Memories of a past life

di FairyCleo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Barbecue con sorpresa ***
Capitolo 2: *** Voci dal passato ***
Capitolo 3: *** Moon ***
Capitolo 4: *** Rivelazioni ***
Capitolo 5: *** Subdoli tranelli ***
Capitolo 6: *** Tradizioni ***
Capitolo 7: *** I need time ***
Capitolo 8: *** The long night ***
Capitolo 9: *** Pain ***
Capitolo 10: *** La decisione di Vegeta ***
Capitolo 11: *** La partenza ***
Capitolo 12: *** Proposte d' azione ***
Capitolo 13: *** L' atterraggio ***
Capitolo 14: *** Il principe e il re ***
Capitolo 15: *** Sfide ***
Capitolo 16: *** Doveri ***
Capitolo 17: *** La cena ***
Capitolo 18: *** Errori ***
Capitolo 19: *** La proposta ***
Capitolo 20: *** Misteri ***
Capitolo 21: *** Perdite ***
Capitolo 22: *** Who are you? ***
Capitolo 23: *** Alone? ***
Capitolo 24: *** Menzogne ***
Capitolo 25: *** Sgradevoli sorprese ***
Capitolo 26: *** La torre ***
Capitolo 27: *** Le verità nascoste ***
Capitolo 28: *** Human nature ***
Capitolo 29: *** La resa dei conti ***
Capitolo 30: *** Father and Sons ***



Capitolo 1
*** Barbecue con sorpresa ***


Memories of a past life


Capitolo 1

Barbecue con sorpresa

Erano trascorsi esattamente sei mesi dal giorno in cui Goku aveva salvato la terra dalla furia distruttiva di Majin- bu.La vita aveva già ripreso il suo solito corso, e la minaccia del nemico sembrava ormai solo un ricordo lontano, un brutto sogno confuso e in parte dimenticato.
Lo stesso valeva per i nostri amici che, quando non erano impegnati con gli estenuanti allenamenti, amavano darsi appuntamento, solitamente a casa di Bulma, per trascorrere del tempo tutti insieme.
Quel giorno, invece, avevano deciso che sarebbe stato più opportuno riunirsi a casa Son, e approfittare della temperatura non eccessivamente calda per fare una bella grigliata all’ aria aperta.
Inutile dire che a casa Brief c’ era qualcuno che non sembrava propriamente d’ accordo.

“E dai, Vegeta! Non fare il solito scimmione! E’ già tardi! Vestiti” – urlava una Bulma pronta da almeno dieci minuti contro un Vegeta che si rifiutava categoricamente di alzarsi dal letto.
“HO DETTO DI NO, DONNA! Lasciami in pace!”.
“GRR!! Ancora?? Ma la vuoi piantare di chiamarmi in quel modo? Sai che lo detesto! Lo fai di proposito allora!” – e cercava di tirare le coperte in cui sua maestà si era avvolto come una mummia.
Ma Vegeta non demordeva. E poi, era davvero troppo pesante perché Bulma potesse davvero riuscire a spingerlo via, e questo lo sapeva fin troppo bene. Ma stavano insieme da tanto tempo, ormai, e lei sapeva benissimo come avrebbe potuto persuadere il suo amato sposo ad alzarsi immediatamente.

“Giuro che se non ti alzi entro meno di un minuto e non fili in bagno a darti una ripulita, smonterò pezzettino per pezzettino la tua tanto amata Gravity Room, polverizzerò i componenti e ne spargerò i residui in mare. Per di più, potrai anche solo dimenticare di mangiare di nuovo un pasto preparato da me e da sta notte DORMIRAI sul divano”.

Ora, non saprei dirvi se fosse stato per la minaccia di smontare la stanza gravitazionale, o per quella di non cucinare mai più per lui, o per quello di spedirlo a DORMIRE sul divano, – o magari, per tutte e tre insieme – ma Vegeta si era messo seduto di scatto, tracotante d’ ira, con la giugulare che pulsava impazzita, e uno sguardo che avrebbe disintegrato anche il materiale più resistente.

“TU – NON – LO – FARAI” – aveva detto, facendo strisciare le arcate dentarie in maniera più che sinistra l’ una sull’ altra. Stava stringendo le coperte talmente forte da essere sul punto di strapparle, e, se quella davanti a lui non fosse stata sua moglie, forse le avrebbe fatto fare la stessa fine.
Perché non l’ avesse già fatto rimaneva un mistero.

“Oh, si che lo farò! Puoi giurarci, TESORO. E adesso fila!” – ed era uscita dalla stanza, sbattendo con violenza la porta.

“ACCIDENTI” – aveva sbraitato Vegeta, lasciandosi cadere pesantemente sul materasso. Bulma lo avrebbe fatto impazzire. O forse, c’ era già riuscita.
In fondo, non voleva farla arrabbiare, ma era una domenica mattina! L’ unico giorno in cui lei stava a casa e poteva averla per sé. Questo, ovviamente, non l’ avrebbe mai e poi mai ammesso, neanche sotto le più atroci torture. Ma lui le voleva bene… molto più bene di quanto tutti credevano.
Era stata la prima ad accettarlo per quello che era, e questo non avrebbe mai e poi mai potuto dimenticarlo. Era stata quella bella donna dai capelli turchini, orgogliosa e intelligentissima ad accoglierlo in casa sua in barba a quello che dicevano i suoi amici. Era stata lei a curarlo, a nutrirlo, ad amarlo. Lui, che aveva ucciso i suoi cari e minacciato di distruggere il suo pianeta.
Ancora non riusciva a credere che fosse trascorso tutto quel tempo, e che avesse davvero fatto tutte le cose che aveva fatto. E non per se stesso, ma per lei e per…

“Papà!”.
Trunks.
Suo figlio, il suo orgoglio più grande, se ne stava davanti la porta della loro camera da letto, rivolgendogli il più allegro sorriso del mondo.
Vegeta non aveva risposto, ma si era limitato a girare il capo per poterlo guardare.
Era felice, terribilmente felice. Aveva gli occhi azzurri come quelli della madre, ma lo sguardo era identico al suo: fiero e corrucciato. Ricordava ancora quando il Trunks del futuro si era mostrato loro per la prima volta, senza svelare la propria identità. Quello strano ragazzo che diceva di essere un super sayan non riusciva a smettere di fissarlo. Ricordava quanta irritazione avesse provato, mista ad un’ enorme invidia, visto che lui sembrava l’ unico a non essere in grado di trasformarsi in super sayan.
Trunks si era rivelato un guerriero formidabile nonostante fosse cresciuto senza padre. Ma gli era parso terribilmente triste e solitario, come era stato lui, del resto. Dopo quell’ episodio, si era ripromesso che suo figlio non sarebbe cresciuto senza un padre, come era toccato a lui, e come era toccato al Trunks del futuro, e così era stato. Almeno fino a quando non aveva rinnegato tutto per un orgoglio e una voglia di rivalsa che credeva da tempo sopiti. Ancora non riusciva a perdonarsi per aver messo da parte le gioie più grandi di tutta la sua vita per quello.

Tristemente, aveva sorriso al suo piccolo super sayan.

“Sei già pronto, vedo” – aveva detto, tirandosi su a sedere.
“Già! Non vedo l’ ora di arrivare da Goten! Ma tu perché non sei ancora pronto? Non stai bene?” – e si era cautamente avvicinato al padre. Non era stato in grado di dimenticare l’ istante in cui era stato abbracciato da lui per la prima volta. Anelava una sua stretta, ma non osava chiederla. E, spesso, non sapeva bene come comportarsi.
“Certo che sto bene!” – aveva risposto Vegeta, guardandolo serio.

“VEGETAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!”.

L’ urlo sovrumano di Bulma aveva fatto tremare le pareti della Capsule Corporation.
Trunks si era gettato al suolo e Vegeta era trasalito.

“Cavoli papà! La mamma è furiosa! Ti conviene sbrigarti!”.
“Umpf!” – aveva sbuffato Vegeta, mettendosi in piedi controvoglia.

Il piccolo Trunks si era soffermato a guardare il torace nudo del padre cosparso di cicatrici, sorridendo orgoglioso. Poteva anche essere meno forte del padre di Goten, ma per lui era il guerriero più forte dell’ intera galassia. Era il principe dei sayan. Questo faceva di sua madre la principessa di tutti i sayan e di lui il principe ereditario. Spesso, immaginava che la Capsule Corporation fosse il loro castello, e che i terrestri fossero loro sudditi. I sovrani erano amati e rispettati da tutti perché proteggevano il loro pianeta dai nemici che volevano invaderlo e distruggerlo. Era un gioco bellissimo. Gli dispiaceva solo non poter dare a suo padre la splendida corona che aveva costruito con gli scarti metallici che sua madre non utilizzava. Era un po’ storta, ma aveva impiegato anima e corpo per realizzarla e renderla lucida come l’ argento. Già sapeva che suo padre sarebbe stato meraviglioso indossandola.

“Trunks, va giù e cerca di tenerla buona per un po’… Cercherò di fare in fretta” – aveva decretato Vegeta, mentre spariva dietro la porta del bagno.
“Agli ordini padre!” – aveva esclamato Trunks, correndo al piano di sotto.
“Padre?” – Vegeta si era rivolto a suo figlio con aria interrogativa, ma quest’ ultimo non c’ era più.
La cosa era strana… molto strana.
Da quando suo figlio aveva cominciato a chiamarlo padre?
Non era normale. Forse, avrebbe dovuto parlarne con Bulma.

*

A casa Son c’ era un gran movimento: gli amici erano arrivati da un pezzo e avevano cominciato a preparare l’ occorrente per la grigliata. Le donne marinavano i quintali di carne comprati per l’ occasione, pelavano le patate e condivano l’ insalata, mentre gli uomini apparecchiavano, tagliavano le legna e preparavano la brace.
C’ erano proprio tutti: Videl e Mister Satan accompagnati da Majin-bu, Olong, Pua, Yamcha, Rif e Tensing, Crilin, C 18 e la loro buffissima bambina, Junior, Dende e Popo, Kaioshin il Superiore, il padre di Chichi, Genio e persino Tartaruga! L’ allegra combriccola di amici era a dir poco estasiata all’ idea di trascorrere una giornata insieme.

“Che bella giornata!” – aveva esclamato Crilin, mentre posava i bicchieri sulla tavola.
“Hai proprio ragione!” – gli aveva fatto eco Goku – “Chichi ha avuto un’ ottima idea! Ci voleva proprio una bella rimpatriata!”.
“Già! Ehi, ma Bulma non è ancora arrivata? Strano! Di solito è sempre la prima ad arrivare quando si tratta di queste cose!”.
Goku doveva ammettere che il suo migliore amico avesse proprio ragione. Chissà come mai era talmente in ritardo. Forse aveva avuto un inconveniente sul lavoro ed era stata trattenuta! Quella donna lavorava troppo. Avrebbe dovuto farglielo notare, o le sarebbero venute le rughe!

“Secondo me, starà ancora tentando di convincere quello scimmione del marito a venire!” – aveva esclamato all’ improvviso Yamcha, mentre apriva l’ ennesima sedia pieghevole.
“Dici?” – Crilin sembrava scettico.
“Sai bene che ci ritiene degli ‘ sporchi ed inutili terrestri ‘ , e l’ ho citato testualmente. Perché dovrebbe voler stare con noi se ci odia tanto?”.
“Vegeta non ci odia!”.

La vocina irritata di Goten era giunta alle orecchie dei presenti, facendoli girare tutti verso la sua direzione.
Il suo sguardo accigliato la diceva lunga.
La verità era che Goten non sopportava sentir parlare male della persona più simile ad un padre – oltre a Gohan, ovviamente – che avesse mai avuto. Il piccolino era stato praticamente cresciuto dal papà del suo migliore amico, e lo adorava, anche se stentava a dimostrarlo.
Questo, Goku lo sapeva bene e, nonostante sapesse che non poteva biasimarlo, provava invidia nei confronti di Vegeta. Per quanto cercasse di recuperare il tempo perduto con suo figlio, sapeva che non ne sarebbe mai stato in grado, e che una parte del cuore di Goten sarebbe sempre appartenuta al burbero principe dei sayan.

“Goten ha ragione” – aveva detto – “Non ci odia affatto! Ha smesso di farlo tanto tempo fa! Ci considera degli amici, ormai!”.

“Davvero Kaharot?”.
La voce sarcastica di Vegeta aveva raggiunto Goku alle spalle.
“E chi ti ha detto che non vi odio?”.

“Vegeta!” – il piccolo Goten gli era corso incontro festante, salutandolo con un piccolo inchino.
Il principe dei sayan stranamente gli aveva sorriso, salutando così il bambino.
“Vedete lui com’ è bene educato? Dovreste prendere esempio”.

“Sempre il solito modesto, eh?” – aveva detto Crilin, sarcastico.
Ma il principe dei sayan non si era scomposto.
Goku lo guardava con un misto fra divertimento e ammirazione.
Non doveva essere stato facile per lui adattarsi a vivere sulla Terra. Ma aveva una motivazione più che valida, anzi, ne aveva ben due. Due motivazioni che lo avevano appena raggiunto.

“Ciao Goku!” – Bulma, con un balzo, gli era praticamente saltata addosso, stringendolo forte.
“Ehi! Non davanti a tuo marito! Non vorrei finire male!”.
“Ma piantala! Senza offesa, Goku, ma data la tua tendenza ad andare in giro senza vestiti ho potuto constatare una notevole differenza fra voi due, e Vegeta è decisamente meglio”.
“MA CHE STAI DICENDO BULMA??” – Vegeta era diventato rosso come un pomodoro e aveva rischiato di morire dall’ imbarazzo. Ma come le era saltato in mente di dire una cosa del genere davanti a tutti??
I ragazzi lo guardavano invidiosi e le donne facevano finta di non guardarlo, arrossendo pudiche.
Voleva scomparire.
Goku era l’ unico a sembrare stupito.
“Urca! Dici davvero?? Sai, non ho avuto occasione di vedere Vegeta nudo, e ora mi hai incuriosito! Vegetaaa!”.
Il tono con cui Goku gli si era rivolto e il modo in cui lo guardava aveva fatto raggelare il sangue al principe dei sayan. Ma che voleva fare quel depravato?
Bulma, nel vedere il marito terrorizzato, aveva iniziato a ridere come una matta, seguita a ruota da tutti gli altri.
“STAMMI LONTANO KAHAROT!”.
“E dai! Che problemi hai se ti vedo nudo?? Su!!”.
“SEI PAZZO! STAMMI LONTANO O AMMAZZO PRIMA TE, POI TUTTI QUEGLI SMIDOLLATI E INFINE MIA MOGLIE PER AVERMI MESSO IN QUESTO CASINO! NO! FERMO!”.
Era riuscito per puro miracolo ad evitare che Goku gli abbassasse i pantaloni davanti a tutti, mettendo in bella vista le sue pudenda.
I due sayan volavano veloci verso il laghetto, incapaci di sentire il coro di risate che li accompagnava.
“GOKU! PIANTALA DI DARE FASTIDIO A VEGETA! Ah! Quell’ uomo è impossibile!” – Chichi, nonostante cercasse di apparire seria, non riusciva a non ridere per la scena. Ormai erano lontani chilometri, ma continuavano a sentirsi le urla di Vegeta che minacciava di disintegrare Goku con un Ki Blast se non la smetteva immediatamente di toccarlo.

“Ma che hanno da urlare quei due, Goten?” – un Trunks rimasto indietro per portare in casa l’ enorme torta preparata da sua madre aveva fatto capolino all’ improvviso.
“Ciao fratello!” – Goten era al settimo cielo. Era tanto tempo che non vedeva suo Trunks – “Ah, non ho capito bene! So solo che c’ è mio padre che vuole vedere il tuo nudo, ma non so il perché!”.

La cosa aveva reso Trunks pensieroso, ma era bastato che Goten gli chiedesse di andare a giocare per fargli dimenticare l’ accaduto.
I due bambini si adoravano. Erano veramente cresciuti come due fratelli.
Nel sogno ad occhi aperti di Trunks, Goten era il principe ereditario in seconda, in quanto figlio adottivo del principe dei sayan e di sua moglie, e dividevano la stessa stanza da letto enorme, piena di giochi e di dolciumi fino al soffitto. Era un vero paradiso.
Forse, a ben pensarci, avrebbe dovuto chiedere alla mamma di cucire due mantelli come quelli dei cavalieri delle favole. Così, sarebbe stato tutto molto più realistico.

*


La giornata stava trascorrendo piacevolmente.
Alla fine, Goku non era riuscito a spogliare Vegeta per sincerarsi di ciò che aveva detto Bulma.
L’ unica cosa che ne aveva ricavato era stato un enorme livido sullo zigomo destro e un morso sulla mano sinistra.
Vegeta poteva ritenersi più che soddisfatto del proprio operato.
Quella che avrebbe dovuto pagare la lezione sarebbe stata un’ altra: la sua consorte. E lui, aveva già in mente uno o due modi per ‘ punirla ‘ per benino.
Proprio quest’ ultima gli si era appena avvicinata, servandogli l’ ennesima porzione di carne e insalata.
Il principe dei sayan aveva messo il broncio, ma era sicuro che da un momento all’ altro si sarebbe trasformato in un sorriso. Non riusciva quasi più a farne a meno. Sorridere lo faceva sentire bene.

“Non dirmi che sei arrabbiato con me!” – gli aveva sussurrato all’ orecchio.
“Tsk!” – aveva ‘ risposto ‘ Vegeta.
“E dai… il mio era un complimento!”.
“Certo, come no! E grazie a questo tuo complimento mi sono trovato addosso un pervertito senza cervello che cercava di molestarmi. Tante grazie!”.
“Che esagerato!” – aveva detto, mentre gli aveva dato uno spintone.

Vegeta non ce l’ aveva fatta, e aveva abbozzato un sorriso.
Bulma lo guardava teneramente.

“Sappi che dovrai fare molto di più che servirmi della carne per farti perd-“ – ma Vegeta non aveva finito quella frase. Il principe dei sayan era rimasto di sasso, sgranando gli occhi tanto da far paura.
“Amore… ma cosa ti succede??”.
Subito dopo, avevano avuto la sua stessa reazione tutti i guerrieri presenti a tavola.

“La- la state percependo??” – aveva chiesto Gohan.
“Si!” – aveva risposto Crilin – “E’ spaventosa!”.
“E non è una!” – C18 sembrava tesa – “Sono due!”.
“DANNAZIONE!” – Junior era preoccupato.
“Ma cosa sta succedendo??” – aveva chiesto Chichi, allarmatissima.
“Non lo so Chichi” – Goku aveva uno strano sguardo – “So solo che percepisco due auree. E sono potentissime”.
Che si trattasse di un nuovo nemico? Forse, il periodo di pace sulla Terra, era già destinato a finire.

Continua…
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Ok...
Lo so, non si fa...
E con questa sono a 4 fanfictions in corso più una storia originale... Sono impazzita. Ma sul serio!!
Eppure, non ho potuto farne a meno! DRAGON BALL ha avuto la meglio su di me!! NON RAGIONO PIU'!!!
Solo che, insieme GokuxVegeta, voglio cimentarmi in qualcosa di diverso. Il mio animo ANGST sta tornando!! Anche se da questo primo capitolo non si direbbe, lo so!
Inutile dire che il protagonista della faccenda è il nostro amato Principe dei Sayan. Un ruolo predominante nella storia l' avrà il suo Trunks, e saranno presenti anche Bulma, Goku e Goten, ma presto ci saranno nuovi personaggi. Alcuni noti, altri no. Saranno frutto della mia fervida immaginazione! U.U *Come sono modesta*.
Vegeta subirà un duro colpo... Già piango!! =(=(=(
Non dico altro. Spero che restiate con me, almeno fino al prossimo capitolo!
Baci
Cleo
ps: Non dimenticatevi di "When you least expect it"! ;)
XD

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Capitolo 2
*** Voci dal passato ***


Voci dal passato


Erano a dir poco allibiti. Le aure che avevano percepito emanavano una forza spaventosa. Persino il grosso e strampalato Majin-bu sembrava preoccupato.
“Oh! Sono davvero molto forti!”- aveva decretato, mentre finiva di ingurgitare un’ enorme coscia di pollo.

“Kaioshin… Che ne pensa?” – aveva chiesto Gohan, preoccupato.
Ma l’ entità superiore sembrava incapace di dargli una risposta. Timoroso, continuava a fissare il cielo.

Vegeta era rimasto in disparte. Era come bloccato. Quelle aure… Quelle aure avevano qualcosa di familiare.
Non voleva sbagliarsi, eppure, gli sembravano proprio due aure…

“Vegeta…” – Goku aveva notato il suo disagio. Per quanto potesse sembrare assurdo, aveva imparato a conoscere il burbero principe dei sayan, ed era quasi come se riuscisse a leggergli dentro. E Vegeta avrebbe dovuto essere al settimo cielo per la prospettiva molto plausibile di doversi battere contro un avversario potente. Invece, era come atterrito. E il giovane sayan non riusciva a comprenderne il motivo.
Vegeta gli aveva lanciato un’ occhiata indecifrabile. C’ era qualcosa che non andava in lui. Ah! Se solo fosse stato capace di leggergli nel pensiero.

“Dobbiamo andare a controllare! E subito”.
Era stato Trunks a parlare. Il piccolo sayan era partito subito in volo in direzione delle due aure, seguito dal fidato amico.
“Fermi! Dove andate??” – Bulma e Chichi avevano urlato quella frase all’ unisono. Nel vedere i propri bambini dirigersi verso l’ ignoto avevano rischiato un infarto simultaneo.
Ma che avevano in testa quei due piccoli monelli??
Eppure, non era stato l’ urlo delle loro madri a farli fermare all’ improvviso, a mezz’ aria.
No.
Era stato per via di qualcosa, o qualcuno, che aveva tagliato loro la strada alla velocità della luce. Qualcuno che si era fermato all’ improvviso e aveva lanciato una potentissima onda di energia contro Vegeta che non era stato in grado di evitarla.

“VEGETAAAA!”.
“PAPAAAA’!”.

Un enorme polverone si era alzato tutt’ intorno. Di Vegeta non c’ era traccia, e neppure dell’ essere che lo aveva attaccato.

“VEGETA!” – continuava a chiamare Bulma, cercando di non tossire e di non farsi prendere dal panico che la stava assalendo – “VEGETA!” – ma il principe dei sayan non accennava a rispondere.
Goku stava cominciando a preoccuparsi seriamente: non riusciva più a percepire la forza spirituale di quello che considerava uno dei suoi più grandi amici.
“PAPA’! PAPA’! DOVE SEI FINITO?! PAPAAAA’!” – Trunks si guardava attorno, terrorizzato. Perché non riusciva a vedere suo padre? PERCHE’??
Un silenzio tombale era sceso tutt’ attorno.
L’ unica cosa che si sentiva, era il battito accelerato del cuore di Bulma che cominciava a credere di aver perso per sempre la persona che amava.
“Pa- papà…” – Trunks aveva chiamato ancora il suo papà, mentre cercava di scorgerne l’ altera figura dal velo di lacrime che appannava i suoi grandi occhi azzurri – “Papà…”.

“GUARDATE! LAGGIU’!” – Crilin aveva indicato un punto non molto lontano da lì, un punto in cui due forze spaventose si stavano affrontando.
“PAPA’!” – Trunks era partito veloce come un razzo. Crilin ci aveva visto giusto: quella era l’ aura del suo papà, e lui avrebbe fatto qualunque cosa per soccorrerlo. Nessuno avrebbe dovuto neanche lontanamente pensare di fare del male al suo adorato papà!
‘ Aspettami papà. Sto venendo ad aiutarti! ‘.

Il piccolo Trunks, seguito dal gruppo di guerrieri, era giunto nel luogo dove si trovavano suo padre e quel mostro che lo aveva attaccato.
Ma, con sua grande sorpresa, si era trovato davanti ad una scena del tutto diversa da quella che si era aspettato di vedere. E non era il solo.

Vegeta stava benissimo. E non solo stava benissimo, ma stava combattendo con un sorriso in volto che nessuno, neanche sua moglie e suo figlio, era stato in grado di vedere fino a quell’ istante.

“Ma che succede?” – aveva chiesto Goten ai presenti.
“Non lo so, figliolo! Ma guarda Vegeta! Sembra un altro!”.
“E’… è vero!” – Bulma non riusciva a credere a ciò che le si era presentato davanti agli occhi – “Guardate! Sembra… sembra… contento!”.
Incredibile!
“Ma chi se ne importa di Vegeta! Io voglio sapere chi l’ ha attaccato!” – aveva ruggito Junior.

Tutti si erano girati verso il namecciano: in fondo, anche se in maniera un po’ brusca, aveva espresso quello che era un desiderio comune. Stavano cercando di individuare con lo sguardo il guerriero che aveva creato tutto quel trambusto, ma inutilmente.
Quest’ ultimo si muoveva talmente in fretta che rendeva loro impossibile riuscire a capirne le fattezze.
Goku sembrava l’ unico in grado di poterlo fare.

“URCA!” – aveva esclamato all’ improvviso – “Ma quello! Quello è…!”.
E, proprio un istante prima che finisse la frase, Vegeta aveva atterrato il nemico con un solo colpo, tenendolo ancorato al terreno con il proprio peso.
Gli sguardi dei presenti non potevano non essere caduti sulla battle suit blu che fasciava il suo corpo e sulla lunga coda pelosa che aleggiava per aria nonostante il proprietario vi fosse in parte steso sopra.
“MA E’ UN SAYAN!” – avevano esclamato all’ unisono i presenti.
Non c’ era alcun dubbio: quello era davvero un sayan!

Vegeta non si era mosso di un millimetro, al contrario del sayan che continuava ad agitarsi sotto la sua stretta come un ossesso.

“Lasciami andare! Lasciami subito andare!”.
“Certo che no! Così impari ad attaccarmi in quel modo!”.
“Ti ho detto di lasciarmi!”.
“Puoi scordartelo sbarbatello!”.
“SBARBATELLO A CHI?? LASCIAMI ANDARE IMMEDIATAMENTE!”.

Ma Vegeta non ne aveva la benché minima intenzione. Anzi, aveva aumentato ancora di più la stretta, anche se la sua intenzione non era di fare del male.

“Ahio! Mi stai facendo male!”.
“Ops! Scusa! Volevo solo vedere che cosa sei in grado di fare!” – stava ghignando il principe dei sayan.
“Ah si? BENE!” – e, con un colpo di reni, il sayan aveva ribaltato le loro posizioni, schiacciando Vegeta contro il soffice manto erboso.
Il sayan lo guardava festante sotto gli occhi attenti di un nutrito gruppo di curiosi. Suoi alleati, molto probabilmente.
“Allora? Che hai da dire adesso?”.
Il principe dei sayan sorrideva fiero.
“Ammetto che sei migliorato…”.
Il sayan aveva mollato la presa sui polsi di Vegeta, mettendosi seduto sulle sue gambe con le braccia incrociate sul petto. Aveva un’ aria così imbronciata che lo rendeva quasi tenero, per quanto era minuto.
“Sei sempre il solito antipatico, lo sai?”.
“E tu sei sempre il solito moccioso frignone!”.
“RIPETILO DI NUOVO SE NE HAI IL CORAGGIO!”.

Ma Vegeta non era stato in grado di ripeterlo, perché era scoppiato nella risata più fragorosa e spontanea che i presenti avessero mai avuto modo di udire. Nessuno era stato in grado di notare le lacrime che erano apparse agli angoli dei suoi occhi. Lacrime di gioia.
Poco dopo, il sayan lo aveva imitato, lasciandosi andare alla stessa fragorosa risata.

“Trunks… ma perché stanno ridendo??”.
“E come faccio a saperlo. Goten? Papà deve essere impazzito!”.

I due sayan continuavano a ridere, in barba a tutto e a tutti e la cosa non aveva fatto altro che far irritare Bulma.
Infatti, un attimo dopo, la turchina era esplosa come una mina.

“MA LA VOLETE PIANTARE?? Vegeta! Chi è questo tizio e cosa vuole da noi??”.
Il mormorio degli altri aveva accompagnato lo scatto d’ ira di Bulma.

Rendendosi conto che lo spettacolo che stava offrendo era davvero insolito e forse anche un po’ imbarazzante, Vegeta si era alzato di colpo, facendo cadere a terra in malo modo il sayan che fino a qualche secondo prima era seduto sulle proprie gambe.

“AHI! Che modi!” – si era lamentato quello.
“Senti chi parla! Quello che mi è piombato addosso all’ improvviso!”.
“Sei sempre il solito!”.

“Adesso basta! Mi avete davvero stancato! Ma si può sapere chi diavolo sei, ragazzino?” – Junior non ne poteva davvero più. Se non gli avessero spiegato come stavano le cose all’ istante avrebbe ridotto quel sayan ad un ammasso di carne informe.
“Ehi! Modera i termini Junior…” – lo aveva ammonito Vegeta – “E tu Tarble, tirati su!”.
“E va bene! Ma sei sempre il solito guastafeste!” – il sayan aveva obbedito, mettendosi in piedi.
Junior stava ancora attendendo una risposta. Che quel ragazzo si chiamasse Tarble l’ avevano capito tutti. Che Vegeta lo conoscesse era ancora più palese.
“Insomma Vegeta!” – Goku non ne poteva più dalla curiosità –“Chi è questo ragazzo?”.
Il principe dei sayan guardava in suo nemico - amico con ironia.
“Possibile che non ve ne rendiate conto? E’ così evidente…”.
Ma continuavano a non capire.
“Tarble è mio fratello”.
Nessuno riusciva a credere alle parole di Vegeta.

*


Non era possibile. Era semplicemente impossibile.
Vegeta aveva ripetuto loro fino alla nausea che lui e Goku erano gli unici sayan purosangue sopravvissuti alla mattanza operata di quel pazzo esaltato di Freezer. Com’ era possibile che quello fosse suo fratello?
A guardarlo bene, quel ragazzo gli somigliava davvero tantissimo: era mingherlino, proprio come era Vegeta la prima volta che aveva messo piede sulla terra. Aveva un taglio di capelli simile al suo, anche se portava qualche ciuffo adagiato sull’ ampia fronte, e aveva la sua stessa espressione corrucciata. Ma possibile che fosse davvero suo fratello? E perché, in caso, Vegeta non ne aveva mai parlato, e non aveva neanche lontanamente provato a cercarlo?
Erano quelle le domande che si ponevano Goku, Gohan, Bulma, Trunks e tutti gli altri.
Soprattutto i due membri della famiglia Brief. Trunks aveva appena scoperto di avere uno zio, e Bulma di avere un cognato. Si sentiva vuota ed inutile: all’ improvviso, si era accorta di non sapere nulla dell’ uomo che viveva al suo fianco.

“URCA! Hai un fratello?? E perché non ci hai mai detto niente?? Ciao piccolino! Quanti anni hai? Sei forte sai! E mamma mia come sei veloce! Ci hai fatto prendere un bello spavento, prima!” – Goku gli si era avvicinato tendendogli la mano, ma quello, invece di stringerla, l’ aveva guardata con diffidenza.
“Vegeta, ma chi sono queste persone? Tuoi uomini?”.
Una risata genarle si era levata in aria. Una risata a cui solo Trunks e Bulma non avevano preso parte.
“AHAHAHAH!! Uomini di quello scimmione!!!” – stava ghignazzando Yamcha – “Sai che spasso!”.
Vegeta era diventato scuro in volto. Non sopportava di essere trattato in quel modo. Ma, proprio mentre stava per rispondere a tono, Tarble l’ aveva preceduto.
“Fa silenzio! Come ti permetti di rivolgerti a questo modo al principe di tutti i sayan?”.
Il tono perentorio del giovane sayan aveva fatto diradare la loro ilarità, fino a farla sparire.
Erano basiti. Non si aspettavano una simile reazione dal fratello di Vegeta. Forse, era molto più simile a lui di quello che poteva sembrare.
Si era talmente arrabbiato da aumentare all’ improvviso la sua aura: la terra attorno a lui aveva cominciato a tremare.
“Ehi… sta calmo! Non volevamo farti arrabbiare!” – Goku stava cercando di placare l’ ira del sayan, ma sembrava tutto inutile: Tarble stava sprigionando un’ energia pazzesca.
D’ un tratto, la voce autoritaria di Vegeta aveva spezzato l’ aria.
“TARBLE! BASTA COSI’”.
E, un istante dopo, il sayan aveva placato la sua ira.

I due fratelli si guardavano negli occhi, ma Tarble sembrava risentito. In fondo, stava solo cercando di tenere alto l’ onore di suo fratello. Perché quest’ ultimo lo aveva trattato in quel modo?

“Io non capisco Vegeta! Perché non hai reagito? I tuoi uomini ti hanno offeso! Come puoi permetterlo?”.
Era sconcertato. Suo fratello, il grande principe ereditario, aveva lasciato correre il comportamento di quei sottoposti. Ma perché? Solo un essere era stato in grado di sottometterlo, di sottometterli tutti senza nessuna remora. Ma quell’ essere era morto, e nessuno, nessuno più doveva permettersi di trattare male un membro della famiglia reale!

“Loro non sono miei sottoposti” – la voce di Vegeta era calma, quasi imbarazzata. Non doveva essere semplice spiegare ad un sayan che lì non c’ erano gerarchie, che lui era un loro pari, un amico.
“Loro sono… sì… ecco… sono…”.
“Amici” – Goku era intervenuto in suo aiuto. Come sempre, del resto – “Noi siamo suoi amici. Io sono Goku, il migliore amico di Vegeta. Ma tuo fratello si ostina a chiamarmi Kaharot! Sai…” – aveva bisbigliato – “Credo che lo faccia perché è il suo modo speciale di dirmi che mi vuole bene! Lo sai com’ è fatto, no?”.
Il giovane Tarble non riusciva a credere alle proprie orecchie.
“Kaharot? Ma è un nome sayan!”.
“Lui è il fratello di Radish” – aveva detto Vegeta.

Tarble continuava a spostare lo sguardo da suo fratello a Goku. La notizia lo aveva evidentemente sconvolto.
“Incredibile… Pensavo che fossero tutti morti…”.
Vegeta era diventato improvvisamente triste.
“Anche io…” – aveva preso una lunga pausa prima di continuare. La sua voce tremava e gli occhi gli si erano riempiti di lacrime – “Anche io pensavo che fossi morto”.
Senza pensarci troppo, gli aveva posato una mano sulla spalla. E il fratello, quel piccolo sayan dallo sguardo fiero, gli si era letteralmente gettato al collo, stringendolo forte a sé.
Vegeta era troppo emozionato per esitare, e aveva lasciato che le sue braccia si stringessero attorno alle spalle del suo adorato fratellino.
“Mi sei mancato così tanto Vegeta… così tanto…”.
“Anche tu” – aveva ammesso il burbero sayan, mordendosi le labbra. Se c’ era una cosa che non avrebbe fatto davanti agli altri, quella era piangere.

Bulma era esterrefatta. L’ uomo che aveva davanti a sé non sembrava neanche più Vegeta. Le sembrava così fragile, così sensibile… così… umano.
Trunks provava le stesse sensazioni di sua madre, più una che non avrebbe mai creduto di provare: la crudele, perfida invidia.
Avrebbe voluto esserci lui al posto di Tarble. Avrebbe voluto che suo padre abbracciasse lui in quel modo.
Quando li aveva visti separarsi, aveva tirato un respiro di sollievo. Sapeva che non era giusto, ma non era stato in grado di farne a meno.

I presenti non riuscivano a credere ai propri occhi. Non avevano mai visto Vegeta comportarsi in quel modo, prima di allora. Era come se la sua corazza fosse crollata in mille pezzi, come se fosse stata di un vetro talmente limpido da potervi vedere attraverso. E quello che riuscivano a vedere era amore. Amore e una gioia profonda.
Chichi e Videl avevano quasi le lacrime agli occhi. La moglie di Goku sapeva benissimo cosa significasse riabbracciare la persona che si amava dopo un’ eternità. Non era mai stata così felice per qualcuno in tutta la sua vita. E pensare che quel qualcuno era proprio Vegeta, l’ essere che aveva cercato di uccidere il suo bambino tanto tempo fa. Sembravano trascorse due vite da quel giorno, non una.

Imbarazzatissimo, il principe dei sayan si era staccato dal fratello, guardandolo dritto negli occhi. Erano tante le cose che avrebbe voluto dirgli, ma stranamente le parole stentavano a prendere forma.

“Vegeta…” – suo fratello l’ aveva preceduto. La sua voce era stranamente incerta. Sembrava quasi che non si ritenesse degno di essere lì, al cospetto di quel fratello che tanto amava e che tanto gli era mancato.
Il principe dei sayan si era accorto del disagio di Tarble. Era come se provasse le sue stesse sensazioni.
C’ erano troppe cose dire, ma mancava la forza di farlo.
Ma, in fondo, erano cose veramente importanti?

“Ma che scenetta commovente!”.

Una voce gelida aveva distrutto quell’ idillio.
Una voce gelida che Vegeta non avrebbe mai potuto confondere con nessun’ altra.
Tutti i suoi amici si erano girati verso in punto da cui proveniva quel freddo suono. Impietriti, non erano stati capaci di proferir parola.

Gli occhi del principe dei sayan si erano sgranati tanto da fare impressione.
Non poteva essere. Non poteva. Sarebbe stato a dir poco assurdo. Assurdo e crudele. Uno scherzo del destino che non avrebbe potuto sopportare. Non adesso. Non dopo tutto quel tempo. Non dopo tutto ciò che era accaduto. Non dopo quello che era diventata la sua vita.

“Non-non è possibile… Non può essere… No…”.
“Vegeta…” – Tarble aveva afferrato il braccio di suo fratello.
Non era quello il momento. Le cose non sarebbero dovute andare in quel modo.
Gli occhi scuri del giovane e piccolo principe si erano velati di lacrime.
“Perdonami, fratello mio”.
Ma il giovane sayan credeva che ciò non sarebbe stato possibile.

Continua…

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Salute a voi, Dragonballiani!
Grazie mille per aver letto e recensito! Vi adoro!
Allora, premetto una cosa: so che Vegeta è leggermente (solo leggermente??? XD) OOC, in questo capitolo.
Ma ho immaginato questo incontro con suo fratello in maniera un po' diversa da come ci è stata presentata nel lungometraggio. Volevo qualcosa di sentito, di vero.Vegeta doveva sciogliersi, prima o poi, no?
Sciogliersi a tal punto da far ingelosire suo figlio e far tremare la sua Bulma. Deve essere stato un colpo per loro scoprire che Vegeta aveva un parente così prossimo.
Il mio TARBLE (spero di averlo scritto giusto) non è un sayan a cui non importa nulla del combattimento. Affatto!
Non mi piaceva l' idea di un membro della famiglia reale inadeguato alla lotta! Stiamo parlando del figlio minore di re Vegeta! E che cos'è??? Un po' di rispetto! U.U
Comunque, nei prossimi capitoli scopriremo insieme la loro storia - già piango - e capiremo a chi appartiene questa voce gelida che tanto ha sconvolto Vegeta.
Spero che restiate con me!
Ancora grazie!
Baci grandi!
Cleo


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Capitolo 3
*** Moon ***


Moon


Non era possibile.
Quella voce… non poteva essere sua.
E suo fratello… il suo fratellino aveva appena implorato il suo perdono. Sapeva il dolore che avrebbe provato. Sapeva che quella non era una cosa che sarebbe stato in grado di sopportare.

Semplicemente, non riusciva ad accettarlo.
Per tanto tempo aveva sperato, aveva pregato non sapeva neanche lui quale divinità affinché il suo desiderio si avverasse, ma perché proprio adesso? Per quale assurdo scherzo del destino era divenuto realtà proprio in quel frangente?

“Che ti prende? Non sei contento di vedermi?”.

I presenti si erano girati verso l’ essere che aveva proferito parola, rimanendo pietrificati per l’ immagine che si era presentata loro davanti.
Una sayan.
Era di una sayan la gelida voce che si era rivolta a Vegeta.
Ad un Vegeta che la guardava come si guarda un fantasma risorto dal passato.
Un fantasma che aveva il nome più bello del mondo.

“Moon…”.

Gli uomini erano ammutoliti, mentre le donne erano trasalite per lo stupore.
Il principe dei sayan aveva chiamato per nome quella che i loro occhi scrutavano con attenzione: era di certo la creatura più bella che avessero mai visto.
Era alta e slanciata. Il corpo dotato di curve perfette era fasciato da una body celeste che lasciava scoperta la schiena con un profondo scollo a ‘ v ‘.
Le gambe, perfettamente tornite, erano in bella mostra: vi era solo qualcosa di molto simile ad un paio di shorts a coprire il bacino. Ai piedi portava un paio di stivali bianchi alti fino a metà coscia, e i polsi e il collo erano ornati da splendidi gioielli di colore scuro.
Ma, la cosa più affascinante, erano le splendide proporzioni del suo viso: un ovale perfetto era reso ancora più attraente da labbra rosse e piene, il naso delicato e due grandi occhi scuri come la notte. I capelli, lunghissimi, erano raccolti in una alta coda che le ricadeva morbida su di una spalla, coprendole un seno.
Erano assolutamente, totalmente, completamente rapiti da lei.

Yamcha aveva letteralmente la bava alla bocca. Mai nella sua vita aveva avuto la fortuna di respirare la stessa aria di un simile spettacolo e, per un breve istante, aveva dimenticato che si trattasse di una sayan e che l’ altra aura terribilmente potente che avevano avvertito appartenesse a lei.

Persino Goku, solitamente insensibile al fascino femminile, aveva accusato il colpo. Era bellissima: Davvero non riusciva a smettere di guardarla.

Eppure, la splendida sayan non si era minimamente curata degli sguardi che la stavano divorando.
Lenta e inesorabile, si era sollevata in volo, sfiorando con le punte degli stivali la soffice erba che si piegava ad ogni suo tocco.

Bulma aveva un presentimento terribile, ma era incapace di proferir parola. Sapeva solo che se Vegeta aveva reagito in quel modo nel vederla, doveva esserci una motivazione più che valida. Una motivazione che di certo l’ avrebbe fatta soffrire terribilmente.

In pochi attimi, la sayan era giunta accanto a Vegeta, fissandolo con quei suoi sensuali occhi scuri.
Quasi come se lo stesse studiando, aveva reclinato il capo, da un lato, e poi dall’ altro, apparentemente inespressiva.
Vegeta non poteva sottrarsi a quella sorta di esame. Non riusciva ancora a credere che fosse proprio lei la sayan che aveva davanti.
Era esattamente come la ricordava. Bella, bellissima e severa. Persino i capelli erano acconciati allo stesso modo in cui l’ aveva vista l’ ultima volta. Solo i vestiti che indossava erano diversi. Ma la rendevano solo più meravigliosa di quello che era sempre stata.

Tarble si era messo da parte, guardando suo fratello con rammarico.
Non avrebbe dovuto saperlo in quel modo.
Non era giusto.
Vegeta stava male, poteva leggerglielo sul bel volto maturo. C’ era qualcosa di diverso in lui. Qualcosa che non era riuscito a capire, ma che lo rendeva una persona totalmente differente dal ragazzo che aveva avuto al suo fianco fino a quel giorno maledetto.
Il Vegeta che conosceva non avrebbe mai e poi mai tremato di fronte a lei. Il Vegeta che conosceva non avrebbe mai e poi mai lasciato trapelare le sue emozioni in quel modo. Il Vegeta che conosceva non sarebbe mai rimasto senza niente da dire in sua presenza.

La scena era quasi surreale.
I due sayan si guardavano senza dire una parola.
La ragazza, Moon, sovrastava il principe dei sayan in altezza. Era splendida e maestosa.

Neanche il vociare sommesso dei presenti era stato in grado di infrangere quella sorta di incantesimo creatosi fra loro.

“C-18… Hai visto come si stanno guardando?”.
“Già Crilin… c’ è qualcosa che non mi torna…”.
“Ehi… Goku…” – Mr. Satan, che si era nascosto dietro il grande eroe per la paura di rimetterci le penne, era curioso di sapere cosa stesse accadendo – “Chi è quella tipa? Tu lo sai?”.
Ma Goku cascava dalle nuvole.
“Mi dispiace, ma non ne ho idea!”.
“Volete fare silenzio??” – aveva bisbigliato Videl – “Che impiccioni!”.
Trunks non ci capiva più niente! Aveva appena scoperto di avere uno zio, ma chi era quella sayan? Chi? E perché guardava suo padre in quel modo?
Avrebbe voluto mettersi ad urlare, invece, non riusciva a farlo. Suo padre gli avrebbe dato una spiegazione più che valida, ne era certo!
“Bulma… stai bene?” – Chichi aveva notato immediatamente il cambiamento d’ umore della sua amica. Non doveva essere facile per lei vedere una sconosciuta talmente avvenente osservare negli occhi il proprio marito.
Eppure, non si aspettava una reazione simile: Bulma era sempre stata tremendamente gelosa di Vegeta, e non si spiegava il perché della sua passività, il perché di quell’ ostinato silenzio.

D’ un tratto, la splendida sayan aveva allungato le belle braccia finemente scolpite fino a posare gli avambracci sulle possenti spalle di Vegeta.
Un seducente sorriso si era dipinto sulle labbra di lei.

“Non sei felice di vedermi, mio principe?”.
Era stato un attimo. Un attimo in cui il mondo aveva smesso di girare.
Moon si era sporta in avanti e aveva posato le belle labbra rosse a quelle di Vegeta, rimasto perfettamente immobile.

Chichi si era coperta la bocca con le mani sconvolta.
Goku non riusciva a dare un senso alla scena appena vista, così come tutti gli altri, del resto.
Ma, coloro che avevano più di tutti accusato il colpo, erano stati il piccolo Trunks e la bella Bulma.
“Pa-papà…” – aveva appena sussurrato.
Bulma si era irrigidita più di prima. Gli occhi blu si erano riempiti di calde lacrime amare.
Non poteva essere accaduta una simile cosa. Non lì. Non davanti a tutti.

Indispettita dalla passività di Vegeta, Moon si era staccata da lui, senza spostare le braccia dalle sue spalle.

“Tutti questi anni, e mi accogli così? Sai, potrei anche offendermi”.
Ma il principe dei sayan non aveva battuto ciglio, continuando a fissarla, inerme.
“Si può sapere che ti prende, Vegeta?”.
A quelle parole stizzite, il sayan aveva afferrato le braccia della donna che lo abbracciava, allontanandole dal proprio corpo.
“COSA? Ma che significa, come osi?”.

Ma tutto era diventato chiaro nell’ istante in cui lo sguardo di Vegeta si era posato su di una di quelle nullità che avevano attorno. Nell’ istante in cui si era incatenato allo sguardo ferito di una donna dai capelli turchini.

“E’ così che stanno le cose, allora?”.
In una frazione di secondo, la sayan era scomparsa, riapparendo davanti alla sporca terrestre che aveva guardato Vegeta, pronta a sferrarle un potente colpo mortale.

“MOON! NO! FERMATI!” – ma l’ invocazione di Tarble non era stata ascoltata.
La ragazza stava per colpire.
Bulma era talmente terrorizzata da non essere stata capace neanche di urlare, e Moon era stata così veloce da non permettere a nessuno di intralciare il suo cammino. A nessuno tranne che a Vegeta.

Il principe dei sayan l’ aveva afferrata per un braccio, fermandola un istante prima che lanciasse la sua micidiale sfera di energia.

“Non osare toccarla”.

Gli occhi di Vegeta dardeggiavano furenti ma, allo stesso tempo, tradivano un dolore troppo grande per poter essere celato.

Bulma era caduta a terra, terrorizzata.
Gli occhi erano sbarrati e colmi di lacrime, incapaci di vedere nitidamente le due figure che aveva davanti. Non riusciva neppure a sentire le voci concitate degli amici che la chiamavano, né quella di suo figlio che agitata le domandava come si sentisse.

“Insomma basta!” – era stata Chichi a parlare. La donna era furente – “Dicci chi sei e che cosa vuoi da noi!”.
Goku guardava orgoglioso sua moglie. Era davvero la donna più coraggiosa che avesse mai incontrato.

Moon si era limitata a guardarla di sfuggita, posando i suoi occhi in quelli di Vegeta.
Con uno strattone, aveva liberato il braccio dalla sua salda presa.
Sorrideva arcigna.

“Perché non glielo dici tu, Vegeta, chi sono io?”.

Il principe si era nuovamente irrigidito. Come avrebbe potuto farlo? Quali parole avrebbe potuto usare per non ferire le persone a che amava?

“Moon, basta, ti prego…”.
“TARBLE! TI ORDINO DI TACERE!”.
All’ ordine perentorio di lei, il piccolo sayan si era messo da parte. Non avrebbe potuto difendere il fratello in nessuna maniera.

“Vegeta… per favore…” – Goku non sapeva come prenderlo. Ma, sta volta, non aveva paura di un suo scatto d’ ira. Non sapeva neanche lui di cosa avesse paura, in realtà, ma sapeva che in ballo c’ era molto di più che l’ orgoglio del principe dei sayan.

Così, le spalle di Vegeta si erano rilassate, e i pugni che teneva serrati si erano aperti.

“Lei è Moon…” – eppure, nonostante la buona volontà, non era stato capace di continuare.
La giovane lo guardava di sbieco, mentre pronunciava le parole che avrebbero cambiato ogni cosa.

“Il mio nome è Moon… E sono la sua promessa sposa”.

Il cuore di Bulma aveva perso un battito.

Continua…
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Salve a tutti Dragonballiani! =)
Eccoci qui con un nuovo capitolo...
Finalmente, abbiamo scoperto a chi appartiene la voce che aveva fatto tremare Vegeta.
Cavolo, era una vita che volevo scrivere questa storia. Per quanto fosse un sayan, Vegeta è un principe, e tutti i principi che si rispettino hanno una promessa sposa, no?
Una promessa sposa così, poi! La immagino bellissima, sensuale, forte e severa. Proprio come Moon.
Una degna rivale per la nostra Bulma.
Poverina... Che colpo deve essere stato per lei.
Lo so che forse starete dicendo ' E dunque?? Vegeta è suo marito? ', ma potete immaginare che trauma che deve essere stato scoprire di avere una rivale talmente bella e prestante che bacia suo marito davanti a tutti?
E poi, ci sono altre cose da dire...
Rimanete con me se volete saperlo, mi raccomando...
Baci grandi!
Cleo


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Capitolo 4
*** Rivelazioni ***


Rivelazioni


Tutti erano rimasti ammutoliti nell’ istante in cui avevano compreso il reale significato delle parole di Moon.
Era a dir poco incredibile!
La sayan aveva affermato di essere la promessa sposa di Vegeta!
A quanto pare, anche i principi di pianeti lontani avevano tradizioni simili a quelle delle famiglie reali terrestri.
Ma che cosa voleva da lui, adesso? E perché si era presentata dopo tutti quegli anni?
Vegeta era sposato con Bulma, ormai. Per quanto fossero debitamente celati, tutti erano certi dei sentimenti che quel burbero sayan nutriva per la loro amica.

Goku lo guardava, preoccupato. Non doveva essere facile per Vegeta trovarsi in una simile situazione.
Non lo invidiava per niente.
Quella Moon avrebbe dovuto dargli qualche spiegazione in più. Aveva causato già abbastanza guai.
Se avesse anche solo lontanamente provato a torcere un capello alla sua migliore amica non gliel’ avrebbe fatta passare liscia, sta volta.

“Che ti prende, terrestre? La notizia ti ha lasciata di stucco?” – Moon guardava Bulma con aria compiaciuta.
Era riuscita a sorprendere proprio tutti, a quanto pareva, ma la reazione di quella sciocca donna era stata davvero sbalorditiva.
Era evidente che fosse la donna con cui Vegeta si divertiva, e quella povera sciocca aveva sicuramente creduto che il suo Vegeta provasse qualcosa per lei. Possibile che non avesse capito che il principe dei sayan non si sarebbe mai innamorato di un’ altra donna, men che meno di una donna terrestre? Che inetta!
Però, doveva ammettere di aver trovato un po’ singolare la reazione di Vegeta. Avrebbe dovuto dargli delle spiegazioni, quando sarebbero stati soli.

“Adesso basta, Moon. Lasciala stare” – Vegeta la guardava con i suoi grandi occhi scuri e severi.
“Come desiderate, vostra maestà. Avremo modo di discuterne più tardi”.
“Che vorresti dire?”.

La sayan si era girata verso Tarble, che era rimasto in disparte.
Il giovane guerriero si sentiva un mostro per quello che stavano facendo a suo fratello, ma non avevano scelta.

“Siamo qui per un motivo, fratello” – aveva detto, con voce quasi tremante.
“Ebbene?” – il nervosismo stava avendo la meglio sul principe dei sayan.
“Siamo qui per portarti a casa, Vegeta. Il nostro popolo attende il suo re”.

“COSA?” – avevano esclamato i presenti in preda ad uno stupore più che sincero.
Che cosa voleva dire ‘ il nostro popolo attende il suo re ‘ ? I sayan erano tutti morti! Erano stati sterminati da quel pazzo di Freezer! Le parole di Tarble non avevano alcun senso!

Junior non credeva alle proprie orecchie. Considerando che quella era una scena già vista – ricordava sin troppo bene l’ incidente con Broly – era certo che Vegeta avrebbe capito che era una trappola e avrebbe sicuramente rifiutato.
DOVEVA rifiutare! O lo avrebbe ucciso con le sue mani!
E poi aveva una famiglia sulla Terra, e restare era il modo migliore per dimostrare loro di essere veramente cambiato.

“Tu menti!” – aveva quasi urlato Vegeta contro suo fratello.
“Perché dovrei?”.
“Perché sai meglio di me che i sayan sono stati sterminati da Freezer! Non puoi venire qui dopo tutti questi anni e raccontarmi un mare di bugie!”.
Tarble era ferito dalle parole di suo fratello. Come poteva anche solo lontanamente pensare una cosa simile di lui?
“Vegeta, devi ascoltarmi…”.
“Sono disposto a farlo, Tarble! Ma questo non posso davvero accettarlo!”.

Moon, più acida che mai, era intervenuta in quella lite fra fratelli in difesa del giovane Tarble.
Non sopportava che il principe dei sayan si comportasse quasi da vittima di un complotto.

“Ma come siamo diventati frignoni! Non me lo sarei mai aspettato da te, principe dei sayan”.
Lo avrebbe volentieri preso a pugni, ma davanti a quelle nullità sarebbe stato ancora più umiliante dello spettacolino che stava offrendo.
“Perché sei così certo che staremmo mentendo?”.
Vegeta la guardava con una punta di rancore.
Si sentiva tremendamente stupido ad esporsi in quel modo davanti a tutti. Non aveva mai parlato a nessuno del proprio passato, neanche a Bulma e a suo figlio, ed ora si trovava lì, davanti a tutti, con suo fratello e Moon che gli avevano appena chiesto di abbandonare tutto e seguirli per salire ad un trono che non esisteva.
Assurdo. A dir poco assurdo.
In lui stava montando un’ incontrollabile rabbia.
Perché non si rendevano conto di quanto lo stessero facendo soffrire?

“Rispondi tu ad una mia domanda, Moon” – aveva detto, cercando di controllarsi.
La sayan si era irrigidita. Sapeva già quali parole sarebbero uscite dalle labbra di Vegeta.
“So già qual è la tua domanda. Ma, se vostra maestà mi da il tempo di rispondere glielo spiego”.
“SMETTILA DI PRENDERMI IN GIRO!”.
Gli occhi di Vegeta si erano riempiti di lacrime amare.
“Tu… Tu non lo sai quello che ho passato! Tu non sai che cosa è stato per me quando quel verme schifoso mi ha detto che non sareste più tornati!”.

La terra intorno a lui aveva cominciato a tremare.
Stava davvero perdendo il controllo.

“Noi non potevamo tornare”.
“MA PERCHE’?!”.
Gli occhi di Moon erano iniettati di sangue.
Accecata dalla rabbia, si era lanciata su Vegeta, sferrandogli un potentissimo pugno in pieno viso.
Il principe dei sayan l’ aveva incassato, ma era rimasto impassibile, col capo riverso da un lato, e il sangue che aveva iniziato a colare dal labbro spaccato.
“PAPA’!”.
Trunks non poteva sopportare di vedere ancora il suo adorato papà in difficoltà e senza pensarci due volte era accorso ad aiutarlo, sferrando un violento calcio contro Moon che, però, lo aveva bloccato senza troppa difficoltà.
Non poteva essersi sbagliata. Quel mocciosetto dai capelli lilla aveva chiamato Vegeta ‘ papà ‘ ?
Vegeta, il suo promesso sposo, aveva avuto un mezzosangue con una terrestre?

“Tu!” – Moon aveva stretto la presa sulla gamba di Trunks, facendolo gemere di dolore – “Tu non puoi aver fatto un figlio con una sporca terrestre! Tu non puoi avermi tradito!”.
“Lasciami andare! Lasciami andare subito! PAPA’!”.
La richiesta disperata di Trunks aveva fatto uscire Vegeta da quello stato catatonico in cui sembrava caduto.
Con la stessa determinazione di prima, aveva afferrato il polso di Moon, deciso più che mai a porre fine una volta per tutte a quella storia assurda.
Non voleva farle del male. Moon era stata una persona fondamentale nella sua vita, ma le cose erano cambiate e non poteva accettare che si comportasse come se lì fosse la regina.
“Basta Moon” – aveva ordinato, gelido – “Lascia stare mio figlio”.

Furiosa, aveva obbedito.
Credeva di averla avuta vinta? Bene. Gli avrebbe dato ciò che voleva.

Bulma continuava a piangere fra le braccia di Chichi. Non era riuscita neppure a fermare il suo bambino che si era scagliato contro quella macchina infernale.
Era completamente inerme. Tutti quei discorsi fatti da quella donna l’ avevano distrutta. E Vegeta… Solo Bulma era stata in grado di capire la sua sofferenza, il suo profondo dolore.
Il cuore le doleva tremendamente.
Era certa che presto avrebbe smesso di battere.

“Adesso mi hai stancato!” – aveva urlato Goku.
“NON TI INTROMETTERE KAHAROT!” – Vegeta non poteva permettere che Goku intervenisse. Era una questione personale.

Tarble guardava quello strano bambino con grande stupore. Era il figlio di suo fratello.
Quello era un problema. Non avevano previsto una cosa del genere, anche se era piuttosto plausibile, in effetti. Sarebbe stato assurdo credere che Vegeta potesse rimanere da solo per il resto della sua vita.
Osservandolo meglio, si era reso conto di quanto quel bambino assomigliasse a suo padre: aveva il suo stesso sguardo fiero. Lo stesso sguardo da sayan.

“Un figlio Vegeta… Uno sporco bastardo mezzosangue…” – Moon osservava Trunks con profondo disprezzo.
“Maledizione Moon! Che cosa vuoi da me?”.
Il tono di Vegeta era quasi disperato. Il piccolo Trunks lo guardava, esterrefatto: non aveva mai visto suo padre in quello stato, nemmeno prima del suo sacrificio estremo durante lo scontro con Majin-bu.

La sua promessa sposa lo guardava, seria. Il tempo di giocare era finito. Vegeta doveva sapere la verità.

“E’ arrivato il tempo che tu sappia, Vegeta”.
La sua voce era seria, inesorabile.
“E’ arrivato il tempo che tu sappia di come Tarble ha salvato la vita a me e a tuo figlio”.

Il principe dei sayan credeva che il mondo gli fosse caduto addosso.

Continua…
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Salve!
Scusate se ci ho messo un po' di tempo ad aggiornare, ma non ero molto soddisfatta del capitolo.
Spero che vi sia piaciuto, comunque.
Cavolo, che rivelazione!
Credo che Vegeta morità di infarto prima di sentire tutta la storia.
E come reagirà Bulma?
Lo sapremo nel prossimo capitolo!
Vi allego qui l' immagine di Moon... E' un po' diversa, forse, da come l' ho descritta, ma spero vi piaccia!
Baci grandi!
A presto!
Cleo
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Capitolo 5
*** Subdoli tranelli ***


Subdoli tranelli


Non poteva essere.
Si tratta di una cosa a dir poco impossibile.
Moon stava mentendo, non poteva essere altrimenti.
Lui non poteva… non poteva credere alle parole della saiyan.
Lui non poteva essere diventato padre senza saperlo. Non poteva. Non poteva e basta.
Distrutto, Vegeta aveva rivolto uno sguardo disperato al fratello, sperando che potesse smentire quell’ assurda verità, ma così non era stato.
Tarble lo fissava, cereo e distrutto a sua volta.
Come aveva potuto dare un dolore così grande a quel fratello che tanto amava? A quel fratello da cui tante volte era stato difeso e protetto dalle angherie dei guerrieri di livello superiore?
Si sentiva un mostro.
Un orribile, crudele mostro.

“Non è vero… Non è vero… io… noi… noi…”.
“Noi cosa, principe dei saiyan? Noi non abbiamo avuto un figlio? Eppure credevo che avere un erede fosse stato tuo desiderio. O mi sbaglio?”.

Il tono sarcastico e leggermente sprezzante di Moon non faceva che complicare le cose.
Loro non potevano aver avuto un figlio. Era assurdo! Erano stati insieme solo una volta. Solo una.

“Non è possibile” – continuava a ripetersi.
“Oh! Ma piantala! Vuoi che ti faccia un disegnino, Vegeta? Certo che è possibile! O forse preferisci che ti rinfreschi la memoria?” – aveva detto, avvicinandosi a lui per baciarlo, ma quest’ ultimo l’ aveva scostata bruscamente.

Intorno a loro era piombato il più totale silenzio.
Erano tutti sconvolti e atterriti allo stesso tempo.
Bulma aveva smesso di piangere di colpo, e continuava a fissare il vuoto davanti a sé.
Trunks era diventato una statua di sale. La sua giovane esistenza era stata sconvolta in un solo istante.
Si poteva essere più sfortunati di così?

“Vegeta, voglio solo che tu mi ascolti. Ti prego fratello, lasciami parlare. E’ importante che tu sappia”.
La voce di Tarble era carica di dolore, ma non poteva attendere oltre. Vegeta aveva bisogno di sapere la verità. Era un suo diritto. Per troppo tempo il suo adorato fratello maggiore era stato ignaro di ciò che era accaduto.
Per troppo tempo aveva sofferto. E Tarble era certo che per troppo tempo aveva sofferto per essersi addossato colpe non sue.

“Gradirei parlare da un’ altra parte, Vegeta”.
Moon era decisa a voler tenere nascosta quella conversazione, ma Vegeta non era d’ accordo. Sarebbe stata un’ inutile sofferenza per tutti, soprattutto per sua moglie e per il suo Trunks. Era certo di avergli spezzato il cuore. Come faceva a creare tutto quel dolore solo per il semplice fatto di esistere? Come poteva essere che distruggesse tutto ciò che toccava, tutto ciò che amava?
“No, Moon. Basta segreti”.
La saiyan lo guardava come se volesse ucciderlo. I suoi occhi erano iniettati di sangue, e le spalle erano scosse da tremiti. Ma non aveva obiettato. Senza dire una parola, aveva fatto un cenno di assenso col capo, incrociando poi le braccia sul petto, proprio come era solito fare Vegeta.
Quel saiyan era così diverso da come lo ricordava. Se fosse rimasto al suo fianco, non si sarebbe mai ridotto in quell’ assurdo stato. Era certa che re Vegeta si stesse rivoltando nella tomba.

Senza indugiare ancora a lungo, evitando così di procurargli ulteriori sofferenze, il giovane Tarble aveva cominciato a raccontare ogni cosa, cercando di essere il più preciso possibile, permettendo così anche agli altri di venire a conoscenza della loro storia. Storia a cui qualcuno aveva cercato di porre fine, ma a cui, stranamente, aveva solo dato il vero inizio.

“E’ trascorso tanto tempo, fratello, eppure credo che ricorderai bene il modo in cui i generali di Freezer distribuivano a noi saiyan le missioni. Nappa e Radish dovevano venire con te, e dovevano obbedire ciecamente ai tuoi ordini, mentre Moon ed io dovevamo cooperare e, per quanto fossi più piccolo, dovevo prendere le decisioni che avrebbero decretato la vittoria o la sconfitta di entrambi”.

Vegeta aveva chiuso gli occhi, cercando di rievocare in sé le immagini del periodo in cui erano a servizio di quel mostro, le immagini del periodo in cui era solo un ragazzo, un ragazzo cinico e spietato che non lasciava mai superstiti al suo passaggio. Rabbrividiva al ricordo del dolore che aveva causato. Dolore che più volte gli si era ritorto contro, e a cui mai e poi mai avrebbe potuto riparare.

“Quel giorno lo ricordo come se fosse ieri. Tutti eravamo da poco rientrati da una missione, e tu avevi riportato delle ferite piuttosto gravi per colpa di uno strano alieno che ti aveva aggredito alle spalle. Avevi l’ arteria femorale recisa, e tutti credevano che non ce l’ avresti fatta”.

Gli occhi di Tarble erano lucidi.
Doveva essere stato uno shock per lui scoprire che suo fratello, l’ unico membro superstite della sua famiglia, forse non sarebbe sopravvissuto.

“Io e Moon siamo rimasti a vegliare per un giorno intero davanti alla vasca di rianimazione in cui eri stato immerso, e avevamo tutte le buone intenzioni di non muoverci di un millimetro. Volevamo che sapessi che tuo fratello e la tua promessa erano lì per te e ci sarebbero stati per sempre. Ma Freezer aveva altri piani per noi” – si era preso una pausa, tirando un profondo respiro – “Ci aveva impartito l’ ordine perentorio di partire all’ istante verso un pianeta lontano. Ci era stato detto che Nappa e Radish avevano bisogno di rinforzi, e che noi eravamo gli unici disponibili al momento. Eravamo riluttanti, ma sai fin troppo bene che non si poteva discutere agli ordini di Freezer, perché le conseguenze sarebbero state… sarebbero state…” .
Tarble aveva serrato i pugni con forza. Le sue mani tremavano, e il suo volto aveva assunto un’ espressione a metà fra l’ odio ed il terrore.

“Vegeta…” – aveva provato a chiamare Goku, timidamente – “Di cosa sta parlando tuo fratello?” – aveva chiesto, dando voce alle domande di tutti.

“Torture” – la voce di Vegeta era fredda, distaccata, quasi come se stesse cercando di allontanare il più possibile da sé i ricordi di quegli atroci momenti – “Ma non chiedermi altro perché da me non avrai risposta”.
Non se la sentiva di raccontare cosa facevano a chi non obbediva agli ordini.
Non era quello il momento.

“Così, siamo partiti. Il mio compito era quello di proteggere Moon, e non avrei mai potuto permettere che le venisse fatto del male. Soprattutto, non nel suo stato”.

“Tarble…” – Vegeta non riusciva a credere alle parole di suo fratello – “Tu lo sapevi!”.
“Sì. Ma per come sono andate le cose credo che non sia stata una cattiva idea tenertelo nascosto. Avresti sofferto ancora di più, e non me lo sarei mai perdonato”.
Aveva una sua logica quel ragionamento, ma Vegeta continuava a sentirsi ugualmente preso in giro.
Suo fratello lo sapeva. Cavolo, lo sapeva!
“Lo sapevano anche Nappa e Radish?” – aveva chiesto, curioso. Sperava davvero di no. Non lo avrebbe sopportato.
“No. Non avrei potuto essere così meschino. Era una cosa di famiglia, e doveva restare tale”.
Gliene era grato. Non avrebbe potuto sopportare di essere stato l’ unico a non sapera una cosa che lo riguardava così da vicino per tutto quel tempo.
“Ci siamo messi in viaggio a malincuore, con l’ intenzione di tornare da te al più presto.
Ovviamente, non avevamo idea che i piani di Freezer prevedevano tutt’ altro”.

Il racconto di Tarble aveva lasciato tutti col fiato sospeso. Era strano apprendere tutti quei particolari della vita dei soldati saiyan tutti in una sola volta. Ma i presenti cominciavano a capire perché Vegeta non rispondesse mai alle domande che gli venivano poste a riguardo. I più curiosi di tutti erano proprio i due piccoli Trunks e Goten che non sapevano nulla del passato del principe dei saiyan.
Trunks guardava suo padre, in silenzio. Il principe era dovuto sottostare ai capricci di un mostro che chiamavano Freezer, un essere per cui aveva rischiato di perdere la vita.
Era una cosa così lontana dalla sua realtà da non sembrare neanche vera.

“Non c’ era nessuno ad aspettarci, Vegeta. Non c’ erano guerrieri da soccorrere e da aiutare. C’ erano solo desolazione, e due facce a noi fin troppo ben note” – era stata Moon a proseguire – “Le facce di Zarbon e Dodoria”.

I due tirapiedi di Freezer. Maledetti. Vegeta era così contento di averli spediti all’ altro mondo.

“Non si sa bene come, ma Freezer aveva scoperto della mia gravidanza. Quel bastardo non voleva che tu avessi degli eredi, Vegeta. Quel bastardo ti voleva tutto per sé”.
Quest’ ultima affermazione aveva lasciato basiti i presenti. Che intendeva dire Moon?
Vegeta aveva di nuovo serrato gli occhi, cercando di celare una smorfia di disgusto sin troppo evidente.

“Eppure, per quanto mi odiasse, non si è nemmeno degnato di farci fuori con le sue stesse mani. Non eravamo abbastanza per lui, evidentemente”.
Moon ringhiava, rabbiosa.
Non aveva mai odiato nessuno come aveva odiato quel mostro disgustoso che aveva pianificato il loro omicidio.
“I suoi leccapiedi ci hanno attaccati senza preavviso. Per quanto fossimo forti, non lo eravamo abbastanza per poterli contrastare, ed io ero rallentata e timorosa di far del male alla creatura che portavo in grembo.
Tarble l’ aveva capito, e mi ha difesa con tutte le sue forze.
Avresti dovuto vederlo, Vegeta. Saresti stato fiero di lui. Ha combattuto con ferocia e coraggio. Ha fatto quello che avresti fatto tu”.
“Ma non è stato abbastanza. Erano troppo forti per me” – Tarble continuava a tremare di rabbia.
“Mi hanno attaccato insieme, riducendomi quasi in fin di vita. Avevo ogni osso del corpo fratturato, e sanguinavo dalla bocca e dalle orecchie. Ero certo di morire, e Moon era stata atterrata a sua volta da Zarbon. Eravamo spacciati Vegeta. Sapevamo che non ti avremmo più rivisto. Ma, alla fine, quei due pazzi esaltati hanno deciso di punirci in un altro modo. ‘ Il destino di un saiyan è quello di saltare in aria con il pianeta che è sotto i suoi piedi. Almeno, secondo il destino scritto dal grade Freezer ‘ aveva detto Zarbon a Dodoria mentre si libravano in aria insieme alle loro navicelle. E’ stato allora che ho capito ogni cosa, Vegeta. E grazie a quelle parole, ho trovato la forza di fare l’ unica cosa che potevo fare. Mi sono avvicinato a Moon, ho posato una mano sulla sua, e con l’ aiuto del mio scouter sono stato in grado di rilevare la presenza di vita su di un pianeta vicino, teletrasportandoci lì prima che facessero saltare il pianeta”.

Goku era esterrefatto: Tarble sapeva usare il teletrasporto! Credeva di essere l’ unico guerriero saiyan a saperlo fare! Bè, in effetti, fino a pochi minuti fa credeva che fossero lui e Vegeta gli unici due guerrieri saiyan rimasti in vita. Stupefacente. Quel piccoletto doveva essere molto più in gamba di quello che aveva creduto.

“Siamo atterrati su di un pianeta non molto lontano. Yves-Cinque. Ero in fin di vita, fratello. Ma almeno avevo salvato Moon”.

Vegeta guardava Tarble con profonda ammirazione. Il suo fratellino, quello scricciolo che tanto gli somigliava, si era battuto con onore per difendere la donna che portava in grembo il suo futuro nipote.
Era un combattente molto più valido e capace di quello che gli altri credevano. Ed ecco che gli insegnamenti impartitigli da suo padre trovavano reali riscontri. Lezione numero uno: mai giudicare un nemico dalle dimensioni. Lezione numero due: mai giudicare un nemico dalle dimensioni, ma ancor meno se si tratta di un saiyan.

“Tarble era stremato, Vegeta. Quando mi sono ripresa, l’ ho visto lì, a terra, immerso in una pozza di sangue, e ho avuto timore di perderlo per sempre. Avevo perso la speranza. quando il rilevatore mi ha indicato delle presenze in avvicinamento. Erano Yvesiani. Solo una cosa mi era rimasta da fare. Con coraggio, ho tagliato di netto sia la coda di Tarble che la mia, ho spogliato entrambi delle armature, e le ho incenerite. I rilevatori, invece, li ho nascosti sotto una roccia su cui ho disegnato con il suo sangue il simbolo della vostra casata, Vegeta.
Se gli Yvesiani avessero scoperto che eravamo dei saiyan, di certo ci avrebbero negato il loro aiuto”.

“Avete rinnegato le vostre identià?” – era stato Crilin a parlare, esterrefatto. Non credeva che un saiyan potesse DAVVERO scendere ad un simile compromesso.

“Tu non capisci niente, stupido terrestre, chiudi il becco!”.

A quanto pare, era tipico dei saiyan avere simili esternazioni. Moon ricordava così tanto Vegeta nei primi periodi della sua permanenza sulla Terra.

“Se non avessi agito in quel modo avrei condannato a morte tutti e tre! Sono fiera di quello che ho fatto”.
“Ed io non te ne sarò mai abbastanza riconoscente” – Tarble era serio, quasi devoto alla saiyan che aveva davanti.
“Abbiamo raccontato agli Yvesian di essere scampati all’ attacco di alcuni esseri mostruosi che avevano invaso il nostro pianeta, e fortunatamente hanno creduto alla nostra storia, permettendoci di rimanere lì. Non potevamo tornare indietro, non potevamo tornare da te, Vegeta. Freezer ci credeva morti, e non ci avrebbe neppure permesso di avvicinarci alla sua base.
A malincuore, abbiamo deciso di comportarci da codardi, ma questo ci ha permesso di mettere in atto la prima fase del nostro piando per vendicare quell’ affronto”.

“Che vuoi dire?” – aveva chiesto Vegeta, dando voce ai pensieri di tutti i presenti.

Tarble era pronto a spiegare il motivo per cui erano andati a cercarlo dopo tutto quel tempo.

“Come ti ho già detto, avevamo preso la decisione di non tornare indietro, decidendo di rimanere a vivere insieme agli Yvesiani. Lì, abbiamo avuto il tempo di riprenderci, e Moon ha potuto vivere in pace durante la sua gravidanza”.

Ogni volta che sentiva pronunciare la parola gravidanza, Vegeta serrava i pugni.

“E’ stato all’ incirca al quarto mese di permanenza su Yves- Cinque che Moon ha avuto un’ idea geniale per attuare la nostra rivalsa. Certo, ci sarebbe voluto del tempo, ma valeva la pena provare.
Vedi, dalle parole di Zarbon avevamo compreso perfettamente che Vegeta-Sei era stato distrutto dalla belva che aveva pianificato la nostra fine, ma avevamo anche preso in considerazione un particolare di cui Freezer non
aveva idea: il numero dei piccoli saiyan inviati sui pianeti lontani per conquistarli.
Vedi, forse eri troppo piccolo per ricordarlo, come me, del resto, ma Moon sapeva bene che non si era trattato di poche decine di bambini e bambine, bensì di migliaia e migliaia”.

“Era stato un periodo nero per le nascite. Il cielo era sempre pervaso da nuvole e gli influssi della luna non erano riusciti a raggiungere i futuri guerrieri, nati così con un livello di combattimento bassissimo” – aveva spiegato Moon con semplicità.

Vegeta e gli altri ascoltavano in silenzio, smaniosi di sapere. Persino Bulma stava ascoltando, nonostante fosse ancora immersa in uno stato catatonico.

“Il piano era semplice, Vegeta: dovevamo cercare gli altri saiyan e addestrarli per fomentare una rivolta organizzata contro quel bastardo che ci aveva condannati a morte”.

I due saiyan continuavano a stupire i presenti.

Continua…
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Salve a tutti!
Eccoci qui con un nuovo capitolo! Sapete, sta notte ho sognato Vegeta e Tarble trasformati in super saiyan che non so bene perché erano a casa del maestro Muten. Erano così carini tutti e due biondi nelle loro battle suit blu! <3
Ma torniamo a noi.
Ok, Freezer è ancora più bastardo di quello che potevamo credere. Poveri saiyan. Ha ingannato e manovrato tutti.
Ma Tarble ha giocato un ruolo fondamentale in questa partita improvvisa, proteggendo Moon e il suo futuro nipotino. Per quanto riguarda il teletrasporto, ho pensato che se proprio non volevamo dare al piccolo principe la forza del fratello, potevamo attribuirgli altre caratteristiche e doti.
E poi, avere una cosa in comune con Goku è singolare, non trovate?
Moon ha avuto una grande idea. Nel prossimo capitolo vi spiegherò come è stata messa in atto!
Vi ringrazio ancora per le recensioni che mi avete lasciato!
Vi adoro!
Bè! Passo e chiudo!
A presto!
Cleo

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Capitolo 6
*** Tradizioni ***


Tradizioni


I presenti continuavano a restare in silenzio, attendendo con ansia che uno dei due saiyan procedesse con la narrazione di quella storia che aveva dell’ incredibile.
Era quasi impossibile cercare di esprimere un parere a riguardo.
Dalle loro parole erano trapelate sofferenze immani, un dolore inimmaginabile, un profondo rancore, ma anche una grande voglia di rivalsa, di affermazione, di vendetta.

Moon era tremendamente determinata a portare a compimento la missione intrapresa, ma prima avrebbe dovuto terminare il proprio racconto.
C’ erano ancora tantissime cose da confessare. Cose che avrebbero determinato o meno la partenza del suo promesso sposo. La partenza dello splendido uomo che la guardava come si guarda un fantasma.
Perché lei sapeva benissimo di essere tale: sapeva di essere un fantasma proveniente dal passato.

Il suo Vegeta, quel Vegeta che dormiva con un’ altra donna, con uno sciocca terrestre che gli aveva dato un mezzosangue, aspettava con ansia di sapere il resto della lo avventura, e lei non lo avrebbe fatto attendere oltre.

“Non avevamo un’idea precisa di dove potessero essere i nostri fratelli saiyan, ma dovevamo pur iniziare da qualche parte. E’ stato allora che l’ aiuto degli Yvesiani si è rivelato decisivo. Vegeta, saprai bene che gli abitanti di quel pianeta non hanno la più pallida idea di cosa sia un soldato, essendo pacifisti per natura ma, in compenso, hanno una tecnologia avanzatissima. Una tecnologia che neanche i migliori scienziati al servizio di quel pazzo di Freezer conoscono.
Bene, mi è bastato raccontare loro che avevo necessità di rintracciare i miei simili rintanatisi su lontani pianeti per scampare all’ invasore, e il gioco era fatto. Hanno inserito il mio DNA in una sorta di computer capace di captare a distanze inimmaginabili la presenza di esseri con i miei stessi geni, e in pochi attimi, avevo tra le mani una mappa dettagliatissima con le posizioni di tutti i saiyan superstiti. E’ stato stupefacente. Quel computer era talmente potente da essere stato in grado di captare la presenza di saiyan lontani anni luce da Yves-Cinque!
Ero esterrefatta. Il mio piano poteva essere messo in atto.
Senza pensarci due volte, Tarble è salito su di una navicella Yvesiana, partendo alla volta dello spazio”.

Il fratello di Vegeta si era di nuovo fatto avanti.
Era ovvio che la parola sarebbe passata a lui, adesso.

“Ho impiegato una settimana per raggiungere la mia meta, ma quando ho trovato il saiyan è stato un vero sollievo. Aveva all’ incirca nove anni, ma era stato in grado di assoggettare l’ intero pianeta. Era impressionante lo spettacolo che avevo davanti ai miei occhi. Gli esseri che aveva ridotto in schiavitù erano decimati e terrorizzati.
Ma sono stati fondamentali per la riuscita del piano di Moon.
Vedi, Vegeta, è stato grazie a loro se siamo stati in grado di rintracciare gli altri fratelli in poco tempo. Abbiamo ordinato ad ognuno di loro di raggiungere un pianeta diverso e di consegnare ad ogni saiyan un messaggio che li richiamava all’ ordine sul pianeta Yves-Cinque.
In meno di tre mesi, tremila saiyan, maschi e femmine fra i cinque e i sedici anni erano finalmente riuniti”.

Vegeta aveva lasciato che i due parlassero senza interromperli.
Moon aveva avuto un piano a dir poco straordinario.
Anche se non si trattava di combattenti dal livello elevatissimo, erano pur sempre saiyan. La sua promessa sposa aveva gettato le basi per rifondare la loro gloriosa razza, e c’ era riuscita in pochissimo tempo.
Aveva davvero una mente e una tenacia straordinarie.

Moon guardava Vegeta con i suoi grandi e profondi occhi mentre riprendeva a parlare, scandendo con orgoglio ogni singola parola, in modo che esse penetrassero a fondo nel cuore e nella mente del suo promesso.
Perché se aveva fatto tutto quello che aveva fatto, sfidando la morte e il crudele destino, era stato solo per Vegeta e per il figlio che tanto aveva desiderato.

“Ovviamente gli Yvesiani avevano scoperto il mio inganno, ma ho giurato loro che le nostre intenzioni era buone, e che il nostro unico obiettivo era ricongiungerci con il nostro sovrano e distruggere per sempre quel mostro spietato di Freezer. La prospettiva di liberarsi del nemico comune per eccellenza li ha spinti ad accettare. Ma Yves-Cinque non era abbastanza grande per tutti, e allora abbiamo trovato un nuovo pianeta dove poterci stabilire, un pianeta con caratteristiche simili in tutto e per tutto al pianeta Vegeta-Sei.
Finalmente, avevamo una base operativa, avevamo degli alleati, eravamo un piano. E i saiyan obbedivano al principe Tarble e alla promessa sposa del futuro re, nonché madre del suo primogenito.
Mancavi solo tu, Vegeta.
Ma non dovevamo avere fretta.
Sapevamo fin troppo bene che sfidare Freezer nelle condizioni in cui eravamo sarebbe stata la nostra condanna a morte definitiva. Così, abbiamo deciso di allenarci e attendere con pazienza il momento propizio.
Nel frattempo, gli anni trascorrevano, il regno prosperava e i saiyan, fra cui tuo figlio, crescevano e diventavano ogni giorno sempre più forti.
Molti di loro hanno persino messo su famiglia, facendo così accrescere il numero del nostro glorioso popolo.
Non sono stati anni facili. Ma ce l’ abbiamo fatta.
Dopo dieci anni, eravamo abbastanza forti per poter distruggere quel mostro unendo le nostre forze.
Dopo dieci anni, saremmo venuti a prenderti”.

Finalmente, ogni cosa era chiara come il sole.
Il resto della storia era stato piuttosto semplice da dedurre: arrivati alla base di Freezer, avevano scoperto che sia lui che suo padre erano partiti per una missione sulla Terra, una missione da cui non erano più tornati.
Amareggiati per essere stati preceduti, ma allo stesso tempo eccitati nell’ apprendere che quel mostro fosse scomparso per sempre dalla faccia dell’universo, avevano chiesto quale fosse stata la sorte di Vegeta, Nappa e Radish, scoprendo così che gli ultimi due erano morti, mentre del principe dei saiyan non c’ era traccia.
Solo che nessuno capiva perché avessero deciso di cercare Vegeta dopo tutto quel tempo.

“Che cosa avete fatto, allora?” – aveva chiesto Goten, rapito ormai da quel racconto quasi surreale.

Tarble era diventato scuro in volto.
“Avevamo deciso di cercare mio fratello immediatamente. Con il potente computer degli Yvesiani sarebbe stato uno scherzo, ma il destino aveva deciso altrimenti: un meteorite ha investito in pieno il loro pianeta, distruggendolo.
A dir poco assurdo, non trovi, piccolo?”.

“E allora, come avete fatto ad arrivare fino a qui?” – Goku era sempre più curioso, quasi più del suo bambino.

Senza fare inutili giri di parole, il principino dei saiyan aveva spiegato loro che solo tre Yvesiani in visita su Neo-Vegeta-Sei erano sopravvissuti, e che erano stati in grado di costruire un computer in tutto e per tutto identico a quello che utilizzavano sul loro pianeta, ma che la realizzazione dello strumento era durata ben undici anni.

“URCAA!! C’ è voluto tutto questo tempo?? Incredibile!”.
A Goku sembrava una quantità di tempo infinita, ma non poteva che provare ammirazione per Tarble e Moon che per tutto quel tempo non avevano desiderato altro che riabbracciare Vegeta.
Peccato solo che per quest’ ultimo la situazione fosse tutt’ altro che idilliaca.

“Fratello, se abbiamo fatto tutto questo è stato solo per trovare te e restituirti ciò che quel mostro ti ha tolto.
Ti prego, non dirmi di no! Vieni con noi! Vieni a regnare sul tuo popolo, ma soprattutto, vieni a conoscere tuo figlio. Vegeta, seguimi. Ti sto pregando fratello mio. Ti sto pregando”.

Il principe dei saiyan cercava di elaborare tutte quelle informazioni, incapace di proferire parola. Il suo sguardo vagava dalla sua famiglia terrestre alla sua famiglia saiyan.
Si sentiva tremendamente in colpa. Più di quando aveva permesso a Babidi di controllare la sua mente per sconfiggere Kaharot.
Il racconto di Tarble e di Moon sembrava una di quelle favole che la madre di Bulma raccontava a Trunks per farlo addormentale, ma era una favola che attendeva da troppo tempo il lieto fine.
Lieto fine che probabilmente non sarebbe arrivato.

“Lui non può venire”.

La voce di Bulma, leggermente tremante, aveva rotto quell’ ostinato silenzio.
Moon non credeva alle proprie orecchie. Quella sciocca terrestre osava ancora mettersi in mezzo?
La lezione non le era bastata, evidentemente.

“Lui cosa?”.
“Hai capito bene, Moon, non verrà con te. Lui ha una famiglia qui. E non ho intenzione di lasciare che il mio compagno abbandoni me e nostro figlio per unirsi a te e a quell’ ammasso di barbari!”.

Bulma aveva iniziato a piangere e ad urlare contemporaneamente. Era rimasta in silenzio fin troppo, ascoltando il racconto di quella donna che aveva baciato suo marito, e non poteva più sopportare una simile umiliazione.
Vegeta era suo, e non lo avrebbe lasciato per nulla al mondo.

“Come osi!”.

“OSO ECCOME!” – sembrava aver ritrovato all’ improvviso tutta la propria grinta – “Hai detto che volete un re? Bene! Avete ben due saiyan papabili! Ci sono Tarble e il… il figlio di Vegeta! Non avete bisogno di lui”.

Le era costato tantissimo pronunciare quelle parole ma, dopotutto, corrispondevano solo a quello che pensava.
Gli amici la sostenevano con gli sguardi.
Chichi e il suo piccolo Trunks la guardavano con orgoglio: era quella la vera Bulma Brief, il genio che li aveva aiutati ad uscire da mille complicatissime soluzioni.
Fiduciosa, la donna dai capelli turchini aveva cercato con gli occhi suo marito, il suo Vegeta, sperando di ricevere approvazione e sostegno da lui, ma il suo sguardo sconfitto non aveva fatto altro che decretare il crollo del fragile castello di carte che aveva tirato su.

“Ve- Vegeta… Perché non dici niente, amore mio? Ho- ho ragione, non è vero?”.
“Sì papà! La mamma ha ragione, non è così? Ci sono zio Tarble e mio fratello che possono diventare re!”.

Tarble, nel sentirsi chiamare zio da quello splendido e coraggioso bambino, si era emozionato dal profondo del cuore. Si sentiva sempre peggio per quello che stava per fare a quelle persone.

“Non è così semplice, Bulma”.
La voce distrutta di Vegeta l’ aveva fatta piombare nel baratro.
“Che-che vuoi dire amore? CHE SIGNIFICA?”.

“Sciocca terrestre! Si vede che non sai niente delle nostre nobili tradizioni!” – Moon era furiosa, ma si era trattenuta dal colpirla. Non voleva far arrabbiare di nuovo Vegeta, spronandolo a rimanere invece che a seguirla.
“Tarble può salire al trono solo in caso di morte del primogenito del re. E mio figlio… mio figlio non può essere considerato il principe dei saiyan finché l’ unione fra me e Vegeta non verrà legittimata”.

“Allora puoi anche toglierti dalla testa queste strane idee, carina” – aveva esclamato una Chichi trionfante – “Vegeta e Bulma sono marito e moglie, e che ti piaccia o no questa cosa vale in tutta la galassia”.
Era risaputo che i matrimoni celebrati su di un qualunque pianeta erano validi anche se si andava a vivere dall’ altra parte dell’ universo. Moon era a dir poco fregata! Avrebbero dovuto modificare le loro leggi e lasciare in pace Vegeta e la sua famiglia!

“Oh Chichi…” – gli occhi di Bulma erano di nuovo inondati dalle lacrime.
“Che c’ è, Bulma?”.
“E’ proprio questo il problema” – aveva detto Vegeta – “ Io e Bulma non siamo sposati”.

Continua…
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Salve carissimi!!
Scusate per il giorno di ritardo nella pubblicazione! Ho avuto da fare! =P
Bè, che dire?
La questione si complica sempre più! I saiyan vogliono un VERO re e Vegeta non sa che pesci prendere, evidentemente.
Non so bene come stiano le cose fra Bulma e Vegeta - e sì, so che si chiamano 'marito' e ' moglie' rispettivamente, ma non ce lo vedo Vegeta che va all' altare e sposa una Bulma in abito bianco!
Non prima della fine della saga di Majin-Bu, almeno! XD
Che farà il nostro principe?
Lo scopriremo nel prossimo capitolo!
Baci!
Cleo

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Capitolo 7
*** I need time ***


I need time


Tutti i presenti erano rimasti a bocca aperta nel comprendere il reale significato delle parole di Vegeta.
Lui e Bulma non erano sposati.
D’ accordo, era opinione comune che fosse stato molto improbabile che uno come Vegeta indossasse lo smoking, aspettasse Bulma all’ altare, pronunciasse il fatidico ‘ sì ‘ davanti ad un prete e baciasse la sposa dopo aver giurato amore eterno, ma pensavano che la loro unione fosse stata legittimata al comune, e che per lo stato fossero marito e moglie. Invece, non era così. Non che ci fosse davvero differenza fra loro due e Chichi e Goku, per esempio, ma a quanto pareva quella particolare condizione stava per causare un enorme guaio.
Ma quella Moon non aveva davvero niente di meglio da fare che cercare di compiacere Vegeta in tutto e per tutto? Un Vegeta che non esisteva più, fra le altre cose! Lo spietato principe dei saiyan era morto nell’ istante in cui aveva scelto di sacrificare la propria vita per proteggere sua moglie e suo figlio. Per proteggere le persone che più amava al mondo.

Goku lo guardava con un misto fra tristezza e compassione.
Colui che aveva iniziato a considerare come uno dei suoi più cari amici sembrava distrutto. Eppure, stava facendo di tutto per cercare di non crollare completamente. Nonostante il suo enorme dolore, Vegeta stava cercando dentro di sé la forza di andare fino in fondo.
Se c’ era una caratteristica che invidiava a Vegeta era proprio quella. Lui non era mai stato risoluto, né era mai stato un uomo tutto d’ un pezzo. A volte, avrebbe tanto voluto essere più simile a lui.

Moon sorrideva trionfante.
Vegeta non poteva davvero aver sposato un’ insulsa terrestre. Non lo aveva neanche lontanamente pensato!
Solo un branco di sciocchi aveva potuto davvero credere che il principe dei saiyan potesse scegliere di vivere il resto della propria esistenza al fianco di una persona che non fosse lei.
Era lei il suo destino. Lei e nessun’ altra.

“Molto bene! Molto, molto bene!” – la bellissima e letale saiyan aveva posato entrambe le mani sui fianchi e si era avvicinata sensualmente al bel principe – “Vedo che non hai alcun valido motivo che ti costringe a stare qui, su questo stupido pianeta, in mezzo a queste nullità”.
Le sue parole sprezzanti avevano scatenato ira nei cuori dei presenti, toccati nel profondo da quelle malevole affermazioni.
Moon stava sorridendo soddisfatta mentre allungava una mano verso il viso di Vegeta.
Era suo, suo e solo suo, e non vedeva l’ ora di sfiorarlo ancora e di posare le labbra sulla sua bella bocca.
Vegeta sarebbe tornato a casa con lei, e sarebbe diventato il re del glorioso popolo dei guerrieri saiyan.
“Visto che non ci sono più intoppi, credo che sia inutile perdere altro tempo. Non hai bisogno di passare dal posto in cui vivi per prendere le tue cose: su Neo-Vegeta-Sei ti attendono i migliori sarti del pianeti pronti a creare gli abiti che più desideri. Avrai tutto quello che vuoi, mio sposo. Tutto, tutto quello che vuoi”.

L’ espressione compiaciuta sul viso di Moon aveva fatto raggelare il sangue nelle vene della povera Bulma. Come si poteva essere talmente cinici? COME?

Ma, al contrario di quello che la saiyan si aspettava, Vegeta si era scostato di colpo, riservandole il più truce degli sguardi.

“Troppe cose sono cambiate, Moon. Il sentimento che ci legava non esiste più”.

A quelle parole, l’ espressione della saiyan si era indurita.

“Tuttavia…” – aveva preso un profondo respiro – “Tuttavia, va risolto questo enigma della successione al trono. Inutile prenderci in giro, Moon. Saremmo anche dei combattenti straordinari, ma siamo dei cani sciolti. E abbiamo bisogno di regole e polso fermo. E sai bene a cosa mi riferisco. Per di più, so perfettamente che solo il re può cambiare le leggi, ma non credo sia giusto che sia io a salire al trono”.

Quel discorso così maturo e sentito aveva sorpreso i presenti, che non stavano perdendo neanche un passaggio.

“Voi non mi conoscete. Non sapete niente di me, della persona che sono diventato. Stando qui sono cambiato e maturato. Non mi interessa più conquistare l’ universo. E’ giusto che tu lo sappia”.

Moon non credeva alle proprie orecchie. Era davvero arrivata troppo tardi, allora! Vegeta si era trasformato in una specie di rammollito! Quello era solo lo spettro del ragazzo che aveva amato!
Non poteva credere di aver fallito. No! Vegeta sarebbe venuto con lei, con le buone o con le cattive!

“Ma…” – porre tutte quelle condizioni lo stava stremando. Eppure, non poteva non tener conto della realtà delle cose – “Ma la scoperta di avere un altro figlio, un figlio avuto da te, non può non aver posto delle condizioni imprescindibili”.
“E dunque?” – Moon ribolliva d’ ira.
“Dunque credo che mi prenderò del tempo per riflettere. Ma non perché mi interessi diventare re…”.
“Vuoi conoscere tuo figlio, non è così?”.
Il principe dei saiyan si era limitato ad annuire.

Tarble osservava suo fratello con estremo orgoglio.
Vegeta aveva dimostrato di essere molto di più di un guerriero spietato, bramoso di gloria e potere.
Era principalmente un uomo. Un uomo che amava la sua famiglia terrestre e che stava soffrendo per non aver avuto la possibilità di conoscere un figlio di cui non sapeva neppure l’ esistenza.

“Davvero verrai con me solo per conoscere tuo figlio?”.
Moon stava cercando di dare un senso alle parole di Vegeta.
“Sì”.
“E non ti interessa nulla del trono?”.
“No”.
“Veramente?”.
Il sarcasmo nel tono di voce della saiyan non era piaciuto particolarmente a Vegeta che, in ogni caso, aveva sorvolato. Non aveva intenzione di fare una scenata lì davanti. C’ erano troppi curiosi.
“Sei libera di credere quello che vuoi, donna. Il tuo parere è irrilevante”.
“Che cosa?? Ma come ti permetti di…”.
“TARBLE” – aveva interrotto bruscamente la saiyan, facendola andare su tutte le furie.
“Dimmi, fratello” – per un breve attimo, era come se avesse rivisto il Vegeta severo che gli aveva fatto da padre.
“Ci rincontreremo domani a quest’ora proprio qui, se per Kaharot e sua moglie non ci sono problemi”.

Sentendosi chiamato in causa, Goku si era irrigidito, volgendo lo sguardo verso sua moglie in richiesta di approvazione o smentita. Non se la sentiva di assumersi da solo una responsabilità così grande.
La sua amata Chichi, quale donna coraggiosa e saggia, non si era fatta attendere e, con un cenno del capo, aveva dato il suo consenso ad eseguire l’ operazione.

“Va bene… per noi è ok” – Goku aveva dato voce ai suoi pensieri.
Vegeta gliene era silenziosamente grato.
“E sia, allora”.
“D’ accordo, fratello” – e, quasi con le lacrime agli occhi, gli si era avvicinato, stringendolo in un caloroso abbraccio – “Pensaci bene…” – gli aveva sussurrato all’ orecchio – “Non voglio perderti proprio ora che ti ho ritrovato”.
Il principe dei saiyan lo stringeva forte a sé, in silenzio. Mai e poi mai avrebbe voluto lasciarlo, ma doveva farsi forza. Aveva bisogno di trascorrere del tempo da solo per pensare, e doveva avere la mente lucida.
“Ci rivedremo domani, Tarble”.
Moon li guadava con grande invidia. Avrebbe voluto ricevere lei quelle attenzioni da Vegeta. Invece, il principe la guardava quasi con rancore.
“Spero che la notte ti porti consiglio, Vegeta. Abbiamo bisogno del nostro re, e tuo figlio ha bisogno del padre”.
Il principe non aveva risposto, e si era limitato a guardarla, mentre si alzava in volo, seguita da suo fratello.
In un attimo, i due saiyan si erano allontanati, sparendo nell’ immensità del cielo.
Ed era proprio quel meraviglioso cielo l’ unico a sapere quanto fosse realmente tormentato l’ animo del principe dei saiyna.

“Vegeta…”.
La voce incerta di Goku aveva richiamato la sua attenzione, costringendolo a voltarsi. Vegeta aveva il viso stanco e lo sguardo spento. Sembrava invecchiato di colpo.
Non aveva voglia di discutere, glielo si leggeva in faccia, e Goku aveva preferito non insistere. Sarebbe stata solo un’ inutile crudeltà.

Anche perché quegli occhi stanchi di Vegeta erano irrimediabilmente incatenati a quelli feriti della sua Bulma.
La turchina aveva il viso rigato da lacrime amare. Aveva appena scoperto che le belle favole non esistono.
All’ improvviso, tutto era cambiato, precipitato in un pozzo senza fondo. Il suo Vegeta non sembrava neanche più suo.
Si sentiva presa in giro, quasi usata. Si era ripetuta centinaia di volte che non avrebbe dovuto chiedersi nulla sul passato di quell’ uomo misterioso che le aveva sconvolto la vita, ed era sempre riuscita a trattenere quella voglia incredibile che aveva di sapere tutto di lui.
Ma quello era troppo. Era stato un colpo troppo duro per poter essere incassato senza conseguenze troppo pesanti. Una doccia ghiacciata che le aveva gelato i polmoni.

Vegeta la guardava, in silenzio. Incapace di proferire parola, sembrava che stesse cercando di spiegarle con gli occhi, con quelle iridi nere come la notte, quali sentimenti si agitassero in lui.
Era tremendamente a disagio.
Sentiva su di sé gli sguardi delle persone che si aspettavano da lui una qualunque reazione. Probabilmente, pensavano che avrebbe lasciato tutto e sarebbe partito alla volta si questo fantomatico pianeta Neo-Vegeta-Sei.
Ma loro, per quanto credessero di conoscerlo, in realtà non sapevano niente di lui.
Non sapevano quanto amasse Bulma e il suo Trunks.
Quanto amasse la sua famiglia. Quella famiglia che si rifiutava di avvicinarsi a lui, neanche avesse la peste.

Dopo un lasso di tempo interminabile in cui gli unici rumori erano stati i respiri dei presenti e il fischio del vento, Vegeta aveva provato ad avvicinarsi a Bulma.
La reazione a quella sua mossa non si era fatta attendere a lungo.
Con un’ energia che non credeva neppure di avere, la donna dai capelli turchini aveva dato un ceffone a Vegeta talmente forte da fargli girare il capo. Sulla bella guancia priva di barba era rimasta l’ impronta della piccola e affusolata mano di Bulma.

“Non osare avvicinarti, Vegeta. Non adesso. Non riesco… Non riesco nemmeno a guardarti in faccia”.
La sua voce era gelida, fredda, quasi simile a quella di un automa.
“Prenditi la tua notte per pensare, ma non tornare a casa. Non voglio vederti”.
E, senza dirgli altro, aveva girato i tacchi, dirigendosi verso il proprio veicolo parcheggiato dietro casa.

Goku avrebbe potuto giurare di aver visto una lacrima scendere lungo la guancia del suo amico.

“Trunks!” – sentendosi chiamare dalla madre, il bambino si era affrettato a raggiungerla, trovando il tempo, però, per afferrare il braccio di suo padre e stringerlo con affetto.
“Io non ce l’ ho con te, papà…”.
I grandi occhi del bambino si stavano specchiando in quelli d Vegeta.
“Torna a casa presto…” – con un potente balzo, si era ritrovato sul sedile del passeggero accanto a sua madre.
E così, proprio come avevano fatto poco prima Moon e Tarble, anche Bulma e Trunks erano spariti in pochi istanti, lasciando dietro di loro una densa scia di fumo bianco e un uomo dal cuore spezzato.

Vegeta era certo di aver appena perso entrambe le sue famiglie.

Continua…
_______________________________________________________________________________________________
Salve!
Buona Domenica!
Eccoci qui con questo nuovo capitolo!
Povero Vegeta, si è beccato anche il mega-ceffone da Bulma.
Che ne dite di andare a consolarlo? - e fu così che si attirarono addosso le ire di Bulma e di Moon -.-'
Secondo voi, cosa deciderà di fare?
Non sarà semplice prendere una decisione. Giustamente, vuole conoscere il figlio. E, come ha già detto, deve risolvere il problema della successione al trono.
Speriamo che la notte gli porti consiglio.
Grazie per le recensioni!
Baci
Cleo

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Capitolo 8
*** The long night ***


The long night


Goku era piuttosto preoccupato.
Gli avvenimenti di quella giornata avevano turbato gli animi delle persone che vi avevano assistito. Erano rimaste impotenti e stordite nell’ apprendere qual era stato realmente il passato di Vegeta, ma nessuno aveva reagito male come il nostro Son.
Il saiyan era nervoso, irrequieto, incapace di star fermo e di prendere pace. Continuava a rigirarsi nel letto che divideva con sua moglie, trovando qualunque posizione tremendamente scomoda.
Come poteva anche solo lontanamente pensare di riposare dopo tutto quello che aveva scoperto sul conto del suo amico? E poi, Vegeta stava male. L’ aveva letto nei suoi occhi scuri così simili ai suoi.
Stava per prendere forse la decisione più difficile della sua vita, la decisione che avrebbe potuto determinare la perdita definitiva di Bulma e di Trunks, e lui l’ aveva lasciato solo.
D’ accordo, era stato Vegeta stesso a schizzare via senza dire una parola, ma Goku era certo che avrebbe tanto voluto qualcuno con cui parlare e sfogarsi. Ormai lo conosceva bene, e sapeva che per quanto potesse essere un tipo chiuso e riservato, spesso aveva bisogno di raccontare i suoi tormenti a qualcuno che potesse capirlo.
Ma Chichi gli aveva detto che non era il caso, e lui non aveva insistito, perché spesso sua moglie aveva ragione, anche se in quel caso era certo di aver fatto male ad ascoltarla.
Lei non conosceva molto bene il principe dei saiyan, al contrario di lui che era diventato il suo migliore amico,
anzi, una specie di fratello, ad essere sincero. Anche se aveva appena scoperto che effettivamente un fratello vero Vegeta lo aveva già.
Ma era irrilevante! Tarble era un ragazzo che non sapeva niente della persona che il principe dei saiyan era diventato. Vegeta si era sacrificato per salvare la Terra e le persone che amava dalla furia distruttrice di Majin- Bu! Che ne sapevano quei due di questo? Vegeta aveva praticamente cresciuto Goten! Lo aveva allenato insieme a Trunks, lo aveva portato al parco giochi, lo aveva accompagnato a scuola, lo aveva messo a letto e gli aveva rimboccato le coperte. Era stato un padre fantastico per quei due bambini, molto più quello che avrebbe potuto essere lui! Cosa ne potevano sapere Tarble e Moon di questo?
Avevano trascorso tutto quel tempo a costruire un castello delle favole da cui un principe sanguinario avrebbe dovuto prendere il controllo di un popolo che cercava rivalsa e vendetta verso un nemico che non esisteva più.
Come non tenere in conto che le cose sarebbero potute cambiare in qualche modo? Erano trascorsi tantissimi anni! Il che implicava che Vegeta fosse cambiato e che questo fantomatico figlio fosse un uomo, ormai.
E poi c’ erano questi guerrieri saiyan che potevano costituire una seria minaccia per la galassia! Se la oro indole non era cambiata, cosa che era palese, erano pericolosi.
Non gli andava per niente di mettersi a rincorrere soldati saiyan in tutta la galassia. Era una cosa orribile, e lui non voleva farla.
E chissà che avrebbe detto Vegeta se avesse fatto una cosa simile!

“Aaaaaahhhh” – aveva soffocato l’ urlo nel guanciale che teneva premuto sul viso per non svegliare Chichi.
Basta. Doveva uscire da quel letto, o sarebbe impazzito.
Senza fare troppo rumore, si era messo seduto, per poi alzarsi in piedi e raggiungere silenziosamente la finestra socchiusa. L’ aria fresca della notte lo aveva investito in pieno, facendolo rabbrividire. Chissà se Vegeta aveva già preso una decisione.
Sconsolato, si era seduto a terra, poggiandosi sugli avambracci abbandonati sul davanzale, contemplando la luna quasi piena. Era certo che il principe stesse facendo la stessa cosa. Per un saiyan la luna era qualcosa di speciale, qualcosa con cui entrare in simbiosi.
Ed era proprio quello che Goku stava facendo, quando una mano morbida e gentile si era posata sulla sua spalla. Era incredibile come, nonostante tutti i piatti lavati, i panni raccolti e i continui mestieri domestici sfiancanti, la pelle di quella mano fosse rimasta liscia proprio come la prima volta che l’ aveva accarezzata.
Alla sua sinistra, c’ era Chichi ad osservarlo con dolcezza. La donna che lo aveva sposato e che praticamente stava crescendo come se fosse un altro dei suoi figlio, il più irrequieto. Lui non era mai stato un buon marito: sempre assente, piuttosto distratto e lavativo, continuava a farla arrabbiare notte e giorno. Eppure, lei non si era mai rifiutata di perdonarlo. Poteva tenergli il broncio, ma dopo un po’ finiva sempre col chiedergli cosa voleva mangiare per cena. Era una donna speciale, e lui era davvero contento di averla come moglie.

“Goku…” – aveva sussurrato.
“Scusa amore… Non volevo svegliarti…”.
“Tranquillo” – aveva detto, sedendosi sul davanzale – “Non stavo dormendo. Non riuscivo a prendere sonno”.

Era evidentemente in pensiero per Bulma. La turchina era praticamente l’ unica amica che aveva, ed era anche la più cara che si potesse sperare di trovare. Bulma era leale, sincera e disponibile, oltre che intelligente, bella e altruista. Spesso arrivava a casa loro con vagonate di regali per tutti, senza volere mai nulla in cambio se non l’ emozione di vedere la felicità sui loro visi.
Era una persona straordinaria, e Goku non poteva fare altro che chiedersi come sarebbe stata la sua vita se non l’ avesse mai incontrata. Era sicuro che non sarebbe sopravvissuto a lungo.

“Sei in ansia per Bulma, non è vero?”.
“E tu lo sei per Vegeta…”.

Sua moglie lo capiva subito.

“Sono sicuro che sta male Chichi. Di solito è particolarmente bravo a nasconderlo, ma sta volta lo avrebbe capito anche un perfetto estraneo che era distrutto. L’ ho letto nei suoi occhi, Chichi. C’ erano dolore, turbamento. Lui non sa cosa fare. E non lo saprei neanche io! Cosa faresti tu se scoprissi all’ improvviso di aver avuto un figlio?”.

La mora aveva sorriso: sarebbe stato un po’ strano per una donna non sapere di aver partorito, ma aveva compreso perfettamente ciò che aveva voluto dire Goku.

“E so che neanche per Bulma e per Trunks è stato facile! Caspita, ma l’ hai vista quella Moon?? Sembra formata da varie parti di top model mozzafiato messe tutte insieme per creare la donna perfetta! Che avresti fatto tu se avessi saputo che io aspettavo un figlio da una come lei?”.

A quel punto, Chichi si era sporta in avanti e gli aveva afferrato il viso fra le mani, guardandolo con uno strano sorriso fra il beffardo e l’ irato.

“Cosa avrei fatto, dici? Goku caro, credo che non saresti più fra noi, se fosse accaduta una cosa del genere” – e, dopo aver riso di gusto, gli aveva stampato un tenero bacio sulla fronte.

Il nostro Son si era allungato quanto bastava per posare la testa in grembo alla moglie, che aveva cominciato ad accarezzare i suoi morbidi capelli corvini.
Si sentiva così triste e inutile.

“Vuoi andare a cercarlo?”.

Quella domanda così diretta lo aveva colto alla sprovvista.

“Cosa?”.
“Hai capito bene, amore mio. Facciamo così, tu andrai da Vegeta, mentre io sveglierò Goten, e gli chiederò di venire con me da Bulma. Probabilmente la nostra amica cercherà di disintegrarmi con uno dei suoi infernali robot, ma sai bene che io sono un osso duro e non mollerò facilmente. Avrà sicuramente bisogno di un po’ di conforto, e ne avrà bisogno anche il piccolo Trunks. E’ un bambino meraviglioso, e non voglio che si senta abbandonato”.

Goku non credeva alle sue orecchie. Chichi aveva avuto un’ idea geniale! Era davvero una donna fantastica!

“GRAZIE CHICHINA! CORRO SUBITO DA VEGETA!” – stava per teletrasportarsi a destinazione, quando la voce alterata di sua moglie lo aveva raggiunto.

“GOKU! Razza di idiota! Sei in mutande! Dopo il tuo siparietto di sta mattina come minimo crederà che tu voglia molestarlo!” – e gli aveva lanciato addosso la fedele tuta arancione.
“Urcaaa! E’ vero amore! Come farei senza di te?”.

Chichi scuoteva la testa, ma per una volta doveva dare ragione a Goku: come avrebbe fatto senza di lei?

*


Erano ore che se ne stava seduto su quello spuntone di nuda roccia. Solo, al freddo, in mezzo al nulla, con la sola compagnia della luna.
L’ aria era fredda, ma lui non si era preoccupato di coprirsi. Era come se non avvertisse il freddo. Era come se non sentisse più niente. Niente se non il dolore che quella visita inaspettata gli aveva provocato.
Come poteva essere che un momento tanto bello potesse allo stesso tempo essere talmente distruttivo?
Era così stanco. Stanco di dover ogni volta essere vittima e causa di dolore.
Pensare che era stato talmente felice di aver rivisto suo fratello. Il suo Tarble era vivo. E stava bene. Era stato un vero miracolo. Doveva ammettere a se stesso di aver avuto un sussulto anche nell’ istante in cui aveva rivisto Moon, ma era durato meno di un attimo. Lei era bellissima come un tempo. Gli anni sembravano non essere trascorsi per lei, eppure, quella stessa donna così meravigliosa e letale, era la madre di un ragazzo che avrebbe dovuto avere più o meno ventun anni. Ventun’ anni. Era un uomo bell’ e fatto. Un uomo cresciuto senza padre.
Dannazione, era la stessa cosa capitata a Trunks del futuro. Era la stessa cosa che sarebbe potuta capitare al suo Trunks se Bulma avesse deciso di farlo uscire per sempre dalle loro vite. Ma perché la sfortuna che lui aveva dovuto subire si stava ripercuotendo anche sulla sua prole?
Perché?

Affranto, si era strofinato energicamente il viso con le mani, cercando di schiarirsi le idee.
Che cosa doveva fare?
Qualunque cosa si sarebbe rivelata un errore, purtroppo.
Avrebbe dovuto lasciare la sua famiglia terrestre? MAI. Non era più l’ uomo di un tempo.
Ma avrebbe dovuto lasciare un popolo intero allo sbaraglio? I saiyan erano pericolosi, e poi non poteva rinnegare definitivamente quello che era. Suo padre si sarebbe rivoltato nella tomba al solo pensiero – e se ne avesse avuta una, ovviamente. E poi, c’ era questo figlio… Chissà se gli somigliava… E chissà come l’ aveva chiamato Moon… Era forte? Certo che sì, era suo figlio! Ed era forse un super saiyan anche lui?
La curiosità lo stava uccidendo.
Definitivamente distrutto, si era lasciato cadere con la schiena sul terreno, facendo in modo di sbattere violentemente la testa al suolo. Cominciava a credere che la soluzione ai suoi guai potesse essere proprio fracassarsi il cranio a suon di testate contro il suolo, ma era certo che la sua zucca se ne sarebbe uscita con qualche misero graffio. Era un saiyan, dopotutto.
Sorridendo amaramente, aveva chiuso le stanche palpebre, riaprendole di scatto nel momento in cui si era reso conto che qualcuno si trovava a pochi centimetri dal suo viso.

“Ciao Vegeta!”.
“Porc-! Ma non ti avevo detto di piantarla? Dannato teletrasporto!” – aveva borbottato mentre Goku si sdraiava pancia all’ aria, in modo da trovarsi con il suo orecchio destro accanto all’ orecchio destro di Vegeta.
“Hai ragione, scusa! Ma avevo fretta di arrivare! Che serata, eh? Guarda la luna com’ è bella!”.

Il principe non si era meravigliato di quell’ arrivo improvviso. A dir la verità, si aspettava che quello scriteriato sopraggiungesse da un momento all’ altro. Era l’ unico amico che aveva, per quanto fosse assurdo che proprio il suo acerrimo nemico fosse diventato suo amico, e in un certo senso gli voleva bene. Certo, non lo avrebbe mai e poi ammesso o dimostrato, era poco ma sicuro, però era sicuro che Goku lo sapesse ugualmente. Non sarebbe mai andato lì, altrimenti.

“Non so che cosa fare” – aveva perciò confessato, con voce seria – “Credimi Kaharot, non so davvero cosa fare. Questa storia è assurda. Ho un figlio di circa ventun’ anni. Ho mio fratello, Moon, un pianeta, un trono e un popolo che attende il mio ritorno. E stavolta è tutto vero. Deve essere vero. Mio fratello non mi mentirebbe mai”.
“Ti è mancato, non è vero?”.
“Da morire… L’ ho cresciuto, Goku… Anzi, a dir la verità, io e Moon l’ abbiamo cresciuto. Sai, lei è più grande di me”.
“Eh? Che cosa??” – era assurdo.
“Sì… Ha quasi dieci anni più di me”.
“URCA! Vegeta, ma com’ è possibile?”.
Goku era visibilmente sconvolto.
“E’ una caratteristica dei saiyan, ricordi?”.
Aveva ragione. Loro due ne erano un esempio.
“E quindi Tarble quanti anni ha??”.
“Credo che lui sia più grande di te di un paio di mesi”.
“MA SE SEMBRA UN BAMBINO!”.
“Ecco, volevo proprio dirti di non azzardarti mai più a dargli del ragazzino. Non credo che sia un super saiyan, ma ti conviene non farlo incazzare… Non è così docile come sembra”.
Il minore dei due stava sorridendo.
“Lo terrò a mente! Caspita Vegeta, ma le saiyan erano, o meglio, sono tutte belle come Moon?”.
“Le donne saiyan erano piuttosto belle, in effetti, ma nessuna era come lei. Quando sono diventato abbastanza grande per capire cosa significasse che lei era la mia promessa sposa, ho subito pensato di essere il ragazzo più fortunato del mondo, perché avrei avuto al mio fianco una ragazza bella e intelligente come lei.
Anche se non avevamo più un regno, lei sarebbe diventata una principessa, e tutti gli altri sovrani mi avrebbero invidiato. Ero così sciocco…”.

Vegeta era diventato leggermente rosso in viso. Goku adorava quando esprimeva i suoi sentimenti vergognandosi un po’. Lo trovava umano e terribilmente dolce. Ma non glielo avrebbe mai detto, o Vegeta lo avrebbe ammazzato a suon di pugni e lui voleva vivere ancora molto a lungo.

“Non eri sciocco… Eri innamorato!”.

Touché.
Come facesse un perfetto imbecille a non toppare mai in quelle cose rimaneva un mistero.

“Siamo stati insieme una sola volta, Goku. Una sola. Avevo quindici anni quando è successo, ma ricordo tutto come se fosse accaduto ieri…”.

Era così assorto nei propri ricordi da non essersi reso conto di non averlo chiamato con il suo nome saiyan.
Lo faceva raramente, ma ogni volta, per Goku era una gioia immensa.

“Non avrei mai pensato che lei potesse aspettare un bambino. Pensavo che controllasse ogni cosa. Moon è sempre stata così… E’ un’ attenta calcolatrice, una stratega, e mi sembra quasi impossibile che possa esserle sfuggito… questo…”.

Goku non se la sentiva di intervenire. Stava lasciando che Vegeta proseguisse col suo discorso, anche se a singhiozzi. Ad ogni parola, apprendeva qualcosa in più sul suo amico, ed essendo un dono prezioso, non vi avrebbe rinunciato facilmente.

“Non riuscirei a spiegarti quello che ho provato quando Freezer mi ha detto che erano morti neanche se volessi.
Ero da solo, di nuovo. La mia famiglia era stata distrutta, di nuovo. Che cosa mi rimaneva? Niente Goku… Niente…”.

Aveva ragione. Era rimasto solo. Radish e Nappa avevano timore di lui, non lo avrebbero mai considerato un amico. Era davvero un ragazzo sfortunato.

“Ero distrutto. Eppure, non mi sono fermato. Ero certo che Freezer centrasse qualcosa con la loro morte, e volevo allenarmi e diventare abbastanza forte per distruggerlo e vendicarli, ma ho fallito”.
“Ehi! Dai, non fare così… Sei stato grande Vegeta. Sei stato l’ unico dei suoi uomini ad essersi ribellato. Gli hai tenuto testa con onore, come solo un vero saiyan poteva fare. Tu non hai fallito. Non dirlo neanche per scherzo”.

A Vegeta sembrava che Goku fosse stato fin troppo buono, ma aveva preferito sorvolare. Sarebbe stato stupido rivangare quell’ episodio. Ormai era acqua passata. O almeno sperava.

“Dannazione! Ero riuscito a buttarmi tutto alle spalle! Ero… Ero riuscito a crearmi una famiglia qui… Lo so che non sono capace di esprimere i miei sentimenti, ma io… Io amo i miei cari… A modo mio, ma li amo. E adesso, dopo un’ eternità, il passato ritorna e invade la mia vita come un fiume in piena. Ed io non so che cavolo fare!
Maledizione Goku, è mio figlio! Che devo fare? Che faresti tu?”.

Preoccupato da quella reazione, Goku si era girato di scatto, guardandolo negli occhi scuri come la notte. Sembrava sul punto di esplodere.

“Qualunque cosa tu decida di fare, sappi che ti starò accanto, Vegeta”.
Quelle parole avevano lasciato sua maestà di stucco.
“Sei come un fratello per me, ed io non voglio vederti soffrire”.

Lo sguardo del principe dei saiyan si era addolcito. Placidamente, Vegeta aveva chiuso gli occhi, ringraziando silenziosamente il cielo: a volte, quell’ idiota non era poi così idiota come sembrava.

Continua…
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Scusate per l' estremo ritardoooooooo!!!
Ho avuto un febbrone da cavallo! =(
Ma ora sono qui, e dovrete sopportarmi per un bel po' di tempo! ;)
Goku è Chichi sono stati il mio mito in questo capitolo!
Povero Vegeta... capitano tutte a lui! =(
Presto sapremo cosa ha deciso di fare, fidatevi!!
Baci grandi, e grazie per le recensioni!
Ciao ciao!
Cleo

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Capitolo 9
*** Pain ***


Pain


Trunks fissava un punto impreciso nel buio, incapace di prendere sonno.
Non riusciva ancora a credere che la sua famiglia avesse subito un simile scossone. Era stanco e provato, ma non riusciva ad addormentarsi.
Ansioso più che mai, continuava a rigirarsi nel letto, sperando che prima o poi morfeo venisse a fargli visita. Eppure, a quanto sembrava, il dio del sonno aveva deciso di stare alla larga dalla sua stanza.
Il piccolo super saiyan si sentiva perso e solo come mai prima d’ ora.
Era sempre stato il cocco di mamma e anche di papà – anche se quest’ ultimo si sforzava tantissimo per non darlo a vedere – ed ora aveva scoperto di avere una sorta di famiglia alternativa.
Aveva un fratello maggiore. Il fratello maggiore che aveva sempre desiderato.
E allora, perché non riusciva a gioirne?
Perché quella donna aveva intimato a suo padre di abbandonarlo e seguirla, ecco perché.
Quella donna bellissima – perché sì, era bellissima – era stata la fidanzata del suo amato papà, e aveva avuto un figlio con lui. Era una cosa talmente impensabile da non sembrare vera. Doveva ammettere di non sapere assolutamente nulla del passato di suo padre, se non che aveva fatto cose brutte prima di stabilirsi sulla Terra e conoscere la sua mamma, ma non avrebbe mai e poi mai pensato che potesse esserci una fidanzata. Soprattutto, considerando che i saiyan erano stati sterminati da un pazzo di nome Freezer e tenendo conto del fatto che suo padre fosse abbastanza difficile in fatto di donne – cosa che sottolineava ogni volta che lo accompagnava al parco e veniva importunato da signore di ogni età che gli facevano una corte spudorata. Era quasi buffo in quelle situazioni: se ne stava tutto impettito, fingendo di non ascoltarle, e poi, dopo averle lasciate blaterare per un bel po’, si girava verso di loro, le guardava negli occhi e diceva di essere poco interessato e molto sposato. Già. Peccato solo che i suoi genitori non lo fossero.
In fondo, non capiva cosa ci fosse di così grave, visto che erano una vera famiglia, ma questo aveva fatto sì che la saiyan continuasse ad avanzare delle pretese su suo padre.
Sul suo amatissimo papà.
Chissà dov’ era andato… Chissà cosa stava facendo… Chissà se aveva freddo o fame… Chissà se si sentiva solo… Anche se a qualcuno sarebbero potuti sembrare assurdi quei pensieri perché suo padre era il principe dei saiyan, il piccolo Trunks sapeva fin troppo bene che anche alle altezze reali poteva capitare di cadere nello sconforto e nella disperazione. Ah! Quanto avrebbe voluto raggiungerlo! Ma purtroppo, aveva vissuto uno dei momenti peggiori della sua vita nell’ attimo in cui, uscendo dalla stanza per recarsi in cucina a prendere un bicchiere d’ acqua, aveva sentito dei singhiozzi strazianti provenire dalla stanza dei suoi genitori. Sua madre era distrutta e questo gli aveva spezzato il cuore.
Non l’ aveva mai vista in quello stato. Neppure quado Goku gli aveva confessato che suo padre era morto per distruggere Majin-Bu aveva avuto una simile reazione. Sì, aveva pianto ed urlato, ma poi aveva ritrovato la forza che la caratterizzava, aveva razionalizzato ogni cosa, ed era tornata ad essere quella di prima, la Bulma Brief che trovava un modo intelligente e pratico per superare ogni avversità. Stavolta, però, era diverso, e Trunks se ne rendeva conto fin troppo bene. Stavolta non si trattava di un mostro da sconfiggere. Stavolta, si trattava della scoperta dell’ esistenza di un’ altra donna e di un altro figlio. Non era una cosa che si poteva ignorare o digerire facilmente. Poveri i suoi genitori. Il suo papà poteva anche essere burbero e atteggiarsi a cinico e menefreghista, ma non lo era affatto. Era un uomo cresciuto senza padre – questo Trunks lo sapeva bene – e sicuramente non avrebbe voluto che si ripetesse una cosa simile ad uno dei suoi figli.
Ma lui, il piccolo saiyan dal cuore d’ oro e dai modi gentili, cosa poteva fare per aiutarli?
In cuor suo, avrebbe voluto dire al suo papà di rimanere con lui e la mamma per sempre, ma sapeva che non era la cosa giusta da fare. Fosse stato in questo misterioso ragazzo, in suo fratello, anche lui avrebbe voluto conoscere il proprio padre.
Che tremenda situazione. Non poteva biasimare il suo papà, ma non poteva farlo neppure con sua madre.
Era tutto così terribilmente difficile e complicato…

Proprio mentre aveva deciso di intrufolarsi nella stanza da letto dei nonni per ricevere un po’ di conforto, qualcuno aveva bussato più volte al campanello, facendolo sobbalzare.
Che si trattasse del suo papà? Ma no, lui non avrebbe mai e poi mai bussato alla porta, e poi avrebbe riconosciuto il suo spirito fra mille.
Curioso di sapere chi fosse il misterioso visitatore notturno – dato che erano appena scoccate le due – Trunks si era precipitato al piano di sotto, aprendo la porta con il cuore in gola.

“Zia Chichi! Goten!” – non riusciva a credere ai propri occhi – “Che ci fate qui??”.
“Come stai, fratello mio?” – Goten gli era letteralmente saltato al collo, stringendolo con forza. Non aveva mai visto Trunks in quello stato, e gli doleva l’ anima. Per Trunks, e anche un po’ per se stesso. Vegeta lo aveva cresciuto come se fosse stato figlio suo, e non se la sentiva di perdere l’ uomo che gli aveva fatto da vice-papà. Ma perché non avevano mai un attimo di pace?
Il bambino dai capelli lilla aveva ricambiato la stretta, cercando di trattenere le lacrime. Goten era davvero il migliore amico che si potesse sperare di avere. C’ era sempre stato, e Trunks sapeva che ci sarebbe stato per sempre.
“Era il minimo che potessimo fare, piccino…” – aveva detto Chichi, entrando in casa con un grosso pacco in mano e dall’ odore che emanava non poteva non essere la specialità di Chichi: la ciambella al cioccolato, la preferita di sua madre. Ed era calda di forno. Quella donna era straordinaria.
“Grazie zia… Grazie di cuore…”.
Stava per scoppiare a piangere. Probabilmente, era l’ unico della sua famiglia a non aver ancora versato una lacrima nonostante la situazione.
Chichi gli aveva accarezzato il capo, rivolgendogli il più dolce dei sorrisi.
“Tesoro, non preoccuparti. Sono certa che Vegeta prenderà la decisione giusta”.
“Già! E poi, papà è andato a cercarlo e ad aiutarlo a sfogarsi! E sono certo che presto saranno di ritorno! Sii fiducioso!”.
Anche se non lo era al cento per cento, Trunks si sentiva rincuorato da tanto ottimismo.
Ma certo! Il suo papà avrebbe preso la decisione più giusta. Era un uomo intelligente e scaltro, un uomo che non si era mai arreso, e non lo avrebbe fatto di certo in questa occasione!
E sapere che Goku era con lui, lo aveva tranquillizzato molto. Erano davvero delle persone speciali. Non li avrebbe ringraziati mai abbastanza.
“Tesoro… Dov’ è la mamma?”.
“E’ in camera sua zia… Ti prego, cerca di confortarla… Sta molto male…”.
Chichi aveva sorriso.
“Lo farò tesoro… Lo farò…”.

*


Avevano trascorso quasi tutta la notte a piangere a parlare.
Bulma era distrutta. Una miriade di emozioni contrastanti la stava devastando nel profondo. Prima asseriva di odiare Vegeta, e subito dopo diceva di amarlo alla follia. Prima diceva che non avrebbe più voluto avere niente a che fare con lui, e subito dopo urlava che senza di lui sarebbe morta di dolore.
Su una sola cosa non aveva mai cambiato idea.
“Io odio quella Moon!” – aveva continuato a ripetere senza sosta. L’ aveva urlato, sussurrato, l’ aveva detto fra le lacrime, ma non l’ aveva mai rimangiato.
La odiava. La verità era che la turchina non era molto convinta del fatto che avesse fatto tutte quelle cose solo ed esclusivamente per Vegeta. D’ accordo, doveva ammettere che fosse molto più semplice pensare che quella sgualdrinella non lo amasse ma che avesse fatto tutto quel casino solo per far si che il figlio diventasse re, ma perché sembrava l’ esatto contrario? Perché sembrava che l’ unico scopo della sua vita fosse compiacere Vegeta? Non poteva accettarlo. Soprattutto, non poteva accettare che Moon lo amasse più di lei, benché fosse proprio quello che sembrava.
Si sentiva tremendamente inferiore a quella donna. In bellezza, in intelligenza, ma soprattutto in tenacia.
Lei non aveva mai fatto nulla del genere per Vegeta. Non aveva affrontato mostri, riunito un popolo quasi estinto, stretto alleanze, cresciuto un figlio da sola e aspettato vent’ anni per ricongiungersi con l’ uomo che amava. No. Lei gli preparava da mangiare, gli lavava i vestiti, gli sistemava la Gravity Room e passava la maggior parte del tempo a sgridarlo per il suo caratteraccio o per le sue mancanze. Passava il tempo a rinnegare tutto ciò che l’ aveva fatta innamorare di lui.
Ed era stato nell’ attimo stesso in cui aveva compreso questo particolare che si era sentita totalmente sconfitta.
Se Vegeta avesse deciso di lasciarla, avrebbe avuto tutte le ragioni di questo mondo. Era stata una compagna pessima, e si era comportata spesso da donna capricciosa e insensibile. E lo aveva fatto anche quel pomeriggio, quando lo aveva preso a schiaffi davanti a tutti e se n’ era andata, intimando al loro bambino di seguirla.
Ripensandoci, era stata veramente una stupida. E se Vegeta fosse rimasto l’ essere cinico di un tempo, probabilmente non avrebbe esitato a distruggere lei e la Terra. Ma non lo era più, e l’ aveva lasciata andare via, decidendo di rimanere da solo a pensare.
Nel momento in cui l’ uomo che amava aveva più bisogno di lei, gli aveva negato sostegno e amore.
Come poteva aver pensato di essere stata una brava compagna anche solo per un istante?
Ma ormai era troppo tardi per piangere sul latte versato, lo sapeva fin troppo bene.
E lo sapeva anche Chichi, che era stata ad ascoltarla e consolarla per tutta la notte.
Si domandava come avesse fatto a sopportarla. Poverina. Non la invidiava affatto.

“Chichi… Ho fatto un casino…” – aveva detto, cercando di non piangere.
La mora le si era avvicinata, dandole dolci pacche sulla spalla. Ormai non sapeva più che pesci prendere con Bulma. Ma si rendeva conto fin troppo bene che non c’ erano parole adatte a quella circostanza.
L’ unica cosa che poteva fare era starle vicino e lasciarla sfogare, cosa che aveva fatto per tutta la notte e che avrebbe fatto per settimane, se fosse stato necessario.
“L’ ho trattato malissimo, e lui non centrava niente… Non poteva sapere di aver avuto un figlio! E sarebbe stato assurdo se uno come lui non avesse mai avuto una ragazza! Solo che non capisco perché non me ne abbia mai parlato! D’ accordo, era un capitolo dolorosissimo, ma Chichi, aveva un fratello e una promessa sposa! Una promessa sposa che farebbe invidia a Miss Universo e che ha fatto tutto quello che ha fatto solo per lui! DANNAZIONE QUANTO LA DETESTO!”.
Chichi si era spostata quanto bastava per evitare di essere presa in pieno dal vaso lanciato contro il muro da Bulma.
La sua amica aveva ormai distrutto mezza camera da letto, purtroppo. Avrebbe voluto farle una battuta e dirle che quella era stata la scusa per rifare l’ arredamento, ma sapeva che sarebbe stata una cosa inutile da dire, perché non l’ avrebbe aiutata a stare meglio.

La turchina aveva appena ricominciato ad urlare che non voleva mai più vedere quella Moon quando Goku era apparso all’ improvviso al centro della stanza, serio più che mai.

“Tesoro!” – aveva esclamato Chichi, saltandogli al collo.
“Ehi…” – il saiyan aveva ricambiato la stretta, dandole un dolce bacio sulla fronte.
“Come è andata?” – la sua voce tremante aveva esitato nel porre quella domanda. Temeva la risposta di che gli avrebbe dato suo marito.
Ma Goku non si era scomposto: l’ aveva guardata negli occhi, aveva sorriso, e poi si era rivolto a Bulma che lo osservava con un misto fra ansia e terrore.
“Va a chiamare Trunks, Bulma… Vegeta ha molte cose da dirvi”.
La turchina era rimasta di sasso.
“Lui dov’ è… adesso?”.
“Vi sta aspettando fuori dal cancello”.
“Perché non è entrato?” – aveva chiesto, quasi irritata.
Il silenzio di Goku le aveva permesso di capire molte cose. Molte più cose che avrebbe potuto darle una risposta diretta.
“Ha bisogno di voi, Bulma. Ha bisogno di voi più che mai. Non lasciarlo solo”.

La sua migliore amica lo guardava con occhi pieni di riconoscenza e di rispetto: come facesse Goku a dire sempre la cosa giusta era un vero mistero.

“Grazie mille, amici miei…” .

Era certa che non ce l’ avrebbe mai fatta senza di loro.

Continua…
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Salve!
Giuro che non faccio ritardo di proposito per aumentare la tensione! NO!
Ma ultimamente a casa mia c' è un via vai di ospiti che pernottano qui e non ho un attimo di pace! XD
Però, alla fine dei conti ce l' ho fatta, e credo che sia questo l' importante.
Bene, avevamo parlato di ciò che era accaduto ai due saiyan, dovevamo parlare necessariamente della lunga notte a casa Brief.
Povera Bulma... Si sente in colpa per come ha trattato Vegeta. Si sente inferiore a Moon, e sente di non aver dato abbastanza all' uomo che ha sacrificato la propria vita per proteggerla.
E povero piccolo Trunks! =(
Non vedo l' ora di raccontarvi quale sarà la decisione di Vegeta.
E ritarderò di sicuro perché a Pasqua ci saranno orde di parenti a casa e sarà un luuuungo week end!
Ma tornerò presto!
PROMESSO!
Baci
Cleo


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Capitolo 10
*** La decisione di Vegeta ***


La decisione di Vegeta


Bulma e Trunks, seguiti da Goku, Chichi e Goten, erano scesi in cortile per accogliere il principe dei saiyan.
Dopo una notte lunga e travagliata, il fatidico momento era giunto.
Tutti avevano il cuore in gola. Persino Goku, che era perfettamente a conoscenza della decisione presa da Vegeta, tremava al pensiero di sentir pronunciare di nuovo quelle parole.
Ma, proprio come aveva promesso al suo amico, lo avrebbe sostenuto fino all’ ultimo. Per nessuna ragione al mondo gli avrebbe voltato le spalle. E Vegeta lo sapeva bene, visto che cercava nei suoi occhi la determinazione che stranamente veniva a mancargli.
Il principe dei saiyan era appena stato battuto da due donne… Complimenti, davvero.

“Papà…” – aveva bisbigliato Trunks, cercando di non sembrare troppo agitato.
Vegeta si era limitato a fissarlo, senza dire niente.
“Che hai da dirci” – Bulma era stata brusca. Non era riuscita ad evitarlo, purtroppo. Il dolore era ancora troppo grande, troppo forte, troppo vivido.
Era stato allora che il principe dei saiyan aveva aperto bocca, cercando di apparire più disinvolto che poteva.
“Non è il momento”.
“Cosa?”.
“Mancano ancora due persone all’ appello”.
Non ci voleva molto a capire a chi si stesse riferendo.

La turchina proprio non capiva. Perché dovevano aspettare quei due mostri? Non avevano causato abbastanza dolore alla loro famiglia, forse? La rabbia stava di nuovo montando in lei, ma doveva trattenersi. Lo aveva promesso a Chichi, lo aveva promesso a Trunks, e lo aveva promesso a se stessa. Lo avrebbe ascoltato. Qualunque cosa avesse deciso di dirgli, lo avrebbe ascoltato.

Dopo qualche minuto, quasi fossero arrivati dopo un preciso invito, Tarble e la bellissima Moon erano atterrati sul lastricato della Capsule Corporation, proprio alle spalle del principe dei saiyan che non si era mosso di un millimetro.

“Lieta di rivederti, Vegeta” – aveva detto Moon, felice più che mai di trovarsi di nuovo al cospetto del suo promesso sposo.
“Fratello…” – Tarble era intimidito e ansioso allo stesso tempo. Quella poteva essere l’ occasione di rivedere la sua famiglia riunita, e sapeva che il cuore gli sarebbe andato in mille pezzi se Vegeta avesse deciso di abbandonarli. Soprattutto perché sapeva fin troppo bene cosa avrebbe fatto Moon, in caso.

Vegeta aveva lasciato cadere le braccia lungo i fianchi, serrando fortemente i pugni. Guardava fisso davanti a sé, cercando di recuperare la sua risolutezza.
Non poteva farli attendere ancora.

“Verrò con voi” – aveva detto, senza troppi preamboli.
Bulma aveva creduto di morire. Ma poi, Vegeta aveva ripreso a parlare, lasciando tutti, tranne Goku, di sasso.
“Ma ad una condizione”.
Il sorriso trionfante sul volto di Moon si era incrinato.
“La mia famiglia e i miei amici verranno con me”.
“CHE COSA?” – Bulma e Moon lo avevano detto all’ unisono.

La saiyan era furiosa. Come osava farle una cosa del genere? Dopo tutto ciò che aveva fatto per lui, Vegeta le aveva appena voltato le spalle! Assurdo!

Bulma non riusciva a credere alle sue orecchie. Vegeta si era rivolto ai saiyan parlando di lei e di Trunks come ‘la loro famiglia’, e a Goku e agli altri come ‘ i suoi amici ‘.
Voleva che lo seguissero in quell’ avventura. Per affrontarla, voleva accanto i suoi cari.

“Come puoi farmi questo?” – aveva chiesto Moon, irata.
Vegeta non si era lasciato impietosire, rivolgendole il più truce degli sguardi.
“Non lo faccio per te, Moon. Levati dalla testa questa malsana idea”.
Forse era stato un po’ duro, ma almeno avrebbe messo le cose in chiaro una volta per tutte.
“Lo faccio per mio figlio. Per il ragazzo che non ho mai conosciuto”.

La saiyan sperava con tutto il suo cuore che Vegeta stesse scherzando.

Continua…
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Scusate per l' immenso ritardo e per il capitolo tremendamente corto! =(
Vegeta ha preso la sua decisione, alla fine.
Direi che Moon non l' ha presa proprio bene... Cosa farà?
Presto partiremo per la volta dello spazio per fare la conoscenza del figlio di Vegeta e del mitico popolo saiyan!
Allacciate le cinture!
Baci
Cleo

ps: Ho scritto una One Shot Angst con protagonista Vegeta... Si intitola "The end". Mi piacerebbe molto se qualcuno di voi la leggesse! GRAZIE INFINITE!
XO

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Capitolo 11
*** La partenza ***



La partenza


Moon era furiosa.
Non poteva credere che Vegeta avesse veramente preso quella decisione. Non poteva aver scelto davvero di rimanere su quell’ insulso pianeta accanto a quella specie di donna orribile che gli aveva dato un figlio mezzo sangue.
Quel moccioso non sarebbe mai stato l’ erede di Vegeta! Il principe dei saiyan aveva già un erede al trono. Un saiyan vero, un guerriero forte e valoroso, un futuro sovrano a cui tutti avrebbero manifestato rispetto e ammirazione.
E poi, Vegeta aveva già una compagna per la vita, una donna che aveva rigirato la galassia come un calzino per rendergli tutto quello che un orribile mostriciattolo rosa gli aveva sottratto! E questa donna era lei! Era lei la donna che suo padre, il re, gli aveva assegnato, e non si sarebbe di certo messa da parte.
Voleva portare a termine la missione più importante della sua vita, e ce l’ avrebbe fatta di sicuro.

“Tu non puoi farmi questo!” – aveva urlato, raggiungendolo con un solo balzo ferino – “Non puoi farlo!”.

Ma Vegeta aveva continuato a rimanere impassibile, cercando di non alzare troppo la voce.
Per quanto volesse evitare di avere a che fare con Moon per rispetto nei confronti di Bulma, stava per seguirla su di un pianeta fondato proprio in suo onore, e non poteva escluderla completamente.
Moon era una grande donna, il principe lo sapeva bene.
Era leale, forte e coraggiosa. Vegeta continuava a rispettarla, ma non aveva intenzione di tornare sui suoi passi: il passato era passato, appunto, e non si poteva rivangare.
Rimanervi ostinatamente aggrappati non avrebbe portato a nulla di buono.
Sua maestà non era più l’ uomo di un tempo, e quello, Moon non sarebbe mai stata in grado di capirlo.

“Ti ho già spiegato il perché della mia decisione, Moon. E non ho intenzione di ripetermi”.

La saiyan era rossa di rabbia.

“Spiegami allora cosa hai intenzione di fare, principe dei saiyan. Perché una volta arrivato a destinazione, non credere che ti sarà così semplice tornare indietro”.

Vegeta guardava dritto davanti a sé, cercando di mantenere la calma.

“Io vengo per conoscere mio figlio. Per nient’ altro. Mettitelo in testa, Moon”.

Ma la donna avrebbe fatto di tutto per impedirgli di commettere una sciocchezza del genere.
Era sotto una specie di sortilegio, non poteva essere altrimenti. Avrebbe dovuto pazientare un altro po’, non aveva scelta. Presto i suoi sforzi sarebbero stati ricompensati. E tutto ciò che aveva fatto avrebbe avuto un senso.

*


Bulma era al limite dell’ agitazione.
Vegeta aveva appena chiesto a lui e a suo figlio di seguirlo. Ancora non riusciva a crederci! Quell’ uomo era pieno di sorprese! E pensare che lei l’ aveva trattato così male, che l’ aveva schiaffeggiato davanti a tutti e aveva pensato volesse abbandonarli!
Era stata davvero una sciocca. Non avrebbe mai potuto dimenticare l’ attimo in cui l’ aveva guardata negli occhi e aveva detto che sarebbe partito solo se la sua famiglia l’ avesse seguito.
Le veniva ancora da piangere.

Traunks era eccitato più che mai. Aveva messo in valigia tutte le cose che pensava potessero servirgli, ma cosa era necessario in un viaggio intergalattico?
Che clima ci sarebbe stato sul pianeta che portava il nome di suo padre? C’ erano anche lì le stagioni? Il cielo era ugualmente azzurro? C’ erano gli alberi, le cascate e gli animali?
Non vedeva l’ ora di scoprirlo!

Ovviamente, Goten era corso a casa a preparare anche i suoi, di bagagli! La sua famiglia avrebbe accompagnato quella di Trunks durante quell’ avventura pazzesca, e il bambino aveva deciso che, in ogni caso, anche se i suoi avessero deciso di non andare, non avrebbe abbandonato colui che l’ aveva cresciuto come un padre, e il bambino che considerava suo fratello.
Doveva molto a quella famiglia, e non l’ avrebbe abbandonata di certo nel momento del bisogno.

Goku era certo che Chichi stesse leggermente esagerando con i bagagli, considerando che non sapevano per quanto tempo sarebbero rimasti sul nuovo pianeta Vegeta-sei, ma provare a dirle che portare tutta quella roba sarebbe stato a dir poco inutile aveva rischiato di farlo passare a miglior vita – di nuovo – su due piedi.

“Non sappiamo cosa ci aspetta, e dobbiamo essere pronti a tutto!” – aveva detto la mora, cercando di chiudere l’ ennesima valigia stracolma.
“Ma, Chichina mia, saremo ospiti in un palazzo, non credi che sarà attrezzato a dovere?”.
“Che ne sai tu se sarà un castello magnifico come quello in cui abitavamo io e mio padre o se sarà un postaccio sporco, lugubre e orribile? Un posto magari infestato dai fantasmi dei saiyan morti per mano di Freezer, o peggio ancora, i fantasmi delle vittime innocenti di quegli orribili scimmioni?”.

Goku avrebbe dovuto sentirsi offeso da quell’ ultima osservazione della moglie, ma aveva preferito sorvolare. Possibile che Chichi dimenticasse ogni volta che anche lui era un saiyan?
Però doveva ammettere di essere più che soddisfatto: non avrebbe mai creduto che sua moglie accettasse la proposta di seguirli fatta loro da Vegeta.
Aveva creduto che cominciasse a sbraitare come al solito asserendo che sarebbe stato troppo pericoloso, invece non si era tirata indietro, accettando con coraggio e un pizzico di impazienza quella sfida insolita.
Era davvero una donna straordinaria.

“Ma dove ho messo il mio chimono bianco? Goku, l’ hai visto tu, per caso?”.
“No tesoro… Ma a cosa ti serve quel chimono, scusa? E’ tremendamente elegante e scomodo per viaggiare!”.

Lo sguardo di sua moglie era diventato furente.

“Senti un po’ carino, credi davvero che io sia stupida?”.
“Eh? Che ti viene in mente?”.
“Ho visto come guardavi quella Moon! Le facevi gli occhi da pesce lesso come Genio!”.
L’ aveva sgamato.
“Ma no! TESORO MIO, cosa dici? Avrai visto male!” – stava sudando freddo.
“Io ho visto benissimo, invece, e ti posso assicurare che non mi sbaglio mai!”.
Beccato in flagrante! Che disdetta!
“Se tutte le saiyan sono come lei ci sarà da lottare, ed io non voglio essere da meno! Sarò la donna più bella del pianeta, te lo garantisco!”.

Goku era esterrefatto: sua moglie non aveva mai fatto discorsi simili sull’ aspetto fisico. Sembrava che per lei fosse del tutto irrilevante! Invece, aveva appena scoperto che si era sentita ferita dalle attenzioni che aveva rivolto a Moon. Certo, quella donna era un vero spettacolo, ma lui non avrebbe rinunciato alla sua Chichina per tutto l’ oro del mondo. Nessuna era come lei! E soprattutto, nessuna cucinava come lei!
Ma questo sarebbe stato meglio non dirglielo, per il momento, o avrebbe scatenato una sola conseguenza: l’ avere al proprio seguito l’ intera batteria di pentole che avevano in casa.

*


Il momento della partenza era giunto.
Per l’ occasione, il padre di Bulma aveva progettato e costruito a tempo di record un’ astronave di dimensioni colossali.
Goten e Trunks erano al settimo cielo: non avevano mai visto niente di così bello in vita loro.

Gohan, che sarebbe partito con loro insieme alla coraggiosa e fedele Videl, la osservava con un pizzico di nostalgia: era molto diversa dalla navicella che avevano utilizzato per arrivare su Namecc, ma gli ricordava lo stesso l’ avventura a cui aveva preso parte in compagnia di Bulma e Crilin quando era un bambino piccolissimo.
Solo che, sta volta, l’ avventura sarebbe stata molto diversa. Un po’ gli dispiaceva sapere che Crilin e Junior non li avrebbero accompagnati, se doveva essere sincero.
Avrebbe tanto voluto salutarli, ma non avrebbe mai fatto in tempo a correre a casa del Genio e poi al Palazzo del Supremo e tornare indietro per la partenza, e non sarebbe stato giusto far attendere ancora Vegeta.
Per quanto cercasse di non farlo notare, il principe dei saiyan era davvero nervoso.
Gohan non lo biasimava: non doveva essere facile incontrare il popolo che lo acclamava come proprio re, e non doveva essere semplice incontrare un figlio di cui fino a qualche tempo prima non sapeva neppure l’ esistenza.

Il giovane saiyan era eccitatissimo, forse più dei due bambini. Non vedeva l’ ora di conoscere gli altri saiyan e di vedere il figlio di Vegeta. Chissà se sarebbe stato forte come lui! E chissà che aspetto avrebbe avuto! Non conoscevano neppure il suo nome…
Chissà, poi, come si sarebbero comportati gli altri saiyan nei loro confronti! Avrebbero cercato di aggredirli?
Essendo di indole aggressiva, sarebbero stati a dir poco imprevedibili.

Videl, vedendolo pensieroso, lo aveva raggiunto, e gli aveva posato delicatamente una mano sul braccio.
“Tutto bene?” – aveva chiesto, premurosa.
“Sì…” – aveva risposto, nonostante fosse un po’ dubbioso.
La verità era un’ altra: Gohan era preoccupato per lei – “Sei certa di voler venire, Videl? Potrebbe essere molto pericoloso”.
Ma la giovane mora aveva sorriso, fingendo di essere indispettita, e aveva incrociato le braccia al petto.
“Credi davvero che io non possa farcela?”.
“Non è per questo… Tu sei fortissima… La ragazza più forte che io conosca dopo C18 e mia madre… ma I saiyan sono diversi… Hai visto Moon? Ecco, sono più o meno come lei! Anche Vegeta un tempo era così…
Era cinico e crudele”.
“Ma poi è cambiato!” – aveva asserito Videl – “Guardalo!” – e lo aveva indicato – “E’ nervoso e impaziente di conoscere suo figlio, ma ha agito in modo che la sua famiglia non soffra”. E’ morto una volta per salvare Bulma e Trunks, e sono certa che lo rifarebbe all’ istante, se fosse necessario!”.
Aveva ragione.
“Io sono fiduciosa! Magari, vedendo che il loro principe è tanto cambiato, anche i suoi sudditi cambieranno!
Nel frattempo, starò attenta Gohan, te lo prometto. E poi, ci sarai tu a vegliare su di me, no?”.
“Co-cosa?”.
Il giovane saiyan era diventato rosso come un peperone.
“Mi proteggerai, non è vero?”.
“Ce-ce-certo!” – aveva balbettato, cercando di non far notare che le sue guance erano andate a fuoco.
Videl sorrideva divertita: aveva scelto davvero un bravo ragazzo.
Nessuno era come il suo Gohan.

*


Tarble aveva raggiunto Bulma all’ interno dell’ astronave, e le stava dettando le coordinate da inserire per raggiungere Neo-Vegeta-Sei.
Il saiyan era piuttosto imbarazzato: non sapeva bene come comportarsi con lei. Era sua cognata o no?
Era molto confuso… Ed era un vero peccato, perché quella donna gli piaceva, e molto. Ispirava fiducia, e il saiyan era certo che fosse di buon cuore, oltre che di bell’ aspetto.
Suo fratello era sempre stato fortunato in fatto di donne, non c’ erano dubbi.

“Allora, abbiamo finito?” – aveva chiesto ad un certo punto la turchina.
“Sì… Noi partiremo tra meno di cinque minuti, e se i miei calcoli non sono errati dovremmo arrivare a destinazione circa un paio d’ ore prima di voi. La vostra astronave è imponente, ma le nostre navicelle sono più piccole e hanno un motore più potente della vostra, dunque sono più veloci”.
“Stai forse insinuando che la nostra tecnologia non vale un soldo bucato?”.
“Cosa? Certo che no!” – ma come aveva fatto a far intendere una cosa che non centrava niente con quello che voleva dire? Era un idiota!
“E dai! Stavo scherzando! Sta tranquillo Tarble!”.
Il saiyan la guardava, stranito e un po’ imbarazzato allo stesso tempo. Non era abituato ad essere trattato in quel modo.
“Ti sei forse offeso?”.
“No! Perché dovrei?”.
Bulma lo guardava, con un misto fra tenerezza e paura di dire qualcosa di sbagliato.
“Sei così diverso da Vegeta…” – aveva asserito la turchina, ad un certo punto.
Il ragazzo si era irrigidito. Sapeva di essere completamente diverso dal fratello, e questo per lui era sempre stato motivo di vergogna. Non era mai stato in gradi di eguagliarlo, purtroppo. I loro caratteri e la loro forza fisica erano diametralmente opposti, anche se doveva ammettere di aver avuto una grande sorpresa nel constatare quanto Vegeta fosse cambiato.
“Credi che sia una brutta cosa?” – le aveva chiesto, ad un certo punto.
“Ovvio che non lo è! E’ giusto che ognuno sia sé stesso. Sta tranquillo”.
Il saiyan le aveva sorriso.
“Mi sei proprio simpatico, sai?”.
Stava per risponderle che anche lei gli piaceva parecchio, quando Vegeta li aveva raggiunti.
“Ci sono tutti, Bulma. E’ ora di andare”.

I due fratelli si erano scambiati uno sguardo più che eloquente, e Trable poi aveva raggiunto la propria navicella, partendo dopo aver ricevuto ordini da una Moon nera di rabbia.

“E proprio un bravo ragazzo…” – aveva detto Bulma a Vegeta parlando a proposito di Tarble.
“Il migliore” – aveva risposto Vegeta.

Stava per abbracciarlo, quando una voce familiare aveva raggiunto le orecchie della turchina.

“Ehilà! Bulma! Vegeta!”.
“Crilin! C18!”.

La donna non credeva ai suoi occhi: non c’ era solo l’ amico di sempre con la sua famiglia. C’ erano Genio, Yamcha, Rif, Tenshing, persino Junior!

Anche Vegeta era piuttosto sorpreso.

“Ma che ci fate voi qui?” – aveva chiesto, continuando a non capire.
“Come che ci facciamo qui? Veniamo con voi!” – aveva esclamato Yamcha.
“Cosa?”.
“Davvero credevi che ti avremmo lasciato partire da solo, scimmione?” – aveva detto Junior, mascherando un sorriso.

Il principe dei saiyan non sapeva cosa dire.
Di una cosa era certo: mai avrebbe creduto di avere tanti amici al proprio fianco.

Continua…
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Saaalveeeee!!!
Rieccomi! XD
Oggi ho invaso il fandom di Dragon Ball! U.U
MEA CULPA, ma dovevo proprio aggiornare! ;)
Quanta eccitazione c' è nell' aria! Li capisco tantissimo! Anche io devo partire, e non sto più nella pelle!! *.*
Che dolci che sono tutti quanti! Hanno deciso di non lasciare Vegeta da solo! Ha davvero degli amici straordinari!
Sono fiera di loro!
Bè, io scappo!
Spero davvero di sentirvi presto!
Bacioni
Cleo

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Capitolo 12
*** Proposte d' azione ***


Proposte d’ azione


La partenza era stata effettuata con successo alle ore 12.06 dalla pista di lancio della Capsule Corporation.
Sulla Terra, ad occuparsi della ditta e della casa, erano rimasti i simpatici genitori di Bulma, e non era mancata una lacrimuccia da parte della simpatica Bunny, che aveva augurato alla figlia, al nipotino e all’ adorato genero tutto il bene e la fortuna dell’ universo.

Erano in viaggio da un paio d’ ore, e tutto procedeva tranquillo.
La navicella era talmente grande e confortevole da concedere a ciascuno di loro il proprio spazio personale, e il biliardino, il calcio balilla e la play station installate dal geniale padre di Bulma stavano aiutando tutti a trascorrere il tempo serenamente. Tutti, tranne una persona che era visibilmente agitata.

“Se continui a stare così teso finirà che potrò utilizzarti per costruire un violino!” – aveva azzardato Goku, avvicinandosi cautamente a Vegeta.
“Tsk… Primo, non ne saresti in grado! Non sei capace di allacciarti le scarpe, figurati costruire un violino! Secondo, che vorresti farne, eh? Girarci la polenta?” – aveva malignato sua maestà.
Goku gli aveva fatto una linguaccia, fingendosi indignato.
“Sei sempre il solito bisbetico!”.
“E tu sei sempre il solito idiota!”.

Il battibecco era finito con una sonora risata da parte di Goku e un sorriso appena abbozzato sfoderato da Vegeta. Era strano per il principe ritrovarsi a vivere quel tipo di rapporto. Non aveva mai dato molta corda a nessuno – per rimanere in tema con quello che aveva appena detto Goku – ma con Kaharot era diverso. Un altro, al posto suo, si sarebbe arreso immediatamente al suo caratteraccio. Quel mentecatto, invece, aveva fatto come la sua Bulma: aveva scavato nel suo intimo, non limitandosi alle apparenze, ed era riuscito a diventare suo amico. Anzi, molto più di un amico: quasi un fratello.
Qualcuno avrebbe potuto pensare che quello era un torto gratuito perpetrato nei confronti del povero Tarble, ma Vegeta sapeva bene che a quest’ ultimo non poteva fare altro che piacere saperlo così legato ad un altro saiyan.
La paura più grande del fratello era proprio che lui rimanesse da solo per il resto della sua vita.
Invece, aveva una famiglia e un nutrito gruppo di amici che non aveva esitato a seguirlo.
Persino l’ ostile Yamcha e la glaciale C18 erano lì con lui. Non sarebbe mai stato in grado di spiegare quello che stava provando. E non sarebbe mai stato in grado di ringraziarli a dovere.

“Senti un po’, papà!” – aveva detto Trunks, raggiungendo lui e Goku in compagnia di Goten – “Tu credi che avremo dei problemi sul tuo pianeta?”.

Il piccolo sembrava aver dato voce alle preoccupazioni di tutti, comprese quelle di suo padre, che lo osservava con uno sguardo indecifrabile.

“Non lo so, Trunks. Io non so chi siano queste persone che stiamo andando a conoscere. Non so se sono simili ai saiyan che abitavano Vegeta-Sei quando io era un ragazzo, così come non so se sono diverse. Potrebbero essere più miti, o più crudeli. Ma di una cosa sono certo: nessuno vi torcerà un capello”.

Quella era stata una più che velata dichiarazione di intenti, e i presenti non avevano potuto non esserne sopresi e felici allo stesso tempo. Vegeta non avrebbe mai permesso che venisse fatto loro del male.
In qualità di re e di guerriero potentissimo e leale, avrebbe protetto i suoi amici a costo della vita. Era più che chiaro.

“Ma pensi che ci accetteranno? Voglio dire, loro si aspettano che sia solo tu ad arrivare… E con Moon al tuo fianco, per giunta!” – aveva sottolineato Bulma, cercando di nascondere il proprio disprezzo verso quella donna.

“Come ti ho già detto” – aveva cominciato a parlare, solenne – “Non so chi siano, ma farò di tutto per farvi stare al sicuro. Ed è proprio per questo che vorrei esporvi il mio piano”.

Tutti avevano aumentato il proprio livello di attenzione. Vegeta aveva un asso nella manica, allora?

“I saiyan non sono mai stati simpatizzanti nei confronti degli altri popoli. Non vi nascondo che questa alleanza con gli Yvesiani di cui ci ha tanto parlato Moon mi ha lasciato davvero sorpreso. E, mettiamola così, presentarci così… ‘ disomogenei ‘ non attirerà di certo il loro favore”.

“Quindi???” – avevano chiesto Videl e Gohan in coro.

“Ma, allo stesso tempo” – aveva proseguito sua maestà – “Non credo che qualcuno di loro possa rivelarsi una VERA minaccia per noi”.

Si stava riferendo alla possibilità che qualcuno di loro potesse trasformarsi in super saiyan.

“Se qualcuno di loro fosse stato un super saiyan, Moon l’ avrebbe di certo portato con sé. E non fraintendetemi, lei e mio fratello sarebbero dei canditati più che validi, ma sono convinto che non avrebbero esitato a distruggere il pianeta pur di portarmi via se ne avessero avuto la reale possibilità, ma così non è stato. Hanno capito di essere inferiori a noi in potenza, e hanno preferito far sì che raggiungessimo tutti Neo-Vegeta-Sei, nonostante la riluttanza di lei”.

Non faceva una piega.

“In ogni caso” – aveva ripreso a parlare – “Ci ritroveremo comunque a fronteggiare guerrieri giovani e ben istruiti. Soprattutto, saranno tutti dotati di coda, e non vorrei dovermi trovare davanti un popolo di Ozaru imbufaliti. Vi assicuro che non sarebbe un bello spettacolo nemmeno per cinque super saiyan, un super guerriero namecciano, un cyborg e un gruppo di esseri umani forti e valorosi”.

Crilin, Yamcha e Tenshing non credevano alle loro orecchie: Vegeta aveva appena fatto loro un complimento??

“E quindi, cosa proponi di fare?” – aveva chiesto Chichi, ansiosa.
“Prendere in mano la situazione sin da subito e scegliere un generale del mio esercito personalmente”.

Tutti erano con il fiato sospeso. Certo, il discorso di Vegeta aveva più che senso! Se avesse dimostrato di essere lui l’ autorità, nessuno l’ avrebbe messo in discussione. Certo, molti credevano che ciò comportasse il fatto di dover interpretare la parte del cinico e spietato saiyan, ma se il rischio valeva la candela, perché non correrlo? Tanto, erano così abituati a vederlo in quella veste che non sarebbe stato difficile ritornare alle consuetudini! E forse, per loro, era molto più mostruoso e spaventoso un Vegeta buono e gentile, in fin dei conti!

“Ma chi sarà il tuo generale?” – aveva chiesto Goku, curioso. Il suo principe avrebbe scelto qualcuno tra i suoi nuovi sudditi? O forse, qualcuno tra di loro? Sarebbe stato un po’ improbabile, ma poteva anche essere, no?

Vegeta aveva puntato i suoi occhi neri come la pece in quelli del caro Goku, guardandolo con una serietà che metteva quasi paura.

“Tu”.
“CHE COSA????”.

L’ esclamazione di stupore generale era stata talmente potente che per un attimo la navicella aveva perso la propria traiettoria, recuperata subito dopo grazie all’ intervento provvidenziale di Bulma, fortunatamente.
Nessuno riusciva a dare un senso alle parole di Vegeta.
Lui, il principe dei saiyan, voleva fare di Goku il generale del suo esercito?? Goku? Il loro Goku? Il saiyan che dopo tutti quegli anni si ostinava ancora a chiamare Kaharot? Ok, il loro rapporto era migliorato al punto di poter essere definito quasi una sorta di amicizia intima – sempre avendo presente cosa intendesse per amicizia intima Vegeta – ma quello era troppo! Non che Goku non lo meritasse, anzi, ma semplicemente nessuno se lo sarebbe mai aspettato!
Chichi aveva rischiato di svenire: nella sua vita, Goku non aveva mai combinato nulla di buono, e quella era la cosa più simile ad un lavoro che avesse mai avuto!
Bulma era sorpresa e orgogliosa allo stesso tempo della decisione presa da suo marito: era davvero un’ idea geniale!

“Tesoro, sono fiera di te! Bravo!”.

“Oh papà!” – aveva esclamato Gohan – “Ma ci pensi?? Sarai un generale!! E gli darai un’ uniforme, Vegeta?? E ne posso avere una anche io?? Posso far parte del tuo esercito??”.
“GOHAN!” – lo aveva ammonito subito sua madre – “Non essere precipitoso!”.
“Il ragazzo ha centrato il punto”.

Con una sola frase, Vegeta era riuscito ad attirare l’ attenzione su di sé.

“Che vuoi dire?” – aveva chiesto Junior, curioso.
“Vedi, avevo pensato di creare una sorta di guarnigione formata da voi tutti”.
“E dovremmo proteggerti?” – aveva chiesto Trunks, curioso ed eccitato allo stesso tempo.
Lo sguardo severo e preoccupato di Vegeta si era posato su di lui e anche sul piccolo Goten.
“A dir la verità, dovranno proteggere te… E te”.

Ma, purtroppo, la reazione di Trunks era stata tutto fuorché ragionevole, al contrario di Goten che si sentiva quasi lusingato da quelle premure. Vegeta gli voleva davvero molto bene.

“Ma che stai dicendo papà?? Io sono un super saiyan, te ne sei forse dimenticato? So proteggermi benissimo da solo!”.

Il piccolo non si era mai rivolto in quel modo a suo padre prima di allora. Si sentiva deluso e umiliato. Come poteva Vegeta non considerarlo all’ altezza di difendere se stesso?

“E’ proprio di questo che volevo parlare a voi tutti: nessuno dovrà trasformarsi in super saiyan se non sarà strettamente necessario”.

Quello era stato ancora più strano della nomina ufficiosa di Goku a generale.

“Come mai questa decisione, tesoro?” – Bulma non capiva. Non sarebbe stato più sicuro per loro far capire a quegli scimmioni con chi avevano a che fare fin dall’ inizio?
Ma Vegeta non aveva risposto. Aveva gli occhi serrati, e continuava a prendere respiri profondi.
Il silenzio non faceva che accrescere la loro curiosità.
Che aveva in mente il principe dei saiyan?

“Non vuoi che si sentano minacciati, non è così? O meglio, non vuoi che tuo figlio si senta minacciato”.

Era stato Goku a parlare.
Vegeta aveva aperto gli occhi meravigliati, puntandoli dritti in quelli del saiyan più giovane. Era come se gli avesse letto nel pensiero. Ed era proprio per quello che aveva deciso di farlo diventare il suo uomo più fidato.

“Non voglio che si creino lotte di poteri controproducenti. Tutto qui”.

Era molto di più di un tutto qui, ma nessuno aveva osato chiedere altro. Non era una cattiva idea, in fondo. Avrebbero potuto farsi accettare col tempo, senza creare rancori o inimicizie.
Sua maestà si stava comportando da vero stratega.

“Io ci sto!” – aveva detto Gohan.
“Anche io!” – aveva esclamato Goten. Avrebbe fatto qualunque cosa pur di accontentare Vegeta.
“Puoi contare su di me!” – Goku non lo avrebbe mai tradito, non dopo tutta la fiducia che aveva riposto in lui.
A quel punto, mancava solo la partecipazione del piccolo Trunks che era ancora piuttosto offeso dalle parole del padre.
“Trunks?” – lo aveva interpellato quest’ ultimo.
“Io so difendermi da solo” – era stato glaciale.

Vegeta era sull’ orlo dell’ esasperazione. Che cosa era preso a suo figlio? Aveva sempre obbedito! Prendeva per oro colato tutto quello che diceva, come poteva non capire che voleva solo proteggerlo?

“Ma perché fai così? Non lo capisci che non sappiamo con chi abbiamo a che fare??” – aveva detto, cercando di mantenere la calma.
“IO SO SOLO CHE TU HAI PAURA! E NON MI PIACE QUESTO TE, PAPA’!”.
La reazione di Trunks aveva lasciato tutti senza fiato. Era normale che Vegeta fosse spaventato, ma era inspiegabile quella reazione da parte del figlio devoto.

Padre e figlio si guardavano come mai prima di allora.
Vegeta era più ferito che arrabbiato, e Trunks era ancora troppo furente per essere pentito.
Poi, la voce rude del principe dei saiyan aveva invaso l’ aria, decretando la fine di quella discussione.

“Che ti piaccia o no, sarò il re, e tu sei un erede al trono, anche se illegittimo, almeno secondo il mio popolo.
Non so tuo fratello che intenzioni abbia, e non ho nessuna voglia di scoprirlo a spese di qualcuno.
Goku sarà il generale dell’ esercito reale, voi altri farete parte di questo corpo speciale che si occuperà di Trunks e Goten, e C18 spero che sarà così cortese da occuparsi di Bulma e di Chichi. Nessuno dovrà avvicinarsi a loro più del dovuto, soprattutto Moon. E’ arrabbiata e imprevedibile, potrebbe fare qualunque cosa.
Goten, se a te non dispiace, vorrei che tu trascorressi il tuo tempo con Trunks. Siete come fratelli, e sono certo che insieme non vi sentirete mai soli”.

“Puoi contare su di me, Vegeta!” – Goten non si sarebbe mai rifiutato, così come nessuno dei presenti.
C18 non era un tipo particolarmente socievole, ma non avrebbe mai permesso che qualcuno facesse del male a due madri come lei, a due donne che sarebbero potute diventare sue amiche.
La squadra di guerrieri avrebbe difeso Trunks e Goten a costo della vita, così come Goku avrebbe onorato il suo principe.
L’ unico che continuava a non essere d’ accordo era proprio Trunks che, irritato da quella decisione ormai presa senza possibilità di appello, si era alzato di scatto, rintanandosi nella stanzetta in cui dormiva senza proferire parola.

Vegeta non lo avrebbe seguito. Sapeva di dovergli dare del tempo per pensare, ma ciò non escludeva il fatto che stesse soffrendo, anche se cercava di non farlo notare.
Probabilmente, anche lui avrebbe reagito in quel modo, ma non poteva rischiare.
E poi, era solo una copertura. Sapeva bene che suo figlio era molto più potente degli uomini che aveva messo a fargli da guardie del corpo, ma non voleva che si sapesse.
Un solo saiyan non poteva creare problemi, ma un’ intero popolo inferocito e ben organizzato avrebbe potuto sterminarli. Finché non avrebbero saputo di più, erano quelle le sue disposizioni, e non le avrebbe cambiate per nessuna ragione al mondo.
I saiyan dovevano capire chi comandava – e per questo Goku sarebbe diventato generale al posto di quello attuale – ma, allo stesso tempo, dovevano sentirsi forti e potenti – e per questo dovevano credere che Trunks non fosse una minaccia. Era un po’ come imbrogliarli, era vero, ma quanto mai gli sarebbe capitata di nuovo una simile occasione? Era anche vero che non voleva diventare re, ma si trattava pur sempre del suo popolo, della sua gente. Per troppo tempo aveva asserito che non gli importasse di loro, ma ora le cose erano cambiate.
E poi, c’ era questo figlio da conoscere ed istruire, e voleva solo che lui e Trunks andassero d’ accordo.

“Tirati su…” – gli aveva detto Bulma, accarezzandogli dolcemente una spalla – “Gli passerà… Ne sono sicura”.

Per quanto sapesse che sua moglie aveva ragione, Vegeta non riusciva a gioirne.
Temeva che suo figlio avesse perso la stima che provava nei suoi confronti.

Continua…
_______________________________________________________________________________________________

Rieccomiiii!!!
Ragazzi miei, pomeriggio sono andata al cinema a vedere The Avengers. Se non siete ancora andati a vederlo, FATELO!! Se solo avessero prestato tanta cura per realizzare il film di Dragon Ball, avremmo avuto un capolavoro!
U.U
Ma torniamo a noi!
1) Ho ritardato con l' aggiornamento perché non riesco a ripredermi del tutto dalla convention di Supernatural.
2) Trunks, non fare il bambino capriccioso e ascolta i consigli del papà!
Certo, vedere un Vegeta così cauto non è quasi normale - anzi, non lo è per niente - ma cavolo, dopo il casino che ha fatto con Babidy, mi sembrava il minimo renderlo più saggio. No?
Speriamo che il piccolo ragioni e facciano pace!
Che ne pensate del piano d' azione di Vegeta?? Cavolo, Goku generale! *.*
Devo dire che sono felice dell' idea che ho partorito. Ovviamente, fatemi sapere cosa ne pensate!
Vi ringrazio tanto!
A presto!
Baci Baci
Cleo

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Capitolo 13
*** L' atterraggio ***


L’ atterraggio


Il viaggio era stato molto più breve di quanto avrebbero immaginato.
Certo, la tensione non aveva alleggerito le cose, ma il piano esposto da Vegeta aveva in un certo senso posto un freno a quell’ orrenda sensazione. Dovevano ammettere che c’ era un motivo più che valido se uno come Vegeta era stato destinato a diventare principe dei saiyan, e non centravano soltanto la forza fisica e la discendenza di sangue. Vegeta sarebbe diventato re dei saiyan perché era intelligente, forte e soprattutto perché era uno stratega. La sua mente aveva partorito un piano semplice ma che sarebbe stato sicuramente efficace.
Dovevano solo giocare bene i loro ruoli e tutto sarebbe andato per il meglio.

“Tesoro, guarda lì!” – aveva esclamato Bulma dopo aver guardato dritto davanti a sé – “Ce l’ abbiamo fatta. Quello è il pianeta Neo-Vegeta-Sei”.

Il cuore di Vegeta aveva perso un battito, nonostante avesse evitato di darlo a vedere. Era proprio lì davanti a lui. Era solo un puntino minuscolo, ma presto quel puntino sarebbe cresciuto, rivelandosi per quello che era veramente.
Tutti si erano riversati sull’ enorme vetrata, cercando di scorgerlo.

“Ma… è blu!” – aveva esclamato Goten.
“E’ vero!” – gli aveva fatto eco suo fratello – “Sembra così simile alla Terra visto da qui!”.
“Ed io che pensavo fosse una specie di sasso informe!” – aveva detto Yamcha.

Un sasso informe? Vegeta rodeva fra sé e sé. Possibile che ancora non avessero capito con chi avevano a che fare? Se solo avessero potuto vedere com’ era il suo vecchio pianeta, sarebbero rimasti a bocca aperta. E Vegeta era certo che questo non sarebbe stato da meno, Anzi, conoscendo Moon, sarebbe stato un milione di volte più bello.

“Quanto manca?” – aveva chiesto, fingendosi calmo.
“Poco più di due ore, tesoro” – Bulma era allo stesso tempo ansiosa e preoccupata. Voleva conoscere i segreti dei saiyan, ma non voleva avere niente a che fare con quella Moon, cosa che purtroppo non avrebbe potuto evitare. Per fortuna Vegeta aveva avuto quell’ idea geniale. Non lo avrebbe mai ringraziato abbastanza. Poteva fare il burbero con gli altri quanto più gli aggradava, lei sola sapeva chi era davvero il principe dei saiyan.

Dopo due ore di volo, finalmente erano giunti a destinazione.
L’ atterraggio era stato perfetto, grazie anche alle indicazioni della torre di comando di Neo-Vegeta-Sei. Contrariamente a quello che la terrestre aveva pensato, il saiyan che l’ aveva aiutata era stato gentile e professionale. Dovevano essere stati avvisati del loro arrivo. Anzi, ne erano stati sicuramente avvisati.

I saiyan, i piccoli mezzosangue, il namecciano, la cyborg e i terrestri si erano messi in posizione, proprio come ordinato da Vegeta. Al suo fianco, il suo generale gli aveva appena fatto un cenno col capo, invitandolo a calmarsi. Trunks, che continuava a non rivolgere la parola al padre, aveva accettato suo malgrado le disposizioni impartitegli, mettendosi al fianco di Goten e lasciandosi circondare dagli amici di famiglia. Bulma e Chichi erano l’ una accanto all’ altra, e allo loro spalle vi era C18, pronta a proteggerle da attacchi improvvisi.
E, con un rumore cigolante e sprigionando una leggera quantità di gas, il portellone della navicella della Capsule Corporation si era aperto, lasciando che il gruppo di amici mettesse piede sul pianeta.

“Oh mio Dende” – Bulma non aveva potuto non fare quell’ esclamazione.
Aveva creduto che ci fossero stati solo Moon, Tarble e qualche altro soldato ad aspettarli, ma non… quello!
Ci doveva essere tutto il popolo dei saiyan ad aspettarli, ne era certa.
Un intero popolo separato ordinatamente in maschi da un lato e femmine dall’ altro.
Tutti in battle suit. Tutti disposti su due file perfette. Le donne capeggiate da una Moon che aveva anche avuto il tempo di cambiarsi, e gli uomini guidati da un Tarble che indossava un’ armatura meravigliosa, su cui svettava un simbolo che Vegeta conosceva fin troppo bene: il simbolo della loro casata.
Appena il principe ereditario si era mostrato loro, quella moltitudine di guerrieri si era inchinata, totalmente sottomessa.
Qualsiasi altro sovrano ne sarebbe stato orgoglioso, ma Vegeta aveva tutta l’ aria di non volersi trovare lì.

“Andrà tutto bene…” – gli aveva sussurrato Goku, e lo aveva fatto così piano da fare in modo che nessun altro potesse sentire – “Te lo prometto”.
E, sotto lo sguardo di Moon e di suo fratello Tarble, il principe aveva cominciato la lenta discesa della passerella.
“State cinque passi dietro di me. Mi raccomando”.
Il tempo dei ripensamenti era finito in quel preciso istante.

Moon si era avvicinata a lui, e aveva fatto un breve inchino in saluto.

“Vostra maestà…”.
“Moon…”.
“Sono felice che siate arrivato. Spero che il viaggio sia stato piacevole”.
“Lo è stato”.

Vegeta sembrava improvvisamente più calmo, al contrario del suo seguito che si agitava febbrilmente.

“Fratello, benvenuto su Neo-Vegeta-Sei. E’ un onore per noi averti finalmente qui”.
Era davvero emozionato. Glielo si poteva leggere in quegli occhi neri così simili a quelli di Vegeta.
Il saiyan si era limitato a sorridere, indicando la folla davanti a sé, ancora prostrata,
“Fanno sempre così?”.
Tarble si era leggermente voltato per guardarli.
“Aspettano solo un tuo segnale… Sono emozionati almeno quanto me, fratello”.
“Un mio segnale” – già. D’ ora in poi gli sarebbe toccato fare ciò che aveva desiderato per una vita intera: dare ordini. O almeno, gli sarebbe toccato per tutto il tempo che avrebbe trascorso lì.

Sicuro di sé, il futuro re – o quasi – aveva mosso dei passi, staccandosi così dalla folla, per dirigersi nei pressi della prima fila del suo popolo.

E così, proprio come se quello fosse stato un gesto da lui eseguito con frequenza, Vegeta aveva levato le braccia al cielo, e tutti si erano alzati in piedi, acclamandolo a gran voce.
La scena era stata così entusiasmante da aver fatto dimenticare per un attimo a tutti quanti il perché fossero lì.

La folla di soldati era in puro delirio. Dopotutto, attendevano quel momento da tutta una vita.
Moon guardava Vegeta con puro orgoglio: era quello l’ uomo a cui era stata promessa. Era quello l’ uomo di cui si era innamorata, ed era quello l’ uomo che avrebbe riconquistato. Doveva solo portare pazienza, e sarebbe stato di nuovo suo.

Bulma guardava Vegeta con un misto fra paura e approvazione: aveva lottato tanto per aiutarlo a cambiare, a migliorarsi, a controllare quell’ istino omicida che contraddistingueva tutti i saiyan, ed ora temeva che quell’ aspetto potesse riaffiorare.
Ma lei gli sarebbe stata vicino in ogni caso. Era l’ uomo che amava, e non lo avrebbe perso per nulla al mondo.

Vegeta era stato quasi colto di sorpresa da quelle ovazioni. Si aspettava un’ accoglienza calorosa, ma mai niente del genere.

“Tutto questo è tuo, Vegeta. Loro sono qui per te. Sali al trono, e nessuno potrà mai portartelo via” – Moon si era avvicinata, e gli aveva sussurrato ciò che penava all’ orecchio. Vegeta sarebbe stato un grande re.
“Sanno che non sono qui per questo, Moon?” – aveva chiesto lui, irremovibile.
La saiyan aveva alzato gli occhi al cielo. Ma lo avrebbe convinto, prima o poi.
“Bene… Ora vai a riposare. Sta sera ci sarà tutto il tempo per farti acclamare”.
“Sta sera?”.
“Oh sì! Avevo dimenticato di dirtelo. Ho organizzato una festa in tuo onore!”.

Tipico! Non aveva alcuna intenzione di mettersi in ghingheri, ma doveva fare buon viso a cattivo gioco.

“Moon…”.
“Sì?”.
“Lui dov’ è?”.

Gli occhi di Vegeta erano ansiosi di sapere.

“Lo vedrai sta sera”.

All’ improvviso, era come se tutto attorno a Vegeta avesse perso di significato, in attesa di qualcosa di più grande.
Presto, avrebbe conosciuto suo figlio.

Continua…
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Eccoci qui, con il nuovo capitolo!
Finalmente sono atterrati su Neo-Vegeta-Sei! =) Che emozione! E che accoglienza!
Presto vedremo il figlio di Vegeta!
A presto!
Baci
Cleo

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Capitolo 14
*** Il principe e il re ***


Il principe e il re


Non riuscivano a capacitarsi della bellezza e della magnificenza del luogo in cui erano atterrati.
Tutto su quel pianeta era a dir poco mozzafiato.
I palazzi, i giardini, le fontane, era tutto stupendo. Avevano scoperto che i saiyan erano grandi estimatori dei fiori. Loro? Dei soldati sanguinari, fautori di atroci crimini verso l’ universo, adoravano i fiori! A dir poco ridicolo! Eppure, quel mare di petali colorati rendeva quel luogo all’apparenza così ostile tremendamente simile alla loro amata Terra.

Il castello era a dir poco sublime.
Trunks e Goten avevano provato a tenere il conto del numero di stanze, ma era stato a dir poco impossibile. E dopo aver ricominciato per la terza volta, ci avevano rinunciato, ripromettendosi di chiederlo a una della guardie, prima o poi.
La cosa più spettacolare era costituita dal salone in cui si sarebbe svolta la festa, grande quanto la Capsule Corporation, decorato con statue di marmo bianco raffiguranti guerrieri simili a giganti, e aperto su di un terrazzo che si affacciava sulla città, permettendo al re e ai nobili di tenere idealmente sotto controllo la popolazione.
Era stato addobbato con centinaia di stendardi rossi, e sul pianerottolo con cui culminava l’enorme scalinata di marmo bianco erano stati installati tre scranni, uno, il centrale, di dimensioni enormi, e altri due, uno a destra e uno a sinistra, di dimensioni più piccole.
Era più che evidente che quello situato al centro fosse quello destinato al re, che quello fosse lo splendido trono di Vegeta.

Le camere loro assegnate erano di dimensioni colossali.
Quelle delle donne erano una vicina all’altra, collegate tra di loro da una serie di splendide porte automatiche che si aprivano con il riconoscimento delle loro impronte digitali.
Era incredibile come fossero stati in grado di fare una commistione perfetta fra antico e moderno in ogni singolo edificio.
C’era alta tecnologia ovunque, eppure c’era pur sempre qualche elemento fortemente decorativo, come una statua o un fregio raffigurante una battaglia.

Le camere degli uomini, invece, erano posizionate su un altro piano, e ognuna di loro era dotata di un guardaroba stracolmo di battle suit di colori e di modelli diversi, per compiacere i guerrieri ospiti del loro re.

La camera di Vegeta, invece, si trovava al piano più alto dell’edificio.
Era di gran lunga la stanza più grande del castello, forse troppo grande per una sola persona.
Solo il suo letto, a baldacchino, era a tre piazze, e sopra vi erano adagiati così tanti cuscini che sarebbero bastati per almeno dodici persone.
Affacciava sul giardino interno del castello, un luogo bellissimo in cui erano coltivati fiori profumatissimi e in cui erano stati allevate alcune tra le bestie più rare del pianeta. Un vero spettacolo per gli occhi davvero singolare.
Vegeta non aveva osato lamentarsi, chiedendo di poter rimanere da solo per poter sistemare le sue cose e godersi un attimo di ristoro. Ovviamente, suo fratello aveva messo a sua disposizione una serie di cameriere pronte a soddisfare ogni suo desiderio, ma aveva declinato l’offerta con vigore.
Non aveva bisogno di balie o concubine, lui.

L’eccitazione per quello che sarebbe accaduto da lì a qualche ora lo stava letteralmente facendo fremere.
Non gli importava niente della festa, e per quanto potesse avergli fatto piacere l’essere acclamato dal proprio popolo come il legittimo sovrano, l’importante per lui era conoscere finalmente il ragazzo di cui gli aveva parlato Moon. Il figlio che aveva scoperto di avere solo qualche giorno prima.

Come avrebbe dovuto comportarsi? Avrebbe dovuto dimostrargli affetto, o il tipico distacco dei saiyan? Forse, sarebbe stato molto più saggio chiedere a Moon. Dopotutto, era stato lei ad educarlo, e chi meglio di lei poteva conoscerlo? Ma parlare con lei avrebbe significato far soffrire Bulma, e decretare la sua condanna a nuove avances da parte della saiyan.
Era un osso duro, e trovarsi da solo con lei non era davvero l’ideale, in quella circostanza.
Magari Tarble avrebbe potuto essergli di sostegno, o di conforto.
Ma il suo fratellino era troppo preso dai preparativi della festa in suo onore, e non se l’era sentita di disturbarlo.
Era un uomo adulto e responsabile, un uomo che aveva già un altro figlio, fra le altre cose, e poteva benissimo cavarsela da solo.
Dopotutto, si trattava solo di un ragazzo, no?
Ma a chi voleva darla a bere?
Non era SOLO un ragazzo. Era suo figlio. Il figlio che Vegeta non vedeva l’ora di conoscere.

*


Il banchetto in onore del futuro re sarebbe iniziato tra qualche minuto.
La sala era gremita di saiyan fasciati dalle loro battle suit da cerimonia: le donne indossavano tute rosso scuro, mentre gli uomini erano rigorosamente in nero.
Tutto il popolo era presente. Le aure che si percepivano erano di una potenza inaudita. Eppure, non erano presenze ostili. Troppo grande era la loro gioia. Per troppo tempo avevano aspettato il ritorno del re, e riponevano in Vegeta tutta la loro fiducia.
I saiyan sarebbero tornati alla ribalta. Nessuno avrebbe potuto più sconfiggerli e tentare di sterminarli.

Moon era meravigliosa: indossava una battle suit rossa e una lunga gonna dagli ampi spacchi laterali, guanti bianchi, e degli splendidi gioielli di un materiale simile all’oro.
Aveva lasciato i capelli sciolti, e si era anche truccata, in modo da far risaltare maggiormente gli occhi scuri e la bocca sensuale.
Voleva proprio vedere come sarebbe stata una delle loro divise a quella vecchiaccia di Bulma.
Era certa che ci sarebbe stato da ridere.

Eppure, quando la terrestre aveva fatto il suo ingresso in sala, seguita dalle sue amiche, tutti avevano smesso di parlare.
Bulma era a dir poco meravigliosa.

Il suo corpo formoso era fasciato da una battle suit bianca che lasciava scoperte le esili braccia e la bella schiena. Le gambe erano nude, in quanto la gonna che indossava era corta sul davanti e terminava con un lungo strascico di alcuni metri.
I capelli erano stati sistemati con una sorta di acconciatura simile ad una ragnatela tempestata di rubini, ai piedi portava alti sandali neri, e alle orecchie portava due grossi gioielli dello stesso pregiato materiale dell’acconciatura.
Non si erano mai viste donne così su Neo-Vegeta-Sei: le saiyan erano sì meravigliose, ma poco formose per via della genetica che le voleva agili e pronte al combattimento.
Lei era magnetica. Una delle donne più belle che gli uomini e le donne saiyan avessero mai visto.
Chichi e C18 non erano da meno, ma i loro abiti erano decisamente più sobri. Non erano però mancati sguardi di apprezzamento neanche per loro due, che continuavano a proteggere Bulma proprio come aveva chiesto loro Vegeta.

Nel vederla, Moon era impallidita. Come aveva osato quella sciocca donna terrestre indossare un abito bianco in una cerimonia come quella? Non sapeva niente delle loro tradizioni! Come aveva fatto Vegeta a fare un figlio con un’inetta del genere?
Furiosa, stava per avvicinarsi a lei intimandole di cambiarsi, quando un Tarble raggiante l’aveva preceduta, inchinandosi davanti a lei e baciandole teneramente il dorso della mano.

“Sei meravigliosa, Bulma. E sei la benvenuta. Tutte e tre lo siete”.

Le donne avevano annuito, salutando a loro volta il giovane principe con un breve inchino.

“E tu sei molto gentile, principe Tarble. Ma, dimmi, dov’è Vegeta?”.

Bulma non vedeva suo marito da quando erano atterrati. A Vegeta era stato fatto fare un tour del castello più ampio prima di essere accompagnato nelle sue stanze per prepararsi, e non le era stato possibile contattarlo in nessun modo. Non sapeva ancora come avrebbe fatto a stare lontana dall’uomo che amava più della sua stessa anima.

“Arriverà tra qualche minuto, credo. Non sono riuscito a vederlo neanche io. Credo che sia molto nervoso… Sapete… il popolo… la festa… suo figlio…” – aveva sussurrato quest’ultima parola, quasi si sentisse il colpa.

“Sta tranquillo… Sono certa che andrà tutto bene” – era intervenuta Chichi, cercando di smorzare la tensione.

Ed ecco che, qualche minuto dopo, avevano fatto ingresso nella sala i piccoli Trunks e Goten, e il resto dei guerrieri loro amici, tutti, rigorosamente, in battle suit nera.
Persino il riluttante Junior era stato costretto ad indossare tuta e mantello, ma doveva ammettere che fosse piuttosto comodo ed elegante.
Erano a dir poco meravigliosi. Soprattutto il piccolo Trunks, che aveva l’aria di un vero sovrano.
Solo Videl e Gohan mancavano all’appello.
Sarebbero arrivati tra qualche minuto, stando a quanto aveva detto Goku.

Chichi non riusciva a smettere di guardarlo.

“Mio Dio tesoro, sei bellissimo!” – aveva esclamato, quasi con le lacrime agli occhi.
“Dici?? Il mantello e in guanti non saranno troppo? Mi sento un po’ ridicolo a dire il vero…”.
“Ma che stai dicendo razza di zuccone?? Finalmente, riesco a vederti indossare qualcosa che non sia quella tua maledetta odiosissima tuta arancione!! Credo che potrei svenire!”.

“Non credo che sia il caso!” – aveva replicato Gohan, seguito dalla sua Videl – “Vegeta sta per arrivare”.

E, proprio come aveva annunciato, ecco che qualche istante dopo, il principe dei saiyan aveva fatto il suo ingresso in sala.
Nel vederlo, tutti si erano inchinati, compresi i suoi amici.
Vegeta era uno spettacolo.

Ovviamente, anch’egli indossava una battle suit, ma era leggermente diversa da quella degli altri saiyan.
La tuta era di un blu particolarmente acceso, con le maniche e il collo alto.
La corazza aveva delle grandi spalline giallo oro su cui era agganciato, tramite due spille recanti il marchio reale, un lungo ed elaborato mantello rosso.
Gli stivali bianchi che portava ai piedi erano i soliti, ma sembravano completamente diversi in quel contesto.
Il suo viso era fiero e pieno di orgoglio.
Era davvero un principe. Ma i suoi amici sembravano essersene accorti solo in quel momento.

“Mamma mia Trunks! Guarda tuo padre com’è bello!”.
“Già!” – aveva risposto il bambino, visibilmente sorpreso – “Non me lo sarei mai aspettato!”.

“Urcaaa!! Chichi, guardalo!”.
“Emmm tesoro? Cos’era che mi dicevi poco fa sul tuo abbigliamento?”.
“Dicevo di sembrare un po’ ridicolo, perché?”.
“Ecco, tesoro, diciamo che confronto a lui non sembri solo un po’ ridicolo…”.
“Ma… Chichina…”.
“E sta zitto! Stai rovinando uno dei momenti più emozionanti di tutta la mia vita! Un principe sta salendo al trono! Ti rendi conto??”.

Goku aveva sbuffato sonoramente, gonfiando le guance e portandosi le braccia al petto.
Da quando sua moglie era diventata una fan sfegatata di Vegeta??
Doveva ammettere, però, che era davvero uno spettacolo. Così nobile, così fiero.

‘ Sei davvero il principe dei saiyan, amico mio. Spero solo che queste persone non ti cambino. Resta sempre quello che sei, mi raccomando, fratello ‘.

Vegeta aveva cercato di non badare a ciò che stava accadendo di fronte a lui.
Da ragazzo era stato abituato a vedere persone inginocchiarsi ai suoi piedi, ma dopo tutti quegli anni, e dopo la piega che aveva preso la sua vita, tutto quello gli sembrava del tutto fuori luogo.
La sua unica preoccupazione era quella di salire lungo quei gradini il più in fretta possibile, cercando di non fare qualche pessima figura inciampando nei suoi stessi piedi.

Per sua immensa fortuna, i suoi timori erano stati infondati, e una volta arrivato in cima, aveva compiuto lo stesso gesto di qualche ora prima, invitando tutti ad alzarsi in piedi.
Il momento fatidico era giunto.

“Miei cari!” – aveva esclamato Moon, comparsa magicamente al suo fianco – “Ho mantenuto la promessa fatta a voi tutti venti anni fa! Vi ho riportato il nostro re!”.

La folla aveva cominciato ad acclamarli, entusiasta.

“Per tutto questo tempo, non abbiamo fatto atro che attendere il compimento del nostro destino. Essere governati da un uomo forte, un uomo di stirpe reale, un uomo come voi, principe Vegeta!”.

Sembrava una denigrazione nei confronti di Tarble, ma quest’ultimo sembrava non averci badato, e continuava a guardare suo fratello con orgoglio e affetto.

“Ma il principe Vegeta non è solo qui per rivendicare il suo trono!”.

No, lui non era lì per rivendicare il suo trono punto e basta! Che stava dicendo?

“Lui è qui per conoscere il nostro principe. Il figlio che Freezer ha cercato di uccidere! Il ragazzo che un giorno sarà il vostro re!”.

Il cuore di Vegeta aveva cominciato ad accelerare la propria corsa. D’istinto, aveva cercato fra la folla i volti di Bulma e del suo Trunks. Quanto avrebbe voluto che fossero lì, accanto a lui.

“Vieni avanti figlio mio! Vieni a conoscere tuo padre!”.

Se non ci fosse stata in ballo una cosa talmente importante, Vegeta avrebbe fatto saltare in aria tutto lo stabile. Moon era stata pomposa e decisamente melodrammatica.
Ma non era quello il momento di mettersi a cercare il pelo nell’uovo.
Quello era il momento in cui le porte di stavano riaprendo.
Quello era il momento in cui le guardie avevano sollevato le loro lance ornamentali in segno di saluto.
Quello era il momento in cui il figlio di Vegeta aveva fatto il suo ingresso in sala.

Lo shock che aveva seguito quel momento avrebbe accompagnato Vegeta e tutti i suoi amici per molto, molto tempo.
Una cosa era certa: Moon non aveva mentito.
Il ragazzo era la copia esatta di suo padre.
Se non fosse stato per due ciocche di capelli che ricadevano sulla sua fronte, e se non fosse stato per la sua altezza di poco più elevata, sarebbe stato impossibile distinguerlo da Vegeta.
Lo shock più grande era stato avvertito proprio da quest’ultimo, e Moon se n’era accorta, perché prontamente gli si era avvicinata e gli aveva posato una mano sulla spalla in un gesto affettuoso.

“E’ come guardarsi allo specchio, non trovi? Agghiacciante”.

Non avrebbe potuto trovare parole migliori di quelle. Era davvero agghiacciante, molto più di quello che avrebbe mai immaginato.

Bulma era rimasta senza parole, così come tutti gli altri.
Trunks non credeva ai propri occhi.

“Mio Dio…” – aveva detto, senza staccare gli occhi dal ragazzo – “Non è possibile…”.

“Sono identici” – aveva asserito C18, solitamente imperturbabile, ma al momento visibilmente scossa.
“Già…” – aveva risposto Bulma – “Identici”.

Con passo sicuro, il ragazzo si era avviato verso la scalinata, senza mai staccare un attimo gli occhi dall’uomo che gli avevano detto fosse suo padre. Una cosa era certa: la somiglianza fra di loro era a dir poco impressionante. Molto più grande di quello che avrebbe creduto.
Ma non era né emozionato, né teso, al contrario del suo papà che sembrava sull’orlo di una crisi isterica.
Davvero singolare!

In pochi attimi, il ragazzo lo aveva raggiunto, guardandolo quasi con aria sprezzante.
Dopo aver sfoderato un sorriso più che finto, si era piegato in un profondo inchino, facendo svolazzare il mantello rosso che copriva la sua schiena.

“Benvenuto, padre. Io sono tuo figlio, il principe Vegeta”.

Non riusciva a crederci: Moon gli aveva dato persino il suo nome.

Continua…
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Scusate per il megaritardo!!
Il periodo delgli esami si avvicina, e ho tremila materie da studiareee!! Maledetta Università!! =(=(
Scappo!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto!
Baci
Cleo
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Il link del disegno... Vegeta fa un po' schifo, scusate.. Suo figlio invece mi piace! XD
Bacini
Cleo

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Capitolo 15
*** Sfide ***


Sfide


Vegeta non era stato ancora in grado di riprendersi dallo shock dell’incontro con suo figlio.
Sospettava che il ragazzo gli somigliasse, in quanto era cosa comune per un saiyan primogenito di sangue puro essere identico al proprio padre, ma non pensava che la cosa potesse turbarlo tanto.
Era praticamente come se stesse guardando il proprio riflesso in uno specchio.
Se non fosse stato per quelle due ciocche sbarazzine, per l’aspetto più acerbo del ragazzo, e per la pelle morbida e priva della anche più impercettibile ruga, avrebbero potuto scambiarlo per il fratello gemello di Vegeta. A ben vederli, c’era anche un’altra cosa che permetteva di distinguerli: la luce nei loro occhi. Per quanto il loro sguardo fosse severo e corrucciato, negli occhi di Vegeta c’era una luce più morbida, vibrante, matura, quasi tremante al cospetto di quel ragazzo che aveva tanto voluto conoscere, mentre in quella della sua giovane copia c’era un riflesso più furbo, quasi strafottente.

I due avevano continuato a studiarsi per una serie di minuti interminabili, fra il più completo silenzio dei presenti.
L’unica cosa che si riusciva a percepire erano i respiri dei saiyan, e i battiti dei loro cuori palpitanti.

Il giovane Vegeta continuava a guardare suo padre, sorridendo in maniera alquanto singolare.
Doveva essere molto strano anche per lui ritrovarsi davanti una persona praticamente identica a se stesso.

“Vi vedo basito, padre… Non vi aspettavate che vi somigliassi tanto?”.
La voce del ragazzo era decisa, senza nessuna inflessione timorosa. Non aveva paura dell’uomo che aveva davanti, uomo che stava cercando di misurare ogni singola parola che avrebbe poi pronunciato.
“Non sapevo bene cosa aspettarmi in generale” – aveva ammesso con estrema franchezza.
Il ragazzo aveva sollevato un sopracciglio, evidentemente non soddisfatto della risposta ricevuta.
“E dite… siete forse deluso?”.
A quel punto, la replica di Vegeta aveva tardato ad arrivare.
Lo sguardo del futuro re dei saiyan si era indurito, e le sue membra si erano fortemente irrigidite.
Quel ragazzo aveva qualcosa di strano… Era come se lo stesse quasi prendendo in giro, come se lo stesse deridendo, cercando di non farsi beccare con le mani nel sacco.
“Dovrei esserlo, forse?” – aveva allora detto dopo un lasso di tempo interminabile, usando la stessa inflessione del ragazzo. Era assurdo: anche le loro voci erano praticamente identiche.
“Non ti deluderà di certo, mio re!” – era intervenuta Moon, troppo perspicace per non notare la strana tensione che si era venuta a creare fra i due – “E avrà tutto il tempo per dimostrartelo! Ora, per favore…”.
“Perdonatemi, madre, non oserei mai interrompervi, ma lui, tecnicamente, non è ancora il nostro re”.

La risposta gelida del ragazzo aveva lasciato tutti quanti di sasso, molto più di come aveva fatto la loro estrema somiglianza.
Il giovane principe Vegeta aveva dichiarato apertamente guerra a suo padre con quella frase così meschina.
Era ovviamente ciò che voleva fare sin dal primo istante. Ma perché? Quali erano le reali intenzioni del principe?

“Trunks! Hai sentito cosa ha detto tuo fratello al vostro papà?? Che cattivo!” – Goten era oltremodo basito.
“Come si è permesso??” – il piccolo mezzosangue aveva cominciato a tremare dalla rabbia. Come osava quel bell’imbusto rivolgersi a suo padre in quel modo? Non aveva capito con chi aveva a che fare, evidentemente!

“Oddende che ragazzo tremendo! Un vero maleducato! Ma cosa c’era da aspettarsi da uno tirato su da una tipa come Moon?” – era stato il commento di Chichi.
Goku aveva preferito non esternare i propri pensieri, continuando ad osservare il viso teso del suo amico. Vegeta aveva accusato il colpo, al contrario di quello che stava dando a vedere.
La sua espressione marmorea non era stata sufficiente ad ingannare il giovane Goku. Negli ultimi tempi, i due saiyan si erano avvicinati molto l’un l’altro, e dopo la chiacchierata di qualche notte addietro, si era venuto a creare un legame che nessuno dei due avrebbe creduto possibile. Per questo, Goku stava soffrendo insieme a lui. E, proprio come lui, stava facendo di tutto per non farlo notare a chi gli stava attorno.

“Chiedi immediatamente scusa” – aveva sibilato Moon, rossa in viso dalla rabbia. Che si era messo in testa quel ragazzino irrispettoso? Rivolgersi in quel modo a suo padre non era neanche lontanamente ammissibile!
Farlo davanti a tutti, poi. Davanti al loro popolo al completo, davanti a quegli sciocchi esseri umani! Non gliel’avrebbe fatta passare liscia.
Ma il principe non sembrava dello stesso parere di sua madre.
“E perché dovrei? Ho detto solo la verità!” – aveva berciato, acido, senza staccare neanche per istante gli occhi da quelli di suo padre.
“Io ti…”.
“Lascialo stare, Moon”.

Lo stoicismo di Vegeta aveva generato confusione nei presenti, soprattutto in coloro che non lo conoscevano e non avevano coscienza di quanto fosse cambiato durante gli anni.
Continuavano tutti a chiedersi perché il re non avesse attaccato suo figlio, mostrandogli a gesti quello che evidentemente non riusciva a comprendere a parole. Il re, che fosse in carica o meno, doveva farsi rispettare, e quell’uomo portato lì da Moon non lo stava affatto facendo. Che esempio ne avrebbero tratto i ragazzi presenti in sala? Chiunque si sarebbe sentito in diritto di ribellarsi al volere del proprio padre, arrivati a quel punto!
Era decisamente sconveniente, e per dimostrare il proprio disappunto, la folla aveva cominciato ad agitarsi, commentando l’accaduto senza porsi eccessivi scrupoli.

Tarble aveva gettato un’occhiata preoccupata ai presenti. Non era un bene che tutti fossero tanto scontenti.
Maledizione, che si era messo in testa suo nipote? Voleva forse mandare all’aria tutto il lavoro portato avanti da lui e da sua madre con tanta fatica?
Non era un ragazzo di indole aggressiva, ma all’occorrenza sapeva essere piuttosto spietato, e il ringhio fuoriuscito dalla sua gola che aveva appena rivolto al ragazzo ne era stato la prova più tangibile.
Perché suo fratello non stava facendo niente per ribaltare la situazione, tra l’altro?

“Lasciarlo stare?” – Moon non capiva dove volesse andare a parare il suo amato. Aveva in mente un altro modo per riprendere in mano le redini del gioco?
“Sì. Lascialo stare. A quanto pare, il giovane principe Vegeta si sente minacciato”.

E dall’espressione nata sul viso del ragazzo, sembrava proprio che Vegeta avesse centrato il punto.

“Credo che voi abbiate…”.
“Credo di aver ragione, ragazzo. Ora, se vuoi scusarmi, il mio popolo mi attende. Io, invece, attendo te nelle mie stanze, più tardi. Non tardare”.

Tremante di rabbia per lo smacco appena subito, il ragazzo si era comunque inchinato, uscendo subito dopo di scena a testa alta, ma rosso d’umiliazione.
Non era mai stato trattato in quel modo da nessuno, prima di allora e, di certo, non era un affronto che avrebbe presto dimenticato.

*


Il resto del ricevimento era trascorso non senza un certo imbarazzo.
In onore del re ritrovato, Moon aveva interpellato i due guerrieri più forti del pianeta e li aveva invitati a battersi in un corpo a corpo all’ultimo sangue davanti alla folla in estasi.
Lo spettacolo era stato a dir poco stupefacente, nonostante il livello dei due contendenti fosse decisamente più basso rispetto a quello dei guerrieri terrestri – ma questo, ovviamente, loro non lo sapevano.
I due energumeni, entrambi alti circa due metri, muscolosi da far paura, pelati e con un’aria a dir poco minacciosa, non avevano risparmiato nessun colpo, strappando e dilaniando le carni altrui senza alcuna remora.
Il combattimento si era svolto a terra, ed era stato severamente vietato loro di librarsi in volo o di utilizzare sfere di energia o mosse affini. Dopo più di tre quarti d’ora, quello che dei due portava il nome di Tathos aveva vinto, e stava aspettando un segnale da parte del suo re per sapere cosa avrebbe dovuto fare con il perdente, che si stava pian piano dissanguando al suolo.
Tutti si aspettavano che Vegeta decretasse la sua condanna a morte ma, con estrema sorpresa dei presenti, la loro previsione era stata smentita.
Il futuro re, dopo aver lanciato un’occhiata furtiva a Bulma e al piccolo Trunks – l’una inorridita da quella scena così cruenta, l’altro un po’ confuso ma eccitato allo stesso tempo – si era alzato in piedi, decretando che la vita del perdente sarebbe stata risparmiata.

Il mormorio contrariato della folla era sopraggiunto un attimo dopo.

“Miei cari… Siamo stato già decimati una volta! Sarebbe assurdo ucciderci a vicenda, non trovate? Questo saiyan si è battuto con onore. La sua vita sarà risparmiata e adoperata per scopi ben più alti”.

Non era esattamente la verità, ma sembrava che il suo ragionamento avesse placato i bollenti spiriti dei presenti.
Avere a che fare con una massa di scimmioni sanguinari non era per niente facile. Lo era ancor meno se i suddetti scimmioni riponevano speranze di rivalsa in un uomo che ormai era completamente diverso da loro.

Bulma non era riuscita a rilassarsi completamente. Un po’ per gli sguardi che continuavano a lanciargli i saiyan, un po’ per quello che era accaduto tra Vegeta e suo figlio.
Perché quel ragazzo si era comportato in maniera talmente sgarbata nei confronti di suo padre? Era un uomo che aveva attraversato la galassia per incontrarlo, un uomo che non vedeva l’ora di conoscerlo, di sapere chi fosse e come fosse, un uomo convinto che il ragazzo provasse i suoi stessi sentimenti. Per quale assurda ragione si era mostrato così tanto ostile?
I suoi occhi l’avevano terrorizzata. Sembrava che volesse uccidere Vegeta con la sola forza dello sguardo.
Agghiacciante. A dir poco agghiacciante.
Ma perché il destino doveva essere così crudele con lui? D’accordo, non era stato un uomo buono per gran parte della propria vita, aveva compiuto delle azioni orribili, ma stava davvero cercando di cambiare. Aveva perso la vita per lei e per Trunks ed era più che evidente che fosse lì con solo intento di conoscere quel ragazzo che lo aveva trattato in maniera così ostile. Davvero per lui non c’era possibilità di riscatto? Davvero non poteva aspettarsi nient’altro di bello dalla vita? Lo trovava estremamente ingiusto.

Moon era tesa.
Per quale assurda ragione suo figlio aveva reagito in quel modo? Aveva passato tutta la vita ad istruirlo nell’attesa del fatidico giorno, e lui aveva rovinato tutto con poche, acide, taglienti parole.
Avrebbe dovuto fargli un bel discorso. E avrebbe dovuto farglielo subito, ma non se la sentiva di lasciare da solo Vegeta. Certo, con lui ci sarebbe stato Tarble, ma c’era anche quella Bulma in giro, e non se la sentiva di allontanarsi con lei nei paraggi.
Avrebbe dovuto cercare il ragazzo prima che si fosse diretto nelle stanze di Vegeta, o temeva che sarebbe accaduto il peggio.

Dopo diverse ore in cui c’era stato un susseguirsi ininterrotto di lotte, danze e banchetti, sua maestà aveva preso la parola, cercando di apparire rilassato e deciso allo stesso tempo.

“Vorrei innanzitutto ringraziarvi per quello che avete fatto. Non credevo che ci fossero altri saiyan sopravvissuti, ed è stata una gioia sapere di avere una grande famiglia, una casa a cui fare ritorno” – aveva detto, con voce piena – “Rivedere mio fratello, rivedere Moon, era una cosa per me a dir poco impensabile. Ero certo di essere uno degli ultimi due purosangue ancora in vita, ma sono a dir poco felice di constatare il contrario”.

L’affermazione di Vegeta aveva scatenato un altro mormorio di disappunto, proprio come lui aveva sperato.

“E, non essendo l’unico, colgo l’occasione per presentarvi colui che diventerà una figura per noi molto importante. Kaharot, se vuoi raggiungerci…”.

Sentendosi chiamato in causa, Goku era a dir poco impallidito e aveva cercato di nascondersi dietro la moglie.
“Che cavolo stai facendo??”.
“Io non voglio andare… Quelli mi mangeranno vivo!” – aveva piagnucolato.
“Se non ti scolli da me entro tre secondi giuro che ti mangio io, e puoi star certa che lo farò per davvero!”.
“Urca! E va bene, ci vado!”.

E così, incoraggiato dalle parole amorevoli della moglie, il coraggioso Goku era uscito dal suo nascondiglio, dirigendosi, sotto gli sguardi confusi dei saiyan, accanto al suo amico Vegeta.

“Non voglio fare il puntiglioso…” – gli aveva sussurrato questi, irritato – “Ma potresti almeno far finta di inchinarti, per la miseria?”.
“Eh?? Sì sì, lo faccio subito, scusa!” – e si era inginocchiato, stendendosi completamente al suolo, a momenti.
Vegeta aveva cercato di mantenere la calma. Non era riuscito suo figlio a farlo sbottare, e non poteva riuscirci quel decerebrato. No, no e poi no.
“Alzati, per favore. Sei imbarazzante”.
Non se l’era fatto ripetere due volte.
“Dunque, miei cari, lui è Kaharot, figlio di Bardak, fratello di Radish, mio fedele alleato”.
Goku non credeva alle proprie orecchie; Vegeta aveva appena detto che era il suo ‘fedele alleato’! Poteva anche morire contento.
“Uno dei guerrieri più forti che incontrerete mai sulla vostra strada. Il guerriero che da adesso in poi sarà il nuovo generale del nostro rispettabilissimo e potentissimo esercito”.

Il ‘che cosa?’ pronunciato in contemporanea da Moon, Tarble, e gran parte della folla, era stato più che sufficiente per esplicare le perplessità altrui.
“Kaharot prenderà il posto dell’attuale generale seduta stante. Questo sarà il primo cambiamento”.

Ovviamente, nessuno aveva osato contraddirlo, ma Moon era talmente sconvolta da essere rimasta a dir poco senza parole. La situazione le era oltremodo sfuggita di mano, purtroppo.

“Le persone che vedete in sala e che non conoscete sono guerrieri e dame al mio seguito. E ci tengo a precisare che fra di loro ci sono anche la donna terrestre che è la mia attuale compagna, e nostro figlio.
Bulma, Trunks, se volete raggiungermi…”.

Quello era decisamente fuoriprogramma. Vegeta aveva detto loro di mantenere un profilo basso, perché ora li stava mettendo in mostra come dei trofei?
Senza rifiutarsi, però, la signora Brief e figlio si erano avvicinati a Goku e a Vegeta, facendo a quest’ultimo un inchino, e girandosi poi verso la folla per farsi guardare. Che imbarazzo. Quella era la prima volta in cui Bulma non era felice di trovarsi al centro dell’attenzione.

“Per quanto la cosa possa sconvolgervi, loro fanno parte della mia famiglia. E spero vivamente che verranno da voi accettati e trattati come di dovuto. Bulma è una geniale scienziata, e Trunks è un guerriero lodevole. Avranno il tempo di dimostrarvi il loro valore. Con questo, spero che la nostra convivenza sia duratura e pacifica”.

Con quello, la serata si era ufficialmente conclusa.

*


Vegeta era stato scortato nelle sue stanze da Goku. Aveva cercato di persuaderlo del contrario, ma il decerebrato aveva preso sul serio il proprio compito, anche se non aveva ben capito che l’essere il generale dell’esercito non faceva di lui la sua personalissima guardia del corpo.

Finalmente rimasto solo, Vegeta si era preso un momento per stendersi sul letto. Non si era mai sentito tanto stanco come allora. Era come se gli fossero state risucchiate tutte le energie.
Non si sarebbe mai aspettato di vivere una scena come quella di qualche ora addietro. Era stato a dir poco surreale. Quel figlio che era tanto ansioso di conoscere, quel figlio così simile a lui, nell’aspetto, nel nome, gli aveva apertamente dichiarato guerra. E lo aveva fatto davanti a tutti.
Era una situazione che non aveva previsto.
Lui non si era mai ribellato al padre. Era una cosa a dir poco impensabile. Per quanto avesse avuto la consapevolezza di essere sempre stato più forte di suo padre, non si era mai esposto, per una questione di rispetto e anche di affetto. E d’accordo, magari quel ragazzo non poteva ancora provare dell’affetto nei suoi confronti, ma almeno un briciolo di rispetto sarebbe stato apprezzabile.
Era stato ferito e umiliato pubblicamente da quel ragazzo che non vedeva l’ora di conoscere. Davvero notevole. Davvero, davvero notevole.

Si era sentito un verme per come lo aveva trattato, ma che altro avrebbe potuto fare? Il suo comportamento era stato considerato discutibile dai suoi sudditi, se n’era accorto fin troppo bene, ma non era stato in grado di trovare un modo migliore per uscirne.
Sperava solo che il giovane Vegeta si presentasse, anche se non aveva la più pallida idea di cosa avrebbe potuto dirgli. Che stranezza… Gli aveva dato persino il suo stesso nome, la brava Moon.

Sorridendo amaramente, si era diretto presso la finestra, osservando il paesaggio notturno che brillava sotto i suoi occhi stanchi.
Non era da lui non sapere come comportarsi. Non era da lui soffrire così tanto per qualcun altro.
Ma, d’altronde, cos’era davvero da lui?
Forse non lo avrebbe mai scoperto. Ma allora, come poteva pretendere di imparare a conoscere gli altri, se non conosceva neanche se stesso?

Continua…
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Ed eccomi qui! Ce l'ho fatta ad aggiornare...
Giustamente, invece di ripetere, io aggiorno fanfictions... e vabbè! XD
Spero di darvi buone notizie, domani! XD
Comunqe, caro principe Vegeta, sei un bastardo!! Che si è messo in testa??
Ovviamente lo scopriremo nei prossimi capitoli!
Scappo!
Baci
Cleo

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Capitolo 16
*** Doveri ***


Doveri


Ma, al contrario di quello che Vegeta aveva sperato, il suo giovane erede non si era presentato nelle sue stanze.
Il principe dei saiyan era rimasto sveglio per tutta la notte, seduto sul davanzale della finestra, con le braccia incrociate al petto e il capo appoggiato sul freddo e spesso vetro trasparente.
La notte, meravigliosa e splendente di una luna ormai quasi completamente piena, aveva pian piano lasciato spazio all’alba dorata, segnando l’inizio di quella giornata che avrebbe portato con sé il peso delle ore trascorse in una vana attesa.

Non sapeva cosa avrebbe dovuto aspettarsi, arrivato a quel punto. L’unica motivazione per cui aveva deciso di seguire Moon era stato proprio il forte desiderio di conoscere suo figlio, desiderio unilaterale, per quello che aveva potuto capire. Se fosse stato un rammollito, avrebbe tremato davanti allo sguardo di ghiaccio riservatogli dal ragazzo, ma non lui. Vegeta aveva sofferto, ma in silenzio, mascherando meglio che poteva quel sentimento che aveva minacciato di piegarlo, tenendo fede al sangue saiyan che scorreva nelle sue vene.

TOC. TOC. TOC.

“Avanti” – aveva detto Vegeta, finendo di infilarsi il guanto bianco sulla mano destra.
Con estrema lentezza, la porta si era aperta, rivelando un Goku vestito di tutto punto – ovvero con la divisa dei saiyan – e decisamente ansioso e preoccupato.

“Buongiorno, Vegeta. O forse dovrei dire vostra maestà? Sì, credo di sì. Bene, ricominciamo dall’inizio. Buongiorno vostra maestà! Avete dormito bene? Spero di sì! Vi hanno già portato la colazione? Io ho già mangiato, ed era tutto buonissimo, ma in effetti ho ancora fame! Vi dispiacerebbe fare ancora colazione insieme? Oddende, ma che sto dicendo, siete un principe non…”.
“La vuoi piantare??” – aveva tuonato Vegeta, girandosi di scatto verso di lui con aria minacciosa.
“Sì SIGNORE!” – era stata la reazione di un Goku alquanto spaventato.
“Ancora? Ma sei davvero recidivo, allora! Per favore, chiudi la porta, chiudi il becco, e dimmi che cosa vuoi. Non credo proprio che tu sia qui per parlarmi della colazione”.

Ovviamente non era affatto quello il motivo di quella visita così mattiniera da parte di Goku.
Il saiyan aveva distolto lo sguardo da quello severo e indagatore del principe, fingendo di interessarsi ad uno degli splendidi cuscini adagiati sull’enorme letto. Non voleva essere sgarbato. E, soprattutto, non voleva causare reazioni violente varie ed eventuali! Per quanto Vegeta fosse cambiato e il loro rapporto si potesse definire una vera e propria amicizia, Goku si rendeva conto fin troppo bene che per troppo tempo il suo amico si era trattenuto dal mettere in mostra il suo vero carattere, la sua vera indole, e sarebbe potuto esplodere da un momento all’altro, con conseguenze a dir poco disastrose.
Per quanto gli amici servissero proprio a sfogarsi, non voleva che ciò accadesse nel palazzo, dove tutti avrebbero potuto sentirli. Se ne avesse avuto l’opportunità, e soprattutto il tempo, più tardi lo avrebbe condotto in uno degli splendidi giardini che aveva visto durante il suo giro di perlustrazione del pianeta, spronandolo a sfogarsi con lui e ad aprirgli ancora una volta il suo cuore.
Così, cercando di apparire il più tranquillo possibile, Goku si era grattato come al solito la nuca nel suo consueto gesto infantile, rivolgendo a Vegeta il più credibile dei suoi sorrisi.

“Hai ragione! Ma non ti scaldare! Mi chiedevo solo se ti sentissi bene o no… Dopo quello che è accaduto ieri sera con… con…”.
“Con la mia versione più alta e decisamente più stronza?”.

Quel commento edulcorato ma decisamente spontaneo di Vegeta aveva fatto sorridere amaramente il nostro Goku. Non doveva essere facile accettare che un figlio fosse sul punto di odiare il proprio padre.

“Non dire così… dai… È un ragazzo…”.
“Sarà anche un ragazzo, ma ciò non toglie che sia uno sfacciato. Posso capire che sia cresciuto senza padre su di un pianeta di guerrieri sanguinari, ma ti posso assicurare che io non ho avuto chissà quali grandi rapporti con mio padre, ma lo rispettavo ugualmente. Non pretendo che faccia lo stesso. Non mi conosce, e ci sta tutto che si senta minacciato. Fondamentalmente, era lui il protagonista, fino a ieri, mentre ora l’attenzione è concentrata tutta su di me. Ma pretendo da lui un minimo di rispetto. Rispetto che non ha intenzione di mostrarmi, visto e considerato che ha deciso di declinare il mio gentile invito di ieri sera”.
“Che cosa??? Non si è presentato?? Ma, Vegeta, è inaudito!”.

Goku era a dir poco sconcertato. Per la barba del maestro Muten, Vegeta aveva ragione, allora! Quel ragazzo ce l’aveva davvero con lui! Perché non presentarsi all’appuntamento con suo padre, allora?

“Che vuoi che ti dica? Non sono di certo l’uomo più felice della galassia, in questo momento, ma pazienza” – aveva detto, sistemandosi lo stivale sinistro – “Spero che prima o poi ritorni sui suoi passi”.
“Lo spero anche io… Ma cosa farai, nel frattempo?” – dopotutto, Vegeta aveva accettato di andare lì solo per conoscere suo figlio. Dato che le cose non erano iniziate proprio nel migliore dei modi, cosa avrebbe fatto, adesso?
“Non posso di certo ripartirmene fingendo che non sia successo niente. Aspetterò, e vedremo come si evolveranno le cose. Nel frattempo cercherò di far finta di… regnare? Bah, non avrei mai creduto di dire ancora una cosa del genere!”.
“Credo che tu abbia ragione”.

I due amici si erano sorrisi a vicenda per un lungo istante. I loro erano sorrisi di fiducia reciproca, la prova più plausibile che l’uno non avrebbe mai abbandonato l’altro.
“Bè? Allora? Sei ancora qui? Voglio la mia colazione, e la voglio subito!” – aveva detto il principe, fingendosi irritato.
“Eh?”.
“Sei diventato sordo, oltre che idiota? La colazione, ADESSO! O ti tolgo il titolo che non ti ho neanche affidato ufficialmente, ancora, capito?”.
“URCA! Corro! Non voglio rischiare! Chichi potrebbe uccidermi!” – e si era precipitato in corridoio, sparendo dietro la grande porta bianca.

Sorrideva divertito, Vegeta. Con tanti saiyan che potevano essere sopravvissuti, si era imbattuto proprio nel più idiota di tutti, in un idiota che era diventato il suo compare di sventure. Ma sapeva di aver scelto bene. Nessuno avrebbe potuto fare per lui ciò che faceva lo strambo Kaharot.

*

E, appena messo un piede nella sala delle riunioni, Vegeta aveva appreso, con sua grande sorpresa, e anche con un lieve disappunto, che le sue giornate non sarebbero state solo oltremodo piene, ma sarebbero state anche tremendamente noiose e da dimenticare.

Il programma di quella mattina era a dir poco spaventoso.
C’erano un sacco di questioni amministrative da risolvere, per non parlare del numero di ambasciatori provenienti da paesi lontani che avrebbe dovuto incontrare.

“Ma da quando riceviamo ambasciatori?” – aveva chiesto il principe, curioso.
“Da quando abbiamo capito di aver bisogno dell’aiuto altrui per poter progredire. Eravamo a corto di materie prime, mio signore, e siamo stati costretti a stipulare delle alleanze. Spero che la cosa non vi turbi” – gli aveva risposto uno dei membri del consiglio, un uomo di media statura, dalla corta chioma corvina e la pelle scura. Thark era il suo nome, e si occupava principalmente degli scambi con l’ESTERO.
“No, la cosa non mi turba affatto. Perché dovrebbe? Sono solo meravigliato”.
“Le cose sono molto diverse da come le ricordavi, non è così, fratello?”.
“Decisamente. Ma devo dire che così sono molto meglio!” – aveva risposto al giovane Tarble, seduto alla sua destra, mentre sfogliava alcuni incartamenti cercando di comprenderne il contenuto.
“E quando arriveranno, gli ambasciatori?”.
“Tra tre ore!” – lo aveva avvisato Moon, seduta alla sua sinistra, mentre gli porgeva degli altri incartamenti – “Mi raccomando, cambiati d’abito. E’ fondamentale che tu sia impeccabile”.
“Come ordinate, mia signora…” – aveva detto, fingendosi stizzito.

In tutto quel frangente, un Goku imbarazzatissimo seduto alla destra di Tarble, continuava a rimanere in silenzio, cercando di non commettere errori, e soprattutto di non fare la figura dello stupido con le altre persone sedute attorno a quella tavola ovoidale.
Non era mai stato bravo in cose riguardanti la politica e i rapporti fra stati. Non sapeva neppure il nome del sindaco della sua città! Forse, Vegeta non aveva avuto una grande idea nel decidere di portarlo con sé, ma non poteva di certo tirarsi indietro. Se aveva scelto lui era perché si fidava, non di certo perché era il primo capitatogli a tiro. Per questo, doveva fare di tutto per essere all’altezza. Dopotutto, era un generale. Anzi, era IL generale, e sarebbe stato a capo di un esercito di saiyan addestrati per combattere. E anche se era una pesante responsabilità, poteva rivelarsi anche una cosa divertente.

“Non ho visto il principe Vegeta, stamane…” – aveva chiesto Thark a Moon, ad un certo punto – “Mi è parso strano, considerando il fatto che non è mai mancato ad una riunione del consiglio”.
Touché.
Il consigliere aveva colpito nel segno.
Nervoso più che mai per il trattamento riservatogli dal diretto interessato, Vegeta aveva concentrato tutta la sua attenzione su alcuni documenti, fingendo che l’argomento non gli interessasse.
“E’ partito per una missione nel primo mattino” – era stata la risposta gelida di Moon. Quando avrebbe imparato quell’uomo a tenere la bocca chiusa?
Non aveva potuto fare a meno di notare la reazione di Vegeta. Il principe non aveva digerito il modo in cui suo figlio si era rivolto a lui la sera prima, e lei era furiosa per non aver avuto l’opportunità di parlargli e di chiedergli spiegazioni. Per di più, quella reazione poteva simboleggiare solo una cosa: il principe Vegeta non aveva fatto visita a suo padre, la notte precedente, il che era decisamente un brutto segno. Ma cosa si era messo in testa quel ragazzo? Voleva davvero rovinare ogni cosa? Non glielo avrebbe permesso.
Avrebbe fatto qualunque cosa pur di farlo ragionare, pur di fargli capire che quello era suo padre e che aveva deciso di seguirla solo ed esclusivamente per conoscere lui.
Ma non era quello il momento di pensarci. Avrebbe preso provvedimenti al rientro del ragazzo, sperando che decidesse di farsi vivo al più presto.

Il saiyan aveva preferito non aggiungere altro. Il commento della sua signora era stato piuttosto gelido e, se doveva essere sincero, gli importava davvero poco del borioso principino. La sua attenzione era concentrata unicamente sul legittimo erede al trono.
Era diverso dagli altri saiyan, non aveva potuto fare a meno di notarlo. Lo stesso pensiero era stato formulato dal resto del consiglio, dopotutto. Ma quel saiyan atipico, era stranamente piaciuto ai membri più anziani. Alcuni di loro avevano più o meno l’età di Moon, e avevano visto abbastanza per poter dire di avere davanti un essere fuori dal comune. Apparentemente identico al resto del suo popolo, aveva dato ai consiglieri l’impressione che celasse poteri e qualità impressionanti, a dir poco fuori dal comune.

Thark non riusciva a togliergli gli occhi di dosso. Vegeta era quasi magnetico. Di piccola statura, il più piccolo saiyan adulto che avesse mai avuto l’opportunità di incontrare e conoscere, era fiero e dignitoso. E se all’apparenza poteva sembrare mansueto, di certo non lo era. Il principe Vegeta, il futuro re Vegeta, doveva essere un guerriero straordinario. Sperava davvero di poterlo vedere in azione al più presto, magari in un semplice allenamento. Ancora non sapeva che proprio per lui era stata costruita un’area speciale per gli allenamenti. Il futuro re doveva ricevere il meglio, e lui non vedeva l’ora di poterlo compiacere in tutto e per tutto.

Solo una cosa aveva lasciato di stucco lui e gli altri membri del consiglio: la presenza della terrestre e del giovane mezzosangue. La donna era meravigliosa. Nonostante i contatti con popolazioni di altri pianeti, addirittura di altre galassie, non era mai capitato loro di imbattersi in una creatura tanto meravigliosa, e lo stesso valeva per le altre terrestri. Sua maestà aveva assicurato che fosse una brillante scienziata, e la stessa cosa aveva garantito il principe Tarble, incontrato dal consiglio mezz’ora prima dell’arrivo del re. Non sapevano ancora che ruolo avrebbe avuto la donna, adesso che il principe era finalmente tornato a casa, ma di certo non gli avrebbero disubbidito. Il bambino, però, era quello che destava loro maggiori preoccupazioni. Non si era mai sentito di un saiyan dal sangue misto. Che cosa avrebbero dovuto fare con lui?
La decisione presa, decisione che aveva riscontrato il disappunto di Moon, aveva stabilito che il bambino per ora non dovesse essere infastidito per nessuna ragione, ma che dovesse essere allo stesso tempo tenuto d’occhio. Non sapevano che tipo di caratteristiche avrebbe potuto avere, e non potevano di certo lasciarsi cogliere impreparati, in caso di un’eventuale rivolta. Lo stesso valeva per i terrestri, per il namecciano e per quell’altro saiyan di sangue puro, Kaharot. Era quasi come se tutti nascondessero un segreto. Potevano anche sembrare innocui agli occhi degli altri, ma i saiyan erano stati annientati già una volta, ed erano diventati sospettosi e ottimi osservatori. Di certo non sarebbero stati così sciocchi da abbassare di nuovo la guardia.
Avevano una sola regola da seguire: l’erede al trono non avrebbe dovuto sospettare nulla dei loro piani. Sarebbe stato sleale nei suoi confronti. Per questo, avevano deciso di non rivelare a Vegeta l’esistenza della riunione svoltasi prima del suo arrivo, fingendo di essere arrivati in sala solo qualche minuto prima.
“Vogliamo sbrigarci?” – aveva tuonato Vegeta, ad un certo punto – “Il tempo corre, e gli impegni sembrano lievitare. Non ho alcuna intenzione di poltrire, per questo cerchiamo di organizzarci. Ho tutte le buone intenzioni di pranzare insieme alla mia famiglia, quest’oggi”.
Ma Vegeta non sapeva che quello sarebbe stato impossibile non solo quel giorno, ma persino nei giorni a venire.

*

Erano trascorsi tre giorni dalla festa in onore del principe ereditario, e per tutto quel tempo, né Bulma, né Chichi né la loro prole avevano avuto l’opportunità di rivedere i rispettivi partner e padri.
Vegeta era stato oberato di lavoro a tal punto da non essere stato in grado di riposare neppure per pochi minuti. Appena cercava di sedersi e mangiare un boccone, o posare per un istante la testa sul cuscino, veniva subito richiesta la sua presenza per risolvere problemi politici, o gestionali, o economici o quant’altro. Era talmente stanco che Goku era certo di vederlo crollare al suolo da un momento all’altro. Nonostante le sue mansioni fossero ben altre, il saiyan non aveva voluto lasciare il suo principe neppure per un istante, continuando a rimandare il momento in cui avrebbe conosciuto il proprio esercito.

Era mezzanotte inoltrata quando, dopo una giornata terribile, Vegeta e Goku avevano messo piede nella camera di sua maestà, e la porta era stata spalancata di sorpresa da Thark e Gers, i due membri più anziani, che richiedevano la presenza di Vegeta per risolvere la sistemazione di alcune navicelle su di un pianeta vicino.
Vegeta stava per esplodere. E, proprio per evitare il peggio, Goku aveva deciso di prendere in mano la situazione.

“Adesso basta” – aveva detto, glaciale, puntando gli occhi sui due saiyan – “Andatevene, subito. Sono tre giorni che non date tregua a sua maestà, e ha la necessità impellente di riposare”.
La reazione di Goku aveva sconvolto tutti, persino Vegeta. Come osava rivolgersi a loro in quel modo?
“Vostra maestà, spero che vi rendiate conto della spropositata reazione di…”.
“FUORI!” – e, con poca grazia e finezza, aveva sbattuto i due consiglieri fuori dalla stanza, assicurandosi che la porta alle sue spalle fosse chiusa a dovere.
“Fiuu…! Se ne sono andati! Non ne potevo più! Vostra maestà questo, vostra maestà quello… Ma piantatela! Come hanno fatto senza di te, fin ora? Eh Veget- Vegeta??”.
Ma il principe non gli aveva risposto: sfinito, si era addormentato sulle lenzuola di seta, con tanto di mantello e stivali addosso. Goku gli si era avvicinato con cautela, sorridendo divertito per la scena inconsueta.
“Non sapevo che sembrassi un angioletto, mentre dormi…” – lo aveva schernito mentre lo copriva con alcune lenzuola prese dall’armadio, facendo attenzione a non svegliarlo – “Buonanotte vostra maestà. A domattina”.

Si era avvicinato alla porta, aprendola e richiudendola con delicatezza alle sue spalle, felice di potersi finalmente dirigere nelle sue stanze. Nonostante non avesse fatto molto, la stanchezza aveva cominciato a farsi sentire per davvero, arrivato a quel punto. Sarebbe stata una notte troppo breve, purtroppo per loro, ma non era il caso di lamentarsi: era certo che il giorno dopo sarebbe stato mille volte peggio delle giornate precedenti.

*

Vegeta dormiva tranquillo nel suo letto, troppo stanco per accorgersi dei rumori ovattati che qualcuno aveva causato per introdursi nella sua stanza. Con passo felpato, l’intruso si era avvicinato al letto, in modo da poter osservare più da vicino l’uomo che vi giaceva addormentato.
Spesso, fin troppo spesso, un principe non era al sicuro neanche nelle proprie stanze. Ma questo, Vegeta non poteva proprio saperlo.

Continua…

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Salveeee!! Anche se in ritardo, come al solito, eccomi qui con un nuovo capitolo!!
Il caldo non aiuta a mettere a punto le idee, purtroppo! A mia discolpa, posso dire di aver iniziato a scrivere questo capitolo ieri sera mentre guardavo la partita?? XD Sto immaginando Goku e Vegeta allo stadio... Poveri noi!! Si salvi chi può!! XD
Ma torniamo al capitolo!
Poverino sua maestà, è tanto stanco! =(
Questi consiglieri così sospettosi sono dei bruti! ESSERI SENZA CUORE!! =(=(=(
Posso uccidere il principe stronzetto?? Grrr... Che sarà andato a fare in giro per l'universo sto cretino?? *E qui mi direte: "Se non lo sai tu che vuoi da noi?" *.
Lo scopriremo presto (?). XD
Ora scappo!
Grazie per l'attenzione e scusate per l'attesa!
Bacioni
Cleo

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Capitolo 17
*** La cena ***


La cena

Erano diverse notti che Moon faceva fatica ad addormentarsi. Un po’ per la tensione, un po’ per l’emozione incredibile che provava nel sapere che a pochi passi dalle sue stanze dormiva l’uomo che aveva sempre amato e che continuava ad amare in maniera più che evidente. Non c’era desiderio espresso da Vegeta che lei non cercasse di esaudire, o richiesta, o capriccio anche solo abbozzato. Aveva notato che sua maestà adorava il blu, e aveva provveduto a far cambiare la tappezzeria e il suo intero guardaroba, prendendo tutti capi di quel colore. Aveva notato che preferiva il pesce alla carne – sì, anche su Neo-Vegeta-Sei c’erano i pesci, gli animali e i cuochi – e aveva imposto di cucinare solo menù a base di pesce, e si era accorta di quanto gli piacesse trascorrere del tempo sul terrazzo ad osservare il cielo. Più di una volta, si era ritrovata a fissarlo mentre i raggi scarlatti del tramonto illuminavano la sua chioma corvina, facendola splendere di mille riflessi ramati. Era una specie di visione, identico a come lo ricordava, ma profondamente diverso, sia nell’aspetto che nel carattere.
Il Vegeta di un tempo non si sarebbe mai preso del tempo per riflettere: il Vegeta di un tempo avrebbe agito senza pensare alle conseguenze.
Il Vegeta di un tempo non avrebbe richiesto del tempo per potersi allenare privatamente con il suo secondogenito, un bambino vivace ma allo stesso tempo serio e responsabile: il Vegeta di un tempo avrebbe ucciso a sangue freddo tutti i bambini che avessero osato frapporsi fra lui e il suo desiderio di morte.
Il Vegeta di un tempo non avrebbe mai sofferto per il rifiuto di un ragazzino che aveva la metà dei suoi anni di dargli udienza: il Vegeta di un tempo lo avrebbe piegato alla sua volontà, dimostrando ancora una volta quanto forte e potente fosse il principe dei guerrieri saiyan.
Ma quello non era il Vegeta di un tempo. Quella donna terrestre e quel branco di sciocchi esseri umani lo avevano cambiato profondamente. Avrebbe tanto voluto sapere quali eventi avessero contribuito a cambiare le cose. Non aveva avuto occasione di parlare con lui in privato. Era sempre occupato, e quello sciocco di Kaharot non lo lasciava neppure per un istante. Sembrava il suo animaletto da compagnia scodinzolante.
La sera prima, aveva avuto la spiacevole visione di Vegeta che parlava sul balcone della sua stanza con la donna terrestre che tanto odiava. Evidentemente, per lei era stato in grado di trovare qualche minuto per una visita in privato. Il sangue le si era gelato nelle vene quando l’aveva vista abbracciarlo con passione, e baciarlo come se fosse la loro ultima volta. E Vegeta aveva ricambiato senza esitazioni: proprio come se fosse stato un ragazzino, si era seduto sull’ampia ringhiera del balcone e l’aveva attirata a sé, stringendola proprio come aveva fatto tante volte con lei.
Era sconvolta dalla rabbia. Mai avrebbe creduto che nell’universo potesse esserci qualcuna in grado di competere con lei, di prendere il suo posto, addirittura. Lei gli aveva dato un popolo da governare, un pianeta che portava il suo nome, un titolo reale e un erede legittimo. Cosa poteva avergli dato di più quella donna non riusciva davvero a capirlo. Ma non si sarebbe arresa. Avrebbe fatto di tutto per prendere il suo posto. Presto, Bulma non ci sarebbe stata più, e tutto sarebbe tornato al suo posto. Quelle braccia erano fatte per stringere lei, non di certo per stringere una stupida donna mortale.

*

Vegeta era appena uscito dalla lussuosissima vasca da bagno di marmo quando Goku era entrato nella stanza senza bussare, tutto trafelato ed eccitato sopra ogni immaginazione.
“Razza di maniaco! Chi ti ha insegnato l’educazione, si può sapere?? Devi bussare prima di entrare!!” – un Vegeta imbarazzatissimo aveva cercato di coprirsi come meglio poteva, essendosi fatto beccare completamente nudo e bagnato da quello che doveva essere il generale del suo esercito ma che si ostinava a comportarsi da sua guardia del corpo personale.
“Emm! Scusa! Non sapevo che fossi nudo! Comunque complimenti: Bulma aveva davvero ragione!” – era seriamente impressionato dalle doti fisiche di sua maestà, impressionato al punto di non essersi reso conto che il tempo trascorso ad osservarlo era stato davvero eccessivo.
“MANIACO! FUORI DA QUI!” – aveva urlato, rosso come un pomodoro e imbarazzato come mai nella sua vita prima di allora.
“Sì! Vado, ma prima devo darti questa!” – aveva detto, fingendo di guardare altrove e porgendo a Vegeta un disco di metallo grande quanto il palmo nella sua mano, disco che sua altezza aveva afferrato senza nessuna delicatezza.
“Che cos’è?” – aveva chiesto Goku, curioso.
“Siamo qui da due settimane, e ancora chiedi delucidazione sulle cose essenziali? Andiamo bene…! Ma poi mi chiedo quando deciderai di conoscere il suo plotone! I soldati sono in fermento… Non farmi pentire della mia scelta Kaharot, per favore!”.
Aveva ragione. Aveva perfettamente ragione. Ma come glielo diceva che aveva una fifa nera? Non era tagliato per quelle cose! Era un grande guerriero, d’accordo, ma dare ordini non era davvero il suo forte. Si sarebbe reso ridicolo, già lo sapeva.
“Hai ragione, scusa… Ma io preferisco stare qui con te! Non posso farti da guardia del corpo?” – aveva tentato.
“E rimangiare quello che ho detto davanti ad un’orda di saiyan sanguinari? No grazie. Assumiti le tue responsabilità e smettila di fare il bambino troppo cresciuto! Sono stato chiaro?”.
“Uff… Va bene…” – era apparentemente inconsolabile, ma quello che era appena avvenuto davanti ai suoi occhi aveva catturato completamente la sua attenzione, facendogli dimenticare tutti i suoi guai o presunti tali.
Vegeta aveva passato il dito su un apposita barra per la lettura delle impronte digitali – barra che Goku non aveva neppure notato – e come per magia si era materializzato nella stanza un ologramma a grandezza naturale di una Moon fasciata in un abito verde che le stava a dir poco d’incanto.
“Urcaaa!! Che cosa pazzesca!”.
“Vuoi stare zitto??” – lo aveva ammonito ancora una volta Vegeta, roteando gli occhi al cielo. Kaharot sapeva davvero come fargli perdere la pazienza.
Pochi istanti dopo, la voce ferma ma sensuale della saiyan aveva cominciato a parlare, spiegando il motivo di quel bizzarro “bigliettino”.
“Vostra maestà, approfitto delle nostre più avanzate tecnologie per invitarvi a cena nei miei appartamenti, questa sera. Sarei davvero lieta se accettaste il mio modesto invito. Vi attendo al calare del sole” – e, così com’era apparsa, la splendida figura di Moon era andata via, lasciando i due saiyan senza parole.
“Wow…” – aveva detto Goku, cercando di riprendersi – “Ti ha invitato a cena… Nelle sue stanze…! Caspita che invidia”.
“Invidia?” – era visibilmente perplesso.
“L’hai vista, non è vero? Voglio dire… è… è…”.
“So che è uno schianto Kaharot, era la mia donna, non so se ti è chiaro il concetto!” – aveva sbottato.
Goku lo guardava curioso – “Dimmi un po’, non sarai mica geloso?”.
“Credo che tu sia completamente fuori strada!” – aveva detto il principe, arrossendo leggermente.
“Io credo proprio di no! Credo che sia normale essere un po’ gelosi della propria ex ragazza! Yamcha ancora ce l’ha con te per la storia di Bulma! Ma cosa hai deciso di fare?” – aveva chiesto, ansioso di ricevere al più presto una risposta.
Vegeta sembrava indeciso sul da farsi. Qualunque scelta avrebbe portato con sé delle conseguenze a dir poco imprevedibili.
“Credo di non poter rifiutare” – aveva detto, dirigendosi verso l’armadio – “Non posso farle quello che mio figlio ha fatto a me. E cercherò di sfruttare l’occasione per parlarle di quell’ingrato. Magari lei saprà spiegarmi cosa gli è preso, e soprattutto che fine ha fatto”.
“Ancora non ci sono notizie?”.
“No, nessuna. Ho chiesto ieri alla torre di comando se c’erano novità, ma pare che non si sia fatto vivo”.
Sembrava preoccupato, ma Goku non aveva fatto domande. Sarebbe stato terribilmente sadico continuare a girare il dito nella piaga, e lui non era quel genere di persona.
“Mi dispiace… Se vuoi, dopo posso passare e chiedere se sanno qualcosa!”.
Vegeta si era girato di scatto verso di lui, lanciandogli un’occhiata severa – “Potrai andare a controllare SOLO dopo che ti sarai fatto vivo con il tuo plotone! Giuro che se domani sento ancora lamentele ti uccido con le mie mani!”.
“Va bene, vado… Ma mi raccomando, poi voglio sapere tutto della serata con Moon! Devi assolutamente dirmi com’era vestita, truccata e…”.
“Ma da quando ti interessano così tanto le donne? Mi pareva di capire che ti fossi sposato solo per riprodurti!” – aveva ghignato il principe dei saiyan.
“Sei il solito antipatico! Non cambierai mai!” – e, arrabbiato, si era diretto verso la porta, con l’intento di non vederlo fino all’indomani.
“Ehi! Kaharot! Passa più tardi se vuoi sapere come sono andate le cose…” – gli aveva detto, spiazzandolo completamente.
“Dici davvero?” – Goku era felice come un bambino a cui avevano appena promesso una torta gelato a sei piani.
“Non farmene pentire…”.
“Contaci!” – ed era uscito, al colmo della gioia. Non c’era che dire, potevano pensarla come meglio credevano: Vegeta era di diritto diventato uno dei suoi migliori amici.

*

Era nervoso. Non lo era mai stato in occasioni come quelle. Era un guerriero, un uomo forte e coraggioso, un uomo che non si sarebbe di certo fatto mettere in difficoltà da una stupida cena. Ma, per quanto continuasse a ripetersi il contrario, Vegeta non poteva fare a meno di sentirsi agitato. Ad essere precisi non era mai stato a cena da solo con una donna. Da ragazzo, era stato un soldato a tutti gli effetti, e i soldati non potevano permettersi momento di intimità, quindi con Moon non aveva mai avuto momenti simili. Lo stesso valeva con Bulma. C’erano sempre stati i suoi genitori, poi era arrivato Trunks, e lui si era sempre rifiutato di ‘ fare una cosa così sdolcinata ‘. Obiettivamente, si sentiva in colpa nei confronti di Bulma. Sarebbe stato il caso che lei non sapesse niente, probabilmente, ma tenerle nascosta una cosa del genere l’avrebbe fatta infuriare ancora di più che non saperlo.
Si trovava davvero in una situazione spiacevole, Spiacevole per un uomo che aveva due figli da due donne diverse e altrettanto letali, almeno.
Lentamente, il principe dei saiyan aveva attraversato il corridoio e percorso l’ampia scalinata, fino a raggiungere gli appartamenti di Moon. In quanto futura regina ed essendo colei che era stata in grado di risollevare le sorti di un popolo che sembrava ormai estinto, la saiyan aveva a sua disposizione delle stanze grandi quasi quanto quelle di Vegeta, stanze che quest’ultimo non aveva mai visto prima. Così, cercando di apparire il meno agitato possibile, era finalmente arrivato davanti alle porte delle stanze, e aveva bussato due volte prima che qualcuno lo aprisse.
“Vostra maestà… Benvenuto”.
Una splendida ancella dalla chioma riccia e corvina gli aveva fatto un profondo inchino prima di permettergli di entrare nelle stanze della donna che lo aveva invitato a cena. Erano profondamente diverse dalle sue: esposte dalla parte opposta, quella meno soleggiata, erano di forma ovale, e le pareti erano grigie, proprio come gli arredi, sobri, ma elegantissimi.
Per l’occasione, era stata allestita una piccola tavola ovoidale apparecchiata di tutto punto, con tanto di candele bianche e fiori molto simili alle rose, ma più profumati e di un colore più scuro rispetto al rosso che si vedeva sulla Terra. La tovaglia era bianca e lucida, e le stoviglie erano tra le più belle che avesse mai visto – non che lui badasse a quelle cose, sia ben chiaro.
“La signora arriverà tra qualche minuto, vostra altezza… Se nel frattempo posso offrivi qualcosa da bere” – aveva detto l’ancella, scostando la sedia per permettergli di accomodarsi.
A quel punto, aveva deciso di accettare, ma proprio mentre stava per sedersi, Moon aveva fatto il suo ingresso nella stanza, lasciandolo a dir poco senza fiato. Non indossava la sua solita divisa da saiyan, ma un abito molto simile a quelli che indossano le donne terrestri, uno di quegli abiti che Bulma aveva nel suo armadio e che riservava per occasioni molto, molto speciali. Era talmente lungo da sfiorare il pavimento. Aveva una scollatura profonda sulla schiena, mentre il seno era coperto, come al solito. I capelli, lasciati sciolti sulle belle spalle tornite, erano stati arricciati, e sulla bella fronte era stata posizionata una fascetta nera decorata con una piccola pietra preziosa al centro. Il viso era lievemente truccato, ed era quasi del tutto convinto di aver sentito una lieve scia di profumo, lo stesso profumo che usava quando era ragazza. Era uno spettacolo. Un vero spettacolo. Uno spettacolo così grande da lasciare il principe dei saiyan senza parole.
“Sono contenta che tu sia venuto…” – aveva detto, avvicinandosi a lui con passo leggero ma deciso – “Sono molto contenta” – aveva ripetuto, andandogli incontro.
Vegeta le aveva preso la mano, avendo la premura di riservarle un galante baciamano. Erano talmente belli insieme da non sembrare reali, bensì due personaggi di un ritratto d’altri tempi.
“Non potevo mancare” – aveva detto, aiutandola ad accomodarsi.
In pochi istanti, la cena era stata servita, e i due saiyan erano rimasti finalmente soli. L’imbarazzo era più che palpabile. I primi minuti erano stati trascorsi nel più totale silenzio. Vegeta stava cercando di fare del tutto per non guardare la splendida donna che aveva davanti, mentre lei non riusciva davvero a togliergli gli occhi di dosso. Era bellissimo. Indossava una battle suit blu a maniche lunghe, guanti e stivali bianchi, con addosso una semplice armatura senza spalline e senza decorazioni, ma il mantello rosso era stato un vero tocco di eleganza. Era a dir poco meraviglioso.
“Ti ho già detto quanto sono contenta di averti qui?” – aveva ripetuto ad un certo punto Moon, senza smettere di guardarlo.
“Credo che questa sia la terza volta” – aveva risposto Vegeta, guardandola di sottecchi. Messo KO dalle attenzioni di una donna. Bel colpo principe dei saiyan!
“Spero che non ti dispiaccia se continuerò a ripeterlo, allora!” – e aveva sollevato il bicchiere ricolmo di liquido scarlatto, invitando Vegeta a fare lo stesso.
“A cosa vuoi brindare?”.
“A te, mio principe. Alla tua presenza qui, alla tua forza e alla tua bellezza”.
Era stata astuta: non aveva accennato ad una sua eventuale incoronazione. Sapeva bene che si sarebbe di certo infuriato.
Così, avevano fatto sì che i due bicchieri si sfiorassero, ed entrambi avevano bevuto dal proprio calice, sorridendo soddisfatti. Sarebbe stata una serata davvero piacevole.

*

La cena era trascorsa con leggerezza. I due saiyan avevano parlato del loro passato in comune e dei momenti trascorsi l’uno lontano dall’altra. Moon aveva raccontato nei dettagli come aveva messo in atto il suo piano di rinascita dei saiyan, mentre Vegeta le aveva raccontato dello scontro con Goku, di Freezer, di Cell e persino del casino che aveva fatto con Majin-bu. Ovviamente, aveva omesso della loro capacità di trasformarsi in super-saiyan, ripromettendosi di rivelarle la verità, prima o poi. Moon non lo aveva interrotto, lasciandosi affascinare da ogni singola parola. Per chi non lo conosceva bene, Vegeta poteva sembrare un pessimo oratore, ma era in verità l’esatto contrario. Aveva raccontato tutto con grande entusiasmo e con ricchezza di particolari, rendendo la narrazione affascinante e ricca di suspance.
A metà serata, i due saiyan si erano ritrovati a sorridere insieme, sorseggiando una bevanda alcolica sul terrazzo che si affacciava dalla camera di Moon.
Non avevano mai vissuto momenti simili prima di allora. Nel periodo trascorso al servizio di Freezer, non avevano mai avuto il tempo di ritagliarsi momenti di intimità, e quella novità sembrava piacere ad entrambi. Per quanto le cose fossero tremendamente cambiate, i due si erano riscoperti molto più simili di quello che avrebbero mai pensato. Moon era distesa come mai prima di allora, e lo stesso valeva per Vegeta, che più di una volta si era lasciato sfiorare dalle delicate ma esperte mani della donna.
Il cielo era limpidissimo quella sera: la luna era calante, e la scarsa luminosità del satellite permetteva di vedere al meglio la miriade di stelle che lo attraversavano.
Vegeta si era appoggiato alla ringhiera, proprio come era solito fare come quando era con Bulma, e si stava godendo il leggero venticello notturno. Aveva gli occhi chiusi, ed era completamente rilassato. Moon lo guardava, rapita. Forse, quella era l’occasione giusta per rivangare anche altre attività che svolgevano insieme nel passato. Ma Vegeta l’aveva preceduta, domandandole di suo figlio.
“Hai avuto sue notizie?” – aveva chiesto, senza una particolare inflessione di voce.
A quel punto, le si era avvicinato maggiormente, portandosi a pochi centimetri da lui.
“No, mi dispiace. È un ragazzo a cui non piace avere costrizioni. Un vero e proprio spirito libero…”.
“Mi ricorda qualcuno” – aveva scherzato Vegeta, sorridendole sornione.
“Dici?” – era stata la risposta sarcastica di lei, che aveva approfittato di quell’occasione per avvicinarsi ancora.
“Vorrei solo sapere che gli passa per la testa…”.
L’umore di Vegeta era cambiato di colpo. Il figlio gli stava molto più a cuore di quello che poteva sembrare, evidentemente.
“Ehi…” – aveva detto Moon, accarezzandogli una guancia con la mano – “Ehi, sta tranquillo. È giovane e forte, e saprà cavarsela”.
Il contatto con la sua guancia l’aveva fatta rabbrividire. Lui non si era spostato: quello era davvero un buon segno.
“Ciò non toglie il fatto che continui ad odiarmi”.
“Non dirlo neanche per scherzo!” – lo aveva rimproverato Moon, prendendogli il viso con entrambe le mani – “È solo che non sa chi sei. Forse, sarei spaventata anche io dover fare la conoscenza di un fantomatico genitore di cui tutti parlano e di cui solo io non ho mai fatto la conoscenza. Cerca di capirlo…” – e aveva continuato ad accarezzargli le guance con i pollici.
Vegeta non l’aveva scostata, ma l’aveva lasciata fare, non curandosi minimamente della presenza delle due ancelle che stavano sparecchiando la tavola.
“Tornerà. Questo viaggio gli chiarirà le idee, e gli permetterà di capire tante cose. Sta tranquillo mio principe. Avrai modo di conoscere tuo figlio”.
A quel punto, Vegeta l’aveva guardata dritta negli occhi, rivolgendole uno sguardo pieno di dubbi e incertezze. Si sentiva tremendamente vulnerabile. E un sovrano non poteva permettersi di essere tale.
“Moon…”.
“Andrà tutto bene” – aveva ripetuto lei, avvicinando i loro visi – “Andrà tutto bene”.
Erano vicini. Così vicini che sarebbe stato praticamente impossibile evitare quanto stava per accadere. E il punto era che sembravano entrambi a volerlo, non solo Moon. L’alcol, i ricordi e le circostanze avevano sortito un effetto insperato dall’una, imprevisto dall’altro. Così, proprio quando la luna aveva raggiunto il suo punto più alto nel cielo, le labbra dei due saiyan si erano sfiorate, schiudendosi per permettere alle loro lingue di danzare all’unisono come avevano fatto tanto tempo fa.

Continua…
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Rieccomiiii!!
Scusate per l'attesa!! Ci tengo a dire a tutti coloro che hanno letto l'altra mia fic, che presto tornerò! Gradirei solo sapere se preferite che continui quella o che ne faccia una nuova chiamandola "When you least expect it 2". Grazie! ;) E scusate ancora per il mio momento di cedimento. =(
Ma torniamo a noi: si sono baciati.
Ok, si sono baciati. Se Bulma lo sa muore. O ammazza Vegeta. Ma dico io, sono cose da fare??
Sono ufficialmente inca con lui!
E voi? Fatemi sapere!
Bacioni
Cleo

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Capitolo 18
*** Errori ***


Errori


Quando le prime luci dell’alba avevano fatto il loro corso squarciando il cielo striato di rosso e oro, Vegeta si trovava ancora dove non avrebbe mai creduto di poter essere, senza tuttavia essersene reso conto.
La stanza era ancora poco illuminata quando aveva schiuso le palpebre, e non era stato in grado di notare né la diversità del soffitto rispetto al solito che lo attendeva al proprio risveglio, né il peso che se ne stava inerme accanto al suo corpo.
Faticava ad alzarsi, e la testa gli doleva tremendamente. Senza compiere gesti bruschi, era finalmente riuscito a mettersi seduto, scoprendosi completamente nudo. Strano. Decisamente strano per uno meticoloso come lui. Così come era strano il fatto che non riuscisse proprio a ricordare per nessuna ragione cosa diavolo avesse fatto durante la notte per ridursi in quello stato pietoso.
Solo quando aveva sentito un leggero gemito contrariato e una voce fin troppo familiare ancora roca dal sonno era stato in grado di comprendere ogni cosa, sprofondando letteralmente nel più totale disprezzo nei confronti di se stesso.
“Vai già via?”.
Il sangue aveva smesso di scorrergli nelle vene quando Moon gli aveva posto quella domanda. Finalmente, aveva capito dove fosse, e cosa ci facesse lì nudo.
Non poteva averlo fatto. Non poteva davvero aver fatto ciò che più temeva. Eppure, sapeva perfettamente che continuare ad ingannarsi sarebbe stato sciocco e inutile. Nonostante avesse solo dei ricordi sfocati degli avvenimenti che avevano segnato le ore precedenti, ormai non aveva più alcun dubbio. Aveva realmente fatto l’unica cosa che non avrebbe mai e poi mai dovuto fare, e non c’era alcun modo per poter tornare indietro. Il disgusto che provava verso se stesso non faceva altro che aumentare. Come aveva potuto farlo? Come aveva potuto tradire la fiducia delle persone che amava e che lo amavano? Con che coraggio avrebbe rivolto la parola a Trunks e alla sua Bulma? Con che coraggio avrebbe spiegato a Kaharot perché non si era presentato al loro appuntamento?
Moon aveva posato il palmo della mano sulla sua schiena perfettamente scolpita, cominciando a muoverla in una sorta di carezza.
Ma Vegeta non riusciva a trovare il coraggio di girarsi e guardare la donna che fino a pochi minuti fa aveva giaciuto addormentata insieme a lui. Temeva quello che avrebbe letto nei suoi occhi, così come temeva quello che avrebbe letto negli occhi di Bulma. Mai come allora avrebbe voluto tornare indietro e poter sistemare le cose.
“Sei mattiniero… Torna a letto… E’ ancora presto… Nessuno verrà a disturbarti adesso…” – aveva detto lei, continuando ad accarezzargli la pelle segnata dalle cicatrici.
Ma Vegeta sembrava di tutt’altro avviso: cercando di sembrare perfettamente padrone di se stesso, il principe dei saiyan si era scostato bruscamente dal tocco delicato della donna alle sue spalle, aveva afferrato gli abiti che giacevano al suolo alla rinfusa, e aveva ricominciato a vestirsi.
“Ehi ma… che stai facendo?” – aveva chiesto lei, mentre si tirava su, coprendosi come meglio poteva con le sue splendide lenzuola di seta grigie.
Il principe si era rivestito in fretta, evitando di rispondere. Ma sapeva bene che non poteva continuare su quella linea ancora per molto tempo: comportarsi da codardo non era da lui, e non avrebbe di certo cominciato in quell’occasione. Il punto era che non aveva la più pallida idea di cosa dire, perché nonostante quella notte fosse stata un vero e proprio errore, non poteva negare a se stesso ciò che ormai era più che palese: provava ancora qualcosa per Moon.
“Vegeta, ti prego, non andare!” – e per la prima volta da quando la conosceva, il principe dei saiyan aveva letto una supplica nella voce della donna che lo amava al di sopra di ogni cosa. Era una cosa così assurda da non sembrare neanche vera. La grande Moon, la caparbia, l’altera, la superba Moon, lo stava pregando di rimanere.
“Devo tornare nelle mie stanze” – aveva detto Vegeta, cercando di apparire disinvolto e freddo – “A breve arriveranno i servitori, e non voglio che inizino a circolare voci di corridoio”.
La donna era senza parole. Voci di corridoio? Vegeta dunque si era pentito di quello che avevano fatto? Voleva rinnegare quello che c’era stato fra di loro? Non glielo avrebbe permesso. Per quanto entrambi fossero sotto l’effetto dell’alcol, non c’erano stati fraintendimenti o forzature. Lui non l’aveva respinta, anzi, aveva preso in mano il controllo della situazione, proprio come accadeva quando erano due ragazzi, e l’aveva fatta sentire come non accadeva da ormai troppo tempo. Per quanto fosse una saiyan, non si vergognava di ammettere che il suo cuore non avesse mai smesso di battere per quel principe più giovane di lei di ben dieci anni a cui era stata promessa quando era ancora una bambina, quel principe che l’aveva conquistata con la sua ostentata freddezza e la sua ferocia che in verità nascondevano un animo solitario e forse molto più fragile di quello che tutti gli altri potevano credere. Non era la terrestre l’unica a conoscerlo bene. Magari con lei si era aperto di più e aveva fatto cose per molti impensabili, ma Moon sapeva bene che ciò che aveva fatto per la terrestre e per Trunks l’aveva fatto anche per lei e Tarble quando aveva sfidato apertamente Freezer pur sapendo di non avere alcuna possibilità di batterlo. Gliel’aveva confessato durante la notte, mentre si era lasciato stringere e amare.
“Avrei voluto vendicarvi” – aveva detto – “Ma non ne sono stato in grado. Mi dispiace di non averti potuto rendere onore Moon… Mi dispiace…”.
Ed era proprio quel Vegeta così fragile di cui nessuno voleva sentir parlare quello che continuava a mostrarle le spalle.
“Non sarà una voce di corridoio” – aveva detto Moon, con voce seria e ferma – “Quello che è successo qui stanotte sarà…”.
“Dimenticato” – aveva concluso Vegeta, spiazzandola. Non poteva averlo detto davvero. Come poteva pensare che lei potesse dimenticare quella notte quasi insperata?
“Non puoi chiedermi una cosa del genere. Non dopo ciò che abbiamo vissuto insieme” – stava perdendo la pazienza. Si sentiva delusa e usata dall’uomo che amava.
“Moon, per favore…”.
“No, per favore un corno! Stammi a sentire!” – ed era scesa dal letto, con addosso solo il lenzuolo, parandoglisi davanti. Era davvero infuriata, e i suoi occhi erano cambiati all’improvviso, illuminandosi di una strana luce che non vi aveva mai visto prima di allora – “Ho votato la mia intera esistenza a te! Tutto quello che ho fatto l’ho fatto per te, ragazzino! Non puoi trattarmi come una cortigiana, usarmi a tuo piacimento e andartene! Io sono una saiyan di stirpe reale, o forse l’hai dimenticato?”.
“Moon…”.
“L’hai dimenticato?” – lo aveva afferrato per la manica della battle suit, avvicinandosi più che poteva al suo viso contrito. Poteva sentire il suo respiro sulla pelle, e leggere negli occhi scuri il tomento del suo animo.
“Non l’ho dimenticato, non potrei mai farlo. Ma le cose sono cambiate”.
“Ancora quella donna e quel bastardo?”.
Un lampo di puro odio aveva attraversato le iride scure del principe dei saiyan.
“Osa ancora rivolgerti a mio figlio in quel modo e…”.
“E cosa, Vegeta? Cosa farai? Mi ucciderai? Non credo che tu sia nella posizione di farlo” – stavolta era stata Moon a lasciare senza parole l’uomo davanti a sé.
“Stai cercando di ricattarmi, forse?”.
“Solo se mi costringerai a farlo, Vegeta. Credo che la tua terrestre tema molto meno la morte che l’idea di perderti a causa mia. Non ho forse ragione?”.
Purtroppo per lui, era esattamente così.

*

Trunks e Goten avevano deciso di fare colazione in giardino, quella mattina. Si erano svegliati presto per poter fare gli allenamenti mattutini su consiglio di Junior – che più tardi li avrebbe raggiunti insieme agli altri - e con loro grande sorpresa avevano scoperto che nella palestra messa a disposizione da Tarble c’era proprio quest’ultimo, intento a svolgere degli estenuanti esercizi.
“Zio Tarble!” – aveva trillato il piccolo saiyan dai capelli lilla, andandogli incontro festante. Adorava suo zio, e adorava il tempo che gli dedicava. Tarble era buono con lui, e lo trattava davvero come uno di famiglia, non come faceva Moon, che lo evitava come se avesse la peste.
“Ehi! Sei qui! Buongiorno… E buongiorno a te, Goten!” – il saiyan purosangue si era affezionato immediatamente ad entrambi i bambini. Aveva appreso dai loro racconti eccitati e pieni di dettagli quanto grande fosse il loro affetto nei confronti di Vegeta, l’uomo che aveva fatto da padre non solo al proprio figlio, ma anche a quel ragazzino che era il secondogenito del suo all’epoca peggior nemico. Si era sentito così affine a loro, perché condividevano la stessa esperienza, in un certo senso: lui non aveva conosciuto suo padre, e a fare le sue veci era stato proprio quel fratello che tutti ritenevano incapace di amare.
I piccoli erano svegli e in gamba, e Tarble era certo che fossero anche dei guerrieri di notevole forza fisica e incredibile ingegno, nonostante la tenera età. Dopotutto, erano stati cresciuti da Vegeta, no?
“Buongiorno principe Tarble! Siete qui da molto? Non vi abbiamo disturbato, vero?”.
“Certo che no! E smettila di darmi del voi, Goten… Mi fai sentire vecchio!” – e gli aveva dato un buffetto amichevole sulla guancia.
“Va bene Tarble…” – il piccolo era arrossito leggermente. Gli piaceva così tanto quel saiyan. Era colto e sapeva come trattare i bambini, nonostante non avesse avuto molto a che fare con loro, a quanto aveva potuto capire dalla sua storia.
“Zio, ti va di allenarti un po’ con noi? Dai, ci divertiremo!” – Trunks era al settimo cielo dall’eccitazione. Sperava davvero che suo zio accettasse la sua proposta, e che mostrasse loro quello che era in grado di fare. Magari avrebbe potuto insegnare loro qualche nuova mossa! Al suo arrivo sulla Terra si era mostrato tremendamente veloce e abbastanza forte da atterrare suo padre con un colpo solo, e anche a loro sarebbe piaciuto diventare tanto rapidi nel volo.
“Perché no! Non mi alleno con due bambini dalla nascita di Vegeta… Sarà bello rinfrescare un po’ la memoria!”.
Ma quel nome aveva causato una reazione forse fin troppo prevedibile nel piccolo Trunks.
“Ti prego zio, non nominarlo davanti a me… Ancora non riesco a digerire quello che ha fatto a mio padre” – era vero. Dalla sera del ricevimento, aveva covato per la prima volta in vita sua rancore nei confronti di qualcuno. Fosse stato per lui, avrebbe sfidato quell’arrogante lì, davanti a tutti. Magari avrebbe abbassato quella cresta da gallo che si ritrovava.
Lo sguardo del saiyan si era addolcito, e aveva invitato entrambi i bambini a sedersi accanto a lui, su di una panca di pregiato legno chiaro.
“Posso comprendere il tuo disappunto… Vegeta è un ragazzo testardo e pieno di sé. È stato cresciuto per diventare un sovrano, un uomo potente, più temuto che amato, e credo che i continui racconti su vostro padre lo abbiano messo in competizione con lui”.
“Ma non ha senso! Lui neanche lo conosce! Come fa ad essere in competizione con una persona che non ha mai visto?”.
“Vedi Trunks, quando vivi all’ombra di un qualcuno che non conosci, un uomo a cui vieni sempre paragonato, è molto più difficile accettarlo nella tua vita. Ho sempre detto a Moon che parlargli continuamente di mio fratello come se fosse una sorta di divinità sarebbe stato un grave errore, ma non ha voluto ascoltarmi. Lei idolatra mio fratello, e devo ammettere che lo stesso vale per me. Non c’è persona che amo di più in tutto l’universo. E lo so che ti fa strano sentire un saiyan che pronuncia simili parole, ma esse corrispondono a verità. Amo Vegeta più di me stesso. Mi ha cresciuto… Mi ha fatto da padre. Ma a quanto pare non sono stato in grado di fare lo stesso con mio nipote, anche se ammetto che in lui c’è qualcosa di molto, molto strano ultimamente. Ho fallito”.
C’era profonda tristezza nei suoi occhi scuri. Sentiva di essere stato inutile, di essere addirittura il responsabile di quell’incontro non riuscito.
“Se solo gli avessi dato ciò che davvero gli occorreva, non saremmo arrivati a questo punto”.
“Non dire così!” – aveva detto all’improvviso Trunks, stringendo forte i pugni.
“Trunks ha ragione! Non è colpa tua! Hai fatto quello che potevi, e forse anche di più! Avrei dato qualunque cosa per averti al mio fianco prima, e credo proprio che lo stesso valga anche per Goten, non è vero?”.
“Sì che lo è! Sei una persona straordinaria Tarble. Dico sul serio. Non crucciarti più, va bene?”.
Il saiyan non riusciva a capacitarsi di quanto saggi e affettuosi fossero quei due piccoli saiyan mezzosangue. Il suo nipotino aveva la forza e la sagacia del padre, uniti all’intelligenza spropositata di sua madre, mentre il piccolo Goten aveva ereditato la bontà dal buffo Kaharot e la grinta e la risolutezza da Chichi e da Vegeta. Anche se non erano davvero due fratelli, era esattamente come se lo fossero. Nonostante fossero così diversi, non riuscivano a non ricordargli egli stesso e il suo adorato fratello Vegeta.
“Venite qui…” – aveva detto, e li aveva stretti entrambi, cominciando ad accarezzare le loro schiene – “Come ho fatto senza di voi, fin ora?”.
I piccoli saiyan si erano lasciati coccolare dal principe: non erano soliti ricevere simili attenzioni se non dalle loro madri, e una dose di abbracci mattutini non faceva davvero male a nessuno.
“Zio” – lo aveva chiamato Trunks, sciogliendo appena quell’abbraccio – “Sai bene che non lo sopporto ma se davvero credi che ci sia qualcosa di strano in mio fratello, prometto che ti aiuterò a risolvere il mistero!”.
“Puoi contare anche su di me!” – aveva asserito Goten, rivolgendogli il più dolce dei sorrisi.
“Siete davvero due bambini fantastici! Dovrebbe accadere più spesso di scoprire all’improvviso di avere altri due nipoti!”.
“Altri… Altri due??” – aveva detto Goten, quasi con le lacrime agli occhi.
“Sì. Altri due”.
Ma, proprio mentre stavano per abbracciarsi ancora, una voce sprezzante e familiare li aveva raggiunti, interrompendo l’idillio.
“Ma che scenetta commovente” - il principe dei saiyan, il giovane Vegeta, se ne stava sulla soglia, con le braccia incrociate e un’espressione in viso che era a metà strada fra il più totale disgusto e il sadico divertimento - “Io non sono stato invitato?”.
Tarble e i due bambini si erano lasciati colpire da quello sguardo crudele e indagatore allo stesso tempo.
“Sei tornato, finalmente” – aveva detto Tarble, andandogli incontro.
“Ti sono mancato, forse, caro zio? Mi sembra che tu mi abbia rimpiazzato piuttosto in fretta. Come hanno fatto tutti, del resto”.
Quelle parole avevano ferito profondamente il saiyan. Glielo si leggeva sui lineamenti ben definiti del suo viso.
“Perché ti comporti così, figliolo? Non siamo la tua famiglia!”.
“NOI??” – era diventato furioso all’improvviso. Come poteva suo zio considerare il bastardo e la terrestre parte della loro famiglia?
“Smettila di trattarlo così!” – aveva urlato Traunks all’improvviso, mettendosi davanti a Tarble insieme a Goten.
“Sì, smettila! Sei arrogante e presuntuoso! Non ti sopporto!”.
Ma il principe non si era lasciato affatto intimorire. Il ghigno sul suo volto si era allargato. Doveva trovare quella situazione davvero divertente.
“Ti sei trovato davvero due simpatiche guardie del corpo. Complimenti zio, davvero”.
“Che cosa sta succedendo qui?” – fortunatamente, Junior e gli altri guerrieri terrestri avevano fatto la loro comparsa in scena, mettendosi immediatamente sulla difensiva.
“Nulla, Junior. Mio nipote è solo molto stanco per il viaggio. Ho ragione, Vegeta?”.
Ma il ragazzo non aveva risposto, rivolgendo uno sguardo minaccioso al nutrito gruppo di terrestri.
“Ho ragione?” – aveva ripetuto.
“Devo fare visita a mia madre… Se volete scusarmi…” – e li aveva lasciati, attraversando il gruppo a metà prima di sparire dietro la porta della palestra.
“Che cosa hai intenzione di fare secondo te, zio Tarble?” – aveva chiesto Trunks, preoccupato.
“Non lo so figliolo…” – aveva detto il saiyan, incapace di distogliere lo sguardo dalla porta ormai chiusa – “Non lo so davvero”.

*

Quando Vegeta aveva abbandonato la camera di Moon erano trascorse molte ore dal levare del sole. Il principe dei saiyan aveva attraversato i corridoi di corsa, cercando di tenere a bada il proprio animo profondamente turbato. Moon lo aveva accusato di averla usata, ma a quanto pare, era stato lui l’unico ad essersi lasciato usare e raggirare.
Avrebbe voluto tornare indietro, e cancellare il grande errore da lui commesso. Come poteva essere stato talmente ingenuo ed inetto? Come poteva aver ceduto?
Sperava solo di poter raggiungere al più presto le proprie stanze. Aveva assolutamente bisogno di parlare con qualcuno, ed era certo di trovarvi quell’idiota di Kaharot. Ma nell’attimo in cui si era finalmente chiuso la porta alle spalle, una voce ben diversa da quella che aveva creduto di udire era giunta alle sue orecchie.
“Buongiorno padre… Perdonate il mio ritardo… Ma sono sicuro che mi madre abbia trovato il modo più adatto per intrattenervi”.
Il grande Vegeta, era stato definitivamente messo con le spalle al muro.

Continua…
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Saaalveee!!
Scusate per il ritardo e per questo capitolo davvero bruttino! =(
Mamma mia che casino!! Vegeta, cosa hai fatto????? E voi che stavate a preoccuparvi per un bacetto.
E quel bastardello di Vegeta jr sa tutto! Ma secondo voi si è trattato davvero di un complotto oppure no? Che confusione! =(
Tarble è il mio nuovo mito, sappiatelo! ;)
Come sarà stato minacciato il povero Vegeta? Ovviamente chi leggerà vedrà! U.U
A presto!
Bacini
Cleo

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Capitolo 19
*** La proposta ***


La proposta

Vegeta era rimasto di sasso. La sua copia esatta ma più giovane se ne stava sulla soglia con sguardo strafottente, aspettando che suo padre dicesse qualcosa.
“Vi vedo sorpreso… Non vi aspettavate una mia visita, forse?”.
A quel punto, Vegeta aveva serrato i pugni, cercando di mostrarsi più serio e risoluto possibile.
“Che cosa vuoi?” – gli aveva chiesto, brusco.
Il ragazzo, sorridendo con cattiveria, si era avvicinato, sedendosi sul letto in cui dormiva il futuro re dei saiyan.
“Ma come? Non avevamo forse un appuntamento? O ve ne siete dimenticato?”.
“Non era fissato per oggi il nostro incontro. E poi, mi sembra che sia stato tu a non presentarti, o mi sbaglio?”.
Il giovane saiyan aveva accavallato le gambe, spostando tutto il proprio peso sui palmi delle mani che aveva posato sul materasso, dietro la schiena.
“Ahimè, avete ragione! Sono stato davvero poco cortese a non avvertirvi che non sarei riuscito a venire, ma ho avuto da fare. Sapete, la vita di un principe è così piena di impegni…”.
“Impegni di natura oscura, a quanto sembra… Neppure tua madre sapeva dove ti fossi cacciato!”.
Lo sguardo del ragazzo si era indurito di colpo.
“Non ho bisogno di dire a mia madre la destinazione di ogni mio viaggio. Sono un adulto, se non l’avessi notato. E so di per certo che anche tu eri solito viaggiare per la galassia, ed eri molto più giovane di me all’epoca. Anche se eri al servizio di un certo mostro rosa che non sei neanche riuscito a battere, stando a quello che si racconta!”.
Vegeta aveva cominciato a digrignare i denti dalla rabbia. Il sangue gli ribolliva nelle vene. Quel ragazzino stava davvero esagerando. Come si permetteva di parlargli a quel modo? Moon era una donna cresciuta con una certa educazione e un certo timore nei confronti di chi aveva un rango più elevato del suo, e soprattutto nei confronti di chi il rispetto se lo meritava per davvero, perché quel ragazzino sembrava essere stato allevato da un branco di scalmanati di senza cervello?
“Se sai quello che si racconta su di me allora sai anche che ho fatto tutto quello che ho potuto per cercare di sconfiggere il mostro rosa, come lo chiami tu”.
“Ma alla fine è stata quella specie di ombra che ti sta sempre alla calcagna a batterlo, o mi baglio? Dimmi un po’ principe dei saiyan, non è che per caso voi due ve la intendete?”.
Davanti ad una simile impertinenza il vecchio Vegeta non avrebbe esitato due volte a trasformarsi in super saiyan e a disintegrare il gentile figlioletto in un batter d’occhio, ma il nuovo Vegeta aveva deciso di votarsi quasi completamente all’autocontrollo: per questo motivo si era avvicinato al ragazzo, aveva posato entrambe le mani sulle sue spalle e le aveva strette quanto bastava per fargli capire con chi aveva davvero a che fare.
“Credo di aver già dimostrato a lungo quali siano i miei gusti a riguardo e di aver lasciato più di una taccia, non trovi, principe dei saiyan?”.
Era la seconda volta che i due si trovavano ad una distanza talmente ravvicinata, ma era la prima volta che avevano avuto un contatto fisico, e si era venuta a creare una sorta di elettricità fra loro, e purtroppo non c’entrava nulla con l’avere lo stesso sangue che scorreva nelle vene.
Vegeta si era trattenuto per paura di sembrare un codardo, ma non aveva potuto fare a meno di provare dolore per l’orrenda sensazione di gelo che aveva avvertito nello sfiorare le spalle del figlio. Era come se il ragazzo fosse fatto di ghiaccio. Persino il suo respiro era glaciale, e la luce che brillava nei suoi occhi era sinistra e crudele.
“Che cosa c’è, padre? Qualcosa vi turba, forse?”.
Si era preso un attimo per rispondere. Sapeva esattamente che Vegeta jr, come ormai lo chiamavano tutti, stava facendo di tutto per farlo esplodere, ma ne aveva passate troppe per commettere un’altra volta lo stesso errore. Si era ripromesso di mantenere la calma e non rivelare la sua vera forza, e lo avrebbe fatto. Per questo, con estrema lentezza, aveva mollato la presa sulle spalle del figlio, lasciando ricadere le braccia mezze congelate ai lati del suo corpo.
“Ormai non c’è più niente che possa turbarmi, ragazzo” – aveva risposto, laconico.
Il silenzio che aveva seguito le ultime parole pronunciate da Vegeta era stato pesante come il ferro. I due saiyan continuavano a scrutarsi: uno con lo sguardo carico d’odio, l’altro con gli occhi pieni di regale compostezza.
“Vi lascio alle vostre occupazioni” – aveva detto il ragazzo, rimettendosi in piedi – “E’ necessario che io vada ad informare mia madre del mio arrivo e a chiederle delucidazioni sulla scorsa note. Sempre se non si tratta di un segreto!”.
A quel punto, Vegeta lo aveva afferrato per un braccio, costringendolo a girarsi.
“Non farmi pentire di essere venuto fino a qui. Se l’ho fatto è stato solo per conoscere te”.
Il ragazzo aveva esitato nel rispondere, e quella sinistra luce nei suoi occhi sembrava scomparsa, anche se solo per un attimo molto fugace.
“Fidatevi padre, non ve ne pentirete affatto” – ed era sgattaiolato dalla ferrea presa di Vegeta, uscendo velocemente dalla stanza.
A quel punto, il futuro re non aveva la più pallida idea di cosa fare. Sapeva fin troppo bene che la sua posizione non era delle migliori. Moon era troppo furiosa per tenere la bocca chiusa, e di suo figlio non si poteva affatto fidare. Bulma avrebbe saputo quello che aveva combinato, e per lui sarebbe stata la fine.
Affranto, si era lasciato cadere sul letto, coprendosi il volto con le mani. La testa gli doleva ancora tantissimo, e si sentiva un perfetto idiota per essersi cacciato in quel guaio con le sue stesse mani.
“Complimenti Vegeta, bravo… davvero bravo!”.
Proprio in quel frangente, la porta della stanza si era aperta con violenza, rivelando la presenza di un Goku a dir poco furioso che si era messo a sbraitare come un pazzo.
“Dimmi un po’, ma si può sapere dove diavolo sei stato fino ad ora? Ti ho aspettato per tutta la notte, finché non mi sono stufato e sono tornato nelle mie stanze a dormire! Così mi sveglio presto, vengo qui, e cosa vedono i miei occhi? Quell’impertinente che esce dalla tua stanza con un ghigno talmente soddisfatto che mi ha fatto venire voglia di prenderlo a schiaffi! Che cosa cavolo è successo??” - aveva urlato tutto d’un fiato, spostandosi da un lato all’altro della stanza come una donnina isterica, facendo agitare continuamente il mantello rosso di cui andava tanto fiero.
Per tutto quel tempo, Vegeta era rimasto con il viso coperto dalle mani, senza dire una parola. Come trovare le parole adatte per spiegare quello che era accaduto senza procurare una catastrofe nucleare? Goku era il migliore amico della sua Bulma, e Vegeta era certo che non avrebbe reagito benissimo a quella notizia, soprattutto non dopo tutto quello che si erano detti. Ma poi, a ben pensarci, perché cavolo avrebbe dovuto dire a quell’idiota come erano andate le cose? Era o no il principe dei saiyan? Bene! Era capacissimo di uscire da solo dai guai in cui si era andato a cacciare.
Ma, nell’alzare la testa ed incrociare lo sguardo di Goku, tutto ciò che aveva appena deciso di fare aveva lasciato posto a ben altro, portandolo a ricoprirsi nuovamente il viso con le mani.
“Ho fatto un casino” – aveva biascicato, rendendo molto difficile per Goku capire cosa avesse detto.
“Che hai detto?”.
“Che ho fatto un casino e non so come venirne fuori”.
Sperava davvero che fosse quello il momento in cui gli amici scendevano in campo e cominciavano a giocare la loro parte.

*

“TU CHE COSA HAI FATTO???” – aveva urlato Goku, ormai più isterico di sua moglie Chichi davanti ad una macchia di marmellata di more su di una tovaglia di lino bianca - “Ma dico, ti è dato di vola il cervello??? Non ci posso credere!”.
“Sssshhh!!! Ma la vuoi smettere di urlare? Sei forse impazzito??”.
“Ah, alla fine io sarei quello impazzito? Tu tradisci la donna che ami e io sarei quello impazzito? Da non crederci!”.
A quelle parole, le guance di Vegeta avevano assunto un leggero color rosso pomodoro, e aveva incrociato le braccia al petto, in segno di disagio.
“So che ho sbagliato, razza di idiota, ma se fai così non mi aiuti”.
Il giovane saiyan si era immediatamente reso conto di essere stato decisamente melodrammatico, e si era seduto accanto all’amico, per poi lasciarsi cadere pesantemente con la schiena sul morbido materasso.
“Hai ragione, scusa. Un amico non si comporta così. Ma cavolo Vegeta, Bulma è la mia migliore amica, come posso tenerle nascosta una cosa simile?”.
Non poteva davvero avere l’intenzione di raccontarle ogni cosa! O sì? In preda ad una rabbia incontenibile, Vegeta aveva afferrato Goku per la battle suit, attirandolo verso di sé con veemenza.
“Dimmi un po’, non avrai intenzione di raccontarle qualcosa, vero? Sappi che ti ucciderò con le mie stesse mani se questa idea malsana sfiorerà anche solo lontanamente il tuo cervello bacato!”.
“Ehi, non c’è bisogno di fare così! Ci tengo alla pelle, io! Certo che non le dirò niente! Pensi che sia uno scemo?”.
Il non aver smentito quello che aveva appena detto Goku era stato la conferma per quest’ultimo che evidentemente Vegeta lo considerasse davvero uno scemo.
“Uff! Non sei affatto simpatico, sai?”.
“Non è proprio la mia preoccupazione più impellente al momento, se non lo avessi notato! Ah! Ma perché mi sono fatto convincere a venire su questo stupido pianeta? Visto che mi è successo a ragionare come voi sciocchi terrestri? Ne ho ricavato solo guai maledizione!”.
L’aver sentito il suo amico così adirato aveva portato Goku a tirarsi su dal letto e ad assumere uno sguardo triste e colpevole. Non voleva di certo scatenare in lui una simile reazione.
“Ti chiedo scusa” – gli aveva detto, serio più che mai – “Non volevo farti pensare una cosa simile, mi dispiace tanto”.
Vegeta non si aspettava che Goku rispondesse in quel modo alla sua provocazione, e si era irrigidito di colpo, sentendosi un vero idiota per aver dato agli altri colpe che erano solo ed esclusivamente sue.
“Ah! Lasciamo perdere per favore! E’ già mattina inoltrata, e tra poco quegli scocciatori arriveranno qui pretendendo che io firmi chissà quale stupido documento. Parleremo più tardi di questa faccenda, sempre se Moon o mio figlio non abbiano detto o fatto qualcosa di stupido per farmi imbestialire. Per favore, riempi la vasca e prendimi una divisa pulita, e soprattutto, non farti vedere che esci da questa stanza”.
“E perché mai, scusa?” – gli aveva chiesto un ingenuo Goku.
“Perché mio figlio ha appena asserito che io e te ‘ ce la intendiamo ‘. Non vorrei che un simile pensiero potesse nascere anche nella mente di qualcun altro”.
Ma, ovviamente, il neo generale non sembrava aver compreso cosa avesse voluto dire il suo principe, e aveva cominciato a guardarlo con aria interrogativa.
“Scusa Vegeta, ma cosa intendeva Vegeta jr con ‘ ce la intendiamo? ‘. Non ho ben capito”.
A quel punto, il principe dei saiyan si era fatto prendere dal più totale sconforto, e aveva cominciato a scuotere la testa da un lato all’altro, domandandosi il perché dell’idiozia di Kaharot.
“Lasciamo stare” – aveva sbottato, cercando di mantenere la calma – “O potrei davvero non rispondere più delle mie azioni” – e si era chiuso la porta del bagno alle spalle.
“Mamma mia com’è strano!” – aveva esclamato Goku, cercando di capire cosa fosse passato per la mente del suo amico – “Non ha neanche lasciato che entrassi in bagno con lui per sapere di più!” – aveva asserito, incrociando le braccia al petto – “Uff, volevo sapere se Moon aveva ‘apprezzato le sue doti ‘, proprio come avevo fatto io! Pazienza, me lo racconterà più tardi! Adesso, ho un’altra cosa importantissima da fare”.

*

Tarble non riusciva a capacitarsi dell’orribile comportamento assunto dal nipote. Vegeta jr sembrava impazzito, e nessuno, fino ad ora, era stato in grado di capire cosa gli passasse per la testa. Subito dopo il suo terribile intervento durante l’allenamento con i due bambini, il giovane principe saiyan si era diretto presso la torre di controllo con l’intenzione di scoprire dove fosse stato il ragazzo per tutto quel tempo. Ma, con sua grande sorpresa, aveva appreso che i dati relativi alla sua ultima partenza erano stati cancellati dal ragazzo stesso, e che non vi era traccia di essi da nessuna parte.
“Come può essere?” – aveva chiesto al capitano, incredulo.
“Me ne rammarico infinitamente vostra altezza, ma non sono in grado di procurarvi ciò che cercate. Il principe ha eliminato ogni traccia del suo ultimo viaggio, preoccupandosi di rendere ogni dato irrecuperabile. Ammetto che la cosa mi ha insospettito, ma non mi sono permesso di fare domande. Non è quello il mio compito, maestà”.
L’ufficiale si era comportato esattamente come avrebbe dovuto, e Tarble non poteva affatto biasimarlo per quello. Dopotutto, aveva semplicemente mantenuto il suo posto.
“Non dovete scusarvi, capitano. Avete fatto ciò che ritenevate più giusto. Da oggi in poi, però, vi affiderò un compito speciale, un compito di cui non dovrete parlare con nessuno, mi sono spiegato?”.
La solennità nella sua voce aveva convinto il giovane capitano a fare esattamente come gli sarebbe stato ordinato, partendo sempre dal presupposto che non avrebbe mai e poi mai disobbedito ad un ordine del principe Tarble. Era stato egli stesso ad affidargli il comando della torre di controllo, evitandogli di scendere in campo e combattere, cosa che non aggradava molto il saiyan. Gli doveva molto, e quello era solo un piccolissimo favore che poteva fare per dimostrargli gratitudine.
“Tutto ciò che ordinate sarà fatto maestà. Lo giuro sul mio onore”.
“E’ proprio per questo che mi rivolgo a te, capitano, perché sono ben consapevole della tua lealtà nei miei confronti”.
A quel punto, non rimaneva che dirgli ciò che aveva in mente.
“Da oggi in poi, dovrete monitorare con attenzione ogni spostamento del giovane principe e informarmi su ogni viaggio, missione o spedizione non autorizzata. Siete sufficientemente esperto da riuscire ad aggirare i trucchetti di un ragazzino e da potermi fornire informazioni dettagliate. So bene che vi chiedo molto, e che ciò per voi sfiora quasi il tradimento, ma non vi nascondo che il comportamento di mio nipote sta destando in me notevoli preoccupazioni”.
“Ammetto che ho notato stranezze in lui, maestà. Il modo in cui si rivolge a suo padre, poi. Il re ha l’aria di essere un saiyan degno di questo nome, anche se continua ad essere estremamente clemente. Non capisco il perché della reazione del ragazzo”.
Si era preso la libertà di esprimere un’opinione solo perché sapeva che il principe gliel’avrebbe concessa. A quanto pare, i due condividevano le stesse preoccupazioni.
“Lo so bene capitano, lo so bene…”.
“Non vi nascondo maestà, che continuo a sperare di veder salire voi sul trono, un giorno. Credo che ve lo meritiate più di chiunque altro. Magari al fianco di lady Moon, se posso osare”.
“Capitano! Non potrei mai! Moon è la promessa sposa di mio fratello, non sono degno di lei, così come non sono degno di salire al trono. E poi, sapete bene che non è tra i miei interessi. Non vedo l’ora che tutto venga finalmente sistemato per potermi prendere un attimo di riposo, se devo essere sincero. Ho voglia di viaggiare capitano, viaggiare ed esplorare i confini più remoti di questa galassia. E’ sempre stato il mio sogno, e spero vivamente di poterlo realizzare, un giorno”.
Sapeva bene che c’era solo una mezza verità dietro le parole del principe, ma aveva preferito non obiettare. Era un uomo che amava rimanere al suo posto, e così avrebbe fatto fino alla fine dei suoi giorni.
“Come desiderate, maestà. Farò tutto quello che sarà in mio possesso per compiacervi, ve lo posso garantire”.
“Molto bene capitano, molto bene. Ero certo di potermi fidare di voi”.

*

Alla fine, aveva preso coraggio e aveva smesso di rimandare ciò che avrebbe dovuto fare da qualche settimana.
Si era cambiato di nuovo d’abito, aveva gonfiato il petto, indurito lo sguardo, e si era diretto presso la caserma, interrompendo gli allenamenti degli uomini del re. Nel vederselo piombare così all’improvviso, avevano avuto un attimo di incertezza. Ormai erano certi che la loro nuova guida non si sarebbe più fatta viva dopo tutto quel tempo, ed erano sorpresi di essersi sbagliati. Nonostante fossero ordini del re, dovevano ammettere che quel Kaharot non avesse niente di speciale rispetto al loro vecchio generale. Anzi, a dirla tutta sembrava uno sciocco guerriero vestito da guerriero saiyan! Molti di loro si erano convinti che non sarebbe resistito molto a lungo. Il seguito avrebbe provato che avevano torto.
Dopo una breve presentazione, Goku aveva chiesto loro di mettersi in coppia e di iniziare a lottare al suo via.
“Voglio vedere il vostro livello di preparazione e scegliere tra voi gli uomini migliori” – aveva decretato – “Essi costituiranno il plotone destinato alla tutela di vostra maestà. Sarà un compito impegnativo, ma di prestigio. Mi raccomando signori miei: sorprendetemi!”.
E, al suo ordine, i saiyan avevano cominciato a combattere, non risparmiando nessun colpo.
Goku era più che fiero del suo discorso: aveva scritto tutto la notte precedente, mentre aspettava il rientro mai avvenuto di Vegeta, e lo aveva imparato a memoria, riuscendo a riproporlo senza intoppi.
‘ Ho fatto un figurone! ‘ – aveva pensato, gongolando felice – ‘ Ora, tutti mi rispetteranno! In barba a Vegeta! Quanto avrei voluto che sua maestà fosse qui a vedermi! ‘.
Gli uomini stavano dando il meglio di sé. Alcuni erano ancora molto acerbi, ma il neo-generale aveva notato fra di essi alcuni che erano decisamente più promettenti.
‘Chissà se fra loro c’è qualche super saiyan! ‘ – si era chiesto – ‘ Ma non credo. A questo punto, avrei già sentito la sua aura ‘.
Dopo più di tre ore di scontro, Goku aveva preso la sua decisione, scegliendo tra i presenti i dieci uomini più forti e valorosi, uomini che aveva fatto schierare in una fila disposta in ordine di altezza.
“Voi sarete il mio plotone” – aveva asserito, sempre con voce ferma e impostata – “Sarete gli uomini di fiducia di sua maestà e verrete allenati da me personalmente. Ovviamente, spero che la cosa non vi sia di troppo peso- Non sarò affatto clemente, e pretenderò da voi il massimo. Cercate di non deludermi”.
“Perché allora non ci fai vedere cosa sai fare, generale?” – aveva domandato ad un certo punto una voce ormai diventata familiare.
“Principe Vegeta…” - Goku non era affatto contento di vederlo. Appena notata la sua presenza, però, i soldati si erano inchinati, prostrandosi davanti al loro principe.
“Lo sai che devi fare come loro, quando passo io, non è vero?”.
Anche se controvoglia, Goku aveva accettato di sottomettersi, cercando di mantenere la calma. Oddende, non sapeva proprio come avesse fatto Vegeta a non ucciderlo con le sue stesse mani!
“Vi occorre qualcosa, maestà?” – aveva chiesto, irritato.
“In effetti sì! Perché non ti batti con me e mostri a tutti la tua forza? Sai, nessuno qui capisce perché mio padre abbia dato un incarico talmente prestigioso proprio ad un babbeo come te! Non hai l’aria molto sveglia, sai?”.
Non poteva crederci. Ma allora era davvero un maleducato! Goku aveva serrato i pugni con tanta forza da perforare con le unghie gli splendidi guanti bianchi. Doveva trattenersi, o sarebbe accaduto l’irreparabile.
“Penso che non sia il caso, principe. Discutere sulle decisioni di vostro padre non è…”.
“Oh, ma smettila per favore! Ti ho chiesto solo di batterti con me, dopotutto! O hai forse paura, generale?”.
‘ Questo ragazzino ha bisogno di una lezione! ‘ – si era detto, furioso – ‘ Ma non posso tradire la fiducia di Vegeta! Ah, che voglia che ho di suonarlo come un tamburo! ‘.
“Sto aspettando! Non dirmi che hai davvero paura, allora!” – lo aveva provocato Vegeta.
A quel punto, Goku si era tolto il mantello, lasciandolo cadere al suolo.
“Vedo che ti sei deciso!” – era stato il commento divertito di Vegeta jr – “Aprite bene gli occhi soldati! Adesso vedrete come si combatte!”.
Goku sentiva che sarebbe presto accaduto qualcosa di spiacevole.

Continua…
________________________________________________________________________________________________________________________________________Scusateeee!!!
Aggiornare durante le vacanze diventa problematico a livelli inimmaginabili, soprattutto quando non si ha il proprio pc!!
Taglio corto perché devo aggiornare altre due storie, e una sta per arrivare alla fine, dunque potrebbero anche fucilarmi se non lo faccio subito! 
Dunque: VEGETA JR SEI UN BASTARDO!!
Scappo!
Bacioni
Cleo

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Capitolo 20
*** Misteri ***


Misteri

I soldati erano in trepidazione. Non si aspettavano niente del genere, e data la tensione che c’era fra i due avversari, erano certi che lo scontro a cui stavano per assistere sarebbe stato a dir poco sensazionale.
Goku era ancora incerto sul da farsi. Non voleva disobbedire a Vegeta, ma quel ragazzino impertinente gli faceva venire davvero voglia di prenderlo a schiaffi. Non provava quella sensazione dallo scontro con Majin Bu. Sentiva il sangue pulsargli nelle vene ad una velocità impossibile da controllare, così come sentiva aumentare a dismisura la rabbia, e in un modo che non gli era mai capitato prima di allora. Sembrava che quel ragazzino attirasse la sua ira come una calamita. Ma doveva controllarsi. Non poteva mettere nei guai Vegeta, e non aveva intenzione di far saltare in aria un intero pianeta.
Dal canto suo, Vegeta jr sembrava perfettamente a proprio agio, quasi come se dovesse fare una cosa semplice come vestirsi. Continuava a guardare Goku con il suo sguardo strafottente, aspettando che fosse lui ad attaccarlo. Non indossava lo scouter, al contrario di tutti gli altri saiyan che avevano cominciato a piazzare scommesse su chi dei due potesse uscire vincitore da quello scontro.
Goku si sentiva sempre più nervoso man mano che l’attesa aumentava. Non capiva se quel ragazzino fosse semplicemente idiota o se avesse previsto ogni cosa, uscendosene con qualche tecnica devastante. Se c’era una cosa che aveva imparato con l’esperienza, era che non bisogna mai sottovalutare il nemico. Né per l’età, né per il suo aspetto, e soprattutto mai per la sua statura.
“Sei nervoso, generale? Sembra quasi che tu stia tremando!” – lo aveva schernito Vegeta jr, adottando un cipiglio che tanto tempo addietro era stato tipico di Vegeta.
“Sì maestà, sto tremando. Ma dalla rabbia” – era stata la risposta di Goku, sull’orlo di scoppiare.
“Allora, generale… perché non mi attacchi?”.
E detto ciò, il ragazzo si era lanciato all’assalto, colpendo con un pugno estremamente violento la guancia destra di Goku.
Quest’ultimo era rimasto a dir poco esterrefatto. Il ragazzo aveva dimostrato di essere piuttosto potente, ma la cosa più straordinaria era che gli aveva inflitto quel pugno devastante senza aumentare minimamente la sua aura, al contrario di lui che stava facendo di tutto pur di trattenersi.
Un piccolo rivolo di sangue aveva cominciato a scorrere dal labbro spaccato, sangue che era stato prontamente asciugato con un gesto stizzito.
Vegeta jr aveva un’aria oltremodo soddisfatta. Era evidente che trovasse quella situazione molto divertente. Per lui doveva essere come un gioco. Essendo un’altezza reale, era abituato ad avere tutto ciò che più desiderava, così come era certo di avere la vittoria in pugno anche in quell’occasione. Ma si sbagliava. Si sbagliava di grosso se pensava di farla franca con uno come Goku.
“Bel colpo maestà… Devo ammettere che siete stato piuttosto bravo… Mi avete sorpreso con quel pugno. Ma le cose non saranno così facili da ora in poi” – aveva asserito il saiyan cresciuto sulla Terra – “Siete pronto, principe Vegeta?”.
“Prontissimo!”.
I due saiyan avevano iniziato a lottare con una violenza pare a quella che si sarebbe vista in una vera e propria guerra. Non c’era esclusione di colpi. Calci, pugni, testate, sfere di energia, ogni cosa veniva lanciata con una forza e una velocità tali da rendere lo scontro impossibile da seguire per un occhio inesperto.
La cosa più straordinaria, però, consisteva nella totale assenza di aumento dell’aura da parte del giovane principe. Goku e i presenti erano senza parole. Lui non percepiva nessuna forza spirituale particolarmente elevata, e gli scouter dei saiyan non evidenziavano nessun cambiamento significativo. Era a dir poco straordinario, e decisamente, estremamente strano.
“Avete visto il principe? E’ assurdo! Come fa a controllarsi in quel modo?” – aveva esclamato uno dei soldati, incapace di capire quello che stesse effettivamente accadendo.
“Hai ragione! E’… inquietante!” – aveva risposto un altro.
“Il generale è fortissimo, guardate come il suo livello continua a salire! Eppure, sembra avere dei seri problemi a competere col nostro principe!”.
Sembrava proprio che avessero ragione. Goku era in difficoltà. Ma quello che non riuscivano a vedere i presenti, era la ragione per cui si trovasse in serie difficoltà. Dalla distanza in cui erano, i soldati non avevano notato lo spesso strato di ghiaccio che aveva cominciato a formarsi attorno a sua maestà, così come non avevano notato il repentino e bizzarro cambiamento delle sue iridi: da nere, erano diventate quasi trasparenti, confondendosi con la parte bianca dell’occhio, completamente priva di una parvenza di umanità.
‘ Ma che sta succedendo? ’ – si era chiesto Goku, mentre cercava di schivare l’ennesimo colpo – ‘ Avverto un freddo innaturale. E la sua pelle è completamente ricoperta dal ghiaccio. I suoi occhi poi… Sono spaventosi! Ma cosa… Io non riesco a capire!‘.
Vegeta jr si era accorto del disagio del suo avversario. Che cosa credeva quella pallida imitazione di un saiyan, che fosse un nemico comune? Era evidente che lo avesse sottovalutato, e non di poco. Meglio così. Gli avrebbe dimostrato con chi aveva a che fare. Lui era il principe dei saiyan, il solo e unico erede al trono! Non ci sarebbe stato nessuno al di sopra di lui, dovevano saperlo tutti! Prima di tutti suo padre e quegli idioti che si era portato dietro.
“Che ti prende generale? Sei forse in difficoltà?” – lo aveva schernito, lanciandogli contro una sfera di energia potentissima.
“Pensate a battervi, vostra maestà!” – era stata la risposta di Goku, che gli aveva lanciato contro a sua volta un’altra sfera.
Era davvero al limite. Stava per esplodere e trasformarsi in super saiyan. Non pensava che quel ragazzino fosse così in gamba. Bè, dopotutto era il figlio di Vegeta… avrebbe dovuto aspettarselo.
E poi, era accaduta una cosa strana: Goku stava per sferrargli un pugno, e Vegeta jr era rimasto fermo, immobile, con l’intenzione di farsi colpire in pieno. Ma dal suo sguardo non si evinceva alcun timore o sorpresa. Sembrava quasi che non aspettasse altro. E nel frattempo, lo strato di ghiaccio che sembrava essersi formato attorno a lui aveva preso vita, cominciando a propagarsi proprio in direzione di Goku. Il pugno del super saiyan stava per essere completamente avvolto da quella morsa ghiacciata quando un urlo imperioso aveva interrotto quel duello sul punto cruciale, portando entrambi i guerrieri a girarsi nella direzione da cui era stato lanciato.
“FERMATEVI IMMEDIATAMENTE!”.
Un Vegeta furioso aveva lanciato ad entrambi un’occhiata assassina. Tremava di rabbia, e si vedeva lontano un miglio che stava facendo una fatica enorme a mantenere la calma.
“Chi vi ha autorizzato a battervi? E’ inammissibile una cosa del genere!” – aveva tuonato, stringendo i pugni con tanta forza da farsi sbiancare le nocche.
Goku, mortificato, lo aveva raggiunto, chinando il capo in segno di scusa.
“Mi dispiace Veg… Vostra maestà… Io non…”.
“Tu! Proprio tu! Pensavo che avessi un po’ più di buon senso!” – lo aveva richiamato Vegeta, con uno sguardo di fuoco. Sembrava quasi un padre che sgridava un figlio, o, se preferite, un fratello che stava facendo lo stesso con il fratellino più piccolo.
Il Son era davvero mortificato. Non avrebbe mai e poi mai voluto farlo arrabbiare, ma Vegeta jr sembrava fatto apposta per farlo irritare!
“Io…”.
“Non ci sono scuse… Faremo i conti dopo! E tu!” – aveva proseguito, rivolgendosi a suo figlio – “Non fai altro che causare problemi!”.
“Quale gioia sentirvi parlare in questo modo, padre…” – era stata la reazione sarcastica del ragazzo, che aveva incrociato le braccia al petto per poi guardarlo con estrema rabbia.
“Non tollererò altre iniziative del genere da parte tua, ragazzo. Adesso basta”.
“E che vorreste fare? Vorreste forse darmi una sculacciata? Devo anche sedermi sulle vostre ginocchia, per caso?”.
Ma il suo sarcasmo si era spento un attimo dopo, nell’istante in cui un sonoro ceffone era risuonato nell’aria, facendo rimanere tutti i presenti di sasso. I soldati erano allibiti, così come Goku, e lo stesso Vegeta jr che era rimasto di sasso, con la guancia rossa e il volto girato nella direzione in cui era stato dato lo schiaffo.
“Devi portarmi rispetto. Non puoi fare così ragazzino. Non te lo permetto”.
La voce di Vegeta era tremante. I suoi occhi erano allo stesso tempo lo specchio della furia e del pentimento. Non aveva mai picchiato Trunks, ed era un bambino che di monellerie ne combinava, e ritrovarsi a picchiare un adulto era stata una sorpresa per lui stesso.
Per di più, odiava quel genere di cose. La violenza fisica era una cosa che spesso aveva usato quel bastardo di Freezer per punire lui e suo fratello per le loro negligenze, e comportarsi in quel modo aveva riportato alla sua mente brutti ricordi.
Con estrema lentezza, e cercando di rimanere impassibile, aveva abbassato la mano, lasciandola poi rigida lungo il fianco.
Vegeta jr non si era mosso di un millimetro. La guancia arrossata continuava a pulsare, ma lui non gli avrebbe mai dato la soddisfazione di posarvi sopra la mano. Come aveva osato fargli una cosa del genere? Come?
E poi, senza dire una parola, si era girato verso la porta, uscendo dalla palestra come un automa.
“Vieni qui! Non ti ho dato il permesso di…” – ma Goku lo aveva bloccato, facendogli segno con il capo di lasciarlo andare.
“Lasciatelo stare maestà… Non è il momento…” – gli aveva detto, cercando di non sembrare troppo impertinente a sua volta.
Vegeta non aveva risposto, facendogli però capire di aver recepito il messaggio.
“Ci sono delle cose di cui devo parlarvi…” – gli aveva detto, serio.
“Più tardi” – aveva risposto Vegeta – “Ora altro da fare” – ed era andato via a sua volta, lasciando il povero Goku in balia del plotone che aveva appena reclutato.
I soldati avevano iniziato a guardarlo con maggiore rispetto. Nonostante ai loro occhi fosse sembrato nettamente inferiore al principe Vegeta, si era battuto da vero saiyan. Forse, avrebbero avuto modo di imparare da lui cose che altrimenti gli sarebbero state sconosciute.

*

Bulma era in ansia. La sera precedente non aveva ricevuto la solita visita da parte di Vegeta, e ora anche Trunks aveva cominciato a dileguarsi. Se i primi giorni andava a trovarla spesso, adesso si faceva vedere sola la sera, e per giunta solo per qualche minuto, asserendo di essere troppo impegnato. Anche Chichi soffriva molto per lo stesso motivo: Goten aveva iniziato a comportarsi come Trunks, e questo per colpa di Tarble, in un certo senso. Il saiyan era letteralmente venerato dai due bambini, bambini che trascorrevano ogni minuto del loro tempo insieme a lui. Stando a quanto raccontava Yamcha, che ogni tanto si recava nelle loro stanze per fargli un resoconto della giornata dei due bambini saiyan.
“Tarble ha monopolizzato i nostri figli” – si era lamentata Chichi con Bulma e C18 – “Finirà che dovremo invitarlo a cena qui per vederli!”.
“Andiamo Chichi, non lamentiamoci! Anche a me manca il mio Trunks, ma meglio la compagnia di Tarble che quella di Vegeta jr…”.
“Questo è poco ma sicuro!” – aveva risposto la mora, mettendosi più comoda sul divano – “E’ solo che queste giornate inoperose sono così lunghe e…”.
“Noiose?” – aveva completato la frase Bulma.
“Puoi ben dirlo… E tu, C18? Che ne pensi?”.
La cyborg, che oramai era diventata a tutti gli effetti amica delle due terrestri, ma che preferiva sempre rimanere sulle sue, era perfettamente d’accordo con loro.
“Che questo posto è una noia mortale. E se non ci fosse qualche battibecco tra Vegeta e suo figlio sarebbe ancora peggio”.
“Mi spiace ammetterlo Bulma, ma C18 ha ragione…”.
La donna dai capelli turchini si era ormai rassegnata. Come dare torno alle due amiche?
“Bene, allora, che ne dite di fare un giro fuori da questo maledetto castello? Non ho alcuna intenzione di stare qui a marcire!”.
“Ma… hai sentito che ti ha detto Vegeta? Noi non…”.
“Oh! Al diavolo quello che ha detto Vegeta, Chichi!” – aveva trillato, decisa, alzandosi di scatto dal divano – “Su questo pianeta ci sarà pure qualcosa di interessante da vedere! E poi c’è C18 con noi, cosa potrebbe accaderci?”.
La mora non sembrava molto convinta, ma, poteva anche darsi che Bulma avesse avuto una buona idea. Dopotutto, cosa poteva capitar loro di tanto spiacevole durante una semplice uscita?
“C18?”.
“Non mi sembra una cattiva idea… E poi, non avrete paura di qualche misero saiyan? Neanche se si trattasse di Goku o di Vegeta…”.
“E allora si parte! Terrestri alla scoperta di Neo-Vegeta-Sei! Che cavolo, ci sarà pure un negozio su questo pianeta, no?”.
A quanto sembrava, la terrestre aveva tutte le buone intenzioni di mettersi a fare shopping. Ma, forse, avrebbe dovuto aspettare: Moon era appena andata a farle visita.

*

Sua maestà aveva deciso di pranzare nelle sue stanze. Era ancora troppo nervoso per gli accadimenti avvenuti nelle ultime ore, e non aveva davvero intenzione di stare ad ascoltare degli sciocchi diplomatici che discutevano di sciocche questioni politiche. Possibile che non si rendessero conto che la minaccia – sempre se potesse essere considerata tale – non proveniva dall’esterno, ma era sotto i loro occhi? Il principe Vegeta aveva qualcosa di strano, troppo strano perché potesse essere solo invidia, o una qualche forma di rancore. Per di più, prima di raggiungere la palestra e scoprire quello che poi era in realtà accaduto, l’unica aura che aveva percepito era stata quella di Goku, mentre non c’era la benché minima traccia di quella di suo figlio. E poi, non aveva potuto non avvertire uno strano freddo nel trovarselo così vicino. Era quasi come se la sua pelle fosse fatta di ghiaccio. Ed era certo che anche Goku lo avesse notato, e che fosse proprio quella la cosa che aveva avuto premura di dirgli.
Ovviamente, aspettava che l’idiota si presentasse da lui da un momento all’altro attirato dall’odore del cibo. Effettivamente, qualche istante dopo era entrato senza bussare, sedendosi direttamente accanto a lui.
“Urca! Hai fatto apparecchiare per due! Grazie amico!” – e si era gettato sul cibo a capofitto, cominciando a divorare tutto quello che si era ritrovato davanti.
“Senti un po’ Goku, hai notato anche tu che qualcosa non va in quel ragazzo, vero?”.
“Fi fiferiffhi af faffo fhe fof fi fenfifa fa fua aufa?” – aveva biascicato a bocca piena.
“Ah! Sei disgustoso quanto fai così! Nessuno ti ha insegnato che non si parla con la bocca piena? Comunque se parlavi della sua aura fantasma sì, mi riferivo proprio a quello!”.
Goku aveva deglutito rumorosamente, mandando giù un pezzo di carne grosso quanto un cosciotto di maiale intero.
“Urca che bontà! Comunque sì, mi riferivo proprio a quello! Per non parlare del gelo che si prova a stargli accanto!”.
“Allora non sono stato solo io a notarlo!” – aveva commentato sua maestà, balzando quasi in piedi – “Che diavolo vorrà dire?”.
“Non lo so, ma di sicuro nulla di buono”.
Vegeta si era posato pesantemente contro la spalliera della poltrona, fissando il piatto mezzo vuoto davanti a sé.
“Dobbiamo vederci chiaro Kaharot… Quel ragazzo ha qualcosa di inquietante”.
“Puoi dirlo forte” – gli aveva detto Goku, prima di addentare un altro pezzo di carne – “Ehi! Ma dove stai andando?”.
“Sbrigati! Finisci di mangiare! Dobbiamo cercare mio fratello. Forse, lui può darci una spiegazione a tutto questo”.
“Sì, ma aspetta un attimo! Qui c’è pieno di roba da mangiare! E poi devo raccontarti dei miei soldati”.
“Mangerai più tardi e mi racconterai dei tuoi soldati strada facendo! Abbiamo altro a cui pensare, adesso”.
E, a malincuore, Goku aveva deciso di seguirlo.
“Ma poi hai deciso cosa fare con Moon?” – gli aveva chiesto ad un certo punto.
“No, e non ho intenzione di parlarne, adesso”.
Ovviamente, il povero Vegeta non aveva idea che la suddetta saiyan avesse appena deciso di andare a parlare con Bulma.

Continua…
_______________________________________________________________________________________________________________Saaalveee!!
Eccomi qui, anche se con un po' di ritardo! Giusto un po'! XD
Che grandissima confusione! Tutti questi misteri... Che cavolo fa Vegeta Jr?? Questo ragazzo mi inquieta, e non poco!
Voi che ne pensate? Sono curiosa di saperlo! E Moon? Che vorrà da Bulma? Le dirà quello che è accaduto??
Lo scopriremo nei prossimi capitoli!
Scusate ancora per l'attesa e per queste note brevi e scarne! Devo correre a studiareeeee!! =(
A presto!
Baci
Cleo

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Capitolo 21
*** Perdite ***


Perdite

“Entra-entra pure… sei la benvenuta” – Bulma si era trovata così spiazzata nel vedersi davanti Moon in persona, da aver perso la sua caratteristica spavalderia. La terrestre non aveva staccato gli occhi dalla saiyan neppure per un istante, sorprendendosi ancora una volta per quanto bella e giovane apparisse quella donna, la sua acerrima nemica, la sua rivale, l’essere che aspirava ad avere al proprio fianco l’uomo che lei amava.
Chichi e C18 non erano molto contente di vederla, ma proprio come la loro amica, avevano preferito fare buon viso a cattivo gioco. Sarebbe stato davvero stupido essere scortesi. Avevano imparato con il tempo che era davvero semplice passare dall’avere ragione all’avere torto in un batter d’occhio.
“Scusate per il poco preavviso. Non avevo in programma di passare per di qua, quest’oggi, ma poi mi sono domandata come trascorrete il vostro tempo, ed eccomi qui! Dopotutto, siete mie ospiti, e non posso fingere del tutto che voi non esistiate”.
Era più che evidente che stesse sottolineando l’esatto contrario, ma avevano preferito non fare le puntigliose. Per quanto C18 fosse forte, Moon era pur sempre una saiyan, e non sapevano davvero cosa aspettarsi.
“Siamo felici di vederti. In realtà… Bè, ecco, avevamo tutte le buone intenzioni di andare a fare due passi fuori dal castello, ma a questo punto…”.
“Oh! Una visita su Neo-Vegeta-Sei? Che splendida idea! E dimmi, cosa vorresti vedere in particolare, terrestre?”.
A Bulma non piaceva affatto il modo in cui Moon le si rivolgeva. Si vedeva lontano un miglio che non la poteva soffrire, e doveva ammettere che la cosa fosse reciproca. Ma, stavolta, sembrava che la saiyan avesse qualcosa da nascondere. La guardava con occhi colmi di cattiveria e furbizia. Non riusciva davvero a capire cosa diavolo le stesse passando per la mente. Di certo, non doveva trattarsi di qualcosa di buono.
“Non so di preciso… Ci sono negozi dove comprare dei vestiti, qui?” – aveva tentato Bulma, cercando di riacquistare sicurezza.
“Intendi battle suit o abiti da cerimonia? Perché se cerchi qualcosa simile a quegli straccetti che indossate sulla Terra, hai sbagliato posto”.
Era fatta proprio per farle innervosire a quanto sembrava. Ma Bulma non aveva ceduto alla provocazione, continuando a sorriderle gentile.
“Bè, meglio di niente… Non mi spiacerebbe avere un altro abito da cerimonia… E tu C18? Che pensi di una battle suit? Magari la trovi della stesso blu di quella di Vegeta! Sono certa che ti starà benissimo!”.
Ed ecco che, al nome “Vegeta”, la saiyan aveva allargato il suo perfido sorriso, continuando a fissare Bulma sempre con maggiore insistenza.
“A proposito di Vegeta…” – aveva detto, incrociando le braccia al petto – “E’ passato di qui, per caso, stamattina?”.
Quella domanda non era piaciuto affatto alla tre donne. C’era qualcosa di subdolo in essa. Dove voleva arrivare Moon?
“No” – era stata la risposta di Chichi, seria e severa più che mai – “Quest’oggi deve aver avuto da fare più del solito. Il vostro futuro re è molto impegnato di recente. Dovresti saperlo”.
“Oh! Certo, certo… Hai ragione… Ma sai, sono una donna curiosa e mi chiedevo se lo avessi visto. Sai com’è, dopo quello che c’è stato fra di noi…”.
Bulma davvero non ne poteva più di quella storia. Come si faceva a rimanere così tanto attaccati al passato?
“Senti Moon, io capisco che voi due siate stati promessi quando eravate solo due ragazzi. Capisco che lo hai aspettato per decenni e che hai fatto tutto questo solo per lui, ma Vegeta non è più l’uomo che conoscevi. Quel saiyan è morto da tanto tempo. Lui ha me adesso, e nostro figlio. Ci ama e non ci ferirebbe mai, per nessuna ragione al mondo”.
Era stata chiara e concisa. Non voleva litigare con Moon, ne aveva abbastanza, ma le cose dovevano essere stabilite una volta per tutte. Vegeta era suo, solo e soltanto suo, e non lo avrebbe mai diviso con nessun’altra. Doveva essere lui a dirle che non l’amava più. Solo allora la sua anima avrebbe trovato pace. Ma fino a quel giorno, avrebbe lottato con le unghie e con i denti per ottenere ciò che più desiderava.
“Wow… Che tempra che hai, terrestre! Sono davvero impressionata, credimi! Ma se fossi in te valuterei bene i fatti prima di arrivare ad una conclusione simile”.
“Che vorresti dire?” – le aveva chiesto C18, fino ad allora rimasta in silenzio. Ne aveva davvero abbastanza di quella lì!
“Che forse, e sottolineo, forse, Vegeta stamattina era troppo stanco per passare da te, così come è stato troppo impegnato per passare a farti un saluto la notte precedente” – aveva detto, avvicinandosi all’orecchio di Bulma – “Dopotutto, abbiamo dovuto recuperare. E credimi, lo abbiamo fatto per tutta la notte”.

*

Goku era piuttosto stanco. Era stata una giornata faticosissima. Il suo plotone era piuttosto ingamba, ma c’era davvero molto da fare. E il brutto era che doveva trattenersi ad ogni costo. Già con Vegeta jr aveva rischiato di mostrarsi per quello che era, rischiando di farsi uccidere da Vegeta. Quest’ultimo poi! Lui si adoperava per far funzionare le cose, e lui se la spassava con Moon! Certe volte, il destino è davvero ingiusto.
Aveva deciso di passare a trovare la sua Chichi. Non avevano dormito insieme la scorsa notte, e gli erano mancate davvero molto le sue attenzioni. Per quanto sua moglie fosse a volte un po’ isterica, lui l’amava molto, e dopo il tempo che aveva trascorso lontano da lei, non voleva separarsene troppo a lungo. L’aveva fatta soffrire troppo, e ogni istante trascorso insieme era un modo per recuperare.
Era certo di trovarla nelle stanze di Bulma in compagnia di C18, e così era stato. Videl era certo di non incontrarla, invece. Quella ragazza e suo figlio cercavano di stare da soli il maggior tempo possibile, scatenando gelosie incontrollabili da parte di Chichi. Avrebbe mai lasciato andare il “suo bambino”? Di quel passo, Goku cominciava a credere che fosse solo una vana speranza.
Come era solito fare, voleva entrare senza bussare per coglierle di sorpresa e farle un po’ arrabbiare, ma i suoi piani erano stati sventati dalle urla strazianti che provenivano dall’interno della stanza.
“Non ci credo! Non ci posso credere! Non è giusto! Perché lo ha fatto, Chichi? PERCHE’?”.
“Oh mio Dende!”- aveva esclamato Goku, in preda ad una sempre più crescente certezza – “Ma questa è la voce di Bulma! Maledizione! Vuoi vedere che…”.
Ed ecco che, proprio come aveva deciso di fare all’inizio, aveva spalancato all’improvviso la porta, trovandosi davanti ad una scena a dir poco straziante. La sua migliore amica era inginocchiata ai piedi del letto, con il viso nascosto fra le ginocchia di Chichi che continuava ad accarezzarle i capelli, anche lei in lacrime, mentre C18 aveva cominciato a camminare su e giù per la stanza, livida di rabbia.
“Quel farabutto!” – continuava a ripetere la bionda cyborg – “Lo distruggo con le mie mani! Ah! Male ho fatto a non ucciderlo anni fa!”.
“Ma che sta succedendo???” – aveva chiesto Goku, spostando lo sguardo da una parte all’altra.
“Oh! Tesoro mio! Sei tu! Che bello vederti Goku!” – aveva detto Chichi, in lacrime.
“Go-Goku!” – l’aveva chiamato Bulma, fra un singhiozzo ed un altro – “Lui-Lui… Oh Goku, come ha potuto farlo!”.
Era più che evidente che i suoi timori fossero fondati. Bulma aveva scoperto del tradimento di Vegeta. Ed era pure certo che fosse stata Moon a comunicarle l’accaduto.
In silenzio, cercando di apparire sereno, si era seduto sul pavimento, accanto a lei, posandole una mano sulla spalla. Qualche istante dopo, la terrestre, la ragazza che lo aveva praticamente cresciuto, si era lasciata stringere dalle sue braccia, scoppiando in un pianto ancora più disperato.
La scena era così triste che persino il cuore più duro avrebbe tremato. Bulma Brief, la donna più forte che avessero mai conosciuto, era crollata definitivamente, non avendo più ormai una sola ragione per cercare di andare avanti.
“Goku… Io non capisco… Perché? Perché?”.
“Shh… Non piangere amica mia… Su! Fatti coraggio… So che stai male, ma non è la fine del mondo”.
“Non è… non è la fine… Ma allora tu sai tutto!” – aveva urlato Bulma, staccandosi da lui con violenza.
“Bè, sì. Me lo ha raccontato lui stesso”.
“Cosa?? Quel bastardo va in giro a vantarsene? Io lo distruggo!”.
Era incredibile come le donne cambiassero umore in circostanze del genere. E la cosa peggiore era che C18 sembrava non aspettare altro che distruggere Vegeta con lo sguardo! Mio Dende! Meglio non farle arrabbiare! Avrebbero potuto scatenare un vero terremoto!
“NO! NO! Che vai a pensare Bulma? Lui ti ama! Lo vuoi capire a no? – se c’era una cosa di cui Goku era convinto, era proprio l’amore che Vegeta nutrisse per la sua migliore amica – “Me lo ha raccontato stamattina. Ma non ricorda assolutamente nulla di quello che è successo, oltre al fatto che ha bevuto e si è svegliato in un letto che non era il suo”.
“Non cercare di giustificarlo Goku! Vegeta si è comportato in maniera… in maniera…”.
“Lo so Chichi. Mi metto nei panni di Bulma e posso immaginare il suo sgomento. Ma credimi, amica mia, se ti dico che non aveva alcuna intenzione di farti del male. Cerca di perdonarlo Bulma. Moon e subdola e…”.
“E voi uomini siete tutti dei porci!” – aveva detto C18, al limite della furia.
“Ti prego, non mettertici anche tu!” – l’aveva pregata Goku.
“No, amico mio. C18 ha ragione” – era stata la reazione di Bulma a quel trambusto. La donna si era rimessa in piedi a fatica, cercando di apparire meno distrutta – “Questo non glielo posso perdonare. Tornerò sulla Terra oggi stesso, e Trunks verrà con me, così avrà tutto quello che ha sempre desiderato. Ormai è più che evidente che non si tratta di me”.

*

Trunks e Goten avevano deciso di fare un giro del castello alla ricerca di Gohan e Videl. Si erano messi in testa di disturbarli, magari cogliendoli in flagrante mentre “si sbaciucchiavano” come aveva detto Trunks, e prenderli un po’ in giro. Era diventato uno dei loro passatempi preferiti. Si divertivano troppo a scovare i due piccioncini e a sorprenderli nei momenti meno opportuni. Gohan diventava tutto rosso, e la sua Videl si nascondeva dietro di lui, supplicando i ragazzi di lasciarli in pace.
“Dove si saranno cacciati secondo te?” – aveva chiesto Trunks, mentre apriva l’ennesima porta del castello.
“Non ne ho la più pallida idea! Sembrano diventati invisibili!”.
“Uff… Sono diventati proprio bravi a nascondersi!” – Trunks non riusciva a crederci! Possibile che si fossero volatilizzati?
Era più di mezz’ora che li stavano cercando, e ormai si erano stufati. Quel gioco aveva perso tutto il divertimento iniziale.
“Basta! Io ci rinuncio!” – aveva esclamato Goten, lasciandosi scivolare lungo la liscia parete del corridoio dell’ultimo piano del palazzo – “Quei due si sono nascosti davvero bene stavolta”.
“Uffa!” – aveva detto Trunks, non contento – “Non mi va di andare in palestra! E zio Tarble è impegnato con alcune faccende politiche… Che barba! Non c’è niente da fare in questo posto!” – e aveva incrociato la braccia al petto, mettendo su il broncio che solitamente caratterizzava il padre.
“Dai Trunks… Troveremo qualcosa da fare!”.
“Io non mi arrendo! Voglio provare ancora!” – ed ecco che, avanzando deciso, aveva notato una bellissima porta bianca a doppio battente, una porta intagliata con grande maestria. Da lontano non riusciva a distinguere bene le figure intagliate, ma era quasi del tutto certo che si trattasse di guerrieri. Era davvero curioso di scoprire di chi fosse quella stanza, perché di certo non poteva essere la dimora di un individuo qualunque.
“Ehi Goten, guarda lì” – aveva detto, indicando la porta con l’indice della mano destra, provocando nell’amico la curiosità che di solito contraddistingue i bambini dell’età in cui loro erano.
“Urca!! Che bella! Secondo te dove porta?”.
“E’ proprio questo quello che voglio scoprire!! Andiamo Goten! So già che di qualunque cosa si tratti, sarà fantastica!”.
E così, con passo sicuro e silenzioso, facendo attenzione a non farsi scoprire, i due piccoli saiyan si erano diretti presso la porta con il cuore in gola, aspettando con impazienza il momento di aprirla. Ed ecco che, dopo essersi dati uno sguardo fugace di assenso, Trunks aveva posato la piccola mano sulla maniglia, facendola scattare.
La porta si era aperta senza nessun cigolio o rumore vario ed eventuale, mostrando ai ragazzi qualcosa di veramente straordinario, qualcosa che non si sarebbero mai e poi mai aspettati di vedere, qualcosa che andava molto al di là delle loro aspettative.
“Trunks… Ma che cos’è??” – aveva chiesto Goten, fra paura e stupore.
“Io… Io… Non lo so! Goten, ci conviene andarcene, e subito!”.
“TRUNKS! ATTENTO!”.
Ma il ragazzo non aveva fatto in tempo a seguire il consiglio dell’amico: all’improvviso, senza potersi difendere o opporsi in alcun modo, il ragazzo era stato trascinato all’interno della stanza, la cui porta si era chiusa provocando un rumore assordante sotto lo sguardo atterrito di Goten.
“NO! Trunks! Trunks! Apri la porta! APRI!”.
Ma era stato tutto inutile. Non aveva ricevuto alcun tipo di risposta, e la cosa peggiore era che la porta non sembrava avere alcuna intenzione di aprirsi. Non c’era modo per lui di aiutare il suo migliore amico.
“Trunks…” – aveva sussurrato ancora una volta, incapace di muoversi per lo shock. Come avrebbe potuto spiegare agli altri ciò che aveva visto? Che cosa avrebbe detto a Bulma e a Vegeta? Distrutto, il ragazzo si era lasciato cadere sul pavimento, bagnandolo con le sue lacrime. Ed ecco che lì, proprio a pochi passi a lui, vi era la piccola, minuscola, insignificante prova che ciò che aveva visto era reale. Accanto a lui, vi era un microscopico cristallo di ghiaccio.

Continua…
______________________________________________________________________________________________________

Il mistero si infittisce!! Che cosa sarà successo a Trunks??
E non parliamo di Moon, poi! Maledetta!! Povera Bulma! Povera, povera Bulma... =(
Mi sento davvero cattiva per le cose che sto scrivendo. Sono tanto cattiva, vero?? =p
Ragazzi miei, eccoci qui con un nuovo capitolo - forse avrei dovuto scriverlo prima in effetti! Scusate se è un po' corto, ma sto tentando di studiare - spero non inutilmente.
La verità è che non vorrei neppure tirare troppo per le lunghe! Purtroppo, mi sono resa conto che le vacanze estive sono deleterie per le fanfiction! Giustamente, adiamo tutti in villeggiatura, e non tutti al rientro se la sentono di riprendere la lettura! E dunque, vorrei evitare di far passare troppo tempo prima della conclusione.
=)
Spero di non deludere le vostre aspettative!
Vi saluto!
Bacioni
Cleo

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Capitolo 22
*** Who are you? ***


Who are you?

Era stata irremovibile. Aveva provato più volte a farle cambiare idea, ma trovarsi da solo di fronte ad una donna in lacrime e alle sue amiche che la supportavano in tutto e per tutto non era stato d’aiuto per sostenere la sua tesi. La verità era che aveva perso nonostante la dura lotta. Goku non era stato in grado di difendere il suo amico. Perché, anche se per molti sarebbe stato indifendibile, sarebbe stato solo da condannare duramente e punire con altrettanta durezza, così non era per Goku. Tutti meritavano una seconda possibilità. Tutti meritavano di essere perdonati. Tutti. Persino chi aveva tradito, proprio come aveva fatto Vegeta.
“Ti prego Bulma… Cerca di ragionare…” – l’aveva supplicata, guardandola proprio come faceva da bambino – “Ti prego, dagli una seconda possibilità! Tutti commettono degli errori!”.
“Non errori di questo genere, Goku!” – aveva risposto lei, furiosa – “E non tentare di giustificarlo! Non riesco a sopportarlo! Partirò, e nessuno potrà fermarmi”.
Almeno, questo era quello che Bulma pensava prima che qualcuno spalancasse la porta delle sue stanze senza bussare.
“TU!” – aveva urlato C18, furiosa e basita nel vederlo piombare lì all’improvviso – “Con quale coraggio ti fai vedere qui! Lasciatela in pace tu e quel bastardo di tuo fratello!”.
Il povero Tarble non era riuscito a capire il perché di quell’accanimento, e per un attimo aveva creduto che la bionda terrestre fosse sul punto di attaccarlo, ma l’intervento di Goku era stato provvidenziale. Il saiyan si era portato davanti al principe, facendogli scudo con il proprio corpo.
“Basta così C18. Lui non ha colpe”.
Tarble continuava a spostare lo sguardo dalla bionda donna alle sue amiche, soffermandosi con maggiore attenzione su colei che definiva a tutti gli effetti sua cognata. Bulma era distrutta: aveva gli occhi gonfi e il viso stravolto. Possibile che l’avesse già saputo?
“Tarble, che succede?” – gli aveva chiesto Goku appena le acque si erano chetate, vedendolo preoccupato.
“Goten è già stato qui?” – aveva domandato, concitato.
“Goten?”.
“Sì! E’ già stato qui? Bulma, mi dispiace, ma noi…”.
“No, Goten non è stato qui. Ma non dire che ti dispiace… E’ un bastardo ed io non…”.
“Ma di chi stai parlando?” – lo sguardo confuso di Tarble aveva sorvolato la stanza, cercando una spiegazione sui visi che aveva davanti a sé.
“Come sarebbe a dire di cosa sta parlando??” – aveva urlato Chichi, esasperata – “Di quello che ha combinato tuo fratello!”.
“Non so cos’abbia fatto Vegeta! Lui è arrivato lì prima di me, Goten è andato prima da lui ed io… Oh Bulma, io non ho la più pallida idea di come dirtelo, ma devi venire con me”.
“Goten? Arrivare prima? Tarble, ma di cosa stai parlando?” – aveva cercato di capire Goku, forse l’unico tra i presenti ad aver compreso che non si stesse riferendo al tradimento di Vegeta.
“Ragazzi, io sono confuso”.
“A questo punto anche noi!” – aveva esclamato Chichi, curiosa di capire cosa volesse Tarble – “Vorremmo proprio capire come giustificherai il tradimento di Vegeta”.
“Il tradimento di Vegeta? Ma di cosa stai parlando Chichi?? Io sono qui per altro” – aveva detto, serio – “Io sono qui perché non si sa che fine abbia fatto Trunks”.

*

Non aveva esitato neppure per un istante alla richiesta disperata del piccolo Goten. Aveva lasciato il consiglio riunito al gran completo e si era precipitato a gran velocità verso la stanza incriminata, rischiando di trasformarsi in super saiyan per poter utilizzare la super-velocità per raggiungere al più presto il luogo del misfatto. Per raggiungere subito suo figlio.
Goten aveva faticato a stargli dietro, un po’ perché la potenza di Vegeta era superiore alla sua, un po’ perché i suoi occhi erano velati dalle lacrime che gli impedivano di vedere ciò che aveva davanti. Aveva lasciato che prendessero il suo amico. Aveva lasciato che quella cosa lo afferrasse e gli facesse del male. Come aveva potuto farlo? Come aveva potuto lasciare che il suo adorato fratellino venisse catturato?
Aveva creduto di morire nell’attimo in cui i suoi occhi avevano incrociato quelli di Vegeta. Aveva creduto di morire nel momento in cui gli aveva detto che qualcosa aveva fatto del male a Trunks. Aveva creduto che Vegeta morisse insieme a lui nell’attimo in cui quest’ultimo aveva compreso il reale significato di quelle parole.
Ed ora, eccolo lì il principe dei saiyan, colui che ormai tutti consideravano a tutti gli effetti il re, che correva veloce per salvare suo figlio, per salvare il sangue del suo sangue, la carne della sua carne, l’altra metà del suo cuore.
Erano arrivati davanti alla porta di quella maledetta stanza in un batter d’occhio, ma non c’era traccia di fatica sui loro volti. C’era solo l’ormai oltremodo visibile paura di essere arrivati troppo tardi, di non aver fatto in tempo, di aver ormai perso la battaglia contro l’ignoto.
La cosa più terribile, era stato l’attimo in cui Vegeta si era reso conto di quale stanza fosse quella chiusa da quella porta maldetta. Non poteva credere che lui fosse la causa. Non poteva credere che lui avesse architettato tutto.
Senza perdere ulteriore tempo, aveva posato la mano sulla maniglia, cercando di abbassarla, ma senza risultato. Senza perdersi d’animo, aveva cercato di buttare giù la porta con un calcio, ma non c’era riuscito. Sull’ orlo di una crisi, aveva prima provato a darle una spallata, poi aveva provato a lanciarle contro una sfera di energia, senza tuttavia ottenere il minimo risultato. Quella maledetta porta non si era fatta neppure un graffio.
Non riusciva a capire. Non riusciva davvero a capire. Com’era possibile che non fosse caduta sotto i suoi colpi? Lui era forte, era un saiyan! Non poteva risultare impotente davanti ad una stupida porta!
“Stai indietro” – aveva detto ad un certo punto a Goten, mentre cominciava ad accumulare energia, moltissima energia: l’energia che si accumulava un istante prima di trasformarsi in super saiyan.
“Che vuoi fare?? Vegeta, no! Potrebbero scoprirci!”.
“Non mi importa!” – aveva urlato lui, al limite – “Non mi importa Goten… Non mi importa”.
Era più che normale che non gli importasse: si trattava di suo figlio Trunks.
Ma, proprio qualche istante prima che l’energia si convogliasse nei palmi della mani di Vegeta ed esplodesse in tutta la sua potenza, la porta, quella maledetta, dannatissima porta, si era socchiusa, emettendo un suono sinistro.
A quel punto, entrambi i saiyan avevano trattenuto il fiato. Perché doveva esserci stato per forza qualcuno ad averla aperta dall’interno. E, a quel punto, entrambi aspettavano di capire chi si trovasse dall’altra parte.
Goten non riusciva a proferire parola. Il suo cuore batteva all’impazzata, e l’unica cosa a cui riusciva a pensare era il terrore di vedere ancora ciò che i suoi occhi avevano scorto la prima volta.
Vegeta si era parato davanti al bambino, con l’intenzione di proteggerlo da qualunque cosa avesse deciso di uscire da lì. Se aveva preso Trunks, non poteva permettere che prendesse anche Goten. Aveva cresciuto quel bambino come se fosse suo, e non avrebbe perso all’improvviso un altro figlio per colpa di chissà chi o cosa.
E poi, ecco che era successo: la porta, con estrema lentezza, si era spalancata, rivelando ai loro occhi l’ultima cosa che avrebbero creduto di vedere.
“Trunks!” – aveva urlato Goten, incredulo e sollevato allo stesso tempo.
“Figlio mio…”  - aveva sussurrato appena Vegeta, tirando un sospiro di sollievo.
Il ragazzo era tutto intero, e aveva l’aria di stare bene. Non c’erano tracce di ferite, escoriazioni, lividi o quant’altro, per fortuna. Sembrava sereno. Ma cosa era accaduto, allora? Perché di certo c’era che Goten non aveva mai detto bugie, e non avrebbe di certo iniziato in quel frangente, raccontando poi una cosa così grave e seria.
Trunks se ne stava davanti a loro, impettito, sfoderando un sorrisetto che nessuno dei due era stato in grado di interpretare.
“Si può sapere che ti è successo?” – aveva chiesto il suo amico.
“Sì Trunks. Che cosa è successo? Avanti, parla”.
Ma il ragazzo non aveva risposto immediatamente. Aveva guardato prima Goten, per poi soffermarsi a lungo su suo padre. Ora, quest’ultimo non lo avrebbe mai e poi mai ammesso, ma qualcosa in quello sguardo gli aveva fatto gelare il sangue nelle vene, convincendolo ogni istante di più che in quella stanza fosse accaduto qualcosa di terribile.
“Io non so di cosa stiate parlando” – era stata la risposta sarcastica del ragazzo.
“Ma che stai dicendo Trunks??!” – era intervenuto Goten – “Sei stato catturato da quella cosa spaventosa mentre stavamo giocando e poi…”.
“Una cosa spaventosa? Credo proprio che tu ti stia sbagliando, amico” – lo aveva interrotto il bambino dai capelli lilla, continuando a fissarlo in quel modo agghiacciante.
Che cosa gli era capitato?
“Insomma Trunks, adesso basta!” – Vegeta era sbottato, incapace ancora di trattenere la propria ira e la propria frustrazione – “Che ti hanno fatto? Cos’era quella cosa in quella stanza??”.
E, a quel punto, la porta si era aperta di nuovo, mostrando ai presenti l’ultima persona che avrebbero mai creduto di vedere in vita loro.
“Padre, mezzosangue! Quanto trambusto? Si può sapere che succede?”.
Il principe Vegeta jr se ne stava sulla soglia, con un’aria che oscillava fra il soddisfatto e il curioso. Continuava a spostare lo sguardo da un saiyan all’altro, sorridendo malvagio.
Vegeta era sul punto di avere una crisi di nervi.
“Tu…” – aveva berciato, puntandogli un dito contro – “Che cosa gli hai fatto?”.
Perché era certo che gli avesse fatto qualcosa. Poteva leggerlo sul viso di entrambi. Soprattutto in quello del piccolo Trunks, così diverso da com’era sempre stato.
“Non capisco proprio di cosa stiate parlando!” – aveva detto Vegeta jr, portando le mani sui fianchi.
“Non fare lo sbruffone con me ragazzino! Stai sfidando la mia pazienza ed io non ho intenzione di…”.
“Ma padre, voi non dovete avercela con lui” – era intervenuto Trunks all’improvviso, sorprendendo sia Goten che Vegeta – “E’ mio fratello, dopotutto. E mi ha solo invitato a vedere la sua stanza”.
Davvero non riuscivano a capire cosa fosse accaduto al piccolo, coraggioso Trunks.

*

Bulma non riusciva a capacitarsi di come le cose fossero precipitate in così poco tempo. Aveva perso l’amore della sua vita, e ora, stando a ciò che gli aveva detto Tarble, aveva perso anche suo figlio. Il suo piccolo mondo perfetto era definitivamente crollato, portando con sé ogni sogno di gioia e speranza.
Ma non poteva arrendersi. Non poteva permettersi di subire senza reagire, o almeno, senza provarci. Potevano portargli via il compagno, sarebbe sopravvissuta. Ma per nessuna ragione al mondo, gli avrebbe permesso di portargli via suo figlio.
Per questo Bulma stava correndo come mai aveva corso nella sua vita. Per questo il cuore batteva all’impazzata, e il fiato aveva iniziato a mancare. Lei doveva raggiungere Trunks e fare tutto quello che poteva fare per riportarlo indietro, per salvarlo. Era il suo bambino, era sangue del suo sangue, carne della sua carne. Non potevano portarglielo via.
Le scale rappresentavano un ostacolo ormai facile da sormontare. Le guardie che avevano cercato di fermarla non erano state neppure considerate. Lei non poteva fermarsi. Lei doveva continuare a correre. Ed ecco che, dopo un tempo che poteva essere o un minuto o un anno intero, era giunta in prossimità di quella stanza che tanto aveva maledetto.
Ed ecco che il sollievo era sopraggiunto, rendendo ogni preoccupazione vana.
“TRUNKS!” – aveva urlato, al limite della gioia, ignorando gli sguardi dei presenti, compreso quello di Vegeta. Il suo bambino era lì, e stava bene. Le sue preghiere erano state finalmente ascoltate. Non le restava che correre da lui e stringerlo forte, per poi baciarlo e coccolarlo come solo una madre poteva fare.
Ma ecco che, nell’istante in cui i suoi occhi avevano incrociato quelli del suo amato bambino, il sollievo provato aveva lasciato posto ad un peso enorme come un macigno, perché se una madre è davvero tale, sa che il legame instaurato con il proprio figlio è indissolubile.
Per questo Bulma si era fermata, indietreggiando, stravolta e tremante, fino a sbattere contro il torace di un Goku che non l’aveva lasciata neppure per un istante.
“Bulma… Che ti prende?” – le aveva chiesto lui, preoccupato.
E lei con voce tremante aveva dato forma ai suoi pensieri, pensieri che erano diventati affilati come lame taglienti.
“Quello non è… non è il mio bambino”.

Continua…
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Rieccomiiii!!
Mamma mia che stress!! Scrivere i capitoli sta diventando un’impresa! Non so che fare per prima cosa, mi credete?? XD Ma sono felice di aggiornare!!
Ragazzi miei, che grandissimo casino!! Voi ci state capendo qualcosa?? Sapete, non so se augurarmi sì o no… XD
L’intuizione di Bulma sarà veritiera? E, a questo punto, cosa avrà combinato Vegeta jr?
Spero che restiate con me per scoprirlo!
Baci
Ps: Bimbi miei, “When you least expect it” è ufficialmente ricominciata!
A presto!
Cleo

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Capitolo 23
*** Alone? ***


Alone?


La situazione era precipitata all’improvviso, e ciò era avvenuto nell’istante in cui Trunks aveva cercato di avvicinarsi a sua madre. Bulma si era scansata di colpo, continuando a ripetere che quello che aveva davanti non era suo figlio.

“Ma cosa stai dicendo mamma? Sono il tuo bambino! Come fai a non riconoscermi?” – aveva detto Trunks, tentando ancora di avvicinarsi, ma senza abbandonare il ghigno malefico che aveva ormai preso posto sul suo bel volto angelico.
“STAMMI LONTANA!” – aveva allora urlato la terrestre, appiattendosi contro un Goku che davvero non capiva cosa stesse accadendo.
“Bulma… Ma cosa…”.
“LUI NON E’ MIO FIGLIO!” – aveva ripetuto – “Non è il mio Trunks!! Dov’è lui! Dov’è? Cosa gli hai fatto, mostro?? COSA??”.

Non aveva staccato gli occhi da Trunks neppure per un istante. Era fermamente convinta di quello che continuava a sostenere, e sembrava che niente e nessuno avrebbe potuto persuaderla del contrario.
Nessuno. Neppure Vegeta, che, dal canto suo, continuava ad osservare la scena senza proferire parola.
Sua maestà era rimasto fermo, immobile, come pietrificato da ciò che si stava svolgendo sotto i suoi regali occhi. Era impossibile che le cose gli fossero sfuggite di mano in quel modo. Come era potuto accadere? Per una volta nella vita non aveva brutti propositi o tornaconti e personali, e le cose gli si stavano rivoltando contro senza alcuna pietà. Era assurdo che comunque si muovesse tutto andasse a rotoli. Forse era proprio lui che portava sfortuna, arrivati a quel punto.
Ma stavolta non si trattava di lui, affatto. Si trattava del piccolo Trunks. Di quel figlio che tanto amava e che tanto lo amava a sua volta.

Anche lui, come Bulma, era convinto che quello non fosse suo figlio, e non per il fatto che non riuscisse a percepire la sua aura. Era una cosa che sentiva con il cuore. Per quanto potessero considerarlo uno snaturato, era un padre, un padre che aveva sacrificato la sua vita per il suo bambino una volta, e che sarebbe stato pronto a farlo una seconda, una terza e una quarta volta se ciò fosse stato necessario.
E la consapevolezza che dietro ci fosse suo figlio, il principe Vegeta, lo stava uccidendo ad una velocità insostenibile.

“Che cosa ho fatto per meritarmi questo” – aveva chiesto ad un certo punto, con la voce tremante di rabbia – “Che cosa ti ho fatto? Perché mi odi tanto al punto di farmi questo??” – aveva ripetuto, avvicinandosi più che poteva al suo primogenito, ma cercando comunque di controllarsi. Non voleva aggredirlo, non voleva essergli ostile. Per questo, aveva provato a comunicare con lui come avrebbero fatto due persone normali, sempre se ciò poteva valere per due saiyan.

Ma Vegeta jr non sembrava essersi minimamente addolcito. Il tono supplice di suo padre sembrava averlo addirittura divertito.

“Io continuo a non capire perché pensiate che io c’entri qualcosa” – aveva risposto, alzando le spalle in segno di incomprensione.
“Perché lui è uscito da quella stanza insieme a te! Ed io so che cosa ho visto!” – era intervenuto Goten in difesa di Vegeta.
“E dimmi bambino… Cos’è che avresti visto?”.

L’espressione di Vegeta jr aveva fatto rabbrividire il piccolo saiyan. Era un bambino coraggioso, ma quel ragazzo lo inquietava in un modo che non riusciva a spiegarsi. Avrebbe preferito affrontare trecento Kid Bu piuttosto che trovarsi davanti a lui un’altra volta. Ma non poteva mostrarsi troppo spaventato. Doveva spalleggiare Vegeta, e anche Bulma. Loro sapevano quello di cosa stavano parlando. Anche lui aveva avuto la loro stessa sensazione. Erano cresciuti insieme. Sapeva benissimo che quello non era Trunks.

“Io non so spiegarlo con precisione”.
“Ah no?”.
“NO!” – aveva urlato contro il giovane principe, serrando forte i pugni – “So solo che era una cosa mostruosa e informe… E che faceva freddo… Tanto freddo. E poi Trunks è sparito. O meglio, è stato afferrato da questa cosa”.
“Cosa che però non sai descrivere!” – aveva sottolineato Vegeta jr, girando il dito nella piaga.

Il bambino si era preso un lungo minuto prima di rispondere. Avrebbe voluto dirgliene quattro, ma si stava trattenendo. Aveva fatto una promessa, e le avrebbe tenuto fede fino all’ultimo.

“Io non dico bugie. So quello che ho visto. E tu in quella stanza non c’eri”.
“Oh… quindi io non c’ero… Ma poi sono uscito da quella porta subito dopo il mio adorato fratellino… Interessante”.
“Lui non è il tuo adorato fratellino” – aveva berciato Goten, sottolineando quelle ultime due parole – “Tu non hai mai condiviso niente con lui. Non avete mai giocato insieme, non vi siete mai allenati, non avete mai lottato contro un nemico potentissimo per salvare i vostri cari. Non avete mai parlato per tutta la notte, sotto le stelle…” – a quel punto, i suoi occhi si erano riempiti di lacrime nostalgiche – “Non lo avete mai fatto. Lui non è il tuo fratellino”.

Il silenzio più tombale aveva seguito l’accorato discorso di Goten. Il bambino aveva tirato fuori i suoi sentimenti, mostrando a tutti quanto bene volesse alla persona con cui era cresciuto.
Tutti lo guardavano, immobili, incapaci di reagire. Tutti, tranne Vegeta jr e colui che era stato il protagonista delle attenzioni di Goten. Tutti, tranne il principe e il piccolo Trunks.

“Io credo che tu stia esagerando” – aveva detto quest’ultimo, sorridendo con cattiveria – “Infondo, tutte quelle cose che hai elencato non sono poi così speciali… Avrei potuto farle con chiunque. E, in ogni caso, avrò tutto il tempo necessario per recuperare. Tu non sei mio fratello Goten. Vegeta sì”.

Si era trattenuto fino a poco prima che quelle parole crudeli si riversassero su di lui come un fiume di lava bollente. Si era detto che doveva essere forte. Si era detto che i veri saiyan non piangevano. Ma sapeva bene che anche i veri saiyan avevano un cuore, e il suo era appena stato fatto a pezzi.

“Trunks… Ma che cosa stai dicendo…” – aveva detto, fra le lacrime – “Tu ed io… Lo hai detto tu… Tu hai detto che io… che noi…” – ma non aveva finito la frase, perché colui che aveva considerato il suo adorato fratellino aveva cominciato a ridere di gusto, peggiorando la sua posizione già molto precaria.

“Le parole volano via, Goten! Sono come il vento. I fatti sono l’unica cosa che conta. E il fatto qui è che nelle mie vene e in quelle di Vegeta jr scorre il sangue di nostro padre. Nelle tue no. Non sei mio fratello, e non lo sarai mai. Ora vi prego di scusarci, ma abbiamo un sacco di cose da fare.
Padre, stiamo per recarci in palestra. Spero che la cosa non vi disturbi eccessivamente”.

Avrebbe voluto fermarlo. Forse, avrebbe dovuto fermarlo, ma il suo cuore era stato spezzato esattamente come quello del bambino che giaceva ai propri piedi, in lacrime. Trunks, o chiunque egli fosse, aveva fatto la sua scelta. Aveva scelto di stare dalla parte di Vegeta jr, e lui sapeva di non poterlo controllare.
Così, era rimasto immobile mentre lo vedeva seguire quel ragazzo dall’aria spaventosa con estremo entusiasmo, scavalcando una Bulma che continuava a chiedersi dove fosse il suo bambino.
Non sapeva più che cosa fare. L’ormai quasi re dei saiyan, il principe Vegeta, era stato messo definitivamente con le spalle al muro. Ma non poteva arrendersi. Aveva perso più di una battaglia in poche ore, ma non avrebbe perso di certo la guerra.

“Tu!” – si era rivolta a lui una Bulma distrutta dal dolore – “E’ tutta colpa tua! Rovini tutto quello che tocchi! Distruggi ogni cosa che ti ama!” – aveva urlato, alzandosi in piedi e puntandogli un dito contro - “Io ti odio! TI ODIO!”.

Sua maestà non aveva risposto. Aveva capito fin troppo bene che lei fosse a conoscenza di tutto, e non aveva molti dubbi su chi fosse stato a raccontarglielo. E, a giudicare dagli sguardi di Chichi e C18, sopraggiunte nel frattempo, non doveva essere l’unica a sapere.
Tarble era stato l’unico a non avere ancora ben chiara la situazione, ma non dubitava che in mezzo a quell’immane casino ci fosse anche lo zampino di Moon.
Avrebbe tanto voluto aiutare suo fratello, ma ogni parola sembrava superflua, ogni gesto inutile.

“Trova mio figlio” – aveva continuato Bulma, tremante di rabbia – “E dopo non permetterti a seguirmi. Ce ne andremo da qui. E non ci rivedrai mai più” – e se n’era andata, lasciandolo lì, immobile come una statua.

A quel punto, il vecchio Vegeta avrebbe urlato e sbraitato che non poteva trattarlo in quel modo, che lui non era il suo zerbino, e che avrebbe dovuto rispettarlo.
Ma il nuovo Vegeta aveva fatto una cosa ben diversa, perché il nuovo Vegeta aveva perso tutto quello che aveva di più caro, o quasi.

Vedendo che né Chichi né Goku erano stati in grado di consolare il piccolo Goten, aveva mosso qualche passo verso di lui, inginocchiandovisi davanti.
Quel gesto aveva meravigliato quelli che lo conoscevano bene e non, perché era così insolito, così intimo.
Gli occhi di sua maestà erano lucidi, ma sapevano tutti che non avrebbe pianto.
E poi, con decisione, aveva asciugato le lacrime di Goten coi i bei guanti bianchi, sollevandogli il mento quanto bastava per guardarlo negli occhi rossi di pianto.

“Aiutami a ritrovare tuo fratello” – aveva detto, serio – “Se mi vuoi bene, aiutami ad entrare in quella stanza”.

Continua…
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Saaalveee!!
Capitoletto corto, ma intenso!!
Mio Dende, ma perché Vegeta jr non si dà fuoco?? Che è successo a Trunks??
Ovviamente non posso rispondervi.
Ma posso garantirvi che dal prossimo capitolo vedremo la squadra Z in azione!! E no, non ho intenzione di fargli fare i soliti balletti osceni che vediamo nell’anime (per carità, amo lo yaoi, slasho anche i sassi, ma quei cosi non si possono proprio guardare!!)! U.U
Bisogna risolvere questa situazione, e al più presto, prima che sia troppo tardi e… HO DETTO TROPPO.
O meglio, stavo per farlo. XD
Bimbi miei, scappo!
Se vi va, passate anche dall’altra fic!! Ci sono grandi novità!
Bacini
Cleo

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Capitolo 24
*** Menzogne ***


Menzogne


L’intera squadra al seguito di Vegeta era stata convocata da quest’ultimo d’urgenza. Gohan e Videl erano stati gli ultimi ad arrivare, e vedendo le espressioni che regnavano sui visi altrui si erano subito pentiti di essersi allontanati dagli altri per così tanto tempo. Sulla Terra temevano sempre di venire scoperti da qualcuno, e dato che tutti erano interessati a Vegeta e al suo giovane erede, nessuno si era curato molto di loro, e ne avevano approfittato.

“Che cosa è successo?” – avevano detto all’unisono una volta arrivati nelle stanze di Vegeta.

In parole povere, Goku aveva spiegato ciò che era capitato nelle ultime ore a loro e a tutti gli altri, a cominciare dal suo pseudo scontro contro Vegeta jr per poi finire con la strana sparizione di Trunks seguita dal suo misterioso ritorno. Aveva evitato di parlare di Moon e Vegeta. Lo sapevano ‘ solo ‘ Bulma, Goku, Chichi, Tarble e C18, ammesso che Moon non avesse affisso manifesti per tutto il reame.
C’era necessità di preservare Vegeta. E per quanto sembrasse strano il comportamento che Bulma e le altre avevano nei suoi confronti, non era la cosa più importante, al momento.

“Quindi voi credete che sia tutta colpa di Vegeta jr. Ho ragione?” – aveva detto Junior.

Non credeva possibile che un ragazzo potesse aver architettato tutto quello. Neppure un ragazzo saiyan. Tutto quel rancore non era concepibile.

“Non so se mio figlio centri o no” – aveva detto Vegeta, serio – “So solo che qui accadono cose strane, cose che non riusciamo a prevedere o a controllare. E questa cosa di Trunks… Questa storia mi sta facendo impazzire! Quel ragazzino, o qualunque altra cosa sia, non è mio figlio! E a questo punto non me ne importa un accidenti se ci scoprono o meno! Rivolterò questo pianeta come un calzino se necessario, ma rivoglio Trunks, e lo voglio adesso”.

Il quasi re dei saiyan era sull’orlo di esplodere. Gli importava poco di essere la vittima delle cattiverie di suo figlio Vegeta jr, ma non accettava che potesse pensare di usare Trunks per fare del male a lui.
Era a dir poco impensabile.

Tarble era seriamente preoccupato, molto più degli altri, e anche se non aveva capito davvero il significato delle parole di suo fratello, non gli importava, al momento.
Il saiyan aveva cresciuto suo nipote, il futuro erede al trono, e si era affezionato al piccolo Trunks, anche se aveva trascorso pochissimo tempo con lui.

Il problema era che non sapeva come giustificare il cambiamento di Vegeta jr. Era palese a tutti, ormai. Consiglieri, servitori, tutti gli chiedevano cosa avesse sua maestà.
Non era mai stato un ragazzo facile, ma si era sempre comportato in maniera impeccabile con le persone che aveva attorno, soprattutto con coloro che avrebbero dovuto lavorare al suo fianco, un giorno.
Cosa gli era capitato? E cosa poteva fare per riportare tutto com’era prima? Perché Vegeta aveva sempre voluto conoscere suo padre. Aveva voluto conoscerlo con tutte le sue forze.

Ricordava come se fosse accaduto qualche istante prima quello che invece era successo tanti anni addietro.
Era stato il periodo più bello della sua vita, e allo stesso tempo il più triste.
Moon gli aveva affidato il compito di allenare suo figlio, e di istruirlo, preparandolo con cura, in modo che un giorno potesse governare il popolo di guerrieri che aveva scatenato anche i timori di un essere potente come Freezer.
Quel giorno si erano allenati molto. A soli otto anni, il piccolo principe Vegeta dimostrava di essere molto più potente della media. Degno erede di suo padre. Degno erede di quel fratello che Tarble aveva dovuto abbandonare con l’inganno solo per salvarlo.
Vegeta era la copia esatta di suo padre. Aveva lo stesso modo di muoversi, lo stesso modo di porsi, di parlare, nonostante non lo avesse mai conosciuto. Gli faceva male passare del tempo in sua compagnia, a volte, ma non lo aveva mai dato a vedere. Era un po’ come se la situazione si fosse ribaltata. Prima era Vegeta ad occuparsi di lui, poi era lui ad occuparsi di Vegeta, o meglio, del suo clone, anche se in miniatura.
L’orgoglio era la cosa che li accomunava di più. Non ricordava di aver mai visto suo fratello piangere o esternare i suoi sentimenti, così come non aveva mai visto fare qualcosa di simile al suo nipotino.
Ma quella volte le cose erano andate diversamente.
Il piccolo si era avvicinato a lui, e si era arrampicato sulle sue gambe, sedendoglisi in braccio.
Per via della sorpresa, non era stato capace di muovere neppure un muscolo. Non era abituato a prendere dei bambini in braccio. Non era da VERO saiyan prendere dei bambini in braccio.

“Parlami di mio padre…” – aveva detto, poggiando la testolina sul suo torace, guardando dritto davanti a sé.

Si era preso qualche minuto prima di rispondere. Cosa poteva dirgli? Di quanto era forte? Di quanto era coraggioso e severo, spesso molto spietato? O di quanto era premuroso fosse con lui e con sua madre quando erano in privato? Quando poteva togliersi quella corazza che lo rendeva un mostro agli occhi altrui.

Ed ecco che all’improvviso aveva cominciato a raccontargli ogni cosa, come se tutti gli interrogativi di prima fossero svaniti nel nulla. Perché era di suo fratello che si parlava, della persona a cui voleva più bene al mondo, e non c’era nulla di cui vergognarsi, non c’era nulla da temere.

Gli aveva parlato per delle ore di quel padre che non aveva mai conosciuto, senza essere mai interrotto. Il piccolo lo aveva ascoltato a bocca aperta, felice e timoroso allo stesso tempo. Felice perché finalmente sapeva qualcosa in più su suo padre. Timoroso perché gli sembrava di sentir parlare di una leggenda, di qualcuno che non avrebbe mai e poi mai potuto eguagliare.
Tarble aveva sorriso con grande orgoglio quando suo nipote gli aveva fatto presente i suoi timori. Sarebbe diventato un grande re, un giorno.
Almeno era quello ciò che aveva pensato all’epoca. Ma le cose erano cambiate. E ciò era avvenuto da un momento all’altro, senza una spiegazione plausibile. Quello non era suo nipote, e lo aveva capito ormai da tanto tempo. Per questo aveva deciso di farlo pedinare, anche se non ne aveva cavato un ragno dal buco.

Era tempo di prendere provvedimenti più seri. Ed era tempo di farlo all’istante.

“Ho chiesto di controllare ogni spostamento di Vegeta, e ho ordinato a due delle nostre migliori spie di pedinare sia lui che Trunks. Spero che non ti sia dispiaciuto, fratello” – aveva detto il giovane Tarble, serio.
“E come potrebbe? Ho bisogno di tutto l’aiuto possibile. L’aiuto di tutti”.

Era più che evidente che si stesse riferendo a Moon.

“Pensi che lei non sappia niente?” – aveva chiesto Goku, timidamente.

“E tu vorresti chiedere aiuto a lei?” – aveva sbottato Chichi, isterica. Era davvero impossibile! Che cosa passava nella mente di quello squilibrato fedifrago?

Ma, con grande sorpresa di tutti, era stata proprio Bulma ad intervenire, lasciando l’amica a bocca aperta.

“Lascia stare, Chichi. Se Moon può aiutarmi a riavere mio figlio, che ben venga il suo aiuto”.

Gohan, Videl, Junior e tutti gli altri erano piuttosto confusi. D’accordo, fra Moon e Bulma non scorreva buon sangue, ma la reazione di Chichi era inspiegabile. C’era qualcosa che non avevano raccontato, e non sembrava nulla di buono.
 
“Permettimi di parlare con lei” – aveva detto Tarble.
“No, fratello. Sarò io a farlo. Voi, nel frattempo, perlustrate il pianeta alla ricerca di qualcosa che possa sembrarvi strano. Goten ha parlato di ghiaccio. Cerchiamo di capire se in giro ce n’è dell’altro dove non dovrebbe essere. E voi, Goku e Junior, siete gli unici qui ad avere poteri psichici: andate a cercare Vegeta e Trunks, e cercate di capire che cosa pensano o… insomma, datevi una mossa”.

“Subito” – avevano risposto entrambi, dirigendosi presso le stanze di Vegeta jr.

“Goten, per favore, non allontanarti dal resto del gruppo” – aveva poi aggiunto.

“Ma, perché? Io voglio venire con te! Mi avevi detto che ti avrei aiutato” – aveva protestato il bambino.

“Perché non puoi allontanarti. Punto e basta” – era sbottato, alzandosi in piedi di scatto – “Sto andando da Moon. Ci vediamo qui fra non più di due ore”.

*


Gli aveva mentito. Si sentiva un verme per averlo fatto, ma non era pentito. Erano state coinvolte troppe persone in quella situazione, e c’era bisogno di mettere finalmente la parola fine.
Non poteva permettere che qualcun altro finisse sotto quella specie di incantesimo. Doveva sapere cosa c’era oltre quella porta. E doveva saperlo subito.
Si sentiva male anche per come aveva trattato Goten. Ma non c’era tempo per porsi troppi scrupoli.

Aveva percorso i corridoi con il cuore in gola.
Temeva di essere visto da qualcuno. Ma, per fortuna, così non era stato. Era arrivato a destinazione. Ora, c’erano solo lui, quella maledetta porta, e quello che c’era oltre.
Aveva scoperto che le onde di energia non erano in grado di scalfirla, per cui doveva trovare un’alternativa.
Anche se non aveva la minima idea di quale potesse essere.

Era terribilmente teso, e non si trattava della solita tensione che preannunciava un imminente scontro. Era un qualcosa che non riusciva a controllare. Era una cosa che non dipendeva da lui.

Ed ecco che aveva preso un bel respiro, e aveva mosso qualche passo, fino a posare la mano sul pomello dorato, guidato non sapeva neppure lui da cosa. Un attimo dopo, la porta si era aperta, lasciandolo finalmente entrare in quella maledetta stanza.
Purtroppo, non si era reso conto che qualcuno lo aveva seguito.

Continua…
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Eccomi quiiii!!
Il mistero si infittisce! Vegeta avrà fatto bene o no a voler agire da solo? Lo scopriremo presto!!
Scappo!! E’ l’una passata e sto morendo di sonno! XD
Notte!!
A prestissimo!
Un bacione
Cleo

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Capitolo 25
*** Sgradevoli sorprese ***


Sgradevoli sorprese


Quello a cui si era trovato davanti era stato lo spettacolo più desolante a cui avesse mai assistito in vita sua. Oltre la porta della stanza in cui dormiva suo figlio, il principe dei saiyan, non si trovavano mobili e vestiti, no. Il punto era che non si trovava in una stanza. Vegeta si trovava nel bel mezzo di una tormenta di neve in una landa desolata fatta di gelo e ghiaccio. Non sapeva cosa fosse. Sapeva solo di non riuscire a darsi una spiegazione per quello che gli era capitato, perché, se non avesse sentito la pelle dolere al contatto con quel vento gelido, avrebbe creduto di sognare.

Ma com’era possibile? Come aveva fatto a trovarsi lì? Come? Era uscito fuori dal castello? O vi era ancora all’interno? Quella porta era un collegamento fra due diverse dimensioni o collegava fra di loro due pianeti? E, soprattutto, cosa centrava con suo figlio? Che aveva fatto quel ragazzo? E cosa aveva fatto a Trunks?

“Maledizione…” – aveva imprecato, aumentando di poco la sua aura per evitare di morire assiderato. Non sapeva come muoversi, cosa fare. La cosa peggiore, era che la porta dietro di sé era sparita, e non riusciva più a percepire le aure dei saiyan e dei terrestri che aveva lasciato a palazzo.
Solo un’aura riusciva a percepire. E sperava con tutto il cuore di sbagliarsi.

“Ve-Vegeta… Ma che posto è questo?”.

Nel sentir pronunciare quella domanda da quella vocina che conosceva così bene, aveva creduto di sprofondare nella neve.

“Che diavolo ci fai qui, Goten?” – aveva sbraitato, pentendosene un attimo dopo.
Il piccolo saiyan si era stretto fra le sue stesse braccia, cercando di ripararsi dal freddo improvviso che lo aveva sconvolto fino al punto di fargli battere i denti.
“Io… Io…”.
“Aumenta la tua aura, subito! Morirai assiderato altrimenti”.
“Sì! Subito!” – e aveva fatto come gli era stato detto, sentendosi subito meglio – “Vegeta, non volevo disobbedirti, io…”.
“Piantala, per favore. Ormai il danno è fatto. Cerchiamo almeno di combinare qualcosa di buono”.
“Che cosa vorresti fare?” – gli aveva chiesto Goten, deciso più che mai ad aiutarlo.
“Non lo so. Ma come puoi vedere, non c’è modo di uscire da qui. Non da dove siamo entrati, per lo meno”.
“Ma che posto è questo?” – aveva riprovato il piccolo, cercando di capire qualcosa di quella situazione.
“Credimi, vorrei poterti rispondere, ma non posso farlo. Non ho la minima idea di dove siamo finiti. Ora, cerchiamo di muoverci. Qualcosa mi dice che qui ci siano Trunks e Vegeta, ed io voglio trovarli”.

*


Il principe dei saiyan e il piccolo mezzosangue stavano camminando l’uno accanto all’altro nella tormenta, cercando di capire come muoversi. Sembrava che avessero trascorso al freddo delle ore, e il loro corpo cominciava a risentirne, ma non potevano fermarsi. Si trattava di Trunks, e non potevano abbandonarlo per nessuna ragione al mondo.

Vegeta era molto preoccupato. Si era accorto del disagio di Goten, ma non poteva fermarsi. Suo figlio era in quel luogo. Lo sentiva nel profondo dell’anima, lo sentiva nel profondo del cuore.
“Ce la fai?” – aveva chiesto ad un certo punto a Goten, vedendolo in serie difficoltà.
“Sì…” – aveva balbettato lui – “Non preoccuparti. Voglio trovare Trunks… Voglio riportare a casa mio fratello”.

Anche lui voleva riportare a casa suo figlio.

“Mi dispiace. Non doveva finire così” – aveva ammesso Vegeta, stanco di fingere di non sentirsi colpevole.
“Non è colpa tua. Non potevi sapere che le cose sarebbero andate in questo modo” – gli aveva detto il bambino, sincero.

Vegeta non aveva risposto, continuando a guardare davanti a sé. Si sentiva completamente impotente. La neve gli impediva di vedere bene nonostante i suoi sensi raffinati, e l’impossibilità di percepire anche la benché minima aura lo stava facendo impazzire.
Quel posto sembrava sconfinato, qualunque cosa fosse. Di quel passo, sarebbe stato impossibile trovare Trunks.
Goten pensava la stessa identica cosa. Come avrebbero fatto ad uscire da lì sarebbe stato un vero mistero. E se non avessero trovato Trunks? Non poteva pensare di aver perso il suo adorato fratellino. Quell’essere, quella specie di Trunks surrogato avrebbe potuto ingannare i saiyan, ma non loro. Non lui, non Vegeta, non Bulma, non sua madre e suo padre, non tutti gli altri. Si chiedeva che fine avessero fatto tutti, se si fossero accorti della loro scomparsa. Forse, avrebbero potuto aiutarli ad uscire da lì.

*


Avevano fatto tutto quello che gli era stato ordinato di fare. I guerrieri avevano perlustrato l’intero pianeta alla ricerca di qualcosa di strano, ma non avevano adocchiato niente che potesse attirare la loro attenzione, niente che potesse c’entrare con Vegeta jr e Trunks. Lo stesso avevano fatto Goku e Junior, ma il problema era che sembrava non ci fossero tracce né dell’uno, né dell’altro.
Per questo, Tarble si era recato nella torre di controllo, cercando di capire se ci fossero novità per lui.

“No maestà, mi spiace. Il principe e il principino non sono passati di qui” – gli aveva risposto il capitano.
“Maledizione… Come possono essersi volatilizzati senza che nessuno li vedesse?”.
“Questo non so dirvelo, ma posso dirvi dell’altro maestà” – e si era allontanato per prendere un tablet e mostrarglielo – “Posso mostrarvi questo”.
Non riusciva a credere ai suoi occhi.
“Ma questo è… Capitano, come avete fatto a recuperare queste informazioni?” – davvero non riusciva a credere ai suoi occhi.
Gli era appena stato consegnato l’intero resoconto dettagliatissimo dei viaggi effettuati dal principe Vegeta nell’ultimo anno. Era sbalorditivo. L’ultima volta gli aveva detto che era stato lo stesso principe a cancellare ogni singolo dato relativo a quei viaggi.
Lo sguardo soddisfatto del capitano la diceva lunga.
“Non è stato semplice, lo ammetto. Ma ho lavorato giorno e notte, rendendomi conto che non era andato tutto perduto. Sua maestà non si era accorto che nel cancellare i dati un computer di supporto vecchio di almeno dieci anni si è attivato, facendo partire immediatamente un backup. Ed ecco qui maestà. Salvati dalla tecnologia più obsoleta che si possa immaginare”.
“E’ straordinario” – e lo era veramente. Poteva finalmente risolvere una parte dell’enigma, sempre se centrasse uno dei viaggi intrapresi da suo nipote. Altrimenti, avrebbe dovuto pensare ad un sortilegio, o all’ipnosi! Perché un ragazzo che fremeva dalla voglia di conoscere suo padre non avrebbe mai potuto tramare contro di lui in un modo così subdolo.
“Vi avevo detto di quanto strano fosse stato l’ultimo viaggio del principe, quello non autorizzato. Ecco qui… Vedete… E’ andato qui…”.
E il gelo, quello stesso gelo di cui aveva parlato Goten si era impossessato di lui nell’attimo in cui si era reso conto di dove fosse stato suo nipote.
“No. Non può essere andato qui… Non è…”.

“E invece è proprio così” – aveva sentito dire dalla voce di suo nipote, crudele più che mai.

Subito dopo, non avrebbe ricordato altro all’infuori del buio.

*


Goku e Junior avevano vagato a lungo, senza però riuscire a cavarne un ragno dal buco. Possibile che si fossero dispersi?

“Io non capisco” – aveva asserito Junior, incredulo – “Non possono essere svaniti nel nulla!”.
“A quanto pare l’hanno fatto. E non si trova neppure Vegeta. Ma che fine hanno fatto tutti?”.

Era davvero una bella domanda, ma sembrava che non ci fosse risposta.

“Credi che sia ancora a parlare con Moon?” – aveva aggiunto Goku, preoccupato e curioso allo stesso tempo.
“Potrebbe. Vuoi andare a controllare?” – era stata la risposta del namecciano.
“Credo che non ce ne sarà bisogno. Eccola lì! Mia signora… Posso parlare con voi un momento?” – le aveva chiesto Goku, andandole incontro.

La meravigliosa saiyan si era lasciata raggiungere, senza però permettere a Goku di avvicinarsi troppo.

“Sbrigati, terza classe. Non ho tempo da perdere con te”.

‘ Tutti gentili questi reali saiyan ‘ – era stato il pensiero che avevano condiviso Junior e Goku.

“Mi domandavo se Vegeta vi avesse già raggiunta per parlarvi, mia signora”.
“Sua maestà non è mai venuto nella mia stanza. Non di recente, almeno” – sembrava sincera. Almeno, aveva l’aria di una che non stesse mentendo.
“Ma come sarebbe?” – era intervenuto Junior, furioso.
“Come osi rivolgerti a me in questo modo, namecciano?”.

Si stava arrabbiando. E quando si arrabbiava diventava pericolosa, e molto.

“Maestà, noi non vogliamo farvi arrabbiare” – aveva asserito Goku, serio – “E’ solo che stanno accadendo cose di cui non sappiamo niente. E Vegeta doveva venire a parlare con voi”.
“Di che cosa stai parlando?”.

Ma, proprio mentre Goku stava per iniziare a spiegarle come stavano le cose, si era dovuto fermare, perché un urlo spaventoso lo aveva interrotto.

“Che diavolo è stato?” – aveva chiesto Moon, preoccupata.
“Non lo so. Ma proveniva dalla camera di Bulma”.

*


Erano arrivati appena in tempo per evitare che il peggio accadesse: nella stanza di Bulma, che non si sa per quale motivo si trovasse da sola, si erano riversati una decina di soldati che l’avevano circondata, cercando di trascinarla nelle segrete.

“Lasciatemi in pace, immediatamente! LASCIATEMI!” – ma era stato inutile per Bulma urlare e scalciare. Loro erano troppo forti per lei.

“BULMA!” – aveva urlato Goku, seguito da Moon e da Junior.
“Ma che sta succedendo? Chi vi ha autorizzato?” – aveva chiesto la saiyan, incredula.
“Goku, attenzione! Non sento le loro aure, e in questa stanza la temperatura è gelida! Sono come…”.
“Trunks e Vegeta jr”.

Facendosi spalla gli uni con gli altri, i due saiyan e il namecciano erano riusciti a sbaragliare il nemico con poche abili mosse, liberando Bulma da quella schiera di mostri del ghiaccio.

“PRESTO! CERCATE DI SEMINARLI!” – aveva urlato Goku, mentre teneva Bulma fra le braccia e volava via. Non era ferita, ma era molto spaventata. Piangeva contro il suo petto, e lo stringeva come aveva fatto poche volte nella sua vita.
“Ma che cosa è successo Goku? Chi erano quelli?” – aveva chiesto la terrestre, in lacrime.
“Non lo so, ma dobbiamo trovare gli altri e metterci al sicuro. Questo pianeta non lo è più”.

Moon non capiva cosa potesse essere accaduto. Perché i soldati erano così strani? Chi li aveva autorizzati a fare una cosa del genere? E dov’erano Tarble e suo figlio?

“Io devo trovare mio figlio e Tarble! E devo trovare Vegeta!” – aveva detto la saiyan, intenta a fare ciò che aveva appena detto.

“Mi dispiace principessa, ma non puoi farlo!” – le aveva detto Junior, bloccandola – “E’ tuo figlio la causa di tutto ciò, e Tarble e Vegeta stanno cercando di fermarlo. Dobbiamo trovare gli altri e metterci al sicu… ATTENTA!”.

Altri soldati saltati fuori da chissà dove li avevano attaccati, ma stavolta, non erano stati loro a difendersi.

“Gohan!”.
“Forza papà! Dobbiamo fare presto! Gli altri sono al sicuro dall’altra parte del pianeta!”.
“Anche tua madre e tuo fratello?”.
E, a quella domanda, Gohan si era irrigidito – “Mi spiace papà. Non riusciamo a trovare né lui, né Vegeta”.

Il cuore di Goku aveva appena perso un battito.

*


Erano stanchi, infreddoliti, e non riuscivano quasi più a tenere gli occhi aperti. Goten batteva i denti, e non riusciva più a vedere bene ciò che aveva davanti.
Ma non poteva fermarsi. Voleva riabbracciare Trunks, e se avesse perso le dita per colpa del freddo, non gli sarebbe importato più di tanto.
Rivoleva suo fratello, e lo rivoleva subito.

“Stai bene?” – gli aveva chiesto Vegeta.
“Sì… Sta tranquillo… Ce la faccio e… Ma che cos’è quello???” - aveva detto, indicando dritto davanti a sé.
“Cosa?”.

Ma Vegeta non aveva avuto bisogno di fare altre domande, perché quello che aveva visto era stato abbastanza.
A qualche chilometro da loro, si vedeva una sorta si alta torre quadrata di pietra. E qualcosa gli diceva che lì avrebbe trovato Trunks.


Continua…
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Capitolo un po’ più lungo del previsto, eh?
Spero che vi sia piaciuto! =) L’azione comincia!
Scappo!
Se vi va, passate da una One Shot che ho scritto da poco per un contest! I protagonisti sono Bulma, Vegeta e Goku! Rating Giallo, ambientazione: camera da letto di Bulma e Vegeta! ;)
La troverete nella mia pagina!!
Baci Baci
Cleo

Ps: ovviamente non so se quella cosa del backup che ho descritto sia possibile. Sono piuttosto un disastro con la tecnologia!
XD

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Capitolo 26
*** La torre ***


La torre


L’alta torre di pietra si stagliava davanti a loro in maniera molto simile ad un’oasi nel deserto. In quel posto privo di qualunque genere di attività antropica, quello era l’unico manufatto costruito da un essere vivente di qualsivoglia genere.
Era stato quasi un sollievo trovarsela davanti, e allo stesso tempo era stato un vero e proprio colpo, perché era evidente che ci fosse qualcuno di molto, molto evoluto dietro a tutto quello.

“Che cosa facciamo?” – aveva chiesto Goten al principe dei saiyan che continuava a fissare la struttura, immobile.
Sospettava che Trunks fosse riunchiuso lì, e se proprio doveva dirla tutta credeva la stessa cosa di Vegeta jr.
Solo che provava un’inspiegabile timore al solo pensiero di doversi avvicinare. C’era qualcosa di malvagio e spettrale in quella torre, solo che non sapeva come spiegarsi il perché di quella sensazione.

“Io andrò lì. Tu, invece, resterai qui” – era stata la risposta seria e perentoria di Vegeta.
“No che non lo farò!! Lasciarti da solo? Non se ne parla proprio! Io verrò con te!”.

Il bambino era determinato a seguire l’uomo che gli aveva fatto da padre. Non lo aveva seguito per abbandonarlo nel momento del bisogno. Lui voleva aiutarlo, e voleva aiutare Trunks. E nessuno lo avrebbe persuaso del contrario.

“E’ troppo pericoloso” – aveva replicato Vegeta, continuando a guardare dritto davanti a sé. Non poteva rischiare di perdere Goten. Quel bambino non era solo il figlio dell’unico vero amico che avesse mai avuto in vita sua, era un bambino che aveva visto crescere, era un bambino che aveva cresciuto, allenato, sgridato, un bambino a cui aveva voluto bene. Era il fratello che Trunks avrebbe sempre voluto avere, era parte della sua famiglia, e non avrebbe permesso a nessuno di fare del male anche a lui.
“Non mi importa! Lo vuoi capire o no?? Io voglio trovare Trunks!” – gli occhi di Goten ardevano. Sembrava irremovibile. Era irremovibile. Persino Vegeta lo aveva capito, e non aveva più cercato di persuaderlo a restare dove si trovava. Dopotutto, forse sarebbe stato meglio se non lo avesse perso di vista. Poteva capitare qualunque cosa in quel maldetto posto, e doveva essere pronto a tutto.

“D’accordo” – aveva detto, chiudendo gli occhi e abbozzando un sorriso. Goten stava dimostrando di essere coraggioso come un vero saiyan, e doveva premiarlo per quello – “Ma al primo segnale di pericolo, pensa solo a te stesso. Sono stato chiaro?” – e si era girato verso di lui, guardandolo con quegli occhi neri come la notte che causavano timore e paura nel cuore del nemico – “Non mi perdonerei mai se ti accadesse qualcosa”.

*


“Come sarebbe a dire che non riesci a trovare Goten??” – aveva chiesto Goku al maggiore dei suoi figli, terrorizzato.
Anche Bulma e Junior erano estremamente preoccupati, e quest’ultimo stava cercando di concentrarsi più che poteva nella speranza di avvertire la sua aura, ma senza alcun successo.
“Mi dispiace papà. Sono in ansia forse più di te, ma di lui non c’è alcuna traccia. Speravo fosse con voi, ma a quanto vedo non è così. Cosa può essergli accaduto?”.

Gohan si sentiva in colpa. Come aveva potuto perdere di vista suo fratello? D’accordo, sapeva cavarsela, ma era pur sempre un bambino. Era stato così preso dal portare in salvo Videl e sua madre da essersi completamente dimenticato di lui.

“Sono un pessimo fratello maggiore. Mi dispiace papà. Mi dispiace da morire”.

Se ne stava a capo chino, con le spalle arcuate, come se fosse stato sotto il peso insostenibile di un enorme macigno.
A quel punto, però, Goku gli si era avvicinato, posandogli entrambe le mani sulle spalle.

“Non assumerti colpe che non hai, figliolo. Io credo di sapere dove si trovi tuo fratello, o meglio credo di sapere con chi si trovi”.
“Davvero?”.

“Vogliamo piantarla, per favore??” – era intervenuta Moon, crudele e indifferente al dolore di quella famiglia – “Non mi importa un fico secco di quel ragazzino lamentoso! Io devo trovare mio figlio, Tarble e Vegeta! E devo cercare di capire che diavolo sta accadendo su questo maledetto pianeta!”.

Aveva gli occhi iniettati di sangue e le gote livide di rabbia. Aveva perso il controllo di tutto, il suo piano perfetto era andato completamente all’aria, e l’impotenza e la frustrazione non la facevano altro che aumentare quel disagio che stava provando.

“Sei una brutta serpe insensibile! Un mostro senza cuore, un…”.
“Bulma, ti prego, non è il momento” – era intervenuto Goku, cercando di placare la rabbia dell’amica – “Io credo che le importi eccome, invece” – aveva aggiunto, serio – “Perché sono sicuro che Goten si trovi con Vegeta”.

*


Avevano volato a quota altissima, per evitare di essere visti – se ciò era possibile – atterrando alla base della torre senza fare il minimo rumore. Avrebbero preferito penetrarvi all’interno dall’alto, ma purtroppo non vi erano aperture che glielo avrebbero permesso. L’unico accesso al suo interno era una piccola porta di legno scuro, ed era proprio lì davanti che i due saiyan si erano fermati.
Vegeta aveva fatto segno a Goten di tacere e di azzerare la propria aura. Avrebbero avuto freddo, molto freddo, ma non potevano rischiare di essere scoperti. Non sapevano con cosa avessero a che fare, e Vegeta dubitava che la forza fisica servisse a qualcosa, ricordando il modo in cui era entrato nelle stanze di suo figlio. E poi, con lui c’era il bambino, e non poteva metterlo in pericolo. Fosse stato da solo, avrebbe aperto un varco sul tetto e sarebbe entrato senza fare troppi complimenti, ma le cose erano andate diversamente. Per questo, nonostante il gelo gli impedisse di muoversi al meglio, aveva posato una mano sul pesante stipite e l’aveva spinto, potendo così entrare.

Quello davanti a cui si erano trovati era a dir poco stupefacente. Se all’esterno la torre era una costruzione di pietra nera, internamente era rivestita completamente di ghiaccio. Le pareti, i pavimenti, i soffitti, tutto era ricoperto da uno spesso strato di acqua congelata che rendeva il percorso accidentato e tremendamente scivoloso.

“Vege…”.
“Sssshhhh…” – lo aveva ammonito il saiyan, avvicinandosi al bambino senza che quest’ultimo se ne accorgesse visibilmente. Non poteva mostrarsi così tanto in apprensione.
Non potevano fare alcun rumore. Erano nei guai, perché muoversi sarebbe stato impossibile e ogni passo avrebbe provocato un’eco non indifferente. Qualunque mossa avessero deciso di fare, li avrebbe condotti ad essere scoperti.

Vegeta era troppo nervoso per poter escogitare un piano a dir poco decente. Credeva di avere molto più sangue freddo, ma a quanto sembrava quel gelo non gli era stato affatto d’aiuto. A volte, la vita è davvero paradossale.

Stava proprio cercando di elaborare una qualsivoglia scappatoia, quando, improvvisamente, aveva visto qualcosa, o meglio qualcuno passare proprio dritto davanti a lui. E nonostante la fatica e la vista un po’ annebbiata, era certo che quel qualcuno fosse suo figlio Trunks.

*


“E cosa ci fa quel moccioso con Vegeta?” – aveva chiesto Moon, sarcastica in modo sconveniente.
“Si da il caso che Vegeta abbia cresciuto il figlio di Goku!” – aveva urlato Bulma, isterica – “E, giusto per informarti, quel moccioso come lo chiami tu, lo ama come se fosse suo padre! Vegeta aveva bisogno di aiuto e lui l’ha seguito! Tu dov’eri, Moon? Eh? Tu dov’eri?”.
“Davvero? E tu dov’eri, terrestre?” – aveva berciato la saiyan, incrociando le braccia davanti al petto – “Oh, sì… Tu eri troppo impegnata a far sbollire la rabbia del tradimento, non è vero?”.

La crudeltà nella sua voce era palpabile. Come poteva divertirsi tanto a girare il dito nella piaga in un momento come quello?

“Signore, non mi sembra il momento più adatto per litigare” – Junior non aveva mai assistito ad una lite fra due donne che si contendevano un uomo, e ovviamente non poteva sapere quello in cui rischiava di cacciarsi ma, stranamente, nessuna delle due aveva obiettato. C’erano di mezzo i loro figli, e per quanto una fosse una saiyan, era pur sempre una madre che aveva sacrificato la vita per il sangue del suo sangue.

“Mettete da parte i rancori, ve ne prego…” – aveva aggiunto Goku – “Per favore, Gohan, porta Bulma dagli altri. Lì sarà al sicuro. E non ti muovere da lì. Se avessimo bisogno d’aiuto, ci faremo sentire”.
“Subito papà”- e aveva preso in braccio Bulma senza troppi complimenti.
“Mi raccomando Goku. Riportami Trunks”.

*


Forse si trattava di una trappola. Forse, sarebbero caduti in un tranello che li avrebbe uccisi, ma non potevano lasciar correre. Vegeta non era stato il solo ad aver visto Trunks, e Goten lo aveva convinto a seguirlo, nonostante il rischio di scivolare e farsi scoprire.
Si muovevano cauti i due saiyan, seguendo la scia lasciata da quella sorta di spirito che avevano visto. Non era una figura che aveva un corpo vero e proprio. Erano in grado di vedervi attraverso il che lasciava presagire che fosse solo una proiezione del vero Trunks, un po’ come quelle in cui si erano imbattuti Vegeta e Goku nella mente di Majin Bu.

Vegeta era sempre più ansioso. Lo spirito li stava portando in cima, proprio come aveva sospettato all’inizio. La cosa più strana, era che non ci fosse stato alcun inghippo fino a quel momento. Tutto era andato davvero troppo liscio, e la cosa cominciava puzzare.
Goten camminava di fianco a Vegeta, attento a ciò che li circondava, pronto a scattare in caso di bisogno.
Sperava davvero di essere vicino al punto di arrivo, perché il freddo e l’ansia lo stavano uccidendo.

‘ Dove sei fratellino? ‘ - continuava a pensare, mentre proseguiva, ormai stanchissimo.

Ed ecco che, proprio quando ormai aveva creduto che fosse stato un errore seguire quella figura evanescente, si erano ritrovati all’ultimo piano della torre.
Proprio lì, davanti a loro, su di un letto fatto interamente di ghiaccio che la figura evanescente gli aveva indicato prima di sparire nel nulla, giaceva addormentata la piccola, esile figura di Trunks.

*


“Trunks!” – aveva urlato Goten, incapace di trattenersi. Voleva solo correre dal suo fratellino e stringerlo forte al petto, vedere i suoi occhi schiudersi e specchiarsi nei suoi, per poi ridere di nuovo insieme a lui, al culmine della gioia.
Doveva fare un gran freddo sul quel letto, fra le altre cose! Per questo, doveva sbrigarsi ad aiutarlo, o sarebbe morto congelato. Ma Vegeta non sembrava della stessa opinione.

“No! Goten! Aspetta!”.

Il principe dei saiyan aveva provato a fermarlo, ma era stato troppo tardi: il piccolo saiyan non era riuscito a raggiunge il suo amico, perché era stato investito da un improvviso vento gelido che lo aveva fatto schiantare al suolo.

“GOTEN!”.

Il principe dei saiyan si era precipitato ad aiutarlo, assicurandosi che fosse ancora tutto intero.
Il bambino stava bene, ma era pallido e freddo. Estremamente freddo, e respirava a fatica.

“Ti avevo detto di non seguirmi… Te l’avevo detto… Ma tu… Maledizione Goten, anche tu no!”.

“Ma che spettacolo stupefacente! Il principe dei saiyan, il grande Vegeta, che soccorre un bambino. Chi l’avrebbe mai detto?”.

Una voce fredda e cavernosa aveva raggiunto le orecchie del saiyan, facendolo voltare di scatto. Non era stato in grado di individuare il punto esatto da cui proveniva, purtroppo. L’eco era troppo intenso e lo confondeva ancora di più.

“Chi sei? Codardo, mostra il tuo viso! ADESSO!”.

“Il mio viso? Io non ho un viso… Dovresti saperlo!”.

“BASTA GIOCAREEEEEEEE!!!!!” – e lo aveva fatto. Il principe dei saiyan aveva scatenato tutta la sua potenza, trasformandosi in super saiyan in un battito di ciglia.
Non poteva più lasciar correre. Per troppo tempo si era nascosto e aveva esitato. Lui non aveva niente di cui aver paura. Lui era Vegeta, e quelli erano i suoi figli. Niente avrebbe potuto allontanarli da lui.

La torre aveva cominciato a tremare pericolosamente, e il ghiaccio che la rivestiva si era crepato in più punti, fino a cadere al suolo in pesanti blocchi congelati.

“DIMMI CHI SEI, ADESSO! O GIURO CHE BUTTERO’ GIU’ QUESTO POSTO CON LE MIE MANI!”.

E lo avrebbe fatto, se solo il nemico non fosse uscito alla scoperto, mostrandosi per quello che era in verità. O, almeno, questo è quello che Vegeta aveva sperato.

“Ma… Come… Come può essere??” – il super saiyan, il guerriero più feroce di tutta la galassia, stava tremando di fronte a quella che era la sintesi di tutti i mali.
Una creatura colossale si era mostrata al suo cospetto, una figura coperta da un lungo mantello nero come la notte. La cosa più inquietante, però, era che da quelle maniche logore e da quel cappuccio non sbucavano nessun volto e nessun arto. Era come se il mantello fosse sorretto da un manichino invisibile. Un manichino con una voce e con una grande, immane forza di volontà.

“Invece può essere eccome principe Vegeta. Io sono la morte, saiyan, sono la vendetta. Io sono colui che porrà fine alla tua esistenza”.

Continua…
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Rieccomiiiii!!
Ragazzi miei, non avete idea di quanto io sia nervosa… Che rabbia!! In giro c’è un sacco di gente che crede di saper scrivere come Umberto Eco e si prodiga nel dare consigli inutili e spesso crudeli. (No, non sono io che sono stata presa di mira. E’ giusto uno sfogo per precisare che se c’è qualcosa da dire è meglio dirla nelle recensioni direttamente all’autore, e non sparlare in giro su Blog o gruppi su Facebook).

Si sta per svelare il mistero!! Mamma mia!! Sono così in ansia! *.*
Spero che la storia vi stia piacendo amici miei!! In caso, non esitate a dirmelo! =)
Scappo!!
A prestissimo!!
Cleo

Ps: vi ricordo che ho una One Shot partecipante ad un concorso e vorrei sapere cosa ne pensate!! =D
GRAZIE!! E scusate se rompo! XD
Bacini
=)

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Capitolo 27
*** Le verità nascoste ***


Le verità nascoste


Vegeta era rimasto senza parole.
Il principe dei saiyan davvero non riusciva a capacitarsi di quello che si trovava davanti. Fosse stato un nemico corporeo, un nemico fatto di carne ed ossa, non avrebbe avuto alcun tipo di esitazione: veloce come il vento, lo avrebbe attaccato, trasformandosi in super saiyan di secondo livello e scatenando tutta la sua ira su chi aveva osato fare del male ai suoi figli.
Ma quell’ essere non era corporeo. Quell’ essere non era neppure vivo, a dire il vero, eppure si muoveva, respirava e tramava contro idi lui. Era vero: nonostante fossero trascorsi anni dal suo ultimo sterminio, la sua vecchia vita avrebbe continuato a perseguitarlo in eterno, coinvolgendo anche le persone che amava con tutto il cuore.

La creatura lo guardava con quelle pozze nere che erano comparse la dove avrebbero dovuto esserci gli occhi, e l’ istinto di proteggere il bambino svenuto che reggeva fra le mani aveva preso il sopravvento.
Era lui la sua preda, non Trunks, non Goten, non Vegeta, che fra le altre cose non aveva idea di dove potesse trovarsi.

“Tremi, principe dei saiyan? Sei diventato un uomo saggio, allora…”.
“Dimmi che cosa vuoi” – era stata la risposta dura di Vegeta all’ ironia pungente di quel mostro. Non voleva apparire debole o spaventato. Avrebbe potuto approfittare di quello per fare ulteriore male ai bambini, e non poteva davvero permetterlo.
“Possibile che tu non l’ abbia ancora capito sciocco, inutile scimmione? Io voglio distruggerti!”.

Un vento impetuoso e gelido come la morte era scaturito dal corpo informe di quella belva senza cuore, e aveva investito in pieno il saiyan, che prontamente aveva fatto scudo al bambino con il proprio corpo. Era lo stesso vento che aveva precedentemente colpito Goten, e finalmente era stato in grado di capire perché il bambino fosse svenuto: la sua schiena era stata trafitta dal dolore pungente di mille spilli che crudeli e inesorabili erano penetrati nelle sue carni. Non c’ era sanguinamento. Avrebbe di certo sentito il liquido scarlatto scivolare lungo la sua pelle e congelarsi all’ istante a contatto con quel gelo infernale, ma così non era stato.
A fatica, era riuscito a rimanere in piedi, inspirando a bocca aperta tutta l’ aria che i suoi polmoni martoriati potevano incamerare.

“Soffri, principe? Anche noi soffriamo, da morire. Eppure, tu non hai ancora capito chi siamo”.

Vegeta era troppo sconvolto per poter fare altre domande. Era normale che volesse sapere chi fosse il suo avversario, ma la sua preoccupazione più grande era raggiungere Trunks e proteggerlo come meglio poteva. Maledizione, perché Goten lo aveva seguito?

“Sì, soffro… Ma non per le tue minacce o per le tue torture…”.
“Ah no?”.
“E’ con me che hai un problema, no? Allora lascia stare i ragazzi!”.

Sapeva di aver sbagliato ad esporsi così tanto, ma non aveva potuto farne a meno. Quella bestia aveva usato i bambini e Vegeta per arrivare a lui, e non c’ era comportamento più spregevole di quello.
Doveva metterli al sicuro. Doveva farli uscire, in modo da battersi da solo, sempre se fosse stato in grado di fare qualcosa, contro quella creatura. E poi, doveva avvisare gli altri, doveva far sapere a Kaharot e a Tarble che il nemico con cui avevano a che fare era molto più potente di quanto avessero sperato o creduto.
Per questo, aveva deciso di fare ciò che aveva fatto, anche se poteva decretare la fine di quelle persone che lo avevano cambiato nel profondo.

“Tu hai avuto pietà dei nostri, di figli?” – aveva allora replicato la creatura con la sua voce carica di odio e di disprezzo – “No! Non ne hai avuto pietà, bestia immonda e senza cuore!”.

Un’ altra sferzata di vento gelido lo aveva investito in pieno, facendolo urlare di dolore. Era peggio, molto peggio di quanto potesse sopportare. Ma non poteva perdere i sensi. Non poteva cedere.

“Io sono la sintesi di tutte le tue vittime, principe dei saiyan. Sono la somma di tutto il dolore che hai seminato nell’ universo. E sono qui per vendicarmi”.

*


Gohan aveva condotto Bulma in salvo, portandola nella base che erano riusciti a trovare dall’ altra parte del pianeta. Era accaduto l’ impensabile in pochi attimi, e la terrestre dai capelli turchini era rimasta indietro nel disperato tentativo di fare qualcosa di concreto per ritrovare suo figlio. Purtroppo per lei, non aveva fatto in tempo ad ultimare il marchingegno a causa di quei maledetti soldati che avevano cercato di rapirla senza alcun motivo apparente.
Il problema era che non solo loro sembravano essere usciti di senno all’ improvviso: tutti i saiyan presenti sul pianeta avevano subito quel brusco cambiamento, e la cosa peggiore era che non riuscendo a percepire le loro aure, i guerrieri non erano in grado di anticipare le loro mosse, trovandosi spiazzati.

Chichi era scoppiata in lacrime nell’ apprendere che del piccolo Goten non ci fosse alcuna traccia.

“Oh! Il mio povero bambino!” – aveva urlato, disperata – “Ma come può essere che non si trovi da nessuna parte? Cosa può essergli accaduto??”.

“Credo sia con Vegeta” – aveva detto Bulma mentre rigirava fra le mani uno strano oggetto di forma circolare.
“Cosa??” – era stata la reazione molto prevedibile di Chichi – “E dov’ è Vegeta???”.
“Non ne ho la più pallida idea” – Bulma era fredda come il ghiaccio, o forse voleva solo apparire tale – “E se non fosse perché Goten si trova con lui, non me importerebbe un accidenti”.

Il giovane saiyan non si era mai immischiato nelle faccende di cuore degli adulti. Aveva avuto solo una fidanzata nella sua vita, ma conosceva troppo bene Bulma per capire che stava mentendo. Ecco perché era intervenuto, spalleggiato dalla sua bella, per difendere quel saiyan che aveva fatto da padre a suo fratello quando il loro, di padre, era stato lontano.

“Io non credo che sia come dici, Bulma. Scusa se mi permetto, ma tu sei troppo innamorata di Vegeta per poter davvero pensare una cosa del genere. Sei ferita, arrabbiata da non sappiamo nemmeno noi che cosa, ma…”.
“Lui mi ha tradita”.

La frase pronunciata dalla terrestre aveva lasciato i presenti di stucco. Si poteva dire quello che si voleva di Vegeta, ma che fosse un fedifrago era un’ ipotesi al di fuori del possibile. Goku aveva raccontato a tutti la reazione del burbero saiyan nell’ apprendere la promessa di una foto di sua moglie che aveva fatto al Sommo Kaioshin, e sapevano bene cosa faceva ogni volta che un uomo si avvicinava a lei. Era improponibile che lui l’ avesse tradita. Era a dir poco improponibile.

“Non ci credo” – aveva commentato Yamcha – “Non ci credo. E’ impossibile Bulma. Lui non può averti tradita”.
“Moon dice il contrario”.
“E TU CREDI A QUELLO CHE TI DICE UNA TIZIA CHE CONOSCI ADESSO E NON A TUO MARITO? Hai parlato con lui?”.
“Lui non è mio marito. E no, non ci ho parlato, e non ho nessuna intenzione di farlo” – aveva sentenziato, finendo di avvitare con un microscopico cacciavite tirato fuori da chissà dove una vite di quello stranissimo oggetto che aveva in mano.
Era ovvio che la conversazione fosse chiusa, anche se aveva lasciato tutti con l’ amaro in bocca. Se c’ erano delle coppie storiche fra di loro, una era proprio quella formata da Vegeta e Bulma. Era assurdo pensare che si fosse sciolta per una cosa che non era stata nemmeno verificata.
Ma sarebbe stato inutile cercare di farla ragionare. Era troppo cocciuta per farlo a sangue caldo. Sarebbe stata meglio farla sbollire e magari riparlarne un seguito, quando sarebbero venuti a capo di quella maledetta situazione.

“Secondo voi che cosa è successo a tutti?” – aveva ad un certo punto chiesto Tensing, serio.
“Già…!” – gli aveva fatto eco il suo piccolo amico dal viso di cera – “Sembrano tutti impazziti!”.
“Credo che c’ entri il figlio di Vegeta, Vegeta jr, anche se non direttamente. E’ più che evidente che neppure sua madre e suo zio che l’ hanno cresciuto lo riconoscono, e questa è la prova che gli è accaduto qualcosa di spregevole”.

Il ragionamento di Gohan non faceva una piega, ma purtroppo non li aiutava a capire cosa fosse successo.

“A questo punto non ci resta che…”.
“FATTO! Ho finito!” – aveva urlato Bulma, interrompendo all’ improvviso Gohan.
“Di fare cosa?” – le avevano chiesto all’unisono Crilin e C18, che erano rimasti in silenzio fino a quel momento.

La terrestre aveva un viso particolarmente soddisfatto, e qualcosa suggeriva ai presenti che fosse per merito dell’ oggetto su cui aveva lavorato fino a qualche istante prima.

*


“Dobbiamo trovare Tarble! Adesso!”.

Moon insisteva che solo suo cognato sarebbe stato in grado di aiutarli a comprendere ciò che stava accadendo attorno a loro. Il saiyan era sempre stato molto perspicace ed intuitivo, e secondo la futura regina era l’ unico in grado di capire cosa fosse capitato a tutti.
Lo scenario che si stava loro presentando era a dir poco… agghiacciante.
Tutti i saiyan che un tempo le obbedivano e si prostravano al suo passaggio – e lo facevano più per rispetto che per timore – le si erano rivoltati contro. Era stata attaccata da sei di loro contemporaneamente, e solo grazie ai duri allenamenti a cui si era sottoposta durante tutti quegli anni era riuscita a batterli.
Sembrava che una sorta di virus della follia avesse infettato tutti, spingendoli ad aggredire chiunque gli fosse sfuggito. Il peggio era che non riuscivano ad avvertire il loro arrivo, per non parlare della terribile sensazione di freddo che si avvertiva nello stargli accanto.

“Non credo che lui sappia qualcosa. Avrebbe già cercato Vegeta o me per informarci, a questo punto. Dovevamo rivederci per stabilire l’ ordine del giorno ma…”.
“VOI dovevate vedervi per stabilire l’ ordine del giorno? Che cavolo stai dicendo terza classe?”.
“Sta dicendo” – era intervenuto Junior, esasperato dal comportamento brusco della donna – “che ci siamo accorti di queste stranezze molto prima di te, e che Vegeta ci ha riuniti per cercare di capire cosa stesse accadendo. Doveva venire a parlarti, ma a quanto pare ha preferito escluderti da tutto questo, e dato il tuo pessimo carattere comincio a capire perché”.
“Tu, inutile muso verde! Come osi rivolgerti a me in questo modo?”.
“Già, muso verde… Come osi?”.

La gelida voce di Tarble aveva raggiunto le orecchie dei presenti, costringendoli a voltarsi di scatto nella direzione da cui proveniva. Non c’ era voluto molto per capire che in lui c’ era qualcosa di strano: la sua aura era del tutto assente, i suoi occhi sembravano di ghiaccio, ed emanava quello stesso gelo che avevano avvertito in presenza degli altri. La cosa peggiore, però, era che il saiyan non era venuto da solo, ma dietro di lui sembrava essersi schierato l’ esercito dei saiyan al completo, e tutti sembravano sotto quell’ influsso malefico che aveva caratterizzato per un breve lasso di tempo solo Vegeta jr.

“Tarble!” – lo aveva chiamato Moon, incapace di credere a ciò che vedevano i suoi occhi – “Ma cosa… Cos’ è questa storia… AVANTI, PARLA!”.
Era talmente sconvolta e confusa da aver perso completamente la ragione. Goku e Junior erano dietro di lei, sull’ attenti, pronti ad intervenire al momento adatto. La saiyan ricordava loro il Vegeta di un tempo, quello dal pessimo carattere che credeva di poter risolvere tutto con la spavalderia e la violenza. Per fortuna quell’ uomo faceva parte solo di un vecchio, vecchissimo ricordo.
“Sta attenta a quello che dici, principessa” – l’ aveva ammonita Junior con pacatezza – “Lui non è più il saiyan che conoscevi”.
“Già, principessa! Io non sono il saiyan che conoscevi! Nessuno di noi lo è più!”.

Le risate malcelate che si udivano erano a dir poco inquietanti. Forse, era arrivato il momento per loro di sapere cosa stesse accadendo, magari ponendo le domande giuste. Dovevano solo pazientare.

“E cosa siete diventati? Se posso chiedere” – stavolta era stato Goku a parlare. Senza timore alcuno, osservava negli occhi quello che fino a qualche ora prima era stato un brav’ uomo e un fedele alleato, non riconoscendolo più. Era incredibile come tutto gli si ritorcesse contro apparentemente senza motivo. Quello doveva essere il periodo più bello della sua vita e di quella di Vegeta. Avrebbero potuto ripercorrere le proprie origini, scoprire una parte di sé di cui non sapevano niente. Invece, si era trasformato nel solito gioco mortale dal cui qualcuno sarebbe uscito distrutto nel corpo e nell’ anima.

Tarble aveva preso tempo prima di rispondere. Sembrava che stesse scegliendo con cura ogni singola frase, ogni singola parola. I suo interlocutori avevano il fiato sospeso, nonostante cercassero di apparire più tranquilli possibile.

“Sapete, non avremmo voluto che il namecciano e i terrestri finissero con l’ essere coinvolti in tutto questo, ma non siamo responsabili delle scelte di Vegeta e di chi si dichiara suo amico. Il nostro obiettivo è sempre stato solo uno. E possiamo dirvi di essere prossimi al suo compimento”.

Si erano stancati di quell’ inutile preambolo. Perché non arrivava subito al dunque?

“Chi siete voi?” – aveva chiesto allora la saiyan, provata – “Chi siete?”.

*


“Che cosa vuol dire quello che hai detto? Che cosa vuol dire!”.

Vegeta era sempre più sconvolto dalle rivelazioni della creatura. Come poteva corrispondere al vero quello che diceva? Come poteva essere il risultato di tutto il male che aveva seminato? Si sentiva impotente e completamente disorientato.

“Saiyan… Popolo di scimmioni dediti alla guerra che non hanno alcun tipo di freno. E tu, stupido essere che crede di essere migliore degli altri, di essere superiore, sei il peggiore di tutti, perché sei il loro principe, perché sei il loro re, e perché ti sei divertito a trucidarci uno ad uno, pasteggiando sui nostri corpi, strappando la vita a tanto di noi che erano solo bambini. Per questo devi pagarla. Devi pagarla in prima persona, lurido bastardo di un saiyan, e devi pagarla attraverso i tuoi figli e il tuo popolo”.

Era convinto che lo avrebbe colpito di nuovo, ma così non era stato. Dal nulla, proprio come aveva fatto la creatura, erano apparsi Trunks e Vegeta jr, o almeno quelli che si erano spacciati per loro.
D’ istinto, Vegeta aveva gettato uno sguardo verso il giaciglio di suo figlio, vedendolo ancora lì. Era inquietante quello che stava accadendo, soprattutto perché non sapeva come controllarlo o gestirlo.

“Guarda… Non li trovi… Meravigliosi?”.
“Siete degli esseri subdoli” – aveva detto allora, impetuoso – “Subdoli e meschini”.
“Abbiamo avuto un grande maestro” – era stata la replica secca della creatura, che si era avvicinata di più a Trunks e a Vegeta jr.
“E’ per colpa tua se ci siamo dannati. Per colpa tua e degli altri mostri dalla coda di scimmia come te. Tu, principe dei saiyan, scendevi su di noi come un angelo punitore. Non avevi pietà, e per colpa tua non siamo stati capaci di trovare pace. Abbiamo vagato per anni in una specie di limbo, fra sofferenze e pene indicibili. Non sapevamo quale fosse il nostro posto, ma sapevamo di certo quale fosse la maledizione che ci accomunava. Poi è successa una cosa meravigliosa e inaspettate, e abbiamo trovato un modo per scappare via dal posto orribile in cui eravamo finiti. Siamo entità incorporee incatenate l’ una all’ altra da un’ unica fonte di osio, ed è stato davvero incredibile quello che abbiamo fatto. La fortuna ha voluto che fosse proprio tuo figlio ad aiutarci a fuggire. E non sai che grande soddisfazione è stata”.

*


“E’ stato un vero e proprio colpo di fortuna. Il saiyan era profondamente emozionato e allo stesso tempo turbato all’ idea che presto avrebbe conosciuto il suo papà, e voleva provare la vera forza dei suoi poter allenandosi su di un pianeta deserto. E’ stato quando ha raggiunto il picco della sua aura, però, che le cose sono degenerate e i suoi capelli sono diventati d’ oro. Non è stato più in grado di controllarsi, e il pianeta è esploso su se stesso, facendo esplodere anche lui”.

“Ma che… che cosa stai dicendo?” – aveva balbettato Moon, incredula e sconvolta.
Goku e Junior sapevano bene cosa fosse capitato, invece. Era diventato un super saiyan. Solo che non era stato in grado di controllare il suo nuovo, enorme potere.

“Che tuo figlio è morto, stupida scimmia, e che la sua anima si è ritrovata nel nostro limbo chissà per quale assurdo motivo! E’ stato allora che l’ abbiamo imprigionato fra il ghiaccio in cui abbiamo vagato per tutto quel tempo, e abbiamo trovato un varco, utilizzando il suo stesso corpo miracolosamente scampato all’ esplosione per passare dall’ altra parte. Quando lui è tornato su questo misero pianeta abbiamo usato la porta della sua stanza come portale fra questo e il nostro mondo, e abbiamo messo in atto il nostro piano. Ce l’ abbiamo fatta. E poi, è toccato al piccolo Trunks e, dopo ancora, a Tarble, e poi a tutti gli altri. Sono tutti morti. Sono tutti nel limbo. Tranne uno. Indovinate chi?”.

Il resoconto dettagliato fornito dal mostro che avevano davanti era stato a dir poco agghiacciante. E, purtroppo, c’ erano ancora tantissime cose che non quadravano.
Quelle che avevano causato tutto quel trambusto erano le anime delle vittime dei saiyan, ma principalmente le vittime dell’ antica furia distruttrice di Vegeta che non avevano trovato la pace ed erano riuscite a sfuggire attraverso un varco da quello che avevano chiamato limbo, una sorta di universo di ghiaccio che li aveva ospitati per tantissimo tempo. La fortuna, o la sfortuna, aveva voluto che questa massa di anime incatenate fra di loro dall’ odio che nutrivano per la stessa razza e soprattutto per lo stesso uomo, e che tutte insieme si fossero ritrovare ad usare il corpo del giovane Vegeta, vittima innocente degli errori di un popolo intero.
Purtroppo, stando a quello che avevano potuto capire, non si trattava di semplici possessioni – sempre se semplici fosse l’ aggettivo giusto per definirle. Queste anime dannate avevano trovato il modo di prendere il posto delle persone che avevano ucciso. Le anime erano nel limbo. Tranne una. A chi mai potevano riferirsi?

“Noi abbiamo preso il posto delle anime che erano state attribuite a questi corpi. Per un brevissimo istante, Trunks, Vegeta jr, Tarble e tutti gli altri saiyan hanno perso la loro vita, e noi abbiamo preso possesso dei loro corpi, relegando le loro insulse anime saiyan nel limbo in cui abbiamo vagato per tutto quel tempo. Ed eccoci qui, mia cara futura regina, pronti a vendicarci di tutta la sofferenza che abbiamo dovuto patire! Siamo centinaia di migliaia, e solo una parte di noi ha potuto reincarnarsi, se questo è il termine esatto. Gli altri hanno deciso di ritornare nel limbo, e proprio in questo momento, si stanno occupando del tuo bel principe e del figlio di quest’ altro stolto!” – e aveva indicato Goku, che sembrava diventato una statua di marmo nell’ udire quell’ ultima rivelazione – “Presto, anche loro diventeranno come noi, e potremo giocare con le loro anime tutto il tempo che vorremo… Sarà molto, molto divertente”.

*


Il principe dei saiyan non sapeva come prendere tempo per mettere i bambini al sicuro. Ora che sapeva con chi aveva a che fare, si era reso perfettamente conto di non poter usare i suoi seppur stupefacenti poteri di super saiyan per sconfiggere il nemico.
La situazione era oltremodo drammatica. O almeno, Chichi l’ avrebbe definita come tale.
Quelli che aveva davanti a sé erano degli spiriti che erano penetrati nei corpi dei suoi figli, e quella che giaceva sul letto di ghiaccio, era l’ anima del suo Trunks. Lo stesso destino era capitato a Vegeta jr, anche se non aveva idea di quale fosse l’ ubicazione della sua anima, e cominciava a temere che lo stesso potesse capitare al piccolo Goten che continuava a rimanere immobile fra le sue braccia, privo di sensi.
Era nei guai. Se avesse attaccato gli esseri che aveva davanti, automaticamente avrebbe ferito i corpi dei suoi cari, e quella era un’ opzione non valida. Doveva trovare un modo per far uscire quegli abomini e abbandonare quel limbo maledetto, ma non era un esperto di esorcismi, e non aveva la più pallida idea di come fare ad attuare i suo propositi.
Si sentiva sempre più in colpa. Non era giusto che stessero usando i suoi cari per colpire lui, ma dopotutto, sapeva bene di non poter commentare in alcun modo, perché lui era stato il primo ad aver ucciso e torturato sfruttando il bene che si volevano fra di loro le sue povere vittime.
All’ improvviso, cominciava a sentire nella sua testa le urla disperate dei bambini che aveva ucciso, i loro pianti, il loro dolore, e il peso del terribile abominio di cui si era macchiato aveva ripreso a tormentarlo.
Non ne aveva mai parlato con nessuno, ma era da quando aveva cominciato ad allenare i bambini e a legarsi a loro con un sentimento che andava al di là della semplice istruzione all’ arte della lotta che continuava a fare incubi costellati di vittime innocenti, le sue vittime innocenti.
Era stato un mostro. Forse, lo era ancora. L’ onta di cui si era macchiato lo avrebbe perseguitato in eterno. E nonostante fosse cambiato e continuava a farlo ogni giorno, questo non avrebbe potuto cancellare quella nota rossa sul suo registro personale. L’ anima sua era un’ anima nera. Niente e nessuno sarebbe stato in grado di redimerla.

“Ti prego, ridammi i miei figli e la mia famiglia. Libera tutti loro da questo fardello. Potrai, potrete fare di me tutti ciò che vorrete. Sono qui nel vostro limbo sia con il corpo che con l’ anima. Le torture che mi infliggerete saranno la vostra rivincita. Ma vi prego, lasciateli andare”.

Non era da lui. Vegeta non avrebbe mai e poi mai supplicato l’ avversario di risparmiare i suoi cari e prenderlo come ostaggio pur di avere loro salva la vita, ma non trovava altre soluzioni. Non poteva permettersi di fare del male ai ragazzi, e sapeva bene di non avere i mezzi per rispedire quelle anime da dov’ erano venute. Dopo lo scontro con Majin Bu era maturato, diventando un guerriero e un uomo più saggio. La sua unica preoccupazione era salvare più vita possibile. Ed essendo lui il loro bersaglio, era l’ unica merce di scambio che avrebbe mai potuto fornirgli.

“Molto nobile da parte di uno scimmione come te. Davvero molto, molto nobile. Ma mi spiace comunicarti che non hai molta scelta, almeno per quanto riguarda Vegeta. Lui non è più fra noi, ormai. La sua anima sta già da tempo bruciando all’ Inferno”.

*


“NOOOOOO!!!! NO! NOOOOO!”.

Moon era distrutta dal dolore. Non poteva essere vero quello che le era appena stato detto. Suo figlio non poteva essere morto! Era solo un crudele scherzo architettato da quelle bestie per farle perdere la ragione! Non poteva essere altrimenti! Vegeta era troppo in gamba per essere morto. E non aveva ucciso nessuno nella sua vita! Come poteva essere finito all’ Inferno?

“TU STAI MENTENDO!”.
“Certo che no, sciocca scimmia senza peli! Vorrei tanto aveva i mezzi per mostrarti che le mie parole corrispondono alla verità, ma non ho i poteri per penetrare all’ Inferno e poterne poi uscire a mio piacimento! Posso farlo solo dal mio limbo, e per ora mi basta quello! Ma non preoccuparti. Presto, tu e tutti gli altri lo raggiungerete, e da lì potrete godere lo spettacolo di noi che ci occupiamo del vostro caro Vegeta… Dopotutto, siamo qui per questo”.

“Ora basta! Smettila di blaterare!” – aveva urlato Goku, sconvolto da ciò che aveva appena appreso – “Non ti permetteremo di portare a termine il vostro assurdo piano! Voi siete morti, e dovete tornare da dove siete venuti!”.

Il saiyan era sull’ orlo di una crisi. Stava per perdere il controllo, cosa che non aveva mai fatto prima di allora nella sua vita. Era una situazione di una complessità inimmaginabile. Spiriti dannati. Erano degli spiriti dannati che avevano preso possesso dei corpi dei loro cari. Dovevano portare via Chichi, Gohan, Bulma e tutti gli altri prima che facessero la stessa cosa anche a loro, e dovevano cercare di resistere e trovare Vegeta e Goten. Non poteva abbandonare suo figlio e colui che considerava un vero e proprio fratello. Vegeta e suo figlio erano troppo importanti. Non poteva abbandonarli per nessuna ragione al mondo.

“Goku, devi stare calmo. Non provocarli” – lo aveva ammonito Junior, che nel frattempo stava cercando di elaborare un qualsivoglia piano. Avevano bisogno di un aiuto che non apparteneva a quel mondo, era palese. Ma quello non era il momento adatto per contattare Dende o Re Kaioh. Non era abbastanza concentrato. Doveva andare via da lì, e doveva fare presto.
“Io non lo sopporto, non posso sopportare tutto questo! Vegeta e gli altri saiyan hanno commesso tutto il male di questo mondo, e per questo non li giustifico, ma questo… questo è da pazzi masochisti!”.
“Lo so, ma non è questo il modo adatto per reagire, mi meraviglio molto di te! Mantieni la calma e aiutami a risolvere tutto questo casino”.

Era arrivato il momento per il namecciano di utilizzare i suoi poteri psichici per fare qualcosa di più semplice: contattare Gohan e spiegargli quello che stava accadendo.

‘ Figliolo, sono io, Junior, devi ascoltarmi. La situazione sta degenerando, ed è molto, molto più grave di quanto possa sembrare. Dovete prendere la prima navicella e tornare sulla Terra adesso. Abbiamo a che fare con anime dannate, figliolo, e abbiamo bisogno che qualcuno parli subito con Dende. Le navicelle monoposto dei saiyan sono molto, molto più veloci di quanto pensiate. In meno di un giorno sarete al palazzo del Supremo, e lì vi dirò che cosa fare. Non perdete tempo, o potrebbe essere davvero troppo tardi”.

*


Gohan aveva spiegato a tutti ciò che gli aveva appena comunicato Junior, scatenando l’ ovvia reazione di Bulma e Chichi.

“Non possiamo lasciare qui i bambini!” – aveva urlato Chichi – “Junior è pazzo se pensa che faremo una cosa del genere!”.
“Esattamente! Men che meno adesso che so come ritrovarli”.

In poche mosse, Bulma aveva premuto un pulsante sul suo strano oggetto, e una sorta di luce verdastra era scaturita dal centro del disco, facendo rimanere tutti a bocca aperta.

“Ma che diavoleria è mai questa?” – aveva chiesto Yamcha, incuriosito.

“Ricordate quel marchingegno di cui ci ha parlato Moon? Quello con cui hanno rintracciato i saiyan? Bene, mentre voi uomini stavate in giro ad allenarvi, io ho trascorso il tempo nei laboratori, riproponendo una versione tascabile di quell’ enorme marchingegno. Questo piccolo disco ci permetterà di ritrovare i ragazzi. Basterà inserire un capello o un pelo di Gohan o Chichi, e sapremo dove si trova Goten. Lo stesso farò io con Trunks. Basterà un mio capello per trovarlo. E potete giurarci che funzionerà”.

Erano così entusiasti della notizia da non vedere l’ ora di sperimentare il tanto inatteso marchingegno.

“Che stiamo aspettando?” – aveva allora detto Chichi, strappandosi subito un capello lungo e perfettamente liscio – “Troviamo subito i nostri figli”.

*


Gohan aveva deciso di occuparsi ugualmente di quello che gli aveva detto Junior, anche se a modo suo. Era sempre più confuso, ma la questione sembrava estremamente seria. Per questo, aveva deciso di rischiare il tutto per tutto e recarsi alla torre di controllo. Da lì avrebbe potuto contattare il padre di Bulma, e lui avrebbe potuto parlare con Dende. Era rischioso e forse inutile, dato che non sapeva bene cosa dirgli, ma doveva farlo ugualmente. Per questo, anche se a malincuore, aveva deciso di raggiungere la torre, lasciando sua madre alle cure dei suoi amici.

Il castello sembrava essere deserto. Che fine potevano aver fatto i saiyan? Non poter percepire le loro aure stava diventando molto complicato e pericoloso. Aveva capito che stargli accanto rischiava di farlo diventare uno di loro, qualunque cosa fossero, e lui voleva evitarlo in ogni modo.
Per questo, aveva fatto prima che poteva, scivolando lungo le pareti silenzioso come un gatto.
Anche la torre era completamente deserta, e non aveva avuto difficoltà ad inserire nel computer le coordinate che Bulma gli aveva indicato. Era stata un vera fortuna l’ aver trascorso del tempo in sua compagnia, di recente. Gli aveva permesso di imparare ad utilizzare una serie di strumenti che in situazione come quelle si rivelavano molto, molto utili. In meno di un minuto, il segnale era stato inviato, e quella sorta di telefonata intergalattica era iniziata.

“Pronto?” – la voce un po’ bassa ma incredula del padre di Bulma era giunta alle sue orecchie, facendolo gioire.
“Signor Brief! Sono Gohan, il figlio di Goku!”.
“Ragazzo! Che sorpresa! Come mai questa telefonata?”.
“Non ho il tempo di spiegarle, signore, ma siamo nei guai, ed io ho bisogno che lei dica a Dende che abbiamo a che fare con degli spiriti, e che la situazione è molto più grave di quello che sembra. Dobbiamo contattare subito Re Kaioh. E lui è l’ unico a poterlo fare, adesso. Mi ha capito?”.
“Provvedo subito. Mi raccomando figliolo, state attenti! Io… Figliolo…? Figliolo, ci sei?”.

Ma Gohan non aveva più potuto rispondergli, perché era stato attaccato da un gruppo di saiyan posseduti e stava cercando di utilizzare tutte le sue forze per colpirli senza essere toccato.

Continua…
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Eccomi qui!!
Ragazzi e ragazze, sono al settimo cielooooo!!!! Avete presente quel contest di cui vi parlavo?? Bè, sono arrivata terza!! =D Sono così felice!! *.*
Non vedo l’ ora di riprovare a cimentarmi in un’ altra impresa, ma stavolta vorrei che i protagonisti fossero Goku e Vegeta come coppia! Sì, mi piacciono le yaoi! ;)
Bene, direi di tornare a noi! Ragazzi, siamo ormai arrivati al dunque! Se Dende vorrà, altri due capitoli e saremo arrivati alla fine!! Sto già scrivendo il prossimo! =)
Spero che questo vi sia piaciuto! Decisamente più lungo degli altri! =)
Povero Vegeta jr… Alla fine, il povero saiyan non conoscerà mai suo padre. =( Sono tanto triste per lui! SONO UN MOSTRO!! =(=(=(
Bene! Scappo a finire di scrivere il prossimo!
Vi adoro!
Un bacione
Cleo

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Capitolo 28
*** Human nature ***


Human nature


Vegeta era rimasto pietrificato. Suo figlio non poteva essere morto. Il suo primogenito non poteva trovarsi all’Inferno. Stavano sicuramente mentendo!

“Voi… voi non potete averlo fatto…” – aveva balbettato, incredulo.
“Invece lo abbiamo fatto eccome! Avresti dovuto vedere la sua espressione quando ha capito che per lui non ci sarebbe mai stata occasione di incontrarti! Era più preoccupato per questo che non per essere sul punto di spirare. Un ragazzo così giovane… Un vero peccato!”.

Era peggio dei mostri con cui aveva avuto a che fare fino ad allora. Molto, molto peggio. Peggio di Freezer, Cell e Majin Bu messi insieme. Quello che aveva davanti a sé era solo un involucro di carne, allora. Non era che un fantoccio occupato da qualcun altro. Sentiva che dentro di lui si era rotto qualcosa, come se il suo cuore si fosse spezzato. Aveva perduto un figlio che non aveva neanche conosciuto. Era crudele persino per uno come lui.

“Come hai osato?” – aveva berciato, raccogliendo tutta l’energia che aveva in corpo – “COME?? Era mio figlio, sangue del mio sangue! Lui non doveva pagare per i miei errori! NON DOVEVA!”.

Superare il limite del super saiyan era stato devastante. Aveva lasciato che la sua aura esplodesse, spazzando via la terribile creatura che aveva tentato di distruggerlo.
I suoi figli, o meglio, i loro involucri, non erano stati in grado di contrastarlo. Sembrava aver perduto completamente la lucidità che fino a qualche istante prima lo aveva contraddistinto, ma così non era stato.
Vegeta aveva calcolato ogni cosa, o quasi.

“ESCI DAL SUO CORPO, ADESSO!” – e l’intensità e la purezza della sua aura dorata, aura devastata dal dolore, era riuscita a compiere l’impensabile: lo spirito malvagio che aveva invaso il corpo di suo figlio lo aveva abbandonato e un istante dopo, l’anima di Trunks si era librata dal suo giaciglio ghiacciato, riprendendo il posto che era suo di diritto.
Senza pensarci neanche un solo istante, Vegeta si era precipitato su di lui, e senza alcuno sforzo apparente lo aveva afferrato, prendendolo fra le braccia insieme al piccolo Goten. Dovevano andare via immediatamente da quel posto infernale, doveva portarli al sicuro, anche se non aveva la benché minima idea di come fare.

“Se n’è andato…” – aveva esclamato lo spirito nel corpo di Vegeta jr alla creatura ricomparsa dal nulla.
“Lui non potrà mai uscire da qui” – era stata la sua risposta – “E’ nostro. E presto se ne renderà conto”.

*

    
Si era sentito simile ad un mostro per quello che aveva fatto, ma non aveva avuto né molta scelta, né il tempo necessario per agire.
Vegeta stava vagando da tempo immemore fra il ghiaccio e la neve, portando in braccio i due bambini privi di sensi. Era sollevato per il fatto che respirassero entrambi, ma un sottile strato di ghiaccio si era formato sui loro abiti e sui loro capelli, ed entrambi stavano tremando sul suo petto. Doveva trovare il modo di uscire da lì, o sarebbero morti assiderati. La sua aura dorata non era sufficiente a tenerli caldi: quello era un luogo studiato appositamente per generare sofferenza, e loro non facevano eccezione, nonostante fossero dei vivi trovatisi nel mondo dei morti.

Vegeta jr era morto. Il suo primogenito era morto e si trovava all’inferno. Era una cosa che non riusciva ad accettare. Non lo avrebbe mai conosciuto, non avrebbe mai saputo che tipo di guerriero fosse, e che uomo sarebbe diventato. Era solo un ragazzo. Ed era morto nel trasformarsi in super saiyan, non essendo stato in grado di incanalare la sua energia. Doveva essere stato un combattente di livello altissimo, suo degno erede.
E avrebbe trascorso il resto dell’eternità a bruciare fra le fiamme dell’Inferno. Non riusciva a capire perché, poi. Se non aveva ucciso nessuno, se non aveva mai commesso nessun atto di cui un saiyan sarebbe andato fiero, per quale ragione era finito in quel posto orribile? Il presentimento che anche quella pena fosse da scontare per via dei peccati da lui commessi lo stava tormentando. Come aveva potuto non rendersi conto delle conseguenze che i suoi gesti avrebbero potuto avere sui suoi cari? Era pur vero che non avrebbe mai e poi mai creduto di farsi una famiglia, da ragazzo. Non avrebbe neppure pensato di arrivare a quell’età, a dire il vero. Era un mercenario. In pochi erano a diventare vecchi, e ancor meno erano in grado di farsi una famiglia. A lui era capitato quel privilegio, ma si era trasformato in una condanna orribile.

‘ Mi dispiace ragazzo… Non avrei mai voluto che finisse in questo modo… Ed è tutta colpa mia…’.

Sapeva che tormentarsi fosse inutile, ma proprio non riusciva a farne a meno. Il peso del male che aveva seminato aveva cominciato a schiacciarlo in maniera lenta e dolorosa.

*



La battaglia contro i saiyan posseduti era diventata moto più ardua di quanto potesse sembrare inizialmente. Moon, Goku e Junior si stavano facendo valere, ma erano svantaggiati dal fatto di non poter toccare le proprie vittime, e produrre continuamente sfere e raggi energetici li stava facendo stancare prima del dovuto.
Il saiyan sapeva di non avere molta scelta: presto avrebbe dovuto trasformarsi nel guerriero dai capelli d’oro, nonostante fosse piuttosto riluttante all’idea. Non voleva fare del male alle persone che aveva di fronte. Sapeva che non erano i saiyan ad attaccarli, bensì quelle creature infernali. Comprendeva il loro dolore, ma non riusciva a giustificare quell’enorme desiderio di vendetta. Dovevano fermali, o sarebbe stata la fine.
Sperava solo che Gohan avesse recepito il messaggio e che Dende potesse fare qualcosa. Non sapeva davvero come poter combattere contro della anime, e non vedeva l’ora di scoprirlo.

Moon era sconvolta dal dolore. Nonostante fosse una saiyan, una guerriera, una futura regina, era principalmente una madre, una madre a cui era stata tolta la sua unica regione di vita. Era stata lei la prima ad aver iniziato quello scontro fuori dal comune. Aveva attaccato Tarble – o chiunque egli fosse al momento – senza pensarci due volte, cercando disperatamente di fargli abbandonare quel corpo, inutilmente.

“Che cosa credi di fare, aspirante principessa? Non sei nessuno senza Vegeta. E non sarai mai nessuno! Tutto il tuo lavoro servirà solo per aiutarci a raggiungere il nostro scopo. Ti siamo davvero grati!”.

“TACI! ED ESCI DAL CORPO DI TARBLE, ADESSO!” – aveva urlato lei, ormai priva di qualsiasi controllo. Voleva distruggerli, polverizzarli, annientarli. E lo avrebbe fatto se la sua lucidità non le avrebbe permesso di capire che quelli erano sudditi, soldati e amici, e non poteva fare loro del male.

“Goku, dobbiamo fare qualcosa di concreto!” – aveva detto Junior mentre sferrava l’ennesimo colpo micidiale.
“Lo so! Sono troppi, non riusciremo mai a fermarli!”.
“Dobbiamo… ATTENTO!”.

Aveva avvisato Goku appena in tempo per evitare che uno dei soldati lo colpisse, facendolo diventare uno di loro. Ma perché Gohan ci stava mettendo tanto? Avevano bisogno di tutto l’aiuto possibile, non potevano perdere tutto quel tempo!
“Grazie amico!” – gli era davvero grato. Se non fosse stato per lui, sarebbe diventato una specie di zombie ambulante come tutti gli altri. Ma, con sua grande sorpresa, il saiyan si era reso conto che non era stato il suo amico namecciano ad andare in suo soccorso, bensì uno degli uomini che aveva scelto come membro del suo personale plotone.

“Cos-…”.
“Generale, dobbiamo andare, presto! Dobbiamo portarvi al sicuro!”.
“Dobbiamo?”.

Preso dalla foga dell’azione, Goku non si era reso conto che gli uomini da lui scelti personalmente avevano fatto cerchio attorno ai saiyan posseduti, e che erano riusciti a bloccarli entro una sorta di cerchio luminoso che li aveva fatti piegare in due dal dolore.
Solo Tarble era riuscito a sfuggirgli, e continuava a lottare contro Moon.

“Presto Junior, portala via!”.

Con poche mosse esperte, il namecciano aveva afferrato la principessa, scatenando le sue ire e quelle di Tarble.

“Lasciami!” – aveva urlato Moon.
“Sì, mostro verde, lasciala!”.

A quel punto, Goku aveva cercato di intervenire, ma era stato battuto sul tempo da uno dal più giovane dei suoi soldati: il ragazzo, un saiyan che non poteva avere più di vent’anni, si era precipitato su Tarble, spingendolo all’interno del cerchio di cui era diventato prigioniero.

“Nooo!” – aveva urlato il super saiyan, precipitandosi a salvarlo, ma era stato fermato da un ragazzo che gli somigliava tantissimo.
“No generale, dobbiamo andare…” – erano state le parole del ragazzo che stava cercando di trattenere le lacrime – “Altrimenti, il sacrificio di mio fratello sarà stato vano”.

E così, grazie alla prontezza dei suoi uomini e al coraggio di quel ragazzo, erano riusciti a mettersi in salvo.
Non avrebbe mai pensato che dei soldati conosciuti da così poco tempo potessero essergli così leali. Quella era la prova più tangibile che quel popolo di guerrieri spietati e sanguinari era solo un triste e lontano ricordo.

*



Ce l’aveva fatta. Non sapeva bene come, ma ce l’aveva fatta. Gohan era riuscito a sfuggire a quell’orda di saiyan impazziti rifugiandosi in una specie di magazzino dopo aver lottato a lungo e senza aver fatto loro neanche un graffio. Aveva capito che toccarli sarebbe stato un errore dopo aver sentito un’innaturale gelo nello stargli accanto, e soprattutto dopo aver visto uno dei suoi guanti congelarsi dopo essere entrato in contatto con la guancia di uno di loro.
Sperava solo che il padre di Bulma avesse già parlato con Dende e che quest’ultimo fosse stato in grado di trovare una soluzione. Non c’era più tempo da perdere.
Anche perché, purtroppo per lui, era stato ferito ad una gamba e, anche se faceva fatica ad ammetterlo, avvertiva che qualcosa in lui stava cambiando.

‘ Non voglio diventare uno di quei mostri orribili ‘ – aveva pensato, cercando di pulirsi la ferita come meglio poteva, evitando di fare rumore.
Purtroppo per lui, non si era reso conto che una delle anime dannate aveva cominciato a seguirlo.

*


“Quindi con quell’aggeggio potresti ritrovare il mio Goten??” – aveva esclamato una Chichi incredula. Aveva paura a dirlo. Temeva che se lo avesse fatto quel desiderio non si sarebbe mai avverato.
“Sì, Chichi. Sono piuttosto sicura che funzioni. Dobbiamo solo provare. Se per favore vuoi darmi un tuo capello… Altrimenti, ne metterò uno dei miei. Voglio trovare mio figlio, ma quello vero, e voglio riportarlo a casa. Adesso. Non mi importa più niente di questo pianeta. Voglio solo che il mio bambino sia al sicuro”.

E, sotto gli occhi di tutti i presenti, la mora aveva preso fra le dita gentili uno dei suoi perfetti capelli d’ebano, rendendolo all’amica. L’unico suo desiderio era quello di riavere indietro suo figlio.

*


Stava per cedere. Ne era perfettamente consapevole. Sentiva le gambe deboli, e il viso era continuamente tagliato dal vento gelido. Respirare era diventato impossibile, ed era quasi sicuro che uno dei suoi polmoni fosse sul punto di collassare. Non era più in grado di trasformarsi in super saiyan, e nonostante i suoi stivali fossero a prova di neve e ghiaccio, i piedi si stavano congelando, ed ogni passo provocava in lui un dolore incontenibile. Ma non poteva fermarsi. Farlo, sarebbe stato uguale a morire. E non poteva permetterselo.

“Forza ragazzi…” – aveva sussurrato ai bambini – “Dovete svegliarvi. Forza…”.

Ma non aveva ricevuto risposta alcuna. I bambini avevano continuato a dormire, adagiati contro le sue spalle. Le braccia ormai gli si erano intorpidite, e temeva che da un momento all’altro avrebbe potuto lasciarli cadere in quella neve ustionante.

“Kaharot… Ma perché quando servi non ci sei mai…” – aveva detto più a se stesso che a qualcun altro. Si era sempre considerato un tipo che non aveva bisogno di nessuno, ma in quell’occasione si era davvero ricreduto.
Era diventato molto più terrestre di quanto si sarebbe mai e poi mai aspettato.

*


Goku si sentiva un topo in trappola. Non era mai stato un tipo che si era nascosto davanti alle difficoltà, ma in quell’occasione non sapeva proprio cosa fare per porre rimedio a quel disastro.

Moon si era tranquillizzata solo dopo perché Junior l’aveva colpita al collo, facendole perdere i sensi. Ora dormiva in una delle stanze che i ragazzi avevano deciso di utilizzare come quartier generale.
La situazione era drammatica. Gli uomini stavano cercando di non farlo notare, ma erano piuttosto spaventati. Non erano stati addestrati per affrontare nulla del genere, e si sentivano inutili e impotenti. Avevano recuperato una delle armi che avevano in dotazione e avevano notato che, come tutti gli altri nemici, anche quelle cose rimanevano bloccate all’interno di esse, per fortuna. Ma era una magra consolazione. Avevano perso amici e parenti, e non c’era niente di peggio per loro che erano cresciuti tutti insieme dopo essere stati divisi per così tanto tempo.
Non sapevano di essersi guadagnati l’estremo rispetto di quello che Vegeta aveva decretato come il loro nuovo generale.

Goku si era avvicinato al ragazzo che aveva appena perso il fratello, posandogli una mano sulla spalla. Stava cercando in tutti i modi di apparire forte e imperturbabile, ma si vedeva lontano un miglio che il suo cuore stava sanguinando.

“Tuo fratello è stato molto coraggioso” – gli aveva detto – “E anche tu lo sei stato. Ti ringrazio di cuore”.
“Questo ed altro per voi, signore. Avete dimostrato di essere coraggioso e forte, e siete leale nei confronti del nostro futuro re. Sappiamo che non siete solo un suo suddito ma che per lui siete un amico, e chiunque è amico del nostro sovrano merita protezione. E’ solo che… non siamo preparati a questo. Non sappiamo neppure cosa sta succedendo, ad essere sinceri”.

Goku aveva guardato Junior, nella speranza di trovare le parole adatte per descrivere quell’assurdità a cui stavano prendendo parte, ma era troppo doloroso da spiegare. Non volevano che quell’immagine così pura che avevano di Vegeta potesse dissolversi per colpa di crimini commessi ormai in un’altra vita, una vita che non gli apparteneva più. Ma non potevano mentire. Sarebbe stato un voler sottolineare ancora di più la sua mancata innocenza. Anche perché, per tutto il male che si potesse fare, c’era sempre la possibilità di redimersi.

Così, con poche e semplici parole, Junior aveva detto ai ragazzi cos’era accaduto, vedendo i cambiamenti delle loro espressioni specchio dei loro cuori.

“Questo significa che loro sono… che i nostri compagni sono… che mio fratello è morto?” – aveva domandato il ragazzo che aveva salvato Goku.
“Non ne sono sicuro figliolo, mi dispiace” – era stata la sua risposta laconica – “Non ne siamo certi. Loro hanno detto che si trovano tutti nel limbo. Può essere che se riusciamo a liberarle, forse potrebbero riprendere possesso dei loro corpi”.
“E allora cosa stiamo aspettando?” – aveva chiesto il ragazzo – “Facciamolo subito!”.
“Calmati ragazzo… Stiamo appunto aspettando che il figlio di Goku ci dia un segnale. L’aiuto dovrebbe arrivarci da molto più in alto di quanto pensi”.

*


Il signor Brief non aveva capito bene di cosa avesse parlato il giovane figlio di Goku, ma aveva capito che era molto importante. Per questo, aveva preso il primo aeromobile che aveva trovato e si era precipitato al palazzo del Supremo per conferire con Dende.

“Signor Brief! Cosa la porta qui? Posso portarle qualcosa da mangiare?” – gli aveva chiesto il gentile Popo.
“Oh, ti ringrazio molto… Gradirei una tazza di thè, in effetti. Ma devo subito parlare con Dende. E’ molto importante”.
“Arrivano subito”.

Era stato davvero molto gentile il signor Popo. E il palazzo era davvero un posto bellissimo. Non se lo sarebbe mai aspettato.

Dende non si era fatto attendere a lungo. L’ultima volta che aveva visto il namecciano era solo un bambino che aveva ospitato nella sua casa. Non si sarebbe mai aspettato di trovarsi davanti un uomo diventato così importante.

“Signor Brief, ho sentito che ha urgenza di conferire con me. Che cosa succede?”.
“Io non lo so bene, ma è stato Gohan a contattarmi. Ha detto che sino nei guai e che si tratta di anime ribelli, o dannate. Ho paura che la situazione sia molto più seria di quanto possa sembrare e non sappiano come venirne a capo. E credo che abbia parlato di un certo re Kaioh, ma non ne sono sicuro. Che possiamo fare?”.

Il nuovo Supremo non aveva la situazione molto chiara, ma proprio come aveva detto il padre di Bulma, doveva trattarsi di una cosa seria se Goku in persona non si era materializzato lì da lui per spiegargli di persona come stavano le cose.

Ma i suoi poteri non erano abbastanza grandi per poterli localizzale su di un pianeta così lontano. Forse, era proprio per quello che Gohan gli aveva parlato di re Kaioh.

“Venite dentro signor Brief… Popo starà sicuramente preparando il thè. Io devo conferire con qualcuno che si trova molto più in alto di me”.

*


Re Kaioh dell’Ovest stava facendo un bagno caldo quando si era sentito chiamare da qualcuno. Era una voce a lui familiare, ma era stata così improvvisa da averlo fatto scivolare e battere la testa. Se non fosse stato per la sua fedele scimmia sarebbe annegato nell’acqua calda profumata di mirtillo.

“Re Kaioh! Re Kaioh! Ma mi sente o no??”.
“Coff! Coff! Ma che… Dende!! Oh! Figliolo ma ti pare modo di rivolgerti a qualcuno?? Volevi forse farmi annegare??” – aveva sbraitato il re contro quella voce molto poco immaginaria.
“Annegare? Oh re Kaioh, non abbiamo tempo per queste cose adesso! Dovete immediatamente cercare Neo-Vegeta-Sei e farmi sapere cosa sta succedendo! Credo che Gohan e gli altri siano nei guai!”.

Il buffo re aveva avuto bisogno di un attimo di pazienza prima di capire cosa cavolo stesse dicendo Dende. Pianeta Neo-Vegeta-Sei?? Gohan in pericolo?

“Figliolo, ma di cosa stai parlando??” – aveva detto, tornando a detergersi la schiena – o meglio, i punti che riusciva a raggiungere - con una spugna a forma di mela.
“Ma come?? Lei non sa che Vegeta aveva una compagna che è spuntata dal nulla dicendo di aver avuto un figlio da lui e che sono tutti partiti verso questo nuovo pianeta su cui si sono riuniti tutti i saiyan sopravvissuti alla furia distruttrice di Freezer??”.
“CHE COSA???” – aveva urlato poco finemente il sovrano, balzando in piedi nella vasca e mostrandosi ai pochi presenti in costume adamitico – “Saiyan sopravvissuti?? Un figlio di Vegeta??”.
“E’ quello che le ho appena detto! Ci deve essere qualcosa che non va però, re Kaioh, ed io non ho abbastanza potere per controllare di persona. Per questo mi sono rivolto a lei. Dobbiamo fare presto. Ho un bruttissimo presentimento, e non vorrei che si avverasse”.

*


Si trovava in quel luogo da tempo immemore. Non sapeva neppure come avesse fatto ad arrivarci. Ricordava solo di essere giunto su di un pianeta lontano e desolato, di aver sprigionato un’energia che non sapeva di possedere, e che poi si era ritrovato a vagare nel buio e nel freddo finché qualcuno non l’aveva trascinato in quel posto di dolore e sofferenza, inchiodandolo ad una ruota.
Non aveva più la consapevolezza del tempo, non aveva più la consapevolezza di niente. Solo una cosa era più reale che mai: il dolore. Dal momento in cui era stato imprigionato, non aveva sentito altro che dolore.
Non era in grado di vedere chi fossero i suoi aguzzini, perché il buio era opprimente, ma era sicuro che fossero delle creature senza cuore, perché si prodigavano in maniera incessante nel torturarlo in modo a dir poco impensabili. Era troppo stanco per domandarsene la ragione. Ogni parte del suo corpo stava urlando dallo strazio che era costretto a sopportare. Stava vivendo nel terrore di quelle sofferenze senza fine. Udiva le loro risate venir fuori da quel buio opprimente mentre sferzavano le fruste sul suo torace, sulla sua schiena, flagellandolo come il più efferato dei criminali. Lui, che non aveva mai lottato come un vero saiyan, che non aveva mai tolto la vita a nessuno come avrebbe fatto un vero saiyan. Forse, quella era la punizione per non essere stato all’altezza. Uno come lui non meritava di presentarsi al cospetto di un padre con una reputazione come quella che aveva il suo.
Suo padre era un vero guerriero saiyan, un futuro re che meritava di salire sul trono. Lui non era che la sua pallida imitazione. Poteva somigliargli nell’aspetto, ma non sarebbe mai stato feroce e potente come lo era stato lui. Lo sapeva fin troppo bene. Ma non era nel suo carattere. Forse, era un saiyan sbagliato. Troppo docile, troppo pieno di aspettative, troppo desideroso di compiacere gli altri invece che compiacere se stesso.
Eppure, nonostante quelle convinzioni, non poteva non continuare a desiderare di vedere suo padre almeno una volta. In cuor suo, sperava che un giorno sarebbe comparso in una polla di luce dipanando quelle tenebre solo per condurlo via da quel luogo, per salvarlo.
Ma sapeva bene che si trattava solo del sogno di un ragazzo che era rimasto bambino.

*


Re Kaioh aveva avuto qualche perplessità nell’apprendere la gravità della situazione. Non si era mai verificato nulla del genere prima di allora. Il rancore provato dalle vittime dei saiyan prima di morire era stato così potente da impedirgli di raggiungere il regno dell’aldilà, loro naturale destinazione. Ma, nonostante la sua vita molto longeva, non aveva mai sentito di spiriti bloccati in una sorta di limbo che si erano liberati, aspettando solo l’attimo di vendicarsi su colui che ritenevano il capro espiatorio di tutti i loro mali.

Incredibile. Avevano posseduto i corpi dei saiyan spedendo le loro anime nel limbo. Occorrevano una forza e una rabbia inimmaginabili. La cosa peggiore era che se prima non liberavano i saiyan dal luogo in cui si trovavano, non ci sarebbe stato modo per loro di ritornare nei loro copri. Era una cosa che doveva accadere nel minor tempo possibile, perché per quanto fossero esseri dalla forza fisica superiore, un cervello non ossigenato per troppi minuto causava gli stessi danni a tutte le creature dell’universo.

Il problema avanzato da Dende era proprio di trovare il modo per esorcizzare quei corpi. In realtà, era molto semplice e a portata di mano. Si trattava dell’Acqua Miracolosa conservata proprio nel palazzo del Supremo. Il namecciano stesso era arrossito nel non averci pensato in prima persona. Nonostante fosse il Supremo da un bel po’ di anni, ancora non era capace di trovare soluzioni senza aiuti che provenivano da piani ancora più alti.
La cosa veramente complicata, arrivati a quel punto, sarebbe stata aprire la porta del limbo e venirne fuori indenni. Le anime erano potenti e piene di rabbia, e loro erano pochi e non avevano i poteri adeguati per tenerle a bada.

Per non parlare poi della situazione terribile in cui si trovavano Vegeta e i bambini. E Vegeta jr, poi. Quel povero ragazzo era finito all’Inferno senza neanche meritarselo. Dovevano fare qualcosa per lui, e dovevano fare in fretta. Avrebbe dovuto parlare con re Yammer e…

“Re Kaioh… c’è ancora?” – la voce di Dende lo aveva riportato alla realtà.
“Sì, certo figliolo. Per prima cosa, cercherò di parlare con Goku per spiegargli come agiremo. La cosa difficile sarà cercare di contattare Vegeta prima che lo trovino le anime. Sono vicine, e vogliono torturare lui e i bambini. Il loro desiderio di vendetta le ha condotte alla follia. Devono aprirsi un varco e uscire da lì al più presto. E, forse, ho capito come possono fare”.

*


Il momento clou era giunto. Bulma aveva preso il capello datole da Chichi e lo aveva inserito nella luce formatasi fra i due dischi. Se non avessero saputo che si trattava di un congegno elettronico, probabilmente avrebbero creduto che fosse magia, perché il capello aveva cominciato a fluttuare in quella luce come se fosse stato immerso in una sostanza gelatinosa, e un attimo dopo si era dissolto, mostrando loro il posto in cui si trovano Goten e gli altri.

“Oh mio Dio… OH MIO DIO!” – aveva urlato Chichi, portandosi le mani alle labbra.

Tutti erano rimasti pietrificati nel rendersi conto di ciò che avevano davanti agli occhi.
Goten e Trunks si trovavano tra le braccia di un Vegeta che si reggeva in piedi per miracolo. Aveva le labbra viola e le guance e il naso erano in procinto di congelamento. Stava ancora resistendo come meglio poteva, ma le forze erano prossime ad abbandonarlo. C’era una piccolissima e debolissima aura a circondare lui e i bambini, e il gelo da cui erano circondati sembrava averli completamente sopraffatti.

La cosa peggiore, era che quel luogo sembrava essere per loro irraggiungibile.

Bulma era rimasta pietrificata nell’osservare quella scena così fuori dal comune. Vegeta era sul punto di crollare, eppure si stava facendo forza solo per salvare la vita ai due bambini. Stava facendo di tutto per condurli sani e salvi fuori da quel posto infernale in cui erano capitati. Ma la cosa strana non era quella, affatto. La cosa strana era che quell’uomo che tutti consideravano burbero e incapace di una dimostrazione d’amore, si era aggrappato a quei due bambini nella sola speranza che potessero infondergli la forza di andare avanti.
Vegeta aveva appena dimostrato di avere più bisogno di loro di quanto potessero averne quelle due creature poggiate sul suo torace.

Chichi era scoppiata in lacrime, pentendosi all’istante di tutte le cose crudeli che aveva detto su di lui. Era solo grazie al suo intervento se il suo bambino stava ricevendo protezione e amore. Vegeta non era l’essere che tutti credevano, e forse lo aveva capito solo allora, vedendolo in quella situazione. Era proprio vero, si riusciva a capire davvero una cosa solo se la si viveva sulla propria pelle. E questo era quello che stava capitando a tutti i presenti.

“Moriranno se non escono da lì immediatamente” – aveva detto Tenshinan, serio – “Vegeta è allo stremo delle forze”.
“Ma come può essere? I saiyan resistono qualunque temperatura!” – aveva fatto notare Rif – “E non sembra che Vegeta abbia ferite da lotta! Non capisco…”.
“Non si trovano in questo mondo” – aveva risposto Bulma, incapace di credere anche lei alle sue stesse parole.
“Che vuoi dire che non si trovano in questo mondo??” – avevano chiesto gli altri, all’unisono.
“Voglio dire che ora come ora, noi non siamo in grado di raggiungerli”.

Continua…
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Rieccomi!!
Scusate per questo ritardo, ma fino a poco fa ho creduto di non riuscire a postare!! La connessione va e viene con questo tempaccio, e mi sta facendo disperare!

Ma torniamo a noi!
Mamma mia che gran casino che sta diventando questa fic! Spero che vi stia piacendo! Tirare le conclusioni diventa difficile quando si mette tanta carne sul fuoco. Ma giuro di non perdermi la via via! =D
U.U
Povero Vegeta… So che per tanti voi continua ad essere OOC, ma ho trovato molto ‘ romantico ‘ (?) tirare fuori questo suo lato fragile e umano. Chissà se anche Bulma si renderà conto che può sbagliare anche lui proprio perché è diventato così umano.
Povero Vegeta jr, fra tutte le altre cose. Mi è sembrato giusto dedicargli uno spazio adeguato… E chissà, magari potrei fare anche di più! ;)Ragazzi, scappo, che provo ad aggiornare un’altra fic!
Un bacione
A presto!
Cleo

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Capitolo 29
*** La resa dei conti ***


La resa dei conti

 
Dende si era precipitato all’interno del palazzo per recuperare la tanto famigerata Acqua Miracolosa. Non c’era un minuto da perdere. La situazione era a dir poco drammatica.
 
“Anime! Quasi non ci credo! Quei ragazzi hanno affrontato di tutto e l’hanno fatto a testa alta, ma questo potrebbe essere troppo anche per loro!” – aveva esclamato mentre percorreva l’ennesima rampa di scale.
“Oh Vegeta, non sai quanto mi dispiace… Resisti, ti prego. Ti prego”.
 

*

 
Era crollato. Aveva fatto tutto quello che era nelle sue possibilità per non cedere, ma alla fine lo aveva fatto. Le gambe stanche e gelate non lo avevano più retto, ed era caduto nella neve gelida, schiacciando con il suo peso le creature che stringeva in grembo.
Non era quasi più in grado di respirare perché i polmoni erano congestionati, e non riusciva a smettere di tremare. Aveva fallito. Aveva fallito e i bambini non ce l’avrebbero fatta.
Sentiva il forte bisogno di piangere, ma non aveva le forze neanche per compiere quel gesto liberatorio, quel gesto così umano, quel gesto che in fin dei conti gli era piuttosto familiare.
 
Avevano vinto. Le anime erano riuscite a sconfiggerlo. Le sentiva avvicinarsi ogni istante sempre più, e non sapeva come fare ad ostacolarle. Non gli importava niente di se stesso, di quello che volevano fargli. Lo meritava, ne era sempre più convinto. La cosa più importante era preservare i bambini, era cercare di fargli scudo fino a quando sarebbe sopraggiunta la morte a portarlo via, sempre se le anime le avessero permesso di arrivare.
 
“Che brutta…che brutta fine…” – si era detto, cercando di sollevarsi un po’ per non schiacciare le creature che continuava a stringere al petto nel disperato tentativo di proteggerle – “Mi dispiace ragazzi… Non doveva andare a finire così, non ho più energie per difendervi… io… mi dispiace che siate finiti in mezzo a questa storia, mi dispiace…”.
 
Il principe dei saiyan aveva ragione. Il gelo che caratterizzava quell’infernale limbo era aumentato a dismisura, e sentiva delle presenza malvage avvicinarsi ad una velocità impressionante. Ed ecco che, improvvisamente, occhi simili agli zaffiri in cui brillava una luce sinistra erano comparsi dal nulla, circondando lui e le due creature che stava cercando di proteggere. Erano centinaia, forse migliaia, ed erano lì solo per fargli del male. Chiunque avrebbe compreso quanto grande fosse la loro rabbia, il loro odio, il loro rancore, anche chi non era in grado di percepire le auree altrui. Lo si capiva dal modo in cui si muovevano, dai ringhi infernali che emettevano, da come il vento era mutato, diventando più impetuoso e gelido.
Il ghiaccio continuava a colpire il corpo stanco e provato di Vegeta, annidandosi nei punti più sensibili. Ormai non respirava quasi più. Tutte le sue energie erano state risucchiate. Non aveva più modo di difendersi.
 
Ed ecco che, insieme a quella moltitudine indistinta di male e rancore, erano sopraggiunti anche l’essere che aveva preso possesso del corpo di suo figlio e la creatura infernale che era formata dalla maggior parte delle anime delle vittime che aveva mietuto nel corso della sua esistenza.
Ridevano maligni. Stavano per compiere la loro vendetta. Lo avevano ormai fatto suo. Non ci sarebbe stato un finale diverso da quello che avevano sperato e programmato con tanta cura.
 
“Finalmente sarai nostro” – aveva detto Vegeta jr – “Finalmente potrò vendicarmi per tutti quello che hai fatto a me e alla mia famiglia, per tutto quello che ho dovuto patire per causa tua!”.
 
“Sì… tutti noi potremo vendicarci. E tu, stupido scimmione, pagherai per tutto il resto dell’eternità”.
 

*

 
Moon, Goku, Junior e i soldati superstiti continuavano a rimanere nascosti. La saiyan si era destata dal sonno indottole dal namecciano, e sembrava aver ritrovato la calma. Il suo sguardo era molto diverso da quello che l’aveva caratterizzata in precedenza. Sembrava pervasa da centinaia di emozioni diverse. Rabbia, delusione, ma soprattutto impotenza. Aveva perso un figlio, era una cosa che non sarebbe mai e poi mai dovuta accadere. Non era naturale. I genitori non dovevano sopravvivere ai figli. In cuor suo sapeva bene che fra i saiyan era una cosa piuttosto normale, in verità, ma loro erano un popolo molto diverso da quello che avevano conosciuto gli altri popoli. Molti di loro non avevano mai conquistato pianeti, o combattuto guerre. Erano stati solo addestrati a combattere, ma non avevano mai partecipato ad uno scontro. I genitori si erano legati ai proprio figli non vedendoli più come semplici soldati, come semplici membri di un esercito da mandare in avanscoperta, ma come veri e propri pezzi del loro cuore. Sangue del loro sangue, carne della loro carne, i cari da proteggere ad ogni costo. Questo erano. E questo sarebbero stati fino alla fine. Ma, adesso, non c’era più nessuno da proteggere.
Erano rimasti in pochi, pochissimi, e dovevano lottare contro un nemico molto più crudele e più forte di loro.
Sì, era l’impotenza il sentimento che la stava logorando. E, stavolta, non sapeva davvero come poterle sfuggire.
 
“Goku! Ehi Goku! Figliolo, mi senti?”.
“Re Kaioh! Ma è lei o mi sbaglio??”.
 
Il saiyan era balzato in piedi una volta che le sue orecchie avevano sentito la voce dell’uomo – o quasi – che lo aveva aiutato a diventare più forte per lo scontro con Vegeta avvenuto tanto tempo fa.
Gli altri, invece, escluso Junior, si erano subito messi sulla difensiva, convinti che si trattasse di uno di quei mostri che non avevano idea di come poter sconfiggere.
 
“Certo che non ti sbagli figliolo! Ancora non riconosci la mia voce dopo tutto questo tempo??” – era piuttosto indignato, anche se non era il momento più adatto per esserlo, effettivamente.
“Ha ragione, le chiedo scusa! Ragazzi, non dovete avere paura! Lui è re Kaioh! E’ un pezzo grosso che vive nel regno dell’Aldilà! E’ un amico, e ci darà sicuramente una mano! Non è vero, re Kaioh??”.
 
L’entusiasmo di Goku era contagioso. I soldati sembravano essersi tranquillizzati, compresa Moon, che era curiosa di sapere cosa questo essere superiore avesse loro da dire.
 
“Ti ringrazio figliolo, e in effetti è proprio per questo che ti ho contattato. Ho parlato con Dende che mi ha spiegato come stavano le cose, e ci siamo attivati immediatamente”.
 
“Mi state dicendo che sapete come esorcizzare i miei uomini?” – aveva chiesto Moon, incredula.
 
“Sì principessa, anche se non è un procedimento molto semplice” – aveva ammesso re Kaioh – “Dende, il namecciano che è diventato l’attuale Supremo della Terra, ha già recuperato l’Acqua Miracolosa che scaccerà gli spiriti dai loro corpi, ma il procedimento deve essere fatto dopo che le anime dei saiyan saranno liberate dalla loro prigionia nel limbo. Non deve trascorrere molto tempo però, o moriranno tutti”.
 
“E come possiamo farli uscire da lì?” – aveva chiesto la saiyan, più impetuosa che mai. Sembrava che avesse ritrovato la sua grinta originaria.
 
“Dobbiamo aprire le porte delle stanze di Vegeta jr, non è così?” – aveva chiesto Junior, serio.
“Proprio così, ragazzo, ma vi avviso che entrare in quel luogo infernale potrebbe essere molto, molto pericoloso. Potreste rimanere intrappolati, e qualcuno potrebbe prendere possesso del vostro colpo. La situazione è drammatica, posso assicurarvelo. Vegeta e i bambini sono ancora lì dentro ai loro corpi, ma non stanno bene, non stanno bene per niente”.
 
“Come sarebbe??” – Goku era più che allarmato. Lì dentro c’erano due bambini innocenti e colui che considerava più di un amico, come poteva accettare una simile notizia a cuore leggero?
 
“Vedi figliolo, quello è un luogo di sofferenza e dolore, ma è un luogo fatto apposta per le anime. Vegeta e i vostri figli si trovano lì con i loro corpi, e questo sta causando loro sofferenze indicibili. Hanno preso le loro energie, e ormai sono allo stremo. Il vostro amico sta lottando con tutte le sue forze affinché i bambini non subiscano angherie, ma questo ha contribuito a farlo indebolire ancora di più. Se non lo portiamo via da lì Vegeta morirà, e a quel punto nessuno potrà portarlo indietro. La loro vendetta sarà compiuta, ma sarà stato pagato un prezzo troppo alto. E’ vero, ha commesso degli atti ignobili in passato, ma era la sua vecchia vita. E’ molto cambiato e… Figliolo, non posso accettare che lui muoia così”.
 
Goku era felicemente sorpreso dalle parole di Re Kaioh. Anche lui aveva notato il cambiamento avvenuto nel cuore di Vegeta, apprezzandolo per quello che era diventato. Le sue parole erano più che veritiere. Tutti posso cambiare, anche lui. Anzi, soprattutto lui, perché era circondato da persone buone che lo rispettavano, che gli volevano bene e che gli avevano insegnato ad amare.
 
“Non posso permettere che lui muoia” – era stato il commento di Moon che aveva così spezzato il filo dei suoi pensieri – “Mi hanno portato via mio figlio, mi hanno portato via Tarble… Non posso permettere che mi portino via anche lui. Non mi resterebbe più niente” – aveva ammesso, quasi con le lacrime agli occhi. Vegeta era troppo importante, anche se era diverso, anche se non era più l’uomo che lei ricordava.
Tutti i presenti si erano accorti che nel pronunciare il nome di suo cognato la sua voce aveva assunto una strana inflessione, ma nessuno aveva osato commentare.
“Non lo permetteremo” – le aveva detto Junior, posandole una mano sulla spalla – “Non permetteremo che lui muoia, te lo prometto”.
Finalmente, anche lei aveva capito di potersi fidare di loro.
 
“Generale, permetteteci di aiutarvi” – aveva detto il ragazzo che gli aveva salvato l’anima – “Faremo tutto ciò che è nelle nostre possibilità per salvare il nostro re e per sconfiggere questi mostri. Diteci solo cosa dobbiamo fare e lo faremo”.
Era stato il portavoce dei suoi amici. Tutti erano pronti a perdere la vita per il loro pianeti, per i loro cari, per il loro re senza alcun timore, e questo faceva loro un immenso onore.
 
“Re Kaioh” – aveva proseguito Goku – “Che cosa dobbiamo fare?”.
“Ecco, tu dovrai andare da Dende a recuperare l’acqua miracolosa mentre qualcuno dovrà aprire la porta e salvare i ragazzi. Solo che…”.
“E’ inutile girarci attorno re Kaioh” – lo aveva interrotto Junior – “L’unico modo per portarli via da lì è entrare nella stanza”.
“E’ troppo pericoloso. Non se ne parla proprio. Fate uscire le anime dei saiyan e…”.
“E cosa? Dovremmo sperare che Vegeta ce la faccia ad uscire sulle sue gambe? Non sarebbe stato così melodrammatico prima se avesse creduto anche solo per un attimo che potesse farlo! Sta morendo re Kaioh, è così chiaro. Qualcuno deve entrare là dentro”.
“Allora quel qualcuno sarò io”.
 
Moon era più determinata che mai. Lo si vedeva dal fuoco che ardeva nei suoi occhi, dalla sua postura eretta. Doveva salvare Vegeta, e lo avrebbe fatto ad ogni costo.
 
“Ma…”.
“Nessun ma, re Kaioh. E’ di Vegeta che stiamo parlando. Ed io non posso permettere che lui muoia”.
 

*

 
Bulma non riusciva a staccare gli occhi dalle immagini che scorrevano davanti ai suoi occhi. Era uno spettacolo a cui non avrebbe mai creduto di poter assistere. Vegeta stava morendo e lei era completamente impotente.
Quelle belve terribili stavano continuando ad attaccarlo, ma lui non si era mosso di un centimetro, cercando di proteggere come meglio poteva i due corpicini su cui era steso.
La neve era macchiata del suo sangue, e lividi scuri come la notte erano affiorati sulla pelle che si intravedeva dalla stoffa ormai lacera della sua battle suit.
Ma la cosa più straziante era che non stava emettendo neppure un lamento. Ad ogni colpo, ad ogni morso, ad ogni calcio, ad ogni sferzata, il suo viso si contorceva in una smorfia dolorosa, ma le sue labbra, labbra macchiate di rosso, continuavano a rimanere serrate.
 
Tutti erano rimasti in silenzio, sconcertati da quello che si stava palesando davanti a loro. Chichi aveva portato entrambe le mani alla bocca, piangendo in silenzio, imitata da Videl. C18 si era stretta a Crilin, apparentemente imperturbabile. Quest’ultimo, Rif, Yamcha e Tenshinan erano frementi di rabbia, incapaci di accettare che si compisse un simile scempio.
 
“Non possiamo lasciarlo lì!” – aveva urlato Crilin – “Morirà senza il nostro aiuto!”.
“Dobbiamo fare qualcosa!” – gli aveva fatto eco Tenshinan.
“Hanno ragione” – aveva concluso Rif.
 
Era opinione comune che si dovesse fare qualcosa. Non potevano rimanere nascosti in eterno. Era da codardi, era da infami, e loro non erano niente di tutto ciò. Non avevano paura della morte. L’avevano già conosciuta e vinta più volte. Per un amico, avrebbero lasciato vincere lei una volta per tutte.
 
Bulma si era alzata di scatto dalla sedia su cui era stata seduta fino ad allora, incapace di attendere oltre.
 
“Dobbiamo trovare il modo di fermare quei bastardi” – aveva asserito – “Torniamo immediatamente al castello”.
 

*

 
Aveva teletrasportato Moon, Junior e i suoi uomini davanti alla porta della stanza di Vegeta jr prima di teletrasportarsi sulla Terra.
Non era suo desiderio lasciarli, ma non aveva avuto molta scelta. Era l’unico in grado di arrivare e tornare indietro in un batter d’occhio, e non avrebbe di certo potuto inviare qualcun altro al suo posto.
Ed era stato proprio questo ciò che aveva fatto. Aveva posato due dita alla fronte, aveva cercato l’aura di Dende e si era teletrasportato immediatamente al palazzo del Supremo, trovando il namecciano sulla soglia con l’Acqua Miracolosa già pronta per essere utilizzata. Sarebbe solo dovuto tornare indietro e aspettare il momento propizio per somministrarla ai saiyan.
Solo che non sapeva ancora che sulla sua strada avrebbe incontrato un terribile imprevisto.
 

*

 
“Soffri, saiyan? Soffri?” – aveva chiesto la creatura, sprezzante, mentre assestava l’ennesimo colpo micidiale ad un Vegeta ormai in punto di morte – “E’ così che ci siamo sentiti… E’ così che ci hai fatto sentire! E questo è solo l’inizio!”.
 
All’apice della loro crudeltà, le creature si erano lanciate tutte insieme sul principe, strappandogli dalle braccia i bambini che aveva protetto fino ad allora con il suo corpo.
 
“Noo!” – aveva provato ad urlare, inutilmente. Lo avevano bloccato, impedendogli qualunque tipo di movimento. Vegeta aveva visto i bambini allontanarsi da lui, li aveva visti fra le grinfie di quelle bestie, li aveva visti ancora più fragili e indifesi di quello che già non fossero stati in precedenza.
E lui non poteva fare niente. E lui non era in grado neppure di urlare.
 
“Oh… Ma guardatelo! Soffre per i suoi figli! Vorrebbe aiutarli… Che cambiamento! Non sembra neanche lui, non è vero?” – aveva berciato la creatura, ridendo con malvagità.
Le anime avevano ringhiato, crudeli.
“Forse dovremmo lasciarlo andare!” – lo aveva schernito – “O forse no!”.
 
Lo aveva afferrato per i capelli e lo aveva sollevato da terra. Ormai era così stanco da non essere in grado di muovere neppure un muscolo.
 
“Che ne dici? Vogliamo vedere se sei cambiato davvero o no?”.
 
Purtroppo per lui, nonostante fosse allo stremo, era ancora abbastanza lucido per capire che avrebbe fatto del male ai bambini. E, proprio come aveva temuto, Vegeta jr si era avvicinato minaccioso a Trunks e a Goten, sollevandoli entrambi per le braccia e facendoli penzolare come due marionette senza vita.
 
“Che-che vuoi fagli?” – aveva domandato il principe, cercando di alzare le braccia per liberarsi da quella stretta, ma inutilmente.
“Sta fermo”.
“Ti prego… lasciali andare… lasciali andare. E’ me che vuoi brutto bastardo. Me. Non i bambini. Lasciali stare”.
 
Ed ecco che Vegeta jr aveva piegato il capo prima a destra e poi a sinistra, lasciando in seguito cadere i bambini fra la neve. Aveva ragione. Era lui che volevano. E non ci sarebbe stato niente di più bello che farlo soffrire guardandolo con gli occhi del figlio che non aveva mai conosciuto.
 
“Come desiderate… PADRE”.
 
Con un colpo netto, impiegando tutta la forza che aveva in corpo, il ragazzo aveva cercato di perforare lo stomaco di Vegeta, ma un lampo di energia lo aveva fatto desistere, ustionandogli la mano.
 
“Non vi permetteremo mai di fare del male al nostro re”.
 

*

 
 
La situazione era molto più tragica di quanto potesse sembrare: la porta delle stanze di Vegeta era presidiata da centinaia di quei bastardi, compreso Tarble, che purtroppo si era liberato dalla prigione in cui era stato relegato con gli uomini che lo avevano seguito.
Il suo sguardo era glaciale.
Purtroppo, né Junior né Moon erano riusciti ad avvicinarsi.
“Maledizione…” – aveva berciato la saiyan – “Come faremo ad entrare?”.
“Non lo so. Non pensavo che fossero così tanti” – aveva confessato Junior.
“Bè, vorrà dire che tu li distrarrai mentre io cercherò di entrare. E’ l’unico modo e… Che cavolo ci fanno loro qui?”.
 
Improvvisamente, si era scatenato il delirio: la squadra dei terrestri era piombata nel corridoio, e senza pensare alle conseguenze, tutti avevano cominciato a lottare contro i saiyan posseduti che avevano davanti.
 
“FERMI! NON TOCCATELI!” – aveva urlato Junior, impedendo a Crilin e Yamcha di dare un calcio ad un paio di loro.
“Ma perché?”.
“Sono posseduti! Non dovete toccarli o diventerete come loro!”.
 
La notizia era stata simile ad una doccia fredda. Erano nei guai. Chichi e Videl erano svantaggiate, così come Bulma. Loro non erano in grado di lanciare sfere di energia, e sarebbe stato un problema difendersi.
 
Ma non era quello ciò che voleva fare la terrestre dai capelli turchini, e Moon lo aveva capito nel momento in cui l’aveva vista gettarsi tra la folla in lotta, sprezzante del pericolo e afferrare la maniglia di quella maledetta porta.
Senza che gli altri se ne accorgessero, l’aveva seguita, guardandola negli occhi prima di aiutare la terrestre ad aprirla. Un minuto dopo, entrambe erano riuscite a penetrare nel limbo.
 

*

 
“Come hai osato!!!” – aveva urlato Goku, in preda ad una rabbia incontenibile.
Il suo primogenito, il suo Gohan, era stato fatto prigioniero da uno di quei mostri senza cuore. Il suo corpo era stato posseduto da una di quelle anime, e la sua potenza stava superando l’inimmaginabile, mettendo in difficoltà il saiyan. Goku non voleva colpirlo. Era pur sempre il corpo di suo figlio, e non voleva fargli del male. Ma non poteva accettarlo. Non poteva accettare nulla del genere.
 
“Ahahah! Ti vedo sorpreso ed oltremodo irritato, saiyan! Non trovi che sia una cosa a dir poco fuori dal comune?? Ma non avere timori, ti prego! Battiti pure al cento per cento della tua forza!”.
 
Ma Goku sapeva bene di non poterlo fare. Se si fosse scatenato, avrebbe ucciso suo figlio, e non se lo sarebbe mai e poi mai potuto perdonare.
 
“MAI!” – aveva urlato, cercando di sfuggirli. Era una cosa che non aveva mai fatto prima di allora. Aveva sempre affrontato gli avversari a testa alta, a costo di morire. Non era da lui nascondersi, non era da lui scappare, ma non aveva alternative.
Doveva portare l’Acqua Miracolosa a destinazione, e doveva farlo in fretta.
Oramai Moon doveva essere entrata nella stanza, e se tutto era andato come dovuto, le anime dei saiyan sarebbero dovute essere libere! Ma quello che aveva visto nel momento in cui si era trovato nel corridoio che conduceva alle stanza di Vegeta jr lo aveva lasciato pietrificato: i suoi amici, tutti i suoi amici, si trovavano lì, solo che non erano più loro. I loro corpi erano occupati dalle anime di quei mostri orribili.
Goku era rimasto completamente solo.
 

*

 
Moon e Bulma non avevano avuto bisogno di scambiarsi parole, o di fare qualche gesto eclatante. Come mai era capitato fra le due prima di allora, si era venuta a creare una forte intesa. Entrambe volevano salvare le persone che amavano, e una di essere era proprio quell’uomo che le aveva fatte diventare nemiche giurate.
 
Veloce come il vento, Moon aveva afferrato Bulma per la vita, sollevandola come se fosse stata una piuma, e insieme stavano volando verso il punto da cui proveniva l’aura sempre più debole di Vegeta.
 
“Presto Moon! Fa presto, ti prego!” – aveva urlato Bulma, incapace di staccare gli occhi rossi dalle immagini proiettate dall’oggetto che aveva creato – “Ti prego”.
“Sto facendo quello che posso. Ma più veloce di così non riesco a volare. Il vento mi toglie le forze!”.
 
Aveva ragione. Anche Bulma si sentiva tremendamente stanca, svuotata, ma non potevano fermarsi. C’erano delle vita da salvare, e tutto dipendeva da loro.
 
‘Coraggio Vegeta’ – aveva detto a se stessa la terrestre – ‘Non mollare’.
 
Sapeva perfettamente che la saiyan stava pensando la stessa e identica cosa.
 

*

 
Era rimasto senza parole. Non era in grado di vederle, ma le sentiva chiaramente. Quelle che aveva attorno e che lo stavano proteggendo erano le anime dei saiyan che popolavano Neo-Vegeta-Sei. Ma come poteva essere? Che ci facevano lì? Voleva dire che quei mostri avevano preso il possesso di ogni saiyan rimasto ancora in vita? Si era reso conto solo qualche istante più tardi che quello che l’aveva salvato era lo spirito di suo fratello Tarble.
 
“Tarble… No…” – si era lamentato, incredulo, cercando di rimettersi in piedi.
“Non devi affaticarti Vegeta. Siamo qui per te. Siamo in tanti, e loro non possono vincere!” – aveva urlato, spronandolo ad andare avanti – “Siamo qui fratello. Siamo qui solo per te”.
 
Lo scontro era avvenuto qualche istante dopo sotto i suoi occhi rinvigoritisi all’improvviso. Erano troppo pochi per sperare di vincere, eppure non si erano arresi, cosa che invece aveva fatto lui. Vedeva solo occhi che si muovevano a destra e a sinistra, e solo per via del loro diverso colore riusciva a distinguere le anime malvage da quelle buone dei saiyan: queste ultime avevano mantenuto il tipico colore scuro che li distingueva da tutti gli altri popoli della galassia.
Suo fratello si stava battendo come un leone. Tarble stava sprigionando una forza fuori dal comune, e lo stava facendolo solo per permettere a lui di salvarsi, per permettere a lui di salvare i bambini.
 
Purtroppo, o fortunatamente, erano ancora privi di sensi, e se non li avesse spostati da lì sarebbero stati travolti dalla furia della battaglia.
Ogni saiyan stava combattendo con dieci alla volta di loro, e altri stavano sopraggiungendo, ma non sembrava che avessero intenzione di demordere. E non lo avrebbe fatto neanche lui.
 
Vegeta, allora, aveva chiuso gli occhi, cercando di ritrovare la concentrazione perduta. Nella sua mente si stavano susseguendo le immagini della sua intera esistenza, ma i ricordi buoni, quelli di suo fratello, quelli di Bulma e dei suoi figli stavano piano piano prendendo il sopravvento su quelli che gli ricordavano che mostro fosse stato, e finalmente aveva capito. Non poteva cambiare il passato, ma poteva scrivere un nuovo futuro. Ed era esattamente quello che avrebbe fatto.
 
In un’esplosione di energia che aveva fatto tremare tutto quello che aveva attorno, Vegeta, aveva cambiato colore di capelli, alzandosi in piedi e iniziando a fluttuare in aria, come una stella. Al contatto con la sua aura dorata, la neve si stava sciogliendo, e una nuvola di vapore si era formata attorno al suo corpo che stava sviluppando una potenza inimmaginabile.
 
Lo scontro si era fermato di colpo per assistere a quello spettacolo fuori dal comune, e anche Moon e Bulma, sopraggiunte sul posto, si erano bloccate di colpo, investite dalla sua potenza.
 
“Ma cosa, cosa gli sta succedendo??” – aveva chiesto la saiyan, incapace di capire.
“Non ci posso… non ci posso credere!” – era stata la reazione di Bulma che non riusciva a capacitarsi di ciò che stavano vedendo i suoi occhi.
“Che gli sta succedendo??” – aveva ripetuto Moon.
Ma Bulma non era stata in grado di risponderle immediatamente, perché era troppo intenta a godere ogni momento di quello spettacolo a cui non aveva mai assistito prima di allora.
I capelli di Vegeta avevano cominciato ad allungarsi magicamente circondati da quell’aura saettante, e il suo corpo si era ingrossato. Persino il suo viso aveva cambiato forma, e il colore dei suoi occhi erano mutato. Il principe dei saiyan stava subendo una delle trasformazioni più incredibili che potesse accadere ad un guerriero dalla coda di scimmia.
“Vegeta ha raggiunto il terzo stadio del Super Saiyan”.
 

*

 
Era accaduto tutto così in fretta che non avrebbe mai e poi mai saputo spiegarlo. Aveva solo sentito un’immane forza crescere in lui, e le energie sopite erano esplose, illuminando tutto quello che aveva attorno, mutandolo in maniera irreversibile.
Il ghiaccio e le nevi erano scomparse, sciogliendosi, e tutte le anime, indistintamente, si erano appiattite al suolo, stravolte da quell’aura così grande e potente.
 
Vegeta stava troneggiando su tutti, impassibile, immobile su quella moltitudine che non riusciva a capacitarsi di ciò che era appena accaduto. Qualche anima aveva provato ad attaccarlo, ma era stato tutto inutile: non riuscivano neppure ad avvicinarsi a lui, perché la sua aura finiva per scottarle irrimediabilmente.
 
“Nessuno di voi potrò più fare niente” – aveva detto, calmissimo – “Nessuno di voi potrà più fare del male alle persone a cui voglio bene” – e si era messo in posizione, raccogliendo tutte le energie e la concentrazione di cui era capace.
 
“NOOO!!! SCIOCCO!! CHE VUOI FARE???” – aveva urlato la creatura, terrorizzata.
“Voglio solo che troviate la pace”.
 
In pochissimi istanti, la sua concentrazione era arrivata al massimo, e un lampo di energia potentissima fuoriuscita dai palmi delle sue mani aveva preso la direzione di quella volta completamente bianca che li sovrastava, creando un enorme cratere nell’istante in cui era entrata in contratto con essa.
 
“NOOO!!!!!”.
 
Ma le urla della creatura erano state inutili. In un attimo, dal cratere erano usciti degli esseri che Vegeta aveva riconosciuto come i guardiani dell’Inferno, ed essi avevano cominciato ad afferrare le anime dannate cominciando proprio dalla creatura, per condurle nel luogo in cui avrebbero trascorso il resto dell’eternità.
 
Sotto gli sguardi stupefatti di Moon e Bulma, Vegeta era sceso al suolo, circondato da demoni e anime dannate e non, e con passo sicuro si era diretto presso i bambini, prendendo entrambi fra le braccia, per poi cullarli.
 
‘Nessuno vi farà del male, non finché ci sarò io’ – era stato ciò che aveva pensato, mentre posava un bacio su entrambe le loro fronti.
Le due donne non avevano osato interrompere quel momento così intimo. Un padre stava salutando i figli che aveva protetto a costo della vita, ricordando loro che li amava più della sua vita.
Ma allora, perché sembrava che in quell’insolito gesto d’amore ci fosse qualcosa di sbagliato? Perché quel gesto sembrava quasi un addio?
 
Senza dire una parola, Vegeta li aveva sollevati, dirigendosi proprio verso Bulma e Moon che avevano trattenuto il fiato fino ad allora.
Con una delicatezza che non gli apparteneva aveva consegnato Trunks a Bulma e Goten a Moon, parlando poi con tono serio e senza alcun timore.
 
“Tornate indietro. La porta si aprirà quando sarete prossime ad essa, e lasciate che le anime dei saiyan tornino indietro. La magia di questo posto è stata infranta. Le anime dannate non possono più farvi del male” – aveva detto, guardando entrambe negli occhi.
“Ma Vegeta… Tu… Tu dove…”.
“Dove andrai?” – aveva detto Moon, completando la frase di Bulma.
 
Il saiyan, scintillante nella sua aura dorata, si era preso un attimo di pausa prima di rispondere.
“C’è una cosa che devo fare ancora. E devo farla da solo” – aveva risposto, vago, ma determinato.
 
E lo avevano visto spiccare il volo e sparire nel cratere che lo avrebbe condotto all’Inferno.
 

*

 
Era in estrema difficoltà. Non aveva più energie, ed era convinto che presto sarebbero riuscite a toccarlo, facendolo diventare uno di loro.
Eppure, quando tutto sembrava perduto, la porta della camera di Vegeta jr si era aperta all’improvviso e, dietro Moon e Bulma che avevano fra le braccia i bambini, erano fuoriuscite centinaia di anime luminose.
 
“Presto Goku! L’Acqua!” – gli aveva detto la voce di Tarble, la vera voce di Tarble che si era materializzato accanto a lui – “Adesso!”.
 
E, senza farselo ripetere due volte, aveva stappato la bottiglia che aveva custodito gelosamente, librandosi in volo, e facendo in modo che l’acqua cadesse su tutti i saiyan presenti in sala.
 
In pochissimi istanti, senza nessuna sofferenza apparente, le anime dannate erano uscite da quei corpi, e i saiyan avevano ripreso possesso di essi.
I demoni le avevano afferrate una ad una, conducendole poi dall’altra parte della porta, che si era chiusa dopo che anche l’ultima anima l’aveva attraversata.
 
“Ce l’abbiamo fatta!” – aveva urlato Goku, balzando in piedi – “Ce l’abbiamo fatta! Ora non mi resta che abbattere la porta e…”.
“NO! Goku, aspetta!” – aveva urlato Bulma, che continuava cullare Trunks – “Vegeta non è ancora tornato indietro”.
 
Continua…
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Ed eccoci qui al penultimo capitolo.
So che molti di voi non approveranno ciò che ho scritto, ma porca pupazza, possibile che Vegeta, il principe dei saiyan, non avesse raggiunto il terzo livello di super saiyan? E’ una cosa che non ho mai digerito, ed era un qualcosa per cui ho sempre voluto ‘ rimediare ‘. Ok, Goku era il protagonista, Vegeta il suo antagonista e blablabla, ma c’è un limite a tutto. Un principe resta pur sempre un principe, nel bene e nel male, e Vegeta per me sarà sempre il migliore a prescindere da tutto.
Per questo, ho deciso che per il suo terzo livello di super saiyan dovesse raggiungere una sorta di pace interiore, se così possiamo definirla. Dopotutto, il super saiyan non era il guerriero dal cuore puro? ;)
Inutile che io vi dica cosa è andato a fare Vegeta nel Regno degli Inferi…
Corro a scrivere l’ultimo capitolo e l’epilogo!
Grazie di cuore!
Un bacione
Cleo

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Capitolo 30
*** Father and Sons ***


Father and Sons


Aveva volato a velocità altissima, lasciandosi alle spalle le migliaia di anime che avevano cercato di porre fine alla sua vita.
I demoni non l’avevano fermato. Sapevano che era nel giusto, sapevano che non c’era motivo per fermarlo. Dovevano a lui il recupero di molte anime, anime che in ogni caso avrebbero dovuto spartire con le creature celesti. Non tutti avevano commesso atti ignobili. Fra di loro c’erano anche bambini e innocenti costretti ad assistere dalla furia di chi aveva prevalso con la sua follia distruttrice.
Sarebbe stato un lungo lavoro sistemare tutto, ma a quello avrebbero pensato re Yammer e i suoi addetti alla burocrazia. Chi l’avrebbe mai detto che un’anima destinata all’Inferno avrebbe risolto ogni cosa.

Vegeta si era lasciato guidare dal suo istinto fortemente sviluppato. Era una sensazione straordinaria quella che stava provando. Sentiva ogni sua fibra pervasa da un’energia nuova, da un’energia buona. E, per la prima volta in vita sua, tutto se stesso desiderava usare quel potere per fare qualcosa di buono.
La sua mente era sgombra, priva di pensieri negativi. Il dolore che regnava nel luogo in cui aveva albergato per qualche tempo e in cui era certo che un giorno sarebbe tornato non lo stava intaccando. C’era solo un dolore su cui si era concentrato, un dolore personale, un dolore che gli stava facendo sanguinare il cuore. Il dolore di qualcuno che era sangue del suo sangue.

Era arrivato nei pressi della ruota come il sole che sorge al mattino. La sua aura scintillante aveva rischiarato ogni cosa, abbagliando i demoni che fino a qualche istante prima avevano torturato il corpo inchiodato a quella struttura infernale.
Era bastata solo la forza del pensiero per far sì che i chiodi fuoriuscissero dalle mani e dai piedi, e qualche istante dopo, essi avevano smesso di sanguinare, così come le ferite che si estendevano numerose sul suo corpo.
E poi, aveva avuto paura. Paura di sfiorarlo, paura di potergli fare ancora del male. Cosa si poteva provare nel toccare un’anima? Era degno di toccarla?
Ma non aveva avuto in tempo di pensare ancora, perché re Yammer era sceso lì di persona, comparendo davanti a lui in tutta la sua gigantesca mole.

“Re Yammer… Ci incontriamo di nuovo” – aveva detto Vegeta, serio.
“Nella circostanza sbagliata, a quanto pare”.

Vegeta aveva sfoderato un piccolissimo sorriso mesto, lasciando che la sua aura si affievolisse.

“Sei stato molto coraggioso…” – aveva aggiunto – “Hai fatto la cosa giusta e…”.
“Che cosa vuole, re Yammer?” – aveva tagliato corto Vegeta.

Il burocrate si era preso una lunga pausa prima di proseguire. Era la cosa più difficile che avesse mai detto nella sua vita.

“Non puoi portarlo via da qui”.
“Questo non è il suo posto, e lei lo sa bene”.
“Ne sono consapevole ragazzo mio, ma ci sono delle cose che non si possono cambiare…”.
“E’ solo un ragazzo, ed è innocente. Si trova qui per causa mia. Ed io voglio poter fare qualcosa. Voglio poterlo salvare” – aveva stretto i pugni con forza, gestendo meglio che poteva la sua rabbia e la sua potenza – “Dannazione. E’ mio figlio anche lui”.

Re Yammer era a dir poco esterrefatto. Quello non aveva niente a che fare con il Vegeta che aveva conosciuto tanto tempo fa, il principe sanguinario che era morto per ben due volte.
Era un uomo nuovo, un uomo migliore. Era un padre che avrebbe fatto qualunque cosa per i suoi figli, soprattutto per quel figlio che non aveva mai conosciuto.

“Prenda me” – aveva detto ad un certo punto il principe dei saiyan, lasciando il burocrate completamente spiazzato – “Prenda me al suo posto”.

“Tu?? Ma cosa stai dicendo figliolo?”.
“Ha capito bene! La mia vita per quella di mio figlio. Metta me su quella ruota se è necessario, ma fatelo andare via”.

Il suo appello era stato così accorato che persino il cuore duro e temprato dagli anni di re Yammer si era ammorbidito. Sentiva il suo tormento, lo leggeva nei suoi occhi. Era molto più grande di qualsiasi tipo di dolore che avesse mai visto in quel luogo, e si trattava del Regno degli Inferi. Ma questo non cambiava le cose. Non poteva prendere la sua vita per quella di suo figlio.

“Mi dispiace ragazzo, io…”.

“Ehi! Re Yammer! Mi sente??”.
“Ma questa è la voce di re Kaioh!” – aveva esclamato lui.
“Cosa? Quel re Kaioh?” – aveva domandato Vegeta.
“Sì ragazzo, sono proprio io! Lascia che io ti faccia i miei complimenti. Sono fiero di te Vegeta” – ed era vero. Ciò che aveva fatto era stato sbalorditivo, e lui stava scalpitando per poterglielo dire.
“La ringrazio, ma questo non è il momento dei convenevoli! Voleva dirmi qualcosa, non è vero?”- non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce, ma nel suo cuore si era accesa la fiamma della speranza. Forse, quello strano essere poteva fare qualcosa per lui.

“Proprio così ragazzo! Devi sapere che mentre eravate impegnati a combattere quelle anime, mi sono messo in contatto con il capo dei saggi dei namecciani, spiegandogli come stavano le cose”.
“Non mi starà dicendo che…”.
“Proprio così ragazzo! Erano così commossi dalla storia di tuo figlio che non hanno esitato neppure per un attimo. Hanno recuperato le sfere e hanno invocato il loro drago! Sono in contatto con te Vegeta, e stanno solo aspettando che tu esaudisca il tuo desiderio!”.

Non riusciva quasi a crederci.

“Io… io non la ringrazierò mai abbastanza” – aveva ammesso, cercando di frenare l’entusiasmo.
“Bene ragazzo! Esprimi il tuo desiderio!”.

E, dopo aver preso un bel respiro, lo aveva detto senza nessuna esitazione.

“Io desidero che mio figlio torni in vita”.

*


Stavano tutti bene. Tutto era finito per il meglio, e i saiyan stentavano quasi a credere a ciò che era capitato loro.
Chichi, Gohan, Crilin, Tarble e tutti gli altri erano tornati normali, compresa C18! E pensare che erano convinti che lei non avesse un’anima!
Chichi e Bulma avevano dedicato tutte le loro energie a Goten e a Trunks, che finalmente si erano ridestati, abbracciando felici le loro madri.
Ogni cosa era tornata alla normalità. Solo una persona mancava ancora all’appello. Questo qualcuno era Vegeta.

“Mamma, dov’è papà?” – aveva chiesto Trunks a Bulma.
“Sì Bulma… Dov’è Vegeta?” – aveva domandato a sua volta Goten.

Era commovente vedere che il loro primo pensiero era stato dedicato alla persona che amavano più di tutti. Nella confusione generale, Moon e Bulma avevano dimenticato di spiegare agli altri cosa avesse deciso di fare Vegeta, e il fatto che stesse impiegando tutto quel tempo stava facendo pensare loro che qualcosa fosse andato storto. Era vero che avessero urlato a Goku di non distruggere la porta, ma egli era stato l’unico ad aver capito ciò che era accaduto, ed era stato l’unico, insieme a loro due, ad aver sperato che la cosa volgesse al meglio.

“Vedi tesoro, tuo padre…”.

Ma Bulma non avrebbe mai finito di pronunciare quella frase, perché la porta del limbo si era aperta, e due persone dall’aspetto identico avevano fatto capolino.

Finalmente, erano di nuovo tutti insieme.

*


Era stato l’attimo più emozionante dell’esistenza di entrambi. Era la prima volta per tutti e due, quasi simile all’attimo della nascita di un bambino, ma in quel caso, il piccolo non sarebbe stato in grado di capire che la persona che aveva davanti fosse suo padre. Per lui, invece, era stato esattamente così.

Aveva aperto gli occhi con estrema lentezza, mettendo a fuoco con fatica la persona che aveva davanti. Non c’era voluto molto per capire chi fosse. Era identico a lui, identico in ogni sua parte. Il viso, gli occhi, i capelli, persino le loro orecchie erano identiche. C’era solo una cosa che li differenziava. L’espressione della persona che aveva davanti era un’espressione più matura, più saggia, l’espressione di chi aveva lottato, sofferto e di chi aveva vinto perdendo però per strada qualcosa di importante.
Per tutta la vita aveva desiderato incontrarlo, immaginando come potesse essere, per poi scoprire che era mille volte meglio di come avesse potuto immaginare.

Si era tirato su sui gomiti, indeciso sul da farsi. Avrebbe voluto chiamarlo, ma temeva il suono di quel nome.
Ma poi, guidato dall’istinto, lo aveva fatto, e tutto era stato più semplice.

“Padre…”.
“Andiamo a casa, figliolo”.

*

 

Non avevano esitato neppure per un secondo. Trunks e Goten si erano liberati dall’abbraccio delle madri, correndo ad abbracciare l’uomo che aveva salvato loro la vita. Vegeta era rimasto tutto d’un pezzo, evitando di scomporsi, ma Bulma e Chichi, così come tutti gli altri, avevano visto chiaramente il lieve rossore che aveva colorito le sue guance.

“Sei, sei davvero tu?” – aveva chiesto Moon al ragazzo che stava accanto a Vegeta, tremando per l’emozione.
“Madre…” – l’aveva chiamata lui la prima volta – “Madre…”.

Probabilmente, quello era stato il primo vero gesto d’amore che la saiyan aveva avuto per suo figlio. Moon l’aveva raggiunto, abbracciandolo in modo un po’ impacciato all’inizio, ma stringendolo sempre con maggiore forza, quasi come se stesse cercando di farlo divenire parte del suo corpo, parte della sua anima.

“Ma com’è possibile? Loro avevano detto che…”.
“Scommetto che c’è lo zampino di noi sappiamo chi, non è vero?” – aveva detto Goku, tagliando corto.
Vegeta aveva annuito in silenzio, sorridendo sereno. Era meglio che nessuno di loro sapesse delle sfere del drago.

“Fratello…” – Tarble era rimasto in disparte per troppo tempo, e alla fine aveva ceduto. Era letteralmente piombato addosso sia a Vegeta che a Vegeta jr, abbracciandoli come meglio poteva data la sua piccola mole.
“Ehi… La vuoi piantare??” – lo aveva ammonito Vegeta.
“Già… zio, per favore…”.

Erano simili anche nel carattere Vegeta e suo figlio. Entrambi erano diventati rossi, e stavano facendo finta di spingere via il saiyan che imperterrito continuava a stringerli.

“Ora devi raccontarmi come cavolo hai fatto a fare quello che hai fatto!” – aveva chiesto Tarble, curioso.
“Fatto cosa?” – avevano chiesto Goku e gli altri terrestri.
“Fatto cosa??? Era circondato da un’aura dorata potentissima!! Aveva i capelli lunghissimi e biondi e gli occhi di un azzurro intensissimo! Persino il suo viso era mutato… Sembrava che non avessi le sopracciglia!”.

A quel punto, il Son, i suoi figli, Trunks e tutti gli altri avevano spalancato la bocca, increduli.

“Hai raggiunto il terzo livello del super saiyan???” – Goku era piacevolmente sorpreso – “Urca amico mio! Sono felice per te! Ero certo che ce l’avresti fatta anche tu!.
“Papà!” – Trunks era al settimo cielo – “E’… è straordinario!”.

“Super saiyan?” – aveva chiesto Vegeta jr, dando voce ai pensieri di tutti i saiyan presenti.
“Sì, ragazzo” – era intervenuto Junior, sorridente – “Quello che sei diventato anche tu poco prima di perdere la vita”.

A quel punto, si era aperto un intero universo fatto da cose da dire.

Epilogo

Avevano deciso di rimanere su Neo-Vegeta-Sei. Tutti, senza nessuno escluso.
Era stata una decisione presa con il cuore da Vegeta e da tutti gli altri, desiderosi di conoscere Vegeta jr e di mostrarsi per quello che erano veramente.
Il principe dei saiyan aveva deciso di allenare suo figlio per insegnargli a controllare i suoi nuovi poteri, permettendogli così di difendere al meglio il proprio pianeta. Il ragazzo aveva accettato di buon grado quella proposta, ansioso di trascorrere del tempo con suo padre e con i suoi fratelli.

Vegeta e Goku avevano dato spettacolo durante una delle loro esibizioni, scoprendosi perfettamente alla pari. I loro due primogeniti si erano scoperti particolarmente affini, e in pochissimo tempo, la potenza di Vegeta jr era arrivata ad eguagliare quella di Gohan. Trunks e Goten si erano allenati molto a loro volta, ma preferivano trascorrere il tempo in compagnia di Tarble che adorava mostrare loro pianeti lontani.

Ovviamente, tutto quello era stato possibile dopo l’imbarazzantissimo discorso che Vegeta aveva avuto con Bulma e Moon.
Il saiyan sarà anche stato in grado di scontrarsi contro avversari pericolosissimi con estrema impavidità, ma affrontare con tranquillità due donne così agguerrite non era davvero una cosa che poteva sostenere a cuor leggero.
Dopo una serie di balbettii inconsueti e incoerenti, Vegeta aveva ammesso di non ricordare niente di quella notte, ma che qualunque cosa avesse fatto era stata un errore.

‘Perché io deciderò sempre e comunque di tornare sulla Terra… con Bulma…’ – aveva ammesso, cercando di mantenere la calma.

L’etichetta e il buonsenso avrebbero voluto che quella conversazione rimanesse tra di loro, ma in meno di cinque minuti, tutto il castello aveva saputo che in realtà non era accaduto assolutamente niente durante quella fatidica notte, perché Vegeta non reggeva assolutamente alcun tipo di alcolico e aveva avuto appena il tempo di farsi togliere i vestiti da una Moon che aveva deciso di organizzargli un tranello.
Bulma, contrariamente a qualsiasi tipo di pronostico, aveva reagito in maniera più che ragionevole, evitando di linciare la saiyan, o di provarci, almeno, e questo perché la splendida donna dalla lunga coda di scimmia aveva invocato il suo perdono, mostrandosi davvero dispiaciuta per ciò che aveva architettato.
E la turchina aveva chiesto a sua volta scusa alla persona che aveva accusato di tradimento, giurando a lui e a se stessa che se avesse sentito ancora una voce del genere avrebbe chiesto al diretto interessato, l’unico di cui era in grado di fidarsi.

Quello che il castello non poteva sapere, era ciò che Vegeta aveva detto in seguito a Moon, ma questo non è giusto che lo sappiate neanche voi, almeno per il momento.

6 mesi dopo…

“Trunks! Andiamo fratellino, per favore, cerca di sbrigarti! Non vorrai fare tardi proprio oggi!” – Vegeta jr. stava bussando alla porta della stanza di suo fratello da diversi minuti, in preda al panico. Era bellissimo nella sua divisa da cerimonia, e la sua agitazione non aveva corroso il suo aspetto così fiero e regale.
“Arrivo!” – aveva urlato Trunks, aprendo la porta dopo qualche istante. Indossava la stessa identica divisa di suo fratello, e aveva gli occhi colmi di gioia.
“Ma quanto tempo ti ci è voluto?? Stavo iniziando a pensare che ti avessero rapito!”.
“Oh, per favore, non dirlo neanche per scherzo! Mi è bastato una volta!”.
“Hai ragione, ma ora cerchiamo di sbrigarci. E’ davvero molto tardi”.
“Subito”.

E, proprio come aveva temuto Vegeta jr, erano stati gli ultimi ad arrivare, o quasi.
La sala del trono era stracolma di saiyan in alta uniforme. Il generale Kaharot e il suo plotone si erano disposti al centro della sala, nel corridoio centrale, distribuendosi in parte sulla destra e in parte sulla sinistra, in attesa che arrivassero coloro che stavano attendendo con ansia.
In cima alla scalinata, propri davanti agli scanni reali, si trovavano due figure diverse, ma che avevano lo stesso, identico compito.

“Ancora non credo che stia per accadere sul serio!” – aveva esclamato Yamcha a Tenshinan.
“Già… Chi l’avrebbe mai detto?”.
“Non vedo l’ora di vederli arrivare! E ci sono anche i genitori di Bulma!” – aveva aggiunto Rif.
“Io ancora non credo che siano riusciti a portare qui un prete! Guardatelo, poverino… è terrorizzato!” – aveva aggiunto Crilin.
“Ma la volete piantare?? Impiccioni, chiudete il becco!” – li aveva ammoniti Junior.

Qualche istante dopo, senza troppe cerimonie, due saiyan erano comparsi davanti gli scranni, e non due saiyan qualsiasi, bensì due fratelli che finalmente si erano ritrovati dopo tanto, troppo tempo, due fratelli diventati più uniti che mai.
Vegeta e Tarble indossavano due divise leggermente diverse per scelta del colore, ma entrambi facevano la loro splendida figura. Ed entrambi erano tremendamente nervosi, e lo evinceva dal fatto che fossero rigidi come due manici di scopa.
Goku e Crilin erano gli unici a poterli capire. Dopotutto, erano gli unici del loro gruppo di amici ad essersi sposati.

“Urcaaaa!!! Guardate come sono nervosi ragazzi!” – aveva detto Goku ai suoi due bambini – “Credo che a Vegeta stia per venire un infarto!”.
“PAPA’!!” – lo avevano ammonito i due piccoli Son all’unisono, scuotendo il capo, increduli.
“Ma che cosa ho detto di male??” – aveva piagnucolato Goku, offeso, pentendosene un attimo dopo per l’occhiata assassina che Vegeta gli aveva lanciato.

Goten era al settimo cielo.
Nei mesi trascorsi su Neo-Vegeta-Sei si era avvicinato molto di più a Goku, scoprendo di avere non un papà, ma addirittura due, che lo amavano a dismisura. E poi, aveva tre fratelli e uno zio. Quale bambino era più fortunato di lui?
Sorridendo, Trunks gli si era avvicinato, parlandogli sotto voce.

“Li hai presi?”.
“Sì, me li ha dati prima la mamma… Mamma mia, spero di non fare qualche figuraccia e di non cadere giù per le scale!”.
“Andrà tutto bene fratellino, ne sono sicuro!”.
“Forza ragazzi” – li aveva richiamati all’ordine Vegeta jr, dopo averli raggiunti – “Stanno arrivando. Credo proprio che sia arrivato il momento di andare”.

E il momento solenne era giunto per davvero.
Le due donne, le due bellissime spose, con tanto di damigelle terrestri e non, avevano varcato la soglia, mostrandosi in tutto il loro splendore.
Moon e Bulma indossavano due abiti da sposa terrestri, ma molto, molto diversi fra di loro. Mentre quello della saiyan era molto più sobrio, strettissimo in vita, con le maniche cucite di un velo sottilissimo che le lasciava le spalle scoperte e la gonna dello stesso tessuto che metteva in mostra – senza essere volgare – le belle gambe scolpite, quello indossato da Bulma era un abito da sposa romantico, elaborato, con un’ampia gonna riccioluta e un lungo strascico, e aveva preteso che il velo le coprisse il viso. Quest’ultimi aveva voluto un mazzetto fatto di rose bianche, mentre Moon si era rifiutata di portarlo. Nessuna delle due aveva optato per il bianco, scegliendo invece un bellissimo color panna che faceva risaltare la carnagione di entrambe.
Le damigelle, fra cui annoveriamo C18, Videl e Chichi, erano vestite tutte allo stesso modo, ed erano forse ancora più emozionate delle due spose.

Nel vederle avanzare, i due fratelli saiyan si erano avvicinati, e dopo un attimo di smarrimento, Tarble aveva parlato al fratello, strappandogli un sorriso.

“Presumo che entrambi siamo ancora in tempo per organizzare una fuga plateale”.
“Tsk… Ci troverebbero anche se ci nascondessimo in una galassia parallela, fidati” – gli aveva risposto Vegeta, più serio che mai.

Tarble aveva sorriso, sereno.

“Non ti ringrazierò mai abbastanza, lo sai, vero?”.
“Non devi ringraziarmi affatto, invece. L’ho solo aiutata ad aprire gli occhi, ma se non avessi fatto la tua mossa, quest’oggi non sarei qui con te”.
“Lo sai che ti voglio bene, vero?” – aveva aggiunto Tarble, sfidando la sorte.
“Tsk, lo so… Lo so”.

*


La cerimonia era stata davvero bella, nonostante gli intoppi causati dal totale e completo imbarazzo di un Vegeta che aveva risposto alle domande canoniche di un prete a dir poco terrorizzato con dei semplici cenni del capo e aveva dato un bacio a Bulma che definirlo tale sarebbe stato veramente eccessivo e forse anche fuori luogo.
Goku e Chichi avevano fatto da testimoni l’uno a Vegeta e l’altro a Bulma, mentre Vegeta jr e Gauda, il capitano della torre di controllo, erano stati i testimoni di Moon e di Tarble.
Ai piccoli Goten e Trunks era toccato portare gli anelli, e nonostante l’ansia di cadere giù per le scale di Goten e l’agitazione di Trunks, tutto era andato per il meglio.

Tarble e Moon e Bulma e Vegeta erano diventati marito e moglie, e nessuno, a parte loro, avrebbero potuto cambiare le cose.
Quello era stato davvero il giorno più bello delle loro vite.

*


Ma c’era ancora qualcosa da mettere a punto, qualcosa che non poteva più aspettare. Così, era stato durante la cerimonia che Vegeta aveva rinunciato al trono in favore di suo fratello e di Moon, a patto che il primo in linea di successione fosse stato Vegeta jr, annunciando che presto sarebbero tornati tutti sulla Terra. Ma era stato proprio quest’ultimo a spiazzare tutti, principalmente i suoi genitori, decidendo di seguire suo padre.

“Che mia madre e il mio popolo non me ne vogliano, ma non è al trono che ambisco. Andrò sulla Terra con mio padre, se lui vorrà. E’ il minimo che io possa fare per l’uomo che ha proposto di prendere il mio posto all’Inferno”.

Vegeta doveva ammettere che la sorpresa fosse stata grande, ma che la gioia nel suo cuore lo fosse ancora di più. Era partito per conoscere suo figlio, e alla fine aveva ottenuto molto, molto più di quanto avrebbe mai potuto aspettarsi.
Aveva ottenuto un figlio, una cognata e un fratello devoti, un popolo che lo stimava sopra ogni possibile immaginazione, aveva ottenuto la fiducia incondizionata dei suoi amici, ed ultima, ma non ultima, aveva avuto la mano di quella donna che con il suo amore e la sua pazienza aveva aiutato il suo cuore di pietra a mutare.
Vegeta aveva finalmente capito che l’umanità non era una debolezza, bensì il dono più grande che potesse mai desiderare, e voleva trascorrere tutta la vita che aveva davanti per viverla pienamente insieme alle persone che amava, senza tuttavia dimenticare chi era veramente, il principe del nuovo popolo saiyan.

Fine

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Ed eccoci giunti alla fine, facendo le uniche due cose che non si vedranno mai e poi mai in Dragon Ball: un matrimonio in grande stile, e vedere Vegeta rinunciare al proprio trono.
Spero che la cosa non vi abbia sconvolto eccessivamente! L’idea del matrimonio è venuta fuori mentre stavo scrivendo, lo ammetto, e non so neppure se sia ben riuscita o no. Non avevo un’idea precisa per questo finale, escludendo la rinuncia al trono e il ritorno di Vegeta sulla Terra al fianco della sua Bulma.
Finalmente, anche quest’ultima ha imparato una lezione: mai fidarsi delle voci, ma andare sempre alla fonte. Ebbene sì, alla fine Yamcha aveva ragione! Quasi non si ci crede!
Moon e Tarble alla fine hanno deciso di fare la cosa più sensata dell’universo: sposarsi. Sono così contenta per loro che quasi mi viene da piangere! *Sigh!*

Ma ripercorriamo tutto con calma.
Non potevo assolutamente lasciare Vegeta jr in quel posto infernale. Ne andava della mia dignità! U.U
Lasciatemi dire che re Kaioh è un geniaccio e che re Yammer e la sua burocrazia hanno rotto le scatole! ESSERE INSENSIBILE!!

Però, l’importante è che tutto si sia risolto per il meglio!
Ragazzi miei, che dire? Tutto questo delirio non sarebbe mai e poi mai avvenuto senza la vostra pazienza e il vostro supporto.
Posso solo ringraziarvi un miliardo di volte, sperando di sentirvi ancora, in futuro! Siete stati di grande conforto e sprono, e non lo dico tanto per farmi bella.
Il mio lavoro senza di voi non avrebbe senso, non mi stancherò mai di ripeterlo. =)
Grazie di vero cuore!
Sempre vostra
Cleo

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