha praticamente implorato di lasciarlo andare. Questo ragazzo invece si era reso conto di non farcela, anche se non penso che sapesse chi sono… non è un comportamento tipico.-
- Tipico o meno, non me ne frega niente!- sbuffò Skin - Io non lo aiuto.-
Timmi lo guardò dritto negli occhi, incrociando le braccia.
- E Raven che direbbe?- chiese - Sarebbe d’accordo con te?-
Skin questa volta sembrò infuriarsi davvero, perché afferrò Timmi per la maglietta, schiumante di rabbia. Jo e Xander lanciarono un grido d’avvertimento, e Nadine si frappose tra i due, mettendo una mano sulla spalla di entrambi. Alis, invece, rimase lì dov’era, ancora intenta a tenere in vita il messaggero, ma senza perdere d’occhio la zuffa.
- Non è colpa sua, Skin.- insisté Timmi, abbastanza tranquillo - Non è Julien. È inutile prendersela con lui, e lo sai. E se non mi lasci andare ti stacco la mano.-
Pur non dicendo niente ed esitando ancora un momento, il Fantasma abbassò il braccio, rassegnato.
- D’accordo.- sospirò - Lasciamo stare. Che si fa?-
- Tu vai a cercare informazioni.- disse Timmi - Questo ragazzo viene da Sleepy Creek.-
La notizia raggelò tutti quanti, che fissarono il mezzodemone ad occhi sgranati.
- Da Sleepy Creek?- chiese Jo - La tua città?-
- Sì.- annuì lui - Ricordo di una famiglia scampata alla follia di Kyle perché era a Phoenix. Magari era la sua.-
Skin annuì.
- Va bene, anche però se non capisco perché dovresti…- sospirò e scosse la testa senza terminare la frase, scegliendo di sparire nell’aria.
- E noi?- chiese Nadine - Per una ferita del genere o lo portiamo al Centro Cure o lo portiamo da qualcuno con il potere di Guarigione Universale degli Addley.-
- Bene.- disse il mezzodemone - Perché è proprio da un’Addley che stiamo andando.-

Bene, l'azione sembra essere tornata di casa. E la prima esplosione della storia non è neanche (stranamente) colpa di Xander. Okay, grazie come sempre a Ely79 e ad _Arse_, che continuano a recensire.

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Capitolo 7
*** Cap. 6: Tentennamenti ***


Casa Addley, di proprietà della famiglia fin dai tempi dei bisnonni di Liz, era un grande edificio a tre piani color turchese, dal tetto spiovente e di un intenso color ardesia. Il pianterreno, la zona giorno, era occupato quasi esclusivamente da una grande sala dalle ampie finestre, piena di scaffali carichi di libri. L’unica altra stanza presente era la cucina, le cui pareti erano state decorate con quattro rose dei venti su cui era segnato il punto cardinale corrispondente. Al primo piano, invece, c’erano le numerose camere da letto e i servizi, mentre in cima alle scale si trovava la soffitta, piena di centinaia e centinaia di ricordi antichi, album di famiglia polverosi e cimeli di tante avventure vissute dai parenti di Liz nel corso del tempo.
La fama che attorniava quella casa era tale che chiunque, nella grande città, era in grado di trovarla senza chiedere informazioni o ricorrere alla magia. Liz ci viveva praticamente da sola, anche se spesso i vari Custodi dell’Eden le facevano visita, e Timmi ci aveva passato molto tempo quando ancora era piccolo o senza fissa dimora. Questi particolari (la fiducia che il mezzodemone aveva nella padrona di casa e nell’ambiente, la costante presenza di Custodi e la fama di quel luogo) uniti all’enorme potere di Liz rendevano quel posto, con ogni probabilità, il luogo più sicuro nei mondi terreni. L’Alleanza non avrebbe mai osato cercarli lì.
- Per quanto dormiranno?- chiese Alis, seduta nella cucina con tutti gli altri.
- Qualche ora.- rispose Liz, guardando il soffitto. Quel giorno non sembrava aver perso tempo a vestirsi, infatti indossava ancora il pigiama e aveva i capelli stretti in un chignon - Almeno tre, credo. La Pozione Soporifera che gli ho somministrato l’ha inventata mia nonna Miryal, e lei era tremenda con i filtri, secondo mia madre… ma di certo non è pericolosa, la usava per farla dormire quando era piccola. E credo che i miei abbiano fatto lo stesso con me.-
- Certo che la tua famiglia è proprio normale, eh?- sbuffò Timmi - La mia, al confronto, è un idillio.-
- Sempre tanto simpatico…- osservò lei - Che ne diresti di prendere un po’ di zucchero, ogni tanto?-
Jo, Alis, Xander e Nadine scoppiarono a ridere, ma il mezzodemone non rispose. Poco dopo arrivò Skin, con in mano alcuni fogli.
- Fatto.- disse il Fantasma - Ho trovato le informazioni che mi hai chiesto, ma non ho trovato niente, per quello che riguarda gli ultimi anni. Credo che sia in quel periodo che si è unito all’Alleanza, perché è letteralmente sparito.-
- Bene.- disse Timmi, prendendo i fogli - Altro?-
- Sì, riunione straordinaria del Sommo Concilio.- rispose lui - Tutti i suoi membri devono correre lassù, dice Daniel, e con decorrenza immediata. Io devo andare a cercare Trys e Darth, ho delle cose da dirgli, e penso siano rientrati. Voialtri fatevi vivi appena potete, vogliono vedervi-
- Bene.- annuì Liz - Allora a dopo.-
Con  un breve cenno di saluto Skin se ne andò, svanendo nell’aria.
- Bhè, Danny deve essere preoccupato, se ha chiamato tutti con urgenza.- disse la strega - Poverino… non gli fa bene lo stress, anche se ha già i capelli bianchi. Glielo dico sempre, io: “Danny, rilassati… solo perché Marek ti ha reso una Sentinella dell’Avvenire, non devi per forza…”-
- Ehm… Liz?- disse Xander, interrompendola - Daniel non ha chiamato tutti i membri del Sommo Concilio?-
- Certo.- disse lei, tranquilla.
Timmi sbuffò.
- Liz, anche tu sei nel Sommo Concilio.- le ricordò.
La strega saltò su dalla sedia, agiata.
- Accidenti!- esclamò - Scusate…-
Corse come un fulmine fuori dalla porta, poi su per le scale, sicuramente per cambiarsi.
- Che Dio la benedica…- sospirò il mezzodemone - Una delle streghe più potenti che conosca, e un’ottima persona… ma ha lo stesso livello di concentrazione di un tacchino.-
Un altro gran tramestio disse loro che Liz stava tornando di sotto; subito dopo si affacciò alla porta della cucina tutta trafelata, con la veste da membro del Sommo Concilio infilata per metà e alla rovescia, i capelli striati ora sciolti e tutti in disordine.
- Fate come se foste a casa vostra!- disse, cercando di districarsi dalla matassa di stoffa - Io torno appena posso, poi voi venite quando quei due si svegliano, eh?-
- Sì, sì…- la rassicurò Timmi, prima che sparisse.
Quando furono rimasti soli, il mezzodemone prese i fogli e si alzò.
- Io vado sulla veranda a farmi una letturina.- annunciò - Poi credo che darò una ripassata alle mie capacità orali di russo.-
- Credevo che sapessi solo leggerlo.- osservò Jo.
- Sta dicendo che farà un pisolino.- spiegò con pazienza Nadine.
Gli altri cominciarono a prendere in giro il ragazzo, il quale cercò di difendersi dicendo che era impossibile capire sempre quello che diceva Timmi. Lui, dal canto suo, uscì dalla stanza gettando una vaga occhiata alle sue spalle, sorridendo tra sé: non l’avrebbe mai ammesso davanti a loro, ma non c’era nessun altro, al mondo, che potesse mai volere al proprio fianco. Sia in missione che fuori.
 
Devon si svegliò lentamente, trovandosi in una stanza semibuia e sconosciuta, dentro un letto che non era di certo il suo. Era a torso nudo, ma la camicia era appesa ad una sedia lì accanto. Mentre si alzava si rese conto di non avere più i bendaggi: la ferita al fianco era sparita. Rivestendosi notò Chimaira, appoggiata su una scrivania all’angolo.
Sempre più sorpreso, prese la spada ed aprì la finestra per osservarla bene alla luce del sole: era intatta, identica a quando l’aveva stretta in mano per combattere, e non sembrava aver subito manomissioni. Provò ad evocarne la magia, e le fiamme del leone risposero repentinamente, avvolgendola dall’elsa alla cima.
- Non le ho fatto niente.- disse qualcuno alle sue spalle, facendolo sobbalzare.
Voltandosi di scatto, vide il ragazzo che aveva fatto irruzione in casa sua osservarlo appoggiato alla porta della stanza. Aveva uno sguardo vagamente interessato, come se ci fosse qualcosa in lui che lo attirava.
- Dove siamo?- chiese Devon, cercando di non mostrarsi nervoso.
- In casa di Elizabeth Addley.- rispose lui - Ti ha rimesso in sesto, eri messo male. L’esplosione ti ha quasi ammazzato.-
- Esplosione?- poi ricordò - Abbiamo colpito i tubi del gas…- gemette - Come mai siamo ancora vivi?-
- Merito mio, modestamente.- rispose l’altro - Tranquillo, non ringraziarmi.- aggiunse con sarcasmo.
- E Miley?- chiese - E mio padre? Dove sono? Cosa gli hai fatto?-
- Tuo padre è salvo, tranquillo.- disse il ragazzo - I miei ragazzi l’hanno portato al sicuro prima del nostro scontro, si stanno occupando di lui al Centro Cure. Per quanto riguarda la tua amica, anche lei sta bene, l’ho messa a nanna. O meglio, l’ha fatto la Addley. Dormirà ancora per qualche tempo.-
Devon lo osservò per un istante, sospettoso. Quello sostenne il suo sguardo senza battere ciglio.
- Come faccio a sapere che dici la verità?- chiese.
- Non puoi.- rispose lui - Non ti dico che devi fidarti perché io sono buono e tu no, dato che ci sono dubbi sui ruoli di entrambi… ma è così.-
- Tu saresti buono?- rise incredulo Devon - E definisci “buoni” i tuoi capi? I Custodi dell'Eden?-
- Allora… per prima cosa, nessuno ha detto che sono buono.- sospirò con apparente esasperazione il ragazzo - Secondo, i Custodi sono a posto, qualunque cosa tu creda. Sono i migliori uomi… perso… quello che sono… che io conosca.- rispose - Ho molti debiti di gratitudine nei loro confronti, e il loro operato ha salvato tante vite.-
- Stai scherzando?- sbottò - I Custodi dell'Eden sono pazzi! Hanno fatto ciò che fecero i loro predecessori, solo che ora hanno…-
- Che fai, farnetichi?- lo interruppe l’altro - I Custodi dell'Eden di un tempo erano roba da ricovero, d’accordo, ma quelli di adesso hanno un’anima e una coscienza. E ci hanno reclutati tutti per tenere buoni i nostri avversari, Alleanza delle Ombre per prima.-
- Io conosco un’altra versione della storia!- obbiettò Devon, ostinato - Ed è leggermente diversa dalla tua!-
- Bhè, allora è una favola!- sbottò il ragazzo, che sembrava spazientirsi - Io ho fatto molti sacrifici e combattuto spesso per salvare delle vite. Salvarle, non spezzarle, anche se ho dovuto uccidere. E posso anche provarlo, sai? - fece un passo avanti, guardandolo dritto negli occhi - Chiedimi qualcosa, qualunque cosa fatta da te o gli altri Emissari per l’Alleanza, e vedrai quanto velocemente te la riconduco ad un casino di proporzioni bibliche.-
Devon esitò: quel tipo gli sembrava troppo sicuro di sé, per i suoi gusti, e non era sicuro di voler stare al suo gioco. Tuttavia non aveva molta scelta, in quel momento: ad avere il coltello dalla parte del manico era lui. Miley era da qualche parte oltre la sua protezione, ed era alquanto improbabile che lui riuscisse a sconfiggere quel particolare avversario, ora come ora.
- D’accordo.- disse alla fine - Alcuni mesi fa ho trovato un frammento di cristallo nelle profondità dell’oceano Atlantico, in una piramide sommersa, appartenuta alla civiltà di Atlantide…-
- Ah.- grugnì l’altro, e per qualche motivo, all’improvviso, sembrava incavolato nero - Quello… Quindi è te che bisogna ringraziare.- scosse la testa - Bhè, meglio non dirlo a Skin, o ti ammazza davvero stavolta.-
- Che stai dicendo?-
- Sto dicendo che Julien Wings, un tuo collega, ha quasi ammazzato Raven, grazie a quel cristallo, mentre lei tentava di proteggere un bambino dalla sua pazzia omicida. Abbiamo dovuto farlo saltare in aria per potercelo togliere di torno. C’è mancato poco davvero… quando siamo arrivati, lei era quasi divisa a metà.-
Devon non batté ciglio: non gli aveva detto proprio niente di nuovo, dopotutto.
- Se non mi credi…- disse l’altro, intuendo i suoi pensieri - … allora posso portarti da loro. Da Raven e Flynn, il bambino di cui ti parlavo. Sono entrambi in questo mondo, al Centro Cure. Lui sta bene, ma le fa visita spesso… però ti avverto, se osi decantare lodi di Julien in presenza di Flynn o, peggio ancora, del padre di Raven, non potrò garantire la tua incolumità.-
Questa parte gli fece un minimo effetto: una cosa era dire che Julien aveva agito male, un’altra poterlo provare.
Ad ogni modo, pensò un attimo dopo, potevano anche aver condizionato con la magia quel bambino, quel Flynn, così che credesse alla loro storia.
- Poi c’è la missione con cui ho conosciuto la mia attuale squadra.- proseguì il ragazzo, imperterrito - Dovevamo spegnere e smantellare la Fornace Demoniaca, un dannato marchingegno dei Custodi dell'Eden originali, ed eravamo inseguiti da orde di bestie e scheletri immortali, il tutto condito dalle aggressioni ripetute del tuo amato Divoratore di Anime. Con lui mi sono proprio ammazzato, nel vero senso della parola… mi hanno ripreso per i capelli, alla fine. A quei tempi, i tre quarti dei miei attuali apprendisti erano solo dei semplici umani, senza alcun vero coinvolgimento nel Sommo Concilio, quindi capisci da te che, se fossi davvero quel gran cattivone che credi, non avrei perso tempo a proteggerli, no?-
Devon non disse niente per qualche minuto, cominciando a tentennare un poco, ma ancora indeciso se credergli o no: i suoi argomenti erano abbastanza convincenti, ma non era nulla di definitivo.
- Hai detto che… era tuo fratello, giusto?- chiese alla fine, pensando di approfondire ciò che gli premeva di più.
L’altro non rispose subito, e parve diventare davvero cupo, per un momento.
- Sì.- sbottò - Quel bastardo fece fuori tutta la città, tranne me.-
- Perché?-
- Non farmelo raccontare.- grugnì - Odiavo mio fratello. Kyle Anderson era un grandissimo bastardo.-
Devon sgranò gli occhi.
Anderson?
- Tu… ti chiami Anderson?- chiese - Sei… l’Artiglio Nero?-
Mentre l’altro inarcava un sopracciglio, Devon si sentì mancare: davanti a sé non aveva un semplice membro del Pentacolo. Aveva pensato di stare affrontando al massimo il Templare o il Folletto, ma di certo non lui.
- Credo di… dovermi… sedere un… un momento…- grugnì lui, barcollando fino alla sedia - Mi… miseria.. ci credo che non riuscivo a batterti…-
Timmi si avvicinò e gli pose una mano sulla spalla.
- Senti, so che abitavi anche tu lì.- disse - A Sleepy Creek. E so cos’è successo alla tua famiglia dopo allora, Skin ha fatto qualche ricerca su di te. Riesco ad immaginare come sia stato facile convincerti ad aiutarli, per quelli dell’Alleanza. Ma credimi, non è assolutamente ciò che pensi, e se me ne darai l’opportunità te lo dimostrerò, d’accordo?-
Devon non rispose, passandosi una mano tra i capelli con un lieve gemito.
- Senti, c’è una cosa che devi sapere su tuo padre.- sospirò il mezzodemone - La malattia di cui sta morendo.-
Lui annuì e lo guardò.
- Sì, è incurabile, lo so.- lo precedette - Non serve che tu me lo dica.-
Ma Timmi scosse la testa.
- No, Cunningham.- lo contraddisse - Non lo è. Si tratta di un qualche agente nocivo. È stata usata una sostanza magica che gli ha danneggiato il fegato, per questo la medicina non può guarirlo.-
Devon sgranò gli occhi.
- C… cosa?- esclamò con voce strozzata.
- Non so di cosa si tratti.- ammise - Non m’intendo granché di guarigione, ma chi si occupa di lui ha già capito che si tratta di veleno, quindi è un passo avanti. Lascio a te immaginare chi sia stato.
Devon abbassò lo sguardo, senza sapere cosa credere. Timmi, dandogli una leggera pacca sulla spalla, si voltò e fece per uscire.
- Puoi girare per la casa come vuoi, e puoi anche tenerti la spada.- gli disse - Puoi anche andartene, se credi, non ho alcun interesse a fermarti. Ma non cercare di aggredirci o di portar via Miley, o sarò costretto a farti del male, e non è una cosa di cui ho voglia, sinceramente.-
Detto ciò, uscì.
 
***
 
Miley si svegliò dopo quasi un’ora, e trovò Devon seduto alla sedia presente nella stanza, intento ad osservare l’esterno dalla finestra aperta.
- Ehi!- disse, tirandosi su - Che cos’è successo?-
Il ragazzo fece una smorfia.
- Niente di buono, temo.- rispose - Ma nemmeno niente di cattivo, credo… non so bene come definirlo…-
- Cosa vorresti dire?- chiese lei, aggrottando un sopracciglio e guardandosi attorno - Ci hanno catturati o no? E dove siamo?-
Sospirando, Devon le parlò della situazione e di quanto gli aveva detto Timothy Anderson, senza nasconderle che si sentiva spaesato e che era indeciso se credergli o no: la sua storia, nel bene o nel male, poteva anche essere plausibile, in un certo senso.
La parte peggiore, per come la vedeva lui, riguardava suo padre: il solo pensiero che qualcuno l’avesse avvelenato lo faceva stare male. Oltretutto, era anche la sola cosa a cui non era in grado di dare una risposta che mettesse in dubbio tutta la faccenda: il Sommo Concilio non avrebbe mai avuto motivo di farlo star male, e non riusciva a capire perché mai Timothy Anderson avrebbe dovuto mentirgli. Quantomeno, per farlo avrebbe dovuto essere un vero bastardo.
In sostanza, non si sentiva del tutto disposto a dare completa fiducia a lui o al Sommo Concilio, ma ora, in quel luogo, parlandoci faccia a faccia, si sentiva in qualche modo meno sicuro delle proprie convinzioni. Anche il fatto che il temuto mezzodemone fosse in realtà un ragazzo poco più grande di lui, anziché il terribile guerriero sanguinario che si era figurato, giocava un ruolo importante nella sua confusione.
Cosa gli avrebbe impedito di ucciderlo subito, in fondo? O magari aveva un piano anche per lui?
- Non capisco…- disse Miley alla fine, apparentemente disorientata quanto lui - Quindi, secondo lui, la realtà è completamente diversa?-
- Già…- sospirò Devon - Completamente.-
- Ma… stava dicendo davvero… oppure stava facendo finta?- chiese - Insomma, è pur sempre di un demone che stiamo parlando… anche se me lo aspettavo un po’ diverso…-
- In che senso?- chiese lui.
- Bhè… qualcosa a metà tra un mostro squamoso ed un essere umano… insomma, qualcosa del genere “uomo rettile”, non so se hai presente…- aggiunse pensierosa.
- Mi sembri delusa.-
- Ecco, mi sembra bizzarro.- spiegò - È come te, solo più… strano.-
Devon scosse la testa, sorridendo.
- Sì, nemmeno io me l’aspettavo così. Comunque siamo in una situazione decisamente non semplice.-
- Già.- annuì la ragazza, guardandolo bene - Come ti senti?-
Lui aggrottò la fronte.
- Perché?-
- Dai, ti hanno appena detto che tutto quello in cui hai sempre creduto fin da quando eri piccolo è solo una bugia, e che tuo padre è stato avvelenato… io sarei a terra.-
Il ragazzo annuì.
- Vero. E un po’ a terra mi sento…- ammise - … ma non poi tanto. Insomma… sì, ha detto cose abbastanza credibili e sensate… e sapere che mio padre potrebbe guarire…- non riuscì ad andare avanti, e per un istante dovette interrompersi - Ma non posso fidarmi così, su due piedi.- proseguì quando si fu ripreso - Potrebbe anche aver mentito. Nessuno ci garantisce niente, in fondo. Questo Flynn potrebbe essere stato soggiogato in qualche modo, magari…-
- E non potresti esserlo stato tu?- chiese Miley - Senza offesa, ma… non mi piace affatto l’Alleanza delle Ombre. Non mi sono sentita molto a mio agio… e questa non è la cella di una prigione o un patibolo, è una casa. Non mi sento proprio… prigioniera.-
Devon non rispose. Rimasero in silenzio alcuni istanti, entrambi persi nei propri pensieri: nonostante le parole appena dette e la propria sfiducia nell’alleanza, Miley si chiese se non stessero entrambi correndo un pericolo tremendo, stando vicini a qualcuno che era per metà un demone. Non c’erano garanzie, l’aveva detto Devon.
Era come uno di quei casi mediatici che comparivano spesso in tv: ogni tanto, una disgrazia veniva amplificata a dismisura dai mezzi d’informazione, finendo col diventare una notizia da prima pagina per settimane intere. Spesso si trattava di un omicidio, e se poi la persona arrestata si difendeva proclamandosi innocente e fornendo spiegazioni abbastanza plausibili, diventava quasi impossibile capire da che parte fosse la verità.
Dal canto suo, Devon sperava semplicemente di riuscire a capire come fare per tirare fuori se stesso e la ragazza da quella storia: i suoi dubbi potevano aspettare un momento migliore, in cui entrambi si sarebbero trovati al sicuro sia dal Sommo Concilio che dall’Alleanza, dove avrebbe avuto modo di riflettere senza pressioni di qualsiasi genere. Si sentiva confuso, privo di guida… e aveva anche un po’ di paura.
- Allora, che pensi di fare?- chiese improvvisamente lei.
Devon sgranò gli occhi.
- Cosa penso di fare? Non ne ho idea!- esclamò - Quante volte credi che mi sia capitato qualcosa del genere? Di solito io sto fuori dalla scena… non sono mai stato catturato! È la prima volta che mi mandano in prima linea.-
Qualcuno bussò gentilmente alla porta, e subito entrò una ragazza bionda che sembrava avere la loro età con un vassoio carico di minestra. Entrambi la guardarono sorpresi.
- Pensavo che aveste fame.- disse lei, lasciando il vassoio sul tavolo - Io sono Nadine.- aggiunse.
- Sei un agente del Sommo Concilio anche tu?- chiese Miley.
- Non ancora.- rispose lei - Sono solo un’apprendista, e Timmi è il caposquadra.-
- L’Artiglio Nero che addestra degli apprendisti?- chiese Devon - Con quello che fa ogni giorno? Le sue sono missioni difficili, di solito.-
- E noi lo aiutiamo come meglio possiamo.- disse Nadine, seria - Sempre che lui ci lasci fare, ovvio.- sbuffò amaramente.
Il ragazzo aggrottò la fronte.
- In che senso?- chiese.
- Nel senso che ci tiene in seconda fila quasi ogni volta che siamo in situazioni di pericolo.- spiegò lei, sospirando - Ora mangiate, perché tra un po’ dovremo incontrare Daniel.-
- Chi?- chiese Miley.
- Il Custode dell'Eden che gestisce l'energia della vita.- disse Nadine, uscendo.
Devon e Miley si scambiarono un’occhiata.
- Il Custode della Vita…- ripeté lentamente Devon - La Sentinella dell’Avvenire. Direttamente il grande capo in persona.-
- Che si fa?- chiese lei.
- Dobbiamo andare con loro, temo.- rispose - Timothy Anderson mi ha detto che posso fare ciò che mi pare, ma non vuole che ti allontani, e dubito di poterti portare via senza che se ne accorga. Tanto vale restare insieme, così potrò proteggerti in caso di bisogno.-
Miley annuì.
- D’accordo. Ma se poi dovessimo scappare?-
Lui scosse la testa.
- Scapperemo.- rispose semplicemente - Te l’ho detto: sono qui per proteggerti, e lo farò.-
Lei annuì, almeno parzialmente rassicurata: aveva ancora un po’ di paura, ma sapere che Devon sarebbe rimasto al suo fianco lenì il senso di ansia che provava. Non aveva molta voglia di assecondare quella gente, non dopo tutta la sfiducia maturata nei loro confronti, ma non avevano molta scelta: avrebbero dovuto fare ciò che veniva loro detto… almeno per il momento.

Vi rivelerò un segreto: questo capitolo e il successivo, come accaduto prima, dovevano essere un capitolo unico. Più rileggo e più mi rendo conto di aver fatto anche troppo, per questa storia...
Comunque, ringrazio come sempre Ely79 e _Arse_ per le loro recensioni.

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Capitolo 8
*** Cap. 7: Devon si spaventa ***


Poco più tardi si riunirono tutti nel salotto della casa, e seguendo le istruzioni di Timmi formarono un cerchio, tenendosi per mano.
Forse, rifletté Miley il metodo usato da Devon per raggiungere l’Alleanza delle Ombre valeva anche per raggiungere il Sommo Concilio. Stava notando sempre più somiglianze tra i due schieramenti.
- Tenetevi forte.- disse Timmi, distogliendo Miley dai suoi pensieri vorticanti - Se mollate, poi mi toccherà spiegare come mai somigliate a strisce pedonali.-
- Piantala!- esclamò Alis - Mi mette i brividi quel paragone, lo sai anche tu!-
Timmi ridacchiò.
- Odi sempre il volo, eh?-
- Non quanto odio le tue spiritosaggini.- rispose cupa.
Lui fece un sorrisetto, ma non disse niente.
- Allora, chi apre la strada?- chiese invece.
- Faccio io.- disse Xander, al fianco di Devon.
Poco dopo, un cono di luce scese su di loro, avvolgendoli completamente, e si sentirono sollevare verso l’alto, diretti alla fonte di tale luminosità. Il passaggio, a differenza di quello che avevano usato per raggiungere l’Alleanza delle Ombre, non fu per niente traumatico per Miley: appena riemerse dalla pozza lucente si sentì incredibilmente serena e tranquilla, come se avesse lasciato ogni preoccupazione di sotto, in casa Addley.
Poi però la luce si spense e tornò a sentire la paura e il nervosismo per tutta quella storia.
Si trovavano in un’ampia stanza candida, che sembrava essere fatta di luce solida, piena di divanetti e poltroncine immacolate, simile ad una sala d’attesa. In quel momento c’erano pochissime persone, apparentemente intente ad aspettare qualcosa o qualcuno. Nessuno rivolse più di un’occhiata rapida al gruppo (Miley notò che, non appena si accorgevano di Timmi, abbassavano in fretta gli occhi). Poco lontano, alla sua sinistra, si apriva una grande porta di bronzo borchiato, e dalla parte opposta ce n’era una d’oro. Tutto intorno si vedevano numerosi corridoi che si perdevano nell’edificio.
- Siamo nell’atrio.- osservò Jo - Che cavolo di mira hai, amico?-
- Migliore della tua, se non ricordo male.- sbuffò lui - Se siamo qui è perché di là sono in riunione.-
- Finitela.- intimò loro Timmi - Ora bussiamo e vediamo chi c’è dentro.-
- Dove si va dalle altre parti?- chiese Devon.
Jo gli scoccò un’occhiataccia.
- E lo dovremmo dire ad un Emissa…- si interruppe perché Alis gli menò uno scappellotto.
- In giro per il castello.- rispose Timmi - La porta d’oro si apre sulla sala riunioni. Quella di bronzo porta fuori, ovunque vogliamo andare.-
- Perché glielo hai detto?- sbuffò Jo - Lui è un…- altro scappellotto, da parte di Alis.
- Scusatelo…- disse il mezzodemone, rivolgendosi ai due ragazzi - Il poveretto ha subito una lobotomia da piccolo.- si rivolse a Jo, abbassando la voce ed assumendo un aria un po’ truce. Il ragazzo parve rimpicciolirsi - Se le ragazze non fossero state chiare, ti faccio presente che non siamo soli, qui dentro, e preferirei evitare che altri sappiano chi è Devon… già Skin l’avrebbe linciato, immaginati il resto del Sommo Concilio, accidenti a te!-
Lui annuì lentamente, chiaramente incapace di ribattere, e Timmi sbuffò, dandogli una breve pacca sulla spalla, come a dire che era tutto a posto purché non facesse più una cosa tanto sciocca. Alis ridacchiò e gli diede una leggera gomitata, mentre il mezzodemone si allontanava.
- Scemo.- lo prese in giro.
Lui la fulminò con lo sguardo, e la ragazza passò oltre. Mentre Jo borbottava inviperito, forse maledicendo tutti i suoi compagni di squadra, il gruppo si diresse alla porta d’oro, Timmi in testa; questi si voltò un momento, dicendo a Devon e Miley che stavano per essere presentati al Sommo Concilio, e che quindi avrebbero dovuto portare il giusto rispetto all’assemblea (almeno quanto ne avrebbe mostrato lui), o li avrebbe scuoiati di persona, poi bussò alla porta, che si aprì subito.
- … quindi dobbiamo chiedere a Marek.- stava dicendo qualcuno, un uomo dai capelli bianchi - Lui saprà come agire, nessuno ha più esperienza.-
- Sempre che non ti cacci via.- disse una donna, in tono leggermente scocciato - Ti ricordi com’era attaccato a certe regole, no?-
- Ha ragione lui, Elizabeth.- tagliò corto un’altra donna, munita di due grandi ali color bianco sporco, ripiegate sulla schiena - Abbiamo bisogno del suo consiglio. Ad ogni modo, proporrei di concentrarci su di loro.- aggiunse, indicando la porta da cui il gruppo stava entrando.
L’uomo dai capelli bianchi che si trovava proprio di fronte a lei si voltò e vide il gruppo entrare nella stanza.
- Ah, sì.- disse Daniel - Va bene, ci pensiamo io e Gabriele. Non è necessario che restiate tutti.-
L’intera assemblea fece cenni d’assenso, disse qualche parola di saluto o addirittura si piegò in brevi inchini rispettosi, poi sparirono tutti tranne l’arcangelo e Liz.
- Avevo detto “io e Gabriele”.- osservò Daniel, guardandola.
- Ed io ho detto “il giorno in cui mi darai ordini sarò morta, ragazzino”.- sbuffò lei, cercando di liberarsi dalla veste lunga che indossava.
Il Custode inarcò un sopracciglio.
- Io un ragazzino? Liz, ho due anni più di te.-
- Non rompere le scatole!- sbottò la strega, la voce soffocata dalla veste che le si era impigliata sopra la testa, e per quanto lei tirasse non riusciva a sfilarla.
Daniel sospirò e le voltò le spalle, imitato da Gabriele.
- Scusate per la patetica discussione.- disse, rivolgendosi a Miley e Devon - Fa così da quando non deve più battersi con noi Custodi…- e scosse lentamente la testa, apparentemente esausto - Allora, aggiornamenti?- chiese, guardando Timmi - Come mai ne porti sempre più del dovuto?- aggiunse, come ripensandoci.
- Oh, bhè, sai…- ridacchiò lui - Sono un tipo socievole.-
Raccontò al Custode ciò che era successo dopo che aveva raggiunto Skin, poi chiesero a Devon di parlare loro di ciò che era successo da quando Miley era con lui. Il ragazzo esitò un attimo prima di parlare, ma alla fine dovette scegliere di fidarsi, perché non si interruppe e non sembrò nascondere niente.
Raccontò quello che poteva, anche se le informazioni che diede non parvero avere, a giudicare dalle facce di Liz o di Timmi, un valore poi così rilevante. Daniel e Gabriele, dal canto loro, non lo fermarono né gli fecero domande che tradirono un’eventuale sfiducia nei suoi confronti: se temevano per la presenza di un Emissario nel castello, non lo diedero a vedere. Forse gli stavano dando il beneficio del dubbio.
Tuttavia, quando Devon ebbe terminato il breve resoconto lo avvertì che per un po’ lo avrebbero tenuto d’occhio, e che sarebbe dovuto rimanere con qualcuno del gruppo per tutto il tempo, così che lo sorvegliasse.
- Bene.- disse Daniel, quando ebbero tutti finito di parlare - D’accordo. C’è altro?-
- Sì, voglio una mano!- esclamò Liz, ancora impegnata con la sua tunica.
- Prova a sbottonarla.- le suggerì Gabriele - Quanto a voi, abbiamo delle notizie da darvi, e non vi piaceranno.-
- Che notizie?- sospirò Timmi, preparandosi alla bomba.
- La barriera magica.- disse Daniel.
- Che barriera?- chiese Jo, coprendosi la testa per evitare uno scappellotto che non venne. Quando si rese conto di non essere il solo all’oscuro di tutto, si rilassò - Che barriera?- ripeté, sollevato.
- Quella che separa i mondi.- rispose Daniel - Sta cedendo.-
- Cosa?!- esclamarono Timmi e Devon in coro.
- Purtroppo è così.- annuì cupamente Liz, finalmente liberatasi dalla veste - Si sta indebolendo, progressivamente e sempre più rapidamente. È cominciato quasi un anno fa, poco dopo l’ultima Convergenza, ma solo ora ce ne siamo resi conto, perché ogni tanto vengono avvistate delle crepe.-
- Ehm…- fece Jo - Scusate, ma continuo a non capire. Non verrò picchiato, vero?- chiese subito dopo.
Timmi sbuffò scocciato, ma Daniel ridacchiò.
- No, non verrai picchiato.- rispose - Vedi, i mondi… ovvero la Terra e tutti i regni della magia, come quello dove sorgono i Cancelli del Male o quello in cui abita Liz, sono separati dalla barriera magica che, molto tempo fa, venne generata per limitare i contatti tra magia e non magia, e questo lo dovresti sapere. Fino ad ora la barriera non ha mai avuto problemi, ma poco tempo fa abbiamo riscontrato segni di cedimento nella sua struttura, come se fosse diventata troppo vecchia. In questo modo, ci sono state le già citate crepe.-
- Crepe?- ripeté Xander - Volete dire che si aprono dei varchi?-
- Sì, ma di durata limitata e taglia ridotta, per fortuna.- disse Gabriele - Tuttavia diventano sempre più grandi, e durano più a lungo con il passare dei giorni. Non è ancora successo niente di irreparabile, per fortuna… la cosa peggiore, fino ad ora, è stata la imprevista traversata di un elfo spaesato in mezzo alla campagna della Germania. Nessuno l’ha notato, ma se dovesse risuccedere…- e trasse un profondo respiro fremente, le ali attraversate da un tremito.
- Avete idea del perché stia accadendo?- chiese Nadine.
- Forse qualcosa ci è venuto in mente.- disse il Custode dell'Eden. Si rivolse a Miley, con aria comprensiva - Non voglio incolparti di niente, perché non sei tu ad aver scelto di possedere il Talismano del Patto di Sangue, sia ben chiaro… ma ho paura che dipenda proprio da quello: temo che stia indebolendo la barriera magica.-
Lei sgranò gli occhi, senza capire bene cosa stesse dicendo quello strano uomo.
- Ehm…- disse - Io… mi dispiace, ma non capisco.-
- Vedi, come ho già spiegato, i mondi magici…- le disse lui, paziente - … sono separati tra loro e dalla terra da una potente barriera magica, formata molti millenni fa. Per tutto questo tempo, maghi e creature magiche sono rimaste isolate dagli uomini e le donne normali, che ne ignorano quasi del tutto l’esistenza. Purtroppo, però, la barriera sta perdendo efficacia.-
- Sì, questo l’avevo capito.- annuì lei - Non mi è chiaro il problema… insomma, avete paura che la gente sappia di voi?-
- Magari fosse tanto semplice.- sospirò Liz - Se dipendesse solo da questo non la faremmo troppo lunga… credo… non so, a Dante piace lamentarsi di tante cose…-
- Solo di te.- la interruppe Daniel - Ad ogni modo sì, ci lamenteremmo, ma la soluzione sarebbe relativamente semplice, paragonata a ciò che realmente rischia di succedere.-
Adesso Miley sentì di cominciare a spazientirsi: voleva che qualcuno, una buona volta, parlasse chiaro. Devon parve comprenderlo, perché intervenne subito:
- Il fatto è che…- spiegò - … se la barriera cedesse, i numerosi mondi che coesistono su diversi piani esistenziali… cioè in delle specie di realtà alternative… si ritroverebbero tutti nello stesso universo e nello stesso punto, contemporaneamente. E ciò provocherebbe un paradosso tale da scatenare…-
- … la fine del mondo.- sbuffò Timmi - Perché cavolo l’ho salvato così spesso, mi chiedo io…- grugnì, seccato.
Miley sentì un cerchio prenderle la testa, e barcollò. Devon corse a sorreggerla.
- Come mai ha cominciato a cedere proprio ora?- chiese il mezzodemone, gettandole uno sguardo comprensivo.
- Non so dirtelo.- ammise Gabriele - Ci stiamo ancora lavorando.-
- Meglio se la fai sedere.- disse Daniel, rivolgendosi a Devon - Noi finiamo di parlare con loro, poi potrete andare. Jo, accompagnali.-
Devon condusse Miley fuori, nell’atrio, in quel momento totalmente deserto, e la fece sedere sulla prima poltroncina che trovò. Jo li seguì, un po’ impacciato.
- Ehm… qualcuno ha fame?- chiese ai due, vagamente imbarazzato.
Devon scosse la testa.
- No.- rispose - Siamo a posto.-
Il ragazzo fece un rigido cenno affermativo, senza guardare nessuno.
- Bhè… io vado a prendere un panino.- borbottò - Torno tra un secondo… voi restate qui.- e si allontanò lungo un corridoio, sempre mugugnando tra sé.
Devon lo seguì con lo sguardo per un istante, ma poi si rivolse a Miley, che aveva affondato il viso tra le mani.
- Come ti senti?- chiese.
- Uno schifo.- rispose lei - Un vero… schifo.- ripeté, scandendo l’ultima parola. Sembrava essere davvero esasperata - Odio questo cazzo di coso che ho dentro… vorrei tanto che tu mi ammazzassi…-
- Non dirlo nemmeno per scherzo!- sbottò lui - Vedrai, troveremo una soluzione. Scommetto che staranno parlando di questo, là dentro…-
Queste parole gli provocarono un’improvvisa ispirazione: già, di cosa stavano parlando, in quel momento? Gettò un’occhiata alla porta d’oro, socchiusa, fremente di curiosità, poi diede uno sguardo al corridoio: Jo non si vedeva ancora. Si voltò di nuovo verso Miley.
- Senti, io vado ad origlia… a sentire di che parlano. Se hai bisogno di qualcosa chiamami.-
Lei annuì, il volto ancora coperto, e il ragazzo si allontanò per sentire cosa dicevano di là: fino a quel momento aveva raccontato loro ciò che era successo, anche dell’incontro con l’Alleanza delle Ombre, perché non aveva niente da nascondere. Non c’erano dettagli rilevanti, e quindi non gli costava nulla parlarne, mentre tacere poteva solo tradursi in ritorsioni. Questo, però, non stava a significare che si fidasse completamente di loro: era il momento di cautelare un po’ sé stesso e Miley, adesso.
- … chiedere all’Evocatore.- stava dicendo Daniel - È lui che l’ha sigillato, quindi deve sapere come controllarlo.-
- Non puoi tirarlo fuori e basta?- chiese Xander - Insomma, non conosci nessun incantesimo?-
- Non bastano gli incantesimi comuni.- disse Liz - Nemmeno io o i Custodi dell'Eden possiamo generare sufficiente magia per estrarlo, perché il Talismano è in grado di annullarla all’istante, come se mai fosse esistita. Dobbiamo chiedere a Marek perché lui è il solo a conoscere il modo per controllarlo, visto che è anche quello che l’ha sigillato.-
- Ma non è… sì, insomma… morto?- chiese il ragazzo.
- Come Custode dell'Eden, posso attraversare quando voglio i confini della vita e della morte, anche se ho bisogno di un buon motivo per farlo.- rispose Daniel - Non è una cosa che gli piacerà, conoscendolo, ma è necessario. Potrò farvi sapere in un paio di giorni, dipende da quanto ci metterò a trovarlo e da quanto sarà bendisposto nel vedermi.-
- E se dicesse che non c’è modo di estrarlo?- chiese Alis - Come si fa?-
Daniel aggrottò la fronte.
- Cosa ti fa pensare che sia impossibile?- chiese, più curioso che sorpreso.
- Bhè, l’Evocatore l’ha sigillato secoli e secoli fa…- spiegò lei, stringendosi nelle spalle - Non è ovvio che il portatore si sia magari accorto, ogni tanto, di avere una facoltà potente come quella di annullare le magie? I maghi esistono da sempre, in fondo, ed hanno tentato spesso di tornare sulla terra.-
Il Custode dell’Eden fece un sorrisetto, incrociando le braccia, ed annuì. Sembrava compiaciuto.
- Forse ho capito cosa vuoi dire.- disse Nadine - Immagino che voi vi sareste accorti se qualcuno avesse mai imparato a controllare il Talismano, giusto?- chiese, rivolgendosi al Custode, che annuì.
- Il Sommo Concilio non esiste da molto e i miei predecessori erano un tantino maldisposti verso l’umanità, ma Marek e i suoi alleati avrebbero notato qualcosa di sicuro, osservando la terra.- rispose - Sai com’è… avevano i loro motivi di interesse.- aggiunse amaramente - I miei complimenti ad Alis per esserci arrivata da sola.-
- Quindi nessuno ha mai imparato ad usarlo.- terminò Timmi - Di conseguenza, o in tutte le sue vite passate Miley è stata una sorta di povera mentecatta o…-
- … o non può essere controllato.- Daniel sospirò con un po’ di sconforto - Effettivamente ci avevo pensato. Ma non so come fermarne i poteri in quel caso, senza distruggere il Talismano… e quindi il suo portatore.-
- Quindi andrebbe uccisa Miley.- disse lentamente Timmi - Sì… capisco…-
Devon si allontanò di corsa dalla porta: aveva sentito abbastanza, ed aveva la nausea.
- Andiamo!- esclamò, afferrando Miley per un braccio e trascinandola verso la porta di bronzo.
- Cosa?- chiese lei, confusa.
- Te lo spiego, dopo, ora andiamocene di qui!-
La trascinò fino alla porta di bronzo e la aprì: oltre, c'era una sorta di vortice lucente e scintillante, che conduceva chissà dove. Stando a Timmi (se aveva detto il vero) li avrebbe portati ovunque volessero. Devon sperava che non avesse mentito.
- Dove stiamo andando?-
- Da qualche altra parte.- rispose in fretta - E prega che sia abbastanza lontano.-
 
***
 
Era ormai buio pesto, sulla terra. Forse era addirittura mezzanotte, ma non avendo un orologio non potevano saperlo per certo. Il cielo sopra di loro era coperto da pesanti nuvoloni neri che minacciavano pioggia, mentre l’aria gelida sferzava i due ragazzi, che non avevano indosso nemmeno un cappotto. Intorno a loro non si vedeva quasi niente, poiché non c’erano né lampioni, né stelle né la luna ad illuminare la notte. Da qualche parte si sentiva il rumore scrosciante di un fiume, o di un ruscello, che produceva un suono pigro e sonnacchioso. Era molto rilassante da ascoltare.
- Dove siamo?- chiese Miley, faticando per non battere i denti.
Devon non rispose e cercò di accendere un lume magico. Purtroppo la vicinanza di Miley gli impedì di ultimare l’incantesimo, e fu costretto ad allontanarsi per evocare una semplice torcia elettrica.
- Dove siamo?- chiese ancora lei, cominciando a spazientirsi e a tremare di freddo, mentre lui faceva scattare l’interruttore ed illuminava finalmente la zona.
Il luogo in cui si trovavano si rivelò essere un paesaggio posto probabilmente ad alta quota, come se fossero in collina o, più probabilmente, in montagna. Ora che c’era la luce, riusciva anche ad intravedere un corso d’acqua non lontano, scintillante e non particolarmente profondo.
- Siamo a casa mia.- rispose Devon - O meglio, ciò che ne è rimasto.-
Puntò il fascio di luce verso un cartello stradale penzolante ed arrugginito: sopra, con vernice scrostata, era dipinto un malinconico “Benvenuti a Sleepy Creek”.

In barba a chi aveva pronosticato una profonda fiducia tra Devon e Timmi :P
Che volete farci, l'ho detto che la storia era lunga. Ah, un'altra cosa (piccolo spoiler a cui non posso resistere): presto arriverà uno dei miei personaggi più belli.
Ora ringrazio come sempre Ely79 e _Arse_ per le loro recensioni, e vi saluto tutti!

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Capitolo 9
*** Cap. 8: Le prime brecce ***


Devon condusse Miley per le strade sudice e danneggiate accanto a palazzi in rovina, vuoti e tristi, dalle finestre buie e prive di alcuni pannelli di vetro, con persiane penzolanti e marce per gli agenti atmosferici e l’incuria. Su ogni cosa era posato un pesante strato di polvere, sintomo evidente dell’abbandono del luogo, eccezion fatta per una traccia di neve qui e là, caduta in quei giorni e non ancora sciolta. Un paio di pozzanghere in giro avevano iniziato a congelare per via della bassa temperatura e dell’alta quota. C’erano auto ai lati delle strade (ma anche nel bel mezzo della carreggiata) che recavano chiari segni di incidenti e di urti: portiere e finestrini sfondati, ammaccature, fanali distrutti, lamiere squarciate e tettucci sventrati a suon di artigli. Alcune avevano addirittura cappottato, o perso ruote, parabrezza e paraurti. Ogni tanto si vedevano le tracce scure di un vecchio incendio da tempo domato, e lo scheletro di una casa arsa fino alle fondamenta si ergeva a stento lungo una via, pericolante e quasi totalmente erosa dallo scorrere degli anni. L’asfalto era macchiato in più punti, e sagome bianche erano state tracciate accanto alle macchie, simili agli stickman dei videogiochi, ma molto più sinistri ed inquietanti.
L’atmosfera era tremenda.
- Questo posto mi mette i brividi!- esclamò Miley, infreddolita e a disagio, camminando dietro Devon, che la teneva per la mano - Perché siamo venuti proprio qui?-
- È l’unico posto che mi è venuto in mente.- rispose Devon - Ci sono tornato solo per necessità, altrimenti non l’avrei mai fatto. Resteremo solo per la notte, poi domani andremo da qualche altra parte, te lo giuro. Vediamo… sì, dovrebbe essere qui…-
Avevano raggiunto un portone sfondato anni addietro, di un vecchio edificio del tutto identico agli altri. Devon la condusse dentro e poi su per le scale, passando accanto a macchie secche e scure, ormai dimenticate anche dai parassiti, sulla cui origine Miley non voleva indagare.
- Perché siamo qui?- chiese la ragazza, mentre passavano accanto ad una scia nera che, dal pianerottolo del primo piano, saliva lungo il muro fino al piano di sopra accanto a loro, simile ad un sinisto corrimano - Perché questo edificio?-
- Perché casa mia era vuota.- disse il ragazzo - Il Divoratore di Anime l’ha solo un po’ strapazzata, ma è ancora quasi intera, e non c’è sangue, per quello che ricordo. Possiamo dormire lì.-
Raggiunto il terzo pianerottolo, Devon la condusse fino ad una porta nel mezzo del corridoio, scardinata come quasi tutte le altre, e segnata profondamente da quelli che sembravano artigli. Oltre, nell’ampio ingresso, c’era qualche mobile marcio, un vecchio divanoletto sfondato e diversi strati di polvere. Sopra ad una sudicia credenza, nell’angolo più lontano da loro, c’era un nido d’uccello completamente vuoto. Forse il suo proprietario era migrato.
- Darò una pulita e sistemerò il divano.- disse lui - Poi potremo riposare.-
Con la ragazza a debita distanza sistemò il divano e lo disinfestò dalle pulci e dalle cimici, poi pulì il pavimento, prese qualche legno dai vecchi mobili rimasti e accese un fuoco sotto la finestra.
I due si sedettero attorno al piccolo falò, ed il ragazzo spiegò a Miley perché erano scappati tanto di fretta. Lei non ebbe particolari reazioni quando seppe ciò che lui aveva sentito. Si limitò ad ascoltare in silenzio, mentre i suoi grandi occhi marroni guardavano un punto lontano, velati e distanti.
- Come stai?- chiese Devon.
- Sto bene.- rispose lei, laconica. Aveva lo sguardo fisso e fermo, e si rifiutava di guardarlo. Era certamente oltre il limite - Sto bene.- ripeté, come se si fosse scordata di averlo già detto.
- Ne sei sicura?- domandò il ragazzo, certo del contrario.
- Sì.- annuì lei, ancora con quell’espressione neutra.
Il suo atteggiamento cominciò a preoccuparlo. Ripensò a tutto ciò che era successo quel giorno: Skin, l’incontro con l’Alleanza delle Ombre, l’arrivo di Timmi a stanarli, il risveglio in casa di Liz Addley, la conoscenza di Daniel e dell’arcangelo Gabriele, la consapevolezza di stare causando una progressiva catastrofe che avrebbe colpito tutto ciò che eisteva...
- Sei a pezzi.- disse Devon - E non serve dirmi il contrario.-
Lei strinse i pugni, mentre la sua espressione diventava feroce.
- Ma certo che sono a pezzi…- disse lentamente, rabbiosa - Mi sto nascondendo da giorni, sono inseguita da dei pazzi assassini, con te che continui a chiedermi come sto…-
- Sono solo preoccupato per te.- spiegò lui.
- Fino ad ora, preoccupandoti per me mi hai solo messa in un mare di guai!- esclamò - Ti rendi conto di quanto siano lunghi tre giorni, quando ti stai nascondendo?-
- Sì, lo so.- ammise Devon - Ti prego, Miley… io voglio soltanto aiutarti.-
Lei gli voltò le spalle, arrabbiata e spaventata. Non riusciva più a sopportare quella situazione.
Tuttavia, si sentì anche dispiaciuta per essersela presa con lui: Devon, da quando era sbucato fuori, aveva veramente cercato solo di aiutarla. A differenza di Skin, che era apparso all’improvviso in una strada buia e deserta, o di Timmi, che aveva abbattuto una porta e l’aveva aggredita, lui si era fatto avanti in pubblico, in pieno giorno, mostrandosi piacevole, disponibile ed anche un po’ simpatico. Le aveva salvato la vita (anche se adesso non ne era del tutto sicura, considerando l’attuale situazione) più di una volta, mettendo a rischio la sua. Per ben due volte era stato ferito, una delle quali in modo piuttosto grave.
Non era colpa sua se l’Alleanza delle Ombre li aveva presi in giro entrambi (sempre che ci si potesse fidare delle parole di Timmi) o se il Sommo Concilio aveva deciso di ucciderla in caso di bisogno. Nessuno gli aveva chiesto di portarla via da loro. Era stata una sua deliberata scelta, e per farla era stato costretto a gettare via tutto ciò che aveva: la vita da Emissario delle Ombre, che per lui era significata tanto, la propria sicurezza e la possibilità di vivere tranquillo, lasciando oltretutto suo padre in mano al Sommo Concilio. In effetti, era più o meno nelle sue stesse condizioni.
- Scusami.- disse piano - Non volevo urlarti addosso.-
Devon scosse la testa, comprensivo.
- Lo so.- rispose - Non ti preoccuparti.-
- Sono sfinita, e mi piacerebbe poter tornare a casa.- ammise.
Lui annuì cupo, e non disse niente.
- Ora voglio dormire.- aggiunse lei, dopo un istante di silenzio.
Il ragazzo annuì ancora una volta, fissando il fuoco.
- Trovo delle coperte.-

Mentre la ragazza si stendeva sul divanoletto, lui si procurò un’amaca su cui sistemarsi. Rimase sveglio per qualche minuto, pensieroso: Miley era una normalissima ragazza di diciassette anni, che non aveva mai saputo, in tutta la sua vita, di ciò che aveva in corpo o di cosa esisteva appena oltre lo sguardo degli esseri umani. Il suo sfogo era perfettamente prevedibile, quindi. Anzi, era addirittura sorpreso che non fosse crollata prima, o che la perdita di controllo non avesse avuto una durata più lunga.
Sospirò tra sé, rigirandosi nell’amaca, in preda ad una forte sensazione di sconforto: perché proprio alle persone che meno le meritavano capitavano le peggiori disgrazie?
Sentì un piccolo singhiozzo provenire dal divano. Si alzò a sedere, e vide Miley, rannicchiata, che piangeva in silenzio, dandogli le spalle. Si alzò e si stese accanto a lei, passandole un braccio sulle spalle, stringendola per rassicurarla.
- Troveremo un rimedio.- promise.
Lei non gli rispose.

Ad alcuni isolati di distanza da loro, in un piccolo negozio abbandonato, una saetta irregolare si disegnò sulla parete più in fondo. Era sottile e splendente, di un’accesa tonalità azzurro cielo, che irradiò la propria luminosità nel resto della stanza, quasi fosse fatta di luce pura. Nella fessura, la quale si allargò leggermente fino a diventare un’autentica crepa, si insinuarono dita grosse come salsicce, che separarono con forza i due lembi, cercando di allargare la fenditura. Questa cominciò a gemere e ad allargarsi lentamente, finché non si aprì di più… molto di più.
Un corpo massiccio passò attraverso il passaggio che si richiuse all’istante alle sue palle e cadde a terra, frustando l’aria con la sua lunga coda sottile.
Il gigantesco essere si alzò in piedi, sfiorando il soffitto con la testa cornuta, e cominciò ad avviarsi verso l’uscita sfondata del negozio, trascinando la pesante clava dietro di sé.

Il mattino dopo (si svegliarono abbastanza presto, visto che il sole aveva appena cominciato a sorgere), Devon e Miley scoprirono di essere alquanto affamati, non avendo cenato la sera prima. Purtroppo, non avendo niente da mangiare furono costretti a tirare la cinghia e resistere: presto sarebbero andati da qualche parte per sfamarsi, e in ogni caso rimanere lì sarebbe stato sciocco.
Devon, appena sveglio, si allontanò di alcuni passi e gettò su se stesso un incantesimo che, a quanto le disse, avrebbe camuffato i suoi poteri, rendendoli difficili da seguire. Non avendo tuttavia la possibilità di fermarsi, incantesimi di protezione simili a quelli adottati per la sua casa sarebbero stati assolutamente inefficaci.
Di conseguenza, prima o poi li avrebbero trovati anche lì.
- Hai già pensato a cosa faremo adesso?- chiese la ragazza, infilandosi le scarpe.
- Non ne sono proprio sicuro, sinceramente.- ammise - Però so dove possiamo nasconderci, almeno per qualche tempo.-
- Ah sì? Ed è un luogo con l’acqua corrente, i termosifoni, i muri interi ed il frigo pieno?-
Devon sorrise tra sé: se era in grado di scherzare, allora forse stava un po’ meglio della notte prima.
- Forse, se troviamo qualcosa di adatto.- ridacchiò lui - Pensavo ad una grande città, qui sulla Terra. C’è pochissima magia, il che renderà difficile rintracciarti, e ci potremo confondere tra la folla. Basterà tenere basso il profilo e alta la guardia.-
Era appoggiato alla finestra, e sembrava piuttosto fiducioso delle sue parole. Miley sorrise, non del tutto convinta: aveva la sensazione che cercasse piuttosto di rassicurarla. In ogni caso non ribatté, cominciando a concentrarsi sull’altra scarpa.
Lui le sorrise brevemente di rimando e si voltò un momento per osservare il panorama, forse conscio che quella era l’ultima volta che vedeva Sleepy Creek e desideroso di osservarla meglio, per quanto devastata e spettrale fosse adesso. Poi si ritrasse di scatto, spalmandosi sulla parete, terrorizzato.
- Che c’è?- chiese Miley, allarmata.
- Prendiamo tutto e andiamocene!- esclamò sottovoce.
- Ancora?-
- Sì!- rispose lui - C’è qualcosa qui sotto! Grazie a Dio che ho guardato…-
- Cos’è?-
- Non ne ho idea, ma dobbiamo darci una mossa!- disse Devon - Il poco che ho visto non mi è piaciuto granché!-
- Potrebbe essere… il Sommo Concilio?-
Lui scosse la testa, come a dire che non ne aveva idea. Uscirono di corsa dall’appartamento e sentirono un rumore ansante e rasposo provenire dal fondo delle scale, accompagnato da dei passi pesanti e piuttosto sonori, simili a sassi contro i gradini. Qualsiasi cosa fosse, stava salendo.
- Presto, le scale antincendio!- disse piano lui, dirigendosi verso la fine del corridoio.
Oltre le numerose porte c’era una finestra rotta che dava su una scala arrugginita e traballante, la loro unica via di fuga.
Scavalcarono di corsa la cornice e cominciarono a scendere giù per la scaletta metallica, rapidamente ma cercando di non fare troppo rumore.
Devon non aveva visto benissimo la cosa, poiché era già entrata quasi del tutto nel portone quando aveva guardato fuori dalla finestra, ma se la sua intuizione era giusta allora avrebbero fatto meglio ad allontanarsi. Sperava solo che non li avesse notati, o che non fosse riuscito a sentire il loro odore…
Ci fu un verso orribile, diversi metri sopra di loro, e qualcosa abbatté il muro dell’edificio. I due si aggrapparono alla ringhiera della scaletta, la quale tremò parecchio, cercando di non cadere e allo stesso tempo di ripararsi dai detriti. Miley lanciò un grido, e Devon imprecò, poi ripresero immediatamente a scendere, senza più curarsi del rumore, mentre la struttura metallica, già destabilizzata dal crollo, tremava sotto i passi di un corpo lento e massiccio che arrivava da loro, scendendo come meglio poteva i pioli metallici, i quali minacciavano di cedere ad ogni scossa dell’intera struttura. Il suo orrido richiamo risuonò ancora, e qualcosa si abbatté sulla scaletta, che tremò più di prima. Qualche vite si ruppe o si staccò dal muro, e un paio di rampe si spezzarono con schiocchi secchi e rugginosi.
Raggiunta la fine si trovarono ad alcuni metri da terra; Devon spiccò un salto e rotolò sull’asfalto per assorbire il contraccolpo, poi si rialzò e prese al volo Miley tra le braccia, quando anche lei si lanciò.
- Andiamo!- esclamò la ragazza, prendendolo per mano.
- Un momento!- rispose lui, sguainando Chimaira.
- Vuoi fermarti a combattere?- gridò Miley - Adesso?-
- Non è mia intenzione!- esclamò in risposta.
Ora tocca alla capra. Pensò, stringendo la testa corrispondente.
Le venature della lama stavolta, anziché infiammarsi, brillarono di un’intensa luce giallognola e si staccarono dal metallo, diventando una sorta di copertura saettante.
Quando fu pronto colpì con forza il muro, provocando diverse crepe sulla facciata. La scaletta tremò terribilmente, ed alcuni sostegni cedettero. La creatura, tuttavia, non rallentò.
Il ragazzo colpì di nuovo, e stavolta fece franare alcuni mattoni, mentre molti altri sostegni si staccavano dalla parete ed il mostro, stavolta, si fermò per aggrapparsi alla ringhiera. Devon sferrò il colpo definitivo, e la scala antincendio cedette del tutto, crollando verso il basso con il mostro sopra, tirandosi dietro una parte della parete. La creatura si schiantò sull’asfalto con un disgustoso scricchiolio spezzaossa, sollevando una nuvola di polvere e calcinacci, mentre mattoni e metallo gli cadevano addosso. La bestia, non ancora morta, cominciò a lamentarsi atrocemente sotto le macerie.
- Andiamo, presto!- disse Devon.
I due corsero fino ad un vecchio parcheggio pieno di carcasse di auto, completamente distrutte o bruciate, si accovacciarono vicino ad una vecchia Ford Escort e si Proiettarono via.

***

Timmi, Skin, Darth e Trys comparvero nel bel mezzo della strada asfaltata che conduceva dentro la minuscola cittadina di Sleepy Creek, seguendo le indicazioni del Fantasma che, dopo aver passato praticamente tutta la notte a cercarli, era riuscito a ricostruire il percorso che avevano fatto dal palazzo del Sommo Concilio fino a lì: poteva non sembrare, ma quella dannata porta magica era dotata di molte misure di sicurezza per impedire che gli agenti in missione segreta venissero seguiti.
L’inconveniente, tuttavia, era quello di perdere di vista chi non avrebbe dovuto allontanarsi.
Timmi aveva già speso qualche decina di minuti ad imprecare e maledirsi quando si era accorto della loro fuga (e a minacciare ogni singola estremità del corpo di Jo con la Fiaccola e gli artigli), e si era subito messo in moto per cercarla con l’aiuto degli altri.
- L’ha portata qui?- chiese stupito il Darth, guardandosi attorno e aggrottando la fronte sotto i capelli rossi - A Sleepy Creek? Con tutti i posti che ci sono al mondo?-
- È inutile che guardi me, io seguo solo le tracce.- rispose pacato Skin - Probabilmente è il primo posto che gli è venuto in mente. E, diciamocelo, è stata una buona idea, qui non rischiava di veder comparire lui.- e fece un cenno verso Timmi.
Il mezzodemone stava guardando la città fantasma davanti a lui con sguardo rabbioso, le mani affondate nelle tasche dei jeans.
L’idea di ritrovarsi lì lo irritava. Quando avevano attraversato la porta magica, una volta identificato il percorso, aveva pensato di essere pronto, di poter entrare in città senza troppi problemi. Dopotutto, aveva già accettato di avere un demone nel proprio corpo, di aver dovuto uccidere suo fratello per il bene di tutti e di non poter fare a meno dei propri poteri, per quanto pericolosi potessero essere. Una quisquilia come un viaggetto a Sleepy Creek non avrebbe dovuto preoccuparlo… in teoria.
Serrò convulsamente i pugni dentro i pantaloni, abbracciando con sguardo cupo l’intero paesaggio devastato, che ancora portava su di sé i segni del passaggio di Kyle. Erano anni che non tornava più lì: l’ultima volta che si era trovato da quelle parti si era trattato di una visita obbligata, in quanto doveva cancellare il suo nome dai registri anagrafici.
- Se vuoi possiamo fare da soli.- disse Trys, distogliendolo dai suoi pensieri - Così puoi ricominciare a strangolare Jo. Ho delle corde da impiccagione a casa che…-
- Trys, non rompermi le scatole.- sbuffò Timmi - La responsabilità di quei due è mia, quindi vengo anch’io.-
- Ancora non ho capito dov’è la tua squadra, però.- disse Darth.
- A dormire.- rispose acido lui - Jo è meglio se resta in panchina finché non mi passa l’attacco di bile. E gli altri erano ben contenti di farsi una dormitina, li ripaga della vacanza interrotta. Nadine ha protestato un pochino, ma le ho promesso di non tagliarli fuori, e comunque…-
Si interruppe poco prima di dire che non li voleva attorno anche per un altro motivo: quando aveva saputo di dover tornare a Sleepy Creek un’altra volta, aveva deciso che era meglio farlo da solo. Era già abbastanza brutto stare lì, per lui, ma non avrebbe mai sopportato la loro stucchevole e stomachevole (benché sincera e benigna) compassione. Anche quella che sentiva da Trys e gli altri lo seccava. Non voleva la pietà di nessuno, non per rifiuto puro quanto perché aveva imparato a cavarsela da solo, in quelle circostanze, e preferiva che le cose restassero così.
- E il tuo capo, lo sceriffo Owens?- chiese Skin, probabilmente per cambiare argomento.
- Oh, lui se la spassa con un clone magico da più di una settimana.- rispose, stringendosi brevemente nelle spalle - Non si accorgerà di niente, da me non succede nulla se non lo voglio io. Ora possiamo andare?-
Il gruppo si inoltrò nella piccola cittadina vuota, percorrendo le strade silenziose. Timmi si guardava attorno con scarso interesse misto a malinconia: quella, molto tempo addietro e per pochi anni, era stata la sua casa, prima che Kyle la facesse a pezzi massacrandone gli abitanti. Adesso era solo un rifugio per animali selvatici, insetti e polvere, piena di macerie, sangue putrido, sagome di gesso e rifiuti.
Una città fantasma che ogni tanto attirava turisti in cerca di luoghi macabri, ragazzini che credevano di venerare Satana per essere forti e potenziali serial killer in cerca dell’ispirazione. Non c’era più niente, per lui, tra quelle mura in rovina, ed era d’accordo con gli altri su una cosa: Devon, portando Miley lì, non avrebbe mai rischiato di incrociarlo, senza Skin a dirgli dove cercare.
Per avere qualcosa da fare che non fosse seguire il suo amico o compatire quel luogo freddo e vuoto (per non dire compatire se stesso), alzò il naso in aria e cominciò a fiutare in giro, alla ricerca di qualsiasi traccia degna di nota.
- Sento il loro odore.- dichiarò - Posso dire con certezza che sono passati di qua, non più tardi di ieri sera.-
- Bene.- disse Skin - Allora è meglio se continui tu. L’odore è più difficile da nascondere delle tracce magiche. Seguilo finché riesci a sentirlo.-
Lui annuì.
- Okay.-
Sniffò un po’ nei dintorni e poi ricominciò a camminare, ricorrendo all’olfatto da demone che si ritrovava, talmente sviluppato da consentirgli di scovare una preda a chilometri di distanza. Adorava riuscire a sfruttare a proprio piacere tutte quelle caratteristiche minori. Non aveva ancora il completo controllo su tutti i suoi poteri (se si arrabbiava troppo finiva col modificare almeno parzialmente il proprio aspetto, e ancora non sentiva il caldo o il freddo come gli altri), ma poter vedere meglio di chiunque e avere un odorato e un udito come i suoi non era affatto male.
Condusse il gruppo fino a un portone sfondato, e lì si fermò un momento, sentendosi decisamente perplesso: l’odore dei ragazzi non era più solo.
- Che c’è?- chiese Trys - Finita la traccia? Possiamo cambiare nastro?-
- No…- rispose lentamente lui - Ma si è aggiunta la… cacca di mucca.-
Il trio alle sue spalle si scambiò un’occhiata stupita ed incredula.
- Eh?- chiesero in coro.
- Cacca di mucca.- annuì il mezzodemone - E pure parecchia… qui qualcuno ha dato di intestino dopo una settimana di stitichezza, ve lo dico io…-
E cominciò a salire su per le scale, diretto ai piani superiori. Lungo il tragitto l’odore divenne tanto intenso che ormai cominciavano a sentirlo tutti quanti: c’era davvero puzza di bovino.
Quando raggiunsero il terzo pianerottolo, Timmi si fermò di nuovo.
- Qui la traccia si divide.- annunciò - La cacca di mucca è salita di sopra, e i nostri fuggitivi si sono fermati qui.-
E proseguì lungo il corridoio, fino ad entrare in una porta aperta sulla sinistra. Lì trovarono i resti di un piccolo fuoco, un divanoletto pieno di coperte nuove e un’amaca.
- Hanno decisamente passato la notte qui.- disse Skin.
- Però, sei bravo a constatare l’ovvio.- sbuffò Timmi.
- Il fuoco è ancora tiepido.- annunciò Darth, che era andato a controllare, inginocchiandosi e mettendo una mano a debita distanza dai legni bruciati - Direi che non si è spento da molto. Forse sono appena andati via.-
- Con la magia possono essere andati ovunque.- disse Trys - Che poi corrisponde a nessun luogo… quindi forse non sono da nessuna parte, come io e Darth vent’anni fa. Non è un brutto posto, ma un po’ vuoto… però c’è spazio per la tua collezione di vertebre di moffetta. Oppure potrebbero essere da qualche parte, magari a Honolulu. Non sarebbe male, lì fa un po’ più caldino…-
- Bhè, comunque hanno lasciato la stanza a piedi, sento ancora il loro odore.- disse Timmi, uscendo e ignorando i deliri dell’amico - Venite, da questa parte.-
Li portò fino al fondo del corridoio (con Trys che proseguiva il proprio monologo), e lì trovarono la parete crollata, lasciando un buco nel corridoio e in sei appartamenti diversi. Finalmente, il Folletto si interruppe per lanciare un fischio sommesso
- Però…- commentò Trys, guardando il danno - Kyle si è scatenato, qui. Cos’è, non gli andava di fare le scale? Perché poteva usare l’ascensore… ah, già, qui non c’è…  ma poteva fare il condono e…-
- No, questo non l’ha fatto lui.- disse Timmi, mentre Darth gli dava un cazzotto sulla testa per zittirlo - Non c’era quando venni a cancellarmi dai registri dell’anagrafe e a setacciare la città in cerca di indizi sull’accaduto. E poi, sento di nuovo la cacca di mucca.-
- Ancora?- sbuffò Darth - Secondo me ti sono andati a male i seni nasali.-
- Ah, sì? E allora guarda laggiù.-
Sotto di loro c’era un cumulo di macerie, tra le quali si vedevano alcuni arti scuri e pelosi agitarsi debolmente. Un flebile lamento si levava da lì.
- Cos’è?- chiese il Templare, aggrottando la fronte.
- Boh.- rispose Skin - Tanto vale dare un’occhiata.-
Lui, Darth e Trys si calarono giù con la magia, ma Timmi optò per una via più rapida: spiccò un piccolo salto ed atterrò quasi in piedi sull’asfalto, senza farsi un graffio.
- Esibizionista…- commentò il Skin quando lo ebbero raggiunto.
- No, ho solo stile.- e guardò la cosa tra le macerie, che si stava agitando un po’ di più e aveva aumentato il volume dei lamenti.
Da sotto il cumulo di mattoni videro spuntare delle grosse e lunghe (oltre che affusolate) corna bovine, mentre un enorme corpo peloso si dibatteva debolmente. Era quasi impossibile distinguere granché del suo aspetto, coperto in quel modo dalle macerie e dalle ferite.
- Cos’è?- ripeté Trys - Sembra davvero una mucca… e puzza come una mucca… no, come cinque mucche… ma dall’aspetto sembrerebbe di più un mucco.-
- Un Minotauro.- disse Skin - Come c’è arrivato quaggiù?-
- Se intendi sulla strada, deve essere stato Devon a farlo cadere.- disse Timmi - Deve aver stanato lui e Miley, e per tutta risposta l’hanno buttato di sotto. Se invece mi chiedi come è arrivato sulla Terra…-
- La barriera.- annuirono all’unisono tutti quanti.
- Deve essersi aperta una breccia.- constatò Skin - Ma è durata poco, o non sarebbe passato solo lui. È anche piccolo, come mostro… non è il Minotauro che si trova all’Inferno. Per ora, il danno sembra abbastanza contenuto, anche se in aumento.-
- Concordo.- annuì Timmi - Bhè, diamogli il colpo di grazia, questa povera bestia mi fa pena.-
Tutti quanti lo guardarono.
- A te?- chiese Darth.
- O a me o al demone, che ne so…- sbuffò lui - Comunque, non possiamo lasciarlo qui e basta, attirerà i mangiacarogne anche da vivo. E non fa molto per migliorare l’ambiente.-
Il Templare annuì e prese la sua spada, levandola sopra la testa, la punta rivolta verso il basso, stringendola con entrambe le mani.

- Qui finisce l’odore.- disse Timmi, vicino ad una Ford Escort semismantellata - Dovremo affidarci a Skin un’altra volta.-
Il Fantasma annuì.
- Speriamo solo che non si sia coperto troppo le spalle, questa volta.- disse - Già prima seguirlo non è stato proprio facile, ma se ora si dovesse essere messo una Coltre Coprimagia addosso…-
- Non puoi superarla?- chiese Trys.
- Certo, ma ci vorrà un po’.- rispose - Qualche ora, come minimo.-
- No, troppo tempo.- Timmi si rivolse a Darth - Le tecniche di tracciamento Templare funzionano anche con le coltri?-
- Posso trovare il luogo dove ha eseguito la sua ultima magia.- annuì lui - Ci vuole un’oretta, ma posso farlo, anche se non garantisco una gran precisione. Solo Demon era in grado di tracciare con sicurezza una Proiezione, usando questa tecnica.-
- Meglio un’ora che cinque.- commentò Skin - Fai una prova, io intanto mi metto subito all’opera, nel caso tu non riesca.-
Mentre i due cominciavano ad esercitare le proprie capacità, Trys e Timmi sedevano a terra, sospirando: quella caccia si stava allungando un po’ troppo.

***

Devon e Miley si trovavano a New York, in quel momento, a pochi isolati da Central Park. Seduti su una panchina di pietra, mangiavano una colazione a base di brioche, cappuccino e tramezzini.
Per Miley era stata una interessante scoperta sapere che il suo compagno di fuga poteva procurare quasi qualsiasi cosa, tramite l’Incantesimo di Creazione, denaro non magico compreso. Faceva comodo, certamente, anche se non era in grado di far comparire del cibo: a quanto le aveva detto, creare sostanze nutritive era impossibile, perché così le avrebbe sottratte al proprio metabolismo, rendendo dunque inutile il loro reintegro con l’alimento creato.
Spiegazioni e dettagli tecnici a parte, era piacevole starsene lì per qualche minuto, circondati da gente normale, mangiando cose normali, senza pensare a niente che non fosse normale.
Ma a dire il vero, di loro due solo Devon cercava di pensare a cose normali e a fare veramente di tutto per intrattenere una conversazione tranquilla con Miley perché lei dal canto suo, pur apprezzando i suoi sforzi, non riusciva a non pensare a quell’essere che li aveva inseguiti: il Custode dell'Eden aveva detto che il Talismano stava in qualche maniera logorando la barriera magica dei mondi, e quindi era logico pensare che la creatura fosse arrivata a Sleepy Creek proprio in quel modo.
Ma quante possibilità c’erano che un essere magico pericoloso ed aggressivo capitasse proprio nei pressi di due delle persone più ricercate di tutta la comunità magica?
Diede voce a questi pensieri una volta finito di mangiare, e Devon si accigliò a sua volta.
- Anche io ci ho pensato.- ammise - Non può essere una coincidenza, la Terra è troppo grande. La barriera non può essere forzata da esseri terreni, e i Custodi dell'Eden non sono così pazzi da provarci, o l’avrebbero fatto anche i loro predecessori per distruggere l’umanità, quindi la fenditura si è aperta da sola. Ma qualcuno ha messo quel mostro lì, per darci la caccia. Forse per ucciderci, forse per costringerci a scappare… non lo so, ma comunque non mi piace per niente.-
- E allora che cosa possiamo fare?- chiese lei - Continuare a nasconderci?-
- Solo finché non avrò trovato una soluzione.- sorrise lui - E la troverò, te lo prometto.-
Ma il suo tono, per quanto sicuro, non la tirò minimamente su. Più tempo passava, peggio si sentiva.
- Ascolta…- disse pazientemente lui, mettendo una mano sulla sua - … io ammetto di non sapere niente di come si estrae un talismano magico come il tuo da un corpo umano, ma un modo deve esistere per forza, l’hanno detto anche quelli del Sommo Concilio. Basta solo trovarlo, e poi potrai tornare alla tua vita.-
- E dove pensi di cercarlo?- chiese tristemente la ragazza.
- Farò delle ricerche.- rispose Devon - Procurarmi informazioni è il mio lavoro.-
Questo parve rassicurarla, tant’è vero che sorrise. Per scaricare un po’ i nervi, i due decisero di raggiungere il parco e di fare una passeggiata nel verde.
Camminarono sui sentieri più o meno frequentati, godendo di quell’attimo di tranquillità in una fuga che durava da ormai diversi giorni, godendosi un’aria decisamente meno gelata di quella che c’era a Sleepy Creek.
Raggiunsero uno dei tanti laghetti lì presenti, attraversato da una parte all’altra da un piccolo ponte in metallo e legno, e si sporsero per osservare l’acqua sottostante. Era ferma, fredda e di un intenso verde scuro.
Adesso erano quasi da soli, dato che gli altri passanti avevano proseguito la loro passeggiata o comunque si trovavano troppo distanti da loro. Miley si accorse di arrossire: da quando Skin aveva cercato di rapirla, loro due si erano ritrovati da soli un’infinità di volte, in modi che andavano ben oltre ogni sua più sfrenata immaginazione. Oltretutto, lui si era sempre mostrato incredibilmente disponibile nei suoi confronti, ed aveva sempre anteposto la sua incolumità ad ogni altra cosa.
I suoi pensiero vennero richiamati al presente da una serie di bolle che, gorgogliando, cominciarono a salire rapidamente dalle profondità del lago, mentre un’ombra scura si avvicinava alla superficie. I due si scambiarono uno sguardo, poi tornarono ad osservare la scena, il fiato sospeso: nessun pesce sarebbe stato capace di produrre tante bolle, né poteva avere una sagoma così grande, in un lago tanto piccolo. Forse si trattava di un’altra creatura magica, magari un mostro marino sbucato fuori da una breccia… qualcosa tipo Nessie, la creatura del lago di Loch Ness…
Entrambi si sentirono almeno parzialmente sollevati quando una testa piena di lunghissimi capelli color verde alga perforò l’acqua, emergendo lentamente, grondante e lucida.
Il volto rotondo di una splendida donna, o forse di una ragazza, affiorò sotto i loro sguardi sbigottiti, mentre la sua proprietaria rideva come una bambina. Quando li vide, i suoi grandi occhi viola si soffermarono su entrambi, poi eruppe in una seconda risata argentina.
- Oooh…- sussurrò sognante, roteando lentamente nell’acqua. Miley vide che aveva una specie di costume di alghe che le copriva il petto - Guarda guarda… due piccoli, giovani umani… due pulcini in una grossa gabbia di leoni… leoni fameeeeeelici…- aggiunse, sussurrando l’ultima parola con l’aria di chi si diverte un mondo.
- Chi è?- chiese pianissimo Miley, mentre lei rideva ancora.
- Una sirena.- disse Devon - Deve essere passata da una crepa anche lei.-
- Aaaah, dunque sai delle brecce, Emissario?- ridacchiò piano la sirena, stendendosi sulla schiena e galleggiando pigramente. La sua coda color verde argentato scintillò vivace, muovendosi appena nell’acqua - Sei in gamba, mio bel ragazzo…-
Devon sgranò gli occhi.
- Mi conosci?-
La sirena si immerse all’indietro, uscì di nuovo dall’acqua un po’ più vicina al ponte e li guardò con occhi sgranati, come una bambina che osserva con attenzione un adulto intento a raccontare una bella favola.
- Oh, sì…- sussurrò in tono misterioso, come se rivelasse un segreto importante - Vi conosco… e anche altri, vi conoscono. Vi conoscono entrambi… e vi cercano… vi cercano tutti… tuuuuuttiiii… - eruppe in una breve risatina da bambinetta che fece rabbrividire Miley e, per quello che vide lei, anche Devon.
- Chi ci cerca?- chiese il ragazzo.
- Tuuuuttiiiii…- ripeté piano la sirena, volteggiando nell’acqua con le braccia spalancate, il viso rivolto al cielo e gli occhi chiusi. Aveva un’espressione incredibilmente beata - Com’è bello vivere…- sussurrò, a quanto pareva tra sé - Ma voi state molto attenti.- continuò, diventando improvvisamente seria come una bambinetta che sgrida un adulto beccato a fare qualcosa di scorretto - Non dovete scappare sempre. Voi vi dovete fidare dell’Uomo Demone.-
I due si guardarono stupefatti, comprendendo così che nessuno di loro aveva capito cosa stesse dicendo.
- Di chi?- chiese Miley.
- E dovete stare lontani dal Demonio Uomo.- aggiunse, ignorandola e tornando a fare la morta nell’acqua del lago - Lui vi potrà fare del male… diffidate di lui, diffidate di coloro che lo proteggeranno…- si inabissò ancora e tornò a guardarli - Stategli lontani, o la Bestia… la Bestia uscirà dalla sua tana… vi troverà… e vi divorerà… tuttiiii…- e, ridendo di nuovo come una bambina molto piccola, la sirena scomparve nelle profondità del lago, e stavolta non ricomparve più.
A Miley venne la pelle d’oca: cosa voleva dire, e perché l’aveva detto a loro? E, soprattutto, come faceva a conoscerli?
A quanto pareva, anche Devon stava pensando alla stessa cosa, perché afferrò Miley per la mano e cominciò ad avviarsi lungo il sentiero, guardandosi attorno per sincerarsi che non ci fosse nessuno, lì in giro.

Stavolta un capitolo un po' più lungo. Ringrazio come sempre Ely79 e _Arse_, ma c'è anche RahzielRathalos, che ha appena aggiunto la storia alle preferite.

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Capitolo 10
*** Cap. 9: Una rissa tra rettili ***


Corsero in fretta fuori da Central Park e raggiunsero un ampio viale pieno di gente, ancora scossi per l’incontro con la sirena: non si erano aspettati di incontrare tanto presto un’altra creatura magica, né tantomeno di ricevere un simile avvertimento, reso ancor più sinistro dal tono della sirena, che aveva dato loro i brividi ancor più di quanto non avesse fatto l’idea di poter essere agguantati dal Minotauro.
- Cosa avrà voluto dire?- chiese Miley quando furono lontani dal parco vero e proprio - Chi sono questi “uomo demone” e “demonio uomo”? E di che bestia parlava?-
- Vorrei saperlo anch’io.- rispose Devon - Non ho mai sentito prima termini simili, e quella sirena era veramente paurosa. Insomma, non credo volesse minacciarci, non sembrava pericolosa… ma sicuramente faceva venire i brividi.-
- Ma non avrà… insomma… mentito?- chiese - A me sembrava che ci stesse prendendo in giro.-
- Non lo so.- ammise il ragazzo - Di solito, le sirene non sono ostili o burlone. Sì, attirano i marinai con il loro canto, ma non fanno del male direttamente alla gente, né si prendono gioco di loro. Questa mi sembrava un po’… diversa, ecco.-
- Bhè, a me non è affatto piaciuta.- disse la ragazza - Era davvero da brivido, oltre che completamente fuori di testa.-
- Già.- sospirò Devon - Faceva accapponare la pe…-
Ci fu uno schianto tremendo, alle loro spalle, e molte persone urlarono mentre la terra si scuoteva, attraversata da un’improvvisa spaccatura lunga quanto un treno. Devon si voltò di scatto, faticando a restare in piedi, e vide un’orribile spettacolo uscire dall’ennesima crepa della barriera magica.
Un serpente. Ma non uno tipo quelli del rettilario di uno zoo: questo era grande… anzi, enorme. Il suo lungo corpo ondeggiante, spesso come le spalle di un essere umano, arrivava fin quasi al livello del tetto degli edifici più bassi che c’erano lì attorno, scuotendosi con ferocia animale, la testa intenta a sibilare furiosa e a far saettare la lingua fino alle finestre dei palazzi vicini, il capo già al livello del terzo piano.
E ancora stava uscendo, come se fosse infinito: continuava a salire, soffiando furioso, attraverso la fenditura magica che si era aperta all’improvviso.
L’immenso, gigantesco mostro fu troppo per entrambi, che si fecero letteralmente prendere dal panico e cominciarono a gridare come tutti gli altri lì attorno, indietreggiando il più in fretta possibile, incapaci di staccare gli occhi da quel terribile spettacolo.
La testa triangolare della creatura sibilò ancora, sempre più furiosa, ed un secondo serpente, identico al primo, cominciò ad uscire fuori, seguito da un terzo e da un quarto, che si fecero strada sfondando il selciato pur di uscire. Gli occhi infidi degli animali osservarono la gente lì attorno, e le loro lingue guizzarono nell’aria come a voler afferrare qualcuno per divorarlo.
Terrorizzato, Devon afferrò Miley, la costrinse a voltarsi e cominciarono a andare subito via come tutte le altre persone all’interno del viale, mentre attorno a loro risuonavano grida e gemiti di terrore. Corsero senza fermarsi, ma poi ci fu un’ulteriore scossa, ed entrambi caddero a terra come birilli abbattuti da una palla.
Voltandosi, Devon si ritrovò davanti ad uno spettacolo mille volte peggiore di quanto avesse immaginato prima.

- Questa gente sta gridando o mi sbaglio?- chiese Trys, prendendo un tubetto di Mentos caduto dall’espositore di un bar per colpa di un cliente che si agitava, strillando di chissà quale disastro a pochi isolati di distanza.
- Sì, hai ragione.- disse Darth, scippandogli il tubetto di caramelle e gettandolo via - Secondo voi che succede?-
- Non so.- ammise Timmi, mentre molte altre persone prendevano ad urlare e qualcosa faceva un gran baccano, alcune vie più in là - Ma scommetto quello che volete che, se seguiamo il casino fino all’origine, troviamo Miley e Devon.-

Non erano dei serpenti, quelli che stavano uscendo dalla fenditura della barriera magica. Si trattava di una creatura formata da sette teste di serpente. Sette enormi, furiose teste di serpente, che dalla strada si alzavano verso il cielo per un'altezza di almeno quindici metri.
Le sei teste più esterne, di colore verde scuro, ricordavano moltissimo delle vipere, con la loro forma triangolare ed appiattita, e tutte quante avevano delle zanne lunghe quanto lo stesso Devon.
Quella centrale, invece, era più simile a quella di un cobra, ed era screziata di grigio scuro e nero, fin quasi all’attaccatura con il resto del corpo, che era un grumo di carne e muscoli incredibilmente ampio, così tanto che avrebbero potuto starci comodamente tre squadre di football con le riserve: ognuna delle teste era attaccata ad un enorme quanto insolito petto scaglioso, su cui il gigantesco mostro si appoggiava per spostarsi, muovendosi come se usasse le spalle (benché, essendo un serpente, non avrebbe dovuto averne). Dietro erano visibili sette lunghe code che si agitavano in direzioni diverse, frustando ferocemente l’aria alle sue spalle, tutte dello stesso, intenso verde scuro. Ogni loro colpo distruggeva qualcosa, facendo crollare cornicioni o interi piani dei palazzi circostanti, abbattendo lampioni e spezzando o sradicando alberi.
Era uno spettacolo orribile: un mostruoso serpente di oltre trenta metri soffiava con ira e cattiveria a tutti coloro che avevano commesso l’imprudenza di fermarsi per bearsi dell’orrore della sua presenza. Sette lingue biforcute saettavano nell’aria, saggiando i sapori che aleggiavano attorno a lui, e i suoi quattordici occhi dalle pupille verticali scandagliavano la strada, riuscendo ad occuparla quasi completamente con la sua gargantuesca mole da rettile.
Devon lo osservava terrorizzato e Miley, accanto a lui, non riusciva a spiccicare una sola parola: guardava il mostro con puro panico dipinto sul volto, gli occhi quasi fuori dalle orbite, ed era diventata mortalmente pallida. Sembrava sul punto di svenire.
Il mostruoso serpente si voltò verso di loro con tutte e sette le teste, e i peggiori sospetti di Devon furono confermati: così come il Minotauro,  anche lui era lì per loro due.
Si alzò in piedi, non del tutto padrone del tremito che l’aveva preso, si allontanò abbastanza da Miley ed evocò Chimaira dalla tasca di nulla in cui era racchiusa, pronto a fronteggiare l’immenso mostro.
Uno scontro inutile e disperato, lo sapeva, perché non era in grado di sconfiggere un essere di tali dimensioni senza un aiuto o l’ambiente adeguato, come la piramide sommersa in cui aveva ucciso il gigantesco Kraken. Tuttavia doveva tentare, anche se il suo orribile avversario non gli avrebbe mai lasciato scampo, perché sapeva che non sarebbero riusciti a fuggire. Incrociò gli occhi della testa di cobra, cercando di non vomitare di fronte alla creatura.
Quella lanciò sette identici stridii furibondi, spalancando tutte le bocche, e la testa centrale partì all’attacco, soffiando furiosa…

***

Un corpo nero e muscoloso intercettò la testa di serpente, bloccandola con le forti braccia artigliate, mentre le zampe inferiori, altrettanto robuste, affondarono nelle mattonelle che formavano la strada, scavando dei brevi solchi con gli artigli mentre fermava la corsa del mostro.
- CHE FATE ANCORA LÌ?- gridò qualcuno - MUOVETEVI, INDIETRO!-
Devon si voltò di scatto, e vide Skin e altri due che facevano cenni frenetici all’indirizzo suo e di Miley. Benché fossero in fuga proprio da loro, i ragazzi non se lo fecero ripetere due volte: tra il Sommo Concilio e un mostro come quello, preferivano di gran lunga il Sommo Concilio.
Dopo averli raggiunti si voltarono per guardare meglio la cosa che aveva bloccato la creatura: era sicuramente un demone, alto non meno di due o tre metri, una imponente figura muscolosa di squame e pura forza bruta.
Continuò a bloccare la testa di cobra con tutte le sue forze, mentre le vipere sibilavano ostili incitamenti e furiosi stridii di sfida.
Alla fine, il serpentone scelse di mollare la lotta ed allontanarsi, apparentemente incapace di vincere la forza del suo avversario, ma gli artigli della creatura lo ferirono leggermente mentre se ne andava. Il demone si accovacciò sulle zampe, sogghignando e muovendo lentamente la lunga coda, simile ad un grande cane scaglioso; Skin fece per avvicinarsi, sguainando le lame nascoste negli avambracci.
- No!- esclamò l’essere, tendendo un braccio - Lascialo. È mio.-
Gettò loro un’occhiata di sbieco, e tutti lo videro sogghignare.
Skin guardò Darth e Trys, che si strinsero nelle spalle.
- Bhè, lasciamo che se la sbrighino tra rettili.- propose il Folletto, mettendo le mani dietro la nuca per godersi la scena - Qualcuno ha del popcorn?-

Il demone cominciò ad avviarsi lentamente verso il suo nemico serpentesco, camminando a quattro zampe, mentre quello metteva le teste in una forma che ricordava un ventaglio. Un orribile ventaglio sibilante, che strinse gli occhi dalle pupille verticali e lanciò una chiara sfida al rivale.
Due teste di vipera partirono all’attacco, e il mostro saltò sopra una di esse, aggrappandosi al collo. Quando quella scattò in su per disarcionarlo, sfruttò la spinta per raggiungere senza particolare sforzo una seconda testa, alla quale si avvinghiò con la lunga coda scagliosa. Quella cominciò ad agitarsi nell’inutile sforzo di allontanare il fastidioso demone da sé, ma lui resisteva ostinatamente, affondando zanne e artigli nella carne, strappando brandelli di collo, mordendo e lacerando con una ferocia bestiale.
Il serpentone soffiò per il dolore, mentre la testa penzolava semistaccata dal corpo. La creatura non perse tempo e si lanciò verso la testa più vicina, mentre un’altra correva a fauci spalancate per afferrarla al volo, ma il mostro non esitò un istante e, mentre serrava le zampe inferiori e la coda sulla testa prescelta, si voltò ed afferrò con le forti mani artigliate l’altro capo assassino per le mascelle, tirando con una forza incredibile. Nonostante si trattasse della bocca di un serpente, riuscì lo stesso a spezzare l’articolazione, con uno schiocco che risuonò nella strada con una disgustosa eco innaturale.
Subito dopo, il demone prese a infierire sul collo sopra cui si trovava, recidendo del tutto la testa. Altre due gli si fecero rapidamente incontro, e lui subito saltò all’indietro, facendo una capriola nell’aria ed atterrando sull’ultima testa di vipera in arrivo, nella quale affondò un pugno poderoso come un martello pneumatico, sfondando un cranio troppo debole per resistere. Immediatamente, il serpente si afflosciò, ed il demone spiccò balzo che lo portò al suolo, atterrando sulle quattro zampe artigliate.
Si tirò su e si voltò ad osservare il suo operato distruttivo, ma il gigantesco serpente pluricefalo stava sibilando di nuovo, illeso come se niente fosse mai accaduto, le sette teste di nuovo al proprio posto, indenni e lisce come dopo una muta di pelle.
- Oh…- mugugnò il demone - Accidenti…-

- Merda!- sbottò Darth - Questa non ci voleva!-
- Se è immortale… come farà a sconfiggerlo?- chiese Miley, terrorizzata.
Ma Trys scosse la testa con fare rassicurante.
- Nessun essere terreno è immortale nel senso di invincibile.- sentenziò - Un modo per morire lo trovi sempre. Ma forse avrei dovuto dirlo anche a Julien Wings…-
Skin non prese parte alla conversazione, poiché era troppo impegnato a studiare il gigantesco mostro: c’era qualcosa, nei suoi attacchi, che agli altri sembrava essere sfuggita e a lui invece no, ma non sapeva spiegarsi cosa, di preciso. Di certo, erano diversi da come si era aspettato, quasi fosse una danza dai passi sbagliati, o scoordinati. Si faceva avanti, colpiva e si ritirava, e fin qui niente di strano… ma poi, durante la sequenza, si comportava come se saltasse un passaggio. Non aveva idea di cosa si trattasse, ma aveva la forte sensazione che fosse qualcosa di molto importante… magari la chiave per sconfiggere quell’immensa creatura.
Cercando di non perdere alcun dettaglio, osservò una ad una le sette teste, cercando di riflettere: partì dal petto vasto quanto la strada stessa, tanto ingombrante da graffiare i muri ai suoi fianchi; lentamente, fece salire lo sguardo lungo il primo collo che gli capitò a tiro, all’estrema sinistra, percorrendone ogni centimetro, in cerca di un indizio rivelatore che tuttavia non fu in grado di scoprire. Ripeté il procedimento con la testa successiva, e con quella dopo ancora.
Solo quando ebbe raggiunto la testa centrale cominciò a capire.
- Il cobra…- disse lentamente.
Tutti guardarono in quella stessa direzione e videro, perfettamente visibili anche a quella distanza, i solchi lasciati dagli artigli del demone e alcuni rivoli di sangue che scorrevano lungo il suo collo. Era ferito, e non si era ancora rigenerato. Forse non ne era in grado.
- Ma certo!- esclamò Trys, battendo il pugno nel palmo - La testa al centro! È sempre quella al centro! No, aspetta…- aggiunse pensieroso - Di solito, è sempre il pulsante rosso…- guardò il demone - Cerca il pulsante rosso!- poi ci pensò su - Ma prima ammazza la testa al centro!-
Il loro scuro alleato si voltò, sogghignando di nuovo.
- L’avete notato anche voi, eh?-
E riprese ad avanzare a quattro zampe, pronto a ricominciare.

Il gigantesco serpente non si fece attendere e, mentre lui cominciava a correre, una delle teste di vipera poste alla sua sinistra si lanciò all’attacco, soffiando furiosa. Il demone scartò verso destra, schivandola, e un’altra testa avanzò rapida da quella stessa parte, spalancando le fauci. Schivò anche quella, saltando verso sinistra, mandandola a schiantarsi sul terreno, che si scheggiò. Quando fu praticamente sotto il suo obbiettivo si ritrovò minacciato da due teste diverse, da destra e da sinistra, che evitò saltando verso l’alto; toccò terra e subito si lanciò contro il cobra, che si spostò di lato appena in tempo. Finì nel bel mezzo delle sette code, che si agitavano come fruste giganti, rendendo caotica e incomprensibile la situazione, mentre cercavano di ridurlo in poltiglia a furia di colpi e sferzate.
Il demone si aggrappò con gli artigli ad una delle cime, si dondolò fino a rimbalzare su una seconda e, usando la terza come scivolo, perfettamente in equilibrio sulle due zampe inferiori, si lanciò di nuovo contro i serpenti furibondi, che si erano voltati e cercavano di attaccarlo. Usando il più vicino come rampa di lancio si arrampicò su un altro, rimbalzò su di un terzo e poi provò a raggiungere il cobra.
Purtroppo, una quarta testa di vipera lo colpì con il naso al fianco e lo sbatté contro il muro di un edificio, muro che crollò sotto la spinta, mentre il serpente affondava fino a metà collo.
Un paio di secondi dopo, quando la testa non si era ancora allontanata del tutto, il demone saltò fuori dal piano superiore abbattendo un altro muro, usò come piano d’appoggio la bestia sotto di sé e saltò al volo, diretto ancora alla testa di cobra. Quella si abbassò di nuovo, e lui venne intercettato da una coda armata con una macchina semidistrutta, raccolta da un parcheggio lì accanto, e fu colpito tanto forte che entrò di nuovo in un altro edificio, direttamente dalla finestra. Il gigantesco serpente lanciò la macchina in quel punto, e quella scoppiò con un botto tremendo, mentre il mostro soffiava iroso. L’esplosione provocò un fiotto di vetri, calcinacci ed un lampo infuocato, sparando schegge ovunque.
Un istante dopo Timmi, perfettamente illeso e con il manico della Fiaccola in mano, saltò fuori dall’edificio fendendo le fiamme ed atterrò su una testa di vipera, ne ferì una seconda attivando al volo la sua fedele Nova prima che lo colpisse, si lanciò su una terza, rimbalzò all’istante ed atterrò finalmente sul cobra, stringendone il collo tra le gambe, mentre quello si divincolava sotto di lui.
- Salutami Godzilla, bastardo!- gridò, sollevando la Fiaccola sopra la testa.
La affondò nel cervello del mostro, che lanciò uno stridio pietoso e cominciò ad afflosciarsi su se stesso, le vipere che si agitavano sempre più debolmente. Lui tenne duro, spingendo più che poteva l’arma nella testa sotto di sé, aggrappandosi al manico con tutte le sue forze e serrando la presa delle ginocchia sul collo del serpente.
Pochi secondi dopo, il mostruoso gigante a sette capi crollò al suolo con un tremito tremendo, in un groviglio di teste e code.

- Miseria!- esclamò Darth - Timmi, stai bene?-
- Sarà ancora vivo?- chiese Trys, quando non ebbero avuto risposta.
- Ma certo che sì!- sbottò Skin - Solo, ci preoccupiamo che si sia rotto qualcosa.-
- Lo so, parlavo del mostro.- chiarì il Folletto.
Un istante dopo, con un piccolo tumulto tra le spire morte del gigante, Timmi saltò vero l’aria, urlando estatico.
- SÌ, CAZZO!- gridò, in preda all’euforia - Sì, cazzo! Erano mesi che non mi divertivo così! Dov’è il prossimo serpentone? Tiratelo fuori, voglio farlo di nuovo!-
I tre si scambiarono un’occhiata esasperata e poi guardarono il mezzodemone che si stava avvicinando a loro, ancora eccitato.
- Amico, tu sei malato.- sentenziò Skin.
- Bah…- grugnì lui, superandoli e dirigendosi da Devon e Miley - Cosa vuoi saperne tu, Casper…-
Non appena fu troppo vicino a lui e Miley, Devon alzò Chimaira e la puntò alla gola del mezzodemone, che si fermò ed alzò le mani, scocciato e vagamente sorpreso.
 - Ehi, ehi…- disse Darth - Attento a dove la punti.-
- Ha ragione.- annuì Timmi, guardando la lama con una leggera apprensione - Stai buono, amico, o potresti far male a qualcuno… e stavolta parlo di me.-
Siccome Devon non accennava ad abbassarla né a spostarsi da dove si trovava, ben piantato davanti a Miley, lui sbuffò scocciato.
- Senti, mi hai appena visto fare a pezzi un serpente a sette teste lungo chissà quanti chilometri per salvarvi la pelle. Se davvero vi volessimo morti, perché mi sarei messo in mezzo? Perché mi diverto?-
- Bhè… sì.- rispose Trys, ad occhi sgranati.
Tutti lo ignorarono.
Frattanto, Devon e Miley si scambiarono un’occhiata, e la ragazza si strinse nelle spalle: in effetti, il mezzodemone aveva ragione, se avessero voluto la loro morte, li avrebbero lasciati al serpentone. Il ragazzo abbassò l’arma e la rinfoderò, e Timmi tirò un sospiro di sollievo.
- Auff…- sbuffò - Meno male…-
- Cos’era quello?- chiese Devon.
- Credo fosse un serpente a sette teste.- rispose Trys - Ma potrei sbagliare, forse era un serpente a sette code. Ne esiste uno che si chiama Yamatano Orochi, è un demone giapponese… ma è diverso, quello è più grosso, e non lo so come si ammazza, ma è più difficile.- scoccò un’occhiata dubbiosa al corpo del mostro - Chissà, forse era solo un imitatore, un mitomane… o magari ha violato qualche copyright…-
- No, non quello… l’altro, la cosa che l’ha ammazzato.- lo interruppe Devon - Eri tu, giusto?- chiese, guardando Timmi.
Lui ridacchiò.
- Diciamo che se mi vedessi così mentre ti vengo incontro, allora sarà meglio che tu abbia già scritto il tuo testamento.- rispose.
- Okay…- sospirò Devon - E ora? Che si fa? E che intenzioni avete?-
- Ora si chiamano i Cancellatori.- disse Skin - E di corsa, aggiungerei…-
- Chi?- chiese Miley.
- I Cancellatori.- ripeté Trys - Quelli che fanno i cancelli, hai presente?-
- Sono addetti alla cancellazione dei ricordi e delle tracce della magia.- spiegò Darth, dando una gomitata all’amico - E che ci odiano, aggiungerei…-
- Già, chissà perché…- sorrise Skin, guardando il corpo del mostro alle sue spalle.
Darth ridacchiò.
- Andiamo noi due, Trys?- chiese al Folletto.
Lui annuì.
- Sì, sì… ma voglio un altro gelato.-
Con un gemito esasperato del Templare, entrambi si Proiettarono altrove.
- E noi?- chiese Devon.
- Voi venite con me.- sbottò Timmi, afferrandoli entrambi per un braccio e sparendo con Skin, senza lasciar loro il tempo di dire alcunché.

Grazie a Ely79 e ad _Arse_, che mi recensiscono, e anche a RahzielRathalos, che ha aggiunto la storia alle preferite.

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Capitolo 11
*** Cap. 10: Rifugi sicuri ***


Ricomparvero davanti ad un cottage rustico, fatto interamente in legno e mattoni, nel mezzo di un folto bosco situato tra alte colline. Si trovavano in uno spiazzo privo di alberi per un raggio di circa una trentina buona di metri. Un sentiero fangoso si allontanava da lì, solcato da tracce profonde di pneumatici e pozzanghere. Dal retro sporgeva il bagagliaio di una macchina blu scolorita, facendo timidamente capolino da dietro l’angolo. Non molto lontano da lì, rannicchiata tra le alture, era possibile scorgere una città.
- Bel posto.- disse Miley, colpita - Dove siamo?-
- A casa mia.- rispose Timmi.
Quando furono entrati disse loro di accomodarsi, così si sedettero tutti sulle poltrone e il divano di fronte al camino (Devon e Miley lo fecero con un po’ di nervosismo). Il fuoco era spento, ma il mezzodemone mise qualche ciocco e lo accese rapidamente con la magia, così che l’ambiente fu subito riscaldato dalle fiamme.
Skin, seduto sulla poltrona più vicina alla porta, si stiracchiò un poco, guardandosi attorno, apparentemente a proprio agio.
- Devo proprio ammetterlo, l’hai sistemata davvero bene.- disse con sincerità - Almeno hai finito di arredare, l’ultima volta mancava ancora parecchio.-
- Grazie.- rispose Timmi - Io mi prendo una Coca.- annunciò - Tu vuoi niente?-
- No, grazie.-
- E voi due?-
Devon non rispose, ma Miley invece si voltò.
- Un succo di frutta, se ce l’hai.-
Il ragazzo la guardò stupito, e lei si strinse nelle spalle.
- Bhè, visto che l’ha chiesto…- disse, imbarazzata.
- Mela va bene?- gridò Timmi, la testa nel frigo.
- Sì, grazie.-
Tornò da loro, diede il succo a Miley e si sedette nella poltrona vicina alle scale, tornando a rivolgersi a Skin per riprendere il discorso della sua casa.
- Comunque, dovevi vedermi mentre portavo i mobili…- gli raccontò - … Nadine mi ha fatto fare avanti e indietro cinque volte per ognuno, prima di trovare la giusta “combinazione di luce e ambiente”, qualunque cosa voglia dire… come se non potessi decidere da solo come arredare casa mia. Quando è toccato al divano, poi…- scosse la testa, sospirando - Per non parlare, inoltre, di questo coso qui.- sbuffò, accennando col capo al tavolino in vetro davanti a loro.
Skin ridacchiò.
- Ancora non sei riuscito a liberartene?-
- A te cosa sembra? - grugnì il mezzodemone - Anzi, comincio a disperare di farlo sparire…-
Miley  (che sorseggiava timidamente il succo di frutta) e Devon, seduti così vicini da sembrare quasi incollati, spostavano lo sguardo tra i due ospiti con un misto di timore e sospetto: non avevano idea di cosa dovessero aspettarsi da loro. Lui li aveva sentiti parlare chiaramente di cosa fare nel caso in cui il talismano non potesse essere rimosso, ma avevano comunque scelto di salvarli. Era di nuovo una situazione ambigua ed avevano, di nuovo, un po’ paura di cosa potesse succedere.
Gli altri due sembrarono accorgersi del loro stato d’animo, e smisero subito di parlare della casa e dei mobili.
- Ora vorrei che mi spiegaste…- esordì Timmi, scurendosi in volto - … cosa accidenti vi è passato per quell’ammasso di segatura che avete il coraggio di chiamare cervello quando siete spariti in quel modo. Cosa speravate di ottenere?-
- Vi ho sentiti parlare, ieri!- disse subito Devon - Ho sentito cosa dicevate tu, il Custode dell'Eden, la Addley e quell’Arcangelo!-
Timmi e Skin si scambiarono un’occhiata e, mentre il Fantasma scoppiava a ridere piano tra sé e sé, il mezzodemone sbuffò un’imprecazione incomprensibile.
- Che c’è?- chiese stupito il ragazzo.
- C’è che odio quelli che origliano e che se ne vanno prima di aver finito…- grugnì Timmi - Se ti fossi degnato di restare dietro quella porta un altro paio di minuti, avresti sentito l’urlo folle che ho lanciato un paio di minuti dopo!-
I due ragazzi si guardarono, stupiti.
- Ehm… che urlo folle?- chiese Miley.
- Quello che ho sentito persino io, tre porte più in là.- rispose Skin - Data la distanza non ho compreso tutte le parole, ma mi è sembrato di cogliere cose come “decerebrati” e “teste di cocomero”.- guardò Timmi, incuriosito - Che poi non capisco: “teste di cocomero” è un insulto?-
- Sì, se aggiungi la parte “marce e rosicchiate dai vermi”.- rispose lui.
- Bhè, ad ogni modo, potete immaginare la faccia che ha fatto Timmi…- proseguì Skin - … quando Nadine l’ha zittito con la magia per lasciare a Daniel il tempo di spiegargli che non parlava sul serio: non lo farebbe mai. A dire il vero, dubita seriamente che sarà necessario, confida di trovare una soluzione, e ci sono delle discrepanze nel funzionamento del Talismano che lo lasciano perplesso. Sei al sicuro, non devi preoccuparti.-
Devon sentì un improvviso calore salirgli dal colletto, e gli parve che tutta la stanza gli si stringesse attorno: a quanto pareva, aveva completamente frainteso.
- Da… davvero?- chiese.
- Sì.- grugnì Timmi, e si capiva che era imbarazzato tanto quanto lui - Finita la mia fantastica figura di merda sono venuto a cercarvi, e quando non vi ho trovati Nadine mi ha tolto la voce di nuovo.-
- Perché?- chiese Miley.
- Perché diceva che aveva esaurito il numero di parole grosse, per quel giorno.- sghignazzò Skin - In compenso, Jo è corso a nascondersi nelle profondità del castello. Alis e Xander ci hanno messo venti minuti buoni prima di stanarlo… non aveva capito di dovervi tenere d’occhio, poveretto.-
- Poveretto un corno!- sbottò Timmi, furente - Giuro, un giorno o l’altro lo rimando a fare il corso di preparazione…- trasse un vibrante sospiro e parve calmarsi - Ora parleremo della vostra protezione, se mi assicurate di non fare mai più una cosa tanto cretina, a meno che non vogliate che l’Artiglio Nero faccia a voi quello che abbiamo fatto oggi al serpentone.-
Devon sprofondò nel divano.
- Cosa vuoi fare?- chiese la ragazza.
- Ho pensato di dividervi.- spiegò - So che potrebbe sembrare strano, ma credo che sia il modo migliore per tenervi al sicuro.-
- Perché?- chiese Devon, raddrizzandosi - Non sarà più facile sorvegliarci se restiamo uniti?-
- In teoria sì.- disse Skin - Ma tu eri un Emissario… anzi, in teoria lo sei ancora, e questo complica le cose. L’Alleanza avrà capito che li hai abbandonati, e vorranno cercarti. Non possiamo sapere cosa faranno pur di recuperare il Talismano del Patto di Sangue, e se dovessero prendere il controllo della tua mente, o riuscire a spiare ciò che vedi in qualche modo, sarebbe un bel guaio. Meglio separarvi, almeno per adesso.-
Il ragazzo annuì lentamente: in effetti, ciò che dicevano per lui aveva senso. Non era un rischio così assurdo, tutto sommato.
- Va bene.- disse, anche se un po’ a malincuore - E Miley? Anche lei dovrebbe stare lontana dalla magia, no?-
- Meglio che stia lontana da tutto.- rispose Timmi - Lei rimarrà qui. La mia casa è protetta forse anche meglio del palazzo del Sommo Concilio, a Daniel piace tenermi circondato dalla magia bianca, ha piazzato un Nesso Bianco qui sotto giusto lo scorso Settembre, tanto per darmi un “rinforzo positivo”, come l’ha chiamato lui. Sarà al sicuro qui tra i boschi. Nessun demone o stregone oscuro potrebbe sperare di raggiungerci.-
Il ragazzo aggrottò un sopracciglio.
- Ma perché con te?- chiese - Perché non da una della tua squadra… Nadine, o Alis? O da Liz Addley?-
Timmi sbuffò.
- Non c’è bisogno di essere gelosi.- disse, ed entrambi si sentirono avvampare - Primo, io ho già la ragazza, ed è un miracolo che abbia deciso di non uccidermi quando le ho detto cosa avrei fatto una volta trovati voi due. Secondo, sono molto meglio di Xander, Alis, Jo o di Nadine. Sono bravini, devo ammetterlo, nonostante Jo sappia essere un vero demente…-
- E lo sono abbastanza da farglielo sapere?- lo interruppe Skin, sorridendo.
- Taci, tu!- sbottò Timmi - Dicevo, con me è più al sicuro. Non possiamo rischiare che il Talismano venga trovato ancora. E tu non sarai lontano, la città è ad un’ora da qui. E poi da Alis non c’è spazio e Liz è in un mondo pieno di magia: il Talismano darebbe fastidio al regolare svolgimento delle attività quotidiane, e diventerebbe più rintracciabile. Infine, Nadine ha un padre che non accetterebbe volentieri qualcuno che gli mando io, visto quanto gli sto simpatico.- aggiunse con una smorfia.
- Perché non gli piaci?- chiese Devon.
- Perché sto con la sua unica figlia, immagino.- guardò Skin - Lo porti tu da Xander?-
- Certo.- disse il Fantasma - Ti aspetto fuori.- annunciò, avviandosi verso l’uscita.
- E io sistemo un letto per Miley.- aggiunse Timmi, salendo al piano di sopra.
Nel giro di trenta secondi erano rimasti di nuovo da soli. Miley e Devon si alzarono in piedi e si voltarono a guardarsi.
- Bhè, mi pare che non ci sia molta scelta.- disse il ragazzo - Dubito che Timmi accetterà eventuali proteste.-
- Già, non mi sembra proprio il tipo.- annuì Miley.
- Comunque tornerò presto, d’accordo?-
Lei annuì.
- Promesso.- gli ricordò lei.
- Certo.- Devon la abbrcciò brevemente - Tieni gli occhi aperti, okay?-
La ragazza rispose alla stretta.
- Anche tu, stai attento.-
- Non preoccuparti.- disse, separandosi da Miley - Arrivederci.-
E raggiunse Skin all’esterno.

Miley si lasciò cadere sul divano, prese uno dei piccoli cuscini lì di lato e se lo premette sulla faccia, abbracciandolo. Sentì dei passi scendere le scale, e capì che Timmi era tornato.
- Andato?- chiese.
- Sì…- grugnì lei da sotto il cuscino.
- E tu non gli hai detto che ti piace, vero?-
- Che ne sai tu?- sbottò, sempre da sotto il guanciale.
- Se esci da lì sotto te lo dico.-
Miley si tirò a sedere e mise via la sua morbida copertura.
- Allora?-
- Bhè, è più che evidente.- spiegò semplicemente il mezzodemone, stringendosi nelle spalle - Basta guardarti, lo capirebbe chiunque. Forse anche Jo.- poi ci pensò un attimo e sospirò - No… forse lui no…- ammise poi.
- Ma nemmeno se ne accorge.- sbuffò lei.
- Naaaah…- disse Timmi - Lui se ne accorge, ma fa finta di niente.-
- Sul serio?- chiese lei, sorpresa.
- Certo.- annuì convinto il mezzodemone - O è così, o è ancora più idiota di quanto non mi sembri già.- aggiunse, avviandosi verso la cucina.
- Non chiamarlo idiota!- esclamò Miley, rincorrendolo.
- Io chiamo idiota anche Xander e Jo. Jo soprattutto, almeno due volte al giorno, tre volte la domenica e quattro durante le feste.- spiegò, prendendo un pacco di uova dal frigorifero - Stasera uova strapazzate, sono la cosa che mi viene meglio…-
- Li conosci da tanto?- chiese Miley, mentre lui cominciava a cucinare - Jo, Xander e le altre, intendo.-
- Abbastanza, anche se non è proprio una vita intera.- rispose lui - Ma la nostra è una storia un po’ particolare. Vuoi sentirla?-
- Posso?- si stupì la ragazza - Insomma, non è roba top secret o cose del genere? Non c’è segreto militare o altro?-
- Non sempre.- ridacchiò Timmi - In questo caso no, posso vantarmi del mio incredibile successo con chi voglio. Allora, ti interessa?-
- Certo!- annuì Miley - Dai, tu racconta, io apparecchio!-
Passarono la cena con il mezzodemone che le spiegava cos’era la terribile Fornace Demoniaca, della sua missione per smantellarla, di come aveva incontrato Jo, Alis, Nadine e Xander durante una rissa con la squadra di football della scuola, del suo orrido fratello maggiore Kyle Anderson, il mostro conosciuto come Divoratore di Anime, e delle peripezie passate sull’orribile isola di Sebastian Ducan. A fine cena, Timmi aveva il fiato corto per il tanto parlare, e Miley lo ascoltava impressionata.
- … poi Daniel mi ha rimesso in sesto ed io sono tornato qui.- terminò - Ho reclutato quei quattro e da allora mi sono costruito questa bella casetta nel bosco.-
- Accidenti!- esclamò la ragazza - Certo che ne avete passate, insieme.-
- E questo è niente.- disse lui - Ormai è passato più di un anno, da allora. Abbiamo svolto anche altre missioni.-
- E quali?-
- Bhè, la prima è stata sei mesi fa.- spiegò, sparecchiando - Abbiamo dovuto fare un po’ a botte con un Emissario delle Ombre che non moriva mai… anche per colpa del tuo ragazzo…- Miley arrossì leggermente - … ma se te la racconto, passiamo la notte in bianco. Meglio se ne parliamo domani, immagino che tu sia sfinita.-
Non appena lo disse, si rese conto che Timmi aveva perfettamente ragione: fino ad allora non ci aveva fatto poi molto caso, concentrata com’era sulla cena e sulla storia, ma era davvero stanchissima. La fuga, le emozioni, il gigantesco serpente a sette teste, il Minotauro… non ne poteva più. Forse avrebbe dovuto dormire, almeno un po’, e farlo in un letto vero.
- D’accordo.- disse, piuttosto assonnata - Vuoi una mano con i piatti?-
- No, no.- la rassicurò lui - Ho i miei sistemi.-
Fece un breve gesto con la mano rivolto alle stoviglie nel lavandino, e quelle cominciarono a lavarsi da soli con un leggero acciottolio.
- Staranno benissimo da soli.- disse Timmi - Ora, a nanna. Se vuoi, domani puoi anche farti un bagno. Ah, e non dire niente ai ragazzi… a loro proibisco di usare la magia per cose così.-
Lei aggrottò la fronte.
- Senza offesa, ma non ti sembra ingiusto?-
- Non devo essere giusto, devo essere me.- rispose lui con un sogghigno - Dai, ora… a letto.-
Grata per l’ospitalità, Miley si fece accompagnare in una camera al piano superiore, dove trovò un letto comodo e pulito, un armadio vuoto ed un pigiama nuovo piegato e sistemato sul cuscino.
- Accidenti…- ridacchiò - Sei sicuro che questa sia la casa di un ragazzo?-
Lui sorrise.
- Sono abituato a tenere pulito tutto.- spiegò - Ho vissuto con Liz per un bel po’, da piccolo, e lei non è tipo da mettere in ordine prima di Pasqua. E poi, Nadine viene qui quasi ogni giorno. È meglio se non le do motivi per lamentarsi, o mi fa a pezzi. Già mi odia perché non voglio le tende a fiori in salotto.- sospirò, dirigendosi verso il corridoio - Io sto qui di fronte. Chiama, se vuoi qualcosa.- aggiunse, aprendo un’altra porta.

***

Il Tredicesimo Membro, preda di un principio di emicrania piuttosto insistente, stava affrontando da almeno venti minuti l’agitazione generale di tutti i suoi colleghi, che urlavano il loro disappunto gli uni contro gli altri, accusandosi a vicenda per il fallimento riscosso, ma soprattutto inveendo contro di lui. Più che ad una riunione dell’Alleanza delle Ombre pareva di essere ad una seduta del Senato Italiano.
- Signori, vi prego!- esclamò, alzando entrambe le braccia - Cercate di calmarvi, per favore!-
Non servì quasi a niente, poiché le proteste non si affievolirono se non di pochissimo. Incredibile come solo dodici persone riuscissero a fare tanto chiasso. Un po’ scocciato, alzò una mano sopra la testa e fece scoppiare una specie di lampo lucente che, finalmente, attirò l’attenzione di tutti. Attese finché il silenzio non fu tornato sull’assemblea, ma ancora qualcuno di loro continuava a vociare.
- Questo è un disastro!- sbottò uno dei membri - Il Sommo Concilio è riuscito a raggiungere il Talismano!-
- Non c’è modo di recuperarlo?- chiese un secondo - Insomma, non possiamo strapparlo al loro possesso?-
- Temo di no.- rispose il primo - L’hanno affidato all’Artiglio Nero in persona, e la sua casa è troppo ben protetta perché noi possiamo avvicinarci.-
- Signori!- esclamò il Tredicesimo Membro, cominciando a spazientirsi davvero - Vorreste, per cortesia, starmi a sentire un momento?-
Finalmente, i suoi agitati colleghi si acquietarono, e lui poté parlare.
- Comprendo bene il vostro sconcerto.- disse - E condivido la preoccupazione che vi attanaglia. Ma posso garantirvi che i nostri piani non subiranno modifiche particolarmente traumatiche. Dovremo affrettare alcune parti di essi, ma sostanzialmente siamo ancora in carreggiata. Non è accaduto niente di grave, sul serio.-
- Come puoi esserne tanto sicuro?- chiese qualcuno - Tu parli dei nostri piani, ma in realtà è il tuo piano, e sta prendendo una piega che non avevi previsto! Un Emissario delle Ombre che ha tradito! Ti avevamo avvertito, noi…-
- Non è qualcosa che mi potessi aspettare senza un minimo segnale di avvertimento.- ammise, interrompendolo - Ma sapevo che affidare la ricerca del Talismano del Patto di Sangue a Devon Cunningham sarebbe stata una scommessa, visto che il ragazzo fa parte di quei pochi dei nostri servitori che seguono i nostri ordini in buona fede. Tuttavia, era necessaria la sua abilità per trovarlo, oltre che la totale ed evidente assenza di cattive intenzioni. Ed è stato perfetto, in questo: solo lui avrebbe potuto scovare Miley Logan e conquistarne la fiducia. Vi garantisco, è tutto a posto.-
- Ma non volevi che cadesse nelle mani del Sommo Concilio, no?- sbraitò infuriato l’altro - Che follia sarebbe questa, dopotutto?-
- Per favore!- esclamò - Le cose andranno bene! Il piano può funzionare! Quanto al talismano e a Timothy Anderson, ho una conoscenza che fa al caso nostro. La contatterò ben presto, e penserà a sistemare le cose, in modi che voi, forse, non capirete, costringendoli a uscire allo scoperto.-
Li guardò uno ad uno e, anche se comprese di non averli convinti del tutto, avrebbe potuto sperare nella loro obbedienza, almeno per un altro po’.
- Direi che possiamo anche sciogliere la riunione fino a domani.- disse - A presto, amici miei.-
Subito dopo, sparirono tutti.

Il mattino dopo, Devon si svegliò nella camera degli ospiti a casa di Xander, che era l’unico a poterlo ospitare, essendo i suoi genitori fuori città per un paio di giorni. Quando andò in cucina trovò il giovane mago seduto davanti ad una tazza di latte e cereali a guardare il telegiornale.
- Ciao.- lo salutò Xander - Come va?-
- Bene.- rispose lui, sedendosi lì accanto - Grazie per l’ospitalità.- guardò il televisore, e vide che erano le otto e mezza dall’orologio del telegiornale - Non dovresti essere a scuola?- chiese.
- In teoria sì…- rispose lui - Ma da quando ho imparato ad usare la magia per clonarmi, fare sega è diventato uno scherzo.- sghignazzò - Ma non dirlo a Timmi, o mi ammazzerà!- aggiunse in fretta.
- Tranquillo, sarò una tomba.- ridacchiò Devon.
- Comunque, per questi giorni in particolare ho il suo permesso.- continuò - Dovendo ospitare te posso restare a casa, a quanto mi dice. Anzi, devo, visto che ti serve protezione.-
Il ragazzo non commentò con i classici “me la cavo da solo” o “non è necessario”, visto che aveva appena tradito una società segreta molto potente e pericolosa. Xander aveva ragione, gli serviva aiuto.
- E gli altri?- chiese - Nadine, Jo e Alis?-
- Nadine fa come le pare.- rispose Xander - Di solito non salta la scuola, se può evitarlo, ma Timmi non osa dirle quasi niente. Jo, invece, si diverte a mandare un clone tanto quanto me, ma ha più paura di Timmi ed evita di farlo con la mia stessa frequenza, e Alis è piuttosto rigorosa: usa la magia solo un paio di volte al mese, per quanto riguarda la scuola.- finì la sua tazza di cereali e guardò Devon - Hai fame anche tu?-
- No, grazie.- rispose - Non faccio mai colazione.-
- Male.- disse Xander - Secondo Timmi, fare colazione è una cosa essenziale: quelli come noi non sanno mai cosa può succedere, durante la giornata. Se fosse necessario lottare, allora sarebbe meglio farlo a stomaco pieno, perché così avremmo l’energia per combattere o la soddisfazione di aver mangiato un’ultima volta, in caso di sconfitta.-
Devon aggrottò la fronte.
- Però…- disse - Allegro, il tuo amico…-
- Sì, ha una filosofia particolare.- ammise - Ma è in gamba. Se non ci fosse stato lui con me, l’anno scorso, avrei già conosciuto il creatore.- guardò fuori di finestra - Mi sembra che stia per piovere, ma pensavo di portarti un po’ in giro, tanto per farti vedere la città. Non è enorme, ma val la pena di passare dal parco. Oggi c’è anche il mercato.-
Il ragazzo approvò, e dieci minuti dopo ricomparvero in un angolo nascosto tra due edifici, essendo il parco abbastanza lontano dalla casa di Xander, se si andava a piedi. Appena entrarono tra le bancarelle piene di persone intente a fare compere trovarono Jo ed Alis, che a quanto pareva si erano voluti risparmiare un giorno di istruzione come il loro amico.
- Ehi!- disse Xander, raggiungendoli con Devon - Pensavo che foste a scuola.-
- No, lasciamo le lezioni a Nadine, per oggi.- rispose Alis - E voi, che fate da queste parti?-
- Facevo fare un giretto a Devon.- spiegò lui - Ma Timmi sa che siete qui?-
- Non ci serve il suo permesso!- sbottò Jo - Ma evita di dirglielo, magari…- aggiunse.
Xander ridacchiò.
- Allora, cosa siete venuti a fare?-
- A me serve qualche verdura per mia madre.- spiegò Alis - Ed anche alcuni calzini nuovi, l’ultima volta che abbiamo incontrato i Gremlins mi sono giocata quasi tutti quelli che avevo.-
- Avete lottato con i Gremlins?- chiese stupito Devon - Credevo che attaccassero solo le macchine, in particolare gli aerei.-
- E noi eravamo in aereo.- spiegò Jo - Timmi ci ha trascinati in Siberia, benedetto lui… quei nanerottoli ci hanno attaccati al confine con la Polonia, abbiamo rischiato di romperci il collo, in bilico su quelle ali, mentre loro ci mangiavano i piedi…-
- E cosa siete andati a fare in Siberia?- chiese il ragazzo, mentre tutti e quattro si avviavano lungo le bancarelle.
- Un tizio di nome Vlad, un licantropo.- spiegò Alis - Era una vecchia conoscenza di Trys e Darth, ma loro hanno decimato il suo clan e lui è fuggito qui sulla Terra e si è diretto a nord. A noi è toccato recuperarlo, perché loro dovevano occuparsi d’altro.-
- E come l’avete “recuperato”?-
- Bhè, Timmi per poco non lo spelava…- ridacchiò Jo - E diciamocelo, un tipo del genere l’avrei strozzato volentieri, ma gli ordini erano di riportarlo sano e salvo, quindi si è dovuto accontentare di… “stordirlo”.-
- È rimasto in coma per tre giorni.- sghignazzò Xander - Per colpa sua Jo ed io siamo stati circondati da quattro lupi, e Raven ha avuto parecchie grane dai suoi compagni. Si è alterato parecchio, capisci.-
Camminarono per tutta la mattina tra i banchetti del mercato e comprarono quattro bei bomboloni alla crema, continuando a scambiarsi ogni tanto qualche aneddoto sulle loro passate esperienze. Anche Devon ne aveva alcuni che il trio di maghi trovò divertenti, ma quando disse loro del Kraken nel tempio sottomarino rischiò veramente che Jo lo linciasse: era stato tanto incauto da dirgli che era stato lui a recuperare il frammento di cristallo dato a Julien Wings, e questo provocò una brusca reazione nel ragazzo, ancora furioso con l’Emissario delle Ombre per ciò che aveva fatto alla loro amica Raven.
Ad ogni modo, la giornata trascorse tranquilla tra risate e sospiri, sospiri provocati dalla narrazione della sua fuga con Miley a Sleepy Creek e a New York, specialmente per la parte riguardante il serpente a sette teste. Quando poi raccontò loro che Timmi aveva gridato di volerlo rifare, scoppiarono a ridere così di gusto che Jo si  dovette aggrappare alla bancarella più vicina per non cadere, scordandosi completamente del Cristallo di Atlantide.
Continuarono a parlare fino a dopo pranzo, quando il mercato venne smantellato, e così trovarono un posto per sedersi qualche minuto. Si scambiarono qualche altro aneddoto, e i tre ragazzi raccontarono anche a lui la storia della Fornace. Il pomeriggio entrò nella propria fase più inoltrata, mentre il cielo lanciava brutti segnali sotto forma di lampi e rombi di tuono. Si rifugiarono velocemente sotto gli alberi del parco, avvicinandosi alla fontana comunale, mentre l’acqua iniziava a cadere sopra le loro teste, inzuppando e raffreddando ogni cosa.
- Cavolo…- ridacchiò Jo - Certo che è bagnata, eh?-
- Sai com’è, è acqua…- replicò Alis.
Cominciarono a pensare di tornare a casa, magari tutti da Xander, e di fare qualcosa insieme, come prendere un film o giocare un po’ con le magie. Avevano un sacco di tempo libero, dopotutto, e tanto valeva sfruttarlo.
- Gocciolina, gocciolina,
tu che cadi ogni mattina,
tu che cadi tutto il dì,
riempi l'oceano che ina/ri/dì!
-
Alle loro orecchie giunsero le note di una voce che canticchiava apparentemente tra sé, non lontana da dove si trovavano loro. Era una voce di donna, a loro sconosciuta, dal suono leggero e perfettamente intonato, dolce e allegro al tempo stesso.
- Cos’è?- chiese stupito Xander.
- Viene da lì.- disse Alis, puntando il dito verso la fontana - Sarà qualcuno vicino.-
Gli altri si voltarono in quella direzione, ma non videro nessuno, anche se sentivano chiaramente la voce provenire dalla fontana, sopra il rumore dell’acqua che scorreva e della pioggia. Forse era dietro?
Si avvicinarono incuriositi e videro, ben presto, qualcosa nuotare nelle acque trasparenti dell’ornamento comunale.
Non era né donna né pesce. Era una sirena.

Ohh, come sono contento... il perché lo vedrete presto. Intanto ringrazio Ely79, _Arse_ e RahizelRathalos, che seguono la storia.

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Capitolo 12
*** Cap. 11: Il ritorno della sirena ***


- Tu?- chiese stupito Devon, guardando la sirena nuotare placidamente sul dorso.
- La conosci?- chiese Alis.
- Non proprio… l’ho incontrata a New York.- spiegò - Che ci fai qui?-
La sirena si voltò a pancia sotto, scese sott’acqua (vista l'agilità che mostrava, la fenditura magica doveva avere aumentato la profondità della fontana) e si avvicinò al bordo della vasca, riemergendo con un piccolo sorriso stampato sulle labbra. Le gocce che cadevano dalla sua fronte formarono ragnatele scintillanti, facendo sembrare che indossasse un velo, o una sorta di diadema.
- Ma guarda…- sussurrò - Il giovane Emissario… e dov’è la ragazza? Avete litigato? Vi siete lasciati? O è fuggita con qualcuno più bello di te? Grave errore, grave errore…-
- Niente del genere!- sbottò lui, avvampando leggermente, mentre gli altri ridacchiavano - Lei ora è da un amico per nascondersi.-
- Un amico… un amico…- ripeté la sirena - E com’è quest’amico? Alto? Basso? Bello? Brutto?-
- Alto e bello, se vuoi saperlo.- rispose Alis.
Jo e Xander la guardarono stupiti.
- Bhè, metà della mia classe lo pensa!- esclamò lei, sulla difensiva.
Xander scosse la testa.
- Qualsiasi cosa tu faccia, non dirlo a Timmi.- le consigliò - Non la finirebbe di sfotterti.-
La sirena sgranò gli occhi e si avvicinò di botto a Xander, sporgendosi dalla vasca e schizzando tutti, così repentina che il mago trasalì.
- Timmi, Timmi, Timmi, Timmi…- ripeté la sirena, in una frenetica cantilena - Timmi, Timmi, Timmi, Timmi…-
Sembrava che quel nome l’avesse stregata, o attratta in qualche modo. Xander guardò gli altri, che si strinsero nelle spalle, senza sapere che dire. La sirena, sempre borbottando tra sé il nome del loro amico, tornò a nuotare sulla schiena, i capelli verde scuro che galleggiavano attorno a lei come petali di un fiore gigante. I suoi occhi erano sgranati e distanti, come se fosse immersa in chissà quali pensieri. Le labbra continuarono a muoversi, senza emettere alcun suono.
- Che si fa?- chiese Alis - Non la possiamo lasciare qui, è un luogo pubblico.-
- E chissà come ci è arrivata.- disse Jo.
- La barriera sta cedendo.- rispose Devon, stringendosi nelle spalle - Credo che sia arrivata così a Central Park, e sempre così è arrivata nella fontana.-
- Ad ogni modo, va portata via.- decretò Xander - Se la vede qualcuno è la fine.-
- E sta anche piovendo.- aggiunse Alis - Tra breve qualcuno potrebbe passare da questa parte, che è più riparata.-
- D’accordo, portiamola da Timmi.- disse il giovane mago - Ehi, tu… sirena?-
Lei si voltò con agilità nell’acqua e lo raggiunse, facendo affiorare solo gli occhi e le orecchie, guardandolo dal sotto in su. Sembrava quasi una ranocchia.
- Ehm…- disse lui, a disagio - Bhè, vedi… dobbiamo portarti via.- disse - Qui rischi di essere vista, e la cosa avrà serie conseguenze, capisci… io sono un apprendista del Sommo Concilio, quindi…-
Alzò un altro po’ la testa, così che la bocca fosse fuori dall’acqua, per parlare.
- Verrò via con te…- sussurrò pianissimo, tanto che faticarono a sentirla sopra lo scroscio della fontana - Ma ad una condizione, mio piccolo maghetto stregoso.-
Per un istante Xander fu tentato di annegarla per gli epiteti da bambinetto che lei gli aveva affibbiato, ma poi si ricordò di avere a che fare con una sirena.
- D’accordo.- disse, ancora un pochino seccato - Che condizione?-
- Magia!- esclamò piano lei - Voglio vedere la magia!-
Il mago inarcò un sopracciglio e si voltò a guardare gli altri.
- Non so se è il caso…- disse Alis, a disagio - Insomma, potrebbero vederci…-
- Meglio assecondarla, secondo me.- disse Devon - Sarà più facile portala via, se collabora.-
Jo annuì.
- Giusto.- disse - Dai, forza! Sbrigati, noi facciamo da pali!-
Xander tornò a rivolgersi alla sirena, in paziente attesa.
- Okay.- disse - Cosa vuoi vedere?-
Lei sorrise come una bambinetta.
- Qualcosa di lucente.- disse - Più bello della luna, e splendente come il sole.-
Accontentarla, pensò Xander in seguito, non sarebbe stato affatto difficile, benché lui fosse più bravo con le esplosioni che con le illusioni: mise le mani a coppa, davanti al proprio viso, e mormorò qualche parola tra sé, concentrando la sua magia nei palmi. Evocò un’immagine illusoria creata dalla sua mente, una stella bianca come la luna e dalla grande lucentezza, che irradiava pace tutto intorno a sé.
L’acqua della fontana cominciò a risplendere con essa, riflettendo i raggi luminosi della stella magica in tutta la piazzetta.
Xander continuò così per poco più di un minuto, poi lasciò spegnere la magia e guardò la sirena.
- Soddisfatta?- chiese.
Lei tese la mano, con aria rapita.
- Sei un bravo mago.- commentò - Ovvio che tu sia suo amico.-
Lui aggrottò la fronte: amico di chi?

***

Mentre Timmi e Miley finivano di mettere a posto gli ultimi piatti del pranzo, finalmente asciutti, qualcuno bussò alla porta un paio di volte, in modo insistente ed affrettato, come se minacciasse di sfondarla.
- Vado io.- disse il mezzodemone, avviandosi senza fretta.
Chiunque ci fosse là fuori bussò di nuovo, con più insistenza, questa volta. Sembrava qualcuno coi lupi alle calcagna.
- Arrivo, arrivo!- esclamò lui, aprendo - Eccomi, cosa…?-
Prima che potesse finire la frase venne sdraiato da qualcosa di fradicio e pesante, che gli si avvinghiò attorno al collo con braccia forti e sottili. Istintivamente, portò la mano alla Fiaccola, ma qualcuno gridò:
- Timmi, no!-
Poi la sua faccia venne ricoperta da capelli color alga, ed una voce gli disse piano nell’orecchio:
- Ben trovato, mio bel mezzodemone.-
Lui spalancò gli occhi, poi cominciò a ringhiare.
- Toglietemi quest’invasata di dosso!- gridò, furioso.
Xander e Devon presero la sirena per le ascelle e la trascinarono via da Timmi, mentre Alis chiudeva la porta. Miley osservava la scena dalla cucina, con i piatti ancora tra le braccia, sbigottita.
- Tu…- ringhiò Timmi, alzandosi in piedi - Razza di… stramaledetta pazza!- sbottò.
- Ciao.- ridacchiò lei - Ti trovo in forma.-
Xander, Jo ed Alis si scambiarono sguardi stupiti, poi fissarono Timmi.
- La conosci?- chiesero.
- Sfortunatamente… sì.- grugnì lui - Che accidenti ci fa questo cervello d’alghe nel mio salotto?-
- L’abbiamo trovata al parco, in una fontana.- spiegò Xander - Non potevamo certo lasciarla lì.-
- E con tutti i posti che ci sono, proprio qui dovevi portarla?- esclamò il mezzodemone, voltandosi di botto verso di lui.
Xander guardò gli altri, che si strinsero nelle spalle.
- Bhè… che potevamo fare?- chiese.
Timmi sospirò, alzando le braccia.
- E che cavolo…- sbuffò - Okay, ora la metto nella vasca, con un po’ di fortuna si scorda di essere una sirena ci affoga dentro. Tu, Jo, dai un’asciugata. Donovan…- lo chiamò piano, mentre prendeva la sirena in braccio (lei rise come una bambina gridando “woooh!!”) - … sotto la cassetta della legna, accanto al camino, ci sono delle bottiglie di vodka… prendine due, mi serviranno.-
Mentre lui si allontanava verso le scale, Devon e Miley si rivolsero al mago.
- Che voleva?- chiese il ragazzo.
Xander ridacchiò.
- Dirmi quanto l’abbiamo inguaiato.- spiegò.

- Fatto…- esalò Timmi, abbandonandosi sulla sua poltrona preferita, mentre gli altri si erano sistemati sull’altra e sul divano - Ora sguazza felice nella mia vasca da bagno. Le ho lasciato una saponetta, magari la ingoia e soffoca…-
- Bene.- disse Devon - Ma ora che ne facciamo?-
- Immagino che ammazzarla intenzionalmente non sia un’idea praticabile…- sospirò il mezzodemone, apparentemente sconfortato - Comunque, mentre riempivo la vasca, ascoltando le sue farneticazioni m’è parso di capire che avete avuto la sfiga di imbattervi un’altra volta in lei anche voi, giusto?- chiese, guardando Miley e Devon.
I due ragazzi assentirono, e spiegarono agli altri in che circostanze avessero incontrato la sirena e ciò che aveva detto loro. Timmi parve stupito, e si tirò su a sedere sentendo quelle parole, come se adesso fosse interessato.
- Non hai idea di cosa stesse parlando?- chiese Jo.
- No.- rispose lui - Non ho mai sentito parlare di nessun “Uomo Demone” o “Demonio Uomo”… che poi, sinceramente, non capisco che differenza ci sia…-
- Nemmeno io, se è per quello.- disse Devon.
- E la Bestia a cui ha accennato?- chiese Alis - Nemmeno quella?-
- No.- disse Timmi - Ci sono tante Bestie, nella magia, e tutte diverse… la Bestia del Magma, ad esempio… una creatura con cui se la sono vista Trys e Darth prima che arrivassimo io, Raven e Skin… o la Bestia dalle Venti Facce, non vi dico che casino quando parlano tutte assieme… e ce n’è una che lo è per eccellenza, ma mi rifiuto di credere che…-
Qualcuno bussò alla porta, e Timmi alzò di scatto la testa.
- Donovan, apri tu!- disse in fretta - Non si sa mai.- aggiunse, in risposta al suo sguardo stupito.
Sbuffando, il mago aprì la porta a Nadine, appena arrivata.
- E tu che fai qui?- chiese la ragazza, entrando - Anzi… che ci fate tutti quanti?- si corresse, vedendo la piccola folla di persone.
- Eh, mi rovinano la giornata.- rispose Timmi.
Spiegarono a Nadine cosa era successo nel parco, e lei trovò particolarmente strano il fatto che Timmi conoscesse una sirena.
- Com’è che non ce ne hai mai parlato?- chiese lei, aggrottando le sopracciglia.
Lui sospirò.
- Lo sai come affronto i traumi, no?- rispose - Evito di parlarne, e lei basterebbe a sconvolgere il Mahatma Gandhi. Se non sapessi che è impossibile, direi che è lei a la principale causa di autismo infantile…-
Si udì un tonfo, sopra di loro, segno evidente che la sirena era appena caduta.
- Cosa starà combinando?- chiese Miley.
- Magari sta tentando di rompersi la testa.- disse Timmi, speranzoso - Chissà… ma non voglio essere troppo ottimista.- aggiunse.
- Non dovremmo salire per controllare?- chiese Alis.
- Vado io.- disse subito Nadine - Così la conosco.-
- Eh, divertiti…- le augurò sarcasticamente Timmi, mentre saliva.
Per alcuni minuti nessuno disse niente, poiché erano tutti quanti concentrati su quanto accadeva di sopra, cercando di sentire eventuali segni di vita da parte di Nadine o della sirena. Poco dopo, la ragazza scese di nuovo, gli occhi fissi davanti a sé. Sembrava un automa.
- Tutto bene?- le chiese Alis.
- Io…- disse piano Nadine.
- Cos’è successo?- fece Timmi, alzandosi - Che c’è, ti ha chiesto di entrare nella vasca?-
- Bhè… no.- rispose lei - Ecco… ero entrata in bagno, e l’ho trovata sul pavimento… non so come mai stesse cercando di uscire, penso che fosse qualcosa che ha a che fare con la saponetta…-
- Se non ci si è strozzata sorvola, preferisco non sapere.- sbuffò Timmi.
- Insomma, mi sono avvicinata per tirarla su…- spiegò - … e quando l’ho rimessa nella vasca lei…-
- Lei cosa?- incalzò Jo.
Nadine strinse gli occhi e deglutì.
- Mi ha baciata.-
Jo scoppiò a ridere a crepapelle, rotolando giù dalla poltrona, mentre Alis si voltava di scatto per non far vedere a Nadine che le labbra le tremavano incontrollabilmente. Xander, sbuffando per non scoppiare a ridere davvero, si prese la pancia con le braccia e si appoggiò alla parete, e Devon e Miley cercarono di non mettersi a sghignazzare come gli altri.
- Non c’è niente da ridere!- sbottò Nadine, diventando color mattone. Poi si voltò verso Timmi, di scatto - E tu non hai niente da dire?-
Il mezzodemone, dal canto suo, aveva tremato per qualche momento, scosso da risate silenziose, ed aveva cercato di controllare la propria espressione. Non doveva aver fatto un gran bel lavoro, perché Nadine gemette esasperata, gli occhi al cielo.
- Senti…- ringhiò - Ora è meglio che tu vada di sopra e cerchi di capire perché ha fatto… quello che ha fatto!- gli ordinò - Sennò, stacco ogni singola squama da quella coda con il taglierino, okay?-
- Ma alle sirene non fa male.- osservò Timmi - E poi, le ricrescerebbe praticamente subi…-
- Io parlavo della tua!- gridò Nadine.
- Ah…- fece lui, scattando in piedi - Ehm… con permesso…-
E corse su per le scale, diretto verso il bagno.

***

Timmi ricompose la propria espressione in una più adatta alla situazione ed aprì la porta con l’aria di qualcuno che si appresta a partecipare ad un funerale o ad una conferenza sul deficit dello stato. Dentro trovò la sirena distesa sulla schiena nella sua vasca da bagno semirotonda, piena fino all’orlo di acqua e schiuma. Doveva aver consumato tutta la confezione.
Lei rideva tra sé, giocando con le bolle, soffiando sulle sue mani piene di sapone candido e spumoso, agitando la pinna della coda, che penzolava fuori dal bordo della vasca, troppo corta per contenerla tutta.
- Che fai, ora ti sei data al saffismo?- chiese acido Timmi, prendendo uno sgabello da bagno e trascinandolo vicino a lei per sedersi.
La sirena si strinse nelle spalle, senza guardarlo.
- Volevo solo ringraziarla.- disse semplicemente - È stata tanto gentile…-
Prendendo mentalmente nota di non dire questo a Nadine, Timmi decise di cominciare a farle qualche domanda più seria.
- Okay, cominciamo dall’inizio…- disse - So che hai incontrato Miley e Devon, qualche tempo fa. È corretto?-
Lei ridacchiò piano, e lui lo prese come un sì.
- D’accordo…- sospirò - Ora, dimmi come sei finita a Central Park.- le disse stancamente - E bada di spiegarmi per bene.- aggiunse - Non ho molta voglia di sentire cretinate, oggi.-
- Bhè, presto detto.- rise la sirena, guardandolo con aria vivace - Stavo nuotando tranquilla, badando ai fatti miei, quando ho visto una fenditura aprirsi improvvisamente nel fondo del mare. Ho pensato di attraversarla, per vedere cosa c’era dall’altra parte…-
- … e sei finita a Central Park.- terminò lui - Come quella specie di Idra.-
- Mmmh, non esattamente…- disse lei, pensierosa - Era un cucciolo di Yamatano Orochi. Sei stato fortunato a non incontrare il papà.-
- Bhè, è uguale!- sbottò lui - Ora, sorvoliamo sul come hai saputo di quel coso e andiamo avanti: sei stata a New York, okay. E poi sei arrivata subito qui?-
- Non proprio… ho vagato per un po’ attraverso le brecce. Credo di essere stata anche nel Mar Morto. Quanto sale…- disse lei con voce flautata, tirando dentro la coda, appoggiandosi al bordo della vasca con le braccia e mettendo il mento sulle mani - Ma era meglio di quel lago, almeno: era carino, ma era anche troppo piccolo per me… non avevo lo spazio per volteggiare…-
- E ce lo avevi nella fontana?- sbuffò Timmi.
- Non sono io a decidere dove si aprono i varchi.- disse piano lei - Non è colpa mia, mio bel mezzodemone, se sono qui con te, nella tua minuscola vasca da bagno.-
- No, è colpa del karma. Devo stare pagando per le mie colpe, poco ma sicuro.- sbottò lui - Di tutti i posti e di tutti i mondi, dovevi capitare proprio qui, accidenti?- si prese la testa tra le mani e sospirò - Ah, maledizione, lasciamo stare, tanto dubito che a te possa fregartene qualcosa dei miei nervi…-
- Bhè, posso distenderteli io, i tuoi nervi…- si offrì lei, ridacchiando maliziosa ed allontanandosi dal bordo della vasca, mordicchiandosi il labbro inferiore.
- Dacci un taglio.- disse Timmi, cupo - Non credo che sia una cosa intelligente da fare, non con Nadine così infuriata.- siccome lei non sembrò infischiarsene minimamente (cominciò a canticchiare “When Love Takes Over” giocando con la schiuma), sospirò ancora - Senti, ti sconsiglio di mantenere quest’atteggiamento.- le consigliò, non del tutto certo che lei gli desse retta - Non è una buona idea piombare qui dopo anni, saltare addosso al padrone di casa e… baciare la sua ragazza.-
- Oooh, come sei noioso…- sussurrò lei, smettendo di cantare.
- Perché dovrei essere noioso?- chiese Timmi, aggrottando la fronte - Anzi, no, non voglio saperlo!- sbottò - Ora dimmi cosa accidenti erano quelle sciocchezze che hai rifilato a Miley e Devon, quelle su bestie, demoni uomini e uomini demone.-
- Aaah… è a questo che miri, dunque…- disse piano la sirena, inclinando il capo - Anni che non mi vedi, e nemmeno un “ciao”? Non ti sono minimamente mancata?-
- Certo. Quando invocavo la morte.- brontolò.
Nonostante le sue parole dure, lei parve comunque felice ed allegra come lo era prima, oltre che ancora più pazza e sognante: continuò a sorridergli, e fece addirittura guizzare la coda, schizzandolo, riprendendo a cantare la stessa canzone di prima. Lui alzò le braccia per ripararsi, chiedendosi come cavolo facesse una sirena a conoscere “When Love Takes Over”.
- E finiscila!- sbottò - Allora, vuoi parlare o no?-
- Parlare, parlare, parlare…- cantilenò - Tutte chiacchiere e niente azione… Sei diverso… potremmo anche fare un po’ di moto, così, per scaldarci un attimo…-
- Basta coi doppi sensi!- esclamò, cominciando ad incavolarsi davvero - Dimmi cosa sai, o giuro che ti sciolgo nell’acido!-
- Se è ciò che vuoi, appagherò la tua curiosità, ombroso uomo dalla metà squamosa.- disse la sirena, diventando improvvisamente più seria (ma senza smettere di far guizzare la coda) - Però le cose che dirò non riguarderanno soltanto te, ed è giusto che tutti sappiano.- aggiunse in tono misterioso, guardandolo con gli occhi socchiusi.
- E devo portarli tutti qui?- grugnì Timmi - Col cavolo. Piuttosto, ti asciugo e ti riporto di sotto!-
- Io non ho le gambe, Timothy Anderson.- esalò la sirena, guardandolo ad occhi sgranati e sporgendo il labbro, come se cercasse di intenerirlo - Non posso camminare.-
- Per ora.- sbuffò il mezzodemone - Mi ricordo che se ti asciughi la coda sparisce, cosa credi?-
Allungò una mano e girò la manopola che apriva lo scarico. Rapidamente, schiuma ed acqua sparirono giù per il tubo, lasciando solo la sirena gocciolante nella vasca. Timmi prese un asciugamano e lo tese a lei.
- Mettitelo.- disse.
La sirena se lo avvolse attorno al corpo, guardandolo con aria provocatoria.
- Come se ci fosse qualcosa che non hai già visto…- ridacchiò.
- Non per scelta, mi pare.- sbottò lui - E poi, se Nadine entra e ti vede nuda, siamo morti tutti e due.-
Si frugò per qualche istante nelle tasche, tirandone fuori una fiala rosso sangue.
- Meno male, ne ho ancora una…- sospirò, togliendole il tappo e versandola sulla coda della sirena.
Istantaneamente, l’acqua che la ricopriva scomparve in volute di vapore, mentre lei si asciugava e si riscaldava. Nel giro di pochi secondi la sua coda scomparve, sostituita da due gambe pallide e sottili, come se non venissero usate molto spesso.
- Ce la fai a camminare?- chiese Timmi.
Lei annuì.
- Farò un po’ fatica, però.- disse - Da alcuni anni non pratico più… da quella volta sulla nave di Odin Åström.-
- Già, vedi di ricordarmelo…- sbuffò lui.
Con il suo aiuto la sirena uscì dalla vasca, leggermente malferma sulle gambe esili, e quando la lasciò andare lei gli cadde addosso, rischiando di buttarlo a terra.
- Insomma, ce la fai o no?- grugnì.
La sirena non rispose e si rimise in piedi da sola, anche se non era del tutto stabile. Forse aveva bisogno di un po’ di esercizio e, anche se non gliel’avrebbe mai detto, a Timmi dispiacque un po’ che non riuscisse a muoversi o stare in piedi con sufficiente tranquillità. La verità era che vedendola così gli faceva pena.
- Mi servono dei vestiti.- disse lei - Ma se vuoi posso tenermi l’asciugamano, è così comodo…-
- Finiscila!- esclamò il mezzodemone, secco, mentre la sua apprensione evaporava con incredibile rapidità.
Mosse il braccio in un ampio gesto ad arco. L’asciugamano divenne all’istante un vestito intero, color viola chiaro, la cui gonna le arrivava al di sotto delle ginocchia.
- Oooh…- esalò impressionata lei - Certo che tu sai come far felice una ragazza…-
- Dacci un taglio.- grugnì Timmi, aprendo la porta - Per le scarpe arrangiati. Non ne ho e non sono capace di creare. Quel dannato incantesimo mi dà sempre un sacco di problemi.-
- Sì, ricordo…-
- E piantala!-
La sirena tacque, ma arrivati alle scale si fermò prima di scendere un solo gradino, e lui era già a metà della discesa quando se ne accorse.
- Cosa c’è adesso?- sbottò.
- Non so scendere.- disse lei - Ho le gambe da pochi minuti.-
Ringhiando, Timmi tornò in cima, la prese in braccio e la portò giù, cercando di inventarsi qualche scusa decente da rifilare a Nadine. Siccome non gli venne niente in quel breve tragitto, dovette per forza scegliere la verità.
- Eccovi.- li accolse Xander, dalla cucina, dove con tutti gli altri aveva cominciato a preparare la cena.
Timmi non si era accorto dell’ora, e guardando fuori dalla finestra notò che il cielo aveva iniziato a scurirsi. Chissà quanto tempo era passato, da quando erano arrivati.
- Pensavamo che non scendeste più.- continuò il giovane mago, guardando la sirena - Da dove spuntano quelle gambe e quel vestito?-
- Lascia perdere.- sbuffò Timmi - Ha detto che deve parlare con tutti, e quindi…-
- E ti ha anche detto che cosa le è preso prima?- sbottò Nadine, avvicinandosi con in mano un pacco di pasta.
- Bhè…- disse esitante lui - Ecco… sai, pensavo che in fondo le tende a fiori non sarebbero un male…-
- Ti stavo solo ringraziando.- disse la sirena, china sulla marmitta dell’acqua - Mmmh… preferisco le onde…-
Nadine sembrava non chiedere di meglio che prenderle la testa ed infilargliela nella pentola.
Meno male che non stava tagliando la verdura… si ritrovò a pensare Timmi, visto che in quel caso in mano avrebbe stretto un coltello, anziché la pasta.
- Dice che vuole parlarci di quelle assurdità che vi ha detto a New York.- disse in fretta, cercando di distrarre la ragazza e rivolgendosi a Miley e Devon, impegnati ad apparecchiare.
- Non ti ha spiegato niente?- chiese Alis, prendendo i bicchieri.
- No…-
- Da quanto la conosci?- chiese improvvisamente Nadine.
- Eh?- fece lui, fingendo di cadere dalle nuvole - Cosa? Conosco chi?-
- Piantala di fare il cretino!- ringhiò lei - Da quanto vi conoscete?-
- Ehm… non proprio… da tanto…- rispose esitante Timmi.
- Quattro anni, più o meno…- disse distrattamente la sirena, soppesando un pacco di granturco - Ma forse ormai sono quasi cinque, no?-
- Cinque anni non ti sembrano tanto?- ringhiò Nadine, guardando storto Timmi.
- Eh… senti…- sospirò - Dammi un po’ di tregua, per favore… già devo gestirmi lei, ed è abbastanza da mandare fuori di matto anche Raven… e lei lo sai che non perde mai la calma…-
Nadine ebbe un flash risalente a sei mesi prima della Valchiria con la sua lancia ben stretta nel pugno, fuori di sé come mai prima di allora, gridare tutta la sua rabbia e la sua collera contro un Emissario delle Ombre ormai deceduto.
- … quindi per favore, per favore…- proseguì il mezzodemone, ignaro - … dammi una mano, almeno tu! Se vuoi te lo chiedo in ginocchio.-
Lei lo guardò impietosa per qualche momento, poi sospirò.
- Farò la brava…- disse, mentre alle sue spalle Miley cercava di impedire alla sirena di scoprire cosa sarebbe successo a versare il contenuto della scatola di granturco nell’olio del soffritto - … solo se lei farà altrettanto.-
- Okay…- disse Timmi, grato per la sua straordinaria pazienza - Ora forza… mangiamo.-
Il pasto venne consumato con un’atmosfera generale di quiete e serenità, anche se ogni tanto la sirena sembrava decidere di annoiarsi: una volta costruì un castello coi bicchieri più vicini, talmente in bilico da ondeggiare al minimo spostamento d’aria; poco più tardi riuscì a far schizzare un panetto di burro intero proprio sul naso di Timmi, che non le strappò le braccia solo perché Xander e Jo lo afferrarono al volo.
La sirena, dal canto suo, non sembrava interessarsi particolarmente alle reazioni seccate degli altri, e continuava a mangiare con un sorriso sereno sulle labbra, come se per lei quell’atmosfera fosse la più tranquilla del mondo. A Xander, comunque, venne il mal di testa.
Finito di cenare, tutti quanti uscirono fuori in giardino (aveva smesso di piovere) e Timmi e Devon trovarono un vecchio ciocco nel bosco, lo asciugarono e gli diedero fuoco, facendo un falò improvvisato non lontano dalla casa sul terreno umido.
- Bhè…- disse Xander, seduto a terra - Non è stata una giornata particolarmente impegnativa, mi pare.-
- Eh, parla per te…- grugnì Timmi, seduto accanto a lui.
- Almeno non abbiamo subito attacchi.- fece notare Devon - Mi sembra un bene, no? Insomma, è la prima volta da una settimana.-
- Non correre troppo.- disse Timmi - Questo era solo il primo giorno. Probabilmente non si sono ancora resi conto che siete qui, o non hanno ancora in mente niente di utile. Quando saranno pronti potrebbero mandare qualsiasi cosa, da noi, e non parlo solo di Emissari delle Ombre.-
- Non puoi proprio goderti cinque minuti di tranquillità?- fece Alis.
- Perché, questa giornata per te è stata tranquilla?- sbuffò Timmi - A proposito, ragazzo… hai preso quello che ti ho chiesto?-
- In camera tua.- rispose Xander - Pronte per quando vai a letto.-
- Che cosa?- chiese Miley.
Nadine le fece cenno di non chiedere.
- Lascia perdere.- disse.
- Sì, non è una cosa che ti può interessare.- ridacchiò Jo.
- Finitela, voi!- sbuffò di nuovo il mezzodemone.
Si rivolse alla sirena, che era seduta con le gambe allargate e distese a terra, puntellata sui palmi delle mani, il viso rivolto verso il cielo, gli occhi chiusi. Sembrava godersi un mondo l’aria fresca della sera e il forte odore di natura umida che soffiava nello spiazzo dove sorgeva la casa.
- E tu, ti degni di dirci cosa accidenti succede?- le abbaiò contro.
La sirena tirò su le gambe e le abbracciò, poggiando il mento sulle ginocchia.
- Io non so ciò che succede.- disse - Io so solo ciò che sento dire.-
- Ciò che senti dire?- ripeté Jo - Perché, hai occasione di conversare con molta gente?-
Lei sorrise tranquilla, inclinando il capo.
- Sai…- disse piano - Si hanno molte occasioni di conoscere tanta gente interessante, facendo il mio mestiere.-
- Tenendo conto che sei più disoccupata di uno studente di Filosofia coi rasta, non è un gran garanzia.- disse Timmi, cupo - Forza, dicci quello che sai.-
La sirena si distese sulla schiena, allargando le braccia ma lasciando le gambe in quell’identica posizione.
- Ho detto ciò che doveva essere detto.- rispose enigmaticamente - L’Emissario traditore tradito… la ragazza maledetta che maledice la maledizione… entrambi dovranno restare con chi può opporsi al Demonio Uomo… dovranno lasciare che l’Uomo Demone protegga le loro vite, perché entrambi hanno ancora da scrivere la loro parte di storia. Una storia che proseguirà anche quando avranno esaurito il loro compito.-
- D’accordo, rinuncio a capire la parte della storia che riguarda la… storia.- disse Timmi - Spiegami solo quella sui due dèmoni uomini, per ora.-
- Non Dèmoni Uomini.- lo corresse lei, tirandosi leggermente su e guardandolo - Un Demonio Uomo. Qualcosa che è servo di un essere più grande e terrificante di lui, di un abominio che verrà sostenuto da chi di più oscuro c’è, e soltanto se l’Uomo Demone combatterà contro di lui sarà possibile che tutti si salvino… sarà possibile impedire al Demonio Uomo di far sorgere il suo signore.-
- Fa lo stesso!- esclamò Xander, irritandosi - Ancora non capiamo cosa sono questo Demonio Uomo e questo Uomo Demone. Non sono la stessa cosa?-
- No!- esclamò lei, alzandosi del tutto e sgranando gli occhi, come se fosse una bambina sorpresa da un’inaspettata rivelazione - Il Demonio Uomo è colui che guida chi di più oscuro c’è… il braccio della Bestia… della grande e orribile Bestia… di ciò che non deve vedere la luce… invece, l’Uomo Demone è chi può fermare il Demonio Uomo. Chi può impedire alla Bestia di diventare Bestia.-
Parlava con voce talmente bassa da essere appena udibile, con il fuoco scoppiettante lì accanto.
- Mmmh…- fece Timmi - D’accordo, un po’ alla volta ma ci stiamo avvicinando… credo.- disse.
- Ancora io non ho capito bene, però.- protestò Jo.
- Io forse sì…- disse lentamente Alis.
- Davvero?- chiese stupita Miley.
- Non sono sicura.- rispose lei, stringendosi nelle spalle - Per “Uomo Demone” intendi qualcuno che è prima un uomo e poi un demone?- chiese, rivolgendosi alla sirena.
Lei annuì, sorridendole radiosa.
- Allora mi sa che questa parte l’ho capita.- disse, guardando Timmi - L’Uomo Demone sei tu.-
Lui aggrottò la fronte e guardò a sua volta la sirena, che fece un breve cenno d’assenso.
- Strano che non ci sia arrivato prima tu…- cantilenò con fare dispettoso.
- Bah…- sbuffò lui - Non è che il mio scopo nella vita sia starti dietro, sai? Ho altre priorità… tipo salvaguardare la mia sanità mentale.-
- Tutto qui?- chiese stupito Jo - Ti dice che puoi fermare chissà chi e non reagisci nemmeno?-
- Ha ragione lui.- osservò Devon - Perché non mi sembri stupito?-
Timmi si strinse nelle spalle.
- Me ne hanno dette tante, in vita mia…- disse - E poi, so già di poter combattere l’Alleanza delle Ombre e il Tredicesimo membro, visto che lo faccio tutti i giorni.-
- Che c’entrano adesso l’Alleanza e il Tredicesimo Membro?- chiese Nadine.
- Bhè, mi sembra chiaro, no?- chiese lui - Insomma, “chi guida quanto di più oscuro c’è”… cos’altro può essere?-
- Molto bene.- disse la sirena, soddisfatta - Ma le parole esatte erano “colui che guida chi di più oscuro c’è”, e non…-
- Ah, fa lo stesso!- sospirò - D’accordo, e questa Bestia? Cosa vogliono, stavolta, quei tredici testoni?-
- L’ultima volta che abbiamo avuto a che fare con loro cercavano il Cristallo di Atlantide.- disse pensieroso Jo - Avrà qualcosa a che fare con questo?-
- Può darsi. Dopotutto, li avrebbe resi invincibili. Comunque, prima dobbiamo capire di che Bestia si tratta.- osservò Nadine.
- Scommetto che sarà qualcosa di schifoso.- sbuffò Jo.
Timmi si strinse nelle spalle.
- A me va bene tutto, purché non sia…-
- L’Anticristo.-
Il gelo s’impossessò di loro, penetrando fin dentro le ossa.
- Ecco…- gracchiò Timmi, la gola secca - Ora credo che la vodka me la finisco…-

***

- Quando dici… Anticristo…- disse lentamente Alis - … intendi dire…-
- Il figlio di Satana.- rispose la sirena, guardando tranquillissima il fuoco - Colui che porterà gli eserciti in battaglia. Che distruggerà…-
- Basta!- sbottò Timmi - Smettila di farneticare, abbiamo capito!- si prese la testa tra le mani, sconsolato  - Grandioso… fottutamente grandioso…- sospirò - D’accordo, domani vado da Daniel… devo parlargli di questa cosa, se l’Alleanza mira all’Anticristo allora…-
- Non preoccuparti.- disse la sirena, stendendosi di nuovo a terra - L’Anticristo non è una tua preoccupazione o un tuo nemico. La sua venuta porterà l’Apocalisse, e con l’Apocalisse sorgerà una nuova alba per coloro che verranno. Ma l’Alleanza delle Ombre non mira a niente del genere, per quanto ti posso dire. Loro vogliono solo il potere. Ed il potere che rappresenta la Bestia è quanto di più terribile sia conosciuto. Forse è superiore quello dei Custodi dell'Eden. I tredici dell’Alleanza vogliono farlo loro, renderlo uno strumento, possedere la sua magia.-
- Ad ogni modo, devo andare da Daniel.- sbuffò il mezzodemone - Ha promesso di parlare con l’Evocatore, quindi devo chiedergli cosa gli ha detto.-
- Bene.- disse la sirena - Ma non fraintendere le mie parole, perché tu non devi affrontare l’Anticristo, né l’Apocalisse. Ferma l’Alleanza delle Ombre, questo è tutto. Stai lontano da lui.-
Timmi rimase a guardare la sirena per qualche tempo, mentre lei non faceva altro che fissare il cielo, senza più dire nulla. Quando fu chiaro che non aveva alcuna intenzione di aggiungere qualcos’altro, si alzò sospirando.
- D’accordo.- disse Timmi - Per oggi basta così. È meglio se andiamo tutti a letto.-
- Tutto qui?- chiese Jo - Ci sgancia una bomba come questa e tu ci dici di andare a letto?-
- Sì.- rispose lui - Dormiamoci su, e forse riusciremo a pensare più lucidamente, domani. Ora sono a pezzi, e sinceramente ci sto facendo il callo a cose del genere.-
- E per quanto riguarda l’Apocalisse? E l’Anticristo?- domandò Devon - Che intendi fare?-
- Niente.- disse semplicemente il mezzodemone, stringendosi nelle spalle - Insomma, non mi fraintendete…- aggiunse, vedendo le occhiate stupite che gli lanciarono tutti (tranne la sirena, che si era alzata ed aveva iniziato a sgambettare tutta contenta intorno a loro) - … non è che non voglia, ma non credo che io possa fare chissà che.- spiegò - Io sono pur sempre un essere umano. Sarò per metà demone, sarò molto bravo e potente… ma, alla fine, sono un essere umano.- incrociò le braccia sul petto e li guardò tutti con pazienza - Non è roba per esseri umani, questa. Apocalissi ed Anticristi riguardano creature celesti come i Custodi dell'Eden e gli Arcangeli. Il massimo che possiamo fare è colpire l’Alleanza delle Ombre, come ha detto lei. E poi, quante volte il Sommo Concilio ha salvato il mondo? E quante volte il mondo è stato salvato anche prima del Sommo Concilio? Lara Addley ha cominciato prima di tutti noi, e altri ancora prima di lei.- li guardò tutti - Ora a letto. Domani mi devo svegliare presto, e non voglio certo presentarmi da Daniel con gli occhi gonfi di sonno.-
Alla fine decisero tutti di andarsene a casa. La sirena, invece, per la gioia di Nadine, sarebbe rimasta lì: un po’ perché nessun altro poteva ospitarla, un altro po’ perché nessuno voleva averla intorno. A dir la verità, nemmeno Timmi gradiva molto l’idea di tenersela in casa, ma non aveva alcuna scelta diversa, dato che spedirla a giro con tutte le cose che sapeva (o che diceva di sapere) poteva essere pericoloso.
- Sei sicuro di ciò che fai?- chiese Xander che, come Nadine e Devon, non era ancora andato via.
- No.- sbuffò il mezzodemone. La sirena stava molestando Miley perché le dicesse a chi aveva rubato quei capelli tanto strani che non aveva mai visto - Anzi, credo che adesso mi scolerò l’intera riserva di vodka, accidenti…- aggiunse, distogliendo lo sguardo.
- Scusa.- disse il mago - Ti abbiamo messo nei guai, vero?-
Timmi sospirò.
- Sì, ma non c’era altra scelta.- disse - Meglio qui con me, che so come prenderla, che in una fontana dove poteva essere vista da chiunque. Non potevate certamente lasciarla lì, mezza pesce e mezza trota com’è…-
- Ma ce la farai?- chiese Nadine, che ora sembrava seriamente preoccupata per lui (anche se si capiva che era ancora un po’ gelosa).
- Sì, sì…- disse stancamente - Voi andate pure… penserò io a Miley e…- guardò la sirena - … a Regan MacNeil…-
- Ma non ce l’ha un nome?- chiese Xander: da quando era comparsa, Timmi non l’aveva mai pronunciato, né l’aveva sentita presentarsi.
- Non è la Sirenetta, ragazzo.- sbottò Timmi, seccato - E, se anche l’avesse, a me non interessa. Ora prendi Devon e sparisci, o non lo scolliamo più da Miley.
Infatti Devon e Miley, dopo essere riusciti a levarsi dai piedi la sirena, che adesso si era attaccata ad un albero come se fosse un palo cantando allegramente “Singing in the rain”, si erano seduti sulla panca di legno posta fuori dalla casa, e parlavano tra loro.
- Bhè, a quanto sembra sono tornato.- ridacchiò lui - E presto, come vedi.-
- Sì.- annuì Miley, senza riuscire a togliersi dalla testa le parole pronunciate da Timmi il giorno prima - Ma davvero era in una fontana?- chiese, per cercare di distrarsi.
- E cantava a squarciagola.- aggiunse il ragazzo - Quando ci ha detto quelle cose, a New York, non immaginavo nemmeno lontanamente che…-
- … avessero un senso?- chiese lei.
- No… cioè, sì, anche… ma quello che volevo dire…- si impappinò lui - … ecco, il fatto è che non credevo che parlasse di cose del genere.-
A quanto Miley riusciva a vedere dalla sua faccia preoccupata, nemmeno lui si era mai trovato in situazioni tanto pericolose o che riguardassero un potere grande come quello che poteva scatenare l’Apocalisse. Personalmente, Miley non sapeva granché dell’Anticristo o della fine del mondo, se si escludeva ciò che aveva sentito dire di tanto in tanto (cose a cui, fino a poco tempo prima, non avrebbe mai creduto). Ma ciò che si sente dire in giro non è un granché rispetto ad una conoscenza diretta dell’argomento, conoscenza che forse non avevano davvero nemmeno i nuovi amici che si era fatta. E questo non faceva altro che aggiungere preoccupazioni in più al suo cervello già sovraccarico.
- A letto!- gridò nel suo orecchio la voce irosa ti Timmi, facendoli sobbalzare entrambi - E se non vi date una mossa sarete morti tutti e quattro!-
Devon aggrottò la fronte e Miley lo guardò malissimo, massaggiandosi l’orecchio.
- Guarda che siamo in due.- osservò lei, seccata.
- Non se vi taglio a metà con la Fiaccola.- sbuffò lui, facendone rimbalzare il manico sul palmo.
Questo li costrinse ad alzarsi.

Timmi si sdraiò nel letto, completamente vestito e sfinito, dopo aver portato la sirena fino ad una stanza da letto vuota: gli era toccato prenderla nuovamente in braccio per farla tornare di sopra, siccome diceva di non riuscire a fare le scale. Cosa strana, visto che saltellava in giro come niente fosse…
Guardò le bottiglie che Xander gli aveva portato in camera, cercando di decidere se aprire la prima o no: come mezzodemone era immune agli effetti più nefasti dell’alcool, ma una certa sensazione di ebbrezza era inevitabile, dopo quattro litri di alcool a quaranta gradi. Purtroppo, il giorno dopo doveva essere lucido, quindi era meglio non toccare la vodka, per il momento.
- Bah…- grugnì, stanchissimo - D’accordo, l’appuntamento è per domani notte…-
Sbadigliando, ripensò alla situazione: Miley e il Talismano, Devon, l’Alleanza delle Ombre, le crepe nella barriera, Daniel preoccupato, Gabriele ancor più spaventata, le parole della sirena, la sirena
Non riusciva a stare tranquillo: era certissimo che, in modi che ancora non riusciva a comprendere, ogni cosa era collegata, in tutta quella storia. Aveva iniziato a lavorare per il Sommo Concilio quando era ancora piccolo, prima come apprendista di Trys e Darth e poi come loro pari in grado, e in pochi anni si era guadagnato la giusta reputazione per essere visto come uno dei più forti membri del Pentacolo… ma durante tutto quel tempo aveva imparato una cosa, un po’ dalle sue esperienze personali, un po’ dalle numerose storie e aneddoti raccontati dai suoi due amici, risalenti quasi tutti a quando avevano la sua età ed ammazzavano demoni dietro compenso: le coincidenze, pur capitando, non potevano avvenire a così breve distanza l’una dall’altra.
Non che lui fosse uno di quelli da “le coincidenze non esistono” o “tutto accade per un motivo” (questi luoghi comuni gli facevano solo salire la pressione), ma se una serie di avvenimenti piuttosto insoliti capitava tanto in fretta, cominciava a subodorare qualcosa di poco pulito.
Ad ogni modo, non era quello il momento per pensarci: doveva riposare, se voleva parlare con Daniel.
Pensando a questo, chiuse gli occhi e si addormentò.

Ecco, ora posso dire perché ero così contento, ieri... la sirena. Lei è uno dei personaggi che preferisco, tra quelli che ho creato (e non sono pochi), tanto che originariamente era nata solo come comparsa a Central Park, ma poi mi è piaciuta così tanto che l'ho tenuta, andando a modificare leggermente anche le storie precedenti. Per chi avesse letto la storia "La vera storia del Corvo e della Vampira Rossa", una piccola chicca: la personalità del personaggio di Lilith nasce proprio dalla sirena.
E adesso, via coi ringraziamenti, da rivolgere a Ely79 e _Arse_ che mi recensiscono, e a RahzielRathalos che ha aggiunto la storia alle preferite.

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Capitolo 13
*** Cap. 12: Il furto del libro ***


Era sulla nave volante, mentre sorvolava le nuvole del cielo infinito che non ricopriva alcun mondo, in piedi sulla parte più estrema del ponte di poppa. Il sole splendeva forte e caldo sopra la sua testa, mentre le ali metalliche si muovevano pigramente nell’aria, sostenendo l’imbarcazione in volo. Xander, al timone, teneva la rotta senza errori, mentre Jo sedeva in coffa, a far finta di avvistare le cose prima di tutti gli altri. Alis, invece, era chissà dove a leggere. Non l’avrebbe mai ammesso, ma quello era il suo modo preferito di passare il tempo libero. L’azione, la lotta contro i mostri, le imprese estreme… quelle cose l’avevano fatto sentire vivo per anni, erano state il solo modo per provare un’emozione che fosse diversa dalla paura di perdere il controllo, perché contro mostri e demoni poteva sfogare tutto ciò che covava dentro e che non osava mostrare ad altri.
Ma poi aveva incontrato Nadine, che gli aveva voluto bene nonostante il mostro, prima ancora di scoprire la sua innocenza negli avvenimenti di Sleepy Creek. Aveva incontrato Xander, che lo aveva chiamato fratello. Aveva incontrato Alis, a cui mancava qualcuno che le desse l’opportunità di mostrare le sue doti di persona matura. E aveva incontrato Jo, che aveva bisogno di un esempio da seguire.
Aveva incontrato una famiglia, e niente, nemmeno il brivido che gli dava rischiare la vita, poteva competere con questo.
Sentì dei passi alle sue spalle e si voltò: Nadine gli si stava avvicinando con lentezza, sorridendo amabilmente.
- Stai facendo un bel sogno?- chiese.
- Sì.- rispose lui, perché quello non poteva che essere altro che un sogno: era troppo perfetto, e lui ricordava di avere appena chiuso gli occhi.
- Vogliamo migliorarlo?- domandò piano Nadine, avvicinandosi ancora.
Timmi aggrottò le sopracciglia.
- Perché, si può?-
- Chissà…- sussurrò la ragazza - Poi mi dirai…-
E lo baciò, con una passione ed un’intensità che mai, prima di allora, aveva dimostrato, come se quella fosse l’ultima volta. Lui le rispose con altrettanto desiderio, affondando le mani nei suoi capelli, assaporando il suo profumo…
Dopo un tempo infinito, Nadine si staccò da lui.
- Dormi bene, mio bel mezzodemone.- disse piano.
Timmi sentì un campanello d’allarme nella testa.
- Cosa?-


Timmi aprì gli occhi e si ritrovò la sirena ad un centimetro dal naso, con addosso solo la gigantesca maglietta che lui le aveva prestato.
- Ma che cavolo…?- sbottò, tirandosi indietro fino alla testata del letto - Ma sei fissata, allora!-
Lei indietreggiò e si sedette in fondo, senza particolare sorpresa o turbamento sul volto.
- Dì un po', sei forse impazzita?- esclamò Timmi, cercando di non svegliare Miley - Che ti passa per la testa?-
Lei si strinse nelle spalle.
- Perché ti scaldi?- chiese - In fondo, era solo un bacio.-
- Tu…- Timmi dovette fare uno sforzo per non allungarsi e tirarle il collo.
Non sapeva perché, ma era infuriato. L’eco di una risata cavernosa gli riecheggiò nella mente.
Non è possibile… pure il demone mi sfotte!
- Si può sapere perché l’hai fatto?-
Ancora, la sirena si strinse nelle spalle.
- Non c’è niente di male.- rispose - È giusto baciare chi si ama.-
Tra il sonno e la rabbia gli ci volle qualche secondo per registrare le sue parole e comprenderne il significato.
- Cosa?- chiese, sbigottito.
- Devo ripetere?- fece lei - IO… TI… AMO.- disse lentamente, scandendo forte.
Lui rimase a fissarla per qualche istante, incapace di ribattere.
Cosa?
- Ma… insomma, perché? E da quando?-
- Più o meno sempre.- disse con semplicità la sirena - Io conosco ciò che hai dentro. Era inevitabile.-
Un po’ perché non se ne era mai accorto pur avendo passato con lei quasi un anno, un altro po’ per l’essere stato colto nel sonno senza che se ne rendesse conto (Da quando in qua non mi sveglio al tocco estraneo? Pensò irritato), si sentì davvero un fesso. Persino la canzone che aveva intonato nella sua vasca da bagno (sempre che avesse un senso) avrebbe potuto essere un indizio o roba simile.
- Ah…- disse impacciato. Non si era mai trovato in quella situazione - Cavolo… non me ne ero mai reso conto.- ammise, col tono del perfetto imbecille quale si sentiva - Ma comunque… insomma…- sospirò, sforzandosi di vincere l’imbarazzo - Senti, prima di tutto, io non ti sopporto.- sbottò - Secondo, se anche non ci fosse Nadine… e lei è un motivo più che sufficiente… siamo due ibridi: una sirena ed un mezzodemone. Non avremmo futuro, senza contare che tu sei immortale…-
- Non più.- lo interruppe lei - Ho perso l’immortalità da tempo. Ci ho rinunciato. Come il signor Åström.-
- Ah…-
Anche questa era una cosa che non aveva nemmeno immaginato. Oltretutto, Odin Åström aveva rinunciato all’immortalità per la figlia e la moglie, quindi se lei diceva “come il signor Åström”…
La conversazione stava prendendo davvero una brutta piega.
- Bhè…- borbottò - Ecco… non so cosa dire, ma…-
- Ti tolgo dall’imbarazzo.- disse la sirena, alzandosi - Ti lascio alla tua Nadine. Questo era solo un addio.-
Uscì chiudendo piano la porta dietro di sé, e Timmi la sentì tornare a letto. Un istante dopo si alzò ed afferrò le bottiglie di vodka, si trascinò sul divano prendendone un’altra dalla cassetta della legna e le stappò tutte e tre.
Fanculo… Pensò prima di portarsi la prima alla bocca.

***

- Ehm…- fece timidamente Miley - Timmi?-
Gli diede una leggera spintarella, e il suo polso venne istantaneamente avviluppato da una delle sue mani infilate nelle mitene, in una stretta così serrata che non riusciva a liberarsi, anche se non le fece male. Un attimo dopo la lasciò andare e tirò su il capo, fino a quel momento riverso all’indietro.
- Grunt…- grugnì il mezzodemone - Mi sveglio per te e non per i pericoli… bah…- sbuffò.
- Cosa?- chiese Miley, stupita.
- Lascia stare…- borbottò lui, storcendo la faccia come se avesse un saporaccio in bocca - Piuttosto, che ora è?-
- Le dieci.- rispose la ragazza.
- Grandioso, il maestro della puntualità!- sbuffò sarcastico - Mi do una sciacquata e corro da Daniel, così gli dico quanto siamo effettivamente nella merda e mi dice quanto lo sei tu. Non dovrei metterci molto…- aggiunse, voltandosi a guardarla prima di salire al piano di sopra - … comunque Xander dovrebbe venire qui, credo. Gli ho detto di passare a vedere un attimo come stavi, se riusciva a farcela. E forse verrà anche Nadine, scommetto che per una volta salterà la scuola o uscirà prima.- guardò verso il soffitto - Lei dorme ancora?- chiese.
- Credo di sì.- rispose Miley - Non l’ho ancora vista.-
- Bene.- disse Timmi - Se la sirena dovesse darti fastidio, dalle un colpo, meglio se qui.- spiegò, indicandosi la cervicale - Se ve ne desse l’Alleanza e non ci fosse nessuno a proteggervi, c’è una botola sotto il tappeto.- detto ciò andò in bagno.
Non appena si fu lavato e cambiato raggiunse la sala riunioni del Sommo Concilio, che in quel momento era apparentemente vuota e priva di vita; tuttavia, sapeva che non lo era mai davvero, e che qualcuno era sempre lì di guardia, nel caso in cui qualche disperato come lui avesse notizie da consegnare, cose da chiedere o bisogno di aiuto.
Batté tre volte il piede a terra, ed uno sbuffo di sabbia si materializzò vorticando lì davanti, sui gradini candidi, facendo comparire un uomo alto, spigoloso e sottile, tanto che sembrava un albero rachitico. Se ne stava mollemente sdraiato sulle gradinate della sala riunioni, come se fosse annoiato.
- Buongiorno, Timmi.- lo salutò Dante, il Custode dell’elemento terra - Qual buon vento ti porta da queste parti?-
- Ho bisogno di sapere se Daniel è tornato.- rispose - Doveva…-
- Sì, lo so, me l’ha detto.- lo interruppe Dante, tirandosi su ed appoggiando i gomiti sulle ginocchia nodose - Ma ancora non s’è fatto vedere. Per me, sta cercando di tirarla per le lunghe perché in fondo il vecchio Marek gli mancava un po’, chi lo sa…- ridacchiò tra sé - Comunque, dovrebbe essere di ritorno entro poche ore. Se conoscevo l’Evocatore quanto conosco mio fratello, so per certo che lo caccerà a calci nel sedere da lì: non vuole che ci passiamo troppo tempo, Custodi o non Custodi. È rigoroso per quello che riguarda i confini di vita e morte.-
- Ho anche alcune domande da fare.- continuò lui - E cose da riferire.-
Spiegò a Dante tutto ciò che era riuscito a capire dalle farneticazioni assurde della sirena, dei suoi criptici avvertimenti sulla brama del potere dell’Anticristo che nutriva l’Alleanza delle Ombre e del pericolo che sembravano correre Miley e Devon.
- Mh.- commentò il Custode che, incredibilmente, non sembrava affatto impressionato - Okay. Bene.- si sistemò meglio a sedere e si grattò la testa - Timmi, tu hai mai letto la Bibbia?-
- Certo, da cima a fondo, come ogni persona sulla Terra…- grugnì lui.
- Esattamente come immaginavo, ma visto che lavori per il Sommo Concilio qualche nozioncina la avrai, giusto?- disse Dante, alzandosi e cominciando a camminare avanti e indietro. Riprese subito a parlare, senza aspettare una risposta - Dunque, tanto per cominciare partiamo dal termine “apocalisse”: esso, se analizzato alla lettera e tradotto dal greco… ti risparmio l’etimologia… significa, in parole semplici, “rivelazione”, “scoperta”. In esso non c’è alcun tipo di connotazione nefasta. Questo perché l’Apocalisse non è qualcosa di prettamente negativo o fisico.-
- Non è fisica?- ripeté Timmi, stupito - Ma… e i terremoti? E le catastrofi?-
- Devi vederla dal punto di vista di uno psicologo, Timmi.- spiegò lui - Ognuna di queste cose può essere interpretata in via metaforica, poiché la stessa Apocalisse è una sorta di metafora, nella stragrande maggioranza dei casi. Tu più di tutti gli altri dovresti sapere di cosa parlo in quanto tu stesso, circa un anno fa, hai subito una tua personale Apocalisse, se mi passi il termine.-
Il mezzodemone aggrottò un sopracciglio, cercando di concentrarsi su ciò che stava dicendo il Custode dell'Eden: un anno prima aveva scoperto un sacco di cose su se stesso in un modo a dir poco traumatico, rischiando di restarci secco per lo shock anche senza l’aiuto di Kyle. Una “rivelazione”, quindi un’Apocalisse. Se la si guardava dal punto di vista psicologico, effettivamente il tutto poteva essere interpretato come una sorta di una tempesta emotiva particolarmente intensa. Persino i mostri quali l’Anticristo o la Bestia del Mare erano facilmente identificabili tramite ostacoli di enorme rilievo da superare.
- Okay, forse ho capito.- disse - Ma allora perché l’Alleanza ne vorrebbe il potere?-
- Bhè, la risposta è assai semplice.- rispose Dante - Pur non essendo una cosa necessariamente brutta, è spesso e volentieri un evento traumatico. Chi lo attraversa non è detto che ne esca incolume. Per te è stato decisamente un bene, visto che eri già messo male, ma non significa che tutti possano dire lo stesso: molte persone rischierebbero di impazzire, di fronte alla più grande rivelazione della propria vita. La verità è un’arma estremamente potente e terribile, e proprio per questo esistono i bugiardi a fin di bene, che cercano di proteggere se stessi ed altri con delle piccole bugie. Può capitare che, a volte, qualcuno ti regali un brutto maglione, e che tu non te lo metta mai… ma, se l’autore del regalo te lo dovesse chiedere, tu per non dargli un dispiacere gli diresti che l’hai indossato. Capisci?-
- Insomma, vogliono scatenare una sorta di follia collettiva?-
- È una possibilità, anche se non garantirebbe loro una vittoria sicura.- ammise - Certo, non sono un esperto… ma chi voglio prendere in giro?- ridacchiò tra sé - Io sono un esperto!- gongolò - Bhè, ad ogni modo, qui ci stiamo basando solo sulle parole della tua amica sirena, la quale sa queste cose unicamente per sentito dire. Non è detto che non si sbagli, né che l’Alleanza stia effettivamente tramando solo per il potere.-
- In effetti…- ammise Timmi - Comunque, mi sembra che non ci sia di che preoccuparsi, senza un’Apocalisse fisica…-
- C’è anche quella fisica.- lo interruppe il Custode dell'Eden - Ma la escludo dalle possibilità, poiché esiste unicamente come monito e come minaccia, per il momento. È più un’arma estrema in caso di… bhè, non è ancora presa neanche in considerazione.- tagliò corto, agitando una mano in aria - Il suo utilizzo può essere deciso soltanto da colui che l’ha creata, e noi Custodi lo sapremmo certamente molto prima di una sirena.-
Timmi aggrottò un sopracciglio: se davvero non c’era pericolo di vedersi spuntare fuori l’Anticristo, o che l’alleanza si impossessasse di qualcosa capace di fare ammattire l’intero universo, allora doveva strozzare la sirena per avergli messo la paura addosso.
Poi però gli venne in mente che non aveva mai detto niente sulla possibilità che l’Alleanza delle Ombre volesse la fine del mondo, parlando piuttosto della loro brama di potere. In pratica, si era preoccupato troppo. O forse, e questo era più probabile, qualcosa gli sfuggiva. Comunque, secondo Dante era tutto a posto, e questo gli bastava.
- Quindi non c’è problema?- chiese, tanto per essere chiari.
- Nessuno.- annuì sicuro Dante - Non ci è stato ordinato niente del genere, e posso assicurarti che, perché l’Apocalisse scoppi, serve un potere molto, molto grande, superiore a quello dell’Alleanza delle Ombre o dello stesso Sommo Concilio. Solo noi Custodi dell'Eden potremmo mai darle il via, ed avremmo bisogno dell’ordine di qualcuno che, sinceramente, potrebbe farla cominciare benissimo senza i nostri servigi. Se non lui, direttamente l’Anticristo.- aggiunse - Ma quello non può aggirarsi in alcun modo per la terra o un qualsiasi altro mondo esistente, visto che deve venire fuori solo ad Apocalisse inoltrata. Siamo completamente al sicuro, credimi.-
- Bene.- sospirò Timmi, sollevato - Tanto meglio così.-
In quel momento, una serie di folgori cadde crepitando al fianco di Dante. Nessuno dei due sobbalzò: quello era il modo che Daniel aveva per comparire, ed ormai ci erano abituati.
Il Custode, appena arrivato in sala riunioni, vide il fratello e il mezzodemone in piedi l’uno di fronte all’altro nella stanza ed ebbe un attimo di sgomento, subito sostituito dal sollievo.
- Perfetto.- disse - Temevo di doverti venire a cercare io. Ma cosa fai da queste parti? Volevi me?-
- Tra le altre cose.- rispose Dante - Ma siccome te eri a divertirti con Marek ho pensato di sostituirti  io, visto che sono più grande, più intelligente, più bello…-
- Vuoi che racconti a tutti di quella volta che la sorella di Demon ha adescato te e Seth?- chiese pazientemente Daniel.
Dante lo fulminò con lo sguardo.
- Bhè, spero che almeno ti sia goduto la visita.- sbuffò acido.
- Magari…- grugnì lui - Conosci Marek, appena l’ho trovato mi ha dato ciò che cercavo e poi mi ha sbattuto fuori a calci. “Severamente vietato rimanere, anche per i Custodi dell'Eden” ha detto… bah, con tutte le regole che ha violato lui per crearci…- scosse la testa e sospirò, guardando Timmi - Allora, scommetto che ti servivo per qualcosa di diverso dalla mia visita all’altro mondo, vero?-
- Volevo parlarti di una cosa.- ammise il mezzodemone - Ma ho già risolto, preferisco sapere del Talismano.-
- Presto detto.- sospirò il Custode dell'Eden - Secondo l’Evocatore, il talismano rispondeva a qualsiasi comando di chi lo possedeva, a patto di averlo ricevuto spontaneamente da un Cacciademoni.- spiegò - Ed era ben consapevole che, una volta rinchiuso, lo shock l’avrebbe fatto impazzire, rendendolo una specie di cancellino magico di durata illimitata. Non c’è modo di estrarlo, e quello era il solo modo per proteggerlo, visto che non lo si poteva distruggere.-
- Cosa?- esclamò Timmi con voce strozzata.
- E il macchinario che Timmi ha usato tempo fa?- chiese subito Dante - Quello che separa i demoni dagli umani? Potrebbe funzionare?-
- Non credo.- rispose Daniel - Era fatto apposta per i demoni. Inoltre l’energia si è irrimediabilmente esaurita, e Timmi ha demolito il laboratorio l’ultima volta che c’è stato.-
- E Miley cosa farà ora?- sbottò il mezzodemone - Quel coso è dentro di lei, e si sta incasinando la barrie…-
- Frena i cavalli!- esclamò il Custode dell'Eden, alzando le mani - Marek dice anche che il Talismano ha limitato il proprio potere, adesso. Già dapprima non aveva effetti su cose potenti come la barriera magica, ma ora è anche meno efficace, siccome l’area di assorbimento è limitata ai due metri da lui, e non funziona nemmeno con tutto… il teletrasporto, per esempio, o i campi magici che lo circondano. Era questo che non mi tornava: come poteva danneggiare la barriera, se Devon era riuscito a nasconderlo?-
- Quindi non è il Talismano del Patto di Sangue il problema?- chiese Dante.
- No.- rispose categorico Daniel - Non ho la più pallida idea di cosa sia, ma non è quello. Miley Logan non deve spaventarsi.-
Timmi annuì, sollevato: se non dipendeva da Miley, la sola cosa da cui lui doveva proteggerla adesso erano i membri dell’Alleanza delle Ombre. E, per quelli, aveva già una mezza idea di come risolvere il problema.
- Ho bisogno di chiedervi un’ultima cosa, ora.- disse - Ed ha a che fare con una questione della massima importanza. È una richiesta ufficiale.- aggiunse - Stranamente, mi serve un permesso.-
I due Custodi si scambiarono uno sguardo e poi lo riportarono sul loro sottoposto: l’ultima volta che aveva fatto una richiesta ufficiale si era imbarcato per quasi un anno su una nave volante con Odin Åström.
- Se si tratta di un’altra ricerca delle…- cominciò Dante, ma Timmi scosse la testa.
- Niente del genere.- lo interruppe - Anche perché l’ultima volta mi sono imbattuto in una dannata sirena…- ringhiò tra sé - No, volevo chiedervi se potevo cominciare un’operazione atta allo sradicamento totale e definitivo dell’Alleanza delle Ombre. E, per fare ciò, mi serviranno Skin, Darth e Trys. Non chiedo di Raven perché è ancora fuori uso…-
I due si guardarono un’altra volta, poi annuirono, ora serissimi.
- Fa ciò che devi.- disse Daniel - Non appena avrai dei risultati contattaci. Noi ci occuperemo del problema barriera.-
- Ottimo. E…- aggiunse, prima che sparissero - … la sirena. Che ci faccio?-
I due fratelli si guardarono ancora.
- Ha l’immunità degli informatori.- sentenziò Daniel, perplesso - Va protetta, no?-
- Sì, ma… dove deve stare? Me la metto in tasca?-
- Bhè, è tua amica.- disse Dante - E noi non possiamo occuparcene, per adesso. La lasciamo alle tue cure.-
- C… cosa?- balbettò.
- A presto.- disse Daniel.
- No, aspettate…-
I due sparirono davanti a lui nel giro di un attimo, in una serie di lampi o in una nuvola di polvere.
- Ehi!- esclamò Timmi, furente, il viso rivolto al soffitto - Così non vale!-

***

Un’ora prima, mentre Timmi era ancora chiuso in sala riunioni a parlare con Dante, il palazzo del Sommo Concilio si aprì ad un altro visitatore, che però non comparve dai soliti corridoi di luce. Egli, infatti, passò dalla porta di bronzo che dava l’accesso al mondo esterno, usando una sorta di strada secondaria.
Era un uomo massiccio e di costituzione robusta, abituato a compiere grandi sforzi fisici ed a percorrere discrete distanze in un sol giorno di marcia, caratteristiche necessarie per un mercenario come lui, i cui corti capelli erano di un polveroso colore marroncino chiaro.
Il suo nome era Marcus.
L’uomo ignorò i grandi battenti d’oro, gettando loro appena un vago sguardo, e prese un corridoio che già conosceva in quanto diversi mesi prima l’aveva percorso per uscire. In fondo, a malapena visibile per la distanza, c’era una porta di pietra nera come l’ebano, assolutamente insolita in un luogo dove il colore predominante era il bianco delle pareti e dei pavimenti, appena costellato di oro e di argento.
Gli era stata indicata come obbiettivo, e nonostante ignorasse la natura di quella soglia, adesso sapeva come procedere.
Il mercenario si fermò davanti alla porta scura e prese un piccolo oggetto rotondo simile ad una moneta, su cui era stato impressa una rosa nera con un occhio al centro, lo appoggiò alla porta e premette forte col pollice.
Il sottile disco di metallo sprofondò nella pietra come se fosse un impasto per le torte, scomparendo in poco tempo. Si udì un piccolo scatto, mentre i bordi della porta scintillavano, e poi quella cominciò a sparire, dissolvendosi come vapore davanti ai suoi occhi.
Quando la via fu libera Marcus entrò in fretta, percorrendo la stretta e buia scala a chiocciola di pietra. Le pareti intorno a lui non erano più bianche e lisce, ma fatte di blocchi calcarei scuri e squadrati, tant’è vero che l’ambiente somigliava molto a quello di una segreta. La porta si richiuse alle sue spalle, ma il buio durò solo per pochi secondi: una lampada ad olio si accese con un piccolo guizzo al suo fianco, illuminando una parte della scala.
Prese a scendere, e quando uscì dal primo cono di luce vide accendersi un secondo lume. Fu così per il terzo, per il quarto e via dicendo, finché non raggiunse la fine della scala, che terminò in una stanza semibuia e quadrata, alla fine della quale c’era una porta d’oro con inciso sopra una sorta di ferro di cavallo rovesciato. Non c’era serratura.
Marcus si avvicinò e, preso un piccolo pugnale dalla cintura, se lo passò sulla mano, provocandosi un leggero taglio al palmo. Appoggiò la ferita sulla porta, e quella semplicemente si dissolse davanti a lui come la prima, consentendogli di procedere.
Oltre c’era una stanza identica a quella appena superata, con un’altra porta sul fondo, stavolta bianchissima ma con lo stesso simbolo inciso sopra. Si avvicinò anche a questa e, dopo essersi passato il piatto del pugnale sul palmo sanguinante, lo affondò nella pietra dell’uscio come se volesse accoltellarlo.
Quello penetrò come se stesse attaccando della carne tenera, provocando uno squarcio che proseguì da solo sia verso il basso che verso l’alto. La porta prese ad incenerirsi come carta a contatto con la brace ardente, e lo lasciò passare.
L’ultima stanza era priva di porte, e il simbolo a forma di ferro di cavallo era disegnato sul pavimento. Marcus ne raggiunse la sommità e si chinò: quasi invisibile contro lo sfondo nero c’era un piccolo foro nel pavimento. Anche per quello sapeva come procedere. Le istruzioni erano molto chiare, in proposito, e la magia con cui il suo sangue era stato impregnato non poteva fallire. Finora era passato, dopotutto.
Pose la mano ferita sopra alla minuscola apertura, e fece colare una goccia di sangue nel buco. Non appena fu sparita al di sotto dei suoi piedi, il simbolo brillò per un istante di una vivida luce rossastra, poi linee scintillanti partirono dai bordi del ferro di cavallo e conversero nel centro della stanza, costruendo un oggetto che per forma e dimensioni ricordava un leggio. Non appena fu completato, la luce si spense ovunque tranne che sulla sua cima, dove indugiò per qualche altro istante, svanendo lentamente mentre Marcus si avvicinava.
Un libro. Un grosso e vecchio libro, era comparso sopra il leggio di legno. La sua copertina di pelle era logora e malandata, piena di escoriazioni dovute all’usura, e non c’era alcun titolo stampato sopra, né una qualche decorazione. Le pagine giallastre e sciupate erano bloccate da diverse serrature di cuoio e metallo poste lungo la copertina. Forzarle, tagliarle o manometterle in qualsiasi modo, lo sapeva grazie alle istruzioni ricevute, era assolutamente inutile, per non dire pericoloso.
Lo contemplò per qualche istante, osservando le rifiniture scolorite lungo la costola e il frusto segnalibro di stoffa rossa tra le pagine sigillate. Come già detto non poteva aprirlo, e non osava provarci, ma non riuscì ad impedirsi di chiedere a se stesso cosa mai potesse contenere quel brutto e vecchio volume dall’aria inutile. Come mai era tanto importante? Questa cosa, proprio, non la capiva.
Ma, in fondo, non era un suo problema.
Prese il libro e, senza voltarsi indietro e senza esitare un solo istante corse via da lì, lasciò la segreta e uscì dal palazzo del Sommo Concilio.
Timmi era già andato via, e chiunque altro era fuori per una missione o per controllare le brecce che si stavano aprendo nella barriera. Nessuno lo fermò.
Ora poteva pensare all’altro incarico ricevuto.

Siamo al dodicesimo capitolo, e ancora ci sono parecchie cose da fare e da dire. La prima di queste è: grazie a Ely79 e a _Arse_, che recensiscono ogni capitolo della storia, e a RahzielRathalos, che l'ha aggiunta alle preferite.

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Capitolo 14
*** Cap. 13: Il piano di Timmi ***


Tornato a casa trovò Nadine che sedeva sul divano con Miley, ed entrambe avevano tra le mani una tazza di cioccolata calda; erano intente a parlare tra loro e, a giudicare dalle risatine, l’argomento era decisamente una roba da ragazze. Niente che dovesse interessarlo. La sirena invece era in cucina a trafficare con bottigliette d’acqua, sale grosso e pepe. Solo a vederla, un brivido gli corse lungo la schiena, ma lei parve ignorarlo completamente, come se non l’avesse visto, anche se era certo che sapesse del suo ritorno. Cercando di farsi forza cercò di fare altrettanto e si diresse verso le ragazze. In quell’istante decise di non dire niente: ciò che era successo quella notte sarebbe rimasto nella sua stanza.
Dopotutto, cosa sarebbe cambiato? Nadine si sarebbe solamente arrabbiata, e avrebbero finito con il litigare per qualcosa di stupido.
- Spero che tu le abbia precluso qualsiasi cosa possa provocare pericolose reazioni chimiche.- disse quindi, avvicinandosi alla propria poltrona preferita e facendo un cenno col capo verso la sirena.
- Ho sigillato magicamente ogni cosa potesse rivelarsi pericolosa.- rispose Nadine - Ciao, a proposito.-
- Ciao.- rispose sedendosi - Allora, ho delle notizie per tutti quanti, Miley per prima.-
La ragazza posò la tazza e si raddrizzò in ascolto.
- È tornato?- chiese - Daniel è tornato?-
- Sì.- rispose il mezzodemone - Ma non sono buone notizie… bhè, non proprio.- si corresse in fretta, vedendo la ragazza incupirsi di botto - Insomma, ha detto che secondo l’Evocatore il Talismano non può essere più controllato in alcun modo. Sei completamente impossibilitata a liberartene. Tuttavia…- aggiunse, un attimo prima che scoppiasse in lacrime - … ha detto anche che non può essere quello a causare lo sgretolamento della barriera.-
Il volto di Miley si illuminò.
- Davvero?- chiese.
- Davvero.- annuì lui - Non ha ancora la più pallida idea di cosa stia succedendo, ma di certo non ha a che fare con te.-
- Allora siamo a posto.- disse Nadine, contenta - Non c’è pericolo.-
- No, se non consideri l’Alleanza.- disse Timmi - Ma per quella ci ho già pensato io.-
Nadine aggrottò la fronte.
- In che senso?- chiese.
- Nel senso che voglio passare all’offensiva.- spiegò - Voglio attaccare la fortezza. E distruggere l’Alleanza delle Ombre alla radice, una volta per tutte. Sarà la “battaglia finale”.- aggiunse con una risatina.
Per un istante, i soli rumori che si udirono furono quelli della sirena che giocava con spezie ed acqua, poi…
- Eureka!- esultò allegramente lei, saltellando sulla sedia - Ho scoperto in che quantità sale e pepe rendono l’acqua saporita senza essere disgustosa!-
I tre la ignorarono.
- Scusa, ma come accidenti pensi di fare?- chiese Nadine, perplessa - La fortezza dell’alleanza è fuori dalla nostra portata, l’hai sempre detto anche tu. Non sappiamo dove sia, né come riuscire raggiungerla.-
- Sì, ma adesso le cose sono cambiate.- rispose lui - Ormai abbiamo Devon, dalla nostra parte. Un Emissario delle Ombre ha tradito l’Alleanza, e lui è la nostra carta vincente. Conosce loro, conosce la fortezza e, cosa ancor più importante, sa come raggiungerla. In due parole: sono fottuti.-
- Ma se anche dovesse riuscire a portarti lì, poi che cosa vorresti…?-
- Sterminarli.- rispose Timmi, con spiazzante semplicità - Tutti e tredici. Senza di loro, gli Emissari saranno come un serpente a cui hanno mozzato la testa. Saremo a posto.-
Miley si passò una mano sulla guancia in un gesto preoccupato: non sembrava convinta, o forse aveva solo paura.
- Ma… non sarà… pericoloso?- chiese esitante.
- Certo che sì.- rispose lui - Sarà pericoloso come metà delle cose che faccio io. Ma se non ce li togliamo di torno dovrai nasconderti per il resto della tua vita. E questo non è decisamente qualcosa di piacevole, non ti sembra?- fece una pausa per scoccarle un’occhiata eloquente - Oltretutto, sono quindici anni che li sopporto, e sinceramente mi hanno rotto i coglioni.-
Lei non replicò: aveva ragione lui, voleva tornare a casa, dai suoi amici e dalla sua famiglia. Voleva fare la damigella d’onore al matrimonio di sua sorella, odiare soltanto quel piccolo bastardo del professore di biologia, preoccuparsi dei compiti come un tempo… ma non voleva nemmeno che tutti loro rischiassero la vita per lei, Devon per primo.
- Non posso chiedervi di fare una cosa del genere.- disse lei - Non potete rischiara la vita così soltanto per proteggermi.-
Ma Timmi sbuffò una risata a stento trattenuta.
- Proteggere te?- ridacchiò sarcastico - Senza offesa, principessa, ma non lo sto facendo per te… o almeno, non solo. Talismano o no, nemmeno tu sei così importante. Credi che tu sia l’unico obbiettivo dell’Alleanza delle Ombre?-
Lei arrossì un po’, sentendosi leggermente stupida per non averci pensato, ma il mezzodemone sorrise con fare indulgente e si rivolse a Nadine.
- Devo chiederti di restare un altro po’.- le disse - So che è una tortura…- e accennò col capo alla sirena, che aveva cominciato a leggere le etichette di tutti i contenitori sul tavolo - … ma dovresti fare da babysitter ancora un poco. Io vado da Xander, così parlo con Devon e cominciamo a metterci d’accordo, poi passo a Cartoonia, così vado da Trys e gli chiedo di chiamare gli altri. Avremo bisogno di loro.-
Nadine inarcò un sopracciglio, stupita.
- “Avremo”?- ripeté - Vuoi dire che fai partecipare anche noi? Alis, Xander, Jo e me?-
- Stavolta sì.- ammise stancamente - Ma solo perché Raven è fuori uso per chissà quanto altro tempo, ed io non posso certamente andare senza uno di noi cinque o un’adeguata sostituzione. Sarà pericoloso probabilmente quanto affrontare la Fornace, quindi non dovreste avere problemi… ma occhi ape…-
Il resto della parola venne inghiottita da un incredibile e fragoroso scoppio di risate proveniente dalla cucina, talmente inaspettato che tutti e tre sussultarono e si voltarono a guardare: la sirena si stava letteralmente rotolando sulla sedia, tenendosi la pancia e sghignazzando veramente di gusto.
- Che ti prende?- chiese Timmi, spiazzato.
Cercando di riprendere fiato e al tempo stesso continuando a ridere, lei articolò a fatica una parola, sollevando una delle bottigliette d’acqua che, essendo senza tappo, le rovesciò addosso un po’ di liquido, il quale le fece rispuntare la coda da sotto il vestito. Questa cominciò a dibattersi freneticamente come un pesce che annaspa, mentre lei cadeva a terra.
- Ehm…- fece lui, a disagio - Credo di non aver capito bene…-
- S… stro… stronzio… uahahahah!- mugolò la sirena, dibattendosi e rotolando sul parquèt.
I tre la osservarono per un istante con un gran senso di gelo allo stomaco. Alla fine, Nadine si voltò verso Timmi.
- Hai chiesto…?-
- Sì.-
- E devi…?-
- Sì.-
- Puoi…?-
- Immunità da informatore.-
- Posso…?-
- Se la rifà con me.-
- Come mai…?-
- Sei mia apprendista.-
Rimasero in silenzio qualche istante.
- Vado.- disse Timmi.
- Ciao.- disse Nadine.
E sparì.

Devon e Xander erano seduti al tavolo della cucina, ancora apparecchiato per il pranzo, e guardavano la tv nell’angolo, ma spensero quando sentirono bussare alla porta. Dall’altra parte trovarono Timmi.
- Come mai qui?- chiese Xander, mentre tornavano in cucina.
- Novità.- disse lui.
Si sedette e riferì ai due ciò che aveva saputo da Daniel, più la propria intenzione di distruggere l’Alleanza. Le notizie sul Talismano furono decisamente bene accette, in particolare da Devon, e la parte che riguardava l’attacco ai loro avversari li sconvolse un poco.
- Pensi di potermi dare una mano?- chiese alla fine, rivolto a Devon - Tu li conosci bene. Sai qualcosa di ciò che mi dovrò aspettare nella fortezza?-
Il ragazzo annuì lentamente, serissimo.
- Sì.- rispose - Credo di poterti fornire ciò che ti serve, anche se non sono certo che sia tutto uguale alla fortezza, ora che li ho traditi.-
- Bhè, ci faremo bastare quello che puoi dire.- lo rassicurò Timmi - Devo cercare Trys e gli altri, quindi direi di darci appuntamento al più tardi entro domani da me. Ci stai?-
- Sicuro!- esclamò - Anzi, se vuoi ci vado subi…-
La porta di casa esplose in mille schegge di legno ed una densa coltre di fumo oscurò la vista di tutti. Rapido come il fulmine, Timmi si alzò in piedi e tolse la mitena da Risucchio.
- State giù!- gridò, aprendo al minimo il vortice.
I due si abbassarono, e con i suoi poteri assorbì la cortina di nebbia quel tanto che bastava da vedere di nuovo la stanza e chi c’era dentro. Era entrato qualcuno, un tipo grosso e armato di spada. probabilmente un altro Emissario.
Senza attendere ulteriori conferme, Xander usò un incantesimo difensivo che gli impedì di avanzare oltre ed aprì la finestra, facendo uscire il resto del fumo.
- Tu!- sbottò Timmi, quando la visuale fu abbastanza chiara da vedere chi fosse l’intruso.
Marcus, ancora bloccato oltre il muro semitrasparente di Xander, fece un sorrisetto amaro, abbassando l’arma.
- Accidenti…- commentò - Temo di essere venuto nel momento sbagliato. Non sapevo che ci fossi anche tu.-
- Chi è?- chiese Devon, guardando il mercenario.
- Uno che Darth avrebbe fatto meglio a finire.- sbuffò Timmi - L’ultima volta stavi dietro al frammento di cristallo e a Flynn. Ora che insegui, El Dorado?-
- No, sto solo restituendo un favore.- rispose lui, incrociando le braccia - Ma temo che dovrò rimandare.-
- Cosa fai qui?- chiese Xander, furioso - E perché mi hai fatto saltare la casa?-
- Esagerato…- commentò Marcus - È solo la porta, la puoi riparare. E poi non sei tu quello delle esplosioni?-
- Sì, ma è secca…-
- Cosa cavolo fai qui?- esclamò Timmi, iniziando ad irritarsi.
- Calmati.- gli intimò pacatamente Marcus - Non voglio lo scontro. Non con te, perlomeno.-
- E allora parla, se non vuoi finire sottoterra!- ringhiò lui.
- Va bene!- esclamò il mercenario, alzando le mani, mentre Xander rimuoveva il muro di magia che li divideva - Se proprio vuoi saperlo, devo un favore al Tredicesimo membro dell’Alleanza delle Ombre. Contento?-
- No.- rispose Timmi - Perché immagino che c’entri con Miley Logan, vero?-
- Sì, mi è stato fatto questo nome.- rispose lui - Ed anche il tuo, ragazzo.- aggiunse, indicando Devon - Dovevo cercare di prendere almeno uno di loro, e portarlo alla fortezza. Dovevano compiere… un qualche rito, credo.-
- Bhè, sparisci.- sbottò Xander - Qui non c’è nessuno che tu possa prendere.-
- Va bene.- sospirò il mercenario, vedendo che Timmi portava la mano alla Fiaccola - Ma non sarà per sempre. Tornerò, prima o poi.-
- Peggio per te.- lo avvertì il mezzodemone, un attimo prima che si Proiettasse altrove.
Quando Marcus se ne fu andato, Xander sbuffò e si diresse verso la porta distrutta per aggiustarla, borbottando qualche improperio contro di lui.
- Quanto mi fa rabbia.- sbottò dopo aver finito - È così idiota da non capire nemmeno quando sta facendo una cavolata!- si lasciò scappare un sospiro - Bhè, almeno è stato facile.
- Anche troppo.- disse Timmi - Non credo che fosse  tutto qui, nemmeno lui può essere così stupido. Deve esserci dell’altro. Devon…- e si voltò verso di lui - Tu vieni a casa con me, così cominciamo subito a studiare la situazione. E perché così Marcus non potrà raggiungere nemmeno te.-
- Pensavo che fosse meglio rimanere qui.- obbiettò lui.
- Bhè, ho cambiato idea.- rispose Timmi - Pensavo che mandassero dei Messaggeri delle Ombre, non Marcus.-
- Perché? È più forte?-
- No, per niente. Forse è anche più debole, oltre che più stupido.- disse il mezzodemone - Ma è ostinato, e alla lunga potrebbe diventare una spina nel fianco.- sospirò - Bhè, andiamo. Non posso lasciare Nadine con la sirena ancora a lungo, non se spero di ritrovarle entrambe vive.-

Il Tredicesimo Membro, solo nella stanza delle riunioni, accolse Marcus che entrò aprendo la porta di pietra scura.
- Fatto?- chiese lo stregone.
- Fatto.- rispose Marcus - Ma non ho preso né il ragazzo né la ragazza. Lei è a casa dell’Artiglio Nero, che è protetta incredibilmente bene, anche meglio del palazzo del Sommo Concilio. Non sono riuscito ad avvicinarmi nemmeno alla porta del cottage. Sono dovuto restare oltre gli alberi, e nessuno è mai uscito da lì, tranne una strana ragazza che non ho riconosciuto.-
- Che ragazza?-
Lui si strinse nelle spalle.
- Una dai capelli verdi.- rispose.
- Una sirena.- disse lentamente il Tredicesimo Membro - Che strano… come mai Timothy Anderson ne tiene in casa una?-
- Non saprei.- disse il mercenario - Ma sembrava pazza. Ha cominciato a scavare come un castoro finché non è arrivata Nadine Wilson a fermarla.-
- Almeno hai scoperto qualcosa di utile?-
- Sì, che odio le sirene.- sbuffò - Prima di rientrare, si è voltata ed ha gridato: “ciao, signore che si nasconde tra gli alberi”. A quel punto ho preferito svignarmela, prima che chiamassero Timothy Anderson.-
- Quindi non l’hai incontrato?-
- Non lì.- rispose lui - Ma era da Xander Donovan, con quel vostro traditore. Non ho potuto prendere nemmeno lui.- fece una pausa per attendere una replica che non venne - Non capisco però una cosa.- disse infine.
- Che cosa?- domandò pacatamente il Tredicesimo Membro, come se quella fosse una semplice conversazione da salotto.
- Perché mi ha ordinato di agire così?- incrociò le braccia ed aggrottò la fronte - E perché mi ha ordinato di parlare in quel modo? Ho rivelato loro dei dettagli piccoli, ma importanti. Questo li farà agire più in fretta.-
Lo stregone ridacchiò.
- Tranquillo.- disse piano - Poi ti dirò.-

***

Chiamati Trys e Darth, Timmi andò a prendere anche Jo ed Alis, e tutti insieme si sedettero al tavolo della cucina con Xander, Devon e Nadine per cominciare a preparare il piano di attacco alla fortezza, sfruttando tutte le conoscenze dell’ex Emissario delle Ombre.
Miley e la sirena erano lì con loro, naturalmente, ma non presero propriamente parte alla progettazione, siccome sarebbero rimaste a casa: portarsi dietro il Talismano del Patto di Sangue poteva costituire un grande vantaggio per loro, annullando ogni magia dei tredici stregoni, ma avrebbe anche significato doverle stare a distanza per non subire lo stesso effetto, e vista la sua importanza era imperativo che stesse il più al sicuro possibile. Di conseguenza, sarebbe rimasta lì con la sirena.
Skin, l’unico che mancava all’appello, sarebbe arrivato soltanto dopo: avevano deciso di tenere il Fantasma in giro, collegato telefonicamente con loro, poiché potevano verificarsi alcune situazioni che necessitavano di equipaggiamenti particolari, e Darth aveva bisogno di speciali ingredienti per le sue polveri magiche. Lui era nella posizione migliore per reperire il tutto e doveva, in ogni caso, occuparsi di alcune faccende personali prima di raggiungerli. Probabilmente aveva intenzione di vedere Raven.
Devon parlò di ogni cosa che riuscisse a ricordare sui metodi di sicurezza che l’Alleanza aveva preso per evitare intrusioni, a partire dall’esterno delle mura, in caso si fossero dovuti trovare fuori dalla fortezza: per arrivare alla porta bisognava inerpicarsi su per una rampa di pietra sospesa sopra ad un profondissimo fossato vuoto, dentro al quale trovava rifugio il “cucciolo” messo come ronda alla passerella.
Si trattava, spiegò, di un’Idra da guardia alta almeno sei piani, spietata con gli eventuali intrusi. Secondo lui sarebbe stato meglio evitarla che affrontarla, o avrebbero rivelato la loro presenza e perso molto tempo per riuscire a sconfiggerla: era un essere molto forte ed aggressivo, e li avrebbe impegnati in uno stremante combattimento. Personalmente non l’aveva mai incontrata, ma sapeva che era davvero pericolosa.
Mentre Xander cercava di impedire a Jo di cadere dalla sedia una volta appresa la notizia, Timmi, Trys e Darth dichiararono di essere perfettamente d’accordo con lui e si ingegnarono per trovare una soluzione. O almeno, Darth e Timmi si dissero d’accordo eccetera, ma Trys si era messo in equilibrio su due sole gambe della sedia così tanto che aveva finito per ribaltarsi.
- Tutto a posto, tutto a posto!- esclamò, annaspando per tirarsi in piedi - E sono d’accordo anche io! Mozione approvata! Appoggio il deputato!-
- Okay, come possiamo evitare un’Idra di quelle dimensioni?- chiese Alis, ignorandolo - Non credo che possa essere semplice, specie se dovessimo passarle davanti per forza.-
- Non attacca tutti.- disse Devon - Gli Emissari delle Ombre li ignora beatamente. Basterà mandarmi avanti…-
- … per farti ammazzare.- terminò Nadine - Hai tradito, ricordi?-
- Ho ancora i poteri.- obbiettò lui.
- Ma non l’autorità.- disse Xander - Questa è una cosa che abbiamo imparato ai corsi preparativi, mesi fa: quando qualcuno tradisce il Sommo Concilio non perde i poteri, perché ormai sono solo suoi, ma non è più in grado di entrare direttamente nel palazzo o di disattivare determinati incantesimi lanciati dai membri dell’assemblea.-
- L’hanno detto davvero?- chiese Jo - Ai corsi, intendo?-
Tutti rimasero in silenzio e si voltarono verso Timmi, che guardava i due ragazzi con un’espressione letale.
- Ora non ho tempo da perdere.- ringhiò - Ma quando questa storia sarà finita, giuro che vi spedisco di nuovo a sostenere l’esame, e se lo fai copiare ancora, Donovan, vi squarto pezzo per pezzo. Con il sale.-
Jo non aprì quasi più bocca per il resto della riunione.

Terminarono soltanto a tarda notte, quando anche Skin ebbe avuto modo di raggiungerli. Il tavolo era pieno di fogli con schizzi, bozze e progetti, basati ognuno su una diversa trappola approntata dall’Alleanza delle Ombre in caso di intrusione. Non erano preoccupati affatto per cose come Soldati Nonmorti o trabocchetti nel pavimento (che comunque erano presenti in gran numero), siccome le loro capacità erano più che sufficienti a superarli, ma cose come il Grande Labirinto o il Corridoio degli Specchi potevano diventare assai problematici.
Miley intervenne ogni tanto, dando un parere su cose che le sembrava di riuscire a comprendere abbastanza bene, ma per lo più ascoltò e basta, limitando il più possibile le proprie domande per non disturbare: di magia ne sapeva fin troppo poco per poter mettere bocca in simili questioni.
La sirena, dal canto suo, se ne rimase in un angolo, appoggiata sul davanzale della finestra a guardare il cielo con aria vagamente sognante, e fece altro che canticchiare tra sé qualche motivetto insensato, storpiando molto spesso canzonette famose come “tanti auguri a te” o “jingle bells”.
Tuttavia, tra le fesserie c’erano anche suggerimenti, per chi era abbastanza sveglio da coglierli.
- La porta è l’ultimo ostacolo per la sala riunioni.- disse Devon, facendo uno schizzo - E non è per niente facile superarla: è in pietra granitica, troppo dura da rompere, anche perché è trattata con incantesimi speciali che le danno una resistenza seconda solo a quella di alcuni metalli magici. Non è indistruttibile, certo, e dopo un po’ cede anche lei, ma il vero problema…- e spinse il disegno verso di loro - … sono queste.- indicò due cerchi che aveva fatto nella parte alta dello schizzo.
- Che roba è?- chiese Darth.
- Perle grigie del Mare delle Nebbie.- spiegò il ragazzo - Da sole non fanno niente, ma queste sono trattate con una Maledizione Assassina a zona: chiunque tocchi la porta viene fulminato all’istante, se non è un Emissario delle Ombre. Non riusciremo nemmeno ad avvicinarci.-
- Potremmo provare a sciogliere la maledizione.- disse Xander.
- Non credo sia facile.- rispose Alis - Il controincantesimo dipende dalle capacità magiche di chi ha stregato le perle.-
- Ha ragione lei.- annuì Darth - Ricordo che Lara, quando andammo ai Cancelli del Male, fu costretta ad usare tutti i suoi poteri per rimuovere la Maledizione Assassina dai battenti.- fece un sospiro cupo e abbassò lo sguardo, improvvisamente malinconico - Ma non finì bene lo stesso. La storia lo insegna.-
- Credevo che fossero gli insegnanti ad insegnare.- commentò Trys, aggrottando la fronte.
Tutti lo ignorarono.
- Quindi come si fa?- chiese Jo.
- Andare per tentativi è escluso.- disse Timmi - Sai chi ha lanciato la magia?-
- Sì.- rispose Devon - Il Tredicesimo Membro in persona, più un paio degli altri. Troppa magia per chiunque di noi.-
- Già…- sospirò il mezzodemone - Troppa.-
Intanto, la sirena si avvicinò quatta quatta, scrutò un attimo il disegno, lo afferrò rapida, scippò la matita a Devon e cominciò a scarabocchiare qualcosa.
- Ehi!- esclamò Timmi - No! Molla! Quello ci serve!- prese uno sbattiuova a manovella dal cassetto più vicino e glielo ficcò in mano - Tieni, gioca con questo!- e recuperò il foglio.
Lo guardò per un attimo, mentre lei cominciava a studiare il nuovo arnese girando la manopola che azionava il meccanismo, poi sgranò gli occhi per la sorpresa.
- Sarà pure assurdo, ma ha ragione lei…- commentò, mettendo il foglio sul tavolo - Guardate…-
La sirena, che intanto aveva deciso di provare ad arricciarsi i capelli con lo sbattiuova, aveva aggiunto al disegno un infantile schizzo di un grosso martello simile a quello dei cartoni animati, con tanto di “100Kg” scritto sul fianco, che percuoteva con forza i sostegni di una delle perle, mentre una specie di stecca che era un piede di porco (identificabile dalla scritta “piedde di pocco” lì sopra) faceva leva per estrarla.
- Bhè, può anche andare bene.- disse Devon - Dovremo usare la magia per non essere costretti a toccarli, ma è un’idea ottima. Non credo che ci abbiano pensato.-
Si voltò verso la sirena, con la chiara intenzione di complimentarsi e ringraziarla. Poi però vide che stava lottando contro lo sbattiuova per districarselo dai capelli e lasciò perdere.

- Sappiamo come entrare, ma in che modo li affrontiamo?- domandò Skin - Sono tredici, e noi siamo in nove, ed hanno poteri molto forti, superiori a quelli di un semplice apprendista o Emissario delle Ombre.-
- Ha ragione Skin.- annuì Darth - Noi quattro possiamo anche essere al loro livello, nelle giuste circostanze, ma sono in troppi.-
- Questo può essere un problema.- annuì Timmi - Qualcuno ha delle idee?-
- Mescola, mescola, mescola il mazzo…- canticchiò la sirena dalla finestra - Mescola, rimescola, e diventi pazzo…-
- Che stai farneticando?- le chiese seccamente lui - Vuoi una dose? Spiacente, non ho droga, sono un uomo di legge.-
- Se io somiglio a te…- disse la sirena, ignorandolo - … e te somigli a te… chi di noi due e te? E te chi di noi due sei?-
Il mezzodemone sgranò gli occhi e guardò gli altri, che sembravano aver capito quanto lui.
- Cosa?- chiese.
- Io e te, diversi noi siamo… io e te, uguali appariamo…- canticchiò la sirena - Se me e te uguali sembriamo, da niente e nessuno esser riconosciuti possiamo…-
- Insomma, vuoi parlare chiaro?- sbuffò lui.
- Credo stia dicendo che dovremmo camuffarci tutti allo stesso modo.- disse Xander, inarcando un sopraciglio - Ma non mi sembra una buona idea… se anche apparissimo uguali gli uni agli altri, rimarremmo lo stesso in inferiorità numerica.-
- Già, saremmo nella stessa situazione.- annuì Skin.
- Io non credo che stia dicendo proprio questo…- disse Trys, alzandosi - Un secondo…-
Lui e la sirena parlottarono a bassa voce tra loro per qualche minuto, senza che nessuno di loro potesse sentire una sola parola. Poi, quando ebbero finito, lei si rimise a guardare il cielo e il Folletto si rimise a sedere.
- Okay.- disse - In pratica, ci sta  suggerendo di assumere lo stesso aspetto dei tredici membri dell’alleanza, così da mescolarci tra di loro.-
- Ma se ne accorgeranno.- obbiettò Alis - Siamo in nove, e loro tredici. Loro sono troppo pochi per non rendersene conto, e noi troppi per passare inosservati.-
- Non se facciamo un po’ di parapiglia.- ribatté Trys, per poi rivolgersi a Timmi - Possiamo irrompere, lanciare qualcosa che faccia veramente casino e li distragga dalla porta. Così, mentre strisciamo alle loro spalle, saranno troppo impegnati a capire cosa li ha colpiti per notare il camuffamento.-
Darth annuì, imitato da Skin.
- Sì, mi piace.- disse il Fantasma - Potrebbe funzionare, se ce la giochiamo bene.-
- Allora d’accordo.- disse Timmi, un po’ stanco. Guardò l’orologio, sospirando - Sentite, è tardi e siamo stanchi. Io direi di andare a letto, di ripassare il piano domani e poi di partire il giorno dopo. Ci state?-
Tutti si dissero d’accordo, ed andarono ognuno a casa propria. Rimasero da lui soltanto Miley, la sirena e Devon, al quale il mezzodemone preparò l’ultima stanza per gli ospiti ancora libera. Ognuno di loro dormì della grossa fino al giorno dopo e, tanto per stare sicuro, Timmi si chiuse a chiave nella sua camera.

Ringrazio come sempre i miei lettori, in particolare Ely79, _Arse_ e RahizelRathalos, che seguono la storia.

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Capitolo 15
*** Cap. 14: Cedimento ***


Il mattino dopo, Timmi e Devon si svegliarono per primi e, mentre facevano colazione, ricontrollarono gli appunti della sera prima, ripassando il piano. Ormai entrambi lo conoscevano pressoché a memoria ed erano in grado di ripeterlo parola per parola.
- Bhè, cos’altro ci manca?- chiese il ragazzo, scorrendo le carte - Mi pare che ci sia tutto, se non mi sono dimenticato niente.-
- Già, speriamo.- annuì Timmi - Ma sarebbe meglio avere anche Raven. Coi suoi lupi e il resto, saprebbe individuare l’imprevisto prima di tutti noi messi assieme.-
- Sta molto male?- chiese Devon, che cominciava a sentirsi un po’ in colpa per la condizione della Valchiria, anche se non l’aveva mai vista in vita sua.
- Non come all’inizio.- rispose lui - Sei mesi fa era messa proprio malissimo. Julien Wings l’ha praticamente fatta a pezzi, non ti dico che ferite le ha aperto addosso. Quando sono arrivato era quasi morta.-
Devon sentì un brutto peso sullo stomaco. Più tempo passava, più sentiva di fidarsi di Timmi, ma soprattutto delle sue parole. Un po’ per le sue azioni, un po’ per il suo atteggiamento (non proprio ostile né tantomeno scostante), si stava avvicinando a lui fino a considerarlo un amico. Di certo, avevano in comune il Divoratore di Anime, e un passato.
- Comunque, adesso è molto migliorata.- proseguì il mezzodemone, tranquillo - Skin va a trovarla praticamente tutti i giorni, e dice che si sta rimettendo bene. Presto dovrebbe tornare al lavoro. E poi non è proprio sola, c’è suo padre che le da una mano… lui sì che è un uomo tutto d’un pezzo, se escludiamo l’occhio…-
- Skin va da lei ogni giorno?- ripeté il ragazzo - Come mai?-
- Eh…- ridacchiò lui - Questa è una storia buffa… lui dice che è solo la sua migliore amica, sai… ma c’è chi ha dei dubbi…- e ridacchiò ancora - Comunque, è un bene che le stia vicino: non vive più con suo padre da anni, e di solito fa le cose di testa sua, quindi senza di lui Raven sarebbe praticamente da sola, per certi versi. È l’unico a cui dia retta… bhè, quasi.- si corresse - Di certo non ha ascoltato nessuno tranne lui, quando si è trattato di proteggere Flynn.-
Devon non disse nient’altro, ancora a disagio al pensiero di aver fornito a Julien il frammento di cristallo. Nessuno l’aveva informato dell’uso che ne avrebbe fatto l’Emissario, ma si era convinto che l’avrebbe usato per guarire molte persone, impedendo inoltre ai Custodi dell'Eden di sfruttare tutto il potere e la tecnologia di Atlantide.
Tuttavia, Julien Wings era sempre stato uno di quei colleghi che gli piaceva meno: era esperto, certo, ed anche piuttosto bravo a combattere, ma aveva degli atteggiamenti che non ispiravano grande fiducia. Pensandoci ora, non faticava particolarmente a vederlo come un nemico.
In quel momento, Miley scese giù per le scale, seguita dalla sirena.
- Dormito bene?- chiese Devon, per cercare di distrarsi.
- Sicuro.- rispose Miley - Se escludiamo quando ha cominciato a battere sul muro verso le sei del mattino.- sbuffò.
Timmi aggrottò la fronte e guardò la sirena.
- Perché…?- cominciò, ma poi scosse la testa e distolse lo sguardo, mentre lei gli sorrideva tranquillamente, inclinando il capo - No.- sbottò - Non voglio saperlo.-
A quel punto squillò il telefono, ed ebbe una scusa per ignorare le risatine della sirena.
- Sì?- chiese, portandosi il ricevitore all’orecchio. Ascoltò per qualche secondo, in silenzio - Oh.- disse semplicemente, alla fine - Ah. Mh. Sì. No. Ah ha… mmmh… no, quello no…- rimase ancora una volta in silenzio - Certo… sì. Due secondi. E picchia duro.-
E mise giù, con una strana espressione in volto: aveva lo sguardo fisso e distante, e una piccola ruga gli solcava la fronte.
- Che c’è?- chiese Devon.
Lui non lo guardò ancora, ma scrutò gli alberi fuori dalla finestra.
- Era Xander.- disse con voce stranamente piatta e controllata - Dice che si è aperta una crepa nella barriera, giù in città. La attraversa da una parte all’altra. E c’è un problema di… ragni.-
- Ragni?- ripeté Miley - Bhè, usate l’insetticida.-
- Di tre metri.-
Nessuno replicò.

Timmi finì in fretta di vestirsi e prese la Fiaccola, poi tornò in soggiorno e trovò Devon ad aspettarlo, la spada nel fodero.
- No.- disse, prima che il ragazzo potesse aprire bocca - Miley non può restare sola, e tu sei l’unico che possa restare qui, al momento.-
- Sei sicuro?- chiese lui - Potrei esserti utile.-
- Lo sarai di più qui.- rispose Timmi con fermezza - La protezione della casa è molto potente, ma meglio essere sicuri, specie con Marcus in giro. Io tornerò appena possibile.-
Prima che potesse usare la Proiezione, la sirena sbucò apparentemente dal niente e gli si aggrappò al braccio, tanto forte da fargli quasi male.
- Ehi!- esclamò - Mollami! Non sono una pallina antistress!-
Ma lei non sembrava intenzionata a staccarsi, anzi: rinsaldò la presa, e a lui scappò un singulto di dolore.
- Verrò con te.- disse semplicemente.
- Bah…- sbuffò lui - D’accordo, non ho tempo per scrollarti di dosso, ma cerca di stare lontana dai guai, non posso badare anche a te.-
- E tu stai attento.- disse Miley, mentre i due sparivano.

***

La situazione, in città, era assurdamente caotica: le strade erano piene di auto abbandonate con tutte le portiere aperte; un paio erano sventrate e rovesciate, con alcuni pezzi sparsi sul marciapiede. Un paio di persone erano ancora in giro, ma non fecero caso a loro e all’improvvisa comparsa che fecero nel bel mezzo della carreggiata: correvano a destra e a manca, alla cieca, gridando terrorizzate, scappando da qualcosa che non era ancora visibile, ma che proveniva certamente dal fondo della strada principale.
Questo non piccolo dettaglio disse loro che i cittadini non erano spaventati: si trattava di vero e proprio panico.
- Xander ha detto che erano riusciti a tenerli lontani dalla gente.- disse Timmi, mentre un piccolo gruppo di fuggiaschi li superava - Quindi non dovrebbero essercene nelle immediate vicinanze.-
- Ah no?- chiese la sirena, che l’aveva lasciato andare e si guardava attorno con vago interesse.
- No.-
- Bhè, forse lui non lo sa.- disse lei, indicando la direzione da cui stavano scappando le persone - Perché non lo informi?-
Timmi si voltò di scatto, prendendo la Fiaccola: saltando di tetto in tetto e di muro in muro, correndo sugli edifici, un mostro si avvicinava rapidamente loro, sgambettando frenetico. Non lo vedeva bene, da dove si trovava, ma somigliava davvero a un ragno.
- Nasconditi, e porta tutti quelli che trovi con te!- ordinò - Ora!-
Lei corse via, lasciandolo solo, mentre la creatura gli saltava di fronte.
Timmi comprese subito che Xander li aveva chiamati “ragni” in mancanza di una definizione migliore.
Effettivamente, la parte inferiore era molto simile a quella di un aracnide: di colore blu scuro e lucido, coperto da chiazze di corta peluria sparse apparentemente a caso, aveva le sei zampe posteriori lunghe, nodose e sottili. La pelle era tesissima sulle ossa, e ogni zampa terminava con un artiglio verdastro e acuminato, così duro da affondare nell’asfalto per un paio di centimetri sotto il peso della creatura.
La parte più arretrata, grossa e rigonfia, era munita di un lungo ed affusolato pungiglione nero, dal quale gocciolava un liquame viscoso che, al contatto con l’asfalto, produceva un intenso sfrigolio ed acre fumo grigio.
Davanti, invece, dove avrebbe dovuto esserci la testa munita di otto occhi, c’era la parte superiore di un corpo umano, attaccato all’altezza della vita.
Era nudo, e la sua pelle pallida lo faceva sembrare un cadavere. Gli occhi privi di pupille erano di un orribile bianco latteo e la bocca, innaturalmente grande, era piena di piccole zanne coniche.
Strinse i pugni delle due braccia magre e lanciò un richiamo stridente, in cui era però possibile riconoscere anche qualcosa di orribilmente umano.
Qualsiasi cosa fosse, un tempo forse era stato un uomo. Ma da dove accidenti veniva?
- Prego.- disse piano Timmi, rannicchiandosi su se stesso come un animale pronto a scattare ed azionando la Fiaccola - Accomodati pure. Ti sto aspettando…-

La bestia non si fece attendere e, dopo aver gridato ancora una volta, zampettò rabbiosamente verso di lui, poggiando a terra anche le braccia, benché fossero leggermente più corte delle altre zampe.
Timmi impugnò saldamente la Fiaccola e ne alzò la lama fiammeggiante, contrattaccando senza esitare. Schivò le mandibole zannute dell’avversario e gli scivolò sotto, passandogli l’arma sull’addome con fluidità, partendo dal petto umano fino in fondo al suo corpo mostruoso, aprendogli un gigantesco squarcio.
Il mostro ruggì dal dolore, mentre un denso liquido arancione incandescente colava dalla sua ferita. Il pungiglione si inarcò e, mentre il mezzodemone si rimetteva in piedi, rischiò di venire colpito da quel letale dispensatore di veleno. Istintivamente, alzò la Fiaccola per bloccarlo.
Ci fu uno scoppio di scintille, e l’arma gli volò via di mano, mentre l’aculeo rimase a penzolare dal didietro della creatura, attaccato ad un minuscolo brandello di carne bruciacchiata: era così duro che aveva bloccato la lama di Nova.
- Ma che…- sbottò lui, incredulo, indietreggiando e tenendosi una mano dolorante.
Nessun materiale organico, fino a quel momento, aveva fermato la Fiaccola.
Ma cosa accidenti è questo coso?
Riprendendosi immediatamente dalla sorpresa, Timmi non perse tempo e, recuperata la spada, gli saltò sulla schiena, affondando l’arma nel suo corpo poco sotto la spalla, dove avrebbe dovuto esserci il cuore di un essere umano.
Purtroppo, i suoi calcoli si rivelarono sbagliati: non appena ebbe sferrato il colpo, il busto ruotò di centottanta gradi, come se l’osso fosse fatto di gomma. Il manico gli sfuggì nuovamente di mano, lasciandolo disarmato.
La creatura, lanciando un nuovo grido, lo colpì forte con un braccio, facendolo cadere a terra. Uno schizzo di sangue lo prese al fianco, e sentì subito puzzo di bruciato ed un po’ di dolore. Rotolò sull’asfalto per poi rimettersi in piedi, mentre il bestione si voltava verso di lui, gettando via la Fiaccola, e controllò il punto dove era  stato ferito: una piaga rossa e sanguinante si era aperta sulla pelle, mentre nei vestiti era comparso un foro bruciacchiato. Non era acido, era proprio… come fuoco liquido.
- E ti pareva…- borbottò - Pure il sangue ustionante, dovevi avere…-
L’altro, benché ferito in modi capaci di stroncare moltissimi avversari, non pareva intenzionato ad arrendersi e, incurante del sangue che continuava a colare dalle sue lesioni, cominciò ad avanzare verso di lui.
- Eh, no, ora basta!- sbottò il mezzodemone, liberando Risucchio.
Puntò il vortice contro il proprio avversario, cercando di attirarvelo dentro. Quello piantò gli artigli delle due lunghe zampe anteriori nell’asfalto con un poderoso colpo secco e, per quanto potente fosse la forza di aspirazione, lui non si smuoveva di un millimetro.
- Mi sto davvero stancando…- grugnì, puntandogli una mano contro - Spero che le tue ossa siano indistruttibili, bastardo!-
L’Incantesimo Percuotente gli assestò una tremenda mazzata ad una delle zampe, che si troncò di netto (Ah, alleluia! Pensò) mentre il proprietario lanciava un grido. Ripeté il procedimento con l’altra, rompendo anche quella e facendogli perdere definitivamente la presa. La creatura, ormai impossibilitata ad aggrapparsi con abbastanza stabilità a causa della perdita delle due zampe anteriori, venne risucchiata inesorabilmente verso il vortice.
Ma anche così, non parve volersi arrendere: cercò di aggrapparsi con le mani a qualcosa, scalciò a più non posso, si agitò e si divincolò in tutti i modi.
Ma non fu sufficiente.
Finalmente, dopo trenta secondi buoni (mai, in vita sua, ci aveva messo tanto ad assorbire qualcosa), gli mancarono completamente le forze, e Risucchio l’ebbe vinta.
Sfinito, Timmi si tolse anche l’altra mitena e mise le mani a contatto, così che il potere dei due vortici lo curasse.
- Bel lavoro.- disse qualcuno.
Senza separare i palmi (la magia non era ancora completata), Timmi si voltò a guardare: la sirena si stava avvicinando tranquillamente a lui, le mani giunte dietro la schiena.
- Attenta a dove metti i piedi.- le disse - Sei ancora scalza, e quella roba arancione non fa bene alla pelle.-
Lei sorrise, inclinando il capo.
- Oooh, qualcuno si preoccupa per me…-
- Mi preoccupo di quello che mi faranno se crepi.- sbuffò - Piuttosto, hai messo al sicuro gli altri?-
La sirena annuì.
- Li ho convinti a rinchiudersi in un seminterrato, ed ho dato loro un fucile che ho trovato lì. Pensavo di provare ad usarlo come appendiabiti, ma forse loro ne avranno più bisogno.-
Senza chiederle in che modo un fucile potesse diventare un appendiabiti (né perché a lei servisse un appendiabiti), Timmi rimise le mitene alle mani, recuperò Nova e le fece cenno di seguirlo.
Insieme, si avviarono lungo la strada, ora completamente deserta ma disseminata di rottami, frammenti di pareti, vetri (per superare i quali Timmi dovette prendere in braccio la sirena) e pezzi di vari oggetti distrutti. Durante il tragitto, il mezzodemone tentò di contattare i suoi compagni, ma nessuno di loro rispose. Il cellulare di Xander, addirittura, era registrato come numero disattivato.
Solo dopo diversi minuti intravidero qualcuno, in fondo alla strada, e quel qualcuno, per fortuna, era Jo.

Era appoggiato con la schiena ad una ringhiera di metallo del marciapiede, ed era chino sulle proprie ginocchia, apparentemente intento a riprendere fiato. Dopo averli scorti e riconosciuti, il ragazzo agitò un braccio in segno di saluto e corse verso di loro a tutta velocità. Era sporco e graffiato, e la coda di cavallo era parzialmente bruciata, ma non sembrava avere ferite gravi.
- Eccovi!- esclamò contento quando li ebbe raggiunti - Allora, tutto bene?-
- Eh, una meraviglia…- grugnì sarcastico Timmi, mentre la sirena annuiva allegramente - Gli altri?-
- Boh.- ammise lui, riprendendo a camminare assieme a loro - Ci siamo divisi per coprire meglio la superficie della città, così saremmo stati più efficienti.-
- Ed Alis sa che cerchi di far passare per tue le sue frasi?- chiese lui.
Jo non rispose.
- Comunque, hai già incontrato quei cosi, vero?- domandò Timmi dopo un poco.
- Sì.- annuì il ragazzo - E sono assurdamente resistenti! -
- Questo l’ho notato.- rispose Timmi - Sai perché nessuno risponde al telefono?-
- Xander era l’unico ad averlo.- spiegò - Ed ora non lo ha più, visto che l’ha infilato giù per la gola di uno dei nostri amici Aracnoidi.-
Il mezzodemone lo guardò inarcando un sopracciglio.
- Aracnoidi?- ripeté.
- Bhè, dovranno pur avere un nome, no?- si strinse nelle spalle Jo.
- Bah… comunque, perché Xander ha dato il suo telefono in pasto ad uno di loro? Non è saporito quanto un umano… la vostra carne sa di maiale…-
- Perché ha prima usato l’Incanto Autodistruttivo per farlo esplodere dopo alcuni secondi.- spiegò ridacchiando lui - L’ha trovato indigesto, credo… chissà che tariffa, più che altro…-
Timmi fece un sorrisetto, e tutti quanti andarono avanti per un po’, fino ad incontrare un’immensa pozza di sangue incandescente, al centro della quale c’era il corpo senza vita di un Aracnoide, schiacciato sotto un macigno, probabilmente evocato con la magia. Le sue zampe spezzate sporgevano a intervalli regolari, ed erano immobili.
- Questo mi pare lo stile di Alis.- commentò Jo - Solo lei schiaccerebbe un ragno, per quanto grosso possa essere.-
- Perfettamente logico, tutto sommato.- osservò Timmi, impressionato - Avrei dovuto pensarci io… bhè, muoviamoci, non può essere lontana.-
Aggirarono il lago di sangue rovente fino a raggiungere il limitare di una piazza, al centro della quale trovarono proprio la loro amica. Era impegnata a tenere lontani due di quei bestioni, che la incalzavano da due direzioni diverse. Si capiva che era in difficoltà.
- Merda!- sbottò Timmi - Diamoci una…-
La sirena lo afferrò per la spalla ed indicò un tetto sopra di loro: un terzo Aracnoide si stava per buttare su Alis, che non si era ancora accorta di lui.
- Cazzo…- gemette Timmi - Jo, tu quello di sinistra, io penso agli altri due! La sogliola con le gambe resta qui!-
I due corsero immediatamente da Alis, gridando avvertimenti.

I miei lettori meritano sempre dei ringraziamenti. Quindi, grazie a Ely79, a _Arse_ e aRahizelRathalos, che seguono la storia.

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Capitolo 16
*** Cap. 15: Trappola ***


Alis riuscì a gettarsi di lato appena in tempo, messa in guardia dalle grida dei suoi amici, e il mostro atterrò dove un attimo prima c’era lei, spaccando il fondo stradale. Due secondi più tardi Timmi era pressoché sotto di lui, e lo colpì con un calcio tanto forte che riuscì addirittura a farlo indietreggiare un po’, anche se non molto.
Jo, intanto, cominciò a bersagliare a più non posso l’Aracnoide più vicino a lei, che si voltò furente per colpirlo. Alis puntò entrambe le mani contro di lui e, conscia di non poter più usare il trucco del macigno (si era resa conto che quegli esseri erano troppo intelligenti per cadere due volte nella stessa trappola) si accontentò di scaricargli addosso una potente scossa elettrica, che tuttavia poté solo farlo incavolare di brutto.

Timmi prese la Fiaccola, mentre i due Aracnoidi si avvicinavano minacciosi a lui, e si preparò al primo assalto: doveva ammazzarne almeno uno con un solo colpo, e non poteva perdere tutto il tempo che si era preso col primo, stavolta. Avrebbe mirato agli organi vitali.
Se solo sapessi dove sono… Pensò tra sé.
Entrambi i mostri scattarono contemporaneamente verso di lui, che rispose prontamente saltando così in alto da poter fare una capriola. Si avvitò a mezz’aria e atterrò cavalcioni su uno dei due mostri (pagando però la mossa con un brutto contraccolpo), ed affondò immediatamente la Fiaccola nel corpo davanti a lui.
Prima che l’essere potesse reagire (anche se aveva già cominciato a voltarsi), si alzò in piedi e trascinò l’arma con forza, risalendogli la schiena ed aprendogli in due la parte umanoide.
Stavolta l’enorme resistenza di quelle creature servì a ben poco, e il mostro si accasciò a terra facendogli perdere l’equilibrio, così che il secondo lo poté addentare ad una spalla mentre lo spingeva giù.
Timmi grugnì per il dolore e gli conficcò l’arma nel collo. Quello non solo sopravvisse, ma rinsaldò anche la presa, e lui rischiò di mollare la Fiaccola per il dolore, che gli fece digrignare i denti. Si riprese giusto in tempo e, con un movimento del polso, recise quasi completamente la testa dell’Aracnoide, che finalmente cedette, cadendogli addosso e schiacciandolo al suolo.

Mentre il mostruoso ragno si voltava per vendicarsi di Alis, Jo lo colpì con una fiammata eccellente che gli arse quasi tutta la metà sinistra.
L’essere gridò dal dolore e dalla rabbia, la pelle della parte umanoide orribilmente ustionata e piena di vesciche sanguinolente nella zona colpita. Alis approfittò dell’attimo di esitazione che la cosa ebbe per raccogliere le ultime forze (era ancora stremata dal confronto con il primo mostro e con la battaglia sostenuta con gli altri due) e decise di sfruttare le sue conoscenze mediche: quella cosa non sembrava avere il cuore dove lo aveva lei, ma il cervello doveva quasi certamente essere nella testa.
Alzò entrambe le mani davanti a sé, ed una luce fredda prese forma sopra i suoi palmi, allungandosi e assumendo consistenza. Un giavellotto fluttuava davanti a sé, galleggiando nell’aria.
Prendi questo. Pensò con rabbia.
Fece voltare l’arma e la lanciò con la magia. Quella sfrecciò nell’aria con un sibilo, puntando alla testa del mostro, che si stava lanciando verso Jo, incurante delle magie con cui il ragazzo cercava di rallentarlo.
Purtroppo, un secondo prima di essere trafitto, l’Aracnoide si sollevò rabbioso, come per schiacciarlo sotto di sé, e così l’arma finì col conficcarsi appena sotto il suo addome.
Oh, no…
Il mostro ignorò tranquillamente la ferita, e calò su Jo con tutto il suo peso. Il ragazzo lanciò un urlo di terrore, ma fortunatamente riuscì a sollevare uno scudo un istante prima di essere ridotto a una frittella. L’unico problema era che, quanto a magie di difesa, nessuno era più scarso di lui. Non avrebbe retto a lungo.
Disperata, Alis si guardò attorno, mentre il mostro colpiva furioso la protezione di Jo, che già si stava incrinando. I suoi occhi caddero su una coppia di cavi elettrici spezzati.
Non del tutto certa di quello che stava facendo, fece un brusco movimento con due dita, lanciando una breve scia di scintille contro di loro. Quelli si animarono come se fossero una coppia di serpenti e schizzarono contro la creatura, colpendola sulla schiena.
L’elettricità le strappò un grido furente e la fece allontanare da Jo, ma purtroppo non la uccise. Il movimento repentino fece cadere i cavi, ed Alis non riuscì a rimediare: prima che potesse fare altro che non fosse alzare a sua volta uno scudo, l’Aracnoide le fu addosso.
Lo schermo bloccò il mostro a meno di un metro da lei, ma come quello di Jo sarebbe durato poco: quel coso era fortissimo, e pesava una tonnellata. Lo sforzo che fece per sostenere la barriera le fece bruciare di dolore tutti i muscoli che aveva, come se stesse spingendo a mani nude un macigno. Nemmeno quando aveva schiacciato il primo mostro aveva fatto tanta fatica.
Il primo pugno si abbatté sullo schermo, talmente forte da farla tremare. Una ragnatela di crepe si aprì nella magia, come se fosse fatta di vetro.
Al secondo colpo il suo ginocchio cedette, e cadde a terra.
Prima che il mostro potesse riprovarci, i cavi si rialzarono da terra, e stavolta si avvinghiarono attorno al giavellotto magico che ancora sporgeva dal suo corpo, dandogli una scossa che lo paralizzò.
Mentre era impegnato a tremare, ancora pesantemente appoggiato contro la barriera di Alis, tre frecce avvolte in una densa fiamma azzurro cielo lo trafissero alla testa, spuntandogli dalla bocca, e venne lanciato di lato da una spinta magica.
Entrambi caddero a terra, l’uno morto e l’altra sfinita.

Timmi si guarì la spalla, usando ancora una volta i vortici, e si voltò verso Jo ed Alis: la ragazza era visibilmente stremata, e giaceva ansante sull'asfalto, poco lontana dal cadavere dell’Aracnoide.
- Siete feriti?- chiese a Jo, che era ancora in piedi e aveva le mani avvolte da due fiamme azzurre.
Lui scosse la testa, ansimando leggermente.
- Tutto… tutto a posto.- rispose.
- Bene. E bel lavoro. Vedi che se ti impegni ci sai fare?- ridacchiò - Dai, raccatta Alis, andiamo a cercare Nadine e…-
Mentre parlava ci fu un terribile scoppio che fece tremare l’aria, appena un isolato più in là, proprio alle sue spalle. A quel suono alzò gli occhi al cielo, sbuffando esasperato.
- … Xander.- terminò, senza voltarsi - E scommetto che lui l’abbiamo già trovato. Non è contento se non fa saltare in aria qualcosa.- aggiunse, avviandosi nella direzione del botto.
- Già.- annuì Jo, passandosi un braccio di Alis sulle spalle - Ricordi quella volta in Mongolia?- le disse.
La ragazza ridacchiò ed annuì.
- Povero Yeti…- sorrise un po’ ansante.
La sirena era sparita, ma Timmi non si preoccupò: nonostante tutto, nemmeno lei era così idiota da cacciarsi nei guai di proposito. O almeno, questo era ciò che la sua parte meno acida e scontrosa sperava…
Quando raggiunsero il luogo dell’esplosione, trovarono accanto al marciapiedi annerito un rottame in fiamme, proprio sotto ai resti immobili e carbonizzati di un Aracnoide. Xander, ansimante e sporco, era a pochi passi da loro, appoggiato ad un muro, e sorrideva soddisfatto nonostante avesse perso il lobo di un orecchio e sanguinasse da diversi tagli.
- Accidenti!- esclamò Jo - Amico, stai bene?-
- Meglio di lui.- sogghignò il ragazzo, accennando al mostro morto - E dell’auto… non credo che l’assicurazione pagherà…-
- Oh, avrà sicuramente il furto e incendio…- ridacchiò Timmi - Bel lavoro, comunque.-
- Grazie. A voi com’è andata?-
- Ci siamo fatti valere.- disse Alis, staccandosi con un piccolo sforzo da Jo - Hai visto Nadine?-
- No.- rispose Xander, incupendosi - Non ho idea di dove sia, e se ricordate ha anche paura dei ragni…-
- Dei ragni, non dei mostri.- disse Alis - Non le fanno così paura. Ha detto che se la sarebbe cavata.-
- In ogni caso è bene trovarla.- grugnì Timmi - Allora, da dove cominciamo? Idee?-
- Di là.- disse la sirena, comparsa da chissà dove.
Tutti si voltarono a guardarla: era stranamente seria, e indicava la piazza centrale, quella con il monumento ai caduti. Era la più grande della città, e nel cielo si intravedeva un leggero bagliore chiaro di colore azzurro elettrico.
- Perché proprio di là?- chiese Jo.
- Probabilmente la crepa si è aperta lì.- disse Xander - I mostri si sono manifestati partendo da quella zona, in fondo. Ci stavo andando anche io.-
- Ecco, questo è qualcosa che non dovevi fare!- esclamò Timmi - Non da solo!- guardò la sirena, agitato come non mai - Dimmi, hai visto qualche mostro?-
Lei scosse la testa.
- E sai se ce ne sono?-
Ai tre ragazzi la domanda sembrò ben strana, ma non dissero niente, anche perché la sirena chiuse gli occhi ed intonò una canzoncina infantile e minacciosa a un tempo.
- Uno, due, tre e quattro
si avvicinano come un ratto.
Cinque, sei, sette e otto
se la prendon, sarà un bel botto.
Uno due tre quattro
Cinque, sei, sette e otto,
la colpiranno tutti in blocco…
-
- Che sta dicendo?- sbottò Jo.
- Che ce ne sono otto!- gridò Timmi, cominciando a correre - E che la stanno circondando! È una trappola!-

***

Nadine raggiunse la piazza principale della città, deserta ma costellata di tavolini rovesciati, scheletri di ombrelloni parasole, frammenti di macerie ed oggetti perduti da chi fuggiva via di corsa. In giro non si vedeva un’anima, e anche i mostri sembravano essere spariti, anche per i suoi poteri, che non le segnalarono niente di pericoloso. Tanto meglio.
La sola cosa che le interessava adesso era il gigantesco squarcio largo almeno sei metri, che attraversava le lastre di pietra in diagonale, da un angolo all’altro della piazza, dividendola quasi perfettamente a metà. Lo stesso si poteva dire per il monumento ai caduti, un obelisco non particolarmente alto e talmente vecchio che nessuno, tra i giovani, ricordava cosa commemorasse. Forse i soldati morti nella Seconda Guerra Mondiale, ma non ne era sicura, visto che non lo guardava mai per più di pochi secondi. La fenditura lo divideva in due metà quasi perfette, tanto che adesso di monumenti sembravano essercene due.
Si avvicinò di corsa al bordo della crepa, che era di un elettrico e luminoso azzurro chiarissimo, per guardare in giù e rendersi conto di quale fosse la situazione: seguiva la traccia magica che fuoriusciva dal varco fin dall’inizio, e finalmente aveva trovato la fonte. Non riusciva a identificare quelle creature, e non sapeva da che mondo provenissero, ma senza dubbio era qualcosa di ostile: la sensazione che provava era freddo, diffidenza, paura e rabbia. Emanava cattiveria come una spugna strizzata trasuda l’acqua.
Si sporse leggermente per guardare: sotto di lei si apriva un baratro apparentemente senza fondo, tanto che dopo un po’ la luminosità delle pareti irregolari scemava, trasformandosi in un solido e impenetrabile abisso nero.
Alle sue spalle sentì il richiamo di quelle orride creature e alcuni tonfi poco rassicuranti. Con il cuore che le finiva in gola, si voltò di scatto e vide che quattro mostri stavano balzando giù dai tetti degli edifici e si avvicinavano rapidi a lei, coprendo in fretta la distanza che li separava.
Nadine indietreggiò di un passo, preparandosi al loro arrivo, ringraziando il cielo di riuscire ad affrontare quelle bestie senza particolari problemi. Non che fosse del tutto indifferente al loro aspetto, così simile a quello dei ragni, ma almeno riusciva a combattere. Era qualcosa, perlomeno.
Mentre pensava a questo i mostri chiusero l’accerchiamento, raggiungendola così in fretta che non riuscì a evitarne nessuno. Dietro di lei c’era solo il baratro, e non osava provare a sorvolarlo: aveva già visto quanto potessero essere lunghi i loro salti, e non aveva poteri forti come quelli dei suoi amici per fermarli. Doveva usare la testa per uscirne.
La creatura più vicina commise l’errore di lanciarsi in avanti, e lei balzò di lato. Lo slancio, calcolato per atterrare addosso ad una preda che in realtà non c’era più, portò la creatura oltre l’orlo del baratro, nel quale cadde urlando, incapace di fermarsi, troppo distante dai bordi per trovare qualche appiglio.
- Meno male che non sparano ragnatele…- commentò la ragazza, rialzandosi e fronteggiando gli altri tre.
Questi sembravano troppo più furbi del loro compagno, e non tentarono di saltare, ma se fosse riuscita ad attirarli a sé allora avrebbe potuto sbarazzarsene senza rischiare il collo. Poi avrebbe potuto richiudere la fenditura, riparando così la barriera ed intrappolandoli nel luogo infernale dal quale provenivano, qualsiasi esso fosse. E così avrebbe potuto far vedere a Timmi chi, tra lei e quella specie di aringa canterina…
Qualcosa la afferrò alla caviglia e, mentre si girava per guardare, venne trascinata in alto. Mentre la caviglia saliva, la testa precipitò verso terra, e sbatté la tempia tanto forte da provare un dolore intenso, bruciante e quasi nauseabondo. La vista le andò fuori fuoco ad intermittenza, e il sangue prese a scorrerle lungo la fronte e i capelli, mentre un Aracnoide la sollevava sempre più in alto.
Le parve di distinguere altre tre creature, oltre a quella che la teneva, e allora comprese il proprio errore: l’avevano attirata in trappola e circondata, e adesso era da sola contro sette mostri. Ferita, per di più.
Alzò un braccio tremante, cercando di mirare al collo dell’Aracnoide che la teneva.
Ti prego… funziona… Pensò confusamente.
L’Incantesimo Tagliente provocò una profonda lesione al collo e alla spalla del mostro che, pur non essendo morto per decapitazione come sperava lei, la lasciò andare a causa del dolore.
Nadine cadde di nuovo, stavolta sulla schiena; cercò di rialzarsi nonostante sentisse le gambe molli e la testa pulsare, barcollando in mezzo a tutti quei nemici. Indietreggiò, ma cadde di nuovo a terra, finendo lunga distesa, a malapena capace di vedere, e la sagoma di uno di loro le si stagliò sopra.
Sentì qualcosa di duro ed acuminato premerle sul petto: era una delle zampe artigliate che tentava di trafiggerla. La afferrò con le mani, cercando disperatamente di fermarla, senza illudersi di poterla respingere… ma la sua presa era troppo debole… quella continuava ad affondare inesorabile…
Era finita…
Qualcosa afferrò il mostro e lo sollevò dal suolo, facendoglielo sparire dal campo visivo, mentre un potente ruggito risuonava nell’aria. Un attimo dopo, una persona corse da lei, gridando il suo nome: era Alis.
- Nadine!- esclamò la ragazza, inginocchiandosi al suo fianco e ponendole una mano sulla ferita, nel tentativo di guarirla.
Aprì la bocca per rispondere, ma non le veniva nessuna parola. La vista le si affievoliva sempre di più, e la voce dell’amica era un rombo lontano.
- No!- le pareva di sentirla gridare - No, resta cosciente! Resta cosciente!-
Un attimo prima di perdere i sensi, le sembrò di sentire qualcuno che scostava la mano di Alis e le toccava gentilmente i lati della testa. Poco dopo la vista e l’udito migliorarono drasticamente, e il dolore si attenuò. Il cambiamento parve evidente, perché Alis sorrise sollevata.
- Oh… grazie al cielo…- gemette.

***

Quando ebbero raggiunto Nadine compresero subito che era ferita. Per di più, era in balia di quei mostri, e uno di loro stava cercando di trafiggerla con una zampa. La situazione era seria, molto più della maggior parte delle volte.
A quella vista Timmi perse letteralmente il controllo e, senza neanche riflettere, si gettò in avanti, lasciando perdere la Fiaccola e tramutandosi in un demone.
Agguantò l’Aracnoide che minacciava Nadine e, con un ruggito, lo scagliò nel baratro prima che qualsiasi altro mostro potesse fare niente, travolgendo due suoi compagni mentre passava e trascinandoli giù con sé. Fatto questo, il mezzodemone si voltò subito verso gli altri, che si stavano riavendo dalla sorpresa e lo stavano caricando, infuriati e inferociti.
Senza esitare, colpì il più vicino al petto con un pugno talmente potente da fargli passare il braccio da una parte all’altra, uccidendolo sul colpo, benché il sangue lo ferì. Estrasse l’arto dal corpo del nemico prima ancora che questo potesse cominciare ad accasciarsi e, incurante dell’ustione, si voltò verso il secondo mostro, che si era lanciato verso di lui.
Gli agguantò la faccia con una sola mano e, con una rapida torsione del polso, gli spezzò il collo di netto e gli staccò la testa, scagliando via i resti con rabbia ed un gesto stizzito.
Il terzo, ruggendo, gli si avventò addosso nel tentativo di prenderlo sul fianco. Senza farsi prendere di sorpresa, lui gli passò un braccio sotto il corpo, lo afferrò per una spalla e lo sollevò sopra la testa, schiantandolo poi a terra, tanto forte da spezzargli quasi tutte le ossa. Subito dopo, gli avvolse la coda attorno al collo, stringendo saldamente, e affondò gli artigli di entrambe le mani nella schiena della creatura, allontanandoli poi in due direzioni opposte, squarciandola.
Finita l’opera, allargò le braccia e proruppe in un ruggito folle di rabbia e frustrazione mentre si trasformava. Non era ancora spento, quando tornò totalmente umano.

Xander e Jo, mentre Alis e la sirena si occupavano di Nadine, avevano inizialmente deciso di combattere per aiutare il loro amico. Tuttavia, dopo aver visto cosa aveva fatto al primo Aracnoide, dovettero chiedersi seriamente se forse non era il caso di aiutare i mostri.
Rimasero indietro per il resto del combattimento, vagamente impauriti e ben decisi a restare al sicuro (da lui). La sua furia era terribile, quasi oltre l’umano: aveva già spiegato che, se perdeva il controllo, diventava un essere davvero inarrestabile, proprio come era successo a Kyle quando aveva sterminato Sleepy Creek… ma non immaginavano una cosa simile.
Nemmeno nei giorni seguenti seppero decidere quale parte fosse stata più tremenda: se quella in cui staccava la testa a un mostro con una sola mano o quando aveva distrutto l’intero scheletro dell’ultimo avversario, per poi aprirgli in due la schiena.
E poi, il grido: in quell’unico fiato mise tanta furia che, per la prima volta da quando erano piccoli, rischiarono di farsela nei pantaloni.
- Tu… tutto bene?- gli chiese timidamente Xander, quando fu tornato umano.
Ansimava e tremava, il volto contratto dalla rabbia. Non si era ancora calmato.
- Come sta?- ringhiò Timmi senza voltarsi a guardarlo.
Lui si girò, e vide la sirena che staccava le mani dalla testa di Nadine. Alis gli restituì lo sguardo, sorridendo, e annuì.
- Sta bene, credo.- rispose - Alis dà semaforo verde.-
Timmi non rispose. Superò i due amici con uno spintone, scansò Alis e si chinò su di lei.
- Ehi…- le disse con gentilezza, stringendole la mano e passandole un braccio sotto le spalle - Che ti salta in testa?-
La sua collera sembrava essere svanita con una rapidità impressionante. Una volta avrebbe faticato a comportarsi in questo modo, infatti tutti ricordavano bene quanto gli fosse stato difficile evitare di aggredire anche loro, fino a pochi mesi prima. Il suo cambiamento era incredibile, e Xander non poté non ammirarlo per i progressi fatti.
Intanto Nadine, forse non notando la cosa, o forse non interessandosene, gli sorrise debolmente, restituendo la stretta alla mano.
- Volevo fare una pazzia.- ridacchio - Ma non credo di esserci molto portata… quella è roba tua…-
- Già.- annuì lui, sorridendole di rimando - Non farlo mai più, d’accordo? Tu non puoi.-
- Perché sono una ragazza?- chiese, in un finto slancio di femminismo estremo.
- No.- rispose Timmi - Perché sei la mia ragazza.-
Alzò lo sguardo sulla sirena, e vide che aveva il capo chino ed i capelli che le schermavano il volto. Respirava un po’ affannosamente, e sembrava stare male. Il mezzodemone si fece serio all’improvviso.
- Grazie.- le disse.
Lei non rispose. Lui prese in braccio Nadine e la sollevò.
- Alis, chiudi questa crepa.- ordinò.
La ragazza annuì, avvicinandosi alla fenditura. Alzò entrambe le braccia e, lentamente, cominciò ad avvicinare le mani.
La fenditura, con un lieve tremito del suolo, cominciò a seguire il suo movimento. Dall’interno dell’abisso provennero i ruggiti delle creature che ancora si arrampicavano verso l’alto e che adesso stavano finendo schiacciate.
Quando i palmi di Alis si furono riuniti, lo squarcio fu finalmente risanato, e con un breve impulso lucente si richiuse del tutto.
- Donovan, Jo…- disse Timmi - Prendete la sirena, andiamo via.-
- Perché dobbiamo prenderla?- chiese Jo.
Il mezzodemone la indicò con un cenno: la sirena, che non aveva ancora cambiato posizione, barcollò e cadde di lato, svenuta.
Stupiti, i due ragazzi corsero ad aiutarla.
- Che le succede?- chiese Alis, sgomenta.
- Empatia.- rispose Timmi - Ha praticamente gli stessi poteri sensoriali di Nadine, ma più forti. È molto difficile nascondersi da lei. Può usare questa capacità anche per sentire la magia, o per guarire le ferite degli altri, caricando su se stessa una parte di quel male. Purtroppo, il processo non è indolore.-
Xander e Jo, ognuno con sulle spalle un braccio diverso della sirena, si scambiarono un’occhiata raggelata: decisamente, si dovevano ritenere molto fortunati a non aver mai posseduto simili facoltà innate.

Come ogni volta ringrazio i miei lettori, in particolare Ely79, _Arse_ e RahizelRathalos, che seguono la storia.

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Capitolo 17
*** Cap. 16: Contrattempi ***


Raggiunto il cottage, Timmi, Jo e Xander portarono Nadine e la sirena ai piani superiori, mentre Alis spiegava a Devon e Miley cos’era successo e li rassicurava sulle condizioni delle due.
Xander e Jo furono i primi a tornare di sotto, proprio mentre Miley correva dalla sirena per controllare che stesse bene e permettere a Timmi di dedicarsi completamente a Nadine. Intanto, Devon prese alcuni ingredienti magici che il mezzodemone conservava nella botola sotto il pavimento e cominciò a fare alcuni composti medicamentosi. Alis, dal canto suo, si era sistemata sul divano e, non appena ebbe terminato il racconto, finì con l’ assopirsi stremata.
I ragazzi si spostarono tutti in cucina per non disturbarla, e ripresero a parlare dell’accaduto.
- Insomma ha fatto a pezzi quegli esseri… da solo?- chiese Devon, mentre alcuni funghi si scioglievano in una sostanza che li stava trasformando in gelatina; tra le mani, stava mescolando una pentola di liquame rossastro.
- Eccome!- esclamò Jo - Ti giuro, faceva paura! E poi, quel grido…-
- Ah, non dirlo…- rispose il ragazzo - Pensa, l’abbiamo sentito da qui. Credevamo che fosse uno dei mostri usciti dalla crepa nella barriera.-
- Eh, magari…- sospirò Xander, lasciandosi cadere su una sedia - Sarebbe stato meno pericoloso.-
- Non ne dubito.- annuì Devon.
- Quando si arrabbia è terrificante.- sospirò il giovane mago - L’ultima volta che è successo sul serio, credo che fosse durante lo scontro con Kyle… e il fatto che il solo ad uscirne vivo sia stato lui la dice lunga.-
Nessuno ebbe nulla da obbiettare in proposito, e Devon tornò a concentrarsi sui suoi impiastri medici.
- Che roba è?- chiese Jo, indicando la gelatina di funghi.
- Antiscottature.- disse - Appena sarà pronta ve la spalmerò sulle bruciature, così guariranno nel giro di poche ore. D’accordo?-
I due amici si scambiarono un’occhiata, poi guardarono entrambi Devon, disgustati.
- No!- esclamarono.
- Ce la spalmiamo da soli, grazie!- sbottò Jo.
Devon ridacchiò.
- E che cos’è quella, invece?- chiese Xander, indicando la pozione rossastra.
- Vi aiuterà a recuperare le forze e a combattere eventuali veleni o batteri.- spiegò - Naturalmente non funziona con tutto, ma è un ottimo rimedio generico, e ripulisce bene il sangue. Purtroppo, ha un saporaccio.-
I due gemettero, ma Devon fece un verso come a dire “su, siete grandi e grossi”, e riprese il proprio lavoro. Tempo che pozione rossa e gelatina ci misero per essere pronte, Timmi scese giù per le scale con aria sfinita. Ora che lo vedeva bene, Xander si rese conto che il suo braccio era davvero in condizioni tremende: la scottatura gli aveva consumato la pelle, e ora era tutto insanguinato e tumefatto. Se non si lamentava forse era perché i nervi del dolore erano stati danneggiati. In caso contrario… accidenti se sapeva sopportare!
- Come sta?- chiese subito Devon.
- Dorme.- rispose lui, raggiungendoli ma senza sedersi - Dio…- gemette, scuotendo la testa. Per un attimo parve sul punto di aggiungere qualcosa, trattenendosi proprio all’ultimo. Guardò le pozioni, in particolare la gelatina di funghi che Jo e Xander si stavano applicando sulle scottature - A che servono?-
- Antiscottature ed antibatterica.- rispose il ragazzo, porgendogli un bicchierone colmo di pozione rossa - Giù, tutta d’un fiato.-
Il mezzodemone la prese e la bevve senza lamentarsi con un sol sorso. Posò il bicchiere e fu scosso da un piccolo brivido.
- Disgustosa.- commentò.
Miley scese dalle scale in quel momento.
- La sirena è sveglia.- annunciò.
- Come sta?- chiese Timmi.
- Bene.- rispose lei - Ma non vuole scendere. Preferisce starsene in camera …- ed alzò le mani per fare le virgolette - … ad “esercitare la mia voce”.-
- Almeno sta bene.- sospirò - Io vado dal Sommo Concilio, servono i Cancellatori, e di corsa. La scottatura al braccio la guarisco da me.- aggiunse, osservandolo con appena un vago interesse.
- Ma… non ti fa… male?- chiese Jo, un po’ disgustato ed un po’ ammirato.
- Un poco.- ammise - Ma posso rimetterlo a posto in fretta.- si voltò verso il divano e guardò Alis, che ancora dormiva - Appena avete finito di spalmarvi merda di funghi addosso, svegliatela e correte in città, sarete più utili lì.- disse a Jo e Xander.
Poi andò a prendere una bottiglia di vodka dal nascondiglio sotto la cassa di legna e sparì.
- Perché la vodka?- chiese Devon.
- La beve sempre, quando è giù.- spiegò Xander, mentre Jo ingurgitava l’intruglio rossastro - Dice che lo fa stare meglio. Più è giù, più ne beve. Se ne ha presa una sola, o non sta poi tanto male o non vuole sfigurare col Sommo Concilio.-
- Per me è più la seconda…- grugnì Jo, posando il bicchiere.
- Ma non gli fa male?- chiese Miley.
- No.- rispose Xander - Un mezzodemone non può ammalarsi, e non si ubriaca come gli altri. Anche il suo fegato è immune alla cirrosi.-
- Però bene non gli fa.- ammise Jo - Tutte le volte, il suo umore diventa ancora più nero di prima.-
- Bhè, se la prende tanta quando è triste, chissà quando è felice.- commentò Devon.
- Non ne beve per niente.- lo contraddisse il mago - Per quello ha il whiskey.-

Xander, Jo ed Alis se ne andarono un’ora dopo, quando anche lei si fu medicata le ferite. Devon e Miley rimasero a ciondolare per la casa per un po’, finché qualcuno non bussò alla porta con tanta insistenza da rischiare di buttarla giù. Quando aprirono entrò Skin, sporco, graffiato e trafelato.
- Ehi!- esclamò Miley, vedendolo - Ma che t’è successo?-
Lui scosse la testa, ansimando, e si sedette in poltrona con un sospiro.
- Dio mio, è un incubo…- gemette - Ho saputo cosa è successo. Come stanno?-
- Meglio.- rispose Devon, mentre con Miley si sedeva sul divano - Ora stanno riposando.-
- Beate loro che possono…- sospirò il Fantasma - Da noi, invece, ne succede una dietro l’altra.-
- Perché?-
- Perché la vostra non è stata l’unica breccia.- spiegò - Se ne stanno aprendo un po’ ovunque, in giro per il mondo. Stiamo facendo l’impossibile per contenere i danni, ma è una cosa tremenda… se fossimo in un mondo magico non ci sarebbero troppi problemi, ma qui sulla Terra è un’altra storia. Io mi sono allontanato solo adesso, ma è da stamattina alle quattro che sono in giro, ci stanno rendendo la vita un inferno.-
- Oddio…- gemette Miley.
- Già, non dirmelo…- sbuffò lui.
Si sentirono dei passi scendere dalle scale, e voltandosi videro Nadine che, appoggiandosi alla balaustra per non cadere (era ancora malferma sulle gambe), li raggiungeva, avvolta in una vestaglia verde rubata a Timmi. In volto aveva un’espressione di autentico spavento: doveva aver sentito il Cercatore che parlava fin dal piano di sopra.
- E Timmi?- chiese - Lui sta bene? Dov’è? Perché non è ancora tornato?-
- Sta benissimo.- rispose Skin, raddrizzandosi sulla poltrona per vederla meglio - Ha voluto restare per dare una mano. Non l’avevamo chiamato prima perché era esonerato, dovendo occuparsi di tutti voi, ma…-
- … ma non riesce a stare fermo.- terminò Nadine, cupa, sedendosi su quella poltrona che tutti avevano imparato a non sfiorare se non volevano essere  linciati.
- Non preoccuparti, starà bene.- la rassicurò Skin - Dovresti preoccuparti per te, invece. Hai rischiato grosso, oggi, e mi sembri ancora un po’ pallida.-
Lei non rispose, e il Fantasma si alzò in piedi.
- Bhè, meglio che vada.- disse - Ci vediamo presto. Statemi bene, e non preoccupatevi troppo.-
Uscì di casa, lasciandoli soli con l’unica compagnia dell’angoscia.
- Accidenti…- mormorò Miley.
Devon si alzò e corse alla televisione: Cancellatori o no, la gente normale doveva per forza essersi accorta che qualcosa non andava. Di conseguenza, ne avrebbero certamente parlato ai telegiornali: cose tanto grosse non passavano inosservate.
Infatti, quando accese la tv, trovò un servizio su un treno deragliato quella mattina.
- … ancora ignote le cause di quello che sembra essere un tragico incidente. Dai primi accertamenti risulta chiaro che la locomotiva è uscita dai binari, portando conseguentemente con sé il resto del convoglio. Numerosi i morti e ancora di più i feriti, tra i quali undici bambini. Le autorità ferroviarie assicurano gli utenti che si è trattato solo di un incidente isolato. Resta da vedere se queste parole basteranno a calmare gli animi turbati di coloro che si trovavano sul treno o dei loro familiari, ancora scossi per quanto è accaduto solo poche ore fa…-
Devon cambiò canale: aveva sentito abbastanza, e se le immagini di quei binari strappati via di netto non mentivano, niente di più piccolo di una Chimera si era messo a litigare con quel treno. Nel telegiornale successivo lo speaker parlava di un malfunzionamento alla centrale elettrica, dove si era verificato un drastico calo di tensione ed un conseguente blackout. Nessun ferito, ma di certo un qualche parassita di energia si era attaccato ai cavi dell’alta tensione.
Cambiò più volte canale, e tutte le volte trovò un servizio diverso, alcuni anche alquanto tragici: un aereo passeggeri era stato costretto ad un atterraggio d’emergenza, e leggendo tra le righe Devon comprese che si era trattato dell’aggressione di una qualche creatura volante; uno sciame di locuste aveva distrutto interi raccolti, ma più probabilmente si era trattato di Spiriti Affamati, anime tormentate, maledette e perennemente bisognose di nutrirsi, capaci di consumare le risorse di un intero stato nel giro di un paio di giorni. Poi c’era stato un terremoto in Europa, e quello non seppe bene a cosa attribuirlo, ma se avesse dovuto scommettere avrebbe puntato sui Demoni Talpa; su un altro canale parlavano di un tifone improvviso nel sud della Florida, che aveva spazzato via molte abitazioni e causato alcune morti.
Quello non lo poté spiegare nemmeno in via ipotetica, troppe cose potevano fare gli stessi danni di un uragano.
Infine, la notizia che preferì: il Golden Gate Bridge, a San Francisco, aveva deciso che i suoi giunti erano troppo vecchi e la struttura troppo debole, così aveva finito con lo spezzarsi di netto, facendo precipitare molte auto nel mare sottostante. Circa dieci persone erano morte, e quasi il doppio erano rimaste ferite. In quel momento stavano intervistando uno dei sopravvissuti, caduto in acqua e ripescato miracolosamente:
- … ero finito nel mare… un’esperienza terribile… la cintura non si slacciava, non riuscivo a liberarmi… l’acqua continuava a salire… ero certo che sarei morto lì. Poi, però, qualcosa ha divelto lo sportello e strappato la cintura, ed io mi sono sentito trascinare verso la superficie. Era qualcosa di grosso, ne sono certo, ed aveva braccia e gambe… ma giurerei di aver anche visto una coda… e sotto la pelle ho sentito come… delle squame… no, non squame… scaglie, ecco… ma prima che potessi guardare meglio, era già sparito…-
Devon spense la tv. Ne sapeva abbastanza.
- Allora, la buona notizia è che Timmi sta bene.- disse, raggiungendo le ragazze, ancora sedute vicino al caminetto acceso - Ha fatto un po’ il magnifico a San Francisco.-
- E quella cattiva?- chiese Miley.
- Che ne stanno succedendo di tutti i colori.- rispose lui, sedendosi - Ho paura che prima o poi possa anche scoppiare il panico.-
Nadine sospirò e non disse niente. Dopo un po’, Miley propose agli altri di pranzare, ma Nadine non si mosse da dov’era, sostenendo di non avere fame: avrebbe mangiato quando Timmi si fosse rifatto vivo.
Mentre cucinava, Miley non riuscì a perderla d’occhio: stava guardando nel fuoco del camino, ed aveva gli occhi lucidi, annebbiati e lontani.
Sedeva tutta accoccolata sulla poltrona, le ginocchia strette al petto. Si vedeva che era in pena, e la recente esperienza con i mostri simili a ragni era certamente servita ad aumentare le paure che avrebbe avuto anche in condizioni normali.
- Tutto bene?- chiese piano Devon, apparecchiando.
Miley si riscosse.
- Eh? Sì, sì…- rispose - È che… non la invidio per niente.- spiegò - Non sa nulla di cosa succede là fuori, e Timmi è sparito da ore. Anch’io mi sentirei veramente a terra, al suo posto.-
Devon annuì.
- Xander dice che sono parecchio legati.- disse - A quello che ho capito, è soprattutto merito suo se Timmi ha superato i problemi che aveva in passato… è quasi la sua sola ragione di vita.-
- Sì, lo penso anche io.- annuì lei - Mi ha raccontato di quando loro cinque si sono incontrati, un anno fa, e dell’episodio di quella Fornace. Da quanto ho capito, era davvero messo male all’epoca.-
Devon annuì.
- Già. Nessuna sorpresa se si è arrabbiato in quel modo, stamattina. Io di lui ho sentito parlate tanto, anche quando lavorava da solo, e mi è sempre sembrato una specie di sociopatico solitario. Forse era vero, anche se non era cattivo.-
Finirono di cucinare e costrinsero Nadine a mandare giù qualche boccone, poi Miley salì al piano di sopra con un piatto per la sirena. Tuttavia, quando tornò giù aveva lo sguardo fisso nel vuoto e il piatto ancora in mano e completamente intatto.
Non volle dire cosa aveva visto, anche se assicurò tutti che la loro altra malata non aveva bisogno di mangiare.

Timmi tornò soltanto verso sera, quando il sole aveva già cominciato a calare. Era coperto di sangue dalla testa ai piedi, ma non sembrava ferito. Non appena varcò la porta Nadine gli si gettò al collo, incurante del fatto che si sarebbe sporcata a sua volta, stringendolo tanto forte che avrebbe potuto strozzarlo.
- Sto bene!- sbottò lui, riuscendo finalmente a staccarla da sé - Tranquilla, non è niente.- aggiunse con meno veemenza.
Si sedette in poltrona, sospirando e con l’aria di chi ha proprio bisogno di riposarsi, mentre Nadine si sistemava sull’orlo del divano. La sirena scese in quel momento, avvicinandosi lentamente.
- Sei tornato.- constatò.
- Già…- sospirò lui, sfinito, pinzandosi la radice del naso con le dita - Oddio, che giornata… non riesco nemmeno a urlarti contro.-
- Cos’è successo?- chiese Devon - Ho cercato di seguire i telegiornali, so che sei stato anche in Russia per far tornare a casa delle mandrie di Centauri disperse. I giornalisti hanno scambiato i disordini per isterismo collettivo.-
- Quelli restano spesso indietro…- commentò lui - Quello risale a tre ore fa. E neanche tutto ciò che è successo è stato notato.- aggiunse.
- Perché, dove sei stato?- chiese Miley.
- In giro.- rispose Timmi - Prima in Grecia, dove un branco di Manticore ha pensato bene di tornare a far danni… poi, negli Urali, una tribù di Troll si è sentita in dovere di espandere il proprio territorio. Per non parlare del Golden Gate…-
- Sì, quello lo abbiamo sentito.- annuì Devon.
- E perché sei coperto di sangue?- chiese Nadine.
- Eh? Ah, sì…- disse lentamente, guardandosi - Non è mio, ma ho dovuto fare una corsa tremenda, un branco di lupi selvaggi… di quelli grossi sei metri… hanno attaccato metà dei ranch in Texas.-
- Quindi il sangue è delle vacche?- chiese Miley.
- No, erano già tutte schiattate.- rispose lui.
- Allora è dei lupi.- sentenziò Devon.
- No, loro se la sono filata nel portale non appena hanno visto arrivare me e Darth.- spiegò - Ma mentre rientravano è passato un Troll…-
- Ed è sangue suo?-
- No!- sbottò Timmi, cominciando a perdere la pazienza - Il sangue è dei Demoni Cinghiale che sono usciti con lui! Hanno tentato di rovesciare un pullman turistico, e meno male che li abbiamo fermati. E non era nemmeno la prima volta…- sospirò - Sul Gran Canyon abbiamo dovuto fare la stessa cosa, con Trys: un ciclope si è divertito un po’ troppo, e per poco un intero autobus di passaggio non finiva di sotto.- sbuffò - Dio mio, non ne posso più…- si passò una mano tra i capelli e li guardò - I Custodi dell'Eden hanno deciso che dovremo rimandare l’operazione, visto quanto abbiamo faticato oggi. Non riusciremmo mai a farcela se non ci riposiamo un po’.-
- Quindi?- chiese Devon.
- Quindi si rimanda a dopodomani.- sospirò lui - Non ce la faccio a combattere ancora…-
La sirena annuì una volta ed uscì dalla casa, diretta in giardino. Nessuno le chiese cosa stesse andando a fare, ma Nadine si alzò in piedi.
- Torno subito.- disse - Tu mangia qualcosa.-
Uscì a sua volta, trovando la sirena che sgambettava felice nel prato: a quanto pareva, la notizia che Timmi stava bene e che non gli fosse successo niente di grave durante i suoi interventi in giro per il mondo l’aveva rallegrata parecchio. A differenza di lei, che si sentiva ancora un po’ stordita, la sirena sembrava in perfetta forma. Non avrebbe mai pensato che era quasi caduta in coma per guarirla, se non l’avesse saputo dagli altri.
- Ciao.- disse allegramente la sirena, fermandosi un momento per guardarla - Vuoi goderti il mondo assieme a me?-
- No, grazie… e ciao anche a te.- rispose Nadine. Era leggermente in imbarazzo, ma sentiva di dover dire qualcosa: in fondo, le aveva salvato la vita, e doveva mostrarle almeno un briciolo di gratitudine - Senti…- cominciò - Io… volevo ringraziarti.- disse - Sei stata tu a guarirmi, vero?-
Lei annuì, sorridendo gentilmente.
- Sì.- disse - Avevi un gran mal di testa, sai?-
- Sì, lo so.- rispose, pensando che “gran mal di testa” fosse un po’ riduttivo - Bhè… se non fosse stato per te…-
Le era difficile esprimere bene ciò che aveva da dire, un po’ perché la sirena non le piaceva affatto, a differenza di Timmi, che si lamentava di lei tanto quanto si lamentava per qualsiasi altra cosa, un po’ perché non era certa di sapersi esprimere bene. Era strano dover ringraziare qualcuno di cui non si sa niente e per il quale non si prova grande amicizia. L’altra, da parte sua, non cercò affatto di toglierla d’impaccio, ma attese con pazienza, sorridendo tranquillamente, continuando a saltellare sul posto. Probabilmente non lo faceva tanto per cattiveria o sadismo quanto per la propria personalità.
- Grazie.- disse infine Nadine, incapace di dire di più.
Si voltò per rientrare, ma lei la richiamò.
- Aspetta.- disse tranquillamente la sirena.
Si voltò e vide che si era fermata del tutto. Non sgambettava né ballonzolava in giro, ma stava ferma dov’era, immobile, i piedi uniti e le mani giunte dietro la schiena. La testa era inclinata in una posa caratteristica, e la fronteggiava con un’espressione tanto seria e normale che per un attimo a Nadine parve di avere a che fare con una persona come le altre.
Fronteggiare… Pensò tra sé. Che pensiero assurdo… come se ci fosse un motivo per considerarla una rivale…
- Io amo Timmi.- disse lei all’improvviso.
Nadine si irrigidì.
Ecco… ora c’è…

Sentì una mano che le si chiudeva convulsamente a pugno, e un solletico inquietante le percorse il palmo. La magia stava reagendo al suo umore e, se non si fosse fermata…
- In ogni caso…- proseguì la sirena - … non hai motivo di lanciare quel colpo. Non mi metterò contro di te.-
La ragazza aggrottò la fronte.
- Cosa vuoi dire?-
- Non lotterò per averlo.- spiegò - Lui è tuo. Io non ho intenzione di mettermi in mezzo. Tiene troppo a te per lasciarti.-
- E allora perché mi dici queste cose?- le domandò, cercando in ogni modo di trattenere la magia, la mano che vibrava.
- Onestà.- rispose - Pura e semplice onestà. Voglio che tu sappia tutto.-
Senza aggiungere altro, si voltò e si diresse verso il folto del bosco.
- Vado al lago.- annunciò, poco prima di sparire tra gli alberi.

***

Quella sera, salendo verso la camera da letto, Timmi venne fermato da Miley.
- Che c’è?- le chiese pazientemente.
- Ecco…- disse lei, esitante - Io… vorrei chiederti una cosa. Ma non so se… se posso.-
Lui annuì.
- Dai, spara.-
Miley pareva in sincero imbarazzo, e non sembrava trovare le parole necessarie ad esprimersi.
- Ha a che fare con Devon?- chiese lui, cercando di non sorridere.
Lei sussultò.
- No.- rispose - Niente del genere.-
Timmi annuì, ora serissimo.
- D’accordo. Allora cos’è?-
- È… mia sorella.- spiegò - Sta per sposarsi… per domani avevamo fissato una prova per il matrimonio…-
- Cosa?- sbottò lui - Tua sorella si sposa? Perché cavolo non me l’hai detto?-
Miley lo guardò con aria di scusa.
- Bhè, non è che si sposa domani.- spiegò, sulla difensiva - Il matrimonio è tra circa un paio di settimane… è solo che… insomma…-
- Domani ti porto a casa.- disse lui, perentorio - Un giorno con la tua famiglia non ti farà male. Ora vai a nanna, si parte verso le dieci, se va bene.-
La ragazza sorrise, contenta.
- Grazie.- gli disse - Grazie davvero di tutto.-
Timmi fece un verso scontroso.
- Ma sta zitta…- grugnì lui, allontanandosi.
Miley lo guardò stupita, mentre Nadine le passava accanto.
- L’hai ringraziato?- chiese sorridendole pazientemente, fermandosi un momento.
Lei annuì.
- Bhè, non avresti dovuto.- ridacchiò - A lui non piace. Credo che gli crei imbarazzo.-
Miley guardò la schiena del mezzodemone sparire oltre la soglia della propria stanza.
- È davvero un tipo strano.- sentenziò.
- Già.- annuì Nadine - Parecchio.-

Poco dopo erano entrambi quasi pronti per andare a letto. Timmi aveva preso un altro po’ di tempo perché era andato da Skin e da Trys, per chiedere loro se il giorno dopo avrebbero potuto dargli un briciolo di copertura mentre partecipavano alle prove del matrimonio. Adesso, comunque, si trovavano entrambi nella sua camera, Nadine seduta sotto le coperte e lui che si cambiava per andare a dormire.
- Di che avete parlato tu e la sirena?- chiese, togliendosi la maglietta e rivelando le molte cicatrici che portava addosso.
Nadine scosse la testa.
- Niente di cui tu debba preoccuparti.- rispose.
- Davvero?- chiese lui, dubbioso - Ma quando sei rientrata sembravi piuttosto scossa. Ho visto che stavi per lanciare una magia, e di quelle cattive, oltretutto.-
- Non era nulla.- mentì - Davvero. Ero solo… un po’ fuori fase.-
Il mezzodemone rimase a guardarla per qualche istante. Era ovvio che non le credeva.
- Sei sicura che sia tutto a posto?- chiese.
- Sì.- annuì, e stavolta era davvero sincera - Te l’assicuro, se fosse qualcosa di cui ti dovrei informare non esiterei a farlo. Stai tranquillo. È un problema mio… o almeno, penso che sia un problema, perché nemmeno ne sono sicura.-
Dopo un attimo di esitazione, speso a valutare le sue parole, Timmi annuì.
- Va bene.- disse - Ma se cambi idea, fai un fischio. Lo sai che non riuscirei a perdonarmi, se ti lasciassi nei guai.-
Lei sorrise tra sé, senza rispondergli. Su una cosa la sirena aveva ragione: Timmi teneva anche troppo a lei.

Di nuovo grazie, a tutti i lettori che seguono questa storia. Menzione speciale per Ely79, _Arse_ e RahizelRathalos, ovviamente :)

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Capitolo 18
*** Cap. 17: Vigilia di una missione ***


La mattina dopo Nadine tornò a casa dei suoi genitori, mentre Timmi, Devon, Miley e la sirena partivano per raggiungere la chiesa dove, a detta della ragazza, si sarebbe trovata la sua famiglia.
- Li vedi?- chiese pianissimo Devon mentre Timmi si sporgeva da dietro la colonna che li nascondeva per guardare.
- Sì.- rispose lui - Ecco i tuoi genitori, Miley… quella sei tu… cioè, il tuo clone… ehi, però… carina tua sorella…-
- Timmi!- sbottò lei.
- Scusa… ora provo ad attirare il clone.- ridacchiò. Agitò rapidamente un braccio e poi ritornò subito al riparo - Arriva, facciamo in fretta.-
La copia magica di Miley comparve da dietro l’angolo, con un’espressione di intensa indifferenza stampata in volto. Indossava abiti perfettamente normali, ma erano troppo diversi da quelli che la ragazza stava indossando in quel momento perché nessuno capisse che c’era qualcosa di strano. Avrebbero dovuto fare un cambio rapido.
- Io sono una copia magica pensante, creata ad immagine e somiglianza di Miley Logan.- annunciò piattamente il clone, prima che qualcuno potesse aprire bocca - Tutto ciò che mi farete sarà…-
- Lo so cosa sei, accidenti!- sbottò Timmi, agguantando la vera Miley e trascinandogliela davanti al naso - Lei deve prendere il tuo posto.-
Il clone annuì.
- In tal caso, andrò a nascondermi.- disse.
- Bene.- grugnì lui, guardando Miley - Dovrete scambiarvi i vestiti, temo. Normalmente userei la magia, ma con te non funziona, quindi spicciati.-
Lei annuì e seguì la sua copia, mentre la sirena le sgambettava allegramente dietro. In quel momento qualcuno chiamò la loro amica da dietro la colonna, mentre dei passi annunciavano l’arrivo di un’altra persona. Non c’erano nascondigli a portata di mano, e così poterono semplicemente aspettare di essere scoperti.
- Miley? Dove sei finita?- una ragazza della sua stessa età svoltò l’angolo e vide i due - Oh, Devon! Che fai qui? E questo chi è?- aggiunse, guardando Timmi.
- Ehm… Miranda, questo è Timmi.- disse lui, schivando la prima domanda - Timmi, lui è Miranda. È un’amica di Miley.-
- A proposito, l’avete vista?- chiese - La pausa sta per finire.-
- Eccomi, eccomi…- sbuffò Miley, comparendo di corsa dalla porta, con addosso i vestiti del clone magico - Ero in bagno, okay?-
- E calmati…- ridacchiò Miranda, cominciando ad andarsene - Piuttosto, che fanno qui questi due?-
- Gli ho chiesto di passare.- rispose vaga lei.
- Resteremo solo per un paio d’ore.- disse Timmi, in tono che in teoria doveva servire a rassicurare Miranda ma che in realtà spiegava a Miley quanto aveva intenzione di fermarsi.
- La sirena è con il clone.- spiegò piano lei, mentre tutti e tre seguivano Miranda - Ha promesso di fare la brava e di non farsi trovare.-
- Il che significa che dovremo cercare il sagrestano prima che la becchi.- sbuffò Timmi - Bah, al diavolo… con rispetto parlando.- aggiunse in fretta, rivolto al crocefisso dietro l’altare.
Le prove del rito ripresero, mentre Devon e Timmi si sedevano su una panca in fondo. Come annunciato dal mezzodemone rimasero solo per un paio d’ore, il tempo che Miley ci mise a stare un po’ con la famiglia e l’amica, siccome non li vedeva da tanto. In condizioni normali non sarebbe stato necessario, ma il giorno dopo avevano in mente di fare qualcosa di piuttosto pericoloso e, se avessero fallito, difficilmente ci sarebbe stata un’altra possibilità.
Miley probabilmente lo sapeva, anche se nessuno l’aveva detto chiaramente, e forse proprio per questo era voluta andare almeno per quella volta. Questo era il solo motivo per cui aveva lui acconsentito.
Si guardò attorno con circospezione, sperando che tutto filasse liscio. Trys e Skin non si vedevano, ma c’erano sicuramente: avevano promesso di raggiungere il posto almeno un’ora prima  di loro, così da accertarsi che la via fosse libera e renderla tale in caso di problemi.
Chissà perché non ci sono Emissari in giro… Pensò perplesso.
Al posto del Tredicesimo Membro, lui avrebbe spedito una frotta di energumeni a tenere d’occhio la famiglia di Miley, ma così non era stato, o Skin e Trys l’avrebbero preavvertito. E anche la strana incursione di Marcus, rifletté, era stata così debole e sciocca da far quasi ridere. Non era mai stato un genio, ma non era neanche così idiota da fare una sortita senza un vero piano.
Cosa stava succedendo? Forse anche l’Alleanza delle Ombre aveva problemi con la barriera?
Per tutto il tempo rimase seduto al suo posto, con il cervello che gli ronzava per il lavorio dei neuroni. Quasi non si accorse del tempo che passava, o delle parole del prete che recitava la formula e istruiva i vari presenti sul come comportarsi, finché non gli sentì dire una frase specifica, che lo distrasse dai suoi pensieri:
- A questo punto, la sposa entrerà dal fondo della navata.- spiegò il vecchio, guardando la sorella di Miley da dietro i suoi occhiali dall’aria fragile - Prego, venite avanti. Piano, senza fretta…-
Timmi alzò meccanicamente lo sguardo, osservando Dana e suo padre percorrere il corridoio tra le panche. Entrambi indossavano gli stessi vestiti che, di certo, avrebbero indossato in un qualsiasi altro giorno, ma a lui venne quasi automatico immaginarsela con addosso il lungo vestito bianco e il velo. Poi pensò che ci fosse un’altra donna al suo posto, e non una qualsiasi.
L’idea gli fece venire le farfalle nello stomaco.
Okay, ora calmiamoci, eh? Pensò scombussolato. Siamo ancora ragazzi… abbiamo tutta la vita per pensare a queste cose.
Comunque, non riuscì a togliersi dalla mente l’immagine di Nadine con il velo.
- Credi che sia tutto a posto?- chiese improvvisamente Devon, strappandolo brutalmente alle sue fantasie - Insomma, niente guai in vista?-
Timmi sbatté le palpebre per snebbiarsi lo sguardo (Nadine non voleva proprio sparire, accidenti a lei…) e vide che si guardava attorno preoccupato, come se temesse di essere aggredito da un momento all’altro.
- È tutto a posto.- rispose con fare rassicurante, scuotendo la testa - Trys e Skin sono qui in giro, e credo che Darth stia ispezionando la città per accertarsi che non ci siano brecce. Questo è solo un piccolo break, per noi. Non accadrà niente, e domani andremo dove sai. Andrà tutto bene.-

Devon si strinse nelle spalle, tornando a guardare Miley che, vicina a Miranda, aveva cominciato a parlare con l’amica di non si sapeva bene cosa: benché Timmi fosse tanto certo che le cose fossero a posto, lui non si sentiva sicuro. Era successo troppo perché potesse sentirsi veramente in pace, e con la minaccia dell’erosione costante della barriera magica dormiva ancora meno tranquillo, la notte. Se poi si aggiungeva il fatto che quasi tutti i mostri fuoriusciti dalle brecce avevano cercato di…
Sgranò gli occhi, stupito: se n’era quasi scordato, ma inizialmente i mostri si erano concentrati su lui e Miley. Persino la sirena aveva raggiunto loro due, prima di capitare di nuovo sul cammino del mezzodemone.
- Timmi…- disse lentamente - … mi sono appena ricordato di una cosa…-
Spiegò al compagno ciò che era successo, chiedendogli se fosse possibile una cosa del genere. Lui si accigliò sempre più, ad ogni sua parola: forse non sapeva rispondergli, ma di certo non gli piaceva ciò che sentiva.
- Non saprei dirti con certezza.- ammise - Di solito, i mostri non cercano obbiettivi specifici se non hanno padrone che li controlla. Quelli sono i demoni, e da quanto ne so non ve ne hanno messi alle calcagna… a parte me, ovviamente.-
- E allora?-
- Allora, o i mostri sanno qualcosa che ignoro…- disse lui - … o hanno un’istintiva avversione per il Talismano. Oppure l’Alleanza li aveva condizionati in qualche modo prima che passassero la barriera. Spiegherebbe perché quel cucciolo di Iaramano Ortochi vi ha aggrediti.-
- Yamatano Orochi. Ma come avrebbero fatto a sapere dove trovarci?-
Timmi si strinse nelle spalle.
- Non ne ho la più pallida idea. Forse come abbiamo fatto noi.- rispose - Ma non preoccuparti: se c’entra la Scatenata Dozzina più uno, entro domani sera non saranno più un problema.-

Intanto, anche Miley e Miranda discutevano a bassa voce tra di loro, cercando di non disturbare lo svolgimento delle prove.
- Quel tipo coi capelli verdi non mi piace granché…- disse piano Miranda, gettando un’occhiata di sbieco a Timmi - Insomma, è così… strano…-
- Va saputo prendere.- la rassicurò Miley - Non è una cattiva persona, credimi.-
- Okay. Ma dove l’hai conosciuto?-
Tahdadadan… Pensò tra sé. E ora che le dico?
- Ehm… da Devon.- buttò lì.
Miranda sgranò gli occhi.
- E tu quando ci saresti andata, scusa? È da un pezzo che non lo vedo nemmeno a scuola!-
Giusto, la prima volta che era andata da Devon era già in fuga da qualcosa… un buco nell’acqua.
- La… settimana scorsa.- disse - Venerdì.-
Il lunedì ed il venerdì Miranda andava in palestra, ogni settimana per tutto l’anno, quindi andò a colpo sicuro: di certo l’amica non era con lei, visto che non ci andava mai.
- E perché cavolo non me l’hai detto!?- sbottò irritata - Dai, racconta! Che è successo?-
- N… niente!- esclamò piano lei, avvampando - Non è successo niente, okay? Voleva solo gli appunti di alcune lezioni, e mi ha chiesto di portarglieli!-
- E perché mai l’ha chiesto a te?- ridacchiò la ragazza con aria saputa - Eh? Eh?-
- E Rod come sta?- sbottò Miley.
Questo cancellò il sorriso dalla faccia dell’amica.

***

Ci fu un’altra pausa ancora, e Miley ne approfittò per scambiare qualche parola con la famiglia, aggiornandosi sulle ultime novità: non sembrava esserci niente di nuovo da segnalare, se si escludeva che la lista nozze era già stata completata, che un paio di inviti erano andati persi (cosa che aveva mandato Dana e la madre di Miley fuori dai gangheri) e che una torta aveva finito con il diventare carbone rimanendo troppo a lungo nel forno, appena due giorni prima.
Quando la ragazza ebbe finito di abbracciare i genitori e la sorella si fiondò a cambiarsi d’abito con il clone e a recuperare la sirena, mentre Timmi e Devon salutavano i suoi genitori, lo sposo e Miranda, facendo tutti gli auguri del caso e scusandosi per la breve intrusione.
Quando Miley tornò dietro la colonna, accompagnata dalla sirena e dal clone, aveva un’espressione alquanto seccata dipinta in viso.
- Non ti stanchi mai di avere ragione?- sbuffò, rivolgendosi a Timmi.
- No, di solito no.- rispose - Perché?-
- Chiedi a lei.- lo invitò Miley, accennando col capo alla sirena, che canticchiava con aria svagata, guardando l’ambiente intorno a sé, come se la conversazione non le interessasse.
- Preferisco chiederlo a te… anzi, preferisco non chiedere niente.- sbottò lui - Devon, tu porta Miley a casa… ed anche la spigola, già che ci sei. Io raccatto gli altri e vi raggiungo.-
Il ragazzo annuì e, dopo aver afferrato per un braccio le due, portò tutti e tre con la magia alla casa del loro amico.
- Tutto bene?- chiese a Miley, che pareva un po’ malinconica.
Lei annuì.
- Tutto okay.- disse - È solo un po’ di nostalgia.-
- Mi sembra un po’ presto.- osservò Devon - In fondo te ne sei appena andata, no?-
Miley ridacchiò, e la sirena anche.
- Tu cos’hai da ridere?- le chiese Devon, sorpreso.
Lei mise una mano sulla spalla di entrambi, sorridendo allegramente, ed avvicinò la bocca alle loro orecchie.
- La storia non è finita.- sussurrò - E voi non avete esaurito i vostri ruoli. Quindi, risparmiatevi per allora…- e, senza aggiungere altro, uscì ridendo tra sé, diretta al lago non lontano dal cottage.
- Okay… ora mi spaventa davvero.- sentenziò Miley.
- Che vuoi farci, è fatta così…- ridacchiò Devon - Le piace prenderci in giro. Scommetto che non è realmente pazza, lo fa solo perché si diverte a fare ammattire Timmi.-
- E noi con lui.- sbuffò la ragazza.
Ci fu un momento di silenzio, durante il quale Miley si rese improvvisamente conto che, da quando il cucciolo di Yamatano Orochi li aveva scovati a New York, quella era la prima volta che riuscivano a restare da soli senza doversi necessariamente preoccupare di qualcosa. Il giorno prima c’erano i mostri ragno in città, e non si erano nemmeno resi conto della situazione, ma adesso che niente li minacciava nel presente immediato la cosa era più che lampante.
- Devon…- disse esitante - C’è… qualcosa… che voglio dirti.-
Lui annuì, sorpreso.
- Certo.- rispose - Cosa c’è?-
- Bhè…- fece lei, a disagio - Io… riguarda domani. La vostra idea di attaccare l’Alleanza.-
Il ragazzo annuì ancora senza dire niente, paziente.
- Io ho… ho paura.- ammise.
- E di cosa?- chiese Devon - Resterai qui, al sicuro. Nessuno potrà toccarti, l’hai sentito, Timmi.-
- Non ho paura per me!- chiarì Miley - Io ho paura… per te.-
Ecco che arrossiva ancora… accidenti… non riusciva nemmeno a guardarlo, per la miseria…
- Io starò bene.- disse dopo un po’ Devon, con voce più bassa del solito - So difendermi, e sarò con Timmi e gli altri. Eviteremo i pericoli fino a quando non saremo davanti all’Alleanza vera e propria.-
- E se qualcosa andasse storto?- chiese Miley, sempre senza riuscire a guardarlo - E se quell’Idra di cui hai parlato vi attacca? O se l’Alleanza delle Ombre dovesse sconfiggervi? Hai detto anche tu che sono stregoni molto potenti!-
Lui non rispose subito: pareva riflettere sulle parole da dire, e gli ci volle un po’ di tempo per trovare quelle giuste.
- Non posso garantire l’incolumità di tutti.- ammise - Già ieri Nadine ha rischiato la vita, e domani la rischieremo tutti. È il nostro lavoro, è questo che siamo abituati a fare, e fino ad ora ne siamo sempre usciti vivi. Non sarà la prima volta domani…-
- Ma sarà l’ultima.- sbottò lei, alzando finalmente lo sguardo ed incrociando il suo - Mi devi promettere che dopo l’Alleanza delle Ombre non andrai più in giro a fare cose del genere!-
Lui ridacchiò.
- E cosa dovrei fare?- chiese.
- Qualsiasi altra cosa.- rispose lei, seria - Ma non questo.- esitò un attimo, poi aggiunse: - Non voglio che ti capiti qualcosa.-
Devon non rispose, ma si protese ad abbracciarla. Si strinsero forte per qualche momento, senza bisogno di aggiungere niente: entrambi capivano ciò che avevano da dire, in una tacita espressione delle loro emozioni.
Poi qualcuno bussò forte alla porta, e la sirena entrò sorreggendo Timmi, sporco di sangue nero e con un braccio abbandonato lungo il fianco.

- Levami le mitene, Devon…- sbuffò Timmi, mentre con l’aiuto della sirena si sistemava sul divano - Non ce la faccio con questo braccio…-
- Cosa accidenti ti è successo?- esclamò Miley, mentre il ragazzo faceva quanto richiesto.
- Eh… di tutto…- sbuffò lui.
A quanto gli aveva raccontato Xander, quella risposta era sempre un brutto segno, quindi Devon non poté non accigliarsi.
- Un Errante ha pensato di fare baldoria.- spiegò, mentre congiungeva i palmi nudi con un po’ di fatica. Probabilmente, il braccio destro era rotto - Mi ha attaccato alle spalle un secondo prima che potessi sparire, e meno male che Trys è venuto a darmi una mano.-
- Cos’è uno… un Errante?- chiese Miley.
- Una creatura oscura.- rispose Devon - Nati dalla magia di scarto di un demone estremamente potente che vive rinchiuso in un luogo noto come i Cancelli del Male.-
Lui e Timmi si scambiarono uno sguardo cupo, che a lei non sfuggì.
- Cosa vuol dire questo?- domandò con voce incerta.
- Che il danno alla barriera sta peggiorando.- spiegò Timmi, muovendo un po’ il braccio dalle ossa nuovamente saldate - I Cancelli del Male sono estremamente difficili da raggiungere in qualsiasi modo. Dietro non c’è nemmeno un mondo vero e proprio, è una specie di prigione infernale, o roba simile. Massima sicurezza, sai… fatto in modo tale che niente possa danneggiarlo, in teoria.- fece un sospiro cupo - Dobbiamo solo ringraziare il cielo che non è passato un Guardiano.-
- Un… cosa?-
- Qualcosa di voluto.- disse cupamente Devon - E peggiore.-
Timmi sospirò ancora e si rimise le mitene.
- Dobbiamo andare per forza, domani.- disse - Daniel può rimuginare quanto vuole, ma io scommetto che c’entra l’Alleanza delle Ombre in tutto questo.-
- E che vantaggio potrebbero trarne?- chiese Devon - Morirebbero anche loro.-
- Non so cosa risponderti.- ammise il mezzodemone - Ma non mi viene in mente altro, e se devo essere sincero mi diverto a pensar male di chi mi sta sulle scatole.-
La sirena, che si era stravaccata sulla poltrona, con la schiena e le gambe appoggiate ai braccioli, canticchiava tranquillamente tra sé una canzoncina inventata, e non sembrava interessarsi in alcun modo alla conversazione.
- Tu non hai niente da aggiungere?- le chiese Timmi.
Lei smise di canticchiare e fece una faccia pensosa, come riflettendo intensamente sulla risposta.
- Mmmh…- mugugnò - Quabicchì.-
Timmi la guardò per un momento, le mani sui fianchi. Poi sbuffò e si diresse al piano di sopra.
- Ma perché cazzo ti parlo ancora…?- grugnì.
Il resto della giornata trascorse in relativa tensione, con Timmi che andava avanti e indietro nel salotto o nel giardino; Devon uscì ad un certo punto per prendere un po’ d’aria e quando rientrò dentro era disposto a giurare sulla tomba della madre di aver visto il mezzodemone nel bosco che continuava a camminare in un solco di orme fangose. Miley, invece, non trovò altro modo per passare il tempo se non guardare la televisione o giocare a Risiko con Devon e la sirena: Timmi ne aveva una vecchia scatola in camera sua, e la mise a loro disposizione. Lei non ci aveva mai giocato, ma all’inizio non fu poi tanto male… almeno finché la sirena non saltò sul tavolo, cominciando a cantare “Ci son due coccodrilli ed un orango tango…”, buttando all’aria quasi tutti i carri armati.
A sera, quando Timmi rientrò per la cena da una delle sue uscite, venne da loro anche Nadine, comparendo direttamente nel bel mezzo del salotto e facendo prendere un colpo a Miley, che stava quasi per finirle addosso. Aveva un aspetto piuttosto nervoso e preoccupato, e sembrava aver passato una giornata piuttosto lunga.
- E tu che fai qui?- chiese il mezzodemone, ancora sulla porta, vedendola comparire in soggiorno.
Nadine fece le spallucce, stringendosi le braccia attorno al corpo: era molto pallida, e i vestiti erano stropicciati, come se si fosse rigirata sul letto per tutto il giorno senza cambiarsi. Aveva quasi lo stesso aspetto che aveva il giorno prima, quando aspettava notizie di Timmi.
- Sono un po’ in ansia.- spiegò sedendosi sul divano, mentre lui la raggiungeva di corsa - Non ci hai mai portati in una missione di livello così alto, e con tutto quello che succede…-
- Quindi vorresti restare a casa?- chiese Timmi, sedendo accanto a lei.
- No… ma non voglio stare sola, stanotte.- rispose - Posso dormire qui?-
Il mezzodemone annuì, sorridendo con pazienza.
- Certo.-
La abbracciò, e la sirena ebbe il buon cuore, per una volta, di restarsene in cucina, zitta e fuori dai piedi.

Capitolo sofferto, visto che mi sono dovuto ridurre all'ultimo momento (ovvero prima di andare a letto) per correggerlo e pubblicarlo. In breve, sto crollando. Comunque ringrazio i miei lettori, Ely79, _Arse_ e RahizelRahtalos. Dopotutto, è anche per loro che sono ancora qui.

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Capitolo 19
*** Cap. 18: Missione segreta ***


Il mattino dopo si svegliarono tutti di buon ora, quando ancora il sole stesso sbadigliava con tutte le sue forze e cercava di districarsi dai lenzuoli di nuvole che lo avvolgevano. La notte era trascorsa in svariati tentativi di prendere sonno, non sempre andati a buon fine. La sirena era forse quella che aveva dormito meglio di tutti, non essendo coinvolta nella missione quanto gli altri (anche se nessuno poté esserne certo, data la sua empatia), ma a parte lei tutti quanti avevano dormito piuttosto male.
Devon, verso le cinque del mattino, aveva deciso di non riuscire più a chiudere gli occhi, e così si era seduto contro il muro dietro la testata del letto, tenendo Chimaira nel grembo. Aveva passato tutto il suo tempo a pulirla, a rievocarne la magia, aveva anche provato a maneggiarla un po’ contro l’aria, tanto per sciogliersi i muscoli.
Tutto quello in cui aveva sempre creduto si era dimostrato una bugia, messa su unicamente per manipolarlo e renderlo complice di un pericoloso gruppo di folli assetati di potere.
All’inizio di tutta quella storia Miley gli aveva esposto dubbi del genere, ipotizzando proprio quello che poi Timmi aveva confermato. E adesso, una settimana più tardi, stava per tornare e distruggere tutto.
Venne colto improvvisamente dalla paura: e se si fosse sbagliato? E se fosse stato ingannato? Poteva avere delle prove serie, schiaccianti, a sostegno delle parole del mezzodemone?
Ha rischiato la sua vita. Si disse con fermezza, scuotendo la testa per snebbiarsi la mente. Si è messo tra noi e il serpentone. Ha salvato Nadine. E ha combattuto contro le cose uscite dalle brecce della barriera.
Lui era buono, o quantomeno stava dalla parte giusta. Questo era un fatto, e doveva convincersene.
Poi qualcuno bussò, e seppe che era ora.

Timmi si sistemò meglio contro il cuscino, dando un’occhiata a Nadine, raggomitolata contro il proprio cuscino sotto le coperte. Ora stava dormendo, finalmente, ma fino a poco prima l’aveva sentita rigirarsi in continuazione. Doveva aver passato una notte tremendamente agitata.
Ricordava bene come si era sentito lui, alla vigilia della sua prima missione. Non aveva la più pallida idea di quale fosse l’incarico (ne aveva passate troppe, per riuscirci), ma aveva ben stampata in mente l’immagine della tazza del water di casa Addley: aveva passato la notte a vomitare.
Nadine era stata fortunata, tutto sommato: una nottata insonne non era niente, a confronto.
Chissà come stanno gli altri… Pensò.
Cercò di immaginare Xander, Jo e Alis, ma si rese conto che probabilmente se l’erano passata molto meglio di lei: ormai quei tre erano cresciuti parecchio dal loro primo incontro, e si erano abituati alla tensione. Probabilmente Jo aveva convinto Xander a fare festa, o qualcosa del genere, per celebrare l’evento. Alis, dal canto suo, si era quasi certamente limitata ad andare a letto presto per essere riposata il giorno dopo.
Ma per Nadine era diverso: si preoccupava più facilmente degli altri, e non aveva paura solo per se stessa, a differenza di loro, che si preoccupavano un po’ meno per il resto del gruppo. Certo, lo stesso poteva dire di lui, che era responsabile dei quattro, ma almeno era abituato a queste cose. Lei no.
Guardò l’ora e, sospirando, la scosse gentilmente per la spalla.

Skin e Darth arrivarono dopo dieci minuti, Trys dopo quindici: si era attardato un po’ perché aveva dovuto riempire una bisaccia di cuoio dall’aspetto vissuto che aveva a tracolla. Timmi, vedendola, si lasciò scappare un gemito, ma non fece commenti.
Darth, invece, si stava controllando le tasche interne del giubbotto di pelle di drago, in cui aveva nascosto ingenti quantità di polveri magiche (no, non in quel senso…) e Skin si era procurato una cintura nuova, in un materiale di fibra metallica molto simile al resto della tuta. Nelle numerose tasche e fibbie, spiegò, c’erano alcuni congegni tecnomagici di Loran, l’Elfo incaricato di tali ricerche, che avrebbero potuto aiutarli durante l’operazione.
In risposta quest’ultima frase, Timmi dichiarò che preferiva non commentare, anche se lo ammonì di stare lontano da lui durante l’utilizzo di quelle “meraviglie tecnomagiche”.
A mancare all’appello, adesso, erano soltanto Xander, Alis e Jo. Normalmente i primi due erano sempre in orario, quindi niente di male, ma Jo aveva la tendenza a svegliarsi tardi, e dopo due minuti che non li vedeva Timmi cominciò già a digrignare i denti.
Quando alla fine si fecero vivi, Alis era profondamente imbronciata, e i due ragazzi indossavano un lungo cappotto nero, un maglione nero ed attillato dal collo alto, pantaloni neri di cotone ed occhiali neri.
- Ma che cavolo…?- sbottò Timmi, vedendoli.
- Come vi siete combinati?- ridacchiò Skin, incrociando le braccia ed osservandoli.
- Look cool.- rispose Jo, dando un colpetto agli occhiali.
- Hanno guardato Matrix, ieri notte.- sbuffò Alis - E Jo ha convinto Xander a mettersi addosso questa roba.-
- “Questa roba” servirà per confonderci tra le ombre!- protestò Xander, indignato.
- E come pensate di vedere con gli occhiali da sole?- chiese stancamente Nadine.
I due esitarono e si scambiarono un’occhiata.
- Bhè, poi ce li togliamo.- rispose Jo.
Timmi si passò una mano tra i capelli, traendo un profondo e vibrante respiro, poi guardò i due e parlò con voce minacciosamente amabile.
- Ehm… ragazzi…- mormorò - C’è una cosa che dovrei dirvi, sapete? -
- Spara pure.- annuì Xander.
Devon comprese subito che “spara” non era un invito da rivolgere a Timmi in quel preciso momento. E infatti…
- TOGLIETEVI IMMEDIATAMENTE QUELLA MERDA DI DOSSO!!- ruggì, talmente tanto forte che i due fecero un salto indietro e gettarono via i giacconi e gli occhiali con tanta rapidità che sembrò quasi fosse merito dello spostamento d’aria.
- Ora, se avete finito di fare i deficienti…- ringhiò il mezzodemone - … che ne direste di darci una mossa, eh?-
I due annuirono di scatto, senza perderlo di vista, pallidissimi (Xander anche più del solito).
- Bene…- guardò Skin, Darth e Trys, i quali facevano di tutto per non ridere - Se sento una sola battuta vi ficco la testa nel forno e mi cucino cervello arrosto, stasera!-
- Noi non abbiamo fiatato.- disse Darth, alzando le mani e trattenendo a stento una vera e propria sghignazzata.
Nadine mise una mano sulla spalla di Timmi.
- Lascia stare.- disse - Andiamo, piuttosto, o perderemo altro tempo.-
Lui sospirò rabbiosamente ed annuì.
- E va bene.- sbottò - Devon, aprici la strada. Tutti quelli che non si chiamano Miley Logan e che non diventano cavallucci marini in acqua si prendano per mano.-
La ragazza li guardò sparire giù per il condotto d’ombra che già una volta aveva attraversato. Devon, da dietro gli occhiali, le strizzò l’occhio un attimo prima di venire completamente inghiottito dal passaggio nel pavimento. Quando nessuno di loro fu più visibile, si sentì toccare una spalla. Voltandosi, vide la sirena che le sorrideva gentilmente.
- Dai.- disse - Quando torneranno avranno certamente una fame tremenda, e si meriteranno un vero e proprio banchetto. Io so cucinare bene il pesce, le alghe e i crostacei, ma non molto altro. Me la dai una mano?-
Preferendo non pensare al tipo di ricette conosciute dalla sirena, Miley annuì e andò a vestirsi: avrebbero passato il tempo cucinando.

***

Quando le ombre li lasciarono andare, Nadine, Jo, Xander ed Alis stramazzarono a terra, disorientati e storditi; Skin, Trys e Darth barcollarono un istante, in preda a un capogiro, ma riuscirono a non cadere; Timmi e Devon, invece, sembravano stare benissimo.
- Com’è che voi siete ancora in piedi?- chiese Alis, alzandosi a fatica con l’aiuto di Jo.
- Abitudine.- spiegò Timmi - Più magia nera ti circonda e meno ti da fastidio sentirla addosso.-
- Vedi a che serve essere un mezzodemone?- ridacchiò Skin.
Si guardarono intorno: erano in un ampio spazio aperto, dal suolo nero come la pece e liscio a perdita d’occhio, in qualsiasi direzione guardassero. Il cielo era uno sfondo grigiastro di nubi color peltro, immobili nell’aria secca.
- Bhè?- sbottò Timmi - Dov’è la fortezza?-
Devon indicò verso di lui, che aggrottò la fronte.
- Senti, cambia occhiali, quattrocchi.- sbuffò - Io sono un mezzodemone, non un edificio.-
Il ragazzo roteò gli occhi e gli fece segno di girarsi col dito.
Lui si voltò e vide, nettamente stagliata davanti a sé, l’immensa mole della fortezza oscura che avevano progettato di attaccare.
Era un edificio diverso da qualsiasi altro avesse mai visto, e fino ad allora non avrebbe mai detto che una costruzione potesse dirsi “affilata” o “tagliente”, ma dopo aver visto quella fortezza dovette cambiare idea: le sue torri nere, i tetti di ossidiana lucente, gli angoli che i muri formavano tra loro e i bordi avevano tutti un aspetto sottile, simile al filo di una lama. Aveva l’impressione che, toccando uno solo di quei punti, si sarebbe ferito.
La fortezza si trovava nel bel mezzo di quello che pareva essere un profondo fossato vuoto che la circondava completamente, avvolgendola in un anello nero, posta su un cuneo roccioso che l’alzava di almeno una decina di metri. Una passerella di pietra si tendeva dal bordo del baratro fino all’altissimo e sottile cancello nero, chiuso e lucido.
 Erano ad almeno una cinquantina di metri di distanza, e l’Idra non si vedeva.
- Come ci avviciniamo?- chiese Nadine - Se l’Idra ci attaccasse…-
- Ne abbiamo già parlato.- rispose Timmi - Il modo migliore è mandarmi avanti, e sperare che mi scambi per un demone.-
Gli altri si dissero d’accordo, persino Nadine: quando si erano arrovellati per trovare una soluzione ad ogni possibile trappola o ostacolo, avevano sempre optato per la via meno complessa e più veloce, che permettesse loro di sbrigarsi e di risparmiare le forze. E l’unica adatta all’Idra era rendere invisibili tutti quanti con la magia mentre Timmi le si presentava davanti in forma demoniaca.

Avanzando lentamente a quattro zampe, cercando di non sembrare troppo nervoso (fortuna che i demoni erano sprovvisti di ghiandole sudoripare), si diresse apparentemente da solo verso l’imponente fortezza, che lo scrutava minacciosa da sopra il suo piedistallo di pietra.
Era quasi arrivato all’inizio della rampa d’ingresso quando il terreno fu scosso da pesanti passi di una creatura mastodontica che risaliva lentamente il fossato.
Prima emerse una testa grossa quasi quanto lui stesso, dalla larga bocca zannuta e incorniciata da rugose labbra nerastre; poi venne un collo lunghissimo, simile ad un tronco d’albero; da ultimo arrivò un grumo carnoso e scaglioso che era il corpo, munito di due corte e tozze zampe artigliate, che a malapena riuscivano a smuovere il gigantesco essere, il quale trascinava a terra l’immenso ventre piatto. Una coda simile ad una gigantesca frusta spostò l’aria provocando violente ventate.
La brutta e feroce faccia piatta da rettile dell’Idra si abbassò ringhiando, scrutandolo con i suoi occhi rosso sangue. Era veramente spaventosa.
- Sono qui per vedere l’Alleanza.- ringhiò Timmi, cercando di suonare minaccioso - Ti chiedo li lasciarmi passare.-
Quando si trasformava, la paura era l’ultima cosa che sentiva, forse per il senso di sicurezza che gli davano i suoi pieni poteri, forse per un qualche cambiamento di personalità… tuttavia, quell’immensa bocca sembrava poterlo inghiottire intero, ed era qualcosa che non poteva ignorare.
Il mostro lo osservò per qualche tempo, saggiando l’aria con la lingua per sentire il suo sapore di demone. Alle sue spalle gli parve di sentire qualcuno (forse Alis) trattenere il respiro, e si ripromise di tirarle il collo, dopo, se la creatura l’avesse sentita.
Tuttavia, l’immenso rettile scelse di credergli e ritirò il capo, scendendo nuovamente giù per il fossato. Trattenendo appena un sospiro di sollievo riprese a salire, pregando che gli altri rimanessero invisibili per sicurezza, nel caso l’Idra fosse tornata su.
Purtroppo, un’esclamazione sorpresa lanciata da Devon pochi passi dopo gli disse che qualcosa non andava e, voltandosi, vide che erano tornati visibili. A giudicare dalla faccia dell’ex Emissario delle Ombre, la cosa era totalmente inaspettata.
- Non va bene…- commentò.
- No.- annuì Devon - Avranno aggiunto l’Incanto Antinvisibilità, perché questo prima non c’era.-
- Fortuna che non c’è quello contro i mezzidemone.- sbottò Darth - Diamoci una mossa, su!-
Corsero tutti su per la rampa fino alla grande porta scura. Xander e Jo non esitarono a posarci sopra le mani per spingere i battenti, ma lei non sembrò gradire la loro irruenza: ci fu un breve lampeggiare di luce rossastra, e i due vennero spinti indietro, dritti dritti sul povero Darth, che venne scagliato via con loro. Li fermò Timmi che, alle loro spalle, riuscì ad agguantarli prima che ruzzolassero di nuovo giù per la rampa.
- La porta è sigillata, vi ricordate?- li redarguì Devon - Non può aprirla nessuno che non sia un Emissario delle Ombre.-
- Nessuno di noi lo è più.- osservò Skin - Tu hai perso il legame con loro.-
- Già.- annuì Devon - Bhè, direi che è il caso di verificare la tua teoria, Darth.- disse, guardando il Templare.
Siccome non avevano Emissari a cui far aprire la porta, lui aveva proposto di lasciar provare di nuovo Timmi: l’Alleanza delle Ombre faceva spesso ricorso a demoni, pur non accogliendoli ufficialmente tra le loro fila. Di conseguenza, era plausibile supporre che lui potesse aprire la porta d’ingresso.
Il mezzodemone non se lo fece ripetere ed appoggiò le mani sui due battenti, cominciando a spingere. La porta tentò di respingerlo, ma sembrò non poter scrollarlo via: metà uomo, okay, ma anche metà demone. Gradito e sgradito al tempo stesso, e troppo robusto per essere spazzato via da un tentativo così debole.
Timmi tese i muscoli e digrignò i denti, spingendo con tutte le proprie forze, finché i due battenti di pietra non si separarono del tutto, emettendo un rumore di cardini pietrosi che strofinavano gli uni contro gli altri. Una volta fatto si ritrasformò, ansimando leggermente e lasciando cascare le braccia.
- Tutto okay?- gli chiese Nadine.
- Sì.- sbuffò lui, massaggiandosi le spalle - Ma quella cosa era dura… un po’ d’olio nei carini non guasterebbe, cavolo…-
Darth gli batté una mano sulla schiena.
- Bhè, complimenti, comunque.- disse - Vuoi dire qualcosa prima di entrare? Una delle tue frasi a effetto?-
Il mezzodemone si raddrizzò e scrutò le ombre oltre la soglia, aggrottando la fronte. Poi, incrociando le braccia ed ergendosi in tutta la sua statura, disse:
- Al mio segnale, scatenate l’inferno.-
Tutti lo guardarono.
- Questo è il massimo che sai fare?- chiese Xander, leggermente deluso.
Lui si strinse nelle spalle.
- Bhè, se non ti piace Russel Crowe inventati tu qualcosa!- sbottò stizzito.
Scuotendo la testa, il mago passò oltre.

Ringraziamo come sempre i lettori: Ely79, _Arse_ e RahizelRathalos sono quelli di sempre. Tuttavia, oggi ne aggiungiamo un altro: Fantasy_40, che ha appena aggiunto la storia alle seguite.

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Capitolo 20
*** Cap. 19: All'interno della fortezza ***


Si inoltrarono nel corridoio semibuio di fronte a loro, illuminato fiocamente da numerose torce senza fiamma disposte lungo le lucide pareti di ossidiana, poste ad intervalli regolari nel bel mezzo di pareti. Nell’intervallo tra una fiaccola e l’altra c’erano pilastri che affioravano dai muri, squadrati e affilati come ogni altra cosa nella fortezza.
I deboli bagliori che li circondavano, riverberando sul lucido vetro vulcanico, davano all’ambiente un’atmosfera immensamente spettrale e questo, aggiunto al fatto che il silenzio era rotto solo dai loro passi, contribuiva ad aumentare l’inquietudine che provavano: sentivano di avere gli occhi di tutto l’edificio puntati addosso. Tuttavia sapevano di essersela cavata, fino a quel momento, o avrebbero già avuto addosso gli Emissari e chissà cos’altro.
- Ma davvero credevi che fossero i buoni?- sbottò Jo, rivolto a Devon, guardandosi attorno - Con un’Idra di sei piani e un castello come questo?-
- Sì.- ammise sconfortato lui - Che posso dirti… adesso mi sembra piuttosto ovvio chi è cattivo e chi no, ma prima…-
- Erano loro.- disse tranquillamente Trys, incrociando le braccia dietro la testa - Devono avere fatto qualcosa per impedirti di capire chi erano davvero. Di incantesimi come questi ce ne sono un bel po’.-
- Bhè, comunque ora non ci possiamo fare niente.- commentò Timmi. Erano arrivati ad un incrocio di tre corridoi, e si era voltato per guardare Devon - Piuttosto, mi dici da che parte andiamo o devo tirare ad indovinare?-
- Eh sì, ti converrebbe proprio.- ridacchiò lui - A dritto e a sinistra ci sono rispettivamente tane di serpenti e buche di fiamme. Vai a destra.-
Proseguirono lungo il corridoio senza più parlare, tendendo l’orecchio: Devon li aveva avvertiti che, a quel punto, avrebbero potuto imbattersi in Soldati Nonmorti in qualsiasi momento. Zombie infilati in leggere armature di cuoio e muniti di spade, lance ed asce.
Non erano molto intelligenti, come tutti i Nonmorti, ma la magia li rendeva più veloci e reattivi. Questo, unito al fatto che non sentivano dolore e al loro grande numero li rendeva un corpo di guardia temibile. A lungo andare, la cosa li avrebbe sfiancati.
Comunque, all’inizio non ne incontrarono nessuno, forse perché non erano in allerta, ma più si inoltravano nel castello più la luce pareva affievolirsi, rendendo difficile individuare eventuali minacce. Dopo qualche tempo furono costretti ad affidarsi soprattutto a Timmi, che anche senza trasformarsi vedeva bene al buio, o quantomeno molto meglio di tutti loro. Se poi avesse usato i suoi poteri per lui sarebbe stato come all’aperto in pieno giorno.
- Ma dovevi fare tutta questa strada ogni volta?- chiese Alis, guardandosi attorno nervosa.
Devon scosse la testa.
- No, infatti avevo mirato alla parte più interna della fortezza, per evitare le trappole e cose del genere. Credo che mi abbiano escluso in qualche modo, mi dispiace.-
- Bhè, ce lo aspettavamo, dopotutto.- commentò Skin, paziente.
Proseguirono ancora per qualche tempo, ascoltando solamente il suono dei loro passi, finché Nadine non si fermò all’improvviso.
- Che c’è?- le chiese Alis, fermandosi con lei.
- Qui intorno c’è qualcosa.- rispose, cercando di fendere l’oscurità con lo sguardo - Sento che ci sono… sì, sento della magia che si avvicina, ma è debole. Non sembrano maghi, e nemmeno demoni.-
- Potrebbero essere gli Zombie da guardia.- ipotizzò nervosamente Alis - Accendiamo la luce?-
- No, meglio non rischiare.- si voltò - Ragazzi?-
Gli altri, che erano andati avanti un poco, si fermarono e, vedendo che non li avevano seguiti, tornarono indietro.
- Cosa?- chiese Xander.
- Credo che ci sia qualcosa, là in fondo.- spiegò Nadine, indicando la direzione da cui erano venuti - Dite che potrebbero essere quei mostri?-
Timmi non rispose e la superò, strizzando gli occhi per vedere meglio.
- Mmmh… okay, facciamo luce.- sospirò, facendo un cenno a Darth.
Il Templare si frugò per un attimo in tasca, estraendone poi un sacchetto bianco. Prese un pizzico di polvere e la lanciò in aria, spandendo un lieve scintillio che, dopo pochi istanti, aumentò fino ad accendere una luce sufficientemente forte da illuminare quasi tutto il corridoio.
Per un attimo rimasero abbagliati dall’improvviso cambiamento di luminosità, ma non appena tornarono a vedere scorsero, in fondo al passaggio, non meno di sei corpi di aspetto umano.
Avevano la pelle grigiastra, tesa sulle ossa prive di muscoli, ed avanzavano lentamente. I volti erano quasi del tutto nascosti dagli ingombranti elmi di bronzo, e nelle mani sottili stringevano le impugnature di grosse armi smussate o le fibbie di scudi scheggiati, come se uscissero adesso da una battaglia che durava da giorni.
Alcuni di essi si trascinavano dietro dei veri e propri strascichi di ragnatele, ed un paio delle loro protezioni erano così vecchie da presentare strappi e buchi qua e là. Il loro incedere calmo e silenzioso, del tutto in contrasto con quanto aveva detto loro Devon, faceva pensare che non temessero affatto di perderli. Cosa possibile, vista la loro stazza: per quanto umanoidi potessero sembrare, erano alti almeno il triplo di un uomo adulto, e per ogni loro passo lo stesso Skin, che era il più alto, ne faceva quattro o cinque. Sfuggirgli sarebbe stato semplice, specie se avessero iniziato a correre.
- Accidenti…- commentò Devon - Adesso hanno anche messo i Giganti?-
- Cosa si fa?- chiese il Fantasma, osservandoli con la fronte aggrottata - Li seminiamo?-
- No, probabilmente ce ne sono altri davanti a noi. Se li lasciamo indietro, poi saremo imbottigliati nel corridoio.- disse Trys - E allora sarebbe un problema: smog, traffico, i suoni dei clacson, i barboni che ti vogliono lavare il parabre…-
- D’accordo, qualcuno ha delle idee?- chiese Devon.
- Io ne ho una.- rispose il Folletto, apparentemente noncurante di essere appena stato interrotto. Si fece avanti di qualche passo, prendendo uno strano globo scintillante dalla bisaccia di cuoio. Darth gemette - Granata S in arrivo!- gridò, lanciandola.
Quella esplose a mezz’aria, proprio sopra gli Zombie, ricoprendoli di una scintillante coltre di polvere. Un attimo dopo si fermarono tutti insieme, come se fossero stati congelati.
- Carina.- disse Devon, colpito - Ma che vuol dire “S”?-
- “S” come “Stai fermo lì”.- rispose Trys - Non si libereranno mai, a meno che non gli lanci questa.- e trasse fuori una seconda granata, apparentemente del tutto identica alla prima - Una granata D, che sta per “Datti una mossa”.-
- Mettila via!- sbuffò Darth - Conoscendoti, saresti capace di lanciargliela solo per farci vedere come funziona.-
Trys fece sparire la granata (con espressione alquanto delusa) nelle profondità della borsa e il gruppo ricominciò a camminare. Stavolta non ci fu solo il silenzio a circondarli, poiché sentirono i passi strascicati e pesanti di numerosi piedi alle loro spalle e nei corridoi adiacenti. Facendo del proprio meglio per ignorarli e, al tempo stesso, affrettando il passo, giunsero indenni a un’altra diramazione. Stavolta presero a sinistra, ritrovandosi in un nuovo corridoio.
- Ora dovremo rallentare.- annunciò Devon, tendendo le braccia per fermare il gruppo - Qui è pieno di trappole. Quelle un po’ più classiche, sapete: botole, frecce che escono dalle pareti, asce oscillanti…-
- Insomma, la roba che ti aspetteresti da ogni castello ombroso che si rispetti.- commentò Jo, ridacchiando.
Come l’Idra, la porta antipatica e gli Zombie Giganti, nemmeno quella parte fu particolarmente difficile da superare, benché più fastidiosa e noiosa: Darth andò per primo a spada sguainata, usando alcune polveri su di sé per proteggersi da dardi e lame, che urtarono contro gli schermi magici (i quali dovettero essere rinnovati periodicamente da altre manciate di polvere) senza mai fargli niente, anche se gli urti, di tanto in tanto, lo fecero barcollare un poco. In questo modo, ogni trappola poté essere individuata e neutralizzata senza danni: con la spada, il Templare tranciò di netto le aste delle asce oscillanti, usando varie manciate di polvere ignifuga tappò diversi trabocchetti a base di getti infuocati (il primo per poco non gli strinò il sedere, nell’ilarità generale) ed infine si sbarazzò di una seccante tagliola che, sbucando fuori dal pavimento, cercò di mozzarlo letteralmente in due all’altezza della vita con il suo morso d’acciaio.
Quest’ultima esibizione comportò uno scroscio di applausi impressionati da parte di Jo e Xander, perché la tagliola era alta circa un metro, e lui fece un balzo alto almeno doppio, coronato poi da un rimbalzo contro la parete seguito da una capriola avvitata.
Per quanto riguardava le frecce, fortunatamente, non dovette fare granché, visto che si erano già esaurite da sole mentre tentavano di colpirlo durante il passaggio. Il problema furono le botole: quelle non poteva prevederle, e non era in grado di schivarle tutte quante, così Skin trasse dalla sua cintura una specie di piccolo yoyo di metallo, dal quale cominciò a tirar fuori il filo.
Una volta estratto il cavo per la lunghezza di circa un metro, diede a Darth il capo e gli disse di assicurarselo attorno alla vita, mentre lui teneva il resto ben stretto nel pugno.
- Dovrebbe essere indistruttibile.- spiegò - Loran l’ha ideato per imprigionare un nemico, ma anche per calarsi nei momenti peggiori, come quando non puoi volare. È anche fornito di una magia che annulla la Proiezione.-
Darth aggrottò la fronte, mentre si legava il capo del cavo alla cintura.
- E perché dici che “dovrebbe” essere indistruttibile?-
Lui sospirò.
- Circa il trenta percento di questi cosi si sono rivelati difettosi.- spiegò - Dopo un certo peso si rompono. Ma tranquillo…- aggiunse, vedendo la sua faccia seccata - … mi hanno assicurato di aver posto rimedio.-
Nessuno gli rispose.

Quando furono finalmente riemersi anche da quel maledetto corridoio si ritrovarono a poca distanza da un’immensa stanzona quadrata, dal soffitto pressoché invisibile tanto era alto. Dritto di fronte a loro, a diverse decine di metri di distanza, c’era l’imboccatura di un altro corridoio, che era la loro meta, secondo Devon. Tutte le altre porte e vie che si aprivano qua e là nelle pareti erano da ignorare, poiché conducevano ad altre trappole o verso luoghi che non potevano interessarli.
Quello, come aveva spiegato il ragazzo, era il luogo in cui avrebbero perso più tempo: una volta entrati, si sarebbero trovati alle prese con un terribile labirinto: un tortuoso percorso tra altissime mura di pietra che, ogni tanto, si muovevano aprendo nuove strade o chiudendo quelle vecchie, bloccando gli sventurati che si trovavano all’interno in un vicolo cieco, impedendo di tornare indietro o, peggio ancora, presentando una serie di passaggi nuovi tra cui decidere, aumentando la confusione.
A peggiorare il tutto c’era un demone rettile molto pericoloso, di nome Serpiade, che di tanto in tanto usciva a controllare l’ambiente, se e quando il labirinto si fosse attivato. Una sorta di cane che li avrebbe inseguiti per il castello appena non appena gli si fosse presentata l’opportunità. Avrebbe rallentato molto la fuga, in caso fossero incappati in lui, o fermato l’assalto sul nascere se li avesse scovati prima. Dovevano evitarlo ad ogni costo.
Non appena il gruppo si fu avvicinato alla soglia, le preannunciate preti del labirinto comparvero rapidamente nella sala; uscirono dal pavimento, dai muri esterni, dal soffitto o direttamente dal nulla, materializzandosi nell’aria, incrociandosi e spostandosi con una tale rapidità da far venire la nausea.
Nel giro di pochi secondi, davanti a loro, c’era un corridoio di pietra che svoltava a sinistra e a destra dopo appena una ventina di passi, le cui pareti raggiungevano il soffitto, rendendo inutili le arrampicate o il volo.
- Okay, ora che si fa?- chiese Alis.
- Come vi ho già detto l’altra volta, ci penso io.- rispose Skin, prendendo qualcosa dalla cintura: era una sorta di corta bacchetta nera, non più lunga di un suo dito.
- Cos’è?- chiese Jo.-
- Un Districalabirinti.- spiegò - Loran l’ha appena finito di sviluppare, gli manca solo un collaudo definitivo sul campo. Ha sbrogliato trecentoventinove labirinti su trecentotrenta, nelle prove.-
- E cos’è successo al collaudatore numero trecentotrenta?- grugnì Timmi.
- Non so, lo stanno ancora cercando… scherzavo, scherzavo!- aggiunse in fretta, vedendo la sua faccia.
Ci fu un rumore, in fondo al corridoio che si erano lasciati dietro, ed un’occhiata gettata dal mezzodemone disse loro che erano almeno una ventina di Soldati Nonmorti.
- Li blocco?- chiese Trys.
- No, conserva le granate.- rispose Darth - Io suggerirei di seminarli nel labirinto.-
- Approvato.- annuì Timmi - Skin, avvia quel coso, e prega per il tuo bene che funzioni, o non garantisco la tua incolumità.-
Il Fantasma non parve minimamente impensierito dalle sue parole, ed agitò appena la bacchetta. Una scia di scintille uscì dalla sua punta e si diresse rapida lungo il passaggio, sfrecciando a moderata velocità verso l’uscita. Subito, il gruppo cominciò ad inseguirla, affidandosi alla sua guida, correndo fino a lasciare indietro gli Zombie che li inseguivano, i quali tuttavia sembrarono allungare il passo.
I rumori dei Soldati Nonmorti non erano ancora fuori portata d’orecchio, tuttavia, quando una parete davanti a loro cominciò a chiudersi lentamente, tagliando la strada al gruppo. C’era un’altra via da imboccare, ma la scia di scintille parve scartarla immediatamente, tirando dritto.
- Dobbiamo per forza passare di lì!- esclamò Devon - Se torniamo indietro dovremo vedercela con gli Zombie!-
Trys balzò in avanti e, dopo aver fatto comparire la lunga asta azzurra ed affilata, si lasciò cadere per poi scivolare rapidamente nello spazio ancora libero tra l’ostacolo incipiente e il muro di destra. Senza alzarsi, mise l’arma in orizzontale e la usò per bloccare lo scorrimento della parete, che si fermò all’istante: la lama non sembrò sforzarsi affatto per la pressione, ma la pietra cominciò a perdere un po’ di polvere dove toccava la lama, come se si stesse tagliando.
- Meglio sbrigarsi…- disse Darth, facendo cenno ai compagni di proseguire.
Tutti quanti scavalcarono subito l’arma di Trys e, mentre lui si rialzava di corsa tirandola via, i primi Soldati Nonmorti fecero capolino da dietro l’angolo, correndo a loro volta, divorando il terreno con ampie falcate. Fortunatamente, la pietra si sarebbe richiusa ben prima che fossero abbastanza vicini da minacciarli, ma uno di essi scagliò una lancia verso il gruppo, con una tale precisione e forza che questa passò per la fessura ancora libera un istante prima che si chiudesse, e Devon vide la punta avvicinarsi minacciosamente al suo collo…

I ringraziamenti vanno ai miei soliti lettori Ely79 e _Arse_, che mi recensiscono, a RahizelRathalos che ha aggiunto la storia alle preferite, e a Fantasy_40 che l'ha messa tra quelle seguite.

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Capitolo 21
*** Cap. 20: Il cuore delle ombre ***


La lancia si bloccò ad un centimetro dalla sua gola, afferrata al volo da Timmi. La parete si richiuse definitivamente, bloccando la strada agli Zombie giganti. Quando si rese conto di stare trattenendo il respiro, Devon sbuffò fuori tanta aria che gli parve di sgonfiarsi come un palloncino.
- Per un pelo, eh?- ridacchiò il mezzodemone, portando l’arma in verticale, la punta verso l’alto.
Il ragazzo sbuffò di sollievo, sorridendo appena.
- Grazie.- disse - Me la sono quasi fatta nei pantaloni, accidenti…-
- Bhè, trattieniti.- disse Skin - Ci vorrà ancora un po’ all’arrivo.-
Agitò ancora la bacchetta e la scia ripartì, stavolta più lentamente, mentre Timmi assorbiva la lancia con Risucchio. Seguirono Skin e il Districalabirinti per qualche tempo, attraversando i numerosi corridoi del gigantesco labirinto, ogni tanto ostacolati da una parete indesiderata, ma non ci furono grossi guai: quando la strada veniva loro preclusa, capitava che Darth usasse una qualche polvere per aprire un varco, o che Trys lanciasse una “granata F” (Fuori dai Piedi), oppure Timmi adoperava Risucchio per far sparire una porzione di muro. Tutte cose che, purtroppo, non poterono fare per creare un solo percorso dritto e rapido, che li avrebbe facilitati.
Nel frattempo, ad intervalli regolari, Skin lasciava cadere a terra dei piccoli dischetti spessi pochi millimetri e dal diametro di un paio di centimetri, prendendoli da una delle numerose tasche della sua cintura, come se stesse seminando le molliche di pane per cui era famoso Pollicino.
- Cosa sono?- gli chiese Xander qualche tempo dopo.
- Minimine.- rispose Skin, lasciandone cadere un’altra - Mine di prossimità ad alto potenziale esplosivo. Molto pericolose contro gruppi di ostili in avvicinamento ad una data posizione, così piccole che le puoi infilare in tasca e difficili da individuare.-
- Carine.- annuì Timmi, senza guardarlo - Ma dov’è l’inghippo?-
- Sì… bhè, le Minimine sono un po’ instabili, e non devono mai essere fatte cadere da un’altezza superiore al metro e mezzo.-
- Perché?- chiese Alis.
- Perché l’ultimo che ci ha provato è diventato il primo uomo su Marte.- spiegò.

***

Il labirinto finì dopo un’altra manciata di minuti, rivelandosi non troppo lungo, se si conosceva la strada e si aveva la fortuna di non incappare in troppi muri a trabocchetto. Devon disse che, una volta, quando ancora aveva l’autorità da Emissario delle Ombre, l’aveva fatto tutto di corsa e ci aveva impiegato meno di dieci minuti, prendendo quasi sempre la strada giusta e tornando sui propri passi solo tre volte. In effetti il problema di quel luogo del castello non era tanto la lunghezza del percorso quanto il rischio di rimanere bloccati in un corridoio, di perdersi o di trovarsi davanti Serpiade, cosa fortunatamente non ancora successa.
Forse, ipotizzò il ragazzo, il demone del labirinto ricordava il suo odore come quello di un alleato e si era confuso.
- Sì, tutti argomenti interessanti…- fu commento Timmi, che aggrottò la fronte - Ma visto che finora ci è andata bene, suggerirei di non perdere tempo coi “se”.-
- Andiamo, non dirmi che non ti sembra curiosa questa situazione.- ribatté Darth, guardandosi attorno un po’ preoccupato - Siamo qui dentro da almeno mezz’ora, ma il peggio che ci è capitato sono stati i Soldati Nonmorti. E li abbiamo superati in un attimo.- scosse la testa - È un po’ troppo facile.-
Skin annuì.
- Vero.- ammise - Potrebbe essere una trappola.-
- Quindi cosa dovremmo fare?- chiese Jo - Tornare indietro?-
- Certo, come no, torniamo a casa!- sbottò cupo Timmi - Che idea geniale.-
- Ehi, ero sarcastico!- protestò il ragazzo.
- Ha ragione, comunque.- intervenne Nadine, sedando la discussione - Se ci stessero attirando in una trappola, cosa faremmo?-
- Niente.- rispose Trys, stringendosi nelle spalle - A meno che qualcuno non sappia in cosa consista questa iperpotetica trappola.-
- Si dice ipotetica.- sospirò Darth.
- Vabbè, lo sappiamo o no?- sbuffò il Folletto.
Nessuno rispose, e lui incrociò le braccia con l’aria di chi ha appena dimostrato un concetto innegabile.
- Appunto.- proseguì - Quindi, tanto vale lasciarla scattare. Ormai siamo qui, voglio tornare a casa con la testa del Tredicesimo Membro. E con quella dei suoi colleghi. E con un gelato.-
- E basta con i gelati!- esclamò Darth, esasperato.
Gli altri si lasciarono andare a qualche breve risata, mentre riprendevano a camminare verso il nuovo ostacolo: il Corridoio degli Specchi.
Il suo nome era abbastanza esplicativo: pavimento, pareti e soffitto erano fatti di specchi, d’ogni forma o dimensione, inclinati a diverse angolazioni, o posti anche in punti apparentemente casuali.
Ovunque c’era qualcosa capace di riflettere, creando così un percorso persino più difficile di quello affrontato nel labirinto. I riflessi confondevano in modo impressionante gli occhi, e rendevano estremamente difficile orientarsi. Xander ebbe addirittura un capogiro a quella vista.
- Qui i Districalabirinti non ci saranno di alcuna utilità.- dichiarò Devon - Non riusciremo nemmeno a capire quale scia vada seguita e quale no, e un solo lumicino finirà con l’accecarci… questi specchi riflettono meglio della sabbia. Per di più, se sbagliassimo strada finiremmo in una gabbia… o peggio.-
- Come facciamo a passare?- chiese Jo.
- Prima io ero immune ai riflessi.- spiegò il ragazzo - Gli specchi sparivano dalla mia vista, e mi bastava arrivare in fondo al corridoio. Non so come si possa fare adesso.- ammise sconsolato.
- E ce lo dici solamente ora?- sbottò Xander.
- Lascia stare, Donovan…- disse Timmi - Sono anni che aspettiamo una simile occasione, e non saranno quattro specchietti a fermarci. Dico bene?- chiese, guardando Skin, Trys e Darth, che annuirono risoluti.
- Allora cominciamo a fare un po’ di macello.- disse, piegando le ginocchia ed  appoggiando le mani a terra.
Un istante dopo, si era trasformato, assumendo l’aspetto del grosso mostro che portava dentro il proprio corpo; nel frattempo, Skin, Trys e Darth avevano tirato fuori le loro armi, come se fossero pronti a battersi contro qualcuno.
- Questo ci porterà un bel po’ di sfortuna…- commentò il Folletto.
- Oh, ma che peccato…- ringhiò il mezzodemone.
Si girò di scatto, tanto forte che la coda, tesa dietro di lui, frantumò all’istante tre specchi.
- E siamo a ventuno anni precisi…- sospirò Trys.

Per la precisione, accumularono novemila e duecentosessantuno anni di sfortuna, e ruppero mille e trecentoventitré specchi. Come se non bastasse, l’intero corridoio era disseminato di trappole simili a quelle neutralizzate da Darth poco tempo prima, ma gli specchi resero il tutto molto più difficile da evitare.
Dovettero quindi lavorare in equipe, per riuscire a procedere: mentre Timmi andava avanti e faceva da “bulldozer”, frantumando gli specchi davanti a sé e facendo scattare le trappole, Darth, subito dietro di lui, lo supportava con le polveri, bloccando ciò che si avvicinava troppo prima che potesse causare danni; Trys e Skin, invece, stavano ai lati e bloccavano le trappole scattate ed individuate dal mezzodemone e che le polveri non potevano contrastare efficacemente, così che non potessero più nuocere a nessuno.
Gli altri stavano più indietro, con Xander ed Alis che usavano la magia per ripulire il pavimento dai vetri, mentre Jo, Nadine e Devon facevano da retroguardia: il labirinto alle loro spalle era ancora attivo, quando normalmente avrebbe dovuto sparire una volta usciti, indipendentemente dalla presenza degli Zombie. Ciò significava che, al suo interno, c’era qualcosa di più che meri Nonmorti, e l’ex Emissario delle Ombre preferiva non pensare a cosa potesse aggirarsi tra quei corridoi: nel migliore dei casi era un altro Emissario, ma nel peggiore…
Bhè, almeno erano usciti dal labirinto, e persino Serpiade ci avrebbe messo un po’ per trovarli.

***

Ci volle parecchio tempo per attraversare il Corridoio degli Specchi, cosa che si rivelò molto più difficile di quanto Timmi non si fosse immaginato: le trappole non facevano altro che rallentarli, e i numerosi riflessi lo confondevano enormemente, costringendolo spesso a fermarsi per capire dove doveva colpire o quale era una porta e quale no. Se avesse sferrato una codata storta avrebbe rischiato di sfondare qualcosa che sarebbe dovuto rimanere al suo posto, svelando così la presenza di tutti loro, mandando a farsi benedire l’effetto sorpresa.
Oltretutto, dopo un po’ gli vennero la nausea e una lieve forma di labirintite, causandogli qualche vertigine.
Alla fine, tra le numerose pause che si prese per pensare, i rumori di vetri rotti che risuonavano nell’ampio corridoio ed i milioni di riflessi attorno a lui, gli venne pure l’emicrania e, non appena uscirono da lì, si ritrasformò in umano e si sedette a terra con la schiena appoggiata ad una colonna, la testa tra le mani.
- Tutto bene?- gli chiese Nadine, inginocchiandosi al suo fianco.
- Eh, una pacchia…- grugnì lui - Mi fa un male…-
- Dovrei avere dell’analgesico.- disse Darth - Ne vuoi un po’?-
- No, aspetto che mi passi.- rispose il mezzodemone mentre si rialzava, aiutandosi con Nadine ed il muro alle sue spalle.
- Anche questo è stato abbastanza semplice, mi sembra.- osservò Xander, guardando la miriade di frammenti scintillanti che si lasciavano dietro. Sembrava una spiaggia di sabbia grezza - Niente mostri o incantesimi d’ostacolo.-
Devon annuì, guardando a sua volta il corridoio. Sembrava preoccupato.
- Già… ora sto cominciando a chiedermi anch’io cosa succede.- ammise - Mi aspettavo qualcosa di più, a questo punto. Insomma, siamo persino riusciti a evitare Serpia…-
- Ne abbiamo già parlato.- sbuffò Timmi, massaggiandosi una tempia - I “se” lasciamoli perdere. Abbiamo altro a cui pensare.-
Guardandosi intorno si rese conto che erano, di nuovo, ad un incrocio di quattro strade, una dritta davanti a loro, una a destra, una a sinistra e l’ultima era quella dove stavano loro.
- Da che parte?- chiese.
- Dritto.- disse immediatamente Devon - Dalle altre parti perderemmo solo tempo, ci sono stanze che non ci interessano, oltre alle solite trappole.-
Senza esitare, Trys cominciò ad avanzare senza fretta verso la direzione indicata.
- Io mi darei una mossa.- commentò il ragazzo.
Il Folletto si voltò a guardarlo.
- Perché?-
Lui indicò verso l’alto. Tutti alzarono lo sguardo e un attimo dopo Trys si gettò nel corridoio a dritto per evitare che una sorta di pesantissimo lampadario in metallo in caduta libera gli arrivasse addosso. Quello si schiantò contro il pavimento con un botto da far paura, poi cominciò lentamente a tornare in su, tirato dal cavo che si riavvolgeva.
- Non ha propriamente un nome.- disse Devon, guardando l’ascesa dell’oggetto - Io lo chiamo “Lampadario a Sorpresa”. È fastidioso anche più delle tue granate.-
 - Bah…- sbuffò Trys, rialzandosi - Ti tiro una granata M, poi mi dici cos’è peggio.-
- Granata M?- ripeté Jo.
- “Meglio se la eviti”.- spiegò stancamente Darth.
Timmi, intanto, si tolse la mitena destra, liberando Risucchio, ed avanzò al centro dell’incrocio, tenendo d’occhio il lampadario.
- State indietro.- disse, mentre il trappolone correva verso di lui e alzando il braccio.
Il vortice si aprì all’istante, ed il pesante lampadario ci finì dentro senza fargli niente, compresso e assorbito dalla potenza della magia. Un attimo dopo il cavo cominciò a riavvolgersi e, siccome la struttura metallica era imprigionata dentro Risucchio, Timmi fu trascinato verso l’alto prima che potesse fare qualcosa.
- Ti pare il momento di fare bungee jumping?- sbottò Trys - Smettila di giocare col lampadario e scendi subito!-
Timmi prese Nova e tagliò il cavo, cadendo verso il basso ed atterrando sulle gambe, piegandole per assorbire l’urto.
- Piantala di rompere!- sbuffò, mettendo via la Fiaccola e coprendo Risucchio - La prossima volta ti ci voglio vedere a te, mentre cerchi di togliere di torno quell’affare…-
- Scusate?- sbottò Nadine - Non dovremmo andare?-
Nessuno dei due rispose; ricominciarono a camminare senza più incontrare niente che fosse degno di nota (tranne magari un’ultima trappola, una statua posta sopra un arco che sputò fiamme contro Jo quando mise il piede sulla mattonella sbagliata) e, finalmente, raggiunsero ciò che cercavano: la porta nera oltre la quale c’era l’Alleanza delle Ombre al completo.

Era poco più alta di due metri, interamente di pietra scolpita, scura e decorata con decine di bassorilievi elaborati. Nella parte alta, poco sotto l’architrave ricurvo, erano incastonate tra quattro bracci corti e sottili le due perle grigie, grosse come meloni; erano quelle che, a detta di Devon, avrebbero scagliato saette letali contro chiunque avesse osato toccare i battenti.
- Bhè, direi che ci siamo.- disse Skin - Chi ci libera di quelle?-
- Sì, chi ci toglie quelle dalle palle quelle palle che ci rompono le palle?- chiese Trys.
Tutti gli lanciarono diverse occhiatacce più che eloquenti.
- Forza, era divertente!- esclamò.
Di nuovo, lo fulminarono con lo sguardo.
- Bah… cattivi…- sbuffò.
- Donovan, procura una sbarra.- ordinò Timmi - Devon, martelli tu la prima sfera?-
- Sicuro.- annuì lui, facendo un passo avanti.
- Un attimo…- li richiamò Darth, frugandosi nelle tasche - Se cominciano a battere la pietra con un maglio finiremo per essere scoperti… fatemi prima…-
Prese l’ennesimo sacchetto di polvere e lo vuotò completamente sulla porta.
- Questo limiterà il suono.- dichiarò - Non lo coprirà del tutto, ma almeno è qualcosa.-
- Bhè, posso aiutare io.- disse Trys, rovistando nella bisaccia - No… no… no… che ci fa qui una P? Mmmh… no, neanche… Ah, eccola!-
Era una delle tante granate che a tutti loro sembravano l’una uguale all’altra, ma quando la lanciò contro la porta quella si limitò dissolversi in uno sbuffo scintillante, senza che accadesse niente.
- Cosa voleva essere, quello?- chiese Alis, inarcando un sopracciglio.
- Boh…- rispose Trys, grattandosi la testa, confuso - Doveva funzionare, non capisco…-
- Avrai sbagliato il dosaggio.- lo consolò Darth, dandogli una pacca sulla spalla - Dai, capita a tutti. In fondo, non è la prima volta. Ricordi quando ci hai lasciati appiedati sull’oceano indiano?-
- Non è stata colpa mia!- sbottò il folletto - Sei tu che non hai afferrato al volo la granata F…-
- Che, per essere precisi, avevi farcito di peperoncino invece che di ruta.-
- Bah, se tu avessi…-
A quel punto, un’enorme spostamento d’aria proveniente dalla porta li sollevò da terra e li fece ruzzolare per un paio di metri nel corridoio alle loro spalle, buttandoli tutti giù come birilli. Rimasero sul pavimento per qualche attimo, intontiti, mentre Trys saltava in piedi, schiamazzando:
- Ma certo! Certo certo certo certo!- gridava - Che scemo… avevo messo del ritardante nella miscela, così potevamo allontanarci!-
- Eh, ora te ne ricordi…- gemette Darth, tirandosi su.
- Aaaah…- gracchiò Devon, massaggiandosi il collo mentre si alzava - State tutti bene?-
- No…- grugnì Timmi, alzandosi e tenendosi la testa - Non finché non strozzo Trys…-
- Non è il momento!- sbottò il Folletto - Abbiamo un lavoro da fare, no?-
Le facce di tutti dicevano chiaramente quale lavoro avrebbero tanto preferito compiere, ma si limitarono a tornare davanti alla porta, così che Devon e Xander potessero cominciare a forzare la prima perla. Per fare più in fretta, Alis e Nadine decisero di cominciare a lavorare sull’altra, in contemporanea con i ragazzi.
- Che granata era, comunque?- chiese Timmi, imbronciato.
- Una granata N.- rispose Trys, osservando il lavoro dei ragazzi - Che sta per…-
- … “Nessuno resti dov’è”.- sbuffò Darth - Ottima per annullare le vibrazioni della materia e dell’aria per un paio d’ore, ma per farlo le rilascia tutte insieme, scaricando l’ipotetica riserva che il bersaglio possiede. L’ultima volta per poco non mi ha scaraventato giù dal Kappadue.-
- Che ci facevate sul Kappadue?- chiese Jo.
- Salvavamo la pelle a lui.- rispose Trys, indicando Skin, che sospirò.
- Mi ero appena arruolato, e non ero in grado di affrontare da solo qualcosa di grosso come una Lince di Palude.- spiegò - Era scappata per mancanza d’attenzione attraverso un varco magico, ed è finita lì.- chiarì, vedendo che il ragazzo aggrottava la fronte.
- E sono grosse circa due metri, per un peso di cento chili.- aggiunse Timmi.

***

Il Tredicesimo Membro, tanto per cambiare, era impegnato a placare gli animi inquieti dei suoi colleghi, che cominciavano veramente a dargli sui nervi: come sempre, il suo piano era troppo pericoloso, ai loro occhi, troppo contorto e mal gestito, ed il recente furto al palazzo del Sommo Concilio (un’azione eccessivamente azzardata, dicevano), unito alla mancata cattura di Devon da parte di Marcus (che loro non sapevano essere pilotata), aveva soltanto inasprito i già amareggiati rapporti con lui. Non riuscivano a capire quali fossero le sue chiare intenzioni, e non sembravano avere intenzione di provarci neanche.
Non era nemmeno stato lui a volere quella riunione, e quando Rawlyn l’aveva informato che gli altri dodici stregoni stavano discutendo in sua assenza era subito corso nella sala, furente e preoccupato: a quanto sembrava, le cose gli stavano sfuggendo di mano prima del previsto.
- Ciò che sta accadendo è sempre più grave!- sbottò uno dei dodici - Stai perdendo il controllo, ammettilo: da quando i Custodi dell'Eden hanno fatto intervenire il Pentacolo al completo la situazione ha continuato a peggiorare, e ora siamo in acque sempre più agitate! E la colpa è soltanto della tua inettitudine!-
Il Tredicesimo Membro dovette fare uno sforzo per non lanciargli una maledizione seduta stante e controllare la propria collera. Normalmente si rivolgevano a lui con la deferenza che gli era dovuta, ma negli ultimi tempi le cose stavano cambiando. Sospettava anche che ci fosse un complotto interno per deporlo e far salire a capo dell’Alleanza uno di loro. Quella riunione ne era una prova.
Aveva le sue idee su chi potesse essere a volergli fare le scarpe ma, incredibilmente, questo era solo l’ultimo dei suoi problemi. Gli occorreva ormai poco tempo, e non doveva faticare poi tanto per raggiungere l’obbiettivo. Se solo quella banda di vecchie, fastidiose donnicciole si fosse decisa a starsene buona un altro poco…
- Ammetto di non aver previsto le azioni del Pentacolo.- rispose, cercando di suonare conciliante - Così come non so quanto profondo possa essere il tradimento del nostro Emissario, o come fare per raggiungere il Talismano del Patto di Sangue, che è troppo ben protetto, a quanto mi ha detto Marcus. Ma vi posso garantire che sapevo perfettamente di chi ci saremmo trovati ad affrontare, così come so quali saranno le prossime mosse dei nostri avversari. Ciò che faranno, che ci crediate o meno, sarà solo qualcosa che io stesso li ho costretti a fare.-
Quest’ultima affermazione li lasciò ammutoliti per un paio di secondi. Ma solo un paio.
- Sai ciò che faranno?- chiese qualcuno - E come?-
- Questo non ha alcuna importanza.- tagliò corto.
- Ma dobbiamo rafforzare le difese!- eruppe uno degli altri - Chiamare dei demoni a proteggere la fortezza! A proteggere noi! Ci cercheranno, se il traditore dovesse parlare!-
- Anche loro hanno un demone dalla loro parte, più potente di qualsiasi altro noi possiamo schierare per tempo.- osservò il Tredicesimo Membro - E il Pentacolo è formato da altri quattro elementi altrettanto preparati e con persino maggiore esperienza alle spalle. Tra loro vi sono gli stessi guerrieri che protessero Lara ed Elizabeth Addley, e che affrontarono in combattimento i Custodi dell’Eden originali al fianco di quelli attuali e dell’Evocatore. Dei normali demoni non li piegheranno.-
- Non da soli!- esclamò qualcuno  - Però con i nostri incantesimi…-
Le sue parole vennero interrotte da un Emissario delle Ombre che si materializzò al centro dell’assemblea. Era un uomo alto e scuro di pelle, di nome Rawlyn.
Apparentemente ignaro di averli interrotti, si rivolse subito al Tredicesimo Membro.
- Signore, mi scuso per l’intrusione.- disse in fretta, con l’aria di chi è in allarme - Stavo controllando che non ci fossero ulteriori insubordinazioni all’interno del castello, come ordinato…- e qui, gli altri dodici membri dell’assemblea furono percorsi da un fruscio - … e ho trovato dei Soldati Nonmorti in uno dei corridoi. Erano bloccati, letteralmente paralizzati, e niente di ciò che ho fatto è servito a liberarli.-
Un nuovo borbottio fremente attraversò i dodici, mentre il Tredicesimo Membro osservava l’Emissario.
- Hai idea di cosa possa essere stato?- chiese.
- Temo di tratti di una magia del popolo dei boschi.- rispose - Probabilmente, magia dei folletti.-
- C’è un folletto nel Pentacolo!- gridò un membro dell’assemblea - Il compagno del Templare!-
- Sì, è esatto.- annuì Rawlyn - Trys, questo è il suo nome. L’ho già affrontato, e mi ha sconfitto. Potrebbe trattarsi di lui.-
- Se c’è lui ci sono anche gli altri!- esclamò qualcuno - Dobbiamo fare qualcosa!-
Il Tredicesimo Membro annuì.
- Sì, dobbiamo.- si rivolse all’Emissario - Rawlyn, vai a liberare gli altri Soldati Nonmorti. E cerca Serpiade, ci servirà. Noi, intanto…-
La porta cominciò ad aprirsi lentamente, sospinta da qualcuno dall’altro lato, e il Tredicesimo Membro s’interruppe di botto, alzando lo sguardo su quanto stava accadendo, imitato da tutta l’assemblea e da Rawlyn.
Quando i due battenti furono completamente aperti, videro Timothy Anderson sorridergli con aria cattiva appena oltre la soglia. Le due perle maledette erano sparite.
- Salve.- ghignò il mezzodemone - Bella giornata, vero?-
Alzò la mano sinistra, assolutamente priva della solita mitena, avvolta in una fiamma arancione incandescente.
- Ah, finalmente…- mormorò il Tredicesimo Membro, così piano che non lo sentì nessuno - Cominciavo a disperare…-

Se questo capitolo vi sembra lungo, sappiate tutti che all'inizio era di quasi venti pagine in A5, che poi ho spezzato in sette. Ma siccome dopo il successivo diventava quasi altrettanto lungo... insomma, mi sono arrovellato più nel "taglia e cuci" che nella revisione.
A questo punto (ora che sapete quanta fatica faccio pur di rientrare nei tempi XD) ringrazio i miei lettori: Ely79 e _Arse_, che mi recensiscono ogni volta che possono; RahizelRathalos, che la tiene nelle seguite; Fantasy_40, che l'ha aggiunta alle seguite. E infine, aggiungiamo alla lista un nuovo lettore che giusto ieri ha lasciato un commento: NemoTheNameless.

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Capitolo 22
*** Cap. 21: La trappola del Tredicesimo ***


Riflusso fece un lavoro pressoché eccellente, nonostante il prezzo da pagare fosse il suo totale scaricamento: l’immensa fiammata arancione si riversò sull’assemblea, investendo i suoi membri più vicini, che non fecero in tempo a proteggersi e vennero colpiti in pieno, morendo sul colpo. Gli altri, più fortunati, riuscirono ad alzare subito delle protezioni magiche che attenuarono l’urto e li salvarono, nonostante la potenza del colpo consumò molte delle loro forze. Alcuni non riuscirono a proteggersi del tutto, e si procurarono delle leggere ferite da ustione.
Quando Timmi abbassò il braccio e rimise la mitena, il Tredicesimo Membro poté rilassarsi un attimo e guardasi intorno: non vedeva bene, data la poca luce e il fumo sollevato dai corpi bruciati dalle fiamme magiche, ma gli pareva che circa undici di loro erano riusciti a salvarsi, e con Rawlyn raggiungevano i dodici. Davanti a loro, ora entrati completamente nella stanza, c’erano Skin, Trys, Timmi, Devon e Darth, e tutti loro, mezzodemone escluso, avevano sguainato le armi. Tra il fumo gli parve di vedere delle sagome a terra, ma non riusciva a scorgerle bene né capiva quante fossero.
- Notevole.- commentò - Veramente notevole. Come hai accumulato tanta magia?-
- Non era magia, ma energia.- rispose Timmi, incrociando le braccia - Io assorbo materia ed energia fisica. Kyle, invece, assorbiva la magia. Non confondere le due cose, mi offendi.-
- Già, è vero…- replicò lui - Perdonami, è la forza dell’abitudine. Tenevo molto d’occhio tuo fratello, sai… comunque, se è così, non credo che tu possa fare molto contro i nostri incantesimi, Artiglio Nero.-
- Oh, non essere preoccupato per me…- ridacchiò lui - Piuttosto, preoccupati per te stesso.-
Un attimo dopo, alle loro spalle, una serie di incantesimi che non si aspettavano cominciarono a bersagliarli ferocemente.

Nel giro di pochi secondi scoppiò il caos: Trys se la vedeva con Rawlyn, e questa volta non sembrava essere intenzionato ad andarsene prima di averlo finito; Darth e Skin affrontavano due membri dell’alleanza a testa, mentre l’ultimo rimasto cedeva sotto gli incantesimi congiunti di Xander, Jo, Alis e Nadine, che lo bersagliavano incessantemente, impedendogli di capire come proteggersi o da dove venissero i colpi.
Il Tredicesimo Membro, invece, si ritrovò davanti Timmi in forma di demone che, con un solo pugno, lo sbatté contro il muro, mozzandogli il fiato. Mentre si rialzava, una sfera di fuoco vagante lo colpì, portandogli via la metà destra del volto. Urlando dal dolore si accasciò contro la parete alle sue spalle, scivolando giù e lottando per rimanere cosciente. Il sangue gli coprì anche l’altra parte di faccia, quella che ancora era sana, accecandolo quasi del tutto.
Un secondo dopo, una lama ricoperta di fiamme gli si avvicinò al naso. Alzando l’unico occhio rimastogli, lo stregone vide Devon incombere su di lui, stagliandosi nettamente davanti al macello che stava accadendo alle sue spalle: Rawlyn era già a terra, con numerose ferite sanguinanti su tutto il corpo, e un altro membro dell’Alleanza stava cadendo in quel momento. Poi, Timmi passò dietro Devon, camminando a quattro zampe, e gli oscurò la visuale.
- Lo lascio a te.- disse - Ma liberatene subito.-
Il ragazzo alzò la spada, pronto a colpirlo al collo.
- Prego, se ti fa piacere…- ridacchiò con un po’ di sofferenza il Tredicesimo Membro - In fondo, cos’è spezzare una vita?-
- Spezzare una vita che merita di essere lasciata tale è un grave misfatto.- replicò Timmi - Ma il non spezzare una vita come la tua quando se ne ha l’occasione… questo io lo reputo uno spreco.-
Devon pensò che era piuttosto strano sentire un demone parlare in quel modo, ma in fondo era per metà umano: aveva un’anima.
- Mi hai usato.- sbottò, rivolto allo stregone - Mi hai ingannato e costretto a servirti!-
- Costretto?- rispose lui, ridendo di nuovo - Non essere sciocco, ragazzo mio… sei tu ad avere accettato, di tua spontanea volontà. Io ti ho solo dato un motivo per farlo, intossicando tuo padre.  E non ho mai detto che facevamo beneficienza: le mie esatte parole furono “lottiamo contro i Custodi dell'Eden, che hanno avuto origine dai loro predecessori, esseri distruttori e folli”. Sei tu ad aver creduto che fossero il male. Io mi sono limitato a non correggerti.-
- E quando avessi finito?- gridò - Cosa sarebbe stato di me e di mio padre, in caso avessi terminato il mio compito?-
- Ah…- sorrise il Tredicesimo Membro - Questo è un argomento interessante… ma non temere… sei stato bravo. Hai completato la missione con successo… speravo solo che ci mettessi di più.-
Il ragazzo aggrottò la fronte.
- Cosa?-
Lo stregone scosse la testa.
- Lascia perdere.- disse ridacchiando - Sono solo i vaneggiamenti di un vecchio. Sappi solo che sono molto soddisfatto di te, ragazzo mio.-
Questo gli diede una nuova carica d’ira. Devon, furioso come non mai, lanciò un grido di rabbia e calò la spada, decapitandolo con un solo colpo, facendogli cadere il medaglione che era il simbolo dell’Alleanza.

Non ci volle molto per finire il lavoro: sorpresi, indeboliti e feriti, tutti i membri sopravvissuti all’attacco di Riflusso o agli incantesimi dei ragazzi spirarono in pochi minuti, lasciando un gran puzzo di carne bruciata, sangue e fumo nella stanza dell’assemblea, oltre ai loro corpi.
Nadine, Jo, Alis e Xander, recuperato il loro aspetto originale, si erano seduti vicini, con la schiena contro una parete, ed ansimavano profondamente: nonostante li avessero colti alla sprovvista, gli stregoni si erano rivelati più duri a morire di quanto avessero immaginato, e si erano procurati numerosi tagli, scottature e abrasioni durante la lotta. Stavano bene, ma erano stanchi e provati.
- Giornata dura, eh?- ridacchiò Timmi, in piedi davanti a loro, soppesando il medaglione caduto al Tredicesimo Membro quando Devon l’aveva ucciso.
I quattro lo guardarono in cagnesco: era il solo a non avere nemmeno un graffio, di tutti loro. Trys si era procurato un taglio sulla guancia mentre schivava un incantesimo vagante, Skin era pieno di polvere e perdeva sangue da un labbro, per non parlare degli strappi nella tuta, piccoli ma numerosi, mentre Darth vantava un paio di graffi sulle gambe e sulle braccia, oltre a un occhio che si stava gonfiando rapidamente (anche se quella era un po’ colpa di Skin che, mentre si chinava per evitare una scure evocata dal suo avversario, lo aveva colpito col gomito).
Persino Devon si era ferito leggermente: nella foga di decapitare il Tredicesimo Membro, le fiamme di Chimaira l’avevano bruciacchiato in modo lieve alle mani, e gli incantesimi vaganti lo avevano disturbato abbastanza spesso, nella lotta.
- Bhè, direi che è stato un successo.- commentò Trys - Tredici… no, quattordici a zero per noi.-
- Sì, abbiamo fatto un lavoro discreto.- concesse Timmi, ridacchiando ancora - Direi che ci siamo guadagnati la pagnotta. Voi quattro compresi, il che è strano.- aggiunse, rivolgendosi ai ragazzi.
- Bah… te la do io la pagnotta…- sbuffò Nadine, rialzandosi con aria falsamente cattiva.
Lui sorrise con leggerezza e le diede una mano, mentre anche gli altri si tiravano su.
- Non vi conviene sfottere troppo.- li ammonì - O mi scorderò di menzionare il vostro contributo.-
- Siamo stati bravi.- disse Devon - Cosa facciamo, ora?-
- Ce ne torniamo a palazzo.- rispose Timmi, intascando il medaglione - O meglio, voi tornate a casa a leccarvi le ferite e io torno a palazzo, a beccarmi le lodi.-
- Ah, farai questo estremo sacrificio?- sghignazzò Darth, rinfoderando la spada.
- Eh, si tratta di un lavoro ingrato, ma qualcuno deve pur farlo.- ammise lui.
- Ehi!- esclamò Jo - Cos’è stato?-
- Cos’è stato cosa?- chiese Skin.
- Mi è sembrato che si muovesse.- rispose, indicando un punto alle loro spalle.
Tutti si voltarono, ma videro soltanto il corpo decapitato del Tredicesimo Membro.
- Mi sa che devi mettere gli occhiali come Devon.- constatò Timmi - Non vedi che è defu…-
Ma, mentre le parole gli morivano in gola, il cadavere senza testa cominciò a muoversi, cercando di rialzarsi, i piedi che scivolavano nello sforzo di tirare su il resto, mentre le spalle aderivano alla parete nel tentativo di utilizzarla come sostegno.
Dopo un attimo di sconcerto e di disgusto, tutti cominciarono a bersagliare il Tredicesimo Membro con gli incantesimi più disparati nel tentativo di abbatterlo definitivamente, ma quello incassò ogni colpo senza risentirne minimamente, almeno all’apparenza.
Quando alla fine si rialzò, la sua testa sfigurata si sciolse in una pozza di liquame nerastro che schizzò verso il corpo, unendosi ad esso e riformandosi sopra al collo tagliato. Era guarito.
- Oh… cazzo…- gemette Timmi, indietreggiando di un passo.
Il Tredicesimo Membro fece un sorrisetto sardonico, guardandoli con l’unico occhio ancora buono. La metà destra del suo volto non esisteva più, ma il resto (l’occhio chiaro, il sopracciglio ad arco e l’orecchio appuntito) dicevano che era sicuramente di razza elfica.
- Credevate davvero di avermi ucciso?- rise con divertimento mista a rabbia - Che idioti… voi non potete niente contro di me!-
Xander cominciò a sentire una gran puzza di guai: forse era meglio uscire di lì, e alla svelta, anche.
- Io sono il tredicesimo!- gridò lo stregone, in preda ad un indicibile furore - Io sono al di sopra di voi! Sono al di sopra della morte stessa!-
Appena ebbe finito di parlare, il suo intero corpo divenne liquame nero e denso, una fanghiglia vorticante e ribollente che si espanse velocemente per tutta la stanza, divorando con ferocia i cadaveri dei vecchi compagni morti più vicini a lui.
- FUORI DI QUI!- gridò Timmi.
Senza aspettare un secondo di più, tutti si voltarono e si diedero a una rapida fuga nel corridoio, mentre il liquame si espandeva e aumentava la propria massa; le pareti cominciarono a scuotersi con violenza, martoriate da una forza tanto sinistra da spingere tutti loro a non chiedersi quale ne fosse l’origine.
Si lasciarono la fanghiglia alle spalle, ancora intenta a risucchiare completamente i corpi bruciati e trafitti degli stregoni e di Rawlyn, distanziandolo molto in fretta. Non sembrava volerli inseguire, ma preferivano non confutare questa teoria aspettando di vedere cosa sarebbe successo di preciso una volta terminati i cadaveri. Lungo il percorso, dai corridoi secondari che superarono gli parve di veder fare capolino qualcuno, probabilmente degli Emissari, ma non se ne curarono e corsero via. Poco tempo dopo, delle grida dissero loro che avevano fatto conoscenza col liquame.
Ignorarono anche queste e, non appena ebbero passato il non più Corridoio degli Specchi, si ritrovarono di nuovo all’imboccatura del labirinto, ancora attivo e minaccioso.
- Merda!- sbottò Timmi - Non abbiamo tempo per questo!-
- Dobbiamo attraversarlo per forza, temo.- disse Skin, prendendo il Districalabirinti - Quanto hai detto che ci vuole, fatto di corsa?-
- Dieci minuti.- rispose Devon.
- Ve ne do cinque!- esclamò il mezzodemone.
- E le pareti trabocchetto?- chiese Jo.
- Le sfondo a craniate!-
Skin agitò la bacchettina, e subito la scia di scintille sfrecciò nel labirinto, con il gruppo alle calcagna. Superarono tanto in fretta ramificazioni e bivi che le pareti non riuscivano a tagliargli la strada, troppo lente per la velocità mozzafiato a cui stavano andando. Il liquame, alle loro spalle, era lontanissimo, e a malapena riuscivano a vederlo, sui lunghi rettilinei, ma a quanto pareva si era deciso ad avanzare, lento ed inesorabile, affollando i corridoi del labirinto ed il resto del castello. L’edificio, ancora preda della magia, continuava a scuotersi con furia tale da far cadere sassolini e polvere dal soffitto.
Fortunatamente, scoprirono presto che il labirinto, invece di ostacolarli, stava facilitando la loro fuga: essendo tanto veloci non furono quasi mai costretti a cambiare strada, superando le pareti che si richiudevano prima che la strada fosse ostruita e, quando questo succedeva, era il liquame ad essere ostacolato, poiché non rimaneva mai nemmeno uno spiraglio da cui filtrare.
- Quanto manca?- sbottò Timmi - Quanto cazzo manca?-
- Smettila di dire “cazzo”!- esclamò Nadine.
- Io dico “cazzo” quanto cazzo mi pare!- replicò lui - Allora, quanto “caspiterina” manca?- gridò, furioso.
- Mancano poco più di un paio di corridoi!- rispose Skin - Giusto dietro questa…-
Svoltando, si trovarono davanti a qualcosa che, sicuramente, era il famigerato guardiano del labirinto.
- … curva.- terminò il Fantasma.

***

Il guardiano del labirinto. Serpiade. Il Demone Serpe.
Camminava tranquillamente nel corridoio su due robuste e lunghe gambe terminanti in tre protuberanze carnose che erano dita, senza artigli ma utili all’appoggio e, probabilmente, alla corsa. Le braccia muscolose, invece, di dita ne avevano cinque, con tanto di pollice opponibile, ma presentavano anche delle lunghe grinfie ossee acuminate.
Alla base della sua testa, di dimensioni poco diverse da quelle umane (tutto il suo corpo era proporzionalmente più grande) si apriva un taglio orizzontale riempito da tre file di sottilissimi aghi ossei che erano i suoi denti. Il muso, un gugno simile a un becco, era puntato contro di loro, le piccole narici a fessura dilatate mentre fiutava l’aria, e ciò diceva loro che li aveva individuati: i suoi occhi, poco più grandi delle cavità nasali, erano bianchi e lattiginosi, assolutamente inutili.
Dietro la schiena ondeggiavano pigramente quattro lunghi, robusti tentacoli, che saggiavano l’aria e, probabilmente, cercavano la fonte del disordine che scuoteva la fortezza. Dalla sommità della testa all’inizio della tozza coda gli cresceva una cresta simile ad una massa di escrescenze carnose, che tremolavano ad ogni suo movimento. Tutta la sua pelle era di un monotono color marrone fangoso, resistente e ruvida a vedersi.
Sul petto, largo e muscoloso, portava un’armatura blu cobalto che lo proteggeva dai colpi, coprendogli anche la schiena ed impedendo un’eventuale stoccata al cuore. Lo stesso si poteva dire dei bracciali sugli avambracci e dei gambali sui polpacci, con cui poteva assestare tremende mazzate o fermare le lame e le magie in arrivo.
Anche attorno al collo corto aveva una copertura metallica, che lo avvolgeva, ma a detta di Devon aveva una doppia funzione: proteggerlo e tenerlo dentro la fortezza.
Era un cacciatore nato, un’efficiente macchina assassina, creata dall’Alleanza delle Ombre come forma di difesa estrema, il vero ostacolo tra loro ed eventuali intrusi. Una guardia del corpo veloce ed instancabile, un inseguitore efficiente e dall’intelligenza elevatissima, con il solo difetto di non rispondere quasi a nessuno e di attaccare solamente quando ne aveva voglia.
Per tutti questi motivi Devon lo temeva.
E per tutti questi motivi sentì le gambe farsi di burro, non appena lo vide.

Serpiade scoprì i denti un ringhio feroce e si scagliò contro di loro. Xander e Jo gli lanciarono due sfere di fuoco, e lui le evitò saltando sul muro e correndo lì sopra, come un ragno, usando la magia in proprio possesso per rimanervi attaccato. Darth sguainò la spada e spazzò l’aria, producendo una lama d’argento che gli andò incontro; il demone incrociò le braccia davanti al muso, e quella s’infranse sulle protezioni di metallo.
Senza esitare, Timmi prese la Fiaccola e saltò sul muro, correndo verso di lui, attaccato alla parete nello stesso modo del suo avversario. Si incontrarono a metà strada e, mentre Serpiade parava il colpo con la sinistra e protendeva gli artigli della destra, lui saltò di lato, afferrandogli il polso per scaraventarlo contro il muro opposto.
Purtroppo non aveva fatto i conti con l’astuzia del proprio avversario, che gli cinse il braccio con un tentacolo e lo lanciò indietro, verso il fondo del corridoio, facendogli sorvolare gli altri fino a sbatterlo contro la parete. Fatto ciò, saltò contro di loro dal muro, ma Skin si frappose e, protendendo le lame, cercò di colpirlo poco sopra il collare per ferirlo in quella porzione di gola che non era protetta.
Totalmente inutile, perché Serpiade bloccò i colpi mettendo le braccia di lato, fermando l’attacco, e scalciò via il Fantasma. Tuttavia intervenne subito Trys che, non appena il suo amico non fu più sulla linea di tiro, gli lanciò contro una granata.
- Granata M in arrivo!- urlò nel frattempo.
Senza esitare un solo istante, Darth sparse una manciata di polvere dal suo sacchetto, poi tutti si gettarono a terra, a parte Serpiade, che venne colpito sul petto dalla pericolosa bomba.
L’esplosione fu talmente potente che la barriera eretta dal Templare resse per poco più di due secondi, ed un tremendo spostamento d’aria, persino più forte di quello della Granata N, li investì con potenza impressionante, scompigliando i capelli ad ognuno di loro. Una luce intensa si sprigionò dal punto dell’esplosione, e le pareti tremarono ancora più forte per qualche secondo, cominciando a crepare. Quando tutto fu finito si tirarono su, trovando Timmi in piedi poco più avanti di loro, la Fiaccola in mano con la lama fiammeggiante attiva, intento a guardare la direzione dove era stato scaraventato Serpiade per colpa del botto. I muri intorno recavano profonde fenditure, ed alcuni pezzi erano caduti a terra.
- Morto?- chiese Jo, ancora sgomento.
- Eh, magari…- grugnì Timmi - Lo vedo muoversi, si sta già rialzando… quel bastardo ha la pelle dura…-
- Che si fa?- chiese Skin - Sento arrivare la marea di liquame, e non voglio provarla su di me.-
- Allora andate avanti.- disse Timmi, mentre Serpiade correva loro incontro - Io mi occupo di questa biscetta su gambe e vi raggiungo.-
- COSA?-
All’urlo di Nadine si voltarono tutti quanti meno lui.
- Datevi una mossa, su!- sbottò, mentre il demone li raggiungeva.
Serpiade spiccò un salto e Timmi, lasciando perdere la Fiaccola, che rimise via, lo agguantò per i polsi un istante prima che lo ferisse, si lasciò cadere all’indietro e scaraventò il nemico verso il fondo del corridoio.
Purtroppo questi aveva capito le sue intenzioni, e lo avvolse nei suoi tentacoli, portandoselo dietro. Sbatterono contro il muro in un groviglio di membra vorticanti, poi caddero a terra, Timmi sopra e lui sotto. Lottarono per un istante, mentre Serpiade cercava di strozzarlo con un tentacolo. Mossa vanificata dalla Fiaccola che, misteriosamente tornata nelle mani del mezzodemone, recise quel particolare cordone di carne.
Furibondo, il Demone Serpe lo colpì con un calcio che lo sbatté contro la parete, la quale si incrinò, e fece per gettarsi di nuovo verso il gruppo alle sue spalle.
Timmi, ripresosi subito, lo agguantò al volo per i tre tentacoli rimasti e lo trascinò indietro, digrignando i denti per lo sforzo.
- Bhè?- gridò - Che aspettate? Muovetevi!-
Trys fece per voltarsi, ma Nadine lo afferrò per un braccio.
- Non possiamo lasciarlo lì!- esclamò.
- Neanche voi potete restare.- osservò Darth - Lui è abilitato, voi siete solo apprendisti. Contro un demone come Serpiade non ce la fareste.-
- Ha ragione!- annuì Devon, agitato - Dobbiamo andarcene, e subito anche!-
- Non tutti!- sbottò la ragazza - Trys, ti prego… noi andiamo via, voi potreste…-
- MA CHE CAZZO DI DISCORSI SONO QUESTI!- gridò Timmi, impegnato in un autentico corpo a corpo con  Serpiade il quale, ormai stufo della sua insistenza, stava cercando di liberarsi della stretta che lo bloccava vicino al muro - TRYS, PORCA MISERIA, SPARITE!-
Il Folletto sbuffò.
- Skin, quanti Districalabicosi hai?- chiese.
- Quattro.- rispose serio lui.
- Darth, prendine uno e corri all’uscita!- ordinò, facendo comparire la sua arma - Skin, me la dai una mano?-
- Volentieri!- annuì il Fantasma, passando al Templare un Districalabirinti.
Mentre Darth partiva alla volta dell’uscita con Jo, Devon, Alis, Nadine e Xander, Skin e Trys corsero da Timmi che, finalmente, si era liberato dei tentacoli di Serpiade recidendoli e spingendolo contro la parete. L’altro, dal canto suo, aveva assorbito la spinta con una capriola all’indietro e si era rannicchiato sul muro, ringhiando feroce.
- Bah…- grugnì il mezzodemone, vedendo i due amici affiancarlo - Giuro che vi faccio rapporto…-
- Come se ce ne fregasse qualcosa…- ridacchiò Skin.
Si misero in posizione, le armi in pugno, mentre il Demone Serpe sibilava furioso, scuotendo i moncherini dei tentacoli, che tuttavia avevano già cominciato a ricrescere.
Stavano per cominciare la lotta, quando un’onda di liquame nerastro irruppe in fondo al corridoio alla loro destra e tutti, Serpiade compreso, si voltarono a guardare quanto stava accadendo. Un secondo più tardi, il demone li aveva superati con un balzo fenomenale e si era dato alla fuga. Senza esitazione, i tre lo inseguirono.
- Peccato…- commentò Trys, riponendo la lama - Si prospettava come uno scontro epico…-
- Trys, stai zitto!- esclamarono insieme Timmi e Skin.

A causa di un brutto litigio col navigatore satellitare, sono tornato dieci minuti fa da Pisa (ora sono esattamente le ore 3.06). Quindi, capite da soli quanto ci tengo a voi tutti, se pubblico lo stesso il capitolo...
Purtroppo non posso sapere se ho corretto tutto o no, al momento, non ce la faccio, ma credo che sia tutto in ordine. Meno male che avevo già fatto il grosso del lavoro (se non tutto, non ricordo) già prima.
Ad ultimo, come sempre, i ringraziamenti a Ely79, _Arse_, NemoTheNameless, RahizelRahtalos e Fantasy_40, che seguono la storia (e, in alcuni casi, la serie).

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Capitolo 23
*** Cap. 22: L'Idra da guardia ***


Darth, Jo, Alis, Nadine, Devon e Xander raggiunsero l’uscita con una rapidità che aveva dell’incredibile, correndo a perdifiato per uscire in fretta da quella trappola mortale che era la fortezza.
Nessuno tentò di ostacolarli, di quelli che incrociarono: gli Emissari delle Ombre non parvero nemmeno riconoscerli, mentre passavano, e comunque sembravano troppo distratti dal tremito del  castello per badare a loro; i soldati Nonmorti, semplicemente, non si vedevano. Quando raggiunsero la rampa che conduceva verso il basso, sopra il fossato, la trovarono franata a pochi passi dalla porta.
- Bhè, meglio così. Il fango ci metterà un po’ a raggiungerci.- commentò il Templare - Sapete volare tutti, vero?-
- Lei no.- disse Jo, indicando Alis, che gli scoccò un’occhiataccia.
- Non benissimo.- replicò, seccata.
- Questi sono al massimo cinque metri.- constatò Darth - Credi di farcela o vuoi che ti porti io?-
Lei scosse la testa.
- Ci posso riuscire.- rispose, pallida ma risoluta.
I cinque si misero in fila vicino all’orlo, Darth al centro.
- Al tre.- disse - Uno… due… tre!-
Ognuno di loro creò una piattaforma sotto di sé e, attraverso la magia, le fecero sollevare fino a raggiungere l’altra parte della crepa. La magia di Alis, tuttavia, durò meno degli altri e rischiò di perdere l’equilibrio, una volta raggiunto il bordo, ma Devon e Xander la afferrarono per le braccia prima che scivolasse, portandola in salvo.
- Stai bene?- le chiese Darth.
Lei annuì.
- Bhè…- ridacchiò il Templare, dandole una leggera pacca sulla spalla - Per un pelo, Alis.-
- Gli altri staranno bene?- chiese Nadine, guardando la porta oltre il baratro.
- Certamente.- annuì sicuro Xander - Skin e Trys sono in gamba, e Timmi lo è anche di più.-
- Comunque, io torno dentro.- annunciò Darth - Torno subito, il tempo di…-
Un ruggito folle scosse l’aria, e dal fossato cominciò ad arrampicarsi l’immensa mole dell’Idra, la quale tentava di inerpicarsi su per la rampa, cercando di raggiungerli il più velocemente possibile, pur essendo incapace di compiere movimenti troppo agili a causa della sua mole.
- Oh, maledizione!- sbottò il Templare, prendendo la spada - Me n’ero scordato, cavolo…-
- A chi lo dici…- replicò Devon, che non ci pensava da quando erano entrati.
- Accidenti… che si fa?- chiese Xander.
- Dobbiamo superarla, è tardi per mimetizzarci.-
- Nessun problema!- esclamò Jo, balzando avanti e puntando le mani - Stai a vedere, Darth!-
- Qualsiasi cosa tu faccia…- cominciò Alis - … ricordati di non…-
- Prendi  questo!-
Mosse le mani in un ampio e rapido gesto circolare. Una grossa lama d’ascia si materializzò davanti a lui e corse verso l’Idra, colpendole perfettamente il collo poco sotto la testa, recidendolo di netto. Il corpo si accasciò sulla rampa di pietra, mentre il resto cadeva giù nel fossato sotto di loro, rimbalzando una volta contro la balaustra laterale.
- … tagliarlelatesta…- terminò inorridita la ragazza, con una vocina piccina picciò.
- Perché?- chiese Jo, voltandosi tutto ringalluzzito ed affrontando le loro facce orripilante con un enorme sorriso soddisfatto - Ha funzionato, no?-
- Stavolta Timmi ti fa davvero ripetere l’esame…- gemette Devon.
Jo inarcò un sopracciglio.
- Di che parli?-
Darth indicò l’Idra.
- Di quello, temo.-
Il ragazzo si voltò di nuovo e vide, con profondo rammarico ed estremo orrore, il corpo del mostro che si rialzava lentamente, mentre un bozzo di membrana si formava sul suo collo, gonfiandosi sempre di più fino a lacerarsi con un suono disgustoso. Dalla sacca uscirono altre tre teste feroci, identiche alla prima, che ruggivano e sibilavano con rabbia al suo indirizzo.
- Ah…- gracchiò, la gola secca - Gli ricresce, eh?-

Serpiade correva talmente veloce che faticavano quasi a stargli dietro, molto più in fretta di qualsiasi altro essere che non fosse un demone. A dire il vero, Timmi sentiva di poterlo raggiungere, se solo avesse voluto, ma preferiva non distanziare troppo Skin e Trys, che sembravano meno portati all’inseguimento del rettile.
- Vedo l’uscita!- esclamò, contento - Ci siamo quasi!-
Senza fermarsi a guardare cosa stava succedendo sulla rampa poco sotto di loro, scavalcarono la frana che trovarono con dei balzi sovrumani (Timmi e Serpiade) e con la magia (Skin e Trys).
Quando furono atterrati, finalmente al sicuro dal liquido che li seguiva, i tre poterono notare i loro compagni immobili poco più in là, intenti a fissare l’Idra che, adesso, aveva tre teste anziché una.
- Ma che cavolo…- sbottò Skin.
- Sono io che sono miope, o quell’affare ha altre due teste?- chiese Trys.
Timmi lanciò un verso esasperato.
- Jo!- gridò furioso. Il ragazzo si voltò di scatto - Io ti strangolo!- sbottò.
Jo si imbronciò.
- Perché affermi a priori che sia colpa mia?-
- E chi poteva essere tanto deficiente da decapitare un’Idra?- esclamò il mezzodemone - Ora triplo lavoro, cavolo!- aggiunse, rivolto a Skin e Trys, sguainando la Fiaccola.
Le tre teste lanciarono un grido penetrante, mentre il mostro cominciava ad avanzare. Sentendo di averne più che abbastanza di rettili pluricefali (ma anche di rettili in generale, a quel punto), Timmi le corse incontro impugnando l’arma, mentre Skin e Trys si spostavano ai lati della bestia.
Senza stare a guardare cosa facevano gli altri, lui saltò immediatamente verso l’alto, ben deciso a conficcare la lama di Nova nella testa più vicina (ne sarebbero ricresciute altre solo per decapitazione, ma se le avesse distrutto il cervello sarebbe stata un’altra storia). La creatura si mosse con quasi altrettanta rapidità, indirizzando le fauci della testa centrale contro i lui. Per fortuna intervenne Darth che, spuntato fuori dal nulla, le conficcò la spada in un occhio. La testa si allontanò con un ruggito di dolore, trascinandosi dietro il Templare ed eruttando fiamme rosse dalla bocca.
Per quanto preoccupato per la sorte del suo amico, non poteva fare niente per lui, avrebbero dovuto occuparsene gli altri. Pensando a questo non si distrasse e, aggrappandosi ad una scaglia, cominciò a scalare il collo dell’Idra.

- Stai bene?- chiese Nadine, aiutando Darth a rialzarsi.
Aveva la gamba destra dei pantaloni che bruciava, ma Jo la spense subito, e la spada era intrisa di sangue non suo. Era caduto a terra quando la sua spada si era sfilata dall’occhio dell’Idra a causa del brusco movimento che aveva fatto, poi era ruzzolato a terra con la gamba in fiamme e si era fermato solo dopo un paio di metri. Per fortuna non era ferito gravemente.
- Tutto a posto.- sbottò - Skin, la testa centrale sputa fiamme! Riesci a tenerla buona?-
- Posso impedirle di muoversi, non di aprire la bocca!- rispose lui, chinandosi per evitare un colpo di coda molto poco gradito.
- E Trys?- chiese Devon - Lui non ha una granata per questo?-
- Qualcuno di voi ha detto “granata”?- gridò il Folletto, evitando per un pelo un morso della testa di destra - Se mi levate dai piedi questa testa, ne lancio una all’altra!-
- Okay…- sbuffò il Templare - Allora Skin, tu tieni ferma la testa centrale, mentre io penso a quella a destra. Ragazzi, voi pensate a bloccargli le zampe, così non potrà muoversi.-
- Bloccargli le zampe?- ripeté Jo - E come?-
- Ci faremo venire in mente qualcosa.- tagliò corto Nadine, prendendolo per un braccio ed affrettandosi a raggiungere la zampa artigliata più vicina, che in quel momento tentava di staccare Timmi dal resto del corpo.
Darth si preparò a raggiungere la cima del collo a destra, ma prima che potesse avvicinarsi abbastanza venne colpito all’addome da un colpo di coda che per poco non lo fece cadere di sotto, nel fossato dove stava colando l’oscuro liquame che li inseguiva. Si salvò solo grazie a Skin che, lanciando quel suo strano yoyo, lo prese alla caviglia e lo fermò prima dell’orlo.
- Grazie!- gli gridò, sciogliendosi dalla stretta e rialzandosi.

Timmi si aggrappò meglio alle scaglie del mostro, che faceva di tutto per farlo cadere (non poteva certo pretendere di non essere stato visto: dopotutto quel coso aveva ancora cinque occhi) e continuò a salire, spegnendo la Fiaccola e rimettendola a posto per avere le mani libere. Era quasi arrivato alla nuca dell’Idra quando venne intercettato dalla coda, che gli assestò una mazzata alla schiena da fargli perdere il fiato, oltre che la presa.
Cadde giù e rimase stordito alcuni secondi, incapace di rendersi conto di dove era o di cosa succedeva. A dire il vero, stava precipitando ben oltre il bordo di pietra della rampa, dritto nella fossa che, rapidamente, si stava riempiendo di liquame.
All’improvviso, qualcosa gli si avvinghiò stretto alla caviglia, fermandolo. Riprendendosi completamente dallo stordimento si accorse di essere appeso a testa in giù nel baratro ribollente, con la fanghiglia nera ad una ventina di metri sotto di sé, il codino e gli orli del gilet che penzolavano nel vuoto.
- Oh…- mormorò - Capperi…-
Cominciarono a tirarlo su, e quando riuscì ad arrampicarsi di nuovo sulla passerella vide Alis, con un’espressione estremamente colpevole, che evitava in ogni modo il suo sguardo. Questo perché a salvarlo era stato Serpiade, che non aveva più il collare, il quale giaceva aperto in terra da una parte.
Per qualche istante Timmi guardò prima il Demone Serpe e poi Alis, mentre un assurdo pensiero gli attraversava la mente.
- Gli hai… tolto il collare?- sbottò, allibito - Alis, ma sei pazza?-
- Bhè, ti ha salvato, no?- disse lei, sulla difensiva, ma arrossendo furiosamente - Insomma… era lì che rantolava… mi ha fatto pena…-
- Ti ha fatto…- il mezzodemone scosse la testa e guardò Serpiade - Senti, rettile tentacolare, non ho tempo per pensare anche a te. Se vuoi puoi andartene, specie considerando che mi hai salvato. Ma non mettermi i bastoni tra le ruote.-
Serpiade fece guizzare rapidamente la lingua nell’aria.
- Io no va via.- articolò. Aveva una voce bassa e gutturale, appena un po’ sibilante - Tua amica aiutato me. Io aiuta voi. Serpiade no va via.-
Vagamente sorpreso dalla sua offerta, Timmi annuì.
- D’accordo.- disse - Non ti chiedo perché sei tanto ansioso di cambiare bandiera. Toglimi solo di torno quella dannata coda.-
Senza farselo ripetere due volte, il demone sparì dalla loro vista, diretto alla parte retrostante dell’Idra. Lui si rivolse ad Alis.
- Per ora faccio finta di niente.- disse - Però poi facciamo un discorsetto, okay? Non ti facevo tanto tenera.-
Lei annuì e tornò a colpire la zampa con tutto quello che le veniva in mente nel tentativo di romperla (in qualche modo, l’Idra pareva essere schermata dalle magie), e il mezzodemone ricominciò a scalare rapidamente la testa da cui era appena caduto, la quale adesso tentava di azzannare Trys.
Non sapeva cosa stesse combinando Serpiade con la coda, ma di certo non se ne dovette preoccupare affatto, dato che riuscì a salire senza troppi problemi, se si escludevano gli scossoni e i tentativi che fece la testa centrale di incenerirlo. Skin, intanto, aveva lanciato due yoyo, avvolgendone i cavi attorno alla parte alta del collo e ne aveva passato uno a Devon, accanto a lui.
Ora li stavano saldamente tirando da due parti diverse, in un’azione combinata che, pur non bastando a strangolare il loro gigantesco nemico, era sufficiente a bloccare la testa centrale lì dov’era: non poteva più muoversi né a destra né a sinistra, anche se i due stavano sudando vistosamente nello sforzo.
Nel frattempo Trys colse al volo l’occasione e, mentre l’Idra apriva di nuovo la bocca centrale per soffiare fuoco, lanciò una granata che entrò nelle sue fauci ed esplose in una sorta di globo colloso (Granata L come “Liberati se ti riesce”), impedendole di aprire o chiudere la bocca o di lanciare fiamme. Fatto ciò, il folletto prese da Devon (che si stava stancando rapidamente) il cavo dello yoyo e tirò con Skin, immobilizzando quasi del tutto la testa della bestia.
Ora liberi sia dalla coda che dal fuoco, Timmi e Darth poterono issarsi definitivamente sulle agitate teste laterali, le quali ruggivano e soffiavano furibonde, cercando di scrollarseli di dosso. I due si aggrapparono saldamente con le ginocchia al collo e sollevarono le armi in un identico movimento, calandole quasi contemporaneamente nei crani davanti a loro.
Le lame affondarono nella carne e poi nell’osso con molta facilità, raggiungendo infine il tessuto cerebrale. Entrambe le teste emisero due brevi, acuti lamenti che si spensero immediatamente dopo essere stati lanciati, e poi caddero verso il basso, precipitando con pericolosa rapidità.
I due scivolarono giù da dove si trovavano, incontrandosi alla base dell’unico collo ancora munito di testa funzionante, che tuttavia si agitava più che mai, tanto che Skin e Trys stavano facendo sempre più fatica per immobilizzarla. Inoltre, non le potevano impedire di andare in su o in giù e, anche se non poteva più morderli o sputare fiamme grazie alla Granata L, cercava costantemente di far cadere i due strattonando come lenze da pesca i cavi.
A peggiorare le cose, la colla cominciava già a dare segni di cedimento dovuto al calore: stava scaldando la sostanza adesiva con il proprio fiato, e prima o poi l’avrebbe avuta vinta.
- Dobbiamo abbatterla prima che si liberi!- sbottò Darth.
- Come le altre, allora.- concordò Timmi.
Sentirono dei passi avvicinarsi rapidamente, e voltandosi videro Serpiade correre verso di loro sulla schiena del mostro. Alle sue spalle c’era un moncone sanguinolento che si agitava in aria: era riuscito a tagliarle la coda.
- Bel lavoro.- disse il mezzodemone.
- Cosa fa lui qui?- chiese Darth.
- Te lo dico dopo, ora ammazziamo quest’affare!-
I tre corsero su per il collo, tenendosi come meglio potevano per non farsi scaraventare di sotto

***

Nadine si abbandonò contro il basso muricciolo che faceva da balaustra alla rampa, sfinita, sudata, graffiata ed assolutamente sporchissima di sangue sia suo che dell’Idra: insieme a Jo (e poi anche con l’aiuto di Devon, quando questi era arrivato), aveva tentato in tutti i modi di rompere, tagliare, ferire o comunque bloccare la zampa della creatura, tozza e non molto più alta di lei ma decisamente resistente e protetta da qualche incantesimo.
Alla fine ce l’avevano fatta quando l’ex Emissario delle Ombre, anch’egli con un’aria decisamente provata, aveva evocato la magia di Chimaira, che stavolta era stata avvolta da una sorta di liquido verde brillante. A giudicare dall’effetto acido che aveva avuto sulla carne dell’Idra, doveva trattarsi di veleno.
Una volta preparata l’arma, l’aveva levata sopra la testa e poi calata sulla zampa ostinata, riuscendo a perforare le protezioni magiche come nient’altro, ferendo la bestia molto più gravemente di qualsiasi loro incantesimo e costringendola alla quasi totale immobilità del’arto.
- Come se la staranno cavando Xander e Alis?- ansimò Jo, seduto sul muretto.
- Se vuoi saperlo, vai a cercarli…- esalò Nadine - Io sono al limite…-
- Io vado lassù.- annunciò Devon, alzando lo sguardo verso Timmi, Darth e Serpiade - Voglio aiutarli.-
- Pessima idea…- disse Jo - Se non ti ammazza l’Idra lo faranno loro… specie Timmi.-
- Meglio che resti qui.- annuì stancamente la ragazza - Sono due combattenti esperti, loro… E quel demone serpente mi pare piuttosto capace. Se ne occuperanno da soli.-
Devon sbuffò d’impazienza.
- Non riesco a non fare niente…-
- Allora vai a vedere come se la cavano Alis e Xander.- suggerì Jo.
Senza farselo ripetere, il ragazzo corse all’altra zampa dell’Idra.

- Okay, ora che ci siamo che si fa?- chiese Darth, aggrappandosi saldamente alla corta peluria che spuntava sul capo del mostro.
- Facciamo come con gli altri.- rispose Timmi, al suo fianco, sguainando la Fiaccola.
- Dubito sia tanto semplice.- obbiettò il Templare.
- E perché?-
Lui si strinse nelle spalle.
- Non so… una sensazione… come qualcosa che dovrei ricordare…-
- Bhè, se è importante te lo ricordi da solo.- sbottò il mezzodemone, sollevando Nova ed attivandone la lama.
Calò l’arma sul cranio del gigantesco avversario, affondandola fino all’impugnatura.
L’Idra lanciò un gemito soffocato a causa della colla, ma non si accasciò. Anzi, si scosse con ancora più energia, e loro dovettero aggrapparsi ancora più saldamente per non cadere giù. Per poco, Trys e Skin non crollarono a terra come birilli.
- Acci…- sbottò Timmi, che batteva i denti a causa degli scossoni, i quali gli impedivano quasi di imprecare - Che cavo… brocco… ortaggio succede?-
- Non so…- gridò Darth, in risposta - Ma scommetto che c’entra quella cosa che non riesco a ricordarmi…-
- Artiglio Nero…- lo chiamò Serpiade. Lui si voltò, e vide che indicava la coda che aveva staccato al mostro - Assorbi. Così usa vortici. Se passa da occhi…-
- … allora foro cervello!- annuì Timmi - Grazie, Serpiade!-
Rimise la Fiaccola a posto e si lanciò verso il basso, usando come scivolo il lungo collo del mostro; quando fu arrivato alla fine, spiccò un salto che lo portò al limite del moncherino sul suo didietro e tolse la mitena dalla mano destra, liberando il vortice Risucchio, che assorbì al proprio interno la coda. Quando ebbe fatto si trasformò in demone, così da poter contare sui propri artigli per arrampicarsi più in fretta, e raggiunse nuovamente Darth e Serpiade, i quali avevano raddoppiato gli sforzi per cercare di rimanere lì dov’erano.
- Ci sei?- sbottò il Templare, mentre lui tornava umano - Perché non so quanto posso durare ancora!-
Timmi non rispose e scavalcò il capo dell’Idra, atterrando sul suo muso incollato, di fronte ai suoi orribili occhi sporgenti, che si fissarono feroci su di lui. O quantomeno, a fissarlo fu il solo occhio ancora integro, visto che Darth aveva trafitto l’altro.
- Sì, brava, guardami…- sbuffò, togliendosi la mitena sinistra.
Liberò Riflusso, dosandolo in modo tale che non investisse anche i suoi compagni, e mentre la bestia si agitava sempre di più per il dolore (costringendoli a tenersi ancora più saldamente), la fiammata arancione acceso penetrò a fondo nella sua testa, accecandola.
Quando l’energia si fu esaurita, tuttavia, la creatura era ancora viva, e sempre più inferocita, anche se completamene ceca.
- Cosa…?- sbottò Timmi, alzando incredulo lo sguardo sugli altri due.
Darth si strinse nelle spalle, ma Serpiade non si diede per vinto, ed alzò un pugno per poi abbatterlo con forza sul capo dell’Idra. Quello affondò fino al gomito, sfondando la carne e l’osso come se fossero burro fuso. Quando lo ritrasse era ricoperto dal sangue e del cervello della creatura, la quale insisteva ancora nell’agitarsi, strillando quanto più glie lo permetteva la colla, la quale aveva quasi completamente ceduto.
- Ma che cazzo!- gridò Darth, spazientito - Si può sapere perché non muore?-
- E che ne so!- esclamò Timmi, tenendosi a fatica - Qui i casi sono due: o il cervello è protetto in qualche modo o è come per la sirena, e quest’organo è puramente decorativo…-
- O è immortale!- aggiunse Darth, dandosi una manata sulla fronte - Ecco cosa mi ero dimenticato… la testa centrale dell’Idra è immortale!-
- Cosa?- sbottò Timmi - Immortale? E come cazzo ne usciamo?-
Lui non rispose subito, incapace di dirgli qualcosa che potesse aiutarli a vincere quell’enorme mostro. Poi Serpiade indicò verso terra.
- Liquame.- disse.
I due guardarono in basso, nel fossato, dove ancora la sostanza in cui si era trasformato il Tredicesimo Membro stava continuando a fluire da dentro il castello. Il livello continuava a salire, e ora raggiungeva quasi la metà della buca.
- Il liquame…- ripeté Darth - Sì, se è letale come crediamo può funzionare, dopotutto ha consumato qualsiasi cosa l’abbia toccato… ora non ci resta che buttare l’Idra di sotto!-
- Chiaro!- gridò Timmi, arrabbiato, mentre una scossa particolarmente violenta rischiava di disarcionarlo - Un attimo, scendo e la spingo!-
- Perché, sei abbastanza forte?-
- NO CHE NON LO SONO, CHE CAZZO DI DOMANDE MI FAI?- sbottò, ora infuriato - Pensa a qualcosa, piuttosto!-
- Ehi, volete muovervi, lassù?- gridò Trys dal basso - Qua ci stiamo stancando, e la colla terrà ancora per poco!-
- Se sei tanto bravo, perché non vieni qui?- gridò furente Timmi, voltandosi a guardarlo - Questa testa di cazzo di una testa d’Idra è immortale!-
- E buttatela di sotto, no?- replicò il Folletto, continuando a tirare il cavo.
Timmi serrò pugni e denti per non mandarlo in un posto molto affollato.
- Eh, la fai facile!- sbottò - Come accidenti facciamo?-
Lui non rispose, e il mezzodemone tornò a voltarsi, sguainando la Fiaccola.
- Okay…- disse - Propongo di colpire finché non riusciamo a stenderla.-
- Pensi che funzionerà?-
- No.- sbottò lui, cercando di alzarsi senza cadere - Ma non mi viene in mente nient’altro!-

***

Trys si guardò intorno, e vide Devon che, a differenza dei ragazzi, era ancora in piedi. Stava guardando con apprensione i tre sulla testa dell’Idra, e aveva l’espressione di qualcuno che vorrebbe tanto fare qualcosa.
- Devon!- lo chiamò lui - Vieni, aiutami!-
Il ragazzo corse immediatamente da lui, pronto a dargli una mano.
- Cosa c’è?- chiese.
- Riprenditi questo per un po’.- disse, porgendogli il cavo - Io, intanto…-
Le sue parole furono inghiottite da un ruggito esasperato e liberatorio: l’Idra si era liberata della colla.

- Fantastico…- sbottò Timmi, mentre una fiammata diretta a terra mancava di poco i loro amici.
- Direi che siamo proprio a posto, ora.- aggiunse Darth, menando un ultima mazzata contro la testa della creatura, mentre Serpiade strappava via pezzi di osso, rivelando così il cervello, ancora dannatamente intatto, dell’essere - Senti, dobbiamo distruggerlo tutto in una volta. Si riformerà, certo, ma perderà i sensi abbastanza a lungo da cadere di sotto… credo.-
- E come facciamo?- chiese il mezzodemone - Non posso assorbirlo, è immortale… chissà cosa mi succederebbe!-
- Ehi, Timmi!- gridò Trys.
Questi si voltò, giusto in tempo per vederlo lanciare qualcosa al suo indirizzo.
- Granata M in arrivo!- gridò.
Lui sgranò gli occhi, terrorizzato, e si sporse per afferrarla al volo. Quella per poco non gli sfuggì di mano non una, ma ben tre volte, finché non la abbracciò completamente, atterrito dall’idea che potesse esplodere.
- La prossima volta portala tu!- gridò, furioso.
- Dai, buttala dentro!- gli intimò Darth, mentre l’Idra sputava ancora fuoco - Muoviti!-
- Sì, ma è meglio che scendiate subito!- rispose lui, aggrappandosi forte per resistere ad una nuova scossa - L’esplosione di uno di questi gingilli non scherza!-
- Scordatelo!- esclamò il Templare - Ti serviranno le mie polveri per resistere, lo sai!-
Entrambi guardarono il Demone Serpe accanto a loro, che aveva avviluppato i tentacoli appena ricresciuti attorno al collo dell’Idra e non pareva volersi muovere.
- Bah, fai come ti pare…- sbuffò il mezzodemone, posando un piede sul muso della bestia e toccandolo con la mano - Speriamo solo che la magia tenga…- aggiunse, evocando un incantesimo che avrebbe dovuto tenerlo fisso dove si trovava.
- Pronto?- chiese Darth, che aveva tirato fuori un sacchetto di polvere.
- Lancia subito dopo di me.- rispose Timmi - Abbiamo una sola possibilità, non dimenticartelo…-
- Lo so!- esclamò lui, cercando di non cadere - Ora, ti degni di far fuori quest’affare?-
L’ennesima fiammata lo convinse a darsi una mossa, anche perché, subito dopo, la testa dell’Idra si mosse con maggiore libertà di prima, quasi si fosse liberata dal cavo che la tratteneva: probabilmente, i loro amici là sotto erano stati costretti a lasciare per ripararsi.
- Okay…- disse - Uno… due…- prese un bel respiro - … TRE!-
Lanciò la granata dritta dritta dentro il cranio scoperchiato della bestia, con tanta forza che affondò nel suo cervello, e quasi contemporaneamente Darth svuotò l’intero sacchetto di polvere sopra la ferita.
L’esplosione non li investì direttamente, ma scosse tutta la creatura con tale violenza che quasi non li disarcionò. Timmi riuscì a rimanere dov’era solo grazie alla magia, ma Darth ebbe bisogno di essere afferrato al volo dai tentacoli di Serpiade.
Un attimo dopo, la gigantesca Idra cominciò ad accasciarsi di lato, cadendo giù, verso il fossato. Timmi fece appena in tempo a sciogliere l’incantesimo, ma già erano tutti oltre il parapetto, e si lanciarono insieme per cercare di aggrapparsi al bordo della passerella.
Il mezzodemone ci riuscì per un pelo, usando nuovamente l’Incantesimo di Presa, tramite il quale la mano gli rimase attaccata alla pietra, mentre Darth gli si avvinghiò alla vita e Serpiade afferrò una caviglia del Templare con i tentacoli, interrompendo appena in tempo la propria caduta.
Darth e Timmi guardarono verso il basso, e videro il liquame nero e denso che si avvolgeva attorno al corpo della creatura, consumandola rapidamente ed inglobandola dentro di sé.
- Bhè, guardiamo il lato positivo.- disse Darth - Ora siamo sicuri che è morta.-
Timmi sbuffò.
- Darth, fammi un favore…- disse, mentre Skin gli tendeva una mano - … le cretinate lasciale a Trys.-

Completamente esausti, Timmi e Darth si appoggiarono al basso muretto di pietra, così come Xander, Alis, Jo, Devon e Nadine, al loro fianco.
- Bhè, siete stati bravi, non c’è che dire.- commentò Skin, sporgendosi oltre la balaustra per guardare - Non vedo nemmeno più il corpo dell’Idra.-
Timmi sbuffò scocciato.
- Assurdo…- disse - Abbiamo impiegato più ad ammazzare il cane da guardia che l’Alleanza vera e propria…-
- Sì, ma il cane da guardia era alto sei piani.- osservò Trys.
Il mezzodemone scosse la testa, stanco, e guardò Serpiade: era poco lontano da loro, e sembrava completamente estraneo alla loro conversazione: se ne stava tranquillamente in piedi con le braccia incrociate. I tentacoli erano adesso raccolti dietro la schiena, simili a grossi bozzi di carne. Non era rivolto verso di loro, e se avesse avuto occhi funzionanti avrebbe detto che non li stava guardando. Con un po’ di fatica, si alzò in piedi e si rivolse a lui.
- Ehi, Serpiade!- lo chiamò.
Lui si voltò a guardarlo con i suoi occhi ciechi.
- Volevo ringraziarti.- disse - Sei stato di grande aiuto.-
L’altro annuì.
- Piacere di Serpiade.- disse - Io era schiavo. Ora è libero.-
- Quindi non piaceva neanche a te l’Alleanza, eh?- disse Timmi, aggrottando la fronte - Ma qualche servo leale lo avevano o no?-
Il demone non rispose.
- Ora io crede che va via.- disse invece.
- Vai via?- chiese sorpreso Devon - E dove?-
Lui si strinse nelle spalle.
- Io no sa.- ammise - Ma ora è libero. Da oggi, noi è amici.-
- Sicuro, ma riga dritto.- gli intimò Timmi - Mi seccherebbe doverti dare la caccia.-
Serpiade fece un ghigno che poteva essere interpretato come un sorriso.
- Io tenta.- rispose, un attimo prima di sparire.
Rimasero un attimo in silenzio ad osservare il punto da cui era partito.
- Rischio qualcosa a dire che in fondo era simpatico?- chiese Trys.
- No.- rispose Timmi - Ma adesso andiamo via… sono distrutto, e voglio gongolare un po’ davanti al Sommo Concilio.-

Grazie al cielo, oggi sono riuscito a postare il capitolo ad un orario umano. E a proposito, grazie ai miei lettori Ely79, NemoTheNameless, _Arse_, RahizelRahtalos e Fantasy_40, che seguono la storia.

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Capitolo 24
*** Cap. 23: Festeggiamenti ***


Cannella sospirò, passandosi una mano tra i capelli dello stesso colore di cui portava il nome, mentre andava avanti e indietro nella sala riunioni del Sommo Concilio, dentro la quale l’intera assemblea si era riunita.
- Ricapitoliamo…- disse lentamente, guardando Gabriele ma rivolgendosi a tutti i presenti - Allora, qual è la situazione della barriera?-
- Pessima.- rispose Liz.
- Non buona.- corresse Gabriele, lanciandole un’occhiataccia - Le brecce si stanno aprendo a velocità sempre maggiore, e per tempi sempre più lunghi. I nostri uomini si stanno sforzando al massimo per cercare di mantenere la situazione sotto controllo, ed abbiamo chiesto aiuto anche ai Cacciademoni e ai Templari, ma anche così riusciamo a malapena a contenere la situazione.-
- La popolazione umana si è accorta di qualcosa?-
- Sì, naturalmente.- rispose Uriel - Sfortunatamente per noi, non esiste una magia che modifichi la realtà fino a questo punto, e riavvolgere il tempo non servirebbe a niente, in questo caso. Riusciamo appena a modificare i ricordi, e non è sempre facile.-
- Cos’è passato fino ad ora?-
- Ogni genere di creature.- disse Michele - Abbiamo ricevuto persino segnalazioni di Erranti, segno evidente che il danno si è esteso ai Cancelli del Male. E non bisogna dimenticarsi del cucciolo di Yamatano Orochi, che è comparso a New York: fino ad ora è stato la cosa più grossa passata, ma non credo che continuerà ad esserlo ancora a lungo.-
- Poi c’è stata la Chimera, le Manticore impazzite, i Troll, quei cosi col didietro a forma di ragno…- cominciò ad elencare Liz - Da far sbiancare i capelli a Danny.-
- Lui li ha già bianchi, Liz.- osservò stancamente Cannella.
- Bhè, ci sarà pure un motivo.- rispose lei, stringendosi nelle spalle.
- C’è poco da scherzare.- intervenne Raffaele - Queste sono cose di portata catastrofica, e ancora non ci siamo minimamente avvicinati ad una soluzione.-
- Questo perché non abbiamo nemmeno compreso quale sia la causa dell’indebolimento della barriera.- osservò un mago occhialuto e bruno.
- Ha ragione Isaac.- annuì una strega rugosa - Non siamo riusciti a muovere nemmeno un passo in quella direzione.-
- Pensavo che steste indagando!- si sorprese Cannella.
- Abbiamo affidato la cosa a Elizabeth.- spiegò Gabriele - Almeno, da quando ci siamo dovuti concentrare sulle brecce.-
- Ovvero, da quasi tre giorni.- sbuffò la strega - Vi ricordo che ho passato l’infanzia sui libri grazie a Marek, e che li odio… non potete pretendere chissà che.-
- Almeno hai ottenuto qualcosa?- sbottò Cannella, cominciando a spazientirsi - O sai solo lamentarti?-
- Ehi!- esclamò indignata lei - Vacci piano, ho fatto del mio meglio!-
- E cosa hai trovato?- intervenne Raffaele, prima che Cannella potesse ribattere.
- Niente.- rispose Liz, stringendosi nelle spalle - Almeno, nulla che possa essere veramente definitivo.-
- In che senso?- chiese la Custode dell'Eden.
- Nel senso che… bhè, forse ho un’idea.- ammise la strega - Ma non è granché… non sono nemmeno troppo sicura, non è qualcosa che ho trovato nei libri…-
- Tu diccela, poi decideremo noi se va bene o no.-
- Ecco… stavo guardando il calendario, stamattina…- spiegò lei - … e ho visto che tra un paio di settimane c’è la Convergenza.-
Cannella aggrottò la fronte: l’evento della Grande Convergenza Magica, a cadenza annuale, era un momento particolare in cui la magia si accumulava tutta in un solo posto e poi si scaricava nell’aria.
Questo era possibile poiché ogni incantesimo, una volta lanciato, subiva un processo molto simile a quello cui era sottoposta una palla da tennis lanciata nel vuoto: l’attrito dell’aria, la forza di gravità, eventuali ostacoli e tanti altri fattori causavano una perdita d’energia che portava la palla a cadere a terra e a fermarsi.
Naturalmente, la stregoneria aveva poco o niente a che fare con la fisica, ma alla fine il risultato era lo stesso, più o meno: un poco di magia, nel lanciare l’incantesimo, andava a disperdersi progressivamente nell’aria, e il giorno della Convergenza si accumulava tutta in un unico punto, per poi disperdersi e tornare a riformarsi esattamente l’anno dopo.
- Cosa c’entra la Convergenza?- chiese Uriel, dando voce ai pensieri di Cannella e, probabilmente, di tutta l’assemblea.
- Niente, forse…- ammise lei - Però mi è venuto un dubbio, e mi sono documentata, così ho visto che non si è mai verificata prima della creazione di una barriera di divisione dei mondi. Quando esisteva solo la terra, niente Convergenza.-
Questa volta, forse, la Custode dell'Eden aveva compreso cosa volesse dire la sua vecchia amica.
- Ma certo…- disse lentamente - Forse la Convergenza è causata dalla presenza della barriera…-
- … che trattiene la magia di scarto, impedendole di andare a finire nell’etere.- completo Liz - Nei primi tempi era una cosa da niente, che nemmeno veniva notata… ora, invece, capita ogni anno.-
- E forse è questo che causa il logoramento della barriera.- annuì Gabriele - La pressione sta raggiungendo il punto critico.-
Cannella annuì a propria volta, riflettendo: la teoria di Liz, naturalmente, era tutta da verificare, ma forse era la risposta che stavano cercando all’imminente catastrofe. In effetti, si spiegava anche perché il danno andava peggiorando via via che si avvicinavano alla data della Convergenza, il quindici Febbraio: la magia si stava accumulando sempre di più per via dell’imminente ricorrenza, causando danni progressivamente più gravi.
E se erano tanto gravi solo ora, non osava pensare a cosa sarebbe potuto succedere di lì ad un paio di settimane.
- D’accordo.- disse - Allora propongo che voi continuiate a contenere i danni. Intanto, io vado a prendere i miei fratelli, così potremo aiutare Liz a verificare la sua teoria.-
- Cosa?- sbuffò lei - Oh, ma dai… potete farlo anche da soli, no?-
- No.- rispose seccamente Cannella - La teoria è tua, e tu ci aiuti a capire se è giusta o no. Poi provvederemo a trovare una soluzione.- aggiunse.
- In tal caso, possiamo anche aggiornarci.- propose Gabriele.
- Sì, buona idea.-
Stavano per congedarsi ufficialmente, quando le porte d’oro si spalancarono per far passare un drappello alla cui testa c’era Timmi. Dietro di lui, sporchi, graffiati, sudati, ansanti e malconci, ma con un’aria estremamente soddisfatta, c’erano Skin, Trys, Darth, Nadine, Jo, Alis, Xander e Devon. Il mezzodemone era sudicio almeno il doppio degli altri, anche se praticamente illeso, e mentre camminava lasciava impronte scure, formate da quello che sembrava sangue. Sangue di mostro, per essere esatti.
Apparentemente ignaro della sporcizia che stava lasciando in terra o dell’avere appena fatto irruzione in sala riunioni durante un consulto ufficiale, Timmi prese dalla tasca un oggetto che poi lanciò ai piedi di Cannella: era un medaglione a forma di rosa nera, con un occhio al centro. Lo conosceva, quantomeno per sentito dire: era quello che il Tredicesimo Membro dell’Alleanza delle Ombre portava sempre al collo.
Alzò lo sguardo sul gruppo ansimante ma soddisfatto che tanto maleducatamente era entrato senza nemmeno bussare, osservando la scia di orme alle sue spalle, poi tornò a rivolgersi all’assemblea. Incredibilmente, nonostante il senso di euforia che provava, riuscì a darsi un contegno e a rimanere calma.
- Okay.- disse - Ci aggiorneremo tra un po’. Giusto il tempo di decidere come premiare questi nove.-

***

Tornati tutti a casa (Liz in persona si assicurò di ricostruire quella di Devon), si fecero un bagno tanto lungo che persino la sirena, a detta di Miley, cominciò a temere che fossero annegati.
Loro due, mentre il gruppo andava ad attaccare la fortezza, si erano cimentate in ogni tipo di piatto che gli veniva in mente: la sirena si era occupata soprattutto del pesce, che aveva preso soprattutto dal lago lì vicino (ma era stata una vera e propria sfida impedirle di farcirlo con le alghe), mentre la ragazza, invece, aveva pensato un po’ a tutto il resto.
Alla fine erano riuscite a preparare un sacco di cose, prevedendo la fame di tutti loro. Ma, ovviamente, non erano state in grado di immaginarsi la loro voglia di festeggiare, e non appena uscì dal bagno, Timmi prese praticamente tutte le uova che gli rimanevano e le mise in una terrina.
- Uova strapazzate anche oggi?- chiese Miley.
- No. Omelette.- rispose lui - Ehi, triglia, passami il barattolo di funghi.-
Ovviamente ce l’aveva con la sirena, che senza curarsi dell’appellativo usato gli passò quanto richiesto, sorridendo tranquillamente: pareva che non le interessasse minimamente di quanto Timmi fosse scortese, acido ed antipatico nei suoi confronti. Qualsiasi cosa lui le dicesse, continuava a fare come se niente fosse. Chissà cosa sentiva, con la sua empatia.
Verso le sei e mezza arrivò Nadine, e poco dopo anche Xander ed Alis. Tutti e tre avevano portato qualcosa, o di cucinato personalmente o di comprato al supermercato (e questo era il caso di Xander, che non sapeva preparare niente di diverso da un panino al tonno). Poi, verso le sette arrivò Darth, e alle otto anche Skin, che aveva per l’occasione abbandonato la propria tuta da battaglia, optando per un maglione verde scuro e un paio di pantaloni beige. Tra le braccia portava un vassoio di paste ed una bottiglia piena di una bevanda gelida.
- Questa ce la manda Raven.- disse, mettendola sul tavolo - Ma consiglia di berla piano, o ci ghiacceremo fino alle ossa…-
- Non si può scaldare?- chiese Miley.
Lui scosse la testa.
- Questa roba è da bere così.- disse - E non assorbe calore.- aggiunse, passandosi una mano sul braccio, che era costellato di brina ghiacciata.
Devon arrivò quasi per ultimo, e con lui erano quasi tutti. Mancavano soltanto Trys e Jo, i quali ancora non si vedevano.
- Dove sono finiti?- sbottò Timmi, guardando l’orologio - Lo sanno che odio fare tardi.-
- Tu odi quasi tutto.- sospirò Nadine - Comunque, può darsi che si siano abbioccati da una parte. Erano tanto stanchi…-
- Bhè, se fosse solo Jo ti darei ragione.- annuì Darth - Ma Trys non fa tardi, solitamente. Non per dormire, almeno.- e aggiunse qualcosa di incoerente riguardo ad un tubetto di dentifricio.
- E allora dove sono?- sbuffò Timmi.
- Possiamo andare a cercarli.- propose Xander - Io vado da Jo, e Darth va da Trys. Per te va bene?- chiese al Templare.
Lui sospirò, alzandosi in piedi.
- Odio questa parte della mia vita…- sbuffò - Fare da babysitter a Trys… c’è qualcosa di peggio?-
- Vogliamo discuterne?- grugnì Timmi, mentre la sirena cominciava a fare un fortino di bicchieri e posate - Piantala!- sbottò, togliendole di mano un coltello - Questi non sono giocattoli!-
Mentre Xander e Darth si avviavano verso l’uscita, da fuori risuonarono una serie di botti. Tutti corsero fuori per vedere cosa stesse succedendo (Timmi dovette caricarsi di peso la sirena sulle spalle e portarsela dietro, visto che stava ricominciando a giocare, questa volta a frisbee).
Trovarono Jo e Trys, in giardino, circondati da un sacco di fuochi artificiali. Alcuni erano ancora dentro le casse di legno servite per il trasporto, altri erano conficcati nel terreno e molti altri ancora erano in aria, scoppiando in ondate di scintille e lingue infuocate che disegnavano Idre decapitate, Zombie immobilizzati e Serpiadi luccicanti.
Timmi, mollata la sirena (che scivolò a terra) incrociò le braccia e guardò i due amici, aggrottando la fronte.
- Sapete che i fuochi d’artificio sono illegali?- chiese - In qualità di vicesceriffo vi dovrei arrestare subito.-
Trys ridacchiò.
- Bhè, fai pure.- disse porgendogli i polsi - Ma ti faccio presente che non ho usato polvere da sparo, e nessuno all’infuori di questo bosco può vedere alcunché.-
Il mezzodemone  sorrise.
- Bah…- grugnì - Vedi almeno di conservarne un po’ per dopo la cena, okay?-

La serata scorse serena in allegria, tra canzoni, brindisi e risate. La missione compiuta era, ufficialmente, tenuta sotto segreto, ed i suoi dettagli non potevano di conseguenza essere divulgati in nessun modo, ma essendo Miley direttamente coinvolta in tutta quella storia non esitarono a raccontarle minuziosamente come avevano fatto ad entrare nella fortezza, a superare le guardie, le trappole, il labirinto, gli specchi, le perle assassine e di come avevano colpito, distrutto, annientato e sconfitto i tredici membri dell’Alleanza per poi uscire di corsa, inseguiti dal liquame misterioso.
Quando poi le dissero della battaglia contro l’Idra, dapprima lei trattenne il respiro, ma quando poi realizzò che avevano impiegato quasi un’ora per abbattere qualcosa di molto meno potente dell’Alleanza vera e propria per poco non era scoppiata a ridere di gusto.
La sirena, invece, compose sui due piedi una canzone che celebrò la vittoria del gruppo, ed era anche piuttosto bella, ma non poterono apprezzarla appieno visto che per intonarla balzò sul frigorifero e cominciò a ballare come una matta, rischiando di farsi staccare le gambe a morsi da Timmi.
Quando finalmente riuscì a ricacciare la sirena sulla sedia, il mezzodemone tirò fuori dalla botola sotto il tappeto una bottiglia del suo whiskey migliore, che condivise con tutti (anche se, chiunque avesse meno di ventuno anni tranne lui non ne poté bere più di un paio di sorsi).
La bevanda portata da Skin, invece, era poco più alcolica della birra, ma talmente fredda che non riuscirono a finirne neanche metà bottiglia, per quanto buono fosse il sapore.
- Ma che cos’è?- chiese Jo, rabbrividendo.
- Un liquore che distilla il padre di Raven.- rispose il Fantasma - Ma non ho idea di cosa ci sia dentro. So solo che è ottimo, ma bisogna farci l’abitudine. Lui lo usa soprattutto quando fa viaggi in zone desertiche.-
- E si capisce anche perché…- commentò Trys, buttandone giù un bicchiere intero.
Poco mancò che gli venisse una congestione.

Finito di mangiare, erano tutti talmente satolli che dubitavano di riuscire a trascinarsi fino ai propri letti.
- Uff…- borbottò Timmi - Sapete, sono proprio contento di non dover guidare.-
- Dillo a noi…- ridacchiò Darth - È per questo che amo la magia…-
- Tu almeno vivi qui.- osservò Jo, rivolto a Timmi - Noialtri dobbiamo andare fino a casa nostra…-
- Bah…- grugnì il mezzodemone - Tanto lo so che finirete con il dormire da me, cosa credi?-
- Possiamo?- chiese speranzoso lui.
Timmi non rispose e si alzò.
- Allora, facciamo scoppiare ancora qualche altro petardo o li lasciamo tutti là fuori a prendere l’umido?- ridacchiò.
Mentre Trys dava fuoco alle ultime micce, facendo brillare miriadi di scintille che andarono a formare disegni sempre più complicati nel cielo già pieno di stelle, Miley si sentì finalmente liberata dal peso di tutta quella faccenda: il Talismano del Patto di Sangue, per quanto ancora all’interno del suo corpo, era adesso al sicuro, lontano dalle grinfie di chiunque, e lei con esso.
E l’Alleanza delle Ombre era stata definitivamente distrutta alla sua radice, insieme a tutti quei messaggeri che si trovavano nel castello, quindi non soltanto lei era al sicuro dai suoi membri, ma tutti quei poteri ancora sopiti e in attesa di venire riscoperti sarebbero stati recuperati unicamente da chi avrebbe saputo farne un buon uso. Oltretutto, senza più la distrazione dei tredici, adesso il Sommo Concilio si sarebbe potuto concentrare sui rimasugli della minaccia dei vecchi Custodi dell'Eden, tornano così al proprio compito originale.
Tuttavia, una parte di lei non riusciva a rasserenarsi del tutto.
Probabilmente, poiché aveva passato quasi un mese a nascondersi e scappare, non era più in grado di vedere le cose dal punto di vista di una persona normale, ma il fatto era che le suonava tutto un po’ strano: penetrare nel castello era stato relativamente semplice, il Tredicesimo Membro si era tramutato in una sostanza misteriosa che Cannella (alla quale Timmi aveva descritto il fenomeno) non era stata in grado di identificare.
Per non parlare della barriera che si sgretolava progressivamente, ed anche se una possibile spiegazione era stata trovata restava comunque in sospeso la sua soluzione. Oltretutto, le ultime parole del Tredicesimo Membro, riferitele dai suoi amici, facevano chiaramente capire che c’era qualcosa di più, qualcosa che non sapevano. In breve, non si sentiva completamente sicura.
Evidentemente almeno una parte della sua preoccupazione le si leggeva in volto perché Devon, accanto a lei, sembrò accorgersene.
- Tutto bene?- le chiese.
Miley annuì.
- Sì.- rispose - Mi sto solo chiedendo se è veramente finita.-
- Ma certo che lo è!- esclamò lui, sorpreso - Abbiamo distrutto l’Alleanza delle Ombre! Nessuno ti darà più la caccia, adesso!-
- Non è questo…- disse lei - Sono preoccupata per la magia con cui il Tredicesimo Membro è uscito di scena, ed anche per la barriera magica. Ancora non sappiamo niente di preciso su nessuna di queste due cose.-
- E te ne preoccupi tu?- sbuffò Timmi, che pareva aver sentito la loro conversazione - Dai, ragazzina, cerca di calmarti! È vero, Cannella non ha riconosciuto il sortilegio che le ho descritto, e sì, la barriera è messa male… ma perché ci pensi adesso?- incrociò le braccia e la guardò con aria un po’ divertita e un po’ esasperata - Ti sei appena liberata di un branco di pazzoidi che ti perseguitavano, per la miseria.-
- Ma non sappiamo nemmeno perché lo facessero!- obbiettò lei - Insomma… il Talismano è quasi inutile, ora, no? Non potevano usarlo!-
- Vero, ma forse questo loro non lo sapevano.- osservò Timmi - Smettila di pensare a cose tanto deprimenti, Miley, e lascia a noialtri il compito di preoccuparci. È questo che facciamo ogni giorno, in fondo.-
- E se poi ci fosse qualche altro problema?- chiese - Cosa succederà se dovesse esser necessario… non so… scappare di nuovo?-
- Allora sarai autorizzata a preoccuparti.- concesse Timmi - Ma fino ad allora goditi la tranquillità della vita normale: divertiti, vai al matrimonio di tua sorella, gira per negozi con le amiche… insomma, fai le cose che faresti di solito.-
Lei guardò il volto fiducioso e rassicurante del suo amico, e non poté non dargli ragione: si era appena tolta un grosso peso dall’animo. Era inutile preoccuparsi ancora di qualcosa che non era del tutto certa fosse il caso di temere. Se mai fosse stato necessario, allora avrebbe potuto di nuovo riprendere a sudare e piangere sulla sua situazione disperata.
Quando fosse venuto il momento di tremare, avrebbe tremato, ma fino ad allora avrebbe vissuto la propria vita senza temere niente che non fossero i compiti o il Re degli Gnomi.
Anzi, dopo tutto quello che aveva passato forse non si sarebbe più sentita tanto in soggezione per queste cose…

***

Marcus si proiettò davanti a ciò che restava della fortezza dell’Alleanza delle Ombre, ormai vuota e priva di vita, oltre che semidistrutta dalle scosse. Non c’era più nessuno, all’interno, poiché qualunque cosa ci fosse di organica era stata avvolta e consumata dal misterioso putridume scuro. Tuttavia, ciò che stava cercando era proprio la misteriosa sostanza nera.
Si avvicinò al fossato, ormai ricolmo fin quasi all’argine del liquame in cui si era tramutato il Tredicesimo Membro. Aveva finito di fuoriuscire dalla rocca da parecchie ore, ma era ancora agitato e ribollente come lava liquida.
Il mercenario prese dalla tasca un oggetto di ferro, un nuovo medaglione a forma di rosa nera con un occhio al centro. Era diverso dal suo gemello, preso dal Sommo Concilio, in un unico dettaglio: l’occhio si muoveva davvero.
Scrutava tutto ciò che aveva intorno, voltandosi nervosamente a destra, a sinistra, avanti e indietro, luccicando in maniera vagamente sinistra. Sembrava quasi che stesse cercando qualcosa.
Reprimendo un brivido, gettò il medaglione davanti a sé, nel lago scuro di fanghiglia ribollente. Essendo di ferro (ed anche piuttosto pesante), si aspettava che affondasse di botto, ma ciò non avvenne: rimase sulla superficie della sostanza, galleggiando come un tappo di sughero, ed una figura cominciò a sorgere lentamente da sotto, prendendo un aspetto vagamente umano, mentre l’oggetto calava lentamente fino a portarsi precisamente sopra dove avrebbe dovuto esserci il cuore.
Un attimo dopo cominciò a pulsare piano, esattamente come l’organo sotto di lui, e l’occhio parve calmarsi.
- Ben fatto, Marcus.- disse la figura, che aveva la voce del Tredicesimo Membro - Hai avuto problemi?-
- No, nessuno.- rispose lui - Il libro lo ho ancora io, e il Sommo Concilio non si è reso conto del furto. Intanto, mi sono assicurato di portare via tutto ciò che poteva servirci dal mio precedente nascondiglio, e l’ho messo in quello che lei mi ha suggerito.-
- Ottimo, ottimo.- rise piano l’altro - In tal caso, siamo perfettamente nei tempi. A dire il vero, siamo persino in anticipo… un altro giorno e sarebbe stato troppo presto, ero sicuro che ci avrebbero attaccati solo più tardi, sinceramente, con tutto quello che sta succedendo. Ma in fondo è meglio così, abbiamo molto più tempo del previsto per cercare il Seme del Demonio, e con un po’ di fortuna i nostri rivali non sospetteranno niente. Ora allontanati, mentre io completo l’incantesimo.-
Marcus fece quanto lui gli aveva detto, guardandolo alzare le braccia fin sopra la testa e pronunciare parole che lui non comprese. Era un linguaggio sgradevole e ostile, pieno di suoni dissonanti e dolorosi da sentire quanto (probabilmente) da pronunciare.
Più il Tredicesimo Membro insisteva nel parlare e più il liquido sotto di lui ribolliva feroce, cominciando anche a sciaguattare fino a sbattere contro i bordi di pietra del fossato.
Quando ebbe finito ci fu un improvviso rombo assordante, e tutta la sostanza nerastra che riempiva il fossato si sollevò, ricadendo poi sul terreno di fronte a Marcus, dove si condensò ed assunse colore.
Nel giro di pochi secondi il Tredicesimo Membro era di nuovo davanti a lui, vivo e vegeto ma con la metà del volto sfigurata.
Il suo occhio sano osservò il proprio corpo riformato, tastandosi il mantello come per verificare la solidità al di sotto di esso, poi si toccò il viso ed ebbe un leggero sussulto, mentre le dita passavano sopra le ferite ormai cicatrizzate dalla magia.
- Un danno non previsto…- commentò - Ma non fa niente…- rise piano tra sé, stringendosi nelle spalle - Ormai non conta… non dopo ciò che ho fatto!- e scoppiò a ridere di gusto - Ho sconfitto la morte!- gridò tra le risate - Mi hai sentito, re Darren? Io ho sconfitto la morte!- e rise sempre più forte, contento del proprio operato.
Marcus attese pazientemente che lui finisse di parlare e lo osservò mentre sghignazzava.
- Perché ha lasciato che succedesse?- chiese, incrociando le braccia - Solo per diventare immortale?-
L’altro smise lentamente di ridere e lo guardò, sorridendo soddisfatto.
- No.- rispose - Questo è qualcosa che mi servirà dopo, per quando avremo trovato il Seme del Demonio. Una piccola garanzia, potremmo quasi dire.-
- E allora a cosa è servito?- domandò Marcus - Non che m’interessi, ma vorrei poter capire per cosa mi ha ingaggiato, prima di andarmene.-
- Andartene?- ripeté lui - Mi spiace, Marcus, ma il tuo lavoro è appena cominciato. Ho ancora bisogno del tuo aiuto. Verrai naturalmente ricompensato come pattuito per ciò che hai fatto fino ad ora…- aggiunse, alzando rapidamente le mani, siccome lui aprì la bocca per protestare - … ma per il momento sei troppo prezioso, non posso cercarmi un nuovo assistente: la mia resurrezione deve rimanere segreta fino a quando non passerà in secondo piano, capisci?-
- Forse.- rispose - Ma voglio comunque sapere cosa ha in mente. Specie se dovrò ancora incontrare Timothy Anderson.-
- Bhè, spero di no, ovviamente…- ammise lo stregone - … ma se proprio ci tieni, sappi che il tuo lavoro è stato molto utile per perseguire un progetto che né demone né stregone oscuro, prima di me, avrebbe mai potuto sperare di realizzare. Nemmeno il Demone Armageddon.-
Giunse le mani dietro la schiena e si allontanò dal fossato con espressione soddisfatta, pronto a usare la Proiezione.
- Andiamo, ora.- disse - C’è molto da fare, e il Seme del Demonio ci aspetta. Abbiamo ancora un po’ di tempo, e dobbiamo sfruttarlo al meglio per scovarlo. Chissà dove si trova, quest’anno.-

Credo che qualcuno mi odierà per ciò che ho fatto :P
Ah, chi se ne frega... sappiate che questo era l'ultimo capitolo della prima parte della storia. A partire da domani inserirò i capitoli della seconda parte. Intanto, ringrazio quei lettori che mi hanno seguito e recensito fino ad ora, ovvero Ely79, _Arse_, NemoTheNameless, RahizelRahtalos e Fantasy_40.
P.S.: vi avverto, questa è, come probabilmente avete già intuito, la storia più lunga della serie. In effetti, nemmeno quella successiva è lunga quanto questa.

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Capitolo 25
*** Cap. 24: Una nuova missione ***


Da questo momento in poi, comincia la seconda parte della storia. Essa conta molti meno capitoli della prima (sono in totale nove, ma potrei doverne spezzare uno o due). Vedremo presto nuovi sviluppi, che spiegheranno come mai questo non era altro che un preludio. Avverto che ci sono alcuni riferimenti geografici e ambientali che qualcuno potrebbe contestare. Questo per un semplice motivo: SONO SEMPRE STATO UNA SEGA IN GEOGRAFIA!! VI PREGO, INVOCO PREVENTIVAMENTE PERDONO!!
Chiusa la pietosa supplica, auguro buona lettura a tutti!


              Parte seconda
Il Seme del Demonio


              
La successiva settimana trascorse in maniera quasi sonnacchiosa, dato che il Sommo Concilio concesse loro di riposare e recuperare le forze. Trys, Darth e Skin rientrarono in servizio dopo un paio di giorni, ma a Timmi fu detto di restare a casa, in previsione di un nuovo possibile incarico entro breve. Tuttavia, quando ricevette la chiamata, varcò la porta della sala riunioni del Sommo Concilio sbadigliando in modo quasi osceno: erano le sei e mezza del mattino, e l’avevano praticamente buttato giù dal letto senza quasi alcun preavviso, inviandogli un’aquila bianca che aveva cominciato a beccare la finestra finché non aveva aperto. La cosa peggiore era che, a causa della sirena, era dovuto rimanere alzato tutta la notte per pulire le macchie di frullato dal soffitto.
Un giorno frullo lei, giuro… Pensò.
- Sonno?- chiese Liz, vedendolo stiracchiarsi.
- Bah…- grugnì lui, massaggiandosi la schiena - Sono le sei, cosa pretendi?-
- Io non ho nemmeno dormito.- osservò la strega.
Il mezzodemone sospirò e guardò Gabriele, che lo osservava in silenzio, attendendo pazientemente che finisse di beccarsi con Liz.
- Allora, cosa c’è di così urgente da svegliare bruscamente un mezzodemone che ha un pessimo carattere?- le chiese.
- La questione barriera.- spiegò l’Arcangelo - Il motivo per cui sta cedendo.-
- Bhè?- sospirò lui - Credevo che aveste già una teoria in merito.-
- Oh, sì, la abbiamo.- annuì Gabriele - Ed è più di una teoria: abbiamo indagato a fondo…-
- Io ho indagato a fondo!- sbottò la strega, irritata.
- Liz ha indagato a fondo…- si corresse l’arcangelo - … con l’aiuto di Daniel, Dante, Kate, Seth e Cannella. Ed hanno scoperto che quanto ha ipotizzato non è solo plausibile, ma anche attendibile. La barriera è stata intaccata dalla magia di scarto della Convergenza.-
Timmi si passò una mano tra i capelli, sospirando; se era così, ecco spiegato il motivo per cui il danno era così esteso: persino oltre i Cancelli del Male veniva praticata la magia, e questo significava che gli scarti premevano anche lì.
- D’accordo…- disse lentamente - Cosa dovrei fare? Non sono in grado di annullare la Convergenza.-
- Nemmeno noi.- ammise Uriel - Non senza pensare a qualcosa. Tu dovrai solo trovare il luogo in cui essa si verificherà.-
Il mezzodemone sgranò gli occhi, mentre il sonno spariva di botto: trovare cosa?
- Ehm… perché, non lo sapete?- chiese.
- No.- rispose Michele - La Convergenza è sempre stato un fenomeno assai comune, e nessuno, prima d’ora, si era mai curato di indagare un po’ più a fondo. Non negli ultimi seicento secoli.- si corresse - Oltretutto, avviene ogni anno in un posto diverso, in maniera casuale e senza quasi nessun preavviso.-
- Ma non avete proprio nessun indizio?-
- Un tempo c’erano dei libri.- ammise Gabriele - Ed erano conservati nella biblioteca reale Elfica.-
- Libri che sono scomparsi qualche decina di anni fa.- aggiunse Liz - Uno stregone fu bandito, all’epoca… non sappiamo chi, persino re Darren non riesce a ricordare il suo nome, sa solo che gli stava davvero sulle scatole… ma ha portato via quei libri, e non si sa che fine abbia fatto. Secondo i nostri calcoli, comunque, ci sono ottime probabilità che il luogo sia da qualche parte nel Nord America.-
- Ma avete idea di quanto sia grande?- sospirò Timmi - Come trovo questo posto, stendo una cartina di tutti gli stati del nord e punto il dito a caso?-
- No, dovrai cercarlo con un po’ di lavoro.- rispose Gabriele - Ciò che sappiamo per certo da quello che ancora rimane è che il luogo si chiama “Seme del Demonio”. È un punto di grande concentrazione magica, così grande che tu, in quanto mezzodemone, potresti sentire assai facilmente.-
- Solo se fossi nelle sue vicinanze.- precisò - Non è che senta qualsiasi cosa, eh? Non sono Nadine, non possiedo poteri sensitivi.-
- Lo sappiamo bene, Timmi.- annuì l’Arcangelo - Ma non è questo che devi fare. Solo qualcuno con la facoltà innata di percepire la magia e i suoi campi di distribuzione può riuscire a seguire la traccia.-
- Che traccia?-
- Il Seme del Demonio emana energia negativa in quantità immense, che un sensitivo può seguire, se è sufficientemente abile o potente nell’usare le sue doti.-
- Quindi qualcuno col potere di percepire la magia può portarmi fino a lì.- concluse - Va bene… butto i ragazzi giù dal letto e…-
- No.- lo interruppe Uriel - Non coinvolgere anche loro.-
Lui lo guardò stupito.
- Cosa?- esclamò - Ma perché? Siamo sempre insieme… sono la mia squadra!-
- E sono anche molto bravi.- annuì Gabriele - Dovresti addestrare più spesso degli apprendisti…-
- Quando mi metterò il tutù, magari!- sbottò - Perché non posso portarli con me?-
- Perché sono ancora stanchi.- disse Raffaele - A differenza di te, sono dei semplici esseri umani. Anche se è passata una settimana, il confronto con l’Alleanza delle Ombre e le creature all’interno della fortezza li ha sfiancati. E non hanno nemmeno le capacità di recupero che hanno gli altri del Pentacolo.-
- D’accordo…- sospirò lui - Ma dovrò inventarmi qualcosa, perché se dico a Nadine che riparto tanto presto e da solo…- scosse la testa - Vabbè… e quei quattro? Trys e gli altri, intendo. Loro non possono venire?-
- Stanno tutti lavorando a pieno ritmo per chiudere le varie brecce che si aprono tutt’ora.- rispose Uriel - Non sono in grado di venire con te, servono a noi. E Raven non è ancora tornata, quindi diamo per scontato che sia sempre in convalescenza.-
- E va bene…- sospirò ancora - Quindi, solo io e questa specie di segugio magico… dove devo andare a prenderlo?-
- Da te.- disse Liz - È a casa tua.-
- L’avete mandato lì?- chiese - Ma… insomma, non mi pare giusto…- disse - Non gli si può chiedere di affrontare da solo la sirena…-
Qualcuno ridacchiò, e lui si sorprese: le sue battute, normalmente, venivano ignorate del tutto dai seriosi membri del Sommo Concilio, se si escludeva Liz. Quindi perché mai, questa volta, qualcuno rideva?
- Noi… dubitiamo che avrà problemi.- rispose esitante Gabriele.
Timmi aggrottò un sopracciglio.
- Perché?-
Ma la faccia dell’Arcangelo era una risposta più che sufficiente.
- N… no…- balbettò inorridito, indietreggiando di un passo - No… non mi fate questo…-
- L’empatia è una dote rara…- si giustificò lei - … e lo è ancora di più quella che percepisce anche la magia. Non abbiamo nessuno a cui chiedere, non tra quelli che conosciamo.-
Lui gemette, prendendosi la testa tra le mani.
Non è possibile! Questo è un incubo!
Con tutti gli empatici di tutti i mondi possibili e immaginabili, andavano ad affibbiargli proprio la sirena!

***

- Ora ascoltami molto attentamente, perché te lo dirò una volta sola…- ringhiò Timmi, sbattendo i palmi delle mani sul tavolo e sporgendosi così tanto che quasi toccava il viso della sirena con il suo, fissandola dritto dritto negli occhi - Io lavoro in un solo modo, il mio, e non cambio facilmente metodo. Quando dico di fare qualcosa, mi aspetto che gli altri lo facciano, specialmente se, come te, hanno l’esperienza di un minipimer! Quindi, se ti dico di tagliarti un braccio dovrai tagliartelo, perché se lo dovessi fare io potrei anche non fermarmi lì! Ci siamo capiti?-
Lei gli restituì uno sguardo ed un sorriso che la rendevano l’immagine della serenità, e lui temette che nemmeno l’avesse ascoltato: si appoggiava mollemente col mento al palmo di una mano, e non sembrava preoccuparsi granché.
- Bah… ma che parlo a fare?- sbuffò.
- Quanto tempo abbiamo?- chiese lei.
- Una settimana, sì e no.- rispose - Forse meno, non ricordo bene.-
- E una volta trovato il posto? Che dobbiamo fare?-
- Dirlo ai pezzi grossi e sperare che abbiano un’idea, per allora, o buona notte a tutti noi.-
Lei continuò a sorridere, quasi non le importasse. Timmi si passò una mano sulla faccia, sfinito ancora prima di cominciare.
- Perché sento che sarà un viaggio interminabile?- grugnì.
- Oh, au contraire, mon amì…- cinguettò allegramente lei, con una pronuncia così impeccabile che Timmi si chiese dove accidenti avesse imparato il francese - Ogni viaggio ha una fine, sempre e comunque. Sia che si tratti di quelli in auto, sia che si tratti di quelli a piedi, sia che si tratti di quelli fatti dai fatti.-
- Ah, ma che ridere…- sbottò Timmi - Comunque, ora metto qualcosa sotto i denti e poi si va. E vedi di non farmi saltare i nervi.- aggiunse, alzandosi - Non posso ucciderti, perché mi servi. Anzi, servi a tutto il mondo. Ma non tirare troppo la corda, o sarò io a tirare te… in un baratro, però!-
Mentre si dirigeva verso il frigorifero, comunque, venne distratto da una rapida serie di colpi alla porta.
- Bussano.- osservò inutilmente la sirena.
- Ma non mi dire…- grugnì lui - Mi chiedo solo chi possa essere a quest’ora…-
Quando andò ad aprire si ritrovò davanti all’ultima persona che si sarebbe aspettato di vedere quel giorno.
Alta forse un paio di centimetri in più di lui, dai capelli nerissimi e gli occhi grigi, infilata in un vestito intero con l’orlo dal taglio diagonale, c’era Raven. E sembrava pure guarita.

- Tu?- esclamò, incredulo.
- Buongiorno, Timmi.- disse lei, con il suo tipico tono misurato e l’espressione piatta - Sono contenta di rivederti. Posso entrare?-
- Eh? Oh, certo… dai, accomodati…-
Raven entrò e lui la fece sedere al tavolo della cucina, ancora stupito di essersela trovata davanti. La sirena la guardò senza fare commenti, con sguardo pensieroso.
- Cosa fai qui?- le chiese - Credevo che fossi ancora in convalescenza.-
- Ne sono uscita ieri.- rispose - Skin non te l’ha detto?-
- E chi l’ha più visto?- disse lui - Non lo sanno nemmeno al Sommo Concilio…-
- Sì, erano sorpresi quanto te, quando sono arrivata.- annuì - Ma hanno detto che, se voglio tornare subito in servizio, allora ho il loro permesso per venire con te e la tua amica.- e accennò alla sirena con la mano - Sempre che per voi vada bene, naturalmente.-
- Ma certo che va bene!- esclamò Timmi, contento: oltre ad essere un’eccezionale combattente, Raven avrebbe portato un minimo di razionalità in quello che si preannunciava come un vero e proprio incubo. Perlomeno, non sarebbero stati solo lui e la sirena - Te l’assicuro, tu mi salvi la vita!-
La sirena lo guardò.
- Se viene con noi, perché non me la presenti?- chiese tranquillamente.
- Ah, sì…- disse - Lei è Raven, la Valchiria … e Raven, lei è la nostra sirena empatica che ci porterà a destinazione… o al manicomio, dipende…-
- Non sembri molto contento.- osservò Raven.
- Aspetta dieci minuti e non lo sarai nemmeno tu.- grugnì lui - Ora fammi mangiare qualcosa, che muoio di fame… poi partiamo.-

Finito finalmente di fare colazione si ritrovarono tutti e tre in cortile, con Timmi che andava avanti e indietro alla maniera dei sergenti dell’esercito. Raven non lo perse di vista mentre camminava ma la sirena, al contrario, sembrava faticare a rimanere ferma: saltellava leggermente sul posto, si molleggiava sulle ginocchia e si guardava attorno come se desiderasse ardentemente di ballare un po’ in giro. Solo le minacce di Timmi l’avevano (momentaneamente) convinta a rimanere lì dov’era.
- Okay.- disse il mezzodemone - Allora, per prima cosa dobbiamo capire dove sta quel dannato coso che è il Seme del Demonio. Sappiamo che si trova da qualche parte qui nel nord, ma nessuno sa dirmi dove di preciso.-
- E da dove cominciamo a cercare?- chiese Raven.
- Dal Nesso Bianco che Daniel mi ha messo sotto casa.- rispose lui - A quanto ho capito, il Seme del Demonio è una specie di antitesi del Nesso Bianco, ed emana molta… mooolta energia negativa. La sirena può usarla per farsi un’idea di ciò che deve cercare.-
E la guardò in attesa mentre lei, dal canto suo, sembrava farsi completamente gli affari suoi, come se non le importasse niente di quella conversazione.
- Lo sento.- disse dopo qualche istante, bloccandosi - Ma è debole. Lo credo che non te ne accorgi.-
- L’importante è che lo percepisca tu.- disse Timmi - A questo punto, è meglio sbrigarsi.-
- Hai idea di quanto ci metteremo?- chiese Raven, preoccupata.
- Sì.- rispose Timmi - Una settimana, non un giorno di più.-
- Sei sicuro?- disse lei, dubbiosa.
- Certo che sì.- annuì il mezzodemone - In caso contrario, moriremo tutti.-
Siccome la Valchiria si limitò a restituirgli un’occhiata impassibile, lui tornò a rivolgersi alla sirena.
- Allora, in che direzione bisogna andare?- chiese.
Lei si guardò attorno per qualche secondo, osservando l’ambiente come in cerca di cartelli indicatori.
- Di là.- annunciò, indicando un punto alla sua destra ed avviandosi.
- E fermati!- sbottò lui, agguantandola con un balzo - Che vuoi, andarci a piedi? Prendiamo la macchina, dannazione!-

***

Un’ora dopo, più o meno, Timmi si trovava al volante della sua vecchia auto blu scolorita e macchiata di fango, con la sirena al lato del passeggero. Raven si era messa dietro, ed ora stavano prendendo la strada statale che li avrebbe condotti fuori dal Montana.
- Per quanto devo continuare?- chiese alla sua navigatrice.
- Non lo so. Chiedilo al navigatore satellitare.-
Il mezzodemone preferì non risponderle. Poi si chiese come facesse a sapere cos’era un navigatore satellitare. Ma dove cavolo le prendeva tutte quelle informazioni?
- I tuoi apprendisti?- chiese Raven, forse per sciogliere la tensione.
- A casa a dormire.- disse lui - Mi hanno espressamente ordinato di tenerli al di fuori di tutta questa storia. Tanto non è nemmeno previsto qualche guaio lungo il tragitto, per cui…-
- Ma li hai avvertiti?-
- O sono a scuola o stanno ancora dormendo.- rispose - Specie Jo e Xander, che credono sempre di poter fare sega senza che io me ne renda conto. È meglio aspettare che mi chiamino loro.-
Come in risposta alle sue parole, il cellulare squillò in quel preciso momento da dentro la sua tasca.
- Ecco, appunto… pronto?- chiese, quando lo ebbe preso - Sì, ciao… lo so, non sono in casa… no, sono in auto. Sto andando in giro… ecco, vedi, Raven è appena tornata e le hanno chiesto di fare una cosa… no, non sono in missione, la sto solo accompagnando. Sì, sì…- rimase un attimo in ascolto - Stai bene?- chiese - Hai una voce…- ascoltò ancora - Certo, quando torno se ne parla… okay, saluta gli altri… sì, d’accordo… no, non ho la maglia di lana!- sbottò - Ma io non ho mai freddo, lo sai!- sbuffò - Okay, sì, me la… che fai, ridi?- grugnì - E piantala di sfottere!- esclamò - Bah… sì, ciao…- e mise giù.
- Tutto bene?- chiese Raven.
- Sì, è solo Nadine che mi prende in giro.- rispose - Scusa se le ho detto che ti sto facendo da babysitter, ma non mi veniva in mente altro.-
- Tranquillo, non mi crei alcun problema.- disse lei - Ma cosa c’è che non va? Insomma, il caposquadra sei tu, no?-
- Sì, ma Nadine è…- si passò una mano tra i capelli - Dove devo girare?- chiese all’improvviso alla sirena, per cambiare argomento.
- Siamo su un rettilineo.- osservò la sirena.
- Ah sì? Scusa… ero distratto…-
Raven tornò a sedersi, prendendo mentalmente nota di non calpestare più quel terreno minato.

E così comincia la nuova parte della storia. Grazie a tutti quelli che mi seguono, ovvero Ely79, NemoTheNameless, _Arse_, Fantasy_40 e RahizelRahtalos.

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Capitolo 26
*** Cap. 25: Un lavoro per Marcus ***


Il Tredicesimo Membro si sollevò dal voluminoso tomo che stava studiando da giorni e stropicciò gli occhi, arrossati per la stanchezza. O meglio, il solo occhio che gli rimaneva. Anche per questo era tanto a pezzi: leggere, per un orbo, era assai più complicato che per le persone con entrambi i bulbi oculari al loro posto. Se poi si aggiungeva il fatto che come fonte luminosa aveva solo qualche candela…
Stava cercando con tutte le proprie forze di trovare il luogo in cui si sarebbe verificata la Convergenza, poiché era lì che doveva cercare di arrivare, ed era necessario farlo prima del Sommo Concilio. Non era del tutto certo che sapessero già dove recarsi, ma non erano stupidi, e se non avevano già intuito il collegamento l’avrebbero certamente fatto presto. Il suo solo vantaggio era che l’unico libro in cui erano riportati i dati utili alla la localizzazione del Seme del Demonio era in suo possesso.
Tuttavia, era stato redatto all’epoca di Avendrod, e ciò significava che molti nomi, calcoli e coordinate geografiche corrispondevano a cose non più esistenti, per non parlare dello spostamento dell’asse terrestre.
Mentre si alzava per prendere un po’ d’acqua dalla brocca lì vicino, Marcus comparve nel mezzo della stanza.
- Brutte notizie.- annunciò - Timothy Anderson è partito stamattina presto. Sta cercando il Seme del Demonio.-
Lo stregone annuì lentamente, tornando a sedersi.
- Capisco…- disse con calma - Bhè, non è che sia una cosa proprio inaspettata, dopotutto. Dovevano capirlo, prima o poi.-
- Ma non ci aiuta.- osservò lui - Se arrivasse prima di noi il Sommo Concilio potrebbe impedire la Convergenza. E lei sta mirando alla sua magia, no?-
Il Tredicesimo Membro annuì ancora.
- Non può certamente sapere dove avverrà.- decretò, deciso - Ho portato via tutti i libri, dopo l’esilio.-
- Qualcosa dev’essere rimasto, perché sta seguendo le indicazioni della sirena empatica che ho visto a casa sua.-
- Perché lei può percepire la magia, sì.- rispose lui - Staranno seguendo le onde magiche emesse dal Seme.-
- E non possiamo farlo anche noi?-
- No. Gli empatici sono rari, e lei è molto potente. E seguirli non è un’opzione, lei ci sentirebbe.- gettò un’occhiata stanca al libro - Devi rallentarli in qualsiasi modo ti venga in mente. Non sono ancora pronto.-
- Non sarà semplice.- osservò il mercenario.
- Non importa! Guadagna tempo, mentre io studio le vecchie carte!- sbottò spazientito - E ora vai!-
Marcus annuì e se ne andò, senza ribattere. Il Tredicesimo Membro era certo che sarebbe riuscito ad accontentarlo: per quanto incapace di affrontare direttamente Timothy Anderson, aveva le risorse necessarie a rallentarlo almeno per un po’.
O, quantomeno, questo era ciò che sperava.

Continuarono ad andare per ore ed ore, senza fermarsi praticamente mai, tanto che le nocche di Timmi erano sbiancate a furia di stringere il volante per guidare.
- Mi sembri un po’ stanco.- osservò Raven - Vuoi fermarti?-
- Ho visto un segnale per una stazione di servizio.- rispose lui - È tra meno di un chilometro. Abbiamo anche bisogno di fare benzina, quindi…-
La sirena si era appisolata, almeno all’apparenza, fin da quando avevano lasciato la regione collinare e leggermente umida in cui abitava Timmi per poi entrare nelle Grandi Pianure, su cui picchiava un sole così caldo che sembrava di essere in pieno deserto. Incredibile che fosse ancora Febbraio.
- Ehi, ci sei?- le chiese lui, scrollandola leggermente con movimenti rigidi per la prolungata immobilità (avrebbe potuto giurare di sentire uno scricchiolio proveniente dalle proprie giunture rattrappite).
La sirena si destò di soprassalto, sbattendo gli occhi alla luce del sole, borbottando qualcosa di incoerente su un tritone molesto.
Quando finalmente si fermarono alla polverosa stazione di servizio scesero tutti e tre: secondo la sirena ci sarebbe voluto ancora un bel po’ prima di arrivare, e sarebbe stato necessario comprare qualcosa da mangiare. Così, mentre lui faceva il pieno al serbatoio e Raven si sgranchiva un po’ le gambe, lei entrò nel piccolo negozio per prendere quanto era necessario.
- E segui attentamente la lista che ti ho dato!- le intimò il mezzodemone.
Il caldo, fuori dall’auto, era decisamente insopportabile per Raven che, abituata a climi più freddi e rigidi, cominciò ben presto a sentirsi un po’ sudata.
- Ciao.- le disse qualcuno.
Si trattava di un uomo, uno che non aveva mai visto, dall’aspetto perfettamente ordinario: corti capelli neri, naso un po’ aquilino e pelle scurita sotto il sole. Probabilmente, un umano come tanti altri. In testa aveva un cappellino azzurro, polveroso come il resto di quel posto.
- Buongiorno.- rispose lei.
- Tu non sei di queste parti, vero?-
- No. Vengo da un luogo molto più freddo.-
- Sì, lo immaginavo… E poi oggi è molto più caldo del solito.-
Raven guardò il cielo, privo di nuvole, ed esalò un sospiro stanco a causa dell’afa.
- Qui fa sempre tanto caldo?- chiese.
- Solo quando c’è il sole.- ridacchiò l’altro - Ma il deserto è peggio.- aggiunse.
- Fa più caldo?-
- Certo!- rispose lui, ridendo - Sennò che deserto sarebbe? Non ne esiste uno freddo!-
- Mai sentito parlare dell’Antartide?- replicò Raven.
Lui la ignorò.
- Senti… visto che hai tanto caldo…- disse - … potresti salire un attimo in auto. Ho l’aria condizionata, sai?-
- Ah, sì…- rispose distrattamente Raven, guardando la distesa polverosa: per lei, quel posto non era proprio qualcosa di nuovo, ma ci andava molto vicino - Anche il mio amico ha quella cosa. Si sta bene in auto.-
Prima che l’altro, palesemente stupito, potesse risponderle, ci fu un grido di esasperazione e rancore represso che risuonò nell’aria e lo fece trasalire. La valchiria, invece, essendo molto più abituata di lui alle manifestazioni emotive di Timmi, si limitò a voltarsi: il suo amico era appoggiato al tettuccio dell’auto con le mani, traendo dei profondi respiri per calmarsi, le palpebre e i denti serratissimi. Il motivo della sua irritazione era più che evidente, tutto sommato: la sirena, alle sue spalle, stava in piedi tutta sorridente con non meno di quattro buste di plastica gonfie di merce che, decisamente, eccedevano parecchio rispetto alla quantità richiesta.
- Raven…- sbottò furibondo Timmi - … sali in macchina, e mettiti davanti, stavolta… o altrimenti finisce che la ammazzo!-

- Si può sapere cosa diavolo ti dice quella zuppa d’alghe che hai in testa?- sbottò senza voltarsi, cercando ancora di mantenere la calma - Ti avevo detto chiaro e tondo di seguire la mia lista!-
- E l’ho fatto.- disse lei, mangiucchiando un marshmallow - Buono…- commentò - … ma credo che… bhè, manca il pepe…-
- Se hai seguito la lista, perché stai mangiando marsh… e finiscila!- sbottò, strappandole di mano il sacchetto, mentre lei se lo inclinava sopra la bocca spalancata - Finirai in iperglicemia!- la passò a Raven - Tienila lontana dagli zuccheri.- le chiese - E tu dimmi cosa accidenti volevi fare, poco fa!-
- Volevo comprare quello che mi hai chiesto tu.- rispose, cercando qualcosa nella busta più vicina, mentre Raven la guardava attentamente in cerca di glucosio non autorizzato - Però poi mi è venuta voglia di cantare… era da tanto che non lo facevo…-
- Ma se non hai quasi fatto altro, tranne mandarmi fuori dai gangheri!- protestò Timmi.
- Sì, bhè, quello non è “cantare”…- obbiettò la sirena, distraendosi un istante dalla sua ricerca - Io sono una sirena, no? Le sirene, quando cantano, non sono minimamente paragonabili a voi esseri umani… o alle valchirie…-
- Già, questo è vero…- concesse il mezzodemone, rassegnato.
- … o ai Custodi dell'Eden… ai Draghi… agli Elfi…-
- Sì, ho capito…-
- … ai Nani, ai Troll, ai paperi…-
- HO CAPITO! Aspe… che c’entrano i paperi?-

***

Marcus sapeva bene di non potere affrontare l’Artiglio Nero e la Valchiria tutto da solo, però poteva forse dare loro qualcosa che li trattenesse per un po’. Attese fino a sera, quando i tre che stava seguendo a distanza si fermarono finalmente in uno squallido albergo ad ore di una minuscola cittadina in mezzo alle Grandi Pianure.
Li vide prendere due camere (una per Timmi e un’altra per Raven e la sirena) ed andare a letto presto, probabilmente con l’intenzione di svegliarsi appena fosse sorto il sole. L’occasione di aggredirli nel sonno era ghiotta, ed avrebbe potuto levarseli dai piedi per sempre. Il Sommo Concilio non l’avrebbe mai saputo, poiché nessuno sapeva dove si trovavano in quel momento, e prima che chiunque se ne potesse accorgere sarebbe passato troppo tempo per rimediare.
Tuttavia, la prudenza gli diceva di non avvicinarsi così tanto a loro di persona: Timothy Anderson e Raven Åström erano molto forti, e non era il caso di sfidare la sorte. Se si fossero svegliati l’avrebbero certamente fatto a pezzi. E la sirena… bhè, lei non sembrava pericolosa, ma non gli pareva utile cercare di sorprendere nemmeno lei: era empatica, ed avrebbe benissimo potuto sentirlo mentre si avvicinava.
Scelse quindi di fare un salto in un piccolo bar dimesso a poca distanza dal luogo, sperando di trovare ciò di cui aveva bisogno. Si guardò un po’ attorno nel locale, rendendosi immediatamente conto che, lì dentro, c’erano soprattutto uomini, e che quasi tutti erano bevitori incalliti, perdigiorno, piantagrane e giocatori.
Sicuramente era nel posto giusto.

Tre uomini stavano giocando a biliardo, colpendo le palle sudice con le vecchie stecche consunte, puntando ogni tanto qualche dollaro sull’esito del prossimo tiro o buttando giù un sorso di birra.
- Questa te la metto dritta dritta in buca d’angolo con un doppio colpo di sponda.- ridacchiò uno dei tre, l’unico ad avere la barba.
- Bhè, se ne sei così sicuro perché non ci scommetti su?- replicò uno dei suoi amici, che indossava un berretto dei Wizards in testa.
- Perché se stasera perdi ancora, ti porto via anche le mutande!- sghignazzò Barba.
- Ma piantala!- sbottò Berretto - Un tiro del genere non lo faresti nemmeno con l’aiuto del pubblico!-
L’ultimo del gruppo, un tipo grosso con un vecchio giubbotto scolorito, rise della sua battuta e tirò fuori una banconota da venti, che appoggiò sul tavolo.
- Venti sul tiro mancato.- disse.
- Anche io.- annuì Berretto, facendo altrettanto.
Barba non disse niente e, dopo aver messo i propri soldi sopra quelli dei suoi amici, eseguì il tiro: la palla bianca colpì quella viola, che rotolò rapida fino alla sponda opposta, rimbalzò indietro, colpì l’altra estremità del tavolo da gioco e poi si diresse verso l’angolo.
Tuttavia, si fermò poco prima di entrare in buca.
Berretto scoppiò in una risataccia di trionfo e prese i suoi soldi, mentre Giubbotto fischiava piano.
- Quasi.- commentò, bevendo un sorso di birra.
Barba si strinse nelle spalle.
- L’ho fatto apposta.- replicò - È tutta la sera che vinco, se l’avessi fatto ancora avrei finto con l’annoiarmi.-
Mentre i suoi amici lo prendevano in giro, Marcus si avvicinò e mise un centone sulla sponda del tavolo.
- Scommetto che riesco ad infilare in buca tutte le palle spaccando il triangolo.- annunciò.
I tre, sbigottiti dal suo improvviso arrivo, dalle sue parole e dai soldi lì presenti, non dissero niente per qualche istante, troppo sconvolti per parlare. Poi Berretto cominciò a ridere di gusto, imitato ben presto dagli altri due.
- Questa è bella!- sghignazzò - Devi essere persino più ubriaco di me se proponi una scommessa simile!-
- Allora?- chiese educatamente Marcus - Mi fate provare o avete paura che riesca?-
Ancora in preda alle risate, Barba gli passò la stecca e cominciò a raccogliere le palle per riformare il triangolo. Quando fu pronto, il mercenario pose la palla bianca nel punto di inizio e prese bene la mira. Era ben consapevole di quanto esigue fossero le proprie possibilità, ma la poca magia di cui poteva disporre lo rendeva più che in grado di compiere una simile impresa. Di conseguenza, quando il suo colpo provocò un lento ma costante moto in tutte le palle fino a spingerle nelle varie buche non si stupì per niente nel sentire un rumore di vetri infranti: a quanto pareva, Giubbotto aveva perso la presa sulla bottiglia.
Marcus si rialzò e li guardò uno ad uno, appoggiandosi alla stecca. I tre, invece, guardavano ancora il tavolo da biliardo, sbigottiti.
- Come diavolo hai fatto?- esclamò Berretto.
- Segreto.- rispose lui.
- Bhè, fallo essere un po’ meno segreto.- disse Barba - Cazzo… con una cosa del genere c’è da diventare ricchi…-
- Mi spiace, ma anche volendo non potrei insegnarvelo.- disse - Tuttavia, posso fare un’altra cosa.-
- Ovvero?-
- Tanto per cominciare, farò finta di non aver mai scommesso.- disse, prendendo solo i propri cento dollari ed ignorando gli altri - Così tutti tornano a casa felici.-
- Come mai?- chiese sospettoso Giubbotto.
- Un gesto di buona volontà.- rispose Marcus - Voglio chiedervi un favore, e se lo farete vi pagherò molto bene.-
- Che favore?- chiese Barba.
- E come possiamo essere certi che poi ci pagherai?- aggiunse Berretto.
Marcus sorrise e posò la stecca.
- Venite fuori.- disse - Ne parleremo meglio se saremo lontani da orecchie indiscrete.-

Il mattino dopo, di buon ora, Timmi si svegliò sbadigliando e, dopo essersi lavato e vestito, andò a bussare alla porta della stanza in cui dormivano Raven e la sirena. La Valchiria aprì subito, già vestita di tutto punto e perfettamente sveglia.
- Ciao.- disse il mezzodemone - Lei dov’è?-
- Nel bagno.- rispose Raven - Ha visto che c’era la vasca ed ha voluto passare la notte in acqua.-
- Grandioso, io ho finito le pozioni…- sbuffò lui - Così mi tocca anche asciugarla col phon…- ed entrò, diretto verso il bagno.
Quando finalmente ebbe svegliato la sirena (che dormiva ancora, e lo faceva con la testa sott’acqua) e l’ebbe preparata ad un incontro con le persone normali, andarono tutti e tre al bar per pagare la stanza e andarsene.
- Com’è stata la nottata?- chiese Timmi, mentre aspettavano che il barman prestasse loro attenzione.
- È trascorsa molto tranquillamente.- rispose Raven.
- E lei ha fatto la brava?- aggiunse lui, guardando la sirena che girellava tra i pochi clienti lì presenti.
- Non mi ha dato alcun problema.-
Timmi annuì soddisfatto e si voltò, mentre il portiere si rivolgeva finalmente a loro. Stava tirando fuori i soldi per pagare quando sentì un rumore metallico, tipo lo scatto di una sicura, talmente vicino all’orecchio che non poté non pensare di essere sotto tiro. E infatti, girando leggermente il capo verso sinistra, trovò la canna di un fucile a canne mozze a circa quattro centimetri e mezzo dallo zigomo.
- Oh…- borbottò - Qualcosa mi dice che questa giornata sarà un po’ lunghetta…-

***

- Qualcuna di voi due ha un’idea?- sbuffò il mezzodemone, che come tutti gli altri ospiti lì presenti era stato costretto a stendersi a terra.
- No.- rispose piano Raven, accanto a lui - Non credo che lottare faccia a faccia sia una buona idea, per me. Ma tu puoi trasformarti, no? -
- Eh, certo che posso.- grugnì lui - Ma poi come la mettiamo con queste persone? L’ideale sarebbe che tu cominciassi a cantare.- aggiunse, prima che Raven potesse rispondere, rivolgendosi alla sirena.
- Potrei.- disse lei, sognante - Ma poi ti imbamboleresti anche tu.-
- Ma che dici?- sbuffò - Il canto della sirena non ha effetto sui demoni…-
- Tu sei mezzodemone, no?- osservò tranquillamente lei.
Lui sospirò: odiava darle ragione.
- Non ne sei immune?- chiese Raven.
- Non in forma umana.- rispose lui - Forse in forma di demone sì, ma non così… purtroppo ha ragione, e preferirei non mettermi a sbavare davanti a voi, se posso evitarlo…-
- Ehi!- esclamò uno dei tre, colpendolo con un calcio al fianco - Fate silenzio!-
- Tutto bene?- chiese pianissimo la Valchiria, quando si fu allontanato.
- Sì, neanche l’ho sentito…- rispose lui - … però mi sto chiedendo cosa cavolo siano venuti a fare qui questi cretini. Siamo in un albergo a ore, non è un gran guadagno…-
Nella stanza accanto, dove uno di loro aveva costretto il portiere ad aprire la cassaforte, si udirono una rapida serie di schiamazzi ed alcuni spari, poi qualcuno imprecò, mentre qualche ospite gridava e gli altri due correvano alla porta.
- Cos’è successo?- sbottò uno di loro.
- Quell’idiota ha voluto fare l’eroe.- sbuffò l’altro, uscendo - Comunque, ora non lo farà più.-
Dall’esterno, intanto, cominciarono a provenire i suoni di sirene della polizia.
- Cazzo, gli sbirri!- esclamò il più vicino alla finestra.
- Bene, ora siamo tutti.- ringhiò piano Timmi - Se solo sapessimo usare gli incantesimi di memoria, porca miseria…-
- Io li so usare.- disse Raven.
Lui la guardò stupito.
- Cosa?- esclamò piano - E da quando?-
- Sono stata cinque mesi in un letto e un sesto a casa in convalescenza domestica, e perciò ho avuto molto tempo per esercitarmi.- spiegò - L’esperienza fatta prima di venire ferita mi ha convinta che per coprire le proprie tracce quest’incantesimo è essenziale.-
- E perché non me l’hai detto prima?-
- Stavo per farlo, ma è arrivato quell’uomo armato e mi ha interrotta.-
Timmi sospirò.
- Va bene, allora facciamo così…- disse - Io ora li sistemo, mentre tu ti assicuri che nessuno si faccia male, specie la tinca che ci portiamo dietro, o addio Seme del Demo…-
- Ehi!- gridò furioso lo stesso di prima - Ti ho detto di stare zitto!-
E lo calciò di nuovo, stavolta per più di una volta. Quando fece per allontanarsi, Timmi aveva una faccia veramente esasperata.
- Ora basta così…- ringhiò, alzandosi.
- Che cazzo credi di fare?- sbottò l’uomo, puntandogli contro il fucile - Torna a terra! A terra, ho detto!-
Timmi afferrò la canna del fucile e gliela strappò di mano, stringendola tanto forte da deformarla. Lui indietreggiò spaventato, mentre i suoi compagni fissavano allibiti il mezzodemone.
- Arrivederci, signori.- sbottò, gettando via l’arma.

Quando lo sceriffo Wheeler si era svegliato con il mal di testa, quella mattina, era pressoché sicuro che quella sarebbe stata una giornataccia. Dopo la chiamata per rapina a mano armata con ostaggi in un albergo ad ore, poi, non ebbe più alcun dubbio in tal proposito. La cosa veramente strana tuttavia era che, in quasi trent’anni di servizio, non aveva mai sentito parlare di una rapina in un albergo ad ore.
Appena arrivato, i testimoni gli avevano riferito di aver udito degli spari, e questo poteva significare o che c’era almeno un ferito, o peggio ancora un morto. Il suo sottoposto gli portò il megafono e si rivolse all’edificio attorno al quale aveva fatto disporre i propri uomini.
- Sono lo sceriffo Wheeler.- disse - Vi consiglio di uscire immediatamente e di deporre le armi, in modo che nessuno si faccia male!-
Mise giù l’altoparlante e attese che qualcuno rispondesse. Per qualche istante, mentre lui osservava l’albergo, regnò solo il silenzio fino a che, senza alcun preavviso, qualcuno iniziò a sparare e a gridare.
- Ma che…- sbottò, allarmato, riparandosi in fretta dietro la macchina, imitato dai suoi uomini.
Tuttavia si accorse ben presto che non stavano sparando a loro, e si arrischiò a guardare la scena: mentre sollevava la testa, un uomo volò urlando fuori dalla finestra, finendo contro un’auto e restando immobile sul parabrezza incrinato, probabilmente svenuto. Un attimo dopo, un secondo uomo venne scaraventato fuori dalla porta, che cedette sotto il suo peso. Anch’egli rimase a terra, mentre un fucile così ammaccato da sembrare annodato gli rotolava accanto e all’interno tornava il silenzio.
Dalla porta aperta, un terzo uomo uscì alzando le mani sopra la testa, apparentemente terrorizzato.
- Mi… mi arrendo…- gemette - Po… portatemi via…-
Un ragazzo dai capelli verdi uscì in quel momento, appoggiandosi allo stipite. L’uomo si voltò e, come lo vide, si alzò in piedi e corse verso i poliziotti, strillando per il terrore.
Prima che il povero sceriffo Wheeler potesse capire cosa fosse successo, una donna uscì dietro di lui e sollevò una mano sopra la testa, dalla quale si sprigionò una tale luce da accecarlo per un momento.

E riecco l'elenco dei ringraziamenti: Ely79, _Arse_, NemoTheNameless, RahizelRahtalos e Fantasy_40 seguono la storia e/o la serie, e quindi meritano la menzione.

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Capitolo 27
*** Cap. 26: Insetti da L.A. ***


Mentre tornava al nascondiglio del Tredicesimo Membro, Marcus calcolò di aver guadagnato poco meno di un’ora con il suo stratagemma, considerando che i loro avversari avrebbero dovuto cancellare la memoria a tutti i testimoni e all’intero ufficio dello sceriffo di quella città. Troppo poco perché lo stregone potesse dirsi seriamente soddisfatto. Di certo, lui non si sentiva così.
Quando lo raggiunse, l’Elfo lo accolse con un breve cenno del capo, senza staccarsi dal libro.
- Com’è andata?- chiese.
- Né bene né male.- rispose - Li ho rallentati solo per poco, un’ora al massimo. Ho sottovalutato gli incantesimi che sono capaci di lanciare. Non pensavo che potessero eseguirne uno di memoria… di certo, non uno sufficiente ad oscurare i ricordi di tutta la gente che ho coinvolto.-
- Ci sono stati morti?-
- Un ferito, nient’altro.-
- Peccato.- disse il Tredicesimo Membro - Se fosse morto, Timothy Anderson si sarebbe preoccupato di trovare una spiegazione per il decesso, e per quella non è sufficiente un incantesimo della memoria da solo.- sollevò finalmente lo sguardo su di lui - Cos’altro pensi di fare?-
- Ammetto di non avere grandi idee.- rispose il mercenario - Non sono molto bravo in queste cose. Ho bisogno di un suo consiglio.-
Lo stregone annuì e si passò una mano sul mento, pensieroso.
- Mmmh… forse so quale genere di ostacolo puoi usare.- disse - L’ideale sarebbe qualche creatura… dei mostri resistenti come gli Umaracnidi di qualche tempo fa. Ma loro sono rinchiusi in un mondo oscuro e inesplorato, non è facile raggiungerli… l’ultima volta che sono usciti erano nel Deserto dell’Astio, ma li hanno scacciati da lì.-
- Quindi devo usare altro.-
- Ci sarebbero gli Erranti, naturalmente, ma anche loro sono rari, e i Cancelli del Male non possono essere aperti. Quando ci provarono i Precustodi, il demone che vi è rinchiuso si rivelò un alleato inaffidabile e incontrollabile.-
Passò le dita su un oggetto di forma concava che aveva lì accanto, simile ad un bacile pieno di petrolio. Il liquido vorticò un istante e poi si condensò in qualcosa che Marcus non riuscì a vedere.
- Sì…- disse lentamente - Questi vanno bene…- riportò l’occhio buono su Marcus - Vai a Los Angeles, sulla Terra. Lì potresti trovare ciò che ti serve, ma stai attento a non farti prendere. Potresti incontrare il Sommo Concilio.-
Lui annuì.
- Farò prima possibile.-
- Ottimo.- gli tese una bisaccia piena di ampolle. Ne udì il tintinnio attraverso la stoffa - Usa la pozione per catturarli e le fiale vuote per trasportarli. Stai attento, sono molto feroci.-

Trys si asciugò il sudore dalla fronte, sedendosi sul bordo del tetto dell’edificio su cui si trovava: Los Angeles era stata presa di mira da alcuni esseri usciti da una breccia, e si erano dimostrati tanto forti e tanto numerosi da costringere il Sommo Concilio ad evacuare la città.
Per il momento, la situazione era sotto controllo, e di quelle cose ne erano rimaste pochissime, ma si trattava comunque di avversari piuttosto resistenti.
Skin, che insieme a lui comandava il piccolo drappello con cui si erano messi a dar loro la caccia, si lasciò cadere accanto all’amico, evidentemente sfinito a propria volta.
- Sono davvero esausto.- sbuffò - Hai idea di quanti altri ce ne siano?-
- Sette, credo.- rispose, guardando il gruppo formato da due apprendisti e quattro Cacciademoni che cercava di riprendersi - Mi sa che ci metteremo tutto il pomeriggio.-
- Eh, credo anch’io.- sospirò lui, prendendo la borraccia - E di Timmi e Raven sai nulla?- aggiunse, prima di bere.
- No, ma di certo se la passano meglio di noi, visto che devono solo seguire le indicazioni della sirena.-
- Certi hanno tutte le fortune…- disse Skin, passandogli la borraccia.
- Eh, mica lo so…- sogghignò Trys - Lui non la sopporta, la sirena… che poi è strano, a me è simpatica…-
- Bhè, un minimo di giustizia c’è sempre, direi…- ridacchiò il Fantasma, ignorando l’ultima frase.
- Già…- annuì il Folletto - Poi lui… chi accidenti l’ammazza?-
- Senti chi parla…- sbuffò l’amico - Chi è che si fa vanto di essere il più vecchio di tutti per appena tre mesi di differenza? Per non parlare della sua mania di ricordare a Darth come ha salvato lui, Lara e gli altri dal Fiume di Anime quando…-
- Quello non è Marcus?- lo interruppe Trys all’improvviso, indicando il tetto di un grattacielo dall’altra parte della strada.
Skin alzò lo sguardo verso l’edificio, più alto del loro di almeno tre piani. In cima, nonostante la differenza di altezza, era abbastanza facile scorgere un uomo che scrutava la strada sottostante, sporgendosi leggermente dal cornicione. Non sembrava averli notati, o forse non gl’importava.
- Io non l’ho mai visto, Trys.- gli ricordò - Dovresti saperlo tu, no?-
Lui annuì e si alzò.
- Raggiungiamolo.- propose - Devo capire cosa combina. Voi restate pure qui.- aggiunse, vedendo che tutti gli altri si stavano muovendo per seguirli - Facciamo da soli.-
Si proiettarono alle spalle di Marcus, che si stava voltando in quel momento. Nel vederli, sussultò dalla sorpresa.
- Ehi!- esclamò - Guarda chi c’è… il Folletto …- guardò Skin - E tu? Sei il Fantasma, forse?-
- Bingo.- annuì lui - Cosa fai qui?-
Il mercenario si strinse nelle spalle.
- Lavoricchio un po’.- rispose evasivo.
- E che genere di lavoro sarebbe?-
- Uno che richiede talenti particolari.-
- Che tu non hai.- osservò Trys - Qui ci sono bestie piuttosto pericolose, credimi. Non che mi interessi granché, ma rischi di rimetterci la pelle se non te ne vai subito.-
- A dire il vero, è proprio per le bestie che mi trovo nella città degli angeli.- ridacchiò - Sapete dirmi niente di loro? Io ho solo sentito dire che ce n’erano un po’, qui.-
I due compagni si scambiarono un’occhiata leggermente stupita, poi riportarono lo sguardo su Marcus: non avevano alcun motivo per non rispondere, con l’Alleanza distrutta, ma come richiesta era un po’ strana.
- Bhè, hai presente degli scorpioni?- chiese Trys - Questi sono più o meno simili, anche se non hanno le chele. Potremmo definirli un po’ dei ciclopi, perché hanno un solo occhio… e poi boh… non è che ci sia molto da dire, sugli Scorpionoidi.-
- Sì, infa… Scorpioche?- sbottò Skin.
- I cugini degli Aracnoidi.- spiegò il Folletto.
Il mercenario aggrottò la fronte.
- Detto così è un po’ vago. E poi, non mi sembrano tanto pericolosi.-
- Bhè, perché non li hai visti.- obbiettò Skin - E comunque, ora puoi anche levarti dai piedi. Non sperare di incontrarne uno, è troppo pericoloso. E noi siamo obbligati a salvare anche i vermi come te, in queste situazioni.-
Marcus aprì la bocca per ribattere, ma un attimo dopo sbiancò e la richiuse, fissando un punto dietro di loro.
- Che c’è?- chiese Trys.
Lui indicò dietro di loro.
- C’è quello.-
I due si guardarono istintivamente alle spalle, giusto in tempo per rotolare via e non farsi schiacciare dalla mole di uno di quei mostri, balzato dal tetto di fronte.

Come aveva detto il Folletto, si trattava di un essere simile ad uno scorpione privo di chele e, come gli Aracnoidi, aveva sei zampe lunghe e sottili, sulle quali si tendeva una pelle piuttosto ruvida e scura. Il corpo principale, piuttosto lungo e interamente ricoperto di folta peluria blu scuro, terminava in una lunghissima coda dotata di pungiglione.
Sulla parte anteriore invece c’era un solo, gigantesco bulbo oculare dalla pupilla arancione, più grande di una palla da basket. La sua bocca altro non era che una sorta di foro circolare sull’addome, poco distante dall’occhio.
- Bah…- sbuffò Trys - Dannato coso… la prossima volta porto l’insetticida, giuro…-
- Portane parecchio, allora, perché ne sono arrivati altri due!- esclamò Skin, facendo uscire di scatto le lame dai bracciali.
Il Folletto si voltò di scatto, mentre gli Scorpionoidi si arrampicavano sul tetto. Mentre Skin, Trys e Marcus si prepararono ad affrontare i nemici, il resto del gruppo rimasto a riposarsi prese a muoversi, con l’intenzione di portare aiuto.
- Direi che questa volta siamo tutti dalla stessa parte.- osservò Skin.
- Se intendi dire che cerchiamo tutti di sopravvivere, concordo appieno.- disse il mercenario - Anche se io forse non nel senso che dici tu.-
In effetti non era nelle sue intenzioni restare lì troppo a lungo: doveva svolgere un compito, e preferiva farlo subito piuttosto che aspettare. Il tempo, per lui, era molto prezioso.
Fu dunque con estremo piacere che, non appena uno degli Scorpionoidi cercò di colpirlo con il pungiglione, lui usò la Proiezione per scappare.
- Ehi!- esclamò Trys, indispettito.
- Lascia stare, occupiamoci di loro!- sbottò Skin, bloccando l’assalto di un mostro.

Nonostante li avesse abbandonati, Marcus non si era allontanato poi di tanto: in realtà, si era limitato a spostarsi sul cornicione dell’edificio su cui loro si trovavano, ma di cinque piani più in basso. Il suo scopo era di rintracciare altri mostri.
Come i loro cugini Umaracnidi, i mostri scorpione dovevano essere certamente intelligenti o non avrebbero ridotto due dei membri del Pentacolo in uno stato di tale stanchezza così facilmente, né sarebbero rimasti vivi tanto a lungo.
Infatti, gli bastò cercarli dal lato opposto del palazzo per riuscire a scovarli: si stavano arrampicando lungo la parete, affondando gli artigli nel muro per strisciare alle spalle di Skin e Trys mentre loro erano distratti dagli altri.
Ce n’erano quattro, in tutto, e si fermarono tutti per un secondo quando lo videro, apparentemente sorpresi di trovarsi di fronte un succulento umano tutto per loro. Passato il momentaneo stupore ripresero l’ascesa, senza staccare i giganteschi occhi arancioni da lui.
Senza esitare (il Tredicesimo Membro l’aveva avvertito che potevano essere pericolosi, dopotutto) prese dalla borsa una boccetta piena di brillante liquido giallastro e fece cadere quattro gocce su di loro, una per ciascuno. Non conoscendone l’effetto i mostri non tentarono di spostarsi, e quindi vennero tutti colpiti dalla pozione. Nel giro di pochi istanti essa li rimpicciolì fino a ridurli alle dimensioni di un insetto normale.
Soddisfatto, Marcus scese in volo per recuperarli, costringendoli tramite la magia (erano assai meno forti, ora) all’interno di quattro fiale di vetro, dentro le quali sarebbero rimasti in attesa dell’antidoto capace di riportarli alle dimensioni originali.
Fatto ciò, lasciò Los Angeles.

- Che cavolo faceva qui, secondo te?- chiese Skin, pulendo la lama del braccio sinistro con un panno - Dubito che cercasse questi cosi solo per aiutarci o per fare … “bugwathcing”.-
Trys, che stava tentando con la punta di un piede uno Scorpionoide, non rispose subito.
- Boh.- disse - Ma speriamo che non combini guai. Insomma, se li combina lui io cosa faccio?-
- Signori?- chiamò un giovane apprendista, un ventenne dai capelli ricci - Se parlate dell’uomo che era qui prima, l’ho visto io.-
- L’abbiamo visto tutti, giovane.- ridacchiò il Folletto, incrociando le braccia ed assumendo un’espressione furba.
- Intendo dire che era qui sotto.- spiegò, mentre alcuni suoi compagni ridacchiavano - Stava rimpicciolendo e catturando alcuni di questi mostri con non so che pozione.-
Skin aggrottò un sopracciglio.
- Quanti?- chiese.
- Gli ultimi quattro.-
Guardò Trys, che sospirò.
- Ecco.- disse lui - Questo è il genere di guai di cui parlavo poco fa. Insomma… se i casini li fanno gli altri, a me cosa rimane?-

***

Dopo aver lasciato la città in cui erano sfuggiti alla strana rapina Timmi, la sirena e Raven si erano diretti ancora più ad ovest, lungo un’autostrada poco trafficata e relativamente tranquilla, seguendo le indicazioni date dall’empatica che li guidava.
Durante le prime ore di viaggio Nadine aveva ovviamente chiamato per sapere come stavano, e lui aveva dovuto fare le acrobazie verbali per non raccontarle di quanto era accaduto: per un istante gli scappò detto una cosa tipo “stiamo benissimo nonostante tutto”, e questo l’aveva ovviamente insospettita.
Tuttavia, subito dopo fu lui a insospettirsi, poiché al telefono Nadine gli parve ancora preoccupata per qualcosa.
- Sei sicura che vada tutto bene?- le aveva chiesto.
- Sì… sì, tutto bene.- aveva risposto lei - Ma devo parlarti di una… una cosa. Quando pensi di… di tornare?-
- Non lo so. Entro il quindici. Bel San Valentino, eh?- aveva ridacchiato.
Ma Nadine non sembrava aver coglito la battuta, riattaccando dopo un rapido saluto. Dopodiché, per il resto del viaggio non successe niente di particolare: siccome il serbatoio era ancora pieno e siccome tutta la roba che la sirena si era procurata durante la prima sosta non era ancora esaurita, continuarono ad andare senza mai fermarsi un attimo. Il risultato fu che macinarono chilometri ma anche che, alla fine, vennero i crampi a tutti (Timmi soprattutto) per la prolungata immobilità.
Fu dunque un sollievo quello di potersi sgranchire un po’ nel parcheggio dell’autogrill che incontrarono lungo la strada.
- Siamo partiti ieri, giusto?- disse lentamente Raven, seduta di fronte a Timmi a un tavolo vicino al finestrone, mentre mangiavano qualcosa di caldo - Quindi ci rimangono ancora cinque giorni prima della Convergenza.- constatò pianissimo, così che i clienti non la sentissero.
- Vero.- annuì Timmi - Ma non so se basteranno. Dipende dalla lontananza del nostro obbiettivo, qualunque esso sia. Avrebbero dovuto assegnarmi questo incarico un po’ prima.-
La Valchiria annuì senza aggiungere niente: come lui, si rendeva conto che quella era la missione più importante in cui si erano mai imbarcati, pur non presentando dei reali pericoli. Avevano una scadenza pressante, al termine della quale non ci sarebbero state seconde occasioni, né tantomeno una possibilità di rimediare. Se avessero tardato sarebbe stato Game Over, senza se e senza ma.
La sirena, seduta accanto a Timmi, non prese parte alla conversazione: le avevano detto di avvertirli quando fossero stati vicini alla meta, e di non fiatare se non avesse avuto informazioni vitali da riferire. Di conseguenza, si limitò a canticchiare “Radio” a bocca chiusa come se niente fosse, giocherellando distrattamente con la tazza e il cucchiaino, sorridendo sognante. Timmi e Raven la guardarono un momento, poi riportarono lo sguardo all’esterno.
- La rapina dell’albergo ad ore non era normale.- disse il mezzodemone.
- Certo che non lo era.- annuì la Valchiria - Secondo te cosa vuol dire?-
- Non lo so.- ammise - Potrebbero essere stati solo tre idioti che hanno avuto la sfortuna di trovare noi. In fondo, non ho visto nessuno con cui abbiamo motivi di contrasto nei paraggi, e loro non avevano alcun tipo di potere magico che potesse tradire un sabotatore. E l’Alleanza delle Ombre, che è sempre stata la nostra principale fonte di problemi, è sparita da un pezzo.-
- Pensi che sia stato un caso?-
- Può darsi.- rispose - Il nostro lavoro può rendere paranoici, sai… però mi preoccupa.-
Raven non rispose e tornò al proprio panino da autogrill, senza fare commenti.
- Come vogliamo organizzarci per la notte?- chiese invece - Qui non ci sono posti letto.-
- Dormirete in macchina.- rispose Timmi - Io continuerò a guidare fino al prossimo svincolo e…-
- Dovrai aspettare molto di più del prossimo svincolo…- ridacchiò la sirena.
- … continuerò a guidare fino a che non comincio a vedere i pinguini che fanno l’autostop, per guadagnare tempo e strada.- brontolò.
- Senza riposare?-
- Non è il momento di dormire.- sbuffò - Se fossi un mago farei in modo che la macchina si muova da sola, ma non ne sono capace.-
All’improvviso la sirena gli afferrò il polso sgranando gli occhi, fissi nel vuoto.
- Che c’è?- chiese - Guarda che non ti porto in bagno!-
- Zampe, denti e coda ritorte.- cantilenò in un sussurro - Pungon, lacerano e sarà la tua morte.-
Raven aggrottò la fronte.
- Che sta dicendo?- chiese, voltandosi verso Timmi.
Ma il mezzodemone era improvvisamente impallidito, e fissava la sirena anche lui ad occhi spalancati. Si rivolse alla Valchiria, che lo guardava senza capire.
- Demoni…- borbottò.
Un attimo dopo, la vetrata andò in frantumi.

Timmi e la sirena vennero scaraventati a terra mentre Raven, più lontana dal finestrone, riuscì a chinarsi per evitare i vetri. Intanto, un gigantesco mostro simile a uno scorpione a sei zampe faceva irruzione nella stanza, terrorizzando i clienti e il personale.
La Valchiria si rialzò immediatamente, prendendo i due stiletti che nascondeva negli stivali (i machete, troppo vistosi, erano rimasti in macchina) ed attaccò la creatura, la quale però riuscì a costringerla ad indietreggiare fendendo l’aria con la coda.
Timmi nel frattempo si stava rialzando in piedi, Fiaccola in mano, ma un secondo mostro fece la propria comparsa sfondando la porta con una forza micidiale, colpendo immediatamente il mezzodemone così forte da farlo volare oltre il bancone ed urtare pesantemente il muro dall’altra parte, mentre la Fiaccola spariva chissà dove. La sirena, stando bassa per non essere colpita dai pungiglioni degli scorpioni, strisciò via in fretta.
Raven si ritrovò sola contro le due creature che si avvicinarono lentamente a lei, emettendo rauchi versi di astio. La più vicina (quella entrata dalla finestra) attentò ad un suo occhio col pungiglione, e lei lo parò formando una sorta di tenaglia con gli stiletti, costringendo il mostro a deviare. Poi tirò con forza, cercando di tagliarglielo, ma la lama dell’arma che teneva nella destra si infranse con un lieve scoppio di scintille. Lei indietreggiò, leggermente stupita per la resistenza che avevano quei pungiglioni.
- Timmi!- chiamò.
Lui si stava alzando in quel momento, cercando di allontanare da sé la sirena.
- No… no, niente empatia… mi servi sveglia, maledizione!-
Scavalcò con un balzo il bancone, lanciando una sfera di fiamme nere al mostro entrato dalla porta, che non fu sufficientemente rapido e venne preso nell’occhio, così che indietreggiò urlando dal dolore. Subito dopo, il mezzodemone recuperò la Fiaccola con la magia e ne accese la lama.
- Metti via quegli stuzzicadenti e vai a prendere la tua roba!- esclamò, incalzando l’altro mostro - Qui ci sto io! E per staccargli il pungiglione devi tagliargli la coda!-
Mentre Raven correva via, Timmi si chinava per evitare un colpo diretto alla testa. Nel frattempo altri due mostri fecero la loro entrata: uno piovve dall’ampio lucernaio, che andò in frantumi, mentre il quarto arrivò dalla finestra già rotta.
- Merda…- bofonchiò il mezzodemone.
Rotolò sotto un pungiglione per evitare di essere infilzato e si riparò dietro il bancone, accanto alla sirena, rannicchiata lì. Guardandola bene, Timmi notò con sommo orrore che sanguinava: aveva le gambe ed i piedi pieni di schegge di vetro.
- Cazzo!- sbottò - Tu e la tua mania di girare scalza…-
Lei non sembrava farci caso, e lui non aveva il tempo per preoccuparsene, in quel preciso momento. Piuttosto, lanciò un’altra sfera infuocata alla cieca per assicurarsi che i nemici restassero a debita distanza e si rivolse nuovamente alla sirena.
- Senti, mi serve il tuo aiuto.- disse rapidamente, mettendole una mano sulla spalla - Devi dirmi quanti ce ne sono. Puoi farlo?-
Lei annuì e chiuse gli occhi, cominciando a cantare con lo stesso tono di quando stavano inseguendo gli Aracnoidi:
- Uno, due, tre e quattro… non ce n’è da nessun anfratto.
Uno, due, tre e quattro… mostri di tenebra, voglion sangue scarlatto…
-
Timmi immaginò che non avesse trovato una rima migliore. Poi si chiese perché se ne stava preoccupando in quel momento.
Ma perché mi faccio domande idiote in momenti simili?
 Comunque, si rallegrò di quanto gli aveva detto: perlomeno, i mostri erano tutti lì.
Balzò fuori dal nascondiglio per riprendere la lotta proprio mentre uno di quei giganteschi scorpioni si avvicinava, e gli arrivò a cavalcioni sulla schiena, conficcando la Fiaccola a fondo sopra il suo occhio.
La bestia gemette e si agitò, mentre lui indietreggiava spingendo con le cosce, trascinandosi dietro l’arma e aprendo un profondo squarcio nel suo corpo, uccidendolo come aveva ucciso tempo prima un Aracnoide.
Frattanto, gli altri tre si erano avvicinati rapidamente, troppo perché lui potesse sorprenderli in quel modo un’altra volta. Stavano per attaccarlo tutti insieme con i loro pungiglioni quando Raven intervenne, sbucando da chissà dove, machete in pugno: ferì uno dei tre scorpioni al fianco, costringendolo a voltarsi per affrontarla, ma lei si era già allontanata con una piccola acrobazia, raggiungendo un secondo scorpione e tagliandogli la coda alla base. Quella cadde a terra, dove si agitò debolmente qualche istante.
Mentre la Valchiria scivolava sotto il corpo del bestione per ripararsi dall’attacco del mostro ferito e contemporaneamente finire quello amputato Timmi si lanciò di corsa contro l’ultimo, affondando perpendicolarmente la Fiaccola nella pupilla arancione e strappandogli un gemito di dolore. Quello si agitò, così che la lama infuocata gli squarciò un fianco mentre usciva, ma non parve accusare particolarmente il colpo: il suo pungiglione scattò in avanti alla cieca, costringendo comunque il mezzodemone ad indietreggiare fino alla seconda creatura, che lo colpì con una testata (dopo aver chiuso la palpebra) tanto forte da mandarlo a ridosso di un tavolo.
Alzò il pungiglione e lo fece scattare verso di lui, ma Raven riuscì a raggiungerlo in tempo e lo bloccò in una morsa con i machete, consentendogli di rialzarsi e raggiungere quello cieco, che a furia di barcollare si stava avvicinando troppo alla sirena, la quale cercava di strisciare via dalla battaglia.
La creatura prese ad agitarsi furiosa nel tentativo di liberare il pungiglione, e Raven gli piantò un calcio nell’occhio che gli procurò un tale spasmo da fargli uscire la coda dalla sua presa.
Quella scattò rapidamente indietro, colpendo Timmi a un fianco con il dorso mentre lui estraeva la Fiaccola dal corpo della creatura accecata, ormai morta. L’urto lo sollevò, facendolo poi ricadere sul pavimento.
Raven si chinò per schivare il colpo furioso del mostro, parzialmente accecato dal suo calcio, poi piantò un machete nella sua bocca tanto a fondo che la punta gli forò la schiena. Subito dopo affondò il secondo nell’occhio e fece una piroetta, squarciandolo. Infine, mentre l’essere agonizzava, agguantò il manico dell’altra arma e tirò, uccidendolo definitivamente.
Superata la carcassa si diresse verso Timmi, il quale ancora non si era rialzato. Anzi, la sirena si era affrettata a raggiungerlo e a girarlo su un fianco.
Con orrore Raven vide che, nella caduta, era finito sopra il pungiglione amputato, nel quale era certamente rimasto un po’ di veleno. Ed era stato punto alla schiena.

Ringrazio come sempre i miei lettori Ely79, _Arse_, NemoTheNameless, RahizelRahtalos e Fantasy_40, che seguono e/o recensiscono questa storia.

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Capitolo 28
*** Cap. 27: La risoluzione degli apprendisti ***


Nadine mise via il telefono, seccata e un po’ preoccupata: Timmi ancora non rispondeva al cellulare, ed era la terza volta che cercava di chiamarlo. Secondo l’operatore era spento o fuori dall’area coperta, ma normalmente il mezzodemone non ci metteva tanto a farsi sentire. Quel giorno non era andata a scuola, preferendo rimanere a casa per riposare e cercare di contattarlo e mandando un clone al suo posto.
Dopo l’ennesima telefonata a vuoto decise di chiedere aiuto, così chiamò gli altri perché la raggiungessero. Era preoccupata, e voleva il loro consiglio.
- Non ti ha risposto, e allora?- chiese Jo, stringendosi nelle spalle, seduto in salotto - Come fai a preoccuparti di uno che ha ammazzato un serpente gigante senza farsi niente?-
- Devo ricordarti come andò con Kyle?- sbuffò lei.
- Sì, ma Kyle è morto.- osservò Xander - Jo ha ragione: non è nemmeno andato in missione, non nel vero senso della parola. Sta solo accompagnando Raven da qualche parte.-
- Con la sirena?- obbiettò la ragazza, aggrottando un sopracciglio.
- Tu ti fideresti a lasciarla da sola?- chiese Alis.
- Forse no.- ammise - Ma la storia mi puzza un po’. E non la voglio con Timmi, soprattutto!-
- Bhè, possiamo sempre chiedere notizie al Sommo Concilio.- propose Jo - Loro sapranno certamente dov’è, e tu potrai stare un po’ più tranquilla.-
- Ma siamo apprendisti.- osservò Alis, dubbiosa - Insomma… ci ascolteranno? Di solito è Timmi a parlare, perché è abilitato. Noi non possiamo indagare su qualcosa senza un permesso o un supervisore…-
- Non stiamo indagando.- rispose il ragazzo - Stiamo solo chiedendo se qualcuno sa niente del nostro caposquadra. Che male c’è?-
- Bhè, nessuno…- ammise lei - Ma… insomma… a me suonerebbe fuori dall’ordinario.-
- Se non te la senti puoi rimanere qui.- sbuffò acidamente Nadine - Io vado, con o senza di voi.- e si alzò in piedi, stizzita.
- Ehi, un attimo!- sbottò Xander - Qui nessuno sta dicendo di non voler venire! Non c’è bisogno di arrabbiarsi.-
- E allora su, diamoci la mano.- rispose la ragazza - Ma decidete in fretta.-
Alla fine, tutti e quattro formarono un cerchio ed attraversarono il passaggio luminoso che li condusse al palazzo del Sommo Concilio. Si ritrovarono, anziché nella sala riunioni, nell’atrio d’ingresso pieno di poltroncine, segno evidente che qualcuno era già presente all’interno.
- Mi sa che dovremo aspettare.- disse Jo, mettendosi le mani sui fianchi.
- Col cavolo che aspetto…- sbuffò Nadine - Timmi interrompe sempre le riunioni.-
- Sì, ma lui è grosso, brutto e cattivo.- osservò pacatamente  Xander, incrociando le braccia - E tutti hanno un po’ paura a contrariarlo, specie quando è del tuo umore. E poi le sue missioni riscuotono tanti successi che gli condonano quasi tutto. Noi…-
- Io entro!- sbottò lei - Voi fare come volete.-
E, prima che loro potessero fare altro che scambiarsi un’occhiata stupita, si avvicinò alla porta d’oro per bussare. Quella si aprì lentamente, mostrando alcuni membri del Sommo Concilio (molti erano assenti, come Liz) intenti ad ascoltare il resoconto di qualcosa da Trys e Skin.
I quattro entrarono, mentre i presenti si voltavano verso di loro.
- Salve.- disse Nadine - Scusate se interrompiamo…-
- Nessuna interruzione.- rassicurò Cannella, che era seduta su un lato della stanza circolare, un po’ discosta da Gabriele, al centro della gradinata più bassa - Skin e Trys hanno appena finito.-
- Cosa possiamo fare per voi?- chiese l’Arcangelo, mentre i due amici si facevano da parte con cenni di saluto per i ragazzi.
- Siamo qui per Timmi.- rispose Alis.
- Cosa gli è successo?- domandò la Custode dell'Eden.
- Non lo sappiamo. Nadine ha cercato di chiamarlo più volte, e non risponde. Vorremmo sapere dov’è.-
Cannella e Gabriele scossero entrambe la testa.
- Non lo sappiamo.- disse la prima.
- L’ultima volta che l’abbiamo sentito è stato tre giorni fa, quando gli abbiamo chiesto di partire in missione.-
Nadine sgranò gli occhi.
- Cosa?- esclamò - Come, in missione? Non doveva dare un passaggio a Raven?-
Le due si guardarono stupite, mentre i pochi presenti inarcavano le sopracciglia o si scambiavano borbottii.
- Certo che no.- rispose Gabriele - Raven è andata con lui, sì, ma era una sua missione. Non ve l’ha detto?-
L’espressione di Nadine era più che eloquente, ma Xander pensò che fosse meglio prendere in mano la situazione prima che la ragazza esplodesse.
- Non ci ha detto di preciso cosa andava a fare.- spiegò - Sapevamo che andava in macchina da qualche parte con Raven e la sirena, ma niente di più.-
L’Arcangelo annuì.
- Bhè, in pratica sta cercando, su nostra richiesta, il Seme del Demonio.- disse - Si tratta di un luogo la cui ubicazione varia ogni anno, dove avverrà la prossima Convergenza.-
- La cosa?- chiese Jo.
- Te lo spieghiamo dopo.- sbuffò Alis - Ricordati solo di studiare, ogni tanto.-
- Come mai volete che trovi quel posto?- chiese Xander.
- Perché è la Convergenza a minare la barriera.- rispose Cannella - E se non troviamo il modo di fermarla, sarà la fine. Di tutti noi.-
- E sapete già in che modo?-
- Ci stiamo lavorando.- annuì Gabriele - Forse abbiamo trovato il modo. Non appena Timmi ci dirà di aver trovato il posto gli daremo ulteriori istruzioni.-
- Però io non capisco…- disse Jo - Insomma, perché non ci ha portati con sé?-
- Perché non poteva.- spiegò Cannella - Gli abbiamo detto di lasciarvi a casa. Non so perché vi abbia raccontato quella storia, ma se non siete con lui è colpa nostra.-
- Troppo pericolosa la missione?- chiese Alis.
- No.- rispose lei - Anzi, al contrario: è semplicissima, e abbiamo preferito lasciarvi riposare. Abbiamo mandato anche Raven perché non uccidesse la sirena.-
- Già, la sirena…- sbottò arrabbiata Nadine - Perché anche lei?-
- Empatia.- rispose Gabriele - L’unico modo per trovare il Seme del Demonio è quello. E noi non avevamo nessun altro, al momento.-
Nadine annuì in modo piuttosto rigido, senza guardarla.
- Bene…- borbottò - Comunque, ora lo raggiungo e lo ammazzo.-
- Non è una buona idea.- disse Cannella.
- Perché?- chiese Jo.
- Perché siete apprendisti.- intervenne Skin, che insieme a Trys era rimasto in fondo alla sala - E ci sono cose che, per quanto poco pericolose, non potete fare. Missioni come queste sono anche più delicate, per certi versi, e il regolamento prevede un gruppo ristretto, in grado di muoversi più rapidamente, quando c’è un limite di tempo.-
- Esattamente.- annuì Gabriele - Comunque, se siete preoccupati, possiamo cercare Timmi. Ci puoi pensare tu, Skin?-
Il Fantasma annuì.
- Certo.- rispose - Così rivedrò anche Raven.-
- Bene.- disse Cannella - A questo punto siete tutti congedati. Trys, ricordati di raggiungere Darth in Kenya.-
Il folletto annuì, uscendo dalla stanza con Skin.
- C’è altro?- chiese la Custode ai ragazzi.
Non avendo altro da chiedere e consapevoli di quanto fosse inutile insistere, a loro non restò che andarsene a propria volta.

***

- Bene, ci ha presi in giro.- sospirò Jo, sedendosi sulla stessa poltrona che aveva abbandonato poco prima - Una cosa mai fatta, capirai…-
- Io lo uccido…- ringhiò Nadine, facendo avanti e indietro - Perché accidenti non me lo ha detto? E io che volevo aspettarlo per…-
- Per cosa?- chiese Alis.
- Affari miei!- sbottò scontrosamente - Ora, se permettete, io lo raggiungo.- annunciò, dirigendosi verso l’ingresso - Così lo ammazzo.-
Xander aggrottò la fronte, andandole dietro.
- Ma Cannella ha detto…-
- Non me ne frega un cavolo!- sbottò Nadine.
- Aspetta!- esclamò Alis, afferrandole il braccio prima che potesse aprire la porta - Hai almeno una vaga idea di dove cercarlo? Non sei Skin, tu!-
Lei si morse la lingua: l’amica aveva perfettamente ragione. Non sapeva dove si fosse diretto Timmi. Come avrebbe fatto a raggiungerlo?
- Se proprio vogliamo inseguirlo e contravvenire agli ordini, possiamo chiedere un consiglio ad un esperto in magie di localizzazione.- propose Xander - Insomma, Skin non è certo l’unico, no?-
- Ma chi ci aiuterebbe dopo che ci è stato ordinato di restare a casa?- osservò Jo - Gli ordini sono ordini.-
- Ma noi conosciamo qualcuno che non risponde agli ordini di nessuno.- gli ricordò Xander - Né quelli del Sommo Concilio né quelli di chiunque altro.-
Nadine aggrottò la fronte.
- Stai parlando di Devon?- chiese.
- E chi altri?- rispose il ragazzo, stringendosi nelle spalle - Lui è bravo quanto Skin, e potrebbe darci una mano a scoprire dov’è andato Timmi senza mettersi nei guai, non essendo al servizio di nessuno.-
La ragazza annuì: la proposta di Xander era ottima.
- D’accordo.- disse - Allora andiamo da lui. Per lo meno, bisogna provare.-

Quando raggiunsero la scuola di Devon, il ragazzo stava andando a pranzo assieme a Miley, Miranda e Rod. Nessuno di loro tre notò la presenza del piccolo gruppetto di ragazzi, ma lui sì: si erano intrufolati nello sgabuzzino del custode, e mentre passava in corridoio Nadine fece capolino da dietro la porta ed agitò un braccio finché lui non la vide.
Sorpreso dalla sua presenza, si allontanò con una scusa dagli amici e raggiunse i quattro nel piccolo stanzino, costringendoli a stringersi un po’ tra scope e detersivi. Con lui avevano veramente raggiunto il limite di spazio.
- Ciao.- disse, stupito - Cosa fate qui? E dov’è Timmi?-
- Buffo…- rispose Xander, scansando un mocio particolarmente fastidioso dal suo naso - … perché possiamo rispondere ad entrambe le domande nello stesso modo.-
Lui aggrottò la fronte. Gli spiegarono in breve quale fosse la situazione, e lui si accigliò ancor più di prima.
- Volete contravvenire agli ordini?- chiese - Io non ci rimetto niente, ma voi sì. Anzi, siete solo apprendisti, quindi rischiate anche di più. Non è una cosa tanto intelligente da parte vostra.-
Jo si strinse nelle spalle.
- Timmi viola gli ordini continuamente.- rispose - Lui lo chiama “interpretarli a modo suo”.-
- E che succederà quando gli mostrerete come avete imparato bene?- ridacchiò il ragazzo.
- Si incavolerà.- rispose semplicemente Nadine - Sempre che io non lo uccida prima. Ora, vuoi aiutarci o hai paura che ti faccia la pelle?-
- Stai calma.- rise Devon, tranquillo decisamente più di lei - Io sono dalla vostra parte, ragazzi. È anche amico mio, in fondo, e non mi piace che sia chissà dove da solo.-
- Non è proprio da solo.- corresse Alis - Ci sono Raven e la sirena con lui.-
L’ex Emissario sgranò gli occhi.
- Gli hanno appioppato la sirena?- esclamò - Dannazione… allora è meglio che lo troviate per salvare lei…-
- Lo faremo, se ti decidi a darci una mano!- sbottò Nadine, che si stava irritando.
- Ehi, piano!- fece lui, sulla difensiva - Allora, avete detto che è andato in macchina?-
- Sì.- annuì Xander.
- E sapete in che direzione?-
- Sono stato a casa sua, ieri.- rispose il mago - E ho visto che le impronte delle ruote andavano… verso sudovest, mi sembra.-
- Meglio che tu faccia una verifica, perché un “mi sembra” non è granché.- ribatté Devon, incrociando le braccia - Comunque, sai anche dove finiscono le impronte?-
- Sulla strada. Dopo un po’, ha raggiunto la statale, in direzione della regione delle Grandi Pianure.-
- Perché le hai seguite?- chiese stupita Alis.
Lui si strinse nelle spalle.
- Senza di lui mi annoio.- si giustificò.
- Continuavano verso sudovest?- chiese Devon.
- Sì. O almeno, nella direzione che credo lo fosse.-
- Come ho detto, accertati che sia giusto.- disse il ragazzo - Ma, in ogni caso, dubito che abbia variato di molto la propria direzione. La traccia che la sirena sta seguendo è certamente rettilinea. Al massimo può essersi spinto leggermente più a sud o a nord, a seconda di come sia orientato il vettore tra i due punti.-
- Quindi cosa dovremmo fare?- chiese Nadine.
- Provare a seguire quella direzione.- rispose lui - Immagino che non siate capaci di far usare incantesimi di inseguimento, vero?-
- Io un po’ sì.- ammise Jo - Ho cominciato a studiare qualcosa sulla localizzazione, tanto per non sentirmi inutile.-
- Perché dovresti sentirti inutile?- si stupì Xander.
Lui si strinse nelle spalle.
- Bhè, Alis è la secchiona che cura tutti, tu sei quello che fa esplodere le cose, Nadine è quella che sente la magia e ci dice cosa fare quando non c’è Timmi… io dovevo pur imparare qualcosa.-
- Cosa sai fare?- chiese Devon.
- Non molto, a dire il vero.- ammise - Ho poco tempo per esercitarmi, ultimamente. Riesco a trovare qualcuno entro il raggio di un chilometro.-
- No, troppo poco.- disse il ragazzo - Con un margine di tempo così stretto per compiere la missione Timmi starà sicuramente volando sull’asfalto, mandando il motore al massimo. E starà anche facendo di tutto per evitare i centri abitati, così da non essere rallentato dai limiti di velocità.-
- Allora che dovremmo fare?- sospirò Nadine.
Devon si passò una mano tra i capelli, riflettendo. Per un attimo un riflesso gli oscurò gli occhiali quadrati.
- Sai come si esegue un Tracciamento Segmentato?- chiese a Jo.
Il ragazzo aggrottò la fronte.
- No.- rispose - Ma credo che Skin me ne abbia parlato.-
- Serve a seguire tracce non più vecchie di un paio d’ore.- spiegò Devon - Inutile se il bersaglio è molto lontano, ma se riusciste ad avvicinarvi abbastanza potreste usarlo per rintracciarlo.-
- E come la mettiamo con la prima parte?- chiese Xander - Non abbiamo idea di dove possa essere.-
- Cominciate con il seguire la direzione che potrebbe aver preso.- rispose lui, prendendo un foglio e una penna e cominciando a scrivere qualcosa - E, se non si è portato niente da casa per mangiare, potrebbe essersi fermato lungo la strada per comprare le vettovaglie. In questo caso, potrete raccogliere informazioni. Sapete come ragiona, e quindi dovreste sapere quando può aver fatto una sosta. Se poi avete dei problemi, come per esempio un bivio, usate una magia di Orientamento a Bersaglio.- smise di scrivere e tese il foglio a Jo - Qui ci sono le istruzioni che servono per il Tracciamento Segmentato e per l’Orientamento a Bersaglio. Non ci sono garanzie, ma potranno tornarvi utili. Chiamatemi se vi dovesse servire altro.-
- Grazie.- disse Xander, mentre Jo intascava il foglio - Ci sono altre magie che puoi suggerirci, sul momento?-
- No.- rispose lui - Normalmente vi consiglierei incantesimi migliori, ma vanno oltre le vostre attuali capacità. E io non posso venire con voi, adesso, ho promesso a Miley di non immischiarmi in cose come questa.-
- Tranquillo, lo sappiamo.- annuì Nadine - Anzi, grazie per tutto il tuo aiuto.-
- Di niente.- sorrise Devon - Quando lo trovate salutatemelo.-
La ragazza storse il naso.
- Non so… forse me ne ricorderò, mentre lo strozzo.-

Tornati a casa di Nadine, lei e Jo presero quante più provviste poterono ed osarono, mentre Alis andava al supermercato a comprarne delle altre per le emergenze. Xander, invece, andò a verificare la direzione presa da Timmi e ad accertarsi di cosa potesse essersi portato dietro, come aveva suggerito Devon.
Quando entrambi furono tornati, la ragazza era carica di due belle buste da aggiungere alle altre due già approntate da Jo e Nadine.
- Non ha portato niente, ed è andato verso ovest come pensavo.- annunciò il ragazzo.
- Perfetto.- annuì Nadine - In tal caso, è meglio se andiamo.-
- E come?- chiese Jo - Fino ad ora non ci ho pensato, ma siamo a piedi.-
- Io ho la patente.- gli ricordò Nadine.
- Ma non la macchina.- osservò Xander.
- Voi prendete le buste.- rispose lei - All’auto penso io.-

***

In strada c’erano diverse macchine, tutte diverse per colore, marca, forma e modello. La loro non era una città molto grande, ma nemmeno troppo piccola, una media cittadina di provincia con un numero di abitanti non superiore alle diecimila anime, con qualche concessionaria di marca che, ogni tanto, vendeva buoni modelli capaci anche di raggiungere discrete velocità su strada.
Uno di questi modelli, color rosso rubino, era parcheggiato a non molta distanza dalla casa di Nadine.
- Non è che vuoi rubare una macchina, eh?- chiese Jo, preoccupato.
- No.- sbuffò la ragazza, puntando le mani verso la vettura - Voglio duplicarla.-
Un sottile fascio di luce color blu elettrico passò sulla macchina, dal muso al bagagliaio, simile al laser di uno scanner ottico. Una volta arrivata in fondo, la luce si diresse su un punto vuoto della strada, contorcendosi e lavorando con rapidità, mentre sotto i loro occhi una copia perfetta dell’auto prendeva progressivamente forma.
Una decina di secondi dopo il fascio lucente si spense, e Nadine aprì lo sportello del posto di guida come se niente fosse.
I tre la guardarono con tanto d’occhi.
- Bhè, che aspettate?- sbottò di fronte al loro sguardo stupito.
Loro si scambiarono un’occhiata subito prima di salire in macchina, sistemando le buste tra le gambe. Xander si mise accanto a Nadine, che non appena sentì chiudere l’ultima portiera avviò il motore con la magia e partì in sgommata, sollevando una gran quantità di fumo grigio e schiacciandoli contro i sedili, diretta a tutta velocità verso il confine cittadino.
- Ehm… Na… Nadine?- balbettò Jo, mentre Xander e Alis si allacciavano rapidamente le cinture di sicurezza - Se… senti… capisco che Timmi è stato un po’ ingiusto con noi, ma… insomma… stai infrangendo gli ordini del Sommo Concilio, la legge magica sull’esposizione e il codice della strada. Non credi che dovresti… calmarti?-
Lei, che fino a quel momento non gli aveva prestato attenzione, troppo concentrata sulla strada, alzò di scatto lo sguardo per fulminarlo con gli occhi dallo specchietto retrovisore.
- Jo…- ringhiò - Timmi prima se n’è andato in missione senza dirci niente, poi mi ha raccontato un sacco di fandonie sul fatto che stava solo facendo un favore a Raven, e ora non mi risponde nemmeno al cellulare, quando sa perfettamente che potrei andare in paranoia se non mi richiama in fretta, e come se non bastasse sono certa che gli è successo qualcosa. Quindi chiamala follia, chiamala rabbia, chiamala sindrome premestruale, ma NON… DIRMI… DI… CALMARMI!-
Nessuno fiatò. La ragazza gettò un’ultima occhiata di fuoco a Jo, poi tornò a guardare la strada, ingranando la quinta.

Ovvia, anche questo è andato. E ancora mi ritrovo a ringraziare Ely79, _Arse_, NemoTheNameless, RahizelRahtalos e Fantasy_40, che seguono la storia.

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Capitolo 29
*** Cap. 28: Conversazioni notturne ***


- Cazzarola se prude…- gemette Timmi, staccando una mano dal volante per grattarsi un punto della schiena irritata.
- Devi considerarti fortunato.- osservò la sirena, acciambellata sul sedile del passeggero, guardandolo con indulgenza. Teneva il gomito puntellato sul bordo inferiore del finestrino, ed appoggiava il mento sul dorso della mano - Il veleno di quegli esseri doveva essere tremendamente potente.-
- Lo so, sono io ad averlo sperimentato.- grugnì lui, cupo, riportando la mano sul volante - Sai, sono davvero contento di essere un mezzodemone.- ammise, gettandole una rapida occhiata - Rende molto resistenti contro un sacco di cose.-
Infatti il veleno, pur entrato in quantità letale per un normale essere umano all’interno del suo corpo, non aveva riportato danni superiori a quelli di una puntura di scorpione normale: si era beccato una leggera ma fastidiosa irritazione che gli causava un bel prurito dove era localizzata la puntura, al massimo un po’ di nausea, ma niente di permanente o inabilitante.
Dopo una decina di minuti di malessere, minuti che Raven aveva impiegato per modificare un po’ di memorie (fortunatamente, i mostri avevano impedito alla gente di lasciare l’area di sosta visto che avevano bloccato le vie d’uscita con alcune macchine), si era rialzato ed aveva usato Risucchio per far sparire le carcasse dei mostri.
Subito dopo avevano medicato le ferite alle gambe della loro empatica: non avendo medicine con loro si erano dovuti accontentare di togliere i vetri con un paio di pinzette e versare della vodka sui tagli per disinfettarli. Nonostante il procedimento fosse alquanto doloroso, lei sopportò assurdamente, limitandosi a lanciare appena un gemito.
Finito di rimediare, erano ripartiti di corsa, con l’intenzione di recuperare il tempo perso perché, tra l’ammazzare gli Scorpionoidi, il modificare le memorie di tutti, il ripulire alla bell’e meglio l’autogrill, lo spostare le auto usate per bloccare le altre uscite e il rimettere in sesto la sirena avevano perso quasi tre ore. Un tempo veramente eccessivo per i gusti di Timmi, che da quel momento in poi aveva iniziato a guidare senza più fermarsi.
Avevano mangiato in macchina a colazione, pranzo e cena, mentre lui macinava i chilometri.
Adesso erano quasi le dieci di sera. La luna illuminava il loro percorso e l’autostrada di fronte a loro. Erano ancora nelle Grandi Pianure, e presto avrebbero superato il confine con il Nebraska.
Raven era stesa sui sedili posteriori per dormire un po’. Timmi, invece, non chiudeva occhio da quasi ventiquattr’ore. Come mezzodemone aveva una resistenza fisica molto più alta a quella di molti altri, ma prima o poi avrebbe ceduto a propria volta.
- Non hai sonno.- constatò la sirena - Ma presto dovrai dormire.-
- Bhè, quando sarò stanco sarai la prima a saperlo.- sbuffò - Piuttosto, quanto credi che manchi?-
- Due giorni.- rispose - E il settimo…-
- Ci sarà la Convergenza.- terminò Timmi - Quindi arriveremo un giorno prima.- e questa, pensò tra sé, era una bella notizia.
Rimasero qualche momento in silenzio, mentre i suoi pensieri andavano a Nadine: sicuramente si stava preoccupando parecchio, in quel momento. Sperava solo che Skin le avesse spiegato come stavano le cose.
Perché il Fantasma li aveva trovati poco dopo l’ora di pranzo per informarli dell’apprensione che aveva preso i suoi apprendisti, i quali non riuscivano più a contattarlo sul cellulare. Il problema era che lo aveva perso durante lo scontro con gli Scorpionoidi, quindi non era in grado di ricevere telefonate. In aggiunta a ciò, Nadine aveva anche scoperto che era andato in missione, e che dunque le aveva raccontato una bufala. Sperava solo che potesse perdonarlo…
- Lo sai che lo farà.-
La sirena non stava guardando lui: era intenta ad osservare il deserto notturno intorno a loro, ma non c’erano dubbi che stesse parlando di Nadine.
- Che fai, sei anche telepatica, ora?-
- No, certo che no.- ridacchiò lei - Ma certe cose non le provi per nessuno.-
- Piantala di empanalizzarmi!- sbottò lui, coniando sul momento la parola.
- Oh, non è necessario ricorrere all’empatia per queste cose.- ridacchiò - Tu sei un libro aperto. Lo capirei anche dalla tua faccia.-
- Eh, ma pensa…- sbuffò - Nadine dice sempre che sono indecifrabile.-
- Allora non è sincera.- rispose con semplicità la sirena, voltandosi a guardarlo ed inclinando il capo in una posa tipica - Perché sono sicura che ti capisce meglio di chiunque altro.-
Lui non rispose: sapeva che la sirena aveva ragione.
- Cosa ne sai?- chiese invece - Non è che ci passi molto tempo. Lei ti odia più di me.-
- Oh, l’ho avvertito chiaramente che ti capisce.- rispose - Prima in te. Poi in lei.-
- E quando?-
- Quando mi ha aiutata ad alzarmi, nel tuo bagno.- spiegò.
Timmi sgranò gli occhi.
- Cosa?- esclamò - Era quello? L’hai baciata per…-
- Mi serviva un contatto.- spiegò tranquillamente, guardandolo con un sorriso sereno - Ciò che posso sentire dalla gente diventa più forte, in questo modo. E volevo accertarmi che fosse lei la persona a cui pensi continuamente.-
Lui la guardò sorpreso per qualche altro minuto, ancora incredulo.
- E perché non me lo hai detto quando te l’ho chiesto?-
La sirena si strinse nelle spalle.
- Non ne avevo voglia.- spiegò - E non era necessario. Rispetto ai problemi che avevamo in quel momento, era decisamente irrilevante.-
Timmi sospirò, scuotendo la testa: appena arrivati in prossimità del Seme del Demonio, l’avrebbe scaraventata giù dall’auto in corsa.
- Le ho detto tutto.- aggiunse all’improvviso la sirena.
- Tutto che?-
- Tutto quello che provo.-
Di nuovo, Timmi si voltò di scatto a guardarla.
- Cosa?- esclamò - Quando?-
- Quando mi ha ringraziata per averla guarita.- spiegò.
Lui annuì lentamente, riportando gli occhi sulla strada.
- Sapevo che c’era qualcosa…- disse lentamente - Ma diceva che non era niente…-
- Perché le ho detto anche di non temere alcuna mia interferenza.- disse lei - Non ho intenzione di mettermi contro di lei. Tutto ciò che avete passato insieme è più di quanto possa vincere io.-
L’araldo sospirò.
- Senti…- disse - Io… ti prego, non incasinarmi le cose, con lei.- la supplicò - Noi… abbiamo avuto dei problemi, mesi fa.- le rivelò. Nessuno, oltre Raven e Alis, lo sapeva - Ed io sono finito in uno stato che preferirei non descriverti. Non è una bella cosa…- aggiunse - … perché io ho… un senso di dipendenza.-
La sirena lo guardò leggermente incuriosita.
- Dipendenza…- ripeté lentamente - Vuoi dirmi di più?-
Lui sospirò ancora.
- Bhè…- disse - Io… lo sai com’ero.- spiegò - Mi hai conosciuto, cinque anni fa. Dicono che uccidere mio fratello mi abbia cambiato, ma la verità è che ero cambiato già molto prima. E il merito è suo.-
- Quindi hai bisogno di lei per non tornare ciò che eri?-
- Ho bisogno di lei per essere.- corresse lui - Senza non sono niente.-
La sirena sorrise e gli accarezzò una guancia con la mano.
- Che fai?- sbottò Timmi.
- Ti accarezzo.- rispose con semplicità - Tu non lo ammetterai mai, signor “demone cattivo”, ma sei un uomo più dolce di quanto non sembri.-
Lui le allontanò la mano con un colpo secco, arrossendo leggermente.
- Piantala!- sbottò - Accidenti a me e a quando ti parlo…-
La sirena rise piano, tornando a guardare la strada. Non aprirono più bocca per un bel po’ di tempo, mentre il mezzodemone guidava con addosso un misto di stizza, imbarazzo e sollievo. Perlomeno, la sua strana compagna di viaggio era riuscita a rassicurarlo.
- Ferma la macchina.-
Lui aggrottò la fronte sentendole dire una cosa tanto improvvisa e, soprattutto, assurda.
- Cosa?- chiese, certo di non aver capito bene.
- Devi fermare la macchina.- ripeté, guardandolo.
- No!- esclamò lui, stupito.
- Invece lo devi fare.-
- Col cavolo!- sbottò - Senti, siamo in viaggio da tre giorni, a malapena possiamo sperare di arrivare in tempo, e Dio solo sa se è possibile fermare una cosa come la Convergenza! Il Sommo Concilio deve anche dirmi cosa fare, sempre che la soluzione a cui accennava Skin funzioni, e questo significa che ci servirà altro tempo per attuarla… il che, in breve, ci pone di fronte ad un margine di tempo anche troppo stretto, porca puttana! Quindi, se vuoi che fermi quest’auto, mi devi dare una cazzo di ragione inoppugnabile!-
- Sento l’ira di Nadine in avvicinamento rapido.-
Lo stridio di gomme riecheggiò per un miglio attorno a loro.

***

Raven era rotolata giù dai sedili e si era svegliata con una protesta di sorpresa e dolore. Mentre si rialzava un rombo divenne progressivamente più forte e, prima che Timmi potesse staccare le mani dal volante (stava ancora fissando davanti a sé, gli occhi fuori dalle orbite) una saetta metallica color rosso rubino passò accanto a loro alla velocità di un razzo facendoli ondeggiare un secondo. Poi inchiodò di colpo con tanta forza che l’auto sbandò, facendo un quasi completo testacoda e finendo col piazzarsi per traverso di fronte a loro.
Un attimo dopo Nadine scese dalla vettura e corse fino a loro, furente. Si piazzò davanti al finestrino di Timmi, le mani sui fianchi, e lo fissò adirata dall’altra parte del vetro.
- Scendi!- sbottò.
Lui esitò un attimo, guardando Xander, Jo ed Alis che scendevano dalla macchina, evidentemente sollevati per la fine di quella che sembrava essere stata una corsa tremenda.
- Ho detto scendi!- esclamò Nadine, battendo una volta sul vetro.
Timmi deglutì e scambiò un’occhiata con la sirena, che sorrideva tranquilla.
- TIMOTHY JONATAN ANDERSON, PORTA IL TUO CULO FUORI DA QUESTA CAZZO DI MACCHINA!- gridò furibonda Nadine, colpendo ripetutamente il finestrino.
Con l’aria di chi si appresta ad andare incontro alla morte, Timmi scese dall’auto mentre la ragazza si allontanava, e chiuse lo sportello dietro di sé.
- Ehm…- disse a disagio - Ciao tesoro… ragazzi…-
- Tesoro un cazzo…- sibilò Nadine - Cosa ti è passato per la testa?-
- Bhè… ho solo eseguito gli…-
- E perché diavolo non ce l’hai detto?- sbottò lei.
- Ecco… sapevo che non ti sarebbe pia…-
- Ma almeno potevi avvertirmi, porca puttana!- esclamò Nadine.
Lui sospirò.
- Senti, io volevo che veniste, ma Gabriele ha espressamente ordinato di tenervi fuori da questa storia.-
- Sì, ce lo ha spiegato.- annuì Alis, un po’ pallida - Diceva che ti avremmo rallentato.-
- Sì… a me non lo ha detto, ma era sottinteso.- rispose lui - E poi eravate ancora a pezzi per l’incursione al castello dell’Alleanza.-
- Già, noi eravamo a pezzi e tu no?- sbuffò Nadine.
- No, infatti.- confermò - Sono in grado di viaggiare, perché…-
- Certo, tira fuori la scusa del mezzodemone!- esclamò lei - Resisti a tutto, perché sei un cazzo di mezzodemone!-
- SÌ!- sbottò arrabbiato lui - Sì, posso farlo perché sono un mezzodemone! Puoi ritenerla una scusa quanto ti pare, ma è quello che sono, accidenti! Resisto meglio alla fatica e al sonno, sono più forte e più veloce di praticamente tutto il Sommo Concilio e guarisco più in fretta dalle ferite! Io posso fare cose che voi non potete, porca puttana!-
Nadine non rispose, limitandosi a fronteggiarlo arrabbiata.
- Questo è ciò che sono.- proseguì lui, incrociando le braccia - E tu lo sai bene. Lo sai fin da quando mi hai chiesto per la prima volta cos’è successo a Sleepy Creek, scegliendo di fidarti di me. Non puoi pretendere certo che cambi così da un giorno all’altro.-
La ragazza ebbe un leggero sussulto, quasi avesse incassato un brutto colpo, e d’improvviso parve dispiacersi del proprio sfogo.
- Sentite, siamo tutti stanchi.- disse Raven, che era uscita dalla macchina - Timmi, tu hai guidato per tutto il giorno senza mai fermarti. E Nadine, per raggiungerci così in fretta, deve aver fatto anche di più. È vero?-
- Abbiamo fatto tutta la strada con una velocità media di centocinquanta chilometri orari.- disse Xander, con l’aria di chi è sopravvissuto a un trauma - E, quando dormivamo, Nadine usava la magia per costringere la macchina a muoversi da sola. Non chiedeteci dove ha preso il carburante, però…-
- Allora facciamo così…- disse Raven, sospirando - … io salgo in auto con i ragazzi, che stregheranno il motore perché continui a muoversi da solo. Nadine invece verrà qui, e farà lo stesso con questa macchina. In questo modo potremo dormire tutti e faremo comunque abbastanza strada.-
- Ci mancano due giorni di marcia.- disse Timmi - Almeno, questo è ciò che pensa la sirena.-
- Perfetto.- annuì la Valchiria - Allora, non c’è altro da dire. Va bene a tutti?-
Siccome ognuno sembrava più che desideroso di riposare un po’, accettarono senza proteste.

E così, il viaggio notturno riprese. Nadine era seduta dove prima si trovava Timmi, il quale ora dormiva profondamente sui sedili posteriori, mentre la macchina con Raven e i ragazzi li seguiva a ruota. Sia lei che la sirena erano sveglie, a differenza del mezzodemone, ma non si parlavano: Nadine era troppo occupata a rimuginare sulla discussione di poco prima, mentre l’altra… chissà a cosa pensava.
Il volante si muoveva per conto proprio, animato dall’Incantesimo di Locomozione operato da Nadine, immersa nei propri pensieri cupi. La strada e il paesaggio scorrevano rapidi fuori dal finestrino, mentre la notte trascorreva in silenzio sopra di loro.
- Stai ancora ripensando a prima, vero?- chiese la sirena.
Lei annuì.
- Sì.- rispose.
- Bhè, lui non ce l’ha con te.- disse - Si è solo spiegato.-
- Lo so.- sbottò Nadine - Lo conosco, per la miseria!-
- E anche meglio di me.- annuì la sirena, tranquilla - Sei tu che hai un problema, però.-
Lei incrociò le braccia e strinse gli occhi.
- Cosa ne puoi sapere, tu?- chiese.
- Sono empatica, ricordi?- ridacchiò - Posso sentire molto chiaramente che sei preoccupata per qualcosa.-
Rimasero in silenzio per alcuni minuti: la sirena osservava attentamente Nadine, che invece guardava fuori dal finestrino, ben decisa a non voltarsi verso di lei. Tra l’apprensione, la frustrazione per il suo atteggiamento e l’antipatia che provava nei suoi confronti, era fortunata se riusciva ancora a non urlare.
- Da quanto lo sai?-
La domanda della sirena fu talmente rapida e la colse così di sorpresa che, per un attimo, rimase in silenzio per attendere la risposta di una terza persona che, in realtà, non era lì. Non sveglia, almeno.
- Cosa?- chiese.
- Da… quanto… lo… sai?- ripeté lei, scandendo.
Prima di rispondere la guardò per un momento, leggermente stupita.
- Da poco.- disse infine - Tu come lo sai?-
- Oh, sai… alla fine, una impara a decifrarle, le emozioni, fino al limite della telepatia.- ridacchiò lei in risposta - E io di tempo ne ho avuto taaaaanto…- le lanciò un sorriso indulgente - E chi altri lo sa?-
Stavolta, Nadine le gettò un’occhiata lievemente spaventata.
- Nessuno.- ammise - Non l’ho ancora detto a nessuno.-
La sirena annuì lentamente e fece per muovere un braccio, ma Nadine fece un gesto rapido, secco, come per scacciare una mosca, e lei si bloccò.
- Scusa.- disse - Non è ancora… insomma… non so bene come affrontare la cosa.-
- Se ti lasciassi aiutare lo sapresti.- rispose la sirena, che non se l’era presa - E lui sarebbe felicissimo di darti una mano.-
- Non so…- ammise Nadine - Ho paura che… si spaventi.-
La sirena annuì.
- Una reazione da non dare per scontata.- concesse - Persino da parte di Timmi.-
Rimasero in silenzio per tutto il resto del viaggio, e non nominarono più l’argomento.

Ringrazio come sempre tutti i miei lettori: Ely79, _Arse_ e NemoTheNameless, che lasciano recensioni ogni volta che ne hanno l'occasione; e anche RahizelRahtalos e Fantasy_40, che hanno aggiunto la storia alle seguite o alle preferite.

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Capitolo 30
*** Cap. 29: Il Seme del Demonio ***


Il Tredicesimo Membro, dopo che Marcus aveva fatto perdere quelle ore a Timmi, sembrava essere finalmente soddisfatto.
Quantomeno, non aveva più chiesto al mercenario di andare in giro a cercare mostri da catturare o di seguire il mezzodemone, concedendogli di riposare un po’. Lui, dal canto suo, rimaneva sempre chino sui suoi pesanti volumi e gli appunti senza mai allontanarsene, continuando a leggere ininterrottamente. Ogni tanto il suo sguardo cadeva sul libro che Marcus aveva rubato al Sommo Concilio.
Riposava su un vecchio tavolo di legno, ancora completamente chiuso. Non osava nemmeno toccarlo senza usare una protezione adeguata: la prima ed ultima volta che l’aveva fatto si era procurato una piccola ma dolorosa ustione magica alle mani, adesso guarita. Ora lo maneggiava solamente indossando guanti spessi e trattati con i giusti incantesimi, ma anche così riusciva a tenerlo in mano per non più di qualche minuto. Il potere di quell’oggetto era troppo grande, persino per lui che aveva sconfitto la morte.
Tuttavia, non aveva alcun motivo di toccare il libro: non lo poteva aprire, ed anche se ci fosse riuscito non gli sarebbe servito a niente, da solo. Gli serviva un nuovo alleato, uno che conosceva molto bene il Sommo Concilio e che possedeva le giuste capacità, sia fisiche che mentali, per fare ciò che lui aveva in mente.
E fortunatamente era solo questione di tempo: il Seme del Demonio era più vicino che mai, ora come ora. Si trattava solo di eseguire qualche altro breve calcolo, tradurre un altro paio di rune e sarebbe stata fatta.
Ancora una mezza giornata di lavoro e avrebbe potuto anche lasciar stare la segretezza: che sapessero pure, quegli idioti, che era sopravvissuto. Cosa gli importava di metterli al corrente della propria sopravvivenza, quando ormai era praticamente al traguardo?
Con un senso di eccitazione mista ad impazienza tornò alle proprie formule matematiche e alle mappe, ben deciso a finire prima dell’alba: il tempismo era essenziale. Dovevano essere sul posto prima di loro.

I due giorni in auto trascorsero relativamente nella noia: gli imprevisti che avevano caratterizzato gli inizi del viaggio sembravano essersi esauriti con gli Scorpionoidi, che secondo Skin potevano essere stati portati lì più da Marcus che da una breccia temporanea. Il Fantasma aveva detto loro dell’incontro con il mercenario e della cattura dei mostri, quando li aveva trovati.
Questo aveva decisamente insospettito Timmi e Raven, ma preferirono non fare troppe congetture: loro dovevano raggiungere il Seme del Demonio, e non avevano il tempo di preoccuparsi anche di questo. Avrebbero lasciato ad altri simili incombenze.
Piuttosto, si interessarono molto al come avessero fatto i ragazzi a trovarli: il lavoro eseguito, pur in completa infrazione di ogni ordine del Sommo Concilio, era degno del migliore dei segugi, considerando l’attuale livello di esperienza di tutti loro.
In pratica, dopo essere partiti avevano fatto una breve sosta alla stessa stazione di servizio dove si erano fermati anche loro tre, siccome Nadine ricordava che il serbatoio dell’auto di Timmi era vuoto.
Lì avevano incontrato un uomo che ci aveva provato con Raven, e al negozio avevano riconosciuto la sirena e aveva citato un grido furente lanciato dallo strano e irascibile guidatore. Seguendo l’indicazione che raccolte avevano ripreso l’inseguimento, fino a raggiungere un albergo a ore dove era avvenuta una insolita rapina terminata in resa dopo il ferimento del portiere. Siccome i danni erano disuguali rispetto alla versione data, non c’era voluto molto per comprendere chi avesse alloggiato lì.
Per il resto si erano affidati agli incantesimi consigliati da Devon e ad un po’ di logica.
- Un gran bel lavoro.- si complimentò Timmi quando Nadine, seduta accanto a lui, finì di raccontare la storia - Ma non avreste dovuto infrangere gli ordini, nessun apprendista se lo può permettere. Raven si è salvata per un pelo l’ultima volta, e solo grazie a me.-
- Bhè, che rompano pure.- sbuffò Nadine - Non è che mi interessi granché, ora.-
Lui ridacchiò e si voltò verso la sirena.
- Quanto manca?-
- Poche ore.- rispose lei, distesa sui sedili posteriori e mangiucchiando i marshmallows - Ancora qualche chilometro e ci siamo.-
- Bene.- disse il mezzodemone - Nadine, impediscile di intossicarsi di zucchero.-
Finalmente, la sirena indicò loro lo svincolo da prendere per lasciare l’apparentemente infinita autostrada e il traffico che la percorreva.
Già da un po’ avevano lasciato le Grandi Pianure, ormai, ritrovandosi in ambienti più boscosi e irregolari. Imboccarono ben presto un sentiero sconnesso, pieno di sassi e di buche, dove furono costretti a ridurre la velocità per non danneggiare gli ammortizzatori o le marmitte, e si fermarono davanti ad una sbarra metallica calata. Delimitava l’accesso a un parco naturale, e le auto all’interno non erano ammesse. Probabilmente quella non era l’entrata principale, poiché non c’erano né la biglietteria né il banco informazioni con la cartina, o forse era una riserva di caccia.
- Che si fa?- chiese Nadine - Andiamo a piedi o sfondiamo?-
Timmi rifletté un momento, poi mise fuori un braccio dal finestrino e segnalò agli altri di accostarsi.
- Andremo a piedi.- rispose - Siamo abbastanza vicini, e sinceramente mi sono rotto di guidare.-
Furono tutti molto contenti di poter scendere e camminare un po’, finalmente. Raven si allacciò di nuovo la cintura con i machete, e Xander ripescò dal piccolo bagaglio che si era portato due borracce, una piena d’acqua e l’altra piena di grappa.
- Perché cavolo hai portato la grappa?- sbottò Timmi, aggrottando la fronte.
- Non per noi.- ridacchiò il mago, lanciandogliela - Serviva ad ammansirti nel caso avessi preso male il nostro arrivo.-
Lui la prese al volo, sogghignando.
- Bhè, potevi dirlo subito, così mi arrabbiavo un po’.- scherzò lui, mettendosela a tracolla.
Per la sirena, invece, le cose furono un po’ più complicate: una cosa era sgambettare su pavimenti puliti o soffici tappeti erbosi come lo era il bosco attorno alla casa di Timmi, un’altra era farlo in un parco protetto, seguendo un sentiero sassoso e pieno di rametti spezzati. Le sue gambe, pur in via di guarigione, erano già abbastanza martoriate, e dovettero procurarle delle scarpe da tennis perché potesse camminare.
Questo fu semplice, in realtà. A complicare il tutto fu la sua reazione quando le vide: prima si rifiutò di indossarle, poi cercò di gettarle via e, quando Alis e Jo le ebbero recuperate, iniziò a dimenarsi nel tentativo di allontanarli, costringendo Timmi a bloccarla tra le sue braccia.
Per Xander fu piuttosto difficile riuscire a metterle le scarpe visto quanto scalciava, nonostante l’aiuto che gli diede Raven.
- Smettila di tenere il muso…- sbuffò il mezzodemone, che mentre la teneva ferma si era preso una testata sul mento - Mica ti ammazzeranno, a differenza di me.-
La sirena, che camminava a braccia incrociate, imbronciata come una bambina che fa i capricci, non rispose e fissò lo sguardo astioso sulle nuove calzature. Lui sospirò, concentrandosi piuttosto sulla strana sensazione che avvertiva: era come se, sotto la sua pelle, corresse un’intensa carica elettrica, che lo solleticava e lo infastidiva al tempo stesso. Si sentiva estremamente energico, ma anche malaticcio.
- Comincio a sentire la magia che cerchiamo.- annunciò, stappando la borraccia di grappa e buttandone giù un sorso.
- Davvero?- chiese Raven - Quanto è forte?-
- Per ora non tantissimo.- rispose - Ci vorrà ancora un po’.-
Camminarono per qualche ora, riposando un po’ solo quando erano troppo stanchi per continuare. Durante una di queste soste Raven continuò a guardarsi intorno con circospezione, come se stesse aspettando qualcosa, o temesse l’arrivo di qualcuno.
- Cosa c’è?- chiese Jo, vedendola così tesa.
- L’atmosfera che c’è qui.- rispose lei - Mi ricorda quella del bosco in cui trovammo Julien Wings mesi fa.-
Timmi annuì, alzando un sopracciglio sopra la borraccia (ormai l’aveva quasi svuotata).
- Sì, l’ho notato anche io.- rispose, mettendola via - Come quella volta non ci sono animali, o almeno non ne sento né l’odore né il rumore.-
- Vuoi dire che ci sono altri lupi mannari?- chiese Xander, cercando di mantenere un tono leggero: cominciava ad odiare quegli esseri.
- Non lo so.- ammise lui - Di certo, qualcosa ha spaventato la fauna… o se l’è mangiata.-
- Perché non cerchi di sentire qualche odore?- chiese Nadine - Se ti trasformi potrai assicurarti di cosa c’è qui intorno.-
- Posso provare.- concesse lui, alzandosi - Ma non assicuro niente.-
Raggiunse il centro del sentiero e si trasformò in demone, alzando il muso per sentire meglio gli odori attorno a loro. Poco dopo ritornò umano, scuotendo la testa.
- Non so che dire.- sentenziò - C’è qualche nota stonata, ma non è niente di definitivo. Se ci sono i demoni allora sono arrivati da poco, perché sento ancora l’odore che mi sarei aspettato da una riserva come le altre.-
- E lei?- chiese Alis, accennando col capo alla sirena che sedeva a gambe larghe sotto ad un albero, giocando con una pigna e qualche bastoncino - Credi che possa sentire i demoni come ha già fatto altre volte?-
Lui annuì.
- Forse. Ehi, carpa, vieni qui!- sbottò.
La sirena non fece una piega di fronte al modo in cui si era rivolto a lei e si alzò tranquillamente, spolverandosi la gonna del vestito. Si avvicinò, giungendo le mani dietro la schiena e molleggiandosi sulle ginocchia, canticchiando tra sé “All You Need Is Love”.
- Riesci a sentire se qui in giro ci sono creature poco simpatiche?- chiese il mezzodemone.
- Mmmh…- mugugnò lei, stringendo gli occhi e guardandolo - A parte te?-
- Sì, io… cosa?- farfugliò Timmi, furioso, mentre tutti gli altri ridevano (persino Raven nascose un sorriso con la mano) - Piantala di dire cretinate e dimmi cosa senti!-
- Dunque…- disse la sirena - Arrabbiato, incavolato, mezzodemone infuriato, se i nemici vuoi trovare, dove andiamo devi andare.- recitò - Stavolta ti piace la rima?- chiese, quando ebbe finito.
- Bah…- sbuffò lui, facendo un gesto con il braccio per dirle di lasciar perdere - Almeno, siamo certi che siamo in mezzo a cose poco socievoli.-
- Già, una è proprio qui…- ridacchiò Jo.
- E piantala!- sbottò Timmi.
Ripresero a camminare, ancora sorridendo per il modo in cui il mezzodemone era stato sbeffeggiato, ma ognuno di loro sapeva bene che il fatto di essere in un bosco pieno di potenziali avversari non andava sottovalutato.
- Secondo te cosa ci fanno qui?- chiese Xander a Timmi, poco dopo - I demoni, voglio dire.-
Lui si strinse nelle spalle, accigliandosi.
- A parte rompere i cosiddetti a noialtri?- chiese.
- No, quello l’avevo immaginato.- ammise il ragazzo - A dire il vero non capisco perché lo stiano facendo. Se la Convergenza dovesse sfondare la barriera, sarebbe la fine anche per demoni e mostri.-
- Vero.- concesse il mezzodemone - Ma se ci pensi bene, gli Scorpionoidi che abbiamo incontrato io e Raven l’altro giorno sono stati messi lì da Marcus. E lui non l’avrebbe mai fatto di propria iniziativa.-
- Quindi?-
- Quindi, forse comincio a immaginarmi a cosa servisse quello strano trucchetto del Tredicesimo Membro, due settimane fa.-
Xander aggrottò la fronte.
- Intendi dire che ha trovato il modo di ingannare la morte?- chiese.
- Perché no?- rispose lui - Credimi, fratellino, saresti molto sorpreso di quanti sistemi esistano: i Custodi dell'Eden possono garantire la vita eterna e la gioventù perpetua a chiunque, come successe ai Precustodi tipo Demon e sua sorella. I filtri magici consentono di prolungare la propria esistenza, a volte anche in modo indefinito. E la Fornace avrebbe reso me e Kyle virtualmente immortali, se l’avessimo usata.-
- Ma questi sono metodi per non invecchiare.- osservò lui - Non impediscono agli altri di ucciderti.-
- Ehi, ho detto che esistono dei metodi, non che li conosco!- sbottò il mezzodemone - Andiamo, ragazzo, credi che io sappia tutto?-
- Perché, non è così?-
Timmi ridacchiò.
- Non sono Dante, Donovan.- rispose, facendo un mezzo sorriso.

***

Dopo qualche altra ora di cammino Timmi si fermò all’improvviso e alzò un braccio per dare il segnale di alt anche agli altri. Intanto, Raven aveva cominciato a guardarsi di nuovo attorno, mentre la sirena sgranava gli occhi, allarmata.
- Che succede?- chiese Nadine, che aveva registrato questi segnali.
Lui scosse la testa lentamente.
- Indietro…- disse piano - Molto indietro.-
Xander aveva imparato da tempo a non contraddirlo e a non fargli alcuna domanda quando parlava così, quindi prese per un braccio Jo (che, al contrario, non era così svelto nell’afferrare la situazione) e lo trascinò indietro di qualche passo, mentre Nadine ed Alis li imitavano, portando con loro la sirena. Raven sguainò i machete e si voltò per guardare le spalle al gruppo.
Un attimo dopo, dalla boscaglia saltò fuori qualcosa di grosso e rapido, che costrinse Timmi a fare un balzo di lato per evitare di essere buttato a terra.
Era una creatura strana, che ricordò loro un lupo mannaro. Tuttavia, non sembrava essere propriamente un licantropo: era più grosso e muscoloso, con il pelo folto e liscio, di un candido color bianco neve. Le spalle e la testa erano ricoperte di lamelle argentate, e rendevano le sue spalle ancora più grosse di quanto non fossero realmente. Le orecchie e il muso erano molto più corti e felini, mentre gli occhi gialli avevano la pupilla verticale.
Xander si preparò a combattere, ma Raven gli pose una mano sulla spalla e scosse la testa, come a dirgli di risparmiare le energie: a quanto pareva, non era il caso di interferire. Se ne sarebbe occupato Timmi.

L’essere si acquattò sulle quattro zampe e gettò uno sguardo feroce ai ragazzi, ma un sasso che lo colpì sulla testa fu sufficiente ad attirare la sua attenzione sul mezzodemone lì accanto, che ne stava facendo rimbalzare un altro nel palmo della mano.
- Qui, miciomiciomicio…- mormorò, rannicchiandosi su se stesso, in quella sua maniera che tutti associavano ad un sacco di legnate - Qui, miciomiciomicio…-
Il gigantesco gatto saltò verso di lui, ruggendo come una pantera, e il mezzodemone si stese immediatamente sulla schiena, puntando le gambe contro il petto. Quella, a causa dello slancio e della leva operata dalle sue gambe fu scaraventata oltre il proprio nemico, rotolando poi sul terreno per qualche momento.
Una mossa vecchia, ma sempre efficace.
Timmi si rialzò subito con un salto e si voltò, mentre il gattone scattava a testa bassa contro di lui. Il mezzodemone gli agguantò il capo, stringendolo sotto l’ascella e, con una rapida torsione ed uno schiocco rivoltante, gli spezzò di netto l’osso del collo.
La creatura cadde a terra, la lingua di fuori, e lui si spolverò i vestiti con noncuranza.
- Fatto.- disse - Possiamo andare, ma dovremo fare più attenzione, ora.-
- Cos’era?- chiese Jo, tastando il corpo del mostro col piede.
- Qualcosa di cui non dovremo più preoccuparci.- rispose Timmi, bevendo l’ultimo sorso di grappa - Ma i suoi amici saranno sicuramente più fastidiosi, e noi abbiamo poco tempo: a mezzanotte ci ritroveremo col culo per terra, se vogliamo usare un eufemismo.
Alis guardò l’orologio.
- Per ora sono le tre del pomeriggio.- disse - Abbiamo ancora nove ore.-
- E speriamo che bastino.- replicò lui, riprendendo il cammino.

Gli alberi si interrompevano di botto nei pressi di una conca erbosa, disegnando una sorta di cerchio attorno ad essa e alla collina che, dal fondo, partiva fino a superare di alcuni metri la loro postazione. Quasi sulla sommità della collinetta c’era un cerchio di macigni molto simile a una bassa muraglia di pietra, frastagliata e irregolare.
Quel luogo era disegnato evidentemente per nascondere qualcosa. Di certo c’entrava la magia, perché era impossibile che la natura creasse una formazione di così grande precisione e simmetria spontaneamente.
Secondo la sirena e i sensi magici di Timmi, era sulla cima della collina che sarebbe avvenuta la Convergenza.
A confermare questa tesi c’erano i cento demoni che andavano avanti e indietro in fondo alla conca e nel cielo al di sopra.
- Cazzarola…- borbottò stupita Alis, da dietro l’albero che la riparava alla vista.
- Alis!- esclamò piano Timmi, sgranando gli occhi - Chi ti ha insegnato a parlare così?-
- Tu.- rispose con semplicità.
- Ah già, è vero…- annuì lui, riportando gli occhi sulla scena - Bhè, questo mi dice che non siamo molto graditi, qui.- constatò.
- Cosa si fa?- chiese Xander - Sono un po’ troppi per noi da soli.-
- Sì, questo è vero.- ammise il mezzodemone - Dovremo improvvisare qualcosa, temo.-
Si sedettero tutti in cerchio, nascosti dai tronchi.
- Che ore sono?- chiese Timmi.
- Le… sette meno venti.- rispose Alis.
- Grande…- sospirò - Poco più di cinque ore.-
- Dobbiamo risparmiare del tempo.- disse Raven - Qualsiasi soluzione abbiano ideato i nostri superiori, i demoni saranno decisamente di ostacolo.-
- Solo se dobbiamo essere fisicamente in cima alla collina.- osservò Nadine - Potremmo anche non averne bisogno.-
- Ha ragione lei.- annuì Alis - Prima dobbiamo fare rapporto.-
- Concordo.- disse Timmi - Ma non me la sento di lasciare il forte sguarnito.-
- Resto io.- si offrì Raven.
- Okay. Ti lascio la sirena, che può avvertirti in caso che si avvicinino dei demoni.- la guardò per vedere se le andava bene, ma lei era troppo concentrata a scuotere una pigna per vedere se c’erano pinoli dentro - E Jo vi farà compagnia.-
- Ehi!- esclamò il ragazzo - No, io voglio…-
L’occhiataccia di Timmi lo fece tacere.
- Noi torniamo appena sapremo cosa fare.- rassicurò il mezzodemone, alzandosi con Alis, Xander e Nadine - Voi state attenti, e non attirate l’attenzione.-
- Non devi preoccuparti di questo.- rispose - Voglio tornare a casa da Flynn, io.-
Timmi ridacchiò, comprensivo.
- Allora restate nascosti tutti e tre.- disse, prima di prendere le mani dei suoi amici.

Marcus e il Tredicesimo Membro arrivarono su un’altura da cui si riusciva a vedere chiaramente la conca e la collina del parco, oltre ai numerosi demoni che lo stregone aveva inviato lì per rallentare il sommo concilio. Tra le braccia infilate in spessi e lunghi guanti scuri reggeva il frusto libro con sette serrature, che poggiò su una pietra piatta di fronte a loro. Per un istante gli parve di sentire un sussurro lontano.
- Cosa facciamo qui?- chiese Marcus - Me lo spiega, adesso?-
- Stiamo aspettando la Convergenza.- rispose il Tredicesimo Membro, sedendosi sotto un pino.
- Perché?- insisté il mercenario - Vuole forse lasciare che avvenga? Perché se è così…- sbottò rapidamente lui, afferrando la spada - … allora potrei arrabbiarmi: io voglio arricchirmi, non morire!-
- E non morirai.- lo rassicurò l’Elfo, sorridendo di fronte al suo coraggio: una spada… ma per favore… - Io e te siamo qui per cogliere l’attimo, il solo momento nella storia in cui sarà mai possibile compiere un sortilegio di incalcolabile potenza. I demoni che ho posto qui sotto serviranno per garantire il giusto tempismo, oltre che a tenere lontano Timothy Anderson quando il momento sarà cruciale. E copriranno la nostra presenza per tutto il tempo necessario. Senza di loro, ci avrebbe già scoperti da un pezzo.-
Marcus lo osservò per qualche momento, dubbioso, poi ripose la spada e si sedette accanto a lui.
- D’accordo…- disse lentamente - Mettiamo che sia così… qual è il nostro obbiettivo? Perché abbiamo fatto tanto lavoro? E perché mi sono esposto tanto con il Pentacolo così all’erta?-
Il Tredicesimo Membro sorrise con ironia.
- Perché, mio caro Marcus, tu ed io stiamo per diventare gli uomini più potenti del creato.-

E con questo iniziamo ad avviarci verso l'epilogo della storia. Dovrebbero esserci soltanto (se non vado errato) tre-quattro capitoli al massimo. Ringrazio i miei lettori Ely79, _Arse_, NemoTheNameless, RahizelRahtalos e Fantasy_40.

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Capitolo 31
*** Cap. 30: Il ritorno del Talismano ***


Quando Timmi, Alis, Xander e Nadine raggiunsero la sala riunioni del Sommo Concilio trovarono al suo interno soltanto Gabriele e Cannella, e nessuna di loro pareva essere occupata: la prima leggeva un libro, l’altra si limitava a sedere e canticchiare piano tra sé una canzonetta senza significato particolare, fissando il soffitto. Erano tanto assorte che non si accorsero di loro.
- Ho trovato il Seme del Demonio!- annunciò il mezzodemone, facendole sobbalzare entrambe.
- Cosa?- chiese Cannella, premendosi una mano sul cuore per l’improvviso arrivo del gruppo.
Lui spiegò in breve la situazione, sottolineando la presenza di demoni e il fatto che aveva lasciato Raven, Jo e la sirena lì.
- Bene…- sospirò Cannella, sconfortata - Demoni ovunque, la Convergenza alle porte, praticamente tutto il Sommo Concilio fuori e i tuoi apprendisti che disobbediscono agli ordini…- i tre distolsero lo sguardo, a disagio - Una situazione veramente fantastica… ricordatemi di non dirlo a Seth, o ci giochiamo il Custode del Fuoco.-
- Le battute dopo, per favore!- sbottò Gabriele, le ali che frullavano come quelle di una colomba - Abbiamo pensato a come fare per impedire la Convergenza.-
- Bene.- sospirò stancamente Timmi - Che devo fare? Qualcosa di sobrio tipo provocare un’eruzione o volete il pacchetto “Demolizioni e Massacri”?-
- Niente di tutto questo, anche se dovrai uccidere i demoni.- ammise l’Arcangelo - No, dovrai infastidire qualcuno, e dovrai essere tu personalmente, perché è di te che si fida.-
Lui aggrottò la fronte.
- Chi devo cercare?- chiese.
Cannella trasse un profondo respiro ed alzò gli occhi verso il soffitto, come se non osasse guardarlo in faccia.
- Miley Logan.- rispose.

Raven e Jo osservavano attentamente il mare di demoni sotto di loro, mentre la sirena se ne stava per conto suo, vicino ad un albero alle loro spalle.
- Cosa faremo se dovesse essere necessario salire sulla collina?- chiese il ragazzo.
- Dovremo combattere.- ammise la Valchiria - Non potremo fare altrimenti, con un simile numero di nemici. Non passeremo mai inosservati.-
- Ma serviranno molti rinforzi per passare.-
- Non necessariamente.- rispose lei - Il Pentacolo può farcela, con un po’ d’impegno.-
- Quindi bastate voi cinque?-
- Anche in quattro e basta, se tu e gli altri ci darete una mano.- Raven si alzò in piedi - Ma prima non sarebbe male portarci avanti col lavoro.-
- Cosa… vuoi combattere?- si stupì lui - Ma sono in troppi!-
- Non intendo affrontarli.- rispose Raven, raccogliendo qualche legno lungo e dall’aria resistente - Ma voglio creare un po’ di scompiglio, quando dovremo farlo.-

- Cosa?- sbottò Timmi - Dovrei far correre un simile rischio a quella povera ragazza? Ancora?-
- Mi dispiace.- disse Cannella - L’ho detto anch’io a Danny, ma ha ragione lui: il solo modo per fermare la Convergenza nell’immediato è quello di annullare la magia che la compone. E nient’altro lo può fare, tranne il Talismano del Patto di Sangue. Per farla breve, ci serve Miley.-
Il mezzodemone si passò una mano tra i capelli, sospirando.
- Cazzo…- gemette - Cazzocazzocazzocazzocazzo…-
- Piantala!- sbottò Nadine - Mi dai sui nervi, lo sai!-
- Scusa…- sospirò - D’accordo, vado a prenderla. Ma voi mandate qualcuno ad aiutare Raven, sarà bene che i demoni siano già un po’ sfoltiti quando arriveremo.-
- Vado a chiamare personalmente Skin, Trys e Darth.- assicurò Cannella - Immediatamente.-
- Grazie.- disse Timmi - Ragazzi, andate subito anche voi.- aggiunse, rivolgendosi agli altri - Mi serve che vi impegniate al massimo.-
- Certo.- annuì Xander, tendendo una mano ad Alis, che a sua volta la tese a Nadine.
Lei, tuttavia, guardò Timmi.
- Vorrei… venire con te.- disse - Ho bisogno di parlarti un momento.-
Lui annuì, sorpreso.
- Sì, certo.- rispose, dandole la mano - Forza, diamoci una mossa.-

Xander e Alis trovarono Jo e Raven intenti a costruire strane strutture e marchingegni primitivi usando bastoni caduti, lacci, rami d’albero, pigne verdi e sassi, mentre la sirena se ne stava per conto proprio da una parte, a giocare con un intrappoladita (dal quale sembrava incapace di liberarsi).
Vedendoli così indaffarati, i due si scambiarono un’occhiata stupita.
- Ehm… scusate?- disse Xander, mentre Jo e Raven fissavano un ramo pieno di legni appuntiti ad un tronco d’albero - Potremmo sapere che state combinando?-
- Piazziamo trappole.- disse Jo - Questa l’ho presa ispirandomi al primo film di Rambo. Quando scappa nel bosco, hai presente?-
- E qual è lo scopo di tutto questo?- chiese Alis.
- Dovremo combattere, probabilmente.- rispose Raven, chinandosi per raccogliere alcuni grossi sassi e mettendoli in una sorta di nicchia su un ramo che Jo, con la magia, stava tenendo basso - Se è così, faremo bene ad essere pronti.-
Xander annuì.
- Bene.- disse - Perché Cannella è andata a cercare Skin e gli altri. Verranno a darci una mano: dobbiamo salire sulla collina, come avevi detto tu.-
Raven non ne sembrò sorpresa, e subito passò a Xander un lungo laccio di cuoio da fissare a una trappola.
- Dove sono Nadine e Timmi?- chiese Jo ad Alis.
- Da Miley Logan.- rispose la ragazza - Secondo il Sommo Concilio possiamo impedire la Convergenza solo con l’aiuto del talismano dentro di lei.-
A Jo caddero dalle braccia le pigne.
- Cosa?- esclamò - E deve andarci ancora di mezzo?-
- Purtroppo.- annuì Xander - Anche Timmi ha fatto quella faccia.-
- Skin mi ha parlato di lei.- disse Raven, mentre si arrampicava su un pino - Mi ha raccontato tutto ciò che avete fatto, quando è venuto a trovarmi.-
- Allora saprai anche di Devon.- osservò Alis, passandole alcune cose che lei le indicava.
- So che era un Emissario.- annuì la Valchiria - Ma è passato dalla nostra parte, in seguito.-
Jo aprì la bocca, probabilmente per aggiungere che era anche quello che aveva trovato, sei mesi prima, il frammento del Cristallo di Atlantide che aveva reso immortale Julien Wings.
Comprendendo quanto poco intelligente sarebbe stato dare questa informazione a Raven, Xander diede una gomitata all’amico e gli fece cenno di tacere. Lui annuì, rendendosi conto di essere stato sul punto di fare una scemenza, e si rimisero al lavoro.
Poi, all’improvviso, la sirena si alzò e si guardò attorno, apparentemente in allarme.
- Che c’è?- chiese Raven, notandola.
Lei indietreggiò fino a loro, guardinga.
- Ne arriva uno.- disse - Ed è grosso.-
- Possiamo nasconderci?- chiese Xander.
La sirena scosse la testa.
- No.- rispose - Perché ci ha già visti.-

Fu una fortuna per loro che Raven fosse lì, e che avesse pensato di piazzare le trappole per tempo: pochi secondi dopo l’avvertimento della sirena, un grosso essere simile a una pantera  a due teste e con la criniera irruppe nel cerchio di alberi, lanciando un grido graffiante. Se non fosse stato per la Valchiria, che trascinò immediatamente indietro Jo, il ragazzo avrebbe potuto perdere un braccio.
Subito dopo il mostro fece inavvertitamente scattare un laccio di cuoio collegato a una trappola, e un contrappeso fece cadere dall’alto un grosso ramo pieno di spine che gli si conficcò nel fianco, strappandogli un verso di dolore.
Approfittandone, Raven gli si avvicinò rapidamente e gli tagliò la testa con i machete.
- Ci hanno visti!- gridò Alis, indicando verso il basso.
Xander si voltò e vide che aveva ragione: le creature sotto di loro si stavano muovendo in quella direzione, con il chiaro intento di attaccare qualsiasi cosa si muovesse.
Raven prese in mano la situazione:
- Xander, Jo, procurate dei cloni, li attireremo qui!- ordinò - Alis, usa degli incantesimi di occultamento, nascondi le trappole.- si voltò verso la sirena, che per una volta non sembrava indifferente a ciò che succedeva intorno a lei - Tu seguimi, cercherò di portarti al sicuro. Poi voi tre raggiungeteci.-
Nessuno di loro fece obiezioni, e cominciarono immediatamente a fare quanto richiesto.

***

Timmi e Nadine comparvero di fronte alla casa di Miley, in una stretta via priva d finestre, dove i passanti non li avrebbero visti.
- Allora?- chiese gentilmente lui - Che c’è? Cosa mi vuoi dire?-
La ragazza distolse lo sguardo, lasciandogli la mano.
- È… è successa una… una cosa.- disse.
Il mezzodemone annuì.
- Una cosa brutta?-
- Io…- rispose esitante - No… sì…- scosse la testa - Non lo so… io…-
Pareva che stesse per cominciare a piangere. Timmi la prese per le spalle e la abbracciò.
- Okay.- disse piano - È tutto okay. Me lo dici dopo, d’accordo?-
Lei lo allontanò, sorpresa.
- Cosa?- chiese - Non lo vuoi sapere?-
- Ma certo che voglio!- rispose lui - È che si capisce che non riesci nemmeno a parlare. Meglio se aspetti un altro po’, prima, così potrai pensare meglio a cosa dirmi di preciso. Ti sta bene?-
Lei annuì.
- D’accordo.- disse - Ma se un dopo… non ci fosse? Se non riuscissimo a fermare la Convergenza?-
- Il giorno in cui mi farò mettere sotto è lontano, te lo garantisco.- rispose - Ormai siamo quasi alla fine, no?-
- E i demoni?- chiese Nadine - Insomma… ti ho sentito, mentre parlavi con Xander… pensi che c’entri il Tredicesimo Membro…-
Lui si accigliò.
- Sì.- ammise - Ma non riuscirà a fermarci, te lo garantisco.- le prese la mano e cominciò ad avviarsi verso la casa di Miley - Forza, sbrighiamoci: prima finiamo e prima potrò dimostrare a tutti che, come sempre, avevo ragione io.-
Suonò al citofono del portone e attese la risposta.
- Chi è?-
- Miley.- sentenziò a voce bassissima, così che lo sentisse solo Nadine.

- Chi è?- ripeté Miley, quando nessuno rispose.
Sentì una mano calarle sulla spalla e sussultò: voltandosi di scatto vide Timmi e Nadine, e lui le fece cenno di tacere.
- Chi era?- chiese qualcuno, probabilmente suo padre.
- Oh, ragazzini.- rispose vagamente Miley - Che fate qui?- chiese a voce bassissima - E perché dobbiamo bisbigliare?-
- Te lo spieghiamo da Devon.- rispose Timmi, mentre Nadine preparava un clone - Dobbiamo parlare con te.-
La ragazza lasciò la copia magica a terra e, tutti insieme, si proiettarono a casa di Devon, che in quel momento si trovava in veranda, seduto su una sedia pieghevole. Dal soggiorno gli si vedevano i piedi.
- Arrivo subito.- disse Timmi, andando da lui.
Probabilmente, il ragazzo si era addormentato. Timmi afferrò il gancio che bloccava la sedia e lo spostò.
- Povero Devon…- commentò Nadine, mentre il ragazzo si rialzava, indolenzito e stupito.
I due rientrarono insieme, chiudendosi alle spalle la porta finestra.
- Accidenti, Timmi!- sbottò Devon - Ma che ti dice il cervello?-
- Scusa, ma dobbiamo darci una mossa.- rispose lui - E non ho potuto resistere. Ora sedetevi un momento, dobbiamo parlare, e ci restano ancora solo quattro ore e mezza.-
- Quattro ore e mezza?- ripeté Miley - Prima di cosa?-
- Oh, solo della fine del mondo.- disse Timmi - Come sta tuo padre?- chiese a Devon.
- Bene.- rispose lui, aggrottando la fronte - Dovrebbe tornare a casa tra un paio di settimane. Ora mi spieghi cos’è questa storia della fine del mondo?-
Il mezzodemone raccontò a Miley e Devon quale fosse la situazione e di cosa avevano bisogno, andando avanti e indietro davanti a loro, seduti sul divano, mentre Nadine stava a guardare dalla poltrona.
- Aspetta un momento!- esclamò il ragazzo, quando lui raggiunse il punto in cui entrava in scena il Talismano - Tu vorresti farle assorbire la magia della Convergenza?-
Timmi annuì.
- Sì.- ammise - Tutta quanta. È l’unico modo per fermarla.- aggiunse, guardando Miley che lo fissava, cerea in volto - Non c’è altro modo, ora come ora, né tempo per trovarlo.-
- Ma è un rischio enorme!- protestò Devon, balzando in piedi - Ti rendi conto di quanta magia si accumulerà a mezzanotte? È tale che persino un Custode dell'Eden incasserebbe il colpo!-
- Certo che me ne rendo conto.- annuì calmo Timmi - Ma Miley non correrà alcun pericolo reale. Il Talismano dentro di lei annullerà la magia. Ed è appurato che lei non risente minimamente della cosa. Dico bene?- chiese, rivolgendosi a lei.
Miley non rispose. Questo era vero, in effetti: tutte le volte che qualcuno aveva usato la magia troppo vicino a lei il suo corpo nemmeno se ne era accorto, e non aveva mai riportato danni che potesse vedere. Ma quelle erano gocce nel mare, rispetto ad una mole di magia così grande. Sarebbe stata la stessa cosa?
- So che hai paura.- disse Timmi, avvicinandosi - Ascolta, è normale. Perfettamente normale. Ed io non oserei chiederti mai di fare qualcosa di così azzardato senza un ottimo motivo.-
Lei annuì lentamente, senza guardarlo. Il mezzodemone sospirò e si accovacciò davanti a lei, così che lo sguardo della ragazza fosse al suo stesso livello.
- Senti… voglio essere onesto con te.- disse - Non posso garantirti che vada tutto bene. Questa è una cosa che non è mai stata provata, e la magia della Convergenza di quest’anno racchiude anche quella di quello passato, di quello prima, di quello prima ancora e di tutti quelli che si sono susseguiti fin dalla creazione della barriera. Ciò significa una magia migliaia di volte più grande e potente di quanto io abbia mai visto… persino più di quanto Daniel abbia mai incontrato, essendo Custode da solo una ventina d’anni. Può andare storto qualcosa, come può andare tutto bene. Non ho idea di cosa accadrà, ma l’unica speranza sei tu.-
Miley annuì di nuovo, stavolta guardandolo negli occhi.
- Lo so.- disse - Io… ho capito. Ma… ho comunque paura.-
Timmi chinò il capo, sorridendo tra sé.
- Sì, lo so.- rispose - Senti, ti rivelo un segreto.- aggiunse, alzando lo sguardo - Anche io ho paura, quando mi trasformo.-
Lei inarcò un sopracciglio.
- Sicuro, hai paura per chi cerchi di mordere, scommetto.-
- A dire il vero, ho paura per chi cerco di salvare.- ammise - Perché il demone è cattivo. Molto cattivo. Io non sono buono, e impedirmi di uccidere è difficile, certe volte. Mesi fa ho sperimentato il peggio di me.-
- E allora come fai a… a controllarti?- chiese Miley.
- Con un po’ di fatica.- ridacchiò - E ripensando a chi non voglio colpire. Costringo quella parte di me che resta umana a ricordarsi quali sono le persone che voglio proteggere, e le uso per impormi sul demone che è in me. Col tempo è diventato più facile. Tu fai lo stesso: non pensare alla fine del mondo, o finirai con l’ammazzarti di stress… pensa solo a tua sorella e ai tuoi genitori, o che so io.-
Lentamente, Miley annuì.
- Va bene.- disse - Allora… andiamo.-
Timmi sorrise e si rialzò in piedi assieme a lei. Devon, accanto a loro, teneva le braccia incrociate e si era accigliato.
- Prendi Chimaira, Devon.- disse Timmi, ignorando la sua espressione - Mi servirai anche tu, con tutti quei demoni lì attorno.-
Il ragazzo lo guardò per un momento, poi sbuffò, lasciando cadere le braccia.
- Senti, sarà meglio che vada tutto bene, ci siamo capiti?- sbottò, puntandogli un dito contro.
Timmi ridacchiò.
- Sicuro, non chiedo di meglio.- rispose.

***

I demoni erano parecchi, di specie e forme diverse: alcuni avevano due teste, altri avevano zampe extra, altri ancora erano grossi quanto un’automobile o vagamente simili a cani molto grandi. Anche se molti di loro finirono dritti contro le trappole piazzate da Jo e Raven, attirati dai cloni d’argilla creati da Alis, tanti altri riuscirono a trovarli in breve tempo, costringendoli ad andare nella conca, dove si ritrovarono completamente allo scoperto.
Nonostante tutto, comunque, grazie alle direttive di Raven e agli sforzi di tutti riuscirono a tenerli a bada con relativa semplicità: Alis aveva eretto uno scudo magico che aveva fermato i mostri, impedendogli di avvicinarsi troppo, mentre Xander e Jo li bersagliavano con tutto quello che conoscevano, dalle sfere di fuoco alle frecce magiche.
La sirena se ne stava in disparte, lontana dagli artigli e dalle magie, non essendo in grado di difendersi da sola.
Raven, invece, roteava i machete e ghiacciava tutto quello che riusciva a raggiungere con le lame d’argento, causando danni assai più ingenti dei loro. Già una buona dozzina di creature si trovavano a terra, feriti o mutilati, intrappolati in prigioni di ghiaccio che li rendevano totalmente inoffensivi.
Tuttavia, non avrebbero retto a lungo: lo schermo di Alis, prima o poi, avrebbe ceduto, siccome più i demoni si accalcavano e più lei si stancava, e i loro avversai stavano diventando più cauti nell’attaccarli, schivando sempre più spesso le loro magie. E Raven, dal canto suo, non poteva colpirli tutti: due volte fu quasi buttata a terra, e solo l’intervento tempestivo di Xander la salvò dall’aggressione.
Poi, proprio quando Alis dovette dare forfait, una lama d’argento sibilò nell’aria e tagliò in due pezzi tre demoni in fila, sotto gli sguardi stupiti dei loro compagni ringhianti. Poi un grido lacerò l’aria.
- GRANATA M IN VOLO!-
Senza esitare un istante, Xander e Jo eressero insieme una nuova protezione magica. L’esplosione frantumò lo schermo come un sasso che colpisce un vetro, e l’onda d’urto li sollevò tutti da terra, facendoli ricadere tre metri più in là, sollevando nel contempo terriccio e sassolini e scavando un piccolo cratere nel suolo. Per fortuna, il gruppo ne uscì indenne, anche se ammaccato.
- Tutto bene?- chiese Skin, correndo da loro e tendendo una mano ad Alis per aiutarla ad alzarsi.
- Ora stiamo meglio.- annuì Jo, tirandosi su - Dove eravate finiti?-
- A fermare qualche Lince di Palude che si era presa la briga di entrare a Boston.- ridacchiò Trys, impugnando la propria arma - Okay, facciamo a fette qualcuno!-
- Consiglierei di dividerci!- propose Darth, facendo roteare una volta la spada - Io e Alis possiamo tenere la posizione, mentre Trys, Xander e Jo possono andare a destra. Skin, tu e Raven a sinistra! La sirena può restare qui!-
- D’accordo!- annuì il Fantasma, mentre con la Valchiria correva nella direzione indicata.
Quando anche Trys, Jo e Xander si furono allontanati, Alis e il Templare rimasero soli con una ventina di demoni che li attorniava. La sirena indietreggiò lentamente fino a portarsi con le spalle al cerchio di macigni, in modo da non stare loro tra i piedi.
- Okay, Alis.- disse Darth - So che Timmi ti ha insegnato bene, quindi ora dimostrami che sei una dura.-
La ragazza annuì.
- Contaci.- rispose.

Il Tredicesimo Membro ridacchiò alla vista di Darth e Alis che, da soli, riuscivano a tenere testa alla torma di demoni. Il Templare faceva evidentemente largo uso delle proprie polveri magiche, poiché ogni tanto si vedeva uno scintillio nell’aria o un’esplosione, talvolta un lampo di luce. Un po’ più a destra, invece, riusciva chiaramente a scorgere il Fantasma e la Valchiria volteggiare con perfetta armonia tra i nemici, in una danza di lame che denotava un grande affiatamento e una incredibile esperienza. Lei volteggiava tra i mostri con grazia e leggerezza, e persino il suo compagno sembrava faticare per starle dietro.
Infine osservò il Folletto con i due ragazzi che, a suon di Granate M, colpi di lama, incantesimi e mosse non proprio ortodosse (Jo assestò un calcio a un demone dritto nel didietro) che certamente avevano imparato da Timothy Anderson, respingevano a loro volta gli avversari.
- Vedi, Marcus?- ridacchiò - Sapevo che avrebbero chiamato i rinforzi. E che rinforzi: il Pentacolo al completo interverrà stanotte!-
- E questo è un bene?- chiese il mercenario, non senza una leggera apprensione.
- Se è un bene?- rise lo stregone - Mio caro amico, certo che lo è! Loro sono i migliori combattenti magici che io conosca e che il Sommo Concilio possa schierare in campo, escludendo gli stessi Custodi dell'Eden, Elizabeth Addley e gli Arcangeli! Sono stati loro, dopotutto, a distruggere l’Alleanza delle Ombre che avevo fondato! Si tratta di esseri potenti, non dimenticartelo.-
Non capendo come questa potesse essere una bella cosa, Marcus si limitò ad annuire: ancora aspettava di comprendere come il Tredicesimo Membro pensasse di ottenere il potere e l’aiuto dell’essere a cui gli aveva accennato, e aveva già abbastanza pensieri, al momento.
- Ecco, guarda…- disse d’improvviso lui - Ora sono davvero tutti quanti.-

Quando anche Timmi, Miley, Nadine e Devon arrivarono a destinazione, il buio della notte era ormai calato sul parco, e una vera e propria battaglia infuriava tra i demoni ed i loro amici: ringhi, scoppi di fiamme e saette, scintille e folate di vento rendevano difficile vedere o sentire qualsiasi cosa. Nell’aria c’era un gran puzzo di bruciato, e alcuni alberi avevano perso molti rami.
Prima che riuscissero a realizzare quanto stava accadendo Darth, poco lontano, agguantò Nadine per la collottola e la fece abbassare appena in tempo per non essere colpita da una magia vagante, facendo un sorriso di benvenuto a Miley e Devon.
- Siete stati carini a passare!- gridò all’indirizzo di Timmi per sovrastare il baccano della lotta - Ora che ne dici di dare una mano?-
- Volentieri!- rispose Timmi, prendendo la Fiaccola - Vai a chiamare gli altri, ho un’idea per semplificarci la vita! Devon, renditi utile anche tu, dobbiamo tenerli lontani dal cerchio di pietre!-
Il Templare corse a cercare Skin e Raven, mentre Alis prese l’iniziativa e raggiunse Trys, Xander e Jo. Devon e Timmi, invece, tennero a bada i mostri, mentre Nadine restava indietro per proteggere Miley e la sirena. Poco dopo, Darth fu di ritorno con il Fantasma e la Valchiria.
- Cosa c’è?- chiese Skin, chinandosi per evitare un’artigliata al collo.
- Un attimo…- sbuffò Timmi, facendo una piroetta e conficcando la Fiaccola nell’addome di un avversario - Aspettiamo gli altri…-
Quando Trys, Xander e Jo arrivarono in compagnia di Alis, erano tutti e tre sporchi di fango.
- Come mai siete ridotti così?- chiese Darth.
Jo sbuffò seccato.
- Eh, chiedilo al tuo amico…- grugnì.
- Ho confuso la Granata M con la Granata F…- si giustificò lui - Sai com’è, sono così simili…-
Sorvolando sul fatto che tutte le sue granate erano simili l’una all’altra, Timmi guardò i suoi apprendisti e fece un sorrisetto.
- Fammi indovinare… “F” sta per “Fango”.-
- No.- rispose Trys - Sta per “Frequenti macchie su tutta la propria persona”.-
Il mezzodemone ridacchiò e calciò con forza un demone che cercava di saltargli addosso.
- Salite su, al cerchio di pietre.- disse - Erigete una Barriera Perimetrale, voi quattro e i miei ragazzi. Nadine, tu porta Miley e la sirena al centro, dove avverrà la Convergenza, io e Devon restiamo qui all’entrata per fermare i nostri amici.-
Nessuno protestò e, mentre Trys spiegava rapidamente ad Alis, Jo e Xander come eseguire la magia richiesta, Nadine condusse in fretta la sirena e Miley oltre il cerchio roccioso.
- Pensi che riusciremo a tenerli lontani?- chiese Devon, roteando la fiammeggiante Chimaira.
- Certo che sì!- rispose Timmi, menando un tale cazzotto nel muso di un demone che quello fu sollevato da terra per qualcosa come tre metri, fece una capriola all’indietro e poi atterrò pesantemente, rotolando giù per la collina - La Barriera Perimetrale è una potente magia protettiva che delimita un’area prestabilita. È sufficiente darle energia, e non è nemmeno difficile da eseguire, se si è in gruppo. Lasceranno aperto un passaggio non troppo grande per noi, ma il resto della collina sarà inaccessibile.-
- E noi dobbiamo difendere l’apertura?-
- Sì! Ora datti da fare!- sbottò Timmi, togliendo la mitena a Risucchio e cominciando a fare un po’ da aspirapolvere.

- Mancano poco più di tre ore.- disse il Tredicesimo Membro, alzandosi in piedi - Presto la Convergenza avrà luogo. Devo cominciare il mio sortilegio.-
- Ma di che cosa si tratta, me lo dice?- sbuffò Marcus.
- Devo aprire un passaggio nella barriera magica.- spiegò lo stregone.
Il mercenario sgranò gli occhi.
- Cosa?- esclamò - Tutto qui? Per quello basta un incantesimo così semplice che posso eseguirlo anch’io!-
- Non è una barriera come le altre.- spiegò lui - Si tratta di qualcosa che è stato creato da qualcuno anche al di sopra dei Custodi dell'Eden, e dovrò sfruttare il momento di massima debolezza per aprire un varco. Ora, non mi interrompere.-
Si pose a tre metri dalla pietra con il libro, intimandogli di stare dietro di lui, e cominciò a mormorare parole nello stesso linguaggio stonato e sgradevole che aveva usato per tornare alla vita poco tempo prima.
Speriamo bene… Pensò tra sé Marcus: tutta quella storia gli dava una brutta sensazione, sinceramente, e aveva un po’ paura.
Intanto, sotto di loro, l’Artiglio Nero e l’ex Emissario delle Ombre Devon Cunningham vendevano cara la pelle contro i demoni che si affollavano laggiù.

Siamo, dopo questo, a tre capitoli dalla fine. Presto scopriremo cosa ha intenzione di fare il Tredicesimo Membro, e quali effetti avrà sulla storia. Ringrazio i lettori che mi hanno accompagnato fino ad ora, ovvero Ely79, NemoTheNameless, _Arse_, RahizelRahtalos e Fantasy40. E finalmente possiamo ringraziare di nuovo anche LullabyMylla, che pur non essendo ancora in pari coi capitoli ha aggiunto da poco la storia alle seguite.

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Capitolo 32
*** Cap. 31: La Grande Convergenza Magica ***


Ecco fatto. Come sempre, quando una storia sta per finire, mi ritrovo ad aumentare la frequenza di pubblicazione. Ormai siamo agli sgoccioli...
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Nadine si fermò quando la sirena disse che erano ormai arrivate nel punto esatto in cui si sarebbe verificata la Convergenza, poi guardò l’orologio.
- Circa tre ore.- annunciò, rivolta a Miley - Sei pronta?-
Lei annuì.
- Sì, credo di sì.- rispose - Cosa devo fare?-
A questo, Nadine non sapeva rispondere. Guardò la sirena, che sorrise con gentilezza e si avvicinò alla ragazza.
- Niente.- le disse - Dovrai solo rimanere calma e rilassarti. Il tuo compito è solo quello di aspettare e far sì che la magia ti entri nel corpo. Più sarai tranquilla è più facile sarà il tutto.-
Miley sospirò ed alzò lo sguardo al cielo.
- Cosa succederà?- chiese - Com’è una Convergenza?-
Nadine scosse la testa.
- Non lo so.- ammise - Non l’ho mai vista. Non ne avevo neanche mai sentito parlare prima d’ora.-
- Non devi pensare a questo.- disse la sirena.
Lei annuì.
- D’accordo…- disse - Allora penserò a come sta Devon…-
Nadine rise piano.
- Non è necessario. Ci penserà Timmi a proteggerlo.-

Due ore di battaglia ininterrotta possono seriamente prostrare il fisico di un essere umano, molto più di quanto possa fare un’intera settimana in palestra. Per questo Devon si ritrovò ben presto spompato ed ansimante, pieno di graffi e grondante di sudore. I suoi attacchi erano sempre più deboli e lenti, e anche le sue schivate si facevano meno efficaci. Un paio di volte inciampò e cadde a terra, e non di rado si salvò il collo dalle aggressioni avversarie soltanto perché Timmi era lì con lui a proteggerlo con la Fiaccola (in quel momento stretta nella mano sinistra) e Risucchio.
- D’accordo, ora vattene.- disse ad un certo punto il mezzodemone, fronteggiando i demoni davanti a loro.
Gli avversari adesso si tenevano a debita distanza, e non cercavano più di attaccarli frontalmente: pareva che avessero capito quanto poco intelligente fosse avvicinarlo, e stavano tentando piuttosto di aggirarlo, stando bene attenti a non perderlo di vista. Una creatura simile a uno struzzo con due lunghe braccia scheletriche sulla schiena stava prendendo la rincorsa, quasi a volerlo superare con un balzo. Timmi non lo perse d’occhio.
- Vuoi che vada via?- ansimò il ragazzo.
- Da morto sarai utile solo ai becchini.- grugnì lui - Qui rimango io.-
- Ma… ce la fai da solo?-
- No, lo dico perché voglio morire…- rispose lui, sarcastico - Levati dalle palle, o Nadine mi ammazza perché non sono stato un bravo demone e Miley perché ti ho fatto fare una brutta fine.-
Lui ridacchiò.
- Grazie.- disse.
- Ma stai zitto…- sbuffò Timmi, rimettendo la mitena sopra Risucchio, così da impugnare di nuovo Nova con la destra.

Il Tredicesimo Membro, impalato dov’era da ormai un paio d’ore, seguitava a salmodiare ininterrottamente quella sua strana litania, a quanto sembrava senza nemmeno riprendere fiato. La sua faccia sfregiata era imperlata di sudore, e l’aria attorno a lui vibrava di magia, vapore ed elettricità.
Marcus lo osservava stando indietro di cinque passi almeno, mentre muoveva le mani in gesti di cui non comprendeva il significato. Ancora non era successo praticamente niente ma non dubitava che, presto, un evento di proporzioni mastodontiche avrebbe squarciato la notte. Ne era sicuro.

Devon corse fino a che non raggiunse le tre ragazze al centro del cerchio di pietra. La sirena si era stesa a gambe e braccia larghe sulla schiena, dopo essersi tolta le scarpe, e se ne stava spaparanzata a terra sull’erba morbida, gli occhi chiusi. Nadine e Miley, invece, erano sedute accanto a lei, ma si alzarono subito quando lo videro avvicinarsi.
- Devon!- esclamò Nadine - Cosa fai qui? Dov’è Timmi?-
- Mi ha cacciato via.- rispose lui - E… bhè…-
- Cosa?-
- Ecco… non è niente ma… gli ho detto grazie e…-
Lei rise.
- Fammi indovinare… ti ha mandato a quel paese.-
Il ragazzo annuì.
- Perfettamente normale.- spiegò - Lo fa sempre, anche con noi. Non gli piace che qualcuno lo ringrazi, crediamo che lo metta in imbarazzo.-
Devon aggrottò un sopracciglio.
- Lo so, è assurdo…- ridacchiò Nadine - Lo sai com’è fatto…-
Lui sospirò e guardò l’ora.
- Manca meno di un’ora.- disse - È quasi finita.-
- Già…- annuì Miley, sconsolata - Credo che presto scopriremo fino a che punto posso somigliare ad una gomma per cancellare magica.-
- Eh sì, le somigli proprio…- rise Devon.
Lei gli fece la linguaccia.
- Antipatico!- sbottò.
Nadine rise a sua volta e scosse la testa.
- Fate bene a ridere.- disse la sirena, da dove si trovava - Così non pensate che potreste morire.-
Le risate si gelarono all’interno delle loro gole.
- Ora però siete di nuovo nervosi.- osservò.
- Senti, fai un favore a tutti e tornatene negli abissi!- sbottò Nadine.

Timmi agguantò al volo la gola di un grosso demone che somigliava a un cane incrociato con un drago e lo scaraventò addosso ad altri due suoi simili, mentre con la Fiaccola staccava la testa allo struzzo con le braccia, che aveva cercato di approfittare del momento per aggirarlo. Liberatosi anche di lui, sogghignò con aria malvagia all’indirizzo della trentina di demoni ancora in vita, rannicchiandosi in una posizione animalesca fin troppo nota a chi, ormai, non esisteva più.
- Bhè? Non vi va più di assaggiarmi?- ridacchiò lui, vedendo indietreggiare i suoi nemici - Bene, in tal caso vi assaggio io…-
Un attimo dopo si trasformò nel colosso scaglioso che lo rendeva il grande Artiglio Nero e saltò addosso ai demoni più vicini, travolgendoli con la propria forza superiore. Gli altri risposero attaccandolo in massa, in un groviglio di membra, artigli, zanne, scaglie e pelo.
Per qualche istante ci fu solo un agglomerato confuso di creature inferocite che si davano battaglia, ma poi Timmi se li scrollò di dosso aprendo ancora una volta Risucchio, dentro il quale finirono diversi nemici. La coda frustò l’aria con forza, ribaltandone altri sei, e il braccio sinistro scattò contro tutto ciò che riusciva a raggiungere, artigliando e percuotendo furiosamente i corpi che erano a tiro.
In poco tempo, il numero di demoni avversari si era dimezzato e lui era ancora in piedi, quasi illeso se si escludevano i taglietti da cui gli usciva un po’ di sangue. Oltretutto, lo spazio che li separava era addirittura aumentato, come se avessero perso terreno.
Consapevole di avere praticamente vinto riassunse la forma umana e si eresse in tutta la sua statura, incrociando le braccia soddisfatto.
- Bene bene bene…- sogghignò tra sé - Pare che non vi riesca proprio di superare il vecchio Timmi, eh?-
Loro si limitarono a ringhiargli addosso.
- Bhè, visto che non vi va più di farvi sotto, allora è meglio che vi leviate di torno.-
I demoni continuarono a digrignare le zanne con rabbia, evidentemente intimiditi, ma non si mossero.
- Forse non mi sono spiegato…- ringhiò, abbassando il capo. Quando lo rialzò, occhi e denti erano cambiati - SPARITE!-
In un attimo, guaendo ed uggiolando come cani bastonati, le creature rimaste in piedi si voltarono e se la diedero a gambe, dileguandosi tra gli alberi nel giro di pochi secondi.
Quando furono tutti scomparsi riacquistò il proprio aspetto umano, ridacchiando di gusto.
- Che fifoni…- li schernì.
Un tuono squarciò l’aria con un profondo rombo gutturale che ricordava un immenso colpo di tosse, e il vento si alzò all’improvviso, non forte ma abbastanza potente da agitare le fronte. Timmi alzò lo sguardo, accigliandosi.
- Ecco…- disse piano - Ora comincia.-

***

Il Tredicesimo Membro interruppe di botto la propria litania, sentendo il rombo di un tuono risuonare nell’aria.
- Cosa succede?- chiese Marcus.
- Sta per cominciare.- rispose lo stregone - Quello era il segnale. Hai mai visto una Convergenza, Marcus?-
- No.-
Il Tredicesimo Membro rise tra sé.
- Nemmeno io.- ammise - Avviene solo sulla terra, dove si accumulano tutti gli scarti magici dei vari incantesimi, anche quelli degli altri mondi, e cambia posto di continuo, attirata dal Seme del Demonio.-
- Perché?- chiese il mercenario.
- Perché il Seme del Demonio non è un luogo.- rispose - Ma non voglio rovinarti la sorpresa. Vedrai che spettacolo.-
E riprese ancora a salmodiare ininterrottamente, stavolta con più vigore. Le sue dita lasciarono nell’aria scie lucenti.

Miley sussultò al suono del primo tuono, e quando cadde anche il secondo cominciò a tremare. Il vento si fece progressivamente più forte e vorticante, e una coltre di nubi nere prese ad addensarsi rapidamente sopra le loro teste, oscurando il cielo e le stelle.
- Comincia!- esclamò Devon.
- State indietro.- disse la sirena, tranquilla, rialzandosi e facendo cenno ai ragazzi di indietreggiare un po’ - Lasciatele spazio. Noi non siamo immuni alla magia della Grande Convergenza.-
Nadine annuì e fece qualche passo indietro. Devon, invece, si avvicinò a Miley e le prese la mano.
- Andrà tutto bene.- disse - Cerca di restare calma.-
La ragazza sorrise e annuì.
- Lo farò.- rispose, la voce semisommersa dal fischiare del vento, che soffiava ancora più rapido di prima - Ora allontanati subito, o rischi di restare coinvolto anche tu.-
Devon annuì a propria volta ed indietreggiò lasciandole la mano, senza tuttavia distogliere lo sguardo.
- Ci vediamo tra poco.- disse piano Miley, così tanto che, sotto l’ululato del vento ed il rombo dei tuoni sempre più frequenti, non fu possibile sentirla.
Poi la corrente divenne tanto forte da trasformarsi in un vortice, una vera e propria tromba d’aria che nascose la ragazza alla vista, fatta di scintille, di luce, di fiamme e di terra, come se non ci fosse solo vento all’interno; il cielo si illuminò a intermittenza a causa delle numerose saette, il cui rimbombo raggiunse una distanza di molte miglia.
Nadine mise una mano sulla spalla di Devon.
- Andrà tutto bene.- disse - Vero?- chiese, guardando la sirena.
Lei stava osservando il turbine, ma annuì.
- Per ora sì.- rispose - Sento la sua paura.-
- Cosa?- esclamò Devon.
- Tranquillo, sta bene.- disse tranquillamente lei - Non è panico. Avrebbe paura anche Timmi là dentro, credimi.-
Non del tutto rassicurato, Devon tornò a guardare il gorgo davanti a loro, irrigidendosi per resistere alla potenza dell’aspirazione.

Timmi non si era ancora mosso da dov’era, nel caso in cui qualche demone fosse stato troppo stupido per starsene alla larga, ma non perdeva di vista la tromba d’aria in cima alla collina: era diversa da qualsiasi cosa avesse mai visto in vita sua. Certo, i tuoni erano normali in un tornado, ed era ovvio che sentisse i rami e le radici degli alberi scricchiolare in quel modo, ma nel vento vedeva anche scintille luminose, fiamme di colori impossibili e svariate altre cose che in nessun modo avevano a che fare con i fenomeni atmosferici.
E poi dubitava fortemente che le saette normali si concentrassero sempre verso il centro dell’agglomerato nuvoloso, ai margini del vortice, scoppiando prima di toccare terra o venendo attratti irresistibilmente verso l’interno della tempesta. Di certo, gli esseri umani dovevano essere incapaci di vedere quell’avvenimento, o quantomeno di capire cosa fosse. In caso contrario ne avrebbero parlato tutti.
Persino la terra aveva preso a tremare, e nelle rocce accanto a lui vedeva delle crepe allungarsi rapidamente. Qualche sasso rotolò giù per il pendio e un albero, da qualche parte alle sue spalle, cadde con un profondo tonfo scricchiolante. Qualsiasi cosa stesse succedendo all’interno della tromba d’aria, sperava seriamente che Miley stesse bene.

Il Tredicesimo Membro sembrava ormai prossimo al collasso: le sue farneticazioni si erano fatte sempre più rapide, la sua sudorazione era aumentata a vista d’occhio, e aveva quasi la schiuma alle labbra.
Il terreno attorno a loro tremava sempre più forte, e Marcus non aveva certo il tempo di preoccuparsi sia per sé che per lo stregone: nel tentativo di tenersi in pied, si era aggrappato al tronco dell’albero vicino, e osservava incredulo il vortice che partiva dalla collina e raggiungeva le nuvole. Era uno spettacolo incredibile.
Il cerchio di pietre che delimitava l’area era occupato ad intervalli regolari dai quattro membri del Pentacolo e dai tre apprendisti più giovani di Timothy Anderson che, in piedi sulle rocce, usavano le proprie capacità magiche per dare vita ad una sorta di cilindro quasi invisibile. Il mezzodemone, invece, era in piedi davanti a quello che certamente era l’unico accesso alla sommità della collina, da dove tutti i mostri se l’erano filata, e osservava a sua volta il tornado sopra di sé.
Il cielo era completamente coperto di nuvole nere, costellate da scintillanti granelli di sabbia (o almeno, questo è ciò che sembravano quei piccoli frammenti luminosi), e decine di saette si affollavano nell’aria. Il suolo tremava sempre più forte, e alcune crepe si aprivano qua e là attorno a loro e alla collina. Una di queste, ad un certo punto, spaccò in due la pietra su cui era poggiato il libro con sette serrature.
Il tomo, per un istante, ondeggiò sul bordo della fenditura, poi si inclinò da un lato e cominciò a scivolare giù, verso un’inquietante luce rossastra che irradiava dal basso. Marcus non riusciva a capire da dove provenisse, né come quello strano volume potesse affondare tanto, quando la stessa pietra era alta poco più di dieci centimetri.
Poi una mano in un guanto metallico afferrò il libro. Spuntando da sotto.

Il Tredicesimo Membro aumentò sempre di più il ritmo cantilenante del suo incantesimo, mentre la mano che stringeva il libro cominciava ad emergere lentamente, seguita da un polso che, a propria volta, era avvolto nel metallo del guanto.
Un braccio infilato in una manica nera si levò e si contorse, toccando terra come se cercasse di tirare su il resto del corpo, mentre una testa iniziava ad intravedersi nella crepa e un’altra mano, che a differenza dell’altra non calzava alcun guanto, cercava di forzare l’apertura troppo piccola perché anche il busto riuscisse a passare.
I tuoni caddero più in fretta e il vento frustò con violenza maggiore l’aria. La terra fu attraversata da scosse sempre più profonde che per poco non fecero cadere Marcus, il quale sentiva la presa sul legno farsi progressivamente più debole a causa degli scossoni e delle mani sudaticce.

Timmi vide con propria grande sorpresa una fenditura aprirsi nel terreno, a pochi passi da lui. Non sarebbe stato niente se, ad un certo punto, non avesse cominciato ad eruttare un poco di lava.
- Porca miseria…- gemette, togliendo la mitena da Risucchio ed aspirando la roccia fusa.

Il corpo di un uomo si intravedeva ormai attraverso la luce rossastra, mentre piccoli rivoletti di fuoco liquido scorrevano dalle crepe attorno e sulla roccia. Bagnavano i capelli, la testa, le braccia e le spalle della persona intrappolata lì, sotto la pietra piatta, senza tuttavia procurargli dei danni evidenti. Egli aveva ritratto entrambe le braccia, come se avesse capito che in quel modo non sarebbe riuscito a farcela.
Un lamento di frustrazione giunse alle orecchie del mercenario.

Il mezzodemone, finalmente, riuscì a chiudere la fessura dal terreno tramite la magia, ma ben presto si rese conto di quanto fosse inutile: attorno a lui, molte altre si stavano aprendo, rilasciando piccole quantità di roccia fusa. Lui non era un demone a base di fuoco, purtroppo, e quindi fu costretto a stare a debita distanza da loro. Intanto, il suo sguardo cadde su un piccolo cuneo erboso da cui si riusciva a dominare la depressione in cui si trovavano lui e la collina. E lì sopra gli pareva di scorgere, tra lampi e scintille, una cupa luce rossastra ed una figura nera.

La sagoma dell’uomo sembrò rannicchiarsi su se stesso, piegando le ginocchia e stringendosi addosso i gomiti, i pugni visibilmente serrati. Poi, con uno scatto repentino, allargò tutti e quattro gli arti, causando un’esplosione ed uno spostamento d’aria che fece definitivamente perdere la presa a Marcus dalla pianta e che mandò gambe all’aria il Tredicesimo Membro, interrompendo finalmente la sua cantilena infinita.
Mentre sollevava la propria faccia dalla terra e dall’erba, Marcus sentì chiaramente il Tredicesimo Membro che rideva di gusto, come se qualcuno gli avesse appena raccontato la più divertente delle barzellette. Era seduto scompostamente sul terreno, il capo riverso all’indietro e le braccia puntellate dietro la schiena per tenersi su. Rideva, rideva e ancora rideva, apparentemente incapace di fermarsi.
Il mercenario guardò il punto dove, poco tempo prima, c’era una pietra piatta, e la vide divisa in due metà irregolari e frammentate, adesso lontanissime l’una dall’altra.
Rannicchiato a terra, ansimante, c’era un uomo, così ripiegato su se stesso da sembrare una palla di stoffa e capelli. Un mantello di velluto nero lo ricopriva quasi totalmente, disperdendosi poi a terra. La lunga chioma, color rosso scuro, gli ricadeva davanti al volto, nascondendolo alla vista.
L’uomo si rialzò senza fretta, barcollando un pochino, come se fosse disorientato o stordito. La mano destra artigliava con lo spigoloso metallo di cui era composto il guanto la copertina già frusta del libro. Con l’altra scostò il mantello, mostrando un fisico snello ma irrobustito da uno strato di muscoli che tuttavia niente toglievano alla sua figura sottile.
Indossava una tunica nera dalle maniche lunghe e un paio calzoni scuri tenuti su da una cinta di cuoio. Ai piedi calzava degli stivali rinforzati ma dall’aspetto leggero e comodo.
Alzò il capo lentamente, passandosi una mano sui capelli per toglierseli dalla faccia, permettendo così a Marcus di vederla: giovane, fresca, perfetta, così bella da sembrare quella di un angelo. I tratti erano assurdamente morbidi per un uomo, e qualsiasi donna avrebbe finito con il cadere ai suoi piedi se solo l’avesse chiesto.
Poi aprì gli occhi, e Marcus ebbe un sussulto: erano di un brillante, malefico color oro. Parevano quelli di un falco.
- Marcus…- disse il Tredicesimo Membro, rialzandosi e smettendo con difficoltà di ridere - Ti voglio presentare colui che, un tempo, era noto come “Artiglio d’Acciaio”. Il suo nome è Demon.-

Come già detto, stiamo per finire. Ringrazio i lettori che mi hanno seguito fin qui, ovvero Ely79, LullabyMylla, _Arse_, NemoTheNameless, RahizelRahtalos e Fantasy_40.

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Capitolo 33
*** Cap. 32: Vittoria bruciante ***


Timmi non stava più guardando la strana luce rossastra già da un po’, poiché aveva deciso di voltarsi di nuovo verso il turbine in cui si trovava Miley, che in quel momento aveva tutta la sua attenzione: progressivamente, la sua energia andava scemando, disperdendosi con estrema ed esasperante lentezza. Il mezzodemone corse rapidamente lassù, troppo fremente di sapere cosa stava accadendo per rimanere ancora fermo lì.
Quando fu in prossimità della cima il tornado era già quasi esaurito. Nadine, Devon e la sirena erano indietreggiati di diversi passi, così da evitare di venire attirati dal grande risucchio del vento. Miley, appena visibile oltre la cortina vorticante che svaniva di fronte a loro, era leggermente sollevata da terra. Aveva gli occhi chiusi, ed i capelli le frustavano il volto. Era bagnata fradicia, dalla testa ai piedi, tanto che un po’ d’acqua gocciolava a terra formando una pozza fangosa sotto di lei. Piccole fiammelle si stavano spegnendo al limitare del terreno smosso dalla tromba d’aria, come se un falò fosse arso lì per tutto il tempo.
- Come sta?- chiese alla sirena, la sola che potesse saperlo.
Lei fece un verso non compromettente ed inclinò la testa di lato.
- Questo che vuol dire?- chiese Devon.
- Che non ha voglia di rispondere.- sospirò Timmi - Ma se fosse importante lo farebbe.-
- Cosa ne è stato dei demoni?- chiese Nadine.
- Se la sono fatta sotto. E comunque, avevano un saporaccio.-
Il ciclone, finalmente, terminò. Le saette si spensero, e le fiamme scemarono. Miley toccò terra, e le ginocchia le cedettero. Devon corse da lei, afferrandola al volo prima che cadesse.
- Ehi!- esclamò - Miley, come va?-
La ragazza aveva gli occhi chiusi, e non rispose. Respirava appena.
- Miley!- esclamò il ragazzo.
Nadine guardò Timmi.
- Cos’ha?-
Lui scosse la testa e si voltò verso la sirena, che gli rispose con uno sguardo neutro, stringendosi nelle spalle.
- Io sento le emozioni. Niente altro.- disse, a mo’ di scusa.
Il mezzodemone si avvicinò rapidamente a Devon, che adagiò piano Miley sul terreno, lontano dalla pozza fangosa o dalla cenere. Intanto si vedevano già Alis, Jo, Xander, Skin, Trys, Raven e Darth, che parevano piuttosto provati.
- Fammi provare un secondo…- disse al ragazzo.
Lui si fece da parte, permettendogli di esaminare Miley.
- Oooh, sono distrutto…- gemette Jo.
- Lo siamo tutti…- gli ricordò Xander - Ehi, cos’ha Miley?-
Nadine fece loro cenno di tacere, mentre Trys si avvicinava a Timmi.
- Vuoi una mano?- chiese - O tutte e due? Ma poi rendimele.-
- No. E ingoiati la lingua.- rispose il mezzodemone, mettendole una mano sulla fronte.
La tastò delicatamente per qualche tempo, controllando se respirava ancora, quante pulsazioni aveva ogni dieci secondi e qual’era la sua temperatura approssimativa. Alla fine…
- Non sento il polso…- mormorò piano, così che Devon non lo sentisse - Ma non mi sembra morta… è strano… prova tu.-
Il Folletto si chinò e le pose una mano sul capo, rimanendo in silenzio per qualche secondo.
- È ibernata.- sentenziò alla fine - Non è morta, ma sta… come dire… dormendo. Un po’ come quegli animali che si appisolano per un po’ e poi si svegliano… come si chiamano…-
- Il ghiro, vuoi dire.- disse Raven.
- Sì, quello… e anche l’orso bruno, il tasso…-
- D’accordo, ma come la svegliamo?- sbottò Devon.
Timmi si accigliò un momento, soprappensiero.
- Mmmh…- mugugnò - Donovan, ti va di fare una prova?-
- Che prova?- chiese lui, sorpreso.
- Di magia.- rispose Timmi - Credi di averne ancora per una rianimazione?-
Il ragazzo sgranò gli occhi.
- Ti ricordi che con lei non funziona, vero?-
- Tu prova!- sbottò il mezzodemone - E fai in fretta, che voglio andare a dormire!-
Xander guardò Jo ed Alis che, come lui, non sembravano capire la richiesta di Timmi, poi si avvicinò e pose le mani vicine al petto della ragazza.
- Ehm…- guardò l’amico per un’ultima volta - Sei… proprio sicuro?-
- E fallo!- sbottò seccato.
Ancora un po’ dubbioso, il ragazzo si inginocchiò accanto a Miley e pose le mani a poca distanza dal suo petto. Una pulsazione lucente, simile ad un battito, o all’onda che si crea in acqua dopo averci lanciato dentro un sasso, si propagò lentamente dai suoi palmi, diffondendosi in tutto il corpo della ragazza. La sua pelle della riacquistò subito colore, mentre inspirava di colpo ed apriva gli occhi. Sotto gli sguardi attoniti di tutti si rialzò rapidamente, così in fretta che Xander fece appena in tempo a spostarsi.
- Miley!- esclamò Devon, correndole incontro per abbracciarla.
- Com’è possibile?- chiese Nadine - Pensavo che il Talismano…-
- Non esiste più.- spiegò semplicemente Timmi, rialzandosi con un sorriso - Ora è andato. Sparito, definitivamente.-
- Cosa?- esclamò Miley, rialzandosi a sua volta - Cos’è successo? Di che stai parlando?-
- Del tuo talismano e di ciò che è successo.- rispose il mezzodemone - Non ne sono del tutto certo… ma credo che la magia della Convergenza fosse troppa persino per lui: l’ha assorbita, okay, ma alla fine ha dovuto cedere. Era impazzito, dopo lo shock del trasferimento, e così non ha potuto sopportare il carico magico della Convergenza.-
- E ora è… finito?- chiese Devon, sorpreso.
- Sì.- annuì lui - Almeno, questo è ciò che sembra. Sono sicuro che Gabriele sarà d’accordo con me.-
Si avvicinò a Miley ed alzò una mano.
- Facciamo una prova.-
Accese un lume magico, che brillò pigramente nel suo palmo ad una distanza dal corpo della ragazza che, una volta, sarebbe stata proibitiva. E non accennava a diminuire di intensità.
- Funziona!- constatò Miley - Allora sono…-
- Libera.- ridacchiò Timmi, spegnendo la luce - Ragazza mia, levati di torno.-
- Volentieri!- rispose lei - E stavolta, senza offesa, spero proprio che tu non ti faccia più vedere in giro.-
Scoppiarono tutti quanti a ridere, e finalmente lo fecero di cuore e sul serio: cominciavano a realizzare che, dopo tutto quello che avevano passato, erano riusciti a sconfiggere la più tremenda società segreta di maghi oscuri e fermato una catastrofe capace di distruggere tutto quello che conoscevano per sempre. Cos’altro poteva accadere, ora?
Qualcuno alle spalle di Timmi prese a battere lentamente le mani, quasi con scherno, producendo un suono strano e disuguale, come di carne contro metallo.

- Bravi.- disse Demon, avanzando lentamente incontro al gruppo - Molto bravi. Una fantastica esibizione. Almeno, questo è quanto mi è stato detto…- aggiunse ridacchiando - Io ho potuto vedere poco… ma ammetto che siete davvero impressionanti, anche a vedervi così.-
Darth e Trys si irrigidirono immediatamente vedendolo, e non passò un istante prima che prendessero le loro armi. Timmi aggrottò la fronte.
- Che vi prende?- chiese - Questo chi è?-
- Ah, non lo sai?- ridacchiò con leggerezza l’altro, incrociando le braccia - Bhè, il mio nome è Demon. Forse lo conosci.-
Sentendo quelle parole anche Devon, Raven e Skin si armarono, mentre Jo, Xander, Alis e Nadine sussultavano, stupiti e spaventati insieme.
Nessuno di loro, tranne Trys e Darth, aveva mai visto Demon in vita sua, ma tutti ne conoscevano la storia: un tempo era stato il più potente e spietato servitore degli antichi Custodi dell'Eden, che lo avevano usato come esecutore materiale per portare a compimento i peggiori misfatti della storia della magia.
Per mano sua erano morti in molti, direttamente o indirettamente, e tra essi c’era anche la famiglia adottiva di Cannella, e sulla lista di vittime che si era lasciato dietro comparivano persino Allan e Mirto Addley, i genitori di Liz.
Durante l’ultima battaglia diversi Templari che si erano imbattuti in lui avevano perso la vita, e nessuno era mai stato in grado di combattere alla pari con lui, quando era al massimo delle sue forze.
Questo fino a quando, nella Piana dell’Eternità, l’ultimo rifugio dei Custodi dell’Eden, lui e Daniel non avevano combattuto uno contro uno. C’erano volute ore, secondo le voci che giravano al Sommo Concilio, e quando finalmente l’attuale Custode della Vita era riuscito ad avere la meglio sul proprio avversario era tornato al campo trascinandosi sul terreno a causa delle ferite. In compenso, Demon era stato finalmente sconfitto e ucciso durante la lotta.
O almeno, questo era ciò che sapevano fino a quel momento.
- Demon?- ripeté Timmi, che si era rannicchiato come suo solito - L’Artiglio d’Acciaio?-
Lui sorrise tra sé.
- Già.- disse piano - Un uccellino mi ha detto che hai un nome simile anche tu. Ma tu non sei d’acciaio… sei nero, giusto?-
- Cosa fai qui?- chiese Darth.
Demon si strinse nelle spalle.
- Faccio solo qualche prova.- rispose semplicemente - Voglio verificare ciò che sono in questo momento.-
- Ah, bhè, quello posso dirtelo io…- sbuffò Timmi, prendendo la Fiaccola.
Fece per avventarsi contro di lui, ma la sirena lo afferrò all’improvviso per il codino, strappandogli un guaito di dolore e sorpresa, mentre Demon scoppiava a ridere per la comicità della scena.
- Cosa cavolo ti prende?- sbottò, massaggiandosi la nuca.
La sirena aveva una faccia insolitamente spaventata, quasi al limite del panico. I suoi occhi sgranati saettavano da lui a Demon con rapidità incredibile, ed era persino più pallida di quanto non lo fosse Miley quando era svenuta.
- Che c’è?- chiese in tono più preoccupato.
- Lui…- mormorò pianissimo, così tanto che dovette chinarsi per capire - Lui è il nemico.-
- Eh, chissà perché me l’aspettavo…-
- Lui è la Bestia.-

Timmi sentì lo stomaco serrarsi come se fosse stato stretto in una morsa incandescente, mentre tutto il suo sangue fuggiva via dal volto a velocità spettacolare. Avvertì persino un capogiro che minacciò di farlo crollare a terra.
Cercando di non tremare si voltò verso Demon, che era rimasto lì dov’era, a braccia incrociate, infine guardò Trys, Darth, Raven e Skin, che a loro volta si erano avvicinati per sentire le parole della sirena. Tutti e quattro avevano una faccia orrenda, e non dubitava di averla a sua volta.
- Xander…- gemette - Qui. Subito.-
Il ragazzo corse vicino all’amico. Non gli sfuggì l'utilizzo del suo nome.
- Cosa c’è?- chiese.
- Agguanta tutti e levatevi di torno.- sbottò - Immediatamente. Questo qui è l’Anticristo.-
Persino lui impallidì.
- Cosa?-
- Mandaci immediatamente qualcuno perché ci aiuti… e che non sia meno potente di un Custode dell'Eden! E ora via!-
Il mago corse ad afferrare la mano di quanta più gente possibile, proiettandosi in fretta, mentre Skin, Darth, Trys e Raven si disponevano a ventaglio attorno a Timmi.
La Valchiria si liberò dei machete, che lasciò cadere a terra, e pose le mani di fronte a sé, stringendole a pugno, una sopra l’altra. Tra le dita le comparve Gungnir, la vecchia lancia di suo padre. Gli altri tornarono a sguainare le loro armi, e il mezzodemone serrò la presa sul manico di Nova, pronto alla lotta.
Mentre i ragazzi scomparivano alle loro spalle, Demon li osservò attentamente, sogghignando. Non sembrava essere minimamente preoccupato.
- Il grande Pentacolo.- ridacchiò - Ovvero, i Precustodi.-
- I che?- sbottò Trys - Come hai osato chiamarci, Demon?-
- Precustodi.- ripeté lui - Questo è ciò che siete, dopotutto.-
- Col cavolo che siamo Precustodi!- replicò Timmi, stringendo Nova nel pugno.
- Ma davvero?- rise lui - Andiamo, guardatevi: cinque combattenti di eccezionale abilità e potenza, capaci di tenere testa ad un numero di nemici assai superiore al loro, che lavorano per i Custodi dell'Eden. Quattro uomini e una donna. Ed il capo del gruppo è demone per metà. Un Artiglio, per giunta.- mise le mani sui fianchi, sempre sogghignando e guardando Timmi - Noi eravamo cinque, quattro uomini e una donna, la mia amata sorellina. Il mio stesso nome mi rende un demone per metà, e mi chiamavano Artiglio d’Acciaio.- aggiunse, mostrando la mano infilata nel guanto - Come vedete, siamo uguali. Voi potete anche farvi chiamare Pentacolo, ma resterete sempre Precustodi. Come noi, siete gli infallibili servi dei Custodi dell’Eden.-
- Eh, dillo a Daniel…- ridacchiò Darth - Quando ha finito con te, non abbiamo più trovato il corpo.-
Demon si sarebbe dovuto incupire, ripensando a quel terribile fallimento, ma contro ogni loro aspettativa si mise a ridere piano, scuotendo la testa.
- Ah, caro il mio Darth…- ridacchiò - Credi forse che si tratti di questo? Io ero un Precustode, vent’anni fa, ma non ho mai saputo nemmeno lontanamente da dove venissi. Il mio potere era soppresso da quelli che i Custodi dell’Eden mi avevano elargito, e non ho mai potuto scoprire niente di tutto questo, fino ad ora.-
Skin aggrottò la fronte.
- E chi ti avrebbe… illuminato?- chiese.
- Un vostro caro amico…- ridacchiò Demon - Non so come si chiama. È un Elfo sfregiato, veste sempre di nero.-
Timmi sputò.
- Il Tredicesimo Membro.- grugnì - E ti pareva… dovevamo immaginare che non era affatto morto, quel grandissimo bastardo…-
- E sarebbe stato lui a riportarti in vita?- sbottò Darth - Come ha fatto?-
- Non mi ha riportato in vita.- corresse pazientemente l’altro, incrociando nuovamente le braccia, ostentando un’espressione distesa e rilassata che loro non avevano - Questo perché non ero affatto morto. Non ero ciò che sono ora, con i poteri soppressi, ma il mio vero e proprio essere non ha lasciato che la mia vita scomparisse. Così, mi ha conservato, mentre venivo mandato… altrove. In un luogo che è oltre spazio e tempo, in cui ho come dormito.- il suo sguardo sfumò per qualche attimo, come se osservasse qualcosa che per loro era invisibile - Dormito profondamente. Incapace di andare da qualsiasi parte che non fosse il niente in cui mi trovavo…- alzò gli occhi, incrociando quelli di Timmi - Faceva freddo. Era buio. Ed ero da solo.-
- E magari ti aspetti che ci mettiamo a piangere?- sbottò Timmi - Senti, risparmiaci le lagne, perché non avrai alcuna compassione da parte nostra. Ora, vogliamo procedere?-
Demon sogghignò, tornando ad assumere il suo atteggiamento di superiorità e sicurezza.
- Molto bene. Non mi lagnerò.- disse, allargando le braccia - Lo farete voi, al posto mio.-
Timmi sputò ancora.
- Arrogante…- grugnì.
Attivò la Fiaccola e si lanciò all’attacco.

Demon scomparve con una rapidità sorprendente mentre lui calava la Fiaccola, e riapparve immediatamente alle sue spalle.
Senza esitare, Darth e Trys si avvicinarono con le armi nel pugno, ma non l’avevano neanche toccato che lui, alzando semplicemente le mani, riuscì a fermare le due lame ad almeno cinque buoni centimetri dal suo corpo per poi respingerle con forza indietro, tramite una vera e propria onda d’urto che sollevò i due senza alcuno sforzo, facendoli ricadere pesantemente a terra sulla schiena.
Raven, roteando sopra la testa la lancia, raggiunse Demon con una rapida piroetta mentre Skin lo attaccava da un fianco e Timmi alla schiena. Lui evitò Skin, respingendolo con una gomitata al volto, si chinò per schivare Raven, calciandola poi all’addome e facendola rotolare via, ma incassò il colpo di Timmi.
Il mezzodemone lo prese alla spalla destra, e continuò a calare diagonalmente la Fiaccola con il preciso intento di tagliarlo in due. Era stato facile, tutto sommato. Come Anticristo, non era poi un granché.
Ma quando la Fiaccola raggiunse la fine del corpo avversario non c’era alcun danno visibile. Non un taglio, né un graffio o un’ustione provocata dalla fiamma magica. Niente di niente.
- Ma che cavolo…- farfugliò Timmi, spiazzato.
Demon si voltò con calma, mettendo le mani sui fianchi, e sorrise pazientemente al mezzodemone.
- Ooops.- ridacchiò.
Raven, Darth, Trys e Skin rimasero a terra, stupefatti. Timmi, invece, cominciò a ringhiare.
- Okay…- sbottò, gettando via Nova e togliendosi la mitena destra - Ora beccati Risucchio…-
Puntò il vortice contro di lui, aprendolo a piena potenza, con il preciso intento di farne un mix indefinibile di molecole distrutte, ma Demon non si scompose affatto: per quanto tremenda fosse la forza dell’aspirazione, tanto che polvere e sassolini venivano attirati all’interno di Risucchio, lui si limitò ad afferrare con la mano sinistra il palmo di Timmi, coprendo perfettamente il foro magico che vi era stato praticato all’interno.
A quell’atto, Risucchio cessò all’istante di assorbire.

Timmi spalancò la bocca e gli occhi, fissando ciò che mai, in quindici anni, gli era capitato di vedere: Risucchio era stato bloccato da qualcuno. O meglio, dalla mano di qualcuno.
- Prova con l’altra.- rise piano Demon, mentre alle sue spalle tutti quanti guardavano allibiti la scena - Prova con Riflusso.-
Senza esitare un istante, Timmi portò la mano sinistra alla bocca e si tolse la mitena aiutandosi con i denti, per poi puntare il vortice sinistro contro l’avversario: era da un pezzo che lo caricava, e solo quel giorno aveva accumulato molta energia.
L’avrebbe disintegrato.
Prima che riuscisse ad aprirlo Demon afferrò anche quel palmo con l’altra mano. Timmi sentì chiaramente la fiammata accumularsi e premere, senza tuttavia riuscire ad aprirsi la strada. Come Risucchio, anche Riflusso era inutile.
Sogghignando, Demon lo calciò forte al petto, mandandolo gambe all’aria e lasciandogli immediatamente le mani. I vortici esplosero con fragore in due direzioni diverse, mentre Timmi cadeva indietro per un paio di metri. Li richiuse immediatamente, cercando di ritrovare l’orientamento e il lume della ragione, portando lo sguardo sull’avversario…
All’improvviso il corpo di Demon sussultò leggermente, trafitto alle spalle dalle lame di Skin, dall’asta affilata di Trys, dalla spada di Darth e dalla lancia di Raven. Le punte di ogni singola arma spuntarono dal suo petto, immacolate come se nemmeno avessero incontrato il sangue, e a quanto pareva, Demon non le sentì neanche: continuò a sorridere, guardandole solo vagamente incuriosito, poi si voltò con la massima tranquillità.
Skin fu l’unico che riuscì ad estrarre le armi, essendo quelle fissate nei bracciali della tuta, ma Raven, Trys e Darth persero la presa e furono costretti ad indietreggiare. Visto da dietro sembrava una sorta di strano porcospino.
- Bhè, direi che mi basta, per adesso.- disse, scuotendosi vigorosamente fino a che la lancia, la spada e l’asta non caddero a terra con qualche tintinnio - Ora possiamo chiuderla qui.-
Alzò il guanto di metallo. Sui polpastrelli si erano accese piccole luci color blu elettrico, dalle quali partirono cinque sottilissime scariche elettriche che conversero verso il centro del palmo, accumulandosi rapidamente in un globo via via sempre più grande e lucente.
Timmi non riuscì ad alzarsi in tempo, e in ogni caso era così sconvolto che non sarebbe mai riuscito a fare alcunché: dalla mano di Demon partirono quattro folgori, talmente potenti che trafissero da parte a parte membri del Pentacolo che aveva davanti, sollevandoli da terra e sbattendoli sulle rocce dell’anello di pietra, tanto forte da frantumarle completamente.
- NO!- gridò Timmi.
Demon si voltò, abbassando la mano, e lo guardò con sufficienza.
- Credo che tocchi a te.-
Alzò il guanto metallico e ripeté la magia. Prima che il mezzodemone riuscisse a scansarsi, una saetta persino più grande e lucente di quelle che avevano colpito gli altri lo passò da parte a parte, facendogli sputare un sacco di sangue e sollevandolo da terra.
Un dolore accecante gli esplose addosso, facendogli impazzire il cervello e i nervi, come se gli avessero sparato addosso un getto di metallo fuso. Ricadde oltre il cerchio di macigni, rotolando poi giù per il pendio. Quando si fermò, in fondo alla conca, non si muoveva.

Demon abbassò la mano sogghignando e guardò il guanto metallico con un misto di soddisfazione, gioia repressa e sorpresa: l’energia e la magia che l’avevano attraversato un momento prima, nuove e mai sperimentate in vita sua (e di vita ne aveva vissuta eccome), erano sparite nell’istante in cui aveva interrotto l’attacco, ma sapeva di poterle richiamare in qualsiasi momento volesse.
Fletté una volta le dita, estatico, e poi ridacchiò con esultanza.
- Ah!- esclamò - Niente male.-
Sorridendo compiaciuto, alzò lo sguardo verso il luogo dove aveva lasciato il Tredicesimo Membro e il mercenario che lo assisteva. Fece un gesto di saluto, portandosi la mano alla fronte e poi allontanandola rapido, quindi si proiettò di nuovo lassù.
- Ben fatto.- disse il Tredicesimo Membro, compiaciuto - Uno splendido spettacolo, Demon.-
Lui annuì.
- Sei sicuro che quelli fossero il meglio, vero?- chiese - Non ho mai visto gli altri, ma il Folletto e il Templare li conosco bene. E non sono mai stati granché.-
- Sono migliorati tantissimo da quando li hai conosciuti tu.- lo rassicurò lo stregone, serissimo, incrociando le braccia ed annuendo - E la Valchiria, il Fantasma e l’Artiglio Nero sono anch’essi degli stupefacenti esseri magici, forti come pochissimi tra i normali esseri umani. Ti sei battuto con i migliori e più potenti esseri magici che si possa desiderare, se escludiamo Elizabeth Addley, gli Arcangeli o i Custodi dell'Eden.-
Demon reclinò il capo leggermente, fissando il Tredicesimo Membro come se stesse pensando a qualcosa. A Marcus ricordò un uccello da preda che studia la sua cena.
- Elizabeth…- mormorò - Quanto vorrei rivederla… dev’essere cambiata molto. Di certo sarà cresciuta…-
- Avrai l’occasione che desideri tanto.- assicurò il Tredicesimo Membro - Ma ora dobbiamo andarcene, prima che arrivino i rinforzi che Timothy Anderson aveva chiesto. Non posso assicurarti una vittoria contro i Custodi dell'Eden. Non ora, certamente. Sei appena tornato, potresti avere problemi nel batterti da solo con loro.-
Lui cambiò immediatamente espressione: il suo sguardo divenne meno distante, fissandosi in quello dell’Elfo, e il volto gli si indurì.
- D’accordo, come vuoi.- disse secco - Ma mettiamo bene in chiaro una cosa, signor grande stregone: di certo ti devo un favore, e te ne sono grato, ma questo non ti rende il mio padrone. Avrò anche l’aspetto di un trentenne ma tu, rispetto a me, sei un ragazzino a cui ancora gocciola il naso. Farò quello che dico io, se lo dico io. Non seguirò gli ordini di nessuno.-
- Ma certamente.- concordò in fretta il Tredicesimo Membro, chinando leggermente la schiena in segno di rispetto - Qui nessuno ti chiede di seguire ordini. Io non sono il tuo padrone, né pretendo di esserlo solo perché ti ho liberato. Vedimi come… come un maestro. Ti insegnerò ciò di cui avrai bisogno per sfruttare le tue potenzialità, e in cambio chiedo solo di essere tuo consigliere ed alleato.-
Demon lo guardò per qualche istante, poi annuì.
- Molto bene.- disse - In tal caso, ti faccio un piccolo regalo per suggellare il nostro patto.-
Mosse un braccio davanti a lui, e il suo volto cominciò a rigenerarsi rapidamente, fino a riacquistare l’aspetto originale. L’occhio tornò persino nell’orbita, e l’orecchio ricrebbe.
Vagamente sorpreso, lo stregone si tastò la porzione di faccia un tempo distrutta, poi sorrise.
- Ti ringrazio.- disse - Ora, se permetti, ti condurrò dove potremo essere al sicuro.-
Gli mise una mano sulla spalla, sparendo nell’aria. Marcus li seguì, con addosso un gran brutto presentimento.

Dubito che stavolta posterò in anticipo... mi sa che qualcuno mi verrà a fare le macumbe sul pianerottolo, stanotte. I miei lettori Ely79, LullabyMylla, _Arse_, NemoTheNameless, RahizelRahtalos e Fantasy_40, quindi, vanno ringraziati anche per la loro pazienza.

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Capitolo 34
*** Cap. 33: L'inizio della guerra ***


Timmi ci mise un po’ a capire perché il suo letto fosse così umido e duro, perché avesse tanto freddo o perché il petto gli facesse un male d’inferno.
Quando ricordò di essere in un bosco e di essere stato passato parte a parte da una terrificante saetta magica in cui era concentrato lo stesso potere del demonio riaprì gli occhi e si rialzò lentamente, tossendo sangue a non finire.
Riuscì a mettersi carponi, ed in seguito a sedersi sui calcagni, anche se la testa gli girava vorticosamente. Il dolore si intensificò mille e mille volte, dandogli stilettate tremende che gli tolsero il fiato e lo lasciarono boccheggiante. Perse l’equilibrio, preda di un conato di vomito, e cadde sulle natiche. Si sentiva sul punto di svenire ancora.
A protestare in quel modo erano stati petto e schiena che, ad ogni suo movimento, anche minimo, esplodevano in urla disumane di dolore all’interno della sua testa. Si chiese se per caso non l’avessero sbattuto all’inferno e torturato con le braci ardenti.
Cercando di fare il più piano possibile, chinò la testa per constatare i danni. Un secondo dopo gemette dal disgusto: dove avrebbe dovuto esserci una maglietta, o al massimo la sua pelle, c’erano solo fasci di muscoli e tendini scoperti, gocciolanti di sangue e pus, e quasi riusciva ad intravedere le ossa della cassa toracica.
Il colpo che aveva incassato era stato peggio di qualsiasi altro prima di allora, persino più terribile del potere di suo fratello Kyle, che per poco non gli aveva estirpato tutta l’anima e la magia dal corpo.
Ripensò al combattimento, e prima si sentì uno stupido per aver perso la padronanza di sé, lasciandosi andare ad un fiotto incontrollato di panico che gli aveva impedito di reagire, poi si sentì grato a chiunque ci fosse lassù di così benigno nei suoi confronti per averlo lasciato in vita.
Questa volta c’era davvero andato vicino.
Si rialzò barcollando, ben deciso a tornare in cima alla collina: doveva vedere come stavano gli altri, immediatamente. Lui era fisicamente il più forte, oltre che il più giovane, e dunque il più sano di tutti. Se Demon l’aveva ridotto così, chissà loro.
Aveva percorso una brevissima distanza, però, quando le ginocchia gli cedettero come ricotta e lui si ritrovò nuovamente a terra, ben prima di aver fatto più di tre passi. Il dolore che sentì lo convinse a non osare compiere mai più un simile atto di coraggio e stupidità.
- Mmmh…- gemette - Ora… mi sono… veramente rotto i coglioni…- gracchiò con voce rauca.
Le mani erano ancora senza mitene, così si limitò a puntare Risucchio verso l’alto, attirando al suo interno una roccia. Non appena l’ebbe assorbita congiunse le mani, così che i due vortici potessero operare la loro magia curativa sul suo corpo.
L’energia della pietra si esaurì in fretta, e ben prima che il suo petto e la sua schiena fossero totalmente risanati, ma almeno la testa smise di girare come poco prima e la piaga si richiuse quasi completamente, mentre il flusso di sangue in uscita rallentava e si arrestava quasi del tutto. Riuscì a mettersi in ginocchio, e si guardò nuovamente il petto: la pelle, bianca e marcata, copriva quasi interamente la porzione di busto danneggiata, ma ancora gli usciva un po’ di sangue da quei punti non risanati, e un po’ di siero gocciolava giù dalla ferita più grande, proprio nel centro. Quantomeno, ora non stava più così male.
Rialzatosi in piedi si affrettò a raggiungere la sommità del pendio, cercando di fare il più in fretta possibile, nonostante sentisse i muscoli delle gambe duri come pezzi di legno.
Una volta giunto in cima, oltre l’anello di pietra ormai distrutto trovò un campo di battaglia: tra il macello scatenato dalla Convergenza e la lotta contro Demon, il terreno era quasi totalmente ribaltato, scavato, crepato e bruciato. Dalla parte opposta dell’area riusciva a scorgere quattro corpi, tutti quanti circondati da macchie umide che si allargavano rapidamente. Nell’aria, il suo finissimo olfatto colse sfumature ferrose che non riconobbe come sue. Nuovamente colto dal panico, si mise a correre.
Il primo che raggiunse fu Skin, il più vicino, disteso su un fianco: non appena gli pose una mano sulla spalla per girarlo gentilmente sulla schiena lui aprì gli occhi, anche se un velo di sangue che colava da un sopracciglio gli oscurava la vista.
- O sei in estremo imbarazzo o io sono messo piuttosto male…- sbuffò Skin, in un soffio doloroso.
- Eh, dovevi vedere com’ero messo prima.- ridacchiò Timmi, rincuorato di vederlo ancora vivo e vegeto - Rispetto a come stavo, ora sono in piena forma. Dai, fatti dare un’occhiata…-
Esaminò lo sterno dell’amico, trovando la tuta squarciata, ma la ferita era assai meno estesa e grave di quanto non lo fosse stata la sua. Probabilmente, il tessuto resistente di cui era fatta l’aveva protetto.
- Sei fortunato ad avere una seconda pelle più dura della mia.- sentenziò - Riesci a stare in piedi?-
- Sì, sì… controlla Raven, tu…-
- Sì, ci penso io, tu cerca di alzarti…- lo rassicurò Timmi, dirigendosi immediatamente verso la Valchiria.
A differenza di Skin, presentava una bella piaga che partiva dal seno ed arrivava quasi all’ombelico. Anche lei sembrava complessivamente messa meglio di come lo era il mezzodemone all’inizio, ma il suo fisico non era altrettanto forte, e quindi aveva subito un danno proporzionalmente uguale. Gettò uno sguardo a Trys, che si stava muovendo debolmente nel tentativo di rialzarsi e a Darth, ancora steso a terra sulla schiena ma intento a gemere di dolore: anche le loro ferite, in qualche modo, parevano essere più leggere della sua, per quanto gravi potessero essere.
- Dov’è andato?- grugnì Raven con voce roca, senza aprire gli occhi.
- Eh?- chiese Timmi, cadendo dalle nuvole - Ah, Demon… non lo so, ha messo fuori uso anche me. Siamo vivi per miracolo.-
Aiutò Raven a sedersi, mentre qualcuno compariva alle sue spalle. Si voltò di scatto, pronto a combattere contro chiunque, anche se non era esattamente in grado di sostenere alcun tipo di scontro (non era nemmeno certo di avere le forze per trasformarsi), ma non appena la figura fu completamente formata vide Liz.
- Uff…- esalò, lasciandosi cadere a terra - Bhè, alleluia…-
Liz si guardò intorno, muovendo la testa con rapidità. Pareva un cane da caccia che cerca la preda. Era pallida e tesa, e sembrava stravolta.
- Dov’è?- chiese in fretta. Aveva un’espressione furiosa, quasi oltre il limite dell’ira - Dov’è andato? Ditemi dov’è!-
- Non lo so.- rispose Timmi - Ora, per favore, ci vorresti degnare di un minimo di considerazione?-
La strega li guardò: Skin stava aiutando Darth a sedersi, ed entrambi erano sporchi di sangue dal petto in giù. Trys stava tossendo a ripetizione, e non era solo muco quello che gli usciva dalla bocca. Raven si era chinata in due, e stava vomitando sangue. Tutti loro erano in uno stato pietoso.
- Dio…- gemette, perdendo in fretta tutta la sua furia - Un momento… scusatemi…-
- Tranquilla, nipotina…- ridacchiò dolorosamente Darth - Capita a tutti di dare in escandescenze, quando c’è di mezzo Demon.-
Lei non rispose, stringendo le labbra per trattenere un tremendo urlo di rabbia e frustrazione che, sicuramente, moriva dalla voglia di scagliare verso il cielo. Timmi si scoprì ad ammirarla per la fermezza e la padronanza di sé che dimostrò in quel momento: Demon le aveva assassinato la famiglia, perseguitandola fin dai tempi della sua bisnonna Lara. Vederla mente si occupava di loro, invece che correre a cercarlo, non era cosa da poco.
Usando i suoi poteri di Guarigione Universale curò per prima Raven, che non sembrava riuscire a smettere di rigurgitare, poi Trys e Darth ebbero una breve discussione su chi dei due avesse il diritto di venire guarito per primo, sedata solo quando Liz li guarì entrambi e contemporaneamente.
Subito dopo di loro fu il turno di Skin, e infine la strega ultimò la cura incompleta sul petto di Timmi, che finalmente riuscì a respirare senza alcuna difficoltà.
Immediatamente, il mezzodemone corse a recuperare Nova, abbandonata sull’erba morta lì vicino, e le proprie mitene, appallottolate al suolo.
- Bene…- sbuffò quando si fu risistemato - Ora penso che potremo anche tornarcene lassù, così faccio vedere a Nadine che non sono morto.-
- Buona idea.- annuì Liz - Perché ho dovuto mandare Jo a chiamare Danny, così da intervenire immediatamente.-
- E gli altri?- chiese Trys - Cannella, Seth… dov’erano?-
- Non so dirti.- rispose - Non so nemmeno dov’è lui. Immagino che si siano rintanati… ovunque si rintanino ogni volta che non vengono a trovarmi o quando non passano il tempo in sala riunioni. Non c’ero nemmeno io, ad essere sincera… la stavo solo tenendo d’occhio a distanza, e mi ci è voluto un po’ per sentire la chiamata. Ad ogni modo, credo che Danny e gli altri stessero facendo il possibile per rimediare alle conseguenze della vostra necessaria presenza qui.-
- Che vorresti dire?- chiese Skin, pulendosi la faccia dal fango e dal sangue.
- Le brecce si sono aperte a non finire per tutto il giorno.- spiegò Liz - Niente di irreparabile, ma è stato un inferno. A mezzanotte, poi…-
- … è scoppiato il pandemonio.- terminò Darth.
- E non solo quello, temo…- sospirò Timmi.
- Già.- annuì Liz, cupa - Quel grandissimo figlio di…-
- Io aspetterei a dare un qualsiasi epiteto a chiunque faccia parte della sua famiglia, se fossi in te.- la interruppe il mezzodemone.
Lei aggrottò un sopracciglio.
- Perché?-
- Perché non è più il Demon che conoscevi da ragazzina.- rispose Raven nel suo consueto tono formale, raccogliendo Gungnir e pulendola dal fango - Adesso è… qualcos’altro.-
- Ovvero?- chiese la strega.
- Ora è… bhè…- disse Darth, esitante - Ecco…- sospirò - Senti, te lo spieghiamo quando ci saranno tutti gli altri, va bene?-

***

Devon andava avanti e indietro nella stanza delle riunioni del Sommo Concilio. Miley, invece, se ne stava seduta su un gradino, ancora un po’ debole per lo sforzo fatto, e Nadine sedeva accanto a lei, palesemente in ansia.
Alis e Xander erano in piedi, relativamente fermi, ma lui continuava a ballonzolare sul posto, incapace di smettere, e lei si tormentava le dita. La sirena, invece, era sdraiata su un gradino dalla parte opposta rispetto a Nadine e Miley, distesa su un fianco, la testa appoggiata sul braccio, e sembrava addormentata. I capelli le ricadevano morbidamente sullo scalino successivo, e si muovevano ad ogni suo respiro.
- Perché non sono ancora tornati?- gemette Nadine all’improvviso.
Devon scosse la testa, senza smettere di camminare.
- Non ne ho idea…- rispose - Vorrei tanto poter andare laggiù…-
- In teoria potremmo.- osservò Alis - Ma se lo facessimo…-
- … saremmo morti senza alcuna possibilità d’appello.- completò Xander - Se non ci ammazza Demon lo farà Timmi, e stavolta davvero.-
La porta d’oro si aprì con un forte rumore di cardini, lasciando entrare Liz. Alle sue spalle c’erano i loro amici, coperti di sangue e fango dalla testa ai piedi, i vestiti stracciati e pieni di lividi.
- Oddio…- fece Nadine, alzandosi in fretta e correndo a stringere Timmi tra le braccia.
- Cos’è successo?- chiese Devon.
Timmi lo guardò da sopra la spalla di Nadine, scoccandogli un’occhiata cupa.
- Di tutto.- rispose.
A Xander gelò il sangue nelle vene: quando rispondeva così, non c’era mai da aspettarsi niente di buono.
- Di chi è quel sangue?- chiese Alis - Ti prego, fai come sempre e dimmi che è tutto suo…-
- Magari potessimo…- sospirò Darth, lasciandosi cadere sul gradino accanto alla sirena - Quel bastardo ci ha battuti. Tutti e cinque. Non siamo nemmeno riusciti a ferirlo.-
- Cosa?- esclamò Devon, sgranando gli occhi.
Quando Darth distolse i propri guardò anche gli altri, che si erano seduti ognuno da una parte diversa, tranne Timmi, il quale stava consolando una singhiozzante Nadine e non lo considerò. Alla fine, il ragazzo chinò il capo e buttò giù un gran rospo che aveva in gola, indietreggiando fino a mettersi accanto a Miley, che gli pose una mano sulla spalla.
- O… okay… non l’avete neanche scalfito…- gracchiò con la gola secca.
- Come ha fatto a sconfiggervi?- chiese Alis, che sembrava sull’orlo di una crisi di nervi - Voi… per la miseria, voi siete il Pentacolo! Voi potete… avete sconfitto… di tutto!-
- Ma non un Anticristo.- osservò Skin, appoggiato ad una colonna del corridoio, le braccia incrociate e lo sguardo fisso a terra - Lui era molto più forte di tutti noi. Per poco non ci uccideva.-
Xander sentì chiaramente la testa che gli girava, e capì di essere impallidito anche più di quanto non fosse normale. Ma poi vide Alis che era ancora più pallida, e pensò fosse meglio pensare prima a lei e poi a sé, visto che non era anemica (e dunque il suo pallore era tutto innaturale). La agguantò al volo prima che le ginocchia le cedessero e la aiutò a sedersi.
In quell’istante le porte vennero aperte di nuovo, stavolta con tale violenza e con un così gran frastuono da far sussultare tutti, mentre una terribile folata di vento e scoppi di saette smuovevano l’aria altrimenti vibrante solo per la tensione creatasi. Per un istante, sembrò che fosse entrato il divino Zeus in persona.
Daniel attraversò il corridoio fino all’arena, e in quel momento sembrò più alto e terribile che mai: la luce pareva affievolirsi al suo passaggio anche se lui stesso, in qualche modo, ne emanava in quantità.
Era come se la assorbisse, più che generarne, e probabilmente era così, poiché i suoi occhi erano due tizzoni ardenti, ma non rossi: erano bianchi come il latte, eppure bruciavano con la forza di mille fuochi.
Ma tutto questo lo videro solo per un attimo: il tempo di metterlo bene a fuoco e spaventarsi un po’, poi finì e tornò ad essere il solito, normalissimo uomo di trentasei anni che appariva al primo sguardo, capelli candidi a parte. Alle sue spalle, Jo fece timidamente capolino e corse a nascondersi dietro Liz. Era evidentemente sconvolto.
- Cos’è successo?- chiese Daniel, guardando Timmi
Lui era ancora stretto a Nadine, che continuava a singhiozzare, mescolando così le lacrime al fango e al sangue. La allontanò gentilmente, ed Alis la aiutò a sedersi accanto a sé, mentre il mezzodemone si rivolgeva al Custode dell'Eden.
Gli raccontò di cosa Demon avesse raccontato loro e di come la sirena l’avsse identificato (gli occhi di Daniel saettarono verso di lei, ma quella non si era neanche svegliata, quando era entrato), poi fece un resoconto dettagliato sulle facoltà che sembrava avere sviluppato con la presa di coscienza della propria identità e dell’uso che ne aveva fatto sulla loro stessa pelle.
- … poi ci ha lasciati lì a dissanguare.- terminò Timmi - Non so se l’ha fatto perché ci credeva morti o se aveva perso interesse…-
- Aveva perso interesse.- lo interruppe cupo Daniel, incrociando le braccia - Se avesse voluto uccidervi davvero, ora non mi staresti raccontando queste cose.-
Timmi annuì.
- Va bene.- disse - Devo dire che sei proprio rassicurante… ad ogni modo, ringrazio il cielo o il tuo capo o tutti e due per non averci voluti accogliere così presto.-
- Parla per te…- sbuffò Trys.
- Trys, taci!- sbottò aspramente Darth.
- Comunque mi piacerebbe sapere cos’hai in mente di fare adesso.- aggiunse, ignorando l’interruzione.
Daniel sospirò, alzando le braccia e facendole ricadere, mentre si voltava e muoveva qualche passo a vuoto.
- Cosa ho in mente di fare…- ripeté il Custode - Avrei in mente di andare a cercare Demon e rifargli ciò che gli ho già fatto con tanto di interessi, ma tu mi dici chiaro e tondo che non è più possibile…-
- Ma noi siamo Custodi dell'Eden!- osservò Liz, che aveva ascoltato in silenzio per tutto il tempo lì dov’era - I nostri poteri sono enormi, Danny! E siamo sei contro uno! Possiamo batterlo!-
- Dici?- ridacchiò sconsolato lui - Credimi, ciò che ho imparato da Marek è che essere un Custode dell’Eden non ti rende invincibile. E poi, tu non lo sei davvero, hai solo accumulato la magia della tua famiglia grazie all’Evocatore. Non sei nemmeno immortale… anzi!- aggiunse, come colpito da un improvviso pensiero - Vedi di startene alla larga da lui, piuttosto!- esclamò.
Liz aggrottò la fronte e spalancò la bocca, scuotendo la testa senza capire.
- Eh?- chiese.
- Liz, lui ha perseguitato gli Addley fin dai tempi di Lara!- sbottò Daniel - E tu sei l’ultima rimasta! Potrebbe voler finire il lavoro!-
- Cosa ne sai?- chiese la strega - In fondo, l’unico con cui può avercela, ora come ora sei tu che l’hai sconfitto! Ricordi?-
- Bhè, se è per questo tu gli hai tolto la dignità in più di un’occasione.- osservò il Custode - Ha sempre avuto paura di te, visto che eri più forte di lui, ed è sempre dovuto scappare quando ti incontrava.-
- Sì, ma…-
- Scusate…- sospirò Timmi - So che avete molto da discutere, e sarebbe interessante assistere… vedervi bisticciare è sempre stato uno dei miei passatempi preferiti fin dall’infanzia, ma io credo che riporterò a casa i miei ragazzi e poi mi infilerò nel letto, se non vi servo più.-
Liz e Daniel annuirono insieme.
- Assolutamente.- disse il Custode, solenne - Andatevene tutti, tornate alle vostre case, dalle vostre famiglie. Scusate se vi ho trattenuti tanto a lungo.- guardò Miley - Spero che un giorno potremo rivederci in circostanze più piacevoli, signorina Logan.-
Lei sorrise al suo augurio.
- Grazie, signore.- disse - Lo spero molto anche io. Le auguro tanta fortuna.-
Lui ridacchiò tristemente.
- Grazie. Ne avrò bisogno.- guardò Devon - Prenditi cura di lei, mi raccomando.-
Il ragazzo annuì, cingendole le spalle con un braccio.
- Lo farò.-

***

Dopo aver riaccompagnato Miley, Devon andò subito a dormire.
Raven e Skin andarono entrambi alla casa del padre di lei, dove il piccolo Flynn dormiva nella stanza che il vecchio gli aveva preparato per la notte, e rimasero accanto al suo letto fino all’alba.
Darth e Trys, invece, dividevano una casa nei boschi che, un tempo, erano stati teatro di mille avventure per entrambi, e la prima cosa che fecero una volta arrivati fu arrampicarsi sulla gigantesca statua di un Drago, creata da Lara Addley  molto tempo prima, quando Armageddon aveva pensato di scatenarlo contro di loro. In realtà, esso era un Drago pietrificato con la magia
Nessuno ebbe bisogno di chiederlo o di spiegarlo, ma il colpo che subirono fu ancor più tremendo che per tutti gli altri, a parte Liz e Daniel: avevano conosciuto Demon, l’avevano affrontato, e per causa sua avevano perso, più o meno direttamente, tutti gli amici di un tempo e le rispettive famiglie.
Era stato Demon ad aprire i Cancelli del Male, anni e anni prima, scatenando così il Demone Sovrano che li aveva esiliati nell’oscurità. Per causa sua adesso vivevano in un’epoca che non era la loro, mascherando costantemente la nostalgia per coloro che non avevano mai potuto salutare e che non avrebbero più rivisto.
Quella notte nessuno dei due dormì.

Prima di tornare a casa, Timmi portò i ragazzi prima da lui, perché si dessero almeno una sommaria pulita, e poi dai genitori, uno alla volta.
Xander, Alis e Jo concordarono di non chiedergli perché facesse così: sapevano bene quanto Timmi li considerasse simili ad una famiglia, e non c’era dunque da stupirsi per il suo atteggiamento protettivo. Passò addirittura una decina buona di minuti con ognuno di loro, una volta riportati al sicuro nei loro letti. Persino con Jo, al quale riservava solitamente urlacci, insulti ed aspre critiche, fu insolitamente tranquillo e fraterno, quasi avesse paura di averlo offeso.
Da ultimo, quando tornò al cottage chiese con estrema gentilezza alla sirena se voleva una mano per salire al piano di sopra, ma lei declinò. Un attimo dopo lo abbracciò stretto, dicendogli qualcosa all’orecchio.
- Non perdere la speranza.- sussurrò - Tu non sai ancora cosa c’è domani. Ricordalo.-
Poi lo lasciò andare e corse via, diretta al piano superiore.

Timmi guardò il punto in cui era scomparsa per un momento, poi si voltò verso Nadine: lei era seduta sulla poltrona più lontana dalle scale, i gomiti appoggiati sulle ginocchia e le mani giunte. Fissava il fuoco, che il mezzodemone aveva acceso quando erano arrivati, e che ancora scoppiettava allegro.
- Non ho la forza di capire cosa volesse dirmi…- sospirò, andando alla cassetta della legna e prendendo una bottiglia di vodka dal nascondiglio. Si lasciò cadere sul divano, ma Nadine non gli badò - Allora, andiamo?-
Lei scosse la testa, fissando le fiamme. Esse si riflettevano nei suoi grandi occhi verdi, producendo riflessi magnifici. Il mezzodemone non riusciva a non guardarli.
Adesso che era lì, senza nessuno tranne Nadine intorno, con il fuoco che riscaldava l’aria e un divano sotto di sé, comprese di non avere rischiato solo di morire. A dire il vero, aveva quasi perso molto, molto di più.
Mi dispiace… Le disse, anche se non riusciva a sentirlo.
- Devo dirti una cosa.- disse Nadine.
- Si tratta della stessa cosa di oggi pomeriggio, vero?- chiese lui, stappando la bottiglia - Sei sicura di volermela dire adesso? Non mi pare il momento migliore.- osservò, senza attendere la risposta.
- Lo devo fare.- spiegò lei - Forse non sono pronta a parlartene, ma ormai non posso più rimandare… non con l’Anticristo che si aggira per il mondo.-
- I mondi.- corresse distrattamente Timmi, portando la bottiglia alla bocca.
- Timmi, cazzo, questo è un discorso serio!- sbottò Nadine.
- Scusa.- disse lui, allontanando la vodka - Ti prego, continua.-
Lei sospirò.
- D’accordo…- si voltò a guardarlo, e lui le restituì l’occhiata da sopra il collo della bottiglia - Senti, non potresti…-
- No.- rispose, abbassandola - Voglio vedere fino a dove riesco a non ubriacarmi. Stanotte sono anche disposto a rapinare il negozio di liquori giù in città, al diavolo Clifford Owens.-
Nadine annuì senza replicare. Avrebbe potuto pretendere la sua attenzione, ma quando era in quelle condizioni non c’era altro da fare: beveva, e non esisteva niente in grado di fargli cambiare idea.
Almeno, diceva lui, così si sentiva un pochino meglio.
- Dai, cosa c’è?- incalzò Timmi, bevendo ancora.
Lei sussultò, rendendosi conto che stava temporeggiando: aveva paura.
- Allora… ti ricordi dell’altro giorno? Quando ti ho inseguito fin quasi in Nebraska?-
- E mi hai quasi mandato fuori strada? E chi se lo scorda?- chiese lui, allontanando un momento la bottiglia, ormai già quasi finita - Me ne serve un’altra…- sentenziò, andando a prenderla.
- Sì, quello…- annuì la ragazza, tornando a fissare le fiamme - Vedi… io ero arrabbiata… tanto, tanto arrabbiata.-
- Certo che lo eri.- annuì il mezzodemone, sedendosi di nuovo ed appoggiando non meno di tre bottiglie sul pavimento - E ne avevi anche il dovere, se permetti. Non mi sono comportato molto bene.-
- Sì… ma ho avuto una reazione esagerata, te lo posso garantire.- sospirò Nadine - Vedi… ho spinto io i ragazzi a disubbidire al Sommo Concilio…-
- Cosa che io vi sto cercando di insegnare da più di un anno…-
- Mi fai parlare o no?- sbottò Nadine.
Lui bevve e tacque.
- Dunque… come dicevo, è colpa mia se abbiamo infranto gli ordini. Loro non erano molto d’accordo, a dire il vero. Ce li ho trascinati quasi a forza. E ho anche… usato la magia in strada, per procurarmi la macchina che hai visto…-
A quelle parole gli tornò in mente che doveva andare a riprendersi la sua, ma poteva attendere: in effetti, Nadine non era assolutamente il tipo di ragazza che fa follie del genere. Sì, era una persona forte, e sapeva sfoderare la grinta, quando occorreva. Quando avevano affrontato la Fornace se l’era vista da sola con un lupo mannaro, ed era armata solo di una spranga di ferro. Tuttavia, per tutto il resto del tempo era tutt’altro che aggressiva.
Lì per lì non ci aveva pensato (anche perché si sentiva in colpa) ma la sua reazione era stata… esagerata.
- E poi…- continuò lei - … ho anche mandato al diavolo Jo.-
- Bah, c’è abituato.- osservò Timmi, incapace di trattenersi - Io lo faccio continuamente, che sarà mai.-
- Ma tu sei il fratello maggiore. È un tuo diritto, se fa l’idiota.- gli fece notare Nadine.
- Sì, e tu sei la sorella maggiore.- aggiunse il mezzodemone - Il diritto è anche tuo.-
- Non quando gli altri cercano di farmi tornare in me.- contraddisse la ragazza - Non l’avresti fatto neanche tu, te l’assicuro.-
Timmi annuì, senza staccarsi dalla bottiglia: non capiva proprio dove volesse andare a parare. Era troppo stanco ed abbattuto per riuscirci.
- Accidenti…- gemette Nadine. Pareva sull’orlo delle lacrime - No… non ci riesco…-
Timmi appoggiò la bottiglia sul tavolo e le strinse le mani con la sua.
- Ascoltami, non ho assolutamente la più pallida idea di cosa tu mi stia dicendo.- ammise - Ma, qualunque sia il tuo problema, ti garantisco che non me la prenderò, qualsiasi cosa tu debba dirmi. Ricordi cosa ti ho grida… detto in autostrada?-
- Che sei un mezzodemone?-
- No, non quello… cioè, sì, quello, ma anche l’altra cosa.-
Nadine rimase in silenzio per un momento, cercando di ricordare.
- Che… non saresti cambiato dal giorno alla notte?- chiese.
Lui annuì.
- Sì, quello.- rispose - Bhè, non prendermi alla lettera. Non posso diventare umano, questo lo abbiamo appurato, grazie a quel pazzo di Flynn, ma non è che dovrò restare un bastardo in eterno. Dimmi quello che ti pare, ti assicuro che ne parleremo da adulti.-
La ragazza sorrise.
- Grazie.- disse, asciugandosi gli occhi umidi - Grazie infinite.-
- Piantala!- sbottò acidamente lui, distogliendo lo sguardo.
Nadine ridacchiò.
- Ah, sì… scusa.- poi tornò seria e si passò le mani sulla faccia e sul collo, respirando a fondo per riacquistare controllo - O… okay… ascolta, è una cosa grossa. Potrebbe anche farti diventare pazzo.-
Timmi staccò un istante la bottiglia dalla bocca.
- E sarebbe?-
- Sono incinta.-
La vodka gli finì nella trachea.

***

La bottiglia cadde a terra con un tintinnio soffocato, rovesciando il resto del suo contenuto sul tappeto e facendone cadere almeno un’altra. Timmi crollò in ginocchio con una mano sul collo, tossendo in maniera rauca, la gola irritata.
Nadine non riuscì a guardarlo. Non era nemmeno in grado di aprire gli occhi, le pareva di avere le palpebre cucite.
Quando la tosse si spense, Timmi si alzò in piedi, gli occhi quasi fuori dalle orbite.
- Tu…- gracchiò, la gola ancora secca - Tu sei… tu…-
- Ho detto che sono incinta, Timmi.- disse lei, con una calma che la sorprese e la gelò.
Lui deglutì, fissando un punto non meglio identificato, a metà strada tra il muro e il pavimento.
- Da… da quanto?- le chiese.
Nadine ci pensò un momento.
- Dieci settimane.- disse infine.
- Dieci… settimane…- ripeté con estrema lentezza Timmi.
Dapprima non fece niente di niente, rimanendo impalato dov’era. Poi aggrottò la fronte, non sapendo bene perché: c’era qualcosa che non gli tornava, ma non sapeva bene cosa. C’era un particolare che… non gli quadrava. Ma quale? Ah, maledetto cervello intorpidito…
- Un attimo!- esclamò arrabbiato, quando ebbe capito - Tu… tu sei andata a zonzo, ad ammazzare demoni e bestie, per più di due mesi in queste… condizioni… senza nemmeno dirmelo?-
Finalmente, Nadine trovò la forza di alzare lo sguardo su di lui, furente.
- Non azzardarti a dire…- ringhiò - Cosa credi, che io ne sapessi qualcosa? L’ho scoperto da poco, porca miseria!-
Lui annuì, acquietandosi, dispiaciuto per il proprio scatto.
- Sì… scusami… non volevo…- scosse la testa - Porca… miseria.- gemette - Cioè…- aggiunse rapidamente, gettandole uno sguardo preoccupato e anche un po’ spaventato - Mi dispiace… ho detto una cosa che…- chiuse gli occhi e si lasciò cadere sulla poltrona, sospirando - Scusami. Avevo promesso di non prenderla male.-
Nadine scosse la testa.
- No, lascia stare. Lo so che sei sconvolto… con tutto quello che è successo stanotte… la Convergenza, i demoni, la lotta contro Demon… hai anche rischiato di morire. E ora arrivo io e ti scarico addosso questa cosa…-
Rimasero in silenzio per qualche istante, mentre il crepitio del fuoco faceva loro compagnia. Entrambi guardavano in direzioni diverse, e l’atmosfera era talmente pesante che sembravano i partecipanti ad una veglia funebre con pochi invitati.
Alla fine, Timmi fu preso da un dubbio talmente atroce che non poté non esprimerlo a parole.
- E se fosse… come me?- chiese.
Nadine lo guardò leggermente stupita, e vide che la fissava preoccupato.
- Cosa?-
- Il bambino… cosa succederà se… se dovesse ereditare qualcosa del demone? Io… io sono un mezzodemone, dopotutto…-
Lei scosse la testa.
- No.- disse - Non vuol dire niente. Tu sei demone solo per metà, lo hai appena detto, e io sono totalmente umana. Quindi, se dovesse ereditare qualcosa, sarà solo una minima parte. Non avrà che un quarto dei problemi che hai avuto tu.-
Timmi annuì.
- Sì… sì, forse hai ragione.- concordò - O almeno lo spero… non è mai successo niente del genere, nella storia della magia.-
- Non importa.- replicò Nadine - Non è questo il punto, ora come ora. Se dovesse esserci qualcosa potremo affrontarla dopo. sinceramente, non sono affatto preoccupata per i tuoi poteri, ora come ora.-
Lui sospirò.
- D’accordo.- disse - Ascolta, finiamola. Niente sovrannaturale per un momento… fanculo quel dannato demone, parliamone come se fossimo persone normali. Ci stai?-
Nadine sorrise.
- Certo.- rispose.
- Bene…- esalò Timmi - Perché… vorrei sapere che intenzioni hai.-
Lei lo guardò con aria interrogativa.
- Come?-
- Io voglio sapere…- spiegò - … cosa vuoi farne. Del bambino.-
Lei annuì.
- Non lo so.- ammise.
- La legge è dalla tua.- osservò Timmi - A dover decidere sei tu.-
- E tu cosa vuoi?- chiese.
Lui scosse la testa.
- Io…-
Gran bella domanda: che voleva, lui?

Non rispose subito, e lei non gli mise fretta. Aveva fantasticato su situazioni come quella, certo, e si era chiesto cosa avrebbe provato se le avesse vissute davvero. Ma tutte le volte che si era ritrovato a formulare simili pensieri aveva creduto di dover aspettare anni e anni prima di viverli davvero.
E adesso?
Per quattordici anni si era isolato dal mondo e dagli altri, impedendo persino a Daniel e a Liz di essere la sua famiglia, nonostante i loro ripetuti e instancabili tentativi. Skin, Raven, Trys e Darth avrebbero potuto essere quasi dei fratelli maggiori, per lui, già da molto tempo, ma aveva dovuto aspettare di incontrare Nadine prima di aprire il guscio.
Questo pensiero bastò per fargli capire cosa volesse.
- Accetterò qualsiasi cosa deciderai.- disse alla fine - Ma non posso negare di… volere che nasca.- ammise infine.
Nadine annuì.
- Va bene.- disse, alzandosi ed avvicinandosi a lui. Quando gli fu di fronte, si inginocchiò davanti a lui e gli prese il volto tra le mani - Allora non faremo niente. Lasciamo le cose come stanno, okay?-
Timmi sorrise e le passò le proprie mani dietro la nuca, attirandola a sé fino a che le loro fronti non si toccarono.
- Che genitori del cazzo…- borbottò lui - Scegliere un momento migliore per tenersi un figlio proprio no, eh?-
Nadine rise.
- Non pensare al sovrannaturale.- gli ricordò - L’hai detto tu, ricordi?-
Timmi sbuffò una risatina.
- D’accordo, allora pensiamo a tuo padre.- borbottò - Cosa ne dici, vado da te e gli nascondo tutta la collezione di armi o mi limito alle munizioni?-

Questo era l'ultimo capitolo. Stavolta niente epilogo, no. La chiudiamo qui, così. Ma niente paura, perché tra non molto inizierò a pubblicare il seguito: "L'ultima guerra - Atto Finale". Nell'attesa ringrazio i lettori che hanno seguito tutta la storia, ovvero Ely79, LullabyMylla, NemoTheNameless, Fatelfay, _Arse_, RahizelRahtalos e Fantasy_40. Qualcuno ha lasciato recensioni, qualcuno no, ma non importa. A presto, gente!

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