InPUT - Innovative Parallel Universe Twister

di Xavisio Bluttemberg
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Level 0 -> Snow Go & Avalar / Parte 1 ***
Capitolo 3: *** Level 0 -> Snow Go & Avalar / Parte 2 ***
Capitolo 4: *** Level ½: Inizia l’avventura ***
Capitolo 5: *** Level 1: Ninja Training Grounds - Parte 1 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Narra la leggenda che, secoli or sono, il mondo era coperto da un’oscuritá perenne e tenuto in ostaggio dal terribile Maestro delle Ombre, contro il quale nessuno poteva nulla e che si divertiva a seviziare i vivi e i luoghi che abitavano, in un clima di assuluto terrore.
Ma un giorno, finalmente, l’antica profezia si avveró e il drago viola, manifestatosi, pose fine al male che ci affliggeva, al prezzo della sua stessa vita e di quella di chi piú aveva di caro al mondo.
Due anime cosí forti e cosí strette, peró, con la forza dell’amore, furono in grado di resistere perfino alla morte violenta… Di loro si perse notizia, ma sopravvissero, in attesa che qualcuno li risvegliasse dal torpore del limbo in cui erano precipitate.
Ed é proprio questo risveglio, coi fatti che ne seguirono, che segnerá il corso della storia che vado a narrare.
 
 
Nell’antico tempio, sospeso da tempo ormai immemore nello spazio piú profondo, un’uomo dalla fronte alta e tatuata, pochi capelli e un camice da laboratorio, giaceva prostrato in segno di sottomissione, di fronte all’alone rossastro emesso da una maschera adirata.
Il volto fluttuante fece uno sforzo ben visibile per contenersi e non iniziare a sbraitare fin dal principio, ma cominció comunque il discorso con voce estremamente cupa e cavernosa, densa di minaccia come al solito.
- Guardo nel passato, Cortex, e tutto ció che vedo in te é un totale fallimento. Oramai non si contano piú tutti i piani assurdi che hai concepito per conquistare il mondo, e tuttavia nemmeno uno ha avuto successo. Come potrei avere una buona motivazione per supportarti ancora, specie ora che alla causa del Male sto, come sai, reclutando elementi molto migliori di te? Non farei meglio ad incenerirti?
Lo scienziato chino ulteriormente il capo, poi lo rialzó e, grattandoselo pensosamente, accennó un debole sorriso nella risposta:
- Ecco, mio signore, lo capisco bene, in effetti non merito ció che chiedo, ma Uka Uka, oltre che malvagio, é anche magnanimo con chi lo serve, no?
L’unico effetto visibile di questa argomentazione fu peró di restringere l’angolo formato dalle sopracciglia pesantemente intagliate del suo interlocutore, cosí il dottor Neo Cortex fu costretto a continuare.
- Datemi una sola possibilitá, - disse giungendo le mani, - un solo piccolo tentativo e vi dimostreró che, se ho calcolato tutto bene, abbiamo a nostra disposizione una forza molto, molto maggiore di quella dei Cristalli del Potere o delle Gemme.
Sul Signore del Male si dipinse allora una vaga curiositá, sostituita un istante dopo dalla rabbia piú totale.
- Un momento, Cortex, ma non esiste nulla di piú potente in questo universo, lo sappiamo entrambi! Non penserai mica di fregarmi!
Cortex sorrise compiaciuto, mostrando gli sproporzionati denti giallastri.
- Ho trovato il Diamante Viola nella settima dimensione. Per raggiungerlo potrei riprogrammare qualche mia vecchia invenzione, ma mi manca l’energia necessaria…
L’approvazione fu costituita da una semplice inclinazione in avanti della maschera, che arrivó dopo pochi secondi.
Dopodiché, da entrambi si levó una risata roca ed inquietante, che si diffuse nel vuoto cosmico che li circondava, fino ad essere udita da una casetta di legno sulla spiaggia, dove un marsupiale biondo scriveva tranquillo, davanti al camino, sul suo laptop rosa.
Coco ed Aku Aku, che galleggiava al suo fianco, si fissarono perplessi.
Sí, era proprio il caso di svegliare Crash.

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Capitolo 2
*** Level 0 -> Snow Go & Avalar / Parte 1 ***


- Come diavolo puoi pensare che una cosa cosí stupida possa funzionare davvero? E io che ti sto anche aiutando!
- Funzioni o non funzioni, Signore, almeno ce li leveremo di torno…
La maschera borbottò qualcosa di incomprensibile, cercando di parlare quanto più sottovoce poteva; dopodichè, non fece ulteriore opposizione e si mise ad aspettare il dottor Cortex sul malandato pulsante blu.
Lo scienziato verificò alcuni calcoli su di uno schermo poco distante, attivò una sequenza precedentemente impostata e finalmente raggiunse Uka Uka nella camera da teletrasporto nascosta; salito sull’unico pulsante, vide apparire uno squarcio a forma di lente nell’aria davanti a sé, sovrastato dalla scritta “Avalar”, e fu scosso da un attacco di vertigini che per poco non gli fece perdere l’equilibrio. Prima che potesse riaversi del tutto, comunque, il suo padrone lo aveva giá spinto nel portale, in cui splendeva un sole cremisi, prossimo al tramonto, che infuocava la landa circostante conferendole tonalitá cangianti secondo dopo secondo. Infine, l’immagine sparí momentaneamente, scintilla bianche e blu li ricoprirono e il tunnel si chiuse dietro di loro.
 
Pochi istanti dopo, al centro della piattaforma del Time Twister, qualcosa di molto simile ad un aliante, pilotato da un marsupiale in jeans e scarpe da tennis, eseguì una brusca planata che per pochi millimetri non lo mandò a schiantarsi contro una barriera energetica poco distante, oltre la quale si ergevano possenti le macerie di una tomba faraonica.
- Crash, questa è l’ultima volta che ti lascio pilotare qualcosa che ho costruito io! E adesso forza, cerchiamo di capire come mai, dopo quell suono orribile, il mio radar ha rilevato attività in questo vecchio postaccio.
Il Bandicoot per tutta risposta saltò giù dal posto di comando e, voltatosi verso la sorellina, prese a grattarsi la testa, mosso più dalle zecche che dalla perplessità, contorcendo la bocca in una pessima smorfia e tirando fuori anche la punta della lingua.
Coco si portò una mano alla fronte, mentre Aku Aku, non potendo fare altrettanto, si limitò a scuotere il volto, facendo dondolare le piume colorate; poi anche la bionda saltò giù e I tre si misero ad osservare il luogo da dove, tanto tempo prima, avevano viaggiato nel tempo almeno una trentina di volte, per precedere i loro nemici nella raccolta dei Cristalli. A momenti non la si riconosceva più, la possente opera di Nefarious Trophy, ridotta com’era. Le barriere che sigillavano quattro delle cinque sale erano ormai inutili, poichè il tempo e l’incuria avevano trasformato in rovine non solo il mausoleo egiziano, ma anche il tempio arabo, il ?????????? e persino la città futuristica. Ancora in piedi, e non protetto, era il mulino medievale, il quale sembrava tuttavia essere stato riparato da ben poco e parecchio di fretta, visti i buchi tappati con tegole inchiodate (del tutto fuori luogo e palesemente provenienti da un’altra epoca), le numerose crepe presenti nel resto della stanza e le diffuse rimanenze di polvere sul pavimento, dove era rimasto un solo portale, stranamente allargato, sul qual al posto del solito numero erano schizzati due omini stilizzati, un maschio e una femmina, molto simili a quelli ritratti solitamente sulle porte dei bagni pubblici.
Istintivamente, Crash vi piombò sopra e, senza aspettere che gli comparisse davanti un luogo sul quale fiondarsi, saltò, rovinando rumorosamente sotto le pale eoliche.
- Temo proprio che dovrete attivarlo assieme. – sentenziò lo stregone di legno e piume.
- Già, non vedo altre soluzioni… - si trovò d’accordo Coco, che andò a posizionarsi sulla destra dell’ellisse blu. – Andiamo, fratello?
Crash non se lo fece ripetere due volte e, roteando un paio di volte nel rimettersi in piedi, le balzò al fianco. Subito si materializzò un frammento di mondo titolato “Snow Go”. Era un posto che conoscevano bene, e non si era mai rivelato troppo difficile attraversare quelle distese di ghiaccio, fatta eccezione per pinguini e foche assassine, stalattiti appuntite e, naturalmente, il freddo ingestibile… A Coco veniva da sospirare, ma si fece coraggio pensando di aver sopportato di ben peggio, ad esempio cavalcare una tigre sui torrioni della muraglia cinese, con uno squadrone intero che tentava di frenarla.
- Uno, due, tre!
E con una piccola spinta sparirono insieme nel tunnel, seguiti a ruota da Aku Aku che provava la sensazione alquanto spiacevole, ma alla quale era ormai abituato, di sentirsi smembrato in più parti affinchè frammenti della sua anima potessero riempire le casse cubiche che, con un po’ di fortuna, gli avrebbero permesso di proteggere i suoi amici lungo la via.
Per i Bandicoot il viaggio in tunnel fu invece abbastanza rapido e confortevole, col flusso di energia che li cullava nello spaziotempo per una frazione di minute, sempre più veloce, ma quando la galleria azzurra si aprì sul ghiacciaio, una brutta sorpresa si offrì ai loro occhi.
Era stato praticato, proprio sotto il varco d’uscita, un vasto foro nel permafrost, sotto il quale una massa d’acqua gelida attendeva solo che i viaggiatori vi ci cadessero, per assiderarli all’istante. Quando Crash e Coco precipitarono nel buco, ebbero a malapena il tempo di realizzare cosa stesse succedendo e di lottare un paio di secondi, prima di trasformarsi in due blocchi di ghiaccio galleggianti.
Dritto davanti a loro, in piedi al fianco di una montagna di casse accuratamente impilate, recanti l’effigie del loro protettore, stava una dinosauro mutante armato di lanciafiamme.
Sparando a piú non posso proiettili al napalm nell’aria circostante, tanto era felice, il mostro urlò, quasi schiamazzando:
 - NON POSSO CREDERCI! CI SONO CASCATI DAVVERO!

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Capitolo 3
*** Level 0 -> Snow Go & Avalar / Parte 2 ***


Cortex si ritrovò in una rigogliosa vallata, dove un fresco venticello gli portava l’odore dei fiori che germogliavano poco distanti e qualche frammento di freschezza dall’acqua stagnante, che formava un piccolo laghetto accuratamente recintato in fondo al sentiero che aveva davanti.
“Che aria pessima”, pensò disgustato, rimpiangendo di non aver mandato qualcuno al suo posto in quell luogo orribilmente ameno.
- Allora, dov’è? – fece impaziente la presenza malefica che lo seguiva.
- Beh, stando ai miei calcoli… - il dottore controllò rapidamente il palmare, dove su un radar lampeggiavano a intermittenza un puntino blu e uno rosso, non molto distanti l’uno dall’altro. Gli venne un dubbio, guardò avanti.
Non si sbagliava.
- È liggiù, a fianco al lago… sotto il fango.
- Bene! Ottimo lavoro, imbecille! – e Uka Uka si precipitò sul luogo.
Provocando un sospiro di sollievo da parte del suo protetto, la maschera iniziò, servendosi di due raggi bianchi, fuoriuscenti dagli occhi, a scavare una buca nel punto indicato dal rilevatore, finché dalla melma non spuntò fuori una punta scura, ma straordinariamente splendente.
- E adesso, va’ a prenderlo!
- Ma-ma S-signore…
Non era però affatto il caso di protestare, come suggerivano i denti serrati dell’Antico, così lo scienziato si risolse, con non poca riluttanza, ad addentrarsi nel fosso; non fece in tempo a fare due passi, tuttavia, che il maldestro tentativo di camminare in punta di piedi, finalizzato a sporcare una frazione quanto più piccola possibile delle sue preziose calzature lo portò a ruzzolare, cambiando colore durante il processo, dritto sul Diamante Viola.
Nello stesso istante in cui la sua vasta fronte venne a contatto con la pietra preziosa, accadde qualcosa di straordinario. Come appena risvegliatosi da un lungo sonno, il diamante si animò, roteò leggermente su sé stesso e poi si sollevò, lentamente, a mezz’aria, iniziando ad emettere una luce sempre più forte, quasi fosse una fonte di energia inesauribile.
Finché, dopo un minuto circa dall’inizio della sua nuova vita, l’energia portò il diamante al collasso, facendolo esplodere in numerosi frammenti.
Il mostro di fango, che un tempo era stato il miglior studente dell’Accademia del Male, osservava la scena come inebetito, mentre Uka Uka emetteva ripetuti ringhi.
I pezzi in cui il diamante era ridotto schizzarono ad una velocità superiore a quella del tachione, forando ogni dimensione e finendo chissà dove. Tutti, tranne due, più lenti, che finirono dietro una collina, poco oltre il lago.
- No, no, no! Come è possibile? Il mio ennesimo terribile piano rovinato, e stavolta nemmeno da un paio di stupidi esperimenti genetici arancioni, ma da un colpo di sfortuna!? Avevo promesso a Nina dei giocattoli nuovi da distruggere, adesso come farò… Povero me…
Lo stregone era livido di rabbia pura.
- ARGH! La vuoi smettere di lamentarti e correre a vedere cosa c’è dietro quella cima? Uka Uka non ricompensa chi si lamenta!
- S-subito Signore... – mugugnò Cortex quasi singhiozzando, nel rimettarsi in piedi tra humus e terra marcia; poi, pulitosi alla meglio, si avviò lungo il breve sentiero.
Al suo traguardo, gonfi della vita che aveva appena ricominciato a scorrere nelle loro vene, due draghi adolescenti si stringevano forte, liberando i sentimenti troppo a lungo imprigionati in quella prigione cristallina. Le parole oramai non servivano più, tutto il necessario era già stato detto prima del lampo di luce, tanti anni prima.
Soltanto dopo un po’, il drago viola ruppe il silenzio, con la promessa d’amore che non aveva mai avuto il tempo di pronunciare, dopodiché furono solo artigli e piccole ali, a carezzarsi con una dolcezza che nessuno mai avrebbe attribuito a quelle creature.
Quando poi si sentirono pieni abbastanza dell’affetto l’uno dell’altro, si stesero sulle squame della schiena e, improvvisamente perplessi, si guardarono attorno.
- Spyro, per caso conosci questo posto? – chiese Cinerea, stringendoglisi al collo.
- Non so, ha un’aria familiare, ma sono sicuro di non esserci mai stato… eppure qualcosa in me se lo ricorda, non saprei dirti cosa.
- Direi di dare un’occhiata attorno. Insomma, tu ed io, lo sai, dovremmo essere… ecco… -
- Inceneriti? Sí, lo so. C’è qualcosa che non mi convince in questo posto, infatti, sento come ci fosse qualcosa, o qualcuno, che non vi appartiene ed è entrato di forza. Forza, diamoci… -
- Santa malevolenza! –
Con questa insolita invocazione, un uomo dalla pelle giallastra, portante in groppa un sacco di gemme trovato al bordo della via, di bassa statura e con una lettera tatuata sulla fronte, manifestò il suo esterrefatto entusiasmo.
- Ben due draghi, e uno è viola? Dobbiamo assolutamente addomesticarli!
Cinerea guardò Spyro quasi ridendo, e il suo compagno le rispose alzando un sopracciglio, come suo solito.
E caricarono.
Colto alla sprovvista, l’uomo in grembiule ebbe il tempo di estrarre la pistola laser, ma non di sparare, e finì immediatamente sbalzato in aria da un’incornata del draghetto al quale agognava. Riprese conoscenza a mezz’aria e, mentre ancora era in volo, estrasse un massiccio telecomando.
- Torneròòòò! – gridò premendo un pulsante rosso, che spalancò il portale sul Time Twister proprio nel punto in cui sarebbe caduto.
Ci scomparve dentro, e così fece anche Uka Uka, al che i due, senza pensarci neanche un secondo, li seguirono nel varco un attimo prima che si richiudesse.
 
Dall’altra parte, una grossa tigre antropomorfa armata di forcone sorvegliava tre gabbie, due semplici di legno e una dotata di un sofisticato manipolatore energetico, occupate rispettivamente da Crash, Coco e Aku Aku.
Proprio davanti alla sua postazione di guardia, un fulmine precedette l’arrivo dei quattro che avevano appena visitato la settima dimensione. Cortex, già non poco malmesso, ruzzolò poco elegantemente, seguito da un inferocito Uka Uka.
Mentre la maschera gli urlava contro le sue colpe, soltanto la tigre si accurse dell’arrivo in planata della coppia di creature leggendarie.
- Che diavolo di posto è mai questo? – fece Spyro guardandosi attorno e facendo caso, in particolare, alle rovine futuristiche.
Cinerea era concentrata su altro. Un uomo che aveva tentato di rapirli, una tigre mutante e una maschera palesemente malvagia che tengono in gabbia due… non conosceva quegli animali e li classificò momentaneamente come volpi… e un’altra maschera, di aspetto molto più rassicurante. Beh, non c’era molto altro a cui pensare.
- Spyro, dobbiamo liberare quei poveracci!
- Ah, mi chiedo quando potrò finalmente farmi quella dannata vacanza al mare… E andiamo, dai!
- Non penso proprio!
E il guardiano si gettò su di lui, mancandolo però clamorosamente e non infilzando il suo semicalvo datore di lavoro, piantando il forcone a terra, solo per pochi fondamentali millimetri.
Mentre venivano urlati ordini a destra e a manca e disperate richieste d’aiuto dall’interno delle gabbie, queste ultime vennero bruciate in pochi istanti dalle fiammate di Cinerea, mentre il Drago Viola liberava lo stregone imprigionato forzando il macchinario con il suo soffio elettrico.
- Wow, non pensavo di ricordare ancora come si faceva!
Aku Aku si chinò in sego di rispetto e, quando riconobbe il suo salvatore, per poco non gli brillarono gli occhi. Invece, riprendendo il controllo della situazione, gli disse:
- Grazie, grazie davvero! Adesso però dobbiamo andarcene, non c’è un attimo da perdere!
- Ma l’aliante è sparito! – notò la bionda sconcertata.
Intanto Crash inseguiva la tigre, roteando a più non posso, mentre Cortex aveva tirato fuori il suo miglior fucile d’assalto. Lo stregone buono aggrottò le vaste sopracciglia.
- Potete darci un passaggio? – pregò i giovani draghi.
- Certo! – rispose Spyro, - Verso dove?
- Allontaniamoci e poi ci pensiamo! – tagliò corto l’altra chiamata in causa, mettendosi Coco in groppa.
Salvandolo da una probabile inceneritura, Spyro corse fino a Crash e lo afferrò di peso, spiccando il volo che il Bandicoot ancora penzolava. E schivando le imprecise raffiche di un ricercatore ben poco militarizzato, nonchè un forcone lanciato alla bell’e meglio, I due draghi volarono via dalla stazione orbitante, con la maschera buona al seguito.

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Capitolo 4
*** Level ½: Inizia l’avventura ***


Era ormai passato un mese dal giorno in cui il Diamante Viola era andato in frantumi.
Spyro e Cinerea vivevano momentaneamente nella casa di legno che dava su N. Sanity Beach, sotto l’occhio vigile di Aku Aku che, giorno per giorno, li aiutava a comprendere dettagli sempre nuovi di quel mondo a loro sconosciuto.
In un luogo molto lontano, invece, un uomo geniale quanto spietato, perennemente vestito d’un camice bianco, aveva trovato un modo per sfruttare le gemme di Avalar, estremamente meno potenti di quelle del suo pianeta, ma molto piú facili a reperirsi, per donare nuova vita al Time Twister, che ora era di nuovo in funzione.
Contemporaneamente, le sue ricerche lo avevano portato a scoprire cosa ne era stato della pietra dagli immensi poteri che per poco non era stata sua: i preziosi frammenti, la cui luce si rifletteva oscillando tra l’indaco e il porpora, avevano lacerate, nel loro sovraccarico, il tessuto dimensionale, andando a perdersi tra gli universi paralleli. Cortex peró non si era dato per vinto, ed aveva iniziato a lavorare per localizzarli, un lavoro che dopo piccoli insuccessi iniziali aveva poi preso a dare dei frutti.
E proprio alle ultime fasi di questa operazione di setaccio dello spazio-tempo, con conseguente riprogrammazione dei complessi macchinari che regolavano il teletrasporto, si stave dedicando quando lui e il Signore del Male ricevettero la visita del loro nemico piú temuto.
- Non ti hanno insegnato a chiedere il permesso, fratello? – ruggí Uka Uka, avvicinandosi minaccioso e circondato da una forte aura rossa, mentre il dottore dietro di lui raccoglieva tremante le provette che lo spavento gli aveva fatto cadere.
- Non sono venuto per combattere, puoi stare calmo. – gli fu risposto da una voce amara, ma forte nelle sue posizioni.
- E che cosa sei venuto a fare, allora?
Senza farsi influenzare dall’inquietante cipiglio che lo stava squadrando, la maschera spiegó:
- So quello che state tramando. So che cercherete di recuperare il Diamante e so anche che avete assoldato molti validi mercenari. Inoltre, devo riconoscere che ci avete quasi sconfitto… ma le cose sono cambiate da allora: adesso io ho il Drago Viola dalla mia parte e tu, - si rivolse al gemello, - tu conosci le profezie. Sai cosa vuol dire.
Il suo interlocutore appariva titubante ed indietreggió appena.
- Che cosa vuoi, insomma, Aku Aku?- si risolse poi di chiedere.
- Voglio una possibilitá di battervi. Voglio che anche la mia squadra possa usare questa macchina. Pensa agli Antichi… Sai bene che non puoi impedirmelo.
Uka Uka, ascoltato questo discorso, si giró dall’altro lato del laboratorio sotterraneo, andado ad incrociare lo sguardo con quello di Cortex, che appariva inebetito quanto pieno di domande. Non vi badó, e presto rispose:
- E sia! Ma non ti aspettare di vincere! I miei uomini sono giá in viaggio, e sono cento volte migliori dei tuoi!
- Lo vedremo, lo vedremo presto.
E, lentamente, il volto di legno planó verso casa, dove aveva importanti notizie da recapitare.
Una nuova, complessa avventura giá scalfiva la perfezione dell’orizzonte in lontananza.
 
 
 
 
Angolo dell’autore
Ehilá ^^ giusto un paio di cose da dire!
- Come giá ho iniziato a fare, scriveró questa storia poche pagine alla volta, aggiornando spesso con nuovi, brevi capitoli (non brevi come questo, peró, non preoccupatevi xD!)
- I personaggi principali, di ambientazione “Crash Bandicoot: Warped” e “Legend of Spyro”, vi sono stati introdotti, mentre di tutti gli altri, che proverranno dagli universi piú disparati, stará  voi cogliere l’identitá; ma non preoccupatevi, nel capitolo successivo verranno regolarmente inserite le “soluzioni”. Inizio questa piccola tradizione giá da adesso, svelandovi (ma ci sarete arrivati da soli, vengono da Crash anche loro, in fondo!) che i due carcerieri della scorsa puntata erano Dingodale e Tiny Tiger. Dal momento che di guest star in questa intro non ce n’erano, in fondo all’aggiornamento successivo naturalmente non vi aspettate note… aspettatevi invece di divertirvi e di ritrovare un paio di vecchie conoscenze.
Alla prossima :D

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Capitolo 5
*** Level 1: Ninja Training Grounds - Parte 1 ***


- Eccoci qui.
Mentre, con voce solenne, davanti al rinnovato Innovative Parallel Universe Twister del dottor N. Cortex, Aku Aku annunciava l’inizio di questa nuova impresa, i quattro piccoli eroi si posizionarono sui primi pulsanti blu nella stanza, lasciando vuoto soltanto l’ultimo. In particolare, Coco prese posizione sul primo, Crash sul secondo, Spyro sul terzo e Cinerea sul quarto.
E poi, uno dopo l’altro, saltarono.
 
Level 1: Ninja Training Grounds
Fuoriuscita dal portale ad un’altezza di circa due metri, sfruttando la quantitá di moto che ancora persisteva dal salto nel tunnel Coco si portò a terra agilmente, atterrando in piedi dopo una capriola e chinandosi leggermente, per attutire il colpo, sulla pietra corrosa dalle intemperie che la sottostava.
Si guardó attorno: era un’antica struttura all’aperto, fatta di piattaforme ormai non poco danneggiate, ma che ancora resistevano, sviluppate su tre livelli e cosparse di misteriosi simboli tribali. Un dettaglio la colpí, su tutti: la maggior parte degli idoli era dotata di un lungo becco rettangolare, abbastanza curioso.
Lei era coperta da una lunga lastra di roccia, ma fuori dalla struttura pioveva fitto. Per lei peró non era assolutamente un problema bagnarsi, di conseguenza respiró a fondo e prese a correre, nascondendosi dietro le pareti scolpite ogni volta che poteva, ed inizió ad esplorare la struttura.
A un certo punto peró si rese conto che, qualunque strada avesse preso, ad un certo punto, neanche troppo lontano, ci sarebbe sempre stato un muro o un profondo fossato a fermarla.
In fondo all’ultima delle vie che le erano rimaste in quella specie di labirinto, peró, trovó una catena metallica, protesa da una grande altezza, che arrivava quasi fino a terra; nonostante un minimo di incertezza iniziale, si decise a scalarla.
Man mano che saliva quella corda, che sembrava portare direttamente all’ultimo piano, poté osservare una porzione sempre piú vasta dell’atipico luogo in cui si era ritrovata: sembrava chiaro che, superando una serie di ostacoli e sfruttando congegni vari, si potesse seguire un percorso tra i tre livelli di superficie, lungo un tracciato che procedeva a spirale verso un centro la cui vista, sfortunatamente, gli era preclusa a causa dei numerosi rampicanti che si aggrappavano a quella specie di cromlech.
Era quasi arrivata in cima, quando un colpo venuto dall’alto le fischió dietro l’orecchio. Di scatto, la giovane bandicoot alzó la testa contro la fine della corda, in corrispondenza della quale si trovava un esserino ricoperto di piume bianche, che indossava solo un gonnellino di pelle ed era del tutto identico agli idoli notati all’inizio del tragitto; i piedi erano palmate, ma le mani umanoidi, e nella destra portava una cerbottana alta quasi quanto lui, ovvero tre quarti di metro circa.
Maledicendo l’assenza di casse nelle vicinanze e sentendosi scoperta in campo nemico, Coco si diede un spinta sulla corda, puntó i piedi su una minuscola sporgenza della parete e balzó con una sola mossa fino al cornicione, mentre il pigmeo si ritraeva e prendeva la mira di nuovo; la bionda fu peró piú veloce e scivoló sul bagnato appiattendosi a terra, per poi sollevare una gamba e colpire il mento e poi il polso armato del suo nemico, disarmandolo e dandogli un attimo di confusione al termine del quale, essendo la sua arma da lancio ormai irrecuperabile, in quanto precipitata oltre il bordo, batté in ritirata, aggrappandosi ad un puntale dal quale si lanció al livello sottostante.
La giovane marsupiale, peró, ebbe appena il tempo di rimettersi in piedi per notare che il piccoletto aveva chiamato rinforzi, e non erano scarni. Nel giro di una manciata di secondi, rispondendo ad un richiamo molto simile ad uno schiamazzo, un numero non facilemente identificabile, ma sicuramente superiore alla decina, di minuti selvaggi le stava puntando addosso le stesse armi primitive che per un paio di centimetri, poco prima, non le avevano aperto un buco in testa. Si giró per scappare, ma cosí facendo scoprí solo di essere circondata, appena un fulmine illuminó un altro gruppo di indigeni sulla trave oltre la corda.
Pensó di rifugiarsi giú, come aveva fatto il primo nemico, ma voci e rumori la avvertirono che ne avrebbe trovati altri. Era in trappola.
Mentre si accovacciava, preparandosi al peggio, si udí un fischio, all’inizio molto lontano e confuso, poi sempre piú forte fino a divenire assordante ed impossibile da ignorare.
Tutti guardarono in alto.
Nel cielo, su un piccolo razzo cinese in picchiata, si avvicinava ad incredibile velocitá una figura indistinta, poi associabile vagamente ad un essere umano, che saltó dal fuoco d’artificio ancora scoppiettante, il quale poi si schiantó sul gruppo di paperi di fronte a Coco, scaraventandoli giú. Arrivata agilmente a terra a fianco di chi aveva appena soccorso, divenne identificabile come una ragazzina, che portava un kimono bianco e aveva lunghi capelli color dell’oro raccolti da due elastici in code ai lati della testa tonda.
Istintivamente, si lanciarono entrambe sui pennuti rimanenti.
 
 
Angolo dell’Autore
Un premio speciale é riservato a chi mi manderá per primo un messaggio private con il nome del personaggio comparso alla fine. Come indizio, vi diró che viene dalla saga di uno dei protagonisti.
 

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