Il vero significato della vita

di sophie97
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Riflessioni ***
Capitolo 2: *** Lo scontro ***
Capitolo 3: *** Ettore e Paride ***
Capitolo 4: *** Patroclo ***
Capitolo 5: *** Perchè? ***
Capitolo 6: *** Basta! ***
Capitolo 7: *** andromaca ***
Capitolo 8: *** Il vero significato della vita ***



Capitolo 1
*** Riflessioni ***


Riflessioni





 

Stava lì.
Lo sguardo impassibile sui suoi compagni che stavano combattendo.
Stava per scendere in battaglia, quando si era fermato a guardare dall’ alto come lottavano i suoi compagni.
E rifletteva sul senso di quella guerra.
C’erano persone che stavano dando la vita per combattere, e anche lui.
Ma molti lo facevano solo per la gloria.
Lui invece per salvare la sua terra, la sua famiglia…suo figlio.
Uccideva persone ogni giorno, ma cominciava a rendersi conto cosa volesse dire uccidere.
Era una cosa che non sopportava più.
Pensava a tutti i guerrieri valorosi a cui aveva tolto la vita. Erano stati loro ad attaccare, è vero…ma si meritavano la morte? Non ne era più così sicuro.
Erano nemici ma pur sempre persone!
Restò ancora qualche minuto immerso nei suoi pensieri.
Quanto avrebbe dato per dedicare la sua vita, anzi che alla guerra, a sua moglie e suo figlio Astianatte!
Ma non poteva…cosa avrebbero pensato di lui i Troiani? Lo avrebbero giudicato un vigliacco.
E poi…
 
«Non scendete a combattere?» la domanda di un suo compagno risvegliò Ettore dai suoi pensieri.
«Arrivo» rispose lui.
E l’eroe Troiano scese in battaglia.
 
 




Capitolo molto corto e magari un po’ noiosetto ma i prossimi saranno più movimentati!
Vi avviso però che la mia storia sarà articolata in capitoli cortissimi, come questo, spero che non crei problemi.
Grazie a tutti quelli che hanno letto e che leggeranno, aspetto i vostri consigli e commenti!
Sophie

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Capitolo 2
*** Lo scontro ***


Lo scontro


 

 
L’esercito Acheo e quello Troiano si erano appena scontrati.
Già molti corpi giacevano immobili tra la polvere.
Era una giornata buia e triste, il cielo minacciava pioggia.
Ettore si fece avanti tra i suoi, apparentemente pieno di coraggio, come sempre…ma anche lui aveva paura.
 
I soldati Troiani combattevano fieri, senza timore, in un susseguirsi di fendenti e affondi.
Erano sicuri di se stessi, finchè Achille non tornava in battaglia avevano molte più possibilità di farcela. E Achille, dopo l’offesa ricevuta da Agamennone, probabilmente non sarebbe tornato molto presto.
 
Un’acheo si lanciò agguerrito su Ettore, puntandogli contro la spada. Questo schivò il colpo, veloce. Il guerriero lo gurdò con occhi attenti, cattivi, e tornò all’attacco. L’eroe Troiano lo guardò a sua volta, schivò un altro colpo tremendo e, guadagnando di continuo terreno, riuscì a ferire l’avversario con estrema facilità.
Il ragazzo cadde a terra con un grido di dolore.
Ettore rimase per un attimo a guardarlo…avrebbe potuto ucciderlo facilmente, trafiggendolo con la sua spada affilata, ma non lo fece. Improvvisamente sentì un grande vuoto dentro di sé.
Cosa stava facendo? Uccidendo un uomo.
Perché? Perché era il suo dovere.
Mentre pensava a tutto ciò quel ragazzo acheo si alzò a fatica…e colse al volo quel momento di esitazione: lo trafisse con la sua spada senza dare il tempo all’eroe di reagire.
Ettore sbarrò gli occhi, colto alla sprovvista.
Caddero entrambi tra la polvere.
 
 




Ooopsss!
Cosa sta succedendo al nostro eroe troiano? Non è certo da lui lasciarsi trafiggere da un semplice ragazzo così facilmente, non trovate?
Grazie a tutti i lettori e in particolare a Pakometallaro e ChiaraLuna21 per le loro recensioni!
A presto!
Sophie

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Capitolo 3
*** Ettore e Paride ***


Ettore e Paride


 

 
Si svegliò disteso su un letto, una donna era al suo fianco…
Lentamente cominciò a mettere a fuoco le immagini: quella donna era Andromaca, sua moglie. Poco più distante c’era Paride, suo fratello, che non appena notò che Ettore aveva ripreso conoscenza chiese:«Come va?».
«Che…che è successo?»domandò l’eroe a fatica per tutta risposta. Sentiva un dolore terribile al fianco destro, dal quale sgorgava ancora qualche goccia di sangue.
«Sei stato colpito da un guerriero acheo durante la battaglia, non so chi, non gli ho visto il volto.»spiegò  Paride.
Ettore lo guardò con disapprovazione: per l’ennesima volta il fratello non era sceso in battaglia e ogni volta che questo accadeva lo considerava un vigliacco. Aveva paura persino della propria ombra! A volte Ettore si domandava come facesse qualcuno a chiamarlo eroe.
«Ma non lo hai visto che ti stava colpendo? Non potevi spostarti?»criticò l’ “anti-eroe”.
«Ero…ero soprappensiero.»si giustificò Ettore pensando a ciò che era successo.
Aveva avuto paura. Ma non paura di essere ucciso…paura di uccidere.
Che gli stava succedendo?
«Come ti senti?»sorrise Andromaca rivolta al marito che non aveva ancora risposto a quella domanda.
«E? Ah, bene.»disse lui distratto.
La donna si alzò e si allontanò verso le sue stanze lasciando Paride ed Ettore da soli.
«E a cosa pensavi?»chiese il primo insistente.
«Pensavo al fatto che non avrei ucciso quell’uomo perché non si meritava di morire.»sospirò l’altro non pienamente convinto di voler confidare al fratello ciò che pensava.
«Perché? Lo conoscevi forse?»continuò Paride.
«No…ma nessun uomo si merita di morire.»affermò Ettore in un sussurro.
L’ ”anti-eroe” lo guardò con espressione interrogativa e il principe Troiano sostenne lo sguardo con quei suoi meravigliosi occhi color pece, sicuro di sé.
Rimasero così a fissarsi per alcuni istanti, poi Paride ruppe il silenzio cambiando discorso:
«Domani scenderò in battaglia e adesso vado ad allenarmi.» annunciò.
Il fratello annuì e si mise seduto cercando con lo sguardo la sua armatura. Una volta individuata fece per alzarsi ma si fermò e si sedette di nuovo con una smorfia di dolore sul viso. La ferita era piuttosto profonda e faceva male ad ogni movimento.
All’improvviso sentì di essere impotente. Sentì che non avrebbe potuto cambiare le cose, cambiare il modo di pensare degli altri guerrieri…non da solo.
Forse era giusto che continuasse a fare ciò che aveva sempre fatto: lottare per difendere la sua terra e la sua famiglia.
Ormai per lui dovrebbe essere stata una cosa normale e invece uccidere delle persone diventava sempre più difficile.
Ripensò alla causa della guerra di Troia: Elena, la più bella donna mai esistita…
Ma la vera causa era stato un’inutile capriccio di suo fratello, innamoratosi di lei: che motivo stupido! Se fosse stato in Paride avrebbe subito riportato indietro la donna una volta dopo aver capito quali sarebbero state le conseguenze.
«Dove credi di andare?» chiese il fratello dell’eroe.
«Secondo te? Mi alleno anche io, no?».
«Non puoi, sei stato ferito appena questa mattina, non mi sembra proprio il caso.».
«So io cosa posso fare o meno.» fu la secca risposta di Ettore. Eh si, perché spesso i dialoghi fra loro due finivano con risposte del genere, dal momento che la pensavano su tutto uno all’opposto dell’altro.
 




Visto che il nostro Ettore è vivo? Contenti?
Certo che però è una bella testa dura a voler andare in battaglia anche conciato in quel modo!
Le sue riflessioni si fanno sempre più strane…come andrà a finire?
Grazie a chi mi segue e a Chiara e Pakometallaro per le loro recensioni!
Sophie

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Capitolo 4
*** Patroclo ***


Patroclo



 

Ettore e suo fratello si stavano sfidando a duello all’interno delle mura di Troia per allenarsi in vista della battaglia dell’indomani.
Paride stranamente sembrava impegnarsi, gli occhi neri e attenti sempre fissi sull’ “avversario”…
Da parte sua Ettore faceva del suo meglio, nonostante il dolore procurato dalla ferita che dopo qualche colpo ricominciò a sanguinare.
Non era per niente in forma ma non aveva nessuna intenzione di darlo a vedere.
Continuarono così fino al tramonto quando, esausti, tornarono in casa per riposarsi prima del grande scontro.
 
 
L’indomani entrambi si trovavano sul campo di battaglia.
«Bè, ma se ci sei già tu forse non è il caso che io stia qui a…» cominciò Paride voltandosi per tornare indietro, preso dalla paura nel veder avanzare gli achei.
«Tu resti qui.» lo interruppe l’eroe Troiano, che cominciava seriamente a non tollerare più la sua vigliaccheria, trattenendolo per un braccio «La guerra è scoppiata a causa tua e adesso tu combatti, sono stato chiaro?».
Il fratello non ribattè e rimase con Ettore in prima fila ad attendere l’attacco dei Danai.
 
Quando questi arrivarono lo scontro ebbe inizio, di nuovo, e di nuovo cominciarono a cadere decine di feriti tra la polvere.
Paride stava combattendo con un ragazzo ed Ettore lo controllava tra un affondo e l’altro.
I troiani stavano avendo decisamente la meglio sugli achei, quando un luccichio di un armatura più bella delle altre si notò tra la mischia.
Tutti i troiani si voltarono a guardarlo: non potevano crederci…Achille era tornato in battaglia!
Ettore lo osservò attentamente, si diresse verso di lui: no, non poteva essere Achille…era diverso. Indossava la sua armatura ma non poteva essere lui, ne era sicuro.
Quando si trovarono uno davanti all’altro rimasero fermi a guardarsi negli occhi per qualche istante, scrutando ogni minimo dettaglio l’uno dell’altro.
Poi il guerriero che indossava le armi del glorioso Pelide attaccò.
Ettore schivò il colpo con agilità sorprendente.
Chiunque fosse quell’acheo doveva essere un osso duro, ma per il principe troiano questo non era un problema.
E neanche la ferita era un problema.
L’unico suo problema erano quelle frasi che si ripeteva nella mente dal giorno prima: nessun uomo si merita di morire”;“sono nemici ma pur sempre persone”; ecc…
Ma improvvisamente cercò di liberare la sua mente da questi pensieri…”sono nato per combattere” si ripeteva.
L’acheo attaccò di nuovo. Balzò in avanti come un felino.
Ettore alzò la spada e attaccò a sua volta…
…il ragazzo rimase immobile, trafitto dall’arma dell’eroe troiano.
E quando quest’ultimo ritirò la spada, il corpo senza vita dell’acheo si afflosciò a terra.
Tutti si fermarono per assistere alla scena.
Anche Ettore rimase immobile…
…ma ora una lacrima silenziosa rigava il suo bel viso…
nessun uomo si merita di morire”…
 





Ciaoooo!!
Si, lo so, questa storia non è proprio “allegra”…ma abbiate pazienza, mi è venuta così!
Grazie a chi mi segue e in particolare a ChiaraLuna21 e Pakometallaro!
Al prossimo!
Sophie

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Capitolo 5
*** Perchè? ***


Perché?


 

 
Achille attendeva il ritorno dei suoi compagni all’accampamento.
Voleva farsi raccontare ciò che era successo per filo e per segno dal suo amico Patroclo.
Ma quando, dopo un po’, non lo vide arrivare cominciò a preoccuparsi e chiese spiegazioni ad un altro guerriero greco.
«Patroclo non tornerà oggi, Achille. La morte l’ha portato via per mano di Ettore elmo lucente, in battaglia.» disse questo.
Il Pelide restò a guardarlo, immobile. I suoi occhi brillanti adesso erano cupi, l’espressione del viso era cambiata. Non poteva essere vero…era il suo migliore amico…ed era morto perché? Perché lui si era ritirato dalla guerra e il ragazzo aveva provato a prendere il suo posto.
Rimase ancora immobile per qualche secondo, non voleva crederci. Sentì un bisogno irrefrenabile di piangere, di urlare, e i suoi occhi divennero lucidi. Scosse il capo, prese per le spalle il suo interlocutore e iniziò a scrollarlo gridando «Perché? Perché? Voglio sapere perché!» e si lasciò andare ad un pianto disperato.
 
 
Appena terminato lo scontro Ettore si catapultò all’interno del palazzo.
Non riusciva a pensare a niente ma aveva mille pensieri che lo inseguivano, voleva gridare, voleva che tutto quello non fosse mai accaduto! Aveva ucciso Patroclo…e si sentiva distrutto, come se avessero ucciso lui…ma dentro l’anima.
Paride lo seguiva a ruota, desideroso di conoscere il motivo del comportamento del fratello. Perché quell’episodio lo aveva tanto traumatizzato? Aveva semplicemente ucciso un nemico! Cosa c’era di strano?
«Io non capisco. Si può sapere cosa…?» cominciò infatti a chiedere, ma Ettore lo interruppe brusco «Tu non capisci mai niente!».
 
 
Vendetta.
Adesso l’eroe acheo pensava solo a quello. Avrebbe vendicato la morte del suo amico. Avrebbe ammazzato senza pietà colui che veniva definito “il terrore degli achei”. E poi avrebbe fatto scempio del suo cadavere.
Achille era pervaso da un ira micidiale, implacabile, e giurò a se stesso che avrebbe ucciso Ettore, il principe troiano.
 




Avevo cominciato a scriverli di una lunghezza un po’ più normale e invece eccovi un altro mini capitolo!
Spero vada bene ugualmente, grazie a Chiara e Pakometallaro per le recensioni!
Ciao!
Sophie

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Capitolo 6
*** Basta! ***


Basta!



 

 
«Basta! Voglio che questa stupida guerra finisca, non ce la faccio più!» Ettore era fuori di sé e Paride stava a guardarlo cercando di capire cosa fosse successo «Ma…oggi l’abbiamo vinta la battaglia!».
«Ma possibile che non capisci? Qui non si parla solo di vincitori e vinti! Qui si tratta di uomini, persone che hanno una casa, una famiglia, che sono consapevoli che da un momento all’altro potrebbe finire tutto! Come è successo con quel ragazzo…era solo un ragazzo e io l’ho ucciso!».
Paride guardò il fratello dritto negli occhi «Ma perché l’hai ucciso allora?».
Ettore non rispose. Lo aveva fatto per difendersi…ma per salvare la vita a se stesso l’aveva tolta ad un’altra persona.
All’improvviso l’eroe sembrò recuperare la calma e disse a bassa voce:«Deve finire questa guerra.».
«Cosa intendi fare?» chiese il fratello ed Ettore rispose prontamente «Achille, il glorioso Pelide, vorrà sicuramente vendicarsi della morte del suo amico fedele. Avrà luogo un duello. Chi di noi vincerà otterrà la vittoria della guerra.».
«Non puoi farlo, Achille è quasi un dio, ti ucciderà.».
«Se morirò per mano sua vorrà dire che questo è ciò che il Fato ha deciso per me.».
«Ettore…perché fai tutto questo?».
«Perché provo a mettermi nei panni delle altre persone. Pensa se anzi che Patroclo fossi morto io oggi sul campo? Avrei abbandonato per sempre mia moglie e mio figlio, le due cose a cui tengo di più al mondo. E così è successo per molti altri guerrieri. A me non importa di morire se questo mi dà la sicurezza che i miei compagni non corrano più pericoli.».
Paride rimase senza parole e andò in un’altra stanza, lasciando solo l’eroe Troiano.
 
 
“Devo sfidarlo a duello. Devo ucciderlo.”Erano questi i pensieri fissi di Achille, ormai da tre giorni.
Aveva pianto per la morte di Patroclo…ma adesso non era più il momento di piangere, adesso era il momento di combattere, di uccidere.
Guardò la sua armatura, più bella e più robusta di quella che aveva prestato a Patroclo: perfetta.
“Andrò a Troia domattina.” Pensò, e si diresse verso la spiaggia.
Si sedette sugli scogli per osservare il mare, quel mare nero e inquietante, quel mare che univa e divideva, quel mare che portava la vita e la morte. Quel mare che lo separava dalla sua patria.
Chissà se sarebbe mai tornato?
Il sole cominciò lento a calare sull’orizzonte e le nubi scure diventarono rosate, poi arancioni.
Achille contemplò quell’immensa palla di fuoco e gli tornò in mente Patroclo…quante cose avevano fatto insieme fin da bambini!
Sentì tiepide lacrime scendere lungo le guance e le lascò scorrere, pensando al passato, al presente, al futuro…ma del suo futuro una cosa sola era certa: avrebbe ucciso Ettore, l’avrebbe insultato morente sotto gli occhi del padre…era questo che si meritava quell’eroe, solo questo.
Immerso in questi pensieri, accarezzato dal calore che emanava l’ultimo sole, si lasciò trasportare nel sonno e rimase lì, sulla spiaggia, per tutta la sera.
 
 
Quando l’indomani Ettore si svegliò, guardò il cielo fuori dalla finestra: era ancora buio, in lontananza il fumo delle navi achee si confondeva con le immense nubi grige.
Sospirò e indossò l’armatura.
Sapeva ciò che lo aspettava fuori dalle mura della città.
Annuì, come per convincersi che ciò che stava per fare era la cosa giusta.
Sarebbe prima passato a salutare sua moglie e suo figlio…sapeva che, dopo, il destino non glielo avrebbe permesso.
 


 


Ciao a tutti!
Siamo vicini al grande duello! Come andrà a finire?
Ci saranno ancora uno o due capitoli, grazie a chi mi ha seguito fin’ora e in particolare a Chiara, Pakometallaro e Artie per le vostre belle recensioni!
Buona serata!
Sophie=D

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Capitolo 7
*** andromaca ***


Andromaca


 

 
Il principe Troiano entrò nella stanza lussuosa di Andromaca.
Era ampia e confortevole, grandi finestre si aprivano sul mare immenso.
Alcune ancelle lavoravano al telaio, senza tregua, ma sorridenti.
E in un angolo era seduta lei, bella, che cullava tra le braccia il piccolo Astianatte.
Ettore sorrise nel vedere quella scena e rimase sulla soglia ad osservare. Fu la moglie che, appena si accorse della sua presenza, lo salutò e lo invitò ad entrare.
Gli porse il bambino, che dormiva beatamente, facendo sogni tranquilli.
Piccolo, ingenuo, lui non poteva sapere cos’era la guerra, cos’era il male, lui non poteva sapere che non avrebbe più visto l’uomo che lo teneva tra le braccia in quel momento, suo padre.
Andromaca guardò suo marito ed egli ricambiò lo sguardo…uno sgurdo spento, pieno di tristezza.
La donna lo capì, e cominciò a preoccuparsi «Cosa succede?» chiese infatti.
L’eroe diede di nuovo il piccolo bambino in braccio alla madre e poi rispose, sicuro «Affronterò il Pelide Achille a duello.».
Lei sgranò gli occhi e scosse il capo «No…no, non puoi farlo, morirai! Ti ucciderà! Non puoi…».
«Devo.» la interruppe lui «Su questo si basa la conclusione della guerra. Non possono continuare a morire così tante persone. In questo modo risparmieremo le vite di centinaia di uomini, achei o troiani che siano.».
«Ma è praticamente un dio! È invulnerabile, non potrai mai vincere contro di lui!» ripetè lei.
«Un punto vulnerabile ce l’ha l’eroe acheo, il tallone, ricordalo. E comunque se dovessi fallire…vorrà dire che così era già segnato.».
«Ma…ma non pensi a Astianatte…crescerà senza un padre…» cercò di convincerlo Andromaca, tra le lacrime.
«Ci penso, e mi dispiace, perché voi due siete tutto per me, siete la mia vita. Non voglio che tu finisca come schiava degli achei e prometto che combatterò fino alla fine contro Achille per evitarlo. Spero che Astianatte cresca sano e forte, che non dimentichi il padre, che ha lottato sempre per la patria e per la sua famiglia.» disse l’eroe, e anche a lui venne voglia di piangere, perché sapeva già cosa sarebbe sucesso.
Vedeva già sua moglie come serva e suo figlio in mano ai terribili achei, che di lui non avrebbero avuto pietà.
Detto questo si voltò per andarsene, ma ancora una volta Andromaca lo fermò, non poteva permettere a suo marito di andare incontro alla morte così facilmente:
«Aspetta…ti prego…non lasciarmi.» mormorò.
Ettore la guardò, e dopo un gioco di sguardi che durò a lungo le si avvicinò e le sussurrò «Ti ho sempre amata Andromaca, e sarà così per sempre…per sempre.». Si allontanò con passo deciso, uscì da quelle mura alte e possenti che, insieme ai suoi abitanti, non avrebbe più visto.
 




Finish!!! Cioè…quasi! Il prossimo sarà l’ultimo capitolo.
Ho deciso di parlare dell’incontro tra Ettore e Andromaca descritto nel libro VI dell’Iliade perché mi è piaciuto particolarmente, e penso che sia il più bel passo di tutto il poema. Per questo riporto qui sotto la traduzione della versione originale, per chi non la conoscesse perché merita davvero e per chi l’ha già letta…insomma, era troppo bella per non farla comparire nel corso della storia!!
Ringrazio ancora tutti i lettori e particolarmente Chiara, Pakometallaro e Princess_Slytherin per le recensioni!
Ciao!
Sophie=D
 
 
Dal VI libro dell’Iliade:
E quando, attraversata la gran città, giunse alle porte
Scee, da cui doveva uscir nella piana,
qui la sposa ricchi doni gli venne incontro correndo,
Andromaca […].
Dunque gli venne incontro, e con lei andava l'ancella,

portando in braccio il bimbo, cuore ingenuo, piccino,
il figlio d'Ettore amato, simile a vaga stella.
Ettore lo chiamava Scamandrio, ma gli altri
Astianatte, perché Ettore salvava Ilio lui solo.
Egli, guardando il bambino, sorrise in silenzio:
ma Andromaca gli si fece vicino piangendo,
e gli prese la mano, disse parole, parlò così:
"Misero, il tuo coraggio t'ucciderà, tu non hai compassione

del figlio così piccino, di me sciagurata, che vedova presto
sarò, presto t'uccideranno gli Achei,
balzandoti contro tutti: oh, meglio per me
scendere sotto terra, priva di te; perché nessun'altra
dolcezza, se tu soccombi al destino, avrò mai,
solo pene! Il padre non l'ho, non ho la nobile madre.
[…]
Ettore, tu sei per me padre e nobile madre

e fratello, tu sei il mio sposo fiorente;
ah, dunque, abbi pietà, rimani qui sulla torre,
non fare orfano il figlio, vedova la sposa;
ferma l'esercito presso il caprifico, là dove è molto
facile assalir la città, più accessibile il muro;
per tre volte venendo in questo luogo l'hanno tentato i migliori

compagni dei due Aiaci, di Idomeneo famoso,
compagni degli Atridi, del forte figlio di Tideo:
o l'abbia detto loro chi ben conosce i responsi,
oppure ve li spinga l'animo stesso e li guidi!"
E allora Ettore grande, elmo abbagliante, le disse:

"Donna, anch'io, sì, penso a tutto questo; ma ho troppo
rossore dei Teucri, delle Troiane lungo peplo,
se resto come un vile lontano dalla guerra.
Né lo vuole il mio cuore, perché ho appreso a esser forte
sempre, a combattere in mezzo ai primi Troiani,
al padre procurando grande gloria e a me stesso.
Io lo so bene questo dentro l'anima e il cuore:
giorno verrà che Ilio sacra perisca,
e Priamo, e la gente di Priamo buona lancia:
ma non tanto dolore io ne avrò per i Teucri,
non per la stessa Ecuba, non per il sire Priamo,
e non per i fratelli, che molti e gagliardi
cadranno nella polvere per mano dei nemici,
quanto per te, che qualche acheo chitone di bronzo,
trascinerà via piangente, libero giorno togliendoti:
allora, vivendo in Argo, dovrai per altra tessere tela,
e portar acqua di Messeide o Iperea,
costretta a tutto: grave destino sarà su di te.
E dirà qualcuno che ti vedrà lacrimosa:
"Ecco la sposa d'Ettore, ch'era il più forte a combattere
fra i Troiani domatori di cavalli, quando lottavan per Ilio!"
Così dirà allora qualcuno, sarà strazio nuovo per te,
priva dell'uomo che schiavo giorno avrebbe potuto tenerti lontano.
Morto, però m'imprigioni la terra su me riversata,
prima ch'io le tue grida, il tuo rapimento conosca!"
E dicendo così, tese al figlio le braccia Ettore illustre:
ma indietro il bambino, sul petto della balia della cintura
si piegò con un grido, atterrito dall'aspetto del padre,
spaventato dal bronzo e dal cimiero chiomato,
che vedeva ondeggiare terribile in cima all'elmo.
Sorrise il caro padre, e la nobile madre,
e subito Ettore illustre si tolse l'elmo di testa,
e lo posò scintillante per terra;
e poi baciò il caro figlio, lo sollevò fra le bracia,
e disse, supplicando a Zeus e agli altri numi:
"Zeus, e voi numi tutti, fate che cresca questo
mio figlio, così come io sono, distinto fra i Teucri,
così gagliardo di forze, e regni su ilio sovrano;
e un giorno dica qualcuno: "E' molto più forte del padre!"
[…]

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Capitolo 8
*** Il vero significato della vita ***


Il vero significato della vita


 

 
Appena Ettore fu uscito dal palazzo fece un respiro profondo e annusò l’aria. Quell’aria che ormai da anni sapeva solo di odio, di dolore, di vendetta.
Si fermò a osservare. Due bambini poco distanti da lui giocavano a combattere con due spade di legno e più lontano alcune ragazzine chiacchieravano allegramente, mentre delle donne si recavano al tempio per pregare.
Sorrise e si diresse verso le mura della città.
Fu allora che si sentì spiato. Qualcuno lo stava seguendo da quando aveva lasciato il palazzo, riusciva a sentire i passi felpati dietro di lui.
Ettore si fermò e senza voltarsi chiese «Perché mi stai seguendo Paride?».
L’altro si fermò a sua volta sbalordito «Come hai fatto a scoprirmi?».
L’eroe troiano si voltò «Non sei mai stato bravo a non farti scoprire.».
«Ti seguo perché non voglio che tu vada a combattere contro Achille…» disse tutto d’un fiato il fratello.
«Anche tu?».
Ci fu un momento di silenzio.
Poi Paride si decise finalmente a spiegare: «Ho paura che Achille ti uccida. Anzi, a dire la verità ne sono certo, e per questo ti chiedo di non andare.».
Ettore lo guardò serio «Si, anche io ho paura. Ma non mi tirerò indietro, ormai ho deciso.».
«Ma hai preso una decisione sbagliata! Davvero non riesci a capire che non hai alcuna possibilità di vincere contro il Pelide? Questa la chiami una scelta giusta?» contestò l’altro.
«In fatto di decisioni penso che tu proprio non possa dirmi niente! Sbaglio o è per una tua decisione che adesso noi ci troviamo in questa situazione? Non è forse la tua splendida decisione la causa di questa guerra?» lo rimproverò l’eroe visibilmente infastidito.
«Quella è stata una cosa diversa…io mi sono innamor…».
«Tu non hai voluto seguire il mio consiglio, non hai voluto riportare indietro quella donna! È inutile che adesso mi dici di non combattere…perché adesso io non dovrei pormi neanche il problema di combattere se tu non avessi preso quella stupida decisione!».
Paride si sentì per la prima volta veramente la causa di tutto. Si sentì in colpa, come non si era mai sentito.
Guardò il fratello «Hai ragione. Ma proprio perché ho fatto una scelta sbagliata adesso ti chiedo di non ripetere il mio stesso errore.» disse.
Ettore si voltò di spalle e riprese a camminare, pensieroso, seguito dal fratello.
«Senti, io ho deciso e come ti ho già detto non cambio idea. Se perderò gli Achei si prenderanno Elena e la guerra sarà terminata.» affermò poco dopo.
«Ma non si accontenteranno di Elena! Distruggeranno la città!» ribattè Paride.
«Voi la difenderete.».
«Non ci riusciremo! È solo grazie a te se abbiamo resistito per dieci anni a questa guerra! Se tu vieni ucciso Troia è finita! E poi non pensi ad Andromaca, ad Astianatte…a Priamo nostro padre!».
«Si che ci penso, smettila!» sbottò il principe troiano.
Ci fu di nuovo qualche attimo di silenzio.
«Comunque io verrò con te. Assisterò al duello.» annunciò Paride.
«Per potermi dire poi “te lo avevo detto”? Non intervenire, qualsiasi cosa succeda non intervenire, chiaro?» disse l’altro e il fratello annuì.
 
Quando furono sul campo di battaglia Ettore vide il Pelide Achille avanzare verso di lui in quell’armatura così bella, invincibile. La sua espressione era malvagia, già soddisfatta per l’imminente vittoria.
L’eroe troiano fu colto da una paura indescrivibile, ma restò lì, accanto al fratello, impassibile.
«Puoi ancora tirarti indietro, pensaci.» sussurrò Paride.
Il principe Troiano scosse il capo e lo guardò dritto negli occhi «Non lasciare che la città venga distrutta…proteggi Andromaca e Astianatte…per piacere.» fu la sua risposta.
Poi andò incontro al Pelide.
 
Quando furono a pochi metri di distanza rimasero entrambi fermi a osservarsi.
Il terribile Acheo lesse la paura negli occhi di Ettore e cominciò a parlare: «Ettore, domatore di cavalli, pensavi forse di rimanere impunito per la morte del valoroso Patroclo? Ebbene, adesso la mia vendetta è vicina; questo duello stabilirà la vittoria da parte dei Danai o dei Troiani.».
«Ho ucciso Patroclo per errore, e non sono qui per questo. Ma per risparmiare la vita a decine di uomini Achei e Troiani.» fu la semplice risposta di Ettore.
Il Pelide cominciò a bilanciare la lancia e partì il primo colpo. Ma l’altro, attento, si chinò, schivandolo.
Fu lui quindi a tirare la lancia: neanche il suo colpo andò a segno.
I due eroi sguainarono le spade, e il duello vero e proprio cominciò.
Paride seguiva il combattimento poco distante, mentre la bella Andromaca osservava ogni mossa di suo marito dalla finestra della sua stanza, nel palazzo.
Achille e Ettore si sfidavano corpo a corpo, in una successione di fendenti e affondi.
Il glorioso Acheo pensava in continuazione “Ti ucciderò, è inutile che ti impegni, ti ucciderò come un cane…”.
Il Troiano era invece assalito dai soliti pensieri che non gli permettevano da giorni di combattere come aveva sempre fatto “E’ un uomo anche lui, come tutti gli altri, non merita la morte neanche lui…”.
Ettore cercò di scacciare questi pensieri…ma fu un errore.
Achille colse questo attimo di distrazione e balzò in avanti…non diede il tempo al nemico di capire, di reagire…e la sua spada penetrò nell’armatura dell’eroe Troiano nel petto, all’altezza del cuore.
Rimasero entrambi in piedi, immobili, a fissarsi.
Paride chiuse gli occhi, sperando di trovarsi solo in un brutto incubo.
Poco lontano risuonò il grido straziante di Andromaca.
Il Pelide ritirò la spada ed Ettore stramazzò tra la polvere.
Era finito. Era tutto finito.
Achille si avvicinò al corpo dell’eroe e sorrise. Il suo era un sorriso soddisfatto e malvagio che nessuno mai avrebbe dimenticato.
Diede un leggero calcio al suo rivale, che aprì gli occhi a fatica.
«So…soddisfatto?» chiese in un sussurro.
L’eroe acheo annuì «Non ti meritavi di meglio. Ho avuto la mia vendetta e si, ora sono soddisfatto.».
«La vendetta…e a cosa ti serve la vendetta? A far tornare in vita Patroclo forse?» disse Ettore, senza più forze. Le immagini ora gli apparivano sfuocate, sentiva un dolore lancinante alla ferita.
«No…ma ti assicuro che fa sentire meglio. Anche sapere che muori senza gloria mi fa piacere, nessuno ti ricorderà come un eroe che…».
«Non importa…» lo interruppe il principe troiano «Tu forse uccidendomi hai acquistato la gloria…ma io, a differenza tua, ho scoperto il vero significato della vita.» e con queste parole, esalò il suo ultimo respiro.
 
 



Ciao a tutti!!
Eccoci alla fine della storia!
Spero con tutto il cuore che questo capitolo vi sia piaciuto, perché ci tengo moltissimo, e prima di pubblicarlo l’ho letto, riletto e modificato tantissime volte perché non mi piaceva mai abbastanza!
Voglio ringraziare tutti coloro che mi hanno seguito e soprattutto ChiaraLuna21, Princess_Slytherin e Artie per le recensioni.
Un ringraziamento particolare a Pakometallaro, anche a lui per le recensioni, per i consigli che mi ha dato durante la storia e per la “revisione” di questo ultimo capitolo.
Buona serata!
Sophie=D

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