Butterfly

di OnlyHope
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'inizio della fine ***
Capitolo 2: *** Come un giorno normale ***
Capitolo 3: *** Di canto e di musica ***
Capitolo 4: *** Campo d'allenamento ***
Capitolo 5: *** Settembre ***
Capitolo 6: *** Canto di Natale ***
Capitolo 7: *** Mettersi in gioco ***
Capitolo 8: *** Cose inaspettate ***
Capitolo 9: *** Oltre le apparenze ***
Capitolo 10: *** Butterfly ***
Capitolo 11: *** Preparativi ***
Capitolo 12: *** Brasile ***
Capitolo 13: *** Qualcosa di diverso ***
Capitolo 14: *** Ricominciare da capo ***
Capitolo 15: *** La ragazza di Parigi ***
Capitolo 16: *** Sogni ad occhi aperti ***
Capitolo 17: *** Buon compleanno! ***
Capitolo 18: *** Domenica di Maggio ***
Capitolo 19: *** Cose di cui sparlare ***
Capitolo 20: *** L'audizione ***
Capitolo 21: *** Imparare a comprendere ***
Capitolo 22: *** Così felice ***
Capitolo 23: *** Un nuovo addio ***
Capitolo 24: *** Tokyo ***
Capitolo 25: *** Labirinti ***
Capitolo 26: *** Transizione ***
Capitolo 27: *** Profumo di rose ***
Capitolo 28: *** Nelle mie mani ***
Capitolo 29: *** Responsabile ***
Capitolo 30: *** Chiave di violino ***
Capitolo 31: *** Tsubasa ***
Capitolo 32: *** In cima al mondo ***
Capitolo 33: *** Fujisawa ***
Capitolo 34: *** Il sole all'improvviso ***
Capitolo 35: *** Fallo accadere ***



Capitolo 1
*** L'inizio della fine ***


BUTTERFLY

CAPITOLO 1

L’inizio della fine


  
 
Mi guardo intorno e tutto è uguale a com’era ieri, a un mese fa.
La stessa strada, gli stessi negozi, le stesse macchine che mi passano vicine, rischiando di schizzarmi addosso spruzzi d'acqua dalle pozzanghere.
Ma in fondo, mi chiedo, anche se mi bagnassero davvero me ne accorgerei? 
Credo di no, oggi proprio no.
Gli alberi sono fioriti come ogni primavera, come ogni marzo e mentre aspetto qui sul marciapiede, i petali rosa si staccano lievi dai rami dei ciliegi e mossi dal vento mi circondano come in un abbraccio.
Osservo il cielo azzurro e seguo il volo delle rondini sopra la mia testa, nell'attesa del momento in cui la mia vita cambierà.
Anche se tutto intorno a me sembra uguale e invariato, io so che nulla, d'oggi in poi, sarà più come prima.
Perché tutto sta per svanire e diventerà un ricordo.
Mi guardo ancora intorno, mentre i minuti passano inesorabili e lui tra poco sarà qui.
Lo vedrò sbucare da quell’angolo, giù in fondo alla strada e allora sarà il principio della fine.
E che arrivi allora questa benedetta fine, no?
Così smetterò di pensare a questo momento.
Dopo mesi e mesi, smetterò di avere paura, sentendomi angosciata.
Che arrivi, così sarò finalmente libera.
Libera di provare solo dolore, puro e semplice dolore.
Che inizi allora il mio calvario nel momento in cui vedrò il suo viso, perché saprò che è per l’ultima volta.
Tempo scaduto, Sanae.
Eccolo che arriva.
È arrivato il momento dell’addio.
L’inizio della fine...
 
 
 
"Scusami ma proprio non ce l'ho fatta a non venire…" sussurro mentre leggo nei suoi occhi la sorpresa, non pensava proprio di trovarmi qui.
Lui abbozza un sorriso sincero e si avvicina a me.
"Ti ho portato questi!" gli porgo un pacchetto.
"Sono scarpini nuovi, quelli che avevamo visto insieme in quel negozio in centro. Ho pensato che sicuramente ora ne avrai bisogno, sì ora che parti..." mi precipito ad aggiungere, perché ho paura di questo momento.
Paura di cosa fare, paura di non avere la forza necessaria.
Perché sto realmente prendendo coscienza di cosa rappresenti questo addio per noi, ma soprattutto per me.
Mi viene da piangere.
"Ti ringrazio..." mi sorride con dolcezza.
"Di tutto, di tutto quanto..." continua, fissandomi così profondamente...
Un groppo alla gola mi toglie il respiro.
Abbasso gli occhi non riuscendo a sostenere più il suo sguardo.
Devo resistere ancora un po', poi non mi mancherà il tempo per piangere.
Resisti!
Mi ripeto mentre il mio sguardo si fissa sul marciapiede, ho un sussulto però quando mi accorgo che lui si sta avvicinando ancora di più a me.
Così tanto, che ora i nostri corpi si sfiorano e il suo viso è sempre più vicino al mio.
"Sanae, io..." sussurra appena al mio orecchio e i miei occhi si chiudono, liberando una calda lacrima, che sento bruciare sulla guancia mentre scivola fino all'altezza del mento.
 
E sento il suo profumo ora, non lo dimenticherò mai.
Avverto il suo respiro, non lo dimenticherò mai.
Le sue labbra calde sulle mie, non lo dimenticherò mai.
E il calore della sua mano sul mio viso, non lo dimenticherò mai.
 
Mentre allontana lentamente la sua bocca dalla mia, percepisco alle sue spalle il rumore del motore dell’autobus, che nel frattempo è arrivato alla nostra fermata.
Apro gli occhi debolmente...
È la fine, è arrivata... La fine.

Lui abbassa lo sguardo e si allontana da me, lasciando che la sua mano mi accarezzi il volto prima di staccarsi dalla mia pelle.
Quando non sento più il suo calore, avverto il vuoto che proverò ogni giorno, d'ora in poi... È la fine.
E mentre vedo allontanarsi le sue spalle, verso un mondo che non sarà più il nostro, le lacrime scendono sul mio viso come mai nella mia vita.
I singhiozzi scuotono tutto il mio corpo ma non m’importa più di trattenerli, perché ora non ho più nulla da perdere.
"Realizza il tuo sogno!!" trovo la forza di urlare con la voce rotta dal pianto, cercando ugualmente di sorridere.
Non ce la farò mai senza di te.
Lui si ferma, si volta e senza pensarci un secondo, ritorna sui suoi passi.
Mi raggiunge e mi stringe a sé con forza, amore e disperazione.
"Te lo prometto..." ripete più volte nell'incavo del mio collo, prima di liberarmi dal suo abbraccio e allontanarsi questa volta definitivamente. 
Sale veloce sull’autobus, le porte si chiudono e il mezzo riprende la sua corsa verso l’aeroporto.
Lo seguo con lo sguardo annebbiato dal piangere, finché non diventa un puntino lontano nel traffico.
Ecco, ora è sparito e non lo vedo più.
È la fine.
"Ti amo, Tsubasa..." sussurro piano.
Ed è davvero la fine.

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Capitolo 2
*** Come un giorno normale ***


BUTTERFLY

CAPITOLO 2

Come un giorno normale
 
 
 

Sento il cinguettare degli uccelli mentre il chiarore delle prime luci del mattino comincia finalmente a rischiarare il buio della mia stanza.
Mi giro dall’altro lato del letto e i miei occhi, gonfi dal pianto, cercano di mettere a fuoco quella che sarà la mia prima giornata senza Tsubasa.
Già, perché ieri se n'è andato davvero...
Ieri...
 
Sono passate diverse ore dalla sua partenza e si sta facendo buio ormai.
Forse è il momento di tornare a casa, è da tanto che cammino senza meta.
Avrò fatto il giro di tutta la città, senza parlare con nessuno, senza percepire realmente ciò che mi circonda.
Come se le cose su cui poso lo sguardo non appartenessero più alla realtà ma a un mondo che non riconosco, perché non può sentire il mio dolore, né condividere la mia sofferenza.

Un mondo che va avanti, quando per me ogni cosa si è fermata.
Quando sorpasso il campo da calcio, non mi giro neanche per un secondo a guardarlo.
Mi 
fa provare rabbia e sento quasi di odiarlo.
In fondo con qualcuno o qualcosa me la devo pur prendere, forse ho solo bisogno di un capro espiatorio.

Avercela con il pallone però, è fin troppo facile e per alcuni versi anche molto ingiusto, perché sarebbe un po' come odiare Tsubasa e questo non è proprio possibile.
Continuo a camminare a testa bassa finché non scorgo casa mia.
Sospiro una volta arrivata davanti alla porta d’ingresso, cercando di raccogliere tutte le poche forze che ho.
I miei devono credere che è tutto ok, non devo farli preoccupare, soprattutto per non subire così nessun terzo grado da parte loro.

Deve per forza sembrare un giorno come gli altri.
Mi faccio coraggio quindi e infilo la chiave nella serratura, apro la porta ed entro, sapendo già che mia madre mi chiamerà tempo cinque secondi.
"Sanae!" sento infatti la sua voce provenire dalla cucina.
"Sei tornata tardi tesoro, è quasi pronta la cena!"

Mi tolgo il cappotto e lo appendo all'appendiabiti, poi mi affaccio in tinello.
Mia madre è indaffarata a sperimentare chissà quale nuova ricetta.

"Che hai fatto di bello?" mi chiede, senza distogliere l’attenzione dai fornelli.
Sorrido amaramente.
Che cosa ho fatto di bello oggi? 
Beh, vediamo...
Ho detto addio alla persona che amo di più al mondo.
Una bella giornata, direi!

"Niente di speciale..." rispondo, cercando di sembrare il più serena possibile.
"Le solite cose con i ragazzi della squadra. Siamo stati un po' in giro e ci siamo abbuffati di schifezze per festeggiare la fine della scuola. Mi sento scoppiare! Credo che salterò la cena, mi dispiace!"

Mia madre si gira a guardarmi e mi fissa con aria perplessa.
Io le sorrido, pregando dentro di me che se la sia bevuta e che non le venga in mente di chiedermi altro.
"Ok..." risponde laconica, tornando poi ad armeggiare con le pentole.
 Inevitabilmente, tiro un sospiro di sollievo.

"Ti lascerò comunque qualcosa pronto per domani. Ti ricordi che papà ed io dobbiamo andare dai nonni, vero?"
Annuisco, prima di esclamare che sono anche molto stanca e che perciò me ne andrò subito a dormire,
ma quando faccio per girarmi e andarmene, mia madre mi trattiene per un braccio.
Senza aggiungere una parola, mi posa un bacio sulla fronte.

No, decisamente non l'ha bevuta, ma mi lascia libera, qualunque cosa sia, di non parlarne.
Ed io posso solo ringraziarla infinitamente, nel mio cuore, per questo suo tatto.

Le auguro quindi la buonanotte, cercando ancora di sorridere prima di correre su per le scale, verso la mia camera.
Quando sono dentro, avverto una sorta di sollievo chiudendo la porta alle mie spalle.
Mi appoggio con la schiena per un secondo al legno chiaro mentre frugo nella borsa, alla ricerca del cellulare.
Nessuna chiamata, neanche Yukari mi ha cercata nonostante non mi abbia vista a scuola, per controllare i risultati delle ammissioni alla scuola superiore.
Forse non vedendo in giro nemmeno Tsubasa, avrà pensato che ci siamo presi una giornata solo per noi.
Una giornata solo per noi, già.
Sospiro mentre
spengo il telefonino, non mi va proprio di parlare con nessuno.
Lo lascio poi sul comodino, accanto alla foto dove Tsubasa ed io ridiamo felici, durante l'ultimo capodanno.

Sorrido inconsciamente al ricordo di quella serata, passata tra gli amici e conclusa con un bacio sotto i fuochi d’artificio in stile occidentale.
Ma distolgo subito lo sguardo per allontanare dalla mia mente certi ricordi, che in questo momento fanno solo troppo male.
Con calma inizio a spogliarmi e indossato il pigiama, m’infilo nel letto abbracciando il cuscino.
Mi nascondo bene sotto le coperte, affinché mi proteggano dal freddo, che sento nel corpo ma soprattutto dentro di me.

Peccato non siano capaci di proteggermi da altro.
Cerco conforto nel tepore del mio letto e allungo solo una mano fuori, quel tanto che basta per spegnere la luce.
E quando la notte mi circonda, avvolgendomi nella solitudine della mia stanza, un pianto disperato torna prepotente a ricordarmi che, nonostante tutti i miei sforzi, questa non è stata una giornata come le altre.

Così piango, fino a sentire la febbre nel corpo.
Piango e la mia testa rimbomba dolorosa.
E piango fino a che le mie membra ormai stremate, non si arrendono alla stanchezza e il sonno dona loro una piccola tregua.
 
Ieri...
Ritorno al mio presente.
Cercando di farmi forza mi tiro su dal letto.
Esco dalla mia camera e mi affaccio in corridoio, poi in quella dei miei.
Non c'è nessuno in casa, devono essere già partiti.
Trascinando i piedi nudi, mi dirigo in bagno.
Nello specchio sopra il lavandino è riflessa la mia immagine, che non è proprio quello che si dice un bello spettacolo.
Il mio viso è pallido e sbattuto.
Gli occhi sono rossi e gonfi, tanto che sembra quasi che non l’abbia mai aperti da quando sono sveglia.
Sospiro depressa, prima di voltarmi verso la doccia e una volta aperto il cristallo delle porte, inizio a far scorrere l’acqua in modo che sia ben calda quando entrerò nel box.
Mi spoglio veloce e mi butto sotto il getto quasi bollente.
L'acqua scivola su tutto il mio corpo ed io vorrei tanto che fosse capace di portare via con sé, anche il peso che mi sento addosso.
Rimango ferma sotto lo scroscio per un bel po' di tempo, cercando di non pensare a niente e concentrandomi solo sul rumore dell’acqua che scorre.
Quando penso che sia stata una permanenza sufficiente a rilassarmi, esco dalla doccia e mi avvolgo con un morbido asciugamano di spugna bianca.
Con titubanza, torno a guardarmi ancora allo specchio.
La situazione mi sembra un po' migliorata ma purtroppo i miei cocchi sono ancora troppo gonfi, così scendo in cucina per prendere dei cubetti di ghiaccio dal freezer.
Dopo averli avvolti in un panno, torno in camera mia e li poso sui miei poveri occhi stanchi, sdraiandomi sul letto.
Questi segni devono assolutamente sparire prima di subito.
Ma riesco a rimanere così non quanto vorrei, perché i miei pensieri tornano prepotenti a Tsubasa, costringendomi a piangere ancora.
Mi tiro su dal letto un po' stordita e indosso qualcosa di comodo.
Non ho intenzione di uscire, voglio solo starmene da sola e in pace.
Scendo in cucina per cercare di mangiare qualcosa, anche se proprio non ne ho voglia.
Verso un po' di succo d’arancia in un bicchiere e taglio un pezzo di crostata alle more, che mia madre doveva aver preparato per i nonni.
Sorrido per la prima volta in queste ore, all'idea che l'abbia dimenticata a casa.
Svogliatamente mi siedo su uno sgabello, dando un piccolo morso a quella che dovrebbe essere la mia colazione, non badando al mio stomaco chiuso.
Cerco di mandare giù il boccone aiutandomi con un sorso di succo, proprio quando sento suonare alla porta.
Mi giro verso l’orologio a muro, sono appena le otto e mezza.
Perplessa, mi avvicino alla porta domandandomi chi possa essere a quest'ora e il perché sia così insistente, visto che il campanello non la smette di suonare.
Quando apro la porta, il faccione di Ryo Ishizaki riempie tutta la mia visuale.
È agitato e blatera più del solito.
Non riesce a stare fermo, permettendomi così di scorgere dietro di lui il volto preoccupato di Yukari e lo sguardo serio di Taro.
Nonostante la confusione e la sorpresa del momento, riesco a cogliere lo stesso una frase, che mi colpisce dritta al cuore.
"Siamo passati da lui e sua madre ci ha detto che è partito! È partito e non ci ha detto niente!" ripete concitato Ishizaki, sempre più scosso.
Il mio sguardo si sposta istintivamente sulla mia migliore amica e quando i suoi occhi incrociano i miei, posso vederli prima farsi stupiti poi irrimediabilmente lucidi.
In un secondo me la ritrovo al collo, che mi stringe forte.
"Tu lo sapevi! Lo sapevi! Ecco dov'eri finita ieri... Mi dispiace così tanto, Sanae!" bisbiglia al mio orecchio mentre le lacrime tornano a scendere lente sulle mie guance.
Rispondo disperata al suo abbraccio e improvvisamente cala il silenzio.
Quando riesco a separarmi di nuovo da Yukari, cerco di sorridere mentre con il dorso della mano asciugo alla meglio gli occhi.
Invito poi i miei amici a entrare in casa e insieme ci accomodiamo in salotto, perché so che devo spiegargli cosa è successo ieri in realtà.
"Tsubasa aveva deciso di non salutare nessuno, credo avesse paura di non farcela..." inizio a parlare con calma, il mio sguardo vaga perso per la stanza.
"Forse si è sentito un po' insicuro alla vigilia della partenza. Forse doveva trovare il modo di lasciare casa sua e i suoi amici nella maniera più indolore possibile, per se stesso e per tutti noi. Non l’avrei visto neanche io, se non fosse stato per la mia testardaggine... Cercate di capirlo, vi prego! Credo che partire si sia dimostrato più difficile di quanto immaginava... Perdonatelo!" concludo, cercando di controllare i miei nervi ancora scossi da ieri, mentre osservo le emozioni sul volto dei miei tre amici.
La più vicina a me è Yukari, che mi stringe la mano accarezzandola per confortarmi.
So che in questo momento è seriamente preoccupata per me, più di ogni altra cosa.
Taro invece tiene serio gli occhi fissi nei miei, sicuramente ha capito gl'intenti di Tsubasa, sono anni ormai che cambia città per seguire suo padre in giro per il mondo.
E Ishizaki...
Beh, lui tiene la testa bassa e si strofina il naso nel silenzio pesante che ormai ci circonda.
"Lo capisco..." sospira.
"Lo capiamo..." aggiunge, rivolgendosi con un cenno agli altri due, che annuiscono.
"Solo che avrei voluto salutarlo!" continua mentre un velo di tristezza palese annebbia nel suo sguardo.
"Sanae, ma tu come stai?" mi chiede infine, visibilmente preoccupato.
Alzo le spalle, inclinando la testa da un lato e stringendo più forte la mano della mia migliore amica.
"Sopravvivo." rispondo, mordendomi le labbra.
"Sopravvivo..." ripeto amaramente mentre i miei occhi si riempiono di lacrime, che cerco con tutta me stessa di ricacciare indietro.
"Forse è meglio che restiate un po' sole a parlare."
Taro pronuncia queste parole alzandosi in piedi, invitando Ishizaki a imitarlo.
"Sì, forse e meglio..." risponde Yukari, annuendo con il capo.
I due ragazzi si avvicinano così alla porta.
Ishizaki mi saluta con la mano e l'aria da cane bastonato.
"Sii forte, Sanae! E ricordati che non sei sola!" esclama Taro sorridendo dolcemente, prima di uscire da casa mia.
Annuisco debolmente e quando la porta si richiude alle loro spalle, torno a dar voce alla mia frustrazione, appoggiata alla spalla di Yukari.
"Questa volta è diverso! Non è fuori in ritiro! Non lo rivedrò tra qualche giorno!" sussurro, non trattenendomi più.
La mia migliore amica mi accarezza i capelli con una mano, incitandomi a sfogarmi finché ne ho voglia, finché ne ho bisogno.
"Stavolta se n’è andato sul serio, Yukari... Per sempre... Non tornerà... più..." riesco a sussurrare con voce tremante tra i singhiozzi.
La mia migliore amica mi ascolta in silenzio ma ora piange insieme a me, condividendo così la mia disperazione, non potendo fare altro.

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Capitolo 3
*** Di canto e di musica ***


BUTTERFLY

CAPITOLO 3

Di canto e di musica

 
 
 
"Sanae, corri!"
La voce di Yukari sovrasta quella di tutti gli altri studenti ammassati davanti ai cartelloni, in cui sono indicate le nuove classi delle superiori Nankatsu.
Cerco così di sbrigarmi, per evitare che urli un’altra volta e che tutti si girino ancora a guardarci.
"Arrivo, arrivo!" esclamo e quando le sono finalmente accanto, lei mi guarda seria e un po' truce.
"Sanae! Se anche alle superiori non ci mettono in classe insieme, giuro che faccio un casino!" sbotta infatti con un tono minaccioso.
"Non ci resta che controllare, allora! Tu riesci a vedere qualcosa, visto che sei più alta di me?" chiedo, cercando di sovrastare tutte queste teste davanti alla mia, senza ricevere però nessuna risposta.
"Allora?" la incalzo, guardandola con un'espressione interrogativa.
Yukari è concentrata, i suoi occhi scorrono seri i vari i nomi giù per l’elenco, finché il suo sguardo non si ferma e sul suo viso appare un sorriso radioso.
Quando si volta verso di me ha un'aria a dir poco trionfale.
"La signorina Nakazawa e la sottoscritta sono in classe insieme quest'anno! Peccato però, avrei fatto un ingresso alle superiori davvero eclatante con una bella scagnarata!" e detto questo, ride di gusto, abbracciandomi.
Ed io sono veramente felice che Yukari, dopo i tre tentativi alle medie, sia finalmente nella mia stessa sezione.
La sua allegria però sembra durare davvero poco, perché tornando a guardarmi seria, mi comunica che purtroppo, ha anche una bruttissima notizia da darmi.
La guardo perplessa.
"Di che si tratta?" chiedo, non capendo a cosa possa riferirsi.
"Per nostra enorme sfortuna..." e per accentuare la parola enorme alza gli occhi al cielo, strappandomi una risatina.
"C'è anche Ishizaki con noi! Dovremo farci coraggio e affrontare questo anno scolastico con lui! Mi dispiace, Sanae!" e per enfatizzare, mi dà una pacca sulla spalla.
Non resisto ora, scoppiando a ridere rumorosamente.
Per fortuna che Yukari esiste, non so cosa farei senza di lei!
"Che cosa è successo di così divertente?"
La voce tranquilla di Taro attira l'attenzione di entrambe, ci giriamo così per salutarlo, ridacchiando ancora.
"Yukari mi stava comunicando la sventura dell’anno..." mi giro così verso i tabelloni, ormai sgombri dagli altri studenti.
"Che a quanto c'è scritto qui, è toccata pure a te! Ishizaki in classe!"
Taro annuisce con aria rassegnata, stando al nostro gioco.
"Beh... Misaki ed io siamo abituati ormai, perciò il peggio è per te, amica mia!" e strizzo l'occhio in direzione di Yukari.
"A proposito! Ma dove si è cacciato quel perdigiorno? Non l'ho visto ancora in giro..." chiede quest'ultima, guardandosi perplessa intorno.
"Sarà già in classe..." risponde Taro.
"A visionare il livello delle ragazze..." si sente in dovere di aggiungere, visto lo stupore dipinto sulle nostre facce.
"Allora sarà meglio andare a controllare! Non vorrei che comprometta la nostra reputazione già il primo giorno di scuola! Essendo suoi amici, crederanno tutti che siamo scemi come lui! Dobbiamo fermarlo prima che sia troppo tardi!" esclama Yukari in cagnesco, prima d'incamminarsi verso la nostra nuova classe, con passo marziale.
Taro ed io non possiamo evitare di scambiarci un'occhiata maliziosa, vista la sua reazione.
"Andiamo, Sanae! Non mi voglio perdere la scena per niente la mondo!" mi esorta prima di dirigersi anche lui verso l'ingresso dell’edificio scolastico.
Solo che io non mi muovo ma mi volto verso i cancelli d’entrata, aspettando ferma qualche secondo.
Un sospiro grava sul mio petto.
Chi pensi che arrivi, Sanae?
Il mio sguardo torna ancora sui nomi affissi al cartellone.
"Quest’anno è inutile cercarti qui, vero Tsubasa?" mormoro a bassa voce mentre sorrido amaramente.
Deglutendo a fatica il magone che mi opprime, mi metto finalmente in movimento e accelerando il passo, raggiungo gli altri sotto il portone della mia nuova scuola.
 
 
 
Il prof. saranno venti minuti buoni che se ne sta là, davanti alla cattedra e questo è il terzo discorso d’inizio anno scolastico che sento da stamattina.
Mi guardo intorno per familiarizzare con la nuova classe, circondata da volti vecchi e nuovi, provenienti dalle scuole medie.
Yukari ha occupato il banco alla mia destra, la osservo mentre è intenta a controllare che la sua nuova divisa sia ancora tutta in ordine.
Mi sorride quando incrocia il mio sguardo.
Alla mia sinistra invece c'è Taro, che ha già assunto quella sua aria seria e composta da primo della classe, con tanto di occhiale strategico.
A detta sua indossarli aumenterebbe il suo fascino e guardandolo bene, non ha poi tutti i torti.
A quanto pare se n'è accorta pure quella ragazza due file più in là, dato che ogni tanto butta lo sguardo nella sua direzione.
Sorrido prima di voltarmi a guardare dietro di me, dove c'è Ishizaki, che assonnato riesce a stento a rimanere sveglio.
La sua di divisa è già un disastro, con quella camicia sbottonata e quell'aria insofferente dipinta sul volto.
In fondo però mi è andata bene anche quest'anno! Non potendo avere Tsubasa, ho comunque tutti i miei amici più cari in classe con me!
Sorrido, ma questa volta malinconicamente.
Il mio sguardo si dirige così verso la finestra, oltre i ciliegi in fiore e il cielo azzurro di aprile.
Guardo le nuvole bianche, che si muovono mosse dal vento ma in realtà non le vedo veramente.
Rimango solo così, incantata a fissarle, perché il mio pensiero ora sta volando verso Tsubasa.
Mi domando cosa stia facendo adesso, ma soprattutto se ogni tanto, anche il suo di sguardo si rivolga al cielo alla ricerca della mia presenza.
 
 
 
La pausa pranzo finalmente!
Yukari ed io ci sediamo con i nostri bentō a un tavolo con il resto della squadra al completo... O quasi.
I ragazzi stanno già parlando del club di calcio, facendo girare tra loro il foglio contenente gli orari di allenamento.
Quando arriva tra le mie mani, mi appresto a leggerlo curiosa con la testa della mia migliore amica attaccata alla mia, per sbirciare insieme.
Ci saranno tre turni di allenamenti ogni settimana durante il periodo di preparazione, poi sotto qualificazioni e speriamo campionato, raddoppieranno.
Se ci fosse Tsubasa, sarebbero già sei turni fin dall’inizio.
"Siamo appena iscritte..." mi rivolgo a Yukari, cercando di distrarmi.
"E per ora al club non ci sarà moltissimo da fare, quindi credo che avremo più tempo libero per noi!"
Le sorrido ma lei mi guarda strana e arrossisce, prima di rivolgersi a me con sguardo colpevole.
"Ehm... Non credo che noi due avremo tanto tempo libero, visto che siamo iscritte anche a un altro club!" spara tutto d'un fiato superata l'esitazione iniziale, prima di abbassare lo sguardo.
Rimango perplessa per una manciata di secondi, mentre la mia migliore amica continua a guardarmi di sottecchi, aspettando una mia reazione.
"Non credo di aver capito bene. Io sarei iscritta a un altro club?! E quale sarebbe, di grazia?" le chiedo preoccupata.
Yukari non si scoraggia anzi, torna tutta pimpante a parlarmi.
"Di canto e musica. Il club di canto e musica! È il primo anno che esiste e mi hanno detto che il prof. che se ne occuperà è un vero genio. Vedrai Sanae, ci divertiremo un mondo!" esclama tutta sorridente mentre io sono piuttosto incredula in realtà.
"Di canto?!"
"Sì, sì! In fondo tu ed io stendiamo tutti quando andiamo al karaoke, non abbiamo mai avuto rivali! E a proposito! Ti comunico che oggi c'è il primo incontro, subito dopo le lezioni!"
Non ho la forza di risponderle.
Poggio così i gomiti al tavolino e prendo la testa tra le mani.
Avevo deciso che il club di calcio sarebbe stato più che sufficiente!
Anzi, proprio non avevo neanche mai preso in considerazione l’idea di fare qualcos'altro, mi sarebbe bastato solo quello, così poi avrei avuto tutto il tempo di pensare a...
Un lampo e nei miei pensieri si fanno strada facilmente le vere intenzioni di Yukari.
Semplicemente non voleva stessi troppo da sola, avendo così molto tempo libero per sentire la mancanza di Tsubasa.
E per fortuna che in questa posizione nessuno può vedermi, perché mi commuovo.
Le lacrime mi annebbiano la vista ma riesco comunque a ricacciarle indietro e mentre lo faccio, ringrazio il cielo per avermi permesso d'incontrare la mia migliore amica.
Con un sospiro, rialzo la testa nella sua direzione e noto subito il suo sguardo titubante, che mi fissa.
"Spero che sia veramente forte questo professore, lo spero proprio per te!" esclamo sorridendole, in modo che possa intuire che la sto ringraziando, consapevole ora di ciò che ha fatto per me.
Yukari risponde al mio sorriso con dolcezza.
"Non minacciarmi, Nakazawa!" torna a fare la spavalda ora.
"Ti è andata anche troppo bene, perché prima del club di canto avevo pensato a quello di cucito e lo sai che in quel campo ti straccio!" e ironicamente mi fa l'occhiolino, suscitando così l'ilarità di tutta la tavolata, che probabilmente stava origliando la nostra conversazione.
Sorrido anch'io e mentre la guardo minacciare Ishizaki con una forchetta di plastica a causa di una delle sue solite battute, penso che nonostante tutto, sono una ragazza fortunata.
Grazie di cuore, Yukari!
 
 
 
Così, finite le lezioni, mi ritrovo seduta nell'aula di musica.
Più che un'aula è un piccolo auditorio, con un altrettanto piccolo palco, al centro del quale fa bella mostra di sé un pianoforte a coda.
Noi ragazzi iscritti siamo seduti sulle poltroncine della platea.
Mi guardo intorno e scopro con sollievo che non saremo in tanti a seguire questo corso, al massimo una ventina.
Meglio così! Meno spettatori ci sono, meglio è...
E mentre sto meditando che probabilmente io sono l’unica ad aver subito un’iscrizione a sorpresa a questo club, sento una botta contro la mia spalla.
È Yukari, che richiama la mia attenzione su un uomo che sta entrando in aula proprio ora.
Deve essere il professore.
È abbastanza alto noto, di corporatura robusta e i capelli bianchi sono tagliati a spazzola.
Indossa occhiali dalla montatura chiara, dovrà avere circa cinquant'anni.
Forse anche qualcuno in più.
"Ho detto che era un genio non un figo, te lo ricordi Sanae, vero?" mi chiede Yukari, facendo l’occhiolino.
Sorrido, sussurrandole di stare zitta.
"Buongiorno, mie care ugole d’oro!" esordisce così il professore.
"Buongiorno anche a chi è convinto di esserlo, ovviamente!" e tutti sorridiamo.
"Sono il professor Tadai e sarò il vostro responsabile di club per quest'anno e per gli anni in futuro, se ci sopporteremo a vicenda!" continua con una smorfia del viso divertente.
"Il nostro primo incontro di oggi sarà abbastanza breve, non staremo qui a fare le dovute presentazioni in modo classico. Primo: ci annoieremmo a morte. E secondo: una volta usciti di qua, io non mi ricorderei un accidenti di nessuno di voi. Quindi vi chiedo semplicemente di prendere un foglio bianco, scriverci il vostro nome e la classe di appartenenza, la scala di note che riuscite a raggiungere con la voce, ammesso che qualcuno di voi lo sappia, ma credo di no, se no io che ci sto a fare? E tre canzoni tra le vostre preferite, così farò prima a capire che soggetti siete."
Sorrido ancora, divertita dal comportamento eccentrico del mio nuovo professore di musica.
Dopo aver preso un foglio di carta bianco dalla borsa, scrivo in alto a sinistra il mio nome e la classe poi mi metto a pensare alle mie tre canzoni, cercando di non farmi influenzare troppo dal mio pessimo stato d’animo.
1. "Fragile" dei Police
2. "As" di Stevie Wonder
3. "Pastime Paradise" sempre di Stevie Wonder
Butto giù sul foglio, il risultato mi sembra possa andare.
"Ok,ragazzi! Se avete fatto consegnate pure. Potete andare, per oggi va bene così!" esclama il professore, mettendosi a suonare al pianoforte.
È una melodia, quella che esce dal vecchio strumento, che sembra arrangiata sul momento.
Il suono è limpido e sale in crescendo mentre lasciamo i nostri fogli sul legno consumato del piccolo palco.
Quando esco dall'aula penso soddisfatta che ho avuto un’impressione positiva di questo corso e che forse trovare nuovi interessi, è proprio quello che ci vuole in questa fase della mia vita.
Perché nonostante cerchi di non darlo a vedere, sto veramente troppo male.
Perché il dolore dentro di me è vivo come se fosse stata solo ieri, l'ultima volta che ho visto Tsubasa e ogni giorno finisco per avere la testa che mi scoppia, nel tentativo di distrarre i miei pensieri da lui.
Perché è passato solo un mese da quando se n'è andato ma è ancora impossibile abituarmi in qualche modo alla sua assenza.
 
 
 
Dopo una cena che mi è sembrata interminabile e dopo aver dovuto lavare i piatti nell'insofferenza più totale, mascherata ovviamente dalla mia solita faccia di bronzo, sono riuscita a salire in camera mia e ad accendere il computer.
Trepidante, aspetto davanti allo schermo che si carichi poi apro la mia casella di posta elettronica, con le mani che tremano e con un nodo alla bocca dello stomaco.
 
UN NUOVO MESSAGGIO
E quando leggo il nome del mittente, il mio cuore inizia a battere più veloce.
TSUBASA OZORA
Senza resistere un secondo di più, apro la mail e leggo avidamente ogni singola parola.
Leggo che sta bene, che sta cercando d'integrarsi anche se è dura e che spera di farcela a entrare in squadra, allenandosi anche il doppio, se necessario.
Mentre i miei occhi continuano a scorrere sullo schermo però, inizio inevitabilmente a piangere.
Mi chiede come sto...
Sono stata meglio, Tsubasa…
E com’è andato il primo giorno di scuola.
Mi manchi scrive alla fine dell’e-mail.
"Anche tu, non immagini quanto..." rispondo come se potesse sentirmi, nascondendo il volto tra le mani.
E il mio pianto aumenta man mano, disperato come ogni sera.
 

Vorrei ringraziare di cuore chi ha lasciato commenti sull’inizio della mia storia e anche chi si è limitato semplicemente a leggerla.
A presto, OnlyHope^^

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Capitolo 4
*** Campo d'allenamento ***


BUTTERFLY

CAPITOLO 4

Campo d'allenamento

 
 
 
"Ragazzi, per oggi va bene così! Andate pure dritti a casa a riposarvi!"
La voce dell’allenatore decreta la fine degli allenamenti.
"Finalmente!" sospiro, perché è stata davvero una giornata massacrante e con il campionato che si avvicina, ci sono sempre più cose da fare qui al club.
Non vedo l’ora di arrivare a casa per farmi un bel bagno! 
Sbuffo mentre cerco di riordinare i palloni il più in fretta possibile, soffocata dal caldo afoso di luglio che nonostante siano le sette di sera, si fa sentire lo stesso.
Mi dirigo così verso il campo d’allenamento e inizio a raccogliere le sfere di cuoio che i ragazzi hanno sparso in qua e in là sul terreno.
Ogni tanto mi fermo per asciugare con un fazzoletto le gocce di sudore che m’imperlano la fronte.
Stavolta Yukari non la passa liscia per essersene andata via prima!
"E con questa ho finito!" esclamo, posando l’ultima palla vicino alle altre.
Ma proprio quando credo di averle prese tutte e sto per mettermi a pulirle, intravedo con la coda dell'occhio l'ultimo pallone vicino agli spogliatoi.
Sbuffo insofferente e con passo deciso mi avvicino per recuperarlo.
Quando mi chino per raccoglierlo, le voci che provengono dall’interno del piccolo edificio catturano però tutta la mia attenzione.
"Sono un po' preoccupato per questo campionato..." riconosco la voce di Kisugi.
"Non che non abbia fiducia nelle nostre possibilità ma con Tsubasa sarei stato più tranquillo!"
"Oh se ti sentisse! Domani ti toccherebbero venti giri di campo prima degli allenamenti, tanto per farti tornare l'entusiasmo!" gli risponde con tono saputo Ishizaki.
"La presenza di Tsubasa è sempre stata fondamentale per la squadra..." ora è Taro a parlare.
"Ma proprio perché lui non è qui, dobbiamo impegnarci al massimo! Per non deludere chi ha fiducia in noi, per primo quindi, proprio il nostro Capitano! Ragazzi, dobbiamo mettercela tutta, proprio come starà facendo lui in sud america!"
"Secondo me, in questo momento, Tsubasa si sta perdendo dietro qualche bel culetto brasiliano, altro che pallone!" esclama Ishizaki, sghignazzando.
"Certo, se fosse un porco come te!" è la pronta risposta di Taro e tutti si mettono a ridere di gusto.
"Dai torniamo a casa, ora!" di nuovo Kisugi.
Le voci dei ragazzi si allontanano.
Stanno uscendo dallo spogliatoio!
Stringo la palla che ho raccolto al petto e di corsa mi dirigo al cesto dei palloni.
La porta dello spogliatoio si apre alle mie spalle mentre faccio finta di rimettere a posto.
Li sento uscire ridacchiando ancora ma rimango immobile, senza voltarmi.
Non voglio mi vedano così.
Ho le guance rosse, lo sento e mi tremano le mani.
Il cuore mi si stringe nel petto all’idea di quello che ha appena detto Ishizaki.
Ci mancava solo questa storia delle brasiliane, come ciliegina sulla torta del mio stato già pessimo.
I ragazzi ora mi salutano, rispondo con un semplice ciao, rimanendo imperterrita a testa bassa, almeno fino a quando mi sembra se ne siano andati tutti.
Aspetto qualche istante prima di alzare il viso al cielo e liberare una piccola lacrima, che scende lenta sulla mia guancia.
"Tutto bene?"
Sussulto.
C'è ancora qualcuno, maledizione!
Asciugo velocemente il viso con il braccio, facendo finta di tamponare il sudore.
Respiro profondamente prima di voltarmi verso il mio interlocutore, con un’aria spero, più indifferente possibile.
“Fa troppo caldo oggi!"
Taro mi guarda perplesso ma assecondandomi, esclama che forse è meglio che mi fermi a riposare un po’.
"Si vede che sei stanca!" aggiunge per avvalorare il suo consiglio.
Annuisco, più per dare seguito alla mia messa in scena che per altro.
Mi avvicino così al bordo del campo e mi accomodo a terra, poggiando la schiena alla panchina e stringendo le gambe al petto.
Taro fa lo stesso sistemandosi accanto a me, lasciando però che le sue di gambe, stanche per l'allenamento, si distendano completamente al suolo.
"Se Tsubasa fosse qui, ora sarebbe ancora là ad allenarsi..." sussurro, indicando con la testa il campo vuoto.
"Già, il nostro perfezionista!" sorride Taro.
"Il nostro infaticabile perfezionista!" aggiungo io.
"Il nostro infaticabile, perfezionista, stacanovista!" ribatte lui e ci mettiamo a ridere.
"Ti manca molto, vero Sanae?" mi chiede a bruciapelo.
Io arrossisco.
Nonostante conosca Taro da anni, m’imbarazza un po' parlare di Tsubasa con lui... parlarne come ragazzo che mi piace intendo.
Continuando a fissare il campo, rispondo con un laconico sì.
"Quando sono qui agli allenamenti, la sua assenza è schiacciante... È così tangibile..." le parole mi escono da sole dalla bocca, forse ho bisogno di parlare con qualcuno.
"Perché questo è il suo mondo. Il mondo in cui l'ho sempre visto e il fatto che lui non ci sia, mi sembra così paradossale!" mi volto verso Taro ora.
"Ma per quanto possa guardarmi intorno e inventare la sua presenza, lui non c'è e..." sospiro, poggiando il viso sulle ginocchia mentre sento gli occhi diventare lucidi.
"E mi toglie il fiato sapere che non arriverà mai..."
Taro distoglie lo sguardo da me e si mette a fissare in alto, verso il cielo rosa nell’ora del tramonto.
"Già. Posso capire come ti senti, ti capisco benissimo."
Ha l’aria abbattuta, non l'ho mai visto così prima.
E mi sento quasi in colpa, in fondo se non si fosse fermato a parlare con me non si sarebbe depresso.
"Nel senso che anche tu sei innamorato di Tsubasa?" chiedo scherzosamente, cercando di sdrammatizzare.
Taro si gira a guardarmi di nuovo, con gli occhi sbarrati, prima di scoppiare a ridere.
"No, no, no! È tutto tuo!" esclama, alzando le braccia in alto con aria schifata.
"Posso capire però, cosa vuol dire separarsi da chi si ama e la lontananza..." riprende serio.
"Capisco cosa vuol dire sentirsi insicuri per la paura di perdere qualcuno. Capisco la tua tristezza e la tua solitudine Sanae, davvero."
La solitudine e la tristezza... 
Ripeto dentro di me mentre osservo i suoi occhi tristi.
Taro è un bravo attore... 
Molto più bravo di me comunque, perché nessuno si è mai accorto di niente.
"Dov’è questa ragazza?" gli domando.
"Lontana, dall'altra parte del mondo!"
E alzando gli occhi al cielo aggiunge "A passeggiare sugli Champs-Elysee, spero in compagnia di nessuno..."
Abbozza un sorriso mentre mi tornano in mente le parole di Ishizaki, origliate qualche minuto fa.
Le lacrime, inevitabilmente, iniziano a pizzicarmi gli occhi.
"Pensi che sia vero, Taro?" chiedo un po' titubante e depressa.
"Che cosa?"
"Quella cosa dei culetti delle brasiliane..."
Lui mi guarda stupito poi leggendo sul mio volto una seria preoccupazione, scoppia in una risata fragorosa.
"Sei proprio scema!" e mi dà un buffetto in testa, come per rimproverarmi.
"Che c'è da ridere?" chiedo piccata.
"E se incontrasse qualche bella ragazza?"
Taro continua a ridermi in faccia, senza ritegno.
"E si sa che le brasiliane sono davvero belle! E se una s’invaghisse di lui? Allora..."
"SEI TU!" m’interrompe, sospirando.
"L’unico sedere a cui abbia mai voluto andare dietro Tsubasa Ozora, è il tuo Sanae!"
Mi muoiono le parole in gola mentre lo fisso a bocca aperta.
Non credo d’aver capito bene...
Deve leggermisi in fronte, perché al mio interlocutore sembra giusto ribadire il concetto più esplicitamente.
"Ho detto che l'unica ragazza che Tsubasa abbia mai desiderato, ehm come dire... Fisicamente, ecco! Beh, quella sei sempre stata solo tu!"
Arrossisco, decisamente.
So che sto arrossendo, perché non ho mai sentito tanto caldo in vita mia all’altezza delle gote.
Continuo a sbattere le ciglia imbarazzata, fissando Taro che mi guarda sempre più divertito.
"Però non chiedermi altro, Sanae! Non posso raccontarti le confidenze del mio migliore amico, nemmeno se si tratta del tuo ragazzo! Cerca di capirmi!"
Sempre più in imbarazzo, ammesso che sia possibile, nascondo il viso tra le mani.
Sto per morire dalla vergogna.
"Sanae..." Taro poggia una mano sulla mia spalla.
"Tsubasa è così preso da te, che nemmeno si accorge che al mondo esistono altre ragazze..."
Lo fisso dritto negli occhi.
"Stai tranquilla..." e sorride per rassicurarmi.
Annuisco convinta ora.
"Grazie, Taro..."
"Di niente, dovere!" risponde e dopo essersi alzato in piedi mi porge la mano, per aiutarmi a fare altrettanto.
"Finiamo di mettere a posto ora, si è fatto tardi! Poi dritti a casa per il meritato riposo! Ok?" e mi precede verso gli spogliatoi.
"Ovvio, appena finito ti riaccompagnerò a casa!" lo sento esclamare mentre infila uno dei polloni all’interno della cesta con un pallonetto preciso.
"Non vorrei che a qualcuno venissero in mente strane idee e t'importunasse, ora che Tsubasa non è qui!" continua con fare scherzoso, mettendo dentro anche l'ultimo pallone.
"Se se tu ci caschi poi, come glielo racconto al mio migliore amico?!" conclude divertito.
"Oh ma non c'è problema!" gli rispondo maliziosamente stando al gioco, incamminandomi verso i cancelli del cortile scolastico.
"L’unico sedere a cui io sia mai andata dietro, è quello di Tsubasa Ozora!"
Taro ride di gusto e mi raggiunge.
"Non ho mai avuto dubbi! È una cosa risaputa, Sanae!"
Lo guardo facendo l’imbronciata poi gli do una gomitata sul braccio sorridendo e insieme c’incamminiamo finalmente verso casa.
 
 
 
 
 
Rubo solo un paio di minuti a tutti quelli che sono arrivati a leggere "Butterfly" fin qua.
Come prima cosa, ringrazio tutte le persone che hanno recensito la mia storia e torno a ringraziare anche quelle che l'hanno solo letta, perché mi sembra più che doveroso. Grazie.^^

Un particolare saluto va a:
Alex_Kami: sono felice che Yukari ti sia piaciuta perché piace tanto anche a me, perché è quello che ci vuole per Sanae, è la sua migliore amica. Sai ho travato sempre molto "riduttivo" descrivere Sanae solo in funzione di Tsubasa e dei suoi sentimenti per lui, rende il suo personaggio così limitato. Per questo ho voluto farla interagire il più possibile con gli amici e con ciò che la circonda. Volevo fosse completa, come una ragazza "normale". Ed anche per questo che forse a volte ti sembra esistano due Sanae in queste istantanee di vita che propongo, la prima è la Sanae di "tutti" l’altra è quella che appartiene solo a Tsubasa. La cosa è un po' voluta, come a volte è voluto ridurre o far solo intuire i passaggi tra Tsubasa e Sanae nel "presente" diciamo così, è un modo per far percepire la sua assenza anche al lettore, perché i loro contatti sono veramente limitati. Magari questa è una mia pecca ma non me ne volere per questo^^! Nei prossimi capitoli comunque riuscirai a trovare molto di più su Tsubasa e Sanae e spero che il modo in cui ho reso le cose, ti piaccia. Nella speranza di leggere ancora il tuo parere sulla mia storia ti mando un abbraccio. Grazie ancora^^
Scandros & Sakura chan: mi dispiace aver lasciato in sospeso quel "mi manchi", avrei voluto anch'io dargli più peso, solo che ora come ora, Sanae piange così tanto che non volevo diventasse ridondante questo suo modo fare. Stando così male all’inizio della storia, cerco di non calcare troppo la mano, forse per la paura che diventi un personaggio lagnoso, non so se riesco a farmi capire. Spero che in seguito ciò che ho scritto al riguardo, al riguardo delle emozioni di Sanae, possa soddisfare di più le vostre aspettative. Grazie anche a voi di cuore e tornate ad esprimere ancora i vostri pareri.^^
Mentina: le tue parole mi hanno emozionato tantissimo, la felicità che si prova nel vedere che ciò che hai cercato di trasmettere è arrivato agli altri è indescrivibile! Grazie infinitamente per l'incoraggiamento che mi hai dato!^^
Grazie ancora anche a chi non ho espressamente nominato, questo non vuol dire che ciò che ha scritto sia meno importante degli altri.
Con questo è tutto, a presto
OnlyHope^^
 
P.S. "Butterfly" è una storia già scritta nel suo complesso, i primi sei capitoli sono finti, per i restanti devo man mano riordinare e controllare certe sfumature, spero quindi di avere il tempo necessario per pubblicare con regolarità per il rispetto di chi legge. Se non dovessi sempre farcela, chiedo scusa anticipatamente.^^

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Capitolo 5
*** Settembre ***


BUTTERFLY

CAPITOLO 5

Settembre
 
 
 
 
L’aula di musica è un rimbombare di voci, in questo caldo pomeriggio d’inizio settembre.
Il professor Tadai non è ancora arrivato e tutti sono intenti a raccontarsi le varie avventure estive, vissute nelle vacanze appena terminate.
La faccia abbronzata di Ryoko è appena scomparsa dietro le poltrone avanti a noi e Yukari già ha emesso una miriade di sbuffi.
"Quanto è petulante! Si è messa a fare tutto il resoconto della sua gita al mare, solo perché ci teneva sapessimo che c'è andata con quel tizio del terzo anno!"
"Non voleva farlo sapere a noi ma piuttosto vorrebbe che noi lo riferissimo a Taro. È lui che deve rosicare!" rispondo, cercando di mitigare la scocciatura che si è impossessata della mia amica.
"Ci credo che Misaki l’ha rifiutata, stupida com'è!" ma Yukari continua imperterrita, ignorando le mie pseudo giustificazioni.
"Dai, non esagerare ora! Che avrà mai fatto di così grave?"
Oggi mi sento l'avvocato delle cause perse...
Yukari si volta verso di me con l’aria di chi la sa lunga.
"Sapevi che alle medie Ryoko sbavava e ripeto, sbavava, dietro a Tsubasa?" sbotta, fissandomi poi con aria di sfida.
Sento le guance avvampare mentre aggrotto le sopracciglia.
"Che c'è, Sanae? Adesso non la difendi più?" mi pungola la mia migliore amica, ostentando con un sorriso vittorioso.
"Scommetto che ora sta antipatica anche a te!" e si gira tutta soddisfatta ora, in direzione del professore che ha appena messo piede in aula.
Effettivamente, non è che sia questa gran simpaticona! 
Penso, fissando torva la nuca di Ryoko, appena ricomparsa da dietro il sedile.
Non ho tempo però di rimuginare troppo sull'argomento, perché la voce squillante del prof. Tadai richiama la mia attenzione verso il palco.
"Salve, ragazzi! Ho una notizia da darvi e si tratta di questo!"
Si gira di spalle e appende al muro un manifesto su cui campeggia una scritta:
PRIMO CONCORSO NAZIONALE MUSICA D'AUTORE
"Parteciperemo a questo contest l'anno prossimo in autunno, perlomeno se avremo tra le mani qualcosa di buono da presentare. Per questo sceglierò una canzone originale e un cantante. Solo una persona può partecipare, non è un concorso scolastico, tutti gli altri quindi lavoreranno al progetto perché ci sarà bisogno di musicisti e coristi, oltre alla voce solista."
Osservo il prof. con attenzione, colpita dalla sua determinazione.
"Avrete tempo fino alla fine del mese per consegnare un testo originale. Se deciderò di far partecipare uno di voi al concorso, voglio avere avanti a me il tempo necessario per lavorare come si deve. E per tempo necessario intendo mesi!"
Fa una piccola pausa ad effetto ora, in cui si ferma a pulire le lenti degli occhiali.
"Questo è tutto, avete domande?" chiede infine alla platea dei suoi studenti, un paio di mani si alzano subito in aria.
"Sanae!" Yukari mi chiama con un tono eccitato.
"Che c'è? Fammi sentire!"
"Guarda il manifesto! Il primo premio sono un bel po' di yen!"
Di riflesso, sposto lo sguardo sul poster appeso al muro e leggo la cifra messa in palio per il vincitore, che effettivamente importante.
"Devi partecipare tu, Sanae! E vincere!" bisbiglia la mia amica al mio orecchio.
La guardo come se fosse un marziano.
"Ti rendo conto, ogni tanto, di quello che ti esce dalla bocca, Yukari?" le chiedo perplessa.
"Ma non capisci?! Se dovessi vincere il primo premio, potresti andare da Tsubasa con quei soldi!" esclama ancora più eccitata.
I miei occhi rimangono fissi sulla cifra sul cartellone e in uno slancio di ottimismo, il mio cuore inizia a rimbombare nel petto per l’emozione.
Potrei andare in Brasile, potrei vedere Tsubasa...
Ma in un lampo, torno subito con i piedi per terra, riflettendo bene sulle probabilità che questo accada.
Nessuna!
Perché per partire ci vogliono i soldi del primo premio e per vincere bisogna prima di tutto partecipare. 
E per partecipare, il mio lavoro dovrebbe essere scelto dal prof. Tadai e affinché questo accada, il mio progetto dovrebbe essere come minimo buono.
Torno a guardare Yukari e rassegnata non mi resta che esclamare tristemente che se saremo fortunate, al massimo parteciperemo come voci di background...
 
 
 
Sento il profumo dell’erba e la terra bagnata sotto il palmo della mano, tinge di marrone la mia pelle candida.
La testa poggiata al tronco dell’albero, mi abbandono al rumore del vento tra le fronde.
Da qui vedo tutta la mia città, la città in cui sono nata.
La villa dei Wakabayashi troneggia come una cattedrale in mezzo alle altre piccole case.
Chiudo gli occhi e prendo un respiro profondo.
Mi dispiace di aver scaricato Yukari ma oggi è necessario che me ne stia da sola, in questo posto.
Non sarei potuta andare da nessun’altra parte in questo pomeriggio, perché è qui che devo essere, sotto quest’albero, ad aspettare la luce del tramonto.
Perché ogni cosa su cui poggio lo sguardo in questo luogo, ha la capacità di riempire il vuoto che sento, almeno per un po’.
Perché oggi posso ricordare, devo ricordare.
È il venti settembre e un anno fa, proprio qui, Tsubasa Ozora smetteva di essere solo un amico e diventava il mio ragazzo.
 
Tsubasa gioca con un filo d’erba, i gomiti poggiati alle ginocchia.
Sono cinque minuti che ha smesso di parlare e se ne sta lì a torturare quel povero filo verde con un’aria...
Ansiosa direi, il che è molto strano.

A dirla tutta è lui a essere strano da stamattina, sembra nervoso.
Ma che gli salta per la testa?
Seduta accanto a lui, osservo il tramonto alle spalle della città cercando d'ignorare questo silenzio che comincia a innervosire anche me.
Perché non dice qualcosa, accidenti!
"Alla fine della scuola partirò per il Brasile."
Ecco, non era necessario dire proprio questo!
"Non so se e quando tornerò a casa..."
Fantastico! Il mio argomento preferito... 
Cambia discorso, ti prego!
Il mio sguardo si rabbuia, istantaneamente.
Tsubasa sospira poi riprende a parlare, girandosi verso di me.
Una mano poggiata a terra a reggere il peso del suo corpo.

"Ma c'è una cosa che devo fare, c'è una cosa che voglio assolutamente fare!"
Inclino la testa.
"Che cosa, Tsubasa?" gli chiedo con aria interrogativa, perché non riesco proprio a capire.

Lui continua a guardarmi, non distoglie nemmeno per un attimo i suoi occhi dai miei ma il suo sguardo ora è cambiato.
Sembra titubante, emozionato, sembra...
Il mio cuore sobbalza in pieno petto.
E fatico a respirare.
Tsubasa deglutisce, ha le guance rosse ora.
Fa che sia vero! Fa che sia vero!
Si appoggia di più alla mano che lo tiene in equilibrio ora e avvicina lentamente la sua testa alla mia.
Ho il respiro affannoso, mi sembra di non capire più niente in questo momento.
Tsubasa socchiude gli occhi.
E il battito del mio cuore prende a correre, correre e correre...
Li chiudo anch'io...
E le sue labbra incontrano le mie...
 
Le lacrime scendono sul mio volto mentre mi perdo nei ricordi.
Le emozioni di quel giorno vanno a scontrarsi con quelle del presente, lottando tra loro.
Sono in tumulto, sento che devo dar loro uno sfogo in qualche modo.
Prendo così un foglio di carta dalla borsa poi frugo ancora, in cerca di una penna.
Inizio a scrivere, asciugando di tanto in tanto gli occhi con il dorso della mano.
Scrivo mentre la mia mente viaggia nei ricordi…
 
Mi guarda negli occhi ora.
Sento ancora il calore del primo bacio sulla bocca.
"Sono innamorato di te, Sanae..."
E il mio cuore smette di battere...
Sono innamorato di te...
Sono innamorato di te...
Di te...

Per poi riprendere imperterrito la sua corsa.
E mi sento così... 
Così...
Una lacrima scende sul mio volto, ma sorrido.
Sorrido e piango, dovrò sembrargli pazza!
Piango perché mi sembra un sogno e sorrido perché non lo è per niente.
E con uno slancio questa volta sono io a cercare le sue labbra...
 
Alzo la penna dal foglio e poggio la nuca alla corteccia dell'albero.
Le lacrime sono tutto ciò che riesco a vedere.
Chiudo gli occhi ed è come un’inondazione quella che scende giù lungo le mie guance.
Centinaia e centinaia di piccole gocce salate, che annaffiano il mio viso.
Abbandono il foglio sull’erba e abbraccio il tronco dell'albero.
Sento la corteggia ruvida contro la fronte e l’odore del legno nelle narici.
Tra i singhiozzi pronuncio il suo nome.
"Tsubasa..."
E ancora il suo nome.
"Tsubasa..."
E mi sembra di formulare una preghiera.
Ti prego torna da me... 
Torna da me...
 
 
 
"Allora, Sanae! Fammi vedere cosa consegnerai, sono proprio curiosa!"
La voce di Yukari mi fa sobbalzare.
"Mi hai spaventata, scema!" le rispondo, tenendo una mano sul petto prima di passarle il foglio che ho in mano.
Yukari me lo strappa dalle dita e si mette a leggere, sbirciando di tanto in tanto nella mia direzione.
"Che significa questo?" chiede all’improvviso, tenendo le mani sui fianchi senza mollare il pezzo di carta che le ho dato.
"È il mio elaborato per il concorso, non lo vedi?" tento di far finta di niente pur sapendo dove voglia andare a parare la mia amica.
"Stai scherzando?! Questa è una prova che abbiamo fatto quasi a inizio corso, per testare le nostre capacità nella stesura dei testi!"
"Esatto!"
Prendo un respiro per farmi forza.
"L’ho messa a posto ed è ciò che consegnerò al professore!"
"Ma tu devi vincere, Sanae!" esclama spazientita la mia migliore amica.
"E con questo non lo farai di certo!" e mi mette il foglio sotto al naso.
Mi giro di scatto verso di lei e con poco garbo, le riprendo la canzone dalle mani.
"Yukari... Ti ringrazio di cuore per quello che cerchi di fare per me, ma cerca anche di tenere i piedi per terra, per favore! Lascia stare questa storia del concorso! Perché è inutile crearsi delle false speranze e credimi, è già abbastanza dura andare avanti in queste condizioni!"
La fisso seria e a Yukari non resta che sbuffare, prima di girarsi in direzione del palco.
Posso notare che ha i lacrimoni agli occhi per la rabbia.
"Fai come ti pare..." sussurra poi tristemente.
E mi dispiace di averla fatta arrabbiare, mi dispiace davvero tanto, perché so che le sue intenzioni sono le più buone del mondo.
Decido di darle tempo per tranquillizzarsi rimanendo in silenzio mentre prendo dalla mia borsa una cartellina gialla.
La apro e mi metto a frugare tra le carte scarabocchiate, cercando di non pensare alle parole di Yukari.
Mi accorgo però che non è facile non pensare a...
E se lei avesse ragione? 
E se valesse la pena tentare? 
Estraggo un foglio tra tutti gli altri.
Lo fisso seria.
Quante volte a casa, dopo il mio anniversario solitario al belvedere, ho ripreso in mano questo pezzo di carta?
Quante volte ho pensato che quello scritto in quel giorno, fosse di gran lunga superiore a qualsiasi altro tentativo da inizio corso?
Ma quante altre volte ancora ho anche pensato invece, che ciò che ho scritto sia strettamente personale e solamente mio?
Queste parole sono troppo private per metterle in mostra.
Non si limitano a essere solo semplici frasi ma sono molto, molto di più in realtà.
È la mia vita.
Sono io.
Questa canzone è solo per me, nata per dar sfogo ai miei sentimenti.
E forse non è detto che sia poi così bella, magari solo io la vedo così...
E l’attimo di follia che mi ha colpito subito dopo la sfuriata di Yukari, scema inesorabilmente, fino a scomparire del tutto.
"Sanae..." mi sento chiamare, quando mi volto la mia amica del cuore mi guarda con occhi dispiaciuti.
"Non volevo fare quella scenata prima, è solo che io..."
"Lo so!" la interrompo sorridendole mentre poggio il foglio che ho in mano sopra le altre carte.
"So che sei preoccupata per me e ti ringrazio per essermi sempre così vicina!"
E mentre Yukari ricambia il mio sorriso, il professor Tadai fa il suo ingresso in aula.
"Non starò qua a girarci tanto intorno, ragazzi! La cosa che m'interessa di più oggi è avere finalmente tra le mani i vostri lavori!" esordisce così, senza tanti convenevoli.
"Moroboshi fai il giro dei tuoi compagni e raccogli le canzoni, grazie!"
Così a turno consegniamo i nostri elaborati e quando il professore li ha tutti tra le mani, noto che sorride soddisfatto.
"Bene, ora iniziamo pure la lezione con un bel giro di solfeggio!" esclama con aria felice mentre tutti noi iniziamo a mormorare con disapprovazione.
 
 
 
Sto riordinando il contenuto della mia borsa prima di raccogliere il materiale di musica, ora che la lezione è terminata.
"Andiamo a mangiare qualcosa, Sanae?" mi chiede Yukari mentre sono indaffarata a radunare i fogli che ho davanti.
"Mi andrebbe un bel gelato o una pizza!"
"Vada per il gelato!" le rispondo frugando ancora tra le carte.
"C'è una nuova gelateria in centro che..."
Oh mio Dio!
"Che c'è, Sanae? Ti senti male?" la sento esclamare allarmata, vedendomi sbiancare in volto.
Come ho fatto a sbagliarmi?! Dove ho la testa?!
"Sanae, mi sto agitando, che ti prende?" continua nervosa, scuotendomi per un braccio.
Calma! 
Il professor Tadai deve essere ancora a scuola!
Mi volto verso Yukari.
"Scusa ma sarà per un’altra volta! Ho una cosa urgente da fare!" e detto questo mi precipito fuori dall’aula di musica, lasciandomi alle spalle la mia migliore amica, senza darle ulteriori spiegazioni.
Speriamo ci sia ancora! 
Speriamo ci sia ancora! 
Prego mentre corro su per le scale e una volta intravista la porta dell’aula professori, mi precipito dentro come se avessi il diavolo in corpo.
Il professor Tadai, seduto alla sua scrivania, mi guarda con gli occhi sbarrati.
"Sta bene, signorina Nakazawa?"
Ho il fiato corto e respiro a fatica per via della corsa.
"C'è un problema professore!" esordisco, tenendomi una mano alla gola e cercando di regolare la respirazione.
Lui mi guarda con aria interrogativa.
"Ho sbagliato a consegnare il testo prima, vorrei riaverlo e lasciarle quello giusto!"
Il professore sorride.
"Dicono tutti così, signorina. Non le pare una scusa un po' deboluccia?"
"Ma non è una scusa! È la verità!" rispondo agitata.
"Mi restituisca la canzone che le ho dato, per cortesia!"
"Non è possibile, mi dispiace." sentenzia serio il prof. scuotendo la testa.
"Non sarebbe giusto nei confronti dei suoi colleghi, farle cambiare ciò che ha consegnato. Lo capisce, vero?"
Rimango in silenzio, delusa dal mio tentativo andato chiaramente a vuoto.
"Capisco..." rispondo sospirando.
Il professore è irremovibile, sarebbe inutile continuare a insistere.
"Però potrei riavere quella canzone, una volta che avrà scelto chi parteciperà al concorso?"
Chiedo guardando il mio insegnante dritto negli occhi, quasi come una supplica, prima di abbassare lo sguardo.
"Io ci tengo molto... È molto importante per me, riavere quel foglio di carta..."
"Che fosse importante si era capito!" esclama il prof. con un sorriso bonario.
"Riavrà la sua canzone, signorina Nakazawa…"
Lo ringrazio con un sorriso riconoscente e scusandomi per il disturbo, lo saluto facendo poi per uscire.
"Sempre ammesso che non sia lei a partecipare al concorso!"
Sto per oltrepassare la porta dell'aula ma mi fermo, girandomi poi per guardare il professore che mi osserva con un'aria strana.
"Grazie della fiducia!" esclamo perplessa prima di uscire in corridoio.
Tanto è impossibile... non succederà mai!
 
 
 
 
 
 
Sono felice che il quarto capitolo vi sia piaciuto perché è stato molto spontaneo.
Quando l'ho scritto, il dialogo tra Sanae e Taro mi è uscito di getto, non ho dovuto correggere niente, forse perché volevo tanto che quei due fossero amici!^^ È bello che quel senso di amicizia sia arrivato pure a voi, veramente bello.
Ringrazio ancora tutti coloro che hanno "detto la loro" nelle recensioni e li invito a farlo ancora, sempre che "Butterfly" continui a piacervi anche in futuro.^^
E ringrazio chi mi ha fatta arrossire con i complimenti! Mi auguro che anche nei prossimi capitoli riesca a meritarli ancora.^^
Vi saluto con affetto, a presto OnlyHope^^

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Capitolo 6
*** Canto di Natale ***


BUTTERFLY

CAPITOLO 6

Canto di Natale
 
 
 
 
Passeggio per le strade affollate in questa noiosa vigilia di Natale.
Le persone che incontro sembrano impazzite, entrano ed escono dai negozi in cerca dei regali dell’ultimo minuto ma nonostante la loro frenesia, mi sembra che tutti siano così felici ed eccitati!
Ogni singolo volto che osservo appare vivo e carico di aspettative, come è giusto che sia in questa giornata.
Il discorso ovviamente non può valere per me, che mi trascino per le vie con calma indifferenza.
Ogni tanto mi fermo, giusto il tempo di osservare qualche oggetto che attira per un po' la mia attenzione, ma tutto questo avviene senza il minimo entusiasmo.
Ora per esempio sono davanti a una bancarella di strenne, che vende quel tipo di sfere con la neve dentro.
Ne prendo una a caso e la capovolgo, scatenando la bufera al suo interno.
Osservo il pupazzo di neve che nonostante i fiocchi che gli girano intorno, mostra imperterrito il suo cartello con su scritto: "Baby, please come home!".
Neanche l’avessi cercata volutamente!
La rimetto a posto, imprecando contro gli scherzi del destino e riprendo il mio giro solitario per la città.
Non che mi diverta ad andarmene a spasso da sola mentre tutti sono in compagnia, ma mi sembrava di soffocare stando a casa.
E pensare che fino a qualche tempo fa non vedovo l'ora che arrivasse Natale!
Mi ero convinta che Tsubasa non potesse non tornare dalla sua famiglia per le feste, anche solo per pochi giorni.
Suo fratello è nato da poco infatti e lui non l'ha mai visto di persona.
Quindi ero proprio sicura che sarebbe tornato in Giappone e questa idea riusciva a farmi sentire felice, dopo tanto tempo.
Ma con una una e-mail, Tsubasa ha distrutto tutti i miei castelli in aria.
"NON POSSO INTERROMPERE LA PREPARAZIONE, DEVO CONTINUARE AD ALLENARMI O NON MI FARANNO MAI TITOLARE."
Quella frase... Sono rimasta immobile davanti allo schermo del pc tutto il pomeriggio, a leggere e rileggere quella semplice frase, da sola con la mia delusione.
Quando gli ho risposto però, ho cercato di simulare una tranquillità praticamente inesistente e la tristezza da quel giorno, si è di nuovo impadronita di me.
Tristezza che in questa giornata sfocia nell'apatia più totale e anche nell’invidia ora che vedo passare una mia compagnia di classe, tutta allacciata a un ragazzo del secondo anno.
Lei mi saluta cordialmente con la mano e io, che non posso di certo avere il suo stesso entusiasmo, cerco di fare altrettanto ma il risultato non credo sia soddisfacente.
Mi sto proprio abbrutendo... 
Sconsolata, mi avvicino alla vetrina di un’agenzia di viaggi.
Spiagge caraibiche e invitanti baite di montagna campeggiano nei vari poster pubblicitari, che osservo annoiata, perché mi lasciano totalmente indifferente.
Leggo svogliatamente anche i costi, tanto per curiosità, quando un annuncio attira tutta la mia attenzione.
LAST MINUTE BRASILE
Scendo immediatamente alla voce prezzi ma con enorme dispiacere, scopro che sono pur sempre troppo alti per una studentessa delle superiori come me.
Pugni in tasca e sguardo basso, riprendo a camminare.
Le lacrime fanno capolino dagli occhi, qualcuna scende andando a morire nella calda lana bianca della sciarpa, che mi copre il collo e parte della bocca.
E mentre tiro su col naso, mi domando come farò stasera a cantare allegre canzoni natalizie durante il concerto organizzato dal professor Tadai.
Non so se riuscirò a fingere di stare bene per tutta la sera.
È stancate e faticoso dover portare una maschera di apparente tranquilla davanti agli altri, per convincerli che tutto sia ok, quando dentro ti senti morire.
Lo so per esperienza, è qualcosa che metto in atto tutti i giorni.
Figuriamoci poi dover cantare per un’intera serata, con gli occhi di una platea puntati addosso.
E cantare da solista per giunta, quando invece vorrei rimanere nascosta come un ago perso in un pagliaio.
Mi viene da piangere ancora di più se ci penso, perché vorrei tanto essere lasciata in pace stasera ma non so che non è possibile.
Non si può neanche continuare a piangere, però!
Cerco quindi di farmi coraggio, perché altrimenti stasera dovrò usare una maschera autentica per affrontare il concerto.
Traendo un grosso respiro, mi butto a sedere su una panchina posta al centro dei giardinetti.
Prendo un fazzoletto dalla borsa e asciugo gli occhi.
Nascondendo ancora di più il viso all’interno della sciarpa, mi metto poi a fissare un punto preciso.
I ricordi non tardano a riempire la mia mente.
Ricordi di un anno fa, legati a questo posto.
Mi abbandono a loro allora, non avendo altra consolazione in questa solitaria vigilia di Natale.
 
 
 
"Sanae, guarda questo!" 
Tsubasa mi mostra un coso di peluche tutto infiocchettato.
Proprio un coso, perché solo così lo si può definire dato che non si capisce né da che parte inizia, né dove finisce.
"Stai scherzando, vero?!" esclamo, arricciando il naso e alzando le sopracciglia.
Tsubasa posa subito l’oggetto misterioso dove l'ha trovato, senza replicare.
"Ma cosa stai cercando di preciso?" chiede raggiungendomi, mentre sono concentrata su alcuni braccialetti fatti di cristalli colorati.
Ne alzo uno bianco all'altezza degli occhi prima di rispondergli.
"Qualcosa di originale! Ormai tra Natale e compleanni mi sono giocata tutte le carte con Yukari!" sbuffo, mettendo a posto il piccolo bracciale.
"Però non voglio comunque prenderle qualcosa di banale, uffa!"
"Ho capito..." esclama mesto Tsubasa.
"Ti sei stufato, vero?"
Non è proprio il tipo da shopping! 
"Ma no, per niente!" risponde scuotendo la testa mentre trattiene a stento uno sbadiglio.
La sua espressione spaesata riesce a strapparmi un sorriso, così prendendolo sotto braccio, decido che è il caso di liberarlo da quella che per lui deve essere una specie di tortura.
Dopotutto mancano ancora un paio di giorni a Natale, tornerò da sola domani a cercare il regalo per Yukari.
"Ok, facciamo una pausa lo stesso!" insisto.
"Come vuoi..." risponde con aria indifferente, anche se a me non sembra per niente dispiaciuto.
"Mangiamo qualcosa, ti va?"
Annuisco, facendo scivolare la mia mano nella sua.
Le nostre dita s’intrecciano e Tsubasa mi guida tra la gente per raggiungere un chiosco di hot dog, che si trova all’interno di un piccolo giardinetto comunale.

Una volta arrivati scopriamo però che non siamo stati gli unici ad avere avuto quest'idea.
È affollatissimo, così Tsubasa si offre gentilmente di andare lui a fare la fila mentre io mi siedo ad aspettarlo su una panchina.
Il mio sguardo non si sposta comunque mai da lui, anche da qui posso osservarlo mentre aspetta pazientemente il suo turno.
Ha le guance arrossate dal vento freddo, un po' come quando è accaldato mentre rincorre un pallone.
I capelli scuri sono in disordine e il ciuffo ribelle sembra vivere di vita propria ancora di più oggi.

I suoi occhi sono sereni, calmi come sempre quando si trova fuori dal perimetro di gioco.
Ma sono anche luminosi, non di quel lampo che li attraversa di solito durante una partita.
C'è una luce diversa ora nel suo sguardo, è provo un piacere sottile all'idea di essere io la causa di quel bagliore.

E mentre continuo a delineare ogni piccola cosa che appartiene al suo corpo, raggiungo una conclusione forse un po' scontata.
Non esiste al mondo qualcuno più attraente di lui.

No. 
Non c'è ragazzo che possa competere minimamente con Tsubasa, proprio no... 
Almeno per me, ovviamente.
"Scusa, sai l’ora?"
Sorpresa, mi volto in direzione della voce che è giunta da oltre le mie spalle.

Un ragazzo mi guarda sorridendo, avrà all’incirca la mia età.
Tirando la manica del cappotto lungo il polso, guardo l’orologio.
"Sono le quattro e mezza." rispondo cortese.
Il ragazzo annuisce ma non accenna ad andarsene.
"Mi andava un hot dog ma, cavoli che fila! Mi converrà aspettare che diminuisca un po' prima di avvicinarmi al chiosco!"
Fai un po' come ti pare...  
Gli sorrido, sempre con cortesia, domandandomi perché mai non se ne vada.
"Che ne dici se aspetto qui con te? Sei sola?"
Sveglia, Sanae!
Questo ci sta provando!

Sono proprio tonta a volte.
Faccio per rispondere che sono qui con il mio ragazzo, ma prima che riesca ad aprire la bocca un'altra voce, questa volta nota, mi anticipa.
"Direi proprio di no!" esclama Tsubasa, guardando lo sconosciuto importunatore dritto negli occhi, con uno sguardo tra il torvo e l’infastidito.
"E visto che con questo ho risposto io ha tutte le tue domande, puoi anche andare ora!"
Tsubasa ha un’aria dura mentre continua a fissare negli occhi il ragazzo avanti a lui, che capita l’antifona, taglia la corda immediatamente.
Lo segue allontanarsi con lo sguardo poi la sua espressione ritorna quella dolce di sempre e girandosi a guardare verso il chiosco, esclama avvilito "Oh, no! Adesso devo rifare tutta la fila!" 
E si gratta la testa come al solito quando è in imbarazzo per qualcosa.
"Porta pazienza, Sanae!" si rivolge a me con un sorriso, prima d'incamminarsi di nuovo verso il venditore di hot dog.
Io rimango imbambolata.
Seduta sempre su questa panchina continuo a fissarlo, riproponendo l'ultima scena
nella mia mente in un ciclo continuo.
Quando realizzo che quella di Tsubasa era gelosia, un sorriso si allarga spontaneo sul mio viso.

Sorrido felice.
E mi sento davvero così!
Tsubasa mi osserva da lontano e quando incrocia il mio sguardo, sbuffa indicando la fila avanti a lui.
Non trattengo una risata mentre assaporo questo momento di vera beatitudine.
Arrivando alla conclusione che i miei modi di amarlo sono infiniti.

 
 
 
C'è sempre gente davanti al chiosco degli hot dog anche quest'anno, ma nessun ragazzo in fila che mi guarda da lontano e che mi sorride mentre aspetta il suo turno.
Non sento nessuna felicità, oggi.
Ora sono semplicemente sola.
Sospiro, sono mesi ormai che i miei polmoni sembra non conoscano altro modo di respirare.
Porto le mani agli occhi per cercare di arginare il bruciore causato dal pianto silenzioso, quando sento una mano poggiarsi sulla mia spalla.
E anche se so che è impossibile, per un secondo, spero che si tratti di Tsubasa.
Alzo lo sguardo. 
Gli occhi che mi stanno fissando somigliano effettivamente ai suoi, perché sono quelli di sua madre.
"Sanae! È da tanto che non ci vediamo!" esclama la signora Natsuko, sorridendo gentilmente.
Mi alzo in piedi quasi di scatto e mentre la saluto arrossendo, muoio d’imbarazzo all’idea che mi veda in questo stato pietoso.
Ma soprattutto che possa ricollegare la mia tristezza all'assenza di suo figlio.
"È tutta la mattina che giro da un negozio all'altro carica di pacchi!" la madre di Tsubasa mi mostra così le braccia, inanellate da cartone colorato.
"E ora ho proprio voglia di un momento di relax. Ti va di farmi compagnia?" mi chiede cortese, sempre sorridendo.
Per un secondo valuto l’idea di rifiutare ma poi è così tanta la mancanza di Tsubasa, che il bisogno di stare a contatto con qualcosa di strettamente legato a lui, prevale sulla vergogna e l'imbarazzo di passare del tempo da sola con sua madre.
"Con piacere!" è la riposta che esce veloce e sincera dalla mia bocca.
 
 
 
Giro il liquido denso e caldo con il cucchiaino.
L'aroma di cacao sale dalla tazza con sbuffi di fumo sino alle mie narici.
Osservo il viso sereno della signora Natsuko, che sorseggia la sua cioccolata calda mentre mi racconta dei primi mesi di vita del piccolo Daichi.
L'ascolto in silenzio, anche se la mia mente è concentrata nella ricerca insistente di altre somiglianze con Tsubasa, sia sul suo volto che nei modi di fare.
"Ci stiamo preparando a partire. Tra un paio di giorni abbiamo il volo per Sao Paulo..." esclama all'improvviso la donna avanti a me, cambiando discorso.
Il mio sguardo si abbassa, perché un moto di tristezza s'impadronisce immediatamente del mio umore.
"Anche se sarei stata più felice se fosse stato Tsubasa a tornare a casa, anche solo per qualche giorno!"
La signora Ozora mi guarda dolcemente ora.
"Questo credo valga anche per te, vero Sanae?"
Il rossore torna prepotente a imporporare le mie guance, lo avverto chiaramente, ma non mi sento comunque di nascondere quello che provo.
"Sì, avrei voluto tanto rivederlo..." ammetto piano, fissando di nuovo la tazza semi vuota avanti a me.
"Sei così innamorata di lui..."
"È così evidente?" chiedo, le guance sempre più accese temo.
"Non era una domanda la mia ma un’affermazione!"
Ecco, ora so che sto andando proprio a fuoco, ma non ho tempo per imbarazzarmi oltre, perché la signora Natsuko prende la mia mano tra le sue, sorridendomi sempre con tanta dolcezza.
"Grazie di tenere così tanto a lui!"
I suoi occhi mi guardano con affetto, mi mordo le labbra per non cedere al pianto.
"Di niente signora, di niente…" rispondo, scuotendo la testa mentre la madre di Tsubasa prendere un fazzoletto dalla borsa e si tampona gli occhi umidi.
"Stasera a che ora inizia il concerto, Sanae?" mi chiede, cambiando nuovamente discorso.
"Alle nove e mezza..." rispondo un po' sorpresa.
"Bene! Allora cercherò di arrivare presto con gli uomini di casa, in modo da prendere i posti migliori!"
"Verrete anche voi?"
"Certamente! E spero che mio marito si sia ricordato di mettere in carica la batteria della videocamera, come gli avevo detto prima di uscire!" esclama divertita, alzando gli occhi al cielo.
La guardo perplessa.
"Ha intenzione di riprendere lo spettacolo? Come mai, signora?"
"Perché voglio portare a mio figlio uno splendido regalo di Natale!"
Trattengo il respiro.
"Perché sono certa che anche lui avrebbe tanto voluto rivederti..." e una dolce carezza si possa leggera sul mio viso.
 
 
 
Osservo la gente che affolla la chiesa nella notte di Natale.
Sono nervosa ed emozionata, tanto che non riesco a tenere fermo un piede, che tamburella già da qualche tempo contro il pavimento.
Ma allo stesso tempo mi sento anche serena, perché la maschera che credevo di dover indossare questa sera, non mi servirà più.
Potrò essere semplicemente me stessa, perché ora so che Tsubasa ascolterà la mia voce e sarà un po' come averlo qui.
Yukari si avvicina a me e mi stringe un braccio, visibilmente eccitata.
"È l'ora del debutto! È l ora del debutto!" ripete prima che ci accingiamo a salire sul palco, insieme al resto del coro.
E quando sono davanti a parenti e amici oltre che sconosciuti, immagino Tsubasa seduto tra la folla e mi sembra di avvertire davvero la sua presenza.
E mi sento finalmente pronta a cantare, per una sera libera dal dolore e dalla solitudine.
Chiudo gli occhi e la mia voce si libra alta fino al cielo, per arrivare a lui.
Sale su e mi sento di raggiungerti davvero.
Buon Natale, Tsubasa!
 
 
 
 
Rubo un minutino come sempre!^^
Mando un saluto a:
Memole87, che non trovo per niente ripetitiva!^^
Sakura chan, che ci tiene sempre tanto a ribadire che la storia all'inizio non la convinceva un granché... Grazie ancora per i complimenti e per il fatto che tu vada avanti nella lettura!^^
E Yakko, che si è scusata per le recensioni in linguaggio SMS. Le scuse sono accettate ovvio, ma non parlare di perdono, che mi sembra esagerato, ok?^^
Citando Memole87 ora sarò io "a essere ripetitiva" con i miei soliti ringraziamenti a chi legge questa mia storia semplice!
Con questo anche stavolta è tutto!
A presto, un bacio OnlyHope^^

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Capitolo 7
*** Mettersi in gioco ***


BUTTERFLY

CAPITOLO 7

Mettersi in gioco

 
 
 
Il suono della campanella ha appena sancito la fine delle lezioni ed echeggia ancora nei corridoi mentre con impazienza, cerco di trovare il cellulare nella mia borsa.
L'ho sentito vibrare durante la lezione di storia.
Trovato!
Apro lo sportello per controllare chi mi ha cercata.
C'è un SMS.
È di Tsubasa!
Sorrido come una bambina davanti alla torta di compleanno e leggo il contenuto del messaggio.
"CIAO SANAE, MI HANNO APPENA COMUNICATO CHE PARTIREMO PER UN RITIRO LA SETTIMANA PROSSIMA. TI HO MANDATO UNA MAIL DOVE TI SPIEGO TUTTO. SPERO CHE IL MESSAGGIO ARRIVI COMPLETO QUESTA VOLTA, O PERLOMENO CHE ARRIVI. UN BACIO"
Sbuffando a causa della memoria piena, visto che conservo tutti gli SMS di Tsubasa compresi quelli di servizio come questo, cancello a malincuore il messaggio appena letto, ma non faccio in tempo a chiudere il telefono che subito riprende a vibrare.
Guardo curiosa un'altra volta il display luminoso, si tratta ancora di lui.
"PRIMA HO DIMENTICATO DI DIRTI UNA COSA IMPORTANTE: SEI SEMPRE NEI MIEI PENSIERI. TI BACIO ANCORA, MI MANCHI. TSUBASA."
Rileggo più e più volte il messaggio con aria sognante ma quando mi appresto a rispondere, una voce alle mie spalle chiama il mio nome.
È il professor Tadai, che mi guarda serio, fermo sulla porta dell’aula professori.
Rielaboro mentalmente il regolamento scolastico, per paura di aver infranto qualche direttiva sull'uso del cellulare, nonostante le lezioni siano terminate.
"Signorina Nakazawa, se ha un momento vorrei parlarle." mi chiama ancora il professore, invitandomi con un gesto a entrare.
Annuisco, rimettendo in borsa il cellulare e mentre mi accomodo alla sua scrivania, mi chiedo se non abbia dimenticato di consegnare qualche esercizio di musica.
"Si tratta del concorso del prossimo autunno. Ho scelto la sua canzone e naturalmente la sua voce per cantarla!" esclama all'improvviso il professor Tadai, senza tanti preamboli ed evitando giri di parole.
Non è possibile!
"Ho deciso di comunicarle la mia decisione in privato, perché volevo discuterne con lei prima d'informare anche il resto della classe."
Stupita ma anche turbata, lo fisso con gli occhi fuori dalle orbite.
Il panico s'impossessa repentino di me.
"Non posso, professore!" è la mia risposta istantanea.
"Si ricorda? Non volevo neanche consegnare quel testo, è stato un incidente."
Mi sento di aggiungere, nervosa come non mai.
"Mi creda, signorina Nakazawa. Dopo aver letto la sua canzone, ho compreso perché non volesse renderla pubblica. Le voci di corridoio arrivano anche a noi docenti, sa? Credo di conoscere un po' della sua storia personale..."
Il professore mi parla con tono sereno, per nulla turbato dal mio precedente rifiuto a partecipare al concorso, né frenato dall'imbarazzo che deve aver fatto arrossire il mio viso.
"Capisco che per lei sia difficile mettere a nudo una parte così privata della sua vita, ma ci pensi per un po' di tempo ancora. Non sia così risoluta. Questa è una grossa opportunità, mi creda!"
Fisso il professor Tadai, rimanendo in silenzio.
Involontariamente, mi tornano in mente le parole di Yukari proprio come se fossero un mantra.
"Se vincessi tu, potresti andare in Brasile!"
Sono combattuta ora e non so davvero cosa fare, pian piano la tentazione di accettare si sta facendo strada in me.
Un tarlo ha appena cominciato a scavare nella mia testa.
"In un primo momento avevo anche pensato di affidare la sua canzone a qualcun altro, così che non si potesse strettamente collegare a lei, ma riflettendo meglio non mi è sembrato giusto. Trovo che lei abbia molto talento e dato che il brano le appartiene in ogni senso, deve essere lei a cantarlo."
"Professore, per me è difficile decidere. Mi lasci un po' di tempo per pensare, per favore!" esclamo, interrompendo finalmente il mio stato di mutismo. 
Mi sento davvero confusa...
Il prof. Tadai sorride, annuendo.
"Aspetterò pazientemente una sua risposta."
 
 
 
"Sei l'essere più infantile che io abbia mai incontrato, Ryo Ishizaki!" esclama Yukari irritata, stringendo i pugni lungo i fianchi.
"E tu sei la più noiosa in assoluto!"
Perfetto, litigano ancora... 
Sospiro mentre camminiamo per le vie del centro.
"Mi domando cosa abbiamo fatto di male, per meritarci questo tutti i giorni!" esclama Taro esasperato, rivolgendosi a me.
"Non lo so!" rispondo avvilita.
"Ma di sicuro deve essere stato qualcosa di terribile!" e lo sguardo si posa ancora sui miei due amici, che non accennano minimamente a smettere di accapigliarsi.
A un certo punto però, Yukari si volta verso di me.
"Sanae e io abbiamo cose ben più importanti da fare, che perdere tempo con uno zotico come te!" esclama altezzosa, afferrandomi poi per un braccio.
"Quindi arrivederci e va al diavolo!"
Mi giro a guardarla incredula.
"Ma fai un po' come ti pare!" le risponde con strafottenza Ishizaki.
"Anche Taro e io abbiamo cose migliori da fare, se è per questo!" aggiunge, indicando con il mento una bella ragazza in minigonna, che sta passando dall'altra parte della strada.
Gli occhi di Yukari diventano una fessura e qualcosa esce sibilando dalla sua bocca, ma non riesco a sentirla.
"Andiamocene!" esclama infine, tirandomi per il braccio.
Mi volto sconsolata verso Taro, trascinato da Ishizaki nella direzione opposta.
Misaki scuote la testa rassegnato, sorridendo e allargando le braccia. 
Quando siamo abbastanza lontane dai ragazzi, torno a guardare la mia miglior amica di sottecchi.
Yukari cammina spedita accanto a me, lo sguardo furioso fissa un punto lontano.
Non si può dire non sia arrabbiata ma a me sembra anche... Triste direi.
"Se un uomo e una donna litigano tanto, è perché c'è una forte tensione sessuale tra loro! Almeno così dicono!" la stuzzico con un sorrisetto malizioso.
Lei mi guarda con il broncio ma noto lo stesso che è arrossita.
"Oh quanto sei sciocca a volte, Sanae!" e distoglie lo sguardo da me mentre io continuo a sorriderle, ma con tenerezza ora.
"Cerca di stare più tranquilla…" la esorto seria.
"Ah parli bene! Tu sì che sei fortunata con Tsubasa!"
"Già, proprio una gran fortuna vivere a migliaia di chilometri di distanza da lui, vero?" le rispondo sarcastica.
Yukari si volta veloce con aria afflitta.
"Scusa, Sanae! Non volevo!"
Le faccio cenno che non importa e riprendo come se niente fosse il mio discorso.
"Cerca di avere pazienza con Ishizaki, è ancora un po' immaturo e quelle arie che si dà sono solo per fare il gradasso."
La mia migliore amica annuisce, prima di ricadere di nuovo in un silenzio di riflessione.
Dopo qualche secondo però, torna a sorridere come sempre.
"Ora però ho proprio bisogno di una coppa di gelato gigante per riportare in carreggiata la giornata!" esclama gioiosa.
"Doppia panna?" aggiunge, girandosi verso di me.
"Certo che sì!" rispondo, felice che sia tornata di nuovo allegra.
Senza perdere altro tempo, c'incamminiamo così spedite verso la nostra gelateria preferita, proprio dietro l'angolo.
Per raggiungerla oltrepassiamo la vetrina di un'agenzia di viaggi, la stessa che ha attirato la mia attenzione la vigilia di Natale.
Il cartello con i last minute per il Brasile è ancora lì.
Lo osservo per un secondo con la coda dell'occhio.
Il mio stomaco si contorce, ricordandomi così che ho ancora una decisione importante da prendere.
 
 
 
Cara Sanae, sono tornato ora dallo stadio. Mi hanno appena comunicato una notizia importante. La prossima settimana partiremo per un ritiro di circa un mese. Per la mia preparazione è una buona cosa, soprattutto ora che sono finalmente riuscito a entrare nella rosa dei titolari. Ma purtroppo c'è una nota negativa: non ci è permesso portare con noi i cellulari, né il notebook, quindi per questo mese non potrò comunicare con te. Mi dispiace tanto, Sanae! Ti prometto però che in qualche modo cercherò di contattarti, divieti o meno. Perché alla fine sei sempre tu a dover pagare il prezzo più alto. E assurdo che sia proprio io la causa di tutte le tue sofferenze. Non è un controsenso? Perché anche se cerchi di non darlo troppo a vedere, so che stai male. Perché è come mi sento io senza di te. Non ci vediamo da una vita ed è solo colpa mia. Mi manchi tanto, Sanae. Ti bacio, Tsubasa.
 
Caro Tsubasa, l'idea di eliminare per un mese anche quel poco che abbiamo per stare in contatto mi rende molto triste. Voglio però che tu sappia che cercherò di essere forte, anche in quest’occasione. Dico davvero, non devi preoccuparti e non devi rimproverarti niente, Tsubasa. Qualunque cosa io faccia dipende solo dalla mia volontà e io ho deciso di stare con te, nonostante ci sia un oceano a separarci. Anch'io vorrei tanto rivederti, non immagini quanto ma capisco le tue esigenze. Sei andato così lontano per uno scopo ed è giusto che tu lo persegua con ogni mezzo possibile. Però so che se ti rivedessi... Sarebbe davvero la cosa più bella del mondo! E così continuo a sperare che prima o poi, qualche miracolo accada. Ti abbraccio forte Tsubasa, stretto al mio cuore. Ti bacio anch'io, Sanae.

 
 
 
Sono arrivata a scuola un po' prima, perché devo fare una cosa davvero importante.
I miei passi mi conducono spediti verso l’aula professori.
Mi fermo quando sono davanti alla porta chiusa, riflettendo un'ultima volta su cosa comporterà questa mia scelta.
Ma ora non ho più paura, di niente e di nessuno.
Non temo questa sfida, né di affrontare le conseguenze o le illusioni, che molto probabilmente mi colpiranno se la conclusione di tutto questo sarà negativa.
Non m'importa più che la gente possa entrare troppo nel mio cuore, venendo a conoscenza di cose solo mie, che devono appartenere solo a me.
Sono così risoluta, ora.
Non tornerò mai indietro, qualsiasi cosa accada.
Ho un sogno anch'io da realizzare ora.
Busso alla porta senza perdere altro tempo.
Una voce familiare m’invita a entrare.
Trattengo il respiro mentre faccio scorrere l'anta dentro alla parete.
"Buongiorno, professor Tadai!"
L’uomo è alla sua scrivania, tra le mani stringe un fascio di carte e una penna.
"Buongiorno a lei, signorina Nakazawa. È venuta a darmi una risposta, immagino."
Annuisco, avvertendo una sorta di nuova eccitazione dentro di me.
"Parteciperò al concorso!" esclamo, sentendo aumentare comunque anche il nervosismo, visto che non c'è certezza di come andrà a finire questa storia.
"Ci voglio provare!" aggiungo seria, consapevole però del grande obbiettivo che mi sono prefissata di raggiungere: la mia felicità.
Il professore reagisce regalandomi un ampio sorriso.
"Allora oggi comunicherò la mia decisione alla classe. Dobbiamo metterci subito al lavoro, senza perdere tempo prezioso!"
Un po' imbarazzata all’idea di un annuncio ufficiale, annuisco ancora.
"Grazie, signorina. Ora vada, altrimenti farà tardi alla prima lezione. A questo pomeriggio!"
"A stasera, allora! Buona giornata!" mi congedo così, sentendo nel cuore la serenità scaturita dal primo passo compiuto.
Ma quando faccio per lasciare l'aula, il professore mi lancia una delle sue solite frasi a effetto.
"Nei prossimi mesi scoprirà quanto la musica possa essere liberatoria e quanto questo mezzo possa alleviare la sofferenza..."
Le sue parole toccano le corde più sensibili del mio cuore.
Sorrido, sperando tanto che quello che ho appena sentito, possa essere vero...
 
 
 
Mi batte forte il cuore e sono agitata da morire.
La poltroncina dell'auditorio non mi è mai sembrata così scomoda.
Mi muovo in continuazione, tanto d’attirare l’attenzione di Yukari, seduta come sempre al mio fianco.
"Sanae, ma che hai fatto oggi? Sembri tarantolata!"
Le rispondo che va tutto bene, dando la colpa al caldo mentre con una mano sventolo le guance, che sento effettivamente sempre più accaldate.
"Caldo?! Ti ricordo che siamo a febbraio e che non ci troviamo proprio ai tropici! Sicura di stare bene? Non è che hai la febbre?" e poggia il palmo della mano sulla mia fronte.
Il professore intanto sta finendo di spiegare non so cosa al pianoforte, oggi non riesco proprio a concentrarmi.
Guardo l’orologio, la lezione sta comunque per finire.
Da qui a pochi minuti il prof. Tadai annuncerà a tutti che sarò io partecipare al concorso il prossimo autunno.
Lo vedo alzarsi in piedi ora.
Ci siamo!
E le mie mani iniziano a sudare mentre stringo forte i braccioli della mia seduta.
"Prima che andiate a casa, vorrei comunicarvi la mia decisione in merito ai lavori che avete consegnato lo scorso settembre…" esclama con aria solenne il professore, guardando attento la platea dei suoi studenti.
Deglutisco e chiudo gli occhi, circondata dal mormorio eccitato dei miei compagni.
"Capisco la vostra agitazione, ragazzi! Ma fate un po' di silenzio, per favore!" 
L’aula si ammutolisce di nuovo mentre la tensione del momento si avverte sempre più palpabile.
"Bene! Fate i vostri complimenti alla vostra collega Nakazawa! Saranno lei e la sua canzone a partecipare al concorso nazionale musica d'autore!"
Tutto intorno a me diventa confuso.
Ho tutti gli occhi puntati addosso.
C'è chi mi sorride felice congratulandosi e chi stiracchia una smorfia di circostanza.
Ma a me non importa molto mentre me ne sto ferma in mezzo del caos, continuando a ringraziare tutti quelli che mi rivolgono parole d’incoraggiamento.
Quando mi volto verso Yukari, noto che ha le lacrime agli occhi per la gioia.
Le sorrido allora riconoscente, in fondo è stata lei la prima a insistere con la storia del concorso.
In tutta risposta, Yukari mi prende la mano e alzandosi, mi costringe a farlo a mia volta.
Esulta poi come una bimba che ha appena scoperto i regali sotto l’albero, la mattina di Natale.
"Un applauso per la mia migliore amica, ragazzi!" esclama entusiasta.
E mentre sento intorno a me l’applauso scrosciante dei miei compagni, l’emozione che mi pervade è infinita.
Guardo verso il professore, anche lui sta battendo le mani, sorridendo soddisfatto.
"Devi spiegarmi una cosa però, Sanae..." mormora al mio orecchio Yukari.
"Come diavolo sei riuscita a farti scegliere con quella specie di canzone che hai consegnato?!"
Mi giro per poterla guardare negli occhi e le sorrido divertita.
"Beh, questa è proprio una lunga storia!"
 
 
 
 
Eccomi di nuovo qua a ciarlare un po'!
Questo è sicuramente un capitolo di passaggio o come lo chiamo io, un capitolo "ponte"!
Non che non sia successo qualcosa d’importante ai fini della storia, anzi!^^
Vorrei, come al solito, rivolgere dei saluti in particolare approfittando di questo spazio a fine capitolo.
Mentina: ti ringrazio infinitamente per le gentilissime parole che hai speso per la mia "Butterfly", lo faccio veramente di cuore. Come torno a ringraziarti per il grande incoraggiamento che mi hai dato all’inizio! Sulla questione "aggiornamenti" ti rispondo semplicemente che anche per me sono un chiodo fisso! Mi è capitato spesso nel corso del tempo di imbattermi in stupende ff, che veramente valeva la pena di leggere, ma poi immancabilmente erano interrotte e i mesi passavano senza un briciolo d’aggiornamento. Ovviamente ognuno, secondo me, è libero di fare ciò che vuole, ognuno ha la sua vita da mandare avanti indipendentemente dalle storie che crea, ma rimane il fatto che è brutto lasciare le cose a metà, brutto e di poco rispetto secondo me. Perché se scomodiamo gli altri a leggere le nostre storie e altrettanto giusto ripagare in pieno l’attenzione che ci è stata data. Con questo punto radicale nella mia mente ho deciso di pubblicare "Butterfly" solo una volta che fosse "terminata" almeno nel suo plot generale, così come per gli aggiornamenti. Ogni volta che posto un capitolo significa che sono avanti di due o , lavoro permettendo , di tre capitoli completi e pronti per la messa on-line, così mi lascio un margine che mi consenta di aggiornare regolarmente, anche in caso di mancanza di tempo per andare a avanti nel riordino della storia. Tutto questo lo faccio perché è quello che vorrei fosse fatto per me, è una questione di rispetto ripeto, e l’avrei fatto anche se "Butterfly" fosse piaciuta una sola persona. Mi ritengo fortunata e lusingata a doverlo fare per più!^^ Chiudo la filippica per non annoiarti e torno ancora a ringraziarti sperando che ritornerai a recensire la mia storia, ci terrei molto a sapere le tue impressioni anche in futuro! Un bacio! P.S. per quanto riguarda il pagamento per il tuo lavoro di "promozione", spero che la tua parcella non sia troppo salata!^^
Anego: il tuo nik già lo adoro!^^ Inizio con un bel "CREPI IL LUPO"! Vorrei ringraziarti enormemente per la tua recensione, mi ha resa veramente felice! In particolar modo la tua frase "mi hai fatto innamorare di Tsubasa" mi ha colpita molto e ho capito in pieno cosa volevi dirmi. È una cosa che capita anche a me, "innamorarmi di lui", quando sono nella testa e nel cuore di Sanae. Sono felice di averti trasmesso questa "passione". Le tue parole mi hanno fatto molto piacere, davvero! Torna a dirmi cosa pensi della storia, ne sarei davvero contenta! Grazie ancora!^^
Ringrazio ancora tutte le persone che hanno recensito "Butterfly" e dico a Rossy, Riru e Lithtys ... di aver ancora un po' di pazienza!^^
Un bacio grande a tutte dal profondo del mio cuore!
Al prossimo capitolo, OnlyHope^^

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Capitolo 8
*** Cose inaspettate ***


BUTTERFLY

CAPITOLO 8

Cose inaspettate

 
 
 
Il professor Tadai è come ogni pomeriggio al pianoforte, le sue dita corrono veloci sui tasti bianchi e neri.
Di tanto in tanto si ferma, scarabocchia qualcosa sugli spartiti che ha davanti poi mi chiede di dare un’occhiata.
Inizio così a simulare le note con la voce.
Prima di affrontare questa esperienza, non avrei mai immaginato che lavorare con la musica potesse piacermi tanto.
Le ore passate in quest’aula sembrano un balsamo per le mie ferite, perché in questo modo riesco a metabolizzare differentemente le mie sofferenze. 
Il mio amore per Tsubasa riesce ad avere una via di fuga mentre lavoro alla mia canzone e finalmente ho capito cosa intendesse il prof. Tadai quando disse che avrei trovato la musica liberatoria.
"Come le sembra, signorina Nakazawa?" mi chiede, appena le mie labbra si richiudono.
I miei occhi rimangono fissi sullo spartito mentre sorrido compiaciuta.
"È bella. Davvero bella!"
Il professore annuisce soddisfatto.
"Lo penso anch'io. Direi che abbiamo fatto proprio un buon lavoro insieme."
Sempre senza staccare lo sguardo dal foglio che stringo tra le dita, rileggo mentalmente ogni nota e ogni parola.
Riga dopo riga mi meraviglio ancora come fosse la prima volta, per aver dato ai miei sentimenti una forma così bella.
E sento dal più profondo del cuore, di essere così in debito con l'uomo seduto al pianoforte.
"Grazie infinite, professore!" esclamo emozionata, dando voce ai miei pensieri.
"Grazie per avermi dato quest’opportunità! Questa canzone è la cosa migliore che potesse capitarmi. E anche se non dovessi vincere il concorso, non importa. Grazie lo stesso per aver reso così belle le mie parole!"
"Lo erano già di suo, signorina. Io l'ho solo aiutata a dare loro una nuova veste."
Con stupore, noto che il professore sembra commosso ora.
"Anche in futuro, quando sentirà di non farcela più, metta nero su bianco quello che sente. Questo indipendentemente da contest o dal voler scrivere semplici canzoni. Il mio è un consiglio spassionato, sono infatti fermamente convinto che lei abbia bisogno di concretizzare all'esterno quello che ha dentro. Sono altrettanto sicuro poi, che questa sia la strada più congeniale per lei!”
Il prof. Tadai mi sorride mentre asciugo con le dita alcune lacrime, che hanno fatto capolino dai miei occhi.
"Ora vada pure, c'è la signorina Nishimoto che l'aspetta!"
Il professore mi congeda così, indicando con la mano verso la porta dell'aula.
Mi volto d’istinto.
Yukari è effettivamente appoggiata allo stipite e ora ci saluta con un gesto della mano.
Raccolgo così le mie cose e mi appresto a raggiungerla, non prima però di aver salutato il professore con riconoscenza.
Appena sono davanti alla mia migliore amica, noto subito che ha un'espressione strana dipinta sul volto.
"Che hai fatto?" le chiedo mentre c’incamminiamo per il corridoio.
"..."
"Yukari? Mi senti? Cos'è quella faccia strana?" la incalzo, non avendo ricevuto alcuna risposta.
"Ecco, Sanae... Oggi è successa una cosa..." esordisce titubante mentre le sue guance s'infiammano di un colore rosso acceso.
"Non so davvero come possa essere accaduto!"
Sempre più confusa, continuo a scrutare il suo viso, che è un mix tra imbarazzo, nervosismo e...
Compiacimento?!
Almeno così sembra...
Decisa a capire cosa le passi per le testa, la prendo per mano e con calma la invito a sedersi accanto a me, una volta raggiunta una panchina nel cortile scolastico.
Con voce rassicurante la esorto poi a parlare.
"Ok, parti dall'inizio e cerca di spiegarti meglio..."
Yukari rimane ferma cinque secondi poi si alza di scatto, cominciando a camminare avanti e indietro, visibilmente agitata.
Ma che diavolo le sarà successo?!
"Sanae, oggi tu non eri agli allenamenti..." inizia a parlare, sempre senza fermarsi dal fare su e giù.
"Grazie per l'ovvia informazione. Ma non credo che sia stata la mia assenza la causa di... questo!" e la indico con una mano.
"Sì. Certo, certo..." mi risponde laconica, senza guardarmi.
"Intendevo che oggi, alla fine degli allenamenti, sono rimasta sola al campo. Cioè, tu non c’eri..."
"Yukari, puoi arrivare al punto?!" la esorto, alzando gli occhi la cielo.
"Ci siamo baciati!" esclama all’improvviso tutto d’un fiato, voltandosi nella mia direzione. 
"Cioè, lui mi ha baciata ma io non l'ho rifiutato!"
La guardo con gli occhi sbarrati, prima di formularle una domanda scontata, perché credo di conoscere già la risposta.
"Lui chi?"
"Ishizaki! Sto parlando di Ishizaki!" sbotta sempre più agitata, le guance ancora più rosse di prima per l'imbarazzo.
"WOW!" esclamo, facendo finta che la cosa mi stupisca poi le sorrido con tenerezza.
"E adesso?" le chiedo sempre più curiosa.
Yukari mi guarda angosciata poi si avvicina a me.
"Io speravo potessi dirmelo tu, Sanae!" sussurra con un filo di voce.
La fisso in silenzio, stupita.
Non vedo proprio come potrei essere io a darle delle indicazioni in merito.
"Aiutami! Come mi devo comportare ora?"
"Non lo so, Yukari! Lui non ti ha detto niente?"
La mia migliore amica scuote la testa, sconsolata.
"No. Non ha detto una parola. Tutto è successo in attimo. Il tempo di quel bacio... Poi sono arrivati gli altri e lui se n'è andato con loro..."
"Allora potresti aspettare d'incontrarlo di nuovo domani. Vedrai come si comporterà e agirai di conseguenza!" la esorto, cercando di tranquillizzarla.
"Ma cerca di mantenere comunque la calma, Yukari! Sappiamo entrambe come è fatto Ishizaki, no?" mi sento di aggiungere, conoscendo bene il carattere del mio amico d'infanzia.
"E se lui facesse finta di niente?" domanda ancora nervosa.
"Beh, in quel caso sta a te decidere cosa fare. Puoi andare a chiedergli spiegazioni o fregartene. Dipende tutto da quello che senti tu!"
La mia amica rimane in silenzio a riflettere, fissando un punto all’orizzonte.
"Tu che cosa vorresti?" le chiedo in maniera semplice e diretta, perché credo che alla fine sia solo questo il nocciolo della questione.
"Io vorrei sapere perché l'ha fatto ma soprattutto, vorrei tanto che non fosse un’altra delle sue trovate per farmi arrabbiare!" risponde, alzando ora lo sguardo su di me.
"Bene, allora non ti resta che aspettare che arrivi domani per scoprirlo!"
Yukari annuisce, cercando di riprendere il pieno controllo di sé.
La guardo nel suo essere pensierosa e in cuor mio spero che questa volta Ishizaki la smetta di fare il giullare di corte e inizi a comportarsi seriamente.
Per il bene della mia migliore amica ma conoscendo anche Yukari, soprattutto per il suo di bene.
 
 
 
Cammino spedita.
Volendo potrei arrivare a destinazione anche a occhi chiusi.
La telefonata che ho ricevuto stamattina mi ha inizialmente sorpresa, ma non sono proprio riuscita a rifiutare.
Così oggi pomeriggio farò da baby sitter a Daichi, il fratello minore di Tsubasa.
Mentre cammino provo a risalire con la memoria all'ultima volta che sono stata a casa Ozora.
Sembra una vita fa ma era solo poco prima della sua partenza.
Quando vedo spuntare il tetto scuro all'’orizzonte, deglutisco un po' nervosa e in preda all'emozione.
Una volta raggiunto il cancelletto che da sul cortile, mi fermo a osservare queste mura familiari.
Ho un tuffo al cuore quando mi accorgo che tutto è rimasto come prima.
Alle finestre ci sono sempre le tende color crema e sul muro accanto all’ingresso, si scorgono ancora i segni marroni delle pallonate sull'intonaco.
Una parte del giardino è priva d'erba e il terreno è battuto, segno degli interminabili allenamenti di Tsubasa in quel posto fin troppo ristretto.
Sorrido malinconicamente prima di farmi coraggio e suonare il campanello, come ho già fatto un sacco di volte in passato.
In risposta sento scattare la serratura elettronica, senza che nessun usi il citofono e mentre attraverso il piccolo vialetto che porta all’ingresso, la signora Ozora appare sorridente sulla soglia di casa.
Daichi è tra le sue braccia e sta giocando con la collana di perle che indossa la sua mamma.
La saluto, arrossendo come ogni volta che ho modo d'incontrarla.
Lei ricambia posando un bacio affettuoso sulla mia fronte.
"Su, amore! Ora vai da Sanae!" si rivolge poi subito a Daichi e senza tanti complimenti, mi porge il piccolo.
Prendo il bambino tra le braccia, lui mi guarda serio in volto.
"Ciao, Daichi!" esclamo con dolcezza e sorridendo, anche se dentro di me tremo all'idea che possa mettersi a piangere da un minuto all’altro.
Lui mi guarda ancora perplesso per qualche secondo poi scoppia all'improvviso in una gran risata e poggia le manine sul mio viso.
Il suo faccino profumato si strofina gioioso contro il mio collo.
"Allora è proprio una cosa di famiglia!" esclama divertita la madre di Tsubasa, facendomi arrossire fino alla punta dei capelli.
"Vieni, entriamo!" m’invita poi ad accomodarmi in casa, non senza rivolgermi un ultimo sorrisetto malizioso.
La seguo rimanendo in silenzio ma appena varco la soglia, un alone nostalgico mi avvolge.
Riconosco le foto appese al muro, dove uno Tsubasa bambino saluta dal parapetto di una nave in braccio al padre.
L’angolo accanto al mobile su cui poggia il telefono, Tsubasa era solito abbandonare la borsa da calcio proprio lì, appena rientrato dagli allenamenti.
In fondo all'ingrasso le scale, che ho percorso moltissime volte con la speranza che un giorno le cose tra noi due potessero cambiare.
Tutto è così familiare ma anche in qualche modo...
Distorto.
E mi sembra così strano essere qui senza che ci sia anche lui.
Chiudo gli occhi e sospirando seguo la signora Natsuko in cucina.
La madre di Tsubasa mi mostra tutto l’occorrente per la pappa di Daichi e mi ricorda di fargli fare il bagnetto, prima di mangiare.
"In salotto trovi la cesta con i suoi giochi, proprio accanto al camino. Il suo lettino invece è in camera nostra." e indica il piano di sopra.
"Bene, con questo mi pare sia tutto!"
La signora Ozora si avvicina così al figlio, seduto ormai comodamente tra le mie braccia.
"Amore, la mamma esce. Tu fai il bravo con Sanae, mi raccomando!" e bacia Daichi sulla fronte.
"Buon pomeriggio, signora!" la saluto sorridente.
"Ciao, mamma!" aggiungo, prendendo la manina del piccolo e agitandola in aria.
Lei sorride, raccoglie la borsa e si allontana, pronta a uscire.
"Ah! Dimenticavo!" si blocca però all’improvviso, voltandosi di nuovo verso di me.
"In camera di mio figlio troverai una cosa per te, Sanae!"
"Ok..." rispondo perplessa, domandandomi di cosa stia parlando.
"Mi dispiace di non essere riuscita a dartela prima, ti chiedo scusa..." e salutandoci di nuovo con la mano, esce definitivamente di casa.
"Che cosa ci sarà mai in camera di tuo fratello, Daichi? Tu lo sai?" 
Il bimbo mi guarda sbattendo le palpebre poi porta le manine paffute alla bocca, facendo una smorfia buffa che mi strappa una risatina allegra.
"Ci divertiremo proprio insieme! Vedrai!" esclamo infine e dopo avergli dato un bacino sul naso, mi dirigo in salotto verso la cesta dei suoi giochi.
 
 
 
Il pomeriggio è trascorso tranquillamente, nella migliore delle mie aspettative.
Dopo aver giocato con i pupazzi sdraiati sul tappeto e aver fatto il bagnetto tra mille spruzzi d’acqua, ora ci ritroviamo alle prese con la cena.
Per fortuna Daichi è un bimbo d’appetito e non fatico a convincerlo a mangiare.
"Fai aahmm!" e l'ultima cucchiaiata di pappa va giù in un sol boccone.
"Buona, eh?" gli domando, pulendo le sue labbra sporche con il bavaglino azzurro che gli pende al collo.
Tenendolo sempre d’occhio, mi alzo e inizio a riordinare la cucina, mettendo pentole e pentolini nella lavastoviglie.
Nel frattempo Daichi si diverte un mondo a lanciare tutto quello che gli capita sotto mano.
Ride a crepapelle poi, ogni volta faccio finta di sgridarlo.
Noto però che si strofina di tanto in tanto gli occhi con il dorso nella mano.
Evidentemente comincia a essere stanco.
Senza aspettare oltre, lo libero dalle imbracature del seggiolone per prenderlo in braccio.
"Abbiamo sonno, vero?" gli chiedo, avvicinando il suo visino al mio.
Daichi risponde con uno sbadiglio, mostrandomi le sue belle gengive rosa.
Sorrido teneramente e facendogli poggiare la testa nell’incavo del mio braccio, inizio poi a cullarlo, cantando una ninna nanna.
Il piccolo mi guarda dritto negli occhi mentre ascolta il tono dolce della mia voce, stringendo i pugnetti intorno alla stoffa della mia camicetta azzurra.
Gli sorrido per trasmettergli tranquillità, osservandolo mentre tentenna dal sonno.
Daichi ha le ciglia lunghe e la sue pelle candida è colorata di rosa all’altezza delle guance paffute.
Assomiglia a Tsubasa nel taglio degli occhi, che poi è anche quello di sua madre.
Quando chiude completamente le palpebre, penso che sia proprio un bellissimo bambino.
Continuando a cantare sommessamente mi dirigo al piano di sopra e una volta raggiunta la camera dei signori Ozora, adagio con delicatezza Daichi nel suo lettino, coprendolo poi con una copertina celeste, decorata con orsetti che giocano a pallate di neve.
Mi fermo un attimo a osservarlo ancora, poggiando le braccia e il mento sulla sponda del letto.
È stata proprio una bella giornata!
"Buona ninna, piccolino..." sussurro piano, carezzandogli una guancia con il dorso della mano.
Facendo attenzione a non fare rumore, esco in corridoio ma quando i miei occhi si posano sulla porta della camera di Tsubasa, mi ricordo che all'interno dovrebbe esserci qualcosa per me.
In preda alla curiosità entro nella stanza.
Un’ondata di ricordi riaffiora con forza nella mia memoria quando accendo la luce.
Respiro a pieni polmoni prima di compiere qualche passo all'interno della camera.
Le mie dita allora sfiorano il legno della libreria accanto alla finestra e accarezzano il cuscino freddo poggiato sul letto.
Riconosco la fotografia sul comodino, risale alla vittoria al terzo campionato nazionale.
Avvicino la cornice al volto, sfiorando con un dito il viso sorridente di Tsubasa.
A malincuore mi chiedo perché non si possa tornare indietro nel tempo.
Con un sospiro poso di nuovo la foto mentre i miei occhi continuano a scrutare tutto ciò che mi circonda.
Avverto chiaramente una sensazione di profonda nostalgia, ogni volta che metto a fuoco ogni oggetto o poster contenuti in questa stanza.
E ripenso a tutte le volte che sono stata qui con Tsubasa.
Ai pomeriggi passati a studiare o a parlare principalmente di calcio.
Alle volte che l'ho visto infortunato, steso su questo letto, con l'espressione insofferente di chi è abituato a correre all’aperto e non sopporta la reclusione forzata.
A quando mi rubava un bacio veloce prima di scendere al piano di sotto per riaccompagnarmi a casa.
E la sofferenza che provo a causa della sua lontananza, arriva al mio cuore in maniera ancora più dolorosa ora.
Con le lacrime agli occhi mi avvicino alla scrivania, su cui poggia un pacchetto con su scritto il mio nome.
Lo prendo in mano per poi agitarlo, per capire cosa possa esserci dentro, finché non lo scarto smaniosa, non resistendo più alla curiosità.
Una volta aperto però non capisco molto, strati su strati di carta velina infatti ricoprono il contenuto del pacco ma non una lettera.
Riconosco subito la calligrafia che ha tracciato il mio nome sulla busta.
Il cuore comincia ad accelerare i battiti, la apro sorridendo emozionata.
"Ricorda sempre che appartengo solo a te, Tsubasa."
Con le lacrime che tornano prepotenti a pizzicarmi gli occhi, comincio a spostare la carta alla ricerca di quello che immagino sia un regalo per me.
Ho un tuffo al cuore quando viene alla luce.
Non ci posso credere!
Davanti ai miei occhi stupiti è apparsa una maglia del Sao Paulo!
Dietro è stampato il numero dieci e il nome di Tsubasa.
La stringo al petto con tutta la forza che ho, iniziando finalmente a liberare il pianto.
Tsubasa...
Incredula, stendo le braccia in aria per guardare ancora la t-shirt che mi è stata donata.
È il regalo più bello che abbia mai ricevuto in tutta la mia vita!
Come fosse una reliquia, tento di ripiegarla con cura sulle ginocchia, in modo da conservarla di nuovo nella scatola.
Quando prendo in mano il contenitore di cartone però, mi accorgo che al suo interno ci deve essere anche qualcos’altro.
Spostando altra carta, scopro con stupore che l’oggetto misterioso è un DVD registrato.
Mi guardo intorno, ricordando che in questa stanza dovrebbe esserci un lettore.
Ancora più emozionata mi avvicino all’apparecchio, lo accendo e inserisco poi il dischetto al suo interno.
Dopo aver sintonizzato il televisore sul canale di uscita, premo con mani tremanti il tasto PLAY, rimanendo in trepidante attesa davanti allo schermo blu mentre stringo di nuovo al seno la mia maglia del Sao Paulo.
I battiti del mio cuore rimbombano potenti dentro alle mie orecchie, tanta è la tensione.
Trattengo il fiato quando i primi fotogrammi riempiono la TV.
L'immagine di Tsubasa colma i miei occhi, come se non avessi mai visto nient’altro in vita mia.
Corre in mezzo al campo con aria concentrata, finché non sorride in direzione di suo padre che lo sta riprendendo.
Dopo aver messo la palla in rete, raggiunge suo fratello e lo prende in braccio.
Gira su se stesso mentre Daichi ride divertito.
Non posso evitare di commuovermi, così inizio a piangere silenziosamente, contemplando l’immagine del ragazzo che amo, rinchiusa nello schermo.
Sbattendo le palpebre ripetutamente, cerco di fare in modo che le lacrime scivolino via veloci, per non intralciare la mia visuale.
È bello... 
Bello come me lo ricordavo, forse anche di più.
Osservo incantata il sorriso che regala a suo fratello e mi sciolgo, sentendo come non mai il desiderio profondo di rivederlo.
Per abbracciarlo e sentirlo ancora vicino a me, stretto a me.
Sorrido quando sento la voce di suo padre incitarlo a salutarmi.
Tsubasa arrossisce e inizia a grattarsi la testa, con quell’espressione imbarazzata che riconoscerei tra mille.
Quando si volta a guardare verso l'obiettivo, le sue guance sono ancora più rosse ma non solo a causa della corsa ora.
Sorride dolcemente quando pronuncia il mio nome, salutando poi con un cenno della mano.
"Ciao..." rispondo tra le lacrime, che non ho più modo di fermare.
"Ciao..." continuo a ripetere, cercando di sorridere mentre la mia mano stringe ancora più forte al petto la maglia che lui mi ha regalato.
 
 
 
 
Come sempre, sta diventando un vizio^^', un paio di saluti a fine capitolo:
Rossy: anch'io le mantengo di solito, un po' di pazienza ancora mi raccomando! Grazie per il tuo continuo interagire con la mia storia.^^
Lithtys: grazie per i complimenti, spero che i prossimi capitoli continuino a piacerti sempre.^^
Grazie a tutti coloro che continuano a leggere la "vita" di Sanae nonostante la sua normalità!^^
Un saluto particolare ad Anego, che è sempre molto carina con me... Grazie di cuore!^^
Alla prossima, un abbraccio forte, forte a tutte quante
OnlyHope^^

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Capitolo 9
*** Oltre le apparenze ***


BUTTERFLY

CAPITOLO 9

Oltre le apparenze
 
 
 
 
Maledizione!
Il mio stomaco si stringe alla vista dell'espressione distrutta dipinta sulle facce dei ragazzi.
Kojiro Hyuga invece sorride spavaldo in mezzo al campo con Sawada appeso al collo.
Tiene il braccio alzato verso l'alto, il dito indice puntato al cielo.
Che rabbia!
Se ci fosse stato Tsubasa, sarebbe stata tutta un'altra storia!
Mi alzo dalla panchina della Nankatsu per raggiungere la squadra, non nascondendo un moto di stizza.
Osservo Taro mentre si muove tra i compagni, cercando con coraggio di consolarli. 
Ishizaki è l'unico in disparte e se ne sta fermo a testa bassa, fingendo di allacciarsi gli scarpini, in modo che nessuno possa leggere sul suo volto l’amaro della sconfitta.
Yukari lo fissa seria, ma non accenna minimamente ad andare da lui.
Anzi, inizia a elargisce parole di conforto verso tutti eccetto il giocatore con il numero quattordici.
Ryo non può non averlo notato ma continua comunque a fare l’indifferente, come se non gliene importasse nulla.
La sua espressione accigliata però, tradisce fin troppo bene i suoi reali sentimenti, soprattutto ora che sta seguendo con lo sguardo proprio Yukari, intenta a regalare sorrisi d’incoraggiamento al resto dei compagni di squadra.
"Non ce l'abbiamo fatta neanche quest'anno, Sanae!" 
La voce di Taro mi distrae dalle mie riflessioni sui problemi di cuore della mia migliore amica.
"Siete stati eccezionali ma anche troppo sfortunati! Se quel tuo ultimo tiro non avesse colpito la traversa, a quest’ora stareste giocando i supplementari! Wakashimazu era completamente spiazzato!" e detto questo sorrido, cercando d'incoraggiarlo.
Ma Taro è un ragazzo forte, non è il tipo che si lascia abbattere facilmente.
"Ci rifaremo il prossimo campionato, ne sono certo!" esclama infatti risoluto, prima di allontanarsi per radunare il resto della squadra a bordo campo.
A breve si terrà la cerimonia di premiazione, così Yukari mi raggiunge, emettendo un sospiro quando è al mio fianco.
Sembra davvero triste, ma questo non dipende solo dalla delusione per la sconfitta in questa finale di campionato.
Vorrei parlarle, ma purtroppo questo non è il momento adatto.
Proprio in questo istante infatti, la voce dello speaker annuncia con voce metallica l'imminente inizio della cerimonia.
Mi concentro allora di nuovo sulla nostra squadra, schierata in fila indiana a centro campo.
I ragazzi sfilano uno a uno davanti al palco, per ricevere al collo la medaglia ricordo del secondo posto.
Ora sembrano tutti molto più sereni rispetto a pochi minuti fa e questo può essere solo un sollievo.
Perché è giusto così, devono essere fieri del percorso che li ha portati con fatica fin qua.
La Nankatsu ora saluta il pubblico, che applaude e incita i ragazzi con orgoglio.
E anch’io lo sono, orgogliosa, perché so quanta fatica ha affrontato ognuno di loro in questi mesi di preparazione e durante ogni partita.
Adesso però è il turno di Hyuga, che sale fiero sul palco.
Con aria di trionfo, alza in alto lo stendardo dei vincitori.
I tifosi dell’istituto Toho esplodono in urla di gioia mentre io continuo a fissare il sorriso spavaldo del loro Capitano.
Lo sai anche tu che questa non è una vera vittoria.
Vincere contro la squadra non significa sconfiggere anche il suo Capitano, che ora è lontano.
Tsubasa rimane sempre imbattuto, accontentati delle briciole!

 
 
 
Saremo arrivati anche secondi, ma ci meritiamo comunque di festeggiare
La Nankastu è pur sempre la seconda migliore squadra di calcio del Giappone!
E visto che ripartiremo solo domani da Tokyo, tanto vale uscire tutti insieme per bere qualcosa, godendoci la movimentata vita notturna della capitale.
Fa caldo, troppo caldo anche stasera e io sto cominciando ad avere una certa avversione per questa stagione, nonostante il bel tempo, le vacanze e le giornate più lunghe.
Per fortuna abbiamo scelto un locale con una terrazza ventilata, qui fuori si sta piuttosto bene alla fine.
E da questo tavolino vicino al parapetto, si ha una visuale incantevole della città, illuminata dalle luci della sera.
Yukari è seduta accanto a me e ha sempre quell'aria triste dipinta sul volto, così decido di affrontare l'argomento che la turba, pur sapendo che può renderla anche particolarmente suscettibile.
"Come vanno le cose con Ishizaki?" le domando un po' esitante.
"Sempre uguale. Nessuno è bravo come lui a tirare il sasso e nascondere la mano."
Yukari sospira, gli occhi tristi fissano spenti il panorama.
"Continua a far finta di niente? Bene! Mi adeguerò ma che non si aspetti più nulla da me, nemmeno come amica!" esclama poi con tono aspro, mentre con una smorfia lascia trasparire tutta la sua amarezza.
Annuisco, non posso fare altro, ha ragione lei.
Il mio amico d'infanzia è davvero un idiota.
Ishizaki dovrebbe smettere di giocare e prendere seriamente, almeno quelle cose a cui tiene veramente.
D’istinto mi volto a cercarlo tra la folla.
Quando lo intercetto, avverto una certa irritazione, dato che sta facendo il simpaticone con delle ragazze vicino al bancone del bar.
Ah ma allora è proprio stupido! 
Ok, è proprio arrivato il momento di fargli un bel discorsetto.
Faccio quindi per alzarmi per raggiungerlo quando una mano mi trattiene, posandosi sulla mia spalla.
Mi volto stupita.
Yayoi Aoba mi sorride, riempiendo così tutto il mio campo visivo con i suoi bei lineamenti.
"Sanae, ciao! Te l'avevo detto che saremo venuti!"
"Ciao!" esclamo felice e senza indugio l’abbraccio con calore.
"Misugi..." saluto da sopra la sua spalla.
Lui risponde con un sorriso...
Non c'è nulla da dire, hanno sempre avuto ragione le sue ammiratrici: è proprio bel ragazzo.
"Allora, come stai?" chiede Yayoi, prendendomi un attimo in disparte, mentre Misugi viene letteralmente circondato dai ragazzi della squadra.
"Tiro avanti, non che abbia chissà quale altra scelta…" e abbozzo un sorriso.
La mia amica posa una carezza sul mio braccio, senza nascondere il dispiacere.
"Resisti, Sanae! Sicuramente le cose miglioreranno un giorno!" esclama poi, cercando di farmi coraggio.
"Già, un giorno... forse..." 
Distolgo lo sguardo, andando a fissare la punta delle mie scarpe.
"A volte mi chiedo, per quanto ancora potrà funzionare così…"
Yayoi mi fissa stupita.
"È solo un pensiero triste che a volte mi balena in testa, non farci caso! Succede quando sento troppo sconforto a causa di questa relazione a distanza!" aggiungo veloce, per giustificarmi.
"Nonostante tutte le sofferenze, io non rinuncerei mai e poi mai a Tsubasa!"
Lo dico guardandola seria negli occhi ora, come a voler cancellare dai suoi ricordi la Sanae sotto tono di qualche secondo fa.
Yayoi sorride dolcemente ma prima che possa aprire bocca, la suoneria di un cellulare, proveniente direttamente dalla sua borsa, la interrompe.
"Pronto?" risponde, posando una mano sull'orecchio libero.
"Che c'è mamma?" chiede poi, sbuffando allegramente.
Con un gesto di scuse si allontana poi in direzione dell'uscita, immagino per poter sentire meglio, dato che la musica è decisamente molto alta qui.
Nell'attesa mi volto verso il tavolo che occupavo con Yukari, che però non si trova più dove l'ho lasciata.
Sta parlando con Izawa dall'altra parte della terrazza e ora mi sembra leggermente più serena.
Noto però. che non sono l'unica a interessarsi a lei.
Ishizaki butta l’occhio di continuo nella sua direzione e il suo sguardo mi sembra nervoso ma allo stesso tempo dispiaciuto.
Senza pensarci un secondo di più, mi dirigo risoluta verso di lui.
Quando lo raggiungo, lo prendo per un braccio per trascinarlo di peso in un angolo appartato del locale, in modo che nessuno c'interrompa.
"Dico, ma sei matta?! Che ti prende?!" comincia a borbottare Ryo, appena mollo la presa sulla sua camicia.
"A me?! Cosa prende a te! Che diavolo stai combinando con Yukari?" sbotto senza nessuna esitazione.
Ishizaki mi guarda perplesso poi come al solito, cerca di fare il pagliaccio per distogliere l'attenzione dai suoi veri sentimenti.
"E chi ci pensa a quella!"
"Oh certo! Non ci pensi proprio a lei! Infatti è per questo che l'hai baciata, vero? Perché non ti piace, ovvio!" rispondo sarcastica.
Ryo ha gli occhi fuori dalle orbite.
"E non provare a fare il furbo con me con le tue storielle stupide, tanto lo sai che non attacca!"
Lo sfido mentre continua a fissarmi a bocca aperta.
La sua faccia da schiaffi però, non fa altro che innervosirmi ancora di più.
"Pensavi davvero che non me l’avrebbe raccontato?" chiedo con tono avvilito, osservando la sua espressione imbarazzata.
"Sei proprio cretino, allora!" e non mi resta che alzare gli occhi al cielo.
"Da quel giorno lei non mi parla quasi più..." borbotta all'improvviso Ishizaki, posando di nuovo lo sguardo triste su Yukari.
"Credo..." esita per un secondo.
"Non le piaccio, ecco! Altrimenti non si sarebbe comportata così! Non avrebbe iniziato a ignorarmi!"
Con un dito si gratta nervoso una tempia mentre i suoi occhi si spostano furtivamente su di me.
Lo guardo allibita.
Devo resistere alla tentazione d'insultarlo, così prendo un bel respiro prima di parlare di nuovo.
"Tu la baci e pretendi che sia lei a cercarti?" esclamo, posando una mano sulla fronte.
"Ti rendi conto di quello che dici? Tu dovevi dirle che ti piaceva e basta! Ma come pensi possa essersi sentita, vedendo che continuavi a far finta di niente?!"
Ishizaki mi ascolta in silenzio, lo sguardo da cane bastonato fisso su di me.
Quando sta per aprire la bocca però, lo zittisco all’istante.
"E non ti azzardare neanche per idea a dire che non è vero che ti piace!" lo minaccio puntandogli un dito sul petto.
L'ho ammutolito ma non mi faccio impressionare e senza esitazione, torno a fare pressione su di lui.
"Per una volta in vita tua cerca di essere serio! Non si può sempre giocare, Ishizaki! Soprattutto quando ci sono di mezzo i sentimenti delle persone. Parla con Yukari e spiegale perché ti sei comportato così. Sono convinta che allora capirà e le cose si sistemeranno, vedrai!"
A predica è finita, senza aspettare nessuna risposta da parte di Ryo, giro sui tacchi e mi allontano da lui.
Ora ha bisogno di riflettere da solo sul da farsi, anche se gli basterà essere sincero con Yukari ma soprattutto con se stesso.
Facendomi largo tra la gente, cerco di raggiungere Yayoi, che mi aspetta in compagnia di Misugi. 
Mentre mi avvicino non posso smettere di osservarli.
Loro due, insieme.
Yayoi è sempre stata una bella ragazza, con i suoi lineamenti perfetti circondati da una cascata di capelli color miele, che farebbero invidia a chiunque.
Misugi le tiene un braccio intorno alle spalle mentre parla piano al suo orecchio.
Ora lei scoppia a ridere prima di guardarlo negli occhi.
Il suo sorriso è abbagliante per quanto è radioso.
Un pizzico d’invidia mi assale davanti a questo quadretto perfetto.
Perché per me... è tutto, totalmente diverso.
Ormai è passato quasi un anno e mezzo dall’ultima volta che ho abbracciato il mio Tsubasa.
Un magone, che conosco fin troppo bene, sta partendo dalla bocca del mio stomaco.
Lo ricaccio indietro una volta raggiunta Yayoi, che mi sorride con sincero affetto.
Una voce prende comunque a mormorare nella mia testa...
Se vincessi il primo premio al concorso, allora anch’io...
 
 
 
Yukari e io ci godiamo il fresco dell'aria condizionata, sdraiate l'una accanto all'altra sul futon nella nostra camera d’albergo.
Chiacchierando, tocchiamo ogni evento importante che ha caratterizzato questa nostra interminabile giornata.
Dalla finale persa con la Toho alla serata passata fuori, nella terrazza ventilata di un locale.
La mia migliore amica cerca di sorridere, nonostante il suo sguardo tradisca tristezza.
La osservo mentre si sistema i capelli da un lato delle spalle ma questa volta, non ho coraggio di affrontare ancora il discorso Ishizaki.
In verità avevo già deciso di non toccare più l'argomento, perché credo spetti a Ryo risolvere la situazione, nonostante io non sia pienamente convinta della sua affidabilità .
"Tra poco più di un mese ci sarà il concorso. Come ti senti, Sanae?" mi chiede dal nulla Yukari, abbracciando il cuscino sotto di lei, portando così la conversazione verso ciò che crea ansia alla sottoscritta.
"Nervosa! Comincio ad avere un po' paura, anche se credo sia normale…" rispondo, abbozzando un sorriso mentre cerci di farmi forza.
"Hai parlato con Tsubasa delle tue intenzioni? Gli hai detto che vorresti andare da lui, se dovessi riuscire a vincere?"
Scuoto la testa con vigore.
"No, non sa niente. Non voglio che s’illuda! Cercare di non creare troppi castelli in aria è già difficile per me... Se non dovessi vincere, sarà una delusione solo mia! Voglio evitargli altre sofferenze..."
Inevitabilmente un groppo si forma nella mia gola.
"Sono fiera di te, Sanae!"
Yukari mi guarda seria con gli occhi lucidi.
"Sai, quando alle prove ti sento cantare la tua canzone riesco a percepire realmente quello che hai provato, quello che senti..."
Poggia il viso sul guanciale prima di continuare a parlare.
"Il tuo volto è così concentrato ed è come se fossi sola e stessi cantando solo per te stessa. Ed è allora che percepisco soprattutto il tuo dolore..."
Fa una piccola pausa, scandita da un sospiro.
"Ammiro così tanto il tuo coraggio e la tua forza!"
Le sue parole mi colpiscono diritte al cuore, non posso evitare d'iniziare a piangere.
"Ammiro il fatto che tu non ti arrenda, Sanae. E tutto questo mi rende tremendamente fiera di te!" e mi sorride mentre le lacrime fanno capolino anche dai suoi occhi.
"Grazie, Yukari... grazie..." mormoro, la testa poggiata al suo braccio.
"Spero di vincere! Lo spero con tutto il cuore! Perché sono tanto stanca... Non ce la faccio più a stare sola senza di lui!"
Il bisogno di sfogarmi e abbassare le difese è qualcosa che non posso controllare, che non voglio controllare almeno per questa sera.
"Ogni giorno tiro avanti lasciando che il tempo passi! Ogni giornata che finisce è solo un altro giorno da cancellare sul calendario. Ma è così da stupidi! Perché non ho nessun conto alla rovescia da seguire, nessuna meta da raggiungere. Quanto tempo dovrà passare, ancora? Perché io sia di nuovo felice con Tsubasa, quanto dovrò aspettare, Yukari?"
Chiedo, guardandola dritta negli occhi mentre mi osserva preoccupata.
"Non sopporto più di vivere così, attaccata a un computer o al cellulare! Non mi bastano più le frasi scritte in una mail o qualche SMS frammentato! Ho bisogno di una carezza, di un abbraccio... Ho bisogno che mi baci ancora!" asciugo le lacrime con il dorso della mano.
"Se allungo la mano, voglio poter arrivare a lui... Ho bisogno di sentirmi ancora viva... E per questo ho bisogno di Tsubasa!"
 
 
 
 
Ciao a tutte!
Ho deciso di pubblicare questo capitolo con un giorno d’anticipo perché questo fine settimana sono fuori e mi dispiaceva troppo aspettare fino a lunedì o martedì per farlo!
Volevo tornare a ringraziare tutte le persone che hanno recensito il capitolo precedente e tutte quelle che mi hanno contattata privatamente con una mail, grazie!^^
Saluto in particolare Sakura chan dicendole "bentornata" e augurandole che la sua permanenza in Germania sia piacevole!^^
Un bacio a Scandros e Lithtys, grazie infinite per i complimenti, spero di avere sempre il "potere" di emozionarvi^^
Yakko, Kirby, Len chan, Essenza e Altair76... un bacio anche a voi, thanks!^^
Rossy! Mi avevi detto che avresti avuto pazienza! Che cos'è quel "UFFI" nella recensione?!^^
Un abbraccio forte ora ad Anego e Mentina... Grazie davvero!^^
Alla settimana prossima allora, buon week-end a tutte... OnlyHope... anzi Elisabetta!^^

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Capitolo 10
*** Butterfly ***


BUTTERFLY

CAPITOLO 10

Butterfly

 
 
 
Guardo nervosa la mia immagine riflessa nello specchio.
Le luci bianche illuminano il mio viso mentre un nodo stringe prepotentemente il mio stomaco.
Ho paura, veramente paura.
Di uscire da questa stanza e salire su quel palco.
Di aprire il mio cuore a tutti, come non ho mai fatto prima.
Di essermi illusa che questa serata, possa cambiare il grigiore dei lunghissimi mesi passati da sola.
Poggio i gomiti sul piano della specchiera e unisco le mani, intrecciando le dita.
La mia fronte preme contro i pollici mentre chiudo gli occhi e prego.
Per trovare la forza e il coraggio.
Per trovare un aiuto.
Sanae, fai vedere a tutti chi sei!
E realizza i tuoi desideri...

Quando torno a guardarmi allo specchio, i miei occhi si riflettono sbucando appena sopra le mie mani chiuse.
Devo farcela! 
Ripeto dentro di me, fissando la mia immagine.
Se vincerai, potrai stare di nuovo con lui!
Ripeto sapendo che è questa la motivazione più forte che posso darmi, capace di smuovere completamente la mia volontà.
Sorrido.
Perché sento che posso farcela davvero, devo solo avere fiducia in me stessa.
Nonostante la tensione e l'ansia, che attanagliano ancora il mio povero stomaco.
Devo distrarmi, assolutamente!
Dopo essermi alzata di scatto, esco dal camerino pur non avendo alcuna confidenza con il teatro che ospita la manifestazione.
Dove sarà Yukari?
Mi chiedo mentre la cerco con lo sguardo, attraversando i corridoi pieni di gente con la speranza di trovare presto la sua presenza amica.
I miei passi mi conducono però dietro le quinte, in prossimità del palco.
Non resistendo alla curiosità, mi affaccio oltre il sipario per spiare la platea.
Spalanco gli occhi alla vista della gente che affolla il teatro!
Il nodo allo stomaco si stringe ancora di più e la paura torna prepotente a farsi sentire.
Osservo gli spettatori mentre seguono concentrati l'esibizione di uno dei miei rivali.
Quando scorgo tra loro i miei amici però, il mio cuore comincia a battere ancora più veloce.
E provo un senso di profonda commozione, perché sono venuti proprio tutti a sostenermi!
La squadra al completo occupa quasi una fila intera di poltroncine.
Taro e Ishizaki parlano tra loro, indicando la ragazza appena salita sul palco per cantare.
Quando le prime note echeggiano nell'aria, Ryo mima una smorfia di sufficienza.
Sorrido grata per suo parere estremamente di parte.
Yayoi e Misugi sono seduti dietro a loro due.
La mia amica indica al suo ragazzo la scaletta, segnando il numero due con le dita.
È il mio turno, subito dopo la prossima canzone.
Poco più in là ci sono i miei genitori, le facce tese e contratte per l'agitazione. 
Mia madre ha praticamente distrutto il palinsesto a forza di torturarlo con le mani.
Arrossisco violentemente, quando il mio sguardo si posa su un'altra figura familiare, seduta al suo fianco.
La madre di Tsubasa posa una mano sul braccio di mia madre, tentando di tranquillizzarla con un sorriso incoraggiante.
"Sanae! Dove cavolo ti eri cacciata?"
La voce di Yukari mi fa trasalire.
Mi giro verso di lei, che nervosa si mangia le pellicine delle unghie.
È in tensione, proprio come me.
Anche perché il momento di salire sul palco è praticamente arrivato.
"Vuoi un bicchiere d'acqua?" mi chiede ansiosa, le rispondo facendo di no con la testa.
"Hai tenuto a riposo la voce per ventiquattr'ore? Non avrai mica parlato, vero?!"
Mi tartassa di domande, rischiando però di agitarmi ancora di più così.
Per calmarla, poso le braccia sulle sue spalle traendo un grosso respiro.
"Non ho fatto niente che non avrei dovuto fare, tranquilla. Ora però non mi serve avere una corista nervosa, più di quanto non lo sia già io!" e le sorrido, facendole l'occhiolino.
Yukari annuisce silenziosa mentre scorgo dietro di lei i miei compagni di corso, che si stanno avvicinando. 
C'è anche il professor Tadai con loro.
La melodia sul palco finisce.
La platea applaude.
Prendo così un altro lungo respiro, continuando a fissare negli occhi Yukari.
E in questo momento sono tremendamente felice che lei sia qui con me.
"È ora!" esclama il professore mentre la voce del presentatore inizia la mia introduzione al pubblico.
La mia migliore amica mi prende le mani e le stringe fortissimo.
"Coraggio, Sanae!" e mi abbraccia.
"Ti voglio bene!" mormora da sopra la mia spalla.
Annuisco, deglutendo nervosa prima di avviarmi verso il palco.
L'applauso incoraggiante degli spettatori mi accoglie mentre mi posiziono davanti l'asta del microfono.
La luce puntata su di me, per fortuna, non mi permette di vedere la platea.
Il mio cuore batte veloce, poggio le mani sul microfono mentre il professor Tadai si accomoda al pianoforte.
Le sue dita si posano sui tasti, facendo pressione delicatamente.
Le note mi raggiungono e chiudo gli occhi.
Dimentico tutto e tutti.
Tranne Tsubasa.
Socchiudo le labbra e inizio a cantare solo per lui la sua canzone...
 
When you love someone so deeply
they become your life
it's easy to succumb to overwhelming fears inside
blindly I imagined I could
keep you under glass
now I understand to hold you
I must open up my hands
and watch you rise

 
Spread your wings and prepare to fly
for you have become a butterfly
fly abandonedly into the sun
if you should return to me
we truly were meant to be
so spread your wings and fly
Butterfly”

 
... E sento che il peso che porto da mesi sul petto, si libera volando lontano da me...
 
“I have learned that beauty
has to flourish in the light
wild horses run unbridled
or their spirit dies
you have given me the courage
to be all that I can
and truly feel your heart will
lead you back to me when you're
ready to land

 
Spread your wings and prepare to fly
for you have become a butterfly
fly abandonedly into the sun
if you should return to me
we truly were meant to be
so spread your wings and fly
Butterfly”

 
... E sento le lacrime riempire gli occhi...
... L'amore che ho dentro esplodere nella sua disperazione...
 
“I can't pretend these tears
aren't overflowing steadily
I can't prevent this hurt from
almost overtaking me
but I will stand and say goodbye
for you'll never be mine
until you know the way it feels to fly “

 
... Una lacrima scende sulla mia guancia...
 
“Spread your wings and prepare to fly
for you have become a butterfly
fly abandonedly into the sun (Fly... to the sun)
if you should return to me (I will know you're mine)
we truly were meant to be (Spread your wings and fly)
so spread your wings and fly
Butterfly

 
Spread your wings and prepare to fly
for you have become a butterfly
fly abandonedly into the sun
if you should return to me
we truly were meant to be
so spread your wings and fly
Butterfly

So flutter to the sky
Butterfly
Fly
Spread your wings and fly
Butterfly”
 
... Nascondo il viso dietro al microfono e un'altra lacrima scivola lenta sul mio viso...
Ti amo... Tsubasa...
Qualche secondo di silenzio poi un applauso scrosciante riempie il silenzio.
Torno alla realtà, rimanendo comunque un po' stordita da tanta confusione.
Le luci ancora soffuse mi permettono di vedere la platea ora.
Sono tutti in piedi e continuano ad applaudire.
Tutti...
Compresa la giuria...
 
 
 
Sorrido.
Circondata da tutti i miei amici.
Sorrido di continuo, ebbra dell'euforia che mi circonda in questa memorabile serata.
Questa è decisamente la mia notte.
I miei amici sonno stati dei pazzi ad affittare il locale con la terrazza per festeggiare!
Era così forte la loro fiducia in me?
Mi guardo intorno, da un'altezza da cui è mirabile tutta Tokyo.
I ragazzi della squadra sparpagliati in giro, parlano tra loro.
C'è chi balla e chi invece fa il cascamorto con delle ragazze della mia classe, venute apposta fin qua per sostenermi.
Izawa è di sicuro il più gettonato di tutti e un sorriso divertito distende ancora le mie labbra.
Yayoi e Misugi ballano stretti un po' in disparte, sembra siano in un mondo a parte.
Manchi solo tu, Tsubasa...
D'istinto i miei occhi si posano sulla statuetta che ho appena vinto, posta in bella vista al centro del bancone del bar.
E la tristezza è solo un ricordo ora che so che lo rivedrò! 
Ora che ho la certezza di poterlo abbracciare di nuovo!
Presto, molto presto!
"Allora, Anego! Ce l'hai proprio fatta, eh?" esclama Ishizaki, facendosi vicino.
La sua espressione buffa mi strappa l'ennesimo sorriso.
"Per tua enorme fortuna stasera sono troppo contenta, non ho nessuna voglia quindi di maltrattarti! Approfittane!" lo stuzzico bonariamente, perché so che è stato proprio lui, il principale artefice di questa festa in onore della mia vittoria.
"Non darle fastidio anche oggi, Ryo!"
Yukari si frappone tra noi due, trafelata.
"Che ti ha detto, Sanae? Ha fatto qualche battuta delle sue?"
Scoppio a ridere divertita, scuotendo la testa mentre la mia migliore amica tira un vistoso sospiro di sollievo.
"Mi vuoi dire perché continui ad avere questa pessima convinzione? Perché pensi sempre che io tormenti la gente?!" sbuffa Ishizaki, avvicinandosi a lei e passandole un braccio intorno alla vita.
"Se vuoi però, potrei tormentare un po' te, adesso..." aggiunge, sorridendole malizioso.
Yukari arrossisce, diventando proprio paonazza.
"Sei irrecuperabile!" esclama, liberandosi dall’abbraccio del suo ragazzo.
"Te l'ho già detto, Sanae! Tu sì che sei fortunata ad avere un fidanzato come Tsubasa! Altro che questo qua!"
"Molto fortunata!" le rispondo stando al gioco mentre Ishizaki mette su un finto broncio.
"Beh, il Capitano sarà più bravo di me a giocare a calcio, ma io ho le mie belle doti nascoste! Non è vero, Yukari?"
Ishizaki non le dà il tempo di rispondere però e prendendola per mano, la trascina via ridacchiando.
La mia amica si volta a guardarmi mentre ride allegra e io sono davvero felice, che le cose tra quei due si siano sistemate.
"Che coppia!" commenta Taro, avvicinandosi a me.
"Già! Era ora che si dessero una mossa!" ribatto, senza smettere di sorridere serena.
"Da che pulpito, Sanae!" esclama il mio amico ridendo, poggiando un braccio sulla mia spalla.
"Quanto ci avete messo a mettervi insieme, tu e Tsubasa? Due, tre anni? Beh, se consideriamo anche le elementari, diciamo che ti conviene stare zitta!"
Mi fissa ora, sorridendo divertito.
Arrossisco mentre sposto lo sguardo di lato.
"Effettivamente..." borbotto imbarazzata prima di scoppiare a ridere allegra.
Stasera mi sento proprio bene!
Nel frattempo della musica commerciale inizia a diffondersi nelle casse, così Yukari si avvicina di nuovo, trascinando me e Taro al centro della pista.
Circondata da tutta la squadra che si dimena all'unisono e a tempo, sorrido felice posando gli occhi al cielo.
Tra le luci brillanti delle stelle scorgo l'intermittenza rossa di un aereo.
Seguo il suo movimento nel cielo blu di questa calda serata d'inizio ottobre.
E sorrido di nuovo.
Inevitabilmente.
Sto per volare da te, Tsubasa...
 
 
 
"Butterfly" - Parole: Mariah Carey Musica: Mariah Carey, Walter Afanasieff © 1997 Sony Music Entertainment Inc.
 
Questo è uno dei motivi per cui la mia ff si chiama così, il motivo di Tsubasa!^^
"Butterfly" è una delle mie canzoni preferite, l’adoro veramente ed ho sempre pensato che le sue parole potessero rispecchiare in pieno i sentimenti di Sanae. Così ho deciso che fosse sua.
Molto probabilmente quasi nessuno la conoscerà quindi mi farebbe piacere che anche voi la ascoltaste!
Di seguito posto la traduzione in italiano della canzone nel caso in cui ci fosse qualcuno non ferratissimo in inglese.
Un bacio a tutte quante e un abbraccio a chi continua a recensire.
Per me è un piacere enorme leggere cosa pensate perché mi gratifica e mi sprona a fare sempre un po' meglio... Nei miei limiti^^

A presto, OnlyHope^^
P.S. nella mia mente sadica e malata per un istante volevo fare arrivare Sanae seconda, perché credo che tutti avessero capito che avrebbe vinto, era un po' scontato. Poi però ho pensato che avrei dovuto tenerla lontana da Tsubasa ancora per troppo e qualcuno, tipo Rossy, sarebbe venuto a cercarmi a casa per picchiarmi! E avrebbe fatto pure bene!^^
 
 
FARFALLA
 
Quando ami qualcuno così intensamente 
Da diventare la tua vita 
E' facile cedere alle opprimenti paure dentro di te 
Ciecamente immaginavo 
Che ti avrei potuto custodire sotto vetro 
Ora capisco che per averti 
Devo aprire le mani 
E guardarti salire

Apri le ali e preparati a volare 
Perché sei diventato una farfalla 
Vola libero verso il sole
Se tu dovessi ritornare da me 
Dovevamo veramente stare insieme 
Quindi apri le ali e vola 
Farfalla

Ho imparato che la bellezza 
Deve fiorire nella luce
I cavalli selvatici devono correre senza briglie
O il loro spirito muore 
Tu mi hai dato il coraggio 
Di essere tutto ciò che sono
E sento veramente che il tuo cuore
Ti riporterà da me
Quando sarai pronto ad atterrare

Apri le ali e preparati a volare 
Perché sei diventato una farfalla 
Vola libero verso il sole
Se tu dovessi ritornare da me 
Dovevamo veramente stare insieme 
Quindi apri le ali e vola 
Farfalla

Non posso far finta che queste lacrime 
Non stiano traboccando intensamente 
Non posso evitare che questo dolore 
Quasi mi raggiunga 
Ma io resisterò e ti dirò addio 
Perché tu non sarai mai mio
Finché non saprai cosa si prova a volare

Apri le ali e preparati a volare 
Perché sei diventato una farfalla 
Vola libero verso il sole (Vola ... verso il sole) 
Se tu dovessi ritornare da me (Saprò che sei mio) 
Dovevamo veramente stare insieme (Apri le ali e vola) 
Quindi apri le ali e vola

Farfalla 
Perciò batti le ali nel cielo
Farfalla 
Apri le ali e vola 
Farfalla

 

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Capitolo 11
*** Preparativi ***


BUTTERFLY

CAPITOLO 11

Preparativi

 
 
 
"Arrivederci, allora! Ci vediamo tra una decina di giorni per la consegna dei biglietti!" esclama la ragazza dell'agenzia viaggi mentre sto per uscire.
Le sorrido prima di chiudere la porta alle mie spalle e con aria soddisfatta, incamminarmi per le vie affollate del centro.
Alzo gli occhi al cielo sospirando felice.
Le nuvole grigie all’orizzonte incupiscono questo freddo pomeriggio di fine novembre, ma io non me ne curo.
Per me oggi è come se passeggiassi in un'accogliente e vivace giornata di primavera!
Sono troppo felice!
Tra qualche settimana partirò per il Brasile!
E non mi sembra vero!
Per assicurarmi della realtà dei fatti, apro così ancora una volta il foglio della prenotazione piazzandolo davanti ai miei occhi, che scorrono famelici ogni informazione.
L’orario dei voli diretti per e da Sao Paulo, il mio posto sull’aereo e il costo dei biglietti.
Sorrido in maniera spropositata leggendo la data della partenza.
E non importa se potrò fermarmi solo due giorni, escluso il viaggio... queste vacanze invernali me le ricorderò di sicuro, per tutta la vita!
Presa dall’euforia, bacio il pezzo di carta che stringo tra le mani prima di stringerlo al petto, proprio come se fosse il più prezioso dei tesori.
Ridacchio sospirando ancora, quando con la coda dell’occhio, noto una vecchietta che mi fissa decisamente allibita.
"Salve, signora!" esclamo allegra nella sua direzione.
"Non crede anche lei che oggi sia una bellissima giornata?" e le sorrido radiosa.
La nonnina mi guarda perplessa, sbattendo le palpebre poi si allontana velocemente, invertendo il suo senso di marcia e borbottando qualcosa.
Mi avrà presa per pazza... Ma chi se ne frega!
Riprendo a camminare anch'io per le vie del centro, con la convinzione che nulla al mondo potrà mai rovinare una giornata memorabile come questa!
Mi sembra quasi di poter volare tanto mi sento leggera!
E quando osservo la mia immagine riflessa sulle vetrine dei negozi, mi sembra di essere addirittura più carina del solito, tanto è l’entusiasmo che sento dentro!
Raggiungo così la mia pasticceria preferita sempre sorridendo beata.
Sposto una ciocca di capelli dietro l’orecchio mentre entro, la ragazza al bancone mi saluta, dandomi il benvenuto.
Senza fretta attendo il mio turno, tentando di scegliere un dolce degno della giornata tra le delizie esposte oltre la vetrina.
Se Yukari fosse qui, impazzirebbe! 
Penso, scorrendo gli occhi su tutte queste prelibatezze poi ricordo che a quest’ora dovrebbe già essere al cinema con Ishizaki.
Sicuramente sta meglio dov'è!
"Desidera?" mi chiede gentilmente la commessa, una volta arrivato il mio turno di ordinare.
"Una fetta di crostata alla fragola, grazie!" rispondo cortesemente e quando ho in mano il mio delizioso piattino, mi sposto nella sala da tè della pasticceria.
Passando tra i tavoli, mi dirigo verso un angolo tranquillo.
Alla mia destra, noto una ragazza che indossa l’uniforme della mia vecchia scuola media.
Sorrido spontaneamente mentre la sorpasso, ripensando a quei tempi sereni che sembrano davvero così lontani ora.
"Nakazawa senpai!"
Mi volto curiosa, dopo aver sentito pronunciare in maniera familiare il mio nome.
Con stupore scopro l'identità ragazza delle medie... Kumi Sugimoto mi saluta con un gesto della mano, senza smettere mai di sorridere.
Sorpresa, mi avvicino al suo tavolo, ricordando che non la vedo dal giorno del mio diploma.
Quando la raggiungo, lei si alza subito educatamente.
"Ciao, Kumi!" esclamo sorridente.
"È passata una vita dall’ultima volta!"
"Già!" risponde, annuendo allegra.
La osservo mentre si sposta la frangetta dagli occhi, pensando che sia ancora più carina di un paio di anni fa.
"Ma sei sola, senpai?" chiede, guardandosi intorno.
"Perché non ti siedi qui con me?" esclama poi con molta spontaneità.
Spiazzata dal suo invito, rimango per un secondo in silenzio prima di accettare, cercando poi di non dare troppo peso al disagio che potrebbe scaturire, per via di vecchie questioni del nostro passato.
Quando ci accomodiamo allo stesso tavolo, avverto comunque un po' d’imbarazzo tra noi.
Per spezzare questa strana tensione, inizio a parlare di cose futili.
"Come vanno le cose alla vecchia scuola?" chiedo, assaggiando il primo boccone del mio dolce.
Kumi prende subito parola, animata dal solito entusiasmo che l'ha sempre contraddistinta e inizia a raccontarmi dei vecchi professori e naturalmente del club di calcio.
Che coincidenza incontrarla di nuovo, proprio oggi...
 
I miei occhi si posano di riflesso sul foglio dell’agenzia, poggiato aperto sul tavolino, vicino alla mia borsa.
Mi sembra così strano, essere qui con lei...
Non siamo state mai così intime da passare un pomeriggio insieme, da sole a chiacchierare.
Non potevamo proprio visto che volevamo entrambe lo stesso ragazzo.
Osservo ancora Kumi mentre i ricordi riaffiorano nella mia mente.
In fondo non è cambiata molto, è sempre stata una ragazza estremamente vivace.
Lo era in particolar modo al club di calcio e soprattutto con il Capitano della squadra. 
E nonostante Tsubasa fosse molto popolare tra le ragazze, probabilmente è stata Kumi, l’unica a farmi sentire un po' gelosa.
Non gelosa della persona in sé ma più del sentimento che Tsubasa riusciva a suscitare in lei.
Un sentimento lontano dal mio, perché non ci sarà mai nessuna che lo amerà più di me, ma in qualche modo anche simile.
Probabilmente Kumi è stata la sola ad aver superato l’infatuazione iniziale per il famoso Capitano della squadra di calcio, avendola trasformata con il tempo in amore.
Tra le tante cose, ricordo di averla invidiata a un certo punto.
Lei poteva essere spontanea mentre cercava di avvicinarsi a lui.
Kumi dichiarava apertamente avanti a tutti il proprio amore, senza timori, senza nascondersi.
In quel periodo non potevamo essere più diverse. 
Lei voleva Tsubasa pubblicamente e lo gridava al mondo.
Io lo desideravo nell’intimo, in silenzio.
Kumi era molto più coraggiosa di me mentre continuava a cercare di raggiungerlo, nonostante sapesse di avere poche speranze.
Io mi limitavo invece ad aspettare, nonostante sapessi in fondo al mio cuore, che eravamo così vicini.
In quei momenti d’indecisione e paura, confesso di aver desiderato essere un po' più come lei, così spontanea e libera.
"Come sta il Capitano, senpai?" mi chiede all'improvviso, la voce un po' esitante e un velo d'imbarazzo, che le imporpora le guance.
Mi rendo conto di essermi estraniata, seguendo il flusso dei miei pensieri.
"Bene!" le rispondo serena.
"È diventato titolare della squadra del Sao Paulo! E non è cosa da poco per un non giapponese!" aggiungo scherzando.
Kumi annuisce convinta prima di sorseggiare il suo milk-shake al cioccolato.
Il suo sguardo allora si posa sul foglio di carta accanto alla mia borsa.
Quando lo rialza su di me, posso leggere chiaramente sul suo volto tutto il suo stupore.
"Andrai in Brasile, Nakazawa senpai?" chiede innocentemente, assecondando senza filtri la sua curiosità.
"I tuoi ti lasciano andare?"
Esito a rispondere, spiazzata dalla sua domanda, ma Kumi fraintende il mio silenzio e arrossisce.
"Scusa, senpai! Sono stata troppo indiscreta!” esclama imbarazzata.
"Non dovevo chiedere ma mi è caduto l’occhio per caso, così..." cerca di giustificarsi ancora.
Per tranquillizzarla le rivolgo un sorriso sereno.
"I miei partiranno per un viaggio soli soletti nello stesso periodo, così non si preoccupano troppo per me. Ho quasi diciassette anni poi, quindi si sentono liberi di fare un po' quello che vogliono. In fondo è vantaggioso essere considerata una figlia modello, di quelle con la testa sulle spalle!"
Kumi inizia a ridere poi torna seria all'improvviso.
"Non vi siete più visti dalla sua partenza, vero?" chiede con una semplicità disarmante, guardandomi dritta negli occhi.
Annuisco, avvertendo comunque un po' di tristezza, all'idea di quanto tempo sia passato dall'ultima volta che ho visto Tsubasa.
"Ora sarai al settimo cielo, senpai! Immagino che lo sia anche il Capitano!"
Il mio sorriso si distende di nuovo mentre rispondo che niente può rendermi più felice di questo viaggio.
"Tsubasa mi scrive ogni santo giorno per sapere la data di arrivo del mio volo! Oggi potrò finalmente accontentarlo!" esclamo allegra, indicando con l'indice la prenotazione.
Kumi sorride, senza cercare di nascondere di nuovo un certo stupore.
"State ancora insieme nonostante tutto..." esclama mentre arrossisce.
"È per questo che ho sempre saputo di non poter competere con te, senpai. Di non poter competere con quello che c'è tra voi..." e abbassa lo sguardo sul bicchiere avanti a lei, ormai vuoto.
Rimango per un attimo senza parole...
In una circostanza come questa infatti, non c'è nulla che possa dire mentre continua a tenere gli occhi bassi.
"Kumi..." chiamo piano, non sapendo bene cosa fare poi.
Quando torna a guardarmi però, sembra di nuovo serena.
"Il prossimo anno... Alle superiori m'iscriverò di nuovo come manager al club di calcio!" esordisce con il solito entusiasmo, come se niente fosse.
"Sarà una rimpatriata, senpai!" esclama infine allegramente.
Le mie labbra si distendono di nuovo in un sorriso.
Kumi Sugimoto è veramente una brava ragazza.
 
 
 
 
"Allora, Anego! Devi portare queste cose in Brasile!" esclama Ishizaki, posando un enorme sacco di plastica sul tavolo dello spogliatoio del club.
Devo portare cosa?!
Perplessa, osservo il mio amico mentre fruga all'interno della busta, tirando fuori un'infinità di oggetti e posandoli sull’asse di legno.
I miei occhi si spalancano alla vista di quelli che dovrebbero essere, almeno secondo la mente malata di Ishizaki, regali per Tsubasa.
"Andiamo, Ryo! Non parte mica con venti valigie!"
Taro interviene in mia difesa.
Annuisco, ringraziandolo con un sorriso.
"Non posso portare con me tutta questa roba!" mi rivolgo così a Ishizaki, che mi guarda perplesso come se parlassi un’altra lingua.
"Già! Anche Sanae avrà comprato dei regali per Tsubasa, quindi queste... ehm cose, gliele manderai un'altra volta, Ryo!" aggiunge Taro, perseverando nella sua opera di convincimento.
Ishizaki ci fissa per un attimo, gli sorrido sperando che si sia finalmente reso conto delle stramberie che a volte gli passano per la testa.
"Ma è Sanae il regalo per Tsubasa!" esclama all'improvviso, rivolgendosi di nuovo a Taro.
"Tu non hai bisogno di portargli altro! Basta la tua presenza fisica!" aggiunge con un sorrisetto malizioso, tornando a fissarmi. 
Arrossisco in maniera decisa mentre Yukari gli sferra una violenta gomitata al braccio.
La mia espressione deve essere comunque estremamente divertente, visto che Taro riesce a stento trattenere una risata.
"È da tanto che non vi vedete! Non riuscirete a togliervi le mani di dosso, nemmeno per un secondo!"
Ishizaki rincara la dose, facendo addirittura l'occhiolino verso agli altri.
"Ryo!" lo rimprovera con poca convinzione Yukari, senza riuscire a nascondere una sorrisetto divertito.
Ecco, sento le mie guance avvampare ancora di più ora.
Non riuscendo a rispondere a tono per l'imbarazzo, afferro il primo oggetto che mi capita sotto mano e lo scaglio contro Ishizaki.
Taro scoppia a ridere a crepapelle, quando il suo compagno di squadra evita per un pelo gli scarpini che gli ho tirato.
Mi volto verso così verso di lui per rimproverarlo con lo sguardo, aggrottando le sopracciglia.
"Proprio divertente prendermi in giro con certi argomenti, vero?"
Misaki si avvicina ridacchiando ancora e per rabbonirmi, mi dà un pizzicotto sulla guancia. 
Sbuffo, alzando gli occhi al cielo.
"Sei sempre la solita manesca!" borbotta Ishizaki divertito.
Gli intimo di stare zitto, perché altrimenti la prossima volta non avrò pietà di lui.
Anche Yukari continua a sorridere mentre posa un braccio intorno alle mie spalle.
"Mi raccomando, Sanae... Datti da fare in Brasile!" sussurra piano al mio orecchio.
"Yukari! Ti ci metti pure tu adesso?!" sbotto, sentendo le mie guance ancora più in fiamme.
La mia amica mi regala un sorriso malizioso prima di scoppiare a ridere e abbracciarmi forte.
"Uffa! Smettetela di prendermi in giro!" mormoro sconsolata da sopra la sua spalla.
Lo faranno mai?
Temo di no!
Ma non importa, niente potrà offuscare la gioia che provo all'idea del viaggio che mi attende!
 
 
 
 
"Questo sì!" poggio delicatamente il vestito sul letto, accanto alla valigia aperta.
"No! Questo proprio no!" quest’altro finisce invece sul tappeto, vicino ai miei piedi.
Mi guardo allo specchio mentre sto provando tutti, ma proprio tutti, i capi estivi che ho tirato fuori dall’armadio.
"Uff!" sbuffo nervosa, buttando l'ultima camicetta a terra.
Nulla infatti sembra convincermi davvero.
Abbattuta, contemplo la mia immagine riflessa nello specchio.
E il nervosismo sale ancora di più.
Di certo sono cambiata in questi anni... 
I capelli castani adesso raggiungono le spalle, li sistemo alla meglio dietro le orecchie.
Il mio sguardo critico scorre giù, lungo tutto il corpo coperto solo dagli slip e una canotta bianca.
Non sono una pin-up ma sicuramente nemmeno più una ragazzina di quindici anni!
Ne sto per compiere diciassette e direi che la differenza si nota, soprattutto all’altezza del seno.
E se non dovessi piacergli più?! 
Mi chiedo agitata, girandomi e rigirandomi davanti allo specchio.
Sbuffo di nuovo prima di voltarmi e afferrare la maglia del Sao Paulo, abbandonata su una sedia.
Dopo averla indossata come ogni sera, mi butto poi a peso morto sul letto.
E mi sento così stupida!
Mi sto facendo prendere troppo dall’agitazione e questo non va bene!
Per cercare di calmarmi, inizio così a respirare a pieni polmoni, gonfiando bene il petto.
Quando rilascio l'aria, sposto lo sguardo sul comodino.
Tsubasa mi sorride dentro una cornice e mi torna in mente cosa mi ha scritto nell'ultima mail.
"Da quando so la data del tuo arrivo, il tempo si è fermato! Non scorre più come prima e mi sembra che quel giorno non arrivi mai! Ma forse sono semplicemente io a essere impaziente... Perché non mi sembra vero! Sbrigati ad arrivare, Sanae! Ti prego..."
Ma cosa importano i vestiti, i capelli e tutto il resto, quando l'importante è stare insieme?
Prendo in mano la foto e osservo più da vicino il suo sorriso.
D'istinto lo bacio, facendo aderire le mie labbra alla superficie fredda del vetro.
Due anni...
Sono passati quasi due anni, fatti solo di lontananza. 
E sembra impossibile che sia riuscita a resistere tutto questo tempo senza di lui.
La vibrazione del telefonino mi distoglie dai miei pensieri, leggo il nome della mia migliore amica sul display.
Mi appresto a rispondere felice di sentirla.
"Ciao, Yukari!"
"Allora, finita questa valigia?" la sua voce è allegra e squillante, anche più del solito.
"Più o meno..." mento spudoratamente, fissando la confusione che regna nella mia camera.
"Credo che la finirò domani, non so decidermi su alcune cose..."
"Mm, ok! Vorrà dire che ti aiuterò io a prepararla!" esclama ridacchiando.
"Mancano solo tre giorni alla partenza, non è che ti resti tutto questo tempo! Facciamo così: domattina sarò da te con le foto che Ryo e la squadra vogliono mandare a Tsubasa. Prepareremo iinsieme la valigia e se mancherà qualcosa, ce ne andremo in centro a comprarla! Ti va bene?" 
"Ok!" le rispondo, divertita dall'esposizione tutta d'un fiato del suo piano.
"Ma non penso mi manchi niente!"
"Io non credo. Una cosa la dovresti comprare di sicuro!"
"Cosa?" le chiedo curiosa.
"Ma della biancheria intima sexy, Sanae!"
Yukari scoppia a ridere mentre io arrossisco fino alla punta delle orecchie.
"Te lo devo proprio dire, Yukari. Ishizaki ha una pessima influenza su di te, davvero pessima!" borbotto, poggiando una mano sulla guancia.
La mia amica continua a ridere mentre sbuffo rumorosamente.
"A parte gli scherzi, Sanae. Hai messo un costume in valigia?"
"Costume? No, non ci avevo pensato! Perché pensi che possa servirmi?"
"Ovvio! Laggiù è estate!" esclama Yukari con tono saccente.
"Capito. Domani lo andiamo a comprare insieme!" insiste, arrivando alle sue conclusioni senza interpellarmi.
Vorrei contraddirla, dicendole che posso benissimo portare via uno di quelli che ho già a casa, ma non mi azzardo.
Conoscendo bene la mia migliore amica, so già che ormai si è messa in testa questa cosa e che è inutile cercare di farle cambiare idea.
"Va bene, ti spetto alle nove allora!" è la riposta arrendevole che esce dalla mia bocca.
"Perfetto!"
"Ok, allora notte e grazie per la chiamata!" 
"Notte...." risponde con una sorta di esitazione della voce.
"Sanae?"
"Dimmi?"
"Sono felice per te, tanto! Sarà fantastico, vedrai!" esclama in tono dolce, perché Yukari è sicuramente una delle persone che mi vogliono più bene al mondo.
Sono davvero fortunata ad averla come amica!
"Grazie..." le rispondo commossa prima di chiudere il cellulare.
Un sospiro felice sgonfia il mio petto.
Mancano solo tre giorni alla partenza.
Abbraccio il cuscino, affondando il viso nella federa profumata.
Emetto uno strilletto, non riuscendo a trattenere la gioia e l'eccitazione.
"Tre giorni..." sussurro piano.
"Mancano finalmente solo tre giorni, Tsubasa..." e i miei occhi si chiudono, finché non cado in un sonno sereno e senza sogni.
 
 
 
 
 
Ciao!^^
Come prima cosa supplico Rossy affinché non mi odi per questo capitolo!^^' Non sarà contenta immagino… Ma il prossimo giuro che ci siamo, promesso!^^
E magari alla fine penserai che non sono poi così cattiva… Spero!^^
Questo vale anche per Lithtys che aspetta pazientemente l'incontro tra Sanae e Tsubasa, un bacio grande con un grazie per le recensioni assidue e i complimenti!^^
Ovviamente stesso discorso per tutte le persone che si aspettavano l'incontro in questo capitolo, scusatemi!^^
Un bacio anche a Sakura chan nella lontana Germania, grazie ancora per le recensioni, di cuore!^^
E uno anche a chi non ho nominato, vi chiedo di scusarmi ma non sto molto bene e comincio ad avere dei seri cedimenti strutturali!
Mi è dispiaciuto non mettere il capitolo on-line ieri come avevo progettato, ma stavo pure peggio... Brutti mali di stagione!
Non me ne vogliate quindi, siete tutte nel mio cuore!^^
Spero che la Sanae allegra di quest’undicesimo capitolo vi sia piaciuta!
Ultimo saluto a chi non aveva mai recensito prima la mia storia, spero di non deludervi mai! Con un ringraziamento speciale a Fantasie per aver colto il senso del mio lavoro così bene, hai capito il mio intento e ti ringrazio per questo!^^
Grazie ancora per l'attenzione che mi concedete ogni volta, mi rende sempre molto felice... ^^
Buona ninna, ci vediamo presto... In "Brasile"!^^
OnlyHope... ZZZ... ZZZ...

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Capitolo 12
*** Brasile ***


BUTTERFLY

CAPITOLO 12

Brasile
 
 
 
 
"ATTENZIONE PREGO. I SIGNORI PASSEGGERI DEL VOLO 754 DIRETTO A BUENOS AIRES SONO PREGATI DI PRESENTARSI ALL' IMBARCO. RIPETO..."
La voce nell'altoparlante ripete monotona il suo annuncio, diffondendosi per tutto all'aeroporto internazionale di Sao Paulo, Brasile.
Intorno a me un via vai di gente non mi permette di vedere più in là di qualche metro, facendomi quasi girare la testa per la confusione.
Ho il cuore in gola e il mio stomaco si contorce, a causa dell'eccitazione, che si agita decisa dentro di me.
Le emozioni che provo sono infinite mentre aspetto impaziente, tamburellando agitata un piede sul pavimento.
Mi sento ansiosa e di tanto in tanto, vampe di calore salgono su, lungo tutta la mia schiena.
Ma non mi sono mai sentita più felice!
Di quella felicità costruita su mesi e mesi di sofferenze, scaturite dalla lontananza.
Mi guardo intorno confusa, perché mi sembra ancora impossibile.
Non mi capacito davvero di essere realmente atterrata a Sao Paulo.
Nemmeno la gente che parla portoghese, riesce a convincermi della mia reale presenza qui.
Ma quando lo rivedrò, sono sicura che allora riuscirò a capacitarmi che è tutto vero.
Perché solo riabbracciando Tsubasa, mi sentirò davvero finalmente in Brasile.
Il mio sguardo si posa ancora sull'orologio, anche se sono passati al massimo due minuti dall'ultima volta.
È un po' in ritardo...
O forse sono io che non ho capito bene dove dovevo aspettarlo?!
 
Mi guardo ancora intorno agitata, alzandomi leggermente sulla punta dei piedi.
Nelle confusione il mio sguardo vaga tra sagome sconosciute, finché non fissa una direzione precisa.
I miei occhi calamitati da una figura familiare in lontananza.
Il mio cuore fa una capriola nel petto poi i battiti prendono ad accelerare.
Poso una mano sul seno, per cercare di attutire quel bussare, che mi rimbomba persino nelle orecchie.
Come se avessi paura che anche gli altri possano sentirlo.
Avverto i vasi sanguini dilatarsi sulle gote mentre un caldo improvviso si propaga per tutto il mio corpo.
Rimango immobile ad osservare la figura che si avvicina, facendosi largo tra la gente.
I suoi occhi perennemente puntati dentro i miei.
Riconosco ogni tratto di quel viso.
I capelli disordinati e lo sguardo limpido e sincero, specchio della sua vera natura.
È sempre lui! 
Ma due anni più grande...
Mi ha raggiunta ora.
Mi sorride.
E il mio respiro diventa affannoso, perché riconosco quel sorriso...
È quello che riserva solo a me, quello che mi appartiene.
L'emozione è così forte, che sento le lacrime salire agli occhi.
"Ciao, benvenuta!" esclama felice e la sua voce mi sembra la melodia più bella del mondo.
Lui è la cosa più bella del mondo!
Paralizzata dalla gioia, abbasso lo sguardo, iniziando a piangere.
È tutto vero. Sanae!
Tutto vero! 

Ripeto nella mia mente prima di prendere un grosso respiro, che mi permetta di salutarlo come si deve.
Ma quando sto per rialzare lo sguardo su di lui, mi sento sollevare in aria all'improvviso.
Tutto l’aeroporto gira intorno a me, o meglio, sono io che giro in mezzo a tutti.
Le braccia di Tsubasa mi stringono all'altezza dei reni ed io ora posso vedere il suo splendido sorriso, ancora più da vicino.
Stringendomi al suo collo, inizio a ridere felice.
La sensazione di sentirlo di nuovo così vicino e non come nei sogni, mi fa sentire così bene!
Dopo tanto tempo, finalmente bene!
Quando i miei piedi toccano di nuovo terra, rimaniamo abbracciati, ancora per qualche secondo.
Con la fronte poggiata sul suo petto, respiro a pieni polmoni il suo profumo.
Stringendomi forte a lui, lascio che ogni mio senso si riappropri di ciò che ama, di ciò che gli appartiene.
Sospiro quando una mano di Tsubasa mi accarezza la schiena per poi salire su, fino ad andare a perdersi nei miei capelli.
Mi bacia delicatamente la fronte, torno a guardarlo negli occhi.
"Finalmente, Sanae..." sussurra piano con infinita dolcezza.
Mi sorride, ancora.
Ed io sento mancarmi il respiro...
 
 
 
"Lascia posso fare da sola!"
Cerco di convincere Tsubasa a mollare il manico del trolley, che si sta portando dietro sul marciapiede, fin dall'aeroporto.
"Scherzi?!" mi risponde, girandosi e aggrottando le sopracciglia, scherzosamente.
"Sono un ragazzo forte e robusto, dovresti saperlo, quindi questa valigia neanche la sento! Poi che razza di cavaliere sarei, se ti lasciassi portare i bagagli?!"
Annuisco sorridendo mentre ci fermiamo ad aspettare il primo taxi disponibile, che ci porti al mio hotel, in modo da lasciarvi le mie cose.
Una macchina gialla sbuca in questo istante sul viale, osservo attenta Tsubasa mentre si sporge sul ciglio della strada, per fermare la vettura.
A dir la verità, non ho mai smesso di guardarlo da quando ci siamo riabbracciati in aeroporto, sembra che i miei occhi non siano capaci di staccarsi dalla sua immagine.
Tsubasa parla in perfetto portoghese con l'autista, che scende subito dall’auto e carica il mio bagaglio nel cofano posteriore.
Non capendo una parola, mi limito ad osservarli, rimando in silenzio.
Il tassista ora dà una pacca sulla spalla di Tsubasa, che si gratta imbarazzato il ciuffo sulla nuca.
L’autista infila poi la testa all'interno dell'abitacolo, direttamente dal finestrino e ne riesce con in mano una di quelle macchinette fotografiche usa e getta.
Con un largo sorriso, si gira verso di me e salutandomi in inglese, mi porge la macchinetta, chiedendomi di fargli una foto insieme a Tsubasa.
Sorrido quando aggiunge che altrimenti suo figlio non crederà mai al suo incontro fortunato.
Accetto volentieri di fargli da fotografa, sperando poi mentalmente che ogni persona si rivoga a me in inglese d'ora in poi, così da non sentirmi perennemente un pesce fuor d'acqua.
Fisso dentro l'obbiettivo Tsubasa, che si lascia abbracciare amichevolmente dal suo tifoso, senza smettere mai di arrossire.
Gli sorrido complice, facendo l’occhiolino prima di scattare un paio di foto.
E quando gli restituisco la macchinetta, il simpatico tassista mi ringrazia, esclamando che il loro numero dieci ha veramente una ragazza carina.
Arrossisco prima di aprire la portiera ed infilarmi in auto, Tsubasa si accomoda subito accanto a me.
Il taxi inizia così la sua corsa per le strade affollate di Sao Paulo.
Durante tutto il tragitto, Tsubasa non fa altro che indicare qualcosa fuori dal finestrino, smanioso di mostrarmi angoli della sua città, testimoni della sua nuova esistenza brasiliana.
Il mio sguardo si muove veloce, cercando di seguire le sue indicazioni, ma la maggior parte delle volte non riesco a cogliere nulla.
Ma lui nemmeno se ne accorge, tanto è impaziente di mostrarmi il suo nuovo mondo e nei suoi occhi posso scorgere chiaramente, il desiderio di rendermi partecipe della sua nuova vita qui.
Giunti al mio albergo, Tsubasa paga la corsa e portandosi dietro il mio bagaglio, mi precede nella hall.
Consegno i documenti alla reception e prese le chiavi della mia camera, mi dirigo da sola al piano di sopra, per posare la valigia e rinfrescarmi dal lungo viaggio.
Una volta entrata nella stanza, abbandono distrattamente il bagaglio vicino alla porta e mi fiondo in bagno, desiderosa di non perdere nemmeno un secondo di tempo prezioso.
Senza badare troppo a ciò che mi circonda, mi tolgo la maglietta, lasciandola cadere a terra.
Chiudo gli occhi quando sento l’acqua fresca scivolare sulla pelle del mio viso.
Quando li riapro, mi osservo compiaciuta nel riflesso nello specchio.
I miei lineamenti sono sereni e rilassati, proprio come un tempo e non mi sembra ancora vero.
Sorrido alla mia immagine riflessa prima di asciugarmi il viso con un asciugamano profumato poi corro alla valigia, alla ricerca di un cambio pulito e della trousse del trucco.
Mentre con una mano sistemo la maglia lungo i fianchi, con l’altra passo il rimmel sulle ciglia.
Impaziente, stendo un velo di lucida labbra sulla bocca, rimanendo soddisfatta di ciò che vedo nello specchio.
Esco dalla stanza, precipitandomi al piano di sotto, perché mi sembra già passato troppo tempo lontana da Tsubasa.
Quando metto piede fuori dall’ascensore, lui si alza dalla poltroncina per venirmi incontro.
Il suo sorriso e il caldo, che torna prepotente a propagarsi nel mio corpo, mi ricordano che tutto questo ... non è un sogno!
 
 
 
"E qui è dove gioco!"
Tsubasa sorride, indicando il campo da calcio, una volta usciti dal corridoio che collega gli spogliatoi al terreno di gioco.
Rimango a bocca aperta, stupita dalle dimensioni dello stadio.
Non ho mai visto qualcosa di così grandioso!
Ancora incredula, mi sposto di un paio di passi sull’erba verde poi giro su me stessa.
Osservo gli anelli delle tribune dalle gradinate vuote poi le immagino affollate, gli occhi di centinaia di migliaia di persone a puntare il perimetro di gioco.
Mi chiedo quale tipo di emozione possa cogliere Tsubasa, trovandosi al centro di tanta attenzione.
La paragono a quella che ho provato io, la sera del concorso a Tokyo, davanti alla platea di spettatori.
E grazie a questa associazione, mi sembra di capire meglio i suoi sentimenti e la sua passione.
"Wow!" esclamo voltandomi verso Tsubasa, congiungendo le mani all'altezza del cuore.
Lui si avvicina, puntando lo sguardo in alto, verso gli anelli più lontani.
"Già, proprio wow!" ripete e i suoi occhi brillano, perché so quanto giocare in uno stadio come questo, possa renderlo felice e realizzato.
"Deve essere fantastico per te, venire ogni settimana qui, vero?" chiedo sorridente.
Tsubasa alza da terra un pallone con il piede e iniziare a palleggiare, solo a pochi passi da me.
"La prima volta che ho messo piede qui da titolare è stata unica!" mi risponde, visibilmente eccitato al ricordo di quell’esperienza.
"Lo stadio era colmo di gente! Sentivo il cuore battere così veloce!" esclama felice mentre la sfera con il logo della sua società, rimbalza ora sulle sue ginocchia.
"Immagino..." e annuisco, perché so cosa il calcio rappresenti per Tsubasa.
"Sarà stata l'emozione più grossa della tua vita!"
Lo dico convinta, senza nessun dubbio che possa farmi pensare, a qualcosa di più emotivamente forte per lui.
Tsubasa mi guarda alzando le sopracciglia e spalancando leggermente gli occhi, prima di fermare la palla sotto il piede.
"Beh, non direi..." sussurra poi arrossendo, distogliendo lo sguardo da me.
Perplessa, lo osservo mentre muove il pallone sotto il piede destro, rimanendo a testa bassa.
"Andiamo, non ci credo!" esclamo ridendo, facendomi un passo più vicina.
"Cosa ci può essere stato di più bello per te, che giocare finalmente da professionista in questo stadio?"
Inclino la testa, sorridendo divertita mentre le mie mani si poggiano sui fianchi.
"Baciarti per la prima volta, è stata l'emozione più grande della mia vita!"
Tsubasa lo dice tutto di un fiato, guardandomi dritta negli occhi.
"So che non sono paragonabili le due cose..." aggiunge poi imbarazzato, abbassando di nuovo lo sguardo e tornando a tormentare la palla con il piede.
"Ma io non mi sono mai sentito felice ed eccitato come quel giorno!"
Trattengo il fiato, perché sentirgli dire certe cose…
Mi sembra di non capire più niente e il mio cuore inizia a correre impazzito nel mio petto…
E mi sento così tremendamente felice!
"Grazie..." mormoro, sorridendogli con dolcezza e gratitudine.
"Grazie... Davvero!" ripeto arrossendo, senza trattenere le emozioni.
Tsubasa mi fissa per un attimo, stupito credo dalla mia reazione poi grattandosi la testa e sorridendo, si avvicina a me.
"Grazie di cosa?" mi chiede retoricamente mentre il suo viso si fa più vicino al mio.
"È la verità!" esclama poi, fissando attentamente le mie labbra, che istintivamente si dischiudono.
Si avvicina così di un altro passo, coprendo l’ultima distanza che ci separava.
Sento il flusso del mio sangue ronzare nelle orecchie.
La mano di Tsubasa scivola lungo il mio braccio destro, accarezzandolo.
Intreccio le mie dita con le sue.
Posso sentire distintamente i battiti del mio cuore in tutto il corpo, ora che l'altra mando si poggia delicatamente sul mio fianco.
Socchiudo gli occhi quando il suo viso sfiora il mio.
Assaporo ogni attimo, perché è passato così tanto tempo dal nostro ultimo bacio.
E questo momento mi sembra quasi eterno mentre i miei sensi sono completamente protesti verso di lui.
È un nuovo primo bacio... 
"EHI! TSUBASA!"
Una voce squillante simile a una doccia fredda, interrompe il nostro idillio.
Entrambi ci voltiamo verso la persona che ci ha interrotto ed io non credo di saper nascondere bene la mia scocciatura, in questo momento.
Un ragazzo dalla carnagione scura, che avrà a occhio e croce la mia età, sbuca sorridente dal corridoio che collega il terreno di gioco agli spogliatoi.
Il suo viso però cambia espressione, quando ci nota così vicini l’uno all’altra.
Guarda me poi Tsubasa, che sorride sospirando.
"Ops! Ho interrotto qualcosa?" domanda un po' perplesso, in un inglese dal marcato accento portoghese, prima di avvicinarsi comunque spavaldo.
Quando ci raggiunge, tende la mano verso di me e senza esitazioni si presenta.
"Ciao! Io sono Pepe, un compagno di squadra, nonché migliore amico di Tsubasa!"
Il suo sorriso è talmente spontaneo, da sembrare quasi contagioso.
Sorridendo, stringo la sua mano, un po' imbarazzata dal suo modo poco convenzionale di presentarsi.
"E tu sei quella delle foto! La famosa ragazza di Tsubasa!" esclama sorridendo allegro e senza indugi, mi schiocca due sonori baci sulle guance.
Arrossisco, presa in contropiede dalla spontaneità di questo ragazzo, che vive in mondo diverso dal mio, con una cultura nettamente agli antipodi.
"Ma bene! Vedo che fai tutto da solo, eh?" interviene Tsubasa, stringendo il collo del suo amico con un braccio.
"Prego, fa pure con comodo!" aggiunge, facendo finta di rimproverarlo.
Rimango rapita a guardarli perché è come se si conoscessero da sempre.
E mi sento così felice all'idea che Tsubasa abbia trovato un vero amico, anche qui in Brasile.
"Allora, signorina! Ti piace Sao Paulo? Dove ti ha portata di bello il nostro campione?"
Pepe torna a rivolgersi a me, visibilmente curioso.
"Beh, siamo stati un po' in giro, ma sono sicura che volesse portarmi allo stadio fin dall'inizio!" rispondo sorridendo e ammiccando in direzione di Tsubasa.
Pepe scoppia a ridere, iniziando poi a disperarsi per le scelte poco romantiche del suo compagno di squadra.
Tsubasa si gratta la testa imbarazzato ma l'espressione sul suo volto è di pura gioia.
Osservo il suo sorriso allegro e non so davvero esprimere, quanto mi sia mancato...
 
 
 
"Quindi Ryo e la Nishimoto non litigano più, adesso?"
"Oh, come no!" rispondo puntando gli occhi al cielo.
"Non come prima, certo! Diciamo che punzecchiarsi è il loro modo di comunicare!"
Tsubasa ride divertito mentre camminiamo per le vie della sua città.
Mi tiene per mano, ma a dir la verità, la sua presa non mi ha più lasciata dalla visita allo stadio.
Un po' come il mio sguardo, che non ha mai smesso di guardarlo, passeggiando felice al suo fianco.
E mi rendo conto, che sto seguendo ipnotizzata ogni suo più piccolo gesto.
Quando sorride o guarda di lato.
Quando mi mostra qualcosa di divertente o indica un luogo, dove è solito passare un po' di tempo, spesso in compagnia di Pepe.
I miei occhi non riescono a staccarsi un secondo da lui, come a voler recuperare tutto il tempo perduto, in questi due lunghissimi anni.
E quando incrocio il suo sguardo, è una sensazione così bella, poter tornare ancora a sentire i suoi occhi su di me!
Perché non c'è nessuno al mondo, capace di darmi così tanto, solo con un battito di ciglia.
Sono innamorata di lui e lo sarò sempre... 
Penso mentre mi sorride dolcemente, con quell’espressione che mi fa sentire così unica, così importante.
"Siamo arrivati!" esclama all’improvviso, fermandosi davanti al portone verde di un'abitazione, posta a piano terra.
"Benvenuta a casa mia, Sanae!" e mi sorride ancora, sempre più allegro prima di frugare nella tasca ed estrarre un mazzo di chiavi.
Gonfio il petto d'aria, emozionata, quando apre la serratura, facendomi strada all'interno dell'appartamento.
Tsubasa mi mostra casa sua.
E di Roberto.
Cerco di familiarizzare con un qualcosa che fino ad ora, ho potuto solo immaginare.
Curiosa, scruto ogni locale, partendo dal salotto fino alla cucina, passando poi per il bagno e la camera da letto del suo allenatore.
Davanti alla porta chiusa dell'ultima stanza, rimaniamo fermi per qualche secondo, come in attesa.
Tsubasa ha un’aria visibilmente imbarazzata.
"Questa è la mia stanza..." esita, schiarendosi la voce con un colpo di tosse.
"Ci sono alcune cose..." e s’interrompe di nuovo, grattando il ciuffo ribelle sulla nuca.
"Che c'è, Tsubasa? Ti vergogni perché è in disordine?" lo prendo un po' in giro, divertita dal suo imbarazzo.
Lui mi guarda stupito, prendendomi sul serio, poi scuote la testa energicamente.
"Non è per quello! È solo che..."
Non termina la frase nemmeno questa volta, lo scruto con aria interrogativa mentre mi fissa in silenzio.
"Uff! Al diavolo! Entriamo!" esclama infine, arrossendo sempre di più mentre apre la porta della sua camera.
Lo seguo all'interno della stanza ridacchiando, divertita dal suo atteggiamento strano.
Quando Tsubasa si sposta dalla mia visuale, però mi blocco.
E rimango a bocca aperta.
"Ehm, mi riferivo a questo prima..." sussurra piano alle mie spalle mentre porto le mani alle labbra.
Le lacrime cominciano a pizzicare gli occhi, ancora stupiti ed increduli.
Un ingrandimento del mio volto occupa buona parte della parete.
Mi avvicino mentre il mio cuore batte sempre più veloce dentro al petto.
Intorno allo schienale del suo letto, altre foto più piccole tappezzano ogni centimetro di muro.
Riconosco il concerto di Natale.
Il mio viso è sorridente in ogni scatto.
"Le ho fatte fare da un mio amico, prendendole dal filmino che mi hanno portato i miei, lo scorso Natale..."
Tsubasa parla rimanendo ancora dietro di me, la voce un po' incerta per l'imbarazzo.
"Sono un po' sfocate ma belle, vero?" mi chiede, sempre esitante.
Mi giro verso di lui, cercando in tutti i modi di trattenere le lacrime, nate per la commozione. 
Tsubasa arrossisce ancora di più, ora che i miei occhi lo fissano seri.
Annuisco sorridendo mentre si scioglie in un sorriso così dolce, da farmi credere che non resisterò ancora molto senza piangere.
"Vista così sembra la camera di un maniaco, eh?" scherza, indicando con il mento la parete.
In un secondo sono tra le sue braccia.
Mi stringo forte a lui, nascondendo il viso nel suo petto.
"Mi sei mancato tanto..." sussurro, liberando il pianto mentre sento le sue braccia circondarmi.
"Anche tu..." risponde dolcemente.
"E queste foto ne sono la prova!" aggiunge ridendo.
Con la fronte premuta contro il suo torace, mi abbandono a tutte le emozioni, che mi hanno intossicata fin dalla sua partenza.
"Ho sentito così tanto la tua mancanza..." la sua voce è bassa e calda.
"I giorni passavano senza poterti rivedere. Ai mesi si sommavano altri mesi ed io avevo paura di poter scordare, anche un solo piccolo particolare del tuo viso..." 
Tsubasa poggia una guancia sulla mia testa.
"Ogni mattina il tuo sorriso è la prima cosa che vedo, quando mi sveglio! E per un secondo, m’illudo che tu sia qui con me..."
Mi stringe di più a sé, sento il suo respiro nell'incavo del mio collo.
"E ora poterti davvero tenere tra le mie braccia, mi sembra un miracolo!" sussurra piano al mio orecchio.
Non so descrivere quello che provo mentre i singhiozzi fanno tremare il mio corpo.
So solo che sono felice!
Tremendamente!
Felice di stare tra le sue braccia...
Per quelle foto appese al muro...
Di aver vinto il concorso...
E felice di sapere che mi ama ancora, così tanto!
Tsubasa accarezza i miei capelli delicatamente.
Lo sento sorridere quando tento farfugliando, di dirgli che anch’io volevo tanto rivederlo.
"Adesso però basta piangere, Sanae!" mi esorta con tenerezza, prendendo il mio viso tra le mani.
Con i pollici asciuga le mie lacrime, continuando a fissarmi dolcemente.
"Solo sorrisi d'ora in poi, eh?" e mi dà un bacio sulla fronte.
"Hai ragione, solo sorrisi!" annuisco mentre tampono gli occhi con il dorso della mano.
"Ora vatti a rinfrescare. Ti ricordi dov’è il bagno?"
Annuisco ancora, promettendo a me stessa che non sprecherò più tempo in lacrime ma che godrò a pieno di ogni momento di questo breve viaggio.
"Bene! Allora ti aspetto in cucina! Ti ho fatto preparare solo specialità tipiche brasiliane per stasera!" esclama allegramente Tsubasa, prima che lo assalga un dubbio.
"Non ti dispiace se ceniamo a casa, vero? Ho pensato potessi essere troppo stanca e allora..."
"Hai avuto un'ottima idea!" lo rassicuro, sorridendo felice.
"Basta però che non hai cucinato tu!"
Tsubasa mi guarda divertito, alzando le sopracciglia.
"Non sottovalutarmi!"
E ridendo spensierato, si allontana per raggiungere la cucina.
 
 
 
"Buono!" esclamo, portando l'ennesimo boccone alle labbra.
Rilassata e comodamente seduta a tavola, mi godo la serata ma soprattutto la compagnia di Tsubasa.
L'uno di fronte all'altra, abbiamo trascorso il tempo a chiacchierare, mangiando cibi esotici, dall'aroma per me particolare.
Ma ora la stanchezza del viaggio comincia a farsi sentire, complici il fuso orario e la visita senza soste alla città.
Se poi a tutto questo aggiungiamo anche la notte insonne pre partenza, causa agitazione...
Ecco, credo sia più che normale che il mio corpo stia reclamando una tregua.
L'adrenalina mi ha tenuta sveglia e su di giri fino a questo momento, come una droga naturale, prodotta dal mio stesso organismo.
Ma non si può chiedere troppo a se stessi, cercando di strafare in poche ore!
Uno sbadiglio, che nascondo dietro un pugno, deforma parzialmente il mio volto.
Cerco comunque di resistere alla stanchezza, poggiando un gomito sul tavolo e una guancia sulla mano.
Tsubasa nel frattempo parla a ruota libera, della sua squadra ovviamente e degli allenamenti estenuanti di Roberto.
Al nome di quest'ultimo, mi rianimo un attimo curiosa.
"A proposito! Ma non rientra stasera?" chiedo, guardando l'orologio.
"Tornerà tardi, è fuori a cena!" è la risposta calma di Tsubasa.
"Con una donna?" domando ancora, con un po' di malizia.
"Sì, con una donna..."
Tsubasa sembra estremamente divertito dal mio interessamento.
"Ma perché me lo chiedi?" chiede poi, vedendomi sospirare con una mano poggiata all'altezza del petto.
"Beh, stavo cominciando a farmi strane idee su di lui!" rispondo seria, ignorando le sue sopracciglia che s'inarcano per lo stupore.
"Per anni non si è mai visto con una ragazza! Poi è uno un po' troppo fissato con il calcio! Guarda, è un sollievo sapere che gli interessi anche fare altro!"
"Anch’io sono fissato con il calcio!" esclama Tsubasa, sorridendo malizioso, mentre le sue gote si fanno leggermente arrossate.
"Ma non mi sembra di non essere interessato..." si ferma un secondo a fissarmi.
"A te!"
L'allusione mi fa arrossire fino alla punta dei capelli.
E mi tornano in mente i doppi sensi di Ishizaki, che mi sono dovuta sorbire prima di partire.
Ma anche un discorso fatto con Taro al campo, un sacco di tempo fa.
Tsubasa distoglie lo sguardo da me e cambiando discorso, si alza in piedi, iniziando a sparecchiare.
Mi invita a rimanere tranquillamente seduta, quando tento di aiutarlo.
Dandomi le spalle, inizia a riporre i piatti nella lavastoviglie.
Lo osservo, seguendo attentamente ogni movimento del suo corpo, che è cambiato così tanto, in questi ultimi anni.
I miei occhi si soffermano sulle sue spalle e sui muscoli delle braccia, messi in evidenza dalle maniche corte della t-shirt.
Seguono poi la linea del collo fino a posarsi sulle labbra, ora che si è voltato un secondo per domandarmi non so che...
Annuisco, facendo finta d'aver capito.
Perché è ormai chiaro, che tutta quella faccenda sull'attrazione fisica vale anche per me.
Sospiro, guardando ancora la sua schiena.
Soprattutto per me!
 
 
 
"Appena in camera, cerca di riposare subito!" si raccomanda Tsubasa, sulla soglia d'ingresso del mio albergo.
"Sì, tranquillo! Una bella doccia e poi di corsa a letto!" rispondo con un sorriso, trattenendo a stento uno sbadiglio.
Se voglio essere in forma domani, sarà meglio riprendere le forze con una sana dormita!
Quando nascondo un secondo sbadiglio dietro la mano, Tsubasa ride divertito prima di scompigliarmi i capelli sulla fronte, come si fa con i bambini.
"Stavo pensando..." riprende a parlare, giocando con una ciocca dei miei capelli.
"Ti va se domani andiamo in spiaggia?"
"Certo!" rispondo veloce, entusiasta all'idea di passare una giornata insieme al mare.
Mentalmente ringrazio Yukari, per le sue doti di chiaroveggenza.
"Bene! Passo a prenderti domattina ma tu fammi uno squillo appena ti svegli, ok?"
"Ti chiamo io appena sveglia, sì!" rispondo felice.
Avere ancora la possibilità di fissare un appuntamento con lui, dopo così tanto tempo, è qualcosa di fantastico!
"Allora... Buonanotte, Sanae..."
Tsubasa mi saluta anche se mi sembra che esiti, visto che non accenna a spostarsi di un centimetro dalla sua posizione.
Il suo sguardo è fisso nel mio, sorrido quando mi avvicino un po' più a lui.
Il mio cuore accelera i battiti mentre abbasso lo sguardo, prendendo le sue mani tra le mie.
Le stringo prima di sollevarmi in punta di piedi, quel tanto che basta per raggiungere il suo viso.
Alzo il mento, chiudendo piano gli occhi.
E finalmente, dopo tanto, troppo tempo, le mie labbra ritrovano le sue.
"Notte..." sussurro, allontanandomi di poco dal suo viso.
Di slancio, Tsubasa mi bacia ancora, dolcemente.
"A domani..." torna a salutarmi, nei suoi occhi una luce così felice!
Annuisco, inclinando la testa e sorrido, quando le sue mani lasciano le mie. 
Lo seguo con lo sguardo mentre si allontana.
Mi saluta ancora con la mano, ogni volta che i suoi occhi tornano a cercarmi, costringendolo a voltarsi nella mia direzione.
Sono felice! 
Rimango sulla soglia dell'albergo, finché la sua figura non scompare in fondo alla strada.
Ma davvero felice...
 
 
 
 
 
Dedico questo capitolo a tutte le lettrici di "Butterfly"!
Menzione particolare a Rossy e Lithtys per la santa pazienza che hanno avuto!^^
Visto che non sono poi così cattiva? Addirittura due capitoli per l’incontro!

Ma è il minimo che abbia potuto fare per la mia Sanae, che ho fatto piangere e disperare per dieci lunghi capitoli.
Facendola poi aspettare per un altro capitolo ancora, prima di ricongiungersi con il suo amatissimo Tsubasa in Brasile.

Non so perché molte di voi si aspettassero qualche spiacevole inconveniente, forse devo aver accentuato troppo qualcosa nei capitoli precedenti, facendo credere nell'eventualità di un inghippo.
Spero non siate deluse se non ho fatto accadere nessun contrattempo alla mia Sanae, ma non potevo proprio darle altre sofferenze.
In fin dei conti mi sembra di averla fatta già stare tanto male nei capitoli precedenti, anche voi avete in qualche modo atteso tanto questo incontro un po' come lei, quindi credo riusciate a capire il perché non mi sono inventata qualche sfiga per rovinarle l'incontro con Tsubasa... Sarebbe stato troppo crudele!^^
Sanae dovrà passare altro tempo da sola, quindi ora ha il diritto a un po' di felicità!^^
Detto questo, vi saluto con affetto, con la speranza che questo capitolo vi sia piaciuto... Ammetto che mi rende un po' nervosa pubblicarlo, perché si sono create molte aspettative sul fantomatico "incontro".
Magari non è come l’avete immaginato o forse è proprio come lo desideravate...
Non so, comunque rimane il fatto che questa è la mia visione di loro due, che si rincontrano dopo quasi due anni.
Sono sempre gli stessi, ma anche diversi in un certo senso... Cresciuti è la parola giusta, non troppo, ma abbastanza perché il loro rapporto e il loro sentimento, si evolvano e crescano appunto, proprio come stanno facendo loro.
Mi ha emozionato scrivere questo capitolo, spero che questa mia sensazione sia arrivata fino a voi.^^
Un bacio grande per salutarvi davvero ora, spero di non avervi fatto venire il diabete questa volta... Ammetto di essere stata sfacciatamente mielosa!^^
A presto, grazie di tutto!
OnlyHope^^

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Capitolo 13
*** Qualcosa di diverso ***


BUTTERFLY

CAPITOLO 13

Qualcosa di diverso

 
 
 
Socchiudo le palpebre per un momento ma le richiudo subito, accecata da un raggio di sole, che filtra dalla finestra.
Stropiccio gli occhi con le mani e sbadiglio rumorosamente, stirando le braccia e le gambe fin dove posso arrivare.
Poggiando i gomiti al letto, mi tiro su, mettendomi seduta.
Quando finalmente riesco a tenere gli occhi ben aperti, di nuovo abituati alla luce, mi guardo intorno confusa.
Ma dove? 
Non capendo dove sono, mi gratto la fronte, spostando i capelli in disordine.
Ma i ricordi non tardano ad arrivare alla mia mente, che scorre le immagini di ieri, proprio come un film.
Porto le mani alle guance per l'emozione, quando mi ricordo che sono in Brasile!
Ma soprattutto che ho rivisto Tsubasa, dopo tanto tempo!
E ho potuto passare del tempo con lui.
Sorrido felice, ributtandomi indietro sul letto.
Sfioro delicatamente le mie labbra con le punta delle dita.
Sulla mia bocca è ancora impresso il bacio della buona notte, che ci siamo scambiati ieri sera.
Non posso fare a meno di sorridere...
E sorridere ancora...
Tsubasa!
Mi ricordo all'improvviso che devo chiamarlo, per andare al mare insieme!
Con un colpo di reni, mi allungo per afferrare il cellulare dalla borsa, che ho lasciato ieri sera accanto al letto.
Sempre senza smettere di sorridere, compongo il suo numero e mentre aspetto che gli squilli ricevano risposta, mi giro a pancia in giù sul letto, dondolando poi le gambe in aria.
"Buongiorno!" la voce allegra di Tsubasa riesce a far aumentare ancora di più il mio buon umore.
"Ciao! Mi sono svegliata solo ora... Scusami!" esclamo sospirando, non capacitandomi di quanto abbia dormito.
"Eri stanca, non ti preoccupare! Poi è ancora presto, tranquilla! Tra un'oretta sono lì, che ne dici?" mi chiede poi impaziente.
"Ok..." rispondo poco convinta, perché solo ora mi è venuto in mente, che non ho nessuna protezione solare con me.
"Potresti prendermi della crema prima di venire? Credo proprio di averne assolutamente bisogno!" gli chiedo ridendo, mentre osservo il color avorio delle mie braccia.
"Ok, ci penso io! A tra poco allora..."
"Tsubasa, puoi arrivare anche prima di un'ora... Ci metto poco a prepararmi!" faccio un tentativo, perché la voglia di vederlo non mi permetterà mai di aspettare troppo tempo.
Non ho la minima intenzione di sprecarne altro, senza essere al suo fianco.
"Esco subito, allora!" risponde senza un attimo di esitazione, strappandomi un sorriso soddisfatto.
"Ti aspetto!" e chiudo il cellulare, che finisce con un rimbalzo sopra il letto.
 
 
 
La spiaggia è affollatissima, proprio come immaginavo.
Mi guardo intorno curiosa, osservando questa moltitudine di gente.
Poco lontano da me, delle ragazze stanno sdraiate a prendere il sole mentre dei bambini giocano allegri con una palla di spugna.
C'è un particolare però che salta all'occhio e che accomuna tutte queste persone.
Si tratta dell'abbronzatura.
L'idea di spogliarmi e mettere a nudo la mia pelle, candida come il latte, mi crea all'improvviso un po' d'imbarazzo.
Di certo non passerò inosservata! 
Sospiro mentre mi volto in direzione di Tsubasa che, tutto tranquillo, sta sistemando per terra due teli da mare colorati.
Dimentica del mio pudore, mi fermo incanta a guardarlo.
Arrossisco quando all'improvviso si toglie la maglietta.
I miei occhi scorrono sulla sua pelle abbronzata, seguendo la linea della schiena, le spalle e il torace.
Quando una sensazione di calore inizia a scorrere su tutto il mio corpo, mi volto di scatto.
Credo che le mie gote stiano andando letteralmente a fuoco.
E non capisco proprio cosa mi stia succedendo.
Facendo finta che Tsubasa seminudo non mi faccia alcun effetto e cercando disperatamente di pensare ad altro, comincio a spogliarmi anch’io.
Ovviamente rimango imperterrita di spalle. 
I miei vestiti si ammucchiano uno alla volta per terra, accanto all’asciugamano.
"Ti ho preso questa, tieni!" 
Quando mi volto, Tsubasa sorride dolcemente, porgendomi un tubetto di protezione solare.
"Grazie!" e dopo aver preso la crema, mi giro di nuovo, perché come una sciocca, sento che sto arrossendo ancora.
Cercando di concentrarmi sul profumo che proviene dal tubetto, inizio a passare la protezione su braccia e gambe, poi sulla pancia, collo e viso.
Provo ad arrivare anche sulla schiena, ma fatico anche solo a toccare poco più giù delle mie scapole.
"Vuoi una mano?" mi chiede Tsubasa, di riflesso mi volto ancora verso di lui. 
Le sue gote sono di un tono più rosa e il suo sorriso è un po' impacciato.
"Ti ringrazio..." rispondo con imbarazzo mentre mi volto, per dagli di nuovo le spalle.
Cerco di rimanere tranquilla, nonostante lo senta avvicinarsi.
Faccio in modo che non si accorga che la mia mano trema un po', quando gli passo il tubetto, sempre senza voltarmi.
Mi sento terribilmente strana oggi...
Sposto i capelli da un lato del collo, in modo da scoprire parte della schiena.
Tsubasa mi aiuta con una ciocca, sfuggitami di mano, posandola delicatamente sulla mia spalla.
"Ti stanno bene i capelli così... Così più lunghi!" sussurra, schiarendosi la voce.
"Grazie..." rispondo, continuando a tenere strette le ciocche castane tra le mani.
Il mio cuore inizia a battere un po' più forte, quando sento il freddo della crema a contatto con la mia pelle e il tocco gentile delle sue mani.
"Brr!" rabbrividisco per un secondo, ma non credo che dipenda solo dalla temperatura della protezione... 
No, decisamente no!
Tsubasa ridacchia mentre le sue mani scivolano sulla mia pelle nuda.
Sulle spalle, la schiena...
E se prima mi sentivo solo strana...
Beh, ora sono decisamente nel pallone! 
Chiudo gli occhi.
Il mio cervello percepisce solo ed esclusivamente il tocco delle sue mani, annullando tutto il resto.
"Ok... Fatto..." sussurra ancora, con un tono...
Mi volto nel momento un cui sta già richiudendo il tubetto di crema.
Non posso evitare di sentirmi dispiaciuta...
Perché è finito tutto troppo presto…
Arrossisco all’idea di aver pensato una cosa come questa!
Ma non sono la sola ad essere in imbarazzo.
Tsubasa infatti sposta lo sguardo da me alla sabbia, per poi tornare ancora su di me e le sue guance sono rosse.
Quando si avvicina, lascia che una mano scivoli dalla sua nuca fino al collo.
"Facciamo il bagno?" mi chiede con un sorriso strano, che reputo un po' goffo ma allo stesso tempo...
Vivo, direi.
Annuisco, sperando che l'acqua riesca a stemperare un po' di questa strana confusione.
 
 
 
"È fredda!" esclamo, ritirando il piede dall’acqua.
Tornando un passo indietro, mi fermo di nuovo sulla sabbia dorata e calda.
Tsubasa ride di gusto, immerso già fino alla vita.
"All'inizio è normale che sia fredda! Buttati, Sanae! E dopo non sentirai più freddo!" esclama allegro mentre con una mano, si bagna anche le spalle.
"Nemmeno morta!" rispondo, rimanendo impalata sul bagnasciuga.
"Arrivo... Ma piano, piano..."
Tsubasa ride ancora poi si tuffa, riemergendo un po' più vicino a me.
L'acqua scivola sulla sua pelle abbronzata.
Con un tuffo al cuore, mi accorgo che volendo riuscirei a contarle tutte, quelle piccole gocce salate.
Tanta è l’attenzione del mio sguardo sul suo corpo, mentre cammina nella mia direzione.
Tsubasa si ferma solo a un passo da me e mi sorride.
Posando le mani sui fianchi, inclina il busto in modo da avvicinare il suo viso al mio.
"Pensi di farcela prima che il sole tramonti, Sanae?" chiede, prendendomi in giro.
"Spiritoso!" esclamo, alzando il mento con aria strafottente.
"Vengo, vengo!" e sorpassandolo, metto decisa i piedi in acqua.
Tempo tre passi e mi blocco di nuovo, tenendo una mano stretta sulla pancia.
L'acqua è freddissima.
Tsubasa entra in mare e il suo sguardo è sempre più divertito.
"Sai, conosco un metodo semplice, semplice in questi casi..." sussurra piano al mio orecchio.
Mi volto allarmata a guardarlo.
Il suo sorriso poco raccomandabile, di certo non mi rassicura.
"Non ci provare!" esclamo con gli occhi sbarrati, cercando d'indietreggiare.
Le braccia tese avanti a me, a protezione.
Tsubasa però non si lascia scoraggiare dal mio rifiuto e mi afferra per un polso, prendendomi di peso in braccio.
"No! Ti prego!" urlo, aggrappandomi al suo collo mentre cammina tra le onde.
L'acqua fredda sale su lungo il mio corpo.
"Ti giuro che faccio da sola, mettimi giù!" continuo, quasi supplicando.
Lui mi fissa, sogghignando.
"Troppo tardi!" esclama, con un’alzatina di spalle.
Il freddo dell'oceano tutto intorno.
Mi sembra di congelare!
Ma qualche secondo dopo tutto cambia.
E la sensazione piacevole dell’acqua, invade tutto il mio corpo.
Riemergo e passando le mani sul volto, butto indietro i capelli.
Tsubasa ride divertito accanto a me.
Lo guardo seria negli occhi, facendo finta di essere arrabbiata.
"Ma ora non senti più freddo, giusto?" mi chiede, stando al gioco.
"Grazie tante!" rispondo sorridendo mentre gli getto addosso un po' d'acqua con la punta delle dita.
"Andiamo, dai! Per farmi perdonare, ti porto a vedere un posto fantastico e allora sì che mi ringrazierai!" e prendendomi la mano, m’invita a seguirlo.
Nuotiamo finché non raggiungiamo un’insenatura, dove l’acqua è più bassa e si riesce di nuovo a toccare.
Una scogliera si staglia avanti a noi.
Tsubasa inizia ad arrampicarsi, senza mai dimenticare di aiutarmi.
Quando raggiungiamo la cima, lo scenario che si presenta davanti ai miei occhi è incantevole.
Mi affaccio sul versante opposto, scoprendo che l’acqua è molto più alta rispetto a dove siamo saliti. 
Un brivido da vertigine mi suggerisce di allontanarmi, così mi avvicino di nuovo a Tsubasa.
In silenzio osserviamo il magnifico panorama.
"Ti piace?" 
"Sì, è bellissimo!" esclamo, sorridendo estasiata.
Tsubasa annuisce soddisfatto.
"Bene! Pronta per i tuffi?" chiede, sfregandosi le mani e allargando poi le braccia, come per stirare i muscoli.
Scuoto energicamente la testa, guardandolo basita.
"Non ci penso proprio!" esclamo allarmata.
"E non provare a fare strani scherzi!" mi sento di aggiungere, puntandogli un dito sul petto.
"Ok!" è la sua risposta tranquilla.
E devo ammetterlo, rimango lievemente delusa, perché in fondo volevo farmi un po' pregare.
Tsubasa si dirige verso il ciglio della scogliera, ma prima di tuffarsi si volta verso di me.
"Aspettami qui, allora!" e si lancia nel vuoto, le braccia allungate davanti alla testa.
Mi sporgo proprio mentre scopare nel blu, tra mille spruzzi d’acqua.
Trattengo il fiato finché non lo rivedo emergere, scuotendo la testa bagnata.
Il suo sguardo si alza verso di me e con un braccio mi saluta.
"Bravo, non c'è che dire!" esclamo ridendo mentre Tsubasa si appresta a risalire la scogliera, per tornare da me.
"Se ti dovesse andare male con il calcio, potresti provare con questo!" aggiungo divertita, per prenderlo un po’ in giro.
Gli sorrido ancora quando mi raggiunge ma ho poco tempo per pensare.
Le sue braccia mi circondano in un abbraccio, posso sentire sul mio seno le gocce d'acqua, che cadono dai suoi capelli bagnati.
"E adesso insieme!" sussurra al mio orecchio e sento il vuoto.
Mi stringo forte al suo collo, urlando!
Stringo ancora di più, quando arriva il contatto con l’acqua!
Tsubasa non mi lascia mentre siamo immersi nell’oceano e quando risaliamo a galla, le sue braccia mi spingono in alto, per farmi prendere fiato.
Che cosa pazzesca!
Tenendomi con le mani poggiate alle sue spalle, cerco di tornare a respirare decentemente, nonostante le risate, che ora non riusciamo a trattenere.
"Sei completamente matto!" esclamo mentre Tsubasa gira su se stesso, facendomi scivolare tra le sue braccia.
Il mio viso ora è alla sua altezza.
Affannati, ci spostiamo di qualche metro, raggiungendo una zona dove è quasi possibile toccare. 
Continua a tenermi stretta mentre sorride ancora divertito.
Gli scosto i capelli bagnati dagli occhi, ma non mi basta.
Accarezzo i suoi lineamenti con la punta delle dita mentre il mio cuore accelera i battiti.
Mi sorride dolcemente, gli occhi fissi nei miei finché il suo sguardo cambia.
Riconosco questo momento.
So cosa sta per accadere, ma stavolta sento che c’è qualcosa di diverso...
Un’emozione diversa nel suo sguardo.
E mentre delineo ogni tratto del suo viso a pochi centimetri dal mio, sento come non mai la voglia di baciarlo.
Senza esitazione, prendo il suo volto tra le mani e lascio che le mie labbra socchiuse incontrino le sue.
Le bocche si sfiorano, si cercano mentre un calore improvviso invade tutto il mio corpo.
Accarezzo il suo viso mentre ci baciamo, le sue braccia mi stringono, attirandomi ancora di più a sé.
Affondo le mani nei suoi capelli, quando mi bacia con più intensità.
Il cuore sta per esplodermi nel petto, quando sento il sapore salato delle sue labbra confondersi con la dolcezza della sua bocca.
E sarà per la lontananza o perché non ci vedevamo da troppo tempo...
Saranno i nostri corpi seminudi, che non sono stati mai così vicini...
Ma non mi sono mai sentita così...
Stordita...
Eccitata...
Innamorata...
Mi stringo ancora di più a lui.
Brividi caldi attraversano tutto il mio corpo mentre le sue mani accarezzano la mia pelle lungo la schiena.
Le sento ora tra i miei capelli per poi tornare giù, fino alla vita, per stringere ancora i miei fianchi.
Ci separiamo per un attimo, per riprendere fiato.
La mia fronte contro la sua.
Chiudo un attimo gli occhi, cercando di regolare il respiro.
Percepisco quello di Tsubasa, affannoso sul mio viso.
"È da ieri... Che non penso ad altro che a ... Questo..." confesso col fiato corto mentre sento le gote andare in fiamme.
Tsubasa sorride dolcemente, sfiorando con le mani la mia schiena.
"A chi lo dici..." il suo viso si avvicina ancora.
"Sanae..." sussurra ad un centimetro dalle mie labbra, prima di tornare a baciarmi, come mai aveva fatto prima d’ora.
E il mondo intorno a me, è di nuovo cancellato.
 
 
 
 
Il rumore delle onde, che s’infrangono sulla sabbia.
La musica allegra, che proviene da uno dei tanti locali sulla spiaggia.
Sdraiata con la testa appoggiata sulla sua spalla, osservo il cielo nero tempestato di stelle.
Il braccio che mi circonda il collo m’infonde sicurezza.
Il dorso della sua mano accarezza delicatamente il mio viso.
Dopo quel lungo bacio in mezzo al mare, ne sono seguiti tanti altri ed è come se non ne potessimo più fare a meno.
Mi sento intossicata, perché Tsubasa è la mia dipendenza ora.
In questi due giorni trascorsi in Brasile, tutto è stato naturale.
Come se non ci fossimo mai separati, siamo rientrati semplicemente l’una nella vita dell’altro.
Come se non fosse passato nemmeno un giorno, da quell'addio alla fermata dell'autobus.
Ma a partire da domani, tutto questo non ci sarà più.
Ogni sensazione, ogni tocco diventerà un ricordo e nei giorni più tristi, un lontano miraggio.
So già che ritornare alla mia realtà, sarà molto peggio di prima, ora.
Domani sarò già in volo...
Sospiro, cercando di non pensare a cose inevitabili e strazianti.
Non voglio rovinare il poco tempo che mi rimane da passare con Tsubasa.
"Che c'è?" la sua voce è un sussurro dentro al mio orecchio.
Mi volto a guardarlo, ha l’aria preoccupata.
"Niente! È tutto ok!" e sorrido, cercando di sembrare convincente.
Tsubasa abbozza un sorriso, anche se so che anche lui non è convinto poi si copre il volto con un braccio.
Una manciata di secondi e si gira, sovrastando il mio corpo con il suo e lasciando che il suo braccio vada a stringermi sui fianchi.
Il suo viso ora è nascosto nell'incavo del mio collo.
Chiudo gli occhi e sospiro ancora.
Non è facile ricacciare indietro le lacrime e la tristezza, ora che il lo spettro della mia partenza è tornato con forza nella mia mente.
Tsubasa alza di nuovo la testa per guardarmi dritto negli occhi.
Deglutisco, pregando di non cedere al pianto.
"Mi mancherà il tuo viso..." sussurra, poggiando un bacio leggero sulla mia fronte.
La sua voce bassa e calda, mi dona un brivido.
"E il tuo sorriso..." un altro bacio mi sfiora su una gota.
"Mi mancherà non poterti parlare..." e la sua bocca morbida si posa sulla mia.
"Mi mancheranno i tuoi abbracci, le tue mani..." mormora ancora, accarezzando la mia mano prima di avvicinarla alla sua bocca.
Un bacio ancora si posa sul palmo, dopo aver fatto aderire le mie dita alla sua guancia, come pretendesse una carezza.
"Il tuo profumo..." continua, tornando a nascondere il viso nell'incavo del mio collo.
Le sue labbra sulla pelle mi fanno perdere il controllo sul mio cuore, che non mi appartiene più ora.
Tsubasa ne è padrone e può fare di lui ciò che vuole.
"Mi mancherà da morire quello che abbiamo insieme..."
Prego mentre i suoi occhi mi fissano seri.
Prego affinché il tempo si fermi ora, in questo istante.
"Mi mancherà questo..." e mi bacia, come se fosse l'ultima volta.
Calde lacrime scivolano lente lungo le mie guance.
Mi stringo di più a Tsubasa, circondando il suo collo con le braccia.
E lo bacio con tutta la passione che ho, con tutto l’amore che ho dentro.
"Grazie per essere volata fin qui. Grazie di tenermi ancora nel tuo cuore..." sussurra con voce tremante, sfiorando le mie labbra con la punta delle dita.
"Ti amo..." rispondo, posando un bacio su quelle dita.
Il suo viso s’illumina per un attimo di gioia e il suo sguardo diventa così dolce.
Socchiude gli occhi prima di baciarmi ancora.
E ancora.
Intensamente.
Ed io non mi sono mai sentita così viva...
 
 
 
Un via vai di gente ci circonda, qui all’aeroporto di Sao Paulo.
Due giorni fa, in questo stesso posto, tremavo all’idea di rivedere l’amore della mia vita.
Un profondo senso di tristezza mi assale.
Il sogno è veramente finto, da un momento all’altro chiameranno il mio volo.
Sento gli occhi riempirsi di lacrime, ma cerco di trattenerle, perché non voglio che mi veda piangere, né farlo preoccupare.
Devo essere forte, perché anche nei suoi occhi c'è un velo di tristezza e dispiacere.
Ma anche di dolore, proprio come il mio e mi si stringe il cuore.
Quando si volta verso di me, cerco di sorridergli ma con scarsi risultati, perché le mie labbra tremano nervose.
Tsubasa prende un lungo respiro, come a ricacciare indietro il magone e mi accarezza dolcemente una guancia.
"Sanae..." trattiene il respiro, prendendomi il viso tra le sue mani calde.
"Aspettami..." sussurra piano, fissandomi serio negli occhi.
"Perché io... Non posso fare a meno di te..."
Una lacrima scivola lenta sul mio viso, andando a morire sulla sua mano.
Annuisco cercando, ancora una volta, di sorridere.
Mi faccio coraggio, perché ho un'ultima cosa da fare qui in Brasile.
Abbassando lo sguardo, mi metto a frugare nella borsa alla ricerca del mio regalo per Tsubasa.
Quando lo trovo, allungo le braccia nella sua direzione, chinando appena il capo.
"Questo è per te!" esclamo mentre Tsubasa prende il CD dalle mie mani.
"Ci troverai incisa la canzone che mi ha fatto vincere il concorso!"
Arrossisco mentre Tsubasa continua ad osservare stupito l'oggetto tra le sue mani.
"È strano che sia proprio tu, l’unico a non averla mai sentita!"
Il suo sguardo torna su di me mentre mi ringrazia, visibilmente commosso.
"Là dentro c'è tutto quello che devi sapere, tutto quello che sento per te..." e gli sorrido dolcemente.
La voce dell’altoparlante chiama in questo istante il mio imbarco.
E mi sento morire.
Non voglio lasciarlo!
Non voglio più stare sola, senza di lui!

Tsubasa circonda il mio collo con le braccia mentre stringo tra le mani la stoffa della sua polo.
Cerco ancora di trattenere le lacrime, ma non riesco a farlo, quando vedo i suoi occhi farsi lucidi.
"A presto, Sanae. Non piangere..." sussurra, sfiorandomi una tempia con le labbra.
Mi stringo forte a lui, sapendo che è la fine.
Un’altra volta, la fine.
Alzo il viso per un ultimo bacio.
Che è di nuovo un bacio d’addio...
 
 
 
 
 
Un bel sospiro perché Tsubasa mancherà anche a me... E inizio subito con i soliti, dovuti e necessari messaggi di fine capitolo.
Sakura chan: probabilmente sei stata una delle prime a leggere il precedente capitolo e la prima in assoluto a commentarlo.
Ti ringrazio per le tue parole e per aver detto che da scettica sei diventata una mia grande fan (ti confesso che m’imbarazza scrivere una cosa del genere rivolta a me!), mi hai resa felice, perché mi fa piacere che nel corso del tempo tu ti sia ricreduta. Grazie davvero!^^ La mia storia è abbastanza lunghetta ^^' spero che tu come le altre, abbiate la pazienza di seguirla senza stufarvi! Sakura... Ma non è che per natura sei un po' pessimista? Resisterà, resisterà... credo eh eh^^
Altair76: leggi le FF in ufficio?! Io non potrei mai perché sono una che facilmente lascia la testa tra le nuvole, una volta partita per la tangente^^'
Grazie anche te!
Mozzi84, Len chan, Anego, Strawberry ed Elisa: grazie anche a voi, recensite sempre mi raccomando!Un bacio^^
Fantàsie: grazie per essere tornata "prima del dovuto" a recensire la mia storia e scusa se ho scritto male in tuo nome.
Anche questa volta sei riuscita ha cogliere esattamente le mie intenzioni, gli accenti che ho posto nel capitolo, tipo la contrapposizione occidente/oriente.
Come anche la tensione sessuale tra Tsubasa e Sanae mentre sono a tavola e ce n'è molta tra loro, come avrai letto soprattutto in questo capitolo.
Li ho fatti avvicinare in questo senso facendoli baciare "veramente" per la prima volta ma senza strafare, sempre per mantenere quella fedeltà ai personaggi a me tanto cara e che tu cogli sempre in maniera perfetta. Grazie ancora, spero tornerai a recensire, senza darti delle scadenze!^^
Lithtys: spero d’aver ripagato a pieno la tua pazienza anche con questo capitolo^^ Sono io che ringrazio te per l’affetto che hai per questa mia storia...
scandros: grazie infinite per i complimenti, il mio vuole essere veramente una sorta di diario^^ Grazie per apprezzare la mia vena smaccatamente romantica!
riru: grazie per aver capito che Tsubasa non è un caprone ma che è solamente un ragazzo timido nelle questioni di cuore^^
Io non sopporto proprio quando lo chiamano così, uff! Insomma sposarsi a 19 anni per stare con la persona che si ama, mica è da tutti!^^
Spero che l’evoluzione di questo viaggio ti sia piaciuta, magari ti potevi aspettare qualcosina di più^^... Ma date tempo al tempo!!
Basta mi sto sciogliendo troppo! Ti mando un bacio, grazie ancora per le assidue recensioni!
E per ultima Rossy: grazie per le parole entusiaste e per avermi contattata privatamente per farmi altri complimenti! Spero che anche questo seguito ti spinga a tanto!^^ Un bacione.
Ho voluto nominarvi una per una per farmi capire quanto le vostre parole significhino per me, è il mio umile modo di ricambiare le emozioni, che sembra riesca a darvi con questa storia.
Giuro che mai e poi mai avrei immaginato di ricevere tutto questo affetto e questa attenzione, ve ne sono grata dal più profondo del cuore!^^
Un bacione a Mentina... Grazie, quello che volevo dirti lo sai già, non mi ripeto. Un abbraccio^^
Al prossimo capitolo, baci
OnlyHope^^
 

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Capitolo 14
*** Ricominciare da capo ***


BUTTERFLY

CAPITOLO 14

Ricominciare da capo
 
 
 
 
"Quindi siete andati al mare..."
Yukari si è fiondata subito a casa mia, dandomi giusto il tempo di riprendermi dal jet lag.
La osservo mentre seduta a gambe incrociate sul mio letto, continua a pormi tutta una serie di domande sul mio soggiorno, fin troppo breve, in Brasile.
Le rispondo volentieri, emozionandomi ad ogni ricordo del mio viaggio.
Viaggio appartenente a un passato così vicino, ma allo stesso tempo lontano anni luce, ora che mi trovo di nuovo nella mia spenta routine senza Tsubasa.
"Vedi? Avevo ragione che sareste andati in spiaggia!" 
Yukari sorride soddisfatta, facendo un segno di vittoria.
"Immagino che il capitano abbia gradito il costume, che ti ho fatto comprare prima di partire!" aggiunge poi maliziosa, fissando la mia espressione sconcertata.
"Assomigli sempre di più ad Ishizaki! Cominci a spaventarmi, Yukari!" rispondo, sbattendo le palpebre e assumendo un'espressione fintamente preoccupata.
La mia migliore amica si mette a ridere di gusto, bussando col palmo della mano sul materasso.
"Guarda che non era un complimento!" aggiungo sorridendo e scuotendo la testa.
"Dai, Sanae! Non farti pregare, continua!" ed eccitata, si appoggia con i gomiti alle ginocchia, tornando a guardarmi concentrata.
Inizio a raccontarle degli scherzi in acqua, a causa del freddo e di come abbiamo raggiunto a nuoto la scogliera.
Le descrivo il tuffo solitario di Tsubasa poi tutta la mia sorpresa, sentendomi cadere nel vuoto, per raggiungere l'oceano stretta a lui.
"Ti giuro! Ho avuto una paura a cadere da lassù!" esclamo, ripensando a quel momento.
"Per fortuna Tsubasa non mi ha mai lasciata! E dopo ci siamo spostati poco lontano, dove si riusciva quasi a toccare e..." mi blocco di colpo, imbarazzata.
Presa com'ero dal ricordare, non mi ero accorta che stavo per andare un po' oltre con il mio racconto.
"...E?" domanda curiosa Yukari, stendendosi al mio fianco e avvicinando il suo viso al mio, per non perdersi una parola.
"E niente! Abbiamo nuotato!" rispondo con poca convinzione, accentuando un sorriso un po' forzato.
Purtroppo però, credo che anche un bambino capirebbe che sto omettendo qualcosa e qualcosa d'interessante.
Le mie guance rosso porpora poi contribuiscono di sicuro a smascherarmi.
Ma la mia reticenza a parlare di certi argomenti, non dipende di certo da mancanza di fiducia, nei confronti della mia migliore amica.
Semplicemente, m’imbarazza totalmente parlare di alcune cose.
M'imbarazza da morire!
Yukari assume un’espressione saccente, guardandomi con gli occhi socchiusi, indagatori.
"Certo, come no! Vorresti farmi credere che voi due, da soli e abbracciati in mezzo all’oceano... Avete solo nuotato! Sanae, per favore!"
Non rispondo, continuando a guardarla mentre seria, cambia posizione per mettersi di nuovo seduta sul letto.
"Uno!" riprende convinta, contando addirittura con le dita.
"Sei una bella ragazza e... Cavolo! Quel costume non è che fosse proprio castigato!"
Continuo imperterrita a tacere, sentendo comunque il viso andare a fuoco.
"Due!" e sventola indice e pollice sotto il mio naso.
"Anche a Tsubasa non manca nulla! È un bel ragazzo, con muscoli e tutto il resto al posto giusto!"
Arrossisco ancora di più, ammesso che sia possibile.
Nella mia mente il ricordo delle sue braccia che mi stringono, delle mie mani sulla sua pelle.
"Terzo e più importante!" Yukari mi mostra ancora la mano, come se il concetto dovesse entrarmi bene in testa.
"Vi volete bene e non potete mai stare insieme! Quindi mi vorresti veramente far credere, che non sia successo proprio niente tra voi? Beh, curatevi se è così!"
Yukari ora mi fissa sogghignando, sapendo benissimo che a breve cederò, raccontandole la verità.
"Ci siamo baciati!" esclamo, dandole ragione.
"Contenta?"
La mia migliore amica mi guarda soddisfatta.
"Lo sapevo! Era piuttosto logico!" esclama tutta felice, prima di sdraiarsi di nuovo vicino a me e torturarmi con il suo sguardo indagatore.
"Ma baciati... Baciati?" chiede piano, accentuando le parole, perché vuole che capisca quale tipo di bacio intende.
Nascondo il viso nel cuscino, per non essere più costretta a guardarla in faccia.
"Sì! Baciati, BACIATI!" borbotto, la faccia sempre schiacciata contro la federa di cotone.
Ecco, ora mi aspetto di tutto!
Ma i secondi passano senza alcun commento della mia migliore amica.
Confusa, alzo leggermente la fronte per sbirciare nella sua direzione.
Yukari mi sta guardando in silenzio, ma sulle sue labbra è stampato un sorrisetto divertito, che accentua quando incrocia il mio sguardo.
"Tutte queste storie, Sanae! Ma perché non l'avevate mai fatto prima? Baciarvi davvero, intendo..." esclama poi, per prendermi ancora in giro.
"Yukari!" esclamo, tirandomi su di scatto, sempre più imbarazzata.
Lei ride ma le sue risate si tramutano ben presto in un sorriso dolce, prima di abbracciarmi forte, in uno slancio d'affetto.
Mi aggrappo d’istinto alle sue spalle.
"Sono contenta per te, Sanae!" sussurra piano, stringendomi un po' di più.
"Scusa se ti ho preso in giro, ma credo che ora tu ti senta a pezzi. Sto solo cercando di distrarti e farti sorridere!"
Le lacrime escono dai miei occhi, senza che possa fermarle in nessun modo.
La nostalgia, la tristezza e la solitudine mi raggiungo con una forza senza precedenti.
Yukari se ne accorge e prendendomi per le spalle, mi guarda seria ma con gli occhi lucidi.
"Cos'è quella faccia? Non sarà una scusa per non raccontarmi altro?" cerca di scherzare, riuscendo comunque a strapparmi un sorriso.
"Dai, Sanae! Parti con i dettagli!" e fa l'occhiolino sorridendo.
"Ma dettagli piccanti, ovvio!"
Mi metto a ridere nonostante il pianto.
E per l’ennesima volta, da quando tutto questo ha avuto inizio, ringrazio il Cielo per avermi donato Yukari.
 
 
 
"Dai! Passa quella palla!"
"Veloce, veloce sulla fascia!"
Ferma sulla panchina, osservo il campo da calcio e i ragazzi che si allenano.
Con la testa poggiata tra le mani e i gomiti puntati sulle ginocchia, seguo il movimento della palla, ma senza vederla.
Mi trovo fisicamente al club di calcio, ma realtà sono completamente assente.
La mia mente è concentrata su un solo, unico pensiero.
Non passa giorno ormai, senza che mi ponga la stessa retorica domanda.
Quando potrò rivedere Tsubasa?
E la risposta è sempre, tragicamente la stessa.
Non lo so...
Sospiro abbassando lo sguardo mentre disegno cerchi di terra sul suolo con la punta del piede.
Io ci provo ma abituarsi di nuovo alla sua assenza, è praticamente impossibile.
Mi sforzo davvero di farlo, con tutta me stessa, ma più cerco di ricominciare a vivere senza di lui, più sento che il mio cuore si ribella, senza concedermi pace.
Sorrido amaramente, pensando alla fatica che ho fatto in questi anni, per raggiungere un equilibrio nella mia solitudine.
Ma due soli giorni sono bastati a cancellare mesi e mesi di duro lavoro.
E come immaginavo, ora è anche peggio.
Perché non riesco proprio a darmi pace, non tollerando più questa incertezza, questo odioso non sapere quando rivedrò Tsubasa.
Ogni notte sogno di essere con lui, la mia mente crea dei paradisi effimeri, dove la mia felicità è totale.
Ma ogni mattina il risveglio è sempre così doloroso...
Inizio sempre a piangere, appena mi sveglio.
Piango con intensità e disperazione, proprio come vorrei tanto fare adesso.
Devo ringraziare la presenza della squadra, che involontariamente, non mi permette questo lusso.
Sospiro, prima di alzarmi in piedi per cercare una distrazione, anche se so che niente può liberarmi da questo stato di prostrazione.
Passeggio così lungo la recinzione, una mano scorre sui fili metallici intrecciati, che dividono il nostro club dal campo da baseball.
Una folata di vento gelido mi scompiglia i capelli.
"Ti stanno bene i capelli così... Così più lunghi!"
Li accarezzo, cercando di rimetterli in ordine, passandoli dietro alle orecchie.
Con una mano sfioro le mie labbra, screpolate dal freddo.
"Grazie per essere venuta… Grazie di tenermi ancora nel tuo cuore..."
Stacco le dita dalla mia bocca, come se bruciasse.
Due calde lacrime scendono lente sulle mie guance.
Mordo le labbra, cercando disperatamente di trattenere il pianto, ma è troppo tardi ormai.
Pochi secondi e ne sento scendere altre a bagnarmi il viso.
Sopraffatta dalla tristezza, poggio la fronte contro la rete, stringendo forte con le dita il metallo.
Come se potesse bastare questo, a fermare il dolore che sento.
Non mi sono mai sentita così sola, così persa senza di lui...  
E mi viene quasi da urlare dalla rabbia!
"Sanae..."
La voce di Taro.
Spalanco gli occhi anche se non m'importa che mi veda così, ora non me ne frega più niente.
"È solo un momento, non ti preoccupare..." rispondo con la voce rotta dal pianto, dandogli sempre le spalle.
"Passerà..." aggiungo, sapendo benissimo di mentire.
Perché le lacrime potranno anche passare, ma di certo non la sofferenza che mi porto dentro.
"Cerca di calmarti, Sanae. Stai ogni giorno peggio e così non va bene!"
"E come dovrei stare, secondo te? Sentiamo!" sbotto con rabbia, voltandomi verso Taro, che incredulo, si ferma a qualche passo da me.
"Su, forza! Cosa dovrebbe fare la povera Sanae, per non sentirsi così? Andare al cinema? Leggere un libro? Cosa? Cosa?" inveisco, avvicinandomi a lui.
Ormai il nervosismo e la frustrazione hanno preso il sopravvento, come se non avessi più il pieno controllo di me stessa.
Taro è visibilmente stupito, perché non mi sono mai rivolta a lui in questo modo, anzi credo di non aver mai reagito così contro qualcuno in vita mia.
"Non lo so, Sanae. Sai che sono l'ultima persona in grado di aiutarti in questa situazione, perché non ne ho di soluzioni, nemmeno per me. Ma non puoi lasciare che il dispiacere sia più forte di te, finirai per sentirti male sul serio e questo Tsubasa non lo vuole di certo!" mi esorta, guardandomi con un'espressione seriamente preoccupata.
Le sue parole fanno centro.
All'improvviso provo una grande vergogna per il mio comportamento.
Di riflesso i miei lineamenti si distendono mentre il mio sguardo smette di essere duro.
E mi dispiace davvero tanto per come ho appena trattato Taro! 
Proprio lui che mi hai aiutata così tante volte, perché implicato in una situazione simile alla mia!
Nascondo il volto tra le mani e inizio a singhiozzare, preda ora anche del senso di colpa nei suoi confronti.
E nei confronti di Tsubasa.
Come ti sentiresti Sanae, se vedessi lui al tuo posto in questo stato?
Mi domando, premendo le dita contro la mia faccia.
"Mi dispiace, Taro!" balbetto, stringendo i pugni sulle guance.
"Scusami, non volevo!" aggiungo mentre lo vedo avvicinarsi.
Quando mi raggiunge, mi abbraccia, cingendo le mie spalle scosse dal pianto.
Mi aggrappo a lui con tutta me stessa, sperando che possa perdonarmi ma anche aiutarmi a liberare il dolore che sento.
"Non fa niente, tranquilla..." sussurra, accarezzandomi la testa.
"Ti capisco, lo sai! So quello che provi!"
"Appunto!" esclamo, tenendo sempre lo sguardo basso per la vergogna.
"È ancora peggio! Non te lo meritavi! È solo che io..." e non riesco a finire la frase, perché il pianto non mi lascia fiato.
"Lo so, Sanae..." mi rassicura, ascoltando i miei singhiozzi.
"Lo so..." mi consola comprensivo, come farebbe proprio un vero amico.
E mi sento ancora più un'ingrata...
 
 
 
"Signorina Nakazawa, si può fermare un attimo per cortesia!"
L'espressione del professor Tadai è tremendamente seria. 
"Certo..." rispondo perplessa, facendo cenno a Yukari di aspettarmi fuori.
Quando tutti i miei compagni di club se ne sono andati, il professore m’invita a sedermi di nuovo, su una delle poltroncine della prima fila.
Obbedisco mentre il professore si appoggia con la schiena al palco, incrociando le gambe e iniziando a pulire gli occhiali con un lembo del maglione.
Fisso curiosa la sua espressione seria mentre li riposiziona lentamente sul naso.
“Ha più scritto di recente, signorina?"
"Sì..." rispondo un po' titubante, non capendo dove voglia andare a parare.
"Come mi ha consigliato di fare lei..."
Il professore nasconde un sorriso ambiguo dietro a una mano.
Non riesco proprio a capire questo suo atteggiamento strano.
"Sono stato contattato da una casa discografica a suo riguardo..."
Spalanco gli occhi.
Che ha detto?!
Il viso del professore rimanere impassibile, davanti alla mia reazione stupita.
"Dei talent scout l'hanno sentita cantare al concorso nazionale e sono rimasti colpiti. Quando hanno saputo poi che è stata lei a scrivere la sua canzone, sono diventati entusiasti. Vorrebbero altro materiale, dei demotapes d'ascoltare prima di un'eventuale proposta di contratto."
Sono scioccata e incredula.
Mi trattengo a stento dal chiedere al professore, se non sia impazzito o cosa.
"Assolutamente no! Quello che scrivo sono solo cose mie! Non ho mai pensato di fare la cantante, professore! Butterfly è stata un imprevisto, come lei ben sa!" rispondo convinta, senza nessuna esitazione e alzandomi, faccio per andarmene, in modo che non abbia tempo di ribattere.
O forse ho solo paura, che possa tentare di convincermi.
"A loro non interessa se i suoi testi sono autobiografici o se sta parlando della sua vicina di casa! Vogliono la sua voce e la sua musica, qualunque sia la sua ispirazione. E questo sarà valido anche per la gente che vorrà ascoltarla!" esclama sicuro il prof. Tadai ed è come se non avessi mai parlato. 
Lo fisso seria ora, risentita dal suo ignorare le mie ragioni.
"Lei ha ricevuto un dono, che non sapeva di avere fino a poco tempo fa..." e fa un passo verso di me.
"È vero, anche altri potranno ascoltare quelli che sono i suoi sentimenti, ma la sua voce, in questo modo, potrà raggiungere i veri destinatari delle sue emozioni!"
Il professore mi sorride ora, come a voler sottolineare le ultime parole del suo discorso.
"Potrà arrivare dove il suo corpo non può andare..."
Arrossisco, perché è stato volutamente toccato il mio nervo scoperto.
La mia voce arriverà da lui, lui potrà sentirmi...
"Per non contare il fattore economico! Un contratto discografico è garanzia di un bel conto in banca e così potrà permettersi tutti i viaggi oltreoceano che vuole, senza preoccupazioni!"
Il suo sorriso ora diventa malizioso e a me non resta che morire d'imbarazzo.
Il prof. Tadai scruta soddisfatto la mia reazione, dopo aver fatto leva sul mio punto debole.
Sospiro mentre comincia a farsi strada dentro di me, la tentazione di accettare.
Per un attimo immagino a quanto sarebbe bello, se potessi avere la possibilità di raggiungere Tsubasa di frequente.
Tra un anno poi finirò le superiori e arriverà il momento di decidere cosa fare della mia vita.
Rifletto su quanto la musica mi abbia aiutato in questi mesi e alla liberazione che provo, anche solo per pochi minuti, ogni volta che mi metto a scrivere davanti a un pianoforte.
Concretizzando le mie sensazioni, le gioie e i bei ricordi.
Ma anche le mie debolezze e spesso la solitudine.
"Ci penserò!" rispondo per temporeggiare, pur sapendo che forse ho già deciso.
Il professore sorride, perché ormai mi conosce fin troppo bene, per non sapere quali siano i miei pensieri.
Dopo essermi congedata da lui, esco dall’aula sentendomi un po' più leggera.
Perché c'è di nuovo una speranza nel mio cuore, legata a un nuovo impegno.
Forse il tempo sarà di meno un peso, occupata in un obbiettivo così grande.
E forse troverò un po' di pace, ora che ho trovato anch'io un sogno da realizzare.
 
 
 
 
 
Come prima cosa, ci tengo a precisare che da questo momento Sanae non diventerà la nuova lolita del pop!^^'
Non vorrei che pensaste che voglio fare di lei la nuova Britney Spears! Con il dovuto rispetto per i fans di quest’ultima.^^
Spenderò quindi due righe per spiegarvi il motivo di questa mia scelta.
Desidero semplicemente dare a Sanae una sorta di emancipazione da Tsubasa e dal suo amore per lui.

Voglio renderla indipendente, nel senso che voglio che abbia anche lei la sua dimensione, non limitandosi ad essere solamente "la ragazza del Capitano".
Per questo ho voluto che anche lei avesse un’occasione speciale e l’opportunità di esprimersi in qualcosa, che non si collegasse direttamente al "mondo" di Tsubasa.
Ho escluso per lei qualsiasi carriera concernesse il calcio/lo sport proprio per questo motivo e non ho voluto nemmeno che la sua attività si basasse su qualcosa di "fisico", nel senso dell’aspetto.
La bellezza è sempre un dono, ma il talento è tutta un’altra cosa.
Così le ho donato, appunto, una voce e un talento musicale, anche se ha l’inizio, Sanae non sa di averli e per aiutarla a compiere questo cammino, ho inventato per lei il professor Tadai.
La mia è semplicemente una scelta diversa, mirata all’emancipazione personale ed economica del mio personaggio, che deve essere Sanae in primo luogo poi la ragazza di Tsubasa.^^
E ora i consueti saluti...
Ringrazio infinitamente tutti quelli che continuano a leggere "Butterfly" e tutte le persone che mi hanno contattata personalmente.
Un saluto particolare a chi ha recensito, con la speranza che questo capitolo transitorio sia stato ugualmente di gradimento.
Passare dai capitoli dell’incontro alla vecchia routine di Sanae non è stato facile, ammetto che ci sia un sali e scendi emotivo notevole e se devo essere onesta, trovarmi a scrivere in assenza di Tsubasa, mi è dispiaciuto più di quanto credessi... Ma pazienza!^^'
Come ultima cosa vorrei mandare un saluto speciale ad una persona simpatica e carina, scusandomi per averle dato del "pirla" la prima volta che ci siamo conosciute!^^Un bacio!
Con questo è tutto anche 'sta volta, a presto...
OnlyHope^^
 

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Capitolo 15
*** La ragazza di Parigi ***


BUTTERFLY

CAPITOLO 15

La ragazza di Parigi

 
 
 
"Hanno aperto una nuova sala giochi, potremmo andarci dopo gli allenamenti. Tu che ne dici?"
Ishizaki si rivolge Taro con il suo solito sorriso allegro, ma quest'ultimo rimane impassibile, senza degnarlo di uno sguardo.
Temo che non abbia ascoltato nemmeno una parola.
Ishizaki allora si volta verso me e Yukari, con aria interrogativa.
"È così da stamattina!" esclamo, alzando le spalle.
"Ma tu non te ne sei accorto, visto che hai dormito in classe per la maggior parte del tempo!" concludo, dandogli una sonora pacca sulle spalle.
"Andiamo, Ryo! Avevi promesso che mi avresti accompagnata in quel negozio di scarpe. Sbrighiamoci o faremo tardi!" e senza aspettarsi una risposta, Yukari prende sotto braccio il suo ragazzo e lo trascina via di peso.
"Ci vediamo domani, ragazzi!" ci saluta, tirando prepotentemente il povero Ishizaki, che abbassa lo sguardo sconsolato mentre alza mesto una mano.
Taro sorride, finalmente tornato tra noi su questa terra.
Ne approfitto per chiedergli cosa gli stia succedendo oggi.
La sua reazione alla mia domanda però è piuttosto strana, visto che distoglie lo sguardo e arrossisce appena.
"Ieri ho ricevuto una mail da parte di Azumi..." si schiarisce la voce.
"Ha intenzione di tornare in Giappone dopo il liceo, così pensa di venire a Tokyo, per prendere informazioni sulle varie università..."
Ma Azumi chi?
All’improvviso ho un'illuminazione.
Deve essere la ragazza che vive a Parigi! 
"Davvero?!" esclamo felice mentre camminiamo in direzione di casa mia.
"E quando arriverebbe di preciso?"
Taro esita un po' prima di rispondermi.
"La settimana prossima..." e sospira, stranamente in maniera un po' avvilita.
Lo fisso allibita, perché non riesco a capire, come non faccia a non essere felice, a causa di questa magnifica notizia!
"Beh? Che c’è? Non sei contento?" chiedo, inclinando la testa e aggrottando le sopracciglia.
Taro sospira ancora poi si volta a guardarmi.
"Vedi, Sanae... Vorrei chiederle di venire qui in città..." esclama, senza distogliere lo sguardo.
"Ma non saprei proprio come ospitarla! Non posso di certo dirle di venire a stare a casa mia!"
"Scusa, perché no?" chiedo sbattendo le palpebre, come se la mia domanda fosse la più logica del mondo.
"Ma perché no!" risponde convinto, come se invece fosse la più stupida del mondo.
"Tu in Brasile sei stata a dormire da Tsubasa? Non mi sembra proprio!" conclude un po' nervoso e arrossendo.
"Beh, no..." sussurro imbarazzata.
"Ma con i soldi del primo premio, ho potuto prenotare un albergo!" aggiungo, quasi a giustificarmi.
"Sanae, lei è solo una ragazza delle superiori come noi. Non può permettersi soggiorni costosi, lo sai benissimo!"
Lo osservo in silenzio, notando il suo stato di agitazione.
"E non può venire da me!" aggiunge, ancor prima che io possa aprire bocca.
Continuo a fissarlo, non capendo proprio tutto questo nervosismo.
O meglio la capisco, ma mi lascia perplessa ugualmente.
"Ma che tipo di rapporto hai con Azumi?" chiedo a bruciapelo, quando credo di aver capito il tassello mancante della questione.
Taro mi fissa ancora ma senza rispondere, così gli sorrido per incoraggiarlo a parlare.
"Siamo una sorta di Tsubasa e Sanae..." borbotta, prima di fare una pausa.
Lo guardo allibita, non capendo dove voglia andare a parare.
"Però meno espliciti!" aggiunge, in maniera ancora sibillina.
Cerco di dare un senso alle sue parole, ma più ci penso e meno mi sembrano comprensibili.
"Mi stai prendendo in giro, Taro?" domando, afferrandolo per un braccio per costringerlo a fermarsi.
"No!" risponde alzando le spalle, come se fosse piuttosto ovvio.
"Allora che vuol dire? Spiegati!" esclamo, allargando le braccia e scuotendo la testa.
Taro prende un grosso respiro per farsi coraggio, nemmeno dovesse affrontare chissà quale difficoltà.
Lo fisso seria, rimanendo impalata in mezzo al marciapiede, le mie braccia incrociate sul petto.
"Intendo che ci piacciamo, ma non ce lo siamo mai detti..." e il suo viso assume un'aria un po' triste ora.
"Capirai che in queste condizioni, non posso proprio dirle di venire a passare qualche giorno a casa mia! Con mio padre presente poi!"
Rimango a fissarlo perplessa mentre lui mi osserva di sottecchi, come a voler carpire una reazione dal mio sguardo.
"E tu avevi il coraggio di prendere in giro me?!" esclamo, poggiando le mani sui fianchi e inclinando la testa. 
Taro arrossisce ancora di più e inizia a farfugliare, che nel suo caso è tutto molto diverso poi riprende a camminare, tagliando così il discorso.
Lo seguo allontanarsi, cercando nelle mia mente una soluzione a questa situazione.
In che modo potrei aiutarlo?
Perché mi rattrista troppo vederlo così pensieroso e giù di morale.
"Può venire a casa mia!" esclamo all’improvviso.
Avrei dovuto arrivarci fin da subito!
Taro si ferma poi si volta a guardarmi, sbigottito.
"Dico sul serio! Non ci sono problemi!" cerco di convincerlo, sempre più sicura dell'idea geniale che ho appena avuto.
Quando lo raggiungo, poso una mano sul suo braccio e gli sorrido, per convincerlo.
"Ma... Sei sicura, Sanae?" mi chiede titubante.
"Non so se sia il caso..." prova ad aggiungere, ma lo interrompo subito.
"È deciso, Taro! Azumi starà da me! Quindi avvertila che può trattenersi qualche giorno in più qui in Giappone!" esclamo sorridente, prima di riprendere a camminare.
Mi sento così fiera di me stessa, per aver trovato la soluzione al suo problema!
Quando mi accorgo però che Taro non mi ha raggiunta, mi volto a cercarlo.
"Forza, andiamo!" lo esorto con un cenno della mano mentre mi osserva con un'espressione sempre stupita.
Rimane immobile ancora per un po' poi s'incammina, con una nuova luce nello sguardo.
Ed io sono davvero felice di poterlo aiutare.
Ripagando almeno un po', tutto quello che lui ha fatto per me, in questi ultimi tempi.
 
 
 
"Non sei sana di mente, Sanae!" esclama Yukari mentre gira nervosamente il caffè, che le ho appena versato.
"Perché? Cosa ho fatto che non va?" le chiedo, fissando stupita la sua faccia ombrosa.
Mi siedo di fronte a lei, non capendo la sua agitazione, che la porta a sbattere rumorosamente il cucchiaino, contro la porcellana della tazza del servizio buono di mia madre.
"Andiamo, Sanae! Invitare a casa tua questa Azumi! Ma se nemmeno la conosci!" mi rimprovera, smettendo di girare vorticosamente il caffè.
E sarebbe questo il problema?!
"E allora?" insisto un po' irritata.
"Faremo amicizia!"
"Potrebbe essere una persona odiosa e questo non lo puoi sapere!" continua imperterrita Yukari, decisa a voler smontare a tutti i costi le mie convinzioni.
"Piace a Taro, quindi sarà sicuramente una brava ragazza. Non ho dubbi!" le rispondo, cercando di dissuaderla, perché nessuno mi può togliere dalla testa, che Azumi sia proprio così.
"E poi non si vedono da così tanto tempo! Sono davvero contenta di aiutarli!" esclamo sorridendole, con la speranza di trasmetterle questo mio entusiasmo.
Yukari mi osserva, rimanendo impassibile finché la sua espressione cambia e si addolcisce.
"Ti stai immedesimando troppo, Sanae… " sussurra, sospirando.
"Facendo incontrare quei due, non sentirai di meno la mancanza di Tsubasa…" sentenzia usando un tono calmo, per non ferire i miei sentimenti.
Stupita, la fisso per un attimo poi abbasso lo sguardo.
Le lacrime iniziano ad annebbiarmi la vista.
Rifletto sulle parole di Yukari e sento che in fondo, non ha tutti i torti.
Voglio aiutare Taro con la ragazza di cui è innamorato ma...
Una parte di me rivede nella sua situazione, un qualcosa di me e Tsubasa.
E alla fine è noi che voglio far incontrare, come se fossimo loro.
Tristemente, alzo di nuovo gli occhi sulla mia migliore amica, che mi guarda preoccupata.
Trattengo un attimo il respiro, per evitare di mettermi a piangere.
"Forse è come dici tu..." ammetto con voce tremante.
"Ma se anche fosse, che cosa ci sarebbe di male?" le chiedo, deglutendo e mordendomi le labbra.
"Niente, Sanae. Niente..." risponde con dolcezza Yukari.
"Però è importante, che tu non ti nasconda dietro i sentimenti degli altri…"
Annuisco e riabbasso lo sguardo.
Le lacrime scendono lente lungo le mie guance mentre mi copro il viso con le mani.
Ha proprio ragione.
Non ci si può nascondere nella vita, mai da nessuno... 
Ma tantomeno da se stessi.
 
 
 
"Ehi, Yukari! Ma quando arriva Taro?" esclama Ishizaki quasi piagnucolando.
Non contendo sbatte le posate sulla tavola, come un bambino che pretende la sua pappa.
"Io ho fame!" aggiunge, prima che la mia migliore amica gli assesti uno scappellotto in testa, alzando gli occhi al cielo.
"Falla finita, Ryo!" lo rimprovera, proprio come se fosse una mamma, invece che la sua ragazza.
Tutta la squadra ride e anch'io sorrido divertita, vedendoli battibeccare come sempre.
Ma quando i miei occhi si posando per un attimo verso l'ingresso del locale, Taro si affaccia nella sala, in compagnia di una ragazza carina.
Emozionata, rifilo una gomitata veloce al braccio di Yukari.
Ma il mio gesto non attira solo la sua attenzione ma anche quella di tutta la tavolata, che si volta curiosa verso l'ingresso.
Così lo mettete in imbarazzo, stupidi! 
Ma Taro mi sembra già abbastanza imbarazzato di suo, ora che ha raggiunto il nostro tavolo.
Non so decidermi se è per il nostro atteggiamento curioso o per la vicinanza di Azumi, che deve essere con lui già da qualche ora.
Lo vedo comunque mantenere un certo autocontrollo.
"Loro sono i miei compagni di squadra!" esclama, rivolgendosi alla ragazza accanto a lui, che sorride anche lei imbarazzata.
"Ci sono proprio tutti, eccetto Tsubasa! Ma a rappresentarlo c'è qui la sua amata consorte!" e mi indica tra le risate generali.
Arrossisco prima di alzarmi in piedi, per presentarmi.
"Piacere, Sanae!" e le stringo la mano mentre mi sorride gentilmente.
"La consorte, appunto!" esclamo poi per metterla a suo agio, attirando di nuovo l’attenzione dei ragazzi su di me.
Tanto ci sono abituata!
"Ciao! Io sono Azumi!" risponde decisa alla mia stretta.
"Ti ringrazio per avermi invitata a stare da te! Sei stata davvero molto gentile!" aggiunge con sincera gratitudine, arrossendo un po'.
"Figurati!" esclamo con gioia, felice che la prima impressione di Azumi corrisponda a quanto mi ero immaginata sul suo conto.
"Lei è Yukari! L'altra manager della squadra!" 
Senza trattenere l'entusiasmo, le presento la mia migliore amica, che rimane seduta, salutando la nuova arrivata con un sorrisetto e un cenno della mano.
"È proprio carina, vero?" sussurro piano all’orecchio di Yukari mentre Taro continua il giro della tavolata, con colei che spero diventerà presto la sua ragazza.
La mia amica mi guarda con sufficienza, alzando il mento.
"Sì, caruccia. Trovo che ti assomigli pure un po'!" risponde, guardandomi con un'espressione strana, difficile da decifrare.
"Beh, Taro doveva per forza trovarsi una ragazza simile a quella del suo amico del cuore!"
Spalanco gli occhi incredula.
Non posso aver sentito bene!
"Ma che ti prende, Yukari?" le chiedo, aggrottando le sopracciglia.
"Tutte le volte che nomino Azumi, te ne esci con delle battutine acide! Stasera poi te la stai prendendo persino con me e Taro!"
"Non è vero!" mi risponde seccata, le sue guance che si tingono di rosa.
"Sì, che è vero! Tutte le volte sembra che ti innervosisca parlare di lei!" sbotto guardandomi intorno, cercando di mantenere un tono di voce basso.
Non voglio attirare l'attenzione degli altri su questa nostra assurda discussione.
"Beh, se tu la nominassi qualche volta in meno, magari la smetterei!" mi risponde stizzita, voltando il viso da un'altra parte.
Rimango senza parole, finché non capisco quale sia in realtà il suo problema.
E allora scoppio a ridere, così tanto d’attirare la sua attenzione.
"Che ti prende?" mi chiede, fissandomi mentre arrossisce.
Poggio la testa sulla sua spalla, senza smettere minimamente di sghignazzare.
"Sei proprio stupida, Yukari!" esclamo, stringendomi forte al suo braccio, prima di guardarla ancora negli occhi.
"La mia migliore amica sei sempre solo tu!" e detto questo, le do un pizzicotto sulla mano.
Yukari è totalmente imbarazzata ora, perché ho colto nel segno.
"Sciocca!" borbotta, abbozzando un sorriso mentre continuo a ridacchiare.
"Che c'è da ridere, ragazze?" 
Taro ci ha raggiunte un'altra volta e Azumi prende posto a tavola accanto me.
Le sorrido prima di riportare la mia attenzione su Yukari e bisbigliare al suo orecchio un'altra presa in giro.
"Mi hai preso per pazza? Dopo il ragazzo in un altro continente, credi che voglia avere anche la mia migliore amica dall'altro capo del mondo?! Ma io mi accontento di te, Yukari!" e le tiro una ciocca di capelli, tenuti legati dalla coda di cavallo.
"Scema..." borbotta compiaciuta prima di darmi una leggera gomitata.
 
 
 
Apro la porta della mia stanza e accendo la luce, prima di far accomodare Azumi.
Ora siamo rimaste sole e mi sento un po' nervosa, perché in fondo aveva ragione Yukari.
Non ci conosciamo ed è ovvio che ci sia un po' d’imbarazzo tra noi in questo momento.
Azumi si guarda intorno curiosa, dopo aver lasciato la valigia accanto alla mia scrivania.
La osservo mentre i suoi occhi si spostano in ogni direzione, come succede sempre quando ci si trova in un ambiente sconosciuto.
Il suo sguardo però si ferma, posandosi sulla foto che tengo sul comodino.
"Quello è Tsubasa!" esclamo avvicinandomi a lei, felice d’aver trovato un argomento, con cui poter rompere il ghiaccio.
Azumi annuisce sorridendo, mi ricordo solo ora, che lei lo ha già conosciuto tre anni fa, al mondiale giovanile di Parigi.
"Quanto tempo è che state insieme?" mi domanda, così a bruciapelo.
"Ehm... Due anni e mezzo!" rispondo un po' imbarazzata, prendendo la cornice e sedendomi poi sul letto.
Osservo questa foto, come ho già fatto un milione di altre volte, finché dal mio petto non esce un sospiro.
"Se consideriamo anche il tempo che non ci vediamo, altrimenti molto, molto meno!" aggiungo, abbozzando un sorriso mentre Azumi si siede accanto a me.
"Come hai conosciuto Taro?" le chiedo, cercando di allontanare il pensiero doloroso sulla lontananza di Tsubasa.
"A una mostra di suo padre, l'estate prima di entrare alle medie!" risponde allegra e le sue guance si colorano di rosa.
"Mia madre è fissata con tutto ciò che viene dal Giappone! Ha una sorta di maniacale ricerca di tutto quello che può ricordarle casa!" esclama, sistemandosi più comodamente sul letto.
"Le è bastato sapere di questa mostra di un giapponese a Parigi, per trascinarmi con lei all'esposizione! Avevo undici anni, immagina la gioia di partecipare a questo evento!" e gira le mani in aria, strappandomi un sorriso divertito.
"Mentre gironzolavo annoiata per la sala, piena di adulti eleganti e noiosi, ho intravisto in lontananza un ragazzino, con un pallone da calcio sotto braccio..."
"Taro!" esclamo, riconoscendo la sua mania infantile, di portarsi dietro il pallone in ogni posto!
Sorrido, perché anche qualcun altro mantiene questa abitudine, nonostante sia cresciuto già da un pezzo.
"Già, Taro... Mi sono subito avvicinata a lui, felice com'ero d'aver incontrato un coetaneo, in mezzo a tutta quella gente incravattata! Sai, credo di averlo anche spaventato, poverino! Non sono esattamente calma come sembro..."
Azumi sorride imbarazzata, prima di continuare il suo racconto.
"Abbiamo passato il pomeriggio a chiacchierare e disegnare, rubando dei fogli di carta bianchi dalla cartella del padre di Taro."
La sua espressione mi sembra così dolce mentre mi parla di lui, ricordando il loro primo incontro.
Le sue guance hanno preso un colorito quasi febbricitante, nel suo sguardo brilla una luce, in grado di rendere ancora più luminoso il suo viso.
Azumi sposta con un movimento delicato la frangia dagli occhi, che vagano ora per la stanza, persi in chissà quale immagine dolce, che appare solo nella sua mente.
"A settembre ci siamo ritrovati in classe insieme ed è stato così, fino al suo rientro in Giappone!" fa una pausa, sospirando.
"Ma quel tempo è stato più che sufficiente per..." non termina la frase ma non avrebbe avuto comunque motivo di farlo.
Il senso delle sue parole non ha bisogno di altro, per essere colto immediatamente.
"Sto tornando in Giappone per lui!" esclama senza distogliere gli occhi dai miei, in un atteggiamento forte e coraggioso.
"Lo so..." le rispondo annuendo, perché riesco a capire ciò che l’ha spinta a tanto.
"Ma lui no..." sussurra ora, spostando lo sguardo di lato e iniziando a tormentare pensierosa una ciocca di capelli.
"Magari lo spera, Azumi!" esclamo con un sorriso incoraggiante, posando una mano sul suo braccio.
Azumi mi fissa seria poi sul suo viso appare il sorriso più bello, che le abbia mai visto fare in tutta la serata.
"Grazie per avermi ospitata a casa tua! Nemmeno ci conoscevamo..."
"Non ringraziarmi!" la interrompo, scuotendo la testa.
"Mettiamola così... Se un giorno verrò a Parigi, saprò a quale porta andare a bussare!" aggiungo ridendo, buttandola sullo scherzo.
"Ma è la città degli innamorati! Non puoi venire da sola!" obbietta allegra Azumi.
"Beh... Vorrà dire che sarò costretta a rapire qualcuno in Brasile, allora!"
Scoppiamo a ridere, poggiandoci l'una all'altra.
Nel mio cuore un vago senso di serenità.
Osservo il viso di Azumi mentre sorride e ripenso all’espressione estasiata, che Taro ha avuto dipinta sul volto per tutta la sera.
E arrivo alla conclusione, che può essere vero…
Dare una mano a loro due, non può aiutare anche me e Tsubasa ma si può essere felici, anche per questo...
 
 
 
 
Un saluto veloce questa volta!
Vorrei salutare, come sempre, tutte le persone che leggono e recensiscono la MIA Butterfly.^^
Vi chiedo scusa per il ritardo nell'aggiornamento, è la prima volta che accade e questo mi dispiace molto.
Ho avuto qualche problema questa settimana ma dato che tutto sembra essersi risolto, spero di ritornare al mio ritmo precedente!^^'
Un bacio grande, spero che il capitolo vi sia piaciuto...
Scappo! A presto, OnlyHope!^^

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Capitolo 16
*** Sogni ad occhi aperti ***


BUTTERFLY

CAPITOLO 16

Sogni ad occhi aperti
 
 
 
 
"Non riesco proprio a trovarlo!" esclamo al cellulare, entrando nel cortile di scuola.
Il sole mi bacia la fronte, in questo caldo pomeriggio di vacanze primaverili.
"Hai guardato allo spogliatoio, giù al campo? Mi sembra che l’ultima volta lo avessi con te agli allenamenti!"
Yukari tenta di darmi dei suggerimenti mentre cerco di fare mente locale, su dove abbia lasciato il mio lettore mp3.
"Andrò a dare un'occhiata, allora! Tanto sono già a scuola!" e mi dirigo con passo deciso verso il campo da calcio, buttando un ultimo sguardo all’orologio.
"A scuola? Perché?" 
"Devo vedere il professor Tadai, deve darmi alcune bozze…" le rispondo, tenendo il telefonino tra la spalla e il mento, mentre cerco le chiavi dello spogliatoio nella borsa.
"Ci vediamo tra un’oretta ai cancelli, allora? Così faremo in tempo a vedere il primo spettacolo!"
"Ok! Ci vediamo lì, a dopo!" la saluto mentre chiudo il telefono e mi avvicino al vecchio edificio, situato proprio davanti al campo da calcio.
Quando sto per inserire la chiave nella serratura però, mi accorgo che la porta è già aperta.
Strano! 
Ma con un’alzatina di spalle, giro la maniglia e...
Sono già pentita di averlo fatto!
Oh mio...
Taro e Azumi mi fissano, imbarazzati. 
Ferma, impalata come uno stoccafisso, rimango a fissarli.
Le braccia di lei sono ancora strette intorno al collo di Taro.
Lui invece le circonda la vita e una mano, noto, è infilata sotto la sua maglia, all'altezza dei reni.
Come possono capitare tutte a me?!
"Oh, io ecco... Ero venuta per cercare il mio p3..." inizio a blaterare agitata mentre i due continuano a guardarmi, stupiti e sempre di più imbarazzati.
"Cioè mp3... Il lettore! Già… Eh, eh, eh..." aggiungo, mentre a tentoni, cerco di afferrare la maniglia della porta, per uscire e togliermi al più presto dai piedi.
Azumi nel frattempo mi sorride, poggiando la fronte al mento di Taro.
"Ah, ah..."  borbotta quest'ultimo e le sue guance si tingono ancora più di rosso.
Resto immobile a fissarli, un'altra manciata di secondi.
"Scusatemi tanto!" esclamo poi e più veloce della luce, giro su me stessa ed esco dalla porta, chiudendola poi alle mie spalle, con poca delicatezza. 
Agitatissima, cammino spedita a testa bassa, senza accorgermi di nulla.
Nemmeno delle urla, che provengono dal campo da baseball.
Una palla sfiora sibilando la mia spalla destra.
È stato così imbarazzante averli interrotti!
Però...
All’improvviso mi blocco e mi volto a guardare verso lo spogliatoio, che s’intravede in lontananza.
Ma questo vuol dire che... 
Un sorriso radioso distende i lineamenti del mio viso mentre osservo il vecchio edificio, dal quale non vedo uscire ancora nessuno.
Sono felice per te, Taro... 
E sorrido ancora, prima di voltarmi e tornare a camminare, in direzione dell'aula di musica.
In fin dei conti, tutto questo è che anche merito mio!
 
 
 
La musica del pianoforte si diffonde nel corridoio deserto, come a voler sopperire l’assenza degli studenti, che di solito lo animano allegramente.
Lascio che la melodia entri nella mia testa mentre cammino in direzione dell’auditorio.
D'istinto, mi volto a guardare lungo la vetrata, da cui entrano tiepidi raggi di sole.
Mi avvicino alla finestra e faccio scorrere l'anta di vetro, i miei gomiti si poggiano poi sul davanzale.
I ciliegi del cortile sono tutti in fiore...
Chiudo lentamente gli occhi, cullata dalle note.
Non ho mai sentito questa canzone, che riesce a trasmettermi un forte senso di nostalgia.
Mi lascio trasportare lontano e la mia mente vola, nel mio oceano fatto di ricordi.
Un viso e dei capelli bagnati che ricoprono gli occhi mentre un sorriso felice si allarga sul volto.
Subito dopo, un manto di stelle sopra la mia testa e quegli occhi ancora, che mi guardano emozionati e seri.
Velati di tristezza...
Tsubasa...
Apro di nuovo le palpebre, quel tanto che basta per tornare alla realtà, ai ciliegi in fiore, che mi ricordano quanto sia lontana da lui.
Sospiro, allontanandomi dalla finestra aperta prima di rimettermi a camminare.
Quando raggiungo la porta dell'aula, la musica è svanita, come se fosse finita una magia.
Traendo un ampio respiro, sorpasso la soglia, cercando di assumere un’espressione serena.
Non voglio che il professor Tadai mi sgridi ancora...
Ma con mio enorme stupore, scopro che non è lui al pianoforte ma un ragazzo, di cui non riesco a scorgere il volto, coperto com'è dagli spartiti che sta riordinando.
Mi avvicino al palco curiosa mentre due occhi scuri spuntano sopra i fogli di carta.
"Ciao, Nakazawa!" esclama il ragazzo, abbassando gli spartiti e sorridendo allegro.
Takeshi Seii!
"Ciao! Che ci fai qui?" gli chiedo subito, dato che le attività del club sono sospese durante le vacanze di primavera.
Seii sorride ancora, prima di rispondermi che è venuto a scuola, per incontrare il prof. Tadai.
Un leggero imbarazzo mi pervade, sentendo parlare del suo appuntamento col professore.
In fondo se non fossi stata scelta io per al concorso, sarebbe stato lui a partecipare e mi fa sentire un po' in colpa, avergli soffiato quell’opportunità.
Ma Seii non me l'ha mai fatto pesare, anzi!
Si è offerto fin da subito come musicista e dopo la vittoria, è stato uno dei più affettuosi a congratularsi con me.
"Di chi è quella canzone che suonavi al piano?" domando, poggiandomi al legno del palco.
Seii si alza dal pianoforte poi si gira, guardandomi sorpreso e...
Confuso, direi.
"È molto bella, mi ha commossa..." aggiungo sincera sostenendo il suo sguardo, finché non lo riabbassa.
"È mia. L'ho scritta io…" risponde con un tono di voce calmo e dandomi le spalle, infila gli spartiti dentro la sua tracolla.
Stupita, lo osservo mettere la borsa intorno al collo prima di voltarsi ancora verso di me.
Mi sorride ora, anche se mi sembra imbarazzato.
"Wow!" esclamo, poggiando il viso tra le mani.
"È davvero bella, Seii! Un po' triste... Malinconica, forse..." e mio sguardo si posa sul pianoforte a coda alle sue spalle.
"Ma si sa che ultimamente sono sensibile a certe cose!" esclamo poi, cercando di scherzare e posando di nuovo gli occhi su di lui.
"Già..." è la sua risposta laconica, accentuata dall'abbozzo di un sorriso, che sembra più una smorfia.
Arrossisco abbassando lo sguardo, perché so fin troppo bene cosa sottintende quel già.
"Lo sappiamo tutti che non vivi più, così lontana dal tuo ragazzo! Poverina!" 
Non mi piace essere commiserata, soprattutto per questo, perché nessuno può sapere quello che provo e come sia la situazione tra me e Tsubasa.
Sto per rispondergli che va tutto bene, cercando di non sembrare troppo acida, quando il bidello bussa alla porta aperta, attirando la mia attenzione su di lui.
"Nakazawa, il professor Tadai si scusa! Ne avrà ancora per molto alla riunione dei professori, per il nuovo anno scolastico. Le manda comunque questo!"
E prima di andarsene di nuovo, mi porge una busta gialla, notevolmente voluminosa, che infilo velocemente nella borsa, ringraziando.
Un'occhiata all'orologio, sono nettamente in anticipo rispetto al mio appuntamento con Yukari.
Ma se non posso parlare con il professore, tanto vale andare ugualmente ad aspettarla ai cancelli.
"Allora io vado, ti saluto!" esclamo in direzione di Seii, incamminandomi poi verso l’uscita.
"Beh, vengo anch'io, visto che il prof. Tadai ci ha dato buca!" e con un salto scende dal palco.
Così usciamo dall’aula e camminando al suo fianco, avverto un profumo.
È un aroma dolce, di pesche e ciliege.
Strada facendo, Seii inizia a chiacchierare del più e del meno.
Mentre oltrepassiamo il portone che da sul cortile, mi confessa che gli piacerebbe cambiare classe, quest’ultimo anno delle superiori.
"Ho bisogno di cambiare aria!" esclama allegramente e io non posso non stupirmi un po'.
Nanami Makimura, la sua ragazza, è stata sempre in classe con lui in questi due anni.
E se lo sentisse, non credo che sarebbe moto contenta, di questa sua voglia di novità! 
"Nakazawa, ma ora torni a casa?”
Mi volto a guardarlo confusa.
"Posso accompagnarti e anzi... Potremmo fermarci a prendere qualcosa di caldo prima, se ti va!" propone all'improvviso, spiazzandomi completamente.
Sto per rispondergli che ho un appuntamento con Yukari, quando la mia migliore amica ci raggiunge, urlando il mio nome a squarciagola.
"Sanae, già qui? Ho fatto bene a venire prima, allora!" esclama felice, voltandosi poi verso il ragazzo affianco a me.
"Ciao, Seii!"
Lui le risponde con un sorriso e un gesto della mano.
"Allora sarà per un’altra volta, Nakazawa. Ci vediamo!" si rivolge di nuovo a me, prima di salutarci e allontanarsi oltre i cancelli.
"Un'altra volta cosa?" chiede stupita Yukari, voltandosi a guardarmi.
Le spiego la proposta di Seii, sottolineando la sua gentilezza ma anche il mio stupore.
"Mm... Allora potrebbe essere vero, quello che si dice in giro..." la sento borbottare, poggiando una mano sul mento e fissando il punto preciso, in cui è scomparso il nostro compagno di corso.
Quando il suo sguardo torna su di me, assume un'espressione strana, fissandomi con gli occhi, stretti a fessura.
La guardo, sbattendo le palpebre, completamente estranea ai suoi pensieri.
"Allora andiamo, Sanae! Ci aspetta il cinema!" esclama poi allegra, come niente fosse, afferrandomi per un braccio.
Non so perché, ma ho la netta sensazione che abbia volutamente cambiato discorso.
Ma non ci do troppo preso, perché il ricordo della mia recente figuraccia, prende subito il sopravvento.
"Yukari, tieniti forte! Perché questa ti farà proprio ridere!" esclamo, prendendola sotto braccio.
"Che ti è successo?" mi chiede divertita, senza nascondere la sua curiosità.
"Un’altra delle mie!" 
 
 
 
È già una mezz'ora che mandiamo giù solo cose altamente caloriche.
Sedute a terra, con la schiena poggiata al mio letto, chiacchieriamo ormai come due amiche di vecchia data.
Azumi sorride felice mentre gira un dito nel vasetto, che ormai sta per finire.
La sua bocca è sporca di cioccolata, così come le dita, che cerca di pulire con le labbra, interrompendo di tanto in tanto il suo discorso.
Si vede proprio che è felice!
E dopo quello che ho visto accidentalmente al campo, non c'è da chiedersi il perché.
"Mi dispiace di avervi... Ehm... Interrotto, oggi!" cerco di scusarmi, ancora un po' a disagio.
Azumi mi guarda stupita, come se si fosse completamente dimenticata del nostro piccolo incidente.
"Non preoccuparti, Sanae! Non è che non si possa ricominciare, poi!" e mi fa l'occhiolino, leccando la punta delle dita.
Nonostante faccia la spavalda, le sue guance si colorano comunque un po' di rosso.
Mi metto a ridere allegra, annuendo.
"Ma Taro è corteggiato, Sanae?" mi chiede poi a bruciapelo, facendosi un po' più seria.
"Cioè, io vorrei sapere se… Insomma, c'è qualche ragazza che si è dichiarata a lui?"
La guardo per un attimo poi sposto lo sguardo in alto.
L'argomento è delicato, ma opto comunque per la verità.
"Beh, direi di sì..." e mentre pronuncio queste parole, la osservo attentamente.
Non so proprio come possa prendere questo tipo d'informazioni.
"Mm..." è la risposta laconica di Azumi, che mi fissa, storcendo il naso.
"Però Taro è un ragazzo serio! Non è il tipo da colpi di testa!" aggiungo subito sorridendo, per cercare di tranquillizzarla.
Lei contraccambia il sorriso, prima di poggiare il viso sulle sue ginocchia piegate.
"Ma tu, come fai a resistere così? Non sei mai gelosa?" mi chiede, visibilmente curiosa ma credo anche stupita.
Appoggio la nuca al materasso mentre con una mano, porto indietro i capelli sulla fronte.
Rimango in silenzio per alcuni istanti, perché anche questo è un argomento delicato.
"Non gli chiedo mai nulla su tifose, amiche o conoscenti…" esclamo con un sorrisetto tirato.
"E quando mi viene in mente qualcosa di fastidioso, tipo che qualcuna possa provarci, cerco proprio di non pensarci!" continuo, alzando le sopracciglia e sospirando.
Azumi sorride, annuendo.
Dalla sua espressione capisco, che ha compreso perfettamente cosa intendo.
"Poi... Io mi fido di Tsubasa! E questo rende le cose un po' più semplici!" ammetto, alzando le spalle.
"Sanae, posso farti una domanda... Molto personale?" chiede ancora, arrossendo appena.
"Dimmi..." le rispondo, leggermente esitante.
"Ma voi due... Lo avete fatto?" sussurra, arrossendo un po' di più.
Io invece no, prendo proprio fuoco.
Scuoto la testa con vigore, agitando i capelli
"Perché tu e Taro? Quando?!" le chiedo subito dopo, non tenendo a freno la curiosità.
"Nemmeno noi... Ma spero che accada presto!"
Azumi lo dice tutto d'un fiato, ridendo allegra.
"Già..." mormoro sincera, non trattenendo un sospiro.
Il mio sguardo si sposta di riflesso sulla foto sul comodino e si concentra sul volto di Tsubasa, che mi sorride lontano nel tempo, lontano nello spazio.
Il mio cuore si stringe, come ogni volta che penso a lui.
Dove sei ora?
Abbasso leggermente le palpebre.
Mi manchi...
 
 
 
"Mi raccomando, Azumi! Scrivici e vieni a trovarci ancora!" esclama allegra Yukari, facendo l’occhiolino e passando un braccio intorno alle spalle della sua nuova amica.
Siamo tutti qui all'aeroporto, tutta la squadra intendo, per salutare lei ma anche... Taro!
Sorrido di riflesso, ripensando all’espressione allegra del mio amico, nel comunicarmi che avrebbe passato il resto delle vacanze di primavera in Francia.
Anche ora posso vederlo sfoggiare un sorriso soddisfatto, da persona che sta vivendo al settimo cielo.
Ovviamente, la cosa non può sfuggire al buon Ishizaki, che comincia subito a tormentarlo.
"Taro, puoi anche non tornare più... Ti capirò!" e dopo avergli dato una gomitata sul braccio, indica Azumi con il mento.
La squadra al completo scoppia a ridere, attirando per l'ennesima volta l'attenzione degli altri passeggeri su di noi.
Ma non posso che fregarmene, soprattutto vedendo i volti sorridenti dei miei due amici, pronti a partire tra pochi minuti.
Con un tempismo perfetto, la voce nell'altoparlante annuncia in questo momento il volo per Parigi.
Ci voltiamo tutti verso il display luminoso, per sincerarci d’aver sentito bene.
Prima che siano costretti a scappare, mi avvicino veloce e abbraccio forte Azumi, che risponde decisa alla mia stretta, poggiando il mento sulla mia spalla.
Sono davvero felice di averla conosciuta e di aver trovato in lei una nuova amica.
"Grazie, Sanae... Te ne sarò sempre riconoscente!" sussurra piano al mio orecchio, senza farsi sentire dagli altri.
"Di niente..." rispondo commossa, nel cuore il reale dispiacere che se ne vada.
Ci scambiamo un ultimo sorriso complice, prima che io raggiunga Taro.
È lui ad abbracciarmi ora, mormorando un altro grazie, carico di riconoscenza.
"Ma basta con tutti questi ringraziamenti! Divertiti e fai il bravo!" esclamo ridendo imbarazzata, dandogli un buffetto sul braccio.
Lui mi sorride dolcemente, ignorando le mie proteste, per farlo un'altra volta.
Per dirmi con gli occhi, quello che gli ho appena chiesto di smettere di fare con la voce.
Rispondo al suo sorriso scuotendo la testa mentre i saluti generali intorno a noi, si stanno man mano esaurendo.
Prima che riesca ad allontanarsi, non resisto però e lo trattengo un secondo per un braccio.
"A Parigi chiudi a chiave le porte, mi raccomando!" bisbiglio al suo orecchio, posando una mano davanti alla bocca.
Taro diventa paonazzo mentre gli sorrido sorniona.
"Scema!" esclama prima di allontanarsi.
Lo saluto con un cenno della mano e mando un bacio ad Azumi, prima che le loro figure scompaiano, mischiandosi alla folla in partenza.
"E bravo Taro!" esclama soddisfatta Yukari mentre c'incamminiamo in gruppo, verso l’uscita dell’aeroporto.
Il mio sguardo si posa ancora una volta sul display, proprio nell'attimo in cui è annunciato l’arrivo di un volo proveniente dal Brasile.
Come una sciocca, fisso le lettere lampeggianti ed è come se mi aspettassi qualcosa.
Sarebbe bello se fossi su quell’aereo, Tsubasa... 
Sospiro, guardandomi attorno finché la voce di Yukari, non mi riporta alla realtà.
La raggiungo dandomi della sciocca, ponendo fine al mio breve sogno ad occhi aperti.
 
 
 
 
 
Eccoci di nuovo!
In eccezionale ritardo anche stavolta... ^^'
Scusatemi!^^
Così oggi avete incontrato per la prima volta un nuovo personaggio: Takeshi Seii.
La storia di Takeshi è un po' triste... Non la storia della sua vita ma quella con la sua creatrice (o mamma, che sarei io^^). Dovete sapere che fino a poco tempo fa, lui non aveva un nome nei capitoli ma ad indicarlo c' era una bella lettera "X"!
Ma la fortuna, ha voluto che m' imbattesi nelle sue future ziette, che gentilmente, in una notte di luna piena (sto enfatizzando^^'), gli hanno dato un nome.
Grazie quindi a Momo chan e Sakura chan! Takeshi vi vuole bene!^^
Vorrei salutare ora tutte le persone che continuano a leggere B. e chi ha recensito lo scorso capitolo, accogliendo amorevolmente la cara Azumi.
Altri saluti più che doverosi ora, me li dovete proprio concedere: un bacio enorme ad Alessandra (grazie per essere tornata a recensire e per le bellissime parole!), Betta (ora sei collegata ma se mi metto a chiacchierare con te, non aggiorno più!^^), Tammy (Buon Compleanno!), Lucia, Vale (PENE INDICIBILI!^^), Micky, Alessia ed Elisa!^^
Buona notte a tutte e grazie ancora del tempo che "ci" concedete....
A presto, OnlyHope^^
 

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Capitolo 17
*** Buon compleanno! ***


diciasett
BUTTERFLY

CAPITOLO 17

Buon compleanno!

 
 
 
"La settimana prossima sarà il tuo compleanno, Sanae! Che facciamo di bello per festeggiare?" 
Yukari mi pone la domanda con la sua solita allegria, passeggiando per i corridoi, durante la pausa pranzo.
La guardo un secondo, tirando dalla cannuccia un sorso di succo d’arancia, che sto svogliatamente cercando di finire da ormai dieci minuti.
"Mah... Niente di particolare..." rispondo sospirando, prima di tornare a bere il mio succo.
"Ma, Sanae! Compi diciassette anni, capita una volta sola nella vita!" esclama la mia migliore amica, protestando scandalizzata.
La osservo ancora mentre si porta un dito alla bocca, riflettendo seria.
"Sabato! Quest'anno capita di sabato, vero?" mi chiede poi tutta eccitata, riuscendo a strapparmi un sorriso.
"Sì. E allora?"
"Il prossimo fine settimana i miei genitori saranno in viaggio! Significa che avremo casa libera!" esulta felice, prendendomi una mano.
"Beh, dovrò sistemare quella piattola di mio fratello..." aggiunge, aggrottando le sopracciglia e storcendo il naso.
"Ma speriamo esca con la sua ragazza e ci lasci in pace!"
Come se fosse tutto già deciso, Yukari inizia ad elencare tutte le cose da comprare, per questa ipotetica festa di compleanno, soffermandosi addirittura sullo spostamento dei mobili del suo salotto, così da recuperare spazio per noi e, cosa abbastanza scontata, il resto della squadra.
E non so proprio come fare a dirle che non mi va di festeggiare, non sono proprio dell'umore.
Credo però che Yukari sappia già come mi sento.
Probabilmente organizzare il mio compleanno, è un altro dei suoi modi per distrarmi, perché non vuole mai lasciarmi sola troppo tempo a pensare e perdermi ancora nel mio mare di ricordi.
Sospiro, indecisa sul da farsi.
Non mi sento di avere nessuna festa ma allo stesso tempo, non voglio ferire la mia migliore amica, che come sempre sta cercando di aiutarmi.
Ma Yukari sembra sapere anche questo, visto come mi guarda in questo momento.
Il suo sguardo è esitante mentre con un sorriso, cerca in ogni modo di rassicurarmi.
"Non ti preoccupare, Sanae. Saremo solo noi della squadra, non ho intenzione d'invitare nessun altro. Sarai libera di essere te stessa, ok? Niente sorrisi forzati! Promesso!"
Rimango in silenzio a riflettere mentre lei continua a sorridere, tentando di convincermi.
"Ok, hai vinto tu!" esclamo rassegnata, alzando gli occhi al cielo.
Yukari esulta, emettendo uno strilletto e tirando le braccia in alto.
Non trattengo una risata divertita mentre poggio il peso del mio corpo contro il davanzale della finestra aperta
Yukari si fa subito al mio fianco e inizia a spettegolare sui passanti in corridoio.
"Immagina quando Ishizaki verrà a sapere di questa festa!" la provoco mentre saluta con un gesto della mano una sua nuova compagna di classe, dato che quest'anno ci hanno separate.
"E immagina quando saprà che i tuoi non ci sono!" e calco volutamente sulla malizia ora.
Yukari si volta a guardarmi, un rossore le imporpora le guance.
"Già... A questo non avevo pensato!" borbotta, dandosi uno schiaffetto sulla fronte.
"Questa volta tornerà alla carica di sicuro, Yukari! E diventerà un problema riuscire a fermarlo!"
La mia migliore amica arrossisce ancora di più e comincia a mangiucchiare agitata le pellicine delle dita.
"Che intendi fare?" le chiedo a bassa voce, tornando ad essere seria.
Yukari abbassa lo sguardo e inizia a giocare con il nastro della divisa.
"Sto per cedere, Sanae..." mormora con davvero un filo di voce, arrotolando il raso rosso intorno a un dito.
"Sto per cedere..." ripete, le guance viola e gli occhi lucidi per l'emozione.
"Wow!" esclamo osservando il suo sorriso, che ora mi sembra dolcissimo.
"Allora sì che avrai da festeggiare! Altro che il mio compleanno!" aggiungo subito dopo, non perdendo l'occasione di essere io, quella che riesce a prenderla un po' in giro, almeno per una volta.
"Ma non accadrà mai quella sera! Dobbiamo festeggiare te!" risponde seria, incrociando le braccia e alzando il mento.
"Ha avuto… Abbiamo avuto pazienza fino ad ora, perché avere fretta? Poi tu sei la mia migliore amica e quindi quella sera voglio stare sempre con te!" e si stringe al mio braccio in maniera affettuosa mentre con la coda dell'occhio noto distrattamente un gruppo di ragazzine del primo anno.
Riconosco tra loro la nostra nuova manager, che si congeda con un cenno della mano dalle sue amiche e si avvicina, salutandoci allegra.
"Ciao, Kumi!" esclamo mentre Yukari si stacca dal mio braccio, ricambiando anche lei il saluto.
"Sabato prossimo è il mio compleanno, ti va di venire alla mia festa?" le chiedo senza indugi, stupendola un po'.
"Ti ringrazio, senpai! Ma ho già preso un impegno con i vecchi compagni delle medie, per quel giorno. Sai, una riunione per raccontarci le prime impressioni sulle superiori!" declina un po' imbarazzata ma con bel sorriso felice.
Annuisco ricambiando prima che  Yukari cominci a spiegarle le variazioni agli orari del club, approntate dall’allenatore.
Senza volerlo, mi estraneo dai loro discorsi.
Inclinando la testa all’indietro, mi sporgo dalla finestra.
Il sole d’aprile scalda tiepido la mia fronte.
Chiudo gli occhi.
Diciassette anni...
E mi sembra di non aver fatto poi questi grandi progressi in questi anni.
Le vite degli altri invece, hanno iniziato ad evolversi in ogni direzione mentre io me ne sto immobile, come se il tempo si limiti a passare senza portare cambiamenti.
Probabilmente sarei una ragazza diversa, se Tsubasa non se ne fosse mai andato…
E me ne starei a pensare a cose sciocche, appoggiata a questa finestra.
Facendo di un appuntamento saltato qualcosa d’insormontabile o cercando di decidere cosa indossare alla prossima uscita.
Magari penserei a cose importanti…
A decisioni importanti da prendere, come Yukari qualche minuto fa…
E sarei nervosa ed eccitata, all’idea di fare l’amore per la prima volta con il ragazzo che amo.
Ma Tsubasa è partito, quindi Sanae è quella che è.
Una ragazza che passa il tempo a domandarsi quando rivedrà il suo innamorato...
Come e per quanto tempo...
Quella che si perde nei ricordi, perché sono il suo unico conforto e rappresentano, paradossalmente, l’unica testimonianza della sua storia nella realtà di tutti i giorni.
Quella che non ha appuntamenti.
Quella che aspetta... Sempre.
Diciassette anni... 
E non mi va proprio di festeggiare.
 
 
 
Sono qui davanti allo specchio a decidere cosa indossare alla mia festa di compleanno.
Non che abbia tutto questo entusiasmo...
Ma devo pur riempire il tempo in qualche modo mentre aspetto che Yukari passi a prendermi a casa.
Non so perché abbia insistito tanto per venire qui...
Non ho nemmeno avuto il coraggio di contraddirla.
Molto probabilmente vorrà darmi il suo regalo prima degli altri, lei è la mia migliore amica.
E so già che mi commuoverò leggendo il suo biglietto di auguri, perché quando mi scrive, tralascia sempre la sua parte ironica, parlandomi col cuore.
Yukari mi vuole bene e scrivermi, è il suo modo di farmelo capire.
Finisco di vestirmi, guardando distrattamente l'orologio, non dovrei essere in ritardo.
Prima di passare al trucco però, mi avvicino al computer acceso, per avviare la stampa della cartolina di auguri, che mi ha mandato Tsubasa.
Mentre passo il mascara sulle ciglia, il rumore della stampante disturba il silenzio nella mia stanza.
Finisco di truccarmi proprio mentre il foglio finisce il suo percorso, uscendo dallo sportello della macchina.
Mi avvicino per osservare meglio l'orsetto paffutello, che tiene in mano una manciata di palloncini a forma di cuore, circondato da un mucchio di pacchetti colorati.
Il peso del suo corpo è appoggiato ad un cartello, in cui campeggiano il numero diciassette, BUON COMPLEANNO e la firma di Tsubasa.
Sospiro, un po' delusa dalla brevità del messaggio...
"Potevi pure sprecarti a scrivermi due paroline in più..." borbotto, attaccando la cartolina al sughero alla parete, in mezzo ad altri piccoli ricordi accumulati in questi anni.
All'improvviso il campanello di casa inizia a suonare.
Chiamo mia madre al piano di sotto, per mandarla ad aprire la porta.
Un paio di secondi e il campanello suona ancora.
Sbuffando, mi affaccio alla scala mentre sto infilando un orecchino a cerchio.
"Mamma! È Yukari! Puoi aprire?"
Nessuna risposta e il campanello di nuovo che trilla, insistentemente.
Ma dove diavolo?
"Arrivo!" grido, prima di rientrare in camera, afferrare l'altro orecchino e scendere le scale di corsa.
Quando raggiungo la porta, la apro velocemente, continuando ad armeggiare con il lobo dell’orecchio.
Senza fermarmi un secondo, riabbasso lo sguardo e cerco d’infilare l’orecchino, voltandomi.
"Scusa, Yukari! Non so che fine abbia fatto mia…"
Mi blocco.
Oltre la porta...
Mi è sembrato di vedere qualcosa, che non può essere vero!
Mi volto di scatto e mi cade di mano l’orecchino!
"Sorpresa!"
La voce calda di Tsubasa...
Lo fisso immobile, senza dire una parola.
Mi sorride, fermo sulla soglia.
È qui...
Sorride...
È qui!
"Sei davvero tu?" chiedo in un sussurro, ancora incapace di ragionare lucidamente.
Le lacrime intanto mi annebbiano la vista mentre il cuore impazzisce nel mio petto.
Non ho ancora connesso quando sento le mani di Tsubasa prendere il mio viso.
E le sue labbra morbide, ora sono premute forte contro le mie.
Mi aggrappo alla sua giacca perché sto per svenire dalla gioia!
"Direi di sì!" risponde sorridendo, allontanando leggermente la sua bocca dalla mia.
"Buon compleanno, Sanae!" aggiunge poi, stringendo forte le mie spalle con tutte e due le braccia, senza distogliere lo sguardo.
Inizio a piangere di felicità...
E mi stringo forte a lui...
Perché voglio sincerarmi, che non sia una delle mie solite fantasie.
Alzando di nuovo lo sguardo, rido ora, preda di questa inaspettata euforia.
"Ma come?" chiedo, senza trattenere la curiosità.
"Ho subito un leggero infortunio. Ma niente di grave!" mi rassicura subito, visto che la mia espressione deve essersi fatta preoccupata.
"Tranquilla, un paio di giorni di stop e tornerà ok!"
Sorrido sollevata, prima di domandargli anche quando ripartirà.
"Domani... Ma ho comunque il tempo di festeggiare il tuo compleanno!"
Tsubasa lo dice tutto d’un fiato sorridendo, per non darmi modo di dispiacermi per le pochissime ore a disposizione.
Ma in questo momento sono così felice che sia qui, da non riuscire a pensare ad altro oltre alle sue braccia, a cui mi stringo in un abbraccio.
E questo non è di certo un sogno...
 
 
 
Cammino per strada tenendo per mano Tsubasa.
Cammino allegra e felice, perché oggi è il mio diciassettesimo compleanno…
E perché Tsubasa è qui con me!
Sorrido beata, perché sto andando alla mia festa di compleanno…
E ci sto andando con lui!
Se potessi, fermerei anche gli sconosciuti!
Tutti dovrebbero sapere, che Tsubasa è in città oggi!
E che è qui per me...
L'ho già detto che mi sento tremendamente felice?
Annuisco allegra mentre mi parla.
Stringo più forte la sua mano, quando mi fa ridere per qualcosa di buffo.
Osservo curiosa la sua espressione mentre si guarda intorno.
Sono passati due anni dalla sua partenza.
I suoi occhi si soffermano su particolari della città, con un'attenzione visibilmente emozionata.
Le persone poi lo salutano festanti e lui ricambia queste attenzioni, con estrema gioia, facendomi commuovere.
Quando arriviamo davanti al portone di Yukari, ringrazio comunque il Cielo di non aver incontrato troppa gente entusiasta di Tsubasa.
Ho poco tempo da trascorrere con lui e non me devono rubare altro!
Immagino le facce dei ragazzi a quella che sarà la mia sorpresa ma prima di suonare il campanello, Tsubasa mi trattiene per un braccio, impedendomi di palesare la nostra presenza sulla veranda.
"Aspetta..." sussurra, guardandosi intorno.
Poi mi bacia, dolcemente.
Chiudo gli occhi, rispondendo delicatamente al suo bacio.
Il mio cuore batte più forte contro il petto.
Le sue labbra si staccano dalle mie, posandosi poi velocemente sulla mia fronte.
"Temo che i ragazzi mi terranno lontano da te!" sussurra, quasi a giustificare il suo impeto.
"Hai fatto bene!" rispondo felice mentre lo vedo suonare il campanello di casa Nishimoto.
La porta avanti a noi si spalanca e Yukari ci scruta, senza fare una piega.
"Toh! Chi si vede! Tsubasa, qual buon vento?" esordisce allegra, facendo l'occhiolino al mio ragazzo.
Lui le sorride divertito poi si volta verso di me.
E mi rendo conto solo ora, che molto probabilmente, ero l’unica a non sapere del suo arrivo!


 
Tsubasa parla vivacemente.
Della sua società di calcio, delle partite e di ogni progresso fatto in Brasile.
Taro annuisce attentissimo, anche se ogni tanto butta lo sguardo su di me e mi sorride.
Noi tre siamo seduti a tavola, il resto della squadra gironzola per il salotto, cambiando CD nello stereo o sgranocchiando qualcosa dal buffet.
Tsubasa mi tiene per la vita, cingendomi con un braccio.
La sua mano è poggiata sul mio fianco e il pollice accarezza delicatamente, quasi sfiorandola, la pelle lasciata scoperta dal maglione leggero che indosso.
Appoggio la nuca sulla sua spalla, avvicinandomi così di più a lui.
Sorseggio un po' di bibita mentre mi godo il memento, in un certo senso privato.
I miei occhi vagano per la stanza, posandosi poi sul giardino, dove Yukari è indaffarata ad arginare le avances del suo ragazzo.
Quando incrocia il mio sguardo, sbuffa divertita mentre io scuoto la testa con un sorriso complice.
La osservo ancora bisbigliare qualcosa all'orecchio di Ishizaki.
Lui annuisce e i due rientrano, sedendosi poi a tavola con noi.
"Allora, Sanae! Piaciuta la sorpresa?" mi domanda Yukari con la sua solita allegria, versandosi da bere e indicando Tsubasa con il mento.
"Me l'hai proprio fatta!" rispondo col suo stesso entusiasmo.
"Ecco perché insistevi tanto per venirmi a prendere!"
La mia migliore amica scoppia a ridere, facendo un segno di vittoria.
"Tsubasa ha avvisato per primo Taro, spiegandogli che avrebbe voluto farti una sorpresa per il tuo compleanno. Taro ha poi chiamato me ed io tutti gli altri. Come una catena di Sant'Antonio, insomma!"
Ci mettiamo a ridere mentre distrattamente sento i ragazzi parlare della Nazionale.
"A dir la verità, Sanae... Mi è dispiaciuto così tanto tenerti all'oscuro! Eri talmente triste a volte... Quando Tsubasa è venuto qui oggi, nel primo pomeriggio, avrei voluto chiamarti e mandare a monte tutto! Ma non l'ho fatto, perché poi ho pensato a quanto saresti stata felice, trovandolo dietro la porta di casa tua! E mi sono convinta che fosse meglio così... "
Yukari termina il suo monologo tutto d'un fiato, guardandomi di sottecchi.
"Sei arrabbiata, Sanae?" mi chiede poi esitante, distogliendo lo sguardo.
Le rispondo abbracciandola forte.
"Grazie, Yukari! Ti voglio tanto bene..." e chiudo gli occhi, che sento farsi lucidi per la commozione.
"DAVVERO HAI AVUTO IL PERMESSO?!" urla Ishizaki all'improvviso, facendoci trasalire.
Curiosa mi volto a guardarlo mentre ripete la stessa domanda a Tsubasa, che annuisce alzando i pollici in alto.
Lo fisso con un'espressione interrogativa, non capendo tanto clamore.
"Il girone eliminatorio per le qualificazioni al mondiale giovanile... Il Sao Paulo mi ha dato il permesso di tornare in Giappone, per allenarmi con la Nazionale!"
Spalanco la bocca per la sorpresa mentre il cuore accelera i battiti.
Potrà tornare qui!
Potrò rivederlo presto!

"Ma è una notizia fantastica!" esclamo gioiosa mentre Tsubasa circonda le mie spalle con un braccio.
Arrossisce vistosamente però, quando i ragazzi cominciano a prenderlo in giro come al solito, evidenziando il suo slancio.
"Io ci sono abituata, ormai..." sussurro piano al suo orecchio, felice di aver avuto un altro inaspettato regalo di compleanno.
 
 
 
Sento il rumore del fiume, che scorre sotto il ponte e il legno duro della sponda, contro la schiena.
Folate di vento ancora rigido sibilano nell’aria, ma io non sento freddo, perché il suo corpo premuto contro il mio, mi protegge e mi riscalda.
Tsubasa mi tiene stretta per la vita, affondando le braccia sotto il mio maglione.
E mi bacia, togliendomi letteralmente il fiato mentre sento le sue mani scorrere lente lungo tutta la mia schiena.
Stringo ancora di più le braccia intorno al suo collo, per essere sempre più vicina possibile a lui.
Il suo respiro è lento, denso...
Ed io credo che non riuscirò mai più a respirare regolarmente, d'ora in poi.
La sua bocca si allontana dalla mia per raggiungere il mio collo.
Mi mordo le labbra, chiudendo ancora gli occhi, ogni volta che le sue si schiudono per assaggiare la mia pelle.
Quando torna a baciarmi sulla bocca, vorrei non smettesse mai di farlo.
Perché mi manca da morire tutto questo quando lui è lontano…
Perché amo sentirlo così...
Senza nessuna distanza tra i nostri corpi...
E adoro questo suo perdere il controllo, m'inebria pensare di essere io, quella capace di fargli provare certe sensazioni.
"Sanae..." sussurra piano sulle mie labbra mentre continuo a sfiorarlo, con piccoli baci delicati.
"Dimmi..." lo esorto a parlare, stupendomi di quanto la mia voce possa essere diversa in questo momento.
Senza staccarsi di un centimetro da me, Tsubasa si mette a frugare in una tasca.
Poggiando la sua fronte alla mia, mi porge un pacchettino.
"Non ti avevo ancora dato il mio regalo!"
Sorrido, prendendo questa scatolina colorata dalle sue mani.
Non pensavo mi avesse fatto anche un regalo...
La sua presenza è già stato un dono, il più bello che potesse farmi...
"Cos'è?" chiedo, iniziando a scartare il pacchetto mentre sbircio il suo sorriso emozionato.
E anche questa volta rimango senza parole…
Il mio cuore bussa ancora più forte contro il petto.
Delicatamente, trattengo quella che deve essere una collanina e la alzo avanti agli occhi.
Il ciondolo a forma di farfalla brilla luminoso.
Le sue ali fatte di cristalli danno l'idea di un battito, del volo, grazie al riflesso della luce del lampione.
Fisso Tsubasa rimanendo sempre in silenzio, lui mi sorride dolcemente.
Non immagini quanto io ti ami... 
Penso, rispondendo emozionata al suo sorriso.
"Mi aiuti a metterla?" chiedo piano mentre sento gli occhi farsi lucidi
Tsubasa prende la collanina poi passandola intorno al mio collo, la chiude, sfiorando con le dita la mia nuca.
Le sue mani finiscono nei miei capelli, ora che osservo il ciondolo, tenendolo la farfalla di cristalli tra le dita.
"Grazie..." sussurro piano, guardandolo di nuovo negli occhi.
"La porterò sempre!" e la mia suona come una promessa.
Tsubasa sorride prima di abbassarsi, per sfiorare il mio volto con il suo.
"Buon compleanno, Sanae..." mormora prima di baciarmi ed io mi perdo ancora nel sapore delle sue labbra.
E il mio cuore vola alto, su fino al cielo nero...
Come se ora avesse delle piccole, luminose ali di farfalla.
 
 
 
 
 
SORPRESA! Eh eh eh eh!
Non ve lo aspettavate, vero??^^
Spero di no... Altrimenti, che sorpresa è!
Mi auguro che il compleanno di Sanae sia festeggiato a dovere, in questo modo!
Un saluto grandissimo a tutte le persone che leggono Butterfly (bla bla bla, lo so che sono ripetitiva!^^') e un caloroso abbraccio a tutte quelle che hanno recensito, facendomi superare quota 100!! Vi giuro che non ci avrei mai sperato! Grazie ancora di cuore, quindi!^^
Con questo è tutto! Vi saluto perché c’è una persona cui voglio bene che mi aspetta...
A presto, OnlyHope^^

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Capitolo 18
*** Domenica di Maggio ***


BUTTERFLY

CAPITOLO 18

Domenica di Maggio

 
 
 
Il sole splende caldo, così tanto da costringermi a togliere il maglioncino di cotone e legarlo in vita.
Specchiandomi nel riflesso di una vetrina, controllo di essere in ordine, prima di sbottonare un altro bottone della camicetta, per avere più respiro.
Di riflesso le mie dita sfiorano la piccola farfalla di cristalli, che pende al mio collo.
Un sorriso nasce spontaneo sul mio volto mentre ripenso alla sera del mio compleanno, anche se è già passato più di un mese dall'ultima volta che ho visto Tsubasa.
Emetto un sospiro, prima di riprendere a camminare, perché ormai nella mia testa non faccio altro che calcolare il tempo, che mi separa dalle qualificazioni al mondiale giovanile.
Non è di certo poco ma per consolarmi penso che sia nulla, rispetto a quello che ho patito prima di andare in Brasile.
Mi aiuta poi pensare alle parole pronunciate da Tsubasa, prima di partire.
Mi ha tranquillizzata, facendomi coraggio e chiedendomi di essere sempre forte, ma soprattutto di sorridere.
Con la promessa che non sarebbero più passati troppi mesi, senza poterci rivedere.
Ed io gli credo, nonostante desideri ogni giorno e ogni ora, che lui sia qui con me.
La mia passeggiata solitaria prosegue, anche se non è il massimo starsene per conto proprio, mi sarebbe piaciuto trascorrere un po' di tempo con Yukari.
Ma la mia migliore amica adesso sarà sicuramente con il suo ragazzo e la invidio un pochino.
E mi viene da sorridere al pensiero, perché è come se le invidiassi anche Ishizaki.
Scuoto la testa, sorridendo divertita mentre mi accorgo di essere arrivata davanti un negozio di musica.
Per ammazzare la noia, decido di entrare, per ascoltare qualcosa e magari acquistare dei CD.
Le porte scorrevoli si aprono al mio passaggio, in pochi passi mi trovo in mezzo agli scaffali, divisi in ordine alfabetico.
Cammino lentamente osservando le copertine dei CD, di tanto in tanto le mie dita scorrono sui ripiani, spostando qualche cofanetto.
Alla fine di ogni scaffale, m'imbatto nelle gigantografie di vari artisti, che pubblicizzano gli album in prossima uscita.
Mi fermo ad osservali, un po' frastornata all'idea che un giorno, possa esserci anche il mio volto tra questi cartelloni.
Il mio stomaco si attorciglia solo al pensiero mentre una sensazione d’imbarazzo mi assale, facendomi arrossire.
Ma è un’emozione strana quella che sento, perché è anche estremamente eccitante.
Ancora non riesco a credere di aver avuto un'occasione come questa!
Quando ne ho parlato con Tsubasa poi, è stato davvero emozionante, anche perché la sua fiducia nei miei confronti, mi ha subito fatta sentire molto più forte e sicura di me stessa.
Sospiro, quando penso amaramente a quante cose potrei fare, se ci fosse Tsubasa al mio fianco...
Ma devo farcela lo stesso!
Anche da sola!
Per dimostrare a tutti quanto valgo!
E una volta che sarò riuscita a conquistare il mio posto nel mondo, spero tanto anche Tsubasa possa essere orgoglioso di me.
Come lo sono io, ogni volta che lui raggiunge anche solo un piccolo traguardo.
Con questa speranza nel cuore, mi avvicino a una colonnina per ascolto dei brani, prendendo in mano il CD contenuto nel lettore.
Infilo le cuffie e skippo le canzoni fino ad arrivare a quella che mi piace di più, perché passa continuamente in radio.
Le note di un pianoforte raggiungono i miei timpani ed è fantastico riuscire a riconoscere al volo gli arrangiamenti del brano.
Grazie alle ore passate al club, non rintraccio solo la note come un tempo ma è tutta la struttura della canzone, a comporsi quasi visivamente nella mia testa.
Chiudo gli occhi, cantando mentalmente le parole della canzone.
Senza accorgermene, comincio a canticchiarla a bassa voce.
"But things just get so crazy living life gets hard to do... Sunday morning rain is falling and I'm calling out to you... Singing someday it'll bring me back to you... Find a way to bring myself home to you..."*
Persa nella musica, non mi accorgo di una presenza la mio fianco, finché non sussulto sentendo una mano, che bussa sulla mia spalla.
Mi volto curiosa, per vedere chi possa essere.
"Ciao!"
Takeshi Seii mi sorride, mimando un gesto con la mano.
Ricambio il saluto un po' sorpresa mentre tolgo le cuffie dalle orecchie, rimettendole a posto.
"Che ci fai qui?" chiedo, dopo essermi guardata intorno ed aver intuito che sia qui solo.
"A casa mi annoiavo, così ho deciso di fare un giro. Tu, invece?"
"Idem!" rispondo sorridendo.
"Vado a pagare il CD!" aggiungo, dirigendomi poi verso le casse affollate.
Mi metto in fila mentre Seii mi raggiunge, fermandosi ad aspettare accanto a me.
Gli rivolgo uno sguardo curioso, ma lui non sembra farci caso.
Quando si abbassa leggermente verso di me, prende il CD dalle mie mani, scorrendo con lo sguardo la lista dei brani.
"That may be all I need... In darkness she is all I see...Come and rest your bones with me... Driving slow on Sunday morning... And I never want to leave!"* si mette a cantare piano ed io annuisco sorridendo, perché ha indovinato proprio la canzone che mi piace.
Finalmente arriva il mio turno e quando esco dal negozio con il mio nuovo CD, mi sento davvero soddisfatta.
Seii è sempre al mio fianco, faccio per congedarmi ma lui mi precede.
"Che cosa fai, ora? Hai qualche idea?" si rivolge a me, con un sorriso allegro.
La sua domanda mi mette un po’ in imbarazzo, perché mi ha spiazzata, è qualcosa che non mi aspettavo.
Gli rispondo che non ho niente da fare e che vorrei continuare a fare un giro nei paraggi.
"Bene!" esclama e a me sembra davvero entusiasta.
"Ti va di andare a prendere quel benedetto caffè insieme, allora?" mi chiede, con molta semplicità e disinvoltura.
Lo osservo per un secondo, indecisa sul da farsi poi accetto volentieri.
In fondo non ho nulla di meglio da fare e bere qualcosa con un compagno di corso incontrato per caso, può essere un buon diversivo, in questa noiosa domenica di Maggio.
 
 
 
La cameriera si avvicina al nostro tavolo, in mano il vassoio con le nostre ordinazioni.
Mi porge il mio tè poi poggia una tazza di caffè macchiato davanti a Seii.
La vedo arrossire quando lui le sorride per ringraziarla e mi viene da sorridere.
Se al mio posto ci fosse stata Nanami Makimura, non credo che se ne sarebbe stata buona, vedendo fare gli occhi dolci al suo ragazzo.
Ora che ci penso...
È strano che non sia con lui, però...
 
Il mio sguardo si posa di riflesso su Seii, che sta versando dello zucchero nella tazza di caffè.
Dei risolini distolgono però la mia attenzione, costringendomi a voltarmi di lato curiosa.
Delle ragazzine delle medie, rosse in viso, non fanno che buttare l’occhio al nostro tavolo.
Quando incrociano il mio sguardo però, si voltano veloci a guardare altrove.
E questa volta non riesco a trattenere una risatina, perché credo mi abbiano scambiata per la ragazza di Seii.
Torno così ad osservarlo mentre gira non curante il suo caffè.
Devo ammettere che è proprio un bel ragazzo.
Uno di quelli che ti giri, se passano per strada.
Non che non me ne fossi accorta prima d'ora, ma in generale, sono una che non bada tanto a queste cose.
Riconosco la bellezza, ovvio, ma per me finisce lì.
Non sono mai stata una ragazza che si esalta davanti ad un bel fisico o a un viso carino.
Forse perché sono stata sempre troppo presa da Tsubasa, per poter anche solo prendere in considerazione qualcun altro.
Ho qualche attenuante in questo senso.
Se sei innamorata di qualcuno fin da bambina, è normale non avere occhi che per lui.
Già, più che normale!
E mi scappa un altro sorriso mentre chiudo gli occhi e poso d’istinto una mano sul petto.
Quando rialzo lo sguardo però, mi accorgo che Seii mi sta osservando, con aria curiosa e divertita.
"È bello il ciondolo che hai al collo!" esclama, indicando con un gesto la mia collanina.
Un po' confusa e sicuramente imbarazzata, la sfioro delicatamente.
"Grazie! È un regalo di compleanno!" rispondo in tono dolce.
"Da parte del mio ragazzo!" aggiungo, sentendo che sto arrossendo.
Seii mi osserva ancora per un secondo poi annuisce e torna a sorseggiare un po' del suo caffè.
"Sei stata in Brasile, vero? Le scorse vacanze invernali, giusto?" mi chiede, senza alzare lo sguardo, continuando a bere dalla sua tazza.
Come ogni volta, le sue domande mi spiazzano un po’, perché sono semplici, ma sopratutto estremamente dirette.
Ed io non sono abituata al fatto che qualcuno, che non appartiene al mio ristretto cerchio di amicizie, mi chieda qualcosa di privato, in maniera così schietta.
"Sì, solo un paio di giorni..." rispondo imbarazzata.
"Purtroppo!" aggiungo poi, buttandola sul ridere.
Seii mi fissa per un attimo poi sposta rapido lo sguardo di lato, come se stesse riflettendo su qualcosa.
"Nanami ed io avevamo progettato un viaggio a New York..." esclama prima di tornare a guardarmi.
"Ma a questo punto, credo proprio che ci andrò da solo!"
Come da solo?
Che significa?
Mi verrebbe d’istinto porgli un sacco di domande...
Ma la mia titubanza passa, quando penso che posso chiedergli qualcosa, proprio perché lui non si è fatto tanti scrupoli a domandarmi del mio viaggio.
"Che significa che andrai da solo?" chiedo un po' esitante, perché non abbiamo comunque tutta questa confidenza.
"Nanami ed io abbiamo rotto…" risponde con molta semplicità.
"Non lo sapevi?" aggiunge, osservandomi stupito da sopra la sua tazza.
Sempre più imbarazzata, prendo in mano il mio tè e prima di berne un sorso, faccio di no con la testa.
"Non sei interessata ai gossip della nostra scuola, eh?" mi chiede ancora, sorridendo ma con un’espressione strana dipinta sul volto.
"No... Ho fin troppe cose per la testa, per prestare attenzione anche alle faccende degli altri!" rispondo quasi per giustificarmi.
Seii continua a sorridere poi scuote la testa, sospirando.
"Comunque... Mi dispiace..." mi sento di aggiungere, perché credo che possa stare male per la fine della sua storia con la Makimura.
Anche se magari cerca di non darlo a vedere...
"Capita..." esclama all'improvviso, alzando le spalle e la sua espressione ora è un po' triste, seppur composta.
"Capita se s’incontra un'altra persona e s'incomincia a provare qualcosa per lei…" aggiunge, fissandomi per un secondo.
Rimango colpita dalle sue parole.
E ora mi dispiace ancora di più...
Non oso immaginare come mi sentirei io, se Tsubasa mi lasciasse per un'altra!
E non posso evitare di ammirare la forza d'animo di Seii, il suo coraggio nell'affrontare questa situazione.
Così gli sorrido incoraggiante, solidale.
Seii distende piano le labbra prima di tornare a sorseggiare calmo il suo caffè.
 
 
 
Sto tornando a casa, dopo aver gentilmente rifiutato l’offerta di Seii di riaccompagnarmi.
Sulla via del ritorno, ho preso volutamente il percorso più lungo, perché non volevo interrompere il mio flusso di pensieri.
In questo pomeriggio ho capito che a volte, chi ci sta intorno può apparire diverso da come è in realtà.
Cammino lenta per le strade mentre ho un chiodo fisso nella testa.
Come possono i sentimenti delle persone cambiare così drasticamente e in poco tempo?
Com'è possibile cancellare un vecchio amore con uno appena nato?
Come si può accettare di essere stati sostituiti nel cuore e nella mente di qualcuno, che si ama ancora follemente?
Mi sento male solo al pensiero di dover affrontare una cosa simile...
Non oso immaginare cosa proverei se...
Scuoto la testa, strizzando le palpebre sugli occhi.
Devo assolutamente allontanare certi pensieri da me!
Perché non fanno bene a una ragazza, che vive una relazione a distanza come la mia!
Sospirando, devio il mio cammino, scendendo lungo il pendio che porta all’argine del fiume.
Quando raggiungo la sponda, mi concentro sull'acqua che scorre, per rilassarmi e liberare la mente dai cattivi pensieri.
Rimango in silenzio, finché una voce non chiama il mio nome.
"Sanae!" mi sento chiamare ancora, così mi volto curiosa alle mie spalle.
Taro mi saluta, avvicinandosi palla al piede.
Indossa una tuta blu con le bande bianche e una maglietta abbinata.
"Ciao!" esclamo, veramente felice di vederlo.
"Ti stai allenando?" gli chiedo, quando mi ha raggiunta.
"Sì, una corsetta leggera prima di cena!" risponde allegro prima di sedersi a terra.
Tirandomi giù per un braccio, mi obbliga a sedermi accanto a lui.
"Ci sono modi più gentili, per chiedere a una persona di parlare!" esclamo, facendo finta di rimproverarlo mentre arriccio il naso, massaggiandomi il fondo schiena.
Taro si mette a ridere allegro, così sbuffo, dandogli per scherzo del maleducato, perché non si trattano in questo modo le ragazze.
"A proposito... Come sta Azumi?"  chiedo a bruciapelo, sorridendo sorniona per metterlo un po' in imbarazzo.
Come al solito, quando si tocca l'argomento, Taro arrossisce vistosamente.
Non che sia particolarmente timido con me ma so che devo prepararlo, prima di iniziare a parlare della sua ragazza.
"Bene, molto bene! Peccato sia a Parigi invece che qua!" risponde con un sospiro, riprendendo un po' del suo solito autocontrollo.
"Beh, non ti lamentare! Il prossimo anno sarà a Tokyo per studiare e così vi potrete vedere ogni volta che vorrete!" lo rimprovero con un pizzico d'invidia, perché sarebbe davvero bello, poter prendere solo un treno per rivedere Tsubasa.
"Già... Ma sempre un anno deve passare..." aggiunge, alzando gli occhi al cielo ed emettendo un altro sospiro.
"Almeno tu hai una scadenza! Non lamentarti, ho detto!" esclamo, mettendo il broncio e dando una gomitata al suo braccio.
Taro si volta a guardarmi prima di chiedermi scusa, con aria dispiaciuta.
Ma io non sono capace di tenergli il muso per troppo tempo, così gli sorrido, scuotendo la testa e alzando le spalle.
Rimaniamo in silenzio mentre inizio a gettare dei sassolini nel fiume.
"Taro?" chiedo, fissando i cerchi che si formano sull’acqua.
"Uh?"
"Pensi sia possibile innamorarsi di qualcun altro?"
Qualche secondo di silenzio, poi arriva la sua risposta, che proprio una risposta non è.
"Perché di chi ti sei innamorata, Sanae?"
Mi volto a guardarlo, alzando gli occhi al cielo.
"Ti pare mai possibile che stia parlando di me?!" gli rispondo con sufficienza mentre mi fissa un secondo, prima di scoppiare a ridere, buttandosi all’indietro sull'erba.
"Impossibile! Infatti, stavo scherzando! Allora, di chi si è innamorato Tsubasa?" chiede, tornando a ridere di gusto perché lo sto squadrando con gli occhi diventati una fessura.
"Non dirlo nemmeno per scherzo!" sibilo, scandendo bene ogni parola.
Taro continua a contorcersi dal ridere, aspetto che si calmi senza nascondere una smorfia contrariata.
Lo osservo mentre si tira su con la schiena per tornare seduto.
Si strofina gli occhi per il troppo ridere e a me viene da pensare, che sia molto più rilassato e felice di un tempo.
Nonostante anche lui viva una storia d’amore a distanza come la mia.
"Come mai ti vengono in mente certe cose, Sanae?" mi chiede, facendosi finalmente serio.
Emetto un sospiro, prima d'iniziare il mio racconto.
"Oggi ho saputo da un mio compagno di corso al club di musica, che è stato lasciato, dopo più di due anni..." borbotto, avvertendo un po' di ansia.
"Praticamente la sua ragazza si è innamorata di un altro... E allora mi stavo chiedendo come mi sentirei io, se Tsubasa mi scaricasse per un'altra!" lo fisso ora, arrossendo.
"Non ridere, eh!" lo minaccio, puntando contro il suo petto il dito indice.
Taro mi osserva, storcendo un lato della bocca.
"Credo che non dovresti domandarti certe cose! Anzi, penso che nessuno dovrebbe farlo, specialmente se vive, come noi due, una storia a lunga distanza! Perché non porta proprio a niente, fare paragoni con gli altri. Ogni relazione è un mondo a parte!" esclama alzando le spalle, con una semplicità disarmante.
"Tu ami Tsubasa, Sanae?" mi chiede infine, guardandomi seriamente negli occhi.
"Sì!" rispondo convinta, senza un briciolo d’esitazione ma soprattutto senza farmi prendere dal mio solito imbarazzo.
Cosa che mi stupisce un po'...
"E se ascolti il tuo cuore, lui ti dice che anche Tsubasa ti ama, vero?"
Poso una mano sul petto, come se volessi sentire realmente una voce dentro di me.
"Sì..." ripeto, pensando agli occhi di Tsubasa e a come mi guardano, un attimo prima di baciarmi.
"Allora concentrati solo su queste due cose fondamentali, Sanae! Non farti prendere da strani pensieri, ok?"
Taro mi sorride incoraggiante mentre annuisco decisa.
"Io non mi preoccupo, vedi? Dove lo trova Azumi uno meglio di me!" esclama poi allegro, iniziando a scherzare.
"Sono bello, vero?" chiede indicandosi, alzando il mento come per mettersi in posa.
"Uhm... Sì! Direi di sì!" rispondo, fingendomi concentrata, stando al suo gioco.
"E anche intelligente!"
"Sì, Taro. Ovviamente..."
"Sono pure un ragazzo gentile e premuroso, no?" continua, facendo finta di essere serio.
"Hai dimenticato leale e onesto!"
"È vero! Grazie di averlo ricordato! Sono un ottimo giocatore di calcio poi e un giorno guadagnerò un sacco di soldi!"
"Giusto! E anche questo non guasta!" ridacchio divertita.
"E sono pure bravo a letto... Ma questo tu non lo puoi confermare!" esclama infine sogghignando, dandomi una gomitata.
Scoppio a ridere ma questa volta, sono io a buttarmi all’indietro sul prato.
Allargando bene le braccia, strappo una manciata di erba per tirarla addosso a Taro.
"Ma sta diventando un chiodo fisso, ultimamente!" esclamo, pensando che negli ultimi tempi, non si faccia altro che parlare di sesso, in una maniera o nell'altra.
"Siamo dei sani adolescenti! A cos'altro dovremmo pensare, Sanae?" mi chiede ridendo, sdraiandosi vicino a me.
"Al calcio?" ribatto, girandomi a pancia in giù.
"Mm... In questo momento lo metterei decisamente in secondo piano!"
"È per questo che non sei come il Capitano, Taro!" esclamo, annuendo convinta.
"Beh, a quel che ne so io... Tsubasa lo metterebbe pure al terzo, ora come ora... Se non al quarto... Forse addirittura al quinto!" e scoppia a ridere mentre lo fisso imbarazzatissima.
Torno a stendermi coprendo il viso con un braccio, ma senza riuscire a trattenere un sorrisetto compiaciuto.
"Buono a sapersi, Taro!" esclamo mentre sento le guance andare a fuoco.
"Buono a sapersi!" ripeto, alzando appena il gomito che nasconde gli occhi, per scrutare l'amico al mio fianco.
Taro mi fissa stupito poi sorride, voltandosi a guardare il cielo, nell'ora del tramonto.
"Siamo proprio cambiati in questi anni... Stiamo crescendo, Sanae…" e il suo tono ora è pacato e serio.
"Già..." rispondo con un sorriso, fissando l'orizzonte tinto di arancione.
"Taro?"
"Sì?"
Rimango un secondo in silenzio, per creare un po' di suspense.
"Ma cosa ti racconta Tsubasa, quando vi sentite?!" esclamo, tornando a scherzare.
"Cose da uomini, Sanae! Cose da uomini!" risponde Taro, prima di scoppiare a ridere ancora.
"Ma non ti preoccupare, non scendiamo mai in particolari!" aggiunge per prendermi in giro.
"Ci mancherebbe!" rispondo ridendo divertita mentre i miei occhi seguono le nuvole rosa, che si muovono lente sopra le nostre teste.
 
 
 
 
* "Sunday Morning" dei Maroon 5 © 2003 OCTJAY LLC. by BMG COMPANY
 
Eccoci di nuovo, per un breve saluto di fine capitolo!^^
Sono contentissima che la mia sorpresa per Sanae abbia sorpreso (scusate il giochino di parole) anche voi... eh eh eh, era questa l’intenzione!
Ringrazio nuovamente tutte le persone che hanno recensito, per me è sempre un enorme piacere e un'emozione leggere i vostri pensieri e le vostre impressioni.^^
Un bacione e ancora un grazie.... OnlyHope^^

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Capitolo 19
*** Cose di cui sparlare ***


BUTTERFLY

CAPITOLO 19

Cose di cui sparlare
 
 
 
 
"ARGH! Niente! Non mi riesce, sono troppo stanca! Facciamo una pausa, Sanae!"
Yukari chiude il libro e il quaderno, sbattendoli l’uno contro l'altro, prima di alzarsi e andare ad aprire il frigorifero.
"Ti va del melone?" mi chiede poi voltandosi, con un'espressione che grida pietà.
Annuisco, senza smettere di lavorare alla mia tesina di letteratura inglese, nonostante oggi Yukari sia impossibile.
Non le va proprio di studiare e con una scusa o con un'altra, cerca in tutti i modi di distrarsi.
"Ok, allora basta!" esclama avvicinandosi, togliendomi il quaderno da sotto il naso e sfilandomi la penna dalla mano.
No, decisamente oggi non ci pensa proprio a stare sui libri! 
Chissà che le prende...
La osservo curiosa mentre posa sui dei piattini, delle invitanti fette di melone.
Il profumo mi raggiunge invitante, facendomi venire l'acquolina in bocca.
"Andiamo in giardino! È una così bella giornata!" e m’invita a seguirla in veranda.
Io l'assecondo, sedendo poi accanto a lei, sui gradini della portafinestra.
"Volevo parlarti di una cosa, Sanae..." esordisce, portando un pezzetto di frutto alla bocca.
"Ieri la Makimura mi ha fatto un sacco di domande su te e Tsubasa…"
"Uh?! E perché mai?" chiedo stupita, non capendo il perché di questo interessamento, visto che non ho mai scambiato nemmeno una parola con quella ragazza.
"Beh, forse voleva saperne di più dopo che sei uscita con il suo ex. Comunque, le ho risposto che tra voi è tutto ok... Ma non le ho raccontato i fatti tuoi, tranquilla!"
"Non sono uscita con Seii, Yukari. L’ho incontrato per caso e ho preso un tè con lui, in un locale pubblico per giunta. È molto diverso dall'uscire insieme!" ribatto con tono seccato, un po' infastidita da quella che mi è sembrata un'insinuazione.
"Io lo so, ma le persone..." 
La mia migliore amica mi scruta seria, scandendo bene le parole.
"Le altre persone parlano tanto, lo sai. E non colgono di certo particolari come l'incontrarsi per caso!"
"Oh ma bene! Allora dimmi, anche quando mi vedono con Taro, si inventano storielle su noi due?"
Il mio tono è decisamente alterato, perché detesto che venga messo il naso nei miei affari.
"È diverso, Sanae. Taro non ha lasciato la sua ragazza per..." s'interrompe, guardandomi come se temesse la mia reazione.
"Per?" la esorto prima di riprendere a parlare, colta all’improvviso da un dubbio.
"Lasciare, poi... Ma se è stato lui, poverino, ad essere stato scaricato!"
Yukari mi guarda stupita, le sue palpebre sbattono ripetutamente sugli occhi.
"Te l’ha detto Seii?" chiede perplessa, alzando anche le sopracciglia.
"Sì... Cioè, no. Non esplicitamente... Ha detto che hanno rotto perché..." le parole mi muoiono sulle labbra, perché mi rendo conto solo ora, di essere stata io a dare un certo senso al suo discorso.
L'incontrare un'altra persona...
Sono stata io ad associarlo alla sua ragazza, dando per scontato che fosse lui quello lasciato!
"Perché?" questa volta tocca alla mia migliore amica, esortarmi a terminare la frase.
La sua espressione è molto più che concentrata, si vede che l'argomento la interessa particolarmente.
"Perché può capitare di lasciarsi se s'incontra un'altra persona e s'inizia a provare qualcosa per lei..." rispondo piano, vergognandomi un po' delle mie conclusioni affrettate.
Yukari mi fissa sorpresa poi sospirando, scuote la testa, abbassando lo sguardo.
Non so quale intenso ragionamento, stia passando nella sua mente ma quando torna a guardarmi, ha l'aria di chi ha appena fatto due più due.
"Sanae, ci sono delle voci in giro…"
"Ancora?!" esclamo sbuffando, poggiando il mento sul palmo di una mano.
"E a dirla tutta... Anch'io penso sia così..." continua, fissandomi seria mentre temo di aver colto le sue conclusioni.
"Credo che Seii si sia preso una cotta per te, Sanae!" esclama infine tutto d'un fiato, senza mostrare il minimo dubbio sull’argomento.
Sorpresa, fisso Yukari mentre sento le mie guance scaldarsi per l'imbarazzo.
"Beh... Io credo di no, invece!" le rispondo, mettendomi a ridere, per l'assurdità della faccenda.
"Come potrebbe essere, poi? Lo sa benissimo che sto con Tsubasa!" aggiungo, per avvalorare la mia tesi.
Yukari storce le labbra, arcuando le sopracciglia.
Posso leggere sulla sua fronte un cubitale: "Sveglia, Sanae! Quanto sei ingenua!
"Certo, come se lui fosse ogni giorno qui con te. Immagina che ostacolo!" e ride, agitando una mano in aria.
"Non ci sarà fisicamente ma tutti sanno che sono innamorata di lui! Anzi... Tutti sanno che lo sono sempre stata! O se lo sono già dimenticato? Non se lo ricordano più nelle loro chiacchiere da corridoio? E sì che era un argomento di conversazione molto gettonato, un tempo!" rispondo arrabbiata, perché non sopporto che estranei si mettano a fare congetture sul mio privato.
"Non te la prendere, Sanae..."
La mia amica pronuncia queste parole, guardandomi dolcemente e posando una mano sulla mia spalla.
La fisso con il broncio poi le sorrido, perché comunque non ce l'ho affatto con lei.
Vorrei solo che capisse, che non ho bisogno che si sparli degli affari miei.
Non ne ho proprio bisogno.
"Comunque, Sanae... Credo davvero che Seii provi qualcosa per te. Ultimamente ti sta molto intorno e poi te l'ha detto lui, no? Che ha lasciato la Makimura, perché ha iniziato ad interessarsi ad un'altra!" aggiunge nella maniera più pacata possibile, per non stuzzicare ancora la mia suscettibilità.
Mi metto a riflettere sulle sue parole, ma non riesco proprio a dargli il peso che Yukari vorrebbe.
Tutto mi sembra troppo inverosimile...
"Per me ti sbagli..." esclamo, voltandomi a guardarla seriamente.
"E anche se fosse... Le cose non cambierebbero di certo! Quindi possiamo pure concludere qui l'argomento!"
Yukari annuisce, perché mi conosce fin troppo bene.
"Non volevo farti arrabbiare..." sussurra con un filo di voce, scrutandomi di sbieco.
"Lo so... Non preoccuparti, Yukari. Non ce l'ho con te!" e le sorrido, per farle capire che ho compreso i suoi intenti.
La mia migliore amica annuisce sollevata, prima di incrociare le dita, allungando le braccia avanti al petto.
Le sue guance, noto, hanno assunto un tono rosa.
"Allora parliamo un po' di me!" esclama con un sorriso imbarazzato.
"Vuoi uno scoop sulla sottoscritta?"
La guardo curiosa, non riuscendo a trattenere una risatina.
"Beh, più che scoop esigerei un'esclusiva, visto che sono la tua migliore amica!"
"Scontato, Sanae!" mi risponde annuendo, senza smettere di sorridere.
Mi domando curiosa, quale notizia bomba stia per rivelarmi mentre torno a mangiare il mio melone.
"Sabato mi fermerò a dormire alle terme... Con Ryo!" esclama e il suo viso diventa rosso porpora.
Rimango immobile a fissarla.
Gli occhi fuori dalle orbite, credo e la forchetta stretta ancora tra le mie labbra.
"WOW!" sussurro imbambolata, posando lentamente la posata sul piattino.
"Mi sento un po' nervosa, Sanae…"
Yukari intreccia ancora le dita, visibilmente agitata.
"Ma allo stesso tempo, vorrei che sabato arrivasse subito!" e sorride felice.
L'abbraccio forte di slancio.
"Domenica io non ho niente da fare. Se vuoi passare per casa mia..." sussurro al suo orecchio, in maniera maliziosa.
Yukari mi guarda negli occhi e annuisce.
"Anche perché, teoricamente, tu dovresti essere con me alle terme... Almeno per i miei!" ed inizia a ridacchiare, divertita.
Mi mordo le labbra, riflettendo sulla mia implicazione in questa cosa.
"Ho capito. Sabato me ne starò rinchiusa tutto il giorno in camera mia! Non vorrei imbattermi in tua madre, da qualche parte!" esclamo sbuffando, prima di tornare a sorriderle.
"Ma dai, Sanae! Ma se non v'incontrate mai!"
"Meglio non provocare la sorte!" la contraddico, scuotendo la testa al pensiero di trovarmi, faccia a faccia, con la mamma della mia migliore amica, quando dovrei essere in viaggio con sua figlia.
Yukari ci pensa un po', un dito sulle labbra.
"Sì, riflettendoci bene, hai ragione tu!" esclama poi, ridendo allegra.
Annuisco, vedendo il suo sorriso felice anche se dopo mi viene anche da ridere, all'idea di come possa sentirsi in questo momento il mio amico Ryo Ishizaki!
 
 
 
"Tra due settimane?!" esclamo stupita, sentendomi subito nervosa.
Il prof. Tadai annuisce invece, tutto soddisfatto.
"Ma sono pronta? Cioè, crede davvero che sia tutto pronto per l'audizione?"
"È tutto ok, signorina. Si rilassi!" risponde ridendo, divertito dalla mia agitazione.
"Siamo pronti. Lei è pronta!"
Il professore riesce sempre a darmi notizie destabilizzanti!
Mi appoggio al pianoforte, cercando di prendere grossi respiri, in modo da tranquillizzarmi un po'.
Il professore continua ad osservarmi, non nascondendo la sua allegria.
"Bene, allora per oggi vada pure. E si ricordi di curare la sua voce, signorina. Ci rivediamo qui, tra un paio di giorni!"
Vorrei replicare che preferirei provare ancora, raddoppiando anche le ore se possibile, ma rinuncio, perché so che finirei solo per agitarmi di più e che la mia voce ne risentirebbe, per i troppi sforzi.
"Ok, professore! A venerdì!" rispondo sentendomi comunque anche eccitata, per l'audizione ormai così vicina.
Quando faccio per lasciare l'aula, dopo aver radunato le mie cose, mi ritrovo però ferma sulla soglia, bloccata da qualcuno.
Takeshi Seii mi sorride allegro.
Arrossisco in maniera un po' infantile, condizionata dalle parole di Yukari, sulle insinuazioni che girerebbero a scuola su di noi.
L'imbarazzo è tale, da non permettermi di guardarlo negli occhi con naturalezza.
"Vai già via?" mi chiede, sfoderando un altro sorriso, senza distogliere lo sguardo.
"Sì, per oggi ho fatto!" rispondo, dandomi mentalmente della stupida, perché non posso farmi condizionare in questo modo, a causa dei pettegolezzi.
"Ah!" esclama, riuscendo a malapena a nascondere la delusione.
O forse sono io notare cose, che prima non riuscivo a cogliere?
"Perché non mi aspetti? Ci metto un attimo…" m'invita, sorridendo ancora.
"Mi dispiace! Ma ho veramente molta fretta, ci vediamo!" 
E senza aspettare una risposta, tronco la conversazione, allontanandomi velocemente.
I miei passi mi portano in cortile mentre nella mia testa, si susseguono le parole di Yukari.
Involontariamente, rallento il passo quando mi rendo conto che potrebbe avere ragione lei.
Effettivamente, incontro Seii molto spesso negli ultimi tempo, molto più che in passato.
Ed ogni volta mi chiede di passare del tempo insieme!
Ma allora potrebbe essere vero...
Lui potrebbe essere veramente interessato a me!
Di riflesso mi volto a guardare indietro...
Non è da me scappare via, inventando scuse.
Seii poi aveva un'aria così perplessa mentre mi salutava...
E un po' mi dispiace, perché in fondo sono solo una stupida, che non si sa comportare.
Se le voci messe in giro fossero solo voci poi…
Il mio imbarazzo sarebbe totalmente fuori luogo...
E mi sarei comportata in modo ingiusto nei confronti del mio collega di corso.
Non devo farmi condizionare!
Riprendo a camminare, riflettendo ancora sulla necessità di prendere questa storia con più leggerezza.
La prossima volta che incontrerò Seii, farò finta di niente e tutto tornerà normale!
Sì, farò così...
All’improvviso il mio cellulare si mette a suonare, distraendomi dai miei pensieri, fin troppo complicati.
Ma chi è? 
Nel display lampeggia infatti un numero sconosciuto.
"... Pronto?" rispondo un po' esitante.
"Ciao!"
Spalanco la bocca per lo stupore, perché è una voce estremamente familiare quella all’altro capo del telefono.
E dell'oceano...
Felicemente sorpresa, non riesco a trattenere un sorriso radioso.
"Tsubasa?! Ma da dove chiami?" domando allegra, il cuore all’improvviso sgombro da ogni pensiero uggioso.
"È un telefono della società! Ho pensato che scroccare una telefonata, non potesse far male a nessuno!"
Mi scappa una risata mentre sto uscendo dal cancello principale.
I miei passi ora sono staccati qualche centimetro da terra e quando noto dei compagni di scuola, che mi osservano, confabulando tra loro, mi trattengo a stento dal mostrargli una linguaccia.
Maledette malelingue!
"
Ti ho chiamata perché non resistevo! Devo darti una bellissima notizia!"
"Di che si tratta?" lo esorto, per non rimanere troppo sulle spine.
"Tra un mese torno a casa!"
Non trattengo un gridolino di entusiasmo.
"Davvero?!" chiedo incredula.
"Davvero?" ripeto senza rendermene conto, per avere la certezza di aver sentito bene.
"Certo!" 
"Ben vengano le qualificazioni, allora! Anch'io ho una notizia, sai?"
"Uh?"
"Tra due settimane ho l'audizione con la casa discografica, me l'hanno detto solo pochi minuti fa!" esclamo, entusiasta di avere anch'io qualcosa d'importante da condividere.
"Di già?! Uffa! Mi sarebbe piaciuto accompagnarti!"
"Non ti preoccupare…" lo rassicuro, perché forse è meglio così, sarei fin troppo nervosa, se ci fosse anche Tsubasa, quel giorno.
"Ok, Sanae... Ora devo proprio scappare! A presto..."
Il tono della sua voce ora è un po' più mesto e lo capisco, anche a me non piace l'idea di dover chiudere la chiamata.
"Va bene, ciao…”
"Sanae?"
"Sì?"
"Ehm…" s'interrompe, schiarendosi la voce.
"Ti amo… E mi manchi!" sussurra piano, non sapendo di aver appena pronunciato una formula magica.
Oggi avevo bisogno di sentirmi dire, esattamente queste parole.
Lo desideravo con tutto il cuore, con tutta me stessa.
"Anch'io…" rispondo piano, come se stessi parlando al suo orecchio, a un passo da me.
Sento uno strano respiro dall'altro capo del telefono, una specie di sospiro.
"Ti aspetto…" aggiungo prima di chiudere la chiamata ed iniziare a saltellare allegra per strada.
Gli occhi puntati in alto, verso questo bellissimo cielo azzurro.
Segnale dell'estate, che sta per arrivare.
 
 
 
Il campanello di casa suona insistentemente, mi precipito giù per le scale.
Raggiunto l'ingresso, rallento e prima di aprire, mi fermo a guardare dallo spioncino.
Dietro la porta di casa mia c'è Yukari e non trattengo un sorrisetto divertito.
Appena rientrata dalla sua gita romantica alle terme, mi ha chiamata subito e con voce allegra, mi ha comunicato che sarebbe passata qua.
Non posso quindi farmi sfuggire l’occasione, di prenderla un po’ in giro, per una volta che ne io ho l’occasione.
"Chi è?" chiedo, continuando a spiarla di nascosto.
L'espressione buffa del suo viso mi strappa un altro sorriso.
"Sono io, Sanae!" risponde, alzando gli occhi al cielo.
"Io chi?" continuo facendo la finta tonta, senza accennare minimamente ad aprirle.
Yukari stringe gli occhi a fessura e li punta verso la porta.
"Lo so che mi stai spiando, scema! Apri, dai!" e detto questo, tira fuori la lingua, fissando lo spioncino.
Sempre più divertita, mi affaccio lentamente con la testa oltre la porta e dopo aver mimato un'esclamazione stupita, la invito finalmente ad entrare.
"Perdonami, Yukari! Ma oggi sembri così diversa... Stentavo davvero a riconoscerti!" esclamo ridendo mentre la mia migliore amica varca la soglia di casa mia.
"Stupida!" e passandomi un braccio sopra le spalle, mi stringe forte a sé.
Le sorrido, notando nei suoi occhi una luce, capace di farli brillare e una tinta rosa acceso sulle sue guance.
"Tutto ok?" chiedo, abbassando leggermente la testa nella sua direzione.
"Tremendamente ok!" mi risponde serena e felice.
Ci dirigiamo così al piano di sopra, per raggiungere camera mia ed avere della privacy.
Appena entrate nella mia stanza, Yukari si lancia di corsa sul letto e sdraiandosi, abbraccia un cuscino.
"Sono esausta!" esclama mentre mi siedo accanto a lei.
"Oh, mio Dio! Addirittura?!" la stuzzico ridendo, sdraiandomi al suo fianco.
Con la coda dell'occhio la vedo arrossire, vistosamente.
"Oggi sei proprio scema, lo sai? Sono stanca per il viaggio! E perché non sono riuscita dormire un granché!" mi rimprovera, dandomi anche un buffetto sulla testa.
"Appunto, vedi!" continuo a prenderla in giro, estremamente divertita.
Yukari scoppia a ridere e il suo sorriso mi sembra ancora più bello del solito.
"A parte gli scherzi... Come ti senti?" le chiedo, facendomi seria.
La mia migliore amica alza lo sguardo verso il soffitto e stringe più forte il mio cuscino.
Le sue guance sono di un colore rosso acceso mente la sua espressione diventa davvero dolce.
"Bene…" risponde sospirando, tornando a guardarmi.
"Benissimo!" aggiunge, sorridendo beata.
"Sai, se un anno fa mi avessero detto che oggi, a quest'ora, avrei già fatto sesso con Ishizaki, beh… Avrei proprio dato di matto!" esclama con una risata fragorosa, tornando a fare la scema come il suo solito.
Annuisco, mettendomi a ridere anch'io, perché se ripenso alle litigate tremende che ero costretta a sorbirmi ogni santo giorno, mi sembra incredibile che siano arrivati a tanto.
Yukari torna seria ora e poggia delicatamente la guancia al cuscino.
"L'ho visto con occhi diversi, dopo…" sussurra e nel suo tono c'è così tanta dolcezza, da farmi quasi commuovere.
"Come se fosse cambiato qualcosa… Non so..." aggiunge, rivolgendo il suo sguardo a me.
"Sei felice, Yukari?" le chiedo piano, condividendo le sue emozioni.
"Sì!" risponde senza esitazione, con quel sorriso particolare, che oggi le illumina il volto.
"Si vede..." esclamo prima di abbracciandola forte.
Ti voglio bene, Yukari!
Continuo a tenerla stretta rimanendo in silenzio mentre un pensiero sfiora la mia mente...
Spero che presto, tutto questo tocchi a me, perché voglio avere anch’io quell'espressione...
Voglio sentirmi anch'io così felice... 
 
 
 
 
Buona sera a tutte!
Un paio di righe di routine per chiudere il capitolo.
Takeshi Seii...
Beh ha il suo bel ruolo, come avrete potuto capire meglio in questo capitolo... ^^
Ringrazio chi ancora, con estrema pazienza, si dedica alla lettura della mia storia!
Grazie infinite per la costanza... ^^
Un bacio a presto, OnlyHope^^
 
P.S. Onore al grande capitano azzurro e al suo pallone d'oro!^^
 

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Capitolo 20
*** L'audizione ***


audi
BUTTERFLY

CAPITOLO 20

L'audizione
 
 
 
 
Le mie dita scorrono leggere sui tasti, simulo le note con la voce ma senza aprire le labbra.
È quasi un quarto d'ora che aspetto, ma del professor Tadai non si è vista nemmeno l'ombra.
Mi sono messa al pianoforte per ammazzare il tempo e scaldando le corde vocali, ho iniziato a provare, per l'ennesima volta, il repertorio che presenterò all'audizione, non più tardi della settimana prossima.
Di tanto in tanto i miei occhi si voltano comunque verso l'ingresso dell'aula, ma ogni volta rimango delusa, perché del professore non c'è nessuna traccia.
Perplessa, continuo a suonare, osservando di continuo anche l'orologio.
Le lancette scorrono ritmiche sul quadrante e a me ogni minuto perso sembra un tale spreco!
Perché ho bisogno di provare, per sentirmi sicura dei risultati.
Provare, provare e provare…
"Scusi il ritardo, signorina Nakazawa!"
Finalmente!
Smetto all’istante di suonare e mi volto, per salutare allegramente il professore, che finalmente si è deciso ad arrivare.
Sto per rispondergli che non importa ma che comunque preferirei non perdere altro tempo, quando le parole mi muoiono sulle labbra.
Porto le mani alla bocca, fissando scioccata il polso destro del professore, completamente fasciato e tenuto fermo da un foulard, legato intorno al collo.
Con lui c’è Takeshi Seii, che lo accompagna con cura fin sotto al palco.
I miei occhi si riempiono inevitabilmente di lacrime...
Questa proprio non ci voleva!
Non a una settimana dall'appuntamento con i discografici!
"Professore, tutto bene? Ma cos’è successo?" riesco a pronunciare con voce tremante, appena scesa verso le poltroncine.
"Oggi all'ora di pranzo... Uno stupido incidente! Ma ho il polso slogato!" mi risponde con un sorriso tirato, sedendosi e fissando poi la mano fasciata.
"È ceduto uno scaffale di un armadietto in segreteria e nel tentativo di trattenerlo, si è fatto male!"
Seii mi spiega meglio la situazione, ma la sua espressione grave non mi rassicura affatto.
"E per fortuna che il suo collega era lì! Altrimenti il polso si sarebbe rotto di sicuro e non sarebbe bastato andare in infermeria!" esclama il prof. Tadai mentre lo guardo con aria più che preoccupata.
"Ma ora… Come?" sussurro piano, incapace di terminare la frase.
Come farò con l'audizione?!
Il professore avrebbe dovuto accompagnarmi con il piano e la chitarra!
"Non posso suonare, questo è ovvio... Ma non si rattristi, signorina Nakazawa! Ho già pensato a una soluzione e se lei, se voi…" si corregge, passando con lo sguardo da me a Seii.
"Se voi due sarete d'accordo, è tutto sistemato!"
Osservo perplessa il volto del mio compagno di corso, che mi guarda con altrettanto stupore, alzando le spalle e scuotendo la testa.
"Il signor Seii è l'unico in grado d'imparare tutte le canzoni, in una sola settimana. Se la signorina non ha problemi, credo possa accompagnarla quasi…" e si volta a guardare in direzione del suo allievo, con un sorriso sornione.
"Ripeto, quasi, come avrei fatto io! Ovviamente sarò comunque presente all'audizione, questo è scontato!"
Rimango in silenzio per alcuni secondi...
Seii arrossisce prima di guardarmi con un'espressione davvero entusiasta.
Non mi convince tantissimo l'idea di collaborare con lui ma d'altro canto, so di avere solo questa chance.
Seii poi è veramente bravo, probabilmente il migliore, subito dopo al professore, che ha ragione da vendere sul suo conto.
Lui è davvero l'unico in grado di sostituirlo, imparando in pochissimo brani e arrangiamenti.
E a questo punto, se proprio devo coinvolgere un esterno al mio progetto, allora preferisco che sia Seii.
Nonostante provi ancora dell'imbarazzo, a causa della presunta cotta che avrebbe per me...
"Posso mettermi a lavorare anche subito, potete contare su di me! Però... Deve essere d'accordo lei, ovviamente…"
Seii pronuncia le ultime parole con un po' di titubanza, probabilmente confuso dal fatto che ci sto mettendo un po’ troppo a dire la mia.
"Va bene!" esclamo ad alta voce, annuendo convinta mentre sorrido alle due persone avanti a me, che ora mi guardano visibilmente soddisfatte.
"Ma mettiamoci subito al lavoro! Non c'è un minuto da perdere!" aggiungo, risalendo veloce sul palco.
Una volta raggiunto il pianoforte, riordino tutti gli spartiti per permettere a Seii, di dare una prima occhiata generale alle canzoni.
Quando mi volto, lui è già accanto a me, chino a leggere le note segnate sui righi orizzontali mentre una mano le riproduce sulla tastiera.
"Spero che tu abbia tanto tempo libero in questa settimana!" esclamo quando si mette seduto allo strumento, per iniziare seriamente a provare.
Seii si volta e mi fissa, senza che riesca a decifrare bene la sua espressione.
"Tutto il tempo che vuoi…" mi risponde sorridendo, prima che i suoi occhi si posino di nuovo sugli spartiti e che la sua mente s'immerga totalmente nella mia musica.
 
 
 
"Baby can you feel me
imagining I'm looking in your eyes
I can see you clearly
vividly emblazoned in my mind
and yet you're so far
like a distant star
I'm wishing on tonight..."*
 
La mia voce è limpida come non mai, nonostante le prove intense di quest’ultima settimana.
Cerco di non sforzare troppo le corde vocali...
Domani dovranno essere riposate.
Quella di oggi è solo una prova leggera, più per tranquillizzarmi, che per un effettivo bisogno.
Seii mi accompagna con la chitarra acustica, come ogni giorno.
Il suo sguardo è concentrato e serio mentre le dita pizzicano le corde tese dello strumento.
È stata dura dover imparare tutto così in fretta, soprattutto dovendoci adattare dal nulla l'uno all’altra...
I risultati però sono davvero molto buoni, grazie soprattutto al suo aiuto, che è stato sicuramente decisivo.
E al suo immenso talento, ovviamente.
Non credo sia da tutti imparare una decina di brani e farli propri, nel giro di così poco tempo!
 
"I'd give my all to have
just one more night with you
I'd risk my life to feel
your body next to mine
'cause I can't go on
living in the memory of our song
I'd give my all for your love tonight..."*

 
Appena chiudo le labbra, terminando la canzone, cerco subito con lo sguardo il professor Tadai, che mi sorride soddisfatto.
"Perfetto!" esclama felice, avvicinandosi.
"Adesso però deve riposarsi, cercando di rimanere il più tranquilla possibile!" aggiunge, posando la mano non infortunata sulla mia spalla destra.
"Eh... Facile a dirsi!" esclamo ridendo nervosa, perché non posso ancora credere che domani sia già arrivato...
Sospiro mentre osservo con la coda dell'occhio Seii, che sta rimettendo la chitarra nella sua custodia scura.
Tiene gli occhi bassi ed è come se non fosse qui con noi.
Sono giorni però che ha questo atteggiamento, insolitamente taciturno e cupo, direi.
Perplessa, continuo a far finta di niente, un po' come ho fatto anche in questi ultimi tempi e mi concentro sul professor Tadai, che si prodiga negli ultimi consigli prima dell'audizione.
"Accenda il vaporizzatore stanotte, perché la sua camera deve avere il giusto tasso di umidità, per aiutare la sua voce. Ah! Poi si ricordi la limonata con il miele! Tanto miele, mi raccomando!"
Annuisco sorridendo, lusingata da tutte queste premure.
"Domani... Ci vediamo direttamente in stazione?" chiedo mentre la bocca dello stomaco si contorce, come stretta in un pugno.
Il prof. Tadai annuisce prima di sorprendermi con un abbraccio rassicurante, continuando a ripetermi di stare tranquilla.
Lo ringrazio da sopra la sua spalla, commossa da questo suo gesto inaspettato.
Quando si congeda da me e Seii, che ora sta riordinando gli spartiti, lo saluto piena di riconoscenza.
Il mio compagno invece, alza appena lo sguardo per rispondere al saluto del professore, per poi chinarsi di nuovo sulle carte, rimanendo sempre in silenzio.
Di sicuro è nervoso per l'audizione di domani...
Ma qualcosa mi dice che non può essere solo questo.
Il suo umore ha avuto un cambio radicale, subito dopo aver iniziato le prove, la settimana scorsa.
Seii non è mai diventato scorbutico con me, anzi... 
Però non l'ho più visto sorridere allegramente, come al suo solito.
E questo mi rattrista, perché mi sento in qualche modo responsabile per il suo cattivo umore, anche se non so bene come...
Sospirando, cerco di farmi forza, perché devo comunque fingere ancora, di non aver notato questo suo cambiamento.
Pensando ad un argomento valido di conversazione, cerco d’interrompere il fastidioso silenzio che ci circonda, ora che siamo rimasti soli.
Sto per aprire bocca, sfoderando uno dei miei sorrisi migliori, quando Seii alza i suoi occhi su di me, fissandomi serio.
"Non capisco come tu possa…" s'interrompe un attimo, prima di riprendere un discorso, che sembra stargli molto a cuore.
"Come puoi continuare a scrivere canzoni per lui?"
Lo fisso allibita.
Un calore improvviso si espande sulle mie guance, facendomi sentire caldo all'improvviso.
"Che vuoi dire?" chiedo, abbozzando un sorriso mentre cerco di non dare troppo peso al tono serio con cui si è rivolto a me.
"Scrivi solo cose che riguardano Ozora! E se parli di te, allora lo fai in relazione ai tuoi sentimenti per lui!"
Seii si muove agitato, voltando di tanto in tanto lo sguardo nella mia direzione.
Come se cercasse di ritrovare la calma, ma fallendo miseramente.
"Nelle tue canzoni c'è tristezza e gioia! Felicità, desideri... Solitudine e disperazione... Ma mai rabbia! Mai una parola contro! Ma tu, non te la prendi mai con lui?" chiede infine senza distogliere lo sguardo, avvicinandosi di qualche passo.
Rimango in silenzio.
Non so cosa rispondere.
Non riesco a dare un senso a questa conversazione...
Anzi, un senso ce l’ha…
Posso leggerlo negli occhi di Seii, che sono seri e…
Tristi.
Abbasso lo sguardo, guardando di lato.
Non c'è proprio niente che possa dire.
"Ti ha lasciata qui da sola!" lo sento quasi urlare mentre le sue mani stingono forte le mie braccia.
"È il suo sogno!" non mi trattengo, rialzando lo sguardo su di lui.
Un profondo senso d'irritazione inizia a farsi strada dentro di me.
"Che non comprende te!" esclama con rancore, avvicinando il suo viso al mio.
Lo fisso stupita mentre sento le lacrime salire agli occhi.
Mi mordo le labbra con stizza, cercando di controllare la mia rabbia.
Seii mi guarda visibilmente stupito.
Dalla mia reazione ma anche dalla presa di coscienza, di quello che gli è appena scappato dalla bocca.
Distolgo lo sguardo e la sua presa si fa più leggera.
"Lui non c'è, non c'è mai! Mentre…" la sua voce è incerta ora e il mio cuore inizia a battere più veloce, per la paura di sentire terminare questa frase.
"Io sono qui, davanti a te…"
Chiudo gli occhi.
Una lacrima scivola lenta sulla mia guancia. 
Ora è tutto chiaro.
Quello che avrei dovuto vedere molto tempo fa, adesso è palese davanti ai miei occhi.
Ed io ho involontariamente contribuito ad alimentarlo...
Poggio una mano sul petto, all'altezza del cuore prima di tornare a guardare Seii.
Quando incrocio il suo sguardo, mi si stringe sinceramente il cuore.
"Lui c'è…" batto le dita poco distante dalla farfalla che pende al mio collo, per indicare il posto in cui Tsubasa è presente da sempre.
"È reale qua dentro, più di quanto tu creda… Più di qualsiasi altra persona che mi circonda…"
I suoi occhi mi fissano, lasciando trasparire lo stupore, ma soprattutto l'infelicità nata dall'ascolto delle mie parole.
"Maledizione!" lo sento imprecare piano mentre i suoi occhi si abbassano e le sue mani liberano le mie braccia dalla sua presa.
Seii si allontana, senza degnarmi di un ulteriore sguardo e dopo aver preso al volo la sua borsa, raggiunge di corsa la porta dell’aula.
La oltrepassa veloce, sparendo così dalla mia vista.
Mi abbandono, sedendomi al piano mentre tantissime lacrime scendono lente sul mio viso.
In un moto disperato, le mie mani si gettano sui tasti dello strumento, creando un rumore sgradevole e scordato, che sembra adatto a sottolineare la gravità del momento.
"Mi dispiace..." sussurro piano, cercando di arginare il pianto.
"Mi dispiace..." ripeto, sentendomi davvero triste all'idea di aver fatto soffrire qualcuno...
 
 
 
Il professor Tadai è accanto a me e guarda ripetutamente l'orologio.
"Strano sia in ritardo... Di solito è un ragazzo così puntuale e preciso!" lo sento borbottare mentre aspettiamo sul binario, dove partirà il nostro treno per Tokyo.
Non dando peso alla sua incredulità, continuo ostinatamente a guardare da un'altra parte, per evitare che mi ponga domande su Seii.
Mi sento tesa, nervosa e dire che avrei dovuto cercare di rilassarmi, per via dell'audizione.
Invece non sono riuscita a dormire nemmeno un minuto la notte scorsa, per colpa di quello che è successo ieri sera, all'ultima prova.
Nonostante le chiamate continue di Yukari per augurarmi buona fortuna e i messaggi d'incoraggiamento di Tsubasa, non sono riuscita a chiudere occhio...
E ora mi sento uno schifo e ho una paura tremenda di non farcela, in queste condizioni...
E se Seii non si dovesse presentare, come temo...
Addio alla mia occasione della vita!
"Signorina Nakazawa, stia tranquilla. Sicuramente il suo collega sarà qui a minuti!"
Il professore cerca di tranquillizzarmi, costringendomi così a guardarlo.
Gli sorrido, cercando di far finta di niente.
"Certo! Sono solo un po' nervosa per l’audizione…" mi giustifico con una smorfia incerta ma all'improvviso mi coglie il vero panico.
Il mio treno è stato appena dato in partenza!
Tutti i miei peggiori incubi iniziano a prendere forma...
Mi sento a un passo dallo svenimento...
Non è venuto!
E adesso?! 
Un forte senso di nausea sale dalla bocca del mio stomaco fino in gola...
Cosa faccio, ora?!
Oh mio...
"SCUSATE IL RITARDO!"
Mi volto di scatto verso il sotto passaggio.
Seii sbuca dalle scale, visibilmente trafelato e anche se questo dovrebbe farmi sentire sollevata, non posso evitare di provare lo stesso del turbamento.
Ma non ho tempo di pensare oltre alle mie sensazioni, perché è tardissimo!
Il prof. Tadai ci invita impaziente a seguirlo sul treno, lo assecondo senza voltarmi mai a guardare Seii.
L'imbarazzo è il sentimento che prevale nel mio animo...
Passando tra un vagone affollato all'altro, cerchiamo di sederci, non avendo nessuna prenotazione particolare nei biglietti.
Come nella peggiore delle ipotesi, il professore trova un posto in disparte, lasciando a noi due una coppia di sedili contigui, poco più avanti nello scompartimento.
"Voi sedetevi vicini, ragazzi! A dopo!" esclama accomodandosi mentre esito a raggiungere il mio compagno di club, che si è già sistemato nel posto accanto al finestrino.
Quando lo raggiungo, mi siedo accanto a lui, rimanendo nel silenzio più totale.
Seii non si volta ma rimane a fissare un punto non preciso, oltre il vetro lucido.
Perfetto!
Proprio quello che ci vuole per i miei nervi, prima di un'audizione!
 
Sbuffando impercettibilmente, punto il gomito sul bracciolo esterno del sedile, posando poi il mento sul palmo della mano.
Cercando di rilassarmi, concentro i miei sensi sul mormorio della gente e sul rumore del treno, che ha appena iniziato la sua corsa.
Ma questo silenzio è comunque pesantissimo...
E mi agita, provocandomi sempre più disagio.
Mi chiedo se dovrei spezzarlo...
Forse dovrei ringraziare Seii per non avermi abbandonata in una giornata come questa...
"Nakazawa… Mi dispiace per ieri…"
È Seii però a parlare per primo.
Mi volto a guardarlo, senza nascondere il mio stupore, perché non mi aspettavo delle scuse.
"Mi dispiace se ho detto delle cose... Che possano averti ferita! Ti giuro, non volevo…" fa una pausa, senza distogliere mai lo sguardo dal finestrino.
Oltre il vetro, le case e gli alberi scorrono veloci, creando immagini confuse.
"Ma i miei sentimenti per te... Quello che sento per te, è vero! Ho solo sbagliato il modo con cui fartelo sapere, non ho saputo controllarmi. Spero…" ora si volta a guardarmi ed io avverto ancora più forte la sensazione d'imbarazzo.
"Spero che tu possa credermi… E soprattutto, che tu non mi odi per questo…"
Le sue parole mi colpiscono dritte al cuore, perché desidero davvero superare l'accaduto.
Voglio resettare tutto e perdonarlo, anche se ha parlato male di Tsubasa.
Posso capire perché l'ha fatto...
Ora che è stato totalmente sincero.
"Grazie per essere venuto…" esclamo veramente riconoscente, sorridendogli.
"Lo apprezzo davvero tanto!" aggiungo, per avvalorare le mie parole.
"Verrò sempre... Nonostante tutto, verrò sempre da te…" risponde piano, tornando poi ad osservare il panorama fuori dal finestrino.
Arrossisco prima di voltarmi dall'altra parte, imbarazzata per questa nuova dichiarazione d'amore.
Prendendo un grosso respiro, cerco di concentrarmi di nuovo, sull'unica cosa che dovrebbe tenermi sulle spine oggi.
Lascio così che il mio cuore si torturi per la prova che sto per affrontare.
Perché la mia vita può davvero cambiare grazie a questa audizione...
 
 
 
Seduti avanti a me, ci sono ben dieci rappresentanti della casa discografica.
Il mio cuore batte forte mentre il mio stomaco si contorce per l'ansia, osservando questi volti seri che mi scrutano attentamente.
Per farmi coraggio, stringo tra le dita il ciondolo che porto al collo, affinché mi trasmetta un po' della forza e del sangue freddo, di chi me l'ha regalato.
Mi guardo intorno, alla ricerca del volto amico del professor Tadai.
Lo osservo mentre mostra gli spartiti della mia musica a dei musicisti professionisti, che a sorpresa, suoneranno per me.
Takeshi Seii è già seduto al piano e la sua espressione è tremendamente concentrata.
"Partiamo con questa!" esclama il professore, indicandomi lo spartito della canzone con cui vuole iniziare l'audizione.
Annuisco, seguendolo poi con lo sguardo finché non scende dal palco, andando a fermarsi un po' in disparte.
Ok, ci siamo…
Chiudo gli occhi, cercando di dimenticare tutto.
Non voglio pensare a dove mi trovo, né al fatto che sto per cantare davanti a dieci persone, pronte a giudicare il mio lavoro.
Allontano dalla memoria l'episodio di ieri sera, le parole di Seii e ogni ricordo triste.
Immagino di essere tra i miei amici e di sentirmi felice.
Come la sera del mio compleanno, quando ho aperto la porta di casa mia.
Felice ed emozionata, come ogni volta che Tsubasa mi abbraccia e mi bacia, togliendomi il respiro.
Innamorata, come da quando lo conosco.
Quando la musica si diffonde nell'aria, apro finalmente gli occhi.
Carica di energia positiva, sorrido in direzione dei miei esaminatori.
Pienamente consapevole delle mie capacità, inizio a cantare.
Il mio sorriso si illumina mentre le note escono dalla mia bocca, perché come sempre tutto questo mi fa sentire bene e mi diverte. 
Amo sentire la mia voce unita agli strumenti.
Quando sento di non riuscire più a stare ferma, tolgo il microfono dall'asta ed inizio a muovermi sul palco.
Voltandomi verso i musicisti, ho un tuffo al cuore!
Perché è chiaro dall'espressione dei loro volti, che anche loro si stanno divertendo e che gli piace davvero molto, ciò che stanno suonando...
La mia musica!
La mia voce si alza un po' di più ora, mi volto a guardare anche Seii, seduto al piano.
Tiene gli occhi socchiusi mentre sorride compiaciuto.
La sua mente ora è completamente persa in questa dimensione, fatta di note ed emozioni.
Un altro sorriso e i miei occhi tornano sui discografici.
E canto ancora, per convincere il destino a darmi ragione su questa chance…
"You know the way to make me loose control
when you're looking into my eyes
you make me feel so
high!You've got me feeling emotions
deeper than I've ever dreamed of
you've got me feeling emotions
higher than the heavens above"**

 
 
 
"Congratulazioni, signorina Nakazawa! E benvenuta!"
Stringo la mano del dirigente prima di sedermi alla sua scrivania, posta in un elegantissimo ufficio, all'ultimo piano di un prestigioso edificio, nella città di Tokyo.
Mi sento emozionata...
Felice...
Ma soprattutto orgogliosa di me stessa...
Perché ce l'ho fatta!
Ce l'ho davvero fatta!
Il professor Tadai è seduto accanto a me, quando mi volto a guardarlo, mi sorride soddisfatto.
E nei suoi occhi posso leggere quanto anche lui sia fiero di me.
"Signorina, ora avrà bisogno di un agente che la tuteli…"
"Il signor Tadai è il mio agente! Si occuperà lui di me!" interrompo il dirigente, che abbozza un sorriso prima di sistemare il nodo della cravatta al suo collo.
Il professore invece si volta a guardarmi, cercando di camuffare lo stupore.
Senza dare troppo nell'occhio, mi avvicino di più a lui, per non farmi sentire da altri.
"Le va bene, no? In fondo tutto questo è colpa sua!" esclamo sorridendo, facendo l'occhiolino.
Il professore mi fissa per un attimo poi annuisce orgoglioso.
"Come vuole lei, signorina. Agli ordini!" sussurra con discrezione, ma con fare sornione.
"Bene! Il contratto sarà pronto a breve ma questa è una bozza da mostrare ai vostri legali..." e il dirigente spinge un plico voluminoso, sotto il naso del mio agente/professore.
E così ho preso in mano sul serio il mio destino...
Chissà cosa mi riserverà d'ora in poi il futuro...

L'incontro finisce ma prima di congedarmi, mi ritrovo a stringere di nuovo la mano del pezzo grosso della mia casa discografica.
Quando sono in corridoio, rimango qualche passo dietro al professore.
Ancora incredula, osservo le foto di cantanti famosi appese alle pareti.
E sembra quasi che sorridano proprio a me, per darmi anche loro il benvenuto.
Un sorriso allora si allarga anche sul mio volto.
Lo sento tirare ben bene le mie guance mentre stringo la catenina, che porto al collo.
Ce l'ho fatta, Tsubasa!
Grazie…
Grazie di cuore...
Prima di infilarmi in ascensore, do un piccolo bacio alla farfalla di cristalli ma quando le porte metalliche si chiudono, non mi trattengo più.
Un grido di gioia esce chiaro e forte dalla mia gola.
Il professor Tadai scoppia a ridere, divertito dalla mia euforia.
Saltello sul posto mentre con una mano cerco il cellulare nella borsa.
Perché devo chiamare tutti!
Perché non è un sogno!
La mia avventura è appena iniziata davvero!
 
 
 
 
* "My All" Parole: Mariah Carey Musica: Mariah Carey, Walter Afanasieff © 1997 Sony Music Entertainment Inc.
** "Emotions" Parole: Mariah Carey Musica: Mariah Carey, David Cole, Robert Civilles © 1991 Sony Music Entertainment Inc.
 
Dopo i crediti delle due canzoni, vorrei spendere due parole su Seii.
Takeshi è molto innamorato di Sanae, lo è così tanto, da lasciare la sua ragazza per amor suo, nonostante sappia dell'esistenza della relazione con Tsubasa.
Ma un conto è sapere che la ragazza che ami, è innamorata di un altro, un altro è vederlo ma soprattutto, in questo caso, "sentirlo" in prima persona.
Se leggete le parole delle canzoni "di Sanae",, potrete capire a quale tortura l'ho sottoposto, nella settimana di preparazione all’audizione...
Ovvio quindi che abbia avuto una reazione così forte, esasperato dall’amore che Sanae prova per Tsubasa.

Un amore che vorrebbe avere per lui, ma che probabilmente, sente non potrà avere mai.
Un amore che è pari al suo e che lo spinge a non lasciare sola Sanae nel momento del bisogno, anche dopo che lei gli ha sbattuto in faccia, senza mezzi termini, il suo sentimento per un altro.
Non è comunque un tipo che si arrende Takeshi, non è un ragazzo debole... 
E il suo ruolo non è ancora terminato...^^
Volevo poi dire a Lythtys che ha ragione! A volte Sanae è un po' "lentina" a capire certe cose... ^^' Per fortuna Yukari sembra furba per entrambe!^^
E per quanto riguarda il "viaggio alle terme"^^ di Sanae e Tsubasa...
Beh... Abbiate pochissima pazienza e nel frattempo godetevi il ritorno in patria del capitano nel prossimo capitolo, che riserverà una “cosa” decisamente "insolita"!^^

Un bacio grandissimo a tutte, per l'affetto e le letture...
Un abbraccio particolare a Sakura!^^

A presto, grazie come sempre!
OnlyHope^^

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Capitolo 21
*** Imparare a comprendere ***


imp

BUTTERFLY

CAPITOLO 21

Imparare a comprendere

 

 

 

Tornare a casa...

Facciamo finta sia realmente così, anche se a me sembra più un modo di dire...
Tsubasa è rientrato in Giappone da circa un mese, ma quante volte sono riuscita a vederlo?

Si fa presto a fare i conti...

Qualche ora prima o dopo gli allenamenti.

Ma il più delle volte mai, perché era letteralmente rinchiuso in ritiro.
Dopo le partite... Rarissimamente prima

Insomma, ci saremo visti poche ore in tutto e mai da soli.
In fin dei conti è come se non fosse mai tornato, tanti erano i suoi impegni con la nazionale...

Ma ringraziando il Cielo, le qualificazioni sono terminate positivamente e ora i ragazzi stanno veramente tornando a casa!

Pronti a godersi il meritato riposo ma anche il resto delle vacanze estive, circondati da amici, parenti e soprattutto dalla propria ragazza, che di solito è lontana migliaia di chilometri.
"Allora, Sanae! Stasera che farai di bello con Tsubasa?" 

Mi volto a guardare verso Yukari, che mi sorride allegra, seduta accanto a me a bordo piscina.

"Vorrei stare un po' con lui, da soli... In fondo non c'è mai stata l'occasione!" esclamo, sospirando un po' depressa mentre i miei piedi si muovono, agitando l'acqua.
"Hai già in mente qualcosa?" 

La mia migliore amica si avvicina a me, senza nascondere uno dei suoi sorrisetti maliziosi.
Sospiro ancora, arrossendo leggermente prima di schiarirmi la voce con un leggero colpo di tosse.

"I miei saranno fuori stasera, così avevo pensato di preparare una cenetta romantica a casa mia..." ammetto, distogliendo subito lo sguardo da Yukari, che ha preso la sua classica espressione super curiosa.

"Tsubasa potrebbe raggiungermi direttamente lì, appena arrivato in città..."
"Sanae..." 

La mia migliore amica mormora il mio nome, come se mi stesse chiamando da molto lontano.

Pur sapendo dove andrà a parare ora, mi volto di nuovo a guardarla.
"Ma cosa hai in mente per stasera? In mente sul serio, intendo!" mi chiede, senza smentirsi, dando delle piccole gomitate sul mio braccio.
"Yukari, non fare la fissata!" le rispondo, facendo un po' la sostenuta.

Come se non avessi riflettuto anch'io, sulla piega che potrebbe prendere la serata...
"Beh, ma è un'ottima occasione! I tuoi torneranno sicuramente molto tardi, avrete tutto il tempo per... Al diavolo la cena!" esclama allegra, senza badare minimamente al mio imbarazzo.
"Certo che quando vuoi, sai essere una ragazza davvero ardita, Sanae!" e il suo sorriso si fa ancora più malizioso mentre mi prende in giro.

"Sembri tanto una santarellina, invece..." 
La guardo con aria di rimprovero, arrossendo vistosamente ma Yukari non sembra per niente intimorita da me, visto come se la ride alla grossa.
"L'hai già avvisato?" mi chiede poi, arcuando le sopracciglia in un moto curioso.
Scuoto la testa senza parlare mentre fisso i miei piedi, immersi nell'acqua cristallina.
"Ti conviene chiamarlo subito, allora! E se poi non c'è linea sul treno?" 
"Gli mando un SMS!" e mi alzo per andare a prendere il mio telefonino da dentro la borsa.

Quando mi siedo di nuovo accanto a lei, inizio subito a a scrivere il mio invito per Tsubasa.

Yukari intanto si mette a canticchiare una canzone, che sta passando alla radio in questo momento.
Quando invio il messaggio, mi passa un braccio intorno alle spalle, sorridendomi sempre allegra.
"T’immagini, Sanae? Il prossimo anno potresti esserci tu alla radio!" 
Annuisco, posando le mani in grembo.

Le mie dita strette intorno al cellulare, in attesa di un messaggio di risposta.
"Tu invece, hai pensato alla mia proposta? Ti va veramente di accompagnarmi nei cori, di cantare per me?" le chiedo sorridendo mentre la sua espressione si addolcisce.
"Certo, Sanae! Ne sarò felicissima!” risponde, prima di abbracciarmi forte ed io penso che sarà bellissimo averla sempre accanto, durante il cammino che ho deciso d'intraprendere.
"Ah ma allora, ci sarò anch'io alla radio!" esclama poi con la sua tipica risata contagiosa.
Annuisco proprio mentre il mio cellulare inizia a suonare.

Ho appena ricevuto un SMS.

Yukari mi incita subito a vedere chi sia e il mio cuore batte un po' più veloce per l'emozione, quando leggo che si tratta di Tsubasa.
“ARRIVO A CASA TUA IL PRIMA POSSIBILE! A STASERA… NON VEDO L’ORA!”

"Sanae, allora?! Tsubasa verrà da te?" mi incita la mia migliore amica, tartassandomi con la sua curiosità.
Le rispondo annuendo, muovendo la testa come fossi imbambolata.
La mia migliore amica reagisce portando le mani alla bocca prima di togliermi il cellulare di mano.

La fisso mentre lo appoggia sul bordo piscina prima di spingermi in acqua, presa dall'entusiasmo.

Di slancio, l'afferro per un braccio, tirandomela dietro.
Le nostre risate risuonano allegre, ma nessuno sembra fare caso ai nostri schiamazzi, né alla voce di Yukari, che mi incita ad andare a casa di corsa, perché devo farmi bella per stasera.

Ridendo felice, le schizzo dell'acqua addosso usando la punta delle dita poi alzo gli occhi al cielo. 
Il sole brucia alto sopra le nostre teste.
Sospirando, con il cuore carico di aspettative, prego affinché non ci metta troppo a tramontare.

 

 

 

Apro il frigorifero per mettere al fresco il dolce alla crema, che ho appena finito di preparare.
Appena richiudo lo sportello, mi fiondo a pulire la cucina da pentole, piatti e posate, usati per preparare la cena di stasera.
Con poca grazia, butto tutto in lavastoviglie prima di dirigermi in salotto.
Mi sento così piacevolmente nervosa all'idea di stasera...

Non ho mai smesso di sorridere beata, per tutto il pomeriggio...

Frugando tra i cassetti di mia madre, scelgo una tovaglia di lino bianca, che poi dispongo con cura sulla tavola.

Apparecchio, lasciando volutamente poco spazio tra il mio posto e quello di Tsubasa poi tornando a cercare nella credenza, scovo una candela bassa, da mettere dentro una coppa di vetro a centrotavola.

Finisco di decorare il tutto con tre gerbere gialle, appena colte dal mio giardino.
Certo, sarebbero state più romantiche delle rose rosse... Ma va bene anche così!

Osservo ancora per un attimo la tavola appena imbandita poi dando un'occhiata veloce all'orologio, decido di salire al piano di sopra, per farmi un bel bagno.
Non che sia in ritardo, anzi...

Tsubasa dovrebbe essere ancora in treno a quest'ora, ma voglio avere il tempo di rilassarmi, per prepararmi con cura e in tutta tranquillità.
Quando apro il rubinetto della vasca, lascio che l'acqua calda scorra, perché adoro fare il bagno caldo, anche in piena estate.
Verso poi il bagnoschiuma, abbondando nelle quantità, prima di iniziare a spogliarmi.

L'odore di pesca si propaga nella stanza mentre l'acqua sale, ricoprendosi di nuvolette bianche e spumose.
Raccolgo i capelli sulla nuca, fermandoli con una pinza.

Osservo per un attimo il mio corpo nudo, riflesso nell'ampio specchio di fronte a me.
Le mie gote diventano color porpora, perché nessuno mi ha mai vista così...
Lo mio sguardo scivola lento dal collo fino a raggiungere il seno, che non è eccessivo ma sicuramente formoso poi si posa sui miei fianchi snelli ma morbidi.
La mia pelle è leggermente abbronzata e dona al mio corpo una luce dorata, in qualche modo sensuale.
Imbarazzata, distolgo lo sguardo e senza indugiare oltre, m’immergo nella vasca.

Il tepore dell'acqua e il suo profumo dolce, mi donano immediatamente un senso di pace mentre strofino con una spugna le mie gambe, che diventano immediatamente lucide a contatto con il sapone cremoso.
Chiudo gli occhi, poggiando la nuca al bordo di porcellana, cercando di concentrarmi sul rumore dell'acqua.
Ma la mia mente non collabora...

Nella mia testa continuano a scorrere solo immagini di me e Tsubasa, persi in qualche intensa scena d'amore.

Che sciocca che sei, Sanae!

Presa dall'imbarazzo, sprofondo con il viso nella vasca, riemergendo solo qualche secondo dopo.

Il mio cuore continua eccitato la sua corsa mentre arrossisco.
Probabilmente i miei sogni più intimi, stanno per diventare realtà...




Passeggio nervosa intorno alla tavola.

Ogni cinque secondi il mio sguardo di posa sull'orologio a pendolo del salotto, strappandomi uno sbuffo impaziente dal petto.

Tsubasa dovrebbe essere qui a minuti...

Non avevamo un orario prestabilito per vederci ma credo comunque che sia in ritardo.

Cercando di rilassarmi, controllo di nuovo la mia immagine allo specchio.

Le mie mani si posano sulle ciocche di capelli, tenute ferme da delle mollette mentre i miei occhi controllano ancora una volta il trucco.
Sistemo meglio la maglietta chiara che indosso, lasciando scoperta una spalla e leggermente la pancia poi giro su me stessa, per controllare i jeans a vita bassa, all'altezza del sedere.
L'ennesimo sbuffo appesantisce le mie spalle, proprio mentre il mio cellulare si mette a suonare.

Lo afferro velocemente e rispondo, costatando felice che si tratta proprio di Tsubasa.

I rumori che percepisco dall'altro capo del telefono, mi donano però una strana sensazione alla bocca dello stomaco.
Tsubasa mi chiede di aspettare un attimo, finché non li sento pian piano affievolire.
Mi domando incredula, se sia in un locale...
"Sanae, mi senti meglio ora?" 
Perplessa, rispondo di sì.
"Scusami se non sono riuscito ad avvisarti prima ma non ce la faccio a rientrare per stasera."
Rimango in silenzio.

Un profondo senso di delusione s'imposessa di me mentre mi siedo a tavola, come un automa.
"Sai, anche Roberto è qui in Giappone e dato che non tornerò in Brasile ancora per un po', mi sono fermato qua con l'idea di partire più tardi. Ma ora è decisamente troppo tardi!" esclama con una voce così allegra, riuscendo solo a darmi sui nervi.
Stringo un tovagliolo quando sento le lacrime agli occhi.

Il mio corpo è febbricitante dalla rabbia.
Rimango in silenzio, cercando di asciugare alla meglio il pianto, perché lui non deve assolutamente sentirlo.
"Ci vediamo domani, ok Sanae?" mi chiede ora con innocenza, non immaginando minimamente di avermi ferita con il suo comportamento.

Questo suo candore però mi fa arrabbiare ancora di più e finalmente, mi scopro capace di provare questo sentimento nei suoi confronti.
O forse era solo latente dentro di me, sommerso ogni giorno, dall'amore che provo per Tsubasa.
"Ok." rispondo lapidaria, mordendomi le labbra.

Senza dargli modo di aggiungere altro, chiudo la comunicazione e spengo il telefono, che fisso ipnotizzata mentre rimbalza due volte sui cuscini del divano.

Il mio sguardo si posa poi sulla tavola apparecchiata con tanto amore...

Inizio a piangere mentre soffio sulla candela, che si spegne lasciando solo un sottile filo di fumo, al posto della luce.

Continuo a piangere mentre sparecchio silenziosamente, preda della rabbia e della delusione.

Ma anche dell'amore incondizionato che nutro per Tsubasa...

Un amore il mio, che se fosse un po' di meno, mi creerebbe di certo minori sofferenze.
Quell’amore che mi rende viva, ma che mi regala anche amarezze come quella di stasera.
Prima di salire mestamente in camera mia, passo di nuovo davanti allo specchio.
Il pianto ha sciolto il trucco.

I miei occhi sono gonfi e rossi, come li ho visti fin troppe volte in questi anni.
Ma stasera non riesco ad accettare queste lacrime!

Così distolgo lo sguardo, posandolo sui miei capelli.

Prima di salire al piano di sopra, libero le ciocche dalle mollette, decorate con brillanti rosa e bianchi.

Quando raggiungo la mia camera, mi spoglio, lasciando poi la maglia sulla scrivania.

Slaccio i jeans, facendoli scivolare lungo le gambe, sempre senza smettere di tirare su col naso.

Il mio sguardo è catturato dalla mia immagine, riflessa nello specchio e mi sento così stupida, quando i miei occhi si soffermano sul completo intimo, scelto con tanta cura, per questa serata, che doveva essere speciale.
Sorrido amaramente, con aria sprezzante.
Che ti eri messa in testa, Sanae?

Chiedo alla ragazza riflessa nello specchio, che intanto continua a piangere.

Con un gesto nervoso, mi tolgo il reggiseno, che finisce in un angolo remoto della stanza.

Passando il dorso della mano sotto il mento, per raccogliere altre lacrime, apro con stizza il mio letto.
Quando i miei occhi si posano sulla maglia del Sao Paulo, con cui sono solita dormire, non trattengo un'imprecazione prima di gettarla a terra e infilarmi sotto le lenzuola, così come sono.
"Stupida! Sei proprio una stupida, Sanae!" ripeto tra i singhiozzi, stringendomi al cuscino.

Ora che mi ritrovo sola nel mio letto, dopo aver creduto di poter vivere i miei sogni.

In questa calda notte d'estate...

 

 

 

Sono appena arrivata al parco.

Yukari mi ha detto che i ragazzi si sono dati appuntamento proprio qui, vicino al campetto di calcio.
"Non sia mai che ci allontaniamo troppo da un pallone! Per carità!" è stata la mia risposta sarcastica, prima di raccontarle cosa non è accaduto, ieri sera a casa mia.
Yukari ha ascoltato in silenzio tutto il resoconto della mia pessima serata, senza mai interrompermi.

Di solito quando ho torto, cerca di farmi ragionare ma se tace, il suo è un segno di assenso.

Evidentemente anche lei condivide la mia delusione e il mio pessimo stato d'animo.

Non ho più sentito Tsubasa da ieri sera, perché ho tenuto il cellulare volutamente spento per tutta la mattina.

So comunque che mi ha cercata, dato che ho ricevuto i suoi messaggi, una volta riacceso il telefonino.

Cammino senza alcuna fretta mentre in lontananza comincio ad intravedere il campo.

Le voci dei miei amici arrivano distinte alle mie orecchie, ora che l'ho raggiunto.

Ovviamente, sono tutti impegnati in una partitella...

Il mio sguardo, neanche a dirlo, si posa subito su Tsubasa, che si muove veloce sul terreno, superando palla al piede, chiunque gli si pari contro.

Il suo viso è rilassato ma anche concentrato, come ogni volta che le sue gambe si muovono alla ricerca della porta.
E in questo momento, detesto con tutte le mie forze me stessa!

Perché nonostante il risentimento che provo nei suoi confronti, i miei occhi non riescono a staccarsi minimamente da lui e da ogni movimento del suo corpo.
Quando tira in porta, la palla s'insacca nella rete e lui si volta felice, riuscendo così a incrociare il mio sguardo.
Riprende subito a correre, ignorando il pallone che sta rotolando verso di lui, ma questa volta nella mia direzione.
Strano! 

Come mai?! 

Penso sarcastica, osservando la sfera di cuoio abbandonata in mezzo al campo, dal suo migliore amico.
Quando Tsubasa mi raggiunge, posso capire dall'espressione nei suoi occhi, che è veramente felice di vedermi.
"Ciao..." sussurra, sorridendomi dolcemente mentre una mano si posa sulla mia guancia.

Un paio di secondi e mi trovo stretta tra le sue braccia.

Chiudo gli occhi, lasciandomi andare per un istante, anche se so che questa volta non è così facile tornare a sorridergli come nulla fosse.

La delusione è stata troppo grande.
"Come mai avevi il cellulare spento, oggi?" chiede scostandosi da me imbarazzato, perché Ishizaki a iniziato a prenderlo in giro, gridando dal campo.
"Così..." rispondo freddamente, con un'alzatina di spalle.

Tsubasa mi fissa, sbattendo più volte le palpebre sugli occhi.

Non è abituato a non ricevere attenzioni da me, devo averlo spiazzato.
Così senza aggiungere altro, mi volto, incamminando poi per le vie del parco.

Tsubasa mi segue istintivamente, dando un'ultima occhiata furtiva al campo da calcio.
Quando mi raggiunge, circonda le mie spalle con un braccio, continuando a camminare al mio fianco.
Rimango impassibile mentre mi sorride, con l'aria di chi sta cercando di capire, cosa mi stia succedendo.
E la rabbia di ieri sera riprende a bollirmi ancora nelle vene.
"Mi dispiace per il nostro appuntamento... Sei arrabbiata?" chiede esitante, schiarendosi la voce.
Mi fermo, costringendolo ad imitarmi e arcuando le sopracciglia, fisso i miei occhi nei suoi.
"Arrabbiata? E perché dovrei?" rispondo, usando del sarcasmo mentre lo vedo sbattere ancora le ciglia, sempre più confuso. 
"In fin dei conti, non abbiamo mai avuto modo di stare insieme da SOLI... " e scandisco bene l'ultima parola.
"... Da quando sei rientrato! Dovrei essere arrabbiata perché ho passato il pomeriggio a cucinare per te? Perché ho passato due ore davanti allo specchio, per essere carina per te? O perché pensavo che noi... " non termino la frase.

Colta dall'imbarazzo, mi mordo la lingua all'idea che stavo per confessargli, che desideravo fare l'amore con lui la sera precedente, più di qualsiasi altra cosa.
"Dovrei essere arrabbiata, secondo te, per queste cose? Non ne vedo proprio il motivo!" lo incalzo, tornando a sfidarlo con lo sguardo.
"Mi dispiace..." sussurra piano.

"Non immaginavo avessi organizzato tutto questo..."
"Oh, ovvio! Ma sarebbe cambiato qualcosa se l'avessi saputo?" chiedo, alzando leggermente la voce.
"Mi dispiace davvero, scusami!" ripete ora con più convinzione, fissandomi serio.
"Cosa ti dispiace, Tsubasa? Non essere venuto ieri sera o il mettermi sempre in secondo piano?" chiedo ancora mentre sento i miei occhi farsi lucidi.
Tsubasa mi fissa stupito.

Il suo sguardo poi diventa ancora più serio.
"Questo non è vero, Sanae!" esclama avvicinandosi.

"Non è vero e tu lo sai..." aggiunge a pochi centimetri dal mio viso.
Un altro sorriso sarcastico m'increspa le labbra, è più forte di me.
"Davvero?! E cosa dovrebbe lasciarlo intendere? La tua venerazione per Roberto? Il fatto che te ne sei andato più di due anni fa da lui in Brasile?" esclamo con rabbia, senza distogliere lo sguardo.

"No! Aspetta! Sicuramente dovrei capirlo dalla tua passione, che di fatto ti ha spinto a separarti da me, andandotene a vivere in un altro continente!"
"Sei ingiusta, Sanae..." mormora, colpito nel vivo.
Ho sicuramente toccato un tasto dolente, ciò che lo fa sentire in colpa nei miei confronti.
Ma in questo momento non m'importa.

Conto solo io e i miei sentimenti feriti, che ho ignorato forse per troppo tempo.
"Io sono ingiusta?!" esclamo furiosa, indicando con il dito indice il mio petto.
"
È il tuo sogno ad essere tremendamente ingiusto con me, Tsubasa!"
"Credevo che mi amassi anche per questo!" ribatte, alzando la voce con rabbia.
"La mai passione... Sono io. Di chi ti sei innamorata allora, Sanae?" aggiunge, fissandomi con un'espressione severa che non gli ho mai visto.

Un'espressione che non ha mai rivolto a me.
La mia vista si appanna a causa delle lacrime mentre sento un dolore acuto, all'altezza del cuore.
"Ehi! Noi stiamo andando a prendere delle granite, venite anche voi o..." la voce di Taro ci sorprende, giungendo alle spalle di Tsubasa.
Fisso per un secondo il mio amico, che ci osserva stupito, perché deve aver capito che stiamo litigando.
Distolgo lo sguardo, dandogli poi le spalle, imbarazzata per la mia rabbia ma anche per la sua interruzione.
"Scusate, ragazzi! Come non detto, ci vediamo più tardi..." lo sento scusarsi, con un tono calmo.
"Non preoccuparti, Taro. Io vengo con te! Andiamo!" 
Calde lacrime mi bagnano il viso mentre Tsubasa non ha ancora finito di pronunciare l'ultima sillaba.
Mi mordo le labbra mentre li sento allontanarsi.
Mi volto solo quando sono sicura, che se ne siano andati sul serio.
Il vuoto che ha lasciato Tsubasa mi fa male come non mai...

Non avevamo mai litigato prima d'ora...

Ma nonostante il dolore, la sofferenza e le ragioni assolute che io possa avere, c'è solo una sola verità dentro al mio cuore...

Io lo amo, come se contasse più di me stessa.

 

 


Ho camminato da sola per tutto il pomeriggio, nonostante Yukari si sia inizialmente opposta con tutte le sue forze.

Non riusciva a credere che avessi avuto una discussione con Tsubasa, perché, usando le sue parole, è qualcosa di "troppo assurdo!"
Ma è proprio per questo invece, che ho bisogno di stare sola...

Non so gestire quello che è successo tra noi due.

Per l'ennesima volta, apro lo sportello del cellulare prima di sospirare amaramente.

Nessuna chiamata e una lacrima scende lenta sul mio viso mentre osservo la foto sul display.

Perché i nostri sorrisi felici, sono qualcosa di così lontano ora...

Quando abbiamo scattato questa foto eravamo seduti in spiaggia, in Brasile.
Nei miei ricordi è viva la sensazione della guancia di Tsubasa contro la mia, così come la mia voce che lo rimprovera, a causa delle risate che rischiano di far perdere l'inquadratura.
Risate che sono diventate euforia pura, dopo il primo tentativo andato male.

Nell'immagine appena fermata, si vedevano solo parte del mio seno e mezzo di torace di Tsubasa.
Ricordo poi la sicurezza con cui mi ha tolto il telefonino di mano, passando l’altro braccio intorno alle mie spalle.
E il suo viso sorridente mentre esclama che ci penserà lui, a fare una foto degna di quel nome.
Il braccio teso avanti a noi e prima di scattare, un bacio sulla mia guancia e il suo viso di nuovo attaccato al mio.
Un sorriso distende involontariamente il mio volto, ripensando ai bei ricordi.
Ripongo il cellulare nella borsa, cercando di allontanare la tristezza ma quando rialzo lo sguardo sulla strada, noto in lontananza l'unica persona che oggi non dovrei incontrare.

Takeshi Seii mi saluta con la mano mentre accelera il passo, per raggiungermi.

Cerco con tutte le forze, di sembrare il più tranquilla possibile, anche se non mi aiuta l'idea di dover affrontare anche lui, in questa pessima giornata.
"Ciao..." rispondo, evitando il più possibile di guardarlo negli occhi, ora che si trova davanti a me.

Seii mi guarda perplesso, aggrottando le sopracciglia.
"Che hai fatto?" mi chiede subito, senza mezzi termini, come è tipico del suo modo di fare.
"Niente di grave... Sono solo un po' di cattivo umore!" mi giustifico, alzando le spalle e abbozzando un sorriso.
Lui continua ad osservarmi, per niente convinto dalle mie parole.
"Ho sentito dire, che i ragazzi della nazionale sono tornati in città... Non si parla d'altro in giro!" esclama, continuando a fissarmi, per testare la mia reazione.
Annuisco, sorridendo debolmente, con la speranza che questo basti a chiudere l'argomento.
"Non sarà colpa di Ozora, vero? Hai litigato con lui?" 

Seii è un osso duro, non si arrende e colpisce proprio al centro dell'obiettivo.

Sospiro, spostando lo sguardo di lato, perché non mi sembra il caso di parlare della mia relazione proprio con lui.
"Seii... Non c'è niente da dire, è tutto ok..."
Il suo volto si contrae in una smorfia irritata prima di scuotere la testa, sorridendo amaramente.
"Non ti vede mai ed è riuscito lo stesso a litigare con te..." borbotta, dando per scontato che il motivo della discussione, dipenda da Tsubasa. 
"Non dirò altro, tranquilla! Anzi, scusami per l'invadenza..." si sente di aggiunge, dopo lo sguardo cupo che gli ho rivolto.
Perché nonostante tutto, non riesco ad accettare che qualcuno giudichi Tsubasa o si permetta di screditarlo, per giunta davanti a me.
"Nakazawa, ormai sai cosa provo per te... Quindi è inutile che ti dica..." s'interrompe, distogliendo lo sguardo per andare a fissare un punto indistinto alle mie spalle.
"Scusami ancora... E cerca di tornare a sorridere... Ma sorridere veramente!" aggiunge, tornando a guardarmi.

Rimango in silenzio mentre mi saluta con un cenno della mano, tornando poi velocemente sui suoi passi.
Emetto un sospiro, vedendo la sua figura allontanarsi.

E ora mi sento anche peggio di prima.
Riprendo il cellulare in mano, per controllarlo un'altra volta...
Nessuna chiamata...

E non so più che cosa devo fare.

 

 


"Ma non avete ancora fatto pace, Sanae?!" sbotta Yukari, totalmente scandalizzata.

Mi appoggio al bancone del bar, per osservare le persone al centro della pista da ballo, ma senza vederle veramente.
"No!" le rispondo facendomi vicina al suo orecchio, a causa della musica fin troppo alta.

Ma che diavolo sono venuta fare qui?!

Mi chiedo prima di tornare a sfogarmi con la mia migliore amica.

"Tsubasa non mi ha chiamata tutto il giorno e da quando siamo arrivati qua, non ha mai nemmeno cercato di parlarmi!" esclamo mentre i miei occhi si posano proprio su di lui, che si trova dall'altra parte del locale con Ishizaki.
Lo osservo mentre parla con il nostro amico comune, la sua espressione non tradisce nessun turbamento e questo mi deprime un po'.

Evidentemente, è facile ignorarmi...

All'improvviso i nostri sguardi s'incrociamo ma i suoi occhi si spostano subito a guardare altrove, prima di girarsi, dandomi di nuovo le spalle.

E non so se sentirmi più arrabbiata o triste per questo suo atteggiamento...

Con uno sbuffo, mi volto anch'io per ripicca, roteando sullo sgabello finché i miei gomiti non si fissano sul bancone.
Yukari è sempre più sconvolta, vedo i suoi occhi spostarsi veloci da me a Tsubasa, per poi tornare ancora su di me.
"Vi state comportando come due bambini!" sentenzia al mio orecchio, portandomi a guardarla scocciata.

Il suo sorriso è dolce mentre cerca di rassicurarmi.
"Io non mi comporto di certo da bambina! E per quanto riguarda lui... Non so che dire!" rispondo con sufficienza, notando con la coda dell'occhio che qualcuno si sta sedendo accanto a me.
"La coppia perfetta è alle prese con i problemi delle persone normali!"

Mi volto di scatto verso Taro, che nel frattempo ordina qualcosa da bere, prima di girarsi sullo sgabello e poggiare le spalle al bancone, per osservare il resto del locale.
"Tsè..." borbotto seccata, portando la cannuccia del mio drink alla bocca.
"Tsubasa non è stato proprio lui, oggi pomeriggio! Non ha fatto altro che controllare il cellulare e sospirare..."
Le mie guance diventano rosse, lo avverto chiaramente.

Vorrei rispondere che non me ne frega niente ma non è così, quindi decido di rimanere in silenzio.
"Tsubasa è davvero triste, Sanae. Anche se cerca di non darlo a vedere... Come una testona a caso, qui accanto a me!" 

Taro mi sorride e a me non rimane che smettere di fingere, facendo trapelare tutta la mia tristezza.
"Non sa come comportarsi ora e credo che questo valga anche per te. Ed io vi capisco, ragazzi! Anch'io credevo che sareste morti, senza litigare nemmeno una volta!" esclama allegro, cercando di tirarmi su il morale mentre Yukari si sposta dietro alle mie spalle, per mettersi tra me e Taro.
"So... Anzi, sappiamo..." si corregge, voltandosi verso il nostro amico comune, che annuisce.

"... Perché avete discusso oggi pomeriggio. E tu, Sanae, hai tutte le ragioni di questo mondo! Ma..." s'interrompe un secondo, posando una mano sulla mia spalla prima di sorridermi.

"Anche per Tsubasa non deve essere facile. Non credo sia bello sapere, che le proprie scelte personali sono solo fonte di sofferenza per la persona che ami..."
Yukari ha ragione...

Un peso enorme grava sul mio cuore mentre sento salire le lacrime agli occhi.

Non voglio che Tsubasa stia male!

E non voglio nemmeno perdere altro tempo, in questa separazione forzata, che ci siamo scioccamente imposti.

Farò pace con lui, anche se non so ancora come.

Devo solamente mettere da parte l'orgoglio e tutto verrà da sé...

Sospirando, prendo coraggio e mi giro di nuovo, per cercare il mio ragazzo tra la folla.
Ma quando i miei occhi si posano su di lui, tutti i miei buoni propositi vanno allegramente in malora.
Tsubasa se ne sta lì, sorridendo allegro anche se imbarazzato, circondato da un gruppo di ragazze starnazzanti.

I miei occhi si chiudono a fessura, per mettere meglio a fuoco, lo spettacolino che ho davanti.

Quando lo vedo arrossire, firmando degli autografi e facendosi fotografare, la mia pazienza supera il suo limite naturale.

"Oh ma guardate come si dispera senza di me, poverino!" esclamo, indicando Tsubasa con la mano mentre Taro e Yukari, si voltano a guardare nella sua direzione.
Furiosa, amareggiata e sicuramente gelosa, scendo dallo sgabello con un balzo e senza esitazioni, infilo la mano nella borsa alla ricerca del portafoglio.

"Puoi pagare per me?" chiedo mollando un mucchietto di banconote nelle mani di Yukari, che mi guarda perplessa.
"Io me ne vado! Ciao!" e ignorando le sue animate proteste, mi dirigo veloce verso l'uscita del locale.

 

 

 

Appena uscita dal locale, mi sono subito pentita della mia scelta impulsiva.

Il mio orgoglio però non mi ha permesso di tornare sui miei passi, nonostante avessi deciso, che l'avrei messo da parte.

Non ho voluto darla vinta a Tsubasa, né alle sue fans, nonostante solo l'idea che possano sfiorarlo, mi mandi al manicomio.
Tanto non si sarà nemmeno accorto, che me ne sono andata...
Una lacrima scende sul mio viso, l'asciugo veloce, come per nasconderla, prima di raggiungere il ponte di legno, all'interno del mio parco preferito.

Tsubasa mi ha dato il mio regalo di compleanno proprio qui...

Dove ci siamo baciati così intensamente, l'ultima volta che abbiamo avuto del tempo per stare da soli.
Sospiro, prima di poggiare i gomiti al parapetto e il mento sul palmo delle mani.

Il mio sguardo si posa sulla luna mentre un vento caldo, gonfia le pieghe del mio vestito.

E mi sembra di non essermi mai sentita così triste...
"Che ci fai qui da sola?" 

Sussulto sorpresa e mi volto a guardare alle mie spalle.
"Ti ho vista uscire di corsa... Dove stai andando?" 
Tsubasa si avvicina, ma il suo passo è incerto, come se temesse la mia reazione.

Deglutisco, per ricacciare indietro le lacrime, mordendomi le labbra.
"A casa..." rispondo freddamente, prima voltarmi e tornare ad osservare il cielo privo di stelle.
Passano pochi secondi e Tsubasa mi raggiunge, poggiandosi poi al ponte, proprio accanto a me.
Rimaniamo in silenzio.

Abbasso lo sguardo, quando la tensione che ci separa, si fa sempre più opprimente.
E non riesco a sopportarla...

Non è pensabile che siamo proprio noi a creare questa distanza, come se non bastasse già quella fatta solitamente di chilometri!
Depongo così le armi e mi abbandono alla sua presenza, poggiando la testa sulla sua spalla.

Sempre in silenzio, senza alzare lo sguardo su di lui.
Tsubasa si irrigidisce leggermente poi i suoi nervi si distendono.

Mi circonda le spalle con un braccio prima di baciarmi sulla fronte, appena sopra una tempia.
"La nostra prima discussione..." mormora piano mentre le sue labbra mi sforano i capelli.

E bastano questi pochi gesti a farmi sciogliere completamente, perché non desideravo altro che questo.

Sospiro, perfettamente consapevole della mia debolezza.
"Io non volevo..." sussurro, stringendomi più forte alla sua spalla.
Tsubasa m’interrompe, posando due dita sulle mie labbra.
"Lo so, Sanae..." sussurra piano, scuotendo la testa, nei suoi occhi un velo di tristezza.

"Lo so, non sei tu a doverti scusare..." aggiunge, stringendomi forte tra le braccia.
"Scusami per l'appuntamento di ieri sera e per la cena che non ho mangiato. Scusami per tutte le volte che ti senti triste ed io non ci sono..."
Chiudo gli occhi, abbandonandomi nel suo abbraccio mentre piango, dando sfogo alle mie emozioni.
"Scusami per le mie scelte e per essere partito... Non odiarmi per questo!" esclama, nascondendo il viso nei miei capelli.
"Non potrei mai odiarti... Stupido..." mormoro sopra la sua spalla, con la voce rotta dal pianto.
"Scusami di tutto, Sanae! Di tutto!" continua a ripetere, guardandomi questa volta dritto negli occhi.
Gli sorrido tra le lacrime mentre poso una mano sulla sua guancia.
"Va tutti bene, Tsubasa..." cerco di rassicurarlo mentre poggia la sua fronte alla mia.
"Però ora dobbiamo fare la pace per bene!" esclamo asciugando le mie lacrime, veramente felice di chiarito con lui.
Tsubasa mi guarda stupito, lo invito così a chiudere gli occhi e appena le sue palpebre si sono abbassate completamente, mi alzo sulle punte per raggiungere la sua bocca.
E scopro quanto possano mancarmi le sue labbra, ora che le sento morbide contro le mie.
Tsubasa mi stringe forte, rispondendo con sensualità e trasporto al mio bacio, che voleva essere semplice e innocente.
E come ogni volta perdo qualsiasi contatto con il mondo che mi circonda, persa nel suo sapore.

Quando allontano leggermente la mia bocca dalla sua, il suo viso protende ancora verso il mio, per annullare desideroso ogni distanza.
"Torniamo al locale dagli altri?" chiedo, facendo finta di volermene andare ma facendo trapelare tutto il contrario dal mio sguardo.
Tsubasa sbatte le palpebre poi alza gli occhi al cielo, come se dovesse seriamente valutare la cosa.
Prima di abbracciarmi felice, scuote la testa, sorridendo allegramente.
"No!" mormora, baciandomi sul collo.
"No..." ripete piano, ridendo sulle mie labbra socchiuse.
"Ho capito! Ho capito!" esclamo divertita poi lo bacio.

Dimenticando così le delusioni e la sofferenza...

Persa sempre di più, nell'amore di Tsubasa...

 

 

 

 


Con questo capitolo credo di avere esaurientemente risposto a ladycecille.^^
Sanae non è una santa, che sopporta tutto in silenzio.

Spesso tende a giustificare e a mettere al primo posto Tsubasa e le sue esigenze, perché non prende nemmeno in considerazione, l’idea di farlo rinunciare al suo sogno per lei.
Non è quello che vuole, lo ama è desidera che sia realizzato e felice.
Non credo che tarpare le ali di chi amiamo con il nostro di egoismo porti alla felicità, non credo sia bello trovarsi a pensare che qualcuno che amiamo, sia infelice o abbia dei rimpianti a causa della nostra serenità.
Così si sente Sanae, assumendosi la responsabilità del suo amore per lui, tutta sulle sue spalle.
Rimane comunque una ragazza innamorata, che soffre la lontananza anche perché le sue aspettative cominciano ad essere maggiori, col passare del tempo.
Tsubasa dall’altro canto è un giovane ragazzo di diciassette anni, che ha delle aspirazioni, dei sogni e la dovuta determinazione per realizzarli.
Ma anche lui è molto innamorato e porta sulle sue di spalle, il peso di una scelta difficile: la sua partenza.
Nell'episodio di questo capitolo, ha capito quanto può essere grande la frustrazione di Sanae e quanta sofferenza può tenere nascosta nel suo cuore.
Tutto questo lo porta a riflettere, fino ad avere paura che lei possa stufarsi e mollare tutto.
In fine, il buon Takeshi.
Mi sembra chiaro che Seii, oltre ad invidiargli l’amore di Sanae, nutra un profondo disprezzo nei confronti di Tsubasa.
Un po' per le stesse motivazioni di alcuni lettori, che giudicano il personaggio egoista e poco rispettoso dei sentimenti della sua ragazza.
A differenza di Tsubasa, lui ha un carattere piuttosto diretto, per questo non si fa scrupoli a mettere bocca nella relazione tra il Capitano e Sanae..
Probabilmente perché spesso le sue intrusioni sono dettate dalla rabbia e quindi impulsive, ma essenzialmente lo fa per il bene della persona di cui si è innamorato.
Seii vorrebbe tutelare quest'ultima, peccando speso di presunzione, lui non conosce affatto Tsubasa, né i suoi sentimenti per Sanae.
Con questo termino qui, perché credo di aver superato "Brasile" per lunghezza di capitolo! E non vorrei proprio annoiarvi!^^'
Ringrazio di cuore tutte le lettrici e chi recensisce.
Un bacio, per darvi l'appuntamento al prossimo capitolo... 

Eh eh eh ^^ Non dico altro...^^
A presto, OnlyHope^^

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Capitolo 22
*** Così felice ***


felix

BUTTERFLY

CAPITOLO 22

Così felice

 

 

 

"Sei sicuro che non stia per mettersi a piovere?"

Alzo gli occhi al cielo verso le nuvole nere, che mosse dal vento, sembrano avvicinarsi sempre di più.

"Cos'è, Sanae? Una scusa per fermarsi?" 

Tsubasa mi prende in giro mentre torna vicino al mio fianco, rallentando leggermente il passo.

Con il fiato corto a causa della corsa e un'incredibile voglia di mettere fine a questa...

Come l’ha chiamata? Ah, sì... 

Passeggiata, riporto lo sguardo in alto.

Il grigio della tempesta sta sempre più velocemente rubando spazio al cielo azzurro, che fino a pochi minuti fa, sembrava l'unico padrone indiscusso, sopra le nostre teste.

"Scherzi?!" esclamo osservando lo sguardo divertito di Tsubasa, che mi scruta con un sorrisetto impertinente.

"Quando ci fermeremo, avrò solo bisogno del polmone d'acciaio per respirare! Ma cosa importa!"

Tsubasa scoppia a ridere prima di passare un braccio intorno al mio collo, cambiando andatura e costringendomi così a un passo più lento, che si avvicina molto di più al camminare.

"Sanae, sei diventata pigra da quando non ci sono io, a tenerti d'occhio!" sussurra al mio orecchio.

Un brivido scorre caldo lungo tutta la mia schiena, quando il suo respiro stuzzica involontariamente i miei sensi, soffiando appena sulla pelle del mio lobo.

Lo guardo di traverso senza rispondere, per osservare ancora la sua espressione divertita.

I suoi occhi mi colpiscono come sempre dritti al cuore mentre cerco nella mia mente la risposta giusta, per farlo smettere di prendermi in giro.

Sto per aprire bocca di nuovo quando una goccia si posa sulla mia gota.

Subito dopo, ne sento un'altra sul braccio destro poi altre ancora sulla fronte e sul naso.

Alzo lo sguardo verso il cielo, fissando l'enorme nuvola nera che ci sovrasta.

Ogni mia nefasta previsione, si sta avverando in questo momento.

"Te l’avevo detto io!" esclamo, fissando Tsubasa negli occhi mentre ora sono centinaia, le gocce che cadono sul mio corpo.

Sbuffando senza dire una parola, lui mi prende per mano e mi trascina via ancora di corsa.

Sento di nuovo un senso di oppressione al petto, ma accelero lo stesso il passo perché il temporale che ci ha sorpresi, si sta scatenando velocemente su di noi.

L'acqua mi scorre addosso, come se fossi sotto la doccia e mentre corro, alzo schizzi d’acqua dalle pozzanghere.

Fortunatamente, riesco a scorgere la tettoia di una fermata dell'autobus, a pochi metri da noi.

Quando la raggiungiamo, ci ripariamo subito sotto, per riprendere un po' di fiato.

Con una mano sul petto, cerco a fatica di recuperare ossigeno e di calmare il battito cardiaco, che sento bussare forte sotto il mio palmo.

Come se non bastasse sono zuppa e anche Tsubasa lo è.

I capelli bagnati sono appiccicati alla sua fronte mentre delle goccioline d'acqua cadono dalle punte ribelli, sopra le spalle e la nuca.

Mi fermo un secondo a guardarlo e il mio cuore accelera i battiti, ma questa volta per l’emozione.

Perché lo trovo così bello...

Specialmente ora, che si passa una mano sulla fronte, per scostare le ciocche bagnate dalla pelle.

"Mi sa che avevi ragione tu, Sanae!" lo sento esclamare, riportando così la mia mente al presente, lontana dalle mie fantasie.

"Uh?" chiedo scuotendo leggermente la testa, prima di rielaborare mentalmente la sua frase, cogliendone finalmente il senso.

"Come mi sa?! Guarda in che stato siamo! E non accenna minimamente a smettere!" lo rimprovero ridendo mentre sporgo il palmo della mano oltre il riparo, come a voler raccogliere il diluvio, che sta scendendo copioso dal cielo.

"Già... " e nella sua voce avverto una sorta d'esitazione, che mi porta a guardare di nuovo nella sua direzione.

I suoi occhi si spostano veloci a fissare un punto lontano mentre lo vedo arrossire improvvisamente.

Stupita, abbasso lo sguardo per capire cosa abbia visto di così imbarazzante e diventando molto probabilmente diecimila volte più rossa di lui, scopro che la mia maglietta bagnata, lascia ben poco all'immaginazione.

Incrociando imbarazzata le braccia sul petto, mi metto a fissare le pozzanghere davanti a noi, rimanendo in silenzio.

Un lampo, seguito istantaneamente da un tuono, illumina un cielo sempre più scuro.

Stringendomi nelle spalle, chiudo gli occhi aspettando che passi il rumore assordante.

Un pizzicore al naso nel frattempo, comincia a darmi fastidio, fino a farmi starnutire.

"Ci prenderemo un malanno, se non ci cambiamo!" esclama Tsubasa, passando una mano sui miei capelli bagnati.

Annuisco, alzando lo sguardo su di lui.

"Casa mia è la più vicina. Tanto vale rimettersi a correre subito per raggiungerla, tanto più bagnati di così non si può!"

Annuisco ancora, approvando la sua idea prima di stringere di nuovo la sua mano.

tirando un grosso respiro, lo seguo di nuovo sotto il temporale.

 

 

 

Il suono del campanello ci lascia in attesa davanti al suo portone.

Nella mia testa, pregusto silenziosamente il tepore di un morbido asciugamano di spugna, col quale asciugarmi.

Tsubasa torna a suonare insistentemente quando sembra che nessuno si decida a venirci ad aprire.

"Non esagerare! Può darsi che tuo fratello dorma!" lo rimprovero mentre continua ad attaccarsi al pulsante color avorio, vicino alla targhetta con su scritto Ozora.

"Secondo me non c’è nessuno!" mi risponde, fissando il portone chiuso, dopo aver fatto trillare il campanello, per l’ultima volta.

"Venire a correre con te, è stata una scelta assurda... E questo temporale ne è la prova, perché è un segno! Ora dimmi, ti prego, che hai le chiavi!" esclamo, vedendolo sbuffare mentre fruga con tutte e due le mani nelle tasche del pantalone della tuta.

La pioggia su di noi non accenna a rallentare e sembra quasi sera, per quanto si è fatto buio.

Il viso di Tsubasa però s’illumina e pochi istanti dopo, un mazzo di chiavi dondola rumorosamente davanti ai miei occhi.

Sollevata, l’osservo mentre inserisce la chiave nella serratura, per poi aprire la porta e invitarmi ad entrare.

Tsubasa accende la luce mentre sono intenta a togliermi le scarpe, per lasciarle all’ingresso.

Le sue volano disordinatamente sul pianerottolo, prima di vederlo sparire in cucina.

Mi alzo in piedi e lo raggiungo, fermandomi poi sulla porta per osservarlo.

Tsubasa scorre con gli occhi un biglietto, scritto presumibilmente da sua madre.

"Tutto ok?" chiedo, appoggiando il peso del mio corpo allo stipite.

"Sono usciti..." risponde sorridendo, prima di avvicinarsi.

"Andiamo a cambiarci!" m'invita così a seguirlo al piano di sopra e quando raggiungiamo la sua camera, Tsubasa apre il suo armadio e si mette a cercare tra gli indumenti, qualcosa di asciutto da indossare per entrambi.

Mentre il suo volto e buona parte del suo corpo, sono nascosti dietro l'anta aperta, mi volto a fissare le gocce, che scivolano lungo il vetro della finestra.

Incantata, osservo lo scorrere dell’acqua su quella parete liscia, avvertendo una strana sensazione.

Giro su me stessa per guardarmi meglio intorno, osservando ogni particolare della sua stanza, in cui ho trascorso moltissimo tempo.

E non so spiegare il perché, ma oggi mi sembra diversa...

Stare qui, mi fa sentire diversa...

Confusa da questa sensazione, ne cerco la causa, imputandola alla penombra causata dal maltempo, che dona alla camera una dimensione ovattata.

E a me certe sensazioni sconosciute...

"Ecco!" esclama finalmente Tsubasa, riemergendo dal suo armadio e posando poi due T-shirt e dei pantaloni di cotone sulla scrivania.

Ritorno di nuovo con i piedi per terra, risvegliata dalla sua voce.

Ma percepisco ancora questa strana sensazione...

"Ti staranno un po' grandi, ma meglio di niente! Aspettami, vado prendere degli asciugamani!" e detto questo, lo vedo scomparire oltre la porta in direzione del bagno.

Ora che sono sola, mi accorgo che il mio respiro è cambiato e anche che il mio cuore ha accelerato leggermente i battiti, quel tanto che basta per farmi sentire ancora più confusa.

Quel tanto che basta per farmi sentire in attesa...

Tsubasa ricompare sulla soglia e il suo volto è completamente nascosto dall’asciugamano, che sta strofinando sui capelli.

Con un tuffo al cuore e un improvviso calore al volto, mi accorgo che non indossa più la maglietta bagnata.

"Asciugati!" esclama prima di lanciarmi un altro asciugamano, che ricevo in faccia, senza tanti complimenti.

"Che grazia, Tsubasa! Non sono mica un tuo compagno di squadra!" lo rimprovero imbronciata, iniziando a passare la spugna sui capelli e sul viso.

Lo sento ridere allegro mentre si avvicina a me.

"Hai ragione, Sanae..." esclama, sempre più divertito.

"Un mio compagno non sarebbe mai stato lento come te a correre!"

Sto per replicare alla sua battuta quando mi toglie l'asciugamano dalle mani, iniziando a massaggiarmi le tempie e poi la nuca.

Le parole mi muoiono in bocca mentre chiudo gli occhi, in modo da sentire ogni piccola vibrazione del mio corpo, scaturita dal suo tocco.

Li riapro solo quando lo sento appoggiare l’asciugamano, intorno al mio collo.

Osservo i suoi occhi che mi fissano, avvertendo ancora più forte la sensazione di prima.

Il mio cuore batte più veloce, elettrizzato da questa sorta di tensione, che aleggia tra di noi.

Mi sento ancora in attesa...

E questo mi confonde sempre di più, facendomi sentire allo stesso tempo così viva...

I miei occhi si posano sulle sue spalle nude, un brivido nuovo, scorre su lungo tutta la mia schiena.

Finalmente, capisco cosa sto provando e so dare un nome a questa sensazione...

Eccitazione.

Tsubasa distoglie lo sguardo da me, andando a fissare la finestra alla sua destra.

Osservo il suo pomo di Adamo, che si muove mentre deglutisce nervoso.

"Esco un attimo, così puoi metterti i vestiti asciutti... " mormora con un filo di voce, tornando a guardarmi.

Nei suoi occhi però posso leggere un altro messaggio, che mi suggerisce quanto invece vorrebbe restare.

Deglutisco anch’io, respirando piano e a fatica.

Senza distogliere lo sguardo da lui, tiro con una mano l'asciugamano, facendolo scorrere dietro al mio collo.

Lentamente, lo porgo a Tsubasa, che continua a fissarmi, senza sbattere le ciglia.

E mi stupisco di me stessa, quando compio un gesto, di cui proprio non mi credevo capace...

Le mie braccia s’incrociano all’altezza dell’ombelico poi le mie mani afferrano i lembi della mia t-shirt bagnata.

Con un movimento lento, alzo le braccia, portandomi dietro il tessuto stretto tra le mie dita.

Il mio cuore scalpita, come se volesse uscire dal petto...

Chiudo gli occhi, quando il cotone della maglia mi accarezza il viso, scivolando poi via oltre le spalle, liberando di nuovo i miei capelli.

Rialzo lo sguardo su Tsubasa, lasciando scivolare la t-shirt lungo la gamba, finché non cade a terra.

Il suo sguardo stupito muta in un'espressione seria, quando si abbassa sul mio seno, che si alza e abbassa, per colpa del respiro agitato.

Un calore improvviso si espande sulle mie gote mentre un nervosismo piacevole, continua a torturare tutti i miei sensi.

Tsubasa si avvicina di un passo, tenendo ancora in mano l’asciugamano che gli ho passato.

Con un po' di esitazione, alza il braccio verso di me prima di posare la spugna profumata sotto il mio collo poi con una determinazione che mi stupisce, la sua mano scivola giù, fino a raggiungere il pizzo del mio reggiseno.

Alzo il mento quando il suo viso si abbassa verso il mio...

E le sue labbra socchiuse, mi sembrano l’unica cosa che abbia mai desiderato in vita mia.

Appoggio esitante una mano sul suo fianco nudo mentre Tsubasa lascia cadere a terra l’asciugamano, portando di nuovo alla vista il mio seno.

Non sono mai stata ipnotizzata in vita mia ma credo che questo momento, possa valere come esperienza.

Caldi brividi scorrono lungo la pelle nuda mentre le sue dita scivolano tra i miei capelli, per fermasi poi sul mio collo, sfiorandomi le orecchie.

Il mio viso è imprigionato a un centimetro dal suo e quando arriva il contatto con le sue labbra, perdo ogni tipo di controllo, aggrappandomi forte al suo torace.

E non pensavo potesse accadere così.

Nonostante sognassi da tempo questo momento, non credevo che sarebbe accaduto, proprio quando meno l'aspettavo.

Pensavo avrei organizzato tutto, proprio come qualche sera fa...

Invece sono qui tra le sue braccia, ora.

Completamente bagnata a causa del temporale, in tuta e con i capelli arruffati dalla pioggia.

 

 

 

Tutto gira intorno a me.

Non so più dove sono, né chi sono.

Sento solo l’amore che ho dentro, libero finalmente di espandersi in ogni dove.

E c’è solo lui, in questo mio mondo nuovo.

Percepisco solo lui e la felicità pura, che sa donarmi.

Ma anche questi brividi, che scorrono lungo tutto il mio corpo...

La forza delle sue braccia mentre mi stringe a sé...

E la precisione con cui la sua pelle aderisce alla mia.

Affondo le mani nei suoi capelli quando sento il suo respiro sul mio seno.

Trattengo il respiro mentre le sue labbra calde si schiudono per baciarlo, prima di risalire lente verso il collo, fino al lobo dell’orecchio.

Le mie mani scorrono sulla sua pelle nuda, senza che io abbia mai deciso di farlo.

Ogni mio gesto è mosso dall’istinto...

Quell’istinto che mi permette ora, di cingere la sua vita con le gambe e di baciare le sue labbra, inebriata dal peso del suo corpo sopra il mio.

Sento il rumore della pioggia, che sbatte sulle finestre...

Lampi di luce illuminano di tanto in tanto questa stanza, che ci separa dalle cose normali e banali dell'esterno.

Ringrazio questo temporale, quando una mano di Tsubasa si stringe ancora intorno al mio seno, prima di scivolare lungo un fianco e posarsi un attimo sul mio sedere per poi riprendere la sua corsa, su lungo la coscia.

Respiro a fatica, approfittando dei pochissimi attimi in cui le mie labbra si separano dalle sue...

Osservo il suo viso in penombra e gli sorrido.

Tsubasa risponde dolcemente al mio sguardo, posando la sua fronte contro la mia, continuando a respirare affannosamente.

Ho sempre amato il suo viso e il modo in cui mi guarda, ma da oggi so già che amerò ancora di più, questo suo nuovo modo di comunicare con i miei occhi.

Lo bacio piano, sollevando il mento finché non sorrido sulle sue labbra.

La bocca di Tsubasa accoglie ogni mio gesto, come se fosse il suo unico nutrimento.

Le sue mani cercando le mie, le dita s'intrecciano come se non si dovessero mai più separare.

E ora che il suo corpo è tutt’uno con il mio...

Mi sento così felice...

Felice...

E il mio amore si espande sempre di più...

Ancora... 

E ancora...

Questo è tutto il mio amore per te...

 

 

 

Chiudo gli occhi, poggiando la guancia al suo torace.

Tsubasa mi stringe a sé con un braccio, che cinge il mio fianco subito dopo avermi coperta con il lenzuolo.

L’altro è posato sotto il mio collo e la sua mano disegna cerchi immaginari sulla mia scapola nuda.

Quando poso un bacio leggero sul suo petto, ne ricevo in cambio uno sui capelli.

Sospiro di gioia mentre sorrido, avvinghiandomi ancora di più a Tsubasa.

Tutto è stato così bello e naturale...

"Sanae..." lo sento mormorare, quando sfioro la sua pelle con un altro bacio.

Alzo il mento, staccandomi un po' da lui, in modo da poterlo guardare in viso.

I suoi occhi scuri mi scrutano seri mentre la mano poggiata sul mio fianco, si muove fino a raggiungere il mio seno, sfiorandolo delicatamente.

Arrossisco, perché devo ancora abituarmi a gesti così intimi.

Lui mi sorride accarezzandolo ancora per un po' sotto il suo palmo, poi salendo lungo il collo, la sua mano affonda nei miei capelli.

"Volevo chiederti una cosa..." riprende, mentre il suo sguardo si concentra sulle sue dita, che giocano con i miei capelli, sparsi in maniera disordinata sul cuscino.

"Dimmi..." lo esorto curiosa, spostandomi in modo che il mio viso sia all'altezza del suo.

Tsubasa esita, così poggio la testa sul suo braccio teso e con un sorriso incoraggiante, lo invito tacitamente a parlare.

Il suo sguardo si sposta dai miei occhi, fissandosi serio sul ciondolo che lui mi ha regalato, che poi è l’unica cosa che indosso in questo momento.

Lo sfiora appena con le dita prima di tornare a guardarmi negli occhi.

"Canta per me..." mi chiede dolcemente, togliendomi completamente il respiro.

"La canzone del concorso, cantala per me..."

Trattengo il fiato mentre sento gli occhi riempirsi di lacrime.

Tsubasa continua a fissarmi e dentro di me, si dilata un'emozione incredibile.

Molto più forte del giorno del concorso...

Nemmeno paragonabile a qualsiasi altra volta, che ho cantato davanti a qualcuno...

Annuisco prima di schiudere le labbra, chiudendo le palpebre.

La mia voce è leggera e calda come un sussurro.

Questa è la prima volta che canto per lui...

Una lacrima, che non riesco a trattenere, scende lenta fino a una tempia, mossa dai miei sentimenti, legati a doppio filo ad ogni parola...

Cerco la sua mano, per stringerla tra le mie, quando riapro lentamente gli occhi.

"... So spread your wings and fly... Butterfly..."

Le sue braccia mi circondano, stringendomi forte a sé.

Mi aggrappo alle sue spalle, stordita dalle emozioni e dal suo slancio.

Rimaniamo abbracciati in silenzio, finché il suo viso non si nasconde nel mio collo.

"Ti amo anch’io..." lo sento mormorare piano al mio orecchio.

 

 

 

Il suono del telefono arriva alle mie orecchie, disturbando il mio sonno beato.

Borbottando, cerco di voltarmi dall'altra parte per ignorarlo, ma qualcosa me lo impedisce.

Ma questo fastidiosissimo suono non vuole saperne di smetterla, così riprovo a muovermi finché non ci riesco, non facendo troppo caso a dei movimenti al mio fianco, come se ci fosse qualcuno.

Soddisfatta per la mia ritrovata libertà di movimento, abbraccio forte il cuscino, arrotolandomi nelle lenzuola.

Dei passi però, attirano la mia attenzione proprio mentre mi sto riappisolando, obbligandomi ad aprire gli occhi.

Tsubasa è accucciato a terra e i suoi gomiti sono poggiati al materasso.

La sua espressione nell'osservarmi è estremamente divertita.

"Hai intenzione di farmi rientrare o vuoi tenerti il letto tutto per te?" mi chiede con un sorrisetto buffo, inclinando la testa.

Ma di che diavolo sta parlando?!

Alzo leggermente la testa dal cuscino, per guardarlo meglio.

I miei occhi scorrono sulle sue spalle, fino a scendere a...

MA CHE CI FA COMPLETAMENTE NUDO?!

Mi tiro su di scatto mentre lo vedo ridere alla grossa.

Raccolgo il lenzuolo all’altezza del seno, tenendolo con un braccio, quando capisco di essere nuda anch’io.

Tsubasa si abbassa su di me per rubare un bacio alle mie labbra, prima di strapparmi di mano il lenzuolo e infilarsi di nuovo a letto, attirandomi poi a sé.

"Visto il tuo stato ancora addormentato, non credo ci sia bisogno di scusarsi, per il telefono che ti ha svegliata, vero?" esclama sorridendo, divertito dalla mia espressione confusa.

Arrossendo fino alla punta dei capelli, mi limito a sbuffare, subendo le sue prese in giro.

"Sì che l'ho sentito! Solo che..."

"Sei diventata una pigrona, Sanae! E pensare che eri sempre la prima ad arrivare al campo nel periodo di allenamenti!"

Rimango un secondo in silenzio, fissandolo mentre sbatto le palpebre.

"Ma io mi alzavo presto per vederti!" ammetto candidamente, prima che Tsubasa mi stringa ancora più forte a sé.

Quando inizia a riempire il mio collo di baci, i brividi tornano a percorre tutta la mia schiena.

"Chi era al telefono? I tuoi??" domando, cercando di non deconcentrarmi nonostante le sue effusioni.

"Sì, hanno chiamato per avvisarmi che faranno tardi..." risponde, guardandomi di nuovo negli occhi e a me sembra un po' dispiaciuto.

"Peccato! Se fossero rimasti fuori fino a domani, avresti potuto dormire qui stanotte!" aggiunge, arrossendo appena.

Sorrido mentre lo accarezzo su una guancia.

"Certo... E che mi inventavo con mia madre?" gli domando con un tono paziente, come se avesse detto una cavolata enorme.

"Che eri con la Nishimoto!" 

"Tsubasa, mia madre non è scema!" ribatto, divertita dalla sua innocenza mentre scoppia a ridere, scuotendo la testa.

Quando torna a guardarmi però, il suo sorriso diventa incredibilmente malizioso.

"Sai cos'è che mi piace, nello stare in un letto con te?" sussurra sulle mie labbra.

Arrossendo, faccio cenno di no con la testa.

La mano di Tsubasa si muove fino al mio viso, finché le sue dita non si soffermano a spostare le ciocche davanti ai miei occhi.

"I tuoi capelli in disordine mi danno un pretesto per toccarti...” e mi sorride, mantenendo sempre quell’espressione maliziosa.

"Ma tu non hai bisogno di scuse per per toccarmi!" lo provoco, sbattendo leggermente le palpebre mentre sfioro il suo collo con la punta delle dita.

Tsubasa fa finta di rifletterci su prima di scoppiare allegramente a ridere.

"Vero!" esclama convinto, andando a nascondere il viso nell'incavo del mio collo.

La sua bocca tortura piacevolmente la pelle sotto l'orecchio mentre le sue mani si muovono lente, ma decise sul mio seno.

"Che ore sono?" ho la forza di domandare, lasciando che il mio corpo cerchi istintivamente quello di Tsubasa, protendendo verso di lui.

"Sanae, è presto... Presto..." risponde baciandomi sulla bocca, finché le sue labbra non scendono di nuovo sul mio seno, ancora racchiuso tra le sue mani.

Mi abbandono di nuovo tra le sue braccia...

Ubriacata da queste nuove sensazioni, che mi permettono di amare Tsubasa in modo totalmente completo.

La pioggia fuori non smette di cadere, la sento sferzare contro la finestra.

Ed io so già, a cosa penserò d'ora in poi, ogni qual volta che mi sorprenderà un temporale.

Le mani di Tsubasa scorrono intensamente sul mio corpo...

Ed è chiaro che non amerò mai nessun altro in tutta la mia vita.

 

 

 

 

 

Eccoci qua per un salutino!^^

Come primissima cosa, mi scuso per il ritardo ma il periodo pre natalizio è di fuoco nel mio lavoro e il tempo a mia disposizione è veramente poco, purtroppo.^^'

Temo che questo sarà l’ultimo aggiornamento prima di Natale, mi auguro di riuscire a mettere on line un altro capitolo, prima della fine dell’anno... Amici, famiglia e fidanzato permettendo. E lavoro, ovviamente...^^'

Comunque non sarà mai troppo tardi, lo prometto!

Colgo così l’occasione per augurare a tutte un bellissimo Natale e un fantastico 2007, che porti nella vostra vita tutto ciò che voi desiderate!^^

Vi ringrazio ancora per le dimostrazioni d’affetto e per la pazienza con cui state ancora dietro me e alla mia "farfallina"! (detta così mi sembro molto "vispa Teresa"XD).

Un abbraccio in particolare alle persone che recensiscono, permettendomi di trovare stimoli sempre maggiori e perché no, piacevoli soddisfazioni!^^

Ancora un caloroso augurio di gioia e serenità, a presto un bacio a tutte...

OnlyHope^^

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Capitolo 23
*** Un nuovo addio ***


BUTTERLY
 
CAPITOLO 23
 
Un nuovo addio
 
 
 
 
Profumo.
Il suo profumo.
Folate di vento caldo mi permettono di sentirlo in maniera penetrante, portandolo a me, come se provenisse da un posto lontano oltre l’oceano.
Oltre l’orizzonte reso bianco dal sole bruciante d’agosto.
Ma fortunatamente non è così.
Il suo profumo non deve attraversare nessun mare, né scottarsi sotto i raggi cocenti, perché è semplicemente qui, accanto a me, a un passo.
Vicino, ancora per poco tempo, ma vicino...
Non distante e mi godo il momento, allontanando il pensiero del tempo che scorre, per portarci a una nuova separazione.
La sua mano calda stringe la mia mentre camminiamo verso la mia scuola, nell'afa del primo pomeriggio.
Distolgo lo sguardo dall’orizzonte e lo poso sul viso abbronzato di Tsubasa, proprio nel momento in cui lui si volta, per regalarmi uno dei suoi sorrisi, capaci di farmi tremare letteralmente le ginocchia.
Di riflesso, le mie labbra si distendono mentre i miei occhi diventano un semicerchio, arcuandosi allegramente.
Sono totalmente disarmata.
Da quel giorno di pioggia, in cui abbiamo fatto l’amore, sono completamente assuefatta alla sua presenza.
Non so se sia uguale per tutte le ragazze ma è così che mi sento in questi ultimi giorni.
Senza scampo, di fronte ai miei sentimenti per lui e piacevolmente imprigionata, nella mia venerazione privata.
"A che ora hai appuntamento con il professore?" mi chiede Tsubasa, portandosi una mano sulla fronte, per ripararsi dal caldo.
"Alle quindici al club!" rispondo, controllando l’orologio, per assicurarmi della nostra puntualità.
"Certo che poteva fare un po' più tardi! Oggi si muore, con quest’afa!" e si sventola il viso con una mano.
E mi sento un po' in colpa, per averlo trascinano fuori casa nelle ore più calde della giornata.
"Mi dispiace..." sussurro, abbassando lo sguardo, che si posa sui miei piedi mentre si muovono spediti sull'asfalto.
"Ma ci tenevo tanto a presentartelo e a farti fare un giro nella mia scuola!" aggiungo, rialzando gli occhi su di lui prima di sorridendogli di nuovo.
"In fondo sarebbe stata anche la tua, se non te ne fossi andato…"
Tsubasa si ferma trattenendo la mia mano, in modo da costringermi a fare altrettanto.
Le sue braccia poi circondano il mio collo, un bacio gentile si posa lieve sulla mia fronte.
"Non posso portarti a fare un giro turistico, come hai fatto tu in Brasile! Hai vissuto in città per anni, così  l'unico posto nuovo è la scuola!" mi giustifico, incoraggiata dal suo gesto affettuoso.
Tsubasa mi stringe ancora di più a sé, nonostante il sole caldo che picchia alto nel cielo.
Quando il suo viso si abbassa verso di me, sento le sue labbra morbide sfiorare le mie.
"Verrò ovunque mi porterai! Fosse anche al campetto delle elementari, in cui ho giocato milioni di volte!" mi rassicura, prima di stringermi  ancora più forte a lui.
"Certo però, che fa proprio caldo!" riesco a borbottare, avvertendo ancora di più la calura, stretta nel suo torrido abbraccio.
E questo è un sollievo, perché sembra che conservi ancora un briciolo di lucidità, nonostante i miei sentimenti per lui.
Controvoglia, mi allontano da Tsubasa, alzando poi il mento in alto, in direzione del cielo terso.
Il canto ridondante delle cicale non accenna a smettere.
"Ci vorrebbe un acquazzone!"
Tsubasa pronuncia queste parole, puntando anche lui gli occhi al cielo.
"Già, un bell’acquazzone!" ripete, abbassando lievemente lo sguardo su di me, per cogliere una mia reazione.
L’osservo per un secondo prima di sbuffare, scuotendo la testa, facendo finta di non comprendere il doppio senso, celato nella sua affermazione.
"Oh, no! Non mi andrebbe di correre ancora, bagnandomi tutta!" esclamo, senza nascondere un sorrisetto malizioso.
Tsubasa mi scruta divertito poi si china, per raggiungere il mio orecchio.
"Nemmeno se piovesse tutto il pomeriggio? Costringendoci a trovare riparo a casa mia?" sussurra per provocarmi.
"Senza i miei genitori tra i piedi…" aggiunge, sfiorando volutamente il lobo con le labbra.
Il caldo raggiunge le mie gote, ma fingo di pensarci su, rimanendo al suo gioco.
"Mm... Forse!" esclamo, posando un dito sulle mie labbra prima di riprendere a camminare, allontanandomi da lui.
Pochi passi e Tsubasa mi raggiunge, non trattengo un sorrisetto soddisfatto.
Con la coda dell'occhio lo osservo mentre mi guarda titubante.
Credo che si stia domandando se sono seria o meno…
A stento trattengo un altro sorriso divertito.
Perché nonostante tutto, Tsubasa rimane pur sempre Tsubasa.
Lui non è un uomo di mondo navigato ma un semplice ragazzo della mia età, più timido della media in certe questioni.
Quando siamo soli e non c'è bisogno di parlare però, acquista una sicurezza senza pari…
Proprio come in quel giorno piovoso…
Stringo forte la sua mano, con il cuore pieno di lui, al ricordo del nostro pomeriggio d'amore…
"Magari piovesse!" esclamo ad alta voce, accompagnando la frase con un sospiro, volutamente ostentato.
 Tsubasa si volta a guardarmi, sbattendo le palpebre per un paio di secondi.
Quando un sorriso compiaciuto gli illumina il viso, frutto di un orgoglio maschile mal celato, torna a guardare fiero avanti a sé.
"Magari piovesse!" lo sento ripetere mentre procediamo in direzione della mia scuola.
Sopra di noi un cielo azzurro e senza nuvole, fa da campo a un sole tondo e brillante.
Il tutto lontano anni luce, da qualsiasi burrasca imminente.



La mano di Tsubasa scorre leggera sul velluto delle poltroncine mentre il suo sguardo serio, si sposta attentamente su ogni cosa che lo circonda.
Rimanendo alle sue spalle, lo guardo compiere questi gesti, cercando di decifrare i suoi pensieri.
Deve essere tutto così nuovo per lui, fin da quando abbiamo varcato il cancello principale, per entrare nel cortile della scuola.
In quel momento il suo viso si è alzato fino alla terrazza sul tetto, passando in rassegna ogni finestra dell'edificio scolastico, esposta al lato est.
Il suo sguardo poi si è spostato, fino a scorgere in lontananza gli spogliatoi e il campo da calcio.
Un sorriso ha disteso le sue labbra, immaginando credo, i ragazzi della squadra che si allenano lì ogni giorno.
Lo guardo ancora mentre passa i rassegna il club di musica.
Penso di capire cosa stia provando, perché non deve scostarsi molto da quelli che sono stati i miei pensieri, passando qui le mie giornate.
Se fosse rimasto in Giappone, questi luoghi sarebbero stati per lui estremamente familiari.
Forse si sta chiedendo come sarebbe stato, se non fosse partito…
Senza disturbarlo, lo lascio ai suoi pensieri, anche perché so per esperienza, che questi momenti vanno vissuti privatamente, senza condividerli.
Lasciando libero il confronto con se stessi, con le proprie scelte e le proprie aspettative di vita.
Quando Tsubasa si volta e mi sorride, capisco che è arrivato il momento di tornare da lui.
Mi avvicino, nascondendo di nuovo nel cuore, i pensieri tristi legati al come sarebbe stato.
Mentre Tsubasa si appoggia con la schiena al palco, lo sorpasso e salendo i gradini a due a due, m'infilo in un corridoio di poltroncine, fermandomi poi dietro a uno schienale preciso.
"Questo è il mio posto!" esclamo, battendo le mani sulla poltrona.
Non calibro il mio entusiasmo,  perché presentargli la mia vita qui senza di lui, riesce a donarmi una sorta di gioia impaziente.
Tsubasa mi sorride dolcemente mentre i suoi pugni finiscono nelle tasche dei pantaloni.
La sua postura ora, accentua visibilmente la muscolatura delle sue braccia.
"Qui invece, c'è Yukari!" aggiungo, spostandomi dietro il posto attiguo, indicandolo con l'indice rivolto in basso.
"Prevedibile!" mi risponde con un altro sorriso, alzando le spalle.
Felice, inizio il resoconto del giorno in cui sono stata scelta per il concorso e di come la mia migliore amica mi abbia fatta alzare, nell'euforia generale.
Lo vedo ridere divertito mentre gli descrivo il mio imbarazzo, in un momento ormai lontano nel tempo.
E mi sento davvero felice di averlo portato qua, nel club che mi ha dato nuova linfa vitale.
Ridiscendo veloce i gradini per raggiungere il palco.
Quando mi siedo al pianoforte, Tsubasa si volta a guardarmi, poggiando i gomiti sul legno consumato.
I suoi occhi seguono i movimenti delle mie dita sui tasti prima di chiudersi, per concentrarsi nella musica.
Mentre le mie mani corrono leggere sulla tastiera, di tanto in tano alzo lo sguardo su di lui, beandomi della sua espressione.
Il suo viso bello e rilassato, riempie il mio cuore, colmandolo di pace.
E mi commuove il suo lasciarsi trasportare dalle note.
A malincuore termino i brano.
Appena le mia mani abbandonano la tastiera , Tsubasa riapre gli occhi e inizia ad applaudire, strappandomi un sorriso imbarazzato.
"Vuoi provare?" gli chiedo d'un tratto, senza rendermene conto.
Sono completamente vinta dal desiderio irresistibile, che lui entri a far parte di ogni cosa che mi riguarda.
Tsubasa mi fissa stupito poi arrossendo, scuote la testa, agitando le mani avanti a sé.
"Andiamo! Non farti pregare, giusto un paio di note! T’insegno io!" esclamo, quasi supplicandolo a mani giunte, perché trovo che suonare insieme sia una cosa veramente romantica.
Tsubasa si lascia convincere e sale sul palco, sospirando e grattandosi la testa nervosamente.
Quando mi raggiunge, gli faccio spazio sul sedile per farlo sedere accanto a me.
Sono io questa volta a sospirare, ma di soddisfazione prima di prendere la sua mano destra tra le mie, e disporre le sue dita, in modo da comporre un accordo, una volta posate sul pianoforte.
"Ok, è semplice! Batti le dita sui tasti in questo modo. Un colpo delicato ma deciso allo stesso tempo!" esclamo fiduciosa mentre lo vedo tentare, in maniera forse un po' goffa, di seguire le mie indicazioni.
Con meno fatica di quanto mi aspettassi, Tsubasa riesce però in breve, a seguire a tempo un paio di semplici accordi mentre io eseguo il resto della melodia.
Il suo viso è concentrato, perché si vede che non vuole sbagliare e a me intenerisce il suo sforzo per non perdere il ritmo.
"Rilassati..." sussurro piano al suo orecchio, posando poi un bacio sulla sua guancia.
Tsubasa mette le dita in fallo, producendo un suono stonato che mi strappa un sorriso.
Non mi sono mai sentita così bene in quest'aula…
Sto per aiutarlo a ritrovare le note sui tasti, quando sento un colpo di tosse alle nostre spalle.
Mi giro e Tsubasa mi imita, voltandosi subito dopo di me.
Il professor Tadai ci osserva poco lontano dal palco.
"Salve, ragazzi!" saluta allegro mentre ci alziamo dal sedile, quasi all'unisono.
Sorrido serena mentre Tsubasa arrossisce, un po' come se fosse stato beccato a compiere qualche gesto sacrilego.
"Professore, buon pomeriggio! Grazie per essere passato!" e m'inchino abbassando la schiena, Tsubasa mi imita anche stavolta.
"Lui è Tsubasa Ozora!" esclamo indicandolo con la mano destra.
"Tsubasa… Il professor Tadai!" ma non faccio in tempo a terminare le presentazioni formali.
Il professore ha già abbracciato calorosamente Tsubasa, dandogli amichevoli pacche sulle spalle.
"Vi siete qualificati, figliolo! Ottimo lavoro, davvero ottimo!" lo sento ripetere sopra la spalla del mio ragazzo, che mi fissa stupito.
E lo sono anch’io!
Non immaginavo infatti, che il signor Tadai fosse un tifoso di calcio e per giunta così entusiasta.
Alzo le spalle, scuotendo la testa mentre il professore intraprende un lungo discorso a base di tattiche, schemi di gioco e formazioni.
E come ogni volta che il calcio diventa il fulcro della conversazione, il mio riservato fidanzato si trasforma nel ragazzo spigliato e sicuro di sé, che domina tutti nel perimetro di gioco.
In questo momento Tsubasa è tornato a essere il Capitano.
Mi rassegno ad assistere in silenzio alla conversazione, domandandomi chi sia stato il vero beneficiario di questo incontro.
In un primo momento pensavo di essere io, perché desideravo così tanto far conoscere Tsubasa e il mio tutore musicale…
Guardandoli però, credo invece che sia il professore ad aver ricevuto il dono più bello, riuscendo a incontrare il Capitano della nazionale, che gli ha regalato tante gioie.
Sospiro prima di sedermi su una poltroncina in prima fila.
In fondo non ha poi tutta questa importanza…


 
Come ogni anno, siamo giunti alla festa d'estate.
Le mie mani stringono la fascia del kimono rosa di Yukari, che si guarda allo specchio, sistemando i capelli con un fermaglio.
Mentre la osservo dedicarsi con cura a ogni dettaglio, cerco di assaporare il momento con il giusto entusiasmo, ma non è per niente facile.
Domani Tsubasa tornerà in Brasile.
E questo dato di fatto non mi permette di sorridere come vorrei, nonostante stia per trascorrere la serata con lui, nella festa più bella dell'anno.
Ma la colpa è solo mia…
In queste settimane ho permesso che il tempo si fermasse e ho vissuto, come se fossi stata rinchiusa in una bolla di sapone, al di fuori della realtà.
Ho permesso al mio cuore di essere di nuovo libero, senza pensare al domani né al distacco.
Ho vissuto come se Tsubasa non se ne fosse mai andato, fingendo di averlo sempre accanto, a un passo da me.
Ho ignorato volutamente ogni orologio, beandomi delle ore da trascorrere insieme, quasi fossero interminabili.
E ho preso solo il meglio, da ogni attimo trascorso con lui.
In quel giorno di pioggia, gli ho donato l'unica cosa terrena, che pensavo potesse essere solo mia…
Il mio corpo.
La felicità e la gioia mi hanno resa cieca e insensibile, ma il tempo invece ha continuato a scorrere.
Ma ora la realtà incombe su di me, simile ad una valanga, pronta a staccarsi dalla cima del monte Fuji.
Ed io non posso fare altro che aspettare che mi travolga, consapevole che non esiste via di fuga.
"Sanae, non ti abbattere e goditi la serata..."
Yukari cerca di risollevare il mio umore, allontanando la mia mente dall'incubo del domani.
Le sorrido, finendo di sistemare le pieghe della stoffa sulla sua schiena mentre continua ad osservarmi nel riflesso dello specchio.
"Non preoccuparti, Yukari. Questo momento doveva arrivare, ho solo cercato d'ignorarlo per il maggior tempo possibile."
La mia migliore amica mi sorride prima di voltarsi e iniziare a sistemare il mio kimono all'altezza del seno.
"Sono una veterana in queste cose. Gli ho detto addio ormai così tante volte, per non sapere cosa mi aspetta domani. Ma questa volta voglio riuscire a godermi la serata lo stesso! In diciassette anni di vita, non sono mai stata a una festa d'estate con il mio ragazzo!"
Le sorrido ancora, cercando di essere più convincente possibile mentre lei mi osserva, valutando la mia espressione di sicuro un po' tirata.
"Certo, Sanae! Quest’anno saremo le regine della festa! Tu con il tuo re ed io... Beh, qualcuno dovrà pure occuparsi del giullare di corte, no?" esclama allegra, cercando di sdrammatizzare.
Annuisco ridendo, prima che la mia migliore amica mi prenda per mano, per scendere al piano di sotto ed uscire, per raggiungere subito la festa.
Cercando d'imitare il suo entusiasmo, mi convinco a rientrare nella mia bolla d'illusione.
Perché questo è l'unico modo che conosco, capace di farmi vivere una serata normale…



Gli schiamazzi di Ryo Ishizaki sono come la sirena dei vigili del fuoco, è impossibile non sentirli.
Osservo la mia migliore amica, ridere di gusto alle battute sguaiate del suo fidanzato mentre camminiamo in gruppo, attraverso le bancarelle, da cui pendono file di lanterne dai mille colori.
Tsubasa cammina al mio fianco, spinto vicino dalla calca delle persone che ci circondano.
Quando Yukari colpisce con il ventaglio Ishizaki, per l'oscenità appena uscita dalla sua bocca, lo vedo ridere di gusto, come se fosse lo spettacolo più comico del mondo.
Ho così necessità di stare sola con lui però, che lo trattengo per un braccio, lasciando che gli altri si allontanino, lasciandoci in disparte.
"Hai sete?" gli chiedo, stringendo poi la sua mano, nel tentativo di rilassarmi, evitando di pensare a cose dolorose, come la sua imminente partenza.
Tsubasa annuisce prima di guidarmi tra la folla,  fino all'altra parte della strada, alla ricerca di un chiosco di bibite.
Quando lo raggiungiamo, aspettiamo in fila il nostro turno.
Inevitabilmente, i miei pensieri tornano a torturarmi.
Sarebbe bello, se domani fosse solo un altro giorno, da poter passare insieme.
Sarebbe magnifico…
Il mio sguardo si abbassa sulla vetrinetta, che espone dolci di ogni tipo mentre nella mia mente scorrono le immagini di questi giorni trascorsi, come se fossimo una coppia di adolescenti qualunque.
Le lacrime cominciano a bruciarmi negli occhi, così mi ridesto dal mio torpore.
Le ricaccio indietro, semplicemente perché non ho altra scelta.
"Quale vuoi?"
Tsubasa indica le caramelle dentro la vetrina, facendo finta di non aver notato il mio cambio d'umore.
Assecondo questo gioco delle parti, picchiettando sul vetro per mostrargli quelle colorate a forma di orsetto.
Un tocco sulla mia spalla però, mi distrae, facendomi voltare mentre Tsubasa è intento a parlare con il venditore del chiosco.
Con un tempismo che ha dell'incredibile, mi ritrovo davanti, anche questa volta, all'ultima persona che avrei voluto incontrare stasera.
Il mio equilibrio già di per sé precario, non aveva bisogno anche di questo…
Takeshi Seii mi sorride ed io cerco allo stesso modo, di sembrare impassibile.
"Ciao!" esclamo, ricambiando il saluto proprio nel momento in cui Tsubasa si sta voltando, per passarmi da bere e le caramelle appena comprati.
Non mi sfugge lo sguardo dall'alto al basso di Seii mentre il mio ragazzo lo fissa, confuso.
"Tsubasa… Lui è Seii. Ha sostituito il professore all’audizione il mese scorso, ricordi?"
I due si stringono la mano, con apparente cordialità e la cosa mi stupisce un po', vista la palese ostilità dimostrata in tutti questi mesi da Seii, nei confronti del mio ragazzo.
Sollevata, sorrido serena per lo scampato pericolo.
"Nakazawa, ho chiesto al professor Tadai di partecipare alle sessioni d'incisione. Quindi a Tokyo sarò dei vostri!"
Il sorriso mi muore sulle labbra, cerco comunque di fare buon viso a cattivo gioco.
Stimo Seii come musicista ma questo non ha nulla a che vedere con quanto ha appena detto.
Conoscendolo, so perfettamente dove vuole andare a parare in questo momento.
"È un vero peccato, Ozora… Mentre tu sarai in un altro continente, noi passeremo giorno e notte in studio a registrare. Ti saresti divertito ad ascoltarci, sai? Beh considerando i tuoi tempi, la prossima volta che tornerai in Giappone, l'album sarà già esaurito in tutti i negozi di dischi!"
Appunto.
Non mi ero sbagliata.
Tutto il suo discorso era mirato a provocare Tsubasa.
E mi sale una rabbia….
"Sanae è brava, non credo ci metterete tutto questo tempo. E magari tra una canzone e l'altra, troverà comunque il modo di raggiungermi in Brasile!"
Mi volto a guardare Tsubasa, cercando di calibrare lo stupore.
Lo osservo mentre sorride, proprio come se non avesse colto la velata insinuazione di Seii.
Però ho la sensazione, che gli abbia risposto ugualmente per le rime.
Forse esiste un sesto senso, che ti fa capire chi hai davanti e come comportarti di conseguenza.
"Scuola permettendo, però!" è la risposta pronta di Seii, che continua per la sua strada, con fare sornione,  per nulla disturbato.
Ribandendo tra le righe il suo punto di vista, che vede il mio ragazzo come una semplice meteora passeggera, che compare ogni cento anni nella mia vita.
"Ovvio… Scuola permettendo!" ribatte Tsubasa senza scomporsi, posando una mano sulla mia spalla e continuando a fissarlo con aria imperturbabile.
"Beh, ora sarà meglio che vada. Non vorrei rubarvi ancora tempo prezioso, già ne avete così poco!" esclama Seii, lanciandogli l'ennesima frecciatina, prima di avvicinarsi di qualche passo.
"È stato un piacere, Ozora. E congratulazioni per le qualificazioni, Capitano!" e pronunciando queste parole, tende la mano verso Tsubasa, per salutarlo prima di andarsene.
"Piacere mio. Ero proprio curioso di conoscerti..."
Tsubasa risponde sicuro alla sua stretta mentre osservo l'espressione sorpresa di Seii, prima di posare lo sguardo di nuovo sul mio ragazzo.
Le sue parole hanno stupito anche me, perché non mi è sembrata una semplice frase di cortesia.
Quella di Tsubasa assomigliava di più a un'affermazione sincera, come se avesse davvero desiderato d'incontrare Seii, non si sa per quale motivo.
Quando quest'ultimo si congeda da noi con un cenno della mano, aspettiamo che scompaia tra la gente, rimanendo in silenzio.
Riprendiamo a camminare, sempre senza dire una parola.
Lentamente porto una caramella gommosa alla bocca, iniziando a masticarla svogliatamente.
Posso essere stata io, a suscitare l'interesse di Tsubasa verso Seii?
In fondo gli ho parlato di lui, ma lo stretto indispensabile, tralasciando poi la sua cotta per me
Forse sto dando troppo peso alla cosa…
E le parole di Tsubasa sono state realmente una semplice frase retorica, di quelle che si dicono tanto per, quando si conosce qualcuno.
"E così quello era Takeshi Seii... " lo sento mormorare, appena abbiamo raggiunto un punto abbastanza isolato, da cui vedere lo spettacolo pirotecnico, che sta per iniziare.
Annuisco, sentendo che sto arrossendo mentre lo guardo di sottecchi.
La sua espressione è stranamente seria, mi domando confusa a cosa stia pensando.
"Ryo dice che ti viene dietro... "
Ho un tuffo al cuore mentre capisco che la sensazione che ho avuto prima, corrisponde al vero.
"Ishizaki è un chiacchierone. Esagera sempre lo sai!" cerco di minimizzare, non capendo perché ci si debba angustiare, per qualcosa che per me non ha alcun significato.
"Anche Taro lo dice."
Tsubasa mi guarda dritto negli occhi ora, la sua espressione è indecifrabile.
Un profondo senso di dispiacere s'impossessa di me.
So di non aver mai fatto niente di male ma ora mi sembra tutto così sbagliato…
E mi sento in colpa, per non avergli mai detto completamente la verità su Seii.
In questo modo poi, sembra che io gli abbia volutamente tenuto nascosto qualcosa e questo non lo posso proprio accettare.
"È vero..." mormoro, sospirando mentre il mio sguardo rimane fisso negli occhi di Tsubasa, che mi ascolta senza dire una parola.
"Non te l'ho detto perché riesco benissimo a gestire la cosa da sola, senza che tu debba preoccuparti. Quella persona non conta nulla per me, volevo solo lasciarti tranquillo..." aggiungo in maniera concitata, perché devo assolutamente convincerlo della mia buona fede.
"Lo so... " mi risponde con un sorriso sereno.
"Non è questo il punto, infatti. Ero solo veramente curioso di vedere che tipo fosse... Penso sia normale!" esclama imbarazzato.
Sapere che non ha mai dubitato di me, mi  fa sentire così sollevata…
"Beh, credo di sì!" gli rispondo avvicinandomi di più a lui.
"Anch’io sarei curiosa in questo senso, è più che normale!" aggiungo, prendendo le sue mani tra le mie.
Tsubasa mi fissa per un secondo ma prima che possa aprire bocca, lo interrompo preoccupata.
"Ma io non voglio sapere niente! Quindi ora non sentirti in dovere di raccontarmi di qualche tua pretendente... Non credo che riuscirei ad avere la tua stessa reazione!"
Tsubasa scoppia a ridere, vedendo la mia espressione nervosa, al solo pensiero di qualcuna che possa ronzargli intorno.
"Non ridere!" lo rimprovero mentre mi abbraccia affettuosamente.
"Dai, non ridere!" continuo a supplicarlo, nonostante anch'io inizi a trovare la cosa divertente.
I primi fuochi illuminano il cielo mentre le mie labbra si posano sulle sue.
E questa calda notte d'estate inizia a brillare di mille colori sfavillanti.
 


Mille giochi colorati s’intrecciano sopra le nostre teste.
Le persone intorno a noi si perdono incantate, a guardare verso l'alto.
Anche i miei occhi fissano il cielo, osservo le luci colorate poggiata con la schiena al torace di Tsubasa, che mi cinge con le braccia.
Accarezzo dolcemente le sue dita intrecciate alle mie e quando lo spettacolo finisce, non mi muovo di un millimetro.
Tutti gli altri tornano velocemente verso le vie affollate dai venditori ambulanti, che richiamano gli avventori con schiamazzi udibili fin qui.
Rimanendo immobile, continuo a fissare silenziosa le stelle mentre Tsubasa si stringe un po' più a me.
E il pensiero di domani mi colpisce di nuovo, come uno schiaffo in pieno volto.
Ma ora ho esaurito ogni forza, non so più come mandarlo indietro.
E con la tristezza nel cuore, decreto la fine della mia estate.
Non riesco a trattenere un sospiro mentre il mio sguardo si abbassa, posandosi sulle nostre mani intrecciate, all'altezza del mio grembo.
Tsubasa deve aver percepito questo mio turbamento, perché mi stringe più forte, posando il mento sulla mia spalla.
"Quando eravamo alla tua scuola oggi, ho pensato a come sarebbe stato frequentarla. Come sarebbe stato vivere la mia vita qui, insieme a te…"
Inclino la testa verso di lui, cullata dalla sua voce bassa e calda.
Un sorriso triste distende le mie labbra, rilascio un po' d'aria sotto forma di un sospiro.
"Non immagini quante volte mi sono domandata la stessa cosa..." sussurro, sfiorando con le labbra la sua tempia.
"Magari avrei aspettato un po' a dichiararmi..."
Mi volto a guardarlo ora, stupita dalla sua affermazione.
"E perché?" chiedo curiosa, distraendomi per un momento dall'angoscia per la nostra imminente separazione.
"Sono abbastanza timido, lo sai… La partenza mi ha messo un po' di fretta, a suo tempo!" e mi sorride, grattandosi il ciuffo ribelle sulla nuca.
"Magari mi sarei dichiarato il primo anno, tra una lezione e l'altra! Chi può dirlo!"
"Scemo!" esclamo, ridendo divertita.
"Di sicuro ti sarei venuto a prendere all'aula di musica, appena finita la lezione…"
"Ah sì?"
Tsubasa annuisce, alzando un pollice in alto.
"E ti avrei portata sul tetto della scuola…"
"Perché?" gli chiedo ancora, arcuando le sopracciglia.
"Per baciarti, ovvio…" e le sue labbra si posano decise sul mio collo.
Poggio la testa contro la sua, non trattenendo una risata.
"Allora sì, che quel Seii sarebbe morto d'invidia, vedendoci andare via insieme!" esclama infine, posandomi un bacio sonoro sulla guancia.
Sorrido prima di voltarmi per poterlo abbracciare, poggiando la mia testa contro il suo torace.
"È solo una sera d'estate, Sanae… E noi siamo tristi perché sta per iniziare un nuovo semestre. Pensa solo a questo, ti prego…"
Non ci riesco…
E piango come se non ci fosse alcun modo, per ricacciare indietro le lacrime.
Le mie dita stringono forte la sua t-shirt mentre tutto mi appare un'altra volta, così dannatamente ingiusto...
"E tu sei arrabbiata con me, perché non ho finito i compiti delle vacane, per correre dietro al pallone!" scherza, cercando di strapparmi un sorriso.
"Sei sempre il solito! Tu e il tuo amico pallone!" rispondo, cercando di tenergli il gioco, nonostante queste lacrime.
Tsubasa alza le spalle, sorridendo compiaciuto.
"È il mio fascino!"
Annuisco, abbozzando un altro sorriso prima di guardarlo di nuovo seria negli occhi mentre il mio cuore è oppresso dal dispiacere.
"Torna presto..." riesco a dire, con la voce che trema.
"Te lo prometto..."
Tsubasa mi abbraccia forte e quando mi bacia, mi aggrappo a questo momento con tutte le mie forze.
Ed è come se fosse l'ultimo della mia vita.
Addio...
Ripeto dentro di me, senza riuscire a darmi pace.
 



 
Come primissima cosa, vorrei scusarmi con tutte voi per quest’assenza prolungata.
Non reputo la mia presenza indispensabile ma scusarmi mi sembra un atto dovuto,  per il rispetto e la gratitudine che nutro nei confronti di chi ha perso anche solo cinque minuti del suo tempo, per leggere la mia storia.
Non mi piace sospendere le cose né venir meno a qualcosa che mi sono prefissata, non aggiornare costantemente è stato il mio cruccio in queste lunghe settimane, perché non mi piace essere incoerente.
Purtroppo a mia discolpa, posso solo mettere avanti il motivo principale della mia assenza, ovvero la mancanza totale di tempo e l'enorme stanchezza accumulata nei mesi precedenti a causa del mio lavoro.
Ma anche della mia cocciutaggine, che mia ha portata spesso a dormire pochissime ore per notte, pur di mantenere un ritmo costante negli aggiornamenti.
In poche parole avrei bisogno di più tempo in una giornata, ma purtroppo ventiquattro ore sono e a quello mi devo attenere.
Ringrazio di cuore chi mi ha contattata personalmente, per avere mie notizie e chi non ho avuto modo di salutare sotto le feste, sempre per mancanza del maledettissimo tempo.
Spero che questo capitolo vi piaccia e che non vi annoi molto, visto che è piuttosto lungo.
Infine vorrei mandare un abbraccio particolare a Sakura, scusandomi per non aver ancora letto i suoi di aggiornamenti e per non aver più avuto modo di trascorrere del tempo con lei. Ti voglio bene, sei una persona speciale.
Un altro caloroso saluto va ad Anais per il suo dolce messaggio a fine capitolo, ti ringrazio di cuore.
Per ultimo un bacio a tutte voi, senza nominarvi una a una, ma siete tutte nel mio cuore...
Scusate ancora il mio "crollo" spero non accadrà più, a presto...
OnlyHope^^

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Capitolo 24
*** Tokyo ***


BUTTERLY

CAPITOLO 24

Tokyo
 
 
 

"Sì, mamma… Sto mangiando…" ed emetto un leggero sbuffo.
"Lo so, è abbastanza freddo. Stai tranquilla, mi copro..."
Mia madre non è mai stata una donna troppo protettiva o ansiosa nei miei confronti, ma da quando sono a Tokyo non fa che chiamarmi, ripetendomi un'infinità di raccomandazioni.
Quando la saluto, cerco ancora di tranquillizzarla, perché forse la sua è soltanto nostalgia e anch'io, devo ammetterlo, sento molto la sua mancanza.
Ormai è da tre mesi che mi trovo qui nella capitale.
E non mi ero mai allontanata da casa per così tanto tempo…
Per fortuna le mie giornate sono piuttosto piene, tra sessioni d'incisione e lezioni private per non rimanere indietro con la scuola, non ho molto tempo per sentirmi triste, lontana dalla mia vita quotidiana.
Yukari si avvicina a me proprio mentre sto riponendo il cellulare nella borsa.
"Un'altra chiamata di tua madre?" mi chiede stupita, sorseggiando un caffè espresso.
Annuisco con un sorriso, prima di prendere degli spiccioli e avvicinarmi alla macchinetta, perché anch'io sento il bisogno di bere qualcosa di caldo.
Mentre il distributore prepara la mia bevanda, il mio sguardo si sofferma sulla mia migliore amica.
Per fortuna Yukari ha un'espressione rilassata e serena ora, contrariamente a quando siamo arrivate in città per la prima volta.
Anch'io ero molto tesa quel giorno e ricordo la sensazione di totale imbarazzo che ho provato, la prima volta che sono entrata in sala d'incisione.
Non avevo idea di cosa fare né da dove iniziare, proprio come una vera novellina.
Ma la consapevolezza della mia inesperienza non ha fatto altro che aiutarmi, perché mi sono lasciata guidare in questo nuovo mondo, senza preconcetti o piccole forme di presunzione.
E quando ho indossato la cuffia davanti al microfono ricoperto di gomma piuma, ho percepito un'emozione così forte…
Come se tutto ciò che mi stava accadendo, fosse un messaggio per me.
Un messaggio di cambiamento e il senso di nuovo non mi più abbandonata, nemmeno ora, a distanza di mesi.
Bevo un sorso del mio tè caldo mentre Yukari inizia ad armeggiare con il cellulare.
Immagino stia scrivendo a Ishizaki e mi sento subito un po' in colpa.
Avere la mia migliore amica qui con me è stato solo un bene, perché ho potuto prenderla costantemente come punto di riferimento, sentendomi meno sola.
Ma non sono sicura che per Yukari sia una passeggiata, essere così lontana da casa e dalla persona che ama.
In fondo io sono abituata a sopportare l'assenza di Tsubasa, ma per lei è sicuramente diverso, perché è la prima volta che non riesce a vedere Ishizaki per così tanto tempo.
Quando chiude il cellulare, sul suo viso compare un sorriso tirato, prima che i suoi occhi incrocino i  miei.
"Sei stanca?" le chiedo con un filo d'apprensione.
"Non molto! Solo che a stare sempre chiusi qua dentro, si diventa claustrofobici!" risponde, prendendo un grosso respiro mentre stira le braccia dietro la schiena.
"E tu lo sei?"
"Non credevo ci volesse così tanto!" e alzo le spalle, prima di avvicinarmi a lei.
Yukari annuisce, accentuando il movimento della testa con fare più che convinto.
"Però mi piace stare qui. Cambiare aria mi aiuta a tenere la mente occupata. Però mi dispiace per te, perché deve mancarti molto Fujisawa…" aggiungo, prendendole una mano.
Yukari sorride un po' imbarazzata, scuotendo la testa.
"Mettiamola così… Questo sarà un banco di prova! Si capirà quanto conto per qualcuno ma anche quanto siano forti i miei sentimenti per lui!"
Le sorrido teneramente, perché nonostante tutto si capisce quanto lei tenga ad Ishizaki.
"E poi, cavolo! Un po' di emancipazione può fare solo bene, no?" esclama, alzando un pugno al cielo, come per farsi coraggio.
La sua espressione è talmente buffa, da strapparmi una risata.
"Andiamo, scema! La pausa è finita!" la esorto, trascinandola oltre la porta della sala d'incisione.
Riprendiamo posto davanti ai microfoni, rimettendo le cuffie alle orecchie.
Dall'altra parte del vetro, il professor Tadai si accomoda accanto al tecnico del suono, prima di dare il via alla sessione di registrazione dei cori.
La luce rossa si accende.
Prendo un bel respiro e torno finalmente a cantare.
 
 
 
"Sanae, cara… Oggi non hai per niente un'aria rilassata, tesoro!"
Stringo la forchetta tra i denti mentre Keysuke Mendo posa una carezza delicata sulla mia guancia.
Appoggiando la posata sul piatto, mi volto a guardarlo, continuando a masticare il boccone che ho in bocca.
I suoi lineamenti perfetti mi fissano con preoccupazione.
Le sue palpebre sbattono ripetutamente sugli occhi, come se non si capacitasse di dover affrontare una tragedia.
Una mano intanto continua a sistemare la giacca scura, gessata del suo completo firmato.
"Va tutto bene. Sono solo un po' stanca..." gli rispondo gentilmente, trattenendo a stento un sorriso mentre sgrana gli occhi e scuote la testa, in segno di disapprovazione.
"Ah non va bene! Non va proprio bene!" ripete, infilzando un pezzo di carne con la forchetta prima di aggredirlo in maniera nevosa con il coltello.
Il professor Tadai lo fissa per qualche secondo ancora poi non si trattiene e scoppia a ridere fragorosamente.
"Andiamo, Mendo! Si rilassi. La signorina non è ancora un personaggio pubblico! Un capello fuori posto non farà precipitare nessuna popolarità!" lo rimprovera, attingendo al suo solito senso pratico.
Yukari annuisce ridendo, per spalleggiare il professore, visibilmente divertita dalla situazione.
Ma Mendo li ignora, nonostante il suo sguardo li stia fissando come se fossero due marziani.
Un sospiro incurva le sue spalle quando torna a guardare nella mia direzione.
"Sei circondata da persone così superficiali, Sanae…" esclama schiarendosi la voce.
"Non so come non facciano a capire, che essere presentabili è prima di tutto, un dovere verso se stessi! Ah se non ci fossi io a prendermi cura di te!"
Prima di rispondergli, il mio sguardo si rivolge agli altri due commensali, che reagiscono alle parole di Mendo ridacchiando senza ritegno, non curanti della sua espressione accigliata.
"Lo so..." mi rivolgo così al mio assistente personale.
"Cerchiamo solo di avere pazienza e assecondiamoli!" aggiungo, per farlo tornare di buonumore, sentendo che appoggio i suoi ideali.
Mendo assume subito un'espressione compiaciuta, prima di riprendere la sua posizione computa ed elegante di sempre.
Visibilmente fiero di avere me, la sua pipilla, dalla sua parte.
Soddisfatta per aver riportato la serenità a tavola, riprendo a mangiare.
Quando riporto il primo boccone alle labbra però, Yukari mi sorride, battendo la punta dell'indice sulla tempia mentre indica il mio assistente col mento.
Le rispondo sorridendo a mia volta, ma rimproverandola un po' con lo sguardo, prima di osservare Mendo con la coda dell'occhio.
Ho avuto subito un'impressione positiva, la prima volta che ho incontrato quest'uomo sulla trentina, con uno stile decisamente dandy.
Anche se, devo ammetterlo, la sua ostentata eleganza e raffinatezza, mi hanno  messa un po' in soggezione all'inizio.
Quando ci hanno presentati, mi ha fissata per un secondo prima di prendere di slancio il mio volto tra le mani e per un attimo ho creduto fosse necessario, assestargli un bel calcio alle parti basse…
"Sei così deliziosamente giovane e graziosa! Sarà un onore per me aiutarti ad avere il mondo ai tuoi piedi!" ha esclamato poi tutto d'un fiato, con le lacrime agli occhi, prima di abbracciarmi forte.
E da quel nostro strano primo incontro, ha avuto inizio un fantastico rapporto di lavoro ma soprattutto un'amicizia, anche se sicuramente sopra le righe.
Mendo si occupa di ogni cosa mi riguardi e la sua protezione nei miei confronti è così devota e assoluta, da farlo sembrare un fedele cavaliere di altri tempi.
Peccato non vada per niente d'accordo con Akane Minase...
Penso sospirando mentre è intento a pulirsi delicatamente le labbra con il tovagliolo.
Mi preoccupa pensare a quando la mia integerrima, seria e altamente professionale addetta stampa, dovrà lavorare a stretto contatto con il mio frivolo assistente.
 
 
 
L'acqua calda dona al mio corpo un piacevole senso di benessere.
Chiudo gli occhi, poggiando la nuca al bordo della vasca.
Cerco di rilassarmi, concentrandomi sul rumore dell'acqua mossa dai miei movimenti, che è l'unico suono capace di rompere il silenzio nella stanza.
La luce soffusa annebbia la mia mente e i miei pensieri, come sempre quando si fa sera e rimango sola, volano lontani da me…
L'amore per Tsubasa mi accompagna ogni giorno e in ogni momento, ma durante la giornata non ho tempo di soffermarmi sulla sua mancanza, perché le persone e gli impegni non me lo permettono.
Ma la sera, quando chiudo la porta alle mie spalle, confinandomi in questa camera d'albergo, non posso fare a meno di sentire come una lancia acuta, conficcarsi nel mio petto.
E questa mancanza mi fa provare ancora più nostalgia di casa mia.
Perché riesco a trovare un filo che ci unisce, in quei luoghi familiari.
A casa esiste un mondo fatto di cose, persone e ricordi, che mi testimonia la sua presenza nell'assenza e tutto il suo amore per me.
Tokyo a paragone rimane così fredda…
Ovunque mi giri, non riuscirò infatti a trovare mai nulla che mi ricordi Tsubasa.
E in una sorta d'inspiegabile paradosso, quello che ritenevo doloroso e crudele da tenere sempre avanti gli occhi, mi sembra ora indispensabile e prezioso, per andare avanti.
E mi sento ancora più lontana da Tsubasa…
Inevitabilmente, una lacrima solca il mio viso mentre ricopro gli occhi con le mani bagnate.
E la sicurezza che ostento durante il giorno, si sgretola lasciando la mia anima nuda fino a domani.
Fino a quando riuscirò a tirarmi ancora su dal letto, per affrontare una nuova giornata, rassicurata dalla luce del giorno.
Vorrei che fossi qui, Tsubasa…
Stringo le gambe al petto, scoprendo le ginocchia arrossate oltre il livello dell'acqua.
Vorrei tanto fossi qui me…



"Takeshi Seii è veramente un talento!"
Mendo lo esclama entusiasta, fissando il musicista oltre il vetro, che ci separa dalla sala prove.
Mi limito ad annuire, senza proferire parola sull'argomento.
"E innegabilmente è anche un bel ragazzo, poi!"
Non rispondo nemmeno stavolta, perseverando nel mio silenzio.
"Il fatto che abbia una cotta per te, non ti vieta di dirmi che è bello, Sanae cara… Non glielo vado mica a dire, tranquilla!"
Mi volto di scatto a guardare il mio assistente mentre sento che le mie guance si stanno scaldando velocemente.
Mendo mi osserva con un sorriso malizioso, noncurante del mio sguardo stupito.
"Mia cara, se ne accorgerebbero anche i ciechi, cosa credi? Non è adorabile quanto impegno stia mettendo per aiutarti e starti vicino?"
Sospiro, chiudendo gli occhi, nella speranza di non perdere la calma.
"Adorabile non è proprio l'aggettivo giusto… E questa è un'occasione d'oro per un musicista di talento come lui! Insomma, partecipare a un disco equivale a farsi notare facilmente nell'ambiente…"
"Uh, come siamo severe..." mi apostrofa Mendo, tornando a guardare Seii mentre suona il piano.
"Quindi vorresti dirmi che non conta niente, il suo non riuscire a staccarti gli occhi di dosso?"
"Non ho detto questo…"
"E perché ce l'hai con lui, allora?"
"Io non ce l'ho con lui!" esclamo con stizza.
Il mio tono è stato talmente brusco, che gli occhi di Mendo sono passati dallo stupore al dispiacere, alla velocità di un battito di ciglia.
"Ascolta… Io sono innamorata di un altro ragazzo…" riprendo a parlare, con un tono un po' più dolce.
"E a Seii non piace per niente questa persona! E non fa che ripetermelo, ad ogni occasione! E a me dispiace, perché se Tsubasa fosse qui, nessuno si azzarderebbe a giudicarlo male…"
"Perché dov'è?" m'interrompe il mio assistente, con un'aria d'un tratto molto interessata, oltre che stupita.
"Ehm... Lui vive in sud America, in Brasile…" rispondo titubante, un po' spiazzata dalla reazione di Mendo.
"Come hai detto che si chiama il tuo ragazzo, scusa?" mi chiede ancora, arrivando a prendere le mie mani tra le sue, con trepidazione.
"Tsubasa… Tsubasa Ozora."
"QUEL Tsubasa Ozora?" m'incalza, stringendo di più le mie dita e avvicinando il suo viso al mio.
I miei occhi scrutano perplessi le sue guance arrossate e gli occhi stranamente lucidi.
Annuisco lentamente e sul suo volto compare un sorriso radioso.
"Tesoro, ma che coppia meravigliosa! Così glamour…"
Il mio assistente è incredibile.
La sua attenzione si è concentrata subito su chi possa essere più affascinante accanto a me, un po' come se fosse un vestito o un accessorio da indossare.
"Mendo, sei irrecuperabile…" sussurro, scuotendo la testa.
"Oh! Un amore a distanza, poi! Così terribilmente coinvolgente, struggente… E sublime!"
Scoppio a ridere, senza riuscire a smettere fino a quando non mi sento abbracciare.
"La mia Sanae è una ragazza forte e coraggiosa!" bisbiglia commosso Mendo al mio orecchio.
"Ce la mettiamo tutta..." rispondo con dolcezza, intenerita dall'ultimo dei suoi slanci affettuosi nei miei confronti, che non ha nulla a che vedere con la malizia o la seduzione.
Mendo si scosta da me tirando su con il naso e mi fissa, visibilmente emozionato.
Gli sorrido prima che il suo sguardo torni oltre il vetro, posandosi di nuovo su Seii.
"Mi dispiace, ma il confronto non regge. Continua a suonare, che è meglio!" sentenzia con tono drammatico, strappandomi un altro sorriso.
"Stasera a cena soli, tu ed io! Così mi racconti tutto dall'inizio!" esclama, tornando a concentrarsi su di me.
Perplessa, abbozzo un sorriso imbarazzato.
"Come vuoi… Ma credo che ti annoierai!"
"Questo lo dici tu, signorina bella! Il tuo assistente personale tiferà per te e per la tua storia d'amore, d'ora in poi!"
Annuisco ridendo, arrendendomi come sempre quando ho a che fare con le persone testarde, che mi circondano.
"Sai, Mendo? Quando ti metti in testa una cosa, sembri un po' Yukari!"
"La tua adorabile amica ha un sacco di qualità, peccato si lasci influenzare troppo spesso, da quel materiale del signor Tadai!" e detto questo, si mette ad aggiustare i capelli, guardandosi nel riflesso del vetro.
"Andiamo, Mendo! Siamo un bel gruppo! E sarà ancora meglio, quando si unirà a noi la signorina Akane!" lo provoco, osservando bene la sua reazione.
La mia battuta ha colto il segno.
Le sue guance infatti prendono subito colore mentre gli occhi s'iniettano di sangue.
"Oh che il Cielo ci scampi e liberi quel giorno!"
"Perché ti fa così paura quella ragazza? Una persona così seria e professionale, poi!" aggiungo con finta innocenza, continuando a stuzzicarlo.
"A breve avrai anche tu la sfortuna di conoscerla meglio e dopo capirai!" mi risponde accigliato, sistemandosi la cravatta, senza distogliere lo sguardo dal se stesso riflesso nel vetro.
"Vado a prendere da bere, ti va qualcosa?" mi chiede infine, cambiando totalmente discorso.
Rispondo di sì con un sorriso e lui non aggiunge altro, prima di uscire velocemente dalla stanza, per precipitarsi in corridoio.
I miei occhi tornano a fissare l'interno della sala prove, una volta rimasta sola.
Lo sguardo di Seii si alza dalla tastiera proprio nello stesso momento, incrociando il mio.
Quando mi saluta, il suo sorriso è fin troppo dolce…
Gli rispondo con un veloce cenno della mano, prima di incrociare le braccia al petto.
Lo sguardo di Seii nel frattempo è tornato sulle sue mani, che corrono esperte sullo strumento.
 
 
 
 
 
E con questo capitolo si apre la terza e ultima fase della mia storia.^^
Spero che vi sia piaciuto ugualmente, perché è particolare e si discosta abbastanza dai precedenti.
Mi auguro poi di avere fatto emergere la personalità un po' bizzarra di Mendo, senza farlo diventare troppo una macchietta!^^
Sanae sta affrontando una nuova vita e non potevano mancare dei nuovi personaggi intorno a lei. Incrocio le dita.^^
Ringrazio come sempre di cuore, tutte le persone che hanno letto e commentato, in particolare chi lo ha fatto per la prima volta, regalandomi bellissime parole!
Il mio GRAZIE più sincero va a tutte voi...
Un abbraccio particolare a Betta per la sua costante amicizia e per ogni cosa che fa per me... Ti voglio bene.^^
Un bacio a Tammy e a tutte le ragazze della chat, che mi vedono solo apparire e scomparire... Temo sia una mia prerogativa!^^'
E con questo è tutto, a presto
OnlyHope^^


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Capitolo 25
*** Labirinti ***


BUTTERFLY

CAPITOLO 25

Labirinti
 
 
 

"Finalmente, Sanae!"
Yayoi Aoba mi accoglie con un sorriso accattivante, proprio sulla soglia di casa sua.
"Mi dispiace averti avvertita all'ultimo minuto! Ma se perdevo quest'occasione, non sarei più riuscita a venire!" esclamo, abbracciandola affettuosamente.
"Sei qui a Tokyo ormai da sei mesi! Dopo tutto questo tempo, mi ero rassegnata a non vederti, sai?"
"Scusami, Yayoi… Hai perfettamente ragione... " tento di giustificarmi, sentendomi davvero imbarazzata.
"Ma ora che si stanno avvicinando gli esami, il mio insegnante privato è ancora più un mastino! Così ho sempre meno tempo libero, per non parlare poi di Mendo! A volte sembra proprio mia madre!" sbuffo, stanca e un po' avvilita.
"Ma se avete finito di registrare, perché non sei tornata a casa con Yukari?"
Casa...
E non riesco a trattenere un sospiro mentre fisso la mia amica per un secondo.
"Ho sempre comunque qualcosa da fare o qualcuno da incontrare. Mancano ancora le foto per la copertina e la promozione dell'album, quindi sono dovuta rimanere qui, perché viaggiare facendo la spola di continuo da casa, dovendo anche studiare per il diploma, non era proprio il caso… Sono già stanchissima così!"
Yayoi si stringe al mio braccio mentre saliamo le scale per raggiungere camera sua.
Incoraggiata dalla sua presenza amica, torno a dare sfogo alla mia frustrazione.
"Quando torno in albergo ogni sera è un dramma. Finché Yukari era qui, riuscivo a sentirmi un po' più serena ma ora, stare da sola comincia ad essere davvero deprimente!" e detto questo, mi butto a sedere sul letto ricoperto di cuscini.
"Mi dispiace, Sanae. Stringi i denti, manca poco ormai!"
Yayoi cerca d'incoraggiarmi, sorridendo dolcemente e a me non resta altro che rispondere al suo sorriso, anche se non riesco a farlo con la stessa convinzione.
Perché in cuor mio so che pur tornando a casa, niente sarà più come prima.
Il tempo è passato e non siamo più bambini…
In questi mesi passati a Tokyo, ho raggiunto la consapevolezza che sia arrivato il momento di pensare sul serio a diventare grandi.
E questo mi spaventa un po'…
Perché tutto sembra accadere in una volta e all'improvviso ci si sente come davanti a un bivio.
Una fase della propria vita si sta chiudendo mentre un'altra completamente nuova inizia a prendere forma, totalmente inesplorata.
Ma non credo che questa sensazione dipenda dalla mia scelta, dalla mia decisione di cantare…
Credo che avrei avvertito questa confusione, anche se non fossi stata a Tokyo ad incidere un disco ma a casa, china sui libri, in camera mia.
"Tornare a Fujisawa mi farà sicuramente bene…" esclamo ad alta voce, prima di dedicare le mie attenzioni alla mia amica, che mi osserva sempre sorridendo.
"A te invece, come vanno le cose?" le chiedo, decisa a voler cambiare discorso.
"Non faccio altro che studiare, una noia! E quando mi vedo con Jun, finiamo sempre a parlare degli esami e dell'ammissione all'università! Stiamo diventando davvero monotoni!"
Yayoi pronuncia queste parole alzando gli occhi al cielo, ma il suo sorriso tradisce i suoi veri sentimenti, che non hanno niente a che fare con il fastidio.
Le sorrido, provando un pizzico d’invidia, perché vorrei tanto avere io, questo genere di tedio…
Imbarazzata dal mio sentimento poco edificante, distolgo lo sguardo, che si posa sul cassettone vicino alla finestra.
Il ripiano del mobile è coperto per tutta la sua superficie da cornici di ogni dimensione e colore.
Incuriosita, mi alzo in piedi per osservarle meglio da vicino e scopro che in ogni foto, sono ritratti Yayoi e Misugi nel corso di vari anni.
Da poco più che bambini fino a quelle più recenti, non lontane nel tempo.
Un'altra cosa che salta subito all'occhio, è l'assenza del calcio nella maggior parte degli scatti.
Il collegamento con la malattia di Misugi sorge spontaneo, ma posso notare che il suo volto è comunque sereno e sorridente in ogni immagine, probabilmente per la presenza costante di Yayoi al suo fianco.
Un sorriso divertito distende le mie labbra, quando un altro pensiero mi balena nella mente.
Jun Misugi è senza ombra di dubbio un bel ragazzo e negli anni non ha fatto altro che migliorare!
"Che hai da ridere sotto i baffi?" mi domanda Yayoi, prima di avvicinarsi a me e appoggiandosi al mobile.
"Niente… Hai un sacco di foto con il Capitano!" esclamo, sorridendo un po' imbarazzata.
"Beh, perché tu no?" mi chiede, sempre più incuriosita e divertita dal mio comportamento.
"Sì, qualcuna... " esito un secondo, facendo la vaga.
"Oh insomma, Yayoi! Misugi è proprio bello! Non sei mai gelosa?" ammetto infine mentre la mia amica mi osserva sorpresa, prima di scoppiare a ridere.
"Sarò sincera, Sanae… Spesso mi capita di esserlo. Come hai notato anche tu, Jun non è certo un tipo che passa inosservato e non tutte si fanno scrupoli ad avvicinarlo. Ma lui non fa mai niente per attirare tutta questa attenzione, anzi! Quindi riesco a stare tranquilla… Anche se a volte faccio una fatica enorme con quelle più insistenti!"
L'idea di Yayoi Aoba, che mette in atto una vera e propria scenata di gelosia, mi strappa un sorriso, perché non mi sembra proprio realizzabile.
Lei è sempre stata così dolce e calma.
"Tu hai dalla tua parte tutti questi anni trascorsi al suo fianco, nella gioia ma anche nelle difficoltà. Un legame come il vostro non può essere scalfito di certo dalla prima che capita!" esclamo, tornando a guardare le cornici colorate avanti a me.
Yayoi rimane in silenzio, anche il suo sguardo si posa sulle immagini, che la ritraggono con il suo grande amore.
"Ogni tanto aggiungo qualche nuova foto, per scandire il tempo che passa. Ma ogni volta che mi soffermo a guardarle, mi meraviglio sempre di quanto ne sia passato. Questo è Jun da bambino, com'è facile intuire…" e indica una cornice piccola e gialla.
"Quest'altra è stata scattata durante la convalescenza, subito dopo l'operazione… Guarda com'è tirato il suo sorriso!" mi indica un'altra foto, bordata di rosso.
"Qui invece sono passati anni!"
Il mio sguardo si sofferma sull'ultima foto elencata dalla mia amica, che deve essere stata scattata in un momento spensierato e felice.
Entrambi infatti sorridono radiosi ed è palese quanto siano innamorati.
"Ogni immagine corrisponde a un ricordo racchiuso dentro di me. Quando guardo queste foto, mi sento fortunata ad avere tutto questo... " mormora infine, con un tono davvero dolce, quasi commosso, prima di prendere in mano la cornice e sorridere felice.
Come in un flash improvviso, un ricordo affiora prepotentemente anche nella mia mente.
Una camera, delle foto appese al muro e una voce che pronuncia delle parole, molto simili a quelle di Yayoi.
"Tsubasa ha tappezzato la sua camera in Brasile, con decine di mie fotografie. Quando sono stata da lui, mi ha detto che l'aveva fatto, perché temeva che il tempo potesse cancellare dalla sua memoria, anche solo un piccolo particolare del mio volto…"
Non mi rendo conto di aver parlato ad alta voce, tanta è la nostalgia, che grava sul mio petto.
"Come vanno le cose tra voi, Sanae?" mi chiede seria Yayoi, mutando completamente espressione, perché deve aver colto al volo il mio stato d'animo.
Alzo le spalle prima di sospirare, rassegnata.
"Come sempre. Lui in Brasile ed io sola, qui in Giappone. Va come sempre..."
"Deve mancarti moltissimo..."
"Non immagini quanto… Vorrei vederlo più di qualsiasi cosa al mondo... Rinuncerei a tutto, pur di avere del tempo con lui! A volte ho la sensazione di correre in un labirinto e di arrivare sempre a un vicolo cieco. Mi domando cosa succederà d'ora in poi..."
"Che vuoi dire, Sanae?" avverto nella sua voce un po' d'esitazione.
Alzo di nuovo le spalle e abbassando lo sguardo, cerco in tutti modi di non piangere.
"Quello che ho detto. Non so, è come se mi fossi svegliata all'improvviso ed avessi capito solo ora, che la situazione tra noi andrà avanti così per anni ed anni... E questo mi spaventa… Mi spaventa da morire!"
I miei occhi si posano sul soffitto mentre deglutisco per ricacciare indietro le lacrime.
Yayoi rimane in silenzio, perché non c'è nulla da dire.
Le cose stanno esattamente così.
E non c’è niente che possa dirmi per dissuadermi o per rendere meno amara la pillola.
La sento trarre lungo respiro, prima di posare una mano sulla mia spalla.
"Dai, non fare quella faccia!" le rispondo, cercando di darmi una scossa e di reagire.
"E non fare caso a quello che dico! Sono un po' confusa, ora… Sarà colpa di tutti i cambiamenti degli ultimi mesi… Quando tornerò a casa per un po', mi sentirò sicuramente meglio e ritroverò un po' di ottimismo!" aggiungo, cercando di sorriderle, perché non voglio che si preoccupi per me.
Yayoi infatti ha gli occhi lucidi, posso notarlo prima che mi abbracci forte.
E il suo affetto sincero sgretola la mia resistenza, facendomi abbassare ogni difesa.
E inizio inevitabilmente a piangere.
"Non perdere mai la fiducia e la speranza, Sanae. Aggrappati con tutte le tue forze ai tuoi sentimenti..." la sento mormorare sopra la mia spalla.
Chiudo gli occhi, per cercare dentro di me il posto dove conservare le sue parole.
"Tieniti stretta tutto ciò che hai..." è l' unica cosa che riesco a dire, continuando a piangere, nascosta nell'incavo del suo collo.
 
 

"Ok! E con questa abbiamo fatto!"
Le luci dei riflettori diventano più basse mentre il ventilatore smette di girare, lasciando che i miei capelli si abbassino, di nuovo attratti dalla forza di gravità.
Sollevata, cerco di riordinare alcune ciocche, spostandole dal mio viso fin dietro le orecchie, prima che una mano ben curata si tenda avanti a me, per aiutarmi a lasciare il set fotografico.
La stringo forte quando scavalco i cavi elettrici coperti da tubi, facendo molta attenzione a non calpestarli con i tacchi.
"Siediti qui e copriti! Vado a prenderti qualcosa da bere!"
Mendo mi porge una vestaglia bianca, che poggio sulle spalle lasciate scoperte dal top color bronzo mentre lo vedo dirigersi all'angolo bar.
Sfinita, mi abbandono sullo schienale della sedia e chiudendo gli occhi, tento di rilassarmi un momento.
Finalmente il servizio fotografico è finito!
Ed è un vero sollievo, nonostante mi fossi abituata al set, una volta superato l'imbarazzo iniziale.
L'idea di trovarmi di fronte a un fotografo professionista, abituato a lavorare con delle vere modelle, mi aveva messo così in agitazione, da non permettermi di dormire nemmeno per un'ora la notte scorsa.
E quando sono arrivata qua, il mio nervosismo non è di certo sfuggito al suo occhio esperto.
"Rilassati!" mi ha rassicurato, prima di darmi istruzioni.
"E non pensare a me ma guarda nell'obbiettivo, come se avessi davanti qualcuno che ti piace! Capito cosa intendo?"
Credo di essere diventata di mille colori mentre accentuava il concetto facendo addirittura l'occhiolino, per non parlare poi del sorriso divertito che ha disteso le sue labbra, una volta dietro la macchina fotografica.
Ma credo di essere arrossita anche di più, quando Mendo ha deciso di mettermi ancora più in imbarazzo.
"Beh, contando chi le piace… Adesso le verrà anche fin troppo facile! E non ci sarà una ragazza più sexy di lei in circolazione!"
Ecco, ripensandoci sento che sto arrossendo anche adesso!
Mamma mia, che figura!
"Eccoti del caffè macchiato con tanto zucchero, proprio come piace a te!"
La voce su di giri del mio assistente mi costringe a riaprire gli occhi mentre mi porge una tazzina, prima di sedersi accanto a me.
"Sei stata favolosa, tesoro! A parte un pizzico d'incertezza iniziale... Non vedo l'ora di vedere i provini!"
Rimango in silenzio, sorseggiando il mio caffè, perché voglio fargli pesare un po', l'avermi messa in imbarazzo.
"Che hai? Non sei curiosa anche tu?" m’incalza, fissandomi e sbattendo le ciglia, sorpreso dal mio mutismo.
"Sì, ovvio... Però anche tu, uscirtene con quella battuta!"
Mendo continua a fissarmi con gli occhioni stupiti.
"Mm... Ma di che battuta parli, tesoro?" mi chiede ed io per poco non cado dalla sedia.
Lo fisso seria, arcuando le sopracciglia.
"Ah! Credo di aver capito!" esclama all'improvviso, non trattenendo un sorrisetto furbo.
"Ma mia incredibile creaturina bella! Non ho fatto nome e cognome! Poi sei diventata davvero terribilmente sexy mentre posavi davanti all'obbiettivo! Scommetto che stavi pensando a lui! Non ho dubbi!"
"Ehm... Sì... " ammetto, sentendo che sto arrossendo di nuovo.
"Ho accettato il consiglio, perché non sapevo come comportarmi e cosa fare!"
"Sei stata incredibile, davvero! Una vera professionista!" mi rassicura Mendo, annuendo con movimenti decisi della testa.
"Bella davvero, sublime!" continua e i suoi occhi brillano di eccitazione.
"E smettila!" lo rimprovero, prima di assestargli un gomitata sul braccio, scoppiando a ridere.
"La signorina Nakazawa ha perfettamente ragione! Proprio una battuta fuori luogo la tua, Mendo!"
La voce autoritaria ed inflessibile di Akane Minase, pone fine in maniera netta e categorica al buonumore del mio assistente personale, che automaticamente irrigidisce i muscoli delle mascelle, contraendoli.
Cala il silenzio.
La mia addetta stampa continua a fissarlo con rimprovero mentre Mendo la squadra con sufficienza dall'alto al basso.
Se fossi in un cartone animato, ora saetterebbero fulmini dai loro occhi e nelle pupille brucerebbero fiamme rosse come l’inferno.
Grattandomi una tempia, cerco di allentare la tensione, sfoderando uno dei miei sorrisi migliori.
"Andiamo, non è successo niente! Non me la sono nemmeno presa troppo! Sono solo un po' timida in certe faccende e m’imbarazzo facilmente!" cerco di minimizzare, rivolgendomi proprio alla mia addetta stampa.
"Mendo dovrebbe imparare a chiudere quella bocca da forno che si ritrova! Quando lei sarà un personaggio pubblico, toccherà a me smentire le voci che circoleranno sul tuo conto, non di certo a lui!"
Akane Minase mi risponde in maniera lapidaria ed io capisco che il suo fastidio non riguardava la sottoscritta ma strettamente una questione professionale.
Preoccupata, abbozzo un altro sorriso prima di voltarmi verso il mio assistente, che fuma dalla rabbia.
"Figuriamoci! Io che metto in una situazione imbarazzante la mia adorabile Sanae! Sono un professionista! Uno dei miei primi compiti è tutelare in toto, la persona che mi è stata affidata!"
I due si guardano ancora in cagnesco poi Mando inizia a sogghignare, beffardo.
"Dovresti essere un pochino meno acida, Akane… Se continui così, nessun uomo vorrà mai avere a che fare con una pazza isterica come te!"
Poggio una mano sulla fronte mentre la signorina Minase si avvicina a grandi falcate a lui.
Il suo viso è una macchia color viola.
In un ultimo tentativo disperato, cerco d'intervenire, per evitare che la situazione degeneri.
Uffa! Sembrano due bambini capricciosi!
"Signorina Akane, non credo che..." ma non faccio in tempo a terminare la frase.
"CHE COSA HAI DETTO?"
"Oh, te lo dirò in maniera molto più semplice, visto che il mio linguaggio forbito è di difficile comprensione per te: SEI UNA ZITELLA ACIDA!"
Con costernazione, osservo la situazione precipitare, senza poter rimediare.
"Ragazzi, calmatevi..." esclamo ma è tutto inutile, non fanno che ignorarmi.
Akane Minase socchiude gli occhi fino a farli diventare due fessure poi inizia a pronunciare dei borbottii, simili ad una macuba, detta a labbra quasi serrate.
"Signorina Sanae, noi ci rivedremo al suo rientro a Tokyo. Si rilassi e passi delle belle giornate nella sua città natale. Le auguro che il viaggio di domani non la stanchi troppo..."
La mia addetta stampa si congeda da me così e la sua è una calma sinistra, da far venire i brividi.
"Gr-grazie..." borbotto, strofinando l'indice sotto il naso.
"E per quanto riguarda te..." si volta ora in direzione di Mendo.
"Preparati, perché nei prossimi mesi rimpiangerai di essere nato! Arrivederci!" e ci sorpassa, allontanandosi velocemente.
Il mio assistente deglutisce nervoso, quando la vede sparire oltre la porta scorrevole del set.
"Hai proprio esagerato stavolta, Mendo!" lo rimprovero, posando le mani sui fianchi e senza risparmiargli uno sguardo accigliato.
"Temo di sì..." è la sua risposta pensierosa.
"Speriamo di sopravvivere, Sanae!" aggiunge, visibilmente preoccupato.
Lo guardo perplessa ma prima che riesca a chiedergli il motivo dell'astio tra lui e Akane Minase, Mendo m'interrompe, cambiando discorso, come nulla fosse.
"Visto che domani te ne torni a casa, stasera ti porterò a cena in un posticino very, very glamour!" e il suo sorriso torna quello accattivante di sempre.
Scuoto la testa, abbozzando un sorriso.
"Ok, vada per questo posto very, very glamour!"
"Molto bene, però poi a letto presto! Ora cambiati principessa, io ti aspetto fuori!" e dopo avermi dato un buffetto sulla guancia, si dirige anche lui verso la porta.
Non trattengo una risata quando lo vedo sporgersi titubante, per guardare fuori.
Quando si rende conto che la via è libera e che la signorina Minase non è pronata a nessuna imboscata nei suoi confronti, torna a guardarmi.
Sorridendomi, si passa una mano sulla fronte prima di sospirare ostentatamente.
E quando oltrepassa l'uscita del set, lo sento distintamente cantare in falsetto!
"I will survive
as long as i know how to love
I know I will stay alive
I've got all my life to live
I've got all my love to give
and I'll survive
I will survive!"*
 


Rientrare a Fujisawa è stato meglio di quanto avessi mai immaginato.
Stare di nuovo a casa con i miei e dormire nel mio letto…
Girare per le vie della mia città ed incontrare le persone che conosco da una vita, che mi salutano allegramente.
Una parte del mio cuore è riuscita a ritrovare un po' di pace…
Ma una parte piccolissima però, perché la mancanza di Tsubasa risucchia ogni mia energia positiva, come se fosse un buco nero.
Questa mattina ho rincontrato sua madre con il piccolo Daichi.
Ora il suo fratellino cammina traballante e parla, mischiando parole vere a quelle storpiate dalla sua memoria.
E questo incontro ha scaldato un'altra piccola parte di me e il buco nero nel mio petto, si è fatto leggermente più piccolo.
Ho trattenuto a stento le lacrime mentre sua madre mi parlava di lui.
Ho cercato di nascondere il mio dolore a quel viso familiare, che ricordata tanto il suo.
Ma non credo di esserci riuscita…
Non credo di essere stata brava a fingere che vada tutto bene, perché la signora Natsuko mi ha abbracciata forte all'improvviso.
Lei sa quanto amo Tsubasa, senza che ci sia mai stato bisogno di dirlo a parole...
Credo che lei sappia anche molte altre cose, tra cui il vivere lontani da chi si ama...
In quel momento sono stata sul punto di cedere al pianto, ma Daichi ha attirato la mia attenzione, tirando la stoffa dei miei pantaloni.
Quando mi sono abbassata in ginocchio, per essere alla sua altezza, mi ha sorriso dolcemente, dopo aver tolto il ciuccio dalla bocca, con una mano paffutella.
Poi le sue braccia morbide hanno cinto il mio collo mentre rideva, ripetendo il mio nome così tante volte, da sembrare una cantilena.
Ed è stato allora che non sono riuscita a trattenere una lacrima, che però ho mischiato al riso, perché ho sentito che sarei riuscita a superare tutto...
E che sarei riuscita ad andare avanti così, ancora a lungo...
Anche per sempre.
"Allora Anego, come si sta a Tokyo?" mi chiede Ishizaki, avvicinandosi.
Lo fisso mentre sorseggia una bevanda, che ha proprio l’impressione di essere un po' alcolica e la sua espressione è ancora più buffa del solito, ammesso sia possibile.
"Bene. Perché Yukari non ti ha detto nulla? E poi cosa stai bevendo?"
"Oh, è una cosa innocua, non preoccuparti. Ora che stiamo per diplomarci, possiamo concederci qualcosa di più corposo delle solite bibite!" mi risponde, guardandosi intorno, nella festa organizzata nei locali della scuola, per celebrare il mio ritorno.
"Cosa avrebbe dovuto dirmi Yukari? Se in un posto manco io, non c'è magia!"
"Se lo dici tu... " esclamo ridendo mentre alzo vistosamente gli occhi al cielo.
Ishizaki fa per rispondermi, posando un braccio sulle mie spalle, ma qualcosa, o meglio qualcuno non molto distante da noi, attira completamente la sua attenzione.
Il suo sguardo si rabbuia, assumendo un'espressione assolutamente accigliata.
"E questo… Che cavolo è venuto a fare?!" lo sento borbottare, come se non fossi più qui, accanto a lui.
Mi volto curiosa e scopro con stupore, che si sta riferendo a Takeshi Seii.
"Ishizaki... Avete invitato a questa festa tutta la scuola! Perché non sarebbe dovuto venire? Ha collaborato addirittura al mio disco!" gli rispondo, facendo volutamente finta che il ragazzo in questione, sia solamente una persona qualunque.
Il mio amico si volta a guardarmi mentre alza un sopracciglio.
"Quello cerca solo una cosa in questa posto… Anzi, solo una persona..."
"So gestire benissimo la situazione, senza che tu o altri dobbiate preoccuparvi!" ribatto con un tono severo.
"A proposito! Vorrei proprio sapere cosa vi ha spinto a parlare di Seii con Tsubasa!"  esclamo, fissandolo seria negli occhi.
"Era la cosa giusta da fare. Doveva sapere che c’è uno, pronto a mettere le mani sulla sua ragazza. Doveva essere avvertito, punto!"
Non prendo molto bene la sua spiegazione, che fa molto pulzella indifesa da salvare.
"Ti sembro una pronta a farsi intortare dal primo che capita?" gli chiedo serrando le palpebre, sentendomi offesa.
Ishizaki comprende subito l'equivoco e prende a scusarsi.
"Non è per te, Sanae! Ti conosco da una vita e so che tipo di ragazza sei. Solo che questo qui sembra non recepire il concetto, è proprio recidivo!"
Abbozzo un sorriso, commossa dalle intenzioni protettive del mio amico d'infanzia poi per distrarlo dalla sua arrabbiatura, cerco di sviare il discorso.
"E tu, che faresti se qualcuno non comprendesse il concetto con Yukari?"
Ishizaki si volta a guardarmi stupito, facendo una smorfia con le labbra.
"Tsé! Ci devono solo provare ad avvicinarsi, allora..."
"Avvicinarsi a cosa?" la voce della mia migliore amica lo interrompe e il mio amico inizia subito a balbettare frasi incompiute, completamente imbarazzato.
"Allora, Ryo? Avvicinarsi a cosa?" lo incalza senza tregua, vedendolo in difficoltà.
"Non preoccuparti, Yukari! Le sue erano intenzioni più che buone, da vero cavaliere!"
Ishizaki annuisce sollevato mentre la sua ragazza continua a guardarlo perplessa, finché il suo sguardo non si abbassa sul bicchiere stretto tra le sue mani e quando glielo strappa di mano per annusarlo, la sua espressione diventa furibonda.
"Ryo Ishizaki, questo è alcol! Maledetto cretino! Ma che hai nella testa? Sei in preparazione atletica!"
"Andiamo, non esagerare! Vogliamo solo divertirci un po'!"
Ishizaki cerca di minimizzare facendo il gradasso, ma in realtà è seriamente intimorito dal tono di voce della mia migliore amica.
"E poi io sono pure il più sobrio!" aggiunge per giustificarsi, indicando gli altri ragazzi della squadra, tutti con un bicchiere in mano.
Yukari non si lascia abbindolare e lo prende per un orecchio.
"Sanae, ci vediamo tra un po'… Il tempo di rinfrescare le idee a questo qui!" e lo trascina via con fare minaccioso.
Mi scappa una risata vedendola allontanarsi, senza smettere di rimproveralo.
Il mio sguardo poi si posa su Taro, dall'atra parte della stanza ma quando decido di raggiungerlo, per vedere se è un po' brillo anche lui, intravedo con la coda dell'occhio Seii, che si sta dirigendo verso di me.
Una sensazione di disagio torna a farsi strada nel mio petto, come ogni volta che mi capita di trovarmi sola con lui.
Ho cercato di evitarlo accuratamente negli ultimi tempi, sin da quando ero a Tokyo, per la verità.
Ma stavolta è diverso, non posso alzarmi ed andarmene senza attirare di più la sua attenzione, quindi faccio buon viso a cattivo gioco, rimanendo ferma sul mio sgabello.
"Ciao!" mi saluta sorridendo, una volta che mi ha raggiunta.
I suoi occhi mi fissano senza la minima esitazione.
"Ciao..." rispondo educatamente, ricambiando il sorriso anche se in modo meno ostentato.
"I tuoi amici hanno organizzato proprio una bella festa, vero? Ti stai divertendo?"
Rispondo laconicamente di sì.
Seii non si lascia scoraggiare dalla mia reticenza ad avere una conversazione e prende uno sgabello, trascinandolo fino a sedersi proprio difronte a me.
Ostinatamente, il mio sguardo si sposta di lato, per evitare di guardare nella sua direzione.
"Ozora come sta?" mi chiede però con un tono così sarcastico, da farmi girare di scatto per fissarlo negli occhi.
"Oh, finalmente! Sapevo che usare la parolina magica avrebbe attirato la tua attenzione!" e mi sorride ancora, sicuro di sé.
"Sai... Quando sono tornato in città e tu sei rimasta a Tokyo, ho avuto un'illuminazione su ciò che provi ogni giorno senza di lui. Mi sei mancata, Nakazawa."
Rimango in silenzio, completamente avvinta dal senso di disagio.
Vorrei tanto andarmene il più lontano possibile.
"Mentre non eri in città poi, una ragazzina del primo anno si è dichiarata… Sono uscito un paio di volte con lei, per distrarmi un po' dalla tua assenza ma anche perché… Beh, a certi richiami non si può dire di no in eterno, solo perché il cuore è da un'altra parte, non ti pare?"
Lo fisso sempre senza rispondere, non capendo dove voglia andare a parare.
Il suo tono è volutamente provocante, mi domando se voglia farmi ingelosire.
Una cosa è certo però…
Ishizaki ha ragione sul suo conto, Seii è davvero recidivo sull'argomento.
"Ogni tanto dovresti farlo anche tu, distrarti intendo. Magari ti sentiresti meno sola, appagando il tuo corpo. Forse Ozora usa proprio questa tattica in Brasile e... "
"VAI AL DIAVOLO, SEII!" esclamo con rabbia, senza distogliere lo sguardo dal suoi occhi mentre il mio cuore pulsa violento contro il petto e il respiro gonfia in maniera accelerata i miei polmoni.
Seii non distoglie lo sguardo e dalla sua espressione non traspare nessun tipo di pentimento per la sua insinuazione né per avermi invitato, tra le righe, a distrarmi con lui.
"Tiriamo fuori le unghie se si tocca il caro Capitano, eh?" continua a provocarmi, sarcastico.
"Oppure ti alletta la mia proposta e ti senti turbata per questo?" aggiunge, abbassando volutamente lo sguardo sulla scollatura della mia maglietta.
E questa volta alla rabbia si aggiunge la delusione…
Perché questo ragazzo sfrontato davanti a me, non ha nulla a che fare con quello che ho conosciuto tre anni fa al club di musica.
Nulla a che vedere con il musicista di talento, che sa tradurre così bene sentimenti ed emozioni in note.
Meglio chiudere qui…
Decisa a non portare oltre questa conversazione e con la consapevolezza che non è ribattendo alle sue provocazioni che possa riuscire a farlo, cerco di non assecondare i miei istinti, che mi suggerirebbero di prenderlo a schiaffi.
"Forse hai bevuto troppo, Seii. Ne riparliamo quando sei tornato in te..." e con calma, scendo dallo sgabello per andarmene, distogliendo lo sguardo da lui.
Quando sto per oltrepassarlo però, mi sento afferrare per le braccia.
Le mie spalle sono costrette contro la parete.
E sento le sue labbra premute con decisione contro le mie!
Non riesco a capacitarmi che tutto questo stia accadendo sul serio, finché la rabbia che ho cercato di reprimere, non esplode in un gesto inevitabile.
Lo colpisco forte al viso.
Con tutta la forza che ho in corpo, con tutto il rancore e il risentimento, che mai avrei pensato di provare in vita mia.
Il mio polso pulsa per il dolore.
Seii porta una mano al viso, posandola sulla guancia.
"Non avvicinarti mai più a me... " sibilo mentre una lacrima solca il mio viso.
Nella mia mente il nome di chi amo di più e con tutto il cuore, si ripete incessantemente.
Come se volessi scusarmi con lui, per non essere stata capace di evitare tutto questo.
Quello che succede nel frattempo intorno a me, è solo caos.
Tutta la squadra mi circonda.
Yukari mi prende per un braccio e mi trascina via con sé.
Allontanandomi, scorgo Ishizaki aggrappato al collo di Seii mentre gli urla in faccia di tutto.
Taro cerca di separarli, tirandolo per le braccia.
Il resto delle persone fissa la scena a bocca aperta.
Mi volto, sentendo le lacrime che mi rigano il volto.
E i singhiozzi scuotono il mio corpo mentre mi sorreggo a Yukari, che mi accarezza dolcemente i capelli, cercando di calmarmi.
 
 
 
 
 
* "I Will Survive" di Gloria Gaynor Parole & Musica: Freddie Perren, Dino Fekaris
 
Dopo tantissimo tempo, eccomi di nuovo qua brevemente per un saluto a tutte voi.
In particolare vorrei salutare chi ha recensito o mi ha contattata personalmente.
Mi scuso semplicemente, per non essere noiosa e ripetitiva, ma il problema è e rimane sempre lo stesso: non ho tempo.^^'
Spero che il nuovo capitolo vi sia piaciuto, lo spero di cuore... Sempre ammesso che ci sia ancora qualcuno disposto a leggerlo! XD
Come spero di non impiegare troppo a mettere on line gli altri...^^'
Vi mando un abbraccio caloroso, a presto...
OnlyHope^^
 
P.S. Vorrei fare due dediche speciali in questo capitolo: a Sakura che mi manca tantissimo e alla quale voglio un mondo di bene (tesssoraaa!^^) e ad Alessia, la scena di Sanae e del piccolo Daichi è dedicata a te... ( e perdonami se ho peggiorato il carattere di Seii in questo capitolo! So già che non apprezzerai!^^)
Un bacio, Elisabetta.

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Capitolo 26
*** Transizione ***


BUTTERFLY

CAPITOLO 26

Transizione
 
 
 

"Oddio, non ci capisco niente! Qualcuno mi aiuti!"
Ishizaki urla con le mani poggiate alla testa, disperandosi come un matto sopra il libro di matematica.
Taro cerca di tranquillizzarlo e con calma, cerca di ripiegargli un passaggio del test, scorrendo in dito indice sui fogli pieni di esercizi.
Ma il nostro amico è proprio nel pallone, ora che mancano giusto un paio di giorni agli esami.
Yukari lo fissa con aria torva, infastidita dai suoi lamenti in quello che dovrebbe essere un silenzioso pomeriggio di studi.
Uno sbuffo le sgonfia il petto, prima di riprendere a leggere i suoi appunti, correndo di nuovo veloce con gli occhi, riga dopo riga.
Anch'io dovrei rimettermi a studiare, ma non riesco ad abbassare lo sguardo sul quaderno aperto sotto la mia mano.
I miei occhi infatti non riescono a staccarsi, dal livido sullo zigomo di Ishizaki.
Una smorfia dispiaciuta distorce le mie labbra mentre scruto con attenzione quella macchia verdognola, segno che si sta riassorbendo lentamente.
Riabbasso gli occhi solo quando il pensiero di quella sera si fa insistente.
Perché in fondo è stata tutta colpa mia!
Credevo di saper gestire al meglio la situazione, invece stavo solo limitandomi ad aggirare l'ostacolo.
Ma cosa avrei potuto fare di più?
Che cosa avrei dovuto dire, per evitare che un mio amico d'infanzia facesse a pugni per difendermi?
Oltre ad ostentare il mio amore per Tsubasa…
Cos'altro avrei dovuto fare, per convincere Seii che nulla poteva portarmi a lui?
Forse avrei dovuto semplicemente mandarlo al diavolo fin dall'inizio...
Un nodo alla gola inizia a farmi male mentre poso di nuovo lo sguardo su quel livido.
Depressa, poggio la penna sul tavolo e facendo leva con le mani sui libri aperti, mi alzo da tavola, tenendo di nuovo gli occhi bassi.
"Io faccio una pausa… Vado a prendere una boccata d'aria in giardino!"
E senza aspettare alcuna risposta, lascio la stanza e attraverso il corridoio.
Una volta giunta in cucina, apro la porta a vetri.
L'aria gelida di fine febbraio mi colpisce il viso, facendomi lacrimare.
Non so dire però se questo dipenda solo dal vento freddo.
Strigno le braccia al petto mentre percorro qualche metro sulla terra resa dura e arida dall'inverno.
Quando raggiungo i rami scuri e spinosi del roseto di mia madre, sospiro tristemente.
Perché questa pianta mi assomiglia.
Resiste alle intemperie aspettando la primavera proprio come me, che attendo fiduciosa che il sole torni a riscaldare la mia vita.
Un altro sospiro esce dalla mia bocca, sotto forma di una densa nuvola bianca, simile a fumo.
Strofino le mani una contro l'altra per scaldarle dal freddo mentre una lacrima scende lenta a bagnarmi una guancia.
"Ti prenderai un malanno… Potevi almeno prendere questa..."
Mi asciugo furtivamente il viso con una mano, quando sento il tocco gentile di Taro mentre posa una giacca sulle mie spalle.
Mi volto e gli sorrido, per ringraziarlo.
Lui risponde al mio sorriso dolcemente, strappando ai miei occhi un'altra lacrima commossa.
"Mi sento una stupida... " sussurro, portando di nuovo le mani al viso, nell'estremo tentativo di allontanare il pianto.
"Veramente una stupida!" aggiungo, posando di nuovo gli occhi su di lui.
Taro mi scruta serio ma non riesco a sostenere per molto il suo sguardo, a causa della vergogna.
"Perché ti senti così?" mi chiede, abbassandosi per potermi guardare ancora in volto.
Stringo le palpebre, facendo una smorfia con la bocca prima di rialzare lo sguardo su di lui.
"Ma perché sì! Faccio sempre preoccupare tutti e per colpa mia, succedono cose orrende a chi mi vuole bene!"
Taro rimane in silenzio, così mi sento libera di sfogarmi ancora.
"Prendi Ishizaki! Non deve fare a botte per Yukari ma si ritrova con un occhio nero a causa mia! E se avesse avuto ripercussioni a scuola per questo? A un passo dagli esami, poi!"
"Io credo che te ne sia grato, invece! Era un pezzo che voleva trovarsi in mezzo ad una bella rissa!" mi contraddice con un sorriso, cercando di sdrammatizzare.
"Non scherzare, Taro... " lo rimprovero, riprendendo a camminare nervosa per il giardino.
"Sanae, nessuno ce l'ha con te ma soprattutto, nessuno ti biasima per quello che è successo..."
Mi blocco prima di voltarmi di scatto a guardarlo.
"Il problema è proprio questo! Dovreste farlo! Dovreste lamentarvi, perché quella scema di Sanae è così sciocca e stupida, da non saper badare a se stessa!"
"Ma se sei così brava tu, a criticarti… Perché dovremmo iniziare a farlo anche noi, che oltretutto, non pensiamo nulla di quello che hai appena detto?"
Innervosita da questa sua placida calma, mi volto sprezzante a guardare da un'altra parte mentre sento che sto per piangere di nuovo.
"Capisco che ti possa dispiacere per Ryo e che probabilmente tu ti senta in colpa nei suoi confronti, ma non dovresti rimproverarti così!"
Le sue parole hanno colto nel vivo.
Mi mordo il labbro inferiore, che ha iniziato a tremare prima di alzare gli occhi al cielo, cercando di trattenere le lacrime.
Taro si avvicina a me e delicatamente, poggia le sue mani sulle mie spalle, per costringermi a guardarlo di nuovo.
"Credo anche che tu ti senta in colpa nei confronti di Tsubasa e questo sì che è davvero stupido, Sanae..."
Bersaglio colpito.
Taro è riuscito a leggere perfettamente nel mio cuore.
Contraggo il viso nervosamente, mordendo le labbra ancora più forte, finché non scoppio in lacrime.
"Adesso sì, che sei una ragazzina scema... Non sei contenta che l’ho detto?" mi chiede sorridendo, per tirarmi su di morale.
Gli ho un piccolo colpo sul petto con pugno, continuando a disperarmi.
"Devi metterci più energia, Sanae! Su, un bel colpo deciso, come quello che hai mollato a Seii!"
Tirando su col naso, riesco a rialzare lo sguardo su di lui.
Quando lo imploro di smetterla di prendermi in giro, la mia voce suona lamentosa come quella di una bambina piccola.
Taro mi sorride dolcemente, prima di scompigliarmi i capelli sulla fronte con una mano.
"Non hai niente da rimproverarti, Sanae. Smettila di sentirti male per questa storia ma soprattutto, smettila di piangerti addosso! Non è da te!"
Obbediente, cerco di arginare il pianto e di calmarmi.
"Io... È  solo che io…" cerco di parlare ma riesco solo a balbettare in questo momento.
"Non voglio più vederti scoraggiata, ok? Mai più! È tutto passato, anzi, sorpassato per tutti! Manchi solo tu!" aggiunge, cercando di spronarmi a ogni costo.
Sto per ribattere che è difficile ma Taro non me ne dà il tempo.
"Sei convinta?" mi chiede, facendo subito pressione.
Mi arrendo, con il cuore colmo di gratitudine nei suoi confronti, dandomi mentalmente della stupida, per il mio comportamento infantile degli ultimi giorni.
Taro ha ragione, io non ho nulla da rimproverarmi.
L'unico ad essersi permesso cose fuori dall'ordinario è Seii.
E devo sentirmi solo orgogliosa ad avere amici come Ishizaki, che non si tirano mai indietro quando c’è bisogno di aiutarmi.
Sì, ora ne sono seriamente convinta...
Così tanto da sorridere di nuovo al mio amico, ma con un'espressione piena di gratitudine, perché sono grata per tutto quello sta facendo per me.
Taro coglie al volo il mio nuovo stato d'animo, posso leggere nei suoi occhi tutto il suo sollievo.
"Ora però mi vergogno un po' a tornare dentro… Si vedrà sicuramente che ho pianto…" ammetto a bassa voce, picchiettando le dita delle mani l'une contro le altre e tenendo lo sguardo basso.
"Capirai! Come se fosse la prima volta che frigni davanti a noi!" mi apostrofa con tono canzonatorio, strappandomi una risata imbarazzata.
"Grazie ancora una volta, Taro... " e gli sorrido di nuovo, prima di prendere una sua mano tra le mie.
"Di niente... " mi risponde, stringendo un po' di più le mie dita fredde.
"Ora però dovrò avvertire Tsubasa!" esclama all'improvviso, grattandosi una tempia con la mano libera.
Ho un tuffo al cuore mentre lo guardo preoccupata, di nuovo in ansia.
"Devo avvertirlo di rigare sempre dritto, perché sei una che picchia pesante! Stavi per staccargli il collo a quel povero diavolo!"
Lo fisso per qualche secondo stupita poi non trattengo una risata sollevata.
Taro mi ride tranquillamente in faccia prima di chiedermi cosa avessi capito per darmi poi ripetutamente della scema.
La sua mano stringe ancora la mia mentre ci avviciniamo alla portafinestra per rientrare in casa mia.
Continuiamo a scherzare ancora, una volta raggiunta la mia cucina.
Una sensazione liberatoria di sollievo, mi fa sentire finalmente un po' leggera.
Guardo ancora una volta il suo viso sorridente, prima di raggiungere gli altri.
Grazie di cuore, Taro...
Ti voglio bene!
 


Il crepitio del fuoco si diffonde nell'aria gelida.
Il falò al centro del cortile scolastico arde con le sue fiamme, che si dimenano alte, come se provassero a toccare il cielo stellato, che promette una gelata in questa notte di Marzo.
Mi stringo al cappotto, per schermarmi dal freddo mentre gli altri diplomati gettano in aria fogli di appunti e pagine di libri.
Quando la carta arriva troppo vicino al fuoco, brucia di un giallo intenso, sparendo tra le braci.
Sorrido quando scorgo Ishizaki, intento a lanciare bracciate di suoi quaderni in mezzo alle fiamme.
Accanto a lui c'è Yukari ovviamente, che ride come una pazza, presa dall'euforia.
Ma tutta questa allegra confusione, non ha nulla a che fare con la solennità della cerimonia di consegna degli attestati, avvenuta nel pomeriggio.
È stata una giornata strana quella di oggi, che ho affrontato con un profondo senso di commozione.
La malinconia poi ha preso il sopravvento, perché ho dovuto dire addio a qualcosa che non tornerà più nella mia vita e che mi mancherà.
Lascerò una parte di me in questi luoghi.
La Sanae dell'adolescenza rimarrà rinchiusa tra queste mura, in cui ho trascorso gli ultimi tre anni della mia vita.
E la mia non è stata una passeggiata di salute, perché ho dovuto vivere questi anni, cercando in me stessa la forza per affrontarli al meglio.
Consapevole che non avrei mai vissuto come le altre, per cause di forza maggiore e per amore.
Girando da sola per le classi vuote, ho raggiunto il mio banco, per sedermi un'ultima volta accanto a una delle finestre della mia aula.
Una volta tornata nei corridoi deserti, ho potuto immaginare Yukari mentre mi aspetta per tornare a casa insieme o per andare agli allenamenti, com’è successo decine di volte nella nostra routine.
Mi sono fermata a osservare il cielo azzurro, sedendomi sulla panchina nel cortile, quella dove lei mi confessò il suo primo bacio con Ishizaki.
E ho sorriso pensando a quel giorno, perché mi è sembrato davvero lontano nel tempo ma soprattutto distante da quelle, che siamo diventate oggi.
Con le lacrime agli occhi, ho fissato il campo d'allenamento.
Sono rimasta ad osservare ogni particolare, per un tempo che non so precisare, partendo dalla cesta colma di palloni, fino alla porta degli spogliatoi, ormai da riverniciare.
Quando ho chiuso gli occhi, ho sentito le grida dei ragazzi nel silenzio, il rumore della sfera di cuoio contro la terra battuta…
E mi è parso di sentire anche l'odore di pulito delle divise appena lavate, appese al vento ad asciugare.
In quel momento ho avvertito quanto fossi legata al club di calcio, con una forza senza precedenti…
Forse perché dovevo separarmene.
Perché dovevo dirgli addio.
Molto probabilmente, perché dovevo separarmi da un qualcosa collegato strettamente a Tsubasa.
E ora so che anche il ricordo del mio primo amore, che rincorre un pallone sul campo del club, rimarrà intrappolato tra le cose che non tornano.
Tra le cose di un'età, che sta diventando passato.
Un'altra emozione mi ha poi accompagnata, quando ho attraversato il cortile e con passo lento, mi sono diretta verso l'ingresso dell'auditorium.
Accarezzando i tasti del vecchio pianoforte, ho sentito dentro di me la malinconia, che mista al nervosismo, mi ha resa un po' più triste.
Perché al club di musica mi sono congedata da qualcosa, che è appartenuto solo ed esclusivamente a me.
I miei sentimenti, la vera me stessa, che ho tradotti in musica, rimarranno sospesi per sempre tra il palco e la platea.
Tenuti stretti nell'aria dalle mie emozioni, da quelle paure che mi coglievano più acute, ogni qual volta mi sedevo davanti ai tasti bianchi e neri.
Ma non ho dovuto affrontare tutto questo da sola, perché il professor Tadai è stato sempre accanto a me, pronto a indicarmi il cammino.
Gli incontri nell'aula di musica però, non sono stati solo fortunati…
Seii...
Distolgo istintivamente lo sguardo dal fuoco, per guardarmi intorno.
Da quella sera, dopo il mio rientro da Tokyo, l’ho evitato ancora di più, con tutta me stessa.
Dopo quel bacio, che non sono riuscita a perdonargli, ho voluto che sparisse dalla mia esistenza.
Anche se so che mi ha cercata, nel tentativo disperato di parlare di nuovo con me.
Dopo la scenata alla festa, tutta la scuola ci ha tenuto gli occhi puntati addosso per giorni, è normale che le notizie siano circolate alla svelta, arrivando anche alle orecchie dei diretti interessati.
Ma questa volta, essere al centro dei pettegolezzi ha giocato in mio favore, perché lo ha tenuto lontano, togliendogli il coraggio di avvicinarmi faccia a faccia.
La presenza costante dei miei amici intorno a me poi, deve essere stata un altro ostacolo insormontabile, dopo la rissa di quella notte.
Alzo le spalle, sfidando il vento con il mento.
Mi sento sollevata quando non incrocio il suo sguardo, anche se non m'importa davvero cosa possa pensare o provare Takeshi Seii.
Sento davvero troppo rancore nei suoi confronti, per interessarmi anche solo minimamente a lui.
"Ehi, Sanae!" la voce di Yukari mi ridesta, aiutandomi ad allontanare ciò che è nulla dai miei pensieri.
Le sorrido mentre mi prende una mano, ridacchiando allegra.
"Vieni con me, andiamo! Abbiamo avuto un'idea!" esclama prima di tirarmi per un braccio, affinché la segua.
"Che genere d'idea?" domando curiosa mentre sorpassiamo il falò, dirigendoci veloci verso il campo da baseball.
Yukari sghignazza ancora senza ritegno, continuando a camminare avanti a me con passo deciso.
Ora che siamo più vicine alla meta, noto un gruppetto di persone fermo a bordo campo…
Ma sono i ragazzi della squadra con Kumi!
Quando li raggiungiamo, Taro borbotta qualcosa all'orecchio di Ishizaki mentre sono chini sul quadro elettrico.
All'improvviso l'illuminazione del campo si accende.
"Bene! Pronti per una partitella?" esclama quest’ultimo, sfregandosi le mani.
Mi guardo intorno incredula…
I miei amici nel frattempo si stanno togliendo le giacche, estremamente divertiti.
"Forza, Sanae! Che aspetti ancora?" mi esorta Taro mentre continuo a fissarlo allibita.
"Ma abbiamo il permesso?" chiedo perplessa, come se il mio dubbio fosse più che legittimo.
Il mio amico scoppia a ridere fragorosamente.
"Sanae, non fare la prima della classe e togliti il cappotto! Entro un minuto ti voglio al turno di battuta, sei in squadra con me!"
"Ma io non so giocare! E a quel che mi risulta, nemmeno voi!" ribatto, iniziando però a spogliarmi nonostante muoia di freddo.
"Ma è questo il bello!" interviene Yukari mentre aiuta il suo ragazzo a forzare la porta dello spogliatoio del club, per prendere mazze, guantoni e palline.
Ci mancava il furto con scasso!
Ma la pazzia generale contagia ben presto anche me, che arrivo addirittura ad arrotolare le maniche del maglione lungo le braccia.
Ma sì!
Lasciamoci andare, una volta ogni tanto!
Mi dirigo così verso la mia migliore amica, che è appena riuscita a intrufolarsi nello stanzino, riuscendone con le braccia piene di attrezzatura.
"Passami una mazza!" esclamo con aria di sfida verso una Yukari sempre più divertita, che annuisce.
"Vai, Anego! Fai vedere a tutti cosa vuol dire essere un maschio mancato!" strilla allegro Ishizaki mentre prendiamo posto nel diamante.
Mi posiziono in battuta, portando la mazza oltre le spalle, impugnandola bene, stringendo con le dita.
Quando mi guardo intorno, il mio cuore si colma d'affetto alla vista dei miei amici, che mi hanno tenuto compagnia per tutti questi anni.
"Ishizaki, lancia tu per primo se hai il coraggio!" grido, invitandolo piegando le dita verso di me.
Il mio amico raccoglie la sfida con un ghigno scherzoso e si posiziona sul monte di lancio, battendo ritmicamente la palla bianca sul guantone di pelle.
Mi guardo ancora un'altra volta intorno, sentendo nel cuore tutto il bene che provo per questi ragazzi, che amano il calcio.
Ragazzi speciali ma anche così pazzi, da congedarsi l'un l'altro con una partita... Ma di baseball!
Sorrido, ringraziando mentalmente ognuno di loro per la sua presenza nella mia vita.
"Sei pronta, signorina?" mi provoca Ishizaki, preparandosi al tiro.
"Fatti sotto!" esclamo tirando sul il mento e stringendo di più il legno della mazza tra le dita.
La palla parte come un razzo, mi concentro per prenderla...
Addio liceo...
Addio adolescenza...
Ma soprattutto, addio club di calcio...
 


Il cellulare chiama ed io mi copro fino alla testa con il piumone, assaporando il tepore del mio letto.
Lo sento ancora squillare, con quel suono monotono e prolungato, che dà proprio l’idea dell'attesa mentre cerco di scaldarmi i piedi ghiacciati, strofinandoli tra loro.
Ho preso troppo freddo, per giocare a baseball all'aperto, in pieno inverno e per giunta di notte!
"Sanae!"
La voce calda di Tsubasa, dall'altra parte del telefono, riesce a scaldarmi dove sento più freddo…
Nel mio cuore…
"Ciao..." sussurro, raggomitolandomi su me stessa.
"Allora, com’è andata a scuola?" mi chiede subito, senza trattenere la curiosità.
E il suo tono è così dolce…
Come quando non ci sono carezze né abbracci ma solo parole per confortare.
Solo parole per amare.
Inizio a raccontargli del mio ultimo giorno di scuola superiore, senza tralasciare alcun particolare.
Tsubasa mi ascolta con attenzione, come se stessi parlando della cosa più importante del mondo.
Scoppia a ridere divertito, quando gli parlo della nostra partitella di baseball nel cuore della notte.
Ride ancora, quando gli racconto della mazza volata via dalle mie mani, che per poco non uccide Morisaki.
E la sua risata mi sembra il suono più melodioso del mondo…
Ma lui è così lontano ed io pagherei oro, per poter rivedere il suo viso e incrociare di nuovo il suo sguardo.
Darei tutto quel che ho, per poter sentire ancora le sue labbra sulle mie.
Perché vorrei tanto che fosse qui con me…
"E così si chiude un altro capitolo della storia di Sanae..." sussurro con un sospiro.
"Ti senti triste?" mi chiede in maniera retorica, per invitarmi a sfogarmi.
Ma come ogni volta, evito di farlo, perché non voglio farlo preoccupare.
"Più malinconica, direi... " ammetto parzialmente.
"Ma anche spaventata!" aggiungo, avvertendo realmente questa sensazione nel mio cuore.
"Spaventata?"
"Sì... " rispondo senza esitare.
"Le poche cose certe della mia vita sono arrivate alla conclusione. D'ora in poi sarà tutto nuovo per me, ma credo che tu possa capirlo… Non ti sei sentito così appena arrivato in Brasile?"
Tsubasa sospira, come se avesse compreso solo ora, ciò che sto provando, comprese le mie paure.
"Sì, Sanae… Ti capisco. Ma sono sicuro che andrà tutto bene! Avrai successo e ti sentirai fiera di te stessa e… Sì, andrà tutto bene! " ripete esitante, come per lasciare in sospeso altro.
Ed io non posso evitare di pensare che questo altro si riferisca a noi, alla nostra storia.
"Certo..." rispondo, cercando d'ignorare l'inquietudine dentro di me.
Perché ciò che mi spaventa di più in questo momento, non è altro che la lontananza…
Questa distanza ci separa e che ci separerà ancora, come se non ci fosse un termine.
Che ne sarà di noi, Tsubasa?
È quello che vorrei chiedergli ma desisto, perché non si può parlare di queste cose per telefono...
Ma soprattutto, mi spaventa la risposta che potrei ricevere.
"A maggio ci sarà un'amichevole della nazionale, pensi di venire?" chiedo titubante, sperando che una buona notizia possa allontanare le brutte sensazioni, che mi attanagliano lo stomaco.
"Sì! Certo che ci sarò!"
Tsubasa mi risponde allegro, senza la minima esitazione, donandomi un improvviso senso di sollievo.
E i miei occhi si velano di lacrime, ma di felicità.
"Sarò a Tokyo giusto il tempo dell'incontro… Ma meglio di niente, Sanae!" aggiunge a malincuore, ma io mi sento rincuorata lo stesso dal suo breve ritorno, anche se sarà solo un palliativo.
Perché ho così bisogno di lui, che mi accontenterei di un'ora sola, pur di stare insieme.
"Non preoccuparti, va bene anche così... Non preoccuparti..." ripeto per tranquillizzarlo.
"Ma tu, Sanae… Riuscirai a venire con i tuoi impegni?"
"Puoi giurarci!" rispondo convinta, aggrottando le sopracciglia.
"Dovranno abbattermi, per riuscire a non farci incontrare!" esclamo agguerrita.
Tsubasa ride divertito e anch'io non trattengo una risata.
"Scema... " sussurra, tornando a usare quel tono caldo, che mi fa sentire di pasta frolla.
E che mi fa pensare che diventerei una bambola tra le sue mani, se fosse qui stanotte…
Arrossisco al pensiero di quanto vorrei averlo accanto a me... Fisicamente.
"Quando ti fermerai a casa?" mi chiede poi, riferendosi alla mia momentanea permanenza in città.
"Il più possibile!" rispondo senza esitazione, perché ho seriamente bisogno ricaricare le forze stando in un ambiente familiare.
"Vorrei tornare prima…" lo sento mormorare dall'altro capo del telefono.
"Molto prima di maggio... " aggiunge con una voce carica di desiderio ma anche di frustrazione.
"Ed io vorrei fosse possibile!" esclamo mentre sul mio volto si distende un sorriso amaro, perché so benissimo che non è fattibile.
"Già... Ma... " esita, non terminando la frase, non so per quale motivo.
"Ma?" lo esorto curiosa.
Tsubasa rimane in silenzio per qualche secondo poi sospira.
"Ma se fossi lì, potrei dormire con te?" mi chiede all'improvviso tutto d'un fiato.
Un caldo anomalo si dilata nelle mie guance mentre sorrido.
Sentirsi desiderata è una sensazione così bella…
"Certo... " rispondo con voce calma e dolce.
Tsubasa emette uno sbuffo soddisfatto, che mi fa capire che sta sorridendo.
"Bene! Ora sì che mi sentirò felice, pensando al fatto che sono bloccato qui!" ammette candidamente, strappandomi una risata.
"Beh… Questo è il prezzo da pagare per diventare il numero uno!" lo stuzzico, giocando per una volta con la nostra triste realtà.
"No, questo è il prezzo da pagare quando si ha la ragazza in un altro continente!"
"Non mi sono mai mossa da qui, io! Non puoi dare la colpa a me!"
"Potrei sempre prenderti e portarti via con me..."
Il mio cuore accelera i battiti mentre sento gli occhi farsi lucidi per l'emozione.
Non mi è sembrato che scherzasse…
La sua voce era calma, dolce ma soprattutto spontanea…
Calma, Sanae…
Ti stai agitando troppo per nulla!
Tsubasa si schiarisce la voce con un piccolo colpo di tosse.
"Ora però si è fatto tardi! Sarà meglio se ti metti a dormire!" esclama spavaldo, ma con una vena d’imbarazzo, che non mi sfugge.
Rispondo meccanicamente di sì, ancora confusa dalle sue parole.
"Buonanotte, Sanae..." mi saluta e la sua voce è di nuovo così calda…
"E a te buona giornata..." rispondo, stringendomi al cuscino, come se fosse un modo per abbracciarlo.
"Tsubasa!" lo richiamo però, prima che possa chiudere.
Il mio cuore batte di nuovo incredibilmente veloce.
"Sì?"
Portami via!
È questo che vorrei dirgli anche se non si può…
Perché non si possono chiedere certe cose, solo perché si è trasportati dalle emozioni.
"Niente!" esclamo, cercando di sembrare allegra.
Tsubasa mi saluta di nuovo, ma nella sua voce emerge una nota perplessa.
E quando sento cadere la linea, mi stringo ancora di più al cuscino, per prendere sonno, nonostante i pensieri.
Nel buio della mia stanza torno a chiedermi cosa avrà in serbo per me il futuro…
E l'incertezza che ne scaturisce, riesce a farmi sentire d'improvviso ancora più sola.
 
 
 

 
Con qualcosa che ha dell'incredibile, eccomi qua ad aggiornare di nuovo e dopo pochissimo tempo!^^
Finalmente sono riuscita a riprendermi del MIO tempo prezioso e questi sono i risultati, credo che potrò tornare con più costanza ora... (ma non lo dico troppo forte, che non si sa mai!^^').
Ringrazio di cuore tutte le persone che hanno letto l'ultimo capitolo e quelle che hanno lasciato un commento.
Grazie per il continuo affetto e per l'interesse che mi dimostrate!
Un bacio grande poi alla mia Bettina, ad Alessia e a Stefania, che dopo secoli sono riuscita a contattare, anche se l'adsl ci ha messo lo zampino!^^'
E a Rossy, che ha una costanza incredibile nel recensire e che mi rende più che felice!^^
Con questo è tutto, per ora…
A presto, OnlyHope^^
 



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Capitolo 27
*** Profumo di rose ***


BUTTERFLY

CAPITOLO 27

Profumo di rose
 
 
 

Osservo la mia immagine riflessa nello specchio mentre poggio sul corpo l'abito di seta, ancora appeso alla sua stampella.
Quando muovo le gambe, l'orlo del vestito arriva decisamente molto sopra il ginocchio.
È piuttosto corto...
Indecisa, mi volto verso Mendo, che scorrazza felice da un lato all'altro del negozio, scrutando al millimetro ogni capo.
Non c'è niente da fare, questo è proprio il suo habitat naturale…
Quando il suo sguardo si posa su un vestitino ancora più corto del mio e di un rosso cangiante, sembra colto da una folgorazione.
Ma una volta girato e rigirato sulla stampella, il suo naso si arriccia mentre gli occhi roteano verso il soffitto insoddisfatti.
La sua espressione buffa, tipica dello stile Mendo, mi strappa un sorriso divertito.
Ormai lo conosco troppo bene, per non capire, anche solo con uno sguardo, cosa gli passa per la testa.
Soprattutto da quando si è messo in testa, che il mio guardaroba doveva essere decisamente più fornito.
Con più fornito, il mio assistente intende una quantità di capi, dieci volte superiore alla media nell'armadio di una donna comune.
"Sanae, che ne dici di questo?"
Yukari sbuca fuori dal camerino di prova, dopo aver indossato un abitino fantasia, che le dona particolarmente.
Annuisco sorridendole mentre si gira più volte davanti allo specchio.
"Aspetta! Ora ti faccio vedere l'altro!" e scompare di nuovo dietro la porticina di legno scuro, per cambiarsi ancora.
E pensare che non voleva nemmeno venire!
La sua faccia imbarazzata quando le ho ordinato di venire a fare spese con me, è ormai un ricordo lontano.
"Sanae, ma tu non hai ancora deciso cosa prendere?" mi chiede mentre la sento armeggiare oltre la porta del camerino di prova.
Alzando le sopracciglia, mi volto a guardare verso l'appenderia che sorregge una decina di capi, scelti da me nell'ultima ora.
"Ma che cavolo dici, Yukari! Ho già preso un sacco di cose!" esclamo ridendo mentre Mendo appende un altro completo accanto agli altri, non prima di avermi sorriso estasiato.
Per farlo smettere immediatamente, scuoto la testa con vigore, ma lui mi liquida con un cenno della mano, tornando a buttarsi a capo fitto tra stampelle e stoffe colorate.
"Oh ma io intendevo per la tua occasione speciale!" esclama all'improvviso la mia migliore amica, facendo capolino dal camerino.
Il suo sguardo malizioso è tutto un programma.
Arrossendo, ammetto che non so decidermi, anche perché sono un po' tesa.
È così tanto tempo che non vedo Tsubasa...
"Non puoi venire a vedere la partita, vero?" mi chiede ancora, oltrepassando del tutto la porta del camerino.
"Questo come ti sembra?" m'incalza subito con un'altra domanda.
Osservo il nuovo cambio di Yukari, che ora indossa un top bianco e nero con pantaloncini corti dello stesso colore.
"Meglio l'altro..." le rispondo, prima di tornare sull'argomento che mi sta più a cuore.
"No, non ce la faccio proprio a venire allo stadio. Devo cantare... Cantare e parlare, parlare e ancora cantare…"
Non riesco a trattenere un sospiro, perché è da un mese ormai, che non faccio altro che correre da una parte all'altra del Paese.
Promuovere l'album è davvero molto impegnativo e non c'è speranza di avere qualche giornata libera.
Anche se speravo lo stesso di avere quella giornata tutta per me.
Yukari mi guarda sbuffare senza dire una parola, finché i suoi occhi non s'illuminano e mi sorride sorniona.
"Quindi lo raggiungerai dopo... In albergo?"
"Sì..." rispondo titubante, sentendomi in imbarazzo.
"Dovrei farcela per l'ora di cena..."
"Sì, certo! Proprio per la cena!" la sento sghignazzare alle mie spalle mentre mi dirigo verso un camerino, facendo finta di voler provare il vestito corto, che tengo in mano da mezz’ora.
Quando mi chiudo dentro, inizio meccanicamente a spogliarmi.
Nel riflesso dello specchio, le mie guance rosse risaltano come fragole mature.
Perché sono così eccitata all'idea di rivedere Tsuabsa, tra poco più di una settimana…
Proprio mentre infilo l'abito, qualcuno bussa alla porta del camerino.
Ovviamente si tratta di Yukari, che proprio non ce la fa a non prendermi in giro, iniziando a bersagliarmi con delle battutine, degne del suo storico fidanzato.
"Yukari!" la rimprovero, tirando la chiusura lampo lungo il fianco ma ridendo comunque di buon umore.
"Speriamo che non si stanchi troppo, durante la partita! Altrimenti…" la sento esclamare, sempre più divertita.
"Basta, scema!" continuo a ripetere senza smettere di ridere.
Quando esco dal camerino di prova, Mendo ci osserva come se fossimo pazze.
"Adorabile tesoro! Se continui così ti riempirai di rughe! E anche tu, Yukari!" esclama mentre ci raggiunge con l'intento di calmarci, come se da questo dipendessero le nostre vite.
Cercando di riprendermi dal troppo ridere, gli mostro il vestito che ho appena indossato.
"Che ne dici?" gli chiedo, facendo una piroetta che termina in una specie d'inchino.
Il mio assistente mi scruta serio dalla testa ai piedi.
Ripete questo rito ancora un paio di volte prima di scappare velocemente.
L'osservo scomparire oltre l'angolo, sbattendo le palpebre sugli occhi stupiti.
Quando mi volto verso Yukari, lei alza le spalle, tirando fuori il labbro inferiore.
"Beh… Se deve fare questo effetto, meglio lasciar perdere!" esclamo avvilita, guardandomi di nuovo allo specchio.
Ma non faccio in tempo a girarmi di nuovo verso la mia amica, perché Mendo riappare magicamente, tenendo in mano un paio di scarpe di seta nera.
Con aria entusiasta, s’inginocchia poi avanti a me e in religioso silenzio, m’infila i sandali ai piedi.
A nulla valgono le mie proteste imbarazzate mentre cerco di tenere ferma la gonna corta, poggiando le mani sulle gambe.
Mendo si rialza soddisfatto quando ho indossato entrambe le scarpe, ma non ha ancora finito con me, perché poggia ai miei lobi degli orecchini vistosi, decisamente vistosi, ma straordinariamente abbinati al vestito.
Sempre più imbarazzata, cerco un sostegno in Yukari, ma lei se la ride alla grossa, divertita dagli slanci di pazzia del mio assistente, che ancora non riesco bene a gestire.
"Oh così sei perfetta!" esclama Mendo, congiungendo le mani al petto mentre i suoi occhi brillano, come se fosse commosso.
"Gra-grazie..." rispondo, sperando che abbia finito con le sue stranezze modaiole.
"Yukari, che te ne sembra?" chiede poi alla mia amica, senza tralasciare di sbattere le palpebre con aria sognante.
"Proprio irresistibile! Credo che a qualcuno prenderà minimo un infarto!" gli risponde lei, con la sua solita malizia, che mi spinge a darle una gomitata sul braccio.
"Mendo, ti ringrazio davvero… Ma non credo che prenderò quest'abito... È un po' troppo..."
"Costoso?" domanda, con l'aria di chi cade dalle nuvole.
"No. Direi più… Appariscente!"
Mendo mi scruta di nuovo dalla testa ai piedi, radiografandomi, letteralmente.
"Tesoro!" esclama poi con aria seria.
"Tu acquisterai questo vestito, che ti piaccia o no!" sentenzia, scuotendo la testa.
"Ma..." faccio per obiettare, ma lui non me ne dà il tempo.
"Niente ma! Nella moda bisogna osare, tesoro! Osare! Cambiati mentre io mi occupo della tua deliziosa amica!"
Obbedisco timidamente, anche perché so che se non lo prenderò di mia spontanea volontà, sarà direttamente lui a comprarlo.
Rassegnata, mi avvio di nuovo verso la cabina mentre vedo con la coda dell'occhio Mendo, che si avvicina a Yukari e agli abiti che ha appena provato.
Lei s’imbarazza e scuote subito la testa.
So da cosa dipende questa sua reticenza, così mi metto a frugare nella borsetta e quando ho trovato quello che cercavo, mi volto di nuovo verso di lei.
"Yukari, non ti preoccupare! Scegli tutto quello che vuoi. Te la ricordi questa?" e le sventolo davanti la mia dorata carta di credito.
"Ma..." tenta di obiettare ma per una volta sono io a poter interrompere qualcuno.
"Niente ma!" imito la voce di Mendo, facendola sorridere.
"Questo è un regalo da parte mia!" esclamo, avvicinandomi a lei.
"Un regalo che non riuscirà mai a compensare, tutto ciò che hai fatto per me in questi anni..." aggiungo con infinita dolcezza.
Yukari arrossisce e i suoi occhi si fanno lucidi per l'emozione.
"Quindi approfittane!" la esorto ancora, prima di tornare sui miei passi e infilarmi in camerino.
Sorrido quando la voce entusiasta di Mendo raggiunge le mie orecchie, perché ho fatto un dono anche lui in questo momento.
Perché quello che lui ama di più al mondo, è rendere le ragazze… Divine!
 
 
 
"Allora, Sanae… Questo è l'elenco delle domande che ti faranno dopo l'esibizione. Naturalmente ho eliminato quelle troppo personali…"
Akane Minase mi passa un foglio, con le sue belle mani curate.
Quando lo prendo, mi limito ad una lettura veloce con gli occhi, perché mi fido completamente del lavoro della mia attenta addetta stampa.
"Beh… Tanto sono sempre le stesse!" esclamo, rivolgendole un sorrisetto divertito mentre lei armeggia tra palmare e documenti vari, di cui ignoro la natura.
Akane alza leggermente lo sguardo, per rispondere al mio sorriso, rimanendo sempre professionale.
Un atteggiamento il suo, che Mendo, tutto luccichii e batticuori, odia profondamente.
Continuo ad osservarla curiosa mentre risponde al telefono, con la sua bella voce ferma e sicura.
Quando si china per prendere degli appunti, arcua leggermente le sopracciglia, mordendosi le labbra.
È innegabile che sia una gran bella ragazza, forse un po' troppo rigida a volte, ma decisamente attraente, con quell'aria da donna in carriera, very professional, come direbbe il mio adorato assistente.
Sbuffa, alzando gli occhi al cielo dopo aver chiuso la conversazione poi si scusa, prima di uscire in fretta e furia dalla stanza, come se il palazzo stesse andando a fuoco.
Rimasta sola, inizio a guardarmi intorno, per osservare meglio il suo ufficio, qui alla sede centrale della casa discografica.
Sorridendo, decreto che è in perfetto stile Akane Minase, perché tutto è molto pratico, funzionale e non c’è alcuna traccia di quel superfluo, che invece fa tanto impazzire Mendo.
Alla parete sono appese litografie di quadri astratti, che sfuggono alla mia comprensione mentre sulla scrivania sono impilate delle cartelle, un notebook, un portamatite e un'unica foto, che ritrae la mia addetta stampa il giorno della laurea.
Provo ad immaginare come sarebbe quest’ufficio, se fosse passato tra le mani del mio assistente e allora lo vedo già, pieno di specchi decorati da cristalli colorati, lampade stile liberty e pareti tinte di viola, anzi molto più probabilmente di fucsia.
E al posto di queste sedie dallo stile moderno ed essenziale, ci sarebbero state poltroncine di velluto e nell'aria si sentirebbe il profumo di spezie orientali, piuttosto che questo odore neutro di detergente.
Quando bussano alla porta, ho un sussulto, distraendomi dalla mia attenta osservazione.
Curiosa, mi volto, invitando lo sconosciuto ad entrare.
Il sorriso mi muore istantaneamente sulle labbra, quando la porta si apre.
"Mi hanno detto che eri qui..."
Sono allibita.
Osservo Seii, contraendo involontariamente la mascella, in un'espressione nervosa che non sembra sfuggirgli.
"Sono qui perché mi è stato offerto un contratto..." aggiunge infatti, quasi a volersi giustificare, come per tranquillizzarmi che la sua presenza a Tokyo, non ha nulla a che fare con me.
"Buon per te!" rispondo, senza calcolare minimamente il tono acido e sprezzante della mia voce.
Seii abbozza un sorriso amaro, arcuando leggermente un lato della bocca.
È visibilmente dispiaciuto per il mio atteggiamento, ma io continuo comunque a guardarlo con sufficienza.
"Senti, Nakazawa… Non abbiamo avuto modo di parlare, dopo..."
"È sbagliato!" lo interrompo subito.
"Non è vero che non abbiamo avuto modo, sono io che ho voluto che tu non ne avessi, è diverso. Francamente? Non credo poi ci sia niente da dire…"
"Se tu mi lasciassi spiegare..."
"Come?! Ma tu cosa vuoi spiegare, eh? Cosa?" sbotto, perdendo ogni briciolo di pazienza e di sangue freddo.
"Nakazawa, ti chiedo solo di ascoltarmi!" esclama scosso e con uno sguardo implorante, che non fa altro che irritarmi da morire.
"Ma con che faccia ti presenti a chiedere qualcosa?" non trattengo più la collera.
"Con quale coraggio, mi chiedo!"
"Sono stato malissimo… Sto malissimo! E non solo perché tu non mi ami… Nemmeno perché non hai più voluto vedermi… Tu ora sei convinta che io sia solo quel ragazzo arrogante, che ti ha baciata con la forza! E questo non mi dà pace!"
Lo guardo in silenzio, immobile e fredda.
Le mie braccia s'incrociano poi sul petto, in segno di chiusura.
"Io vorrei solo convincerti, che quella sera ero fuori di me... E sperare..."
"Non m’interessa!" lo interrompo ancora, perché quell’ultima parola, lo sperare, ha innescato come un bomba nella mia testa.
"Non m’interessa chi sei. Non m’interessa sentire giustificazioni e francamente, non m’interessa minimamente sapere che stai male. Tu non ti sei mai curato di rispettare la mia sofferenza, pur dicendo di amarmi… Per non parlare poi di quella di Tsubasa!"
L’ho colpito.
E l'ho fatto volutamente, mirando dove potevo ferirlo di più.
Scoprendo in me una cattiveria ed un lato vendicativo, fino ad ora sconosciuti.
"Io ho fatto di tutto per te! Ho lasciato persino chi mi amava davvero, per te!" urla con il volto rosso di rabbia, scosso dalla delusione ma soprattutto dal dispiacere, causato dalle mie parole.
"IO NON TE L'HO MAI CHIESTO, LO CAPISCI? IO NON TI HO MAI CHIESTO NIENTE!" ribatto, senza riuscire a controllare il tono della voce.
Non ce la faccio più.
E non accetto che mi vengano anche rinfacciate scelte, di cui non ho la minima colpa.
"Che cosa sta succedendo qui?"
Akane entra in ufficio, il suo sguardo è iniettato di sangue mentre si frappone tra me e Seii.
"Lei chi è?" gli domanda austera, fissandolo dritto negli occhi.
Seii stringe i pugni lungo i fianchi, ma sono io a non dargli modo di rispondere.
"Nessuno!" esclamo in maniera dura, portando una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
"Non ti preoccupare, Akane… Se ne stava giusto andando..." aggiungo, fissando il ragazzo difronte a me negli occhi, con uno sguardo che non accetta repliche né contraddizioni.
"Scusi il disturbo, signorina…" esclama Seii, abbassando la schiena mentre si rivolge ad Akane.
"E scusami anche tu, Nakazawa… Se puoi..."
Il suo sguardo triste si posa solo un attimo su di me, prima che si allontani ed esca dalla stanza.
Quando scopare oltre la porta, lacrime mosse dalla rabbia, iniziano a pizzicarmi gli occhi.
"Maledizione!" esclamo a denti stretti, fuori di me.
"Ma chi diavolo era quello?" mi chiede la mia addetta stampa, abbandonando per un attimo il suo fare professionale, perché sinceramente preoccupata per me.
"Nessuno..." le rispondo, cercando di trattenere il pianto.
"Solo qualcuno da cancellare."
 
 

"Brava! Bravissima!"
Mendo mi abbraccia forte appena metto piede dietro le quinte, una volta conclusa la mia esibizione.
"Davvero? Non sentivo benissimo la base!" esclamo, togliendo l'auricolare dall'orecchio mentre osservo Akane Minase da sopra la sua spalla.
La mia addetta stampa alza gli occhi al cielo vistosamente, contrariata dalle espressioni d'affetto di Mendo.
Quando le faccio l'occhiolino, per sdrammatizzare, lei sorride, scuotendo comunque la testa sconsolata, prima di avvicinarsi a me e complimentarsi per come ho risposto alle domande del conduttore televisivo.
"Grazie! Ma la partita?" chiedo subito, senza trattenermi oltre.
"Un altro goal!" risponde allegro Mendo, prendendo le mie mani tra le sue.
E la sua euforia è proprio spassosa, dato che non ne capisce assolutamente nulla di calcio.
"Chi ha segnato?" domando ancora, curiosa.
"Tsubasa!"
Akane e Mendo lo esclamano in coro, con un sorriso a trentadue denti, prima di tornare a guardarsi in cagnesco, per rimediare al fatto di aver parlato all'unisono.
"EVVAI!" esulto felice, alzando il pugno al cielo.
"Uffa, però! Io me lo sono perso!" borbotto poi, un po' avvilita.
"Non fare quel faccino triste, mia adoratissima creatura. Tra qualche ora vedrai direttamente lui!" esclama Mendo emozionatissimo, nemmeno fosse suo, l'appuntamento di stasera.
Un sorriso distende di nuovo le mie labbra quando penso che tra un paio d'ore al massimo, sarò tra le braccia di Tsubasa.
"Bene! Vado a cambiarmi!" esclamo, rivolgendo uno sguardo eloquente al mio assistente, che subito annuisce.
"Se partiamo subito, dovremmo essere a Tokyo per le sette!" lo sento esclamare mentre faccio per allontanarmi frettolosamente.
"Sanae, cambiati  pure ma ricorda che dobbiamo passare dal produttore esecutivo della trasmissione, prima di andarcene!"
La voce seria di Akane mi blocca, riuscendo a spengere per un attimo il mio entusiasmo.
Quando avverto il sopraggiungere dell'ansia, mi rivolgo subito a Mendo, con uno sguardo supplichevole.
"Ma devo venire anch'io? Non può andarci solo il signor Tadai? Così rischio di fare tardi!" esclamo, senza controllare il mio nervosismo.
"Non preoccuparti, Sanae… Ci vorrà pochissimo. In questo momento non è il caso, che tu trascuri le pubbliche relazioni..." sentenzia la mia addetta stampa, senza lasciarmi opportunità di replica.
Non ho altra scelta…
Emetto un sospiro, prima di rivolgere uno sguardo imbronciato ad Akane.
"Ok..." rispondo mestamente, avviandomi verso il camerino, decisa comunque a non perdere tempo prezioso.
Mendo mi raggiunge quando imbocco un corridoio e mi cinge le spalle con un braccio.
"Stai tranquilla! Appena sbrigata questa formalità, saliamo subito in macchina e in men che non si dica, sarai giunta a destinazione! E vedrai, faremo così presto che Tsubasa sarà ancora sotto la doccia, negli spogliatoi dello stadio!"
Osservo il suo sorriso incoraggiante, che cerca di trasmettermi fiducia.
"Ok!" rispondo, veramente rincuorata dal suo ottimismo, prima di chiudermi veloce in camerino.
 
 

Guardo l'orologio per l'ennesima volta mentre il mio piede continua a tamburellare nervoso, sulla tappezzeria dell'auto di lusso del mio assistente.
La cintura di sicurezza mi dona un senso di soffocamento senza pari, così cerco di allentarla, muovendola ogni due minuti.
"Perché stanno tutti fermi?" esclamo, fissando la colonna di macchine immobili davanti alla nostra.
"Si è ribaltato un rimorchio con dell'infiammabile, Sanae… Ci vuole tempo per sgombrare la strada..."
Mendo cerca di rassicurarmi, usando un tono di voce calmo, che però non sortisce alcun effetto su di me.
"Ma sono due ore che siamo fermi!" mi lamento, portando il cellulare all'orecchio.
"E questo stupido coso nemmeno funziona!" esclamo poi, prima di lanciare il telefono sul cruscotto, imprecando ancora contro l'assenza di campo.
Mendo mi guarda stupito, perché non mi ha mai visto dare il peggio di me.
Mi rendo conto infatti, di essere capricciosa ed irritante in questo momento, proprio come una bambina viziata.
"Calmati, piccolo angelo..." sussurra con voce vellutata, cercando sempre di rassicurarmi.
"Fosse facile!" replico, controllando ancora una volta l'orologio.
"A quest'ora sarei dovuta essere già a cena con lui! Al diavolo!"
Mendo trattiene a stento una risatina divertita, così mi volto verso di lui, per rimproverarlo con lo sguardo.
"E se uscissimo alla prossima?" chiedo all'improvviso, credendo di aver trovato una soluzione al traffico.
"Ehm… Abbiamo superato da appena un chilometro l'ultima uscita..."
Mendo cerca di fare il vago ma ormai è chiaro, la situazione sta diventando una vera tragedia.
Il mio sorriso si affievolisce, fino a scomparire.
Mi sento davvero scoraggiata…
"Ma se riusciamo a raggiungere la prossima, ti prometto che usciamo!" lo sento aggiungere, a causa della mia espressione, che deve essere davvero triste.
Ma come posso non esserlo?!
Sto perdendo del tempo preziosissimo e a me non restano che poche ore, se non addirittura minuti, prima che Tsubasa debba scappare all'aeroporto, dove l'aspetta il volo per Sao Paulo.
Inevitabilmente, un groppo inizia a stringere la mia gola mentre una lacrima scende lenta sulla mia guancia.
"Tesoro, non piangere… Ti si rovinerà il trucco..."
Mendo cerca ancora d'incoraggiarmi ma io mi sento sempre più abbattuta.
"Se continua così, non credo che qualcuno vedrà mai il mio mascara colato..." riesco a borbottare, nonostante le mie labbra tremino nervose.
 
 

"Oh mio Dio! Ancora un altro semaforo?! Ma li stanno seminando come funghi in città!"
Mendo inchioda sotto la luce rossa, picchiettando nervoso i pollici sul volante.
Sbuffo esasperata, perché proprio non è serata.
Siamo riusciti ad arrivare a Tokyo con ben quattro ore di ritardo e il mio cellulare, una volta ritrovato campo e parlato per un attimo con Tsubasa, per spiegargli la situazione, ha deciso che era ora di scaricarsi definitivamente.
E se questo non bastasse, anche il cellulare del mio assistente ci ha detto addio, proprio sul più bello o sarebbe meglio dire, sul più comodo.
E alla rabbia si è aggiunta ben presto l'ansia ed infine il dolore, perché sto rischiando seriamente di non vedere Tsubasa.
Il suo aereo dovrebbe essere già sulla pista di partenza in questo momento.
E a nulla è valso guardare ripetutamente l'orologio quando Mendo spingeva sull'acceleratore, una volta superato l'incidente.
Né le mie lacrime mentre seguivo lo scorrere dei chilometri, che mi separavano da Tokyo.
Ma ora che sono finalmente qui, posso solo pregare, affinché mi sia concesso almeno un minuto per stare con lui.
Anche uno solo, per abbracciarlo e dirgli che lo amo, che mi manca.
Il tempo di un bacio, ora che non ce n'è più…
Il volto del mio assistente viene illuminato da una luce verde ora.
Mendo non perde tempo e ingranando la marcia, parte di nuovo come un razzo verso l'albergo di Tsubasa.
Di tanto in tanto, i suoi occhi abbandonano la strada per guardare me, con uno sguardo seriamente dispiaciuto.
Un altro incrocio.
Giriamo a destra poi ancora a sinistra mentre in lontananza scorgo la mia meta.
Il cuore batte più forte.
Nella mia mente si ripete incessantemente una richiesta.
Fa che non sia partito!
Ti prego, fa che non sia partito!
Mendo parcheggia l'auto davanti all'ingresso, prendendo il posto di un taxi, che si è appena allontanato.
Non ha ancora tirato il freno a mano, che ho già aperto la portiera, precipitandomi sul marciapiede.
Salgo i gradini a due a due mentre per una frazione di secondo, i miei occhi si posano sulla vettura gialla in lontananza, che scompare oltre una curva.
Una strana sensazione mi colpisce allo stomaco, prima di raggiungere la hall ed infine la reception.
Le mie mani si posano sulla radica elegante, per poggiarmi e riprendere fiato.
Mi presento subito con voce concitata, chiedendo poi notizie di Tsubasa.
Nella mia testa prosegue la litania delle mie preghiere.
Ma lo sguardo ed il sorriso del portiere sono più che eloquenti...
E sento il mondo crollarmi addosso.
"Mi dispiace, signorina Nakazawa. Il signor Ozora ha lasciato l'albergo..."
Porto una mano tremante alla bocca, cercando di mantenere un contegno, nonostante una lacrima sia riuscita lo stesso a scendere su una guancia.
Mi mordo le labbra quando il portiere si volta, per prendere una chiave.
"Il signore mi ha chiesto di farla salire, una volta arrivata. Credo che abbia lasciato qualcosa per lei in camera..." e con un sorriso sincero, mi porge la chiave.
"Grazie..." sussurro mentre la prendo tra le dita, che tremano ancora visibilmente.
Come un automa, raggiungo l'ascensore, che inizia la sua corsa silenziosamente.
Quando arrivo al piano, attraverso il corridoio con un'insana speranza, che tutto questo sia un modo per farmi una sorpresa.
Esito, una volta raggiunta la porta della camera, sperando ancora nel mio cuore…
In quel cuore, che non si capacita, non riuscendo a darsi pace, perché non vuole arrendersi alla realtà.
Quando entro nella stanza, mi accoglie il buio.
Accendo la luce dopo aver richiuso la porta alle mie spalle.
Il respiro irregolare gonfia il mio seno, stretto nell'abito di seta.
Mi sento come se fossi sotto un incantesimo, dal quale ho paura di svegliarmi ma non mi rimane altra scelta, ora…
Trattengo il fiato, prima di scontrarmi inevitabilmente con la realtà.
"Tsubasa?" chiamo piano, la mia voce si sente a malapena.
"... Tsubasa?" chiamo ancora, usando un po' più di convinzione.
Silenzio.
Il silenzio stringe il mio cuore, quasi stritolandolo.
Quel silenzio, che pone fine a tutto, mandando in frantumi anche la mia ultima, sciocca, debole speranza di rivederlo.
Trascinando i piedi inebetita, raggiungo la camera da letto.
Quando una luce soffusa illumina la stanza, mi guardo intorno, come per sincerarmi che Tsubasa sia stato davvero qui, fino a pochi minuti fa.
Sul comò è posato un bellissimo fascio di rose rosse.
Mi avvicino tenendo una mano sul petto.
Chiudo gli occhi, quando avvicino i fiori al mio viso, per sentirne il profumo.
Deglutisco nervosa mentre ripeto a me stessa, che non può essere vero.
Non posso non essere riuscita a vederlo.
Quando riapro gli occhi, una lettera con su scritto il mio nome attira la mia attenzione.
La apro nervosamente, deglutendo ancora, nel tentativo di trattenere le lacrime.
 
Non piangere... Se stai leggendo queste righe, significa che non sei riuscita ad arrivare in tempo e che non ci siamo potuti riabbracciare. Che non ho potuto baciarti né parlarti, guardandoti negli occhi. Dio solo sa, quanto avevo bisogno di tutto questo... Voglio però che tu non ti senta in colpa, perché non ne hai. Perché la colpa è più di quell’aereo che mi aspetta e che devo prendere, per forza. Mi sei mancata in questi mesi, ancora di più, con un'intensità mai sentita prima... Cerca di essere forte, Sanae e ricordati sempre che ti amo. Quindi ti prego, non piangere...
 
Lascio cadere la lettera sulle mie ginocchia.
Il silenzio ora, è rotto dai miei singhiozzi.
Quei singhiozzi che mi scuotono le spalle, spezzando il mio respiro.
Non mi sono mai sentita così disperata, mai.
Nemmeno il giorno che è partito…
Nemmeno l'ultima volta che mi ha lasciata sola.
Poggio i gomiti sul legno del comò prima di stringere la testa tra le mani.
I capelli mi ricoprono il volto mentre continuo a piangere.
Senza sosta, senza rimedio...
Piango senza trovare pace, nella stanza dove è stato il mio amore.
Nella stanza vuota e silenziosa, che profuma di rose.
 
 
 
 
 
Eccoci qua, con un bel capitolino allegro, allegro...
Questa è la prima volta che do volutamente un dispiacere a Sanae e non ci sono andata troppo leggera.^^'
Vi ringrazio sempre di cuore per le letture e le recensioni graditissime, in particolare un grazie a chi ha preso così a ben volere Mendo!^^ Ma anche a chi detesta Seii, fin nel profondo...^^'
Abbiate pazienza, ognuno ha il suo ruolo e quest'ultimo è toccato quello dello "BIP" di turno!
Un abbraccio, nella speranza che riesca a mantenere questo ritmo decente nell'aggiornare.
OnlyHope^^
P.S. un abbraccione alla mia Tessora!^^ Un altro ad Alessia!^^

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Capitolo 28
*** Nelle mie mani ***


BUTTERFLY

CAPITOLO 28

Nelle mie mani
 
 
 

Non avrei mai immaginato, che essere nervosa potesse essere così facile per me.
Mi sento estremamente frustrata, ma è una diretta conseguenza questa, del dolore e della tristezza, che si sono posate come polvere sul mio cuore.
E il mio nervosismo sfiora quasi l’isteria a volte, facendomi detestare tutto, perché questo tutto è solo estremamente irritante per me.
Come la vita della città che scorre, oltre il finestrino semi aperto.
Ogni cosa mi sembra particolarmente detestabile.
Il sole caldo che illumina le vie affollate, le persone con quell'aria sorridente e questo profumo di glicine, che soffoca l'aria…
Li detesto, sì.
Specialmente l'ultimo, perché forse mi ricorda l'essenza di altri fiori, abbandonati in una camera d'albergo.
La mia bocca si contrae leggermente in una smorfia, quando avverto forte il desiderio di piangere.
Socchiudo le palpebre mentre annuisco ad intervalli regolari, per rispondere così alle domande di Mendo.
Quando le riapro, porto di nuovo lo sguardo ostinatamente fuori dal finestrino, senza prestare troppa attenzione alle sue parole.
In questo momento, ho un solo unico desiderio nella testa: voglio che questa giornata finisca al più presto, mi sento davvero troppo stanca.
Ecco, il suono del mio cellulare…
Anche lui riesce a darmi sui nervi!
Mendo smette educatamente di parlare mentre cerco nella borsa l'aggeggio maledetto, che produce questo stupidissimo suono.
Una volta trovato, decido comunque di controllare chi sia, prima di rispondere.
Oggi non ho proprio bisogno di altre scocciature!
Quando leggo il nome di Taro sul display però, ritrovo subito un briciolo di buon umore e riesco così a rispondere al telefono, senza sembrare più di tanto ombrosa.
"Dove sei?" mi chiede, con la sua fantastica voce rassicurante.
"In macchina… Persa per Tokyo fino all'ora di cena…" sbuffo, iniziando a giocare con una ciocca di capelli, lo sguardo di nuovo oltre il finestrino.
"Quindi stasera sei libera?"
"Sì..." rispondo mentre osservo svogliatamente un cartellone pubblicitario, ora che siamo fermi ad un semaforo.
"Bene!" esclama felice il mio amico.
"Ci vediamo a cena, allora!"
Rimango in silenzio qualche secondo, cercando di rielaborare le parole di Taro.
"Ne deduco che sei in città... A fare?" chiedo poi curiosa mentre sento i miei nervi distendersi pian piano, grazie alla possibilità d'incontrare una persona amica.
Quest'ultimo pensiero però, mi fa sentire subito in colpa verso il mio assistente.
Mi volto così verso Mendo e quando incrocio il suo sguardo, gli sorrido per scusarmi tacitamente, visto che l'ho escluso per un attimo dalla mia cerchia privata di amicizie.
Lui mi osserva sereno, ricambiando il sorriso, prima di tornare a sfogliare concentrato la sua rivista specializzata di moda.
Ignorando la mia domanda, Taro m'informa allegramente sulle coordinate del nostro appuntamento di stasera.
Per evitare di dimenticare le sue indicazioni, strappo il giornale dalle mani del mio assistente e scarabocchio un indirizzo sopra un delizioso vestito firmato, che Mendo stava ammirando con devozione da ben cinque minuti.
Quando gli ripasso la rivista, lo vedo scuotere la testa scocciato mentre rivolta le pagine, come se fossero state vittima di un atto vandalico.
"Ci vediamo stasera, Sanae!"
Taro mi saluta con un entusiasmo, quasi, visto il mio stato, contagioso.
"A dopo..." rispondo un po' titubante, arcuando le sopracciglia e dopo aver riposto il cellulare nella borsa, torno a guardare fuori dal finestrino.
Il vento caldo mi scompiglia i capelli mentre mi chiedo il perché di tanto mistero da parte di Taro.
Ma non ha poi tutta questa importanza, perché l'idea di passare qualche ora con il mio amico, riesce a rendermi un briciolo felice, in questa giornata davvero pessima.
E un timido sorriso distende le mie labbra mentre torno a guardare le persone, le case e i palazzi oltre il finestrino.
 
 

Alzo agli occhi per osservare l'edificio avanti a me poi li riabbasso, controllando un'altra volta l'indirizzo ricamato sul vestito patinato, nella pagina di rivista del mio assistente..
Aggrottando le sopracciglia, mi avvicino perplessa al portone d'ingresso.
"Tutto bene, Sanae?"
Mi volto verso Mendo, che mi osserva titubante, sporgendosi dal finestrino dell'auto.
Gli faccio cenno di non preoccuparsi mentre prendo il cellulare per chiamare Taro.
In effetti, l’indirizzo è quello giusto ma ci deve essere un errore.
In questa via, a questo civico, non c'è nessun locale dove poter cenare ma solo un palazzo, dall'aspetto residenziale.
"Ciao, sono io!" esclamo, appena lo sento rispondere al telefono.
"Mi trovo all'indirizzo che mi hai dato, ma non devo aver capito bene, perché..."
"Ok, ti apro! Sali al terzo piano!" m’interrompe, prima di chiudere la comunicazione, senza darmi tempo di aggiungere altro.
Pochi secondi dopo, la serratura elettronica dell'ingresso scatta, invitandomi ad entrare nello stabile.
Sorpresa, rimango ferma a fissare il portone semi aperto avanti a me.
Non ricordavo che Taro avesse una casa a Tokyo…
Rinunciando a capirci qualcosa, alzo le spalle e mi volto di nuovo verso Mendo, per congedarlo.
Il mio assistente mi manda un bacio con la mano, raccomandandosi di divertirmi e di chiamarlo, quando vorrò tornare al mio albergo.
Accompagno con lo sguardo l'auto mentre si allontana, prima di entrare nella palazzina e una vota individuato l’ascensore, m’infilo dentro, premendo il tasto del terzo piano.
Quando le porte metalliche si riaprono, faccio capolino sul pianerottolo, guardandomi attorno, finché una porta in fondo al corridoio non si apre.
Taro esce da un appartamento e quando mi raggiunge, mi abbraccia forte.
E il mio cuore assapora ancora la fantastica sensazione di serenità, che ti fa sentire a casa, che solo un vecchio amico riesce a trasmettere.
"Da quando hai una casa a Tokyo?" gli chiedo, aggrottando leggermente le sopracciglia, una volta sciolto l'abbraccio.
Taro mi osserva per qualche istante, non so decifrare bene la sua espressione.
Ne capisco ancora meno, quando le sue labbra si arcuano da un lato e i suoi occhi si fanno maliziosi.
"Non è mia, infatti!" mi risponde, mantenendo la stessa aria sospetta, coerente con l'aura di mistero della telefonata di stamattina.
Continuo a non capire…
Così tartasso Taro di domande, finché non raggiungiamo la porta socchiusa dell'appartamento, dal quale è uscito.
Lui continua imperterrito a non rispondermi ma quando oltrepassiamo la soglia, una figura familiare attira tutta la mia attenzione, rispondendo da sola a tutte le mie domande.
"Azumi!" esclamo felice, portandomi le mani sulle guance.
Lei mi sorride, annuendo ed io non resisto.
Presa dall'entusiasmo, l’abbraccio forte, veramente felice per questo incontro inaspettato.
 


Appoggiata con il mento al palmo della mano, osservo l’armeggiare dei miei due amici in cucina.
Azumi è cambiata in questo periodo in cui non ci siamo viste, come ovvio che sia, ma posso notare che una cosa è rimasta identica, a quando l’ho conosciuta: il suo sguardo su Taro.
I suoi occhi brillano di una luce radiosa, appena lui entra nel suo campo visivo e non riesco a trattenere un sorriso mentre li guardo ridere e stuzzicarsi, nel tentativo di sparecchiare la tavola.
Non riesco però a non provare anche un pizzico d’invidia, perché questa idilliaca felicità davanti ai miei occhi, rappresenta tutto ciò che io non ho mai nella mia quotidianità.
Ma che vorrei disperatamente avere.
Mi chiedo cosa si possa provare, a vivere così…
Sentendosi felici, ma per davvero, sempre.
Non sentendo mai il peso e l’oppressione del tempo che scorre, perché si possono ignorare le lancette, che girano nell’orologio.
Perché i minuti possono scorrere senza importanza, perché non conta se è già passata un’ora.
Quando Taro poggia in maniera maldestra l'ultimo piatto nella pila, facendola traballare pericolosamente, Azumi scoppia a ridere, prendendolo in giro.
Ed io mi chiedo ancora, cosa si provi a sorridere per una cosa come questa, quando la mente è libera di sentire ogni emozione, perfino la più banale, senza altri pensieri, senza ci siano nubi ad oscurare l'orizzonte.
Tristemente, mi rendo conto che non so darmi una risposta, perché non riesco nemmeno più ad immaginarla una vita così.
Suppongo però, che sia bello essere liberi.
Liberi di provare giorno per giorno, dalla più insignificante delle emozioni fino alla più forte, intensa.
"Sanae? Ci sei?"
La voce di Azumi mi risveglia, come se fosse stata un campanello nella mia testa.
Mi rendo conto con imbarazzo, di essermi estraniata, forse per troppo tempo.
"Ehm, scusami... Dicevi?"
"Mi chiedevo… Le persone iniziano a fermarti per strada? Per cose tipo foto o autografi…"
"Ehm... Ogni tanto capita... Ma non così spesso!" e abbozzo un sorriso mentre lei poggia i gomiti sulla tavola e si sporge per farsi più vicina a me, proprio come se non volesse perdersi una parola.
Anche Taro sorride, osservando l’espressione eccitata della sua ragazza, prima che i suoi occhi ruotino posandosi al soffitto, in un'espressione divertita.
"E che si prova?"
"Direi che è strano... Ma anche bello!" le rispondo con sincerità, ripensando alla gentilezza dei miei ammiratori, quando ho l'occasione d'incontrarli.
"Forte! Deve essere stupendo!" esclama Azumi, battendo le mani entusiasta.
"Per non parlare poi del fatto, che puoi entrare in tutti quei fantastici negozi di lusso! Senza doverti preoccupare minimamente dei cartellini del prezzo!" aggiunge, alzando gli occhi al cielo, con aria sognante.
Taro non resiste ora e le tira una gomitata al braccio, scuotendo la testa sempre più divertito.
Annuisco imbarazzata, prima di abbassare lo sguardo, che si sofferma sul costoso orologio che ho al polso, facendomi sospirare.
"Peccato non possa comprare, l'unica cosa che vorrei davvero..." esclamo, sentendo le mie labbra contrarsi in un sorriso amaro mentre gli occhi rimangono fissi sulla lancetta argentata, che brilla, scattando ritmicamente sul quadrante nero.
"Sanae..."
La voce di Azumi mi costringe a guardare di nuovo verso di lei.
"Mi dispiace… Taro mi ha detto, che la sera dell'amichevole non sei riuscita a vedere Tsubasa..."
Abbozzo un altro sorriso rassegnato, distogliendo lo sguardo per un secondo.
Quando torno a guardare i miei amici, posso notare l'espressione rammaricata con cui mi guardano.
"Già… Non ho fatto in tempo. Prima non avevo il denaro per andare da lui ma ora che potrei permettermi tutti i viaggi in Brasile che voglio, mi manca il tempo. E quando lui è in Giappone, non riesco a vederlo nemmeno per un minuto. Non è assurdo?" chiedo retoricamente, inclinando la testa di lato e alzando le spalle.
Taro mi sorride di nuovo, visibilmente dispiaciuto, prima di tentare d'incoraggiarmi ancora, ribadendomi di non prendermela, perché ho avuto solo una serie di coincidenze sfortunate quella sera.
Azumi invece segue il discorso rimanendo in silenzio, senza distogliere lo sguardo serio da me.
"Qual è il tuo prossimo impegno in agenda?" mi chiede all'improvviso, spiazzandomi un po'.
Nonostante non comprenda il senso della domanda, rifletto comunque sugli appuntamenti previsti in questa settimana.
"Fra tre giorni, Osaka, promozione." esclamo professionalmente, ripetendo a memoria l'appunto della signorina Akane, scritto in rosso sulla mia tabella di marcia.
"Tre giorni..." ripete Azumi, portando l'indice alle labbra.
Aggrotto le sopracciglia mentre lei riflette, arrivando addirittura a contare, non so cosa con le dita. 
"Dovrebbe farcela… Se tutto fila liscio, ce la dovrebbe fare!" esclama poi eccitata, voltandosi verso Taro.
In un primo momento, lui la guarda perplesso poi la sua espressione cambia, diventando stupita.
Tirando leggermente il labbro inferiore all'infuori, li osservo mentre annuiscono tra loro, esaltati da chissà quale ragionamento felice.
Mi schiarisco poi la voce, per ricordare loro la mia presenza ma anche perché credo stiano confabulando qualcosa, che riguarda proprio me.
"Sanae, è ora di comprare quel biglietto per il Brasile!"
Fisso Azumi mentre annuisce, congiungendo le mani al petto.
Le mie palpebre sbattano ripetutamente, nella confusione del momento.
"Biglietto? Ma di cosa parli? Poi… Cioè… Quando?" ho solo la forza di dire, con ben poca lucidità, frastornata dalla piega che sta prendendo la conversazione.
"Ma ora!" risponde Taro con un piglio deciso, guardandomi serio negli occhi.
A bocca aperta e con il respiro corto, tento di rielaborare il tutto, cercando di essere lucida.
"Ma… In così poco tempo..."
"Lo hai già fatto in due giorni, ricordi?" m'incalza il mio amico.
"Ma non so nemmeno se Tsubasa sia libero da impegni con la squadra…" esito ancora, avvertendo un po' di panico.
"Tanto vale provare, no?" suggerisce Azumi.
"Può andare solo meglio di così…"
"No! Può andare peggio! Posso illudermi ancora e non sopporterei un'altra delusione..." ribatto, abbassando lo sguardo, combattuta tra la voglia di Tsubasa e il terrore di provare ancora quel dolore, che sentito in quella camera d'albergo vuota.
La mano di Azumi si poggia sul mio braccio così torno a guardarla, nonostante le lacrime mi annebbino la vista.
"Sanae… Potrei chiederti se sei felice, ma non ce n'è bisogno. La risposta è no…"
"Tira fuori le unghie, come hai fatto in questi anni e non farti trasportare dagli eventi. Riprendi le redini, Sanae!" aggiunge Taro, regalandomi uno dei suoi incredibili sorrisi, capaci di donare forza e coraggio.
Abbasso di nuovo lo sguardo mentre il mio cuore accelera i battiti.
Inspiro a pieni polmoni, prima di chiudere le palpebre e decidere che hanno ragione.
Taro e Azumi hanno ragione da vendere ed io…
Sorrido, quando sento rinascere qualcosa dentro di me.
Un qualcosa rimasto sopito per troppi mesi e che avevo perso di vista, nonostante mi abbia sorretta per anni, nella mia solitudine.
"Grazie!" esclamo, tornando a guardare i miei amici, prima di cercare freneticamente il cellulare nella borsa.
Quando Mendo mi risponde, la sua voce è come al solito forte e squillante.
"Devo venirti a prendere, tesoro? Ma non è un po' presto?" mi chiede perplesso.
"No, ho bisogno di altro. Devi prenotare per me un volo, per Sao Paulo… Anche uno che parte subito, se possibile!" esclamo tutto di un fiato, con la speranza di non sentirlo darmi della pazza.
"Rientro per Osaka, promesso!" aggiungo, preoccupata dal silenzio del mio assistente.
Il mio stomaco si contorce per l'ansia, sotto lo sguardo attento di Taro e Azumi.
"Business class, tesoro?" mi chiede finalmente il mio assistente e i miei occhi si riempiono di lacrime di gioia.
"Grazie, grazie, grazie!!" continuo a ripetere, non trattenendo la felicità mentre i miei due amici, o complici, si danno allegramente il cinque.
"Di niente, piccola! Vado al PC e prenoto il tuo volo. Ti faccio sapere i dettagli appena posso, ok?"
"Mendo, non so cosa farei senza di te... Ti voglio un mondo di bene!" esclamo commossa, senza trattenere due lacrimoni enormi, che scorrono veloci giù, lungo le mie guance.
"Oh, angelo! Smettila di ringraziarmi! Altrimenti potrei mettermi a piangere come una zitella sola e triste! A proposito… Quando Akane saprà di questa tua fuga d'amore, non sarà per niente felice! E questo sì che mi piace!"
 


L'aeroporto di Sao Paulo è davvero familiare per me, nonostante sia stata qui solo in un paio di occasioni.
Ma questa mia sensazione è legata alle emozioni che ho vissuto in questo luogo, dove tutto mi ricorda lui…
Mi guardo intorno un'ultima volta, prima di raccogliere il mio esiguo bagaglio a mano, che poi è l'unica cosa che mi sono portata dietro nella fretta di partire e incamminarmi verso l'uscita, alla ricerca di un taxi.
Quando raggiungo il marciapiede esterno, cerco nervosamente il cellulare nella borsa mentre aspetto una vettura gialla libera, nell'ora di punta.
Non sono ancora riuscita a parlare con Tsubasa, sono partita troppo in fretta…
Ma forse sarebbe più onesto ammettere, che non ho voluto contattarlo di proposito, per bearmi fino all'ultimo, nell'incoscienza di questo viaggio.
Ricevere da lui una risposta negativa e non partire affatto, sarebbe stato per me molto peggio, che correre il rischio di ritrovarmi sola in Brasile, senza poterlo vedere.
Ho desiderato cullarmi nell'illusione di un incontro fino all'ultimo momento, è vero, ma ora non posso più posticipare questa telefonata.
Fisso il telefono stretto tra le dita, con il cuore calato nello stomaco, i brividi lungo la schiena e un'ansia mai provata prima d'ora, ma quando sto per comporre il numero di Tsubasa, un taxi si avvicina e me non resta che rimandare ancora la chiamata, che può radicalmente cambiare il corso del mio viaggio.
Una volta che l'auto ha iniziato la sua corsa, il mio sguardo si perde oltre il finestrino, nelle vie di Sao Paulo, che ho l'illusione di riconoscere.
Quando chiedo all'autista quanto manchi, per raggiungere l'indirizzo che gli ho dato, lui risponde che siamo quasi arrivati e così la mia attenzione torna al cellulare, stretto ancora tra le mie mani.
Sospiro, prima di bagnare le labbra secche con la lingua mentre la paura si fa strada dentro di me.
Quella paura che ha tante versioni, prima fra tutte, l'assenza di Tsubasa da Sao Paolo.
Ho anche il timore che non risponda poi o nel caso più fortunato, che sia impegnato, non riuscendo a liberarsi prima di stasera o alla peggio domani.
Ora che ci penso…
Potrebbe essere addirittura in ritiro!
Scuotendo vigorosamente la testa, cerco di allontanare questi pensieri scoraggianti.
Devo darci un taglio, ora è il momento di chiamare.
Sentire la sua voce dispiaciuta mentre mi comunica di non essere in città, sarà comunque meglio che trovarsi da sola davanti alla porta di casa sua, senza nessuno che venga ad aprire.
Mi rendo conto che l'ansia, mi sta facendo ragionare in maniera piuttosto contorta.
Basta. Ho deciso. Lo chiamo.
Uno squillo.
Ed io ho già sospirato un paio di volte.
Secondo squillo.
Deglutisco, avvertendo le dita ghiacciate contro il mio orecchio.
Terzo squillo.
E il mio cuore batte così forte, che quasi mi fa male e ho paura...
E se non fosse?
Cosa?
"Sanae?"
La voce di Tsubasa!
Panico misto a gioia.
Cerco veloce di riconnettere il cervello, perché non ho tempo da perdere e devo dire cose sensate.
"Dove sei?" domando subito nervosa, senza tanti preamboli.
Voglio disperatamente sapere, se potrò riabbracciarlo tra pochissimo.
"... In Brasile? Sanae, ti senti bene?" mi chiede Tsubasa perplesso, avvertendo qualcosa di strano nel mio tono di voce.
"Sì, lo so… Ma intendevo, dove di preciso?" domando ancora, ignorando la sua titubanza.
"A casa..."
Con il cuore non più nello stomaco ma praticamente in gola, sento che tutta la tensione, le paure, l'angoscia e l'ansia, si sono disciolte come neve al sole, grazie a una semplice parola.
Casa.
E mi sento così felice, dopo così tanto tempo, che quasi non ricordavo più cosa si provasse, nel sentirsi così.
"Sei veramente a casa tua?" chiedo ancora, quasi incredula, sentendo che sto per svenire dalla gioia.
"Ehm... Sì. Sanae, sei sicura di stare bene? Mi stai facendo preoccupare, io..."
"Sto arrivando!" esclamo, senza trattenermi più.
"Aspettami, sarò da te tra qualche minuto!" e presa dall'agitazione, chiudo sbadatamente il cellulare.
Ma non mi preoccupo più di tanto e ci rido su, perché manca davvero poco al nostro incontro.
Per non perdere tempo prezioso, decido addirittura di pagare anticipatamente la corsa e mentre guardo fuori dal finestrino, cerco qualcosa di familiare nella strada che stiamo percorrendo, che mi indichi quanto possa mancare a raggiungere Tsubasa.
Appena svoltato l'angolo, ricevo la mia risposta e ho un tuffo al cuore.
Lui è lì.
A metà strada, che si guarda intorno mentre si affaccia sul marciapiede.
Con una mano si gratta la testa, nell'altra invece stringe ancora il cellulare.
Non si è accorto del mio taxi, c'è ancora troppo traffico in questa zona della città, continuo così ad osservarlo mentre ci avviciniamo progressivamente a lui.
Indossa come al solito dei pantaloni della tuta e una maglietta, ma ai miei occhi, sarebbe bello persino vestito di stracci.
Quando il suo viso si volta un'altra volta nella mia direzione, finalmente i suoi occhi notano il mio taxi, sempre più vicino.
La mano che poggiava sulla sua nuca, scivola ora lenta sul fianco mentre Tsubasa fissa con occhi sbarrati la vettura, che mettendo la freccia, accosta vicino al marciapiede.
Appena penso sia possibile aprire la portiera scendo dall'auto, dando le spalle a Tsubasa e tirandomi dietro la valigia.
Il taxi riparte, prendo un grosso respiro, prima di voltarmi, sorridendo.
Tsubasa mi fissa, sbattendo le palpebre confuso ed io mi sento stranamente imbarazzata, perché il mio cuore non batte più normalmente, come ogni volta che sono troppo vicina a lui.
"Ciao! Lo so, sono una pazza… Ma non ce la facevo più, così..."
Ma non ho il tempo di finire la frase, perché Tsubasa mi abbraccia forte.
E mi bacia, senza darmi modo di concretizzare, che sto piangendo di gioia.
Le sue braccia sono forti, come le ricordavo…
Stringo il suo viso tra le mie mani mentre dimentico anche di respirare, persa in questo bacio, che desideravo da così tanto tempo…
Che desideravo come un assetato brama l'acqua, nel bel mezzo del deserto.



"Certo che vivere in Brasile, ti ha proprio emancipato! Baciare la tua ragazza in mezzo alla strada! Ma fa così anche in Giappone?"
Scuoto la testa vigorosamente mentre Tsubasa borbotta qualcosa, aprendo il frigorifero.
Roberto Hongo mi sorride malizioso, a quanto pare deve aver assistito alla scena del nostro incontro e ora si diverte un mondo a prenderci in giro, come testimonia l'ennesima battuta lanciata al suo pupillo, che arrossisce vistosamente.
Tsubasa gli lancia ancora occhiate minacciose, per far sì che la smetta, ma Roberto non si scompone, continuando imperterrito a punzecchiarlo.
Quello che salta comunque subito agli occhi, nel loro battibeccare bonariamente, è il loro affiatamento, che li unisce quasi fossero padre e figlio.
Ma credo che Tsubasa voglia bene ad Hongo, proprio in questo modo.
Come un secondo padre.
Io invece…
Non sono ancora riuscita a capire bene, che genere di sentimenti riesca a provare nei confronti di Roberto.
Una parte di me gli è sicuramente grata, per l'aiuto dato a Tsubasa nella sua carriera, nella realizzazione dei suoi sogni…
E questa parte è quella, che gli vuole sinceramente bene.
Ma l'altra…
Quella più intima e forse egoista…
Beh, quella credo che lo detesti.
In fondo, chi è stato a fare il lavaggio del cervello a uno Tsubasa bambino, con la storia del Brasile, patria del calcio?
Chi l'ha convinto, che venire qui fosse l'unico modo per diventare un calciatore professionista?
Le lacrime che ho versato e verso tuttora, sono state causate principalmente da questo trasferimento e a volte avrei preferito, che questi due non si fossero mai incontrati.
Ma Tsubasa avrebbe avuto le stesse opportunità, senza Roberto Hongo?
Penso di no e così il cerchio si chiude.
Ed io torno semplicemente al punto di partenza…
Credo comunque che Roberto avverta questo mio dilemma interiore, ma che sia bravo a lasciare che le cose seguano il loro corso, senza forzare l'equilibrio dei nostri rapporti.
"Hai prenotato in albergo, Sanae?" è proprio lui a pormi la domanda, rimanendo di spalle ai fornelli mentre Tsubasa apparecchia la tavola per tre.
"Ehm, no... Diciamo che mi sono preoccupata essenzialmente dell'aereo..." rispondo imbarazzata, Tsubasa nel frattempo riprende a lanciargli occhiate di sbieco.
"Beh, io cenerò fuori senza tornare a dormire, quindi puoi fermarti qui, Sanae!"
Prima di ringraziarlo, osservo ancora il mio ragazzo, che con un sorrisetto soddisfatto, toglie subito il terzo coperto da tavola.
"Lui può dormire in camera mia e tu nella sua, mi sembra perfetto..." aggiunge Roberto, nel momento esatto in cui stavo per aprire bocca, lasciandomi per un attimo senza parole.
"Sì, certo. Ottimo." esclama Tsubasa, rispondendo per me mentre alza gli occhi al cielo, prima di farmi cenno con la mano di lasciar perdere.
Roberto a questo punto si volta e porta in tavola la carne ai ferri, che ha appena finito di cucinare.
La sue espressione è tutta un programma, per quanto è divertito.
"Buon appetito, ragazzi! Io ora vi lascio… Con te ci vediamo direttamente agli allenamenti, Tsubasa. E con te, Sanae?"
"Ci salutiamo qui. Il mio aereo parte in mattinata. Devo essere a Osaka entro venerdì…" rispondo, sorridendo tristemente per il poco tempo a disposizione.
"Peccato! Allora ci rivedremo solo in Giappone, per il mondiale!"
Annuisco, prima di salutarlo con la mano mentre si congeda da noi.
Quando lo sento uscire di casa, fischiettando, Tsubasa mi porge in silenzio la mia cena.
Per qualche secondo, osservo il piatto colmo, priva di appetito.
"Dovevo prenotare in albergo?" chiedo, alzando gli occhi dalla carne fumante.
Tsubasa si volta a guardarmi con aria stupefatta.
"Certo che no!"
Addento il primo boccone e masticando lentamente, rimugino sulla situazione.
"Devo dormire in camera tua mentre tu starai in quella di Roberto?" chiedo ancora, inclinando la testa di lato.
"No!" esclama ancora più convinto, arrossendo appena.
Soddisfatta, inizio a giocare con il cibo, spostandolo con la forchetta.
Tsubasa poggia la sua sul tavolo, prima di tornare a guardarmi.
"Non hai fame?" domanda, osservandomi mentre ammucchio le verdure sul bordo del piatto.
"No..." rispondo, poggiando anch'io le posate sul tovagliolo.
"Vorresti uscire?"
"No..." ripeto alzandomi da tavola, prima di lasciare la stanza.
Tsubasa mi raggiunge mentre poggio la schiena alla porta, di quella che ricordo essere la sua camera.
"Sai, prima quel discorso di Roberto…" mi accarezza un guancia, portando poi una ciocca dei miei capelli dietro l'orecchio.
"Faceva solo il finto tonto, per lasciarci liberi…"
"Liberi?" chiedo, ostentando una finta ingenuità.
Lui sorride divertito mentre le sue braccia cingono i miei fianchi, stringendomi per la vita.
Socchiudo gli occhi, sentendo la sua bocca nell'incavo del mio collo.
Quando mi bacia sulle labbra, rispondo al bacio, allacciandomi al suo collo.
La porta dietro di me si apre, indietreggio senza smettere di sentire il suo sapore e passo dopo passo, entro nella sua stanza buia.
E tutto scompare dalla mia mente...
Perché l'unica cosa importante, è vivere il momento.
Vivere le sue mani che mi spogliano mentre la mia bocca continua a cercarlo, insaziabilmente.
Nella penombra distinguo solo ed unicamente Tsubasa.
Quando cadiamo sul suo letto, mi stringo ancora un po' più forte a lui.
E questo bacio sembra non debba mai finire.
Mi sento bene, mi sento felice.
Ed è tutto ciò che conta.
E mentre le sue mani scivolano lente su di me e il suo profumo mi fa quasi perdere i sensi, vorrei dirgli quanto lo amo e quanto mi sia mancato.
Vorrei farlo, ma non mi escono le parole…
Così lascio che siano i gesti a parlare per me, che sia il mio corpo a dare voce al mio cuore.
 


Da quanto tempo sono qui?
L'orologio sul comodino lampeggia, indicando le 4.13 AM.
Stringo le ginocchia un po' più a me mentre poggio la testa al vetro freddo della finestra, lasciando che i miei occhi abbandonino per un attimo l'oggetto della loro venerazione, per guardare fuori.
La città dorme e forse dovrei farlo anch’io, ma purtroppo non ci riesco.
Tra qualche ora sarò in aereo, non mi mancherà a quel punto il tempo di riposare.
Deglutisco nervosa, cercando di non cedere a questa familiare sensazione di amarezza, che sta tornando a farsi strada dentro di me.
L'assenza è già insopportabile, così torno a guardare verso il letto.
La luce bianca della luna illumina la mia ragione di vita.
Lui dorme e non riesco più a staccare gli occhi dalla sua figura.
E rimango ferma qui, in disparte, con la paura irrazionale, che anche un solo mio piccolo movimento, possa farlo svanire, come se appartenesse all'immagine di un sogno.
Una lacrima scorre lungo la mia guancia, la fermo con il dorso della mano prima che possa abbandonare il mio viso.
E quando mi chiedo se ce la farò ad andare avanti così, un'altra goccia salata precipita dai miei occhi, come fosse pioggia.
Perché è chiaro…
Dovrò sopportare altri mesi, altri anni senza la presenza costante di Tsubasa accanto a me.
E questo mi spezza il cuore, nonostante lui sia ad un passo.
Stringo le dita sugli occhi, per cercare di calmarmi e fermare il pianto.
Respiro a pieni polmoni, per allontanare gli spettri che avvelenano la mia vita, perseguitandomi ogni giorno, senza via d'uscita.
"Ce la faremo, vero?" chiedo piano, sentendo l'ennesima lacrima, scendere lungo la gota.
Trattengo il fiato quando Tsubasa si muove nel letto, come se avesse percepito il rumore flebile della mia voce.
D'istinto, mi copro la bocca con una mano, seguendo in silenzio i suoi movimenti mentre poggia un gomito sul cuscino, per tirarsi leggermente su con la schiena, come a voler cambiare posizione.
Quando i suoi occhi assonnati si posano su di me, mi scrutano seri.
"Sanae, che stai facendo lì?" mi chiede sbattendo le palpebre e passandosi il palmo della mano sul viso.
Abbozzo un sorriso e un'alzatina di spalle come risposta, perché so che se tentassi di parlare, la mia voce potrebbe tremare ora.
"Scema, fa freddo e sei mezza nuda... Ti prenderai un malanno..." e poggiando il peso del corpo su un fianco, mi porge la mano, invitandomi a raggiungerlo.
Lentamente, allungo le gambe prima di alzarmi in piedi e in un paio di passi sono accanto al letto.
La mia mano fredda stringe la sua, caldissima.
Mi sorprende poi, quando sento le sue braccia circondare le mie gambe e la sua testa poggiarsi al mio grembo.
"Sei ghiacciata... Che stavi facendo, ferma lì alla finestra?"
"Ti guardavo..." ammetto, accarezzandogli i capelli mentre avverto un nodo in gola.
Tsubasa sorride, scuotendo la testa prima di far schioccare un bacio sonoro, all'altezza del mio ombelico.
"Sei bello quando dormi..." aggiungo, prendendo il suo viso tra le mani, per poterlo guardare negli occhi.
Sto per piangere quando scosto i capelli in disordine dalla sua fronte, ma resisto, cercando di memorizzare nella mia testa, questo suo modo incredibile di guardarmi...
Ringrazio il Cielo per il suo amore, quando mi abbasso per baciare le sue labbra.
E prego, affinché mi venga concessa la forza necessaria, per tirare ancora avanti, lontana da lui.
Mi abbandono di nuovo, quando mi trascina ancora nel suo letto.
Perché ho bisogno di tutto questo…
Ne ho bisogno ma posso solo rassegnarmi alla consapevolezza, di poter vivere solo di momenti e che questi dovranno bastarmi anche in futuro…
 
 
 
 
 
Chiedo scusa per il mio spaventoso ritardo, è stato un periodo particolare per la mia vita.
Ho riflettuto, pensato e sono stata combattuta, ma alla fine ho usato il coraggio e ho preso una decisione importante per la mia vita.
Non avevo tempo per altro che per questi pensieri, quindi non c'era spazio per la mia storia.
Ringrazio anticipatamente chi leggerà questo capitolo e chi ha continuato ad aprire B. anche in questi mesi di assenza.
Non arrendetevi mai, qualunque cosa accada.
La forza di cambiare è dentro ognuno di noi, basta ricordarsi di usarla.
Il potere vero è nelle nostre mani...
Alla prossima, un bacio con affetto
OnlyHope

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Capitolo 29
*** Responsabile ***


BUTTERFLY

Capitolo 29

Responsabile
 
 
 

"Irresponsabile! Ecco cosa sei stata, un'irresponsabile!"
Il professor Tadai urla con voce alterata, battendo le mani sull'asse del tavolo, così forte che i fogli sparsi sul legno scuro svolazzano a destra e manca, spostati dalla sua irruenza.
Akene Minase tiene lo sguardo basso sull'agenda, mantenendo un atteggiamento serio e professionale.
Mendo invece fissa l'ira del mio manager con occhi sbarrati, le narici dilatate e le gote rosse.
"Poteva accadere di tutto! Se ci fossero stati dei problemi con il volo? E se non fossi tornata in tempo?"
Sostengo lo sguardo del professore, senza abbassarlo mai, perché sono pienamente consapevole di meritarmi questa sfuriata.
"Hai degli impegni, Sanae! Questo è il tuo lavoro e non c'è spazio per i colpi di testa!"
Colpi di testa...
Non si può chiamare in un altro modo, la pazzia che mi ha portata ad attraversare il Pacifico, tornando in Giappone in meno di trentasei ore.
Ma si può definirla anche egoismo, dato che nel mio folle gesto, ho pensato solo a me stessa, solo a Sanae.
Ma il professor Tadai ha ragione, ho commesso un errore.
Sono partita senza pensare al mio lavoro, sottovalutando gli imprevisti e mettendo in difficoltà le persone che lavorano come me.
Akane e Mendo si stanno beccando dei rimproveri, che dovrebbero essere destinati solo alla sottoscritta.
Ma nonostante tutta questa razionalità non riesco a pentirmi per quello che ho fatto.
"Mi dispiace, ha perfettamente ragione..." mi scuso, perché non posso fare altro per calmare gli animi.
"Non succederà più!" esclamo poi, cercando d'ignorare una vocina dentro di me, che si ribella, sussurrandomi che non sono in grado di mantenere la promessa, soprattutto perché non voglio farlo.
Tadai mi fissa serio, valutando le mie parole poi i suoi occhi si abbassano e sospirando, lo vedo abbandonarsi sulla poltrona di pelle nera alle sue spalle.
Lo scruto con un vago senso di colpa mentre si toglie gli occhiali e stringe il pollice e l'indice della mano destra sulle palpebre, strizzandole appena.
"Spero che tu abbia capito la gravità del tuo gesto, Sanae. Per fortuna sei riuscita a tornare senza inconvenienti, ma poteva non finire così. Hai dei doveri ora, ricordatelo sempre!"
Annuisco deglutendo mentre nella mia mente, la vocina continua a ripetermi, che non c'è dovere che conti più del mio amore.
Con razionalità mi trattengo dal ripetere ad alta voce i miei pensieri, perché non posso giustificare in questo modo le mie azioni.
"Me ne ricorderò. Mi scusi ancora per il disturbo arrecato..." esclamo, chinando il capo mentre Mendo stringe forte la mia mano sinistra, poggiata sulla gamba.
"So che lo farai..." mi risponde il professore, facendomi rialzare gli occhi.
Quando incrocio il suo sguardo, lui abbozza un di sorriso, che dura però giusto il tempo di essere colto.
L'espressione del mio manager infatti, torna seria e professionale, in meno di un secondo.
Rimango in silenzio quando lui si alza e lascia la stanza, senza aggiungere altro.
Appena lo vedo sparire in corridoio, non trattengo un sospiro, che incurva le mie spalle, già appesantite dallo stress di questi ultimi giorni.
Mendo si avvicina di più a me, prendendo le mie mani tra le sue.
"Non ti abbattere, mia dolcissima creatura… Il signor Tadai è proprio un freddo e oscuro uomo di mezz’età… Altamente materialista!" esclama, scrutandomi con un'aria corrugata e seria mentre scuoto leggermente la testa.
"Non dire così, il professore ha ragione e lo sai benissimo anche tu..." ed emetto una altro sospiro, prima di sorridere al mio assistente, per rasserenarlo.
"Il signor Tadai ha ragione. Quando si lavora c'è solo il dovere, senza spazio per le bravate!"
Akane pronuncia queste ultime parole, abbassando appena gli occhiali dalla montatura nera sul naso.
Non mi stupisce il suo pensiero sull'argomento, perché sapevo benissimo che la prima persona, che non avrebbe approvato la mia fuga in Brasile, sarebbe stata proprio lei.
Avvilita, porto di nuovo lo sguardo su Mendo, che osserva la mia addetta stampa con aria alterata.
"So benissimo che il lavoro comporta delle responsabilità, ma santo cielo! Non dimentichiamoci che Sanae ha solo diciotto anni!"
Ecco, ora iniziano a insultarsi a vicenda…
Mi rassegno ad ascoltare la risposta di Akane, che innescherà di sicuro un'accesa discussione.
Ma con sorpresa non sento uscire dalla sua bocca, nessun altro rimprovero mentre  poggia delicatamente una mano sulla mia spalla.
"Sappiamo che sei sotto pressione, Sanae. Cerca di essere forte lo stesso, ok?"
Stupita, mi volto a guardarla.
Akane mi fissa con un'espressione rassicurante, regalandomi anche un piccolo sorriso.
Sono senza parole.
La seguo con lo sguardo mentre si alza e raccoglie le sue cose.
Prima di lasciare la stanza però, si volta ancora verso di me e tornando professionale come sempre, mi ricorda che abbiamo un appuntamento per le cinque di questo pomeriggio.
Colma di gratitudine per questa sua silenziosa solidarietà, che proprio non mi aspettavo, annuisco sorridendole, ancora stupita dalla sua inaspettata comprensione..
Ma non sono la sola ad essere stupita per l'accaduto.
Mendo fissa la porta con gli occhi fuori dalle orbite.
Le sue palpebre sbattono ripetutamente mentre non accenna minimamente a chiudere la mascella spalancata.
"Sbaglio o è stato come se mi avesse dato ragione?" mi chiede, indicando l'uscita con il dito indice.
"Sembrerebbe di sì..."
"Potrei non riprendermi più!" esclama, portandosi una mano sul petto e corrugando le sopracciglia.
"Che abbia bisogno di un esorcista?"
Non trattengo una risata e scuotendo la testa, poggio una mano sulla spalla di Mendo.
"Mi dispiace aver creato dei problemi a te e Akane..." sussurro, tornando a essere seria, vittima del mio senso di colpa.
Mendo mi sorride dolcemente, esortandomi poi a non pensare più all'accaduto.
Sto per ribattere che è difficile tornare ad essere serena, quando il mio assistente cambia rapidamente discorso, probabilmente per togliermi dall'imbarazzo.
"Hai presente i mondiali della prossima estate?" mi chiede all'improvviso, lasciandomi di stucco.
Annuisco, inclinando la testa con aria interrogativa.
"Bene... Si mormora che la federazione calcio darà una grande festa di benvenuto in quella occasione, a cui parteciperanno tutte le squadre del torneo…"
"Un'idea carina..." sentenzio, indugiando nella perplessità.
"Un'idea incantevole! Tanta gioventù proveniente da diversi Paesi, riunita in una splendida location... Spero. E importanti invitati, degnamente vestiti... Mi auguro. Con..."
"Ho capito, Mendo! Ma io cosa c'entro?!" lo interrompo, posando una mano sulla sua bocca e alzando gli occhi al cielo.
Il mio assistente prende delicatamente le mie dita, prima di sentenziare che il discorso mi riguarda, eccome.
"Ma in che modo?" insito, un po' spazientita.
"Perché si mormora anche un'altra cosa. A questo evento dovrebbero partecipare anche personaggi del mondo dello spettacolo..." sussurra, guardandosi intorno con aria guardinga.
"Tra cui giovani cantanti famosi, che diano lustro al nostro Paese, anche nelle più nobili arti!" e detto questo, le sue braccia si allungano mentre le mani si distendono, come per indicarmi.
"Vuoi dire che io rientrerei tra questi talentuosi orgogli nazionali?" chiedo, avvicinandomi leggermente, senza riuscire a trattenere un sorriso entusiasta.
Mendo stringe le mani al petto e annuisce solennemente.
"Non è ancora ufficiale ma quel uomo cupo del tuo manager, ci sta lavorando..."



"Stavolta l'hai fatta grossa, Sanae!"
Yukari ride allegra, tenendo una mano sulla pancia e l'altra davanti alla bocca.
"Non ridere! Ho agito senza pensarci troppo e quando sono tornata a Tokyo, mi sono beccata una paternale infinita da Tadai!"
"Si è arrabbiato tanto, vero?"
Annuisco, provando un pizzico di vergogna, perché a volte anch'io ho bisogno di essere ripresa come una bambina piccola.
"Ma almeno n'è valsa la pena?" mi chiede ancora, con un piglio malizioso.
Stringo le gambe al petto e le circondo con le braccia mentre ripercorro nei ricordi i momenti preziosissimi, vissuti in Brasile.
"Volevo tanto vederlo..." sussurro, poggiando il mento sulle ginocchia.
La tristezza mi avvolge come un manto, così Yukari si stringe al mio braccio, per darmi sostegno.
"Ho pensato molte cose durante questo viaggio…" esclamo mentre torno a guardarla negli occhi.
"Sarei capace di mollare tutto per trasferirmi in Brasile!"
Lo confesso con un filo di voce, sentendo le lacrime salire agli occhi.
La mia migliore amica mi guarda, sgranando le palpebre poi la sua espressione si fa triste e il suo sguardo si sposta di lato.
"E questa è una vera pazzia... Altro che prendere un aereo!" aggiungo con rassegnazione, aiutando così Yukari ad esternare quelli che sono i suoi pensieri, che io conosco già benissimo, perché corrispondono ai miei.
La mia migliore amica infatti sospira, portando una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
"Sanae, devi stare più tranquilla. Non cercare soluzioni estreme e..." esita un attimo, prima di finire la frase.
"... Impossibili."
Nel pronunciare l'ultima parola, la vedo arrossisce, perché non deve essere facile dirmi certe cose, senza provare un po' d'imbarazzo.
Le sorrido, guardandola negli occhi, liberandola così da ogni remora nel dirmi quello che pensa e che purtroppo, temo di pensare anch'io.
"Hai solo diciotto anni e per quanto siano forti i vostri sentimenti... Non voglio sminuirli, eh! Non fraintendermi, Sanae!"
"Ma non si può chiedere a un ragazzo così giovane, di fare un passo così grande. Lo so, Yukari. Stai tranquilla..." esclamo, con il cuore oppresso dalla costatazione della dura realtà delle cose.
"Ma non puoi chiederlo nemmeno a te stessa!" aggiunge la mia migliore amica mentre un sorriso malinconico si dipinge sul suo volto.
"So anche questo..." rispondo, nascondendo il viso tra le braccia, cercando di trattenere ancora le lacrime.
Ogni sillaba uscita dalla bocca di Yukari, è una sacrosanta verità.
Perché è tutto quello che mi ripeto ogni giorno, cercando di agire di conseguenza, più o meno bene.
Io so di amare Tsubasa e nonostante la distanza che ci separa e tutte le difficoltà, riesco a sentire il suo amore incondizionato per me.
Ma non posso dimenticarmi del resto.
"È solo un pensiero, Yukari. L'unica soluzione che mi viene in mente, se penso a come risolvere la situazione..." esclamo con rassegnazione mentre la mia amica strige forte le mie mani tra le sue.
"Ho riflettuto molto, sai? E alla fine ho capito che devo rinunciare ad aspirare a una vita normale. Devo solo imparare davvero, a vivere senza di lui…" e una lacrima scivola lenta sulla mia guancia.
Yukari mi fissa, sgranando gli occhi.
La sua espressione è allarmata adesso.
"Sanae..." accenna con un filo di voce mentre con le dita cancello i segni del pianto dal mio viso.
"Che significa? Vuoi... Lasciarlo?" mi chiede, avvicinandosi di più a me.
Non riesco a trattenere un singhiozzo prima di scuotere la testa vigorosamente.
L'idea di separarmi da lui è intollerabile per me e mi fa venire quasi la nausea.
"Non ne sarei mai capace!" esclamo mentre Yukari cerca di calmarmi, abbracciando le mie spalle scosse dal pianto.
Prendo un lungo respiro prima di tornare a parlare, sorridendo debolmente per accettare la mia decisione.
Una decisione particolare, per quella che sono stata fino ad ora.
Insolita per la Sanae di questi anni.
"Devo cercare di pensare il meno possibile a lui…" esclamo senza giri di parole mentre Yukari mi ascolta seria.
"Devo tenerlo nel mio cuore, senza chiedermi più niente. E imparare a prendere solo il meglio da questa situazione, accontentandomi dei momenti, senza desiderare nient'altro…"
Mi asciugo gli occhi con le dita, perché devo assolutamente calmarmi.
"Pensi di riuscirci?" mi chiede con franchezza la mia migliore amica.
"Non ho scelta!" rispondo ferma, tornando a guardarla negli occhi.
"E come farai?"
Prendo un'altra boccata d'aria, dilatando bene i polmoni.
Cercando dentro di me un briciolo di serenità, come punto di partenza del mio cambiamento.
"Con la musica..." e un tiepido sorriso distende le mie labbra, perché impegnarmi nel mio lavoro, sarà la panacea di tutti i miei mali.
 
 
 
"Dici davvero?!" esclamo presa dall'entusiasmo, alzando il tono della voce in maniera decisamente percettibile.
"Shiii! Parla piano!"
Mendo si porta un dito davanti alla bocca poi incassando la testa nelle spalle, strizza gli occhi, facendomi segno di abbassare il volume.
"È una soffiata, tesoro mio! Ma se urli in questo modo, diventa di dominio pubblico!"
Annuisco per scusarmi, nonostante l'eccitazione provocata dalla buona novella ricevuta.
"Il signor Tadai vuole dirtelo di persona, a giochi ufficialmente conclusi. Ma dato che è già tutto deciso, io non ce l'ho fatta a resistere e sono corso a spifferarti tutto!" e mi mostra la sua bellissima dentatura bianca mentre le sue mani stringono forte le mie.
Entusiasta, scoppio a ridere allegra, dondolando le nostre braccia e cominciando a saltare sul posto.
Era da tanto che non mi sentivo così… Euforica!
Ma come potrei non esserlo?!
Canterò alla festa della federazione, all'inaugurazione del mondiale e mi vedranno in tutto il mondo!
E non sto più nella pelle, nonostante manchino ancora mesi all'evento, non vedo l'ora di esibirmi.
Se penso poi, che ci sarà anche Tsubasa in quell'occasione...
Non trattengo uno slancio e abbraccio forte Mendo, cingendo il suo collo, presa dall'emozione.
"Grazie di avermelo detto, senza aspettare! Avevo davvero bisogno di una notizia del genere!" esclamo da sopra la sua spalla, non trattenendo una lacrimuccia fatta di felicità.
"Di niente, mia adoratissima creatura!" risponde commosso mentre sciolgo l'abbraccio, tornando a guardarlo negli occhi.
"Sono felice, tesoro. Te lo meriti!" aggiunge ancora più emozionato di me, prima di sospirare, posando una mano sul petto.
"Riuscirai però a fare finta di niente? Con Tadai, intendo…" mi chiede, arricciando leggermente le sopracciglia curate.
Poggiando le mani sui fianchi, alzo il mento con aria di sfida.
"Dubiti delle mie innate doti recitative, Mendo?" e con una mano scosto i capelli dalla spalla, in un gesto teatrale e ostentato.
Il mio assistente mi fissa in silenzio, prima che scoppiamo entrambi a ridere di gusto.
Quando però la nostra immagine, riflessa in un quadro appeso al muro, entra nel suo campo visivo, Mendo si gira per specchiarsi nel vetro lucido.
Lo osservo cercare di ricomporsi in maniera agitata, strappandomi così un altro sorriso divertito.
"Ci sarebbe anche un'altra cosa, Sanae..." sussurra, sistemando il nodo della cravatta e successivamente il colletto della camicia firmata.
Aggrotto le sopracciglia, perché la sua espressione mi sembra un po' incerta, quasi fosse in imbarazzo.
"Cosa?" domando curiosa, sbattendo le palpebre e inclinando leggermente la testa.
Il mio assistente continua a torturare il povero nodo al suo collo, anche se a me sembra più che perfetto, buttando di tanto in tanto delle occhiate nella mia direzione, cercando di comunque di fare il vago.
Perplessa aspetto una risposta, che tarda fin troppo ad arrivare.
"Dovrai cantare con un'altra persona..." borbotta, guardandomi per una frazione di secondo, prima di tornare alla sua immagine riflessa.
"Ma è fantastico! E di chi si tratta?" chiedo, entusiasta all'idea di poter collaborare con qualcuno.
Mendo arrossisce mentre sistema i polsini della camicia, finché non si si volta a guardarmi.
Mi osserva titubante, prima di sospirare, come se fosse indeciso sul da farsi.
"Allora?" insisto, arcuando leggermente le sopracciglia.
"Non lo so!" mi liquida così, voltandosi per prendere il cappotto, poggiato sullo schienale di una poltrona.
Ma che diavolo di risposta è?!
"Non ci provare, Mendo!" lo incalzo, dandogli una piccola pacca sulla spalla.
"Dai, dimmelo!"
Il mio assistente arrossisce ancora di più.
"Oh my God! Devo assolutamente scappare, altrimenti daranno via i miei preziosissimi biglietti per il balletto, al teatro dell'opera!" esclama, dandosi un piccolo colpetto con la mano sulla fronte, prima d'infilare gli occhiali da sole e iniziare a pronunciare frasi sconnesse, sull'importanza dei posti nei palchi centrali piuttosto che quelli in platea.
Frettolosamente, si china poi su di me per darmi un bacio e in un men che non si dica, è già fuori dalla stanza.
Tutto questo senza che io riesca a intromettermi, per chiedere ulteriori informazioni e a me non resta che fissare la porta dal quale è scomparso, completamente inebetita.
Come ho fatto a farmi fregare in questo modo?!
Sbuffando, delusa per la mia curiosità insoddisfatta, mi volto a cercare la mia giacca, perché ora devo trovare assolutamente il signor Tadai.
E senza destare sospetti, convincerlo a raccontarmi tutto, compresa questa misteriosa faccenda del duetto.
Risoluta a non perdere tempo, esco così dall'ufficio, dirigendomi a grandi falcate verso l'ascensore.
Quando lo raggiungo, pigio ripetutamente il pulsante per chiamarlo al piano e nell'attesa rifletto ancora sulla grandissima opportunità, che mi è stata concessa.
E sentendomi davvero fiera di me stessa, non trattengo un sorriso compiaciuto mentre noto con la coda dell'occhio, una persona che si sta avvicinando, fino a fermarsi al mio fianco.
"Ciao!"
Mi volto per ricambiare il saluto ma il sorriso mi muore sulle labbra.
Il viso tranquillo e calmo di Seii, che fissa le porte di metallo avanti a sé, mina inevitabilmente il mio stato di grazia.
Cercando di riprendere controllo su me stessa, rispondo al saluto con voce ferma, tornando a guardare dritto davanti a me.
Non sono stupita di vedere Seii qui, anzi.
Mi ero preparata all'eventualità d'incontrarlo, dato che siamo sotto contratto entrambi per la stessa etichetta.
Sarebbe stato molto più anormale credere, o nel mio caso sperare, di non avere più nulla a che fare con lui.
Incontrarlo è quindi un qualcosa che non è in mio potere evitare e non mi resta che dargli il giusto peso, evitando scenate mentre aspetto l'ascensore che, come da copione, non accenna ad arrivare.
Ma tanto sarà lui a parlare, rivangando magari anche vecchi discorsi fastidiosi.
"Nakazawa...
Ecco, come volevasi dimostrare...
Alzo impercettibilmente gli occhi al cielo, supplicandomi di non perdere le staffe, qualsiasi cosa dica.
"Hai visto le classifiche di questa settimana?"
Sorpresa per una domanda, che assolutamente non rientra tra quelle che mi aspettavo, mi gratto confusa una tempia, prima di rispondere.
"Ehm... No. Se ne occupa il mio assistente, di solito…"
"Io non faccio altro che controllare di persona, invece!"
Rimango in silenzio prima di voltarmi a guardarlo, perplessa.
Ciò che mi ha stupita, non sono di certo le sue abitudini sul controllo della vendite ma piuttosto il tono sereno, che ha usato per rivolgersi a me.
Come se niente fosse.
Come se fossimo due semplici colleghi.
"Sarà la fissazione del novellino!" esclama poi con un po' d'imbarazzo, voltandosi nella mia direzione.
Quando mi sorride, mi stupisco ancora per il suo atteggiamento distaccato, come se non avessimo mai avuto un trascorso burrascoso, difficile da ignorare.
E per un attimo mi sembra di essere tornata indietro nel tempo, al club di musica.
Ai mesi in cui ho conosciuto un ragazzo spontaneo e gentile, capace di suonare divinamente il pianoforte.
Quando Seii distoglie lo sguardo sereno da me, mi rendo conto che l'ho fissato tutto il tempo, presa dallo stupore.
Confusa e imbarazzata, torno a guardare le porte dell'ascensore, che non si decide a bloccarsi a questo piano.
Non riesco però a non buttare ogni tanto lo sguardo su di lui, scrutandolo con la coda dell'occhio.
Perché Seii è tranquillo, stranamente tranquillo, dati gli ultimi trascorsi tra noi e non mi sembra intenzionato ad accennare, a nulla che riguardi il passato.
Non che questo mi rattristi ma di sicuro mi spiazza, completamente.
E il mutismo mi pare l'unica possibile soluzione, a questa bizzarra situazione.
"Canterò al concerto per i mondiali..." esordisce tutt'un tratto, riportando matematicamente il mio sguardo su di lui.
"La prossima estate è ancora lontana, ma voglio prepararmi alla grande per quella sera. È la mia prima grande occasione di visibilità!" aggiunge con un'espressione sicura, che lo fa sembrare davvero determinato.
Rimango in silenzio, sentendomi stranamene ancora più nervosa mentre il suono di un campanello annuncia l'arrivo dell'ascensore al nostro piano.
Le porte si aprono lentamente e Seii le attraversa, oltrepassandomi.
"Anche io canterò quella sera!" esclamo involontariamente, fissando le sue spalle, finché non si volta.
Prima di tendere il braccio verso la tastiera numerata, Seii mi sorride ancora.
Ma con affetto direi, e dolcezza.
Nulla a che vedere con la malizia, l'ostinazione e la sofferenza dei mesi passati.
"Lo so..." risponde, prima di premere il tasto del piano desiderato.
Quando le porte metalliche si richiudono, rimango ferma, immobile a fissarle mentre la luce rossa che indica i piani, lampeggia ritmica, compiendo il suo conto alla rovescia.
"Mistero svelato, Sanae..." sussurro e la mia voce è talmente esile, che stento quasi a riconoscerla.
 



 
Devo solo dire una cosa, alla fine di questo capitolo: GRAZIE.
Mi avete riaccolta dopo tanto tempo, con un affetto incredibile ed io posso solo ringraziarvi dal profondo del cuore per questo.
Mi auguro che il capitolo vi piaccia lo stesso, anche se è un po' strano forse... Ma mi serviva così...^^'
Un abbraccio, a presto!
OnlyHope^^

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Capitolo 30
*** Chiave di violino ***


BUTTERFLY

CAPITOLO 30

Chiave di violino
 
 
 

Chiudo gli occhi ma al posto del buio mi avvolge un colore dorato, donato dai raggi di sole, oltre le mie palpebre.
Il vento caldo mi scompiglia i capelli, accarezzandomi delicatamente mentre sento mia madre borbottare, domandandosi cosa ci faccia sdraiata sull'erba in giardino.
Un sorriso divertito distende le mie labbra, quando provo a ignorare i suoi rimproveri seppur bonari, che rompono la quiete, nella pacifica tranquillità di casa mia.
Ma dopo mesi passati nel caos infernale di Tokyo, nemmeno il timore di uno sciame di cavallette, potrebbe allontanarmi da questo piccolo angolo di paradiso.
Ho lavorato così tanto negli ultimi tempi, da sentirmi veramente stanca e bisognosa di calma e riposo, come solo la mia casa sa darmi.
Sono stata così presa dai miei impegni, da non rendermi conto neanche del tempo che passava, immersa com'ero nella musica.
Ed è stato un po' come tornare indietro negli anni, anche se in maniera diversa.
La prima volta ho cercato rifugio nella musica, perché mi sentivo persa e indifesa mentre ora lascio che sia lei a guidarmi con passione, senza permettermi di vacillare, nonostante la consapevolezza della mia solitudine.
E grazie a questi mesi d'impegno, sono riuscita a costruire qualcosa di grande dal nulla.
Un qualcosa di unico e prezioso ma soprattutto, soltanto mio.
La musica mi ha dato poi la possibilità di vedere posti nuovi e incontrare persone, che non avrei mai nemmeno immaginato di avvicinare.
Quando i miei sforzi sono stati premiati con addirittura dei riconoscimenti, mi sono sentita davvero fiera di me stessa.
Se dovessi trarre un bilancio di quest'ultima stagione, direi che mi ha resa più forte, più consapevole ma soprattuto più matura.
Anche se il caso ha provato comunque a mettermi in difficoltà, complicandomi la vita con degli imprevisti difficili d'affrontare, soprattutto emotivamente.
Mesi fa credevo che lavorare con Seii, fosse la più grande sciagura che potesse capitarmi, perché non mi andava di affrontare settimane a stretto contatto con lui, tra riunioni, prove e promozione.
Ora invece posso affermare, che questo imprevisto non è stato così drammatico, come me l'ero immaginato all'inizio.
Contrariamente ad ogni mia più nefasta previsione, non ho dovuto infatti affrontare nessun tipo di discorso inerente al passato.
Takeshi Seii non ha mai menzionato nulla inerente ai suoi sentimenti per me e fin dal primo incontro di lavoro, è stato sempre professionale, gentile e calmo.
E questo suo atteggiamento maturo mi ha in primo luogo stupita poi rasserenata, perché ho potuto affrontare i miei impegni con lui, con una serenità inaspettata.
Seii ed io riusciamo ad avere delle conversazioni normali adesso, senza che io provi nessun tipo di rancore nei suoi confronti.
Ovviamente non ho dimenticato nula di quello che è successo in passato.
Le sue parole allusive e quel bacio rubato con la forza sono indelebili nella mia memoria, ma in fin dei conti di tempo n'è trascorso abbastanza e non si può portare rancore in eterno.
Si può essere civili e lavorare professionalmente insieme, ma senza dover andare necessariamente oltre.
Noi non siamo amici né lo saremo più ma possiamo essere colleghi che si rispettano, ottenendo anche ottimi risultati, collaborando.
E questo mi stupisce, perché non credevo possibile arrivare a tanto...
Posso solo essere soddisfatta di me stessa, sia a livello professionale che emotivo, perché ho lottato molto per ottenere un equilibrio, nella battaglia con le mie sofferenze.
Battaglia che non potevo vincere, l'ho sempre saputo, perché non posso allontanare certe emozioni dal mio cuore, significherebbe allontanare anche Tsubasa.
Cosa che è impossibile, anche perché il mio amore è sempre presente e non fa che crescere, in maniera direttamente proporzionale al dispiacere per la lontananza e al dolore per la mancanza di soluzioni.
Solo che ora so gestire meglio le mie emozioni, non permettendo loro di prendere il sopravvento e quando non riesco ad arginarle, allora cerco di trarne vantaggio, scrivendo musica.
Sospiro, quando un'altra folata di vento mi solletica il viso, costringendomi a porre un braccio sopra agli occhi.
Mi concentro poi sulle cicale, che stridendo le ali, emettono il loro suono, monotono e ripetitivo, perché oggi posso fermarmi.
Perché oggi è un giorno speciale.
Un giorno dove il tempo scorre anomalo e si può cambiare paesaggio, pur rimanendo fermi, nello stesso posto.
E tutto appare diverso, migliore perché il cuore batte di nuovo veloce, vivo, anche se sarà solo per un breve periodo.
L'illusione sta tornando ancora una volta, con il suo miraggio di una vita normale.
Sorrido quando il cellullare, nascosto tra i fili d’erba, comincia a squillare.
Stendendo un braccio, mi volto di fianco per raggiungerlo, con il caldo nel corpo e non a causa solo del sole.
Assaporo ancora il momento e cogliendo una margherita, la giro poi tra le dita.
"Bentornato..." rispondo con un sussurro al telefono, sorridendo ancora, felice.


 
"Facciamo una prova!"
"Non funzionerà mai..."
"Vediamo, vediamo…" borbotto, abbassandomi in ginocchio per frugare nella cesta tra pupazzi, mattoncini colorati, pennarelli e robottini mutilati.
La mia scelta ricade con gioia sull’ultimo eroe, che fa tanto impazzire i bambini, appena sfornato dai cartoni animati.
Mi volto così a guardare con aria soddisfatta verso la veranda, dove Tsubasa mi fissa con aria divertita, seduto sui gradini della portafinestra.
"Io dico che lui può farcela!" esclamo e allungando il braccio nella sua direzione, gli mostro il mio candidato per la prova, facendo un segno di vittoria con la mano libera.
Tsubasa mi osserva per qualche secondo, senza trattenere un sorrisetto sornione, prima di scuotere la testa e sentenziare che il mio tentativo non andrà mai a buon  fine.
"Questo è da vedere!" insisto testarda, come se fosse una questione di vita o di morte mentre dei passettini provenienti dalla cucina, attirano tutta la nostra attenzione.
Sorrido quando la vetrata socchiusa si spalanca con poca grazia, spinta da una mano paffutella e Daichi salta letteralmente i gradini, precipitandosi in giardino, con un pallone da calcio stretto possessivamente al petto.
Quando si accorge del fratello maggiore, corre subito verso di lui e gli chiede di giocare insieme, fissandolo con gli occhioni supplichevoli.
Tsubasa gli sorride, prima di alzare il viso su di me e invitarmi con un cenno del mento, a farmi avanti con la tentazione.
Tutto senza contenere un sorrisetto beffardo, ovviamente.
Senza indugio, nascondo il pupazzetto dietro la schiena e mi avvicino al piccolo, che continua ad aggrapparsi alla t-shirt del fratello, per convincerlo a fare qualche tiro con lui.
"Daichi!" esclamo, sfoderando uno dei miei sorrisi migliori, prima di sedermi accanto a lui.
Il bimbo si volta nella mia direzione senza però mollare la presa né dal pallone né dalla manica stropicciata, che sta ancora strattonando con insistenza.
Quando incrocia il mio sguardo, sorride allegro, mostrandomi le belle fossette, che lo rendono davvero un bimbo adorabile.
"Me lo dai un bacino?" e spostando il viso di lato, indico con l’indice la guancia sinistra.
"Ruffiana..." borbotta Tsubasa mentre il suo fratellino si stacca da lui, per schioccare un bacio sonoro contro la mia pelle.
"Vuoi giocare con me?" chiedo, inclinando la testa e avvicinandomi un po' più al piccolo di casa Ozora.
Daichi annuisce sorridendo, prima di porgermi la palla di cuoio.
"Vuoi giocare a pallone?" domando ancora, pregustando già la mia vittoria.
Il bimbo annuisce entusiasta, iniziando a saltellare sul posto mentre Tsubasa continua a osservarci divertito, poggiando il mento su una mano.
"E se invece giocassimo con... Questo?" e piena di entusiasmo, porgo a Daichi il famoso animaletto dei cartoni animati.
Il bambino lo scruta per qualche secondo, sbattendo le palpebre con aria perplessa poi arriccia il naso, visibilmente contrariato.
"No! Pallone!" esclama allbito, prima di buttarsi tra le braccia del fratello maggiore, che intanto se la ride alla grossa.
E a me non resta che accettare la sconfitta, guardando torva l'inutile animaletto, che tengo ancora stretto in mano.
"E tu saresti l'idolo dei bambini?! Ma fammi il piacere!" e lo lancio oltre la schiena, sbuffando delusa.
"Io te l'avevo detto, Sanae!" mi prende in giro Tsubasa mentre risponde con delicatezza ai tiri sbilenchi di Daichi, che si volta a guardarmi in questo momento.
L’osservo inchinarsi per prendere la palla di cuoio e stringerla di nuovo al petto, prima di raggiungermi con i suoi passettini svelti.
"Vuoi giocare?" mi chiede, inclinando la testa e regalandomi un altro sorrisetto dolcissimo.
"Non ti piace pallone?" m’incalza, senza darmi modo di rispondere.
"Sei arrabbiata?" mi domanda infine con aria un po' triste, strappandomi un sorriso commosso, perché deve essere preoccupato di avermi offesa, non giocando con me.
Scuoto la testa mentre gli accarezzo con dolcezza una guancina.
Il piccolo rincuorato dal mio gesto, ma anche impaziente di tornare a giocare con il fratello, prende il pupazzetto dei cartoni, abbandonato sulla veranda e me lo porge.
"Te lo regalo! Va bene anche per le femmine!" esclama ridendo, prima di tornare di corsa, palla al piede, vicino a Tsubasa.
Intenerita dal suo gesto, lo ringrazio, stringendo l'animaletto all'altezza del seno.
"Ma che bel quadretto! Mi sto quasi commuovendo!"
Sorpresa, mi volto a guardare alle mie spalle, alzando poi gli occhi al cielo.
"Ciao Ishizaki..." borbotto mentre avanza in compagnia di Taro, Yukari e alcuni ragazzi della vecchia squadra.
La mia migliore amica si siede subito accanto a me, i ragazzi invece scendono in giardino da Tsubasa.
E a Daichi brillano subito agli occhi, perché non gli sembra vero di avere tutti questi maschi, come potenziali compagni di gioco.
"Allora? Come vanno le cose, Sanae? Ti vedo proprio bene, sai?" esordisce Yukari, facendosi più vicina con sedere.
"Finché dura..." rispondo con un sospiro, volgendo lo sguardo involontariamente su Tsubasa.
"Sanae! Basta con questi discorsi e con questi sbuffi! Niente cattivi pensieri, ricordi?" mi rimprovera la mia migliore amica, senza smettere di sorridere però.
"Hai ragione!" esclamo con convinzione mentre il suo sguardo si addolcisce di nuovo, prima che l'argomento della nostra conversazione, torni ad essere la festa di benvenuto della federazione per il mondiale.
Ormai non parliamo d'altro da settimane, anche perché Yukari non sta più nella pelle e anch'io sono decisamente elettrizzata all'idea di quella serata, perché non vedo l'ora di poter cantare di fronte a Tsubasa e godermi la serata con lui.
Confesso che non so ancora cosa indosserò in quell'occasione, anche se Mendo punta per un cambio d'abito per l'esibizione o per meglio dire, il mio duetto.
Il nome di Seii spunta inevitabilmente nei nostri discorsi, dandomi un leggero senso di turbamento, perché nonostante io sia completamente a posto a parlare di lui, non mi sento così serena a farlo quando Tsubasa è nei paraggi.
Lui è infatti ingnora completamente cosa sia successo durante la festa, oraganizzata per il mio rientro da Tokyo ed io provo del senso di colpa per non avergli mai raccontato di quel bacio rubato.
E a volte ho il timore, che possa essere qualcun altro a metterlo a conoscenza di quanto accadutto, nonostante sia passato però troppo tempo da quella sera…
Forse dovrei solo smetterla di preoccuparmi in questo senso…
Sono passati davvero troppi mesi!
Ma Ishizaki capta al volo in nome di Seii nella mia conversazione con la sua ragazza, un po' come se avesse dei radar al posto delle orecchie e il suo sguardo s'incupisce subito, spazzando via tutta la spensieratezza di un attimo prima.
Me ne sono accorta io dalla varenda, figuriamoci Tsubasa, che è a un passo da lui!
Con un leggero batticuore l'osservo mentre guarda confuso Ryo, non capendo probabilmente il suo improvviso cambio d'umore…
E a me non resta che confidare trepidante nel buonsenso del mio amico d'infazia, nonostante la sua proverbiale bocca larga e il rancore per quell'occhio nero, rimediato alla mia festa.
"A proposito, Sanae… Tutto ok con quello?" mi chiede, facendomi imprecare mentalmente per la fiducia malriposta in lui.
Mi limito ad annuire e sorrido, cercando di sembrare il più naturale possibile, nonostante senta caldo all'altezza delle gote.
Ishizaki mi fissa, rimanendo accigliato ma quando fa per ribattere qualcosa, il suo sguardo si posa su Tsubasa, che lo sta osservando ancora, sempre più attentamente.
Perché la sua domanda ha lasciato un punto interrogativo nell'aria, facendo calare un silenzio imbarazzante sul nostro gruppo.
Nessuno infatti osa dire qualcosa per sviare la attenzione, temendo forse di dare così ancora più nell'occhio.
Nervosa, osservo l'unica persona di cui m'interessa la reazione.
La sua espressione vigilie mi fa sospettare, che deve aver sicuramente percepito che ci sia qualcosa sotto a questo mutismo generale.
In questo momento avrei tanto voglia di picchiare Ishizaki, tappandogli la bocca uan volta per tutte!
E questo nonostante la gratitudine che provo verso di lui, per aver preso le mie difese quella notte.
"Ah mi sta proprio antipatico quello! Si crede chissà chi, solo perché ha ricevuto più voti di me al liceo, come più bello della scuola! Tsè!"
Ishikazi però mi lascia ancora di stucco, proninciando questa frase con non la sua solita faccia dall'espressione buffa.
"Rassegnati, Ryo! Credo che neanche la Nishimoto abbia votato per te quella volta!" lo sfotte Taro, prendendo subito la palla al balzo, per alleggerire la tensione e chiudere il discorso Seii.
Yukari annuisce convinta, prima di dichiarare platealmente di aver preferito il presidente del club di kendo al suo fidanzato.
Ishizaki le urla di essere un'ingrata, indicandola con un braccio teso, facendoci scoppiare a ridere tutti, fragorosamente.
Anche il volto di Tsubasa è di nuovo disteso e allegro mentre prende in giro il suo vecchio amico.
Sospiro di sollievo, guardandolo sorridere ancora.
Sollevata per lo scampato pericolo, cerco così di convincermi che sia tutto a posto ma soprattutto, che tutto andrà bene.
 
 
 
La musica dell’orchestra risuona melodiosa nell’aria mentre camerieri in livrea girano tra gli ospiti, porgendo loro invitanti stuzzichini.
Tutti gli invitati sono vestiti in maniera decisamente elegante, compresi i giocatori delle varie nazionali, che di solito siamo abituati a vedere in pantaloncini e madidi di sudore.
Mendo è il più entusiasta della cosa, come se fosse stata per lui una gran preoccupazione, nonostante gli avessi spiegato cento volte, che esiste anche un'uniforme formale, con tanto di cravatta, per le occasioni fuori dal campo.
Concentrandomi sulla folla, cerco Tsubasa con lo sguardo, finché non lo intravedo mentre conversa allegramente con dei giocatori della nazionale argentina.
Mendo mi rimprovera con un'occhiataccia, data la presenza dei giornalisti, quando uno sbuffo spazientito esce dal mio petto.
Ma ho passato pochissimo tempo in compagnia di Tsubasa…
Non abbiamo mai deciso tenere la nostra relazione segreta ma non vogliamo nemmeno sbandierarla ai quattro venti, quindi avremo scambiato al massimo un paio di parole stesera, limitandoci a uno scambio di sguardi da lontano, troppo lontano.
Inoltre Tsubasa si trova in mezzo al suo habitat naturale, tra i suoi simili ed è difficile distrarlo da così tanto calcio e tutto insieme.
Cercando di non sbuffare ancora, allontano il mio sguardo da lui, costringendomi a rimanere dove sono, senza raggiungerlo.
"Ti stai annoiando?" mi chiede Mendo, porgendomi qualcosa di rinfrescante ma leggero da bere, visto che a breve dovrò cantare.
"No, vorrei solo stare un po' con Tsubasa..." ammetto sinceramente, ricambiando il sorriso.
"E chi te lo vieta? Ah, sì! Akane..." lo sento borbottare, scrutando in lontananza la mia addetta stampa, fasciata da un elgente abito scuro.
"Non me lo ha vietato! Ci sono solo troppi giornalisti… Ha ragione lei!"
"Devi solo resitere un paio d'ore, Sanae! Quei pettegoli se ne andranno e quando la festa diventerà privata, voi giovani potrete darvi alla pazza gioia fino all’alba! Arriverà anche il DJ al posto dell’orchestra e sarà uno spettacolo interessante, vedere così tanti ormoni a briglia sciolta!"
Non trattengo una risata divertita, a causa della sua bizzarra curiosità, come se Mendo non fosse mai stato ragazzino in vita sua.
"Ma che ne diresti di comportarti anche in maniera un po' professionale, angelo mio? Non credi di doverti sentire nervosa per la tua esibizione, piccolo tesoro?" mi stuzzica, alzando leggermente le sopracciglia e arcuando un lato della bocca.
"Lo sono, certo…" mento spudoratamente, cercando di nuovo Tsubasa con lo sguardo, dopo che non sono riuscita a vederlo dove l'avevo lasciato, qualche minuto fa.
"Sì, sì come no!" sghignazza il mio assistente, prima di ammiccare verso qualcosa oltre le mie spalle e allontanarsi con aria divertita.
Curiosa, mi volto e…
Tsubasa sorride con quel suo modo così seducente, da farmi tremare le ginocchia per l'emozione.
Vestito con l’abito elegante della federazione nazionale è ancora più bello del solito e per me è una fatica enorme, cercacare di evitare anche solo di sfiorarlo.
Rispondo al suo sorriso con altrettanta dolcezza, prima che lui si avvicini e chinandosi, raggiunga con fare vago il mio orecchio.
"Sei molto bella stasera..." sussurra e il suo respiro caldo sulla pelle, mi fa sentire un brivido lungo la schiena.
"Grazie, anche tu! Immagino ti stia divertendo da matti, eh?" rispondo quando si allontanta di nuovo da me.
"Puoi dirlo forte!" e il suo sguardo vaga per la sala, posandosi su ogni giocatore presente, che per lui corrisponde a una sfida personale da superare.
"Ma non vedo l’ora che la festa diventi privata, per sentirmi più a mio agio…" e mi sfiora una mano, sempre facendo finta che sia una casualità.
"E ovviamente non vedo l’ora di sentirti cantare, Sane!" aggiunge, stringendo appena le mie dita mentre abbozzo un sorriso imbarazzato.
L'idea di averlo in platea mentre mi esibirò mi emoziona così tanto!
"Quel ragazzo... Quel Seii, è già arrivato? Mi sembra di non averlo visto..."
Come?!
Lo fisso stupita mentre il suo sguardo vaga sulla folla, perché la sua domanda semplice e diretta mi ha completamente spiazzata.
Aspettando che aggiunga altro, osservo Tsubasa di sottecchi, avvertendo una punta di nervosismo.
Ma lui tace, fissando avanti a sé, per nulla turbato.
"Non ci ho fatto caso, francamente. Ma dovrebbe essere già qui…" rispondo, spostando lo sguardo, sentendomi stupidamente a disagio.
"Gli piaci ancora?"
Un’altra domanda ancora più semplice, che assolutamente non mi aspettavo.
Tsubasa mi guarda ora, ma non riesco comunque a decifrare l'espressione nei suoi occhi.
"No!" rispondo in maniera secca, per fargli capire che se anche fosse, non ce ne dovrebbe importare niente.
"Come mai me lo chiedi?" domando poi, cercando di capire cosa gli passi per la testa.
"Tempo fa aveva una cotta per te, no? Mi domandavo se fosse ancora così, tutto qua!"
Tsubasa mi sorride dolcemente, con un'aria così tranquilla, da farmi pensare che la sua sia stata davvero, solo una normale e giustificata curiosità.
E a me non resta che darmi della stupida, perché devo smetterla di arrovvellarmi su qualcosa d'inesistente.
Seii è un capitolo chiuso, inutile angustiarsi oltre.
Sentendomi finalmente in pace con me stessa, sono finalmente libera di godere un po' di tempo in compagnia del ragazzo che amo, ma l'arrivo di Mendo mette ben presto fine al mio idillio.
Con fare eccitato, mi ricorda che è arrivato il momento di seguirlo, per prepararmi per la mia esibizione.
Tsubasa sfiora ancora la mia mano, prima che mi allontani da lui, seguendo il mio assistente.
Quando raggiungo Mendo, che mi porge il braccio galantemente, mi sento così emozionata!
E spero di cuore che Tsubasa possa sentirsi orgoglioso di me stanotte…



Le luci si abbassano.
L’occhio di bue illumina solo il centro del palco e il pianoforte mentre il pubblico applaude cortese.
Seii sfiora dolcemente lo strumento, dal quale escono le prime note della canzone.
La testa china, gli occhi chiusi e il volto concentrato.
Quando le sue labbra si avvicinano al microfono, si schiudono dando il via alla nostra esibizione…

*“Come bring me your softness
Comfort me through all this madness
Woman, don't you know
With you I'm born again ”
 
Prendo un respiro e socchiudo gli occhi prima di entrare in scena.
Un altro applauso caloroso accoglie il mio ingresso sul palco, donandomi una sensazione fatta di felicità ed eccitazione, che mi spinge a cantare al meglio di me…
 
“Come give me your sweetness
Now there's you, there is no weakness
Lying safe within your arms
I'm born again
was half, not whole
In step with none
Reaching through this world
In need of one”
 
Le nostre voci si uniscono armoniosamente mentre una brezza gentile accarezza le pieghe del mio abito da sera.
 
“Come show me your kindness
In your arms I know I'll find this
Woman, don't you know
With you I'm born again
Lying safe with you I'm born again”
 
Quando mi avvicino al pianoforte, il mio sguardo cerca Tsubasa nella penombra della sala…
I miei occhi incrociano i suoi…
Gli sorrido prima di voltarmi verso Seii...
 
“Was half, not whole
In step with none
Reaching through this world
In need of one
Come show me your kindness
In your arms I know I'll find this
Woman, don't you know
With you I'm born again
Lying safe with you I'm born again”
 
Le nostre voci sfumano nell'aria…
Le dita di Seii si staccano dalla tastiera…
Il pubblico applaude entusiasta mentre le luci riprendono la giusta intesità, illuminando di nuovo la sala.
Colma di emozione, m'inchino verso la platea, per ringraziare.
Tra tutti gli sguardi, solo uno attrae totalmente la mia attenzione…
Tsubasa mi guarda come se fosse la prima volta, piacevolmente stupito e le sue gote arrossate dall'emozione, mi confermano che sono riuscita a toccare il suo cuore.
Quando mi sorride mi sento infinitamente felice!
Perché in quel sorriso posso leggere amore, gioia ma soprattutto orgoglio.
E riesco a sentirmi realizzata come non mai, ora.
Come non mi era mai capitato dopo un'esibizione!
Gli appluasi contiunano incessanti mentre Seii si alza dal pianoforte.
Quando mi raggiunge, s'inchina a sua volta per omaggiare il pubblico, prima di voltarsi verso di me e sorridere soddisfatto.
Poi succede qualcosa d'imprevisto...
Seii prende la mia mano tra le sue e la stringe, prima di chinarsi ancora.
E le sue labbra sfiorano la mia pelle, in un bacio delicato…
 


L'ambiente è completamente cambiato, niente più compostezza, serietà né giacche abbottonate.
La musica del DJ è alta e rimbomba nelle casse, trasmettendo a tutti la voglia di ballare, soprattutto ora che fotografi e giornalisti hanno lasciato la villa.
Nulla a che vedere con l'ufficialità un po' ingessata d'inizio serata!
Ora la festa sembra infatti più un'allegra riunione tra ragazzi, pervasa da un clima decisamente più rilassato.
Con mio enorme sollievo, anche Seii se n'è andato appena terminata l'intervista, post esibizione.
Dopo il suo gesto plateale sul palco, ho temuto il peggio per un po'…
Ma tutto è filato liscio, perché alla fine il suo è stato solo uno slancio emotivo, posto alla fine di un’esibizione veramente ben riuscita.
Non mi resta quindi che godermi la serata, finalmente libera da pensieri uggiosi e limitazioni di qualsiasi genere.
Quando un braccio circonda il mio collo, piego d'istinto il gomito, per stringere la mano di Tsubasa, che sporge sopra la mia spalla.
Sorridendo, inclino la testa per guardarlo ma quando tento di sostenere il suo sguardo mentre mi fissa, mi sento stranamente imbarazzata.
I suoi occhi infatti sembrano essere due calamite, dalle quali non riesco a staccarmi, nemmeno tentando di concentrarmi sul tocco delicato delle sue dita, che sfiorano la mia mano con quelle che sembrano minuscole carezze.
Non avevo mai visto nulla di così magnetico nel suo sguardo ma forse sono ancora troppo frastornata dalle emozioni, legate all'essermi esibita per la prima volta davanti a lui…
E mi stupisco di come riesca a percepire ogni movimento del suo corpo, ora che la sua mano sfiora la mia, prima di abbandonarla.
Spostandosi col corpo avanti a me, mi circonda i fianchi con le braccia mentre la sua fronte si poggia alla mia.
Un gesto così semplice riesce senza alcuna fatica, a cambiare la velocità dei battiti del mio cuore.
"Cos'è? Non dirmi che vuoi ballare?" chiedo divertita, sapendo che certe cose non sono proprio nelle corde di Tsubasa.
"No. Voglio stare con te..." risponde mentre cingo il suo collo con le braccia.
Il suo sguardo è così intenso…
Incredibilmente intenso.
"Da solo..." aggiunge, stringendomi di più all'altezza della vita.
Un calore improvviso si propaga veloce, su lungo tutta la mia schiena.
Annuisco senza proferire una parola, frastornata da un qualcosa in lui, che non so definire ma che mi attrae particolarmente.
Tsubasa libera il mio corpo dal suo abbraccio e prendendomi per mano, mi guida tra la folla, oltrepassando le persone.
Rapita da questo suo trasporto, lo seguo quasi inebetita anzi, piacevolmente inebetita.
Senza prestare attenzione a niente e nessuno, superiamo il salone centrale fino a giungere su una terrazza dall'aria antica.
Tsubasa però non si ferma, procedendo spedito verso la scalinata, che collega la villa in stile occidentale al giardino.
Tirando delicatamente ma con decisione la mia mano, m'invita a seguirlo ancora.
Il rumore dei miei tacchi sulla pietra grigia risuona nell'aria, mischiandosi a quello dell'acqua, che zampilla festosa da una fontana poco distante.
Quando il mio piede poggia sull'ultimo gradino, non ho molto tempo per meravigliarmi di ciò che mi circonda, perché Tsubasa si volta verso di me e mi bacia.
Mi bacia, sì…
Ma non è un bacio qualunque, non posso paragonarlo a nessuno tra quelli, che ci siamo scambiati in precedenza...
Mi aggrappo alle sue spalle, sorretta dalle sue braccia, che stringono forte mentre le sua mani scivolano decise sulla mia schiena, sulle spalle nude e sui fianchi.
Come se fossi stretta da una fila di catene, intrecciate tutt'intorno a me.
Catene dalle quali non ho alcuna voglia di liberarmi.
Affondo le mani nei suoi capelli quando il bacio si fa più profondo.
Il cuore mi scoppia nel petto mentre sento il suo corpo aderire di più al mio, ora che la mia schiena è bloccata contro il muro.
Respiro a fatica, anzi…
Credo di non respirare più.
Quando le sue labbra si staccano dalle mie, rimango protesa verso di lui.
La bocca e gli occhi socchiusi, come in trance.
Il suo respiro è affannoso, lo sento vicino al mio viso, molto vicino.
Apro gli occhi piano, come quando si ha paura di rimanere abbagliati da una luce troppo forte e accecante.
Incrocio il suo sguardo, dove alberga ancora quell’espressione intensa, travolgente... Nuova.
Prendo un respiro profondo, nel tentativo di tornare a respirare normalmente o almeno provarci.
"Devo ricordarmi di cantare un po' più spesso per te… Se ti fa questo effetto..." mormoro, arcuando le labbra in un sorriso malizioso.
Tsubasa non risponde ma si limita a fissarmi ancora, facendo crescere in me un po' d'imbarazzo misto a un'emozione speciale, perché sembra voglia dirmi un milione di cose, che però non riesco a decifrare bene.
Richiudo gli occhi mentre la sua mano si sposta lenta dalla mia schiena, fino a risalire sul mio seno, sfiorandolo…
Quando infine raggiunge il mio viso, sento che sto arrossendo.
Tsubasa sfiora delicatamente le mie gote con la punta delle dita poi raggiunge il mento prima di tornare su, sulla fronte…
I suoi occhi seguono seri e concentrati i movimenti sul mio volto, se non fossi una ragazza con i piedi per terra, oserei direi che il suo sguardo è venerante.
Rimango in silenzio, seguendo con i sensi queste carezze gentili sul mio viso.
Non ho intenzione di spezzare l'incantesimo.
Qualcosa sta accadendo questa sera, dandomi un leggero turbamento, anche se non so di quale natura.
Chiudo di nuovo gli occhi, immergendomi completamente in questa bolla, concentrandomi su ogni piccolo bacio, che sento sfiorare la mia pelle.
E quando le sue labbra tornano sulle mie, lo fanno con una delicatezza tale ora,  che sembra quasi io sia fatta di cristallo e capace di rompermi da un momento all'altro.
Quando il mio sguardo torna a perdersi nel suo, riesco a scorgere ancora nei suoi occhi, quella luce diversa che non so spiegarmi e che mi fa tremare le gambe.
Un altro bacio ci unisce, prima che Tsubasa mi stinga forte al suo petto, al quale mi aggrappo con tutta me stessa.
"Sanae..." sussurra debolmente, come se temesse potessi scomparire mentre le sue dita si perdono tra i miei capelli, accarezzandoli lentamente.
D’istinto mi stringo ancora di più a lui, lasciandomi cullare dalle sue carezze.
E mi rendo conto di non aver mai sentito così disperatamente il suo amore…
Mai come stanotte.
 
 
 
 
 
*WITH YOU I'M BORN AGAIN - From the 1979 comedy movie "Fast Break"
(David Shire / Carol Connors) © degli aventi diritto.
 
Con questo capitolo si entra nella ultimissima fase della mia FF.
Mi auguro di cuore di essere riuscita a far valere le emozioni dei protagonisti, in particolare quelle di Tsubasa.
L’ultima parte del capitolo è stata facile da scrivere dal punto emozionale ma ardua da quello espressivo.
Volevo si capissero alcune cose di Tsubasa, perché molto importanti, ma usando solo il pdv di Sanae è stato un po' più complicato.
Mi potreste rispondere, che potevo fargliele dire direttamente, ma non avrei avuto lo stesso effetto e si sarebbe svilito il tutto… Ma soprattutto il dopo.^^
Scusate, sono davvero contorta!^^'
Un ringraziamento speciale va, come sempre, a chi ha letto il precedente capitolo e a chi ha anche commentato, perché mi rendete sempre molto felice.
Non mi resta che salutare ora, un bacio e a presto
OnlyHope^^

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Capitolo 31
*** Tsubasa ***


BUTTERFLY

Capitolo 31

Tsubasa
 
 
 

"Nervoso?"
"Concentrato."
Mi volto a guardarlo con aria sospetta, arcuando leggermente le sopracciglia, decisa a trovare nel suo volto questa sua ostentata sicurezza.
"Oh certo, in fondo domani dovrai solo giocare la semifinale del mondiale! Che domande sceme, come fai a essere nervoso!" esclamo, continuando a fissarlo con un'espressione scettica mentre le mie labbra si arricciano in una smorfia dubbiosa.
"Ok... Forse un po' lo sono…"
Tsubasa si gratta la nuca imbarazzato, perché per lui deve essere davvero difficile ammettere questa piccola debolezza, nemmeno si dovesse vergognare di provare emozioni normali, come una persona qualsiasi.
E la sua espressione incerta quando i suoi occhi incrociano i miei, mi strappa un sorriso, o sarebbe meglio dire, proprio una risata sonora, capace di metterlo ancora di più in difficoltà.
Intenerita, poggio una mano e il mento sulla sua spalla mentre noto che le sue gote si colorano di rosso, nonostante il suo viso sia piuttosto abbronzato.
"Così va meglio, Tsubasa..." sussurro, perché vorrei che capissse che non c'è nulla di male, nell'ammettere di non essere una persona impassibile, che non si scompone mai.
In cambio ricevo un’occhiataccia, che dovrebbe essere torva se non fosse per le sue labbra, che si distendono per arcuarsi dolcemente.
"Riti propiziatori?" domando divertita, per continuare a prenderlo un po' in giro, una volta tanto che posso sentirmi rilassata, senza pesi che gravano sulle mie spalle.
Non ci sono infatti nubi ad oscurare l'orizzonte, nessuna ansia per il tempo che scorre, con aeri in partenza a causa d'impegni inderogabili di entrambi.
Posso tranquillamente godermi il pomeriggio, prima che Tsubasa torni dagli altri in ritiro e concentrarmi così solo su cose futili, che in linea di massima ignorerei, se fossi nella mia condizione abituale di solitudine.
Ma da tanto tempo ho deciso ormai di vivere alla giornata, lasciandomi trasportare dai momenti e quindi va bene così.
"Tsè!" mi risponde con una smorfia sprezzante, della serie: chi ci crede a queste cose!
"Forse Ryo..." aggiunge, aggrottando le sopracciglia e posando una mano sul mento, come se stesse riflettendo seriamente.
Non trattengo un'altra risata, perché ricordo benissimo i vari rituali scaccia sfortuna, che Ishizaki ci costringeva a fare prima di ogni partita del campionato nazionale.
Rituali diversi ogni volta ma sempre ugualmente assurdi.
"La fa ancora quella cosa camminando all’indietro, tirando sale e aglio?"
Tsubasa annuisce, incrociando le braccia sul petto con aria scoraggiata ma anche rassegnata.
"E quei mormorii con la testa ficcata nell’armadietto?" lo incalzo, sogghignando divertita.
Un altro movimento della testa per confermare, serrando le labbra in una morsa, per non ridere, prima di voltarsi a guardarmi.
Ci fissiamo per un attimo, sbattendo le palpebre poi incapaci di resistere oltre, scoppiamo a ridere di gusto.
Mi tengo ancora la pancia con un braccio, quando cerco di asciugare i lacrimoni dagli occhi.
D'un tratto però lo sguardo di Tsubasa su di me, attira la mia attenzione, perché i suoi occhi mi scrutano seri, passando dai miei capelli sciolti fino a scorrere sulla mia fronte, per raggiungere infine le mie spalle.
La sua espressione mi sembra così scontenta, che mi muore lentamente il sorriso sulle labbra.
Quando il suo sguardo si posa sulla collana che porto al collo, la sua mano si muove e io penso voglia sfiorarmi…
E invece no…
Le sue dita si soffermano sulla mia catenina, come a volerla soppesare.
Involontariamente le mie sopracciglia s’increspano, quando la sua espressione si fa accigliata.
Irritata, continuo a fissare la sua mano, che come in un ispezione, si ferma ora sul braccialetto che porto al polso, per poi giungere al semplice anello al mio anulare.
Tsubasa scuote la testa ancora ed io comincio a sentirmi davvero molto alterata, soprattutto ora che sta addirittura sbuffando!
"Problemi?" chiedo con un tono acido, sentendomi in parte anche offesa.
Il mio ragazzo non sembra però minimamente turbato dal mio atteggiamento, quasi intimidatorio, cosa che non giova affatto al mio umore, di già pessimo.
"Perché sei così piccola, Sanae?" mi chiede all'improvviso con innocenza, alzando gli occhi al cielo.
Le mie guance prendono fuoco, lo avverto chiaramente, appena ha terminato di pronunciare l'ultima sillaba.
"Prego?!" e la mia voce ora è tendente allo stridulo.
Tsubasa tossisce per schiarirsi la voce, portando un pugno chiuso all'altezza della bocca, visibilmente imbarazzato.
"Supponiamo..."
"Sì?" lo esorto, guardandolo sempre accigliata.
"Supponiamo ho detto, ok?" esclama, scandendo le parole come se dovessero entrarmi bene in testa mentre le sue gote si colorano un po' di più.
"Sto supponendo..." rispondo sbrigativa, chiudendo gli occhi per un istante e facendogli cenno di continuare.
"Bene, ecco... Mettiamo che domani volessi portare con me qualcosa di tuo, durante la partita..."
Sbatto le palpebre per qualche secondo, prima di cogliere il senso delle sue parole.
"Tipo un portafortuna?" domando poi mentre i lineamenti del mio viso si distendono di nuovo.
"Chiamalo un po' come ti pare!" risponde sempre imbarazzato prima di aggiungere, o meglio lamentarsi, del fatto che non ho nulla da potergli lasciare ora, visto che ci rivedremo solo dopo la partita.
"Sei troppo piccola!" esclama infine, sentenziando che tutto ciò che indosso è troppo ridotto, per essere portato anche da lui.
Sorridendo divertita, capisco finalmente che la sua ispezione di poco fa era mirata a trovare qualcosa da prendermi, senza dovermi queste spiegazioni compromettenti.
Effettivamente non ho nulla che possa portare con sé, che non sia vietata dal regolamento…
All'improvviso però un vecchio ricordo si affaccia nella mia memoria, strappandomi un'espressione di gioia.
"Aspetta!" esclamo entusiasta, prima di mettermi a frugare con foga nella mia borsa, tra la miriade di oggetti inutili che mi porto appresso.
Tsubasa mi osserva perplesso, finché non scovo finalmente l'oggetto desiderato.
"Ecco!" esulto, voltandomi verso di lui mentre pigio con il pollice l'estremità di una penna, che si apre scattando.
"Ti scriverò una frase propiziatoria! Proprio come al campionato nazionale, sulla fasciatura della tua spalla, ricordi?"
Tsubasa mi osserva ancora per qualche istante in silenzio poi la sua espressione si fa scettica.
"Fortunatamente, ora non ho nessuna fasciatura, Sanae..."
"Lo so benissimo!" rispondo, ignorando la sua obiezione.
"Ma cosa me ne faccio della garza, quando posso contare su centimetri e centimetri di pelle umana!" e lo fisso, continuando a far scattare ritmicamente la punta della penna.
"Vada per la pelle umana, allora! Devo spogliarmi?" mi domanda allegro, dopo qualche attimo di esitazione.
Scuoto la testa divertita, avvicinandomi di più a lui, per capire dove porre il mio personale portafortuna.
"Possibilmente escluderei la fronte, sai com'è..." lo sento aggiungere con tono scherzoso mentre continuo la mia ispezione.
Non trattengo una risata, prima di far finta di dispiacermi perché avevo scelto proprio quel posto da scarabocchiare.
Il mio sguardo si posa nel frattempo sulle sue mani grandi, poggiate sulle gambe, particolarmente attratto dalle sue dita…
Le mie guance si scanldano, quando un'idea romantica balena nella mia testa…
Con un po' di esitazione prendo la sua mano sinistra tra le mie e quando alzo gli occhi sul suo viso, dichiaro sorridendo di aver scelto il posto dove scrivere.
La mia testa si china poi subito, a causa dell'imbarazzo mentre le mie dita distanziano leggermente le sue.
Mi soffermo con la penna a pochi centimetri dal suo anulare, perché sto arrossendo ancora di più.
Prendo infine coraggio, dandomi mentalmente della sciocca e inspirando bene aria nei polmoni, avvicino la punta della biro alla sua pelle.
Con precisione e calcando leggermente, disegno gli ideogrammi del mio nome circondando l'intera falange.
Tra un tratto e l'altro, quando la penna si stacca dalla pelle, noto che le mie dita tremano impercettibilmente.
Appena terminata la mia opera, soffio delicatamente sull'nchiostro, in modo che si asciughi un po' più in fretta.
Rimango a testa bassa a fissare il mio nome, tracciato in nero intorno al suo anulare sinistro mentre le mie guance vanno in fiamme, per l'imbarazzo e l'emozione.
Un sospiro e rialzo gli occhi su Tsubasa, per sorridergli dolcemente.
Lui mi fissa poi sfilando delicatamente la sua mano dalle mie, la porta all'altezza del volto, dei suoi occhi.
Ma non riesco a controllare per molto le mie emozioni mentre osservo i suoi occhi fissare gli idiogrammi del mio nome, così chino di nuovo la testa d'istinto.
"Che fantasia per una che scrive canzoni!" lo sento esclamare all'improvviso.
Un moto di delusione fa sì che rialzi subito gli occhi su di lui, stupita ma anche risentita per la superficialità delle sue parole…
Ma l'espressione sul volto di Tsubasa e il suo sorriso, tradiscono invece le sue vere emozioni, prima che mi abbracci forte, cicondando le mie spalle con le braccia.
"Ora vincerò di sicuro!" sussurra al mio orecchio con voce calda e sicura ed io lo stringo ancora più forte al mio petto.
 
 

Il rumore da stadio è in assoluto uno dei suoni più familiari per me.
Il chiacchiericcio della gente, le grida dei tifosi e quel brusio perpetuo, fatto anche di esclamazioni più o meno colorite…
La voce di Yukari, che si alza di almeno un tono quando siamo in tribuna e lei non la smette di blaterare, per tutta la durata della partita.
"Lo ammazzo se non vince! Giuro che lo faccio secco!"
Ovviamente il destinatario delle sue minacce è sempre e solo lui: Ryo Ishizaki, difensore della nazionale giapponese.
Yukari non si limita però a borbottare ma gesticola nervosamente, indicando il perimetro di gioco, come se fosse lei l’allenatore.
Un sorriso distende le mie labbra prima che la mia attenzione di sposti da lei al campo, dove è in corso la semifinale nel mondiale giovanile.
Uno stato di agitazione continuo mi tortura il petto, come ogni volta che seguo una partita, il fatto poi che la situazione sia ferma a un pareggio, non aiuta di certo a mentenermi calma.
Sfortunatamente il primo tempo si è chiuso sullo zero a zero, perché la squadra olandese si è difesa molto bene, mettendoci in difficoltà più di una volta, anche nella ripresa.
Un buon lavoro della nostra difesa e le grandi mani di Wakabayashi, ci hanno permesso di non andare sotto in un paio di occasioni ma il problema rimane comuque quello di non riuscire a concludere, nonostante gli sforzi dei ragazzi.
Tsubasa poi subisce una marcatura talmente stretta, da non riuscire a giocare come vorrebbe.
Un sospiro fatto di ansia m'incurva le spalle, quando una mano si poggia sulla mia spalla.
"Che scocciatura questi olandesi! Tanta fatica e non riusciamo ancora a rimandarli a casa loro!"
Azumi sbuffa esasperata alle mie spalle mentre mi volto a guardarla.
"Non lo so! Tutta la faccenda del ritiro, dell'astinenza... E stai a vedere che per colpa di questi, nemmeno si festeggia come si deve stasera!"
"Astinenza?" chiedo titubante mentre Yukari inizia a sghignazzare senza ritegno.
"Esatto! Francamente questa faccenda del sesso proibito prima di una partita, mi manda proprio al manicomio! Insomma, è la parte più odiosa della relazione con un calciatore! E qui è quasi un mese, che tra una cosa è l'altra..." e la sua mano fa un cenno, come a voler salutare.
"Puoi dirlo forte!" s'intromette immediatamente la mia migliore amica, che annuisce con decisione, alzando gli occhi al cielo.
Per qualche secondo le osservo arrossendo per la loro franchezza poi scoppio in una risata fragorosa, scuotendo la testa.
"Siete due sceme!" esclamo mentre anche loro ridono divertite, dandosi delle spintarelle con le braccia.
Un boato di entusiasmo però ci fa sussultare, riportando la nostra attenzione verso il campo, dove è in corso un contropiede della nostra nazionale, nato proprio da un ottimo intervento di Ishizaki.
L'azione portata avanti in questo momento da Taro, punta dritta nella nostra direzione, ovvero verso la porta olandese.
I miei occhi si staccano dal possessore di palla, spostandosi rapidi alla ricerca di Tsubasa, che si trova ancora sottomesso alla pesante copertura del giocatore avversario, che lo marca sempre strettissimo.
Il cuore mi batte forte nel petto mentre mi concentro sui suoi movimenti per liberarsi.
Di tanto in tanto butto l'occhio su Matsuyama che, fascia in fronte, supera un contrasto avversario, senza perdere il controllo palla.
Esulto, quando Tsubasa riesce ad approfittare di un attimo di distrazione del suo marcatore e con uno scatto deciso, se lo lascia alle spalle, distanziandolo di parecchi metri.
D’istinto mi alzo in piedi, seguita dalle mie amiche e dal resto della tribuna.
Quando il pallone tocca i piedi del mio Capitano, un’ovazione si alza da ogni parte dello stadio.
Quando supera con facilità un paio di difensori, la folla è proprio in delirio.
Uno sguardo alla sua sinistra, prima di affrontare un altro avversario che si frappone tra lui e la porta.
Tsubasa calcia la palla, che attraversa in diagonale l'area per raggiungere Taro, che stoppa preciso di petto, prima di avanzare ancora di qualche metro, il pallone sempre attaccato ai piedi, come una calamita.
Taro si appresta al tiro ma non mira verso la porta, eseguendo invece un passaggio preciso verso il numero dieci, che attende libero nell'aria di rigore.
Butto uno sguardo veloce al portiere, che però non si è fatto fregare, rimanendo in posizione favorevole a una parata.
Ma questo non basta.
Il tiro al volo di Tsubasa parte forte, arcuandosi appena verso l’alto, prima che l’effetto dato alla palla ne incurvi la traiettoria, improvvisamente.
Il pallone s’insacca alle spalle del portiere, continuando a girare su se stesso, trattenuto dalle maglie della rete.
Gridando il nome di Tsubasa con tutto il fiato che ho in corpo, scatto verso la balaustra.
Yukari appesa al mio collo, continua a urlare di gioia mentre il rumore familiare dello stadio si trasforma in quello che più amo di più.
È un eccesso di euforia, eccitazione e perché no, anche pazzia.
Azumi saltella sul posto e sembra indemoniata, quando incrocia il mio guarda mi sorride, come se potesse ringraziare Tsubasa tramite me.
Ricambio il sorriso poi torno inevitabilmente a guardare lui, che corre festante, inseguito dai compagni di squadra.
E mi sento euforica, che il mio cuore rimbomba nel petto, facendomi quasi male.
Tsubasa ora salta i cartelli pubblicitari con le braccia aperte, correndo ancora, sotto la nostra tribuna.
Sorridendo, immagino che stia venendo da me e il mio cuore sembra impazzire sul serio, quando lui si ferma veramente sotto la mia postazione.
Il suo viso si alza verso di me…
E mi sorride.
Un sorriso il suo…
Bellissimo.
Le mie mani rimangono strette al metallo al quale mi sorreggo, quando la sua mano raggiunge il suo viso.
Spalanco gli occhi, incredula…
Le sue labbra poggiano infatti un bacio sull'anulare sinistro mentre socchiude gli occhi.
Bacia il mio nome!
Bacia me!
Tsubasa alza il braccio in alto mentre poggia l’altra mano sul cuore, tornando a sorridere.
Fiero, vincente.
Questo goal è... Mio!
Porto le mani alla bocca, le lacrime mi appannano la vista ma riesco comunque a vedere i ragazzi, che lo circondano esultanti.
E non riesco a staccare il mio sguardo dalla sua immagine.
Non riesco nemmeno a pensare, in questo momento.
"Sanae… Perché stai piangendo?"
Ma la voce di Yukari è come un suono lontano, che a malapena mi raggiunge, perché nascosto con prepotenza dai battiti del mio cuore.
 
 

"Riesci a spiegarmi perché sono sempre matematicamente in ritardo?"
Le porte scorrevoli si aprono, permettendomi di entrare nell'elegante atrio del palazzo, in cui ha sede la mia casa discografica.
Mendo mi segue senza proferire una parola, ma posso notare comunque il suo sguardo perplesso.
"E non negli impegni di lavoro, perché lì riesco a essere un orologio svizzero! Arrivo sempre tardi ai miei di appuntamenti, quelli privati!" continuo a borbottare, avvicinandomi alla segretaria, che mi sorride cordiale, quando raggiungo la reception.
Il mio assistente persiste nel suo mutismo, senza nascondere però un sorrisetto divertito, perché credo trovi spassosa la mia impazienza, soprattuto se mi fa perdere le staffe in questo modo.
Alzo gli occhi al cielo quando lo sento addirittura sghignazzare.
"Buongiorno, signorina. Aspettavo visite circa mezz'ora... Ehm, quarantacinque minuti fa… Sa se mi attende qualcuno nell'ufficio della signorina Minase?"
La ragazza mi osserva professionale per qualche secondo poi si scioglie in un sorriso, che è tutto un programma.
"Il signor Ozora è stato fatto accomodare proprio un’ora fa. Credo la stia aspettando ancora." e detto questo mi rivolge un'occhiata maliziosa, coordinata a una risatina ammiccante.
Imbarazzata, annuisco ringraziandola prima di entrare in ascensore, scortata sempre dal mio fedele ma muto assistente.
Appena le porte metalliche si chiudono però, mi volto in direzione di Mendo, che a stento riesce a mascherare ancora il suo divertimento.
"Forza, ridi! O ti partirà un embolo!" lo esorto sbuffando, poggiando le mani sui fianchi.
La sua risata fresca non si fa attendere troppo, un sospiro m'incurva le spalle quando lo vedo cercare di ricomporsi, passandosi le dita sotto gli occhi.
"Sei davvero strana, Sanae! Incredibilmente bizzarra, a volte! Con tutti i posti squisiti che si possono trovare, qui nella capitale, tu fissi un appuntamento galantecon un uomo in un ufficio! E l'ufficio di una zitella, per giunta!" e non si trattiene più, ridendo ancora senza ritegno.
"Mi serviva un posto neutrale e tranquillo, senza dover girare per Tokyo nel caos di questi giorni. A dirla tutta, poi…  È stato Tsubasa a voler venire qui!" borbotto in mia difesa, omettendo che anch'io trovo questa scelta, non proprio il massimo del romanticismo.
"Manca poco alla finale, ormai e non voglio che si stanchi. Possiamo sempre uscire stasera a cena, se mi fai la cortesia di prenotare in qualche posto carino..." aggiungo, quasi a volermi discolpare.
"Oh mon amour! Avrai un delizioso e discreto tavolo per due, prenotato per le… Otto?"
"Sarebbe perfetto!" rispondo mentre Mendo prende lesto il telefonino e sfogliando avidamente la sua preziosissima agenda personale nera, si mette alla ricerca del miglior ristorante di Tokyo.
Quando l'ascensore raggiunge la nostra destinazione e le porte metalliche si riaprono, lo vedo studiare ancora le pagine colme della sua bella e curata calligrafia, quasi d'altri tempi.
"Ti faccio sapere dopo tutti i dettagli, ma tu ora vai dal tuo cavaliere!" mi esorta, facendo cenno con la mano di sbrigarmi, prima che le porte si richiudano, dandomi solo il tempo di vedere la sua magnifica dentatura bianca mentre mi sorride.
Con un sospiro sereno, mi appresto ad attraversare il lungo corridoio, che porta al mio agognato rendez-vous ma quando arrivo davanti all'ufficio della mia addetta stampa, esito per un secondo, prima di aprire la porta.
In un ultimo gesto di vanità, prendo lo specchietto dalla borsa per controllare capelli e trucco, nonostante sia impaziente ma soprattutto in ritardo di ben un'ora, come mi ha gentilmente fatto notare la segretaria all'ingresso.
"Tsubasa!" esclamo allegramente, entrando nella stanza ma ad accogliermi non c'è nessuno.
Grattandomi una tempia con l’indice destro, rielaboro mentalmente le parole della receptionist, che non posso comunque aver frainteso.
Perplessa, esco dall'ufficio di Akane e guardandomi intorno, mi chiedo dove possa essere finito Tsubasa.
Forse sarà andato a prendere un caffè e anche bello lungo, visto il mio mostruoso ritardo…
Con passo deciso, torno verso gli ascensori, per raggiungere la caffetteria, che a questo punto mi sembra l'unico posto sensato, dove cercarlo.
Quando le porte si aprono davanti a me, entro in cabina, salutando con un sorriso due ragazze, che stanno confabulando tra loro, visibilmente elettrizzate.
Non volendo, parte della loro conversazione arriva alle mie orecchie, che si drizzano come quelle di un predatore a caccia, quando le sento distintamente pronuniciare il nome Tsubasa.
"Ma ti dico di sì! Era lui! La sua faccia è su tutti i giornali, non posso sbagliarmi!"
"Tsubasa Ozora… Qua dentro?!"
"Ti ho detto che l'ho visto con questi occhi, giù alla sala d'incisione numero quattro!"
Perplessa, strabuzzo gli occhi.
Perché è andato là?!
E velocemente premo il tasto del livello giusto, prima che lo oltrepassiamo e sia troppo tardi.
"Ma che è venuto a fare, scusa?"
"Ah non saprei… Sarà amico di qualcuno!"
Le due continuano a spettegolare, formulando una serie d'ipotesi, tutte molto lontante dalla realtà.
Quando l'ascensore si ferma, esco sul pianerottolo, salutando le ragazze con un sorriso riconoscente, anche se loro non possono sapere di essermi state utilissime.
Sempre più impaziente, nonostante l'ultimo colpo di fortuna mi abbia fatto risparmiare del tempo prezioso, mi dirigo verso la sala quattro, non capacitandomi ancora del perché Tsubasa sia finito lì.
Mentre mi avvicino, riesco già a sentire la sua voce, ma in maniera forse fin troppo alta.
Quando entro nella stanza però non vedo nulla, perché mi accoglie il buio.
Nella sala mixer le luci sono spente, ma non in cabina d’incisione.
I miei piedi si bloccano come cementati al pavimento.
Il sorriso mi muore sulle labbra mentre i polmoni, spinti dalla brusca accelerazione del mio cuore, pompano ossigeno in maniera irregolare.
Tsubasa è là, oltre il vetro...
Ma non è solo.
Impietrita, rimango nell’ombra, non sapendo cosa fare.
Riesco solo a indietreggiare di qualche passo, quel tanto che basta per posare le spalle al muro, in modo che mi sorregga.
Non si sono accorti di me, la luce in sala d'incisione non permette di vedere la zona mixer, se è al buio.
Ho un tuffo al cuore, quando intuisco che conversazione tra i due è tutt’altro che amichevole.
"Sai, quando ho conosciuto Nakazawa eravamo in aula di musica e lei aveva quell'aria un po' distante, che ho imparato a riconoscere nel corso del tempo..."
Seii parla in modo fin troppo calmo, lasciando trapelare quell'ironia mista a sfacciataggine, che credevo avesse abbandonato da tempo e del tutto.
I miei occhi si spostano veloci su Tsubasa, che lo ascolta serio.
Le sue braccia sono incrociate sul petto e la mascella è serrata nervosamente mentre squadra il ragazzo che ha davanti con uno sguardo torvo, ombrato di scuro.
"A quei tempi avevo una ragazza e da un sacco di tempo, ma più i mesi passavano, più m’incuriosiva questa persona, di cui si parlava tanto a scuola. Diciamo che generalmente il giudizio su di lei si divideva in due blocchi distinti. C’era chi la considerava pazza e masochista, a voler tenere in piedi una relazione con qualcuno dall’altra parte del mondo. Molti la vedevano votata alla sofferenza e destinata a sicuri tradimenti..."
Le ultime parole sono accentuate da una sorta di ghigno, ma Tsubasa non accusa, rimanendo sempre in silenzio.
"Altri l'ammiravano profondamente per la sua forza e la determinazione. Per tante ragazze, specialmente le più piccole, si era trasformata in una sorta di mito romantico, in una specie di eroina. Pensandoci bene, la tenacia è stata la prima qualità a colpirmi in lei, la prima cosa che mi ha fatto innamorare. Non si trovano in giro ragazze disposte a tanto, per un uomo!"
"Dacci un taglio, Seii!"
"Calma, Ozora… Non ti scaldare! Devo spiegarmi come si deve, anche perché credo  che i tuoi amichetti del pallone non ti abbiano mai raccontato la versione ufficiale dei fatti. Ammettilo, sono schifosamente parziali!"
Seii sorride beffardo, allargando le braccia e alzando le spalle.
Stringo i pugni quando sento che vorrei andare da lui e prenderlo a schiaffi.
Come vorrei prendere a sberle me stessa, per aver creduto che fosse cambiato, che fosse maturato negli ultimi mesi.
Ma è stata solo un'illusione la mia, come mi conferma ora il suo sorriso sprezzante mentre una luce sinistra balena nel suo sguardo.
"L’ho baciata!"
Trattengo il fiato, portando le mani ghiacciate al viso.
Il mio stomaco si contorce dalla rabbia e le lacrime diventano un velo sui miei occhi così rapidamente, che temo possa uscire un singhiozzo strozzato dal mio petto.
"Lo so!"
E il mio cuore si ferma…
Lui sa tutto!
Tsubasa si avvicina a Seii, mantenendo le braccia incrociate sul petto.
Mi mordo le labbra quando il mio sguardo si posa sulle sue mani, che stringono con forza la stoffa della sua t-shirt, come se stesse facendo uno sforzo sovrumano per trattenere la sua collera.
Il suo volto ora è vicinissimo a quello del suo antagonista, tanto che i loro nasi quasi si sfiorano.
Gli occhi di Tsubasa sono due fessure mentre rimane immobile a fissare Seii.
"E mi auguro che non ti venga in mente un altro giochetto del genere, perché non credo riuscirò a compiere lo stesso miracolo, che adesso mi permette di non metterti le mani addosso."
"E che potresti fare? Mi mandi un paio di pugni per corrispondenza dal Brasile, eh campione?"
Seii risponde sempre con arroganza, ma senza scomporsi di una virgola.
"Non provocarmi..." la voce di Tsubasa è un sibilo.
"Sono un signore io, stai tranquillo! La tua ragazza è in buone mani..."
Tsubasa scatta veloce come un felino, afferrando il colletto della camicia di Seii.
Sento che dovrei intervenire, ma una forza nascosta non mi permette di fare un passo e mi costringere a stare qui, nascosta ad ascoltare, con il cuore ad un passo dal collasso.
"Che intenzioni hai?"
Seii prende per i polsi Tsubasa prima di rispondergli e con uno strattone, lo allontana dal suo collo.
"Aspetto che il tempo passi, signor Capitano e che compia il suo corso naturale. Quanto pensi possa resistere ancora quella ragazza? È solo una questione di tempo, tempo e pazienza da parte mia. Sei talmente assente dalla sua vita Ozora, che nemmeno ti renderai conto della fine."
"Ma che diavolo ne sai tu, eh?"
Tsubasa torna a farsi sotto, puntando il dito indice all’altezza del mento del suo avversario, gli occhi ostili e le gote viola dalla rabbia, come non li avevo mai visti.
Seii continua a non scomporsi e alza il viso per sfidarlo ancora, prima di a parlare.
"Hai mai visto i suoi occhi spenti, persi lontano? Così tristi, giorno dopo giorno, tanto da sembrare completamente assente? Rispondi, campione!"
Tsubasa stringe le mascelle in una smorfia irritata ma anche per il...
Dispiacere.
"Credi che sia tutto bello per me? Che sia tutto facile? Io me ne sono andato! Io l’ho lasciata sola! Credi davvero che non ci pensi mai? Che non sappia di essere l’unica causa del suo dolore? Ma perché diavolo devo giustificarmi con te poi!"
"Se avessi le palle, la lasceresti libera..."
Tsubasa gli volta le spalle, ora.
Facendo qualche passo raggiunge la parete, poggiando poi le mani contro il muro.
E così non riesco più a vedere il suo volto…
Stringo i pugni, sopraffatta dall'ansia e dall'angoscia.
"Mi sono chiesto migliaia di volte, se senza di me sarebbe stata più felice... Se fosse uscita con qualcun altro, se si fosse innamorata di uno come te, avrebbe avuto di certo tutto quello che hanno le altre, ogni cosa che le ho tolto... Avrebbe pianto di meno, non si sarebbe mai sentita così sola e sarebbe rimasta la ragazza spensierata di tanti anni fa. Ma che ne sarebbe stato di me?"
Tsubasa si volta di nuovo, il suo viso è una maschera di sofferenza.
"Sarei capace di stare senza di lei? Senza sapere che mi sta pensando, senza sapere che lei c'è..."
Un sorriso flebile, rassegnato appare sul suo volto.
"Probabilmente hai ragione tu. Non ho il coraggio di stare senza di lei e sono così egoista da tenerla vicina a me nonostante tutto. Ma tutto questo ha un prezzo, quindi non venirmi a parlare di dolore, come se io non lo conoscessi..."
È troppo.
Tutto questo è troppo.
Per tutti questi anni non ho fatto altro che pensare a me stessa, perché ero convinta che la soffernza di Tsubasa fosse completamente diversa dalla mia.
Credevo che la sua scelta, legata al suo sogno, gli rendesse le cose più facili…
Ma mi sbagliavo.
E questa consapevolezza fa sì che la forza misteriosa, che mi tratteneva immobile qui fino a un secondo fa, si trasformi, spingendomi con tutta me stessa verso Tsubasa.
L'assecondo di slancio, staccandomi dalla parete per raggiungerlo.
Quando spalanco la porta della sala d'incisione, le lacrime scendono copiose, come pioggia sul mio viso.
"ORA BASTA!" urlo con forza, entrando nella stanza.
Seii mi osserva con gli occhi fuori dalle orbite, visibilmente stupito dalla mia presenza.
"VATTENE! UNA VOLTA PER TUTTE, VATTENE!" gli grido contro, non trattenendo più la rabbia, il rancore e il risentimento nei suoi confronti.
I suoi occhi si abbassano mentre le sue labbra si muovono, come a voler pronunciare un qualcosa.
Ma non gli do modo di farlo, urlando ancora contro di lui.
"Vattene ho detto, FUORI!"
Seii alza il suo sguardo livido su di me e sferra un calcio furioso alla porta, prima di attraversarla, sparendo dalla mia vista.
Questa volta per sempre.
Tsubasa mi fissa turbato, soffermando lo sguardo sulle mie lacrime.
Mi avvicino di un passo e con delicatezza, distendo le braccia verso di lui.
"Vieni qua..." sussurro dolcemente, per invitarlo a raggiungermi.
In un sencondo sento il suo corpo contro il mio mentre il suo viso si nasconde, immergendosi nei miei capelli.
Cingo le sue spalle senza riuscire a smettere di piangere, sfiorando il suo orecchio con un bacio.
"Come ti senti?" domando piano, la voce rotta dall’emozione.
Tsubasa mi stringe più forte a sé, nascondendo il viso nell'incavo della mia spalla, prima di rispondere.
"A casa...





Come prima cosa voglio fare una dedica speciale a Sakura chan, dato che oggi è il suo compleanno!
Tantissimi auguri, piccola! Spero che in questo giorno il mondo ti sorrida, come meriti in ogni attimo della tua vita… Ti voglio bene!
 
Non potete immaginare quanto sia difficile per me trascrivere quest’ultima parte, sia perché è la prima che ho scritto ma anche perché ho immaginato così tante volte queste scene nella mia testa, che vederle sullo schermo mi rende nervosa...
Spero di cuore di essere riuscita a trasmettervi qualcosa, raggiungendo i miei intenti. Lo spero proprio!
Chiedo scusa poi per la mia primissima descrizione di un’azione calcistica!^^'
Non so bene che cosa ne sia venuto fuori, ma abbiate comunque pazienza! XD
In ultimo, mi auguro di aver reso un po' di giustizia a Tsubasa, al quale sono troppo affezionata.^^
Ovviamente grazie a tutti quelli che hanno recensito e letto l’altro capitolo!^^
Al prossimo, allora!
Un affettuoso abbraccio
OnlyHope^^

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Capitolo 32
*** In cima al mondo ***


BUTTERFLY

CAPITOLO 32

In cima la mondo
 
 
 

Una sensazione di dejà vu.
Mi porta indietro nel tempo, in un passato che sembra lontanissimo.
È un'emozione familiare, quella che sto provando in questo momento e la conosco così bene, che non mi è difficile capire dove mi porterà…
E l'euforia intorno a me scopare, tutto si tinge di grigio.
Le urla festose dei tifosi riecheggiano monotone nelle mie orecchie, ma è come se fossero solo un ricordo, che affiora nella mente, frutto della mia immaginazione.
Una finale vinta, dando anima, corpo e ogni energia.
Ma a quale mi sto riferendo?
La finale del mondiale giovinile oppure quella di semplice campionato nazionale delle medie?
Mi chiedo poi, se esista effettivamente una differenza tra le due…
Perché oggi riesco a provare le stesse sensazioni di anni fa, le stesse emozioni contrastanti, tra cui spicca il senso d’angoscia, stonando inesorabilmente con il momento presente, che deve essere carico di gioia e allegria.
Mi volto a guardarmi intorno, con aria quasi assente mentre sento salire le lacrime agli occhi.
Lacrime di commozione certo, ma no…
Non m’illudo.
Io so qual è il vero motivo, che le spinge a uscire fuori.
Un pizzico di egoismo forse, un attimo acuto d’amor proprio…
Sensazioni, che riescono ad adombrare quella felicità, che alberga comunque nel mio cuore, perché non potrei mai non essere felice, in una giornata come questa.
Non ne sarei capace, perché tengo troppo a lui e di conseguenza ai suoi sogni.
Così come ho sempre creduto nei ragazzi della squadra, che ho assistito per anni, vedendo alcuni di loro allenarsi ogni giorno, grondanti di sudore in un campo da calcio.
Mi sento così orgogliosa e fiera, ma anche teneramente commossa la pensiero di quanto questa vittoria possa significare per ognuno…
Per Tsubasa...
Inevitabilmente per me…
Ed è così che torno quella ragazzina di quattordici anni, che seduta confusa sugli spalti, non riesce a capire a quale di queste sensazioni dovrebbe dare più credito, quale dovrebbe assecondare.
Perché oggi come allora, vince tra tutte, l'emozione più triste.
Al campionato nazionale delle medie, il pensiero del Brasile era come una nuvola grigia all’orizzonte, che si avvicinava cupa, oscurando la felicità della vittoria.
Ora tutto sembra uguale ad allora…
Nuove nuvole nere contrastano il mio cielo, che dovrebbe essere limpido e sereno.
Non sono una stupida...
Ho sempre saputo che il trasferimento di Tsubasa in Sud America sarebbe stato solo il primo passo, solo l’inizio della sua carriera.
E dopo un mondiale giocato ad altissimi livelli, dopo una vittoria come questa contro i favoriti ma soprattutto dopo aver battuto Roberto, il suo mentore e maestro di sempre, so anche che non ci saranno più limiti per lui…
E potrebbe arrivare altro, oltre la vittoria, da questo mondiale.
Nuove proposte e forse, una nuova partenza.
Con l'Europa come destinazione...
E così ai migliaia di chilometri che ora ci dividono, se ne aggiungerebbero altrettanti, moltiplicando le ore da trascorrere in aereo per raggiungersi in un'eternità.
Il Brasile a confronto sembra un porto così sicuro per la nostra relazione…
E questo sì che è un qualcosa di davvero ironico!
I miei occhi si posano su Tsubasa, che ride euforico in mezzo al campo e ciò che vedo è l'immagine della felicità più completa.
Della gioia più sfrenata, fatta di sogni che si sono realizzati.
Ed io so anche questo…
So di volere dal più profondo del cuore, che ogni suo desiderio si avveri, che ogni sua aspettativa possa essere soddisfatta.
Io voglio che Tsubasa diventi davvero il numero uno.
Anche se desiderio implica un prezzo sempre più alto…
Non tornerà più...
L'ho sempre saputo ma ora mi sembra il concetto più concreto, definitivo e sicuro, che la mia mente possa mai formulare, rendendomi un po' insicura e spaventata.
In questi ultimi mesi pensavo di essermi buttata tutto alle spalle, perché credevo di aver vinto le odiose paure, che avvelenano la mia anima da anni.
Ma tutto è come prima.
Nulla sembra essere cambiato dentro di me, da quel terzo campionato delle medie.
Osservo la squadra, che sta facendo il giro d’onore sotto gli spalti, portando in alto la coppa, simbolo di vittoria.
I ragazzi continuano ad abbracciarsi l’un l’altro mentre l'euforia dei tifosi sta raggiungendo un entusiasmo, che sfiora il delirio.
Tsubasa si volta nella mia direzione ora e mi regala il sorriso più bello del mondo, prima di mandarmi un bacio.
E di nuovo questo scontro si fra strada dentro di me.
Tristezza e gioia lattoano tra loro, costringendo i miei occhi a riempirsi di lacrime.
Ma sorrido lo stesso al ragazzo che amo...
Ora sei anche campione del mondo, Capitano!
 


"È vero! L'avrai ripetuto tremila volte! Hai risposto così a tutte le interviste!"
Tsubasa scuote la testa vigorosamente mentre mi sto divertendo un mondo a tartassarlo.
"Ti dico di sì! Com'è la frase? A forza di sentirla l’ho imparata a memoria..." e poggiando il dito indice sulle labbra, faccio finta di rifletterci per un attimo.
"Ah! Ecco!" esclamo ma non riesco a terminare la frase, perché il palmo della sua mano si poggia sulla mia bocca, tappandomela letteralmente.
"Ok, basta..." sussurra, fissandomi negli occhi, con le gote rosse per l'imbarazzo.
Non trattengo una risatina, nonostante abbia poche risorse per farlo e quando la sua mano mi libera, scivolando sulla mia guancia, sghignazzo ancora divertita.
"A volte sei tremenda!" mi rimprovera sbuffando, visto che non accenno a smettere di prenderlo in giro.
"Credimi, Tsubasa! La tua faccia è uno spettacolo quando sei in imbarazzo, sei troppo comico!"
"Grazie tante..." borbotta con una smorfia che, se non lo conoscessi bene, potrebbe farmi credere che si sia offeso.
"Però sei carino lo stesso!" esclamo, avvicinandomi, prendendo il suo viso tra le mani.
"Carino davvero!" aggiungo, prima di schioccare un bacio sonoro sulle sue labbra, come armistizio.
Tsubasa sorride compiaciuto ora, così lascio che la mia mente si sposti in una direzione ben precisa, approfittando di questo momento spensierato.
Inspiro aria a pieni polmoni e mi faccio coraggio, prima di formulare una domanda, che gira nella mia testa ormai dalla sera della finale.
"Quando pensi di tornare in Brasile?" chiedo con un sorriso, come se fosse una questione di poco conto.
Tsubasa mi fissa per un secondo, prima di rispondermi che si tratterà in Giappone ancora per un po'.
"Non ho deciso nulla..."
"Pensavo saresti rientrato con Roberto, sai?" esclamo felice, per questo rinvio indefinito, che non mi aspettavo.
"In fondo ti meriti ancora qualche giorno di riposo, prima di tornare a Sao Paulo. Tra giornalisti, impegni formali e festeggiamenti con le autorità, non vi hanno dato tregua dopo la vittoria!"
"Già... Ho bisogno di un po' di tempo per me stesso, effettivamente."
Annuisco, scrutando la sua espressione, che mi sembra all'improvviso fin troppo seria.
"Ti preoccupa qualcosa?" chiedo con un po' di esitazione, distogliendo poi lo sguardo.
Tsubasa rimane in silenzio, senza rispondere.
Presa da una leggera ansia, mi volto ancora a guardare verso di lui.
"Ho parlato con Roberto… Ci sono buone possibilità che riceva delle proposte concrete, da parte di qualche club europeo. Lui è convinto che dopo le mie prestazioni a questo mondiale, possa addirittura permettermi il lusso di scegliere dove trasferirmi!"
Il suo sguardo è rivolto verso un punto indefinito all'orizzonte ed io so a cosa sta pensando.
Ora la sua mente sta viaggiando, libera d’immaginare le azioni più belle, nei campi da calcio più famosi e contro rivali dai nomi importanti, all'altro capo del mondo.
So che vorrebbe andare in Europa...
E alla fine lo farà.
Un misto di tristezza, d’impotenza e di solitudine mi assale, proprio come quando ero una ragazzina e Tsubasa mi parlava della sua voglia di trasferirsi in Brasile.
"È fantastico..." sussurro, cercando di sorridere, nonostante mi senta inevitabilmente giù di morale, all'idea di dover aggiungere ancora più distanza tra noi.
Ma in questi casi non è poi così difficile dissimulare per me, ho anni di gavetta alle spalle…
"Cos'è quell'aria strana? Vedrai, te la caverai benissimo anche in Europa! Ne sono sicura!" esclamo con un sorriso più convinto, dimostrando entusiasmo per questa nuova svolta nella sua carriera.
Tsubasa risponde placidamente che tutto è ancora campato in aria e che penserà al dafarsi, quando sarà il momento.
"Non sono preoccupato, coumque. Non per l'Europa, intendo…" aggiunge con un filo di voce, come se parlasse più con se stesso che con me.
Lo fisso con aria interrogativa, non riuscendo a capire questo suo atteggiamento, fin troppo pacato e remissivo.
Mi sarei aspettata uno Tsubasa decisamente su di giri, sentendolo parlare della prospettiva di giocare in qualche club europeo…
E non riesco a evitare di fissarlo intensamente, tanto da costringerlo a distogliere lo sguardo.
"Ci vediamo domani?" mi chiede, cambiando velocemente discorso.
"Certo! Sono liberissima! A dirla tutta, mi sono presa qualche giorno di pausa anch'io!" rispondo arrossendo un po', anche se è da tempo che non dovrebbe imbarazzarmi più, l'ammettere di voler passare ogni minuto possibile con lui.
"Io nel pomeriggio ho da fare... Ehm… Delle cose..." borbotta, continuando a guardare altrove.
"Va bene se ci vediamo sul tardi?" chiede ancora, senza terminare il discorso.
"Ok. Mi chiami quando hai fatto?" ribatto perplessa, domandandomi il motivo di questa sua aura di mistero.
"Ti chiamo io, sì."
Tsubasa si volta a guardarmi ora e mordendosi leggermente il labbro inferiore, trattiene per un attimo il fiato, in maniera nervosa.
O almeno, questa è l'impressione che dà a me.
"Ok!" esclamo, squadrandolo disorientata.
"Ok…" mormora lui, rilasciando lentamente il respiro, come se fosse sotto pressione, per uno sforzo troppo grande d'affrontare.



"Puoi aspettarmi qui, Sanae?"
Tsubasa mi pone la domanda ma è chiaro che non si aspetta nessuna risposta da parte mia, dando per scontato che lo asseconderò.
Nei suoi occhi aleggia una luce particolare mentre mi scruta.
Una luce divertita ma anche…
Strana.
A dir la verità, ci siamo incontrati giusto un'ora fa e l'ho travato fin da subito così…
Strano, appunto.
Ma a volte, chi lo capisce è bravo e a me non resta che annuire, prima che si allontani, lasciandomi sola ad ammirare il paronama, appoggiata al muro che costeggia il belvedere.
Il monte Fuji si staglia contro un cielo dalle sfumature calde come il tramonto  mentre le luci artificiali dei primi lampioni che si accendono, si uniscono a quella dell'imminente crepuscolo, donando un'atmosfera magia alla città.
La villa dei Wakabayashi sembra sospesa anche lei nel tempo, grazie alle lanterne, che come ogni estate, decorano lo sconfinato il giardino, rendendolo fatato.
Sorrido divertita quando nella mia mente si associa un'immagine di Genzo e dei suoi quasi due metri di altezza, che possono farlo sembrare tutto, tranne che un personaggio delle fiabe.
Ma che sta combinando Tsubasa?
Non capendo dove possa essersi cacciato, mi volto a guardare oltre le mie spalle ma quando sto per chiamarlo a gran voce, una luce improvvisa mi acceca, costringendomi a schermare lo sguardo con una mano.
Quando i miei occhi riescono a mettere le immagini di nuovo a fuoco, rimango letteralmente a bocca aperta, per lo stupore...
L’albero secolare, che di solito troneggia su quest’altura con la sua sagoma scura e buia, risplende di migliaia di piccole luci bianche, che ricadono dai suoi rami, mossi da una leggera brezza estiva.
"Ma cosa?" sussurro, avvicinandomi alle fronde più basse, che sembrano simili a quelle di un salice piangente.
Con una mano scosto i fili di luce e oltrapassandoli, mi trovo circonada da una magifica luce argentata.
Stupita e frastornata, giro su me stessa guardandomi intorno, finché il mio sguardo non si posa su Tsubasa, poggiato con una spalla al tronco dell'albero.
Dal sorriso soddisfatto dipinto sul suo volto, capisco che la mia reazione non deve averlo affatto deluso.
"Ma come hai fatto?" chiedo divertita, poggiando le mani sui fianchi, cercando di mascherare un po' d'imbarazzo.
"Shiii... È magia, Sanae..."
Tsubasa mi risponde con fare solenne, portando il dito indice alle labbra.
Sorrido prima che il mio sguardo si posi di nuovo sulle luci, per ammirare ancora la magia prodotta dalle minuscole lampadine, che penzolano dai rami.
La mia mano ne raggiunge un filo, facendolo poi dondolare, ipnotizzata dall'argento che brilla tra le mie dita.
Nonostante i tentativi però, mi rendo conto di non riuscire a formulare nessun pensiero sensato in questo momento.
"A che devo tutto questo?" domando, tornando a guardare curiosa verso Tsubasa, che continua ad osservarmi, rimanendo in silenzio.
"Perché se l’intento era quello di essere romantico… Beh, allora ci sei proprio riuscito!" e arrossisco, perché la situazione inizia davvero a farmi sentire un po' confusa.
"Se lo sapesse Ishizaki, poi! Oh, saresti sistemato a vita!" esclamo ridendo, non riuscendo a smettere di parlare, per riempire questo strano silenzio di Tsubasa.
Quando lo raggiungo, mi appoggio anch'io all'albero, dando le spalle al tronco mentre aspetto che sia lui a dire qualcosa ora.
Tsubasa però, non solo persiste nel suo mutismo, ma si allontana addirittura da me, facendomi sentire d'un tratto anche nervosa.
Quando faccio per seguirlo lui mi ferma stendendo un braccio, per rimanere nascosto dietro al tronco, lontano dalla mia vista.
E questo suo gesto mi spiazza completamente mentre il silenzio strazia ancora il mio cuore.
Poggio così la nuca contro la corteggia ruvida, prima di alzare il mento e fissare la chioma ricoperta di luci.
Deglutisco nervosa, non riuscendo a capite cosa stia succedendo…
Quando Tsubasa rompe finalmente il silenzio con un sospiro, mi mordo ansiosa le labbra.
"Sono passati più di quattro anni, dall'ultima volta che siamo stati qui, insieme..." e il suo tono è calmo e basso, come se stesse riflettendo ad alta voce, piuttosto che parlando con me.
"Quattro anni..." ripete, soffermandosi su questo particolare, che poi tanto un particolare non è.
Le mie labbra s’increspano in una smorfia malinconica, al pensiero di quanto tempo sia passato dalla sua dichiarazione.
Ho trascorso tutti quei mesi in solitudine e sarà così, temo, anche per quelli a venire.
"Siamo stati insieme pochissimo in tutto questo periodo, troppo poco. E non è stato facile. No. Per niente."
Abbasso lo sguardo ora, succube di quell’angoscia che mi prevarica ogni volta che i miei pensieri si soffermano sulla prossima separazione, che ci aspetta imminente e senza deroghe.
"Fa male stare così. Davvero male..."
La mia vista si offusca a causa delle lacrime, perché le sue parole sono maledettamente vere.
"Ma c'è una soluzione…" lo sento esclamare, alzando leggermente il tono della voce.
Spavantata, inizio a tremare, temendo le sue conclusioni.
Perché anch'io ho pensato tante volte a una certa soluzione, ma senza poterla accettare.
E non posso credere che lui, invece…
Forse è per questo che non vuole che lo guardi…
Per questo rimane oltre le mie spalle…
Mordo le labbra, alzando lo sguardo ancora una volta sulle fronde illuminate, ripetendo a me stessa di stare calma.
Perché non può essere così...
Ti prego, no...
"Ho pensato tanto, Sanae…" continua, rimanendo sempre nascosto dai miei occhi, velati di lacrime.
"È la soluzione ideale per me.." si ferma di nuovo, prima di prendere un respiro profondo.
"E spero..." e ora mi sembra stranamente che sorrida.
"Che lo sia anche per te..."
Il mio cuore martella violentemente dentro le mie orecchie, anche se non so spiegarmi il perché…
"Sposiamoci!"
...
...
Io non posso aver sentito bene...
Non può essere...
Non può...
...
...
Mi volto di scatto per raggiungere Tsubasa, oltre il tronco dell'albero.
Lo vedo arrossire mentre fisso la sua espressione seria ma soprattutto stupita, per la mia presenza improvvisa davanti a lui.
"Così non saremo più lontani!" esclama deciso e il suo respiro ora mi sembra irregolare.
Cerco di riprendere possesso di me.
Stordita.
Incredula.
"È una proposta, Tsubasa? Adesso... Questa... È una proposta?"
La mia voce trema, come la mano poggiata al tronco, che tenta in qualche modo di sorreggere il peso del mio corpo.
Sbatto le palpebre velocemente, per evitare che le lacrime mi deconcentrino.
Ogni cellula del mio corpo pare essere viva, solo grazie all'emozione incredibile che sto vivendo.
O che sto credendo di vivere...
Tsubasa continua a fissarmi, poi...
Mi sorride...
Dolcemente...
"Sì, Sanae..."
E mi manca il respiro mentre porto le mani ghiacciate alla bocca…
Tutto il mio corpo trema...
Ogni fibra...
Ogni parte del mio essere vibra…
E sento...
Ascolto me stessa…
Il mio cuore batte un tempo...
Il mio sangue un altro ancora...
Il mio respiro segue una melodia diversa da tutte le altre...
E la mia mente ascolta tutto questo, lasciandosi trasportare.
Inebetita, avverto le sue braccia che stringono i miei fianchi mentre il suo viso si fa sensibilmente più vicino al mio.
"Se tu mi vuoi..." sussurra emozionato, scrutando ansioso la mia espressione, perché non ho ancora detto una parola.
Ma per me è impossibile parlare ora, perché scoppio a piangere mentre premo forte le mani contro le mie labbra.
E nella mia mente si affaccia il ricordo un bambino, appena trasferito a Fujisawa, che se ne andava in giro calciando sempre un pallone da calcio.
Nella mia memoria riecheggia la sua voce, così come l'immagine del suo sorriso spensierato.
Finché non arriva quell'attimo preciso, quello in cui il mio cuore ha iniziato a bussare più forte nel mio petto, a causa sua…
Ora quel bambino è cresciuto ed è qui davanti a me.
E sorride mentre mi chiede di far parte della sua vita, per sempre.
"Dammi la mano..." e la prende tra le sue, senza aspettare.
Le mie dita tremano, ancora...
Soprattuto ora, che un anello scivola lento lungo il mio anulare.
Ed è un miracolo che riesca a vederlo, dato che non riesco a fare altro che singhiozzare.
Quando porto la mano avanti agli occhi, osservo in silenzio il prezioso cerchio di metallo, che brilla luminoso tra queste migliaia di luci.
L'anello poi sparisce, imprigionato tra le mani di Tsubasa, che sono calde.
Tanto calde...
"Questo è un sì, Sanae?" mi chiede, guardandomi negli occhi e sorridendo dolcemente.
Ed è magnifico come tutto questo mi faccia sentire libera!
Libera da ogni sofferenza, dalle costrizioni del tempo e dello spazio.
Sono libera, sì…
E leggera, come una farfalla…
Annuisco.
Annuisco e basta, non riuscendo ancora a dire una parola.
Negli occhi di Tsubasa si accende una luce così calda e intensa, da far impallidere tutte quelle che ci circondano.
E il suo sorriso...
Il suo sorriso è come dovrebbe essere quello della persona che si ama.
Come vorrei che fosse sempre, in ogni attimo della sua esistenza.
Con uno slancio, circondo il suo collo con le braccia prima di baciarlo sulle labbra, sempre senza smettere di piangere.
Ma sono lacrime sante, quelle che scorrono ora sul mio viso, perché non fanno male…
Non me ne faranno mai più.
Perché non sentirò più quel vuoto, capace di farmi sentire infinitamente sola…
Abbandono la sua bocca, mossa dal desiderio di guardarlo ancora nei suoi occhi…
Devo sapere che non sto sognando.
Tsubasa mi ama...
Lo sapevo, l’ho sempre saputo.
Ma stanotte è come se avessi afferrato sul serio il suo amore, scoprendo che può essere identico al mio…
È finita...
Penso, lasciando alle mie spalle tutto quello che mi ha oppressa in questi anni.
Tsubasa continua a stringermi forte e il suo sorriso è radioso, forse nemmeno lui credeva possibile, sentirsi così felici.
"Quindi ora siamo fidanzati!" esclama, tirando il labbro inferiore e stringendo i denti in una smorfia di finta paura.
Annuisco ancora, perché la mia gola è totalmente secca, a causa di questa emozione incredibile.
"Pensa quando lo saprà Ryo!" aggiunge, alzando gli occhi al cielo divertito.
Scoppiamo a ridere entrambi, proprio come due bambini, prima di tornare a baciarci.
Con il cuore leggere, perché il futuro non fa più paura.
Saremo insieme…
Insieme, finalmente…
E d'ora in poi, non ci separeremo mai più.
 
 
 
 
 
L’albero pieno di luci, che ho scritto tanto tempo fa, sembra così adatto per questa giornata, nella vigilia di Natale.
Questo capitolo vuole essere una sintesi di emozioni, quindi molto più breve degli altri, ma non credo che importi…
Volevo contrappore gli stati d’animo di Sanae, che si aspetta una cosa dal futuro, ottenendo il poi il contrario e quel suo senso di libertà, rispetto alla sofferenza che l’ha accompagnata per tutti i precedenti trentuno capitoli.
Spero di aver reso al meglio le emozioni, senza strafare ma nemmeno mutilare, nulla, riuscendo a rimenere l'equilibrio tra questi due limiti, che mi sono posta.^^
Vorrei che la sorpresa e la gioia di Sanae risultassero spontanee per chi legge, e che il lettore possa provare un po' del suo stupore leggerdo…
Mi auguro di esserci riuscita, altrimenti… "mi scuso".^^'
Ora non mi resta altro che augurarvi un felicissimo Natale e uno splendido 2008!
Vi auguro ogni gioia e vi ringrazio ancora, per tutto ciò che mi avete regalato in quest’anno, abbastanza difficile per me...
Ci risentiamo l’anno nuovo, con gli ultimi tre capitoli della storia!
Un abbraccio veramente sentito
OnlyHope^^

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Capitolo 33
*** Fujisawa ***


BUTTERFLY

CAPITOLO 33

Fujisawa

 

 

 

Yukari continua a stringere il mio collo e a singhiozzare sulla mia spalla.

Paradossalmente mi trovo a picchiettare sulla sua schiena cercando di farla smettere, mentre un sorriso appena pronunciato increspa le mie labbra.

"Ti garantisco Yukari, che mia madre l’ha presa molto più allegramente di te!"

Cerco di prenderla in giro mentre sento la sua fronte agitarsi e strofinarsi contro il mio orecchio sinistro, in senso di diniego.

"Oh ma io sono felice! Per questo non riesco a... "

Ora che il suo volto è riemerso dal nascondiglio che aveva trovato nei miei capelli, posso vedere i suoi occhi rossi colmi di lacrime, ma anche il suo sorriso felice, sincero e non posso evitare di provare un senso estremo di riconoscenza, per ogni cosa che mi ha donato la sua amicizia in questi anni difficili.

"Ma chi lo sa? Oltre ai tuoi intendo..." m'incalza avvicinando il suo viso al mio, lasciando così la sua solita curiosità libera di sfogarsi.

"Sei la prima!" le rispondo con un sorriso raggiante, avvertendo di nuovo quell’emozione incredibile che mi porto dentro, da quella notte magica in cui i miei sogni hanno preso ad avverarsi.

Yukari si accende in una smorfia fieramente ostentata, ora i suoi occhi brillano ancora di più e non solo per le lacrime.

"Quindi i ragazzi non sanno niente!" la sua è più una vittoria personale che una semplice constatazione, non trattengo una risatina nel vederla così eccitata dalla cosa.

"E pensa quando glielo direte, scoppierà il finimondo! E Ryo poi! Ma Tsubasa dov'è ora?"

"Da Taro, credo a informarlo della novità... sempre ammesso che non sapesse già tutto da un pezzo, visti i precedenti!"

"Facciamo un giro di telefonate allora, così raduniamo tutti? Ci sarà da divertirsi! Oltre che a festeggiare, ovvio!" e all'ultima parola accompagna un buffetto affettuoso sulla mia guancia.

Avvertendo all’improvviso un forte imbarazzo, rimango nervosa a guardare mentre si lancia elettrizzata sul telefono a pochi centimetri da lei, senza aspettare una mia minima risposta.

Con un gesto impulsivo e un calore improvviso alle guance, la trattengo per un braccio costringendola a voltarsi.

Ha l’aria perplessa mentre mi fissa con uno sguardo interrogativo.

"Ecco, se fosse possibile, vorrei evitare..." cerco di giustificarmi, sentendo ancora una nuova esplosione calda all'altezza delle gote.

La mia migliore amica rimane in silenzio a squadrarmi ancora per qualche secondo, battendo le palpebre e arcuando le sopracciglia.

"E perché mai?" chiede senza nascondere minimamente il suo stupore.

"Non c'è bisogno di scomodare tutti così all'improvviso..." borbotto imbarazzata, spostando lo sguardo sulle mie mani ancora strette intorno al braccio abbronzato di Yukari.

"Non c'è bisogno? Sanae ti stai per sposare! Io avrei cantato di gioia anche alle tre del mattino, se mi avessi svegliata per dirmi una cosa del genere! Su non fare la timida e fammi chiamare Ryo!"

Agitata, strattono ancora il suo braccio con fare infantile,

Yukari sbuffa divertita cercando di comporre il numero.

"Davvero... io mi sento in imbarazzo!" la supplico in maniera quasi vergognosa adesso.

Roteando gli occhi al cielo, la vedo chiudere lo sportello del cellulare e tornare a guardarmi con un’espressione tra il divertito e il paziente.

"Ti farò solo una domanda: sei felice di sposarti, Sanae?" chiede prendendo le mie mani tra le sue.

Annuisco senza esitazione e le mie labbra si distendono istintivamente in un sorriso felice.

"Bene. Domanda successiva: vuoi bene ai ragazzi, vero? Sono tuoi amici, no?" continua con fare calmo, accarezzando il dorso delle mie mani con i pollici.

"Certo!" le rispondo a voce alta senza esitare nemmeno stavolta.

"Allora non è bello che condividano con te questo momento? Io segnerò questa giornata sul calendario come una delle più belle della mia vita!"

Sorrido ancora mentre sento i miei occhi farsi umidi e pizzicare leggermente.

"Sono solo un po' confusa... è che non mi sembra ancora vero, non mi sembra possibile! Invece sta accadendo sul serio..."

"Oh a chi lo dici!"

Yukari ride divertita mentre alzo le spalle e cerco di ricacciare indietro l’imbarazzo che mi ha colpita e che, a giudicare la sua reazione, deve essere alquanto spassoso.

"Ok, chiama pure..." la esorto in fine con un filo di voce, preparandomi a diventare il centro dell'attenzione dell'intero pianeta.

Adoro i miei amici, sono stati un appoggio fondamentale in questi anni, ma li conosco fin troppo bene per non sapere cose succederà nelle prossime ore, appena sganciata questa bomba.

Ma ora che ci penso bene, sorrido e con una scrollatina di spalle, penso che in fondo li amo anche per questo.

La mia migliore amica intanto ha già composto il numero desiderato e attende con poca pazienza, dondolando la gamba sinistra fuori dal letto, che la sua chiamata riceva risposta.

Di sicuro starà chiamando Ishizaki e questo mi agita un'altra volta, perché diciamo, che lui è tranquillamente il soggetto più pericoloso del gruppo, in queste circostanze.

"Ryo!"

Appunto... penso posando una mano sulla fronte.

Yukari vorrebbe aggiungere altro, ma il suo storico fidanzato non le dà assolutamente modo, investendola con un fiume di parole e a voce talmente alta, che riesco anch'io a sentire chiaramente ogni singola sillaba.

La sta in pratica informando di essere con Tsubasa e che, non ci crederà mai, il capitano gli ha appena detto che sta per sposarsi.

"Lo so! Da me c'è Sanae!" e giù a risate entusiaste ed esclamazioni di sorpresa.

Poggio pesantemente la fronte contro la mia mano, scuotendo leggermente la testa e sentendo le mie guance scaldarsi di nuovo, perché proprio in questo istante, la mia migliore amica sta fissando un appuntamento di gruppo per l'ora di cena.

"Mi tormenterà, ci tormenterà... " riesco a borbottare quando Yukari, soddisfatta e particolarmente euforica, chiude il telefono.

"Oh non aspetta altro!" risponde sorridendo divertita e anch'io non mi trattengo più, perché in fondo sono commossa dal modo in cui le persone che amo partecipano alla mia felicità.

"Ma Sanae, come farai con il lavoro?" mi chiede poi all’improvviso colta sempre dalla curiosità.
"C’hai già pensato?"

"La settimana prossima devo andare a Tokyo. Parlerò con Tadai e troveremo una soluzione."

Sono tornata seria ora, all’idea del mio lavoro e a come riuscirò a organizzarmi nei mesi a venire.

Confido nei consigli e nell’esperienza del mio ex professore, così sono certa che riusciremo a trovare il modo di far combaciare ogni cosa, nella mia nuova vita.

E poi sono disposta a tutto pur di far quadrare le cose, in fondo sono un’esperta in materia e non mi spaventa più affrontare le difficoltà.

Se ci saranno da prendere degli aerei allora li prenderò, girerò come una trottola da un continente all'altro, se sarà necessario.

E sarò felice e serena nonostante tutto, perché saprò di non essere più sola al mio rientroperché lui starà lì ad aspettarmi.

Perché i momenti distanti da Tsubasa saranno le eccezioni, non più la regola.

Scrivere poi, posso farlo dove voglio, così come sarà facile trovare un'ottima sala d'incisione, senza che sia necessariamente a Tokyo o in Giappone.

Esistono le mail per comunicare, i cellulari e le video chiamate... 

In un certo senso sarà come non spostarsi, sarò più reperibile di qualsiasi altra persona al mondo.

Con ottimismo prendo un bel respiro alla fine delle mie considerazioni e rivolgo un sorriso sicuro alla mia migliore amica, che però all’improvviso abbassa lo sguardo per andare a fissare le sue mani giunte sulle ginocchia.

"Yukari?" la chiamo avvicinando di qualche centimetro il mio viso al suo.

Lei sospira, poi rialzando la testa nella mia direzione, mi osserva ancora per alcuni secondi.

"Questo però vuol dire che te ne andrai..."

Sorride, o cerca di farlo, perché le sue labbra tremano un po' ora e i suoi occhi stanno diventando sempre più lucidi, ma non per la gioia questa volta.

E di questo avevo paura, è questa l’unica cosa che mi spaventa di tutta la situazione.

Avverto una fitta all’altezza del petto e il mio respiro si ferma involontariamente, come sospeso.

"Non fraintendermi, io sono così felice per te! Però..."

Mordo le labbra, i miei occhi si colmano di lacrime e deglutisco con difficoltà, sentendo un dolore acuto e profondo dentro la gola.

"Sentirò da morire la tua mancanza..." riesco solo a dire con un filo di voce instabile, rotto dall'idea penosa di separarmi dalla mia migliore amica.

"Io di più..." mi risponde cercando di sorridere ancora, una lacrima scivola lenta sulla sua guancia.

In uno slancio spontaneo, circondo le sue spalle aggrappandomi forte a lei e Yukari risponde al mio abbraccio non trattenendo un singhiozzo.

E mentre i nostri sentimenti si liberano nel pianto, ripenso a tutte le volte che ho avuto bisogno di lei.

A tutte le volte che ho teso la mano tremante, che Yukari ha preso stretta tra le sue.

A ogni momento allegro e spensierato.

Alle abbuffate in pasticceria dopo la scuola, i pomeriggi al karaoke o in giro per negozi.

E a tutte le volte che mi ha strappato una risata grazie al suo immancabile buon umore, ai suoi consigli e al suo affetto leale, fedele che mi ha accompagnata in tutti questi anni.

Sarà difficile stare senza di lei...

Ma so che la porterò con me, nel mio cuore, ovunque andrò.

Yukari...

La mia migliore amica.

"Grazie per tutto quello che hai fatto per me..."

 

 

 

"Prego, signore..."

Mendo tiene elegantemente la porta aperta con una mano mentre ci fa cenno gentilmente di accomodarci.

Mia madre è la prima ad attraversare la soglia dell’ennesimo ateliér che visitiamo da stamattina, gli sorride cortese mentre lo sorpassa.

Riconosco quel tipo di sorriso.

La mamma trova il mio assistente estremamente divertente e sopra le righe, so quindi che si sta trattenendo con tutte le sue forze dal provocarlo per farsi un paio di risate.

Probabilmente l’idea di essere alla ricerca dell’abito da sposa della figlia la sta aiutando in questo senso, ponendole dei freni per rimanere seria.

Non posso non sorridere mentre osservo il suo volto, ancora così giovane, mentre scruta il povero Mendo e con amore sento che dovrei ringraziarla per essere stata sempre così speciale con me.

La sua fiducia incondizionata mi ha permesso di diventare forte in questi anni, molto è merito suo se sono quella che sono.

In fondo lo devo pure a lei, se da stamani, ho già visto decine di abiti da sposa, perché non ci sarebbe stato, o non sarebbe stato così questo giorno, se mi avesse ostacolata in qualche modo.

Il suo amore mi ha resa libera e gliene sarò sempre grata.

Perché quell'amore incondizionato, le ha permesso di accettare che sua figlia si sposi a soli diciannove anni e che parta lontano da lei, per un altro continente.

L’avere fiducia nel mio di amore e nelle mie scelte è stato il dono più importante che potesse farmi, non avrò un regalo di nozze più bello di questo, ne sono certa.

Mia madre si volta e mi sorride ora, le rispondo con calore mentre varco la soglia per ultima.

Alzo gli occhi al cielo quando sento Yukari bisbigliare all’orecchio di Mendo, che forse stavolta ce la faremo.

Non è colpa mia se non lo trovo! 

Sbuffo costatando lo sghignazzare divertito del mio assistente.

I suoi occhi brillano sotto le ciglia scure arcuate sulle palpebre, ma di una luce calda e accogliente, proprio come nel giorno che gli ho dato questo importante annuncio.

Con tenerezza ripenso all’espressione del suo viso in quel momento.

Alle sue mani scattate veloci a posarsi sulla bocca aperta dallo stupore e a quegli occhi che si sono velati di lacrime.

Poi l'euforia del suo abbraccio.

Quell'euforia che gli ha permesso di staccarsi da me e sollevare per la vita un Akane Minase decisamente sbigottita.

Vuoi per il gesto imprevisto, vuoi a causa del mio precoce matrimonio.

Abbandono i miei ricordi quando una commessa, dalla bellezza raffinata e dai modi estremamente eleganti, si avvicina al nostro gruppo, invitandoci ad accomodarci.

Dopo nemmeno due secondi, mia madre e Mendo entrano in competizione per avvalersi del diritto di richiedere alla ragazza di mostrarci gli abiti più belli della sartoria.

Yukari poggia una mano sulla mia spalla ridendo spudoratamente ed io scuoto la testa divertita.

Mi avvicino curiosa a loro mentre la commessa si allontana per far preparare gli abiti del campionario, non prima di aver lasciato tra le mani avide dei miei consulenti, un catalogo patinato della casa di moda che possiede l'ateliér.

Mendo lo stringe pomposamente all’estremità sinistra mentre mia madre tiene ben salda la parte destra.

Le loro teste sono così vicine e concentrate, che a fatica riesco a fare capolino tra loro per vedere qualcosa anch'io.

Mi volto a guardare Yukari, che ha rinunciato all’impresa ancora prima di me, alzando le spalle e indicandoli con il mento.

E mi chiedo se ogni tanto gli passi per la testa che sono io quella che si deve sposare...

Con uno sbuffo rinuncio, lasciandoli alle loro osservazioni sulla seta, il colore e gli accessori dei vari modelli che stanno sfogliando con avidità e senso critico.

Per ammazzare il tempo mi metto a gironzolare per la sala, che è comunque stracolma di abiti da cerimonia.

La mia migliore amica segue il mio esempio portandosi però dalla parte opposta alla mia.

La vedo accarezzare la gonna di un vestito color panna, con uno sguardo quasi devoto e non c'è più nessun segno d'ironia sul suo volto, né quella sua solita espressione allegra e divertita.

Posso leggere nei suoi lineamenti una sorta d’emozione, illuminata da un sorriso dolce e carico di significati.

Decido quindi di lasciarla sola con i suoi pensieri, per non disturbare questo suo attimo privato, che forse assomiglia a ciò che ogni ragazza prova davanti all'idea del matrimonio.

Così io, che dovrei essere la più elettrizzata in questo momento, mi ritrovo a girare per il locale da sola e quasi svogliatamente.

Non che non sia più entusiasta all’idea dell’abito, non sono mica matta, è il mio matrimonio!

Ma sinceramente mi sono un po' abbattuta in questa mattinata di giri a vuoto.

Non è che io sia uscita da casa con un'idea precisa nella testa, ma ugualmente non sono riuscita a trovare nulla che colpisse in pieno la mia attenzione.

Quell’abito che mi facesse battere forte il cuore all’idea d’indossarlo nel giorno che deve essere il più bello della mia vita.

Delusa da questa mancata folgorazione, che proprio mi aspettavo, osservo gli abiti appesi alle stampelle trovandoli apaticamente tutti uguali e tutti equamente banali.

Mentre osservo svogliatamente le applicazioni brillanti di un corpino decisamente scollato, noto con la coda dell’occhio, un'altra commessa che mi passa accanto tenendo tra le mani uno svolazzare morbido color avorio.

Incuriosita e attratta inconsciamente, mi sposto di lato per seguirla fino all'estremità opposta della sala.

La nuvola di stoffa stretta tra le sue mani si poggia sul busto di un manichino da sarta prendendo forma.

Una scossa.

Sento una scossa lungo la schiena.

Con gioia e il cuore che palpita per l’emozione, mi rendo conto a malapena che è accaduto ciò che ormai non mi aspettavo più.

E lui!

E con passo deciso, perennemente ignorata dai miei compagni di ricerche, mi avvicino alla ragazza che sta mettendo degli spilli sulla stoffa delicata di quello che ormai reputo il mio abito da sposa.

"Scusi... "

La commessa si volta sorridendo cortese.

"Sarebbe possibile misurare quest’abito?" chiedo, congiungendo le mani all’altezza del seno con eccitazione.

"Veramente signorina, non è in vendita mi dispiace."

Alzando leggermente un sopracciglio e provando una sorta di gelosia quasi morbosa per il MIO abito da sposa, mi schiarisco la voce prima di tornare a parlare.

"Nel senso che è già stato acquistato?"

"No signorina, è semplicemente non destinato alla vendita. Parteciperà a una mostra." mi risponde con ancora più gentilezza, notando forse il mio umore incrinato.

Non mi faccio scoraggiare minimamente e posando un altro sguardo sulle spalline sottili, che s'intrecciano delicatamente, come se fossero fatte di petali di fiori, sulle spalle grigie del manichino, decido che userò tutti i mezzi necessari per convincerla.

"Oh andiamo! Ci sarà pure una soluzione. Vede io lo voglio e, mi creda, non sono una che bada a spese."

Pronuncio queste parole avvicinandomi un po' di più alla ragazza e ostentando un sorriso deciso, che basterebbe solo quello a smuovere una montagna.

"La prego di scusarmi, ma devo ripeterle che non posso vederle quest'abito. Sono veramente spiacente." mi risponde cercando a sua volta si essere convincente, ma riuscendoci con minore capacità di me.

Ora che ho aperto una breccia so che devo tentare la stoccata finale.

"Non potrebbe parlare con qualcuno? La direttrice per esempio o il proprietario. Le sarei davvero grata, se volesse gentilmente avanzare la mia richiesta con qualcuno di loro."

La ragazza mi fissa per un attimo imbarazzata, poi cedendo ogni resistenza, annuisce chiedendomi di aspettarla per un secondo.

Con la vittoria stretta in mano, la osservo allontanarsi e sparire oltre una minuscola ma elegante porticina di legno scuro.

Raggiante, mi volto ad ammirare quest'abito, che è come l'ho sempre sognato.

Mi verrebbe d’aggiungere fin da bambina, ma mi limito, perché non ricordo di aver mai fatto sposare nemmeno una delle mie bambole.

Anzi, forse nemmeno le ho mai fatte sopravvivere troppo a lungo per sposarsi, mal ridotte com’erano per le continue e ripetute decapitazioni e mutilazioni subite.

Ma ora è diverso, perché sono io che dovrò indossare questa meraviglia.

E con malizia penso che sarà Tsubasa a dovermela sfilare di dosso...

Sto ancora sorridendo beata, persa nel mio mondo fantastico, quando sento di nuovo una presenza alle mie spalle.

Mi volto e vedo che la commessa è tornata ma non da sola, con lei c'è una signora distinta di mezz'età dal viso tondo e bonario, i capelli bianchi e candidi come la neve.

Mi sorride e le rughe leggermente marcate della fronte, s'increspano dandole un'aria ancora più rassicurante.

E' fatta! Penso mentre tendo la mano a quella che scopro, essere la proprietaria dell’ateliér.

"La mia dipendente mi ha fatto presente la sua proposta signorina, ma sono spiacente di ribadire quanto le ha già detto. L'abito ha puramente uno scopo artistico, non intendiamo venderlo."

Vorrei replicare ma le parole mi muoiono in bocca, bloccate dall’espressione solenne e autoritaria della donna avanti a me.

Il sorriso mi muore sulle labbra in maniera sicuramente vistosa, tanto che sia la signora sia la commessa, sgranano leggermente le palpebre, impressionate.

Il mio labbro inferiore si piega in una smorfia involontaria, ma triste e sconsolata.

"Mi dispiace tanto, ma capisco." sussurro con un filo di voce sfiorando con le dita la stoffa morbida del mio EX abito da sposa.

"E' molto giovane signorina, voleva veramente quest’abito per lei?" mi chiede l’anziana signora avvicinandosi di un passo al mio viso imbronciato.

Annuisco con un sospiro.

"Mi sposo entro un paio di settimane... "

"Ehm... capisco."

Il mio sguardo si alza veloce per incontrare quello della proprietaria del negozio, che mi osserva con l'aria di chi crede di aver capito tutto.

"E non perché aspetto un bambino." ci tengo a precisare e la signora arrossisce imbarazzata, dichiarando nervosamente che devo aver capito male.

"Il mio ragazzo ed io abbiamo vissuto separati per quattro lunghi anni, separati dall'oceano e non da una manciata di chilometri! E lo sa quante volte ci siamo visti in questi anni? Oh non ci vuole un matematico per fare il conto, basta avere una mano e cinque dita. Le garantisco che bastano e avanzano! Non immagina quanto tutto questo sia stato difficile e doloroso... "

Non mi rendo conto che sto parlando a raffica e nemmeno che sto raccontando i fatti miei a un'estranea, ma tanta è la delusione per non poter avere quest'abito, che sembra fatto apposta per me, che non riesco proprio a trattenermi.

"Mi sono innamorata che ero appena una ragazzina. E ho amato sempre e solo lui, davvero! Mai un dubbio, mai un’esitazione. A lui ho dato il mio primo bacio ed è con lui che ho... insomma ci siamo capite, no?"

La signora non risponde, ma continua ad ascoltarmi in silenzio così, senza che venga interrotto, il mio fiume di parole continua imperterrito a scorrere.

"Quando se n'è andato, è stato come se il mondo diventasse all’improvviso grigio. Ogni volta che riuscivo a vederlo per pochissimo e che dovevo separarmi di nuovo da lui, era come se mi strappassero un pezzo di vita. Ma nonostante la distanza e la separazione, non abbiamo mai smesso di amarci. Mi ha chiesto di sposarlo nello steso posto dove si era dichiarato quattro anni prima. Non è bellissimo il mio anello?"

Le porgo la mano sinistra muovendo l’anulare, così che brilli ancora di più sotto le luci forti dei faretti del locale.

La signora si abbassa verso il mio braccio teso, avvicinando le lenti degli occhiali al setto nasale.

Annuisce con le gote arrossate e un impercettibile luccichio negli occhi.

"Questo matrimonio è la realizzazione di un sogno, del mio sogno!" concludo con un sospiro vistoso, scoraggiata.

Alcuni attimi di silenzio, poi il mio sguardo torna a posarsi sulla proprietaria dell'ateliér che mi fissa seria.

All'improvviso le sue labbra si contraggono, sotto i polpastrelli rugosi della mano, che ha appena portato alla bocca.

"E va bene!" esclama posando l’altra mano sul petto e tirando su col naso visibilmente commossa.

"Oh al diavolo la mostra! Gli abiti da sposa sono creati per coronare i sogni delle ragazze, non per rimanere inanimati addosso a un manichino inerme! Signorina, corra! Prenda il vestito e accompagni la nostra deliziosa futura sposa al camerino di prova!"

Sbalordita e sorridendo quanto le mie labbra mi consentano umanamente di fare, ringrazio l’anziana donna avanti a me, che continua a piagnucolare commossa sospirando a intervalli regolari.

"Le auguro tanta felicità, signorina!" esclama scuotendo la morbida chioma candida prima di allontanarsi e sparire di nuovo oltre la porticina scura.

Felice, mi volto verso la commessa che con abilità ha già sfilato l'abito porgendomelo poi con delicatezza.

La ringrazio gentilmente e mi dirigo veloce al camerino non stando più nella pelle.

Una volta chiusa dentro, mi spoglio come se avessi il diavolo in corpo.

Quando la punta nuda del mio piede entra nella stoffa, un brivido caldo sale lungo la schiena quasi a ricordarmi che sto davvero misurando il vestito per il mio matrimonio.

Con gesti nervosi dall'emozione, copro il seno con il bustino e, intrecciando le mani dietro la schiena, annodo con delicatezza i piccoli nastri di seta, in modo da stringerlo per farlo aderire bene alla vita e al petto.

Con altrettanta attenzione tiro su le spalline, quasi invisibili, calate lungo le spalle.

Quando alzo il viso e incontro la mia immagine riflessa nello specchio, non posso credere ai miei occhi.

Con le mani che tremano, accarezzo la seta che si appoggia perfetta sui miei fianchi, come se fosse stata creata solo per me, poi salgo sentendo sotto il palmo, i motivi degli impercettibili ricami del corpetto.

Una lacrima scende lenta lungo la gota mentre ammiro la ragazza allo specchio.

Con emozione mi ricordo che quella donna che sorride radiosa sono io.

Con un sospiro soddisfatto, decido che è il momento di far vedere anche agli altri come sarò il giorno delle nozze, così apro la porta dello spogliatoio ed esco silenziosamente.

Mia madre, Mendo e Yukari mi danno le spalle intenti a osservare nei minimi particolari il campionario di abiti, che la prima commessa ha portato loro durante la mia assenza.

Non si sono accorti di me e continuano a confabulare tra loro, posso sentire mia madre che si domanda allibita che fine abbia fatto.

Prendo un respiro e con un paio di colpi di tosse cerco di attirare la loro attenzione.

Mendo si volta chiedendomi contemporaneamente dove mi ero cacciata, ma non termina la frase perché rimane fermo a fissarmi a bocca aperta.

Yukari si porta le mani sul petto e inizia ad annuire ripetutamente, sorridendo estasiata.

Mia madre trattiene il fiato e si avvicina a me con gli occhi velati di lacrime, quando mi abbraccia, riesco a sentirla tirare su col naso.

Così sento che di sicuro sto per mettermi a piangere per l’emozione e deglutendo più volte, cerco di trattenermi per sopraffare questa sensazione.

"Allora vi piace? E' carina la sposa?" chiedo con la voce tremula, sorridendo felice.

Mia madre annuisce soddisfatta mentre Yukari esprime il suo assenso con risatine allegre e cenni di vittoria.

Solo Mendo rimane in silenzio, così mi avvicino a lui guardandolo con aria interrogativa.

"Che c'è? Non ti piace?" chiedo stupita, leggermente dispiaciuta dal suo mutismo.

Il mio assistente mi fissa ancora per qualche istante poi all'improvviso, i suoi occhi scuri si riempiono di lacrime.

"La mia bambina si sposa!" esclama in maniera stridula buttandomi le braccia al collo.

Sorridendo commossa rispondo al suo abbraccio, dandogli dei piccoli colpetti con la mano sulla schiena.

"Ehi damerino! Non rubarmi la parte!" interviene mia madre guardandolo con le sopracciglia arcuate e un'espressione molto divertita "Quella è la mia battuta!"

E tutti scoppiamo a ridere, compreso Mendo che emozionato si asciuga le lacrime.

La risata che esce dal mio corpo è allegra e cristallina.

E sento che anche questo momento ha il sapore della felicità...

 

 

 

Il suono ritmico delle cicale riempie l’aria silenziosa e attutisce i rumori fastidiosi della città.

Con una mano accarezzo il muro consumato di mattoni vecchi e sbiaditi, sotto le mie dita sento le sue pieghe ruvide e irregolari comporre il loro sali e scendi.

Lascio che l’aria mi scompigli i capelli, che il vento caldo mi porti gli odori familiari del posto in cui sono nata.

C'è il profumo dell'estate, dell’estate di Fujisawa e lo respiro a pieni polmoni.

Stacco la mano dal muro e mentre l’avvicino al viso, posso notare la polvere sottile, che simile a farina, ricopre i miei polpastrelli.

Odore di mattone e di umidità...

Il ricordo del mio braccio troppo corto, per accarezzare il gattino acciambellato sopra al muretto e la voce di mia madre che mi dice, che tanto non mi perdo niente e che i randagi sono tutti uguali.

Il vento si alza facendo muovere le fronde degli alberi e il rumore delle foglie attraversate dalla luce, si mischia alle grida di bambini che corrono sotto la loro ombra.

Le ginocchia sbucciate, la terra fastidiosa che entra nelle scarpe aperte sporcando i piedi, che odiavo dover lavare una volta tornata a casa.

Il negozio del signor Joji in fondo alla strada prima dei giardini pubblici, il sapore del gelato alla panna e le note della musica della sua vecchia radio.

In quell’angolo più giù abbandonavamo ogni santo giorno le biciclette, Ishizaki poi correva veloce al distributore per farsi gonfiare il pallone per l’ennesima volta.

Il fanale rotto della mia di bici, data in prestito a un ragazzino più grande e la mia voce che strilla furiosa, minacciandolo di sparire dalla mia vista.

Se anche ora mi mettessi a correre con il passo pesante in quel vicolo stretto, sentirei come allora il rumore amplificato e quasi metallico dei miei passi, rimbombarmi nelle orecchie.

E se scendessi un po' più giù, arriverei all'albero di ciliegie, oltre il muro di un giardino abbandonato, che tante volte abbiamo cercato di espugnare fallendo miseramente.

Poco lontano la villa di Wakabayashi mi sembrava una fortezza enorme quando ero piccola, non che adesso si sia rimpicciolita.

Ci avvicinavamo sempre alla cancellata in silenzio e di soppiatto, per non farci vedere da nessuno, anche se non mi ricordo bene il perché dovessimo sempre andare a cercar rogna a casa di quell'antipatico ragazzino, visto che non ci sopportavamo cordialmente da bambini.

Ma forse era proprio questo il motivo delle nostre scorribande là...

Malinconicamente m’immergo nel passato mentre la mia vista si perde nel panorama della mia città natale.

Il posto che ha custodito per anni tutta la mia vita, testimone silenzioso di ogni mia piccola grande emozione.

Amo tutto quello che vedo da quassù, anche il particolare più insipido e insignificante per me ha un gran valore.

E amo Fujisawa semplicemente perché è casa mia.

Perché è il posto dove il cuore cercherà sempre di tornare per sentirsi protetto dal resto del mondo.

E ora che devo dirgli addio, sento che l’amerò ancora di più...

E come potrei non farlo, visto che proprio qui ho conosciuto Tsubasa?

Guardo ancora le case, la ferrovia e il fiume silenzioso.

In lontananza il monte Fuji sovrasta placido ma imponente, ogni cosa.

Mi mancherà... 

Ma so che non mi dimenticherò mai di nulla legato a Fujisawa.

Non mi scorderò del colore del sole, del rumore della pioggia e del profumo dell’aria.

Cercherò di non piangere il giorno della partenza, come sto facendo adesso...

...

Vado ad abbracciare la felicità, ma ti prometto che non ti dimenticherò...

Non potrò mai scordare nulla...

Ricorderò ogni cosa...

E ti terrò con me...

E non ti tradirò chiamando un altro posto col tuo nome...

Non dimenticarmi neanche tu...

Promettilo...

Addio...

 

 

 

Mi giro nel letto e mi rigiro in continuazione.

Se non mi decido a dormire, domani mattina avrò due occhiaie assurde e non mi sembra proprio il caso il giorno in cui mi devo sposare.

Forse però è normale che non riesca a prender sonno, in fondo quanto manca?

Meno di dodici ore... e sposo Tsubasa!

A questo pensiero le farfalle riprendono a volare, agitandosi contro le pareti del mio povero stomaco in subbuglio.

L’orologio sul comodino segna quasi la mezzanotte e più lo guardo, più mi sento vincere dall’ansia.

Non riuscirò mai a dormire se continuo così!

Sbuffando, mi giro dall'altra parte per ignorare lo scorrere delle lancette e i miei occhi si posano sulla sagoma del mio abito da sposa, appoggiato vicino all'armadio.

Con un sospiro e un sorriso impercettibile, scruto nella penombra le pieghe morbide della seta candida, che ugualmente tenta di splendere anche nell'oscurità.

I miei pensieri volano lontani e non posso evitare di chiedermi cosa stia facendo Tsubasa in questo momento.

Sorridendo immagino il suo viso sereno, perso nel mondo dei sogni.

All’improvviso un rumore ruvido, che proviene dal comodino, attira la mia attenzione costringendomi a voltarmi di nuovo sull’altro fianco.

Stupita, mi rendo conto che si tratta della vibrazione del mio cellulare.

Curiosa apro lo sportelletto e scopro di aver ricevuto un messaggio.

E' di Tsubasa.

Con il sorriso sulle labbra, lo apro convinta di trovare al suo interno un fiume di dolci parole d'amore, vista l'occasione.

Ma rimango colpita invece da una semplice parola: "affacciati".

Aggrottando le sopracciglia e buttando uno sguardo veloce di nuovo alla sveglia, esco dal letto per avvicinarmi alla finestra socchiusa, dalla quale entra una leggera brezza.

La spalanco completamente, facendo scorrere il vetro e mi sporgo con il petto per vedere giù in strada, oltre la recinzione del cortile.

Tsubasa è lì, i pugni chiusi nelle tasche del pantalone della tuta e la testa inclinata verso il basso.

Quando i suoi occhi si alzano e mi nota, il suo braccio destro si alza dondolando sopra la testa.

Il suo sorriso s'illumina mentre smette di salutarmi per grattarsi il ciuffo ribelle.

Stupita, rispondo al suo saluto con un movimento armonioso delle dita.

Con un gesto della mano ora, m'invita a scendere per raggiungerlo.

Annuisco e con una risatina divertita rientro in camera, m'infilo un paio di pantaloncini abbandonati sul pavimento e qualcosa ai piedi.

Tempo un minuto, mi ritrovo a girare la chiave della porta di casa e ad aprirla piano per non fare rumore e non svegliare nessuno.

Prima di uscire faccio scattare la serratura elettrica del cancelletto.

"Non credevo fossi ancora sveglia!"

Tsubasa pronuncia queste parole con voce bassa e calda mentre richiude l’inferriata alle sue spalle.

"Non riesco a dormire..." gli rispondo sedendomi sui gradini dell’ingresso, cingendo poi le ginocchia con le braccia, ancora confusa e piacevolmente stupita dalla sua presenza qui.

Si avvicina e con un sospiro prende posto seduto al mio fianco.

"Nemmeno io..."

Il suo mento si alza verso il cielo stellato, regalandomi un bellissimo scorcio del suo profilo.

"Ero indeciso sul venire da te. Non si dice che porti male vedere la sposa prima del matrimonio?"

"Tsubasa, quello è l'abito!" gli rispondo inclinando la testa con aria rassegnata ma con il sorriso stampato sulle labbra.

Ride ora, grattando la nuca imbarazzato mentre mi dà ragione e la sua espressione è così dolce, che mi viene quasi da sospirare.

"Da domani sarà tutto diverso..." esclamo serena continuando a guardarlo.

Lui annuisce poi, voltandosi verso di me, allunga una mano per arrivare al mio volto.

Con il dorso delle dita accarezza uno zigomo poi il pollice scende lento fino a raggiungere le mie labbra socchiuse.

Spontaneamente si chiudono in un piccolo bacio a fior di pelle.

"Hai paura?" mi chiede spostando l’attenzione su una ciocca di capelli posata all’altezza del seno, coperto dalla microfibra della canottiera con cui stavo cercando di dormire.

"Avrei paura a non farlo..." rispondo avvicinandomi il più possibile, inevitabilmente attratta da lui.

"Tu ne hai?" mi sento di chiedere, posando un bacio morbido poco sopra la sua bocca.

"No. Ma mi sento nervoso, piacevolmente nervoso. Domani inizierà una nuova vita... con te..."

Sorrido sospirando, ammaliata dalle sue parole.

Ammaliata dal fascino sottile che nasconde una semplice frase come questa.

"Volevo vederti stasera, Sanae! A tutti i costi!"

"Perché?" gli chiedo inclinando leggermente il viso, concentrandomi curiosa sulla sua risposta.

Tsubasa sorride.

Mentre il suo volto si avvicina al mio, riesco a scorgere un’infinità di cose nella sua espressione.

C’è un pizzico d’imbarazzo, di malizia e complicità...

Tutto questo ai miei occhi fa di lui l’essere più attraente che esista sulla faccia della terra.

La sua bocca sfiora la mia con delicatezza.

Le sue labbra si dischiudono intorno alle mie stringendole ora in modo più deciso.

Inclino la testa per farle aderire di più, sentendo il mio cuore che come impazzito, bussa prepotente contro il petto.

Il mio respiro che cambia d’intensità è il segnale del mio completo abbandono.

E quando la sua bocca si allontana dalla mia, vorrei afferrare il suo viso per portarla di nuovo a me.

"Volevo questo..." lo sento mormorare con un sospiro sulle mie labbra.

"L'ultimo bacio della mia ragazza... "

Sorrido alzando le spalle, sentendo premute le sue mani sul mio viso.

"Quindi questo era un bacio d’addio?" lo stuzzico portando di nuovo il mio viso percettibilmente vicino al suo.

Tsubasa annuisce con aria solenne, arcuando le labbra nel suo modo accattivante.

Alzo il mento per raggiungerle di nuovo, chiudo gli occhi ancora, assaporandone la dolcezza.

"Quindi non mi bacerai più così da domani?" chiedo con finta innocenza, stando al gioco.

Sorride ancora, estremamente seducente, prima di avvicinarsi al mio orecchio.

"No... da domani non sarai più la mia ragazza... e baciarti sarà anche meglio di così... "

Con un brivido, sento il suo respiro sul collo e penso a come potrebbe mai essere meglio di questo.

"Allora sto facendo un affare!" esclamo sorridendo mentre i suoi occhi tornano a fissare i miei.

"La cosa è reciproca!" mi risponde accarezzando le mie braccia nude fino a raggiungere i polsi.

"Ora sarà meglio che vada o non ne sarò più capace tra un minuto..."

Cercando di riprendere pieno possesso di me e delle mie facoltà, annuisco stringendo le sue mani.

"Già! Sarà meglio dormire, o almeno provarci, altrimenti questa sposa non ti sembrerà più così attraente domani!"

Tsubasa si avvicina per baciarmi un’ultima volta.

"Ne dubito fortemente..." e sospirando lascia le mie mani per alzarsi in piedi.

Riafferrando le sue dita gli sono affianco in un attimo e silenziosamente lo accompagno al cancello.

L’oltrepassa abbassando lo sguardo mentre il mio si posa sulle sue belle spalle larghe.

Si volta a guardarmi prima di prendere la via di casa.

Mi sorride ancora e sento che potrei fare di tutto per quel sorriso.

"A domani, Sanae..."

Le mie labbra si distendono serene mentre mi appoggio al ferro scuro del cancelletto.

"A domani..." rispondo dolcemente sperando, che arrivi presto questo domani.

Rimango immobile a osservare la sua sagoma che si allontana, pensando felice che questa è l'ultima notte che lo vedo andar via.

Perché domani è un giorno nuovo...

Perché domani rinasco...

Perché dopo domani, non ci sarà più nessun addio...

 

 

 

 

 

Inizio col ringraziare tutte le persone che hanno letto lo scorso capitolo, che l’hanno commentato e chi mi hanno contattata di persona.

Spero un giorno di trovare le parole giuste per esprimere tutta la mia gratitudine nei vostri confronti.

Questo capitolo è molto importante per me, in un paragrafo c’è molto della mia storia quindi ci tengo particolarmente.

Scusandomi in fine per il ritardo non mi resta che salutarvi

Un abbraccio, OnlyHope^^

 

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Capitolo 34
*** Il sole all'improvviso ***


Dedicato a Moreno, mio padre, che era e sarà sempre il mio sole... *


BUTTERFLY

CAPITOLO 34

Il sole all'improvviso

 

 

 

Che la mattina del giorno delle nozze fosse abbastanza agitata, ne avevo idea.

Che tutti corressero da una parte all’altra come indemoniati, pure.

Ma questo mi sembra decisamente troppo...

Ho indossato l’abito, le calze di seta e sono da più di una mezz’ora ferma immobile davanti allo specchio, con ben tre persone che si prendono cura di me e della mia bellezza.

Una ragazza sta lavorando con pazienza certosina sui miei capelli, curando ogni dettaglio ciocca per ciocca, mentre un’altra stende in maniera delicata la base del trucco sul mio viso, che deve necessariamente rimanere rilassato e tranquillo per farla lavorare al meglio.

Sì rilassato, una parola...

La terza e ultima si dedica alle mie mani, sapientemente tenute lontane dal vestito protetto comunque da una morbida tela color glicine.

Così in questa posizione abbastanza scomoda, mi ritrovo ferma come una statua a seguire solo con lo sguardo, quando mi è concesso dalla truccatrice, il vai e vieni di chi mi circonda.

Mia madre continua a percorrere la mia stanza a grandi falcate, interrompendosi solo ogni tanto per l'arrivo irrequieto di Yukari, che agitata come non mai, fa la spola tra me, i dettagli dei capelli e la mamma, per poi tornare a controllare il trucco e di nuovo bisbigliare concitata all’orecchio di colei che mi ha messo al mondo.

Mendo invece continua a parlare freneticamente all’auricolare, informandosi di continuo sulle condizioni del tempo, come se anche volendo, lui fosse in grado di migliorarle all’occorrenza.

Ora domanda con insistenza se i fiori sono freschi e scopro così che sono stati appena sistemati in chiesa, poi la sua attenzione si sposta su ogni qualsiasi minimo dettaglio estetico gli passi per la testa e che possa, in qualche maniera, rovinare la location perfetta del mio matrimonio.

Ogni tanto il suo sguardo si posa su di me e quando sto per sorridergli, i suoi occhi s’incupiscono gravi e scuotendo la testa mi ricorda che devo stare ferma, per non rovinare il prezioso lavoro appena compiuto sulle mie labbra.

Alzo gli occhi al cielo impercettibilmente, sentendo tremolare leggermente le palpebre dal nervosismo.

Ora. 

Io capisco che tutti siano agitati e fuori di testa, ma incomincio ad averne davvero abbastanza.

Anche perché questo loro atteggiamento non è per niente utile!

No. Decisamente no.

Dopo che ho passato la notte in bianco poi, cosa che ci può stare, perché credo sia normale ma ora se guardo l’orologio, sento che i miei battiti hanno un’improvvisa accelerazione.

Perché non ci posso credere... ma manca davvero così poco?!

Per di più tutti mi dicono di stare ferma e calma, e questo aggrava il mio stato quando ho i nervi a fior di pelle per l’agitazione.

"Posso respirare?" chiedo sarcasticamente alla ragazza che ha appena finito la mia manicure, dopo che mi ha quasi ordinato di stare ferma appunto, e immobile.

Sbuffo seguendo con la coda dell’occhio mia madre, sempre più agitata e Yukari che la segue a ruota nel suo su e giù lungo la stanza.

Per non parlare di Mendo...

Ok. 

E' ora di darci un taglio.

Prendo un grosso respiro alzando gli occhi al cielo poi la mia voce si libera in un urlo quasi isterico, quasi per modo di dire.

"Volete stare calmi tutti quanti! MI STATE AGITANDO!"

Nella stanza cala il silenzio all’improvviso.

Tutti si voltano a guardare nella mia direzione con sguardo stupito e quasi scioccato, perché credo che una sposa non dovrebbe dare in escandescenza così la mattina delle nozze.

Ma proprio non mi hanno dato scelta.

Continuo a fissarli e posso notare che ora la loro espressione è cambiata, facendosi quasi colpevole.

Compiaciuta della loro riverente immobilità, assaporando questo silenzio che finalmente mi circonda, prendo un lungo respiro abbassando leggermente le palpebre.

Un crampo agitato contrae il mio stomaco, torturato continuamente da quest’agitazione mista a un profondo senso di eccitazione.

"Ok, così va meglio..." esclamo con un filo di voce posando una mano sul petto, poi senza rialzare lo sguardo, comincio a liberarmi della stoffa che protegge il vestito e di ogni oggetto superfluo, che ha ricoperto il mio corpo per evitare che mi sporcassi.

Sistemo l’abito sui fianchi, notando la perfezione brillante delle mie unghie che sfilano leggere sulla seta color avorio, poi le mie mani salgono al petto per stringersi a coppa all'altezza del seno, per sistemare il corpetto.

Mi giro a contemplare la mia immagine riflessa nello specchio.

I capelli sono lasciati liberi sulle spalle, solo qualche ciocca disegna ogni tanto, delle linee irregolari, trattenuta leggermente, quel tanto che basta per dare movimento al tutto.

Gli occhi e il viso sono truccati delicatamente, con colori tenui ma luminosi.

Il mio sguardo brilla di luce propria sotto le ciglia scure, ma questo non credo dipenda principalmente dal trucco.

La mia bocca lucida e rosa, dona al mio sorriso un che d'invitante.

Con emozione continuo a fissarmi, incredula.

Perché stento ancora a credere che quella donna allo specchio vestita da sposa sia proprio Sanae.

E che riesca a sorridere in maniera così radiosa e felice.

Nel silenzio generale, che nessuno ha avuto il coraggio d’interrompere dopo la mia sfuriata, sento un leggero bussare oltre la porta.

La mamma va ad aprire, osservo i suoi movimenti attraverso il riflesso.

Un altro sorriso spontaneo appare sul mio volto, quando scorgo la figura imponente di mio padre oltrepassare la soglia.

Incontro il suo sguardo tramite lo specchio, i suoi occhi scuri si distendono velandosi appena, una volta spostati sulla mia intera figura.

Le ragazze nel frattempo raccolgono le loro cose e con un sorriso cortese, mi salutano prima di lasciare la stanza.

Mi volto e proprio in questo momento Mendo abbraccia mio padre, che risponde alla sua stretta con energia.

Ridacchiando, osservo il mio assistente allontanarsi da lui con lo sguardo corrucciato e massaggiandosi le spalle.

Yukari riceve più affettuosamente un buffetto sulla guancia, poi si avvicina a me e con delicatezza mi posa le mani sulle braccia, cercando di non avvicinarsi troppo.

Incupisco lo sguardo e schioccando la lingua sul palato, l'attiro a me, ignorando le sue proteste.

Da sopra la sua spalla vedo la mamma stringersi al braccio di papà e fargli una carezza gentile sulla guancia.

Prima di uscire dalla stanza, mi raggiunge e prendendo il mio viso tra le mani, con gli occhi velati di lacrime, mi da appuntamento al piano di sotto.

Sta ancora tirando su con il naso quando oltrepassa la porta chiudendola alle sue spalle.

Con un sospiro abbandono con lo sguardo il legno chiaro e riporto l'attenzione su mio padre, che mi osserva a braccia conserte.

"Papà..."

"Tua madre ed io ti abbiamo fatta troppo cocciuta. Da chi avrai preso poi, non c'è nessuno testone come te in famiglia!"

Cerca di essere burbero, ma l'espressione dei suoi occhi lascia trasparire esclusivamente la sua commozione.

Gli sorrido mentre lo vedo avvicinarsi di qualche passo, tanto che ora la sua mano raggiunge una ciocca ribelle sul mio volto e la sposta con delicatezza.

"Non rovino nulla, sta tranquilla." si sente di aggiungere mentre le sue dita sfiorano il lobo del mio orecchio sinistro.

E mi ricordo delle sue mani grandi che stringevo forte da bambina, a quanto mi sembrassero enormi rispetto alle mie e a quanto potessero essere forti.

"Non sono più io l’uomo della tua vita, eh?"

Sorrido e con altrettanta delicatezza, sfioro il collo della sua giacca sistemandone le pieghe, fino a raggiungere il piccolo fiore bianco all'occhiello.

"Di sicuro sei il miglior papà del mondo!"

Abbozza un sorriso compiaciuto prima di sfidarmi con uno sguardo impertinente.

"Mi chiedo cosa ci siano venuti a fare gli Ozora a Fujisawa! Non se ne potevano restare a Tokyo?"

Il suo è un borbottio quasi brontolato, che lascia tradire nello scherzo, quella sua sottile gelosia nei miei confronti.

"Papà..." lo rimprovero bonariamente sistemandogli i capelli un po' radi sulla fronte.

"Ti sta portando via!"

"Papà!"

"Ma solo così sarai felice. E so che lo sarai..."

Guardo i suoi occhi buoni sentendo i miei pizzicare leggermente, con tutte le mie forze cerco di non cedere al pianto.

"E se non ci riuscirà a farti stare come si deve, allora il tuo papà sarà qui pronto ad aspettarti a braccia aperte!"

Lo abbraccio divertita cingendogli il collo, rispondendo tra il riso, che me ne ricorderò.

"E' il momento di darmi il tuo braccio..." esclamo poi tornando a guardarlo negli occhi e porgendogli la mano destra.

Stringe il gomito, imprigionandola dolcemente prima di sorridermi ancora.

"Andiamo a fare questa passeggiata?" mi chiede sfiorando con le labbra la mia fronte e sento di nuovo il mio cuore salire fino in gola.

Annuisco traendo un lungo respiro.

E alzandomi sulla punta dei piedi, sfioro la sua guancia con un bacio.

 

 

 

Il profumo della cera e quell'inconfondibile odore di fresco di un luogo sacro.

Non c'è profumo di fiori, perché i girasoli che ho scelto non emettono nessun aroma particolare, che riesca a coprire l'aria.

Li ho scelti semplicemente perché donano luce, o forse perché in fondo assomigliano molto a me.

Non perdono mai il loro punto di riferimento, nella loro vita che dura un'estate e lo seguono in ogni movimento, vivendo per sentire il calore dei suoi raggi su di loro.

Mi volto a guardare alla mia destra di riflesso.

Sì, sono esattamente come me...

Tsubasa fissa un punto avanti a sé, fiero e serio, ma le sue gote sono rosse, come a voler testimoniare la sua emozione.

Quell’emozione che ho potuto leggere nei suoi occhi, una volta entrata in chiesa e che ha fatto leggermente tremare le sue dita nel raggiungere la mia mano, quando ero a un passo da lui all'altare.

Che ha illuminato i suoi occhi e il suo sorriso, un attimo prima di sfiorarmi la tempia con un bacio leggero.

Questa emozione che ancora mi toglie il fiato e che mi fa voltare di continuo a guardarlo, per sincerarmi che sia davvero seduto al mio fianco.

E lui è lì.

Il mio cuore corre in maniera irregolare, ancora impreparato forse ad accettare tutto questo come la realtà.

E i suoi occhi mi sembra che brillino, illuminati dalle fiamme ondeggianti delle candele.

Ed è così bello.

Così bello che il mio respiro trema attraversando il mio petto.

Il sacerdote parla con voce calma e rassicurante, i miei occhi si posano d'istinto sul crocifisso di legno scuro alle sue spalle.

L’osservo per qualche secondo con il petto colmo di pace e gratitudine.

Chinando leggermente il capo rivolgo a Dio la mia preghiera.

E lo ringrazio...

Per questo giorno e per tutto l’amore che mi ha donato.

Il mio viso poi si rialza e si volge di nuovo a cercare il suo sole.

Che splende fatto di luce propria quando mi sorride incrociando il mio sguardo.

E' il momento delle promesse.

Ma cos'altro potrei prometterti, Tsubasa?

Non ho più nulla che non sia già tuo.

La mia voce è forte e salda mentre ripeto ad alta voce il giuramento, che il mio cuore ha già espresso tante volte nel silenzio del suo nascondiglio.

La tua è leggermente incrinata mentre continui a schiarirla, di tanto in tanto, con la gola.

Ma raggiunge le mie orecchie ugualmente così bene, che potrei tradurla in musica.

Quella musica che ora mi ronza nella testa mentre m’immergo nei tuoi occhi.

Stai giurando di amarmi per sempre...

E non ti vedo più, sei oltre queste lacrime.

La mia mano trema mentre l’avvicino alla tua, stringendo tra le dita la fede.

Brilla come se fosse fatta del metallo più prezioso al modo mentre scorre sul tuo anulare.

E forse trema anche la tua mano mentre prende la mia, ma quella sbagliata...

Mi perdo nel tuo sorriso imbarazzato sentendo le mie labbra distendersi serene, mentre ti porgo la mano sinistra.

Baci l’anello prima di farlo diventare parte di me, parte vera del mio corpo e non posso fare a meno di fissarlo, mentre le mie dita continuano a tremare.

Le stringi tra le tue quando il sacerdote dichiara questa unione.

Questa nostra unione.

Credo che stiano battendo le mani, o forse sto solo immaginando che lo facciano.

O semplicemente sono io che non appartengo più a questo mondo e m’immagino le cose.

Il mio mento si alza spontaneo mentre sento che sto sorridendo, ma sorridendo davvero, per raggiungere le tue labbra.

Per baciarti...

Per baciare mio marito...

 

 

 

"Anego! Vieni qua che dobbiamo fare un brindisi con la sposa!"

Alzo gli occhi al cielo, estremamente divertita, mentre cerco di raggiungere, passando tra un tavolo e l'altro, quello di Wakabayashi che continua a sbracciarsi, appoggiandosi alla spalla del Ryo Ishizaki più divertito che abbia mai visto.

Alzando leggermente la gonna accelero il passo, arrivando alle spalle di Taro e Azumi, che ridono alla grossa spalla a spalla leggermente euforici, forse anche a causa dell'alcol.

"Quando la smetterete, eh? Tutti e due!" esclamo mettendo su un finto broncio, poggiando le mani sui fianchi.

"Oh la nostra Anego si è sposata! Sposata davvero! E con Tsubasa!"

Ishizaki ridacchia allegro ed io non riesco a trattenere una risata vedendo la sua espressione buffa.

"Sei un genio del crimine, Anego! Ci sei riuscita!" esclama ancora alzandosi per avvicinarsi a me.

Il suo braccio libero mi circonda le spalle in un gesto affettuoso mentre l’altro si leva portando il calice pieno in alto.

"A Sanae! E a tutti i piccoli calciatori che sfornerà!"

Imbarazzata e sentendo le mie gote scaldarsi, gli allento una gomitata sul fianco, perché il suo brindisi ha scatenato l’euforia generale di tutti i ragazzi al tavolo.

Divertita, lo vedo piegarsi in due facendo finta di sentire dolore, poi con stupore le sue braccia mi stringono di slancio.

Sorrido soddisfatta con il mento appoggiato alla sua spalla.

"Io però voglio stare vicino alla sposa nella foto ricordo!"

Mi volto in direzione di Wakabayashi, che rigira la coppa di cristallo appena svuotata tra le sue grandi mani.

Sbattendo le palpebre, lo fisso con aria torva.

"Tu starai il più lontano possibile da me! Sei troppo alto!" esclamo accentuando le parole con un gesto della mano, come ad allontanarlo.

"Che noia! Come le foto in nazionale, sempre dietro! Non è mica una colpa essere alti!" mi risponde con aria finto imbronciata mentre tutti scoppiano a ridere per l'ennesima volta.

Con commozione osservo questi visi sorridenti e mi sento davvero felice...

E so di averlo pensato anche altre volte in vita mia, ma nulla è paragonabile alla gioia completa che riesco a sentire in questa notte speciale.

Mi volto per guardarmi intorno, sempre con quella sensazione d’incredulità che mi accompagna da questa mattina e i miei occhi si posano estasiati su tutto ciò che mi circonda.

Il parco della villa che ci ospita è incantevole, illuminato dalla luce calda delle torce e delle candele, mentre i drappi candidi intrecciati tra i rami degli alberi, sventolano lievi dando al tutto un'aria fatata.

Tutti gli invitati si stanno divertendo e con tenerezza, scorgo i miei genitori ballare stretti, guancia a guancia, ora che la piccola orchestra ha iniziato a suonare.

Il cielo stellato delle notti d’estate racchiude in fine questo fantastico micro universo di affetti in maniera magica.

Distolgo lo sguardo dall’alto quando sento qualcosa, o meglio qualcuno, attaccato alla mia gonna.

Daichi gioca divertito a nascondersi tra lo strascico, ridendo con la sua risata fatta di campanellini.

Quando lo prendo in braccio, ride ancora di più, facendo le boccacce a Ishizaki da sopra la mia spalla.

Percepisco ora una voce familiare che gli parla e il piccolo Daichi tendere un braccino per raggiungere qualcosa.

Con un sorriso il bimbo torna a guardarmi in volto poi, spostando la manina da dietro il mio collo, mi porge un piccolo girasole preso probabilmente dalle decorazioni sparse tra i vari tavoli.

Gli do un bacino sulla fronte mentre mi abbraccia forte, e stretta nella sua piccola morsa, mi volto per ringraziare il vero mittente di questo piccolo ma tenero gesto.

Roberto mi sorride ed io non posso evitare di arrossire come una scolaretta.

Anche ora che sono la moglie del suo pupillo.

"Daichi vieni un po' con me ora!"

Yayoi si avvicina con voce squillante, tenendo per mano Misugi, che lascia la presa solo quando lei allunga le braccia verso il bimbo, che accetta di staccarsi de me con qualche riluttanza.

Osservo l'espressione estremamente rilassata di questo ragazzo e ogni suo gesto affettuoso verso Yayoi, notando che non c'è il ben che minimo imbarazzo nelle sue attenzioni.

Nemmeno ora che il buon Ishizaki inizia a tormentarlo con le sue solite battutine sceme.

Sorride senza scomporsi e alla richiesta calorosa di un bacio alla fidanzata, accontenta tutti senza battere ciglio.

Divertita, penso che il mio amico d’infanzia abbia finalmente trovato pane per i suoi denti, quando una mano gentile sfiora delicatamente le mie spalle, scendendo piano giù fino alla schiena per cingermi il fianco.

"Tsubasa dovresti comportarti come un vero sposo, fa ballare tua moglie!" esclama Taro passando un braccio oltre le spalle di Azumi, lasciate nude dall'abito scollato.

L’espressione altamente imbarazzata di mio marito e le sue guance che esplodo in un colore decisamente acceso, mi strappano un sorriso divertito.

"Non farmi fare questa cosa davanti a tutti...  sussurra piano al mio orecchio, prima di tornare a guardarmi con espressione supplichevole.

"Ti prego!" aggiunge con l'aria del condannato a morte che sta per essere portato al patibolo.

Sorridendo in maniera più dolce e comprensiva del mondo, decido che devo toglierlo dall’imbarazzo e così mi volto con lo sguardo alla ricerca del mio assistente, per avere una scusa per allontanarmi.

Un pretesto per salvarlo da una serie di battute ripetute per i prossimi dieci anni, conoscendo i soggetti.

"Scusate, mi sta chiamando Mendo! A dopo!" esclamo tutto d'un fiato liberandomi dall'abbraccio di Tsubasa, che sorride riconoscente dopo avere tirato un vistoso sospiro di sollievo.

"Ti devo un favore..." percepisco dal movimento delle sue labbra prima di voltarmi facendo l'occhiolino e raggiungere il mio assistente, che ho localizzato vicino all’orchestra.

Con lui ci sono Akane Minase, decisamente bella nell'abito da sera lungo e fasciante, e Tadai.

"Eccola qua la nostra principessa!" lo sento esclamare felice appena sono tra loro.

Sorrido incrociando il suo sguardo e poi quello del mio ex professore, che mi fa cenno con la mano di guardare il suo orologio.

Annuisco sentendomi arrossire.

"Credo che tra una decina di minuti possa andare..." sussurro nella sua direzione mentre o vedo tendere le braccia e le dita soddisfatto.

"Akane certo che la vita è strana! Sanae ha la metà dei tuoi anni e si è sposata prima di te! Non lo trovi estremamente divertente?"

Mendo esclama queste parole a voce alta e allegra, non perdendo l’occasione di punzecchiare come al solito la mia addetta stampa, che lo guarda torva sotto le ciglia lunghe e nere perfettamente truccate.

Rimango però stupita dal gesto successivo di Mendo, che le porge galantemente il braccio al quale lei si avvicina abbozzando un sorriso.

"Ti porto a ballare, Akane! Effettivamente stasera non sei poi così male! Magari lo trovi pure un fidanzato stanotte..."

E così li seguo con lo sguardo allontanarsi per portarsi al centro della pista, credo che la mia mascella abbia sfiorato il pavimento per lo stupore.

Iniziano a muoversi a tempo di musica, con estrema eleganza, tanto che mi viene pure da pensare, che siano tremendamente affascinanti l'uno affianco all'altra.

Poco distante da loro anche un’altra coppia attrae la mia attenzione.

Matsuyama cinge stringendo in maniera decisa la vita sottile della sua ragazza.

Yoshiko gli sorride, tenendosi forte alle sue spalle quando il suo mento si alza leggermente.

"Wow!" esclamo spontaneamente quando le loro labbra si toccano, non curanti di tutto quello che li circonda.

Tornano a guardarsi negli occhi ora e a sorridersi, senza staccare mai lo sguardo e senza allontanarsi troppo dalla posizione ravvicinata di quel bacio.

"Che ne dici, Sanae? Andiamo?"

La voce di Tadai mi distrae da loro e mi ricorda che è l’ora del mio regalo di nozze.

Annuisco, poi afferrando il suo braccio, lo trattengo un attimo, prima che raggiunga il direttore per chiedergli di fermare la musica.

"Ecco... non c'è bisogno di presentazioni o annunci..." borbotto arrossendo mentre mi sorride con espressione rassicurante, annuendo con il capo.

Accarezza una mia guancia mentre lascio la presa sospirando e quando la melodia cessa, posso notare con imbarazzo, che tutta l'attenzione dei presenti si è istintivamente rivolta nella nostra direzione.

Un po' nervosa raggiungo la mano di Tadai, che mi aiuta a salire il gradino per poi raggiungere il pianoforte al quale si sistema con aria soddisfatta.

Alzo lo sguardo e vedo che tutti, ma proprio tutti, si sono avvicinati silenziosamente, forse immaginando cosa sta per succedere.

Sorrido cercando lo sguardo di Tsubasa che osserva la situazione con curiosità.

Un altro sorriso rivolto solo a lui prima di sentire le note del piano risuonare nell’aria e iniziare a cantare...

 

**"Treated me kind

sweet destiny

carried me through desperation

to the one that was waiting for me

it took so long

still I believe

somehow the one that i needed

Would find me eventually

I had a vision of love

and it was all that you've given to me

Prayed through the night

felt so alone

suffered for alienation

carried the weight on my own

had to be strong

so I believed

and now I know I've succeded

In finding the place I conceived

I had a vision of love

and it was all that you've given to me

I had a vision of love

and it was all that you've given me

I've realized a dream

and I visualized

the love that came to be

feel so alive

I'm so thankful that I've received

the answer that heaven has sent down to me

You treated me kind

sweet destiny

and I'll be eternally grateful

holding you so close to me

prayed through the nights

so faithfully

knowing the one that I needed

would find me eventually

I had a vision of love

and it was all that you've given to me

I had a vision of love

and it was all that you turned out to be..."

 

 

"Ok hai capito?"

Yukari annuisce convinta, lo sguardo serio contratto in un’espressione d’impegno.

"Tiro corto. Avanza subito in avanti. Centrale!" sussurro un'altra volta al suo orecchio, prima di allontanarmi con indifferenza, tornado vicino a Tsubasa.

"Dai Sanae! E' ora!"

Yayoi batte le mani eccitata, avvicinandosi al semicerchio di ragazze che si è formato a qualche metro da me.

Con senso di colpa, osservo il suo viso radioso che aspetta il lancio del bouquet.

Mi dispiace... ma Yukari ne ha molto più bisogno!

"Sì, dai Sanae! Tira così poi vi lasciamo soli alle vostre cosette!" esclama subito dopo Ishizaki, che riceve le pacche divertite sulle spalle di Taro e Wakabayashi.

Alzo gli occhi al cielo mentre Tsubasa scuote la testa sbuffando.

Osservo ancora per qualche istante il viso Yayoi, che è tutto il contrario di quello di Azumi, che ostenta indifferenza mentre si sposta ugualmente in prima linea però.

Mi giro di spalle lanciando un'ultima occhiata a Yukari, che risponde con un segno deciso del capo.

Stringo per l’ultima volta il bouquet e lo porto vicino al viso per sentire ancora il profumo prima di separarmene.

Conto fino a tre, poi alzo il braccio in altro liberando la presa oltre le mie spalle.

Mi volto subito entusiasta, sentendo l’urlo di gioia di Yukari che saltella felice sul posto.

Rido divertita quando tutti i ragazzi circondano un Ishizaki imbambolato e altamente imbarazzato.

"Ora non ridi più, eh?" gli chiede sornione Hyuga, dandogli una sonora manata sulla schiena che quasi gli fa perdere l'equilibrio.

Mi volto in direzione di Tsubasa che è di sicuro il più allegro di tutti in questo momento.

Si tiene lo stomaco piegato dalle risate, mentre Ishizaki mette il broncio, intimando ai suoi compagni di chiudere il becco.

Poi si volta a guardarmi e con un gesto veloce, mi bacia la fronte sorridendo.

 

 

 

E' la camera più bella della villa.

L’ampia vetrata a est si apre sul giardino ancora illuminato dai fuochi tremolanti delle torce.

Il colore giallo delle pareti rende tutto ovattato di luce calda e soffusa.

Ma non gli presto molta attenzione.

I miei occhi seguono con venerazione lo scorrere lento delle mie dita sulla sua bocca, che si dischiude appena sotto il mio tocco.

L’accarezzo piano, passando poi sugli zigomi, le palpebre e la fronte alta, serenamente distesa.

Trovo le sue labbra con le mie.

Lentamente, senza fretta, sentendo ogni attimo di questo momento.

Le sue carezze scendono delicate ma decise su di me, mentre la sua bocca continua a muoversi nella mia, rendendomi completamente persa.

E il suo corpo mi spinge costringendo la mia schiena contro il letto, sdraiata sotto il suo volere.

Lo strascico intrecciato tra le sue gambe non gli impedisce di stendersi sopra di me, senza lasciare mai le mie labbra. Mai.

Le spalline dell'abito si spostano sulla mia pelle, una ricade adagiandosi appena sul mio braccio.

Non so come, ma il mio cervello si ricollega per un attimo.

Il pensiero si sposta sulla camicia da notte che ho sapientemente scelto per questa sera e che si trova ancora ben piegata nel piccolo bagaglio, accanto al comò.

A malincuore tento un movimento per liberarmi dalla presa di Tsubasa, allontanando per prima la mia bocca dalla sua e arcuando poi la schiena.

Ma dura meno di un attimo questa separazione, perché lui torna a baciarmi subito, mormorando piano di non andare, quasi supplicandomi.

"E' la tradizione..." sussurro, mentre sento il suo respiro sul collo che reclama la mia attenzione.

"Devo farmi bella..." aggiungo in preda alla confusione più totale, ora che la mia pelle è entrata in contatto con la sua bocca.

Calda. Infinitamente calda.

"Sei già bellissima..." e le sue labbra continuano ad aprirsi e chiudersi, scivolando piano fino al lobo dell'orecchio.

Tento un’ultima volta di far assecondare la mia richiesta, ma debolmente.

In fondo non ha poi tutta questa importanza se...

"Credimi... non c'è bisogno di niente per continuare... questo..."

La sua voce è bassa, molto più bassa del solito e il suo respiro irregolare, la rende ancora più sensuale e profonda.

Chiudo gli occhi quando torna a baciarmi con decisione, ma sempre lentamente.

Le sue mani passano dalla seta dell’abito alla mia pelle, come se ci fosse una forza straordinaria ad attirarle su di me.

"Non ti allontanare nemmeno di un millimetro, ti prego..."

Osservo attentamente le sue labbra che scandiscono piano queste parole, ora che il suo sguardo è tornato sul mio.

E mi perdo nel suo desiderio, in quella luce che attrae ogni cosa e che m’ipnotizza.

La sua mano scorre lenta dalla spalla lungo il braccio fino a stringere la mia e portarla lentamente dietro il suo collo.

Assecondo questo suo gesto e con l’altro braccio intreccio le mie dita intorno alla sua nuca.

Il suo viso torna a sfiorare il mio e non riesco ancora a distogliere lo sguardo.

Non riesco a staccarlo.

Deglutisco mordendo piano il labbro inferiore quando sento il suo respiro vicinissimo al mio.

"Dimmi cosa ti piace..." sussurra con un filo di voce a un centimetro dal mio viso, facendo così rimbombare ancora forte il mio cuore.

"Chiedimi tutto quello che vuoi..."

Il mio respiro si ferma, per poi riprendere veloce ad alzare ritmicamente il mio petto costretto sotto la seta color avorio.

La sua mano ora sfiora la mia tempia e le sue dita iniziano a sciogliere lentamente le ciocche intrecciate tra i miei capelli.

Un bacio ancora dietro l’orecchio e i miei occhi tornano a chiudersi, il tempo necessario di sentire che ora, quel bacio, prosegue scendendo sul collo fino a fermarsi all’attaccatura del seno.

Li riapro piano quando la sua bocca torna sulla mia.

Le mie mani abbandonano d’istinto la sua nuca e s’infilano sulle spalle per allontanare da loro la giacca scura del completo.

Tsubasa alza la schiena separandosi dal mio corpo, quel tanto che basta per liberarsi di questo inutile indumento.

Torna su di me ed emette un sospiro ansimante, quando le mie dita sfiorano il suo torace, facendo passare i bottoni della camicia, uno a uno attraverso le asole.

Le mie mani si muovono con delicatezza, ora che non esiste più nulla tra loro e la sua pelle nuda.

E sento ancora quella sensazione di calore.

Corpo caldo. 

Sembra che bruci.

"Non capisco più niente quando sei così vicina..."

La sua mano sul collo, poi lenta sul seno.

Mi arrendo...

"So solo..."

Fisso le sue labbra morbide e arrossate.

"Sento solo che ti voglio..."

Sfioro il suo viso tornando a toccare ancora quella bocca perfetta.

Quella bocca che sembra essere stata fatta solo per baciarmi.

E che desidero...

Che mi appartiene...

Alzo il mento per raggiungerla.

"Sono qui. Prendimi..." le mie labbra si muovono sopra le sue per pronunciare queste parole.

Mentre sento di essere tua.

Solo ed esclusivamente tua.

Di nessun altro.

Facendo leva sulle braccia, alzo la schiena dal letto e Tsubasa indietreggia appena, per agevolare il mio movimento.

Il suo viso torna a nascondersi nell’incavo della mia spalla, sento le sue mani circondarmi la vita e poi salire lente lungo la schiena.

Ancora la sua bocca che assapora la mia pelle e non riesco a trattenere un gemito, quando sento le sue dita che sciolgono piano, piano, nodo dopo nodo, i nastri che stringono il corpetto.

Quando il mio seno appare nudo ai suoi occhi, scopro con emozione, di non sentire più nessun imbarazzo.

Sento invece di volere che mi guardi.

Che mi guardi così...

Perché io...

Ogni movimento del mio corpo è la diretta conseguenza del tocco delle sue mani.

L’abito scivola deciso sulle mie gambe finendo la sua corsa oltre il letto, ammassandosi sul pavimento in maniera disordinata.

Ancora le sue dita su di me e quel suo respiro profondo che mi fa perdere ogni controllo, che dirige ogni mia emozione.

Mi stringo al suo petto baciando piano la clavicola che sporge evidente, ora che le sue braccia cercano di liberare il suo corpo dal resto dei vestiti.

L’immagine delle sue spalle che mi sovrastano mi spinge a toccarlo ancora, desiderando ogni cellula del suo corpo per me.

Solo per me...

Le mie mani percorrono la sua schiena ora che le sue labbra sono tornate alle mie.

Si fermano sui fianchi nudi mentre la mia bocca si apre completamente per accogliere la sua.

E mi manca il respiro.

Ma posso anche smettere di respirare per tutto questo.

Non m’importa, di nulla.

Di niente.

Solo di te...

E del tuo corpo che preme contro il mio, sopra il mio...

E di queste mani per cui non ho confini...

E la tua bocca che è il centro di ogni mio desiderio...

Voglio che mi guardi ora, così potrai vederlo davvero.

E potrai sentirlo...

Quello che provo...

Vivo per te lo sai?

Solo per te...

Stringimi ancora... non smettere mai...

E continua ad amarmi... proprio come ora...

Come ora...

Ora...

E ancora...

 

 

 

 

* Edit Maggio 2012 

Ho riaperto questo capitolo dopo quattro anni, l'ho riaperto e aggiunto la dedica perché il momento vissuto da Sanae nella primissima parte per me rimarrà solo un sogno, un'immagine creata dalla mia mente che non troverà più modo di realizzarsi nella mia realtà.

Il giorno delle mie nozze non avrò nessun fiore all'occhiello da sistemare, nessun braccio a cui appoggiarmi... perché mio padre non c'è più... Da poco più di un mese è volato via, dove non posso raggiungerlo e il cuore mi si stringe al pensiero che non potrò condividere più nulla di terreno con lui...

Ma l'amore che ho dentro non morirà mai e in queste piccole, banali cose, cerco il modo di concretizzarlo, al posto di quell'abbraccio che non posso più avere né dare, della voce che ha lasciato il posto al silenzio e di quel calore che ha tracciato un segno incancellabile tra le mie mani ormai vuote... 

Gli dedico questo brano, un momento inventato come se fosse nostro, con tutto il mio cuore... 

E per i giorni a venire il mio sguardo sarà sempre rivolto al cielo, come un girasole che cerca il suo sole...

Elisabetta

**"Vision of Love" - Parole & Musica: Mariah Carey, Ben Marguiles © 1990 Sony Music Entertainment Inc.

 

E così ci siamo quasi, manca un solo capitolo alla fine della FF.

Diciamo tranquillamente che tutta la storia era mirata a giustificare questo cap. 34 e le sue sensazioni.

Spero di non essere stata scontata, né di aver omesso qualcosa che avreste voluto "vedere", se l’avessi fatto, mi scuso ma essenzialmente ho deciso sempre di scegliere il taglio delle scene che più piaceva a me, e che più si avvicinava alla mia visione delle cose.

Mi auguro che tutto questo vi piaccia, almeno una minima parte di quanto piace a me... aspettavo da tanto questo momento, e finalmente è arrivato.

Un grazie infinito per i commenti al precedente capitolo, sono sempre felice di sapere che ciò che emoziona me incontra anche il vostro gradimento.

Non mi resta che salutarvi, per l’ultima volta, dandovi appuntamento all’ultimo cap. che non tarderà ad arrivare...

A presto quindi, un abbraccio

OnlyHope^^

Per Sara: il ballo tra Matsuyama e Yoshiko è un piccolissimo omaggio dedicato a te...^^

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Capitolo 35
*** Fallo accadere ***


BUTTERFLY

CAPITOLO 35

Fallo accadere

 

 

 

La matita scivola dalla bocca, con uno sbuffo inclino il busto per raggiungerla prima che rotoli lontana dai miei piedi.

L’afferro e con un colpo di reni, mi rimetto in posizione eretta.

Inclinando leggermente la testa, avvicino la punta consumata ai righi paralleli dello spartito.

La stringo di nuovo tra le labbra mentre le mie mani percorrono la tastiera, seguendo alla lettera ciò che i miei occhi trasmettono, riprendendo i segni neri dall’inizio della pagina.

Un’altra piccola correzione poi questa volta lascio la matita poggiata sul mio grembo e inizio a canticchiare suonando contemporaneamente la melodia.

Con la coda dell’occhio osservo il buio oltre il lucernario alla mia sinistra ed è così piacevole la sensazione della notte che mi avvolge, perché riesce a farmi sentire isolata da tutto e libera, qui davanti al pianoforte.

Continuo a suonare beata, senza dovermi preoccupare del rumore, visto che questa stanza è stata completamente insonorizzata, come regalo di nozze da parte di Tsubasa.

Sorridendo ripenso al momento in cui mi ha portata, tenendomi rigorosamente le mani sugli occhi, davanti alla porta chiusa sulla quale campeggiava un enorme fiocco rosso.

Un fiocco identico a quello che era posato su questo magnifico pianoforte a coda nero, ma così splendente ai miei occhi emozionati.

Con un sospiro compiaciuto al ricordo del mio arrivo in Brasile, tratteggio altre note sullo spartito fitto di segni e asterischi, quando sento aprirsi la porta così che i miei occhi si girino d’istinto in quella direzione.

Tsubasa si affaccia leggermente, poi piegando il braccio allo stipite e poggiandoci contro la fronte, se ne sta lì a osservarmi sorridendo sereno.

"E' tardi, non vieni a letto?" mi chiede mentre noto con estrema attenzione il movimento dell’altro braccio che si piega, permettendo alla sua mano di scivolare lenta sull'addome nudo.

E come se non l’avessi mai visto così, arrossisco leggermente distogliendo lo sguardo.

"Sono ispirata..." rispondo tornando a muovere le mani sui tasti, come se fosse possibile ignorare del tutto tuo marito che, vestito solo da un misero paio di pantaloncini di jersey, ti chiede di raggiungerlo a letto.

Tsubasa non si scompone e abbandonando la posizione d’appoggio, si avvicina lento di qualche passo per raggiungere il divano di pelle chiaro a mezzo metro dal pianoforte e quindi da me.

"Allora ti faccio compagnia!" replica sedendosi sul bracciolo per poi lasciarsi scivolare all’indietro, mani incrociate dietro alla nuca.

Seguo per un secondo questo semplice movimento, che ha messo in tensione ogni suo muscolo lasciato scoperto da quei pochi centimetri di stoffa e mi obbligo a non guardarlo ancora, per non perdere la concentrazione.

Sorrido al pensiero di come un gesto così banale possa complicarmi la vita, nel senso migliore del termine, e del fatto che Tsubasa non si renda conto di attirare così tanto la mia attenzione, anche involontariamente.

Riprendo dall'inizio la melodia, sentendomi piacevolmente elettrizzata dalla sua presenza.

"Hai comprato una lampada?" mi chiede con tono allegro mentre continuo a suonare e a scarabocchiare sui fogli.

"Sì, oggi. Mi piace questa luce soffusa!" rispondo inclinando leggermente la testa per guardarlo mentre osserva il mio recente acquisto, il suo viso girato verso la parete opposta.

"L’ho presa insieme con altre cose!" continuo senza distogliere gli occhi dal profilo della sua mascella e il taglio invitante della bocca, mentre una delle sue mani si sposta dalla nuca andandosi a poggiare mollemente sul petto.

"Cosa?" e gira leggermente le pupille, andando a incrociare il mio sguardo attento su di lui.

"Ehm... non lo so!" esclamo arcuando un lato della bocca e alzando le spalle, staccando in fine le mani dal pianoforte.

Tsubasa scoppia a ridere allegro, con l'indice mi gratto imbarazzata una tempia.

"Quella lampada è l’unica cosa di cui sono certa, perché è stata la sola che ho afferrato con le mie mani senza dover tentare di pronunciare una sillaba in portoghese!"

Continua a ridere circondando gli addominali con le braccia, piegato in due dallo sforzo.

Sbuffo pensando che io non mi sono messa per mesi a studiare con Carlos, come qualcuno di mia conoscenza.

Si fa presto a beffarsi delle mie difficoltà, quando sono passati giusto quattro mesi dal mio trasferimento.

"Ridi, ridi!" esclamo divertita anch'io "Potrei aver comprato una giraffa senza saperlo! Pensa quando ce la consegneranno, la giraffa!"

Un’altra risata allegra mentre con la mano si copre il viso.

"Avrei preferito un cane ma pazienza..." replica sghignazzando ancora "Cosa credi che mangi un animale simile?"

"Non ne ho idea!" rispondo scuotendo leggermente la testa mentre Tsubasa riprendere la posizione iniziale, abbandonandosi ancora sul divano.

E di nuovo mi perdo a guardarlo, come se mi avesse fatto qualche magia, stregandomi con la sua presenza.

Con uno sforzo incredibile, volto la testa costringendo i miei occhi a fissare lo spartito e le mie mani riprendono a suonare delicatamente.

Devo continuare a lavorare senza cedere!

Tempo tre secondi però e mi ritrovo a guardarlo ancora di sottecchi, proprio nel momento in cui le sue palpebre si stanno chiudendo.

Con un sospiro, volto di nuovo completamente il capo nella sua direzione, contemplando con un'aria venerante il sorriso rilassato e sereno stampato sulle sue labbra.

Il respiro calmo alza e abbassa i muscoli del petto in maniera così armoniosa, che pagherei per diventare aria in questo istante.

Ed è appurato, ha vinto di nuovo. 

Come sempre.

Un altro sospiro per sottolineare la mia debolezza nei suoi confronti prima di staccare le mani dalla tastiera.

Non posso fare a meno di sorridere, o meglio di ridere di me stessa, quando mi volto ancora a guardarlo.

E sì, avrai anche avuto una vittoria facile, ma perlomeno devo farti credere che non ti ci sia voluto così poco!

Mi alzo piano dal sedile imbottito e in tre passi raggiungo il divano.

Mi abbasso andandomi a sedere per terra, le gambe leggermente piegate distese sul pavimento.

Appoggio le braccia alla pelle, posando il mento sulle mie mani che si sovrastano a vicenda, a pochi centimetri dal suo profilo.

Tsubasa rimane ancora a occhi chiusi, ma le sue labbra s’increspano leggermente in un ghigno soddisfatto.

Maliziosamente indispettita da questa sua sicurezza, socchiudo le palpebre a fessura.

"Mi è venuta un'idea..." sussurro piano con voce un po' cantilenante, accentuando il tutto con un leggero sospiro.

Le sue labbra si stringono appena ora, accentuando di più l'espressione di poco prima poi si volta di fianco, riaprendo gli occhi vicinissimo al mio viso.

Non mi scompongo, cercando di sembrare impassibile mentre dentro di me inizio a sogghignare divertita.

"Si tratta di un peccato capitale..." concludo con la voce ancora più bassa, distendendo le labbra in un sorriso languido.

Tsubasa sposta lo sguardo di lato per qualche secondo, come per concentrarsi, poi torna a guardarmi seducente, avvicinando ancora di più il suo volto al mio.

"Che hai in mente?" mi chiede sorridendo ancora maliziosamente, fiero del suo trionfo.

Rimango in silenzio a fissarlo, sbattendo le palpebre ripetutamente e gonfiando i polmoni d'aria.

Accentuo così l'ennesimo sospiro provocatorio e lui sorride soddisfatto, inclinando la testa per raggiungere le mie labbra.

"Gelato nel cuore della notte? Ti va?" chiedo bloccando così il suo movimento a un centimetro netto dalla mia bocca.

Sto bluffando alla grande!

Tsubasa mi guarda arcuando le sopracciglia e sbattendo ripetutamente gli occhioni stupiti.

"Il tuo preparatore atletico vorrà la mia testa su un piatto d'argento, per le cattive abitudini che ti sto facendo prendere!" esclamo ridacchiando con aria estremamente innocente, internamente soddisfatta per come sono riuscita a girare il gioco in mio favore.

Oh-oh! Non è che alla fine vinco io? Eh eh eh...

Mi sorride mugugnando ora, poi distogliendo lo sguardo, si tira su per sedersi, gomiti sui muscoli delle gambe e mani strette avanti a sé.

La testa tenuta bassa non mi permette di vederlo in faccia e così ora sono io a sogghignare soddisfatta del mio successo.

"Ok!" esclama allegro all'improvviso, girando di nuovo la testa nella mia direzione e sfoderando un bellissimo sorriso felice e rilassato.

"Chi arriva per ultimo prepara le coppe?" aggiunge poi alzandosi di scatto dal divano e prima di sorpassarmi, tira una ciocca dei miei capelli con le dita.

Inclino un angolo della bocca.

Aggrottando le sopracciglia lo vedo allontanarsi verso la porta.

Va bene... forse pareggiamo... 

con un sospiro mi alzo veloce in piedi per raggiungerlo.

Quando sono appena dietro la sua schiena, poggio le mani sulle sue spalle e con un saltello, mi aggrappo al suo torace.

D’istinto le braccia di Tsubasa si tendono all’indietro, sorreggendo così il mio peso, stringendo forte sotto le mie gambe incrociate attorno alla sua vita.

"Portami tu! Sono stanca..." mormoro cingendo il suo collo e posando il mento nell'incavo della sua spalla destra.

Tsubasa sorride mentre annuisce con il capo, il mio d'istinto mi porta a baciare sonoramente la sua guancia, per ringraziarlo.

Qualche passo per il corridoio in penombra e inizio a intravedere l'archetto della cucina, poi un'improvvisa deviazione a destra, in tutt'altra direzione.

"Ehi! Sbagliato strada!" esclamo bisbigliando al suo orecchio e picchiettando con l'indice sul suo petto.

"Non di molto..." risponde lui procedendo tranquillamente verso la nostra camera da letto.

Non trattengo un sorriso eccitato e allo stesso tempo arrendevole.

Ok! Ok! Ritiro tutto... Hai vinto tu!

Entriamo in camera senza alcuna fretta ed io continuo a sorridere beata stretta al suo collo.

Dopo due secondi vengo mollata letteralmente sul materasso, con poca grazia.

"Non sei per niente carino, sai?" esclamo alzando il mento fingendomi offesa, fissandolo negli occhi con rimprovero.

Lui appoggia un ginocchio al letto, poi scavalca il mio bacino con una gamba, sedendosi sul mio ventre, senza però fare pressione su di me, appoggiandosi appena.

Curva la schiena verso il mio viso, poggiando il peso del suo di corpo sulle mani puntate ai della mia testa.

"Aspetta a dirlo..." sussurra piano con un sorriso che definire seducente è altamente riduttivo.

"Montato!" rispondo inclinando la testa leggermente e spostando con la mano una spallina dalla mia canotta, giù lungo il braccio, per provocarlo.

Tsubasa abbassa il volto verso il mio, dischiudendo le labbra e socchiudendo gli occhi.

Si ferma vicinissimo alla mia bocca.

"Vedi che non mi sono sbagliato di molto?" mormora piano prima di baciarmi lievemente per un attimo.

"Uh?" e le mie mani sfiorano con le unghie le sue costole lungo i suoi fianchi, il suo respiro vicino al mio orecchio.

"Non è anche questo un peccato capitale?"

 

 

 

Mi giro di lato facendo attenzione a non svegliarlo, la mano dietro al mio fianco si stringe in un pugno mentre il braccio si piega a gomito, attirandomi un po' di più a sé.

Il suo viso schiacciato per tre quarti nel cuscino, il collo scomposto e il naso chiuso contro la federa.

Roteando leggermente gli occhi e arcuando le sopracciglia mi chiedo, per l’ennesima volta in questi mesi, come faccia a dormire in questa posizione e soprattutto come riesca a respirare senza soffocare.

Il suo sonno è tranquillo, per niente agitato come il solito, ma davvero non riesco a capire come possa stare comodo con la testa girata in quest’assurda posizione.

I miei occhi si spostano sulle sue spalle nude, alzo un braccio per raggiungere il lenzuolo calato fino ai fianchi e con gesto delicato, tirandolo piano, ricopro la sua schiena fino alle scapole.

Si muove appena ora, respirando un po' più forte e spostando il collo verso il basso, il suo viso torna libero dall'oppressione del guanciale arrivando molto vicino al mio.

I suoi capelli solleticano la mia fronte, con un soffio leggero tento di spostarli appena.

Arriccia il naso sentendo il mio respiro sul volto e sorridendo sposto con la punta delle dita le ciocche ribelli dalla sua pelle e dai suoi occhi.

Osservo la sua espressione serena mentre dorme, come ogni notte.

Devo ancora abituarmi ad averlo sempre così vicino o forse è questo stato perenne di felicità che non mi permette di addormentarmi insieme a lui, facendomi sentire costantemente tesa. 

Piacevolmente tesa.

Ma non importa di addormentarmi a fatica, perché mi piace guardarlo, sarei capace di farlo per ore senza mai stancarmi.

Il mio sguardo attento passa dalle ciglia scure curvate nel sonno, agli zigomi leggermente pronunciati, poi scende sulla bocca che adoro, passando per le guance che domattina sarà costretto a rasare, fino a posarsi sulla sua mano sinistra, leggermente inclinata di fianco, poggiata tra il mento e la gola.

Con la punta dell’indice, sfioro la fede che circonda l’anulare accarezzandola più e più volte.

Sono passati ormai quattro mesi da quel giorno, o forse dovrei dire solo quattro mesi, ma a me sembrano così tanti rispetto a ciò cui ero abituata prima di sposarci.

Perché non ci siamo mai più separati in questo tempo e tutto è come l’avevo sempre desiderato, come un bellissimo sogno.

Sì, sto vivendo nel mio sogno realizzato.

Ed ogni giorno che passa, non è mai uguale al precedente, perché mi sono resa conto solo ora, che esistono un'infinità di cose di lui che non conosco.

Cose piccole e futili volendo, ma che pian piano iniziano a diventare parte di me, di noi.

Tsubasa non ama rimanere alzato fino a tardi, forse sarà la sua vita regolare da sportivo a condizionarlo, mentre io mi crogiolo nella notte, come se fosse il mio ambiente naturale.

Si sveglia presto la mattina, molto prima di me e si alzerebbe subito in piedi scattante, se non fosse che non mi piace aprire gli occhi e mettermi in movimento all'istante.

A volte faccio finta di dormire per un po', prima di fargli intendere che mi sono svegliata, per crogiolarmi tranquilla ancora tra le coperte e stretta alla sua schiena.

Lui aspetta paziente per non disturbarmi.

Altre non fingo affatto, perché se il suo corpo si è staccato da me nel sonno, lo sento riavvicinarsi mugugnando fino ad abbracciarmi, accarezzandomi piano e baciando dolcemente la prima parte di me, che entra in contatto con le sue labbra mentre mi stringe.

E' particolarmente affettuoso Tsubasa la mattina presto e molto seducente, ma io in fondo lo trovo sempre così non è questa novità.

A colazione mangia sedendosi a tavola per una buona mezz'ora, con calma e appetito mentre io sorseggio svogliatamente del succo d'arancia sbadigliando, gli occhi ancora impastati dal sonno di solito.

E mi rimprovera ogni volta per il mio non toccare cibo, elencando i pregi di una sana alimentazione mentre io annuisco continuando a bere solo ed esclusivamente quel succo rosso brillante.

Quando esce per gli allenamenti o per giocare sorride felice ma quel sorriso non mi è nuovo, lo conosco ormai dalla prima volta che si siamo incontrati da bambini.

E' il sorriso del pallone e in un certo senso non posso competere.

E' ordinato Tsubasa, in particolare con i vestiti che piega con cura a ogni cambio e credo che si metterebbe a sistemare anche quelli da buttare nella cesta della biancheria da lavare, se non ci pensassi prima io, attorcigliandoli ben bene prima di buttarli nel cestone di vimini.

In questo il vivere da solo senza genitori fin da ragazzino ha dato i suoi frutti.

Non ama molto la TV ma in compenso abbiamo un’infinità di canali satellitari dedicati al calcio e a volte credo che se volessi vedere la più insipida partita, della più bassa lega, del paese più sperduto al mondo, riuscirei a farlo senza nessun problema per come siamo attrezzati.

E' già perché noi sappiamo tutto di tutte le squadre, compreso il calcio mercato e la situazione riserve, ma non mi lamento so con chi avrei avuto a che fare.

Mi ha stupito invece il suo avvicinarsi alla musica, contrariamente a quanto si possa pensare, adora quella da piano ed io amo suonare per lui.

Il suo viso assume un'espressione terribilmente dolce mentre si rilassa, fino a chiudere gli occhi e addormentarsi spesso cullato dalle note.

E gli piace il mare, in maniera incredibile davvero e questo deve averlo ereditato di sicuro da suo padre.

Mentre di sua madre ha la tenacia e il coraggio di affrontare le difficoltà, con ottimismo e gioia di vivere.

Osservo ancora il suo viso e il movimento quasi impercettibile delle sue palpebre, ora che si muove tre le lenzuola.

La testa si gira insieme al busto, il braccio che cinge la mia vita si discosta liberandomi dal suo abbraccio.

Si gira pancia in giù, quel braccio ora finisce sotto il cuscino e la sua faccia torna a schiacciarsi contro la federa, segno che sta dormendo profondamente.

Con un sorriso colmo di dolcezza, faccio leva sulle braccia per posare un bacio leggero sul suo collo, appena al di sotto della nuca e chiudendo gli occhi inspiro il suo profumo, quello intenso della sua pelle e che mi permetterebbe di riconoscerlo tra mille.

In silenzio e facendo molta attenzione, indietreggio sul materasso fino a quando i piedi nudi non toccano il pavimento, poi delicatamente, ricompongo le lenzuola sul suo corpo e sul posto che ho lasciato vuoto, prima di rimanere in contemplazione della sua figura per qualche attimo ancora.

Sorrido divertita nel sentire il suo respiro rumoroso dovuto al naso soffocato nel cuscino poi mi volto in cerca della mia vestaglia, che stamattina devo aver lasciato come al solito buttata sulla poltroncina all'angolo della stanza, coperta dagli altri indumenti che ho accatastato malamente lì durante la giornata.

Faccio per avvicinarmi al cumulo informe di stoffe, quando la mia attenzione è attratta da una felpa di Tsubasa piegata in ordine sul comò.

L’accarezzo piano prima di prenderla, spiegarla e infilarla in testa.

Mi arriva ben sotto i glutei e le maniche mi ricoprono le mani fino alle nocche.

Tiro su il cappuccio prima di voltarmi un'altra volta verso il letto, sospirare e uscire silenziosamente dalla stanza.

Con passo felpato e orientandomi ormai perfettamente anche al buio nella mia nuova casa, raggiungo il mio studio.

Varcata la porta, mi dirigo verso la lampada acquistata oggi pomeriggio mentre Tsubasa era ad allenarsi.

Con un semplice click si accende, riscaldando la stanza con una luce tenue e soft.

Torno al mio piano stringendomi nella felpa che profuma di buono, ma prima di sedermi mi fermo a contemplare il quadro appeso sopra lo strumento.

Sorrido accarezzando delicatamente la tela, le mie dita poco lontane dal monte Fuji e dal paesaggio familiare di Fujisawa.

La firma in basso a sinistra piccola ma leggibile, Ichiro Misaki.

Sospiro fissando ancora per un po' l’immagine nel quadro che mi ha regalato Taro prima di partire, poi mi siedo al piano, conservando nel mio cuore quel briciolo di nostalgia di casa che a volte mi fa sentire un po' malinconica.

Solo un po', quel tanto che basta per essere una sfumatura nel mio nuovo mondo perfetto.

E il mio pensiero vola ancora da lui, che dorme nudo sotto le lenzuola candide.

E al suo modo di amarmi, di fare l'amore con me...

Con le gote che si scaldano al pensiero di quello che ho vissuto intensamente solo poco fa, poggio le mani sui tasti riprendendo la melodia che avevo abbandonato.

Le parole nascono nella mia mente come un piccolo fiume dalla sua sorgente.

Riprendo la matita, l'appoggio di nuovo sullo spartito appena sotto il primo rigo e canto piano scrivendo mentre un sorriso estasiato incurva le mie labbra.

"I wanna be your babydoll... wrap me up nice and tight... love me through the night... come lay me down enfold me in your arms... cover me with velvet kisses rock me on and on and whisper softly to me... you wanna be my babydoll"*

 

 

 

Corro nell’acqua che mi arriva ai polpacci, le mie gambe si flettono portando centinaia di gocce salate sulla mia pelle.

Le sue braccia mi circondano la vita ora, mi ha raggiunta.

Sorrido aggrappandomi alle sue spalle mentre il sole costringe i miei occhi a socchiudersi appena.

Il rumore delle onde non copre la sua risata allegra, al massimo riesce appena a essere il sottofondo di quel suono armonioso.

Come musica che si alza, come il motore del mio universo.

Le mie braccia circondano il suo collo mentre le sue mani mi trattengono per la vita, i raggi caldi illuminano il suo volto sorridente.

E non c'è nulla che possa desiderare, ora ho tutto. Davvero. Per me.

Le sue braccia si spostano dai miei fianchi e si piegano sotto le mie gambe, per prendermi in braccio.

Rido felice mentre sento il vento tra i miei capelli e non c’è più nulla di doloroso nella mia testa, che mi faccia desiderare che riesca a soffiarlo via da me.

Rido ancora mentre sento la sabbia sotto la mia schiena, che si appiccica alla mia pelle bagnata e sorrido ora che facendo pressione sulle gambe, sono riuscita a girarmi portandomi sopra il suo corpo.

Un bacio all’altezza del mento, uno sguardo d’amore mentre il vento caldo tormenta ancora i miei capelli, facendoli posare anche sul suo viso.

Lui li scosta con le dita, portandoli dietro al mio orecchio.

Le sue labbra si muovono pronunciando due semplici parole, ma che hanno la forza di reggere tutto il mio mondo.

Non mi sono arresa, ho lottato e pianto nella disperazione, ma senza perdere mai la speranza.

Per ottenere tutto questo e nessuno potrà mai portarmelo via.

Ti seguirò ovunque vorrai, come ho seguito solo ed esclusivamente il mio cuore per tutti questi anni.

Un bacio ancora ma sulle labbra, prendendo il suo viso tra le mani e sporcando le sue guance di sabbia fine e dorata.

Poi mi alzo e mi volto verso di lui, allungando la mano mentre mi raggiunge con uno scatto e mi sorride ancora, ora che le sue dita stringono le mie saldamente.

Alcuni passi nell'acqua, di nuovo le mie gambe che forzano le onde calme del mare.

Poggio la testa sulla sua spalla, un bacio leggero mi sfiora la tempia.

Cammino serena a fronte alta, sfidando il cielo azzurro e questo sole accecante d’estate, sentendomi imbattibile.

La sua mano abbandona la mia per circondare il mio collo con il braccio, rispondo cingendo sicura il suo fianco.

Lo guardo ancora e di nuovo mi regala quel sorriso felice mentre in lontananza da un chiosco, arriva una melodia familiare.

Una canzone.

La mia...

 

“Not more than three short years ago

I was abandoned and alone

Without a penny to my name

so very young and so afraid

no proper shoes upon my feet

sometimes I couldn't even eat

I often cried myself to sleep

but still I had to keep on going

never knowing if I could take it

If I could make it through the night

I held on to my faith

I struggled and I prayed

and now I've found my way

 

If you believe in yourself enough

and know what you want

you're gonna make it happen

(make it happen)

and if you get down on your knees at night

and pray to the Lord

He's gonna make it happen

(make it happen)

 

I know life can be so tough

and you feel like giving up

but you must be strong

baby just hold on

you'll never find the answers

if you throw your life away

I used to feel the way you do

still I have to keep on going

never knowing if I could take it

if I would make it through the night

I held on to my faith

I struggled and I prayed

and now I've finally find my way

 

If you believe in yourself enough

and know what you want

you're gonna make it happen

(make it happen)

and if you get down on your knees at night

and pray to the Lord

He's gonna make it happen

(make it happen)

 

I once was lost

but now I'm found

I got my feet on solid ground

thank you Lord

If you believe within your soul

Just hond on tight

and don't let go

you can make it

make it happen

 

If you believe in yourself enough

and know what you want

you're gonna make it happen

(make it happen)

and if you get down on your knees at night

and pray to the Lord

He's gonna make it happen

(make it happen)”**

 

 

 

 

 

* "Babydoll" Parole: Mariah Carey & Missy Elliot Musica: Mariah Carey, C. Rooney, Stevie J. © 1997 Sony Music Entertainment Inc.

** "Make it Happen" Parole: Mariah Carey Musica: Mariah Carey, David Cole, Robert Civillés © 1992 Sony Music Entertainment Inc.

 

 

Tutti i personaggi originali di "Captain Tsubasa" sono © di Yoichi Takahashi e Shueshia.

I personaggi di Keysuke Mendo, Takeshi Seii, Akane Minase e Yoichi Tadai sono invece frutto della mia immaginazione e appartengono a me.^^

 

 

Questa storia è nata dal desiderio di soddisfare me stessa.

E' stata scritta essenzialmente per OnlyHope, o meglio per Elisabetta, per vedere sullo schermo ciò che più avrei voluto fosse accaduto tra quei piccoli accenni romantici nel manga del sensei Takahashi. Una fantasia da ragazzina, che mi ha accompagnata nel corso del tempo solitariamente per poi essere condivisa con voi. E' un miracolo che questa mia personale visione abbia accolto anche il piacere di altri, non mi sarei aspettata mai così tanto. Ed è un dispiacere enorme separami da B. e non solo perché è stata con me per tanto tempo, ma perché ci ho messo molto di me stessa e delle mie sensazioni. Credetemi quando vi dico che è molto difficile "essere" Tsubasa e poi Sanae... Ringrazio di cuore tutte le persone che hanno letto e seguito questa mia storia semplice in questi lunghissimi mesi, che hanno apprezzato i miei sforzi chiudendo spesso gli occhi sulle imprecisioni e le sviste, perdonandomele tacitamente. Ringrazio per ogni singola recensione ricevuta, e per ogni volta che qualcuno è tornato a rileggere un capitolo, per ogni mail che mi è arrivata rendendomi felice. Grazie a tutti per essere stati così gentili con me, mi auguro di essere stata degna della vostra pazienza e della vostra attenzione. Spero che questo non sia un addio, ma solo un arrivederci...

 

A Betta, per la sua amicizia, le serate in compagnia e le mezz'ore al telefono. Per il suo iniziale scetticismo e la maturità del saper cambiare idea. Per essere stata Tsubasa e aver resistito. Per l’affetto, semplicemente...

 

A Sara, per la sua sensibilità, l'ironia e ogni nostra piccola affinità. Per il tenere duro, senza arrendersi e per ogni minuto trascorso insieme in questo brevissimo tempo. Per l’incoraggiamento e gli stimoli. Grazie per aver portato un raggio del tuo sole nelle mie giornate...

 

Ad Alessia, per quella primissima recensione che mi ha dato coraggio e forza. Per la franchezza e l'onestà di giudizio, per la sincerità di ogni sua parola. Per il suo entusiasmo e l’adsl che ci abbandona. Per saper tener testa al mondo, per volerci provare. Ti sono veramente grata...

 

So spread your wings and fly, Butterfly...

OnlyHope

 

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