L'ultima guerra - Atto finale

di Shade Owl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap. 1: Un mese dopo ***
Capitolo 2: *** Cap. 2: L'ultima della famiglia Addley ***
Capitolo 3: *** Cap. 3: I cinque Custodi ***
Capitolo 4: *** Cap. 4: L'Iroso ***
Capitolo 5: *** Cap. 5: Ritorno ***
Capitolo 6: *** Cap. 6: Una patata in bianco e nero ***
Capitolo 7: *** Cap. 7: Il libro segreto ***
Capitolo 8: *** Cap. 8: L'inizio della caccia ***
Capitolo 9: *** Cap. 9: Un aiuto da un Elfo ***
Capitolo 10: *** Cap. 10: Il risveglio della strega ***
Capitolo 11: *** Cap. 11: Confronto con la Bestia ***
Capitolo 12: *** Cap. 12: Corsa nel bosco ***
Capitolo 13: *** Cap. 13: La paura di Nadine ***
Capitolo 14: *** Cap. 14: Danny ha un piano ***
Capitolo 15: *** Cap. 15: Xander vs Tredicesimo Membro ***
Capitolo 16: *** Cap. 16: Il patto ***
Capitolo 17: *** Cap. 17: Una nuova Fiaccola ***
Capitolo 18: *** Cap. 18: La nascita ***
Capitolo 19: *** Cap. 19: Il canto della sirena ***
Capitolo 20: *** Cap. 20: I Quattro Cavalieri dell'Apocalisse ***
Capitolo 21: *** Cap. 21: Il mistero di Aremall ***
Capitolo 22: *** Cap. 22: Tutti contro uno ***
Capitolo 23: *** Cap. 23: Il coraggio di un guerriero ***
Capitolo 24: *** Cap. 24: Odore di morte, odore di demone ***
Capitolo 25: *** Cap. 25: Timmi comincia a combattere ***
Capitolo 26: *** Cap. 26: Da parte a parte ***
Capitolo 27: *** Cap. 27: Il mentore antico ***
Capitolo 28: *** Cap. 28: Il Demone della Rabbia ***
Capitolo 29: *** Epilogo - Sirena viaggiatrice ***



Capitolo 1
*** Cap. 1: Un mese dopo ***


Xander ansimava pesantemente, come se avesse corso per più di dieci chilometri senza mai fermarsi; sanguinava da un labbro e da diversi tagli superficiali sulle braccia e sulle guance, oltre che da un graffio sopra l’occhio destro. Le gambe a malapena lo reggevano, ma costrinse se stesso a non desistere, a terminare l’impresa che si era preposto.
Con uno sforzo che gli parve estremo, concentrò tutta la magia e le energie che gli erano rimaste nelle sue mani, giunte davanti al volto. Fiamme bianco rossastre arsero attorno alle sue dita, senza bruciarlo, ma spandendo attorno a loro un calore intenso.
Ignorò il sudore e il sangue che gli colavano lungo il volto e, separando di poco i palmi, soffiò con forza. Una lingua di fuoco schizzò feroce in avanti, simile ad una lama fiammeggiante.
Raggiunse un rotondo bersaglio di pietra sospeso a mezz’aria, tagliandolo in due alla perfezione lungo tutto il diametro. Le metà caddero a terra con un tonfo, sgretolandosi e poi divenendo sabbia.
- Gran bel lavoro.- disse Liz, avvicinandosi lentamente con le braccia incrociate - Quel bersaglio era tre volte più spesso dell’ultimo, e l’avevo stregato per resistere come se fosse fatto di metallo. È un risultato veramente impressionante, Xander.-
Il ragazzo appoggiò le mani sulle ginocchia per riprendere fiato, annuendo a malapena.
- Stanco, vero?- chiese la strega, mettendogli una mano sulla spalla. Probabilmente esercitò i poteri curativi per cui erano tanto famosi gli Addley, poiché in breve tempo Xander non sentì più il bruciore delle ferite né il sangue che gli colava sulla pelle, anche se fatica e sudore rimasero - Dai, sediamoci, così potrai riposare un po’.-
Lo condusse ad una delle panchine di pietra lì vicino. Si trovavano in una delle numerose stanze del palazzo del Sommo Concilio, e quella in particolare era adattata ad arena sabbiosa, dove il giovane mago si esercitava da circa un mese con Liz. Era ampia e praticamente vuota, ma il suolo attorno a loro era scavato da profondi solchi in più punti o bruciato dalle esplosioni.
- Che magia era, tra parentesi?- chiese lei, mentre si sedevano l’uno accanto all’altra - A occhio e croce direi che hai usato l’elemento fuoco, ma di solito non taglia. Immagino che fosse incompleto, giusto?-
- Non saprei dirti, sinceramente…- ammise lui, prendendo la borraccia posta lì vicino - Mi è venuto così, da sé… volevo fare qualcosa di nuovo.-
- Bhè, niente male per qualcosa inventata sul momento.- ridacchiò la strega - Normalmente ci vuole del tempo per ottenere anche una tecnica incompleta. Scommetto che, se ci lavori per bene, puoi farne il tuo cavallo di battaglia. Magari puoi anche usarlo per fare qualche bel botto.-
Al pensiero di fare esplodere i nemici con qualcosa inventato da lui stesso non poté fare a meno di sorridere.
- Direi che può bastare, per oggi.- sentenziò Liz, dopo qualche istante di silenzio.
- No, voglio continuare.- obbiettò Xander - Timmi avrebbe fermato l’attacco senza nemmeno sentirlo. O almeno, l’avrebbe evitato facilmente.-
Lei strinse le labbra.
- Mmmh…- disse - Non per togliergli niente, ma credo proprio che tu lo stia un po’ sopravvalutando. Scommetto che sarebbe assolutamente d’accordo con me nel dire che sei stato incredibile.-
- Forse, ma comunque abbiamo a che fare con Demon!- sbottò il ragazzo - Mi serve più potere, Liz!-
- Più di così?- ribatté lei, facendo un gesto col braccio per indicare il macello attorno a loro - Xander, credimi: i maghi sedicenni in fase di crescita, come te, solitamente hanno difficoltà anche con l’Incantesimo di Creazione o con le magie di mutazione. Tu invece hai raggiunto lo stesso livello di Lara Addley, e lei era così potente per nascita... anche se non ha mai sviluppato appieno il proprio potenziale.- ammise - In ogni caso, sei diventato un mago incredibilmente forte in pochissimo tempo. Forse un giorno potresti essere pari persino ai membri del Pentacolo.-
Le sue parole in altre circostanze lo avrebbero riempito di orgoglio, ma in quell’occasione servirono solo a farlo sospirare: da quando Demon era tornato a camminare tra i vivi rivelandosi come l’Anticristo, tutto era diventato molto più difficile.
Per far fronte alla nuova crisi, Xander era corso da Liz il giorno dopo il suo ritorno e le aveva chiesto di istruirlo e di aiutarlo a diventare più forte. La strega aveva accettato di buon grado, nonostante avesse parecchie cose da fare in quanto il Sommo Concilio, Custodi dell'Eden compresi, era alla ricerca di un modo per affrontare qualcuno che era riuscito a sconfiggere l’intero Pentacolo da solo e che non poteva essere ferito, né tantomeno ucciso.
Ben presto, Xander si era reso conto di non poter raggiungere un livello che Demon potesse considerare minaccioso, tuttavia aveva scelto di continuare con gli allenamenti: tutto sommato, un po’ di potenza di fuoco extra non era da buttar via. Specie considerano l’attuale situazione della squadra, a cui mancavano praticamente due membri su cinque.
- Si hanno notizie di Timmi?- chiese a Liz.
Lei scosse la testa.
- Non ho idea di dove sia.- ammise - Ieri l’ho cercato per chiedergli di accompagnare Skin, ma non sono stata in grado di trovarlo, e ho dovuto chiederlo a Raven.-
Il ragazzo sospirò: si era accorto dell’assenza del suo amico praticamente subito, siccome era andato da lui non appena Liz gli aveva accordato il suo aiuto. Non era in casa, e il cellulare non prendeva. Jo ed Alis parevano ignari di quanto stesse succedendo, e Nadine, che non era più uscita di casa, si era fatta quasi irraggiungibile. Ogni tanto mandava degli sms, un paio di volte aveva telefonato, ma era stata molto vaga.
Se sapeva qualcosa, di certo non voleva dirla. Alis era andata da lei, qualche giorno prima, per capire cosa le fosse preso, e una volta tornata aveva obbligato i due amici a giurare di non pressare Nadine di domande né di cercarla, almeno fino al ritorno di Timmi.
Quindi, in pratica, erano senza il caposquadra e con Nadine barricata in casa, praticamente paralizzati. Gabriele aveva detto chiaro e tondo che, per il momento, non avrebbe assegnato al gruppo alcuna missione, e che dovevano approfittare della pausa per fare un po’ di allenamento, nel modo che preferivano.
- Posso chiedere a Danny se sa qualcosa.- disse alla fine Liz.
- Dici che possa avere delle idee?-
Lei annuì.
- Certamente. È il capo del Sommo Concilio. Sarà anche un paraculo, come dice Dante, ma sa tutto quello che succede qui. Timmi non sparirebbe mai senza il suo permesso.-
Il ragazzo annuì a sua volta, contento.
- Grande!- esclamò - Quando pensi di potermi dare notizie?-
- Mmmh… ci dovremmo rivedere dopodomani, vero?-
- Sì!-
- Io e Danny dovremmo incontrarci oggi pomeriggio. Gli parlerò, e dopodomani saprò dirti cosa sa o cosa intende fare per scoprire dov’è.-
- Ottimo.- sorrise Xander, alzandosi - In tal caso, posso tornare a casa tranquillo!-
Liz rise tra sé.
- Sì, sì… e già che ci sei, vai a vedere come sta la sirena.-
Il sorriso scivolò rapidamente via dal suo volto: la sirena era rimasta da sola a casa di Timmi fino ad allora e, per quanto ne sapeva, nessuno era più andato a trovarla. Lui non ne aveva quasi avuto il tempo, e gli altri… bhè, non è che ci volesse una scusa per evitare la sirena.
- Perché?- chiese.
- Perché tremo al pensiero di cosa potrebbe combinare se restasse ancora da sola.- spiegò Liz, seria - Specie a casa di Timmi. Non sarà molto contento, se la trovasse disastrata.-
- Eh… questo è vero.- ammise Xander. Aspettò un momento, incrociando le braccia, poi alzò lo sguardo sulla maestra - Sai… io ho un po’ paura, Liz.- ammise.
Lei aggrottò la fronte.
- Lo so, è pazza.- concesse - Ma è nostra amica, e abbiamo un gran debito con…-
- Non della sirena!- esclamò lui - Io parlavo di Demon!-
La strega s’incupì nuovamente, sentendolo nominare. Per un attimo Xander ebbe paura di averla fatta arrabbiare, ma lei non fece niente.
- Sì.- disse alla fine, fissando un punto vuoto - Fai bene ad averne.- lo guardò negli occhi, con un’espressione incredibilmente determinata, e si alzò a sua volta - Xander… tu sai cosa pensa Timmi del coraggio e della paura, vero?-
- Ma certo!- annuì il ragazzo. Quella era una delle prime cose che il suo amico aveva insegnato alla squadra - Per lui, non esistono persone senza paura, ma solo persone che sanno affrontarla. E quelli sono i coraggiosi. Ricordo quando lo è “diventato” lui…- borbottò tra sé, tremando al pensiero di come aveva rivelato il proprio demone per la prima volta nella storia.
- Bhè, allora cosa credi che ti direbbe, se fosse qui?-
Xander la guardò.
- Ecco… credo che… mi manderebbe a quel paese…-
- Questo per prima cosa.- annuì lei - E poi?-
- Che dovrei essere contento di avere paura, perché è in grado di mantenermi vivo.- continuò - E che non essendo abilitato farei meglio a non starmene tra i piedi.-
- Giusto.- ridacchiò la strega - E comunque non devi preoccuparti per Demon: l’abbiamo già sconfitto una volta… Danny l’ha già sconfitto una volta… l’aveva promesso.- aggiunse quasi tra sé, mentre il suo sguardo si faceva distante. Un breve sorriso distratto le incurvò le labbra, e Xander non poté fare a meno di chiedersi se quel ricordo specifico non avesse un particolare significato, per lei - Ad ogni modo…- disse in fretta - … riusciremo ad ucciderlo. Stavolta per davvero.-
Xander le sorrise fiducioso.
- Ma certo.- disse - In fondo, voi siete il Sommo Concilio, no?-
Liz annuì.
- Sì, Xander. Lo siamo.-

***

Xander andò a casa e si fece una doccia, così da liberarsi del sangue rappreso, della polvere e del sudore. Una volta uscito da lì prese il telefono e chiamò Jo: sarebbe andato a trovare la sirena come gli aveva detto Liz, ma non aveva alcuna intenzione di farlo da solo.
Dopo essersi sorbito circa una decina di minuti di calunnie sulla propria sanità mentale, oltre ad un’interminabile lista di motivi per cui nessuna persona con le rotelle a posto sarebbe dovuta andare da lei, il ragazzo acconsentì ad accompagnarlo (Xander lo costrinse usando l’arma del ricatto, promettendogli che se non l’avesse aiutato avrebbe raccontato a Timmi chi aveva fatto crollare, sette mesi prima, un intero muro della sua casa ancora in costruzione). Lo passò a prendere lui, trovandolo di un umore che più nero non si poteva.
- Andiamo, mica stiamo finendo nella camera a gas!- osservò Xander.
- A parte che qui c’è l’iniezione letale…- sbuffò l’amico - E comunque, te la meriteresti, sai? Il tuo è stato un colpo basso… oggi devo anche andare a scuola guida…-
- Finiscila!- sbottò lui - Ora andiamo, su!-
Si proiettarono fino al cottage di Timmi, che apparve loro silenzioso e insolitamente smorto. Non sentirono alcun rumore provenire dall’interno, e questo poteva essere un buon segno, se la sirena stava dormendo o era uscita. Altrimenti, era deceduta.
- Pensi che sia al lago?- chiese Jo.
- Boh. Tanto vale provare. Cosa costa?-
- Ci costa che potrebbe aprire.- rispose l’amico.
- E con questo?- si stupì Xander - Che potrebbe succedere?
- Niente, magari.- spiegò Jo, stingendosi nelle spalle - Forse aprirà come se niente fosse, con quel bel vestito viola che le ha regalato Timmi, ma conoscendola mi sembra più probabile che ci faccia una delle sue solite sorprese.-
Il ragazzo non rispose e bussò un paio di volte alla porta. Pochi istanti dopo (probabilmente li aveva sentiti arrivare e si era appostata dietro la soglia) la sirena aprì di botto, sporgendosi talmente tanto che quasi i loro nasi si toccavano. Xander sussultò per lo spavento, e lei lo fissò negli occhi.
- Oh, ciao, caro streghetto…- sussurrò contenta.
- Ehm… guarda che sono un mago.-
- Mago… strego… che cambia?- chiese piano lei, allontanandosi.
Quando finalmente ebbe la visuale libera, il ragazzo notò che indossava solo un asciugamano avvolto attorno al corpo.
- Ehm… eri in bagno?- chiese.
- No. Ho pensato di mettermelo.- spiegò rientrando in casa - Ma se volevi, potevo aprire così com’ero. Bastava dirlo.-
Lì per lì, Xander rischiò di chiederle cosa intendesse ma poi comprese, aiutato dai borbottii inviperiti di Jo, che forse non aveva bisogno di porre la domanda.
Entrò in casa, seguito dall’amico, e la trovò sorprendentemente pulita ed in ordine. La sola cosa fuori posto era il vestito della sirena, appoggiato sullo schienale del divano. Lei era lì accanto, e stava allungando una mano per prenderlo.
- Non che avessi problemi…- continuò lei - … solo, Timmi ha insistito perché girassi vestita per la casa, con Nadine che veniva ogni giorno. Ora che non c’è nessuno non ne avevo bisogno, ma vedendo che eravate qui…- poi li guardò, aggrottando la fronte - O magari per voi è diverso? In fondo siete maschi. O forse no?-
- E piantala!- sbottò aspramente Jo, in una perfetta imitazione dei modi bruschi di Timmi.
Lei si strinse nelle spalle e lasciò cadere l’asciugamano. I due gemettero e si voltarono verso la cucina, trovando il tavolo apparecchiato per due.
- Aspetti ospiti?- chiese Xander.
- No.- disse lei, fluttuando oltre i ragazzi - Ho solo notato che Timmi manca da un mese. Chissà, forse dopo tutto questo tempo potrebbe decidere di tornare in qualsiasi momento. Era giusto che trovasse qualcosa da mangiare, dopo un lungo viaggio…-
- Tu non è che sai dove si trova?- domandò Jo.
La sirena scosse la testa, sparecchiando.
- No.- rispose - Non mi ha detto niente. Voleva solo andarsene per un po’.- mise i piatti nel lavello e li guardò - Voi invece volevate qualcosa? Vi posso cantare una canzone?-
- Ehm… no, grazie.- disse Xander - Eravamo solo venuti a vedere come andavano le cose.-
La sirena sorrise.
- Bene.- disse - Niente murene o meduse.-
- Murene o meduse?- ripeté Jo - Che cosa c’entrano le murene e le meduse?-
- Bhè, le murene sono predatori pericolosi…- spiegò lei, col tono di chi dice una cosa ovvia - … e le meduse pungono. E poi, ho visto il film che hanno fatto da quel libro di quello scrittore… Andersen.-
Xander si batté una mano sulla fronte: ecco, ora si era anche messa a guardare “La Sirenetta”.
- Ma tu non hai proprio nient’altro da fare durante il giorno?-
Lei si strinse nelle spalle, giungendo le mani dietro la schiena e guardandolo con aria innocente.
- Ieri ho vomitato.- rispose.
Jo aprì la bocca per dire qualcosa ma all’ultimo, proprio mentre un verso che poteva essere il principio di una parola gli usciva dalle labbra, scelse di voltarsi e andare via.
- Bhè, noi andiamo…- sospirò Xander, passandosi le dita tra i capelli, leggermente esasperato - Ci vediamo, okay? Fa la brava.-
Lei si limitò a sorridere mentre anche lui usciva dal cottage.
- Lo sapevo che mi sarebbe venuto il nervoso!- sbottò Jo, quando la porta si fu chiusa e loro furono fuori portata d’orecchio - Già devo convivere con la consapevolezza che il mondo potrebbe finire in qualsiasi momento, se poi ci aggiungiamo le visite a domicilio ai malati di mente…-
- Secondo te perché non è successo ancora niente?- chiese all’improvviso Xander, preoccupato, ignorando il suo sfogo.
Jo s’incupì e scosse la testa, incrociando le braccia.
- Non ne ho idea.- ammise - Se io fossi l’Anticristo, farei tutti i casini che la Bibbia mi attribuisce e tanti saluti. Magari non ha ancora imparato ad usare i suoi poteri, chissà…-
Xander annuì lentamente, guardando nel vuoto.
- Sì…- disse distrattamente - Chissà…-

***

- Tutto questo è atroce!- sbottò Liz - Assolutamente atroce!-
- Si tratta di una sofferenza necessaria, Liz.- osservò pacatamente Daniel, senza nemmeno alzare lo sguardo dal pesante librone.
Si trovavano, come la maggior parte dei membri del Sommo Concilio, chiusi in biblioteca. Era un luogo enorme, dal soffitto alto anche più di quello di una cattedrale. Scaffali e scaffali pieni di innumerevoli libri, divisi per argomento ed attinenza, riempivano l’immenso spazio altrimenti vuoto, e grandi finestroni piombate gettavano raggi lucenti che illuminavano di sbieco intere porzioni di pavimento, rischiarando almeno un po’ i corridoi bui della stanza. Innumerevoli copertine consunte facevano capolino dalle loro posizioni, con i titoli in grandi lettere di ogni alfabeto conosciuto. Alcuni erano talmente vecchi e scrostati da risultare illeggibili; altri, il titolo non ce l’avevano nemmeno.
La polvere copriva la quasi totalità dei tomi, con strati talmente spessi da dirla lunga sulla frequenza di consultazione degli ultimi vent’anni.
Tuttavia, nell’ultimo mese e mezzo la biblioteca aveva subito un drastico calo del livello della polvere, direttamente proporzionale al numero di visite: prima, Liz si era chiusa lì dentro per due settimane filate a cercare soluzioni per la Convergenza, e adesso l’intera assemblea vi si recava quasi quotidianamente per trovare notizie o riferimenti all’Anticristo. Una ricerca che, fino a quel momento, non aveva dato grandi risultati.
- Io mi sono stufata, però…- sbuffò la strega, appoggiandosi allo schienale della sua sedia - Voglio fare una dannata pausa!-
- Avrai la tua pausa quando anch’io staccherò gli occhi dal libro.- replicò con pazienza Daniel, voltando pagina.
Liz si sporse sul tavolo ed afferrò il tomo, scaraventandolo verso la pila in fondo. Il Custode dell'Eden sussultò leggermente e alzò lo sguardo su di lei.
- Oh, molto maturo, davvero.- disse - Mi complimento, Elizabeth.-
Questo le fece inarcare un sopracciglio.
- Scusa?- chiese - Da quando mi chiami “Elizabeth”?-
- Da quando tu tratti i libri della biblioteca come tratti Dante.- rispose lui - Ora, posso tornare al mio lavoro?-
- No!- sbottò lei - Ho una domanda da farti, anche da parte di Xander.-
Daniel sospirò, appoggiandosi allo schienale della sedia ed incrociando le braccia.
- Okay…- disse stancamente - Cosa c’è?-
- Timmi.- rispose Liz, sedendosi - Dove accidenti è finito? Tu devi saperlo per forza, sei il capo, qui dentro, e lui non sparirebbe così senza il tuo permesso.-
Lui ridacchiò senza allegria, aggrottando la fronte.
- Dici?- chiese.
- Bhè… non è così?- rispose lei, sentendo la propria sicurezza incrinarsi.
Ma Daniel rise ancora, annuendo.
- Sì, è così, almeno stavolta.-
Detto ciò si guardò intorno, facendosi improvvisamente serio, poi le fece cenno di seguirlo e si alzò.
La condusse in una piccola sala di lettura con un tavolo ed una porta bloccata. Chiuse anche quella da cui erano entrati e si voltò verso Liz.
- Okay, allora, vuoi davvero sapere dov’è andato?- chiese - Perché in teoria non dovrei dirtelo. L’ho promesso a lui ed è contro le regole. Anche se, ad essere sincero, lo sarebbe stato persino mandarlo dov’è ora.-
- Io voglio saperlo.- annuì Liz, serissima - E anche i ragazzi della sua squadra lo vogliono. Devi dirci quello che sai.-
Lui sospirò e si appoggiò al tavolo, incrociando le braccia.
- E va bene…- disse - Allora… in pratica, ha avuto la stessa idea di Xander. Solo, la sua era molto più radicale.-
- In che senso?-
- Nel senso che l’esercizio lo poteva portare lontano, e molto anche, ma non oltre un certo punto, non nei tempi brevi che sperava lui. È venuto da me, chiedendomi qualcosa di più… un modo per diventare ancora più forte che va ben oltre la coltivazione delle facoltà fisiche, psichiche e magiche di cui già dispone.-
- Ma come mai voleva diventare tanto potente?- chiese Liz - Insomma… okay, Demon è il primo essere ad averlo sconfitto, e sì, con l’Anticristo in giro posso capire il motivo per cui tutti vogliono essere più forti… ma da qui a violare regole che tu stesso dovresti seguire…-
- Prima non me l’avrebbe mai chiesto.- annuì Daniel - I rischi sono enormi, e non sto parlando solamente di ciò che accadrà quando chi conta davvero si renderà conto che abbiamo infranto le regole. Si tratta di qualcosa che non ha precedenti, e che può avere degli effetti imprevisti che nessuno, nemmeno io, potrei mai riuscire a controbilanciare.-
Liz sgranò gli occhi.
- Intendi dire che… Timmi potrebbe perdere l’anima? Diventare un demone completo?-
- Può darsi.- ammise Daniel - Questa è una delle possibilità. Ma lui ha scelto di correre questo pericolo. Non ho idea di quanto sarà diverso, una volta tornato.-
- Ma… questo è pazzesco!- esclamò la strega - Avete perso il senno o che? Marek ci ucciderebbe tutti, se lo sapesse!-
- A dire il vero, temo che lo sappia. Figurati se permetterebbe alla morte di tenerlo all’oscuro.- disse cupo il Custode - Ascolta, nemmeno io volevo, all’inizio… ma è stato convincente.-
- Oh, andiamo, vorresti farmi credere che ti ha minacciato? Che ha fatto paura a un Custode dell'Eden?-
- Certo che no.- rispose lui - Mi ha solo spiegato quanto è cambiata la sua situazione.-
- Cambiata? Perché, prima era forse in condizioni diverse da adesso?-
- Eccome.- annuì - Prima non era padre.-
La faccia che fece Liz doveva davvero la più buffa che avesse mai fatto in tutta la sua vita, perché Daniel cominciò a ridere così forte da cadere dal tavolo e ritrovarsi con le chiappe sul pavimento, tenendosi la pancia. Davvero poco professionale per un Custode dell’Eden… ma in fondo era davanti a lei.
- Oh, finiscila!- sbottò Liz. Lui non parve nemmeno sentirla - Ehi! Stai diventando blu!-
Daniel si riprese a fatica, ancora scosso dalle risate.
- Scusami…- ridacchiò - Ma… avevi una faccia…- fece un profondo respiro per calmarsi e la guardò sorridendo - Comunque, scommetto che la mia non fosse poi tanto diversa, quando lui l’ha detto a me.- sospirò, guardandola in un modo che le sembrò un po’ strano… quasi nostalgico - Ad ogni modo, voleva poter proteggere Nadine e il bambino. Io non ho saputo dirgli di no.-
Liz annuì, sorvolando sulla propria sensazione di disagio e di imbarazzo suscitata dal suo sguardo.
- Okay… quindi è questo che è successo.- disse - Allora potrò dire a Xander che sta bene?-
- Sì, certo.- annuì - Ma non usare parole come “perdita di anima” o “pericolo mortale” senza smorzare un po’ il carico. E non dirgli niente di Nadine, vuole farlo lui quando sarà tornato.-
- E questo quando avverrà?-
- Non saprei dirlo…- ammise - Ma ormai dovrebbe mancare poco. L’ho avvertito di non aspettare più di qualche settimana.-
- Bene.-
- Okay, se non c’è altro, direi di tornare di là…-
- No, non di nuovo si libri!- esclamò lei - Dov’è finito il Danny che mi ha portata al Luna Park?-
- Se l’è svignata.- sbuffò il custode - E poi, quella volta è stato incastrato da Dante e Kate. Non fa testo.-
Prima che Liz potesse ribattere la porta si spalancò di botto, mentre chi la stava aprendo inciampava apparentemente nei propri piedi. Era Trys, trafelato, con la giacca per traverso ed i capelli ancora più disordinati del solito.
- Danny… Liz…- ansimò - Demon… Cancelli… avvistato… nei guai… Chupacabra!-
I due si scambiarono un’occhiata, senza aver capito niente, poi riportarono lo sguardo su di lui.
- Eh?- chiesero all’unisono.
- Che c’entra Demon con un Chupacabra?- chiese Liz.
Trys riprese fiato e si alzò, passandosi un braccio sulla fronte.
- Okay… il Chupacabra mi è scappato, non c’entra niente…-
- E allora perché hai fatto irruzione qui dentro?- domandò Daniel.
- Perché Demon è stato avvistato dai Cacciademoni a guardia dei Cancelli del Male.-
Daniel sbiancò.
- Cristo…- gemette.
Non poteva aprirli ancora! Non dopo l’ultima volta! Persino per lui era stato un disastro!
- Okay, non perdiamo la calma!- esclamò Liz - Dobbiamo restare lucidi!-
- Eh, la fai facile…- sbuffò il Folletto, incrociando le braccia - Tu non c’eri, non hai idea di cosa sia capace il Demone Sovrano … non mi va di ritrovarmi Armageddon tra le scatole un’altra volta.-
- Ripasseremo storia più tardi!- sbottò Daniel - Liz, cerca immediatamente Darth, Raven e Skin, oltre a tutti quelli che riesci a mettere insieme, poi corri ai cancelli! Trys, tu va’ con loro!-
Lui annuì e corse a prendere ciò di cui aveva bisogno per affrontare Demon.
- Tu che farai?- chiese Liz.
- Io vado a raccattare i miei fratelli, ovunque siano finiti. Più siamo e meglio è.- fece per andarsene, ma prima la guardò un istante, aggrottando la fronte - Posso fidarmi?-
La strega sgranò gli occhi.
- In che senso?- chiese.
- Nel senso che stiamo parlando di Demon.- rispose lui - Non l’hai mai affrontato in vita tua, e solo perché dovevi risparmiarti per i Custodi dell’Eden. Ora è più forte di prima, se ti distrai rischi di rimetterci. E di farci rimettere anche altri.-
- Non preoccuparti.- sbottò lei - Non farò idiozie. Penserò io a tutto.-
Daniel sospirò.
- Sai, è proprio questo che mi preoccupa.- le disse.
Liz uscì dalla stanza, fingendo di non sentire.

Ringrazio i fidi lettori per la pazienza, e auguro a tutti un buon divertimento anche con questa storia, che chiude la tetralogia. Vi annuncio fin da ora che sto pensando di pubblicare anche una sorta di "spin-off" della serie, ma non vi anticipo altro, per adesso. A presto, gente!

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Capitolo 2
*** Cap. 2: L'ultima della famiglia Addley ***


Il mondo che accoglieva i Cancelli del Male era, di tutti quelli esplorati, il più oscuro e il più cupo. Forse in origine non era così. Magari, molto tempo prima, c’erano alberi, e praterie a perdita d’occhio, e animali d’ogni tipo.
Purtroppo, nessuno era in grado di dirlo con certezza poiché non c’era nulla che permettesse di intuire un passato simile: il suolo di quell’intero pianeta era fatto di pietra. Un’enorme, sconfinata distesa di roccia morta, levigata dal tempo e dalle intemperie, priva di laghi o fiumi che ne spezzassero la monotona continuità.
Il cielo era invisibile. Nessuno aveva idea di come fossero le costellazioni, sempre che ci fossero delle stelle oltre l’eterna coltre di spesse nuvolacce nere che avvolgevano quella sfera di pietra che era il pianeta. Ogni tanto, con un rombo lontano, una breve saetta baluginava tra i nembi, o pioveva a terra fino a spaccare il suolo.
Non c’era luce, esclusa quella dei lampi, e la notte proseguiva perenne in quel posto infame e gelido. Nessuno andava mai fin lì senza un motivo valido, che poteva essere solamente di due tipi: o voleva isolarsi da qualsiasi altro essere vivente (ad eccezione dei demoni) o vi era stato spedito per punizione da un’alta carica magica.
Le uniche eccezioni alla regola erano rappresentate da un laboratorio segreto, situato nel sottosuolo, dove un Elfo di nome Loran studiava nuovi modi per incrociare magia e tecnologia, e dal nutrito gruppo di Cacciatori di Demoni che, da ormai molti anni, facevano la guardia ai Cancelli del Male per evitare che si aprissero una seconda volta.
Essi erano situati sotto a un’enorme montagna, la cui cima arrivava quasi a sfiorare le nuvole, chiamata Guardia di Cancello. L’ultima volta che Demon aveva aperto quell’antica prigione, il Demone Sovrano era sceso sulla terra, aveva distrutto ogni resistenza e soggiogato tutti quelli che erano rimasti, umani o magici che fossero.
Tutto ciò Liz lo sapeva perfettamente. La storia insegnava a chiare lettere cosa accadde, il giorno in cui il la creatura oltre i cancelli trovò la libertà, causando quasi la fine della sua stessa famiglia.
Era in cima alla cinta muraria che era stata eretta davanti all’entrata della grotta dei Cancelli del Male, oltre la quale c’era l’accampamento dei Cacciademoni.
Al suo fianco c’era Trys, che si era appoggiato alle pietre per osservare il paesaggio di fronte a sé, alla luce di decine e decine di lumi magici disposti a intervalli regolari alcuni metri più in là. In vita sua non l’aveva mai visto tanto serio. Darth stava arrivando in quel momento, le mani affondate nelle tasche e l’espressione torva.
Il freddo pungente mordeva la pelle della strega, tramutando in nuvolette gelide il suo fiato. Trovava difficile non tremare, essendosi precipitata lì senza nemmeno andare a prendere qualcosa di più pesante per coprirsi, ma non osava consumare le proprie energie per rimediare, anche se si trattava di una cosa semplicissima: Demon era in arrivo, e voleva farsi trovare nel pieno delle forze.
Darth, al contrario, non si fece alcun problema a far comparire un maglione multicolore.
- Tieni.- le disse, avvicinandosi e tendendo l’indumento.
- Eh? Ah, sì…- disse lei, distrattamente, prendendolo - Grazie.-
- Multicolore?- chiese Trys, scrutandolo con la fronte aggrottata - Ma che carino…-
- Sì… è il primo che mi è venuto.- si giustificò il Templare, con aria seccata - Se credi di poter fare meglio accomodati.-
- Non è che ci voglia granché…- grugnì il Folletto, sarcastico - Pensi a un colore ed è fatta. Cos’è, ti manca l’immaginazione?-
Era la prima volta che li sentiva battibeccare sul serio. Liz aggrottò la fronte, mentre la testa le spuntava dal colletto, e vide che Trys la stava fissando accigliato; tuttavia, distolse lo sguardo non appena incrociò il suo.
- Che c’è?- chiese sorpresa - Cosa avete voi due?-
- Niente.- sospirò Darth, incrociando le braccia e scrutando l’orizzonte - La tua bisnonna amava i maglioni come quello.- aggiunse, quasi a malincuore.
Liz lo guardò, poi riportò gli occhi sul Templare.
- Davvero?-
- Sì.- disse cupamente Trys - E il fatto che voi due siate diverse solo per gli occhi non migliora il mio umore.-
Liz gli mise una mano sulla spalla, sorridendo con gentilezza.
- Dai, Trys… Lara se n’è andata per una malattia…-
- Che si è beccata per aver represso i poteri di Armageddon.- sbuffò lui - Cosa che fece dopo averli usati per rallentare i Guardiani e salvarci la pelle. È morta per noi, ecco come la penso.-
Darth le fece cenno di non insistere: Trys non avrebbe cambiato opinione.
Oltre a loro tre, sulle mura c’erano la totalità dei Cacciademoni stanziati in quel posto, oltre a Raven e Skin, che avevano prontamente interrotto le ricerche in cui erano impegnati per correre ad aiutare. In più, erano accorsi anche una mezza dozzina di agenti abilitati e una decina di Templari prestati gentilmente dal Gran Maestro dell’ordine.
- Non riesco a vedere niente.- disse Trys dopo un po’ - Ho sempre detestato questo posto anche per il buio.-
- Bhè, allora darò un’occhiata io.- disse Liz, chiudendo gli occhi.
Non intendeva usare incantesimi di illuminazione, anche se avrebbe potuto benissimo riplasmare quel mondo fino a far splendere il sole, con i poteri che aveva. In realtà, avrebbe fatto ricorso ad una diversa capacità che l’Evocatore le aveva insegnato quando era ancora ragazzina.
L’Occhio della Mente le restituì un’immagine più netta di quanto lo sguardo fisico non potesse fare: i contorni degli oggetti e delle persone attorno a lei si stagliarono nella sua testa, mostrandole sagome scure di tutto quello che la circondava. Sapeva usare quel potere con molta più destrezza di chiunque altro in tutto il mondo magico, grazie all’estremo utilizzo che ne aveva fatto in passato.
Un tempo aveva odiato quella tecnica, poiché era il solo modo che aveva per riuscire a vedere: all’età di quattro anni, quando i suoi genitori erano morti, Demon le aveva fatto un altro piccolo regalino, accecandola con una magia.
Per dieci anni non aveva visto un solo, maledettissimo colore, arrivando quasi a dimenticare come fossero. Era durata fino a che Daniel non era diventato Custode dell’Eden, acquisendo il potere di guarirla.

Fece spaziare la vista magica nei dintorni delle mura alla ricerca dell’odiato nemico, senza riuscire a trovarlo. Se era davvero in quel mondo non si era ancora avvicinato a loro, o almeno se ne rimaneva in disparte, visto che era già stato avvistato in precedenza.
Nessuna sorpresa, dopotutto: Demon era sempre stato un vigliacco. Ovvio che si stesse nascondendo.
Dove sei? Pensò con rabbia. Fatti vedere, maledizione!
Aumentò progressivamente il raggio d’azione dei suoi poteri, scandagliando un’area sempre più vasta, ben decisa a scovarlo il prima possibile per togliergli il vantaggio della sorpresa.
Lo trovò dopo pochi minuti, ben oltre la vista di tutti i suoi compagni.
Demon se ne stava da solo, in piedi, le braccia conserte e un’espressione di sincero interesse sul volto, ma aveva gli occhi chiusi. Probabilmente stava facendo la stessa cosa di Liz, ovvero usando la magia per osservare tutti loro a distanza.
I suoi sospetti furono ben presto confermati dal suo sorriso sardonico, mentre le labbra si dischiudevano per formare parole delle quali non sentì il suono, pur capendole perfettamente:
- Buonanotte, Elizabeth.-
Un attimo dopo era scomparso. Non ebbe bisogno della magia per indovinare dove si fosse materializzato. Né, tantomeno, delle grida di allarme e avvertimento lanciate da tutti i presenti.

***

Liz non aspettava altro: si proiettò fuori dalla cinta muraria, proprio di fronte a Demon, che non aveva né cambiato espressione né modificato la propria postura. Sopra di sé udì distintamente i richiami di Trys e di Darth, ma li ignorò: sperava solo che non si muovessero di lì. Avrebbero solo limitato i suoi movimenti, in caso contrario.
- Demon.- disse, guardandolo negli occhi.
- Elizabeth.- sorrise lui - Ma che piacere rivederti. Ti trovo bene. Sei cresciuta, e sei anche molto bella. I miei complimenti. Vent’anni fa non avrei mai pensato che saresti arrivata a vivere tanto a lungo.-
- Mi fa piacere di averti deluso.- rispose - Peccato però che anche tu abbia deluso me.-
Demon abbassò lo sguardo, ridacchiando piano.
- Oh, così mi ferisci.- replicò - Davvero, smettila.-
- Cosa pensi di fare, riaprire i Cancelli?- sbottò la strega - Così magari potrai contare ancora una volta sul Demone Sovrano e perché no, su Armageddon?-
- A dire il vero, non mi interessa nessuno dei due. Non a me, almeno… è più che altro una sorta di favore.- ammise - E poi, è un mese che mi esercito, e adesso devo testare i miei limiti. Mi sono detto: come posso mettere in pratica questi poteri, ora che so di poterli usare? Dopotutto ho già sconfitto i migliori guerrieri magici di questo tempo, quindi chi rimane? E poi mi sono venuti in mente i nostri vecchi amici... ormai saranno loro i Custodi dell’Eden, dico bene?- si guardò attorno, incuriosito - Dove sono, adesso? Si nascondono?-
Lei non rispose, serrando con forza i pugni.
- Forse è meglio che ti faccia da parte.- proseguì Demon - Sei sola. Non puoi farcela. Se dovessimo combattere, il terreno cambierà colore.-
- Non preoccuparti di questo.- rispose Liz - Puoi dirmi quello che vuoi, perché il risultato non cambia: io non mi sposto.-
Demon le scoccò uno sguardo quasi famelico, mentre un sorriso rapace gli incurvava le labbra.
- Sì, Liz. Il risultato non cambia.-

Demon non si era ancora mosso, ma già le mani e parte delle braccia di Liz erano diventate di un bianco intenso, talmente forte da abbagliare. La luce che si propagò da lei riuscì a schiarire le impenetrabili ombre tutto intorno a lei. Le sue dita formicolarono per l’immensa quantità di magia, e un improvviso vento caldo, assolutamente fuori posto in quel mondo, spazzò via polvere e sassolini.
Senza dare il tempo all’avversario di rendersi conto di cosa stava succedendo, Liz aveva già fatto scattare le mani verso di lui. Una coppia di aloni gemelli lo colpì e lo avvolse, vorticando attorno a lui fino a intrappolarlo in una sfera lucente, da cui emanava talmente tanta energia da spaccare la pietra sotto di sé.
Alle sue spalle frecce magiche, proiettili, incantesimi, le granate di Trys e le polveri di Darth vennero lanciate a raffica, producendo esplosioni, fiamme, saette e folate di vento a non finire, che andarono ad aggiungersi al già enorme potere magico di Liz.
Ma lei si accorse praticamente subito di avere fallito l’attacco: sentiva chiaramente Demon lì, nel bel mezzo di tutto quel macello, la sua scintilla vitale perfettamente intatta, vigorosa. Nonostante tutto, non sentiva neanche dolore.
A riprova di ciò, dalla sfera lucente uscirono due guizzanti serpi color nero puro, simili a drappi di velluto, strisciarono nell’aria verso di lei, avvolgendole i polsi prima che potesse evitare il contatto, interrompendo l’attacco, che si dissolse in poco tempo. Fu sollevata verso l’alto, le gambe ciondoloni, e i suoi compagni furono costretti a smettere per paura di colpirla.
Demon aveva le mani levate, e da lì provenivano i due tentacoli di oscurità. Fece una smorfia divertita mentre la nube di polvere sollevata dalle esplosioni si diradava, osservandola mentre scalciava nel tentativo di spezzare la presa delle fasce di tenebra che la trattenevano.
Non pareva intenzionato a fare niente di più: stava ancora giocando.
Furente, Liz decise di impegnarsi sul serio, richiamando tutto il potere che aveva adoperato diciannove anni prima contro i Custodi dell'Eden.
La luce questa volta sgorgò da ogni centimetro del suo corpo, sostituendosi alla sua stessa pelle, dandole un aspetto quasi liquido e, al tempo stesso, solido e liscio. L’intensa forza della magia che la percorse fu tale da consumare i legami neri dell’avversario, liberandosi i polsi. Non ricadde a terra, apparentemente priva di peso, e cominciò a risplendere con la forza di una stella. Demon si riparò gli occhi per evitare di essere abbagliato, e lo stesso fecero tutti gli altri sulle mura.
Darth e Trys sapevano cosa stava per accadere, poiché l’avevano già visto. Intimarono immediatamente a tutti i loro compagni di ripararsi, costringendoli a chinarsi oltre gli orli di pietra dei bastioni, mentre i raggi lucenti che si propagavano da Liz tagliavano tutto quello che incontravano, scavando profondi solchi come un coltello caldo nel burro.
Le scie di luce trafissero Demon, e quelle che non erano cadute troppo lontane da lui si spostarono come lame di forbici, tagliandogli carne e ossa.
Infine, una minuscola scintilla, poco più di un lumicino, si staccò da Liz e si accostò pigramente a Demon, fino ad entrargli nel petto.
Una tremenda esplosione di luce scosse l’aria e il terreno, spazzando via tutto ciò che non era inchiodato per oltre tre chilometri, producendo un boato da far paura. Le vibrazioni sollevarono il suolo roccioso come acqua di mare, spaccandolo.
Poi tutto si acquietò, e rimase solo una nube di polvere e schegge.

Liz ridiscese a terra, spegnendosi. Il colpo era andato a segno, ma ancora una volta sentì di avere fallito: Demon era ancora vivo, ne percepiva la forza con la stessa chiarezza di prima. E non solo, poiché già da molto tempo aveva chiuso gli occhi per osservarlo, tramite l’Occhio della Mente.
Non aveva segni addosso. I vestiti erano strappati e bruciacchiati, il mantello tagliato e sfilacciato, ed era coperto di polvere. Ma non era neanche ferito.
Riaprì gli occhi e alzò le mani, prima che il polverone sparisse di nuovo. Non aveva altra scelta, doveva usare la magia meno consigliabile per le battaglie prolungate. Era la sola arma che le restasse, ma anche la più potente ed estrema della sua famiglia, da usare una sola volta in ogni combattimento, quando si era sicuri di vincere, poiché le avrebbe tolto ogni forza.
Dalle sue mani sgorgò nuova luce, stavolta calda e di puro oro, e nastri dorati si dipanarono dalle sue palme, fendendo la nube. Anche se non riuscì a vederlo, seppe che si erano avvinghiati ai polsi, al collo, alle gambe e alla vita di Demon, bloccandogli ogni movimento e costringendolo ad esporre il petto. Una lancia d’oro venne poi scagliata contro di lui, sparendo nella polvere, diretta contro il suo cuore.
Liz udì distintamente il rumore di qualcosa che penetra la carne, e una attimo dopo completò la magia.
La luce nelle sue mani si intensificò, diventando ancor più forte di quella che aveva generato nel suo precedente attacco. A differenza di prima, avrebbe lasciato indenne tutto ciò che era inanimato, ma avrebbe dilaniato qualsiasi avversario con la facilità che aveva un leone nel divorare la preda. Divenne tanto potente che illuminò a giorno un tratto di territorio nel raggio di molti chilometri, e consumò ogni stilla di energia rimasta nel corpo di Liz, che sentì gambe e braccia farsi di piombo.
Sfinita, si accasciò al suolo prima ancora che la luce avesse iniziato a spegnersi, ma si costrinse subito a tornare in piedi per guardare bene il proprio operato.
Rimettersi eretta fu estremamente difficile: le gambe si rifiutavano di risponderle, i muscoli rigidi e doloranti, le ginocchia deboli e molli. Fece forza con le braccia, ma anche quelle erano preda di forti crampi che la immobilizzarono quasi del tutto.
Alla fine, più per forza di volontà che altro, si ritrovò in piedi, mentre la luce si affievoliva progressivamente. Quando le fu di nuovo possibile vedere, scoprì che di Demon non era rimasto più niente: un cratere dovuto alla forza dei suoi colpi si apriva qualche metro più avanti, ma non c’era traccia di lui. Questo poteva significare due cose: o era scappato, o era morto. L’incantesimo, dopotutto, consumava chiunque ne venisse investito fino a farlo scomparire, e quindi era possibile che avesse avuto effetto. Forse era riuscita a ucciderlo.
Ma un grido di avvertimento le giunse alle orecchie, intimandole di voltarsi; sentiva la testa leggera, le membra pesanti, e le sue reazioni erano rallentate dal massiccio uso della magia che aveva fatto, così non fece in tempo: una mano le calò sulla spalla, mentre attraverso il tessuto del maglione sentì un guanto metallico appoggiarsi alla parte più bassa della sua schiena, premendovi sopra con gentilezza. Strinse i pugni e i denti, furente, mentre lacrime di rabbia le scendevano lungo le guance. Aveva fallito.
Un lieve bacio le toccò il collo, poi una voce parlò molto piano al suo orecchio:
- Come ho già detto…- sussurrò Demon - … buonanotte, Elizabeth.-
Poi fu solo dolore.

Fine capitolo due. Ringrazio Ely79 e NemoTheNameless, che mi hanno già lasciato le prime recensioni di questa storia.

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Capitolo 3
*** Cap. 3: I cinque Custodi ***


Daniel trovò una scena di devastazione allo stato puro, una volta sopraggiunto sul luogo dello scontro. Qualsiasi catastrofe si fosse abbattuta sulla postazione era stata talmente inarrestabile che cominciò immediatamente a disperare di trovare ancora qualcuno di vivo: le mura che circondavano l’accampamento, un tempo ben alte e massicce, adesso erano crollate quasi del tutto, e i vari frammenti staccatisi giacevano sparsi sul terreno spaccato, abbandonati come foglie cadute. Alcuni erano evidentemente incandescenti, tanto che fumavano come tizzoni al contatto con l’aria fredda della sera. Uno era addirittura liquefatto, e somigliava ad una gigantesca candela rocciosa.
Qua e là, tra le macerie, gli pareva di vedere dei corpi semisommersi, ma nessun movimento attirò la sua attenzione, e davanti ai cancelli abbattuti c’era qualcuno, steso sul fianco.
Improvvisamente, alcune macerie rotolarono giù dalle pile che componevano, mentre Trys e Raven uscivano dalle proprie prigioni di pietra, visibilmente feriti ma ancora vivi.
Daniel si avvicinò di corsa, ma ben presto il suo sguardo fu attirato irresistibilmente dal corpo adagiato a terra: era immerso in una larga chiazza color rubino, e non riusciva a vederne il volto poiché gli dava le spalle, ma i capelli, per quanto incrostati di sangue e polvere, non lasciavano alcun dubbio sulla sua identità, poiché conosceva una sola persona ad avere una chioma color biondo striato.
- Oh, Gesù…- gemette, correndo in avanti.
Si chinò accanto a Liz, che giaceva su un fianco, e la girò sulla schiena. Una ferita tremenda, che la passava da parte a parte e rivelava in modo osceno persino alcune vertebre e i muscoli della schiena e del ventre, continuava copiosamente a sanguinare e a perdere pus. La strega era pallida come un cencio, e i suoi occhi erano chiusi.
Non respirava.
Rifiutandosi di credere a quanto era avvenuto, pose una mano vicino alla sua schiena, e alcune piccole scintille elettriche cominciarono a scoppiettare, percorrendo i contorni della ferita, delle ossa e dei muscoli. La pelle iniziò a ricrescere, ma con una lentezza esasperante, e il danno venne riparato poco a poco, senza un effettivo miglioramento della situazione. Certo, il sangue si fermò, ma qualcosa non andava: lui era il Custode della Vita! Perché non riusciva a guarirla? Avrebbe dovuto accadere quasi all’istante…
Non riuscì a sanare del tutto la ferita, che rimase comunque molto grave: rallentò l’emorragia, ma niente di più. Ancora, Liz non aprì gli occhi e non respirò.
- Dio…- gemette una voce alle sue spalle, di qualcuno che era appena arrivato - Non sarà…-
- Non potrei guarirla, se lo fosse.- rispose Daniel, toccandole il collo - Andate ad aiutare gli altri! Presto!-
Mentre sentiva alle sue spalle i fratelli in movimento, lui rimase dov’era per occuparsi di Liz. La magia non funzionava, però…
Andiamo… pensa, idiota!
Gli tornò in mente che, da ragazzo, quando ancora non sapeva niente di magia, aveva seguito alcuni corsi di primo soccorso.
Chiuse il naso di Liz e pose le sue labbra su quelle della strega, soffiando aria nei suoi polmoni, cercando di non esagerare per non farla finire nello stomaco. Cominciò un rapido e costante massaggio cardiaco, alternando ad ogni trenta compressioni altre due insufflazioni d’aria.
Un essere umano normale avrebbe cominciato a cedere in pochissimo tempo, a causa del costante sforzo di mantenere il ritmo. Lui, essendo uno dei più potenti (o meglio, il più potente) esseri magici mai esistiti, poteva sperare di resistere più a lungo.
Dopo non molto, comunque, sentì spalle, schiena e braccia indolenzite, ma non si fermò. Ormai era zuppo del sangue che formava la pozza. Ignorò anche questo dettaglio. Raddoppiò gli sforzi.
Alla fine, con un sussulto e un attacco di tosse, Liz riaprì gli occhi, gemendo.
- Oddio…- ansimò Daniel, passandosi una mano sulla fronte - Oddio, Liz…-
Lei lo agguantò per il colletto e cercò di trarlo a sé, ma era tanto debole che perse subito la presa. Lui si avvicinò e la aiutò a tirarsi un po’ su, senza però stancarla troppo.
- Danny…- gracchiò, con la gola secca. Perdeva sangue da un angolo della bocca. Probabilmente ne era sporco anche lui - Non l’ho… fermato. Mi… dispiace…-
- Non dire stupidaggini.- rispose lui - Ora ci penso io a te.-
Liz non rispose, ma richiuse gli occhi e lasciò scivolare il capo sul proprio petto. Daniel la lasciò a terra, posandole una mano sulla fronte.
- Danny…- lo chiamò qualcuno, mettendogli una mano sulla spalla.
Lui alzò lo sguardo e vide i corti capelli neri e gli occhiali squadrati di suo fratello Seth. Si tormentava il mento con una mano, in maniera quasi nevrotica, mentre teneva l’altro braccio serrato contro il petto.
- Come sta?- chiese.
- La farò stare bene.- disse fermamente - Gli altri?-
- Sette morti.- rispose - Cinque Cacciatori di Demoni e due dei nostri. Tutti gli altri sono feriti, undici in modo grave. Forse dovranno stare a riposo anche per dei mesi.-
- Merda…- sbottò, alzandosi - Porta immediatamente Liz da qualcuno che ne capisca di arte curativa, io vado a cercare Demon prima che apra i Cancelli.-
- La portiamo noi.- disse Trys, avvicinandosi con andatura zoppicante ma espressione risoluta.
Era evidentemente malconcio: aveva tagli su tutto il corpo, e la gamba ferita piuttosto gravemente all’altezza del polpaccio, lo si capiva dalla stoffa imbrattata dei pantaloni. Una lacerazione gli attraversava di sbieco il volto, ricoprendolo di sangue, e sembrava raggiungere l’osso. Alle sue spalle Darth, che lo seguiva a ruota, aveva perso un occhio: l’orbita gli sanguinava, e vi aveva dovuto mettere sopra una benda di fortuna. Aveva anche un braccio bloccato con strisce di stoffa strappate da un qualche lenzuolo, e non lo muoveva quasi. Forse era rotto.
- Ve la sentite?- chiese Seth - Non sembrate in forma.-
- Lo possiamo fare.- disse Darth - E poi dobbiamo andare da un Guaritore in ogni caso, no?-
Il Custode non rispose.
- Io entro.- disse Daniel, tirandosi su, mentre Trys e Darth prendevano in consegna Liz - Tu cerca gli altri, fate quello che potete per i feriti e poi venitemi dietro. Io intanto lo smembro pezzo per pezzo.- aggiunse, scoccando un’occhiata di feroce collera all’entrata della grotta, nel bel mezzo della montagna poco distante.
- Okay, ma stai attento.- lo ammonì Seth - Tu e Liz avete quasi la stessa potenza. C’è pochissima o nessuna differenza tra voi, e Demon l’ha battuta.-
- Lo so.- sbottò lui, avviandosi verso l’entrata della grotta - Ma c’è un problemino: io non posso morire.-
- Non per mano di un essere terreno.- osservò suo fratello - E lui non lo è più.
Daniel non rispose.

Demon riabbassò le mani mentre anche le ultime tracce del crollo della grotta, causato da Lara Addley molti anni prima, scomparivano. Osservò le macerie tornare a ricompattarsi nell’altissimo soffitto roccioso, mentre le enormi colonne di alabastro che l’avevano sostenuto fino all’arrivo della strega si ricomponevano, riacquisendo la propria mole mastodontica.
Il bianco del loro fusto liscio strideva contro il nero grigiastro della volta e delle pareti irregolari, e il marmo freddo del pavimento rifletteva l’innaturale luce dell’ambiente con cupa indifferenza, quasi fosse del tutto estraneo a quel luogo.
Molte cianfrusaglie giacevano per terra, occupando quasi tutto lo spazio disponibile: cocci di vetri infranti, bauli rovesciati, spezzati, aperti o comunque inutilizzabili, tavoli marci e completamente polverizzati, spade arrugginite e quasi tutte rotte…
Tutto ciò, una volta, era servito all’Evocatore per nascondere una vecchia pozione che aveva aiutato Lara. Non sapeva molto di quella storia, né gli importava. Ormai si trattava di un’epoca a cui lui stesso sentiva di non appartenere più.
Con un gesto, Demon fece sparire tutto, ed ebbe campo libero per raggiungere i Cancelli del Male, dritti davanti a lui.
Si trovavano in una seconda grotta, alta e larga quanto quell’enorme anticamera, ma molto più corta. Tre lunghissimi gradini di pietra bianca ne garantivano l’accesso, e incassati nella parete di fondo vi erano due immensi battenti d’oro pieni di catenacci, ingranaggi, e chiavistelli, ma anche di complesse decorazioni di cui non aveva mai capito il pieno significato.
Sembravano rappresentare fiamme, e diavoli cornuti, alcuni sottili e dall’aria infida, altri massicci, bassi e minacciosi. Forse era l’inferno? Chissà… dopotutto, non c’era mai stato.
Si ritrovò a chiedersi come mai quei battenti fossero muniti di tante serrature: in fondo era un incantesimo a bloccare la soglia, quindi a cosa serviva tutta quella roba? Forse erano esse ad essere stregate?
Fece un sorrisetto tra sé e sé, scuotendo la testa: cosa gli importava, alla fine dei conti? Aveva aperto i Cancelli del Male quando ancora era un Precustode. Adesso sarebbe stato un giochetto.
Mosse qualche passo avanti, rammaricandosi per quella che forse era la dodicesima volta del fatto che il monte Guardia di Cancello fosse totalmente immune alle magie di Proiezione, sia in entrata che in uscita. Se ci si trovava già nelle sue gallerie era possibile spostarsi magicamente per tratti anche alquanto lunghi, ma non c’era alcuna speranza di fare la stessa cosa per materializzarsi. In pratica, poteva usare magie per accelerare la propria andatura, o per rendersi più veloce, ma non per svanire o apparire.
- DEMON!-
Il grido di Daniel lo prese così alla sprovvista che lo fece quasi sussultare. Si voltò lentamente, tuttavia, e ricompose in fretta la propria espressione nel suo sorriso beffardo preferito, pensando che il suo vecchio nemico meritasse un’accoglienza in grande stile.
- Ciao, Danny.- lo salutò, sorridendo alla sua faccia furente - È da tanto che speravo di rivederti. E tu, sei contento?-
Lui non rispose, mentre attorno alle mani cominciava a crepitare energia sotto forma di piccole scintille magiche. Il rumore che fecero rimbombò nella sala, arrivando quasi ad assordarlo. Demon ridacchiò.
- Andiamo… non ha funzionato per Liz, come mai credi che funzionerà per te?- lo schernì - A proposito, sei riuscito a salvarla o ha già tirato le cuoia?-
- Scoprilo da solo…- ringhiò Daniel, alzando le mani.
Demon non provò a schivare il fascio di saette, conscio che non avrebbe prodotto alcun danno su di lui. Tuttavia, ella lo superò senza nemmeno sfiorarlo, guizzando ferocemente alle sue spalle.
Sgranò gli occhi per lo stupore, guardando le scie magiche che erano all’altezza delle sue orecchie, ma lontane almeno un paio di centimetri. Lo stavano quasi assordando col loro crepitio, ma non ferendo. A quanto ricordava, Daniel aveva una discreta mira: come aveva potuto mancarlo?-
- Ma dove stai mirando?- gli chiese.
- Non a te, stai tranquillo.- sogghignò il Custode, spegnendo l’attacco magico e abbassando le mani - Miravo a quelli.- e indicò i Cancelli.
Demon si voltò di scatto, mentre un pensiero terrificante lo assaliva. Pensiero che trovò conferma quando vide cosa aveva fatto il suo rivale.
Catene di fulmini crepitanti, generate dal potere stesso dell’Elemento Vitale detenuto da Daniel, avvolgevano completamente i Cancelli del Male come serpenti luminosi che incatenavano completamente l’intera struttura d’oro, intricandosi tra gli ingranaggi, i catenacci e i cardini. Li aveva bloccati.
- Ora sono sigillati per sempre.- disse Daniel - Non potrai mai aprirli, per quanto tu possa provare, non finché quell’incantesimo rimarrà attivo. Non importa quanto ti sforzi, o quanto sia potente la tua magia. Il solo a poterlo sollevare, naturalmente, sono io. E non lo farò finché avrò vita.-
Demon, finalmente, cominciò ad arrabbiarsi. Si voltò, guardando Daniel con una ferocia che non mostrava da anni, adirato contro il vecchio nemico che, ancora una volta, veniva a mettergli i bastoni tra le ruote.
Tempo addietro lo aveva umiliato, sconfiggendolo in quello stupido duello, un duello che avrebbe dovuto vincere lui. Lui che aveva imparato dai migliori maestri a combattere, e che invece era stato battuto da un sedicenne.
E adesso, a distanza di quasi vent’anni, lo umiliava ancora, arrivando al suo obbiettivo prima di lui per impedirgli di raggiungerlo a sua volta.
- D’accordo…- ringhiò - Vediamo quanto siete immortali davvero, voi Custodi dell'Eden…-
Daniel s’irrigidì, pronto a combattere, e in quel momento scie guizzanti di fiamme, d’acqua, di vento e di sabbia arrivarono serpeggiando dal corridoio alle sue spalle. Pure essenze elementari in cui si erano tramutati i suoi fratelli lo raggiunsero più in fretta di quanto una persona comune potesse fare.
Calarono ai suoi fianchi, tornando ad assumere l’aspetto che avevano quotidianamente. Nessuno somigliava all’altro, grazie anche all’operato dell’Evocatore, che si era prodigato in ogni modo per nasconderli, quando erano piccoli.
Seth era alto quanto lui, ma nero di capelli, occhialuto e di aspetto nevrotico.
Dante, il maggiore, era più alto di tutti gli altri, e il suo aspetto sottile lo rendeva simile al tronco di un albero. I capelli color biondo platino erano un po’ lunghi, e gli ricadevano sulle punte delle orecchie.
Kate, invece, aveva un anno più di Daniel, ed era rossa. Nonostante l'età, portava ancora un’acconciatura rasta, proprio come quando era ragazza, e le lentiggini sul naso la facevano sembrare anche più piccola di quanto in realtà non fosse.
E infine Cannella, la più giovane di tutti, nonché la più minuta di corporatura. I suoi capelli, dello stesso colore del suo nome, solitamente erano piuttosto ordinati e curati, ma quel giorno erano coperti di polvere e scarmigliati. Doveva avere scavato tra le macerie.
I cinque Custodi dell’Eden al completo alzarono le mani, senza dire una parola, e le puntarono contro di lui.
Una fiamma rossa avvolse quelle di Seth, mentre la sabbia prendeva a vorticare tra le dita di Dante. Una foschia scintillante e argentea aleggiò davanti a Kate, e Cannella fece comparire ondeggianti masse d’acqua. Daniel li imitò con il proprio potere, e un arcobaleno fatto di solo cinque colori cominciò a risplendere nella grotta. Demon digrignò i denti, furente: ora sarebbe stato più difficile sconfiggerli, invincibile o no. O forse anche impossibile, nelle attuali condizioni.
Dannazione… mi serve il libro.
- Come vuoi che ti cuciniamo, Demon?- chiese Seth, incendiando ancora di più le braccia - Possiamo farti alla griglia, se ti va.-
- Non se prima te lo affogo.- sbottò Cannella, chinando le spalle come un toro in carica.
Lui sbuffò e sollevò la mano guantata, nella quale si raccolse la folgore mortale che aveva usato contro il Pentacolo e contro Liz.
- Andate tutti quanti a quel paese.- disse - Tenetevi quel demone. Serviva a quell’idiota di uno stregone, non a me.-
Daniel aggrottò la fronte dietro alle sue mani avvolte dai fulmini.
- Perché?- chiese.
Demon si strinse nelle spalle.
- Chissà.- rispose - Non l’ho chiesto, non m’interessa. Forse voleva assorbirlo.-
Ma si era stancato di quel gioco: di botto, puntò il braccio verso l’alto e scagliò il colpo.
Il soffitto venne giù di nuovo, costringendo i Custodi dell'Eden a proteggersi con le proprie magie, più per istinto che per reale bisogno. Approfittando del momento, Demon li oltrepassò senza che potessero fermarlo, scivolando alle loro spalle. E poi via, attraverso i cunicoli. Via, fino all’ingresso. Via, nel cielo, oltre i feriti.
Via.

Non so bene perché, ma prevedo molte domande da parte di chi mi recensirà. In ogni caso, ringrazio Ely79 e NemoTheNameless, che stanno seguendo anche questa storia, come ogni altra della serie.

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Capitolo 4
*** Cap. 4: L'Iroso ***


Liz venne portata prima al Centro Cure e Guarigione Primario, dove poterono solo decretare di essere impotenti di fronte alla magia che l’aveva ferita, e in seguito fu trasferita nelle sale del palazzo del Sommo Concilio.
Lì venne assistita personalmente da Raffaele, l’Arcangelo guaritore il quale, tramite i suoi poteri (ed anche con l’assistenza di Daniel, quando riuscì a raggiungerlo), fece l’impossibile per salvare la vita della strega.
Qualcuno avrebbe potuto anche dire che fosse sconveniente, per due membri del Sommo Concilio, per di più due esseri di natura Celeste, estranei alle cose terrene, guarire una mortale che, oltre al grande potere magico, non aveva niente di diverso da una qualsiasi altra persona. Tuttavia, nessuna di quelle voci giunse mai alle orecchie di Raffaele o di Daniel. Se così fosse stato, il Custode dell’Eden era pronto a rispondere in due modi possibili: in primo luogo, Liz non era come gli altri; in secondo luogo, avrebbe cercato e poi incenerito (nel vero senso della parola) l’autore di tali dicerie. Senza eccezioni.
E poi lei era speciale anche per molte altre persone, non solo lui: la sua morte sarebbe stata un colpo tremendo per il morale dell’intera comunità magica, visto il suo passato e il suo retaggio, tutt’altro che indecorosi.
Il lavoro che i due furono costretti a compiere per superare l’enormità della magia di Demon non fu da poco, anche se Raffaele semplificò di molto il processo, dimostrando poteri curativi persino superiori a quelli di Liz e Daniel messi insieme.
Alla fine di un’estenuante nottata fatta di continuo uso di magia, febbrile fabbricazione di pozioni antisettiche ed ansia da prestazione (era da un po’ di tempo che Raffaele non esercitava su esseri umani) riuscirono a stabilizzare le condizioni di Liz. Non era del tutto fuori pericolo (restavano dubbi sui possibili danni cerebrali subiti durante il periodo di arresto cardiorespiratorio), ma almeno era viva, e Daniel ebbe immediatamente il permesso di riportarla a casa.
Stando attento a non danneggiare i bendaggi, la depose delicatamente nel letto, tirandole le coperte fino al mento, poi prese la sedia lì accanto e vi si abbandonò sopra, sfinito.
Ora che non doveva più correre da qualche parte e il suo cervello era sgombero, fu libero di riordinare le idee: Demon, come osservato anche da Seth, si era dimostrato così potente da poter sopraffare Liz, e quindi anche lui siccome avevano la stessa forza. Gli stessi membri del Pentacolo erano già stati battuti una volta, e ora il conteggio era salito a due. Come se non bastasse, Demon aveva fatto irruzione all’accampamento nei pressi dei Cancelli del Male, distruggendone le difese e raggiungendo la prigione magica per cercare di liberare ancora il Demone Sovrano e (se aveva detto il vero) permettere al Tredicesimo Membro di assorbirlo.
Questo pensiero gli fece aggrottare la fronte: quello stregone era ormai immortale, forse anche invulnerabile o quasi, e aveva acquisito tutti i poteri dei suoi defunti compagni. A cosa gli serviva anche il Demone Sovrano?
L’unica risposta possibile era che voleva ancora altro potere. Ma perché? In fondo, aveva già il più potente alleato possibile dalla sua parte, quindi a cosa gli serviva una forza ancora maggiore? Cosa sperava di ottenere?
A questo seppe dare una sola spiegazione, la stessa di sempre: Demon.
Era incontrollabile, e non solo per la forza di cui disponeva, ma anche come carattere. Qualsiasi obbiettivo potesse avere il Tredicesimo Membro, lui non l’avrebbe mai condiviso davvero. Forse lo avrebbe assecondato per un po’, ma presto o tardi si sarebbe stancato di lui. Per questo voleva il Demone Sovrano, per tutelarsi. Sperava di diventare abbastanza potente da potersi difendere in caso di ribellioni. Sinceramente, Daniel sperava che accadesse: uccidere quel folle era forse l’unica cosa buona che potesse fare Demon.
Ripensò al bilancio delle vittime: oltre a quelle che erano già morte nello scontro, altri cinque Cacciatori di Demoni e un agente del Sommo Concilio, durante la notte, erano passati a miglior vita. Skin era ancora al Centro Cure, dal quale sarebbe uscito solo entro un altro giorno di riposo, con un braccio rotto, qualche lesione interna appena richiusa ed una lacerazione al fianco. Raven si era storta un ginocchio e rotta un polso, ma se l’era cavata in fretta, ed era già a casa con Flynn e suo padre, in attesa di tornare al lavoro. Trys, oltre alla gamba ferita, aveva due costole rotte ed una incrinata, che gli avevano già aggiustato con la raccomandazione di non sforzarle troppo per i prossimi due giorni. Darth, infine, aveva definitivamente dovuto rinunciare all’occhio destro. Il braccio, invece, era stato già aggiustato. Tutti gli altri superstiti erano messi peggio: nel migliore dei casi non si sarebbero più alzati dal letto per un anno. Qualcuno per il resto della vita.
E, come se tutto questo non fosse già sufficiente, la sua migliore risorsa era chissà dove, in cerca di un potere che probabilmente non gli sarebbe comunque bastato a sconfiggere Demon.
Si trattenne dal colpire con forza il muro: se avesse sferrato un pugno alla parete ci avrebbe fatto un buco. Inoltre, Liz era troppo debole perché lui potesse permettersi di disturbarla in quel modo.
Si prese il volto tra le mani, appoggiando i gomiti sulle ginocchia: un tempo, Marek sarebbe sicuramente andato da lui e l’avrebbe consigliato come soltanto l’Evocatore sapeva fare. Tuttavia adesso era morto, e non gradiva la presenza dei vivi nel luogo in cui era adesso. Nemmeno quella dei Custodi bisognosi di vederlo, poiché sosteneva che dovessero cavarsela senza di lui, con le proprie forze. Era da solo, e tutta la responsabilità dell’universo gravava sulle sue spalle.
Improvvisamente, si sentì molto più depresso di prima.

Qualcuno bussò delicatamente, qualche ora più tardi: era Dante.
- Che c’è, altri guai?- chiese, sospirando e stiracchiandosi.
- Temo di sì, e stavolta non ti prendo in giro.- rispose suo fratello, entrando - Allora, come sta?-
- Male.- sbottò - Ma non posso essere definitivo, se non si sveglia.-
Dante annuì, incrociando le braccia.
- Sei richiesto ai piani alti.- gli disse - Tutti ti cercano, è sparito non so che libro.-
- Dalla biblioteca?-
- No, non credo, ma non ho capito di che parlassero. Gabriele se n’è accorta quasi per sbaglio, sembra che sia andata a controllare una cosa tanto per accertarsi che fosse lì e, quando è arrivata, non ha trovato il libro che cercava.-
- E quanto è grave?-
Lui aggrottò la fronte.
- Gabriele stava quasi urlando per un attacco isterico, Michele sbraitava che volevano vederti e tu mi chiedi quanto è grave?-
- Davvero?- si stupì - Erano tanto disperati?-
Lui si strinse nelle spalle.
- A quanto pare.- rispose.
Daniel sospirò.
- D’accordo, ci vado. Ma prima scendo sulla Terra, devo vedere Xander Donovan. Ci metterò pochi minuti.-
- Okay. Io resto qui.-
Grato al fratello per non aver fatto, una volta tanto, battute alcun tipo, Daniel gli diede una pacca sulla spalla e si alzò dalla sedia, uscendo poi con la magia dalla casa.

***

Timmi si guardò attorno con molta attenzione, cercando di distinguere qualche forma che potesse rivelargli una minaccia nella cortina di nebbia che lo circondava, talmente fitta da costringerlo a strizzare le palpebre per vedere bene. Si passò una mano sulla guancia nel tentativo di ripulirla dalla chiazza di fango che gliela sporcava, ma finì solo con lo spargerci sopra tutta la melma che gli avvolgeva anche il palmo e l’avambraccio. Ma perché c’era così tanto fango?
E grazie che c’è fango… Pensò tra sé. Sei in una palude, idiota…
Lasciò perdere l’igiene personale, preferendo concentrarsi sulla situazione attuale: a malapena riusciva a vedere il proprio corpo, ed ombre che potevano sembrare alberi, come potevano sembrare avversari contorti, si ergevano attorno a lui e lo circondavano minacciose, ma erano molto rade e lontane tra loro. Il terreno sotto i suoi piedi era molle e melmoso, la fanghiglia che calpestava rendeva difficile muoversi, in certi casi: solo la settimana prima era affondato fino alla vita in una pozza prima di riuscire a liberarsi.
Sentì un movimento alle sue spalle e, voltandosi con rapidità, colpì il colossale essere di pietra che cercava di prenderlo di sorpresa. Quello si sgretolò come se fosse fatto di creta, sbriciolandosi davanti a lui.
- Bene…- ridacchiò, massaggiandosi le nocche - E con questo siamo a ventitré. Tu a quanto sei? Due meno di me, vero?- e si guardò attorno soddisfatto - Sai, credo che tra qualche giorno potremmo anche farla finita, che ne dici?-
Un ruggito folle gli rispose, echeggiando nella nebbia con forza e ferocia, scuotendo l’aria immobile della palude. I rumori di passi affrettati, pesanti e mossi da gambe massicce, gli disse che almeno altre due creature di pietra erano corse via per la paura. La cosa che aveva lanciato quel verso pareva essere fuori di sé dalla rabbia.
- Okay, d’accordo!- sbottò, allargando le braccia - E va bene, allora vieni e chiudiamola qui, se proprio ci tieni!-
Gli rispose un altro ruggito, ma stavolta dal tono diverso: era quasi conciliante, se non addirittura amichevole, pur velato da una certa minaccia.
- Bene…- mormorò, rannicchiandosi come un animale pronto a scattare - Vieni, sono qui…-
Un’immensa ombra nera lo oscurò da un fianco, guizzando talmente rapida che a fatica riuscì a vederla. Schivò per un pelo il gigantesco pugno che cercava di colpirlo alla testa, chinandosi e roteando su se stesso per poi tirarsi su immediatamente. Una grossa coda squamosa gli arrivò all’altezza dello stomaco, troppo veloce perché lui riuscisse ad evitarla, ma riuscì ad irrigidire in tempo gli addominali per attutire il colpo ed abbracciò saldamente la lunga appendice. La forza della creatura lo spinse indietro di qualche centimetro, facendogli affondare i piedi nel fango. Quando fu certo di avere di nuovo l’equilibrio necessario, strinse ancora più forte e sollevò l’avversario sopra di sé, sbattendolo a terra.
Purtroppo, la mossa fu inefficace, perché quello atterrò sulle poderose quattro zampe artigliate, quasi fosse un gatto, e fece scattare la coda verso l’alto. Essendoci ancora attaccato, Timmi venne scaraventato lontano fino a colpire un albero con la schiena. Il tronco marcio vibrò per il colpo e si sfaldò a causa del vecchiume, ricoprendolo di legno putrefatto e muschio muffoso.
Si rialzò appena in tempo per saltare via dalla traiettoria della creatura, la quale stava correndogli incontro con la forza di un toro scatenato, tanto da abbattere quel che rimaneva della pianta morta.
Timmi non si lasciò impressionare e gli lanciò una sfera di fiamme, senza tuttavia fargli niente: il suo nemico era così forte e così grosso che non parve nemmeno accorgersi del colpo.
Proprio mentre si voltava verso di lui, comunque, lo calciò sul muso roteando su se stesso, con tutta la propria forza. Questa volta sentì eccome la sberla, poiché perse l’equilibrio e finì a muso in giù nel fango. A quel punto lui salì rapidamente sulle sue spalle, agguantandolo per il collo e tirando, come negli incontri di lotta libera.
- Erano secoli che volevo farlo…- ridacchiò - Allora, ti arrendi?-
Quello sogghignò, scoprendo le lunghe zanne. Un ringhio derisorio gli uscì dalla gola.
La coda del mostro lo agguantò per la vita e lo sbatté al suolo, facendolo rotolare a terra per oltre tre metri. Mentre rotolava sulla schiena, dandosi dell’idiota per non averci pensato (e sputando il fango che gli era finito in bocca), quello gli fu addosso, sollevandosi su due zampe e congiungendo i pugni sopra la testa, pronto ad abbatterli su di lui come un martello.
Timmi agì con tutta la rapidità che poté, calciandolo con entrambe le gambe allo stomaco talmente forte che se non fosse stato dotato di un fisico tanto robusto lo avrebbe passato da parte a parte. In ogni caso bastò per costringerlo ad allontanarsi da lui quanto bastava per sgusciare via; a quel punto si alzò in piedi all’istante, colpendolo di nuovo con la magia.
Stavolta usò qualcosa di meglio delle sfere di fuoco, optando piuttosto per un Incantesimo Respingente: non lo danneggiò davvero, ma l’onda invisibile che gli spedì contro lo spinse indietro facendogli quasi perdere l’equilibro. Subito dopo si lanciò a testa bassa contro di lui, prendendolo allo stomaco. Sbilanciato dalla magia e colto alla sprovvista, il mostro crollò a terra sbuffando tutta l’aria dai polmoni in una volta sola, trovandosi davanti una mano totalmente avvolta nella fiamma arancione di Riflusso.
- Ancora?- chiese, ansimando: era da un po’ che non faceva tanta fatica.
Il demone non aveva ancora perso, non in modo irrimediabile: se si fosse voluto impegnare davvero, difficilmente uno solo di loro ne sarebbe uscito vivo. Tuttavia quello non era un duello all’ultimo sangue. Le regole erano regole: Timmi aveva atterrato il suo avversario. Aveva vinto.
Entrambi si rialzarono e si guardarono negli occhi, grondando fango e acqua a non finire, segnati da tagli e sporcizia. Timmi sentiva chiaramente i vestiti, ormai laceri oltre ogni limite, penzolargli dal corpo senza quasi alcun sostegno: una spalla e metà del petto erano totalmente scoperti, dato che aveva perso quasi mezza maglietta, e una gamba dei pantaloni si era staccata del tutto all’altezza del ginocchio. Il gilèt non lo vedeva da settimane, e non ricordava nemmeno dove l’aveva perso…
Almeno, il demone non aveva problemi di quel tipo.

- Bhè…- ridacchiò, massaggiandosi la spalla dolorante - Allora è deciso? Sono io che comando, giusto? Niente più conflitti?-
Il demone squamoso in cui era solito tramutarsi scoprì le zanne in una parodia di sorriso, ergendosi in tutta la propria notevole statura. Non si era mai reso conto di quanto fosse massiccio, prima di allora: vederlo da fuori faceva tutto un altro effetto.
- Sì, per oggi abbiamo finito.- disse. Era la prima volta che lo sentiva parlare, o quantomeno era la prima volta che parlava chiaramente con lui - Il tuo lavoro con me è quasi terminato.-
- Quasi terminato?- ripeté Timmi, aggrottando la fronte - Di che stai parlando?-
- Lo capirai presto.- rispose - Per il momento, accontentati di ciò che hai fatto finora. È un grande passo avanti, più di quanto tu non immagini.- allungò una delle zampe superiori, tendendogliela come se volesse stringergli la mano - Piacere di conoscerti, Timothy Anderson. Io sono l’Iroso, per adesso.-
Un po’ sorpreso, e non senza qualche esitazione, Timmi gli prese l’artiglio. Al solo contatto il demone divenne di vapore e di ombre, vorticandogli attorno ed entrandogli nel naso, nella bocca, negli occhi, nelle orecchie.
Scomparve completamente, insinuandosi nel suo corpo in poco tempo, fino a riunirsi a lui.
- Piacere di conoscerti, Iroso.- disse tra sé Timmi - Finalmente.- aggiunse poi.

Una volta mi hanno chiesto se il demone avesse un nome. Bhè, non siamo ancora a quel punto, ma è un inizio. Mentre ci sono, ringrazio Ely79 e NemoTheNameless, che seguono la storia.

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Capitolo 5
*** Cap. 5: Ritorno ***


Daniel non ci mise molto a scendere sulla Terra, arrivando proprio di fronte alla casa di Xander nel giro di un battito di ciglia, mescolandosi ai lampi di un temporale che in quel momento scuotevano l’aria per coprire la propria apparizione.
Era ancora mattina, ma già molte persone sfidavano l’aria fredda e il cattivo tempo per andare a lavorare, coprendosi con ombrelli e impermeabili. Per coprire i capelli bianchi fece apparire un berretto e se lo infilò in testa, mentre un ombrello si materializzava nell’altra mano, e uscì dal vicolo in cui si era nascosto con disinvoltura. Mentre attraversava la strada osservò la gente intorno a lui con attenzione, chiedendosi quanto fosse passato dall’ultima volta che si era mescolato agli umani in quel modo.
A giudicare dall’atmosfera sonnacchiosa e dall’ampiezza degli sbadigli in cui indugiavano i passanti, non poteva essere più tardi delle otto. Questo gli fece tornare in mente le tante mattine in cui la sveglia lo tirava giù dal letto a orari che all’epoca gli parevano impossibili per farlo correre a scuola.
Un tempo la Terra era stata la sua casa, ma ormai non ci tornava più tanto spesso: come Custode dell'Eden aveva troppe cose a cui pensare, troppi doveri e l’obbligo di estraniarsi il più possibile dalla vita terrena. Quella era la sua prima, vera visita del mondo su cui era cresciuto come semplice ed ignaro essere umano, fino al giorno in cui non aveva conosciuto Elizabeth Addley e l’Evocatore.
Mentre era immerso in questi pensieri, un ragazzo pallido dai capelli neri uscì dal portone di un palazzo. Aveva sulle spalle una borsa piena di libri, e sembrava infischiarsene della pioggia, perché non cercava minimamente di ripararsi né portava un ombrello. Invece che dirigersi verso la scuola, Xander Donovan si infilò in un vicoletto lì accanto e sparì alla vista, rifugiandosi dietro un cassonetto. Daniel lo seguì e, quando lo raggiunse, lo trovò in compagnia di una sua copia identica, tranne per il fatto che non aveva lo zaino. Gli stava dando le spalle, quindi non lo vide, e il rumore della pioggia coprì i suoi passi. Ignaro della sua presenza, il ragazzo passò i libri al clone, e quello corse via, ignorando il Custode dell’Eden.
- Lo sai che i cloni magici non servono a questo?- chiese con pazienza.
Xander sussultò e si voltò di scatto, gemendo.
- Oh… ehm… ‘giorno.- disse, impacciato.
Il Custode sorrise con aria indulgente e si avvicinò.
- Fingerò di non aver visto nulla. Sono stato ragazzo anche io.- lo rassicurò, omettendo il dettaglio di provare nei suoi confronti una profonda invidia: ormai non poteva più ricorrere a simili trucchetti per ignorare i propri doveri, nemmeno per qualche ora - Volevo parlarti di Timmi.-
Lo sguardo di Xander si illuminò.
- Sai dov’è?- chiese speranzoso.
Daniel annuì.
- Al momento non è raggiungibile, nemmeno per me. Sta sviluppando le proprie capacità magiche, come stai facendo tu con Liz, anche se in maniera un po’ più estrema.- spiegò.
- Ma non è in pericolo?-
- Se presta attenzione no.- rispose Daniel, anche se non poté non pensare a quanto rischiasse di perdere - Dovrebbe tornare presto, gli ho detto di non aspettare troppo. Nadine sa già tutto, quindi è inutile disturbarla.-
- Ehm… okay.- disse lentamente Xander, che evidentemente non aveva afferrato del tutto la situazione - Quindi è tutto a posto? Non è impegnato ancora una volta in una missione segreta a cui noi non siamo invitati?-
Il Custode dell'Eden sorrise.
- No.- disse - Stavolta no.-
- Bhè, in tal caso grazie per avermi fatto sapere queste cose.- disse il ragazzo - Ma non capisco… è normale che un Custode dell'Eden venga a consegnarmi notizie in prima persona?-
- No.- ammise lui - Sono qui anche per dirti che, dopodomani, sei esentato dagli allenamenti con Liz.-
- Perché? È impegnata?-
Daniel sentì una fitta affliggergli una parte imprecisata dello stomaco e del petto.
- Sì.- rispose - Impegnata a guarire. Demon ha attaccato i Cancelli del Male. Sai cosa sono, vero?-
Xander annuì, evidentemente inquieto.
- Voleva il demone imprigionato lì dietro, e Liz lo ha affrontato.- continuò - Non ne è uscita molto bene, ci è andato giù pesante, anche peggio che con Timmi e gli altri la prima volta.-
- Ci sono altri feriti?-
- Sì.- rispose cupamente Daniel - Trys e Skin dovranno stare un giorno al Centro Cure. Raven è stata fortunata, ed è già a casa. Darth, invece, ha perso un occhio.-
- Acci…-
- E molti sono morti.- aggiunse - Ma almeno ho sigillato i Cancelli. Non li ha aperti, né potrà farlo in futuro.- sospirò - Ora scusa, ma devo andare. Riferisci le notizie su Timmi ai tuoi amici, e magari spargi la voce su quanto accaduto ieri. Sarà necessario fare molta attenzione, d’ora in avanti.-
Xander annuì ancora, e mentre il Custode spariva con un cenno di saluto lui prese il cellulare, inviando un sms ai suoi amici in cui spiegava loro la situazione, poi decise di fare qualcosa per distrarsi: già voleva fare sega a scuola per potersi staccare un po’ da quell’incredibile e ingarbugliata faccenda, ma adesso aveva proprio bisogno di divertirsi per qualche minuto. E nemmeno l’intera collezione di fumetti di Jo sarebbe bastata, stavolta.
Siccome non aveva voglia di usare la magia, prese l’autobus e mentre la pioggia terminava raggiunse il parco a poca distanza da casa di Nadine, ma non andò a trovarla: si limitò a girare per le bancarelle del solito mercato mattutino, dove passò il tempo ad osservare capi di abbigliamento che forse potevano interessargli, ninnoli di plastica per attirare i bambini, chioschi di bomboloni, focacce e panini (ad uno di questi ultimi si fermò per fare colazione) e sedendosi sulle panchine ogni tanto per riposare.
Alla fine salì su un’altalena, dondolandosi lentamente per qualche minuto, tanto per avere qualcosa da fare, poi comprò un paio di infradito per la sirena, sperando che magari mettesse almeno quelle senza dare calci e morsi a tutti, quando serviva che avesse i piedi coperti. Infine, quando fu quasi l’ora di pranzo, comprò un gelato e si diresse verso la fontana dove aveva trovato la sirena assieme ad Alis, Jo e Devon Cunningham, più di un mese prima.
Era sempre una zona non molto frequentata, durante le ore del mercato mattutino, e non si stupì di incrociare pochissime persone lungo il tragitto. Mentre camminava oltrepassò alcune panchine, quasi tutte occupate: c’erano una signora con il passeggino che riprendeva un po’ di fiato, una coppia di anziani che occupava tutta la seconda e un uomo completamente coperto da un enorme quotidiano che sedeva da solo. Li superò tutti senza guardarli, uno dopo l’altro, e si fermò una volta raggiunta la fontana. Dentro vi luccicavano diversi quarti di dollaro e monete da mezzo dollaro, come quando avevano ripescato quella matta di una sirena da…
- Ben trovato, Xander.-
Il ragazzo si voltò, mentre l’uomo abbassava il suo giornale per guardarlo: era Marcus.
- Tu!- sbottò, gettando via il gelato e preparandosi a combattere - Perfetto, avevo proprio voglia di rifarti a nuovo!-
- Calmati, ragazzo. Non sono qui per lottare.- lo rassicurò serissimo il mercenario, alzandosi in piedi - E forse non hai notato dove siamo.- aggiunse, accennando alle sue spalle.
Lui trattenne a stento un’imprecazione: la donna con il neonato e la coppia anziana non erano molto lontani da dove si trovavano loro due. Non potevano sentire di cosa stessero parlando, se avessero tenuto basso il volume, ma di qui a sperare che non notassero un duello magico…
- Cosa vuoi da me?- chiese, tenendosi comunque pronto al contrattacco: il minimo segnale e sarebbe scattato come una molla.
- Soltanto parlarti.- rispose tranquillamente Marcus. Lo osservò un momento, aggrottando la fronte - Sai, credo di farti un complimento, dicendoti che mi ricordi il tuo amico. Hai la sua stessa posa.-
Xander sgranò gli occhi, guardandosi bene: teneva i pugni serrati, le ginocchia un po’ piegate e la schiena leggermente curva. Si era inconsapevolmente rannicchiato come faceva Timmi ogni volta.
- Ehm… riflesso condizionato…- borbottò - Comunque, non cambia niente!- sbottò - Perché se non sei venuto per dirmi dove sono Demon o il Tredicesimo Membro…-
- Anche se lo facessi dubito che riusciresti a sconfiggerli, sai?- osservò lui.
- Bhè, allora levati di torno!- gli intimò.
- Xander, voglio solo farti un paio di domande.- disse Marcus, che sembrava cominciare a spazientirsi.
- E cosa vorresti sapere?- sbuffò il ragazzo.
- Il Tredicesimo è molto interessato al tuo amico.- spiegò - Timothy Anderson suscita in lui un grande interesse, del quale ignoro l’origine. Forse teme qualcosa da parte sua. Ora vuole sapere dove si trova, siccome è scomparso da un mese.-
- Non ho idea di dove possa essere.- disse freddamente - Ed anche se lo sapessi, non te lo direi mai. Non è stata una mossa intelligente venire.-
- Ah, no?- chiese Marcus, infilando una mano in tasca e prendendo una sfera di vetro trasparente - E allora guarda.-
Lentamente, un insieme di colori prese forma, fino a comporre un’immagine che conosceva bene: era Nadine, profondamente addormentata nel suo letto. Sembrava stare bene, per fortuna.
- Tu…- sbottò, furioso - Che fai, vorresti minacciarmi di farle del male?-
- Non io. Sinceramente, non approvo il metodo che sta adottando il mio padrone. Ma se tornassi a mani vuote, il Tredicesimo Membro potrebbe non gradire.- rispose - I suoi genitori sono fuori casa, al momento. È da sola e, a differenza degli altri due, sta ancora dormendo. Non potrà difendersi da un attacco.-
- Razza di sporco bastardo vigliacco!- esclamò Xander - Se provate a toccarla allora sarà meglio che poi vi ammazziate da soli, perché se Timmi dovesse mettervi le mani addosso…-
-Te l’ho detto, non piace nemmeno a me.- rispose accigliato mettendo via la sfera - Quindi, per favore, dammi qualcosa.-
- Te l’ho detto, non lo so!- ringhiò - Non mi ha nemmeno detto che se ne andava, ha avvertito solo Nadine! È l’unica che…-
Marcus sorrise, e lui si rese conto di avere appena fatto un passo falso.
- No…- gemette - Io… volevo dire che…-
- Non le farò niente, te lo prometto.- disse in tono rassicurante, subito prima di sparire.
- No!- esclamò.
Prese in fretta il cellulare e compose il numero di Jo: gli serviva immediatamente aiuto.

***

Jo sussultò a causa di una vibrazione che gli partiva dalla chiappa destra e lo scuoteva fin nel profondo della coscia. Era seduto di fronte a Xander, accanto ad Alis, ad uno dei tavoli del cortile per la pausa pranzo, e il suo sussulto passò miracolosamente inosservato: se fosse stato in classe, come minimo, si sarebbe svegliato di soprassalto (a fisica praticamente non faceva altro che dormire), avrebbe rovesciato l’astuccio e sarebbe stato punito.
Prese il cellulare, che pareva impazzito per la forza che ci metteva nel vibrare, e guardò chi mai fosse a chiamarlo.
- Chi è?- chiese distrattamente Alis.
Lui non rispose e guardò Xander, furioso.
- Dì la verità: sei un clone, vero?-
L’altro si limitò a guardarlo con aria indifferente.
- Non l’avevi capito?- sbuffò Alis - Ti ho detto che mi ha mandato quel messaggio prima!-
- Bah… credevo che l’avesse fatto lungo la strada…- grugnì il ragazzo, rispondendo alla chiamata - Senti, ma quando la smetterai di…- si interruppe e rimase per un po’ in ascolto - Che ha fatto Marcus? No… aspetta… come facciamo a…-
Sentendo il nome del mercenario, Alis gli scippò il telefono e lo portò all’orecchio.
- Che succede, Xander?- chiese.
- Marcus!- esclamò il ragazzo, dall’altra parte della linea - Sta andando da Nadine! Non ho tempo per spiegarvi, venite qui subito!-
Senza perdere tempo, lanciò il cellulare all’amico e si precipitò in bagno con lui, dove entrambi deposero a terra dei pupazzetti d’argilla che presto sarebbero diventati le loro copie magiche, poi si proiettarono sotto la casa di Nadine, dove trovarono Xander ad attenderli. Era visibilmente agitato, e continuava a gettare occhiate terrorizzate alla finestra della sua camera, che dava sulla strada.
- Cosa succede?- chiese Jo - Cos’ha fatto Marcus?-
- Voleva sapere dov’è Timmi!- spiegò l’altro, agitato - A me è scappato il nome di Nadine, e ora è andato da lei!-
- Maledizione!- esclamò lui, mentre tutti e tre si fiondavano su per le scale.

Marcus entrò nella stanza semibuia, in silenzio e con molta circospezione. Nadine dormiva ancora: era raggomitolata come un gattino ed una mano, chiusa a pugno, era appoggiata sul cuscino, vicino alle labbra socchiuse. Avvicinandosi, si accorse che aveva i tappi nelle orecchie. Meglio: non l’avrebbe sentito.
Si lasciò scappare un sospiro, poco desideroso di eseguire l’ordine: rapire ragazzine era una di quelle cose (tra l’altro pochissime) che per lui non avevano prezzo.
Prese dalla tasca una fialetta di Estratto Soporifero, pronto a…

I tre aprirono la porta dell’appartamento ed entrarono di corsa, raggiungendo immediatamente la stanza di Nadine. Dentro trovarono qualcosa che li lasciò a bocca spalancata.
La loro amica stava dormendo profondamente, e il suo respiro produceva un leggerissimo ronzio nell’aria sonnacchiosa e calda della stanza. I tappi che, come sempre, teneva nelle orecchie per non essere disturbata, le avevano impedito di sentire il trambusto che il loro arrivo aveva provocato. Sembrava indenne, e per un attimo Xander si vergognò di aver fatto irruzione così nella sua stanza.
- Dov’è Marcus?- chiese Jo - Non avevi detto che stava venendo qui?-
- Sì, è così.- annuì Xander - Ed è strano, avrebbe dovuto esserci. È partito prima di me…-
- Bhè, a me sembra che sia tutto a posto.- disse piano Alis, osservando Nadine da vicino, stando attenta a non svegliarla - E lei mi sembra proprio… bhè, lei. Non credo che sia un clone, ha il graffio che si è fatta quando sono venuta l’altro giorno.-
- Allora che si fa?-
Xander non seppe cosa dire, troppo sorpreso dalla normalità di quella situazione per poter formulare un pensiero decente: insomma, tutto quel teatrino per nulla?
La fatica di esprimere una frase intelligente per rispondere gli fu risparmiata da un forte rumore all’esterno, in strada: era come quello di una macchina che si ammaccava, seguito poi da un antifurto e da un colpo di clacson.
- Oddio!- esclamò Jo - Un incidente?-
Si precipitarono nel corridoio e gettarono uno sguardo fuori dalla finestra che c’era lì per vedere cosa stesse succedendo.
Non era un incidente. A dire il vero, un incidente sarebbe stato meno grave. Ed anche meno distruttivo.

Marcus si rialzò dolorante, appoggiandosi con fatica alla macchina ammaccata dietro di sé, contro la quale era stato scagliato con tanta forza che la portiera era rientrata di quasi tre centimetri. Davanti a sé aveva l’ultima persona che si aspettava (e, soprattutto, che sperava) di incontrare.
Timothy Anderson lo fissava con una furia rara persino per lui, stringendo talmente forte i pugni da tremare.
Il suo aspetto era diverso dal solito, ma anche più spaventoso. Non somigliava più al teppista di strada che era stato fino a poco tempo prima. Ora sembrava, in qualche modo, assai più maturo: aveva tagliato il lungo codino a cui era stato così affezionato, e i capelli erano leggermente più corti e meno disordinati (anche se non molto).
I suoi abiti, inoltre, erano diversi dalla solita maglietta e dai jeans; persino il lungo gilet bianco era sparito: indossava una maglia a maniche lunghe (pur del consueto color verde acido) ed un paio di pantaloni di cotone scuro. Come se non bastasse, Nova era sparita, e non portava più le mitene: le sue mani erano nude.
Ed era, come ho già detto, furibondo.
Marcus fece per allontanarsi, ma in un istante il mezzodemone gli fu addosso e lo agguantò per il colletto, sbattendolo di nuovo contro l’auto il cui antifurto si spense con un gemito.
- Che cazzo facevi qui?- sbottò.
- L… lasciami…- disse.
- Tu “lasciami” lo dici a tua sorella!- ringhiò - Ti ho chiesto cosa accidenti stavi facendo qui!-
- Io… cercavo te…-
- E credevi di trovarmi sotto il letto di Nadine?-
- No… volevo… pensavo sapesse… qualcosa… dove trovarti…-
- Bhè, ora mi hai trovato!- esclamò - Ora vattene, e dì a Demon e al Tredicesimo Membro che se osate avvicinarvi a meno di cento chilometri da lei vi scuoio e metto la vostra pelle nel portarotoli!-
Lo sbatté un’ultima volta contro l’auto, facendogli vedere le stelle, poi si allontanò da lui. Il mercenario si rialzò, incapace di credere alla propria fortuna, e cercò di andarsene immediatamente, prima che…
- Marcus?-
Lui si voltò a guardarlo, più per istinto che per intenzione. Con suo sommo orrore, lo trovò con la mano sinistra alzata e avvolta nelle fiamme arancioni.
- Ho cambiato idea.- disse.

Mentre tutto ciò che restava del mercenario si trascinava al sicuro usando la magia, Timmi alzò lo sguardo verso la finestra dove Xander, Jo ed Alis lo guardavano a bocca spalancata. Aveva sentito i loro passi e le loro voci già da un po’, senza contare il loro odore.
- Bhè, che avete da guardare?- sbottò - Scendete giù a dare una bella pulita, piuttosto!-

Ora si entra nel vivo. Ringrazio Ely79 e NemoTheNameless, che mi lasciano tante recensioni!

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Capitolo 6
*** Cap. 6: Una patata in bianco e nero ***


Ripulire la strada non fu affatto difficile ma ripulire i ricordi, invece, presentò alcune complicazioni non da poco: far scordare alle persone che il vicesceriffo aveva pestato un uomo con tanta forza da sfondare la portiera di un’auto, aveva quasi mandato fuori strada una macchina, si era servito di una sorta di lanciafiamme magico e poi era entrato in un portone come se niente fosse non fu una cosa poi tanto semplice, essendo lui piuttosto conosciuto in giro ed avendo agito in strada ed in pieno giorno.
Xander, Jo ed Alis ci misero quasi mezz’ora per finire, e quando ebbero fatto tornarono nella stanza di Nadine, stanchi e un po’ ansimanti per il consumo di energie dovuto alla magia. Trovarono Timmi seduto sul bordo del letto, che la guardava dormire. Non appena si accorse di loro fece cenno di tacere ed allungò una mano: voleva andare altrove.
I ragazzi formarono una sorta di catena umana con lui, e si proiettarono tutti insieme davanti al suo cottage.
- Scusate se vi ho zittiti.- disse - Ma Nadine non si è svegliata davvero per pochissimo, tappi o non tappi, e vorrei lasciarla dormire finché vuole. Preferisco parlarvi qui.-
- Certo, capiamo.- annuì Xander, incrociando le braccia - Ma che ti è successo? Dove sei stato?-
- Una cosa alla volta.- rispose lui, avvicinandosi alla porta - Prima voglio vedere in che condizioni è la casa.-
Bussò alla porta un paio di volte, senza ottenere risposta.
- Sarà al lago.- ipotizzò Alis.
- Bhè, questo è un problema…- sbuffò Timmi - La porta si apre solo da dentro, e io non ho le chiavi.-
- E che ci vuole? Usiamo la magia.- disse Jo, stringendosi nelle spalle.
- Ho stregato questo posto per evitare che gli ingressi si aprano con gli incantesimi, figurati…- gli rispose il mezzodemone, bussando ancora - Dannazione… mi tocca entrare dalla finestra in casa mia…-
- Oooh, sei tornato, alla fine.-
La voce della sirena galleggiò fino alle loro orecchie ma, incredibilmente, non veniva dalle spalle del gruppo: risuonava sopra di loro, dal tetto. Tutti alzarono lo sguardo, vedendo la sirena distesa a pancia in giù sulle tegole, tenendo il mento appoggiato sulle braccia incrociate e le gambe che le dondolavano sopra di lei.
- Perché sei lì?- chiese stupito Xander.
- Lì? Io non sono “Lì”. Io sono la sirena.-
- Sì… no… intendo, cosa fai sopra la casa?-
- Non posso essere sopra la casa, perché implicherebbe che sto volando.-
- E allora spiegami cosa accidenti fai sul tetto!-
- Tetto?- ripeté lei, guardandosi attorno stupita - Come c’è arrivato qui?-
- Basta, ora!- esclamò Timmi, prima che Xander potesse rispondere - Sono qui da tre minuti e già non ti sopporto come se fossi qui da tre ore, quindi scendi subito da quello stramaledettissimo tetto!- sbottò.
La sirena si strinse nelle spalle.
- Lo farei, ma rischierei di rompermi qualcosa.-
Il mezzodemone si lasciò scappare un borbottio in cui si poteva capire cosa lei avesse rotto a lui, poi saltò sul tetto, afferrò la sirena per la vita e la riportò giù. Infine dovette fracassare una finestra, perché saltò fuori che la porta era chiusa dall’interno e lei era senza chiavi.
- Se non si trattasse di te, ti chiederei come accidenti hai fatto…- sbuffò, togliendole dalla serratura interna e appendendole al gancio vicino al telefono in cucina.
La sirena sorrise amabilmente e andò a stravaccarsi sul divano, mentre lui riparava la finestra con la magia, per poi andare verso il frigo.
- Da quando sai riparare le cose?- chiese sorpreso Xander.
- Da adesso. Qualcuno vuole un sandwich?- chiese - Io non ho ancora mangiato.-
- Io sì, grazie.- disse subito Jo.
Alis lo guardò con aria di rimprovero.
- Ma se hai appena pranzato!- lo rimbeccò.
Lui si strinse nelle spalle.
- Quella roba della mensa non si può certo chiamare “cibo”.- rispose.
Timmi ridacchiò e prese del pane, del formaggio e degli affettati, facendo qualche panino, poi si sedette a capotavola mentre i ragazzi si sistemavano su un lato e lo guardavano, vibranti di attesa (Jo masticava il suo panino a tutta potenza).
- Allora?- chiese Xander, dopo aver pazientemente atteso che l’amico mandasse giù il primo boccone.
- Allora cosa?- chiese lui, cadendo dalle nuvole.
- Dai, Timmi!- esclamò Alis - Dicci dove sei stato! Che razza di allenamento hai seguito? E perché sei così diverso?-
- Ah, questo…- rispose, come se l’avesse capito solo in quel momento - Dovete perdonarmi, sono un po’ fuori fase… fuso orario, stanchezza e fame sono una combinazione micidiale.- prese un altro morso, lo mandò giù praticamente intero e li guardò - Ad ogni modo, mi pare di capire che voi già sappiate cosa mi sia successo.-
- Daniel ce l’ha detto stamattina.- rispose Xander.
- E perché te l'avrebbe fatto?-
Il ragazzo esitò: se avesse raccontato a Timmi del favore chiesto a Liz, poi avrebbe dovuto spiegargli anche come mai l’aveva vista e quando, oltre al come mai non era stata lei a riferirgli le notizie. Ci avrebbe messo un secolo.
- Immagino che ne siano successe di tutti i colori, vero?- chiese il mezzodemone, intuendo i suoi pensieri.
- Bhè… più o meno…- ammise cupo lui - Okay, ora ti racconto cosa è successo nell’ultimo mese, ma poi tu dici a noi cosa hai fatto. D’accordo?-
Lui annuì e posò il panino, incrociando le braccia. Anche la sirena si avvicinò per ascoltare Xander che esponeva le vicende recenti, a partire dalla sua richiesta d’istruzione a Liz per poi arrivare alla battaglia avvenuta ai Cancelli del Male. Sentendo quello che era capitato alla strega, per non parlare delle ferite dei suoi amici e della morte di molti altri, non riuscì a trattenere dei gemiti o delle imprecazioni.
- Accidenti…- sospirò infine - A quanto pare, è peggio di quel che pensassi… ma immagino che sia un bene che Liz sia ancora viva, per non parlare di Trys, Skin, Raven e Darth… e, soprattutto, che Daniel abbia fermato quel pazzo.-
- Già…- annuì cupamente Alis - Ma ora Liz deve restare a letto. Non è messa molto bene.-
- L’avete vista?-
Tutti scossero la testa.
- Bhè, andrò a trovarla appena posso.- disse Timmi - Okay, immagino che adesso siate voi a voler sapere la mia storia, vero?-
Stavolta, i ragazzi annuirono. La tensione tornò a crescere dentro la stanza, vibrando come un elastico.
- Bene…-
Si sistemò meglio, mentre la sirena sedeva in fondo al tavolo e puntava i suoi occhioni viola su si lui, poi prese a raccontare:
- Allora, in pratica sono andato da Daniel il giorno dopo lo scontro con Demon, per chiedergli un modo per diventare più forte.-
- E lui cos’ha fatto?- domandò Jo.
- Mi ha chiesto cosa avessi in mente, perché di metodi ce ne sono tanti, oltre agli allenamenti tradizionali, ma sono tutti molto pericolosi.- spiegò - Io sapevo per certo che, senza conoscere appieno il demone, non potevo sperare di conoscerne nemmeno i poteri. Quelli che ho usato finora sono relativamente pochi. Alcuni nemmeno riuscivo a controllarli appieno, come la resistenza a caldo e freddo. Così mi sono dovuto… come dire… calare dentro me stesso.-
- In che senso?- chiese Alis.
- Ecco… è complicato da spiegare…- rispose, passandosi una mano sulla collottola - È stato come… come se Daniel avesse creato un mondo tutto nuovo, copiando… o meglio, esportando quello che avevo dentro di me, nell’anima.-
- E com’era?- chiese Xander.
- Pieno di coniglietti rosa…- sbuffò sarcastico lui - Sono un mezzodemone che ha il carattere di un’ottantenne con problemi alla prostata, secondo te come sarà stato?-
- Okay, faceva schifo…- rispose il ragazzo, alzando le mani.
- Bhè, a te sicuramente… e anche a me, forse.- annuì Timmi - Ma al demone piaceva da impazzire, anche se gli mancava uscire a scannare qualcosa di diverso dalle cose che erano lì dentro. Con me si diverte di più, credo, è per questo che gli piaccio. Ad ogni modo, abbiamo passato un bel mesetto insieme, in quella simpatica pozzanghera melmosa, ad imparare ognuno a conoscere l’altro. A volte lottavamo insieme, altre da soli, altre ancora l’uno contro l’altro…-
- Eravate separati?- si stupì Alis - Ancora?-
- Sì, ma ognuno conservava aspetto e poteri.- annuì lui - Alla fine siamo usciti da lì, e credo che un bel cambiamento ci sia stato. Anche se, devo ammetterlo, in qualche occasione ho rischiato grosso… non tutte le prove erano dei combattimenti con dei mostri, ogni tanto dovevo misurarmi anche dal punto di vista mentale con ostacoli non da poco. E in gioco c’era più della vita.-
- Ma ora sei tornato, giusto?- chiese Jo - Insomma… hai finito?-
- Sì, credo di sì,- rispose Timmi - Ma non sono sicuro di cosa ho concluso.-
- Vuoi dire che non ti è servito a niente?- domandò deluso Xander.
- Non ho detto questo.- negò lui - Ma ho… qualche dubbio, tutto qui.-
- Di che genere?-
- Del genere che devo risolvere da me.- tagliò corto - Ora, se permettete, vorrei andare a vedere se Nadine si è svegliata.-
- Ah… okay…- disse Jo, evidentemente deluso.
- Aspetta un momento…- lo fermò Alis, mentre si alzava - Credo che tu debba dire qualcosina a questi due, non ti sembra?-
Timmi la guardò sorpreso.
- Cosa… lo sai?- chiese.
Lei annuì.
- Me l’ha detto Nadine giorni fa.-
- Sa cosa?- chiese Jo.
Timmi si risedette, sospirando.
- Bhè… c’è un motivo, sapete, se ho chiesto a Daniel una cosa del genere.- spiegò, senza guardarli - Il fatto è che… Nadine è incinta.-
Jo e Xander sgranarono gli occhi, poi si scambiarono uno sguardo stupefatto. Alla fine, tornarono a guardare il loro amico.
- Davvero?- esclamò Jo.
Lui annuì.
- Accidenti!- rise Xander - Complimenti! Da quanto?-
- Ormai credo siano tre mesi.- rispose lui, alzando lo sguardo su di loro - Ma non so granché, non era ancora andata dal dottore.-
- E perché?- chiese placidamente la sirena, rompendo improvvisamente il proprio mutismo, guardandolo con occhi pigri - Credevo che voi umani ne aveste bisogno.-
- Infatti c’è andata… o almeno lo spero.- sbottò lui - Il fatto è che prima voleva dirmelo, e poi voleva che ci andassimo insieme, ma io l’ho convinta a farsi accompagnare dai suoi.-
- Già… come l’hanno presa?- chiese Jo.
Timmi storse il naso: al padre di Nadine non era mai piaciuto granché; la madre, invece, lo trattava generalmente bene, ma c’era da chiedersi cosa avrebbe fatto in un simile frangente.
- Diciamo che poteva andare peggio.- disse - Ora scusatemi, ma voglio andare da lei. Fate come se foste…- scosse la testa, ridacchiando - Bah… che ve lo dico a fare…-
 
***
 
Nadine venne fuori dal bagno con andatura un po’ barcollante, le gambe malferme: provava una nausea che aveva dell’incredibile, e in bocca sentiva un saporaccio tremendo. Troppo concentrata su queste cose per notare altro, ci mise un poco per accorgersi del giovane seduto sulla cassapanca squadrata del corridoio.
Timmi le sorrise e scese dal mobile con un piccolo balzo.
- Ciao.- disse.
- Ciao.- sorrise quietamente di rimando Nadine, appoggiandosi allo stipite della porta - Sei tornato.-
- Così pare.- ridacchiò. Esitò per un attimo, come se la stesse osservando bene, poi si protese verso di lei e l’abbracciò forte - Come ti senti?-
- Non bene, ma secondo il medico è tutto normale.- rispose lei, rispondendo alla stretta - Vieni, andiamo in cucina. Sto meglio se mi siedo.-
Si separarono un momento e andarono nell’altra stanza, mano nella mano. Lui la lasciò andare solo quando si sedettero l’uno di fronte all’altra.
- Allora…- disse subito Nadine - Cosa hai fatto finora?-
- Diciamo che ho passato un poco di tempo con me stesso.- rispose - Mi sono abituato al demone, accelerando la maturazione del rapporto che abbiamo.-
- E sei diventato più padrone dei tuoi poteri.- completò la ragazza - Un po’ come Kyle.-
Lui s’irrigidì.
- Sì.- disse.
- Non nel senso che sei come lui…- si corresse in fretta Nadine - Sto solo dicendo che sei… diverso.-
Timmi mantenne lo sguardo cupo per un altro istante, ma poi si lasciò scappare un sorrisetto appena più amaro del solito.
- No, hai ragione.- concesse - Sono ciò che avrebbe potuto essere lui, se avesse avuto una coscienza.-
- E una ragazza incinta.- ridacchiò lei - Allora, cosa sai fare adesso?-
- Un po’ di tutto.- spiegò - Ad esempio, i miei poteri di insensibilità a caldo e freddo: ora li controllo.-
- Per questo ti vesti come le persone normali?- domandò Nadine osservando l’abbigliamento, più nuovo e decisamente più adatto al fresco della prima metà di marzo.
- Sì, tra le altre cose…- annuì - Anche i capelli... se volessi potrebbero essere neri, ma ormai mi sono abituato così, sai...- si passò una mano sulla testa, e per un istante cambiarono colore, anche se durò pochissimo - Mentre, dal punto di vista pratico, posso fare anche qualcosa come questo.-
Alzò la mano, con il palmo rivolto verso l’alto, e la sua fedele Fiaccola vi comparve all’istante, come se fosse sempre stata lì.
- Evocazione Magica Istantanea.- osservò Nadine, impressionata - Interessante. Credevo ne fossero capaci solo i maghi come me.-
- Sì, ora anche i mezzidemone come me.- ridacchiò Timmi, facendo rimbalzare una volta l’arma nell’aria per poi farla sparire di nuovo - Ma sono solo giochi di prestigio. Sono capace di usare anche altri incantesimi, ora… ho sempre delle difficoltà con l’incantesimo di memoria e di creazione…- concesse - … ma adesso sono in grado di riparare le cose da solo, per esempio.-
- Insomma, controlli la totalità dei tuoi poteri.-
- Sì… credo.-
Nadine aggrottò la fronte.
- Credi?-
- Sì… bhè, è strano…- spiegò - Vedi… l’Iroso ha detto…-
- Chi?-
- Già, tu non lo sai… dice di chiamarsi così.-
Lei sgranò gli occhi.
- Ma chi, il tuo demone?-
Timmi annuì.
- Sì, lui. Chissà perché, eh?- sogghignò, mentre lei si metteva a ridere a sua volta - Qualsiasi cosa abbia combinato con lui, comunque, mi ha fatto capire a chiare lettere che non ho finito. Forse un giorno dovrò tornare lì.-
- Bhè, per adesso vedi di rimanere qui.- disse lei - Sei stato via più che abbastanza.-
- Già.- concordò Timmi - Allora, hai detto che saresti andata dal dottore, vero?-
- Ah, sì…- sorrise ed appoggiò le braccia sul tavolo - Sono andata in ambulatorio, un paio di settimane fa, con mia madre. Avrei preferito che ci fossi anche tu…-
- Sì, così scannavo il medico…- sbuffò lui - Lo sai come mi piacciono: al sangue.-
Lei rise.
- A te non piace quasi niente…- osservò - Ad ogni modo, ha detto che non c’è niente di anomalo. Il feto è perfettamente formato, e non ci sono difetti o malattie visibili. Dovrei avere l’ecografia da qualche parte… aspetta.-
Si alzò e sparì nel corridoio, e quando tornò aveva in mano qualcosa che mise sul tavolo. Era una stampa in bianco e nero, e sopra vi era rappresentata quella che sembrava una grossa patata con una sfera bitorzoluta attaccata a un’estremità. Due sottilissimi ramoscelli rannicchiati, in fondo al corpo, facevano timidamente capolino tra le ombre dell’immagine.
- Queste sono le gambe…- disse piano Nadine, passandoci sopra il dito - … e questa invece è la testa.-
- Ma no, credevo che fosse il pene…- ridacchio Timmi, senza cattiveria - A proposito, si sa cos’è?-
- Sì.- annuì lei - Una femmina. Sei in minoranza, papà.-
Lui sospirò.
- Eeeh…- fece, stancamente - Bhè, tra te e la sirena lo ero già, temo. Ora sì che dovrò darmi da fare… Xander, Alis e Jo sono praticamente autosufficienti, non gli servo più. Ma voi tre, invece…-
La ragazza aggrottò la fronte.
- Perché, credi che io non sia autosufficiente?- chiese, sorridendo con aria di sfida.
- Certo che no.- rise lui. Guardò l’orologio - Che ne dici di venire da me? Chiamiamo i tuoi, così per una volta non li prendiamo in giro con i cloni… magari la smettono anche di pensare che sono scappato. E poi, a casa mia è più sicuro.-
- Perché, corro forse dei pericoli?-
Timmi aprì la bocca per rispondere ma prima di farlo si rese conto che, tutto sommato, era meglio non metterla in allarme: Marcus era andato via e, se anche fosse stato ancora vivo, non avrebbe più osato avvicinarsi.
- Solo quelli che corre il resto del mondo.- disse - Allora, vieni o no?-
Nadine annuì.
- Sì, certo…- disse, alzandosi - Solo un minuto… sai… il bagno…-
Lui sorrise tra sé, mentre la ragazza usciva di corsa dalla stanza.
 
Le reazioni dei genitori di Nadine, al telefono, suonarono in due modi totalmente diversi, a seconda: sua madre cinguettò qualcosa su quanto fosse contenta di sapere che Timmi era tornato, e se stava fingendo allora era proprio una grande attrice; suo padre, invece, fu molto meno entusiasta della cosa.
Quando raggiunsero il cottage trovarono Xander, Jo e Alis tutti in posizioni diverse: il primo faceva qualche pigro esercizio con i propri poteri, seduto sul tappeto (cercando di evitare le esplosioni, per una volta); la ragazza, invece, se ne stava a leggere, stesa sul divano, naturalmente senza scarpe.
Jo, dal canto suo, pareva non essersi mosso dalla cucina, perché guardava la televisione sgranocchiando popcorn cotti nel microonde.
- Giorno a tutti.- salutò Nadine.
- Ehi!- esclamò Xander, distogliendo gli occhi dalla sfera di luce magica che aveva evocato, senza però che quella si spegnesse - Sei uscita di casa, finalmente!-
- Timmi ci ha detto tutto.- disse Jo, uscendo dalla cucina - Complimenti.-
Lei sorrise e fece un piccolo inchino.
- Okay, ora siamo tutti felici e contenti.- ridacchiò Timmi - Ma io devo andare da Daniel, con tutto quello che è successo fino ad oggi ci sarà sicuramente bisogno di me.-
- Ma sei appena tornato!- protestò Alis, alzandosi in piedi - Non puoi aspettare?-
Lui li guardò tutti quanti: Xander, e Jo, come la loro amica, lo guardavano con aria supplichevole. Nadine, invece, non lo guardava affatto, poiché non ne aveva alcun bisogno. Si era limitata a raggiungere il divano e a sedersi, ma di certo avrebbe preferito averlo un po’ in casa. In fondo, era stato lui stesso ad insistere perché venisse a stare lì.
- Un giorno non farà certamente differenza.- rispose, stringendosi nelle spalle - Tiro fuori il Risiko, d’accordo?-
Mentre lui saliva in camera per prendere il gioco, Alis si sedette accanto a Nadine.
- Come va?- chiese.
- Bene, tranne la nausea e il mal di testa…- sospirò - Ma per il medico è normale, sai…- si guardò intorno - La sirena?-
- Al lago, suppongo.- rispose la ragazza, stringendosi nelle spalle - Non ha detto dove andava, e noi non abbiamo chiesto. Ma dubito che si sia allontanata più di tanto.-
Quando il padrone di casa tornò di sotto si misero a giocare per alcune ore, fino a quando tornò la sirena (a quel punto Timmi consigliò di mettere subito via il tutto, prima che lei decidesse di rovesciarlo come aveva già fatto una volta) e a sera Jo, Alis e Xander tornarono alle rispettive case, ma il mattino dopo si ripresentarono quasi subito dopo le otto, trovando Timmi e Nadine già in piedi. Lei era sul divano, mentre il mezzodemone finiva di fare colazione.
- Io vado da Daniel.- disse, senza preamboli - Se voi tre volete venire, sarà meglio che abbiate già mangiato, perché questa volta non aspetto.-
- Io no, veramente… bah, al diavolo, per una volta passi…- brontolò Jo.
- Io sì.- rispose Xander - E voglio venire.-
- Bene.- Timmi guardò Alis - E tu?-
Lei scosse la testa.
- Meglio se resto qui.- rispose - Non è una buona idea lasciare Nadine da sola con la sirena, non ti sembra?-
Lui le lanciò un’occhiata, e la vide ridacchiare. Facendo altrettanto, annuì.
- Bene, andremo noi tre.- sentenziò.
Tese le mani ai ragazzi e insieme formarono il cerchio.

La storia progredisce. Ringrazio Ely79 e NemoTheNameless, che la seguono imperterriti.

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Capitolo 7
*** Cap. 7: Il libro segreto ***


Daniel era, ancora una volta, chino su un libro nella biblioteca del Sommo Concilio. In quel momento Kate era da Liz, a sostituirlo: c’erano volute molte discussioni, ma alla fine era riuscita a convincerlo a fare qualcosa di diverso che aspettare il suo risveglio.
Tuttavia, non se n’era andato senza lottare o ottenere qualcosa in cambio: aveva dato disposizioni perchè non la lasciassero mai sola, e che provvedessero a lei in ogni momento. Lui sarebbe tornato a breve, giusto un paio d’ore di ricerca in biblioteca e un po’ di riposo.
Al suo tavolo, ad aiutarlo, stavolta c’erano i suoi fratelli maggiori, Seth e Dante. Il primo sedeva con le gambe accavallate l’una sull’altra ed appoggiate al tavolo, con il libro in grembo; il secondo, invece, se ne stava in equilibrio sullo schienale della sedia, e leggeva il tomo sulle proprie ginocchia.
- Non riesco a trovare niente.- sospirò Seth - Sapete, comincio a ripensare alla questione del valore dei libri.-
- Stai zitto e leggi.- sbottò Daniel.
- Ehi, non prendertela!- esclamò Seth, sulla difensiva - Era una battuta.-
- Faremo gli spiritosi quando questo delirio sarà finito.- replicò lui.
- Non litigate.- disse pazientemente Dante, senza alzare gli occhi - Non costringetemi a mettervi in castigo.-
- Problemi di famiglia?-
Daniel alzò lo sguardo, e sulle prime stentò a riconoscere Timmi, in piedi davanti a lui con le mani sui fianchi. Accanto a lui, mezzo passo indietro, stavano Xander e Jo, palesemente stupefatti dalle dimensioni mastodontiche della biblioteca, che osservavano con interesse e curiosità.
- Timmi!- esclamò balzando in piedi - Sei tornato!-
- Sì, giusto ieri.- annuì lui - Allora, mi dicono che le cose stanno andando un po’ a rotoli, ultimamente. O sono io che ho capito male?-
Il Custode sospirò e si lasciò ricadere sulla sedia, sconsolato.
- Hai saputo di Liz?-
- Sì.- rispose, abbassando lo sguardo - Sta bene?-
Daniel fece una smorfia.
- Sta meglio.- ammise.
- So anche che hai bloccato i Cancelli.- osservò Timmi - Bella mossa.-
- Grazie.- si passò una mano tra i capelli - Ma il Demone Sovrano è il nostro ultimo problema, al momento…- mentre lo diceva guardò Dante, sospirando di nuovo - Dai, spiegaglielo tu.-
- Io?- sbottò lui, indignato - E perché io? Sei tu il Custode della Vita! Il capo sei tu!-
- Ma sei tu che hai cominciato l’argomento. E sei tu il cervellone.- ribatté Daniel - Forza, io e Seth continuiamo a leggere.-
Seth sbuffò, palesando il suo risentimento verso quel lavoro noioso, ma non disse niente. Dante, invece, si alzò, borbottando, e portò il trio nella saletta di lettura dove, il giorno prima, Daniel e Liz avevano parlato di Timmi.
- Okay…- sospirò Dante, voltandosi verso di loro dopo aver chiuso la porta - Allora, Timmi, ricordi quando parlammo dell’Apocalisse?-
- Certo che ricordo.- annuì lui - Ho una cosa che si chiama memoria eidetica, non so se hai presente…-
- Bene. In tal caso ricorderai anche della parte che riguarda il modo di farla scoppiare, vero?-
- Sì.- rispose il mezzodemone - Dicesti che per cominciare l’Apocalisse voi Custodi dovreste ricevere un qualche ordine, giusto?-
- Giusto.- confermò - Noi siamo i soli a poter fare ciò che va fatto in tal senso, ma solo dalla nostra sponda di fiume. Sull’altra c’è qualcuno che, con i giusti mezzi, può fare altrettanto.-
- Alludi a Demon?- chiese Xander.
- E a chi altri, sennò?- rispose Dante.
- E come potrebbe fare?- chiese Jo.
- In teoria non potrebbe.- spiegò lui - Gli servirebbe un libro. Il Libro della Rivelazione, per essere precisi. Esso ha sette sigilli e, una volta aperto, accadrà tutto quello che Giovanni ha profetizzato.-
- E Demon può aprirne i sigilli?- chiese Jo.
- Direi che è molto probabile.- annuì il Custode dell’Eden - Ma non è questo il problema più grande…- si passò una mano tra i capelli, sconsolato - Giusto ieri, Gabriele si è resa conto che il libro è sparito.-
Tutti e tre sgranarono gli occhi e spalancarono le bocche, orripilanti.
- Cosa?- esclamò Timmi - Come, sparito?-
- Qualcuno l’ha rubato.- spiegò Dante - Non abbiamo idea di quando questo sia accaduto. Probabilmente, anche prima della ricomparsa di Demon, ma non ha importanza. La cosa che conta è che, adesso, è molto probabilmente in mano sua. Solo lui potrebbe farci qualcosa.-
Il mezzodemone parve avere un capogiro, perché si portò la mano alla testa. Tuttavia, non barcollò e rialzò subito lo sguardo.
- Immagino che lo stiate cercando, vero?-
- Raven e Skin sono sulle tracce di Demon già da tempo.- rispose il Custode - Ora che sono al corrente del furto del libro, però, si stanno impegnando anche di più. Quando avranno trovato qualcosa ce lo faranno sapere.-
- E noi?-
- Voi farete lo stesso, ma per un’altra strada.- rispose - Più siete a cercarlo e meglio è. Oltretutto conosco Demon, e non credo che lascerebbe il Libro della Rivelazione al Tredicesimo Membro o a Marcus. Di certo l’avrà messo da qualche parte, ma è possibile che loro due sappiano qualcosa.-
- E quindi dobbiamo fare cosa?- chiese Timmi - Cercare loro o il libro?-
- Il libro.- disse Dante - Skin e Raven invece sono sulle tracce del Tredicesimo Membro, ma alla fine dei conti stanno facendo la stessa cosa. Con un po’ di fortuna almeno uno dei vostri gruppi otterrà qualche risultato. Sfrutta le conoscenze che ti sei procurato in questi anni, qualsiasi sia il prezzo da pagare. Dovessi anche far tornare l’Alleanza delle Ombre.-
- Ora non esageriamo.- borbottò il mezzodemone - Comunque, mi hai dato un’idea.-
- Allora vai!- lo incitò il Custode - E trova in fretta quel dannato libro!-
- Una volta preso lo dobbiamo distruggere?- chiese Jo.
Dante parve strozzarsi con la propria lingua.
- Cosa?- esclamò - Distruggere il Libro della Rivelazione? Sei impazzito?-
- No, io…- rispose il ragazzo, terrorizzato - Ehm…- Timmi gli scoccò un’occhiataccia - Okay… sto zitto…-
 
***
 
Timmi aprì la botola situata sotto il tappeto del soggiorno, mentre la sirena lo guardava appollaiata sul divano, simile ad una grossa civetta curiosa. Nadine era raggomitolata in poltrona, ed Alis, Jo e Xander stavano facendo colazione.
- Cosa stai cercando?- chiese Nadine.
- Roba.- rispose lui - L’ho presa da Loran qualche tempo fa per voi, ma mi sono sempre scordato di darvela… troppe cose per la testa, sai…-
Si immerse nel buco e, quando ne venne fuori, trascinava un pesante valigione consunto sui gradini sotto di sé.
- ‘he ciè glì ‘entro?- grugnì Jo, avvicinandosi con la bocca piena di frittelle.
- Jo, inghiotti prima!- esclamò indignata Alis, raggiungendolo.
Timmi non rispose ed aprì il bagaglio, rivelando alcune tute integrali nere simili a quelle che usavano normalmente i motociclisti.
- Queste sono le antenate della tuta di Skin.- spiegò, passandone una ad una ad Alis - Niente armi nascoste, rinforzi in netrio interni né dispositivi di riassorbimento del tessuto, ma proteggono bene da caldo e freddo, dai graffi e dalle bruciature. Inoltre, forniscono una protezione automatica dalle magie minori e smorzano quelle medie.-
- Possiamo metterle sotto i vestiti?- chiese Xander, osservando la sua - Non mi va di girare con questa e basta.-
- Certo, non ci sono problemi.- annuì il mezzodemone, mettendo via la valigia.
- Perché ne hai prese solo tre?- chiese Jo.
- Perché Nadine non viene.- spiegò.
I ragazzi la guardarono, e lei annuì.
- Abbiamo deciso che me ne dovrò restare a casa per un po’.- disse la ragazza - Daniel è d’accordo, e mi ha persino chiesto se volevo qualcosa di particolare per facilitarmi un po’ le cose.-
- Quindi solo noi quattro?- chiese Alis.
- Sì.- annuì Timmi, risistemando il tappeto sopra la botola - Il nostro compito è cercare il libro, ma per trovarlo dovremo prima trovare Demon. Di conseguenza, cercheremo Demon.-
- Tanto per fare una cosa semplice.- sospirò Nadine - Come pensi di fare? Tu non sai cercare. Non troveresti nemmeno le mutande se non fossero nei cassetti.-
- Io… è successo una volta sola!- sbottò Timmi, arrossendo leggermente, mentre Jo, Alis e Xander ridevano - E comunque, pensavo di chiedere aiuto a Devon.-
I tre ragazzi smisero di ridere all’istante, e la sirena inclinò il capo, in apparenza vagamente stupita.
- Quel povero ragazzo…- disse piano - Perché non lo lasci in pace?-
- Meglio essere infastiditi da me che da Demon.- sbuffò Timmi, incrociando le braccia - Almeno, quando non sono arrabbiato. E poi è l’unico a poterci aiutare: Skin sta lavorando per conto suo, e nessun altro esperto in localizzazione e inseguimenti può esserci di alcun aiuto, visto che sono meno bravi. Devon è l’unico che sia al suo livello.-
- D’accordo, ma bisogna vedere se accetterà di darci una mano.- osservò Alis - Insomma, lui non è più membro di un bel niente. Ci ha assistiti con il Seme del Demonio perché c’era di mezzo anche Miley, ma ora…-
- Oh, sono certo che lo convinceremo. Con le buone.- chiarì, cogliendo l’occhiata di Nadine - Ora andate a cambiarvi, io vi aspetto qui.-
I tre salirono di sopra per mettersi le tute, mentre lui si sedeva accanto alla sirena.
- Allora, voglio essere chiaro, okay?- disse, spostando lo sguardo da lei a Nadine - Non posso chiedere a Daniel di mettere gente qui di guardia, e non penso che servirebbe in caso di attacco, quindi dovrò lasciarvi da sole. E nessuna di voi due è in grado di fronteggiare nemici come Demon o il Tredicesimo Membro.-
- Se stai cercando di dirci che dobbiamo stare attente, fallo e basta.- ridacchiò Nadine.
- Veramente volevo chiedere a te di tenere le tue mani lontane dal suo collo e a lei di tenere la lingua in bocca.- rispose - Dovrete convivere per un po’.-
- Non posso semplicemente tornare a casa?- chiese Nadine.
- No. Qui è più sicuro, con il nesso bianco e l’incantesimo protettivo.-
- Pensi che possano tenere contro Demon?-
Lui si strinse nelle spalle.
- Non saprei dire.- ammise - Non ho mai messo così alla prova le protezioni qui attorno.-
Nadine sospirò.
- D’accordo.- disse - Resto qui. E farò la brava.-
- Bene.- guardò la sirena - E tu?- chiese con una nota minacciosa.
Lei si sedette sullo schienale del divano, sorridendogli.
- Piantala di ridere e rispondi!- sbottò - E scendi di lì, o ti farai male!-
Lei scoppiò in una breve risata argentina, come se stesse scherzando. Timmi guardò Nadine, confuso, ed anche lei gli restituì uno sguardo stupito.
- Ehm… che ho detto?- chiese.
Lei gli cinse il collo con le braccia.
- Ammettilo… sei preoccupato per me!- canticchiò.
- E mollami!- esclamò, divincolandosi e saltando in piedi.
 
La casa di Devon, completamente ricostruita da Liz, sembrava leggermente più cupa del solito. Questo perché l’aria della cittadina marittima in cui risiedevano lui e Miley, in qualche modo, era più grigia e silenziosa che mai, avvolta in un clima assolutamente atipico per quella parte di California.
Una lieve nebbiolina appiccicosa si era sparsa per le strade, e l’aria si era raffreddata parecchio dalla loro ultima visita, troppo per il mese di Marzo. Il cielo era coperto di nuvoloni plumbei e gonfi di pioggia, e il profumo del mare si era fatto più pungente, come se ci fosse qualcosa di guasto nell’acqua.
- Cosa succede?- chiese Jo, guardandosi intorno: i passanti erano decisamente silenziosi, e camminavano solitari - Sembrano dei fantasmi!-
- Dev’essere Demon.- disse Alis - Immagino che la terra risenta della comparsa di chi può distruggerla. Vero?- chiese, guardando Timmi.
Lui annuì lentamente.
- Probabile.- ammise - Da noi non si sente ancora, però… credo che dipenda dal mare.-
- Perché?- chiese Xander.
- Hai mai letto l’Apocalisse di Giovanni?- rispose il mezzodemone - La Bestia del Mare, maremoti, le acque tramutate in assenzio e in sangue… terremoti e meteore sono quasi secondari, parte tutto dal mare. Forse anche Demon, se le cose avessero seguito il loro normale corso, sarebbe venuto fuori da lì.-
Bussarono alla casa di Devon, certi di trovarlo, essendo sabato, e il ragazzo venne ben presto ad aprire. Quando vide chi era sgranò gli occhi da dietro le lenti squadrate.
- Voi?- esclamò - E a te… cos’è successo?- chiese, sorpreso.
- Ho rifatto il guardaroba.- rispose Timmi - Possiamo entrare?-
Lui si fece da parte, ancora un po’ sgomento per il suo abbigliamento e per la loro presenza lì. Indossava un paio di pantaloni da ginnastica ed una maglietta, e l’aspirapolvere abbandonato in un angolo li convinse che si stava apprestando a pulire la casa.
- Perché non usi la magia?- chiese Jo - Io lo faccio sempre quando mia madre mi costringe a riordinare… cioè…- si affrettò ad aggiungere, cogliendo l’espressione di Timmi - … quando so che non può scoprirmi, ovvio…-
Xander preferì non fiatare: solo lui sapeva che, tre settimane prima, la signora Paige aveva trovato lo spolverino che lucidava da solo tutte le mensole della stanza del suo amico, mentre lui se ne stava spaparanzato sul letto a leggere Ratman. C’era voluto del buono per farla calmare, e poi aveva dovuto modificarle la memoria.
- Mio padre.- spiegò Devon - È in ospedale per il solito controllo, ma tornerà in serata… meglio che non veda cose strane.- si sedette al tavolo e li guardò - Allora, come mai siete qui? Non ditemi che volevate venire al mare, perché ultimamente tira una brutta aria qui.-
- Sì, ho notato che è drasticamente peggiorata.- annuì Timmi - In effetti, vorremmo il tuo aiuto.-
Il ragazzo sospirò, mentre un’espressione leggermente esasperata gli compariva sul volto, e incrociò le braccia.
- Chissà perché, ma me lo sentivo.- disse - Cosa c’è stavolta?-
- Mi serve una localizzazione.- spiegò il mezzodemone - Skin sta cercando con Raven tracce di Demon e di un certo libro. A me è stato chiesto di fare lo stesso, ma per un’altra strada e con i miei metodi, che sono diversi da quelli di Skin. Solo che non so come fare senza qualche magia specifica.-
- E hai pensato a me.- concluse lui - Miley mi ha fatto promettere di non immischiarmi più in questo genere di cose, sai?-
- Sì, lo so!- sbottò Timmi - Senti, a noi serve aiuto! Se non vuoi darcelo mi posso anche rivolgere a qualcun altro, ma con te speravo di fare prima, visto che ti conosco meglio e so quanto sei bravo!-
- D’accordo, d’accordo!- esclamò lui - Non arrabbiarti, vi aiuterò!-
Alis sorrise contenta.
- Davvero?- esclamò.
- Sì.- annuì lui - Temo che una promessa possa valere poco, vista la situazione. Allora, qual è il piano?-
- Il piano è trovare un certo libro che Demon ha rubato, riprenderlo e scappare.- rispose Timmi, serio - Niente scontri diretti, niente idiozie e, soprattutto, niente indugi. Dobbiamo evitare qualsiasi contatto con i nostri avversari.-
- Oh, ma dai!- esclamò Jo - Insomma, capisco Demon, ma Marcus e il Tredicesimo Membro…-
- Jo, sono io il caposquadra!- sbottò il mezzodemone - In ogni caso, tu potrai rimanere qui. Se dovesse servirci altro torneremo, ma sarai al sicuro. Ci stai?-
- D’accordo.- annuì Devon - Ma fammi prendere Chimaira, non si sa mai. Almeno una prima volta è bene che venga.-
- L’esperto sei tu.- assentì Timmi - Sappi che intendo partire da un mio informatore.- proseguì, mentre lui entrava in camera - Forse può aiutarci.-
- Okay!- gridò il ragazzo dalla stanza accanto.
- Bhè, è stato facile.- disse Xander, sedendosi sul divano.
- Perché anche lui vuole fare qualcosa, come tutti noi.- osservò saggiamente Jo - Vuole entrare in azione, ovvio.-
- Stranamente, concordo con lui.- disse Timmi - Speriamo solo di trovare qualche traccia.-
- Quanto pensi che sarà difficile?- chiese Alis - Rintracciarli, intendo.-
Lui si strinse nelle spalle.
- Dipende. Dubito che il Tredicesimo Membro ci lascerebbe fare tanto tranquillamente una qualsiasi ricerca, quindi ci saranno di certo degli Incantesimi Dissipanti attorno al loro covo, il che rende inutile le magie di tracciamento aspecifiche.-
- Però… te ne intendi per uno che non sa cercare.- osservò Devon, rientrando in salotto, allacciandosi la cintura con la spada.
- Questo perché un po’ di teoria l’ho studiata.- spiegò Timmi - Ma chiedimi cosa significano termini come “Incantesimo Pedinante Ascendente” o “Tracciapista” e vedi cosa ti rispondo…-
Il ragazzo ridacchiò con aria furba: evidentemente, lui lo sapeva eccome.
 
Timmi li portò tutti quanti a New York, in un piccolo e puzzolente vicolo umido, pieno di cassonetti per i rifiuti, qualche topo, grate che emettevano un po’ di fumo biancastro e maleodorante ed addirittura carcasse di ratti morti.
- Bleah!- esclamò Alis - Che posto è questo?-
- Un posto dove vengono i demoni.- spiegò Timmi, avanzando verso una porta metallica - Ogni tanto ci faccio un salto, sapete… servono buone bistecche al sangue.-
La porta era priva di maniglia, e sembrava essere piuttosto spessa. C’era uno spioncino squadrato nella parte alta, e un’insegna al neon leggermente traballante e incerta ronzava pigramente là sopra, avvertendo tutti che quello era un locale noto come “Il Succhiasangue”.
- Ma cos’è, una specie night club diurno?- chiese Devon, storcendo il naso per la puzza.
- Non esattamente.- rispose Timmi - Questo è un locale per demoni, quelli che vivono prevalentemente sulla terra. Ci vengono più o meno tutti, è uno dei più famosi. I posti come questo si chiamano “Daylight”, e aprono solo di giorno. Purtroppo non è granché adatto agli umani…-
Gettò loro un’occhiata carica di quella che sembrava sufficienza e sospirò, come per dire “mah… accontentiamoci…”.
I quattro si guardarono con le sopracciglia inarcate, poi lanciarono sguardi feroci al loro amico, che intanto si accingeva a bussare.
- Seguitemi, non guardate nessuno e non parlate se non siete interpellati.- disse.
Colpì un paio di volte la porta e lo spioncino si aprì, rivelando due occhietti iniettati di sangue, come di qualcuno che non dormiva da parecchio. Una puzza sgradevole si aggiunse a quella del vicolo, simile a quella di lavandino sudicio e uovo marcio stracotto.
- Ghi voi ezzere?- grugnì con voce ottusa la creatura.
- Vogliamo entrare.- disse Timmi - Tanto lo so che è aperto.-
La cosa (probabilmente un Troll di piccole dimensioni) si grattò la testa, atteggiando la fronte in un’espressione ancora più stupida. Sembrava cercare di elaborare pensieri troppo complessi per il suo cervello limitato.
- Er… voi moztrate laziapazare.- disse alla fine.
Stavolta fu Timmi ad aggrottare la fronte.
- Il lasciapassare?- ripeté, tirando indietro il braccio - Eccolo, arriva…-

La caccia è cominciata. Ringrazio Ely79 e NemoTheNameless per le recensioni che hanno lasciato finora a tutti i capitoli.

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Capitolo 8
*** Cap. 8: L'inizio della caccia ***


Nonostante l’ora, il Succhiasangue era pieno di gente fin quasi a scoppiare, ma nessuno sarebbe mai stato in grado di indovinarlo, senza scendere le scale: essendo stato costruito a circa tre metri sotto terra e dotato di un buon incantesimo di insonorizzazione, permetteva ai clienti di fare tutto il baccano possibile a qualsiasi ora del giorno o della notte.
I frequentatori abituali erano di origine demoniaca, come aveva detto Timmi, ma avendo quasi tutti un aspetto umano (o comunque abbastanza simile a quello umano) era possibile accettare anche persone normali, se queste possedevano un invito.
Per lo più si trattava di ragazzini svitati, o viziati figli di papà che si inserivano in gruppi gotici o dark per esternare proteste che nemmeno comprendevano, ma alcuni erano anche cultori di magia nera, alchimisti e stregoni, i quali si concedevano di tanto in tanto una sosta nelle proprie attività.
Un tempo i Daylight non esistevano, erano un’invenzione alquanto recente, risalente agli anni novanta: un tempo gli ambienti di ritrovo tipici della magia (oscura o meno) erano più vicini ai salotti degli artisti, o ai circoli privati di ricchi lobbysti in pausa dai rispettivi lavori. Non che luoghi del genere fossero scomparsi del tutto, ma ormai i Daylight stavano prendendo piede sempre più in fretta, rivolgendosi principalmente alle nuove leve della magia o ai potenziali stregoni oscuri o demoni, in attesa che qualcuno scoprisse i loro istinti latenti.
Visto dall’interno, il Succhiasangue era un locale ampio e dal soffitto alto, ma a causa dell’enorme numero di persone presenti sembrava essere tre volte più piccolo della realtà.
Numerosi tavolini erano addossati ai muri, sui quali correvano insenature di panche imbottite e divanetti, ai quali sedevano clienti dall’aria a dir poco pittoresca.
Per lo più erano giovani, di aspetto perfettamente normale nonostante l’abbigliamento scuro e il trucco pesante, pur essendo in realtà creature oscure o praticanti di magia nera. Tanti altri, invece, erano palesemente dei demoni: qualcuno aveva delle piccole corna, altri lunghe code sottili, qualcun altro occhi di forma strana (se non addirittura in eccesso), mani supplementari ed uno, addirittura, la pelle di un colore tendente al violaceo.
Tutti quelli che non erano seduti ai tavoli, dove venivano consumate ordinazioni che non sempre consistevano in bibite ordinarie o cocktail tipici dei bar, ballavano freneticamente al ritmo della forte musica martellante, sotto un intenso alone di luce rossastra.
Era una festa, e durava da giorni. Era cominciata con una voce, che riguardava il ritorno di un antico avversario dei Custodi dell’Eden, e poi scoppiata non appena c’era stata la conferma dell’identità di questo fantomatico personaggio.
Il rumore era tale che ben pochi si accorsero del botto che risuonò in cima alle scale, e ancora meno videro la porta e il Troll buttafuori rotolare giù per i gradini, entrambi decisamente ammaccati. Subito dopo, cinque persone li raggiunsero, anche se usarono le proprie gambe per scendere.
- Okay!- gridò Timmi per sovrastare il frastuono - Il tizio che cerchiamo è il barman! Dovete dirigervi da quella parte!- e indicò un lato del locale, puntando il dito in mezzo alla folla brulicante.
- Questo luogo è disgustoso!- esclamò Alis - Questi sono tutti demoni?-
- No!- rispose lui - Comunque non preoccupartene, qui vogliono solo divertirsi un po’! Ignorali e lo faranno anche loro! Ora muoviamoci!-
Cominciò a farsi sgarbatamente largo tra la folla, provocando non poche proteste ma aprendo un varco sufficiente per passare, e ai ragazzi bastò seguire la sua scia. Raggiunsero presto il bancone, dove un uomo alto, magro e olivastro serviva da bere ad alcuni clienti. Sopra la testa aveva un orribile ciuffo di capelli unticci, che aveva tutta l’aria di essere un parrucchino tenuto male.
Sulle prime non li notò ma dopo qualche secondo alzò lo sguardo e colse il mezzodemone con la coda dell’occhio; il suo sorrisetto da barman divenne una maschera di orrore.
Timmi sbuffò e accelerò, cercando di raggiungerlo. Quello, con un balzo felino che nessuno dei ragazzi si sarebbe aspettato da lui, scavalcò il bancone cercò di dileguarsi tra i clienti. Il mezzodemone deviò, tentando di intercettarlo, e altrettanto fecero i ragazzi, sparpagliandosi per prenderlo con più facilità.
Il numero di persone presenti era tale da impedire a chiunque di muoversi liberamente, e il loro obbiettivo venne rallentato nella fuga dalla consistente moltitudine di umani e demoni, ma lo stesso si poteva benissimo dire per loro, che faticavano a farsi strada tra la gente.
Tuttavia Timmi sembrava ignorare le leggi della fisica, secondo le quali sarebbe stato impossibile adottare una velocità sufficiente a raggiungerlo lì in mezzo: cominciò a spintonare bruscamente via tutti quelli che gli stavano tra i piedi, a volte anche facendo cadere qualcuno, senza mai fermarsi o chiedere permesso.
Finì ovviamente per irritare uno dei presenti, un tipo grosso e con tre occhi. Il demone, furioso, lo agguantò per la spalla e lo costrinse a voltarsi senza tanti complimetni, menandogli un pugno in faccia.
Lui neanche lo sentì, ma Xander si bloccò e costrinse anche gli altri a restare dov’erano.
- Okay, ora usiamo le cattive!- ringhiò Timmi.
Restituì il pugno, talmente forte da buttare il demone indietro con almeno altre cinque persone. Molti si voltarono a guardare, stupiti, e persino il Dj si distrasse dal proprio compito. Timmi non perse altro tempo e riprese l’inseguimento, stavolta facilitato dal fatto che tutti quelli in cui si imbatteva si scansavano da soli prima che li raggiungesse.
Il barman, nel frattempo, era riuscito a guadagnare una porta quasi invisibile in fondo alla stanza, e la stava giusto aprendo quando Timmi gli balzò addosso, stendendolo e facendogli cadere il parrucchino.
Entrambi finirono oltre la soglia, in un corridoio buio e stretto, il mezzodemone inginocchiato sopra e il povero barista sotto, disteso sulla schiena. Gli altri riuscirono a farsi strada a loro volta, raggiungendoli con un po’ di fatica ma indenni.
- Ciao, Lenny.- salutò Timmi, sogghignando in faccia all’uomo sotto di sé - Non sembri molto contento di vedermi.-
 
***
 
In fondo al corridoio c’era l’uscita sul retro del locale, che dava su un vicolo solo leggermente più stretto del precedente. Timmi intimò a Jo e Xander di restare a guardia della porta, poi lui, Alis e Devon uscirono assieme al barista, che spintonò malamente contro un muro.
- Bhè?- sbottò il mezzodemone - Perché sei scappato? Cercavi di battere il record dei cento metri piani?-
L’uomo si appoggiò al muro, ansimando leggermente, e lo guardò con aria di sfida mentre cercava di risistemarsi il parrucchino sulla testa.
- Sai, dicono che sei stato battuto di recente.- osservò con una vocetta nasale e acida.
- Sì, ma non da te.- gli ricordò il mezzodemone - Quindi dimmi come mai stavi scappando, o ti darò un vero motivo per farlo.-
L’altro sbuffò, sistemandosi il vestito.
- Bah…- grugnì - Senti, lo sai che sono anche disposto a darti una mano, ogni tanto… ma la prossima volta avvertimi, almeno!-
- Certo, così non ti fai trovare, magari.-
- No, così evitiamo di fare sempre la scenetta di me che vengo pestato!- esclamò furente - Ascolta, per una volta in vita tua, pensi di riuscire ad avere dei modi civili?-
- Sì, ma non con te. E se non mi dici qualcosa ti garantisco che la situazione peggiorerà parecchio.-
Il barista sospirò, sconsolato ed esasperato insieme, e lo guardò con le mani sui fianchi.
- E va bene!- sbottò - Cosa vuoi sapere?-
- Mi serve una dritta sul Tredicesimo Membro dell’Alleanza delle Ombre.- rispose, incrociando le braccia - E non dirmi che non sai che è ancora vivo, perché non ci credo.- fece un cenno col capo alla porta dietro di lui - Ho visto alcuni suoi vecchi ammiratori lì in mezzo.-
L’uomo esitò per qualche attimo, poi abbassò lo sguardo.
- Sì, dicono che non sia morto, in effetti.- ammise - Ma nessuno ha idea di dove sia. Il solo di cui si serva attualmente è quel tizio, Marcus. Ed è parecchio che non capita qui… credo almeno un paio d’anni.-
- Non sai come potremmo trovarlo?- chiese Timmi - Che so… un luogo dove è stato visto ultimamente…-
- No.- rispose il barman - Non ho sentito niente di utile su di lui. Tranne forse una cosa…- aggiunse lentamente, pensieroso.
- Cosa?- chiese Alis, incapace di trattenersi.
L’altro sorrise con aria furba.
- Questo vi costerà un po’.- disse, guardando Timmi.
Il mezzodemone sbuffò e prese da una tasca un piccolo oggetto simile ad una moneta, nero bluastro, e lo lanciò a lui. Quello lo prese al volo e lo alzò sopra la testa, tenendolo con due dita, come se volesse controllare un’inesistente filigrana.
- Mmmh…- mugugnò - Liathel puro… decorazioni sottili… sempre della stessa serie, immagino.-
- Esthìlen Barrow.- disse Timmi - Opera sua, circa cinquecento anni. Credo sia l’ultima prima della sua morte.-
- Mh.- sorrise l’altro - Sì, in effetti mi pareva il suo stile. Metteva sempre una piccola incisione netta lungo il bordo.- ci passò sopra un dito - Era anche piuttosto attenta ai dettagli, comunque.- intascò l’oggetto con un piccolo sogghigno - Allora, il tuo caro Marcus ha dato inizio ad un certo commercio di sostanze.- disse - Niente che possa essere notato alle frontiere, per lo più si tratta di merce regolare… funghi Sherinn, bacche di Ardenite, ossa di Kol e robetta così… non c’è nemmeno bisogno di permessi per tante di queste cose.-
- Ma?-
- Ma ha cominciato ad importare anche altra roba. Roba illegale, nascosta nei carichi di roba legale.- spiegò - Tra i funghi ci tiene larve di Falena Rossa. E lo sai che quelle bestie prosperano lì dentro, con tutta quell’umidità e quel caldo, e non vengono notate perché gli Sherinn…-
- … neutralizzano l’odore delle falene.- sospirò Timmi - E perché le importa?-
- Per il veleno, suppongo.- rispose il barista - Poi nelle bacche mette qualche frutto più piccolo e virtualmente indistinguibile ma più pericoloso, come per esempio i datteri di Mared.-
Il mezzodemone aggrottò la fronte.
- Datteri di Mared e veleno di Falena Rossa?- disse - Per caso tra le ossa di Kol ci sono anche…?-
- Denti di Drago? Credo di sì, ma non sono passati dal mio locale.-
Alis e Devon si scambiarono un’occhiata: entrambi avevano una certa infarinatura delle creature e degli ingredienti che avevano nominato quei due, ma non capivano dove volessero andare a parare con tutti quei discorsi.
- Ehm… scusate?- disse Devon.
I due si voltarono a guardarli.
- Sì?- chiese Timmi.
- Vi spiacerebbe far capire anche noi?-
Il mezzodemone sospirò.
- Presto detto: Denti di Drago in polvere, datteri di Mared essiccati e veleno delle ali di una Falena Rossa formano la miscela base per quasi tutti i distillati spezzasigilli che esistano. Ce ne sono alcuni che possono farne a meno, certo, ma comunque questa combinazione di ingredienti è usata per un solo scopo.-
- E cosa vorrebbero farci?- chiese Alis - Insomma, non penseranno di rompere l’incantesimo di Daniel così facilmente, vero?-
- No, certo che no.- disse lui, scuotendo la testa - Ha bloccato i cancelli con la Saetta Elementare, niente può spegnerla se non chi l’ha lanciata. Credo che vogliano usare le pozioni sul libro.-
Devon inarcò un sopracciglio.
- Pensi che non l’abbiano ancora aperto?-
- Spiegherebbe un mucchio di cose.- rispose Timmi, stringendosi nelle spalle - Perché Demon non si è fatto problemi nell’andare a prendere il Demone Sovrano, tanto per cominciare: è una fonte di potere virtualmente inesauribile, e se il prezzo da pagare fosse stato solo rendere più forte il Tredicesimo Membro, chi se ne frega. E giustifica anche il mese di tregua che ci è stata concessa: non si stava solamente allenando, non sapeva come aprire quell’affare.-
Mentre parlava, oltre la porta si udì un tonfo attutito, ma subito dopo tornò il silenzio.
- Che succede, adesso?- chiese Alis.
- Saranno i ragazzi.- disse il mezzodemone, tornando a guardare il barista - Allora, Lenny: il mercato nero esiste, okay, e Marcus se ne serve parecchio, ultimamente. Fin qui ci siamo. Ma come fa a prendere la merce, se non lo vedi da anni?-
- Incarica dei corrieri.- spiegò Lenny - Ne viene uno, ogni tanto. L’ultimo l’ho visto giusto tre giorni fa. Sono sempre diversi, quindi non so da dove li prenda.-
- Bhè, puoi fornirci niente che ci aiuti?- chiese Devon - Non so… qualcosa che hanno lasciato cadere… o un capello perso…-
- Per chi mi hai preso, ragazzo rettile?- sbottò il barman - Io la roba dei clienti non la tengo, se la dimenticano, ma corro a rivenderla. E non conservo certo i loro capelli caduti, li butto via quando pulisco!-
- Il che significa mai.- sbuffò Timmi - Comunque, dubito che li troveremo, lì in mezzo.- aggiunse, accennando col capo alla porta - Non hai nemmeno delle telecamere?-
- Sì, quelle ce le ho.- rispose l’uomo - E tengo i video. Un attimo, vado a prenderli.-
Un istante dopo era sparito. Alis guardò il mezzodemone, sorpresa.
- Ma è sicuro lasciarlo andare via così?- chiese.
- Certamente.- annuì Timmi - Lo conosco ormai da un po’, non ha mai cercato di prendermi per i fondelli. Ogni tanto lui fa la piaga e ogni tanto io faccio lo stronzo, ma è affidabile… almeno, più di quanto lo fosse Vlad. Io chiudo un occhio sul mercato nero nel locale e lui mi da qualche dritta quando può. Se poi fa proprio il difficile gli passo qualche vecchio ninnolo che colleziona, come quel vecchio pendente di poco fa.-
Lenny tornò poco dopo con una cassetta in mano e la passò a Timmi.
- Ecco qui.- disse - Lo riconoscerai, è venuto quando il locale era quasi vuoto e ha parlato solo con me. Dovrebbe essere tutto, mi pare.-
- Sì.- annuì il mezzodemone - Ma mi spieghi come mai hai le telecamere qui?- chiese - Dopotutto, sei un mago, no?-
Lui aggrottò la fronte.
- Ehi, Anderson, sei tu che mi hai chiesto se le avevo.-
- Sì, ma mi chiedevo perché.- spiegò - Sai… sono un tantino curioso.-
- Già, e anche fastidioso…- sbuffò l’altro - Bhè, presto detto: io sono un mago, ma non tutti gli altri lo sono, lì dentro. Ogni tanto fa comodo avere delle assicurazioni, sai com’è…-
Timmi ridacchiò e andò verso la porta. Quando l’ebbe spalancata trovò Jo che fissava allibito un corpo steso a terra, quello del tizio dalla pelle viola scuro, attorniato da altri due colossi (uno aveva un piccolo corno sulla cima della testa pelata, e un altro era lo stesso che Timmi aveva preso a pugni prima). Tutti quanti fumavano leggermente, come se si fossero abbrustoliti un po’.
Xander se ne stava appoggiato alla parete con le braccia incrociate e l’aria compiaciuta.
- Cos’è successo?- chiese Alis.
Xander si strinse nelle spalle.
- Mah…- rispose - Io so solo che il cugino dei Muppets ha voluto correre in aiuto del caro barista, e loro due gli sono andati dietro. Hanno pensato che fossimo sprovveduti…-
- Che tu fossi uno sprovveduto!- precisò Jo - Cavolo, come hai fatto? Cos’era quella fiammata?-
- Lasciamo stare, ci pensiamo dopo.- li interruppe Timmi - Ora abbiamo ciò che ci serve, quindi andiamocene.-
 
***
 
Tornarono da Devon, il quale mise la cassetta nel videoregistratore e la fece partire. La maggior parte delle immagini non presentava alcun particolare eclatante, e in molte si vedeva solo Lenny intento a pulire il bancone o a servire da bere.
Poi, finalmente, trovarono ciò che stavano cercando: un tizio vestito con vecchi abiti polverosi e un berretto di lana ingrigito si avvicinò al bar, in un momento di relativa tranquillità del locale, quando c’erano così pochi clienti che nemmeno era stata messa la musica. Lo si vedeva passare del denaro al barista e prendere in consegna alcuni pacchetti, che mise in una busta e portò via.
Timmi mise il fermo immagine sulla faccia dell’uomo. Si vedeva chiaramente che aveva una barba piuttosto incolta e capelli folti.
- Questo.- disse - Devon, riesci a trovarlo?-
- Sicuro, mi basta una mezz’oretta.- disse - Vado a prendere alcune cose, scusate un momento…-
Si alzò e andò in camera sua, tornando con una scatola di scarpe che appoggiò sul tavolo. Ne tirò fuori un fascio di cartine tenute insieme da un elastico, un piccolo specchietto, qualche boccetta di polvere colorata ed un mortaio.
- Userò un po’ di catoptromanzia.- annunciò Devon.
Xander sgranò gli occhi.
- Catoche?- esclamò.
- Catoptromanzia.- ripeté lui - L’arte di vedere tramite gli specchi. Con questo riuscirò a trovare il luogo in cui si trova il nostro fuggitivo.- spiegò, cominciando a versare polveri nel mortaio e a pigiarle - Come ho detto, non ci vorrà molto se non lo hanno nascosto con la magia.-
- Bene.- disse Timmi, alzandosi e prendendo il cellulare - Io ne approfitto per fare una telefonata.-
Uscì in veranda, mentre Devon lo seguiva con lo sguardo.
- Cos’ha?- chiese ai ragazzi - Mi sembra diverso.-
Xander ridacchiò.
- Sì… tu non lo sai…- disse.
- Non so cosa?-
Alis sorrise pazientemente.
- Tu continua il tuo lavoro, noi intanto ti spieghiamo.- rispose.
 
Timmi si sedette su una delle sedie pieghevoli e chiamò casa, sperando che non rispondesse la sirena. Speranza vana.
- Pronto?- chiese la sua voce sognante.
- Passami Nadine.- disse subito, chiedendosi quando avesse imparato a rispondere al telefono.
- Ma non mi hai detto se sei pronto!- esclamò lei.
Lui preferì assecondarla, così magari si sarebbe annoiata ed avrebbe passato il telefono a Nadine.
- Sì, sono pronto…-
- Ma io non conosco nessun signor Pronto. Però hai una voce simile a que…-
- Dimmi, ci tieni alle tue braccia o posso mangiartele?-
- Ma io non sono umana, non ho il sapore di maiale.-
- No, hai il sapore di pesce, ma non sono schizzinoso! Ora passami Nadine, o vengo lì e ti trucido!-
Benché non potesse vederla fu più che sicuro che gli stesse facendo la linguaccia; in ogno caso sentì dei movimenti e poi la voce di Nadine.
- Ehi!- disse lei - Non è un po’ presto per la nostalgia?-
- Se vuoi riattacco.- scherzò il mezzodemone - Come va?-
- Oh, abbastanza bene. La sirena sta facendo la brava, io mi sto annoiando a morte… e i miei genitori stanno diventando un po’ snervanti.- aggiunse - Hanno chiamato già tre volte, e in due occasioni li ho dovuti convincere a non correre qui.-
- Immagino come saranno contenti di sapere che ti ho lasciata da sola un’altra volta…- sbuffò lui.
- Veramente non gliel’ho detto.- disse Nadine.
- Ah, meglio così.- rispose Timmi - Già tuo padre è arrabbiato…-
- Non è proprio arrabbiato…- obbiettò lei - È solo…-
- Furioso.- completò lui - Preda di un raptus omicida che ha me come bersaglio.-
- Ora stai esagerando, non ti sembra?-
- Tesoro, io non ricordo le parole esatte, ma quando gli hai detto che eri incinta mi ha chiesto di giocare a golf con lui… e di portare le palle.-
Lei ridacchiò, ma non rispose.
- Allora, a voi le cose come vanno?- chiese.
- Per ora abbastanza bene.- rispose - Devon ci sta dando una mano, abbiamo già una pista. Non so quanto sia buona, ma almeno è qualcosa. Forse anche Skin ha trovato qualche indizio simile, chissà… ad ogni modo, presto potremo sapere se ci siamo oppure no.-
- D’accordo, ma state attenti.- disse Nadine, preoccupata - Potrebbe essere pericoloso.-
- E che, non lo so?- chiese lui - Qui sono io quello che le ha già prese da Demon, non dimenticartelo. Comunque, il piano prevede di non incrociare alcun nemico se non è strettamente necessario. Marcus e Tredicesimo Membro inclusi.-
- Bhè, tanto meglio per voi. Io, intanto, me ne rimarrò qui a rispondere continuamente ai miei che chiamano, a impedire che la sirena faccia il giocoliere con le uova… no, cara, queste sono da mangiare… e a starnutire ogni tanto.-
Timmi aggrottò la fronte.
- E questo che c’entra?-
- C’entra, perché il tavolo è andato a fuoco.-
Lui sgranò gli occhi: sapeva che gli starnuti provocavano reazioni di magia amplificata, in certi casi, ma di qui a bruciare il tavolo…
- Sarà qualcosa che ha a che fare con la bambina.- osservò, sforzandosi di non sembrare preoccupato - Se non ti va di aggiustare il tavolo lo faccio io appena torno…-
- Già tutto sistemato… no, lì sopra non si dorme… non serve che ti preoccupi.-
Lui sorrise.
- Okay, allora torno dentro, forse hanno finito. Tu stai attenta a non puntare il naso verso qualcuno, quando starnutisci.-
- Sì, tenterò…- rise Nadine - A presto. E stai attento.-
- Sì, sì…-
Riattaccò e si diresse verso il tavolo in salotto, dove Devon se ne stava chino sul suo specchio, osservando attentamente i giochi di luci e di ombre che erano comparsi nella sua superficie liscia. Appena sopra di essa teneva sospeso un piccolo pendente di cristallo, a cui Timmi non seppe dare alcuna funzione. Jo osservava attentamente la scena come se fosse in cerca di spunti, mentre Alis e Xander attendevano pazientemente il responso seduti sulle sedie lì attorno.
- Come procede?- chiese Timmi.
- Piuttosto bene, papà.- rispose Devon.
Lui fece un sorrisetto ironico.
- Ah, te l’hanno detto.-
Il ragazzo annuì.
- Sì. Complimenti.-
- Grazie.- sospirò e si sporse per guardare nello specchio. La miscellanea di colori, forme, ombre e luci era impossibile da decifrare, per lui - Quanto ci vorrà ancora?-
- Credo che abbia quasi finito. Ecco, infatti…-
Spostò il cristallo mentre, nello specchio, le forme si fecero d’un tratto più definite e uniformi, mostrando un edificio apparentemente abbandonato nel bel mezzo di una città.
- Che cos’è?- chiese Jo.
- Il luogo in cui si trova ora il nostro fattorino.- rispose Devon - Probabilmente è un barbone, a giudicare da ciò che vedo.-
Timmi annuì lentamente.
- A vederla così mi sembra sempre New York. Forse non è un nomade, o magari non si è ancora spostato.- osservò.
Devon prese una cartina dal fascio che aveva sul tavolo e la dispiegò, prendendo poi il mortaio e versando la polvere avanzata lì sopra. Essa andò a convergere in un unico punto, formando un piccolo segno.
- Qui.- sentenziò, puntando il dito - Il fattorino si trova qui.-
- Bene.- disse il mezzodemone, tendendo loro le mani - Allora muoviamoci, prima che smetta di essere rintracciabile.-

Ora che siamo qui, a seguire la storia non ci sono più solo Ely79 e NemoTheNameless: anche LullabyMylla, che sta finalmente riuscendo a rimettersi in pari, poverina, ha cominciato a recensire, inserendo tutto nelle storie seguite.

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Capitolo 9
*** Cap. 9: Un aiuto da un Elfo ***


Demon sonnecchiava tranquillo, galleggiando senza peso in una distesa immensa di liquido rosso, sotto un cielo sconfinato e infuocato. Quell’oceano infinito sembrava fatto sangue a vedersi, eppure la sua consistenza era più leggera, molto meno viscida. Al tatto non aveva niente di diverso dalla semplice acqua.
Alcune onde leggere ne increspavano la superificie, e lui ci navigava alla deriva come un tappo di sughero, la mente sgombra da quasi ogni pensiero.
Un solo gli martellava le meningi, interrompendo il suo altrimenti assoluto relax, e stranamente non riguardava Daniel, il Sommo Concilio o il libro che ancora non riusciva ad aprire.
Riguardava sua sorella.
- Demon?-
La voce del Tredicesimo Membro sembrava provenire da molto lontano, come se lo chiamasse dall’altro capo di un tunnel particolarmente lungo.
- Demon, sei sveglio?-
Controvoglia, riaprì gli occhi.
D’improvviso non era più nell’enorme lago rosso, ma in una grotta appena illuminata da una lanterna magica, ed era disteso su un pagliericcio arrangiato.
- Spero che tu abbia una buona ragione.- brontolò, scoccando uno sguardo annoiato al Tredicesimo Membro, in piedi al suo fianco.
Lo stregone incrociò le braccia, accigliandosi.
- Certo che ce l’ho.- rispose - Vorrei sapere cosa stai cercando di fare.-
- A occhio e croce, di dormire.- sbadigliò, senza quasi coprirsi la bocca - Ora, se non c’è altro…-
- Non ci stai nemmeno provando!- sbottò il Tredicesimo Membro, allargando di botto le braccia - Ti avevo chiesto di portarmi la magia del Demone Sovrano, e sei tornato a mani vuote! Potevi fare a pezzi i Custodi dell’Eden anche senza il libro! E non hai nemmeno ucciso Elizabeth, né un qualsiasi membro del Pentacolo!-
- Rilassati…- grugnì lui, sistemandosi meglio sul giaciglio - Non volevo uccidere tutti i Custodi, capisci… sono stato chiuso nel Vuoto per quasi vent’anni. Voglio il vecchio Danny, gli altri non m’interessano.-
- E se poi…-
- Se dovessero darmi fastidio mi sbarazzerò anche di loro.- sbuffò annoiato Demon - Ma non m’interessano. E lo stesso vale per il Pentacolo, sono inermi contro di me.-
- Ma almeno devi occuparti di Timothy Anderson!- esclamò lo stregone - Tu non hai idea di chi sia in realtà! Forse nemmeno lui se ne rende conto, ma…-
- Senti, non rompere!- sbuffò Demon - L’ho visto, d’accordo? Era potente quanto lo ero io una ventina d’anni fa, questo posso concederglielo… ma ora non costituisce un problema.- si rigirò nel pagliericcio, dandogli le spalle - Se può farti stare meglio, comunque, sto aspettando che arrivi. Gli ho lasciato un piccolo segnale, mi troverà presto. Poi me la sbrigherò io. Tu occupati di quel dannato libro.-
Alle sue spalle, sentì il Tredicesimo Membro sospirare, ma per fortuna non aggiunse niente e si proiettò altrove.
Meglio per lui: stava diventando fastidioso.
Mi sa che dovrò sbarazzarmene…Pensò, mentre tornava nell’oceano rosso.
 
L’edificio in disuso nel quale si era rifugiato il vagabondo che stavano cercando era un’enorme struttura in cemento armato grigio, e all’interno faceva molto freddo, a causa degli spifferi che entravano dalle finestre prive di vetri, richiuse solo da pellicole sbrindellate o vecchi giornali marci.
Lì c’era un piccolo accampamento di barboni e senzatetto dall’aria stanca e cupa. Due uomini stavano giocando svogliatamente con un frusto mazzo di carte, in un angolo, mentre altri tre si scaldavano con il fuoco acceso in un vecchio bidone.
Non appena entrarono, tutti presero a guardarli con sospetto, tenendo d’occhio ogni loro movimento. Timmi avanzò senza prestargli attenzione, limitandosi a stargli alla larga e cercando semplicemente il tizio che gl’interessava in quel momento. Xander, Alis e Jo si sforzarono di ignorare gli sguardi puntati su di loro, benché si sentissero piuttosto a disagio per tutta quell’attenzione ostile, mentre Devon, invece, non mostrava alcuna emozione.
Trovarono ben presto il corriere di Marcus: era seduto da solo, in un angolo, sul proprio sacco a pelo consunto. Indossava vecchi abiti ingrigiti e un lungo cappotto polveroso, e sulle orecchie aveva ancora calato il solito berretto di lana. Stava consumando un misero pasto in scatola, preso chissà dove. Accanto a sé aveva una bottiglia di whiskey ancora lucida di negozio e mezza piena; sembrava essere piuttosto costosa.
Alzò lo sguardo quando si accorse di Timmi, che incombeva sopra di lui con le mani sui fianchi. Gettò solo una vaga occhiata ai ragazzi in disparte, poi fissò gli occhi in quelli del mezzodemone.
- Bhè?- sbottò - Che vuoi?-
Timmi osservò un istante l’uomo, il sacco a pelo, il pasto frugale e la bottiglia di alcool che teneva accanto a sé, poi si sedette nella polvere davanti a lui, incrociando le gambe, e lo guardò direttamente in faccia.
- Qualche giorno fa hai preso qualcosa da un locale chiamato Il Succhiasangue.- disse senza preamboli - Vorrei che mi dicessi dove l’hai portata e a chi.-
L’uomo aggrottò la fronte.
- Sei uno sbirro?- chiese.
Timmi fece un piccolo sorrisetto.
- Sì, ma qui non ho giurisdizione.- rispose - E non sono venuto per arrestare nessuno. Non ho portato distintivi o pistole, e neanche manette. Mi serve soltanto questa informazione.-
- E perché mai dovrei dartela?- sbottò - Il tizio che ha preso quella roba mi ha pagato, e anche bene.-
- Così sei riuscito a permetterti quella, immagino.- aggiunse Timmi, accennando alla bottiglia lì accanto - Come mai è durata tanto? Cosa c’è, hai scoperto che non ti piace il sapore?-
- Bah…- grugnì l’altro - Non è l’unica che ho comprato, ne ho già bevuta un’altra ieri. E comunque, non sono affari tuoi.-
- No. La bottiglia e l’uso che ne fai non è certamente affare mio.- annuì Timmi, serio - Ma ciò che hai portato da quel locale è un mio affare. È un affare che riguarda tutti quanti.-
- Ah, sì? E che ci sarà mai stato dentro, una bomba nucleare?-
- No. Il contenuto in sé e per sé non era pericoloso, probabilmente. Ma l’uso che ne verrà fatto serve a scatenare forze di cui né tu né io abbiamo mai visto l’eguale fino ad ora.-
- Buuum!- esclamò sarcastico il vagabondo - Ora la stai sparando grossa, amico!-
Timmi sospirò e si pinzò il naso con le mani, in un gesto di stanchezza. Alzò lo sguardo sul barbone, fissandolo dritto negli occhi.
- Ascoltami.- disse piano ma con fermezza - Io ho bisogno che tu mi dica dove e a chi hai consegnato quelle cose.- trasse un profondo respiro ed aggiunse: - Come ti chiami?-
- E a te cosa importa?- sbottò.
- Voglio soltanto sapere il tuo nome. Cosa ti costa dirmi almeno questo?-
L’uomo esitò un istante, sospettoso.
- Mike.- disse infine.
- E dimmi, Mike, a te piacciono i bambini?-
- Cosa?- esclamò - Per chi mi hai preso, per un depravato?-
- Non è quello che intendevo.- rispose Timmi - Volevo sapere se ti piacciono o no.-
Lui annuì.
- Sì, certo. Bisogna essere pazzi per non amare un bambino.-
- Bene. Allora sappi che io sto per avere una bambina.- disse Timmi - La mia ragazza è incinta di tre mesi e mezzo. Tuttavia potrebbe non arrivare al parto e, con lei, molte altre donne. Tante nascite non avverrebbero mai, e tanti bambini e bambine come la mia non vedranno mai la luce.-
Mike sembrava voler dire qualcosa, ma Timmi gli fece cenno di non interromperlo.
- Il fatto è che l’uomo che ti ha permesso di comprare quella bottiglia di whiskey lavora per un altro uomo, i cui piani negheranno la vita ai bambini di cui parlavo. Non ti sto incolpando per ciò che hai fatto, ma ti sto dando l’opportunità di aiutarmi a fermare questa persona. Lo vuoi fare, Mike?-
Il barbone lo guardò incerto per qualche momento, ed era chiaro che la sua sicurezza si stava incrinando in modo irreparabile.
- Io… l’ho incontrato qui.- disse - È venuto da me. Era un uomo grosso, muscoloso… ha detto che avrebbe pagato bene. Dovevo andare in quel locale e poi portargli il pacco al Madison Square Garden.-
- Hai idea di dove sarebbe andato dopo?- gli chiese Timmi.
Lui scosse la testa.
- No.-
- E non gli hai sfilato niente, di tasca?-
Mike non parve nemmeno accorgersi che quella poteva benissimo venire interpretata come un’offesa. Si limitò a setacciare distrattamente il sacco a pelo, e ne trasse una sfera liscia e trasparente. La tese a Timmi, che la prese.
- Pensavo di rivenderla.- disse - Ma… poi ero stanco, e me ne sono scordato…-
- Non importa.- disse Timmi - Grazie.- mise venti dollari sotto la bottiglia di whiskey e si rialzò - Ti auguro una buona giornata, Mike.-
Fece un cenno ai ragazzi e se ne andò con loro, lasciando il vagabondo lì, ancora leggermente attonito.
- Però…- commentò Devon, quando furono fuori dall’edificio - Non sapevo che fossi capace di farti dare informazioni senza minacciare fisicamente la gente.-
Timmi ridacchiò.
- Bhè, quello era il piano B.- ammise, guardando la sfera.
- Quella la conosco.- disse cupamente Xander - O almeno, ne ho vista una simile.-
- Ah sì?- chiese distrattamente il mezzodemone.
- Sì. Mi ci ha fatto vedere…- scosse la testa - No… niente.-
- Dai, cosa ci hai visto?- insisté Jo.
- Niente, davvero!- esclamò lui.
- Diccelo, tanto che vuoi che sia…- disse Timmi, sempre intento ad osservare l’oggetto.
Xander esitò un attimo.
- Ecco…- disse - Bhè… ci ho visto Nadine.-
Il mezzodemone levò finalmente gli occhi da lì per puntarli su di lui, aggrottando leggermente la fronte.
- Perché Nadine?- chiese.
- Bhè…- fece lui, imbarazzato - Vedi… poco prima che tornassi… è venuto a cercarmi. Voleva sapere che fine avevi fatto… ha usato Nadine per minacciarmi, perché era da sola, e a me è scappato che lei sapeva qualcosa…-
Timmi intascò la sfera e lo guardò dall’alto in basso.
- Capisco.- disse - Quindi è per questo che l’ho trovato nella sua stanza.-
- Ehm… sì.- ammise il ragazzo - Mi… mi dispiace…-
Lui scosse la testa.
- Lascia stare. Non ha importanza.-
Xander sgranò gli occhi per lo stupore e scambiò un’occhiata con Jo e Alis. Entrambi scrollarono le spalle, sorpresi quanto lui.
- Ma… l’ho messa in pericolo, no?- chiese, certo che ci fosse qualcosa che gli sfuggiva - Insomma… è andato da lei per colpa mia.-
- Non è successo niente.- osservò il mezzodemone - Hai fatto un errore, capita anche a me. L’errore, a volte, è utile se non necessario, ragazzo. L’errore è il migliore dei maestri. Non potrai mai imparare da me tante cose quante te ne possa insegnare un errore.-
Xander annuì.
- Cavolo…- disse - Dovresti sparire più spesso… sembri più umano.-
Timmi scoppiò a ridere e gli tese la mano.
- Coraggio, andiamo. Se è ancora vivo, dobbiamo rintracciare Marcus.-
 
***
Per localizzare il mercenario utilizzarono un procedimento diverso da quello usato per trovare il vagabondo, che avrebbe permesso loro di superare molti incantesimi protettivi. Non sarebbero riusciti ad oltrepassare anche quelli più potenti, forse, ma sempre meglio che non fare niente.
Probabilmente, disse Timmi, Marcus era sopravvissuto all’incontro con lui, e c’erano ottime probabilità che il Tredicesimo Membro l’avesse rimesso in sesto, data la sua attuale utilità. Di conseguenza, era quasi sicuramente nello stesso luogo in cui si trovavano Demon e lo stregone, che sicuramente si trovavano molto vicini al libro.
Anziché un semplice specchio, Devon scelse di ricorrere ad uno strumento in cristallo dall’aspetto delicato e complesso, che nessuno di loro fu assolutamente in grado di identificare, e che preferirono non toccare nemmeno, dalla forma vagamente simile a quella di un minuscolo attaccapanni appuntito. Vi pose sopra, misteriosamente in equilibrio su una cima dell’acuminato palo centrale, la sfera che aveva dato loro Mike, incastrandola poi tra i bracci laterali, e cominciò a trafficare con le numerose sostanze magiche in suo possesso, sistemando il tutto sul tavolo secondo una disposizione predefinita.
- Questa volta ci vorrà parecchio di più, temo.- annunciò a braccia conserte, mentre lo strumento cominciava a vibrare leggermente, sospeso sopra ad una carta piena di linee curve, cerchi, figure stilizzate, numeri e lettere di alfabeti incomprensibili - Potrebbe essere circondato da magie protettive d’ogni tipo, o in un mondo che non è mai stato esplorato e di cui non possiedo le coordinate. Se così fosse, lo strumento riuscirà a trovarlo solo se lasciasse la protezione.-
- Insomma potremmo dover aspettare che esca dalla tana.- sospirò Timmi - Non c’è niente di più potente?-
- Non di basato sulle poche tracce che abbiamo.- rispose il ragazzo - Potrei usare qualche incantesimo migliore, con un’efficacia una decina di volte superiore, che molto difficilmente impiega più di quindici minuti per dare risultati, ma mi servirebbe qualcosa di più di un semplice oggetto rubato a Marcus.-
- Tipo?- chiese Jo.
- Tipo… che so… un capello… o un po’ di sangue…-
- Tu trovalo, poi il sangue te lo procuro io…- grugnì Timmi, andando in veranda.
- Credevo che non dovessimo attaccare briga.- osservò Alis.
- Solo se possiamo evitarlo!- gridò Timmi dall’esterno.
 
Il sole stava già cominciando a calare quando finalmente Devon annunciò di essere riuscito a scoprire qualcosa.
- Si trova qui.- disse a Timmi, mentre questi si avvicinava al tavolo, indicando un punto apparentemente identico agli altri della carta stesa davanti a lui (aveva messo via il congegno di cristallo e la sfera) - In questo preciso mondo.-
Timmi grugnì, apparentemente contrariato.
- Cos’è?- chiese Jo, guardando - A me sembra un insieme di sgorbi.-
- Perché non conosci le carte magiche.- disse Timmi - Studia di più.-
- Guarda che sono migliorato tanto, ora!- protestò lui - Ho passato un mese a…-
- Sì, bene, bene…- tagliò corto Alis - Allora, dov’è?-
Jo cominciò a borbottare, ma il mezzodemone e la ragazza lo ignorarono.
- Ti do un indizio.- rispose lui - Tutte le volte che gli Addley ci vanno finiscono col culo per terra.-
Lei aggrottò la fronte.
- Di cosa stai parlando?-
- Del mondo dei Cancelli del Male.- brontolò cupo - Non capisco, però… perché è ancora lì? Adesso avranno aumentato la sorveglianza.-
- E mi preoccupa anche un’altra cosa.- aggiunse Devon - Io mi aspettavo che l’incantesimo desse dei risultati non prima di notte, ma ora siamo appena al tramonto: è troppo presto.-
Timmi aggrottò la fronte.
- Vuoi forse dire che è una trappola?- chiese.
Lui annuì.
- Può darsi. Non sei d’accordo?-
- Assolutamente.- rispose il mezzodemone.
- E allora che facciamo?- chiese Xander - Chiamiamo i rinforzi?-
- No. Daniel ha già abbastanza pensieri, Raven e Skin sono chissà dove a battere altre piste e Trys e Darth hanno compiti diversi dai nostri. E non mi porterò dietro qualche novellino solo per starmene al sicuro.-
- Quindi vorresti lasciarci qui?- chiese Jo.
- Non è ciò che ho detto. Siete dei poppanti, ma avete anche un po’ d’esperienza, ormai.- si passò una mano sul volto, sospirando - Forse posso chiedere aiuto a qualcuno, anche se non mi piace l’idea.-
- A chi?- chiese Xander.
- In primo luogo ai Draghi.- rispose lui - Almeno, a quelli Sacri. Ma non è questo il problema.- e qui il suo sguardo divenne ancora più scuro - Mi toccherà chiamare Loran.-
 
Come ogni Elfo, Loran poteva vantare un bel paio di orecchie a punta e tratti piuttosto affilati. Era decisamente magro e ben alto, anche più di Dante, e aveva dei lunghi capelli neri leggermente ingrigiti che gli pendevano arruffati appena al di sopra delle spalle, simili ad un maglione di lana appallottolato e scolorito.
 Indossava un lungo camice bianco tutto sporco di grasso, olio ed altre sostanze di cui non era possibile identificare l’origine, così che somigliava ad un costume di arlecchino realizzato male. Un paio di occhialacci storti dalle lenti incrinate stava in bilico sul suo naso un po’ lungo, incorniciandogli gli occhi neri.
Li aspettava nella conca rocciosa in cui si apriva l’unico portale che conduceva a quel mondo morto e cupo, con le mani affondate nelle tasche del camice. Non reagì in alcun modo al loro arrivo, ma Timmi sospirò alla sua sola vista.
- Loran…- lo salutò cupamente - Grazie per avere accettato.
L’Elfo si strinse nelle spalle.
- Fa niente.- rispose, con voce acuta e piuttosto nasale, come se fosse raffreddato - Insomma, sempre meglio che da soli, no?-
- Mi sa che non hai mai sentito il proverbio…- sbuffò Timmi - Com’era? Ah, sì: “meglio soli che male accompagnati”.-
Loran ridacchiò e non disse niente, e lo stesso fecero Xander e Jo, alle spalle del loro amico: Loran era famoso per aver costruito di tutto, dalla Fiaccola di Timmi ai molti marchingegni che usava Skin, ma quasi tutto quello che usciva dalla sua officina era da maneggiare con estrema cautela.
- Allora, come pensi di poterci aiutare?- chiese il mezzodemone, con aria rassegnata.
- Intanto penso che potrei portarvi al mio laboratorio. Da lì ci organizzeremo a dovere.- rispose lui.
Il mezzodemone aggrottò la fronte.
- Scusa, come pensi di fare?- chiese - Io non sono mai stato in quel circo equestre che tu chiami “laboratorio”, e per quanto mi ricordo sei capace di teletrasportarti quanto lo è il mio capo, lo sceriffo Owens.-
- Oh, non c’è problema.- disse Loran, indicando col braccio un oggetto a terra accanto a lui - Potete usare quello.-
Il gruppo guardò verso il basso: ai piedi dell’Elfo c’era una sorta di piattaforma circolare dal diametro di un metro circa, bianchissima e con una pulsantiera piena di bottoni da una parte, sormontata da un piccolo schermo nero.
- Cos’è?- chiese Jo.
- Un congegno che imita le facoltà di Proiezione di voi che sapete usare la magia.- spiegò tutto fiero Loran - Non ho ancora scelto il nome, sinceramente. In laboratorio lo chiamiamo “la via più rapida”.-
- Eh, che fantasia…- sbuffò Timmi, salendoci sopra - E funziona? Insomma, è collaudato?-
- Sì, sono giorni che nessuno perde pezzi.- rispose distrattamente lui, armeggiando con la tastiera.
- Cosa?- esclamò il mezzodmeone - No, un atti…-
Mentre parlava il congegno entrò in funzione, avvolgendolo in una lucente colonna incolore, spegnendo le sue proteste prima che potesse scendere.
Un attimo dopo era scomparso.
- Bene, uno è andato.- disse Loran, tutto contento - Okay, chi è il prossimo?-
Xander, Alis e Jo si guardarono preoccupati.

Finalmente abbiamo conosciuto Loran, dopo tanto tempo che ne sentiamo parlare. Ringrazio Ely79, NemoTheNameless e LullabyMylla, che seguono e recensiscono i vari capitoli di questa storia.

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Capitolo 10
*** Cap. 10: Il risveglio della strega ***


Liz aprì finalmente gli occhi, ritrovandosi in una matassa calda ed accogliente, immersa nel buio. La sua testa era appoggiata dolcemente su una morbida montagna piumosa, mentre sotto la schiena e sopra lo stomaco sentiva le bende di una medicazione comprimerle leggermente il busto, fasciato tanto stretto da procurarle un po’ di fastidio. Cercò di tirarsi su, ma non appena si mosse una mano la afferrò saldamente alla spalla, spingendola di nuovo indietro.
- Non pensarci nemmeno, stupida ragazzina.- disse una voce - Resta giù, ti sistemo io i cuscini.-
La strega guardò la sagoma che intravedeva davanti a sé, e le ci volle qualche istante per mettere a fuoco Danny. Era in camera sua, e il Custode dell’Eden sorrideva con evidente sollievo.
- Tu…-
- Sì, io.- rispose, sistemando i cuscini così che potesse sedersi - Come ti senti?-
- Uno schifo…- sbuffò lei, ricadendo giù - Quant’è che dormo?-
- Qualche giorno.-
Liz chiuse gli occhi, passandosi le mani sulla faccia.
- E tu sei rimasto qui per tutto questo tempo? Hai “vegliato su di me” come un angioletto custode fin da quando mi hai raccolta tra la polvere, mio prode paladino?- chiese, senza curarsi di celare il sarcasmo.
- Oh, certo che no.- rise lui, sedendosi di nuovo sulla sedia accanto al letto - Kate non me l’ha permesso. E comunque ho avuto molto da fare, sai? Dovevo continuare le ricerche, parlare con Xander di Timmi e dirgli che le sue lezioni con te erano sospese… a proposito, Timmi è tornato, sta bene e adesso sta cercando Demon. Poi ho dovuto preoccuparmi di alcuni inconvenienti con i quali non ti annoierò finché non sarai di nuovo in forma smagliante.-
- Insomma, hai avuto un bel po’ da fare.- sorrise Liz.
- Certo.- annuì Danny - Come puoi ben vedere, non sei il centro del mio mondo.-
- E allora che parte rappresento?-
- Mmmh… qualcosa a metà strada tra il mantello e il nucleo esterno.- ridacchiò lui.
Liz sorrise ancora, poi sospirò.
- Allora, per quanto dovrò restare qui?-
- Finché non ti ricrescerà la pelle su pancia e schiena.- rispose il Custode - Sei stata molto male.- aggiunse, serio - Kate e Cannella erano davvero in pensiero, sai?-
- Ah, loro?- chiese, sottolineando la parola - Bah… e tu, per quanto ancora resterai qui?-
- Finché ci rimarrai tu, tranne quando chiederò ai miei cari fratelli di darmi il cambio.-
- Oooh, i grandi Custodi dell'Eden che si preoccupano per me… che onore…-
- Non sorprenderti.- disse Danny, mettendole una mano sulla sua - Sei di famiglia, lo sai.-
Liz sorrise e chiuse gli occhi.
- Credo che dormirò un altro po’.- disse - Sono proprio stanca.-
- D’accordo.- annuì il Custode - Io vado un momento a dare la buona notizia agli altri, poi torno qui.-
- Ma vatti a riposare, piuttosto…- sbuffò lei - Sembri uno straccio…-
- Eh, ha parlato quella che è pronta per andare a ballare…- ridacchiò lui.
 
***
 
- Tranquilli, la nausea vi passerà presto.- disse Loran, mentre il gruppo cercava di riprendersi, chi appoggiato alle pareti e chi inginocchiato sul pavimento, tenendosi lo stomaco - Le prime volte può capitare, ma di solito non dura più di pochi minuti.-
Timmi, che si era addossato al muro con la schiena, le braccia incrociate sulla pancia, gli lanciò un’occhiataccia: sembrava sul punto di vomitare, o di ucciderlo, impossibile capire cosa avesse in mente.
- Forza, venite.- li incitò l’Elfo - Il mio ufficio è di qua.-
Il mezzodemone si staccò dalla parete ed aiutò Alis e Jo a tirarsi su (a differenza di Xander erano caduti a sedere), poi tutti insieme seguirono Loran lungo il stanzone in cui si trovavano.
Il laboratorio non era affatto simile a quelli che si vedevano nei film: era un ambiente unico e immenso, strapieno di cupole semitrasparenti che parevano essere fatte di acqua solida. All’interno si vedevano uomini, Elfi e varie altre creature magiche (Xander fu praticamente certo di aver riconosciuto anche un Goblin) divisi in vari gruppi, e tutti trafficavano ognuno su qualcosa di poco definito: i contorni delle persone erano nitidissimi, ma gli oggetti che stavano mettendo a punto non si vedevano quasi. Erano solo delle macchie di colore sfocate e indistinguibili, forse per effetto di una qualche magia.
Lungo le pareti, tutte molto lontane da dove si trovavano, si aprivano numerosi ascensori e porte, davanti alle quali c’era un immenso viavai di gente carica di fogli, pezzi di macchinario, scatole di cartone o fiale di liquidi misteriosi. Un uomo entrò con una bracciata di progetti, conversando con un’Elfa; da un ufficio relativamente vicino a loro, la cui porta era spalancata, videro qualcuno litigare col proprio collega, apparentemente perché una qualche invenzione gli aveva fatto spuntare un palco di corna.
Malgrado le cupole magiche, i lavori sembravano essere condotti con assai poca cura riguardo alla segretezza, e non pochi scienziati-maghi discutevano tra loro, con ogni probabilità riguardo alle loro invenzioni.
- Come mai fate tutto così all’aperto?- chiese Xander, cercando di ignorare gli strascichi del voltastomaco - Non c’è pericolo che qualcuno danneggi il lavoro degli altri o di darvi fastidio a vicenda?-
- No.- rispose Loran, senza voltarsi - Questo perché i progetti più avanzati sono sviluppati in altre sezioni della struttura, più protette e riservate. Qui ci occupiamo soprattutto di ninnoli da niente come i Districalabirinti. O come i Bombardoni.-
- I che?- chiese Jo.
- Bombardoni.- ripeté cupo Timmi - Li usavano quando avevo la tua età, ma poi li hanno rispediti qui perché li risistemassero. Erano armi da fuoco che convogliavano la magia del proprietario nella canna e poi sparavano, ma erano difettosi.-
- Sì, ma ora è tutto a posto.- disse Loran, tranquillo - Adesso il rinculo non rompe più la spina dorsale dell’utente. Solo la spalla.-
Timmi cominciò a masticare imprecazioni.
 
Loran li condusse fino ad una porta chiusa a chiave, sulla quale una targa d’ottone ossidato e macchiato di grasso recava inciso sopra il suo nome assieme a qualche altra lettera in alfabeto presumibilmente elfico. Lui aprì e li fece entrare in una stanza più piccola, e in qualche modo persino più disordinata: tutto il pavimento era ricoperto di fogli stampati o scarabocchiati, scatole di cartone vuote, cavi elettrici rotti (ma fortunatamente scollegati) e qualche strumento da meccanico o elettricista, tanto che era impossibile camminare senza calpestare qualcosa.
Non meno di cinque schedari erano ammassati contro una parete, tutti pieni fino allo spasimo di altre carte, in un numero talmente elevato che i cassetti non si chiudevano più. In un angolo c’era un divanetto nero tutto frusto e scolorito, anch’esso occupato da decine di cianfrusaglie, sistemato accanto ad una scrivania ingombra di ogni genere di oggetti, dalle tazze vuote alle cartacce, dai pezzi di circuito alle chiavi inglesi. Come per gli schedari, anche i cassetti della scrivania straripavano, e non era possibile chiuderli.
- Carino…- grugnì Timmi - Quando hai messo in ordine l’ultima volta?-
- Non mi ricordo… quand’è che è venuto qui, Daniel?- chiese Loran, andando alla scrivania.
- Vuoi dire che hai messo in ordine quando ha visitato i laboratori l’ultima volta?- esclamò il mezzodemone - Io credevo che l’avesse fatto solo quando vi siete messi al servizio del Sommo Concilio, no?-
- Ah, quindi diciannove anni fa…- mormorò distrattamente lui, cercando qualcosa nel disastro sulla scrivania - Già così tanto? Ma pensa, come vola il tempo…-
Timmi gemette, ma l’Elfo non sembrò curarsene.
- Dunque, ho qui qualcosa che potrebbe aiutarvi… dove cavolo l’ho messo?- stava borbottando.
- Che stai cercando?- sospirò il mezzodemone.
- Oh, una chicca!- esclamò contento Loran - Può illuminare la strada, scovare l’acqua, accendere fuochi, causare piccole esplosioni (ottime come diversivo), individuare fonti di calore…-
- Dimmi solo questo…- lo interruppe lui - … a che punto è il collaudo?-
- Oh, ancora mai usato sul campo.- rispose tranquillamente Loran, cominciando a rovistare sotto lo strato di carte per terra - Ma ha una percentuale di funzionamento positivo del…-
- E finiscila!- sbottò Timmi - Dammi solo qualcosa per chiamare aiuto, poi mettici su un qualche mezzo di trasporto che sia già stato collaudato almeno trecento volte e chiudi il becco!-
Loran si voltò, leggermente deluso.
- Oooh…- gemette - Peccato… speravo tanto di…-
- Allora?-
Lui sospirò e prese qualcosa dalla tasca, lanciandolo a Timmi. Il mezzodemone lo prese al volo e lo guardò: somigliava molto ad un orologio digitale dalla cassa rotonda, ma il quadrante non mostrava né lancette né numeri. Era solo spento, come se avesse le pile scariche.
- Premi il tasto laterale.- lo istruì l’Elfo - Partirà una chiamata automatica diretta ad un altro comunicatore come quello.-
- E chi risponderà?- chiese Timmi, indossandolo.
- Io.- rispose Loran - Ora, per quanto riguarda i mezzi di trasporto, non sarò io a darvi un passaggio. I nostri amici hanno accolto la tua richiesta d’aiuto.- fece loro un cenno - Venite, è all’esterno, e ci sta aspettando.-
- Chi sarebbe?- chiese Xander, mentre tutti si affrettavano a seguirlo.
- Un Ambasciatore Draconico.- rispose l’Elfo - Il Sommo Concilio ha pensato che l’aiuto potesse essere determinante, specie dopo che hanno assistito gli attuali Custodi dell’Eden nella battaglia contro quelli vecchi. Sono gli unici ad essere in contatto coi Draghi Sacri.-
Jo, Alis e Xander guardarono Timmi.
- Draghi?- ripeté con voce strozzata Jo.
- So a cosa stai pensando.- ridacchiò il mezzodemone - Ma stai tranquillo, non sono come quelli selvatici. Sono più che altro simili a quello che ha aiutato a realizzare Nova.-
- Il Signore dei Draghi?- chiese Alis.
- Lui.- annuì Timmi - Sono intelligenti, saggi e potenti. E, soprattutto, sono amici dell’uomo. Hanno stretto un patto con noialtri: gli umani faranno in modo di proteggere la specie dei Draghi dall’estinzione e loro mettono a disposizione la forza e le conoscenze di cui dispongono. Così è nato l’ordine degli Ambasciatori Draconici.-
- E quindi sono… addomesticati?- chiese Xander, evitando di domandare invece come potessero dei bestioni la cui sottospecie più piccola raggiungeva i sei metri di lunghezza aver bisogno di essere protetti.
- Non dirlo di fronte a un Ambasciatore.- lo ammonì Timmi - A loro non piace che vengano considerati animali domestici, e per i Draghi stessi è molto offensivo. Ma sì, sono civili.-
Raggiunta la piattaforma di teletrasporto i quattro esitarono un momento, non particolarmente desiderosi di ripetere l’esperienza. Poi, alla fine, anche grazie a Loran che ricordò loro l’urgenza della missione, Timmi prese coraggio e precedette tutti gli altri, sparendo di nuovo.

Capitolo brevino, stavolta. Ringrazio Ely79, che mi lascia recensioni regolarmente, LullabyMylla che finalmente è riuscita a rimettersi in pari coi capitoli e che ha recensito ogni volta che ha potuto e NemoTheNameless, che a sua volta lascia commenti tutte le volte che può.

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Capitolo 11
*** Cap. 11: Confronto con la Bestia ***


L’Ambasciatore era un uomo di mezza età, dai capelli rossicci ma decisamente scoloriti dal tempo, un po’ lunghi e trattenuti in una coda dietro la nuca. Indossava quella che, secondo Timmi, era la tenuta ufficiale del suo ordine, una lunga veste nera e viola, su cui era ricamata una testa di drago nera e stilizzata su sfondo bianco.
Non pareva particolarmente soddisfatto di trovarsi su lì: era un po’ imbronciato, e sbuffava in continuazione nell’aria fredda che permeava quel mondo, sfregandosi le braccia con energia.
- Salve.- lo salutò il mezzodemone, avvicinandosi - Ho saputo che potremo contare sui grandi Draghi Sacri ancora una volta.-
L’uomo annuì.
- Certamente.- disse, esalando una nuvoletta di vapore - Il mio Gran Maestro ha avuto un colloquio con il Signore di tutti i Draghi, ed egli ha assicurato tutto il sostegno che la sua razza potrà portare. Vi sarei grato di riferirlo ai Custodi dell'Eden, non appena li rivedrete. Io non potrò farlo… sarò troppo impegnato a scaldarmi.-
- Molto bene.- rispose Timmi - In tal caso, sono più che certo che Daniel vorrà porgere i suoi ringraziamenti a Lord Delon.-
- Non mancherò.- assicurò l’uomo - Ora, con permesso, chiamerò il Drago più adatto a condurvi nel luogo che gli indicherete. Rimarrò in zona nel caso in cui vi servisse un nuovo aiuto più tardi.-
Timmi fece cenno agli altri di indietreggiare un po’ per lasciare all’uomo lo spazio necessario per operare, quindi incrociò le braccia e fece cenno agli altri di non fiatare.
L’Ambasciatore levò le mani verso il cielo e chinò il capo, chiudendo gli occhi come se fosse in preghiera.
Nel giro di pochi secondi l’aria prese a vibrare, e una grande folata cominciò a vorticare attorno a loro come se si stesse scatenando un tornado, talmente forte da far cadere Jo, sollevando numerosi sassolini. Mentre il ragazzo si rialzava inviperito con l’aiuto di Xander si udì un potente battito d’ali sopra le loro teste, e tutti quanti alzarono repentinamente lo sguardo al cielo scuro, restando poi a bocca  aperta…
Il Drago non era enorme. Non più di quelli comuni, quantomeno. Tuttavia, la sua mole aveva un che di imponente e solenne malgrado fosse così piccolo, e nella figura slanciata si intravedeva una traccia di selvaticità assente persino nei Draghi comuni.
Tutto il suo corpo, snello e agile, era ricoperto da scaglie lucenti, fatte di puro argento scintillante. Le quattro zampe sottili ma forti terminavano in tre artigli splendenti e lucidissimi. All’estremità del lungo collo aveva una testa piuttosto affusolata, quasi aerodinamica, con una bocca piena di zanne non lunghissime ma affilate. Dalla nuca gli spuntavano due corni piuttosto lunghi ma pressoché paralleli al lunghissimo collo, il che rafforzò nei ragazzi l’idea che fosse per facilitare il volo.
Come se il comparire nel bel mezzo di un ciclone sbucato dal niente fosse la cosa più normale del mondo, il grande Drago si posò al suolo con assurda leggerezza, accanto all’Ambasciatore, e chiuse le gigantesche ali sulla  schiena scagliosa.
- Ti ringrazio di aver risposto al mio appello, leggiadro Shiver, Drago del vento e signore delle tempeste.- disse l’uomo, chinandosi umilmente.
Il Drago chinò il capo a sua volta, puntando i grandi occhi grigi e privi di pupilla sul gruppo capeggiato da Timmi, per poi soffermarli su quest’ultimo.
- Timothy Anderson.- la sua voce risuonò più che altro all’interno delle loro menti, di una piacevole tonalità giovanile e astuta - Ho memoria di te. Sei il mezzodemone a cui era destinata l’arma infusa di sangue di Drago.-
- Un dono che ho molto apprezzato.- assicurò lui - Grazie per l’aiuto che ci state dando.-
- Non sia mai detto che noi Draghi non facciamo la nostra parte.- rispose Shiver - I mondi in cui vivete voi accolgono anche la nostra specie.- allungò il corpo sottile e snello, dispiegando le ali ed appoggiandone una al suolo, di fronte a lui - Salite sul mio dorso, e vi condurrò ovunque vogliate.-
Timmi annuì e si arrampicò sulla sua schiena senza esitare, usando l’ala per aiutarsi nella salita. Quando si fu sistemato a cavalcioni del Drago guardò gli altri, che ancora fissavano la stupefacente creatura a bocca aperta.
- Ti chiedo di perdonarli, non hanno mai visto un Drago se non in fotografia.- disse il mezzodemone - Forza, muovetevi!- abbaiò al loro indirizzo.
Xander si riscosse per primo e si affrettò a salire, seguito ben presto dagli altri. Appena furono tutti sistemati sul suo dorso liscio si fece dire in che direzione dovessero andare, quindi spiccò immediatamente il volo, così in fretta che la pressione dell’aria li schiacciò lì dov’erano seduti.
- Tenetevi.- disse loro il Drago, avvitandosi a mezz’aria e dirigendosi verso il luogo indicatogli con rapidità incredibile.
L’acrobazia per poco non li disarcionò, ma fu niente rispetto alla velocità.
 
L’aria frustava i loro volti, scompigliandogli i capelli e costringendoli a strizzare gli occhi, i quali cominciarono ben presto a lacrimare. Il Drago, dal canto suo, sembrava godersela un mondo, perché ogni tanto lanciava qualche ruggito di felicità indiscutibile. Le sue ali, nonostante battessero con evidente vigore, non producevano alcun suono e, attorno a loro, era calata una fitta e pesante nebbia scura, simile alle nuvole nel cielo. Eppure erano troppo in basso per questo, ne erano certi.
- Cos’è questa roba?- gridò Xander, indicando la foschia attorno a loro.
- Il potere di Shiver!- urlò di rimando Timmi - In qualità di Drago del vento possiede molte capacità legate all’aria, come generare tempeste, e può volare più in fretta di chiunque altro, e non fa rumore! Infatti, se ascolti, non sentirai nemmeno le sue ali. Questa nebbia l’ha evocata lui per nasconderci, nel caso in cui qualcuno stia guardando il cielo da terra!-
Nel giro di pochi minuti, Shiver fece un altro avvitamento che li costrinse a serrare la presa e causò a tutti un po’ di nausea, dirigendosi poi verso terra, dissolvendo la nebbia.
In tal modo permise loro di constatare con che rapidità si avvicinavano al suolo; Alis lanciò un grido e Jo imprecò, vedendo la terra raggiungerli tanto in fretta. Xander e Timmi non dissero niente, ma il giovane mago condivideva pienamente il panico che si era impadronito dei suoi amici: sembrava che stessero per schiantarsi.
Tuttavia, un secondo prima di toccare il terreno, il Drago si librò con estrema leggerezza, atterrando poi dolcemente vicino ad un gigantesco macigno che superava persino lui in quanto ad altezza.
I quattro scesero subito dalla sua schiena, leggermente sgomenti (per non dire traumatizzati) dal viaggio e, soprattutto, dall’atterraggio.
- Ho fatto la mia parte.- disse Shiver - Spero che riusciate a trovare ciò che state cercando.-
- Gra… grazie…- ansimò Timmi, appoggiato alle proprie ginocchia - Allora… potremo contare di nuovo sul tuo aiuto anche per il ritorno?- chiese, rialzandosi.
- Se sarete ancora in superficie certamente.- rispose il Drago - Ma se come presumo sarà necessario scendere nel sottosuolo, potrebbe intervenire mio fratello Koralos.-
Il mezzodemone annuì.
- D’accordo. Grazie ancora per il tuo aiuto.-
Shiver strinse una volta gli occhi, poi spiccò il volo e scomparve in fretta alla vista.
- Che tipo…- ridacchiò Jo - Ed era meglio delle montagne russe!-
- Non farti sentire…- lo ammonì Timmi - Allora, dove dobbiamo andare?-
Il ragazzo indicò il macigno.
- Secondo Devon dovrebbe essere qui.- rispose - Probabilmente, è sotto la pietra.-
- Allora cerchiamo un’entrata.- disse il mezzodemone - Io e Xander andiamo verso destra, tu e Alis a sinistra, così faremo prima.-
Cominciarono a setacciare tutto intorno al megalite, tastandone ogni centimetro e spingendo in più punti, alla ricerca di un passaggio, ma finirono con il ritrovarsi dalla parte opposta senza aver concluso niente.
- Che faccio, provo a usare qualche altro trucco di localizzazione?- propose Jo, guardando la roccia accigliato, incrociando le braccia.
- No, lascia stare.- sospirò Timmi, appoggiando la mano destra alla pietra - Non sei abbastanza esperto, e comunque potrebbe non funzionare. Provo prima io, magari facciamo più in fretta.-
Appoggiò la mano sulla pietra, e attorno al palmo si accese una piccola fiamma arancione.
Usò Risucchio aperto a piena potenza per riuscire a fare più in fretta, fino a che l’ostacolo non fu assorbito totalmente, lasciando una voragine al suo posto. Guardando verso il basso si lasciò scappare un sorrisetto soddisfatto.
- Ecco qui.- disse, indicando in giù.
Tutti quanti si sporsero per vedere: una scala di pietra si srotolava lungo l’apertura circolare, dal diametro di almeno dieci metri, scendendo fino a perdersi nell’ombra, appena più giù della superficie (circa un metro, più o meno). Xander accese un piccolo globo fiammeggiante e lo lasciò cadere di sotto: quello scese rapidamente, perdendosi in lontananza, atterrando su un pavimento apparentemente lontanissimo da loro per poi spegnersi senza lasciare traccia.
- Cento metri, direi.- sentenziò con le mani sui fianchi - Ci caliamo giù o usiamo le scale?-
- Ci caliamo con la magia.- rispose Timmi - Se usassimo le scale ci metteremmo una vita, saranno almeno sei miliardi di gradini…-
La discesa fu lenta e regolare, poiché non sapevano cosa aspettarsi: in qualsiasi momento, avrebbero potuto imbattersi in creature in agguato pronte ad attaccarli, o essere investiti da getti di fiamme e frecce. Le trappole potevano essere sempre in agguato e arrivare da luoghi ignoti.
Alis, essendo ancora in difficoltà con il volo, fu sorvegliata attentamente lungo tutto il tragitto da Timmi, che era pronto ad agguantarla in caso di perdita dell’equilibrio ma, fortunatamente, la ragazza sembrava essersi abituata a sufficienza alla levitazione, perché non ebbe alcun bisogno di aiuto, e toccò terra con loro senza traumi particolari. Oltretutto, niente di strano era avvenuto durante la discesa, e non avevano incontrato ostacoli.
- Direi che è andata bene.- osservò Jo, mentre Timmi accendeva una luce.
- Sì, ma non so fino a che punto possiamo permetterci di contare sulla fortuna.- rispose questi, guardandosi intorno: diversi cunicoli si aprivano intorno a loro, apparentemente identici e tutti  immersi nell’ombra - Sempre che di fortuna si tratti, ovvio.-
- Sospetti ancora una qualche trappola?- chiese Alis.
Lui annuì.
- Sento puzza di marcio.- dichiarò - E aumenta ad ogni passo… è troppo facile.-
- Torniamo indietro?- propose Xander.
- Per poi farceli scappare?- sbuffò Timmi - No, grazie… preferisco fare almeno un tentativo, sinceramente.-
- Allora da che parte andiamo?-
Lui cominciò ad annusare l’aria, spostandosi ogni tanto verso l’una o l’altra via, come in cerca di un odore particolare. Alla fine si fermò davanti ad uno identico agli altri, che prima era alle sue spalle.
- Di qua c’è odore di sudore e di bruciato.- annunciò - Almeno credo. Ci sono anche altre essenze, ma ora come ora non saprei dirvi di che genere.-
- Proviamo ad andare?- chiese Xander.
- Certo che proviamo!- esclamò il mezzodemone - Siamo qui per trovare quel fottuto libro, no? Solo, stiamo attenti a cosa facciamo. Non mi va di andarmi ad infilare in una dannata trappola, se posso evitarlo.-
- Ma non è quello che abbiamo appena fatto?- chiese Alis.
- Consapevolmente.- sbuffò lui - Io sto dicendo che non mi va di cadere dentro un’altra che non ho notato prima. È diverso, quando si sa di essersi infilati in un tranello, perché sei più attento e più pronto a uscirne.-
E, senza aggiungere altro, entrò nella galleria. I suoi compagni si affrettarono a seguirlo.
 
***
 
Il percorso era buio e silenzioso, fatta eccezione per il piccolo lume magico di Timmi e il suono dei loro passi, che rimbombava sinistro tra le pareti di pietra, rimbalzando contro le stalattiti e producendo echi inquietanti. Alis, ad un certo punto della camminata, aveva espresso il dubbio che l’eco arrivasse fino alle orecchie di qualcuno, ma Timmi l’aveva rassicurata subito: nel sottosuolo il suono non si propagava come in superficie, e qualunque rumore avessero sentito o emesso difficilmente avrebbe potuto essere interpretato come un segnale d’allarme. In ogni caso, c’era poco che potessero fare in proposito.
- Se mai dovessimo trovarci davanti a qualche bestia sarà perché hanno sentito il nostro odore, piuttosto.- aveva Timmi, probabilmente per rassicurarla ma producendo invece un leggero fiotto di panico in lei.
Procedettero in silenzio per il resto del tragitto, affidandosi al naso del loro amico, che seguiva costantemente l’odore come un predatore alla ricerca della propria cena. E, tutto sommato, questo non era poi così lontano dal vero.
Un paio di volte il mezzodemone si fermò di fronte ad alcuni bivi per annusare meglio l’aria, come indeciso sulla direzione da prendere, ma poi ripartì quasi subito, senza più indugiare.
Alla fine, dopo quelle che parvero ore, entrarono in una enorme caverna buia, dal soffitto tanto ampio da sparire nelle ombre. Di fronte a loro, alla debole luce dell’incantesimo che permetteva loro di vedere, luccicava pigramente una liscia e nera superficie acquosa. Erano arrivati ad un gigantesco lago sotterraneo, e Timmi non sembrava sapere più da che parte andare.
- Non capisco…- disse - Non sento più niente. L’odore è sparito, eppure mi sembrava di sentire anche Marcus.-
- Forse si è calato in acqua.- suggerì Jo - O è sparito. Provo a tracciarlo?-
- Bhè, meglio questo che restare qui.- disse Xander - Tu sei d’accordo?-
Il mezzodemone annuì, guardando nel vuoto.
- Sì…- disse lentamente - Non capisco… ero certo di averlo in pugno…-
- Oh, ma dai…- ridacchiò Jo, dandogli una manata sulla spalla - Hai fatto un bel lavoro… senza di te, avremmo impiegato secoli per arrivare fin qui.-
- Ha ragione.- annuì Alis, sorridendogli - Skin sta cercando tracce da settimane per conto di Liz, e tu hai trovato una pista buona nel giro di un giorno. Il tuo è stato un ottimo lavoro.-
Timmi fece una smorfia.
- Già, ma la cosa puzza lo stesso.- disse - D’accordo Jo, trovami quel verme di Marcus, così potremo toglierci di qui. Fammi vedere quanto sei migliorato.-
Il ragazzo annuì e fece per mettersi al lavoro, prendendo qualcosa da una tasca, ma all’improvviso il corridoio da cui erano arrivati cominciò a scuotersi finché il soffitto non venne giù, bloccando l’uscita con una catasta di macerie.
Il tremito si arrestò senza alcun preavviso, proprio come era iniziato, e prima che uno solo di loro potesse muoversi si udì una risata arrogante rimbombare attorno a loro. Una risata che suonava troppo familiare.
- Demon…- gemette Xander.
Timmi lanciò in aria la luce per illuminare la zona: videro così che la caverna era persino più ampia di quanto non fosse sembrato all’inizio, e il lago la occupava per quasi tutta la sua grandezza. A sull’acqua, a circa dieci metri da loro c’era Demon, in piedi e con il mantello che ricadeva sopra al braccio destro, nascondendolo.
- Molto originale…- sbuffò Timmi - Dico davvero… nessuno prima d’ora ha mai camminato sull’acqua… ah no, aspetta, forse mi sto sbagliando.- aggiunse, sarcastico.
Demon fece un sorrisetto affettato e cominciò ad avanzare lentamente. I suoi passi non smuovevano minimamente l’acqua sotto i suoi piedi, come se non la stesse realmente toccando, o come se fosse solida. Xander vide Jo ed Alis arretrare, ma lui si costrinse a restare fermo, proprio come Timmi: non voleva far vedere che aveva paura.
- Qualcosa non ti piace del mio stile d’entrata?- chiese placidamente Demon.
- Non amo chi copia.- rispose il mezzodemone - E tu sei soltanto un dannato imitatore che cerca di emulare un suo avversario.-
- Un avversario che non verrà a fermarmi, te lo garantisco.- ridacchiò l’altro, scoprendo la mano guantata: tra le dita, stringeva il libro - Questo lo deve aprire qualcuno di molto diverso da me. Solo in questo modo l’Apocalisse seguirà il corso prestabilito. Se lo facessi io, invece…- sorrise, senza terminare la frase - Non c’è posto per il tuo capo, ormai.- disse - Danny ha fatto il suo tempo… i Custodi dell'Eden…hanno fatto il loro tempo. Ormai è giunta l’ora di cedere il passo a qualcuno di migliore di loro.-
- E chi?- sbottò Timmi - A te?-
- A me, sì.- annuì lui, che ormai aveva raggiunto la riva, fermandosi - Ed ucciderò lui, i suoi fratelli ed Elizabeth Addley.-
- Perché?- sbottò Xander - Loro non sono più una minaccia per te, dico bene? Non fai che vantarti di essere invincibile… hai già battuto Liz, non molto lontano da qui… non possono contrastarti, no? O magari hai paura?-
Lui lo guardò e sorrise freddamente.
- È vero.- concesse, facendo svanire nell'aria il libro - Non possono niente contro di me. E i miei vecchi padroni ormai esistono solo dentro gli attuali Custodi, che operano per obbiettivi diversi da quelli di una volta… e, sinceramente, mi sembrano anche più deboli di quello che ricordo io. Tuttavia, ho con Danny un vecchio conto da regolare, ed una qualsiasi futura insurrezione da evitare.- spiegò, tornando a guardare Timmi negli occhi - I Custodi possono anche appartenere al passato, ma loro e Liz, per la gente, sono degli eroi… delle guide da seguire in battaglia, e io non sottovaluto il potere di un condottiero. Oltretutto, Danny e io ci siamo battuti in passato, e devo dire che è stato molto bravo, non lo posso negare. Temo però che questo mi abbia causato una certa… come dire… irritazione… nell’animo.-
- Tu non hai un’anima!- sbottò Timmi - Non l’hai mai avuta. Non puoi possederla, e lo sai bene.-
Demon ridacchiò, abbassando un istante il capo, ma quando tornò a puntare il proprio sguardo dorato verso il mezzodemone non sorrideva più.
- Qui siete in pericolo.- disse - Tu sei il più forte. Hai una forza che può essere paragonabile a quella che avevo quando ero un Precustode, e ti ho già sconfitto, in passato. Ciò significa che non potrete sopravvivere, se decidessi di attaccarvi.-
- E allora cosa aspetti?- lo sfidò il mezzodemone, allargando le braccia - Dai, scaricami addosso quella dannata folgore!-
Jo gemette, e Alis trattenne il respiro. Devon aggrottò la fronte.
- Timmi, non mi pare il caso di…-
- Sta zitto!- sbottò lui.
Demon sorrise di nuovo, incrociando le braccia.
- Non lo farò.- disse - Non è mia intenzione, anche se il Tredicesimo Membro continua a insistere che dovrei occuparmi di te prima di chiunque altro. Ti interessa sapere perché?-
- Sinceramente, non me ne frega niente.- rispose lui - Ho avuto molti ammiratori, uno in più o in meno mi interessa poco.-
- Non t’interessa? Eppure ti sei arrabbiato parecchio, quando hai visto Marcus.- osservò Demon - Quando è tornato, era più morto che vivo. Salvarlo avrebbe potuto essere difficile, per qualcuno diverso da me.-
- L’hai salvato tu?- ripeté stupita Alis - E perché mai l’avresti fatto?-
Lui si strinse nelle spalle.
- Può ancora rivelarsi utile. Ci sono cose che devo fare, e mi servirà.- spiegò - Ad ogni modo, non voglio parlare di Marcus. Né del Tredicesimo Membro.- riportò i suoi occhi su Timmi per la terza volta - Voglio parlare di te.-
- E perché?- chiese lui.
- Perché sei un mezzodemone.- rispose - Tu hai dentro di te un essere potente e oscuro, che io conosco bene. Eppure, hai distrutto l’Alleanza delle Ombre, per cui saresti stato un grande alleato.-
- Come no… uno fantastico…- sogghignò sarcastico - Davvero eccellente, se non avessi il difetto di volerti staccare a morsi la testa.-
Demon rise e scosse la testa, voltandosi ed allontanandosi di qualche passo.
- Oh, Timmi… sei proprio divertente…- disse - Ma io non sto scherzando.- riprese, serissimo, girandosi a guardarlo - Possiedi un potenziale molto più grande di quanto tu non possa immaginare, secondo il Tredicesimo Membro. Perché mai sprecarlo in questo modo?-
Lui si strinse nelle spalle.
- Boh.- rispose - Non so… forse per la soddisfazione di sbranare tutti quelli che mi stanno sulle palle…-
L’altro sorrise in modo orribile: sembrava piuttosto che si sforzasse di non fulminarlo con lo sguardo.
- Devo dedurne che non ti interessa?-
- Vedo che in fondo capisci qualcosa…-
Lui incrociò le braccia.
- E se ti dicessi che ti ho creato io?-
Xander sgranò gli occhi e guardò Timmi, stupito: in che senso, l’aveva creato lui?
- Che vorresti dire?- chiese il mezzodemone, rimanendo impassibile.
- Andiamo… a chi credi che affidassero questo genere di incarichi, i Custodi dell'Eden?- ridacchiò Demon - Io ero quello che doveva occuparsi di incombenze come queste. Sono io che ho legato tu e tuo fratello alla Fornace…-
- E quindi è colpa tua se ci siamo scannati a vicenda!- esclamò Timmi, furente, facendo comparire la Fiaccola - Grandissimo figlio di… spero che tu abbia una pelle di riserva!-
Fece guizzare rapidamente Nova con una velocità tanto fulminea che sorprese persino Demon, scattando in avanti più rapido di quanto Xander non ricordasse, colpendolo al collo prima che potesse spostarsi.
Lo tagliò da parte a parte, ma non ottenne altro risultato che farlo arrabbiare; per tutta risposta gli sferrò un pugno allo stomaco, sollevandolo sopra la testa e sbattendolo nell’acqua del lago, alle sue spalle, sollevando numerosi schizzi tutto intorno.
Xander, Jo ed Alis fecero per dare manforte all’amico, ma Demon si voltò rapidamente con uno svolazzo del mantello e puntò la mano guantata contro di loro. Per un orribile momento Timmi, riemerso dal lago, temette che volesse scagliare la folgore mortale, ma fortunatamente si limitò a sollevarli con i propri poteri e a farli sbattere contro il muro di pietra alle loro spalle. I ragazzi scivolarono a terra, storditi ma illesi.
A quel punto Demon si chinò ed agguantò il mezzodemone per il colletto, sollevandolo fin sopra la propria testa. Lui gli afferrò il polso e cercò di liberarsi, ma il metallo di quel guanto sembrava indistruttibile. Forse era netrio.
- Sei stato stupido.- disse Demon, furente - Ma voglio darti un’ultima occasione. E in cambio della mia generosità pretendo di farmi un viaggio nella tua mente!-
Timmi aggrottò la fronte.
- Cosa?-
Lui non rispose e gli premette la mano libera sulla testa, stringendogli il cranio con forza, quasi volesse perforarlo con le dita. Timmi lasciò stare il suo polso e cercò di staccarlo da lui, ma prima che riuscisse a serrare la presa sentì qualcosa di orribile che gli scavava dentro, come se una torma di serpi gli si fosse piantata a fondo nelle ossa. Sentì il cervello stesso andargli a fuoco.
Cominciò a gridare e a scalciare, sentendo un dolore mille volte più tremendo di qualsiasi altro mai provato fino a quel momento che gli mordeva le meningi, persino peggiore di quando si era riunito col demone nove mesi prima.
Gli sembrò di esplodere.
 
Xander si rialzò intontito, tenendosi la testa. Guardò Timmi e Demon, entrambi sopra le acque del lago, non lontani dalla riva.
Il suo amico era bloccato dalla presa dell’avversario, e qualunque cosa gli stesse succedendo sembrava procurargli una sofferenza atroce.
Non esitò un istante: sapendo che le sue magie sarebbero state inefficaci si lanciò a testa bassa, agguantando Demon per la vita e facendogli perdere l’equilibrio. Mollò Timmi, e tutti quanti caddero nella gelida acqua del lago, finendo sotto la superficie. Il mago vide l’amico, finalmente libero dalla stretta avversaria, toccarsi la testa e gemere tra sé, forse per il sollievo o forse per il dolore residuo, mentre Demon tornava al’aria aperta quasi all’istante.
Il mezzodemone riaprì gli occhi, guardandosi intorno, e quando lo vide gli scoccò un’occhiataccia. Lui si strinse nelle spalle.
Cercavo solo di aiutarti. Gli disse, muovendo le labbra.
Un fiotto di bolle gli uscì dalla bocca, ma lui parve capire lo stesso e, tramite il movimento di un certo dito, gli ricordò di non intervenire quando sapeva di non potercela fare. Poi indicò verso l’alto, invitandolo a uscire dall’acqua.
Riemersero insieme, e videro Demon seduto su una roccia non lontano, sorridendo con arroganza al loro indirizzo. Era assolutamente asciutto, come se non fosse mai caduto nel lago. Jo e Alis invece si erano rialzati, e adesso tendevano le mani per aiutarli a salire sulla riva.
- Tutto bene?- chiese Jo a Timmi.
- Sì, è a posto.- rispose lui, scrollandosi come un cane e schizzando tutti.
- Molto interessante.- commentò Demon - Dico davvero. Non mi aspettavo che avresti fatto una cosa simile.-
- Bhè, non potevo non fare qualcosa.- sbottò Xander, tornando a riva con l’aiuto di Alis - Che gli hai fatto?-
- Stavo solo dando un’occhiata ai suoi ricordi.- rispose - Ma non parlavo con te, giovane mago. Io dicevo a lui.- e indicò il Timmi.
- A me, dici?- sbottò questi - E sentiamo, cosa avrei fatto? A parte non ammazzare la sirena, che ero in debito…-
- Ti sei riprodotto.- sorrise Demon - Questa non è una cosa comune, per quelli come te. Anzi, è unica.- si alzò in piedi e sollevò le braccia lateralmente - Temo che dovrò tenervi qui per un po’. Io devo fare una certa cosa.-
- Cosa?- ringhiò Timmi - Che hai intenzione di fare?-
Lui si limitò a sorridere, mentre non meno di venti creature informi avanzavano nell’acqua, nuotando rapidamente, emergendo dalle profondità del lago in un agitarsi di artigli e pinne affilate.
Un attimo dopo svanì nell’aria.
- DEMON!- gridò Timmi.
Intanto, i mostri li raggiunsero e li attaccarono.

Anche per oggi abbiamo finito. Ringrazio i miei lettori Ely79, LullabyMylla e NemoTheNameless, che seguono la storia.

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Capitolo 12
*** Cap. 12: Corsa nel bosco ***


Nadine era seduta sulla poltrona, leggendosi un vecchio libro di fronte al caminetto acceso che riscaldava il cottage. Tra quei boschi l’aria era ancora piuttosto fredda, forse persino troppo per quella stagione. Doveva dipendere dal ritorno di Demon: già da alcuni giorni si era resa conto di un brusco mutamento del clima, e le giornate si erano fatte più corte senza alcun motivo apparente.
Quella giornata avrebbe potuto essere tranquilla se i suoi genitori non avessero chiamato per tutto il giorno, a distanza di poco più di mezz’ora tra una telefonata e l’altra, tenendola al telefono addirittura per quaranta minuti, una volta. Alla fine aveva intimato loro di chiamarla solo se la casa avesse preso fuoco, perché voleva cercare di riposarsi un po’.
Così, finalmente, era arrivata la sera, e le telefonate erano cessate. La sirena era rimasta con lei per tutto il giorno, comportandosi in un modo relativamente normale, se si escludeva il momento in cui aveva insistito per accendere la televisione e, senza che Nadine riuscisse a capire come, aveva rotto l’antenna pur non avendola minimamente sfiorata.
In quel momento era di nuovo in cucina, e stava preparando chissà cosa, trafficando con un bollitore, alghe e qualche altra sostanza dalla natura non meglio identificata. Dubitava che potesse trattarsi di roba pericolosa, visto che aveva messo fuori portata ogni ingrediente o utensile potenzialmente letale, ma il fatto che canticchiasse tra sé mentre faceva bollire l’acqua non era un buon segno. Tuttavia, aveva troppa nausea e mal di testa per poterci pensare, in quel preciso momento, e cercò di concentrarsi sul libro. Dopo un po’, la sirena tornò in soggiorno, tenendo una tazza fumante tra le mani.
- Ecco…- disse, posandola sul tavolino di vetro - Bevi questa. Ti farà bene.-
- Cos’è?- chiese Nadine, sporgendosi per prenderla, mentre lei si acciambellava sul divano.
- Una tisana alle alghe.- rispose.
Annusò il vapore che si sollevava dalla superficie scura e sentì chiaramente un odore orrendo, simile a quello di iodio messo a bollire.
- Come mai sei rimasta qui con noi?- chiese, abbassando la tazza per far finta di aspettare che si raffreddasse - Sei una sirena, in fondo. Non vuoi tornare nel mare?-
Lei scosse la testa, storcendo il naso.
- Naaah…- rispose.
- Perché?-
- Perché, perché…- esalò lei, reclinando il capo contro lo schienale e rivolgendo lo sguardo al soffitto - Tanti i misteri, poche risposte, troppo stancanti, se son nascoste… la tua domanda più non mi fare, perché per spiegare starei troppo a parlare.-
Nadine si accigliò: odiava quando cantava per dare risposte enigmatiche. Per prima cosa, lei non era brava come Timmi nell’interpretare quei versi, e in secondo luogo non sopportava questa loro comunicazione privilegiata.
- Quindi sarebbe una storia lunga?- chiese.
Lei annuì, sorridendole.
- Il tuo astio non serve con me.- le disse - Perché non vuoi capirlo? Non ho intenzione di portartelo via.-
La ragazza imprecò a bassa voce: aveva scordato che era empatica.
- Senti, la mente umana funziona così!- sbottò - Non posso far finta di niente e basta. Dimmi perché sei qui!-
La sirena continuò a sorridere dolcemente, appoggiando un lato del capo allo schienale e continuando a guardarla.
- Rilassati.- disse - Non ti fa bene arrabbiarti. Se vuoi posso cantare. Forse ti aiuterà a distenderti.-
- Credevo che non funzionasse sulle donne.- osservò Nadine.
- Non le canzoni d’amore, certo.- concordò la sirena - Ma ne conosco tante altre, e tutte bellissime, che oscureranno i tuoi interpreti preferiti.-
- Non ti starai allargando un po’ troppo?- chiese lei.
- No.- rispose con semplicità l’altra.
Rimasero in silenzio qualche altro istante, poi Nadine ripeté la domanda iniziale:
- Non ti manca la tua gente?- chiese.
La sirena annuì, guardando il fuoco nel caminetto. Sembrava nostalgica.
- Il mare era la mia casa.- disse - Ma rimarrò qui. Per Timmi, per i tuoi amici streghetti, per i vostri potenti Custodi dell'Eden, per te, per tua figlia… io resterò qui.-
- Non offenderti, ma non hai proprio un ruolo chiave.- osservò tranquillamente Nadine, portando istintivamente la tazza alle labbra, per poi pentirsene subito: la tisana era disgustosa.
- Forse no.- concordò - Forse no…-
Aveva una strana espressione, distante e triste. Era diversa dal solito.
- Perché non ti ho mai sentita cantare?- chiese - Pensavo che voi sirene non faceste quasi niente altro.-
- Perché Timmi mi ha proibito di cantare senza il suo permesso tempo fa.- rispose, sorridendo - Ha detto che, se ci avessi riprovato, mi avrebbe appesa come polena alla nave del signor Åström.-
- E nel tuo mare?- domandò Nadine - Lo facevi, lì, vero?-
- Non tanto spesso.- rispose - Io amo cantare. Ma non mi piace la morte: a volte, qualcuno sentiva la mia voce, e naufragava, finendo con l’annegare. Pochi sopravvivevano, ed impazzivano tutti. Ogni emozione era distorta da quella follia, o dall’agonia dei morti. Era orribile, per me che potevo sentirlo.-
- E per questo te ne sei andata?-
Lei annuì.
- Uno dei motivi.- rispose - Il più semplice da spiegare, probabilmente.- fece una pausa, come se stesse scegliendo le parole - Il potere dell’empatia ti rende speciale, ma quando sei una sirena ti rende triste. Molto triste.-
Nadine la guardò con occhi diversi, adesso: fino a quel momento, la sirena si era sempre dimostrata impassibile ad ogni loro parola, ad ogni insulto e persino al disprezzo che Timmi sembrava ostentare nei suoi confronti certe volte. Pareva che niente potesse ferirla, o abbattere il suo spirito, che immaginava indistruttibile. Persino quando si era sentita male dopo averle salvato la vita con la propria empatia non aveva perso la propria invulnerabilità.
Tuttavia, in quel preciso momento, la sirena si mostrava fragile di fronte alla morte di estranei che nemmeno conosceva, troppo sciocchi per tapparsi le orecchie quando passavano accanto a lei e ai suoi canti.
Per una volta, la sirena non sembrava una pazza priva della capacità di pensiero logico razionale: se qualcuno l’avesse guardata, avrebbe visto una persona come tante.
L’atmosfera che era calata su di loro passò in un istante: la sirena si alzò di scatto, sgranando gli occhi, e sembrava allarmata. Voltava il capo a destra e a sinistra, guardando prima una finestra e poi l’altra.
- Che c’è?- chiese Nadine, alzandosi a sua volta.
- Sento odio.- disse - Sento arroganza. E magia. Tanta magia. Magia nera.-
Si avvicinò rapidamente ad una finestra.
- No…- disse piano. Si voltò verso Nadine - Lui è qui.-
La ragazza si sentì gelare, comprendendo subito di chi stesse parlando, senza bisogno di chiedere.
 
Daniel entrò nella stanza di Liz spingendo la porta con la schiena, siccome le sue mani erano troppo occupate a reggere un vassoio carico di minestra fumante. Vedendolo, la strega si tirò su con cautela per osservarlo meglio. O forse per prenderlo in giro più comodamente.
- Oooh, un Custode dell'Eden che si riduce a mio cameriere personale…- sghignazzò - Ma che bello…-
- Non ti ci abituare, è solo perché sei ridotta a una pezza.- la avvertì lui, posandole in grembo la cena.
Liz storse il naso vedendo il proprio pasto.
- Minestra…- grugnì - Io odio la minestra. Persino Marek aveva rinunciato a darmene. È l’unica cosa che non è mai stato in grado di farmi fare, mangiare quest’intruglio.-
- Bhè, Marek non poteva perdere tempo in quisquilie.- disse Daniel, immergendo un cucchiaio nel piatto ed avvicinandoglielo alla bocca - Io sì.-
Lei gli scoccò un’occhiataccia, gli fece la linguaccia e si sporse per prendere in bocca il cucchiaio. Il Custode sorrise e lo tirò fuori, mentre la strega stringeva per un istante i denti per far finta di non volerglielo restituire.
- So mangiare da sola.- osservò Liz, strappandogli il cucchiaio di mano.
- Okay, tanto non avevo intenzione di continuare.- ridacchiò lui - Basta che la finisci, perché è la sola cosa che puoi ingerire. Per almeno un altro paio di giorni, i cibi solidi per te sono tabù.-
- Sì, perché, poi vomito?- chiese lei, riprendendo a mangiare.
- Scherzaci se vuoi, ma non ho dimenticato cosa sei capace di rigurgitare.- disse cupo Daniel - Quando l’hai fatto la prima volta era peggio del film “L’Esorcista”…-
- Avevo mangiato mandorle caramellate e poi ero salita su quella dannata giostra… come si chiama… montagne polacche!- protestò lei.
- Montagne russe.- corresse Daniel - E comunque, zitta e mangia.-
Liz non replicò, concentrandosi sulla cena per alcuni minuti.
- Ma tu non mangi?- chiese all’improvviso - Insomma… non ne hai bisogno?-
Daniel aggrottò la fronte.
- Mi conosci da una vita e me lo chiedi solo adesso?- chiese.
Lei si strinse nelle spalle.
- Ci ho fatto caso solo adesso.- rispose - Da quando sei diventato un Custode dell’Eden non ti ho quasi più visto mangiare, né dormire.-
- L’hai appena detto, sono un Custode dell'Eden, Liz.- ridacchiò - Dormo molto meno di qualsiasi altro essere, mangio solo se mi va e bevo soltanto per sentire i sapori delle bevande. Sono fatto soltanto di magia, ormai.-
- Uffa…- grugnì lei - Anche io ho tutti i tuoi poteri, ma devo sempre mangiare e curarmi come una povera malata…-
- Bhè, tu sei mortale.- osservò Daniel - Io no. Questo ci differenzia.-
Lei annuì e lo guardò negli occhi, seria.
- E ci allontana.- aggiunse.
Rimasero a fissarsi per qualche istante, in silenzio…
- Il cuscino è sceso.- disse alla fine Liz, un po’ a disagio - Mi aiuteresti a…-
- Certo…- annuì lui, sporgendosi per risistemarglielo.
Mentre si alzava inciampò in una piega del tappetino e si riprese solo aggrappandosi alla testata del letto. Si ritrovò vicinissimo a Liz, si fissavano negli occhi, i loro nasi quasi si sfioravano…
Qualcuno bussò alla porta, facendolo sussultare. Lui si voltò in fretta, mentre Cannella entrava nella stanza.
- Danny… ehi!- esclamò illuminandosi, vedendo Liz - Ciao, splendore! Scusa se non sono venuta prima…-
Si sedette rapidamente sul letto e guardò il piatto.
- Da quando mangi la minestra?- chiese, stupita.
- Chiedilo a lui…- sbuffò Liz - Come stai?-
- Come sto io?- ripeté lei - Come stai tu!-
- Meglio.- sorrise la strega - Che dicono gli altri?-
- Oh, Seth e Kate si lamentano per l’immensa mole di lavoro, e Dante non vede l’ora di ammazzare Danny.- rispose Cannella - Dice che è un paraculo.- aggiunse a bassa voce.
- Anche io…- disse Liz, anche lei a bassa voce.
- Ehi!- sbottò Daniel, seccato - Guardate che sono ancora qui!-
Le due risero.
- Allora, che cavolo vuoi?- grugnì, rivolto alla sorella.
- Parlare con te, fratello grande.- disse - Vieni qui fuori un momento?-
Lui sospirò stancamente.
- D’accordo.- disse - Tu finisci la minestra.- aggiunse puntando un dito contro Liz, mentre Cannella usciva.
- Ma è finita!- protestò Liz, indicando il piatto quasi totalmente vuoto.
- Voglio che lo svuoti!- sbottò Daniel, chiudendo la porta.
Mentre la strega cominciava a borbottare tra sé, appena udibile oltre il legno, suggerendogli un posto in cui infilarsi quella minestra, lui si rivolse a Cannella.
- Allora, che c’è?- chiese.
- Abbiamo un problema.- disse lei, facendosi serissima - Demon. Uriel sta sorvegliando la terra, e ha avvertito la sua presenza.-
- Davvero?- esclamò Daniel - Dove? Quando?-
- Cinque minuti fa.- rispose lei - Sembra che si trovi in un bosco, poco distante dalla città dove abita la squadra di Timmi.-
Daniel si passò una mano tra i capelli.
- Cavolo…- gemette - D’accordo, ci vado subito.-
- Dante sta radunando qualche rinforzo, mentre parliamo.- proseguì Cannella.
- No.- disse lui - No, niente rinforzi. Al massimo verrà lui con me. Già troppe persone sono rimaste ferite o uccise, una cosa che a noi non succederà.-
- Anche contro Demon?- chiese lei.
Daniel non rispose.
- Rimani con Liz.- le disse.
- Certamente.- annuì - E… Danny?- lo richiamò, prima che sparisse - Siete carini insieme.-
Lui si accigliò.
- Non potresti dirmi di stare attento, come farebbe qualsiasi sorella minore?- chiese.
Cannella fece un sorrisetto.
- No.- rispose - Perché lo so che sei meglio di lui.-
 
***
 
Quando anche l’ultimo demone fu morto, Timmi mise via la Fiaccola e premette il pulsante sul congegno da polso datogli da Loran. L’Elfo rispose subito.
- Sì?- lo sentì chiedere.
- Loran, manda subito qualcuno a riprendermi!- esclamò - Sono sottoterra, e sono nei guai! Devo tornare indietro!-
- Sì, un momento…- rispose lui - Ma che ci fai sottoterra?-
- Fatti i cazzi tuoi e sbrigati!- sbraitò.
Finito di prendersela con l’Elfo alzò lo sguardo sugli altri: Jo era finito nell’acqua con qualche taglio sulle braccia, ma nel complesso era illeso, e Alis gli stava già risanando le ferite.
Xander, dal canto suo, si era distinto piuttosto bene, sfoderando qualche magia nuova o mostrando una forza superiore a quella che ricordava, incenerendo diversi mostri con un solo colpo. Erano migliorati parecchio, doveva ammetterlo.
- State bene?- chiese.
- Nulla di rotto.- rispose Xander, pulendosi le ginocchia impolverate.
- Dove sarà andato, Demon?- chiese Jo.
- Spero di non conoscere la risposta.- sbottò Timmi, cupo - Non mi piaceva per niente la sua espressione…-
- Cosa ti ha fatto, prima?- domandò Alis.
- Non so dirtelo di preciso.- ammise lui - Credo che abbia scavato nella mia testa, perché non poteva sapere che Nadine è incinta.-
Improvvisamente il terreno cominciò a tremare leggermente, poi una parete crollò, facendo finire numerose pietre in acqua, e dall’apertura appena formata uscì fuori un essere gigantesco e muscoloso. Tutti gridarono di sorpresa e paura, pronti a combattere di nuovo contro quest’altro avversario.
Era un Drago, proprio come quello che li aveva accompagnati all’andata, ma molto più grande, e le sue squame erano fatte di oro splendente. Il suo corpo era molto più massiccio e robusto di quello di Shiver, e le corna che gli spuntavano sopra la testa erano ricurve all’indietro, anziché dritte. La lunga coda terminava in un maglio osseo piuttosto spinoso mentre le ali, un po’ piccole per la sua mole, erano premute contro il corpo, quasi si stesse facendo piccolissimo per passare sottoterra, e lungo i bordi erano piene di spine color del bronzo. Forse le usava per spostarsi più in fretta nei cunicoli.
- Koralos!- esclamò Timmi - Grazie per essere venuto così in fretta!-
Il Drago chinò il capo, chiudendo gli occhi d’oro.
- So che volete tornare in superficie.- disse, con una voce assai più profonda di quella che aveva Shiver - Siete riusciti a trovare ciò che cercavate?-
- Purtroppo no.- ammise il mezzodemone, avvicinandosi - Chiedo scusa, ma ho un po’ di fretta…-
Koralos lo lasciò salire, assieme ai suoi compagni. Quando ognuno di loro si fu sistemato sulla sua schiena si voltò (molto più agilmente di quanto il suo corpo massiccio lasciasse intendere) e risalì il tunnel, sfregando le ali puntute contro la roccia per ottenere maggiore presa sulle pareti e guadagnare velocità di spostamento.
- Temo che sia andato da te!- gridò Jo, ad un certo punto, rivolgendosi a Timmi.
Lui si voltò di scatto.
- Cosa?-
- Sì… ho provato a tracciarlo!- spiegò - Demon, voglio dire! Non sono del tutto sicuro, ma credo che sia a casa tua!-
- Oddio…- gemette il mezzodemone - Koralos, ti prego, vai più in fretta che puoi!-
Il Drago non rispose, tuttavia la sua velocità aumentò sensibilmente.
 
La sirena e Nadine corsero fuori dalla casa, dirette verso il lago. Ombre scure attorno a loro facevano capolino, guizzando tra gli alberi come spettri fuggevoli e maligni. Era impossibile dire se si trattasse soltanto di giochi di luce o di esseri assai meno amichevoli.
Continuarono a correre senza soste, e si fermarono solamente quando furono sulla riva del lago, ansimanti. La sirena continuò a guardarsi attorno, scrutando il bosco illuminato dalla luna, che splendeva sopra di loro attraverso il buco tra le fronde dovuto alla pozza scura che avevano accanto.
- Perché siamo qui?- chiese Nadine.
- Il nesso bianco.- rispose la sirena, senza guardarla - Si trova sotto il lago. Qui i suoi cani non ci raggiungeranno.-
- E quello che è figlio di una cagna?-
- Non so dirti.- ammise lei - Non è un demone, lui, non so come funziona la sua magia.- finalmente guardò Nadine - Dobbiamo andare al palazzo del Sommo Concilio. Lì forse saremo al sicuro. Quelli come lui non possono avvicinarsi.-
Nadine annuì e le tese le mani. La sirena le prese, ma prima che la ragazza potesse aprire il passaggio una forza invisibile la scaraventò in acqua. Ne riemerse illesa, ma al posto delle gambe, adesso, aveva nuovamente la coda.
Il rumore di passi lenti si avvicinò a loro, e Nadine si voltò di scatto, mentre Demon usciva dalle fronde, emergendo con calma dal sottobosco.
Guardava direttamente lei, ma almeno teneva la spada nel fodero e la mano inguantata lungo il fianco.
- Scappa.- disse la sirena.
- Non ti lascio qui, per quanto irritante tu sia.- rispose la ragazza.
Demon le raggiunse, fermandosi davanti a loro, e incrociò le braccia sul petto. Non pareva intenzionato a combattere, fortunatamente.
- Buonasera, piccola strega.- disse - Bel posto. Ha un’eccellente protezione magica.- si fermò a breve distanza da lei e si guardò attorno - Scommetto che c’è un nesso bianco, da qualche parte. Dico bene?-
- Cosa vuoi?- sbottò Nadine.
Lui sorrise.
- Fare due chiacchiere.- rispose - Sto dando una possibilità al tuo ragazzo, e lui la sta sprecando. In effetti, se sono qui è colpa sua.-
- E speri di poterlo convincere Timmi ad abbandonare il Sommo Concilio?- chiese, incredula ed arrabbiata - A tradire Daniel? Non essere idiota. Non si rivolterà mai contro di lui, dopo tutti questi anni!-
- Tutti possono cambiare bandiera.- disse lui - Ho visto la figlia di Lara Addley allearsi col demone Armageddon. Io stesso sono stato un Templare, in un’altra vita. Il Tredicesimo Membro era al servizio della famiglia reale Elfica. La Valchiria vi ha quasi abbandonati, mesi fa.- fece un nuovo sorrisetto, molto più sgradevole del primo - Tradire è facile. Serve solo un motivo, e a lui non manca di certo. Rifletti bene, Nadine: tu sei una persona intelligente, e non puoi ignorare la situazione.- le mise una mano sulla spalla, e lei provò un improvviso moto di disgusto. Tuttavia non cercò di divincolarsi - Pensaci: tu hai concepito un essere che sarà in parte un’umana, ma che avrà anche una minima parte di sangue demoniaco nelle proprie vene. Sarà… come dire… una “mezza-mezzademone”. Una creatura mai esistita prima d’ora, e che mai dovrebbe esistere. Credimi, lo so.- mise l’altra mano, quella guantata, sul suo ventre. Ricordando cosa era in grado di fare con la destra, Nadine ebbe un brivido di terrore: solo volendo, poteva uccidere la bambina - Danny sta costruendo qualcosa in cui, per una come lei, non c’è posto. Io, d’altronde, posso darle un futuro migliore.-
- Migliore per lei, certo…- sbottò Nadine - Non farmi ridere, Demon. Sappiamo entrambi che non ti importa affatto di mia figlia. Una volta ottenuto quello che vuoi ci ammazzerai tutti comunque.-
Lui sogghignò.
- Preferisci forse la certezza della morte?- chiese - Se dovessi ricevere un adeguato servizio potrei anche decidere di non torcerle un capello. Sono la migliore opportunità di sopravvivenza, per la cosa che porti in grembo.-
Sotto la paura, l’angoscia e il freddo, Nadine sentì una nuova e più intensa emozione farsi strada: l’ira.
- Tu… non osare… NON OSARE MAI PIÙ CHIAMARE “COSA” LA MIA BAMBINA!- gridò, schiumante di collera.
Arrivò a colpirlo con un ceffone, lasciandogli un piccolo segno rosso sulla guancia. La sirena, che si era trascinata a riva, gemette.
 
Demon la lasciò andare, sfiorandosi il punto in cui l’aveva schiaffeggiato. Le vene attorno alle orbite divennero più marcate, la pelle pallida. Faceva paura.
- Siete entrambi due sciocchi…- sibilò. La voce era ancora la stessa, ma qualcosa era cambiato: in sottofondo, si avvertiva un diverso timbro vocale, che lo rendeva ancora più minaccioso - Bene. Se è ciò che vuoi…- disse, alzando la mano destra davanti al suo volto - … allora non avrò pietà.-
La folgore fu immensamente luminosa, talmente splendente da accecare, e scompigliò i capelli di Nadine, che sentì il volto bruciare follemente, pur senza esserne realmente sfiorata: Demon sbagliò mira, e la magia le passò accanto alla guancia senza neanche scalfirla, poiché qualcosa lo colpì con forza a un fianco, scagliandolo più in là e facendolo rotolare nel terreno per un istante.
Nadine si ritrovò ad ansimare disperatamente, quasi avesse attraversato mille chilometri tutti di corsa, mentre Demon si rialzava rapidamente. Il suo volto era tornato alla normalità, ma sembrava persino più arrabbiato di prima.
Tuttavia, dopo pochi secondi riprese a sorridere.
- Ah…- disse piano - Danny…-
Nadine si voltò di scatto: il Custode dell’Eden era appena entrato nella radura, i pugni serrati avvolti da nubi di energia e magia. In volto aveva un’espressione così risoluta che pareva pronto a sfidare il mondo intero.
- Ciao, Demon.- disse con voce cupa.
L’altro si rialzò in piedi, sogghignando.
- Finalmente.- disse - Era ora che ti facessi vivo.-
- Nadine, prendi la sirena e vattene!- sbottò, avvicinandosi a lei.
La ragazza si chinò ed usò la magia per asciugare la sirena, aiutandola poi a rialzarsi. Guardò per un istante Demon, che sfoderava lentamente la lunga spada bianca. L’elsa era decorata a forma di testa di drago, e la lama era la sua lingua.
- Credi di farcela?- chiese Nadine.
Daniel non rispose.
- Muoviti.- disse - Scappa, e non voltarti. Le bestie stanno morendo, le ho affidate agli alberi.-
Si udirono numerosi scricchiolii, costellati ogni tanto da guaiti e ringhi: qualsiasi cosa Daniel avesse fatto, stava funzionando.
- Andate!-
Nadine non se lo fece ripetere più: prese la sirena per un braccio e cominciò a correre nella direzione opposta a quella di Demon, tornando nel folto del bosco.
Daniel e Demon si guardarono per qualche istante, in silenzio, poi lui sorrise di nuovo.
- Che tu ci creda o no, sono contento di rivederti.- disse - Dov’è quella bella spada… Sentinel, giusto?-
- Non che questi siano affari tuoi…- rispose Daniel - … comunque è andata distrutta. L’ho usata per trafiggere il mio predecessore, e ne è rimasta a malapena l’elsa.-
Demon si accarezzo leggermente la gola, come per sentire un segno ormai passato da tempo.
- Ma pensa…- disse - Peccato, era una bella lama. Di certo, la sola a sconfiggermi da quando sono diventato Precustode, a parte quando affrontai Marek.- infilò la propria nel terreno e slacciò il fodero dalla cintura - Tanto vale giocare entrambi a mani nude. In fondo, cosa cambia?-
Daniel non l’avrebbe mai ammesso, ma aveva ragione lui: cosa cambiava, per qualcuno che non poteva essere ferito, lottare armato o no?
 
Nadine incespicò durante la corsa, ma si riprese appena in tempo grazie alla sirena e a qualcun altro, che la afferrò per un braccio e la tirò su. Alzando lo sguardo, vide il volto di Dante.
- Andiamo, coraggio!- disse il Custode della Terra - Non so per quanto Danny riuscirà a fermarlo!-
Si udì uno scoppio, ed una gran luce invase il bosco, rischiarandolo. Alle loro orecchie giunsero grida e rumori di lotta, mentre le radici degli alberi iniziavano a scuotersi e la terra a tremare leggermente, percorsa da piccole crepe. Dante imprecò e pose la sua mano sul tronco più vicino.
All’istante, numerosi alberi cominciarono a muoversi come se avessero le gambe, strappandosi dal suolo in cui erano ancorate, e si avviarono verso il terreno di scontro con passo lento ma deciso.
- Non posso fare altro, a questo punto.- disse il Custode - Presto, ora!-
Cominciarono a correre il più in fretta possibile, fino ad uscire dalla macchia di alberi, raggiungendo una parte della collina che era priva di alberi. Il terreno era costellato da erba bassa, polvere e sassi, declinando rapidamente verso il basso. I tre cominciarono a scendere in fretta, in precario equilibrio sulle pietre, poi ci fu un tremito molto più forte di prima e per poco non caddero. Rimasero fermi un istante, udendo dei passi arrivare di corsa. Dante si voltò, risoluto, mentre le sue mani venivano avvolte da polvere e sabbia.
Tuttavia, a raggiungerli fu Daniel. Era ferito, sanguinante, ed aveva i vestiti strappati. I graffi stavano già guarendo, ma lentamente. Un grosso buco era aperto nella maglia, sul petto, il quale però era illeso. Dante gemette.
- Non dirmi che…-
- Purtroppo mi ha steso.- sbottò Daniel - Mi ha quasi sconfitto, per un momento… ma l’ho bloccato, comunque. Se ci muoviamo, riusciremo a lasciare il raggio d’azione dell’incantesimo che ci trattiene.-
- Ma almeno ti sei impegnato?-
- Se l’avessi fatto non staremmo facendo questa conversazione.- grugnì lui.
Si udì un grido furioso ed esasperato, e il terreno tremò ancora, e per la seconda volta furono sul punto di perdere l'equilibrio.
- Via, presto!- gridò Daniel.
Ripresero a correre, ma sopra di loro la roccia esplose, e stavolta caddero davvero, rotolando fino a valle tra le pietre e i ciuffi d’erba della piccola collina. Quando si fermarono Nadine si rialzò subito a sedere, un po’ indolenzita.
- State tutti bene?- chiese.
Daniel si rialzò subito, annuendo, e Dante gemette, massaggiandosi il gomito dolorante. La sirena, invece, era finita su una pietra, sbattendo forte la testa, che aveva preso a sanguinare.
- Oh, no…- mormorò Daniel.
Il Custode le pose una mano sulla ferita e cominciò a guarirla. Prima che avesse finito Demon fu di fronte a loro, bloccando la direzione verso la quale stavano tentando di scappare.
- Ora basta.- disse, alzando la mano destra e cominciando a raccogliere la magia - Vediamo se i Custodi dell'Eden sono immortali come si dice.-
Nadine non riusciva a muoversi. Era stanca, spaventata, e se anche avesse cercato di scappare non sarebbe potuta andare da nessuna parte: prima di poter muovere un passo sarebbe stata trafitta da quella malefica folgore.
Le scintille aumentarono di intensità, sarebbero esplose da un momento all’altro.
Ma poi risuonò un ruggito, un feroce strepito di collera, talmente fragorosa da spaventare le pietre.
Persino Demon fu colto di sorpresa, e alzò lo sguardo sopra le loro teste. Un corpo nero attraversò le tenebre e gli saltò addosso, trascinandolo a terra.
Era l’Iroso.
 
Gli si avvinghiò addosso, mordendogli il collo. Demon sembrò trattenne un grido, e puntò la mano verso il primo punto del suo corpo che riuscì a raggiungere. Fece partire la folgore, scagliandolo indietro, ma lui trascinò via con sé un suo pezzo, facendolo finalmente urlare di dolore.
Incredibilmente, Demon cominciò a sanguinare.

Io direi che per oggi abbiamo visto abbastanza, quindi la chiudo qui. Il resto domani. Ringrazio Ely79, LullabyMylla e NemoTheNameless, che seguono la storia.

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Capitolo 13
*** Cap. 13: La paura di Nadine ***


Timmi ritornò umano, ansimante; sul fianco gli si era aperta una piaga dovuta al colpo di striscio, abbastanza grave da impedirgli di combattere ma non sufficiente a fermarlo.
Furente congiunse i palmi, e dopo poco tempo Risucchio e Riflusso lo guarirono, riportando il suo corpo pienamente in forma.
Meno male che era di striscio… Pensò.
Demon invece si rialzò a fatica, tenendo premuta la mano nuda sul collo. La ferita che gli aveva procurato era profonda, e per qualsiasi essere umano sarebbe stata senz’altro letale. Il sangue gli usciva a fiotti copiosi, a stento trattenuti dal palmo, imbrattandogli il mantello e i vestiti: il morso, probabilmente, aveva penetrato la giugulare. Solo uno come lui poteva resistere ad una simile ferita.
- Cosa…- sbottò incredulo, mentre perdeva colore dal volto - Come… come hai fatto?-
- Mordendo, suppongo.- rispose Timmi, cupo - Ora vattene. Come vedi, guarisco più in fretta di te.-
Demon strinse i denti, lanciandogli uno sguardo furioso.
- Tu…- ringhiò - Tornerò.- promise prima di sparire.
Timmi trasse un profondo sospiro di sollievo, rilassando i muscoli, mentre Nadine lo raggiungeva di corsa e gli gettava le braccia attorno al collo, stringendo forte. Lui la abbracciò di rimando, e lei iniziò a singhiozzargli sulla spalla.
Daniel si rialzò lentamente, guardando il mezzodemone con un’aria a metà tra lo stupito e il guardingo.
- L’hai ferito.- osservò.
- Sì, ho notato anch’io.- rispose Timmi - Hai idea del perché?-
Lui e Dante si scambiarono un’occhiata, poi si strinse nelle spalle.
- Non saprei dirti così, a freddo.- ammise - Ma non negherò che mi spaventa.-
- Ti spaventa?- sbottò Nadine, lasciando andare Timmi di botto e voltandosi verso di lui - Ti spaventa? Tu sei un dannato Custode dell'Eden! Sei uno degli esseri più potenti mai nati, sai resuscitare la gente e non puoi morire, porca puttana! E hai bisogno di essere salvato da qualcuno che prende ordini da te! Dovresti baciare la terra su cui cammina, non avere paura! Quindi pensa bene prima di dar fiato all’ugola!-
Timmi la agguantò per le spalle, tirandola indietro. Daniel la guardò con tanto d’occhi, e Dante sembrò faticare a rimanere serio.
- Ti ha dato dieci, eh?- ridacchiò, guadagnandosi una gomitata dal fratello.
- Nadine, tesoro…- disse il mezzodemone, un po’ in imbarazzo - Daniel non voleva dire… insomma, l’ho colto di sorpresa, ho spiazzato anche me stesso! Voglio dire, non l’avevo mai ferito prima d’ora… è normale essere stupiti. Dico bene?- chiese, guardando il Custode, che annuì lentamente.
- Certo.- disse esitante - Mi dispiace… devo essermi espresso male.-
Nadine annuì e tirò su col naso.
- Scusa.- disse - Sono gli ormoni.-
 
Xander andava avanti e indietro lungo la riva del lago, così furioso che nemmeno si accorgeva dei piedi che gli affondavano nel fango. Poco distante ma all’asciutto, Jo sedeva nell’erba, giocherellando distrattamente con un bastoncino, mentre Alis scrutava le ombre nella direzione in cui credevano di aver visto sparire Timmi.
- Ancora niente?- chiese Jo.
- No.- rispose Alis - E gradirei che Xander si fermasse un momento, perché mi sta dando ai nervi.-
- Anche Timmi inizia a darmi ai nervi…- sbottò lui, senza fermarsi - Tutte le volte lui prende e ci lascia qui come dei cretini…-
- Bhè, non credo che gli saremmo stati poi così utili…- osservò Alis - Comunque, sono certa che se l’è cavata. Non ha bisogno di noi.-
Poco dopo, quando ormai Alis stava per sparare una sfera di fuoco per fermare il continuo ed esasperante “plotch plotch” di Xander, Timmi li raggiunse, tenendo Nadine per la mano. Subito dietro di loro c’erano la sirena (che si teneva la testa con una mano), Daniel e Dante. Tutti sembravano un po’ ammaccati.
- Eccovi!- esclamò Jo - Finalmente, era ora!-
- Già, Alis stava dando di matto!- rincarò Xander.
La ragazza gli scoccò un occhiataccia, spalancando la bocca, e poi gli diede una spinta.
- Tranquilli, è tutto a posto.- disse Daniel - Demon è andato via. Nessuno di noi è ferito.-
La sirena si schiarì la voce.
- Ti ho guarita, no?- sbuffò il Custode.
- Come mai è andato via?- chiese Jo.
Timmi aprì la bocca per rispondere, ma poi la richiuse, incapace di dire alcunché. Guardò Daniel, che però non sembrava sapere cosa dire a sua volta.
- Ha avuto paura, ovvio.- disse Nadine - Lo sanno tutti, è sempre stato un vigliacco, e qui c’erano due Custodi dell'Eden, uno dei quali l’ha già sconfitto, e il terribile Artiglio Nero, per di più infuriato.-
Jo annuì.
- Bhè, sì… in effetti sarei scappato anch’io.- concordò, stringendosi nelle spalle - Che si fa ora? Gli andiamo dietro?-
- Sì, così ci scanna…- sbuffò Timmi - Jo, prima di parlare accertati che lingua e cervello siano collegati: ormai ci aspetta, e noi non siamo evidentemente capaci di affrontarlo.- si passò distrattamente una mano sul capo - Non ci tengo a ripetere tutto il teatrino, credimi…-
- Concordo con lui.- annuì Daniel - Ce la siamo cavata per poco, stavolta. Dante…- disse, rivolgendosi al fratello - … devi andare su, e dire a tutti che se n’è andato. Io li riaccompagno a casa.-
- No, non serve, davvero!- esclamò Alis.
- Sì, possiamo andarci da soli!- annuì Jo - Non abbiamo bisogno di un accompagnatore!-
- Jo!- protestò la ragazza - Un po’ di rispetto!-
- Intendevo dire… insomma… non è necessario…- rettificò lui, imbarazzato.
- Hanno ragione, signore.- annuì Xander - Possiamo andare da soli.-
- E io voglio venire.- rispose lui - Insisto.-
 
***
 
Daniel riaccompagnò i ragazzi mentre Timmi, rientrato in casa propria, si prendeva cura di Nadine, estremamente traumatizzata, e della sirena, ancora stordita dal colpo in testa. Ma soprattutto pensò a Nadine.
Per prima cosa mise entrambe a letto (a dire il vero la sirena ci andò da sola, senza trattenersi nemmeno per un attimo), e ci mise un bel po’ per convincere Nadine a calmarsi abbastanza perché rimanesse da sola almeno dieci minuti, poi tornò di sotto per mettere via le tute che Xander e gli altri gli avevano restituito… e forse anche per buttare giù qualcosa da bere.
Quando riemerse dalla botola trovò Daniel sul divano, seduto con le braccia appoggiate sulle ginocchia, le mani giunte davanti a sé e il capo chino. Sembrava immerso in una profonda riflessione.
- Come mai ancora qui?- chiese il mezzodemone, decidendo di non toccare l’alcool, almeno per il momento.
- Volevo parlarti.- rispose il Custode, rialzando la testa - Ti dispiace se ti trattengo per un po’? Ti prometto che presto potrai raggiungere Nadine.-
A quel pensiero decise che la vodka era definitivamente bocciata.
Si sedette sulla propria poltrona preferita, improvvisamente desideroso di essere lasciato in pace per quella sera. Tuttavia non disse niente, tenendo per sé i propri pensieri.
- Allora…- sospirò - … qual è il problema?-
Daniel scoppiò in una breve risata priva di allegria.
- Ti prego, fammi un’altra domanda…- disse - Liz fuori uso, Demon redivivo, l’Anticristo a piede libero, il Libro della Rivelazione in suo possesso, il Tredicesimo Membro dell’Alleanza delle Ombre che lo aiuta… quasi mi consola il pensiero che l’unica altra cosa che può succedere adesso è la totale distruzione della razza umana.-
- Eh, hai detto scansati…- replicò Timmi - D’accordo, riformulo: cosa vuoi dirmi?-
- Ci ho pensato su, e forse so cos’è successo prima.- spiegò - Come mai l’hai ferito.-
- Bene. Allora illuminami.-
- Volentieri, ma è solo un’ipotesi.- premise - Io penso che tu sia riuscito a ferire Demon grazie all’Iroso. Nel senso: solo qualcuno nelle cui vene scorre sangue demoniaco potrebbe mai ferire l'Anticristo.-
Il mezzodemone aggrottò la fronte.
- Dici?-
- Penso di sì.- annuì - L’ultima volta l’hai attaccato con la Fiaccola, e quella non l’ha scalfito. Probabilmente dipendeva dal fatto che è stata creata usando una piccola parte dei miei poteri e un pochino di sangue del Signore dei Draghi. Non è stata usata alcun tipo di sostanza demoniaca.-
- Ma ho usato anche i vortici, quando l’ho visto la prima volta.- obbiettò Timmi, mostrando i palmi al Custode dell'Eden - Tutti e due: prima Risucchio, poi Riflusso. Li ha fermati tutti e due, con le nude mani.-
- Sì, ma quella volta eri… quello che eri.- disse Daniel - Ti spiego meglio: tu eri un mezzodemone, come adesso, senza dubbio… tuttavia, non sei mai stato in grado di controllarti appieno. Un anno fa l’Iroso era sotto sigillo, e quando si è rotto a malapena sapevi combattere, con le sue sembianze. Tuo fratello Kyle ti conciò veramente malissimo benché tu fossi più forte di lui, e questo perché non eri al suo livello di controllo.-
- E ora… lo sono?- chiese Timmi.
- Bhè, a vederti credo proprio di sì.- rispose Daniel - Ora le tue due metà sono perfettamente bilanciate, e non in conflitto, come quando usasti l’Estrattore per rimuovere il demone dal tuo corpo. Per quanto ti arrabbi, riesci a decidere da solo quando essere chi dei due. Questo deve avere influito anche sul resto dei tuoi poteri, che persino quando hai il tuo aspetto umano sono puramente magia demoniaca, a differenza di prima, quando era una sorta di… miscuglio delle due parti. Capisci, ora?-
Lui annuì lentamente.
- Penso di sì.- rispose - Un po’ come se avessi cercato di usare un colore per dipingere, senza prima assicurarmi che fosse puro. Giusto?-
- Sì, credo che l’esempio calzi… a pennello.- sorrise Daniel.
Timmi ridacchiò.
- D’accordo, forse ora abbiamo una soluzione per questo disastro, allora. Però i ragazzi avevano ragione, prima: che altro possiamo fare? Di certo, non cercare il libro, ma qualcosa va fatta. Lo dobbiamo fermare subito.-
- Tu non fermerai proprio nessuno.- disse Daniel, perentorio - Da ora in poi ti metti a riposo.-
- A riposo?- ripeté il mezzodemone, sbalordito - Ma… ma lo sai che se mi metto a riposo finisce in un disastro! Devo ricordarti com’è andata l’ultima volta?-
- Bhè, dubito che sarà come in quell’occasione.- rispose il Custode - Devi occuparti di Nadine e tenere sotto controllo la sirena. E poi, non prevedo di tenerti lontano troppo a lungo.-
- Ma voglio dare una mano!- sbottò Timmi - Insomma, sono l’unico demone che hai a disposizione!-
- Troverò una soluzione.- tagliò corto Daniel - E farai meglio a darmi ascolto, per questa volta: per poco non sei morto tu e non sono morti i tuoi apprendisti, per non parlare della sirena, di Nadine e di tua figlia. Per adesso sei poco utile, credimi… Demon ha troppe carte da giocare, contro di te. Non lo conosci come lo conosco io, non riusciresti a batterlo.-
Timmi sospirò.
- D’accordo.- disse - Ma cosa pensi di fare?-
- Intanto, penserò a proteggere la gente normale.- rispose - Creeremo un mondo speciale, che Demon non sarà in grado di raggiungere. Non sarà difficile, quando crearono i mondi attuali erano una manciata di creature magiche male assortite. Una volta finito, trasferiremo in massa la gente di questo mondo. Dovrò chiedere aiuto ad i governi di certi paesi, ovviamente…-
- E cosa pensi di dirgli?- sbuffò - “Ciao, sono Danny e sono un Custode dell'Eden, venuto a salvarvi dall’Anticristo”?-
- Non sfottere.- sbottò lui - Credimi, non sono uno stupido: quando ho iniziato a fare quello che faccio mi sono assicurato la fiducia di certi governanti: la Casa Bianca, tanto per cominciare… la Corona Inglese… e anche la repubblica russa e il Giappone. Potrei farti un lungo elenco.-
- E ti ascolteranno?-
- Sì.- annuì lui - Ho fatto in modo di stabilire dei contatti proprio per questo motivo. E se anche non volessero farlo li costringerò. Non ho intenzione di lasciare delle persone innocenti nelle mani di Demon.-
- Ma per quanto riguarda proprio lui? Come pensi di ucciderlo, se vuoi fare senza di me?-
- Non preoccupartene.- rispose Daniel, che cominciava a spazientirsi - Senti, ci penso io, d’accordo? Tu stanne fuori finché non ti richiamo in servizio!-
Si alzò sospirando e incrociò le braccia.
- Ora vattene a letto, per favore. Sarai sicuramente sfinito, e Nadine ha bisogno di te.-
Lui annuì.
- D’accordo.- disse - Buona notte, Daniel. E se Liz si sveglia…-
- Si è già svegliata.- disse - Sta guarendo.-
- Ottimo. Allora salutala per me.-
Il Custode fece un cenno col capo.
- Contaci.-
Mentre lui spariva, Timmi cominciò a salire al piano di sopra. Arrivato in corridoio trovò la sirena appoggiata al muro, lo sguardo fisso a terra, apparentemente in sua attesa.
- Che fai ancora alzata?- le chiese - Non sei stanca?-
Senza guardarlo lei gli tese un foglio, ripiegato talmente tante volte da essere diventato un quadratino piccolissimo, poi fuggì via. Timmi fissò per un momento il punto in cui era lei fino a qualche momento prima, poi guardò il biglietto, sorpreso. Si chiese se avrebbe dovuto leggerlo subito, ma poi decise di no: avrebbe assecondato le sue follie il giorno dopo, da sveglio e, soprattutto, con i nervi rilassati.
Quando entrò in camera trovò la luce accesa, e Nadine che stringeva forte il cuscino tra le braccia, seduta sul letto. Si dondolava in modo apparentemente inconsapevole, avanti e indietro, e aveva lo sguardo fisso.
- Ehi…- disse, sedendosi accanto a lei - Ehi, tranquilla. Ora è tutto a posto.-
Nadine serrò la presa sul cuscino.
- Ha detto… delle cose…- gemette - Ha detto…- i suoi occhi cominciarono a riempirsi di lacrime.
- Senti, qualsiasi cosa abbia detto puoi benissimo non crederci.- disse Timmi - Non ci possiamo fidare, nemmeno se dovesse dire che l’aria è trasparente. E io lo voglio vedere morto.-
- Ma… ha detto…- strinse più forte il cuscino e lo guardò - C’è mai stato un… essere… che fosse demone solo per un quarto, prima d’ora?-
Lui si sentì sprofondare: era certo di aver capito cosa le fosse preso.
- No.- ammise - Lara Addley soppresse del tutto la propria metà demoniaca, tanto che i figli non avevano più neanche un briciolo di quel potere, se non in senso prettamente nominale. La magia nera ereditata da Armageddon è andata persa generazioni prima di Liz.-
- Quindi, non esiste niente del genere, né è mai esistito.- concluse lei.
- Bhè, adesso esiste!- affermò Timmi, deciso - Qualsiasi cosa dica Demon, non me ne frega niente! Sia come sia, tanto non è un mio problema. E se lo diventa per qualcuno, allora quel qualcuno dovrà risponderne a me e al mio amico con le zanne!-
Nadine si asciugò gli occhi nel cuscino.
- Ho paura.- disse.
- Lo so.- annuì il mezzodemone - Ne ho anch’io. E ne ho avuta tanta, prima. Molta più di adesso.-
Lei lasciò il cuscino, che ormai si era ridotto ad un grosso otto di stoffa, e si voltò a guardarlo.
- Che ti ha detto Daniel?- chiese - Ho sentito la sua voce, prima.-
- Lascia perdere.- rispose lui, passandole un braccio attorno alle spalle - Te lo dico domani. Ora non c’è fretta.-
Lei lo abbracciò, stringendolo forte, e si stesero entrambi nel letto.
Dormirono così, abbracciati, lui ancora vestito, e non si svegliarono fino al giorno successivo.

Le cose si complicano. Cos'avrà in mente Danny? Vedremo. Intanto ringrazio Ely79, LullabyMylla e NemoTheNameless, che seguono la storia.

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Capitolo 14
*** Cap. 14: Danny ha un piano ***


Demon si passò la mano sul collo, ora nuovamente liscio e perfettamente intatto. Gli bruciava a morte l’idea di essere stato ferito: non se lo aspettava, né riteneva che fosse possibile.
Non era sicuro del perché fosse accaduto, ma poteva darsi che fosse qualcosa di legato al fatto che il suo avversario era un demone, almeno in parte. In fondo, tornava tutto: lui era l’Anticristo, ed era destinato a guidare le legioni demoniache in battaglia, quindi nessun essere oscuro si sarebbe mai azzardato ad attaccarlo. Sarebbe stato un po’ come se un operaio si fosse messo contro il figlio del potente padrone della fabbrica, vedendo la situazione da un punto di vista umano.
Alla fine costrinse se stesso a non pensare più alla sera prima, o gli sarebbe venuto il mal di testa. Ora si trovava nell’Antinferno, il luogo in cui si trovava la porta per l’Inferno vero e proprio; in lontananza riusciva a vedere una folla che correva dietro ad una bandiera bianca inseguita da feroci insetti, e ne sentiva le grida.
Non li degnò di un solo sguardo, ma non riuscì a non osservare un istante ancora il portale che si trovava a circa cento metri da lui: non osava attraversarlo poiché qualcosa, nel profondo, gli diceva che se l’avesse fatto se ne sarebbe pentito.
Non capiva perché: lui era nato esattamente per quello che stava facendo in quel preciso momento, ma era sicuro che entrare ora sarebbe stato un errore.
Si chiese come potesse mai essere suo padre. Non l’aveva mai visto, mai conosciuto, e le rappresentazioni che esistevano sulla terra erano per lo più immagini di un gigantesco e orribile essere, solitamente dalla pelle rossa, e con un bel paio di corna.
Niente di utile, secondo lui: nessuno, in terra, l’aveva mai visto davvero, o almeno non con il suo reale aspetto. Inoltre, si chiese per quella che ormai doveva essere la centesima volta, da dove fosse sbucata fuori Aremall: lei era stata sua sorella, fino a quando Seth non l’aveva uccisa in duello. Ma questo era completamente illogico: l’Anticristo non aveva fratelli né sorelle, o almeno non era riportato in alcun tipo di scritto su di lui. Perché, allora, aveva avuto lei al suo fianco?
Smise di farsi domande difficili sulla propria famiglia, poiché non possedeva i mezzi necessari a darsi una risposta, e tornò a rivolgere la propria attenzione al libro, che ancora una volta stringeva tra le mani: non riusciva a trovare il verso di aprirlo, per quanto ci provasse. Aveva tentato di tutto: l’incantesimo di apertura, filtri e distillati spezzasigilli, magie offensive, e persino a scassinare le sette serrature con una forcina per capelli come facevano gli umani, oltre che rompere la copertina. Tutto perfettamente inutile.
In quel momento il Tredicesimo Membro era chissà dove a preparare l’ultima pozione che conosceva, ma Demon dubitava che potesse essergli particolarmente di aiuto, ormai. Se non avevano funzionato tutte le altre, quante possibilità aveva quella?
 Sta esaurendo ogni utilità.Pensò. Ma forse può fare un’ultima cosa. Nel peggiore dei casi, morirà nel tentativo.
- Demon?-
Lui alzò lo sguardo, sentendosi chiamare: era Marcus, appena comparso al suo fianco. Le ferite riportate dopo l’ultimo scontro con Timothy Anderson erano ormai sparite, ma zoppicava visibilmente e aveva difficoltà a muoversi in fretta. Ci avrebbe impiegato settimane per guarire.
- Cosa c’è?- gli chiese, tornando a guardare il libro.
- Ti ho portato questa.- disse il mercenario, tendendogli una piccola fiala piena di liquido grigioverde - È la pozione. Il Tredicesimo Membro l’ha appena finita, ci lavora da tre giorni.-
Demon annuì e la prese senza guardarlo, la stappò con i denti e versò il filtro sulla copertina. Quella lo assorbì come fosse fatta di segatura, proprio come con tutte le altre. Un ennesimo fallimento.
- Sai, pensavo ad una cosa.- disse Marcus - Non so se ti sarà utile, ma…-
- Che vuoi?- sbuffò lui.
- Hai provato con il sangue?-
Demon aggrottò la fronte e, finalmente, lo guardò negli occhi, notando che era un po’ pallido e che aveva un braccio rigido. Altra conseguenza delle ferite.
- Il sangue?- ripeté - Che idiozia è questa? Perché del sangue?-
Il mercenario si strinse nelle spalle.
- La mia è solo un’idea.- disse - Il fatto è che, per prenderlo, ho dovuto versare qualche goccia di sangue per aprire alcune porte. Forse ha bisogno di sangue anche lui.-
- E che tipo di sangue, sentiamo?- chiese Demon.
- Non so dirti.- ammise Marcus - Insomma, non m’intendo di queste cose. Pensavo solo che…-
- Va bene, ho capito.- lo interruppe lui - In tal caso, credo che ci siano al massimo quattro tipi di sangue tra i quali scegliere, incluso il mio.- picchettò un dito inguantato sulla copertina del libro per qualche istante - Va bene. Procurami sangue umano e sangue magico. Io faccio qualche esperimento con quello demoniaco. Il mio lo lasceremo per dopo.-
Il mercenario annuì e scomparve. Demon guardò il punto in cui si trovava un istante prima, riflettendo su di lui e sulla collaborazione che li legava: al mercenario non piaceva, impossibile negarlo.
Era ovvio da come lo guardava: Marcus provava una evidente sensazione di disagio in sua presenza, per non dire paura. Presto non avrebbe più potuto fidarsi di lui, e stava a sua volta esaurendo ogni utilità. Ma, al contrario del Tredicesimo Membro, non era pericoloso, forse avrebbe potuto lasciarlo andare. Inutile sprecare tempo con lui. In caso contrario, una sola folgore della mano destra e via.
Mano destra… perché chiamarla così? Non era meglio usare il suo vero nome?
Protesi. Sotto quel guanto non c’era assolutamente niente, dopotutto: Marek, molto tempo prima, quando ancora era superiore a lui in battaglia, gli aveva tagliato via la mano, e lui l’aveva sostituita con quel guanto artigliato e spigoloso. In fondo, ormai non gli dispiaceva più di tanto aver dovuto fare il cambio: si era affezionato a ciò che, dopo tanto tempo, gli era valso il soprannome di una volta.
Sorridendo tra sé, mosse un braccio e fece comparire una creatura informe, fatta di tentacoli e vene pulsanti. Una sorta di enorme cefalopode molliccio.
- Mi serve il tuo sangue.-
 
***
 
- CHE COSA HAI DETTO?-
Daniel strizzò gli occhi e fece un salto di un metro, infastidito, essendo il suo orecchio fin troppo vicino alla fonte del grido belluino che risuonò nella stanza delle riunioni: la bocca di Dante.
Massaggiandosi il timpano semiperforato e lanciando uno sguardo di rimprovero al fratello, Daniel si rivolse nuovamente a Gabriele, che lo guardava a bocca spalancata. Doveva considerarsi onorato, sbalordire un Arcangelo non era cosa da tutti. Persino per un Custode dell'Eden era raro.
- Hai sentito benissimo. A differenza di me, da adesso in poi…- sbuffò - Gabriele, non guardarmi in quel modo: non c’è altra soluzione.-
- Tu sei pazzo!- esclamò Dante, gesticolando - Pazzo! Cosa cavolo pensi di ottenere?-
- Mmmh… non so. Forse uccidere Demon?- rispose.- In ogni caso, non ci sono alternative: o facciamo come ho detto o moriamo tutti. Entrambe le soluzioni presentano degli svantaggi, ma la mia almeno ha una certa percentuale di successo.-
- Come no… sempre che non ci si rivolti contro prima- brontolò Dante, accigliato.
Daniel lo ignorò e tornò a guardare Gabriele, che non aveva cambiato espressione.
- Allora?- chiese - Cosa ne dici?-
Lei chiuse la bocca, deglutendo a vuoto, e scosse la testa.
- Io… non lo so.- ammise - Tu… hai ragione, ma… va contro ogni nostro principio. Contro la natura stessa di un Arcangelo. Non è qualcosa che posso approvare.-
- Non mi serve la tua approvazione, Gabriele, voglio sapere se credi che possa funzionare o no!-
Gabriele annuì lentamente, ad occhi chiusi. Sembrava che stesse accettando la propria condanna a morte, nonostante fosse immortale.
- Sì.- disse - Può funzionare… ma, come ho detto, non posso darti alcun appoggio, così come non lo faranno Uriel, Raffaele e Michele. Non siamo fatti per cose del genere, siamo Arcangeli. E temo che nemmeno il resto del Sommo Concilio ti aiuterà senza protestare: voi siete i fondatori e nostri superiori, ma siamo noi a presiedere.-
- Lo so!- esclamò Daniel, iniziando a spazientirsi - Senti, Gabriele, tu pensa soltanto a dirglielo, e io farò il resto!-
- Ma avrai bisogno di noi quattro!- osservò Dante - Tutti noi quattro! E io non ti aiuterò!- si impuntò, incrociando le braccia - Te lo puoi benissimo scordare, fratellino!-
- Allora crepiamo tutti quanti.- disse tranquillamente Daniel, incrociando le braccia a propria volta e alzando la testa per guardare il fratello dritto negli occhi.
Dannata statura… Pensò.
- Gabriele, potremmo restare un attimo soli?- chiese gentilmente all’Arcangelo, senza distogliere lo sguardo da quello di Dante - Dobbiamo parlare in privato per un momento.-
Lei scomparve in un attimo, senza una parola. I due continuarono a fissarsi negli occhi.
- Pensi che mi diverta?- domandò Daniel - Ti garantisco che quest’idea non mi piace più di quanto non piace a te. Ma io sono il Custode della Vita, e quindi sono io a prendere le decisioni. Lo impone il mio ruolo.-
- E io sono il fratello maggiore.- obbiettò Dante - Sono io il capofamiglia.-
- Se la nostra fosse una famiglia normale avresti assolutamente ragione.- annuì lui - Ma non lo è, nemmeno tra i maghi. È stato affidato a me il potere più grande dell’universo fisico. Ciò significa che certe decisioni le devo prendere da solo, Dante. E parlando di fratelli maggiori…- aggiunse in fretta, prima che lui riuscisse ad obbiettare - … se non ricordo male, fin da quando eravamo ragazzi sono sempre stato io a proteggervi. E sono sempre stato io quello al quale affidavate il compito di decidere per tutti. Mi avete messo voi stessi su un piedistallo, fin da allora. Persino tu hai avuto bisogno di me, quando non volevi tornare in casa famiglia.-
Dante divenne verde per un momento al pensiero di quell’episodio, ma non disse niente.
- Non voglio essere il cattivo di turno.- continuò - E non mi sto lamentando di niente. Mi piace avere dei fratelli. Ma mi serve il vostro aiuto, Dante. Per una volta, sono io ad aver bisogno di voi.-
Per qualche istante lui non disse niente, limitandosi a fissarlo con espressione ribelle, ma alla fine distolse lo sguardo con uno sbuffo, accigliato.
- Spero che tu abbia ragione, Danny.- grugnì.
- Ti assicuro che siamo in due.- disse Daniel, dandogli una pacca sulla spalla - Allora, tu vai a prendere Cannella e Seth. Io vado da Liz, così lo dico a Kate. Ci incontreremo tra… tre ore alla biblioteca, d’accordo?-
Dante annuì ancora.
- Ti odio quando hai certe idee…- disse, un secondo prima di sparire.
 
- No!-
- Kate, ascolta…-
- Ho detto no!-
- Ti prego, Kate…-
- Danny, quando è no è no!-
Lei gli voltò le spalle. Si trovavano nel salotto di Liz, e lei, com’era prevedibile, si era impuntata. Se le loro grida non giungevano fino alle orecchie della strega era solo perché il salotto era stato insonorizzato magicamente molti anni prima dai suoi genitori.
- Per favore!- esclamò Daniel - Senti, non c’è altra scelta! Ho già convinto Dante, e so per certo che Seth e Cannella lo accetteranno! Ora però mi servi anche tu, ho bisogno del tuo aiuto!-
- Danny, ho detto…-
- E allora che suggerisci?- la interruppe lui, esasperato - Cosa vorresti fare?-
La sorella si voltò a guardarlo, leggermente sorpresa.
- Bhè…- tentennò - Bhè, potremmo… potremmo provare a…- esitò per un istante, indecisa, ma alla fine sospirò e gli lanciò uno sguardo supplichevole - E Liz cosa dirà?-
- Niente, perché non gliene parlerò affatto.- rispose lui - Non mi serve a niente convincerla, ed è troppo malmessa per agitarsi.-
- Eh, insomma…- disse lei - Ha tentato di alzarsi tre volte, e non mi sembrava poi tanto affaticata.-
- Raffaele ha detto di non farla muovere.- obbiettò Daniel - Quindi, niente movimento.-
- E infatti io l’ho sospinta di nuovo sul letto.- annuì Kate - Ma non credo che riuscirai a tenerla buona in eterno. Prima o poi si alzerà.-
- Non finché io sarò Custode dell'Eden!- disse fermamente lui - Ora vado di sopra, così magari evito altri tentativi d’evasione. Ci vediamo alla biblioteca.-
Kate annuì e scomparve, così che lui poté andare da Liz, che ancora non sapeva niente di quanto era accaduto la sera prima. Com’era prevedibile, la strega sgranò gli occhi a sentire il resoconto degli ultimi avvenimenti, ed era talmente sorpresa che nemmeno si rese conto di mangiare minestra.
- E ora stanno tutti bene?- chiese - Demon non gli ha fatto niente? Non si sono feriti?-
- No.- rispose Daniel, seduto sulla sedia - Stanno bene, anche se Nadine era molto scossa. Ci siamo andati vicini, però.-
- E sei riuscito a capire perché Timmi l’ha ferito?-
- Deve essere perché è un mezzodemone. Ora che ha bilanciato le due metà riesce a penetrare le sue difese.- sospirò stancamente e prese il vassoio - Okay, do una lavata ai piatti. Non appena arriva il cambio di turno vado via.-
- Perché?- chiese lei, sorpresa - Cosa vorresti fare?-
- Ho… delle cose da sbrigare.- rispose evasivo.
Liz aggrottò la fronte.
- Quali “cose”?- chiese.
- Niente che debba interessarti.- disse, uscendo.
 
Daniel chiuse l’acqua del lavello e ne afferrò il bordo di pietra, cercando di calmarsi: non si era ancora fermato un momento, e adesso ne sentiva le ripercussioni, ora che il suo cervello era libero di vagare in giro.
Una volta, molto tempo prima, Demon l’aveva messo sotto, bloccandolo in ogni maniera possibile, riuscendo a tenerlo in scacco per mesi, non necessariamente con l’utilizzo dei suoi poteri, ma tramite la paura. La paura che aveva di lui, la paura che riusciva a suscitare in chiunque gli stesse attorno, che poteva percepire e usare a discapito di coloro che gli erano nemici.
Dopo averlo affrontato faccia a faccia, spada contro spada, nella Piana dell’Eternità, aveva pensato che la sua paura fosse sparita per sempre, di avere vinto. Era diventato un Custode dell'Eden, il più potente dei cinque e l’essere più forte che potesse esistere. Da quel giorno in poi, più nulla gli aveva messo paura.
Ma Demon, ancora una volta, aveva stravolto ogni cosa, non con i suoi poteri, contro i quali alla fine dei conti sentiva di poter competere, ma con la paura. Per la prima volta in vent’anni, Daniel si era sentito nuovamente un ragazzino inerme, che tremava di fronte alle creature spaventose evocate dalle illusioni di quel mostro.
Ciò che aveva detto a Dante era vero: lui era sempre stato il sostegno della famiglia, il difensore di ognuno dei suoi fratelli e, in un certo senso, anche di Liz. Era stato lui a condurli contro i Custodi dell'Eden, ad affrontare Marek quando era il caso di farlo e ad aiutarli tutti nei momenti in cui avevano bisogno. Naturalmente anche lui aveva avuto i suoi momenti di debolezza, ma per quelli c’era l’Evocatore, che l’aveva sempre consigliato e guidato. Per il resto aveva dovuto fare da solo. Era lui ad aver affrontato Demon in battaglia, quindi era lui ad esserselo lasciato scappare.
Tempo prima aveva promesso una cosa a Liz, il giorno che l’aveva portata al Luna Park: che avrebbe ucciso l’assassino della sua famiglia.
Ora quella promessa era infranta.
- Danny?-
Lui si voltò, trovando Liz appoggiata allo stipite della porta, nel suo pigiama a pallini. Non l’aveva sentita arrivare.
- Cos’hai?- chiese lei, entrando in cucina - Mi sembri strano.-
- Sto bene.- mentì lui - Non è niente.-
La strega scosse la testa, arrivandogli vicino.
- No.- disse - Non è vero.- lo guardò per un momento, comprensiva - Sei il solo a non avere ancora dato cenni di squilibrio, sai?-
Lui sgranò gli occhi.
- Cosa?- chiese - Segni di che?-
- Squilibrio.- ripeté lei - Trys li da continuamente, capirai… ma è peggiorato, ora è più cupo… o almeno, lo era l’ultima volta che l’ho visto… Darth, invece, non fa che chiudersi nel proprio silenzio. Cannella è crollata ieri sera, quando l’hai lasciata qui, e Kate cerca di comportarsi normalmente, ma si vede che è spaventata. Seth e Dante lo nascondono un po’ meglio, forse, ma li conosco. E io ho avuto il mio momento di follia quando l’ho affrontato da sola ai Cancelli del Male, e l’ho pagata.- incrociò le braccia - E mi sembra di capire che anche Timmi, che non lo conosce quanto noi, ha dato di matto. Ma tu?-
Lui scosse la testa.
- Sto bene.- ripeté.
- Chi cerchi di convincere, Custode?- chiese Liz - Me? O te?-
Daniel distolse lo sguardo e la strega lo abbracciò. Lui rispose alla stretta, senza dire niente, grato per il fatto che almeno lei fosse lì a sostenerlo e a comprendere quanto si sentisse debole, pur essendo così potente e pieno di magia. Poi sgranò gli occhi, rendendosi conto di una cosa.
- Idiota!- sbottò, allontanandola - Ma allora lo fai apposta!-
La voltò e cominciò a spingerla verso le scale.
- Ora te ne torni a letto, e guai a te se ti rialzi, perché giuro che ti lego come un salame!-
- E piantala di spingere!- esclamò lei, scocciata - So camminare da me!-
 
***
 
Scendendo le scale (dopo aver rinchiuso la recalcitrante Liz in camera sua), quasi inciampò in Timmi, che era seduto di traverso sul gradino. Per poco non lo calpestò.
- E tu da dove sbuchi?- chiese, sorpreso.
Il mezzodemone si strinse nelle spalle.
- Da casa mia.- rispose - Sono andato da Gabriele, oggi. Dice che hai un piano, ma che è top secret. E se non riguarda me, allora riguarda una cosa sola.-
- Mh, alla faccia della segretezza…- sbuffò - Se sei qui per convincermi a lasciar perdere…-
- Sono qui perché voglio sapere come conti di procedere, anche se mi piacerebbe che tu cambiassi idea.- lo interruppe lui - E per sapere come sta Liz.-
- Abbastanza bene da rompermi le scatole.- rispose lui - Vuoi vederla?-
Timmi scosse la testa.
- No. Non credo che mi perdonerebbe se la vedessi in un letto. Aspetterò che torni in azione. Che mi dici riguardo all’altra domanda?-
- Che farò qualche ricerca con i miei fratelli, e poi compiremo la magia necessaria.- rispose semplicemente.
- Sarà una cosa complicata.- osservò lui, alzandosi.
Il Custode annuì.
- Lo so.- ammise - Ma non ho altra scelta. Non posso chiederti di rischiare ancora, preferisco affidarti il ruolo di comparsa, per una volta.-
- Non devi farlo.- rispose lui - Comunque non intendo fermarti, anche se mi piacerebbe farlo.- mise una mano in tasca e ne
estrasse un foglietto tutto ripiegato, che mise via subito, e un involto di stoffa.
- Tieni.- disse - Magari ti è utile.-
- Cosa, un fazzoletto?-
- No, la squama che ci ho messo dentro.-
Daniel prese l’involto e lo aprì: dentro c’era una scaglia nerastra, leggermente insanguinata, che gli ricordava tanto una di quelle dell’Iroso.
- Timmi…- cominciò, vagamente disgustato, ma il mezzodemone scosse la testa.
- Tienila pure.- disse - Potrebbe esserti utile, e a me ricrescerà. E poi, non fa nemmeno più tanto male.-
Poi, senza aggiungere niente, scomparve.
 
Tornato a casa, Timmi la trovò ancora completamente vuota: la sirena probabilmente era al lago, e Nadine non si era ancora alzata.
Non che la biasimasse, ovvio.
Si sedette al tavolo della cucina, da solo, si aprì una Coca e prese il biglietto che la sirena gli aveva dato la sera prima: non l’aveva ancora aperto, e adesso era venuto il momento di soddisfare la sua morbosa curiosità, pur consapevole di quanto male potesse fargli stare dietro alle mattate di quella squilibrata. Lo dispiegò davanti a sé, e rimase sbigottito: non era un messaggio, ma un disegno. E che disegno!
Era fatto interamente con la matita, ed era incredibilmente dettagliato, quasi in modo maniacale. Rappresentava un luogo che non conosceva, una sconfinata pianura apparentemente spoglia e secca, nel centro della quale correva un lunghissimo terrapieno, che separava due immensi schieramenti. Il primo dei due si trovava nella metà di pianura più vicina ad una distesa che poteva essere il mare. Sopra al terrapieno alcune persone (un gruppo abbastanza numeroso) era abbozzato con tratti leggeri e stilizzati; era impossibile capire chi fossero, o anche solo farsene una vaga idea.
Nel cielo, un cielo sgombro da qualsiasi tipo di nuvola o uccello, privo persino di un qualche sole, c’era una nave. Una piccola barca, con tanto di ali e sartiame, identica a quello che teneva nella rimessa nel bosco, a poca distanza da casa, e che la sirena non aveva mai visto, per quanto ne sapeva lui. Era inclinato verso il basso, e sembrava che si stesse dirigendo a terra.
- Ma che cavolo…?- borbottò stupito.
In quel momento qualcuno bussò alla porta. Lui andò ad aprire, trovandosi di fronte Xander.
- Ciao.- disse lui - Sono venuto a vedere come va.-
- Per adesso bene: Nadine dorme e la sirena è al lago.- rispose lui - Vieni, voglio farti vedere una cosa.-
Lo portò in cucina e gli mostrò il disegno. Il mago sgranò gli occhi.
- Cavolo!- esclamò - Però, carino! L’hai fatto tu?-
- No.- disse - È stata la sirena.-
- Bhè, ha del talento.- osservò Xander - Davvero. Dovresti rivenderlo.-
- Talento un po’ incostante…- grugnì il mezzodemone - Ricordi quando pianificavamo l’assalto all’Alleanza delle Ombre e lei ha scarabocchiato i nostri schizzi?-
- Sicuro che ricordo.- annuì lui - Sembrava che li avesse fatti un bambino di cinque anni.-
- Appunto.- disse Timmi - Ma quello è il punto meno interessante: che accidenti è?-
- Ah, boh.- rispose Xander - Lo dovresti chiedere a lei, temo.-
- Certo, quando vorrò farmi venire l’emicrania…- grugnì lui.
Xander ridacchiò, poi tornò serio e guardò il soffitto.
- Sai, pensavo una cosa.- disse - Nadine. Non le fa bene agitarsi, non credi?-
Timmi annuì cupamente.
- Sì.- rispose - Ci pensavo anch’io.-
- Dobbiamo tenerla al sicuro, in qualche modo. E lontana dalle emozioni di ieri sera. Qui non è abbastanza protetta, mi sembra.-
- Lo so, è inutile che me lo dici!- sbottò Timmi - So bene di essere un cattivo padre, okay?-
- Ehi, frena!- esclamò Xander - Non è ciò che ho detto, né ciò che pensa Nadine, e tu lo sai!-
Il mezzodemone sospirò.
- Daniel vuole creare un mondo sicuro dove trasferire l’umanità prima dell’Apocalisse.- disse - Un luogo dove Demon non potrà arrivare.-
- E vorresti spedirla lì?- chiese Xander - Bhè, non è una cattiva idea, ma potrebbe anche farla arrabbiare.-
- Lo so.- annuì Timmi - Ma che altra scelta abbiamo?-
 
Quando Nadine si svegliò i due le proposero l’idea che aveva avuto Xander ma, com’era prevedibile, lei non la accettò di buon grado. Anzi, non la accettò per niente: non appena Timmi le parlò della cosa la ragazza gli tirò la zuccheriera che stava usando per addolcire un po’ l’orrida tisana che la sirena, tornata dal lago, le aveva preparato e che la stava costringendo a bere.
Per schivare l’oggetto volante in rapido avvicinamento Timmi dovette chinarsi immediatamente, e quello andò a schiantarsi contro il muro opposto, finendo in frantumi e spargendo zucchero e cocci su tutto il pavimento.
- Mi sembra di capire che la cosa non ti vada a genio, eh?- chiese, voltandosi per constatare il danno.
- No, decisamente no!- sbottò lei, furente - E se ti azzardi a dirlo ancora, giuro che ti verso questa roba sull’inguine!- aggiunse, brandendo minacciosamente la tazza.
- Ti consiglierei di tacere…- bisbigliò la sirena, avvicinandosi a loro perché la sentissero - Ho fatto bollire l’acqua, ed è calda. E credo che voglia versartela sull’inguine.-
- Tu stai zitta!- sbottò Timmi.
- Ehm… Nadine…- tentò Xander - … cerca di ragionare. Nelle tue condizioni…-
- Le mie condizioni sono perfette!- esclamò lei - Ora piantatela!-
Uscì in fretta dalla cucina, andando al piano superiore pestando i piedi sul pavimento. Sentirono la porta della stanza sbattere con tanta forza da far tremare il soffitto, e poi non ci fu più un rumore.
- Bhè, poteva andare peggio.- disse Xander, tentando di sdrammatizzare.
- Eh, come no!- sbuffò Timmi - Poteva tirarmi la zuccheriera.-
- Ma l’ha fatto!- osservò la sirena, indicando il muro alle loro spalle - Eccola lì, è a terra in mille pezzi…-
- Ti ho detto di tacere!- esclamò il mezzodemone, seccato.

Ci avviciniamo al vivo della storia. Ringrazio Ely79, LullabyMylla e NemoTheNameless, che mi lasciano recensioni per ogni capitolo.

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Capitolo 15
*** Cap. 15: Xander vs Tredicesimo Membro ***


Il pomeriggio avanzò lentamente, senza portare alcun tipo di notizia nuova, né buona né cattiva che fosse. Timmi si annoiava a morte, ad essere sincero, e lo stesso sembrava fare Nadine, sistemata ora in poltrona vicino a lui. Xander e la sirena erano usciti, e chissà dove si trovavano in quel momento, sicuramente annoiati quanto loro.
Il mezzodemone, seduto (o meglio, stravaccato) sul divano, non riusciva a non rimuginare tra sé: tutto sommato, aveva gli elementi adatti per fare ciò che era necessario, per farsi trovare pronto, per affrontare il nemico. Era il solo ad essere nella posizione giusta per minacciare Demon, checché ne dicesse Daniel, che però si era impuntato sulla sua idea, e non sembrava intenzionato a tornare sui propri passi, e nella sua mente si stava delineando una strategia abbastanza buona da usare contro di lui.
- A cosa pensi?- chiese Nadine ad un certo punto.
Lui sussultò, colto alla sprovvista.
- Eh? Oh… a niente.-
- Bugiardo.- disse lei - Te lo dico ogni volta, tu pensi sempre a qualcosa.-
Timmi sorrise.
- Sì, è vero…- ammise - Ma non ti piacerà.-
- Tu dimmelo lo stesso.-
Lui si strinse nelle spalle.
- Vedi, il fatto è che so come rendere la Fiaccola capace di ferire Demon.-
- Ah.- sbottò seccamente Nadine, ora arrabbiata.
- Sì, non è una cosa difficile.- continuò, ignorandola - Si tratta di una magia molto semplice, che posso eseguire anche io da solo. Ho tutti gli ingredienti necessari, e basterebbe infonderla nel mio sangue.-
- E così potresti andare a caccia di Demon.- completò lei, amaramente.
Timmi alzò lo sguardo, e vide che fissava ostinatamente un punto opposto a lui, raggomitolata sulla poltrona. Si capiva che era arrabbiata.
- Dicevo sul serio, prima.- disse - Quando io e Xander ti abbiamo proposto di andartene. Dovresti farlo.-
- Sì, col cavolo!- sbuffò Nadine - Io non me ne vado!-
- Perché?- chiese lui - Insomma, capisco che non ti piaccia scappare, chiunque altro si sentirebbe un po’ urtato, al tuo posto… ma non ti sembra di essere in condizioni un po’ delicate?-
L’espressione furente di lei si addolcì. Abbassò il capo, mentre uno sguardo triste le solcava il volto.
- Sì.- ammise - Sì, a farmi arrabbiare è proprio questo. So benissimo che hai ragione… che dovrei andare in quel mondo sicuro di Daniel.-
- E allora perché non vai?- chiese il mezzodemone, stupito - Non faranno storie, non ne dubito. Sono sicuro che…-
- Non è per il Sommo Concilio.- lo interruppe Nadine - Il fatto è che… ho paura. Per te.-
Timmi si tirò su ed aggrottò la fronte.
- Per me?- chiese - Perché? Non mi pare di essere in pericolo di vita.-
- Timmi, andiamo…- disse lei, sistemandosi a sedere e sporgendosi - Non fare il finto tonto, sai benissimo che se non ci fossi io, a quest’ora saresti già a modificare Nova.-
Lui annuì lentamente.
- Sì…- ammise - Ma voglio farlo solo perché così avrei qualcosa per difendermi, nel caso in cui…-
- Ma senza di me a fermarti avresti anche cominciato la caccia, disubbidendo a Daniel.-
A questo non poteva rispondere, non senza mentire spudoratamente.
- D’accordo…- sospirò - Allora troviamo un compromesso: io mi impegno a non combattere contro Demon, e tu in cambio ti levi di torno. Okay?-
Lei ridacchiò.
- Mi levo di torno?- chiese - Che c’è, ti infastidisco?-
- Certo, ogni giorno.- rispose lui, sorridendo.
Nadine sorrise e scosse la testa.
- Okay.- disse - Faremo così.- si abbandonò contro lo schienale della poltrona - Allora, qual è il grande piano top secret di Daniel?-
- Non te lo posso dire.- rispose lui - Mi ammazzerebbe se ne parlassi.-
- E da quando ti interessa?-
Lui sorrise.
- Colpito.- ammise - D’accordo, il fatto è che ha avuto la brillante idea di usare tutti i suoi poteri e quelli dei suoi fratelli insieme. Magia congiunta, roba avanzata.-
- Allora dev’essere una cosa grossa.- osservò Nadine.
- Grossa è dir poco.- rispose cupo lui - Vuole usare questa concentrazione di magia per creare un superdemone.-
 
***
 
Daniel, Cannella, Kate, Seth e Dante erano seduti tutti e cinque ad un unico tavolo, e quel tavolo era talmente stracolmo di libri che c’era da sorprendersi per il fatto che riuscisse a non crollare a terra: tomi su tomi ingombravano la sua intera superficie, impilandosi addirittura in diverse colonne scure, che mettevano paura al solo vederle, e la parte peggiore era che quelle più alte erano in realtà le pile ancora da leggere. Accanto ai libri facevano capolino mucchi di fogli scarabocchiati, dove ognuno di loro cinque aveva preso cataste di appunti relativi ai demoni che avevano incontrato in quelle pagine, ed alcuni erano riferiti persino ad Armageddon.
- Questo è interessante.- disse Cannella dopo un po’ - Si tratta di una specie estinta, precedente alla scissione dei mondi. Pare che fosse anche piuttosto pericolosa…-
- Vedere?- disse Dante, allungando la mano.
Cannella gli passò il libro, e lui lesse per qualche momento, aggrottando la fronte.
- Sì, ha ragione lei.- annuì - Possiamo servircene, ma solo in parte: questi demoni si sono estinti perché completamente pazzi. Si sono ammazzati tra loro per generazioni.-
- Caratteristiche diverse dalla follia?- chiese Seth, prendendo un foglio e una penna.
- Bhè, cambiavano forma, intanto.- disse Dante - Ed erano capaci di mutare la natura di certi solidi inorganici.-
- Non male.- annuì Daniel - Dai, scrivi.-
- Sì, lo sto facendo…- mormorò Seth.
Kate scorse gli appunti intorno a loro, sospirando.
- Sapete, qui c’è parecchia roba.- osservò - Ma riusciremo a usarla tutta?-
- Che vuoi dire?- chiese Dante.
- Bhè… si tratta di molti tipi diversi di demone.- disse lei - E sono tutti i più potenti nel loro genere… insomma…- prese una lista che aveva compilato prima e cominciò a leggerla - Guarda… qui sono elencati Armageddon, Guardiani, Erranti… c’è persino Kyle, e sappiamo quanto Timmi ci odierà soltanto perché abbiamo pensato anche a lui.-
- Sì, è vero.- sospirò Daniel, che l’aveva scelto solamente per l’incredibile forza di cui era dotato in vita - Dove vuoi arrivare?-
- Al fatto che si tratta di un’enormità di materiale.- rispose lei - Non solo la magia necessaria a costruire una simile creatura è tanto grande da superare immensamente quella usata persino per Armageddon e i Guardiani, ma è anche del tipo più rischioso che esista. E non solo: incrociando esseri così pericolosi potremmo non essere in grado di prevedere quel che ne uscirà. In più Armageddon, Kyle e molti altri sono defunti e unici nel loro genere, e per sfruttarne le loro capacità dovremo persino resuscitarli. Non sappiamo cosa verrà fuori o cosa capiterà.-
- Ha ragione.- concordò Dante - Tempo fa ho letto che la bisnonna di Liz alterò il fisico di alcuni topi per trattenere i suoi avversari. E quelli erano talmente feroci e pericolosi da costringerla a dar loro un periodo di vita limitato, così che morissero dopo un po’.-
- Bhè, questo noi non possiamo permettercelo.- dichiarò perentorio Daniel - Lara voleva solo distrarre i Guardiani, ma a noi serve che Demon venga sconfitto, quindi non possiamo dargli un limite di tempo, perché non è detto che basti.-
Cannella annuì.
- Già, ma è comunque pericoloso.- osservò - Come possiamo creare una creatura del genere senza preoccuparci di ciò che verrà fuori?-
- Potremmo ricostruire la Fornace.- propose Seth - Non quella vera…- aggiunse in fretta, vedendo le loro facce - … ma una più piccola, tipo “usa e getta”.-
- Pessima idea.- disse Dante - Al di là del fatto che Timmi ci ammazzerebbe… poi si creerebbe un precedente pericoloso.-
- Ha ragione.- annuì Kate - Non ho alcuna intenzione di costruire una Fornace. Piuttosto, apro i Cancelli del Male.-
- Sì, così poi dovremo vedercela con il Demone Sovrano…- sbuffò Daniel - Quello è peggio di Armageddon. Io credo invece che dovremmo concentrarci su una specie di “demone Frankenstein”, mettendo insieme vari pezzi diversi.-
- Sentite, secondo me stiamo sbagliando tutto!- disse Cannella. Spazzò il tavolo con le braccia facendo cadere giù tutte le carte ed anche alcuni libri - Danny, hai ancora quella squama?-
Lui prese il fazzoletto di Timmi dalla tasca e lo mise sul tavolo.
- Continuo a dire che è disgustosa.- sbuffò Kate - Si vede che te l’ha data un demone.-
- Mezzodemone.- precisò Cannella - E comunque, è la cosa più preziosa che possediamo. La Prima Squama del Signore dei Draghi ha dato potere agli Ambasciatori Draconici fin dai tempi più antichi, e lo fa tutt’ora. Questa squama dell’Iroso può essere esattamente ciò che ci occorre. Potremmo usarla come base di partenza, creando un demone da ciò che conosciamo, ovvero l’entità che vive nel corpo di Timmi, e poi potremo modificarlo a piacere nostro.-
- Dovremo comunque tener conto dei nostri appunti.- disse Kate, raccogliendoli - Questa cosa del congelare la gente per poi frantumarla… personalmente mi piace un sacco.-
- No, quello non è un demone…- ammise Cannella - Ecco… l’ho preso da Bruxx. Era un suo potere, quello.-
- Non credo che sarà utilizzabile.- disse Seth - Lui era un Precustode, non un demone. E comunque, Demon lo conosce, saprà come evitarlo.-
- Bhè, penso che dovremo cominciare.- disse Daniel - Lasciamo perdere gli altri libri, non credo che potrebbero esserci di grande aiuto. E poi siamo qui già da…-
- DANNY!-
La voce di Trys era così forte che li fece sussultare tutti quanti.
- Cosa?- chiese, credendo che il folletto fosse ormai vicinissimo, quando in realtà si trovava ancora dalla parte opposta della biblioteca.
Era incredibile come fosse riuscito a far risuonare bene il proprio grido, poiché ancora doveva persino diventare distinguibile per i loro occhi, tanto era lontano.
Nonostante questo, era ovvio che si trattasse di lui: per raggiungerli stava correndo come un matto, scivolando ad ogni curva, scavalcando i tavoli, urtando la gente che leggeva, rovesciando sedie e, un paio di volte, calpestando i libri. Tutti i presenti (non molti, tutto sommato) si voltarono a guardarlo indignati e traumatizzati dal suo strillo. Quando finalmente fu al loro tavolo alle sue spalle c’era una scia di distruzione tale che sembrava fosse passato un elefante cieco.
- Cosa c’è?- sbottò Kate - Hai di nuovo bevuto l’antigelo, vero?-
- No, è peggio… molto, molto peggio!- rispose Trys, ansimante ma agitato.
- Cosa hai preso, allora, l’ecstasy?-
- No… è Demon! È stato visto sul Sinai! Con il libro!-
 
Il Tredicesimo Membro spiò con circospezione la scena attraverso gli alberi, osservando attentamente la casa: non si muoveva una foglia, e non sentiva la voce di nessuno. Probabilmente, ancora non si erano svegliati o, magari, se ne rimanevano rintanati dentro per leccarsi le ferite della sera prima. Comunque, il suo obbiettivo era lì.
Ancora una volta, Demon aveva incontrato l’Artiglio Nero, e ancora una volta l’aveva lasciato andare. Quello stupido idiota non voleva capire quanto fosse importante ucciderlo.
Se solo sapesse…Pensò tra sé e sé.
L’essere riuscito a ferirlo non era niente a confronto. Aveva raccolto molte informazioni, nel corso del tempo, e si era convinto che, se qualcuno poteva aiutarlo ad ottenere l’attuale immortalità, questi era proprio Timothy Anderson. In effetti c’era riuscito, tuttavia adesso era diventato scomodo. Troppo scomodo.
C’erano delle cose, sul conto di quel mezzodemone, che soltanto lui sapeva. Le ricerche che aveva fatto non erano state molto incoraggianti.
Si voltò per allontanarsi e fare il giro, magari avrebbe trovato un passaggio nella barriera magica, o un punto debole, ma non appena lo ebbe fatto si ritrovò di fronte ad una ragazza dai lunghi capelli verde alga.
Una sirena… Pensò tra sé.
Già da un po’ aveva avuto modo di chiedersi cosa ci facesse lì, e perché mai Timothy Anderson la facesse rimanere: le sirene non amavano stare in luoghi con poca acqua, e normalmente non gradivano la compagnia. Qualsiasi fosse il motivo della sua presenza, dunque, gli sfuggiva del tutto. Forse era arrivato il momento di scoprirlo.
- Ciao.- disse lei.
- Ciao.- rispose lo stregone - Tu chi sei?-
- La sirena.- rispose semplicemente, inclinando il capo.
- Questo lo so già. Volevo sapere che ruolo hai in tutto questo.-
La sirena non rispose, ma lo osservò con ancora più attenzione, giungendo le mani dietro la schiena.
- Tu hai paura.- disse - Tanta paura. Temi il tuo stesso alleato, e ora vuoi più potere per proteggere te stesso.-
Per un istante il Tredicesimo Membro si lasciò percorrere dalla sorpresa, ma gli passò subito quando comprese: per trovare il Seme del Demonio il Sommo Concilio si era servito di qualcuno dotato di poteri empatici. Probabilmente era lei.
- Quindi tu hai condotto Timothy Anderson al Seme del Demonio.- disse.
- L’ho fatto?- chiese lei - Una volta sola, sì. Perché ora il Seme del Demonio è al di fuori della portata dei miei poteri, stregone. Tu stesso hai causato qualcosa che nemmeno puoi immaginare.-
- Non posso, dici?-
- No. Non saprai controllare ciò che hai risvegliato. Te ne stai rendendo conto sempre più, anche mentre te ne stai qui, a spiare tra i rami bassi. Come me, sai chi lo può fermare, e perché.-
Il Tredicesimo Membro sentì di essersi stancato. Era tempo di farla finita.
Strinse una mano, e proprio come le dita serravano l’aria che si trovava all’interno la magia strinse il suo collo. Lei si portò le mani alla gola, annaspando e cadendo in ginocchio. Lui non mollò la presa, stringendo sempre di più.
Una luce rossastra, un fiotto di calore improvviso ed un’esplosione lo proiettarono oltre la sirena, facendogli perdere la presa su di lei. Cadde nell’erba, a faccia in giù, e gli ci vollero un paio di secondi per rendersi conto di essere stato attaccato alle spalle.
- Ehi!- esclamò Xander, correndo vicino alla sirena e chinandosi per vedere come stava - Ehi, stai bene?-
Lei tossicchiò un momento.
- Ammazzalo.- disse.
- Sì, non preoccuparti.- rispose lui - Chiamo Timmi e…-
- No… ammazzalo tu.- lo fermò la sirena, agguantandolo per un braccio.
Il ragazzo si sorprese.
- Cosa? Ma Timmi…-
- Ho detto ammazzalo, David Copperfield dei miei stivali!-
Lo disse con una forza ed una serietà che gli fece quasi paura, fissandolo con uno sguardo talmente feroce da essere pressoché irriconoscibile. Si rialzò, mentre il Tredicesimo Membro faceva lo stesso, e attese che si fosse voltato, non ritenendo molto sportivo colpirlo due volte senza preavviso.
- Bene bene bene…- disse questi, quando lo vide in faccia - Tu sei uno dei ragazzi che erano con il Pentacolo alla fortezza, il giorno che ci avete attaccati. Ma pensa…-
- Cosa fai tu qui?- sbottò Xander.
- Facevo un giro.- rispose lui - Cosa vorresti fare, colpirmi ancora?-
- Sì, l’idea è quella.-
Il Tredicesimo Membro sorrise sarcastico.
- Non credo che sia una buona idea, ragazzo. Non sei al mio livello.-
- Questo lascialo decidere a me.- rispose lui con stizza.
Il sorriso dello stregone divenne ancora più ampio.
- Bene.- disse, allargando le braccia - Vediamo, allora: mostrami che sai fare.-
E, prima che Xander potesse raccogliere le forze, scagliò una manciata di fuoco nero che lo mancò di un soffio. Essa andò a colpire un albero lì accanto, bruciandone i rami e le foglie, lasciando solo una porzione di tronco scuro e secco.
Per evitarlo si era dovuto gettare a terra, ma rispose immediatamente, lanciando sfere di fuoco contro il nemico. Quello le parò tutte e, sollevando leggermente le mani, creò un arco di elettricità crepitante che congiungeva tutte le sue dita tra loro. Alzò le braccia sopra la testa e poi fece roteare il tutto, come per frustare l’aria.
Xander si abbassò ancora, appena in tempo per evitare di essere tagliato in due come gli alberi che colpì. Mentre quelli cadevano, comunque, il mago si proiettò alle spalle del nemico e gli lanciò un’altra sfera di fuoco. Lo stregone si voltò immediatamente e la fermò solo con un gesto della mano, ma commise l’errore di non farla sparire subito.
- Badabum, amico!-
La sfera esplose con forza in una nube fiammeggiante, scagliando indietro il Tredicesimo Membro. Cadde di schiena, ferito al petto, anche se in modo non grave, ma senza nemmeno rialzarsi (anzi, proprio mentre cadeva) riuscì a scagliare un incantesimo respingente tanto forte che spedì Xander contro un albero.
Il ragazzo buttò fuori tutta l’aria che aveva nei polmoni, mozzandosi il respiro, mentre il Tredicesimo Membro si rialzava in piedi. Alzò le mani davanti a sé e usò l’incantesimo che aveva inventato, quello della fiammata rossastra, ma il lo stregone alzò una mano e, come se ci fosse uno schermo di qualche tipo, la magia venne fermata.
- Troppo lento, ragazzo mio.- commentò, alzando una mano avvolta di fuoco nero.
Xander riuscì a rotolare via per un pelo, poi schiaffò una mano contro il terreno, sperando che funzionasse…
-Vediamo se ti piace!- esclamò.
Non era mai stato molto bravo con le Magie Elementari, ma dopo l’intenso allenamento con Liz aveva imparato a usarne qualcuna. Ora era il momento di vederle in azione.
Alcuni fili d’erba crebbero, avviluppandosi attorno alle caviglie dello stregone, che abbassò lo sguardo, sorpreso. Fece per reciderli con la magia, ma Xander non aveva ancora finito, poiché cominciarono ad ingrandirsi anche due lunghi viticci con dei grossi bozzi sulla cima. Appena furono abbastanza sviluppati, i baccelli schizzarono un liquido verde e vischioso, che colpì in pieno il Tredicesimo Membro all’altezza del petto.
Non appena fu entrato in contatto con il tessuto del mantello, la sostanza liberò una gran quantità di fumo acre e dall’odore estremamente sgradevole.
- Mh.- commentò lo stregone - Acido. Molto interessante.-
Mosse le braccia in un ampio gesto, dall’alto verso il basso; il liquido scomparve, lasciando qualche buco nel mantello, ma le vesti al di sotto erano ancora intatte. Non l’avrebbe sconfitto in quel modo, doveva fare di meglio.
Si guardò attorno, alla ricerca di qualcosa che potesse aiutarlo, e gli cadde l’occhio su un ramo poco sopra di loro: era secco, quasi totalmente spezzato e piuttosto grande.
Ottimo.
Lanciò una sfera di fuoco al Tredicesimo Membro, che sembrava aspettare le sue mosse. Fermò anche quella, ma non sperava di colpirlo: mentre l’avversario era distratto dal colpo, Xander alzò un braccio, serrò una presa magica sul ramo e tirò.
Quello cadde, spezzandosi definitivamente, diretto contro il Tredicesimo Membro. Lo stregone si accorse subito di quanto stava accadendo e lo fermò, ma per riuscirci usò entrambe le braccia.
Sì!
Xander alzò le mani e lanciò il proprio attacco, la magia che aveva creato con Liz. Stavolta lui non poté fermarla, non con tutta la propria attenzione imprudentemente rivolta al ramo, e venne colpito.
La lama fiammeggiante (Mi sa che la chiamerò così… Pensò Xander) lo prese all’addome, trapassandolo e poi esplodendo. Un foro grande quanto un melone gli si aprì nello stomaco, mostrando il paesaggio alle sue spalle.
 
Il Tredicesimo Membro lasciò ricadere le braccia e fissò il danno con evidente sorpresa. Non sembrava sentire dolore, ma non contrattaccò.
- A… acci…den…ti…- gemette debolmente, crollando in ginocchio.
Xander fece un sorrisetto.
- Mai sottovalutare l’avversario, specie quando il tuo nome è il numero più sfigato del mondo!- lo schernì.
Lo stregone aggrottò la fronte. un rivolo di sangue gli colò da un angolo delle labbra.
- I… idiota.- disse - Non… finisce… qui.-
Un attimo dopo il suo corpo si disfece in una massa informe di liquame nerastro, che perse ogni coesione e colò via. Nel giro di pochi secondi venne riassorbito dal terreno e scomparve.
Xander guardò per un istante il punto in cui era sparito, ancora incredulo per quanto aveva fatto.
Aveva ucciso il Tredicesimo Membro! Da solo!
Si riscosse quando udì un movimento della sirena, che stava uscendo dal proprio nascondiglio dietro un albero.
- Stai bene?- le chiese.
Lei annuì, facendo un sorriso da bambina soddisfatta.
- Sei stato bravo.- commentò.
- Io… già!- ridacchiò Xander - Aspetta che lo sappia Timmi!-
***

Nadine si annoiava così tanto che era tornata a letto e si era rimessa a dormire, quindi non sentì il resoconto della zuffa di poco prima. Timmi, dal canto suo, non sembrò compiacersi affatto per quanto era accaduto, e mentre Xander, seduto in cucina con lui, gli spiegava per filo e per segno come aveva ingannato e poi trafitto e poi ancora fatto esplodere il Tredicesimo membro, si accigliò sempre di più.
- Perché non mi hai chiamato?- chiese alla fine, incrociando le braccia - Era qui fuori, ed era quel pazzo del Tredicesimo Membro, mica lucciole! Vuoi farti ammazzare, per caso?-
- Bhè, io volevo chiamarti.- ammise Xander, un po’ stizzito dalla sua reazione poco entusiastica - Ma lei non ha voluto…-
Timmi guardò la sirena seduta dall’altra parte del tavolo, sorpreso.
- Perché?- chiese.
Lei si strinse nelle spalle, con aria innocente.
- Sei tanto stanco.- rispose - Dovresti riposare, ogni tanto. E poi voleva ucciderti.-
- Ah, una novità finalmente.- sbuffò - Davvero, sono shockato. Un pazzo vuole uccidermi, sono terrorizzato…-
- Potresti almeno dirmi che sono stato bravo, magari.- sbuffò Xander, irritato.
Timmi scosse la testa.
- Scusa.- disse - Mi dispiace, hai ragione. Gli hai tenuto testa, e anche abbastanza bene, mi sembra… ma ho paura che tu non abbia fatto molto.-
Il ragazzo aggrottò la fronte.
- Come?-
- Quello è un tipo duro a crepare, ragazzo.- spiegò il mezzodemone - Devon gli ha staccato la testa, e mezza faccia gli era partita per un colpo di striscio, eppure è sopravvissuto a tutto. Finora è anche riuscito a tenersi buono Demon. Sei forte, questo è certo, ma non credo che uno come te, per quanto in gamba possa essere, sia in grado di ucciderlo.-
- Ma l’ho visto sparire!-
- Non voglio sminuirti, cerca di comprendere.- puntualizzò lui, paziente - Ma è immortale, adesso. Credo che si sia reso tale per essere certo di poter gestire Demon in sicurezza. Forse ha ancora un punto debole o roba simile, ma si è attrezzato per stare accanto all’Anticristo. Potresti averlo visto sparire, ma probabilmente non è morto.-
- E allora perché andarsene?- chiese Xander, sentendo l’eccitazione scemare.
- Forse per cautela.- rispose Timmi, stringendosi nelle spalle - L’hai messo con le spalle al muro, è stato troppo incauto nel sottovalutarti. Deve aver pensato che, se tu eri così forte da solo, sfidare anche me senza un’adeguata pianificazione poteva essere una pessima idea… e avrebbe avuto ragione.- aggiunse con un sogghigno - In ogni caso, ben fatto.- riprese, scoccandogli finalmente un’occhiata soddisfatta.
Xander sospirò, deluso.
- D’accordo… peccato, però.- disse - Ma almeno hai idea del perché ti voglia morto?-
Il mezzodemone sbuffò scocciato.
- Oh, andiamo!- esclamò - Devo elencarti tutti i motivi? Ci metterei una vita, Donovan!-
Lui ridacchiò: già, che stupido.
Stavano per alzarsi dal tavolo (e per staccare la sirena dal frigorifero, dal quale stava spalando fuori numerosi cubetti di ghiaccio) qualcuno bussò insistentemente alla porta. Timmi andò ad aprire, e Skin entrò di corsa nella casa, trafelato e sudaticcio.
- Ciao.- disse Timmi, leggermente sorpreso per la sua fretta - Come stai? È un pezzo che non ci vediamo. La tua ricerca?-
- Fanculo la ricerca!- esclamò lui. Aveva l’urgenza dipinta in volto, e sembrava essere troppo preso per pensare che non si vedevano da un mese - Timmi, Daniel è corso via subito, con i suoi fratelli e tutti gli agenti che ha trovato! Demon sta per aprire il libro!-

Dico grazie, come al solito, ai miei lettori Ely79, LullabyMylla e NemoTheNameless, che seguono la storia con molta costanza. A domani!

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Capitolo 16
*** Cap. 16: Il patto ***


Il Sommo Concilio era completamente riunito all’interno della sala delle riunioni, fatta eccezione per Liz (che ancora stava troppo male per poter essere di qualche utilità) e per i Custodi dell'Eden, in quel momento accorsi nei pressi del monte Sinai.
Trys, Raven e Darth erano già sul posto con Daniel, ma Timmi e Skin erano attesi per ricevere ordini, ed oltretutto era necessario che la notizia raggiungesse i più remoti angoli della comunità magica, cosa che ogni singolo membro del Sommo Concilio poteva garantire, nel suo piccolo.
L’agitazione e l’urgenza erano ben dipinte sul volto di tutti, dagli Arcangeli ai maghi e streghe lì riuniti, aleggiando nella sala come un avvoltoio affamato mentre Gabriele relazionava l’assemblea sullo stato di cose attuale. Era ovvio che la situazione si era aggravata di botto.
Non appena i due entrarono trafelati nella stanza, correndo a più non posso (tant’è vero che si fermarono scivolando) Gabriele smise di parlare e si rivolse a loro senza alcun preambolo, arrivando direttamente al nocciolo della questione.
- Allora, Daniel ha dato istruzioni precise.- fu la prima cosa che disse non appena si furono fermati - Mentre i Custodi dell'Eden e tutti quelli che possono battersi impegneranno Demon, trattenendolo ed impedendogli di aprire il libro, noialtri dovremo sgombrare il campo. Il mondo sicuro è già stato creato, ed abbiamo già preso i contatti necessari con i governi umani. Ora tocca a noi far trasferire la gente.-
Timmi riprese fiato ed alzò lo sguardo su di lei.
- Ma siamo un po’ pochi.- osservò - Anche se fossimo tutti, non saremmo abbastanza per occuparci di tutta la popolazione.-
- Infatti avremo degli aiuti.- annuì Uriel - I Cacciademoni, tanto per cominciare. E poi, le forze armate dei vari stati. Sarà difficile, specialmente in paesi del Terzo Mondo o in cui è di recente avvenuta una qualche catastrofe, ma si può fare. Verrete divisi in zone, così da coprire una maggior superficie, e tranne voi del Pentacolo, che sarete sistemati in coppie, ogni agente avrà un aiuto da parte di una squadra di Cacciatori di Demoni e qualche recluta Templare.-
- Ottimo.- disse Skin - Allora quando partiamo?-
- Andate alle vostre case.- disse Gabriele - Non appena sentirete il Richiamo, vi dovrete recare nelle zone assegnate.-
I due annuirono.
- D’accordo.- dissero in coro, un momento prima di sparire.
 
Demon alzò una mano, e dal terreno davanti a lui sorse una pietra squadrata, dai bordi definiti e taglienti. Si alzò lentamente, fino ad essere quasi al livello del suo sguardo, assumendo una forma simile a quella di un rozzo leggio.
Non appena fu soddisfatto del risultato ci mise sopra il libro, sistemandolo con la dovuta cura. Il Tredicesimo Membro, alle sue spalle, lo osservava attentamente, senza perdere d’occhio ogni suo movimento. Era di nuovo intero, nonostante fosse rientrato con un foro enorme al posto dello stomaco e di pessimo umore. Quando gli aveva detto che a conciarlo in quel modo era stato un apprendista non era riuscito a non ridere.
- Sei certo che funzionerà?- chiese lo stregone.
- Assolutamente.- annuì Demon, tranquillo - Ho fatto cadere una goccia del mio sangue sulla copertina, ed ha iniziato a reagire. Era troppo poco perché potesse essere aprire anche una sola serratura, ma bastava a darmi la conferma. Avresti dovuto pensarci prima, sai?-
Il Tredicesimo Membro non rispose, né gli fece notare che avrebbe potuto pensarci anche da solo.
- Dov’è Marcus?- chiese Demon - Non lo vedo già da un po’.-
- L’ho pagato e se n’è andato via.- rispose - Non serviva più.-
Lui annuì tra sé: tanto meglio, così non avrebbe più dovuto sorbirsi la sua presenza. Non aveva neanche avuto bisogno di occuparsene di persona.
Un cadavere in meno di cui occuparsi.
- E Danny?- chiese - Sa che siamo qui?-
Gli parve di vederlo muoversi, come se fosse a disagio. Lui lo ignorò.
- Sì.- rispose - Credo di sì. L’Arcangelo Uriel sta monitorando la Terra per cercare eventuali tracce della tua presenza. Di certo ci verranno a cercare.-
- Quindi lo dovrò affrontare presto.- sogghignò - Perfetto.-
- Perché ti preoccupi così tanto di lui?- chiese il Tredicesimo Membro - Ti fa così tanta paura? È solo un Custode dell'Eden. Non si tratta di un demone, né di colui che è destinato ad ucciderti, non può ferirti.-
Demon si voltò a guardarlo, senza sorridere.
- Dimmi, stregone: da quanto tempo sei a questo mondo?-
Lui parve sorpreso dalla domanda.
- Un migliaio d’anni.- rispose. Circa metà della vita media di un Elfo. Perché?-
- Perché io sono nato decine e decine di migliaia di secoli prima di te.- rispose - Ed ho imparato tanto di più. Una di queste è che un Custode dell'Eden ottiene sempre ciò che vuole, e Daniel non fa eccezione. Può anche essere diverso da quelli che conobbi io, ma si tratta comunque di un Custode dell'Eden, ed è molto determinato. Per quanto spaventato o inesperto, è stato in grado di sconfiggere me e di mettere nel sacco il suo predecessore. Si è battuto ad armi pari con entrambi, quando i suoi poteri erano ancora sottosviluppati. Quindi non chiedermi perché tema tanto quel custode, perché sottovalutare Danny può essere un errore.-
Il Tredicesimo Membro tacque, e Demon fece per voltarsi verso il libro ed aprirlo, ma poi si trattenne: c’era un’ultima cosa da fare, e forse anche lui poteva aspettare ancora un poco prima di mettersi al lavoro.
- Credo di avere un compito per te, intanto che aspettiamo.- disse.
- Aspettiamo?- ripeté lui - Aspettiamo cosa?-
- Lo so io, cosa.- rispose - Ho due o tre cosette da dire al mio vecchio amico. Tu intanto puoi levarmi di torno il solo demone che abbia a propria disposizione… sempre che qualche marmocchio non ti mandi nuovamente in crisi.- ridacchiò.
Il Tredicesimo Membro aggrottò la fronte, ignorando la presa in giro.
- Io stesso ti ho detto più e più volte di ucciderlo.- osservò - Come mai adesso hai cambiato idea? Perché ti ha ferito?-
Demon rise piano.
- Sai cosa mi disse il Custode della Vita, quando gli chiesi perché temeva tanto cinque ragazzini spaventati e senza alcuna esperienza sulla magia?-
Lui non rispose, ma annuì una volta e scomparve: aveva capito.
Ora che non c’era più Demon aveva la visuale libera per la base del monte, e lì in fondo riusciva a vedere chiaramente un piccolo affollamento di persone che stavano materializzandosi in quel preciso momento. Cinque di esse, davanti a tutti, gli sembravano familiari, persino ad una simile distanza. Sorrise tra sé.
- Come cuccioli attorno a un osso.- commentò.
Alzò le braccia al cielo, richiamando a sé la propria magia.
 
Dante cominciò a guardarsi intorno nervosamente, gli occhi che saettavano da una parte all’altra. Sembrava preoccupato, e persino Seth era calmo e rilassato al suo confronto.
- Che c’è?- chiese Cannella.
- Qualcosa mi disturba.- disse lui - Come se ci fosse… un’interferenza. Nella magia, o forse nel mio elemento… insomma, non mi sento bene.-
- Deve trattarsi di Demon.- osservò Seth, indicando il Sinai - Dite che è lassù?-
Daniel strizzò gli occhi, e con un po’ di fatica riuscì a distinguerlo. Non era sulla vetta, ma molto più in basso, quindi scorgerlo non era proprio un problema, anche perché era in un punto in piena vista, sull’orlo di un piccolo sperone. Si trattava senz’altro lui, non aveva dubbi.
- Che sta facendo?- chiese Kate.
- Non so…- rispose Daniel - Però Dante ha ragione… nell’aria c’è qualcosa che…-
Un orrendo sospetto gli attraversò la mente, e subito cominciò a usare l’Occhio della Mente, concentrandolo su Demon. Aveva braccia e volto rivolti al cielo, e forse si era accorto di essere osservato, poiché sorrideva. Attorno alla sua figura riusciva a scorgere una sorta di strana aura ondeggiante, come vapore che si sprigionava dal suo corpo e fluiva verso il cielo. Seguendone il flusso, Daniel individuò la minaccia incombente.
- Oddio!- esclamò, spalancando gli occhi - Lassù!- gridò, indicando un punto alla propria destra.
Tutti si voltarono, alzando lo sguardo verso il punto indicato dal Custode: nel cielo si vedeva chiaramente un punto luminoso che aumentava rapidamente d’intensità e si ingrandiva a vista d’occhio.
- Cos’è?- chiese Dante.
- È una meteora!- esclamò Seth - Tutti dietro di noi!-
I cinque Custodi alzarono le braccia, mentre i loro compagni facevano come gli era stato ordinato. La magia degli elementi si sprigionò dalle loro mani, erigendo una cupola con i loro poteri, che si fusero a vicenda: acqua, aria, terra e fuoco andarono a comporre la fiamma bianca della vita ed essa, unendosi alla magia di Daniel, provocò un drastico aumento della forza della protezione. Forse sarebbe bastato.
L’impatto con la meteora arrivò di lì a poco, e fu semplicemente devastante: si udì uno schianto tremendo, seguito da una fragorosa esplosione che lasciò tutti sordi e con le orecchie che fischiavano per diversi minuti. La potenza dell’urto fu tale da far vacillare per un istante la protezione: Daniel stesso barcollò lievemente, e Cannella cadde in ginocchio, riuscendo a mantenere costante il flusso di magia solo per pochissimo. Tutti quelli che erano con loro risentirono del tremito che scosse il suolo, e molti persero l’equilibro. Sembrava che Demon li avesse infilati in uno shaker.
Sembrò passare un’eternità, e Daniel sentì di cominciare a sudare per la fatica. Quando finalmente il tremito cessò sollevarono la cupola, ansimando come se avessero corso, e si ritrovarono in mezzo ad un enorme cratere.
 
Il suo raggio misurava almeno venti metri, e loro erano nel centro esatto, molto più in basso rispetto al terreno circostante. Il suolo era completamente bruciato e fuso, e alcuni punti ancora fumavano, o erano rossi e incandescenti per le fiamme.
- Oh, porca miseria…- disse qualcuno.
- Ciao a voi, Custodi dell’Eden.-
La voce di Demon suonò vicinissima, come se fosse alle loro spalle. Voltandosi di scatto lo trovarono seduto tranquillo, sull’orlo del cratere, con le braccia incrociate sul petto.
- Tu!- esclamò Daniel, preparandosi a combattere, subito imitato da tutti i suoi accompagnatori.
- Calma…- disse Demon serenamente, alzando la mano e scendendo da loro con un balzo agile - Non voglio combattere, adesso. Tenete le armi nel fodero.-
- E allora che vuoi?- sbuffò Daniel, senza però cambiare espressione.
- Voglio chiederti un favore.- rispose.
Ecco: ora sì che cambiò espressione, e gli venne talmente ridicola che Demon scoppiò a ridere di gusto.
- Oh, accidenti… vecchio mio, dovresti proprio vederti!- esclamò, sghignazzando.
Daniel guardò i suoi fratelli, che si strinsero nelle spalle. Dante, apparentemente suo malgrado, ridacchiò.
- Bhè, ha ragione…- ammise.
Lui ricompose la propria espressione, sbuffando, e si rivolse di nuovo a Demon.
- Perché cavolo vorresti chiedermi un favore?- sbottò - E perché mai dovrei fartelo?-
- Perché in cambio ti darò ventiquattrore.- rispose Demon, riprendendosi a sua volta - So che cercherai di evacuare la Terra. Tu mi fai questo favore e io ti do una possibilità di salvare la gente che c’è su questo pianeta.-
Daniel aggrottò la fronte.
- Perché mai dovresti farlo?- chiese - Qualsiasi favore tu voglia da me, non crederei nemmeno per un secondo che tu sia disposto a lasciare in pace gli esseri umani.-
- Bhè, una volta andato te dovrebbero tornare, no?- ridacchiò Demon - Almeno avresti una possibilità di tenerli al sicuro. Allora, ci stai?-
Lui non rispose subito, voltandosi di nuovo verso i suoi fratelli: Cannella scosse la testa con forza, furiosa; Seth, aggrottando la fronte, si strinse nelle spalle; Kate sospirò, alzando le mani come a dire “fai tu”; Dante sospirò e guardò il cielo.
- Dipende.- rispose alla fine, tornando a rivolgersi a lui - Che favore?-
Demon sorrise compiaciuto.
- Aremall.- rispose - Voglio sapere in che modo è venuta al mondo.-
Daniel annuì, leggermente sorpreso: non aveva ancora avuto modo di pensarci, ma in effetti era una giusta domanda. Da dove cavolo era sbucata?
- Tutto qui?- chiese Kate - Non vuoi altro?-
- No.- rispose - Allora, lo farete?-
Dante aggrottò la fronte.
- Perché vorresti saperlo?- chiese - Insomma, okay, eravate legati, ma…-
- Sono fatti miei, specie di cavolfiore ammuffito!- lo zittì seccamente Demon - Allora?- sbottò, guardando Daniel.
Il Custode annuì lentamente. Alle sue spalle, sentì Cannella sbuffare forte.
- Ho la tua parola?-
- La mia parola.- disse lui.
Tese la mano, ma Daniel non la degnò di uno sguardo.
- Non esagerare, ora.- brontolò.
 
***
 
Timmi rientrò in casa sospirando, un po’ sconfortato e teso insieme. Xander e la sirena erano in salotto, ed entrambi erano evidentemente agitati: di certo, avevano aspettato con fiato sospeso per tutto il tempo.
- Allora?- chiese il ragazzo.
- Vai a prendere gli altri.- rispose Timmi - Avrete la vostra prima missione per conto vostro, e da questo dipenderà la vostra abilitazione, se avremo modo di darvela: trasferiamo gli umani nel mondo sicuro. Demon ci ha dato ventiquattro ore, me l’ha detto Daniel adesso, mentre venivo via.-
Xander annuì e, senza una parola, corse fuori per usare la Proiezione. La sirena si alzò in piedi, guardandolo negli occhi.
- Glielo dobbiamo dire.- disse.
Lui annuì e guardò di sopra.
- Lo faccio io.-
Salì al piano superiore ed entrò nella stanza da letto. Nadine dormiva sdraiata su un fianco, dandogli le spalle e russando piano, il corpo che si gonfiava e si sgonfiava leggermente ad ogni suo respiro, mentre i capelli le ondeggiavano sul collo e, forse, davanti al volto, anche se lui non poteva vederla.
Avrebbe tanto voluto poterla lasciare lì, a dormire, senza interrompere la sua pace o i suoi sogni, che fortunatamente sembravano aver prevalso sugli incubi. Gli piaceva pensare di essere stato lui stesso a scacciarli durante la notte, quando era rimasto abbracciato a lei per tutto il tempo.
Odiandosi per quanto doveva fare, le sedette accanto e le diede un leggero bacio sul collo. Lei si svegliò subito e si voltò, sorridendo pigramente.
- Guarda che potevi aspettare stasera.- ridacchiò, accarezzandogli un polso.
Lui sospirò cupo.
- Nadine…- disse - … mi dispiace, ma devi andare via. Demon aprirà il libro tra ventiquattr’ore. Daniel sta spalancando i varchi mentre parliamo.-
La ragazza sgranò gli occhi, terrorizzata, e divenne color verde pallido.
- Cosa?-
- Si trova sul Sinai. Non è possibile avvicinarsi, pare che ci sia una qualche barriera che lo impedisce… stanno provando a bucarla, ma finora non ci sono riusciti. In ogni caso, presto dovremo combattere.-
Lei si alzò e corse in bagno, dal quale ben presto giunsero i rumori di abbondanti conati. La sirena salì le scale di corsa, sorpresa e allarmata, ma Timmi le fece cenno di non muoversi, uscendo dalla stanza per raggiungere Nadine.
 
Daniel attraversò, per la seconda volta in tutta la sua vita, il portale magico che, da un gigantesco burrone situato nello stesso mondo in cui viveva Liz, conduceva ad un luogo decisamente particolare, creato molti secoli prima addirittura della nascita di Demon dai Custodi che l’avevano preceduto. Dietro di lui venivano i suoi fratelli, tesi e a disagio.
- Ma quanto sono contento di essere qui…- grugnì Dante.
- Sì, non piace neanche a me.- concordò Seth - Ma lo sai, questo è il posto più adatto.-
La Piana dell’Eternità era stata generata per contenere tutti gli elementi che i Custodi dell'Eden detenevano: di fronte a loro, oltre la gigantesca grotta in cui si trovavano, si stendeva un’ancor più grande pianura verde, completamente ricoperta di fili d’erba, che ondeggiavano al fresco venticello che soffiava su di loro.
Esattamente dalla parte opposta rispetto a dove erano i cinque si ergeva un semicerchio di alte montagne frastagliate, dalle cime ricoperte di neve, e una grande foresta occupava un intero lato della piana. Un lago azzurro scintillava vicino ai piedi di un monte, raccogliendo acqua da un fiume che precipitava direttamente nel suo specchio con una cascata.
Quello era il luogo dove, quasi venti anni prima, era stata combattuta la battaglia tra loro e i Custodi dell'Eden, la stessa battaglia in cui Demon aveva subito la prima sconfitta.
Non era legata a ricordi piacevoli, benché la loro vittoria si fosse verificata lì, siccome vi avevano vissuto battaglie tremende e durissime, dove per poco non erano morti tutti, insieme ai compagni e agli amici che li avevano aiutati.
- Ironico, non vi sembra?- osservò Daniel - Qui è dove abbiamo vinto la prima volta. Ora dobbiamo tornarci perché abbiamo bisogno di vincere ancora, e sempre contro Demon.-
Nessuno rispose: forse solo lui riusciva a vedere dell’ironia in quella storia.
- Okay, finiamola.- sbuffò Kate - Andiamo a fare questa dannata cosa.-
Avanzarono fino al centro della piana, raggiungendola in diversi minuti di marcia: la zona era estremamente ampia, oltre che ancora costellata da armi spezzate, semicoperte dalle piante e dalla polvere; profondi solchi erano scavati nel suolo, dove le magie e gli artigli di creature mastodontiche erano affondati durante la lotta. Non c’erano più cadaveri, li avevano rimossi tutti quello stesso giorno, ma sentivano ancora odore di morte.
Quando furono esattamente al centro della prateria i cinque si misero in cerchio, prendendosi per mano. Daniel mise davanti a loro l’involto di stoffa, con dentro la squama che gli aveva dato Timmi: avevano deciso che sarebbero partiti con quella come base, per poi costruire qualcosa di diverso, aggiungendo progressivamente magia.
- Facciamo una volta per uno?- chiese Dante a braccia conserte - O la usiamo tutti insieme?-
- Se facessimo tutti insieme rischieremmo di fare solo confusione.- osservò Seth.
- Ma non possiamo procedere a turno.- disse Kate - Ci vorrebbe troppo.-
- Quindi?-
- Magia congiunta.- disse Daniel.
Tutti quanti annuirono, guardando la squama al centro del cerchio: la magia congiunta era qualcosa di complesso e di avanzato, molto potente ed infallibile, ma che potevano eseguire solo esseri dotati di poteri simili. Fino ad allora soltanto lui e Cannella l’avevano sperimentata, e comunque era stata una cosa involontaria e unica. Tuttavia, sapevano che avrebbe fatto proprio al caso loro.
- Com’è che funziona, di preciso?- chiese Kate - Non è che l’Evocatore ne abbia mai parlato granché.-
- Non so come funzioni.- ammise Daniel - L’ultima volta abbiamo solo eretto una parete di ghiaccio, una cosa semplicissima… ora dobbiamo fare un demone. Sarà difficile, e decisamente imprevedibile. La magia congiunta non ha implicazioni pericolose, ma non si sa come può evolversi in questi casi.-
- Ma è la nostra speranza migliore.- osservò Cannella, tendendogli la mano.
Lui annuì e la prese, completando così il cerchio, e strinse forte.
- Ci siamo.- disse - Chiudete gli occhi e concentrate i vostri elementi, serviranno. E non mollate la presa, cascasse il mondo.-
- Come se non fosse proprio questo il rischio…- mormorò Kate.

Ho pensato di pubblicare in anticipo, tanto per caricare un po'. E poi i capitoli non mancano: dopo questo ce n'è un'altra decina. Intanto, ringrazio i miei lettori, Ely79, LullabyMylla e NemoTheNameless.

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Capitolo 17
*** Cap. 17: Una nuova Fiaccola ***


Timmi, in quel ben preciso momento, era a Washington DC ovest, la zona che gli era stata assegnata per l’evacuazione. Xander, Jo e Alis, invece, erano da qualche parte nel South Carolina a sgombrare alcune piccole città di provincia, qualcosa di non troppo complicato che avrebbero potuto fare senza problemi senza tuttavia sminuire le loro abilità.
Nonostante fossero sprovvisti di abilitazione era stato deciso (su sua esplicita raccomandazione) di assegnare loro una zona tanto lontana per coprire più territorio, e così era da una parte riuscito ad allontanarli da sé, mentre dall’altra li aveva messi in condizione di mostrare a tutti quanto sapessero cavarsela bene da soli.
Nadine invece era con Skin e Raven, nello Utah: aveva preferito che andasse con loro due (in alternativa con Trys e Darth), con i quali sarebbe stata meglio protetta. Era più che certo di non poter essere lasciato in pace, ormai: aveva sfidato Demon, l’aveva ferito ed era l’unico demone, per quanto ne sapeva il suo avversario, ad essere pronto a combattere contro di lui. Non era una buona idea tenere Nadine così vicina a sé, quando la sua situazione era tanto delicata.
Era seduto con le gambe accavallate l’una sull’altra sotto un albero del parco più vicino, seccato e nervoso. Se ne stava da solo, con le braccia incrociate, e si masticava la lingua come se fosse un pezzo di chewing gum, e sbuffava continuamente, imprecando tra sé.
Ma quanto ci vuole ancora?Pensò per la ventesima volta.
Ad occuparsi della raccolta vera e propria dei civili, che erano stati sottoposti a un Incantesimo del Sonno dagli Arcangeli, erano alcuni reparti dell’esercito, i quali avevano ricevuto chiare istruzioni di eseguire alla lettera gli ordini delle strane persone che si sarebbero presentate di fronte a loro. Anzi, più strane gli fossero sembrate e più avrebbero fatto bene a dar loro retta, secondo un sudaticcio e preoccupato Presidente.
Specialmente se, a dargli gli ordini, si fossero trovati un mezzodemone irritato dal carattere impossibile.
 
Quello che era certamente un ufficiale, probabilmente un colonnello (non era mai stato tanto bravo a distinguere i gradi) gli si avvicinò rapidamente, raddrizzando le spalle. Aveva i capelli grigi, ma non sembrava avere nemmeno cinquant’anni. Era scolorito presto, decisamente.
- Signore.- lo salutò rigidamente. Se gli sembrava strano chiamare “signore” uno come lui, non lo diede a vedere. Era da ammirare, in questo - Abbiamo trovato una strana creatura, durante le operazioni di evacuazione.- dichiarò rigido - Dice…-
- Se cerca di attaccarvi ammazzatelo, se non fa niente ignoratelo.- sbuffò Timmi, senza nemmeno guardarlo - Piuttosto, datevi una mossa. Ho altro da fare.-
Il colonnello esitò un momento.
- C’è altro?- sbottò il mezzodemone.
- Nossignore.- rispose l’uomo, andandosene.
Sentì qualche parola poco gradevole provenire dal piccolo gruppo di soldati poco lontano, ma li ignorò.
- Sei stato un po’ sgarbato, sai?- disse la sirena, uscendo da dietro l’albero.
Lui si morse la lingua: ma perché cavolo Daniel gli aveva ordinato di portarsela dietro? Non era un’agente, accidenti!
O sì?
- Si tratta di uno Gnomo vagabondo.- proseguì lei - Niente di ostile, andava per i fatti suoi. Non dovrai preoccupartene.-
- Meglio.- sbuffò - Allora, che altro vuoi?-
- Soltanto sapere se devo fare qualcosa, signore.- rise lei.
- A parte andare in un posto tanto buio e affollato?- sbottò - Sì, puoi andare a cercare qualche civile addormentato. Dobbiamo accertarci che non ci sfugga nemmeno un barbone, o rischierebbe davvero la vita. Conto sulla tua empatia. Puoi captare le emozioni anche nel sonno, vero?-
Lei annuì.
- E allora muoviti.-
La sirena si allontanò senza dire una sola parola, lasciandolo da solo.
 
- Qui abbiamo finito, signore.- dichiarò un sottotenente dai capelli rasati quasi a zero - Avete altri ordini?-
- No.- rispose Skin, controllando la cartina - Potete procedere col programma. Dirigetevi a est, come concordato.-
- Sissignore.- annuì l’uomo, voltandosi e correndo via.
Mentre il soldato si allontanava, Raven comparve con un balzo accanto a lui, arrivata da chissà dove. Alle sue spalle trotterellavano Geri e Freki, i lupi grigi di suo padre.
- Allora?- le chiese.
- Niente di strano da segnalare.- rispose rialzandosi - Qualche demone vagabondo, un paio di creature magiche pacifiche, ma niente che possa preoccuparci. Piuttosto, ho registrato un drastico calo delle attività del nostro popolo.- aggiunse - Non ho trovato un solo mago o strega nel raggio di tre miglia, né tantomeno la presenza di magie particolari. Si stanno dando tutti alla fuga.-
- La voce si è sparsa.- osservò Skin.
Raven annuì.
- Ciò potrà solo favorirci.-
Lui si strinse nelle spalle, riponendo la cartina dello stato.
- Nadine?- chiese dopo qualche secondo la Valchiria.
Skin indicò una piccola roccia ornamentale: lei era seduta lì sopra, sola, e pareva essere estremamente depressa.
- Poveretta.- commentò - Non la invidio proprio.-
- Secondo me, Timmi ha fatto la cosa più giusta.- osservò Raven - Ha ragione, in fondo: Demon potrebbe volerlo togliere di mezzo. Con noi è più al sicuro.-
Skin sospirò.
- Bhè, meglio se andiamo a prenderla, dobbiamo spostarci. Fai tu da avanguardia?-
Senza una parola, Raven si dileguò con una rapidità che aveva dell’incredibile, scomparendo tra la folla di soldati e mezzi di trasporto, seguita dai lupi.
- Sì, fa lei da avanguardia.- confermò stancamente Skin tra sé.
 
***
 
Non appena i cinque elementi entrarono in contatto l’uno con l’altro si formò una danzante catena di luce di vari colori, creando un secondo cerchio splendente e luminoso. Immediatamente, le menti dei cinque fratelli vennero invase dai pensieri degli altri: le paure, le fantasie, le ambizioni e i desideri di tutti loro si mescolarono in una matassa intricata e indistinguibile, dove tutto si univa e si confondeva.
Daniel cercò con fatica di controllare il flusso, di separare le i immagini, i suoni, i colori, le emozioni… ma fu impossibile, per non dire inutile.
Tutto si accavallava a tutto, stravolgendo i sensi e annullando la cognizione di spazio e tempo. Gli parve di non essere più nel proprio corpo, di essere diventato una sola, grande entità con i suoi fratelli, un essere che in se univa i cinque poteri e le cinque identità, facendole passare dall’una all’altra senza soluzione di continuità.
Un momento prima era Daniel, un momento dopo era Dante.
Un momento prima era Cannella, un momento dopo era Seth.
Un momento prima era Kate, un momento dopo era di nuovo se stesso.
Tutto cambiava continuamente, in un susseguirsi rapido di nuove coscienze e informazioni. Il taglio che Dante si era fatto a un dito mentre leggeva gli bruciò per un secondo; i capelli di Cannella gli solleticarono l’orecchio; i segni lasciati dagli occhiali di Seth gli fecero prudere il setto nasale; i dreadlock di Kate gli pesarono in testa come un cappello particolarmente voluminoso.
E mentre il suo potere cresceva, sentiva le gambe farsi più molli e deboli, la mente troppo impegnata a trattenere un lembo della propria identità per occuparsi d’altro, ma costrinse il suo corpo a resistere.
Alla fine, quando sentì di essersi abituato abbastanza, si sforzò di estraniarsi da quell’agglomerato di pensieri e sensazioni. Tornò nel suo corpo, ma una metà di lui si rifiutò di ubbidire, rimanendo al di fuori. Sentì che lo stesso stava capitando agli altri.
- Ci… siete?- chiese, parlando con uno sforzo ancora più grande.
Gli parve di sentire una risposta, ma era più che altro una sensazione. Probabilmente era nella sua testa. Forse anche lui aveva comunicato in quel modo, senza rendersene conto.
- Dobbiamo… dirigere la… magia… al ce… centro… del cerchio…- gemette.
I loro poteri uniti confluirono sopra la squama, formando un vortice colorato e luminescente, che brillava con una forza incredibile, avvitandosi su se stesso e risplendendo sempre più.
Bagliori di varie tonalità si susseguivano su di loro, assecondando la rotazione della spirale. La luce era così forte che Daniel non riuscì a tenere gli occhi aperti.
Aumentarono il flusso di magia, e il terreno cominciò a scuotersi. Il cielo si rannuvolò ed emise dei potenti tuoni, mentre il vento prendeva a soffiare più forte. Quelle montagne che un tempo erano state vulcani scoppiarono, eruttando fiumi lava incandescente.
Iniziò a piovere. Sentì più con la mente che con i sensi qualcosa che si formava al centro del cerchio.
Stava funzionando.
 
Passarono delle ore, delle lunghe, noiosissime, snervanti ore che, Timmi ne era certo, avrebbe ricordato come le più inutili e meno produttive di tutta la sua vita, durante le quali non fece altro che osservare il viavai di veicoli e di militari, che spostavano masse di civili addormentati fino al luogo concordato per l’evaquazione.
Poi, finalmente, il colonnello tornò da lui per annunciargli che avevano finito.
- Abbiamo caricato a bordo fino all’ultimo civile qui presente, signore.- dichiarò - Non c’erano ostili da nessuna parte, è tutto tranquillo. L’area è sicura.-
- Siete certi che non ci sia nessun altro?- chiese Timmi, alzandosi.
- Sissignore.- annuì lui.
- E quella ragazza con i capelli verdi? Lei che dice?-
- Conferma quanto ho appena riferito.- rispose l’ufficiale - A dire il vero, è stata lei la prima a dire che avevamo terminato, un po’ di tempo fa.-
Timmi chiuse gli occhi, esasperato.
- Un po’ quanto?-
- Un’ora, all’incirca.-
Il mezzodemone spalancò gli occhi.
- Come, un’ora?- sbottò - Avevo ordinato di smettere di cercare, se lei avesse detto che avevamo finito!-
- Preferivo controllare di persona, signore.- disse il colonnello, senza perdere sicurezza - Con il dovuto rispetto, preferisco fidarmi dei miei occhi che di quelli di una ragazza completamente tocca.-
- Sarà tocca quanto ti pare, ma se non mi sbaglio dovevi seguire i miei ordini!- esclamò Timmi, furioso - Ho delle cose importanti da fare, porca miseria, quante volte devo dirtelo? Il tempo è importante, e tu vai a perderlo così?- trasse un vibrante respiro e si voltò, andando verso la fine dello stradone principale su cui si trovavano loro - Fai avanzare i camion, così la chiudiamo qui!-
Il colonnello non disse una sola parola, ma si capiva che era offeso. Come se a lui potesse importare.
- Posso chiedere come procederà adesso, signore?- chiese invece.
- Userò un trucco degno di Harry Potter per salvare la pelle a tutti.- grugnì lui in risposta - Va bene o devo essere più specifico?-
Lui non indagò oltre, e questa fu decisamente un’idea saggia. Si allontanò, emanando una lieve aura di indignazione e trasmise gli ordini ai suoi uomini; ben presto i vari camion su cui erano stati sistemati gli uomini e le donne addormentati iniziarono ad avvicinarsi, formando delle colonne ordinate e compatte lungo tutto il viale principale. Non appena i mezzi furono pronti, Timmi si piazzò di fronte a loro e alzò le mani.
E ora finiamola, che mi sono rotto.Pensò.
Lentamente, nell’aria di fronte a lui, si aprirono una mezza dozzina diversa di varchi magici, grandi abbastanza da accogliere un intero elefante africano. Una forte luce candida venne emanata dai passaggi, diffondendo una sorta di strano ma piacevole tepore. Era strano, ma anche accogliente.
- Ecco.- disse, voltandosi di nuovo verso il colonnello, che era tornato da lui - Potete farli passare. Io ora vado, e non preoccupatevi se fa corrente, tanto si chiuderanno da soli.-
L’uomo aggrottò la fronte.
- Se ne va?- chiese - Avevo capito che sarebbe rimasto fino alla fine.-
- Sì, ma io ho da fare, te l’ho detto.- sbuffò - E poi, abbiamo finito, per come la vedo io. Ora, se non ti dispiace…-
Si voltò per andarsene, ma trovò la strada bloccata da un armadio in tuta mimetica. Guardando meglio comprese che era un soldato molto grosso, oltre che incavolato.
Cercando di non mettersi a strepitare per l’esasperazione, trasse un profondo respiro e guardò gli occhi irosi dell’uomo, piccoli e incassati sotto una fronte un po’ sporgente. Sembrava un primate.
- Sì?- chiese.
- Chiedi scusa.- intimò quello, con voce carica di minaccia.
- Per cosa, per essere una testa di cazzo?- sbuffò - Non contarci, lo sono da sempre e penso che ci morirò. Ora scusa, ma devo andare.-
Fece per passare oltre, ma quello lo agguantò per il colletto.
- Soldato!- esclamò il colonnello.
Timmi fece un altro profondo respiro e lo guardò con rabbia.
- Dagli retta.- gli suggerì - Ti conviene.-
- Senti…- sbottò l’uomo - Io sto facendo quanto mi è stato detto, ma non ho la più pallida idea di cosa stia succedendo. Non so chi sei tu, ma ho eseguito tutti i tuoi stramaledettissimi ordini alla lettera. E sto per far passare la metà dei cittadini della capitale in quei cosi che nemmeno so dove portano! Ma non ci sto a farmi trattare come una pezza da un ragazzino!-
Avrebbe potuto rispondergli che, per il bene di tutti, sarebbe stato meglio lasciar perdere e rimettersi al lavoro, e spiegare più o meno come stavano le cose e tutte quelle stronzate lì. Ma la sua pazienza aveva un limite, quel giorno più che mai. Ed era stato raggiunto.
Con un guizzo della mano gli agguantò il polso, stringendo forte. Il soldato mollò la presa, gemendo di dolore, e il mezzodemone fece mutare i propri occhi.
- Ora ascoltami.- disse lentamente, cercando di controllare la trasformazione di bocca e corde vocali: le zanne e la voce gli parevano troppo - Io non sono un essere buono, capito? Però sto aiutando gli umani a salvare la pelle, e questo deve esserti sufficiente. Dentro di me ho qualcosa che non vede l’ora di assaggiare te e tutti quelli che sono qui, ma lo tengo sotto controllo perché l’altra metà del sottoscritto ha quasi lo stesso sapore… tuttavia, sarebbe meglio non forzare la mia pazienza, perché potremmo pentircene tutti. Ora torna al lavoro.-
Mollò la presa e se ne andò, lasciandolo lì, a gemere sul polso probabilmente rotto.
- Sirena!- chiamò.
Avanzando lentamente dalla moltitudine di camion, la sirena rispose al richiamo con una calma che aveva quasi del ridicolo. Per un istante, Timmi credette che stesse tentando di farlo arrabbiare anche di più.
- Sai che se l’è fatta addosso?- chiese tranquillamente, accennando al soldato, mentre il colonnello e alcuni commilitoni correvano da lui - Proprio nei pantaloni.-
Timmi si strinse nelle spalle.
- Che mi mandi il conto della lavanderia.- rispose, tendendole la mano.
- Dove andiamo?- domandò.
- A fare una cosa che non dovrei.- ammise lui, un attimo prima di usare la Proiezione.
 
I Custodi aumentarono progressivamente il flusso di magia, fornendo sempre più sostanza all’essere che stava nascendo al centro del cerchio, ma causando un terribile sconvolgimento nell’ambiente circostante.
Le montagne eruttavano lava con violenza crescente e il terreno tremava con tanta forza che ora numerose crepe si aprivano tutto intorno a loro. Da alcune filtrava anche un po’ di magma, tanto erano profonde.
Molti alberi erano stati sradicati, e le frane si facevano via via più frequenti, mentre la neve in cima alle montagne precipitava fino a diventare una valanga. Il lago ormai ribolliva, emettendo vapore, e la pioggia si era tramutata in tempesta in piena regola, che spazzava l’intera Piana dell’Eternità fino a sollevare polvere e pietre tutto intorno, creando gorghi d’aria che presto sarebbero diventati dei veri e propri tornado.
Daniel comprese di aver fatto la scelta giusta: l’unico luogo dove potevano operare senza paura di danneggiare qualcuno era quello.
Intanto, il corpo della creatura cresceva lentamente ma inesorabilmente, di pari passo con il consumo delle loro forze, prendendo forma e sostanza proprie. Ormai riuscivano a stare in piedi più per forza di volontà che per altro, sfiancati dalla costante opera di modellazione e creazione, complessa oltre l’immaginabile.
Per quella che doveva essere la centesima volta, Daniel si chiese quanto potesse mancare, ma non osava aprire gli occhi o interrompere il flusso, poiché sentiva che, se avesse perso la concentrazione o fermato i propri poteri, tutto il lavoro fatto fino ad allora sarebbe stato inutile. Tutta la sua mente era concentrata solo sul suo compito, sulla missione che si erano preposti: creare un essere demoniaco che fosse in grado di distruggere Demon.
Quanto al cosa farne una volta esaurito il suo compito, quella era un’altra questione.
Sentì Cannella, al suo fianco, cedere e inginocchiarsi a terra. Le strinse la mano, cercando di infonderle la forza che pure lui sentiva scemare. Con uno sforzo immane, o almeno così gli parve, la sua sorellina si rialzò in piedi, e forse disse qualcosa. Magari aveva capito che si era preoccupato per lei e lo ringraziava.
Ma tutti loro erano quasi allo stremo.
 
***
 
Timmi e la sirena erano arrivati a quella che sarebbe stata la loro ultima destinazione prima di dover raggiungere tutti gli altri per la battaglia finale.
Presto il mezzodemone avrebbe ricevuto un richiamo che gli avrebbe dato le coordinate esatte in cui recarsi, e dunque non dovevano preoccuparsi di come trovare Demon più avanti, quanto per il fatto che il tempo a loro diposizione, pur essendo molto, non era infinito.
In quel momento si trovavano di fronte a un enorme e lunghissimo capannone in legno e mattoni, quasi completamente cieco. Le sole finestre presenti erano tutte piuttosto sottili e lunghe, localizzate nella parte superiore delle pareti, appena al disotto del tetto in lamiera. Impossibile dire che, lì dentro, ci fosse nascosta una nave volante.
- Come mai siamo qui?- chiese la sirena.
- Qui conservo alcuni ingredienti magici essenziali.- spiegò il mezzodemone, prendendo una chiave ed aprendo la sola porta presente - Li userò per modificare la Fiaccola.-
Stava per infrangere la promessa fatta a Nadine, perché quella era una promessa che non poteva mantenere, e non l’aveva sperato nemmeno per un momento, nonostante tutto: ne era certo, il Pentacolo avrebbe dovuto combattere contro Demon, e lui voleva essere pronto. Purtroppo, facendolo avrebbe tradito la fiducia di Nadine.
La sirena evidentemente comprese il suo stato d’animo, perché non fece commenti, e di questo le fu estremamente grato.
Entrarono, trovandosi di fronte alla chiglia lucida della nave.
Senza guardarla, Timmi si diresse senza indugiare verso destra, dove si trovava la poppa. Lì accanto c’era una rampa di scale metalliche che portava a un piccolo pianerottolo, su cui si aprivano un’altra porta e un finestrone a pannelli piuttosto grande.
In quella stanza ci teneva un sacco di componenti utili per eventuali riparazioni alla nave: vele di ricambio, assi di legno, sottili tubi metallici per l’intelaiatura delle ali o più spessi per i liquidi di pressione, gomene, parti del timone, bobine per il motore, carburante, valvole…
Su tutto arrivava una scarsa luce data dalle finestre, semioscurate dalle pile e pile di oggetti lì presenti. Timmi raggiunse il fondo della stanza e, dopo aver spostato alcune scatole, tolse dal pavimento un’asse mobile.
- Certo che tu adori proprio i nascondigli sotto il pavimento…- commentò la sirena.
- Sì, bhè… ognuno ha le sue debolezze.- ridacchiò lui, prendendo alcune fiale - Le devo tenere qui perché temo che a Nadine non piacerebbero.- spiegò - Alcuni di questi oggetti sono pericolosi. Certi persino illegali, dal punto di vista umano.-
Prese una ciotola e ci versò dentro dell’acqua, poi la pose sopra un fornelletto a gas e lasciò bollire.
- Spezzetta queste.- disse alla sirena, passandole alcune foglie di coriandolo e frammenti di corteccia di pino.
Lei eseguì, mentre lui pestava con un mortaio alcune minuscole ossa di animale.
Quando l’acqua ebbe iniziato a gorgogliare, la tolse dal fuoco e ci versò dentro le foglie, la corteccia e la polvere d’ossa, così che il tutto assunse una colorazione rosso scuro. Poi aggiunse un po’ di liquido color ambra preso da una fiala e il rosso divenne blu.
- Passami l’assenzio, per favore.-
Lei eseguì, guardandolo curiosa per un istante.
- Sai che contiene modeste quantità di tujone?- chiese - Ed è anche buono.-
- Sì, e se ti azzardi a berlo ti strozzo.- sbuffò lui, versandolo nel preparato.
Il colore non variò significativamente, anche se sembrò scurirsi un poco. A quel punto Timmi prese la Fiaccola e ve la immerse, e la pozione divenne nera.
- È normale?- chiese la sirena.
- Certo che lo è.- rispose il mezzodemone, prendendo un piccolo pugnale d’argento e tendendo la mano - Ora, spero che non ti impressioni troppo alla vista del sangue.-
Passò la lama sul palmo della mano, incidendolo, e fece cadere alcune gocce di sangue nel bacile. Il composto iniziò a sfrigolare e fumare.
- Ecco, questo non è normale.- disse lui - Ma suppongo che non ci si debba preoccupare, in fondo ho messo sangue di demone su un oggetto infuso di sangue di Drago e potere di Daniel. Starà solo reagendo un poco.-
- Ora hai finito?- chiese la sirena.
- No. Ci vorranno un paio d’ore, come minimo.-
- Giusto. Non sia mai che ci semplifichiamo la vita.-
Sorrise, e Timmi fece lo stesso.
- Bhè, credo che ci convenga sederci ed aspettare.- dichiarò lui - Demon ci ha dato ventiquattro ore, e ne sono passare circa la metà. Abbiamo tempo.-
 
Skin e Raven avevano ormai quasi finito di trasferire anche l’ultimo carico di persone che era sulla loro lista, e già i militari stessi si stavano preparando ad attraversare i varchi. Nadine, come già prima, sedeva da sola, stavolta su una panchina di legno. Teneva le mani in grembo, e guardava fisso a terra.
Si sentiva malissimo, tanto che quasi non respirava più. Era solo la sua determinazione ad impedirle di piangere a dirotto.
Si chiese dove fossero gli altri, cosa stessero facendo e come stesse andando, ma soprattutto pensò a Timmi, da solo con la sirena in qualche angolo di Washington, dove Demon o il Tredicesimo Membro avrebbero potuto trovarlo con facilità.
Gli scenari peggiori le balenarono davanti agli occhi, e scacciarli fu estremamente difficile.
- Nadine!- chiamò Skin.
Lei alzò lo sguardo: lui e Raven le stavano facendo cenno di avvicinarsi. Mentre gli ultimi militari oltrepassavano il varco. Dopo di loro non restava più nessuno. Toccava a lei.
Trattenendo un sospiro, si alzò e li raggiunse lentamente, guardando con leggera apprensione il portale lucente alle loro spalle.
- Forza.- disse Skin - Ora tocca a te.-
Lei annuì.
- Cosa c’è dall’altra parte?- chiese.
Skin scosse la testa.
- Non lo so.- rispose - Ma di certo non può essere peggio di quello che ti stai lasciando alle spalle, no?-
Suo malgrado, a Nadine scappò un sorrisetto.
- Grazie, ragazzi.- disse.
Sia lui che Raven scossero la testa.
- Non abbiamo fatto niente.- rispose la Valchiria - Ora vai, coraggio.-
Lei fece un paio di passi verso il passaggio, quando una voce la fece fermare.
- Aspettate.-
Si voltarono tutti e tre, e si trovarono di fronte Marcus.
 
Il mercenario se ne stava a circa tre metri da loro, con le braccia conserte e la spada ancora nel fodero. Sembrava calmo e niente affatto desideroso di combattere.
Ciononostante, Skin sguainò le lame dagli avambracci con uno scatto, pronto ad affrontarlo. Marcus alzò subito le mani e fece cenno di diniego.
- Aspetta.- disse - Non sono qui per questo.-
- Ah no?- sbuffò lui - E allora che cosa vuole il Tredicesimo Membro da noi?-
- Assolutamente niente.- rispose Marcus - Non ho alcun messaggio da parte sua o di Demon. Devo parlarvi, e vengo da parte di me stesso.-
- Cosa vuoi?- chiese Raven, più calma di Skin ma con le mani sui propri machete.
- Vengo per darvi una mano, in un certo senso.- rispose - Voglio dirvi come uccidere il Tredicesimo Membro.-
Skin aggrottò la fronte.
- E perché mai dovresti farlo?- chiese.
- Perché ho… fatto un errore.- rispose, distogliendo lo sguardo - Demon non è controllabile, e il Tredicesimo Membro se ne sta rendendo conto. Ha paura di lui. E io non condivido niente di ciò che stanno preparando.-
- Bhè, mi sembra un po’ tardi, adesso.- rise amaramente Skin - Grazie tante per essere venuto, ora il mondo sta per finire!-
- Non sono qui per avere il vostro perdono.- ribatté Marcus - Voglio solo sentirmi meglio, e avvertirvi. Credo che il Tredicesimo Membro stia andando a fermare l’unico altro che, oltre Daniel, possa minacciare Demon.-
Nadine sgranò gli occhi.
- No!- esclamò.
- Dovete avvertirlo.- continuò il mercenario - Lui è l’unica possibilità di fermarlo.-
- Perché non lo fai tu, scusa?- chiese Skin, furioso - Lui è a Washington, vai lì è…-
- La città è vuota.- spiegò lui - Non c’è più nessuno, hanno già finito. E non ho idea di dove possa essere adesso.-
- Nemmeno noi.- ammise Raven - D’accordo, dicci come si uccide il Tredicesimo Membro, troveremo il modo di riferirglielo.-
Marcus annuì.
- Bene.- rispose - Esattamente dove dovrebbe esserci il cuore ha un simbolo… una rosa con un occhio, per la precisione. Colpitelo lì fino a romperlo, e vi leverete di torno il Tredicesimo Membro.-
- Come lo sai?- chiese Nadine.
- Lo so perché ero lì, quando è risorto.- spiegò - Ho visto mentre il suo corpo si riformava dal liquame. Quello è il punto debole, ne sono sicuro.-
- Perché dovremmo crederti?- chiese Skin, accigliato.
- Bhè, fai come vuoi.- rispose Marcus - Comunque, io ciò che dovevo fare l’ho fatto. Ora, posso anche andarmene senza rimpianti.-
- Certo, senza rimpianti…- rise sarcasticamente il Fantasma - Hai servito quei due per tutto questo tempo, li hai anche aiutati a cercare di aprire il libro… senza rimpianti, sicuro.-
- Ho gettato la ricompensa.- aggiunse - Non la volevo.-
- Bene, ti meriti un encomio.- ribatté Skin - Sei senz’altro il migliore di tutti i buoni samaritani.-
Lui e Skin si guardarono negli occhi, e per un istante sembrò che stessero per scontrarsi.
Tuttavia, alla fine, Marcus se ne andò senza dire un’altra parola.
- Bene. Ora dobbiamo anche trovare Timmi…- sbuffò Skin - Grandioso.-
Si voltò verso Nadine, con l’aria di chi si aspetta qualcosa di spiacevole.
- Io non vado!- disse lei, perentoria - Non adesso!-
- Così Timmi ci ammazza…- sospirò lui, guardando Raven - Tu te la senti di correre il rischio?-
Lei annuì.
- Ormai, morti per morti, cambierà solo l’assassino.- disse.
Skin aggrottò la fronte.
- Era una battuta?-
Raven incrociò le braccia, senza rispondere.
- Ah, lasciamo stare.- sospirò - Allora… tu, Nadine, puoi andare a prendere i ragazzi, mentre io faccio qualche ricerca.-

Lì per lì avevo pensato di intitolare il capitolo "Una nuova Nova", ma faceva cagare. Comunque, sarei quasi per non ringraziare Ely79, LullabyMylla e NemoTheNameless, che mi seguono come sempre, ma anzi dovrei essere io quello da ringraziare: sono stato a Grosseto da stamani fino alle sette del pomeriggio, e sono tornato a casa che erano già le otto! E ho i piedi che fanno male, le gambe gonfie e le caviglie a pezzi! Ecco (in tono lamentoso e piagnucoloso)!
Vabè, momento scazzo finito. Recensite.

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Capitolo 18
*** Cap. 18: La nascita ***


Liz uscì dalla grotta da cui si entrava nella Piana dell’Eternità, rabbrividendo un po’ al pensiero di trovarsi nuovamente lì, dopo tanto tempo.
Un luogo piacevole alla vista, che comunicava quiete e serenità, eppure permeato di morte, per lei che ci aveva combattuto. Quello era il posto infame e fuorviante che i Custodi dell’Eden della prima generazione avevano usato per nascondersi, ordendo piani contro la sua famiglia e recludano i Precustodi.
E dove Marek se n’era andato, lasciandola da sola.
Ma non ebbe tempo per crogiolarsi nei ricordi, poiché lo spettacolo di indicibile devastazione che la attendeva glielo impedì.
Ovunque posasse lo sguardo, il terreno tremava violentemente e si riempiva di crepe chilometriche, come se un martello enorme lo stesse battendo con forza, e per poco non crollò a terra, ancora debole dopo il periodo di convalescenza. Immensi vortici d’aria sferzavano senza pietà la distesa erbosa, strappando piante e arbusti, sradicando alberi, sollevando pietre, scavando solchi nel suolo già martoriato.
Le montagne, ora divenute vulcani, vomitavano fiumi incandescenti urlando con forza la loro collera infuocata. I tuoni cadevano quasi senza interruzione, spaccando persino i macigni che incontravano su loro cammino, e il lago era ormai una massa di bolle e schiuma.
Al centro di tutto questo c’erano i Custodi dell'Eden e la loro scintillante spirale di fiamme colorate, che si levava dal centro del cerchio e saliva fino al cielo, simile alle trombe d’aria lì attorno, perdendosi nelle nubi oscure e dense sopra le loro teste.
- Oddio…- gemette.
 
Ormai era questi fatta, Daniel lo sentiva chiaramente: ancora poco e il loro lavoro avrebbe potuto dirsi terminato, così come le loro energie.
Tutti, persino lui, ormai ne era certo, si trovavano con le ginocchia a terra, e nonostante fosse così confuso dalla magia congiunta e dalla stanchezza era sicuro di ansimare.
Frattanto, i suoi pensieri si facevano progressivamente più chiari e liberi, non più così offuscati da quelli degli altri, segno evidente che la magia che rimaneva nei loro corpi era quasi finita, e non era più sufficiente a stabilire un contatto tanto profondo.
Tuttavia dovevano ancora compiere un ultimo, minuscolo sforzo, poiché la creatura era ultimata, ma gli mancava ciò che l’avrebbe fatto muovere: una scintilla di vita.
Si concentrò con tutte le forze che gli erano rimaste, infondendo nella creatura un alito sufficiente a donargli una coscienza che la animasse, che la trasformasse in un essere senziente.
Un lumicino sottile, poco più grande di una capocchia di spillo, fluttuò al centro dell’enorme vortice, scendendo pigramente fino al corpo appena formato. Con estrema lentezza si accostò fino al petto, e poi vi entrò.
Ci fu una terribile esplosione, causata dall’immediata reazione della magia, che li sbalzò tutti quanti via in un raggio di decine di metri, frantumando il suolo al passaggio dell’onda d’urto, che si ripercosse anche ai confini della piana.
Di botto, le montagne cessarono di eruttare, la pioggia finì assieme ai lampi ed il vento si fermò, mentre interi chilometri venivano spazzati dall’immensa forza dell’esplosione.
Su tutto calò un profondo silenzio e Daniel, mentre moriva, sentì chiaramente la forza magica di qualcosa che era appena nato destarsi.
Poi chiuse gli occhi.
 
L’esplosione la colse di sorpresa, ma riuscì a proteggersi ugualmente, rifugiandosi nuovamente nella grotta e usando i poteri appena recuperati per proteggersi.
Per un istante, mentre tutto intorno a lei tremava con estrema violenza, le sembrò di essere sul punto di cedere, essendo ancora molto debole, ma fortunatamente la sua magia tenne in piedi la caverna, che si scosse ma non crollò.
Quando fu tutto finito uscì dal riparo per guardare la scena ora che le cose si erano calmate: tutti e cinque i custodi giacevano riversi scompostamente a terra, e il suolo era completamente distrutto e rivoltato dallo spostamento d’aria, mentre un gigantesco cratere sostituiva la Piana dell’Eternità. Ci sarebbe voluto molto tempo perché sparisse del tutto da solo.
Ma a lei non importava affatto del cratere, né dei solchi profondi nel terreno, né della cenere, delle rocce distrutte, dell’acqua che allagava tutto, degli alberi caduti o delle valanghe che si erano verificate: senza indugiare corse accanto a Daniel, che ormai non si muoveva più, e lo scosse con forza.
- Danny!- gridò - Dio, Danny! Avanti!-
Lui non rispondeva. Era immobile e molle, e i suoi occhi erano chiusi. E non respirava più.
- No…- gemette - No… per favore, no…-
Poi successe qualcosa: cinque colonne di luce, ognuna di un colore diverso, scesero dal cielo e piovvero sui Custodi dell'Eden, una per ognuno, avvolgendoli nel loro splendore.
Liz ricordò di averle già viste, tempo prima: quando avevano sconfitto i Custodi originali, Danny e gli altri erano stati investiti da quelle stese luci, un attimo prima di ricevere i poteri. Forse servivano a farli tornare?
Si accorse di essere all’interno della colonna lucente di Danny e si alzò in piedi, un istante prima che un tremendo dolore la scuotesse tutta, partendo dal capo e diffondendosi in tutto il corpo. Non riuscì ad urlare che cadde a terra, priva di sensi.
 
Quando riaprì gli occhi si ritrovò stesa a terra su un fianco. Gemendo, si mise carponi, e una mano l’aiutò poi a sedersi. Voltandosi, vide Danny che la osservava preoccupato.
- Stupida strega.- disse senza molta convinzione - Hai idea di cosa tu abbia appena fatto?-
Lei scosse la testa, scocciata e confusa, e gettò uno sguardo agli altri: Dante, Cannella, Kate e Seth erano tutti intorno a lei, e la guardavano preoccupati.
- Stai bene?- chiese Kate.
- Sì, ma per un attimo mi ha fatto veramente male.- rispose, rimettendosi in piedi.
- E ringrazia che sia successo solo quello.- sbuffò Danny, alzandosi a sua volta - Sai che è pericoloso entrare nelle nostre colonne di luce?-
- Ma non mi dire…- disse sarcastica lei - Senti, mi sono spaventata, d’accordo? Vi ho visti a terra, e sembravate morti.-
- Bhè, per essere morti lo eravamo eccome.- annuì Dante, incrociando le braccia - Ma lo sai che un Custode dell'Eden torna in vita appena morto, no?-
Lei sbuffò.
- Me n’ero scordata.- ammise - Non è che vi abbia visti crepare spessissimo, sapete…-
Danny gemette e levò lo sguardo al cielo, esasperato.
- Senti, che ci fai qui?- chiese - Non dovevi nemmeno alzarti dal letto…-
- La pelle mi è ricresciuta tutta, guarda!- protestò lei, alzandosi la maglietta. Dante e Seth distolsero lo sguardo - Sono andata alla sala riunioni, e gli Arcangeli mi hanno spiegato cosa stavate combinando e perché!-
- E così ti sei precipitata quaggiù.- completò Cannella - Lodevole, ma potevi venire colpita dall’esplosione come noi.-
Lei sbuffò.
- Sentite, sto bene!- esclamò - Dico davvero! Anzi…- aggiunse, rendendosene conto solo ora - … sto più che bene!- e fece fluire la magia attorno ai palmi delle mani, coprendoli di luce - Visto?- chiese - Mi sento come… come prima che Demon mi ferisse. Come se fossi totalmente guarita!-
- Sarà un effetto collaterale.- disse cupo Danny - Sei entrata nella mia colonna di luce, che era puro Elemento Vitale. Deve esserti entrato dentro. Forse ci sono stati altri cambiamenti.-
- Bhè, ce ne preoccuperemo dopo.- si intromise Seth - Danny, quanto manca alla scadenza?-
- Un po’ meno di dodici ore.- rispose lui - Dov’è il demone?- chiese, guardandosi intorno per cercarlo.
- Bella domanda…- disse Liz - Io non l’ho visto.-
- Come, non l’hai visto?- ripeté Seth, stupito - Era qui, vicino a noi!-
- C’era troppa luce.- si giustificò la strega - Poi mi sono dovuta riparare dall’esplosione… insomma, non ci ho fatto caso!-
- Dovremmo chiamarlo?- propose Cannella.
- Buona idea.- annuì Kate. Prese fiato e poi gridò: - EHI, DEMONE!-
Dante, che era il più vicino, imprecò e si portò una mano all’orecchio.
- Ehi!- esclamò - Attenta, accidenti!-
- Guardate!- disse lei, ignorandolo e indicando un punto dietro Danny.
Lui si voltò di scatto, assieme agli altri, e lo vide che si avvicinava rapidamente a loro.
Non aveva una forma, né tantomeno pareva essere dotato di corpo. Era solo una sorta di ombra, che scivolava rapidamente sul terreno, adattandosi alle varie imperfezioni come la pelle si adatta alle ossa.
Mano a mano che si avvicinava, si resero conto che non era totalmente immateriale, ma liquido. Oscurità fluidificata, che scintillava alla luce con cupa minaccia. Sembrava petrolio, ma più denso e viscoso.
Si fermò solo quando ebbe raggiunto un pietrone a tre metri da loro, e rimase immobile come se stesse aspettando qualcosa.
- Cos’è?- chiese Liz - Vomito di Drago? No, perché gli somiglia… solo che puzza meno.-
Daniel scosse la testa: ad essere sincero, non era neanche lontanamente simile a come l’aveva immaginato. Pensava che ne sarebbe uscito qualcosa tipo l’Iroso, o comunque con un aspetto ben definito, ma non una semplice pozza di liquido scuro e privo di forma.
Dopo un altro istante la creatura avanzò ancora un poco, fermandosi non appena fu colata giù dal macigno, per poi levarsi dal suolo assumendo una sembianza più concreta.
Ancora, non somigliava a nessuno dei demoni che i cinque avevano studiato, né tantomeno all’Iroso. Aveva piuttosto preso la forma di una silhouette umana, come un’ombra che si era staccata da terra per camminare con le proprie gambe.
Privo di volto o di qualsiasi lineamento riconoscibile, il demone chinò la testa come per esaminarsi, anche se non aveva occhi, percorrendo ogni centimetro del suo corpo. Alzò le braccia e strinse una volta le dita, come a volerne saggiare la forza. Poi alzò di nuovo (lo sguardo? La faccia? Daniel non aveva idea di come definire il gesto) verso di loro.
- Abbiamo creato un Mutaforma?- chiese Cannella.
- No.- rispose Dante, aggrottando la fronte - I Mutaforma possono cambiare aspetto, diventando identici a un altro essere o un oggetto. Questo è piuttosto un Polimorfo, credo: può assumere la forma di qualsiasi cosa, ma in modo diverso e senza limite. Possono modificare anche la quantità di massa. Una specie di… Mutaforma due punto zero.- spiegò, apparentemente incapace di trovare termini migliori.
- Basterà?- chiese Kate.
Daniel si strinse nelle spalle.
- Non lo so.- ammise: aveva sperato in qualcosa di potente (e un Polimorfo lo era), ma anche in qualcosa di diverso da quella creatura.
Il demone tornò ad essere liquame e si avvicinò rapidamente, riemergendo poi di fronte a Daniel, anche se le gambe non si formarono, rimanendo immerse nella pozza sotto di sé.
- Sai chi sono io?- chiese, guardandolo direttamente in… volto?
La creatura annuì lentamente.
- E sai perché sei qui?-
Ancora, il demone annuì.
- Devo uccidere la Bestia.- disse. Aveva una voce bassa e roca, come un sussurro forzato - Volete il mio aiuto per fermarlo.-
Daniel annuì a sua volta.
- Sì. Ma solo lui. Tutto ciò che non è un demone non può essere toccato. Ci siamo capiti?-
L’essere annuì di nuovo.
- Ho la tua parola?- chiese.
- Io ho un’anima, Custode dell'Eden.- rispose la cosa - Nessuno di voi ha nulla da temere da me.-
Daniel sgranò gli occhi dalla sorpresa: quel demone aveva un’anima?
- Dici sul serio?- chiese Seth - Hai veramente un’anima?-
Lui annuì, voltandosi nella sua direzione.
- Invero, ne ho una.-
- Avete creato un mezzodemone?- chiese sorpresa Liz.
Daniel scosse la testa.
- No. Un mezzodemone possiede anche un aspetto umano, e lui non lo ha.-
- Bhè, anche voi cinque avete un aspetto umano.- commentò la strega - Ma questo non fa di voi dei “mezzicustodi”.-
- Questo è un altro discorso.- disse Dante - Totalmente diverso.-
- Ehi, se ne sta andando!- esclamò Cannella.
Tutti si voltarono nella direzione indicata: senza che se ne accorgessero, il demone era scivolato via, in direzione dell’uscita della Piana dell’Eternità, approfittando della loro breve distrazione.
- Fermo!- gridò Daniel, andandogli dietro.
Il demone arrestò la sua corsa, riformandosi e voltandosi verso di lui.
- Scusatemi, Custodi dell'Eden.- disse - Ma sto andando a fare ciò per cui sono nato.-
Detto ciò, tornò in forma di liquido e scappò nella grotta.
- Accidenti!- esclamò Seth - Dovremmo inseguirlo?-
- Sì, fatelo voi quattro, poi raggiungete Demon.- rispose Daniel - Io devo andare da Gabriele, dobbiamo discutere di alcune cose. E tu vieni con me!- aggiunse agguantando Liz per un braccio, prima di sparire.
 
Improvvisamente, la sirena alzò lo sguardo di scatto, come se avesse sentito un rumore. Era seduta abbracciata alle proprie ginocchia, ma si rialzò in fretta per andare a guardare all’unica finestra sufficientemente libera da permetterle di scrutare l’esterno.
- Che c’è?- chiese Timmi, che non aveva sentito niente.
- La tua nuova Fiaccola è pronta?- chiese.
- No, te l’ho detto dieci minuti fa. Perché?-
- Perché sento dei demoni. E si avvicinano.-
 
Nadine raggiunse Xander, Jo e Alis, che in quel momento si accingevano a lasciare Lockhart, nella contea di Union, l’ultima città che avevano fatto evacuare, ed erano diretti al palazzo del Sommo Concilio. Il suo arrivo improvviso li colse di sorpresa, ma zittì in fretta le loro proteste per spiegargli cosa stesse accadendo.
- Accidenti!- esclamò Jo, quando lei ebbe finito - E deve colpirlo precisamente al cuore?-
- Fino a rompere il simbolo.- annuì Nadine - Altrimenti non funzionerà.-
- Cavolo…- gemette Xander, abbassando lo sguardo ed incrociando le braccia - Dobbiamo trovarlo. Credi che Skin abbia finito?-
- Non lo so. Dobbiamo tornare indietro e chiederlo a lui.- rispose la ragazza.
Non esitarono un momento: le presero la mano e si lasciarono condurre nel luogo dove lui e Raven attendevano il loro ritorno. Trovando lei seduta su una panchina a braccia incrociate, mentre il Fantasma se ne stava in piedi, da solo, circondato da tutta una serie di simboli complicati che non avevano mai visto prima. Ognuno di essi fumava leggermente, e lui ansimava un po’, le spalle chine, e sembrava piuttosto stanco.
- Ehi, stai bene?- chiese Jo.
- Sì.- rispose lui, asciugandosi il sudore dalla fronte con un fazzoletto - Credo di averlo trovato. Non è lontano da casa sua. Si trova da qualche parte nel bosco, ma non capisco che stia facendo.-
- Forse è al capannone della nave volante.- disse Alis.
Raven aggrottò la fronte.
- Per quale motivo dovrebbe andare a prendere la nave volante?- chiese lei - Non mi pare che possa servirgli, adesso.-
- Bhè, non so perché sia lì, fatto sta che c’è!- esclamò Skin - Dobbiamo raggiungerlo.-
- Noi ci siamo già stati.- dichiarò Xander - Possiamo Proiettarvi laggiù.-
- No, noi non possiamo venire.- disse Raven, alzandosi - Purtroppo dovremmo già essere rientrati. Daniel ha bisogno di noi, di Trys, di Darth e anche di Timmi.-
- Bhè, allora tanto vale aspettarlo.- osservò Jo.
- E che succede se il Tredicesimo Membro lo trova prima che torni e noi non gli abbiamo detto come ucciderlo?- sbuffò Alis.
- D’accordo, voi andate e noi lo avvertiamo.- disse Xander - Ci vediamo dopo.-
Il Fantasma e la Valchiria annuirono prima di sparire, mentre i quattro ragazzi si proiettavano a loro volta verso il capannone dove si trovava Timmi.
Purtroppo, mentre la magia faceva effetto e loro attraversavano l’etere accadde qualcosa di strano, mai sperimentato prima di allora: fu come se un muro li avesse bloccati, facendoli rimbalzare indietro.
Fu così che atterrarono ai confini della città, dall’altro lato rispetto a dove si trovava il bosco, senza sapere cosa fosse successo o perché.
- Cosa?- sbottò Jo, guardandosi attorno nella strada deserta - Perché siamo qui?-
- Dev’esserci una barriera!- esclamò Alis, fissando agitata il cartello di benvenuto all’ingresso della città - Un campo che impedisce la Proiezione, o qualcosa del genere!-
- Dovremo correre, allora!- disse Xander, facendo per avviarsi.
Un attimo dopo, comunque, sentì la propria faccia colpire qualcosa di duro, come un grosso vetro, cadde a terra con un gemito di dolore.
- Xander!- esclamò Nadine, correndo da lui - Tutto bene?-
- No…- grugnì il giovane mago, massaggiandosi il naso - C’è qualcosa… forse una barriera fisica…-
La ragazza impallidì e provò a tastare l’aria con una mano, scoprendo che l’amico aveva ragione: c’era un ostacolo invisibile, lì, e non riusciva a superarlo. Una barriera bloccava la Proiezione, un’altra gli ingressi a piedi. Non c’era modo di passare.
- Accidenti!- esclamò Jo, dando un calcio stizzito ad un sasso - E ora che si fa?-
- Dobbiamo chiedere aiuto a Daniel!- disse Alis - Forse lui può aiutarci!-
Nadine annuì.
- D’accordo. Io vi aspetto qui…-
- No, pessima idea.- disse Xander, rialzandosi - Potrebbero esserci dei demoni, qui attorno. Meglio andare tutti.-
- Ha ragione lui.- annuì Jo - Tanto, faremo in fretta.-
Nadine non disse niente e diede loro la mano, ma dentro di sé non poté fare a meno di augurarsi che l’amico avesse ragione.
 
***
 
Gabriele e Raffaele dissero a Daniel quello che voleva sapere, e che sinceramente sperava di sentire: i Cacciademoni, i Templari, gli Elfi e i nani si erano già mobilitati, e mentre parlavano si stavano raccogliendo, sotto la guida di tutti i membri del Sommo Concilio, nei pressi del monte Sinai. Tra loro c’era anche Emeric, il Gran Maestro dell’ordine Templare e vecchio amico dell’Evocatore. Era stato lui che aveva insegnato a Daniel come maneggiare un’arma, quand’era ragazzo.
- Ottimo.- disse il Custode, sentendo le novità - E l’evacuazione? Come procede?-
- Michele e molti dei nostri membri stanno dirigendo le ultime operazioni, ma hanno quasi finito. Per quel che riguarda il Pentacolo, stiamo aspettando il ritorno di Trys e Darth.- rispose Gabriele - Dovevano sgombrare Mosca, San Pietroburgo e qualche città di campagna in Russia, ma credo che abbiano finito, ormai. Skin e Raven sono già rientrati, e li abbiamo mandati nei pressi del Sinai, da Uriel.-
- Nessun altro?- domandò Liz.
- Sì, Timothy Anderson e la sua squadra.- rispose Raffaele - Lui è sparito, pare che sia andato al capanno dove tiene la propria nave volante. I ragazzi sono corsi da lui, sembra che il Tredicesimo Membro lo stia cercando.-
- Grandioso…- sbuffò Daniel - E sono da soli contro quel pazzo?-
- Sì, ma sanno in che modo ucciderlo.- disse Gabriele - Marcus ha scelto di tradirlo, e lo ha detto a Raven, a Nadine e a Skin.-
- Bhè, meglio così.- disse il Custode - Allora è meglio se andiamo a vedere come sono messi sul campo di battaglia.-
- Come pensi di affrontare Demon?- chiese Liz - Lo lascerai al superdemone o lo affronteremo tutti?-
Daniel aggrottò la fronte.
- Sinceramente pensavo di lasciar combattere il superdemone, ma per sicurezza sarebbe meglio dargli una mano.- rispose - Ma tu non sei compresa.-
Lei sgranò gli occhi.
- Cosa?- sbottò.
- Ti ha già fatta a pezzi. Te ne sei già scordata?-
- Ha sconfitto anche te.- osservò la strega, indispettita.
- Sì, ma io non ho lottato sul serio. In più sono immortale, tu no. E mi ha a malapena atterrato.-
- Non vuol dire niente: lui è non è più un essere terreno, potrebbe ucciderti. L’hai detto anche tu!-
- Ma ho più possibilità di te, accidenti!-
- Andiamo, un aiutino da parte mia ti fa comodo, ammettilo!-
- Ma se ti sei appena ripresa dalle ferite, per favore!-
Sotto gli sguardi allibiti dei due Arcangeli, Liz e Daniel avevano cominciato a litigare, apparentemente dimentichi della loro presenza.
- Ti ho detto che sto bene!- protestò lei.
- E io ti ho detto che non voglio averti intorno! Tanto sarò con il demone e i miei fratelli, quindi sarà lui ad essere in netto svantaggio!- replicò il Custode dell’Eden.
- Ma il mio aiuto…-
- Il tuo aiuto non mi serve a niente!-
Gabriele si schiarì timidamente la voce.
- Scusate, posso…?-
- NO!- la zittirono i due.
- Senti…- sbuffò irritato Daniel, prima che lei potesse aprire bocca - Tu mi sei più utile nelle retrovie. I tuoi poteri di guarigione possono rimettere in sesto chiunque, e Demon richiamerà di certo gli eserciti demoniaci, con quel libro. La battaglia sarà molto dura, abbiamo bisogno di tutti i guaritori possibili.-
- Ma pensi davvero di poterti permettere un confronto del genere?- chiese Liz - Pensaci, Danny: i tuoi fratelli saranno probabilmente impegnati contro esseri tipo i Quattro Cavalieri dell’Apocalisse. Demon non esiterà a richiamarli… anzi, loro saranno i primi ad uscire dal libro, se non ricordo male. E Demon li userà di certo per azzerarti il vantaggio, quando vedrà i Custodi al completo andargli incontro.-
- Ha ragione lei.- annuì Gabriele, ancora un po’ pallida - Forse dovresti lasciarla fare.-
Daniel sbuffò.
- Ma tu da che parte stai?- chiese all’Arcangelo.
- Da quella della vittoria.- rispose pazientemente Raffaele, incrociando le braccia - Segui il suo consiglio e porta Liz con te. Io sarò sufficiente, come guaritore.-
Daniel si lasciò scappare un sospiro, sconfitto: era in netta minoranza, inutile continuare a discutere.
- D’accordo.- concesse infine - Ma stai attenta.-
Liz annuì, serissima.
- Hai la mia parola.- disse, tendendogli la mano.
Mentre si preparavano ad andarsene, Nadine entrò di gran carriera nella sala delle riunioni, seguita da Jo, Xander e Alis, appena prima che tutti loro lasciassero la sala riunioni.
- Ah, eccovi.- disse il Custode - Timmi?-
- Ancora nel bosco.- rispose la ragazza - Non siamo riusciti a raggiungerlo… c’è una barriera che ci blocca.-
Daniel si lasciò sfuggire un gemito, massaggiandosi le tempie con una mano.
- D’accordo…- sospirò - Allora, andate con Gabriele e Raffaele. Io e Liz corriamo da Timmi e vediamo di recuperarlo.-
- Non credo che sia una buona idea.- si intromise Gabriele - Forse dovremmo andare tutti al Sinai.-
Nadine sgranò gli occhi.
- Cosa?- esclamò.
- E a Timmi chi ci pensa?- chiese Jo.
- Può cavarsela.- rispose lei - Il Tredicesimo Membro non è un avversario così pericoloso, per lui. Xander l’ha messo in difficoltà da solo, dopotutto. Inoltre, Timmi è diventato molto più forte di quando se n’è andato. Probabilmente ha un potere pari al suo adesso, se non superiore.-
- Ma come possiamo esserne certi?- sbottò Xander - Lui non sa come ucciderlo!-
Daniel si passò una mano sul mento, indeciso su come risolvere anche quel problema, perché purtroppo avevano ragione tutti quanti: era suo dovere andare immediatamente al Sinai, e non poteva tardare troppo. Avevano ancora alcune ore prima che Demon aprisse il libro, ma quel vantaggio poteva essere sfruttato per organizzare il contrattacco.
Tuttavia, non poteva lasciare Timmi da solo al suo destino.
Oh, dannazione… odio dover fare tutto io…
- Okay, state a sentire.- esordì, sentendo gli occhi dei presenti fissi su di sé - Andremo subito al Sinai… no, ascoltatemi!- esclamò, vedendo che i ragazzi protestavano - In cima a una torre del palazzo c’è il posatoio delle aquile. Prima di andare manderò una di loro da Timmi. Nemmeno il Tredicesimo Membro potrà impedirle di oltrepassare il campo di forze, quelli sono animali speciali, dai grandi poteri magici. Certi incantesimi non hanno alcun effetto su di loro, li usiamo per questo motivo.-
- E quanto ci metterà a raggiungerlo?- chiese Nadine.
- Non molto. Vanno veloci, credimi.- rispose Daniel.
La ragazza sospirò, poi annuì lentamente.
- Va bene…- disse - Ma solo se mi garantisci che il messaggio arriverà in fretta.-
Lui sorrise e annuì.
- Sono certo che lo riceverà in tempo.- rispose.
 
Timmi si avvicinò alla finestra e sbirciò fuori, imprecando. Come aveva detto la sirena, una frotta di demoni si stava avvicinando al capannone dal bosco, e probabilmente stavano circondando l’edificio. Concentrandosi, riusciva a percepirne la presenza praticamente in tutta la zona, e anche con molta chiarezza. Anzi, più di quanta avrebbe creduto una volta. Doveva dipendere dal periodo nella palude.
Non c’era un tipo predominante, là in mezzo, e descriverli sarebbe stata una cosa lunga: alcuni erano piccoli e scattanti, dai corpi snelli, mentre altri erano più grossi e pesanti, corazzati con armature ossee o parti di materiali estranei innestate direttamente nella pelle; qualcuno aveva arti supplementari, altri solo due o tre.
Gli unici punti in comune erano la gran quantità di artigli, le code lunghe (in qualche caso terminanti in punte acuminate) e le zanne.
- Dannazione…- sbottò - Okay, via di corsa!-
Afferrò la sirena per un braccio e cercò di usare la Proiezione, ma qualcosa andò storto: la magia parve rifiutarsi di fluire, come se il “tubo di scappamento” del suo potere fosse in qualche modo otturato.
- Non funziona.- osservò quietamente la sirena.
- Oh, che bello, c’è qui Capitan Ovvio…- grugnì lui - D’accordo, se non posso evitarli tanto vale andare là fuori e farli secchi.-
Fece per avviarsi alla porta, ma la sirena lo afferrò per un braccio.
- Non puoi andare lì fuori così!- esclamò - Loro sono in tanti, e tu sei da solo! Non hai nemmeno un’arma!-
Lui annuì: in effetti, per quanto fosse forte, non gli conveniva uscire senza la Fiaccola, che tuttavia non era ancora pronta. Doveva trovare qualcosa con cui sostituirla, tanto per essere sicuro.
Si guardò intorno, fino a trovare un paio di tubi resistenti e lunghi circa un metro e mezzo l’uno. Li prese e li soppesò: sarebbero stati perfetti.
- Ora ce l’ho.- disse, prima di uscire.
Arrivato al piano di sotto trovò la porta che tremava sotto i colpi di qualcosa di enorme e molto forte che cercava di abbatterla.
Che mentecatti…Pensò tra sé. Io sono solo un mezzodemone e sfondo porte di metallo con un solo pugno. Loro hanno problemi con una di legno…
Dopo un altro paio di colpi l’uscio si ruppe quasi del tutto, e Timmi decise di non lasciarli entrare: si rannicchiò su se stesso e, con uno scatto tipo molla, balzò contro la porta, sfondandola nell’altro verso, travolgendo due demoni che erano troppo vicini.
Gli altri saltarono indietro per la sorpresa e lui ne approfittò per rialzarsi, facendo rotare i tubi attorno a sé. Un demone particolarmente piccolo provò a saltargli addosso, e lui si voltò con rapidità sorprendente, calando dall’alto verso il basso una delle mazze improvvisate, fracassandogli il cranio con un solo colpo.
Quello cadde a terra senza un lamento, mentre gli altri gli si facevano sempre più vicini, e senza esitare il mezzodemone scavalcò uno di essi con un balzo laterale, atterrandogli alle spalle.
Un altro demone, piuttosto grosso stavolta, tentò di attaccarlo da sinistra, ma si trovò la strada sbarrata dai tubi che, una volta messi a croce, lo bloccarono per le spalle, il muso troppo lontano dal collo di Timmi per essere un pericolo. Tuttavia, il mezzodemone esitò un po’ troppo e permise ad un secondo mostro di aggredirlo sul fianco destro.
Ah, cavolo…
Finì a terra con la creatura che cercava di azzannarlo, e tutte le altre bestie lì attorno si lanciarono su di lui per approfittare del momento.
Riuscì a scrollarsele di dosso calciando il demone che aveva ancora sopra, rialzandosi poi con una capriola. Altri tre corsero contro di lui, e Timmi puntò Risucchio, assorbendoli in un  momento.
Ne rimasero molti altri, tuttavia, ma non si avvicinarono a lui, né tentarono un qualsiasi attacco. Rimasero semplicemente fermi dov’erano, come se fossero in attesa di qualcosa. Alcuni stavano guardando verso il bosco. Lui gettò un’occhiata in quella stessa direzione e vide il Tredicesimo Membro avanzare lentamente dal folto degli alberi, le mani giunte dietro la schiena.
- Ma guarda un po’…- grugnì, rimettendosi in piedi - Finalmente sei arrivato. Come mai tutta questa folla? Avevi paura che Xander ti facesse di nuovo la bua?-
Lo stregone fece un sorrisetto ironico sotto la barba.
- In effetti, volevo essere certo di non venire disturbato ancora.- rispose - Ma vedo con piacere di essere stato anche troppo zelante.-
- Bah… più siete, meglio è.- replicò Timmi - Capisci… così ci faccio bella figura, quando racconterò di averti ucciso.- ridacchiò, mettendosi in posizione di battaglia.
L’altro scosse lentamente la testa.
- Non credo proprio che tu possa.- disse - Come credi di riuscirci, tanto per cominciare?-
Timmi esitò: in effetti, non ne era certo. Dubitava alquanto di poterlo fare fuori solo rompendogli qualche osso con i tubi di metallo che aveva con sé, e non aveva la benché minima intenzione di usare Risucchio su di lui, visto che era stato in grado di diventare quell’orrido liquame letale già una volta. Chissà cosa sarebbe potuto succedere se si fosse trovato nel suo corpo.
Per quanto riguardava Riflusso, era quasi scarico, e non era certo del risultato, in ogni caso: chi gli diceva che sarebbe bastato? Xander l’aveva fatto saltare in aria, eppure eccolo lì, di nuovo intero.
L’unica arma che aveva a propria disposizione era la Fiaccola, ma al momento non poteva utilizzarla. Avrebbe dovuto inventarsi qualcosa.
- Bhè, se sei tanto sicuro perché non vieni qui e facciamo qualche prova?- lo sfidò Timmi - Voglio proprio vedere quanto reggi.-
Il Tredicesimo Membro scoppiò quietamente a ridere.
- Molto bene.- disse, sollevando leggermente le mani in diagonale. Sulle dita si accese una fiamma nera, simile alle sfere di fuoco a cui era abituato lui solo nel colore - Vediamo un po’ cosa sei capace di fare tu, un mezzodemone creato per servire, contro di me, che sono nato per comandare.-
Timmi sogghignò.
- Nato per comandare…- ripeté piano - Meglio che tu sappia questo: chi nasce per comandare, muore per insubordinazione. Chiedilo ai dittatori, se non ci credi.-

Stavolta sono più riposato (e grazie, è tutto il pomeriggio che me ne sto sul divano...), quindi tutto bene. Ringrazio Ely79, LullabyMylla e NemoTheNameless, che mi hanno anche raccomandato di starmene a riposo, dopo ieri.

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Capitolo 19
*** Cap. 19: Il canto della sirena ***


Daniel e Liz comparvero assieme agli Arcangeli e ai ragazzi davanti all’esercito che, tanto repentinamente, si era radunato ad alcuni chilometri dal monte Sinai.
C’erano tutti, ogni singola razza che poteva essere reclutata per combattere era accorsa in aiuto al Sommo Concilio.
Un’intera sezione dell’esercito era occupata da schiere e schiere di Elfi, armati di bianche lame sottili e ondulate, con archi lunghi e faretre a tracolla; i Nani, pronti per la prima linea, stavano terminando di allacciare le cinghie delle proprie corazze o di lucidare le asce e i martelli da guerra, o si scambiavano pronostici sugli eventi di quella giornata, accarezzandosi le barbe decorate o lanciando risatacce roche e profonde.
I Cacciatori di Demoni, con i loro mantelli rossi e le divise verdi, si erano radunati quasi dalla parte opposta, ed erano intenti a preparare gli incantesimi migliori, istruendo le reclute e saggiando la potenza delle spade magiche con cui combattevano di solito. E ancora venivano migliaia di creature magiche di ogni tipo, come alcuni clan di licantropi che si erano messi già da tempo al servizio della comunità, abbandonando lo stereotipo di violenza e ferocia che li contraddistingueva.
Sopra tutti volteggiavano luci guizzanti, delle dimensioni di un pugno: erano piccole Fate di luce, che spargevano protezioni sull’intera armata nel tentativo di portare un aiuto pur non potendo combattere come la maggior parte dei loro compagni.
Ma la porzione più consistente dell’esercito indossava divise nere e argento, con un simbolo a forma di croce patente sul lato destro del petto.
Quelli erano i Templari, e stavolta non si trattava di una piccola parte o di una compagnia di reclute in addestramento: la totalità delle loro forze erano scese in campo, proprio come quando avevano affrontato i Custodi dell’Eden della prima generazione, con lo steso Emeric a guidarli. Daniel li aveva già visti combattere, tra loro c’erano anche alcuni suoi vecchi amici (anche se non riusciva a scorgerli, ora come ora), e sapeva quanto il loro contributo sarebbe stato utile. Con i Templari dalla loro parte, una sconfitta sarebbe stata difficile anche solo da immaginare.
Ma anche il Sommo Concilio non era rimasto a guardare: gli Arcangeli e i membri dell’assemblea erano pressoché ovunque, sparsi qua e là tra le file, intenti a dare disposizioni o a prepararsi a loro volta, mentre i vari agenti (sia abilitati che non) si disponevano in maniera omogenea in tutte le compagnie presenti.
Anche Trys e Darth erano già arrivati, probabilmente accorsi lì senza passare dal palazzo (mossa intelligente, dato che l’avrebbero trovato vuoto). Il Folletto aveva un’espressione insolitamente risoluta e seria, e a tracolla portava la bisaccia di granate per cui era famoso.
Dal canto suo, Darth faceva quasi paura: aveva messo sopra l’occhio mancante una fascia di cuoio che copriva l’orbita vuota, ed era più cupo che mai, tanto che persino gli altri Templari, per i quali era un autentico eroe al pari di Emeric, si limitavano a fargli dei brevi cenni di saluto e incoraggiamento.
Scrollandosi di dosso l’enormità di quella vista, Daniel raggiunse Cannella e Uriel, i membri del Sommo Concilio a lui più vicini.
- Situazione?- chiese.
- Ah, eccovi.- disse Cannella - Ci sono tutti, mi sembra. Di certo, non abbiamo alcun gruppo assente: gli Elfi sono arrivati quasi tutti, re Darren li sta facendo schierare mentre parliamo, e i Nani sono stati i primi a raggiungerci, subito dopo i Templari. Quanto ai Cacciademoni,  bhè… guardati intorno.-
- Okay.- disse Daniel - Direi che possiamo considerarci a posto. Il Polimorfo?- chiese.
La sorella esitò, imbarazzata.
- Ecco…- rispose, esitante - Lui… ehm… sì è… dileguato.-
- Dileguato?- ripeté lui, incredulo.
- Sì, l’abbiamo perso di vista un istante ed è sparito.- si giustificò, stringendosi nelle spalle - Ma ha detto che veniva qui, perciò…-
Il Custode sospirò, esasperato.
- Grande…- gemette - Non ci resta che sperare nel suo arrivo.-
- Io proporrei di dividerci subito i compiti.- propose Uriel.
- I compiti?- fece Liz - Quali compiti?-
- Dubito che Demon si tratterrà dall’usare le peggiori creature di cui dispone grazie al libro.- spiegò l’Arcangelo, tutto serio - Pensateci: ha ai suoi comandi orde di demoni, Abaddon e le locuste giganti, Draghi Oscuri, la Bestia del Mare… tanto per citarne alcuni. E non dimentichiamo i cavalieri.-
Daniel annuì: aveva capito dove volesse andare a parare l’Arcangelo.
- D’accordo.- disse - Dove sono tutti gli altri?-
- Li chiamo.- rispose prontamente Cannella, alzando le braccia.
Dai palmi delle sue mani partirono tre scie d’acqua, che con un rapido guizzo si persero tra la folla. Un attimo dopo una fiammata, una folata di vento e un turbine di sabbia fecero comparire Dante, Kate e Seth proprio accanto a loro.
- Dobbiamo organizzare la controffensiva.- annunciò immediatamente Daniel, appena li vide - E in fretta, anche.-
- Più di così?- chiese Kate - Insomma… cos’altro possiamo fare, tranne dare la Red Bull a Trys?-
- I mostri di Demon.- spiegò Liz - Decidiamo ora come affrontarli, così eviteremo di fare confusione dopo.-
- Diamo pure per scontato che tu dovrai vedertela con lui.- disse Dante, rivolgendosi a Daniel - Di certo vorrà fartela pagare per l’ultima volta.-
- Ah, non ne dubito…- sospirò cupamente lui.
- Possiamo aiutare?-
Lui si voltò: Trys si era fatto avanti, assieme a Darth, Skin e Raven. Le loro facce dicevano che non avrebbero mai accettato un “no” come risposta, e la fermezza di Daniel nel non volere alcun essere mortale intorno mentre sfidava l’Anticristo vacillò.
- Mi spiace, amici.- rispose - Non è il caso. Vi ha già sconfitti per ben due volte, non credo che riuscireste ad essermi di aiuto quanto il Demone Polimorfo.-
- O quanto me.- aggiunse Liz con un po’ di stizza.
- O quanto Liz.- annuì controvoglia lui - Ma potrete occuparvi degli altri esseri che Demon chiamerà.-
Trys incrociò le braccia, scuotendo la testa.
- No.- disse - Licenziami, se ti va, ma se Liz affronterà Demon io sarò lì. E anche Darth.-
Il Templare non disse niente, ma nel suo unico occhio brillò una luce inquietante, quasi oscura. Non li avrebbe tenuti lontani, qualsiasi cosa avesse detto.
- Non dovete farlo.- disse Liz, mettendo una mano sulla spalla di entrambi - Davvero. Sono grande, ormai.-
Darth le prese la mano e la strinse un poco.
- Lo sappiamo, Lizzy.- disse - Ma verremo lo stesso.-
Lei chinò il capo, facendo un passo indietro. Daniel esitò, incapace di contrastare la loro determinazione, e comprese che non li avrebbe convinti. Guardò Skin e Raven, e lesse nei loro volti la più ferrea delle convinzioni, quella di seguire i propri compagni anche nella tomba, se necessario.
- Dannazione…- sospirò - Io… d’accordo.- si arrese - Ma promettetemi di stare molto… molto attenti.-
- Nessun problema.- disse Darth.
- Già... per te, magari...- sospirò. gli fece un cenno col capo, per dirgli di avvicinarsi - Vieni, ho una cosa per te.-
I due si allontanarono sotto gli sguardi stupiti degli altri, e parlottarono tra loro per un paio di minuti. Darth sembrò sorpreso da qualcosa che gli disse il Custode dell'Eden, ma alla fine annuì e prese da lui un oggetto che non videro, infilandoselo nel giubbotto. Quando tornarono, non dissero di cosa avessero discusso.
- Allora, se voi due avete finito direi che noi dovremo pensare ai Cavalieri dell’Apocalisse.- disse Seth - Sono quattro, esattamente come noi. Parità di numero.-
- Noi vi aiuteremo.- disse subito Uriel - Io e gli altri arcangeli. Dico bene?- chiese, rivolgendosi a Gabriele e a Raffaele.
Entrambi annuirono con serietà.
- Assolutamente.- rispose lei.
- Ottimo.- disse Daniel - Allora partiamo dal primo: Vittoria.-
- Ci penso io.- disse Kate, prontamente - Lascialo pure a me.-
- D’accordo. Gabriele, le dai una mano tu?-
Lei si strinse nelle spalle, facendo tremolare le ali.
- Non c’è problema.- disse - Ma dovremo fare attenzione, lui è nato per vincere. Non conosce alcun tipo di sconfitta, non comprende neanche la sua esistenza. Non si aspetterà di perdere.-
- Anche il buon vecchio Cho non si aspettava di perdere.- sogghignò Kate - E guarda com’è finito…-
- Sì, l’arroganza può essere un grande aiuto.- annuì Daniel - Ma attenta a non cascarci anche tu. Lui era un Precustode, non un Cavaliere dell’Apocalisse.-
Lei non rispose.
- Bene, ora passiamo a Guerra.- proseguì lui - Seth, tu sei quello che conosce meglio le battaglie e le relative strategie…-
- Certo.- disse subito il fratello, prima che Daniel potesse finire - Ma sarà uno scontro duro.- aggiunse, sudando già come se fosse in pieno deserto.
- Non ne dubito.- disse Uriel - Per questo ti aiuterò io.-
- Bene. Poi, direi che dovremo pensare anche a Carestia.- continuò Daniel.
- Lascialo a me.- si offrì Cannella.
- D’accordo. Chiedi a Michele di darti una mano, così sarete già insieme quando dovrà affrontare la Bestia del Mare. Lui è destinato a questo, e l’acqua che tu controlli gli farà molto comodo.-
- Ottima idea.- disse la Raffaele - Per quanto mi riguarda, non sono un guerriero, e non so combattere, non in un modo adatto a impensierire Morte. Sarò più utile nelle retrovie. Dante dovrà farsi aiutare da qualche altro membro del Sommo Concilio.-
E si voltò verso di lui, che si strinse nelle spalle quasi con noia.
- Bah…- grugnì - Per quello che m’importa potrei farlo anche da solo. Morte non è nato per uccidere i Custodi dell’Eden, il suo potere non dovrebbe funzionare con uno di noi… comunque vedrò di farmi dare una mano.
- Bene.- disse Daniel, cominciando a sentire la testa che girava a causa dell’agitazione e della frenesia di quegli ultimi due giorni - Allora, mi sembra che siamo a posto. Sta bene a tutti il modo in cui ci siamo organizzati?-
Tutti annuirono senza obbiettare. Erano pronti.
 
Demon, rannicchiato sul bordo della sporgenza, osservava curioso la spianata sotto di sé: non riusciva a credere alla velocità con cui Danny era riuscito a raccogliere le forze e a radunarle in campo. L’esercito con cui l’Evocatore aveva sfidato i Custodi dell’Eden era grande sì e no la metà di quello schierato sotto di lui, pur avendo avuto tre mesi di tempo per prepararlo.
Direi che si sono attrezzati meglio, stavolta. Dovrò inventarmi qualcosa, o le armate demoniache potrebbero anche prenderle…
Tuttavia, ad infiammare maggiormente il suo animo non era questo, né tantomeno la sua presenza laggiù (che pure lo solleticava non poco), quanto il fatto che percepiva chiaramente  Liz Addley. Doveva essersi ripresa, e anche molto in fretta. Era convinto che sarebbe rimasta a letto molto più a lungo.
Tanto meglio. Pensò. Lei… credo che sarà l’ultima. A parte Danny, ovvio.
Aveva in mente qualcosa di speciale, per quei due. Si sarebbe divertito.
Fece correre un altro poco lo sguardo lungo le schiere perfettamente allineate a qualche chilometro dalla base del monte, concentrando al massimo i poteri sensoriali che possedeva, e si accorse che non c’erano solo i Custodi dell’Eden e l’ultima Addley, laggiù: decine di entità molto potenti erano accorse, e quattro in particolare vantavano una forza degna degli stessi Cavalieri dell’Apocalisse. Dovevano essere gli Arcangeli, e se persino loro erano lì allora il palazzo del Sommo Concilio era assolutamente vuoto. Avevano schierato tutti, fino all’ultimo.
- Bhè… mi pare inutile aspettare, allora…- ridacchiò.
 
***
 
Il Tredicesimo Membro puntò le mani avvolte dalle fiamme nere contro di lui, ed una guizzante lingua incandescente gli corse incontro. Timmi riuscì ad evitarla per un pelo e a lanciare contro il suo avversario uno dei due tubi, che però venne bloccato con un gesto e scaraventato via.
Senza perdersi d’animo, Timmi puntò subito Riflusso, che investì allo stomaco lo stregone. Gli produsse un grosso buco nella pancia, ma il suo corpo pareva essere fatto interamente di liquame, perché poco dopo si ricompose come se niente fosse. Non poteva ucciderlo in quel modo e, come se non bastasse, aveva già svuotato il suo vortice.
L’avversario alzò le braccia e poi le riabbassò di scatto. Timmi alzò lo sguardo al cielo appena in tempo per vedere una pioggia di lame affilate corrergli incontro; guizzò via con un balzo rasoterra, schivando per un pelo una grossa alabarda che per poco non gli tranciò via un braccio, rotolò su un fianco e si rialzò, appena in tempo per vedere un demone cornuto balzargli addosso ringhiando con furia.
Gli fu addosso prima che potesse spostarsi, agguantandolo per le spalle e scaraventandolo contro il capannone, ma lui si tramutò nell’Iroso e, non appena la sua schiena urtò il legno, lasciò andare il tubo, afferrò le corna del nemico e lo scaraventò via, facendogli travolgere altri tre mostri al suo passaggio.
Il Tredicesimo Membro scagliò scie di scintille al suo indirizzo, costringendolo a spostarsi di corsa. Il muro alle sue spalle venne sforacchiato come un colabrodo a contatto con le magie, e per continuare a evitarle dovette ritrasformarsi e saltare.
Il balzo lo portò poco al disotto della finestra, e tramite i propri poteri vi rimase attaccato per i piedi, come se la forza di gravità si fosse alterata. Lo stregone sorrise.
- Bel trucco.- disse.
- Bah… giochetti di prestigio.- commentò lui - E funziona solo sulla materia inanimata, capirai… lo sanno fare tutti i demoni, hai mai visto il film “Constantine”?-
- No, me lo sono perso.- ridacchiò il Tredicesimo Membro, generando un arco elettrico tre volte più forte e lucente di quello che aveva usato contro Xander - Cercherò di guardarlo, comunque. Sempre che io impari a usare la tecnologia umana e che domani esista ancora.-
Frustò l’aria e Timmi balzò via, appena in tempo per evitare di essere tagliato in due. Tuttavia, la parete alle sue spalle non ebbe altrettanta fortuna, e il colpo affondò nel legno, probabilmente colpendo qualcosa nel magazzino.
Si udì un grido penetrante, e il tonfo di qualcosa che cadeva a terra con un tonfo sordo assieme a chissà quante altre cianfrusaglie.
Il mezzodemone atterrò e si voltò di scatto a guardare, sentendo un fiotto di panico che lo assaliva.
- Idiota!- esclamò - Là dentro c’è la sirena, bastardo!-
Si girò verso lo stregone per lanciargli uno sguardo adirato, ma quando lo vide se lo trovò parecchio più vicino: doveva essergli corso incontro mentre era distratto.
Oh, cazzo…
Fece saettare ancora l’arco elettrico, e Timmi lo evitò davvero per un soffio (uno o due capelli gli caddero a terra, tagliati via), abbassandosi e rotolando all’indietro. Dopo di che puntellò una gamba contro la parete del capannone e, spingendo forte, si diede lo slancio necessario per alzarsi e calciare il Tredicesimo Membro dritto sulla testa.
Spero che ti sfondi il cranio! Pensò furioso.
Lo prese in pieno e lo ribaltò, scagliandolo via; purtroppo, lui riuscì a cadere in piedi, illeso ma furioso.
- Questo mi ha fatto male…- disse con rabbia.
Puntò le mani contro di lui, facendo guizzare nuovamente il fuoco nero. Timmi rotolò via, lanciandogli contro l’ultimo tubo rimastogli dopo averlo raccolto da terra. Quello lo passò da parte a parte senza produrre danni, e il Tredicesimo Membro si alzò in volo sogghignando, mentre nuvolacce scure si raccoglievano nel cielo.
Timmi seguì l’ascesa del nemico con lo sguardo e vide che, dalle nubi, cominciavano ad emanarsi bagliori sinistri, di un rosso acceso e luminoso.
Ma perché i cattivi usano sempre le cose migliori?Pensò scocciato.
Un attimo dopo, una saetta rossastra baluginò sopra di lui, mancandolo per un soffio: colpì il terreno a pochi centimetri da dove si trovava il suo piede, lasciandolo illeso ma scaraventandolo via a causa dell’esplosione.
Atterrò pesantemente sulla schiena, gli occhi quasi ciechi per l’improvviso flash luminoso che li aveva investiti, e alcuni demoni non esitarono a correre verso di lui.
Agguantò il più vicino per il collo, rialzandosi con un balzo, e lo lanciò in aria per bloccare un secondo fulmine che produsse una nuova esplosione, schiacciandolo ancora una volta a terra. Gli altri demoni indietreggiarono rapidamente, forse per aspettare la giusta occasione.
Eh no, ora basta!
Alzò Risucchio e lo aprì al massimo, al punto tale che persino alcuni alberi cominciarono a scuotersi per la forza dell’aspirazione (uno, a dire il vero, cedette di schianto e travolse un demone, così che entrambi vennero assorbiti). Quasi tutti i demoni cedettero all’istante, mentre alcuni resistettero per qualche secondo. Solo due, che erano fuori tiro per pochi centimetri, riuscirono a scappare, dileguandosi nel bosco.
Frattanto, una terza folgore piovve dal cielo, e questa volta non si sarebbe alzato in tempo per evitarla, non dopo essersi distratto in quel modo.
Merda…
Istintivamente alzò le mani al cielo. Riflusso si aprì, emanando energia fino a formare una cupola semitrasparente.
 
Il fulmine colpì la barriera, che lo deviò contro un albero, il quale venne ridotto in cenere all’istante. Lui, tuttavia, rimase perfettamente illeso.
Per un istante, Timmi e il Tredicesimo membro rimasero come paralizzati per la sorpresa: cosa diamine era successo?
Il mezzodemone si rialzò, fissandosi le mani, mentre la barriera scompariva. Aveva avvertito un’intensa scarica di adrenalina attraversarlo, alla vista di quel fulmine che gli correva incontro, e poi aveva fatto istintivamente fluire la magia. Fin qui tutto normale.
Ma poi cos’era successo?
Cosa diavolo era quello?Chiese a Riflusso, come se la mano potesse rispondergli.
Lanciò un’occhiata al Tredicesimo Membro, ancora in aria, e vide che pareva stupito quanto lui. Nessuno dei due si aspettava una cosa simile.
Bhè, meglio che finire al creatore… Pensò tra sé.
Approfittando dell’attimo di distrazione del nemico, spiccò una rapida corsa e si arrampicò su per un albero. Un’altra saetta cadde dal cielo, ma lui era già lontano dalla pianta (che finì incenerita) perché aveva compiuto un balzo verso il Tredicesimo Membro. Lo stregone si spostò di lato per schivarlo, ma non riuscì ad evitare che Riflusso lo investisse di nuovo.
Lo stregone fu scagliato lontano dalla forza del vortice e atterrò malamente, avvolto dalle fiamme arancioni della magia, ruzzolando per qualche metro.
Timmi raggiunse il tetto del capannone con più grazia di lui e tornò al suolo con un semplice balzo. Si voltò verso il Tredicesimo Membro che, sempre intento a bruciare, si stava rialzando lentamente. Il suo volto divenne visibile attraverso il fuoco, e non sorrideva più: ora sembrava che fosse arrabbiato, e magari anche un po’ preoccupato. Forse non era più in grado di continuare?
Purtroppo il fuoco di Riflusso lo abbandonò presto, assorbito da qualcosa che si trovava all’altezza del suo cuore, vanificando le speranze di Timmi. Nell’aria, appena udibile persino per l’udito finissimo del mezzodemone, parve risuonare un rumore di qualcosa che s’incrinava.
Lo stregone non disse niente, ma levò entrambe le mani al cielo. Le nuvole presero a vorticare, e scoppi di tuono crepitarono uno di seguito all’altro.
Qualsiasi cosa stesse preparando, dubitava di riuscire ad evitarla. Non stavolta.
Poi udì qualcosa di incredibile e meraviglioso insieme.
 
Un canto. Un canto di una bellezza struggente, che dentro di sé portava una nostalgia indicibile. Non era fatto di parole, poiché non ne aveva bisogno, ma di suono. Trasmetteva tutta la forza e la grazia del mare, e il furore di una tempesta estiva, ma anche la delicatezza di un venticello primaverile. Timmi si sentì rapire l’anima a quelle melodie, e persino il Tredicesimo membro perse la concentrazione, mentre le nuvole sopra di lui scemavano.
Voltandosi verso la porta del capannone, Timmi vide la sirena: era incolume, e da lei proveniva quella melodia arcana e melodiosa.
Teneva gli occhi chiusi e le mani giunte davanti a sé. Non usava la bocca per emettere quei meravigliosi suoni, ma la gola: era un canto muto ed incredibile, e il mezzodemone sentiva che sarebbe morto se lei avesse smesso. Per qualche strano motivo, la sua sanità mentale ora dipendeva esclusivamente da quello. Credette di amarla.
Qualcosa però gli diede una leggera sensazione di disagio: una parte del suo cervello era rimasta lucida, e lo spingeva a trasformarsi. L’Iroso era ancora sveglio, e strepitava a gran voce di uscire, di sostituirlo. Chiedeva un cambio, e gli ripeteva un nome.
Nadine! Idiota! Nadine!
Insieme, ovviamente, a un insulto.
Quasi senza accorgersene, fece come il demone chiedeva, più per mera abitudine che per reale desiderio.
Non appena il suo corpo fu cambiato, gli sembrò che un velo gli venisse rimosso dalla mente e dagli occhi: i due demoni superstiti erano tornati, e adesso si stavano avvicinando alla sirena.
Presto l’avrebbero raggiunta, e con un solo balzo avrebbero potuto farla a pezzi.
Eppure, lei seguitava a cantare senza interrompersi, pur essendosi certamente accorta del pericolo: la sua empatia non poteva non averla avvertita.
Si voltò un attimo verso il Tredicesimo Membro: era ancora imbambolato, ma se la sirena avesse smesso di cantare avrebbe fatto in modo di non cadere più nella sua trappola. Era l’unica occasione per trovare il modo di finirlo.
Stava rischiando la vita per dargli un’opportunità.
Questa me la paghi…
Con un ruggito folle si lanciò verso la sirena, cingendola con le braccia mentre tornava umano, così che entrambi riuscissero ad attraversare la porta. La raggiunse appena in tempo, in contemporanea al balzo della coppia di demoni.
Quelli cozzarono a mezz’aria, cadendo poi a terra, mentre loro due rotolavano sul pavimento del capannone.
- Idiota!- sbottò Timmi, puntellando le braccia a terra per fissarla negli occhi. Da fuori, il Tredicesimo Membro lanciò un grido di rabbia e frustrazione - Cosa pensavi di fare?- chiese, furioso, allontanandosi da lei.
La sirena si mise a sedere, stringendosi nelle spalle.
- Volevo aiutarti.- rispose - Dovevi colpirlo, era la tua occasione.-
- Tu sei scema.- ringhiò - Come ti è saltato in mente?-
- Perché non l’hai attaccato?- chiese lei, ignorandolo.
- Perché?- esclamò lui - Ma nemmeno per sogno! Io non posso lasciar morire…- e qui la sua voce si abbassò parecchio - … un’amica…- mormorò tra denti - Forza, vattene prima che arrivi!- disse in fretta, rialzandosi in piedi.
Lei scosse la testa.
- Prendilo al cuore.- disse.
- Cosa?-
Prima che la sirena potesse rispondere la parete venne giù quasi del tutto, seppellendoli parzialmente sotto le macerie.
 
Timmi si ritrovò sommerso da un discreto cumulo di macerie e pezzi di muro, con una trave che gli schiacciava il petto. Cercò di sollevarla per rialzarsi, ma prima che potesse afferrarla con sufficiente saldezza il Tredicesimo Membro ci mise un piede sopra, facendogliela scappare di mano e bloccandola.
Gli puntò contro le mani, avvolte ancora nel fuoco nero. Timmi mise Risucchio sotto le macerie e lo aprì un poco, in modo che lui non se ne accorgesse ma a sufficienza per assorbire una quantità decorosa di energia.
- Sei sempre stato una spina nel fianco.- dichiarò il Tredicesimo Membro - Quindi, non pensare che morirai solo perché Demon l’ha ordinato: ho sempre desiderato essere io ad occuparmi di te.-
Lui aggrottò la fronte.
- Ma davvero?- Devo farlo parlare - E dimmi, a cosa devo questo onore? Al mio incomparabile charme o al fatto che sei un perdente?-
- A cosa lo devi?- ripeté lui - Andiamo, lo sai benissimo, sono anni che ostacoli i miei piani! L’operazione Cristallo di Atlantide, tanto per dirne una! Se non ti fossi messo in mezzo, mi sarei potuto risparmiare tutto il teatrino alla fortezza!-
- Bhè, spiacente di averti rovinato i progetti.- Ancora un poco… - Sarai tanto triste e solo, senza i tuoi amichetti che ti osannano come un grande genio del crimine…-
- Bah… in un certo senso è stata una liberazione.- ammise - Erano diventati solo una massa di pecoroni belanti che non sapevano nemmeno soffiarsi il naso da soli. Se avessi ottenuto l’immortalità da solo, avrei acquisito i loro poteri in qualche altro modo. Ora mi prenderò anche i tuoi, così sarò in grado di contrastare anche Demon, se servirà. Per quanto riguarda quella lì… la sirena… ti garantisco che tra poco toccherà a lei.-
- Bah, fa pure… se avessi potuto l’avrei fatto io stesso.- grugnì.
- E allora perché mai l’avresti salvata?-
- Lei ha salvato me.- rispose - Siamo pari.- Ci sono quasi…
L’altro cominciò a ridere.
- Tu fai il duro, e dici di essere cattivo.- disse - Però poco fa avevi l’occasione per finirmi, e l’hai sprecata. Se fossi stato cattivo non l’avresti mai fatto.-
- Scherzi?- esclamò Timmi - E perdere una risorsa come il canto di una sirena? Io ne sono immune quando mi trasformo, voialtri no! Sai come potrei sfruttare una cosa simile? E poi Danny mi ucciderebbe, è un’informatrice… ma forse domani non servirà più e potrò panarmela in padella…-
Il Tredicesimo Membro scosse la testa.
- Non ne avrai l’occasione.- disse - Eppure, è ironico.- aggiunse - Sai, tu possiedi poteri che nemmeno puoi immaginare. Per un istante ho temuto che li avessi risvegliati, prima… fortunatamente, mi sono sbagliato.- e fece un sorrisetto - Sei stato uno sciocco demone.-
Timmi sogghignò.
- No, tredici: mezzodemone.-
Puntò in fretta Riflusso contro di lui, rilasciandolo al massimo. Lo colpì al cuore, sollevandolo fino al soffitto non del tutto crollato, contro il quale sbatté la schiena. Dal suo corpo cominciarono a sprigionarsi fiamme nere e arancioni, mentre lui gridava con quanto fiato aveva in gola.
Poi ci fu un’esplosione, e in seguito crollò tutto. Le macerie sommersero Timmi, la sirena, la nave e i resti brucianti del Tredicesimo Membro, che si sparsero in giro per tutto il capanno, ormai distrutto.
Dopo, non si mosse più niente.

Chi fosse riuscito a leggere "Il Viaggio della Salvezza", sappia che una certa nave era una citazione a questo capitolo e alla sirena. Gli altri, bhè... pazienza.
Ringrazio Ely79, LullabyMylla e NemoTheNameless, per tutte le recensioni che mi lasciano.

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Capitolo 20
*** Cap. 20: I Quattro Cavalieri dell'Apocalisse ***


Demon si alzò in piedi e raggiunse il libro, ancora sul piedistallo su cui l’aveva lasciato. Prese dalla cintura la lunga spada bianca dall’elsa a forma di testa di Drago e la mise per traverso. Posò la mano sul filo, facendola scorrere verso il basso.
Un taglio si aprì sul palmo, sporcando di sangue il bianco dell’arma, ma si richiuse non appena separò il metallo dalla pelle, e rialzò la spada, inclinandola in modo che la punta toccasse la copertina. Poi attese.
Il sangue cominciò a scorrere lentamente verso il basso, scendendo goccia a goccia. Cadde sul cuoio frusto della rilegatura, e un sottile filo di vapore si levò nell’aria.
Una pigra luce fredda filtrò dai fori delle serrature, pulsando piano.
Demon sorrise e ritrasse la spada, mentre la macchia di sangue si rapprendeva ed assumeva una forma propria, diventando una chiave color rosso cremisi, più lucida di un rubino. La prese, riponendo l’arma nel fodero, e la infilò nella prima serratura. La luce delle altre si spense, restando accesa solo lì, anche se soffocata dal corpo estraneo.
- Meno uno.- disse piano Demon, sorridendo tra sé - Ne restano sei.-
Girò la chiave, e la serratura scattò.
 
Il cielo, da azzurro che era, divenne rapidamente di una lieve sfumatura rossastra e uniforme, come se il tramonto si fosse diffuso per tutta la volta celeste. Una densa nube di fumo bianco si levò dalla prima serratura, vorticando morbidamente fino a terra formando una spirale. Arrivò al suolo, e prese forma e solidità.
Una figura incappucciata, dal mantello candido lungo quasi fino a terra. Sopra il cappuccio indossava una corona d’oro che gli cingeva la testa, e il suo volto era totalmente in ombra. Appesa alla schiena aveva una faretra piena di frecce ed un arco.
- Vittoria.- disse Demon - Benvenuto. Sai chi sono, immagino.-
Gli occhi del Cavaliere scintillarono sotto il cappuccio, fissandosi in quelli di Demon.
- Bestia.- disse. Aveva una voce asciutta e bassa - Distruttore. Massacratore.-
- Dì Anticristo e facciamola finita.- tagliò corto Demon - Sono io ad aver aperto il libro. È a me che risponderai.-
Vittoria annuì una volta: avrebbe seguito i suoi ordini.
Non avrebbe fatto storie, i Quattro Cavalieri dell’Apocalisse non erano entità oscure, ma nemmeno buone: si trattava di esseri neutrali, il cui solo compito era dato dai loro stessi nomi. Vittoria avrebbe dovuto vincere ogni battaglia, sconfiggendo qualsiasi avversario gli si opponesse; Guerra portare il conflitto ovunque, guidando eserciti al massacro contro altri eserciti; Carestia causare terribili pestilenze ed epidemie, che avrebbero segnato chiunque fosse stato contagiato; Morte, infine… bhè, non ci voleva un genio per capirlo.
Non erano né demoni né angeli, ma semplici incarnazioni, forme fisiche di concetti astratti. Per questo non era importante, per i Cavalieri, chi avesse aperto il libro o perché: l’avrebbero seguito fino a che costui (in questo caso Demon) non fosse morto o non avesse deciso di porre fine a tutto.
Senza aggiungere niente, Vittoria si andò a sedere in un angolo, a gambe incrociate, mentre dal libro usciva una seconda nube di vapore bianco. Era molto più grande di quella che aveva dato origine al Cavaliere, e quando si condensò assunse una forma diversa.
Uno splendido stallone bianco si materializzò di fronte a Demon, levando il capo verso il cielo e nitrendo una volta.
Era già stato sellato e bardato, pronto per portare il suo Cavaliere ovunque volesse. Sul muso portava una maschera in cuoio marrone, che lo copriva dalle orecchie fin quasi al naso. Le zampe erano protette da protezioni di metallo candide, e la coda si scuoteva pigramente nell’aria alle sue spalle.
Senza emettere un suono, il cavallo si diresse tranquillamente verso il suo padrone, e Demon si voltò nuovamente verso il libro.
Estrasse la chiave dalla prima serratura e la inserì nella seconda.
 
- Cos’è successo al cielo?- chiese Liz - Perché sembra arrossito?-
- Perché si vergogna, l’hai visto nudo.- rispose Trys, alzando lo sguardo.
- Perché Demon sta aprendo il libro!- esclamò Gabriele - Non ha rispettato i patti! Meno male che eravamo in anticipo!-
 
La serratura scattò, sciogliendo il secondo sigillo, ed una nube cremisi vorticò fuori dal libro, posandosi a terra. Un gigante in un mantello rosso era adesso di fronte a lui, e appesa alla schiena aveva una grande spada dall’impugnatura lunga.
Sotto la stoffa sporgevano punte e forme aguzze, che gli davano un’aria ostile e sgraziata. Sembrava che tutte le sue ossa fossero premute contro la carne, fino a tirare la pelle e la stoffa.
- Guerra.- lo accolse Demon.
A differenza di Vittoria lui non disse niente, pur chinando leggermente il capo in un breve cenno di saluto, mentre I suoi occhi ardenti come braci ammiccavano un momento. Subito dopo si spostò per far posto al proprio cavallo, che uscì dal libro in quell’istante: il suo mantello era color rosso sangue, proprio come per il padrone, ed era più massiccio e muscoloso dello stallone di Vittoria. Tuttavia, proprio come lui aveva protezioni per le zampe e una maschera di cuoio, colorate di una tonalità di rosso molto più scura.
Alla sella erano state assicurate ogni tipo di armi, legate bene con cinghie e lacci di cuoio: nella parte posteriore c’erano alcune spade, e in due fasce penzolanti ai lati erano conficcati diversi coltelli lunghi; nella parte anteriore c’erano due mazzafrusti, e un grande scudo giaceva dove avrebbe dovuto sedersi il Cavaliere; infine, proprio sotto le cinghie delle staffe, si trovavano dei falcetti di bronzo.
Il Cavaliere lo prese per le briglie e lo condusse di lato, in disparte. Rimase in piedi, incrociando le braccia sotto il mantello.
Il cielo era diventato ancora più scarlatto.
 
- E siamo a due…- disse Uriel - Dobbiamo fermarlo, maledizione!-
Sentire imprecare un Arcangelo non era proprio cosa di tutti i giorni, ma nessuno parve farci caso. Non che Daniel lo biasimasse, ovvio.
- D’accordo, io comincio a salire.- annunciò avviandosi - Appena trovate il demone mandatelo su da…-
Qualcosa lo colpì con forza al volto, bloccandogli la corsa e facendolo rimbalzare indietro. Anzi no, fu lui a colpire qualcosa, come se si fosse scontrato con un solido muro di pietra. Riuscì a non perdere l’equilibrio, ma il naso e le costole cominciarono a protestare.
- C’è una barriera…- gemette - Dannazione!-
- Bhè, proviamo a penetrarla, allora!- sbottò Kate, puntando le mani ed avvolgendole nella foschia argentea che erano i suoi poteri.
- Kate, no!- esclamò Gabriele, ma troppo tardi.
Il suo attacco colpì il muro invisibile, rimbalzò indietro e la prese in pieno petto. Lei fu sollevata da terra sotto gli sguardi stupiti di tutti e ricadde di schiena, stendendo tre Templari lì dietro. Lo schermo che impediva loro di salire rimase intatto, e a lei non rimase altro da fare che afferrarsi il petto e gemere per la botta ricevuta, annaspando.
- Tutto bene?- chiese Dante, mentre l’aiutava a rialzarsi assieme ai Templari.
- Aaah…- grugnì lei, tentando di riprendere fiato - Mi… mi ma…manca… l’aria…-
- Alla Custode dell’Aria manca l’aria…- ridacchiò lui - Ora le ho proprio viste tutte…-
- Piantala di ridere, dobbiamo passare!- sbottò Liz - In qualche modo, dobbiamo passare!-
- Sicuro.- annuì Daniel, sconfortato - Vorrei solo sapere come…-
 
Demon aprì anche la terza serratura, e il fumo che ne uscì era stavolta nero come la pece, ed emanava un odore acre e malsano.
La nuvola prese la forma di una persona incappucciata, assai più bassa ed esile di quanto non lo fosse Vittoria. Il mantello sbrindellato pendeva molle sul corpo, come se fosse troppo abbondante per le forme di chi lo indossava, tanto che le maniche erano persino più lunghe delle sue braccia, e nascondevano le sue mani.
Da quella destra uscivano gli anelli di una lucida catena d’oro, al cui ultimo anello era fissata una bilancia a due piatti.
- Bene arrivato, Carestia.- disse Demon - Puoi sederti con gli altri. Io aprirò il quarto sigillo.-
Il Cavaliere annuì ed attese l’arrivo del suo cavallo, che era, come gli altri, proporzionato al suo padrone: non particolarmente grande (poco più di un pony) e piuttosto macilento, quasi ossuto, dal manto nero e opaco. Aveva anche lui una maschera e delle protezioni metalliche alle zampe.
Demon alzò lo sguardo al cielo: ormai era quasi fatta. Ad ogni serratura aperta si era sentito sempre più forte, e il rosso aveva quasi totalmente sostituito l’azzurro. Solo un’altra e sarebbe stato al massimo.
Lentamente, mise la chiave nell’ultimo foro.
 
***
 
Vorticando come tutti gli altri, un fumo verdastro si levò sopra di lui, calando poi al suolo e assumendo forma.
Era forse alto quanto Vittoria, ma il capo chino e le spalle curve lo facevano sembrare molto più basso e fragile. Appesa alla sua schiena c’era una falce, dalla lama lunga e il manico in legno scuro.
A differenza degli altri, il mantello di Morte aveva un’aria quasi ermetica e impenetrabile, che nessuna corazza avrebbe mai saputo assumere. I suoi occhi non mandarono alcuno scintillio, né si voltò verso Demon.
Non appena il suo cavallo lo ebbe raggiunto, ne afferrò i finimenti e lo trascinò verso gli altri, in silenzio.
Adesso erano tutti, e il cielo era diventato una massa di nuvole fiammeggianti e lava.
- Finalmente.- disse Demon, allargando le braccia - Ora siete liberi, Cavalieri. Che il vostro cavalcare non incontri ostacoli.-
Li guardò uno ad uno, sorridendo, e fece per voltarsi verso il limite della sporgenza.
- Dovresti essere preoccupato per il tuo.-
Il sorriso gli si gelò sulle labbra, e si voltò nella direzione della voce: a parlare era stato Carestia, anche se non lo guardava nemmeno. Era seduto accanto al suo cavallo e i suoi occhi erano puntati a terra, ma la voce proveniva certamente da lui.
- Come?-
Il Cavaliere non rispose e si alzò in piedi, salendo sulla groppa dell’animale.
- Al mio cavalcare penso da solo.- disse Demon, seccato - Tu pensa a fare il tuo lavoro, Carestia.-
Ancora, egli non disse niente. I suoi compagni montarono a cavallo in silenzio.
- Andate.- ordinò loro Demon - Partite, preparatevi a ricevere l’esercito. Io chiamerò qualche amico.-
I Quattro Cavalieri dell’Apocalisse si portarono fino al limitare della sporgenza, acquistando velocità, cavalcando sempre più in fretta. Con un balzo, i cavalli passarono oltre l’orlo, ma non caddero: continuarono a correre nell’aria, volando su quattro nuvole di fumo. Scesero in picchiata, cavalcando al ritmo dell’Apocalisse.
Demon alzò gli occhi al cielo, le mani sui fianchi.
- Che la fine del mondo cominci, allora.- ridacchiò.
Sollevò le braccia e chiuse gli occhi.
 
Improvvisamente il suolo cominciò a tremare con forza, tanto che non ci fu nessuno, né tra i Templari, né tra gli Elfi, né tra una qualsiasi altra delle forze magiche in campo, che riuscì a stare in piedi.
Dante non rimase passivo, e subito pose entrambe le mani a terra. Una luce verde e brillante cominciò a fluire da lui al suolo agitato, diffondendosi rapidamente come una chiazza d’olio sul pavimento. Il tremito si fermò, ma durò solo un istante.
- Ma porca…- esclamò lui, mentre una pietra spaccava il terreno e balzava verso l’alto, mancandogli il naso per pochi centimetri.
Il terremoto peggiorò oltre ogni limite, mentre intere faglie si sollevavano di parecchi metri, erigendo muri di roccia e terra; voragini gigantesche si aprirono qua e là, e da alcune cominciò a schizzare lava incandescente
- Che accidenti succede?- sbottò Seth, cercando invano di rialzarsi.
- Demon!- gridò Gabriele - Dev’essere lui, deve aver liberato i Cavalieri!-
- Dobbiamo ripararci!- esclamò Kate - Qui non resisteremo!-
- Magia congiunta!- disse Daniel, tendendo le mani.
- Ancora?- gridò Dante, sgranando gli occhi.
- Fallo e basta!-
Si presero per mano e, nel tempo di un battito di ciglia, tutto intorno a loro era svanito.
Il terreno non tremava più, ma nemmeno c’era più. Si trovavano in un immenso e bianco nulla, al sicuro dalla furia di Demon e dagli sconvolgimenti del libro, in un vuoto assoluto e luminoso, privo di qualsiasi pericolo o minaccia. Qualsiasi cosa stesse succedendo al pianeta, l’armata era salva, e si rialzava in piedi tra borbottii preoccupati e incitamenti.
Daniel lasciò andare le mani di Seth e Dante e si rialzò, leggermente scombussolato dalla magia congiunta.
- Bel tempismo.- commentò Gabriele - Dove siamo?-
- Non lo so.- ammise Daniel - Ma non possiamo restarci a lungo, dobbiamo tornare.-
- Non dovremo aspettare molto, il terremoto durerà relativamente poco.- disse Uriel.
Daniel annuì, ma non rispose e incrociò le braccia, riflettendo: quando avessero deciso di lasciare quel posto avrebbero potuto trovarsi di fronte a qualsiasi cosa. Dovevano prepararsi.
- Dobbiamo aspettarci al peggio.- disse - Dov’è Emeric?-
- Dietro di te, Danny.-
Il Custode sussultò, sentendo la voce del condottiero così vicina al proprio orecchio, e si voltò tanto rapidamente da farsi male.
Come aveva detto, Emeric era proprio lì, accanto a lui, con le mani dietro la schiena.
Indossava la sua divisa da battaglia nera ed argento che già una volta gli aveva visto indosso, nella Piana dell’Eternità, e i suoi rotondi occhiali metallici erano come al solito al proprio posto.
I suoi ondulati capelli color grigio ferro erano perfettamente ordinati e puliti, e i baffetti ben curati. Sulla divisa non c’era un solo granello di polvere, e non era sudato. Sembrava che quanto accaduto poco prima non l’avesse minimamente toccato.
- Ah… sì, salve…- disse Daniel, un po’ in soggezione: il suo sguardo fermo gli dava sempre i brividi, fin da quando era ragazzo - Allora… mi serve che lei guidi l’attacco.- spiegò, cercando di recuperare il filo del discorso - Dovrà contrastare le legioni dei demoni, quelle che usciranno dal libro. Può farlo?-
Emeric annuì.
- Contaci.- disse - Vado a trasmettere gli ordini.- e si voltò senza aggiungere altro, sparendo tra la folla.
Mentre si allontanava, Daniel non riuscì a non pensare che un piccolo incoraggiamento da parte sua sarebbe stato bene accetto, tutto sommato. Purtroppo, Emeric non era il tipo.
- D’accordo.- sospirò - Allora, credo che Demon abbia finito di matteggiare. Suggerirei di uscire da qui.-
Tutti, attorno a lui, mossero una volta il capo per fargli capire che erano d’accordo. Prese nuovamente le mani dei fratelli ed insieme compirono la magia che li avrebbe riportati tutti sotto il monte Sinai, sperando che il terremoto fosse già finito.
 
- Mio Dio…- gemette Liz, guardandosi intorno.
Il paesaggio nei pressi del Sinai era completamente stravolto e modificato, e ormai non somigliava minimamente a quello di prima.
I picchi delle catene montuose attorno a loro erano scomparsi a vista d’occhio, tanto che l’orizzonte era diventato unicamente una linea piatta e infinita, senza alcuna interruzione. Tutto era diventato una sola, vastissima pianura, completamente secca e priva di qualsiasi tipo di vegetazione.
L’unico ad essere scampato a questo disastro era il monte Sinai, ma adesso era molto, molto più lontano, come se avesse messo le gambe e fosse indietreggiato per chilometri.
Soltanto un dettaglio, ad un centinaio di metri da loro, interrompeva il tratto pianeggiante: era un terrapieno, che correva fino all’orizzonte da destra a sinistra, alto almeno cinque o sei metri. Non riuscivano a vedere cosa ci fosse oltre..
- Cosa accidenti è successo?- esclamò la strega.
- Il potere del libro.- spiegò Dante, cupo - E ringrazia che non siamo ancora arrivati alle piogge di fuoco o all’assenzio al posto dell’acqua. Deve essersi fermato ai quattro Cavalieri.-
- Eh, hai detto scansati…- sbuffò Daniel - Fin dove arriva questo disastro, riesci a capirlo?-
Lui annuì.
- Non oltrepassa l’Atlantico.- rispose - Né l’Europa Centrale. Stessa cosa per l’Africa e l’Asia. Per ora è localizzato in un’area compresa tra questi tre punti, ma crescerà, se dovesse aprire anche il resto del libro.
- Daniel! Daniel!-
Lui si voltò: Xander sgomitava per raggiungerlo, facendosi largo tra la folla, e lo chiamava a gran voce. Dietro di lui c’erano i suoi compagni, pallidi come se fossero a loro volta affetti da anemia. Nadine era l’unica eccezione: era verde, e pareva sul punto di vomitare.
- Ragazzi, ora non è il momento.- disse con tutta la pazienza che gli riuscì di esternare.
- No, ascoltami! Io ho già visto questa scena!- disse Xander - Era in un disegno!-
Il Custode aggrottò la fronte.
- Un disegno?-
- Sì… non chiedermi come l’ho avuto, non mi crederesti…- lo anticipò il ragazzo - … ma se è come penso, dall’altra parte del terrapieno troverai una sorpresa che non ti piacerà!-
Daniel sgranò gli occhi e guardò i suoi fratelli, che si strinsero nelle spalle.
- Tanto non riusciamo ad avvicinarci.- disse Seth - Che sorpresa?-
Xander aprì la bocca per rispondere, ma Alis lanciò un grido, e molti altri di quelli che stavano intorno a loro cominciarono ad agitarsi, indicando qualcosa alle spalle di Daniel.
Lui si voltò subito, ormai certo che, se avesse continuato in quel modo, gli sarebbe venuto il mal di mare: a far paura ad Alis e a tutti gli altri era stato qualcosa di liquido, lucido e sinistro, che si stava rapidamente formando da una pozza nera sul terreno, proprio di fronte a loro
Il Demone Polimorfo era finalmente arrivato.

Dopo una domenica di pausa torno a pubblicare. Ringrazio Ely79, LullabyMylla e NemoTheNameless, che seguono tutta la storia e la serie. Se non ho sbagliato i calcoli, mancano sei-sette capitoli (epilogo incluso) prima della fine.

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Capitolo 21
*** Cap. 21: Il mistero di Aremall ***


- Che ci fai lì?- esclamò Kate - E come sei passato?-
Il demone se ne stava certamente oltre la barriera, poiché era molto più avanti di tutti loro, e non sembrava essersi reso conto di ciò che aveva appena fatto. Era impossibile dire da dove fosse sbucato, ma se era in grado di oltrepassare il campo di forze era più che benvenuto, specialmente in un momento del genere.
- Non è difficile.- rispose il demone - Ho solo camminato. Lui mi ha fatto passare.-
Daniel aggrottò la fronte: lui?
- Demon…- disse lentamente - Deve avere abbattuto la barriera, almeno per il demone.-
- Proviamo anche noi?- chiese Liz - Forse stavolta ci lascerà passare.-
Il Custode annuì.
- Vado prima io.- disse.
Mosse qualche passo, raggiungendo il confine del muro invisibile, e si fermò un attimo a fare un respiro profondo: non aveva molta voglia di sbattere ancora la faccia.
Avanzò ancora, e stavolta il muro invisibile gli permise di passare. Fu una sensazione strana, anche per lui: sentì qualcosa che gli strisciava sulla pelle, di vischioso e morbido, come se stesse cercando di attraversare una forma di gelatina tremolante.
La barriera divenne traslucida al suo passaggio, ma non appena fu dall’altra parte tornò ad essere totalmente invisibile.
- Okay.- disse Daniel - Liz, prova tu.-
Era certo che ce l’avrebbe fatta, la voleva quanto voleva lui. E difatti non rimase deluso: non appena si fu avvicinata abbastanza, Liz alzò le mani per saggiare la barriera, ed entrambe passarono senza difficoltà. Pallida ma risoluta, la strega fece l’ultimo passo e lo raggiunse.
- Bene… e siamo due.- si rivolse ai fratelli, facendo loro un cenno col capo - Su, sbrigatevi.-
Dante cominciò immediatamente a muoversi, mettendo a sua volta le mani avanti, ma non appena ebbe raggiunto la barriera si fermò, tastando l’aria: era bloccato.
- Accidenti…- imprecò - Perché non fa passare anche me?-
- Bhè, perché sei antipatico, magari.- suggerì Liz.
- Credo dipenda dal fatto che non ti odia.- disse Daniel - Non quanto odia me o Liz, almeno. Voi quattro non gl’interessate.-
Cannella si avvicinò, guardandoli con estrema apprensione.
- Non potete andare da soli.- disse.
- Non vedo altra scelta.- rispose Daniel - Nessuno può passare.-
Darth sbuffò, avvicinandosi alla barriera, e sguainò la spada.
- Cosa vuoi fare?- chiese Seth.
- Tentare.- rispose, alzandola sopra la testa.
Fece per vibrare un colpo, ma Trys gli agguantò al volo il polso, bloccandolo.
- Non è una buona idea.- disse con calma, senza lasciarlo andare - C’è un modo migliore.-
- Quale modo migliore?- chiese Liz.
- Provare a vedere chi può passare e chi no.- rispose tranquillamente lui, mentre Darth rinfoderava la spada - In pratica… usare prima il cervello.-
- Detto da te non è molto rassicurante…- borbottò Darth, alzando comunque una mano.
La pose sulla barriera, che non lo fermò in alcun modo. Daniel trattenne a stento un gemito, mentre il Templare lo raggiungeva.
- Bene, sembra che possa venire anch'io.- osservò, quasi compiaciuto.
- Già… sembrerebbe.- ammise a malincuore il Custode - D’accordo… Trys, prova anche tu.- sospirò.
Il Folletto annuì e fece un tentativo assieme a Raven, Skin e ai suoi fratelli (a parte Dante). I membri del Pentacolo riuscirono tutti ad attraversare la barriera, ma i Custodi dell’Eden non furono nemmeno in grado di smuoverla.
- Grandioso…- grugnì Kate, incrociando le braccia - Quindi solo voi?-
Liz si strinse nelle spalle.
- Bhè… meglio di niente, no?-
- Sarebbe meglio essere altrove, a dire il vero…- borbottò Daniel, voltandosi verso il terrapieno.
Tutto era ancora calmo e silenzioso come poco prima, e nessuno lo aveva ancora scalato per raggiungerli. Il Demone Polimorfo si era dileguato un’altra volta, e chissà dov’era finito. Probabilmente sarebbe ricomparso in tempo per combattere, o almeno lo sperava.
- Ah… ehm… Danny?- lo chiamò Dante.
- Cosa?-
Si voltò, giusto in tempo per vedere la mano di Nadine attraversare la barriera.
 
- Ho detto di no!-
- Ma…-
- No!-
- Per favore…-
- DANNY, NO!-
Il Custode dell’Eden tacque, sorpreso forse ancora più di tutti gli altri per il modo in cui era andata quella conversazione.
Non appena Nadine aveva scoperto di poter attraversare la barriera (una cosa che erano riusciti a fare anche Xander, Alis e Jo) lui aveva subito ordinato ai quattro di rimanere al sicuro.
Il rifiuto di Nadine non si era fatto attendere, e adesso lo fissava con espressione ribelle sotto gli sguardi sconvolti degli amici.
- Nadine…- sospirò, passandosi una mano tra i capelli - Cerca di capire… stiamo parlando di Demon. Non è l’Alleanza delle Ombre, lui è molto più pericoloso.-
- Sei tu che devi capire me, Daniel.- sbottò lei, irritata - Timmi è sparito da ore. Ore! Hai detto che quella dannata aquila lo avrebbe raggiunto presto, ma ancora non sappiamo nemmeno cosa gli è successo, e non ha risposto al Richiamo. L’unico che possa dirmi dove cazzo è finito è Demon, quindi tu mi farai venire. Chiaro, adesso?-
Lui si massaggiò la tempia dolorante e guardò Liz, che alzò le mani come a dire di tenerla fuori da quella storia. Tentò di chiedere aiuto con gli occhi agli Arcangeli, ai suoi fratelli e ai ragazzi, ma tutti loro guardavano da un’altra parte.
Ma andate un po’ a quel paese…
- Appena cominceremo a combattere ve ne dovrete andare.- disse perentorio - E restate tutti e quattro uniti.-
Lei annuì.
- Grazie.-
 
***
 
Mentre percorrevano le poche centinaia di metri che li separavano dal terrapieno, Daniel si accorse di sudare freddo: rivoli gelidi gli scorrevano lungo la fronte, e le ginocchia minacciavano di cedergli a ogni passo. Non credeva che avrebbe mai potuto sentirsi così, non da quando era diventato Custode dell’Eden.
Arrivati sotto il piccolo rialzo del terreno chiese a tutti di stargli vicini e fece un piccolo movimento circolare con le braccia, davanti a sé. In un istante l’intero gruppo fu sulla cima del terrapieno, che si rivelò largo circa una decina di metri, e poterono vedere cosa c’era dall’altra parte.
- Accidenti…- disse Xander - È proprio come nel disegno!-
Daniel non rispose, troppo impressionato per parlare.
In lontananza si intravedeva il mare, che ribolliva come se fosse stato messo sul fuoco vivo, poiché dall’acqua uscivano ancora molte creature, creature che avrebbe preferito non vedere affatto: demoni, giunti da mondi di cui lui stesso a malapena conosceva l’esistenza, o che avevano attraversato le porte stesse dell’inferno, si affollavano per emergere, spintonandosi e artigliando il terreno, in una massa di scaglie e muscoli, emettendo qualche strido di rabbia o fastidio, scuotendo le code lunghe e le teste cornute.
Ma quelli che ancora emergevano dal mare erano pochi. Molto, molto pochi, se confrontati all’immensa distesa nera e brulicante che si stendeva di fronte ai suoi occhi: era la più grande ammucchiata di mostri che gli fosse mai capitato di vedere in tutta la sua vita, compreso l’esercito ammassato dai Custodi dell'Eden vent’anni prima.
C’erano intere colonne di soldati in armatura, dalle carni nere e marce, che portavano lunghe picche acuminate ben strette nel pugno putrido; giganteschi esseri scagliosi dalle fauci selvagge svettavano nel bel mezzo dei loro compagni più piccoli, enormi e minacciosi; centinaia di creature alate dall’aspetto orribile volteggiavano come giganteschi avvoltoi sopra la marea oscura, sorvegliando l’imminente scoppio del conflitto; obbrobri, mostri, rettili, creature da incubo ed aberrazioni della natura affollavano quello spazio sconfinato, emettendo richiami e versi di sfida all’indirizzo del Custode dell'Eden.
Riuscì distintamente a scorgere, nella moltitudine, quelli che sembravano esseri umani, ma dalla pelle pallida, tesa e floscia, come qualcosa in stato di decomposizione, prive di armi, corazze o intelletto. Demon doveva essersi ricordato della sua vecchia paura…
In prima fila il Custode vide i quattro Cavalieri dell’Apocalisse, in sella ai loro cavalli. Vittoria era ancora incappucciato, pur avendo aperto il mantello, mostrando l’armatura candida, scintillante e leggera, modellata così perfettamente da seguire i contorni del suo corpo.
Guerra invece, senza più il mantello, sembrava un ammasso di metallo pieno di spine: la sua gigantesca armatura rossa era tanto spigolosa che, se qualcuno avesse cercato di toccarlo, si sarebbe certamente ferito. Portava numerose armi addosso, come il suo cavallo, ma la più impressionante era il grande spadone a due mani appeso alla sua schiena, pieno di aculei proprio come la corazza, tanto che la lama somigliava a una fiamma. Nelle fessure del suo elmo brillavano due piccoli tizzoni, rossi e incandescenti.
Carestia si era tolto il cappuccio, rivelando un volto scarno e incavato, dalla pelle talmente sottile e giallastra da mostrare i capillari rotti che c'erano sotto. Gli occhi erano tremendamente arrossati, parzialmente coperti dalle cateratte, e la bocca leggermente aperta per la debolezza della mandibola, mostrava i denti marci al suo interno. La testa era decisamente stempiata, anche se una leggera e sudicia zazzera nera compariva quasi sulla cima del cranio.
E Morte, che cavalcava ancora completamente avvolto dal mantello verde, stringeva le briglie di cuoio tra le mani nascoste dalla stoffa, lo sguardo apparentemente fisso sul terreno.
Attorno a loro c’era una sorta di vuoto, come se gli stessi demoni preferissero tenersi alla larga da loro. Qualcuno gli scoccava delle occhiate che Daniel giudicò come piene di timore.
- Miseria…- gemette Darth - Saranno almeno alla pari con noi, quanto a numero…-
Il Custode annuì lentamente, ringraziando il cielo per la sollecitudine con cui tutti avevano risposto e per l’essersi preparati fin dal mese precedente alla battaglia. Solo così erano stati in grado di mettere insieme una forza adeguata.
- Bene arrivati.- disse Demon - Vi attendevo.-
Era apparso alla loro sinistra, e teneva le braccia incrociate sul petto. Li osservava tutti quanti, senza sorridere o mostrare traccia della sua arroganza: sembrava attenderli davvero, come se avesse invitato degli ospiti ad un tè pomeridiano.
- Ciao, Demon.- disse Daniel, voltandosi a guardarlo - Vedo che ti sei dato da fare.-
- Sì, non mi lamento.- annuì lui, gettando uno sguardo svogliato alla moltitudine di demoni a duecento metri da loro - Sono fermi oltre una barriera come la vostra. Nessuno combatterà, se non lo vorrò io. Potrete stare tranquilli, per un po’ non verremo disturbati.-
Liz aggrottò la fronte.
- Per un po’?- ripeté.
- Bhè, dovrò pur lasciarli andare, alla fine.- spiegò Demon - Voglio dire, se hai un giocattolo nuovo lo usi, non lo lasci a prendere la polvere nella cesta, giusto?-
Daniel preferì non dirgli cosa pensava del suo “giocattolo”.
- Allora, cosa vuoi?- chiese - Perché hai fatto passare solo noi?-
Lui si strinse nelle spalle.
- Bhè, tu sei qui perché dovevamo parlare, ricordi?- rispose - Dovevi dirmi qualcosa.-
Il Custode annuì.
- E gli altri?-
Ancora, Demon si strinse nelle spalle. Scoccò occhiate svogliate a Liz e ai membri del Pentacolo, ma si soffermò per un istante sui ragazzi. Ancora, non sorrideva, e sembrava un po' malinconico.
- Era divertente.- rispose semplicemente.
Trattenendosi dal tirargli un pugno, Daniel mise le mani sui fianchi, tanto per tenerle occupate.
- Ho perso i contatti con un amico.- disse - Voglio… vogliamo sapere dov’è.-
- Chiedilo al Tredicesimo Membro.- disse annoiato lui - Io non so cos’è successo. Gli ho solo chiesto di occuparsene, ma l’ho fatto già da diverse ore, anche prima di concederti la tregua. Se non è tornato, o è morto o ha paura. In entrambi i casi, ne so quanto te.- poi la sua espressione s’indurì di colpo - Bando alle ciance, e dimmi ciò che voglio sapere.-
- Perché?- chiese Daniel - Non mi sembra che tu abbia mantenuto i patti. Hai aperto il libro prima del tempo. Non che ne sia sorpreso, ovviamente.-
- Ho aperto il libro solo quando ho visto che eravate già pronti.- corresse Demon - Ti avevo dato ventiquattro ore perché pensavo che ti servissero tutte. Invece ce l’hai fatta molto prima del previsto. Ancora una volta non è colpa mia, ma tua.-
Il Custode preferì non replicare.
- D’accordo.- disse - Allora, tanto vale che ti dica cosa ho scoperto.-
Aveva chiesto a Gabriele di fare delle ricerche, mentre lui era occupato a procurarsi il demone che gli serviva, e l’Arcangelo era stata assai efficiente. Dopotutto aveva accesso ad una fonte di informazioni a cui sfuggiva ben poco.
- Aremall non è nata come Liz, o Trys, o uno qualsiasi dei presenti che non sia io… o che non sia tu.- spiegò - Quando sei venuto al mondo, i Custodi dell'Eden che mi hanno preceduto se ne accorsero immediatamente, così come si accorsero della nascita del potere che li avrebbe sconfitti, quando nacque Liz. Per loro era molto semplice, in fondo, visto che osservavano la Terra e gli altri mondi costantemente, alla ricerca di minacce possibili o di occasioni da sfruttare.-
Demon aggrottò la fronte, ma non disse niente. Jo fece per aprire bocca, ma Alis gli diede una gomitata: meglio lasciar parlare Daniel.
- Essendo l’Anticristo, la tua missione era portare rovina nel mondo, o almeno provarci.- continuò il Custode - Ciò significava, per loro, una cosa totalmente inaccettabile: per quanto odiassero l’uomo, e per quanto fossero ormai ripudiati da colui che li aveva generati, gli era impossibile abbandonare il proposito di proteggere l’Eden. Tutti i poteri che possiedi causeranno terribili sconvolgimenti anche lì, nel Paradiso Terrestre, e non potevano permettertelo. Purtroppo non erano in grado di ucciderti, così preferirono tenerti a bada, usando una qualità che, stranamente, possiedi anche tu.- e qui le labbra gli si incurvarono in un sorrisetto ironico - L’amore per tua sorella.-
 
***
 
- Cosa vuoi dire?- chiese Demon.
- Voglio dire che Aremall, in realtà, era una creatura dei Custodi dell'Eden.- rispose Daniel - Una persona costruita su misura per te. Forse non era nemmeno di indole violenta, in origine, e magari nemmeno pensavano di prendere lei, se non tutti e due, tra i Precustodi. Il suo compito originale stava nel tenerti a freno, fino a che non avessero trovato il modo di sopprimerti. Con lei al tuo fianco ti saresti inconsciamente soppresso. Per questo esisteva, e nient’altro.-
Sembrò che qualcuno l’avesse schiaffeggiato e umiliato: il colorito di Demon divenne improvvisamente cereo, e le braccia gli ricaddero mollemente lungo i fianchi. Il suo sguardo fu irresistibilmente attratto verso terra, e la sua espressione divenne incredibilmente distaccata: era sconvolto, per non dire distrutto.
Se non fosse stato il suo peggior nemico, Daniel ne avrebbe provato una gran pena. Non lo disse, ma sinceramente era ben felice di aver fatto una scoperta in grado di scuotere in quel modo l’altrimenti indistruttibile avversario. A quanto pareva, Demon riusciva ancora a provare qualcosa, oltre all’arroganza.
- Assurdo…- gemette con voce strozzata, voltandosi. Non sembrava sapere ciò che faceva - È… è davvero assurdo.- scosse leggermente la testa.
Un improvviso moto di rabbia lo colse, attraversando tutto il suo corpo. Alzò di scatto il volto verso il cielo rossastro, e lanciò un grido lacerante, come se fosse sotto i ferri di invisibili torturatori.
Daniel sussultò, e fu certo che anche tutti gli altri alle sue spalle fossero sobbalzati. Con la coda dell’occhio vide dei movimenti nell’esercito che aveva radunato. I suoi fratelli, probabilmente, si stavano preoccupando.
- Non intervenite.- sussurrò, talmente piano che nessuno l’avrebbe udito - Restate lì.-
Lasciò che le sue parole, inudibili per chiunque, viaggiassero nell’aria tramite un’invisibile corrente magica, che le portò alle orecchie di Dante. Ci avrebbe pensato lui a tenere buoni gli altri.
- Immagino che tu sia arrabbiato.- disse a Demon, in tono normale.
Lui si voltò di scatto, il volto contratto dalla collera.
- Arrabbiato?- ripeté, furente - Danny, tu non hai idea di come mi senta adesso…- stringeva i pugni talmente forte da tremare - La sola persona a cui io abbia mai voluto bene… era lei. E tu mi hai praticamente detto che non è mai esistita! Che era un imbroglio! Un altro tranello dei Custodi dell'Eden!-
- Lo so.- annuì Daniel - Bhè, mi spiace, ma è così. Anzi, non fingerò di essere dispiaciuto. Sinceramente, non me ne frega niente. Al massimo posso provare pena per lei, per la prima volta nella vita.-
Si pentì ben presto di ciò che aveva detto: tendeva a dimenticarsi, in quelle situazioni, che Demon non era più il Precustode della Vita, bensì un essere molto più potente e terribile, la cui collera non avrebbe mai dovuto essere stuzzicata. Purtroppo, il danno era fatto.
Chinò un poco il capo, gli occhi fissi su di lui. Era pallido, teso, e una vena gli pulsava sulla tempia. Teneva le mascelle serrate, talmente tanto che quasi digrignava i denti. L’ultima volta che l’aveva visto così arrabbiato…
Ma che stavva dicendo? Non l’aveva mai visto così arrabbiato.
- Non pretendo che ti interessi.- ringhiò Demon - … ma ben presto anche tu sarai dispiaciuto per qualcosa.-
Il palmo della sua mano di metallo cominciò a crepitare, mentre cinque piccole saette correvano dai polpastrelli fin quasi all’attaccatura del polso
Merda…Pensò tra sé Daniel.
Ora sì che si pentiva di aver permesso ai ragazzi di seguirlo.

Ed ecco la risposta alla domanda che qualche lettore mi ha posto leggendo l'ultimo capitolo. A questo punto suppongo di dover ringraziare i recensori di sempre, ovvero Ely79, LullabyMylla e NemoTheNameless.

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Capitolo 22
*** Cap. 22: Tutti contro uno ***


Demon non avrebbe aspettato oltre, entro pochi secondi avrebbe lanciato l’attacco. Non ci sarebbe stato nessun problema (Santo Dio, ma che sto dicendo? Pensò Daniel) se non fosse stato per il fatto che i ragazzi erano ancora lì.
Xander aveva già fatto un passo indietro, e Jo era diventato color cenere, ma Nadine non sembrava volersi muovere, nonostante Alis cercasse di trascinarla via prendendola per un braccio. Doveva fare qualcosa.
- Credo che un cambio di scena sia d’obbligo…- mormorò.
Liz aggrottò la fronte.
- Hai in mente qualcosa?-
Lui non rispose e, lentamente, batté una volta le mani.
L’aria attorno a loro cominciò a tremolare; in uno sbuffo, come se del fumo si fosse levato direttamente da terra, il paesaggio che li circondava scomparve in una macchia sbiadita di colori.
Cambiò tutto, radicalmente: d’un tratto lui, Liz, Demon e i membri del Pentacolo non erano più sul terrapieno, ma nel nulla assoluto.
Era come se l’universo fosse svanito, e si ritrovarono circondati solo dalla magia, quella pura e semplice. L’infinito orizzonte tutto intorno assunse una colorazione bluastra e luminosa; sotto i loro piedi si formò una grande piattaforma di luce, rosso acceso.
Liz sgranò gli occhi, guardandosi attorno a bocca leggermente aperta per la sorpresa, e lo stesso fecero gli altri, anche se per motivi diversi: Trys e Darth, come lei, erano già stati tempo prima in un luogo identico a quello, mentre Raven e Skin non avevano mai visto nulla del genere.
- Questo è…- fece Liz.
- Sì.- rispose Daniel, cupo - Lo stesso posto dove i vecchi Custodi ce le hanno suonate. Non mi veniva in mente niente di meglio.-
Demon, davanti a loro, non aveva ancora ridotto la forza della magia che aveva nel palmo, ma almeno non sembrava più sul punto di strappare loro le interiora. Osservava con vaga curiosità quello strano posto, aggrottando la fronte, e non accennava a colpire.
- Dove siamo?- chiese.
- In un posto dove sono io a comandare.- rispose Daniel, serio - I Custodi dell’Eden, quand’ero ragazzo, ci portarono qui per combattere. In questo luogo valgono solo le mie regole, e questo significa che potrai andartene solo quando lo vorrò io.-
- O quando morirai.- mormorò Liz.
- Sì, lo so.- rispose piano lui, senza staccare gli occhi da Demon - Sono stato io a colpire il Custode della Vita, so come funziona.-
- Siamo al sicuro?- chiese Skin, continuando a guardarsi attorno - Non rischiamo di essere attaccati alle spalle o altro?-
Daniel scosse la testa.
- No. Solo io controllo questo mondo.-
- Ma non quello che c’è fuori.- disse Demon - Sai, ho notato che non hai portato tutti quanti.- alzò la mano sinistra - Non è carino tagliare fuori gli ospiti.-
Fece un rapido cenno, e dopo un istante Xander, Alis, Nadine e Jo apparvero accanto a loro, confusi e spaventati. Daniel si trattenne dall’imprecare, ma Liz non ci riuscì.
- Maledizione!- le scappò - Per l’amor… Demon, lasciali andare!- esclamò, mentre Trys agguantava Jo un secondo prima che cadesse oltre l’orlo più vicino - Loro non c’entrano niente!-
Lui serrò la mano metallica. L’elettricità e la magia crepitarono con forza, emettendo scintille e lamelle di luce.
- Sono io a deciderlo.- disse.
Alzò la mano tanto repentinamente che Daniel non riuscì a realizzare quanto stava accadendo. Fortunatamente Trys lo agguantò per un braccio e lo trascinò a terra, mentre Darth faceva lo stesso per Liz.
Xander, invece, tirò via Nadine, anche se erano entrambi ben lontani da loro, e Alis si rannicchiò al suolo con Jo. Anche Raven e Skin si tolsero dalla traiettoria, e la folgore passò sopra tutti loro, crepitando con una forza tutta nuova, decisamente più potente di quelle viste fino a quel momento: solo passando scompigliò i capelli di chi era più vicino, mentre nella piattaforma si formava una sorta di solco.
Fortunatamente nessuno di loro venne colpito, e il malefico attacco si perse in lontananza, esplodendo poi con una violenza tale da scatenare una reazione nella magia circostante, simile a una tempesta di fulmini di piccole proporzioni.
Daniel lanciò un’occhiata da quella parte e gli venne un’idea.
- Restate qui!- esclamò.
Rotolò all’istante sulla schiena, evitando una saetta che gli cadde accanto. Si rialzò in piedi, giusto in tempo per vedere Demon schivarne una a sua volta ma finendo nella traiettoria di un’altra.
Gli esplose a pochi passi dai piedi e lo scaraventò quasi oltre il bordo della piattaforma, tanto che il braccio destro gli penzolò per un istante nel vuoto. Rialzò lo sguardo, e trovò Daniel sopra di lui.
- Però…- fu il suo commento scocciato - Sei stato veloce.
- Non mi serve essere veloce.- rispose serio - Te l’ho detto, Demon: qui sono io che comando.-
Gli sferrò un calcio nel fianco che lo fece cadere di sotto.
 
- Ma come hanno fatto?- esclamò Jo.
Demon e il Custode dell’Eden erano adesso su un’altra piattaforma, proprio sotto la piccola tempesta di fulmini e magia (che andava spegnendosi), e nessuno aveva capito come ci fossero finiti.
- Dipende da Danny.- spiegò Liz, con aria seccata - Dannazione… non vorrà affrontarlo da solo, vero?-
- Ah, vuole tutta la gloria per sé.- ridacchiò Trys, facendo comparire la propria arma - Eh no, sennò poi io cosa faccio alle riunioni? Dico che ho visto Danny e Demon fare a botte? Insomma, voglio poter dire di averle prese anch’io…-
- Se non stai zitto sarò io a dartele.- grugnì Darth, sguainando la spada - Allora, andiamo a raggiungerli?-
- E come?- chiese Xander.
- Lascia fare a me.- rispose Liz - Ma stai attento, quando saremo là.-
Alis sgranò gli occhi.
- Vuoi che vi aiutiamo? Insomma, combatteremo con voi?-
La strega annuì.
- Ormai siete qui, e non potete allontanarvi.- spiegò - Ma attenti a quello che fate.-
E guardò in particolare Nadine, che annuì a sua volta.
- Saremo prudenti.- promise.
 
Demon scivolò di sotto senza controllo, incapace di fermarsi, e prese sempre più velocità. Poi, all’improvviso, la sua schiena urtò contro qualcosa di duro, tanto forte che gli scappò un gemito di dolore. Rotolò su un fianco e scoprì di essere di nuovo sulla piattaforma. Daniel era ancora vicino al bordo, e lo guardava a braccia conserte.
- Bel trucchetto…- ridacchiò dolorante, rimettendosi in piedi con una mano sul fianco - Ora mi è chiaro perché siamo qui: sei in vantaggio.-
- Già, sei un fulmine. A proposito…- aggiunse, separando le mani e rivestendole di saette - … prendi!-
Lanciò l’attacco, ma Demon lo bloccò semplicemente alzando una mano. Il colpo si infranse su un muro invisibile, ma quando la luce dello scoppio si esaurì tutti gli altri erano di nuovo vicino al Custode dell’Eden. L’altra piattaforma era scomparsa.
- Ti vedo provato, Demon…- disse Liz, mentre le sue braccia iniziavano a risplendere - Cosa c’è, ora anche Danny può farti la bua?-
- Suggerirei di non perdere troppo tempo in chiacchiere.- intervenne Raven, serrando la presa su Gungnir - Ci sono due eserciti che attualmente staranno certo combattendo, sulla terra.-
Ma Demon scosse la testa, ridacchiando, e si raddrizzò.
- Oh, non preoccuparti di questo.- disse - Al momento, le barriere sono ancora attive.-
Daniel aggrottò la fronte.
- Perché?- chiese - Come mai non fanno nulla?-
- Aspettano che io apra le altre tre serrature.- rispose Demon - Aspettano le Legioni. E Abaddon.-
Il Custode sentì la pressione scendere di parecchio: se ne era scordato, il libro non era ancora completamente aperto. Le prime quattro liberavano solo i Cavalieri, e non gli eserciti che essi avrebbero guidato.
Ciò significava che la moltitudine nera che aveva visto poco prima…
- Li hai chiamati alle armi… senza aprire il libro?- chiese Darth, e anche lui pareva nauseato.
- No.- rispose Demon, e finalmente tornò a sorridere - Loro li ho solo presi da quelli che vedete tutti i giorni. Non fate quella faccia, sono l’Anticristo, in fondo.-
Con la coda dell’occhio, Daniel vide che Liz sbiancava, e non se ne sorprese: per quanto rapida fosse stata la risposta dei loro alleati, le forze che avevano ammassato non erano sufficienti a pareggiare quelle di Demon. Erano in netto svantaggio.
- Stai tranquillo, Danny…- sogghignò lui - Non aprirò il resto del libro, per il momento.- sollevò nuovamente la mano di metallo, raccogliendovi ancora una volta la magia - Prima credo che mi occuperò di voi. Ma tu e Liz credo che potrete vedere la battaglia… se avrete ancora gli occhi.-
Daniel non rispose. A dire il vero, aveva già smesso di ascoltare, perché qualcosa alle sue spalle gli fece spuntare un sorrisetto.
- Perché ridi?- chiese Demon, stupito.
Il Custode gli fece cenno di girarsi.
- Per lui.-
Demon si voltò: il Polimorfo era appena arrivato alle sue spalle, fissandolo con la faccia priva di occhi.
 
Prima che lui riuscisse a proteggersi, la creatura ruotò su se stessa, diventando liquida, e una sorta di mazza puntuta lo colpì al volto mentre la rotazione entrava nella sua fase più rapida. Demon incassò il colpo meglio di quanto Daniel avesse pensato, rimbalzando sulle braccia e tornando poi in piedi.
- Andiamo.- disse a Liz.
Lei accese la Fiamma di Luce, mentre Darth, Raven, Trys e Skin si lanciavano in avanti per aiutare il Polimorfo.
- Gli diamo una mano?- chiese Jo.
- Daniel e Liz hanno ordinato di tenerci lontani dai guai.- osservò Alis.
- No, Daniel voleva che tornassimo indietro.- la contraddisse Xander - E visto che non possiamo, Liz ci ha detto di stare attenti. E io lo farò attentamente esplodere pezzo a pezzo!- aggiunse, balzando avanti.
- Xander!- esclamò Alis.
- Lascia stare, è incavolato.- disse Nadine - Ma noi tre è meglio se restiamo in disparte. Non siamo al livello di Demon.-
La seccava dire questo, ma sapeva di aver ragione: non sarebbero stati di grande aiuto.
 
Daniel lanciò le saette magiche contro il nemico, ben consapevole che non gli avrebbero fatto proprio un gran danno, ma almeno lo distrasse il tempo necessario per permettere al demone di agguantarlo per una caviglia e di sbatterlo al suolo.
Demon si rialzò non appena quello l’ebbe lasciato andare, ma venne poi colpito da una testa cornuta al petto: l’essere si era ritrasformato in liquido, si era fatto crescere due corna e l’aveva poi caricato, lanciandosi come una molla dalla pozza nera al suolo.
Ora veramente irritato, Demon incrociò le braccia per afferrare le due punte ossee, poi tirò. Il Polimorfo roteò in aria un paio di volte e ricadde a terra, ma ridivenne ancora liquido, colpendo il suolo con uno “sciaff” acquoso.
Darth e Trys intanto si erano avvicinati, e calarono le loro armi su di lui, quantomeno per impegnarlo. Lo tesso fecero Raven e Skin, che si erano proiettati alle sue spalle per prenderlo sui due lati. Demon batté con energia le mani, e una forza invisibile respinse tutti e quattro, facendoli cadere gambe all’aria.
Ma subito dopo il Polimorfo si lanciò in forma liquida su di lui, avvolgendogli il busto come se fosse un tubo, talmente stretto da impedirgli di muovere le braccia.
- Accidenti…- mormorò Demon.
Si proiettò via, e riuscì a farlo appena in tempo: nella parte interna di quel tubo nero spuntarono spine lunghe tre dita, che l’avrebbero trafitto come un puntaspilli.
Ricomparve alle spalle di Nadine, Alis e Jo, ma fu Xander il primo ad accorgersene, e lanciò subito un grido d’avvertimento. I tre si voltarono proprio mentre Demon alzava la mano destra, ma la folgore non era per loro: Daniel si gettò a terra appena in tempo, così quella gli passò sopra mentre Liz, approfittando del fatto che era concentrato su di lui, scagliò il proprio attacco, in concomitanza con una Granata M di Trys.
L’effetto fu devastante: l’esplosione della granata si unì alla forza della magia di Liz, e insieme i due colpo catapultarono Demon indietro di diversi metri, producendo una bruciatura nella piattaforma.
Il loro avversario non riportò alcun danno visibile, anche se il mantello ne uscì un po’ bruciacchiato, ma si ritrovò nuovamente nel bel mezzo del vuoto, e Daniel ne approfittò.
- Ehi, tu!- gridò al Polimorfo, che si stava rialzando. Pensò che presto gli avrebbe dovuto cercare un dannato nome - Ora lo spedisco da te, pensi di poterlo colpire?-
Il demone rivolse il volto cieco verso di lui e annuì.
Perfetto.
Demon cadde di sotto, ma dopo appena un battito di ciglia ricomparve sopra il Polimorfo, che tornò a essere una massa informe, protendendosi verso l’alto. Avvolse il nemico come a volerlo catturare, formando una sorta di sfera, poi rimase immobile.
Per un istante, Daniel credette che il demone avesse vinto, ma poi ci fu una sorta di esplosione, e la creatura dovette ritirarsi: Demon era indenne, avvolto da una barriera di magia che aveva bloccato ogni attacco, anche se era steso sulla schiena.
Si rialzò in fretta e annullò la protezione, ma una lama argentea comparve apparentemente dal nulla, scagliata dalla spada di Darth. Demon alzò la mano metallica, e quella si spezzò contro il guanto come se fosse fatta di vetro sottile, senza fargli alcun male, poi lanciò ancora la folgore, stavolta senza mirare a nessuno in particolare.
Liz era quella più vicina alla sua traiettoria, ed eresse una muraglia di pietra per proteggersi. L’incantesimo resse solo in parte: la saetta perforò la protezione, sbucando dall’altra parte, un po’ smorzata ma comunque pericolosa.
Daniel, che si era ritrovato vicino a Liz, riuscì a scansarla in tempo, ma si beccò almeno una parte della furia del colpo, che lo prese di striscio al petto.
Cadde, roteando per l’urto, mentre la pietra che li aveva protetti scompariva.
 
Xander gettò solo un’occhiata al Custode dell’Eden, mentre questi si rialzava: sarebbe sopravvissuto, aveva visto ferite peggiori su gente più debole. Si voltò rapido verso Demon e preparò l’incantesimo che aveva inventato lui, mentre Skin e Raven, la quale impugnava ancora una volta la sua lancia Gungnir, affrontavano direttamente l’avversario dopo esseri proiettati di fronte a lui. Se la cavavano piuttosto bene, sferrando affondi e stoccate ai momenti giusti, in perfetta sincronia, ma l’avversario era decisamente superiore a entrambi: bloccava qualsiasi attacco solo con un cenno delle dita, creando protezioni invisibili che respingevano le armi, o parava pugni e calci con un’agilità che nulla aveva da invidiare a quella dei due membri del Pentacolo.
Il demone, approfittando della sua distrazione, gli era strisciato alle spalle. Dalla pozza nera in cui si era trasformato spuntò un pugno grosso come una noce di cocco che lo prese all’addome, sollevandolo da terra e scagliandolo al suolo. Subito dopo la creatura si eresse sopra di lui, trasformandosi in un essere estremamente simile all’Iroso, pronta a trafiggerlo con gli artigli.
Immediatamente, Demon batté entrambi i pugni al suolo, e una sorta di onda attraversò la piattaforma, facendo perdere l’equilibrio a tutti quanti. Il demone fu l’unico a non cadere, ma barcollò e rimase scoperto.
Demon ne approfittò per scagliargli contro la sua saetta. Non lo prese di poco, e subito il Polimorfo si ritrasformò in liquido per mettersi al sicuro.
Xander, che aveva dovuto ricominciare a preparare la magia per colpa della caduta, riuscì ad ultimarla proprio quando ebbe campo libero: lanciò la Lama Fiammeggiante, prendendo un sorpreso Demon dritto al petto e passandolo da parte a parte.
La ferita si illuminò un istante, poi ci fu un’esplosione di fuoco, molto più potente del solito perché il giovane mago aveva messo nel colpo tutta la magia che poteva permettersi. Sotto gli sguardi stupiti di tutti, il botto sollevò Demon da terra e lo fece atterrare qualche metro più in là, quasi sull’orlo del baratro.
Purtroppo, un momento dopo si mise a sedere, guardandolo con un leggero sorrisetto sul volto. Pareva compiaciuto, oltre che indenne.
- Complimenti, giovane mago.- disse piano, guardandolo negli occhi - Questo l’ho quasi sentito.-
 
***
 
Fece scattare avanti una mano, e una sorta di grosso pallone crepitante, fatto di scariche elettriche color blu nerastro, saettò verso Xander.
Andava tanto tanto velocemente che nessuno poté fermarlo, e lo colpì al petto. Cadde a terra con una ferita che gli si apriva addosso, e non riuscì a rialzarsi. Sentì qualcuno corrergli accanto, e riconobbe, anche se la vista era un po’ annebbiata, il volto di Alis che tentava in tutti i modi di guarirlo.
Daniel imprecò e si rimise finalmente in piedi, tenendosi il fianco: non era ancora riuscito a guarirsi, nonostante di solito fosse in grado di rigenerarsi all’istante. Notò che anche Liz, poco lontana, era nelle sue stesse condizioni, con una ferita al fianco simile alla sua. Doveva essere stata colpita anche lei, prima. Non era sicuro farle usare i suoi poteri per aiutare Xander.
Merda… Pensò per l’ennesima volta.
Guardò il ragazzo, steso a terra e ferito, con i suoi amici che accorrevano attorno a lui, e si sentì immensamente impotente. Furioso, rialzò gli occhi su Demon.
- Non guardarmi in quel modo.- disse questi, tornando a mettersi in piedi - Sei tu che l’hai lasciato salire sul terrapieno. Avresti potuto sbatterlo fuori da questo mondo in qualsiasi momento, no?-
Skin serrò i pugni sotto le proprie lame e guardò Raven, facendole un impercettibile cenno con la testa. Lei mosse il capo di una frazione di centimetro, in una minuscola risposta affermativa.
Scattarono con estrema rapidità e trafissero Demon ai fianchi con le loro armi, la Valchiria da destra e il Fantasma da sinistra, affondando le armi talmente tanto che per poco non si colpirono l’un l’altra quando spuntarono dal lato opposto. Lui li ignorò.
- Questa me la paghi, Demon.- disse Daniel, alzando entrambe le braccia, lentamente.
Grandioso… quando mai l’ho fatto, dopo la Piana dell’Eternità? Pensò con un po’ di apprensione.
Un vento improvviso e inspiegabile iniziò a soffiare forte, mentre scoppi di scintille costellavano l’intero mondo in cui si trovavano. Gli occhi del custode lanciarono ancora una volta bagliori biancastri, mentre il suo corpo cominciava ad emettere scintille elettriche, tanto intense che Trys e Liz, vicini a lui, dovettero allontanarsi.
Demon, vedendolo, aggrottò la fronte e gli scoccò un’occhiata un po’ preoccupata.
 
Skin, che come Raven aveva ancora le lame infilate nel suo corpo, gettò un’occhiata al Custode, poi guardò la compagna.
- Lo teniamo fermo?- chiese.
Lei annuì, seria in volto.
Demon li guardò entrambi, apparentemente incuriosito.
- E come pensate di fare?- chiese.
Skin sogghignò.
- Così.-
Sfilarono le armi dal corpo avversario, poi il Fantasma lanciò una sorta di yoyo alla compagna, che lo prese al volo. Si portarono dietro di lui in un balzo e, muovendosi molto rapidamente, avvolsero il cavo attorno al suo corpo, per poi fermarsi e strattonare, bloccandolo in una morsa molto serrata.
- Non ti consiglio di usare la Proiezione.- lo avvertì Skin - Non funzionerà con quest’affare.-
Lasciò il proprio cavo a Raven e, subito dopo, cominciò a usare il massimo dei suoi poteri.
Trasformazione! Pensò con una lieve nota di divertimento.
L’aria già piena di scintille cominciò a tremolare attorno al suo corpo, assumendo una colorazione violacea. La figura di Skin iniziò a sbiadire, fondendosi con lo strano fenomeno che lo circondava.
Dopo pochi secondi, di lui non rimase altro che una forma poco definita, un’ombra violacea e amorfa. Un fantasma.
- Ma pensa…- mormorò Demon - Un Ectomorfo…-
Skin si mosse con un gemito, investendolo. Lo circondò completamente, in una nuvola che lo paralizzò.
- Acci…- gli scappò - Sai, avevo dimenticato quanto quelli come te fossero fastidiosi…- grugnì, cercando di spezzare la morsa magica che lo tratteneva - Dev’essere perché l’ultimo che ho incontrato risale a seimila anni fa…- serrò i pugni, e con un grande sforzo cominciò ad allargare le braccia, costringendo Raven a rinsaldare la presa - Scusate, ma ho altri progetti per…-
Ma il Polimorfo tornò all’attacco in quel preciso istante: aveva affiancato la Valchiria, lanciando in avanti le proprie braccia. Quelle si erano allungate a dismisura, e adesso avvolgevano Demon come una catena.
- Tu non vai da nessuna parte.- disse.
 
Daniel era quasi pronto: le scintille elettriche erano più frequenti, e il vento soffiava molto più forte, ora. Sentiva di aver praticamente raggiunto il limite.
Presto avrebbe assunto la propria forma reale, il vero aspetto di un Custode dell’Eden.
E speriamo che non succeda come l’altra volta…
 
Liz osservò Daniel per un istante, sempre tenendosi il fianco sanguinante, poi guardò Trys e Darth.
- Dobbiamo aiutare anche noi!- sbottò la strega.
- In che modo?- chiese Trys - Potremmo provare a sparargli contro palline di carta con una cannuccia, ma…-
- I nostri attacchi sono inefficaci.- lo interruppe Darth - Non gli facciamo niente. Forse nemmeno Danny riuscirà a ferirlo.-
- Bhè, tentiamo.- sbuffò lei - Magari se lo facciamo a pezzi non potrà ricomporsi!-
Giunse le mani e chiuse gli occhi, chinando il capo: tra i suoi palmi chiusi si accese uno scintillio lucente, mentre un lieve rumore di campanelli cominciò a farsi sentire nell’aria.
A quel punto Darth sospirò: era il momento, anche se aveva sperato di non dover fare una cosa del genere.
- Ehi, Trys…- disse, infilando una mano in una tasca interna del giubbotto - Danny mi ha… dato una cosa, prima.-
Il Folletto annuì, aggrottando la fronte.
- Sì, ricordo.- disse - Cos’era?-
- Qualcosa da usare solo in caso estremo.- rispose - Sinceramente non vorrei farlo, ma…-
Estrasse la mano dalla tasca. Tra le dita reggeva un tubetto di Mentos.
Gli occhi di Trys cominciarono a scintillare.
 
Il corpo di Daniel diventò pura energia. Una saetta in forma di uomo, sempre più forte e crepitante. Quattro folgori cominciarono ad allungarsi dalla sua schiena, assumendo una forma particolare. Divennero ali.
Ali di fulmine su un corpo di magia. Un Custode dell’Eden che rivelava se stesso.
Un paio di mani si posarono delicatamente sulle sue spalle. Non le sentì come se gli avessero toccato la pelle normale, fu più come una sorta di interferenza, di disturbo nell’energia del suo corpo. Nuova forza cominciò a scorrergli in corpo, quasi fosse diventato due volte più potente: era Liz che, a sua volta, aveva assunto la forma di pura luce che possedeva, e adesso gli stava passando nuova magia.
- Ammazzalo.- gli sussurrò all’orecchio.
Daniel sorrise tra sé, anche se forse lo fece solo nella sua testa, non avendo più labbra.
- Esploderò.- disse piano - Non mi farò nulla, ma non so cosa accadrà a te. Non da così vicino.-
Per un istante Liz non rispose. Poi sentì le sue braccia avvolgerlo da dietro come serpenti, stringendogli il collo e il petto.
- Ammazzalo.- ripeté.
Daniel annuì, senza più sorridere.
- Ti amo.- disse.
- Anche io.- rispose lei.
 
Trys finì di trafficare con le granate e le Mentos, sotto lo sguardo preoccupato di Darth: l’ultima volta che era successo, il monte Danan era… bhè, dire che era esploso sarebbe stato minimizzare.
- Ci siamo.- disse contento il Folletto, alzandosi in piedi. Tra le mani reggeva un globo scintillante, di un intenso color rosso sangue, diverso dal solito - È pronta.-
Nonostante l’apprensione, Darth annuì risoluto.
- Fagli male.-
Trys ridacchiò.
- Granata V in arrivo.- annunciò.
- “V” come “Vedi di schivarla”?-
- No.- rispose lui - Stavolta sta per “Vulcano”.-
 
Xander si rimise a sedere, ancora dolorante: la ferita era quasi richiusa, e ora riusciva a muoversi di nuovo grazie alle cure prestategli da Alis, che gli gettò le braccia al collo e lo strinse forte, cominciando a singhiozzargli sulla spalla.
- Tutto bene?- chiese Jo, pallido e teso per la paura presa.
Lui annuì e si rialzò, mentre l’amica lo lasciava andare. Guardò i compagni, tutti impegnati contro Demon, chi a caricare l’attacco e chi a tenerlo fermo. Raven stava visibilmente sudando per lo sforzo e la nube che era Skin tremolava, come se fosse sotto pressione. Daniel e Liz erano diventati una massa di luce talmente potente da abbagliare.
- Aiutiamo anche noi.- disse.
Nadine annuì.
- Ti daremo la nostra magia.- disse Jo - Come Liz sta facendo tutti con Daniel. Lancia quella fiamma, vediamo che succede.-
Il mago sorrise.
- Okay.-
 
Qui rischio grosso…
Era immortale e invulnerabile, questo l’aveva capito da un pezzo. Tuttavia, non aveva mai provato lo smembramento, né a sopravvivere a qualcosa di tanto potente come l’attacco combinato che stava per essergli scatenato contro. Doveva scrollarsi di dosso quei tre, subito!
Raddoppiò gli sforzi, nel tentativo di spezzare la presa del Polimorfo, di strappare il cavo dalle mani della Valchiria e di togliersi di torno quel fastidioso Ectomorfo.
- Sbrigatevi!- gridò Raven, puntando i piedi nel tentativo di non perdere la presa - Non lo tratterremo ancora a lungo!-
 
Non ci fu bisogno di ripeterlo: Daniel giunse le mani e poi le separò bruscamente; lui e Liz diventarono un’unica esplosione di luce e di saette, mentre una tremenda scia magica trasformava il blu dell’orizzonte in azzurro chiaro, scatenandosi contro Demon.
Intanto Xander, che a sua volta aveva chi lo aiutava, lanciò la Lama Fiammeggiante con una potenza circa quattro volte superiore a quella incassata dal Tredicesimo Membro.
L’attacco guizzò con forza inaudita, lambendo l’aria e scavando nella piattaforma piccoli crateri per le lingue di fuoco che sfuggivano alla traiettoria. Un sottilissimo solco simile a un taglio si allungò con lei, pur essendo a un metro di altezza dal suolo.
Poco distante da lui, Trys scagliò la Granata Vulcano.
Tutto quell’agglomerato di magie e di forze scoppiò nello stesso momento, nell’istante in cui Demon rompeva il cavo e costringeva Skin e il Polimorfo a lasciarlo andare.
L’esplosione fu impressionante e sollevò dalla piattaforma tutti i combattenti, sparandoli via con la forza di proiettili. Il boato fu impressionante, e distrusse il loro campo di battaglia in mille pezzi, quasi fosse uno specchio caduto violentemente a terra.
La magia di quello strano mondo collassò, e una furiosa tempesta di saette, fiamme e scintille lo occupò per una distanza che, in un luogo normale, sarebbe stata di migliaia di chilometri.
Ma loro erano già lontani, scagliati via dall’esplosione che avevano causato. Forse avrebbero proseguito il loro volo in eterno se Daniel non avesse creato una nuova piattaforma, sulla quale si ritrovarono tutti quanti all’improvviso, senza che riuscissero nemmeno a d accorgersene.
Intanto la tempesta proseguì, rombando e causando nuove esplosioni. Se fossero rimasti sulla Terra, quel colpo avrebbe distrutto tutto.
 
Il cataclisma finì con lentezza, mentre l’aria smetteva di tremare e il vento calava. Tutti sentirono le membra indolenzite e le orecchie che fischiavano.
Daniel, ormai a corto di energie, si rialzò con molta cautela: era finito sopra Liz, che a sua volta era stesa a terra. A occhio e croce pareva illesa, per fortuna, ma aveva gli occhi chiusi.
- Liz?- la chiamò, scuotendola piano.
Lei aprì quasi subito gli occhi: sembrava stare bene.
- Non mi hai fatto niente.- annunciò subito, mettendosi a sedere - Ma sono tutta rattrappita…-
- Meglio così.- disse Daniel - Cioè, sono contento che tu stia bene…- spiegò, guardandosi intorno.
Darth e Trys erano finiti qualche metro più in là: il Templare si stava risistemando la benda sull’occhio, che gli era quasi volata via, e il Folletto gridava a squarciagola qualcosa sul retro dei propri pantaloni e su un paio di mutande a pallini rossi.
Xander, Alis, Nadine e Jo erano a terra a loro volta, più vicini a lui e Liz, apparentemente illesi ma stanchi, sporchi di fuliggine e graffiati, coi vestiti quasi a brandelli.
Raven e Skin, che si erano trovati più vicini all’epicentro dell’esplosione, sembravano i più ammaccati di tutti: c’erano bruciature sulle braccia e sul vestito della Valchiria, e Skin si stava mettendo supino in quel momento, gemendo e sforzandosi. Li avrebbe volentieri guariti, ma riusciva a muoversi a stento.
Il Polimorfo, poco lontano da loro era una macchia di tenebra non lontana dai due, ma qualche movimento gli disse che era ancora vivo e vegeto, anche se probabilmente molto provato.
- Ci siamo tutti…- disse piano - Bene…-
Nessuno osava muovere un solo muscolo: non sapevano se avesse funzionato, e stabilirlo era impossibile. I poteri sensoriali di cui erano dotati lui, Liz e Nadine non potevano funzionare, non dopo quanto appena accaduto, quindi non riuscivano a sentire Demon, sempre che ci fosse ancora.
Forse erano riusciti a farlo a pezzi, ma poteva anche darsi che non l’avessero nemmeno scalfito. In entrambi i casi potevano solo aspettare di vedere cosa fosse accaduto.
Mentre il Custode si rialzava senza staccare gli occhi dalla tempesta che andava scemando si udirono dei passi, lenti ma decisi. Risuonavano da dietro di loro.
No… Pensò. Non di nuovo…
Si voltò di scatto, insieme a tutti gli altri. Demon zoppicò fino a loro, tossicchiando leggermente: Aveva i vestiti un po’ strappati e gli serviva una doccia con urgenza.
Tuttavia, non era ferito. Non si era fatto nemmeno un taglietto.
- Okay…- disse con voce arrocchiata, portandosi una mano alla gola riarsa - D’accordo… questo l’ho decisamente sentito…-

Lo so, capitolo lungo. Non vi stupite, tutte le volte che Danny e Demon si affrontano (non è il loro primo scontro che descrivo) finisce così. Prevedo che qualcuno obbietterà sulla potenza di un certo personaggio e sul suo peso nello scontro fino ad ora, quindi prevengo ogni domanda dicendo che non posso fiatare, sarebbe uno spoiler. Ma no uno spoiler: uno SSSSPOILER. Con quattro S. Forse anche cinque.
A questo punto ringrazio i recensori di questa serie, ovvero Ely79, LullabyMylla e NemoTheNameless. Aggiungo anche Giallobanana, che ha inserito la storia (e tutte quelle della serie) tra le ricordate. A domani!

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Capitolo 23
*** Cap. 23: Il coraggio di un guerriero ***


La sirena finalmente si svegliò, e il suo orologio biologico le disse che era rimasta svenuta per delle ore, sepolta sotto i pezzi del magazzino.
Il crollo della parete e poi del soffitto l’aveva stordita, ed era stata colpita alla testa da una trave. Sentiva qualcosa colarle lungo i capelli e il collo, e non faticò ad immaginare cosa fosse. Sopra di sé aveva un bel po’ di macerie che la schiacciavano a terra, ma non si preoccupò di questo: riusciva ancora a muoversi e a respirare, ed era in grado di liberarsi, cosa che fece nel giro di pochi minuti.
Rialzatasi, cominciò a guardarsi attorno per constatare l’esatta entità dei danni: l’esplosione del Tredicesimo Membro, tanto violenta da abbattere quasi tutto il capannone, aveva sparso i pezzi dello stregone lì in giro, insieme ai rottami. Riuscì a distinguere una mano e, qualche metro più in là, un piede mozzato. Si stavano già tramutando in liquame nerastro, e alcuni altri frammenti più piccoli si erano ormai sciolti del tutto, formando pozze scure e marcescenti.
Ma ad impressionarla fu lo stato in cui era l’edificio: quasi metà del tetto e tutta la parete più vicina a loro erano venuti giù, e solo per miracolo l’aeronave non era stata danneggiata. Non c’era un centimetro di spazio libero dalle macerie, attorno a lei, e le scale per il piano di sopra, come del resto quasi tutto il piano di sopra, non esistevano più.
Infine notò il paesaggio all’esterno, e questo le tolse definitivamente il fiato.
Alberi le cui foglie prima erano verdi adesso erano coperti da chiome color ruggine e frastagliate cortecce grigiastre, che perdevano pezzi a vista d’occhio. Il terreno era un tappeto di erba ruvida e marrone, screpolato e pieno di polvere sottile, e il cielo era una massa di fiamme vorticanti.
Era così intenta ad osservare tutto questo che quasi si era dimenticata di Timmi: si trovava da qualche parte, seppellito sotto alle macerie, e ancora non era uscito. Come se stesse aspettando questo segnale, una improvvisa quanto estranea sensazione di frustrazione le solleticò le percezioni, mentre qualcosa sbatacchiava contro una lamiera lì vicino, che si ammaccò come se fosse stata colpita da sotto.
Corse immediatamente lì, sollevando le macerie che bloccavano la lastra di metallo, la quale venne sparata via da un secondo colpo, e per poco non la investì.
- BASTARDO STRONZO FIGLIO DI PUTTANA TESTA DI CAZZO…-
Timmi continuò a gridare così per un bel po’, nel suo miglior stile dello scaricatore di porto ubriaco, mentre la sirena spingeva via al trave che gli bloccava le gambe, imprecando a gran voce contro il Tredicesimo Membro. Aveva un taglio sopra l’occhio, il braccio destro perdeva sangue e una caviglia era gonfia e nera. Non era messo male, ma fargli fare sforzi prima che fosse guarito non era una grande idea.
Quando finalmente fu in grado di sedersi smise di sbraitare la squadrò da capo a piedi, scuro in volto.
- Stai bene?- le chiese, aprendo Risucchio per aspirare qualcosa da usare per curarsi.
La sirena annuì.
- Non è niente.- disse - Non lo sento nemmeno. Chiederò ad Alis di guarirmi, magari. Mi fa più male la tua caviglia.-
Lui sbuffò mentre congiungeva i vortici.
- Già, certo. Aspetta, ora la chiamo…-
Guardò il cielo, rialzandosi cautamente per non sforzare la caviglia, che intanto si stava rimettendo a posto.
- Hai idea di quanto tempo sia passato?-
- No.- rispose -  Ma direi diverse ore, credo.-
Il mezzodemone annuì e separò le mani, tentando la resistenza della caviglia, che sembrava essere tornata in forma.
- Prima ti ho sentita urlare.- disse - Non ti ha presa, vero?-
- No, ha preso l’aquila.-
Timmi aggrottò la fronte.
- Che aquila?-
- Daniel ne ha mandata una.- spiegò la sirena, stringendosi nelle spalle - Diceva di colpire il Tredicesimo Membro al cuore per ucciderlo. Per questo te l’ho detto.-
- Ma perché non mi hai parlato subito dell’aquila?-
Lei si strinse ancora nelle spalle.
- Non mi sembrava il momento… e poi, tu non me l’hai chiesto.-
Lui sbuffò, alzandosi in piedi, e non disse niente.
Cominciò ad aggirarsi tra le macerie, in cerca di qualcosa di imprecisato, sollevando travi spezzate e lamiere, spostando i frammenti di vetro col piede.
- Deve essere già cominciata…- grugnì, dando un’occhiata al cielo - No… dev’essere quasi finita.- sollevò un’asse spezzata e poi la lasciò ricadere - Tutti sono lì. E chissà dov’è, “lì”.- si mise le mani sui fianchi - Fanculo…- gemette, alzando gli occhi al cielo - Fanculo…- ripeté.
Calciò un pezzo di legno a terra con tanta forza da sollevare come minimo una decina di libbre di macerie; furioso, si lasciò cadere a terra, prendendosi la testa tra le mani.
- Ehi!- esclamò la sirena. Corse fino a lui e si sedette sui calcagni di fronte al mezzodemone - Non devi arrabbiarti così.-
- Non sono arrabbiato!- mentì Timmi - Okay, forse un po’ sì…- ammise - Ma che te lo dico a fare, sei empatica…-
- A volte fa piacere parlarne. Anche a me.- rispose lei.
Timmi scosse la testa.
- Sono un deficiente.- sbottò - Daniel aveva ordinato di rientrare, e invece io sono voluto per forza correre qui, ho infranto la promessa fatta a Nadine e ho perso ore e ore a dormire sotto una tonnellata di macerie… non sono nemmeno stato in grado di sconfiggere il Tredicesimo Membro senza aiuto. Per poco non ci rimanevi anche tu.-
Lei sorrise.
- Ma l’hai battuto.- osservò - Hai portato via a Demon un alleato che, nonostante lo temesse e volesse sbarazzarsi di lui, aveva un’ampia conoscenza magica e che era molto più istruito persino di lui sull’Apocalisse e sui poteri dell’Anticristo. Senza il Tredicesimo Membro Demon è come un bambino che ha appena imparato a camminare.-
- Ma non sono lì!- insisté Timmi, senza alzare lo sguardo - Siamo sempre qui, senza una vaga idea di dove andare, e non possiamo aiutare nessuno! Non so come cazzo raggiungere il Sinai, non ci sono mai stato!-
La sirena gli sollevò il mento, costringendolo a guardarla negli occhi.
- Andiamo…- disse piano - Tu sei il più potente mezzodemone che io conosca, e poco importa se sei anche l’unico al mondo. Sei una brava persona. Non ti tiri mai indietro, e non ti ho mai visto spaventato. Non cominciare proprio ora.-
- Ma cosa posso fare?- chiese lui - Dimmelo, perché io non lo so!-
- Hai ancora il disegno?-
Per un attimo Timmi fu sul punto di chiedere a cosa si riferisse, ma poi infilò la mano in tasca e prese il foglio, dispiegandolo: una sconfinata pianura interrotta da un terrapieno, due schieramenti opposti, il mare in lontananza e la nave nel cielo…
Alzò lo sguardo, e vide che lei gli porgeva la Fiaccola.
- Scaldiamo i motori.- disse la sirena.
 
Timmi aspirò le macerie che avrebbero impedito alla nave di sollevarsi, mentre la sirena si metteva al timone. Non appena la strada fu libera, lei tirò la leva di avviamento che fece dispiegare le ali. Timmi balzò a bordo mentre la nave cominciava ad alzarsi in volo e corse al timone, scansandola.
- Così ci metteremo una vita…- sbuffò - Reggiti, l’accelerazione sarà un po’ brusca, all’inizio.-
Una seconda leva, bloccata da una sicura, si trovava vicino alla prima. Timmi tolse il blocco e la tirò.
Lo scafo della nave iniziò a risplendere come se stesse riflettendo la luce del sole, e con una sorta di frustata che li scosse da capo a piedi schizzò avanti, prendendo velocità. Le vele si ritirarono da sole, così da non ostacolare l’andatura.
- Ci vorrà comunque moltissimo tempo.- osservò la sirena - Siamo in America, lo sai.-
- Sì, ma qui vicino c’è un portale magico.- rispose Timmi - Dà su un mondo particolare, io e i ragazzi ci andiamo spesso quando usiamo la nave. Funziona come la porta del palazzo del Sommo Concilio, una volta lì potremo raggiungere il Sinai!-
- D’accordo!- annuì lei, prendendo il timone - Allora tu vai a poppa, che devi aprire la strada.-
Lui non se lo fece ripetere e, con pochi balzi, corse verso la parte più estrema della nave, pronto ad usare la magia che li avrebbe condotti a destinazione.
 
***
 
Demon continuò a tossicchiare qualche minuto, poi si schiarì la voce e guardò Daniel.
- Dimmi, hai qualche altra carta da sfoderare?- chiese.
A parte il due di picche?Pensò tra sé il Custode.
Preferendo tacere, tuttavia, diede all’avversario una risposta più che sufficiente. Di certo, Demon sorrise tra sé, ma il peggio arrivò solo in quel momento.
L’aria, ancora vibrante per quanto accaduto poco prima, parve decadere completamente. L’orizzonte si sfaldò, la piattaforma su cui si trovavano sbiadì, e dopo appena un istante si ritrovarono tutti sul terrapieno.
Daniel non era più in grado di sostenere quel mondo. Non era morto, questo no, ma non riusciva più a mantenerlo. Era troppo debole.
Si udirono alcune grida di stupore e sollievo, tutte provenienti dai loro alleati e compagni. Gettò all’esercito appena un’occhiata, mandando un messaggio ai suoi fratelli per far loro capire che tutto era sotto controllo. Sapeva che non ci avrebbero creduto, ma forse l’avrebbero trasmesso per calmare gli altri, con un po’ di fortuna.
Demon, intanto, si guardava attorno compiaciuto. Sembrava avere capito cosa fosse appena successo.
- Bene. Se siamo tornati, direi che allora abbiamo finito.- disse - Ma consolati, sei stato molto bravo. Credo che nemmeno il vecchio Custode della Vita sarebbe riuscito a colpirmi in quel modo.-
Il Polimorfo si rialzò, riformando il proprio corpo, e si fece avanti risoluto. Sembrava voler continuare a combatter contro di lui, nonostante tutto.
- Ancora?- chiese stupito Demon - Andiamo, fino ad ora non è che tu mi sia sembrato al mio livello. Non sei niente male, ma sei troppo debole.-
Lui non rispose, avanzando lentamente verso di lui, un passo alla volta. Non mostrava né timore né esitazione, mai suoi piedi lasciavano adesso orme nere, come se perdesse liquido.
- Tu non sai chi sono io.- disse infine, quando si fu portato di fronte a lui - E se lo sapessi, mi uccideresti immediatamente.-
- Bhè, posso rimediare.- disse immediatamente Demon, alzando la mano metallica.
- No.- lo contraddisse il demone, scuotendo il capo cornuto - Ti ho consigliato di uccidermi, ma non ho intenzione di lasciartelo fare tanto facilmente, Demon.-
Si scompose in liquido e lo circondò con un cerchio nero al suolo. Prima che Demon potesse reagire in qualche modo, sottili fili si avvolsero attorno ai suoi polsi, alle sue caviglie, alle sue ginocchia e al suo petto, carpendolo una sorta di ragnatela nera.
Demon tentò di liberarsi, sorpreso e arrabbiato, mentre il demone gli scivolava su per la schiena, sempre tenendolo legato in quel modo. Iniziò poi a ritirare indietro i legami, e le sue braccia sorsero dalla pozza, ormai arrivata sotto la cervice di Demon. Passarono attorno e sotto al suo mento, tirandogli indietro la testa.
Demon cadde in ginocchio, impossibilitato a muoversi in qualsiasi modo.
- L… la…scia…mi!- ringhiò, quasi incapace di separare le mascelle, bloccate dalle braccia del demone.
Quello non rispose, e una specie di lunga appendice, simile a una coda fatta di ossa affilate, cominciò a materializzarsi dietro di lui, ritraendosi. Stava per colpirlo alla schiena.
 
Timmi e la sirena raggiunsero finalmente il monte Sinai, sbucando dal varco magico aperto dal mezzodemone. Sotto di loro si stendeva la sconfinata moltitudine nera, ferma e apparentemente in attesa di qualcosa.
Erano ancora un po’ lontani dal luogo in cui si trovava il terrapieno, ma riusciva comunque a scorgere in lontananza lo scontro. Non capiva chi fossero i contendenti (anche se aveva una vaga idea sull’identità di un paio di essi), ma non gli interessava, a dire il vero: era troppo intento ad osservare il gigantesco esercito sotto di sé.
- Dio…- gemette - Questo non è niente di buono, accidenti…-
Un tale numero di mostri e avversari avrebbe causato senz’ombra di dubbio uno scontro di proporzioni colossali, e a poco sarebbero servite le potenti magie di Custodi dell'Eden e Arcangeli se i quattro Cavalieri dell’Apocalisse si fossero messi in mezzo, visto e considerato quanto erano forti.
Oltretutto, ricordava vagamente qualcosa riguardo a un Drago con sette teste e a una grossa bestia marina, ma lì intorno non vedeva nessuno dei due. Se fossero usciti fuori anche loro ci sarebbe stato davvero poco da ridere.
Mentre passavano, diverse creature alzarono i musi zannuti e gli occhi ardenti, fissando la chiglia. Normalmente sarebbero dovuti essere invisibili da terra, quindi i casi erano due: o la magia non funzionava con i demoni o lo scontro con il Tredicesimo Membro aveva danneggiato l’incantesimo.
Quale che fosse la verità, quattro di essi si alzarono in volo, diretti verso di loro. Erano esseri deformi, senza collo e con la testa appena accennata che spuntava direttamente dalle spalle. Avevano la pelle scura e scagliosa, priva di pelo, e quattro piccoli occhi rosso acceso. Sembravano gigantesche mante volanti.
- Dannazione…- sbuffò, andando verso l’albero e prendendo una cima - Tu mantieni la rotta!- gridò alla sirena - Io mi occupo dei nostri ospiti!-
Si legò un capo della corda alla vita, poi fissò l’altro all’albero e si lanciò oltre il bordo della nave. Uno di quei quattro demoni era così vicino che riuscì a saltargli sopra.
Prima che quello potesse scrollarselo di dosso, Timmi gli sfondò il cranio con un pugno e, mentre cadeva giù, si lanciò verso il secondo. Il demone riuscì a scansarsi in tempo, ma lui gli puntò contro Risucchio e lo catturò in un attimo all’interno del vortice, distruggendolo.
A quel punto l’accelerazione della nave superò finalmente la lunghezza della corda, che si tese di colpo e lo tirò indietro. Il suo peso gli fornì lo slancio necessario ad arrivare alla chiglia della nave, alla quale rimase attaccato per i piedi, a testa in giù.
I due demoni rimasti gli volarono incontro, aprendo le bocche che erano soltanto due fori pieni di denti, proprio sotto i piccoli occhi.
- Bah… che idioti…- sbuffò - Non imparerete mai, vero?-
Aprì ancora Risucchio e li assorbì all’interno del vortice, poi cominciò ad arrampicarsi su per lo scafo. Era a circa metà della scalata, quando vide arrivare altri demoni simili a quelli già morti.
Altri trenta, per la precisione.
- Oooh… cazzo!- gemette.
Quelli non sarebbe riuscito a sistemarli tanto facilmente.
 
Il demone fece scattare la coda, ma Demon scomparve prima di essere trafitto, proiettandosi proprio alle spalle del Polimorfo, che si spiattellò letteralmente a terra con uno “splash” melmoso, e puntò la mano metallica contro di lui.
Per un pelo la saetta non lo prese, ma riuscì a separarsi in due pozze appena in tempo, strisciando via dal pericolo. La magia sollevò un’altra volta molta polvere, che Demon fece sparire subito con un cenno della mano per non perderlo di vista.
Ma il demone era già alle sue spalle, e stava per calare su di lui un braccio trasfigurato in una grossa e minacciosa lama d’ascia.
Demon si voltò appena in tempo e, puntando di scatto entrambe le mani, lo colpì con due globi di fiamme che lo spedirono lontano da lui.
Cadde a terra, tornando liquido, ma non si riavvicinò a Demon. Rimase fermo dov’era, senza più avanzare o rialzarsi.
- Oh, finalmente!- sospirò esasperato Demon - Sai, lo devo ammettere: qualsiasi cosa fosse, quello, era fastidioso.- disse, voltandosi verso Daniel - Allora, vediamo… sì, stavo per vedere fino a che punto subisci i miei colpi…-
Daniel si preparò a schivare, a parare o a fare qualsiasi altra cosa che gli permettesse di guadagnare tempo. Per fare cosa, poi, non lo sapeva. Ma almeno l’avrebbe guadagnato.
Ma all’improvviso, mentre il colpo partiva, venne spintonato di lato e cadde addosso a Liz. Entrambi crollarono a terra, lontani dal pericolo.
La folgore di Demon era tanto luminosa che i suoi occhi stanchi non riuscirono a guardare, e dovette chiuderli per un istante.
In quel momento sentì qualcuno gridare. Gli parve che fosse Raven.
Una volta riaperti, comprese perché: a spingerlo via era stato Skin, e il colpo aveva preso lui al suo posto.

Uhm... non me la sento troppo di fare commenti arguti. Dico solo grazie ai miei lettori Ely79, LullabyMylla, NemoTheNameless e Giallobanana.

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Capitolo 24
*** Cap. 24: Odore di morte, odore di demone ***


Il Fantasma era stato trafitto all’altezza del cuore. Era ancora in piedi, gli occhi sgranati, ma era pallido. La tuta aveva bloccato parte del colpo, tuttavia neanche quella l’aveva salvato.
Poi le ginocchia gli cedettero, e crollò a terra a faccia in giù.
Si sentì un clangore metallico: Raven aveva gettato via Gungnir e si era lanciata verso Demon, ruggendo come una tigre affamata. Si fermò solo perché Trys l’agguantò al volo, ma adesso Folletto e Valchiria erano impegnati in una sorta di disperato corpo a corpo nel quale lui sembrava sul punto di avere la peggio.
Dovette intervenire Darth per fermarla: lui e Trys abbracciarono stretto Raven, e la costrinsero a inginocchiarsi. Lei resistette per qualche secondo, ma alla fine smise di lottare, cominciando a piangere.
Daniel smise per un istante di pensare a Demon, e raggiunse Skin, voltandolo sulla schiena. Non respirava più, ma il sangue gli sgorgava dal corpo, e aveva già formato una grande pozza scura.
Non poteva guarirlo, inutile anche solo provarci: era morto.
- Uno è andato.- commentò Demon - Non quello che speravo, ma…- e sospirò - Bhè, tocca a te.-
Alzò di nuovo la mano, puntandogliela contro. Liz sembrò sul punto di intervenire, ma lui le fece cenno di non muoversi, alzandosi in piedi.
Sentì di tremare. Per la rabbia.
Non permise a Demon di colpire: fu più veloce di lui, e prima ancora che riuscisse a raccogliere le forze si ritrovò a pochi centimetri da lui. La sua mano si mosse con uno scatto repentino, mentre un ruggito di collera gli sgorgava direttamente dal petto, e colpì Demon dritto in faccia.
Non era un membro del Pentacolo, e la sua forza fisica non era neanche lontanamente paragonabile alla loro, un Custode dell’Eden era forte esclusivamente per la magia che possedeva, ma le sue capacità fisiche erano comunque superiori a quelle di un uomo qualsiasi. Fu per questo che persino Demon, non essendosi preparato, crollò a terra.
Non si fece molto male, e si rialzò con una rapida capriola. Daniel alzò l’altro pugno, ma stavolta ebbe meno fortuna: la sua mano venne bloccata al volo da quella dell’avversario, e fu il suo turno di essere preso a pugni.
Dopo il primo colpo arrivò una gomitata sotto lo sterno che gli tolse tutto il fiato e gli fece vedere le stelle, poi ci fu una testata sulla fronte che lo sbilanciò. Infine, Demon lo colpì di palmo al petto, spedendolo indietro.
Si ritrovò tra le braccia di Liz, che l’aveva preso al volo.
- Tutto bene?- chiese la strega.
Lui grugnì.
- Sì…- rispose dolorante - Gli… gli altri?-
- Darth e Trys stanno ancora trattenendo Raven.- rispose - I ragazzi sono… troppo sconvolti per fare qualcosa.-
Daniel si rimise dritto e gettò loro uno sguardo: Nadine stava ancora fissando il corpo di Skin col volto cereo, mentre Jo spostava lo sguardo dal Fantasma a Demon. Alis e Xander, invece, erano corsi da lui, forse per cercare di aiutarlo in qualche modo, ma le lacrime della ragazza facevano ben capire che ormai tutto era inutile.
Eppure continuava ad affannarsi, a tentare tutto quello che conosceva, mentre Xander la tirava via di peso. Alla fine si arrese anche lei, limitandosi a singhiozzare sulla spalla dell’amico.
- Ora basta!- sbottò Demon, scuro in volto - Vedi di stare fermo, dannazione!-
Alzò per la terza volta la mano di metallo, ma Daniel non si mosse. Non riusciva a farlo.
Dio…
 
Timmi si portò nuovamente a poppa, cercando di pensare a qualcosa: schivare quei demoni sarebbe stato impossibile, erano troppi, e quella era una nave, non un dannato Caccia TIE di Guerre Stellari! Anche i vortici sarebbero stati inutili, non con un simile numero di avversari, specie con la velocità che avevano: forse ne avrebbe assorbiti un paio, ma tutti gli altri l’avrebbero aggirato di certo.
Poteva ucciderli di persona, ma ci avrebbe messo un secolo e si sarebbe stancato parecchio.
Gli serviva qualcosa per fermarli, di forte e ad ampio raggio.
Strinse una mano in un pugno e la guardò un istante: quando combatteva contro il Tredicesimo Membro era riuscito a fare qualcosa che decisamente non si aspettava, fermando un colpo molto potente senza farsi nulla, tramite una magia mai vista prima d’ora.
Il Tredicesimo Membro aveva accennato a dei poteri assopiti, o roba simile. Forse quella barriera (in quel momento inutile) era uno di quei poteri. Chissà se poteva fare qualcos’altro?
Tanto vale provare…
Puntò la mano verso i demoni, ormai vicinissimi, e vi concentrò dentro tutta la propria magia, facendo come gli era stato insegnato molti anni prima, quando era piccolo. Non accadde niente, e i demoni continuarono ad avvicinarsi sempre di più, lanciando richiami furiosi.
Andiamo… Pensò con forza.
Gli andava bene qualunque cosa! Qualunque, maledizione! L’importante era fermare quel branco di mante volanti!
Era più che disposto a vedersi comparire nel palmo anche… boh… uno spruzzo di acido, o… o anche la Fiamma Oscura, quella che usava il Tredicesimo Membro…
Non appena ebbe pensato questo, sulle sue dita si accese un fuoco danzante, color nero cupo, che assorbiva tutta la luce nel raggio di qualche centimetro dalla mano, avvolgendola con una curiosa sensazione di freddo e caldo insieme.
Per un istante non gli scappò da ridere: aveva già evocato delle Fiamme Oscure, ma sottoforma di sfere infuocate. Non credeva di poterle usare anche così!
Ah bhè… tanto ho detto che va bene tutto, no?
Si concentrò di più, dirigendo la magia contro gli avversari. La fiammata si spanse davanti a lui, aprendosi a ventaglio come se avesse sparato un colpo col lanciafiamme, e arse con una forza incredibile, avvolgendo tutti i demoni in una spirale rovente dalle dimensioni della nave tessa.
Li consumò in pochi secondi, agendo come una sorta di essiccatore istantaneo: tutti quanti avvizzirono in pochissimo tempo, tramutandosi in polvere che aleggiò in aria subito dopo, totalmente innocua.
- Perfetto!- disse tra sé, contento - Questa davvero non me l’aspettavo…-
Ma la sua euforia durò molto poco: un altro stormo di demoni si stava avvicinando, molto più numeroso del primo, e soprattutto più vario. Riconobbe delle Arpie, e creature simili a piccole Viverne (forse erano dei cuccioli, forse si era sbagliato), ma altri erano esseri a lui totalmente ignoti.
E il peggio era che, essendo più vicini al terrapieno, riusciva a scorgere un po’ meglio cosa stava accadendo: Demon aveva alzato il braccio, e lo puntava verso il gruppo davanti a sé, di cui riuscì a distinguere abbastanza bene e con un po’ di intuito i vari membri.
Forse mirava a Daniel, che era proprio di fronte a lui, o magari a qualcuno alle sue spalle, ma in ogni caso stava per colpire, e poco importava chi. Un loro compagno era steso a terra, e sperò ardentemente che fosse solo ferito.
- Merda!- esclamò, correndo al timone.
Spinse via la sirena ed agguantò la leva della velocità.
- Reggiti!- gridò.
Lei eseguì, stringendo le braccia attorno al suo petto, e lui tirò la leva. Lo scafo iniziò a risplendere con più forza, ma cominciò anche a tremare, e l’albero gemette, ondeggiando follemente. Alcuni demoni riuscirono ad aggrapparsi alla chiglia, ma quasi tutti vennero investiti e sbalzati via dalla forza dell'utro. Altri persero la presa dopo poco e caddero lontani.
- Ora aumento al massimo!- esclamò - Intendo andargli addosso!-
La sirena annuì.
- Sai almeno proiettarti?-
Lei scosse la testa.
- Grande…- gemette - Ti avverto, io resto a bordo!-
La sirena si strinse più forte a lui.
- Andiamo.- disse.
Lui serrò la presa sul timone e sulla leva.
- Sei sicura?-
- Non rompere!-
Timmi si voltò di scatto a guardarla, sorpreso. Lei gli rispose con uno sguardo innocente.
- Sai, abbiamo una brutta influenza su di te.- disse - Tieniti!- gridò, tirando fino in fondo la leva.
La velocità aumentò di botto. Alcune assi iniziarono a schiodarsi dalla nave, e l’albero maestro si spezzò, volando via. Molti altri demoni scivolarono lungo lo scafo, incapaci di tenersi.
- All’arrembaggio!- gridò la sirena.
 
Demon stava per scagliare la folgore, ma un improvviso, strano rumore lo distrasse dal combattimento: sembrava un rombo, unito a un fischio acuto, come di qualcosa che cade.
Cominciò a guardarsi attorno, alla ricerca della fonte di quel suono penetrante. Anche Daniel distolse lo sguardo, come tutti quelli che erano con lui, e persino i demoni e parte dell’esercito cominciarono a chiedersi cosa fosse. Poi tutti quanti alzarono gli occhi, capendo che qualcosa era in caduta libera.
Demon e Daniel saltarono via appena in tempo, compiendo un balzo sovrumano, mentre una nave si schiantava al suolo.
 
***
 
Ci fu uno schianto tremendo, seguito da un’esplosione che venne immediatamente riassorbita da qualcosa. Lo scafo, completamente distrutto, rimase incastrato in diagonale nel terreno, tagliando a metà il terrapieno.
L’albero della vela si era spezzato, ma cadde poco dopo, dritto dritto sopra alcuni demoni.
Daniel, caduto a terra come gli altri, le orecchie che gli fischiavano a causa dei timpani ancora vibranti, sollevò lo sguardo, allibito, e non fu il solo: i demoni avevano smesso di muoversi o sghignazzare volgarmente tra di loro, e l’esercito al comando dei suoi fratelli non cercava più di perforare la barriera.
Ogni singolo soldato si era fatto molle per la sorpresa. Tutti erano ammutoliti di fronte all’improvvisa comparsa della nave.
- Mio Dio…- fece Xander, alzandosi in piedi - Questa è la nave di Timmi!-
 
Demon, come tutti gli altri, aveva le orecchie che fischiavano parecchio. Si rialzò incredulo, e guardò la sorprendete nave davanti a lui, incapace di capire da dove fosse arrivata.
Una fiammata nera per poco non lo prese, e lui dovette saltare di nuovo per evitare di essere colpito. Timmi gli atterrò davanti, saltando giù dai resti della nave.
- Ah, eccoti.- lo accolse Demon - Iniziavo a credere che fossi morto.-
- Scusa per il ritardo.- sogghignò il mezzodemone - Ho avuto qualche contrattempo lungo la strada.-
Lui aggrottò la fronte.
- Immagino.- disse - Da quando hai imparato a usare le Fiamme Oscure?-
Timmi si strinse nelle spalle.
- Chissà.- rispose, prendendo la Fiaccola - Comunque, ora sono qui, e ho voglia di suonartele. Qualcosa in contrario?-
Demon cominciò a ridere tra sé, scuotendo la testa.
- Bah… sei uno stupido.- fece un cenno col capo, indicando alle sue spalle - Tanto per essere onesti… uno dei tuoi amici è morto.-
Il mezzodemone sbiancò.
- Cosa?-
- Sì… l’Ectomorfo, quello che chiamavate “Fantasma”.- spiegò - Si è messo in mezzo come un idiota. Sai, miravo a Danny…- lo guardò con aria apparentemente preoccupata - Spero di non avere interrotto la tua concentrazione. Scusa, forse dovevo essere più delicato...-
Timmi serrò la presa sulla Fiaccola, tanto forte che prese a tremare. Le nocche persero ogni colore.
- D’accordo…- ringhiò, mentre i suoi occhi iniziavano a lanciare bagliori fiammeggianti - Sappi che ti farò male. Molto male.-
 
La sirena scese cautamente giù dai resti distrutti della nave, usando gli squarci nello scafo come scaletta di fortuna. Il legno e il metallo erano appuntiti e scheggiati, e dovette fare attenzione a non ferirsi i piedi o le mani. In quel momento, rimpianse un po’ di non avere un paio di scarpe.
Appena mise piede a terra qualcuno le gettò le braccia al collo da dietro, stringendola tanto forte che quasi la strozzò.
- Alis, lasciala respirare!- gridò Jo, correndo a staccare l’amica dalla sirena.
Quando poté finalmente riprendere fiato, si voltò massaggiandosi la gola e vide Daniel avvicinarsi rapido a lei. Aveva in volto un’espressione al tempo stesso furiosa e preoccupata.
- Cosa sta succedendo?- chiese - Dov’è Timmi? E perché non siete arrivati prima?-
Lei si acciglio.
- Io non parlo a te.- disse secca.
Il Custode sgranò gli occhi, sorpreso.
- Ehm… Trys?- chiamò.
Il Folletto stava ancora tenendo Raven, ma lei non pareva in grado di muoversi: sembrava totalmente ignara dell’arrivo della nave volante, e stava ancora piangendo in silenzio. Darth annuì una volta per fargli capire che poteva andare, e raggiunse Daniel.
- Cosa?-
- Parlaci tu.- disse il Custode - Tanto parlate la stessa lingua.-
E si allontanò, raggiungendo Liz.
- Aiutami.- la pregò - Non so se riesco a spostarla da solo.-
Entrambi alzarono le mani e cominciarono a spingere la nave, cercando di scansarla. Collaborando, i due riuscirono togliere di torno lo scavo, che scivolò già dal terrapieno e cadde a terra con un secondo schianto.
Ebbero la visuale di nuovo libera, e furono in grado di vedere.
 
Demon alzò la mano, mentre Timmi sollevava la Fiaccola, e scagliò la sua folgore. Il mezzodemone attivò la lama, che non era più bianca: ora una fiammeggiante scia arancione, dello stesso colore delle fiamme dei suoi vortici, aveva sostituito la vecchia lama di Nova.
La mise per traverso, e la folgore fu deviata verso i demoni. L’esplosione ne soppresse diversi, e Demon sgranò gli occhi, incapace di parlare.
 
A Daniel caddero le braccia, come a Liz e a tutti gli altri: la folgore bloccata e deviata…
- Danny! Danny!- esclamò Trys, correndo verso di lui - Ho capito, ora so perché sono andati al capanno!- seguendo il suo sguardo, vide Timmi che impugnava la Fiaccola arancione - Ah, lo sai già.-
 
Timmi abbassò l’arma, senza disattivarla, e pose l’altra mano sul fianco. Levò il naso in aria, inspirando forte.
- Annusa.- disse - C’è un forte odore che aleggia in aria.-
Demon, sotto l’incredulità, sentì una fitta di irritazione e di vaga sorpresa.
- Che odore?-
Timmi sogghignò, mostrando delle zanne parzialmente formate. Stavolta gliel’avrebbe fatta pagare per tutto quanto, e soprattutto per Skin.
- Odore di morte.- rispose - E odore di demone.-

La parte più interessante sta per cominciare. Non dico che ci saranno enormi rivelazioni nell'immediato, ma avremo presto qualche risposta. I miei lettori, quindi, devono avere solo un po' di pazienza. Ringrazio Ely79, LullabyMylla, NemoTheNameless e Giallobanana.

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Capitolo 25
*** Cap. 25: Timmi comincia a combattere ***


Demon si riprese dalla sorpresa e scagliò ancora la folgore. Timmi la bloccò con la Fiaccola, spedendola verso il cielo e cominciando ad avanzare verso di lui. La lanciò un’altra volta, ed un’altra volta venne deviata.
Ora il mezzodemone gli era sufficientemente vicino, e poteva attaccarlo.
Fece roteare Nova e Demon la evitò, spostandosi di lato, ma riuscì comunque a graffiargli una guancia con l’estremità fiammeggiante della lama. Dal taglio uscì un poco di sangue, che gli colò fino al mento.
Lui si portò una mano alla ferita, sempre più stupito.
 
- Okay, spiegamelo, che da solo non capisco.- disse Daniel, rivolto a Trys.
- Sì… in pratica, quei due sono andati al capanno perché lì c’erano delle cose che Timmi poteva usare per modificare la Fiaccola.- spiegò il Folletto - Ci ha aggiunto il suo sangue. Ora può usarla per ucciderlo.-
 
- Come vedi, la mia Fiaccola adesso ti ferisce.- spiegò Timmi, facendola oscillare con la punta verso il basso - C’è dentro magia demoniaca. In pratica, stavolta siamo ad armi pari.-
Demon aggrottò la fronte, pulendosi la guancia.
- Armi pari?- ripeté - Hai presente con chi stai parlando? Ti ho sconfitto una volta, posso farlo ancora.-
- Sì, a proposito di questo…- ridacchiò Timmi - Vedi, quella volta ero reduce da una estenuante giornata passata a macinare demoni, per non parlare della settimana precedente, durante la quale ho dovuto sopportare la sirena, affrontare scorpioni giganti e dare una lezione a tre rapinatori. Quindi non ero proprio in formissima, capisci…- serrò la presa sulla Fiaccola, scoccandogli un’occhiata attenta - E, adesso che mi ci fai pensare, nemmeno tu sembri esattamente al massimo. Scommetto che ti hanno fatto faticare un po’, vero?-
Demon non rispose, ma portò la mano metallica al fianco sinistro e, lentamente, estrasse la spada. La puntò verso Timmi, assumendo un’espressione risoluta.
- Ti dirò anch’io una cosa.- disse serio - Fino ad ora non ho fatto altro che giocare. Adesso inizierò a fare sul serio.-
Il mezzodemone fece una smorfia.
- Bene, perché non aspettavo altro.-
Demon impugnò saldamente la spada con entrambe le mani e gli fu addosso con uno scatto fulmineo fendendo l’aria da destra verso sinistra, con forza.
Un colpo del genere avrebbe tagliato in due un Troll, ma Timmi non era un Troll: riuscì a bloccarla con la Fiaccola e lo calciò all’addome, allontanandolo solo di poco, poi passò al contrattacco, roteando Nova dal basso verso l’alto.
Demon fece una ruota all’indietro, aiutandosi con la mano sinistra, evitando di pochissimo la lama, quindi lanciò una sfera fiammeggiante.
Timmi rotolò via per evitarla e rispose con la Fiamma Oscura; Demon, per contro, lanciò la folgore, e le due magie si scontrarono a mezz’aria. Ci fu un botto di fiamme e scintille simile a un fuoco d’artificio, e Timmi perse momentaneamente la vista, ma Demon non si fece attendere, perché aveva scagliato un’altra saetta.
Era ormai tardi per usare ancora il fuoco, e lui era un principiante, tutto sommato, quindi la sola cosa che gli rimase da fare fu schivarla.
La evitò davvero per pochissimo, tanto che sentì l’energia di cui era composta solleticargli la pelle, ma l’onda d’urto che circondava il colpo gli fece perdere l’equilibrio, e cadde a terra di schiena. Un momento dopo Demon fu sopra di lui e calò la spada.
 
***
 
Con una spallata, Raven costrinse Demon a indietreggiare, di fatto salvando Timmi ma esponendosi a un colpo diretto e potenzialmente letale.
Trattenendosi dall’imprecare e fingendo di non sentire le urla di tutti gli altri, il mezzodemone si rialzò in fretta, lanciandosi in avanti. Ben presto fu raggiunto da Trys e Darth.
Non perse tempo a chiedergli cosa fosse accaduto, riusciva a intuirlo benissimo da solo: Raven aveva nuovamente impugnato la lancia, e adesso stava affrontando Demon da sola, faccia a faccia.
Schivava i suoi colpi e affondava Gungnir con la consueta abilità, ma c’era qualcosa di sbagliato nel suo modo di combattere: per la prima volta sembrava più interessata ad attaccare che a stancare, e non di rado fermava la spada di Demon con il manico della lancia per colpire l’avversario a mani nude.
Pugno, calcio, parata, ginocchiata. I movimenti erano questi, mescolati in combinazioni diverse a seconda della situazione, ma non durò a lungo, poiché venne finalmente il momento in cui commise uno sbaglio. Anziché parare attaccò, e Demon riuscì ad avere la meglio: un colpo di elsa la prese sulla testa, stordendola, ma non poté fare di più grazie all’intervento dei tre.
Darth e Trys bloccarono la lama della spada che stava calando sulla compagna, e Timmi passò sotto le tre armi incrociate per affondare Nova.
Demon spiccò un salto indietro, così da allontanarsi dalla punta della Fiaccola, ma almeno Raven fu in salvo.
- Okay, toglietemi questo ghiacciolo in gonnella dalle scatole!- esclamò Timmi, raddrizzandosi - Non posso combattere contro Demon se devo badare anche a lei, tenetela buona!-
- Ah, tranquillo…- grugnì Darth, issandosi la Valchiria svenuta sulle spalle - Con un bernoccolo così, sarà dura svegliarla.-
- Vuoi una granata?- chiese Trys, frugando nella propria bisaccia - Ho finito tutto il materiale per le M con la V, ma ne ho ancora per le T e le K, e credo anche per le J…-
- Aaah, finiscila con l’alfabeto!- sbuffò Demon, impugnando la spada con entrambe le mani - Non ti sopporto più!-
- Mi costa ammettere che ha ragione, e questo dovrebbe spiegarti quanto mi stai dando ai nervi.- disse Darth, agguantando Trys per il colletto - Muoviti!-
- E non tornate!- gridò Timmi.
Li seguì con lo sguardo per un momento, mentre si rifugiavano di nuovo all’interno del gruppo e lasciavano che Alis si occupasse della ferita alla testa della Valchiria. Gli parve di scorgere Nadine che lo fissava, ma fece di tutto per ignorarla.
Non biasimava Raven per quanto aveva fatto (anzi, a dire il vero doveva ringraziarla), ma se avesse riprovato a intervenire…
Idea!
- Non puoi fare qualcosa?- chiese, voltandosi verso Demon.
Lui aggrottò la fronte, abbassando di un pelo la punta della spada.
- Come?- chiese.
- Non mi va di ricevere altre… visite.- spiegò - E scommetto che neanche tu vuoi delle interferenze. Non puoi fermarli in qualche modo?-
Lui sogghignò.
- Bhè, posso ucciderli.-
- In un altro modo.- sbuffò Timmi.
Demon ridacchiò, ma alla fine abbassò la spada e mosse la mano sinistra in un gesto rapido e ampio.
- Fatto.- disse - Ora c’è un’altra barriera, tra noi e loro. Come quella che blocca gli eserciti. Non passeranno.-
- Ottimo.- disse Timmi, rimettendosi in posizione - Allora riprendiamo. Dunque, se non ricordo male volevo partire con la tua testa…-
 
- Grande…- brontolò tra i denti Daniel.
- Cosa?- chiese Jo.
Diede un paio di colpetti davanti a sé con le nocche, evidenziando la barriera.
- Non possiamo intervenire in alcun modo.- spiegò - Non che io creda di poterlo aiutare, ora come ora… ma avrei potuto fornirgli aiuto, in qualche modo.-
- Aaah, non ne avrà bisogno!- esclamò il ragazzo - Insomma… è Timmi!-
- E quello è Demon.- replicò il Custode dell’Eden.
Jo non rispose, e lui si voltò verso Raven, stesa a terra. Alis si stava occupando della ferita, che si era già quasi richiusa. Impressionante come riuscisse a concentrare i propri poteri di guarigione nonostante fosse così stanca.
- Come sta?- le chiese.
- Non male.- rispose la ragazza - Non credo che ci siano commozioni o altro, ma era una bella botta. L’ha presa proprio sull’osso occipitale.-
Lui annuì una volta e osservò gli altri: Nadine naturalmente aveva gli occhi fissi sullo scontro, così come Darth e Trys. Skin giaceva ancora dove l’avevano lasciato, e si sforzò di non guardarlo. Liz, al suo fianco, non fiatava, e la sirena si era seduta sul bordo del terrapieno, osservando la marmaglia di demoni sotto di loro. Xander e Jo dividevano la propria attenzione tra il duello e la guarigione di Raven. Nessuno di loro avrebbe potuto dare una mano, barriera o non barriera.
Nel complesso, erano messi da schifo.
- La situazione sta peggiorando sempre più.- brontolò piano.
- Non possiamo fare niente?- chiese Liz.
- A parte pregare?- ridacchiò tristemente lui, voltandosi a guardarla - Possiamo sperare che Demon sia sfinito e Timmi incazzato.-
- Una su due c’è di sicuro.- replicò lei, osservando il mezzodemone.
 
Timmi ripartì all’attacco, calando la Fiaccola e costringendo Demon a difendersi. Si guadagnò un calcio alla caviglia che gli fece perdere l’equilibrio, ma riuscì comunque a fermare il fendente dall’alto e a colpire l’avversario con la Fiamma Oscura.
Lo prese allo stomaco, sollevandolo e facendolo finire a terra con un ruzzolone. Si rialzò subito, mentre anche Demon balzava in piedi con un buco nei vestiti, dove lui l’aveva colpito: non era ferito gravemente, purtroppo.
Demon impugnò saldamente la spada e, con un movimento fluido, gliel’avvicinò pericolosamente al viso.
Ehi, mi sono già rasato!
La bloccò con Nova per un soffio, calciando poi Demon al plesso solare. Lo fece indietreggiare di un passo, compromettendogli l’equilibrio, e a quel punto si trasformò, caricandolo a testa bassa.
Lo agguantò per la vita e lo tenne stretto, spingendo con tutte le sue forze. Rotolarono entrambi nella polvere e Timmi lo schiacciò a terra, così che non potesse più muoversi, serrandogli la presa sulla mano metallica, mentre le gambe erano bloccate dalla sua coda.
Spalancò le fauci e cercò di azzannarlo, ma Demon riuscì a fermarlo mettendo l’ultimo arto ancora libero per traverso, sotto il suo mento.
Forse era stanco, ma aveva ancora una forza dannatamente elevata: ogni volta che Timmi credeva di essere riuscito a raggiungerlo e chiudeva la bocca con uno scatto secco, lui riusciva ad allontanarlo di qualche millimetro, quanto bastava per salvarsi.
Più che morderlo gli sbavò addosso.
- Sai… devo dire… che ti preferivo prima…- commentò, la voce un po’ stentata a causa della fatica.
- Sì…- ringhiò Timmi - E io ti preferivo morto…-
Demon fece una smorfia e si proiettò, ricomparendo alle sue spalle per calare la spada. Il mezzodemone riuscì a voltarsi in tempo e la bloccò con i palmi delle mani, incastrandola di piatto.
 
- Sbaglierò, ma credo che vi preoccupiate troppo…- commentò Trys - Insomma, finora non va tanto male.-
Daniel annuì, ma dentro di sé era inquieto: Demon era certamente provato (o almeno lo sperava) dallo scontro di prima, e questo era un bene. Tuttavia, aveva detto che fino a quel momento non aveva fatto sul serio. Cos’altro c’era da aspettarsi?
 
Ancora una volta la loro forza si dimostrò pari, e si ritrovarono in stallo, con Demon che spingeva e Timmi che bloccava.
Continuarono così per poco tuttavia, perché ad un certo punto il mezzodemone fece guizzare la coda, e lo colpì dritto all’inguine, così forte che gli fece fare un salto indietro.
Demon grugnì per il dolore, chinandosi in preda agli spasmi. Normale, in fondo: nemmeno uno come lui sarebbe mai stato in grado di sopportare una cosa simile.
Con un sogghigno, Timmi si ritrasformò, alzandosi in piedi. Alle spalle del nemico vide Jo trattenersi dal ridacchiare.
- Bua?-
Demon gli scoccò un’occhiata furente, raddrizzandosi
- Questa me la paghi.- ringhiò.
Un secondo dopo non era più davanti a lui, ma al suo fianco. Istintivamente si voltò, saltando e scagliando la Fiamma Oscura. La sua schivata arrivò appena in tempo, perche l’avversario aveva lanciato la folgore.
Ma non era il solo ad avere evitato l’attacco: Demon si era spostato a sua volta, così da non essere preso in pieno come era già successo prima.
Non furono in grado di uscirne indenni, comunque, poiché entrambi presero di striscio l’avversario.
Demon non poté far altro che constatare la propria situazione, ma Timmi si mise in ginocchio e avvicinò le mani
A quel punto, comprese di avere un grosso problema: per quanto fosse resistente e invulnerabile ai colpi non demoniaci, non riusciva a guarirsi rapidamente come faceva lui con i suoi vortici. La ferita che si era fatto era un graffio rispetto alla sua, ma un potere simile gli azzerava ogni vantaggio.
Devo fermarlo!Pensò con rabbia.
Lanciò ancora la folgore, e Timmi fu costretto a rotolare per evitarla, ma con l’altra mano lanciò un globo di fuoco nel punto in cui credeva si sarebbe fermato.
Lo colpì al petto, scagliandolo oltre il pendio, ma non lo uccise, di questo ne era sicuro.
Corse all’orlo del terrapieno e guardò giù: Timmi era atterrato sulla schiena, e sembrava non essersi fatto nulla, ma sul petto gli si apriva un’altra ferita. In quel momento stava finendo di assorbire alcune pietre poco distanti, di certo da usare per guarirsi.
- Eh, no!- sbottò.
Spiccò un salto, afferrando la spada con entrambe le mani, e la calò con forza.
Purtroppo non riuscì a trafiggerlo, poiché i palmi si chiusero nell’istante in cui la lama lo raggiungeva: incredibilmente, senza mirare, aveva messo la spada precisamente dove avrebbero dovuto incontrarsi le mani del mezzodemone, precludendogli la guarigione.
Erano tuttavia nuovamente in stallo, come già successo prima. Con un po’ di vergogna, Demon si ritrovò a sperare che non si trasformasse di nuovo.
 
Timmi si ritrovò a digrignare i denti per lo sforzo, maggiore rispetto a prima per colpa della ferita. Doveva liberarsi subito!
Okay… niente colpi sotto la cintura, tanto non ci arrivo…
Alzò una gamba e lo calciò allo stomaco, tentando di liberarsi di lui, ma riuscì a strappargli appena un grugnito. Stavolta Demon era ben determinato a finirlo, e finché restava lì era in pericolo. Doveva scappare.
- Bah…- sbuffò - Credo che per una volta mi tirerò indietro, dopotutto… fanculo la sirena.-
Si proiettò via, e la spada di Demon affondò nel terreno. La strappò dal suolo con uno strattone e alzò lo sguardo sul terrapieno.
- Accidenti!- sbottò.
Ci tornò sopra con un solo, lunghissimo balzo, atterrando molto vicino a lui.
Quando lo guardò meglio, comunque, si rese conto che in realtà era il Polimorfo.
- Due contro uno…- sbuffò - Non è che mi sembri molto leale.-
Ma non appena ebbe battuto le palpebre il Polimorfo sparì. Davanti a lui c’era di nuovo Timmi.
- Ma di che stai parlando?- chiese - Ah, sì, aspetta…-
In un attimo si trasformò nell’Iroso e gli si avvicinò con un guizzo.
- Tu parlavi di me, giusto?-
Detto ciò gli sferrò un destro che lo fece finire molti metri più in là.
 
***
 
Daniel guardò Liz, che pareva sconvolta quanto lui.
- L’hai visto?- chiese la strega.
Il Custode annuì lentamente, osservando gli altri: guardavano lo scontro in corso con il fiato sospeso, e non sembrava si fossero accorti di niente. Raven, dal canto suo, era ancora svenuta.
- Demon però l’ha notato.- disse piano - Non capisco… il Polimorfo è sparito, da quando Timmi si è fatto vivo, eppure un attimo fa era lì… Timmi è stato il Polimorfo, per un istante.-
- Hai qualche idea?-
Lui scosse la testa.
- No. Non ci capisco più niente…- sospirò - Nemmeno mi aspettavo che sapesse usare le Fiamme Oscure…-
 
Demon fermò il fendente della Fiaccola e sferrò un pugno dritto sul mento a Timmi, spedendolo indietro, poi si rialzò lentamente in piedi, riflettendo: poteva sbarazzarsene in fretta con il colpo giusto, ma doveva guadagnare un paio di secondi.
Timmi sputò un po’ di sangue (si era morso una guancia) e si rimise in piedi, pronto a ricominciare.
Stava quasi per colpire con una qualche magia (non sapeva bene quale, una a caso, per distrarlo e colpirlo con la Fiaccola) quando tutti gli altri gridarono un avvertimento.
Si voltò di scatto, giusto in tempo per venire investito da una grande nube violacea.

Aaaah, dannazione! Il capitolo si è allungato in maniera mostruosa, m'è toccato spezzarlo. Spiacente, amici. Dovrete aspettare un altro po'. Ringrazio Ely79, LullabyMylla, NemoTheNameless, Giallobanana e saluto Argorit, che è tornato a leggermi dai tempi della storia "Il viaggio della salvezza".

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Capitolo 26
*** Cap. 26: Da parte a parte ***


- No!- gridò Nadine.
- Cosa… cos’è successo?- balbettò Jo, spostando lo sguardo dal punto in cui, un attimo prima, si trovava il corpo di Skin.
Daniel serrò i pugni, osservando i tentativi di Timmi di liberarsi dalla morsa in cui era stato intrappolato.
- Demon.- borbottò, osservandolo: aveva chiuso gli occhi, e sembrava stesse raccogliendo le forze per qualcosa - Ha… ha rianimato Skin.-
- L’ha riportato in vita?- esalò Alis, ad occhi sgranati.
Ma lui scosse la testa, cupo.
- No.- rispose - Ora Skin è un Nonmorto.-
 
Un Nonmorto… grandioso.
Aveva combattuto un sacco di volte contro le forze oscure a cui lui stesso apparteneva, e in più di un’occasione aveva avuto a che fare contro dei morti viventi. Esseri privi di anima o intelletto, persino incapaci di correre o parlare. Ucciderli non gli aveva mai dato fastidio, a eccezione dell’odore.
Ma quella era la prima volta che si trovava ad affrontare un amico.
- Skin… porca puttana, sono io!- ringhiò, forzando i muscoli al massimo per toglierselo di dosso - Andiamo, dannazione!-
La nube lo sollevò verso l’alto e poi lo sbatté con forza a terra, arrivando quasi a spaccargli qualche osso ma lasciandolo andare. Si rialzò boccheggiando, i polmoni totalmente vuoti, e trovò Nadine inginocchiata a terra che lo fissava sconvolta.
- Aah, non guardarmi in quel modo…- grugnì, rimettendosi in piedi - Su, è solo uno zombie, li hai già visti anche tu…-
Uno zombie a cui voglio bene, però…fu costretto a pensare.
Si voltò massaggiandosi le costole, e si ritrovò di fronte a uno Skin nuovamente in carne e ossa. Era assolutamente identico al suo amico di sempre, e non un cadavere in decomposizione come quasi tutti i Nonmorti in cui si era imbattuto.
I soli segnali della condizione in cui si trovava erano il petto squarciato dal colpo che l’aveva ucciso e gli occhi, spenti e fissi.
Gettò uno sguardo alle sue spalle: Demon era ancora dove l’aveva lasciato, e sembrava raccogliere le forze. Era il momento buono per colpire, ma con Skin a ostacolarlo…
- Timmi.-
Si voltò appena, e vide che Raven si era rialzata. Guardava Skin con occhi arrossati, ma non lasciava trasparire emozioni.
- Rimandalo qui.- disse - Lascialo a me. Occupati di Demon.-
- Ehm… okay…- rispose incerto.
In quel momento Skin sguainò le lame dai bracciali della tuta, e gli si avventò contro. Disarmato e per nulla desideroso di affrontarlo, Timmi non poté far altro che schivare il colpo degli artigli, che gli passarono a un soffio dal naso.
Non appena vide la lama sinistra avvicinarsi, roteò una volta su se stesso e la agguantò saldamente, poi completò la piroetta.
Normalmente Skin sarebbe riuscito di certo a contrastare una mossa così semplice, ma in quelle condizioni i suoi movimenti erano goffi e lenti. Non poté reggersi in piedi, e perse l’equilibrio.
Cadde appena oltre la barriera, e un istante dopo si ritrovò impalato a terra, con Gungnir infilzata nel suo petto.
 
Raven affondò con un colpo secco l’arma nel corpo dell’amico, così che non potesse muoversi, poi sguainò uno dei machete d’argento, puntandoglielo al collo.
- Cosa stai facendo?- esclamò Jo.
- Quello che è necessario.- rispose Trys, cupo - Ora è un Nonmorto… rompergli o tagliargli la testa è il solo modo per ucciderlo.-
Darth si avvicinò alla Valchiria, anch’egli stringendo la propria arma nel pugno.
- Sei sicura di voler essere tu?- chiese - Possiamo pensarci noi.-
Lei scosse la testa, senza staccare gli occhi da quelli vuoti di Skin. Il Fantasma agitava debolmente le braccia, incapace di togliere Gungnir per liberarsi. Faceva pena.
- No.- disse Raven, con voce sorprendentemente ferma - Voglio farlo io.-
Sollevò il machete e, con un movimento fluido, disegnò un arco rovesciato.
Ci fu un rumore secco e deciso, poi più niente.
 
Timmi distolse lo sguardo, ritrovandosi a fissare il terreno. Gli ci volle qualche secondo per rivolgersi di nuovo a Raven, che stava riponendo le armi.
- Stai bene?- le chiese.
- Ho fatto quello che avrebbe fatto per me.- rispose semplicemente, ripulendo il machete prima di rimetterlo al suo posto - Ora fai il tuo dovere.-
Il mezzodemone annuì una volta e raccolse Nova, riportando gli occhi su Demon: non si era ancora mosso, né sembrava essersi reso conto di quanto era appena accaduto.
- Bravo… resta fermo…- ringhiò, azionando la lama della Fiaccola - Resta dove sei, che vengo da te…-
Impugnò l’arma con entrambe le mani e scattò avanti, muovendola dal basso verso l’alto, la punta strisciò contro il terreno sollevando uno sbuffo di polvere e pietre, lasciando una piccola scia bruciacchiata al suo passaggio.
Raggiunse Demon in un attimo, e la Fiaccola fu quasi sul punto di tagliarlo in due parti, ma proprio in quel momento lui aprì gli occhi e puntò entrambe le mani.
Di nuovo, Timmi si sentì sollevare da terra, mentre una forza invisibile lo spingeva indietro. Rotolò per rialzarsi, e proprio mentre lo faceva vide una serie di crepe formarsi attorno ai piedi di Demon.
La ragnatela di spaccature si allargò sempre di più, mentre una fioca luce rossastra filtrava dalle fessure, arrivando a ricoprire il suolo per un raggio di quasi cinque metri. Quella porzione di terrapieno cominciò a cedere, e lui si sentì sprofondare.
Oh, merda…Pensò. Cosa sta facendo quel pazzo, adesso?
 
Tutto il terrapieno cominciò a tremare violentemente, tanto che alle sue spalle riuscì a sentire gli amici gridare e cadere a terra.
Prima che riuscisse a spostarsi per mettersi al sicuro o tentare un nuovo attacco, un fiotto di qualcosa schizzò fuori dalle crepe. Sembrava lava, ma non era calda, e nemmeno così densa. Uno schizzo gli cadde sul braccio sinistro, e un dolore tremendo, di atroce nitidezza, gli attraversò il cervello.
Lanciò un gridò, afferrandosi istintivamente il polso. Dopo alcuni secondi la fitta si attenuò, e poté constatare il danno, anche se il muscolo era ancora contratto e rigido a causa del male provato.
Vide che la carne dell’avambraccio, qualche centimetro più in alto del polso, si era consumata come burro su una fiamma. C’era un foro nero, adesso, al posto del muscolo, e affondava quasi per metà del suo spessore.
Non riusciva più a muovere bene le dita, e se solo provava a fare qualsiasi cosa con la mano le fitte tornavano a scuoterlo tutto.
Un solo schizzo… quella roba l’avrebbe fatto a pezzi!
Ma perché non riesco mai a cavarmela con poco?Pensò furioso.
Lasciò perdere la ferita e impugnò saldamente la Fiaccola con la mano sana. Non poteva muoversi, non senza passare in mezzo a quella specie di acido, e come se non bastasse il frammento di roccia su cui si trovava stava sprofondando sempre più, lentamente ma costantemente. Presto si sarebbe ritrovato sommerso.
Devo proiettarmi!
Usò la magia appena in tempo, proprio quando quello strano liquido cominciava a sommergere il suo punto di appoggio, e si portò alle spalle del nemico, affondando la Fiaccola.
Crepa, lurido pezzo di merda!
La lama trafisse carne, muscolo e tendini, perforando un rene e la milza.
La Fiaccola gli cadde di mano, e lui si accasciò a terra con la spada di Demon conficcata nel fianco.
L’aveva ingannato.

LullabyMylla, per favore non darmi del bastardo, dell'infame eccetera, in questi giorni non hai quasi fatto altro nelle recensioni :P
Scherzi a parte, ringrazio lei e gli altri miei lettori Ely79, NemoTheNameless, Giallobanana, Argorit, Fatelfay e il nuovo arrivato FabTaurus. Vi avverto, ora si entra in un momento importante, e conosceremo anche una certa persona...

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Capitolo 27
*** Cap. 27: Il mentore antico ***


Il grido di Nadine fu talmente penetrante da perforare persino l’acciaio delle armature.
Cadde in ginocchio, singhiozzando a più non posso, e stavolta nessuno provò a prenderla al volo. Tutti poterono soltanto guardare Timmi crollare a terra, ferito al braccio e con la spada di Demon nel fianco, mentre lui sospingeva lentamente la lama ancora più a fondo nel suo corpo.
Darth e Trys persero la presa sulle armi, che caddero tintinnando al suolo, nella polvere, e per una volta il Folletto sembrava essere a corto di parole.
Raven, accanto a loro, perse di nuovo la nota compostezza. Non versò lacrime e non gridò questa volta, ma il suo volto pallido divenne cereo, e cominciò a tremare. Serrò le mascelle, crollando a terra, e vomitò.
Jo si limitò a fissare la scena, rigido come uno stoccafisso, e Xander parve preda di un intenso capogiro, che quasi lo fece cadere.
Liz, con gli occhi incapaci di separarsi da quanto stava accadendo, iniziò a piangere in silenzio.
Daniel si limitò a chinare il capo, mentre la sua testa si svuotava del tutto.
Aveva fatto il possibile, l’impossibile e anche il proibito, violando quasi ogni principio che l’Evocatore gli aveva trasmesso, pur di essere un suo degno successore, una buona Sentinella dell’Avvenire. Aveva coalizzato tutte le razze in un modo che non aveva precedenti, ammassando armate e alleati senza risparmiarsi. Si era assicurato di contattare preventivamente gli umani, rivelando ad alcuni di essi l’esistenza stessa della magia. Aveva creato un demone ed era sceso in prima linea.
E adesso, tutto era finito. Tutto.
E Demon aveva vinto.
 
Alis si morse una guancia, ma non pianse. Aveva ormai esaurito le lacrime, e non riusciva a fare altro che disperarsi in silenzio.
Stranamente, quanto stava per accadere non le importava. Aveva messo in conto da tempo di poter morire, fin da quando uno strano e scontroso ragazzo che aveva pestato a sangue il quarterback della squadra di football scolastica aveva portato lei e gli altri a caccia di mostri.
A toglierle il fiato, a distruggere il suo incrollabile muro di sicurezza, era tutt’altro: appena la nave si era schiantata, aveva capito che erano tutti salvi. Che era arrivato qualcuno in grado di risolvere tutto. Il fratello maggiore, quello a cui ci si rivolge sempre in caso di problemi, con una soluzione per ogni cosa.
E adesso che anche lui si era accasciato a terra… chi era rimasto?
Sentì una mano posarsi sulla sua spalla e, alzando lo sguardo, vide la sirena. Anche lei era in lacrime, e aveva lo sguardo fisso nel vuoto, verso il basso.
- Non farlo…- disse - Provochi altro, inutile dolore ad entrambe…-
Parlava della sua guancia. Lei era empatica, e sicuramente aveva sentito anche quello. Come, ovviamente, sentiva il dolore provato da tutti loro, e che si sommava al suo. Sotto la disperazione sentì una fitta di pena per la sirena: era ovvio dire che, in quel momento, nessuno era più addolorato di lei.
 
Demon passò una mano sull’elsa della spada, che risplendette per un istante di luce verdastra, poi la lasciò andare e incrociò le braccia, guardando Timmi dall’alto verso il basso. Lui era steso a terra, e i suoi movimenti erano sempre più deboli.
Non si sarebbe mai guarito, non con la spada ancora nel suo corpo. E siccome l’aveva stregata in modo tale da paralizzarlo, non sarebbe riuscito a estrarla. Per farcela avrebbe dovuto essere immateriale.
- Morirai tra poco.- disse tranquillamente Demon - Ti terrei la mano volentieri, ma ho altre cose da fare. Saluta mio padre per me. Digli di andare a quel paese.-
E si allontanò, senza più considerarlo.
Timmi, con la vista che si oscurava, lo guardò andare via, furioso e senza più forze.
Poi perse conoscenza.
 
Demon si mise di fronte a Daniel, che strinse i pugni talmente forte da tremare.
- Non guardarmi così.- disse serio - Non ho colpe. Io sono fatto per questo, lo sai bene. È la mia natura.-
- Nessuno ti ha obbligato.- ribatté Daniel - E ti è piaciuto, non lo negare. Lo sai che ti conosco.-
- E io conosco te.- disse Demon - Sai, speravo che fossi cambiato, in tutti questi anni. Inutile dire quanto io sia deluso.- inclinò leggermente il capo - Quante volte, in passato, ti sei tirato indietro, con me? Quante volte hai lasciato che fossero Elizabeth e Marek a tirarti fuori dai guai?- alzò una mano e cominciò a contare - Dunque… la prima volta, il giorno in cui ci siamo conosciuti… arrivò la tua cara strega e mi mandò via. La seconda volta, quando ho ammazzato i genitori adottivi di tua sorella, non ti sei nemmeno fatto vedere. Che bravo fratello.-
Con la coda dell’occhio vide Liz serrare i pugni. Sperò ardentemente che non facesse sciocchezze. Con un po’ di fortuna sarebbe riuscita a mettere se stessa e gli altri al sicuro, se non avesse tentato un attacco inutile.
- Poi la terza volta, quando mi sono presentato al vostro nascondiglio…- proseguì Demon, ignaro - Mi lasciasti alle cure di Marek. Per poco non l’ho ammazzato, quella volta. Tu dov’eri?- chiese, fingendo di non ricordare - Ah sì, stavi scappando. Infine, nella Piana dell’Eternità…- a quel punto fece una pausa, pensieroso - Bhè… lì alla fine ti sei fatto valere, ma non è stata una gran vittoria, ce l’hai fatta solo di poco.- incrociò le braccia, raddrizzando il capo - E questi sono episodi vecchi di anni. Devo elencare quelli più recenti?-
Daniel non rispose: purtroppo, non era in grado di dargli torto.
- Non puoi biasimarlo per questo!- sbottò Liz - Lui era un ragazzino, all’epoca…-
- Anche tu.- osservò tranquillamente Demon - Anzi, sei persino più giovane. E hai affrontato il Custode della Vita, che allora era più potente di me.-
- Io avevo passato dieci anni con l’Evocatore, lui solo una settimana!- protestò lei - Come puoi dire…-
- Liz, lascia stare.- disse Daniel - Ormai è inutile.-
Demon annuì.
- Sì, è vero.- disse - Per una volta, tu ed io siamo d’accordo.- sorrise - Ormai è finita.-
 
***
 
Il terreno era umido e puzzolente, come se fosse fatto di melma marcia e molliccia. Scoprì di potersi di nuovo muovere, e quindi si rialzò, tutto sporco di fango, e aprì gli occhi: attorno a sé, Timmi vide un sacco di nebbia, tanto fitta da oscurare qualsiasi cosa. Solo pochi scheletri d’albero erano visibili, in lontananza, e comunque erano estremamente rari e difficili da individuare.
Osservando se stesso, inoltre, notò di non avere ferite.
- Ma che…- sbottò, sorpreso - Di nuovo la palude?-
Si guardò intorno, cercando di capire cosa ci facesse lì, ed il suo sguardo cadde su qualcosa di assolutamente insolito per quel luogo: poco lontano da lui c’era una macchia d’erba verde, in un cono di luce privo di qualsiasi foschia, formato da un piccolo falò da campo. Un cipresso fiorente sorgeva quasi esattamente nel centro dell’insieme, e lì sotto c’era un uomo.
Era di età indefinibile, quasi privo di rughe, tuttavia aveva i capelli candidi come quelli di Daniel. Erano più lunghi, comunque, al punto tale che li raccoglieva in numerose treccine. Tutte loro confluivano in una treccia ancor più grande, proprio dietro la nuca, e scendevano giù fin quasi a metà della schiena.
Indossava abiti molto semplici, in netto contrasto con la sua capigliatura assurda: una tunica nera, dalle maniche corte, legata in vita da una cintura di canapa, e dei calzoni resistenti ma sudici, dall’aria vissuta, di uno stinto marrone terra. Ai piedi calzava un paio di vecchi stivali di cuoio.
- Ma che cavolo…- mormorò tra sé il mezzodemone.
Mosse qualche passo, fino a entrare nel cerchio di luce e calore, scoprendo che tutta l’umidità e il freddo della palude non riuscivano a penetrare lì dentro. A quel punto l’uomo alzò gli occhi color perla su di lui e fece un sorrisetto tranquillo. Sembrava a proprio agio, come se non sapesse di essere in un luogo dove, normalmente, non avrebbe dovuto esserci nessuno.
- Salve, Timothy.- disse - Ti attendevo, anche se confidavo di incontrarti in circostanze più liete. Ad esempio, il giorno del tuo naturale trapasso, quando fossi stato assai più stagionato e maturo.-
Timmi aggrottò la fronte.
- Chi sei?- chiese - E come cavolo fai a sapere il mio nome?-
Lo straniero ridacchiò piano, facendogli cenno di sedersi davanti al fuoco con lui. Il mezzodemone accettò, ma non lo perse di vista.
- Immagino che la mia presenza qui ti sorprenda.- disse - E in effetti hai ben ragione nel tuo essere basito. In tutta sincerità, ho fatto io stesso qualcosa che non avrei dovuto.- e fece un sorrisetto nostalgico, lo sguardo perso nel fuoco - Forse… potremmo dire che sia colpa di Danny.-
- Come?- chiese Timmi - Conosci Daniel?-
- Ma certo che lo conosco.- rispose con quella che sembrava fierezza mista a orgoglio - E mi fregio nel dire di avere una ben profonda amicizia con lui. Dopotutto, io stesso ho addestrato quel ragazzo.-
Timmi sgranò gli occhi, e per poco non li sentì uscire dalle orbite.
- C… cosa?- esclamò con voce strozzata.
Il misterioso straniero sorrise.
- Hai interpretato bene le mie parole.- disse - Il mio nome un tempo era Marek. Tuttavia, io preferivo essere chiamato “Evocatore”.-
 
A Timmi ci vollero almeno cinque minuti buoni per riprendersi da quella rivelazione: non poteva credere che fosse veramente lì… che l’Evocatore, l’eroe che aveva contrastato per tutta la vita i Custodi dell’Eden, addestrato Liz, Daniel e tutti gli altri, guidato Lara Addley e capeggiato la lotta contro il Demone Sovrano fosse lì, davanti a lui.
- Tu… sei l’Evocatore?-
L’uomo annuì lentamente, sorridendogli con indulgenza.
- Temo di sì, mio giovane ospite.-
- Ehm… non che mi dispiaccia conoscerti, ma non eri defunto?-
L’Evocatore scoppiò a ridere.
- Ah, le risate…- disse - Per molto tempo ne ho fatto a meno. Ora che sono, come dici tu, defunto, riesco a indulgere più spesso in questo piacevole passatempo.- gli scoccò un’occhiata di apprezzamento, appoggiandosi al tronco dell’albero - Sì, effettivamente hai ragione. Io non appartengo più al mondo dei vivi. Tuttavia… anzi, proprio grazie a ciò, ho potuto apparire qui, nella tua palude.-
- Nella mia anima, vorrai dire.- osservò Timmi.
- Sì… nella tua anima.- concordò lui.
- E perché l’avresti fatto?-
Il sorriso dell’Evocatore si spense, e il suo sguardo tornò a perdersi nel fuoco. Adesso sembrava malinconico.
- In primo luogo, per chiederti scusa.- rispose.
- Scusa?- ripeté senza capire Timmi - Scusa di che?-
- Di tutto.- sospirò e alzò lo sguardo, incrociando le braccia. Guardò la palude, come se potesse vedere cose che a lui sfuggivano - Un tempo, io ho pensato di ucciderti.-
Il mezzodemone sbuffò.
- Oh no, anche tu?- eruppe.
- Temo di sì.- rispose - Vedi… come Demon ha giustamente rivelato qualche tempo fa, fu lui a renderti un mezzodemone, ma non sei stato il primo.-
- Sì, questo lo so.-
- Immaginavo.- sospirò l’Evocatore - E saprai anche che quasi ogni altro mezzodemone è impazzito, col tempo. È corretto?-
Timmi annuì senza rispondere, curioso di sentire il resto.
- Bene. Vedi, temevo che potesse accadere anche a te.- spiegò - Il solo modo per separare umani e demoni erano gli antichi Estrattori che il giovane Flynn ha usato con te la scorsa estate. Io non ero in grado di adoperare simili risorse, naturalmente, così il solo modo che conoscevo per aiutarti era quello di sopprimerti.-
- E perché non l’hai fatto?- chiese Timmi.
- Perché sei nato nel bel mezzo dell’ultima tappa della mia crociata.- disse lui, cupo - All’epoca stavo addestrando Daniel, Cannella, Dante, Seth e Katarina, ed ero responsabile della tutela e dell’educazione di Elizabeth.- al nome di Liz, il suo sguardo tornò nostalgico per un istante, ma si riprese quasi subito - Quanto stavo facendo era troppo importante, non ero in grado di occuparmi di altro. Se avessi fatto ciò che normalmente sarebbe stato mio dovere, avrei risparmiato a Kyle e te molte, molte sofferenze.- scosse la testa - E ancora, ti devo le mie scuse per non aver mai creduto in te. Almeno, non ti ho dato fiducia fino a poco tempo fa.-
- Perché?- chiese Timmi - Cosa ti ha fatto cambiare idea?-
- Tu, naturalmente.- rispose - La tua maturazione ha avuto effetti incredibili. Colui che ti era più simile è stato tuo fratello Kyle, tuttavia non hai seguito le sue orme. Hai scelto di essere un mezzodemone, quando invece saresti potuto restare umano. Nessun altro ha mai avuto tale occasione, e tu l’hai sfruttata per proteggere i tuoi amici.-
Si interruppe per scoccargli uno sguardo di apprezzamento, e Timmi si accigliò: tutta quell’attenzione lo metteva in imbarazzo, per la miseria!
- Senti, scusa se te lo dico, ma delle tue scuse non so che farmene!- sbottò - Nel caso tu non l’abbia notato, sono morto! Ho altri pensieri in testa, al momento.-
- Ah, lo so bene.- rispose serio l’Evocatore - E questo ci porta al secondo motivo per cui sono qui.- indicò un punto nella nebbia - Osserva.-
Timmi seguì la direzione del suo dito e vide qualcosa di molto grosso avanzare verso di loro.
Saltò subito in piedi, cercando istintivamente la Fiaccola, ma ben presto si rilassò: l’ombra si rivelò essere lui. O meglio, era l’Iroso.
 
***
 
Procedeva a quattro zampe, tranquillo e silenzioso, come se stesse semplicemente facendo una passeggiata, e quando fu al limitare dello spiazzo erboso si fermò senza entrarvi. Si alzò sulle zampe posteriori, e guardò al suo fianco, dove una pozza nera cominciò rapidamente a raccogliersi.
Da lì si eresse una silhouette umana, anonima e priva di lineamenti. Era rivolta verso Timmi, a braccia incrociate, e se avesse avuto gli occhi avrebbe potuto dire che lo stava guardando.
Dopo appena un istante, la figura tese una mano all’Iroso, che a sua volta allungò l’artiglio. Non appena si toccarono, la creatura di liquido cominciò a risalire lungo il suo braccio, ricoprendolo completamente.
In pochi minuti gli strisciò addosso, rivestendo il demone come una seconda pelle, coprendolo dalla punta della coda all’estremità del muso. Solo gli occhi, ancora arancioni e luminosi, lasciavano intendere che c’era vita in lui.
In qualche modo si erano fusi insieme.
- Ehm… cos’è successo?- chiese.
- Ciò che hai di fronte sei tu.- rispose l’Evocatore, alzandosi e affiancandolo - Vedi, tu possiedi poteri che non conosci. Ho fatto delle ricerche.- spiegò - Quando Demon venne a unirti con il demone che tu conosci come l’Iroso, avvenne qualcosa.-
- Qualcosa?- ripeté lui - Qualcosa cosa?-
- I Custodi dell’Eden si intromisero.- disse l’uomo, osservando con le braccia incrociate il demone davanti a loro - Fecero in modo che Demon non si accorgesse di niente, naturalmente, ma ti cambiarono. Ti resero… diverso da ogni altro mezzodemone.-
- Sì, lo so, sono il Flagello di Dio.- sbuffò Timmi - Ma sinceramente cerco di non pensarci.-
- Non intendevo questo.- disse l’Evocatore, scuotendo la testa - Il tuo scopo originale era certamente adoperare l’antichissima Fornace Demoniaca, ma prima avresti dovuto fare altro.-
- Ovvero?-
- Ovvero, dar loro una mano.- spiegò - Non ti sei mai chiesto perché i Custodi dell’Eden ti crearono proprio pochi mesi prima che noi tutti li affrontassimo?-
Timmi scosse la testa senza capire.
- Vedi, sapevano che stavamo arrivando.- disse - Loro erano certi di sopravvivere. Credevano che avrebbero sconfitto Liz, e in effetti ci andarono molto vicini. Dopotutto, era solo una ragazzina.- si lasciò scappare un sospiro - Ma c’era qualcuno molto meno potente e protetto di loro.-
- Parli dei Precustodi?-
- Naturalmente.- rispose - Sapevano che Demon era l’Anticristo, e l’avevano reclutato assieme ad Aremall, la loro creatura, per tenere entrambi sott’occhio. Se lei fosse morta, più niente avrebbe impedito a Demon di distruggere la Terra, e con essa anche l’Eden.-
- E questo cosa ha a che fare con me?- chiese Timmi, aggrottando la fronte.
- Tutto.- disse l’Evocatore, voltandosi verso di lui - Ti resero mezzodemone, e ti diedero un immenso potere. Crearono un essere che li avrebbe aiutati, sconfiggendo il solo che loro non potevano affrontare. Tuttavia morirono, e nessuno seppe mai la verità, me compreso.-
Timmi lo guardò con tanto d’occhi, incapace di credergli. Davvero era così potente?
- Il Tredicesimo Membro ti ha accennato a qualcosa del genere, dico bene?- chiese l’Evocatore.
- Bhè… ha detto che… ho poteri sopiti incredibilmente grandi.- rispose, confuso.
- Questo perché anche lui, come me, era al corrente della realtà dei fatti.- spiegò l’altro - Ha fatto moltissime ricerche, e ti ha tenuto d’occhio quando hai ucciso Kyle. Ti eri dimostrato molto più potente di qualcuno che aveva una conoscenza assai maggiore dei propri poteri, e questo lo inquietava. Così è sceso negli Inferi, e lì ha trovato le risposte che cercava.-
- E Daniel non ne sapeva niente?-
- Come avrebbe potuto?- rispose l’Evocatore, stringendosi nelle spalle - Gli stessi Arcangeli ignorano questa storia. I Custodi dell’Eden della prima generazione erano esseri misteriosi, e sapevano custodire bene i propri segreti.-
Timmi annuì lentamente, sempre più stupefatto. Poi sotto lo sbigottimento arrivò a sentire qualcos’altro: irritazione e rabbia.
- Bene!- sbuffò scocciato - Davvero grandioso. Questo significa che ho deluso non soltanto gli amici, ma anche quegli squilibrati dei vecchi Custodi! CAZZO!- ruggì furente, dando un calcio al fuoco e sollevando tizzoni e scintille.
- Acquieta il tuo animo.- disse calmo l’Evocatore - Non è ancora finita. Sei ancora in tempo per rimediare.-
Ancora scuro in volto, Timmi si voltò a guardarlo.
- Cosa vorresti dire?-
- L’essere che si è fuso con l’Iroso è chiamato “Polimorfo”.- spiegò, accennando col capo alla creatura lì accanto - Danny e gli altri hanno adoperato la squama che hai donato loro nel tentativo di generare un demone. Tuttavia, hanno solo rianimato quel tuo frammento, dotandolo di una parte dei tuoi poteri, quelli sopiti.- fece un sorrisetto - Demon ha affrontato te, in un certo senso. Per tutto il tempo.-
- E allora?- chiese il mezzodemone - Cosa posso fare, adesso?-
- Usare questi tuoi poteri.- spiegò - Poteri grandi, che aumentano sempre più, a seconda di come ti senti.- gli mise una mano sulla spalla, sorridendo - Tu non sei un semplice mezzodemone. Possiedi la forza di un demone maggiore e l’anima di un essere umano. Potresti essere il terzo demone più potente che io abbia mai conosciuto. E non uno qualsiasi, ma un Demone della Rabbia.-
- Un Demone della Rabbia?- ripeté lui.
- Già.- annuì l’Evocatore - Riappropriati di quei poteri, accetta ciò che sei. Io potrò insegnarti quello che ti serve per controllarli, e potrai combattere Demon.-
- Non ho il tempo di allenarmi!- sbuffò Timmi - Anzi, è anche troppo tardi, ormai! Demon avrà già ammazzato tutti, a quest’ora!-
- No.- disse tranquillo l’Evocatore - Vedi, qui il tempo può assumere altri significati.- spiegò, guardandosi attorno - E quando sei padrone di certi segreti come me, comprendere e sfruttare tali significati diventa molto semplice. Attualmente, nel mondo reale, sono passati due decimi di secondo dal momento in cui sei svenuto.-
Timmi si ritrovò nuovamente a sgranare gli occhi: due decimi di secondo? Aveva perso un mese in quello schifo di palude, quando invece avrebbe potuto restarci solo pochi minuti?
- Allora?- lo incalzò l’Evocatore - Cosa decidi? Preferisci andare avanti, seguirmi nel luogo a cui io stesso ormai appartengo, o sceglierai di tornare e riprovare?-
Di botto, l’incredulità e l’imbarazzo per il tempo perduto svanirono. Montò di nuovo l’irritazione.
- Piantala di farmi domande cretine!- sbottò - Come faccio a svegliare questi poteri del cavolo?-
L’Evocatore scoppiò a ridere e accennò al demone, ancora immobile accanto a loro.
- Come ho già detto, accetta ciò che sei.- disse - I tre aspetti di Timothy Anderson che sono stati visti fino ad oggi rappresentano i tre aspetti dell’essere che diventerai: l’Iroso la forza. Il Polimorfo la magia. Timothy stesso l’uomo. Pronuncia il vero nome di quest’essere, e sarai completo.-
Timmi guardò la creatura accanto a loro, che li osservava col suo sguardo di fuoco.
- Il vero nome?- ripeté - E quale sarebbe?-
- Ah… qui temo di non poterti aiutare.- disse piano l’Evocatore, spostandosi alle sue spalle - Devi scavare. Pensa a ciò che sei. Accetta il tuo potere, la tua essenza. Verrà da sé.-
- E non rischierò di perdere l’anima?- chiese.
- No. Hai scongiurato tale pericolo durante la tua prima visita.- spiegò l’altro - Avanti, ora. Renditi di nuovo uno.-
Timmi annuì una volta, riportando lo sguardo sull’Iroso/Polimorfo che aveva davanti. Quello gli restituì uno sguardo neutro. Ripensò a se stesso, ai suoi poteri, alla sua magia e a tutto quello che era e credeva di essere, e che ancora poteva diventare. Si sforzò di accettarlo, di amare la propria, reale identità. Fece correre lo sguardo lungo tutto il corpo della creatura, fino ad incrociare i suoi occhi.
E mentre ciò avveniva, una parola cominciò a premere sulle sue labbra.
Era questo il nome del suo io demoniaco?
 
***
 
Demon portò la mano sinistra sul fianco, alzando la destra fino a che non fu proprio di fronte al viso di Daniel. Il Custode non si mosse, né abbassò lo sguardo. Continuò semplicemente a fissarlo negli occhi, come se non volesse dargli alcun tipo di soddisfazione.
- Finalmente.- disse Demon - Sapessi da quanto aspettavo questo momento.-
Daniel non disse niente. Ignorò qualsiasi cosa stesse accadendo attorno a lui, dalle grida dei suoi fratelli, che disperatamente tentavano di sfondare la barriera, a quelle dei demoni poco lontani, euforici e impazienti.
L’elettricità cominciò a crepitare nella mano di Demon, e lui si costrinse a guardarla. Se quella doveva essere la sua fine, avrebbe tenuto gli occhi sulla cosa che l’avrebbe spezzato. Quali che fossero le sue mancanze, nessuno avrebbe mai potuto dire, in futuro, che era stato un vigliacco, che non aveva affrontato Demon fino all’ultimo.
Ma proprio quando l’attacco era quasi pronto a colpirlo, una fiammata prese Demon alla schiena, sospingendolo in avanti.
Riuscì a scansarsi per un soffio, mentre lui schizzava oltre l’intero gruppo, finendo con la faccia nella polvere, qualche metro più in là.
Furente, Demon si girò con un guizzo del mantello stracciato.
- Cosa…- ringhiò - Chi ha osato?-
Una mano lo agguantò per i capelli, costringendolo ad alzarsi. Si portò le mani alla testa, sempre più furioso, e una voce gli sussurrò qualcosa all’orecchio.
- Ho osato io.- disse Timmi - E ora ti spacco come un melone, figlio di puttana.-

Come promesso, ecco che vi ho presentato "un certo" personaggio. Ringrazio Ely79, LullabyMylla, NemoTheNameless, Il Scemo, Fatelfay, Argorit e FabTaurus, che seguono la storia. Ora viene il bello...

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Capitolo 28
*** Cap. 28: Il Demone della Rabbia ***


La colonna sonora del capitolo è la canzone A Demon's Fate dei Within Temptation. Per questo possiamo ringraziare Ely79, che me l'ha suggerita tempo fa
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Timmi mollò Demon e fece una rapidissima piroetta, colpedolo al volto con una gomitata. Lo mandò nuovamente a terra, lungo disteso, e quando si rialzò non si mosse, piazzandosi tra lui e i suoi stupefatti amici.
- Tu!- esclamò Demon, sempre più arrabbiato e confuso - Ma cosa… come… come accidenti hai fatto a riprenderti?-
Timmi incrociò le braccia: la sua maglia era strappata nei punti in cui Demon l’aveva colpito, ed aveva ancora diverse macchie di sangue misto a polvere e sudore addosso, ma non aveva più ferite. Erano sparite tutte: quella al fianco, quella al braccio, i tagli procurati dalla spada…
Era più che guarito: era indenne.
- Immagino che tu sia sorpreso, vero?- disse - Bhè, mi piacerebbe molto illuminarti, ma è una storia lunga, e io non ho alcuna voglia di sprecare oltre il mio tempo. Per quanto mi riguarda, ho tutte le intenzioni di farti secco.-
Demon s’incupì.
- Andiamo…- sbuffò - Non ti è ancora bastata?-
- No.- rispose subito il mezzodemone - No, affatto.-
- Bene, allora la facciamo finita subito e tanti saluti.- disse Demon, alzando la mano destra.
La folgore partì, e Timmi alzò Riflusso, emanando la stessa barriera con cui, alcune ore prima, aveva fermato il colpo del Tredicesimo Membro. L’attacco di Demon ci s’infranse sopra, ma lui non ne parve troppo stupito. Semmai, era seccato.
- Non mi puoi uccidere.- disse Timmi - Tu meno di tutti ne sei in grado. Solo i Custodi dell'Eden, che mi hanno creato, ne sono capaci.-
- I Custodi?- ripeté Demon - Idiota… ti ho creato io! Su loro ordine, ma sono stato io a…-
- Sì, sì, me l’hai già detto.- sbottò il mezzodemone, scrocchiando le nocche - Ma loro si sono intromessi, e hanno pasticciato un po’ coi miei poteri. Per sbaglio, hanno fatto forse l’unica cosa buona di tutta la loro esistenza.-
- Di cosa stai parlando?-
- Di me.- rispose - Di un Demone della Rabbia.- separò le braccia, serrando bene i pugni - Il cui nome è Gaeliat l’Iroso.-
 
Si trasformò in un attimo, ricoprendosi completamente dello stesso liquido che aveva formato il Polimorfo. La sua silhouette rimase quasi invariata, fatta eccezione per i muscoli, lievemente più marcati, e per una lunga coda nera che gli guizzava pigramente alle spalle.
Due occhi di fiamma, arancione acceso, si aprivano nella sua faccia, ora ben definita, non più anonima come quella del demone di poco prima.
- Un… Demone della Rabbia?- ripeté senza capire Demon - Ah, basta…- sbuffò, alzando di nuovo la mano destra - Ora mi sono rotto. Sparisci!-
Lanciò ancora la folgore, immettendovi tutta la magia che poteva, fino a renderla potentissima. Prese Timmi alla spalla, e un’esplosione lucente lo nascose per un istante.
Quando la luce diminuì e fu possibile guardare, tutti poterono vedere il mezzodemone: l’attacco non lo aveva lasciato indenne, e il braccio sinistro era scomparso assieme a parte del petto. Una sorta di foro sostituiva quella porzione del suo corpo.
Tuttavia, lui non parve farci minimamente caso. Anzi, dopo pochi istanti il liquido di cui era composto cominciò ad agitarsi e, senza alcuno apparente sforzo, l’arto ricrebbe completamente, come se non fosse mai saltato in aria.
Demon sgranò gli occhi, fissando allibito quanto era appena accaduto. Sentì di sbiancare.
- Scusa.- disse il mezzodemone, sogghignando - Mi sa che con me non funziona.-
Puntò entrambe le mani a terra e aprì i vortici. Entrambi… entrambi… cominciarono a risucchiare le rocce e i pezzi del terrapieno che erano caduti durante lo scontro, staccandone anche altri dai punti già indeboliti. Quando smise, le fiamme arancioni rimasero per un istante attorno ai suoi palmi, ma poi si spostarono rapidamente fino ad avvolgergli le gambe.
- E ora…- disse, cominciando a rannicchiarsi - … ti faccio la bua.-
Si mosse con una velocità surreale, pari a quella di un fulmine, e dopo appena un battito di cuore umano era vicino a Demon, alla sua destra, con la mano alzata e stretta a pugno.
- Quanto amo l’energia cinetica…- ridacchiò.
Colpì Demon al volto, con tutta la forza che aveva. Sfondò la barriera che bloccava l’esercito di demoni, facendolo rotolare in mezzo a loro come una bambola di pezza.
 
Daniel, paralizzato come tutti gli altri dallo stupore, non poté fare altro che guardare Timmi che, liquefacendosi, guizzava nell’aria per inseguire Demon. Liz cominciò a battergli freneticamente sulla spalla.
- Danny… Danny, cos’è successo? Cosa cavolo è successo?- chiese, in tono vagamente isterico.
- Non ne ho… idea.- rispose lentamente lui, scuotendo la testa - Non capisco… non so come diavolo abbia fatto… non c’è più alcuna logica in questa storia!-
- Bhè, qualsiasi cosa sia, ringrazio Dio che è avvenuta.- commentò la strega - E tanto per la cronaca… sei un deficiente.-
Lui sgranò gli occhi.
- Eh?-
- Sì.- annuì lei, convinta - La prossima volta che qualcuno ti da del vigliacco, tu non dargli ragione!-
Il Custode sbuffò.
- Ti sembra il momento?-
- Bhè, stiamo vincendo, no?-
 
***
 
Demon si rialzò in piedi barcollando, con un taglio che gli si apriva lungo lo zigomo. Un demone lo aiutò a tirarsi su, e lui lo scansò bruscamente, voltandosi con rabbia.
Lo fece giusto in tempo per farsi colpire ancora, e stavolta non era un semplice pugno quanto una mano rimodellata per essere una mazza puntuta.
Timmi lo colpì tanto forte che si sollevò di nuovo e finì addosso ai demoni dietro di sé, travolgendoli.
Il mezzodemone fece per avanzare verso di lui, ma all’improvviso si ritrovò circondato: gli si strinsero attorno come una immensa muraglia nera, brandendo mazze, spade, lame smussate o clave, oppure pronti a combattere con le nude mani e le zanne.
Lui non si scompose troppo, almeno sotto il punto di vista psicologico: sciogliendosi all’istante, si divise in varie parti liquide che schizzarono verso altrettanti demoni. Filtrò all’interno dei loro corpi, come se le pelli e le squame fossero diventate improvvisamente permeabili, e prima che se ne rendessero conto era uscito dalle loro schiene.
Le varie parti del liquido si ricongiunsero a mezz’aria, e lui ritornò corporeo, atterrando sulle gambe, mentre le creature alle sue spalle crollavano a terra, ormai morte.
Si rialzò in piedi, giusto in tempo per vedere Morte che gli si parava davanti, stringendo in una mano la sua falce. Ai suoi fianchi, Vittoria e Carestia stavano scendendo da cavallo. Il primo incoccò una freccia nell’arco, mentre il secondo sollevava la catena d’oro a cui era appesa la bilancia. Per esclusione, non ebbe bisogno di voltarsi per sapere che Guerra, dietro di lui, stava sguainando la potente spada di cui era dotato. Volevano attaccarlo insieme.
Anche i Cavalieri dell’Apocalisse… Pensò. Bene… oggi ci copriamo di gloria.
Vittoria scagliò la freccia e Carestia lanciò la bilancia, stringendo la catena. Entrambe attraversarono il suo corpo liquido, e colpirono ognuna il Cavaliere opposto. Crollarono tutti e due al suolo, storditi ognuno dal potere dell’altro.
Morte e Guerra si fecero avanti, sollevando la spada e la falce.
Entrambe le lame lo tagliarono senza produrre danno, e lui fece una piroetta, allargando le braccia. Quelle si allungarono e si assottigliarono, divennero due catene nere, le mani due mazzafrusti.
Assestò una mazzata tremenda sulla testa dei due Cavalieri, tanto che ammaccò persino l’elmo di Guerra.
Tolti di torno quei quattro, scoprì di poter avanzare senza più ostacoli: i demoni stavano indietreggiando, spaventati. Persino i più grandi, che arrivavano a sfiorare il cielo con la loro immensa mole, facevano di tutto per stargli lontano.
Bravi. L’idea migliore che vi sia venuta oggi.
Si diresse subito verso Demon, assottigliando le braccia in una coppia di lame affilate. Lui si stava rialzando, ammaccato e gemente, con l’aria di chi è appena stato investito.
- Avanti, fatti sotto!- lo sfidò.
Demon si voltò furioso, sputando un grumo di sangue, e scagliò per l’ennesima volta la folgore, mirando al suo petto. Il solo effetto che ebbe fu di passargli attraverso, cavando un foro che si richiuse non appena l’attacco si fu esaurito, esplodendo poi contro un gruppo di mostri lì dietro.
- Non è più divertente quando succede a te, vero?- ridacchiò.
Si avventò su di lui, levando le braccia affilate, e Demon scagliò due sfere di fuoco, colpendolo ai gomiti. Le due lame vennero disfatte al solo contatto, e non appena fu a tiro Demon gli sferrò un pugno allo stomaco.
La mano affondò fino al polso senza produrre alcun danno. Timmi si disfece, serrando la presa sul braccio di Demon, e lo sollevò verso l’alto fino a sbatterlo sul terreno.
Ancora una volta, Demon si rimise in piedi lentamente, sempre più acciaccato e debole.
- B… basta… adesso…- tossicchiò, scoccandogli un’occhiata furiosa e confusa - Ora… prendi questo!-
Si allontanò con un balzo e colpi poi il suolo con la mano di metallo. Una profonda scossa percorse la terra, e stavolta dalle spaccature non uscì acido, ma lava nera.
Gli schizzi raggiunsero altezze vertiginose, e quei demoni che furono così sfortunati da venire investiti si ritrovarono bruciati, mozzati in due o consumati completamente. Timmi venne presto circondato dai fiotti di lava oscura, e scomparve alla vista.
 
Demon esalò un sospiro stanco. Sentiva le ginocchia tremendamente deboli e le braccia pesanti come piombo. Non riusciva a ricordare quando si era stancato così tanto.
Ma cosa accidenti è successo a quel ragazzo?
Fece per raddrizzarsi, ma prima di poter fare qualsiasi cosa si ritrovò infilzato all’altezza dello stomaco.
Una sorta di asta affilata, nero pece, era guizzata fuori dalla lava, e l’aveva trafitto come un pollo allo spiedo.
Il fiotto di magma e il terremoto si spensero rapidamente, lasciando libera la visuale: l’asta che l’aveva colpito era la coda di Timmi, allungata a dismisura, e il mezzodemone stava assorbendo materia dai vortici, attirando i pezzi crepati di terreno e pietra attorno a sé, insieme a parte della lava che era schizzata fuori dal sottosuolo.
Le fiamme arancioni crescevano a vista d’occhio, arrivando presto ad abbagliare, ma ancora Timmi non si fermò, nemmeno quando ormai non c’era più né lava né pietra da assorbire: alzò le braccia, puntandole sui demoni, che cominciarono a darsi a una fuga inutile e disordinata, spintonandosi a vicenda, schiacciando sotto le zampe i vicini più piccoli.
Non servì a nulla, e ognuna di quelle creature alla fine cedette, attratta irresistibilmente dalla forza dei poteri del mezzodemone. Presto la luce emanata dal fuoco che gli avvolgeva le braccia fu eccessiva, e arrivò a bruciare. Il suolo si annerì, le pietre cominciarono a scurirsi, e quei demoni che si ritrovarono a essere troppo vicini finirono ustionati. Sembrava una stella, e di lui si vedeva appena una sagoma sfocata.
Se questo fosse un videogioco, scommetto che questa mossa avrebbe un nome tipo… “Sunshine”. Pensò Timmi. Ah, ma che sto dicendo? Mi sa che passo troppo tempo con Jo...
Contrasse violentemente la coda, attirando Demon vicino a lui, così tanto che tra loro adesso c’erano pochi centimetri di distanza. La fiamma che li avvolgeva cominciò subito a ferirlo, strappandogli gemiti di dolore.
- Questo è per Skin.-
Puntò di scatto le mani contro di lui, aprendo i vortici al massimo.
 
***
 
La fiammata fu impressionante, assolutamente terribile, la più potente che avesse mai scagliato. Il fuoco arancione distrusse tutto quello che era attorno a loro nel raggio di una decina di metri, arrivando a martoriare ulteriormente il suolo sfondato, aprendo nuove fenditure e sollevando polvere e sassi.
L’energia terminò dopo pochi minuti a causa della velocità di rilascio, e finalmente tutto si acquietò di nuovo.
Timmi ritrasse la coda: Demon non c’era più.
Davanti a lui restava solo una carcassa di ossa bruciate, di carne carbonizzata e vesti quasi totalmente consumate. Una piccola pozza di metallo fuso si allargava per terra, sotto il braccio mutilato del corpo distrutto.
Non appena l’ebbe lasciato andare, la terra si aprì di nuovo, facendo filtrare una fioca luce rossastra. Le zolle caddero verso il basso, trascinando le ossa sottoterra, e poi si richiusero rapidamente. Tutto finì di botto, così com’era iniziato.
Demon era scomparso, reclamato da qualcuno assai più sinistro di chi l’aveva sconfitto.
Timmi ritornò del suo consueto aspetto e alzò gli occhi al cielo: il rosso stava sfumando piano piano, sostituito dall’azzurro del mattino. Avevano combattuto per tutta la notte, e adesso doveva essere talmente tardi da essere presto, anche se non sentiva affatto il sonno.
Ma di certo sarebbe arrivato, assieme alla stanchezza: doveva solo aspettare che si esaurisse l’adrenalina.
Riportò gli occhi al livello del suolo, e vide i quattro Cavalieri dell’Apocalisse avvicinarsi lentamente. Avevano ancora le armi in pugno, anche se erano puntate verso il basso, e le ferite si erano già richiuse.
- Non intendo lottare anche con voi.- disse, incrociando le braccia.
- Non ti chiederemo di farlo.- disse Vittoria - Chi ha aperto il libro non c’è più. Nient’altro ci trattiene qui. Possa la tua gente vivere in pace.-
Senza un’altra parola, i Cavalieri tornarono ad essere nuvole di fumo, che volteggiarono poi su per il pendio che era il monte Sinai, diretti al libro, all’interno del quale avrebbero atteso la chiamata alle armi fino alla fine dei tempi.
Timmi li osservò scomparire, poi guardò i demoni attorno a sé: erano ancora molti, e quasi tutti erano ancora in condizioni di lottare, tranne i morti e alcuni feriti. Cominciarono a guardarsi gli uni con gli altri, apparentemente confusi e spaventati e poi, senza alcun preavviso, si inginocchiarono.
Timmi scosse la testa.
- Alzatevi.- sbottò - Non sono un demone.-
Detto ciò, tornò al terrapieno.

Ohi ohi ohi... gliel'ha proprio suonate, eh? Bhè, ringrazio i miei lettori Ely79, LullabyMylla, NemoTheNameless, Fatelfay, Argorit, Il Scemo e FabTaurus. Ricordate, tuttavia, che c'è ancora da leggere l'epilogo!

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Capitolo 29
*** Epilogo - Sirena viaggiatrice ***


Timmi e Nadine erano seduti sul divano, lui con i piedi appoggiati al tavolino (per una volta lei fece finta di niente) e la ragazza accoccolata sotto una coperta, con indosso il suo maglione preferito preso in prestito, quello nero con lo zigzag giallo. Ovviamente era un po’ troppo grande per lei, infatti dai polsini spuntavano solo tre dita, e il colletto le arrivava fino al mento.
Il caminetto era acceso, e spandeva un piacevole calore all’interno della stanza. Il motivo di tutta quella copertura e del fuoco era che, con tutti i cataclismi scatenati da Demon, l’asse terrestre si era spostato non di poco, raffreddando parecchio il già rigido clima degli stati del nord. Tuttavia, Daniel aveva detto che se ne sarebbe occupato quanto prima.
- Come pensi che stiano andando i loro… lavori di ristrutturazione?- chiese Nadine.
- Mah…- rispose lui - Non ne ho idea. So per certo che Daniel voleva risistemare un po’ tutto quanto entro la fine del mese. Ha diviso i compiti, ovviamente: Dante si occupa di risistemare la configurazione terrestre… credo che un paio di continenti si siano spezzati… Cannella, invece, sta purificando gli oceani, non sai quanta merda è finita in acqua… e lo stesso, più o meno, sta facendo Kate, ci sono parecchi veleni, in certe zone del mondo, sciolti nell’aria.-
- E Seth e Daniel? Loro che fanno?-
- Bhè, Seth ha da tappare parecchi vulcani.- rispose Timmi - E il nostro Custode della Vita… lui è piuttosto impegnato a ricostruire le città.-
- Allora lavora anche lui?- rise Nadine - Non dà a Dante una scusa per chiamarlo “paraculo”?-
- No. Si sta impegnando di brutto.- ridacchiò il mezzodemone.
- E tu, quanto resisterai?- chiese la ragazza, sorridendo.
Lui fece una smorfia: Daniel gli aveva ordinato tassativamente di chiudersi in casa e di non uscire fino a quando non fosse tutto finito, e che se avesse osato disubbidire gli avrebbe imposto un altro sigillo sui suoi poteri… o peggio ancora, avrebbe passato tutta la vita in quella dannata biblioteca, pur di trovare il modo di toglierglieli del tutto.
Non lo voleva intorno di nuovo, e non avrebbe ammesso un’altra insubordinazione. Aveva fatto anche troppo.
- Reggerò fino a quando servirà.- rispose - Daniel ha promesso che comunque non mi terrà qui troppo a lungo… non appena faranno tornare la gente, servirò anche io per dare una mano.-
Nadine annuì.
- E la sirena dov’è finita?- chiese, guardandosi attorno - Credevo che fosse ancora qui.-
- Purtroppo sì.- sbuffò lui - Non riesco a trovare una scusa per liberarmene, non dopo tutto quello che ha fatto. Ma per adesso se la stanno sorbendo i ragazzi, credo che sia con Xander.-
Qualcuno bussò alla porta.
- Avanti, è aperto.- gridò Timmi.
- Ti avevo detto di chiuderti dentro e di buttare la chiave, mi sembra.- disse Daniel, entrando.
- Sì, ma quando mai ti ho ascoltato?- ribatté il mezzodemone - Come va?-
- Male, sono sfinito…- sbuffò il Custode, buttandosi in poltrona - Ho passato una settimana stressante come poche… insomma, escludendo quelle che ho dovuto sopportare con Demon, è ovvio…- aggiunse in fretta - E il bello deve ancora venire.- proseguì, passandosi una mano sulla faccia segnata da occhiaie profonde - Sapete che sono stato chiamato dai piani alti?-
- Credevo che fossi tu “i piani alti”.- osservò Nadine.
- Intendo piani più alti di me.- rispose lui.
- Insomma, il grande architetto in persona ti vuole vedere.- disse Timmi - Sai già il perché?-
- Scherzi?- sbuffò Daniel - Mi vorrà fustigare a morte, probabilmente: negli ultimi tre mesi sono riuscito a farmi rubare il Libro della Rivelazione, l’Anticristo si è risvegliato e ha aperto i primi quattro sigilli, ho messo in pericolo Liz in tre diverse occasioni, ho fatto rischiare la vita a te e ai tuoi apprendisti, per non parlare del resto del Pentacolo…- si passò la mano anche tra i capelli, sospirando - La sola cosa che mi rimane è sperare nella grazia divina… e non sto scherzando, stavolta.-
Timmi e Nadine risero.
- Ora, temo di dovere affrontare un discorso molto meno divertente…- sospirò il Custode - Skin.-
Entrambi smisero di ridere. Nadine sospirò.
- A quando il funerale?- chiese Timmi.
- Al più tardi dopodomani.- rispose lui, serio - Vi farò sapere di preciso ora e luogo.-
- E la sua famiglia? Come l’ha presa?- chiese Nadine.
Ma Daniel scosse la testa.
- Non ce l’aveva. Raven e Flynn erano quanto di più simile avesse a dei parenti.- fece una pausa, massaggiandosi il mento - E questo ci porta alla seconda questione: Raven vuole ritirarsi.-
Timmi si accigliò.
- Sì…- borbottò - Sì, capisco. Vuole passare più tempo con Flynn e Odin, vero?-
Lui annuì.
- Non sono sicuro che stia bene.- ammise - Non dopo tutto quello che è successo. Sinceramente, non posso biasimarla.-
- E così, il Pentacolo è diventato un Triangolo.- disse tristemente Nadine.
- Potrebbe anche sparire del tutto, ora che c’è Gaeliat.- disse Timmi, lasciandosi scappare un mezzo sorriso a stento trattenuto - Quando se ne andrà?-
- Appena avremo finito di ricostruire.- rispose Daniel.
Il mezzodemone annuì, gli occhi persi momentaneamente nel fuoco. Dopo qualche minuto li riportò sul Custode dell’Eden.
- Quindi sei venuto per dirci questo?- gli chiese.
- Era uno dei motivi.- rispose - In realtà, volevo riprendere fiato, e sentire il tuo giudizio di caposquadra. Voglio sapere cosa pensi dei ragazzi.-
Timmi aggrottò la fronte.
- Perché?-
- Perché devo promuoverli.- disse con semplicità Daniel - Alis, Jo e Xander… li ho visti in azione, contro Demon. Erano incredibili, saresti stato fiero di loro. Hanno combattuto come leoni, alla pari di voi del Pentacolo, e hanno evacuato senza incidenti tutte le aree che gli avevamo assegnato. E anche tu sei stata brava, certo.- aggiunse in fretta, rivolto a Nadine.
Lei sorrise, ma non disse niente.
- Allora? Posso abilitarli?- chiese Daniel, tornando a rivolgersi a Timmi.
Il mezzodemone si strinse nelle spalle.
- Fai come vuoi.- disse - Sono stati in gamba, e si meritavano l’abilitazione fin da quando siamo andati a smantellare la Fornace, secondo me. Se non fosse stato per loro non ce l’avrei fatta, allora. Promossi a pieni voti, per quanto mi riguarda.-
Daniel sorrise.
- Ottimo.- disse - Ah, ricordati che ti aspettiamo, la prossima settimana. Ci sarà qualcosa anche per te, lassù.-
- Sì, me l’hai già detto.- annuì il mezzodemone, mentre il Custode usciva.
- Cosa voleva dire?- chiese Nadine.
Lui si strinse nelle spalle.
- Non sono sicuro.- rispose - So che vogliono darmi una mega ricompensa, o qualcosa del genere. Ho sentito Gabriele che ne parlava con Uriel, e credo di aver sentito la parola “titolo”, mentre passavo.-
La ragazza sgranò gli occhi.
- Non vorranno ammetterti nel Sommo Concilio?-
- Naaaah…- rispose lui - Figurarti… sono troppo intrattabile, non reggerei dieci minuti. Più probabilmente mi faranno “Super Capo Supremo” o qualcosa del genere.-
Nadine scoppiò a ridere, poi si sporse per dargli un bacio sulla guancia. Rimasero in silenzio qualche minuto, guardando il fuoco che scoppiettava nel camino. Ogni tanto, Timmi infilava qualche ciocco nuovo tra le fiamme.
- Senti, c’è una cosa che dovevo dirti da un po’.- disse Nadine - Non l’ho fatto prima perché eravamo un tantino…-
- Impegnati?- ridacchiò lui.
Lei sorrise di rimando.
- Papà insiste a chiedermi cosa intendi fare.- disse - Hai già detto di volerti prendere le tue responsabilità, ma lui continua a parlare di matrimonio.-
Timmi aggrottò la fronte, facendosi d’un tratto serio.
- Sì…- disse lentamente - Bhè, non posso dire che sia in torto.- ammise - Però non credo che sia una buona idea pensarci adesso, non mentre se la dorme con il resto della popolazione umana.-
- Sì…- rise Nadine - Ma sai che faccia farebbe se arrivasse qui a cose fatte?-
- Bah… lascia stare.- sbuffò Timmi - Come minimo mi farebbe vedere la sua collezione di armi. Una pallottola per volta.-
 
***
 
Stavano preparando la cena quando finalmente la sirena tornò a casa: Xander la riportò personalmente, scaricandola davanti alla porta e salutandoli con appena un rapidissimo “ciao”. Dalla sua faccia si capiva che era sfinito… o esasperato, una delle due.
- Bhè, finalmente…- disse Timmi, mentre lei entrava in cucina. Posò la pentola che stava per mettere sul fuoco e si voltò a guardarla - Devo farti qualche domanda, e voglio delle risposte. È un pezzo che rimando, ma ora mi stai a sentire, okay?-
Nadine aggrottò la fronte, e la sirena inclinò il capo. Lui lo prese come un sì.
- Voglio sapere…- disse Timmi - … come diavolo facevi a sapere tutte quelle cose. Dove hai sentito, per la prima volta, questa storia sull’Anticristo e, soprattutto, perché accidenti sei tornata qui. E non ripetere che è colpa dei varchi magici, perché non ci credo che ti si è richiuso troppo presto, visto che già allora restavano aperti così a lungo da far passare un serpente a sette teste!-
Nadine riportò lo sguardo sulla sirena, curiosa: Timmi aveva ragione, in effetti. Fin da quando era arrivata, la sirena sapeva già tutto, o quantomeno molto più di chiunque di loro, e persino più di Daniel, che era un Custode dell'Eden.
Inoltre, a quanto aveva capito, era merito suo se Timmi era riuscito a trovare il modo di raggiungerli in tempo. C’era davvero qualcosa di strano, in tutto ciò.
La sirena, dal canto suo, si limitò a guardare Timmi con occhi assorti per qualche minuto, battendo piano la punta di un piede sul pavimento, le mani giunte dietro la schiena e la testa ancora inclinata di lato. Poi, alla fine, prese a camminare lentamente avanti e indietro, senza guardarli.
- Cinque anni fa…- cominciò - … un mezzodemone a bordo di una nave volante rompighiaccio, con un equipaggio formato dallo stesso costruttore della nave e diversi suoi collaboratori arrivò nel mio mondo. Cercavano qualcosa, qualcosa di estremamente prezioso per il Sommo Concilio, che permise loro di compiere grandi opere, in seguito. Ma non conoscevano la rotta, poiché le mappe che possedevano erano vecchie e frammentarie, e quindi accolsero a bordo una sirena che sapeva dove sarebbero dovuti andare. Il mezzodemone si prese l’incarico di sorvegliarla e badare a lei, così nessuno avrebbe dovuto preoccuparsi per la sua presenza sulla nave.- lanciò a Timmi uno sguardo penetrante - La sirena era empatica, e non ci mise molto a capire quanto male stesse il mezzodemone. Ma non poteva guarirlo. Ci provò e ci riprovò, ma era inutile. Alla fine, lui cominciò addirittura a odiarla.-
Nadine scoccò a Timmi un’occhiata di fuoco e lui fece lo gnorri, alzando lo sguardo al soffitto.
- Anche se, in fondo, non l’ha mai odiata davvero.- aggiunse la sirena, con un sorriso - E la sirena se ne rese conto. Era empatica, dopotutto.-
Timmi brontolò qualcosa che suonò come “vai al diavolo”.
- Ad ogni modo, non potevo lasciarlo così, e non appena ci separammo presi a viaggiare.- continuò la sirena, con sguardo distante - Le brecce nella barriera magica cominciarono ad aprirsi proprio in quel periodo, anche se per pochissimi secondi e molto di rado. Grazie a loro, non ebbi troppi problemi nello spostarmi. Raggiunsi moltissimi mondi, vedendo ogni genere di meraviglia, incontrando qualsiasi creatura si possa immaginare. Cercavo un modo per guarirlo, ma non lo trovai. In realtà, finii con il sentire altre cose, sul suo conto.- si rivolse direttamente a Timmi, e smise di camminare - Arrivai anche all’Inferno, e lì ho avuto modo di vedere, per puro caso, un vecchio stregone Elfico traditore che faceva domande sul mezzodemone. Senza che se ne accorgesse, carpii quasi tutte le informazioni che ottenne lui stesso, e scoprii molti dettagli del suo piano. Così sono tornata qui, da te.- disse - Per avvertirti e sorvegliarti. Per proteggerti.- inclinò il capo - Poi, quando ho scoperto che eri anche guarito, non puoi immaginare la mia felicità. Ero così contenta che non ho potuto non abbracciarti forte, lì sulla porta.-
Timmi sbuffò, furente al ricordo di come si erano ricongiunti, il mese precedente.
- D’accordo, sei venuta per avvertirmi… ma non è che tu abbia detto granché!- sbottò - Perché non sei stata più chiara?-
- Come ho detto, non conoscevo tutti i dettagli.- rispose con una scrollata di spalle - Non sono brava a origliare. E poi, non è stato più divertente così?-
Timmi gemette, serrando le mani come se volesse stringerle attorno al suo collo.
- Quindi in tutto questo tempo, hai sempre cercato solo di… aiutarlo?- chiese Nadine, avvicinandosi a lei - Sapevi già che cosa stava causando la caduta della barriera, e sei rimasta qui perché ci fosse qualcuno in grado di trovare il Seme del Demonio, vero?-
La sirena annuì.
- Ma posso garantirvi che non sospettavo ciò che il Tredicesimo Membro stava per fare.- disse - Io, come voi, pensavo che fosse morto. Non ero al corrente dell’effetto che avrebbe avuto la Convergenza.-
Nadine scosse la testa.
- Sei incredibile…- disse - E io che pensavo tu fossi solo fastidiosa…-
Un attimo dopo la stava abbracciando. Timmi sgranò gli occhi, stupito.
Nadine che vuol bene alla sirena…Pensò tra sé. Assurdo… Demon deve aver spostato l’asse terrestre più del previsto, perché il mondo si è rovesciato…
Prese dalla tasca il disegno della sirena e lo dispiegò sul tavolo.
- Okay, non ti strozzo solo perché ti devo un grosso favore, ma dimmi quest’ultima cosa.- disse - Perché, nella tua spiegazione, manca solo la provenienza di questo disegno.-
La sirena si sciolse dall’abraccio di Nadine e prese il foglio. Lo guardò per qualche istante, poi alzò lo sguardo su Timmi e sorrise.
- Carino, vero? Ero particolarmente in vena, sai…-
Detto ciò se ne andò saltellando, canticchiando tra sé “Summer Sunshine”.
Timmi guardò Nadine, che sorrise e si strinse nelle spalle.
- Cosa pretendi, che ti spieghi tutto?- chiese - Lei è sempre lei, in fondo.-
Il mezzodemone scosse la testa, ridacchiando in tono esasperato e divertito insieme.

La mia prima serie è finalmente conclusa! Signore e signori, pubblicarla è stato un piacere, specialmente considerato quanto mi è costato lavorarci sopra, come ben sa chi ha letto le avvertenze del "Preludio". Tuttavia, devo molto a una mia cara amica, la migliore che ho, senza i cui incoraggiamenti non sarei riuscito a trovare il coraggio e la forza di riscrivere daccapo queste ultime due storie in particolare. Di conseguenza, ringrazio all'infinito la mia amica Sara.
E ovviamente Ringrazio anche voi lettori: Ely79, LullabyMylla e NemoTheNameless, che hanno seguito l'intera serie, e Fatelfay, che ha iniziato un po' più tardi ma si sta rimettendo in pari. E Argorit, Il Scemo e FabTaurus, arrivati da ultimi a questa storia.
Vi do però un avvertimento: nonostante la serie "ufficiale" sia finita, abbiamo ancora un piccolo spin off (lo chiamo così in mancanza di un termine migliore) successivo a questi avvenimenti, oltre a numerose altre storie collegate, tra cui la storia di Ely79 "Dead To The World", la mia one-shot "L'ordinaria follia di una straordinaria famiglia" e la serie "Crossgames". E, sempre grazie a Ely79, non è escluso che forse un giorno ci ritroveremo a leggere le avventure di un Templare eternamente paziente e di un Folletto squlibrato. Oppure (e stavolta grazie anche a LullabyMylla) i prequel, dove conosceremo Lara Addley e vedremo un Daniel ragazzo che affronta Demon per la prima volta. Tutto è possibile.
Per adesso vi saluto tutti quanti, e mi auguro di rivedervi presto!

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