En ma Fin gît mon Commencement

di Diana924
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 parte ***
Capitolo 2: *** 2 parte ***
Capitolo 3: *** 3 parte ***
Capitolo 4: *** 4 parte ***
Capitolo 5: *** 5 parte ***
Capitolo 6: *** Conclusioni ***



Capitolo 1
*** 1 parte ***


 

E’ mattina presto oggi quando mi hanno svegliata. Non ho dormito perché mi è stato impossibile. Ho scritto lettere, a mio cugino di Guisa e a mio cugino il re di Francia, ho pregato e ho vegliato. Poi mi sono fatta portare il mio abito rosso.

Rosso come il colore dei martiri, perché anche io come loro sto morendo per la mia Fede.

Troppo giovane per apprezzare quello che avevo, e che mi è stato brutalmente sottratto: il mio regno, mio marito, mio figlio.

Sono nata per essere una regina, per avere una corte che mi adorasse, dei poeti che mi lodassero e dei musici che suonassero per me ma mi hanno tolto tutto.

Sono nata l’8 dicembre 1542 nel castello reale di Linlithgow, figlia di re Giacomo V e della sua seconda moglie Maria di Guisa. Prima di me erano nati due maschi ma i miei fratelli erano già morti, e il mio fratellastro Francesco d’Orleans, avuto dal primo matrimonio di mia madre, viveva in Francia e non poteva essere accettato come un possibile pretendente. Così restavo io, e tutti speravano che fossi un maschio. Pochi giorni prima della mia nascita, il 25 novembre, l’esercito scozzese era stato decimato a Solway Moss, come già era avvenuto ventinove anni prima a Flodden dove mio nonno Giacomo IV perse la vita.

Mio padre invece sopravvisse ma sprofondò nella melanconia, si mise a letto e lì rimase aspettando la morte.

<< Addio, tutto è cominciato con una donna, e con una donna terminerà >> disse quando gli fu annunciata la mia nascita, e sei giorni dopo morì, ad appena trent’anni.

Avevo appena sei giorni ed ero già regina di Scozia, e fu James Hamilton, il secondo nella linea di successione ad assumere la reggenza in mio nome.

Corrotti dall’oro inglese molti nobili si dichiararono a favore del mio matrimonio con Edoardo di Galles, mio zio e figlio di re Enrico VIII d’Inghilterra, in modo tale da poter unire Scozia e Inghilterra.

Mia madre era rimasta francofila e non si fidava della nobiltà per cui mi portò nel castello di Stirling e là il cardinale David Beaton, che a lungo ha considerato un sant’uomo, mi incorono come regina di Scozia.

Le previsioni funeste di mia madre erano corrette infatti non potendomi avere prima il temibile despota Enrico VIII c’invase e durante la battaglia di Pinkie Cleugh annientò le nostre forze, costringendomi a nascondermi nel castello di Stirling.

Non ho ricordi precisi di allora, solo il lago che vedevo dalle finestre e il paesaggio della mia Scozia, che ammiravo ma che non ho mai amato.

Mia madre aveva preferito cercare l’alleanza con i francesi perciò quando avevo cinque anni mi fidanzò con il Delfino di Francia, per poi inviarmi in Francia presso mio suocere il re Enrico II.

Sono stati gli anni più belli della mia vita, e la Francia è la mai vera patria, non la Scozia. I miei parenti Guisa mi hanno sempre coccolata e adorata, specialmente mia nonna Antonietta di Borbone e mio zio Francesco che è stato come un secondo padre per me.

Il re Enrico era bello, giovane e forte. La regina Caterina de’Medici, quella figlia di banchieri fiorentini, era ordinaria ma intrigante come solo gli italiani sanno essere e aveva mille armi.

La vera rivelazione fu però l’amante del re, e alleata dei guisa, Diana de Poitiers. Diana non era giovane ma era di una bellezza che non si dimenticava e il re era innamorato di lei fin da bambino. Diana controllava discretamente e con tatto il re e lei e mio zio il cardinale di Lorena furono di grande aiuto a mio suocero.

Chi mi lasciò senza parole fu il mio primo marito al prima volta che lo vidi, Francesco di Valois. Era minore di un anno di me, ma sembrava incredibilmente gracile e malaticcio, come poi si dimostrò. Eppure mi voleva bene, mi amava teneramente e con lui e le sue sorelle Elisabetta e Claudia passai il più bel periodo della mia vita, il più sereno e il più spensierato.

Ci fu solo una piccolissima ombra sulla mia felicità e fu l’allontanamento della mia governante, lady Janet Stewart vedova Fleming che era figlia di mio nonno. A causa degli intrighi del Connestabile di Montmorency fu allontanata da corte e la fiorentina godette di questo perché dicevano che Janet fosse incinta di un bastardo del re mio suocero. Non so se sia vero ma la sua partenza mi rattristò moltissimo.

Quando ebbi quattordici anni fu deciso che mi dovessi sposare. Ricorderò sempre quel giorno, come ricorderò l’abito che scelsi d’indossare: bianco. In Francia il bianco è il colore del lutto per le regine ma non m’importava, volevo il bianco e lo ottenni. Tutta la corte era lì per festeggiarmi e ci la Messa solenne in Nostre Dame, poi un banchetto al Louvre e per finire balli e maschere.

Francesco era molto emozionato, ma era debole, molto debole, troppo debole e non intendo aggiungere altro.

Un anno dopo, durante i festeggiamenti per matrimoni di Claudia e di Elisabetta e per la vigilia di quello della sorella del re Margherita ci fu in programma un torneo a cui sia mio zio il duca Francesco di Guisa che mio suocero Enrico II di Valois parteciparono.

Mi sembra ancora di vedere quella scena di fronte agli occhi, anche oggi, la lancia del conte Gabriel di Montgomery che si spezza e che trapassa l’elmo di mio suocero che cade da cavallo e il sangue che schizza sulla sabbia, e la regina Caterina e Diana de Poitiers che si alzano di scatto spaventate, e Francesco che sviene.

La corsa al palazzo, e i medici chiamati dalla regina mentre Diana vedeva il suo regno finire. E la diagnosi dei medici che avvisavano che la sorte del re era segnata. Il matrimonio della sorella del re Margherita col duca di Savoia un matrimonio pieno di lacrime e dolore. E la mattina dopo l’annuncio che Enrico II di Valois, re di Francia era appena morto, Francesco era re e io regina di Francia e Scozia.

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Capitolo 2
*** 2 parte ***


La regina Caterina però non si comportò bene, oh no, affatto. Prima di tutto decise che non avrebbe rispettato il lutto delle regina e che nessuno si azzardasse a segregarla per quaranta giorni in una stanza nera, poi invece del bianco scelse il nero, come si usa in Italia, sua patria e nota terra di mentitori e assassini come lei. Avrei voluto andare al patibolo vestita completamente di bianco perché mi sono sposata tre volte e tre volte sono rimasta vedova ma prima di essere una vedova e prima ancora di essere una regina oggi io sono una martire, un martire che muore per la Santa Romana Chiesa e quindi ho scelto il rosso, il colore di noi martiri cristiani e cattolici.

Io ero regina, ed era mio compito aiutare e consigliare Francesco e per aiutare e consigliare me c’erano i miei zii Francesco e Carlo di Guisa. Zio Francesco portò subito me e mio marito al sicuro mentre Diana lasciava la corte senza nemmeno poterci salutare.

Pochi mesi dopo morì anche la regina Maria d’Inghilterra e io così divenne anche regina d’Inghilterra come mi disse mio zio Carlo, cardinale e potente uomo di Stato. Io sono la regina d’Inghilterra, e non la vile bastarda che mi ha condannato a morte. Francesco divenne re d’Inghilterra e io regina sebbene sul trono sedesse la bastarda Elisabetta così ci limitammo a inserire le insegne inglesi a quelle scozzesi e francesi del nostro vasellame.

C’era l’iniziativa di strapparle il trono ma lei, infida come tutti i bastardi, intrigò con gli eretici che vivevano in Francia.

Quanta paura ebbi quando ad Amboise, quel meraviglioso castello che ricordo con un misto di paura e di felicità, zio Francesco ci avvisò che degli eretici armati volevano rapire mio marito, ma mio zio ci salvò, come l’eroe di una ballata.

Quello che seguì mi riempì d’orrore perché fu deciso che i cinquantadue colpevoli dovevano essere giustiziati, com’era giusto fare in quelle circostanze, e che tutta la famiglia reale sarebbe stata presente, e la cosa non mi piacque. Durò tutto il giorno, gli eretici andavano al patibolo cantando i salmi del poeta Marot e mentre osservavo la scena sentì la regina madre che mi rimproverava perché una vera regina non doveva mostrare le sue vere emozioni davanti a tutti. Terminato quell’evento mostruoso mia zia Anna d’Este disse alla regina che sangue chiamava altro sangue, e la sua predizione si dimostrò esatta per tutti.

Poco dopo due morti mi colpirono, quella di mia madre che aveva fatto tanto per me in Scozia proteggendo il mio regno dai perfidi inglesi e tentando di arginare l’eresia. Aveva fatto in tempo a firmare un trattato in cui rinunciavo alle mie pretese sul trono inglese perché il suo vero problema era l’eresia e non la bastarda inglese, ma né io né mio marito lo firmammo, sostenuti in questo da mio zio il cardinale e da tutta la famiglia Guisa.

Poi, all’improvviso mio marito, il povero marito, il mio re, Francesco, morì anche lui. Ricordo che solamente io e la regina madre potevamo vederlo ed era orribile sentirlo urlare di dolore. Come diceva il cerimoniale vissi in solitudine per quaranta giorni, interamente vestita di bianco mentre le mie speranze e i miei sogni di una vita felice in Francia andavano in frantumi. Sarei potuta restare come promessa sposa del nuovo re, mio cognato Carlo ma lui era troppo giovane e i miei parenti volevano che sposassi l’erede al trono di Spagna, anche lui di nome Carlo, figliastro della mia amica d’infanzia nonché cognata Elisabetta.

Finito quel periodo di lutto mi recai in Lorena a trovare i miei zii e zie, e tutti loro mi consigliarono di tornare in Scozia, specialmente mia nonna Antonietta di Borbone che per me era stata una seconda madre.

Avrei preferito rimanere in Francia, o in Lorena ma quando tornai a corte l’italiana mi fece capire che due regine vedove erano di troppo così accompagnata dalla mia corte decisi d’imbarcarmi.

<< Adieu France, adieu >> dicevo mentre la terra si allontanava, certa che non avrei più rivisto quel luogo magico, come in effetti è stato ma non devo pensarci, non ora.

 

x Dolce Stregehtta: ti ringrazio molto, ma come saprai quando si tratta di Maria Stuart è difficile scindere la donna dalla regina, e si rischia di finire nell'ovvio e nel cliché.

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Capitolo 3
*** 3 parte ***


Sbarcammo a Leith dopo un mese ed ad accogliermi c’era il mio fratellastro James Stewart, i Lennox e gli Hamilton miei parenti e buona parte della nobiltà che erano lì per salutare il mio ritorno in patria e per accogliere il mio seguito.

Molti di loro si erano convertiti all’eresia calvinista ma io ero decisa a rimanere cattolica ed è anche per questo che oggi devo morire, per la mia Fede.

Non era come la Francia ma tutti sembravano volermi bene ed erano così volenterosi nell’aiutarmi a trovare un nuovo marito. Quanti candidati ho vagliato insieme al mio fratellastro ma alla fine sono stata io a scegliere, e solamente io. In parte me ne pento ma non cambierei nulla perché io l’ho amato. Henry Stuart lord Darnaley era mio cugino e suddito dell’eretica Elisabetta ma mi apparve così giovane e così attraente che quando cadde ammalato mi precipitai da lui e gli dichiarai il mio amore eterno e il desiderio di volerlo sposare. Lui accettò, allora mi amava e anche gli altri nobili approvarono il nostro matrimonio sebbene con mio fratello James i rapporti si fossero deteriorati. Chi ne fu felice fu la madre di Henry, mia zia Margaret Lennox e suo marito, ma l’eretica bastarda inglese reagì male e servendosi di pretesti meschini, come tutta la sua persona, imprigionò mia suocera nella Torre.

Fu dopo il matrimonio, e dopo che gli annunciai di aspettare un figlio, un figlio suo, che Henry cambiò. All’inizio era stato docile e premuroso e mostrava in pubblico di amarmi trattandomi come una dea, credo che vi fosse l’insoddisfazione di essere re, avrebbe voluto regnare e non solo essere sposato ad una regina ma lui non mi diceva mai nulla, non mi parlava e si legava sempre di più ai miei lords, incivili ed eretici.

Io preferivo la mia piccola corte francese con le mie dame, ero cresciuta con le mie Marie e le amavo, Mary Seton è ancora con me e mi sembra di sentirla piangere mentre mi accompagna nel mio ultimo viaggio. C’era con noi anche un segretario italiano, Davide Rizzio che mi era molto caro e che ha pagato anche troppo la sua devozione.

Dietro il pugnale che me lo portò via c’erano mio fratello, mio marito che aveva rivelato al sua natura invidiosa e meschina e anche Bothwell che già allora aveva iniziato i suoi folli piani.

Bothwell, il mio James, come sono stata stupida a credere che lui mi avrebbe protetto quando il primo a cedere è stato proprio lui.

Io non so cosa fecero, o cosa non fecero, quello che so è che il 19 giugno 1566 nacque mio figlio Giacomo ma io avevo giurato che non avrei più toccato suo padre, non dopo quello che lui mi aveva fatto. Mio marito purtroppo mi costrinse ad esautorarlo sia come marito che come regnante ma giuro su Dio che non ho mai voluto la sua morte.

Bothwell e mio fratello, e tanti altri nobili eretici, mi parlarono spesso del loro desiderio di liberarsi di lui ma rifiutai sempre di unirmi ai loro complotti.

Henry in quei giorni si stava riprendo dal vaiolo e come ogni buona moglie mi recavo ogni giorno a trovarlo e mi sembrava sinceramente pentito e desideroso di starmi accanto e gli credevo, perché non avrei dovuto?

Anche quella sera ero andata a trovare mio marito per poi tornare al castello di Edimburgo. Stavo dormendo quando come tutti udì quell’esplosione terribile che illuminò a giorno Edimburgo e mi svegliai di colpo. La casa era completamente sparita, ne restavano pochi resti.

Trovarono il colpo di Henry non dentro quel mucchio di macerie ma all’esterno. Vi era finito per lo spostamento dell’aria, è impossibile come sostengono alcuni che ne sia uscito e che qualcuno lo abbia assassinato, chi è così vigliacco da uccidere un re? Chi è quest’essere senza cuore e senza anima che trucida il suo sovrano?

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Capitolo 4
*** 4 parte ***


Aprimmo un’inchiesta ma i miei lords erano divisi da rivalità personali e non ne venimmo a capo così fui costretta a chiuderla, anche se mio suocero era convinto che il mandante fosse Bothwell, io non voglio saperlo, né ora né mai. Non fui rattristata troppo dalla morte di Henry, avevo smesso di amarlo da tempo ma piansi perché stava cambiando per me e perché era il padre di mio figlio.

Fu allora che Bothwell iniziò a corteggiarmi e io nella migliore tradizione cortese gli risposi, finché non venni a sapere che aveva divorziato dalla sua terza moglie. Sul momento non me ne preoccupai, almeno finché il 24 aprile non mi rapì mentre tornavo a Edimburgo dopo essere stata a trovare mio figlio che stava per compiere un anno. Non ho più rivisto Giacomo, mi dicono che è un uomo attraente, nato per essere re e sfortunatamente è stato cresciuto nell’eresia.

Bothwell mi rapì, perché io non ne sapevo nulla, e poi … si comportò molto male con me, e non intendo aggiungere altro, nemmeno ora che lui è morto e io tra poco lascerò questa terra, non dirò di più. Non avevo più onore così una settimana dopo il mio ritorno ad Edimburgo lo sposai con rito protestante, avrei preferito il cattolico ma non potevo perché lui aveva ancora due mogli in vita e sarei stata un’adultera mentre col rito protestante ero la sua legittima moglie.

Non ebbi scelta ma la stessa nobiltà che lo aveva tanto appoggiato gli si rivoltò contro e ci mossero guerra. Non avrei mai permesso che dei fratelli combattessero tra loro così mi consegnai loro con la promessa che mi avrebbero riconosciuta come regina se avessi allontanato Bothwell. E così che voglio ricordarlo, il cavaliere maestoso che si allontana promettendo che tornerà per aiutarmi perché sono sua moglie e la sua regina.

Mi sembra di sentirli qui accanto a me mentre entro nella stanza che hanno scelto e vedo il ceppo.

Francesco, debole e sorridente con la corona troppo grande per lui, un bambino più che un ragazzo.

Henry, bello come quando lo vidi la prima volta, bello e giovane, un ragazzo più che un uomo, il mio primo amore.

E infine James, altero e severo ma i suoi occhi non sono quelli di un uomo assennato: sono quelli che ha avuto da quando i danesi l’hanno imprigionato e lui è impazzito. Francesco, Henry, James, tutti qui per vedermi un’ultima volta e aiutarmi in questo difficile momento.

Mi imprigionarono nel castello di una delle amanti di mio padre, la madre di James, e lei mi detestò fin dal primo momento, perché ero sinceramente cattolica e perché nascendo avevo impedito a suo figlio di essere re.

James mi fece firmare un documento di abdicazione ma io l’ho firmato sotto coscrizione e quindi non è valido né mai lo sarà. Non so ancora come ma io e Mary Seton riuscimmo a fuggire ed ero pronta a tornare in Scozia ma i lords mi mossero ancora guerra e fui costretta a ripiegare. Avrei preferito andare in Francia ma la mia cara zia e cugina Elisabetta mi offrì riparo temporaneo nel suo regno, che era il mio, e accettai. Se avessi saputo quanto quella decisione mi sarebbe costata avrei rifiutato e sarei rimasta in Scozia.

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Capitolo 5
*** 5 parte ***


Fiduciosa andaì da lei ma il maligno William Cecil al convinse che era necessario un processo, che avevo ucciso Henry per poter poi sposare Bothwell. Erano orrende calunnie e non avevano prove ma lei vi credette.

Un processo, a me! Io che sono una regina consacrata e che le sono superiore in virtù della mia nascita legittima, che vergogna, che disonore, è così caduta in basso la monarchia inglese perché la figlia della meretrice Bolena possa giudicare me, regina di Scozia per nascita e regina di Francia per matrimonio nonché l’unica vera regina d’Inghilterra? Non si giudica una regina consacrata eppure loro lo hanno fatto per ben due volte.

Le mie perle, non so più dove siano finite le mie perle ed erano un regalo, un regalo di mia suocera Caterina de’Medici.

Mi hanno affidato, o meglio consegnato al conte di Shrewsbury che mi condusse al castello di Tutbury dove feci la conoscenza di sua moglie lady Bess. Insieme a lei migliorai il mio ricamo ma io non potevo stare bene là dentro, dovevo fuggire. In Scozia pensai nei primi tempi, in Scozia a riprendermi il mio regno, in Francia per vivere con i miei parenti Guisa ho pensato fino a poche settimane fa, e ora ho un solo desiderio ossia che quando la mia testa sarà separata dal corpo possa io riposare accanto a mia madre in Lorena.   Fu nei primi mesi che il duca di Norflok, cugino di lei ma cattolico comincio a scrivermi. Scrivi un giorno, scrivi un altro mi propose di sposarlo come se ignorasse che ero già sposata ma quel matrimonio, il mio matrimonio con James. Potevo essere libera, dovevo essere libera così dopo un po’ accettai la sua corte e lui mi inviò un anello per siglare il fidanzamento.

Quando lei lo scoprì si infuriò terribilmente e lo fece imprigionare e mi mandò in un altro castello, e quella fu l’unica volta in cui fui vicina al successo. Mi mandò l’odiato Cecil per stipulare un trattato ma le condizioni erano oltraggiose per eppure stavo per acconsentire quando non se en fece più nulla.

Ne hanno organizzati di complotti per liberarmi e rimettermi sul trono, persino il re di Spagna e il Santo Padre si sono ricordati di me e hanno tentato ma è stato tutto inutile, io restavo a Tutbury prigioniera. L’ultimo a provarci è stato quel giovane, Babington, che voleva prima farmi evadere e poi uccidere lei e proclamarmi regina d’Inghilterra. Ho approvato la prima parte del piano ma non la seconda no, non sono più interessata al trono, voglio solo poter riabbracciare mio figlio, sono vent’anni che non lo vedo, per poi andarmene in Lorena a morire ma sembra che la Bolena e i suoi perfidi consiglieri eretici abbiano idee diverse.

Mi hanno convocato per un altro processo ma è stato come il primo: una farsa in cui degli uomini inferiori hanno avuto l’ardire di giudicare una regina consacrata.

E ora eccomi qui, sono arrivata e le mie dame mi stanno togliendo gli abiti piangendo. Mi sembra di vedere Shrewsbury che piange ma non ne sono sicura. Sto male, ho male in tutto il corpo ma tra poco tutto sarà finito. Ecco il carnefice, devo andare.

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Capitolo 6
*** Conclusioni ***


Maria Stuart, regina vedova di Francia e regina di Scozia, fu decapitata l’8 febbraio 1587 all’età di quarantaquattro anni. La decapitazione fu molto dolorosa perché il boia impiegò due colpi prima di staccarle la testa perché il primo non era stato sufficiente e la sua testa fu mostrata al pubblico e fu allora che si scoprì che la regina portava una parrucca. In seguito quando i carnefici si avvicinarono al cadavere per rimuoverlo dalle sue gonne fece capolino il cagnolino della regina che lei aveva nascosto in precedenza.

La sua morte fu il pretesto per Filippo II per progettare l’invasione dell’Inghilterra, progetto fallito, e a suo cugino il duca Enrico di Guisa per rafforzare la Lega Santa contro gli ugonotti francesi.

La figura di Maria ha da sempre affascinato i posteri che l’hanno vista sia come una martire del cattolicismo ché come una seduttrice disposta a tutto pur di riavere il suo trono. La sua vera figura sta forse nel mezzo, Maria infatti fu sempre una donna molto devota e tollerante ma disposta anche ad usare il suo fascino prima per sfuggire e poi per addolcire la sua prigionia.

La sua infanzia in Francia non l’aveva preparata per regnare in una terra come la Scozia e lei stessa si sentì sempre più francese ché scozzese. Aveva un carattere testardo e ostinato derivante dall’essere una regina regnante fin da neonata ma che col tempo migliorò.

Siccome negli ultimi tempi era spesso sofferente è stato immaginato che soffrisse di porfiria, malattia che poi colpì il suo discendente Giorgio III.

Suo figlio Giacomo VI poi I, non la conobbe mai e ne ebbe un’idea falsata prima dallo zio Arran poi dai vari precettori che avevano tutti gli interessi a screditare la cattolica regina. Tanto che quando lei gli si rivolse per chiedere aiutò lui non esitò a tradirla, convinto che sua madre avesse fatto uccidere suo padre lord Darnley per poi poter sposare Bothwell.

Lord Arran, fratellastro di Maria e reggente di Scozia durante la minore età di Giacomo, fu assassinato da una fazione rivale, probabilmente i cugini Hamilton, e il suo posto fu preso dal duca di Lennox, suocero di Maria, che però fu assassinato un anno dopo e il cui cadavere fu fatto vedere al piccolo re di soli cinque anni.

Giacomo morì il 27 marzo 1625 dopo essere divenuto re d’Inghilterra alla morte di Elisabetta I.

 

Bibliografia

 

Alexander Dumas: Maria Stuarda

André Castelot: La regina Margot

Antonia Fraser: Maria Stuart

Carolly Erickson: Elisabetta I

C.W. Gortner: Le Confessioni di Caterina de’Medici

Jean Orieux: Caterina de’Medici

Mariangela Melotti: Caterina de’Medici

Marina Minelli: 101 storie di regine e principesse che non ti hanno mai raccontato.

Philippa Gregory: L’altra regina

Stefan Zweig: Maria Stuart

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