Butterfly di OnlyHope (/viewuser.php?uid=5893)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'inizio della fine ***
Capitolo 2: *** Come un giorno normale ***
Capitolo 3: *** Di canto e di musica ***
Capitolo 4: *** Campo d'allenamento ***
Capitolo 5: *** Settembre ***
Capitolo 6: *** Canto di Natale ***
Capitolo 7: *** Mettersi in gioco ***
Capitolo 8: *** Cose inaspettate ***
Capitolo 9: *** Oltre le apparenze ***
Capitolo 10: *** Butterfly ***
Capitolo 11: *** Preparativi ***
Capitolo 12: *** Brasile ***
Capitolo 13: *** Qualcosa di diverso ***
Capitolo 14: *** Ricominciare da capo ***
Capitolo 15: *** La ragazza di Parigi ***
Capitolo 16: *** Sogni ad occhi aperti ***
Capitolo 17: *** Buon compleanno! ***
Capitolo 18: *** Domenica di Maggio ***
Capitolo 19: *** Cose di cui sparlare ***
Capitolo 20: *** L'audizione ***
Capitolo 21: *** Imparare a comprendere ***
Capitolo 22: *** Così felice ***
Capitolo 23: *** Un nuovo addio ***
Capitolo 24: *** Tokyo ***
Capitolo 25: *** Labirinti ***
Capitolo 26: *** Transizione ***
Capitolo 27: *** Profumo di rose ***
Capitolo 28: *** Nelle mie mani ***
Capitolo 29: *** Responsabile ***
Capitolo 30: *** Chiave di violino ***
Capitolo 31: *** Tsubasa ***
Capitolo 32: *** In cima al mondo ***
Capitolo 33: *** Fujisawa ***
Capitolo 34: *** Il sole all'improvviso ***
Capitolo 35: *** Fallo accadere ***
Capitolo 1 *** L'inizio della fine ***
BUTTERFLY
CAPITOLO 1
L’inizio della fine
Mi
guardo intorno e tutto è uguale a com’era ieri, a
un mese fa.
La stessa strada, gli stessi negozi, le stesse macchine che mi passano
vicine, rischiando di schizzarmi addosso spruzzi d'acqua dalle
pozzanghere.
Ma in fondo, mi chiedo, anche
se mi bagnassero davvero me ne accorgerei?
Credo di no, oggi proprio no.
Gli alberi sono fioriti come ogni primavera, come ogni marzo e
mentre aspetto qui sul marciapiede, i petali rosa si staccano
lievi dai rami dei ciliegi e mossi dal vento mi circondano come in un
abbraccio.
Osservo il cielo azzurro e seguo il volo delle rondini sopra
la mia testa, nell'attesa del momento in cui la mia vita
cambierà.
Anche se tutto intorno a me sembra uguale e invariato, io so che
nulla, d'oggi in poi, sarà più come prima.
Perché tutto sta per svanire e diventerà un
ricordo.
Mi guardo ancora intorno, mentre i minuti passano inesorabili e lui tra
poco sarà qui.
Lo vedrò sbucare da quell’angolo, giù
in fondo alla strada e allora sarà il principio della fine.
E che arrivi allora questa benedetta fine, no?
Così smetterò di pensare a questo momento.
Dopo mesi e mesi, smetterò di avere paura,
sentendomi angosciata.
Che arrivi, così sarò finalmente libera.
Libera di provare solo dolore, puro e semplice dolore.
Che inizi allora il mio calvario nel momento in cui vedrò
il suo viso, perché saprò che è per
l’ultima volta.
Tempo scaduto, Sanae.
Eccolo che arriva.
È arrivato il momento dell’addio.
L’inizio della fine...
"Scusami ma proprio non ce l'ho fatta a non venire…"
sussurro mentre leggo nei suoi occhi la sorpresa, non pensava
proprio di trovarmi qui.
Lui abbozza un sorriso sincero e si avvicina a me.
"Ti ho portato questi!" gli porgo un pacchetto.
"Sono scarpini nuovi, quelli che avevamo visto insieme in quel negozio
in centro. Ho pensato che sicuramente ora ne avrai bisogno,
sì ora che parti..." mi precipito ad aggiungere,
perché ho paura di questo momento.
Paura di cosa fare, paura di non avere la forza necessaria.
Perché sto realmente prendendo coscienza di cosa rappresenti
questo addio per noi, ma soprattutto per me.
Mi viene da piangere.
"Ti ringrazio..." mi sorride con dolcezza.
"Di tutto, di tutto quanto..." continua, fissandomi così
profondamente...
Un groppo alla gola mi toglie il respiro.
Abbasso gli occhi non riuscendo a sostenere più il suo
sguardo.
Devo resistere ancora un po', poi non mi mancherà il tempo
per piangere.
Resisti!
Mi ripeto mentre il mio sguardo si fissa
sul marciapiede, ho un sussulto però quando mi accorgo che lui si
sta avvicinando ancora di più a me.
Così tanto, che ora i nostri corpi si sfiorano e il suo viso
è sempre più vicino al mio.
"Sanae, io..." sussurra appena al mio orecchio e i miei occhi si
chiudono, liberando una calda lacrima, che sento bruciare sulla guancia
mentre scivola fino all'altezza del mento.
E sento il suo profumo ora, non lo
dimenticherò mai.
Avverto il suo respiro, non lo
dimenticherò mai.
Le sue labbra calde sulle mie, non lo
dimenticherò mai.
E il calore della sua mano sul mio viso, non lo
dimenticherò mai.
Mentre allontana lentamente la sua bocca dalla mia, percepisco
alle sue spalle il rumore del motore dell’autobus, che nel
frattempo è arrivato alla nostra fermata.
Apro gli occhi debolmente...
È la fine, è arrivata... La fine.
Lui abbassa lo sguardo e si allontana da me, lasciando che la sua mano
mi accarezzi il volto prima di staccarsi dalla mia pelle.
Quando non sento più il suo calore, avverto il vuoto che
proverò ogni giorno, d'ora in poi... È
la fine.
E mentre vedo allontanarsi le sue spalle, verso un mondo che non
sarà più il nostro, le lacrime scendono sul mio
viso come mai nella mia vita.
I singhiozzi scuotono tutto il mio corpo ma non m’importa
più di trattenerli, perché ora non ho
più nulla da perdere.
"Realizza il tuo sogno!!" trovo la forza di urlare con la voce rotta
dal pianto, cercando ugualmente di sorridere.
Non ce la farò mai senza di te.
Lui si ferma, si volta e senza pensarci un secondo, ritorna
sui suoi passi.
Mi raggiunge e mi stringe a sé con forza, amore
e disperazione.
"Te lo prometto..." ripete più volte nell'incavo del mio
collo, prima di liberarmi dal suo abbraccio e
allontanarsi questa volta definitivamente.
Sale veloce sull’autobus, le porte si chiudono e il mezzo
riprende la sua corsa verso l’aeroporto.
Lo seguo con lo sguardo annebbiato dal piangere, finché non
diventa un puntino lontano nel traffico.
Ecco, ora è sparito e non lo vedo più.
È la fine.
"Ti amo, Tsubasa..." sussurro piano.
Ed è davvero la fine.
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Capitolo 2 *** Come un giorno normale ***
BUTTERFLY
CAPITOLO 2
Come un giorno normale
Sento il cinguettare degli uccelli mentre il chiarore delle prime luci
del mattino comincia finalmente a rischiarare il buio della mia stanza.
Mi giro dall’altro lato del letto e i miei occhi, gonfi dal
pianto, cercano di mettere a fuoco quella che sarà la mia
prima giornata senza Tsubasa.
Già, perché ieri se n'è andato
davvero...
Ieri...
Sono passate diverse ore dalla sua partenza e si sta facendo
buio ormai.
Forse è il momento di tornare a casa, è
da tanto che cammino senza meta.
Avrò fatto il giro di tutta la città, senza parlare con nessuno, senza percepire realmente ciò che
mi circonda.
Come se le cose su cui poso lo sguardo non appartenessero
più alla realtà ma a un mondo che non
riconosco, perché non può sentire il mio
dolore, né condividere la mia sofferenza.
Un mondo che va avanti, quando per me ogni
cosa si è fermata.
Quando sorpasso il campo da calcio, non mi giro
neanche per un secondo a guardarlo.
Mi fa provare rabbia e sento quasi di odiarlo.
In fondo con qualcuno o qualcosa me la devo pur prendere, forse ho solo bisogno di un capro espiatorio.
Avercela con il pallone però, è
fin troppo facile e per alcuni versi anche molto ingiusto, perché sarebbe un
po' come odiare Tsubasa e questo non è proprio possibile.
Continuo a camminare a testa bassa
finché non scorgo casa mia.
Sospiro una volta arrivata davanti alla porta
d’ingresso, cercando di raccogliere tutte le poche
forze che ho.
I miei devono credere che è tutto ok, non
devo farli preoccupare, soprattutto per non subire
così nessun terzo grado da parte loro.
Deve per forza sembrare un giorno come gli altri.
Mi faccio coraggio quindi e infilo la chiave nella serratura, apro
la porta ed entro, sapendo già che mia madre mi
chiamerà tempo cinque secondi.
"Sanae!" sento infatti la sua voce provenire dalla cucina.
"Sei tornata tardi tesoro, è quasi pronta la cena!"
Mi tolgo il cappotto e lo appendo all'appendiabiti,
poi mi affaccio in tinello.
Mia madre è indaffarata a sperimentare
chissà quale nuova ricetta.
"Che hai fatto di bello?" mi chiede, senza distogliere
l’attenzione dai fornelli.
Sorrido amaramente.
Che cosa ho fatto di bello oggi?
Beh, vediamo...
Ho detto addio alla persona che amo di più al
mondo.
Una bella giornata, direi!
"Niente di speciale..." rispondo, cercando di
sembrare il più serena possibile.
"Le solite cose con i ragazzi della squadra. Siamo stati un po' in giro
e ci siamo abbuffati di schifezze per festeggiare la fine della scuola.
Mi sento scoppiare! Credo che salterò la cena, mi dispiace!"
Mia madre si gira a guardarmi e mi fissa con aria perplessa.
Io le sorrido, pregando dentro di me che se la sia bevuta e
che non le venga in mente di chiedermi altro.
"Ok..." risponde laconica, tornando poi ad armeggiare con le
pentole.
Inevitabilmente, tiro un sospiro di sollievo.
"Ti lascerò comunque qualcosa pronto per domani.
Ti ricordi che papà ed io dobbiamo andare dai nonni, vero?"
Annuisco, prima di esclamare che sono anche molto stanca e che
perciò me ne andrò subito a dormire, ma
quando faccio per girarmi e andarmene, mia madre mi trattiene per un
braccio.
Senza aggiungere una parola, mi posa un bacio sulla fronte.
No, decisamente non l'ha bevuta, ma mi lascia libera,
qualunque cosa sia, di non parlarne.
Ed io posso solo ringraziarla infinitamente, nel mio cuore, per questo
suo tatto.
Le auguro quindi la buonanotte, cercando ancora di
sorridere prima di correre su per le scale, verso la mia
camera.
Quando sono dentro, avverto una sorta di sollievo chiudendo la porta alle mie spalle.
Mi appoggio con la schiena per un secondo al legno chiaro
mentre frugo nella borsa, alla ricerca del cellulare.
Nessuna chiamata, neanche Yukari mi ha cercata nonostante
non mi abbia vista a scuola, per controllare i risultati delle ammissioni alla
scuola superiore.
Forse non vedendo in giro nemmeno Tsubasa,
avrà pensato che ci siamo presi una giornata solo per noi.
Una giornata solo per noi, già.
Sospiro mentre spengo il telefonino, non
mi va proprio di parlare con nessuno.
Lo lascio poi sul comodino, accanto alla foto dove Tsubasa ed io
ridiamo felici, durante l'ultimo capodanno.
Sorrido inconsciamente al ricordo di quella serata, passata
tra gli amici e conclusa con un bacio sotto i fuochi
d’artificio in stile occidentale.
Ma distolgo subito lo sguardo per allontanare dalla mia
mente certi ricordi, che in questo momento fanno solo troppo male.
Con calma inizio a spogliarmi e indossato il pigiama,
m’infilo nel letto abbracciando il cuscino.
Mi nascondo bene sotto le coperte, affinché mi
proteggano dal freddo, che sento nel corpo ma
soprattutto dentro di me.
Peccato non siano capaci di proteggermi da altro.
Cerco conforto nel tepore del mio letto e allungo
solo una mano fuori, quel tanto che basta per spegnere la luce.
E quando la notte mi circonda, avvolgendomi nella
solitudine della mia stanza, un pianto disperato torna prepotente a
ricordarmi che, nonostante tutti i miei sforzi, questa non è
stata una giornata come le altre.
Così piango, fino a sentire la febbre nel corpo.
Piango e la mia testa rimbomba dolorosa.
E piango fino a che le mie membra ormai stremate,
non si arrendono alla stanchezza e il sonno dona loro una piccola
tregua.
Ieri...
Ritorno al mio presente.
Cercando di farmi forza mi tiro su dal letto.
Esco dalla mia camera e mi affaccio in corridoio, poi in quella dei
miei.
Non c'è nessuno in casa, devono
essere già partiti.
Trascinando i piedi nudi, mi dirigo in bagno.
Nello specchio sopra il lavandino è riflessa la mia
immagine, che non è proprio quello che si dice un
bello spettacolo.
Il mio viso è pallido e sbattuto.
Gli occhi sono rossi e gonfi, tanto che sembra quasi che non
l’abbia mai aperti da quando sono sveglia.
Sospiro depressa, prima di voltarmi verso la doccia e una volta aperto
il cristallo delle porte, inizio a far scorrere
l’acqua in modo che sia ben calda quando entrerò
nel box.
Mi spoglio veloce e mi butto sotto il getto quasi bollente.
L'acqua scivola su tutto il mio corpo ed io vorrei tanto che fosse
capace di portare via con sé, anche il
peso che mi sento addosso.
Rimango ferma sotto lo scroscio per un bel po' di tempo, cercando di
non pensare a niente e concentrandomi solo sul rumore
dell’acqua che scorre.
Quando penso che sia stata una permanenza sufficiente a
rilassarmi, esco dalla doccia e mi avvolgo con un morbido
asciugamano di spugna bianca.
Con titubanza, torno a guardarmi ancora allo specchio.
La situazione mi sembra un po' migliorata ma purtroppo i miei cocchi
sono ancora troppo gonfi, così scendo in cucina per
prendere dei cubetti di ghiaccio dal freezer.
Dopo averli avvolti in un panno, torno in camera mia e li poso
sui miei poveri occhi stanchi, sdraiandomi sul letto.
Questi segni devono
assolutamente sparire prima di subito.
Ma riesco a rimanere così non quanto vorrei,
perché i miei pensieri tornano prepotenti a Tsubasa,
costringendomi a piangere ancora.
Mi tiro su dal letto un po' stordita e indosso qualcosa di comodo.
Non ho intenzione di uscire, voglio solo starmene da sola e in pace.
Scendo in cucina per cercare di mangiare qualcosa, anche se
proprio non ne ho voglia.
Verso un po' di succo d’arancia in un bicchiere e
taglio un pezzo di crostata alle more, che mia madre doveva
aver preparato per i nonni.
Sorrido per la prima volta in queste ore, all'idea che l'abbia
dimenticata a casa.
Svogliatamente mi siedo su uno sgabello, dando un piccolo morso a
quella che dovrebbe essere la mia colazione, non badando al
mio stomaco chiuso.
Cerco di mandare giù il boccone aiutandomi con un
sorso di succo, proprio quando sento suonare alla porta.
Mi giro verso l’orologio a muro, sono appena le
otto e mezza.
Perplessa, mi avvicino alla porta domandandomi chi possa essere a
quest'ora e il perché sia così insistente, visto che il campanello non la
smette di suonare.
Quando apro la porta, il faccione di Ryo Ishizaki riempie tutta la mia
visuale.
È agitato e blatera più del solito.
Non riesce a stare fermo, permettendomi così di
scorgere dietro di lui il volto preoccupato di Yukari e lo sguardo
serio di Taro.
Nonostante la confusione e la sorpresa del momento, riesco a
cogliere lo stesso una frase, che mi colpisce dritta al
cuore.
"Siamo passati da lui e sua madre ci ha detto che è partito!
È partito e non ci ha detto niente!" ripete concitato
Ishizaki, sempre più scosso.
Il mio sguardo si sposta istintivamente sulla
mia migliore amica e quando i suoi occhi incrociano i miei,
posso vederli prima farsi stupiti poi irrimediabilmente lucidi.
In un secondo me la ritrovo al collo, che mi stringe forte.
"Tu lo sapevi! Lo sapevi! Ecco dov'eri finita ieri... Mi dispiace
così tanto, Sanae!" bisbiglia al mio orecchio
mentre le lacrime tornano a scendere lente sulle mie guance.
Rispondo disperata al suo abbraccio e improvvisamente cala il silenzio.
Quando riesco a separarmi di nuovo da Yukari, cerco di
sorridere mentre con il dorso della mano asciugo alla meglio gli occhi.
Invito poi i miei amici a entrare in casa e insieme
ci accomodiamo in salotto, perché so che
devo spiegargli cosa è successo ieri in realtà.
"Tsubasa aveva deciso di non salutare nessuno, credo avesse paura di
non farcela..." inizio a parlare con calma, il mio sguardo vaga perso
per la stanza.
"Forse si è sentito un po' insicuro alla vigilia
della partenza. Forse doveva trovare il modo di lasciare casa
sua e i suoi amici nella maniera più indolore possibile, per
se stesso e per tutti noi. Non l’avrei visto neanche io, se
non fosse stato per la mia testardaggine... Cercate di capirlo, vi prego!
Credo che partire si sia dimostrato più difficile
di quanto immaginava... Perdonatelo!" concludo, cercando di controllare
i miei nervi ancora scossi da ieri, mentre osservo le
emozioni sul volto dei miei tre amici.
La più vicina a me è Yukari, che mi
stringe la mano accarezzandola per confortarmi.
So che in questo momento è seriamente preoccupata per me,
più di ogni altra cosa.
Taro invece tiene serio gli occhi fissi nei miei, sicuramente ha capito gl'intenti di
Tsubasa, sono anni ormai che cambia città per seguire suo
padre in giro per il mondo.
E Ishizaki...
Beh, lui tiene la testa bassa e si strofina il naso nel
silenzio pesante che ormai ci circonda.
"Lo capisco..." sospira.
"Lo capiamo..." aggiunge, rivolgendosi con un cenno agli altri due, che
annuiscono.
"Solo che avrei voluto salutarlo!" continua mentre un velo di
tristezza palese annebbia nel suo sguardo.
"Sanae, ma tu come stai?" mi chiede infine, visibilmente preoccupato.
Alzo le spalle, inclinando la testa da un lato e stringendo
più forte la mano della mia migliore amica.
"Sopravvivo." rispondo, mordendomi le labbra.
"Sopravvivo..." ripeto amaramente mentre i miei occhi si riempiono di
lacrime, che cerco con tutta me stessa di ricacciare indietro.
"Forse è meglio che restiate un po' sole a parlare."
Taro pronuncia queste parole alzandosi in piedi,
invitando Ishizaki a imitarlo.
"Sì, forse e meglio..." risponde Yukari, annuendo con il
capo.
I due ragazzi si avvicinano così alla porta.
Ishizaki mi saluta con la mano e l'aria da cane bastonato.
"Sii forte, Sanae! E ricordati che non sei sola!" esclama Taro
sorridendo dolcemente, prima di uscire da casa mia.
Annuisco debolmente e quando la porta si richiude alle loro spalle,
torno a dar voce alla mia frustrazione, appoggiata alla spalla di
Yukari.
"Questa volta è diverso! Non è fuori in ritiro!
Non lo rivedrò tra qualche giorno!" sussurro, non
trattenendomi più.
La mia migliore amica mi accarezza i capelli con una
mano, incitandomi a sfogarmi finché ne ho voglia,
finché ne ho bisogno.
"Stavolta se n’è andato sul serio, Yukari... Per sempre...
Non tornerà... più..." riesco a sussurrare con voce tremante tra i
singhiozzi.
La mia migliore amica mi ascolta in silenzio ma ora piange insieme a me,
condividendo così la mia disperazione, non potendo fare altro.
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Capitolo 3 *** Di canto e di musica ***
BUTTERFLY
CAPITOLO 3
Di canto e di musica
"Sanae,
corri!"
La voce di Yukari sovrasta quella di tutti gli altri studenti
ammassati davanti ai cartelloni, in cui sono indicate le nuove
classi delle superiori Nankatsu.
Cerco così di sbrigarmi, per evitare che
urli un’altra volta e che tutti si girino ancora a guardarci.
"Arrivo, arrivo!" esclamo e quando le sono finalmente accanto,
lei mi guarda seria e un po' truce.
"Sanae! Se anche alle superiori non ci mettono in classe insieme, giuro
che faccio un casino!" sbotta infatti con un tono minaccioso.
"Non ci resta che controllare, allora! Tu riesci a vedere qualcosa,
visto che sei più alta di me?" chiedo, cercando di
sovrastare tutte queste teste davanti alla mia, senza ricevere
però nessuna risposta.
"Allora?" la incalzo, guardandola con un'espressione interrogativa.
Yukari è concentrata, i suoi occhi scorrono seri i
vari i nomi giù per l’elenco, finché il
suo sguardo non si ferma e sul suo viso appare un sorriso
radioso.
Quando si volta verso di me ha un'aria a dir poco trionfale.
"La signorina Nakazawa e la sottoscritta sono in classe
insieme quest'anno! Peccato però, avrei fatto un ingresso
alle superiori davvero eclatante con una bella scagnarata!" e detto
questo, ride di gusto, abbracciandomi.
Ed io sono veramente felice che Yukari, dopo i tre tentativi alle
medie, sia finalmente nella mia stessa sezione.
La sua allegria però sembra durare davvero poco,
perché tornando a guardarmi seria, mi comunica che
purtroppo, ha anche una bruttissima notizia da darmi.
La guardo perplessa.
"Di che si tratta?" chiedo, non capendo a cosa possa riferirsi.
"Per nostra enorme sfortuna..." e per accentuare la parola enorme alza
gli occhi al cielo, strappandomi una risatina.
"C'è anche Ishizaki con noi! Dovremo farci coraggio e
affrontare questo anno scolastico con lui! Mi dispiace, Sanae!" e per
enfatizzare, mi dà una pacca sulla spalla.
Non resisto ora, scoppiando a ridere rumorosamente.
Per fortuna che Yukari esiste, non so cosa farei senza di lei!
"Che cosa è successo di così divertente?"
La voce tranquilla di Taro attira l'attenzione di entrambe,
ci giriamo così per salutarlo, ridacchiando ancora.
"Yukari mi stava comunicando la sventura
dell’anno..." mi giro così verso i
tabelloni, ormai sgombri dagli altri studenti.
"Che a quanto c'è scritto qui,
è toccata pure a te! Ishizaki in classe!"
Taro annuisce con aria rassegnata, stando al nostro gioco.
"Beh... Misaki ed io siamo abituati ormai, perciò
il peggio è per te, amica mia!" e strizzo l'occhio
in direzione di Yukari.
"A proposito! Ma dove si è cacciato quel perdigiorno? Non
l'ho visto ancora in giro..." chiede quest'ultima, guardandosi
perplessa intorno.
"Sarà già in classe..." risponde Taro.
"A visionare il livello delle ragazze..." si sente in dovere di
aggiungere, visto lo stupore dipinto sulle nostre facce.
"Allora sarà meglio andare a controllare! Non
vorrei che comprometta la nostra reputazione
già il primo giorno di scuola! Essendo suoi amici,
crederanno tutti che siamo scemi come lui! Dobbiamo fermarlo prima che
sia troppo tardi!" esclama Yukari in cagnesco, prima d'incamminarsi
verso la nostra nuova classe, con passo marziale.
Taro ed io non possiamo evitare di scambiarci un'occhiata maliziosa,
vista la sua reazione.
"Andiamo, Sanae! Non mi voglio perdere la scena per niente la mondo!"
mi esorta prima di dirigersi
anche lui verso l'ingresso dell’edificio
scolastico.
Solo che io non mi muovo ma mi volto verso i cancelli
d’entrata, aspettando ferma qualche secondo.
Un sospiro grava sul mio petto.
Chi pensi che arrivi, Sanae?
Il mio sguardo torna ancora sui nomi affissi al cartellone.
"Quest’anno è inutile cercarti qui, vero Tsubasa?"
mormoro a bassa voce mentre sorrido amaramente.
Deglutendo a fatica il magone che mi opprime, mi metto finalmente in
movimento e accelerando il passo, raggiungo gli altri sotto il
portone della mia nuova scuola.
Il prof. saranno venti minuti buoni che se ne sta là, davanti alla
cattedra e questo è il terzo discorso d’inizio
anno scolastico che sento da stamattina.
Mi guardo intorno per familiarizzare con la nuova classe, circondata da
volti vecchi e nuovi, provenienti dalle scuole medie.
Yukari ha occupato il banco alla mia destra, la osservo mentre
è intenta a controllare che la sua nuova divisa sia ancora
tutta in ordine.
Mi sorride quando incrocia il mio sguardo.
Alla mia sinistra invece c'è Taro, che ha già
assunto quella sua aria seria e composta da primo della classe, con
tanto di occhiale strategico.
A detta sua indossarli aumenterebbe il suo fascino e
guardandolo bene, non ha poi tutti i torti.
A quanto pare se n'è accorta pure quella ragazza
due file più in là, dato che ogni tanto butta lo
sguardo nella sua direzione.
Sorrido prima di voltarmi a guardare dietro di me, dove c'è
Ishizaki, che assonnato riesce
a stento a rimanere sveglio.
La sua di divisa è già un disastro, con
quella camicia sbottonata e quell'aria insofferente dipinta
sul volto.
In fondo però mi è andata bene anche quest'anno! Non
potendo avere Tsubasa, ho comunque tutti i miei amici più cari in
classe con me!
Sorrido, ma questa volta malinconicamente.
Il mio sguardo si dirige così verso la finestra, oltre i
ciliegi in fiore e il cielo azzurro di aprile.
Guardo le nuvole bianche, che si muovono mosse dal vento ma in
realtà non le vedo veramente.
Rimango solo così, incantata a fissarle, perché
il mio pensiero ora sta volando verso Tsubasa.
Mi domando cosa stia facendo adesso, ma soprattutto se ogni tanto,
anche il suo di sguardo si rivolga al cielo alla ricerca della mia
presenza.
La pausa pranzo finalmente!
Yukari ed io ci sediamo con i nostri bentō a
un tavolo con il resto della squadra al completo... O quasi.
I ragazzi stanno già parlando del club di calcio,
facendo girare tra loro il foglio contenente gli orari di
allenamento.
Quando arriva tra le mie mani, mi appresto a leggerlo curiosa con la
testa della mia migliore amica attaccata alla mia, per sbirciare
insieme.
Ci saranno tre turni di allenamenti ogni settimana durante il periodo
di preparazione, poi sotto qualificazioni e speriamo campionato,
raddoppieranno.
Se ci fosse Tsubasa, sarebbero già sei turni fin
dall’inizio.
"Siamo appena iscritte..." mi rivolgo a Yukari, cercando di distrarmi.
"E per ora al club non ci sarà moltissimo da fare, quindi
credo che avremo più tempo libero per noi!"
Le sorrido ma lei mi guarda strana e arrossisce, prima di rivolgersi a
me con sguardo colpevole.
"Ehm... Non credo che noi due avremo tanto tempo libero, visto che
siamo iscritte anche a un altro club!" spara tutto d'un fiato
superata l'esitazione iniziale, prima di abbassare lo sguardo.
Rimango perplessa per una manciata di secondi, mentre la mia migliore
amica continua a guardarmi di sottecchi, aspettando
una mia reazione.
"Non credo di aver capito bene. Io sarei iscritta a un altro club?! E
quale sarebbe, di grazia?" le chiedo preoccupata.
Yukari non si scoraggia anzi, torna tutta pimpante a parlarmi.
"Di canto e musica. Il club di canto e musica! È il
primo anno che esiste e mi hanno detto che il prof. che se ne
occuperà è un vero genio. Vedrai Sanae, ci
divertiremo un mondo!" esclama tutta sorridente mentre io sono piuttosto incredula in realtà.
"Di canto?!"
"Sì, sì! In fondo tu ed io stendiamo tutti quando
andiamo al karaoke, non abbiamo mai avuto rivali! E a
proposito! Ti comunico che oggi c'è il primo incontro,
subito dopo le lezioni!"
Non ho la forza di risponderle.
Poggio così i gomiti al tavolino e prendo la testa tra le mani.
Avevo deciso che il club di calcio sarebbe stato più che
sufficiente!
Anzi, proprio non avevo neanche mai preso in considerazione
l’idea di fare qualcos'altro, mi sarebbe bastato solo quello,
così poi avrei avuto tutto il tempo di pensare a...
Un lampo e nei miei pensieri si fanno strada facilmente le
vere intenzioni di Yukari.
Semplicemente non voleva stessi troppo da sola, avendo così molto tempo libero per sentire la mancanza di Tsubasa.
E per fortuna che in questa posizione nessuno può vedermi,
perché mi commuovo.
Le lacrime mi annebbiano la vista ma riesco comunque a
ricacciarle indietro e mentre lo faccio, ringrazio il cielo per avermi
permesso d'incontrare la mia migliore amica.
Con un sospiro, rialzo la testa nella sua direzione e noto subito il suo
sguardo titubante, che mi fissa.
"Spero che sia veramente forte questo professore, lo spero proprio per
te!" esclamo sorridendole, in modo che possa intuire che la sto
ringraziando, consapevole ora di ciò che ha fatto per me.
Yukari risponde al mio sorriso con dolcezza.
"Non minacciarmi, Nakazawa!" torna a fare la spavalda ora.
"Ti è andata anche troppo bene, perché prima del
club di canto avevo pensato a quello di cucito e lo sai che in quel
campo ti straccio!" e ironicamente mi fa l'occhiolino, suscitando
così l'ilarità di tutta la tavolata, che probabilmente stava origliando la nostra conversazione.
Sorrido anch'io e mentre la guardo minacciare Ishizaki con una
forchetta di plastica a causa di una delle sue solite battute, penso
che nonostante tutto, sono una ragazza fortunata.
Grazie di cuore, Yukari!
Così, finite le lezioni, mi ritrovo seduta nell'aula di
musica.
Più che un'aula è un piccolo auditorio, con un
altrettanto piccolo palco, al centro del quale fa bella mostra di
sé un pianoforte a coda.
Noi ragazzi iscritti siamo seduti sulle poltroncine della platea.
Mi guardo intorno e scopro con sollievo che non saremo in tanti a seguire
questo corso, al massimo una ventina.
Meglio così! Meno
spettatori ci sono, meglio è...
E mentre sto meditando che probabilmente io sono l’unica ad
aver subito un’iscrizione a sorpresa a questo club, sento una
botta contro la mia spalla.
È Yukari,
che richiama la mia attenzione su un uomo che sta entrando in aula proprio ora.
Deve essere il professore.
È abbastanza
alto noto, di corporatura robusta e i capelli bianchi sono tagliati a
spazzola.
Indossa occhiali dalla montatura chiara, dovrà avere circa
cinquant'anni.
Forse anche qualcuno in più.
"Ho detto che era un genio non un figo, te lo ricordi Sanae, vero?"
mi chiede Yukari, facendo l’occhiolino.
Sorrido, sussurrandole di stare zitta.
"Buongiorno, mie care ugole d’oro!" esordisce così
il professore.
"Buongiorno anche a chi è convinto di esserlo, ovviamente!"
e tutti sorridiamo.
"Sono il professor Tadai e sarò il vostro responsabile di
club per quest'anno e per gli anni in futuro, se ci sopporteremo a
vicenda!" continua con una smorfia del viso divertente.
"Il nostro primo incontro di oggi sarà abbastanza breve, non
staremo qui a fare le dovute presentazioni in modo classico. Primo: ci
annoieremmo a morte. E secondo: una volta usciti di qua, io non mi
ricorderei un accidenti di nessuno di voi. Quindi vi chiedo
semplicemente di prendere un foglio bianco, scriverci il vostro nome e
la classe di appartenenza, la scala di note che riuscite a raggiungere
con la voce, ammesso che qualcuno di voi lo sappia, ma credo di no, se
no io che ci sto a fare? E tre canzoni tra le vostre preferite,
così farò prima a capire che soggetti siete."
Sorrido ancora, divertita dal comportamento eccentrico del mio nuovo
professore di musica.
Dopo aver preso un foglio di carta bianco dalla borsa, scrivo
in alto a sinistra il mio nome e la classe poi mi metto a
pensare alle mie tre canzoni, cercando di non farmi influenzare troppo
dal mio pessimo stato d’animo.
1. "Fragile" dei Police
2. "As" di Stevie Wonder
3. "Pastime Paradise" sempre di Stevie Wonder
Butto giù sul foglio, il risultato mi sembra possa andare.
"Ok,ragazzi! Se avete fatto consegnate pure. Potete andare, per oggi va
bene così!" esclama il professore, mettendosi a suonare al
pianoforte.
È una
melodia, quella che esce dal vecchio strumento, che sembra arrangiata
sul momento.
Il suono è limpido e sale in crescendo mentre lasciamo i
nostri fogli sul legno consumato del piccolo palco.
Quando esco dall'aula penso soddisfatta che ho avuto
un’impressione positiva di questo corso e che forse trovare
nuovi interessi, è proprio quello che ci vuole in questa
fase della mia vita.
Perché nonostante cerchi di non darlo a vedere, sto
veramente troppo male.
Perché il dolore dentro di me è vivo come se
fosse stata solo ieri, l'ultima volta che ho visto Tsubasa e ogni
giorno finisco per avere la testa che mi scoppia, nel tentativo di
distrarre i miei pensieri da lui.
Perché è passato solo un mese da quando se
n'è andato ma è ancora impossibile abituarmi in
qualche modo alla sua assenza.
Dopo una cena che mi è sembrata interminabile e dopo aver
dovuto lavare i piatti nell'insofferenza più
totale, mascherata ovviamente dalla mia solita faccia di bronzo, sono
riuscita a salire in camera mia e ad accendere il computer.
Trepidante, aspetto davanti allo schermo che si carichi poi apro la mia
casella di posta elettronica, con le mani che tremano e con un nodo
alla bocca dello stomaco.
UN
NUOVO MESSAGGIO
E
quando leggo il nome del mittente, il mio cuore inizia a battere
più veloce.
TSUBASA
OZORA
Senza
resistere un secondo di più, apro la mail e leggo avidamente
ogni singola parola.
Leggo che sta bene, che sta cercando d'integrarsi anche se è
dura e che spera di farcela a entrare in squadra, allenandosi anche il doppio, se necessario.
Mentre i miei occhi continuano a scorrere sullo schermo però, inizio
inevitabilmente a piangere.
Mi chiede come sto...
Sono stata meglio, Tsubasa…
E com’è andato il primo giorno di scuola.
Mi manchi scrive alla fine dell’e-mail.
"Anche tu, non immagini quanto..." rispondo come se potesse sentirmi,
nascondendo il volto tra le mani.
E il mio pianto aumenta man mano, disperato come ogni sera.
Vorrei
ringraziare di cuore chi ha lasciato commenti sull’inizio
della mia storia e anche chi si è limitato semplicemente a
leggerla.
A presto, OnlyHope^^
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Capitolo 4 *** Campo d'allenamento ***
BUTTERFLY
CAPITOLO 4
Campo d'allenamento
"Ragazzi,
per oggi va bene così! Andate pure dritti a casa a
riposarvi!"
La voce dell’allenatore decreta la fine degli allenamenti.
"Finalmente!" sospiro, perché è stata davvero una
giornata massacrante e con il campionato che si avvicina, ci sono
sempre più cose da fare qui al club.
Non vedo l’ora di arrivare a casa per farmi un bel
bagno!
Sbuffo mentre cerco di riordinare i palloni il più in
fretta possibile, soffocata dal caldo afoso di luglio che nonostante
siano le sette di sera, si fa sentire lo stesso.
Mi dirigo così verso il campo d’allenamento e
inizio a raccogliere le sfere di cuoio che i ragazzi hanno sparso in
qua e in là sul terreno.
Ogni tanto mi fermo per asciugare con un fazzoletto le gocce di sudore
che m’imperlano la fronte.
Stavolta Yukari non la passa liscia per essersene andata via
prima!
"E con questa ho finito!" esclamo, posando l’ultima palla
vicino alle altre.
Ma proprio quando credo di averle prese tutte e sto per
mettermi a pulirle, intravedo con la coda dell'occhio l'ultimo pallone
vicino agli spogliatoi.
Sbuffo insofferente e con passo deciso mi avvicino per recuperarlo.
Quando mi chino per raccoglierlo, le voci che provengono
dall’interno del piccolo edificio catturano però tutta la mia
attenzione.
"Sono un po' preoccupato per questo campionato..." riconosco la voce di
Kisugi.
"Non che non abbia fiducia nelle nostre possibilità ma con
Tsubasa sarei stato più tranquillo!"
"Oh se ti sentisse! Domani ti toccherebbero venti giri di campo prima
degli allenamenti, tanto per farti tornare l'entusiasmo!" gli risponde
con tono saputo Ishizaki.
"La presenza di Tsubasa è sempre stata fondamentale per la
squadra..." ora è Taro a parlare.
"Ma proprio perché lui
non è qui, dobbiamo impegnarci al massimo!
Per non deludere chi ha fiducia in noi, per primo quindi,
proprio il nostro Capitano! Ragazzi, dobbiamo mettercela
tutta, proprio come starà facendo lui in sud america!"
"Secondo me, in questo momento, Tsubasa si sta perdendo dietro qualche
bel culetto brasiliano, altro che pallone!" esclama Ishizaki,
sghignazzando.
"Certo, se fosse un porco come te!" è la pronta risposta di
Taro e tutti si mettono a ridere di gusto.
"Dai torniamo a casa, ora!" di nuovo Kisugi.
Le voci dei ragazzi si allontanano.
Stanno uscendo dallo spogliatoio!
Stringo la palla che ho raccolto al petto e di corsa mi
dirigo al cesto dei palloni.
La porta dello spogliatoio si apre alle mie spalle mentre
faccio finta di rimettere a posto.
Li sento uscire ridacchiando ancora ma rimango immobile, senza
voltarmi.
Non voglio mi vedano così.
Ho le guance rosse, lo sento e mi tremano le mani.
Il cuore mi si stringe nel petto all’idea di quello che ha
appena detto Ishizaki.
Ci mancava solo questa storia delle brasiliane, come ciliegina
sulla torta del mio stato già pessimo.
I ragazzi ora mi salutano, rispondo con un semplice ciao, rimanendo
imperterrita a testa bassa, almeno fino a
quando mi sembra se ne siano andati tutti.
Aspetto qualche istante prima di alzare il viso al cielo e liberare una
piccola lacrima, che scende lenta sulla mia guancia.
"Tutto bene?"
Sussulto.
C'è ancora qualcuno, maledizione!
Asciugo velocemente il viso con il braccio, facendo finta di tamponare
il sudore.
Respiro profondamente prima di voltarmi verso il mio
interlocutore, con un’aria spero, più
indifferente possibile.
“Fa troppo caldo oggi!"
Taro mi guarda perplesso ma assecondandomi, esclama che forse
è meglio che mi fermi a riposare un po’.
"Si vede che sei stanca!" aggiunge per avvalorare il suo consiglio.
Annuisco, più per dare seguito alla mia messa in scena che
per altro.
Mi avvicino così al bordo del campo e mi accomodo a terra,
poggiando la schiena alla panchina e stringendo le gambe al
petto.
Taro fa lo stesso sistemandosi accanto a me, lasciando però
che le sue di gambe, stanche per l'allenamento, si distendano
completamente al suolo.
"Se Tsubasa fosse qui, ora sarebbe ancora là ad
allenarsi..." sussurro, indicando con la testa il campo vuoto.
"Già, il nostro perfezionista!" sorride Taro.
"Il nostro infaticabile perfezionista!" aggiungo io.
"Il nostro infaticabile, perfezionista, stacanovista!" ribatte lui e ci
mettiamo a ridere.
"Ti manca molto, vero Sanae?" mi chiede a bruciapelo.
Io arrossisco.
Nonostante conosca Taro da anni, m’imbarazza un po' parlare
di Tsubasa con lui... parlarne come ragazzo che mi piace intendo.
Continuando a fissare il campo, rispondo con un laconico sì.
"Quando sono qui agli allenamenti, la sua assenza è
schiacciante... È così
tangibile..." le parole mi escono da sole dalla bocca, forse ho bisogno
di parlare con qualcuno.
"Perché questo è il suo mondo. Il mondo in cui
l'ho sempre visto e il fatto che lui non ci sia, mi sembra
così paradossale!" mi volto verso Taro ora.
"Ma per quanto possa guardarmi intorno e inventare la sua presenza, lui
non c'è e..." sospiro, poggiando il viso sulle ginocchia
mentre sento gli occhi diventare lucidi.
"E mi toglie il fiato sapere che non arriverà mai..."
Taro distoglie lo sguardo da me e si mette a fissare in alto, verso il
cielo rosa nell’ora del tramonto.
"Già. Posso capire come ti senti, ti capisco benissimo."
Ha l’aria abbattuta, non l'ho mai visto così prima.
E mi sento quasi in colpa, in fondo se non si fosse fermato a parlare
con me non si sarebbe depresso.
"Nel senso che anche tu sei innamorato di Tsubasa?" chiedo
scherzosamente, cercando di sdrammatizzare.
Taro si gira a guardarmi di nuovo, con gli occhi sbarrati, prima di
scoppiare a ridere.
"No, no, no! È tutto
tuo!" esclama, alzando le braccia in alto con aria schifata.
"Posso capire però, cosa vuol dire separarsi da chi si ama e
la lontananza..." riprende serio.
"Capisco cosa vuol dire sentirsi insicuri per la paura di perdere
qualcuno. Capisco la tua tristezza e la tua solitudine Sanae, davvero."
La solitudine e la tristezza...
Ripeto dentro di me mentre osservo i suoi occhi tristi.
Taro è un bravo attore...
Molto più bravo di me comunque, perché nessuno si
è mai accorto di niente.
"Dov’è questa ragazza?" gli domando.
"Lontana, dall'altra parte del mondo!"
E alzando gli occhi al cielo aggiunge "A passeggiare sugli
Champs-Elysee, spero in compagnia di nessuno..."
Abbozza un sorriso mentre mi tornano in mente le parole di
Ishizaki, origliate qualche minuto fa.
Le lacrime, inevitabilmente, iniziano a pizzicarmi gli occhi.
"Pensi che sia vero, Taro?" chiedo un po' titubante e depressa.
"Che cosa?"
"Quella cosa dei culetti delle brasiliane..."
Lui mi guarda stupito poi leggendo sul mio volto una seria
preoccupazione, scoppia in una risata fragorosa.
"Sei proprio scema!" e mi dà un buffetto in testa, come per
rimproverarmi.
"Che c'è da ridere?" chiedo piccata.
"E se incontrasse qualche bella ragazza?"
Taro continua a ridermi in faccia, senza ritegno.
"E si sa che le brasiliane sono davvero belle! E se una
s’invaghisse di lui? Allora..."
"SEI TU!" m’interrompe, sospirando.
"L’unico sedere a cui abbia mai voluto andare dietro Tsubasa
Ozora, è il tuo Sanae!"
Mi muoiono le parole in gola mentre lo fisso a bocca aperta.
Non credo d’aver capito bene...
Deve leggermisi in fronte, perché al mio interlocutore
sembra giusto ribadire il concetto più esplicitamente.
"Ho detto che l'unica ragazza che Tsubasa abbia mai desiderato, ehm
come dire... Fisicamente, ecco! Beh, quella sei sempre stata solo tu!"
Arrossisco, decisamente.
So che sto arrossendo, perché non ho mai sentito tanto caldo
in vita mia all’altezza delle gote.
Continuo a sbattere le ciglia imbarazzata, fissando Taro che mi guarda
sempre più divertito.
"Però non chiedermi altro, Sanae! Non posso raccontarti le
confidenze del mio migliore amico, nemmeno se si tratta del tuo
ragazzo! Cerca di capirmi!"
Sempre più in imbarazzo, ammesso che sia possibile,
nascondo il viso tra le mani.
Sto per morire dalla vergogna.
"Sanae..." Taro poggia una mano sulla mia spalla.
"Tsubasa è così preso da te, che nemmeno si
accorge che al mondo esistono altre ragazze..."
Lo fisso dritto negli occhi.
"Stai tranquilla..." e sorride per rassicurarmi.
Annuisco convinta ora.
"Grazie, Taro..."
"Di niente, dovere!" risponde e dopo essersi alzato in piedi mi porge la mano, per aiutarmi a fare altrettanto.
"Finiamo di mettere a posto ora, si è fatto tardi! Poi dritti a
casa per il meritato riposo! Ok?" e mi precede verso gli spogliatoi.
"Ovvio, appena finito ti riaccompagnerò a casa!" lo sento esclamare
mentre infila uno dei polloni
all’interno della cesta con un pallonetto preciso.
"Non vorrei che a qualcuno venissero in mente strane idee e t'importunasse, ora che
Tsubasa non è qui!" continua con
fare scherzoso, mettendo dentro anche l'ultimo pallone.
"Se se tu ci caschi poi, come glielo racconto al mio migliore
amico?!" conclude divertito.
"Oh ma non c'è problema!" gli rispondo maliziosamente
stando al gioco, incamminandomi verso i cancelli del cortile scolastico.
"L’unico sedere a cui io sia mai andata dietro, è
quello di Tsubasa Ozora!"
Taro ride di gusto e mi raggiunge.
"Non ho mai avuto dubbi! È una
cosa risaputa, Sanae!"
Lo guardo facendo l’imbronciata poi gli do una
gomitata sul braccio sorridendo e insieme c’incamminiamo finalmente verso casa.
Rubo solo un paio di minuti a tutti quelli che sono arrivati
a leggere "Butterfly" fin qua.
Come prima cosa, ringrazio tutte le persone che hanno recensito la mia
storia e torno a ringraziare anche quelle che l'hanno solo letta,
perché mi sembra più che doveroso. Grazie.^^
Un particolare saluto va a:
Alex_Kami: sono felice che Yukari ti sia piaciuta
perché piace tanto anche a me, perché
è quello che ci vuole per Sanae, è la sua
migliore amica. Sai ho travato sempre molto "riduttivo" descrivere
Sanae solo in funzione di Tsubasa e dei suoi sentimenti per lui, rende
il suo personaggio così limitato. Per questo ho voluto farla
interagire il più possibile con gli amici e con
ciò che la circonda. Volevo fosse completa, come una ragazza
"normale". Ed anche per questo che forse a volte ti sembra esistano due
Sanae in queste istantanee di vita che propongo, la prima è
la Sanae di "tutti" l’altra è quella che
appartiene solo a Tsubasa. La cosa è un po' voluta, come a
volte è voluto ridurre o far solo intuire i passaggi tra
Tsubasa e Sanae nel "presente" diciamo così, è un
modo per far percepire la sua assenza anche al lettore,
perché i loro contatti sono veramente limitati. Magari
questa è una mia pecca ma non me ne volere per questo^^! Nei
prossimi capitoli comunque riuscirai a trovare molto di più
su Tsubasa e Sanae e spero che il modo in cui ho reso le cose, ti
piaccia. Nella speranza di leggere ancora il tuo parere sulla mia
storia ti mando un abbraccio. Grazie ancora^^
Scandros & Sakura chan: mi dispiace aver lasciato in
sospeso quel "mi manchi", avrei voluto anch'io dargli più
peso, solo che ora come ora, Sanae piange così tanto che non
volevo diventasse ridondante questo suo modo fare. Stando
così male all’inizio della storia, cerco di non
calcare troppo la mano, forse per la paura che diventi un personaggio
lagnoso, non so se riesco a farmi capire. Spero che in seguito
ciò che ho scritto al riguardo, al riguardo delle emozioni
di Sanae, possa soddisfare di più le vostre aspettative.
Grazie anche a voi di cuore e tornate ad esprimere ancora i vostri
pareri.^^
Mentina: le tue parole mi hanno emozionato tantissimo, la
felicità che si prova nel vedere che ciò che hai
cercato di trasmettere è arrivato agli altri è
indescrivibile! Grazie infinitamente per l'incoraggiamento che mi hai
dato!^^
Grazie ancora anche a chi non ho espressamente nominato,
questo non vuol dire che ciò che ha scritto sia meno
importante degli altri.
Con questo è tutto, a presto
OnlyHope^^
P.S. "Butterfly" è una storia già
scritta nel suo complesso, i primi sei capitoli sono finti, per i
restanti devo man mano riordinare e controllare certe sfumature, spero
quindi di avere il tempo necessario per pubblicare con
regolarità per il rispetto di chi legge. Se non dovessi
sempre farcela, chiedo scusa anticipatamente.^^
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Capitolo 5 *** Settembre ***
BUTTERFLY
CAPITOLO 5
Settembre
L’aula
di musica è un rimbombare di voci, in questo caldo
pomeriggio d’inizio settembre.
Il professor Tadai non è ancora arrivato e tutti sono
intenti a raccontarsi le varie avventure estive, vissute nelle vacanze
appena terminate.
La faccia abbronzata di Ryoko è appena scomparsa dietro le
poltrone avanti a noi e Yukari già ha emesso una miriade di
sbuffi.
"Quanto è petulante! Si è messa a fare tutto il
resoconto della sua gita al mare, solo perché ci teneva
sapessimo che c'è andata con quel tizio del terzo anno!"
"Non voleva farlo sapere a noi ma piuttosto vorrebbe che noi lo
riferissimo a Taro. È lui che deve rosicare!" rispondo,
cercando di mitigare la scocciatura che si è impossessata della mia amica.
"Ci credo che Misaki l’ha rifiutata, stupida
com'è!" ma Yukari continua imperterrita, ignorando le mie
pseudo giustificazioni.
"Dai, non esagerare ora! Che avrà mai fatto di
così grave?"
Oggi mi sento l'avvocato delle cause perse...
Yukari si volta verso di me con l’aria di chi la sa lunga.
"Sapevi che alle medie Ryoko sbavava e ripeto, sbavava,
dietro a Tsubasa?" sbotta, fissandomi poi con aria di sfida.
Sento le guance avvampare mentre aggrotto le sopracciglia.
"Che c'è, Sanae? Adesso non la difendi più?"
mi pungola la mia migliore amica, ostentando con un sorriso vittorioso.
"Scommetto che ora sta antipatica anche a te!" e si gira tutta
soddisfatta ora, in direzione del professore che ha
appena messo piede in aula.
Effettivamente, non è che sia questa gran
simpaticona!
Penso, fissando torva la nuca di Ryoko,
appena ricomparsa da dietro il sedile.
Non ho tempo però di rimuginare troppo sull'argomento, perché la voce squillante del prof. Tadai richiama la mia attenzione
verso il palco.
"Salve, ragazzi! Ho una notizia da darvi e si tratta di questo!"
Si gira di spalle e appende al muro un manifesto su cui campeggia una
scritta:
PRIMO CONCORSO
NAZIONALE MUSICA D'AUTORE
"Parteciperemo
a questo contest l'anno prossimo in autunno, perlomeno se avremo
tra le mani qualcosa di buono da presentare. Per questo
sceglierò una canzone originale e
un cantante. Solo una persona può partecipare, non
è un concorso scolastico, tutti gli altri quindi
lavoreranno al progetto perché ci sarà bisogno
di musicisti e coristi, oltre alla voce solista."
Osservo il prof. con attenzione, colpita dalla
sua determinazione.
"Avrete tempo fino alla fine del mese per consegnare un testo
originale. Se deciderò di far partecipare uno di voi al concorso, voglio avere avanti a me il tempo
necessario per lavorare come si deve. E per tempo
necessario intendo mesi!"
Fa una piccola pausa ad effetto ora, in cui si ferma a pulire le
lenti degli occhiali.
"Questo è tutto, avete domande?" chiede infine alla platea
dei suoi studenti, un paio di mani si alzano subito in aria.
"Sanae!" Yukari mi chiama con un tono eccitato.
"Che c'è? Fammi sentire!"
"Guarda il manifesto! Il primo premio sono un bel po' di yen!"
Di riflesso, sposto lo sguardo sul poster appeso al muro e leggo la cifra messa in
palio per il vincitore, che effettivamente importante.
"Devi partecipare tu, Sanae! E vincere!" bisbiglia la mia amica al mio
orecchio.
La guardo come se fosse un marziano.
"Ti rendo conto, ogni tanto, di quello che ti esce dalla bocca,
Yukari?" le chiedo perplessa.
"Ma non capisci?! Se dovessi vincere il primo premio, potresti andare da Tsubasa con quei soldi!" esclama ancora più
eccitata.
I miei occhi rimangono fissi sulla cifra sul cartellone e in uno
slancio di ottimismo, il mio cuore inizia a rimbombare nel petto per
l’emozione.
Potrei andare in Brasile, potrei vedere Tsubasa...
Ma in un lampo, torno subito con i piedi per terra, riflettendo bene sulle
probabilità che questo accada.
Nessuna!
Perché per partire ci vogliono i soldi del primo premio e
per vincere bisogna prima di tutto partecipare.
E per partecipare, il mio lavoro dovrebbe
essere scelto dal prof. Tadai e affinché questo accada, il mio progetto dovrebbe essere come minimo buono.
Torno a guardare Yukari e rassegnata non mi resta che
esclamare tristemente che se saremo fortunate, al massimo parteciperemo come voci di background...
Sento il profumo dell’erba e la terra bagnata sotto il palmo
della mano, tinge di marrone la mia pelle candida.
La testa poggiata al tronco dell’albero, mi
abbandono al rumore del vento tra le fronde.
Da qui vedo tutta la mia città, la città in cui
sono nata.
La villa dei Wakabayashi troneggia come una cattedrale in mezzo alle
altre piccole case.
Chiudo gli occhi e prendo un respiro profondo.
Mi dispiace di aver scaricato Yukari ma oggi è necessario che me ne
stia da sola, in questo posto.
Non sarei potuta andare da nessun’altra parte in questo
pomeriggio, perché è qui che devo essere, sotto
quest’albero, ad aspettare la luce del tramonto.
Perché ogni cosa su cui poggio lo sguardo in questo luogo,
ha la capacità di riempire il vuoto che sento, almeno per un
po’.
Perché oggi posso ricordare, devo ricordare.
È il venti settembre e un anno fa, proprio
qui, Tsubasa Ozora smetteva di essere solo un amico e
diventava il mio ragazzo.
Tsubasa gioca con un filo d’erba, i
gomiti poggiati alle ginocchia.
Sono cinque minuti che ha smesso di parlare e se ne sta
lì a torturare quel povero filo verde con
un’aria...
Ansiosa direi, il che è molto strano.
A dirla tutta è lui a essere strano da stamattina,
sembra nervoso.
Ma che gli salta per la testa?
Seduta accanto a lui, osservo il tramonto alle
spalle della città cercando d'ignorare questo silenzio che comincia
a innervosire anche me.
Perché non dice qualcosa, accidenti!
"Alla fine della scuola partirò per il Brasile."
Ecco, non era necessario dire proprio questo!
"Non so se e quando tornerò a casa..."
Fantastico! Il mio argomento preferito...
Cambia discorso, ti prego!
Il mio sguardo si rabbuia, istantaneamente.
Tsubasa sospira poi riprende a parlare, girandosi verso di me.
Una mano poggiata a terra a reggere il peso del suo corpo.
"Ma c'è una cosa che devo fare, c'è una
cosa che voglio assolutamente fare!"
Inclino la testa.
"Che cosa, Tsubasa?" gli chiedo con aria interrogativa,
perché non riesco proprio a capire.
Lui continua a guardarmi, non distoglie nemmeno per un attimo i
suoi occhi dai miei ma il suo sguardo ora è cambiato.
Sembra titubante, emozionato, sembra...
Il mio cuore sobbalza in pieno petto.
E fatico a respirare.
Tsubasa deglutisce, ha le guance rosse ora.
Fa che sia vero! Fa che sia vero!
Si appoggia di più alla mano che lo tiene in
equilibrio ora e avvicina lentamente la sua testa alla mia.
Ho il respiro affannoso, mi sembra di non capire
più niente in questo momento.
Tsubasa socchiude gli occhi.
E il battito del mio cuore prende a correre, correre e
correre...
Li chiudo anch'io...
E le sue labbra incontrano le mie...
Le lacrime scendono sul mio volto mentre mi perdo nei ricordi.
Le emozioni di quel giorno vanno a scontrarsi con quelle del
presente, lottando tra loro.
Sono in tumulto, sento che devo dar loro uno sfogo in qualche modo.
Prendo così un foglio di carta dalla borsa poi frugo
ancora, in cerca di una penna.
Inizio a scrivere, asciugando di tanto in tanto gli occhi con il dorso
della mano.
Scrivo mentre la mia mente viaggia nei ricordi…
Mi guarda negli occhi ora.
Sento ancora il calore del primo bacio sulla bocca.
"Sono innamorato di te, Sanae..."
E il mio cuore smette di battere...
Sono innamorato di te...
Sono innamorato di te...
Di te...
Per poi riprendere imperterrito la sua corsa.
E mi sento così...
Così...
Una lacrima scende sul mio volto, ma sorrido.
Sorrido e piango, dovrò sembrargli pazza!
Piango perché mi sembra un sogno e sorrido
perché non lo è per niente.
E con uno slancio questa volta sono io a cercare le sue
labbra...
Alzo la penna dal foglio e poggio la nuca alla corteccia dell'albero.
Le lacrime sono tutto ciò che riesco a vedere.
Chiudo gli occhi ed è
come un’inondazione quella che scende
giù lungo le mie guance.
Centinaia e centinaia di piccole gocce salate, che annaffiano il mio
viso.
Abbandono il foglio sull’erba e abbraccio il
tronco dell'albero.
Sento la corteggia ruvida contro la fronte e l’odore del
legno nelle narici.
Tra i singhiozzi pronuncio il suo nome.
"Tsubasa..."
E ancora il suo nome.
"Tsubasa..."
E mi sembra di formulare una preghiera.
Ti prego torna da me...
Torna da me...
"Allora, Sanae! Fammi vedere cosa consegnerai, sono proprio
curiosa!"
La voce di Yukari mi fa sobbalzare.
"Mi hai spaventata, scema!" le rispondo, tenendo una mano sul petto
prima di passarle il foglio che ho in mano.
Yukari me lo strappa dalle dita e si mette a leggere, sbirciando di
tanto in tanto nella mia direzione.
"Che significa questo?" chiede all’improvviso, tenendo le
mani sui fianchi senza mollare il pezzo di carta che le ho dato.
"È il mio elaborato per il concorso, non lo vedi?" tento di far finta di
niente pur sapendo dove voglia andare a parare la mia amica.
"Stai scherzando?! Questa è una prova che abbiamo fatto
quasi a inizio corso, per testare le nostre
capacità nella stesura dei testi!"
"Esatto!"
Prendo un respiro per farmi forza.
"L’ho messa a posto ed è ciò che
consegnerò al professore!"
"Ma tu devi vincere, Sanae!" esclama spazientita la mia migliore amica.
"E con questo non lo farai di certo!" e mi mette il foglio sotto al
naso.
Mi giro di scatto verso di lei e con poco garbo, le riprendo la canzone
dalle mani.
"Yukari... Ti ringrazio di cuore per quello che cerchi di fare per me,
ma cerca anche di tenere i piedi per terra, per favore! Lascia stare
questa storia del concorso! Perché è inutile
crearsi delle false speranze e credimi, è già
abbastanza dura andare avanti in queste condizioni!"
La fisso seria e a Yukari non resta che sbuffare, prima
di girarsi in direzione del palco.
Posso notare che ha i lacrimoni agli occhi per la rabbia.
"Fai come ti pare..." sussurra poi tristemente.
E mi dispiace di averla fatta arrabbiare, mi dispiace davvero tanto,
perché so che le sue intenzioni sono le più buone
del mondo.
Decido di darle tempo per tranquillizzarsi rimanendo in silenzio mentre prendo dalla
mia borsa una cartellina gialla.
La apro e mi metto a frugare tra le carte scarabocchiate,
cercando di non pensare alle parole di Yukari.
Mi accorgo però che non è facile non pensare a...
E se lei avesse ragione?
E se valesse la pena tentare?
Estraggo un foglio tra tutti gli altri.
Lo fisso seria.
Quante volte a casa, dopo il mio anniversario solitario al belvedere,
ho ripreso in mano questo pezzo di carta?
Quante volte ho pensato che quello scritto in quel giorno,
fosse di gran lunga superiore a qualsiasi altro tentativo da inizio corso?
Ma quante altre volte ancora ho anche pensato invece, che ciò che ho scritto sia strettamente personale e solamente mio?
Queste parole sono troppo private per metterle in mostra.
Non si limitano a essere solo semplici frasi ma sono molto,
molto di più in realtà.
È la mia vita.
Sono io.
Questa canzone è solo per me, nata per dar sfogo ai miei
sentimenti.
E forse non è detto che sia poi così
bella, magari solo io la vedo così...
E l’attimo di follia che mi ha colpito subito dopo la
sfuriata di Yukari, scema inesorabilmente, fino a scomparire del tutto.
"Sanae..." mi sento chiamare, quando mi volto la mia amica del
cuore mi guarda con occhi dispiaciuti.
"Non volevo fare quella scenata prima, è solo che io..."
"Lo so!" la interrompo sorridendole mentre poggio il foglio che ho in
mano sopra le altre carte.
"So che sei preoccupata per me e ti ringrazio per essermi sempre
così vicina!"
E mentre Yukari ricambia il mio sorriso, il professor Tadai fa il suo ingresso in aula.
"Non starò qua a girarci tanto intorno, ragazzi! La cosa che
m'interessa di più oggi è avere finalmente tra le
mani i vostri lavori!" esordisce così, senza tanti
convenevoli.
"Moroboshi fai il giro dei tuoi compagni e raccogli le canzoni, grazie!"
Così a turno consegniamo i nostri elaborati e quando il
professore li ha tutti tra le mani, noto che sorride soddisfatto.
"Bene, ora iniziamo pure la lezione con un bel giro di solfeggio!"
esclama con aria felice mentre tutti noi iniziamo a mormorare con
disapprovazione.
Sto riordinando il contenuto della mia borsa prima di raccogliere il
materiale di musica, ora che la lezione è terminata.
"Andiamo a mangiare qualcosa, Sanae?" mi chiede Yukari mentre sono indaffarata a radunare i fogli che ho davanti.
"Mi andrebbe un bel gelato o una pizza!"
"Vada per il gelato!" le rispondo frugando ancora tra le carte.
"C'è una nuova gelateria in centro che..."
Oh mio Dio!
"Che c'è, Sanae? Ti senti male?" la sento esclamare allarmata, vedendomi sbiancare in volto.
Come ho fatto a sbagliarmi?! Dove ho la testa?!
"Sanae, mi sto agitando, che ti prende?" continua
nervosa, scuotendomi per un braccio.
Calma!
Il professor Tadai deve essere ancora a scuola!
Mi volto verso Yukari.
"Scusa ma sarà per un’altra volta! Ho una cosa
urgente da fare!" e detto questo mi precipito fuori dall’aula
di musica, lasciandomi alle spalle la mia migliore
amica, senza darle ulteriori spiegazioni.
Speriamo ci sia ancora!
Speriamo ci sia ancora!
Prego mentre corro su per le scale e una volta intravista la porta
dell’aula professori, mi precipito dentro come se avessi il
diavolo in corpo.
Il professor Tadai, seduto alla sua scrivania, mi guarda con gli occhi
sbarrati.
"Sta bene, signorina Nakazawa?"
Ho il fiato corto e respiro a fatica per via della corsa.
"C'è un problema professore!" esordisco, tenendomi una mano
alla gola e cercando di regolare la respirazione.
Lui mi guarda con aria interrogativa.
"Ho sbagliato a consegnare il testo prima, vorrei riaverlo e lasciarle
quello giusto!"
Il professore sorride.
"Dicono tutti così, signorina. Non le pare una
scusa un po' deboluccia?"
"Ma non è una scusa! È la verità!"
rispondo agitata.
"Mi restituisca la canzone che le ho dato, per cortesia!"
"Non è possibile, mi dispiace." sentenzia serio il prof.
scuotendo la testa.
"Non sarebbe giusto nei confronti dei suoi colleghi, farle cambiare
ciò che ha consegnato. Lo capisce, vero?"
Rimango in silenzio, delusa dal mio tentativo andato
chiaramente a vuoto.
"Capisco..." rispondo sospirando.
Il professore è irremovibile, sarebbe inutile continuare a
insistere.
"Però potrei riavere quella canzone, una volta che
avrà scelto chi parteciperà al concorso?"
Chiedo guardando il mio insegnante dritto negli occhi, quasi
come una supplica, prima di abbassare lo sguardo.
"Io ci tengo molto... È molto importante per me, riavere
quel foglio di carta..."
"Che fosse importante si era capito!" esclama il prof. con un
sorriso bonario.
"Riavrà la sua canzone, signorina Nakazawa…"
Lo ringrazio con un sorriso riconoscente e scusandomi per il disturbo,
lo saluto facendo poi per uscire.
"Sempre ammesso che non sia lei a partecipare al concorso!"
Sto per oltrepassare la porta dell'aula ma mi fermo, girandomi poi per guardare il
professore che mi osserva con un'aria strana.
"Grazie della fiducia!" esclamo perplessa prima di uscire in
corridoio.
Tanto è impossibile... non succederà mai!
Sono felice che il quarto capitolo vi sia piaciuto
perché è stato molto spontaneo.
Quando l'ho scritto, il dialogo tra Sanae e Taro mi
è uscito di getto, non ho dovuto correggere niente, forse
perché volevo tanto che quei due fossero amici!^^ È bello
che quel senso di amicizia sia arrivato pure a voi, veramente bello.
Ringrazio ancora tutti coloro che hanno "detto la loro" nelle
recensioni e li invito a farlo ancora, sempre che "Butterfly" continui
a piacervi anche in futuro.^^
E ringrazio chi mi ha fatta arrossire con i complimenti! Mi
auguro che anche nei prossimi capitoli riesca a meritarli ancora.^^
Vi saluto con affetto, a presto OnlyHope^^
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Capitolo 6 *** Canto di Natale ***
BUTTERFLY
CAPITOLO 6
Canto di Natale
Passeggio
per le strade affollate in questa noiosa vigilia di Natale.
Le persone che incontro sembrano impazzite, entrano ed escono dai
negozi in cerca dei regali dell’ultimo minuto ma nonostante
la loro frenesia, mi sembra che tutti siano così felici ed
eccitati!
Ogni singolo volto che osservo appare vivo e carico di aspettative,
come è giusto che sia in questa giornata.
Il discorso ovviamente non può valere per me, che
mi trascino per le vie con calma indifferenza.
Ogni tanto mi fermo, giusto il tempo di osservare qualche
oggetto che attira per un po' la mia attenzione, ma tutto
questo avviene senza il minimo entusiasmo.
Ora per esempio sono davanti a una bancarella di
strenne, che vende quel tipo di sfere con la neve dentro.
Ne prendo una a caso e la capovolgo, scatenando la bufera al
suo interno.
Osservo il pupazzo di neve che nonostante i fiocchi che gli girano
intorno, mostra imperterrito il suo cartello con su scritto: "Baby,
please come home!".
Neanche l’avessi cercata volutamente!
La rimetto a posto, imprecando contro gli scherzi del destino e
riprendo il mio giro solitario per la città.
Non che mi diverta ad andarmene a spasso da sola mentre tutti
sono in compagnia, ma mi sembrava di soffocare stando a casa.
E pensare che fino a qualche tempo fa non vedovo l'ora che arrivasse
Natale!
Mi ero convinta che Tsubasa non potesse non tornare dalla sua
famiglia per le feste, anche solo per pochi giorni.
Suo fratello è nato da poco infatti e lui non l'ha mai
visto di persona.
Quindi ero proprio sicura che sarebbe tornato in Giappone e questa idea riusciva a farmi sentire felice, dopo tanto tempo.
Ma con una una e-mail, Tsubasa ha distrutto tutti i miei
castelli in aria.
"NON POSSO INTERROMPERE LA PREPARAZIONE, DEVO CONTINUARE AD
ALLENARMI O NON MI FARANNO MAI TITOLARE."
Quella frase... Sono rimasta immobile davanti allo schermo del pc tutto il
pomeriggio, a leggere e rileggere quella semplice frase, da sola con la mia
delusione.
Quando gli ho risposto però, ho cercato di simulare una
tranquillità praticamente inesistente e la tristezza da quel
giorno, si è di nuovo impadronita di me.
Tristezza che in questa giornata sfocia nell'apatia più
totale e anche nell’invidia ora che vedo passare una mia
compagnia di classe, tutta allacciata a un ragazzo del secondo anno.
Lei mi saluta cordialmente con la mano e io, che non posso di certo
avere il suo stesso entusiasmo, cerco di fare altrettanto ma il
risultato non credo sia soddisfacente.
Mi sto proprio abbrutendo...
Sconsolata, mi avvicino alla vetrina di un’agenzia di viaggi.
Spiagge caraibiche e invitanti baite di montagna campeggiano nei vari
poster pubblicitari, che osservo annoiata, perché mi lasciano
totalmente indifferente.
Leggo svogliatamente anche i costi, tanto per curiosità,
quando un annuncio attira tutta la mia attenzione.
LAST MINUTE BRASILE
Scendo immediatamente alla voce prezzi ma con enorme dispiacere,
scopro che sono pur sempre troppo alti per una
studentessa delle superiori come me.
Pugni in tasca e sguardo basso, riprendo a camminare.
Le lacrime fanno capolino dagli occhi, qualcuna scende andando a
morire nella calda lana bianca della sciarpa, che mi copre il collo e
parte della bocca.
E mentre tiro su col naso, mi domando come farò stasera a
cantare allegre canzoni natalizie durante il concerto organizzato dal professor Tadai.
Non so se riuscirò a fingere di
stare bene per tutta la sera.
È stancate e faticoso dover portare una maschera di apparente tranquilla davanti agli altri, per convincerli che tutto sia ok, quando dentro ti senti morire.
Lo so per esperienza, è qualcosa che metto in atto tutti i giorni.
Figuriamoci poi dover cantare per un’intera serata, con gli
occhi di una platea puntati addosso.
E cantare da solista per giunta, quando invece vorrei rimanere nascosta come un ago perso in un pagliaio.
Mi viene da piangere ancora di più se ci penso,
perché vorrei tanto essere lasciata in pace stasera ma non so che non è possibile.
Non si può neanche continuare a piangere,
però!
Cerco quindi di farmi coraggio, perché altrimenti stasera dovrò usare una maschera autentica per affrontare il concerto.
Traendo un grosso respiro, mi butto a sedere su una panchina posta al
centro dei giardinetti.
Prendo un fazzoletto dalla borsa e asciugo gli occhi.
Nascondendo ancora di più il viso all’interno
della sciarpa, mi metto poi a fissare un punto preciso.
I ricordi non tardano a riempire la mia mente.
Ricordi di un anno fa, legati a questo posto.
Mi abbandono a loro allora, non avendo altra consolazione in questa
solitaria vigilia di Natale.
"Sanae, guarda questo!"
Tsubasa mi mostra un coso di peluche tutto infiocchettato.
Proprio un coso, perché solo così lo si
può definire dato che non si capisce né da che
parte inizia, né dove finisce.
"Stai scherzando, vero?!" esclamo, arricciando il naso e
alzando le sopracciglia.
Tsubasa posa subito l’oggetto misterioso dove l'ha
trovato, senza replicare.
"Ma cosa stai cercando di preciso?" chiede raggiungendomi, mentre sono concentrata su alcuni braccialetti fatti di
cristalli colorati.
Ne alzo uno bianco all'altezza degli occhi prima di rispondergli.
"Qualcosa di originale! Ormai tra Natale e compleanni
mi sono giocata tutte le carte con Yukari!" sbuffo, mettendo a posto il piccolo
bracciale.
"Però non voglio comunque prenderle qualcosa di banale,
uffa!"
"Ho capito..." esclama mesto Tsubasa.
"Ti sei stufato, vero?"
Non è proprio il tipo da shopping!
"Ma no, per niente!" risponde scuotendo la testa mentre
trattiene a stento uno sbadiglio.
La sua espressione spaesata riesce a strapparmi un sorriso, così prendendolo sotto
braccio, decido che è il caso di liberarlo da quella che per lui
deve essere una specie di tortura.
Dopotutto mancano ancora un paio di giorni a Natale, tornerò da sola domani a cercare il regalo
per Yukari.
"Ok, facciamo una pausa lo stesso!" insisto.
"Come vuoi..." risponde con aria indifferente, anche se a me non sembra per niente dispiaciuto.
"Mangiamo qualcosa, ti va?"
Annuisco, facendo scivolare la mia mano nella sua.
Le nostre dita s’intrecciano e Tsubasa mi guida tra la
gente per raggiungere un chiosco di hot dog, che si trova
all’interno di un piccolo giardinetto comunale.
Una volta arrivati scopriamo però che non siamo
stati gli unici ad avere avuto quest'idea.
È affollatissimo, così Tsubasa si offre
gentilmente di andare lui a fare la fila mentre io mi siedo ad aspettarlo su una panchina.
Il mio sguardo non si sposta comunque mai da lui, anche da qui
posso osservarlo mentre aspetta pazientemente il suo turno.
Ha le guance arrossate dal vento freddo, un po' come quando
è accaldato mentre rincorre un pallone.
I capelli scuri sono in disordine e il ciuffo ribelle sembra vivere di vita propria ancora di più oggi.
I suoi occhi sono sereni, calmi come sempre quando si trova fuori dal perimetro di gioco.
Ma sono anche luminosi, non di quel lampo che li
attraversa di solito durante una partita.
C'è una luce diversa ora nel suo
sguardo, è provo un piacere sottile all'idea di
essere io la causa di quel bagliore.
E mentre continuo a delineare ogni piccola
cosa che appartiene al suo corpo, raggiungo una conclusione forse un
po' scontata.
Non esiste al mondo qualcuno più attraente di
lui.
No.
Non c'è ragazzo che possa competere minimamente
con Tsubasa, proprio no...
Almeno per me, ovviamente.
"Scusa, sai l’ora?"
Sorpresa, mi volto in direzione della voce che è giunta da oltre le mie spalle.
Un ragazzo mi guarda sorridendo, avrà
all’incirca la mia età.
Tirando la manica del cappotto lungo il polso,
guardo l’orologio.
"Sono le quattro e mezza." rispondo cortese.
Il ragazzo annuisce ma non accenna ad andarsene.
"Mi andava un hot dog ma, cavoli che fila! Mi
converrà aspettare che diminuisca un po' prima di
avvicinarmi al chiosco!"
Fai un po' come ti pare...
Gli sorrido, sempre con cortesia, domandandomi
perché mai non se ne vada.
"Che ne dici se aspetto qui con te? Sei sola?"
Sveglia, Sanae!
Questo ci sta provando!
Sono proprio tonta a volte.
Faccio per rispondere che sono qui con il mio ragazzo, ma
prima che riesca ad aprire la bocca un'altra voce, questa volta nota, mi anticipa.
"Direi proprio di no!" esclama Tsubasa, guardando lo
sconosciuto importunatore dritto negli occhi, con uno sguardo tra il
torvo e l’infastidito.
"E visto che con questo ho risposto io ha tutte le tue
domande, puoi anche andare ora!"
Tsubasa ha un’aria dura mentre continua a fissare negli
occhi il ragazzo avanti a lui, che capita l’antifona, taglia
la corda immediatamente.
Lo segue allontanarsi con lo sguardo poi la sua
espressione ritorna quella dolce di sempre e girandosi a guardare verso
il chiosco, esclama avvilito "Oh, no! Adesso devo rifare tutta la fila!"
E si gratta la testa come al solito quando è in imbarazzo per qualcosa.
"Porta pazienza, Sanae!" si rivolge a me con un sorriso, prima
d'incamminarsi di nuovo verso il venditore di hot dog.
Io rimango imbambolata.
Seduta sempre su questa panchina continuo a
fissarlo, riproponendo l'ultima scena nella mia
mente in un ciclo continuo.
Quando realizzo che quella di Tsubasa era gelosia, un sorriso
si allarga spontaneo sul mio viso.
Sorrido felice.
E mi sento davvero così!
Tsubasa mi osserva da lontano e quando incrocia il mio
sguardo, sbuffa indicando la fila avanti a lui.
Non trattengo una risata mentre assaporo questo momento di vera
beatitudine.
Arrivando alla conclusione che i miei modi di amarlo sono infiniti.
C'è sempre gente davanti al chiosco degli
hot dog anche quest'anno, ma nessun ragazzo in fila che mi guarda da lontano e che mi sorride mentre aspetta il suo turno.
Non sento nessuna felicità, oggi.
Ora sono semplicemente sola.
Sospiro, sono mesi ormai che i miei polmoni
sembra non conoscano altro modo di respirare.
Porto le mani agli occhi per cercare di arginare il bruciore
causato dal pianto silenzioso, quando sento una mano poggiarsi
sulla mia spalla.
E anche se so che è impossibile, per un secondo, spero che
si tratti di Tsubasa.
Alzo lo sguardo.
Gli occhi che mi stanno fissando somigliano effettivamente ai suoi, perché sono quelli di sua madre.
"Sanae! È da tanto che non ci vediamo!" esclama la signora Natsuko, sorridendo gentilmente.
Mi alzo in piedi quasi di scatto e mentre la saluto arrossendo, muoio
d’imbarazzo all’idea che mi veda in questo stato
pietoso.
Ma soprattutto che possa ricollegare la mia tristezza all'assenza
di suo figlio.
"È tutta la mattina che giro da un negozio all'altro carica
di pacchi!" la madre di Tsubasa mi mostra così le braccia, inanellate da
cartone colorato.
"E ora ho proprio voglia di un momento di relax. Ti va di farmi
compagnia?" mi chiede cortese, sempre sorridendo.
Per un secondo valuto l’idea di rifiutare ma poi
è così tanta la mancanza di Tsubasa, che il
bisogno di stare a contatto con qualcosa di strettamente legato a lui,
prevale sulla vergogna e l'imbarazzo di passare del tempo da sola con
sua madre.
"Con piacere!" è la riposta che esce veloce e sincera dalla
mia bocca.
Giro il liquido denso e caldo con il cucchiaino.
L'aroma di cacao sale dalla tazza con sbuffi di fumo sino alle mie
narici.
Osservo il viso sereno della signora Natsuko, che sorseggia la sua
cioccolata calda mentre mi racconta dei primi mesi di vita del piccolo
Daichi.
L'ascolto in silenzio, anche se la mia mente è concentrata nella ricerca
insistente di altre somiglianze con Tsubasa, sia sul suo volto che nei modi di fare.
"Ci stiamo preparando a partire. Tra un paio di giorni abbiamo
il volo per Sao Paulo..." esclama all'improvviso la donna avanti a me, cambiando discorso.
Il mio sguardo si abbassa, perché un moto di tristezza s'impadronisce immediatamente del mio umore.
"Anche se sarei stata più felice se fosse stato
Tsubasa a tornare a casa, anche solo per qualche giorno!"
La signora Ozora mi guarda dolcemente ora.
"Questo credo valga anche per te, vero Sanae?"
Il rossore torna prepotente a imporporare le mie guance, lo
avverto chiaramente, ma non mi sento comunque di nascondere quello che
provo.
"Sì, avrei voluto tanto rivederlo..." ammetto piano,
fissando di nuovo la tazza semi vuota avanti a me.
"Sei così innamorata di lui..."
"È così evidente?" chiedo, le guance sempre
più accese temo.
"Non era una domanda la mia ma un’affermazione!"
Ecco, ora so che sto andando proprio a fuoco, ma non ho tempo per
imbarazzarmi oltre, perché la signora
Natsuko prende la mia mano tra le sue, sorridendomi
sempre con tanta dolcezza.
"Grazie di tenere così tanto a lui!"
I suoi occhi mi guardano con affetto, mi mordo le labbra per non cedere
al pianto.
"Di niente signora, di niente…" rispondo, scuotendo la testa
mentre la madre di Tsubasa prendere un fazzoletto
dalla borsa e si tampona gli occhi umidi.
"Stasera a che ora inizia il concerto, Sanae?" mi chiede, cambiando nuovamente
discorso.
"Alle nove e mezza..." rispondo un po' sorpresa.
"Bene! Allora cercherò di arrivare presto con gli uomini di
casa, in modo da prendere i posti migliori!"
"Verrete anche voi?"
"Certamente! E spero che mio marito si sia ricordato di mettere in
carica la batteria della videocamera, come gli avevo detto prima di uscire!" esclama divertita,
alzando gli occhi al cielo.
La guardo perplessa.
"Ha intenzione di riprendere lo spettacolo? Come mai, signora?"
"Perché voglio portare a mio figlio uno splendido regalo di
Natale!"
Trattengo il respiro.
"Perché sono certa che anche lui avrebbe tanto voluto
rivederti..." e una dolce carezza si possa leggera sul mio viso.
Osservo la gente che affolla la chiesa nella notte di Natale.
Sono nervosa ed emozionata, tanto che non riesco a tenere fermo un
piede, che tamburella già da qualche tempo contro il
pavimento.
Ma allo stesso tempo mi sento anche serena, perché
la maschera che credevo di dover indossare questa
sera, non mi servirà più.
Potrò essere semplicemente me stessa, perché
ora so che Tsubasa ascolterà la mia voce e
sarà un po' come averlo qui.
Yukari si avvicina a me e mi stringe un braccio, visibilmente
eccitata.
"È l'ora del debutto! È l ora del debutto!"
ripete prima che ci accingiamo a salire sul palco, insieme al
resto del coro.
E quando sono davanti a parenti e amici oltre che sconosciuti, immagino Tsubasa seduto tra la folla
e mi sembra di avvertire davvero la sua presenza.
E mi sento finalmente pronta a cantare, per una
sera libera dal dolore e dalla solitudine.
Chiudo gli occhi e la mia voce si libra alta fino al cielo, per
arrivare a lui.
Sale su e mi sento di raggiungerti davvero.
Buon Natale, Tsubasa!
Rubo un minutino come sempre!^^
Mando un saluto a:
Memole87, che non trovo per niente ripetitiva!^^
Sakura chan, che ci tiene sempre tanto a ribadire che la
storia all'inizio non la convinceva un granché... Grazie
ancora per i complimenti e per il fatto che tu vada avanti nella
lettura!^^
E Yakko, che si è scusata per le recensioni in
linguaggio SMS. Le scuse sono accettate ovvio, ma non parlare di
perdono, che mi sembra esagerato, ok?^^
Citando Memole87 ora sarò io "a essere ripetitiva"
con i miei soliti ringraziamenti a chi legge questa mia storia semplice!
Con questo anche stavolta è tutto!
A presto, un bacio OnlyHope^^
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Capitolo 7 *** Mettersi in gioco ***
BUTTERFLY
CAPITOLO 7
Mettersi in gioco
Il
suono della campanella ha appena sancito la fine delle lezioni ed
echeggia ancora nei corridoi mentre con impazienza, cerco di trovare il
cellulare nella mia borsa.
L'ho sentito vibrare durante la lezione di storia.
Trovato!
Apro lo sportello per controllare chi mi ha cercata.
C'è un SMS.
È di Tsubasa!
Sorrido come una bambina davanti alla torta di compleanno e leggo il
contenuto del messaggio.
"CIAO SANAE, MI HANNO APPENA COMUNICATO CHE PARTIREMO PER UN
RITIRO LA SETTIMANA PROSSIMA. TI HO MANDATO UNA MAIL DOVE TI SPIEGO
TUTTO. SPERO CHE IL MESSAGGIO ARRIVI COMPLETO QUESTA VOLTA, O PERLOMENO
CHE ARRIVI. UN BACIO"
Sbuffando a causa della memoria piena, visto che conservo
tutti gli SMS di Tsubasa compresi quelli di servizio come
questo, cancello a malincuore il messaggio appena letto, ma
non faccio in tempo a chiudere il telefono che subito riprende a
vibrare.
Guardo curiosa un'altra volta il display luminoso, si tratta ancora di
lui.
"PRIMA HO DIMENTICATO DI DIRTI UNA COSA IMPORTANTE: SEI
SEMPRE NEI MIEI PENSIERI. TI BACIO ANCORA, MI MANCHI. TSUBASA."
Rileggo più e più volte il messaggio
con aria sognante ma quando mi appresto a
rispondere, una voce alle mie spalle chiama il mio nome.
È il professor Tadai, che mi guarda serio, fermo
sulla porta dell’aula professori.
Rielaboro mentalmente il regolamento scolastico, per paura di aver
infranto qualche direttiva sull'uso del cellulare, nonostante le
lezioni siano terminate.
"Signorina Nakazawa, se ha un momento vorrei parlarle." mi chiama
ancora il professore, invitandomi con un gesto a entrare.
Annuisco, rimettendo in borsa il cellulare e mentre mi accomodo alla sua scrivania, mi chiedo se non
abbia dimenticato di consegnare qualche esercizio di musica.
"Si tratta del concorso del prossimo autunno. Ho scelto la sua canzone e naturalmente la sua voce per cantarla!"
esclama all'improvviso il professor Tadai, senza tanti preamboli ed evitando giri di parole.
Non è possibile!
"Ho deciso di comunicarle la mia decisione in privato,
perché volevo discuterne con lei prima d'informare anche il resto della classe."
Stupita ma anche turbata, lo fisso con gli occhi fuori
dalle orbite.
Il panico s'impossessa repentino di me.
"Non posso, professore!" è la mia risposta istantanea.
"Si ricorda? Non volevo neanche consegnare quel testo, è
stato un incidente."
Mi sento di aggiungere, nervosa come non mai.
"Mi creda, signorina Nakazawa. Dopo aver letto la sua canzone, ho
compreso perché non volesse renderla pubblica. Le voci di corridoio arrivano
anche a noi docenti, sa? Credo di conoscere un po' della
sua storia personale..."
Il professore mi parla con tono sereno, per nulla turbato dal
mio precedente rifiuto a partecipare al concorso, né frenato dall'imbarazzo che deve aver fatto arrossire il mio viso.
"Capisco che per lei sia difficile mettere a nudo una parte
così privata della sua vita, ma ci pensi per un po' di tempo ancora.
Non sia così risoluta. Questa è una
grossa opportunità, mi creda!"
Fisso il professor Tadai, rimanendo in silenzio.
Involontariamente, mi tornano in mente le parole di Yukari proprio come se fossero un mantra.
"Se vincessi tu, potresti andare in Brasile!"
Sono combattuta ora e non so davvero cosa fare, pian piano la tentazione di accettare si sta facendo strada in me.
Un tarlo ha appena cominciato a scavare nella mia testa.
"In un primo momento avevo anche pensato di affidare la sua canzone a
qualcun altro, così che non si potesse strettamente
collegare a lei, ma riflettendo meglio non mi è sembrato giusto. Trovo che
lei abbia molto talento e dato che il brano le appartiene in ogni senso, deve essere lei a cantarlo."
"Professore, per me è difficile decidere. Mi lasci
un po' di tempo per pensare, per favore!" esclamo, interrompendo finalmente il mio stato di mutismo.
Mi sento davvero confusa...
Il prof. Tadai sorride, annuendo.
"Aspetterò pazientemente una sua risposta."
"Sei l'essere più infantile che io abbia mai incontrato, Ryo
Ishizaki!" esclama Yukari irritata, stringendo i pugni lungo i fianchi.
"E tu sei la più noiosa in assoluto!"
Perfetto, litigano ancora...
Sospiro mentre camminiamo per le vie del centro.
"Mi domando cosa abbiamo fatto di male, per meritarci questo tutti i
giorni!" esclama Taro esasperato, rivolgendosi a me.
"Non lo so!" rispondo avvilita.
"Ma di sicuro deve essere stato qualcosa di terribile!" e lo sguardo si posa ancora sui miei due amici, che non accennano minimamente a smettere
di accapigliarsi.
A un certo punto però, Yukari si volta verso di me.
"Sanae e io abbiamo cose ben più importanti da fare, che perdere tempo con uno zotico come te!" esclama altezzosa,
afferrandomi poi per un braccio.
"Quindi arrivederci e va al diavolo!"
Mi giro a guardarla incredula.
"Ma fai un po' come ti pare!" le risponde con strafottenza Ishizaki.
"Anche Taro e io abbiamo cose migliori da fare, se è per questo!" aggiunge,
indicando con il mento una bella ragazza in minigonna, che sta passando
dall'altra parte della strada.
Gli occhi di Yukari diventano una fessura e qualcosa esce sibilando
dalla sua bocca, ma non riesco a sentirla.
"Andiamocene!" esclama infine, tirandomi per il braccio.
Mi volto sconsolata verso Taro, trascinato da Ishizaki nella direzione opposta.
Misaki scuote la testa rassegnato, sorridendo e allargando le braccia.
Quando siamo abbastanza lontane dai
ragazzi, torno a guardare la mia miglior amica di sottecchi.
Yukari cammina spedita accanto a me, lo sguardo furioso fissa un punto
lontano.
Non si può dire non sia arrabbiata ma a me sembra anche...
Triste direi.
"Se un uomo e una donna litigano tanto, è
perché c'è una forte tensione sessuale
tra loro! Almeno così dicono!" la stuzzico con un sorrisetto malizioso.
Lei mi guarda con il broncio ma noto lo stesso che è
arrossita.
"Oh quanto sei sciocca a volte, Sanae!" e distoglie lo sguardo da me
mentre io continuo a sorriderle, ma con tenerezza ora.
"Cerca di stare più tranquilla…" la esorto seria.
"Ah parli bene! Tu sì che sei fortunata con Tsubasa!"
"Già, proprio una gran fortuna vivere a migliaia di
chilometri di distanza da lui, vero?" le rispondo sarcastica.
Yukari si volta veloce con aria afflitta.
"Scusa, Sanae! Non volevo!"
Le faccio cenno che non importa e riprendo come se niente fosse il mio
discorso.
"Cerca di avere pazienza con Ishizaki, è ancora un po'
immaturo e quelle arie che si dà sono solo per fare
il gradasso."
La mia migliore amica annuisce, prima di ricadere di nuovo in
un silenzio di riflessione.
Dopo qualche secondo però, torna a
sorridere come sempre.
"Ora però ho proprio bisogno di una coppa di
gelato gigante per riportare in carreggiata la giornata!" esclama gioiosa.
"Doppia panna?" aggiunge, girandosi verso di me.
"Certo che sì!" rispondo, felice che sia tornata di nuovo allegra.
Senza perdere altro tempo, c'incamminiamo così spedite verso la
nostra gelateria preferita, proprio dietro l'angolo.
Per raggiungerla oltrepassiamo la vetrina di un'agenzia
di viaggi, la stessa che ha attirato la mia
attenzione la vigilia di Natale.
Il cartello con i last minute per il Brasile è ancora
lì.
Lo osservo per un secondo con la coda dell'occhio.
Il mio stomaco si contorce, ricordandomi così che ho ancora una decisione
importante da prendere.
Cara Sanae, sono tornato ora dallo
stadio. Mi hanno appena comunicato una notizia importante. La
prossima settimana partiremo per un ritiro di circa un mese. Per la mia
preparazione è una buona cosa, soprattutto ora che
sono finalmente riuscito a entrare nella rosa dei titolari. Ma
purtroppo c'è una nota negativa: non ci è
permesso portare con noi i cellulari,
né il notebook, quindi per questo mese non
potrò comunicare con te. Mi dispiace tanto, Sanae! Ti
prometto però che in qualche modo cercherò di
contattarti, divieti o meno. Perché alla fine
sei sempre tu a dover pagare il prezzo più alto. E
assurdo che sia proprio io la causa di tutte le tue
sofferenze. Non è un controsenso? Perché anche se
cerchi di non darlo troppo a vedere, so che stai male.
Perché è come mi sento io senza di te. Non ci
vediamo da una vita ed è solo colpa mia. Mi manchi tanto, Sanae. Ti bacio, Tsubasa.
Caro Tsubasa, l'idea di eliminare per un mese anche quel poco che
abbiamo per stare in contatto mi rende molto triste. Voglio però che tu sappia che cercherò di essere forte, anche
in quest’occasione. Dico davvero, non devi preoccuparti e non
devi rimproverarti niente, Tsubasa. Qualunque cosa io faccia dipende solo dalla mia volontà e io ho deciso di
stare con te, nonostante ci sia un oceano a separarci. Anch'io
vorrei tanto rivederti, non immagini quanto ma capisco le tue
esigenze. Sei andato così lontano per uno scopo ed
è giusto che tu lo persegua con ogni mezzo possibile.
Però so che se ti rivedessi... Sarebbe davvero la cosa
più bella del mondo! E così continuo a
sperare che prima o poi, qualche miracolo accada. Ti abbraccio forte
Tsubasa, stretto al mio cuore. Ti bacio anch'io, Sanae.
Sono arrivata a scuola un po' prima, perché devo fare una cosa davvero importante.
I miei passi mi conducono spediti verso l’aula
professori.
Mi fermo quando sono davanti alla porta chiusa, riflettendo un'ultima
volta su cosa comporterà questa mia
scelta.
Ma ora non ho più paura,
di niente e di nessuno.
Non temo questa sfida, né di affrontare le
conseguenze o le illusioni, che molto probabilmente mi colpiranno se la conclusione di tutto questo sarà negativa.
Non m'importa più che la gente possa entrare troppo nel mio cuore,
venendo a conoscenza di cose solo mie, che devono appartenere
solo a me.
Sono così risoluta, ora.
Non tornerò mai indietro, qualsiasi cosa accada.
Ho un sogno anch'io da realizzare ora.
Busso alla porta senza perdere altro tempo.
Una voce familiare m’invita a entrare.
Trattengo il respiro mentre faccio scorrere l'anta dentro alla parete.
"Buongiorno, professor Tadai!"
L’uomo è alla sua scrivania, tra le
mani stringe un fascio di carte e una penna.
"Buongiorno a lei, signorina Nakazawa. È venuta a darmi una
risposta, immagino."
Annuisco, avvertendo una sorta di nuova eccitazione dentro di me.
"Parteciperò al concorso!" esclamo, sentendo aumentare comunque anche il nervosismo, visto che non c'è certezza di come andrà a finire
questa storia.
"Ci voglio provare!" aggiungo seria, consapevole però del grande obbiettivo che mi sono prefissata di raggiungere: la mia felicità.
Il professore reagisce regalandomi un ampio sorriso.
"Allora oggi comunicherò la mia
decisione alla classe. Dobbiamo metterci subito al lavoro, senza
perdere tempo prezioso!"
Un po' imbarazzata all’idea di un annuncio ufficiale,
annuisco ancora.
"Grazie, signorina. Ora vada, altrimenti farà tardi
alla prima lezione. A questo pomeriggio!"
"A stasera, allora! Buona giornata!" mi
congedo così, sentendo nel cuore la serenità
scaturita dal primo passo compiuto.
Ma quando faccio per lasciare l'aula, il professore mi lancia una delle sue solite frasi a effetto.
"Nei prossimi mesi scoprirà quanto la musica possa essere
liberatoria e quanto questo mezzo possa alleviare la sofferenza..."
Le sue parole toccano le corde più sensibili del mio cuore.
Sorrido, sperando tanto che quello che ho appena sentito, possa essere vero...
Mi batte forte il cuore e sono agitata da morire.
La poltroncina dell'auditorio non mi è mai sembrata
così scomoda.
Mi muovo in continuazione, tanto d’attirare
l’attenzione di Yukari, seduta come sempre al mio fianco.
"Sanae, ma che hai fatto oggi? Sembri tarantolata!"
Le rispondo che va tutto bene, dando la colpa al caldo mentre con una mano sventolo le guance, che sento effettivamente sempre più
accaldate.
"Caldo?! Ti ricordo che siamo a febbraio e che non ci troviamo proprio
ai tropici! Sicura di stare bene? Non è che hai la febbre?"
e poggia il palmo della mano sulla mia fronte.
Il professore intanto sta finendo di spiegare non so cosa al
pianoforte, oggi non riesco proprio a concentrarmi.
Guardo l’orologio, la lezione sta comunque per finire.
Da qui a pochi minuti il prof. Tadai
annuncerà a tutti che sarò io partecipare al
concorso il prossimo autunno.
Lo vedo alzarsi in piedi ora.
Ci siamo!
E le mie mani iniziano a sudare mentre stringo forte i braccioli della
mia seduta.
"Prima che andiate a casa, vorrei comunicarvi la mia decisione in merito ai lavori che avete consegnato lo scorso settembre…" esclama
con aria solenne il professore, guardando attento la platea dei suoi
studenti.
Deglutisco e chiudo gli occhi, circondata dal mormorio eccitato dei
miei compagni.
"Capisco la vostra agitazione, ragazzi! Ma fate un po' di silenzio, per
favore!"
L’aula si ammutolisce di nuovo mentre la tensione del momento si avverte sempre più palpabile.
"Bene! Fate i vostri complimenti alla vostra collega Nakazawa!
Saranno lei e la sua canzone a
partecipare al concorso nazionale musica d'autore!"
Tutto intorno a me diventa confuso.
Ho tutti gli occhi puntati addosso.
C'è chi mi sorride felice congratulandosi e chi stiracchia
una smorfia di circostanza.
Ma a me non importa molto mentre me ne sto ferma in mezzo del caos,
continuando a ringraziare tutti quelli
che mi rivolgono parole d’incoraggiamento.
Quando mi volto verso Yukari, noto che ha le lacrime agli
occhi per la gioia.
Le sorrido allora riconoscente, in fondo è stata lei la prima a
insistere con la storia del concorso.
In tutta risposta, Yukari mi prende la mano e
alzandosi, mi costringe a farlo a mia volta.
Esulta poi come una bimba che ha appena scoperto i regali sotto
l’albero, la mattina di Natale.
"Un applauso per la mia migliore amica, ragazzi!" esclama entusiasta.
E mentre sento intorno a me l’applauso scrosciante dei miei
compagni, l’emozione che mi pervade è infinita.
Guardo verso il professore, anche lui sta battendo le mani, sorridendo soddisfatto.
"Devi spiegarmi una cosa però, Sanae..." mormora al mio orecchio Yukari.
"Come diavolo sei riuscita a farti scegliere con quella
specie di canzone che hai consegnato?!"
Mi giro per poterla guardare negli occhi e le sorrido divertita.
"Beh, questa è proprio una lunga storia!"
Eccomi di nuovo qua a ciarlare un po'!
Questo è sicuramente un capitolo di passaggio o
come lo chiamo io, un capitolo "ponte"!
Non che non sia successo qualcosa d’importante ai
fini della storia, anzi!^^
Vorrei, come al solito, rivolgere dei saluti in particolare
approfittando di questo spazio a fine capitolo.
Mentina: ti ringrazio infinitamente per le gentilissime
parole che hai speso per la mia "Butterfly", lo faccio veramente di
cuore. Come torno a ringraziarti per il grande incoraggiamento che mi
hai dato all’inizio! Sulla questione "aggiornamenti" ti
rispondo semplicemente che anche per me sono un chiodo fisso! Mi
è capitato spesso nel corso del tempo di imbattermi in
stupende ff, che veramente valeva la pena di leggere, ma poi
immancabilmente erano interrotte e i mesi passavano senza un briciolo
d’aggiornamento. Ovviamente ognuno, secondo me, è
libero di fare ciò che vuole, ognuno ha la sua vita da
mandare avanti indipendentemente dalle storie che crea, ma rimane il
fatto che è brutto lasciare le cose a metà,
brutto e di poco rispetto secondo me. Perché se scomodiamo
gli altri a leggere le nostre storie e altrettanto giusto ripagare in
pieno l’attenzione che ci è stata data. Con questo
punto radicale nella mia mente ho deciso di pubblicare "Butterfly" solo
una volta che fosse "terminata" almeno nel suo plot generale,
così come per gli aggiornamenti. Ogni volta che posto un
capitolo significa che sono avanti di due o , lavoro permettendo , di
tre capitoli completi e pronti per la messa on-line, così mi
lascio un margine che mi consenta di aggiornare regolarmente, anche in
caso di mancanza di tempo per andare a avanti nel riordino della
storia. Tutto questo lo faccio perché è quello
che vorrei fosse fatto per me, è una questione di rispetto
ripeto, e l’avrei fatto anche se "Butterfly" fosse
piaciuta una sola persona. Mi ritengo fortunata e lusingata a
doverlo fare per più!^^ Chiudo la filippica per non
annoiarti e torno ancora a ringraziarti sperando che ritornerai a
recensire la mia storia, ci terrei molto a sapere le tue impressioni
anche in futuro! Un bacio! P.S. per quanto riguarda il pagamento per il
tuo lavoro di "promozione", spero che la tua parcella non sia troppo
salata!^^
Anego: il tuo nik già lo adoro!^^ Inizio con un
bel "CREPI IL LUPO"! Vorrei ringraziarti enormemente per la tua
recensione, mi ha resa veramente felice! In particolar modo la tua
frase "mi hai fatto innamorare di Tsubasa" mi ha colpita molto e ho
capito in pieno cosa volevi dirmi. È una cosa che capita
anche a me, "innamorarmi di lui", quando sono nella testa e nel cuore
di Sanae. Sono felice di averti trasmesso questa "passione". Le tue
parole mi hanno fatto molto piacere, davvero! Torna a dirmi cosa pensi
della storia, ne sarei davvero contenta! Grazie ancora!^^
Ringrazio ancora tutte le persone che hanno recensito
"Butterfly" e dico a Rossy, Riru e Lithtys ... di aver ancora un po' di
pazienza!^^
Un bacio grande a tutte dal profondo del mio cuore!
Al prossimo capitolo, OnlyHope^^
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Capitolo 8 *** Cose inaspettate ***
BUTTERFLY
CAPITOLO 8
Cose inaspettate
Il
professor Tadai è come ogni pomeriggio al pianoforte, le sue
dita corrono veloci sui tasti bianchi e neri.
Di tanto in tanto si ferma, scarabocchia qualcosa sugli
spartiti che ha davanti poi mi chiede di dare un’occhiata.
Inizio così a simulare le note con la voce.
Prima di affrontare questa esperienza, non avrei mai
immaginato che lavorare con la musica potesse piacermi tanto.
Le ore passate in quest’aula sembrano un balsamo per le
mie ferite, perché in questo modo
riesco a metabolizzare differentemente le mie
sofferenze.
Il mio amore per Tsubasa riesce ad avere una via di
fuga mentre lavoro alla mia canzone e finalmente ho
capito cosa intendesse il prof. Tadai quando disse che avrei trovato la musica liberatoria.
"Come le sembra, signorina Nakazawa?" mi chiede, appena le mie labbra
si richiudono.
I miei occhi rimangono fissi sullo spartito mentre
sorrido compiaciuta.
"È bella. Davvero bella!"
Il professore annuisce soddisfatto.
"Lo penso anch'io. Direi che abbiamo fatto proprio un buon
lavoro insieme."
Sempre senza staccare lo sguardo dal foglio che
stringo tra le dita, rileggo mentalmente ogni nota e ogni parola.
Riga dopo riga mi meraviglio ancora come fosse la prima
volta, per aver dato ai miei sentimenti una
forma così bella.
E sento dal più profondo del cuore, di essere così in debito con l'uomo seduto al pianoforte.
"Grazie infinite, professore!" esclamo emozionata, dando voce ai
miei pensieri.
"Grazie per avermi dato quest’opportunità! Questa canzone è la cosa migliore che potesse capitarmi. E anche se non dovessi vincere il concorso, non importa. Grazie lo stesso per aver reso così belle le mie parole!"
"Lo erano già di suo, signorina. Io l'ho solo
aiutata a dare loro una nuova veste."
Con stupore, noto che il professore sembra commosso ora.
"Anche in futuro, quando sentirà di non farcela
più, metta nero su bianco quello che sente.
Questo indipendentemente da contest o dal voler scrivere semplici
canzoni. Il mio è un consiglio spassionato, sono infatti
fermamente convinto che lei abbia bisogno di concretizzare all'esterno
quello che ha dentro. Sono altrettanto sicuro poi, che questa sia la strada più congeniale per lei!”
Il prof. Tadai mi sorride mentre asciugo con le dita
alcune lacrime, che
hanno fatto capolino dai miei occhi.
"Ora vada pure, c'è la signorina Nishimoto che l'aspetta!"
Il professore mi congeda così, indicando con la
mano verso la porta dell'aula.
Mi volto d’istinto.
Yukari è effettivamente appoggiata allo stipite e ora ci
saluta con un gesto della mano.
Raccolgo così le mie cose e mi appresto a
raggiungerla, non prima però di aver salutato il
professore con riconoscenza.
Appena sono davanti alla mia migliore amica, noto subito che
ha un'espressione strana dipinta sul volto.
"Che hai fatto?" le chiedo mentre c’incamminiamo per il
corridoio.
"..."
"Yukari? Mi senti? Cos'è quella faccia strana?" la incalzo,
non avendo ricevuto alcuna risposta.
"Ecco, Sanae... Oggi è successa una cosa..."
esordisce titubante mentre le sue guance s'infiammano di un colore
rosso acceso.
"Non so davvero come possa essere accaduto!"
Sempre più confusa, continuo a scrutare il suo viso,
che è un mix tra imbarazzo, nervosismo e...
Compiacimento?!
Almeno così sembra...
Decisa a capire cosa le passi per le testa, la prendo per mano e
con calma la invito a sedersi accanto a me, una volta
raggiunta una panchina nel cortile scolastico.
Con voce rassicurante la esorto poi a parlare.
"Ok, parti dall'inizio e cerca di spiegarti meglio..."
Yukari rimane ferma cinque secondi poi
si alza di scatto, cominciando a camminare
avanti e indietro, visibilmente agitata.
Ma che diavolo le sarà successo?!
"Sanae, oggi tu non eri agli allenamenti..." inizia a parlare, sempre senza
fermarsi dal fare su e giù.
"Grazie per l'ovvia informazione. Ma non credo che sia stata la mia assenza la causa di... questo!" e la indico con una mano.
"Sì. Certo, certo..." mi risponde laconica, senza guardarmi.
"Intendevo che oggi, alla fine degli allenamenti, sono rimasta sola al
campo. Cioè, tu non c’eri..."
"Yukari, puoi arrivare al punto?!" la esorto, alzando gli
occhi la cielo.
"Ci siamo baciati!" esclama all’improvviso tutto
d’un fiato, voltandosi nella mia direzione.
"Cioè, lui mi ha baciata ma io non l'ho rifiutato!"
La guardo con gli occhi sbarrati, prima di formularle una
domanda scontata, perché credo di conoscere già la risposta.
"Lui chi?"
"Ishizaki! Sto parlando di Ishizaki!" sbotta sempre
più agitata, le guance ancora più rosse di prima per
l'imbarazzo.
"WOW!" esclamo, facendo finta che la cosa mi stupisca poi le sorrido
con tenerezza.
"E adesso?" le chiedo sempre più curiosa.
Yukari mi guarda angosciata poi si avvicina a me.
"Io speravo potessi dirmelo tu, Sanae!" sussurra con un filo di voce.
La fisso in silenzio, stupita.
Non vedo proprio come potrei essere io a darle delle indicazioni in merito.
"Aiutami! Come mi devo comportare ora?"
"Non lo so, Yukari! Lui non ti ha detto niente?"
La mia migliore amica scuote la testa, sconsolata.
"No. Non ha detto una parola. Tutto è successo
in attimo. Il tempo di quel bacio... Poi sono arrivati gli
altri e lui se n'è andato con loro..."
"Allora potresti aspettare d'incontrarlo di nuovo domani.
Vedrai come si comporterà e agirai di conseguenza!" la
esorto, cercando di tranquillizzarla.
"Ma cerca di mantenere comunque la calma, Yukari! Sappiamo
entrambe come è fatto Ishizaki, no?" mi sento di
aggiungere, conoscendo bene il carattere del mio amico d'infanzia.
"E se lui facesse finta di niente?" domanda ancora nervosa.
"Beh, in quel caso sta a te decidere cosa fare. Puoi andare
a chiedergli spiegazioni o fregartene. Dipende tutto
da quello che senti tu!"
La mia amica rimane in silenzio a riflettere,
fissando un punto all’orizzonte.
"Tu che cosa vorresti?" le chiedo in maniera semplice e diretta,
perché credo che alla fine sia solo questo il nocciolo della questione.
"Io vorrei sapere perché l'ha fatto ma soprattutto, vorrei
tanto che non fosse un’altra delle sue trovate per farmi
arrabbiare!" risponde, alzando ora lo sguardo su di me.
"Bene, allora non ti resta che aspettare che arrivi domani
per scoprirlo!"
Yukari annuisce, cercando di riprendere il pieno controllo di sé.
La guardo nel suo essere pensierosa e in cuor mio spero che questa volta Ishizaki la smetta di fare il giullare di corte e inizi a comportarsi seriamente.
Per il bene della mia migliore amica ma conoscendo anche Yukari,
soprattutto per il suo di bene.
Cammino spedita.
Volendo potrei arrivare a destinazione anche a occhi chiusi.
La telefonata che ho ricevuto stamattina mi ha inizialmente sorpresa, ma non sono proprio riuscita a rifiutare.
Così oggi pomeriggio farò da baby sitter a Daichi, il
fratello minore di Tsubasa.
Mentre cammino provo a risalire con la memoria all'ultima volta che sono stata a casa Ozora.
Sembra una vita fa ma era solo poco prima della sua partenza.
Quando vedo spuntare il tetto scuro all'’orizzonte,
deglutisco un po' nervosa e in preda all'emozione.
Una volta raggiunto il cancelletto che da sul cortile, mi fermo
a osservare queste mura familiari.
Ho un tuffo al cuore quando mi accorgo che tutto è
rimasto come prima.
Alle finestre ci sono sempre le tende color crema e sul muro
accanto all’ingresso, si scorgono ancora i segni marroni
delle pallonate sull'intonaco.
Una parte del giardino è priva d'erba e il terreno è battuto, segno degli interminabili allenamenti di
Tsubasa in quel posto fin troppo ristretto.
Sorrido malinconicamente prima di farmi coraggio e
suonare il campanello, come ho già fatto
un sacco di volte in passato.
In risposta sento scattare la serratura elettronica, senza che nessun usi il citofono e mentre attraverso
il piccolo vialetto che porta all’ingresso, la signora Ozora appare sorridente sulla soglia di casa.
Daichi è tra le sue braccia e sta giocando con la collana di
perle che indossa la sua mamma.
La saluto, arrossendo come ogni volta che ho modo d'incontrarla.
Lei ricambia posando un bacio affettuoso sulla mia fronte.
"Su, amore! Ora vai da Sanae!" si rivolge poi subito a Daichi e
senza tanti complimenti, mi porge il piccolo.
Prendo il bambino tra le braccia, lui mi guarda serio in volto.
"Ciao, Daichi!" esclamo con dolcezza e sorridendo,
anche se dentro di me tremo all'idea che possa mettersi a
piangere da un minuto all’altro.
Lui mi guarda ancora perplesso per qualche secondo poi scoppia all'improvviso in una gran
risata e poggia le manine sul mio viso.
Il suo faccino profumato si strofina gioioso contro il
mio collo.
"Allora è proprio una cosa di famiglia!" esclama divertita
la madre di Tsubasa, facendomi arrossire fino alla punta dei
capelli.
"Vieni, entriamo!" m’invita poi ad accomodarmi in casa, non
senza rivolgermi un ultimo sorrisetto malizioso.
La seguo rimanendo in silenzio ma appena varco la soglia, un alone nostalgico mi avvolge.
Riconosco le foto appese al muro, dove uno Tsubasa bambino saluta dal
parapetto di una nave in braccio al padre.
L’angolo accanto al mobile su cui poggia il telefono, Tsubasa era solito
abbandonare la borsa da calcio proprio lì, appena rientrato dagli allenamenti.
In fondo all'ingrasso le scale, che ho percorso moltissime volte con la speranza che un giorno le cose tra noi due potessero cambiare.
Tutto è così familiare ma anche in qualche modo...
Distorto.
E mi sembra così strano essere qui senza che ci sia anche lui.
Chiudo gli occhi e sospirando seguo la signora Natsuko
in cucina.
La madre di Tsubasa mi mostra tutto l’occorrente per
la pappa di Daichi e mi ricorda di fargli fare il bagnetto,
prima di mangiare.
"In salotto trovi la cesta con i suoi giochi, proprio accanto al
camino. Il suo lettino invece è in camera nostra." e indica il piano di sopra.
"Bene, con questo mi pare sia tutto!"
La signora Ozora si avvicina così al
figlio, seduto ormai comodamente tra le mie braccia.
"Amore, la mamma esce. Tu fai il bravo con Sanae, mi raccomando!" e
bacia Daichi sulla fronte.
"Buon pomeriggio, signora!" la saluto sorridente.
"Ciao, mamma!" aggiungo, prendendo la manina del piccolo e agitandola in
aria.
Lei sorride, raccoglie la borsa e si allontana, pronta a uscire.
"Ah! Dimenticavo!" si blocca però all’improvviso, voltandosi di nuovo verso di me.
"In camera di mio figlio troverai una cosa per te, Sanae!"
"Ok..." rispondo perplessa, domandandomi di cosa stia parlando.
"Mi dispiace di non essere riuscita a dartela prima, ti chiedo
scusa..." e salutandoci di nuovo con la mano, esce
definitivamente di casa.
"Che cosa ci sarà mai in camera di tuo fratello, Daichi?
Tu lo sai?"
Il bimbo mi guarda sbattendo le palpebre poi porta le manine
paffute alla bocca, facendo una smorfia buffa che mi strappa una risatina allegra.
"Ci divertiremo proprio insieme! Vedrai!" esclamo infine e dopo avergli dato un bacino
sul naso, mi dirigo in salotto verso la cesta dei suoi giochi.
Il pomeriggio è trascorso tranquillamente, nella migliore
delle mie aspettative.
Dopo aver giocato con i pupazzi sdraiati sul tappeto e aver fatto il bagnetto tra mille spruzzi
d’acqua, ora ci ritroviamo alle prese con
la cena.
Per fortuna Daichi è un bimbo d’appetito e non
fatico a convincerlo a mangiare.
"Fai aahmm!" e l'ultima cucchiaiata di
pappa va giù in un sol boccone.
"Buona, eh?" gli domando, pulendo le sue labbra sporche con il
bavaglino azzurro che gli pende al collo.
Tenendolo sempre d’occhio, mi alzo e inizio a riordinare la cucina, mettendo pentole e pentolini nella lavastoviglie.
Nel frattempo Daichi si diverte un mondo a lanciare tutto quello che gli capita sotto mano.
Ride a crepapelle poi, ogni volta faccio finta di sgridarlo.
Noto però che si
strofina di tanto in tanto gli occhi con il dorso nella mano.
Evidentemente comincia a essere stanco.
Senza aspettare oltre, lo libero dalle imbracature del seggiolone per prenderlo in braccio.
"Abbiamo sonno, vero?" gli chiedo, avvicinando il suo visino al mio.
Daichi risponde con uno sbadiglio, mostrandomi le sue belle gengive
rosa.
Sorrido teneramente e facendogli poggiare la testa nell’incavo del mio
braccio, inizio poi a cullarlo, cantando una ninna
nanna.
Il piccolo mi guarda dritto negli occhi mentre ascolta il tono dolce della mia voce, stringendo i pugnetti intorno alla stoffa della mia camicetta azzurra.
Gli sorrido per trasmettergli tranquillità, osservandolo mentre tentenna dal sonno.
Daichi ha le ciglia lunghe e la sue pelle candida è
colorata di rosa all’altezza delle guance paffute.
Assomiglia a Tsubasa nel taglio degli occhi, che poi è anche
quello di sua madre.
Quando chiude completamente le palpebre, penso che sia proprio un bellissimo bambino.
Continuando a cantare sommessamente mi dirigo al piano di sopra e una volta raggiunta la camera dei signori Ozora, adagio con delicatezza Daichi nel suo
lettino, coprendolo poi con una copertina celeste, decorata con orsetti che giocano a pallate di neve.
Mi fermo un attimo a osservarlo ancora, poggiando le braccia e il
mento sulla sponda del letto.
È stata proprio una bella giornata!
"Buona ninna, piccolino..." sussurro piano, carezzandogli una guancia
con il dorso della mano.
Facendo attenzione a non fare rumore, esco in corridoio ma quando i miei occhi si posano sulla porta della camera di
Tsubasa, mi ricordo che all'interno dovrebbe esserci qualcosa per me.
In preda alla curiosità entro nella stanza.
Un’ondata di ricordi riaffiora con forza
nella mia memoria quando accendo la luce.
Respiro a pieni polmoni prima di compiere qualche passo all'interno
della camera.
Le mie dita allora sfiorano il legno della libreria accanto alla finestra
e accarezzano il cuscino freddo poggiato sul letto.
Riconosco la fotografia sul comodino, risale
alla vittoria al terzo campionato nazionale.
Avvicino la cornice al volto, sfiorando con un dito il viso sorridente
di Tsubasa.
A malincuore mi chiedo perché non si possa tornare
indietro nel tempo.
Con un sospiro poso di nuovo la foto mentre i miei
occhi continuano a scrutare tutto ciò che mi
circonda.
Avverto chiaramente una sensazione di profonda nostalgia, ogni
volta che metto a fuoco ogni oggetto o poster contenuti in questa stanza.
E ripenso a tutte le volte che sono stata qui con Tsubasa.
Ai pomeriggi passati a studiare o a parlare principalmente di calcio.
Alle volte che l'ho visto infortunato, steso su questo letto,
con l'espressione insofferente di chi è abituato a correre
all’aperto e non sopporta la reclusione forzata.
A quando mi rubava un bacio veloce prima di scendere al piano
di sotto per riaccompagnarmi a casa.
E la sofferenza che provo a causa della sua lontananza, arriva al mio
cuore in maniera ancora più dolorosa ora.
Con le lacrime agli occhi mi avvicino alla scrivania, su cui poggia un
pacchetto con su scritto il mio nome.
Lo prendo in mano per poi agitarlo, per capire cosa possa esserci dentro, finché non lo scarto smaniosa, non resistendo più alla curiosità.
Una volta aperto però non capisco molto, strati su strati di carta velina infatti ricoprono il contenuto del pacco ma non una lettera.
Riconosco subito la calligrafia che ha tracciato il mio nome sulla
busta.
Il cuore comincia ad accelerare i battiti, la apro sorridendo
emozionata.
"Ricorda
sempre che appartengo solo a te, Tsubasa."
Con
le lacrime che tornano prepotenti a pizzicarmi gli occhi, comincio a
spostare la carta alla ricerca di quello che immagino sia un regalo per me.
Ho un tuffo al cuore quando viene alla luce.
Non ci posso credere!
Davanti ai miei occhi stupiti è apparsa una maglia
del Sao Paulo!
Dietro è stampato il numero dieci e il nome di Tsubasa.
La stringo al petto con tutta la forza che ho,
iniziando finalmente a liberare il pianto.
Tsubasa...
Incredula, stendo le braccia in aria per guardare ancora la
t-shirt che mi è stata donata.
È il regalo più bello che abbia mai ricevuto in
tutta la mia vita!
Come fosse una reliquia, tento di ripiegarla con cura sulle ginocchia, in modo da conservarla di nuovo nella
scatola.
Quando prendo in mano il contenitore di cartone
però, mi accorgo che al suo interno ci deve essere
anche qualcos’altro.
Spostando altra carta, scopro con stupore che l’oggetto misterioso è un DVD registrato.
Mi guardo intorno, ricordando che in questa stanza dovrebbe
esserci un lettore.
Ancora più emozionata mi avvicino
all’apparecchio, lo accendo e inserisco poi il dischetto al
suo interno.
Dopo aver sintonizzato il televisore sul canale di uscita, premo con
mani tremanti il tasto PLAY, rimanendo in trepidante attesa davanti allo schermo blu mentre stringo di nuovo al seno la mia maglia del Sao Paulo.
I battiti del mio cuore rimbombano potenti dentro alle mie orecchie,
tanta è la tensione.
Trattengo il fiato quando i primi fotogrammi riempiono la
TV.
L'immagine di Tsubasa colma i miei occhi, come se non avessi
mai visto nient’altro in vita mia.
Corre in mezzo al campo con aria concentrata, finché non sorride in direzione di suo padre che
lo sta riprendendo.
Dopo aver messo la palla in rete, raggiunge suo
fratello e lo prende in braccio.
Gira su se stesso mentre Daichi ride divertito.
Non posso evitare di commuovermi, così inizio a piangere silenziosamente,
contemplando l’immagine del ragazzo che amo,
rinchiusa nello schermo.
Sbattendo le palpebre ripetutamente, cerco di fare in modo che le lacrime scivolino via veloci, per non intralciare la mia visuale.
È bello...
Bello come me lo ricordavo, forse anche di più.
Osservo incantata il sorriso che regala a suo fratello e mi sciolgo, sentendo come non mai il desiderio profondo di rivederlo.
Per abbracciarlo e sentirlo ancora vicino a me, stretto a
me.
Sorrido quando sento la voce di suo padre incitarlo a salutarmi.
Tsubasa arrossisce e inizia a grattarsi la testa, con
quell’espressione imbarazzata che riconoscerei tra mille.
Quando si volta a guardare verso l'obiettivo, le sue guance sono ancora più rosse ma non solo a causa della corsa ora.
Sorride dolcemente quando pronuncia il mio nome,
salutando poi con un cenno della mano.
"Ciao..." rispondo tra le lacrime, che non ho più modo di fermare.
"Ciao..." continuo a ripetere, cercando di sorridere mentre la mia mano
stringe ancora più forte al petto la maglia che lui mi ha
regalato.
Come sempre, sta diventando un vizio^^', un paio di saluti a
fine capitolo:
Rossy: anch'io le mantengo di solito, un po' di pazienza
ancora mi raccomando! Grazie per il tuo continuo interagire con la mia
storia.^^
Lithtys: grazie per i complimenti, spero che i prossimi
capitoli continuino a piacerti sempre.^^
Grazie a tutti coloro che continuano a leggere la "vita" di
Sanae nonostante la sua normalità!^^
Un saluto particolare ad Anego, che è sempre molto
carina con me... Grazie di cuore!^^
Alla prossima, un abbraccio forte, forte a tutte quante
OnlyHope^^
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Capitolo 9 *** Oltre le apparenze ***
BUTTERFLY
CAPITOLO 9
Oltre le apparenze
Maledizione!
Il mio stomaco si stringe alla vista
dell'espressione distrutta dipinta sulle facce dei ragazzi.
Kojiro Hyuga invece sorride spavaldo in mezzo al campo con Sawada
appeso al collo.
Tiene il braccio alzato verso l'alto, il dito indice puntato
al cielo.
Che rabbia!
Se ci fosse stato Tsubasa, sarebbe stata tutta un'altra storia!
Mi alzo dalla panchina della Nankatsu
per raggiungere la squadra, non nascondendo un moto di stizza.
Osservo Taro mentre si
muove tra i compagni, cercando con coraggio di consolarli.
Ishizaki è l'unico in disparte e se ne sta fermo
a testa bassa, fingendo di allacciarsi gli
scarpini, in modo che nessuno possa leggere sul suo volto
l’amaro della sconfitta.
Yukari lo fissa seria, ma non accenna minimamente ad andare da lui.
Anzi, inizia a elargisce parole di conforto verso tutti eccetto il giocatore con il numero quattordici.
Ryo non può non averlo notato ma continua comunque a fare l’indifferente,
come se non gliene importasse nulla.
La sua espressione accigliata però, tradisce fin
troppo bene i suoi reali sentimenti, soprattutto ora che sta seguendo con lo sguardo proprio Yukari,
intenta a regalare sorrisi d’incoraggiamento al resto dei compagni di squadra.
"Non ce l'abbiamo fatta neanche quest'anno, Sanae!"
La voce di Taro mi distrae dalle mie riflessioni sui problemi di cuore
della mia migliore amica.
"Siete stati eccezionali ma anche troppo sfortunati! Se quel tuo ultimo
tiro non avesse colpito la traversa, a quest’ora stareste giocando i supplementari! Wakashimazu era completamente spiazzato!" e detto questo sorrido, cercando d'incoraggiarlo.
Ma Taro è un ragazzo forte, non è il tipo che si
lascia abbattere facilmente.
"Ci rifaremo il prossimo campionato, ne sono certo!" esclama infatti risoluto, prima di allontanarsi per radunare il resto della
squadra a bordo campo.
A breve si terrà la cerimonia di premiazione, così Yukari mi raggiunge, emettendo un sospiro quando è al mio fianco.
Sembra davvero triste, ma questo non dipende solo dalla delusione per la sconfitta in questa finale di campionato.
Vorrei parlarle, ma purtroppo questo non è il momento adatto.
Proprio in questo istante infatti, la voce dello speaker annuncia con
voce metallica l'imminente inizio della cerimonia.
Mi concentro allora di nuovo sulla nostra squadra, schierata in fila indiana
a centro campo.
I ragazzi sfilano uno a uno davanti al palco, per
ricevere al collo la medaglia ricordo del secondo posto.
Ora sembrano tutti molto più sereni rispetto a pochi minuti fa e questo può essere solo un sollievo.
Perché è giusto così, devono essere
fieri del percorso che li ha portati con fatica fin qua.
La Nankatsu ora saluta il pubblico, che applaude e incita i ragazzi con orgoglio.
E anch’io lo sono, orgogliosa, perché so quanta
fatica ha affrontato ognuno di loro in questi mesi di preparazione e durante ogni partita.
Adesso però è il turno di Hyuga, che sale fiero sul palco.
Con aria di trionfo, alza in alto lo stendardo dei vincitori.
I tifosi dell’istituto Toho esplodono in urla di gioia mentre
io continuo a fissare il sorriso spavaldo del loro Capitano.
Lo sai anche tu che questa non è una vera
vittoria.
Vincere contro la squadra non significa sconfiggere anche il
suo Capitano, che ora è lontano.
Tsubasa rimane sempre imbattuto, accontentati delle briciole!
Saremo arrivati anche secondi, ma ci meritiamo comunque di festeggiare
La Nankastu è pur sempre la seconda migliore squadra di calcio del Giappone!
E visto che ripartiremo solo domani da Tokyo, tanto vale uscire tutti insieme per bere qualcosa, godendoci la movimentata vita notturna della capitale.
Fa caldo, troppo caldo anche stasera e io sto cominciando ad
avere una certa avversione per questa stagione, nonostante il
bel tempo, le vacanze e le giornate più lunghe.
Per fortuna abbiamo scelto un locale con
una terrazza ventilata, qui fuori si sta
piuttosto bene alla fine.
E da questo tavolino vicino al parapetto, si ha una visuale incantevole
della città, illuminata dalle luci della sera.
Yukari è seduta accanto a me e ha sempre quell'aria triste dipinta sul volto, così decido di affrontare l'argomento che la turba, pur sapendo che può renderla anche particolarmente suscettibile.
"Come vanno le cose con Ishizaki?" le domando un po' esitante.
"Sempre uguale. Nessuno è bravo come lui a tirare il sasso
e nascondere la mano."
Yukari sospira, gli occhi tristi fissano spenti il panorama.
"Continua a far finta di niente? Bene! Mi adeguerò ma che
non si aspetti più nulla da me, nemmeno come amica!" esclama
poi con tono aspro, mentre con una smorfia lascia trasparire tutta la sua amarezza.
Annuisco, non posso fare altro, ha ragione lei.
Il mio amico d'infanzia è davvero un idiota.
Ishizaki dovrebbe smettere di giocare e prendere seriamente,
almeno quelle cose a cui tiene veramente.
D’istinto mi volto a cercarlo tra la folla.
Quando lo intercetto, avverto una certa irritazione, dato che sta facendo il simpaticone con delle ragazze vicino al bancone del bar.
Ah ma allora è proprio stupido!
Ok, è proprio arrivato il momento di fargli un bel
discorsetto.
Faccio quindi per alzarmi per raggiungerlo quando una mano mi trattiene, posandosi sulla mia spalla.
Mi volto stupita.
Yayoi Aoba mi sorride, riempiendo così tutto il mio campo
visivo con i suoi bei lineamenti.
"Sanae, ciao! Te l'avevo detto che saremo venuti!"
"Ciao!" esclamo felice e senza indugio l’abbraccio con calore.
"Misugi..." saluto da sopra la sua spalla.
Lui risponde con un sorriso...
Non c'è nulla da dire, hanno sempre avuto ragione le sue ammiratrici: è
proprio bel ragazzo.
"Allora, come stai?" chiede Yayoi, prendendomi un attimo in
disparte, mentre Misugi viene letteralmente circondato dai
ragazzi della squadra.
"Tiro avanti, non che abbia chissà quale altra
scelta…" e abbozzo un sorriso.
La mia amica posa una carezza sul mio braccio, senza nascondere il dispiacere.
"Resisti, Sanae! Sicuramente le cose miglioreranno un giorno!" esclama poi,
cercando di farmi coraggio.
"Già, un giorno... forse..."
Distolgo lo sguardo, andando a fissare la punta delle mie scarpe.
"A volte mi chiedo, per quanto ancora potrà
funzionare così…"
Yayoi mi fissa stupita.
"È solo un pensiero triste che a volte mi balena in testa, non farci caso!
Succede quando sento troppo sconforto a causa di questa relazione a
distanza!" aggiungo veloce, per giustificarmi.
"Nonostante tutte le sofferenze, io non rinuncerei mai e poi mai a Tsubasa!"
Lo dico guardandola seria negli occhi ora, come a voler cancellare dai suoi ricordi la Sanae sotto tono di qualche secondo fa.
Yayoi sorride dolcemente ma prima che possa aprire bocca, la suoneria di un cellulare, proveniente direttamente dalla sua borsa, la interrompe.
"Pronto?" risponde, posando una mano sull'orecchio libero.
"Che c'è mamma?" chiede poi, sbuffando allegramente.
Con un gesto di scuse si allontana poi in direzione dell'uscita,
immagino per poter sentire meglio, dato che la musica è decisamente molto alta qui.
Nell'attesa mi volto verso il tavolo che occupavo con Yukari, che però non si trova più dove l'ho lasciata.
Sta parlando con Izawa dall'altra parte della terrazza e ora mi sembra leggermente più serena.
Noto però. che non sono l'unica a interessarsi a lei.
Ishizaki butta l’occhio di continuo nella sua
direzione e il suo sguardo mi sembra nervoso ma allo stesso
tempo dispiaciuto.
Senza pensarci un secondo di più, mi dirigo risoluta verso
di lui.
Quando lo raggiungo, lo prendo per un braccio per trascinarlo di peso in un angolo appartato del locale, in modo che nessuno c'interrompa.
"Dico, ma sei matta?! Che ti prende?!" comincia a borbottare Ryo, appena
mollo la presa sulla sua camicia.
"A me?! Cosa prende a te! Che diavolo stai combinando con Yukari?"
sbotto senza nessuna esitazione.
Ishizaki mi guarda perplesso poi come al solito, cerca di fare il
pagliaccio per distogliere l'attenzione dai suoi veri sentimenti.
"E chi ci pensa a quella!"
"Oh certo! Non ci pensi proprio a lei! Infatti è per
questo che l'hai baciata, vero? Perché non ti
piace, ovvio!" rispondo sarcastica.
Ryo ha gli occhi fuori dalle orbite.
"E non provare a fare il furbo con me con le tue storielle stupide,
tanto lo sai che non attacca!"
Lo sfido mentre continua a fissarmi a bocca aperta.
La sua faccia da schiaffi però, non fa altro che innervosirmi ancora di più.
"Pensavi davvero che non me l’avrebbe raccontato?" chiedo con
tono avvilito, osservando la sua espressione imbarazzata.
"Sei proprio cretino, allora!" e non mi resta che
alzare gli occhi al cielo.
"Da quel giorno lei non mi parla quasi più..." borbotta all'improvviso
Ishizaki, posando di nuovo lo sguardo triste su Yukari.
"Credo..." esita per un secondo.
"Non le piaccio, ecco! Altrimenti non si sarebbe comportata
così! Non avrebbe iniziato a ignorarmi!"
Con un dito si gratta nervoso una tempia mentre i suoi occhi si
spostano furtivamente su di me.
Lo guardo allibita.
Devo resistere alla tentazione d'insultarlo, così prendo un bel respiro prima di parlare di nuovo.
"Tu la baci e pretendi che sia lei a cercarti?" esclamo, posando una mano sulla fronte.
"Ti rendi conto di quello che dici? Tu dovevi dirle che ti piaceva e
basta! Ma come pensi possa essersi sentita, vedendo che continuavi a far finta di niente?!"
Ishizaki mi ascolta in silenzio, lo sguardo da cane bastonato fisso su
di me.
Quando sta per aprire la bocca però, lo zittisco
all’istante.
"E non ti azzardare neanche per idea a dire che non è vero
che ti piace!" lo minaccio puntandogli un dito sul petto.
L'ho ammutolito ma non mi faccio impressionare e senza esitazione,
torno a fare pressione su di lui.
"Per una volta in vita tua cerca di essere serio! Non si
può sempre giocare, Ishizaki! Soprattutto quando ci sono di
mezzo i sentimenti delle persone. Parla con
Yukari e spiegale perché ti sei comportato così.
Sono convinta che allora capirà e le
cose si sistemeranno, vedrai!"
A predica è finita,
senza aspettare nessuna risposta da parte di
Ryo, giro sui tacchi e mi allontano da lui.
Ora ha bisogno di riflettere da solo sul da farsi, anche se gli basterà essere sincero con Yukari ma soprattutto con se stesso.
Facendomi largo tra la gente, cerco di raggiungere Yayoi, che mi aspetta in compagnia di Misugi.
Mentre mi avvicino non posso smettere di osservarli.
Loro due, insieme.
Yayoi è sempre stata una bella ragazza, con i suoi lineamenti perfetti
circondati da una cascata di capelli color miele, che farebbero invidia
a chiunque.
Misugi le tiene un braccio intorno alle spalle mentre parla piano al
suo orecchio.
Ora lei scoppia a ridere prima di guardarlo negli occhi.
Il suo sorriso è abbagliante per quanto è radioso.
Un pizzico d’invidia mi assale davanti a questo quadretto perfetto.
Perché per me... è tutto, totalmente diverso.
Ormai è passato quasi un anno e mezzo
dall’ultima volta che ho abbracciato il mio Tsubasa.
Un magone, che conosco fin troppo bene, sta partendo dalla bocca del mio stomaco.
Lo ricaccio indietro una volta raggiunta Yayoi, che mi
sorride con sincero affetto.
Una voce prende comunque a mormorare nella mia testa...
Se vincessi il primo premio al concorso, allora
anch’io...
Yukari e io ci godiamo il fresco dell'aria condizionata, sdraiate
l'una accanto all'altra sul futon nella nostra camera
d’albergo.
Chiacchierando, tocchiamo ogni evento importante che ha caratterizzato questa
nostra interminabile giornata.
Dalla finale persa con la Toho alla serata passata fuori,
nella terrazza ventilata di un locale.
La mia migliore amica cerca di sorridere, nonostante il suo
sguardo tradisca tristezza.
La osservo mentre si sistema i capelli da
un lato delle spalle ma questa volta, non ho coraggio di affrontare
ancora il discorso Ishizaki.
In verità avevo già deciso di non toccare più l'argomento,
perché credo spetti a Ryo risolvere la situazione, nonostante io non sia pienamente convinta della sua affidabilità .
"Tra poco più di un mese ci sarà il
concorso. Come ti senti, Sanae?" mi chiede dal nulla Yukari,
abbracciando il cuscino sotto di lei, portando così la conversazione verso ciò che crea ansia alla sottoscritta.
"Nervosa! Comincio ad avere un po' paura, anche se credo sia normale…" rispondo, abbozzando un sorriso mentre cerci di farmi forza.
"Hai parlato con Tsubasa delle tue intenzioni? Gli hai detto che
vorresti andare da lui, se dovessi riuscire a vincere?"
Scuoto la testa con vigore.
"No, non sa niente. Non voglio che s’illuda!
Cercare di non creare troppi castelli in aria è già difficile per me... Se non dovessi vincere, sarà una
delusione solo mia! Voglio evitargli altre sofferenze..."
Inevitabilmente un groppo si forma nella mia gola.
"Sono fiera di te, Sanae!"
Yukari mi guarda seria con gli occhi lucidi.
"Sai, quando alle prove ti sento cantare la tua canzone riesco a
percepire realmente quello che hai provato, quello che senti..."
Poggia il viso sul guanciale prima di continuare a parlare.
"Il tuo volto è così concentrato ed è
come se fossi sola e stessi cantando solo per te stessa. Ed è
allora che percepisco soprattutto il tuo dolore..."
Fa una piccola pausa, scandita da un sospiro.
"Ammiro così tanto il tuo coraggio e la tua forza!"
Le sue parole mi colpiscono diritte al cuore, non posso evitare
d'iniziare a piangere.
"Ammiro il fatto che tu non ti arrenda, Sanae. E tutto questo mi rende
tremendamente fiera di te!" e mi sorride mentre
le lacrime fanno capolino anche dai suoi occhi.
"Grazie, Yukari... grazie..." mormoro, la testa poggiata al suo braccio.
"Spero di vincere! Lo spero con tutto il cuore!
Perché sono tanto stanca... Non ce la faccio più
a stare sola senza di lui!"
Il bisogno di sfogarmi e abbassare le difese è qualcosa che non posso controllare, che non voglio controllare almeno per questa sera.
"Ogni giorno tiro avanti lasciando che il tempo passi! Ogni
giornata che finisce è solo un altro
giorno da cancellare sul calendario. Ma è
così da stupidi! Perché non ho
nessun conto alla rovescia da seguire, nessuna meta da
raggiungere. Quanto tempo dovrà passare, ancora?
Perché io sia di nuovo felice con Tsubasa, quanto
dovrò aspettare, Yukari?"
Chiedo, guardandola dritta negli occhi mentre mi osserva
preoccupata.
"Non sopporto più di vivere così, attaccata a un computer o
al cellulare! Non mi bastano più le frasi scritte in una
mail o qualche SMS frammentato! Ho bisogno di una carezza, di un
abbraccio... Ho bisogno che mi baci ancora!" asciugo le
lacrime con il dorso della mano.
"Se allungo la mano, voglio poter arrivare a lui... Ho bisogno di
sentirmi ancora viva... E per questo ho bisogno di Tsubasa!"
Ciao a tutte!
Ho deciso di pubblicare questo capitolo con un giorno
d’anticipo perché questo fine settimana sono fuori
e mi dispiaceva troppo aspettare fino a lunedì o
martedì per farlo!
Volevo tornare a ringraziare tutte le persone che hanno
recensito il capitolo precedente e tutte quelle che mi hanno contattata
privatamente con una mail, grazie!^^
Saluto in particolare Sakura chan dicendole "bentornata" e
augurandole che la sua permanenza in Germania sia piacevole!^^
Un bacio a Scandros e Lithtys, grazie infinite per i
complimenti, spero di avere sempre il "potere" di emozionarvi^^
Yakko, Kirby, Len chan, Essenza e Altair76... un
bacio anche a voi, thanks!^^
Rossy! Mi avevi detto che avresti avuto pazienza! Che
cos'è quel "UFFI" nella recensione?!^^
Un abbraccio forte ora ad Anego e Mentina... Grazie davvero!^^
Alla settimana prossima allora, buon week-end a tutte...
OnlyHope... anzi Elisabetta!^^
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Capitolo 10 *** Butterfly ***
BUTTERFLY
CAPITOLO 10
Butterfly
Guardo
nervosa la mia immagine riflessa nello specchio.
Le luci bianche illuminano il mio viso mentre un nodo stringe
prepotentemente il mio stomaco.
Ho paura, veramente paura.
Di uscire da questa stanza e salire su quel palco.
Di aprire il mio cuore a tutti, come non ho mai fatto prima.
Di essermi illusa che questa serata, possa cambiare il grigiore
dei lunghissimi mesi passati da sola.
Poggio i gomiti sul piano della specchiera e unisco le mani,
intrecciando le dita.
La mia fronte preme contro i pollici mentre chiudo gli occhi e
prego.
Per trovare la forza e il coraggio.
Per trovare un aiuto.
Sanae, fai vedere a tutti chi sei!
E realizza i tuoi desideri...
Quando torno a guardarmi allo specchio, i miei occhi si riflettono sbucando
appena sopra le mie mani chiuse.
Devo farcela!
Ripeto dentro di me, fissando la mia immagine.
Se vincerai, potrai stare di nuovo con lui!
Ripeto sapendo che è questa la motivazione
più forte che posso darmi, capace di smuovere completamente la mia
volontà.
Sorrido.
Perché sento che posso farcela davvero, devo solo
avere fiducia in me stessa.
Nonostante la tensione e l'ansia,
che attanagliano ancora il mio povero stomaco.
Devo distrarmi, assolutamente!
Dopo essermi alzata di scatto, esco dal camerino pur non avendo alcuna confidenza con il teatro che ospita la manifestazione.
Dove sarà Yukari?
Mi chiedo mentre la cerco con lo sguardo, attraversando i corridoi pieni di gente con la speranza di trovare presto la sua presenza amica.
I miei passi mi conducono però dietro le quinte, in
prossimità del palco.
Non resistendo alla curiosità, mi affaccio oltre il
sipario per spiare la platea.
Spalanco gli occhi alla vista della gente che affolla il teatro!
Il nodo allo stomaco si stringe ancora di più e la paura
torna prepotente a farsi sentire.
Osservo gli spettatori mentre seguono concentrati l'esibizione
di uno dei miei rivali.
Quando scorgo tra loro i miei amici però, il mio cuore
comincia a battere ancora più veloce.
E provo un senso di profonda commozione, perché sono venuti proprio tutti a sostenermi!
La squadra al completo occupa quasi una fila intera di poltroncine.
Taro e Ishizaki parlano tra loro, indicando la ragazza appena salita
sul palco per cantare.
Quando le prime note echeggiano nell'aria, Ryo mima una
smorfia di sufficienza.
Sorrido grata per suo parere estremamente di parte.
Yayoi e Misugi sono seduti dietro a loro due.
La mia amica indica al suo ragazzo la scaletta, segnando il numero due
con le dita.
È il mio turno, subito dopo la prossima canzone.
Poco più in là ci sono i miei genitori, le facce tese e contratte per l'agitazione.
Mia madre ha praticamente distrutto il palinsesto a forza di torturarlo
con le mani.
Arrossisco violentemente, quando il mio sguardo si posa su un'altra figura familiare, seduta al suo fianco.
La madre di Tsubasa posa una mano sul braccio di mia madre, tentando di tranquillizzarla con un sorriso incoraggiante.
"Sanae! Dove cavolo ti eri cacciata?"
La voce di Yukari mi fa trasalire.
Mi giro verso di lei, che nervosa si mangia le pellicine delle
unghie.
È in tensione, proprio come me.
Anche perché il momento di salire sul palco è praticamente arrivato.
"Vuoi un bicchiere d'acqua?" mi chiede ansiosa, le rispondo facendo di
no con la testa.
"Hai tenuto a riposo la voce per ventiquattr'ore? Non avrai mica
parlato, vero?!"
Mi tartassa di domande, rischiando però di agitarmi ancora di
più così.
Per calmarla, poso le braccia sulle sue spalle traendo un
grosso respiro.
"Non ho fatto niente che non avrei dovuto fare, tranquilla. Ora
però non mi serve avere una corista nervosa, più
di quanto non lo sia già io!" e le sorrido, facendole
l'occhiolino.
Yukari annuisce silenziosa mentre scorgo dietro di
lei i miei compagni di corso, che si stanno avvicinando.
C'è anche il professor Tadai con loro.
La melodia sul palco finisce.
La platea applaude.
Prendo così un altro lungo respiro, continuando a
fissare negli occhi Yukari.
E in questo momento sono tremendamente felice che lei sia qui
con me.
"È ora!" esclama il professore mentre la voce del
presentatore inizia la mia introduzione al pubblico.
La mia migliore amica mi prende le mani e le stringe fortissimo.
"Coraggio, Sanae!" e mi abbraccia.
"Ti voglio bene!" mormora da sopra la mia spalla.
Annuisco, deglutendo nervosa prima di avviarmi verso il palco.
L'applauso incoraggiante degli spettatori mi accoglie mentre
mi posiziono davanti l'asta del microfono.
La luce puntata su di me, per fortuna, non mi permette
di vedere la platea.
Il mio cuore batte veloce, poggio le mani sul microfono mentre
il professor Tadai si accomoda al pianoforte.
Le sue dita si posano sui tasti, facendo pressione
delicatamente.
Le note mi raggiungono e chiudo gli occhi.
Dimentico tutto e tutti.
Tranne Tsubasa.
Socchiudo le labbra e inizio a cantare solo per lui la sua canzone...
“When
you love someone so deeply
they
become your life
it's easy to succumb to overwhelming fears inside
blindly I imagined I could
keep you under glass
now I understand to hold you
I must open up my hands
and watch you rise
Spread your wings and prepare to fly
for you have become a butterfly
fly abandonedly into the sun
if you should return to me
we truly were meant to be
so spread your wings and fly
Butterfly”
... E sento che il peso che porto da mesi sul petto, si libera volando
lontano da me...
“I have learned that beauty
has to flourish in the light
wild horses run unbridled
or their spirit dies
you have given me the courage
to be all that I can
and truly feel your heart will
lead you back to me when you're
ready to land
Spread your wings and prepare to fly
for you have become a butterfly
fly abandonedly into the sun
if you should return to me
we truly were meant to be
so spread your wings and fly
Butterfly”
... E sento le lacrime riempire gli occhi...
... L'amore che ho dentro esplodere nella sua disperazione...
“I can't pretend these tears
aren't overflowing steadily
I can't prevent this hurt from
almost overtaking me
but I will stand and say goodbye
for you'll never be mine
until you know the way it feels to fly “
... Una lacrima scende sulla mia guancia...
“Spread your wings and prepare to fly
for you have become a butterfly
fly abandonedly into the sun (Fly... to the sun)
if you should return to me (I will know you're mine)
we truly were meant to be (Spread your wings and fly)
so spread your wings and fly
Butterfly
Spread your wings and prepare to fly
for you have become a butterfly
fly abandonedly into the sun
if you should return to me
we truly were meant to be
so spread your wings and fly
Butterfly
So flutter to the sky
Butterfly
Fly
Spread your wings and fly
Butterfly”
... Nascondo il viso dietro al microfono e un'altra lacrima
scivola lenta sul mio viso...
Ti amo... Tsubasa...
Qualche
secondo di silenzio poi un applauso scrosciante riempie il silenzio.
Torno alla realtà, rimanendo comunque un po' stordita da
tanta confusione.
Le luci ancora soffuse mi permettono di vedere la platea ora.
Sono tutti in piedi e continuano ad applaudire.
Tutti...
Compresa la giuria...
Sorrido.
Circondata da tutti i miei amici.
Sorrido di continuo, ebbra dell'euforia che mi circonda in questa memorabile serata.
Questa è decisamente la mia notte.
I miei amici sonno stati dei pazzi ad affittare il locale con la terrazza per festeggiare!
Era così forte la loro fiducia in me?
Mi guardo intorno, da un'altezza da cui è mirabile tutta Tokyo.
I ragazzi della squadra sparpagliati in giro, parlano tra loro.
C'è chi balla e chi invece fa il cascamorto con delle ragazze della mia classe, venute apposta
fin qua per sostenermi.
Izawa è di sicuro il più gettonato di tutti e un
sorriso divertito distende ancora le mie labbra.
Yayoi e Misugi ballano stretti un po' in
disparte, sembra siano in un mondo a parte.
Manchi solo tu, Tsubasa...
D'istinto i miei occhi si posano sulla statuetta che ho appena
vinto, posta in bella vista al centro del bancone del bar.
E la tristezza è solo un ricordo ora che so che lo rivedrò!
Ora che ho la certezza di poterlo abbracciare di nuovo!
Presto, molto presto!
"Allora, Anego! Ce l'hai proprio fatta, eh?" esclama Ishizaki,
facendosi vicino.
La sua espressione buffa mi strappa
l'ennesimo sorriso.
"Per tua enorme fortuna stasera sono troppo contenta, non ho nessuna voglia quindi di maltrattarti! Approfittane!" lo
stuzzico bonariamente, perché so che è stato proprio lui, il principale
artefice di questa festa in onore della mia vittoria.
"Non darle fastidio anche oggi, Ryo!"
Yukari si frappone tra noi due, trafelata.
"Che ti ha detto, Sanae? Ha fatto qualche battuta delle sue?"
Scoppio a ridere divertita, scuotendo la testa mentre la mia migliore
amica tira un vistoso sospiro di sollievo.
"Mi vuoi dire perché continui ad avere questa pessima
convinzione? Perché pensi sempre che io tormenti la
gente?!" sbuffa Ishizaki, avvicinandosi a lei e passandole
un braccio intorno alla vita.
"Se vuoi però, potrei tormentare un po' te,
adesso..." aggiunge, sorridendole malizioso.
Yukari arrossisce, diventando proprio paonazza.
"Sei irrecuperabile!" esclama, liberandosi dall’abbraccio del
suo ragazzo.
"Te l'ho già detto, Sanae! Tu sì che sei
fortunata ad avere un fidanzato come Tsubasa! Altro che questo qua!"
"Molto fortunata!" le rispondo stando al gioco mentre Ishizaki mette
su un finto broncio.
"Beh, il Capitano sarà più bravo di me a giocare
a calcio, ma io ho le mie belle doti nascoste! Non
è vero, Yukari?"
Ishizaki non le dà il tempo di rispondere però
e prendendola per mano, la trascina via ridacchiando.
La mia amica si volta a guardarmi mentre ride allegra e io sono davvero felice, che le cose tra quei due si siano sistemate.
"Che coppia!" commenta Taro, avvicinandosi a me.
"Già! Era ora che si dessero una mossa!" ribatto, senza
smettere di sorridere serena.
"Da che pulpito, Sanae!" esclama il mio amico ridendo,
poggiando un braccio sulla mia spalla.
"Quanto ci avete messo a mettervi insieme, tu e Tsubasa? Due,
tre anni? Beh, se consideriamo anche le elementari, diciamo che ti
conviene stare zitta!"
Mi fissa ora, sorridendo divertito.
Arrossisco mentre sposto lo sguardo di lato.
"Effettivamente..." borbotto imbarazzata prima di scoppiare a ridere
allegra.
Stasera mi sento proprio bene!
Nel frattempo della musica commerciale inizia a diffondersi nelle casse, così Yukari si
avvicina di nuovo, trascinando me e Taro al centro della
pista.
Circondata da tutta la squadra che si dimena
all'unisono e a tempo, sorrido felice posando gli occhi al cielo.
Tra le luci brillanti delle stelle scorgo l'intermittenza rossa di un
aereo.
Seguo il suo movimento nel cielo blu di questa calda serata d'inizio
ottobre.
E sorrido di nuovo.
Inevitabilmente.
Sto per volare da te, Tsubasa...
"Butterfly" - Parole: Mariah Carey Musica: Mariah Carey,
Walter Afanasieff © 1997
Sony Music Entertainment Inc.
Questo è uno dei motivi per cui la mia ff si
chiama così, il motivo di Tsubasa!^^
"Butterfly" è una delle mie canzoni preferite,
l’adoro veramente ed ho sempre pensato che le sue parole
potessero rispecchiare in pieno i sentimenti di Sanae. Così
ho deciso che fosse sua.
Molto probabilmente quasi nessuno la conoscerà
quindi mi farebbe piacere che anche voi la ascoltaste!
Di seguito posto la traduzione in italiano della canzone nel
caso in cui ci fosse qualcuno non ferratissimo in inglese.
Un bacio a tutte quante e un abbraccio a chi continua a
recensire.
Per me è un piacere enorme leggere cosa pensate
perché mi gratifica e mi sprona a fare sempre un po'
meglio... Nei miei limiti^^
A presto, OnlyHope^^
P.S. nella mia mente sadica e malata per un istante volevo
fare arrivare Sanae seconda, perché credo che tutti avessero
capito che avrebbe vinto, era un po' scontato. Poi però ho
pensato che avrei dovuto tenerla lontana da Tsubasa ancora per troppo e
qualcuno, tipo Rossy, sarebbe venuto a cercarmi a casa per picchiarmi!
E avrebbe fatto pure bene!^^
FARFALLA
Quando ami qualcuno così intensamente
Da diventare la tua vita
E' facile cedere alle opprimenti paure dentro di te
Ciecamente immaginavo
Che ti avrei potuto custodire sotto vetro
Ora capisco che per averti
Devo aprire le mani
E guardarti salire
Apri le ali e preparati a volare
Perché sei diventato una farfalla
Vola libero verso il sole
Se tu dovessi ritornare da me
Dovevamo veramente stare insieme
Quindi apri le ali e vola
Farfalla
Ho imparato che la bellezza
Deve fiorire nella luce
I cavalli selvatici devono correre senza briglie
O il loro spirito muore
Tu mi hai dato il coraggio
Di essere tutto ciò che sono
E sento veramente che il tuo cuore
Ti riporterà da me
Quando sarai pronto ad atterrare
Apri le ali e preparati a volare
Perché sei diventato una farfalla
Vola libero verso il sole
Se tu dovessi ritornare da me
Dovevamo veramente stare insieme
Quindi apri le ali e vola
Farfalla
Non posso far finta che queste lacrime
Non stiano traboccando intensamente
Non posso evitare che questo dolore
Quasi mi raggiunga
Ma io resisterò e ti dirò addio
Perché tu non sarai mai mio
Finché non saprai cosa si prova a volare
Apri le ali e preparati a volare
Perché sei diventato una farfalla
Vola libero verso il sole (Vola ... verso il sole)
Se tu dovessi ritornare da me (Saprò che sei mio)
Dovevamo veramente stare insieme (Apri le ali e vola)
Quindi apri le ali e vola
Farfalla
Perciò batti le ali nel cielo
Farfalla
Apri le ali e vola
Farfalla
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Capitolo 11 *** Preparativi ***
BUTTERFLY
CAPITOLO 11
Preparativi
"Arrivederci,
allora! Ci vediamo tra una decina di giorni per la consegna dei
biglietti!" esclama la ragazza dell'agenzia viaggi mentre sto
per uscire.
Le sorrido prima di chiudere la porta alle mie spalle e con aria
soddisfatta, incamminarmi per le vie affollate del centro.
Alzo gli occhi al cielo sospirando felice.
Le nuvole grigie all’orizzonte
incupiscono questo freddo pomeriggio di fine novembre, ma io
non me ne curo.
Per me oggi è come se passeggiassi in un'accogliente e
vivace giornata di primavera!
Sono troppo felice!
Tra qualche settimana partirò per il Brasile!
E non mi sembra vero!
Per assicurarmi della realtà dei fatti, apro così ancora una volta il foglio della prenotazione piazzandolo davanti ai miei occhi, che scorrono famelici ogni
informazione.
L’orario dei voli diretti per e da Sao Paulo, il mio posto
sull’aereo e il costo dei biglietti.
Sorrido in maniera spropositata leggendo la data della partenza.
E non importa se potrò fermarmi solo due giorni,
escluso il viaggio... queste vacanze invernali
me le ricorderò di sicuro, per tutta la vita!
Presa dall’euforia, bacio il pezzo di carta che stringo tra le mani prima di stringerlo al petto, proprio come se fosse il
più prezioso dei tesori.
Ridacchio sospirando ancora, quando
con la coda dell’occhio, noto una vecchietta che mi
fissa decisamente allibita.
"Salve, signora!" esclamo allegra nella sua direzione.
"Non crede anche lei che oggi sia una bellissima giornata?" e le
sorrido radiosa.
La nonnina mi guarda perplessa, sbattendo le palpebre poi si allontana
velocemente, invertendo il suo senso di marcia e borbottando
qualcosa.
Mi avrà presa per pazza... Ma
chi se ne frega!
Riprendo a camminare anch'io per le vie
del centro, con la convinzione che nulla al mondo
potrà mai rovinare una giornata memorabile come
questa!
Mi sembra quasi di poter volare tanto mi sento leggera!
E quando osservo la mia immagine riflessa sulle vetrine dei
negozi, mi sembra di essere addirittura più carina del
solito, tanto è l’entusiasmo che sento dentro!
Raggiungo così la mia pasticceria preferita sempre sorridendo beata.
Sposto una ciocca di capelli dietro l’orecchio mentre entro,
la ragazza al bancone mi saluta, dandomi il benvenuto.
Senza fretta attendo il mio turno, tentando
di scegliere un dolce degno della giornata tra le delizie esposte oltre la vetrina.
Se Yukari fosse qui, impazzirebbe!
Penso, scorrendo gli occhi su tutte queste prelibatezze poi ricordo che a quest’ora dovrebbe già
essere al cinema con Ishizaki.
Sicuramente
sta meglio dov'è!
"Desidera?" mi chiede gentilmente la commessa, una volta
arrivato il mio turno di ordinare.
"Una fetta di crostata alla fragola, grazie!" rispondo cortesemente e
quando ho in mano il mio delizioso piattino, mi sposto nella sala da
tè della pasticceria.
Passando tra i tavoli, mi dirigo verso un angolo tranquillo.
Alla mia destra, noto una ragazza che indossa
l’uniforme della mia vecchia scuola media.
Sorrido spontaneamente mentre la sorpasso, ripensando a quei
tempi sereni che sembrano davvero così lontani ora.
"Nakazawa senpai!"
Mi volto curiosa, dopo aver sentito pronunciare in maniera familiare il
mio nome.
Con stupore scopro l'identità ragazza delle medie... Kumi Sugimoto mi saluta con un gesto della mano, senza smettere mai
di sorridere.
Sorpresa, mi avvicino al suo tavolo, ricordando che non la vedo dal giorno del mio diploma.
Quando la raggiungo, lei si alza subito educatamente.
"Ciao, Kumi!" esclamo sorridente.
"È passata una vita dall’ultima volta!"
"Già!" risponde, annuendo allegra.
La osservo mentre si sposta la frangetta dagli occhi, pensando che sia ancora più carina di un paio di anni fa.
"Ma sei sola, senpai?" chiede, guardandosi intorno.
"Perché non ti siedi qui con me?" esclama poi con molta
spontaneità.
Spiazzata dal suo invito, rimango per un secondo in silenzio prima di accettare, cercando poi di non dare troppo peso al disagio che potrebbe scaturire, per via di vecchie questioni del nostro passato.
Quando ci accomodiamo allo stesso tavolo,
avverto comunque un po' d’imbarazzo tra noi.
Per spezzare questa strana tensione, inizio a parlare di
cose futili.
"Come vanno le cose alla vecchia scuola?" chiedo, assaggiando il primo
boccone del mio dolce.
Kumi prende subito parola, animata dal solito entusiasmo che l'ha sempre contraddistinta e inizia a raccontarmi dei vecchi professori e naturalmente del club di calcio.
Che coincidenza incontrarla di nuovo, proprio oggi...
I miei occhi si posano di riflesso sul foglio dell’agenzia, poggiato aperto sul tavolino, vicino alla mia borsa.
Mi sembra così strano, essere qui con lei...
Non siamo state mai così intime da passare
un pomeriggio insieme, da sole a chiacchierare.
Non potevamo proprio visto che
volevamo entrambe lo stesso ragazzo.
Osservo ancora Kumi mentre i ricordi riaffiorano nella mia mente.
In fondo non è cambiata molto, è sempre
stata una ragazza estremamente vivace.
Lo era in particolar modo al club di calcio e soprattutto con
il Capitano della squadra.
E nonostante Tsubasa fosse molto popolare tra le ragazze,
probabilmente è stata Kumi, l’unica
a farmi sentire un po' gelosa.
Non gelosa della persona in sé ma più
del sentimento che Tsubasa riusciva a suscitare in
lei.
Un sentimento lontano dal mio, perché non ci sarà
mai nessuna che lo amerà più di me, ma in qualche
modo anche simile.
Probabilmente Kumi è stata la sola ad aver superato
l’infatuazione iniziale per il famoso Capitano della squadra di calcio, avendola trasformata con il tempo in amore.
Tra le tante cose, ricordo di averla invidiata a un certo punto.
Lei poteva essere spontanea mentre cercava
di avvicinarsi a lui.
Kumi dichiarava apertamente avanti a
tutti il proprio amore, senza timori, senza
nascondersi.
In quel periodo non potevamo essere più
diverse.
Lei voleva Tsubasa pubblicamente e lo gridava al mondo.
Io lo desideravo nell’intimo, in silenzio.
Kumi era molto più coraggiosa di me mentre continuava a cercare di
raggiungerlo, nonostante sapesse di avere poche speranze.
Io mi limitavo invece ad aspettare, nonostante sapessi in
fondo al mio cuore, che eravamo così vicini.
In quei momenti d’indecisione e paura, confesso di
aver desiderato essere un po' più come lei,
così spontanea e libera.
"Come sta il Capitano, senpai?" mi chiede all'improvviso, la voce un
po' esitante e un velo d'imbarazzo, che le imporpora le guance.
Mi rendo conto di essermi estraniata, seguendo
il flusso dei miei pensieri.
"Bene!" le rispondo serena.
"È diventato titolare della squadra del Sao Paulo!
E non è cosa da poco per un non giapponese!"
aggiungo scherzando.
Kumi annuisce convinta prima di sorseggiare il suo milk-shake
al cioccolato.
Il suo sguardo allora si posa sul foglio di carta
accanto alla mia borsa.
Quando lo rialza su di me, posso leggere chiaramente sul suo volto tutto
il suo stupore.
"Andrai in Brasile, Nakazawa senpai?" chiede innocentemente,
assecondando senza filtri la sua curiosità.
"I tuoi ti lasciano andare?"
Esito a rispondere, spiazzata dalla sua domanda, ma Kumi fraintende il
mio silenzio e arrossisce.
"Scusa, senpai! Sono stata troppo indiscreta!” esclama
imbarazzata.
"Non dovevo chiedere ma mi è caduto l’occhio per caso, così..."
cerca di giustificarsi ancora.
Per tranquillizzarla le rivolgo un sorriso sereno.
"I miei partiranno per un viaggio soli soletti nello stesso
periodo, così non si preoccupano troppo per me. Ho quasi
diciassette anni poi, quindi si sentono liberi di fare un po' quello
che vogliono. In fondo è vantaggioso essere
considerata una figlia modello, di quelle con la testa sulle
spalle!"
Kumi inizia a ridere poi torna seria all'improvviso.
"Non vi siete più visti dalla sua partenza, vero?" chiede
con una semplicità disarmante, guardandomi dritta negli
occhi.
Annuisco, avvertendo comunque un po' di tristezza, all'idea di quanto
tempo sia passato dall'ultima volta che ho visto Tsubasa.
"Ora sarai al settimo cielo, senpai! Immagino che lo sia anche il
Capitano!"
Il mio sorriso si distende di nuovo mentre rispondo che niente
può rendermi più felice di questo viaggio.
"Tsubasa mi scrive ogni santo giorno per sapere la data di arrivo del mio volo! Oggi potrò finalmente
accontentarlo!" esclamo allegra, indicando con l'indice la prenotazione.
Kumi sorride, senza cercare di nascondere di nuovo un
certo stupore.
"State ancora insieme nonostante tutto..." esclama mentre arrossisce.
"È per questo che ho sempre saputo di non poter competere
con te, senpai. Di non poter competere con quello che
c'è tra voi..." e abbassa lo sguardo sul bicchiere avanti a lei, ormai
vuoto.
Rimango per un attimo senza parole...
In una circostanza come questa infatti, non c'è nulla che possa dire mentre continua a tenere gli occhi bassi.
"Kumi..." chiamo piano, non sapendo bene cosa fare poi.
Quando torna a guardarmi però, sembra di nuovo
serena.
"Il prossimo anno... Alle superiori m'iscriverò di nuovo come manager al
club di calcio!" esordisce con il solito entusiasmo, come se niente
fosse.
"Sarà una rimpatriata, senpai!" esclama infine allegramente.
Le mie labbra si distendono di nuovo in un sorriso.
Kumi Sugimoto è veramente una brava ragazza.
"Allora, Anego! Devi portare queste cose in Brasile!"
esclama Ishizaki, posando un enorme sacco di plastica sul tavolo dello
spogliatoio del club.
Devo portare cosa?!
Perplessa, osservo il mio amico mentre fruga all'interno della
busta, tirando fuori un'infinità di oggetti e
posandoli sull’asse di legno.
I miei occhi si spalancano alla vista di quelli che dovrebbero essere,
almeno secondo la mente malata di Ishizaki, regali
per Tsubasa.
"Andiamo, Ryo! Non parte mica con venti valigie!"
Taro interviene in mia difesa.
Annuisco, ringraziandolo con un sorriso.
"Non posso portare con me tutta questa roba!" mi rivolgo
così a Ishizaki, che mi guarda perplesso come se parlassi
un’altra lingua.
"Già! Anche Sanae avrà comprato dei regali per
Tsubasa, quindi queste... ehm cose, gliele
manderai un'altra volta, Ryo!" aggiunge Taro, perseverando
nella sua opera di convincimento.
Ishizaki ci fissa per un attimo, gli sorrido sperando che si
sia finalmente reso conto delle stramberie che a volte gli
passano per la testa.
"Ma è Sanae il regalo per Tsubasa!" esclama all'improvviso,
rivolgendosi di nuovo a Taro.
"Tu non hai bisogno di portargli altro! Basta la tua presenza fisica!" aggiunge
con un sorrisetto malizioso, tornando a fissarmi.
Arrossisco in maniera decisa mentre Yukari gli sferra una
violenta gomitata al braccio.
La mia espressione deve essere comunque estremamente divertente, visto
che Taro riesce a stento trattenere una risata.
"È da tanto che non vi vedete! Non riuscirete a togliervi le
mani di dosso, nemmeno per un secondo!"
Ishizaki rincara la dose, facendo addirittura l'occhiolino verso agli altri.
"Ryo!" lo rimprovera con poca convinzione Yukari, senza riuscire a nascondere una
sorrisetto divertito.
Ecco, sento le mie guance avvampare ancora di più ora.
Non riuscendo a rispondere a tono per l'imbarazzo, afferro il
primo oggetto che mi capita sotto mano e lo scaglio contro
Ishizaki.
Taro scoppia a ridere a crepapelle, quando il suo compagno di
squadra evita per un pelo gli scarpini che gli ho tirato.
Mi volto verso così verso di lui per rimproverarlo con lo sguardo, aggrottando le
sopracciglia.
"Proprio divertente prendermi in giro con certi argomenti,
vero?"
Misaki si avvicina ridacchiando ancora e per
rabbonirmi, mi dà un pizzicotto sulla
guancia.
Sbuffo, alzando gli occhi al cielo.
"Sei sempre la solita manesca!" borbotta Ishizaki divertito.
Gli intimo di stare zitto, perché
altrimenti la prossima volta non avrò pietà di
lui.
Anche Yukari continua a sorridere mentre posa un braccio intorno alle mie spalle.
"Mi raccomando, Sanae... Datti da fare in Brasile!"
sussurra piano al mio orecchio.
"Yukari! Ti ci metti pure tu adesso?!" sbotto, sentendo le mie guance
ancora più in fiamme.
La mia amica mi regala un sorriso malizioso prima di scoppiare a ridere e abbracciarmi forte.
"Uffa! Smettetela di prendermi in giro!" mormoro sconsolata da sopra la
sua spalla.
Lo faranno mai?
Temo di no!
Ma non importa, niente potrà offuscare la gioia che provo all'idea del viaggio che mi attende!
"Questo sì!" poggio delicatamente il vestito sul letto,
accanto alla valigia aperta.
"No! Questo proprio no!" quest’altro finisce
invece sul tappeto, vicino ai miei piedi.
Mi guardo allo specchio mentre sto provando tutti, ma proprio tutti, i capi estivi che ho tirato fuori
dall’armadio.
"Uff!" sbuffo nervosa, buttando l'ultima camicetta a terra.
Nulla infatti sembra convincermi
davvero.
Abbattuta, contemplo la mia immagine riflessa nello specchio.
E il nervosismo sale ancora di più.
Di certo sono cambiata in questi anni...
I capelli castani adesso raggiungono le spalle, li
sistemo alla meglio dietro le orecchie.
Il mio sguardo critico scorre giù, lungo tutto
il corpo coperto solo dagli slip e una canotta
bianca.
Non sono una pin-up ma
sicuramente nemmeno più una ragazzina di quindici
anni!
Ne sto per compiere diciassette e direi che la differenza si nota,
soprattutto all’altezza del seno.
E se non dovessi piacergli più?!
Mi chiedo agitata, girandomi e rigirandomi davanti allo specchio.
Sbuffo di nuovo prima di voltarmi e afferrare la maglia del Sao Paulo,
abbandonata su una sedia.
Dopo averla indossata come ogni sera, mi butto poi a peso morto sul letto.
E mi sento così stupida!
Mi sto facendo prendere troppo dall’agitazione e questo non
va bene!
Per cercare di calmarmi, inizio così a respirare a pieni polmoni, gonfiando bene
il petto.
Quando rilascio l'aria, sposto lo sguardo sul comodino.
Tsubasa mi sorride dentro una cornice e mi torna in mente cosa mi ha
scritto nell'ultima mail.
"Da quando so la data del tuo arrivo, il tempo si
è fermato! Non scorre più come prima e mi sembra
che quel giorno non arrivi mai! Ma forse sono semplicemente io a
essere impaziente... Perché non mi sembra vero! Sbrigati ad
arrivare, Sanae! Ti prego..."
Ma cosa importano i vestiti, i capelli e tutto il
resto, quando l'importante è stare insieme?
Prendo in mano la foto e osservo più da vicino il suo
sorriso.
D'istinto lo bacio, facendo aderire le mie labbra alla
superficie fredda del vetro.
Due anni...
Sono passati quasi due anni, fatti solo di
lontananza.
E sembra impossibile che sia riuscita a resistere
tutto questo tempo senza di lui.
La vibrazione del telefonino mi distoglie dai miei pensieri,
leggo il nome della mia migliore amica sul display.
Mi appresto a rispondere felice di sentirla.
"Ciao, Yukari!"
"Allora, finita questa valigia?" la sua voce è allegra e
squillante, anche più del solito.
"Più o meno..." mento spudoratamente, fissando la
confusione che regna nella mia camera.
"Credo che la finirò domani, non so decidermi su alcune
cose..."
"Mm, ok! Vorrà dire che ti aiuterò io a
prepararla!" esclama ridacchiando.
"Mancano solo tre giorni alla partenza, non è che
ti resti tutto questo tempo! Facciamo così: domattina
sarò da te con le foto che Ryo e la squadra vogliono mandare
a Tsubasa. Prepareremo iinsieme la valigia e se
mancherà qualcosa, ce ne andremo in centro a
comprarla! Ti va bene?"
"Ok!" le rispondo, divertita dall'esposizione tutta d'un fiato del suo
piano.
"Ma non penso mi manchi niente!"
"Io non credo. Una cosa la dovresti comprare di sicuro!"
"Cosa?" le chiedo curiosa.
"Ma della biancheria intima sexy, Sanae!"
Yukari scoppia a ridere mentre io arrossisco fino alla punta
delle orecchie.
"Te lo devo proprio dire, Yukari. Ishizaki ha una pessima influenza su
di te, davvero pessima!" borbotto, poggiando una mano sulla guancia.
La mia amica continua a ridere mentre sbuffo rumorosamente.
"A parte gli scherzi, Sanae. Hai messo un costume in valigia?"
"Costume? No, non ci avevo pensato! Perché pensi
che possa servirmi?"
"Ovvio! Laggiù è estate!" esclama Yukari con tono saccente.
"Capito. Domani lo andiamo a comprare insieme!" insiste,
arrivando alle sue conclusioni senza interpellarmi.
Vorrei contraddirla, dicendole che posso benissimo portare via
uno di quelli che ho già a casa, ma non mi azzardo.
Conoscendo bene la mia migliore amica, so già che ormai si
è messa in testa questa cosa e che è inutile
cercare di farle cambiare idea.
"Va bene, ti spetto alle nove allora!" è la riposta
arrendevole che esce dalla mia bocca.
"Perfetto!"
"Ok, allora notte e grazie per la chiamata!"
"Notte...." risponde con una sorta di esitazione della voce.
"Sanae?"
"Dimmi?"
"Sono felice per te, tanto! Sarà fantastico, vedrai!"
esclama in tono dolce, perché Yukari è
sicuramente una delle persone che mi vogliono più bene al
mondo.
Sono davvero fortunata ad averla come amica!
"Grazie..." le rispondo commossa prima di chiudere il cellulare.
Un sospiro felice sgonfia il mio petto.
Mancano solo tre giorni alla partenza.
Abbraccio il cuscino, affondando il viso nella federa profumata.
Emetto uno strilletto, non riuscendo a trattenere la gioia e
l'eccitazione.
"Tre giorni..." sussurro piano.
"Mancano finalmente solo tre giorni, Tsubasa..." e i miei occhi si
chiudono, finché non cado in un sonno sereno e senza sogni.
Ciao!^^
Come prima cosa supplico Rossy affinché non mi odi
per questo capitolo!^^' Non sarà contenta
immagino… Ma il prossimo giuro che ci siamo, promesso!^^
E magari alla fine penserai che non sono poi così
cattiva… Spero!^^
Questo vale anche per Lithtys che aspetta pazientemente
l'incontro tra Sanae e Tsubasa, un bacio grande con un grazie per le
recensioni assidue e i complimenti!^^
Ovviamente stesso discorso per tutte le persone che si
aspettavano l'incontro in questo capitolo, scusatemi!^^
Un bacio anche a Sakura chan nella lontana Germania, grazie
ancora per le recensioni, di cuore!^^
E uno anche a chi non ho nominato, vi chiedo di scusarmi ma
non sto molto bene e comincio ad avere dei seri cedimenti strutturali!
Mi è dispiaciuto non mettere il capitolo on-line
ieri come avevo progettato, ma stavo pure peggio... Brutti mali di
stagione!
Non me ne vogliate quindi, siete tutte nel mio cuore!^^
Spero che la Sanae allegra di quest’undicesimo
capitolo vi sia piaciuta!
Ultimo saluto a chi non aveva mai recensito prima la mia
storia, spero di non deludervi mai! Con un ringraziamento speciale a
Fantasie per aver colto il senso del mio lavoro così bene,
hai capito il mio intento e ti ringrazio per questo!^^
Grazie ancora per l'attenzione che mi concedete ogni volta,
mi rende sempre molto felice... ^^
Buona ninna, ci vediamo presto... In "Brasile"!^^
OnlyHope... ZZZ... ZZZ...
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Capitolo 12 *** Brasile ***
BUTTERFLY
CAPITOLO 12
Brasile
"ATTENZIONE
PREGO. I SIGNORI PASSEGGERI DEL VOLO 754 DIRETTO A BUENOS AIRES SONO
PREGATI DI PRESENTARSI ALL' IMBARCO. RIPETO..."
La voce nell'altoparlante ripete monotona il suo annuncio,
diffondendosi per tutto all'aeroporto internazionale di Sao
Paulo, Brasile.
Intorno a me un via vai di gente non mi permette di vedere
più in là di qualche metro, facendomi quasi
girare la testa per la confusione.
Ho il cuore in gola e il mio stomaco si contorce, a
causa dell'eccitazione, che si agita decisa dentro di me.
Le emozioni che provo sono infinite mentre aspetto impaziente,
tamburellando agitata un piede sul pavimento.
Mi sento ansiosa e di tanto in tanto, vampe di calore salgono
su, lungo tutta la mia schiena.
Ma non mi sono mai sentita più felice!
Di quella felicità costruita su mesi e mesi di
sofferenze, scaturite dalla lontananza.
Mi guardo intorno confusa,
perché mi sembra ancora impossibile.
Non mi capacito davvero di essere realmente atterrata a Sao Paulo.
Nemmeno la gente che parla portoghese, riesce a convincermi
della mia reale presenza qui.
Ma quando lo rivedrò, sono sicura che allora
riuscirò a capacitarmi che è tutto vero.
Perché solo riabbracciando Tsubasa, mi sentirò
davvero finalmente in Brasile.
Il mio sguardo si posa ancora sull'orologio, anche se sono passati al
massimo due minuti dall'ultima volta.
È un po' in ritardo...
O forse sono io che non ho capito bene dove dovevo aspettarlo?!
Mi guardo ancora intorno agitata, alzandomi leggermente sulla punta dei
piedi.
Nelle confusione il mio sguardo vaga tra sagome sconosciute,
finché non fissa una direzione precisa.
I miei occhi calamitati da una figura familiare in lontananza.
Il mio cuore fa una capriola nel petto poi i battiti prendono
ad accelerare.
Poso una mano sul seno, per cercare di attutire quel bussare, che mi
rimbomba persino nelle orecchie.
Come se avessi paura che anche gli altri possano sentirlo.
Avverto i vasi sanguini dilatarsi sulle gote mentre un caldo
improvviso si propaga per tutto il mio corpo.
Rimango immobile ad osservare la figura che si avvicina, facendosi
largo tra la gente.
I suoi occhi perennemente puntati dentro i miei.
Riconosco ogni tratto di quel viso.
I capelli disordinati e lo sguardo limpido e sincero,
specchio della sua vera natura.
È sempre lui!
Ma due anni più grande...
Mi ha raggiunta ora.
Mi sorride.
E il mio respiro diventa affannoso,
perché riconosco quel sorriso...
È quello che riserva solo a me, quello che mi appartiene.
L'emozione è così forte,
che sento le lacrime salire agli occhi.
"Ciao, benvenuta!" esclama felice e la sua voce mi sembra la
melodia più bella del mondo.
Lui è la cosa più bella del mondo!
Paralizzata dalla gioia, abbasso lo sguardo, iniziando a piangere.
È tutto vero. Sanae!
Tutto vero!
Ripeto nella mia mente prima di prendere un grosso respiro, che mi
permetta di salutarlo come si deve.
Ma quando sto per rialzare lo sguardo su di lui, mi sento sollevare in
aria all'improvviso.
Tutto l’aeroporto gira intorno a me, o meglio, sono io che
giro in mezzo a tutti.
Le braccia di Tsubasa mi stringono all'altezza dei reni ed io
ora posso vedere il suo splendido sorriso, ancora più da
vicino.
Stringendomi al suo collo, inizio a ridere felice.
La sensazione di sentirlo di nuovo così vicino e non come
nei sogni, mi fa sentire così bene!
Dopo tanto tempo, finalmente bene!
Quando i miei piedi toccano di nuovo
terra, rimaniamo abbracciati, ancora per qualche
secondo.
Con la fronte poggiata sul suo petto, respiro a pieni polmoni il suo
profumo.
Stringendomi forte a lui, lascio che ogni mio senso si
riappropri di ciò che ama, di ciò che
gli appartiene.
Sospiro quando una mano di Tsubasa mi accarezza
la schiena per poi salire su, fino ad andare
a perdersi nei miei capelli.
Mi bacia delicatamente la fronte, torno a guardarlo negli occhi.
"Finalmente, Sanae..." sussurra piano con infinita dolcezza.
Mi sorride, ancora.
Ed io sento mancarmi il respiro...
"Lascia posso fare da sola!"
Cerco di convincere Tsubasa a mollare il manico del trolley, che si sta
portando dietro sul marciapiede, fin dall'aeroporto.
"Scherzi?!" mi risponde, girandosi e aggrottando le
sopracciglia, scherzosamente.
"Sono un ragazzo forte e robusto, dovresti saperlo, quindi
questa valigia neanche la sento! Poi che razza di cavaliere sarei, se
ti lasciassi portare i bagagli?!"
Annuisco sorridendo mentre ci fermiamo ad aspettare il primo
taxi disponibile, che ci porti al mio hotel, in modo da lasciarvi le
mie cose.
Una macchina gialla sbuca in questo istante sul viale, osservo attenta Tsubasa mentre si sporge sul ciglio
della strada, per fermare la vettura.
A dir la verità, non ho mai smesso di guardarlo da quando ci
siamo riabbracciati in aeroporto, sembra che i miei occhi non
siano capaci di staccarsi dalla sua immagine.
Tsubasa parla in perfetto portoghese con
l'autista, che scende subito dall’auto e
carica il mio bagaglio nel cofano posteriore.
Non capendo una parola, mi limito ad osservarli, rimando in silenzio.
Il tassista ora dà una pacca sulla spalla di Tsubasa, che si
gratta imbarazzato il ciuffo sulla nuca.
L’autista infila poi la testa all'interno dell'abitacolo,
direttamente dal finestrino e ne riesce con in mano una di
quelle macchinette fotografiche usa e getta.
Con un largo sorriso, si gira verso di me e salutandomi in inglese, mi
porge la macchinetta, chiedendomi di fargli una foto insieme a
Tsubasa.
Sorrido quando aggiunge che altrimenti suo figlio non
crederà mai al suo incontro fortunato.
Accetto volentieri di fargli da fotografa, sperando poi mentalmente che
ogni persona si rivoga a me in inglese d'ora in poi, così da
non sentirmi perennemente un pesce fuor d'acqua.
Fisso dentro l'obbiettivo Tsubasa, che si
lascia abbracciare amichevolmente dal suo
tifoso, senza smettere mai di arrossire.
Gli sorrido complice, facendo l’occhiolino prima di scattare
un paio di foto.
E quando gli restituisco la macchinetta, il simpatico tassista mi
ringrazia, esclamando che il loro numero
dieci ha veramente una ragazza carina.
Arrossisco prima di aprire la portiera ed infilarmi in auto, Tsubasa si
accomoda subito accanto a me.
Il taxi inizia così la sua corsa per le strade
affollate di Sao Paulo.
Durante tutto il tragitto, Tsubasa non fa altro che indicare qualcosa
fuori dal finestrino, smanioso di mostrarmi angoli della sua città,
testimoni della sua nuova esistenza brasiliana.
Il mio sguardo si muove veloce, cercando di seguire le sue indicazioni,
ma la maggior parte delle volte non riesco a cogliere nulla.
Ma lui nemmeno se ne accorge, tanto è impaziente di
mostrarmi il suo nuovo mondo e nei suoi occhi posso scorgere
chiaramente, il desiderio di rendermi partecipe della sua
nuova vita qui.
Giunti al mio albergo, Tsubasa paga la corsa e portandosi
dietro il mio bagaglio, mi precede nella hall.
Consegno i documenti alla reception e prese le chiavi della mia camera,
mi dirigo da sola al piano di sopra, per posare la valigia e
rinfrescarmi dal lungo viaggio.
Una volta entrata nella stanza, abbandono distrattamente il
bagaglio vicino alla porta e mi fiondo in bagno, desiderosa
di non perdere nemmeno un secondo di tempo prezioso.
Senza badare troppo a ciò che mi circonda, mi tolgo
la maglietta, lasciandola cadere a terra.
Chiudo gli occhi quando sento l’acqua fresca
scivolare sulla pelle del mio viso.
Quando li riapro, mi osservo compiaciuta nel riflesso nello
specchio.
I miei lineamenti sono sereni e rilassati, proprio come un tempo e non
mi sembra ancora vero.
Sorrido alla mia immagine riflessa prima di asciugarmi il viso con un
asciugamano profumato poi corro alla valigia, alla ricerca di
un cambio pulito e della trousse del trucco.
Mentre con una mano sistemo la maglia lungo i fianchi, con
l’altra passo il rimmel sulle ciglia.
Impaziente, stendo un velo di lucida labbra sulla bocca, rimanendo
soddisfatta di ciò che vedo nello specchio.
Esco dalla stanza, precipitandomi al piano di sotto, perché
mi sembra già passato troppo tempo lontana da
Tsubasa.
Quando metto piede fuori dall’ascensore, lui si alza
dalla poltroncina per venirmi incontro.
Il suo sorriso e il caldo, che torna prepotente a propagarsi nel mio
corpo, mi ricordano che tutto questo ...
non è un sogno!
"E qui è dove gioco!"
Tsubasa sorride, indicando il campo da calcio, una volta usciti dal
corridoio che collega gli spogliatoi al terreno di gioco.
Rimango a bocca aperta, stupita dalle dimensioni dello stadio.
Non ho mai visto qualcosa di così grandioso!
Ancora incredula, mi sposto di un paio di passi
sull’erba verde poi giro su me stessa.
Osservo gli anelli delle tribune dalle gradinate vuote poi le
immagino affollate, gli occhi di centinaia di migliaia di persone a
puntare il perimetro di gioco.
Mi chiedo quale tipo di emozione possa
cogliere Tsubasa, trovandosi al centro di tanta attenzione.
La paragono a quella che ho provato io, la sera del concorso a Tokyo,
davanti alla platea di spettatori.
E grazie a questa associazione, mi sembra di capire
meglio i suoi sentimenti e la sua passione.
"Wow!" esclamo voltandomi verso Tsubasa, congiungendo le mani
all'altezza del cuore.
Lui si avvicina, puntando lo sguardo in alto, verso gli anelli
più lontani.
"Già, proprio wow!" ripete e i suoi occhi brillano,
perché so quanto giocare in uno stadio come questo, possa
renderlo felice e realizzato.
"Deve essere fantastico per te, venire ogni settimana qui, vero?"
chiedo sorridente.
Tsubasa alza da terra un pallone con il piede e iniziare a palleggiare,
solo a pochi passi da me.
"La prima volta che ho messo piede qui da titolare è stata
unica!" mi risponde, visibilmente eccitato al ricordo di
quell’esperienza.
"Lo stadio era colmo di gente! Sentivo il cuore
battere così veloce!" esclama felice mentre la sfera con il
logo della sua società, rimbalza ora sulle
sue ginocchia.
"Immagino..." e annuisco, perché so cosa il calcio
rappresenti per Tsubasa.
"Sarà stata l'emozione più grossa della tua
vita!"
Lo dico convinta, senza nessun dubbio che possa farmi pensare, a
qualcosa di più emotivamente forte per lui.
Tsubasa mi guarda alzando le sopracciglia e spalancando
leggermente gli occhi, prima di fermare la palla sotto
il piede.
"Beh, non direi..." sussurra poi arrossendo, distogliendo lo
sguardo da me.
Perplessa, lo osservo mentre muove il pallone sotto il piede
destro, rimanendo a testa bassa.
"Andiamo, non ci credo!" esclamo ridendo, facendomi un passo
più vicina.
"Cosa ci può essere stato di più bello per te,
che giocare finalmente da professionista in questo stadio?"
Inclino la testa, sorridendo divertita mentre le mie mani si
poggiano sui fianchi.
"Baciarti per la prima volta, è stata l'emozione
più grande della mia vita!"
Tsubasa lo dice tutto di un fiato, guardandomi dritta negli occhi.
"So che non sono paragonabili le due cose..." aggiunge
poi imbarazzato, abbassando di nuovo lo sguardo e tornando a
tormentare la palla con il piede.
"Ma io non mi sono mai sentito felice ed eccitato come quel
giorno!"
Trattengo il fiato, perché sentirgli dire certe
cose…
Mi sembra di non capire più niente e il mio cuore
inizia a correre impazzito nel mio petto…
E mi sento così tremendamente felice!
"Grazie..." mormoro, sorridendogli con dolcezza e gratitudine.
"Grazie... Davvero!" ripeto arrossendo, senza trattenere le emozioni.
Tsubasa mi fissa per un attimo, stupito credo
dalla mia reazione poi grattandosi la testa e sorridendo, si
avvicina a me.
"Grazie di cosa?" mi chiede retoricamente mentre il suo viso si fa
più vicino al mio.
"È la verità!" esclama poi, fissando attentamente
le mie labbra, che istintivamente si dischiudono.
Si avvicina così di un altro passo,
coprendo l’ultima distanza che ci separava.
Sento il flusso del mio sangue ronzare nelle orecchie.
La mano di Tsubasa scivola lungo il mio braccio destro, accarezzandolo.
Intreccio le mie dita con le sue.
Posso sentire distintamente i battiti del mio cuore in tutto il corpo,
ora che l'altra mando si poggia delicatamente sul mio fianco.
Socchiudo gli occhi quando il suo viso sfiora il mio.
Assaporo ogni attimo, perché è passato
così tanto tempo dal nostro ultimo bacio.
E questo momento mi sembra quasi eterno mentre i miei sensi sono
completamente protesti verso di lui.
È un nuovo primo bacio...
"EHI! TSUBASA!"
Una voce squillante simile a una doccia fredda, interrompe il nostro idillio.
Entrambi ci voltiamo verso la persona che ci ha interrotto ed
io non credo di saper nascondere bene la mia scocciatura, in questo momento.
Un ragazzo dalla carnagione scura, che avrà a
occhio e croce la mia età, sbuca
sorridente dal corridoio che collega il terreno di gioco agli spogliatoi.
Il suo viso però cambia espressione, quando ci
nota così vicini l’uno
all’altra.
Guarda me poi Tsubasa, che sorride sospirando.
"Ops! Ho interrotto qualcosa?" domanda un po' perplesso, in
un inglese dal marcato accento portoghese, prima di
avvicinarsi comunque spavaldo.
Quando ci raggiunge, tende la mano verso di me e senza esitazioni
si presenta.
"Ciao! Io sono Pepe, un compagno di squadra, nonché migliore
amico di Tsubasa!"
Il suo sorriso è talmente spontaneo, da sembrare
quasi contagioso.
Sorridendo, stringo la sua mano, un po' imbarazzata dal suo modo poco
convenzionale di presentarsi.
"E tu sei quella delle foto! La famosa ragazza di Tsubasa!" esclama
sorridendo allegro e senza indugi, mi schiocca due sonori baci
sulle guance.
Arrossisco, presa in contropiede dalla spontaneità
di questo ragazzo, che vive in mondo diverso dal mio, con
una cultura nettamente agli antipodi.
"Ma bene! Vedo che fai tutto da solo, eh?" interviene Tsubasa,
stringendo il collo del suo amico con un braccio.
"Prego, fa pure con comodo!" aggiunge, facendo finta di
rimproverarlo.
Rimango rapita a guardarli perché è come
se si conoscessero da sempre.
E mi sento così felice all'idea che Tsubasa abbia
trovato un vero amico, anche qui in Brasile.
"Allora, signorina! Ti piace Sao Paulo? Dove ti ha portata di bello il
nostro campione?"
Pepe torna a rivolgersi a me, visibilmente curioso.
"Beh, siamo stati un po' in giro, ma sono sicura che volesse portarmi
allo stadio fin dall'inizio!" rispondo sorridendo e ammiccando
in direzione di Tsubasa.
Pepe scoppia a ridere, iniziando poi a disperarsi per le
scelte poco romantiche del suo compagno di squadra.
Tsubasa si gratta la testa imbarazzato ma l'espressione sul
suo volto è di pura gioia.
Osservo il suo sorriso allegro e non so davvero
esprimere, quanto mi sia mancato...
"Quindi Ryo e la Nishimoto non litigano più, adesso?"
"Oh, come no!" rispondo puntando gli occhi al cielo.
"Non come prima, certo! Diciamo
che punzecchiarsi è il loro modo di
comunicare!"
Tsubasa ride divertito mentre camminiamo per le vie della sua
città.
Mi tiene per mano, ma a dir la verità, la sua presa non mi
ha più lasciata dalla visita allo stadio.
Un po' come il mio sguardo, che non ha mai smesso di
guardarlo, passeggiando felice al suo fianco.
E mi rendo conto, che sto seguendo ipnotizzata ogni suo
più piccolo gesto.
Quando sorride o guarda di lato.
Quando mi mostra qualcosa di divertente o indica un luogo,
dove è solito passare un po' di tempo, spesso in
compagnia di Pepe.
I miei occhi non riescono a staccarsi un secondo da lui, come a
voler recuperare tutto il tempo perduto, in questi due
lunghissimi anni.
E quando incrocio il suo sguardo, è una sensazione
così bella, poter tornare ancora a sentire i suoi
occhi su di me!
Perché non c'è nessuno al mondo, capace
di darmi così tanto, solo con un battito di ciglia.
Sono innamorata di lui e lo sarò
sempre...
Penso mentre mi sorride dolcemente, con quell’espressione che
mi fa sentire così unica, così importante.
"Siamo arrivati!" esclama all’improvviso, fermandosi davanti
al portone verde di un'abitazione, posta a piano terra.
"Benvenuta a casa mia, Sanae!" e mi sorride ancora, sempre
più allegro prima di frugare nella tasca ed estrarre un
mazzo di chiavi.
Gonfio il petto d'aria, emozionata, quando apre la serratura, facendomi
strada all'interno dell'appartamento.
Tsubasa mi mostra casa sua.
E di Roberto.
Cerco di familiarizzare con un qualcosa che fino ad ora, ho potuto solo
immaginare.
Curiosa, scruto ogni locale, partendo dal salotto fino alla cucina,
passando poi per il bagno e la camera da letto del suo
allenatore.
Davanti alla porta chiusa dell'ultima stanza, rimaniamo fermi per
qualche secondo, come in attesa.
Tsubasa ha un’aria visibilmente imbarazzata.
"Questa è la mia stanza..." esita, schiarendosi la voce con
un colpo di tosse.
"Ci sono alcune cose..." e s’interrompe di nuovo, grattando
il ciuffo ribelle sulla nuca.
"Che c'è, Tsubasa? Ti vergogni perché
è in disordine?" lo prendo un po' in giro,
divertita dal suo imbarazzo.
Lui mi guarda stupito, prendendomi sul serio, poi scuote la
testa energicamente.
"Non è per quello! È solo che..."
Non termina la frase nemmeno questa volta, lo scruto con aria
interrogativa mentre mi fissa in silenzio.
"Uff! Al diavolo! Entriamo!" esclama infine, arrossendo sempre
di più mentre apre la porta della sua camera.
Lo seguo all'interno della stanza ridacchiando, divertita dal
suo atteggiamento strano.
Quando Tsubasa si sposta dalla mia visuale, però mi blocco.
E rimango a bocca aperta.
"Ehm, mi riferivo a questo prima..." sussurra piano alle mie spalle
mentre porto le mani alle labbra.
Le lacrime cominciano a pizzicare gli occhi, ancora stupiti ed
increduli.
Un ingrandimento del mio volto occupa buona parte della parete.
Mi avvicino mentre il mio cuore batte sempre più veloce
dentro al petto.
Intorno allo schienale del suo letto, altre foto
più piccole tappezzano ogni centimetro di muro.
Riconosco il concerto di Natale.
Il mio viso è sorridente in ogni scatto.
"Le ho fatte fare da un mio amico, prendendole dal filmino che mi hanno
portato i miei, lo scorso Natale..."
Tsubasa parla rimanendo ancora dietro di me, la
voce un po' incerta per l'imbarazzo.
"Sono un po' sfocate ma belle, vero?" mi chiede, sempre
esitante.
Mi giro verso di lui, cercando in tutti i modi di trattenere
le lacrime, nate per la commozione.
Tsubasa arrossisce ancora di più, ora che i miei
occhi lo fissano seri.
Annuisco sorridendo mentre si scioglie in un sorriso
così dolce, da farmi credere che
non resisterò ancora molto senza piangere.
"Vista così sembra la camera di un maniaco, eh?" scherza,
indicando con il mento la parete.
In un secondo sono tra le sue braccia.
Mi stringo forte a lui, nascondendo il viso nel suo petto.
"Mi sei mancato tanto..." sussurro, liberando il pianto mentre
sento le sue braccia circondarmi.
"Anche tu..." risponde dolcemente.
"E queste foto ne sono la prova!" aggiunge ridendo.
Con la fronte premuta contro il suo torace, mi abbandono a
tutte le emozioni, che mi hanno
intossicata fin dalla sua partenza.
"Ho sentito così tanto la tua mancanza..." la sua
voce è bassa e calda.
"I giorni passavano senza poterti rivedere. Ai mesi si
sommavano altri mesi ed io avevo paura
di poter scordare, anche un solo piccolo
particolare del tuo viso..."
Tsubasa poggia una guancia sulla mia testa.
"Ogni mattina il tuo sorriso è la prima cosa che vedo,
quando mi sveglio! E per un secondo, m’illudo che tu sia qui
con me..."
Mi stringe di più a sé, sento il suo
respiro nell'incavo del mio collo.
"E ora poterti davvero tenere tra le mie braccia, mi sembra un
miracolo!" sussurra piano al mio orecchio.
Non so descrivere quello che provo mentre i singhiozzi fanno tremare il
mio corpo.
So solo che sono felice!
Tremendamente!
Felice di stare tra le sue braccia...
Per quelle foto appese al muro...
Di aver vinto il concorso...
E felice di sapere che mi ama ancora, così tanto!
Tsubasa accarezza i miei capelli delicatamente.
Lo sento sorridere quando tento farfugliando, di dirgli che
anch’io volevo tanto rivederlo.
"Adesso però basta piangere, Sanae!" mi esorta
con tenerezza, prendendo il mio viso tra le mani.
Con i pollici asciuga le mie lacrime, continuando a fissarmi
dolcemente.
"Solo sorrisi d'ora in poi, eh?" e mi dà un bacio sulla
fronte.
"Hai ragione, solo sorrisi!" annuisco mentre tampono gli occhi
con il dorso della mano.
"Ora vatti a rinfrescare. Ti ricordi dov’è il
bagno?"
Annuisco ancora, promettendo a me stessa che non
sprecherò più tempo in lacrime ma che
godrò a pieno di ogni momento di questo
breve viaggio.
"Bene! Allora ti aspetto in cucina! Ti ho fatto preparare
solo specialità tipiche brasiliane per stasera!"
esclama allegramente Tsubasa, prima che lo assalga un dubbio.
"Non ti dispiace se ceniamo a casa, vero? Ho
pensato potessi essere troppo stanca e allora..."
"Hai avuto un'ottima idea!" lo rassicuro, sorridendo felice.
"Basta però che non hai cucinato tu!"
Tsubasa mi guarda divertito, alzando le sopracciglia.
"Non sottovalutarmi!"
E ridendo spensierato, si allontana per raggiungere la cucina.
"Buono!" esclamo, portando l'ennesimo boccone alle labbra.
Rilassata e comodamente seduta a tavola, mi godo la serata ma
soprattutto la compagnia di Tsubasa.
L'uno di fronte all'altra, abbiamo trascorso il tempo a chiacchierare,
mangiando cibi esotici, dall'aroma per me particolare.
Ma ora la stanchezza del viaggio comincia a farsi sentire,
complici il fuso orario e la visita senza soste alla città.
Se poi a tutto questo aggiungiamo anche la notte
insonne pre partenza, causa agitazione...
Ecco, credo sia più che normale che il
mio corpo stia reclamando una tregua.
L'adrenalina mi ha tenuta sveglia e su di giri fino a questo
momento, come una droga naturale, prodotta dal mio
stesso organismo.
Ma non si può chiedere troppo a se stessi, cercando di
strafare in poche ore!
Uno sbadiglio, che nascondo dietro un pugno, deforma parzialmente il
mio volto.
Cerco comunque di resistere alla stanchezza, poggiando un
gomito sul tavolo e una guancia sulla mano.
Tsubasa nel frattempo parla a ruota libera, della sua squadra
ovviamente e degli allenamenti estenuanti di Roberto.
Al nome di quest'ultimo, mi rianimo un attimo curiosa.
"A proposito! Ma non rientra stasera?"
chiedo, guardando l'orologio.
"Tornerà tardi, è fuori a cena!" è
la risposta calma di Tsubasa.
"Con una donna?" domando ancora, con un po' di malizia.
"Sì, con una donna..."
Tsubasa sembra estremamente divertito dal mio interessamento.
"Ma perché me lo chiedi?" chiede poi, vedendomi
sospirare con una mano poggiata all'altezza del petto.
"Beh, stavo cominciando a farmi strane idee su di lui!" rispondo seria,
ignorando le sue sopracciglia che s'inarcano per lo stupore.
"Per anni non si è mai visto con una ragazza! Poi
è uno un po' troppo fissato con il calcio! Guarda,
è un sollievo sapere che gli interessi anche fare altro!"
"Anch’io sono fissato con il calcio!" esclama Tsubasa,
sorridendo malizioso, mentre le sue gote si fanno leggermente arrossate.
"Ma non mi sembra di non essere interessato..." si ferma un secondo a
fissarmi.
"A te!"
L'allusione mi fa arrossire fino alla punta dei capelli.
E mi tornano in mente i doppi sensi di Ishizaki, che mi sono
dovuta sorbire prima di partire.
Ma anche un discorso fatto con Taro al campo, un sacco di tempo fa.
Tsubasa distoglie lo sguardo da me e cambiando discorso, si alza in
piedi, iniziando a sparecchiare.
Mi invita a rimanere tranquillamente seduta, quando tento di
aiutarlo.
Dandomi le spalle, inizia a riporre i piatti nella
lavastoviglie.
Lo osservo, seguendo attentamente ogni movimento del suo corpo, che
è cambiato così tanto, in questi
ultimi anni.
I miei occhi si soffermano sulle sue spalle
e sui muscoli delle braccia, messi in evidenza dalle
maniche corte della t-shirt.
Seguono poi la linea del collo fino a posarsi
sulle labbra, ora che si è voltato un secondo
per domandarmi non so che...
Annuisco, facendo finta d'aver capito.
Perché è ormai chiaro, che tutta
quella faccenda sull'attrazione fisica vale anche per me.
Sospiro, guardando ancora la sua schiena.
Soprattutto per me!
"Appena in camera, cerca di riposare subito!" si raccomanda Tsubasa,
sulla soglia d'ingresso del mio albergo.
"Sì, tranquillo! Una bella doccia e poi di corsa a letto!"
rispondo con un sorriso, trattenendo a stento uno sbadiglio.
Se voglio essere in forma domani, sarà meglio
riprendere le forze con una sana dormita!
Quando nascondo un secondo sbadiglio dietro la mano, Tsubasa ride
divertito prima di scompigliarmi i capelli sulla fronte, come
si fa con i bambini.
"Stavo pensando..." riprende a parlare, giocando con una ciocca dei
miei capelli.
"Ti va se domani andiamo in spiaggia?"
"Certo!" rispondo veloce, entusiasta all'idea di passare una giornata
insieme al mare.
Mentalmente ringrazio Yukari, per le sue doti di chiaroveggenza.
"Bene! Passo a prenderti domattina ma tu fammi uno squillo
appena ti svegli, ok?"
"Ti chiamo io appena sveglia, sì!" rispondo felice.
Avere ancora la possibilità di fissare un
appuntamento con lui, dopo così tanto tempo, è
qualcosa di fantastico!
"Allora... Buonanotte, Sanae..."
Tsubasa mi saluta anche se mi sembra che esiti, visto
che non accenna a spostarsi di un centimetro dalla sua
posizione.
Il suo sguardo è fisso nel mio, sorrido quando mi avvicino
un po' più a lui.
Il mio cuore accelera i battiti mentre abbasso lo sguardo,
prendendo le sue mani tra le mie.
Le stringo prima di sollevarmi in punta di piedi, quel tanto
che basta per raggiungere il suo viso.
Alzo il mento, chiudendo piano gli occhi.
E finalmente, dopo tanto, troppo tempo, le mie labbra
ritrovano le sue.
"Notte..." sussurro, allontanandomi di poco dal suo viso.
Di slancio, Tsubasa mi bacia ancora, dolcemente.
"A domani..." torna a salutarmi, nei suoi occhi una luce
così felice!
Annuisco, inclinando la testa e sorrido, quando le sue mani lasciano le
mie.
Lo seguo con lo sguardo mentre si allontana.
Mi saluta ancora con la mano, ogni volta che i suoi occhi
tornano a cercarmi, costringendolo a voltarsi nella mia direzione.
Sono felice!
Rimango sulla soglia dell'albergo, finché la sua figura non
scompare in fondo alla strada.
Ma davvero felice...
Dedico questo capitolo a tutte le lettrici di "Butterfly"!
Menzione particolare a Rossy e Lithtys per la santa pazienza
che hanno avuto!^^
Visto che non sono poi così cattiva? Addirittura due
capitoli per l’incontro!
Ma è il minimo che abbia potuto fare per la mia
Sanae, che ho fatto piangere e disperare per dieci lunghi capitoli.
Facendola poi aspettare per un altro capitolo ancora, prima di
ricongiungersi con il suo amatissimo Tsubasa in Brasile.
Non so perché molte di voi si aspettassero qualche
spiacevole inconveniente, forse devo aver accentuato troppo qualcosa
nei capitoli precedenti, facendo credere
nell'eventualità di un inghippo.
Spero non siate deluse se non ho fatto accadere nessun
contrattempo alla mia Sanae, ma non potevo proprio darle altre
sofferenze.
In fin dei conti mi sembra di averla fatta già
stare tanto male nei capitoli precedenti, anche voi avete in
qualche modo atteso tanto questo incontro un po' come lei, quindi credo
riusciate a capire il perché non mi sono inventata qualche
sfiga per rovinarle l'incontro con Tsubasa... Sarebbe stato troppo
crudele!^^
Sanae dovrà passare altro tempo da sola, quindi
ora ha il diritto a un po' di felicità!^^
Detto questo, vi saluto con affetto, con la speranza che
questo capitolo vi sia piaciuto... Ammetto che mi rende un po' nervosa
pubblicarlo, perché si sono create molte aspettative sul
fantomatico "incontro".
Magari non è come l’avete immaginato o
forse è proprio come lo desideravate...
Non so, comunque rimane il fatto che questa è la
mia visione di loro due, che si rincontrano dopo quasi due anni.
Sono sempre gli stessi, ma anche diversi in un certo senso...
Cresciuti è la parola giusta, non troppo, ma abbastanza
perché il loro rapporto e il loro sentimento, si evolvano e
crescano appunto, proprio come stanno facendo loro.
Mi ha emozionato scrivere questo capitolo, spero che questa
mia sensazione sia arrivata fino a voi.^^
Un bacio grande per salutarvi davvero ora, spero di non
avervi fatto venire il diabete questa volta... Ammetto di essere stata
sfacciatamente mielosa!^^
A presto, grazie di tutto!
OnlyHope^^
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Capitolo 13 *** Qualcosa di diverso ***
BUTTERFLY
CAPITOLO 13
Qualcosa di diverso
Socchiudo
le palpebre per un momento ma le richiudo subito, accecata da
un raggio di sole, che filtra dalla finestra.
Stropiccio gli occhi con le mani e sbadiglio rumorosamente, stirando le
braccia e le gambe fin dove posso arrivare.
Poggiando i gomiti al letto, mi tiro su, mettendomi seduta.
Quando finalmente riesco a tenere gli occhi ben aperti, di nuovo
abituati alla luce, mi guardo intorno confusa.
Ma dove?
Non capendo dove sono, mi gratto la fronte, spostando i
capelli in disordine.
Ma i ricordi non tardano ad arrivare alla mia mente, che scorre le
immagini di ieri, proprio come un film.
Porto le mani alle guance per l'emozione, quando mi ricordo
che sono in Brasile!
Ma soprattutto che ho rivisto Tsubasa, dopo tanto tempo!
E ho potuto passare del tempo con lui.
Sorrido felice, ributtandomi indietro sul letto.
Sfioro delicatamente le mie labbra con le punta delle dita.
Sulla mia bocca è ancora impresso il bacio della
buona notte, che ci siamo scambiati ieri sera.
Non posso fare a meno di sorridere...
E sorridere ancora...
Tsubasa!
Mi ricordo all'improvviso che devo chiamarlo, per andare al
mare insieme!
Con un colpo di reni, mi allungo per afferrare il cellulare dalla
borsa, che ho lasciato ieri sera accanto al letto.
Sempre senza smettere di sorridere, compongo il suo numero e
mentre aspetto che gli squilli ricevano risposta, mi giro
a pancia in giù sul letto, dondolando poi le gambe
in aria.
"Buongiorno!" la voce allegra di Tsubasa riesce a far aumentare ancora
di più il mio buon umore.
"Ciao! Mi sono svegliata solo ora... Scusami!" esclamo sospirando, non
capacitandomi di quanto abbia dormito.
"Eri stanca, non ti preoccupare! Poi è ancora presto,
tranquilla! Tra un'oretta sono lì, che ne dici?" mi chiede
poi impaziente.
"Ok..." rispondo poco convinta, perché solo ora mi
è venuto in mente, che non ho nessuna protezione solare con
me.
"Potresti prendermi della crema prima di venire? Credo proprio
di averne assolutamente bisogno!" gli chiedo ridendo, mentre
osservo il color avorio delle mie braccia.
"Ok, ci penso io! A tra poco allora..."
"Tsubasa, puoi arrivare anche prima di un'ora... Ci metto poco a
prepararmi!" faccio un tentativo, perché la voglia di vederlo non mi
permetterà mai di aspettare troppo tempo.
Non ho la minima intenzione di sprecarne altro, senza essere al
suo fianco.
"Esco subito, allora!" risponde senza un attimo di esitazione,
strappandomi un sorriso soddisfatto.
"Ti aspetto!" e chiudo il cellulare, che finisce con un rimbalzo sopra
il letto.
La spiaggia è affollatissima, proprio come immaginavo.
Mi guardo intorno curiosa, osservando
questa moltitudine di gente.
Poco lontano da me, delle ragazze stanno sdraiate a prendere il sole mentre
dei bambini giocano allegri con una palla di spugna.
C'è un particolare però che salta all'occhio e
che accomuna tutte queste persone.
Si tratta dell'abbronzatura.
L'idea di spogliarmi e mettere a nudo la mia pelle, candida come il
latte, mi crea all'improvviso un po' d'imbarazzo.
Di certo non passerò inosservata!
Sospiro mentre mi volto in direzione di Tsubasa che, tutto
tranquillo, sta sistemando per terra due teli da mare colorati.
Dimentica del mio pudore, mi fermo incanta a guardarlo.
Arrossisco quando all'improvviso si toglie la maglietta.
I miei occhi scorrono sulla sua pelle abbronzata, seguendo la linea
della schiena, le spalle e il torace.
Quando una sensazione di calore inizia a scorrere su tutto il mio
corpo, mi volto di scatto.
Credo che le mie gote stiano andando letteralmente a fuoco.
E non capisco proprio cosa mi stia succedendo.
Facendo finta che Tsubasa seminudo non mi faccia alcun effetto e
cercando disperatamente di pensare ad altro, comincio a spogliarmi
anch’io.
Ovviamente rimango imperterrita di spalle.
I miei vestiti si ammucchiano uno alla volta per
terra, accanto all’asciugamano.
"Ti ho preso questa, tieni!"
Quando mi volto, Tsubasa sorride dolcemente, porgendomi un
tubetto di protezione solare.
"Grazie!" e dopo aver preso la crema, mi giro di nuovo,
perché come una sciocca, sento che sto arrossendo ancora.
Cercando di concentrarmi sul profumo che proviene dal tubetto, inizio a passare la
protezione su braccia e gambe, poi sulla pancia, collo e viso.
Provo ad arrivare anche sulla schiena, ma fatico anche solo a toccare poco più giù delle mie scapole.
"Vuoi una mano?" mi chiede Tsubasa, di riflesso mi volto
ancora verso di lui.
Le sue gote sono di un tono più rosa e il suo sorriso
è un po' impacciato.
"Ti ringrazio..." rispondo con imbarazzo mentre mi volto, per
dagli di nuovo le spalle.
Cerco di rimanere tranquilla, nonostante lo senta avvicinarsi.
Faccio in modo che non si accorga che la mia mano trema un po', quando
gli passo il tubetto, sempre senza voltarmi.
Mi sento terribilmente strana oggi...
Sposto i capelli da un lato del collo, in modo da scoprire
parte della schiena.
Tsubasa mi aiuta con una ciocca, sfuggitami di mano, posandola
delicatamente sulla mia spalla.
"Ti stanno bene i capelli così... Così
più lunghi!" sussurra, schiarendosi la voce.
"Grazie..." rispondo, continuando a tenere strette le ciocche castane
tra le mani.
Il mio cuore inizia a battere un po' più forte, quando sento
il freddo della crema a contatto con la mia pelle e il tocco gentile
delle sue mani.
"Brr!" rabbrividisco per un secondo, ma non credo che
dipenda solo dalla temperatura della protezione...
No, decisamente no!
Tsubasa ridacchia mentre le sue mani scivolano sulla mia pelle nuda.
Sulle spalle, la schiena...
E se prima mi sentivo solo strana...
Beh, ora sono decisamente nel pallone!
Chiudo gli occhi.
Il mio cervello percepisce solo ed esclusivamente il tocco delle sue
mani, annullando tutto il resto.
"Ok... Fatto..." sussurra ancora, con un tono...
Mi volto nel momento un cui sta già richiudendo il
tubetto di crema.
Non posso evitare di sentirmi dispiaciuta...
Perché è finito tutto troppo presto…
Arrossisco all’idea di aver pensato una cosa come questa!
Ma non sono la sola ad essere in imbarazzo.
Tsubasa infatti sposta lo sguardo da me alla sabbia,
per poi tornare ancora su di me e le sue guance sono
rosse.
Quando si avvicina, lascia che una mano scivoli dalla sua nuca fino al
collo.
"Facciamo il bagno?" mi chiede con un sorriso strano, che reputo
un po' goffo ma allo stesso tempo...
Vivo, direi.
Annuisco, sperando che l'acqua riesca a stemperare un po' di questa strana confusione.
"È fredda!" esclamo, ritirando il piede
dall’acqua.
Tornando un passo indietro, mi fermo di nuovo sulla sabbia
dorata e calda.
Tsubasa ride di gusto, immerso già fino alla vita.
"All'inizio è normale che sia fredda! Buttati, Sanae! E dopo
non sentirai più freddo!" esclama allegro mentre
con una mano, si bagna anche le spalle.
"Nemmeno morta!" rispondo, rimanendo impalata sul bagnasciuga.
"Arrivo... Ma piano, piano..."
Tsubasa ride ancora poi si tuffa, riemergendo un po'
più vicino a me.
L'acqua scivola sulla sua pelle abbronzata.
Con un tuffo al cuore, mi accorgo che volendo riuscirei a contarle
tutte, quelle piccole gocce salate.
Tanta è l’attenzione del mio sguardo sul suo
corpo, mentre cammina nella mia direzione.
Tsubasa si ferma solo a un passo da me e mi sorride.
Posando le mani sui fianchi, inclina il busto in modo da avvicinare il
suo viso al mio.
"Pensi di farcela prima che il sole tramonti, Sanae?" chiede,
prendendomi in giro.
"Spiritoso!" esclamo, alzando il mento con aria strafottente.
"Vengo, vengo!" e sorpassandolo, metto decisa i piedi in acqua.
Tempo tre passi e mi blocco di nuovo, tenendo una mano stretta sulla
pancia.
L'acqua è freddissima.
Tsubasa entra in mare e il suo sguardo
è sempre più divertito.
"Sai, conosco un metodo semplice, semplice in questi casi..." sussurra
piano al mio orecchio.
Mi volto allarmata a guardarlo.
Il suo sorriso poco raccomandabile, di certo non mi rassicura.
"Non ci provare!" esclamo con gli occhi sbarrati, cercando d'indietreggiare.
Le braccia tese avanti a me, a protezione.
Tsubasa però non si lascia scoraggiare dal mio rifiuto
e mi afferra per un polso, prendendomi di peso in
braccio.
"No! Ti prego!" urlo, aggrappandomi al suo collo mentre cammina tra le
onde.
L'acqua fredda sale su lungo il mio corpo.
"Ti giuro che faccio da sola, mettimi giù!"
continuo, quasi supplicando.
Lui mi fissa, sogghignando.
"Troppo tardi!" esclama, con un’alzatina di spalle.
Il freddo dell'oceano tutto intorno.
Mi sembra di congelare!
Ma qualche secondo dopo tutto cambia.
E la sensazione piacevole dell’acqua, invade tutto
il mio corpo.
Riemergo e passando le mani sul volto, butto indietro
i capelli.
Tsubasa ride divertito accanto a me.
Lo guardo seria negli occhi, facendo finta di essere arrabbiata.
"Ma ora non senti più freddo, giusto?" mi chiede, stando al
gioco.
"Grazie tante!" rispondo sorridendo mentre gli getto addosso un po'
d'acqua con la punta delle dita.
"Andiamo, dai! Per farmi perdonare, ti porto a vedere un posto
fantastico e allora sì che mi ringrazierai!" e
prendendomi la mano, m’invita a seguirlo.
Nuotiamo finché non raggiungiamo
un’insenatura, dove l’acqua è
più bassa e si riesce di nuovo a toccare.
Una scogliera si staglia avanti a noi.
Tsubasa inizia ad arrampicarsi, senza mai dimenticare di aiutarmi.
Quando raggiungiamo la cima, lo scenario che si presenta
davanti ai miei occhi è incantevole.
Mi affaccio sul versante opposto, scoprendo
che l’acqua è molto più alta
rispetto a dove siamo saliti.
Un brivido da vertigine mi suggerisce di allontanarmi, così
mi avvicino di nuovo a Tsubasa.
In silenzio osserviamo il magnifico panorama.
"Ti piace?"
"Sì, è bellissimo!" esclamo, sorridendo estasiata.
Tsubasa annuisce soddisfatto.
"Bene! Pronta per i tuffi?" chiede, sfregandosi le mani e allargando
poi le braccia, come per stirare i muscoli.
Scuoto energicamente la testa, guardandolo basita.
"Non ci penso proprio!" esclamo allarmata.
"E non provare a fare strani scherzi!" mi sento di aggiungere,
puntandogli un dito sul petto.
"Ok!" è la sua risposta tranquilla.
E devo ammetterlo, rimango lievemente delusa,
perché in fondo volevo farmi un po' pregare.
Tsubasa si dirige verso il ciglio della scogliera, ma prima di
tuffarsi si volta verso di me.
"Aspettami qui, allora!" e si lancia nel vuoto, le braccia allungate
davanti alla testa.
Mi sporgo proprio mentre scopare nel blu, tra mille spruzzi
d’acqua.
Trattengo il fiato finché non lo rivedo emergere, scuotendo
la testa bagnata.
Il suo sguardo si alza verso di me e con un braccio
mi saluta.
"Bravo, non c'è che dire!" esclamo ridendo mentre Tsubasa si
appresta a risalire la scogliera, per tornare da me.
"Se ti dovesse andare male con il calcio, potresti provare con
questo!" aggiungo divertita, per prenderlo un po’ in giro.
Gli sorrido ancora quando mi raggiunge ma ho poco tempo per pensare.
Le sue braccia mi circondano in un abbraccio, posso sentire sul mio
seno le gocce d'acqua, che cadono dai suoi capelli bagnati.
"E adesso insieme!" sussurra al mio orecchio e sento il vuoto.
Mi stringo forte al suo collo, urlando!
Stringo ancora di più, quando arriva il contatto con
l’acqua!
Tsubasa non mi lascia mentre siamo immersi nell’oceano e
quando risaliamo a galla, le sue braccia mi spingono in
alto, per farmi prendere fiato.
Che cosa pazzesca!
Tenendomi con le mani poggiate alle sue spalle, cerco di tornare a
respirare decentemente, nonostante le risate, che ora non
riusciamo a trattenere.
"Sei completamente matto!" esclamo
mentre Tsubasa gira su se stesso, facendomi scivolare
tra le sue braccia.
Il mio viso ora è alla sua altezza.
Affannati, ci spostiamo di qualche metro, raggiungendo una zona dove
è quasi possibile toccare.
Continua a tenermi stretta mentre sorride ancora divertito.
Gli scosto i capelli bagnati dagli occhi, ma non mi basta.
Accarezzo i suoi lineamenti con la punta delle dita mentre il mio cuore
accelera i battiti.
Mi sorride dolcemente, gli occhi fissi nei miei finché
il suo sguardo cambia.
Riconosco questo momento.
So cosa sta per accadere, ma stavolta sento che
c’è qualcosa di diverso...
Un’emozione diversa nel suo sguardo.
E mentre delineo ogni tratto del suo viso a pochi centimetri dal mio,
sento come non mai la voglia di baciarlo.
Senza esitazione, prendo il suo volto tra le mani
e lascio che le mie labbra socchiuse incontrino le sue.
Le bocche si sfiorano, si cercano mentre un calore improvviso invade
tutto il mio corpo.
Accarezzo il suo viso mentre ci baciamo, le sue braccia mi stringono,
attirandomi ancora di più a sé.
Affondo le mani nei suoi capelli, quando mi bacia con più
intensità.
Il cuore sta per esplodermi nel petto, quando sento il sapore salato
delle sue labbra confondersi con la dolcezza della sua bocca.
E sarà per la lontananza o perché non ci vedevamo
da troppo tempo...
Saranno i nostri corpi seminudi, che non sono stati mai
così vicini...
Ma non mi sono mai sentita così...
Stordita...
Eccitata...
Innamorata...
Mi stringo ancora di più a lui.
Brividi caldi attraversano tutto il mio corpo mentre le sue mani
accarezzano la mia pelle lungo la schiena.
Le sento ora tra i miei capelli per poi tornare giù, fino
alla vita, per stringere ancora i miei fianchi.
Ci separiamo per un attimo, per riprendere fiato.
La mia fronte contro la sua.
Chiudo un attimo gli occhi, cercando di regolare il respiro.
Percepisco quello di Tsubasa, affannoso sul mio viso.
"È da ieri... Che non penso ad altro che a ... Questo..."
confesso col fiato corto mentre sento le gote andare in fiamme.
Tsubasa sorride dolcemente, sfiorando con le mani la mia schiena.
"A chi lo dici..." il suo viso si avvicina ancora.
"Sanae..." sussurra ad un centimetro dalle mie labbra, prima di tornare
a baciarmi, come mai aveva fatto prima d’ora.
E il mondo intorno a me, è di nuovo cancellato.
Il rumore delle onde, che
s’infrangono sulla sabbia.
La musica allegra, che proviene da uno dei tanti locali sulla spiaggia.
Sdraiata con la testa appoggiata sulla sua spalla, osservo il cielo
nero tempestato di stelle.
Il braccio che mi circonda il collo m’infonde sicurezza.
Il dorso della sua mano accarezza delicatamente il mio viso.
Dopo quel lungo bacio in mezzo al mare, ne sono seguiti tanti
altri ed è come se non ne potessimo più fare a
meno.
Mi sento intossicata, perché Tsubasa
è la mia dipendenza ora.
In questi due giorni trascorsi in Brasile, tutto è
stato naturale.
Come se non ci fossimo mai separati, siamo rientrati
semplicemente l’una nella vita dell’altro.
Come se non fosse passato nemmeno un giorno, da quell'addio
alla fermata dell'autobus.
Ma a partire da domani, tutto questo non
ci sarà più.
Ogni sensazione, ogni tocco diventerà un ricordo e nei
giorni più tristi, un lontano miraggio.
So già che ritornare alla mia realtà,
sarà molto peggio di prima, ora.
Domani sarò già in volo...
Sospiro, cercando di non pensare a cose inevitabili e strazianti.
Non voglio rovinare il poco tempo che mi rimane da passare con
Tsubasa.
"Che c'è?" la sua voce è un sussurro dentro
al mio orecchio.
Mi volto a guardarlo, ha l’aria preoccupata.
"Niente! È tutto ok!" e sorrido, cercando di sembrare
convincente.
Tsubasa abbozza un sorriso, anche se so che anche lui non è
convinto poi si copre il volto con un braccio.
Una manciata di secondi e si gira, sovrastando il mio corpo
con il suo e lasciando che il suo braccio vada
a stringermi sui fianchi.
Il suo viso ora è nascosto nell'incavo del mio collo.
Chiudo gli occhi e sospiro ancora.
Non è facile ricacciare indietro le lacrime e la
tristezza, ora che il lo spettro della mia partenza
è tornato con forza nella mia mente.
Tsubasa alza di nuovo la testa per guardarmi dritto
negli occhi.
Deglutisco, pregando di non cedere al pianto.
"Mi mancherà il tuo viso..." sussurra, poggiando un bacio
leggero sulla mia fronte.
La sua voce bassa e calda, mi dona un brivido.
"E il tuo sorriso..." un altro bacio mi sfiora su una gota.
"Mi mancherà non poterti parlare..." e la sua bocca morbida
si posa sulla mia.
"Mi mancheranno i tuoi abbracci, le tue mani..."
mormora ancora, accarezzando la mia mano prima di
avvicinarla alla sua bocca.
Un bacio ancora si posa sul palmo, dopo aver
fatto aderire le mie dita alla sua
guancia, come pretendesse una carezza.
"Il tuo profumo..." continua, tornando a nascondere il viso
nell'incavo del mio collo.
Le sue labbra sulla pelle mi fanno perdere il controllo sul mio
cuore, che non mi appartiene più ora.
Tsubasa ne è padrone e può fare di
lui ciò che vuole.
"Mi mancherà da morire quello che abbiamo insieme..."
Prego mentre i suoi occhi mi fissano seri.
Prego affinché il tempo si fermi ora, in questo istante.
"Mi mancherà questo..." e mi bacia, come se fosse l'ultima
volta.
Calde lacrime scivolano lente lungo le mie guance.
Mi stringo di più a Tsubasa, circondando il suo
collo con le braccia.
E lo bacio con tutta la passione che ho, con tutto l’amore
che ho dentro.
"Grazie per essere volata fin qui. Grazie di tenermi ancora nel tuo
cuore..." sussurra con voce tremante, sfiorando le mie labbra con la punta delle dita.
"Ti amo..." rispondo, posando un bacio su quelle dita.
Il suo viso s’illumina per un attimo di gioia e il suo
sguardo diventa così dolce.
Socchiude gli occhi prima di baciarmi ancora.
E ancora.
Intensamente.
Ed io non mi sono mai sentita così viva...
Un via vai di gente ci circonda, qui all’aeroporto di Sao
Paulo.
Due giorni fa, in questo stesso posto,
tremavo all’idea di rivedere l’amore della
mia vita.
Un profondo senso di tristezza mi assale.
Il sogno è veramente finto, da un momento
all’altro chiameranno il mio volo.
Sento gli occhi riempirsi di lacrime, ma cerco di trattenerle,
perché non voglio che mi veda piangere, né farlo
preoccupare.
Devo essere forte, perché anche nei suoi occhi
c'è un velo di tristezza e dispiacere.
Ma anche di dolore, proprio come il mio e mi si stringe il cuore.
Quando si volta verso di me, cerco di sorridergli ma con
scarsi risultati, perché le mie labbra
tremano nervose.
Tsubasa prende un lungo respiro, come a ricacciare indietro il
magone e mi accarezza dolcemente una guancia.
"Sanae..." trattiene il respiro, prendendomi il viso tra le sue mani
calde.
"Aspettami..." sussurra piano, fissandomi serio negli occhi.
"Perché io... Non posso fare a meno di te..."
Una lacrima scivola lenta sul mio viso, andando a
morire sulla sua mano.
Annuisco cercando, ancora una volta, di sorridere.
Mi faccio coraggio, perché ho un'ultima cosa da fare qui in
Brasile.
Abbassando lo sguardo, mi metto a frugare nella borsa
alla ricerca del mio regalo per Tsubasa.
Quando lo trovo, allungo le braccia nella sua direzione,
chinando appena il capo.
"Questo è per te!" esclamo mentre Tsubasa prende il CD dalle
mie mani.
"Ci troverai incisa la canzone
che mi ha fatto vincere il concorso!"
Arrossisco mentre Tsubasa continua ad osservare stupito l'oggetto tra
le sue mani.
"È strano che sia proprio tu, l’unico a non averla
mai sentita!"
Il suo sguardo torna su di me mentre mi ringrazia, visibilmente commosso.
"Là dentro c'è tutto quello che devi sapere,
tutto quello che sento per te..." e gli sorrido dolcemente.
La voce dell’altoparlante chiama in questo
istante il mio imbarco.
E mi sento morire.
Non voglio lasciarlo!
Non voglio più stare sola, senza di lui!
Tsubasa circonda il mio collo con le braccia mentre stringo tra le mani
la stoffa della sua polo.
Cerco ancora di trattenere le lacrime, ma non riesco a farlo,
quando vedo i suoi occhi farsi lucidi.
"A presto, Sanae. Non piangere..." sussurra, sfiorandomi una
tempia con le labbra.
Mi stringo forte a lui, sapendo che è la fine.
Un’altra volta, la fine.
Alzo il viso per un ultimo bacio.
Che è di nuovo un bacio d’addio...
Un bel sospiro perché Tsubasa mancherà
anche a me... E inizio subito con i soliti, dovuti e necessari messaggi
di fine capitolo.
Sakura chan: probabilmente sei stata una delle prime a
leggere il precedente capitolo e la prima in assoluto a commentarlo.
Ti ringrazio per le tue parole e per aver detto che da
scettica sei diventata una mia grande fan (ti confesso che
m’imbarazza scrivere una cosa del genere rivolta a me!), mi
hai resa felice, perché mi fa piacere che nel corso del
tempo tu ti sia ricreduta. Grazie davvero!^^ La mia storia è
abbastanza lunghetta ^^' spero che tu come le altre, abbiate la
pazienza di seguirla senza stufarvi! Sakura... Ma
non è che per natura sei un po' pessimista?
Resisterà, resisterà... credo eh eh^^
Altair76: leggi le FF in ufficio?! Io non potrei mai
perché sono una che facilmente lascia la testa tra le
nuvole, una volta partita per la tangente^^'
Grazie anche te!
Mozzi84, Len chan, Anego, Strawberry ed Elisa: grazie anche a
voi, recensite sempre mi raccomando!Un bacio^^
Fantàsie: grazie per essere tornata "prima del
dovuto" a recensire la mia storia e scusa se ho scritto male
in tuo nome.
Anche questa volta sei riuscita ha cogliere esattamente le
mie intenzioni, gli accenti che ho posto nel capitolo, tipo la
contrapposizione occidente/oriente.
Come anche la tensione sessuale tra Tsubasa e Sanae mentre
sono a tavola e ce n'è molta tra loro, come avrai letto
soprattutto in questo capitolo.
Li ho fatti avvicinare in questo senso facendoli baciare
"veramente" per la prima volta ma senza strafare, sempre per mantenere
quella fedeltà ai personaggi a me tanto cara e che tu cogli
sempre in maniera perfetta. Grazie ancora, spero tornerai a recensire,
senza darti delle scadenze!^^
Lithtys: spero d’aver ripagato a pieno la tua
pazienza anche con questo capitolo^^ Sono io che ringrazio te per
l’affetto che hai per questa mia storia...
scandros: grazie infinite per i complimenti, il mio vuole
essere veramente una sorta di diario^^ Grazie per apprezzare la mia
vena smaccatamente romantica!
riru: grazie per aver capito che Tsubasa non è un
caprone ma che è solamente un ragazzo timido nelle questioni
di cuore^^
Io non sopporto proprio quando lo chiamano così,
uff! Insomma sposarsi a 19 anni per stare con la persona che si ama,
mica è da tutti!^^
Spero che l’evoluzione di questo viaggio ti sia
piaciuta, magari ti potevi aspettare qualcosina di più^^...
Ma date tempo al tempo!!
Basta mi sto sciogliendo troppo! Ti mando un bacio, grazie
ancora per le assidue recensioni!
E per ultima Rossy: grazie per le parole entusiaste e per
avermi contattata privatamente per farmi altri complimenti! Spero che
anche questo seguito ti spinga a tanto!^^ Un bacione.
Ho voluto nominarvi una per una per farmi capire quanto le
vostre parole significhino per me, è il mio umile modo di
ricambiare le emozioni, che sembra riesca a darvi con questa storia.
Giuro che mai e poi mai avrei immaginato di ricevere tutto
questo affetto e questa attenzione, ve ne sono grata dal più
profondo del cuore!^^
Un bacione a Mentina... Grazie, quello che volevo dirti lo
sai già, non mi ripeto. Un abbraccio^^
Al prossimo capitolo, baci
OnlyHope^^
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Capitolo 14 *** Ricominciare da capo ***
BUTTERFLY
CAPITOLO 14
Ricominciare da capo
"Quindi
siete andati al mare..."
Yukari si è fiondata subito a casa mia, dandomi giusto
il tempo di riprendermi dal jet lag.
La osservo mentre seduta a gambe incrociate sul mio letto, continua a
pormi tutta una serie di domande sul mio soggiorno,
fin troppo breve, in Brasile.
Le rispondo volentieri, emozionandomi ad ogni ricordo del mio
viaggio.
Viaggio appartenente a un passato così vicino, ma
allo stesso tempo lontano anni luce, ora che mi trovo
di nuovo nella mia spenta routine senza Tsubasa.
"Vedi? Avevo ragione che sareste andati in spiaggia!"
Yukari sorride soddisfatta, facendo un segno di vittoria.
"Immagino che il capitano abbia gradito il costume, che ti ho fatto
comprare prima di partire!" aggiunge poi maliziosa, fissando la mia
espressione sconcertata.
"Assomigli sempre di più ad Ishizaki! Cominci a
spaventarmi, Yukari!" rispondo, sbattendo le palpebre e assumendo
un'espressione fintamente preoccupata.
La mia migliore amica si mette a ridere di gusto, bussando col palmo
della mano sul materasso.
"Guarda che non era un complimento!" aggiungo sorridendo e scuotendo la
testa.
"Dai, Sanae! Non farti pregare, continua!" ed eccitata,
si appoggia con i gomiti alle ginocchia, tornando a guardarmi
concentrata.
Inizio a raccontarle degli scherzi in acqua, a causa del freddo e di
come abbiamo raggiunto a nuoto la scogliera.
Le descrivo il tuffo solitario di Tsubasa poi tutta la mia
sorpresa, sentendomi cadere nel vuoto, per
raggiungere l'oceano stretta a lui.
"Ti giuro! Ho avuto una paura a cadere da lassù!" esclamo,
ripensando a quel momento.
"Per fortuna Tsubasa non mi ha mai lasciata! E dopo ci siamo
spostati poco lontano, dove si riusciva quasi a toccare e..." mi blocco
di colpo, imbarazzata.
Presa com'ero dal ricordare, non mi ero accorta che stavo per
andare un po' oltre con il mio racconto.
"...E?" domanda curiosa Yukari, stendendosi al mio fianco
e avvicinando il suo viso al mio, per non perdersi una parola.
"E niente! Abbiamo nuotato!" rispondo con poca convinzione,
accentuando un sorriso un po' forzato.
Purtroppo però, credo che anche un bambino capirebbe che sto
omettendo qualcosa e qualcosa d'interessante.
Le mie guance rosso porpora poi contribuiscono di sicuro a
smascherarmi.
Ma la mia reticenza a parlare di certi argomenti, non dipende di certo
da mancanza di fiducia, nei confronti della mia migliore amica.
Semplicemente, m’imbarazza totalmente parlare di
alcune cose.
M'imbarazza da morire!
Yukari assume un’espressione saccente, guardandomi con gli
occhi socchiusi, indagatori.
"Certo, come no! Vorresti farmi credere che voi due, da soli e
abbracciati in mezzo all’oceano... Avete
solo nuotato! Sanae, per favore!"
Non rispondo, continuando a guardarla mentre seria, cambia
posizione per mettersi di nuovo seduta sul letto.
"Uno!" riprende convinta, contando addirittura con le dita.
"Sei una bella ragazza e... Cavolo! Quel costume non è che
fosse proprio castigato!"
Continuo imperterrita a tacere, sentendo comunque il viso
andare a fuoco.
"Due!" e sventola indice e pollice sotto il mio naso.
"Anche a Tsubasa non manca nulla! È un bel ragazzo, con
muscoli e tutto il resto al posto giusto!"
Arrossisco ancora di più, ammesso che sia possibile.
Nella mia mente il ricordo delle sue braccia che mi
stringono, delle mie mani sulla sua pelle.
"Terzo e più importante!" Yukari mi mostra
ancora la mano, come se il concetto dovesse entrarmi bene in
testa.
"Vi volete bene e non potete mai stare insieme!
Quindi mi vorresti veramente far credere, che non sia successo
proprio niente tra voi? Beh, curatevi se è
così!"
Yukari ora mi fissa sogghignando, sapendo benissimo che a breve
cederò, raccontandole la verità.
"Ci siamo baciati!" esclamo, dandole ragione.
"Contenta?"
La mia migliore amica mi guarda soddisfatta.
"Lo sapevo! Era piuttosto logico!" esclama tutta felice, prima di
sdraiarsi di nuovo vicino a me e torturarmi con il suo sguardo
indagatore.
"Ma baciati... Baciati?" chiede piano, accentuando le parole,
perché vuole che capisca quale tipo di
bacio intende.
Nascondo il viso nel cuscino, per non essere più
costretta a guardarla in faccia.
"Sì! Baciati, BACIATI!" borbotto, la faccia sempre
schiacciata contro la federa di cotone.
Ecco, ora mi aspetto di
tutto!
Ma i secondi passano senza alcun commento della mia migliore amica.
Confusa, alzo leggermente la fronte per sbirciare nella sua
direzione.
Yukari mi sta guardando in silenzio, ma sulle sue labbra è
stampato un sorrisetto divertito, che accentua quando incrocia
il mio sguardo.
"Tutte queste storie, Sanae! Ma perché non l'avevate mai
fatto prima? Baciarvi davvero, intendo..." esclama poi, per
prendermi ancora in giro.
"Yukari!" esclamo, tirandomi su di scatto, sempre più
imbarazzata.
Lei ride ma le sue risate si tramutano ben presto in un
sorriso dolce, prima di abbracciarmi forte, in uno slancio d'affetto.
Mi aggrappo d’istinto alle sue spalle.
"Sono contenta per te, Sanae!" sussurra piano, stringendomi un po' di
più.
"Scusa se ti ho preso in giro, ma credo che ora tu ti senta a
pezzi. Sto solo cercando di distrarti e farti sorridere!"
Le lacrime escono dai miei occhi, senza che possa fermarle in
nessun modo.
La nostalgia, la tristezza e la solitudine mi raggiungo con
una forza senza precedenti.
Yukari se ne accorge e prendendomi per le spalle, mi guarda seria ma
con gli occhi lucidi.
"Cos'è quella faccia? Non sarà una scusa per non
raccontarmi altro?" cerca di scherzare, riuscendo comunque a strapparmi
un sorriso.
"Dai, Sanae! Parti con i dettagli!" e fa l'occhiolino sorridendo.
"Ma dettagli piccanti, ovvio!"
Mi metto a ridere nonostante il pianto.
E per l’ennesima volta, da quando tutto
questo ha avuto inizio, ringrazio il Cielo per avermi donato
Yukari.
"Dai! Passa quella palla!"
"Veloce, veloce sulla fascia!"
Ferma sulla panchina, osservo il campo da calcio e i ragazzi che si
allenano.
Con la testa poggiata tra le mani e i gomiti puntati
sulle ginocchia, seguo il movimento della palla, ma
senza vederla.
Mi trovo fisicamente al club di calcio, ma realtà sono completamente assente.
La mia mente è concentrata su un solo, unico pensiero.
Non passa giorno ormai, senza che mi ponga la stessa
retorica domanda.
Quando potrò rivedere Tsubasa?
E la risposta è sempre, tragicamente la stessa.
Non lo so...
Sospiro abbassando lo sguardo mentre disegno cerchi di terra sul
suolo con la punta del piede.
Io ci provo ma abituarsi di nuovo alla sua assenza, è
praticamente impossibile.
Mi sforzo davvero di farlo, con tutta me stessa, ma più
cerco di ricominciare a vivere senza di lui, più sento che
il mio cuore si ribella, senza concedermi pace.
Sorrido amaramente, pensando alla fatica che ho fatto in questi anni,
per raggiungere un equilibrio nella mia solitudine.
Ma due soli giorni sono bastati a cancellare mesi e
mesi di duro lavoro.
E come immaginavo, ora è anche peggio.
Perché non riesco proprio a darmi pace, non
tollerando più questa incertezza, questo odioso non
sapere quando rivedrò Tsubasa.
Ogni notte sogno di essere con lui, la mia mente crea dei
paradisi effimeri, dove la mia felicità è totale.
Ma ogni mattina il risveglio è sempre
così doloroso...
Inizio sempre a piangere, appena mi sveglio.
Piango con intensità e disperazione, proprio come
vorrei tanto fare adesso.
Devo ringraziare la presenza della squadra, che
involontariamente, non mi permette questo lusso.
Sospiro, prima di alzarmi in piedi per cercare una
distrazione, anche se so che niente può liberarmi
da questo stato di prostrazione.
Passeggio così lungo la recinzione,
una mano scorre sui fili metallici intrecciati, che dividono
il nostro club dal campo da baseball.
Una folata di vento gelido mi scompiglia i capelli.
"Ti stanno bene i capelli così... Così
più lunghi!"
Li accarezzo, cercando di rimetterli in ordine, passandoli dietro alle
orecchie.
Con una mano sfioro le mie labbra, screpolate dal freddo.
"Grazie per essere venuta… Grazie
di tenermi ancora nel tuo cuore..."
Stacco le dita dalla mia bocca, come se bruciasse.
Due calde lacrime scendono lente sulle mie guance.
Mordo le labbra, cercando disperatamente di trattenere il pianto, ma
è troppo tardi ormai.
Pochi secondi e ne sento scendere altre a bagnarmi il viso.
Sopraffatta dalla tristezza, poggio la fronte contro la rete,
stringendo forte con le dita il metallo.
Come se potesse bastare questo, a fermare il dolore che sento.
Non mi sono mai sentita così sola, così persa
senza di lui...
E mi viene quasi da urlare dalla rabbia!
"Sanae..."
La voce di Taro.
Spalanco gli occhi anche se non m'importa che mi veda
così, ora non me ne frega più niente.
"È solo un momento, non ti preoccupare..." rispondo con la
voce rotta dal pianto, dandogli sempre le spalle.
"Passerà..." aggiungo, sapendo benissimo di mentire.
Perché le lacrime potranno anche passare, ma di
certo non la sofferenza che mi porto dentro.
"Cerca di calmarti, Sanae. Stai ogni giorno peggio e così
non va bene!"
"E come dovrei stare, secondo te? Sentiamo!" sbotto
con rabbia, voltandomi verso Taro, che incredulo, si
ferma a qualche passo da me.
"Su, forza! Cosa dovrebbe fare la povera Sanae, per non sentirsi
così? Andare al cinema? Leggere un libro? Cosa? Cosa?"
inveisco, avvicinandomi a lui.
Ormai il nervosismo e la frustrazione hanno preso il sopravvento, come
se non avessi più il pieno controllo di me stessa.
Taro è visibilmente stupito, perché non
mi sono mai rivolta a lui in questo modo, anzi credo di non aver mai
reagito così contro qualcuno in vita mia.
"Non lo so, Sanae. Sai che sono l'ultima persona in grado di aiutarti
in questa situazione, perché non ne ho di soluzioni, nemmeno
per me. Ma non puoi lasciare che il dispiacere sia più
forte di te, finirai per sentirti male sul serio e questo
Tsubasa non lo vuole di certo!" mi esorta, guardandomi con
un'espressione seriamente preoccupata.
Le sue parole fanno centro.
All'improvviso provo una grande vergogna per il mio comportamento.
Di riflesso i miei lineamenti si distendono mentre il
mio sguardo smette di essere duro.
E mi dispiace davvero tanto per come ho appena trattato Taro!
Proprio lui che mi hai aiutata così tante volte,
perché implicato in una situazione simile alla mia!
Nascondo il volto tra le mani e inizio a singhiozzare, preda ora anche
del senso di colpa nei suoi confronti.
E nei confronti di Tsubasa.
Come ti sentiresti Sanae, se vedessi lui al tuo posto in
questo stato?
Mi domando, premendo le dita contro la mia faccia.
"Mi dispiace, Taro!" balbetto, stringendo i pugni sulle guance.
"Scusami, non volevo!" aggiungo mentre lo vedo avvicinarsi.
Quando mi raggiunge, mi abbraccia, cingendo le mie spalle scosse dal
pianto.
Mi aggrappo a lui con tutta me stessa, sperando che possa perdonarmi ma
anche aiutarmi a liberare il dolore che sento.
"Non fa niente, tranquilla..." sussurra, accarezzandomi la testa.
"Ti capisco, lo sai! So quello che provi!"
"Appunto!" esclamo, tenendo sempre lo sguardo basso per la vergogna.
"È ancora peggio! Non te lo meritavi! È solo che
io..." e non riesco a finire la frase, perché il pianto non
mi lascia fiato.
"Lo so, Sanae..." mi rassicura, ascoltando i miei singhiozzi.
"Lo so..." mi consola comprensivo, come farebbe proprio un vero amico.
E mi sento ancora più un'ingrata...
"Signorina Nakazawa, si può fermare un attimo per cortesia!"
L'espressione del professor Tadai è tremendamente
seria.
"Certo..." rispondo perplessa, facendo cenno a Yukari di aspettarmi
fuori.
Quando tutti i miei compagni di club se ne sono andati, il
professore m’invita a sedermi di nuovo, su una delle poltroncine della prima fila.
Obbedisco mentre il professore si appoggia con la schiena
al palco, incrociando le gambe e iniziando a pulire gli
occhiali con un lembo del maglione.
Fisso curiosa la sua espressione seria mentre li
riposiziona lentamente sul naso.
“Ha più scritto di recente, signorina?"
"Sì..." rispondo un po' titubante, non capendo dove voglia
andare a parare.
"Come mi ha consigliato di fare lei..."
Il professore nasconde un sorriso ambiguo dietro a una mano.
Non riesco proprio a capire questo suo atteggiamento strano.
"Sono stato contattato da una casa discografica a suo riguardo..."
Spalanco gli occhi.
Che ha detto?!
Il viso del professore rimanere impassibile, davanti alla mia
reazione stupita.
"Dei talent scout l'hanno sentita cantare al concorso nazionale e sono
rimasti colpiti. Quando hanno saputo poi che è stata lei a scrivere la sua canzone, sono diventati entusiasti. Vorrebbero
altro materiale, dei demotapes d'ascoltare prima di
un'eventuale proposta di contratto."
Sono scioccata e incredula.
Mi trattengo a stento dal chiedere al professore, se non sia impazzito
o cosa.
"Assolutamente no! Quello che scrivo sono solo cose
mie! Non ho mai pensato di fare la cantante, professore! Butterfly è
stata un imprevisto, come lei ben sa!" rispondo convinta,
senza nessuna esitazione e alzandomi, faccio per andarmene, in modo che
non abbia tempo di ribattere.
O forse ho solo paura, che possa tentare di convincermi.
"A loro non interessa se i suoi testi sono autobiografici o se sta
parlando della sua vicina di casa! Vogliono la sua voce e la sua
musica, qualunque sia la sua ispirazione. E questo sarà
valido anche per la gente che vorrà ascoltarla!"
esclama sicuro il prof. Tadai ed è come se
non avessi mai parlato.
Lo fisso seria ora, risentita dal suo ignorare le mie
ragioni.
"Lei ha ricevuto un dono, che non sapeva di avere fino a poco tempo
fa..." e fa un passo verso di me.
"È vero, anche altri potranno ascoltare quelli che sono i suoi
sentimenti, ma la sua voce, in questo modo, potrà
raggiungere i veri destinatari delle sue emozioni!"
Il professore mi sorride ora, come a voler sottolineare le
ultime parole del suo discorso.
"Potrà arrivare dove il suo corpo non
può andare..."
Arrossisco, perché è stato volutamente toccato il
mio nervo scoperto.
La mia voce arriverà da lui, lui potrà
sentirmi...
"Per non contare il fattore economico! Un contratto discografico
è garanzia di un bel conto in banca e
così potrà permettersi tutti i viaggi oltreoceano
che vuole, senza preoccupazioni!"
Il suo sorriso ora diventa malizioso e a me non resta che
morire d'imbarazzo.
Il prof. Tadai scruta soddisfatto la mia reazione, dopo aver
fatto leva sul mio punto debole.
Sospiro mentre comincia a farsi strada dentro di
me, la tentazione di accettare.
Per un attimo immagino a quanto sarebbe bello, se potessi
avere la possibilità di raggiungere Tsubasa di frequente.
Tra un anno poi finirò le superiori e arriverà il
momento di decidere cosa fare della mia vita.
Rifletto su quanto la musica mi abbia aiutato in questi mesi
e alla liberazione che provo, anche solo per pochi minuti,
ogni volta che mi metto a scrivere davanti a un pianoforte.
Concretizzando le mie sensazioni, le gioie e i bei ricordi.
Ma anche le mie debolezze e spesso la solitudine.
"Ci penserò!" rispondo per temporeggiare, pur sapendo che
forse ho già deciso.
Il professore sorride, perché ormai mi conosce fin troppo
bene, per non sapere quali siano i miei pensieri.
Dopo essermi congedata da lui, esco dall’aula sentendomi un
po' più leggera.
Perché c'è di nuovo una speranza nel mio
cuore, legata a un nuovo impegno.
Forse il tempo sarà di meno un peso, occupata in un
obbiettivo così grande.
E forse troverò un po' di pace, ora che ho trovato anch'io
un sogno da realizzare.
Come prima cosa, ci tengo a precisare che da questo momento
Sanae non diventerà la nuova lolita del pop!^^'
Non vorrei che pensaste che voglio fare di lei la nuova
Britney Spears! Con il dovuto rispetto per i fans di
quest’ultima.^^
Spenderò quindi due righe per spiegarvi il motivo
di questa mia scelta.
Desidero semplicemente dare a Sanae una sorta di emancipazione
da Tsubasa e dal suo amore per lui.
Voglio renderla indipendente, nel senso che voglio che abbia
anche lei la sua dimensione, non limitandosi ad essere solamente "la
ragazza del Capitano".
Per questo ho voluto che anche lei avesse
un’occasione speciale e l’opportunità di
esprimersi in qualcosa, che non si collegasse direttamente al "mondo"
di Tsubasa.
Ho escluso per lei qualsiasi carriera concernesse il
calcio/lo sport proprio per questo motivo e non ho voluto nemmeno che
la sua attività si basasse su qualcosa di "fisico", nel
senso dell’aspetto.
La bellezza è sempre un dono, ma il
talento è tutta un’altra cosa.
Così le ho donato, appunto, una
voce e un talento musicale, anche se ha l’inizio, Sanae non
sa di averli e per aiutarla a compiere questo cammino, ho inventato per
lei il professor Tadai.
La mia è semplicemente una scelta
diversa, mirata all’emancipazione personale ed
economica del mio personaggio, che deve essere Sanae in primo luogo poi
la ragazza di Tsubasa.^^
E ora i consueti saluti...
Ringrazio infinitamente tutti quelli che continuano a leggere
"Butterfly" e tutte le persone che mi hanno contattata personalmente.
Un saluto particolare a chi ha recensito, con la speranza che
questo capitolo transitorio sia stato ugualmente di gradimento.
Passare dai capitoli dell’incontro alla vecchia
routine di Sanae non è stato facile, ammetto che ci sia un
sali e scendi emotivo notevole e se devo essere onesta,
trovarmi a scrivere in assenza di Tsubasa, mi è dispiaciuto
più di quanto credessi... Ma
pazienza!^^'
Come ultima cosa vorrei mandare un saluto speciale ad una
persona simpatica e carina, scusandomi per averle dato del "pirla" la
prima volta che ci siamo conosciute!^^Un bacio!
Con questo è tutto anche 'sta volta, a presto...
OnlyHope^^
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Capitolo 15 *** La ragazza di Parigi ***
BUTTERFLY
CAPITOLO 15
La ragazza di Parigi
"Hanno
aperto una nuova sala giochi, potremmo andarci dopo gli allenamenti. Tu
che ne dici?"
Ishizaki si rivolge Taro con il suo solito sorriso allegro, ma
quest'ultimo rimane impassibile, senza degnarlo di uno sguardo.
Temo che non abbia ascoltato nemmeno una parola.
Ishizaki allora si volta verso me e Yukari, con aria
interrogativa.
"È così da stamattina!" esclamo, alzando le
spalle.
"Ma tu non te ne sei accorto, visto che hai dormito in classe per la maggior parte del
tempo!" concludo, dandogli una sonora pacca sulle spalle.
"Andiamo, Ryo! Avevi promesso che mi avresti accompagnata in quel
negozio di scarpe. Sbrighiamoci o faremo tardi!" e senza aspettarsi una
risposta, Yukari prende sotto braccio il suo
ragazzo e lo trascina via di peso.
"Ci vediamo domani, ragazzi!" ci saluta, tirando
prepotentemente il povero Ishizaki, che abbassa lo sguardo sconsolato
mentre alza mesto una mano.
Taro sorride, finalmente tornato tra noi su questa terra.
Ne approfitto per chiedergli cosa gli stia succedendo oggi.
La sua reazione alla mia domanda però è piuttosto
strana, visto che distoglie lo sguardo e arrossisce appena.
"Ieri ho ricevuto una mail da parte di Azumi..." si schiarisce la voce.
"Ha intenzione di tornare in Giappone dopo il liceo, così
pensa di venire a Tokyo, per prendere informazioni sulle varie università..."
Ma Azumi chi?
All’improvviso ho un'illuminazione.
Deve essere la ragazza che vive a Parigi!
"Davvero?!" esclamo felice mentre camminiamo in direzione di casa mia.
"E quando arriverebbe di preciso?"
Taro esita un po' prima di rispondermi.
"La settimana prossima..." e sospira, stranamente in maniera un po' avvilita.
Lo fisso allibita, perché non riesco a capire, come non
faccia a non essere felice, a causa di questa magnifica notizia!
"Beh? Che c’è? Non sei contento?" chiedo,
inclinando la testa e aggrottando le sopracciglia.
Taro sospira ancora poi si volta a guardarmi.
"Vedi, Sanae... Vorrei chiederle di venire qui in
città..." esclama, senza distogliere lo sguardo.
"Ma non saprei proprio come ospitarla! Non posso di certo
dirle di venire a stare a casa mia!"
"Scusa, perché no?" chiedo sbattendo le palpebre, come se la
mia domanda fosse la più logica del mondo.
"Ma perché no!" risponde convinto, come se
invece fosse la più stupida del mondo.
"Tu in Brasile sei stata a dormire da Tsubasa? Non mi
sembra proprio!" conclude un po' nervoso e arrossendo.
"Beh, no..." sussurro imbarazzata.
"Ma con i soldi del primo premio, ho potuto prenotare un albergo!"
aggiungo, quasi a giustificarmi.
"Sanae, lei è solo una ragazza delle superiori come
noi. Non può permettersi soggiorni costosi, lo sai
benissimo!"
Lo osservo in silenzio, notando il suo stato di agitazione.
"E non può venire da me!" aggiunge, ancor prima
che io possa aprire bocca.
Continuo a fissarlo, non capendo proprio tutto questo nervosismo.
O meglio la capisco, ma mi lascia perplessa ugualmente.
"Ma che tipo di rapporto hai con Azumi?" chiedo a bruciapelo, quando
credo di aver capito il tassello mancante della questione.
Taro mi fissa ancora ma senza
rispondere, così gli sorrido per incoraggiarlo a
parlare.
"Siamo una sorta di Tsubasa e Sanae..." borbotta, prima di fare una
pausa.
Lo guardo allibita, non capendo dove voglia andare a
parare.
"Però meno espliciti!" aggiunge, in maniera ancora sibillina.
Cerco di dare un senso alle sue parole, ma più ci penso e
meno mi sembrano comprensibili.
"Mi stai prendendo in giro, Taro?" domando, afferrandolo per un braccio
per costringerlo a fermarsi.
"No!" risponde alzando le spalle, come se fosse piuttosto ovvio.
"Allora che vuol dire? Spiegati!" esclamo, allargando le braccia e
scuotendo la testa.
Taro prende un grosso respiro per farsi coraggio, nemmeno dovesse
affrontare chissà quale difficoltà.
Lo fisso seria, rimanendo impalata in mezzo al marciapiede, le
mie braccia incrociate sul petto.
"Intendo che ci piacciamo, ma non ce lo siamo mai detti..." e
il suo viso assume un'aria un po' triste ora.
"Capirai che in queste condizioni, non posso proprio dirle di
venire a passare qualche giorno a casa mia! Con mio padre presente poi!"
Rimango a fissarlo perplessa mentre lui mi osserva di
sottecchi, come a voler carpire una reazione dal mio sguardo.
"E tu avevi il coraggio di prendere in giro me?!"
esclamo, poggiando le mani sui fianchi e inclinando la testa.
Taro arrossisce ancora di più e inizia a farfugliare, che nel suo caso è
tutto molto diverso poi riprende a camminare, tagliando
così il discorso.
Lo seguo allontanarsi, cercando nelle mia mente una soluzione a questa
situazione.
In che modo potrei aiutarlo?
Perché mi rattrista troppo vederlo
così pensieroso e giù di morale.
"Può venire a casa mia!" esclamo all’improvviso.
Avrei dovuto arrivarci fin da subito!
Taro si ferma poi si volta a guardarmi, sbigottito.
"Dico sul serio! Non ci sono problemi!" cerco di convincerlo, sempre
più sicura dell'idea geniale che ho appena avuto.
Quando lo raggiungo, poso una mano sul suo braccio e gli sorrido, per
convincerlo.
"Ma... Sei sicura, Sanae?" mi chiede titubante.
"Non so se sia il caso..." prova ad aggiungere, ma lo interrompo subito.
"È deciso, Taro! Azumi starà da me! Quindi
avvertila che può trattenersi qualche giorno in
più qui in Giappone!" esclamo sorridente, prima di
riprendere a camminare.
Mi sento così fiera di me stessa, per aver trovato la
soluzione al suo problema!
Quando mi accorgo però che Taro non mi ha raggiunta, mi
volto a cercarlo.
"Forza, andiamo!" lo esorto con un cenno della mano mentre mi osserva
con un'espressione sempre stupita.
Rimane immobile ancora per un po' poi s'incammina, con una nuova
luce nello sguardo.
Ed io sono davvero felice di poterlo aiutare.
Ripagando almeno un po', tutto quello che lui ha fatto per me,
in questi ultimi tempi.
"Non sei sana di mente, Sanae!" esclama Yukari mentre
gira nervosamente il caffè, che le ho appena versato.
"Perché? Cosa ho fatto che non va?" le chiedo,
fissando stupita la sua faccia ombrosa.
Mi siedo di fronte a lei, non capendo la sua agitazione, che la porta
a sbattere rumorosamente il cucchiaino, contro la porcellana
della tazza del servizio buono di mia madre.
"Andiamo, Sanae! Invitare a casa tua questa Azumi! Ma se nemmeno la
conosci!" mi rimprovera, smettendo di girare vorticosamente il
caffè.
E sarebbe questo il
problema?!
"E allora?" insisto un po' irritata.
"Faremo amicizia!"
"Potrebbe essere una persona odiosa e questo non lo puoi
sapere!" continua imperterrita Yukari, decisa a voler smontare a tutti
i costi le mie convinzioni.
"Piace a Taro, quindi sarà sicuramente una brava
ragazza. Non ho dubbi!" le rispondo, cercando di dissuaderla,
perché nessuno mi può togliere dalla testa, che
Azumi sia proprio così.
"E poi non si vedono da così tanto tempo! Sono davvero
contenta di aiutarli!" esclamo sorridendole, con la speranza di trasmetterle questo mio
entusiasmo.
Yukari mi osserva, rimanendo impassibile finché la sua espressione cambia e si addolcisce.
"Ti stai immedesimando troppo, Sanae… " sussurra, sospirando.
"Facendo incontrare quei due, non sentirai di meno la mancanza di
Tsubasa…" sentenzia usando un tono calmo, per
non ferire i miei sentimenti.
Stupita, la fisso per un attimo poi abbasso lo sguardo.
Le lacrime iniziano ad annebbiarmi la vista.
Rifletto sulle parole di Yukari e sento che in fondo, non ha tutti i
torti.
Voglio aiutare Taro con la ragazza di cui è
innamorato ma...
Una parte di me rivede nella sua situazione, un qualcosa di me e
Tsubasa.
E alla fine è noi che
voglio far incontrare, come se fossimo loro.
Tristemente, alzo di nuovo gli occhi sulla mia migliore amica,
che mi guarda preoccupata.
Trattengo un attimo il respiro, per evitare di mettermi a piangere.
"Forse è come dici tu..." ammetto con voce tremante.
"Ma se anche fosse, che cosa ci sarebbe di male?" le
chiedo, deglutendo e mordendomi le labbra.
"Niente, Sanae. Niente..." risponde con dolcezza Yukari.
"Però è importante, che tu non ti
nasconda dietro i sentimenti degli altri…"
Annuisco e riabbasso lo sguardo.
Le lacrime scendono lente lungo le mie guance mentre mi copro il viso
con le mani.
Ha proprio ragione.
Non ci si può nascondere nella vita, mai da
nessuno...
Ma tantomeno da se stessi.
"Ehi, Yukari! Ma quando arriva Taro?" esclama Ishizaki quasi
piagnucolando.
Non contendo sbatte le posate sulla tavola, come un bambino che pretende la
sua pappa.
"Io ho fame!" aggiunge, prima che la mia migliore amica gli assesti uno
scappellotto in testa, alzando gli occhi al cielo.
"Falla finita, Ryo!" lo rimprovera, proprio come se fosse
una mamma, invece che la sua ragazza.
Tutta la squadra ride e anch'io sorrido divertita, vedendoli
battibeccare come sempre.
Ma quando i miei occhi si posando per un attimo verso l'ingresso del
locale, Taro si affaccia nella sala, in compagnia di
una ragazza carina.
Emozionata, rifilo una gomitata veloce al braccio di Yukari.
Ma il mio gesto non attira solo la sua attenzione ma anche quella di
tutta la tavolata, che si volta curiosa verso l'ingresso.
Così lo mettete in imbarazzo, stupidi!
Ma Taro mi sembra già abbastanza imbarazzato di suo, ora
che ha raggiunto il nostro tavolo.
Non so decidermi se è per il nostro atteggiamento curioso
o per la vicinanza di Azumi, che deve essere con lui
già da qualche ora.
Lo vedo comunque mantenere un certo autocontrollo.
"Loro sono i miei compagni di squadra!" esclama, rivolgendosi alla
ragazza accanto a lui, che sorride anche lei imbarazzata.
"Ci sono proprio tutti, eccetto Tsubasa! Ma a rappresentarlo
c'è qui la sua amata consorte!" e mi indica tra le
risate generali.
Arrossisco prima di alzarmi in piedi, per presentarmi.
"Piacere, Sanae!" e le stringo la mano mentre mi sorride gentilmente.
"La consorte, appunto!" esclamo poi per metterla a suo agio, attirando
di nuovo l’attenzione dei ragazzi su di me.
Tanto ci sono abituata!
"Ciao! Io sono Azumi!" risponde decisa alla mia stretta.
"Ti ringrazio per avermi invitata a stare da te! Sei stata davvero
molto gentile!" aggiunge con sincera gratitudine, arrossendo un po'.
"Figurati!" esclamo con gioia, felice che la prima impressione
di Azumi corrisponda a quanto mi ero immaginata sul suo conto.
"Lei è Yukari! L'altra manager della squadra!"
Senza trattenere l'entusiasmo, le presento la mia migliore
amica, che rimane seduta, salutando la nuova arrivata con un
sorrisetto e un cenno della mano.
"È proprio carina, vero?" sussurro piano
all’orecchio di Yukari mentre Taro continua il giro della
tavolata, con colei che spero diventerà presto la sua
ragazza.
La mia amica mi guarda con sufficienza, alzando il mento.
"Sì, caruccia. Trovo che ti assomigli pure un po'!" risponde, guardandomi con un'espressione strana, difficile
da decifrare.
"Beh, Taro doveva per forza trovarsi una
ragazza simile a quella del suo amico del cuore!"
Spalanco gli occhi incredula.
Non posso aver sentito bene!
"Ma che ti prende, Yukari?" le chiedo, aggrottando le sopracciglia.
"Tutte le volte che nomino Azumi, te ne esci con delle
battutine acide! Stasera poi te la stai prendendo persino con me e
Taro!"
"Non è vero!" mi risponde seccata, le sue guance
che si tingono di rosa.
"Sì, che è vero! Tutte le volte sembra che ti
innervosisca parlare di lei!" sbotto guardandomi intorno,
cercando di mantenere un tono di voce basso.
Non voglio attirare l'attenzione degli altri su questa nostra
assurda discussione.
"Beh, se tu la nominassi qualche volta in meno, magari la smetterei!"
mi risponde stizzita, voltando il viso da un'altra
parte.
Rimango senza parole, finché non capisco quale sia
in realtà il suo problema.
E allora scoppio a ridere, così
tanto d’attirare la sua attenzione.
"Che ti prende?" mi chiede, fissandomi mentre arrossisce.
Poggio la testa sulla sua spalla, senza smettere minimamente di
sghignazzare.
"Sei proprio stupida, Yukari!" esclamo, stringendomi forte al
suo braccio, prima di guardarla ancora negli occhi.
"La mia migliore amica sei sempre solo tu!" e detto questo, le
do un pizzicotto sulla mano.
Yukari è totalmente imbarazzata ora, perché ho colto nel segno.
"Sciocca!" borbotta, abbozzando un sorriso mentre continuo a
ridacchiare.
"Che c'è da ridere, ragazze?"
Taro ci ha raggiunte un'altra volta e Azumi prende posto a
tavola accanto me.
Le sorrido prima di riportare la mia attenzione su Yukari e
bisbigliare al suo orecchio un'altra presa in giro.
"Mi hai preso per pazza? Dopo il ragazzo in un altro
continente, credi che voglia avere anche la mia migliore
amica dall'altro capo del mondo?! Ma io mi accontento di te,
Yukari!" e le tiro una ciocca di capelli, tenuti legati
dalla coda di cavallo.
"Scema..." borbotta compiaciuta prima di darmi una leggera gomitata.
Apro la porta della mia stanza e accendo la luce, prima di far
accomodare Azumi.
Ora siamo rimaste sole e mi sento un po' nervosa,
perché in fondo aveva ragione Yukari.
Non ci conosciamo ed è ovvio che ci sia un po'
d’imbarazzo tra noi in questo momento.
Azumi si guarda intorno curiosa, dopo aver lasciato la valigia
accanto alla mia scrivania.
La osservo mentre i suoi occhi si spostano in ogni direzione,
come succede sempre quando ci si trova in un ambiente
sconosciuto.
Il suo sguardo però si ferma, posandosi sulla foto che tengo
sul comodino.
"Quello è Tsubasa!" esclamo avvicinandomi a lei, felice
d’aver trovato un argomento, con cui poter rompere il
ghiaccio.
Azumi annuisce sorridendo, mi ricordo solo ora, che lei lo ha
già conosciuto tre anni fa, al mondiale giovanile di Parigi.
"Quanto tempo è che state insieme?" mi domanda,
così a bruciapelo.
"Ehm... Due anni e mezzo!" rispondo un po' imbarazzata,
prendendo la cornice e sedendomi poi sul letto.
Osservo questa foto, come ho già fatto un milione
di altre volte, finché dal mio petto non esce un
sospiro.
"Se consideriamo anche il tempo che non ci vediamo, altrimenti molto,
molto meno!" aggiungo, abbozzando un sorriso mentre Azumi si siede
accanto a me.
"Come hai conosciuto Taro?" le chiedo, cercando di allontanare
il pensiero doloroso sulla lontananza di Tsubasa.
"A una mostra di suo padre, l'estate prima di entrare alle medie!"
risponde allegra e le sue guance si colorano di rosa.
"Mia madre è fissata con tutto ciò che
viene dal Giappone! Ha una sorta di maniacale ricerca di tutto quello che può ricordarle casa!" esclama,
sistemandosi più comodamente sul letto.
"Le è bastato sapere di questa mostra di un
giapponese a Parigi, per trascinarmi con lei all'esposizione!
Avevo undici anni, immagina la gioia di partecipare a questo evento!" e
gira le mani in aria, strappandomi un sorriso divertito.
"Mentre gironzolavo annoiata per la sala, piena di adulti
eleganti e noiosi, ho intravisto in lontananza un ragazzino, con un
pallone da calcio sotto braccio..."
"Taro!" esclamo, riconoscendo la sua mania infantile, di
portarsi dietro il pallone in ogni posto!
Sorrido, perché anche qualcun altro
mantiene questa abitudine, nonostante sia cresciuto
già da un pezzo.
"Già, Taro... Mi sono subito avvicinata a lui, felice
com'ero d'aver incontrato un coetaneo, in mezzo a tutta quella gente
incravattata! Sai, credo di averlo anche spaventato, poverino!
Non sono esattamente calma come sembro..."
Azumi sorride imbarazzata, prima di continuare il suo racconto.
"Abbiamo passato il pomeriggio a chiacchierare
e disegnare, rubando dei fogli di carta bianchi dalla
cartella del padre di Taro."
La sua espressione mi sembra così dolce mentre mi parla di
lui, ricordando il loro primo incontro.
Le sue guance hanno preso un colorito quasi
febbricitante, nel suo sguardo brilla una luce, in grado di rendere
ancora più luminoso il suo viso.
Azumi sposta con un movimento delicato la frangia dagli occhi, che
vagano ora per la stanza, persi in chissà quale
immagine dolce, che appare solo nella sua mente.
"A settembre ci siamo ritrovati in classe insieme ed
è stato così, fino al suo rientro in Giappone!"
fa una pausa, sospirando.
"Ma quel tempo è stato più che sufficiente
per..." non termina la frase ma non avrebbe avuto comunque motivo di
farlo.
Il senso delle sue parole non ha bisogno di altro, per essere
colto immediatamente.
"Sto tornando in Giappone per lui!" esclama senza
distogliere gli occhi dai miei, in un atteggiamento forte e
coraggioso.
"Lo so..." le rispondo annuendo, perché riesco a
capire ciò che l’ha spinta a tanto.
"Ma lui no..." sussurra ora, spostando lo sguardo di lato e iniziando a
tormentare pensierosa una ciocca di capelli.
"Magari lo spera, Azumi!" esclamo con un sorriso incoraggiante, posando
una mano sul suo braccio.
Azumi mi fissa seria poi sul suo viso appare il
sorriso più bello, che le abbia mai visto fare in
tutta la serata.
"Grazie per avermi ospitata a casa tua! Nemmeno ci conoscevamo..."
"Non ringraziarmi!" la interrompo, scuotendo la testa.
"Mettiamola così... Se un giorno verrò a Parigi,
saprò a quale porta andare a bussare!"
aggiungo ridendo, buttandola sullo scherzo.
"Ma è la città degli innamorati! Non puoi venire
da sola!" obbietta allegra Azumi.
"Beh... Vorrà dire che sarò costretta a rapire
qualcuno in Brasile, allora!"
Scoppiamo a ridere, poggiandoci l'una all'altra.
Nel mio cuore un vago senso di serenità.
Osservo il viso di Azumi mentre sorride e ripenso all’espressione
estasiata, che Taro ha avuto dipinta sul volto per tutta la
sera.
E arrivo alla conclusione, che può
essere vero…
Dare una mano a loro due, non può aiutare anche me
e Tsubasa ma si può essere felici, anche per questo...
Un saluto veloce questa volta!
Vorrei salutare, come sempre, tutte le persone che leggono e
recensiscono la MIA Butterfly.^^
Vi chiedo scusa per il ritardo nell'aggiornamento,
è la prima volta che accade e questo mi dispiace molto.
Ho avuto qualche problema questa settimana ma dato che tutto
sembra essersi risolto, spero di ritornare al mio ritmo precedente!^^'
Un bacio grande, spero che il capitolo vi sia piaciuto...
Scappo! A presto, OnlyHope!^^
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Capitolo 16 *** Sogni ad occhi aperti ***
BUTTERFLY
CAPITOLO 16
Sogni ad occhi aperti
"Non
riesco proprio a trovarlo!" esclamo al cellulare, entrando nel cortile
di scuola.
Il sole mi bacia la fronte, in questo caldo pomeriggio di
vacanze primaverili.
"Hai guardato allo spogliatoio, giù al campo? Mi sembra che
l’ultima volta lo avessi con te agli allenamenti!"
Yukari tenta di darmi dei suggerimenti mentre cerco di fare
mente locale, su dove abbia lasciato il mio lettore mp3.
"Andrò a dare un'occhiata, allora! Tanto sono già
a scuola!" e mi dirigo con passo deciso verso il campo da
calcio, buttando un ultimo sguardo all’orologio.
"A scuola? Perché?"
"Devo vedere il professor Tadai, deve darmi alcune bozze…"
le rispondo, tenendo il telefonino tra la spalla e il mento,
mentre cerco le chiavi dello spogliatoio nella borsa.
"Ci vediamo tra un’oretta ai cancelli,
allora? Così faremo in tempo a vedere il
primo spettacolo!"
"Ok! Ci vediamo lì, a dopo!" la saluto mentre
chiudo il telefono e mi avvicino al vecchio
edificio, situato proprio davanti al campo da calcio.
Quando sto per inserire la chiave nella serratura
però, mi accorgo che la porta è
già aperta.
Strano!
Ma con un’alzatina di spalle, giro la maniglia e...
Sono già pentita di averlo fatto!
Oh mio...
Taro e Azumi mi fissano, imbarazzati.
Ferma, impalata come uno stoccafisso, rimango a fissarli.
Le braccia di lei sono ancora strette intorno al collo di Taro.
Lui invece le circonda la vita e una mano, noto, è
infilata sotto la sua maglia, all'altezza dei reni.
Come possono capitare tutte a me?!
"Oh, io ecco... Ero venuta per cercare il mio p3..." inizio a blaterare
agitata mentre i due continuano a guardarmi, stupiti e sempre
di più imbarazzati.
"Cioè mp3... Il lettore! Già… Eh, eh,
eh..." aggiungo, mentre a tentoni, cerco di afferrare la maniglia della
porta, per uscire e togliermi al più presto dai piedi.
Azumi nel frattempo mi sorride, poggiando la fronte al mento di Taro.
"Ah, ah..." borbotta quest'ultimo e le sue guance si
tingono ancora più di rosso.
Resto immobile a fissarli, un'altra manciata di secondi.
"Scusatemi tanto!" esclamo poi e più veloce
della luce, giro su me stessa ed esco dalla porta, chiudendola
poi alle mie spalle, con poca delicatezza.
Agitatissima, cammino spedita a testa bassa, senza
accorgermi di nulla.
Nemmeno delle urla, che provengono dal campo da baseball.
Una palla sfiora sibilando la mia spalla destra.
È stato così imbarazzante averli interrotti!
Però...
All’improvviso mi blocco e mi volto a guardare verso
lo spogliatoio, che s’intravede in lontananza.
Ma questo vuol dire che...
Un sorriso radioso distende i lineamenti del mio viso mentre osservo il
vecchio edificio, dal quale non vedo uscire ancora nessuno.
Sono felice per te, Taro...
E sorrido ancora, prima di voltarmi e tornare a camminare, in
direzione dell'aula di musica.
In fin dei conti, tutto
questo è che anche merito mio!
La musica del pianoforte si diffonde nel corridoio
deserto, come a voler sopperire l’assenza
degli studenti, che di solito lo animano allegramente.
Lascio che la melodia entri nella mia testa mentre cammino in
direzione dell’auditorio.
D'istinto, mi volto a guardare lungo la vetrata, da cui entrano tiepidi
raggi di sole.
Mi avvicino alla finestra e faccio scorrere l'anta
di vetro, i miei gomiti si poggiano poi sul davanzale.
I ciliegi del
cortile sono tutti in fiore...
Chiudo lentamente gli occhi, cullata dalle note.
Non ho mai sentito questa canzone, che riesce a
trasmettermi un forte senso di nostalgia.
Mi lascio trasportare lontano e la mia mente vola, nel
mio oceano fatto di ricordi.
Un viso e dei capelli bagnati che ricoprono gli occhi mentre un sorriso
felice si allarga sul volto.
Subito dopo, un manto di stelle sopra la mia testa e quegli
occhi ancora, che mi guardano emozionati e seri.
Velati di tristezza...
Tsubasa...
Apro di nuovo le palpebre, quel tanto che basta per tornare alla
realtà, ai ciliegi in fiore, che
mi ricordano quanto sia lontana da lui.
Sospiro, allontanandomi dalla finestra aperta prima di rimettermi
a camminare.
Quando raggiungo la porta dell'aula, la musica è svanita,
come se fosse finita una magia.
Traendo un ampio respiro, sorpasso la soglia, cercando di
assumere un’espressione serena.
Non voglio che il professor Tadai mi sgridi ancora...
Ma con mio enorme stupore, scopro che non è lui al
pianoforte ma un ragazzo, di cui non riesco a scorgere il volto,
coperto com'è dagli spartiti che sta riordinando.
Mi avvicino al palco curiosa mentre due occhi scuri spuntano
sopra i fogli di carta.
"Ciao, Nakazawa!" esclama il ragazzo, abbassando gli spartiti e
sorridendo allegro.
Takeshi Seii!
"Ciao! Che ci fai qui?" gli chiedo subito, dato che le
attività del club sono sospese durante le vacanze di
primavera.
Seii sorride ancora, prima di rispondermi
che è venuto a scuola, per
incontrare il prof. Tadai.
Un leggero imbarazzo mi pervade, sentendo parlare del suo appuntamento
col professore.
In fondo se non fossi stata scelta io per
al concorso, sarebbe stato lui a partecipare e mi fa
sentire un po' in colpa, avergli soffiato
quell’opportunità.
Ma Seii non me l'ha mai fatto pesare, anzi!
Si è offerto fin da subito come musicista e dopo la
vittoria, è stato uno dei più
affettuosi a congratularsi con me.
"Di chi è quella canzone che suonavi al piano?" domando,
poggiandomi al legno del palco.
Seii si alza dal pianoforte poi si gira, guardandomi sorpreso
e...
Confuso, direi.
"È molto bella, mi ha commossa..." aggiungo sincera
sostenendo il suo sguardo, finché non
lo riabbassa.
"È mia. L'ho scritta io…" risponde con un tono
di voce calmo e dandomi le spalle, infila gli
spartiti dentro la sua tracolla.
Stupita, lo osservo mettere la borsa intorno al collo prima di voltarsi
ancora verso di me.
Mi sorride ora, anche se mi sembra imbarazzato.
"Wow!" esclamo, poggiando il viso tra le mani.
"È davvero bella, Seii! Un po' triste... Malinconica,
forse..." e mio sguardo si posa sul pianoforte a
coda alle sue spalle.
"Ma si sa che ultimamente sono sensibile a
certe cose!" esclamo poi, cercando di scherzare e posando di
nuovo gli occhi su di lui.
"Già..." è la sua risposta laconica, accentuata
dall'abbozzo di un sorriso, che sembra più una smorfia.
Arrossisco abbassando lo sguardo, perché so fin
troppo bene cosa sottintende quel già.
"Lo sappiamo tutti che non vivi più,
così lontana dal tuo ragazzo! Poverina!"
Non mi piace essere commiserata, soprattutto
per questo, perché nessuno può sapere
quello che provo e come sia la situazione tra me
e Tsubasa.
Sto per rispondergli che va tutto bene, cercando di non sembrare troppo
acida, quando il bidello bussa alla porta aperta, attirando la mia
attenzione su di lui.
"Nakazawa, il professor Tadai si scusa! Ne avrà ancora per
molto alla riunione dei professori, per il nuovo anno
scolastico. Le manda comunque questo!"
E prima di andarsene di nuovo, mi porge una busta gialla,
notevolmente voluminosa, che infilo velocemente nella borsa,
ringraziando.
Un'occhiata all'orologio, sono nettamente in anticipo rispetto al mio
appuntamento con Yukari.
Ma se non posso parlare con il professore, tanto vale andare
ugualmente ad aspettarla ai cancelli.
"Allora io vado, ti saluto!" esclamo in direzione di Seii,
incamminandomi poi verso l’uscita.
"Beh, vengo anch'io, visto che il prof. Tadai ci ha dato buca!" e con
un salto scende dal palco.
Così usciamo dall’aula e camminando al
suo fianco, avverto un profumo.
È un aroma dolce, di pesche
e ciliege.
Strada facendo, Seii inizia a chiacchierare del più e del
meno.
Mentre oltrepassiamo il portone che da sul cortile, mi confessa che gli
piacerebbe cambiare classe, quest’ultimo anno
delle superiori.
"Ho bisogno di cambiare aria!" esclama allegramente e io non posso non
stupirmi un po'.
Nanami Makimura, la sua ragazza, è stata sempre in classe
con lui in questi due anni.
E se lo sentisse, non credo che sarebbe moto contenta, di
questa sua voglia di novità!
"Nakazawa, ma ora torni a casa?”
Mi volto a guardarlo confusa.
"Posso accompagnarti e anzi... Potremmo fermarci a prendere qualcosa di
caldo prima, se ti va!" propone all'improvviso, spiazzandomi
completamente.
Sto per rispondergli che ho un appuntamento con Yukari, quando la mia
migliore amica ci raggiunge, urlando il mio nome a squarciagola.
"Sanae, già qui? Ho fatto bene a venire prima, allora!"
esclama felice, voltandosi poi verso il ragazzo affianco a me.
"Ciao, Seii!"
Lui le risponde con un sorriso e un gesto della mano.
"Allora sarà per un’altra volta, Nakazawa. Ci
vediamo!" si rivolge di nuovo a me, prima di salutarci e allontanarsi
oltre i cancelli.
"Un'altra volta cosa?" chiede stupita Yukari, voltandosi a guardarmi.
Le spiego la proposta di Seii, sottolineando la sua gentilezza
ma anche il mio stupore.
"Mm... Allora potrebbe essere vero, quello che si dice in giro..." la
sento borbottare, poggiando una mano sul mento e fissando il
punto preciso, in cui è scomparso il nostro
compagno di corso.
Quando il suo sguardo torna su di me, assume un'espressione strana,
fissandomi con gli occhi, stretti a fessura.
La guardo, sbattendo le palpebre, completamente estranea ai suoi
pensieri.
"Allora andiamo, Sanae! Ci aspetta il cinema!" esclama
poi allegra, come niente fosse, afferrandomi per un
braccio.
Non so perché, ma ho la netta sensazione che abbia
volutamente cambiato discorso.
Ma non ci do troppo preso, perché il
ricordo della mia recente figuraccia, prende subito il sopravvento.
"Yukari, tieniti forte! Perché questa ti farà
proprio ridere!" esclamo, prendendola sotto braccio.
"Che ti è successo?" mi chiede divertita, senza nascondere
la sua curiosità.
"Un’altra delle mie!"
È già una mezz'ora che mandiamo giù
solo cose altamente caloriche.
Sedute a terra, con la schiena poggiata al mio
letto, chiacchieriamo ormai come due amiche di vecchia data.
Azumi sorride felice mentre gira un dito nel vasetto, che
ormai sta per finire.
La sua bocca è sporca di
cioccolata, così come le dita,
che cerca di pulire con le labbra, interrompendo di
tanto in tanto il suo discorso.
Si vede proprio che è felice!
E dopo quello che ho visto accidentalmente al campo, non
c'è da chiedersi il perché.
"Mi dispiace di avervi... Ehm... Interrotto, oggi!" cerco di scusarmi,
ancora un po' a disagio.
Azumi mi guarda stupita, come se si fosse completamente
dimenticata del nostro piccolo incidente.
"Non preoccuparti, Sanae! Non è che non si possa
ricominciare, poi!" e mi fa l'occhiolino, leccando la
punta delle dita.
Nonostante faccia la spavalda, le sue guance si colorano
comunque un po' di rosso.
Mi metto a ridere allegra, annuendo.
"Ma Taro è corteggiato, Sanae?" mi chiede poi a bruciapelo,
facendosi un po' più seria.
"Cioè, io vorrei sapere se… Insomma,
c'è qualche ragazza che si è dichiarata a lui?"
La guardo per un attimo poi sposto lo sguardo in alto.
L'argomento è delicato, ma opto comunque per
la verità.
"Beh, direi di sì..." e mentre pronuncio queste parole, la
osservo attentamente.
Non so proprio come possa prendere questo tipo d'informazioni.
"Mm..." è la risposta laconica di Azumi, che mi fissa,
storcendo il naso.
"Però Taro è un ragazzo serio! Non è
il tipo da colpi di testa!" aggiungo subito sorridendo, per
cercare di tranquillizzarla.
Lei contraccambia il sorriso, prima di poggiare il
viso sulle sue ginocchia piegate.
"Ma tu, come fai a resistere così? Non sei mai gelosa?" mi
chiede, visibilmente curiosa ma credo anche stupita.
Appoggio la nuca al materasso mentre con una mano, porto indietro i
capelli sulla fronte.
Rimango in silenzio per alcuni istanti, perché anche questo
è un argomento delicato.
"Non gli chiedo mai nulla su tifose, amiche o
conoscenti…" esclamo con un sorrisetto tirato.
"E quando mi viene in mente qualcosa di fastidioso, tipo che qualcuna
possa provarci, cerco proprio di non pensarci!" continuo,
alzando le sopracciglia e sospirando.
Azumi sorride, annuendo.
Dalla sua espressione capisco, che ha compreso perfettamente
cosa intendo.
"Poi... Io mi fido di Tsubasa! E questo rende le cose
un po' più semplici!"
ammetto, alzando le spalle.
"Sanae, posso farti una domanda... Molto personale?" chiede ancora,
arrossendo appena.
"Dimmi..." le rispondo, leggermente esitante.
"Ma voi due... Lo avete fatto?" sussurra, arrossendo un po' di
più.
Io invece no, prendo proprio fuoco.
Scuoto la testa con vigore, agitando i capelli
"Perché tu e Taro? Quando?!" le chiedo subito dopo, non
tenendo a freno la curiosità.
"Nemmeno noi... Ma spero che accada presto!"
Azumi lo dice tutto d'un fiato, ridendo allegra.
"Già..." mormoro sincera, non trattenendo un
sospiro.
Il mio sguardo si sposta di riflesso sulla foto sul comodino e si
concentra sul volto di Tsubasa, che mi sorride lontano nel tempo,
lontano nello spazio.
Il mio cuore si stringe, come ogni volta che penso a lui.
Dove sei ora?
Abbasso leggermente le palpebre.
Mi manchi...
"Mi raccomando, Azumi! Scrivici e vieni a trovarci ancora!" esclama
allegra Yukari, facendo l’occhiolino e passando un braccio
intorno alle spalle della sua nuova amica.
Siamo tutti qui all'aeroporto, tutta la squadra intendo, per salutare
lei ma anche... Taro!
Sorrido di riflesso, ripensando all’espressione
allegra del mio amico, nel comunicarmi che avrebbe passato il resto
delle vacanze di primavera in Francia.
Anche ora posso vederlo sfoggiare un sorriso soddisfatto, da persona
che sta vivendo al settimo cielo.
Ovviamente, la cosa non può sfuggire
al buon Ishizaki, che comincia subito a tormentarlo.
"Taro, puoi anche non tornare più... Ti capirò!"
e dopo avergli dato una gomitata sul braccio,
indica Azumi con il mento.
La squadra al completo scoppia a ridere, attirando per l'ennesima volta
l'attenzione degli altri passeggeri su di noi.
Ma non posso che fregarmene, soprattutto vedendo i
volti sorridenti dei miei due amici, pronti a partire tra
pochi minuti.
Con un tempismo perfetto, la voce nell'altoparlante annuncia in questo
momento il volo per Parigi.
Ci voltiamo tutti verso il display luminoso,
per sincerarci d’aver sentito bene.
Prima che siano costretti a scappare, mi avvicino veloce e abbraccio forte Azumi, che risponde decisa alla mia
stretta, poggiando il mento sulla mia spalla.
Sono davvero felice di averla conosciuta e di aver trovato in lei una
nuova amica.
"Grazie, Sanae... Te ne sarò sempre riconoscente!" sussurra
piano al mio orecchio, senza farsi sentire dagli altri.
"Di niente..." rispondo commossa, nel cuore il reale dispiacere che se
ne vada.
Ci scambiamo un ultimo sorriso complice, prima che io raggiunga Taro.
È lui ad abbracciarmi ora, mormorando un altro grazie,
carico di riconoscenza.
"Ma basta con tutti questi ringraziamenti! Divertiti e fai il
bravo!" esclamo ridendo imbarazzata, dandogli un buffetto sul braccio.
Lui mi sorride dolcemente, ignorando le mie proteste, per farlo
un'altra volta.
Per dirmi con gli occhi, quello che gli ho appena chiesto di smettere
di fare con la voce.
Rispondo al suo sorriso scuotendo la testa mentre i saluti generali
intorno a noi, si stanno man mano esaurendo.
Prima che riesca ad allontanarsi, non resisto però
e lo trattengo un secondo per un braccio.
"A Parigi chiudi a chiave le porte, mi raccomando!" bisbiglio
al suo orecchio, posando una mano davanti alla bocca.
Taro diventa paonazzo mentre gli sorrido sorniona.
"Scema!" esclama prima di allontanarsi.
Lo saluto con un cenno della mano e mando un bacio ad Azumi, prima che
le loro figure scompaiano, mischiandosi alla folla in partenza.
"E bravo Taro!" esclama soddisfatta Yukari mentre
c'incamminiamo in gruppo, verso l’uscita
dell’aeroporto.
Il mio sguardo si posa ancora una volta sul display,
proprio nell'attimo in cui è
annunciato l’arrivo di un volo proveniente dal
Brasile.
Come una sciocca, fisso le lettere lampeggianti ed è come se
mi aspettassi qualcosa.
Sarebbe bello se fossi su quell’aereo, Tsubasa...
Sospiro, guardandomi attorno finché la voce di
Yukari, non mi riporta alla realtà.
La raggiungo dandomi della sciocca, ponendo fine al
mio breve sogno ad occhi aperti.
Eccoci di nuovo!
In eccezionale ritardo anche stavolta... ^^'
Scusatemi!^^
Così oggi avete incontrato per la prima volta un
nuovo personaggio: Takeshi Seii.
La storia di Takeshi è un po' triste... Non la
storia della sua vita ma quella con la sua creatrice (o
mamma, che sarei io^^). Dovete sapere che fino a poco tempo
fa, lui non aveva un nome nei capitoli ma ad indicarlo c' era
una bella lettera "X"!
Ma la fortuna, ha voluto che m' imbattesi nelle sue future
ziette, che gentilmente, in una notte di luna piena (sto
enfatizzando^^'), gli hanno dato un nome.
Grazie quindi a Momo chan e Sakura chan! Takeshi vi vuole
bene!^^
Vorrei salutare ora tutte le persone che continuano a leggere
B. e chi ha recensito lo scorso capitolo, accogliendo amorevolmente la
cara Azumi.
Altri saluti più che doverosi ora, me li dovete
proprio concedere: un bacio enorme ad Alessandra
(grazie per essere tornata a recensire e per le bellissime parole!),
Betta (ora sei collegata ma se mi metto a chiacchierare con te, non
aggiorno più!^^), Tammy (Buon Compleanno!), Lucia, Vale
(PENE INDICIBILI!^^), Micky, Alessia ed Elisa!^^
Buona notte a tutte e grazie ancora del tempo che "ci"
concedete....
A presto, OnlyHope^^
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Capitolo 17 *** Buon compleanno! ***
diciasett
BUTTERFLY
CAPITOLO 17
Buon compleanno!
"La
settimana prossima sarà il tuo compleanno, Sanae! Che
facciamo di bello per festeggiare?"
Yukari mi pone la domanda con la sua solita allegria,
passeggiando per i corridoi, durante la pausa pranzo.
La guardo un secondo, tirando dalla cannuccia un sorso di
succo d’arancia, che sto svogliatamente cercando di finire da
ormai dieci minuti.
"Mah... Niente di particolare..." rispondo sospirando, prima
di tornare a bere il mio succo.
"Ma, Sanae! Compi diciassette anni, capita una volta sola nella
vita!" esclama la mia migliore amica, protestando
scandalizzata.
La osservo ancora mentre si porta un dito alla
bocca, riflettendo seria.
"Sabato! Quest'anno capita di sabato, vero?" mi chiede poi tutta
eccitata, riuscendo a strapparmi un sorriso.
"Sì. E allora?"
"Il prossimo fine settimana i miei genitori saranno in viaggio! Significa che avremo casa libera!" esulta
felice, prendendomi una mano.
"Beh, dovrò sistemare quella piattola di mio
fratello..." aggiunge, aggrottando le sopracciglia e storcendo il naso.
"Ma speriamo esca con la sua ragazza e ci lasci
in pace!"
Come se fosse tutto già
deciso, Yukari inizia ad elencare tutte le
cose da comprare, per questa ipotetica festa di compleanno,
soffermandosi addirittura sullo spostamento dei mobili del suo
salotto, così da recuperare spazio per noi e, cosa
abbastanza scontata, il resto della squadra.
E non so proprio come fare a dirle che non mi va di
festeggiare, non sono proprio dell'umore.
Credo però che Yukari sappia già come mi sento.
Probabilmente organizzare il mio compleanno, è un altro dei
suoi modi per distrarmi, perché non vuole mai
lasciarmi sola troppo tempo a pensare e perdermi ancora nel
mio mare di ricordi.
Sospiro, indecisa sul da farsi.
Non mi sento di avere nessuna festa ma allo stesso tempo, non voglio
ferire la mia migliore amica, che come sempre sta cercando di aiutarmi.
Ma Yukari sembra sapere anche questo, visto come mi guarda in questo
momento.
Il suo sguardo è esitante mentre con un sorriso,
cerca in ogni modo di rassicurarmi.
"Non ti preoccupare, Sanae. Saremo solo noi della squadra,
non ho intenzione d'invitare nessun altro. Sarai
libera di essere te stessa, ok? Niente sorrisi forzati! Promesso!"
Rimango in silenzio a riflettere mentre lei continua
a sorridere, tentando di convincermi.
"Ok, hai vinto tu!" esclamo rassegnata, alzando gli occhi al
cielo.
Yukari esulta, emettendo uno strilletto e tirando le braccia in alto.
Non trattengo una risata divertita mentre poggio il peso del mio corpo
contro il davanzale della finestra aperta
Yukari si fa subito al mio fianco e inizia a spettegolare sui
passanti in corridoio.
"Immagina quando Ishizaki verrà a sapere di questa festa!"
la provoco mentre saluta con un gesto della mano una
sua nuova compagna di classe, dato che quest'anno ci hanno
separate.
"E immagina quando saprà che i tuoi non ci sono!" e calco
volutamente sulla malizia ora.
Yukari si volta a guardarmi, un rossore le imporpora le guance.
"Già... A questo non avevo pensato!"
borbotta, dandosi uno schiaffetto sulla fronte.
"Questa volta tornerà alla carica di sicuro, Yukari! E
diventerà un problema riuscire a fermarlo!"
La mia migliore amica arrossisce ancora di più
e comincia a mangiucchiare agitata le pellicine delle dita.
"Che intendi fare?" le chiedo a bassa voce, tornando ad essere seria.
Yukari abbassa lo sguardo e inizia a giocare con il
nastro della divisa.
"Sto per cedere, Sanae..." mormora con davvero un filo di
voce, arrotolando il raso rosso intorno a un dito.
"Sto per cedere..." ripete, le guance viola e gli occhi lucidi
per l'emozione.
"Wow!" esclamo osservando il suo sorriso, che ora mi sembra dolcissimo.
"Allora sì che avrai da festeggiare! Altro che il mio
compleanno!" aggiungo subito dopo, non perdendo l'occasione di essere
io, quella che riesce a prenderla un po' in giro, almeno per
una volta.
"Ma non accadrà mai quella sera! Dobbiamo
festeggiare te!" risponde seria, incrociando le braccia e alzando il
mento.
"Ha avuto… Abbiamo avuto pazienza fino ad ora,
perché avere fretta? Poi tu sei la mia migliore amica e
quindi quella sera voglio stare sempre con te!" e si stringe
al mio braccio in maniera affettuosa mentre con la coda dell'occhio
noto distrattamente un gruppo di ragazzine del primo anno.
Riconosco tra loro la nostra nuova manager, che si congeda con un cenno
della mano dalle sue amiche e si avvicina, salutandoci allegra.
"Ciao, Kumi!" esclamo mentre Yukari si stacca dal mio braccio,
ricambiando anche lei il saluto.
"Sabato prossimo è il mio compleanno, ti va di
venire alla mia festa?" le chiedo senza indugi, stupendola un po'.
"Ti ringrazio, senpai! Ma ho già preso
un impegno con i vecchi compagni delle medie, per quel giorno.
Sai, una riunione per raccontarci le prime impressioni sulle
superiori!" declina un po' imbarazzata ma con bel sorriso
felice.
Annuisco ricambiando prima che Yukari cominci
a spiegarle le variazioni agli orari del club,
approntate dall’allenatore.
Senza volerlo, mi estraneo dai loro discorsi.
Inclinando la testa all’indietro, mi sporgo
dalla finestra.
Il sole d’aprile scalda tiepido la mia fronte.
Chiudo gli occhi.
Diciassette anni...
E mi sembra di non aver fatto poi questi grandi progressi in questi
anni.
Le vite degli altri invece, hanno iniziato
ad evolversi in ogni direzione mentre io me ne
sto immobile, come se il tempo si limiti a passare
senza portare cambiamenti.
Probabilmente sarei una ragazza diversa, se Tsubasa non se ne fosse mai
andato…
E me ne starei a pensare a cose sciocche, appoggiata a questa finestra.
Facendo di un appuntamento saltato qualcosa d’insormontabile
o cercando di decidere cosa indossare alla prossima uscita.
Magari penserei a cose importanti…
A decisioni importanti da prendere, come Yukari qualche minuto
fa…
E sarei nervosa ed eccitata, all’idea di fare
l’amore per la prima volta con il ragazzo che amo.
Ma Tsubasa è partito, quindi Sanae è
quella che è.
Una ragazza che passa il tempo a domandarsi quando
rivedrà il suo innamorato...
Come e per quanto tempo...
Quella che si perde nei ricordi, perché sono il suo unico
conforto e rappresentano, paradossalmente, l’unica
testimonianza della sua
storia nella realtà di tutti i giorni.
Quella che non ha appuntamenti.
Quella che aspetta... Sempre.
Diciassette anni...
E non mi va proprio di festeggiare.
Sono qui davanti allo specchio a decidere cosa indossare alla
mia festa di compleanno.
Non che abbia tutto questo entusiasmo...
Ma devo pur riempire il tempo in qualche modo mentre
aspetto che Yukari passi a prendermi a casa.
Non so perché abbia insistito tanto per venire qui...
Non ho nemmeno avuto il coraggio di contraddirla.
Molto probabilmente vorrà darmi il suo regalo prima degli
altri, lei è la mia migliore amica.
E so già che mi commuoverò leggendo
il suo biglietto di auguri, perché
quando mi scrive, tralascia sempre la sua parte ironica,
parlandomi col cuore.
Yukari mi vuole bene e scrivermi, è il suo modo di farmelo
capire.
Finisco di vestirmi, guardando distrattamente l'orologio, non dovrei
essere in ritardo.
Prima di passare al trucco però, mi avvicino al
computer acceso, per avviare la stampa della cartolina di auguri, che
mi ha mandato Tsubasa.
Mentre passo il mascara sulle ciglia, il rumore della stampante
disturba il silenzio nella mia stanza.
Finisco di truccarmi proprio mentre il foglio finisce il suo percorso,
uscendo dallo sportello della macchina.
Mi avvicino per osservare meglio l'orsetto paffutello,
che tiene in mano una manciata di palloncini a forma di cuore,
circondato da un mucchio di pacchetti colorati.
Il peso del suo corpo è appoggiato ad un cartello, in cui
campeggiano il numero diciassette, BUON COMPLEANNO e
la firma di Tsubasa.
Sospiro, un po' delusa dalla brevità del messaggio...
"Potevi pure sprecarti a scrivermi due paroline in
più..." borbotto, attaccando la cartolina al
sughero alla parete, in mezzo ad altri piccoli ricordi accumulati
in questi anni.
All'improvviso il campanello di casa inizia a suonare.
Chiamo mia madre al piano di sotto, per mandarla ad aprire la porta.
Un paio di secondi e il campanello suona ancora.
Sbuffando, mi affaccio alla scala mentre sto infilando un
orecchino a cerchio.
"Mamma! È Yukari! Puoi aprire?"
Nessuna risposta e il campanello di nuovo che trilla, insistentemente.
Ma dove diavolo?
"Arrivo!" grido, prima di rientrare in camera, afferrare l'altro
orecchino e scendere le scale di corsa.
Quando raggiungo la porta, la apro velocemente, continuando ad
armeggiare con il lobo dell’orecchio.
Senza fermarmi un secondo, riabbasso lo sguardo e cerco
d’infilare l’orecchino, voltandomi.
"Scusa, Yukari! Non so che fine abbia fatto mia…"
Mi blocco.
Oltre la porta...
Mi è sembrato di vedere qualcosa, che non
può essere vero!
Mi volto di scatto e mi cade di mano l’orecchino!
"Sorpresa!"
La voce calda di Tsubasa...
Lo fisso immobile, senza dire una parola.
Mi sorride, fermo sulla soglia.
È qui...
Sorride...
È qui!
"Sei davvero tu?" chiedo in un sussurro, ancora incapace di ragionare
lucidamente.
Le lacrime intanto mi annebbiano la vista mentre il cuore
impazzisce nel mio petto.
Non ho ancora connesso quando sento le mani di
Tsubasa prendere il mio viso.
E le sue labbra morbide, ora sono premute forte contro le mie.
Mi aggrappo alla sua giacca perché sto per svenire
dalla gioia!
"Direi di sì!" risponde sorridendo, allontanando leggermente
la sua bocca dalla mia.
"Buon compleanno, Sanae!" aggiunge poi, stringendo forte le mie spalle
con tutte e due le braccia, senza distogliere lo sguardo.
Inizio a piangere di felicità...
E mi stringo forte a lui...
Perché voglio sincerarmi, che non sia una delle mie solite
fantasie.
Alzando di nuovo lo sguardo, rido ora, preda di
questa inaspettata euforia.
"Ma come?" chiedo, senza trattenere la curiosità.
"Ho subito un leggero infortunio. Ma niente di grave!" mi
rassicura subito, visto che la mia espressione deve essersi fatta preoccupata.
"Tranquilla, un paio di giorni di stop e tornerà ok!"
Sorrido sollevata, prima di domandargli anche quando
ripartirà.
"Domani... Ma ho comunque il tempo di festeggiare il tuo compleanno!"
Tsubasa lo dice tutto d’un fiato sorridendo, per non
darmi modo di dispiacermi per le pochissime ore a disposizione.
Ma in questo momento sono così felice che sia qui,
da non riuscire a pensare ad altro oltre alle sue braccia, a
cui mi stringo in un abbraccio.
E questo non è di certo un sogno...
Cammino per strada tenendo per mano Tsubasa.
Cammino allegra e felice, perché oggi è il mio
diciassettesimo compleanno…
E perché Tsubasa è qui con me!
Sorrido beata, perché sto andando alla mia festa di
compleanno…
E ci sto andando con lui!
Se potessi, fermerei anche gli sconosciuti!
Tutti dovrebbero sapere, che Tsubasa è in città
oggi!
E che è qui per me...
L'ho già detto che mi sento tremendamente felice?
Annuisco allegra mentre mi parla.
Stringo più forte la sua mano, quando mi fa ridere
per qualcosa di buffo.
Osservo curiosa la sua espressione mentre si guarda intorno.
Sono passati due anni dalla sua partenza.
I suoi occhi si soffermano su particolari
della città, con un'attenzione visibilmente
emozionata.
Le persone poi lo salutano festanti e lui ricambia
queste attenzioni, con estrema gioia, facendomi commuovere.
Quando arriviamo davanti al portone di Yukari, ringrazio comunque il
Cielo di non aver incontrato troppa gente entusiasta
di Tsubasa.
Ho poco tempo da trascorrere con lui e non me devono rubare altro!
Immagino le facce dei ragazzi a quella che sarà la mia
sorpresa ma prima di suonare il
campanello, Tsubasa mi trattiene per un braccio,
impedendomi di palesare la nostra presenza sulla veranda.
"Aspetta..." sussurra, guardandosi intorno.
Poi mi bacia, dolcemente.
Chiudo gli occhi, rispondendo delicatamente al suo bacio.
Il mio cuore batte più forte contro il petto.
Le sue labbra si staccano dalle mie, posandosi poi velocemente sulla
mia fronte.
"Temo che i ragazzi mi terranno lontano da te!"
sussurra, quasi a giustificare il suo impeto.
"Hai fatto bene!" rispondo felice mentre lo vedo suonare il campanello
di casa Nishimoto.
La porta avanti a noi si spalanca e Yukari ci scruta, senza
fare una piega.
"Toh! Chi si vede! Tsubasa, qual buon vento?" esordisce
allegra, facendo l'occhiolino al mio ragazzo.
Lui le sorride divertito poi si volta verso di me.
E mi rendo conto solo ora, che molto probabilmente, ero
l’unica a non sapere del suo arrivo!
Tsubasa parla vivacemente.
Della sua società di calcio, delle partite e di
ogni progresso fatto in Brasile.
Taro annuisce attentissimo, anche se ogni tanto butta
lo sguardo su di me e mi sorride.
Noi tre siamo seduti a tavola, il resto della squadra gironzola per il
salotto, cambiando CD nello stereo o sgranocchiando qualcosa dal buffet.
Tsubasa mi tiene per la vita, cingendomi con un braccio.
La sua mano è poggiata sul mio fianco e il pollice
accarezza delicatamente, quasi sfiorandola, la pelle lasciata scoperta
dal maglione leggero che indosso.
Appoggio la nuca sulla sua spalla, avvicinandomi così di
più a lui.
Sorseggio un po' di bibita mentre mi godo il memento, in un
certo senso privato.
I miei occhi vagano per la stanza, posandosi poi sul giardino,
dove Yukari è indaffarata ad arginare le
avances del suo ragazzo.
Quando incrocia il mio sguardo, sbuffa divertita mentre
io scuoto la testa con un sorriso complice.
La osservo ancora bisbigliare qualcosa all'orecchio
di Ishizaki.
Lui annuisce e i due rientrano, sedendosi poi a tavola con noi.
"Allora, Sanae! Piaciuta la sorpresa?" mi domanda Yukari con la sua
solita allegria, versandosi da bere e indicando Tsubasa con il mento.
"Me l'hai proprio fatta!" rispondo col suo stesso entusiasmo.
"Ecco perché insistevi tanto per venirmi a prendere!"
La mia migliore amica scoppia a ridere, facendo un segno di
vittoria.
"Tsubasa ha avvisato per primo Taro, spiegandogli che avrebbe
voluto farti una sorpresa per il tuo compleanno. Taro ha poi chiamato
me ed io tutti gli altri. Come una catena di Sant'Antonio,
insomma!"
Ci mettiamo a ridere mentre distrattamente sento i ragazzi parlare
della Nazionale.
"A dir la verità, Sanae... Mi è dispiaciuto così tanto tenerti
all'oscuro! Eri talmente triste a volte... Quando
Tsubasa è venuto qui oggi, nel primo
pomeriggio, avrei voluto chiamarti e mandare a monte
tutto! Ma non l'ho fatto, perché poi ho pensato a
quanto saresti stata felice, trovandolo dietro la porta di casa tua!
E mi sono convinta che fosse meglio così... "
Yukari termina il suo monologo tutto d'un fiato, guardandomi
di sottecchi.
"Sei arrabbiata, Sanae?" mi chiede poi esitante, distogliendo
lo sguardo.
Le rispondo abbracciandola forte.
"Grazie, Yukari! Ti voglio tanto bene..." e chiudo gli occhi, che sento
farsi lucidi per la commozione.
"DAVVERO HAI AVUTO IL PERMESSO?!" urla Ishizaki
all'improvviso, facendoci trasalire.
Curiosa mi volto a guardarlo mentre ripete la stessa domanda a Tsubasa, che
annuisce alzando i pollici in alto.
Lo fisso con un'espressione interrogativa, non capendo tanto clamore.
"Il girone eliminatorio per le qualificazioni al mondiale giovanile...
Il Sao Paulo mi ha dato il permesso di tornare in Giappone,
per allenarmi con la Nazionale!"
Spalanco la bocca per la sorpresa mentre il cuore accelera i
battiti.
Potrà tornare
qui!
Potrò rivederlo presto!
"Ma è una notizia fantastica!" esclamo gioiosa
mentre Tsubasa circonda le mie spalle con un braccio.
Arrossisce vistosamente però, quando i ragazzi
cominciano a prenderlo in giro come al solito, evidenziando il suo
slancio.
"Io ci sono abituata, ormai..." sussurro piano al suo orecchio, felice
di aver avuto un altro inaspettato regalo di compleanno.
Sento il rumore del fiume, che scorre sotto il ponte e il legno duro
della sponda, contro la schiena.
Folate di vento ancora rigido sibilano nell’aria, ma io non
sento freddo, perché il suo corpo premuto contro il mio, mi
protegge e mi riscalda.
Tsubasa mi tiene stretta per la vita, affondando le braccia
sotto il mio maglione.
E mi bacia, togliendomi letteralmente il fiato mentre
sento le sue mani scorrere lente lungo tutta la mia schiena.
Stringo ancora di più le braccia intorno al suo
collo, per essere sempre più vicina
possibile a lui.
Il suo respiro è lento, denso...
Ed io credo che non riuscirò mai
più a respirare regolarmente, d'ora in poi.
La sua bocca si allontana dalla mia per raggiungere il mio collo.
Mi mordo le labbra, chiudendo ancora gli occhi, ogni
volta che le sue si schiudono per assaggiare la mia pelle.
Quando torna a baciarmi sulla bocca, vorrei non smettesse mai di
farlo.
Perché mi manca da morire tutto questo quando lui
è lontano…
Perché amo sentirlo così...
Senza nessuna distanza tra i nostri corpi...
E adoro questo suo perdere il controllo, m'inebria pensare di essere
io, quella capace di fargli provare certe sensazioni.
"Sanae..." sussurra piano sulle mie labbra mentre continuo a sfiorarlo,
con piccoli baci delicati.
"Dimmi..." lo esorto a parlare, stupendomi di quanto la mia
voce possa essere diversa in questo momento.
Senza staccarsi di un centimetro da me, Tsubasa si mette a frugare in
una tasca.
Poggiando la sua fronte alla mia, mi porge un pacchettino.
"Non ti avevo ancora dato il mio regalo!"
Sorrido, prendendo questa scatolina colorata dalle sue mani.
Non pensavo mi avesse fatto anche un regalo...
La sua presenza è già stato un dono,
il più bello che potesse farmi...
"Cos'è?" chiedo, iniziando a scartare il pacchetto mentre
sbircio il suo sorriso emozionato.
E anche questa volta rimango senza parole…
Il mio cuore bussa ancora più forte contro il petto.
Delicatamente, trattengo quella che deve essere una collanina
e la alzo avanti agli occhi.
Il ciondolo a forma di farfalla brilla luminoso.
Le sue ali fatte di cristalli danno l'idea
di un battito, del volo, grazie al riflesso della luce del
lampione.
Fisso Tsubasa rimanendo sempre in silenzio, lui mi sorride
dolcemente.
Non immagini quanto io ti ami...
Penso, rispondendo emozionata al suo sorriso.
"Mi aiuti a metterla?" chiedo piano mentre sento gli occhi
farsi lucidi
Tsubasa prende la collanina poi passandola intorno al mio
collo, la chiude, sfiorando con le dita la mia nuca.
Le sue mani finiscono nei miei capelli, ora che osservo il
ciondolo, tenendolo la farfalla di cristalli tra le dita.
"Grazie..." sussurro piano, guardandolo di
nuovo negli occhi.
"La porterò sempre!" e la mia suona come una promessa.
Tsubasa sorride prima di abbassarsi, per sfiorare il mio volto con il
suo.
"Buon compleanno, Sanae..." mormora prima di baciarmi ed io mi
perdo ancora nel sapore delle sue labbra.
E il mio cuore vola alto, su fino al cielo nero...
Come se ora avesse delle piccole, luminose ali di farfalla.
SORPRESA! Eh eh eh eh!
Non ve lo aspettavate, vero??^^
Spero di no... Altrimenti, che sorpresa è!
Mi auguro che il compleanno di Sanae sia festeggiato
a dovere, in questo modo!
Un saluto grandissimo a tutte le persone che leggono
Butterfly (bla bla bla, lo so che sono ripetitiva!^^') e un caloroso
abbraccio a tutte quelle che hanno recensito, facendomi
superare quota 100!! Vi giuro che non ci avrei mai sperato!
Grazie ancora di cuore, quindi!^^
Con questo è tutto!
Vi saluto perché c’è
una persona cui voglio bene che mi aspetta...
A presto, OnlyHope^^
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Capitolo 18 *** Domenica di Maggio ***
BUTTERFLY
CAPITOLO 18
Domenica di Maggio
Il
sole splende caldo, così tanto da costringermi a togliere il
maglioncino di cotone e legarlo in vita.
Specchiandomi nel riflesso di una vetrina, controllo di essere in
ordine, prima di sbottonare un altro bottone della camicetta, per avere
più respiro.
Di riflesso le mie dita sfiorano la piccola farfalla di
cristalli, che pende al mio collo.
Un sorriso nasce spontaneo sul mio volto mentre ripenso alla sera del
mio compleanno, anche se è già passato
più di un mese dall'ultima volta che ho visto Tsubasa.
Emetto un sospiro, prima di riprendere a camminare,
perché ormai nella mia testa non faccio altro che calcolare
il tempo, che mi separa dalle qualificazioni al mondiale
giovanile.
Non è di certo poco ma per consolarmi penso che sia nulla,
rispetto a quello che ho patito prima di andare in Brasile.
Mi aiuta poi pensare alle parole pronunciate da Tsubasa, prima
di partire.
Mi ha tranquillizzata, facendomi coraggio e chiedendomi di essere
sempre forte, ma soprattutto di sorridere.
Con la promessa che non sarebbero più
passati troppi mesi, senza poterci rivedere.
Ed io gli credo, nonostante desideri ogni giorno
e ogni ora, che lui sia qui con me.
La mia passeggiata solitaria prosegue, anche se non è il
massimo starsene per conto proprio, mi sarebbe piaciuto trascorrere un
po' di tempo con Yukari.
Ma la mia migliore amica adesso sarà sicuramente
con il suo ragazzo e la invidio un pochino.
E mi viene da sorridere al
pensiero, perché è come se le
invidiassi anche Ishizaki.
Scuoto la testa, sorridendo divertita mentre mi accorgo di
essere arrivata davanti un negozio di musica.
Per ammazzare la noia, decido di entrare, per ascoltare qualcosa e
magari acquistare dei CD.
Le porte scorrevoli si aprono al mio passaggio, in pochi passi mi trovo
in mezzo agli scaffali, divisi in ordine alfabetico.
Cammino lentamente osservando le copertine dei CD, di tanto in
tanto le mie dita scorrono sui ripiani, spostando qualche cofanetto.
Alla fine di ogni scaffale, m'imbatto nelle gigantografie di
vari artisti, che pubblicizzano gli album in prossima uscita.
Mi fermo ad osservali, un po' frastornata all'idea che
un giorno, possa esserci anche il mio volto tra questi
cartelloni.
Il mio stomaco si attorciglia solo al pensiero mentre
una sensazione d’imbarazzo mi assale, facendomi
arrossire.
Ma è un’emozione strana quella che sento,
perché è anche estremamente eccitante.
Ancora non riesco a credere di aver avuto un'occasione come questa!
Quando ne ho parlato con Tsubasa poi, è
stato davvero emozionante, anche perché la
sua fiducia nei miei confronti, mi ha subito fatta
sentire molto più forte e sicura di me stessa.
Sospiro, quando penso amaramente a quante cose potrei fare, se ci fosse
Tsubasa al mio fianco...
Ma devo farcela lo stesso!
Anche da sola!
Per dimostrare a tutti quanto valgo!
E una volta che sarò riuscita a conquistare il mio posto nel
mondo, spero tanto anche Tsubasa possa essere orgoglioso di me.
Come lo sono io, ogni volta che lui
raggiunge anche solo un piccolo traguardo.
Con questa speranza nel cuore, mi avvicino a una colonnina per
ascolto dei brani, prendendo in mano il CD contenuto nel lettore.
Infilo le cuffie e skippo le canzoni fino ad arrivare a quella che mi
piace di più, perché passa continuamente
in radio.
Le note di un pianoforte raggiungono i miei timpani ed è
fantastico riuscire a riconoscere al volo gli
arrangiamenti del brano.
Grazie alle ore passate al club, non rintraccio solo la note
come un tempo ma è tutta la struttura della
canzone, a comporsi quasi visivamente nella mia testa.
Chiudo gli occhi, cantando mentalmente le parole della canzone.
Senza accorgermene, comincio a canticchiarla a bassa voce.
"But things just get so crazy living life gets hard to do...
Sunday morning rain is falling and I'm calling out to you... Singing
someday it'll bring me back to you... Find a way to bring myself home
to you..."*
Persa nella musica, non mi accorgo di una presenza la mio fianco,
finché non sussulto sentendo una mano, che
bussa sulla mia spalla.
Mi volto curiosa, per vedere chi possa essere.
"Ciao!"
Takeshi Seii mi sorride, mimando un gesto con la mano.
Ricambio il saluto un po' sorpresa mentre tolgo le cuffie
dalle orecchie, rimettendole a posto.
"Che ci fai qui?" chiedo, dopo essermi guardata intorno ed aver intuito
che sia qui solo.
"A casa mi annoiavo, così ho deciso di
fare un giro. Tu, invece?"
"Idem!" rispondo sorridendo.
"Vado a pagare il CD!" aggiungo, dirigendomi poi verso le
casse affollate.
Mi metto in fila mentre Seii mi raggiunge, fermandosi
ad aspettare accanto a me.
Gli rivolgo uno sguardo curioso, ma lui non sembra farci caso.
Quando si abbassa leggermente verso di me, prende il
CD dalle mie mani, scorrendo con lo sguardo la lista dei brani.
"That may be all I need... In darkness she is all I
see...Come and rest your bones with me... Driving slow on Sunday
morning... And I never want to leave!"* si
mette a cantare piano ed io annuisco sorridendo, perché ha
indovinato proprio la canzone che mi piace.
Finalmente arriva il mio turno e quando esco dal negozio con
il mio nuovo CD, mi sento davvero soddisfatta.
Seii è sempre al mio fianco, faccio per congedarmi
ma lui mi precede.
"Che cosa fai, ora? Hai qualche idea?" si rivolge a me, con un
sorriso allegro.
La sua domanda mi mette un po’ in imbarazzo,
perché mi ha spiazzata, è qualcosa che non
mi aspettavo.
Gli rispondo che non ho niente da fare e che vorrei continuare
a fare un giro nei paraggi.
"Bene!" esclama e a me sembra davvero entusiasta.
"Ti va di andare a prendere quel benedetto caffè
insieme, allora?" mi chiede, con molta semplicità e
disinvoltura.
Lo osservo per un secondo, indecisa sul da farsi poi accetto
volentieri.
In fondo non ho nulla di meglio da fare e bere qualcosa con un
compagno di corso incontrato per caso, può essere un buon
diversivo, in questa noiosa domenica di Maggio.
La cameriera si avvicina al nostro tavolo, in mano il
vassoio con le nostre ordinazioni.
Mi porge il mio tè poi poggia
una tazza di caffè macchiato davanti
a Seii.
La vedo arrossire quando lui le sorride per ringraziarla e mi
viene da sorridere.
Se al mio posto ci fosse stata Nanami Makimura, non
credo che se ne sarebbe stata buona, vedendo fare gli occhi
dolci al suo ragazzo.
Ora che ci penso...
È strano che non sia con lui, però...
Il mio sguardo si posa di riflesso su Seii, che sta
versando dello zucchero nella tazza di caffè.
Dei risolini distolgono però la mia attenzione,
costringendomi a voltarmi di lato curiosa.
Delle ragazzine delle medie, rosse in viso, non fanno che buttare
l’occhio al nostro tavolo.
Quando incrociano il mio sguardo però, si voltano veloci a guardare altrove.
E questa volta non riesco a trattenere una
risatina, perché credo mi abbiano scambiata per la
ragazza di Seii.
Torno così ad osservarlo mentre gira non
curante il suo caffè.
Devo ammettere che è proprio un bel ragazzo.
Uno di quelli che ti giri, se passano per strada.
Non che non me ne fossi accorta prima d'ora, ma in
generale, sono una che non bada tanto a queste cose.
Riconosco la bellezza, ovvio, ma per me finisce lì.
Non sono mai stata una ragazza che si esalta davanti ad un bel
fisico o a un viso carino.
Forse perché sono stata sempre troppo presa da
Tsubasa, per poter anche solo prendere in considerazione
qualcun altro.
Ho qualche attenuante in questo senso.
Se sei innamorata di qualcuno fin da bambina, è normale non
avere occhi che per lui.
Già, più che normale!
E mi scappa un altro sorriso mentre chiudo gli
occhi e poso d’istinto una mano sul petto.
Quando rialzo lo sguardo però, mi accorgo che Seii mi sta
osservando, con aria curiosa e divertita.
"È bello il ciondolo che hai al collo!" esclama, indicando
con un gesto la mia collanina.
Un po' confusa e sicuramente imbarazzata, la sfioro delicatamente.
"Grazie! È un regalo di compleanno!" rispondo in
tono dolce.
"Da parte del mio ragazzo!" aggiungo, sentendo che sto arrossendo.
Seii mi osserva ancora per un secondo poi annuisce e torna a
sorseggiare un po' del suo caffè.
"Sei stata in Brasile, vero? Le scorse vacanze invernali, giusto?" mi
chiede, senza alzare lo sguardo, continuando a bere dalla sua tazza.
Come ogni volta, le sue domande mi spiazzano un po’,
perché sono semplici, ma sopratutto estremamente
dirette.
Ed io non sono abituata al fatto che qualcuno, che non appartiene al
mio ristretto cerchio di amicizie, mi chieda qualcosa di privato, in
maniera così schietta.
"Sì, solo un paio di giorni..." rispondo imbarazzata.
"Purtroppo!" aggiungo poi, buttandola sul ridere.
Seii mi fissa per un attimo poi sposta rapido lo sguardo di lato, come
se stesse riflettendo su qualcosa.
"Nanami ed io avevamo progettato un viaggio a New York..." esclama
prima di tornare a guardarmi.
"Ma a questo punto, credo proprio che ci andrò da solo!"
Come da solo?
Che significa?
Mi verrebbe d’istinto porgli un sacco di
domande...
Ma la mia titubanza passa, quando penso che posso chiedergli
qualcosa, proprio perché lui non si
è fatto tanti scrupoli a domandarmi del mio viaggio.
"Che significa che andrai da solo?" chiedo un
po' esitante, perché non abbiamo
comunque tutta questa confidenza.
"Nanami ed io abbiamo rotto…" risponde con molta
semplicità.
"Non lo sapevi?" aggiunge, osservandomi stupito da sopra la
sua tazza.
Sempre più imbarazzata, prendo in mano il mio tè
e prima di berne un sorso, faccio di no con la testa.
"Non sei interessata ai gossip della nostra scuola, eh?" mi chiede
ancora, sorridendo ma con un’espressione strana dipinta sul
volto.
"No... Ho fin troppe cose per la testa, per prestare attenzione
anche alle faccende degli altri!" rispondo quasi
per giustificarmi.
Seii continua a sorridere poi scuote la testa, sospirando.
"Comunque... Mi dispiace..." mi sento di aggiungere,
perché credo che possa stare male per la fine della
sua storia con la Makimura.
Anche se magari cerca di non darlo a vedere...
"Capita..." esclama all'improvviso, alzando le spalle e la sua
espressione ora è un po' triste, seppur composta.
"Capita se s’incontra un'altra persona e s'incomincia a
provare qualcosa per lei…" aggiunge, fissandomi per un
secondo.
Rimango colpita dalle sue parole.
E ora mi dispiace ancora di più...
Non oso immaginare come mi sentirei io, se Tsubasa mi
lasciasse per un'altra!
E non posso evitare di ammirare la forza d'animo di Seii, il
suo coraggio nell'affrontare questa situazione.
Così gli sorrido incoraggiante, solidale.
Seii distende piano le labbra prima di tornare a sorseggiare
calmo il suo caffè.
Sto tornando a casa, dopo aver gentilmente rifiutato
l’offerta di Seii di riaccompagnarmi.
Sulla via del ritorno, ho preso volutamente il percorso più
lungo, perché non volevo interrompere il mio flusso di
pensieri.
In questo pomeriggio ho capito che a volte, chi ci sta intorno
può apparire diverso da come è in
realtà.
Cammino lenta per le strade mentre ho un chiodo fisso nella testa.
Come possono i sentimenti delle persone
cambiare così drasticamente e in poco tempo?
Com'è possibile cancellare un vecchio amore con uno
appena nato?
Come si può accettare di essere stati sostituiti nel cuore e
nella mente di qualcuno, che si ama ancora follemente?
Mi sento male solo al pensiero di dover affrontare una cosa
simile...
Non oso immaginare cosa proverei se...
Scuoto la testa, strizzando le palpebre sugli occhi.
Devo assolutamente allontanare certi pensieri da me!
Perché non fanno bene a una ragazza, che
vive una relazione a distanza come la mia!
Sospirando, devio il mio cammino, scendendo lungo il pendio
che porta all’argine del fiume.
Quando raggiungo la sponda, mi concentro sull'acqua che scorre, per rilassarmi e liberare
la mente dai cattivi pensieri.
Rimango in silenzio, finché una voce non chiama il mio nome.
"Sanae!" mi sento chiamare ancora, così mi
volto curiosa alle mie spalle.
Taro mi saluta, avvicinandosi palla al piede.
Indossa una tuta blu con le bande bianche e una maglietta abbinata.
"Ciao!" esclamo, veramente felice di vederlo.
"Ti stai allenando?" gli chiedo, quando mi ha raggiunta.
"Sì, una corsetta leggera prima di cena!" risponde allegro
prima di sedersi a terra.
Tirandomi giù per un braccio, mi obbliga a sedermi accanto a
lui.
"Ci sono modi più gentili, per chiedere a una
persona di parlare!" esclamo, facendo finta di rimproverarlo mentre
arriccio il naso, massaggiandomi il fondo schiena.
Taro si mette a ridere allegro, così sbuffo, dandogli per
scherzo del maleducato, perché non si trattano in questo modo le ragazze.
"A proposito... Come sta Azumi?" chiedo a
bruciapelo, sorridendo sorniona per metterlo un po' in imbarazzo.
Come al solito, quando si tocca l'argomento, Taro arrossisce
vistosamente.
Non che sia particolarmente timido con me ma so che devo prepararlo,
prima di iniziare a parlare della sua ragazza.
"Bene, molto bene! Peccato sia a Parigi invece che qua!" risponde con
un sospiro, riprendendo un po' del suo solito autocontrollo.
"Beh, non ti lamentare! Il prossimo anno sarà a
Tokyo per studiare e così vi potrete vedere ogni volta che
vorrete!" lo rimprovero con un pizzico d'invidia, perché
sarebbe davvero bello, poter prendere solo un treno per rivedere
Tsubasa.
"Già... Ma sempre un anno deve passare..."
aggiunge, alzando gli occhi al cielo ed emettendo un altro
sospiro.
"Almeno tu hai una scadenza! Non lamentarti, ho detto!" esclamo,
mettendo il broncio e dando una gomitata al suo braccio.
Taro si volta a guardarmi prima di chiedermi scusa, con aria
dispiaciuta.
Ma io non sono capace di tenergli il muso per troppo tempo,
così gli sorrido, scuotendo la testa e alzando le spalle.
Rimaniamo in silenzio mentre inizio a gettare dei sassolini nel fiume.
"Taro?" chiedo, fissando i cerchi che si formano sull’acqua.
"Uh?"
"Pensi sia possibile innamorarsi di qualcun altro?"
Qualche secondo di silenzio, poi arriva la sua risposta, che proprio
una risposta non è.
"Perché di chi ti sei innamorata, Sanae?"
Mi volto a guardarlo, alzando gli occhi al cielo.
"Ti pare mai possibile che stia parlando di me?!" gli rispondo
con sufficienza mentre mi fissa un secondo, prima di scoppiare
a ridere, buttandosi all’indietro sull'erba.
"Impossibile! Infatti, stavo scherzando! Allora, di chi si è
innamorato Tsubasa?" chiede, tornando a ridere di gusto
perché lo sto squadrando con gli occhi diventati
una fessura.
"Non dirlo nemmeno per scherzo!" sibilo, scandendo bene ogni parola.
Taro continua a contorcersi dal ridere, aspetto che si calmi senza
nascondere una smorfia contrariata.
Lo osservo mentre si tira su con la schiena per tornare seduto.
Si strofina gli occhi per il troppo ridere e a me viene da
pensare, che sia molto più rilassato e felice di un
tempo.
Nonostante anche lui viva una storia d’amore a distanza come
la mia.
"Come mai ti vengono in mente certe cose, Sanae?" mi chiede,
facendosi finalmente serio.
Emetto un sospiro, prima d'iniziare il mio racconto.
"Oggi ho saputo da un mio compagno di corso al club
di musica, che è stato lasciato, dopo più
di due anni..." borbotto, avvertendo un po' di ansia.
"Praticamente la sua ragazza si è innamorata di un
altro... E allora mi stavo chiedendo come mi sentirei io, se Tsubasa mi
scaricasse per un'altra!" lo fisso ora, arrossendo.
"Non ridere, eh!" lo minaccio, puntando contro il suo petto il
dito indice.
Taro mi osserva, storcendo un lato della bocca.
"Credo che non dovresti domandarti certe cose! Anzi, penso che nessuno
dovrebbe farlo, specialmente se vive, come noi due, una storia
a lunga distanza! Perché non porta proprio a niente, fare
paragoni con gli altri. Ogni relazione è un mondo a parte!"
esclama alzando le spalle, con una semplicità disarmante.
"Tu ami Tsubasa, Sanae?" mi chiede infine, guardandomi seriamente
negli occhi.
"Sì!" rispondo convinta, senza un briciolo
d’esitazione ma soprattutto senza farmi prendere dal
mio solito imbarazzo.
Cosa che mi stupisce un po'...
"E se ascolti il tuo cuore, lui ti dice che anche Tsubasa ti ama, vero?"
Poso una mano sul petto, come se volessi sentire realmente una voce
dentro di me.
"Sì..." ripeto, pensando agli occhi di Tsubasa e a
come mi guardano, un attimo prima di baciarmi.
"Allora concentrati solo su queste due cose fondamentali, Sanae!
Non farti prendere da strani pensieri, ok?"
Taro mi sorride incoraggiante mentre annuisco decisa.
"Io non mi preoccupo, vedi? Dove lo trova Azumi uno meglio di me!"
esclama poi allegro, iniziando a scherzare.
"Sono bello, vero?" chiede indicandosi, alzando il mento come per
mettersi in posa.
"Uhm... Sì! Direi di sì!" rispondo, fingendomi
concentrata, stando al suo gioco.
"E anche intelligente!"
"Sì, Taro. Ovviamente..."
"Sono pure un ragazzo gentile e premuroso, no?" continua, facendo finta
di essere serio.
"Hai dimenticato leale e onesto!"
"È vero! Grazie di averlo ricordato! Sono un ottimo
giocatore di calcio poi e un giorno guadagnerò un sacco di
soldi!"
"Giusto! E anche questo non guasta!" ridacchio divertita.
"E sono pure bravo a letto... Ma questo tu non lo puoi confermare!"
esclama infine sogghignando, dandomi una gomitata.
Scoppio a ridere ma questa volta, sono io a buttarmi
all’indietro sul prato.
Allargando bene le braccia, strappo una manciata di erba per tirarla
addosso a Taro.
"Ma sta diventando un chiodo fisso, ultimamente!" esclamo, pensando che
negli ultimi tempi, non si faccia altro che parlare di sesso, in una
maniera o nell'altra.
"Siamo dei sani adolescenti! A cos'altro dovremmo pensare,
Sanae?" mi chiede ridendo, sdraiandosi vicino a me.
"Al calcio?" ribatto, girandomi a pancia in giù.
"Mm... In questo momento lo metterei decisamente in secondo piano!"
"È per questo che non sei come il Capitano, Taro!" esclamo,
annuendo convinta.
"Beh, a quel che ne so io... Tsubasa lo metterebbe pure al
terzo, ora come ora... Se non al quarto... Forse addirittura
al quinto!" e scoppia a ridere mentre lo fisso
imbarazzatissima.
Torno a stendermi coprendo il viso con un braccio, ma senza riuscire a
trattenere un sorrisetto compiaciuto.
"Buono a sapersi, Taro!" esclamo mentre sento le guance andare a fuoco.
"Buono a sapersi!" ripeto, alzando appena il gomito che
nasconde gli occhi, per scrutare l'amico al mio
fianco.
Taro mi fissa stupito poi sorride, voltandosi a guardare il cielo,
nell'ora del tramonto.
"Siamo proprio cambiati in questi anni... Stiamo crescendo,
Sanae…" e il suo tono ora è pacato e
serio.
"Già..." rispondo con un sorriso, fissando
l'orizzonte tinto di arancione.
"Taro?"
"Sì?"
Rimango un secondo in silenzio, per creare un po' di suspense.
"Ma cosa ti racconta Tsubasa, quando vi sentite?!"
esclamo, tornando a scherzare.
"Cose da uomini, Sanae! Cose da uomini!" risponde Taro, prima di
scoppiare a ridere ancora.
"Ma non ti preoccupare, non scendiamo mai in particolari!"
aggiunge per prendermi in giro.
"Ci mancherebbe!" rispondo ridendo divertita mentre i miei occhi
seguono le nuvole rosa, che si muovono lente sopra le
nostre teste.
* "Sunday Morning" dei Maroon 5 © 2003 OCTJAY LLC.
by BMG COMPANY
Eccoci di nuovo, per un breve saluto di fine capitolo!^^
Sono contentissima che la mia sorpresa per Sanae abbia
sorpreso (scusate il giochino di parole) anche voi... eh eh eh, era
questa l’intenzione!
Ringrazio nuovamente tutte le persone che hanno recensito,
per me è sempre un enorme piacere e un'emozione leggere i
vostri pensieri e le vostre impressioni.^^
Un bacione e ancora un grazie.... OnlyHope^^
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Capitolo 19 *** Cose di cui sparlare ***
BUTTERFLY
CAPITOLO 19
Cose di cui sparlare
"ARGH!
Niente! Non mi riesce, sono troppo stanca! Facciamo una pausa, Sanae!"
Yukari chiude il libro e il quaderno, sbattendoli l’uno
contro l'altro, prima di alzarsi e andare ad aprire il frigorifero.
"Ti va del melone?" mi chiede poi voltandosi, con un'espressione che
grida pietà.
Annuisco, senza smettere di lavorare alla mia tesina di
letteratura inglese, nonostante oggi Yukari sia impossibile.
Non le va proprio di studiare e con una scusa o con
un'altra, cerca in tutti i modi di distrarsi.
"Ok, allora basta!" esclama avvicinandosi, togliendomi il quaderno da
sotto il naso e sfilandomi la penna dalla mano.
No, decisamente oggi non ci pensa proprio a stare sui libri!
Chissà che le prende...
La osservo curiosa mentre posa sui dei piattini,
delle invitanti fette di melone.
Il profumo mi raggiunge invitante, facendomi venire
l'acquolina in bocca.
"Andiamo in giardino! È una così bella giornata!"
e m’invita a seguirla in veranda.
Io l'assecondo, sedendo poi accanto a lei, sui gradini della
portafinestra.
"Volevo parlarti di una cosa, Sanae..." esordisce, portando un pezzetto
di frutto alla bocca.
"Ieri la Makimura mi ha fatto un sacco di domande
su te e Tsubasa…"
"Uh?! E perché mai?" chiedo stupita, non capendo il
perché di questo interessamento, visto che non ho
mai scambiato nemmeno una parola con quella ragazza.
"Beh, forse voleva saperne di più dopo che
sei uscita con il suo ex. Comunque, le ho risposto che tra voi
è tutto ok... Ma non le ho raccontato i fatti tuoi,
tranquilla!"
"Non sono uscita con Seii, Yukari. L’ho incontrato per caso e
ho preso un tè con lui, in un locale
pubblico per giunta. È molto diverso dall'uscire insieme!"
ribatto con tono seccato, un po' infastidita da quella che mi
è sembrata un'insinuazione.
"Io lo so, ma le persone..."
La mia migliore amica mi scruta seria, scandendo bene le
parole.
"Le altre persone parlano tanto, lo sai. E non colgono di
certo particolari come l'incontrarsi
per caso!"
"Oh ma bene! Allora dimmi, anche quando mi vedono con Taro, si
inventano storielle su noi due?"
Il mio tono è decisamente
alterato, perché detesto che venga messo il naso
nei miei affari.
"È diverso, Sanae. Taro non ha lasciato la sua ragazza
per..." s'interrompe, guardandomi come se temesse la
mia reazione.
"Per?" la esorto prima di riprendere a parlare,
colta all’improvviso da un dubbio.
"Lasciare, poi... Ma se è stato lui, poverino, ad
essere stato scaricato!"
Yukari mi guarda stupita, le sue palpebre sbattono ripetutamente sugli
occhi.
"Te l’ha detto Seii?" chiede perplessa, alzando
anche le sopracciglia.
"Sì... Cioè, no. Non esplicitamente...
Ha detto che hanno rotto perché..." le parole mi
muoiono sulle labbra, perché mi rendo
conto solo ora, di essere stata io a dare un certo senso al
suo discorso.
L'incontrare un'altra persona...
Sono stata io ad associarlo alla sua ragazza, dando per
scontato che fosse lui quello lasciato!
"Perché?" questa volta tocca alla mia migliore amica,
esortarmi a terminare la frase.
La sua espressione è molto più che concentrata,
si vede che l'argomento la interessa particolarmente.
"Perché può capitare di lasciarsi se s'incontra
un'altra persona e s'inizia a provare qualcosa per lei..." rispondo
piano, vergognandomi un po' delle mie conclusioni affrettate.
Yukari mi fissa sorpresa poi sospirando, scuote la testa,
abbassando lo sguardo.
Non so quale intenso ragionamento, stia passando nella sua mente
ma quando torna a guardarmi, ha l'aria di chi ha appena fatto due più due.
"Sanae, ci sono delle voci in giro…"
"Ancora?!" esclamo sbuffando, poggiando il mento sul palmo di una mano.
"E a dirla tutta... Anch'io penso sia così..." continua,
fissandomi seria mentre temo di aver colto le sue conclusioni.
"Credo che Seii si sia preso una cotta per te, Sanae!" esclama infine
tutto d'un fiato, senza mostrare il minimo dubbio
sull’argomento.
Sorpresa, fisso Yukari mentre sento le mie guance scaldarsi
per l'imbarazzo.
"Beh... Io credo di no, invece!" le rispondo, mettendomi a ridere, per
l'assurdità della faccenda.
"Come potrebbe essere, poi? Lo sa benissimo che sto con Tsubasa!"
aggiungo, per avvalorare la mia tesi.
Yukari storce le labbra, arcuando le sopracciglia.
Posso leggere sulla sua fronte un cubitale: "Sveglia, Sanae!
Quanto sei ingenua!"
"Certo, come se lui fosse ogni giorno qui con te. Immagina che
ostacolo!" e ride, agitando una mano in aria.
"Non ci sarà fisicamente ma tutti sanno che sono innamorata
di lui! Anzi... Tutti sanno che lo sono sempre stata! O se
lo sono già dimenticato? Non se lo ricordano
più nelle loro chiacchiere da corridoio? E sì
che era un argomento di conversazione molto gettonato, un
tempo!" rispondo arrabbiata, perché non sopporto
che estranei si mettano a fare congetture sul mio privato.
"Non te la prendere, Sanae..."
La mia amica pronuncia queste parole, guardandomi dolcemente e posando
una mano sulla mia spalla.
La fisso con il broncio poi
le sorrido, perché comunque non ce l'ho
affatto con lei.
Vorrei solo che capisse, che non ho bisogno che si
sparli degli affari miei.
Non ne ho proprio bisogno.
"Comunque, Sanae... Credo davvero che Seii provi qualcosa per te.
Ultimamente ti sta molto intorno e poi te l'ha detto lui, no? Che ha
lasciato la Makimura, perché ha iniziato ad interessarsi ad
un'altra!" aggiunge nella maniera più pacata possibile, per
non stuzzicare ancora la mia suscettibilità.
Mi metto a riflettere sulle sue parole, ma non riesco proprio a dargli
il peso che Yukari vorrebbe.
Tutto mi sembra troppo inverosimile...
"Per me ti sbagli..." esclamo, voltandomi a guardarla
seriamente.
"E anche se fosse... Le cose non cambierebbero di certo!
Quindi possiamo pure concludere qui l'argomento!"
Yukari annuisce, perché mi conosce fin troppo bene.
"Non volevo farti arrabbiare..." sussurra con un filo di voce,
scrutandomi di sbieco.
"Lo so... Non preoccuparti, Yukari. Non ce l'ho con te!" e le sorrido, per farle capire che ho compreso i
suoi intenti.
La mia migliore amica annuisce sollevata, prima di incrociare
le dita, allungando le braccia avanti al petto.
Le sue guance, noto, hanno assunto un tono rosa.
"Allora parliamo un po' di me!" esclama con un sorriso imbarazzato.
"Vuoi uno scoop sulla sottoscritta?"
La guardo curiosa, non riuscendo a trattenere una risatina.
"Beh, più che scoop esigerei un'esclusiva, visto che sono la
tua migliore amica!"
"Scontato, Sanae!" mi risponde annuendo, senza smettere di sorridere.
Mi domando curiosa, quale notizia bomba stia per rivelarmi mentre torno
a mangiare il mio melone.
"Sabato mi fermerò a dormire alle terme...
Con Ryo!" esclama e il suo viso diventa rosso porpora.
Rimango immobile a fissarla.
Gli occhi fuori dalle orbite, credo e la forchetta stretta
ancora tra le mie labbra.
"WOW!" sussurro imbambolata, posando lentamente la
posata sul piattino.
"Mi sento un po' nervosa, Sanae…"
Yukari intreccia ancora le dita, visibilmente agitata.
"Ma allo stesso tempo, vorrei che sabato arrivasse subito!" e sorride
felice.
L'abbraccio forte di slancio.
"Domenica io non ho niente da fare. Se vuoi passare per casa mia..."
sussurro al suo orecchio, in maniera maliziosa.
Yukari mi guarda negli occhi e annuisce.
"Anche perché, teoricamente, tu dovresti essere con me alle
terme... Almeno per i miei!" ed inizia a ridacchiare, divertita.
Mi mordo le labbra, riflettendo sulla mia implicazione in
questa cosa.
"Ho capito. Sabato me ne starò rinchiusa tutto il giorno in
camera mia! Non vorrei imbattermi in tua madre, da qualche
parte!" esclamo sbuffando, prima di tornare a sorriderle.
"Ma dai, Sanae! Ma se non v'incontrate mai!"
"Meglio non provocare la sorte!" la contraddico, scuotendo la
testa al pensiero di trovarmi, faccia a faccia, con la mamma
della mia migliore amica, quando dovrei essere in viaggio con
sua figlia.
Yukari ci pensa un po', un dito sulle labbra.
"Sì, riflettendoci bene, hai ragione tu!" esclama poi, ridendo
allegra.
Annuisco, vedendo il suo sorriso felice anche se dopo mi viene anche da ridere, all'idea di come possa sentirsi in questo
momento il mio amico Ryo Ishizaki!
"Tra due settimane?!" esclamo stupita, sentendomi subito nervosa.
Il prof. Tadai annuisce invece, tutto soddisfatto.
"Ma sono pronta? Cioè, crede davvero che sia tutto
pronto per l'audizione?"
"È tutto ok, signorina. Si rilassi!" risponde ridendo,
divertito dalla mia agitazione.
"Siamo pronti. Lei è pronta!"
Il professore riesce
sempre a darmi notizie destabilizzanti!
Mi appoggio al pianoforte, cercando di prendere
grossi respiri, in modo da tranquillizzarmi un po'.
Il professore continua ad osservarmi, non nascondendo la sua allegria.
"Bene, allora per oggi vada pure. E si ricordi di curare la
sua voce, signorina. Ci rivediamo qui, tra un paio di giorni!"
Vorrei replicare che preferirei provare ancora, raddoppiando anche le
ore se possibile, ma rinuncio, perché
so che finirei solo per agitarmi di più e che la mia
voce ne risentirebbe, per i troppi sforzi.
"Ok, professore! A venerdì!" rispondo
sentendomi comunque anche eccitata, per l'audizione ormai
così vicina.
Quando faccio per lasciare l'aula, dopo aver radunato le mie cose, mi
ritrovo però ferma sulla soglia, bloccata da qualcuno.
Takeshi Seii mi sorride allegro.
Arrossisco in maniera un po' infantile, condizionata dalle parole
di Yukari, sulle insinuazioni che girerebbero a
scuola su di noi.
L'imbarazzo è tale, da non permettermi di guardarlo
negli occhi con naturalezza.
"Vai già via?" mi chiede, sfoderando un altro
sorriso, senza distogliere lo sguardo.
"Sì, per oggi ho fatto!" rispondo, dandomi
mentalmente della stupida, perché non posso farmi
condizionare in questo modo, a causa dei pettegolezzi.
"Ah!" esclama, riuscendo a malapena a nascondere la delusione.
O forse sono io notare cose, che prima non riuscivo a cogliere?
"Perché non mi aspetti? Ci metto un attimo…"
m'invita, sorridendo ancora.
"Mi dispiace! Ma ho veramente molta fretta, ci vediamo!"
E senza aspettare una risposta, tronco la conversazione,
allontanandomi velocemente.
I miei passi mi portano in cortile mentre nella mia testa, si
susseguono le parole di Yukari.
Involontariamente, rallento il passo quando mi rendo conto che potrebbe avere ragione lei.
Effettivamente, incontro Seii molto spesso negli ultimi tempo, molto
più che in passato.
Ed ogni volta mi chiede di passare del tempo insieme!
Ma allora potrebbe essere vero...
Lui potrebbe essere veramente interessato a me!
Di riflesso mi volto a guardare indietro...
Non è da me scappare via, inventando scuse.
Seii poi aveva un'aria così perplessa mentre mi
salutava...
E un po' mi dispiace, perché in fondo sono solo una
stupida, che non si sa comportare.
Se le voci messe in giro fossero solo voci poi…
Il mio imbarazzo sarebbe totalmente fuori luogo...
E mi sarei comportata in modo ingiusto nei confronti del
mio collega di corso.
Non devo farmi
condizionare!
Riprendo a camminare, riflettendo ancora sulla necessità di
prendere questa storia con più leggerezza.
La prossima volta che incontrerò Seii,
farò finta di niente e tutto
tornerà normale!
Sì, farò così...
All’improvviso il mio cellulare si mette a
suonare, distraendomi dai miei pensieri, fin troppo complicati.
Ma chi è?
Nel display lampeggia infatti un numero sconosciuto.
"... Pronto?" rispondo un po' esitante.
"Ciao!"
Spalanco la bocca per lo stupore, perché è una
voce estremamente familiare quella all’altro capo
del telefono.
E dell'oceano...
Felicemente sorpresa, non riesco a trattenere un sorriso radioso.
"Tsubasa?! Ma da dove chiami?" domando allegra, il cuore
all’improvviso sgombro da ogni pensiero uggioso.
"È un telefono della società! Ho pensato che
scroccare una telefonata, non potesse far male a nessuno!"
Mi scappa una risata mentre sto uscendo dal
cancello principale.
I miei passi ora sono staccati qualche centimetro da terra e quando
noto dei compagni di scuola, che mi osservano, confabulando tra loro,
mi trattengo a stento dal mostrargli una linguaccia.
Maledette malelingue!
"Ti ho chiamata perché non resistevo!
Devo darti una bellissima notizia!"
"Di che si tratta?" lo esorto, per non rimanere troppo sulle spine.
"Tra un mese torno a casa!"
Non trattengo un gridolino di entusiasmo.
"Davvero?!" chiedo incredula.
"Davvero?" ripeto senza rendermene conto, per avere la certezza di aver
sentito bene.
"Certo!"
"Ben vengano le qualificazioni, allora! Anch'io ho una notizia, sai?"
"Uh?"
"Tra due settimane ho l'audizione con la casa discografica, me l'hanno
detto solo pochi minuti fa!" esclamo, entusiasta di avere anch'io
qualcosa d'importante da condividere.
"Di già?! Uffa! Mi sarebbe piaciuto accompagnarti!"
"Non ti preoccupare…" lo rassicuro,
perché forse è meglio così,
sarei fin troppo nervosa, se ci fosse anche Tsubasa, quel
giorno.
"Ok, Sanae... Ora devo proprio scappare! A presto..."
Il tono della sua voce ora è un po' più mesto e
lo capisco, anche a me non piace l'idea di dover chiudere la
chiamata.
"Va bene, ciao…”
"Sanae?"
"Sì?"
"Ehm…" s'interrompe, schiarendosi la voce.
"Ti amo… E mi manchi!" sussurra piano, non sapendo di aver appena pronunciato una formula magica.
Oggi avevo bisogno di sentirmi dire, esattamente queste parole.
Lo desideravo con tutto il cuore, con tutta me stessa.
"Anch'io…" rispondo piano, come se stessi parlando al suo
orecchio, a un passo da me.
Sento uno strano respiro dall'altro capo del telefono, una specie di
sospiro.
"Ti aspetto…" aggiungo prima di chiudere la chiamata ed
iniziare a saltellare allegra per strada.
Gli occhi puntati in alto, verso questo bellissimo cielo azzurro.
Segnale dell'estate, che sta per arrivare.
Il campanello di casa suona insistentemente, mi precipito
giù per le scale.
Raggiunto l'ingresso, rallento e prima di aprire, mi fermo a
guardare dallo spioncino.
Dietro la porta di casa mia c'è Yukari
e non trattengo un sorrisetto divertito.
Appena rientrata dalla sua gita romantica alle terme, mi
ha chiamata subito e con voce allegra, mi ha comunicato che
sarebbe passata qua.
Non posso quindi farmi sfuggire l’occasione, di prenderla un
po’ in giro, per una volta che ne io ho l’occasione.
"Chi è?" chiedo, continuando a spiarla di nascosto.
L'espressione buffa del suo viso mi strappa un altro sorriso.
"Sono io, Sanae!" risponde, alzando gli occhi al cielo.
"Io chi?" continuo facendo la finta tonta, senza accennare
minimamente ad aprirle.
Yukari stringe gli occhi a fessura e li punta verso la porta.
"Lo so che mi stai spiando, scema! Apri, dai!" e detto
questo, tira fuori la lingua, fissando lo spioncino.
Sempre più divertita, mi affaccio lentamente con la testa
oltre la porta e dopo aver mimato un'esclamazione stupita, la invito
finalmente ad entrare.
"Perdonami, Yukari! Ma oggi sembri così diversa... Stentavo
davvero a riconoscerti!" esclamo ridendo mentre la mia
migliore amica varca la soglia di casa mia.
"Stupida!" e passandomi un braccio sopra le spalle, mi
stringe forte a sé.
Le sorrido, notando nei suoi occhi una luce, capace di farli brillare e
una tinta rosa acceso sulle sue guance.
"Tutto ok?" chiedo, abbassando leggermente la testa nella sua direzione.
"Tremendamente ok!" mi risponde serena e felice.
Ci dirigiamo così al piano di sopra, per raggiungere camera
mia ed avere della privacy.
Appena entrate nella mia stanza, Yukari si lancia di corsa sul letto e
sdraiandosi, abbraccia un cuscino.
"Sono esausta!" esclama mentre mi siedo accanto a lei.
"Oh, mio Dio! Addirittura?!" la stuzzico ridendo, sdraiandomi al suo
fianco.
Con la coda dell'occhio la vedo arrossire, vistosamente.
"Oggi sei proprio scema, lo sai? Sono stanca per il viaggio! E
perché non sono riuscita dormire un granché!" mi
rimprovera, dandomi anche un buffetto sulla testa.
"Appunto, vedi!" continuo a prenderla in giro, estremamente divertita.
Yukari scoppia a ridere e il suo sorriso mi sembra ancora
più bello del solito.
"A parte gli scherzi... Come ti senti?" le chiedo, facendomi
seria.
La mia migliore amica alza lo sguardo verso il soffitto e stringe
più forte il mio cuscino.
Le sue guance sono di un colore rosso
acceso mente la sua espressione diventa davvero dolce.
"Bene…" risponde sospirando, tornando a guardarmi.
"Benissimo!" aggiunge, sorridendo beata.
"Sai, se un anno fa mi avessero detto che oggi, a quest'ora,
avrei già fatto sesso con Ishizaki, beh… Avrei
proprio dato di matto!" esclama con una risata fragorosa,
tornando a fare la scema come il suo solito.
Annuisco, mettendomi a ridere
anch'io, perché se ripenso alle litigate
tremende che ero costretta a sorbirmi ogni santo giorno, mi sembra
incredibile che siano arrivati
a tanto.
Yukari torna seria ora e poggia delicatamente la guancia al cuscino.
"L'ho visto con occhi diversi, dopo…"
sussurra e nel suo tono c'è così tanta dolcezza,
da farmi quasi commuovere.
"Come se fosse cambiato qualcosa… Non so..." aggiunge,
rivolgendo il suo sguardo a me.
"Sei felice, Yukari?" le chiedo piano, condividendo le sue emozioni.
"Sì!" risponde senza esitazione, con quel sorriso
particolare, che oggi le illumina il volto.
"Si vede..." esclamo prima di abbracciandola forte.
Ti voglio bene, Yukari!
Continuo a tenerla stretta rimanendo in silenzio mentre un
pensiero sfiora la mia mente...
Spero che presto, tutto questo tocchi a me,
perché voglio avere anch’io
quell'espressione...
Voglio sentirmi anch'io così felice...
Buona sera a tutte!
Un paio di righe di routine per chiudere il capitolo.
Takeshi Seii...
Beh ha il suo bel ruolo, come avrete potuto capire meglio in
questo capitolo... ^^
Ringrazio chi ancora, con estrema pazienza, si dedica alla
lettura della mia storia!
Grazie infinite per la costanza... ^^
Un bacio a presto, OnlyHope^^
P.S. Onore al grande capitano azzurro e al suo pallone
d'oro!^^
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Capitolo 20 *** L'audizione ***
audi
BUTTERFLY
CAPITOLO 20
L'audizione
Le
mie dita scorrono leggere sui tasti, simulo le note con la voce ma
senza aprire le labbra.
È quasi un quarto d'ora che aspetto, ma del professor Tadai
non si è vista nemmeno l'ombra.
Mi sono messa al pianoforte per ammazzare il tempo
e scaldando le corde vocali, ho iniziato
a provare, per l'ennesima volta, il repertorio che
presenterò all'audizione, non più tardi della
settimana prossima.
Di tanto in tanto i miei occhi si voltano comunque
verso l'ingresso dell'aula, ma ogni volta rimango
delusa, perché del professore non c'è nessuna
traccia.
Perplessa, continuo a suonare, osservando di continuo
anche l'orologio.
Le lancette scorrono ritmiche sul quadrante e a me ogni minuto
perso sembra un tale spreco!
Perché ho bisogno di provare, per sentirmi sicura dei
risultati.
Provare, provare e provare…
"Scusi il ritardo, signorina Nakazawa!"
Finalmente!
Smetto all’istante di suonare e mi volto, per salutare
allegramente il professore, che finalmente si è deciso ad
arrivare.
Sto per rispondergli che non importa ma che comunque
preferirei non perdere altro tempo, quando le parole mi
muoiono sulle labbra.
Porto le mani alla bocca, fissando scioccata il polso destro del
professore, completamente fasciato e tenuto fermo da un foulard, legato
intorno al collo.
Con lui c’è Takeshi Seii, che lo accompagna con
cura fin sotto al palco.
I miei occhi si riempiono inevitabilmente di lacrime...
Questa proprio non ci
voleva!
Non a una settimana
dall'appuntamento con i discografici!
"Professore, tutto bene? Ma cos’è successo?"
riesco a pronunciare con voce tremante, appena scesa verso le
poltroncine.
"Oggi all'ora di pranzo... Uno stupido incidente! Ma ho il polso
slogato!" mi risponde con un sorriso tirato, sedendosi e
fissando poi la mano fasciata.
"È ceduto uno scaffale di un armadietto in
segreteria e nel tentativo di trattenerlo, si è fatto male!"
Seii mi spiega meglio la situazione, ma la sua
espressione grave non mi rassicura affatto.
"E per fortuna che il suo collega
era lì! Altrimenti il polso si sarebbe
rotto di sicuro e non sarebbe bastato andare in infermeria!" esclama il
prof. Tadai mentre lo guardo con aria più
che preoccupata.
"Ma ora… Come?" sussurro piano, incapace di terminare la
frase.
Come farò con
l'audizione?!
Il professore avrebbe
dovuto accompagnarmi con il piano e la chitarra!
"Non posso suonare, questo è ovvio...
Ma non si rattristi, signorina Nakazawa! Ho già
pensato a una soluzione e se lei, se voi…" si
corregge, passando con lo sguardo da me a Seii.
"Se voi due sarete d'accordo, è tutto sistemato!"
Osservo perplessa il volto del mio compagno di corso, che mi guarda con
altrettanto stupore, alzando le spalle e scuotendo la testa.
"Il signor Seii è l'unico in grado d'imparare tutte le
canzoni, in una sola settimana. Se la signorina non ha problemi, credo
possa accompagnarla quasi…" e si volta a guardare in
direzione del suo allievo, con un sorriso sornione.
"Ripeto, quasi, come avrei fatto io!
Ovviamente sarò comunque presente all'audizione, questo
è scontato!"
Rimango in silenzio per alcuni secondi...
Seii arrossisce prima di guardarmi con un'espressione davvero
entusiasta.
Non mi convince tantissimo l'idea di collaborare con lui ma d'altro
canto, so di avere solo questa chance.
Seii poi è veramente bravo, probabilmente il migliore,
subito dopo al professore, che ha ragione da vendere sul suo conto.
Lui è davvero l'unico in grado di sostituirlo, imparando in
pochissimo brani e arrangiamenti.
E a questo punto, se proprio devo coinvolgere
un esterno al mio progetto, allora preferisco che sia Seii.
Nonostante provi ancora dell'imbarazzo, a causa della presunta
cotta che avrebbe per me...
"Posso mettermi a lavorare anche subito, potete contare su di me!
Però... Deve essere d'accordo lei, ovviamente…"
Seii pronuncia le ultime parole con un po' di
titubanza, probabilmente confuso dal fatto che ci sto
mettendo un po’ troppo a dire la mia.
"Va bene!" esclamo ad alta voce, annuendo convinta mentre
sorrido alle due persone avanti a me, che ora mi guardano visibilmente
soddisfatte.
"Ma mettiamoci subito al lavoro! Non c'è un minuto da
perdere!" aggiungo, risalendo veloce sul palco.
Una volta raggiunto il pianoforte, riordino tutti gli spartiti
per permettere a Seii, di dare una prima
occhiata generale alle canzoni.
Quando mi volto, lui è già accanto a me,
chino a leggere le note segnate sui righi orizzontali mentre
una mano le riproduce sulla tastiera.
"Spero che tu abbia tanto tempo libero in questa settimana!" esclamo
quando si mette seduto allo strumento, per iniziare seriamente
a provare.
Seii si volta e mi fissa, senza che riesca a decifrare bene la
sua espressione.
"Tutto il tempo che vuoi…" mi risponde sorridendo,
prima che i suoi occhi si posino di nuovo sugli
spartiti e che la sua mente s'immerga totalmente nella mia
musica.
"Baby
can you feel me
imagining I'm looking in your eyes
I can see you clearly
vividly emblazoned in my mind
and yet you're so far
like a distant star
I'm wishing on tonight..."*
La
mia voce è limpida come non mai, nonostante le prove intense
di quest’ultima settimana.
Cerco di non sforzare troppo le corde vocali...
Domani dovranno essere riposate.
Quella di oggi è solo una prova leggera,
più per tranquillizzarmi, che per un effettivo bisogno.
Seii mi accompagna con la chitarra acustica, come ogni giorno.
Il suo sguardo è concentrato e serio mentre le dita
pizzicano le corde tese dello strumento.
È stata dura dover imparare tutto così in fretta,
soprattutto dovendoci adattare dal nulla l'uno all’altra...
I risultati però sono davvero molto buoni, grazie
soprattutto al suo aiuto, che è stato sicuramente
decisivo.
E al suo immenso talento, ovviamente.
Non credo sia da tutti imparare una decina di brani e farli propri, nel
giro di così poco tempo!
"I'd
give my all to have
just one more night with you
I'd risk my life to feel
your body next to mine
'cause I can't go on
living in the memory of our song
I'd give my all for your love tonight..."*
Appena chiudo
le labbra, terminando la canzone, cerco subito con lo sguardo il professor Tadai, che mi sorride soddisfatto.
"Perfetto!" esclama felice, avvicinandosi.
"Adesso però deve riposarsi, cercando di rimanere
il più tranquilla possibile!" aggiunge, posando la mano non
infortunata sulla mia spalla destra.
"Eh... Facile a dirsi!" esclamo ridendo nervosa,
perché non posso ancora credere che domani
sia già arrivato...
Sospiro mentre osservo con la coda dell'occhio Seii,
che sta rimettendo la chitarra nella sua custodia scura.
Tiene gli occhi bassi ed è come se non fosse qui
con noi.
Sono giorni però che ha questo atteggiamento, insolitamente
taciturno e cupo, direi.
Perplessa, continuo a far finta di niente, un po'
come ho fatto anche in questi ultimi tempi e mi concentro
sul professor Tadai, che si prodiga negli ultimi consigli
prima dell'audizione.
"Accenda il vaporizzatore stanotte, perché la sua
camera deve avere il giusto tasso di umidità, per
aiutare la sua voce. Ah! Poi si ricordi la limonata
con il miele! Tanto miele, mi raccomando!"
Annuisco sorridendo, lusingata da tutte queste premure.
"Domani... Ci vediamo direttamente in stazione?" chiedo mentre
la bocca dello stomaco si contorce, come stretta in un pugno.
Il prof. Tadai annuisce prima di sorprendermi con un abbraccio
rassicurante, continuando a ripetermi di stare tranquilla.
Lo ringrazio da sopra la sua spalla, commossa da questo suo gesto
inaspettato.
Quando si congeda da me e Seii, che ora sta
riordinando gli spartiti, lo saluto piena di riconoscenza.
Il mio compagno invece, alza appena lo sguardo per rispondere
al saluto del professore, per poi chinarsi di nuovo sulle carte,
rimanendo sempre in silenzio.
Di sicuro è nervoso per l'audizione di domani...
Ma qualcosa mi dice che non può essere
solo questo.
Il suo umore ha avuto un cambio radicale, subito dopo aver
iniziato le prove, la settimana scorsa.
Seii non è mai diventato scorbutico con me, anzi...
Però non l'ho più visto sorridere
allegramente, come al suo solito.
E questo mi rattrista, perché mi sento in qualche
modo responsabile per il suo cattivo umore, anche se non so
bene come...
Sospirando, cerco di farmi forza, perché devo
comunque fingere ancora, di non aver notato questo suo
cambiamento.
Pensando ad un argomento valido di conversazione, cerco
d’interrompere il fastidioso silenzio che ci
circonda, ora che siamo rimasti soli.
Sto per aprire bocca, sfoderando uno dei miei sorrisi migliori, quando
Seii alza i suoi occhi su di me, fissandomi serio.
"Non capisco come tu possa…" s'interrompe un attimo, prima
di riprendere un discorso, che sembra stargli molto a cuore.
"Come puoi continuare a scrivere canzoni per lui?"
Lo fisso allibita.
Un calore improvviso si espande sulle mie guance, facendomi sentire
caldo all'improvviso.
"Che vuoi dire?" chiedo, abbozzando un sorriso mentre cerco di non dare
troppo peso al tono serio con cui si è rivolto a me.
"Scrivi solo cose che riguardano Ozora! E se parli di te,
allora lo fai in relazione ai tuoi sentimenti per lui!"
Seii si muove agitato, voltando di tanto in tanto lo sguardo nella mia
direzione.
Come se cercasse di ritrovare la calma, ma fallendo miseramente.
"Nelle tue canzoni c'è tristezza e gioia!
Felicità, desideri... Solitudine e
disperazione... Ma mai rabbia! Mai una parola contro! Ma tu,
non te la prendi mai con lui?" chiede infine senza distogliere
lo sguardo, avvicinandosi di qualche passo.
Rimango in silenzio.
Non so cosa rispondere.
Non riesco a dare un senso a questa conversazione...
Anzi, un senso ce l’ha…
Posso leggerlo negli occhi di Seii, che sono seri e…
Tristi.
Abbasso lo sguardo, guardando di lato.
Non c'è
proprio niente che possa dire.
"Ti ha lasciata qui da sola!" lo sento quasi urlare mentre le sue
mani stingono forte le mie braccia.
"È il suo sogno!" non mi trattengo, rialzando lo
sguardo su di lui.
Un profondo senso d'irritazione inizia a farsi strada dentro di me.
"Che non comprende te!" esclama con rancore, avvicinando il suo viso al
mio.
Lo fisso stupita mentre sento le lacrime salire agli occhi.
Mi mordo le labbra con stizza, cercando di controllare la mia
rabbia.
Seii mi guarda visibilmente stupito.
Dalla mia reazione ma anche dalla presa di coscienza, di quello
che gli è appena scappato dalla bocca.
Distolgo lo sguardo e la sua presa si fa più
leggera.
"Lui non c'è, non c'è mai! Mentre…" la
sua voce è incerta ora e il mio cuore
inizia a battere più veloce, per
la paura di sentire terminare questa frase.
"Io sono qui, davanti a te…"
Chiudo gli occhi.
Una lacrima scivola lenta sulla mia guancia.
Ora è tutto chiaro.
Quello che avrei dovuto vedere molto tempo fa, adesso
è palese davanti ai miei occhi.
Ed io ho involontariamente contribuito ad alimentarlo...
Poggio una mano sul petto, all'altezza del cuore prima di tornare a
guardare Seii.
Quando incrocio il suo sguardo, mi si stringe
sinceramente il cuore.
"Lui c'è…" batto le dita poco distante dalla
farfalla che pende al mio collo, per indicare il posto in cui Tsubasa
è presente da sempre.
"È reale qua dentro, più di quanto tu
creda… Più di qualsiasi altra persona che mi
circonda…"
I suoi occhi mi fissano, lasciando trasparire lo stupore,
ma soprattutto l'infelicità nata dall'ascolto
delle mie parole.
"Maledizione!" lo sento imprecare piano mentre i suoi occhi si
abbassano e le sue mani liberano le mie braccia dalla sua presa.
Seii si allontana, senza degnarmi di un ulteriore sguardo e dopo aver
preso al volo la sua borsa, raggiunge di corsa la porta
dell’aula.
La oltrepassa veloce, sparendo così dalla mia vista.
Mi abbandono, sedendomi al piano mentre tantissime lacrime
scendono lente sul mio viso.
In un moto disperato, le mie mani si gettano sui tasti dello strumento,
creando un rumore sgradevole e scordato, che sembra adatto
a sottolineare la gravità del momento.
"Mi dispiace..." sussurro piano, cercando di arginare il pianto.
"Mi dispiace..." ripeto, sentendomi davvero triste all'idea di aver
fatto soffrire qualcuno...
Il
professor Tadai è accanto a me e guarda
ripetutamente l'orologio.
"Strano sia in ritardo... Di solito è un
ragazzo così puntuale e preciso!" lo sento borbottare mentre
aspettiamo sul binario, dove partirà il nostro treno per
Tokyo.
Non dando peso alla sua incredulità,
continuo ostinatamente a guardare da un'altra parte, per
evitare che mi ponga domande su Seii.
Mi sento tesa, nervosa e dire che avrei dovuto cercare di rilassarmi,
per via dell'audizione.
Invece non sono riuscita a dormire nemmeno un minuto la notte
scorsa, per colpa di quello che è successo ieri
sera, all'ultima prova.
Nonostante le chiamate continue di Yukari per augurarmi buona fortuna e
i messaggi d'incoraggiamento di Tsubasa, non sono riuscita a chiudere
occhio...
E ora mi sento uno schifo e ho una paura tremenda di non farcela, in
queste condizioni...
E se Seii non si dovesse presentare, come temo...
Addio alla mia occasione
della vita!
"Signorina Nakazawa, stia tranquilla. Sicuramente il suo collega
sarà qui a minuti!"
Il professore cerca di tranquillizzarmi, costringendomi così
a guardarlo.
Gli sorrido, cercando di far finta di niente.
"Certo! Sono solo un po' nervosa per
l’audizione…" mi giustifico con una
smorfia incerta ma all'improvviso mi coglie il vero panico.
Il mio treno è stato appena dato in partenza!
Tutti i miei peggiori incubi iniziano a prendere forma...
Mi sento a un passo dallo svenimento...
Non è venuto!
E adesso?!
Un forte senso di nausea sale dalla bocca del mio stomaco fino in
gola...
Cosa faccio, ora?!
Oh mio...
"SCUSATE IL RITARDO!"
Mi volto di scatto verso il sotto passaggio.
Seii sbuca dalle scale, visibilmente trafelato e anche se
questo dovrebbe farmi sentire sollevata, non posso evitare di provare
lo stesso del turbamento.
Ma non ho tempo di pensare oltre alle mie sensazioni, perché
è tardissimo!
Il prof. Tadai ci invita impaziente a seguirlo sul treno, lo
assecondo senza voltarmi mai a guardare Seii.
L'imbarazzo è il sentimento che prevale nel mio
animo...
Passando tra un vagone affollato all'altro, cerchiamo di
sederci, non avendo nessuna prenotazione particolare
nei biglietti.
Come nella peggiore delle ipotesi, il professore trova un
posto in disparte, lasciando a noi due una coppia di sedili
contigui, poco più avanti nello scompartimento.
"Voi sedetevi vicini, ragazzi! A dopo!" esclama accomodandosi
mentre esito a raggiungere il mio compagno di club, che si è
già sistemato nel posto accanto al finestrino.
Quando lo raggiungo, mi siedo accanto a lui, rimanendo nel
silenzio più totale.
Seii non si volta ma rimane a fissare un punto non
preciso, oltre il vetro lucido.
Perfetto!
Proprio quello che ci vuole per i miei nervi, prima di un'audizione!
Sbuffando impercettibilmente, punto il gomito sul bracciolo esterno del
sedile, posando poi il mento sul palmo della mano.
Cercando di rilassarmi, concentro i miei
sensi sul mormorio della gente e sul rumore del
treno, che ha appena iniziato la sua corsa.
Ma questo silenzio è comunque pesantissimo...
E mi agita, provocandomi sempre più disagio.
Mi chiedo se dovrei spezzarlo...
Forse dovrei ringraziare Seii per non avermi abbandonata in una
giornata come questa...
"Nakazawa… Mi dispiace per ieri…"
È Seii però a parlare per primo.
Mi volto a guardarlo, senza nascondere il mio stupore,
perché non mi aspettavo delle scuse.
"Mi dispiace se ho detto delle cose... Che
possano averti ferita! Ti giuro, non volevo…" fa
una pausa, senza distogliere mai lo sguardo dal finestrino.
Oltre il vetro, le case e gli alberi scorrono veloci, creando immagini
confuse.
"Ma i miei sentimenti per te... Quello che sento per
te, è vero! Ho solo sbagliato il modo con
cui fartelo sapere, non ho saputo controllarmi.
Spero…" ora si volta a guardarmi ed io avverto ancora
più forte la sensazione d'imbarazzo.
"Spero che tu possa credermi… E soprattutto, che tu non mi
odi per questo…"
Le sue parole mi colpiscono dritte al cuore, perché desidero
davvero superare l'accaduto.
Voglio resettare tutto e perdonarlo, anche se ha parlato male
di Tsubasa.
Posso capire perché l'ha fatto...
Ora che è stato totalmente sincero.
"Grazie per essere venuto…" esclamo veramente
riconoscente, sorridendogli.
"Lo apprezzo davvero tanto!" aggiungo, per avvalorare le mie
parole.
"Verrò sempre... Nonostante tutto, verrò sempre
da te…" risponde piano, tornando poi ad osservare il
panorama fuori dal finestrino.
Arrossisco prima di voltarmi dall'altra parte, imbarazzata per
questa nuova dichiarazione d'amore.
Prendendo un grosso respiro, cerco di concentrarmi di nuovo, sull'unica
cosa che dovrebbe tenermi sulle spine oggi.
Lascio così che il mio cuore si torturi per la prova che sto
per affrontare.
Perché la mia vita può davvero cambiare grazie
a questa audizione...
Seduti avanti a me, ci sono ben dieci
rappresentanti della casa discografica.
Il mio cuore batte forte mentre il mio stomaco si contorce
per l'ansia, osservando questi volti seri che
mi scrutano attentamente.
Per farmi coraggio, stringo tra le dita il ciondolo
che porto al collo, affinché mi trasmetta un po'
della forza e del sangue freddo, di chi me l'ha regalato.
Mi guardo intorno, alla ricerca del volto amico del professor
Tadai.
Lo osservo mentre mostra gli spartiti della mia musica a
dei musicisti professionisti, che a sorpresa, suoneranno per
me.
Takeshi Seii è già seduto al piano e la
sua espressione è
tremendamente concentrata.
"Partiamo con questa!" esclama il professore,
indicandomi lo spartito della canzone con cui vuole iniziare
l'audizione.
Annuisco, seguendolo poi con lo sguardo finché non scende
dal palco, andando a fermarsi un po' in disparte.
Ok, ci siamo…
Chiudo gli occhi, cercando di dimenticare tutto.
Non voglio pensare a dove mi trovo, né al fatto che sto per
cantare davanti a dieci persone, pronte a giudicare il mio
lavoro.
Allontano dalla memoria l'episodio di ieri sera, le parole
di Seii e ogni ricordo triste.
Immagino di essere tra i miei amici e di sentirmi felice.
Come la sera del mio compleanno, quando ho aperto la porta di
casa mia.
Felice ed emozionata, come ogni volta che Tsubasa mi abbraccia e mi
bacia, togliendomi il respiro.
Innamorata, come da quando lo conosco.
Quando la musica si diffonde nell'aria, apro
finalmente gli occhi.
Carica di energia positiva, sorrido in direzione dei miei esaminatori.
Pienamente consapevole delle mie capacità, inizio a cantare.
Il mio sorriso si illumina mentre le note escono dalla mia bocca,
perché come sempre tutto questo mi fa sentire bene e mi
diverte.
Amo sentire la mia voce unita agli strumenti.
Quando sento di non riuscire più a stare ferma,
tolgo il microfono dall'asta ed inizio a muovermi sul palco.
Voltandomi verso i musicisti, ho un tuffo al cuore!
Perché è chiaro dall'espressione dei loro volti,
che anche loro si stanno divertendo e che gli piace davvero molto,
ciò che stanno suonando...
La mia musica!
La mia voce si alza un po' di più ora, mi volto a
guardare anche Seii, seduto al piano.
Tiene gli occhi socchiusi mentre sorride compiaciuto.
La sua mente ora è completamente persa in questa dimensione,
fatta di note ed emozioni.
Un altro sorriso e i miei occhi tornano sui discografici.
E canto ancora, per convincere il destino a darmi ragione
su questa chance…
"You
know the way to make me loose control
when you're looking into my eyes
you make me feel so
high!You've got me feeling emotions
deeper than I've ever dreamed of
you've got me feeling emotions
higher than the heavens above"**
"Congratulazioni,
signorina Nakazawa! E benvenuta!"
Stringo la mano del dirigente prima di sedermi alla sua scrivania,
posta in un elegantissimo ufficio, all'ultimo
piano di un prestigioso edificio, nella
città di Tokyo.
Mi sento emozionata...
Felice...
Ma soprattutto orgogliosa di me stessa...
Perché ce l'ho fatta!
Ce l'ho davvero fatta!
Il professor Tadai è seduto accanto a me, quando mi volto a
guardarlo, mi sorride soddisfatto.
E nei suoi occhi posso leggere quanto anche lui sia fiero di
me.
"Signorina, ora avrà bisogno di un agente che la
tuteli…"
"Il signor Tadai è il mio agente! Si occuperà lui
di me!" interrompo il dirigente, che abbozza un sorriso prima di
sistemare il nodo della cravatta al suo collo.
Il professore invece si volta a guardarmi, cercando di camuffare lo
stupore.
Senza dare troppo nell'occhio, mi avvicino di più a lui, per
non farmi sentire da altri.
"Le va bene, no? In fondo tutto questo è colpa sua!" esclamo
sorridendo, facendo l'occhiolino.
Il professore mi fissa per un attimo poi annuisce orgoglioso.
"Come vuole lei, signorina. Agli ordini!" sussurra con discrezione, ma
con fare sornione.
"Bene! Il contratto sarà pronto a breve ma questa
è una bozza da mostrare ai vostri legali..." e il
dirigente spinge un plico voluminoso, sotto il naso del mio
agente/professore.
E così ho preso in mano sul
serio il mio destino...
Chissà cosa mi riserverà d'ora in poi il futuro...
L'incontro finisce ma prima di congedarmi, mi ritrovo a stringere di
nuovo la mano del pezzo grosso della mia casa
discografica.
Quando sono in corridoio, rimango qualche passo dietro al
professore.
Ancora incredula, osservo le foto di cantanti famosi appese
alle pareti.
E sembra quasi che sorridano proprio a me, per darmi anche
loro il benvenuto.
Un sorriso allora si allarga anche sul mio volto.
Lo sento tirare ben bene le mie guance mentre stringo la catenina, che
porto al collo.
Ce l'ho fatta, Tsubasa!
Grazie…
Grazie di cuore...
Prima di infilarmi in ascensore, do un piccolo bacio alla
farfalla di cristalli ma quando le porte metalliche si
chiudono, non mi trattengo più.
Un grido di gioia esce chiaro e forte dalla mia gola.
Il professor Tadai scoppia a ridere, divertito dalla mia
euforia.
Saltello sul posto mentre con una mano cerco il cellulare nella borsa.
Perché devo chiamare tutti!
Perché non è un sogno!
La mia avventura è appena
iniziata davvero!
* "My All" Parole: Mariah Carey Musica: Mariah Carey, Walter
Afanasieff © 1997 Sony
Music Entertainment Inc.
** "Emotions" Parole: Mariah Carey Musica: Mariah Carey,
David Cole, Robert Civilles © 1991
Sony Music Entertainment Inc.
Dopo i crediti delle due canzoni, vorrei spendere due parole
su Seii.
Takeshi è molto innamorato di Sanae, lo
è così tanto, da lasciare la sua ragazza per amor
suo, nonostante sappia dell'esistenza della relazione
con Tsubasa.
Ma un conto è sapere che la ragazza che ami,
è innamorata di un altro, un altro è vederlo
ma soprattutto, in questo caso, "sentirlo" in prima persona.
Se leggete le parole delle canzoni "di Sanae",, potrete
capire a quale tortura l'ho sottoposto, nella settimana di
preparazione all’audizione...
Ovvio quindi che abbia avuto una reazione così forte,
esasperato dall’amore che Sanae prova per Tsubasa.
Un amore che vorrebbe avere per lui, ma che probabilmente,
sente non potrà avere mai.
Un amore che è pari al suo e che lo spinge a non
lasciare sola Sanae nel momento del bisogno,
anche dopo che lei gli ha sbattuto in faccia, senza mezzi
termini, il suo sentimento per un altro.
Non è comunque un tipo che si
arrende Takeshi, non è un ragazzo debole...
E il suo ruolo non è ancora terminato...^^
Volevo poi dire a Lythtys che ha ragione! A volte Sanae
è un po' "lentina" a capire certe cose... ^^' Per fortuna
Yukari sembra furba per entrambe!^^
E per quanto riguarda il "viaggio alle terme"^^ di Sanae e
Tsubasa...
Beh... Abbiate pochissima pazienza e nel frattempo godetevi il ritorno
in patria del capitano nel prossimo capitolo, che riserverà
una “cosa” decisamente "insolita"!^^
Un bacio grandissimo a tutte, per l'affetto e le letture...
Un abbraccio particolare a Sakura!^^
A presto, grazie come sempre!
OnlyHope^^
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Capitolo 21 *** Imparare a comprendere ***
imp
BUTTERFLY
CAPITOLO 21
Imparare a comprendere
Tornare a casa...
Facciamo finta
sia realmente così, anche se a me sembra
più un modo di dire...
Tsubasa è rientrato in Giappone da circa un mese,
ma quante volte sono riuscita a vederlo?
Si fa presto a fare i conti...
Qualche ora prima o dopo gli
allenamenti.
Ma il più delle volte
mai, perché era letteralmente rinchiuso in
ritiro.
Dopo le partite... Rarissimamente prima
Insomma, ci saremo visti poche ore
in tutto e mai da soli.
In fin dei conti è come se non fosse mai tornato, tanti
erano i suoi impegni con la nazionale...
Ma ringraziando il Cielo,
le qualificazioni sono terminate positivamente e ora i ragazzi stanno
veramente tornando a casa!
Pronti a
godersi il meritato riposo ma anche il resto delle vacanze
estive, circondati da amici, parenti e soprattutto
dalla propria ragazza, che di solito è lontana
migliaia di chilometri.
"Allora, Sanae! Stasera che farai di bello con Tsubasa?"
Mi volto a guardare verso Yukari,
che mi sorride allegra, seduta accanto a me a bordo piscina.
"Vorrei stare un po' con lui, da
soli... In fondo non c'è mai stata l'occasione!"
esclamo, sospirando un po' depressa mentre i miei piedi si muovono,
agitando l'acqua.
"Hai già in mente qualcosa?"
La mia migliore amica si avvicina a
me, senza nascondere uno dei suoi sorrisetti maliziosi.
Sospiro ancora, arrossendo leggermente prima di schiarirmi la voce con
un leggero colpo di tosse.
"I miei saranno
fuori stasera, così avevo pensato di
preparare una cenetta romantica a casa mia..." ammetto,
distogliendo subito lo sguardo da Yukari, che ha
preso la sua classica espressione super curiosa.
"Tsubasa
potrebbe raggiungermi direttamente lì, appena
arrivato in città..."
"Sanae..."
La mia migliore amica mormora il
mio nome, come
se mi stesse chiamando da molto lontano.
Pur sapendo dove andrà a
parare ora, mi volto di nuovo a guardarla.
"Ma cosa hai in mente per stasera? In mente sul serio, intendo!" mi
chiede, senza smentirsi, dando delle piccole gomitate sul mio
braccio.
"Yukari, non fare la fissata!" le rispondo, facendo un po' la sostenuta.
Come se non avessi riflettuto
anch'io, sulla piega che potrebbe prendere la serata...
"Beh, ma è un'ottima occasione! I tuoi torneranno
sicuramente molto tardi, avrete tutto il tempo per...
Al diavolo la cena!" esclama allegra, senza badare
minimamente al mio imbarazzo.
"Certo che quando vuoi, sai essere una ragazza davvero
ardita, Sanae!" e il suo sorriso si fa ancora più
malizioso mentre mi prende in giro.
"Sembri tanto una santarellina,
invece..."
La guardo con aria di rimprovero, arrossendo vistosamente ma Yukari non
sembra per niente intimorita da me, visto come se
la ride alla grossa.
"L'hai già avvisato?" mi chiede poi, arcuando le
sopracciglia in un moto curioso.
Scuoto la testa senza parlare mentre fisso i miei piedi, immersi
nell'acqua cristallina.
"Ti conviene chiamarlo subito, allora! E se poi non c'è linea sul treno?"
"Gli mando un SMS!" e mi alzo per andare a prendere il mio
telefonino da dentro la borsa.
Quando mi siedo di nuovo accanto a
lei, inizio subito a a scrivere il mio
invito per Tsubasa.
Yukari intanto si mette a
canticchiare una canzone, che sta passando alla radio in questo momento.
Quando invio il messaggio, mi passa un braccio intorno alle
spalle, sorridendomi sempre allegra.
"T’immagini, Sanae? Il prossimo anno potresti
esserci tu alla radio!"
Annuisco, posando le mani in grembo.
Le mie dita strette intorno al
cellulare, in attesa di un messaggio di risposta.
"Tu invece, hai pensato alla mia proposta? Ti va veramente di
accompagnarmi nei cori, di cantare per me?" le chiedo sorridendo mentre
la sua espressione si addolcisce.
"Certo, Sanae! Ne sarò felicissima!” risponde,
prima di abbracciarmi forte ed io penso che
sarà bellissimo averla sempre accanto, durante il
cammino che ho deciso d'intraprendere.
"Ah ma allora, ci sarò anch'io alla radio!" esclama poi con
la sua tipica risata contagiosa.
Annuisco proprio mentre il mio cellulare inizia a suonare.
Ho appena ricevuto un SMS.
Yukari mi incita subito a vedere
chi sia e il mio cuore batte un po' più veloce per
l'emozione, quando leggo che si tratta di Tsubasa.
“ARRIVO A CASA TUA IL PRIMA POSSIBILE! A STASERA… NON VEDO L’ORA!”
"Sanae, allora?! Tsubasa
verrà da te?" mi incita la mia migliore amica, tartassandomi
con la sua curiosità.
Le rispondo annuendo, muovendo la testa come fossi
imbambolata.
La mia migliore amica reagisce portando le mani alla bocca prima di togliermi il cellulare di mano.
La fisso mentre lo appoggia sul
bordo piscina prima di spingermi in acqua, presa
dall'entusiasmo.
Di slancio, l'afferro per un
braccio, tirandomela dietro.
Le nostre risate risuonano allegre, ma nessuno sembra fare caso ai
nostri schiamazzi, né alla voce di Yukari, che mi incita ad
andare a casa di corsa, perché devo farmi bella per stasera.
Ridendo felice, le schizzo
dell'acqua addosso usando la punta delle dita poi alzo gli occhi al
cielo.
Il sole brucia alto sopra le nostre teste.
Sospirando, con il cuore carico di aspettative, prego
affinché non ci metta troppo a tramontare.
Apro il frigorifero per mettere al
fresco il dolce alla crema, che ho appena finito di preparare.
Appena richiudo lo sportello, mi fiondo a pulire la
cucina da pentole, piatti e posate, usati per preparare la
cena di stasera.
Con poca grazia, butto tutto in lavastoviglie prima di
dirigermi in salotto.
Mi sento così piacevolmente nervosa all'idea di stasera...
Non ho mai smesso di
sorridere beata, per tutto il pomeriggio...
Frugando tra i cassetti di mia
madre, scelgo una tovaglia di lino bianca, che poi dispongo con cura
sulla tavola.
Apparecchio, lasciando volutamente
poco spazio tra il mio posto e quello di Tsubasa poi tornando a cercare
nella credenza, scovo una candela bassa, da mettere
dentro una coppa di vetro a centrotavola.
Finisco di decorare il tutto con
tre gerbere gialle, appena colte dal mio giardino.
Certo, sarebbero state più romantiche delle rose
rosse... Ma va bene anche così!
Osservo ancora
per un attimo la tavola appena imbandita poi dando un'occhiata veloce all'orologio, decido di salire al piano di sopra,
per farmi un bel bagno.
Non che sia in ritardo, anzi...
Tsubasa dovrebbe essere
ancora in treno a quest'ora, ma voglio avere il tempo di rilassarmi,
per prepararmi con cura e in tutta tranquillità.
Quando apro il rubinetto della vasca, lascio che l'acqua calda
scorra, perché adoro fare il bagno caldo, anche in piena
estate.
Verso poi il bagnoschiuma, abbondando nelle
quantità, prima di iniziare a spogliarmi.
L'odore di pesca si propaga nella
stanza mentre l'acqua sale, ricoprendosi di nuvolette bianche
e spumose.
Raccolgo i capelli sulla nuca, fermandoli con una pinza.
Osservo per un attimo il
mio corpo nudo, riflesso nell'ampio specchio di fronte a me.
Le mie gote diventano color porpora, perché nessuno mi ha
mai vista così...
Lo mio sguardo scivola lento dal collo fino a raggiungere il
seno, che non è eccessivo ma sicuramente formoso
poi si posa sui miei fianchi snelli ma morbidi.
La mia pelle è leggermente abbronzata e dona al mio
corpo una luce dorata, in qualche modo sensuale.
Imbarazzata, distolgo lo sguardo e senza indugiare
oltre, m’immergo nella vasca.
Il tepore dell'acqua e il
suo profumo dolce, mi donano immediatamente un senso di pace
mentre strofino con una spugna le mie gambe,
che diventano immediatamente lucide a contatto con il
sapone cremoso.
Chiudo gli occhi, poggiando la nuca al bordo di porcellana, cercando di
concentrarmi sul rumore dell'acqua.
Ma la mia mente non collabora...
Nella mia testa continuano a
scorrere solo immagini di me e Tsubasa, persi in qualche
intensa scena d'amore.
Che
sciocca che sei, Sanae!
Presa
dall'imbarazzo, sprofondo con il viso nella vasca, riemergendo
solo qualche secondo dopo.
Il mio cuore continua eccitato la
sua corsa mentre arrossisco.
Probabilmente i miei sogni più intimi,
stanno per diventare realtà...
Passeggio nervosa intorno alla tavola.
Ogni cinque secondi il mio sguardo
di posa sull'orologio a pendolo del salotto, strappandomi uno
sbuffo impaziente dal petto.
Tsubasa dovrebbe essere qui a
minuti...
Non avevamo un orario prestabilito
per vederci ma credo comunque che sia in ritardo.
Cercando di rilassarmi,
controllo di nuovo la mia immagine allo specchio.
Le mie mani si
posano sulle ciocche di capelli, tenute ferme da delle
mollette mentre i miei occhi controllano ancora una volta il trucco.
Sistemo meglio la maglietta chiara che indosso, lasciando scoperta una
spalla e leggermente la pancia poi giro su me stessa,
per controllare i jeans a vita bassa, all'altezza del
sedere.
L'ennesimo sbuffo appesantisce le mie spalle, proprio mentre il
mio cellulare si mette a suonare.
Lo afferro velocemente e rispondo,
costatando felice che si tratta proprio di Tsubasa.
I rumori che percepisco dall'altro
capo del telefono, mi donano però una strana
sensazione alla bocca dello stomaco.
Tsubasa mi chiede di aspettare un attimo, finché non li
sento pian piano affievolire.
Mi domando incredula, se sia in un locale...
"Sanae, mi senti meglio ora?"
Perplessa, rispondo di sì.
"Scusami se non sono riuscito ad avvisarti prima ma non ce la faccio a
rientrare per stasera."
Rimango in silenzio.
Un profondo senso
di delusione s'imposessa di me mentre mi siedo
a tavola, come un automa.
"Sai, anche Roberto è qui in Giappone e dato che non
tornerò in Brasile ancora per un po', mi sono fermato qua
con l'idea di partire più tardi. Ma ora
è decisamente troppo tardi!" esclama con una voce
così allegra, riuscendo solo a darmi sui nervi.
Stringo un tovagliolo quando sento le lacrime agli occhi.
Il mio corpo è
febbricitante dalla rabbia.
Rimango in silenzio, cercando di asciugare alla meglio il
pianto, perché lui non deve assolutamente sentirlo.
"Ci vediamo domani, ok Sanae?" mi chiede
ora con innocenza, non immaginando minimamente di avermi
ferita con il suo comportamento.
Questo suo candore
però mi fa arrabbiare ancora di
più e finalmente, mi scopro capace di
provare questo sentimento nei suoi confronti.
O forse era solo latente dentro di me, sommerso ogni
giorno, dall'amore che provo per Tsubasa.
"Ok." rispondo lapidaria, mordendomi le labbra.
Senza dargli modo di aggiungere
altro, chiudo la comunicazione e spengo il telefono, che fisso
ipnotizzata mentre rimbalza due volte sui cuscini del divano.
Il mio sguardo si posa poi sulla
tavola apparecchiata con tanto amore...
Inizio a piangere mentre
soffio sulla candela, che si spegne lasciando solo
un sottile filo di fumo, al posto della luce.
Continuo a piangere mentre
sparecchio silenziosamente, preda della rabbia e
della delusione.
Ma anche dell'amore incondizionato
che nutro per Tsubasa...
Un amore il mio, che se
fosse un po' di meno, mi creerebbe di certo minori sofferenze.
Quell’amore che mi rende viva, ma che mi regala
anche amarezze come quella di stasera.
Prima di salire mestamente in camera mia, passo di nuovo davanti allo
specchio.
Il pianto ha sciolto il trucco.
I miei occhi sono gonfi e
rossi, come li ho visti fin troppe volte in questi anni.
Ma stasera non riesco ad accettare queste
lacrime!
Così distolgo lo
sguardo, posandolo sui miei capelli.
Prima di salire al piano di sopra,
libero le ciocche dalle mollette, decorate con brillanti rosa
e bianchi.
Quando raggiungo la mia
camera, mi spoglio, lasciando poi la maglia sulla scrivania.
Slaccio i jeans, facendoli
scivolare lungo le gambe, sempre senza smettere di tirare su col naso.
Il mio sguardo è
catturato dalla mia immagine, riflessa nello specchio e mi sento
così stupida, quando i miei occhi si soffermano
sul completo intimo, scelto con tanta cura, per
questa serata, che doveva essere speciale.
Sorrido amaramente, con aria sprezzante.
Che ti eri messa in testa, Sanae?
Chiedo alla
ragazza riflessa nello specchio, che intanto continua a piangere.
Con un gesto nervoso, mi
tolgo il reggiseno, che finisce in un angolo remoto
della stanza.
Passando il dorso della mano sotto
il mento, per raccogliere altre lacrime, apro con stizza il mio letto.
Quando i miei occhi si posano sulla maglia del Sao Paulo, con
cui sono solita dormire, non trattengo un'imprecazione prima di
gettarla a terra e infilarmi sotto le lenzuola, così come
sono.
"Stupida! Sei proprio una stupida, Sanae!" ripeto tra i singhiozzi,
stringendomi al cuscino.
Ora che mi ritrovo sola nel mio
letto, dopo aver creduto di poter vivere i miei sogni.
In questa calda notte
d'estate...
Sono appena arrivata al parco.
Yukari mi ha detto che
i ragazzi si sono dati appuntamento proprio qui, vicino
al campetto di calcio.
"Non sia mai che ci allontaniamo troppo da un pallone! Per
carità!" è
stata la mia risposta sarcastica, prima di raccontarle
cosa non è
accaduto, ieri sera a casa mia.
Yukari ha ascoltato in silenzio tutto il resoconto della mia pessima
serata, senza mai interrompermi.
Di solito quando ho torto, cerca di
farmi ragionare ma se tace, il suo è un segno di
assenso.
Evidentemente anche lei condivide
la mia delusione e il mio pessimo stato d'animo.
Non ho più sentito
Tsubasa da ieri sera, perché ho tenuto il
cellulare volutamente spento per tutta la mattina.
So comunque che mi ha cercata, dato
che ho ricevuto i suoi messaggi, una volta riacceso
il telefonino.
Cammino
senza alcuna fretta mentre in lontananza comincio ad intravedere il
campo.
Le voci dei miei amici
arrivano distinte alle mie orecchie, ora che l'ho raggiunto.
Ovviamente, sono tutti impegnati in
una partitella...
Il mio sguardo, neanche a dirlo, si
posa subito su Tsubasa, che si muove veloce sul terreno, superando
palla al piede, chiunque gli si pari contro.
Il suo viso è
rilassato ma anche concentrato, come ogni volta che le sue
gambe si muovono alla ricerca della porta.
E in questo momento, detesto con tutte le mie forze me stessa!
Perché nonostante il
risentimento che provo nei suoi confronti, i miei occhi non riescono a
staccarsi minimamente da lui e da ogni movimento del suo corpo.
Quando tira in porta, la palla s'insacca nella rete e lui si volta
felice, riuscendo così a incrociare il mio sguardo.
Riprende subito a correre, ignorando il pallone che sta rotolando verso
di lui, ma questa volta nella mia direzione.
Strano!
Come mai?!
Penso sarcastica,
osservando la sfera di cuoio abbandonata in mezzo al campo, dal suo migliore amico.
Quando Tsubasa mi raggiunge, posso capire dall'espressione nei suoi
occhi, che è veramente felice di vedermi.
"Ciao..." sussurra, sorridendomi dolcemente mentre una mano si posa
sulla mia guancia.
Un paio di secondi e mi trovo
stretta tra le sue braccia.
Chiudo gli occhi, lasciandomi
andare per un istante, anche se so che questa volta non
è così facile tornare a sorridergli come nulla
fosse.
La delusione è stata
troppo grande.
"Come mai avevi il cellulare spento, oggi?" chiede scostandosi da me
imbarazzato, perché Ishizaki a iniziato a prenderlo
in giro, gridando dal campo.
"Così..." rispondo freddamente, con un'alzatina di spalle.
Tsubasa mi fissa, sbattendo
più volte le palpebre sugli occhi.
Non è abituato a non
ricevere attenzioni da me, devo averlo spiazzato.
Così senza aggiungere altro, mi volto,
incamminando poi per le vie del parco.
Tsubasa mi segue
istintivamente, dando un'ultima occhiata furtiva al campo da
calcio.
Quando mi raggiunge, circonda le mie spalle con un braccio,
continuando a camminare al mio fianco.
Rimango impassibile mentre mi sorride, con l'aria di chi sta cercando
di capire, cosa mi stia succedendo.
E la rabbia di ieri sera riprende a bollirmi ancora nelle vene.
"Mi dispiace per il nostro appuntamento... Sei arrabbiata?" chiede
esitante, schiarendosi la voce.
Mi fermo, costringendolo ad imitarmi e arcuando le sopracciglia, fisso
i miei occhi nei suoi.
"Arrabbiata? E perché dovrei?" rispondo, usando
del sarcasmo mentre lo vedo sbattere ancora le
ciglia, sempre più confuso.
"In fin dei conti, non abbiamo mai avuto modo di stare insieme da
SOLI... " e scandisco bene l'ultima parola. "... Da quando sei
rientrato! Dovrei essere arrabbiata perché ho passato il
pomeriggio a cucinare per te? Perché ho passato due ore
davanti allo specchio, per essere carina per te? O perché
pensavo che noi... " non termino la frase.
Colta dall'imbarazzo,
mi mordo la lingua all'idea che stavo per
confessargli, che desideravo fare l'amore con lui la
sera precedente, più di qualsiasi altra cosa.
"Dovrei essere arrabbiata, secondo te, per queste cose? Non ne vedo
proprio il motivo!" lo incalzo, tornando a sfidarlo con lo sguardo.
"Mi dispiace..." sussurra piano.
"Non immaginavo avessi organizzato
tutto questo..."
"Oh, ovvio! Ma sarebbe cambiato qualcosa se l'avessi saputo?" chiedo,
alzando leggermente la voce.
"Mi dispiace davvero, scusami!" ripete ora con
più convinzione, fissandomi serio.
"Cosa ti dispiace, Tsubasa? Non essere venuto ieri sera
o il mettermi sempre in secondo piano?" chiedo ancora mentre
sento i miei occhi farsi lucidi.
Tsubasa mi fissa stupito.
Il suo sguardo poi diventa ancora
più serio.
"Questo non è vero, Sanae!" esclama avvicinandosi.
"Non è vero e tu lo
sai..." aggiunge a pochi centimetri dal mio viso.
Un altro sorriso sarcastico m'increspa le labbra, è
più forte di me.
"Davvero?! E cosa dovrebbe lasciarlo intendere? La tua venerazione per
Roberto? Il fatto che te ne sei andato più di due
anni fa da lui in Brasile?" esclamo con rabbia, senza distogliere
lo sguardo.
"No! Aspetta! Sicuramente dovrei
capirlo dalla tua passione, che di fatto ti ha spinto
a separarti da me, andandotene a vivere in un altro continente!"
"Sei ingiusta, Sanae..." mormora, colpito nel vivo.
Ho sicuramente toccato un tasto dolente,
ciò che lo fa sentire in colpa nei miei confronti.
Ma in questo momento non m'importa.
Conto solo io e i miei
sentimenti feriti, che ho ignorato forse per troppo tempo.
"Io sono ingiusta?!" esclamo furiosa, indicando con il dito indice il
mio petto.
"È il tuo sogno ad essere
tremendamente ingiusto con me, Tsubasa!"
"Credevo che mi amassi anche per questo!" ribatte, alzando la
voce con rabbia.
"La mai passione... Sono io. Di chi ti sei innamorata allora, Sanae?"
aggiunge, fissandomi con un'espressione severa che non gli ho mai visto.
Un'espressione che non ha
mai rivolto a me.
La mia vista si appanna a causa delle lacrime mentre sento un dolore
acuto, all'altezza del cuore.
"Ehi! Noi stiamo andando a prendere delle granite, venite anche voi
o..." la voce di Taro ci sorprende, giungendo alle spalle di
Tsubasa.
Fisso per un secondo il mio amico, che ci osserva stupito,
perché deve aver capito che
stiamo litigando.
Distolgo lo sguardo, dandogli poi le spalle, imbarazzata per
la mia rabbia ma anche per la sua interruzione.
"Scusate, ragazzi! Come non detto, ci vediamo più
tardi..." lo sento scusarsi, con un tono calmo.
"Non preoccuparti, Taro. Io vengo con te! Andiamo!"
Calde lacrime mi bagnano il viso mentre Tsubasa non ha ancora
finito di pronunciare l'ultima sillaba.
Mi mordo le labbra mentre li sento allontanarsi.
Mi volto solo quando sono sicura, che se ne siano andati sul serio.
Il vuoto che ha lasciato Tsubasa mi fa male come non mai...
Non avevamo mai litigato
prima d'ora...
Ma nonostante il dolore, la
sofferenza e le ragioni assolute che io possa avere, c'è
solo una sola verità dentro al mio cuore...
Io lo amo, come se
contasse più di me stessa.
Ho camminato da sola per tutto il
pomeriggio, nonostante Yukari si sia inizialmente
opposta con tutte le sue forze.
Non riusciva a credere che avessi
avuto una discussione con Tsubasa, perché, usando le sue
parole, è qualcosa
di "troppo assurdo!"
Ma è proprio per questo invece, che ho bisogno di stare
sola...
Non so gestire quello che
è successo tra noi due.
Per l'ennesima volta, apro lo
sportello del cellulare prima di sospirare amaramente.
Nessuna chiamata e una lacrima
scende lenta sul mio viso mentre osservo la foto sul display.
Perché i nostri sorrisi
felici, sono qualcosa di così lontano ora...
Quando abbiamo scattato questa foto
eravamo seduti in spiaggia, in Brasile.
Nei miei ricordi è viva la sensazione della guancia di
Tsubasa contro la mia, così come la mia voce che lo
rimprovera, a causa delle risate che rischiano di
far perdere l'inquadratura.
Risate che sono diventate euforia pura, dopo il primo
tentativo andato male.
Nell'immagine appena fermata, si
vedevano solo parte del mio seno e mezzo di torace di Tsubasa.
Ricordo poi la sicurezza con cui mi ha tolto il telefonino di
mano, passando l’altro braccio intorno alle mie
spalle.
E il suo viso sorridente mentre esclama che ci
penserà lui, a fare una foto degna di quel nome.
Il braccio
teso avanti a noi e prima di scattare, un bacio sulla mia
guancia e il suo viso di nuovo attaccato al mio.
Un sorriso distende involontariamente il mio
volto, ripensando ai bei ricordi.
Ripongo il cellulare nella borsa, cercando di allontanare la tristezza
ma quando rialzo lo sguardo sulla strada, noto
in lontananza l'unica persona che oggi non
dovrei incontrare.
Takeshi Seii mi saluta
con la mano mentre accelera il passo, per raggiungermi.
Cerco con tutte le forze,
di sembrare il più tranquilla possibile, anche se non mi
aiuta l'idea di dover affrontare anche lui, in questa pessima
giornata.
"Ciao..." rispondo, evitando il più possibile di
guardarlo negli occhi, ora che si trova davanti a me.
Seii mi guarda perplesso,
aggrottando le sopracciglia.
"Che hai fatto?" mi chiede subito, senza mezzi termini, come
è tipico del suo modo di fare.
"Niente di grave... Sono solo un po' di cattivo umore!" mi
giustifico, alzando le spalle e abbozzando un sorriso.
Lui continua ad osservarmi, per niente convinto dalle mie parole.
"Ho sentito dire, che i ragazzi della nazionale sono tornati in
città... Non si parla d'altro in giro!" esclama,
continuando a fissarmi, per testare la mia reazione.
Annuisco, sorridendo debolmente, con la speranza che questo
basti a chiudere l'argomento.
"Non sarà colpa di Ozora, vero? Hai litigato con
lui?"
Seii è un osso duro, non
si arrende e colpisce proprio al centro dell'obiettivo.
Sospiro, spostando lo sguardo di
lato, perché non mi sembra il caso di parlare della
mia relazione proprio con lui.
"Seii... Non c'è niente da dire, è tutto ok..."
Il suo volto si contrae in una smorfia irritata prima di
scuotere la testa, sorridendo amaramente.
"Non ti vede mai ed è riuscito lo stesso a litigare con
te..." borbotta, dando per scontato che il motivo
della discussione, dipenda da Tsubasa.
"Non dirò altro, tranquilla! Anzi, scusami per
l'invadenza..." si sente di aggiunge, dopo lo sguardo cupo che
gli ho rivolto.
Perché nonostante tutto, non riesco ad accettare che
qualcuno giudichi Tsubasa o si permetta di screditarlo, per giunta
davanti a me.
"Nakazawa, ormai sai cosa provo per te... Quindi è inutile
che ti dica..." s'interrompe, distogliendo lo sguardo
per andare a fissare un punto indistinto alle
mie spalle.
"Scusami ancora... E cerca di tornare a sorridere... Ma sorridere
veramente!" aggiunge, tornando a guardarmi.
Rimango in silenzio mentre mi
saluta con un cenno della mano, tornando poi velocemente sui suoi passi.
Emetto un sospiro, vedendo la sua figura allontanarsi.
E ora mi sento
anche peggio di prima.
Riprendo il cellulare in mano, per controllarlo un'altra volta...
Nessuna chiamata...
E
non so più che cosa devo fare.
"Ma non avete ancora fatto pace, Sanae?!" sbotta
Yukari, totalmente scandalizzata.
Mi appoggio
al bancone del bar, per osservare le persone al centro
della pista da ballo, ma senza vederle veramente.
"No!" le rispondo facendomi vicina al suo orecchio, a causa
della musica fin troppo alta.
Ma che diavolo sono venuta fare
qui?!
Mi chiedo prima di tornare a
sfogarmi con la mia migliore amica.
"Tsubasa non mi
ha chiamata tutto il giorno e da quando siamo
arrivati qua, non ha mai nemmeno cercato di parlarmi!"
esclamo mentre i miei occhi si posano proprio su di
lui, che si trova dall'altra parte del locale con Ishizaki.
Lo osservo mentre parla con il nostro amico comune, la sua espressione
non tradisce nessun turbamento e questo mi deprime un po'.
Evidentemente,
è facile ignorarmi...
All'improvviso i nostri sguardi
s'incrociamo ma i suoi occhi si spostano subito a guardare
altrove, prima di girarsi, dandomi di nuovo le spalle.
E non so se sentirmi
più arrabbiata o triste per questo suo
atteggiamento...
Con uno sbuffo, mi volto anch'io
per ripicca, roteando sullo sgabello finché i miei
gomiti non si fissano sul bancone.
Yukari è sempre più sconvolta, vedo i suoi occhi
spostarsi veloci da me a Tsubasa, per poi tornare ancora su di
me.
"Vi state comportando come due bambini!" sentenzia al mio orecchio,
portandomi a guardarla scocciata.
Il suo
sorriso è dolce mentre cerca di
rassicurarmi.
"Io non mi comporto di certo da bambina! E per quanto riguarda lui...
Non so che dire!" rispondo con sufficienza, notando con la coda
dell'occhio che qualcuno si sta sedendo
accanto a me.
"La coppia perfetta è alle prese con i problemi delle
persone normali!"
Mi volto di scatto
verso Taro, che nel frattempo ordina qualcosa da
bere, prima di girarsi sullo sgabello e poggiare le spalle al bancone,
per osservare il resto del locale.
"Tsè..." borbotto seccata, portando la cannuccia
del mio drink alla bocca.
"Tsubasa non è stato proprio lui, oggi pomeriggio!
Non ha fatto altro che controllare il cellulare e sospirare..."
Le mie guance diventano rosse, lo avverto chiaramente.
Vorrei rispondere che
non me ne frega niente ma non è
così, quindi decido di rimanere in silenzio.
"Tsubasa è davvero triste, Sanae. Anche se cerca di
non darlo a vedere... Come una testona a caso, qui accanto a
me!"
Taro mi sorride e a me non
rimane che smettere di fingere, facendo trapelare tutta la
mia tristezza.
"Non sa come comportarsi ora e credo che questo valga anche per te. Ed
io vi capisco, ragazzi! Anch'io credevo che sareste morti,
senza litigare nemmeno una volta!" esclama allegro,
cercando di tirarmi su il morale mentre Yukari si sposta dietro alle
mie spalle, per mettersi tra me e Taro.
"So... Anzi, sappiamo..." si corregge, voltandosi verso il
nostro amico comune, che annuisce.
"... Perché avete
discusso oggi pomeriggio. E tu, Sanae, hai tutte le ragioni di
questo mondo! Ma..." s'interrompe un secondo, posando una mano
sulla mia spalla prima di sorridermi.
"Anche per Tsubasa non deve essere
facile. Non credo sia bello sapere, che le proprie scelte personali
sono solo fonte di sofferenza per la persona che ami..."
Yukari ha ragione...
Un peso enorme grava sul
mio cuore mentre sento salire le lacrime agli occhi.
Non voglio che Tsubasa stia male!
E non voglio nemmeno
perdere altro tempo, in questa separazione forzata,
che ci siamo scioccamente imposti.
Farò pace con lui, anche
se non so ancora come.
Devo solamente mettere da parte
l'orgoglio e tutto verrà da sé...
Sospirando, prendo coraggio e mi
giro di nuovo, per cercare il mio ragazzo tra la folla.
Ma quando i miei occhi si posano su di lui, tutti i miei buoni
propositi vanno allegramente in malora.
Tsubasa se ne sta lì, sorridendo allegro anche
se imbarazzato, circondato da un gruppo di ragazze starnazzanti.
I
miei occhi si chiudono a fessura, per mettere meglio a fuoco, lo
spettacolino che ho davanti.
Quando lo vedo arrossire, firmando
degli autografi e facendosi fotografare, la mia pazienza supera il suo
limite naturale.
"Oh ma guardate come si dispera
senza di me, poverino!" esclamo, indicando Tsubasa con la mano mentre
Taro e Yukari, si voltano a guardare nella sua direzione.
Furiosa, amareggiata e sicuramente gelosa, scendo dallo
sgabello con un balzo e senza esitazioni, infilo la mano nella borsa
alla ricerca del portafoglio.
"Puoi pagare per
me?" chiedo mollando un mucchietto di banconote nelle
mani di Yukari, che mi guarda perplessa.
"Io me ne vado! Ciao!" e ignorando le sue animate proteste,
mi dirigo veloce verso l'uscita del locale.
Appena uscita dal locale, mi sono
subito pentita della mia scelta impulsiva.
Il mio orgoglio però non
mi ha permesso di tornare sui miei passi, nonostante avessi
deciso, che l'avrei messo da parte.
Non ho voluto darla vinta a
Tsubasa, né alle sue fans, nonostante solo l'idea
che possano sfiorarlo, mi mandi al manicomio.
Tanto non si
sarà nemmeno accorto, che me ne sono andata...
Una lacrima scende sul mio viso, l'asciugo veloce, come per
nasconderla, prima di raggiungere il ponte di legno,
all'interno del mio parco preferito.
Tsubasa mi ha dato il mio regalo di
compleanno proprio qui...
Dove ci siamo baciati
così intensamente, l'ultima volta che abbiamo avuto del
tempo per stare da soli.
Sospiro, prima di poggiare i gomiti al parapetto e il mento
sul palmo delle mani.
Il mio sguardo si posa sulla luna
mentre un vento caldo, gonfia le pieghe del mio
vestito.
E mi sembra di non essermi mai
sentita così triste...
"Che ci fai qui da sola?"
Sussulto sorpresa
e mi volto a guardare alle mie spalle.
"Ti ho vista uscire di corsa... Dove stai andando?"
Tsubasa si avvicina, ma il suo passo è incerto, come se
temesse la mia reazione.
Deglutisco, per ricacciare indietro
le lacrime, mordendomi le labbra.
"A casa..." rispondo freddamente, prima voltarmi e tornare ad
osservare il cielo privo di stelle.
Passano pochi secondi e Tsubasa mi raggiunge, poggiandosi poi
al ponte, proprio accanto a me.
Rimaniamo in silenzio.
Abbasso lo sguardo, quando la
tensione che ci separa, si fa sempre più opprimente.
E non riesco a sopportarla...
Non è pensabile che
siamo proprio noi a creare questa distanza, come se non bastasse
già quella fatta solitamente di chilometri!
Depongo così le armi e mi abbandono alla sua presenza,
poggiando la testa sulla sua spalla.
Sempre in silenzio, senza
alzare lo sguardo su di lui.
Tsubasa si irrigidisce leggermente poi i suoi nervi si distendono.
Mi circonda le spalle con un
braccio prima di baciarmi sulla fronte, appena sopra una
tempia.
"La nostra prima discussione..." mormora piano mentre le sue
labbra mi sforano i capelli.
E bastano questi pochi gesti a
farmi sciogliere completamente, perché non desideravo altro
che questo.
Sospiro, perfettamente
consapevole della mia debolezza.
"Io non volevo..." sussurro, stringendomi più forte
alla sua spalla.
Tsubasa m’interrompe, posando due dita sulle mie labbra.
"Lo so, Sanae..." sussurra piano, scuotendo la testa, nei suoi occhi un
velo di tristezza.
"Lo so, non sei tu a doverti
scusare..." aggiunge, stringendomi forte tra le braccia.
"Scusami per l'appuntamento di ieri sera e per la cena che non
ho mangiato. Scusami per tutte le volte che ti senti triste ed
io non ci sono..."
Chiudo gli occhi, abbandonandomi nel suo abbraccio mentre
piango, dando sfogo alle mie emozioni.
"Scusami per le mie scelte e per essere partito... Non odiarmi per
questo!" esclama, nascondendo il viso nei miei capelli.
"Non potrei mai odiarti... Stupido..." mormoro sopra la sua spalla, con
la voce rotta dal pianto.
"Scusami di tutto, Sanae! Di tutto!" continua a ripetere, guardandomi
questa volta dritto negli occhi.
Gli sorrido tra le lacrime mentre poso una mano sulla
sua guancia.
"Va tutti bene, Tsubasa..." cerco di rassicurarlo mentre
poggia la sua fronte alla mia.
"Però ora dobbiamo fare la pace per
bene!" esclamo asciugando le mie lacrime, veramente
felice di chiarito con lui.
Tsubasa mi guarda stupito, lo invito così
a chiudere gli occhi e appena le sue palpebre si sono
abbassate completamente, mi alzo sulle punte per raggiungere la sua
bocca.
E scopro quanto possano mancarmi le sue labbra, ora che
le sento morbide contro le mie.
Tsubasa mi stringe forte, rispondendo con sensualità e
trasporto al mio bacio, che voleva essere semplice e innocente.
E come ogni volta perdo qualsiasi contatto con il
mondo che mi circonda, persa nel suo sapore.
Quando allontano leggermente la mia
bocca dalla sua, il suo viso protende ancora verso il
mio, per annullare desideroso ogni distanza.
"Torniamo al locale dagli altri?" chiedo, facendo finta di volermene
andare ma facendo trapelare tutto il contrario dal
mio sguardo.
Tsubasa sbatte le palpebre poi alza gli occhi al cielo, come se dovesse seriamente valutare la cosa.
Prima di abbracciarmi felice, scuote la testa, sorridendo allegramente.
"No!" mormora, baciandomi sul collo.
"No..." ripete piano, ridendo sulle mie labbra socchiuse.
"Ho capito! Ho capito!" esclamo divertita poi lo bacio.
Dimenticando così
le delusioni e la sofferenza...
Persa sempre di più,
nell'amore di Tsubasa...
Con questo capitolo credo di avere esaurientemente risposto a
ladycecille.^^
Sanae non è una santa, che sopporta tutto in silenzio.
Spesso tende
a giustificare e a mettere al primo posto Tsubasa e le sue
esigenze, perché non prende nemmeno in
considerazione, l’idea di farlo rinunciare al suo sogno per
lei.
Non è quello che vuole, lo ama è
desidera che sia realizzato e felice.
Non credo che tarpare le ali di chi amiamo con il nostro di egoismo
porti alla felicità, non credo sia bello trovarsi a pensare
che qualcuno che amiamo, sia infelice o abbia dei rimpianti a causa
della nostra serenità.
Così si sente Sanae, assumendosi la
responsabilità del suo amore per lui, tutta sulle sue spalle.
Rimane comunque una ragazza innamorata, che soffre la lontananza anche
perché le sue aspettative cominciano ad
essere maggiori, col passare del tempo.
Tsubasa dall’altro canto è un giovane
ragazzo di diciassette anni, che ha delle aspirazioni, dei sogni e la
dovuta determinazione per realizzarli.
Ma anche lui è molto innamorato e porta sulle sue
di spalle, il peso di una scelta difficile: la sua partenza.
Nell'episodio di questo capitolo, ha capito quanto può
essere grande la frustrazione di Sanae e quanta sofferenza
può tenere nascosta nel suo cuore.
Tutto questo lo porta a riflettere, fino ad avere paura
che lei possa stufarsi e mollare tutto.
In fine, il buon Takeshi.
Mi sembra chiaro che Seii, oltre ad
invidiargli l’amore di Sanae, nutra un profondo
disprezzo nei confronti di Tsubasa.
Un po' per le stesse motivazioni di alcuni lettori,
che giudicano il personaggio egoista e poco
rispettoso dei sentimenti della sua ragazza.
A differenza di Tsubasa, lui ha un carattere piuttosto diretto, per
questo non si fa scrupoli a mettere bocca nella relazione tra
il Capitano e Sanae..
Probabilmente perché spesso le sue intrusioni sono dettate
dalla rabbia e quindi impulsive, ma essenzialmente lo fa per il bene
della persona di cui si è innamorato.
Seii vorrebbe tutelare quest'ultima, peccando speso di
presunzione, lui non conosce affatto Tsubasa,
né i suoi sentimenti per Sanae.
Con questo termino qui, perché credo di aver superato
"Brasile" per lunghezza di capitolo! E non vorrei proprio annoiarvi!^^'
Ringrazio di cuore tutte le lettrici e chi recensisce.
Un bacio, per darvi l'appuntamento al prossimo capitolo...
Eh eh eh ^^ Non dico
altro...^^
A presto, OnlyHope^^
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Capitolo 22 *** Così felice ***
felix
BUTTERFLY
CAPITOLO 22
Così felice
"Sei sicuro che non stia per
mettersi a piovere?"
Alzo gli occhi al cielo verso le
nuvole nere, che mosse dal vento, sembrano avvicinarsi sempre di
più.
"Cos'è, Sanae? Una scusa
per fermarsi?"
Tsubasa mi prende in giro mentre
torna vicino al mio fianco, rallentando leggermente il passo.
Con il fiato corto a causa
della corsa e un'incredibile voglia di mettere fine a questa...
Come l’ha chiamata? Ah,
sì...
Passeggiata, riporto lo sguardo in
alto.
Il grigio della tempesta
sta sempre più velocemente rubando spazio al cielo
azzurro, che fino a pochi minuti fa, sembrava l'unico padrone
indiscusso, sopra le nostre teste.
"Scherzi?!" esclamo osservando lo
sguardo divertito di Tsubasa, che mi scruta con un sorrisetto
impertinente.
"Quando ci fermeremo,
avrò solo bisogno del polmone d'acciaio per respirare! Ma
cosa importa!"
Tsubasa scoppia a ridere prima di
passare un braccio intorno al mio collo, cambiando andatura e
costringendomi così a un passo più lento, che si
avvicina molto di più al camminare.
"Sanae, sei diventata pigra da
quando non ci sono io, a tenerti d'occhio!" sussurra al mio orecchio.
Un brivido scorre caldo
lungo tutta la mia schiena, quando il suo respiro stuzzica
involontariamente i miei sensi, soffiando appena sulla pelle del mio
lobo.
Lo guardo di traverso senza
rispondere, per osservare ancora la sua espressione divertita.
I suoi occhi mi colpiscono
come sempre dritti al cuore mentre cerco nella mia mente la risposta
giusta, per farlo smettere di prendermi in giro.
Sto per aprire bocca di nuovo
quando una goccia si posa sulla mia gota.
Subito dopo, ne sento
un'altra sul braccio destro poi altre ancora sulla fronte
e sul naso.
Alzo lo sguardo verso il cielo,
fissando l'enorme nuvola nera che ci sovrasta.
Ogni mia nefasta previsione, si sta
avverando in questo momento.
"Te l’avevo detto io!"
esclamo, fissando Tsubasa negli occhi mentre ora sono
centinaia, le gocce che cadono sul mio corpo.
Sbuffando senza dire una parola,
lui mi prende per mano e mi trascina via ancora di corsa.
Sento di nuovo un senso
di oppressione al petto, ma accelero lo stesso il
passo perché il temporale che ci ha sorpresi, si sta
scatenando velocemente su di noi.
L'acqua mi scorre addosso,
come se fossi sotto la doccia e mentre corro, alzo schizzi
d’acqua dalle pozzanghere.
Fortunatamente, riesco a
scorgere la tettoia di una fermata dell'autobus, a pochi metri da noi.
Quando la raggiungiamo, ci
ripariamo subito sotto, per riprendere un po' di fiato.
Con una mano sul petto, cerco a
fatica di recuperare ossigeno e di calmare il battito cardiaco, che
sento bussare forte sotto il mio palmo.
Come se non bastasse
sono zuppa e anche Tsubasa lo è.
I capelli bagnati sono appiccicati
alla sua fronte mentre delle goccioline d'acqua cadono dalle
punte ribelli, sopra le spalle e la nuca.
Mi fermo un secondo a guardarlo e
il mio cuore accelera i battiti, ma questa volta per
l’emozione.
Perché lo trovo
così bello...
Specialmente ora, che si passa una
mano sulla fronte, per scostare le ciocche bagnate dalla pelle.
"Mi sa che avevi ragione tu,
Sanae!" lo sento esclamare, riportando così la mia mente al
presente, lontana dalle mie fantasie.
"Uh?" chiedo scuotendo leggermente
la testa, prima di rielaborare mentalmente la sua frase,
cogliendone finalmente il senso.
"Come mi sa?! Guarda in che stato
siamo! E non accenna minimamente a smettere!" lo rimprovero ridendo
mentre sporgo il palmo della mano oltre il riparo, come a voler
raccogliere il diluvio, che sta scendendo copioso dal cielo.
"Già... " e nella sua
voce avverto una sorta d'esitazione, che mi porta a guardare
di nuovo nella sua direzione.
I suoi occhi si spostano veloci a
fissare un punto lontano mentre lo vedo arrossire improvvisamente.
Stupita, abbasso lo sguardo per
capire cosa abbia visto di così imbarazzante e diventando
molto probabilmente diecimila volte più rossa di lui, scopro
che la mia maglietta bagnata, lascia ben poco all'immaginazione.
Incrociando imbarazzata le braccia
sul petto, mi metto a fissare le pozzanghere davanti a noi, rimanendo
in silenzio.
Un lampo, seguito istantaneamente
da un tuono, illumina un cielo sempre più scuro.
Stringendomi nelle spalle, chiudo
gli occhi aspettando che passi il rumore assordante.
Un pizzicore al naso nel
frattempo, comincia a darmi fastidio, fino a farmi starnutire.
"Ci prenderemo un malanno, se non
ci cambiamo!" esclama Tsubasa, passando una mano sui miei
capelli bagnati.
Annuisco, alzando lo
sguardo su di lui.
"Casa mia è la
più vicina. Tanto vale rimettersi a correre subito
per raggiungerla, tanto più bagnati di così non
si può!"
Annuisco ancora, approvando la sua
idea prima di stringere di nuovo la sua mano.
E tirando un grosso respiro, lo seguo
di nuovo sotto il temporale.
Il suono del campanello ci lascia
in attesa davanti al suo portone.
Nella mia testa, pregusto
silenziosamente il tepore di un morbido asciugamano di spugna, col
quale asciugarmi.
Tsubasa torna a suonare
insistentemente quando sembra che nessuno si decida a venirci ad aprire.
"Non esagerare! Può
darsi che tuo fratello dorma!" lo rimprovero mentre continua
ad attaccarsi al pulsante color avorio, vicino alla targhetta
con su scritto Ozora.
"Secondo me non
c’è nessuno!" mi risponde, fissando il portone
chiuso, dopo aver fatto trillare il campanello, per
l’ultima volta.
"Venire a correre con te,
è stata una scelta assurda... E questo temporale ne
è la prova, perché è un
segno! Ora dimmi, ti prego, che hai le chiavi!" esclamo, vedendolo
sbuffare mentre fruga con tutte e due le mani nelle tasche del
pantalone della tuta.
La pioggia su di noi non accenna a
rallentare e sembra quasi sera, per quanto si è fatto buio.
Il viso di Tsubasa
però s’illumina e pochi istanti
dopo, un mazzo di chiavi dondola rumorosamente davanti ai miei occhi.
Sollevata, l’osservo
mentre inserisce la chiave nella serratura, per poi aprire
la porta e invitarmi ad entrare.
Tsubasa accende la luce mentre sono
intenta a togliermi le scarpe, per lasciarle
all’ingresso.
Le sue volano disordinatamente sul
pianerottolo, prima di vederlo sparire in cucina.
Mi alzo in piedi e lo raggiungo,
fermandomi poi sulla porta per osservarlo.
Tsubasa scorre con gli occhi un
biglietto, scritto presumibilmente da sua madre.
"Tutto ok?" chiedo, appoggiando il
peso del mio corpo allo stipite.
"Sono usciti..." risponde
sorridendo, prima di avvicinarsi.
"Andiamo a cambiarci!" m'invita
così a seguirlo al piano di sopra e quando
raggiungiamo la sua camera, Tsubasa apre il suo armadio e si mette a
cercare tra gli indumenti, qualcosa di asciutto da indossare
per entrambi.
Mentre il suo volto e buona parte
del suo corpo, sono nascosti dietro l'anta aperta, mi volto a fissare
le gocce, che scivolano lungo il vetro della finestra.
Incantata, osservo lo scorrere
dell’acqua su quella parete liscia, avvertendo una strana
sensazione.
Giro su me stessa per guardarmi
meglio intorno, osservando ogni particolare della sua stanza, in cui ho
trascorso moltissimo tempo.
E non so spiegare il
perché, ma oggi mi sembra diversa...
Stare qui, mi fa sentire diversa...
Confusa da questa sensazione, ne
cerco la causa, imputandola alla penombra causata dal
maltempo, che dona alla camera una dimensione ovattata.
E a me certe sensazioni
sconosciute...
"Ecco!" esclama
finalmente Tsubasa, riemergendo dal suo armadio
e posando poi due T-shirt e dei pantaloni di
cotone sulla scrivania.
Ritorno di nuovo con
i piedi per terra, risvegliata dalla sua voce.
Ma percepisco ancora questa strana
sensazione...
"Ti staranno un po' grandi, ma
meglio di niente! Aspettami, vado prendere degli asciugamani!" e detto
questo, lo vedo scomparire oltre la porta in direzione del bagno.
Ora che sono sola, mi
accorgo che il mio respiro è cambiato e anche
che il mio cuore ha accelerato leggermente i battiti, quel
tanto che basta per farmi sentire ancora più confusa.
Quel tanto che basta per farmi
sentire in attesa...
Tsubasa ricompare sulla soglia e il
suo volto è completamente nascosto
dall’asciugamano, che sta strofinando sui capelli.
Con un tuffo al cuore e un
improvviso calore al volto, mi accorgo che non indossa
più la maglietta bagnata.
"Asciugati!" esclama prima di
lanciarmi un altro asciugamano, che ricevo in faccia,
senza tanti complimenti.
"Che grazia, Tsubasa! Non sono
mica un tuo compagno di squadra!" lo rimprovero imbronciata,
iniziando a passare la spugna sui capelli e sul viso.
Lo sento ridere allegro mentre si
avvicina a me.
"Hai ragione, Sanae..." esclama,
sempre più divertito.
"Un mio compagno non sarebbe mai
stato lento come te a correre!"
Sto per replicare alla sua battuta
quando mi toglie l'asciugamano dalle mani, iniziando
a massaggiarmi le tempie e poi la nuca.
Le parole mi muoiono in bocca
mentre chiudo gli occhi, in modo da sentire ogni piccola
vibrazione del mio corpo, scaturita dal suo tocco.
Li riapro solo quando lo sento
appoggiare l’asciugamano, intorno al mio collo.
Osservo i suoi occhi che mi
fissano, avvertendo ancora più forte la sensazione
di prima.
Il mio cuore
batte più veloce, elettrizzato da questa sorta di
tensione, che aleggia tra di noi.
Mi sento ancora in attesa...
E questo mi confonde sempre di
più, facendomi sentire allo stesso tempo così viva...
I miei occhi si posano sulle sue
spalle nude, un brivido nuovo, scorre su lungo tutta la mia schiena.
Finalmente, capisco cosa
sto provando e so dare un nome a questa sensazione...
Eccitazione.
Tsubasa distoglie lo sguardo da me,
andando a fissare la finestra alla sua destra.
Osservo il suo pomo
di Adamo, che si muove mentre deglutisce nervoso.
"Esco un attimo, così
puoi metterti i vestiti asciutti... " mormora con un filo di voce,
tornando a guardarmi.
Nei suoi occhi
però posso leggere un altro messaggio, che mi
suggerisce quanto invece vorrebbe restare.
Deglutisco
anch’io, respirando piano e a fatica.
Senza distogliere lo sguardo da
lui, tiro con una mano l'asciugamano, facendolo scorrere dietro al mio
collo.
Lentamente, lo porgo a Tsubasa, che
continua a fissarmi, senza sbattere le ciglia.
E mi stupisco di me stessa, quando
compio un gesto, di cui proprio non mi
credevo capace...
Le mie braccia
s’incrociano all’altezza dell’ombelico
poi le mie mani afferrano i lembi della mia t-shirt
bagnata.
Con un movimento lento, alzo le
braccia, portandomi dietro il tessuto stretto tra le mie dita.
Il mio cuore scalpita, come se
volesse uscire dal petto...
Chiudo gli occhi, quando
il cotone della maglia mi accarezza il viso, scivolando poi
via oltre le spalle, liberando di nuovo i
miei capelli.
Rialzo lo sguardo su Tsubasa,
lasciando scivolare la t-shirt lungo la gamba, finché non
cade a terra.
Il suo sguardo stupito muta in
un'espressione seria, quando si abbassa sul mio seno, che si alza e
abbassa, per colpa del respiro agitato.
Un calore improvviso si espande
sulle mie gote mentre un nervosismo piacevole, continua
a torturare tutti i miei sensi.
Tsubasa si avvicina di un
passo, tenendo ancora in mano l’asciugamano che gli ho
passato.
Con un po' di esitazione, alza il
braccio verso di me prima di posare la spugna profumata sotto
il mio collo poi con una determinazione che mi stupisce, la sua mano
scivola giù, fino a raggiungere il pizzo del mio
reggiseno.
Alzo il mento quando il suo viso si
abbassa verso il mio...
E le sue
labbra socchiuse, mi sembrano l’unica cosa
che abbia mai desiderato in vita mia.
Appoggio esitante una mano sul suo
fianco nudo mentre Tsubasa lascia cadere a terra
l’asciugamano, portando di nuovo alla vista il mio seno.
Non sono mai stata ipnotizzata in
vita mia ma credo che questo momento, possa valere come
esperienza.
Caldi brividi scorrono lungo la
pelle nuda mentre le sue dita scivolano tra i miei capelli,
per fermasi poi sul mio collo, sfiorandomi le orecchie.
Il mio viso è
imprigionato a un centimetro dal suo e quando arriva il contatto con le
sue labbra, perdo ogni tipo di controllo, aggrappandomi forte
al suo torace.
E non pensavo potesse accadere
così.
Nonostante sognassi
da tempo questo momento, non credevo
che sarebbe accaduto, proprio quando meno l'aspettavo.
Pensavo avrei organizzato tutto,
proprio come qualche sera fa...
Invece sono qui tra le sue
braccia, ora.
Completamente bagnata a causa del
temporale, in tuta e con i capelli arruffati dalla
pioggia.
Tutto gira intorno a me.
Non so più dove sono,
né chi sono.
Sento solo l’amore che ho
dentro, libero finalmente di espandersi in
ogni dove.
E c’è solo
lui, in questo mio mondo nuovo.
Percepisco solo lui e la
felicità pura, che sa donarmi.
Ma anche questi brividi, che
scorrono lungo tutto il mio corpo...
La forza delle sue braccia
mentre mi stringe a sé...
E la precisione con cui la
sua pelle aderisce alla mia.
Affondo le mani nei suoi capelli
quando sento il suo respiro sul mio seno.
Trattengo il respiro mentre le sue
labbra calde si schiudono per baciarlo, prima di risalire
lente verso il collo, fino al lobo dell’orecchio.
Le mie mani scorrono sulla
sua pelle nuda, senza che io abbia mai deciso di farlo.
Ogni mio gesto è mosso
dall’istinto...
Quell’istinto
che mi permette ora, di cingere la sua vita con le
gambe e di baciare le sue labbra, inebriata dal peso del suo corpo
sopra il mio.
Sento il rumore della
pioggia, che sbatte sulle finestre...
Lampi di luce illuminano di tanto
in tanto questa stanza, che ci separa dalle cose normali e
banali dell'esterno.
Ringrazio
questo temporale, quando una mano di Tsubasa si
stringe ancora intorno al mio seno, prima di scivolare lungo
un fianco e posarsi un attimo sul mio sedere per poi
riprendere la sua corsa, su lungo la coscia.
Respiro a fatica, approfittando dei
pochissimi attimi in cui le mie labbra si separano dalle sue...
Osservo il suo viso in
penombra e gli sorrido.
Tsubasa risponde dolcemente al mio
sguardo, posando la sua fronte contro la mia, continuando a
respirare affannosamente.
Ho sempre amato il suo
viso e il modo in cui mi guarda, ma da oggi so già
che amerò ancora di più, questo
suo nuovo modo di comunicare con i miei occhi.
Lo bacio piano, sollevando
il mento finché non sorrido sulle sue labbra.
La bocca di Tsubasa accoglie ogni
mio gesto, come se fosse il suo unico nutrimento.
Le sue mani cercando le mie, le
dita s'intrecciano come se non si dovessero mai più separare.
E ora che il suo corpo è
tutt’uno con il mio...
Mi sento così felice...
Felice...
E il mio amore si espande sempre di
più...
Ancora...
E ancora...
Questo è tutto il mio
amore per te...
Chiudo gli occhi, poggiando la
guancia al suo torace.
Tsubasa mi stringe a
sé con un braccio, che cinge il mio fianco subito dopo
avermi coperta con il lenzuolo.
L’altro è
posato sotto il mio collo e la sua mano disegna cerchi immaginari sulla
mia scapola nuda.
Quando poso un bacio leggero sul
suo petto, ne ricevo in cambio uno sui capelli.
Sospiro di gioia mentre
sorrido, avvinghiandomi ancora di più a Tsubasa.
Tutto
è stato così bello
e naturale...
"Sanae..." lo sento mormorare,
quando sfioro la sua pelle con un altro bacio.
Alzo il mento, staccandomi un po'
da lui, in modo da poterlo guardare in viso.
I suoi occhi scuri mi
scrutano seri mentre la mano poggiata sul mio fianco, si
muove fino a raggiungere il mio seno, sfiorandolo
delicatamente.
Arrossisco, perché devo
ancora abituarmi a gesti così intimi.
Lui mi sorride accarezzandolo
ancora per un po' sotto il suo palmo, poi salendo lungo il collo, la
sua mano affonda nei miei capelli.
"Volevo chiederti una
cosa..." riprende, mentre il suo sguardo si concentra sulle sue dita,
che giocano con i miei capelli, sparsi in maniera disordinata sul
cuscino.
"Dimmi..." lo esorto curiosa,
spostandomi in modo che il mio viso sia all'altezza del suo.
Tsubasa esita, così
poggio la testa sul suo braccio teso e con un sorriso incoraggiante, lo
invito tacitamente a parlare.
Il suo sguardo si sposta dai miei
occhi, fissandosi serio sul ciondolo che lui mi ha regalato,
che poi è l’unica cosa che indosso in questo
momento.
Lo sfiora appena con le dita prima
di tornare a guardarmi negli occhi."Canta per me..." mi chiede
dolcemente, togliendomi completamente il respiro.
"La canzone del concorso, cantala
per me..."
Trattengo il fiato mentre
sento gli occhi riempirsi di lacrime.
Tsubasa continua a fissarmi e
dentro di me, si dilata un'emozione incredibile.
Molto più forte del
giorno del concorso...
Nemmeno paragonabile a
qualsiasi altra volta, che ho cantato davanti a qualcuno...
Annuisco prima di schiudere le
labbra, chiudendo le palpebre.
La mia voce è leggera e
calda come un sussurro.
Questa è
la prima volta che canto per lui...
Una lacrima, che non
riesco a trattenere, scende lenta fino a una tempia, mossa dai
miei sentimenti, legati a doppio filo ad ogni parola...
Cerco la sua mano, per
stringerla tra le mie, quando riapro lentamente gli occhi.
"... So spread your wings and
fly... Butterfly..."
Le sue braccia
mi circondano, stringendomi forte a sé.
Mi aggrappo alle sue spalle,
stordita dalle emozioni e dal suo slancio.
Rimaniamo abbracciati in silenzio,
finché il suo viso non si nasconde nel mio collo.
"Ti amo anch’io..." lo
sento mormorare piano al mio orecchio.
Il suono del telefono arriva alle
mie orecchie, disturbando il mio sonno beato.
Borbottando, cerco di
voltarmi dall'altra parte per ignorarlo, ma qualcosa me lo impedisce.
Ma questo fastidiosissimo
suono non vuole saperne di smetterla, così riprovo
a muovermi finché non ci riesco, non facendo troppo caso a
dei movimenti al mio fianco, come se ci fosse qualcuno.
Soddisfatta per la mia ritrovata
libertà di movimento, abbraccio forte il cuscino,
arrotolandomi nelle lenzuola.
Dei passi però, attirano
la mia attenzione proprio mentre mi sto riappisolando,
obbligandomi ad aprire gli occhi.
Tsubasa è accucciato a
terra e i suoi gomiti sono poggiati al materasso.
La sua espressione nell'osservarmi
è estremamente divertita.
"Hai intenzione di farmi rientrare
o vuoi tenerti il letto tutto per te?" mi chiede con un sorrisetto
buffo, inclinando la testa.
Ma
di che diavolo sta parlando?!
Alzo
leggermente la testa dal cuscino, per guardarlo meglio.
I miei occhi scorrono sulle sue
spalle, fino a scendere a...
MA
CHE CI FA COMPLETAMENTE NUDO?!
Mi tiro su di scatto mentre lo vedo
ridere alla grossa.
Raccolgo il lenzuolo
all’altezza del seno, tenendolo con un braccio, quando
capisco di essere nuda anch’io.
Tsubasa si abbassa su di me per
rubare un bacio alle mie labbra, prima di strapparmi di mano
il lenzuolo e infilarsi di nuovo a letto, attirandomi poi a
sé.
"Visto il tuo stato ancora
addormentato, non credo ci sia bisogno di scusarsi, per il telefono che
ti ha svegliata, vero?" esclama sorridendo, divertito dalla
mia espressione confusa.
Arrossendo fino alla punta dei
capelli, mi limito a sbuffare, subendo le sue prese in giro.
"Sì che l'ho sentito!
Solo che..."
"Sei diventata una pigrona, Sanae!
E pensare che eri sempre la prima ad arrivare al campo nel periodo
di allenamenti!"
Rimango un secondo in silenzio,
fissandolo mentre sbatto le palpebre.
"Ma io mi alzavo presto per
vederti!" ammetto candidamente, prima che Tsubasa mi stringa ancora
più forte a sé.
Quando inizia a riempire il mio
collo di baci, i brividi tornano a percorre tutta la mia schiena.
"Chi era al telefono? I tuoi??"
domando, cercando di non deconcentrarmi nonostante le
sue effusioni.
"Sì, hanno chiamato per
avvisarmi che faranno tardi..." risponde, guardandomi di nuovo
negli occhi e a me sembra un po' dispiaciuto.
"Peccato! Se fossero rimasti fuori
fino a domani, avresti potuto dormire qui stanotte!" aggiunge,
arrossendo appena.
Sorrido mentre lo accarezzo su
una guancia.
"Certo... E che mi
inventavo con mia madre?" gli domando con un tono paziente,
come se avesse detto una cavolata enorme.
"Che eri con
la Nishimoto!"
"Tsubasa, mia madre non
è scema!" ribatto, divertita dalla sua innocenza mentre
scoppia a ridere, scuotendo la testa.
Quando torna a guardarmi
però, il suo sorriso diventa incredibilmente malizioso.
"Sai cos'è che mi piace,
nello stare in un letto con te?" sussurra sulle mie labbra.
Arrossendo, faccio cenno di no con
la testa.
La mano di Tsubasa si muove fino al
mio viso, finché le sue dita non si soffermano a
spostare le ciocche davanti ai miei occhi.
"I tuoi capelli in disordine mi
danno un pretesto per toccarti...” e mi sorride, mantenendo
sempre quell’espressione maliziosa.
"Ma tu non hai bisogno di
scuse per per toccarmi!" lo
provoco, sbattendo leggermente le palpebre mentre sfioro il
suo collo con la punta delle dita.
Tsubasa fa finta di rifletterci su
prima di scoppiare allegramente a ridere.
"Vero!" esclama convinto, andando a
nascondere il viso nell'incavo del mio collo.
La sua bocca tortura piacevolmente
la pelle sotto l'orecchio mentre le sue mani si muovono lente, ma
decise sul mio seno.
"Che ore sono?" ho la
forza di domandare, lasciando che il mio corpo
cerchi istintivamente quello di Tsubasa,
protendendo verso di lui.
"Sanae,
è presto... Presto..." risponde baciandomi sulla
bocca, finché le sue labbra non scendono di
nuovo sul mio seno, ancora racchiuso tra le sue mani.
Mi abbandono di nuovo tra le sue
braccia...
Ubriacata da queste nuove
sensazioni, che mi permettono di amare Tsubasa in modo totalmente
completo.
La pioggia fuori non smette di
cadere, la sento sferzare contro la finestra.
Ed io so già, a
cosa penserò d'ora in poi, ogni qual volta che mi
sorprenderà un temporale.
Le mani di Tsubasa scorrono
intensamente sul mio corpo...
Ed è chiaro che
non amerò mai nessun altro in tutta la mia vita.
Eccoci qua per un salutino!^^
Come primissima cosa, mi scuso per
il ritardo ma il periodo pre natalizio è di fuoco nel mio
lavoro e il tempo a mia disposizione è veramente poco,
purtroppo.^^'
Temo che questo sarà
l’ultimo aggiornamento prima di Natale, mi auguro di riuscire
a mettere on line un altro capitolo, prima della fine
dell’anno... Amici, famiglia e fidanzato permettendo. E
lavoro, ovviamente...^^'
Comunque non sarà mai
troppo tardi, lo prometto!
Colgo così
l’occasione per augurare a tutte un bellissimo Natale e un
fantastico 2007, che porti nella vostra vita tutto ciò che
voi desiderate!^^
Vi ringrazio ancora per le
dimostrazioni d’affetto e per la pazienza con cui state
ancora dietro me e alla mia "farfallina"! (detta così mi
sembro molto "vispa Teresa"XD).
Un abbraccio in particolare alle
persone che recensiscono, permettendomi di trovare stimoli sempre
maggiori e perché no, piacevoli soddisfazioni!^^
Ancora un caloroso augurio di gioia
e serenità, a presto un bacio a tutte...
OnlyHope^^
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Capitolo 23 *** Un nuovo addio ***
BUTTERLY
CAPITOLO 23
Un nuovo addio
Profumo.
Il suo profumo.
Folate di vento caldo mi permettono di sentirlo in maniera penetrante,
portandolo a me, come se provenisse da un posto lontano oltre
l’oceano.
Oltre l’orizzonte reso bianco dal sole bruciante
d’agosto.
Ma fortunatamente non è così.
Il suo profumo non deve attraversare nessun mare, né
scottarsi sotto i raggi cocenti, perché è
semplicemente qui, accanto a me, a un passo.
Vicino, ancora per poco tempo, ma vicino...
Non distante e mi godo il momento, allontanando il pensiero del tempo
che scorre, per portarci a una nuova separazione.
La sua mano calda stringe la mia mentre camminiamo verso la mia scuola,
nell'afa del primo pomeriggio.
Distolgo lo sguardo dall’orizzonte e lo poso sul viso
abbronzato di Tsubasa, proprio nel momento in cui lui si volta, per
regalarmi uno dei suoi sorrisi, capaci di farmi tremare letteralmente
le ginocchia.
Di riflesso, le mie labbra si distendono mentre i miei occhi diventano
un semicerchio, arcuandosi allegramente.
Sono totalmente disarmata.
Da quel giorno di pioggia, in cui abbiamo fatto l’amore, sono
completamente assuefatta alla sua presenza.
Non so se sia uguale per tutte le ragazze ma è
così che mi sento in questi ultimi giorni.
Senza scampo, di fronte ai miei sentimenti per lui e piacevolmente
imprigionata, nella mia venerazione privata.
"A che ora hai appuntamento con il professore?" mi chiede Tsubasa,
portandosi una mano sulla fronte, per ripararsi dal caldo.
"Alle quindici al club!" rispondo, controllando l’orologio,
per assicurarmi della nostra puntualità.
"Certo che poteva fare un po' più tardi! Oggi si muore, con
quest’afa!" e si sventola il viso con una mano.
E mi sento un po' in colpa, per averlo trascinano fuori casa nelle ore
più calde della giornata.
"Mi dispiace..." sussurro, abbassando lo sguardo, che si posa sui miei
piedi mentre si muovono spediti sull'asfalto.
"Ma ci tenevo tanto a presentartelo e a farti fare un giro nella mia
scuola!" aggiungo, rialzando gli occhi su di lui prima di sorridendogli
di nuovo.
"In fondo sarebbe stata anche la tua, se non te ne fossi
andato…"
Tsubasa si ferma trattenendo la mia mano, in modo da costringermi a
fare altrettanto.
Le sue braccia poi circondano il mio collo, un bacio gentile si posa
lieve sulla mia fronte.
"Non posso portarti a fare un giro turistico, come hai fatto tu in
Brasile! Hai vissuto in città per anni,
così l'unico posto nuovo è la scuola!"
mi giustifico, incoraggiata dal suo gesto affettuoso.
Tsubasa mi stringe ancora di più a sé, nonostante
il sole caldo che picchia alto nel cielo.
Quando il suo viso si abbassa verso di me, sento le sue labbra morbide
sfiorare le mie.
"Verrò ovunque mi porterai! Fosse anche al campetto delle
elementari, in cui ho giocato milioni di volte!" mi rassicura, prima di
stringermi ancora più forte a lui.
"Certo però, che fa proprio caldo!" riesco a borbottare,
avvertendo ancora di più la calura, stretta nel suo torrido
abbraccio.
E questo è un sollievo, perché sembra che
conservi ancora un briciolo di lucidità, nonostante i miei
sentimenti per lui.
Controvoglia, mi allontano da Tsubasa, alzando poi il mento in alto, in
direzione del cielo terso.
Il canto ridondante delle cicale non accenna a smettere.
"Ci vorrebbe un acquazzone!"
Tsubasa pronuncia queste parole, puntando anche lui gli occhi al cielo.
"Già, un bell’acquazzone!" ripete, abbassando
lievemente lo sguardo su di me, per cogliere una mia reazione.
L’osservo per un secondo prima di sbuffare, scuotendo la
testa, facendo finta di non comprendere il doppio senso, celato nella
sua affermazione.
"Oh, no! Non mi andrebbe di correre ancora, bagnandomi tutta!" esclamo,
senza nascondere un sorrisetto malizioso.
Tsubasa mi scruta divertito poi si china, per raggiungere il mio
orecchio.
"Nemmeno se piovesse tutto il pomeriggio? Costringendoci a trovare
riparo a casa mia?" sussurra per provocarmi.
"Senza i miei genitori tra i piedi…" aggiunge, sfiorando
volutamente il lobo con le labbra.
Il caldo raggiunge le mie gote, ma fingo di pensarci su, rimanendo al
suo gioco.
"Mm... Forse!" esclamo, posando un dito sulle mie labbra prima di
riprendere a camminare, allontanandomi da lui.
Pochi passi e Tsubasa mi raggiunge, non trattengo un sorrisetto
soddisfatto.
Con la coda dell'occhio lo osservo mentre mi guarda titubante.
Credo che si stia domandando se sono seria o meno…
A stento trattengo un altro sorriso divertito.
Perché nonostante tutto, Tsubasa rimane pur sempre Tsubasa.
Lui non è un uomo di mondo navigato ma un semplice ragazzo
della mia età, più timido della media in certe
questioni.
Quando siamo soli e non c'è bisogno di parlare
però, acquista una sicurezza senza pari…
Proprio come in quel giorno piovoso…
Stringo forte la sua mano, con il cuore pieno di lui, al ricordo del
nostro pomeriggio d'amore…
"Magari piovesse!" esclamo ad alta voce, accompagnando la frase con un
sospiro, volutamente ostentato.
Tsubasa si volta a guardarmi, sbattendo le palpebre per un
paio di secondi.
Quando un sorriso compiaciuto gli illumina il viso, frutto di un
orgoglio maschile mal celato, torna a guardare fiero avanti a
sé.
"Magari piovesse!" lo sento ripetere mentre procediamo in direzione
della mia scuola.
Sopra di noi un cielo azzurro e senza nuvole, fa da campo a un sole
tondo e brillante.
Il tutto lontano anni luce, da qualsiasi burrasca imminente.
La mano di Tsubasa scorre leggera sul velluto delle poltroncine mentre
il suo sguardo serio, si sposta attentamente su ogni cosa che lo
circonda.
Rimanendo alle sue spalle, lo guardo compiere questi gesti, cercando di
decifrare i suoi pensieri.
Deve essere tutto così nuovo per lui, fin da quando abbiamo
varcato il cancello principale, per entrare nel cortile della scuola.
In quel momento il suo viso si è alzato fino alla terrazza
sul tetto, passando in rassegna ogni finestra dell'edificio scolastico,
esposta al lato est.
Il suo sguardo poi si è spostato, fino a scorgere in
lontananza gli spogliatoi e il campo da calcio.
Un sorriso ha disteso le sue labbra, immaginando credo, i ragazzi della
squadra che si allenano lì ogni giorno.
Lo guardo ancora mentre passa i rassegna il club di musica.
Penso di capire cosa stia provando, perché non deve
scostarsi molto da quelli che sono stati i miei pensieri, passando qui
le mie giornate.
Se fosse rimasto in Giappone, questi luoghi sarebbero stati per lui
estremamente familiari.
Forse si sta chiedendo come sarebbe stato, se non fosse
partito…
Senza disturbarlo, lo lascio ai suoi pensieri, anche perché
so per esperienza, che questi momenti vanno vissuti privatamente, senza
condividerli.
Lasciando libero il confronto con se stessi, con le proprie scelte e le
proprie aspettative di vita.
Quando Tsubasa si volta e mi sorride, capisco che è arrivato
il momento di tornare da lui.
Mi avvicino, nascondendo di nuovo nel cuore, i pensieri tristi legati
al come sarebbe stato.
Mentre Tsubasa si appoggia con la schiena al palco, lo sorpasso e
salendo i gradini a due a due, m'infilo in un corridoio di poltroncine,
fermandomi poi dietro a uno schienale preciso.
"Questo è il mio posto!" esclamo, battendo le mani sulla
poltrona.
Non calibro il mio entusiasmo, perché presentargli
la mia vita qui senza di lui, riesce a donarmi una sorta di gioia
impaziente.
Tsubasa mi sorride dolcemente mentre i suoi pugni finiscono nelle
tasche dei pantaloni.
La sua postura ora, accentua visibilmente la muscolatura delle sue
braccia.
"Qui invece, c'è Yukari!" aggiungo, spostandomi dietro il
posto attiguo, indicandolo con l'indice rivolto in basso.
"Prevedibile!" mi risponde con un altro sorriso, alzando le spalle.
Felice, inizio il resoconto del giorno in cui sono stata scelta per il
concorso e di come la mia migliore amica mi abbia fatta alzare,
nell'euforia generale.
Lo vedo ridere divertito mentre gli descrivo il mio imbarazzo, in un
momento ormai lontano nel tempo.
E mi sento davvero felice di averlo portato qua, nel club che mi ha
dato nuova linfa vitale.
Ridiscendo veloce i gradini per raggiungere il palco.
Quando mi siedo al pianoforte, Tsubasa si volta a guardarmi, poggiando
i gomiti sul legno consumato.
I suoi occhi seguono i movimenti delle mie dita sui tasti prima di
chiudersi, per concentrarsi nella musica.
Mentre le mie mani corrono leggere sulla tastiera, di tanto in tano
alzo lo sguardo su di lui, beandomi della sua espressione.
Il suo viso bello e rilassato, riempie il mio cuore, colmandolo di pace.
E mi commuove il suo lasciarsi trasportare dalle note.
A malincuore termino i brano.
Appena le mia mani abbandonano la tastiera , Tsubasa riapre gli occhi e
inizia ad applaudire, strappandomi un sorriso imbarazzato.
"Vuoi provare?" gli chiedo d'un tratto, senza rendermene conto.
Sono completamente vinta dal desiderio irresistibile, che lui entri a
far parte di ogni cosa che mi riguarda.
Tsubasa mi fissa stupito poi arrossendo, scuote la testa, agitando le
mani avanti a sé.
"Andiamo! Non farti pregare, giusto un paio di note!
T’insegno io!" esclamo, quasi supplicandolo a mani giunte,
perché trovo che suonare insieme sia una cosa veramente
romantica.
Tsubasa si lascia convincere e sale sul palco, sospirando e grattandosi
la testa nervosamente.
Quando mi raggiunge, gli faccio spazio sul sedile per farlo sedere
accanto a me.
Sono io questa volta a sospirare, ma di soddisfazione prima di prendere
la sua mano destra tra le mie, e disporre le sue dita, in modo da
comporre un accordo, una volta posate sul pianoforte.
"Ok, è semplice! Batti le dita sui tasti in questo modo. Un
colpo delicato ma deciso allo stesso tempo!" esclamo fiduciosa mentre
lo vedo tentare, in maniera forse un po' goffa, di seguire le mie
indicazioni.
Con meno fatica di quanto mi aspettassi, Tsubasa riesce però
in breve, a seguire a tempo un paio di semplici accordi mentre io
eseguo il resto della melodia.
Il suo viso è concentrato, perché si vede che non
vuole sbagliare e a me intenerisce il suo sforzo per non perdere il
ritmo.
"Rilassati..." sussurro piano al suo orecchio, posando poi un bacio
sulla sua guancia.
Tsubasa mette le dita in fallo, producendo un suono stonato che mi
strappa un sorriso.
Non mi sono mai sentita così bene in quest'aula…
Sto per aiutarlo a ritrovare le note sui tasti, quando sento un colpo
di tosse alle nostre spalle.
Mi giro e Tsubasa mi imita, voltandosi subito dopo di me.
Il professor Tadai ci osserva poco lontano dal palco.
"Salve, ragazzi!" saluta allegro mentre ci alziamo dal sedile, quasi
all'unisono.
Sorrido serena mentre Tsubasa arrossisce, un po' come se fosse stato
beccato a compiere qualche gesto sacrilego.
"Professore, buon pomeriggio! Grazie per essere passato!" e m'inchino
abbassando la schiena, Tsubasa mi imita anche stavolta.
"Lui è Tsubasa Ozora!" esclamo indicandolo con la mano
destra.
"Tsubasa… Il professor Tadai!" ma non faccio in tempo a
terminare le presentazioni formali.
Il professore ha già abbracciato calorosamente Tsubasa,
dandogli amichevoli pacche sulle spalle.
"Vi siete qualificati, figliolo! Ottimo lavoro, davvero ottimo!" lo
sento ripetere sopra la spalla del mio ragazzo, che mi fissa stupito.
E lo sono anch’io!
Non immaginavo infatti, che il signor Tadai fosse un tifoso di calcio e
per giunta così entusiasta.
Alzo le spalle, scuotendo la testa mentre il professore intraprende un
lungo discorso a base di tattiche, schemi di gioco e formazioni.
E come ogni volta che il calcio diventa il fulcro della conversazione,
il mio riservato fidanzato si trasforma nel ragazzo spigliato e sicuro
di sé, che domina tutti nel perimetro di gioco.
In questo momento Tsubasa è tornato a essere il Capitano.
Mi rassegno ad assistere in silenzio alla conversazione, domandandomi
chi sia stato il vero beneficiario di questo incontro.
In un primo momento pensavo di essere io, perché desideravo
così tanto far conoscere Tsubasa e il mio tutore
musicale…
Guardandoli però, credo invece che sia il professore ad aver
ricevuto il dono più bello, riuscendo a incontrare il
Capitano della nazionale, che gli ha regalato tante gioie.
Sospiro prima di sedermi su una poltroncina in prima fila.
In fondo non ha poi
tutta questa importanza…
Come ogni anno, siamo giunti alla festa d'estate.
Le mie mani stringono la fascia del kimono rosa di Yukari, che si
guarda allo specchio, sistemando i capelli con un fermaglio.
Mentre la osservo dedicarsi con cura a ogni dettaglio, cerco di
assaporare il momento con il giusto entusiasmo, ma non è per
niente facile.
Domani Tsubasa tornerà in Brasile.
E questo dato di fatto non mi permette di sorridere come vorrei,
nonostante stia per trascorrere la serata con lui, nella festa
più bella dell'anno.
Ma la colpa è solo mia…
In queste settimane ho permesso che il tempo si fermasse e ho vissuto,
come se fossi stata rinchiusa in una bolla di sapone, al di fuori della
realtà.
Ho permesso al mio cuore di essere di nuovo libero, senza pensare al
domani né al distacco.
Ho vissuto come se Tsubasa non se ne fosse mai andato, fingendo di
averlo sempre accanto, a un passo da me.
Ho ignorato volutamente ogni orologio, beandomi delle ore da
trascorrere insieme, quasi fossero interminabili.
E ho preso solo il meglio, da ogni attimo trascorso con lui.
In quel giorno di pioggia, gli ho donato l'unica cosa terrena, che
pensavo potesse essere solo mia…
Il mio corpo.
La felicità e la gioia mi hanno resa cieca e insensibile, ma
il tempo invece ha continuato a scorrere.
Ma ora la realtà incombe su di me, simile ad una valanga,
pronta a staccarsi dalla cima del monte Fuji.
Ed io non posso fare altro che aspettare che mi travolga, consapevole
che non esiste via di fuga.
"Sanae, non ti abbattere e goditi la serata..."
Yukari cerca di risollevare il mio umore, allontanando la mia mente
dall'incubo del domani.
Le sorrido, finendo di sistemare le pieghe della stoffa sulla sua
schiena mentre continua ad osservarmi nel riflesso dello specchio.
"Non preoccuparti, Yukari. Questo momento doveva arrivare, ho solo
cercato d'ignorarlo per il maggior tempo possibile."
La mia migliore amica mi sorride prima di voltarsi e iniziare a
sistemare il mio kimono all'altezza del seno.
"Sono una veterana in queste cose. Gli ho detto addio ormai
così tante volte, per non sapere cosa mi aspetta domani. Ma
questa volta voglio riuscire a godermi la serata lo stesso! In
diciassette anni di vita, non sono mai stata a una festa d'estate con
il mio ragazzo!"
Le sorrido ancora, cercando di essere più convincente
possibile mentre lei mi osserva, valutando la mia espressione di sicuro
un po' tirata.
"Certo, Sanae! Quest’anno saremo le regine della festa! Tu
con il tuo re ed io... Beh, qualcuno dovrà pure occuparsi
del giullare di corte, no?" esclama allegra, cercando di sdrammatizzare.
Annuisco ridendo, prima che la mia migliore amica mi prenda per mano,
per scendere al piano di sotto ed uscire, per raggiungere subito la
festa.
Cercando d'imitare il suo entusiasmo, mi convinco a rientrare nella mia
bolla d'illusione.
Perché questo è l'unico modo che conosco, capace
di farmi vivere una serata normale…
Gli schiamazzi di Ryo Ishizaki sono come la sirena dei vigili del
fuoco, è impossibile non sentirli.
Osservo la mia migliore amica, ridere di gusto alle battute sguaiate
del suo fidanzato mentre camminiamo in gruppo, attraverso le
bancarelle, da cui pendono file di lanterne dai mille colori.
Tsubasa cammina al mio fianco, spinto vicino dalla calca delle persone
che ci circondano.
Quando Yukari colpisce con il ventaglio Ishizaki, per
l'oscenità appena uscita dalla sua bocca, lo vedo ridere di
gusto, come se fosse lo spettacolo più comico del mondo.
Ho così necessità di stare sola con lui
però, che lo trattengo per un braccio, lasciando che gli
altri si allontanino, lasciandoci in disparte.
"Hai sete?" gli chiedo, stringendo poi la sua mano, nel tentativo di
rilassarmi, evitando di pensare a cose dolorose, come la sua imminente
partenza.
Tsubasa annuisce prima di guidarmi tra la folla, fino
all'altra parte della strada, alla ricerca di un chiosco di bibite.
Quando lo raggiungiamo, aspettiamo in fila il nostro turno.
Inevitabilmente, i miei pensieri tornano a torturarmi.
Sarebbe bello, se domani fosse solo un altro giorno, da poter passare
insieme.
Sarebbe magnifico…
Il mio sguardo si abbassa sulla vetrinetta, che espone dolci di ogni
tipo mentre nella mia mente scorrono le immagini di questi giorni
trascorsi, come se fossimo una coppia di adolescenti qualunque.
Le lacrime cominciano a bruciarmi negli occhi, così mi
ridesto dal mio torpore.
Le ricaccio indietro, semplicemente perché non ho altra
scelta.
"Quale vuoi?"
Tsubasa indica le caramelle dentro la vetrina, facendo finta di non
aver notato il mio cambio d'umore.
Assecondo questo gioco delle parti, picchiettando sul vetro per
mostrargli quelle colorate a forma di orsetto.
Un tocco sulla mia spalla però, mi distrae, facendomi
voltare mentre Tsubasa è intento a parlare con il venditore
del chiosco.
Con un tempismo che ha dell'incredibile, mi ritrovo davanti, anche
questa volta, all'ultima persona che avrei voluto incontrare stasera.
Il mio equilibrio già di per sé precario, non
aveva bisogno anche di questo…
Takeshi Seii mi sorride ed io cerco allo stesso modo, di sembrare
impassibile.
"Ciao!" esclamo, ricambiando il saluto proprio nel momento in cui
Tsubasa si sta voltando, per passarmi da bere e le caramelle appena
comprati.
Non mi sfugge lo sguardo dall'alto al basso di Seii mentre il mio
ragazzo lo fissa, confuso.
"Tsubasa… Lui è Seii. Ha sostituito il professore
all’audizione il mese scorso, ricordi?"
I due si stringono la mano, con apparente cordialità e la
cosa mi stupisce un po', vista la palese ostilità dimostrata
in tutti questi mesi da Seii, nei confronti del mio ragazzo.
Sollevata, sorrido serena per lo scampato pericolo.
"Nakazawa, ho chiesto al professor Tadai di partecipare alle sessioni
d'incisione. Quindi a Tokyo sarò dei vostri!"
Il sorriso mi muore sulle labbra, cerco comunque di fare buon viso a
cattivo gioco.
Stimo Seii come musicista ma questo non ha nulla a che vedere con
quanto ha appena detto.
Conoscendolo, so perfettamente dove vuole andare a parare in questo
momento.
"È un vero peccato, Ozora… Mentre tu sarai in un
altro continente, noi passeremo giorno e notte in studio a registrare.
Ti saresti divertito ad ascoltarci, sai? Beh considerando i tuoi tempi,
la prossima volta che tornerai in Giappone, l'album sarà
già esaurito in tutti i negozi di dischi!"
Appunto.
Non mi ero sbagliata.
Tutto il suo discorso era mirato a provocare Tsubasa.
E mi sale una rabbia….
"Sanae è brava, non credo ci metterete tutto questo tempo. E
magari tra una canzone e l'altra, troverà comunque il modo
di raggiungermi in Brasile!"
Mi volto a guardare Tsubasa, cercando di calibrare lo stupore.
Lo osservo mentre sorride, proprio come se non avesse colto la velata
insinuazione di Seii.
Però ho la sensazione, che gli abbia risposto ugualmente per
le rime.
Forse esiste un sesto senso, che ti fa capire chi hai davanti e come
comportarti di conseguenza.
"Scuola permettendo, però!" è la risposta pronta
di Seii, che continua per la sua strada, con fare sornione,
per nulla disturbato.
Ribandendo tra le righe il suo punto di vista, che vede il mio ragazzo
come una semplice meteora passeggera, che compare ogni cento anni nella
mia vita.
"Ovvio… Scuola permettendo!" ribatte Tsubasa senza
scomporsi, posando una mano sulla mia spalla e continuando a fissarlo
con aria imperturbabile.
"Beh, ora sarà meglio che vada. Non vorrei rubarvi ancora
tempo prezioso, già ne avete così poco!" esclama
Seii, lanciandogli l'ennesima frecciatina, prima di avvicinarsi di
qualche passo.
"È stato un piacere, Ozora. E congratulazioni per le
qualificazioni, Capitano!" e pronunciando queste parole, tende la mano
verso Tsubasa, per salutarlo prima di andarsene.
"Piacere mio. Ero proprio curioso di conoscerti..."
Tsubasa risponde sicuro alla sua stretta mentre osservo l'espressione
sorpresa di Seii, prima di posare lo sguardo di nuovo sul mio ragazzo.
Le sue parole hanno stupito anche me, perché non mi
è sembrata una semplice frase di cortesia.
Quella di Tsubasa assomigliava di più a un'affermazione
sincera, come se avesse davvero desiderato d'incontrare Seii, non si sa
per quale motivo.
Quando quest'ultimo si congeda da noi con un cenno della mano,
aspettiamo che scompaia tra la gente, rimanendo in silenzio.
Riprendiamo a camminare, sempre senza dire una parola.
Lentamente porto una caramella gommosa alla bocca, iniziando a
masticarla svogliatamente.
Posso essere stata io, a
suscitare l'interesse di Tsubasa verso Seii?
In fondo gli ho parlato di lui, ma lo stretto indispensabile,
tralasciando poi la sua cotta per me
Forse sto dando troppo
peso alla cosa…
E le parole di Tsubasa sono state realmente una semplice frase
retorica, di quelle che si dicono tanto per, quando si conosce qualcuno.
"E così quello era Takeshi Seii... " lo sento mormorare,
appena abbiamo raggiunto un punto abbastanza isolato, da cui vedere lo
spettacolo pirotecnico, che sta per iniziare.
Annuisco, sentendo che sto arrossendo mentre lo guardo di sottecchi.
La sua espressione è stranamente seria, mi domando confusa a
cosa stia pensando.
"Ryo dice che ti viene dietro... "
Ho un tuffo al cuore mentre capisco che la sensazione che ho avuto
prima, corrisponde al vero.
"Ishizaki è un chiacchierone. Esagera sempre lo sai!" cerco
di minimizzare, non capendo perché ci si debba angustiare,
per qualcosa che per me non ha alcun significato.
"Anche Taro lo dice."
Tsubasa mi guarda dritto negli occhi ora, la sua espressione
è indecifrabile.
Un profondo senso di dispiacere s'impossessa di me.
So di non aver mai fatto niente di male ma ora mi sembra tutto
così sbagliato…
E mi sento in colpa, per non avergli mai detto completamente la
verità su Seii.
In questo modo poi, sembra che io gli abbia volutamente tenuto nascosto
qualcosa e questo non lo posso proprio accettare.
"È vero..." mormoro, sospirando mentre il mio sguardo rimane
fisso negli occhi di Tsubasa, che mi ascolta senza dire una parola.
"Non te l'ho detto perché riesco benissimo a gestire la cosa
da sola, senza che tu debba preoccuparti. Quella persona non conta
nulla per me, volevo solo lasciarti tranquillo..." aggiungo in maniera
concitata, perché devo assolutamente convincerlo della mia
buona fede.
"Lo so... " mi risponde con un sorriso sereno.
"Non è questo il punto, infatti. Ero solo veramente curioso
di vedere che tipo fosse... Penso sia normale!" esclama imbarazzato.
Sapere che non ha mai dubitato di me, mi fa sentire
così sollevata…
"Beh, credo di sì!" gli rispondo avvicinandomi di
più a lui.
"Anch’io sarei curiosa in questo senso, è
più che normale!" aggiungo, prendendo le sue mani tra le mie.
Tsubasa mi fissa per un secondo ma prima che possa aprire bocca, lo
interrompo preoccupata.
"Ma io non voglio sapere niente! Quindi ora non sentirti in dovere di
raccontarmi di qualche tua pretendente... Non credo che riuscirei ad
avere la tua stessa reazione!"
Tsubasa scoppia a ridere, vedendo la mia espressione nervosa, al solo
pensiero di qualcuna che possa ronzargli intorno.
"Non ridere!" lo rimprovero mentre mi abbraccia affettuosamente.
"Dai, non ridere!" continuo a supplicarlo, nonostante anch'io inizi a
trovare la cosa divertente.
I primi fuochi illuminano il cielo mentre le mie labbra si posano sulle
sue.
E questa calda notte d'estate inizia a brillare di mille colori
sfavillanti.
Mille giochi colorati s’intrecciano sopra le nostre teste.
Le persone intorno a noi si perdono incantate, a guardare verso l'alto.
Anche i miei occhi fissano il cielo, osservo le luci colorate poggiata
con la schiena al torace di Tsubasa, che mi cinge con le braccia.
Accarezzo dolcemente le sue dita intrecciate alle mie e quando lo
spettacolo finisce, non mi muovo di un millimetro.
Tutti gli altri tornano velocemente verso le vie affollate dai
venditori ambulanti, che richiamano gli avventori con schiamazzi
udibili fin qui.
Rimanendo immobile, continuo a fissare silenziosa le stelle mentre
Tsubasa si stringe un po' più a me.
E il pensiero di domani mi colpisce di nuovo, come uno schiaffo in
pieno volto.
Ma ora ho esaurito ogni forza, non so più come mandarlo
indietro.
E con la tristezza nel cuore, decreto la fine della mia estate.
Non riesco a trattenere un sospiro mentre il mio sguardo si abbassa,
posandosi sulle nostre mani intrecciate, all'altezza del mio grembo.
Tsubasa deve aver percepito questo mio turbamento, perché mi
stringe più forte, posando il mento sulla mia spalla.
"Quando eravamo alla tua scuola oggi, ho pensato a come sarebbe stato
frequentarla. Come sarebbe stato vivere la mia vita qui, insieme a
te…"
Inclino la testa verso di lui, cullata dalla sua voce bassa e calda.
Un sorriso triste distende le mie labbra, rilascio un po' d'aria sotto
forma di un sospiro.
"Non immagini quante volte mi sono domandata la stessa cosa..."
sussurro, sfiorando con le labbra la sua tempia.
"Magari avrei aspettato un po' a dichiararmi..."
Mi volto a guardarlo ora, stupita dalla sua affermazione.
"E perché?" chiedo curiosa, distraendomi per un momento
dall'angoscia per la nostra imminente separazione.
"Sono abbastanza timido, lo sai… La partenza mi ha messo un
po' di fretta, a suo tempo!" e mi sorride, grattandosi il ciuffo
ribelle sulla nuca.
"Magari mi sarei dichiarato il primo anno, tra una lezione e l'altra!
Chi può dirlo!"
"Scemo!" esclamo, ridendo divertita.
"Di sicuro ti sarei venuto a prendere all'aula di musica, appena finita
la lezione…"
"Ah sì?"
Tsubasa annuisce, alzando un pollice in alto.
"E ti avrei portata sul tetto della scuola…"
"Perché?" gli chiedo ancora, arcuando le sopracciglia.
"Per baciarti, ovvio…" e le sue labbra si posano decise sul
mio collo.
Poggio la testa contro la sua, non trattenendo una risata.
"Allora sì, che quel Seii sarebbe morto d'invidia, vedendoci
andare via insieme!" esclama infine, posandomi un bacio sonoro sulla
guancia.
Sorrido prima di voltarmi per poterlo abbracciare, poggiando la mia
testa contro il suo torace.
"È solo una sera d'estate, Sanae… E noi siamo
tristi perché sta per iniziare un nuovo semestre. Pensa solo
a questo, ti prego…"
Non ci riesco…
E piango come se non ci fosse alcun modo, per ricacciare indietro le
lacrime.
Le mie dita stringono forte la sua t-shirt mentre tutto mi appare
un'altra volta, così dannatamente ingiusto...
"E tu sei arrabbiata con me, perché non ho finito i compiti
delle vacane, per correre dietro al pallone!" scherza, cercando di
strapparmi un sorriso.
"Sei sempre il solito! Tu e il tuo amico pallone!" rispondo, cercando
di tenergli il gioco, nonostante queste lacrime.
Tsubasa alza le spalle, sorridendo compiaciuto.
"È il mio fascino!"
Annuisco, abbozzando un altro sorriso prima di guardarlo di nuovo seria
negli occhi mentre il mio cuore è oppresso dal dispiacere.
"Torna presto..." riesco a dire, con la voce che trema.
"Te lo prometto..."
Tsubasa mi abbraccia forte e quando mi bacia, mi aggrappo a questo
momento con tutte le mie forze.
Ed è come se fosse l'ultimo della mia vita.
Addio...
Ripeto dentro di me, senza riuscire a darmi pace.
Come primissima cosa,
vorrei scusarmi con tutte voi per quest’assenza prolungata.
Non reputo la mia
presenza indispensabile ma scusarmi mi sembra un atto dovuto,
per il rispetto e la gratitudine che nutro nei confronti di chi ha
perso anche solo cinque minuti del suo tempo, per leggere la mia storia.
Non mi piace sospendere
le cose né venir meno a qualcosa che mi sono prefissata, non
aggiornare costantemente è stato il mio cruccio in queste
lunghe settimane, perché non mi piace essere incoerente.
Purtroppo a mia
discolpa, posso solo mettere avanti il motivo principale della mia
assenza, ovvero la mancanza totale di tempo e l'enorme stanchezza
accumulata nei mesi precedenti a causa del mio lavoro.
Ma anche della mia
cocciutaggine, che mia ha portata spesso a dormire pochissime ore per
notte, pur di mantenere un ritmo costante negli aggiornamenti.
In poche parole avrei
bisogno di più tempo in una giornata, ma purtroppo
ventiquattro ore sono e a quello mi devo attenere.
Ringrazio di cuore chi
mi ha contattata personalmente, per avere mie notizie e chi non ho
avuto modo di salutare sotto le feste, sempre per mancanza del
maledettissimo tempo.
Spero che questo
capitolo vi piaccia e che non vi annoi molto, visto che è
piuttosto lungo.
Infine vorrei mandare un
abbraccio particolare a Sakura, scusandomi per non aver ancora letto i
suoi di aggiornamenti e per non aver più avuto modo di
trascorrere del tempo con lei. Ti voglio bene, sei una persona speciale.
Un altro caloroso saluto
va ad Anais per il suo dolce messaggio a fine capitolo, ti ringrazio di
cuore.
Per ultimo un bacio a
tutte voi, senza nominarvi una a una, ma siete tutte nel mio cuore...
Scusate ancora il mio
"crollo" spero non accadrà più, a presto...
OnlyHope^^
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Capitolo 24 *** Tokyo ***
BUTTERLY
CAPITOLO 24
Tokyo
"Sì,
mamma… Sto mangiando…" ed emetto un leggero
sbuffo.
"Lo so, è abbastanza freddo. Stai tranquilla, mi copro..."
Mia madre non è mai stata una donna troppo protettiva o
ansiosa nei miei confronti, ma da quando sono a Tokyo non fa che
chiamarmi, ripetendomi un'infinità di raccomandazioni.
Quando la saluto, cerco ancora di tranquillizzarla, perché
forse la sua è soltanto nostalgia e anch'io, devo
ammetterlo, sento molto la sua mancanza.
Ormai è da tre mesi che mi trovo qui nella capitale.
E non mi ero mai allontanata da casa per così tanto
tempo…
Per fortuna le mie giornate sono piuttosto piene, tra sessioni
d'incisione e lezioni private per non rimanere indietro con la scuola,
non ho molto tempo per sentirmi triste, lontana dalla mia vita
quotidiana.
Yukari si avvicina a me proprio mentre sto riponendo il cellulare nella
borsa.
"Un'altra chiamata di tua madre?" mi chiede stupita, sorseggiando un
caffè espresso.
Annuisco con un sorriso, prima di prendere degli spiccioli e
avvicinarmi alla macchinetta, perché anch'io sento il
bisogno di bere qualcosa di caldo.
Mentre il distributore prepara la mia bevanda, il mio sguardo si
sofferma sulla mia migliore amica.
Per fortuna Yukari ha un'espressione rilassata e serena ora,
contrariamente a quando siamo arrivate in città per la prima
volta.
Anch'io ero molto tesa quel giorno e ricordo la sensazione di totale
imbarazzo che ho provato, la prima volta che sono entrata in sala
d'incisione.
Non avevo idea di cosa fare né da dove iniziare, proprio
come una vera novellina.
Ma la consapevolezza della mia inesperienza non ha fatto altro che
aiutarmi, perché mi sono lasciata guidare in questo nuovo
mondo, senza preconcetti o piccole forme di presunzione.
E quando ho indossato la cuffia davanti al microfono ricoperto di gomma
piuma, ho percepito un'emozione così forte…
Come se tutto ciò che mi stava accadendo, fosse un messaggio
per me.
Un messaggio di cambiamento e il senso di nuovo non mi più
abbandonata, nemmeno ora, a distanza di mesi.
Bevo un sorso del mio tè caldo mentre Yukari inizia ad
armeggiare con il cellulare.
Immagino stia scrivendo a Ishizaki e mi sento subito un po' in colpa.
Avere la mia migliore amica qui con me è stato solo un bene,
perché ho potuto prenderla costantemente come punto di
riferimento, sentendomi meno sola.
Ma non sono sicura che per Yukari sia una passeggiata, essere
così lontana da casa e dalla persona che ama.
In fondo io sono abituata a sopportare l'assenza di Tsubasa, ma per lei
è sicuramente diverso, perché è la
prima volta che non riesce a vedere Ishizaki per così tanto
tempo.
Quando chiude il cellulare, sul suo viso compare un sorriso tirato,
prima che i suoi occhi incrocino i miei.
"Sei stanca?" le chiedo con un filo d'apprensione.
"Non molto! Solo che a stare sempre chiusi qua dentro, si diventa
claustrofobici!" risponde, prendendo un grosso respiro mentre stira le
braccia dietro la schiena.
"E tu lo sei?"
"Non credevo ci volesse così tanto!" e alzo le spalle, prima
di avvicinarmi a lei.
Yukari annuisce, accentuando il movimento della testa con fare
più che convinto.
"Però mi piace stare qui. Cambiare aria mi aiuta a tenere la
mente occupata. Però mi dispiace per te, perché
deve mancarti molto Fujisawa…" aggiungo, prendendole una
mano.
Yukari sorride un po' imbarazzata, scuotendo la testa.
"Mettiamola così… Questo sarà un banco
di prova! Si capirà quanto conto per qualcuno ma anche
quanto siano forti i miei sentimenti per lui!"
Le sorrido teneramente, perché nonostante tutto si capisce
quanto lei tenga ad Ishizaki.
"E poi, cavolo! Un po' di emancipazione può fare solo bene,
no?" esclama, alzando un pugno al cielo, come per farsi coraggio.
La sua espressione è talmente buffa, da strapparmi una
risata.
"Andiamo, scema! La pausa è finita!" la esorto,
trascinandola oltre la porta della sala d'incisione.
Riprendiamo posto davanti ai microfoni, rimettendo le cuffie alle
orecchie.
Dall'altra parte del vetro, il professor Tadai si accomoda accanto al
tecnico del suono, prima di dare il via alla sessione di registrazione
dei cori.
La luce rossa si accende.
Prendo un bel respiro e torno finalmente a cantare.
"Sanae, cara… Oggi non hai per niente un'aria rilassata,
tesoro!"
Stringo la forchetta tra i denti mentre Keysuke Mendo posa una carezza
delicata sulla mia guancia.
Appoggiando la posata sul piatto, mi volto a guardarlo, continuando a
masticare il boccone che ho in bocca.
I suoi lineamenti perfetti mi fissano con preoccupazione.
Le sue palpebre sbattono ripetutamente sugli occhi, come se non si
capacitasse di dover affrontare una tragedia.
Una mano intanto continua a sistemare la giacca scura, gessata del suo
completo firmato.
"Va tutto bene. Sono solo un po' stanca..." gli rispondo gentilmente,
trattenendo a stento un sorriso mentre sgrana gli occhi e scuote la
testa, in segno di disapprovazione.
"Ah non va bene! Non va proprio bene!" ripete, infilzando un
pezzo di carne con la forchetta prima di aggredirlo in maniera nevosa
con il coltello.
Il professor Tadai lo fissa per qualche secondo ancora poi non si
trattiene e scoppia a ridere fragorosamente.
"Andiamo, Mendo! Si rilassi. La signorina non è ancora un
personaggio pubblico! Un capello fuori posto non farà
precipitare nessuna popolarità!" lo rimprovera, attingendo
al suo solito senso pratico.
Yukari annuisce ridendo, per spalleggiare il professore, visibilmente
divertita dalla situazione.
Ma Mendo li ignora, nonostante il suo sguardo li stia fissando come se
fossero due marziani.
Un sospiro incurva le sue spalle quando torna a guardare nella mia
direzione.
"Sei circondata da persone così superficiali,
Sanae…" esclama schiarendosi la voce.
"Non so come non facciano a capire, che essere presentabili
è prima di tutto, un dovere verso se stessi! Ah se non ci
fossi io a prendermi cura di te!"
Prima di rispondergli, il mio sguardo si rivolge agli altri due
commensali, che reagiscono alle parole di Mendo ridacchiando senza
ritegno, non curanti della sua espressione accigliata.
"Lo so..." mi rivolgo così al mio assistente personale.
"Cerchiamo solo di avere pazienza e assecondiamoli!" aggiungo, per
farlo tornare di buonumore, sentendo che appoggio i suoi ideali.
Mendo assume subito un'espressione compiaciuta, prima di riprendere la
sua posizione computa ed elegante di sempre.
Visibilmente fiero di avere me, la sua pipilla, dalla
sua parte.
Soddisfatta per aver riportato la serenità a tavola,
riprendo a mangiare.
Quando riporto il primo boccone alle labbra però, Yukari mi
sorride, battendo la punta dell'indice sulla tempia mentre indica il
mio assistente col mento.
Le rispondo sorridendo a mia volta, ma rimproverandola un po' con lo
sguardo, prima di osservare Mendo con la coda dell'occhio.
Ho avuto subito un'impressione positiva, la prima volta che ho
incontrato quest'uomo sulla trentina, con uno stile decisamente dandy.
Anche se, devo ammetterlo, la sua ostentata eleganza e raffinatezza, mi
hanno messa un po' in soggezione all'inizio.
Quando ci hanno presentati, mi ha fissata per un secondo prima di
prendere di slancio il mio volto tra le mani e per un attimo ho creduto
fosse necessario, assestargli un bel calcio alle parti basse…
"Sei così deliziosamente giovane e graziosa! Sarà
un onore per me aiutarti ad avere il mondo ai tuoi piedi!" ha esclamato
poi tutto d'un fiato, con le lacrime agli occhi, prima
di abbracciarmi forte.
E da quel nostro strano primo incontro, ha avuto inizio un fantastico
rapporto di lavoro ma soprattutto un'amicizia, anche se sicuramente
sopra le righe.
Mendo si occupa di ogni cosa mi riguardi e la sua protezione nei miei
confronti è così devota e assoluta, da farlo
sembrare un fedele cavaliere di altri tempi.
Peccato non vada per
niente d'accordo con Akane Minase...
Penso sospirando mentre è intento a pulirsi delicatamente le
labbra con il tovagliolo.
Mi preoccupa pensare a quando la mia integerrima, seria e altamente
professionale addetta stampa, dovrà lavorare a stretto
contatto con il mio frivolo assistente.
L'acqua calda dona al mio corpo un piacevole senso di benessere.
Chiudo gli occhi, poggiando la nuca al bordo della vasca.
Cerco di rilassarmi, concentrandomi sul rumore dell'acqua mossa dai
miei movimenti, che è l'unico suono capace di rompere il
silenzio nella stanza.
La luce soffusa annebbia la mia mente e i miei pensieri, come sempre
quando si fa sera e rimango sola, volano lontani da me…
L'amore per Tsubasa mi accompagna ogni giorno e in ogni momento, ma
durante la giornata non ho tempo di soffermarmi sulla sua mancanza,
perché le persone e gli impegni non me lo permettono.
Ma la sera, quando chiudo la porta alle mie spalle, confinandomi in
questa camera d'albergo, non posso fare a meno di sentire come una
lancia acuta, conficcarsi nel mio petto.
E questa mancanza mi fa provare ancora più nostalgia di casa
mia.
Perché riesco a trovare un filo che ci unisce, in quei
luoghi familiari.
A casa esiste un mondo fatto di cose, persone e ricordi, che mi
testimonia la sua presenza nell'assenza e tutto il suo amore per me.
Tokyo a paragone rimane così fredda…
Ovunque mi giri, non riuscirò infatti a trovare mai nulla
che mi ricordi Tsubasa.
E in una sorta d'inspiegabile paradosso, quello che ritenevo doloroso e
crudele da tenere sempre avanti gli occhi, mi sembra ora indispensabile
e prezioso, per andare avanti.
E mi sento ancora più lontana da Tsubasa…
Inevitabilmente, una lacrima solca il mio viso mentre ricopro gli occhi
con le mani bagnate.
E la sicurezza che ostento durante il giorno, si sgretola lasciando la
mia anima nuda fino a domani.
Fino a quando riuscirò a tirarmi ancora su dal letto, per
affrontare una nuova giornata, rassicurata dalla luce del giorno.
Vorrei che fossi qui,
Tsubasa…
Stringo le gambe al petto, scoprendo le ginocchia arrossate oltre il
livello dell'acqua.
Vorrei tanto fossi qui
me…
"Takeshi Seii è veramente un talento!"
Mendo lo esclama entusiasta, fissando il musicista oltre il vetro, che
ci separa dalla sala prove.
Mi limito ad annuire, senza proferire parola sull'argomento.
"E innegabilmente è anche un bel ragazzo, poi!"
Non rispondo nemmeno stavolta, perseverando nel mio silenzio.
"Il fatto che abbia una cotta per te, non ti vieta di dirmi che
è bello, Sanae cara… Non glielo vado mica a dire,
tranquilla!"
Mi volto di scatto a guardare il mio assistente mentre sento che le mie
guance si stanno scaldando velocemente.
Mendo mi osserva con un sorriso malizioso, noncurante del mio sguardo
stupito.
"Mia cara, se ne accorgerebbero anche i ciechi, cosa credi? Non
è adorabile quanto impegno stia mettendo per aiutarti e
starti vicino?"
Sospiro, chiudendo gli occhi, nella speranza di non perdere la calma.
"Adorabile non è proprio l'aggettivo
giusto… E questa è un'occasione d'oro per un
musicista di talento come lui! Insomma, partecipare a un disco equivale
a farsi notare facilmente nell'ambiente…"
"Uh, come siamo severe..." mi apostrofa Mendo, tornando a guardare Seii
mentre suona il piano.
"Quindi vorresti dirmi che non conta niente, il suo non riuscire a
staccarti gli occhi di dosso?"
"Non ho detto questo…"
"E perché ce l'hai con lui, allora?"
"Io non ce l'ho con lui!" esclamo con stizza.
Il mio tono è stato talmente brusco, che gli occhi di Mendo
sono passati dallo stupore al dispiacere, alla velocità di
un battito di ciglia.
"Ascolta… Io sono innamorata di un altro
ragazzo…" riprendo a parlare, con un tono un po'
più dolce.
"E a Seii non piace per niente questa persona! E non fa che
ripetermelo, ad ogni occasione! E a me dispiace, perché se
Tsubasa fosse qui, nessuno si azzarderebbe a giudicarlo
male…"
"Perché dov'è?" m'interrompe il mio assistente,
con un'aria d'un tratto molto interessata, oltre che stupita.
"Ehm... Lui vive in sud America, in Brasile…" rispondo
titubante, un po' spiazzata dalla reazione di Mendo.
"Come hai detto che si chiama il tuo ragazzo, scusa?" mi chiede ancora,
arrivando a prendere le mie mani tra le sue, con trepidazione.
"Tsubasa… Tsubasa Ozora."
"QUEL Tsubasa Ozora?" m'incalza, stringendo di più le mie
dita e avvicinando il suo viso al mio.
I miei occhi scrutano perplessi le sue guance arrossate e gli occhi
stranamente lucidi.
Annuisco lentamente e sul suo volto compare un sorriso radioso.
"Tesoro, ma che coppia meravigliosa! Così
glamour…"
Il mio assistente è incredibile.
La sua attenzione si è concentrata subito su chi possa
essere più affascinante accanto a me, un po' come se fosse
un vestito o un accessorio da indossare.
"Mendo, sei irrecuperabile…" sussurro, scuotendo la testa.
"Oh! Un amore a distanza, poi! Così terribilmente
coinvolgente, struggente… E sublime!"
Scoppio a ridere, senza riuscire a smettere fino a quando non mi sento
abbracciare.
"La mia Sanae è una ragazza forte e coraggiosa!" bisbiglia
commosso Mendo al mio orecchio.
"Ce la mettiamo tutta..." rispondo con dolcezza, intenerita dall'ultimo
dei suoi slanci affettuosi nei miei confronti, che non ha nulla a che
vedere con la malizia o la seduzione.
Mendo si scosta da me tirando su con il naso e mi fissa, visibilmente
emozionato.
Gli sorrido prima che il suo sguardo torni oltre il vetro, posandosi di
nuovo su Seii.
"Mi dispiace, ma il confronto non regge. Continua a suonare, che
è meglio!" sentenzia con tono drammatico, strappandomi un
altro sorriso.
"Stasera a cena soli, tu ed io! Così mi racconti tutto
dall'inizio!" esclama, tornando a concentrarsi su di me.
Perplessa, abbozzo un sorriso imbarazzato.
"Come vuoi… Ma credo che ti annoierai!"
"Questo lo dici tu, signorina bella! Il tuo assistente personale
tiferà per te e per la tua storia d'amore, d'ora in poi!"
Annuisco ridendo, arrendendomi come sempre quando ho a che fare con le
persone testarde, che mi circondano.
"Sai, Mendo? Quando ti metti in testa una cosa, sembri un po' Yukari!"
"La tua adorabile amica ha un sacco di qualità, peccato si
lasci influenzare troppo spesso, da quel materiale del signor Tadai!" e
detto questo, si mette ad aggiustare i capelli, guardandosi nel
riflesso del vetro.
"Andiamo, Mendo! Siamo un bel gruppo! E sarà ancora meglio,
quando si unirà a noi la signorina Akane!" lo provoco,
osservando bene la sua reazione.
La mia battuta ha colto il segno.
Le sue guance infatti prendono subito colore mentre gli occhi
s'iniettano di sangue.
"Oh che il Cielo ci scampi e liberi quel giorno!"
"Perché ti fa così paura quella ragazza? Una
persona così seria e professionale, poi!" aggiungo con finta
innocenza, continuando a stuzzicarlo.
"A breve avrai anche tu la sfortuna di conoscerla meglio e dopo
capirai!" mi risponde accigliato, sistemandosi la cravatta, senza
distogliere lo sguardo dal se stesso riflesso nel vetro.
"Vado a prendere da bere, ti va qualcosa?" mi chiede infine, cambiando
totalmente discorso.
Rispondo di sì con un sorriso e lui non aggiunge altro,
prima di uscire velocemente dalla stanza, per precipitarsi in corridoio.
I miei occhi tornano a fissare l'interno della sala prove, una volta
rimasta sola.
Lo sguardo di Seii si alza dalla tastiera proprio nello stesso momento,
incrociando il mio.
Quando mi saluta, il suo sorriso è fin troppo
dolce…
Gli rispondo con un veloce cenno della mano, prima di incrociare le
braccia al petto.
Lo sguardo di Seii nel frattempo è tornato sulle sue mani,
che corrono esperte sullo strumento.
E con questo capitolo si
apre la terza e ultima fase della mia storia.^^
Spero che vi sia
piaciuto ugualmente, perché è particolare e si
discosta abbastanza dai precedenti.
Mi auguro poi di avere
fatto emergere la personalità un po' bizzarra di Mendo,
senza farlo diventare troppo una macchietta!^^
Sanae sta affrontando
una nuova vita e non potevano mancare dei nuovi personaggi intorno a
lei. Incrocio le dita.^^
Ringrazio come sempre di
cuore, tutte le persone che hanno letto e commentato, in particolare
chi lo ha fatto per la prima volta, regalandomi bellissime parole!
Il mio GRAZIE
più sincero va a tutte voi...
Un abbraccio particolare
a Betta per la sua costante amicizia e per ogni cosa che fa per me...
Ti voglio bene.^^
Un bacio a Tammy e a
tutte le ragazze della chat, che mi vedono solo apparire e
scomparire... Temo sia una mia prerogativa!^^'
E con questo
è tutto, a presto
OnlyHope^^
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Capitolo 25 *** Labirinti ***
BUTTERFLY
CAPITOLO 25
Labirinti
"Finalmente, Sanae!"
Yayoi Aoba mi accoglie con un sorriso accattivante, proprio sulla
soglia di casa sua.
"Mi dispiace averti avvertita all'ultimo minuto! Ma se perdevo
quest'occasione, non sarei più riuscita a venire!" esclamo,
abbracciandola affettuosamente.
"Sei qui a Tokyo ormai da sei mesi! Dopo tutto questo tempo, mi ero
rassegnata a non vederti, sai?"
"Scusami, Yayoi… Hai perfettamente ragione... " tento di
giustificarmi, sentendomi davvero imbarazzata.
"Ma ora che si stanno avvicinando gli esami, il mio insegnante privato
è ancora più un mastino! Così ho
sempre meno tempo libero, per non parlare poi di Mendo! A volte sembra
proprio mia madre!" sbuffo, stanca e un po' avvilita.
"Ma se avete finito di registrare, perché non sei tornata a
casa con Yukari?"
Casa...
E non riesco a trattenere un sospiro mentre fisso la mia amica per un
secondo.
"Ho sempre comunque qualcosa da fare o qualcuno da incontrare. Mancano
ancora le foto per la copertina e la promozione dell'album, quindi sono
dovuta rimanere qui, perché viaggiare facendo la spola di
continuo da casa, dovendo anche studiare per il diploma, non era
proprio il caso… Sono già stanchissima
così!"
Yayoi si stringe al mio braccio mentre saliamo le scale per raggiungere
camera sua.
Incoraggiata dalla sua presenza amica, torno a dare sfogo alla mia
frustrazione.
"Quando torno in albergo ogni sera è un dramma.
Finché Yukari era qui, riuscivo a sentirmi un po'
più serena ma ora, stare da sola comincia ad essere davvero
deprimente!" e detto questo, mi butto a sedere sul letto ricoperto di
cuscini.
"Mi dispiace, Sanae. Stringi i denti, manca poco ormai!"
Yayoi cerca d'incoraggiarmi, sorridendo dolcemente e a me non resta
altro che rispondere al suo sorriso, anche se non riesco a farlo con la
stessa convinzione.
Perché in cuor mio so che pur tornando a casa, niente
sarà più come prima.
Il tempo è passato e non siamo più
bambini…
In questi mesi passati a Tokyo, ho raggiunto la consapevolezza che sia
arrivato il momento di pensare sul serio a diventare grandi.
E questo mi spaventa un po'…
Perché tutto sembra accadere in una volta e all'improvviso
ci si sente come davanti a un bivio.
Una fase della propria vita si sta chiudendo mentre un'altra
completamente nuova inizia a prendere forma, totalmente inesplorata.
Ma non credo che questa sensazione dipenda dalla mia scelta, dalla mia
decisione di cantare…
Credo che avrei avvertito questa confusione, anche se non fossi stata a
Tokyo ad incidere un disco ma a casa, china sui libri, in camera mia.
"Tornare a Fujisawa mi farà sicuramente bene…"
esclamo ad alta voce, prima di dedicare le mie attenzioni alla mia
amica, che mi osserva sempre sorridendo.
"A te invece, come vanno le cose?" le chiedo, decisa a voler cambiare
discorso.
"Non faccio altro che studiare, una noia! E quando mi vedo con Jun,
finiamo sempre a parlare degli esami e dell'ammissione
all'università! Stiamo diventando davvero monotoni!"
Yayoi pronuncia queste parole alzando gli occhi al cielo, ma il suo
sorriso tradisce i suoi veri sentimenti, che non hanno niente a che
fare con il fastidio.
Le sorrido, provando un pizzico d’invidia, perché
vorrei tanto avere io, questo genere di tedio…
Imbarazzata dal mio sentimento poco edificante, distolgo lo sguardo,
che si posa sul cassettone vicino alla finestra.
Il ripiano del mobile è coperto per tutta la sua superficie
da cornici di ogni dimensione e colore.
Incuriosita, mi alzo in piedi per osservarle meglio da vicino e scopro
che in ogni foto, sono ritratti Yayoi e Misugi nel corso di vari anni.
Da poco più che bambini fino a quelle più
recenti, non lontane nel tempo.
Un'altra cosa che salta subito all'occhio, è l'assenza del
calcio nella maggior parte degli scatti.
Il collegamento con la malattia di Misugi sorge spontaneo, ma posso
notare che il suo volto è comunque sereno e sorridente in
ogni immagine, probabilmente per la presenza costante di Yayoi al suo
fianco.
Un sorriso divertito distende le mie labbra, quando un altro pensiero
mi balena nella mente.
Jun Misugi è senza ombra di dubbio un bel ragazzo e negli
anni non ha fatto altro che migliorare!
"Che hai da ridere sotto i baffi?" mi domanda Yayoi, prima di
avvicinarsi a me e appoggiandosi al mobile.
"Niente… Hai un sacco di foto con il Capitano!" esclamo,
sorridendo un po' imbarazzata.
"Beh, perché tu no?" mi chiede, sempre più
incuriosita e divertita dal mio comportamento.
"Sì, qualcuna... " esito un secondo, facendo la vaga.
"Oh insomma, Yayoi! Misugi è proprio bello! Non sei mai
gelosa?" ammetto infine mentre la mia amica mi osserva sorpresa, prima
di scoppiare a ridere.
"Sarò sincera, Sanae… Spesso mi capita di
esserlo. Come hai notato anche tu, Jun non è certo un tipo
che passa inosservato e non tutte si fanno scrupoli ad avvicinarlo. Ma
lui non fa mai niente per attirare tutta questa attenzione, anzi!
Quindi riesco a stare tranquilla… Anche se a volte faccio
una fatica enorme con quelle più insistenti!"
L'idea di Yayoi Aoba, che mette in atto una vera e propria scenata di
gelosia, mi strappa un sorriso, perché non mi sembra proprio
realizzabile.
Lei è sempre stata così dolce e calma.
"Tu hai dalla tua parte tutti questi anni trascorsi al suo fianco,
nella gioia ma anche nelle difficoltà. Un legame come il
vostro non può essere scalfito di certo dalla prima che
capita!" esclamo, tornando a guardare le cornici colorate avanti a me.
Yayoi rimane in silenzio, anche il suo sguardo si posa sulle immagini,
che la ritraggono con il suo grande amore.
"Ogni tanto aggiungo qualche nuova foto, per scandire il tempo che
passa. Ma ogni volta che mi soffermo a guardarle, mi meraviglio sempre
di quanto ne sia passato. Questo è Jun da bambino,
com'è facile intuire…" e indica una cornice
piccola e gialla.
"Quest'altra è stata scattata durante la convalescenza,
subito dopo l'operazione… Guarda com'è tirato il
suo sorriso!" mi indica un'altra foto, bordata di rosso.
"Qui invece sono passati anni!"
Il mio sguardo si sofferma sull'ultima foto elencata dalla mia amica,
che deve essere stata scattata in un momento spensierato e felice.
Entrambi infatti sorridono radiosi ed è palese quanto siano
innamorati.
"Ogni immagine corrisponde a un ricordo racchiuso dentro di me. Quando
guardo queste foto, mi sento fortunata ad avere tutto questo... "
mormora infine, con un tono davvero dolce, quasi commosso, prima di
prendere in mano la cornice e sorridere felice.
Come in un flash improvviso, un ricordo affiora prepotentemente anche
nella mia mente.
Una camera, delle foto appese al muro e una voce che pronuncia delle
parole, molto simili a quelle di Yayoi.
"Tsubasa ha tappezzato la sua camera in Brasile, con decine di mie
fotografie. Quando sono stata da lui, mi ha detto che l'aveva fatto,
perché temeva che il tempo potesse cancellare dalla sua
memoria, anche solo un piccolo particolare del mio volto…"
Non mi rendo conto di aver parlato ad alta voce, tanta è la
nostalgia, che grava sul mio petto.
"Come vanno le cose tra voi, Sanae?" mi chiede seria Yayoi, mutando
completamente espressione, perché deve aver colto al volo il
mio stato d'animo.
Alzo le spalle prima di sospirare, rassegnata.
"Come sempre. Lui in Brasile ed io sola, qui in Giappone. Va come
sempre..."
"Deve mancarti moltissimo..."
"Non immagini quanto… Vorrei vederlo più di
qualsiasi cosa al mondo... Rinuncerei a tutto, pur di avere del tempo
con lui! A volte ho la sensazione di correre in un labirinto e di
arrivare sempre a un vicolo cieco. Mi domando cosa succederà
d'ora in poi..."
"Che vuoi dire, Sanae?" avverto nella sua voce un po' d'esitazione.
Alzo di nuovo le spalle e abbassando lo sguardo, cerco in tutti modi di
non piangere.
"Quello che ho detto. Non so, è come se mi fossi svegliata
all'improvviso ed avessi capito solo ora, che la situazione
tra noi andrà avanti così per anni ed anni... E
questo mi spaventa… Mi spaventa da morire!"
I miei occhi si posano sul soffitto mentre deglutisco per ricacciare
indietro le lacrime.
Yayoi rimane in silenzio, perché non c'è nulla da
dire.
Le cose stanno esattamente così.
E non c’è niente che possa dirmi per dissuadermi o
per rendere meno amara la pillola.
La sento trarre lungo respiro, prima di posare una mano sulla mia
spalla.
"Dai, non fare quella faccia!" le rispondo, cercando di darmi una
scossa e di reagire.
"E non fare caso a quello che dico! Sono un po' confusa, ora…
Sarà colpa di tutti i cambiamenti degli ultimi
mesi… Quando tornerò a casa per un po', mi
sentirò sicuramente meglio e ritroverò un po' di
ottimismo!" aggiungo, cercando di sorriderle, perché non
voglio che si preoccupi per me.
Yayoi infatti ha gli occhi lucidi, posso notarlo prima che mi abbracci
forte.
E il suo affetto sincero sgretola la mia resistenza, facendomi abbassare
ogni difesa.
E inizio inevitabilmente a piangere.
"Non perdere mai la fiducia e la speranza, Sanae. Aggrappati con tutte
le tue forze ai tuoi sentimenti..." la sento mormorare sopra la mia
spalla.
Chiudo gli occhi, per cercare dentro di me il posto dove conservare le
sue parole.
"Tieniti stretta tutto ciò che hai..." è l' unica
cosa che riesco a dire, continuando a piangere, nascosta nell'incavo
del suo collo.
"Ok! E con questa abbiamo fatto!"
Le luci dei riflettori diventano più basse mentre il
ventilatore smette di girare, lasciando che i miei capelli si
abbassino, di nuovo attratti dalla forza di gravità.
Sollevata, cerco di riordinare alcune ciocche, spostandole dal mio viso
fin dietro le orecchie, prima che una mano ben curata si tenda avanti a
me, per aiutarmi a lasciare il set fotografico.
La stringo forte quando scavalco i cavi elettrici coperti da tubi,
facendo molta attenzione a non calpestarli con i tacchi.
"Siediti qui e copriti! Vado a prenderti qualcosa da bere!"
Mendo mi porge una vestaglia bianca, che poggio sulle spalle lasciate
scoperte dal top color bronzo mentre lo vedo dirigersi all'angolo bar.
Sfinita, mi abbandono sullo schienale della sedia e chiudendo gli occhi, tento di rilassarmi un momento.
Finalmente il servizio fotografico è finito!
Ed è un vero sollievo, nonostante mi fossi abituata al set,
una volta superato l'imbarazzo iniziale.
L'idea di trovarmi di fronte a un fotografo professionista, abituato a
lavorare con delle vere modelle, mi aveva messo così in
agitazione, da non permettermi di dormire nemmeno per un'ora la notte
scorsa.
E quando sono arrivata qua, il mio nervosismo non è di certo
sfuggito al suo occhio esperto.
"Rilassati!" mi
ha rassicurato, prima di darmi istruzioni.
"E non pensare a me ma
guarda nell'obbiettivo, come se avessi davanti qualcuno che ti piace!
Capito cosa intendo?"
Credo di essere diventata di mille colori mentre accentuava il
concetto facendo addirittura l'occhiolino, per non parlare poi del sorriso
divertito che ha disteso le sue labbra, una volta dietro la macchina
fotografica.
Ma credo di essere arrossita anche di più, quando Mendo ha
deciso di mettermi ancora più in imbarazzo.
"Beh, contando chi le
piace… Adesso le verrà anche fin troppo facile! E
non ci sarà una ragazza più sexy di lei in
circolazione!"
Ecco, ripensandoci sento che sto arrossendo anche adesso!
Mamma mia, che figura!
"Eccoti del caffè macchiato con tanto zucchero, proprio come
piace a te!"
La voce su di giri del mio assistente mi costringe a riaprire gli occhi
mentre mi porge una tazzina, prima di sedersi accanto a me.
"Sei stata favolosa, tesoro! A parte un pizzico d'incertezza
iniziale... Non vedo l'ora di vedere i provini!"
Rimango in silenzio, sorseggiando il mio caffè,
perché voglio fargli pesare un po', l'avermi messa in
imbarazzo.
"Che hai? Non sei curiosa anche tu?" m’incalza, fissandomi e
sbattendo le ciglia, sorpreso dal mio mutismo.
"Sì, ovvio... Però anche tu, uscirtene con quella
battuta!"
Mendo continua a fissarmi con gli occhioni stupiti.
"Mm... Ma di che battuta parli, tesoro?" mi chiede ed io per poco non
cado dalla sedia.
Lo fisso seria, arcuando le sopracciglia.
"Ah! Credo di aver capito!" esclama all'improvviso, non trattenendo un
sorrisetto furbo.
"Ma mia incredibile creaturina bella! Non ho fatto nome e cognome! Poi
sei diventata davvero terribilmente sexy mentre posavi davanti
all'obbiettivo! Scommetto che stavi pensando a lui! Non ho dubbi!"
"Ehm... Sì... " ammetto, sentendo che sto arrossendo di
nuovo.
"Ho accettato il consiglio, perché non sapevo come
comportarmi e cosa fare!"
"Sei stata incredibile, davvero! Una vera professionista!" mi rassicura
Mendo, annuendo con movimenti decisi della testa.
"Bella davvero, sublime!" continua e i suoi occhi brillano di
eccitazione.
"E smettila!" lo rimprovero, prima di assestargli un gomitata sul
braccio, scoppiando a ridere.
"La signorina Nakazawa ha perfettamente ragione! Proprio una battuta
fuori luogo la tua, Mendo!"
La voce autoritaria ed inflessibile di Akane Minase, pone fine in
maniera netta e categorica al buonumore del mio assistente personale,
che automaticamente irrigidisce i muscoli delle mascelle, contraendoli.
Cala il silenzio.
La mia addetta stampa continua a fissarlo con rimprovero mentre Mendo
la squadra con sufficienza dall'alto al basso.
Se fossi in un cartone animato, ora saetterebbero fulmini dai loro
occhi e nelle pupille brucerebbero fiamme rosse come
l’inferno.
Grattandomi una tempia, cerco di allentare la tensione, sfoderando uno
dei miei sorrisi migliori.
"Andiamo, non è successo niente! Non me la sono nemmeno
presa troppo! Sono solo un po' timida in certe faccende e
m’imbarazzo facilmente!" cerco di minimizzare, rivolgendomi
proprio alla mia addetta stampa.
"Mendo dovrebbe imparare a chiudere quella bocca da forno che si
ritrova! Quando lei sarà un personaggio pubblico,
toccherà a me smentire le voci che circoleranno sul tuo
conto, non di certo a lui!"
Akane Minase mi risponde in maniera lapidaria ed io capisco che il suo
fastidio non riguardava la sottoscritta ma strettamente una questione
professionale.
Preoccupata, abbozzo un altro sorriso prima di voltarmi verso il mio
assistente, che fuma dalla rabbia.
"Figuriamoci! Io che metto in una situazione imbarazzante la mia
adorabile Sanae! Sono un professionista! Uno dei miei primi compiti
è tutelare in toto, la persona che mi è
stata affidata!"
I due si guardano ancora in cagnesco poi Mando inizia a sogghignare,
beffardo.
"Dovresti essere un pochino meno acida, Akane… Se continui
così, nessun uomo vorrà mai avere a che fare con
una pazza isterica come te!"
Poggio una mano sulla fronte mentre la signorina Minase si avvicina a
grandi falcate a lui.
Il suo viso è una macchia color viola.
In un ultimo tentativo disperato, cerco d'intervenire, per evitare che
la situazione degeneri.
Uffa! Sembrano due
bambini capricciosi!
"Signorina Akane, non credo che..." ma non faccio in tempo a terminare
la frase.
"CHE COSA HAI DETTO?"
"Oh, te lo dirò in maniera molto più semplice,
visto che il mio linguaggio forbito è di difficile
comprensione per te: SEI UNA ZITELLA ACIDA!"
Con costernazione, osservo la situazione precipitare, senza poter
rimediare.
"Ragazzi, calmatevi..." esclamo ma è tutto inutile, non
fanno che ignorarmi.
Akane Minase socchiude gli occhi fino a farli diventare due fessure poi
inizia a pronunciare dei borbottii, simili ad
una macuba, detta a labbra quasi serrate.
"Signorina Sanae, noi ci rivedremo al suo rientro a Tokyo. Si rilassi e
passi delle belle giornate nella sua città natale. Le auguro
che il viaggio di domani non la stanchi troppo..."
La mia addetta stampa si congeda da me così e la sua
è una calma sinistra, da far venire i brividi.
"Gr-grazie..." borbotto, strofinando l'indice sotto il naso.
"E per quanto riguarda te..." si volta ora in direzione di Mendo.
"Preparati, perché nei prossimi mesi rimpiangerai di essere
nato! Arrivederci!" e ci sorpassa, allontanandosi velocemente.
Il mio assistente deglutisce nervoso, quando la vede sparire oltre la
porta scorrevole del set.
"Hai proprio esagerato stavolta, Mendo!" lo rimprovero,
posando le mani sui fianchi e senza risparmiargli uno sguardo
accigliato.
"Temo di sì..." è la sua risposta pensierosa.
"Speriamo di sopravvivere, Sanae!" aggiunge, visibilmente preoccupato.
Lo guardo perplessa ma prima che riesca a chiedergli il motivo
dell'astio tra lui e Akane Minase, Mendo m'interrompe, cambiando
discorso, come nulla fosse.
"Visto che domani te ne torni a casa, stasera ti porterò a
cena in un posticino very, very glamour!" e il suo sorriso torna quello
accattivante di sempre.
Scuoto la testa, abbozzando un sorriso.
"Ok, vada per questo posto very,
very glamour!"
"Molto bene, però poi a letto presto! Ora cambiati
principessa, io ti aspetto fuori!" e dopo avermi dato un buffetto sulla
guancia, si dirige anche lui verso la porta.
Non trattengo una risata quando lo vedo sporgersi titubante, per
guardare fuori.
Quando si rende conto che la via è libera e che la signorina
Minase non è pronata a nessuna imboscata nei suoi confronti,
torna a guardarmi.
Sorridendomi, si passa una mano sulla fronte prima di sospirare
ostentatamente.
E quando oltrepassa l'uscita del set, lo sento distintamente cantare in
falsetto!
"I will survive
as long as i know how to
love
I know I will stay alive
I've got all my life to
live
I've got all my love to
give
and I'll survive
I will survive!"*
Rientrare a Fujisawa è stato meglio di quanto avessi mai
immaginato.
Stare di nuovo a casa con i miei e dormire nel mio letto…
Girare per le vie della mia città ed incontrare le persone
che conosco da una vita, che mi salutano allegramente.
Una parte del mio cuore è riuscita a ritrovare un po' di
pace…
Ma una parte piccolissima però, perché la
mancanza di Tsubasa risucchia ogni mia energia positiva, come se fosse
un buco nero.
Questa mattina ho rincontrato sua madre con il piccolo Daichi.
Ora il suo fratellino cammina traballante e parla, mischiando parole
vere a quelle storpiate dalla sua memoria.
E questo incontro ha scaldato un'altra piccola parte di me e il buco
nero nel mio petto, si è fatto leggermente più
piccolo.
Ho trattenuto a stento le lacrime mentre sua madre mi parlava di lui.
Ho cercato di nascondere il mio dolore a quel viso familiare, che
ricordata tanto il suo.
Ma non credo di esserci riuscita…
Non credo di essere stata brava a fingere che vada tutto bene,
perché la signora Natsuko mi ha abbracciata forte
all'improvviso.
Lei sa quanto amo Tsubasa, senza che ci sia mai stato bisogno di dirlo
a parole...
Credo che lei sappia anche molte altre cose, tra cui il vivere lontani
da chi si ama...
In quel momento sono stata sul punto di cedere al pianto, ma Daichi ha
attirato la mia attenzione, tirando la stoffa dei miei pantaloni.
Quando mi sono abbassata in ginocchio, per essere alla sua altezza, mi
ha sorriso dolcemente, dopo aver tolto il ciuccio dalla bocca, con una
mano paffutella.
Poi le sue braccia morbide hanno cinto il mio collo mentre rideva,
ripetendo il mio nome così tante volte, da sembrare una
cantilena.
Ed è stato allora che non sono riuscita a trattenere una
lacrima, che però ho mischiato al riso, perché ho
sentito che sarei riuscita a superare tutto...
E che sarei riuscita ad andare avanti così, ancora a lungo...
Anche per sempre.
"Allora Anego, come si sta a Tokyo?" mi chiede Ishizaki, avvicinandosi.
Lo fisso mentre sorseggia una bevanda, che ha proprio
l’impressione di essere un po' alcolica e la sua espressione
è ancora più buffa del solito, ammesso sia
possibile.
"Bene. Perché Yukari non ti ha detto nulla? E poi cosa stai
bevendo?"
"Oh, è una cosa innocua, non preoccuparti. Ora che stiamo
per diplomarci, possiamo concederci qualcosa di più corposo delle
solite bibite!" mi risponde, guardandosi intorno, nella festa
organizzata nei locali della scuola, per celebrare il mio ritorno.
"Cosa avrebbe dovuto dirmi Yukari? Se in un posto manco io, non
c'è magia!"
"Se lo dici tu... " esclamo ridendo mentre alzo vistosamente gli occhi
al cielo.
Ishizaki fa per rispondermi, posando un braccio sulle mie spalle, ma
qualcosa, o meglio qualcuno non molto distante da noi, attira
completamente la sua attenzione.
Il suo sguardo si rabbuia, assumendo un'espressione assolutamente
accigliata.
"E questo… Che cavolo è venuto a fare?!" lo sento
borbottare, come se non fossi più qui, accanto a lui.
Mi volto curiosa e scopro con stupore, che si sta riferendo a Takeshi
Seii.
"Ishizaki... Avete invitato a questa festa tutta la scuola!
Perché non sarebbe dovuto venire? Ha collaborato addirittura
al mio disco!" gli rispondo, facendo volutamente finta che il ragazzo
in questione, sia solamente una persona qualunque.
Il mio amico si volta a guardarmi mentre alza un sopracciglio.
"Quello cerca solo una cosa in questa posto… Anzi, solo una
persona..."
"So gestire benissimo la situazione, senza che tu o altri dobbiate
preoccuparvi!" ribatto con un tono severo.
"A proposito! Vorrei proprio sapere cosa vi ha spinto a parlare di Seii
con Tsubasa!" esclamo, fissandolo seria negli occhi.
"Era la cosa giusta da fare. Doveva sapere che c’è
uno, pronto a mettere le mani sulla sua ragazza. Doveva essere
avvertito, punto!"
Non prendo molto bene la sua spiegazione, che fa molto pulzella
indifesa da salvare.
"Ti sembro una pronta a farsi intortare dal primo che capita?" gli
chiedo serrando le palpebre, sentendomi offesa.
Ishizaki comprende subito l'equivoco e prende a scusarsi.
"Non è per te, Sanae! Ti conosco da una vita e so che tipo
di ragazza sei. Solo che questo qui sembra non recepire il concetto,
è proprio recidivo!"
Abbozzo un sorriso, commossa dalle intenzioni protettive del mio amico
d'infanzia poi per distrarlo dalla sua arrabbiatura, cerco di sviare il
discorso.
"E tu, che faresti se qualcuno non comprendesse il concetto con Yukari?"
Ishizaki si volta a guardarmi stupito, facendo una smorfia con le
labbra.
"Tsé! Ci devono solo provare ad avvicinarsi, allora..."
"Avvicinarsi a cosa?" la voce della mia migliore amica lo interrompe e il mio amico inizia subito a balbettare frasi incompiute,
completamente imbarazzato.
"Allora, Ryo? Avvicinarsi a cosa?" lo incalza senza tregua, vedendolo
in difficoltà.
"Non preoccuparti, Yukari! Le sue erano intenzioni più che
buone, da vero cavaliere!"
Ishizaki annuisce sollevato mentre la sua ragazza continua a guardarlo
perplessa, finché il suo sguardo non si abbassa sul bicchiere stretto tra le sue
mani e quando glielo strappa di mano per annusarlo, la sua espressione
diventa furibonda.
"Ryo Ishizaki, questo è alcol! Maledetto cretino! Ma che hai
nella testa? Sei in preparazione atletica!"
"Andiamo, non esagerare! Vogliamo solo divertirci un po'!"
Ishizaki cerca di minimizzare facendo il gradasso, ma in
realtà è seriamente intimorito dal tono di voce
della mia migliore amica.
"E poi io sono pure il più sobrio!" aggiunge per
giustificarsi, indicando gli altri ragazzi della squadra, tutti con un
bicchiere in mano.
Yukari non si lascia abbindolare e lo prende per un orecchio.
"Sanae, ci vediamo tra un po'… Il tempo di rinfrescare le
idee a questo qui!" e lo trascina via con fare minaccioso.
Mi scappa una risata vedendola allontanarsi, senza smettere di
rimproveralo.
Il mio sguardo poi si posa su Taro, dall'atra parte della stanza ma
quando decido di raggiungerlo, per vedere se è un po' brillo
anche lui, intravedo con la coda dell'occhio Seii, che si sta dirigendo
verso di me.
Una sensazione di disagio torna a farsi strada nel mio
petto, come ogni volta che mi capita di trovarmi sola con lui.
Ho cercato di evitarlo accuratamente negli ultimi tempi, sin da quando
ero a Tokyo, per la verità.
Ma stavolta è diverso, non posso alzarmi ed
andarmene senza attirare di più la sua attenzione, quindi
faccio buon viso a cattivo gioco, rimanendo ferma sul mio sgabello.
"Ciao!" mi saluta sorridendo, una volta che mi ha raggiunta.
I suoi occhi mi fissano senza la minima esitazione.
"Ciao..." rispondo educatamente, ricambiando il sorriso anche se in
modo meno ostentato.
"I tuoi amici hanno organizzato proprio una bella festa, vero? Ti stai
divertendo?"
Rispondo laconicamente di sì.
Seii non si lascia scoraggiare dalla mia reticenza ad avere una
conversazione e prende uno sgabello, trascinandolo fino a sedersi
proprio difronte a me.
Ostinatamente, il mio sguardo si sposta di lato, per evitare di
guardare nella sua direzione.
"Ozora come sta?" mi chiede però con un tono così sarcastico, da
farmi girare di scatto per fissarlo negli occhi.
"Oh, finalmente! Sapevo che usare la parolina magica avrebbe attirato
la tua attenzione!" e mi sorride ancora, sicuro di sé.
"Sai... Quando sono tornato in città e tu sei rimasta a Tokyo, ho
avuto un'illuminazione su ciò che provi ogni giorno senza di
lui. Mi sei mancata, Nakazawa."
Rimango in silenzio, completamente avvinta dal senso di disagio.
Vorrei tanto andarmene il più lontano possibile.
"Mentre non eri in città poi, una ragazzina del primo anno si
è dichiarata… Sono uscito un paio di volte con
lei, per distrarmi un po' dalla tua assenza ma anche
perché… Beh, a certi richiami non si
può dire di no in eterno, solo perché il cuore
è da un'altra parte, non ti pare?"
Lo fisso sempre senza rispondere, non capendo dove voglia andare a
parare.
Il suo tono è volutamente provocante, mi domando se voglia
farmi ingelosire.
Una cosa è certo però…
Ishizaki ha ragione sul suo conto, Seii è davvero recidivo
sull'argomento.
"Ogni tanto dovresti farlo anche tu, distrarti intendo. Magari ti
sentiresti meno sola, appagando il tuo corpo. Forse Ozora usa
proprio questa tattica in Brasile e... "
"VAI AL DIAVOLO, SEII!" esclamo con rabbia, senza distogliere lo
sguardo dal suoi occhi mentre il mio cuore pulsa violento contro il
petto e il respiro gonfia in maniera accelerata i miei polmoni.
Seii non distoglie lo sguardo e dalla sua espressione non traspare
nessun tipo di pentimento per la sua insinuazione né per
avermi invitato, tra le righe,
a distrarmi con lui.
"Tiriamo fuori le unghie se si tocca il caro Capitano, eh?"
continua a provocarmi, sarcastico.
"Oppure ti alletta la mia proposta e ti senti turbata per questo?"
aggiunge, abbassando volutamente lo sguardo sulla scollatura
della mia maglietta.
E questa volta alla rabbia si aggiunge la delusione…
Perché questo ragazzo sfrontato davanti a me, non ha nulla a
che fare con quello che ho conosciuto tre anni fa al club di musica.
Nulla a che vedere con il musicista di talento, che sa tradurre così bene sentimenti ed emozioni in note.
Meglio chiudere qui…
Decisa a non portare oltre questa conversazione e con la consapevolezza
che non è ribattendo alle sue provocazioni che possa
riuscire a farlo, cerco di non assecondare i miei istinti, che mi
suggerirebbero di prenderlo a schiaffi.
"Forse hai bevuto troppo, Seii. Ne riparliamo quando sei tornato in
te..." e con calma, scendo dallo sgabello per andarmene, distogliendo
lo sguardo da lui.
Quando sto per oltrepassarlo però, mi sento afferrare per le
braccia.
Le mie spalle sono costrette contro la parete.
E sento le sue labbra premute con decisione contro le mie!
Non riesco a capacitarmi che tutto questo stia accadendo sul serio,
finché la rabbia che ho cercato di reprimere, non esplode in un gesto inevitabile.
Lo colpisco forte al viso.
Con tutta la forza che ho in corpo, con tutto il rancore e il
risentimento, che mai avrei pensato di provare in vita mia.
Il mio polso pulsa per il dolore.
Seii porta una mano al viso, posandola sulla guancia.
"Non avvicinarti mai più a me... " sibilo mentre una lacrima
solca il mio viso.
Nella mia mente il nome di chi amo di più e con tutto il
cuore, si ripete incessantemente.
Come se volessi scusarmi con lui, per non essere stata capace di
evitare tutto questo.
Quello che succede nel frattempo intorno a me, è
solo caos.
Tutta la squadra mi circonda.
Yukari mi prende per un braccio e mi trascina via con sé.
Allontanandomi, scorgo Ishizaki aggrappato al collo di Seii mentre gli
urla in faccia di tutto.
Taro cerca di separarli, tirandolo per le braccia.
Il resto delle persone fissa la scena a bocca aperta.
Mi volto, sentendo le lacrime che mi rigano il volto.
E i singhiozzi scuotono il mio corpo mentre mi sorreggo a Yukari, che
mi accarezza dolcemente i capelli, cercando di calmarmi.
* "I Will Survive" di
Gloria Gaynor Parole & Musica: Freddie Perren, Dino Fekaris
Dopo tantissimo tempo,
eccomi di nuovo qua brevemente per un saluto a tutte voi.
In particolare vorrei
salutare chi ha recensito o mi ha contattata personalmente.
Mi scuso semplicemente,
per non essere noiosa e ripetitiva, ma il problema è e
rimane sempre lo stesso: non ho tempo.^^'
Spero che il nuovo
capitolo vi sia piaciuto, lo spero di cuore... Sempre ammesso che ci
sia ancora qualcuno disposto a leggerlo! XD
Come spero di non
impiegare troppo a mettere on line gli altri...^^'
Vi mando un abbraccio
caloroso, a presto...
OnlyHope^^
P.S. Vorrei fare due
dediche speciali in questo capitolo: a Sakura che mi manca tantissimo e
alla quale voglio un mondo di bene (tesssoraaa!^^) e ad Alessia, la scena di Sanae e del
piccolo Daichi è dedicata a te... ( e perdonami se ho
peggiorato il carattere di Seii in questo capitolo! So già
che non apprezzerai!^^)
Un bacio, Elisabetta.
|
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Capitolo 26 *** Transizione ***
BUTTERFLY
CAPITOLO 26
Transizione
"Oddio, non ci capisco
niente! Qualcuno mi aiuti!"
Ishizaki urla con le mani poggiate alla testa, disperandosi come un
matto sopra il libro di matematica.
Taro cerca di tranquillizzarlo e con calma, cerca di ripiegargli un
passaggio del test, scorrendo in dito indice sui fogli pieni di
esercizi.
Ma il nostro amico è proprio nel pallone, ora che mancano
giusto un paio di giorni agli esami.
Yukari lo fissa con aria torva, infastidita dai suoi lamenti in quello
che dovrebbe essere un silenzioso pomeriggio di studi.
Uno sbuffo le sgonfia il petto, prima di riprendere a leggere i suoi
appunti, correndo di nuovo veloce con gli occhi, riga dopo riga.
Anch'io dovrei rimettermi a studiare, ma non riesco ad abbassare lo
sguardo sul quaderno aperto sotto la mia mano.
I miei occhi infatti non riescono a staccarsi, dal livido sullo zigomo
di Ishizaki.
Una smorfia dispiaciuta distorce le mie labbra mentre scruto con
attenzione quella macchia verdognola, segno che si sta riassorbendo
lentamente.
Riabbasso gli occhi solo quando il pensiero di quella sera si
fa insistente.
Perché in
fondo è stata tutta colpa mia!
Credevo di saper gestire al meglio la situazione, invece stavo solo
limitandomi ad aggirare l'ostacolo.
Ma cosa avrei potuto fare di più?
Che cosa avrei dovuto dire, per evitare che un mio amico d'infanzia
facesse a pugni per difendermi?
Oltre ad ostentare il mio amore per Tsubasa…
Cos'altro avrei dovuto fare, per convincere Seii che nulla poteva portarmi
a lui?
Forse avrei dovuto semplicemente mandarlo al diavolo fin dall'inizio...
Un nodo alla gola inizia a farmi male mentre poso di nuovo lo sguardo
su quel livido.
Depressa, poggio la penna sul tavolo e facendo leva con le mani sui
libri aperti, mi alzo da tavola, tenendo di nuovo gli occhi bassi.
"Io faccio una pausa… Vado a prendere una boccata d'aria in
giardino!"
E senza aspettare alcuna risposta, lascio la stanza e attraverso il
corridoio.
Una volta giunta in cucina, apro la porta a vetri.
L'aria gelida di fine febbraio mi colpisce il viso, facendomi lacrimare.
Non so dire però se questo dipenda solo dal vento freddo.
Strigno le braccia al petto mentre percorro qualche metro sulla terra
resa dura e arida dall'inverno.
Quando raggiungo i rami scuri e spinosi del roseto di mia madre,
sospiro tristemente.
Perché questa pianta mi assomiglia.
Resiste alle intemperie aspettando la primavera proprio come
me, che attendo fiduciosa che il sole torni a riscaldare la mia vita.
Un altro sospiro esce dalla mia bocca, sotto forma di una densa nuvola
bianca, simile a fumo.
Strofino le mani una contro l'altra per scaldarle dal freddo mentre una
lacrima scende lenta a bagnarmi una guancia.
"Ti prenderai un malanno… Potevi almeno prendere questa..."
Mi asciugo furtivamente il viso con una mano, quando sento il tocco
gentile di Taro mentre posa una giacca sulle mie spalle.
Mi volto e gli sorrido, per ringraziarlo.
Lui risponde al mio sorriso dolcemente, strappando ai miei occhi
un'altra lacrima commossa.
"Mi sento una stupida... " sussurro, portando di nuovo le mani al viso,
nell'estremo tentativo di allontanare il pianto.
"Veramente una stupida!" aggiungo, posando di nuovo gli occhi su di lui.
Taro mi scruta serio ma non riesco a sostenere per molto il suo
sguardo, a causa della vergogna.
"Perché ti senti così?" mi chiede, abbassandosi
per potermi guardare ancora in volto.
Stringo le palpebre, facendo una smorfia con la bocca prima di rialzare
lo sguardo su di lui.
"Ma perché sì! Faccio sempre preoccupare tutti e
per colpa mia, succedono cose orrende a chi mi vuole bene!"
Taro rimane in silenzio, così mi sento libera di sfogarmi
ancora.
"Prendi Ishizaki! Non deve fare a botte per Yukari ma si ritrova con un
occhio nero a causa mia! E se avesse avuto ripercussioni a scuola per
questo? A un passo dagli esami, poi!"
"Io credo che te ne sia grato, invece! Era un pezzo che voleva trovarsi
in mezzo ad una bella rissa!" mi contraddice con un sorriso, cercando
di sdrammatizzare.
"Non scherzare, Taro... " lo rimprovero, riprendendo a camminare
nervosa per il giardino.
"Sanae, nessuno ce l'ha con te ma soprattutto, nessuno ti biasima per
quello che è successo..."
Mi blocco prima di voltarmi di scatto a guardarlo.
"Il problema è proprio questo! Dovreste farlo! Dovreste
lamentarvi, perché quella scema di Sanae è
così sciocca e stupida, da non saper badare a se stessa!"
"Ma se sei così brava tu, a criticarti…
Perché dovremmo iniziare a farlo anche noi, che oltretutto,
non pensiamo nulla di quello che hai appena detto?"
Innervosita da questa sua placida calma, mi volto sprezzante a guardare
da un'altra parte mentre sento che sto per piangere di nuovo.
"Capisco che ti possa dispiacere per Ryo e che probabilmente tu ti
senta in colpa nei suoi confronti, ma non dovresti rimproverarti
così!"
Le sue parole hanno colto nel vivo.
Mi mordo il labbro inferiore, che ha iniziato a tremare prima di alzare
gli occhi al cielo, cercando di trattenere le lacrime.
Taro si avvicina a me e delicatamente, poggia le sue mani sulle mie
spalle, per costringermi a guardarlo di nuovo.
"Credo anche che tu ti senta in colpa nei confronti di Tsubasa e questo
sì che è davvero stupido, Sanae..."
Bersaglio colpito.
Taro è riuscito a leggere perfettamente nel mio cuore.
Contraggo il viso nervosamente, mordendo le labbra ancora
più forte, finché non scoppio in lacrime.
"Adesso sì, che sei una ragazzina scema... Non sei contenta
che l’ho detto?" mi chiede sorridendo, per tirarmi su di
morale.
Gli ho un piccolo colpo sul petto con pugno, continuando a disperarmi.
"Devi metterci più energia, Sanae! Su, un bel colpo deciso,
come quello che hai mollato a Seii!"
Tirando su col naso, riesco a rialzare lo sguardo su di lui.
Quando lo imploro di smetterla di prendermi in giro, la mia voce suona
lamentosa come quella di una bambina piccola.
Taro mi sorride dolcemente, prima di scompigliarmi i capelli sulla
fronte con una mano.
"Non hai niente da rimproverarti, Sanae. Smettila di sentirti male per
questa storia ma soprattutto, smettila di piangerti addosso! Non
è da te!"
Obbediente, cerco di arginare il pianto e di calmarmi.
"Io... È solo che io…" cerco di parlare
ma riesco solo a balbettare in questo momento.
"Non voglio più vederti scoraggiata, ok? Mai più!
È tutto passato, anzi, sorpassato per tutti! Manchi solo
tu!" aggiunge, cercando di spronarmi a ogni costo.
Sto per ribattere che è difficile ma Taro non me ne
dà il tempo.
"Sei convinta?" mi chiede, facendo subito pressione.
Mi arrendo, con il cuore colmo di gratitudine nei suoi confronti,
dandomi mentalmente della stupida, per il mio comportamento infantile
degli ultimi giorni.
Taro ha ragione, io non ho nulla da rimproverarmi.
L'unico ad essersi permesso cose fuori dall'ordinario è Seii.
E devo sentirmi solo orgogliosa ad avere amici come Ishizaki, che non
si tirano mai indietro quando c’è bisogno di
aiutarmi.
Sì, ora ne sono seriamente convinta...
Così tanto da sorridere di nuovo al mio amico, ma con
un'espressione piena di gratitudine, perché sono grata per
tutto quello sta facendo per me.
Taro coglie al volo il mio nuovo stato d'animo, posso leggere
nei suoi occhi tutto il suo sollievo.
"Ora però mi vergogno un po' a tornare dentro… Si
vedrà sicuramente che ho pianto…" ammetto a bassa
voce, picchiettando le dita delle mani l'une contro le altre e tenendo
lo sguardo basso.
"Capirai! Come se fosse la prima volta che frigni davanti a noi!" mi
apostrofa con tono canzonatorio, strappandomi una risata
imbarazzata.
"Grazie ancora una volta, Taro... " e gli sorrido di nuovo, prima di
prendere una sua mano tra le mie.
"Di niente... " mi risponde, stringendo un po' di più le mie
dita fredde.
"Ora però dovrò avvertire Tsubasa!" esclama
all'improvviso, grattandosi una tempia con la mano libera.
Ho un tuffo al cuore mentre lo guardo preoccupata, di nuovo in ansia.
"Devo avvertirlo di rigare sempre dritto, perché sei una che
picchia pesante! Stavi per staccargli il collo a quel povero diavolo!"
Lo fisso per qualche secondo stupita poi non trattengo una
risata sollevata.
Taro mi ride tranquillamente in faccia prima di chiedermi cosa avessi
capito per darmi poi ripetutamente della scema.
La sua mano stringe ancora la mia mentre ci avviciniamo alla
portafinestra per rientrare in casa mia.
Continuiamo a scherzare ancora, una volta raggiunta la mia cucina.
Una sensazione liberatoria di sollievo, mi fa sentire finalmente un po'
leggera.
Guardo ancora una volta il suo viso sorridente, prima di raggiungere
gli altri.
Grazie di cuore, Taro...
Ti voglio bene!
Il crepitio del fuoco si diffonde nell'aria gelida.
Il falò al centro del cortile scolastico arde con le sue
fiamme, che si dimenano alte, come se provassero a toccare il cielo
stellato, che promette una gelata in questa notte di Marzo.
Mi stringo al cappotto, per schermarmi dal freddo mentre gli altri
diplomati gettano in aria fogli di appunti e pagine di libri.
Quando la carta arriva troppo vicino al fuoco, brucia di un giallo
intenso, sparendo tra le braci.
Sorrido quando scorgo Ishizaki, intento a lanciare bracciate di suoi
quaderni in mezzo alle fiamme.
Accanto a lui c'è Yukari ovviamente, che ride come una
pazza, presa dall'euforia.
Ma tutta questa allegra confusione, non ha nulla a che fare con la
solennità della cerimonia di consegna degli attestati,
avvenuta nel pomeriggio.
È stata una giornata strana quella di oggi, che ho affrontato
con un profondo senso di commozione.
La malinconia poi ha preso il sopravvento, perché ho dovuto
dire addio a qualcosa che non tornerà più nella
mia vita e che mi mancherà.
Lascerò una parte di me in questi luoghi.
La Sanae dell'adolescenza rimarrà rinchiusa tra queste mura,
in cui ho trascorso gli ultimi tre anni della mia vita.
E la mia non è stata una passeggiata di salute,
perché ho dovuto vivere questi anni, cercando in me stessa
la forza per affrontarli al meglio.
Consapevole che non avrei mai vissuto come le altre, per cause di forza
maggiore e per amore.
Girando da sola per le classi vuote, ho raggiunto il mio banco, per
sedermi un'ultima volta accanto a una delle finestre della mia aula.
Una volta tornata nei corridoi deserti, ho potuto immaginare Yukari
mentre mi aspetta per tornare a casa insieme o per andare agli
allenamenti, com’è successo decine di volte nella
nostra routine.
Mi sono fermata a osservare il cielo azzurro, sedendomi sulla panchina
nel cortile, quella dove lei mi confessò il suo primo bacio
con Ishizaki.
E ho sorriso pensando a quel giorno, perché mi è
sembrato davvero lontano nel tempo ma soprattutto distante da quelle,
che siamo diventate oggi.
Con le lacrime agli occhi, ho fissato il campo d'allenamento.
Sono rimasta ad osservare ogni particolare, per un tempo che non so
precisare, partendo dalla cesta colma di palloni, fino alla porta degli
spogliatoi, ormai da riverniciare.
Quando ho chiuso gli occhi, ho sentito le grida dei ragazzi nel
silenzio, il rumore della sfera di cuoio contro la terra
battuta…
E mi è parso di sentire anche l'odore di pulito delle divise
appena lavate, appese al vento ad asciugare.
In quel momento ho avvertito quanto fossi legata al club di calcio, con
una forza senza precedenti…
Forse perché dovevo separarmene.
Perché dovevo dirgli addio.
Molto probabilmente, perché dovevo separarmi da un qualcosa
collegato strettamente a Tsubasa.
E ora so che anche il ricordo del mio primo amore, che rincorre un
pallone sul campo del club, rimarrà intrappolato tra le cose che non tornano.
Tra le cose di un'età, che sta diventando passato.
Un'altra emozione mi ha poi accompagnata, quando ho attraversato il
cortile e con passo lento, mi sono diretta verso l'ingresso
dell'auditorium.
Accarezzando i tasti del vecchio pianoforte, ho sentito dentro di me la
malinconia, che mista al nervosismo, mi ha resa un po' più
triste.
Perché al club di musica mi sono congedata da qualcosa, che
è appartenuto solo ed esclusivamente a me.
I miei sentimenti, la vera me stessa, che ho tradotti in musica,
rimarranno sospesi per sempre tra il palco e la platea.
Tenuti stretti nell'aria dalle mie emozioni, da quelle paure che mi
coglievano più acute, ogni qual volta mi sedevo davanti ai
tasti bianchi e neri.
Ma non ho dovuto affrontare tutto questo da sola, perché il
professor Tadai è stato sempre accanto a me, pronto a
indicarmi il cammino.
Gli incontri nell'aula di musica però, non sono stati solo fortunati…
Seii...
Distolgo istintivamente lo sguardo dal fuoco, per guardarmi intorno.
Da quella sera, dopo il mio rientro da Tokyo, l’ho evitato
ancora di più, con tutta me stessa.
Dopo quel bacio, che non sono riuscita a perdonargli, ho voluto che
sparisse dalla mia esistenza.
Anche se so che mi ha cercata, nel tentativo disperato di parlare di
nuovo con me.
Dopo la scenata alla festa, tutta la scuola ci ha tenuto gli
occhi puntati addosso per giorni, è normale che le notizie
siano circolate alla svelta, arrivando anche alle orecchie dei
diretti interessati.
Ma questa volta, essere al centro dei pettegolezzi ha giocato in mio
favore, perché lo ha tenuto lontano, togliendogli il
coraggio di avvicinarmi faccia a faccia.
La presenza costante dei miei amici intorno a me poi, deve essere stata
un altro ostacolo insormontabile, dopo la rissa di quella notte.
Alzo le spalle, sfidando il vento con il mento.
Mi sento sollevata quando non incrocio il suo sguardo, anche se non
m'importa davvero cosa possa pensare o provare Takeshi Seii.
Sento davvero troppo rancore nei suoi confronti, per interessarmi anche
solo minimamente a lui.
"Ehi, Sanae!" la voce di Yukari mi ridesta, aiutandomi ad allontanare
ciò che è nulla
dai miei pensieri.
Le sorrido mentre mi prende una mano, ridacchiando allegra.
"Vieni con me, andiamo! Abbiamo avuto un'idea!" esclama prima di
tirarmi per un braccio, affinché la segua.
"Che genere d'idea?" domando curiosa mentre sorpassiamo il
falò, dirigendoci veloci verso il campo da baseball.
Yukari sghignazza ancora senza ritegno, continuando a camminare avanti
a me con passo deciso.
Ora che siamo più vicine alla meta, noto un gruppetto di
persone fermo a bordo campo…
Ma sono i ragazzi della
squadra con Kumi!
Quando li raggiungiamo, Taro borbotta qualcosa all'orecchio di Ishizaki
mentre sono chini sul quadro elettrico.
All'improvviso l'illuminazione del campo si accende.
"Bene! Pronti per una partitella?" esclama quest’ultimo,
sfregandosi le mani.
Mi guardo intorno incredula…
I miei amici nel frattempo si stanno togliendo le giacche, estremamente
divertiti.
"Forza, Sanae! Che aspetti ancora?" mi esorta Taro mentre continuo a
fissarlo allibita.
"Ma abbiamo il permesso?" chiedo perplessa, come se il mio dubbio fosse
più che legittimo.
Il mio amico scoppia a ridere fragorosamente.
"Sanae, non fare la prima della classe e togliti il cappotto! Entro un
minuto ti voglio al turno di battuta, sei in squadra con me!"
"Ma io non so giocare! E a quel che mi risulta, nemmeno voi!" ribatto,
iniziando però a spogliarmi nonostante muoia di freddo.
"Ma è questo il bello!" interviene Yukari mentre aiuta il
suo ragazzo a forzare la porta dello spogliatoio del club, per prendere
mazze, guantoni e palline.
Ci mancava il furto con
scasso!
Ma la pazzia generale contagia ben presto anche me, che arrivo
addirittura ad arrotolare le maniche del maglione lungo le braccia.
Ma sì!
Lasciamoci andare, una
volta ogni tanto!
Mi dirigo così verso la mia migliore amica, che è
appena riuscita a intrufolarsi nello stanzino, riuscendone con le
braccia piene di attrezzatura.
"Passami una mazza!" esclamo con aria di sfida verso una Yukari sempre
più divertita, che annuisce.
"Vai, Anego! Fai vedere a tutti cosa vuol dire essere un maschio
mancato!" strilla allegro Ishizaki mentre prendiamo posto nel diamante.
Mi posiziono in battuta, portando la mazza oltre le spalle,
impugnandola bene, stringendo con le dita.
Quando mi guardo intorno, il mio cuore si colma d'affetto alla vista
dei miei amici, che mi hanno tenuto compagnia per tutti questi anni.
"Ishizaki, lancia tu per primo se hai il coraggio!" grido, invitandolo
piegando le dita verso di me.
Il mio amico raccoglie la sfida con un ghigno scherzoso e si posiziona
sul monte di lancio, battendo ritmicamente la palla bianca sul guantone
di pelle.
Mi guardo ancora un'altra volta intorno, sentendo nel cuore tutto il
bene che provo per questi ragazzi, che amano il calcio.
Ragazzi speciali ma anche così pazzi, da congedarsi l'un
l'altro con una partita... Ma di baseball!
Sorrido, ringraziando mentalmente ognuno di loro per la sua presenza
nella mia vita.
"Sei pronta, signorina?" mi provoca Ishizaki, preparandosi al tiro.
"Fatti sotto!" esclamo tirando sul il mento e stringendo di
più il legno della mazza tra le dita.
La palla parte come un razzo, mi concentro per prenderla...
Addio liceo...
Addio adolescenza...
Ma soprattutto, addio
club di calcio...
Il cellulare chiama
ed io mi copro fino alla testa con il piumone, assaporando
il tepore del mio letto.
Lo sento ancora squillare, con quel suono monotono e prolungato, che
dà proprio l’idea dell'attesa mentre cerco di
scaldarmi i piedi ghiacciati, strofinandoli tra loro.
Ho preso troppo freddo,
per giocare a baseball all'aperto, in pieno inverno e per giunta di
notte!
"Sanae!"
La voce calda di Tsubasa, dall'altra parte del telefono, riesce a
scaldarmi dove sento più freddo…
Nel mio cuore…
"Ciao..." sussurro, raggomitolandomi su me stessa.
"Allora, com’è andata a scuola?" mi chiede subito,
senza trattenere la curiosità.
E il suo tono è così dolce…
Come quando non ci sono carezze né abbracci ma solo parole
per confortare.
Solo parole per amare.
Inizio a raccontargli del mio ultimo giorno di scuola superiore, senza
tralasciare alcun particolare.
Tsubasa mi ascolta con attenzione, come se stessi parlando della cosa
più importante del mondo.
Scoppia a ridere divertito, quando gli parlo della nostra partitella di
baseball nel cuore della notte.
Ride ancora, quando gli racconto della mazza volata via dalle mie mani,
che per poco non uccide Morisaki.
E la sua risata mi sembra il suono più melodioso del
mondo…
Ma lui è così lontano ed io pagherei oro, per
poter rivedere il suo viso e incrociare di nuovo il suo sguardo.
Darei tutto quel che ho, per poter sentire ancora le sue labbra sulle
mie.
Perché vorrei tanto che fosse qui con me…
"E così si chiude un altro capitolo della storia di Sanae..." sussurro con un sospiro.
"Ti senti triste?" mi chiede in maniera retorica, per invitarmi a
sfogarmi.
Ma come ogni volta, evito di farlo, perché non voglio farlo
preoccupare.
"Più malinconica, direi... " ammetto parzialmente.
"Ma anche spaventata!" aggiungo, avvertendo realmente questa sensazione
nel mio cuore.
"Spaventata?"
"Sì... " rispondo senza esitare.
"Le poche cose certe della mia vita sono arrivate alla conclusione.
D'ora in poi sarà tutto nuovo per me, ma credo che tu possa
capirlo… Non ti sei sentito così appena arrivato
in Brasile?"
Tsubasa sospira, come se avesse compreso solo ora, ciò che
sto provando, comprese le mie paure.
"Sì, Sanae… Ti capisco. Ma sono sicuro che
andrà tutto bene! Avrai successo e ti sentirai fiera di te
stessa e… Sì, andrà tutto bene! "
ripete esitante, come per lasciare in sospeso altro.
Ed io non posso evitare di pensare che questo altro si riferisca a noi,
alla nostra storia.
"Certo..." rispondo, cercando d'ignorare l'inquietudine dentro di me.
Perché ciò che mi spaventa di più in
questo momento, non è altro che la lontananza…
Questa distanza ci separa e che ci separerà ancora, come se
non ci fosse un termine.
Che ne sarà
di noi, Tsubasa?
È quello che vorrei chiedergli ma desisto, perché
non si può parlare di queste cose per telefono...
Ma soprattutto, mi spaventa la risposta che potrei ricevere.
"A maggio ci sarà un'amichevole della nazionale, pensi di
venire?" chiedo titubante, sperando che una buona notizia
possa allontanare le brutte sensazioni, che mi attanagliano lo stomaco.
"Sì! Certo che ci sarò!"
Tsubasa mi risponde allegro, senza la minima esitazione, donandomi un
improvviso senso di sollievo.
E i miei occhi si velano di lacrime, ma di felicità.
"Sarò a Tokyo giusto il tempo dell'incontro… Ma
meglio di niente, Sanae!" aggiunge a malincuore, ma io mi sento
rincuorata lo stesso dal suo breve ritorno, anche se sarà
solo un palliativo.
Perché ho così bisogno di lui, che mi accontenterei di
un'ora sola, pur di stare insieme.
"Non preoccuparti, va bene anche così... Non
preoccuparti..." ripeto per tranquillizzarlo.
"Ma tu, Sanae… Riuscirai a venire con i tuoi impegni?"
"Puoi giurarci!" rispondo convinta, aggrottando le sopracciglia.
"Dovranno abbattermi, per riuscire a non farci incontrare!" esclamo
agguerrita.
Tsubasa ride divertito e anch'io non trattengo una risata.
"Scema... " sussurra, tornando a usare quel tono caldo, che mi fa
sentire di pasta frolla.
E che mi fa pensare che diventerei una bambola tra le sue mani, se
fosse qui stanotte…
Arrossisco al pensiero di quanto vorrei averlo accanto a me...
Fisicamente.
"Quando ti fermerai a casa?" mi chiede poi, riferendosi alla mia
momentanea permanenza in città.
"Il più possibile!" rispondo senza esitazione,
perché ho seriamente bisogno ricaricare le forze stando in
un ambiente familiare.
"Vorrei tornare prima…" lo sento mormorare dall'altro capo
del telefono.
"Molto prima di maggio... " aggiunge con una voce carica di desiderio
ma anche di frustrazione.
"Ed io vorrei fosse possibile!" esclamo mentre sul mio volto si
distende un sorriso amaro, perché so benissimo che non
è fattibile.
"Già... Ma... " esita, non terminando la frase, non so per
quale motivo.
"Ma?" lo esorto curiosa.
Tsubasa rimane in silenzio per qualche secondo poi sospira.
"Ma se fossi lì, potrei dormire con te?" mi chiede
all'improvviso tutto d'un fiato.
Un caldo anomalo si dilata nelle mie guance mentre sorrido.
Sentirsi desiderata è
una sensazione così bella…
"Certo... " rispondo con voce calma e dolce.
Tsubasa emette uno sbuffo soddisfatto, che mi fa capire che sta
sorridendo.
"Bene! Ora sì che mi sentirò felice, pensando al
fatto che sono bloccato qui!" ammette candidamente, strappandomi una
risata.
"Beh… Questo è il prezzo da pagare per diventare
il numero uno!" lo stuzzico, giocando per una volta con la nostra
triste realtà.
"No, questo è il prezzo da pagare quando si ha la ragazza in
un altro continente!"
"Non mi sono mai mossa da qui, io! Non puoi dare la colpa a me!"
"Potrei sempre prenderti e portarti via con me..."
Il mio cuore accelera i battiti mentre sento gli occhi farsi lucidi per
l'emozione.
Non mi è sembrato che scherzasse…
La sua voce era calma, dolce ma soprattutto spontanea…
Calma, Sanae…
Ti stai agitando troppo
per nulla!
Tsubasa si schiarisce la voce con un piccolo colpo di tosse.
"Ora però si è fatto tardi! Sarà
meglio se ti metti a dormire!" esclama spavaldo, ma con una vena
d’imbarazzo, che non mi sfugge.
Rispondo meccanicamente di sì, ancora confusa dalle sue
parole.
"Buonanotte, Sanae..." mi saluta e la sua voce è di nuovo
così calda…
"E a te buona giornata..." rispondo, stringendomi al cuscino, come se
fosse un modo per abbracciarlo.
"Tsubasa!" lo richiamo però, prima che possa chiudere.
Il mio cuore batte di nuovo incredibilmente veloce.
"Sì?"
Portami via!
È questo che vorrei dirgli anche se non si
può…
Perché non si possono chiedere certe cose, solo
perché si è trasportati dalle emozioni.
"Niente!" esclamo, cercando di sembrare allegra.
Tsubasa mi saluta di nuovo, ma nella sua voce emerge una nota perplessa.
E quando sento cadere la linea, mi stringo ancora di più al
cuscino, per prendere sonno, nonostante i pensieri.
Nel buio della mia stanza torno a chiedermi cosa avrà in
serbo per me il futuro…
E l'incertezza che ne scaturisce, riesce a farmi sentire d'improvviso
ancora più sola.
Con qualcosa che ha
dell'incredibile, eccomi qua ad aggiornare di nuovo e dopo pochissimo
tempo!^^
Finalmente sono riuscita
a riprendermi del MIO tempo prezioso e questi sono i risultati, credo
che potrò tornare con più costanza ora... (ma non
lo dico troppo forte, che non si sa mai!^^').
Ringrazio di cuore tutte
le persone che hanno letto l'ultimo capitolo e quelle che hanno
lasciato un commento.
Grazie per il continuo
affetto e per l'interesse che mi dimostrate!
Un bacio grande poi alla
mia Bettina, ad Alessia e a Stefania, che dopo secoli sono riuscita a
contattare, anche se l'adsl ci ha messo lo zampino!^^'
E a Rossy, che ha una
costanza incredibile nel recensire e che mi rende più che
felice!^^
Con questo è
tutto, per ora…
A presto, OnlyHope^^
|
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Capitolo 27 *** Profumo di rose ***
BUTTERFLY
CAPITOLO 27
Profumo di
rose
Osservo la mia immagine
riflessa nello specchio mentre poggio sul corpo l'abito di seta, ancora
appeso alla sua stampella.
Quando muovo le gambe, l'orlo del vestito arriva decisamente molto
sopra il ginocchio.
È piuttosto
corto...
Indecisa, mi volto verso Mendo, che scorrazza felice da un lato
all'altro del negozio, scrutando al millimetro ogni capo.
Non c'è
niente da fare, questo è proprio il suo habitat
naturale…
Quando il suo sguardo si posa su un vestitino ancora più
corto del mio e di un rosso cangiante, sembra colto da una folgorazione.
Ma una volta girato e rigirato sulla stampella, il suo naso si arriccia
mentre gli occhi roteano verso il soffitto insoddisfatti.
La sua espressione buffa, tipica dello stile Mendo, mi strappa un
sorriso divertito.
Ormai lo conosco troppo bene, per non capire, anche solo con uno
sguardo, cosa gli passa per la testa.
Soprattutto da quando si è messo in testa, che il mio
guardaroba doveva essere decisamente più fornito.
Con più
fornito, il mio assistente intende una quantità
di capi, dieci volte superiore alla media nell'armadio di una
donna comune.
"Sanae, che ne dici di questo?"
Yukari sbuca fuori dal camerino di prova, dopo aver indossato un
abitino fantasia, che le dona particolarmente.
Annuisco sorridendole mentre si gira più
volte davanti allo specchio.
"Aspetta! Ora ti faccio vedere l'altro!" e scompare di nuovo dietro la
porticina di legno scuro, per cambiarsi ancora.
E pensare che non voleva
nemmeno venire!
La sua faccia imbarazzata quando le ho ordinato di venire a fare spese
con me, è ormai un ricordo lontano.
"Sanae, ma tu non hai ancora deciso cosa prendere?" mi chiede mentre la
sento armeggiare oltre la porta del camerino di prova.
Alzando le sopracciglia, mi volto a guardare verso l'appenderia che
sorregge una decina di capi, scelti da me nell'ultima ora.
"Ma che cavolo dici, Yukari! Ho già preso un sacco di cose!"
esclamo ridendo mentre Mendo appende un altro completo accanto agli
altri, non prima di avermi sorriso estasiato.
Per farlo smettere immediatamente, scuoto la testa con vigore, ma lui
mi liquida con un cenno della mano, tornando a buttarsi a capo fitto
tra stampelle e stoffe colorate.
"Oh ma io intendevo per la tua occasione speciale!" esclama
all'improvviso la mia migliore amica, facendo capolino dal camerino.
Il suo sguardo malizioso è tutto un programma.
Arrossendo, ammetto che non so decidermi, anche perché sono
un po' tesa.
È così tanto tempo che non vedo Tsubasa...
"Non puoi venire a vedere la partita, vero?" mi chiede ancora,
oltrepassando del tutto la porta del camerino.
"Questo come ti sembra?" m'incalza subito con un'altra domanda.
Osservo il nuovo cambio di Yukari, che ora indossa un top bianco
e nero con pantaloncini corti dello stesso colore.
"Meglio l'altro..." le rispondo, prima di tornare sull'argomento che mi
sta più a cuore.
"No, non ce la faccio proprio a venire allo stadio. Devo cantare...
Cantare e parlare, parlare e ancora cantare…"
Non riesco a trattenere un sospiro, perché è da
un mese ormai, che non faccio altro che correre da una parte all'altra
del Paese.
Promuovere l'album è davvero molto impegnativo e non
c'è speranza di avere qualche giornata libera.
Anche se speravo lo stesso di avere quella giornata
tutta per me.
Yukari mi guarda sbuffare senza dire una parola, finché i
suoi occhi non s'illuminano e mi sorride sorniona.
"Quindi lo raggiungerai dopo... In albergo?"
"Sì..." rispondo titubante, sentendomi in imbarazzo.
"Dovrei farcela per l'ora di cena..."
"Sì, certo! Proprio per la cena!" la sento sghignazzare alle
mie spalle mentre mi dirigo verso un camerino, facendo finta di voler
provare il vestito corto, che tengo in mano da mezz’ora.
Quando mi chiudo dentro, inizio meccanicamente a spogliarmi.
Nel riflesso dello specchio, le mie guance rosse risaltano come fragole
mature.
Perché sono così eccitata all'idea di rivedere
Tsuabsa, tra poco più di una settimana…
Proprio mentre infilo l'abito, qualcuno bussa alla porta del camerino.
Ovviamente si tratta di Yukari, che proprio non ce la fa a non
prendermi in giro, iniziando a bersagliarmi con delle
battutine, degne del suo storico fidanzato.
"Yukari!" la rimprovero, tirando la chiusura lampo lungo il fianco ma
ridendo comunque di buon umore.
"Speriamo che non si stanchi troppo, durante la partita!
Altrimenti…" la sento esclamare, sempre più
divertita.
"Basta, scema!" continuo a ripetere senza smettere di ridere.
Quando esco dal camerino di prova, Mendo ci osserva come se fossimo
pazze.
"Adorabile tesoro! Se continui così ti riempirai di rughe! E
anche tu, Yukari!" esclama mentre ci raggiunge con l'intento di
calmarci, come se da questo dipendessero le nostre vite.
Cercando di riprendermi dal troppo ridere, gli mostro il vestito che ho
appena indossato.
"Che ne dici?" gli chiedo, facendo una piroetta che termina in una
specie d'inchino.
Il mio assistente mi scruta serio dalla testa
ai piedi.
Ripete questo rito ancora un paio di volte prima di scappare
velocemente.
L'osservo scomparire oltre l'angolo, sbattendo le palpebre sugli occhi
stupiti.
Quando mi volto verso Yukari, lei alza le spalle, tirando fuori il
labbro inferiore.
"Beh… Se deve fare questo effetto, meglio lasciar perdere!"
esclamo avvilita, guardandomi di nuovo allo specchio.
Ma non faccio in tempo a girarmi di nuovo verso la mia amica,
perché Mendo riappare magicamente, tenendo in mano un paio
di scarpe di seta nera.
Con aria entusiasta, s’inginocchia poi avanti a me e
in religioso silenzio, m’infila i sandali ai piedi.
A nulla valgono le mie proteste imbarazzate mentre cerco di tenere
ferma la gonna corta, poggiando le mani sulle gambe.
Mendo si rialza soddisfatto quando ho indossato entrambe le scarpe, ma
non ha ancora finito con me, perché poggia ai miei lobi
degli orecchini vistosi, decisamente vistosi, ma straordinariamente
abbinati al vestito.
Sempre più imbarazzata, cerco un sostegno in Yukari, ma lei
se la ride alla grossa, divertita dagli slanci di pazzia del mio
assistente, che ancora non riesco bene a gestire.
"Oh così sei perfetta!" esclama Mendo, congiungendo le mani
al petto mentre i suoi occhi brillano, come se fosse commosso.
"Gra-grazie..." rispondo, sperando che abbia finito con le sue
stranezze modaiole.
"Yukari, che te ne sembra?" chiede poi alla mia amica, senza
tralasciare di sbattere le palpebre con aria sognante.
"Proprio irresistibile! Credo che a qualcuno prenderà minimo
un infarto!" gli risponde lei, con la sua solita malizia, che mi spinge
a darle una gomitata sul braccio.
"Mendo, ti ringrazio davvero… Ma non credo che
prenderò quest'abito... È un po' troppo..."
"Costoso?" domanda, con l'aria di chi cade dalle nuvole.
"No. Direi più… Appariscente!"
Mendo mi scruta di nuovo dalla testa ai piedi, radiografandomi,
letteralmente.
"Tesoro!" esclama poi con aria seria.
"Tu acquisterai questo vestito, che ti piaccia o no!" sentenzia,
scuotendo la testa.
"Ma..." faccio per obiettare, ma lui non me ne dà il tempo.
"Niente ma! Nella moda bisogna osare, tesoro! Osare! Cambiati mentre io
mi occupo della tua deliziosa amica!"
Obbedisco timidamente, anche perché so che se non lo
prenderò di mia spontanea volontà,
sarà direttamente lui a comprarlo.
Rassegnata, mi avvio di nuovo verso la cabina mentre vedo con la coda
dell'occhio Mendo, che si avvicina a Yukari e agli abiti che ha appena
provato.
Lei s’imbarazza e scuote subito la testa.
So da cosa dipende questa sua reticenza, così mi metto a
frugare nella borsetta e quando ho trovato quello che cercavo, mi volto
di nuovo verso di lei.
"Yukari, non ti preoccupare! Scegli tutto quello che vuoi. Te la
ricordi questa?" e le sventolo davanti la mia dorata carta di credito.
"Ma..." tenta di obiettare ma per una volta sono io a poter interrompere
qualcuno.
"Niente ma!" imito la voce di Mendo, facendola sorridere.
"Questo è un regalo da parte mia!" esclamo, avvicinandomi a
lei.
"Un regalo che non riuscirà mai a compensare, tutto
ciò che hai fatto per me in questi anni..." aggiungo con
infinita dolcezza.
Yukari arrossisce e i suoi occhi si fanno lucidi per
l'emozione.
"Quindi approfittane!" la esorto ancora, prima di tornare sui miei
passi e infilarmi in camerino.
Sorrido quando la voce entusiasta di Mendo raggiunge le mie orecchie,
perché ho fatto un dono anche lui in questo momento.
Perché quello che lui ama di più al mondo, è rendere le
ragazze… Divine!
"Allora, Sanae… Questo è l'elenco delle domande
che ti faranno dopo l'esibizione. Naturalmente ho eliminato quelle
troppo personali…"
Akane Minase mi passa un foglio, con le sue belle mani curate.
Quando lo prendo, mi limito ad una lettura veloce con gli occhi,
perché mi fido completamente del lavoro della mia attenta
addetta stampa.
"Beh… Tanto sono sempre le stesse!" esclamo, rivolgendole un
sorrisetto divertito mentre lei armeggia tra palmare
e documenti vari, di cui ignoro la natura.
Akane alza leggermente lo sguardo, per rispondere al mio
sorriso, rimanendo sempre professionale.
Un atteggiamento il suo, che Mendo, tutto luccichii e batticuori, odia
profondamente.
Continuo ad osservarla curiosa mentre risponde al telefono, con la sua
bella voce ferma e sicura.
Quando si china per prendere degli appunti, arcua leggermente le
sopracciglia, mordendosi le labbra.
È innegabile che sia una gran bella ragazza, forse un po'
troppo rigida a volte, ma decisamente attraente, con quell'aria da
donna in carriera, very
professional, come direbbe il mio adorato
assistente.
Sbuffa, alzando gli occhi al cielo dopo aver chiuso la conversazione
poi si scusa, prima di uscire in fretta e furia dalla stanza, come se
il palazzo stesse andando a fuoco.
Rimasta sola, inizio a guardarmi intorno, per osservare meglio il suo
ufficio, qui alla sede centrale della casa discografica.
Sorridendo, decreto che è in perfetto stile Akane Minase,
perché tutto è molto pratico, funzionale
e non c’è alcuna traccia di quel superfluo, che
invece fa tanto impazzire Mendo.
Alla parete sono appese litografie di quadri astratti, che sfuggono
alla mia comprensione mentre sulla scrivania sono impilate
delle cartelle, un notebook, un portamatite e un'unica foto, che ritrae
la mia addetta stampa il giorno della laurea.
Provo ad immaginare come sarebbe quest’ufficio, se fosse
passato tra le mani del mio assistente e allora lo vedo già,
pieno di specchi decorati da cristalli colorati, lampade stile liberty
e pareti tinte di viola, anzi molto più probabilmente di
fucsia.
E al posto di queste sedie dallo stile moderno ed essenziale, ci
sarebbero state poltroncine di velluto e nell'aria si sentirebbe il
profumo di spezie orientali, piuttosto che questo odore neutro di
detergente.
Quando bussano alla porta, ho un sussulto, distraendomi dalla mia attenta osservazione.
Curiosa, mi volto, invitando lo sconosciuto ad entrare.
Il sorriso mi muore istantaneamente sulle labbra, quando la
porta si apre.
"Mi hanno detto che eri qui..."
Sono allibita.
Osservo Seii, contraendo involontariamente la mascella, in un'espressione nervosa che non sembra sfuggirgli.
"Sono qui perché mi è stato offerto un
contratto..." aggiunge infatti, quasi a volersi giustificare, come per
tranquillizzarmi che la sua presenza a Tokyo, non ha nulla a che fare
con me.
"Buon per te!" rispondo, senza calcolare minimamente il tono acido e
sprezzante della mia voce.
Seii abbozza un sorriso amaro, arcuando leggermente un lato della bocca.
È visibilmente dispiaciuto per il mio atteggiamento, ma io
continuo comunque a guardarlo con sufficienza.
"Senti, Nakazawa… Non abbiamo avuto modo di parlare, dopo..."
"È sbagliato!" lo interrompo subito.
"Non è vero che non abbiamo avuto modo, sono io che ho
voluto che tu non ne avessi, è diverso. Francamente? Non
credo poi ci sia niente da dire…"
"Se tu mi lasciassi spiegare..."
"Come?! Ma tu cosa vuoi spiegare, eh? Cosa?" sbotto, perdendo ogni
briciolo di pazienza e di sangue freddo.
"Nakazawa, ti chiedo solo di ascoltarmi!" esclama scosso e con uno
sguardo implorante, che non fa altro che irritarmi da morire.
"Ma con che faccia ti presenti a chiedere qualcosa?" non trattengo
più la collera.
"Con quale coraggio, mi chiedo!"
"Sono stato malissimo… Sto malissimo! E non solo
perché tu non mi ami… Nemmeno perché
non hai più voluto vedermi… Tu ora sei convinta
che io sia solo quel ragazzo arrogante, che ti ha baciata con la forza!
E questo non mi dà pace!"
Lo guardo in silenzio, immobile e fredda.
Le mie braccia s'incrociano poi sul petto, in segno di chiusura.
"Io vorrei solo convincerti, che quella sera ero fuori di me... E
sperare..."
"Non m’interessa!" lo interrompo ancora, perché
quell’ultima parola, lo sperare, ha
innescato come un bomba nella mia testa.
"Non m’interessa chi sei. Non m’interessa sentire
giustificazioni e francamente, non m’interessa minimamente
sapere che stai male. Tu non ti sei mai curato di rispettare la mia
sofferenza, pur dicendo di amarmi… Per non parlare poi di
quella di Tsubasa!"
L’ho colpito.
E l'ho fatto volutamente, mirando dove potevo ferirlo di più.
Scoprendo in me una cattiveria ed un lato vendicativo, fino ad ora
sconosciuti.
"Io ho fatto di tutto per te! Ho lasciato persino chi mi amava davvero,
per te!" urla con il volto rosso di rabbia, scosso dalla delusione ma
soprattutto dal dispiacere, causato dalle mie parole.
"IO NON TE L'HO MAI CHIESTO, LO CAPISCI? IO NON TI HO MAI CHIESTO
NIENTE!" ribatto, senza riuscire a controllare il tono della voce.
Non ce la faccio più.
E non accetto che mi vengano anche rinfacciate scelte, di cui non ho la
minima colpa.
"Che cosa sta succedendo qui?"
Akane entra in ufficio, il suo sguardo è iniettato di sangue
mentre si frappone tra me e Seii.
"Lei chi è?" gli domanda austera, fissandolo dritto negli
occhi.
Seii stringe i pugni lungo i fianchi, ma sono io a non dargli
modo di rispondere.
"Nessuno!" esclamo in maniera dura, portando una ciocca di capelli
dietro l'orecchio.
"Non ti preoccupare, Akane… Se ne stava giusto andando..."
aggiungo, fissando il ragazzo difronte a me negli occhi, con uno
sguardo che non accetta repliche né contraddizioni.
"Scusi il disturbo, signorina…" esclama Seii, abbassando la
schiena mentre si rivolge ad Akane.
"E scusami anche tu, Nakazawa… Se puoi..."
Il suo sguardo triste si posa solo un attimo su di me, prima che si
allontani ed esca dalla stanza.
Quando scopare oltre la porta, lacrime mosse dalla rabbia, iniziano
a pizzicarmi gli occhi.
"Maledizione!" esclamo a denti stretti, fuori di me.
"Ma chi diavolo era quello?" mi chiede la mia addetta stampa,
abbandonando per un attimo il suo fare professionale, perché
sinceramente preoccupata per me.
"Nessuno..." le rispondo, cercando di trattenere il pianto.
"Solo qualcuno da cancellare."
"Brava! Bravissima!"
Mendo mi abbraccia forte appena metto piede dietro le quinte, una volta
conclusa la mia esibizione.
"Davvero? Non sentivo benissimo la base!" esclamo, togliendo
l'auricolare dall'orecchio mentre osservo Akane Minase da sopra la sua
spalla.
La mia addetta stampa alza gli occhi al cielo vistosamente, contrariata
dalle espressioni d'affetto di Mendo.
Quando le faccio l'occhiolino, per sdrammatizzare, lei sorride,
scuotendo comunque la testa sconsolata, prima di avvicinarsi a me e complimentarsi per come ho risposto alle domande del
conduttore televisivo.
"Grazie! Ma la partita?" chiedo subito, senza trattenermi oltre.
"Un altro goal!" risponde allegro Mendo, prendendo le mie mani tra le
sue.
E la sua euforia è proprio spassosa, dato che non ne capisce
assolutamente nulla di calcio.
"Chi ha segnato?" domando ancora, curiosa.
"Tsubasa!"
Akane e Mendo lo esclamano in coro, con un sorriso a trentadue denti,
prima di tornare a guardarsi in cagnesco, per
rimediare al fatto di aver parlato all'unisono.
"EVVAI!" esulto felice, alzando il pugno al cielo.
"Uffa, però! Io me lo sono perso!" borbotto poi, un po'
avvilita.
"Non fare quel faccino triste, mia adoratissima creatura. Tra qualche
ora vedrai direttamente lui!" esclama Mendo
emozionatissimo, nemmeno fosse suo, l'appuntamento di stasera.
Un sorriso distende di nuovo le mie labbra quando penso che tra un paio
d'ore al massimo, sarò tra le braccia di Tsubasa.
"Bene! Vado a cambiarmi!" esclamo, rivolgendo uno sguardo eloquente al
mio assistente, che subito annuisce.
"Se partiamo subito, dovremmo essere a Tokyo per le sette!" lo sento
esclamare mentre faccio per allontanarmi frettolosamente.
"Sanae, cambiati pure ma ricorda che dobbiamo passare dal
produttore esecutivo della trasmissione, prima di andarcene!"
La voce seria di Akane mi blocca, riuscendo a spengere per un attimo il
mio entusiasmo.
Quando avverto il sopraggiungere dell'ansia, mi rivolgo subito
a Mendo, con uno sguardo supplichevole.
"Ma devo venire anch'io? Non può andarci solo il signor
Tadai? Così rischio di fare tardi!" esclamo, senza
controllare il mio nervosismo.
"Non preoccuparti, Sanae… Ci vorrà pochissimo. In
questo momento non è il caso, che tu trascuri le pubbliche
relazioni..." sentenzia la mia addetta stampa, senza lasciarmi opportunità di replica.
Non ho altra
scelta…
Emetto un sospiro, prima di rivolgere uno sguardo imbronciato ad Akane.
"Ok..." rispondo mestamente, avviandomi verso il camerino, decisa
comunque a non perdere tempo prezioso.
Mendo mi raggiunge quando imbocco un corridoio e mi cinge le
spalle con un braccio.
"Stai tranquilla! Appena sbrigata questa formalità, saliamo
subito in macchina e in men che non si dica, sarai giunta a
destinazione! E vedrai, faremo così presto che Tsubasa
sarà ancora sotto la doccia, negli spogliatoi dello stadio!"
Osservo il suo sorriso incoraggiante, che cerca di trasmettermi fiducia.
"Ok!" rispondo, veramente rincuorata dal suo ottimismo, prima di
chiudermi veloce in camerino.
Guardo l'orologio per l'ennesima volta mentre il mio piede continua a
tamburellare nervoso, sulla tappezzeria dell'auto di lusso del mio
assistente.
La cintura di sicurezza mi dona un senso di soffocamento senza pari,
così cerco di allentarla, muovendola ogni due minuti.
"Perché stanno tutti fermi?" esclamo, fissando la colonna di
macchine immobili davanti alla nostra.
"Si è ribaltato un rimorchio con dell'infiammabile,
Sanae… Ci vuole tempo per sgombrare la strada..."
Mendo cerca di rassicurarmi, usando un tono di voce calmo, che
però non sortisce alcun effetto su di me.
"Ma sono due ore che siamo fermi!" mi lamento, portando il cellulare
all'orecchio.
"E questo stupido coso nemmeno funziona!" esclamo poi, prima di
lanciare il telefono sul cruscotto, imprecando ancora contro l'assenza
di campo.
Mendo mi guarda stupito, perché non mi ha mai visto dare il
peggio di me.
Mi rendo conto infatti, di essere capricciosa ed irritante in questo
momento, proprio come una bambina viziata.
"Calmati, piccolo angelo..." sussurra con voce vellutata, cercando
sempre di rassicurarmi.
"Fosse facile!" replico, controllando ancora una volta l'orologio.
"A quest'ora sarei dovuta essere già a cena con
lui! Al diavolo!"
Mendo trattiene a stento una risatina divertita, così mi
volto verso di lui, per rimproverarlo con lo sguardo.
"E se uscissimo alla prossima?" chiedo all'improvviso, credendo di aver
trovato una soluzione al traffico.
"Ehm… Abbiamo superato da appena un chilometro l'ultima
uscita..."
Mendo cerca di fare il vago ma ormai è chiaro, la
situazione sta diventando una vera tragedia.
Il mio sorriso si affievolisce, fino a scomparire.
Mi sento davvero scoraggiata…
"Ma se riusciamo a raggiungere la prossima, ti prometto che usciamo!"
lo sento aggiungere, a causa della mia espressione, che deve essere
davvero triste.
Ma come posso non esserlo?!
Sto perdendo del tempo preziosissimo e a me non restano che poche ore,
se non addirittura minuti, prima che Tsubasa debba scappare
all'aeroporto, dove l'aspetta il volo per Sao Paulo.
Inevitabilmente, un groppo inizia a stringere la mia gola mentre una
lacrima scende lenta sulla mia guancia.
"Tesoro, non piangere… Ti si rovinerà il
trucco..."
Mendo cerca ancora d'incoraggiarmi ma io mi sento sempre più
abbattuta.
"Se continua così, non credo che qualcuno vedrà
mai il mio mascara colato..." riesco a borbottare, nonostante le mie
labbra tremino nervose.
"Oh mio Dio! Ancora un altro semaforo?! Ma li stanno seminando come
funghi in città!"
Mendo inchioda sotto la luce rossa, picchiettando nervoso i pollici sul
volante.
Sbuffo esasperata, perché proprio non è serata.
Siamo riusciti ad arrivare a Tokyo con ben quattro ore di ritardo e il
mio cellulare, una volta ritrovato campo e parlato per un attimo con
Tsubasa, per spiegargli la situazione, ha deciso che era ora di
scaricarsi definitivamente.
E se questo non bastasse, anche il cellulare del mio assistente ci ha
detto addio, proprio sul più bello o sarebbe meglio dire,
sul più comodo.
E alla rabbia si è aggiunta ben presto l'ansia ed infine il
dolore, perché sto rischiando seriamente di non vedere
Tsubasa.
Il suo aereo dovrebbe essere già sulla pista di partenza in
questo momento.
E a nulla è valso guardare ripetutamente l'orologio quando
Mendo spingeva sull'acceleratore, una volta superato l'incidente.
Né le mie lacrime mentre seguivo lo scorrere dei chilometri,
che mi separavano da Tokyo.
Ma ora che sono finalmente qui, posso solo pregare, affinché
mi sia concesso almeno un minuto per stare con lui.
Anche uno solo, per abbracciarlo e dirgli che lo amo, che mi manca.
Il tempo di un bacio, ora che non ce n'è
più…
Il volto del mio assistente viene illuminato da una luce verde ora.
Mendo non perde tempo e ingranando la marcia, parte di nuovo come un
razzo verso l'albergo di Tsubasa.
Di tanto in tanto, i suoi occhi abbandonano la strada per guardare me,
con uno sguardo seriamente dispiaciuto.
Un altro incrocio.
Giriamo a destra poi ancora a sinistra mentre in lontananza scorgo la
mia meta.
Il cuore batte più forte.
Nella mia mente si ripete incessantemente una richiesta.
Fa che non sia partito!
Ti prego, fa che non sia
partito!
Mendo parcheggia l'auto davanti all'ingresso, prendendo il posto di un
taxi, che si è appena allontanato.
Non ha ancora tirato il freno a mano, che ho già aperto la
portiera, precipitandomi sul marciapiede.
Salgo i gradini a due a due mentre per una frazione di secondo, i miei
occhi si posano sulla vettura gialla in lontananza, che scompare oltre
una curva.
Una strana sensazione mi colpisce allo stomaco, prima di raggiungere la
hall ed infine la reception.
Le mie mani si posano sulla radica elegante, per poggiarmi e riprendere
fiato.
Mi presento subito con voce concitata, chiedendo poi notizie di Tsubasa.
Nella mia testa prosegue la litania delle mie preghiere.
Ma lo sguardo ed il sorriso del portiere sono più che
eloquenti...
E sento il mondo crollarmi addosso.
"Mi dispiace, signorina Nakazawa. Il signor Ozora ha lasciato
l'albergo..."
Porto una mano tremante alla bocca, cercando di mantenere un
contegno, nonostante una lacrima sia riuscita lo stesso a scendere su
una guancia.
Mi mordo le labbra quando il portiere si volta, per prendere una chiave.
"Il signore mi ha chiesto di farla salire, una volta arrivata. Credo
che abbia lasciato qualcosa per lei in camera..." e con un sorriso
sincero, mi porge la chiave.
"Grazie..." sussurro mentre la prendo tra le dita, che tremano ancora
visibilmente.
Come un automa, raggiungo l'ascensore, che inizia la sua corsa
silenziosamente.
Quando arrivo al piano, attraverso il corridoio con un'insana speranza,
che tutto questo sia un modo per farmi una sorpresa.
Esito, una volta raggiunta la porta della camera, sperando ancora nel
mio cuore…
In quel cuore, che non si capacita, non riuscendo a darsi pace,
perché non vuole arrendersi alla realtà.
Quando entro nella stanza, mi accoglie il buio.
Accendo la luce dopo aver richiuso la porta alle mie spalle.
Il respiro irregolare gonfia il mio seno, stretto nell'abito di seta.
Mi sento come se fossi sotto un incantesimo, dal quale ho paura di
svegliarmi ma non mi rimane altra scelta, ora…
Trattengo il fiato, prima di scontrarmi inevitabilmente con la
realtà.
"Tsubasa?" chiamo piano, la mia voce si sente a malapena.
"... Tsubasa?" chiamo ancora, usando un po' più di
convinzione.
Silenzio.
Il silenzio stringe il mio cuore, quasi stritolandolo.
Quel silenzio, che pone fine a tutto, mandando in frantumi anche la mia
ultima, sciocca, debole speranza di rivederlo.
Trascinando i piedi inebetita, raggiungo la camera da letto.
Quando una luce soffusa illumina la stanza, mi guardo intorno, come per
sincerarmi che Tsubasa sia stato davvero qui, fino a pochi minuti fa.
Sul comò è posato un bellissimo fascio di rose
rosse.
Mi avvicino tenendo una mano sul petto.
Chiudo gli occhi, quando avvicino i fiori al mio viso, per sentirne il
profumo.
Deglutisco nervosa mentre ripeto a me stessa, che non può
essere vero.
Non posso non essere riuscita a vederlo.
Quando riapro gli occhi, una lettera con su scritto il mio nome attira
la mia attenzione.
La apro nervosamente, deglutendo ancora, nel tentativo di trattenere le lacrime.
Non
piangere... Se stai leggendo queste righe, significa che non sei
riuscita ad arrivare in tempo e che non ci siamo potuti riabbracciare.
Che non ho potuto baciarti né parlarti, guardandoti negli
occhi. Dio solo sa, quanto avevo bisogno di tutto questo... Voglio
però che tu non ti senta in colpa, perché non ne
hai. Perché la colpa è più di
quell’aereo che mi aspetta e che devo prendere, per forza. Mi
sei mancata in questi mesi, ancora di più, con
un'intensità mai sentita prima... Cerca di essere forte,
Sanae e ricordati sempre che ti amo. Quindi ti prego, non piangere...
Lascio cadere la lettera sulle mie ginocchia.
Il silenzio ora, è rotto dai miei singhiozzi.
Quei singhiozzi che mi scuotono le spalle, spezzando il mio respiro.
Non mi sono mai sentita così disperata, mai.
Nemmeno il giorno che è partito…
Nemmeno l'ultima volta che mi ha lasciata sola.
Poggio i gomiti sul legno del comò prima di stringere la
testa tra le mani.
I capelli mi ricoprono il volto mentre continuo a piangere.
Senza sosta, senza rimedio...
Piango senza trovare pace, nella stanza dove è stato il mio
amore.
Nella stanza vuota e silenziosa, che profuma di rose.
Eccoci qua, con un bel
capitolino allegro, allegro...
Questa è la
prima volta che do volutamente un dispiacere a Sanae e non ci sono
andata troppo leggera.^^'
Vi ringrazio sempre di
cuore per le letture e le recensioni graditissime, in particolare un
grazie a chi ha preso così a ben volere Mendo!^^ Ma anche a
chi detesta Seii, fin nel profondo...^^'
Abbiate pazienza, ognuno
ha il suo ruolo e quest'ultimo è toccato quello dello "BIP"
di turno!
Un abbraccio, nella
speranza che riesca a mantenere questo ritmo decente nell'aggiornare.
OnlyHope^^
P.S. un abbraccione alla
mia Tessora!^^ Un altro ad Alessia!^^
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Capitolo 28 *** Nelle mie mani ***
BUTTERFLY
CAPITOLO 28
Nelle mie
mani
Non avrei mai immaginato, che essere nervosa potesse essere
così facile per me.
Mi sento estremamente frustrata, ma è una diretta
conseguenza questa, del dolore e della tristezza, che si sono posate
come polvere sul mio cuore.
E il mio nervosismo sfiora quasi l’isteria a volte, facendomi
detestare tutto, perché questo tutto è solo
estremamente irritante per me.
Come la vita della città che scorre, oltre il finestrino
semi aperto.
Ogni cosa mi sembra particolarmente detestabile.
Il sole caldo che illumina le vie affollate, le persone con quell'aria
sorridente e questo profumo di glicine, che soffoca l'aria…
Li detesto, sì.
Specialmente l'ultimo, perché forse mi ricorda l'essenza di
altri fiori, abbandonati in una camera d'albergo.
La mia bocca si contrae leggermente in una smorfia, quando avverto
forte il desiderio di piangere.
Socchiudo le palpebre mentre annuisco ad intervalli regolari, per
rispondere così alle domande di Mendo.
Quando le riapro, porto di nuovo lo sguardo ostinatamente fuori dal
finestrino, senza prestare troppa attenzione alle sue parole.
In questo momento, ho un solo unico desiderio nella testa: voglio che
questa giornata finisca al più presto, mi sento davvero
troppo stanca.
Ecco, il suono del mio cellulare…
Anche lui riesce a darmi sui nervi!
Mendo smette educatamente di parlare mentre cerco nella borsa
l'aggeggio maledetto, che produce questo stupidissimo suono.
Una volta trovato, decido comunque di controllare chi sia, prima di
rispondere.
Oggi non ho proprio bisogno di altre scocciature!
Quando leggo il nome di Taro sul display però, ritrovo
subito un briciolo di buon umore e riesco così a rispondere
al telefono, senza sembrare più di tanto ombrosa.
"Dove sei?" mi chiede, con la sua fantastica voce rassicurante.
"In macchina… Persa per Tokyo fino all'ora di
cena…" sbuffo, iniziando a giocare con una ciocca di
capelli, lo sguardo di nuovo oltre il finestrino.
"Quindi stasera sei libera?"
"Sì..." rispondo mentre osservo svogliatamente un cartellone
pubblicitario, ora che siamo fermi ad un semaforo.
"Bene!" esclama felice il mio amico.
"Ci vediamo a cena, allora!"
Rimango in silenzio qualche secondo, cercando di rielaborare le parole
di Taro.
"Ne deduco che sei in città... A fare?" chiedo poi curiosa
mentre sento i miei nervi distendersi pian piano, grazie alla
possibilità d'incontrare una persona amica.
Quest'ultimo pensiero però, mi fa sentire subito in colpa
verso il mio assistente.
Mi volto così verso Mendo e quando incrocio il suo sguardo,
gli sorrido per scusarmi tacitamente, visto che l'ho escluso per un
attimo dalla mia cerchia privata di amicizie.
Lui mi osserva sereno, ricambiando il sorriso, prima di tornare a
sfogliare concentrato la sua rivista specializzata di moda.
Ignorando la mia domanda, Taro m'informa allegramente sulle coordinate
del nostro appuntamento di stasera.
Per evitare di dimenticare le sue indicazioni, strappo il giornale
dalle mani del mio assistente e scarabocchio un indirizzo sopra un
delizioso vestito firmato, che Mendo stava ammirando con devozione da
ben cinque minuti.
Quando gli ripasso la rivista, lo vedo scuotere la testa scocciato
mentre rivolta le pagine, come se fossero state vittima di un atto
vandalico.
"Ci vediamo stasera, Sanae!"
Taro mi saluta con un entusiasmo, quasi, visto il mio stato, contagioso.
"A dopo..." rispondo un po' titubante, arcuando le sopracciglia e dopo
aver riposto il cellulare nella borsa, torno a guardare fuori dal
finestrino.
Il vento caldo mi scompiglia i capelli mentre mi chiedo il
perché di tanto mistero da parte di Taro.
Ma non ha poi tutta questa importanza, perché l'idea di
passare qualche ora con il mio amico, riesce a rendermi un briciolo
felice, in questa giornata davvero pessima.
E un timido sorriso distende le mie labbra mentre torno a guardare le
persone, le case e i palazzi oltre il finestrino.
Alzo agli occhi per osservare l'edificio avanti a me poi li riabbasso,
controllando un'altra volta l'indirizzo ricamato
sul vestito patinato, nella pagina di rivista del mio assistente..
Aggrottando le sopracciglia, mi avvicino perplessa al portone
d'ingresso.
"Tutto bene, Sanae?"
Mi volto verso Mendo, che mi osserva titubante, sporgendosi dal
finestrino dell'auto.
Gli faccio cenno di non preoccuparsi mentre prendo il cellulare per
chiamare Taro.
In effetti, l’indirizzo è quello giusto ma ci deve
essere un errore.
In questa via, a questo civico, non c'è nessun locale dove
poter cenare ma solo un palazzo, dall'aspetto residenziale.
"Ciao, sono io!" esclamo, appena lo sento rispondere al telefono.
"Mi trovo all'indirizzo che mi hai dato, ma non devo aver capito bene,
perché..."
"Ok, ti apro! Sali al terzo piano!" m’interrompe, prima di
chiudere la comunicazione, senza darmi tempo di aggiungere altro.
Pochi secondi dopo, la serratura elettronica dell'ingresso scatta,
invitandomi ad entrare nello stabile.
Sorpresa, rimango ferma a fissare il portone semi aperto avanti a me.
Non ricordavo che Taro
avesse una casa a Tokyo…
Rinunciando a capirci qualcosa, alzo le spalle e mi volto di nuovo
verso Mendo, per congedarlo.
Il mio assistente mi manda un bacio con la mano, raccomandandosi di
divertirmi e di chiamarlo, quando vorrò tornare al
mio albergo.
Accompagno con lo sguardo l'auto mentre si allontana, prima di entrare
nella palazzina e una vota individuato l’ascensore,
m’infilo dentro, premendo il tasto del terzo piano.
Quando le porte metalliche si riaprono, faccio capolino sul
pianerottolo, guardandomi attorno, finché una porta in fondo
al corridoio non si apre.
Taro esce da un appartamento e quando mi raggiunge, mi abbraccia forte.
E il mio cuore assapora ancora la fantastica sensazione di
serenità, che ti fa sentire a casa, che solo un vecchio
amico riesce a trasmettere.
"Da quando hai una casa a Tokyo?" gli chiedo, aggrottando leggermente
le sopracciglia, una volta sciolto l'abbraccio.
Taro mi osserva per qualche istante, non so decifrare bene la sua
espressione.
Ne capisco ancora meno, quando le sue labbra si arcuano da un lato e i
suoi occhi si fanno maliziosi.
"Non è mia, infatti!" mi risponde, mantenendo la stessa aria
sospetta, coerente con l'aura di mistero della telefonata di stamattina.
Continuo a non capire…
Così tartasso Taro di domande, finché non
raggiungiamo la porta socchiusa dell'appartamento, dal quale
è uscito.
Lui continua imperterrito a non rispondermi ma quando oltrepassiamo la
soglia, una figura familiare attira tutta la mia attenzione,
rispondendo da sola a tutte le mie domande.
"Azumi!" esclamo felice, portandomi le mani sulle guance.
Lei mi sorride, annuendo ed io non resisto.
Presa dall'entusiasmo, l’abbraccio forte, veramente felice
per questo incontro inaspettato.
Appoggiata con il mento al palmo della mano, osservo
l’armeggiare dei miei due amici in cucina.
Azumi è cambiata in questo periodo in cui non ci siamo
viste, come ovvio che sia, ma posso notare che una cosa è
rimasta identica, a quando l’ho conosciuta: il suo sguardo su
Taro.
I suoi occhi brillano di una luce radiosa, appena lui entra nel suo
campo visivo e non riesco a trattenere un sorriso mentre li guardo
ridere e stuzzicarsi, nel tentativo di sparecchiare la tavola.
Non riesco però a non provare anche un pizzico
d’invidia, perché questa idilliaca
felicità davanti ai miei occhi, rappresenta tutto
ciò che io non ho mai nella mia quotidianità.
Ma che vorrei disperatamente avere.
Mi chiedo cosa si possa provare, a vivere così…
Sentendosi felici, ma per davvero, sempre.
Non sentendo mai il peso e l’oppressione del tempo che
scorre, perché si possono ignorare le lancette, che girano
nell’orologio.
Perché i minuti possono scorrere senza importanza,
perché non conta se è già passata
un’ora.
Quando Taro poggia in maniera maldestra l'ultimo piatto nella pila,
facendola traballare pericolosamente, Azumi scoppia a ridere,
prendendolo in giro.
Ed io mi chiedo ancora, cosa si provi a sorridere per una cosa come
questa, quando la mente è libera di sentire ogni emozione,
perfino la più banale, senza altri pensieri, senza ci siano
nubi ad oscurare l'orizzonte.
Tristemente, mi rendo conto che non so darmi una risposta,
perché non riesco nemmeno più ad immaginarla una
vita così.
Suppongo però, che sia bello essere liberi.
Liberi di provare giorno per giorno, dalla più
insignificante delle emozioni fino alla più forte, intensa.
"Sanae? Ci sei?"
La voce di Azumi mi risveglia, come se fosse stata un campanello nella
mia testa.
Mi rendo conto con imbarazzo, di essermi estraniata, forse per troppo
tempo.
"Ehm, scusami... Dicevi?"
"Mi chiedevo… Le persone iniziano a fermarti per strada? Per
cose tipo foto o autografi…"
"Ehm... Ogni tanto capita... Ma non così spesso!" e abbozzo
un sorriso mentre lei poggia i gomiti sulla tavola e si sporge per
farsi più vicina a me, proprio come se non volesse perdersi
una parola.
Anche Taro sorride, osservando l’espressione eccitata della
sua ragazza, prima che i suoi occhi ruotino posandosi al soffitto, in
un'espressione divertita.
"E che si prova?"
"Direi che è strano... Ma anche bello!" le rispondo con
sincerità, ripensando alla gentilezza dei miei ammiratori, quando ho l'occasione d'incontrarli.
"Forte! Deve essere stupendo!" esclama Azumi, battendo le mani
entusiasta.
"Per non parlare poi del fatto, che puoi entrare in tutti quei
fantastici negozi di lusso! Senza doverti preoccupare minimamente dei
cartellini del prezzo!" aggiunge, alzando gli occhi al cielo, con aria
sognante.
Taro non resiste ora e le tira una gomitata al braccio, scuotendo la
testa sempre più divertito.
Annuisco imbarazzata, prima di abbassare lo sguardo, che si sofferma
sul costoso orologio che ho al polso, facendomi sospirare.
"Peccato non possa comprare, l'unica cosa che vorrei davvero..."
esclamo, sentendo le mie labbra contrarsi in un sorriso
amaro mentre gli occhi rimangono fissi sulla lancetta argentata, che
brilla, scattando ritmicamente sul quadrante nero.
"Sanae..."
La voce di Azumi mi costringe a guardare di nuovo verso di lei.
"Mi dispiace… Taro mi ha detto, che la sera dell'amichevole
non sei riuscita a vedere Tsubasa..."
Abbozzo un altro sorriso rassegnato, distogliendo lo sguardo per un
secondo.
Quando torno a guardare i miei amici, posso notare l'espressione
rammaricata con cui mi guardano.
"Già… Non ho fatto in tempo. Prima non avevo il
denaro per andare da lui ma ora che potrei permettermi tutti i viaggi
in Brasile che voglio, mi manca il tempo. E quando lui è in
Giappone, non riesco a vederlo nemmeno per un minuto. Non è
assurdo?" chiedo retoricamente, inclinando la testa di lato e alzando
le spalle.
Taro mi sorride di nuovo, visibilmente dispiaciuto, prima di tentare
d'incoraggiarmi ancora, ribadendomi di non prendermela,
perché ho avuto solo una serie di coincidenze sfortunate
quella sera.
Azumi invece segue il discorso rimanendo in silenzio, senza distogliere
lo sguardo serio da me.
"Qual è il tuo prossimo impegno in agenda?" mi chiede
all'improvviso, spiazzandomi un po'.
Nonostante non comprenda il senso della domanda, rifletto comunque
sugli appuntamenti previsti in questa settimana.
"Fra tre giorni, Osaka, promozione." esclamo professionalmente,
ripetendo a memoria l'appunto della signorina Akane, scritto in rosso
sulla mia tabella di marcia.
"Tre giorni..." ripete Azumi, portando l'indice alle labbra.
Aggrotto le sopracciglia mentre lei riflette, arrivando addirittura a
contare, non so cosa con le dita.
"Dovrebbe farcela… Se tutto fila liscio, ce la dovrebbe
fare!" esclama poi eccitata, voltandosi verso Taro.
In un primo momento, lui la guarda perplesso poi la sua espressione
cambia, diventando stupita.
Tirando leggermente il labbro inferiore all'infuori, li osservo mentre
annuiscono tra loro, esaltati da chissà quale ragionamento
felice.
Mi schiarisco poi la voce, per ricordare loro la mia presenza ma anche
perché credo stiano confabulando qualcosa,
che riguarda proprio me.
"Sanae, è ora di comprare quel biglietto per il Brasile!"
Fisso Azumi mentre annuisce, congiungendo le mani al petto.
Le mie palpebre sbattano ripetutamente, nella confusione del momento.
"Biglietto? Ma di cosa parli? Poi…
Cioè… Quando?" ho solo la forza di dire, con ben
poca lucidità, frastornata dalla piega che sta prendendo la
conversazione.
"Ma ora!" risponde Taro con un piglio deciso, guardandomi serio negli
occhi.
A bocca aperta e con il respiro corto, tento di rielaborare il tutto,
cercando di essere lucida.
"Ma… In così poco tempo..."
"Lo hai già fatto in due giorni, ricordi?" m'incalza il mio
amico.
"Ma non so nemmeno se Tsubasa sia libero da impegni con la
squadra…" esito ancora, avvertendo un po' di panico.
"Tanto vale provare, no?" suggerisce Azumi.
"Può andare solo meglio di così…"
"No! Può andare peggio! Posso illudermi ancora e non
sopporterei un'altra delusione..." ribatto, abbassando lo sguardo,
combattuta tra la voglia di Tsubasa e il terrore di provare ancora quel
dolore, che sentito in quella camera d'albergo vuota.
La mano di Azumi si poggia sul mio braccio
così torno a guardarla, nonostante le lacrime mi annebbino
la vista.
"Sanae… Potrei chiederti se sei felice, ma non ce
n'è bisogno. La risposta è no…"
"Tira fuori le unghie, come hai fatto in questi anni e non farti
trasportare dagli eventi. Riprendi le redini, Sanae!" aggiunge Taro,
regalandomi uno dei suoi incredibili sorrisi, capaci di donare forza e
coraggio.
Abbasso di nuovo lo sguardo mentre il mio cuore accelera i battiti.
Inspiro a pieni polmoni, prima di chiudere le palpebre e decidere che
hanno ragione.
Taro e Azumi hanno ragione da vendere ed io…
Sorrido, quando sento rinascere qualcosa dentro di me.
Un qualcosa rimasto sopito per troppi mesi e che avevo perso di vista,
nonostante mi abbia sorretta per anni, nella mia solitudine.
"Grazie!" esclamo, tornando a guardare i miei amici, prima di cercare
freneticamente il cellulare nella borsa.
Quando Mendo mi risponde, la sua voce è come al solito forte
e squillante.
"Devo venirti a prendere, tesoro? Ma non è un po' presto?"
mi chiede perplesso.
"No, ho bisogno di altro. Devi prenotare per me un volo, per Sao
Paulo… Anche uno che parte subito, se possibile!" esclamo
tutto di un fiato, con la speranza di non sentirlo darmi della pazza.
"Rientro per Osaka, promesso!" aggiungo, preoccupata dal silenzio del
mio assistente.
Il mio stomaco si contorce per l'ansia, sotto lo sguardo attento di
Taro e Azumi.
"Business class, tesoro?" mi chiede finalmente il mio assistente e i
miei occhi si riempiono di lacrime di gioia.
"Grazie, grazie, grazie!!" continuo a ripetere, non trattenendo la
felicità mentre i miei due amici, o complici, si
danno allegramente il cinque.
"Di niente, piccola! Vado al PC e prenoto il tuo volo. Ti faccio sapere
i dettagli appena posso, ok?"
"Mendo, non so cosa farei senza di te... Ti voglio un mondo di bene!"
esclamo commossa, senza trattenere due lacrimoni enormi, che scorrono
veloci giù, lungo le mie guance.
"Oh, angelo! Smettila di ringraziarmi! Altrimenti potrei mettermi a
piangere come una zitella sola e triste! A proposito… Quando
Akane saprà di questa tua fuga d'amore, non sarà
per niente felice! E questo sì che mi piace!"
L'aeroporto di Sao Paulo è davvero familiare per me,
nonostante sia stata qui solo in un paio di occasioni.
Ma questa mia sensazione è legata alle emozioni che ho
vissuto in questo luogo, dove tutto mi ricorda lui…
Mi guardo intorno un'ultima volta, prima di raccogliere il mio esiguo
bagaglio a mano, che poi è l'unica cosa che mi sono portata
dietro nella fretta di partire e incamminarmi verso l'uscita, alla
ricerca di un taxi.
Quando raggiungo il marciapiede esterno, cerco nervosamente il
cellulare nella borsa mentre aspetto una vettura gialla libera,
nell'ora di punta.
Non sono ancora riuscita a parlare con Tsubasa, sono partita troppo in
fretta…
Ma forse sarebbe più onesto ammettere, che non ho voluto
contattarlo di proposito, per bearmi fino all'ultimo, nell'incoscienza
di questo viaggio.
Ricevere da lui una risposta negativa e non partire affatto, sarebbe
stato per me molto peggio, che correre il rischio di ritrovarmi sola in
Brasile, senza poterlo vedere.
Ho desiderato cullarmi nell'illusione di un incontro fino all'ultimo
momento, è vero, ma ora non posso più posticipare
questa telefonata.
Fisso il telefono stretto tra le dita, con il cuore calato nello
stomaco, i brividi lungo la schiena e un'ansia mai provata prima d'ora,
ma quando sto per comporre il numero di Tsubasa, un taxi si avvicina e
me non resta che rimandare ancora la chiamata, che può
radicalmente cambiare il corso del mio viaggio.
Una volta che l'auto ha iniziato la sua corsa, il mio sguardo si perde
oltre il finestrino, nelle vie di Sao Paulo, che ho l'illusione di
riconoscere.
Quando chiedo all'autista quanto manchi, per raggiungere l'indirizzo
che gli ho dato, lui risponde che siamo quasi arrivati e
così la mia attenzione torna al cellulare, stretto ancora
tra le mie mani.
Sospiro, prima di bagnare le labbra secche con la lingua mentre la
paura si fa strada dentro di me.
Quella paura che ha tante versioni, prima fra tutte, l'assenza di
Tsubasa da Sao Paolo.
Ho anche il timore che non risponda poi o nel caso più
fortunato, che sia impegnato, non riuscendo a liberarsi prima di
stasera o alla peggio domani.
Ora che ci penso…
Potrebbe essere addirittura in ritiro!
Scuotendo vigorosamente la testa, cerco di allontanare questi pensieri
scoraggianti.
Devo darci un taglio, ora è il momento di chiamare.
Sentire la sua voce dispiaciuta mentre mi comunica di non essere in
città, sarà comunque meglio che trovarsi da sola
davanti alla porta di casa sua, senza nessuno che venga ad aprire.
Mi rendo conto che l'ansia, mi sta facendo ragionare in maniera
piuttosto contorta.
Basta. Ho deciso. Lo chiamo.
Uno squillo.
Ed io ho già sospirato un paio di volte.
Secondo squillo.
Deglutisco, avvertendo le dita ghiacciate contro il mio orecchio.
Terzo squillo.
E il mio cuore batte così forte, che quasi mi fa male e ho
paura...
E se non fosse?
Cosa?
"Sanae?"
La voce di Tsubasa!
Panico misto a gioia.
Cerco veloce di riconnettere il cervello, perché non ho
tempo da perdere e devo dire cose sensate.
"Dove sei?" domando subito nervosa, senza tanti preamboli.
Voglio disperatamente sapere, se potrò riabbracciarlo tra
pochissimo.
"... In Brasile? Sanae, ti senti bene?" mi chiede Tsubasa perplesso,
avvertendo qualcosa di strano nel mio tono di voce.
"Sì, lo so… Ma intendevo, dove di preciso?"
domando ancora, ignorando la sua titubanza.
"A casa..."
Con il cuore non più nello stomaco ma praticamente in gola,
sento che tutta la tensione, le paure, l'angoscia e l'ansia, si sono
disciolte come neve al sole, grazie a una semplice parola.
Casa.
E mi sento così felice, dopo così tanto tempo,
che quasi non ricordavo più cosa si provasse, nel sentirsi
così.
"Sei veramente a casa tua?" chiedo ancora, quasi incredula, sentendo
che sto per svenire dalla gioia.
"Ehm... Sì. Sanae, sei sicura di stare bene? Mi stai facendo
preoccupare, io..."
"Sto arrivando!" esclamo, senza trattenermi più.
"Aspettami, sarò da te tra qualche minuto!" e presa
dall'agitazione, chiudo sbadatamente il cellulare.
Ma non mi preoccupo più di tanto e ci rido su,
perché manca davvero poco al nostro incontro.
Per non perdere tempo prezioso, decido addirittura di pagare
anticipatamente la corsa e mentre guardo fuori dal finestrino, cerco
qualcosa di familiare nella strada che stiamo percorrendo, che mi
indichi quanto possa mancare a raggiungere Tsubasa.
Appena svoltato l'angolo, ricevo la mia risposta e ho un tuffo al cuore.
Lui è lì.
A metà strada, che si guarda intorno mentre si affaccia sul
marciapiede.
Con una mano si gratta la testa, nell'altra invece stringe ancora il
cellulare.
Non si è accorto del mio taxi, c'è ancora troppo
traffico in questa zona della città, continuo
così ad osservarlo mentre ci avviciniamo progressivamente a
lui.
Indossa come al solito dei pantaloni della tuta e una maglietta, ma ai
miei occhi, sarebbe bello persino vestito di stracci.
Quando il suo viso si volta un'altra volta nella mia direzione,
finalmente i suoi occhi notano il mio taxi, sempre più
vicino.
La mano che poggiava sulla sua nuca, scivola ora lenta sul fianco
mentre Tsubasa fissa con occhi sbarrati la vettura, che mettendo la
freccia, accosta vicino al marciapiede.
Appena penso sia possibile aprire la portiera scendo dall'auto, dando
le spalle a Tsubasa e tirandomi dietro la valigia.
Il taxi riparte, prendo un grosso respiro, prima di voltarmi,
sorridendo.
Tsubasa mi fissa, sbattendo le palpebre confuso ed io mi sento
stranamente imbarazzata, perché il mio cuore non batte
più normalmente, come ogni volta che sono troppo vicina a
lui.
"Ciao! Lo so, sono una pazza… Ma non ce la facevo
più, così..."
Ma non ho il tempo di finire la frase, perché Tsubasa mi
abbraccia forte.
E mi bacia, senza darmi modo di concretizzare, che sto piangendo di
gioia.
Le sue braccia sono
forti, come le ricordavo…
Stringo il suo viso tra le mie mani mentre dimentico anche di
respirare, persa in questo bacio, che desideravo da così
tanto tempo…
Che desideravo come un assetato brama l'acqua, nel bel mezzo del deserto.
"Certo che vivere in Brasile, ti ha proprio emancipato! Baciare la tua
ragazza in mezzo alla strada! Ma fa così anche in Giappone?"
Scuoto la testa vigorosamente mentre Tsubasa borbotta qualcosa, aprendo
il frigorifero.
Roberto Hongo mi sorride malizioso, a quanto pare deve aver assistito
alla scena del nostro incontro e ora si diverte un mondo a prenderci in
giro, come testimonia l'ennesima battuta lanciata al suo pupillo, che
arrossisce vistosamente.
Tsubasa gli lancia ancora occhiate minacciose, per far sì
che la smetta, ma Roberto non si scompone, continuando imperterrito a
punzecchiarlo.
Quello che salta comunque subito agli occhi, nel loro battibeccare
bonariamente, è il loro affiatamento, che li unisce quasi
fossero padre e figlio.
Ma credo che Tsubasa voglia bene ad Hongo, proprio in questo modo.
Come un secondo padre.
Io invece…
Non sono ancora riuscita a capire bene, che genere di sentimenti riesca
a provare nei confronti di Roberto.
Una parte di me gli è sicuramente grata, per l'aiuto dato a
Tsubasa nella sua carriera, nella realizzazione dei suoi
sogni…
E questa parte è quella, che gli vuole sinceramente bene.
Ma l'altra…
Quella più intima e forse egoista…
Beh, quella credo che lo detesti.
In fondo, chi è stato a fare il lavaggio del cervello a uno
Tsubasa bambino, con la storia del Brasile, patria del calcio?
Chi l'ha convinto, che venire qui fosse l'unico modo per diventare un
calciatore professionista?
Le lacrime che ho versato e verso tuttora, sono state causate
principalmente da questo trasferimento e a volte avrei preferito, che
questi due non si fossero mai incontrati.
Ma Tsubasa avrebbe avuto le stesse opportunità, senza
Roberto Hongo?
Penso di no e così il cerchio si chiude.
Ed io torno semplicemente al punto di partenza…
Credo comunque che Roberto avverta questo mio dilemma interiore, ma che
sia bravo a lasciare che le cose seguano il loro corso, senza forzare
l'equilibrio dei nostri rapporti.
"Hai prenotato in albergo, Sanae?" è proprio lui a pormi la
domanda, rimanendo di spalle ai fornelli mentre Tsubasa apparecchia la
tavola per tre.
"Ehm, no... Diciamo che mi sono preoccupata essenzialmente
dell'aereo..." rispondo imbarazzata, Tsubasa nel frattempo riprende a
lanciargli occhiate di sbieco.
"Beh, io cenerò fuori senza tornare a dormire, quindi puoi
fermarti qui, Sanae!"
Prima di ringraziarlo, osservo ancora il mio ragazzo, che con un sorrisetto
soddisfatto, toglie subito il terzo coperto da tavola.
"Lui può dormire in camera mia e tu nella sua, mi sembra
perfetto..." aggiunge Roberto, nel momento esatto in cui stavo per
aprire bocca, lasciandomi per un attimo senza parole.
"Sì, certo. Ottimo." esclama Tsubasa, rispondendo per me
mentre alza gli occhi al cielo, prima di farmi cenno con la mano di
lasciar perdere.
Roberto a questo punto si volta e porta in tavola la carne ai ferri,
che ha appena finito di cucinare.
La sue espressione è tutta un programma, per quanto
è divertito.
"Buon appetito, ragazzi! Io ora vi lascio… Con te ci vediamo
direttamente agli allenamenti, Tsubasa. E con te, Sanae?"
"Ci salutiamo qui. Il mio aereo parte in mattinata. Devo essere a Osaka
entro venerdì…" rispondo, sorridendo tristemente
per il poco tempo a disposizione.
"Peccato! Allora ci rivedremo solo in Giappone, per il mondiale!"
Annuisco, prima di salutarlo con la mano mentre si congeda da noi.
Quando lo sento uscire di casa, fischiettando, Tsubasa mi porge in
silenzio la mia cena.
Per qualche secondo, osservo il piatto colmo, priva di appetito.
"Dovevo prenotare in albergo?" chiedo, alzando gli occhi dalla carne
fumante.
Tsubasa si volta a guardarmi con aria stupefatta.
"Certo che no!"
Addento il primo boccone e masticando lentamente, rimugino sulla
situazione.
"Devo dormire in camera tua mentre tu starai in quella di Roberto?"
chiedo ancora, inclinando la testa di lato.
"No!" esclama ancora più convinto, arrossendo appena.
Soddisfatta, inizio a giocare con il cibo, spostandolo con la forchetta.
Tsubasa poggia la sua sul tavolo, prima di tornare a guardarmi.
"Non hai fame?" domanda, osservandomi mentre ammucchio le verdure sul
bordo del piatto.
"No..." rispondo, poggiando anch'io le posate sul tovagliolo.
"Vorresti uscire?"
"No..." ripeto alzandomi da tavola, prima di lasciare la stanza.
Tsubasa mi raggiunge mentre poggio la schiena alla porta, di quella che
ricordo essere la sua camera.
"Sai, prima quel discorso di Roberto…" mi accarezza un
guancia, portando poi una ciocca dei miei capelli dietro l'orecchio.
"Faceva solo il finto tonto, per lasciarci liberi…"
"Liberi?" chiedo, ostentando una finta ingenuità.
Lui sorride divertito mentre le sue braccia cingono i miei fianchi,
stringendomi per la vita.
Socchiudo gli occhi, sentendo la sua bocca nell'incavo del mio collo.
Quando mi bacia sulle labbra, rispondo al bacio, allacciandomi al suo
collo.
La porta dietro di me si apre, indietreggio senza smettere di sentire
il suo sapore e passo dopo passo, entro nella sua stanza buia.
E tutto scompare dalla mia mente...
Perché l'unica cosa importante, è vivere il
momento.
Vivere le sue mani che mi spogliano mentre la mia bocca continua a
cercarlo, insaziabilmente.
Nella penombra distinguo solo ed unicamente Tsubasa.
Quando cadiamo sul suo letto, mi stringo ancora un po' più
forte a lui.
E questo bacio sembra non debba mai finire.
Mi sento bene, mi sento felice.
Ed è tutto ciò che conta.
E mentre le sue mani scivolano lente su di me e il suo profumo mi fa
quasi perdere i sensi, vorrei dirgli quanto lo amo e quanto mi sia
mancato.
Vorrei farlo, ma non mi escono le parole…
Così lascio che siano i gesti a parlare per me, che sia il
mio corpo a dare voce al mio cuore.
Da quanto tempo sono qui?
L'orologio sul comodino lampeggia, indicando le 4.13 AM.
Stringo le ginocchia un po' più a me mentre poggio la testa
al vetro freddo della finestra, lasciando che i miei occhi abbandonino
per un attimo l'oggetto della loro venerazione, per guardare fuori.
La città dorme e forse dovrei farlo anch’io, ma
purtroppo non ci riesco.
Tra qualche ora sarò in aereo, non mi mancherà a
quel punto il tempo di riposare.
Deglutisco nervosa, cercando di non cedere a questa familiare sensazione di
amarezza, che sta tornando a farsi strada dentro di me.
L'assenza è già insopportabile, così
torno a guardare verso il letto.
La luce bianca della luna illumina la mia ragione di vita.
Lui dorme e non riesco più a staccare gli occhi dalla sua figura.
E rimango ferma qui, in disparte, con la paura irrazionale, che anche
un solo mio piccolo movimento, possa farlo svanire, come se
appartenesse all'immagine di un sogno.
Una lacrima scorre lungo la mia guancia, la fermo con il dorso della
mano prima che possa abbandonare il mio viso.
E quando mi chiedo se ce la farò ad andare avanti
così, un'altra goccia salata precipita dai miei occhi, come
fosse pioggia.
Perché è chiaro…
Dovrò sopportare altri mesi, altri anni senza la presenza
costante di Tsubasa accanto a me.
E questo mi spezza il cuore, nonostante lui sia ad un passo.
Stringo le dita sugli occhi, per cercare di calmarmi e fermare il
pianto.
Respiro a pieni polmoni, per allontanare gli spettri che avvelenano la
mia vita, perseguitandomi ogni giorno, senza via d'uscita.
"Ce la faremo, vero?" chiedo piano, sentendo l'ennesima lacrima,
scendere lungo la gota.
Trattengo il fiato quando Tsubasa si muove nel letto, come se avesse
percepito il rumore flebile della mia voce.
D'istinto, mi copro la bocca con una mano, seguendo in silenzio i suoi
movimenti mentre poggia un gomito sul cuscino, per tirarsi leggermente
su con la schiena, come a voler cambiare posizione.
Quando i suoi occhi assonnati si posano su di me, mi scrutano seri.
"Sanae, che stai facendo lì?" mi chiede sbattendo le
palpebre e passandosi il palmo della mano sul viso.
Abbozzo un sorriso e un'alzatina di spalle come risposta,
perché so che se tentassi di parlare, la mia voce
potrebbe tremare ora.
"Scema, fa freddo e sei mezza nuda... Ti prenderai un malanno..." e
poggiando il peso del corpo su un fianco, mi porge la mano, invitandomi
a raggiungerlo.
Lentamente, allungo le gambe prima di alzarmi in piedi e in un paio di
passi sono accanto al letto.
La mia mano fredda stringe la sua, caldissima.
Mi sorprende poi, quando sento le sue braccia circondare le mie gambe e
la sua testa poggiarsi al mio grembo.
"Sei ghiacciata... Che stavi facendo, ferma lì alla
finestra?"
"Ti guardavo..." ammetto, accarezzandogli i capelli mentre avverto un
nodo in gola.
Tsubasa sorride, scuotendo la testa prima di far schioccare un bacio
sonoro, all'altezza del mio ombelico.
"Sei bello quando dormi..." aggiungo, prendendo il suo viso tra le
mani, per poterlo guardare negli occhi.
Sto per piangere quando scosto i capelli in disordine dalla sua fronte,
ma resisto, cercando di memorizzare nella mia testa, questo suo modo
incredibile di guardarmi...
Ringrazio il Cielo per il suo amore, quando mi abbasso per baciare le
sue labbra.
E prego, affinché mi venga concessa la forza necessaria, per
tirare ancora avanti, lontana da lui.
Mi abbandono di nuovo, quando mi trascina ancora nel suo letto.
Perché ho bisogno di tutto questo…
Ne ho bisogno ma posso solo rassegnarmi alla consapevolezza, di poter
vivere solo di momenti e che questi dovranno bastarmi anche in
futuro…
Chiedo scusa per il mio
spaventoso ritardo, è stato un periodo particolare per la
mia vita.
Ho riflettuto, pensato e
sono stata combattuta, ma alla fine ho usato il coraggio e ho preso una
decisione importante per la mia vita.
Non avevo tempo per
altro che per questi pensieri, quindi non c'era spazio per la mia
storia.
Ringrazio
anticipatamente chi leggerà questo capitolo e chi ha
continuato ad aprire B. anche in questi mesi di assenza.
Non arrendetevi mai,
qualunque cosa accada.
La forza di cambiare
è dentro ognuno di noi, basta ricordarsi di usarla.
Il potere vero
è nelle nostre mani...
Alla prossima, un bacio
con affetto
OnlyHope
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Capitolo 29 *** Responsabile ***
BUTTERFLY
Capitolo 29
Responsabile
"Irresponsabile! Ecco
cosa sei stata, un'irresponsabile!"
Il professor Tadai urla con voce alterata, battendo le mani sull'asse
del tavolo, così forte che i fogli sparsi sul legno scuro
svolazzano a destra e manca, spostati dalla sua irruenza.
Akene Minase tiene lo sguardo basso sull'agenda, mantenendo un
atteggiamento serio e professionale.
Mendo invece fissa l'ira del mio manager con occhi sbarrati, le narici
dilatate e le gote rosse.
"Poteva accadere di tutto! Se ci fossero stati dei problemi con il
volo? E se non fossi tornata in tempo?"
Sostengo lo sguardo del professore, senza abbassarlo mai,
perché sono pienamente consapevole di meritarmi questa
sfuriata.
"Hai degli impegni, Sanae! Questo è il tuo lavoro e non
c'è spazio per i colpi di testa!"
Colpi di testa...
Non si può chiamare in un altro modo, la pazzia che mi ha
portata ad attraversare il Pacifico, tornando in Giappone in meno di
trentasei ore.
Ma si può definirla anche egoismo, dato che nel mio folle
gesto, ho pensato solo a me stessa, solo a Sanae.
Ma il professor Tadai ha ragione, ho commesso un errore.
Sono partita senza pensare al mio lavoro, sottovalutando gli imprevisti
e mettendo in difficoltà le persone che lavorano come me.
Akane e Mendo si stanno beccando dei rimproveri, che dovrebbero essere
destinati solo alla sottoscritta.
Ma nonostante tutta questa razionalità non riesco a pentirmi
per quello che ho fatto.
"Mi dispiace, ha perfettamente ragione..." mi scuso, perché
non posso fare altro per calmare gli animi.
"Non succederà più!" esclamo poi, cercando
d'ignorare una vocina dentro di me, che si ribella, sussurrandomi che
non sono in grado di mantenere la promessa, soprattutto
perché non voglio farlo.
Tadai mi fissa serio, valutando le mie parole poi i suoi occhi si
abbassano e sospirando, lo vedo abbandonarsi sulla poltrona di pelle
nera alle sue spalle.
Lo scruto con un vago senso di colpa mentre si toglie
gli occhiali e stringe il pollice e l'indice della mano destra sulle
palpebre, strizzandole appena.
"Spero che tu abbia capito la gravità del tuo gesto, Sanae.
Per fortuna sei riuscita a tornare senza inconvenienti, ma poteva non
finire così. Hai dei doveri ora, ricordatelo sempre!"
Annuisco deglutendo mentre nella mia mente, la vocina continua a
ripetermi, che non c'è dovere che conti più del
mio amore.
Con razionalità mi trattengo dal ripetere ad alta voce i
miei pensieri, perché non posso giustificare in questo modo
le mie azioni.
"Me ne ricorderò. Mi scusi ancora per il disturbo
arrecato..." esclamo, chinando il capo mentre Mendo stringe forte la
mia mano sinistra, poggiata sulla gamba.
"So che lo farai..." mi risponde il professore, facendomi rialzare gli
occhi.
Quando incrocio il suo sguardo, lui abbozza un di sorriso, che dura
però giusto il tempo di essere colto.
L'espressione del mio manager infatti, torna seria e professionale, in
meno di un secondo.
Rimango in silenzio quando lui si alza e lascia la stanza, senza
aggiungere altro.
Appena lo vedo sparire in corridoio, non trattengo un sospiro, che
incurva le mie spalle, già appesantite dallo stress di
questi ultimi giorni.
Mendo si avvicina di più a me, prendendo le mie mani tra le
sue.
"Non ti abbattere, mia dolcissima creatura… Il signor Tadai
è proprio un freddo e oscuro uomo di
mezz’età… Altamente materialista!"
esclama, scrutandomi con un'aria corrugata e seria mentre scuoto
leggermente la testa.
"Non dire così, il professore ha ragione e lo sai benissimo
anche tu..." ed emetto una altro sospiro, prima di sorridere al mio
assistente, per rasserenarlo.
"Il signor Tadai ha ragione. Quando si lavora c'è solo il
dovere, senza spazio per le bravate!"
Akane pronuncia queste ultime parole, abbassando appena gli occhiali
dalla montatura nera sul naso.
Non mi stupisce il suo pensiero sull'argomento, perché
sapevo benissimo che la prima persona, che non avrebbe approvato la mia
fuga in Brasile, sarebbe stata proprio lei.
Avvilita, porto di nuovo lo sguardo su Mendo, che osserva la mia
addetta stampa con aria alterata.
"So benissimo che il lavoro comporta delle responsabilità,
ma santo cielo! Non dimentichiamoci che Sanae ha solo diciotto anni!"
Ecco, ora iniziano a
insultarsi a vicenda…
Mi rassegno ad ascoltare la risposta di Akane, che
innescherà di sicuro un'accesa discussione.
Ma con sorpresa non sento uscire dalla sua bocca, nessun altro
rimprovero mentre poggia delicatamente una mano sulla mia
spalla.
"Sappiamo che sei sotto pressione, Sanae. Cerca di essere forte lo
stesso, ok?"
Stupita, mi volto a guardarla.
Akane mi fissa con un'espressione rassicurante, regalandomi anche un
piccolo sorriso.
Sono senza parole.
La seguo con lo sguardo mentre si alza e raccoglie le sue cose.
Prima di lasciare la stanza però, si volta ancora verso di
me e tornando professionale come sempre, mi ricorda che abbiamo un
appuntamento per le cinque di questo pomeriggio.
Colma di gratitudine per questa sua silenziosa solidarietà,
che proprio non mi aspettavo, annuisco sorridendole, ancora stupita
dalla sua inaspettata comprensione..
Ma non sono la sola ad essere stupita per l'accaduto.
Mendo fissa la porta con gli occhi fuori dalle orbite.
Le sue palpebre sbattono ripetutamente mentre non accenna minimamente a
chiudere la mascella spalancata.
"Sbaglio o è stato come se mi avesse dato ragione?" mi
chiede, indicando l'uscita con il dito indice.
"Sembrerebbe di sì..."
"Potrei non riprendermi più!" esclama, portandosi una mano
sul petto e corrugando le sopracciglia.
"Che abbia bisogno di un esorcista?"
Non trattengo una risata e scuotendo la testa, poggio una mano sulla
spalla di Mendo.
"Mi dispiace aver creato dei problemi a te e Akane..." sussurro,
tornando a essere seria, vittima del mio senso di colpa.
Mendo mi sorride dolcemente, esortandomi poi a non pensare
più all'accaduto.
Sto per ribattere che è difficile tornare ad essere serena,
quando il mio assistente cambia rapidamente discorso, probabilmente per
togliermi dall'imbarazzo.
"Hai presente i mondiali della prossima estate?" mi chiede
all'improvviso, lasciandomi di stucco.
Annuisco, inclinando la testa con aria interrogativa.
"Bene... Si mormora che la federazione calcio darà una
grande festa di benvenuto in quella occasione, a cui parteciperanno
tutte le squadre del torneo…"
"Un'idea carina..." sentenzio, indugiando nella perplessità.
"Un'idea incantevole! Tanta gioventù proveniente da diversi
Paesi, riunita in una splendida location... Spero. E importanti
invitati, degnamente vestiti... Mi auguro. Con..."
"Ho capito, Mendo! Ma io cosa c'entro?!" lo interrompo, posando una
mano sulla sua bocca e alzando gli occhi al cielo.
Il mio assistente prende delicatamente le mie dita, prima di
sentenziare che il discorso mi riguarda, eccome.
"Ma in che modo?" insito, un po' spazientita.
"Perché si mormora anche un'altra cosa. A questo evento
dovrebbero partecipare anche personaggi del mondo dello spettacolo..."
sussurra, guardandosi intorno con aria guardinga.
"Tra cui giovani cantanti famosi, che diano lustro al nostro Paese,
anche nelle più nobili arti!" e detto questo, le
sue braccia si allungano mentre le mani si distendono,
come per indicarmi.
"Vuoi dire che io rientrerei tra questi talentuosi orgogli
nazionali?" chiedo, avvicinandomi leggermente, senza riuscire a
trattenere un sorriso entusiasta.
Mendo stringe le mani al petto e annuisce solennemente.
"Non è ancora ufficiale ma quel uomo cupo del tuo manager,
ci sta lavorando..."
"Stavolta l'hai fatta grossa, Sanae!"
Yukari ride allegra, tenendo una mano sulla pancia e l'altra davanti
alla bocca.
"Non ridere! Ho agito senza pensarci troppo e quando sono tornata a
Tokyo, mi sono beccata una paternale infinita da Tadai!"
"Si è arrabbiato tanto, vero?"
Annuisco, provando un pizzico di vergogna, perché a volte
anch'io ho bisogno di essere ripresa come una bambina piccola.
"Ma almeno n'è valsa la pena?" mi chiede ancora, con un
piglio malizioso.
Stringo le gambe al petto e le circondo con le braccia mentre
ripercorro nei ricordi i momenti preziosissimi, vissuti in Brasile.
"Volevo tanto vederlo..." sussurro, poggiando il mento sulle ginocchia.
La tristezza mi avvolge come un manto, così Yukari si
stringe al mio braccio, per darmi sostegno.
"Ho pensato molte cose durante questo viaggio…" esclamo
mentre torno a guardarla negli occhi.
"Sarei capace di mollare tutto per trasferirmi in Brasile!"
Lo confesso con un filo di voce, sentendo le lacrime salire agli occhi.
La mia migliore amica mi guarda, sgranando le palpebre poi la sua
espressione si fa triste e il suo sguardo si sposta di lato.
"E questa è una vera pazzia... Altro che prendere un aereo!"
aggiungo con rassegnazione, aiutando così Yukari ad
esternare quelli che sono i suoi pensieri, che io conosco
già benissimo, perché corrispondono ai miei.
La mia migliore amica infatti sospira, portando una ciocca di capelli
dietro l'orecchio.
"Sanae, devi stare più tranquilla. Non cercare soluzioni
estreme e..." esita un attimo, prima di finire la frase.
"... Impossibili."
Nel pronunciare l'ultima parola, la vedo arrossisce, perché
non deve essere facile dirmi certe cose, senza provare un po'
d'imbarazzo.
Le sorrido, guardandola negli occhi, liberandola così da
ogni remora nel dirmi quello che pensa e che purtroppo, temo di pensare
anch'io.
"Hai solo diciotto anni e per quanto siano forti i vostri sentimenti...
Non voglio sminuirli, eh! Non fraintendermi, Sanae!"
"Ma non si può chiedere a un ragazzo così
giovane, di fare un passo così grande. Lo so, Yukari. Stai
tranquilla..." esclamo, con il cuore oppresso dalla costatazione della
dura realtà delle cose.
"Ma non puoi chiederlo nemmeno a te stessa!" aggiunge la mia migliore
amica mentre un sorriso malinconico si dipinge sul suo volto.
"So anche questo..." rispondo, nascondendo il viso tra le braccia,
cercando di trattenere ancora le lacrime.
Ogni sillaba uscita dalla bocca di Yukari, è una sacrosanta
verità.
Perché è tutto quello che mi ripeto ogni giorno,
cercando di agire di conseguenza, più o meno bene.
Io so di amare Tsubasa e nonostante la distanza che ci separa e tutte
le difficoltà, riesco a sentire il suo amore incondizionato
per me.
Ma non posso dimenticarmi del resto.
"È solo un pensiero, Yukari. L'unica soluzione che mi viene
in mente, se penso a come risolvere la situazione..." esclamo con
rassegnazione mentre la mia amica strige forte le mie mani tra
le sue.
"Ho riflettuto molto, sai? E alla fine ho capito che devo rinunciare ad
aspirare a una vita normale. Devo solo imparare davvero, a vivere senza
di lui…" e una lacrima scivola lenta sulla mia guancia.
Yukari mi fissa, sgranando gli occhi.
La sua espressione è allarmata adesso.
"Sanae..." accenna con un filo di voce mentre con le dita cancello i
segni del pianto dal mio viso.
"Che significa? Vuoi... Lasciarlo?" mi chiede, avvicinandosi di
più a me.
Non riesco a trattenere un singhiozzo prima di scuotere la testa
vigorosamente.
L'idea di separarmi da lui è intollerabile per me e mi fa
venire quasi la nausea.
"Non ne sarei mai capace!" esclamo mentre Yukari cerca di calmarmi,
abbracciando le mie spalle scosse dal pianto.
Prendo un lungo respiro prima di tornare a parlare, sorridendo
debolmente per accettare la mia decisione.
Una decisione particolare, per quella che sono stata fino ad ora.
Insolita per la Sanae di questi anni.
"Devo cercare di pensare il meno possibile a lui…" esclamo
senza giri di parole mentre Yukari mi ascolta seria.
"Devo tenerlo nel mio cuore, senza chiedermi più niente. E
imparare a prendere solo il meglio da questa situazione,
accontentandomi dei momenti, senza desiderare nient'altro…"
Mi asciugo gli occhi con le dita, perché devo assolutamente
calmarmi.
"Pensi di riuscirci?" mi chiede con franchezza la mia migliore amica.
"Non ho scelta!" rispondo ferma, tornando a guardarla negli occhi.
"E come farai?"
Prendo un'altra boccata d'aria, dilatando bene i polmoni.
Cercando dentro di me un briciolo di serenità, come punto di
partenza del mio cambiamento.
"Con la musica..." e un tiepido sorriso distende le mie labbra,
perché impegnarmi nel mio lavoro, sarà la panacea
di tutti i miei mali.
"Dici davvero?!" esclamo presa dall'entusiasmo, alzando il tono della
voce in maniera decisamente percettibile.
"Shiii! Parla piano!"
Mendo si porta un dito davanti alla bocca poi incassando la testa nelle
spalle, strizza gli occhi, facendomi segno di abbassare il volume.
"È una soffiata, tesoro mio! Ma se urli in questo modo,
diventa di dominio pubblico!"
Annuisco per scusarmi, nonostante l'eccitazione provocata dalla buona
novella ricevuta.
"Il signor Tadai vuole dirtelo di persona, a giochi ufficialmente
conclusi. Ma dato che è già tutto deciso, io non
ce l'ho fatta a resistere e sono corso a spifferarti tutto!" e mi
mostra la sua bellissima dentatura bianca mentre le sue mani stringono
forte le mie.
Entusiasta, scoppio a ridere allegra, dondolando le nostre braccia e
cominciando a saltare sul posto.
Era da tanto che non mi sentivo così… Euforica!
Ma come potrei non esserlo?!
Canterò alla festa della federazione, all'inaugurazione del
mondiale e mi vedranno in tutto il mondo!
E non sto più nella pelle, nonostante manchino ancora mesi
all'evento, non vedo l'ora di esibirmi.
Se penso poi, che ci sarà anche Tsubasa in quell'occasione...
Non trattengo uno slancio e abbraccio forte Mendo, cingendo il suo
collo, presa dall'emozione.
"Grazie di avermelo detto, senza aspettare! Avevo davvero bisogno di
una notizia del genere!" esclamo da sopra la sua spalla, non
trattenendo una lacrimuccia fatta di felicità.
"Di niente, mia adoratissima creatura!" risponde commosso mentre
sciolgo l'abbraccio, tornando a guardarlo negli occhi.
"Sono felice, tesoro. Te lo meriti!" aggiunge ancora più
emozionato di me, prima di sospirare, posando una mano sul petto.
"Riuscirai però a fare finta di niente? Con Tadai,
intendo…" mi chiede, arricciando leggermente le sopracciglia
curate.
Poggiando le mani sui fianchi, alzo il mento con aria di sfida.
"Dubiti delle mie innate doti recitative, Mendo?" e con una mano scosto
i capelli dalla spalla, in un gesto teatrale e ostentato.
Il mio assistente mi fissa in silenzio, prima che scoppiamo entrambi a
ridere di gusto.
Quando però la nostra immagine, riflessa in un quadro appeso
al muro, entra nel suo campo visivo, Mendo si gira per specchiarsi nel
vetro lucido.
Lo osservo cercare di ricomporsi in maniera agitata, strappandomi
così un altro sorriso divertito.
"Ci sarebbe anche un'altra cosa, Sanae..." sussurra, sistemando il nodo
della cravatta e successivamente il colletto della camicia firmata.
Aggrotto le sopracciglia, perché la sua espressione mi
sembra un po' incerta, quasi fosse in imbarazzo.
"Cosa?" domando curiosa, sbattendo le palpebre e inclinando leggermente
la testa.
Il mio assistente continua a torturare il povero nodo al suo collo,
anche se a me sembra più che perfetto, buttando di tanto in
tanto delle occhiate nella mia direzione, cercando di comunque di fare
il vago.
Perplessa aspetto una risposta, che tarda fin troppo ad arrivare.
"Dovrai cantare con un'altra persona..." borbotta, guardandomi per una
frazione di secondo, prima di tornare alla sua immagine riflessa.
"Ma è fantastico! E di chi si tratta?" chiedo, entusiasta
all'idea di poter collaborare con qualcuno.
Mendo arrossisce mentre sistema i polsini della camicia,
finché non si si volta a guardarmi.
Mi osserva titubante, prima di sospirare, come se fosse indeciso sul da
farsi.
"Allora?" insisto, arcuando leggermente le sopracciglia.
"Non lo so!" mi liquida così, voltandosi per prendere il
cappotto, poggiato sullo schienale di una poltrona.
Ma che diavolo di
risposta è?!
"Non ci provare, Mendo!" lo incalzo, dandogli una piccola pacca sulla
spalla.
"Dai, dimmelo!"
Il mio assistente arrossisce ancora di più.
"Oh my God! Devo assolutamente scappare, altrimenti daranno via i miei
preziosissimi biglietti per il balletto, al teatro dell'opera!"
esclama, dandosi un piccolo colpetto con la mano sulla fronte, prima
d'infilare gli occhiali da sole e iniziare a pronunciare frasi
sconnesse, sull'importanza dei posti nei palchi centrali piuttosto che
quelli in platea.
Frettolosamente, si china poi su di me per darmi un bacio e in un men
che non si dica, è già fuori dalla
stanza.
Tutto questo senza che io riesca a intromettermi, per chiedere
ulteriori informazioni e a me non resta che fissare la porta dal quale
è scomparso, completamente inebetita.
Come ho fatto a farmi
fregare in questo modo?!
Sbuffando, delusa per la mia curiosità insoddisfatta, mi
volto a cercare la mia giacca, perché ora devo trovare
assolutamente il signor Tadai.
E senza destare sospetti, convincerlo a raccontarmi tutto, compresa
questa misteriosa faccenda del duetto.
Risoluta a non perdere tempo, esco così dall'ufficio,
dirigendomi a grandi falcate verso l'ascensore.
Quando lo raggiungo, pigio ripetutamente il pulsante per chiamarlo al
piano e nell'attesa rifletto ancora sulla grandissima
opportunità, che mi è stata concessa.
E sentendomi davvero fiera di me stessa, non trattengo un sorriso
compiaciuto mentre noto con la coda dell'occhio, una persona che si sta
avvicinando, fino a fermarsi al mio fianco.
"Ciao!"
Mi volto per ricambiare il saluto ma il sorriso mi muore sulle labbra.
Il viso tranquillo e calmo di Seii, che fissa le porte di metallo
avanti a sé, mina inevitabilmente il mio stato di grazia.
Cercando di riprendere controllo su me stessa, rispondo al saluto con
voce ferma, tornando a guardare dritto davanti a me.
Non sono stupita di vedere Seii qui, anzi.
Mi ero preparata all'eventualità d'incontrarlo, dato che
siamo sotto contratto entrambi per la stessa etichetta.
Sarebbe stato molto più anormale credere, o nel mio caso
sperare, di non avere più nulla a che fare con lui.
Incontrarlo è quindi un qualcosa che non è in mio
potere evitare e non mi resta che dargli il giusto peso, evitando
scenate mentre aspetto l'ascensore che, come da copione, non accenna ad
arrivare.
Ma tanto sarà lui a parlare, rivangando magari anche vecchi
discorsi fastidiosi.
"Nakazawa...
Ecco, come volevasi
dimostrare...
Alzo impercettibilmente gli occhi al cielo, supplicandomi di non
perdere le staffe, qualsiasi cosa dica.
"Hai visto le classifiche di questa settimana?"
Sorpresa per una domanda, che assolutamente non rientra tra quelle che
mi aspettavo, mi gratto confusa una tempia, prima di rispondere.
"Ehm... No. Se ne occupa il mio assistente, di solito…"
"Io non faccio altro che controllare di persona, invece!"
Rimango in silenzio prima di voltarmi a guardarlo, perplessa.
Ciò che mi ha stupita, non sono di certo le sue abitudini
sul controllo della vendite ma piuttosto il tono sereno, che ha usato
per rivolgersi a me.
Come se niente fosse.
Come se fossimo due semplici colleghi.
"Sarà la fissazione del novellino!" esclama poi con un po'
d'imbarazzo, voltandosi nella mia direzione.
Quando mi sorride, mi stupisco ancora per il suo atteggiamento
distaccato, come se non avessimo mai avuto un trascorso burrascoso,
difficile da ignorare.
E per un attimo mi sembra di essere tornata indietro nel tempo, al club
di musica.
Ai mesi in cui ho conosciuto un ragazzo spontaneo e gentile, capace di
suonare divinamente il pianoforte.
Quando Seii distoglie lo sguardo sereno da me, mi rendo conto che l'ho
fissato tutto il tempo, presa dallo stupore.
Confusa e imbarazzata, torno a guardare le porte dell'ascensore, che
non si decide a bloccarsi a questo piano.
Non riesco però a non buttare ogni tanto lo sguardo su di
lui, scrutandolo con la coda dell'occhio.
Perché Seii è tranquillo, stranamente tranquillo,
dati gli ultimi trascorsi tra noi e non mi sembra intenzionato ad
accennare, a nulla che riguardi il passato.
Non che questo mi rattristi ma di sicuro mi spiazza, completamente.
E il mutismo mi pare l'unica possibile soluzione, a questa bizzarra
situazione.
"Canterò al concerto per i mondiali..." esordisce tutt'un
tratto, riportando matematicamente il mio sguardo su di lui.
"La prossima estate è ancora lontana, ma voglio prepararmi
alla grande per quella sera. È la mia prima grande occasione
di visibilità!" aggiunge con un'espressione sicura, che lo
fa sembrare davvero determinato.
Rimango in silenzio, sentendomi stranamene ancora più
nervosa mentre il suono di un campanello annuncia l'arrivo
dell'ascensore al nostro piano.
Le porte si aprono lentamente e Seii le attraversa, oltrepassandomi.
"Anche io canterò quella sera!" esclamo involontariamente,
fissando le sue spalle, finché non si volta.
Prima di tendere il braccio verso la tastiera numerata, Seii mi sorride
ancora.
Ma con affetto direi, e dolcezza.
Nulla a che vedere con la malizia, l'ostinazione e la sofferenza dei
mesi passati.
"Lo so..." risponde, prima di premere il tasto del piano desiderato.
Quando le porte metalliche si richiudono, rimango ferma, immobile a
fissarle mentre la luce rossa che indica i piani, lampeggia ritmica,
compiendo il suo conto alla rovescia.
"Mistero svelato, Sanae..." sussurro e la mia voce è
talmente esile, che stento quasi a riconoscerla.
Devo solo dire una cosa,
alla fine di questo capitolo: GRAZIE.
Mi avete riaccolta dopo
tanto tempo, con un affetto incredibile ed io posso solo ringraziarvi
dal profondo del cuore per questo.
Mi auguro che il
capitolo vi piaccia lo stesso, anche se è un po' strano
forse... Ma mi serviva così...^^'
Un abbraccio, a presto!
OnlyHope^^
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Capitolo 30 *** Chiave di violino ***
BUTTERFLY
CAPITOLO 30
Chiave di
violino
Chiudo gli occhi ma al
posto del buio mi avvolge un colore dorato, donato dai raggi di sole,
oltre le mie palpebre.
Il vento caldo mi scompiglia i capelli, accarezzandomi delicatamente
mentre sento mia madre borbottare, domandandosi cosa ci faccia sdraiata
sull'erba in giardino.
Un sorriso divertito distende le mie labbra, quando provo a ignorare i
suoi rimproveri seppur bonari, che rompono la quiete, nella pacifica
tranquillità di casa mia.
Ma dopo mesi passati nel caos infernale di Tokyo, nemmeno il timore di
uno sciame di cavallette, potrebbe allontanarmi da questo piccolo
angolo di paradiso.
Ho lavorato così tanto negli ultimi tempi, da sentirmi
veramente stanca e bisognosa di calma e riposo, come solo la mia casa
sa darmi.
Sono stata così presa dai miei impegni, da non rendermi
conto neanche del tempo che passava, immersa com'ero nella musica.
Ed è stato un po' come tornare indietro negli anni, anche se
in maniera diversa.
La prima volta ho cercato rifugio nella musica, perché mi
sentivo persa e indifesa mentre ora lascio che sia lei a guidarmi con
passione, senza permettermi di vacillare, nonostante la consapevolezza
della mia solitudine.
E grazie a questi mesi d'impegno, sono riuscita a costruire qualcosa di
grande dal nulla.
Un qualcosa di unico e prezioso ma soprattutto, soltanto mio.
La musica mi ha dato poi la possibilità di vedere posti
nuovi e incontrare persone, che non avrei mai nemmeno immaginato di
avvicinare.
Quando i miei sforzi sono stati premiati con addirittura dei
riconoscimenti, mi sono sentita davvero fiera di me stessa.
Se dovessi trarre un bilancio di quest'ultima stagione, direi che mi ha
resa più forte, più consapevole ma soprattuto
più matura.
Anche se il caso ha provato comunque a mettermi in
difficoltà, complicandomi la vita con degli imprevisti
difficili d'affrontare, soprattutto emotivamente.
Mesi fa credevo che lavorare con Seii, fosse la più grande
sciagura che potesse capitarmi, perché non mi andava di
affrontare settimane a stretto contatto con lui, tra riunioni, prove e
promozione.
Ora invece posso affermare, che questo imprevisto non è
stato così drammatico, come me l'ero immaginato all'inizio.
Contrariamente ad ogni mia più nefasta previsione, non ho
dovuto infatti affrontare nessun tipo di discorso inerente al passato.
Takeshi Seii non ha mai menzionato nulla inerente ai suoi sentimenti
per me e fin dal primo incontro di lavoro, è stato sempre
professionale, gentile e calmo.
E questo suo atteggiamento maturo mi ha in primo luogo stupita poi
rasserenata, perché ho potuto affrontare i miei impegni con
lui, con una serenità inaspettata.
Seii ed io riusciamo ad avere delle conversazioni normali adesso, senza
che io provi nessun tipo di rancore nei suoi confronti.
Ovviamente non ho dimenticato nula di quello che è successo
in passato.
Le sue parole allusive e quel bacio rubato con la forza sono indelebili
nella mia memoria, ma in fin dei conti di tempo n'è
trascorso abbastanza e non si può portare rancore in eterno.
Si può essere civili e lavorare professionalmente insieme,
ma senza dover andare necessariamente oltre.
Noi non siamo amici né lo saremo più ma possiamo
essere colleghi che si rispettano, ottenendo anche ottimi risultati,
collaborando.
E questo mi stupisce, perché non credevo possibile arrivare
a tanto...
Posso solo essere soddisfatta di me stessa, sia a livello professionale
che emotivo, perché ho lottato molto per ottenere un
equilibrio, nella battaglia con le mie sofferenze.
Battaglia che non potevo vincere, l'ho sempre saputo, perché
non posso allontanare certe emozioni dal mio cuore, significherebbe
allontanare anche Tsubasa.
Cosa che è impossibile, anche perché il mio amore
è sempre presente e non fa che crescere, in maniera
direttamente proporzionale al dispiacere per la lontananza e al dolore
per la mancanza di soluzioni.
Solo che ora so gestire meglio le mie emozioni, non permettendo loro di
prendere il sopravvento e quando non riesco ad arginarle, allora cerco
di trarne vantaggio, scrivendo musica.
Sospiro, quando un'altra folata di vento mi solletica il viso,
costringendomi a porre un braccio sopra agli occhi.
Mi concentro poi sulle cicale, che stridendo le ali, emettono il
loro suono, monotono e ripetitivo, perché oggi
posso fermarmi.
Perché oggi è un giorno speciale.
Un giorno dove il tempo scorre anomalo e si può cambiare
paesaggio, pur rimanendo fermi, nello stesso posto.
E tutto appare diverso, migliore perché il cuore batte di
nuovo veloce, vivo, anche se sarà solo per un breve periodo.
L'illusione sta tornando ancora una volta, con il suo miraggio di una
vita normale.
Sorrido quando il cellullare, nascosto tra i fili d’erba,
comincia a squillare.
Stendendo un braccio, mi volto di fianco per raggiungerlo, con il caldo
nel corpo e non a causa solo del sole.
Assaporo ancora il momento e cogliendo una margherita, la giro poi tra
le dita.
"Bentornato..." rispondo con un sussurro al telefono, sorridendo
ancora, felice.
"Facciamo una prova!"
"Non funzionerà mai..."
"Vediamo, vediamo…" borbotto, abbassandomi in ginocchio per
frugare nella cesta tra pupazzi, mattoncini colorati, pennarelli e
robottini mutilati.
La mia scelta ricade con gioia sull’ultimo eroe, che fa tanto
impazzire i bambini, appena sfornato dai cartoni animati.
Mi volto così a guardare con aria soddisfatta verso la
veranda, dove Tsubasa mi fissa con aria divertita, seduto sui gradini
della portafinestra.
"Io dico che lui può farcela!" esclamo e allungando il
braccio nella sua direzione, gli mostro il mio candidato per la prova,
facendo un segno di vittoria con la mano libera.
Tsubasa mi osserva per qualche secondo, senza trattenere un sorrisetto
sornione, prima di scuotere la testa e sentenziare che il mio tentativo
non andrà mai a buon fine.
"Questo è da vedere!" insisto testarda, come se fosse una
questione di vita o di morte mentre dei passettini provenienti dalla
cucina, attirano tutta la nostra attenzione.
Sorrido quando la vetrata socchiusa si spalanca con poca
grazia, spinta da una mano paffutella e Daichi salta letteralmente i
gradini, precipitandosi in giardino, con un pallone da calcio stretto
possessivamente al petto.
Quando si accorge del fratello maggiore, corre subito verso di lui e
gli chiede di giocare insieme, fissandolo con gli occhioni
supplichevoli.
Tsubasa gli sorride, prima di alzare il viso su di me e invitarmi con
un cenno del mento, a farmi avanti con la tentazione.
Tutto senza contenere un sorrisetto beffardo, ovviamente.
Senza indugio, nascondo il pupazzetto dietro la schiena e mi avvicino
al piccolo, che continua ad aggrapparsi alla t-shirt del fratello, per
convincerlo a fare qualche tiro con lui.
"Daichi!" esclamo, sfoderando uno dei miei sorrisi migliori, prima di
sedermi accanto a lui.
Il bimbo si volta nella mia direzione senza però mollare la
presa né dal pallone né dalla manica
stropicciata, che sta ancora strattonando con insistenza.
Quando incrocia il mio sguardo, sorride allegro, mostrandomi le belle
fossette, che lo rendono davvero un bimbo adorabile.
"Me lo dai un bacino?" e spostando il viso di lato, indico con
l’indice la guancia sinistra.
"Ruffiana..." borbotta Tsubasa mentre il suo fratellino si stacca da
lui, per schioccare un bacio sonoro contro la mia pelle.
"Vuoi giocare con me?" chiedo, inclinando la testa e avvicinandomi un
po' più al piccolo di casa Ozora.
Daichi annuisce sorridendo, prima di porgermi la palla di
cuoio.
"Vuoi giocare a pallone?" domando ancora, pregustando già la
mia vittoria.
Il bimbo annuisce entusiasta, iniziando a saltellare sul posto mentre
Tsubasa continua a osservarci divertito, poggiando il
mento su una mano.
"E se invece giocassimo con... Questo?" e piena di entusiasmo, porgo a
Daichi il famoso animaletto dei cartoni animati.
Il bambino lo scruta per qualche secondo, sbattendo le palpebre con
aria perplessa poi arriccia il naso, visibilmente contrariato.
"No! Pallone!" esclama allbito, prima di buttarsi tra le braccia del
fratello maggiore, che intanto se la ride alla grossa.
E a me non resta che accettare la sconfitta, guardando torva l'inutile
animaletto, che tengo ancora stretto in mano.
"E tu saresti l'idolo dei bambini?! Ma fammi il piacere!" e lo lancio
oltre la schiena, sbuffando delusa.
"Io te l'avevo detto, Sanae!" mi prende in giro Tsubasa mentre risponde
con delicatezza ai tiri sbilenchi di Daichi, che si volta a guardarmi
in questo momento.
L’osservo inchinarsi per prendere la palla di cuoio e
stringerla di nuovo al petto, prima di raggiungermi con i suoi
passettini svelti.
"Vuoi giocare?" mi chiede, inclinando la testa e regalandomi un altro
sorrisetto dolcissimo.
"Non ti piace pallone?" m’incalza, senza darmi modo di
rispondere.
"Sei arrabbiata?" mi domanda infine con aria un po' triste,
strappandomi un sorriso commosso, perché deve essere
preoccupato di avermi offesa, non giocando con me.
Scuoto la testa mentre gli accarezzo con dolcezza una guancina.
Il piccolo rincuorato dal mio gesto, ma anche impaziente di
tornare a giocare con il fratello, prende il pupazzetto dei cartoni,
abbandonato sulla veranda e me lo porge.
"Te lo regalo! Va bene anche per le femmine!" esclama ridendo, prima di
tornare di corsa, palla al piede, vicino a Tsubasa.
Intenerita dal suo gesto, lo ringrazio, stringendo l'animaletto
all'altezza del seno.
"Ma che bel quadretto! Mi sto quasi commuovendo!"
Sorpresa, mi volto a guardare alle mie spalle, alzando poi gli occhi al
cielo.
"Ciao Ishizaki..." borbotto mentre avanza in compagnia di Taro, Yukari
e alcuni ragazzi della vecchia squadra.
La mia migliore amica si siede subito accanto a me, i ragazzi invece
scendono in giardino da Tsubasa.
E a Daichi brillano subito agli occhi, perché non gli sembra
vero di avere tutti questi maschi, come potenziali compagni di
gioco.
"Allora? Come vanno le cose, Sanae? Ti vedo proprio bene, sai?"
esordisce Yukari, facendosi più vicina con sedere.
"Finché dura..." rispondo con un sospiro, volgendo lo
sguardo involontariamente su Tsubasa.
"Sanae! Basta con questi discorsi e con questi sbuffi! Niente cattivi
pensieri, ricordi?" mi rimprovera la mia migliore amica, senza smettere
di sorridere però.
"Hai ragione!" esclamo con convinzione mentre il suo sguardo si
addolcisce di nuovo, prima che l'argomento della nostra conversazione,
torni ad essere la festa di benvenuto della federazione per il mondiale.
Ormai non parliamo d'altro da settimane, anche perché Yukari
non sta più nella pelle e anch'io sono decisamente
elettrizzata all'idea di quella serata, perché non vedo
l'ora di poter cantare di fronte a Tsubasa e godermi la serata
con lui.
Confesso che non so ancora cosa indosserò in
quell'occasione, anche se Mendo punta per un cambio d'abito per
l'esibizione o per meglio dire, il mio duetto.
Il nome di Seii spunta inevitabilmente nei nostri discorsi, dandomi un
leggero senso di turbamento, perché nonostante io sia
completamente a posto a parlare di lui, non mi sento così
serena a farlo quando Tsubasa è nei paraggi.
Lui è infatti ingnora completamente cosa sia successo
durante la festa, oraganizzata per il mio rientro da Tokyo ed io provo
del senso di colpa per non avergli mai raccontato di quel bacio rubato.
E a volte ho il timore, che possa essere qualcun altro a metterlo a
conoscenza di quanto accadutto, nonostante sia passato però
troppo tempo da quella sera…
Forse dovrei solo smetterla di preoccuparmi in questo senso…
Sono passati davvero troppi mesi!
Ma Ishizaki capta al volo in nome di Seii nella mia conversazione con
la sua ragazza, un po' come se avesse dei radar al posto delle orecchie
e il suo sguardo s'incupisce subito, spazzando via tutta la
spensieratezza di un attimo prima.
Me ne sono accorta io dalla varenda, figuriamoci Tsubasa, che
è a un passo da lui!
Con un leggero batticuore l'osservo mentre guarda confuso Ryo, non
capendo probabilmente il suo improvviso cambio d'umore…
E a me non resta che confidare trepidante nel buonsenso del mio amico
d'infazia, nonostante la sua proverbiale bocca larga e il
rancore per quell'occhio nero, rimediato alla mia festa.
"A proposito, Sanae… Tutto ok con quello?" mi
chiede, facendomi imprecare mentalmente per la fiducia malriposta in
lui.
Mi limito ad annuire e sorrido, cercando di sembrare il più
naturale possibile, nonostante senta caldo all'altezza delle gote.
Ishizaki mi fissa, rimanendo accigliato ma quando fa per ribattere
qualcosa, il suo sguardo si posa su Tsubasa, che lo sta osservando
ancora, sempre più attentamente.
Perché la sua domanda ha lasciato un punto interrogativo
nell'aria, facendo calare un silenzio imbarazzante sul nostro gruppo.
Nessuno infatti osa dire qualcosa per sviare la attenzione, temendo
forse di dare così ancora più nell'occhio.
Nervosa, osservo l'unica persona di cui m'interessa la
reazione.
La sua espressione vigilie mi fa sospettare, che deve aver sicuramente
percepito che ci sia qualcosa sotto a questo mutismo generale.
In questo momento avrei tanto voglia di picchiare Ishizaki, tappandogli
la bocca uan volta per tutte!
E questo nonostante la gratitudine che provo verso di lui, per aver
preso le mie difese quella notte.
"Ah mi sta proprio antipatico quello! Si crede chissà chi,
solo perché ha ricevuto più voti di me al liceo,
come più bello della scuola! Tsè!"
Ishikazi però mi lascia ancora di stucco, proninciando
questa frase con non la sua solita faccia dall'espressione buffa.
"Rassegnati, Ryo! Credo che neanche la Nishimoto abbia votato per te
quella volta!" lo sfotte Taro, prendendo subito la palla al balzo, per
alleggerire la tensione e chiudere il discorso Seii.
Yukari annuisce convinta, prima di dichiarare platealmente di aver
preferito il presidente del club di kendo al suo fidanzato.
Ishizaki le urla di essere un'ingrata, indicandola con un braccio teso,
facendoci scoppiare a ridere tutti, fragorosamente.
Anche il volto di Tsubasa è di nuovo disteso e allegro
mentre prende in giro il suo vecchio amico.
Sospiro di sollievo, guardandolo sorridere ancora.
Sollevata per lo scampato pericolo, cerco così di
convincermi che sia tutto a posto ma soprattutto, che tutto
andrà bene.
La musica dell’orchestra risuona melodiosa
nell’aria mentre camerieri in livrea girano tra gli ospiti,
porgendo loro invitanti stuzzichini.
Tutti gli invitati sono vestiti in maniera decisamente elegante,
compresi i giocatori delle varie nazionali, che di solito siamo
abituati a vedere in pantaloncini e madidi di sudore.
Mendo è il più entusiasta della cosa, come se
fosse stata per lui una gran preoccupazione, nonostante gli avessi
spiegato cento volte, che esiste anche un'uniforme formale, con tanto
di cravatta, per le occasioni fuori dal campo.
Concentrandomi sulla folla, cerco Tsubasa con lo sguardo,
finché non lo intravedo mentre conversa allegramente con dei
giocatori della nazionale argentina.
Mendo mi rimprovera con un'occhiataccia, data la presenza dei
giornalisti, quando uno sbuffo spazientito esce dal mio petto.
Ma ho passato pochissimo
tempo in compagnia di Tsubasa…
Non abbiamo mai deciso tenere la nostra relazione segreta ma non
vogliamo nemmeno sbandierarla ai quattro venti, quindi avremo scambiato
al massimo un paio di parole stesera, limitandoci a uno scambio di
sguardi da lontano, troppo lontano.
Inoltre Tsubasa si trova in mezzo al suo habitat naturale, tra i suoi simili ed
è difficile distrarlo da così tanto calcio e
tutto insieme.
Cercando di non sbuffare ancora, allontano il mio sguardo da lui,
costringendomi a rimanere dove sono, senza raggiungerlo.
"Ti stai annoiando?" mi chiede Mendo, porgendomi qualcosa di
rinfrescante ma leggero da bere, visto che a breve dovrò
cantare.
"No, vorrei solo stare un po' con Tsubasa..." ammetto sinceramente,
ricambiando il sorriso.
"E chi te lo vieta? Ah, sì! Akane..." lo sento borbottare,
scrutando in lontananza la mia addetta stampa, fasciata da un elgente
abito scuro.
"Non me lo ha vietato! Ci sono solo troppi giornalisti… Ha
ragione lei!"
"Devi solo resitere un paio d'ore, Sanae! Quei pettegoli se ne andranno
e quando la festa diventerà privata, voi giovani potrete
darvi alla pazza gioia fino all’alba! Arriverà
anche il DJ al posto dell’orchestra e sarà uno
spettacolo interessante, vedere così tanti ormoni a briglia
sciolta!"
Non trattengo una risata divertita, a causa della sua bizzarra
curiosità, come se Mendo non fosse mai stato ragazzino in
vita sua.
"Ma che ne diresti di comportarti anche in maniera un po'
professionale, angelo mio? Non credi di doverti sentire nervosa per la
tua esibizione, piccolo tesoro?" mi stuzzica, alzando leggermente le
sopracciglia e arcuando un lato della bocca.
"Lo sono, certo…" mento spudoratamente, cercando di nuovo
Tsubasa con lo sguardo, dopo che non sono riuscita a vederlo dove
l'avevo lasciato, qualche minuto fa.
"Sì, sì come no!" sghignazza il mio assistente,
prima di ammiccare verso qualcosa oltre le mie spalle e allontanarsi
con aria divertita.
Curiosa, mi volto e…
Tsubasa sorride con quel suo modo così seducente, da farmi
tremare le ginocchia per l'emozione.
Vestito con l’abito elegante della federazione nazionale
è ancora più bello del solito e per me
è una fatica enorme, cercacare di evitare anche solo di
sfiorarlo.
Rispondo al suo sorriso con altrettanta dolcezza, prima che lui si
avvicini e chinandosi, raggiunga con fare vago il mio orecchio.
"Sei molto bella stasera..." sussurra e il suo respiro caldo sulla
pelle, mi fa sentire un brivido lungo la schiena.
"Grazie, anche tu! Immagino ti stia divertendo da matti, eh?" rispondo
quando si allontanta di nuovo da me.
"Puoi dirlo forte!" e il suo sguardo vaga per la sala, posandosi su
ogni giocatore presente, che per lui corrisponde a una sfida personale
da superare.
"Ma non vedo l’ora che la festa diventi privata, per sentirmi
più a mio agio…" e mi sfiora una mano, sempre
facendo finta che sia una casualità.
"E ovviamente non vedo l’ora di sentirti cantare, Sane!"
aggiunge, stringendo appena le mie dita mentre abbozzo un sorriso
imbarazzato.
L'idea di averlo in platea mentre mi esibirò mi emoziona
così tanto!
"Quel ragazzo... Quel Seii, è già arrivato? Mi
sembra di non averlo visto..."
Come?!
Lo fisso stupita mentre il suo sguardo vaga sulla folla,
perché la sua domanda semplice e diretta mi ha completamente
spiazzata.
Aspettando che aggiunga altro, osservo Tsubasa di sottecchi, avvertendo
una punta di nervosismo.
Ma lui tace, fissando avanti a sé, per nulla turbato.
"Non ci ho fatto caso, francamente. Ma dovrebbe essere
già qui…" rispondo, spostando lo sguardo,
sentendomi stupidamente a disagio.
"Gli piaci ancora?"
Un’altra domanda ancora più semplice, che
assolutamente non mi aspettavo.
Tsubasa mi guarda ora, ma non riesco comunque a decifrare l'espressione
nei suoi occhi.
"No!" rispondo in maniera secca, per fargli capire che se anche fosse,
non ce ne dovrebbe importare niente.
"Come mai me lo chiedi?" domando poi, cercando di capire cosa gli passi
per la testa.
"Tempo fa aveva una cotta per te, no? Mi domandavo se fosse ancora
così, tutto qua!"
Tsubasa mi sorride dolcemente, con un'aria così tranquilla,
da farmi pensare che la sua sia stata davvero, solo una normale e
giustificata curiosità.
E a me non resta che darmi della stupida, perché devo
smetterla di arrovvellarmi su qualcosa d'inesistente.
Seii è un capitolo chiuso, inutile angustiarsi oltre.
Sentendomi finalmente in pace con me stessa, sono finalmente libera di
godere un po' di tempo in compagnia del ragazzo che amo, ma l'arrivo di
Mendo mette ben presto fine al mio idillio.
Con fare eccitato, mi ricorda che è arrivato il momento di
seguirlo, per prepararmi per la mia esibizione.
Tsubasa sfiora ancora la mia mano, prima che mi allontani da lui,
seguendo il mio assistente.
Quando raggiungo Mendo, che mi porge il braccio galantemente, mi sento
così emozionata!
E spero di cuore che Tsubasa possa sentirsi orgoglioso di me
stanotte…
Le luci si abbassano.
L’occhio di bue illumina solo il centro del palco e il
pianoforte mentre il pubblico applaude cortese.
Seii sfiora dolcemente lo strumento, dal quale escono le prime note
della canzone.
La testa china, gli occhi chiusi e il volto concentrato.
Quando le sue labbra si avvicinano al microfono, si schiudono dando il
via alla nostra esibizione…
*“Come bring me your
softness
Comfort me through all
this madness
Woman, don't you know
With you I'm born
again ”
Prendo un respiro e socchiudo gli occhi prima di entrare in scena.
Un altro applauso caloroso accoglie il mio ingresso sul palco,
donandomi una sensazione fatta di felicità ed eccitazione,
che mi spinge a cantare al meglio di me…
“Come give me your
sweetness
Now there's you, there
is no weakness
Lying safe within your
arms
I'm born again
was half, not whole
In step with none
Reaching through this
world
In need of one”
Le nostre voci si uniscono armoniosamente mentre una brezza gentile
accarezza le pieghe del mio abito da sera.
“Come show me
your kindness
In your arms I know I'll
find this
Woman, don't you know
With you I'm born again
Lying safe with you I'm
born again”
Quando mi avvicino al pianoforte, il mio sguardo cerca Tsubasa nella
penombra della sala…
I miei occhi incrociano i suoi…
Gli sorrido prima di voltarmi verso Seii...
“Was half, not whole
In step with none
Reaching through this
world
In need of one
Come show me your
kindness
In your arms I know I'll
find this
Woman, don't you know
With you I'm born again
Lying safe with you I'm
born again”
Le nostre voci sfumano nell'aria…
Le dita di Seii si staccano dalla tastiera…
Il pubblico applaude entusiasta mentre le luci riprendono la giusta
intesità, illuminando di nuovo la sala.
Colma di emozione, m'inchino verso la platea, per ringraziare.
Tra tutti gli sguardi, solo uno attrae totalmente la mia
attenzione…
Tsubasa mi guarda come se fosse la prima volta, piacevolmente stupito e
le sue gote arrossate dall'emozione, mi confermano che sono riuscita a
toccare il suo cuore.
Quando mi sorride mi sento infinitamente felice!
Perché in quel sorriso posso leggere amore, gioia ma
soprattutto orgoglio.
E riesco a sentirmi realizzata come non mai, ora.
Come non mi era mai capitato dopo un'esibizione!
Gli appluasi contiunano incessanti mentre Seii si alza dal pianoforte.
Quando mi raggiunge, s'inchina a sua volta per omaggiare il pubblico,
prima di voltarsi verso di me e sorridere soddisfatto.
Poi succede qualcosa d'imprevisto...
Seii prende la mia mano tra le sue e la stringe, prima di chinarsi
ancora.
E le sue labbra sfiorano la mia pelle, in un bacio delicato…
L'ambiente è completamente cambiato, niente più
compostezza, serietà né giacche
abbottonate.
La musica del DJ è alta e rimbomba nelle casse, trasmettendo
a tutti la voglia di ballare, soprattutto ora che fotografi e
giornalisti hanno lasciato la villa.
Nulla a che vedere con l'ufficialità un po' ingessata
d'inizio serata!
Ora la festa sembra infatti più un'allegra riunione tra
ragazzi, pervasa da un clima decisamente più rilassato.
Con mio enorme sollievo, anche Seii se n'è andato appena
terminata l'intervista, post esibizione.
Dopo il suo gesto plateale sul palco, ho temuto il peggio per un
po'…
Ma tutto è filato liscio, perché alla fine il suo
è stato solo uno slancio emotivo, posto alla fine di
un’esibizione veramente ben riuscita.
Non mi resta quindi che godermi la serata, finalmente libera da
pensieri uggiosi e limitazioni di qualsiasi genere.
Quando un braccio circonda il mio collo, piego d'istinto il gomito, per
stringere la mano di Tsubasa, che sporge sopra la mia spalla.
Sorridendo, inclino la testa per guardarlo ma quando tento di sostenere
il suo sguardo mentre mi fissa, mi sento stranamente imbarazzata.
I suoi occhi infatti sembrano essere due calamite, dalle quali non
riesco a staccarmi, nemmeno tentando di concentrarmi sul tocco delicato
delle sue dita, che sfiorano la mia mano con quelle che sembrano
minuscole carezze.
Non avevo mai visto nulla di così magnetico nel suo sguardo
ma forse sono ancora troppo frastornata dalle emozioni, legate
all'essermi esibita per la prima volta davanti a lui…
E mi stupisco di come riesca a percepire ogni movimento del suo corpo,
ora che la sua mano sfiora la mia, prima di abbandonarla.
Spostandosi col corpo avanti a me, mi circonda i fianchi con le braccia
mentre la sua fronte si poggia alla mia.
Un gesto così semplice riesce senza alcuna fatica, a
cambiare la velocità dei battiti del mio cuore.
"Cos'è? Non dirmi che vuoi ballare?" chiedo divertita,
sapendo che certe cose non sono proprio nelle corde di Tsubasa.
"No. Voglio stare con te..." risponde mentre cingo il suo collo con le
braccia.
Il suo sguardo è così intenso…
Incredibilmente intenso.
"Da solo..." aggiunge, stringendomi di più all'altezza della
vita.
Un calore improvviso si propaga veloce, su lungo tutta la mia schiena.
Annuisco senza proferire una parola, frastornata da un qualcosa in lui,
che non so definire ma che mi attrae particolarmente.
Tsubasa libera il mio corpo dal suo abbraccio e prendendomi per mano,
mi guida tra la folla, oltrepassando le persone.
Rapita da questo suo trasporto, lo seguo quasi inebetita anzi,
piacevolmente inebetita.
Senza prestare attenzione a niente e nessuno, superiamo il salone
centrale fino a giungere su una terrazza dall'aria antica.
Tsubasa però non si ferma, procedendo spedito verso la
scalinata, che collega la villa in stile occidentale al giardino.
Tirando delicatamente ma con decisione la mia mano, m'invita a seguirlo
ancora.
Il rumore dei miei tacchi sulla pietra grigia risuona nell'aria,
mischiandosi a quello dell'acqua, che zampilla festosa da una fontana
poco distante.
Quando il mio piede poggia sull'ultimo gradino, non ho molto tempo per
meravigliarmi di ciò che mi circonda, perché
Tsubasa si volta verso di me e mi bacia.
Mi bacia, sì…
Ma non è un bacio qualunque, non posso paragonarlo a nessuno
tra quelli, che ci siamo scambiati in precedenza...
Mi aggrappo alle sue spalle, sorretta dalle sue braccia, che stringono
forte mentre le sua mani scivolano decise sulla mia schiena, sulle
spalle nude e sui fianchi.
Come se fossi stretta da una fila di catene, intrecciate tutt'intorno a
me.
Catene dalle quali non ho alcuna voglia di liberarmi.
Affondo le mani nei suoi capelli quando il bacio si fa più
profondo.
Il cuore mi scoppia nel petto mentre sento il suo corpo aderire di
più al mio, ora che la mia schiena è bloccata
contro il muro.
Respiro a fatica, anzi…
Credo di non respirare più.
Quando le sue labbra si staccano dalle mie, rimango protesa verso di
lui.
La bocca e gli occhi socchiusi, come in trance.
Il suo respiro è affannoso, lo sento vicino al mio viso,
molto vicino.
Apro gli occhi piano, come quando si ha paura di rimanere abbagliati da
una luce troppo forte e accecante.
Incrocio il suo sguardo, dove alberga ancora
quell’espressione intensa, travolgente... Nuova.
Prendo un respiro profondo, nel tentativo di tornare a respirare
normalmente o almeno provarci.
"Devo ricordarmi di cantare un po' più spesso per
te… Se ti fa questo effetto..." mormoro, arcuando le labbra
in un sorriso malizioso.
Tsubasa non risponde ma si limita a fissarmi ancora, facendo crescere
in me un po' d'imbarazzo misto a un'emozione speciale,
perché sembra voglia dirmi un milione di cose, che
però non riesco a decifrare bene.
Richiudo gli occhi mentre la sua mano si sposta lenta dalla mia
schiena, fino a risalire sul mio seno, sfiorandolo…
Quando infine raggiunge il mio viso, sento che sto arrossendo.
Tsubasa sfiora delicatamente le mie gote con la punta delle dita poi
raggiunge il mento prima di tornare su, sulla fronte…
I suoi occhi seguono seri e concentrati i movimenti sul mio volto, se
non fossi una ragazza con i piedi per terra, oserei direi che il suo
sguardo è venerante.
Rimango in silenzio, seguendo con i sensi queste carezze gentili sul
mio viso.
Non ho intenzione di spezzare l'incantesimo.
Qualcosa sta
accadendo questa sera, dandomi un leggero turbamento, anche se non so
di quale natura.
Chiudo di nuovo gli occhi, immergendomi completamente in questa bolla,
concentrandomi su ogni piccolo bacio, che sento sfiorare la mia pelle.
E quando le sue labbra tornano sulle mie, lo fanno con una delicatezza
tale ora, che sembra quasi io sia fatta di cristallo e capace
di rompermi da un momento all'altro.
Quando il mio sguardo torna a perdersi nel suo, riesco a scorgere
ancora nei suoi occhi, quella luce diversa che non so spiegarmi e che
mi fa tremare le gambe.
Un altro bacio ci unisce, prima che Tsubasa mi stinga forte al suo
petto, al quale mi aggrappo con tutta me stessa.
"Sanae..." sussurra debolmente, come se temesse potessi scomparire
mentre le sue dita si perdono tra i miei capelli, accarezzandoli
lentamente.
D’istinto mi stringo ancora di più a lui,
lasciandomi cullare dalle sue carezze.
E mi rendo conto di non aver mai sentito così disperatamente
il suo amore…
Mai come stanotte.
*WITH YOU I'M BORN AGAIN
- From the 1979 comedy movie "Fast Break"
(David Shire / Carol
Connors) © degli aventi diritto.
Con questo capitolo si
entra nella ultimissima fase della mia FF.
Mi auguro di cuore di
essere riuscita a far valere le emozioni dei protagonisti, in
particolare quelle di Tsubasa.
L’ultima parte
del capitolo è stata facile da scrivere dal punto emozionale
ma ardua da quello espressivo.
Volevo si capissero
alcune cose di Tsubasa, perché molto importanti, ma usando
solo il pdv di Sanae è stato un po' più
complicato.
Mi potreste rispondere,
che potevo fargliele dire direttamente, ma non avrei avuto lo stesso
effetto e si sarebbe svilito il tutto… Ma soprattutto il
dopo.^^
Scusate, sono davvero
contorta!^^'
Un ringraziamento
speciale va, come sempre, a chi ha letto il precedente capitolo e a chi
ha anche commentato, perché mi rendete sempre molto felice.
Non mi resta che
salutare ora, un bacio e a presto
OnlyHope^^
|
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Capitolo 31 *** Tsubasa ***
BUTTERFLY
Capitolo 31
Tsubasa
"Nervoso?"
"Concentrato."
Mi volto a guardarlo con aria sospetta, arcuando leggermente le
sopracciglia, decisa a trovare nel suo volto questa sua ostentata
sicurezza.
"Oh certo, in fondo domani dovrai solo giocare la semifinale del
mondiale! Che domande sceme, come fai a essere nervoso!" esclamo,
continuando a fissarlo con un'espressione scettica mentre le mie labbra
si arricciano in una smorfia dubbiosa.
"Ok... Forse un po' lo sono…"
Tsubasa si gratta la nuca imbarazzato, perché per lui deve
essere davvero difficile ammettere questa piccola debolezza, nemmeno si
dovesse vergognare di provare emozioni normali, come una persona
qualsiasi.
E la sua espressione incerta quando i suoi occhi incrociano i miei, mi
strappa un sorriso, o sarebbe meglio dire, proprio una risata sonora,
capace di metterlo ancora di più in difficoltà.
Intenerita, poggio una mano e il mento sulla sua spalla mentre noto che
le sue gote si colorano di rosso, nonostante il suo viso sia piuttosto
abbronzato.
"Così va meglio, Tsubasa..." sussurro, perché
vorrei che capissse che non c'è nulla di male,
nell'ammettere di non essere una persona impassibile, che non si
scompone mai.
In cambio ricevo un’occhiataccia, che dovrebbe essere torva
se non fosse per le sue labbra, che si distendono per arcuarsi
dolcemente.
"Riti propiziatori?" domando divertita, per continuare a prenderlo un
po' in giro, una volta tanto che posso sentirmi rilassata, senza pesi
che gravano sulle mie spalle.
Non ci sono infatti nubi ad oscurare l'orizzonte, nessuna ansia per il
tempo che scorre, con aeri in partenza a causa d'impegni inderogabili
di entrambi.
Posso tranquillamente godermi il pomeriggio, prima che Tsubasa torni
dagli altri in ritiro e concentrarmi così solo su cose
futili, che in linea di massima ignorerei, se fossi nella mia
condizione abituale di solitudine.
Ma da tanto tempo ho deciso ormai di vivere alla giornata, lasciandomi
trasportare dai momenti e quindi va bene così.
"Tsè!" mi risponde con una smorfia sprezzante, della serie: chi ci crede a queste cose!
"Forse Ryo..." aggiunge, aggrottando le sopracciglia e posando una mano
sul mento, come se stesse riflettendo seriamente.
Non trattengo un'altra risata, perché ricordo benissimo i
vari rituali scaccia sfortuna, che Ishizaki ci costringeva a fare prima
di ogni partita del campionato nazionale.
Rituali diversi ogni volta ma sempre ugualmente assurdi.
"La fa ancora quella cosa camminando all’indietro, tirando
sale e aglio?"
Tsubasa annuisce, incrociando le braccia sul petto con aria scoraggiata
ma anche rassegnata.
"E quei mormorii con la testa ficcata nell’armadietto?" lo
incalzo, sogghignando divertita.
Un altro movimento della testa per confermare, serrando le labbra in
una morsa, per non ridere, prima di voltarsi a guardarmi.
Ci fissiamo per un attimo, sbattendo le palpebre poi incapaci di
resistere oltre, scoppiamo a ridere di gusto.
Mi tengo ancora la pancia con un braccio, quando cerco di asciugare i
lacrimoni dagli occhi.
D'un tratto però lo sguardo di Tsubasa su di me, attira la
mia attenzione, perché i suoi occhi mi scrutano seri,
passando dai miei capelli sciolti fino a scorrere sulla mia fronte, per
raggiungere infine le mie spalle.
La sua espressione mi sembra così scontenta, che mi muore
lentamente il sorriso sulle labbra.
Quando il suo sguardo si posa sulla collana che porto al collo, la sua
mano si muove e io penso voglia sfiorarmi…
E invece no…
Le sue dita si soffermano sulla mia catenina, come a volerla soppesare.
Involontariamente le mie sopracciglia s’increspano, quando la
sua espressione si fa accigliata.
Irritata, continuo a fissare la sua mano, che come in un ispezione, si
ferma ora sul braccialetto che porto al polso, per poi giungere al
semplice anello al mio anulare.
Tsubasa scuote la testa ancora ed io comincio a sentirmi davvero molto
alterata, soprattutto ora che sta addirittura sbuffando!
"Problemi?" chiedo con un tono acido, sentendomi in parte anche offesa.
Il mio ragazzo non sembra però minimamente turbato dal mio
atteggiamento, quasi intimidatorio, cosa che non giova affatto al mio
umore, di già pessimo.
"Perché sei così piccola, Sanae?" mi chiede
all'improvviso con innocenza, alzando gli occhi al cielo.
Le mie guance prendono fuoco, lo avverto chiaramente, appena ha
terminato di pronunciare l'ultima sillaba.
"Prego?!" e la mia voce ora è tendente allo stridulo.
Tsubasa tossisce per schiarirsi la voce, portando un pugno chiuso
all'altezza della bocca, visibilmente imbarazzato.
"Supponiamo..."
"Sì?" lo esorto, guardandolo sempre accigliata.
"Supponiamo ho detto, ok?" esclama, scandendo le parole come se
dovessero entrarmi bene in testa mentre le sue gote si
colorano un po' di più.
"Sto supponendo..." rispondo sbrigativa, chiudendo gli occhi per un
istante e facendogli cenno di continuare.
"Bene, ecco... Mettiamo che domani volessi portare con me qualcosa di
tuo, durante la partita..."
Sbatto le palpebre per qualche secondo, prima di cogliere il senso
delle sue parole.
"Tipo un portafortuna?" domando poi mentre i lineamenti del mio
viso si distendono di nuovo.
"Chiamalo un po' come ti pare!" risponde sempre imbarazzato prima di
aggiungere, o meglio lamentarsi, del fatto che non ho nulla da potergli
lasciare ora, visto che ci rivedremo solo dopo la partita.
"Sei troppo piccola!" esclama infine, sentenziando che tutto
ciò che indosso è troppo ridotto, per essere
portato anche da lui.
Sorridendo divertita, capisco finalmente che la sua ispezione di poco
fa era mirata a trovare qualcosa da prendermi, senza dovermi queste
spiegazioni compromettenti.
Effettivamente non ho nulla che possa portare con sé, che
non sia vietata dal regolamento…
All'improvviso però un vecchio ricordo si affaccia nella mia
memoria, strappandomi un'espressione di gioia.
"Aspetta!" esclamo entusiasta, prima di mettermi a frugare con foga
nella mia borsa, tra la miriade di oggetti inutili che mi porto
appresso.
Tsubasa mi osserva perplesso, finché non scovo finalmente
l'oggetto desiderato.
"Ecco!" esulto, voltandomi verso di lui mentre pigio con il pollice
l'estremità di una penna, che si apre scattando.
"Ti scriverò una frase propiziatoria! Proprio come al
campionato nazionale, sulla fasciatura della tua spalla, ricordi?"
Tsubasa mi osserva ancora per qualche istante in silenzio poi la sua
espressione si fa scettica.
"Fortunatamente, ora non ho nessuna fasciatura, Sanae..."
"Lo so benissimo!" rispondo, ignorando la sua obiezione.
"Ma cosa me ne faccio della garza, quando posso contare su centimetri e
centimetri di pelle umana!" e lo fisso, continuando a far scattare
ritmicamente la punta della penna.
"Vada per la pelle umana, allora! Devo spogliarmi?" mi domanda allegro,
dopo qualche attimo di esitazione.
Scuoto la testa divertita, avvicinandomi di più a lui, per
capire dove porre il mio personale portafortuna.
"Possibilmente escluderei la fronte, sai com'è..." lo sento
aggiungere con tono scherzoso mentre continuo la mia ispezione.
Non trattengo una risata, prima di far finta di dispiacermi
perché avevo scelto proprio quel posto da scarabocchiare.
Il mio sguardo si posa nel frattempo sulle sue mani grandi, poggiate
sulle gambe, particolarmente attratto dalle sue dita…
Le mie guance si scanldano, quando un'idea romantica balena nella mia
testa…
Con un po' di esitazione prendo la sua mano sinistra tra le mie e
quando alzo gli occhi sul suo viso, dichiaro sorridendo di aver scelto
il posto dove scrivere.
La mia testa si china poi subito, a causa dell'imbarazzo mentre le mie
dita distanziano leggermente le sue.
Mi soffermo con la penna a pochi centimetri dal suo anulare,
perché sto arrossendo ancora di più.
Prendo infine coraggio, dandomi mentalmente della sciocca e inspirando
bene aria nei polmoni, avvicino la punta della biro alla sua pelle.
Con precisione e calcando leggermente, disegno gli ideogrammi del mio
nome circondando l'intera falange.
Tra un tratto e l'altro, quando la penna si stacca dalla pelle, noto
che le mie dita tremano impercettibilmente.
Appena terminata la mia opera, soffio delicatamente sull'nchiostro, in
modo che si asciughi un po' più in fretta.
Rimango a testa bassa a fissare il mio nome, tracciato in nero intorno
al suo anulare sinistro mentre le mie guance vanno in fiamme, per
l'imbarazzo e l'emozione.
Un sospiro e rialzo gli occhi su Tsubasa, per sorridergli dolcemente.
Lui mi fissa poi sfilando delicatamente la sua mano dalle mie, la porta
all'altezza del volto, dei suoi occhi.
Ma non riesco a controllare per molto le mie emozioni mentre osservo i
suoi occhi fissare gli idiogrammi del mio nome, così chino
di nuovo la testa d'istinto.
"Che fantasia per una che scrive canzoni!" lo sento esclamare
all'improvviso.
Un moto di delusione fa sì che rialzi subito gli occhi su di
lui, stupita ma anche risentita per la superficialità delle
sue parole…
Ma l'espressione sul volto di Tsubasa e il suo sorriso, tradiscono
invece le sue vere emozioni, prima che mi abbracci forte, cicondando le
mie spalle con le braccia.
"Ora vincerò di sicuro!" sussurra al mio orecchio con voce
calda e sicura ed io lo stringo ancora più forte al mio
petto.
Il rumore da stadio è in assoluto uno dei suoni
più familiari per me.
Il chiacchiericcio della gente, le grida dei tifosi e quel brusio
perpetuo, fatto anche di esclamazioni più o meno
colorite…
La voce di Yukari, che si alza di almeno un tono quando siamo in
tribuna e lei non la smette di blaterare, per tutta la durata della
partita.
"Lo ammazzo se non vince! Giuro che lo faccio secco!"
Ovviamente il destinatario delle sue minacce è sempre e solo
lui: Ryo Ishizaki, difensore della nazionale giapponese.
Yukari non si limita però a borbottare ma gesticola
nervosamente, indicando il perimetro di gioco, come se fosse lei
l’allenatore.
Un sorriso distende le mie labbra prima che la mia attenzione di sposti
da lei al campo, dove è in corso la semifinale nel mondiale
giovanile.
Uno stato di agitazione continuo mi tortura il petto,
come ogni volta che seguo una partita, il fatto poi che la
situazione sia ferma a un pareggio, non aiuta di certo a mentenermi
calma.
Sfortunatamente il primo tempo si è chiuso sullo zero a
zero, perché la squadra olandese si è difesa
molto bene, mettendoci in difficoltà più di una
volta, anche nella ripresa.
Un buon lavoro della nostra difesa e le grandi mani di Wakabayashi, ci
hanno permesso di non andare sotto in un paio di occasioni ma il
problema rimane comuque quello di non riuscire a concludere, nonostante
gli sforzi dei ragazzi.
Tsubasa poi subisce una marcatura talmente stretta, da non riuscire a
giocare come vorrebbe.
Un sospiro fatto di ansia m'incurva le spalle, quando una mano si
poggia sulla mia spalla.
"Che scocciatura questi olandesi! Tanta fatica e non riusciamo ancora a
rimandarli a casa loro!"
Azumi sbuffa esasperata alle mie spalle mentre mi volto a guardarla.
"Non lo so! Tutta la faccenda del ritiro, dell'astinenza... E stai a
vedere che per colpa di questi, nemmeno si festeggia come si deve
stasera!"
"Astinenza?" chiedo titubante mentre Yukari inizia a sghignazzare senza
ritegno.
"Esatto! Francamente questa faccenda del sesso proibito prima di una
partita, mi manda proprio al manicomio! Insomma, è la parte
più odiosa della relazione con un calciatore! E qui
è quasi un mese, che tra una cosa è l'altra..." e
la sua mano fa un cenno, come a voler salutare.
"Puoi dirlo forte!" s'intromette immediatamente la mia migliore amica,
che annuisce con decisione, alzando gli occhi al cielo.
Per qualche secondo le osservo arrossendo per la loro franchezza poi
scoppio in una risata fragorosa, scuotendo la testa.
"Siete due sceme!" esclamo mentre anche loro ridono divertite, dandosi
delle spintarelle con le braccia.
Un boato di entusiasmo però ci fa sussultare, riportando la
nostra attenzione verso il campo, dove è in corso un
contropiede della nostra nazionale, nato proprio da un ottimo
intervento di Ishizaki.
L'azione portata avanti in questo momento da Taro, punta dritta nella
nostra direzione, ovvero verso la porta olandese.
I miei occhi si staccano dal possessore di palla, spostandosi rapidi
alla ricerca di Tsubasa, che si trova ancora sottomesso alla pesante
copertura del giocatore avversario, che lo marca sempre strettissimo.
Il cuore mi batte forte nel petto mentre mi concentro sui suoi
movimenti per liberarsi.
Di tanto in tanto butto l'occhio su Matsuyama che, fascia in fronte,
supera un contrasto avversario, senza perdere il controllo palla.
Esulto, quando Tsubasa riesce ad approfittare di un attimo di
distrazione del suo marcatore e con uno scatto deciso, se lo lascia
alle spalle, distanziandolo di parecchi metri.
D’istinto mi alzo in piedi, seguita dalle mie amiche e dal
resto della tribuna.
Quando il pallone tocca i piedi del mio Capitano,
un’ovazione si alza da ogni parte dello stadio.
Quando supera con facilità un paio di difensori, la folla
è proprio in delirio.
Uno sguardo alla sua sinistra, prima di affrontare un altro avversario
che si frappone tra lui e la porta.
Tsubasa calcia la palla, che attraversa in diagonale l'area per
raggiungere Taro, che stoppa preciso di petto, prima di avanzare ancora
di qualche metro, il pallone sempre attaccato ai piedi, come una
calamita.
Taro si appresta al tiro ma non mira verso la porta, eseguendo invece
un passaggio preciso verso il numero dieci, che attende libero
nell'aria di rigore.
Butto uno sguardo veloce al portiere, che però non si
è fatto fregare, rimanendo in posizione favorevole a una
parata.
Ma questo non basta.
Il tiro al volo di Tsubasa parte forte, arcuandosi appena verso
l’alto, prima che l’effetto dato alla palla ne
incurvi la traiettoria, improvvisamente.
Il pallone s’insacca alle spalle del portiere, continuando a
girare su se stesso, trattenuto dalle maglie della rete.
Gridando il nome di Tsubasa con tutto il fiato che ho in corpo, scatto
verso la balaustra.
Yukari appesa al mio collo, continua a urlare di gioia mentre
il rumore familiare dello stadio si trasforma in quello che
più amo di più.
È un eccesso di euforia, eccitazione e perché no,
anche pazzia.
Azumi saltella sul posto e sembra indemoniata, quando incrocia il mio
guarda mi sorride, come se potesse ringraziare Tsubasa tramite me.
Ricambio il sorriso poi torno inevitabilmente a guardare lui, che corre
festante, inseguito dai compagni di squadra.
E mi sento euforica, che il mio cuore rimbomba nel petto, facendomi
quasi male.
Tsubasa ora salta i cartelli pubblicitari con le braccia aperte,
correndo ancora, sotto la nostra tribuna.
Sorridendo, immagino che stia venendo da me e il mio cuore sembra
impazzire sul serio, quando lui si ferma veramente sotto la mia
postazione.
Il suo viso si alza verso di me…
E mi sorride.
Un sorriso il suo…
Bellissimo.
Le mie mani rimangono strette al metallo al quale mi sorreggo, quando
la sua mano raggiunge il suo viso.
Spalanco gli occhi, incredula…
Le sue labbra poggiano infatti un bacio sull'anulare sinistro mentre
socchiude gli occhi.
Bacia il mio nome!
Bacia me!
Tsubasa alza il braccio in alto mentre poggia l’altra mano
sul cuore, tornando a sorridere.
Fiero, vincente.
Questo goal
è... Mio!
Porto le mani alla bocca, le lacrime mi appannano la vista ma riesco
comunque a vedere i ragazzi, che lo circondano esultanti.
E non riesco a staccare il mio sguardo dalla sua immagine.
Non riesco nemmeno a pensare, in questo momento.
"Sanae… Perché stai piangendo?"
Ma la voce di Yukari è come un suono lontano, che a malapena
mi raggiunge, perché nascosto con prepotenza dai battiti del
mio cuore.
"Riesci a spiegarmi perché sono sempre matematicamente in
ritardo?"
Le porte scorrevoli si aprono, permettendomi di entrare nell'elegante
atrio del palazzo, in cui ha sede la mia casa discografica.
Mendo mi segue senza proferire una parola, ma posso notare comunque il
suo sguardo perplesso.
"E non negli impegni di lavoro, perché lì riesco
a essere un orologio svizzero! Arrivo sempre tardi ai miei di
appuntamenti, quelli privati!" continuo a borbottare, avvicinandomi
alla segretaria, che mi sorride cordiale, quando raggiungo la
reception.
Il mio assistente persiste nel suo mutismo, senza nascondere
però un sorrisetto divertito, perché credo trovi
spassosa la mia impazienza, soprattuto se mi fa perdere le staffe in
questo modo.
Alzo gli occhi al cielo quando lo sento addirittura sghignazzare.
"Buongiorno, signorina. Aspettavo visite circa mezz'ora... Ehm,
quarantacinque minuti fa… Sa se mi attende qualcuno
nell'ufficio della signorina Minase?"
La ragazza mi osserva professionale per qualche secondo poi si scioglie
in un sorriso, che è tutto un programma.
"Il signor Ozora è stato fatto accomodare proprio
un’ora fa. Credo la stia aspettando ancora." e detto questo
mi rivolge un'occhiata maliziosa, coordinata a una risatina ammiccante.
Imbarazzata, annuisco ringraziandola prima di entrare in ascensore,
scortata sempre dal mio fedele ma muto assistente.
Appena le porte metalliche si chiudono però, mi volto in
direzione di Mendo, che a stento riesce a mascherare ancora il suo
divertimento.
"Forza, ridi! O ti partirà un embolo!" lo esorto sbuffando,
poggiando le mani sui fianchi.
La sua risata fresca non si fa attendere troppo, un sospiro m'incurva
le spalle quando lo vedo cercare di ricomporsi, passandosi le dita
sotto gli occhi.
"Sei davvero strana, Sanae! Incredibilmente bizzarra, a volte! Con
tutti i posti squisiti che si possono trovare, qui nella capitale, tu
fissi un appuntamento galantecon un uomo in un ufficio! E l'ufficio di
una zitella, per giunta!" e non si trattiene più, ridendo
ancora senza ritegno.
"Mi serviva un posto neutrale e tranquillo, senza dover girare per
Tokyo nel caos di questi giorni. A dirla tutta,
poi… È stato Tsubasa a voler venire
qui!" borbotto in mia difesa, omettendo che anch'io trovo questa
scelta, non proprio il massimo del romanticismo.
"Manca poco alla finale, ormai e non voglio che si stanchi. Possiamo
sempre uscire stasera a cena, se mi fai la cortesia di prenotare in
qualche posto carino..." aggiungo, quasi a volermi discolpare.
"Oh mon amour!
Avrai un delizioso e discreto tavolo per due, prenotato per
le… Otto?"
"Sarebbe perfetto!" rispondo mentre Mendo prende lesto il telefonino e
sfogliando avidamente la sua preziosissima agenda personale nera, si
mette alla ricerca del miglior ristorante di Tokyo.
Quando l'ascensore raggiunge la nostra destinazione e le porte
metalliche si riaprono, lo vedo studiare ancora le pagine colme della
sua bella e curata calligrafia, quasi d'altri tempi.
"Ti faccio sapere dopo tutti i dettagli, ma tu ora vai dal tuo
cavaliere!" mi esorta, facendo cenno con la mano di sbrigarmi, prima
che le porte si richiudano, dandomi solo il tempo di vedere la sua
magnifica dentatura bianca mentre mi sorride.
Con un sospiro sereno, mi appresto ad attraversare il lungo corridoio,
che porta al mio agognato rendez-vous ma quando arrivo davanti
all'ufficio della mia addetta stampa, esito per un secondo, prima di
aprire la porta.
In un ultimo gesto di vanità, prendo lo specchietto dalla
borsa per controllare capelli e trucco, nonostante sia impaziente ma
soprattutto in ritardo di ben un'ora, come mi ha gentilmente fatto
notare la segretaria all'ingresso.
"Tsubasa!" esclamo allegramente, entrando nella stanza ma ad
accogliermi non c'è nessuno.
Grattandomi una tempia con l’indice destro, rielaboro
mentalmente le parole della receptionist, che non posso comunque aver
frainteso.
Perplessa, esco dall'ufficio di Akane e guardandomi intorno, mi chiedo
dove possa essere finito Tsubasa.
Forse sarà
andato a prendere un caffè e anche bello lungo, visto il mio
mostruoso ritardo…
Con passo deciso, torno verso gli ascensori, per raggiungere la
caffetteria, che a questo punto mi sembra l'unico posto sensato, dove
cercarlo.
Quando le porte si aprono davanti a me, entro in cabina, salutando con
un sorriso due ragazze, che stanno confabulando tra loro, visibilmente
elettrizzate.
Non volendo, parte della loro conversazione arriva alle mie orecchie,
che si drizzano come quelle di un predatore a caccia, quando le sento
distintamente pronuniciare il nome Tsubasa.
"Ma ti dico di sì! Era lui! La sua faccia è su
tutti i giornali, non posso sbagliarmi!"
"Tsubasa Ozora… Qua dentro?!"
"Ti ho detto che l'ho visto con questi occhi, giù alla sala
d'incisione numero quattro!"
Perplessa, strabuzzo gli occhi.
Perché
è andato là?!
E velocemente premo il tasto del livello giusto, prima che lo
oltrepassiamo e sia troppo tardi.
"Ma che è venuto a fare, scusa?"
"Ah non saprei… Sarà amico di qualcuno!"
Le due continuano a spettegolare, formulando una serie d'ipotesi, tutte
molto lontante dalla realtà.
Quando l'ascensore si ferma, esco sul pianerottolo, salutando le
ragazze con un sorriso riconoscente, anche se loro non possono sapere
di essermi state utilissime.
Sempre più impaziente, nonostante l'ultimo colpo di fortuna
mi abbia fatto risparmiare del tempo prezioso, mi dirigo verso la sala
quattro, non capacitandomi ancora del perché Tsubasa sia
finito lì.
Mentre mi avvicino, riesco già a sentire la sua voce, ma in
maniera forse fin troppo alta.
Quando entro nella stanza però non vedo nulla,
perché mi accoglie il buio.
Nella sala mixer le luci sono spente, ma non in cabina
d’incisione.
I miei piedi si bloccano come cementati al pavimento.
Il sorriso mi muore sulle labbra mentre i polmoni, spinti dalla brusca
accelerazione del mio cuore, pompano ossigeno in maniera irregolare.
Tsubasa è là, oltre il vetro...
Ma non è solo.
Impietrita, rimango nell’ombra, non sapendo cosa fare.
Riesco solo a indietreggiare di qualche passo, quel tanto che basta per
posare le spalle al muro, in modo che mi sorregga.
Non si sono accorti di me, la luce in sala d'incisione non permette di
vedere la zona mixer, se è al buio.
Ho un tuffo al cuore, quando intuisco che conversazione tra i
due è tutt’altro che amichevole.
"Sai, quando ho conosciuto Nakazawa eravamo in aula di musica e lei
aveva quell'aria un po' distante, che ho imparato a riconoscere nel
corso del tempo..."
Seii parla in modo fin troppo calmo, lasciando trapelare quell'ironia
mista a sfacciataggine, che credevo avesse abbandonato da tempo e del
tutto.
I miei occhi si spostano veloci su Tsubasa, che lo ascolta
serio.
Le sue braccia sono incrociate sul petto e la mascella è
serrata nervosamente mentre squadra il ragazzo che ha davanti con uno
sguardo torvo, ombrato di scuro.
"A quei tempi avevo una ragazza e da un sacco di tempo, ma
più i mesi passavano, più m’incuriosiva
questa persona, di cui si parlava tanto a scuola. Diciamo che
generalmente il giudizio su di lei si divideva in due blocchi distinti.
C’era chi la considerava pazza e masochista, a voler tenere
in piedi una relazione con qualcuno dall’altra parte del
mondo. Molti la vedevano votata alla sofferenza e destinata a sicuri
tradimenti..."
Le ultime parole sono accentuate da una sorta di ghigno, ma Tsubasa non
accusa, rimanendo sempre in silenzio.
"Altri l'ammiravano profondamente per la sua forza e la determinazione.
Per tante ragazze, specialmente le più piccole, si era
trasformata in una sorta di mito romantico, in una specie di eroina.
Pensandoci bene, la tenacia è stata la prima
qualità a colpirmi in lei, la prima cosa che mi ha fatto
innamorare. Non si trovano in giro ragazze disposte a tanto, per un
uomo!"
"Dacci un taglio, Seii!"
"Calma, Ozora… Non ti scaldare! Devo spiegarmi come si deve,
anche perché credo che i tuoi amichetti del pallone non
ti abbiano mai raccontato la versione ufficiale dei fatti. Ammettilo,
sono schifosamente parziali!"
Seii sorride beffardo, allargando le braccia e alzando le spalle.
Stringo i pugni quando sento che vorrei andare da lui e prenderlo a
schiaffi.
Come vorrei prendere a sberle me stessa, per aver creduto che fosse
cambiato, che fosse maturato negli ultimi mesi.
Ma è stata solo un'illusione la mia, come mi conferma ora il
suo sorriso sprezzante mentre una luce sinistra balena nel suo sguardo.
"L’ho baciata!"
Trattengo il fiato, portando le mani ghiacciate al viso.
Il mio stomaco si contorce dalla rabbia e le lacrime diventano un velo
sui miei occhi così rapidamente, che temo possa uscire un
singhiozzo strozzato dal mio petto.
"Lo so!"
E il mio cuore si ferma…
Lui sa tutto!
Tsubasa si avvicina a Seii, mantenendo le braccia incrociate sul petto.
Mi mordo le labbra quando il mio sguardo si posa sulle sue mani, che
stringono con forza la stoffa della sua t-shirt, come se stesse facendo
uno sforzo sovrumano per trattenere la sua collera.
Il suo volto ora è vicinissimo a quello del suo antagonista,
tanto che i loro nasi quasi si sfiorano.
Gli occhi di Tsubasa sono due fessure mentre rimane immobile a fissare
Seii.
"E mi auguro che non ti venga in mente un altro giochetto del genere,
perché non credo riuscirò a compiere lo stesso
miracolo, che adesso mi permette di non metterti le mani addosso."
"E che potresti fare? Mi mandi un paio di pugni per corrispondenza dal
Brasile, eh
campione?"
Seii risponde sempre con arroganza, ma senza scomporsi di una virgola.
"Non provocarmi..." la voce di Tsubasa è un sibilo.
"Sono un signore io, stai tranquillo! La tua ragazza è in
buone mani..."
Tsubasa scatta veloce come un felino, afferrando il colletto della
camicia di Seii.
Sento che dovrei intervenire, ma una forza nascosta non mi permette di
fare un passo e mi costringere a stare qui, nascosta ad ascoltare, con
il cuore ad un passo dal collasso.
"Che intenzioni hai?"
Seii prende per i polsi Tsubasa prima di rispondergli e con uno
strattone, lo allontana dal suo collo.
"Aspetto che il tempo passi, signor
Capitano e che compia il suo corso naturale.
Quanto pensi possa resistere ancora quella ragazza? È solo
una questione di tempo, tempo e pazienza da parte mia. Sei talmente
assente dalla sua vita Ozora, che nemmeno ti renderai conto della fine."
"Ma che diavolo ne sai tu, eh?"
Tsubasa torna a farsi sotto, puntando il dito indice
all’altezza del mento del suo avversario, gli occhi ostili e
le gote viola dalla rabbia, come non li avevo mai visti.
Seii continua a non scomporsi e alza il viso per sfidarlo ancora, prima
di a parlare.
"Hai mai visto i suoi occhi spenti, persi lontano? Così
tristi, giorno dopo giorno, tanto da sembrare completamente assente?
Rispondi, campione!"
Tsubasa stringe le mascelle in una smorfia irritata ma anche per il...
Dispiacere.
"Credi che sia tutto bello per me? Che sia tutto facile? Io me ne sono
andato! Io l’ho lasciata sola! Credi davvero che non ci pensi
mai? Che non sappia di essere l’unica causa del suo dolore?
Ma perché diavolo devo giustificarmi con te poi!"
"Se avessi le palle, la lasceresti libera..."
Tsubasa gli volta le spalle, ora.
Facendo qualche passo raggiunge la parete, poggiando poi le mani contro
il muro.
E così non riesco più a vedere il suo
volto…
Stringo i pugni, sopraffatta dall'ansia e dall'angoscia.
"Mi sono chiesto migliaia di volte, se senza di me sarebbe stata
più felice... Se fosse uscita con qualcun altro, se si fosse
innamorata di uno come te, avrebbe avuto di certo tutto quello che
hanno le altre, ogni cosa che le ho tolto... Avrebbe pianto di meno,
non si sarebbe mai sentita così sola e sarebbe rimasta la
ragazza spensierata di tanti anni fa. Ma che ne sarebbe stato di me?"
Tsubasa si volta di nuovo, il suo viso è una maschera di
sofferenza.
"Sarei capace di stare senza di lei? Senza sapere che mi sta pensando,
senza sapere che lei c'è..."
Un sorriso flebile, rassegnato appare sul suo volto.
"Probabilmente hai ragione tu. Non ho il coraggio di stare senza di lei
e sono così egoista da tenerla vicina a me nonostante tutto.
Ma tutto questo ha un prezzo, quindi non venirmi a parlare di dolore,
come se io non lo conoscessi..."
È troppo.
Tutto questo è troppo.
Per tutti questi anni non ho fatto altro che pensare a me stessa,
perché ero convinta che la soffernza di Tsubasa fosse
completamente diversa dalla mia.
Credevo che la sua scelta, legata al suo sogno, gli rendesse le cose
più facili…
Ma mi sbagliavo.
E questa consapevolezza fa sì che la forza misteriosa, che
mi tratteneva immobile qui fino a un secondo fa, si trasformi,
spingendomi con tutta me stessa verso Tsubasa.
L'assecondo di slancio, staccandomi dalla parete per raggiungerlo.
Quando spalanco la porta della sala d'incisione, le lacrime scendono
copiose, come pioggia sul mio viso.
"ORA BASTA!" urlo con forza, entrando nella stanza.
Seii mi osserva con gli occhi fuori dalle orbite, visibilmente stupito
dalla mia presenza.
"VATTENE! UNA VOLTA PER TUTTE, VATTENE!" gli grido contro, non
trattenendo più la rabbia, il rancore e il risentimento nei
suoi confronti.
I suoi occhi si abbassano mentre le sue labbra si muovono, come a voler
pronunciare un qualcosa.
Ma non gli do modo di farlo, urlando ancora contro di lui.
"Vattene ho detto, FUORI!"
Seii alza il suo sguardo livido su di me e sferra un calcio furioso
alla porta, prima di attraversarla, sparendo dalla mia vista.
Questa volta per sempre.
Tsubasa mi fissa turbato, soffermando lo sguardo sulle mie lacrime.
Mi avvicino di un passo e con delicatezza, distendo le braccia verso di
lui.
"Vieni qua..." sussurro dolcemente, per invitarlo a raggiungermi.
In un sencondo sento il suo corpo contro il mio mentre il suo viso si
nasconde, immergendosi nei miei capelli.
Cingo le sue spalle senza riuscire a smettere di piangere, sfiorando il
suo orecchio con un bacio.
"Come ti senti?" domando piano, la voce rotta dall’emozione.
Tsubasa mi stringe più forte a sé, nascondendo il
viso nell'incavo della mia spalla, prima di rispondere.
"A casa...
Come prima cosa voglio
fare una dedica speciale a Sakura chan, dato che oggi è il
suo compleanno!
Tantissimi auguri,
piccola! Spero che in questo giorno il mondo ti sorrida, come meriti in
ogni attimo della tua vita… Ti voglio bene!
Non potete immaginare
quanto sia difficile per me trascrivere quest’ultima parte,
sia perché è la prima che ho scritto ma anche
perché ho immaginato così tante volte queste
scene nella mia testa, che vederle sullo schermo mi rende nervosa...
Spero di cuore di essere
riuscita a trasmettervi qualcosa, raggiungendo i miei intenti. Lo spero
proprio!
Chiedo scusa poi per la
mia primissima descrizione di un’azione calcistica!^^'
Non so bene che cosa ne
sia venuto fuori, ma abbiate comunque pazienza! XD
In ultimo, mi auguro di
aver reso un po' di giustizia a Tsubasa, al quale sono troppo
affezionata.^^
Ovviamente grazie a
tutti quelli che hanno recensito e letto l’altro capitolo!^^
Al prossimo, allora!
Un affettuoso abbraccio
OnlyHope^^
|
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Capitolo 32 *** In cima al mondo ***
BUTTERFLY
CAPITOLO 32
In cima la
mondo
Una sensazione di
dejà vu.
Mi porta indietro nel tempo, in un passato che sembra lontanissimo.
È un'emozione familiare, quella che sto provando in questo
momento e la conosco così bene, che non mi è
difficile capire dove mi porterà…
E l'euforia intorno a me scopare, tutto si tinge di grigio.
Le urla festose dei tifosi riecheggiano monotone nelle mie orecchie, ma
è come se fossero solo un ricordo, che affiora nella mente,
frutto della mia immaginazione.
Una finale vinta, dando anima, corpo e ogni energia.
Ma a quale mi sto riferendo?
La finale del mondiale giovinile oppure quella di semplice campionato
nazionale delle medie?
Mi chiedo poi, se esista effettivamente una differenza tra le
due…
Perché oggi riesco a provare le stesse sensazioni di anni
fa, le stesse emozioni contrastanti, tra cui spicca il senso
d’angoscia, stonando inesorabilmente con il momento presente,
che deve essere carico di gioia e allegria.
Mi volto a guardarmi intorno, con aria quasi assente mentre sento
salire le lacrime agli occhi.
Lacrime di commozione certo, ma no…
Non m’illudo.
Io so qual è il vero motivo, che le spinge a uscire fuori.
Un pizzico di egoismo forse, un attimo acuto d’amor
proprio…
Sensazioni, che riescono ad adombrare quella felicità, che
alberga comunque nel mio cuore, perché non potrei mai non
essere felice, in una giornata come questa.
Non ne sarei capace, perché tengo troppo a lui e di
conseguenza ai suoi sogni.
Così come ho sempre creduto nei ragazzi della squadra, che
ho assistito per anni, vedendo alcuni di loro allenarsi ogni giorno,
grondanti di sudore in un campo da calcio.
Mi sento così orgogliosa e fiera, ma anche teneramente
commossa la pensiero di quanto questa vittoria possa significare per
ognuno…
Per Tsubasa...
Inevitabilmente per me…
Ed è così che torno quella ragazzina di
quattordici anni, che seduta confusa sugli spalti, non riesce a capire
a quale di queste sensazioni dovrebbe dare più credito,
quale dovrebbe assecondare.
Perché oggi come allora, vince tra tutte, l'emozione
più triste.
Al campionato nazionale delle medie, il pensiero del Brasile era come
una nuvola grigia all’orizzonte, che si avvicinava cupa,
oscurando la felicità della vittoria.
Ora tutto sembra uguale ad allora…
Nuove nuvole nere contrastano il mio cielo, che dovrebbe essere limpido
e sereno.
Non sono una stupida...
Ho sempre saputo che il trasferimento di Tsubasa in Sud America sarebbe
stato solo il primo passo, solo l’inizio della sua carriera.
E dopo un mondiale giocato ad altissimi livelli, dopo una vittoria come
questa contro i favoriti ma soprattutto dopo aver battuto Roberto, il
suo mentore e maestro di sempre, so anche che non ci saranno
più limiti per lui…
E potrebbe arrivare altro, oltre la vittoria, da questo mondiale.
Nuove proposte e forse, una nuova partenza.
Con l'Europa come destinazione...
E così ai migliaia di chilometri che ora ci dividono, se ne
aggiungerebbero altrettanti, moltiplicando le ore da trascorrere in
aereo per raggiungersi in un'eternità.
Il Brasile a confronto sembra un porto così sicuro per la
nostra relazione…
E questo sì che è un qualcosa di davvero ironico!
I miei occhi si posano su Tsubasa, che ride euforico in mezzo al campo
e ciò che vedo è l'immagine della
felicità più completa.
Della gioia più sfrenata, fatta di sogni che si sono
realizzati.
Ed io so anche questo…
So di volere dal più profondo del cuore, che ogni suo
desiderio si avveri, che ogni sua aspettativa possa essere soddisfatta.
Io voglio che Tsubasa diventi davvero il numero uno.
Anche se desiderio implica un prezzo sempre più
alto…
Non tornerà
più...
L'ho sempre saputo ma ora mi sembra il concetto più
concreto, definitivo e sicuro, che la mia mente possa mai formulare,
rendendomi un po' insicura e spaventata.
In questi ultimi mesi pensavo di essermi buttata tutto alle spalle,
perché credevo di aver vinto le odiose paure, che avvelenano
la mia anima da anni.
Ma tutto è come prima.
Nulla sembra essere cambiato dentro di me, da quel terzo campionato
delle medie.
Osservo la squadra, che sta facendo il giro d’onore sotto gli
spalti, portando in alto la coppa, simbolo di vittoria.
I ragazzi continuano ad abbracciarsi l’un l’altro
mentre l'euforia dei tifosi sta raggiungendo un entusiasmo, che sfiora
il delirio.
Tsubasa si volta nella mia direzione ora e mi regala il sorriso
più bello del mondo, prima di mandarmi un bacio.
E di nuovo questo scontro si fra strada dentro di me.
Tristezza e gioia lattoano tra loro, costringendo i miei occhi a
riempirsi di lacrime.
Ma sorrido lo stesso al ragazzo che amo...
Ora sei anche campione
del mondo, Capitano!
"È vero! L'avrai ripetuto tremila volte! Hai risposto
così a tutte le interviste!"
Tsubasa scuote la testa vigorosamente mentre mi sto divertendo un mondo
a tartassarlo.
"Ti dico di sì! Com'è la frase? A forza di
sentirla l’ho imparata a memoria..." e poggiando il dito
indice sulle labbra, faccio finta di rifletterci per un attimo.
"Ah! Ecco!" esclamo ma non riesco a terminare la frase,
perché il palmo della sua mano si poggia sulla mia bocca,
tappandomela letteralmente.
"Ok, basta..." sussurra, fissandomi negli occhi, con le gote rosse per
l'imbarazzo.
Non trattengo una risatina, nonostante abbia poche risorse per farlo e
quando la sua mano mi libera, scivolando sulla mia guancia, sghignazzo
ancora divertita.
"A volte sei tremenda!" mi rimprovera sbuffando, visto che non accenno
a smettere di prenderlo in giro.
"Credimi, Tsubasa! La tua faccia è uno spettacolo quando sei
in imbarazzo, sei troppo comico!"
"Grazie tante..." borbotta con una smorfia che, se non lo conoscessi
bene, potrebbe farmi credere che si sia offeso.
"Però sei carino lo stesso!" esclamo, avvicinandomi,
prendendo il suo viso tra le mani.
"Carino davvero!" aggiungo, prima di schioccare un bacio sonoro sulle
sue labbra, come armistizio.
Tsubasa sorride compiaciuto ora, così lascio che la mia
mente si sposti in una direzione ben precisa, approfittando di questo
momento spensierato.
Inspiro aria a pieni polmoni e mi faccio coraggio, prima di formulare
una domanda, che gira nella mia testa ormai dalla sera della finale.
"Quando pensi di tornare in Brasile?" chiedo con un sorriso, come se
fosse una questione di poco conto.
Tsubasa mi fissa per un secondo, prima di rispondermi che si
tratterà in Giappone ancora per un po'.
"Non ho deciso nulla..."
"Pensavo saresti rientrato con Roberto, sai?" esclamo felice, per
questo rinvio indefinito, che non mi aspettavo.
"In fondo ti meriti ancora qualche giorno di riposo, prima di tornare a
Sao Paulo. Tra giornalisti, impegni formali e festeggiamenti con le
autorità, non vi hanno dato tregua dopo la vittoria!"
"Già... Ho bisogno di un po' di tempo per me stesso,
effettivamente."
Annuisco, scrutando la sua espressione, che mi sembra all'improvviso
fin troppo seria.
"Ti preoccupa qualcosa?" chiedo con un po' di esitazione, distogliendo
poi lo sguardo.
Tsubasa rimane in silenzio, senza rispondere.
Presa da una leggera ansia, mi volto ancora a guardare verso di lui.
"Ho parlato con Roberto… Ci sono buone
possibilità che riceva delle proposte concrete, da parte di
qualche club europeo. Lui è convinto che dopo le mie
prestazioni a questo mondiale, possa addirittura permettermi il lusso
di scegliere dove trasferirmi!"
Il suo sguardo è rivolto verso un punto indefinito
all'orizzonte ed io so a cosa sta pensando.
Ora la sua mente sta viaggiando, libera d’immaginare le
azioni più belle, nei campi da calcio più famosi
e contro rivali dai nomi importanti, all'altro capo del mondo.
So che vorrebbe andare in Europa...
E alla fine lo farà.
Un misto di tristezza, d’impotenza e di solitudine mi assale,
proprio come quando ero una ragazzina e Tsubasa mi parlava della sua
voglia di trasferirsi in Brasile.
"È fantastico..." sussurro, cercando di sorridere,
nonostante mi senta inevitabilmente giù di morale, all'idea
di dover aggiungere ancora più distanza tra noi.
Ma in questi casi non è poi così difficile
dissimulare per me, ho anni di gavetta alle spalle…
"Cos'è quell'aria strana? Vedrai, te la caverai benissimo
anche in Europa! Ne sono sicura!" esclamo con un sorriso più
convinto, dimostrando entusiasmo per questa nuova svolta nella sua
carriera.
Tsubasa risponde placidamente che tutto è ancora campato in
aria e che penserà al dafarsi, quando sarà il
momento.
"Non sono preoccupato, coumque. Non per l'Europa, intendo…"
aggiunge con un filo di voce, come se parlasse più con se
stesso che con me.
Lo fisso con aria interrogativa, non riuscendo a capire questo suo
atteggiamento, fin troppo pacato e remissivo.
Mi sarei aspettata uno Tsubasa decisamente su di giri, sentendolo
parlare della prospettiva di giocare in qualche club
europeo…
E non riesco a evitare di fissarlo intensamente, tanto da costringerlo
a distogliere lo sguardo.
"Ci vediamo domani?" mi chiede, cambiando velocemente discorso.
"Certo! Sono liberissima! A dirla tutta, mi sono presa qualche giorno
di pausa anch'io!" rispondo arrossendo un po', anche se è da
tempo che non dovrebbe imbarazzarmi più, l'ammettere di
voler passare ogni minuto possibile con lui.
"Io nel pomeriggio ho da fare... Ehm… Delle cose..."
borbotta, continuando a guardare altrove.
"Va bene se ci vediamo sul tardi?" chiede ancora, senza terminare il
discorso.
"Ok. Mi chiami quando hai fatto?" ribatto perplessa, domandandomi il
motivo di questa sua aura di mistero.
"Ti chiamo io, sì."
Tsubasa si volta a guardarmi ora e mordendosi leggermente il labbro
inferiore, trattiene per un attimo il fiato, in maniera nervosa.
O almeno, questa è l'impressione che dà a me.
"Ok!" esclamo, squadrandolo disorientata.
"Ok…" mormora lui, rilasciando lentamente il respiro, come
se fosse sotto pressione, per uno sforzo troppo grande d'affrontare.
"Puoi aspettarmi qui, Sanae?"
Tsubasa mi pone la domanda ma è chiaro che non si aspetta
nessuna risposta da parte mia, dando per scontato che lo
asseconderò.
Nei suoi occhi aleggia una luce particolare mentre mi scruta.
Una luce divertita ma anche…
Strana.
A dir la verità, ci siamo incontrati giusto un'ora fa e l'ho
travato fin da subito così…
Strano, appunto.
Ma a volte, chi lo
capisce è bravo e a me non resta che annuire,
prima che si allontani, lasciandomi sola ad ammirare il paronama,
appoggiata al muro che costeggia il belvedere.
Il monte Fuji si staglia contro un cielo dalle sfumature calde come il
tramonto mentre le luci artificiali dei primi lampioni che si
accendono, si uniscono a quella dell'imminente crepuscolo, donando
un'atmosfera magia alla città.
La villa dei Wakabayashi sembra sospesa anche lei nel tempo, grazie
alle lanterne, che come ogni estate, decorano lo sconfinato il
giardino, rendendolo fatato.
Sorrido divertita quando nella mia mente si associa un'immagine di
Genzo e dei suoi quasi due metri di altezza, che possono farlo sembrare
tutto, tranne che un personaggio delle fiabe.
Ma che sta combinando
Tsubasa?
Non capendo dove possa essersi cacciato, mi volto a guardare oltre le
mie spalle ma quando sto per chiamarlo a gran voce, una luce improvvisa
mi acceca, costringendomi a schermare lo sguardo con una mano.
Quando i miei occhi riescono a mettere le immagini di nuovo a fuoco,
rimango letteralmente a bocca aperta, per lo stupore...
L’albero secolare, che di solito troneggia su
quest’altura con la sua sagoma scura e buia, risplende di
migliaia di piccole luci bianche, che ricadono dai suoi rami, mossi da
una leggera brezza estiva.
"Ma cosa?" sussurro, avvicinandomi alle fronde più basse,
che sembrano simili a quelle di un salice piangente.
Con una mano scosto i fili di luce e oltrapassandoli, mi trovo
circonada da una magifica luce argentata.
Stupita e frastornata, giro su me stessa guardandomi intorno,
finché il mio sguardo non si posa su Tsubasa, poggiato con
una spalla al tronco dell'albero.
Dal sorriso soddisfatto dipinto sul suo volto, capisco che la mia
reazione non deve averlo affatto deluso.
"Ma come hai fatto?" chiedo divertita, poggiando le mani sui fianchi,
cercando di mascherare un po' d'imbarazzo.
"Shiii... È magia, Sanae..."
Tsubasa mi risponde con fare solenne, portando il dito indice alle
labbra.
Sorrido prima che il mio sguardo si posi di nuovo sulle luci, per
ammirare ancora la magia prodotta dalle minuscole lampadine, che
penzolano dai rami.
La mia mano ne raggiunge un filo, facendolo poi dondolare, ipnotizzata
dall'argento che brilla tra le mie dita.
Nonostante i tentativi però, mi rendo conto di non riuscire
a formulare nessun pensiero sensato in questo momento.
"A che devo tutto questo?" domando, tornando a guardare curiosa verso
Tsubasa, che continua ad osservarmi, rimanendo in silenzio.
"Perché se l’intento era quello di essere
romantico… Beh, allora ci sei proprio riuscito!" e
arrossisco, perché la situazione inizia davvero a farmi
sentire un po' confusa.
"Se lo sapesse Ishizaki, poi! Oh, saresti sistemato a vita!" esclamo
ridendo, non riuscendo a smettere di parlare, per riempire questo
strano silenzio di Tsubasa.
Quando lo raggiungo, mi appoggio anch'io all'albero, dando le spalle al
tronco mentre aspetto che sia lui a dire qualcosa ora.
Tsubasa però, non solo persiste nel suo mutismo, ma si
allontana addirittura da me, facendomi sentire d'un tratto anche
nervosa.
Quando faccio per seguirlo lui mi ferma stendendo un braccio, per
rimanere nascosto dietro al tronco, lontano dalla mia vista.
E questo suo gesto mi spiazza completamente mentre il silenzio strazia
ancora il mio cuore.
Poggio così la nuca contro la corteggia ruvida, prima di
alzare il mento e fissare la chioma ricoperta di luci.
Deglutisco nervosa, non riuscendo a capite cosa stia
succedendo…
Quando Tsubasa rompe finalmente il silenzio con un sospiro, mi mordo
ansiosa le labbra.
"Sono passati più di quattro anni, dall'ultima volta che
siamo stati qui, insieme..." e il suo tono è calmo e basso,
come se stesse riflettendo ad alta voce, piuttosto che parlando con me.
"Quattro anni..." ripete, soffermandosi su questo particolare, che poi
tanto un particolare non è.
Le mie labbra s’increspano in una smorfia malinconica, al
pensiero di quanto tempo sia passato dalla sua dichiarazione.
Ho trascorso tutti quei mesi in solitudine e sarà
così, temo, anche per quelli a venire.
"Siamo stati insieme pochissimo in tutto questo periodo, troppo poco. E
non è stato facile. No. Per niente."
Abbasso lo sguardo ora, succube di quell’angoscia che mi
prevarica ogni volta che i miei pensieri si soffermano sulla prossima
separazione, che ci aspetta imminente e senza deroghe.
"Fa male stare così. Davvero male..."
La mia vista si offusca a causa delle lacrime, perché le sue
parole sono maledettamente vere.
"Ma c'è una soluzione…" lo sento esclamare,
alzando leggermente il tono della voce.
Spavantata, inizio a tremare, temendo le sue conclusioni.
Perché anch'io ho pensato tante volte a una certa soluzione,
ma senza poterla accettare.
E non posso credere che lui, invece…
Forse è per questo che non vuole che lo guardi…
Per questo rimane oltre le mie spalle…
Mordo le labbra, alzando lo sguardo ancora una volta sulle fronde
illuminate, ripetendo a me stessa di stare calma.
Perché non può essere così...
Ti prego, no...
"Ho pensato tanto, Sanae…" continua, rimanendo sempre
nascosto dai miei occhi, velati di lacrime.
"È la soluzione ideale per me.." si ferma di nuovo, prima di
prendere un respiro profondo.
"E spero..." e ora mi sembra stranamente che sorrida.
"Che lo sia anche per te..."
Il mio cuore martella violentemente dentro le mie orecchie, anche se
non so spiegarmi il perché…
"Sposiamoci!"
...
...
Io non posso aver
sentito bene...
Non può
essere...
Non può...
...
...
Mi volto di scatto per raggiungere Tsubasa, oltre il tronco dell'albero.
Lo vedo arrossire mentre fisso la sua espressione seria ma soprattutto
stupita, per la mia presenza improvvisa davanti a lui.
"Così non saremo più lontani!" esclama deciso e
il suo respiro ora mi sembra irregolare.
Cerco di riprendere possesso di me.
Stordita.
Incredula.
"È una proposta, Tsubasa? Adesso... Questa... È
una proposta?"
La mia voce trema, come la mano poggiata al tronco, che tenta in
qualche modo di sorreggere il peso del mio corpo.
Sbatto le palpebre velocemente, per evitare che le lacrime mi
deconcentrino.
Ogni cellula del mio corpo pare essere viva, solo grazie all'emozione
incredibile che sto vivendo.
O che sto credendo di vivere...
Tsubasa continua a fissarmi, poi...
Mi sorride...
Dolcemente...
"Sì, Sanae..."
E mi manca il respiro mentre porto le mani ghiacciate alla
bocca…
Tutto il mio corpo trema...
Ogni fibra...
Ogni parte del mio essere vibra…
E sento...
Ascolto me stessa…
Il mio cuore batte un tempo...
Il mio sangue un altro ancora...
Il mio respiro segue una melodia diversa da tutte le altre...
E la mia mente ascolta tutto questo, lasciandosi trasportare.
Inebetita, avverto le sue braccia che stringono i miei fianchi mentre
il suo viso si fa sensibilmente più vicino al mio.
"Se tu mi vuoi..." sussurra emozionato, scrutando ansioso la mia
espressione, perché non ho ancora detto una parola.
Ma per me è impossibile parlare ora, perché
scoppio a piangere mentre premo forte le mani contro le mie labbra.
E nella mia mente si affaccia il ricordo un bambino, appena trasferito
a Fujisawa, che se ne andava in giro calciando sempre un pallone da
calcio.
Nella mia memoria riecheggia la sua voce, così come
l'immagine del suo sorriso spensierato.
Finché non arriva quell'attimo preciso, quello in cui il mio
cuore ha iniziato a bussare più forte nel mio petto, a causa
sua…
Ora quel bambino è cresciuto ed è qui davanti a
me.
E sorride mentre mi chiede di far parte della sua vita, per sempre.
"Dammi la mano..." e la prende tra le sue, senza aspettare.
Le mie dita tremano, ancora...
Soprattuto ora, che un anello scivola lento lungo il mio anulare.
Ed è un miracolo che riesca a vederlo, dato che non riesco a
fare altro che singhiozzare.
Quando porto la mano avanti agli occhi, osservo in silenzio il prezioso
cerchio di metallo, che brilla luminoso tra queste migliaia di luci.
L'anello poi sparisce, imprigionato tra le mani di Tsubasa, che sono
calde.
Tanto calde...
"Questo è un sì, Sanae?" mi chiede, guardandomi
negli occhi e sorridendo dolcemente.
Ed è magnifico come tutto questo mi faccia sentire libera!
Libera da ogni sofferenza, dalle costrizioni del tempo e dello spazio.
Sono libera, sì…
E leggera, come una farfalla…
Annuisco.
Annuisco e basta, non riuscendo ancora a dire una parola.
Negli occhi di Tsubasa si accende una luce così calda e
intensa, da far impallidere tutte quelle che ci circondano.
E il suo sorriso...
Il suo sorriso è come dovrebbe essere quello della persona
che si ama.
Come vorrei che fosse sempre, in ogni attimo della sua esistenza.
Con uno slancio, circondo il suo collo con le braccia prima di baciarlo
sulle labbra, sempre senza smettere di piangere.
Ma sono lacrime sante, quelle che scorrono ora sul mio viso,
perché non fanno male…
Non me ne faranno mai più.
Perché non sentirò più quel vuoto,
capace di farmi sentire infinitamente sola…
Abbandono la sua bocca, mossa dal desiderio di guardarlo ancora nei
suoi occhi…
Devo sapere che non sto sognando.
Tsubasa mi ama...
Lo sapevo, l’ho sempre saputo.
Ma stanotte è come se avessi afferrato sul serio il suo
amore, scoprendo che può essere identico al mio…
È finita...
Penso, lasciando alle mie spalle tutto quello che mi ha oppressa in
questi anni.
Tsubasa continua a stringermi forte e il suo sorriso è
radioso, forse nemmeno lui credeva possibile, sentirsi così
felici.
"Quindi ora siamo fidanzati!" esclama, tirando il labbro inferiore e
stringendo i denti in una smorfia di finta paura.
Annuisco ancora, perché la mia gola è totalmente
secca, a causa di questa emozione incredibile.
"Pensa quando lo saprà Ryo!" aggiunge, alzando gli occhi al
cielo divertito.
Scoppiamo a ridere entrambi, proprio come due bambini, prima di tornare
a baciarci.
Con il cuore leggere, perché il futuro non fa più
paura.
Saremo insieme…
Insieme, finalmente…
E d'ora in poi, non ci separeremo mai più.
L’albero pieno
di luci, che ho scritto tanto tempo fa, sembra così adatto
per questa giornata, nella vigilia di Natale.
Questo capitolo vuole
essere una sintesi di emozioni, quindi molto più breve degli
altri, ma non credo che importi…
Volevo contrappore gli
stati d’animo di Sanae, che si aspetta una cosa dal futuro,
ottenendo il poi il contrario e quel suo senso di libertà,
rispetto alla sofferenza che l’ha accompagnata per tutti i
precedenti trentuno capitoli.
Spero di aver reso al
meglio le emozioni, senza strafare ma nemmeno mutilare, nulla,
riuscendo a rimenere l'equilibrio tra questi due limiti, che mi sono
posta.^^
Vorrei che la sorpresa e
la gioia di Sanae risultassero spontanee per chi legge, e che il
lettore possa provare un po' del suo stupore leggerdo…
Mi auguro di esserci
riuscita, altrimenti… "mi scuso".^^'
Ora non mi resta altro
che augurarvi un felicissimo Natale e uno splendido 2008!
Vi auguro ogni gioia e
vi ringrazio ancora, per tutto ciò che mi avete regalato in
quest’anno, abbastanza difficile per me...
Ci risentiamo
l’anno nuovo, con gli ultimi tre capitoli della storia!
Un abbraccio veramente
sentito
OnlyHope^^
|
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Capitolo 33 *** Fujisawa ***
BUTTERFLY
CAPITOLO 33
Fujisawa
Yukari continua a stringere il mio
collo e a singhiozzare sulla mia spalla.
Paradossalmente mi trovo a
picchiettare sulla sua schiena cercando di farla smettere, mentre un
sorriso appena pronunciato increspa le mie labbra.
"Ti garantisco Yukari, che mia
madre l’ha presa molto più allegramente di te!"
Cerco di prenderla in giro mentre
sento la sua fronte agitarsi e strofinarsi contro il mio orecchio
sinistro, in senso di diniego.
"Oh ma io sono felice! Per questo
non riesco a... "
Ora che il suo volto è
riemerso dal nascondiglio che aveva trovato nei miei capelli, posso
vedere i suoi occhi rossi colmi di lacrime, ma anche il suo sorriso
felice, sincero e non posso evitare di provare un senso estremo di
riconoscenza, per ogni cosa che mi ha donato la sua amicizia in questi
anni difficili.
"Ma chi lo sa? Oltre ai tuoi
intendo..." m'incalza avvicinando il suo viso al mio, lasciando
così la sua solita curiosità libera di sfogarsi.
"Sei la prima!" le rispondo con un
sorriso raggiante, avvertendo di nuovo quell’emozione
incredibile che mi porto dentro, da quella notte magica in cui i miei
sogni hanno preso ad avverarsi.
Yukari si accende in una smorfia
fieramente ostentata, ora i suoi occhi brillano ancora di
più e non solo per le lacrime.
"Quindi i ragazzi non sanno
niente!" la sua è più una vittoria personale che
una semplice constatazione, non trattengo una risatina nel vederla
così eccitata dalla cosa.
"E pensa quando glielo direte,
scoppierà il finimondo! E Ryo poi! Ma Tsubasa
dov'è ora?"
"Da Taro, credo a informarlo della
novità... sempre ammesso che non sapesse già
tutto da un pezzo, visti i precedenti!"
"Facciamo un giro di telefonate
allora, così raduniamo tutti? Ci sarà da
divertirsi! Oltre che a festeggiare, ovvio!" e all'ultima parola
accompagna un buffetto affettuoso sulla mia guancia.
Avvertendo all’improvviso
un forte imbarazzo, rimango nervosa a guardare mentre si lancia
elettrizzata sul telefono a pochi centimetri da lei, senza aspettare
una mia minima risposta.
Con un gesto impulsivo e un calore
improvviso alle guance, la trattengo per un braccio costringendola a
voltarsi.
Ha l’aria perplessa
mentre mi fissa con uno sguardo interrogativo.
"Ecco, se fosse possibile, vorrei
evitare..." cerco di giustificarmi, sentendo ancora una nuova
esplosione calda all'altezza delle gote.
La mia migliore amica rimane in
silenzio a squadrarmi ancora per qualche secondo, battendo le palpebre
e arcuando le sopracciglia.
"E perché mai?" chiede
senza nascondere minimamente il suo stupore.
"Non c'è bisogno di
scomodare tutti così all'improvviso..." borbotto
imbarazzata, spostando lo sguardo sulle mie mani ancora strette intorno
al braccio abbronzato di Yukari.
"Non c'è bisogno? Sanae
ti stai per sposare! Io avrei cantato di gioia anche alle tre del
mattino, se mi avessi svegliata per dirmi una cosa del genere! Su non
fare la timida e fammi chiamare Ryo!"
Agitata, strattono ancora il suo
braccio con fare infantile,
Yukari sbuffa divertita cercando di
comporre il numero.
"Davvero... io mi sento in
imbarazzo!" la supplico in maniera quasi vergognosa adesso.
Roteando gli occhi al cielo, la
vedo chiudere lo sportello del cellulare e tornare a guardarmi con
un’espressione tra il divertito e il paziente.
"Ti farò solo una
domanda: sei felice di sposarti, Sanae?" chiede prendendo le mie mani
tra le sue.
Annuisco senza esitazione e le mie
labbra si distendono istintivamente in un sorriso felice.
"Bene. Domanda successiva: vuoi
bene ai ragazzi, vero? Sono tuoi amici, no?" continua con fare calmo,
accarezzando il dorso delle mie mani con i pollici.
"Certo!" le rispondo a voce alta
senza esitare nemmeno stavolta.
"Allora non è bello che
condividano con te questo momento? Io segnerò questa
giornata sul calendario come una delle più belle della mia
vita!"
Sorrido ancora mentre sento i miei
occhi farsi umidi e pizzicare leggermente.
"Sono solo un po' confusa...
è che non mi sembra ancora vero, non mi sembra possibile!
Invece sta accadendo sul serio..."
"Oh a chi lo dici!"
Yukari ride divertita mentre alzo
le spalle e cerco di ricacciare indietro l’imbarazzo che mi
ha colpita e che, a giudicare la sua reazione, deve essere alquanto
spassoso.
"Ok, chiama pure..." la esorto in
fine con un filo di voce, preparandomi a diventare il centro
dell'attenzione dell'intero pianeta.
Adoro i miei amici, sono stati un
appoggio fondamentale in questi anni, ma li conosco fin troppo bene per
non sapere cose succederà nelle prossime ore, appena
sganciata questa bomba.
Ma ora che ci penso bene, sorrido e
con una scrollatina di spalle, penso che in fondo li amo anche per
questo.
La mia migliore amica intanto ha
già composto il numero desiderato e attende con poca
pazienza, dondolando la gamba sinistra fuori dal letto, che la sua
chiamata riceva risposta.
Di sicuro starà
chiamando Ishizaki e questo mi agita un'altra volta, perché
diciamo, che lui è tranquillamente il soggetto
più pericoloso del gruppo, in queste circostanze.
"Ryo!"
Appunto... penso
posando una mano sulla fronte.
Yukari vorrebbe aggiungere altro,
ma il suo storico fidanzato non le dà assolutamente modo,
investendola con un fiume di parole e a voce talmente alta, che riesco
anch'io a sentire chiaramente ogni singola sillaba.
La sta in pratica informando di
essere con Tsubasa e che, non ci crederà mai, il capitano
gli ha appena detto che sta per sposarsi.
"Lo so! Da me c'è
Sanae!" e giù a risate entusiaste ed esclamazioni di
sorpresa.
Poggio pesantemente la fronte
contro la mia mano, scuotendo leggermente la testa e sentendo le mie
guance scaldarsi di nuovo, perché proprio in questo istante,
la mia migliore amica sta fissando un appuntamento di
gruppo per l'ora di cena.
"Mi tormenterà, ci
tormenterà... " riesco a borbottare quando Yukari,
soddisfatta e particolarmente euforica, chiude il telefono.
"Oh non aspetta altro!" risponde
sorridendo divertita e anch'io non mi trattengo più,
perché in fondo sono commossa dal modo in cui le persone che
amo partecipano alla mia felicità.
"Ma Sanae, come farai con il
lavoro?" mi chiede poi all’improvviso colta sempre dalla
curiosità.
"C’hai già pensato?"
"La settimana prossima devo andare
a Tokyo. Parlerò con Tadai e troveremo una soluzione."
Sono tornata seria ora,
all’idea del mio lavoro e a come riuscirò a
organizzarmi nei mesi a venire.
Confido nei consigli e
nell’esperienza del mio ex professore, così sono
certa che riusciremo a trovare il modo di far combaciare ogni cosa,
nella mia nuova vita.
E poi sono disposta a tutto pur di
far quadrare le cose, in fondo sono un’esperta in materia e
non mi spaventa più affrontare le difficoltà.
Se ci saranno da prendere degli
aerei allora li prenderò, girerò come una
trottola da un continente all'altro, se sarà necessario.
E sarò felice e serena
nonostante tutto, perché saprò di non essere
più sola al mio rientroperché
lui starà lì ad aspettarmi.
Perché i momenti
distanti da Tsubasa saranno le eccezioni, non più la regola.
Scrivere poi, posso farlo dove
voglio, così come sarà facile trovare un'ottima
sala d'incisione, senza che sia necessariamente a Tokyo o in Giappone.
Esistono le mail per comunicare, i
cellulari e le video chiamate...
In un certo senso sarà
come non spostarsi, sarò più reperibile
di qualsiasi altra persona al mondo.
Con ottimismo prendo un bel respiro
alla fine delle mie considerazioni e rivolgo un sorriso sicuro alla mia
migliore amica, che però all’improvviso abbassa lo
sguardo per andare a fissare le sue mani giunte sulle ginocchia.
"Yukari?" la chiamo avvicinando di
qualche centimetro il mio viso al suo.
Lei sospira, poi rialzando la testa
nella mia direzione, mi osserva ancora per alcuni secondi.
"Questo però vuol dire
che te ne andrai..."
Sorride, o cerca di farlo,
perché le sue labbra tremano un po' ora e i suoi occhi
stanno diventando sempre più lucidi, ma non per la gioia
questa volta.
E di questo avevo paura,
è questa l’unica cosa che mi spaventa di tutta la
situazione.
Avverto una fitta
all’altezza del petto e il mio respiro si ferma
involontariamente, come sospeso.
"Non fraintendermi, io sono
così felice per te! Però..."
Mordo le labbra, i miei occhi si
colmano di lacrime e deglutisco con difficoltà, sentendo un
dolore acuto e profondo dentro la gola.
"Sentirò da morire la
tua mancanza..." riesco solo a dire con un filo di voce instabile,
rotto dall'idea penosa di separarmi dalla mia migliore amica.
"Io di più..." mi
risponde cercando di sorridere ancora, una lacrima scivola lenta sulla
sua guancia.
In uno slancio spontaneo, circondo
le sue spalle aggrappandomi forte a lei e Yukari risponde al mio
abbraccio non trattenendo un singhiozzo.
E mentre i nostri sentimenti si
liberano nel pianto, ripenso a tutte le volte che ho avuto bisogno di
lei.
A tutte le volte che ho teso la
mano tremante, che Yukari ha preso stretta tra le sue.
A ogni momento allegro e
spensierato.
Alle abbuffate in pasticceria dopo
la scuola, i pomeriggi al karaoke o in giro per negozi.
E a tutte le volte che mi ha
strappato una risata grazie al suo immancabile buon umore, ai suoi
consigli e al suo affetto leale, fedele che mi ha accompagnata in tutti
questi anni.
Sarà difficile stare
senza di lei...
Ma so che la porterò con
me, nel mio cuore, ovunque andrò.
Yukari...
La mia migliore amica.
"Grazie per tutto quello che hai
fatto per me..."
"Prego, signore..."
Mendo tiene elegantemente la porta
aperta con una mano mentre ci fa cenno gentilmente di accomodarci.
Mia madre è la prima ad
attraversare la soglia dell’ennesimo ateliér che
visitiamo da stamattina, gli sorride cortese mentre lo sorpassa.
Riconosco quel tipo di sorriso.
La mamma trova il mio assistente
estremamente divertente e sopra le righe, so quindi che si sta
trattenendo con tutte le sue forze dal provocarlo per farsi un paio di
risate.
Probabilmente l’idea di
essere alla ricerca dell’abito da sposa della figlia la sta
aiutando in questo senso, ponendole dei freni per rimanere seria.
Non posso non sorridere mentre
osservo il suo volto, ancora così giovane, mentre scruta il
povero Mendo e con amore sento che dovrei ringraziarla per essere stata
sempre così speciale con me.
La sua fiducia incondizionata mi ha
permesso di diventare forte in questi anni, molto è merito
suo se sono quella che sono.
In fondo lo devo pure a lei, se da
stamani, ho già visto decine di abiti da sposa,
perché non ci sarebbe stato, o non sarebbe stato
così questo giorno, se mi avesse ostacolata in qualche modo.
Il suo amore mi ha resa libera e
gliene sarò sempre grata.
Perché quell'amore
incondizionato, le ha permesso di accettare che sua figlia si sposi a
soli diciannove anni e che parta lontano da lei, per un altro
continente.
L’avere fiducia nel mio
di amore e nelle mie scelte è stato il dono più
importante che potesse farmi, non avrò un regalo di nozze
più bello di questo, ne sono certa.
Mia madre si volta e mi sorride
ora, le rispondo con calore mentre varco la soglia per ultima.
Alzo gli occhi al cielo quando
sento Yukari bisbigliare all’orecchio di Mendo, che forse
stavolta ce la faremo.
Non è colpa mia se non
lo trovo!
Sbuffo costatando lo sghignazzare
divertito del mio assistente.
I suoi occhi brillano sotto le
ciglia scure arcuate sulle palpebre, ma di una luce calda e
accogliente, proprio come nel giorno che gli ho dato questo importante
annuncio.
Con tenerezza ripenso
all’espressione del suo viso in quel momento.
Alle sue mani scattate veloci a
posarsi sulla bocca aperta dallo stupore e a quegli occhi che si sono
velati di lacrime.
Poi l'euforia del suo abbraccio.
Quell'euforia che gli ha permesso
di staccarsi da me e sollevare per la vita un Akane Minase decisamente
sbigottita.
Vuoi per il gesto imprevisto, vuoi
a causa del mio precoce matrimonio.
Abbandono i miei ricordi quando una
commessa, dalla bellezza raffinata e dai modi estremamente eleganti, si
avvicina al nostro gruppo, invitandoci ad accomodarci.
Dopo nemmeno due secondi, mia madre
e Mendo entrano in competizione per avvalersi del diritto di richiedere
alla ragazza di mostrarci gli abiti più belli della sartoria.
Yukari poggia una mano sulla mia
spalla ridendo spudoratamente ed io scuoto la testa divertita.
Mi avvicino curiosa a loro mentre
la commessa si allontana per far preparare gli abiti del campionario,
non prima di aver lasciato tra le mani avide dei miei consulenti, un
catalogo patinato della casa di moda che possiede l'ateliér.
Mendo lo stringe pomposamente
all’estremità sinistra mentre mia madre tiene ben
salda la parte destra.
Le loro teste sono così
vicine e concentrate, che a fatica riesco a fare capolino tra loro per
vedere qualcosa anch'io.
Mi volto a guardare Yukari, che ha
rinunciato all’impresa ancora prima di me, alzando le spalle
e indicandoli con il mento.
E mi chiedo se ogni tanto gli passi
per la testa che sono io quella che si deve sposare...
Con uno sbuffo rinuncio,
lasciandoli alle loro osservazioni sulla seta, il colore e gli
accessori dei vari modelli che stanno sfogliando con avidità
e senso critico.
Per ammazzare il tempo mi metto a
gironzolare per la sala, che è comunque stracolma di abiti
da cerimonia.
La mia migliore amica segue il mio
esempio portandosi però dalla parte opposta alla mia.
La vedo accarezzare la gonna di un
vestito color panna, con uno sguardo quasi devoto e non c'è
più nessun segno d'ironia sul suo volto, né
quella sua solita espressione allegra e divertita.
Posso leggere nei suoi lineamenti
una sorta d’emozione, illuminata da un sorriso dolce e carico
di significati.
Decido quindi di lasciarla sola con
i suoi pensieri, per non disturbare questo suo attimo privato, che
forse assomiglia a ciò che ogni ragazza prova davanti
all'idea del matrimonio.
Così io, che dovrei
essere la più elettrizzata in questo momento, mi ritrovo a
girare per il locale da sola e quasi svogliatamente.
Non che non sia più
entusiasta all’idea dell’abito, non sono mica
matta, è il mio matrimonio!
Ma sinceramente mi sono un po'
abbattuta in questa mattinata di giri a vuoto.
Non è che io sia uscita
da casa con un'idea precisa nella testa, ma ugualmente non sono
riuscita a trovare nulla che colpisse in pieno la mia attenzione.
Quell’abito che mi
facesse battere forte il cuore all’idea
d’indossarlo nel giorno che deve essere il più
bello della mia vita.
Delusa da questa mancata
folgorazione, che proprio mi aspettavo, osservo gli abiti appesi alle
stampelle trovandoli apaticamente tutti uguali e tutti equamente banali.
Mentre osservo svogliatamente le
applicazioni brillanti di un corpino decisamente scollato, noto con la
coda dell’occhio, un'altra commessa che mi passa accanto
tenendo tra le mani uno svolazzare morbido color avorio.
Incuriosita e attratta
inconsciamente, mi sposto di lato per seguirla fino
all'estremità opposta della sala.
La nuvola di stoffa stretta tra le
sue mani si poggia sul busto di un manichino da sarta prendendo forma.
Una scossa.
Sento una scossa lungo la schiena.
Con gioia e il cuore che palpita
per l’emozione, mi rendo conto a malapena che è
accaduto ciò che ormai non mi aspettavo più.
E lui!
E con passo deciso, perennemente
ignorata dai miei compagni di ricerche, mi avvicino alla ragazza che
sta mettendo degli spilli sulla stoffa delicata di quello che ormai
reputo il mio
abito da sposa.
"Scusi... "
La commessa si volta sorridendo
cortese.
"Sarebbe possibile misurare
quest’abito?" chiedo, congiungendo le mani
all’altezza del seno con eccitazione.
"Veramente signorina, non
è in vendita mi dispiace."
Alzando leggermente un sopracciglio
e provando una sorta di gelosia quasi morbosa per il MIO abito da sposa,
mi schiarisco la voce prima di tornare a parlare.
"Nel senso che è
già stato acquistato?"
"No signorina, è
semplicemente non destinato alla vendita. Parteciperà a una
mostra." mi risponde con ancora più gentilezza, notando
forse il mio umore incrinato.
Non mi faccio scoraggiare
minimamente e posando un altro sguardo sulle spalline sottili, che
s'intrecciano delicatamente, come se fossero fatte di petali di fiori,
sulle spalle grigie del manichino, decido che userò tutti i
mezzi necessari per convincerla.
"Oh andiamo! Ci sarà
pure una soluzione. Vede io lo voglio e, mi creda, non sono una che
bada a spese."
Pronuncio queste parole
avvicinandomi un po' di più alla ragazza e ostentando un
sorriso deciso, che basterebbe solo quello a smuovere una montagna.
"La prego di scusarmi, ma devo
ripeterle che non posso vederle quest'abito. Sono veramente spiacente."
mi risponde cercando a sua volta si essere convincente, ma riuscendoci
con minore capacità di me.
Ora che ho aperto una breccia so
che devo tentare la stoccata finale.
"Non potrebbe parlare con qualcuno?
La direttrice per esempio o il proprietario. Le sarei davvero grata, se
volesse gentilmente avanzare la mia richiesta con qualcuno di loro."
La ragazza mi fissa per un attimo
imbarazzata, poi cedendo ogni resistenza, annuisce chiedendomi di
aspettarla per un secondo.
Con la vittoria stretta in mano, la
osservo allontanarsi e sparire oltre una minuscola ma elegante
porticina di legno scuro.
Raggiante, mi volto ad ammirare
quest'abito, che è come l'ho sempre sognato.
Mi verrebbe d’aggiungere
fin da bambina, ma mi limito, perché non ricordo di aver mai
fatto sposare nemmeno una delle mie bambole.
Anzi, forse nemmeno le ho mai fatte
sopravvivere troppo a lungo per sposarsi, mal ridotte
com’erano per le continue e ripetute decapitazioni e
mutilazioni subite.
Ma ora è diverso,
perché sono io che dovrò indossare questa
meraviglia.
E con malizia penso che
sarà Tsubasa a dovermela sfilare di dosso...
Sto ancora sorridendo beata, persa
nel mio mondo fantastico, quando sento di nuovo una presenza alle mie
spalle.
Mi volto e vedo che la commessa
è tornata ma non da sola, con lei c'è una signora
distinta di mezz'età dal viso tondo e bonario, i capelli
bianchi e candidi come la neve.
Mi sorride e le rughe leggermente
marcate della fronte, s'increspano dandole un'aria ancora
più rassicurante.
E' fatta! Penso
mentre tendo la mano a quella che scopro, essere la proprietaria
dell’ateliér.
"La mia dipendente mi ha fatto
presente la sua proposta signorina, ma sono spiacente di ribadire
quanto le ha già detto. L'abito ha puramente uno scopo
artistico, non intendiamo venderlo."
Vorrei replicare ma le parole mi
muoiono in bocca, bloccate dall’espressione solenne e
autoritaria della donna avanti a me.
Il sorriso mi muore sulle labbra in
maniera sicuramente vistosa, tanto che sia la signora sia la commessa,
sgranano leggermente le palpebre, impressionate.
Il mio labbro inferiore si piega in
una smorfia involontaria, ma triste e sconsolata.
"Mi dispiace tanto, ma capisco."
sussurro con un filo di voce sfiorando con le dita la stoffa morbida
del mio EX abito
da sposa.
"E' molto giovane signorina, voleva
veramente quest’abito per lei?" mi chiede l’anziana
signora avvicinandosi di un passo al mio viso imbronciato.
Annuisco con un sospiro.
"Mi sposo entro un paio di
settimane... "
"Ehm... capisco."
Il mio sguardo si alza veloce per
incontrare quello della proprietaria del negozio, che mi osserva con
l'aria di chi crede di aver capito tutto.
"E non perché aspetto un
bambino." ci tengo a precisare e la signora arrossisce imbarazzata,
dichiarando nervosamente che devo aver capito male.
"Il mio ragazzo ed io abbiamo
vissuto separati per quattro lunghi anni, separati dall'oceano e non da
una manciata di chilometri! E lo sa quante volte ci siamo visti in
questi anni? Oh non ci vuole un matematico per fare il conto, basta
avere una mano e cinque dita. Le garantisco che bastano e avanzano! Non
immagina quanto tutto questo sia stato difficile e doloroso... "
Non mi rendo conto che sto parlando
a raffica e nemmeno che sto raccontando i fatti miei a un'estranea, ma
tanta è la delusione per non poter avere quest'abito, che
sembra fatto apposta per me, che non riesco proprio a trattenermi.
"Mi sono innamorata che ero appena
una ragazzina. E ho amato sempre e solo lui, davvero! Mai un dubbio,
mai un’esitazione. A lui ho dato il mio primo bacio ed
è con lui che ho... insomma ci siamo capite, no?"
La signora non risponde, ma
continua ad ascoltarmi in silenzio così, senza che venga
interrotto, il mio fiume di parole continua imperterrito a scorrere.
"Quando se n'è andato,
è stato come se il mondo diventasse all’improvviso
grigio. Ogni volta che riuscivo a vederlo per pochissimo e che dovevo
separarmi di nuovo da lui, era come se mi strappassero un pezzo di
vita. Ma nonostante la distanza e la separazione, non abbiamo mai
smesso di amarci. Mi ha chiesto di sposarlo nello steso posto dove si
era dichiarato quattro anni prima. Non è bellissimo il mio
anello?"
Le porgo la mano sinistra muovendo
l’anulare, così che brilli ancora di
più sotto le luci forti dei faretti del locale.
La signora si abbassa verso il mio
braccio teso, avvicinando le lenti degli occhiali al setto nasale.
Annuisce con le gote arrossate e un
impercettibile luccichio negli occhi.
"Questo matrimonio è la
realizzazione di un sogno, del mio sogno!" concludo con un sospiro
vistoso, scoraggiata.
Alcuni attimi di silenzio, poi il
mio sguardo torna a posarsi sulla proprietaria dell'ateliér
che mi fissa seria.
All'improvviso le sue labbra si
contraggono, sotto i polpastrelli rugosi della mano, che ha appena
portato alla bocca.
"E va bene!" esclama posando
l’altra mano sul petto e tirando su col naso visibilmente
commossa.
"Oh al diavolo la mostra! Gli abiti
da sposa sono creati per coronare i sogni delle ragazze, non per
rimanere inanimati addosso a un manichino inerme! Signorina, corra!
Prenda il vestito e accompagni la nostra deliziosa futura sposa al
camerino di prova!"
Sbalordita e
sorridendo quanto le mie labbra mi consentano umanamente di
fare, ringrazio l’anziana donna avanti a me, che continua a
piagnucolare commossa sospirando a intervalli regolari.
"Le auguro tanta
felicità, signorina!" esclama scuotendo la morbida chioma
candida prima di allontanarsi e sparire di nuovo oltre la porticina
scura.
Felice, mi volto verso la commessa
che con abilità ha già sfilato l'abito
porgendomelo poi con delicatezza.
La ringrazio gentilmente e mi
dirigo veloce al camerino non stando più nella pelle.
Una volta chiusa dentro, mi spoglio
come se avessi il diavolo in corpo.
Quando la punta nuda del mio piede
entra nella stoffa, un brivido caldo sale lungo la schiena quasi a
ricordarmi che sto davvero misurando il vestito per il mio matrimonio.
Con gesti nervosi dall'emozione,
copro il seno con il bustino e, intrecciando le mani dietro la schiena,
annodo con delicatezza i piccoli nastri di seta, in modo da stringerlo
per farlo aderire bene alla vita e al petto.
Con altrettanta attenzione tiro su
le spalline, quasi invisibili, calate lungo le spalle.
Quando alzo il viso e incontro la
mia immagine riflessa nello specchio, non posso credere ai miei occhi.
Con le mani che tremano, accarezzo
la seta che si appoggia perfetta sui miei fianchi, come se fosse stata
creata solo per me, poi salgo sentendo sotto il palmo, i motivi degli
impercettibili ricami del corpetto.
Una lacrima scende lenta lungo la
gota mentre ammiro la ragazza allo specchio.
Con emozione mi ricordo che quella
donna che sorride radiosa sono io.
Con un sospiro soddisfatto, decido
che è il momento di far vedere anche agli altri come
sarò il giorno delle nozze, così apro la porta
dello spogliatoio ed esco silenziosamente.
Mia madre, Mendo e Yukari mi danno
le spalle intenti a osservare nei minimi particolari il campionario di
abiti, che la prima commessa ha portato loro durante la mia assenza.
Non si sono accorti di me e
continuano a confabulare tra loro, posso sentire mia madre che si
domanda allibita che fine abbia fatto.
Prendo un respiro e con un paio di
colpi di tosse cerco di attirare la loro attenzione.
Mendo si volta chiedendomi
contemporaneamente dove mi ero cacciata, ma non termina la frase
perché rimane fermo a fissarmi a bocca aperta.
Yukari si porta le mani sul petto e
inizia ad annuire ripetutamente, sorridendo estasiata.
Mia madre trattiene il fiato e si
avvicina a me con gli occhi velati di lacrime, quando mi abbraccia,
riesco a sentirla tirare su col naso.
Così sento che di sicuro
sto per mettermi a piangere per l’emozione e deglutendo
più volte, cerco di trattenermi per sopraffare questa
sensazione.
"Allora vi piace? E' carina la
sposa?" chiedo con la voce tremula, sorridendo felice.
Mia madre annuisce soddisfatta
mentre Yukari esprime il suo assenso con risatine allegre e cenni di
vittoria.
Solo Mendo rimane in silenzio,
così mi avvicino a lui guardandolo con aria interrogativa.
"Che c'è? Non ti piace?"
chiedo stupita, leggermente dispiaciuta dal suo mutismo.
Il mio assistente mi fissa ancora
per qualche istante poi all'improvviso, i suoi occhi scuri si riempiono
di lacrime.
"La mia bambina si sposa!" esclama
in maniera stridula buttandomi le braccia al collo.
Sorridendo commossa rispondo al suo
abbraccio, dandogli dei piccoli colpetti con la mano sulla schiena.
"Ehi damerino! Non rubarmi la
parte!" interviene mia madre guardandolo con le sopracciglia arcuate e
un'espressione molto divertita "Quella è la mia battuta!"
E tutti scoppiamo a ridere,
compreso Mendo che emozionato si asciuga le lacrime.
La risata che esce dal mio corpo
è allegra e cristallina.
E sento che anche questo momento ha
il sapore della felicità...
Il suono ritmico delle cicale
riempie l’aria silenziosa e attutisce i rumori fastidiosi
della città.
Con una mano accarezzo il muro
consumato di mattoni vecchi e sbiaditi, sotto le mie dita sento le sue
pieghe ruvide e irregolari comporre il loro sali e scendi.
Lascio che l’aria mi
scompigli i capelli, che il vento caldo mi porti gli odori familiari
del posto in cui sono nata.
C'è il profumo
dell'estate, dell’estate di Fujisawa e lo respiro a pieni
polmoni.
Stacco la mano dal muro e mentre
l’avvicino al viso, posso notare la polvere sottile, che
simile a farina, ricopre i miei polpastrelli.
Odore di mattone e di
umidità...
Il ricordo del mio braccio troppo
corto, per accarezzare il gattino acciambellato sopra al muretto e la
voce di mia madre che mi dice, che tanto non mi perdo niente e che i
randagi sono tutti uguali.
Il vento si alza facendo muovere le
fronde degli alberi e il rumore delle foglie attraversate dalla luce,
si mischia alle grida di bambini che corrono sotto la loro ombra.
Le ginocchia sbucciate, la terra
fastidiosa che entra nelle scarpe aperte sporcando i piedi, che odiavo
dover lavare una volta tornata a casa.
Il negozio del signor Joji in fondo
alla strada prima dei giardini pubblici, il sapore del gelato alla
panna e le note della musica della sua vecchia radio.
In quell’angolo
più giù abbandonavamo ogni santo giorno le
biciclette, Ishizaki poi correva veloce al distributore per farsi
gonfiare il pallone per l’ennesima volta.
Il fanale rotto della mia di bici,
data in prestito a un ragazzino più grande e la mia voce che
strilla furiosa, minacciandolo di sparire dalla mia vista.
Se anche ora mi mettessi a correre
con il passo pesante in quel vicolo stretto, sentirei come allora il
rumore amplificato e quasi metallico dei miei passi, rimbombarmi nelle
orecchie.
E se scendessi un po'
più giù, arriverei all'albero di ciliegie, oltre
il muro di un giardino abbandonato, che tante volte abbiamo cercato di
espugnare fallendo miseramente.
Poco lontano la villa di
Wakabayashi mi sembrava una fortezza enorme quando ero piccola, non che
adesso si sia rimpicciolita.
Ci avvicinavamo sempre alla
cancellata in silenzio e di soppiatto, per non farci vedere da nessuno,
anche se non mi ricordo bene il perché dovessimo sempre
andare a cercar rogna a casa di quell'antipatico ragazzino, visto che
non ci sopportavamo cordialmente da bambini.
Ma forse era proprio questo il
motivo delle nostre scorribande là...
Malinconicamente
m’immergo nel passato mentre la mia vista si perde nel
panorama della mia città natale.
Il posto che ha custodito per anni
tutta la mia vita, testimone silenzioso di ogni mia piccola grande
emozione.
Amo tutto quello che vedo da
quassù, anche il particolare più insipido e
insignificante per me ha un gran valore.
E amo Fujisawa semplicemente
perché è casa mia.
Perché è il
posto dove il cuore cercherà sempre di tornare per sentirsi
protetto dal resto del mondo.
E ora che devo dirgli addio, sento
che l’amerò ancora di più...
E come potrei non farlo, visto che
proprio qui ho conosciuto Tsubasa?
Guardo ancora le case, la ferrovia
e il fiume silenzioso.
In lontananza il monte Fuji
sovrasta placido ma imponente, ogni cosa.
Mi mancherà...
Ma so che non mi
dimenticherò mai di nulla legato a Fujisawa.
Non mi scorderò del
colore del sole, del rumore della pioggia e del profumo
dell’aria.
Cercherò di non piangere
il giorno della partenza, come sto facendo adesso...
...
Vado ad abbracciare la
felicità, ma ti prometto che non ti
dimenticherò...
Non potrò mai scordare
nulla...
Ricorderò ogni cosa...
E ti terrò con me...
E non ti tradirò
chiamando un altro posto col tuo nome...
Non dimenticarmi neanche tu...
Promettilo...
Addio...
Mi giro nel letto e mi rigiro in
continuazione.
Se non mi decido a dormire, domani
mattina avrò due occhiaie assurde e non mi sembra proprio il
caso il giorno in cui mi devo sposare.
Forse però è
normale che non riesca a prender sonno, in fondo quanto manca?
Meno di dodici ore... e sposo
Tsubasa!
A questo pensiero le farfalle
riprendono a volare, agitandosi contro le pareti del mio povero stomaco
in subbuglio.
L’orologio sul comodino
segna quasi la mezzanotte e più lo
guardo, più mi sento vincere dall’ansia.
Non
riuscirò mai a dormire se continuo così!
Sbuffando, mi giro dall'altra parte
per ignorare lo scorrere delle lancette e i miei occhi si posano sulla
sagoma del mio abito da sposa, appoggiato vicino all'armadio.
Con un sospiro e un sorriso
impercettibile, scruto nella penombra le pieghe morbide della seta
candida, che ugualmente tenta di splendere anche
nell'oscurità.
I miei pensieri volano lontani e
non posso evitare di chiedermi cosa stia facendo Tsubasa in questo
momento.
Sorridendo immagino il suo viso
sereno, perso nel mondo dei sogni.
All’improvviso un rumore
ruvido, che proviene dal comodino, attira la mia attenzione
costringendomi a voltarmi di nuovo sull’altro fianco.
Stupita, mi rendo conto che si
tratta della vibrazione del mio cellulare.
Curiosa apro lo sportelletto e
scopro di aver ricevuto un messaggio.
E' di Tsubasa.
Con il sorriso sulle labbra, lo
apro convinta di trovare al suo interno un fiume di dolci parole
d'amore, vista l'occasione.
Ma rimango colpita invece da una
semplice parola: "affacciati".
Aggrottando le sopracciglia e
buttando uno sguardo veloce di nuovo alla sveglia, esco dal letto per
avvicinarmi alla finestra socchiusa, dalla quale entra una leggera
brezza.
La spalanco completamente, facendo
scorrere il vetro e mi sporgo con il petto per vedere giù in
strada, oltre la recinzione del cortile.
Tsubasa è lì,
i pugni chiusi nelle tasche del pantalone della tuta e la testa
inclinata verso il basso.
Quando i suoi occhi si alzano e mi
nota, il suo braccio destro si alza dondolando sopra la testa.
Il suo sorriso s'illumina mentre
smette di salutarmi per grattarsi il ciuffo ribelle.
Stupita, rispondo al suo saluto con
un movimento armonioso delle dita.
Con un gesto della mano ora,
m'invita a scendere per raggiungerlo.
Annuisco e con una risatina
divertita rientro in camera, m'infilo un paio di pantaloncini
abbandonati sul pavimento e qualcosa ai piedi.
Tempo un minuto, mi ritrovo a
girare la chiave della porta di casa e ad aprirla piano per non fare
rumore e non svegliare nessuno.
Prima di uscire faccio scattare la
serratura elettrica del cancelletto.
"Non credevo fossi ancora sveglia!"
Tsubasa pronuncia queste parole con
voce bassa e calda mentre richiude l’inferriata alle sue
spalle.
"Non riesco a dormire..." gli
rispondo sedendomi sui gradini dell’ingresso, cingendo poi le
ginocchia con le braccia, ancora confusa e piacevolmente stupita dalla
sua presenza qui.
Si avvicina e con un sospiro prende
posto seduto al mio fianco.
"Nemmeno io..."
Il suo mento si alza verso il cielo
stellato, regalandomi un bellissimo scorcio del suo profilo.
"Ero indeciso sul venire da te. Non
si dice che porti male vedere la sposa prima del matrimonio?"
"Tsubasa, quello è
l'abito!" gli rispondo inclinando la testa con aria rassegnata ma con
il sorriso stampato sulle labbra.
Ride ora, grattando la nuca
imbarazzato mentre mi dà ragione e la sua espressione
è così dolce, che mi viene quasi da sospirare.
"Da domani sarà tutto
diverso..." esclamo serena continuando a guardarlo.
Lui annuisce poi, voltandosi verso
di me, allunga una mano per arrivare al mio volto.
Con il dorso delle dita accarezza
uno zigomo poi il pollice scende lento fino a raggiungere le mie labbra
socchiuse.
Spontaneamente si chiudono in un
piccolo bacio a fior di pelle.
"Hai paura?" mi chiede spostando
l’attenzione su una ciocca di capelli posata
all’altezza del seno, coperto dalla microfibra della
canottiera con cui stavo cercando di dormire.
"Avrei paura a non farlo..."
rispondo avvicinandomi il più possibile, inevitabilmente
attratta da lui.
"Tu ne hai?" mi sento di chiedere,
posando un bacio morbido poco sopra la sua bocca.
"No. Ma mi sento nervoso,
piacevolmente nervoso. Domani inizierà una nuova vita... con
te..."
Sorrido sospirando, ammaliata dalle
sue parole.
Ammaliata dal fascino sottile che
nasconde una semplice frase come questa.
"Volevo vederti stasera, Sanae! A
tutti i costi!"
"Perché?" gli chiedo
inclinando leggermente il viso, concentrandomi curiosa sulla sua
risposta.
Tsubasa sorride.
Mentre il suo volto si avvicina al
mio, riesco a scorgere un’infinità di cose nella
sua espressione.
C’è un pizzico
d’imbarazzo, di malizia e complicità...
Tutto questo ai miei occhi fa di
lui l’essere più attraente che esista sulla faccia
della terra.
La sua bocca sfiora la mia con
delicatezza.
Le sue labbra si dischiudono
intorno alle mie stringendole ora in modo più deciso.
Inclino la testa per farle aderire
di più, sentendo il mio cuore che come impazzito, bussa
prepotente contro il petto.
Il mio respiro che cambia
d’intensità è il segnale del mio
completo abbandono.
E quando la sua bocca si allontana
dalla mia, vorrei afferrare il suo viso per portarla di nuovo a me.
"Volevo questo..." lo sento
mormorare con un sospiro sulle mie labbra.
"L'ultimo bacio della mia
ragazza... "
Sorrido alzando le spalle, sentendo
premute le sue mani sul mio viso.
"Quindi questo era un bacio
d’addio?" lo stuzzico portando di nuovo il mio viso
percettibilmente vicino al suo.
Tsubasa annuisce con aria solenne,
arcuando le labbra nel suo modo accattivante.
Alzo il mento per raggiungerle di
nuovo, chiudo gli occhi ancora, assaporandone la dolcezza.
"Quindi non mi bacerai
più così da domani?" chiedo con finta innocenza,
stando al gioco.
Sorride ancora, estremamente
seducente, prima di avvicinarsi al mio orecchio.
"No... da domani non sarai
più la mia ragazza... e baciarti sarà anche
meglio di così... "
Con un brivido, sento il suo
respiro sul collo e penso a come potrebbe mai essere meglio di
questo.
"Allora sto facendo un affare!"
esclamo sorridendo mentre i suoi occhi tornano a fissare i miei.
"La cosa è reciproca!"
mi risponde accarezzando le mie braccia nude fino a raggiungere i polsi.
"Ora sarà meglio che
vada o non ne sarò più capace tra un minuto..."
Cercando di riprendere pieno
possesso di me e delle mie facoltà, annuisco stringendo le
sue mani.
"Già! Sarà
meglio dormire, o almeno provarci, altrimenti questa sposa non ti
sembrerà più così attraente domani!"
Tsubasa si avvicina per baciarmi
un’ultima volta.
"Ne dubito fortemente..." e
sospirando lascia le mie mani per alzarsi in piedi.
Riafferrando le sue dita gli sono
affianco in un attimo e silenziosamente lo accompagno al cancello.
L’oltrepassa abbassando
lo sguardo mentre il mio si posa sulle sue belle spalle larghe.
Si volta a guardarmi prima di
prendere la via di casa.
Mi sorride ancora e sento che
potrei fare di tutto per quel sorriso.
"A domani, Sanae..."
Le mie labbra si distendono serene
mentre mi appoggio al ferro scuro del cancelletto.
"A domani..." rispondo dolcemente
sperando, che arrivi presto questo domani.
Rimango immobile a osservare la sua
sagoma che si allontana, pensando felice che questa è
l'ultima notte che lo vedo andar via.
Perché domani
è un giorno nuovo...
Perché domani rinasco...
Perché dopo domani, non
ci sarà più nessun addio...
Inizio col ringraziare tutte le
persone che hanno letto lo scorso capitolo, che l’hanno
commentato e chi mi hanno contattata di persona.
Spero un giorno di trovare le
parole giuste per esprimere tutta la mia gratitudine nei vostri
confronti.
Questo capitolo è molto
importante per me, in un paragrafo c’è molto della
mia storia quindi ci tengo particolarmente.
Scusandomi in fine per il ritardo
non mi resta che salutarvi
Un abbraccio, OnlyHope^^
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Capitolo 34 *** Il sole all'improvviso ***
Dedicato a Moreno, mio padre,
che era e sarà sempre il mio sole... *
BUTTERFLY
CAPITOLO
34
Il
sole all'improvviso
Che la mattina del giorno delle
nozze fosse abbastanza agitata, ne avevo idea.
Che tutti corressero da una parte
all’altra come indemoniati, pure.
Ma questo mi sembra decisamente
troppo...
Ho indossato l’abito, le
calze di seta e sono da più di una mezz’ora ferma
immobile davanti allo specchio, con ben tre persone che si prendono
cura di me e della mia bellezza.
Una ragazza sta lavorando con
pazienza certosina sui miei capelli, curando ogni dettaglio ciocca per
ciocca, mentre un’altra stende in maniera delicata la base
del trucco sul mio viso, che deve necessariamente rimanere rilassato e
tranquillo per farla lavorare al meglio.
Sì rilassato, una
parola...
La terza e ultima si dedica alle
mie mani, sapientemente tenute lontane dal vestito protetto comunque da
una morbida tela color glicine.
Così in questa posizione
abbastanza scomoda, mi ritrovo ferma come una statua a seguire solo con
lo sguardo, quando mi è concesso dalla truccatrice, il vai e
vieni di chi mi circonda.
Mia madre continua a percorrere la
mia stanza a grandi falcate, interrompendosi solo ogni tanto per
l'arrivo irrequieto di Yukari, che agitata come non mai, fa la spola
tra me, i dettagli dei capelli e la mamma, per poi tornare a
controllare il trucco e di nuovo bisbigliare concitata
all’orecchio di colei che mi ha messo al mondo.
Mendo invece continua a parlare
freneticamente all’auricolare, informandosi di continuo sulle
condizioni del tempo, come se anche volendo, lui fosse in grado di
migliorarle all’occorrenza.
Ora domanda con insistenza se i
fiori sono freschi e scopro così che sono stati appena
sistemati in chiesa, poi la sua attenzione si sposta su ogni qualsiasi
minimo dettaglio estetico gli passi per la testa e che possa, in
qualche maniera, rovinare la location perfetta del mio matrimonio.
Ogni tanto il suo sguardo si posa
su di me e quando sto per sorridergli, i suoi occhi
s’incupiscono gravi e scuotendo la testa mi ricorda che devo
stare ferma, per non rovinare il prezioso lavoro appena compiuto sulle
mie labbra.
Alzo gli occhi al cielo
impercettibilmente, sentendo tremolare leggermente le palpebre dal
nervosismo.
Ora.
Io capisco che tutti siano agitati
e fuori di testa, ma incomincio ad averne davvero abbastanza.
Anche perché questo loro
atteggiamento non è per niente utile!
No. Decisamente no.
Dopo che ho passato la notte in
bianco poi, cosa che ci può stare, perché credo
sia normale ma ora se guardo l’orologio, sento che i
miei battiti hanno un’improvvisa accelerazione.
Perché non ci posso
credere... ma manca davvero così poco?!
Per di più tutti mi
dicono di stare ferma e calma, e questo aggrava il mio stato quando ho
i nervi a fior di pelle per l’agitazione.
"Posso respirare?" chiedo
sarcasticamente alla ragazza che ha appena finito la mia manicure, dopo
che mi ha quasi ordinato di stare ferma appunto, e immobile.
Sbuffo seguendo con la coda
dell’occhio mia madre, sempre più agitata e Yukari
che la segue a ruota nel suo su e giù lungo la stanza.
Per non parlare di Mendo...
Ok.
E' ora di darci un taglio.
Prendo un grosso respiro alzando
gli occhi al cielo poi la mia voce si libera in un urlo quasi isterico,
quasi per modo di dire.
"Volete stare calmi tutti quanti!
MI STATE AGITANDO!"
Nella stanza cala il silenzio
all’improvviso.
Tutti si voltano a guardare nella
mia direzione con sguardo stupito e quasi scioccato, perché
credo che una sposa non dovrebbe dare in escandescenza così
la mattina delle nozze.
Ma proprio non mi hanno dato scelta.
Continuo a fissarli e posso notare
che ora la loro espressione è cambiata, facendosi quasi
colpevole.
Compiaciuta della loro riverente
immobilità, assaporando questo silenzio che finalmente mi
circonda, prendo un lungo respiro abbassando leggermente le palpebre.
Un crampo agitato contrae il mio
stomaco, torturato continuamente da quest’agitazione mista a
un profondo senso di eccitazione.
"Ok, così va meglio..."
esclamo con un filo di voce posando una mano sul petto, poi senza
rialzare lo sguardo, comincio a liberarmi della stoffa che protegge il
vestito e di ogni oggetto superfluo, che ha ricoperto il mio corpo per
evitare che mi sporcassi.
Sistemo l’abito sui
fianchi, notando la perfezione brillante delle mie unghie che sfilano
leggere sulla seta color avorio, poi le mie mani salgono al petto per
stringersi a coppa all'altezza del seno, per sistemare il corpetto.
Mi giro a contemplare la mia
immagine riflessa nello specchio.
I capelli sono lasciati liberi
sulle spalle, solo qualche ciocca disegna ogni tanto, delle linee
irregolari, trattenuta leggermente, quel tanto che basta per dare
movimento al tutto.
Gli occhi e il viso sono truccati
delicatamente, con colori tenui ma luminosi.
Il mio sguardo brilla di luce
propria sotto le ciglia scure, ma questo non credo dipenda
principalmente dal trucco.
La mia bocca lucida e rosa, dona al
mio sorriso un che d'invitante.
Con emozione continuo a fissarmi,
incredula.
Perché stento ancora a
credere che quella donna allo specchio vestita da sposa sia proprio
Sanae.
E che riesca a sorridere in maniera
così radiosa e felice.
Nel silenzio generale, che nessuno
ha avuto il coraggio d’interrompere dopo la mia sfuriata,
sento un leggero bussare oltre la porta.
La mamma va ad aprire, osservo i
suoi movimenti attraverso il riflesso.
Un altro sorriso spontaneo appare
sul mio volto, quando scorgo la figura imponente di mio padre
oltrepassare la soglia.
Incontro il suo sguardo tramite lo
specchio, i suoi occhi scuri si distendono velandosi appena, una volta
spostati sulla mia intera figura.
Le ragazze nel frattempo raccolgono
le loro cose e con un sorriso cortese, mi salutano prima di lasciare la
stanza.
Mi volto e proprio in questo
momento Mendo abbraccia mio padre, che risponde alla sua stretta con
energia.
Ridacchiando, osservo il mio
assistente allontanarsi da lui con lo sguardo corrucciato e
massaggiandosi le spalle.
Yukari riceve più
affettuosamente un buffetto sulla guancia, poi si avvicina a me e con
delicatezza mi posa le mani sulle braccia, cercando di non avvicinarsi
troppo.
Incupisco lo sguardo e schioccando
la lingua sul palato, l'attiro a me, ignorando le sue proteste.
Da sopra la sua spalla vedo la
mamma stringersi al braccio di papà e fargli una carezza
gentile sulla guancia.
Prima di uscire dalla stanza, mi
raggiunge e prendendo il mio viso tra le mani, con gli occhi velati di
lacrime, mi da appuntamento al piano di sotto.
Sta ancora tirando su con il naso
quando oltrepassa la porta chiudendola alle sue spalle.
Con un sospiro abbandono con lo
sguardo il legno chiaro e riporto l'attenzione su mio padre, che mi
osserva a braccia conserte.
"Papà..."
"Tua madre ed io ti abbiamo fatta
troppo cocciuta. Da chi avrai preso poi, non c'è nessuno
testone come te in famiglia!"
Cerca di essere burbero, ma
l'espressione dei suoi occhi lascia trasparire esclusivamente la sua
commozione.
Gli sorrido mentre lo vedo
avvicinarsi di qualche passo, tanto che ora la sua mano raggiunge una
ciocca ribelle sul mio volto e la sposta con delicatezza.
"Non rovino nulla, sta tranquilla."
si sente di aggiungere mentre le sue dita sfiorano il lobo del mio
orecchio sinistro.
E mi ricordo delle sue mani grandi
che stringevo forte da bambina, a quanto mi sembrassero enormi rispetto
alle mie e a quanto potessero essere forti.
"Non sono più io
l’uomo della tua vita, eh?"
Sorrido e con altrettanta
delicatezza, sfioro il collo della sua giacca sistemandone le pieghe,
fino a raggiungere il piccolo fiore bianco all'occhiello.
"Di sicuro sei il miglior
papà del mondo!"
Abbozza un sorriso compiaciuto
prima di sfidarmi con uno sguardo impertinente.
"Mi chiedo cosa ci siano venuti a
fare gli Ozora a Fujisawa! Non se ne potevano restare a Tokyo?"
Il suo è un borbottio
quasi brontolato, che lascia tradire nello scherzo, quella sua sottile
gelosia nei miei confronti.
"Papà..." lo rimprovero
bonariamente sistemandogli i capelli un po' radi sulla fronte.
"Ti sta portando via!"
"Papà!"
"Ma solo così sarai
felice. E so che lo sarai..."
Guardo i suoi occhi buoni sentendo
i miei pizzicare leggermente, con tutte le mie forze cerco di non
cedere al pianto.
"E se non ci riuscirà a
farti stare come si deve, allora il tuo papà sarà
qui pronto ad aspettarti a braccia aperte!"
Lo abbraccio divertita cingendogli
il collo, rispondendo tra il riso, che me ne ricorderò.
"E' il momento di darmi il tuo
braccio..." esclamo poi tornando a guardarlo negli occhi e porgendogli
la mano destra.
Stringe il gomito, imprigionandola
dolcemente prima di sorridermi ancora.
"Andiamo a fare questa
passeggiata?" mi chiede sfiorando con le labbra la mia fronte e sento
di nuovo il mio cuore salire fino in gola.
Annuisco traendo un lungo respiro.
E alzandomi sulla punta dei piedi,
sfioro la sua guancia con un bacio.
Il profumo della cera e
quell'inconfondibile odore di fresco di un luogo sacro.
Non c'è profumo di
fiori, perché i girasoli che ho scelto non emettono nessun
aroma particolare, che riesca a coprire l'aria.
Li ho scelti semplicemente
perché donano luce, o forse perché in fondo
assomigliano molto a me.
Non perdono mai il loro punto di
riferimento, nella loro vita che dura un'estate e lo seguono in ogni
movimento, vivendo per sentire il calore dei suoi raggi su di loro.
Mi volto a guardare alla mia destra
di riflesso.
Sì, sono esattamente
come me...
Tsubasa fissa un punto avanti a
sé, fiero e serio, ma le sue gote sono rosse, come a voler
testimoniare la sua emozione.
Quell’emozione che ho
potuto leggere nei suoi occhi, una volta entrata in chiesa e che ha
fatto leggermente tremare le sue dita nel raggiungere la mia mano,
quando ero a un passo da lui all'altare.
Che ha illuminato i suoi occhi e il
suo sorriso, un attimo prima di sfiorarmi la tempia con un bacio
leggero.
Questa emozione che ancora mi
toglie il fiato e che mi fa voltare di continuo a guardarlo, per
sincerarmi che sia davvero seduto al mio fianco.
E lui è lì.
Il mio cuore corre in maniera
irregolare, ancora impreparato forse ad accettare tutto questo come la
realtà.
E i suoi occhi mi sembra che
brillino, illuminati dalle fiamme ondeggianti delle candele.
Ed è così
bello.
Così bello che il mio
respiro trema attraversando il mio petto.
Il sacerdote parla con voce calma e
rassicurante, i miei occhi si posano d'istinto sul crocifisso di legno
scuro alle sue spalle.
L’osservo per qualche
secondo con il petto colmo di pace e gratitudine.
Chinando leggermente il capo
rivolgo a Dio la mia preghiera.
E lo ringrazio...
Per questo giorno e per tutto
l’amore che mi ha donato.
Il mio viso poi si rialza e si
volge di nuovo a cercare il suo sole.
Che splende fatto di luce propria
quando mi sorride incrociando il mio sguardo.
E' il momento delle promesse.
Ma cos'altro potrei prometterti,
Tsubasa?
Non ho più nulla che non
sia già tuo.
La mia voce è forte e
salda mentre ripeto ad alta voce il giuramento, che il mio cuore ha
già espresso tante volte nel silenzio del suo nascondiglio.
La tua è leggermente
incrinata mentre continui a schiarirla, di tanto in tanto, con la gola.
Ma raggiunge le mie orecchie
ugualmente così bene, che potrei tradurla in musica.
Quella musica che ora mi ronza
nella testa mentre m’immergo nei tuoi occhi.
Stai giurando di amarmi per
sempre...
E non ti vedo più, sei
oltre queste lacrime.
La mia mano trema mentre
l’avvicino alla tua, stringendo tra le dita la fede.
Brilla come se fosse fatta del
metallo più prezioso al modo mentre scorre sul tuo anulare.
E forse trema anche la tua mano
mentre prende la mia, ma quella sbagliata...
Mi perdo nel tuo sorriso
imbarazzato sentendo le mie labbra distendersi serene, mentre ti porgo
la mano sinistra.
Baci l’anello prima di
farlo diventare parte di me, parte vera del mio corpo e non posso fare
a meno di fissarlo, mentre le mie dita continuano a tremare.
Le stringi tra le tue quando il
sacerdote dichiara questa unione.
Questa nostra unione.
Credo che stiano battendo le mani,
o forse sto solo immaginando che lo facciano.
O semplicemente sono io che non
appartengo più a questo mondo e m’immagino le cose.
Il mio mento si alza spontaneo
mentre sento che sto sorridendo, ma sorridendo davvero, per raggiungere
le tue labbra.
Per baciarti...
Per baciare mio marito...
"Anego! Vieni qua che dobbiamo fare
un brindisi con la sposa!"
Alzo gli occhi al cielo,
estremamente divertita, mentre cerco di raggiungere, passando tra un
tavolo e l'altro, quello di Wakabayashi che continua a sbracciarsi,
appoggiandosi alla spalla del Ryo Ishizaki più divertito che
abbia mai visto.
Alzando leggermente la gonna
accelero il passo, arrivando alle spalle di Taro e Azumi, che ridono
alla grossa spalla a spalla leggermente euforici, forse anche a causa
dell'alcol.
"Quando la smetterete, eh? Tutti e
due!" esclamo mettendo su un finto broncio, poggiando le mani sui
fianchi.
"Oh la nostra Anego si è
sposata! Sposata davvero! E con Tsubasa!"
Ishizaki ridacchia allegro ed io
non riesco a trattenere una risata vedendo la sua espressione buffa.
"Sei un genio del crimine, Anego!
Ci sei riuscita!" esclama ancora alzandosi per avvicinarsi a me.
Il suo braccio libero mi circonda
le spalle in un gesto affettuoso mentre l’altro si leva
portando il calice pieno in alto.
"A Sanae! E a tutti i piccoli
calciatori che sfornerà!"
Imbarazzata e sentendo le mie gote
scaldarsi, gli allento una gomitata sul fianco, perché il
suo brindisi ha scatenato l’euforia generale di tutti i
ragazzi al tavolo.
Divertita, lo vedo piegarsi in due
facendo finta di sentire dolore, poi con stupore le sue braccia mi
stringono di slancio.
Sorrido soddisfatta con il mento
appoggiato alla sua spalla.
"Io però voglio stare
vicino alla sposa nella foto ricordo!"
Mi volto in direzione di
Wakabayashi, che rigira la coppa di cristallo appena svuotata tra le
sue grandi mani.
Sbattendo le palpebre, lo fisso con
aria torva.
"Tu starai il più
lontano possibile da me! Sei troppo alto!" esclamo accentuando le
parole con un gesto della mano, come ad allontanarlo.
"Che noia! Come le foto in
nazionale, sempre dietro! Non è mica una colpa essere alti!"
mi risponde con aria finto imbronciata mentre tutti scoppiano a ridere
per l'ennesima volta.
Con commozione osservo questi visi
sorridenti e mi sento davvero felice...
E so di averlo pensato anche altre
volte in vita mia, ma nulla è paragonabile alla gioia
completa che riesco a sentire in questa notte speciale.
Mi volto per guardarmi intorno,
sempre con quella sensazione d’incredulità che mi
accompagna da questa mattina e i miei occhi si posano estasiati su
tutto ciò che mi circonda.
Il parco della villa che ci ospita
è incantevole, illuminato dalla luce calda delle torce e
delle candele, mentre i drappi candidi intrecciati tra i rami degli
alberi, sventolano lievi dando al tutto un'aria fatata.
Tutti gli invitati si stanno
divertendo e con tenerezza, scorgo i miei genitori ballare stretti,
guancia a guancia, ora che la piccola orchestra ha iniziato a suonare.
Il cielo stellato delle notti
d’estate racchiude in fine questo fantastico micro universo
di affetti in maniera magica.
Distolgo lo sguardo
dall’alto quando sento qualcosa, o meglio qualcuno, attaccato
alla mia gonna.
Daichi gioca divertito a
nascondersi tra lo strascico, ridendo con la sua risata fatta di
campanellini.
Quando lo prendo in braccio, ride
ancora di più, facendo le boccacce a Ishizaki da sopra la
mia spalla.
Percepisco ora una voce familiare
che gli parla e il piccolo Daichi tendere un braccino per raggiungere
qualcosa.
Con un sorriso il bimbo torna a
guardarmi in volto poi, spostando la manina da dietro il mio collo, mi
porge un piccolo girasole preso probabilmente dalle decorazioni sparse
tra i vari tavoli.
Gli do un bacino sulla fronte
mentre mi abbraccia forte, e stretta nella sua piccola morsa, mi volto
per ringraziare il vero mittente di questo piccolo ma tenero gesto.
Roberto mi sorride ed io non posso
evitare di arrossire come una scolaretta.
Anche ora che sono la moglie del
suo pupillo.
"Daichi vieni un po' con me ora!"
Yayoi si avvicina con voce
squillante, tenendo per mano Misugi, che lascia la presa solo quando
lei allunga le braccia verso il bimbo, che accetta di staccarsi de me
con qualche riluttanza.
Osservo l'espressione estremamente
rilassata di questo ragazzo e ogni suo gesto affettuoso verso Yayoi,
notando che non c'è il ben che minimo imbarazzo nelle sue
attenzioni.
Nemmeno ora che il buon Ishizaki
inizia a tormentarlo con le sue solite battutine sceme.
Sorride senza scomporsi e alla
richiesta calorosa di un bacio alla fidanzata, accontenta tutti senza
battere ciglio.
Divertita, penso che il mio amico
d’infanzia abbia finalmente trovato pane per i suoi denti,
quando una mano gentile sfiora delicatamente le mie spalle, scendendo
piano giù fino alla schiena per cingermi il fianco.
"Tsubasa dovresti comportarti come
un vero sposo, fa ballare tua moglie!" esclama Taro passando un braccio
oltre le spalle di Azumi, lasciate nude dall'abito scollato.
L’espressione altamente
imbarazzata di mio marito e le sue guance che esplodo in un colore
decisamente acceso, mi strappano un sorriso divertito.
"Non farmi fare questa cosa davanti
a tutti... sussurra piano al mio orecchio, prima di tornare a
guardarmi con espressione supplichevole.
"Ti prego!" aggiunge con l'aria del
condannato a morte che sta per essere portato al patibolo.
Sorridendo in maniera
più dolce e comprensiva del mondo, decido che devo toglierlo
dall’imbarazzo e così mi volto con lo sguardo alla
ricerca del mio assistente, per avere una scusa per allontanarmi.
Un pretesto per salvarlo da una
serie di battute ripetute per i prossimi dieci anni, conoscendo i
soggetti.
"Scusate, mi sta chiamando Mendo! A
dopo!" esclamo tutto d'un fiato liberandomi dall'abbraccio di Tsubasa,
che sorride riconoscente dopo avere tirato un vistoso sospiro di
sollievo.
"Ti devo un favore..." percepisco
dal movimento delle sue labbra prima di voltarmi facendo l'occhiolino e
raggiungere il mio assistente, che ho localizzato vicino
all’orchestra.
Con lui ci sono Akane Minase,
decisamente bella nell'abito da sera lungo e fasciante, e Tadai.
"Eccola qua la nostra principessa!"
lo sento esclamare felice appena sono tra loro.
Sorrido incrociando il suo sguardo
e poi quello del mio ex professore, che mi fa cenno con la mano di
guardare il suo orologio.
Annuisco sentendomi arrossire.
"Credo che tra una decina di minuti
possa andare..." sussurro nella sua direzione mentre o vedo
tendere le braccia e le dita soddisfatto.
"Akane certo che la vita
è strana! Sanae ha la metà dei tuoi anni e si
è sposata prima di te! Non lo trovi estremamente divertente?"
Mendo esclama queste parole a voce
alta e allegra, non perdendo l’occasione di punzecchiare come
al solito la mia addetta stampa, che lo guarda torva sotto le ciglia
lunghe e nere perfettamente truccate.
Rimango però stupita dal
gesto successivo di Mendo, che le porge galantemente il braccio al
quale lei si avvicina abbozzando un sorriso.
"Ti porto a ballare, Akane!
Effettivamente stasera non sei poi così male! Magari lo
trovi pure un fidanzato stanotte..."
E così li seguo con lo
sguardo allontanarsi per portarsi al centro della pista, credo che la
mia mascella abbia sfiorato il pavimento per lo stupore.
Iniziano a muoversi a tempo di
musica, con estrema eleganza, tanto che mi viene pure da pensare, che
siano tremendamente affascinanti l'uno affianco all'altra.
Poco distante da loro anche
un’altra coppia attrae la mia attenzione.
Matsuyama cinge stringendo in
maniera decisa la vita sottile della sua ragazza.
Yoshiko gli sorride, tenendosi
forte alle sue spalle quando il suo mento si alza leggermente.
"Wow!" esclamo spontaneamente
quando le loro labbra si toccano, non curanti di tutto quello che li
circonda.
Tornano a guardarsi negli occhi ora
e a sorridersi, senza staccare mai lo sguardo e senza allontanarsi
troppo dalla posizione ravvicinata di quel bacio.
"Che ne dici, Sanae? Andiamo?"
La voce di Tadai mi distrae da loro
e mi ricorda che è l’ora del mio regalo di nozze.
Annuisco, poi afferrando il suo
braccio, lo trattengo un attimo, prima che raggiunga il direttore per
chiedergli di fermare la musica.
"Ecco... non c'è bisogno
di presentazioni o annunci..." borbotto arrossendo mentre mi sorride
con espressione rassicurante, annuendo con il capo.
Accarezza una mia guancia mentre
lascio la presa sospirando e quando la melodia cessa, posso notare con
imbarazzo, che tutta l'attenzione dei presenti si è
istintivamente rivolta nella nostra direzione.
Un po' nervosa raggiungo la mano di
Tadai, che mi aiuta a salire il gradino per poi raggiungere il
pianoforte al quale si sistema con aria soddisfatta.
Alzo lo sguardo e vedo che tutti,
ma proprio tutti, si sono avvicinati silenziosamente, forse immaginando
cosa sta per succedere.
Sorrido cercando lo sguardo di
Tsubasa che osserva la situazione con curiosità.
Un altro sorriso rivolto solo a lui
prima di sentire le note del piano risuonare nell’aria e
iniziare a cantare...
**"Treated
me kind
sweet
destiny
carried
me through desperation
to
the one that was waiting for me
it
took so long
still
I believe
somehow
the one that i needed
Would
find me eventually
I
had a vision of love
and
it was all that you've given to me
Prayed
through the night
felt
so alone
suffered
for alienation
carried
the weight on my own
had
to be strong
so
I believed
and
now I know I've succeded
In
finding the place I conceived
I
had a vision of love
and
it was all that you've given to me
I
had a vision of love
and
it was all that you've given me
I've
realized a dream
and
I visualized
the
love that came to be
feel
so alive
I'm
so thankful that I've received
the
answer that heaven has sent down to me
You
treated me kind
sweet
destiny
and
I'll be eternally grateful
holding
you so close to me
prayed
through the nights
so
faithfully
knowing
the one that I needed
would
find me eventually
I
had a vision of love
and
it was all that you've given to me
I
had a vision of love
and
it was all that you turned out to be..."
"Ok hai capito?"
Yukari annuisce convinta, lo
sguardo serio contratto in un’espressione d’impegno.
"Tiro corto. Avanza subito in
avanti. Centrale!" sussurro un'altra volta al suo orecchio, prima di
allontanarmi con indifferenza, tornado vicino a Tsubasa.
"Dai Sanae! E' ora!"
Yayoi batte le mani eccitata,
avvicinandosi al semicerchio di ragazze che si è formato a
qualche metro da me.
Con senso di colpa, osservo il suo
viso radioso che aspetta il lancio del bouquet.
Mi dispiace... ma Yukari ne ha
molto più bisogno!
"Sì, dai Sanae! Tira
così poi vi lasciamo soli alle vostre cosette!" esclama
subito dopo Ishizaki, che riceve le pacche divertite sulle spalle di
Taro e Wakabayashi.
Alzo gli occhi al cielo mentre
Tsubasa scuote la testa sbuffando.
Osservo ancora per qualche istante
il viso Yayoi, che è tutto il contrario di quello di Azumi,
che ostenta indifferenza mentre si sposta ugualmente in prima linea
però.
Mi giro di spalle lanciando
un'ultima occhiata a Yukari, che risponde con un segno deciso del capo.
Stringo per l’ultima
volta il bouquet e lo porto vicino al viso per sentire ancora il
profumo prima di separarmene.
Conto fino a tre, poi alzo il
braccio in altro liberando la presa oltre le mie spalle.
Mi volto subito entusiasta,
sentendo l’urlo di gioia di Yukari che saltella felice sul
posto.
Rido divertita quando tutti i
ragazzi circondano un Ishizaki imbambolato e altamente imbarazzato.
"Ora non ridi più, eh?"
gli chiede sornione Hyuga, dandogli una sonora manata sulla schiena che
quasi gli fa perdere l'equilibrio.
Mi volto in direzione di Tsubasa
che è di sicuro il più allegro di tutti in questo
momento.
Si tiene lo stomaco piegato dalle
risate, mentre Ishizaki mette il broncio, intimando ai suoi compagni di
chiudere il becco.
Poi si volta a guardarmi e con un
gesto veloce, mi bacia la fronte sorridendo.
E' la camera più bella
della villa.
L’ampia vetrata a est si
apre sul giardino ancora illuminato dai fuochi tremolanti delle torce.
Il colore giallo delle pareti rende
tutto ovattato di luce calda e soffusa.
Ma non gli presto molta attenzione.
I miei occhi seguono con
venerazione lo scorrere lento delle mie dita sulla sua bocca, che si
dischiude appena sotto il mio tocco.
L’accarezzo piano,
passando poi sugli zigomi, le palpebre e la fronte alta, serenamente
distesa.
Trovo le sue labbra con le mie.
Lentamente, senza fretta, sentendo
ogni attimo di questo momento.
Le sue carezze scendono delicate ma
decise su di me, mentre la sua bocca continua a muoversi nella mia,
rendendomi completamente persa.
E il suo corpo mi
spinge costringendo la mia schiena contro il letto, sdraiata
sotto il suo volere.
Lo strascico intrecciato tra le sue
gambe non gli impedisce di stendersi sopra di me, senza lasciare mai le
mie labbra. Mai.
Le spalline dell'abito si
spostano sulla mia pelle, una ricade adagiandosi appena sul
mio braccio.
Non so come, ma il mio cervello si
ricollega per un attimo.
Il pensiero si sposta sulla camicia
da notte che ho sapientemente scelto per questa sera e che si trova
ancora ben piegata nel piccolo bagaglio, accanto al comò.
A malincuore tento un movimento per
liberarmi dalla presa di Tsubasa, allontanando per prima la mia bocca
dalla sua e arcuando poi la schiena.
Ma dura meno di un attimo questa
separazione, perché lui torna a baciarmi subito, mormorando
piano di non andare, quasi supplicandomi.
"E' la tradizione..." sussurro,
mentre sento il suo respiro sul collo che reclama la mia attenzione.
"Devo farmi bella..." aggiungo in
preda alla confusione più totale, ora che la mia pelle
è entrata in contatto con la sua bocca.
Calda. Infinitamente calda.
"Sei già bellissima..."
e le sue labbra continuano ad aprirsi e chiudersi, scivolando piano
fino al lobo dell'orecchio.
Tento un’ultima volta di
far assecondare la mia richiesta, ma debolmente.
In fondo non ha poi tutta questa
importanza se...
"Credimi... non c'è
bisogno di niente per continuare... questo..."
La sua voce è bassa,
molto più bassa del solito e il suo respiro irregolare, la
rende ancora più sensuale e profonda.
Chiudo gli occhi quando torna a
baciarmi con decisione, ma sempre lentamente.
Le sue mani passano dalla seta
dell’abito alla mia pelle, come se ci fosse una forza
straordinaria ad attirarle su di me.
"Non ti allontanare nemmeno di un
millimetro, ti prego..."
Osservo attentamente le sue labbra
che scandiscono piano queste parole, ora che il suo sguardo
è tornato sul mio.
E mi perdo nel suo desiderio, in
quella luce che attrae ogni cosa e che m’ipnotizza.
La sua mano scorre lenta dalla
spalla lungo il braccio fino a stringere la mia e portarla lentamente
dietro il suo collo.
Assecondo questo suo gesto e con
l’altro braccio intreccio le mie dita intorno alla sua nuca.
Il suo viso torna a sfiorare il mio
e non riesco ancora a distogliere lo sguardo.
Non riesco a staccarlo.
Deglutisco mordendo piano il labbro
inferiore quando sento il suo respiro vicinissimo al mio.
"Dimmi cosa ti piace..." sussurra
con un filo di voce a un centimetro dal mio viso, facendo
così rimbombare ancora forte il mio cuore.
"Chiedimi tutto quello che vuoi..."
Il mio respiro si ferma, per poi
riprendere veloce ad alzare ritmicamente il mio petto costretto sotto
la seta color avorio.
La sua mano ora sfiora la mia
tempia e le sue dita iniziano a sciogliere lentamente le ciocche
intrecciate tra i miei capelli.
Un bacio ancora dietro
l’orecchio e i miei occhi tornano a chiudersi, il tempo
necessario di sentire che ora, quel bacio, prosegue scendendo sul collo
fino a fermarsi all’attaccatura del seno.
Li riapro piano quando la sua bocca
torna sulla mia.
Le mie mani abbandonano
d’istinto la sua nuca e s’infilano sulle spalle per
allontanare da loro la giacca scura del completo.
Tsubasa alza la schiena separandosi
dal mio corpo, quel tanto che basta per liberarsi di questo inutile
indumento.
Torna su di me ed emette un sospiro
ansimante, quando le mie dita sfiorano il suo torace, facendo passare i
bottoni della camicia, uno a uno attraverso le asole.
Le mie mani si muovono con
delicatezza, ora che non esiste più nulla tra loro e la sua
pelle nuda.
E sento ancora quella sensazione di
calore.
Corpo caldo.
Sembra che bruci.
"Non capisco più niente
quando sei così vicina..."
La sua mano sul collo, poi lenta
sul seno.
Mi arrendo...
"So solo..."
Fisso le sue labbra morbide e
arrossate.
"Sento solo che ti voglio..."
Sfioro il suo viso tornando a
toccare ancora quella bocca perfetta.
Quella bocca che sembra essere
stata fatta solo per baciarmi.
E che desidero...
Che mi appartiene...
Alzo il mento per raggiungerla.
"Sono qui. Prendimi..." le
mie labbra si muovono sopra le sue
per pronunciare queste parole.
Mentre sento di essere tua.
Solo ed esclusivamente tua.
Di nessun altro.
Facendo leva sulle braccia, alzo la
schiena dal letto e Tsubasa indietreggia appena, per agevolare
il mio movimento.
Il suo viso torna a nascondersi
nell’incavo della mia spalla, sento le sue mani circondarmi
la vita e poi salire lente lungo la schiena.
Ancora la sua bocca che assapora la
mia pelle e non riesco a trattenere un gemito, quando sento le sue dita
che sciolgono piano, piano, nodo dopo nodo, i nastri che stringono il
corpetto.
Quando il mio seno appare nudo ai
suoi occhi, scopro con emozione, di non sentire più nessun
imbarazzo.
Sento invece di volere che mi
guardi.
Che mi guardi così...
Perché io...
Ogni movimento del mio corpo
è la diretta conseguenza del tocco delle sue mani.
L’abito scivola deciso
sulle mie gambe finendo la sua corsa oltre il letto, ammassandosi sul
pavimento in maniera disordinata.
Ancora le sue dita su di me e quel
suo respiro profondo che mi fa perdere ogni controllo, che dirige ogni
mia emozione.
Mi stringo al suo petto baciando
piano la clavicola che sporge evidente, ora che le sue braccia cercano
di liberare il suo corpo dal resto dei vestiti.
L’immagine delle sue
spalle che mi sovrastano mi spinge a toccarlo ancora, desiderando ogni
cellula del suo corpo per me.
Solo per me...
Le mie mani percorrono la sua
schiena ora che le sue labbra sono tornate alle mie.
Si fermano sui fianchi nudi mentre
la mia bocca si apre completamente per accogliere la sua.
E mi manca il respiro.
Ma posso anche smettere di
respirare per tutto questo.
Non m’importa, di nulla.
Di niente.
Solo di te...
E del tuo corpo che preme contro il
mio, sopra il mio...
E di queste mani per cui non ho
confini...
E la tua bocca che è il
centro di ogni mio desiderio...
Voglio che mi guardi ora,
così potrai vederlo davvero.
E potrai sentirlo...
Quello che provo...
Vivo per te lo sai?
Solo per te...
Stringimi ancora... non smettere
mai...
E continua ad amarmi... proprio
come ora...
Come ora...
Ora...
E ancora...
* Edit Maggio
2012
Ho riaperto questo
capitolo dopo quattro anni, l'ho riaperto e aggiunto la dedica
perché il momento vissuto da Sanae nella primissima parte
per me rimarrà solo un sogno, un'immagine creata dalla mia
mente che non troverà più modo di
realizzarsi nella mia realtà.
Il giorno delle mie
nozze non avrò nessun fiore all'occhiello da sistemare,
nessun braccio a cui appoggiarmi... perché mio padre non
c'è più... Da poco più di un
mese è volato via, dove non posso raggiungerlo e il
cuore mi si stringe al pensiero che non potrò condividere
più nulla di terreno con lui...
Ma l'amore che ho dentro
non morirà mai e in queste piccole, banali cose, cerco il
modo di concretizzarlo, al posto di quell'abbraccio che non posso
più avere né dare, della voce che ha lasciato il
posto al silenzio e di quel calore che ha tracciato un segno
incancellabile tra le mie mani ormai vuote...
Gli
dedico questo brano, un momento inventato come se fosse
nostro, con tutto il mio cuore...
E per i giorni a venire
il mio sguardo sarà sempre rivolto al cielo, come un
girasole che cerca il suo sole...
Elisabetta
**"Vision of Love" - Parole
& Musica: Mariah Carey, Ben Marguiles © 1990 Sony
Music Entertainment Inc.
E così ci siamo quasi,
manca un solo capitolo alla fine della FF.
Diciamo tranquillamente che tutta
la storia era mirata a giustificare questo cap. 34 e le sue sensazioni.
Spero di non essere stata scontata,
né di aver omesso qualcosa che avreste voluto "vedere", se
l’avessi fatto, mi scuso ma essenzialmente ho deciso sempre
di scegliere il taglio delle scene che più piaceva a me, e
che più si avvicinava alla mia visione delle cose.
Mi auguro che tutto questo vi
piaccia, almeno una minima parte di quanto piace a me... aspettavo da
tanto questo momento, e finalmente è arrivato.
Un grazie infinito per i commenti
al precedente capitolo, sono sempre felice di sapere che ciò
che emoziona me incontra anche il vostro gradimento.
Non mi resta che salutarvi, per
l’ultima volta, dandovi appuntamento all’ultimo
cap. che non tarderà ad arrivare...
A presto quindi, un abbraccio
OnlyHope^^
Per Sara: il ballo tra Matsuyama e
Yoshiko è un piccolissimo omaggio dedicato a te...^^
|
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Capitolo 35 *** Fallo accadere ***
BUTTERFLY
CAPITOLO 35
Fallo accadere
La matita scivola dalla bocca, con
uno sbuffo inclino il busto per raggiungerla prima che rotoli lontana
dai miei piedi.
L’afferro e con un colpo
di reni, mi rimetto in posizione eretta.
Inclinando leggermente la testa,
avvicino la punta consumata ai righi paralleli dello spartito.
La stringo di nuovo tra le labbra
mentre le mie mani percorrono la tastiera, seguendo alla lettera
ciò che i miei occhi trasmettono, riprendendo i segni neri
dall’inizio della pagina.
Un’altra piccola
correzione poi questa volta lascio la matita poggiata sul mio grembo e
inizio a canticchiare suonando contemporaneamente la melodia.
Con la coda dell’occhio
osservo il buio oltre il lucernario alla mia sinistra ed è
così piacevole la sensazione della notte che mi avvolge,
perché riesce a farmi sentire isolata da tutto e libera, qui
davanti al pianoforte.
Continuo a suonare beata, senza
dovermi preoccupare del rumore, visto che questa stanza è
stata completamente insonorizzata, come regalo di nozze da parte di
Tsubasa.
Sorridendo ripenso al momento in
cui mi ha portata, tenendomi rigorosamente le mani sugli occhi, davanti
alla porta chiusa sulla quale campeggiava un enorme fiocco rosso.
Un fiocco identico a quello che era
posato su questo magnifico pianoforte a coda nero, ma così
splendente ai miei occhi emozionati.
Con un sospiro compiaciuto al
ricordo del mio arrivo in Brasile, tratteggio altre note sullo spartito
fitto di segni e asterischi, quando sento aprirsi la porta
così che i miei occhi si girino d’istinto in
quella direzione.
Tsubasa si affaccia leggermente,
poi piegando il braccio allo stipite e poggiandoci contro la fronte, se
ne sta lì a osservarmi sorridendo sereno.
"E' tardi, non vieni a letto?" mi
chiede mentre noto con estrema attenzione il movimento
dell’altro braccio che si piega, permettendo alla sua mano di
scivolare lenta sull'addome nudo.
E come se non l’avessi
mai visto così, arrossisco leggermente distogliendo lo
sguardo.
"Sono ispirata..." rispondo
tornando a muovere le mani sui tasti, come se fosse possibile ignorare
del tutto tuo marito che, vestito solo da un misero paio di
pantaloncini di jersey, ti chiede di raggiungerlo a letto.
Tsubasa non si scompone e
abbandonando la posizione d’appoggio, si avvicina
lento di qualche passo per raggiungere il divano di pelle chiaro a
mezzo metro dal pianoforte e quindi da me.
"Allora ti faccio compagnia!"
replica sedendosi sul bracciolo per poi lasciarsi scivolare
all’indietro, mani incrociate dietro alla nuca.
Seguo per un secondo questo
semplice movimento, che ha messo in tensione ogni suo muscolo lasciato
scoperto da quei pochi centimetri di stoffa e mi obbligo a non
guardarlo ancora, per non perdere la concentrazione.
Sorrido al pensiero di come un
gesto così banale possa complicarmi la vita, nel senso
migliore del termine, e del fatto che Tsubasa non si renda conto di
attirare così tanto la mia attenzione, anche
involontariamente.
Riprendo dall'inizio la melodia,
sentendomi piacevolmente elettrizzata dalla sua presenza.
"Hai comprato una lampada?" mi
chiede con tono allegro mentre continuo a suonare e a scarabocchiare
sui fogli.
"Sì, oggi. Mi piace
questa luce soffusa!" rispondo inclinando leggermente la testa per
guardarlo mentre osserva il mio recente acquisto, il suo viso girato
verso la parete opposta.
"L’ho presa insieme con
altre cose!" continuo senza distogliere gli occhi dal profilo della sua
mascella e il taglio invitante della bocca, mentre una delle sue mani
si sposta dalla nuca andandosi a poggiare mollemente sul petto.
"Cosa?" e gira leggermente le
pupille, andando a incrociare il mio sguardo attento su di lui.
"Ehm... non lo so!" esclamo
arcuando un lato della bocca e alzando le spalle, staccando in fine le
mani dal pianoforte.
Tsubasa scoppia a ridere allegro,
con l'indice mi gratto imbarazzata una tempia.
"Quella lampada è
l’unica cosa di cui sono certa, perché
è stata la sola che ho afferrato con le mie mani senza dover
tentare di pronunciare una sillaba in portoghese!"
Continua a ridere circondando gli
addominali con le braccia, piegato in due dallo sforzo.
Sbuffo pensando che io non mi sono
messa per mesi a studiare con Carlos, come qualcuno di mia conoscenza.
Si fa presto a beffarsi delle mie
difficoltà, quando sono passati giusto quattro mesi dal mio
trasferimento.
"Ridi, ridi!" esclamo divertita
anch'io "Potrei aver comprato una giraffa senza saperlo! Pensa quando
ce la consegneranno, la
giraffa!"
Un’altra risata allegra
mentre con la mano si copre il viso.
"Avrei preferito un cane ma
pazienza..." replica sghignazzando ancora "Cosa credi che mangi un
animale simile?"
"Non ne ho idea!" rispondo
scuotendo leggermente la testa mentre Tsubasa riprendere la posizione
iniziale, abbandonandosi ancora sul divano.
E di nuovo mi perdo a guardarlo,
come se mi avesse fatto qualche magia, stregandomi con la sua presenza.
Con uno sforzo incredibile, volto
la testa costringendo i miei occhi a fissare lo spartito e le mie mani
riprendono a suonare delicatamente.
Devo
continuare a lavorare senza cedere!
Tempo tre secondi però e
mi ritrovo a guardarlo ancora di sottecchi, proprio nel momento in cui
le sue palpebre si stanno chiudendo.
Con un sospiro, volto di nuovo
completamente il capo nella sua direzione, contemplando con un'aria
venerante il sorriso rilassato e sereno stampato sulle sue labbra.
Il respiro calmo alza e abbassa i
muscoli del petto in maniera così armoniosa, che pagherei
per diventare aria in questo istante.
Ed è appurato, ha vinto
di nuovo.
Come sempre.
Un altro sospiro per sottolineare
la mia debolezza nei suoi confronti prima di staccare le mani dalla
tastiera.
Non posso fare a meno di sorridere,
o meglio di ridere di me stessa, quando mi volto ancora a guardarlo.
E sì, avrai anche avuto
una vittoria facile, ma perlomeno devo farti credere che non ti ci sia
voluto così poco!
Mi alzo piano dal sedile imbottito
e in tre passi raggiungo il divano.
Mi abbasso andandomi a sedere per
terra, le gambe leggermente piegate distese sul pavimento.
Appoggio le braccia alla pelle,
posando il mento sulle mie mani che si sovrastano a vicenda, a pochi
centimetri dal suo profilo.
Tsubasa rimane ancora a occhi
chiusi, ma le sue labbra s’increspano leggermente in un
ghigno soddisfatto.
Maliziosamente indispettita da
questa sua sicurezza, socchiudo le palpebre a fessura.
"Mi è venuta un'idea..."
sussurro piano con voce un po' cantilenante, accentuando il tutto con
un leggero sospiro.
Le sue labbra si stringono appena
ora, accentuando di più l'espressione di poco prima
poi si volta di fianco, riaprendo gli occhi vicinissimo al mio
viso.
Non mi scompongo, cercando di
sembrare impassibile mentre dentro di me inizio a sogghignare divertita.
"Si tratta di un peccato
capitale..." concludo con la voce ancora più bassa,
distendendo le labbra in un sorriso languido.
Tsubasa sposta lo sguardo
di lato per qualche secondo, come per concentrarsi, poi torna a
guardarmi seducente, avvicinando ancora di più il suo volto
al mio.
"Che hai in mente?" mi chiede
sorridendo ancora maliziosamente, fiero del suo trionfo.
Rimango in silenzio a fissarlo,
sbattendo le palpebre ripetutamente e gonfiando i polmoni d'aria.
Accentuo così l'ennesimo
sospiro provocatorio e lui sorride soddisfatto, inclinando la
testa per raggiungere le mie labbra.
"Gelato nel cuore della notte? Ti
va?" chiedo bloccando così il suo movimento a un centimetro
netto dalla mia bocca.
Sto bluffando alla grande!
Tsubasa mi guarda arcuando le
sopracciglia e sbattendo ripetutamente gli occhioni stupiti.
"Il tuo preparatore atletico
vorrà la mia testa su un piatto d'argento, per le cattive
abitudini che ti sto facendo prendere!" esclamo ridacchiando con aria
estremamente innocente, internamente soddisfatta per come sono riuscita
a girare il gioco in mio favore.
Oh-oh! Non è che alla
fine vinco io? Eh eh eh...
Mi sorride mugugnando ora, poi
distogliendo lo sguardo, si tira su per sedersi, gomiti sui muscoli
delle gambe e mani strette avanti a sé.
La testa tenuta bassa non mi
permette di vederlo in faccia e così ora sono io a
sogghignare soddisfatta del mio successo.
"Ok!" esclama allegro
all'improvviso, girando di nuovo la testa nella mia direzione e
sfoderando un bellissimo sorriso felice e rilassato.
"Chi arriva per ultimo prepara le
coppe?" aggiunge poi alzandosi di scatto dal divano e prima di
sorpassarmi, tira una ciocca dei miei capelli con le dita.
Inclino un angolo della bocca.
Aggrottando le sopracciglia lo
vedo allontanarsi verso la porta.
Va bene... forse pareggiamo...
E
con un sospiro mi alzo veloce in piedi per raggiungerlo.
Quando sono appena dietro la sua
schiena, poggio le mani sulle sue spalle e con un saltello, mi aggrappo
al suo torace.
D’istinto le braccia di
Tsubasa si tendono all’indietro, sorreggendo così
il mio peso, stringendo forte sotto le mie gambe incrociate attorno
alla sua vita.
"Portami tu! Sono stanca..."
mormoro cingendo il suo collo e posando il mento nell'incavo della sua
spalla destra.
Tsubasa sorride mentre
annuisce con il capo, il mio d'istinto mi porta a baciare sonoramente
la sua guancia, per ringraziarlo.
Qualche passo per il corridoio in
penombra e inizio a intravedere l'archetto della cucina, poi
un'improvvisa deviazione a destra, in tutt'altra direzione.
"Ehi! Sbagliato strada!" esclamo
bisbigliando al suo orecchio e picchiettando con l'indice sul suo petto.
"Non di molto..." risponde
lui procedendo tranquillamente verso la nostra camera da letto.
Non trattengo un sorriso eccitato e
allo stesso tempo arrendevole.
Ok! Ok! Ritiro tutto... Hai vinto
tu!
Entriamo in camera senza alcuna
fretta ed io continuo a sorridere beata stretta al suo collo.
Dopo due secondi vengo mollata
letteralmente sul materasso, con poca grazia.
"Non sei per niente carino, sai?"
esclamo alzando il mento fingendomi offesa, fissandolo negli occhi con
rimprovero.
Lui appoggia un ginocchio al letto,
poi scavalca il mio bacino con una gamba, sedendosi sul mio ventre,
senza però fare pressione su di me, appoggiandosi appena.
Curva la schiena verso il mio viso,
poggiando il peso del suo di corpo sulle mani puntate ai della mia
testa.
"Aspetta a dirlo..." sussurra piano
con un sorriso che definire seducente è altamente riduttivo.
"Montato!" rispondo inclinando la
testa leggermente e spostando con la mano una spallina dalla mia
canotta, giù lungo il braccio, per provocarlo.
Tsubasa abbassa il volto verso il
mio, dischiudendo le labbra e socchiudendo gli occhi.
Si ferma vicinissimo alla mia bocca.
"Vedi che non mi sono sbagliato di
molto?" mormora piano prima di baciarmi lievemente per un attimo.
"Uh?" e le mie mani sfiorano con le
unghie le sue costole lungo i suoi fianchi, il suo respiro vicino al
mio orecchio.
"Non è anche questo un
peccato capitale?"
Mi giro di lato facendo attenzione
a non svegliarlo, la mano dietro al mio fianco si stringe in un pugno
mentre il braccio si piega a gomito, attirandomi un po' di
più a sé.
Il suo viso schiacciato per tre
quarti nel cuscino, il collo scomposto e il naso chiuso contro la
federa.
Roteando leggermente gli occhi e
arcuando le sopracciglia mi chiedo, per l’ennesima volta in
questi mesi, come faccia a dormire in questa posizione e soprattutto
come riesca a respirare senza soffocare.
Il suo sonno è
tranquillo, per niente agitato come il solito, ma davvero non riesco a
capire come possa stare comodo con la testa girata in
quest’assurda posizione.
I miei occhi si spostano sulle sue
spalle nude, alzo un braccio per raggiungere il lenzuolo calato fino ai
fianchi e con gesto delicato, tirandolo piano, ricopro la sua schiena
fino alle scapole.
Si muove appena ora, respirando un
po' più forte e spostando il collo verso il basso, il suo
viso torna libero dall'oppressione del guanciale arrivando molto vicino
al mio.
I suoi capelli solleticano la mia
fronte, con un soffio leggero tento di spostarli appena.
Arriccia il naso sentendo il mio
respiro sul volto e sorridendo sposto con la punta delle dita
le ciocche ribelli dalla sua pelle e dai suoi occhi.
Osservo la sua espressione serena
mentre dorme, come ogni notte.
Devo ancora abituarmi ad averlo
sempre così vicino o forse è questo stato perenne
di felicità che non mi permette di addormentarmi insieme a
lui, facendomi sentire costantemente tesa.
Piacevolmente tesa.
Ma non importa di addormentarmi a
fatica, perché mi piace guardarlo, sarei capace di farlo per
ore senza mai stancarmi.
Il mio sguardo attento passa dalle
ciglia scure curvate nel sonno, agli zigomi leggermente pronunciati,
poi scende sulla bocca che adoro, passando per le guance che domattina
sarà costretto a rasare, fino a posarsi sulla sua mano
sinistra, leggermente inclinata di fianco, poggiata tra il mento e la
gola.
Con la punta dell’indice,
sfioro la fede che circonda l’anulare accarezzandola
più e più volte.
Sono passati ormai quattro mesi da
quel giorno, o forse dovrei dire solo quattro mesi, ma a me sembrano
così tanti rispetto a ciò cui ero abituata prima
di sposarci.
Perché non ci siamo mai
più separati in questo tempo e tutto è come
l’avevo sempre desiderato, come un bellissimo sogno.
Sì, sto vivendo nel mio
sogno realizzato.
Ed ogni giorno che passa, non
è mai uguale al precedente, perché mi sono resa
conto solo ora, che esistono un'infinità di cose di lui che
non conosco.
Cose piccole e futili volendo, ma
che pian piano iniziano a diventare parte di me, di noi.
Tsubasa non ama rimanere alzato
fino a tardi, forse sarà la sua vita regolare da sportivo a
condizionarlo, mentre io mi crogiolo nella notte, come se fosse il mio
ambiente naturale.
Si sveglia presto la mattina, molto
prima di me e si alzerebbe subito in piedi scattante, se non fosse che
non mi piace aprire gli occhi e mettermi in movimento all'istante.
A volte faccio finta di dormire per
un po', prima di fargli intendere che mi sono svegliata, per
crogiolarmi tranquilla ancora tra le coperte e stretta alla sua schiena.
Lui aspetta paziente per non
disturbarmi.
Altre non fingo affatto,
perché se il suo corpo si è staccato da me nel
sonno, lo sento riavvicinarsi mugugnando fino ad abbracciarmi,
accarezzandomi piano e baciando dolcemente la prima parte di me, che
entra in contatto con le sue labbra mentre mi stringe.
E' particolarmente affettuoso
Tsubasa la mattina presto e molto seducente, ma io in fondo lo trovo
sempre così non è questa novità.
A colazione mangia sedendosi a
tavola per una buona mezz'ora, con calma e appetito mentre io
sorseggio svogliatamente del succo d'arancia
sbadigliando, gli occhi ancora impastati dal sonno di
solito.
E mi rimprovera ogni volta per il
mio non toccare cibo, elencando i pregi di una sana alimentazione
mentre io annuisco continuando a bere solo ed esclusivamente quel succo
rosso brillante.
Quando esce per gli allenamenti o
per giocare sorride felice ma quel sorriso non mi è nuovo,
lo conosco ormai dalla prima volta che si siamo incontrati da bambini.
E' il sorriso del pallone e in un
certo senso non posso competere.
E' ordinato Tsubasa, in particolare
con i vestiti che piega con cura a ogni cambio e credo che si
metterebbe a sistemare anche quelli da buttare nella cesta della
biancheria da lavare, se non ci pensassi prima io, attorcigliandoli ben
bene prima di buttarli nel cestone di vimini.
In questo il vivere da solo senza
genitori fin da ragazzino ha dato i suoi frutti.
Non ama molto la TV ma in compenso
abbiamo un’infinità di canali satellitari dedicati
al calcio e a volte credo che se volessi vedere la più
insipida partita, della più bassa lega, del paese
più sperduto al mondo, riuscirei a farlo senza nessun
problema per come siamo attrezzati.
E' già perché noi sappiamo
tutto di tutte le squadre, compreso il calcio mercato e la situazione
riserve, ma non mi lamento so con chi avrei avuto a che fare.
Mi ha stupito invece il suo
avvicinarsi alla musica, contrariamente a quanto si possa pensare,
adora quella da piano ed io amo suonare per lui.
Il suo viso assume
un'espressione terribilmente dolce mentre si rilassa, fino a
chiudere gli occhi e addormentarsi spesso cullato
dalle note.
E gli piace il mare, in maniera
incredibile davvero e questo deve averlo ereditato di sicuro da suo
padre.
Mentre di sua madre ha la tenacia e
il coraggio di affrontare le difficoltà, con ottimismo e
gioia di vivere.
Osservo ancora il suo viso e il
movimento quasi impercettibile delle sue palpebre, ora che si muove tre
le lenzuola.
La testa si gira insieme al busto,
il braccio che cinge la mia vita si discosta liberandomi dal suo
abbraccio.
Si gira pancia in giù,
quel braccio ora finisce sotto il cuscino e la sua faccia torna a
schiacciarsi contro la federa, segno che sta dormendo profondamente.
Con un sorriso colmo di dolcezza,
faccio leva sulle braccia per posare un bacio leggero sul suo collo,
appena al di sotto della nuca e chiudendo gli occhi inspiro il suo
profumo, quello intenso della sua pelle e che mi permetterebbe di
riconoscerlo tra mille.
In silenzio e facendo molta
attenzione, indietreggio sul materasso fino a quando i piedi nudi non
toccano il pavimento, poi delicatamente, ricompongo le lenzuola sul suo
corpo e sul posto che ho lasciato vuoto, prima di rimanere in
contemplazione della sua figura per qualche attimo ancora.
Sorrido divertita nel sentire il
suo respiro rumoroso dovuto al naso soffocato nel cuscino
poi mi volto in cerca della mia vestaglia, che stamattina devo
aver lasciato come al solito buttata sulla poltroncina all'angolo della
stanza, coperta dagli altri indumenti che ho accatastato malamente
lì durante la giornata.
Faccio per avvicinarmi al cumulo
informe di stoffe, quando la mia attenzione è attratta da
una felpa di Tsubasa piegata in ordine sul comò.
L’accarezzo piano prima
di prenderla, spiegarla e infilarla in testa.
Mi arriva ben sotto i glutei e le
maniche mi ricoprono le mani fino alle nocche.
Tiro su il cappuccio prima di
voltarmi un'altra volta verso il letto, sospirare e uscire
silenziosamente dalla stanza.
Con passo felpato e orientandomi
ormai perfettamente anche al buio nella mia nuova casa, raggiungo il
mio studio.
Varcata la porta, mi dirigo verso
la lampada acquistata oggi pomeriggio mentre Tsubasa era ad allenarsi.
Con un semplice click si accende,
riscaldando la stanza con una luce tenue e soft.
Torno al mio piano stringendomi
nella felpa che profuma di buono, ma prima di sedermi mi fermo a
contemplare il quadro appeso sopra lo strumento.
Sorrido accarezzando delicatamente
la tela, le mie dita poco lontane dal monte Fuji e dal paesaggio
familiare di Fujisawa.
La firma in basso a sinistra
piccola ma leggibile, Ichiro Misaki.
Sospiro fissando ancora per un po'
l’immagine nel quadro che mi ha regalato Taro prima di
partire, poi mi siedo al piano, conservando nel mio cuore quel briciolo
di nostalgia di casa che a volte mi fa sentire un po' malinconica.
Solo un po', quel tanto che basta
per essere una sfumatura nel mio nuovo mondo perfetto.
E il mio pensiero vola ancora da
lui, che dorme nudo sotto le lenzuola candide.
E al suo modo di amarmi, di fare
l'amore con me...
Con le gote che si scaldano al
pensiero di quello che ho vissuto intensamente solo poco fa, poggio le
mani sui tasti riprendendo la melodia che avevo abbandonato.
Le parole nascono nella mia mente
come un piccolo fiume dalla sua sorgente.
Riprendo la matita, l'appoggio di
nuovo sullo spartito appena sotto il primo rigo e canto piano scrivendo
mentre un sorriso estasiato incurva le mie labbra.
"I
wanna be your babydoll... wrap me up nice and tight... love me through
the night... come lay me down enfold me in your arms... cover me with
velvet kisses rock me on and on and whisper softly to me... you wanna
be my babydoll"*
Corro nell’acqua che mi
arriva ai polpacci, le mie gambe si flettono portando centinaia di
gocce salate sulla mia pelle.
Le sue braccia mi circondano la
vita ora, mi ha raggiunta.
Sorrido aggrappandomi alle sue
spalle mentre il sole costringe i miei occhi a socchiudersi appena.
Il rumore delle onde non copre la
sua risata allegra, al massimo riesce appena a essere il sottofondo di
quel suono armonioso.
Come musica che si alza, come il
motore del mio universo.
Le mie braccia circondano il suo
collo mentre le sue mani mi trattengono per la vita, i raggi caldi
illuminano il suo volto sorridente.
E non c'è nulla che
possa desiderare, ora ho tutto. Davvero. Per me.
Le sue braccia si spostano dai miei
fianchi e si piegano sotto le mie gambe, per prendermi in braccio.
Rido felice mentre sento il vento
tra i miei capelli e non c’è più nulla
di doloroso nella mia testa, che mi faccia desiderare che riesca a
soffiarlo via da me.
Rido ancora mentre sento la sabbia
sotto la mia schiena, che si appiccica alla mia pelle bagnata e sorrido
ora che facendo pressione sulle gambe, sono riuscita a girarmi
portandomi sopra il suo corpo.
Un bacio all’altezza del
mento, uno sguardo d’amore mentre il vento caldo tormenta
ancora i miei capelli, facendoli posare anche sul suo viso.
Lui li scosta con le dita,
portandoli dietro al mio orecchio.
Le sue labbra si muovono
pronunciando due semplici parole, ma che hanno la forza di reggere
tutto il mio mondo.
Non mi sono arresa, ho lottato e
pianto nella disperazione, ma senza perdere mai la speranza.
Per ottenere tutto questo
e nessuno potrà mai portarmelo via.
Ti
seguirò ovunque vorrai, come ho seguito solo ed
esclusivamente il mio cuore per tutti questi anni.
Un bacio ancora ma sulle labbra,
prendendo il suo viso tra le mani e sporcando le sue guance di sabbia
fine e dorata.
Poi mi alzo e mi volto
verso di lui, allungando la mano mentre mi raggiunge con uno scatto e
mi sorride ancora, ora che le sue dita stringono le mie saldamente.
Alcuni passi nell'acqua, di nuovo
le mie gambe che forzano le onde calme del mare.
Poggio la testa sulla sua spalla,
un bacio leggero mi sfiora la tempia.
Cammino serena a fronte alta,
sfidando il cielo azzurro e questo sole accecante
d’estate, sentendomi imbattibile.
La sua mano abbandona la mia per
circondare il mio collo con il braccio, rispondo cingendo sicura il suo
fianco.
Lo guardo ancora e di
nuovo mi regala quel sorriso felice mentre in lontananza da un chiosco,
arriva una melodia familiare.
Una canzone.
La mia...
“Not
more than three short years ago
I
was abandoned and alone
Without
a penny to my name
so
very young and so afraid
no
proper shoes upon my feet
sometimes
I couldn't even eat
I
often cried myself to sleep
but
still I had to keep on going
never
knowing if I could take it
If
I could make it through the night
I
held on to my faith
I
struggled and I prayed
and
now I've found my way
If
you believe in yourself enough
and
know what you want
you're
gonna make it happen
(make
it happen)
and
if you get down on your knees at night
and
pray to the Lord
He's
gonna make it happen
(make
it happen)
I
know life can be so tough
and
you feel like giving up
but
you must be strong
baby
just hold on
you'll
never find the answers
if
you throw your life away
I
used to feel the way you do
still
I have to keep on going
never
knowing if I could take it
if
I would make it through the night
I
held on to my faith
I
struggled and I prayed
and
now I've finally find my way
If
you believe in yourself enough
and
know what you want
you're
gonna make it happen
(make
it happen)
and
if you get down on your knees at night
and
pray to the Lord
He's
gonna make it happen
(make
it happen)
I
once was lost
but
now I'm found
I
got my feet on solid ground
thank
you Lord
If
you believe within your soul
Just
hond on tight
and
don't let go
you
can make it
make
it happen
If
you believe in yourself enough
and
know what you want
you're
gonna make it happen
(make
it happen)
and
if you get down on your knees at night
and
pray to the Lord
He's
gonna make it happen
(make
it happen)”**
* "Babydoll" Parole: Mariah Carey
& Missy Elliot Musica: Mariah Carey, C. Rooney, Stevie J.
© 1997
Sony Music Entertainment Inc.
** "Make it Happen" Parole: Mariah
Carey Musica: Mariah Carey, David Cole, Robert Civillés
© 1992 Sony Music Entertainment Inc.
Tutti i personaggi originali di
"Captain Tsubasa" sono © di Yoichi Takahashi e Shueshia.
I personaggi di Keysuke Mendo,
Takeshi Seii, Akane Minase e Yoichi Tadai sono invece frutto della mia
immaginazione e appartengono a me.^^
Questa storia è nata dal
desiderio di soddisfare me stessa.
E' stata scritta essenzialmente per
OnlyHope, o meglio per Elisabetta, per vedere sullo schermo
ciò che più avrei voluto fosse accaduto tra quei
piccoli accenni romantici nel manga del sensei Takahashi. Una fantasia
da ragazzina, che mi ha accompagnata nel corso del tempo solitariamente
per poi essere condivisa con voi. E' un miracolo che questa mia
personale visione abbia accolto anche il piacere di altri, non mi sarei
aspettata mai così tanto. Ed è un dispiacere
enorme separami da B. e non solo perché è stata
con me per tanto tempo, ma perché ci ho messo molto di me
stessa e delle mie sensazioni. Credetemi quando vi dico che
è molto difficile "essere" Tsubasa e poi Sanae... Ringrazio
di cuore tutte le persone che hanno letto e seguito questa mia storia
semplice in questi lunghissimi mesi, che hanno apprezzato i miei sforzi
chiudendo spesso gli occhi sulle imprecisioni e le sviste,
perdonandomele tacitamente. Ringrazio per ogni singola recensione
ricevuta, e per ogni volta che qualcuno è tornato a
rileggere un capitolo, per ogni mail che mi è arrivata
rendendomi felice. Grazie a tutti per essere stati così
gentili con me, mi auguro di essere stata degna della vostra pazienza e
della vostra attenzione. Spero che questo non sia un addio, ma solo un
arrivederci...
A Betta, per la sua amicizia, le
serate in compagnia e le mezz'ore al telefono. Per il suo iniziale
scetticismo e la maturità del saper cambiare idea. Per
essere stata Tsubasa e aver resistito. Per l’affetto,
semplicemente...
A Sara, per la sua
sensibilità, l'ironia e ogni nostra piccola
affinità. Per il tenere duro, senza arrendersi e per ogni
minuto trascorso insieme in questo brevissimo tempo. Per
l’incoraggiamento e gli stimoli. Grazie per aver portato un
raggio del tuo sole nelle mie giornate...
Ad Alessia, per quella primissima
recensione che mi ha dato coraggio e forza. Per la franchezza e
l'onestà di giudizio, per la sincerità di ogni
sua parola. Per il suo entusiasmo e l’adsl che ci abbandona.
Per saper tener testa al mondo, per volerci provare. Ti sono veramente
grata...
So spread your wings and fly,
Butterfly...
OnlyHope
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