Giorni di scuola

di taisa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il primo giorno ***
Capitolo 2: *** Un ragazzo difficile ***
Capitolo 3: *** L'opinione che tu hai di me ***
Capitolo 4: *** Qualcosa di strano ***
Capitolo 5: *** Ciò che ti rende triste ***
Capitolo 6: *** Dove mi porta l'istinto ***
Capitolo 7: *** Non sono geloso ***
Capitolo 8: *** Il giorno della festa ***
Capitolo 9: *** Come una vera coppia ***
Capitolo 10: *** Il posto per me ***



Capitolo 1
*** Il primo giorno ***


GIORNI DI SCUOLA

GIORNI DI SCUOLA

 

1:Il primo giorno

 

Lentamente sembrava riprendere coscienza, con lentezza aprì gli occhi, mormorò qualcosa di incomprensibile, che probabilmente non aveva senso mentre si strofinava gli occhi. Un continuo ronzare gli stava dando alla testa, si voltò stancamente tirando un sonoro schiaffo alla sveglia per farla smettere.

Silenzio finalmente, si voltò dall’altra parte nella speranza di riprendere nuovamente sonno, nulla da fare, ormai era completamente sveglio “Maledizione” borbottò tra se tirandosi leggermente su con la schiena facendo cadere le lenzuola sul pavimento, scoprendo il torso nudo e un paio di boxer attillati, non aveva proprio voglia di alzarsi e si ributto pesantemente sul letto guardando il soffitto pensieroso.

Sentiva delle voci venire dalla cucina, ora si che gli conveniva alzarsi o sarebbero venuti a svegliarlo, decise finalmente di scendere dal letto.

Entrò nel bagno adiacente che per sua fortuna era privato, si passò le mani sul viso mentre si avvicinava al lavandino, infine vi ci appoggiò con entrambe le mani guardandosi allo specchio “Che palle!” esclamò prima di aprire il rubinetto per infilarci sotto la testa.

Dopo essersi lavato e vestito scese in cucina per fare colazione, “Buongiorno Vegeta”  disse una donna molto elegante, dagli occhi verdi e i capelli lunghi e neri ‘Cazzo ma questa è già qui a quest’ora? Non è che ha dormito qui?’ si chiese andando a cercare lo sguardo del padre che era impegnato a leggere il giornale con una tazza di caffè in mano. La donna gli si avvicinò con un sorriso “Allora sei pronto per il tuo primo giorno alla nuova scuola?” gli chiese con entusiasmo “Se… come no” fece lui sarcastico avvicinandosi al tavolo, proprio non sapeva come il padre riuscisse a sopportare una donna tanto odiosa.

Era la compagna di suo padre già da qualche tempo ormai e sembrava essersi presa un po’ troppa confidenza per i suoi gusti, non era la prima che il padre se ne portava una letto, ma questa era particolarmente appiccicosa, anche con lui.

“Vegeta!” disse l’uomo richiamando all’ordine il figlio per il tono usato verso Trya, questo era il nome della donna, che per tutta risposta gli si avvicinò accarezzandolo “Non preoccuparti tesoro non si è ancora abituato” poi sorrise in corrispondenza del “piccolo” Vegeta, che rispose con una smorfia ‘Cazzate! Non ti sopporto proprio vecchia strega!’ pensò accigliato, finalmente il padre si degnò di alzare lo sguardo su di lui, erano identici nell’aspetto, lo si vedeva un miglio di distanza che erano padre e figlio, l’unica differenza oltre all’età era il pizzetto dell’uomo, e si somigliavano

anche nel carattere, entrambi fieri e orgogliosi, troppo, infatti tra di loro non correva buon sangue, motivo per il quale molte delle donne entrate in quella casa ne uscivano esasperate, era una specie di guerra fredda, fatta di sguardi e di comportamenti non sempre dignitosi del ragazzo.

Vegeta, il padre, era un uomo d’affari importante, e spesso lasciava il figlio a doversela cavare da solo, e non sempre le cose erano andate bene, infatti il ragazzo era già stato espulso da 5 scuole diverse in 3 anni, ora si apprestava ad affrontare la sesta.

“Devo accompagnarti a scuola o pensi di NON saltare le lezioni almeno il primo giorno” gli disse il padre con aria severa, “Non sono un bambino” rispose con stizza l’altro afferrando una brioche ed infilandosela in bocca portando la mano con la cartelletta sulla spalla, lasciando la stanza sbattendo violentemente la porta, facendo altrettanto con il portone principale.

Sua madre non l’aveva mai conosciuta, e suo padre non gli parlava mai di lei, non sapeva neanche che fine avesse fatto, forse era morta, forse era scappata, da bambino una volta lo aveva chiesto, ma sinceramente non si ricordava, i rapporti con il padre era troppo tesi per mettersi  fare un discorso del genere, troppo impegnativo per entrambi, che di norma si limitavano a monosillabi o peggio ancora ad insulti. Era un ragazzo un po’ problematico, spesso aveva fatto a botte con alcuni compagni, e mai una volta si era degnato di spiegare perché, in più di un occasione lo aveva fatto solo perché questo o quello gli dava fastidio.

Si accorse di essere vicino alla scuola quando sentiva un gruppetto di ragazzi e ragazze fare un sacco di casino, dalle uniformi si capiva che erano della sua scuola, forse della sua stessa età, ma in fondo non gli interessava.

Lui preferiva starsene per conto suo, preferiva il silenzio della solitudine, non sapeva neanche lui perché, forse per abitudine, non aveva mai avuto un vero amico fino ad ora, era sempre rimasto da solo nel buio della sua camera, suo padre era troppo impegnato a mandare avanti la sua azienda del cavolo per accorgersene, quindi finiva spesso affidato a qualche matrigna “temporanea” una più rompiballe dell’altra.

Ormai era arrivato, conosceva fin troppo bene la burocrazia per entrare in una nuova scuola, doveva prima andare dal preside, per sentirsi dire che lo avrebbero tenuto d’occhio, che era stato espulso già troppe volte e doveva stare attento, o si fingevano sorpresi del fatto che il figlio di un grande dirigente si trovasse così spesso nei guai, insomma le solite minacce o finte attenzioni che lui si era deciso a NON ascoltare.

Entrò in segreteria dove una donna dai capelli blu molto vaporosi lo accolse con un sorriso. Si presentò come Lunch e se avesse avuto bisogno di qualcosa poteva rivolgersi a lei, certo, come se venisse a riferire i suoi problemi ad una segretaria incapace…

La donna lo accompagnò fino all’ingresso della porta del preside, dopo aver bussato ed ottenuto risposta si affacciò con un gran sorriso “E’ arrivato Vegeta Principe, il nuovo studente” “Lo faccia entrare” disse un voce da uomo anziano. Vegeta entrò nella stanza, aveva ragione, era un vecchio pelato dalla lunga barba bianca e dai grossi baffi, gli occhi coperti da degli enormi occhiali da sole “Accomodati ragazzo” disse facendogli cenno di sedersi “Io sono il Preside Muten” pese in mano la cartelletta riguardante il nuovo studente mentre questi si sedeva pesantemente sulla sedia che gli era stata indicata dopo aver scaraventato la cartella accanto ad essa, guardava l’uomo con aria annoiata, come chi non intendeva stare lì, e che aveva solo voglia d’andarsene “Mmm… vedo che ne hai combinate tante prima di venire qui…bla bla bla”, Vegeta non stava già più ascoltando, lo guardava negli occhi solo per illuderlo che qualcosa gli sarebbe entrato in testa con le braccia incrociate sul petto.

“Bla bla bla… spero comunque che ti troverai bene in questa scuola… puoi andare ora se vuoi” disse mentre sorrideva, o almeno così sembrava visto che del volto si poteva vedere poco o nulla. Vegeta uscì e fu accompagnato in classe da uno che doveva essere un suo professore, che gli disse di attendere nel corridoio davanti all’aula mentre lo avrebbe introdotto alla classe. Seccato si appoggiò al muro in attesa che gli dicesse di entrare, non ci volle molto che la testa del professore sbucasse dalla porta facendogli cenno di accomodarsi. Tutti gli occhi erano puntati su di lui, sensazione che non gli piaceva affatto “Allora Vegeta, vuoi presentarti alla classe?” disse l’uomo con un sorriso “No!” rispose secco “Dove mi siedo?” il sorriso del prof si spense, mentre in tutta la classe si sollevò un brusio “D…dove vuoi” rispose infine l’insegnante. Vegeta si guardò in giro notando un banco in fondo alla classe un po’ isolato dagli altri che dava sulla finestra, attraversò l’aula sedendosi al banco. Durante tutta l’operazione il brusio non cessò fino a quando il professore non richiamò l’attenzione su di se iniziando la lezione, Vegeta guardava fuori dalla finestra, non c’era nulla da vedere, un mucchio di grossi edifici a perdita d’occhio, ma la cosa non sembrava importargli, si sentì osservato e si voltò per capire chi era il rompipalle, notò che il ragazzo davanti a lui era girato ad osservarlo, “Che cazzo vuoi?” gli chiese sgarbatamente, ma il ragazzo non sussultò, lo guardò con un sorriso grattandosi la testa scompigliandosi i capelli ancora più di quanto non fossero già “Nulla, volevo presentarmi, mi chiamo Goku” gli disse porgendogli la mano, Vegeta si limitò a guardarla prima di tornare al “panorama”. “SON!! Smettila di disturbare il tuo compagno e segui la lezione!” il ragazzo che era rimasto a guardare per un attimo Vegeta si voltò tornado a grattarsi la testa “Mi scusi prof…” appena questi continuò a fare l’appello Goku si sporse verso il banco accanto, dove un piccoletto dalla testa rasata era seduto, quindi gli bisbigliò qualcosa.

“Brief? Qualcuno sa che fine ha fatto Brief?” chiese l’insegnante un po’ irritato, in quel momento la porta si aprì ed una ragazza dai capelli azzurri e gli occhi dello stesso colore apparve ansimante, doveva aver corso, l’uomo si volto “Brief! Sempre in ritardo! Vai a sederti al tuo posto!” “Si… mi scusi prof…” disse mentre cercava di prender fiato, si avvicinò a Goku e quello che sembra il suo gruppetto sedendosi non troppo distante da Vegeta. Goku si voltò a guardarla “Hai fatto appena in tempo Bulma” disse continuando a sorridere “Uff… la sveglia non ha suonato” “Oppure sei tu che l’hai ignorata…” disse un ragazzo seduto accanto a lei dai capelli lunghi raccolti in una coda “Yamcha sta zitto!” gli rispose lei già pronta la litigio, solo in quel momento si accorse di Vegeta, che per tutto il tempo non aveva battuto ciglio continuando a fissare fuori dalla finestra “Ciao, io mi chiamo Bulma, tu chi sei? Sei nuovo? Da dove vieni?” chiese d’un fiato, Vegeta finalmente si girò o guardarla evidentemente seccato ‘Ma quanto parla questa! Se sapevo che c’era anche lei mi sarei messo in un altro banco’ pensò squadrandola, lei continuava a sorridere tendendogli la mano, ma lui si limitò a tornare a guardare fuori, e la cosa mandò in bestia Bulma che aveva già iniziato a dare in escandescenza “ Ma tu guarda questo, nessuno ti ha mai insegnato le buone maniere scimmione?” gli urlò contro irritata, ci fu un attimo di silenzio tra i due, che fu interrotto da Vegeta che tornò a guardarla “Hai finito di starnazzare ragazzina?” “Come mi hai chiamato?” disse lei alzandosi irritata “Ti riferisci allo starnazzare o al ragazzina?” Goku si mise una mano in faccia, sapeva che provocare così Bulma voleva dire solo guai “BRIEF!! E anche tu… nuovo arrivato FUORI!!” li riprese il prof costernato, quel ragazzo era appena arrivato e già si era messo a litigare con i suoi compagni di classe, ma mentre Bulma cercò di replicare Vegeta si alzò senza dire una parola evidentemente abituato ad essere buttato fuori dall’aula.

Uscì dalla classe sbattendo la porta, senza badare troppo a Bulma che lo seguiva che quasi la prese in faccia, la riaprì guardandolo male “TU!!! Brutto scimmione!” gli sbraitò contro, ma Vegeta la ignorò e decise si andare a farsi un giro “EHI! Dove vai dobbiamo stare qui!!” gli urlò dietro lei, ma ormai era lontano, alla ragazza non restò che appoggiarsi al muro per scivolare lentamente sul pavimento borbottando un “Che stronzo”.

Vegeta camminava con le mani in tasca lo sguardo in avanti, andava dritto per la sua strada, non gli interessava quale fosse, né dove lo avrebbe portato, a lui interessava solo trovare un posto in quella dannatissima scuola dove potesse farsi gli affari suoi in beata solitudine, ma la cosa non gli fu concessa, mentre svoltava l’angolo fu colpito da un piccoletto dall’aria inquietante, “Attento a dove metti i piedi nanerottolo” lo apostrofò Vegeta senza troppi complimenti, il ragazzo alzo lo sguardo con dei sottili occhi rossi, la pelle era chiarissima, quasi bianca le labbra sottili sul viola andante “Tu non sai chi sono io vero?” gli rispose sibilando, Vegeta lo guardò con sorpresa, ma senza paura, nemmeno quando due esseri dall’aria altrettanto inquietante si avvicinarono a lui.

Uno dei due era alto e snello, con dei lunghi capelli raccolti in una treccia, l’altro più basso e dalla corporatura robusta, lo fissavano con aria di sfida “Devi essere quello nuovo” disse il primo dei due “Quindi non sai come funziona da queste parti” disse il secondo, poi si voltò a guardare quello piccolo che dei tre sembrava il capo “Ehi Freezer, gli facciamo capire come ci si deve comportare?” chiese quello indicando Vegeta. Freezer annuì “Bene Dodoria, fagli capire chi è il capo” si rivolse poi a quello alto “Zarbon, lasciamo che se ne occupi lui” disse cominciando ad allontanarsi seguito dall’altro “Ehi! Aspetta!” lo fermò Vegeta guardandoli andar via “Scappi? Hai paura di farti male piccoletto?” Freezer si fermò dopo averlo superato senza voltarsi “Dodoria basta e avanza per te, se dovessi “chiarire” io rischieresti di farti troppo male” disse allontanandosi definitivamente.

Vegeta lo guardò allontanarsi con la coda dall’occhio, mentre Dodoria gli appoggiò una mano sulla spalla costringendolo a seguirlo.

 

“Ma tu guarda che stronzo!!!” Bulma entrò in palestra con un andatura tutt’altro che femminile, quello scimmione era sparito lasciandola da sola in mezzo al corridoio e a sorbirsi la ramanzina a causa della sua assenza “Dai calmati Bulma, non dovresti arrabbiarti per così poco” disse Yamcha mettendole una mano sulla spalla per farla calmare “Yamcha ha ragione Bulma, è inutile arrabbiarsi, quello è uno con il quale è meglio non avere nulla a che fare” Yamcha annuì stringendo a se la ragazza “Visto anche Crilin è d’accordo con me” disse indicando il ragazzino piccolo e pelato che aveva appena parlato “Eheheh… sarà, ma a me sta simpatico…” ridacchiò Goku che per tutta risposta fu zittito dallo sguardo raggelante della ragazza, Bulma quando voleva sapeva far tremare di paura persino un tipo grande e grosso come lui. Goku si guardò intorno nella speranza di distogliere lo sguardo da quello pericoloso dell’amica “Ah! C’è Chichi!” disse notando la ragazza dai lunghi capelli neri che lo stava evidentemente cercando “EHI!! CHICHI!! SIAMO QUIIII!!!” la chiamò sventolando una mano. La ragazza sentendosi chiamare si avvicinò tutta contenta al gruppetto, assalendo Goku con un caloroso abbraccio “Ciao a tutti” disse guardando Goku negli occhi, era poco convincente quel saluto, era evidentemente rivolto solo al suo ragazzo.

“Che bello Goku, quest’anno facciamo educazione fisica insieme” disse la ragazza staccandosi un po’ da lui, “Già” annuì tutto contento il ragazzo, finalmente Chichi si voltò verso gli altri ancora intenti a calmare la furia azzurra, detta anche Bulma, “Cosa le prende?” bisbigliò Chichi in un orecchio a Goku, la conosceva troppo bene per sapere che se lo avesse chiesto direttamente a lei sarebbe esplosa in una furia devastante, Goku dal canto suo con un sorriso che solo lui sa fare le spiegò con calma quanto era successo tra lei e il nuovo arrivato, che se non fosse per la presentazione del prof nessuno avrebbe potuto sapere il suo nome, visto che non si era ancora presentato.

“ATTENZIONEEEEEE!!!” urlò qualcuno alle loro spalle tutto il gruppetto di amici si girò, troppo tardi per il povero Yamcha che venne colpito in pieno volto da una pallonata che lo fece cadere violentemente a terra sbattendo la testa.

 

Goku aiutò Bulma a caricarselo in spalla e portarlo in infermeria, una volta lì lo appoggiarono sul lettino, poi Goku si rivolse gentilmente a Bulma “Io devo tornare in palestra, tu resta pure se vuoi lo dico io al prof” Bulma annuì preoccupata per la sorte del suo ragazzo, nella speranza che non diventasse più stupido di quanto non fosse già. Si guardò attorno ma non vide nessuno ‘Strano’ pensò ‘ Di solito c’è sempre  l’infermiera, chi sa che fine ha fatto’ prese una sedia sedendosi vicino al letto sulla quale Yamcha era sdraiato, accanto al quale aveva una bacinella piena d’acqua e uno strofinaccio che gli passava sulla fronte in attesa che si riprendesse. La porta si aprì, Bulma girò la testa per vedere chi fosse, l’infermiera della scuola aiutata da un professore trascinò un ragazzo appoggiandolo sull’altro lettino si scambiarono qualche parola che però non riuscì a capire, avrebbe anche voluto vedere chi era il ragazzo, ma a causa di una tendina non poteva guardarlo in faccia, il professore finì la conversazione con l’infermiera, diede un’occhiata a Bulma e si allontanò, la donna invece le porse un sorriso “Sono subito da te, sistemo prima questo delinquente” “Ehm… si grazie” rispose la ragazza annuendo. Dopo alcuni minuti di medicazioni ad un ragazzo probabilmente incosciente, visto che non sentì alcuna voce o lamentela per il dolore provenire dal misterioso paziente, eppure la donna curate le eventuali ferite sembrò parlargli prima di avvicinarsi a Bulma dando un’occhiata a Yamcha disteso sul letto “Allora? Cos’è successo qui?” chiese con dolcezza “Ha preso una pallonata in testa, ed è caduto sbattendo la testa”. La donna trattenne una risatina, le mise una mano sulla spalla “Quello che stai facendo va bene, continua così fino a quando si sveglia, io vedo a prendergli del ghiaccio” si allontanò di qualche passo poi le bisbigliò portandosi una mano alla bocca per non farsi sentire “E già che ci sei impedisci a quella testa calda lì di uscire” disse indicando col pollice l’altro ragazzo ancora disteso sul letto “Ho idea che non sia uno che ama starsene in infermeria” le fece l’occhiolino e uscì.

Infatti qualche secondo dopo, un movimento sul letto accanto catturò la sua attenzione, si voltò notando che in qualche modo il misterioso ragazzo si era già rimesso in piedi, ma ancora dietro la tenda, quindi non riusciva a vederlo “Ehi! Non dovresti muoverti, l’infermiera ha detto che…” Bulma non fece in tempo a terminare la frase “Sta zitta! E fatti i cazzi tuoi!”. Bulma si alzò indignata andando dietro la tenda, aveva tanta voglia di picchiarlo sto tizio, tanto erano già in infermeria, e poi doveva ancora smaltire la rabbia. Appena il ragazzo le fu visibile lo riconobbe all’instante “Ah! Ma tu sei quello nuovo!” disse indicandolo, Vegeta alzò lo sguardo, solo allora Bulma notò che aveva il volto pieno di lividi e ferite, bende e cerotti gli coprivano l’intera faccia e su alcuni di essi si intravedeva del sangue che evidentemente stava ancora fuoriuscendo copioso, notò inoltre che si teneva lo stomaco, la camicia della divisa slacciata lasciò intravedere un’evidente fasciatura. Per qualche strano motivo vederlo così le faceva quasi tenerezza, c’era qualcosa che non riusciva a spiegarsi, come se qualcosa in quel ragazzo fosse completamente sbagliata e fuori posto, ma non riuscì a capire cosa. “Co…cosa ti è successo?” gli chiese poi con un filo di voce “Cose te ne frega!” disse irritato della troppa insistenza di quella ragazzina “E spostati, mi stai intralciando la strada” continuò lui cercando di spostarla anche se non aveva le forza “Neanche morta!” rispose lei decisa allargando le gambe e appoggiando le mani ai fianci pronta a non farlo passare, Vegeta la squadrò per alcuni secondi, poi uno strano sorriso, che aveva qualcosa di sinistro si dipinse sul suo volto. Quello strano sguardo lasciò si stucco la ragazza che lo guardava senza capire quali fossero le sue intenzioni “E va bene… me ne vado a modo mio!” disse voltandosi di scatto verso la finestra alle sue spalle e senza un secondo di esitazione saltò fuori, erano al piano terra certo, ma c’era comunque un metro prima del terreno, e lui era anche ferito, Bulma lo guardò basita per un attimo, poi si avvicinò per vedere come fosse atterrato e per controllare che non si fosse fatto male, ma con sua grande sorpresa il ragazzo era atterrato perfettamente in piedi e stava già correndo in direzione del cortile, anche se stava evidentemente zoppicando, ma non era chiaro se fosse dovuto all’atterraggio o a ciò che gli era successo precedentemente. “Dov’è l’altro ragazzo?” Bulma si voltò di scatto, l’infermiera la guardò con aria perplessa, la ragazza indicò la finestra senza parole “E’…è uscito dalla finestra”

 

Non aveva alcuna voglia di tornare a casa, insomma chi glielo faceva fare, dover passare la serata con la strega e suo padre non era la cosa più allettante del mondo, e poi se si fosse presentato a casa con i nuovi lividi e le ferite si sarebbe beccato punizioni e forse altri schiaffi, senza contare le mille domande che quell’oca gli avrebbe rivolto sulla sua giornata a scuola, no, non ne aveva alcuna intenzione, decise quindi di girovagare ancora per la città, da solo, e in silenzio come piaceva a lui, infatti evitava cautamente tutti i posti più affollati. Non sapeva quante ore erano passate da quando sarebbe dovuto essere a casa, la scuola era finita da un pezzo, nonostante ciò nessuno aveva ancora preso la briga di chiamarlo, e con “qualcuno” intendeva suo padre, ma forse non si era neanche accorto della sua assenza, la donna aveva provato a chiamarlo un centinaio di volte, ma lui non aveva intenzione di risponderle, non erano affari di quella, cosa faceva e dove andava erano affari suoi, non erano nemmeno parenti, e non lo sarebbero mai stati, anche se suo padre avesse deciso di sposarla.

Ormai era sera tardi e decise di rientrare, appena aprì la porta la voce autoritaria di suo padre lo investì dal salotto “Dove sei stato?” chiese senza voltarsi continuando a leggere alcuni documenti che teneva in mano “Da quando ti interessa?” rispose il figlio sbattendo la porta “Trya era molto preoccupata” l’uomo continuò a non guardarlo ‘Lo stronzo, sapevo che non era per interesse personale che me lo chiede’ penso amaramente il ragazzo stringendo i pugni “Non vedo come le cosa possa riguardarla”. Vegeta si spostò nell’ombra, in modo da non far notare al genitore i risultati del suo primo giorno di scuola, ma l’uomo si alzò andando in contro al figlio che non indietreggiò. Vegeta senior notò subito le contusioni ma fece finta di nulla incrociando i suoi occhi in quelli del figlio “Trya ti ha preparato la cena, vai a mangiare” disse in modo autoritario, quasi fosse un ordine, il ragazzo sostenne lo sguardo del padre senza muovere un solo muscolo facciale “Non ho fame!” mentì, non aveva mangiato a mezzogiorno, visto che non aveva voglia di andarci, soprattutto per la scazzottata, “Bene allora, va in camera tua, ed è inutile che ti dica che dovrai restarci fino a domani visto come ti presenti a casa” rispose infine il padre riferendosi a come il figlio era conciato “Tsk” fu la risposta di Vegeta, non che avesse voglia di obbedire a suo padre, ma non aveva né voglia di mangiare ciò che quella donna aveva cucinato, né aveva voglia di passare un secondo di più con quell’uomo, quindi andò a rifugiarsi in camera sua, si sdraiò sul letto osservando il soffitto, gli ci volle poco per addormentarsi.

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Capitolo 2
*** Un ragazzo difficile ***


GIORNI DI SCUOLA

GIORNI DI SCUOLA

 

2:Un ragazzo difficile

 

Il trillare della sveglia era assordante e rumoroso, chi aveva voglia di alzarsi, una mano sottile uscì da sotto una montagna di coperte che ricoprivano tutto il letto, la mano cercava a vuoto ciò che produceva quell’insopportabile suono, fece un paio di tentativi che risultarono vani, così una testa di color azzurro cielo fece capolino da sotto le coperte per permettersi di vedere dove fosse quella maledetta sveglia, appena la vide con una manata poco delicata la spense, proprio in quel momento la porta della sua stanza si aprì facendo entrare una donna dai capelli biondi ed un sorriso divertito sulle labbra, aprendo le tende facendo entrare un magnifico sole, troppo forte per una persona che preferirebbe starsene beatamente a dormire “Forza Bulma alzati, o farai tardi anche oggi” cinguettò la donna con voce allegra “Mamma!!” biascicò la ragazza immergendosi ancora più profondamente sotto le coperte “Non lamentarti tesoro, hai dormito fin troppo, sono già le 7.30” “Ehhhhh!!!” Bulma riaprì  completamente dalla massa informe di coperte, correndo verso il bagno più vicino “E’ tardissimo! Mamma perché non mi hai svegliata!!!” la donna alzò le spalle ridendo divertita andando in cucina “Ti aspetto per la colazione” le urlò infine da sotto la scale. Bulma usci dal bagno di corsa ed andò a cambiarsi mettendo la sua divisa scolastica si precipitò giù afferrando il contenuto di quello che sarebbe dovuto essere il suo piatto facendo un cenno ad entrambi i genitori prima di uscire.

Corse per un po’ prima di accorgersi che le 7.30 erano appena passate “Mamma!!!!” imprecò capendo di essere stata imbrogliata alla grande, quindi si fermò tornando a camminare con più tranquillità verso la scuola.

Nonostante i continui battibecchi per delle nullità era costretta ad ammettere che amava molto i suoi genitori, suo padre era uno scienziato, stava anche cominciando ad essere abbastanza famoso, stava mettendo su un’impresa mica male, le aveva più volte detto che se le cose andavano per il verso giusto un girono avrebbe anche potuto ereditarla lei, e tutto sommato a lei l’idea non dispiaceva affatto, amava le tecnologie e spesso fin da quando era piccola osservava ed aiutava il padre con i suoi marchingegni vari, perché era di questo che si trattava, insomma una carriera già scritta, e poteva ritenersi fortunata, perché era anche una strada piacevole, a lei non restava che trovare il ragazzo dei sui sogni e mettere su famiglia, anche se al momento era incastrata con quel perdente di Yamcha, che a dire la verità aveva cominciato a stancarla, da sempre aveva il brutto vizio di guardare le altre, o di darle buca, e le scenate di gelosia e le finte scuse erano quasi all’ordine del giorno. Per quel che riguardava sua madre invece la faceva disperare, non che fosse cattiva, ma a volte era troppo impicciona, o troppo schietta su certi argomenti alquanto imbarazzanti, e delle volte Bulma si chiedeva se fosse davvero stupida o se lo facesse per il puro piacere di prenderla in giro e metterla in ridicolo, con i suoi amici e con Yamcha.

Ormai era quasi arrivata davanti al cancello della scuola, notò che nell’altra direzione arrivavano alcuni ragazzi, e dietro di loro un po’ in disparte e senza alcuna intenzione di socializzare c’era il nuovo arrivato. Ora che ci pensava non sapeva neanche come si chiamava lo scimmione, era arrivata tardi e non aveva sentito la presentazione del prof, e quel cafone non si era degnato di dirle il suo nome quando lei si era educatamente presentata. Pensò che era una questione di principio a questo punto, sapeva che gli altri ne erano a conoscenza, ma lei voleva sentirlo dire da lui, un sorriso di sfida le apparve sulle labbra e decise di andargli incontro “Ciao nuovo arrivato” disse sottolineando le ultime due parole per fargli capire che non sapeva ancora il suo nome, Vegeta si limitò a guardarla con la coda dell’occhio, senza rivolgerle la parola ‘Lo sapevo! Che bastardo mi fa venire i nervi!! Calma Bulma calma, cerca di non fargli capire che ti stai innervosendo’ pensò a denti stretti. “Allora? Ieri dopo il tuo tuffo dalla finestra non ti ho più visto, che fine hai fatto?” gli chiese lei cercando di essere gentile “Non hai nessun altro da infastidire?” fu la simpatica risposta che ricevette ‘Maledetto!!!!!’ nonostante questo pensiero Bulma continuò a tenere un sorriso sforzato, anche se aveva una voglia matta di picchiarlo “No, a me piace parlare sempre con le persone nuove” cercò di stuzzicarlo “Questo perché quelle vecchie non ti sopportano” disse lui continuando a camminare senza guardarla, inutile dire che questa era la goccia di un vaso che stava già traboccando, e ormai l’irritazione della ragazza arrivò al culmine, era anche vero che non aveva una gran pazienza, ma quell’idiota la faceva andare su tutte le furie “TU!! MALEDETTO SCIMMIONE!!! COME TI PERMETTI!! E IO CHE CERCAVO DI ESSERE ANCHE GENTILE!!” sbraitò la ragazza mettendosi ad urlare in mezzo al cortile della scuola, Vegeta alzò le spalle “Non che la cosa m’interessi ragazzina” disse superandola mentre lei si era fermata come una furia davanti all’ingresso. Appena era sicuro che non potesse più vederlo sul suo volto si formò un sorrisetto divertito, cosa che non succedeva da tanto, infondo quella ragazza era piuttosto buffa, pensò che fosse divertente prenderla in giro fino a quando non sarebbe stato con tutta probabilità espulso per l’ennesima volta.

Entrò in classe, sedendosi al banco, la cartelletta fu violentemente scaraventata a terra, e lui mise i piedi sul tavolino girando lo sguardo alla finestra, ignorando gli sguardi di Goku e i suoi amici che chiacchieravano davanti a lui, dopo neanche un minuto anche la furia azzurra fece il suo ingresso in aula, con un andatura mascolina che per tutti era il segnale di ‘Oh Cavalo è arrabbiata!!’ cosa che  infatti pensarono tutti vedendola entrare, lei si diresse al suo posto sbattendo la cartelletta sul banco guardando Vegeta con uno sguardo che poteva anche uccidere “Dannato scimmione!! La metto in conto! Le metto in conto tutte!” gli disse puntandogli un indice contro che fremeva di rabbia. Il ragazzo la guardò, sul suo viso era dipinto un sorriso che non lasciava trasparire nulla di buono, anche se non era come quello della mattina precedente in infermeria, si alzò lentamente avvicinandosi alla ragazza, era uno sguardo di sfida il suo, sembrava quasi divertito “Perché le cose che ho detto erano vere, ragazzina?”. Bulma captò la sfida e anche sul volto di lei si disegnò un sorriso molto simile “Certo che no, scimmione monosillabico!”. Si sentiva elettricità nell’aria, sembrava che le scintille le quali i due si lanciavano erano quasi visibili sotto i volti attoniti di tutta la classe, a cominciare da Goku, Crilin e Yamcha, quest’ultimo dopo essersi reso conto che la sua ragazza stava attaccando briga con quel teppista del nuovo arrivato si riprese andando verso i due. Afferrò Vegeta per una spalla spintonandolo, “Ehi! Giù le mani dalla mia ragazza” lo intimò Yamcha appena incrociarono gli sguardi, il ragazzo fece una smorfia di dolore quasi impercettibile, non per la forza usata dal suo compagno di classe, ma perché lo aveva afferrato in una punto in cui era stato ferito il giorno prima. Solo Bulma si accorse di quella smorfia, e si ricordò delle fasciature rendendosi subito conto di cosa fosse successo. Vegeta squadrò Yamcha con uno sguardo carico d’odio, anche se continuava a mantenere lo stesso sorriso che aveva qualche minuto prima, ma questa volta non era divertito, “Ah si?!? Cos’è stai cercando si farmi paura?” rispose Vegeta senza alcun segno di cedimento, Bulma avrebbe voluto intervenire, ma la sua attenzione era tutta per lo sguardo di Vegeta, c’era qualcosa di strano, come se stesse cercando di riversare l’odio che provava per qualcosa o qualcuno sugli altri, in questo caso su Yamcha. Quest’ultimo fu strattonato con forza, Goku decise di intervenire, si frappose tra i due tenendoli a debita distanza l’uno dall’altro “Adesso basta, smettetela!” cercò di calmarli. Vegeta si voltò verso di lui, dando ora le spalle a Bulma che si disincantò da quello sguardo magnetico, sembravano due perle nere arse dal fuoco di pura e semplice rabbia, due carboni ardenti, pronti ad incenerire chiunque. “E tu fatti gli affari tuoi imbecille” così dicendo Vegeta spinse Goku nella direzione di Yamcha ed entrambi fecero un volo a terra, incredibile come un ragazzino così basso soprattutto in confronto agli altri due avesse una forza tale da poter spostare con un solo colpo due giganti quali erano Goku e Yamcha. La porta si spalancò, la professoressa della prima ora fece il suo ingresso notando subito la piccola rissa che si era appena formata “Ehi! Voi tre ma che state facendo? Andate subito dal preside!!” urlò riferendosi ai tre.

‘Fantastico davvero fantastico’ pensò Vegeta tra se e se sbuffando ‘Giorni di frequenza in questa topaia 2, giorni in cui sono stato sbattuto fuori 2, visite dal preside per note disciplinari 1, lezioni seguite 0’ non che gli interessasse più di tanto, ma sembrava aver capito che in quella scuola non sarebbe resistito un granché. Arrivarono in presidenza accompagnati dalla bidella, la segretaria li annunciò e i tre entrarono, il vecchio preside dalla testa pelata squadrò i ragazzi a uno a uno. Vegeta

sapeva cosa voleva dirgli e non aveva intenzione di starlo a sentire “Principe! Sei qui da un giorno e già ti metti nei guai… bla bla bla” come volevasi dimostrare, Vegeta lo guardava con aria annoiata in piedi davanti alla scrivania e le braccia incrociate sul petto azionando il suo non-ti-sto-ascoltando mode “Bla bla bla… e poi Son mi meraviglio di te…bla bla bla” bene, con lui aveva finito, ora doveva aspettare che finisse di “istruire” i due sfigati e poteva andarsene da lì “Bla bla bla…sarò comunque costretto a chiamare i vostri genitori” concluse il Preside. Le reazioni furono diverse: Yamcha sembrava preoccupato, forse a lui qualche volta era già successo, mentre Goku sembrava un po’ spaventato, tipico atteggiamento di chi non era mai finito nei guai fino ad ora. In quanto a Vegeta rimase impassibile, aveva perso il conto di tutte le volte che gli era successo, tanto una in più una in meno, alzò le spalle accompagnato da un sonoro “Tsk” attirando su di se l’attenzione di tutti “Sforzo inutile nonno, i miei non verranno” così dicendo uscì dalla stanza sbattendo la porta, lasciando gli occupanti attoniti da quella reazione.

Vagò un po’ per la scuola cercando un posto dove poter essere lasciato in pace, si ritrovò sul terrazzo, si sdraiò guardando le nuvole, le osservava mentre cambiavano forma e aspetto. Si dice che nella vita le cose cambiano, ma di sicuro c’era una cosa che non cambiava mai, o quantomeno non voleva cambiare, lui. In una vita fatta di solitudine e di continue delusioni aveva deciso che non voleva più permettere a nessuno di avvicinarsi, non voleva che nessuno lo toccasse, aveva costruito intorno a se un muro invalicabile, spesso, troppo spesso perché qualcuno potesse entrarvi, per questo non aveva amici, per questo non aveva nessuno,  tutte le persone che lo conoscevano erano solo di passaggio, nessuno restava veramente impresso nel suo cuore, e nella sua mente, e non lo avrebbe permesso a nessuno, primo fra tutti a suo padre, anche se era inutile sperare che lui provasse anche solo ad avvicinarsi freddo e distaccato com’era, nei sui confronti. Forse il distacco tra loro non sarebbe stato così grande se avesse avuto una madre che potesse dargli un po’ di calore, calore che non riceveva da quell’uomo e che non poteva neanche aspettarsi di ricevere. Purtroppo però quelle donne che lui si portava così spesso a casa non potevano sostituirsi ad una madre che lui non aveva mai conosciuto, da bambino ad alcune era anche riuscito ad affezionarsi, ma sparivano sempre tutte, lasciandolo di nuovo solo, ed ormai era troppo tardi pensare di ricevere quel calore materno che non aveva mai avuto. Inutile quindi affezionarsi, anche agli amici, se così si possono definire, mai avuti in vita sua, da bambino cambiava spesso città, troppo spesso, neanche il tempo di ambientarsi che si trovava già in una nuova scuola, non dando il tempo agli altri bambini di ricordarsi neppure il suo nome. Ne aveva cambiate tante di scuole, anche prima delle espulsioni, che erano iniziate quando suo padre aveva finalmente stabilito il suo impero, come lo chiamava  lui quelle poche volte che ne avevano parlato. Aveva cominciato a farlo per ripicca, verso suo padre forse, o verso se stesso che non voleva saperne di vedere le stesse facce tutti i giorni, ormai era abituato così. E nemmeno questa volta avrebbe permesso che ciò accadesse, neanche per quella ragazzina petulante che nonostante tutto era l’unico volto che fino ad ora, per qualche assurdo motivo era riuscito a ricordarsi.

“Ehi novellino!!” una voce lo distolse dai sui pensieri, si voltò per vedere chi diavolo fosse, li riconobbe subito, i tre gradassi che l’altro giorno lo avevano picchiato, Vegeta si alzò lentamente “Cosa volete?!?” chiese noncurante del pericolo che correva “Spostati, vogliamo stare noi sul terrazzo e non ti vogliamo tra i piedi, capito!?!” fu la risposta di Dodoria, più un ordine che una richiesta. Vegeta sorrise, “E se non volessi farlo?” li istigò volutamente “Non ti è bastata la lezione che Dodoria ti ha dato ieri? Ne vuoi ancora?” questa volta era Zarbon a parlare, che lo guardava dall’alto perché molto più grande di Vegeta, che lo guardò con lo stesso sguardo di sfida che aveva con Yamcha “No, il ciccione non è tanto in gamba, e credo di poter dire lo stesso di te frocetto” colpito, Zarbon incassò il colpo senza replicare, ma Dododria sentendosi chiamare ciccione si scaraventò su Vegeta dandogli un pugno in pieno stomaco, facendo si che questi si accasciasse a terra dolorante. Aveva capito come stavano le cose, il ciccione era il più aggressivo, ma anche il più debole dei tre, bastava poco per farlo arrabbiare, l’altro era uno che incassava le offese, probabilmente era anche la vera mente del gruppo, il che lasciava supporre che avesse paura del terzo, o non sarebbe stato così obbediente: quindi il piccoletto doveva sicuramente essere il capo, per questo motivo capelli lunghi non reagiva alle provocazioni, se non per un ordine. Riprese lentamente a respirare alzando lo sguardo nuovamente su Zarbon, era lui che doveva provocare per divertirsi, poteva prenderlo in giro senza troppa paura dei colpi soprattutto in presenza del piccoletto, al massimo il ciccione lo avrebbe colpito, ma lui non lo preoccupava “Cos’è ti fai difendere dal tuo uomo?” lo punzecchiò ancora, e come volevasi dimostrare fu nuovamente Dodora a colpirlo, sentendosi chiamato in causa, assestandogli un calcio sul mento “Adesso basta Dodoria! Andiamocene” fu l’ordine definitivo di ritirata da parte di Freezer, anche lui aveva capito che tipo era Vegeta e non aveva intenzione di stare al suo gioco, almeno per il momento. Tornarono dentro lasciando Vegeta a terra ‘E scazzottate 3’ pensò, si massaggiò il mento e lo stomaco per un po’ cercando di placare il dolore, un sorriso soddisfatto si dipinse sul suo volto, questo round l’aveva vinto lui.

 

Rimase sdraiato per un po’, anche dopo aver sentito la campanella che decretava l’inizio della pausa pranzo, aspettò che il suo stomaco smettesse di fargli male, e che ci fosse meno gente in sala mensa, poi decise di andare finalmente a cercarla, aveva un gran fame, in due giorni aveva mangiato soltanto a colazione, fatta per di più in fretta. Notando un gran movimento intuì dove si trovava, entrò senza guardarsi troppo attorno, si diresse verso le la zona cibo riempiendosi il vassoio del poco che era rimasto, si andò a sedere vicino ad una finestra isolato dalle poche persone che erano rimaste cominciando a mangiucchiarsi un pezzo di panino. “Ehi tu! Bastardo!” una voce lo distolse nuovamente dai suoi pensieri e dal suo pasto si voltò, Yamcha era davanti a lui con aria di volerlo sfidare “Sparisci perdente, non sono dell’umore” disse tornado a guardare fuori dalla finestre. Yamcha strinse i pugni e con uno scatto d’ira gli rovesciò il vassoio a terra, cosa che fece arrabbiare non poco Vegeta che si alzò di scatto afferrandolo per il colletto della divisa “Hai voglio di litigare stronzo!?!”.

Bulma rientrò in mensa dopo essere tornata dal bagno e si guardò attorno notando subito i due che si stavano guardando in cagnesco scambiandosi complimenti di dubbio gusto, poi si voltò verso il tavolo dove erano seduti i suoi amici che li guardavano sbigottiti, si avvicinò ad essi sbattendo i palmi delle mani sul tavolo per richiamare l’attenzione su di lei “Che diamine è successo? Perché non lo avete fermato?” Goku la guardò sorpreso “Bè, Yamcha si è alzato di scatto, non abbiamo fatto in tempo a trattenerlo” “E’ scattato appena l’ha visto” aggiunse Chichi con un espressione meravigliata. Bulma sbuffò andando al tavolo dei due che stavano diventando violenti, la ragazza senza dare il tempo a nessuno di capire cosa fosse capitato mollo un sonoro schiaffo ad entrambi i ragazzi “Piantatela di dare spettacolo idioti!” disse appoggiando le mani ai fianchi poi si rivolse al ragazzo dai capelli lunghi “E mi stupisco di te Yamcha sei un vero cretino!” il ragazzo si riprese subito dal ceffone appena ricevuto, non era il primo che riceveva da lei “Ma…ma io ecco…” cercò di giustificarsi massaggiandosi la guancia che gli faceva male, Vegeta intanto era rimasto immobile, lo sguardo perso nel vuoto, non era il primo schiaffo che riceveva, e neanche la prima volta che era stato colpito, ma era la prima volta che non sapeva come reagire, in qualche modo quella ragazza lo spiazzava.

Bulma obbligò Yamcha ad allontanarsi lasciando Vegeta da solo, non prima di aver rivolto anche a lui qualche insulto ma che il ragazzo non percepì, lentamente cominciò a riprendersi, si massaggiò la guancia ed uscì dalla mensa avrebbe passato da qualche parte le ultime ore di lezione.

 

Mille pensieri continuavano a frullargli in testa, ma non erano i soliti pensieri, quelli rivolti a suo padre e alla sua esistenza, ma a quello schiaffo in qualche modo, quella bisbetica ragazzina dai capelli azzurri lo aveva scosso, molto più di quanto lui stesso potesse immaginare. Tornò a casa, era presto rispetto al solito, ma quei pensieri diretti ad un’altra direzione non gli facevano pesare il rientro, non più di tanto almeno.

Suo padre era appena rientrato, ed era seduto a tavola mangiando quello che dall’aspetto non troppo salutare doveva aver preparato lui, Vegeta lo raggiunse in cucina, nel silenzio più totale, nessuno dei due disse una parola, il ragazzo si diresse verso il frigo afferrando qualcosa di commestibile e buttandolo tra due fette di pane. Mangiò il suo panino in piedi velocemente, per due motivi il primo era che aveva una gran fame, e il secondo che restare per troppo tempo nella stessa stanza di suo padre gli dava la nausea. Finito il panino, che per sua fortuna non comprendeva pentole o piatti da lavare si dileguò in camera sua. Si lanciò di peso sul letto facendo sparire la faccia nel cuscino, passarono alcuni minuti prima di sentire il citofono, tese l’orecchio, temeva di sapere chi era, ma restò comunque ad ascoltare. Delle voci arrivarono dal corridoio, riconobbe quell’insopportabile voce, ‘E’ arrivata la strega di turno’ pensò sollevandosi dal cuscino ed accendendo lo stereo a tutto volume, indice che non voleva essere disturbato, ma soprattutto perché se quella donna si trovava lì a quell’ora voleva dire che era lì per restare, e lui non voleva sapere ne sentire nulla. Anche se il vero e proprio motivo che lo spingeva a farlo era una via di fuga vera e propria, il rumore dello stereo infatti coprivano i rumori di un ragazzo di 16 anni che scappava dalla finestra della sua camera al primo piano dell’edificio.

 

“COOOOSAAA?!? Stai scherzando vero? Avevi detto che saresti passato!” sbraitò la ragazza al telefono “Non è colpa mia piccola, c’è stato un contrattempo” si giustificò lui dall’altra parte dalla cornetta “Sei il solito stronzo! Sapevo che di te non potevo fidarmi, mi dai sempre buca, per andare a spassartela, dico bene!?!” “Ma piccola…” insistette lui con voce da cane bastonato, la faceva andare su tutte le furie “Piccola un cazzo, mi hai veramente stufato Yamcha, mi hai sentito?!?” non gli diede il tempo di rispondere, chiuse la comunicazione spegnendo il cellulare, ‘Come al solito, finisce sempre così maledizione!’ pensò Bulma guardando il telefono che aveva gettato sul letto, ci pensò un po’ su, poi decise di metterselo in tasca ed usci dalla camera sbattendo la porta, al diavolo sarebbe uscita lo stesso con o senza di lui. Attraversò il salotto salutando i sui genitori “Io esco!” disse in modo lapidario “Non fare tardi tesoro” le urlò di rimando la madre “E fai attenzione” fu invece la raccomandazione del padre.

Aveva deciso di uscire, istintivamente e per ripicca, ma in realtà non sapeva che fare ne dove andare, Goku e Chichi se erano liberi erano sicuramente insieme, i piccioncini, e di sicuro non poteva chiamarli, per quel che riguardava Crilin invece lui non abitava in città, si faceva mezz’ora di autobus per arrivare a scuola, e quando decidevano di uscire tutti insieme era perché lui rimaneva a dormire a casa di Goku, essendo il suo migliore amico. Non le restava che vagare per la città da sola in cerca almeno di un posto dove fermarsi a riflettere, poi lo vide. Il nuovo arrivato, era seduto sotto un albero, osservava le stelle, si avvicinò di qualche passo, con l’idea di prenderlo in giro, ma si bloccò, appena vide il suo sguardo. Fu allora che capii, tutto le sembrava più chiaro, la cosa che aveva notato in infermeria, quello che non le quadrava, e che non le quadrava neanche la mattina stessa quando lo aveva visto litigare con Yamcha. Il suo sguardo era  triste.

Per quanto facesse il duro e lo spaccone nel suo sguardo aleggiava una profonda tristezza, i suoi profondi occhi neri erano in qualche modo spenti da qualcosa che lo tormentava nel profondo. Cercò di reprimere l’istinto di andarlo a consolare, ma nonostante ciò i suoi piedi si mossero in direzione di quel ragazzo, che sentendosi avvicinare voltò lo sguardo e tornando immancabilmente accigliato, si alzò. “Incredibile, sei sempre in mezzo alle palle, ragazzina!” Bulma si risvegliò dal suo torpore riprendendo subito il suo atteggiamento scontroso “E’ stato un caso che mi trovassi qui. E comunque io NON sono una ragazzina, scimmione!” “Ah ah… e cosa sei allora? Una donna?” la apostrofò lui “Esatto sono una donna, ma ho anche un nome io, al contrario di te che non ti sei ancora presentato” Vegeta si appoggiò al tronco dell’albero incrociando le braccia “Ah! Sai quanto me ne frega di come ti chiami DONNA!” “Scimmione senza un briciolo di cervello! Mi devi chiamare per nome hai capito! Bulma! Mi chiamo BULMA! B-U-L-M-A! Mi hai capito?” gli puntò un dito contro con rabbia, ma lui alzò le spalle “Ti ho appena detto che non m’interessa” dicendo così si stacco dall’albero allontanandosi. ‘Ritiro tutto quello che ho pensato su di lui un attimo fa, è solo uno scimmione!’ pensò allontanandosi nella direzione opposta.

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Capitolo 3
*** L'opinione che tu hai di me ***


GIORNI DI SCUOLA

GIORNI DI SCUOLA

 

L’opinione che tu hai di me

 

Arrivò in classe come le mattine precedenti, e come aveva già fatto, cominciò a guardare il paesaggio, o meglio a fissare un punto non meglio definito dello spazio.

Strana abitudine la sua, ma era una di quelle cose che faceva un po’ per abitudine, e che non sapeva spiegarsi neanche lui il perché, però sapeva che era una cosa che lo rilassava, che per qualche strano motivo lo metteva a suo agio.

Eppure quella mattina per uno strano motivo vedeva in quello spazio vuoto il volto di quella ragazzina, Bulma. Cavolo! Si ricordava persino il suo nome, ed era la prima volta che un nome gli entrasse nella mente così bene, di solito chiamava la gente con dei vezzeggiativi poco eleganti, e le facce, quelle non se le ricordava di certo. Ne sapeva persino riconoscere la voce, infatti la sentì parlare fuori dalla porta dell’aula, stranamente senza alcun motivo apparente si girò, non gli interessava molto la gente e quello che faceva, come girava il mondo non era affare suo, però in quel momento era interessato a quel che stava succedendo a quella ragazzina, anzi donna, come si era ripromesso si chiamarla.

Bulma stava sbraitando contro Yamcha per la buca del giorno precedente, e benché lui cercasse di giustificarsi lei continuava ed insultarlo terribilmente arrabbiata, finalmente entrò in classe come una furia si guardò attorno, incrociando per un secondo lo sguardo di Vegeta, che istintivamente si voltò tornando a guardar fuori come se nulla fosse, ma a lei quel piccolo particolare non era sfuggito, aveva capito che tipo era, in genere non si sarebbe interessato ad una banale lite di una coppia, anzi di solito sembrava non interessarsi di nulla, andò a sedersi al suo banco.

Per la prima volta da quando era arrivato lì non era stato sbattuto fuori già alla prima ora, quindi seguì le lezioni. Anche se seguire era una parola grossa, non aveva tirato fuori nulla dal suo zaino e continuava a fissare il vuoto, anzi, si ritrovò a fissare il riflesso di Bulma, anche contro la sua volontà. Nonostante si costrinse più volte a non farlo la osservava in continuazione, mentre prendeva appunti. Doveva essere molto intelligente, infetti notò spesso che alzava la mano per rispondere alle domande e a risolvere in tempo record equazioni di matematica che a prima vista sulla lavagna, che sbirciava solo raramente, sembravano un bel po’ difficili, e che infatti metà della classe non riusciva neanche a risolvere.

Durante l’ora di biologia il professore sembrava stesse parlando di una qualche ricerca di gruppo, in teoria, da quel che aveva capito, o più verosimilmente ascoltato, era una ricerca da fare in gruppi da tre. In un primo momento il prof aveva dato piena libertà di scelta, ma la classe scoppiò in un tale baccano che per di più sembrò non risolversi in nulla, fu quindi lo stesso insegnante a prendere la parola “State zitti! Se non siete in grado di decidere da soli formerò io i gruppi!” la cosa sollevò altre lamentele da parte di tutti.

Il prof cominciò a formare i gruppi “Bla bla bla… e poi, Son, Brief, e… il nuovo arrivato ehm Principe…bla bla bla”. Non sapeva chi fossero questi due, e non si degnò di scoprirlo, anzi, Son! Incredibilmente riuscì a capire di chi si trattava, Goku. Era la seconda persona di cui si ricordava il nome ed il volto, ed incredibilmente anche il cognome, e l’altro…

“Nooooooo! Aspetti prof io non voglio stare in gruppo con questo scimmione!” la ragazza scatto in piedi indicando Vegeta.

Lei! Doveva stare in gruppo con lei!!! Ebbe un sussulto per un secondo sentì il prof che spiegava le sue ragioni alla ragazza, ma in realtà non capiva cosa stese dicendo, si rese conto che per qualche strano motivo la cosa non gli dispiaceva, si voltò a guardarla con un ghigno strafottente, che era riuscito a recuperare “Rassegnati donna, a quanto pare dovremo stare nello stesso gruppo” la ragazza lo guardò con disappunto, risedendosi sulla sedia ‘Fantastico! Mi toccherà passare i miei pomeriggi insieme a questo cafone’ penso preoccupata dell’esito della ricerca, cercò con lo sguardo quello di Goku, lui le sorrise, non sembrava affatto preoccupato della loro sorte, poi tornò a guardare quello strafottente nel nuovo arrivato, però uno cosa l’aveva scoperta, ora sapeva il cognome.

“Avete un mese di tempo, quindi organizzatevi e ricordatevi che i voti andranno a far media con… bla bla bla” la campanella segnò la fine di quel supplizio, no al contrario era solo l’inizio! Goku si voltò verso i suoi compagni sorridendo, “Allora? Facciamo così, questo pomeriggio se non avete niente da fare venite a casa mia, e poi a turno, va bene?” guardò prima una poi l’altro, Bulma sembrava molto preoccupata, si limitò ad annuire, mentre Vegeta a braccia incrociate si limitò a guardarlo, in realtà non aveva nessuna voglia di fare una stupida ricerca, ma c’era qualcosa che la rendeva interessante “Ehm, tu non hai problemi vero? Io non abito molto distante, ma se tu abiti lontano posso…” Goku fu interrotto dallo stesso Vegeta “Va bene, ma non mi seccare” disse alzandosi, aveva seguito fin troppe lezioni per un giorno, uscì sotto lo sguardo seccato di Yamcha, a cui non piaceva per niente l’idea che potesse studiare insieme a Bulma.

Vegeta andò sul terrazza per un paio d’ore immerso nei sui pensieri guardava oltre il recinto che ne delineava i confini. Come sempre pensava a come andavano le cose nella sua vita, a partire dal padre, come se in fondo da ieri fosse cambiato molto. La sua mente vagava su cento argomenti diversi ma nessuno era degno di considerazione, gli venivano in mente e basta, poi come in un lampo, tutto si fermò su un solo pensiero, Bulma Brief. Si stupì di sé stesso quando i sui pensieri caddero su di lei, un nuovo sussulto, come quello che aveva avuto quando aveva scoperto di essere in gruppo con lei. Proprio in quel momento suonò la campana della pausa pranzo, vide uscire gli studenti che si recavano in mensa, e vide anche lei. Era abbracciata a quel ragazzo, di cui non si ricordava il nome, solo la faccia, ed era già tanto, ma la ricordava solo perché stava con lei. ‘Devono aver fatto pace dopo la litigata di questa mattina’ si meravigliò di quel pensiero, non solo si era reso conto che quella mattina si era in qualche modo interessato alla loro conversazione, ma si accorse anche che vederli insieme gli dava fastidio. Quel tipo non gli piaceva affatto, diede un pugno alla ringhiera con un gesto di stizza, molto istintivo. Si fermò a pensare per qualche secondo, poi decise di andare in mensa, nonostante la gente gli desse fastidio voleva andarci, e non sapeva neanche perché.

Appena entrò si guardò attorno, c’era parecchia gente, prese un vassoio, lo riempì ed andò a sedersi in modo da avere il riflesso di lei sulla finestra, proprio come in classe, non sapeva perché, era mosso solo dall’istinto, ma voleva farlo.

Bulma rideva e scherzava con gli altri, ma non si lasciò sfuggire l’entrata dello scimmione, lo osservava in silenzio, senza accorgersi che lui stava facendo lo stesso tramite il riflesso nella finestra, notando il suo sguardo. La ragazza smise di scherzare con gli altri e si fece silenziosa, per qualche strana ragione non riusciva a staccargli gli occhi di dosso, lo guardava come se fosse attratta da una calamita. “Cosa ne pensate di Lui?” chiese improvvisamente agli altri, che la guardarono per un attimo senza capire. Yamcha seguì lo sguardo di lei, capendo finalmente chi fosse il soggetto della frase “Penso che sia un bastardo che crede che gli altri siano tutti a sua disposizione” disse aggrottando le sopracciglia un po’ seccato da quella domanda, Crilin annuì “Sono perfettamente d’accordo, tipi come quello è meglio perderli che trovarli” incrociò le braccia sul petto convinto delle sue opinioni, Chichi alzò le spalle “Io non lo conosco nemmeno, non è in classe con me, quindi…” “A me sta simpatico” Goku sorprese tutti che lo fissarono con evidente stupore “Andiamo, non mi sembra poi così cattivo, no!?!” aggiunse quasi a volersi giustificare mettendo le mani avanti, forse era anche perché gli ricordava un po’ suo fratello Radish nel modo di comportarsi. “A me sembra una persona triste” Bulma lo disse senza pensarci su troppo, mentre continuava a guardarlo mentre andava via. Tornò a guardare i suoi amici accorgendosi solo in quel momento degli sguardi basiti sui loro volti “EH?!?” dissero tutti in coro, ma come, lei che era quella che più di tutti gli era ostile l’aveva definito triste? Qui c’era qualcosa che non quadrava. “Bè, che c’è? È vero!” questa volta era lei che sembrava volesse giustificarsi, ma non sembrò convincere molto gli altri che continuavano a guardarla in modo strano. Dopo qualche secondo di imbarazzante silenzio in cui nessuno sapeva cosa dire Goku decise di rompere quell’imbarazzo “Eh eh… magari è vero, può darsi che tu abbia ragione” disse con uno dei suoi sorrisi amichevoli, la ragazza lo guardò per qualche secondo rendendosi conto di sentirsi un po’ a disagio abbassando lo sguardo, “Bè, io vado in classe, ci vediamo dopo” Bulma si alzò cercando di levarsi da quella situazione in cui lei stessa si era ficcata, e soprattutto cercando di non far capire agli altri come si sentiva, in particolare a Yamcha, come se ci fosse qualcosa di male a pensare che un ragazzo potesse sembrare triste.

Passeggiò un po’ per la scuola, non aveva voglia di tornare subito in classe dove probabilmente alcuni suoi compagni che erano già tornati stavano facendo casino, cosa di cui in quel momento, né restare con i suoi amici, non sapeva nemmeno lei perché ma si sentiva particolarmente in imbarazzo.

Il fatto era che averlo visto la sera prima sotto la luce delle stelle l’aveva sorpresa, c’era qualcosa in quel ragazzo, ed in particolare nei suoi profondi occhi neri che la spiazzava, eppure non era così quando la guardava negli occhi, come se fosse solo una cosa che mostrava quando era da solo, qualcosa che per qualche motivo non voleva mostrare a nessuno, uno sguardo triste e cupo.

Eppure avrebbe voluto osservarli meglio quegli occhi, c’era molto che ancora non aveva capito ed ancora una volta per una sensazione che non riusciva a spiegarsi avrebbe voluto anche aiutarlo, e scoprire cosa lo o turbava.

Una risata squarciò il filo dei suoi pensieri, ed il silenzio che c’era in quella zona del cortile, ebbe un sussulto, era una risata macabra, sapeva che a scuola c’erano molti teppisti, ma nonostante ciò prese coraggio ed andò a controllare. Voltò l’angolo giusto in tempo per vedere tre ragazzi che si allontanavano tra le risate divertite del più grasso dei tre. Li conosceva bene quei tipi erano famosi per essere degli attaccabrighe e nessuno osava avvicinarsi a loro. Chi finiva nelle loro mire poteva dirsi spacciato, si guardò intorno sapeva che doveva esserci anche una “vittima”, ma non vide nessuno, guardò meglio scorgendo da dietro il tronco dell’unico albero in quel pezzo di prato un piede, si avvicino.

“Ehi, tutto bene?” disse vicina all’albero, ancora prima di vedere che fosse, ma non le ci volle molto per riconoscere l’inconfondibile pettinatura all’insù di Vegeta, lui non si mosse, e lei nemmeno, rimase per un attimo sconcertata, ma appena si riprese s’inginocchiò davanti al ragazzo “Ehi, tutto bene?” ripeté con voce dolce, il ragazzo aprì lentamente gli occhi, guardando per la prima volta quelli azzurro mare di lei. “Sì” borbottò, ‘Strano, mi aspettavo un “Fatti i cazzi tuoi” o qualcosa del genere’ penso Bulma tra se e se “Vuoi che vada a chiamare aiuto?” “No, sto bene” spostò lo sguardo, quasi come se si sentisse in imbarazzo, poi richiuse nuovamente gli occhi, Bulma lo guardò per un attimo ancora, poi si sedette accanto a lui poggiando anche lei la schiena sul tronco, ora capiva perché si trovava in infermeria qualche giorno prima, erano stati loro a ridurlo così. Stava per immergersi nei suoi pensieri, quando la voce del ragazzo la face trasalire “Vegeta” la ragazza lo guardò sbalordita “Come?” “Mi chiamo Vegeta”, avrebbe voluto stuzzicarlo in quel momento, ma non lo fece, si limitò a sorridere incrociando nuovamente lo sguardo con quello imbronciato di lui, anche se non si spiegava per quale motivo lui avesse deciso di dirglielo “Molto piacere allora, Vegeta” aggiunse infine tornado ad appoggiare la testa sull’albero. Neanche lui sapeva perché glielo aveva detto, forse voleva solo che lei lo sapesse, come lui si ricordava quello di lei. Appoggiò anche lui la testa sul tronco dall’albero, rimasero così per un po’ in silenzio, poi lei lo accompagnò in infermeria per alcune medicazioni prima di tornare in classe per l’ultima ora.

 

I tre ragazzi camminavano i silenzio, Goku e Bulma davanti, e Vegeta li seguiva qualche passo in dietro. La ragazza si voltò verso di lui per un secondo, poi si rivolse a Goku “Sai se per caso c’è anche tuo fratello in casa oggi?” gli chiese quasi bisbigliando con un tono un po’ preoccupato che il ragazzo non sembro percepire guardandola senza capire il motivo di quella domanda “Si… perché? C’è qualche problema?” Bulma sospirò, a Goku bisogna sempre spiegargli tutto “Perché tuo fratello è un attaccabrighe, e Vegeta non mi sembra il tipo più tranquillo del mondo” disse indicando il ragazzo che camminava con aria svogliata dietro di loro. Goku guardò ancora l’amica con aria di uno che non ci stava capendo proprio niente, poi si voltò verso Vegeta, che sentendosi osservato lo squadrò a sua volta “Ehi! Cos’hai da guardare pivello!” gli chiese seccato, Goku gli sorrise per tutta risposta, poi tornò a guardar Bulma, ora aveva capito cosa intendeva la ragazza e sorrise anche a lei “Andrà tutto bene, vedrai” le rispose con il suo immancabile ottimismo “Sarà…” sbuffo la ragazza non completamente convinta.

Goku abitava effettivamente molto vicino alla scuola, ci volevano solo 10 minuti a piedi, viveva in un appartamentino di un palazzo, non era grandissimo, ma era un posto molto piacevole, almeno a Goku piaceva. Tirò fuori la chiave da una delle tasche ed aprì la serratura “Sono a casa!” urlò appena entrato, aveva già avvertito che sarebbe arrivato con degli amici, ma avendo lasciato il messaggio in segreteria non era sicuro che qualcuno lo avrebbe ascoltato, suo padre Bardack era un semplice operaio, ma lavorava sodo per dar da mangiare ai figli, spesso infatti tornava tardi, mentre sua madre purtroppo era venuta a mancare poco dopo la nascita di Goku, ma la cosa non sembrava averlo turbato, infatti anche grazie a suo padre non aveva mai sentito la vera e propria mancanza dell’affetto materno. Infine c’era suo fratello maggiore Radish, una vera testa calda, oltre che uno scansafatiche. In teoria  frequentava l’ultimo anno anche se in un’altra scuola, figuriamoci se lui si fosse anche solo degnato di ascoltare un messaggio alla segreteria. Infatti come volevasi dimostrare l’apparecchio segnava 1 messaggio non ascoltato, per scrupolo Goku premette il pulsante di ripetizione, sentendo la sua voce cancellò il messaggio, inutile ascoltarlo, sospirò.

“Kakaroth? Sei tu?” una voce proveniva dal fondo del corridoio da quella che doveva essere la camere dai ragazzi riconoscibile dai mille adesivi con la quale la porta era decorata. “Siii, sono con degli amici Radish” rispose lui dall’ingresso “Cosaaa? Cavolo Kakaroth potevi anche avvertire!” la porta si aprì facendone uscire un ragazzo dai capelli neri alquanto ribelli ‘Come se non l’avessi fatto’ pensò Goku un po’ amareggiato. Radish guardò le persone che erano in compagnia del fratello “Oh! Ciao Bulma” disse con una cenno della mano, Goku e Bulma si conoscevano da una vita, e lei aveva frequentato quella casa da sempre, quindi rispose al saluto con un cenno della mano ed un semplice “Ciao”, poi Radish squadrò l’altro, non lo aveva mai visto, forse era quello nuovo di cui Kakaroth gli aveva parlato “Ciao…” disse infine senza troppa convinzione “Mpf” fu la risposta di Vegeta accompagnata da un’alzata di spalle. Per un attimo la casa gelò, se quelle due teste calde non fossero andate d’accordo sarebbe stata la fine…

Per qualche strana ragione Radish sembrò non badare troppo al saluto poco entusiasmante del nuovo arrivato ed andò incontro agli altri dirigendosi verso la cucina “Volete qualcosa da bere? Bulma? Ehm…” disse Radish rivolgendosi agli ospiti stranamente gentile “…Vegeta” rispose Goku avendo capito che quello era il modo del fratello per chiedere il nome, e sapendo altrettanto bene che Vegeta non gli avrebbe risposto “Sì, posso avere dell’aranciata?” rispose Bulma sapendo che in quella casa era una bevanda che non manca mai “No” fu invece la risposta monosillabica di Vegeta. Radish li squadrò entrambi ed andò a prendere l’aranciata che la ragazza gli aveva chiesto “A me potresti postare del succo di frutta?” chiese Goku mentre andava ad appendere le giacche “Vienitelo a prendere” fu la gentilissima risposta che ricevette ‘E lo sapevo! Mi sembrava troppo gentile’ pensò tra sé e sé.

Bulma si accomodò in cucina seguita a ruota da Vegeta che rimase sulla porta, in quel momento il telefono cominciò a squillare “Kakaroth rispondi tu!” disse Radish porgendo il bicchiere a Bulma e versandone uno a sua volta “ Seee” ripose il ragazzo dai capelli sparati andando a rispondere.

Incredibilmente Vegeta fu incuriosito da una cosa “Perché Kakaroth?” chiese improvvisamente, Radish alzò le spalle “Non ricordo bene, era per una cosa di quando eravamo bambini, e io l’ho sempre chiamato così” “Ma anche i tuoi amici lo chiamano così” aggiunse Bulma guardando il fratello del ragazzo “Mmm…” Radish stava per replicare quando Goku apparendo da dietro la porta con il telefono in mano richiamò la sua attenzione “Radish, è per te, è Nappa” disse lanciandoglielo, il ragazzo lo afferrò al volo portandoselo all’orecchio “Ciao Pirla…” poi sparì nella stanza acconto, Vegeta intanto fissava Goku con uno strano ghigno “Allora cominciamo?” chiese quest’ultimo prima di accorgersi dello sguardo dell’altro “Che c’è?” chiese poi un po’ sorpreso. Il sorriso di Vegeta si fece leggermente più largo “Nulla…KAKAROTH!!!” ‘Oh cavolo!’ pensò il ragazzo alzando gli occhi al cielo.

 

Si era fatto tardi, e nonostante quel gran peso morto di Vegeta che non aveva fatto un tubo per tutto il tempo concedendo solo qualche risposta monosillabica ogni tanto, i tre riuscirono ad iniziare in qualche modo la ricerca. Per la prima volta da tanto tempo restare fuori casa per un po’ non era stato così traumatico per Vegeta, di solito quando non aveva voglia di rientrare girovagava per la città, almeno quel pomeriggio era stato piuttosto piacevole. Inoltre Goku lo aveva in qualche modo convinto ad accompagnare Bulma a casa, era veramente tardi ed il ragazzo non voleva che l’amica corresse dei rischi. “Guarda che se non vuoi accompagnarmi non fa nulla” disse la ragazza cercando di incrociare il suo sguardo che però il ragazzo teneva fisso sul cielo stellato “No, fa nulla…” rispose frettolosamente ‘Una scusa in più per stare fuori di casa’ pensò lui. Lei abbassò lo sguardo pensierosa, poi lo rialzò su di lui, “Tu dove abiti?” gli chiese sperando di avere un qualche risposta “Dall’altra parte” disse semplicemente, ma era già qualcosa. Bulma si fermò di scatto “Cosa? Allora non perdere tempo no? Torna a casa!” Vegeta non rispose continuando a camminare “I tuoi non si preoccupano?” insistette lei, ma ancora una volta non ottenne risposta, capì quindi che il problema doveva essere a casa, infatti lui dava l’impressione di non voler tornare, la ragazza sospirò pensando che fosse meglio cambiare argomento.

Peccato però che per quanto la ragazza si sforzasse non riusciva a trovare un argomento che non s’interrompesse dopo due sillabe, ma per fortuna, o per sfortuna, arrivarono davanti alla casa della famiglia Brief “Ecco, siamo arrivati” disse Bulma fermandosi davanti a quella che era la sua casa.

Vegeta rimase lì a guardarla per un po’, da fuori sembrava una bella casa, una villetta molto simile alla sua in quanto a dimensioni, dopo aver valutato quella casa, che aveva qualcosa di caloroso, soprattutto rispetto a quella fredda che era la sua si voltò verso la ragazza. Bulma gli sorrideva in modo dolce, e lui ebbe l’ennesimo sussulto, i suoi cappelli azzurri illuminati dalla luce della luna sembravano più luminosi, e la sua pelle delicata, aprì bene gli occhi per guardarlo meglio, occhi di uno splendido blu, una ragazza davvero…bella…

Vegeta distolse lo sguardo, imbarazzato anche se nel buio della notte Bulma non poteva vederlo “Sei arrivata, no? Quindi me ne vado” disse come se la cosa lo infastidisse, cominciando a ripercorrere la strada che avevano fatto venendo. “Eh… aspetta Vegeta…” il ragazzo si fermò senza voltarsi, per un motivo a lui sconosciuto voleva allontanarsi da lì, voleva andarsene il prima possibile “Cosa?!?” chiese con freddezza, lasciando la ragazza un po’ spaesata che voleva solo ringraziarlo per averla accompagnata “Ah… no niente…” disse infine guardando la forti spalle di lui mentre sia allontanava, infine decise di rientrare in casa.

 

Nonostante fosse già abbastanza tardi decise di non rincasare subito, quella strana sensazione continuava a spiazzarlo, era stato un pomeriggio piacevole, e la cosa lo turbava, e poi, lei. In un solo giorno si era accorto che era bella ed intelligente, e soprattutto nonostante non amasse molto la compagnia degli altri la sua anche solo in silenzio sotto un albero era abbastanza piacevole, anche se le avrebbe volentieri tappato quella boccaccia in certe occasioni.

Arrivato davanti a casa la guardò, non c’era paragone, la sua era inospitale, anche in confronto di quella di Kakaroth, che seppur piccola era mille volte più accogliente della sua.

Un gran frastuono provenne dall’interno della casa riconobbe la voce strillante di Trya e di suo padre, bene, era la volta che si liberava anche di lei, entrò come si nulla fosse in casa ignorando la lite in corso, la donna lo sentì entrare e si affacciò dal salotto con la lacrime agli occhi “Vegeta” sussurrò, ma la ignorò “Vegeta, vai in camera tua” disse suo padre senza neanche voltarsi, riconosceva quell’ordine, era il segnale di rottura con una donna, e comunque non aveva intenzione di restare a guardare, non aveva bisogno di dirglielo, attraversò il corridoio andando verso le scale che lo portavano di sopra, ma la sua attenzione fu attirata da un biglietto sulla quale erano scritti una data ed un ora, il giorno era quello di domani, mentre l’ora erano le 8.30. Non ci volle un genio per capire che stavano litigando per quello, ovvero la convocazione dei genitori per la scazzottata con Kakaroth e quell’altro tizio, e soprattutto aveva capito che suo padre si stava rifiutando di andarci.

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Capitolo 4
*** Qualcosa di strano ***


GIORNI DI SCUOLA

GIORNI DI SCUOLA

 

Qualcosa di strano

 

Era passata una settimana da quella sera, suo padre e la strega si erano finalmente lasciati, era libero da donne rompipalle fino a quando l’uomo ne avesse trovata un’altra. Mentre a lui le cose andavano discretamente, o meglio non si era cacciato nei guai, non più del solito almeno, qualche rissa l’aveva fatta, sia con Freezer e i suoi che con Yamcha che per qualche strano motivo che non gli era molto chiaro sembrava avercela con lui, non che si fosse scervellato a pensarci, una rissa è sempre una rissa, anche senza motivo. Aveva ottenuto un altro paio di convocazioni dei genitori da parte del preside, ma alle quale ovviamente suo padre non aveva neanche degnato di rispondere. Però stava iniziando a seguire le lezioni, e questo era abbastanza strano, tranne per le volte che veniva buttato fuori per un provocazione a Yamcha o viceversa o per risposte non proprio fini all’insegnante, le lezioni le stava seguendo quasi tutte passando meno tempo a vagare come un’anima in pena per la scuola, certo per seguire si intendeva sempre il riscaldare inutilmente il banco mentre lui si occupava più dei suoi pensieri e di quel punto fisso nel vuoto che continuava a fissare, anche se lo fissava sempre meno, si occupava di più del riflesso di quella ragazza rozza, ma che comunque continuava ad attirare volente o nolente la sua attenzione. Poi c’era la ricerca di biologia, non avevano più avuto modo di andare avanti, ma questo pomeriggio era il turno di Bulma ospitare i due ragazzi, così era stato deciso.

Come ogni mattina si stava recando in classe, con la sua solita faccia svogliata, e la mano che reggeva la cartelletta appoggiata ad una delle spalle, mentre l’altra in tasca, assorto nei suoi pensieri, quando si sentì chiamare, di norma non si girava mai, ma quella voce! “Vegeta… ma a che velocità cammini tu? E’ da 5 minuti che ti seguo” Bulma si fermò accanto a lui con il fiato corto doveva aver corso per raggiungerlo Vegeta la guardava semplicemente senza dire una parola aspettando che la ragazza riprendesse un po’ di fiato, finalmente alzò i suoi occhi azzurro mare in quelli neri e profondi di lui. Il ragazzo distolse lo sguardo, da quando in qua aveva problemi a guardare negli occhi una persona, tanto meno una ragazzina bisbetica come quella “Tsk, sei tu ad essere lenta” disse fingendo di essere seccato “Cooosa! Sei proprio uno scimmione lo sai?!” gli rispose puntandogli contro un dito, ‘Mi sembra che ora il fiato non ti manca’ pensò lui sorridendo quasi impercettibilmente “Sei proprio un’incapace donna” gli rispose lui con lo stesso tono continuando a non guardarla “BULMAAAAAAAAAA” entrambi si girarono per vedere che la stesse chiamando, Chichi era poco più in avanti nel corridoio mentre sventolava una mano per far segno all’amica, lei si girò verso Vegeta “Mi dispiace, ma ho cose ben più importanti che stare a perder tempo con uno scimmione come te” così dicendo, accompagnato da un sorriso divertito la ragazza si dileguò andando a recuperare l’amica, Vegeta la vide allontanarsi per i corridoi, il suo sguardo non si stacco dalla sua schiena, anzi per essere precisi dal suo fondoschiena, senza nemmeno rendersene conto. A distoglierlo dalla sua visione fu Yamcha che gli si parò davanti con fare minaccioso. “Cosa vuoi pivello?” gli disse Vegeta appena riprese i sensi, Yamcha fece una smorfia, non gli piaceva essere chiamato così, e più di ogni altra cosa non gli piaceva quel tipo. “Non hai capito quello che ti ho detto un paio di giorni fa? STA LONTANO DALLA MIA RAGAZZA!” Vegeta ripose con un sorriso beffardo, “E’ lei che viene a cercarmi, evidentemente si è stufata dei perdenti come te!” questo era l’ultima goccia per Yamcha che afferrò il suo avversario per il colletto tirandolo a se, ma Vegeta non fece una piega continuando a guardarlo con aria minacciosa “Ma chi ti credi di essere? Vuoi che ti riempio di pugni?” ancora una volta Vegeta lo guardò divertito “Fammi vedere smidollato” così dicendo si liberò della presa, e senza dargli il tempo di reagire gli sferrò un pugno sul naso facendolo cadere pesantemente a terra, il corridoio si fermò, tutti trattennero il respiro, tutti tranne Goku che arrivando al momento giusto riuscì ad afferrare per il polso Vegeta già pronto a sferrargli un nuovo pugno. “Adesso basta calmatevi!” Vegeta incrociò lo sguardo con quello per una volta serio di Goku, strattono la presa liberandosi il polso “Di al tuo amico di non venirmi più tra i piedi se non vuole guai” così dicendo si allontanò definitivamente lasciando a Goku il compito di controllare lo stato dell’amico, che per fortuna non aveva subito gravi danni.

 

La terza ora era educazione fisica, ed al suono della campanella tutti i componenti della classe si recarono in palestra, ovviamente ragazzi e ragazze si divisero nei rispettivi spogliatoi. Anche Vegeta seguì i suoi compagni, ma una volta lì si limitò a sedersi sulla panca, con l’evidente intenzione di non seguire la lezione. Goku lo osservo per un istante “Ehi Vegeta, tu non fai ginnastica?” gli chiese con la sua solita gentilezza, l’altro era seduto appoggiato all’angolo con le braccia incrociate, la sua unica reazione fu quella di alzare le spalle “Certo che no! Ha paura!” lo istigò Yamcha “Ehi idiota! Non ti è bastata la lezione di questa mattina?” fu la risposta di Vegeta mentre si alzò in piedi pronto ad attaccar briga “E’ stata solo fortuna, mi hai preso alla sprovvista!” rispose l’altro “Vuoi vedere?” Vegeta si avvicinò con un pugno già in bella mostra, ma ancora una volta Goku cercò di placare i due frapponendosi tra di loro prima che questi fossero troppo vicini, “Ehi ehi, dateci un taglio, va bene?!?” ci pensò su un attimo “Idea! Che ne dite di sfidarvi sul campo, almeno non vi massacrate, e poi nessuno può interrompere la sfida, no?” ci fu un attimo di silenzio, che sorprendentemente fu Vegeta ad interrompere “Bene, sembra interessante! Ti farò vedere che sei solo un perdente” disse facendo scrocchiare le dita, “Te la sei cercata buffone!” aggiunse Yamcha…

C’era un unico problema, Vegeta non aveva la tuta da ginnastica fornita dalla scuola, e non poteva certo farla così, si guardò attorno tra i suoi compagni di classe, adocchiandone uno che aveva più o meno la sua taglia “Ehi tu! Dammi la tua tuta” gli disse senza molta via di fuga con uno sguardo raggelante, il ragazzino non poté fare altro che obbedire, durante l’appello al ragazzino fu chiesto perché non avesse la tuta, ma uno sguardo non meglio identificato lo costrinse a mentire spudoratamente.

Dopo alcuni minuti di riscaldamento ed alcuni esercizi comuni a tutti, i ragazzi vennero quindi lasciati liberi di fare ciò che volevano, il momento più atteso dei due sfidanti, si cimentarono in diverse sfide, nessuna della quale in favore di Yamcha, l’ultima delle quali consisteva nell’arrampicarsi sulle travi di legno poste sui muri della palestra, il primo ad arrivare in cima vince.

Crilin fu costretto a fare da arbitro e si portò accanto alle sbarre mentre i contendenti si prepararono a scalare “VIAAA!!”. I due cominciarono a salire il più velocemente possibile, Vegeta era davanti mentre Yamcha lo seguiva cercando di stargli dietro, sfortunatamente nella fretta appoggiò male un piede e la cosa gli costò un salto all’indietro che per sua grande fortuna fu attutito da un materasso posto casualmente lì, ma il suo piede prese una bella storta. Vegeta arrivò in cima, solo allora si preoccupò di controllare le condizioni del suo avversario, non trattenne un risata alquanto maligna resa ancora più spaventosa dall’eco della palestra. Non rideva così da anni, anzi forse non aveva mai riso così, comunque sia quell’incapace era riuscito a farlo divertire, saltò giù dalla cima delle travi tra lo stupore generale “Complimenti per aver dimostrato di essere un emerito imbecille!!” lo incalzò divertito, Yamcha lo guardò dolorante tenendosi la caviglia, appena accortasi dell’accaduto Bulma si avvicinò di corsa andando a controllare le condizioni del suo ragazzo “Yamcha, stai bene?” gli chiese preoccupata “Credo di essermi slogato una caviglia” si lamentò il ragazzo “Aspetta, ti accompagno in infermeria” gli rispose lei aiutandolo ad alzarsi, Vegeta osservò la scena in silenzio, il suo ghigno divertito scomparve per qualche strano motivo dal suo volto, incrociando lo sguardo con quello furente di Bulma. Lei si allontanò dalla palestra accompagnando Yamcha, mentre lui con un gesto irritato diede un calcio al materassino con foga spostandolo di qualche metro, quindi uscì anch’egli dalla palestra andando nella direzione opposta a quella presa dalla ragazza.

Perché cavolo se la prendeva così tanto poi?!? Non lo sapeva nemmeno lui, sapeva che vederla insieme a quel perdente lo mandava su tutte le furie, sapeva che ogni volta che li vedeva insieme gli ribolliva il sangue e aveva veramente voglia di andare lì a prenderlo a pugni. Inutile pensarci, era come quando pensava a lei e non sapeva nemmeno perché, o distoglieva lo sguardo dal suo istintivamente, proprio non capiva, era la prima volta, la prima volta che qualcuno attirasse così tanto la sua attenzione, che lo distoglieva da ciò che faceva di solito, o che gli faceva fare cose che mai aveva fatto, come il semplice fatto di andare tutti i giorni a lezione.

Questi pensieri gli frullavano in testa in continuazione, e non una, ma più volte al giorno, come se, come se… fosse attratto da lei?!? No, non era possibile, era una cosa assurda, e completamente inopportuna, non poteva avere nessun interesse verso quella ragazza petulante, eppure era da giorni che faceva il conto alla rovescia per andare a casa sua per fare la ricerca…la ricerca! Un colpo di fortuna per lui, trovarsi nel suo stesso gruppo, senza quel pivello tra i piedi, certo c’era Kakaroth, ma per qualche ragione quel ragazzo era uno dei pochi che non aveva voglia di prendere a schiaffi.

 

Durante la pausa pranzo dopo aver ovviamente saltato le lezioni del resto della mattinata si recò in mensa, si guardò attorno come se cercasse inconsapevolmente qualcosa, o qualcuno, il suo sguardo si fermò solo quando si fermò su di lei, sussultò, poi si accorse anche di quello squallido individuo che era il suo ragazzo, fece una smorfia senza rendersi conto di nulla, si diresse verso le inservienti per riempire il suo vassoio, cercò di far finta di nulla andandosi a sedere in disparte, la testa china con mille pensieri che gli frullavano dentro, sentì la sedia di fronte a lui spostarsi leggermente, alzò la testa incrociandolo quello di Bulma che si stava sedendo davanti a lui. Sentì il cuore uscirgli dal petto, e di scatto voltò la testa guardando fuori dalla finestra “Cosa vuoi?” le chiese senza guardarla, la vide sorridere con la coda dell’occhio, strano, pensava che lo avrebbe insultato per come le si era rivolto, e soprattutto pensava che fosse arrabbiata con lui dopo lo sguardo che gli aveva rivolto, rabbioso ed accusatorio, incolpandolo di aver fatto male al suo ragazzo. In realtà Bulma stava cercando di essere gentile, passi per quel che era successo a Yamcha, che per qualche strano motivo pensava che un po’ se lo era anche meritato, e strano ma vero non si era preoccupata che vagamente di quello che dovrebbe essere il suo ragazzo, ma come al solito il suo modo di esprimersi le stava facendo venire il nervoso, ma cercò di mascherarlo dietro quel sorriso tirato. “A parte quello che è successo prima con Yamcha, che tra le altre cose credo che sia cretino quanto te…” cominciò a parlare lei, mentre Vegeta iniziò ad innervosirsi, ma pensò che era meglio starsene zitto per capire quale fosse il punto del discorso “… ti va di venire a mangiare al nostro tavolo?” gli chiese infine. Vegeta si girò di scatto stupito della proposta “Che cosa? E perché dovrei mangiare con quel cretino del TUO ragazzo?” disse senza accorgersi di aver sottolineato la parola “tuo”, come se la cosa gli desse fastidio. Bulma capì che c’era qualcosa di strano, ma non poteva capire esattamente cosa, insomma, sapeva che Yamcha non gli stesse proprio simpatico, ed in fondo quello era il suo modo di parlare, però… qualcosa, che le sembrava di non aver recepito era nascosta in quella frase “Che t’importa di lui, ci saremo anche io e Goku, e almeno noi ti stiamo simpatici no?!? E poi è meglio che starsene sempre qui tutto solo in un angolo” ‘Ci sarà anche…LEI!’ pensò stupendosi subito di quel pensiero “NO! Non mi state simpatici!”. Bugia, balla, menzogna, cazzata, non era vero!! Rispose ancora una volta d’istinto, cosa che per altro non rispecchiava affatto il suo pensiero, quella ragazza riusciva a spiazzarlo, stava rispondendo in maniera che, forse esternamente poteva sembrare quasi normale, ma dal suo punto di vista non lo era affatto, infatti non capiva cosa cavolo gli stesse succedendo. “Ah! Davvero?!? Eppure a me sembra il contrario, però se non vuoi venire…” la ragazza fece per alzarsi “A…aspetta! Va bene…vengo…” ‘Perché, perché, perché??? L’ho fatto ancora!!!’ pensò tra se. Bulma gli sorrise compiaciuta “Allora ti aspetto al tavolo” poi si allontanò. Vegeta rimase a fissare il vassoio per qualche secondo un po’ spiazzato da lei, ma soprattutto da se stesso, infine si alzò andando a sederi nello stesso tavoli con gli altri.

 

Come era già successo in precedenza i tre ragazzi camminavano in silenzio, ma era un silenzio diverso dall’ultima volta, era rilassato, veniva rotto sporadicamente da Goku o Bulma che si scambiavano qualche battuta addirittura cercando di coinvolgere anche Vegeta che rispondeva piuttosto freddamente, anche perché sapeva che rischiava di dire cose che non avrebbe dovuto davanti a quella ragazzina, così com’era successo in mensa.

Così come Goku anche Bulma non distava molto dalla scuola, erano circa 10 minuti a piedi anche per lei anche se nella direzione opposta all’amico, quindi non ci volle molto per arrivare. Vegeta tornò a guardare quella casa, sia di notte che di giorno gli dava calore, e per qualche strano motivo lei sembrava rispecchiarsi benissimo in quella villetta, una volta entrati la sua opinione fu inevitabilmente confermata. Una casa che ti dava calore appena ci metti piede, dall’aspetto ordinato, ma si capiva che si trattava di un ordine fittizio, che lei o sua madre aveva cercato di sistemare per l’arrivo degli ospiti. Nonostante ciò alcuni fogli e riviste erano ammucchiate in gruppetti e sparsi per la casa, l’odore di prodotti per la casa si mischiava con un profumo che qualcuno della famiglia si era esageratamente spruzzato addosso, non ci volle molto per capire di chi si trattasse “BENVENUUUUUUTI!” gli accolse una voce solare dalla cucina che venne subito loro in contro apparve una donna allegra e tutta agitata, guardò Goku sorridente “Ciaoooo Gokuuuu! Lo sai? Diventi sempre più carinoooo!” gli disse cinguettando, il ragazzo visibilmente imbarazzato si porto una mano dietro la nuca grattandosi la testa “Ehm…gr…grazie” disse sorridendo, poi lo sguardo della donna andò a Vegeta, che la guardò preoccupato “Ciaoooo anche a te! Tu devi essere Vegeta giusto? Mia figlia mi ha parlato di te, lo sai che sei proprio un bel ragazzoooo” la donna continuava a starnazzare facendo irritare il ragazzo che non sapeva come risponderla “Mamma ti prego!” salvato da Bulma, “Noi andiamo in salotto, tu torna a fare quello che stavi facendo!” le ripose la ragazza senza diritto di replica facendo cenno ai due ragazzi di seguirla, la donna continuava a salutarli con una mano dall’ingresso, e Goku rispose al cenno, mentre Vegeta cercò di ignorarla, una volta entrati in salotto Bulma li fece accomodare “Vi chiedo scusa” disse infine la ragazza visibilmente imbarazzata, Goku dal canto suo rispose sorridendo “Dai non preoccuparti, lo sai com’è fatta no?” cercò di tranquillizzarla cosa che lievemente riuscì, Vegeta la osservava e senza rendersene conto pensò che così imbarazzata era molto carina. “Già” rispose in un bisbiglio Bulma “Ah, ehm… vi dispiace se vado a cambiarmi, sapete, non ne posso più di stare in divisa” disse alzando la testa guardando prima uno poi l’altro “No, vai pure, ti aspettiamo qui, fa con comodo” le rispose cordialmente Goku, Bulma gli sorrise sparendo dietro la porta. Vegeta la osservò allontanarsi, poi riprese a guardare la casa, nel salotto c’erano un mucchio di fotografie, lei da piccola con una bambola, lei da piccola con i genitori, lei da piccola, e così via, tante foto, tutte che la ritraevano. Si fermò a pensare, in casa sua non c’erano mai state delle foto, era sicuro che suo padre non aveva neanche una macchina fotografica, e nemmeno di sua madre esistevano foto, quindi non sapeva che aspetto avesse, ma infondo che importanza può avere, la cosa non gli era mai importata più di tanto. “Eccomi, scusate se vi ho fatto aspettare” la testa di Bulma apparve da dietro la porta, per poi avvicinarsi sedendosi sul divano in mezzo ai due ragazzi, aveva i capelli che in genere lasciava sciolti, e lunghi fino alle spalle raccolti in una treccia, indossava una maglietta bianca smanicata, e dei pantaloni che le arrivavano appena sotto il ginocchio, era davvero bella, era la prima volta che la vedeva senza la divisa scolastica, e doveva ammettere che non stava affatto male vestita così, si ritrovò a fissarla senza neanche rendersi conto, se ne accorse solo quando Bulma gli si rivolse con un “Che c’è?”, Vegeta sussultò volgendo subito lo sguardo facendo finta di nulla, lasciando la ragazza alquanto perplessa.

 

Erano passate diverse ore da quando avevano iniziato a lavorare, dovevano ammettere che stavano lavorando bene… Goku e Bulma, con la gentile partecipazione di Vegeta, nonostante le continue interruzioni da parte dei genitori di lei, sua madre con pasticcini e dolci, e suo padre per le scuse più stupide e svariate, in fondo un po’ la invidiava un po’, lei aveva entrambi i genitori che le stavano accanto, sua madre casalinga e suo padre aveva un officina sul retro della casa, anche se spesso erano assillanti.

Goku si stiracchiò portando le braccia in avanti “Cavolo che stanchezza” disse prima di sbadigliare “Eh eh… si, ma ci siamo quasi” Bulma gli ripose con un sorriso, e quando sorrideva così, anche se non a lui il cuore di Vegeta sembrava fermarsi. “Ti dispiace se uso il bagno?” disse infine Goku alzandosi “Prego, fa pure. Sai dov’è no?” gli ripose lei sempre sorridente, il ragazzo annuì uscendo dalla stanza. Bulma si rivolse verso Vegeta raccogliendo i fogli sparsi sul tavolino del salotto “Bè, sembra stia venendo bene no… bla bla bla” Vegeta sentiva la sua voce in lontananza, non la stava ascoltando, guardava le sue labbra muoversi in frasi a lui sconosciute, e i suoi occhi di un profondo azzurro che sembravano ancora più luminosi sotto la luce del sole che penetrava dalla finestra prima di sparire per la giornata. “Come fa a piacerti quel tipo?!?” Vegeta si riferiva a Yamcha, le parole gli erano uscite senza che lui se ne accorgesse nemmeno, in quei secondi era tutto annebbiato, non sapeva nemmeno lui perché l’aveva detto, non sapeva nemmeno perché l’aveva pensato, vide spegnersi il sorriso sul volto di lei mentre cambiava espressione diventando sorpresa “Come?” fu l’unica cosa che Bulma riuscì a dire, mentre Vegeta voleva sparire, andarsene di la sprofondare per ciò che aveva detto. “Bè, si è fatto tardi, è ora di andare” Goku entrò nella stanza al momento giusto, ma i due non si mossero continuando a fissare lui altrove, per non incrociare lo sguardo di lei, l’altra a fissare lui cercando inutilmente di capire il significato di quella frase, “Qualcosa non va?” chiese Goku osservando lo strano silenzio che si era formato, Vegeta ne approfitto di un attimo di distrazione da parte della ragazza per scattare in piedi e cominciando ad allontanarsi, una volta fuori dalla porta si rivolse a Goku “Andiamo!” gli disse come se fosse un ordine.

 

Una volta uscito da quella casa, e salutato Kakaroth cominciò a gironzolare per la città, era stato un pomeriggio abbastanza strano, diverso da quello che aveva passato a casa di Goku, non sapeva spiegarselo, era come se quella casa emanasse un’atmosfera diversa, tutto gli ricordava lei, tutto sembrava combaciare con quello che lei era. Bella, intelligente, ed anche un po’ disordinata, ma sempre precisa nel modo di fare e di comportarsi, e questo la rendeva molto elegante, almeno ai suoi occhi.

Non capiva come potesse stare con un pivello come quello, proprio non riusciva a spiegarselo, ma soprattutto, perché cavolo le aveva detto quella frase. Gli era venuta così spontanea e naturale che non si rese conto di averla detta fino a quando non l’aveva detta, era stato un momento molto confuso, ricordava di aver sentito la sua voce, il suo profumo dolce e delicato gli era arrivato come una ventata, il suo cervello in quel momento era andato in pallone, totale confusione, gli sembrava di aver vissuto quella scena in terza persona, come se non fosse stato lui a dire quella cosa. Solo quando i suoi grandi occhi azzurri avevano incrociato i suoi si era reso conto di ciò che aveva fatto, e avrebbe tanto voluto sprofondare negli abissi più profondi, non sapeva nemmeno cosa avrebbe potuto dire se avessero continuato quella discussione, ringraziava Kakaroth per quello.

Però a pensarci bene magari non si era capito, magari lei non aveva intuito la vera natura di quella domanda, sempre se l’aveva una vera natura visto che la cosa mandava in pallone anche lui, no, non avrebbe capito, sperava… un sentimento nuovo, la speranza, oppure un sentimento che aveva dimenticato, in entrambi i casi si ritrovava a sperare che lei non capisse cosa volessero dire le sue parole. Almeno doveva capirlo prima lui, sapeva solo che vederla assieme a quello gli dava enormemente fastidio, gli si rivoltava lo stomaco, e sentiva la rabbia fargli ribollire il sangue, una rabbia diversa da quella che provava verso suo padre e la sua vita, sembrava quasi… sembrava quasi… gelosia!!

No, no, e ancora no!!! Non era possibile, non era vero, tutto frutto della sua testa… appunto… era proprio quello il problema, quindi era davvero geloso di lui, di quel perdente, ma, perché?

Aprì la porta di casa, dentro era tutto vuoto, non c’era nessuno, istintivamente, o per abitudine andò in cucina dove un biglietto scritto di fretta era stato abbandonato lì, era di suo padre anche se non era firmato “TORNO TRA QUALCHE GIORNO”, lo lesse, e con rabbia lo accartocciò buttandolo in un angolo della cucina.

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Capitolo 5
*** Ciò che ti rende triste ***


GIORNI DI SCUOLA

GIORNI DI SCUOLA

 

Ciò che ti rende triste

 

“Come fa a piacerti quel tipo?!?”, che cavolo vuol dire? Si riferiva a Goku? E soprattutto perché le aveva fatto una domanda simile?

Bulma continuava a scervellassi, e per quanto lo facesse non riusciva a capire l’origine di quella domanda, era quasi una settimana che continuava ad arrovellarsi il cervello, ma non sembrava venirne a capo, avrebbe voluto chiederlo a Vegeta, ma lui sembrava evitarla, aveva ricominciato a saltare le lezioni e quando gli parlava lui distoglieva sempre lo sguardo, come se non volesse guardarla negli occhi. E doveva ammettere che la cosa un po’ le dispiaceva, insomma, il suo sguardo era molto bello e profondo, anche se un po’ triste. Le piaceva perdersi negli occhi di lui un po’ accigliato, ma molto intenso. Occhi profondi, che raccontavano molto di più di quanto non facesse lui con i suoi interminabili silenzi, bisognava solo saperli leggere, era un tipo fatto così, si poteva dire di averlo conosciuto veramente solo dopo aver capito quante cose si nascondessero nei suoi occhi, che per altro non dicevano ciò che lui voleva far credere alla gente. Altro che duro teppista dal cuore di pietra, era un ragazzo che non aveva più voglia di aprirsi alla gente, chissà quante poche persone si erano accorte di questo. Era in qualche modo fiera di essere una di loro, anche perché nonostante la terribile voglia di prenderlo a schiaffi iniziale si era rivelato quasi simpatico, e di buona compagnia, una compagnia silenziosa e solitaria certo, ma la sua sola presenza sembrava metterla di buon umore, sembrava metterla a suo agio, in qualche strano modo protetta, al sicuro. Non era così con Yamcha, spesso la sola presenza di quel ragazzo gli dava solo fastidio, o cavolo, da quando la presenza del suo ragazzo le dava fastidio? Prima non era così, certo, non si sentiva protetta, però, la piaceva averlo attorno, adesso invece… sembrava mille volte preferire la presenza di Vegeta a quella di Yamcha. Certo, doveva ammettere che Vegeta era molto bello, aveva un suo fascino particolare, e non solo dietro al suo sguardo, così particolare e così magnetico, c’era dell’altro, fisico atletico, e atteggiamento da ragazzo del mistero, caratterialmente difficile, ma carico di fascino, mentre Yamcha era… era… che cosa l’aveva attratta di Yamcha la prima volta che lo aveva visto… non se lo ricordava, eppure doveva esserci qualcosa che… bè, forse il fatto che fosse gentile, anche se la faceva disperare, tra le buche continue e le scappatelle che lei sperava di inventarsi, senza contare che era anche un immaturo e un vero cretino nel modo di fare… accidenti! Possibile che di Yamcha le venissero in mente solo difetti? Eppure l’aveva anche lui qualche pregio no… no?

“Ciao piccola!” eccolo, pensi al diavolo e spuntano le corna, o qualcosa di simile. Yamcha le mise un braccio sulla spalla cominciando a parlare del più e del meno, ‘Irritante’ si ritrovò a pensare con sua somma sorpresa prima di entrare in classe, vagò con lo sguardo per vedere chi si trovava in classe… lui non c’è… di solito è qui a quest’ora, però lo zaino è sul banco, quindi magari entrerà a seguire qualche lezione più tardi, e poi oggi dovevano andare a casa sua per finire la ricerca, non poteva mancare, non poteva darle buca, anche lui.

Yamcha continuava a parlare, anche se lei non gli prestava il minimo ascolto “Spostatevi idioti, mi state intralciando”, questo lo aveva sentito, quella voce l’aveva sentita, senza contare che l’avrebbe riconosciuta tra mille, si voltò, si, era lui. Spostò due ragazzini terrorizzandoli con lo sguardo entrando in classe, poi incrociarono gli sguardi, ma lui appena si accorse degli occhi azzurri di lei che lo fissavano spostò il mento in un’altra direzione, ‘Ecco, l’ha fatto ancora’ notò subito Bulma mentre il ragazzo le passò accanto senza neanche salutarla si sedette al suo posto fissando fuori dalla finestra, la cosa la rese un po’ triste “Tsk, che idiota” si sentì sussurrare, voltandosi si ricordò di Yamcha e gli spostò il braccio ancora appoggiato sulla sua spalla lasciando il ragazzo a fissarla senza capire, in silenzio Bulma si sedette al suo banco, dando un’occhiata fugace al suo vicino appena entrò la prof in modo che Yamcha non vedesse, ma lui, lo scontroso compagno di banco continuava a fissare fuori in preda a chissà quali pensieri.

 

Dopo la seconda ora lui si era dileguato, sparito, era una cosa che faceva spesso, però… ormai erano alla quarta e di lui nemmeno l’ombra, ebbe un sussulto, una strana sensazione, come se dovesse andare a cercarlo, scattò in piedi e con la scusa di andare in bagno andò a cercarlo. Lo cercò per tutta la scuola, in ogni corridoio più o meno conosciuto e buio, pensava a dove un tipo come lui potesse nascondersi dagli altri, nel periodo in cui aveva imparato a conoscerlo aveva capito che quando spariva era per andare a rifugiarsi da solo da qualche parete per sfuggire a tutto ciò che gli stava attorno. Nonostante lo sapesse, nonostante fosse normale che lui sparisse così spesso, e per anche molto più tempo, quella sgradevole sensazione non riusciva ad abbandonala, si ritrovò a correre come se fosse una questione di tempo.

Ogni secondo che passava il respiro le mancava sempre di più, e non a causa della corsa, non poteva essere sparito, da qualche parte doveva pur essere.

Si fermò esausta da quella corsa, mentre cercava di prender fiato, correre così a caso non serviva a nulla, cercò di fare mente locale, dove aveva cercato, dove doveva ancora cercare? Si guardò attorno, da una finestra poté scorgere un pezzo della terrazza, un lampo percorse la sua mente. Il terrazzo della scuola, un posto ideale per uno che voleva starsene da solo durante le ore di lezione, riprese a correre, corse più che poteva, facendo le scale quattro a quattro rischiando più volte di scapicollare, eccola la cima delle scale con quella piccola porta, la spalancò.

Davanti a lei tre ragazzi che le davano le spalle stavano violentemente tirando calci a qualcosa davanti a loro tra le risate divertite, li riconobbe subito erano quelli che aveva visto il giorno che trovò Vegeta ai piedi dell’albero, i tre ragazzi più pericolosi della scuola, e lei lo sapeva bene, ma nonostante ciò non aveva paura, trasse un profondo respiro, mentre raccoglieva tutto il suo coraggio “FERMI!!!” urlò infine con tutto il fiato che aveva in corpo, i tre si voltarono a guardarla, sui loro volti poteva leggere un sano divertimento per quanto stessero facendo, a terra un ragazzo raggomitolato su se stesso in preda a svariati colpi di tosse, aprì lentamente gli occhi anche lui per vedere che avesse urlato, notando quell’esile figura che aveva dimostrato un coraggio da leone “Bulma” sussurrò con un filo di voce, era la prima volta che la chiamava per nome, e non se ne accorse nemmeno.

I tre ridevano, uno di loro, il grassone si avvicinò a lei minaccioso, Vegeta cercò di alzarsi, ma ogni sforzo sembrava vano, aveva paura, ma non per se stesso, bensì per lei. Ma lei non indietreggiò di un solo passo, sostenne lo sguardo di Dodoria con determinazione, non aveva paura, non aveva paura di loro. Il ragazzo le era sempre più vicino rideva con aria divertita, ma appena fu abbastanza vicino fu fermato da quello di loro che era il capo. Freezer infatti aveva notato la determinazione della ragazza, prese in considerazione la cosa, con lei si sarebbe divertito, ma non ora, non era ancora il momento, prese la porta che dava le scale seguito dai suoi scagnozzi che non mancarono di fare qualche battutina di pessimo gusto a lei e a Vegeta che giaceva ancora a terra inerme. Una volta soli Bulma si avvicinò al ragazzo inginocchiandosi su di lui “Stai bene?” gli chiese seriamente preoccupata, lui sputò a lato della saliva che era impastata col sangue che aveva in bocca “Si” disse cercando di mettersi in una posizione più comoda “Non si direbbe” gli ripose lei aiutandolo a sedersi “Aspetta qui, vado a chiamare qualcuno” si alzò facendo per tornare dentro, non sarebbe mai riuscita a portarlo dentro da sola, non con tutte quelle scale, ma lui le bloccò il polso, era la prima volta che la toccava, le sua pelle era liscia e delicata, soprattutto a contatto con quella ruvida di lui “Non andare… resta qui ancora un po’” un’altra di quelle frasi che non riusciva a spiegarsi, ma lei non se ne preoccupò, sorrise dolcemente inginocchiandosi nuovamente, “Va bene” annuì.

Calò il silenzio, nessuno dei due sapeva cosa dire, eppure era un silenzio che ai due non dispiaceva, queste erano le sensazioni che a lei piacevano, le piaceva anche solo restare così con lui, certo a volte lui esagerava un po’ con questi silenzi, ma ormai aveva capito che era fatto così, solo allora si ne rese conto “Ah! Mi hai chiamata per nome!” disse risentendo quel sussurro che dalle labbra di lui invocavano il suo nome, Vegeta trasalì, si voltò dalla parte opposta, “No…no ti sbagli” mentii rendendosi conto solo ora di averlo fatto. Lui non la guardava in faccia, ma lei avrebbe potuto giurarlo, era diventato rosso.

 

Sul terrazzo lui le disse di non dire nulla a nessuno, che gli bastavano un paio di medicazioni e sarebbe tornato come nuovo, effettivamente era incredibile la velocità di guarigione di quel ragazzo, le tornò alla mente la sua immagine di quando lo aveva trovato in infermeria il primo giorno, zoppicava, ed era più simile ad una mummia che ad un essere umano, ma il giorno dopo sembrava completamente guarito, ed era solo la prima di una lunga lista di volte che era capitato. Evidentemente era così abituato a fare a pugni che il suo fisico si era abituato, non che la cosa avesse senso, però era quello che a lei piaceva pensare. Lo accompagnò in infermeria, quindi andarono in mensa a recuperare gli altri, che ovviamente si stupirono a vederli insieme, e la cosa non sembrava facesse molto piacere a Yamcha, anche se lei sorprendentemente non se ne preoccupò, non poteva rompere la promessa fatta a Vegeta di non dire nulla sull’accaduto, quindi si dovettero tutti accontentare di un, “E’ stato un caso”, in quanto ai lividi e ferite sul volto del ragazzo nessuno sembrò dargli troppo peso, anche perché era una cosa, se così si può definire, normale. Bulma si sedette in mezzo agli altri accanto a Yamcha, mentre Vegeta si mise a sul bordo del tavolo, che senso aveva restare allo stesso tavolo quando ci si mette in disparte proprio non lo capiva, tanto valeva restare in un tavolo da solo, ma trattandosi di lui doveva essere considerato un passo in avanti infondo. Lo guardò con la punta dell’occhio notando che aveva uno sguardo strano, aveva capito che per comunicare con lui bisognava dare più importanza ad esso piuttosto che alle sue parole, ma in quel momento era qualcosa di incomprensibile. Era imbronciato come sempre, ma sembrava che qualcosa gli desse fastidio, inoltre la stava guardano, ma cavolo, quando era lei a cercare il suo sguardo lui si defilava, e adesso che non lo faceva lui la osservava? Perché? Inoltre quel modo di guardare, osservandolo meglio si accorse che non stava guardando proprio lei, ma, un braccio le passò attorno alle spalle, girandosi incontrò il volto di Yamcha, un momento era lui che Vegeta stava guardando? Era a lui che era rivolto quello sguardo di fastidio?

Si riteneva una persona intelligente, e due più due lo sapeva ancora fare, ‘Come fa a piacerti quel tipo?!?’ ecco a chi si riferiva! A Yamcha, non a Goku, per un motivo a lei sconosciuto la presenza si Yamcha sembrava infastidire molto Vegeta.

D’accordo, tra i due non era mai corso buon sangue, ma perché infastidirsi? Vegeta non le diede il tempo di capire oltre, alzandosi per andarsene. Bulma avrebbe voluto fermarlo ma era bloccata dal braccio del suo ragazzo, e dal bacio che sembrava volesse tapparle la bocca proprio per impedire di richiamare l’attenzione dell’altro. Nonostante ciò lei si chiese se sarebbe tornato prima della fine delle lezioni, se fosse rimasto in classe o se sarebbe andato a perder tempo da un’altra parte, avrebbe dovuto passare il pomeriggio con lui e Goku, ma nonostante ciò sperava con tutto il cuore di vederlo anche in classe. Yamcha si staccò da lei, un pensiero balenò nella testa di Bulma, non è normale pensare ad un altro mente il tuo ragazzo ti sta baciando, le cose sono due, o il tuo ragazzo non ci sa fare, o…naaaaaaaa, non era possibile, preferiva pensare che Yamcha non fosse proprio un granché.

 

Come nei pomeriggi precedenti i tre camminavano in silenzio, questa volta ognuno era immerso nei propri pensieri, Vegeta camminava d’avanti facendo strada, per qualche strano motivo sembrava preoccupato, in genere lui cammina a testa alta, con sguardo fiero e con un briciolo di eleganza, se così si può definire, ma in quel momento teneva la testa china osservando il terreno, era evidente che avesse qualcosa che non andava. Dietro di lui anche Goku sembrava preoccupato, come se si fosse accorto delle preoccupazioni di quello che era diventato un suo amico, Goku non era il tipo più sveglio del mondo, ma quando qualcosa non andava se ne accorgeva subito. Osservava le spalle di Vegeta soprappensiero, un po’ accigliato, si decisamente si era accorto anche lui che non era normale. Bulma ripensava ad alcuni degli sguardi che aveva visto sul volto di Vegeta, primo fra tutti quello che gli aveva visto il giorno che aveva litigato con Yamcha al telefono e aveva trovato Vegeta ad osservare le stelle, era così triste, e guardando anche lei quella schiena si rese conto che forse avrebbe capito anche perché. Dopo 15 minuti a piedi dalla scuola nella direzione della casa di Goku, Vegeta si fermò davanti ad un portone, sospirò profondamente, ma fece in modo di non farlo capire agli altri, Bulma osservò la casa, fredda, sterile.

Vegeta aprì la porta facendo entrare i suoi compagni, anche all’interno dava la stessa impressione, dava l’idea che non ci vivesse nessuno, sembrava una di quelle case che vedi nelle riviste, tutto perfetto, ma che ti da l’idea che non fosse vissuta. Lo spazio non mancava di certo, ma alle pareti nessuna foto, nessun abbellimento, nessuna idea di una famiglia felice.

Dove sono tutte quelle cose che i genitori mettono in mostra per far vedere agli ospiti di quanto sono orgogliosi dei propri figli, un disegno o un lavoro fatto da un bambino, un buon voto scolastico, un semplice portachiavi che fosse colorato da tanti mazzi di chiavi con altrettanti aggeggi insignificanti e colorati che sembrano dar vita alle chiavi stesse. Un attaccapanni semplice dietro un angolo, vuoto, era abbastanza grande per due o tre soprabiti al massimo, anche il salotto era vuoto, un telecomando appoggiato sul tavolino da cafè era l’unico segnale che quella casa fosse vissuta, se fosse stata piena di polvere si poteva addirittura definire una casa spettrale. L’odore di chiuso entrava nelle narici, evidentemente gli occupanti entravano e uscivano spesso. Una casa pulita senza dubbio, ma priva di segni di vita, del tutto priva di mano femminile, una casa silenziosa, simile a lui, a Vegeta, chissà se anche la sua camera era così.

Vegeta li fece accomodare nel salotto, in un silenzio ancora più marcato del solito, Bulma tirò fuori gli appunti della ricerca cominciando così a lavorare.

 

Un gorgoglio spaventoso riecheggiò in tutta la stanza, Bulma e Vegeta si girarono verso Goku che con un sorriso imbarazzato si grattò la testa “Ehm… scusate mi è venuta fame…” disse giustificandosi, “Bè, potremmo fare una pausa” disse Bulma , poi si rivolse verso il padrone di casa “Non è che ci offriresti qualcosa?”, il ragazzo alzo le spalle alzandosi, poi fece segno agli altri due di seguirlo. Entrarono in cucina, molto simile al resto della casa, vuota anche quella.

Vegeta aprì il frigo mostrandone il contenuto ai compagni, un frigo mezzo vuoto, c’erano solo poche cose al suo interno, si può dire lo stretto indispensabile, anche quello dava l’idea che gli inquilini non mangiavano spesso in casa perché alcune delle poche cose erano scadute da mesi, Vegeta infatti fu costretto a buttarne via un po’ con grande disappunto di Goku.

Alla fine optarono per dei toast, ma il tostapane era un po’ lento specialmente all’inizio perché doveva riscaldarsi, decisero quindi di aspettare in salotto, tanto l’elettrodomestico li avrebbe avvertiti una volta finito.

Non passò molto da che si erano seduti quando sentirono un rumore di chiavi provenire dalla porta d’ingresso, lo sguardo di Vegeta si accigliò in un istante, mentre gli altri due spinti dalla curiosità voltarono la testa per vedere che sarebbe entrato.

La porta si apri con lentezza, e solo quando si richiuse la figura di un uomo apparve davanti a loro. L’uomo si girò a guardarli, il padre, senza dubbio, vista la grande somiglianza, lo salutarono con un timido “Salve” detto in coro, e l’uomo li raggiunse in salotto. Era una persona ben distinta, vestito con un abito molto elegante ed una cartelletta probabilmente piena di documenti in una mano mentre l’altra la teneva in tasca, lei ne aveva visti di persone eleganti e dal portamento simile a quello, grazie alle frequenti visite che suo padre riceveva grazie alla sua attività in crescita, e poteva dire senz’ombra di dubbio che si tratta di un uomo d’affari.

Un uomo austero ed accigliato, proprio come il figlio, anche se non uguali, negli occhi del padre infatti non leggeva quella tristezza che aveva Vegeta. Occhi profondi, ma non trasmettevano lo stesso calore, erano freddi, quasi glaciali.

“E loro chi sono?” chiese con voce cupa al figlio, quasi gli dispiacesse che il ragazzo potesse avere degli amici. Lui alzò lo sguardo incrociando quello di suo padre, i suoi occhi pieni di rabbia. “Cosa te ne frega!?!” gli rispose a tono con la stessa freddezza. Ecco da dove gli veniva tutta quella rabbia, evidentemente i dialoghi con suo padre dovevano essere tutti così, fatto solo di frasi brevi e pungenti.

Il silenzio scese nella stanza, nessuno fiatò, sembrava che anche respirare fosse un crimine in quel momento, il bip del tostapane ruppe quel silenzio surreale e quella tensione che si poteva tagliare col coltello, Vegeta si alzò dirigendosi verso la cucina ignorando il padre che lo fermò trattenendolo per una spalla “Dove credi di andare, non abbiamo finito!” il ragazzo si liberò della presa scostandosi con violenza “Lasciami!” disse prima di allontanarsi. Ancora una volta cadde il silenzio, mentre Vegeta andò in cucina. Una domanda fece capolino nella mente di Bulma, sapeva che non avrebbe dovuto farla, però, doveva, “Mi scusi…” disse riferendosi al padre incrociando per la prima volta lo sguardo con lui, un brivido le percorse la schiena, quell’uomo le faceva venire i brividi, ma ormai aveva deciso, glielo avrebbe chiesto, e si mostrò decise e determinata, non doveva dare segni di cedimento, respirò profondamente “Cos’è successo alla madre di Vegeta?” ecco, fatto, sapeva che se lo avesse chiesto al ragazzo non le avrebbe mai risposto, e che probabilmente era una delle cose che lo impensierivano, per qualche motivo doveva sapere cosa lo preoccupava, voleva aiutarlo, per questo doveva saperlo. Sentì lo sguardo di Goku su di lei, e vide quello dell’uomo farsi sorpreso, ancora un attimo di silenzio, lui era indeciso se risponderle o no, mai conosciuto una ragazzina così determinata prima d’ora.

La squadrò ancora un attimo “E’ scappata quando aveva 5 anni” rispose infine, non sapeva nemmeno lui perché ma la risposta gli venne spontanea. L’ennesimo silenzio colpì la stanza, Bulma ringraziò con un sussurro, e si voltò a guardare Goku, guardava in basso, una delle poche volte che lo vedeva triste, evidentemente lui poteva quasi capirlo, anche lui non aveva più la madre, ma a differenza di Vegeta suo padre non gli aveva fatto mancare nulla in termini affettivi.

La madre di Vegeta era scappata, fuggita, lasciandolo solo, e suo padre sembrava disinteressarsi completamente di lui, ora capiva cosa lo rendeva così triste, sentì un magone stringesi in gola, probabilmente quel ragazzo non aveva mai pianto, e ora lei voleva piangere per lui, al suo posto, come se potesse servire a farlo stare meglio.

Lui era dietro la porta del salotto, aveva sentito tutto, si appoggiò al muro, chiudendo gli occhi, ora si ricordava, ricordava di quando aveva cinque anni e sua madre gli sussurrò in un orecchio “Addio”, e quando cercò spiegazione da parte del padre lui gli aveva risposto male, incolpandolo della fuga della donna, per questo non gli aveva mai chiesto più chiesto nulla a riguardo, ma forse era giusto che sapesse.

 

Per quanto tempo rimasero tutti così in silenzio, forse un paio di minuti, forse di più, anche se per tutti sembravano passate delle ore.

Fu il citofono a risvegliarli dal loro torpore, il padre di Vegeta andò a rispondere, passò di fianco al figlio senza dire una parola. Il citofono fece trapelare una voce di donna, il ragazzo entrò in salotto “Andatevene” disse lapidario, lui sapeva che da li a poco ci sarebbe stato un litigio colossale e non voleva coinvolgerli, Bulma stava per replicare, ma Goku le mise una mano sulla spalla mentre si alzava per farle cenno di andare, lui aveva capito, e il suo sguardo fu abbastanza eloquente per permettere anche a lei da capire, raccolsero in fretta le loro cose. Una donna dal lunghissimi capelli biondi e dei profondi occhi azzurri fece il suo ingresso, si guardò attorno stava evidentemente cercando Vegeta, infatti appena il suo sguardo si posò su di lui si fermò sorridendo “Ciao, io mi chiamo Sahya, tu devi essere Vegeta Jr vero? Molto piacere” disse porgendogli una mano, lui fece una smorfia ‘Ecco la nuova strega’ pensò “Il piacere è tutto tuo!”

 

Quella fu l’ultima cosa che i due ragazzi sentirono prima di uscire da quella casa, fecero un tratto di strada in silenzio, nessuno dei due sapeva cosa dire, ma entrambi avevano capito perché lui aveva così poca voglia di rincasare, e non solo quel pomeriggio ma tutti i giorni, entrambi avevano capito il perché di alcuni atteggiamenti di quel ragazzo. Tutto fu molto più chiaro, ed entrambi si sentivano molto tristi.

La tristezza di Bulma però si tramutò in un pianto, piangeva per lui, piangeva perché lui non lo faceva, e non l’avrebbe mai fatto. Non lo stava commiserando, era come se lei stesse sfogando tutti i pianti e le malinconie che lui si era sobbarcato in tutti quegli anni, pianse tra le braccia di Goku che non sapeva in alcun modo come consolarla, la accompagnò a casa, e sempre piangendo tra lo stupore e la preoccupazione dei genitori che non sapevano che fare si addormentò nel suo letto, con il cuscino bagnato dalle lacrime.

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Capitolo 6
*** Dove mi porta l'istinto ***


GIORNI DI SCUOLA

GIORNI DI SCUOLA

 

Dove mi porta l’istinto

 

Erano le 10 di un sabato mattina, le foglie cominciavano a cambiare colore e a cadere lentamente, un lieve venticello tipicamente autunnale le faceva danzare con movimenti lenti ed irregolari.

Una ragazza aspettava in mezzo alla piazza incassandosi nel suo giubbotto, “Scusa il ritardo” si sentì dire alle spalle, la ragazza si voltò con un grande sorriso “Non ti preoccupare”. Bulma osservava la scena qualche metro più in la seduta su una panchina con una bevanda calda in mano stringendosi sempre di più nel giubbotto lungo che indossava, erano da almeno due ore che aspettava, ma di lui nemmeno l’ombra, guardò il cellulare in attesa che chiamasse, ma nulla, stava veramente iniziando ad innervosirsi. Sbuffò impaziente, era veramente stufa di essere trattata così, quando non le dava buca la faceva aspettare per ore, e appena si presentava la rassicurava con le più patetiche scuse che gli venissero in mente, dicendo che non sarebbe successo più, e la volta dopo puntualmente ecco che lo rifaceva. L’aveva presa per un’idiota? Pensava che poteva continuare sempre così? No, non aveva più intenzione di sopportarne oltre, gli aveva perdonato di tutto, ma ora basta.

“Ciao” una voce giunse alle sue orecchie, si girò di scatto già pronta a dare sfogo a tutta la sua rabbia, ma con sua sorpresa la persona che l’aveva appena salutata non era la persona che stava aspettando “Goku!” disse sorpresa la ragazza “Che ci fai qui?” chiesero in coro l’uno all’altra, Goku rise sedendosi accanto all’amica “Sto aspettando Chichi, volavamo andare a farci un giro, sono un po’ in anticipo, ma non mi piace farla aspettare” ‘Ecco quel che si dice un vero cavaliere’ pensò lei un po’ rammaricata “E tu?” chiese ancora lui, lei sbuffò rumorosamente “Sto aspettando Yamcha, da almeno due ore” la voce della ragazza era decisamente seccata, e come darle torto. “Yamcha?!?” Goku sembrò decisamente molto sorpreso, e Bulma non mancò di notarlo “Ehm, sì… perché quella faccia?”, il ragazzo sembrò molto perplesso, si grattò la testa guardando in alto con fare pensieroso, sembrava stesse valutando se dire o no qualcosa all’amica, infine decise di farlo “Ecco, l’ho visto un paio di minuti fa, è entrato nel cinema” fece una pausa “Magari ti sta aspettando lì. Sei sicura che non avevate appuntamento al cinema?” la ragazza scosse la testa in modo deciso “No, non abbiamo parlato di cinema” rispose lei “Bè… allora non so che dirti, ma io sono sicuro che era lui…” i due si guardarono perplessi, “Ciao Goku. Ciao Bulma.” entrambi si voltarono verso una sorridente Chichi, Goku sorrise alzandosi, mentre Bulma stava ancora cercando di capire perché Yamcha fosse andato al cinema. Una cosa era certa sarebbe andata a controllare, si alzò di scatto “Io vi lascio, ho una cosa da fare, ci sentiamo, questo pomeriggio magari, ok?” Goku annuì capendo le sue intenzioni, mentre Chichi la guardò sorpresa, ma la salutò con un cenno della mano appena l’amica iniziava ad allontanarsi.

 

Corse verso il cinema, entrando tutta trafelata si guardò attorno, niente Yamcha, oltre quel punto si poteva solo passare solo con il biglietto, quindi o era entrato o era andato via. Non aveva nessuna intenzione di fare un biglietto, ma doveva entrare, ci pensò un po’ su, poi la venne un’idea. Si avvicinò al sorvegliante con aria smarrita, come se stesse cercando qualcosa e approfittò del fiatone che aveva dopo la corsa, sperando di impietosirlo. “Mi scusi” disse alzano i suoi grandi occhi blu verso l’uomo, che si girò a guardarla “Mi aiuterebbe? Questa mattina mia sorella ha sbagliato borsa ed ha preso la mia nella qual ci sono tutti i miei documenti ed è venuta al cinema. A me servono quei documenti perché devo partire, ed il mio treno parte tra meno di un ora. Non so che film sia venuta a vedere e non so a che ora finirà lo spettacolo, mi può far entrare solo per cercarla, farò in un attimo glielo prometto, va bene anche se mi accompagna lei” disse tutto d’un fiato con una sicurezza tale da far sembrare tutto vero, inoltre era accompagnato da uno sguardo da cane bastonato che le veniva anche molto bene. L’uomo non riuscì a negarle il favore chiedendo ad una maschera di accompagnarla verso la prima sala. Non era un cinema grande, aveva solo tre sale, ed ognuna di queste conteneva si e no un centinaio di spettatori, cercare qualcuno non dovrebbe essere un problema.

Le andò buca sia nella prima che nella seconda sala, lui non c’era, e non sapeva se consideralo un bene o un male, entrarono nella terza sala e come aveva fatto nella precedenti attraversò la sala dal corridoio al centro tra due blocchi di poltrone, poi lo vide. Seduto in una delle ultime file in fondo alla sala, il sangue le ribolliva nelle vene, soprattutto quando si accorse che stava baciando un’altra. Non solo si era dimenticato di lei lasciandola aspettare al freddo per due ore, ma ora la stava anche tradendo! Ora era tutto appannato dalla rabbia, la ragione l’aveva abbandonata, con uno scatto d’ira afferrò i popcorn del ragazzo seduto accanto al corridoio nel blocco opposto a quello di Yamcha e glieli scaraventò contro. Sentì le lacrime scorrere sugli zigomi, vide lo sguardo stupito di lui mentre sussurrava il suo nome, il tempo si congelò tra loro, “SEI UN BASTARDO!!! E’ FINITA!!! NON VOGLIO VEDERTI MAI PIU’!!!” urlò calamitando su di se l’attenzione di tutti, si voltò senza dare il tempo a lui di rispondere uscendo dalla sala in lacrime che iniziarono ad ottenebrarle la vista, sentì la porta riaprirsi dietro di lei, e sentì lui urlare il suo nome uscendo dalla sala.

 

Corse a più non posso, corse fuori dal cinema, attraverso il parco, attraverso strade che non conosceva o che di solito non percorreva, non sapeva dove stava andando, sapeva solo che avrebbe corso fino a quando aveva fiato in corpo.

I suoi piedi si fermarono, s’impuntarono sul terreno quasi a non volersi più muovere, riprese fiato e si asciugò le lacrima passandosi un braccio sugli occhi, la vista cominciò a tornarle, si guardò attorno cercando di capire dove si trovasse, e con sua grande sorpresa si accorse di sapere dove si trovava, si voltò alla sua sinistra dove una grossa casa spettrale restava a fissarla imponente, era arrivata a casa di Vegeta.

Incredibile, era stata solo una volta in quella casa, eppure in uno stato quasi confusionale guidata da puro istinto era arrivata fino a lui, si guardò attorno, come se si aspettasse che qualcuno le dicesse cosa fare, il respiro affannoso prima per la corsa era ora affannoso in preda all’ansia. Guardò la casa, tutto chiuso, forse non c’era nessuno, probabilmente se anche avesse suonato non avrebbe risposto nessuno, consapevole di ciò la sua mano si mosse in automatico, il suo dito si poggiò sul bottone del citofono premendolo con forza. Passarono un paio di minuti senza ricevere riposta, stava quasi per andarsene, quando le rispose un voce impastata probabilmente dal sonno “Chi è?”. Quella voce, l’avrebbe riconosciuta tra mille, era la sua. Lei sussurrò lentamente avvicinandosi per farsi sentire “Vegeta” disse semplicemente tra le lacrime, il ragazzo dall’altra parte sembrò sussultare, anche lui aveva riconosciuto quella voce. Qualche secondo dopo le aprì la porta, anche se debolmente aveva il fiatone, doveva aver corso per aprirle. Si doveva essere appena svegliato, indossava solo i boxer attillati, ed i soliti gingilli tra collane e anelli che indossava di solito e che gli davano l’aria da vero teppista. I capelli più in disordine del solito e a piedi scalzi.

Incrociarono gli occhi, lui con uno sguardo un po’ preoccupato forse per la tonalità usata dalla ragazza, lei con le lacrime agli occhi. Ancora una volta il suo corpo si mosse per istinto, senza rendersi conto alla vista di quello che doveva essere un amico gli si tuffo addosso abbracciandolo. Sentì il corpo di lui irrigidirsi come se fosse stato colpito da una scarica elettrica rimase lì a fissarla, non sapeva cosa fare, troppo orgoglioso e distaccato per abbracciarla di rimando, troppo agitato per proferire anche una sola parola.

Per qualche secondo rimasero così, in silenzio, eccezion fatta per il continuo singhiozzare della ragazza “Vegeta” disse infine in un sussurro tra le lacrima “E’ finita” aggiunse senza dargli una reale spiegazione, ma lui aveva istintivamente capito di cosa, anzi di chi parlava. Si rilassò un attimo, con la punta dell’occhio guardò all’interno, suo padre era andato ancora via per lavoro, poi tornò a guardare lei. “Entra” disse infine con un tono in apparenza seccato.

 

Bulma era seduta al tavolo della cucina, sorseggiava dell’acqua che lui le aveva gentilmente offerto, si era leggermente calmata, ormai il momento più critico di pianto le era passato, almeno per ora. Osservava il bicchiere che teneva stretto tra le mani “Scusami” sussurrò, lui appoggiato al lavandino con le braccia incrociate, non sapeva se guardarla o meno, e non sapeva come comportarsi, non gli era mai capitato nulla del genere. La guardò stupito “Cosa?” chiese colto alla sprovvista, lei strinse il bicchiere continuando a non guardarlo, si sentiva una scema, era andata fin lì senza neanche accorgersi di nulla, e lo aveva disturbato con i suoi stupidi problemi, soprattutto con quelli più grandi di lui, si stava dando della stupida si stava maledicendo per ciò che aveva fatto, e per essere lì in quel momento, non avrebbe dovuto, lei doveva essere da tutt’altra parte a sfogare i suoi piagnistei. “Per averti disturbato” disse semplicemente con un filo di voce, non avevano mai parlato di quella sera, e lei non gli aveva mai detto di aver pianto per lui, e non solo una volta, quindi non voleva fargli sapere ciò che pensava, si sentiva in colpa, terribilmente in colpa, un’egoista. Lui ripose semplicemente con un’alzata di spalle, e capiva quello che gli stava dicendo, rimasero in silenzio ancora un po’ “Perché sei venuta proprio qui?” chiese infine lui, finalmente lei alzò lo sguardo, ecco, quella domanda a cui manco lei sapeva rispondere, sentì il cuore aumentare improvvisamente i battiti, cosa gli avrebbe risposto, che non lo sapeva, oppure gli avrebbe risposto che era venuta lì perché voleva stare con lui, cosa che ad un’attenta analisi non risultava neanche sbagliata, “Avevo bisogno di un amico” perfetto, risposta esatta, così non gli aveva detto la verità, ma non gli aveva neanche mentito, il suo sguardo si fece stupito “Amico?!?” nessuno lo aveva mai chiamato così, nessuno lo aveva mai considerato tale, in quel momento sembrò che un pezzo del suo muro crollasse, quella parola lo aveva colpito, soprattutto perché detta da Lei…

Bulma annuì intuendo di averlo in qualche modo colpito, si rese conto che l’unico modo per aiutarlo era quello, comportarsi da amici nei suoi confronti, forse anche Goku l’aveva capito, forse anche prima di lei, perché lui aveva iniziato a scherzarci come faceva con gli altri. Sorrise, con gli occhi ancora pieni di lacrime un piccolo timido sorriso si fece spazio, lui distolse lo sguardo, doveva in qualche modo sentirsi in imbarazzo.

Ancora silenzio, più disteso di quello che c’era prima nella stanza, Bulma si alzò “Senti, posso andare in bagno?” lui la guardò con la coda dell’occhio. In quella casa c’erano tre bagni, uno grande e due piccoli bagni privati attaccati alle stanze di suo padre e la sua, ma il bagno grande era attualmente fuori uso causa un piccolo guasto ad una tubatura, quindi inutilizzabile, ci pensò su un po’ l’unica soluzione era farle usare il suo bagno, la guardò staccandosi dal lavandino, poi le fece segno di seguirlo.

Salirono le scale attraversando un piccolo corridoio entrando quindi in una stanza, Bulma si guardò attorno, intuì che si trattava dalla camera del ragazzo e proprio come si aspettava era una camera molto simile al resto della casa, una piccola scrivania in disuso accanto al letto, un armadio semiaperto ma tenuto in perfetto ordine, un mobile sulla quale era appoggiato uno stereo con accanto alcuni cd, e il letto disfatto, di chi si era appena svegliato, unico vero segnale di vita, l’unica vera cosa che probabilmente usava. Le tende erano tirate, scure facendo si che la camera stessa sembrasse buia, che fosse perché stava dormendo o meno rendeva tutto un po’ spettrale. Vegeta le indicò la porta all’interno della stanza, e Bulma vi ci entrò per sciacquarsi il viso ancora tutto arrossato. Lui diede una sistemata veloce alle coperte facendo finta di aver rifatto il letto, poi vi ci sedette sopra osservando le tende chiuse.

Bulma uscì dal bagno osservandolo “Così, questa è la tua stanza?” gli chiese guardandosi nuovamente attorno, lui annuì semplicemente “E’ un po’ tetra” continuò lei tornando a guardarlo, lui alzò le spalle “Non ci sono molti colori, e poi quelle tende tirate” a Bulma sembrava un po’ di parlare da sola, ma ormai ci aveva fatto l’abitudine al suo modo di fare “Non ha molta importanza, non ci passo molto tempo” rispose incredibilmente lui. Lei lo guardò ancora un attimo poi si avvicinò allo stereo “Vediamo che musica ascolti tu” lui rimase immobile a guardala, ma la ragazza non fece in tempo ad avvicinarsi che il suo cellulare cominciò a squillare.

Lo tirò fuori dalla tasca, guardò il display CHICHI. Decise di rispondere dopo aver tirato un respiro profondo “Pronto” “BULMA!” l’aggredì l’amica dall’altro capo del telefono con voce preoccupata “Cos’è successo, abbiamo incontrato Yamcha poco fa, ci ha detto che avete litigato”. Silenzio. “Cosa vi ha detto esattamente?” chiese lei cercando di restare calma “Bè, non molto in effetti, ha detto solo che avete litigato e che tu sei scappata via in lacrime.”. Ancora silenzio. “E non vi ha detto perché?” chiese nuovamente la ragazza dai capelli azzurri “No, è stato molto vago”. Altri secondi di silenzio. “Mi ha tradita Chichi, l’ho beccato con un’altra, non voglio più vederlo, è finita” la sue voce sembrava molto calma e distesa, questa volta fu Chichi a restare in silenzio per un attimo. “E tu stai bene?” chiese infine. Altro silenzio. “Sì”. Nuovo silenzio. Il telefono passò nelle mani di una persona accanto alla mora “Bulma, se vuoi parlare possiamo venire da te, oppure possiamo andare a parlare da qualche parte con calma, dove sei?” la voce di Goku era dolce e gentile, come sempre del resto. Bulma ci pensò su, “Ci vediamo da Namecc, tra 10 minuti, va bene? Vi raggiungo là”. Namecc era un piccolo bar in centro che frequentavano abbastanza spesso, dai prezzi modici e adatto a dei ragazzi della loro età che non mancavano mai in quel posto. “Va bene allora, ci vediamo lì” acconsentì Goku prima di salutare e riagganciare.

Bulma guardò il telefono ancora per un secondo, poi si voltò verso Vegeta che aveva sentito tutta la conversazione. Il ragazzo si alzò guardandola negli occhi “Devi andare?” le chiese semplicemente, la ragazza annuì, rimasero a guardarsi. “Vieni anche tu!?!” gli chiese con sorpresa lei, “Eh?!?” “Vieni anche tu” ripeté lei guardandolo molto decisa.

 

Quando arrivarono Goku e Chichi erano già davanti al bar, appena quest’ultima vide l’amica le andò subito in contro abbracciandola “Stai bene?” chiese dopo averla guardata negli occhi arrossati, lei annuì sorridendo con poca convinzione “Sì, tutto bene” solo allora Chichi notò Vegeta, che si guardava attorno, era la prima volta che andava in quel bar. “Ciao” gli disse con sorpresa, lui mugugnò qualcosa simile ad un saluto, mentre Goku li raggiunse appurandosi anche lui delle condizioni di Bulma, prima che Chichi decise di “rapirla” portandole un braccio sulle spalle ed allontanandola dai due ragazzi. “Senti, scusa se m’intrometto, ma lui?” disse con chiaro riferimento a Vegeta, era altrettanto chiaro che la scusa “solo un caso” non avrebbe retto, anche se si può dire che fosse in parte vero. Insomma a scuola ci si può incontrare tra i corridoi soprattutto se si va nella stessa direzione, ma qui, in mezzo alla città in un posto che sicuramente lui non conosceva, non era plausibile, così Bulma decise di dire la verità, almeno all’amica “Ero a casa sua” “COOOOSAAA! Perché?”. Chichi e Vegeta non si erano mai parlati più di tanto, lui parlava, per modo di dire, solo con Goku e Bulma, quindi la moretta non aveva avuto occasione di conoscerlo bene, anche perché non frequentano la stessa classe, aveva quindi la salda opinione che Vegeta fosse solo un teppista, ed in parte aveva ragione. Bulma alzò le spalle, “Non lo so bene nemmeno io. Ho corso mezza città e mi sono ritrovata davanti a casa sua, non so nemmeno come ho fatto” Chichi la guardava un po’ perplessa, quasi come se ne avesse intuito il motivo, e che avesse capito in un secondo alcune delle cose che frullavano in testa all’amica, sospirò “Forse hai fatto bene a lasciare Yamcha” disse improvvisamente lasciando Bulma molto di sorpresa “Perché?” Chichi alzò le spalle, “Credo che dovresti scoprilo da sola” le rispose un po’ misteriosa. Uffa, perché ultimamente le dicevano tutti queste frasi senza alcun senso apparente prima Vegeta, e adesso Chichi. Vabbè Vegeta ha la tendenza a dire cose incomplete o poco chiare, ma Chichi, lei aveva qualcosa in mente, se lo sentiva.

Raggiunsero i due ragazzi, davanti all’entrata del locale. Goku era stato ovviamente tenuto all’oscuro di tutto, anche perché chiedere una cosa a Vegeta era come chiederlo al muro, anzi, forse il muro potrebbe anche risponderti.

Entrarono nel locale, un ragazzo molto alto si avvicinò al piccolo gruppo, aveva la carnagione molto strana, tendente al verde, delle strane orecchie che si possono tranquillamente definire a punta e uno strano turbante in testa. “Ciao Goku” disse appena gli fu abbastanza vicino “Ciao Junior” rispose il ragazzo sorridente. Junior era un amico di Goku, frequentava un’altra scuola, ma lavorava lì per guadagnare qualcosa visto che non era certo una persona che sguazzasse nell’oro. Si erano conosciuti tramite il padre di Junior per la quale Goku aveva lavorato in un periodo non troppo roseo della sua famiglia qualche anno prima. Junior era un altro della categoria “prova a cavarmi una parola di bocca se ci riesci”, la stessa simpaticissima categoria di Vegeta, ovvero si esprimeva a monosillabi, anche se al contrario di quest’ultimo era in grado di fare delle frasi compiute, e raramente, e solo con Goku venivano fuori quasi interi discorsi. Goku era fatto così, semplice e solare per non dire assolutamente ingenuo da sembrare un bambino, riusciva a scogliere il ghiaccio con chiunque, qualunque fossero le barriere che il suo interlocutore aveva interposto tre se e l’intero mondo, ci era riuscito con Junior e ci stava quasi riuscendo persino con Vegeta. Questa era senz’altro una cosa che aveva permesso a Chichi di innamorarsi di lui, ma aveva anche il difetto che l’amicizia con alcune persone per così dire pericolose non piacevano affatto alla sua ragazza, ma lei ci passava su, in fondo bisognava ammettere che Goku sapeva distinguere, per istinto, una persona cattiva da una che lo era solo in apparenza, e fino a quando le cose stavano così, non c’era di che preoccuparsi.

Junior portò le loro ordinazioni al tavolo, potevano dirsi fortunati, grazie all’amicizia che c’era con Goku avevano un trattamento di favore, visto anche che il lavoro al bar glielo aveva procurato lui, e per riconoscenza Junior li trattava tutti con rispetto, era una specie di teoria “gli amici di Goku sono anche miei amici”, quindi quando c’era lui e il suo capo non era in giro qualche strappo alla regola veniva spesso accomodato.

Il metodo “terapia di gruppo” sembrò aiutare Bulma che cominciava a sentirsi un po’ meglio, forse anche grazie lo sfogo fatto a casa di Vegeta, o semplicemente perché la compagnia dei suoi amici che le permettevano di parlare a ruota libera le permetteva di liberarsi di alcuni macigni che le pesavano sulla relazione di quello che era ormai il suo ex ragazzo, ma quello che sembrava essere più tranquillizzante era la sola e semplice presenza di lui.

A casa sua non aveva detto nulla, ne lui ne lei, aveva solo pianto, singhiozzando qualche parola ogni tanto che non aveva alcun senso, eppure, che lui fosse li la tranquillizzava, tornò a pensare che lui riusciva a farla sentire protetta, non ne conosceva il motivo, era semplicemente così e basta.

 

La serata era trascorsa tutto sommato tranquilla, aveva pianto ancora, e sapeva che appena sarebbe tornata a casa sarebbe successo di nuovo. Camminava stretta nel suo giubbotto ripensando a ciò che era successo negli ultimi tempi e a ciò che era successo durante l’arco di quella giornata. Ripensò a lei e Yamcha, ai momenti belli e quelli brutti, alle volte che l’aveva fatta arrabbiare e quelle che l’aveva resa felice. Ripensava a Vegeta, no aspetta, lui che c’entra? Nulla sarebbe stato più come prima, si chiedeva se potessero rimanere solo amici o se la sua faccia le avrebbe rivoltato lo stomaco tutte le volte che lo avrebbe visto, come in quel momento, forse una cosa alla quale era troppo presto pensare, ripensò a Vegeta, ancora? Ma che cavolo c’entra! Rivide il volto di Yamcha quando l’aveva beccato, a quanto era successo nel cinema, solo ora si rendeva conto della figura che aveva fatto, non sarebbe mai più entrata in quel cinema, si sarebbero ricordati tutti di lei come la urlatrice dai capelli azzurri, l’avrebbero derisa tutti, tranne forse Vegeta, no, ora basta! Perché continuava a tornargli in mente lui? Era il giorno in cui si era lasciata col suo ragazzo dopo due anni in cui stavano insieme, si può sapere per quale assurdo motivo le veniva in mente un altro!?!

Entrò in casa dove venne assalita dai suoi genitori, evidentemente lui l’aveva cercata a casa, si divincolò dicendo di voler restare un po’ da sola, sparì dietro la porta della sua camera dove come aveva previsto scoppiò di nuovo in lacrime.

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Capitolo 7
*** Non sono geloso ***


GIORNI DI SCUOLA

GIORNI DI SCUOLA

Non sono geloso

“Ragazzi ho una notizia grandiosa!”, era passato più di una mese ormai da quando Bulma e Yamcha si erano lasciati, e la ragazza si stava lentamente riprendendo, per quel che riguardava lui invece aveva saltato svariati giorni di scuola , ma stava lentamente riprendendo a frequentare le lezioni, anche se appena la campanella suonava, aspettava da qualche parte il prof al cambio dell’ora, oppure vagava chissà dove durante l’intervallo, e la pausa pranzo mangiava lontano, in disparte da tutti. Goku e Crilin avevano cercato di aiutarlo, ma lui si sentiva in colpa perché sapeva benissimo di avere torto, quindi spariva appena possibile per non vedere il volto di lei, come in quell’occasione, era sparito durante l’intervallo, mentre gli altri chiacchieravano tra i banchi, al gruppo si unì anche Chichi che era entrata in classe tutta euforica, ed ora stava davanti a loro che la guardavano per capire cosa avesse da essere tanto contenta. “Mio padre questo week-end deve andare via per lavoro, quindi io ho: LA CASA LIBERAAAA!!!” disse allargando le braccia dando sfogo a tutta la sua felicità, si accorse del silenzio quando lei si aspettava ovazioni e salti di gioia da parte dei suoi amici “E… allora?!?” chiese Goku dall’alto della sua ingenuità, “Come allora? Possiamo fare una festaaaa!!” gli spiegò lei ottenendo finalmente la reazione sperata da parte di tutti. “E tuo padre ti lascia fare?” chiese Crilin un po’ sorpreso, la ragazza annuì, “Certo, Certo, mi ha detto che finché siamo solo noi si può fare, e se ci stringiamo un po’ potete anche fermarvi a dormire da me” si guardarono l’un l’altro “Bene allora! FESTAAAAAAAA” urlò euforica Bulma, in quel momento in aula rientrò Vegeta dopo essere mancato all’ora precedente, e appena la ragazza dai capelli azzurri lo vide entrare lo salutò con un cenno esagerato della mano “Vegetaaaaaa!!! Vieni qui prestoooo!!!” ormai faceva parte del gruppo a tutti gli effetti, anche se spesso tendeva ad isolarsi, ma aver trovato degli amici gli aveva permesso di stabilire il suo record senza espulsioni, e infondo lo doveva tutto a LEI.

Il ragazzo si avvicinò e fu assalito da Chichi che gli espose la novità con altrettanto entusiasmo che aveva usato anche per gli altri, anche se a dire il vero di lui continuava a fidarsi gran poco, Vegeta alzò le spalle “Non m’interessa” ‘Sapevo che avrebbe risposo così’ fu il pensiero che accomunò tutti. “Non fare l’associale! Vieni, vedrai ti divertirai!!” lo spronò Bulma, il ragazzo sospirò incrociò lo sguardo con gli occhi blu di lei, non poteva dirle di no quando lo guardava così, non ci riusciva, “Uff… Va bene ho capito, che palle!” disse con aria seccata andandosi a sedere al suo banco “EVVIVA!” le due ragazze cominciarono a saltellare di gioia.

Durante la pausa pranzo fremevano i preparativi, o meglio le due ragazze continuavano a blaterare su quello che avrebbero fatto, stavano organizzando talmente tante cose che ai ragazzi venne il dubbio che non potessero farle tutto nel week-end, tempo concesso per la loro “festa”. L’attenzione di Bulma si spostò appena vide un ragazzo che si sedeva lontano come ormai si era abituato a fare negli ultimi tempi. Yamcha si sedette al tavolo che per ironia era di Vegeta solo qualche mese prima. Si fece seria, “Chichi, invita anche lui…” disse guardando l’amica negli occhi “Eh?” chiese seguendo lo spostamento degli occhi della ragazza, poi tornò a guardarla “Sei sicura?” Bulma annuì “E’ pur sempre un vostro amico, e poi mi spiace vederlo sempre così tutto solo”, Chichi la guardò un paio di secondi senza dir nulla “Vuoi che vada a parlargli io, o preferisci farlo tu?” Bulma si alzò con fare sicuro “Gli parlerò io” disse cominciando ad avvicinarsi al tavolo, era da quel giorno che non si erano più rivolti la parola, anche perché lei non gli aveva dato molte possibilità, ed era arrivato il tempo di chiarire. Tutto quel discorso venne sentito anche di ragazzi, ma non a tutti la cosa andava a genio, Vegeta si alzò di scatto, sentendosi incredibilmente irritato, era geloso, e questo era un dato di fatto. Uscì dalla mensa per andare chissà dove.

Bulma si sedette davanti a Yamcha che sollevò il capo sorpreso, la guardò negli occhi sentendosi un verme, si girò dall’altro lato, la ragazza lo fissò in silenzio per qualche secondo prima di cominciare a parlare. “Sono qui solo per chiarire un paio di cose” cominciò infine “Tra noi è tutto finito, non posso perdonarti per ciò che mi hai fatto, mi hai ferita e non credo che mi possa più fidare di te. Ma, posso provare a passarci sopra per darti almeno la possibilità di essere amici. Abbiamo conoscenze in comune, quindi non è giusto per loro che devono scegliere con che passare il loro tempo, e anche se non te lo meriti mi dispiace vederti qui tutto solo. Quindi d’ora in poi non voglio più parlare di questo discorso, saremo solo amici, mi hai capito?” durante tutto il discorso Yamcha non riusciva a guardarla in volto, ma appena vide la mano di lei si tendesi verso di lui in segno di tregua non poté che stringergliela a sua volta “Perdonami…” sussurrò lui “Ah ah ah… non si parla più di questo discorso a partire da subito!” sospirò “Dai vieni a sederti al tavolo con noi, Chichi sta organizzando un piccola festa, e tu sei invitato”. Tornatono al tavolo tra i sorrisi del gruppo, Bulma si guardò attorno, notando subito l’assenza di qualcuno “Ehi? Dov’è Vegeta?” Goku si strinse nelle spalle, “Non lo so, appena te ne sei andata si è alzato ed è andato via, sembrava piuttosto irritato” la ragazza guardò l’amico molto sorpresa non capendo cosa possa essergli preso, sbuffò “Vado a cercarlo” disse semplicemente prima di allontanarsi.

Quel ragazzo era strano, e fin lì nulla di nuovo, ma cavolo possibile che non si capisse mai cosa gli passava per la testa?!? Vagò per un po’, anche se in realtà pensava di sapere dove potesse trovarlo, infatti lui era lì, sul terrazzo della scuola sdraiato a terra guardando il cielo. Non si accorse di lei fino a quando Bulma non gli oscurò la vista “Allora? A te si può sapere che ti prende?” Vegeta sobbalzò, “Non mi prende proprio nulla!” disse mettendosi subito sulla difensiva, lei si sedette accanto a lui, che si alzò con la schiena incrociano le braccia, ci fu un attimo di silenzio. “Lo so che Yamcha non ti piace, ma è comunque un nostro amico” ipotizzò lei “Cosa vuoi che m’importi di quel cretino!” nella sua voce c’era un evidente punta d’irritazione “E allora si può sapere perché te la sei presa?” continuò pacatamente lei “Non me la sono presa, è solo che…” questa volta si blocco giusto in tempo, stava per scoprirsi, stava per ammettere di essere geloso “E’ solo che?” lei non aveva intenzione di lasciar correre, era una che se voleva una risposta la otteneva, e Vegeta aveva capito come prenderlo “Non mi va più di venire alla vostra stupida festa” cercò di sviare maldestramente il discorso “Quindi te la sei presa perchè ho invitato anche Yamcha, giusto?” acc… vicina, troppo vicina alla verità “Tsk, certo che no! I vostri discorsi mi fanno venire la nausea” un mezza verità, cominciava a sudare freddo, e lei se ne accorse, questo vuol dire, ancora una piccola spinta ed è fatta “Non stavamo più parlando della festa quando te ne sei andato!” colpito! Si alzò di scatto “E allora?!? Cosa cambia!?! E poi a te cose importa per cosa mi sono irritato!” lei fece lo stesso scatto avvicinando con fare superiore il viso al suo puntandogli contro un dito “Ah ah! Allora è vero che ti sei irritato per qualcosa!” porca miseria, senza rendersene conto si era tirato la zappa sui piedi da solo, mugugnò qualcosa senza sapere bene cosa rispondere “Non sono affari che ti riguardano!” cercò di minimizzare, di fermare una discussione che stava andando troppo oltre, e che rischiava di diventare dannosa. “Si che lo sono invece! Mi dai quasi l’impressione di essere geloso!” colpito e affondato, Vegeta si ritrasse incapace di dire qualsiasi cosa, anche di negare a questo punto, Bulma lo guardò stupita “Lo sei!” rispose sicura di ciò che stava dicendo “N…no!” si affrettò a negare lui, decisamente poco convincente “Tu sei geloso di Yamcha!!” bingo, era fatto finito, la sua barriera era stata sfondata, si sentii disarmato, scoperto, i suoi sentimenti erano a nudo, e ormai non poteva faci nulla, quella ragazza era pericolosa, era la prima che riusciva a leggergli dentro così bene, lo aveva spiazzato, più di una volta. Con lei sembrava che tutti i suoi modi di fare da rozzo teppista insensibile non servissero, tutti quegli atteggiamenti che negli anni si era costruito erano crollati a pezzi, tutto di fronte ad una semplice ragazzina. Aveva affrontato teppisti di ogni genere, più grandi di lui, più robusti, ed in numero maggiore, ed era sempre riuscito ad uscirne a testa alta, ma con lei si sentiva un bambinetto incapace ed insicuro, e proprio non sapeva darsene una ragione.

Ora anche la sua mente cominciava a fargli brutti scherzi, vedeva tutto annebbiato, non capiva nulla, tutto offuscato in una foschia che non gli permetteva di capire cosa stesse succedendo, il suo corpo cominciò a muoversi da solo, le sue braccia cominciarono ad avvicinarsi pericolosamente a lei, si strinsero attorno alle sue spalle portandola più vicino a se. Gli sembrava tutto così assurdo, così surreale, prima che nessuno dei due capisse cosa stesse succedendo le loro labbra si incrociarono. La baciò, senza nemmeno accorgersi di averlo fatto, senza sapere perché l’aveva fatto, perché lo stava facendo, si era sentito messo alla strette, si era sentito in un angolo ma invece della paura era l’istinto a prevaricare sulla sua coscienza.

Lei rimase lì, neanche lei sapeva perché, nemmeno a lei era chiaro quanto stesse succedendo, si ritrovò tra le sue possenti braccia, mentre ricambiava quel bacio che non avrebbe mai saputo definire, e la cosa che la stupiva di più era, che non le dispiaceva per niente! Tutto era confuso, ed annebbiato. Si staccarono, per un secondo i loro sguardi s’incrociarono, poi lei ancora mossa dall’istinto si staccò da lui, spingendo con forza poggiando le mani sul suo petto, le sue gambe si mossero, ed iniziarono a correre, scese le scale fino a ritrovarsi in cortile, appena si fermò si accorse di tremare.

Lui era rimasto lì immobile cercando di capire cosa gli fosse improvvisamente preso, le sue gambe cedettero, si accasciò al suolo appoggiando la schiena sul muro accanto alla porta, cominciò leggermente a sbattere la testa all’indietro contro lo stesso muro alla quale era appoggiato dandosi mentalmente dello stupido, per non dire di peggio.

Riprese a correre questa volta sapeva dove andare, si recò come un fulmine in mensa, si guardò attorno, non erano più lì, erano già andati via, uscì nuovamente così com’era entrata investendo un paio di studenti che venivano nella direzione opposta, andò verso le aule, li vide, aumentò di nuovo il passo, fino a raggiungerli. Afferrò Chichi per un braccio trascinandola via con se senza che la ragazza potesse rendersi conto di cosa stesse succedendo, la portò fino in bagno, si accertò con non ci fosse nessuno sotto gli occhi attoniti dell’amica, si fermò e cominciò a prendere fiato “Bulma? Si può sapere che ti è preso?” le chiese infine. Dopo essersi ripresa alzò lo sguardo guardandola negli occhi fece un respiro profondo “Vegeta-mi-ha-bacata!” disse infine tutto d’un fiato “CHE?!?” fu la risposta sbalordita di Chichi “Vegeta-mi-ha-b…” la mora l’afferrò per le spalle, non lasciandole il tempo di finite la frase “Si, questo l’ho capito, ma come? Com’è successo?”. Bulma si riprese un po’ “Non lo so, stavamo discutendo come al solito, poi ad un tratto lui, ecco… lui…” Chichi pendeva dalle sue labbra, ma Bulma non sembrò voler continuare “E poi?” la incitò “E poi cosa? Sono scappata!” l’altra si fece pensierosa “Perché sei scappata?” non si aspettava proprio quella domanda, la guardò come se stesse dicendo una cosa assolutamente assurda “Come perché? Perché…non lo so! L’ho fatto e basta!” si accorse di non avere neanche una risposta valida, Chichi sembrò molto delusa “Bè, com’è stato almeno, ti è piaciuto?” Bulma ci pensò su un po’ “Io credo…credo di sì…” poi l’illuminazione, tutto era più chiaro, la ragazza si voltò verso Chichi con aria decisamente sorpresa afferrandola a sua volta per le spalle “Oh-mio-dio-Chichi!! Mi sono presa una cotta per Vegeta!!!” le due rimasero in silenzio, da parte di Chichi nessuna reazione “Ma?!? Hai capito cosa ti ho detto?!?” insistette Bulma. La ragazza annuì “Sì, ho capito” disse come se fosse la cosa più naturale del mondo togliendo le mani dalle spalle dell’altra, Bulma fece altrettanto “E non dici niente?” chiese poi un po’ delusa, Chichi alzò le spalle “Sei tu che te ne accorgi solo adesso” le fece presente “COSAAA?!? E tu quando te ne saresti accorta?” Bulma sembrò molto sorpresa “E secondo te, perché quando ti sei lasciata con Yamcha sei corsa proprio fino a casa di Vegeta?” effettivamente la cosa aveva un certo senso, ora si spiegava un sacco di cose. “NOOO! Un momento! Se lui mi ha baciata ed è geloso di Yamcha…” “E’ geloso di Yamcha?!?” questa non se lo sarebbe mai aspettato “Magari anche lui…” andò avanti Bulma ignorando il commento dell’amica “Togli il magari carina, quello è cotto di te”, un attimo di silenzio “Sono un’idiota! Sono scappata via! Ora cosa penserà?” “ Che sei un’idiota!” concluse Chichi accompagnata dal suono della campanella di fine pausa “Dai, vedrai che risolverai anche questa, andrà tutto bene. Però ora ci conviene andare in classe” le mise un braccio intorno alle spalle accompagnandola all’uscita del bagno.

Fece un respiro profondo prima di entrare in classe, era in momenti come questo che avrebbe voluto che Chichi fosse nella sua stessa classe, voleva un sostegno morale. Si fece coraggio ed entrò, si guardò attorno, di lui nessuna traccia, bè, c’era da aspettarselo da un tipo come quello. Si sentiva uno straccio, e lentamente si avvicinò al suo banco, del prof ancora nessuna traccia, per fortuna.

Doveva avere un colorito non troppo normale, perché vedeva lo sguardo di Goku piuttosto preoccupato “Bulma tutto bene?” chiese infatti, la ragazza annuì debolmente, lo sguardo perso nel vuoto, e non sembrava affatto convincente “Sei sicura? Mi sembri un po’ pallida” aggiunse Crilin anche lui preoccupato “Sto…bene…” rispose la ragazza ancora persa nei suoi pensieri, se ne aveva in quel momento. Si era appena resa conto di avere un debole per un suo compagno di classe, ed un suo amico, e non uno qualunque, ma di Vegeta, il ragazzo più testardo e orgoglio che conosceva, e lei lo aveva ferito proprio sull’orgoglio scappando via come una furia dopo che lui l’aveva baciata. Il problema ora è che se lui l’aveva presa male, e probabilmente non le avrebbe più rivolto la parola, non le avrebbe parlato per giorni, settimane, mesi. Si convinse che doveva fare qualcosa, benché lei fosse altrettanto orgogliosa aveva sbagliato e se voleva rimediare doveva parlargli, spiegargli come stavano le cose.

Accidenti, proprio ora che aveva risolto le cose con Yamcha ecco che si presenta un nuovo problema.

Il prof entrò in classe, i suoi amici le diedero un’ultima occhiata prima di girarsi e cominciare la lezione… la lezione! Non era il momento di pensare ora doveva impegnarsi nello studio… ok, ma, che ora era? E più di ogni altra cosa che materia era? Come un automa prese il quaderno degli appunti di… bho, il primo che le capitò tra le mani. Stava ancora tramando, leggermente, ma tremava. Afferrò la penna, cercò di scrivere ciò che il prof diceva, si ma cosa stava dicendo? ‘Ok, niente panico cerca di tornare in te piano, piano’ pensò tra sé e sé cercando di riprendere in mano la situazione.

Durante le ore successive riuscì un po’ a riprendersi, certo era inutile chiederle cosa avesse, o avrebbe dovuto studiare, ma almeno ora aveva le idee chiare. Doveva parlare con Vegeta, doveva chiarire prima che la testa le scoppiasse, appena suonò la campanella dell’ultima ora lei con tutta calma cominciò a raccogliere le sue cose, sapeva che lui sarebbe dovuto rientrare a recuperare la cartella, come faceva sempre quando saltava le ultime ore. “Bulma” girò la testa sentendosi chiamare “Si” chiese prima di capire che si trattava di Yamcha “Ascolta…bla bla bla” il filo del discorso del ragazzo lo perse ancor prima che lui cominciasse, lo sguardo di lei vagava verso la porta in attesa che lui rientrasse, separando che non lo facesse mentre stava parlando con il suo ex della quale aveva scoperto essere geloso, eccolo ‘Accidenti proprio ora!’ non la degnò di uno sguardo, mentre lei al contrario non lo perdeva mai di vista ‘Ok, Yamcha, non ho capito una sola parola di quello che mi stai dicendo, e tanto non m’interessa ho altre cose per la testa in questo momento. E poi già ho combinato un casino se poi mi vede anche che parlo con te chissà cosa penserà. Cavolo, se non si sbriga a finire sto discorso Vegeta se ne va io non posso più parlargli. Ti vuoi muovere!’ Vegeta si avvicinò al banco per raccogliere le sue cose ‘Uffa, muoviti, se ne sta andando. Però, devo ammettere che è davvero carino, occhi, capelli, l’intero viso, anche se è sempre coperto da lividi e ferite. Per non parlare del suo fisico, atletico e scultoreo, un po’ bassino forse, ma pur sempre un gran bel ragazzo. E la divisa gli sta d’incanto, anche perché la tiene la camicia leggermente aperta. Basta con sti discorsi se non gli parlo subito rischio di perdermelo, e non ne ho nessuna intenzione. No, non te ne andare appena questo ha finito di blaterare io devo parlare con te. Porca miseria, Yamcha muoviti, tanto non ti sto ascoltando. Oh, grazie al cielo, bravo Goku fermalo, chiacchiera un po’ con lui, trattienilo lì. No che fai, accidenti se ne sta andando, Goku fa qualcosa, ti prego, non lasciarti intimorire dalle sue riposte monosillabiche FERMALO!’ “…lma? Bulma? Mi stai ascoltando?” la voce di Yamcha si intromise nei suoi pensieri, “Eh? Scusa, ma ora devo proprio scappare, ci vediamo” così dicendo si allontanò di corsa, sentiva ancore la voce del ragazzo che la chiamava, ma ormai si era già allontanata.

Corse per i corridoi della scuola, ma veniva fermata e rallentata dalla folla di studenti che si dirigevano verso le uscite, lo perse di vista, era sparito, dileguato, scomparso, e tutto per colpa di Yamcha. Avrebbe potuto parlargli per chiarire, e ora chissà quando avrebbe avuto un’altra possibilità? Mise le mani nelle tasche della giacca, qualcosa sforò le sue dita, lo tirò fuori, il telefonino, avrebbe potuto chiamarlo. Compose il numero ristando col fiato sospeso “L’utente da lei chi…” al diavolo, lo aveva spento, infondo non sapeva nemmeno lei perché si fosse aggrappata a quell’idea assurda, avrebbe dovuto saperlo no? Quel ragazzo aveva un cellulare solo per riempire la borsa, non lo usava mai, e lo teneva perennemente spento.

Cos’altro poteva fare, di andare a casa sua non se ne parlava, ormai lo conosceva, lui non rincasava se non la sera tardi, il resto del pomeriggio lo passava a gironzolare chissà dove per la città o a fare a botte con qualche teppista poco raccomandabile.

L’unica sembrava aspettare, quanto? Chi poteva dirlo, doveva trovare il momento giusto, doveva farlo.

Era stato rifiutato, respinto. Si sentiva uno schifo non le avrebbe mai più rivolto la parola, ormai non avevano più nulla da dirsi, questo era ciò che aveva deciso. Aveva avuto altre ragazze, ma nessuna l’aveva mai fatto sentire così, era anche vero che le altre erano tutte di passaggio facevano parte di tutte quelle persone di cui non si ricordava il nome, per questo era facile dimenticarsi di loro, ragazze che lo erano state solo per gioco, per un suo momentaneo piacere. Ma lei no, lei era diversa l’aveva ossessionato per mesi, per mesi era diventata il suo unico pensiero, il suo chiodo fisso, e ora lo aveva rifiutato scappando via. Doveva dimenticarsi di lei, doveva cancellare il suo volto dai suoi ricordi, la sua voce, il suo modo di fare, tutto. Lei gli aveva fatto cadere il suo muro che credeva, che era convinto fosse invalicabile. Come poteva una ragazzina ridurlo così. Non poteva ritenersi fortunato in quanto riguardava le donne in generale, a partire da sua madre che lo aveva ripudiato, a quelle donne odiose che suo padre portava in casa che lui stesso ripudiava. “Ahhh, ti prego basta! Basta!” la voce di un teppista che aveva attaccato briga con lui lo riportò alla realtà, fermò il suo braccio prima di sferrargli un alto pugno, ansimava, stava scaricando su i lui la sua rabbia, gli occhi fissi nel vuoto come in trans, lentamente cominciò a capire cosa stava succedendo, allentò la presa della mano che stava tenendo per il colletto, il suo avversario, o la sua vittima. Il ragazzo si alzò di scatto tutto insanguinato correndo via accompagnato dal suo amico che Vegeta aveva già precedentemente massacrato, e lui rimase lì immobile col pugno ancora a mezz’aria.

Quando cominciò a riprendere i sensi si appoggiò pesantemente ad un muro lasciandosi cadere fino a terra, lo sguardo cominciava a farsi vivo, rimase così per qualche secondo, prima di afferrarsi la tesa con entrambe le mani. Non riusciva a crederci, non riusciva a credere a ciò che aveva fatto sul terrazzo della scuola, e non riusciva a credere di stare tanto male, voleva dimenticarla, ma non ci riusciva, continuava a pensarci.

In realtà lo sapeva benissimo perché, lo sapeva, ma non volevo ammetterlo a se stesso. Aveva capito che non sarebbe stato facile dimenticare se quello che pensava era vero, e lui non voleva crederlo, però più si sforzava di convincersi del contrario più quel pensiero continuava a tornare prepotentemente a galla, si era innamorato di quella ragazzina petulante. No, non poteva, non voleva, non doveva, doveva cercare di ricostruire il suo muro, la sua barriera, doveva tornare ad essere il tipo insensibile e freddo che lui credeva di essere. Rimase così per un po’, infine decise che era ora di tornare a casa.

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Capitolo 8
*** Il giorno della festa ***


GIORNI DI SCUOLA

GIORNI DI SCUOLA

Il giorno della festa

La settimana era passata piuttosto velocemente, Vegeta aveva ripreso l’atteggiamento scostante che aveva nei primi giorni di scuola, praticamente a lezione non c’era mai, e Bulma non aveva trovato una buona occasione per parlargli, lui le era sempre sfuggito, le risse con la banda di Freezer si fecero più frequenti e più violente, e la maggior parte delle volte era lui ad avere la peggio.

Infine era giunto il sabato della festa di Chichi, due giorni di film, giochi chicchere e della sana compagnia. Bulma era andata in mattinata presto a casa dell’amica perché le aveva chiesto di aiutarla, Crilin sarebbe arrivato con l’autobus, infatti la linea che prendeva lui per andare a scuola era la stessa che prendeva tutti i giorni anche la ragazza e la fermata era anche piuttosto vicina a casa sua, Yamcha convinto da tutti a venire avrebbe raggiunto il gruppo nel primo pomeriggio per un impegno che non aveva voluto specificare, e in quella situazione ancora un po’ delicata era meglio non indagare, Goku invece si sarebbe fatto accompagnare dal fratello e dal suo amico Nappa, in quanto per pura fortuna erano di passaggio quel giorno. In quanto a Vegeta che per ragioni sconosciute ai più, ovvero a parte lui lo sapevano solo le due ragazze, si era rifiutato di venire, ma Goku sa essere convincente, trovandosi a fare da tramite tra lui e il resto della banda senza neanche capirne la ragione. Ma Vegeta era sempre stato ostile verso la cosa, così il giorno della festa Goku era andato letteralmente a prenderlo di peso, facendo fare una piccola variazione a casa dell’amico.

Quindi ora si trovava in macchina con aria decisamente seccata in compagnia di Goku, del fratello Radish e quel cretino del suo amico Nappa che fino ad ora era solo riuscito ad innervosirlo più di quanto non fosse già. Per arrivare a casa di Chichi ci volevano 10 minuti in macchina perché la ragazza viveva un po’ in periferia, ne erano passati a appena 2 e Vegeta aveva già voglia di scendere.

“EVVAIIIII!!!” Nappa tirava la fuori la testa dal finestrino mentre Radish guidava a velocità folle “Ahahah, Nappa sei un pirla!!” disse quest’ultimo osservando quello che stava combinando l’amico “Non rompere scemo! E metti un po’ di musica piuttosto” disse l’altro rientrando dal finestrino “Fa come credi, tanto lo sai dove sono i cd” rispose Radish prima si sporgesse un braccio fuori dal finestrino ed imitando quello che l’amico stava facendo un attimo prima, facendo volare i suoi lunghi capelli al vento, lui che li aveva. Ok, 4 minuti da quando erano partiti da casa sua e il suo nervosismo era già arrivato al culmine, appena Nappa mise su una musica che poteva essere definito più rumore che altro, Vegeta diede un calcio violento al sedile sulla quale era seduto il ragazzo pelato. “Avete rotto il cazzo! E togli sta merda di musica!” disse decisamente infastidito, il silenzio calò nella macchina, Radish rientrò dal finestrino e Nappa, un colosso grande almeno tre volte in più di Vegeta e con l’aspetto di un ragazzo decisamente più grande della sua età, sembrò farsi piccolo piccolo, spegnendo immediatamente lo stereo. “Ahahah…” fu Goku a rompere quel silenzio scoppiando in una risata divertita, tutti si voltarono verso di lui, tranne ovviamente Radish che lo guardava dallo specchietto retrovisore. Il ragazzo si rivolse verso l’amico “Complimenti Vegeta! Sei il primo che riesce a far stare zitti questi due idioti!” disse trattenendo un’altra risata, Vegeta lo guardò per un secondo un po’ sorpreso, infine si girò verso il finestrino incrociando le braccia accompagnato da un sonoro “Tsk”.

Il resto del viaggio lo fecero in silenzio, a parte qualche piccola parola detta di tanto in tanto, per il resto nulla che facesse irritare ancora di più monosillabico-man.

La casa di Chichi era una casa abbastanza modesta, una casa non troppo grande ma con un annesso un piccolo giardino, suo padre era un uomo molto alla mano, uno di quei tipi grandi e grossi ma col cuore d’oro, lavorava per una grossa compagnia internazionale, della quale lui era il capo della figliare che operava in quella zona. Come tale era stato convocato per un colloquio di lavoro molto importante alla sede centrale, era un altro di quei padri che cercavano di non far mancare nulla alla figlia che ripagava con lavori domestici, in quanto anche lei faceva parte del club senza-madre, purtroppo anche la sua era venuta a mancare quando lei era ancora piccola, nel suo caso era stato un terribile incidente d’auto nella quale perse la vita. Per questo episodio Chichi era molto apprensiva quando entrava in macchina, o quando sapeva che Goku viaggiava in macchina col fratello, perché sapeva che Radish non era il più prudente dei guidatori, era anche il motivo per cui preferiva farsi 15 minuti di autobus piuttosto che farsi portare a scuola dal padre, infatti lei ne era uscita miracolata da quell’incidente. Doveva aver avuto 2 o 3 anni, non di più, ma alcune cose molto vaghe se le ricordava, suoni, rumori, e luci molto forti, l’avevano traumatizzata a vita. Suo padre l’aveva sempre tranquillizzata dicendole che non era colpa di sua madre, e nonostante possa sembrare assurdo lei si sentiva davvero un pochino meglio sapendolo.

Appena arrivati furono accolti dalle due ragazze, Chichi tirò un silenzioso sospiro di sollievo appena li vide scendere interi, mentre a Bulma mancò il fiato quando vide che c’era anche Vegeta, che fino a quel momento era in dubbio se venisse. Ora come le aveva più volte suggerito anche l’amica doveva trovare il momento giusto per parlargli durante la festa. Appena lo videro scendere Chichi lanciò uno sguardo d’intesa all’amica prima di andare incontro ai due ragazzi.

“Evviva, siete arrivati finalmente! Che bello, Vegeta, ci sei anche tu!” gli disse appena abbastanza vicina, il ragazzo non rispose evidentemente poco propense ad instaurare un dialogo, mentre Goku salutò la sua ragazza baciandola, prima che lei gli sussurrò in un orecchi “Grazie di averlo portato” Goku sorrise anche se non sapeva il perché di quel trambusto. Guardò Bulma che rimaneva davanti all’ingrasso indecisa su cosa fare, la salutò con un cenno della mano, la ragazza rispose facendo altrettanto.

“Allora, Crilin sarà qui a minuti, l’autobus dovrebbe essere qui tra poco” disse Chichi guardando l’orologio “Nel frattempo noi possiamo entrare, il pranzo sarà pronto tra poco” disse facendo segno di accomodarsi, gli indicò un posto dove mettere gli zaini, e tornò ai fornelli, la sua teoria era quella di lasciare i tre insieme, a parlare, con la presenza di Goku quei due potevano sciogliere il ghiaccio e ricominciare a parlarsi. Ma la cosa non andò così, Bulma si fece in qualche modo prendere dal panico, e con la scusa di dover aiutare la padrona di casa la raggiunse anche lei in cucina. Appena Chichi la vide entrare sbuffò “Che ci fai qui?” “Ti do una mano” mentii spudoratamente l’altra “Balle! Tu stai scappando, ancora.” “Non… ok, è vero, ma non ci riesco Chichi, mi sento così stupida” “E lo sei! Così lui penserò che non ti piace, avvalorando la sua teoria!” la ragazza incrociò le braccia guardandola con aria estremamente seria “Grazie mille Chichi, e questo dovrebbe essere un sostegno morale?” Bulma si sedette al tavolo della cucina già perfettamente apparecchiato “No, questo si chiama sbattere in faccia la verità! Lui ti piace, tu gli piaci, si tratta solo di chiarire un malinteso, e facendo così stai solo peggiorando le cose” Bulma alzò gli occhi verso l’amica “E cosa dovrei fare allora?” chiese sentendosi terribilmente sconsolata. “Uff… e hai anche il coraggio di chiedermelo? Sei andata avanti per una settimana dicendo che dovevi parlargli, allora che aspetti fallo no? lo sai che sei proprio un bel tipo?” la ragazza dai capelli azzurri fece una smorfia, aveva ragione lei e lo sapeva benissimo, ma ogni volta che se lo trovava davanti perdeva il suo spirito d’iniziativa, lo sapeva che doveva parlargli il primo giorno, infatti più passava il tempo e più sembrava difficile riuscire a farlo. Il suono del campanello attirò l’attenzione delle due “Sarà sicuramente Crilin” disse Chichi mentre si slacciava il grembiule che indossava, lo lanciò in faccia a Bulma che se lo levò facendo apparire un broncio, la moretta le puntò il dito contro “Vado ad aprire, tu controlla il pranzo, e soprattutto pensa a quello che ti ho detto” Bulma le ripose facendole la linguaccia prima di avvicinarsi ai fornelli e fare ciò che le era stato chiesto.

Il tempo trascorse tranquillamente, mangiarono l’ottimo pasto preparato da Chichi, che come sempre si era rivelata un’eccellente cuoca, e visto che lei e Bulma avevano cucinato toccò ai ragazzi pulire i piatti, anche se più di una volta vennero sfiorati degli incidenti, e un paio di piatti e bicchieri vennero persi per strada, alla fine ne avevano rotti più di quanti ne avevano lavati, per fortuna che in previsione di ciò Chichi aveva usato il servizio scadente che comunque stavano meditando di buttare. Il più casinista dei tre era ovviamente Goku, al quale venne attribuito il titolo di demolitore ufficiale, riuscì anche a tagliarsi un dito, o meglio riuscì a tagliarsi SOLO un dito, quindi Chichi si dovette improvvisare crocerossina per medicarlo, Crilin fu decisamente più fortunato, ma non meno casinista. Un paio di stoviglie le aveva fracassate pure lui, ma almeno aveva tutte le dita ancora attaccate alla mano. Sorprendentemente Vegeta si rivelò il più bravo dei tre, non spaccò nulla, al contrario di ciò che si potesse aspettare. A casa era abituato, se aveva fame si procurava il cibo da solo, anche perché rifiutava il cibo che gli veniva cucinato da chiunque, era una questione di principio la sua, di conseguenza era anche abituato a lavarsi da solo le stoviglie che usava.

Nel primo pomeriggio come da copione si presentò anche Yamcha, strano, ora che non stava più insieme a Bulma era diventato estremamente puntuale. Decisero di fare una passeggiata, la zona in cui viveva Chichi era molto campagnola, aria fresca, e prati verdi tutt’attorno e un bel fiumiciattolo dove decisero di fermarsi ad immergere i piedi nell’acqua e a mangiarsi un gelato che vendevano a pochi passi da li, quasi tutti almeno. Gli unici pazzi alla quale può venire in mente un’idea così assurda in pieno inverno! L’idea era stata ovviamente di Goku, rivedendo la gelateria che frequentavano durante l’estate era aperta non aveva saputo resistere alla tentazione.

Tornando a casa decisero di noleggiare un paio di film, incorrendo ovviamente nei rituali battibecchi che si incontrano quando si decide di vedere un film insieme: “Prendi quello” “No quello fa schifo, prendi quell’altro” “Quello è noioso” “Quello è troppo violento” eccetera.

Alla fine ne uscirono con un film scelto dai ragazzi che aveva tutta l’aria di essere un film dove i protagonisti si riempivano perennemente di botte tutto il tempo, e uno scelto dalle ragazze, che invece premetteva denti cariati alla sola visione a causa dell’eccessivo romanticismo pianti isterici e centinaia di fazzoletti.

La discussine “Quale guardiamo per primo” fu risolto da un democratico lancio della monetina, che decretò vincitore il film scelto dai ragazzi. Alle due amiche non restò altro che rimanere da parte mentre aspettavano pazientemente la fine del film spaccaossa per dar spazio al loro film mieloso.

Inutile dire che durante tutto il tempo né Bulma, né tanto meno Vegeta si rivolsero la parola, entrambi ben distati una dall’altro.

Arrivato infine il momento del film lacrimevole a Vegeta venne la nausea, erano cose fin troppo oltre il suo limite di sopportazione, non aveva contribuito alla scelta del film, ma aveva abbastanza gradito il sanguinolento film scelto dai ragazzi, ma questo no, era troppo, si alzò uscendo in giardino, dove si sedette su una panchina che dava le spalle alla casa. Chichi e Bulma non si accorsero di nulla, prese com’erano dal loro film che stavano guardando praticamente attaccate alla televisione con tanto di centunesimo fazzolettino in mano.

In un momento più “tranquillo” del film Bulma sentì la necessità di andare a sciacquarsi la faccia, disse a Chichi che poteva tranquillamente andare avanti, ci avrebbe impiegato solo un secondo. Un volta uscita dal bagno attraversò il corridoio, dalla finestra si accorse finalmente che Vegeta era seduto lì, tutto solo, ‘E’ la mia occasione’ pensò, fece un respiro molto profondo uscendo anche lei in giardino.

Lui non si accorse di nulla fino a quando lei non gli fu abbastanza vicino per decidersi di attaccare bottone “Non ti piace il film?” il ragazzo si voltò a guardarla, poi tornò a fissare il vuoto davanti a se rispondendo un secco “No”, la ragazza fece un altro respiro e si andò a sedersi accanto a lui.

Ci fu un minuto di silenzio, la tensione si poteva tagliare con il coltello, sembrava quasi tangibile, poi lei continuò “Senti… per quel che riguarda l’altro giorno…” “Non m’interessa” tagliò corto lui che evidentemente non aveva molta voglia di parlarne “No, ascoltami invece!” fece lei alzando leggermente il tono di voce guardandolo, prima di tornare a fissare i suoi piedi, lui rimase in silenzio, era il segnale che poteva andare avanti. “Io, ecco… mi dispiace…non so perché l’ho fatto…” lui continuò a rimanere in silenzio, lei poteva continuare a parlare “E’ che in quel momento non ho capito più nulla, tu… mi hai preso alla sprovvista, e io…” altro silenzio da parte di lui sembrava quasi interessato, e prese a guardarla con la coda dell’occhio “Non lo so… ero imbarazzata, e poi non sapevo che…” si bloccò “Che?” la incalzò lui voltando leggermente la testa per guardarla meglio, lei si stingeva le mani nervosamente, mentre osservava le sue scarpe come se quelle potessero darle la risposta a ciò che stava dicendo “Bè, ecco è che tu, no cioè io…” si stava ingarbugliando con le sue mani, non sapeva cosa stava dicendo, non sapeva cosa avrebbe pensato lui, tutti i discorsi provati e riprovati davanti allo specchio o assieme a Chichi non erano serviti a nulla, ora che era il momento di dirlo a lui non sapeva cosa fare, Vegeta si voltò completamente a guardala, e lei alzò lo sguardo incrociando gli occhi nerissimi di lui, nella notte, illuminato solo dalle stelle, e da una debole luce proveniente dalla casa alle loro spalle, li facevano sembrare ancora più intensi e più profondi. Il suo discorso si era ingarbugliato prima di fermarsi completamente, ora lei era più presa dai suoi occhi che riuscivano sempre ad incantarla, le sue mani si posarono sul viso di lui portandolo sempre più vicino al suo, baciandolo. Ecco, forse era quella la strada giusta, piuttosto che inutili giri di parole che sembravano non portarli da nessuna parte, anche perché lui non era certo quel che si dice un gran parlatore, e lei che di solito era quella con la battuta sempre pronta sembrava non essere più in grado di parlare. Si staccò da lui, tendendo ancora il suo volto tra le mani “Tu non scapperai, vero?” lui la guardò stupito per alcuni secondi fino a quando lei non gli tolse le mani dal viso, “Com…? Perc…?” due parole, non pronunciate nella loro interezza furono le uniche cose che lui riuscì a dire “Era ciò che stavo cercando di dirti prima: TU MI PIACI” ora lei si sentiva decisamente meglio, glielo aveva detto, e tutte le parole che non riusciva a pronunciare fino ad un attimo prima sembrò recuperarle, le sensazioni di angoscia e paura erano svanite, ora era tutto più leggero, anche se sentiva il cuore batterle forte, e se lui avesse detto di no? Ora era quella la sua unica preoccupazione. Lui la guardò sorpreso, ancora per un po’, nessuno gli aveva mai detto una cosa del genere, deglutì rumorosamente, le appoggiò un braccio sulla spalla portandola nuovamente a se, e la baciò di rimando.

Il film era finito e Chichi si accorse solo allora, presa com’era, che Bulma non era più rientrata, non si era accorda dell’assenza di Vegeta, perché quando si voltò verso i ragazzi questi si erano già dileguati, decise di andare prima in cerca dell’amica, che a questo punto sembrava essersi persa in bagno, percorse il corridoio, e così come aveva fatto in precedenza Bulma notò la panchina, notando Vegeta, solo che questa volta con lui c’era anche la ragazza, e visto il bacio appassionato che si stavano scambiando era chiaro che lei fosse riuscita a chiarire, e che ora le cose andavano bene tra loro. L’amica l’aveva trovata e non le sembrò il caso di disturbarli, decise quindi di cambiare obbiettivo cercando gli altri tre ragazzi che si erano volatilizzati.

La casa non era enorme, e li trovò quasi subito, erano sul retro della casa mentre giocavano con una palla che non aveva mai visto, probabilmente il figlio dei vicini l’aveva accidentalmente lanciata oltre il recinto e non era più andato a recuperarla. Cercò inutilmente di strappargli via la palla, ma fu suo malgrado coinvolta nel gioco. Le grida non mancarono di raggiungere gli altri due e Bulma trascinò Vegeta a vedere cosa stessero combinando, vedendoli arrivare l’attenzione di Chichi si spostò dalla palla all’amica, si avvicinò a lei come un uragano facendola tornare sui suoi passi. Vegeta dal canto suo lanciò uno sguardo soddisfatto a Yamcha, ma che il ragazzo non percepì.

Appena furono abbastanza lontane da non essere sentite dai ragazzi Chichi la guardò negli occhi in preda all’euforia “Allora?!?” le chiese in attesa di sentire i particolari, l’altra si limitò a sorriderle “Dai!! Non tenermi sulle spine! Racconta!”, Bulma fece finta di cadere dalle nuvole alzando le spalle “Cosa ti dovrei raccontare!?!” Chichi la guardò delusa “Non fare l’Innocentina con me! Vi ho visti prima mentre vi baciavate” Bulma non riuscì a trattenersi oltre, il sorriso si allargò, le prese le mani e cominciò a raccontarle tutto.

Un gridolino di gioia raggiunse le orecchie dei ragazzi che si guardarono perplessi, tranne ovviamente Vegeta che sembrò preoccupato, alzandosi di scatto in piedi essendosi seduto sul bordo di un vaso da fiori, ora gli sguardi di tutti erano per lui, che andò di corsa a recuperare le ragazze.

“E con Yamcha come farai?” chiese Chichi tornando seria “Dovrò parlargliene il prima possibile, non voglio che lo scopra dagli atri, e temo che Vegeta posa vantarsene con lui” Bulma si accigliò mentre parlava guardando a terra “Tu dici che possa farlo?” la ragazza fece in tempo ad annuire prima di ritrovarsi faccia a faccia con lo stesso Vegeta che afferrandola per il braccio l’aveva trascinata ad un palmo dal suo naso “Ehi! Cosa le stai raccontando?” la ragazza sorrise e si avvicinò ad un orecchio “E’ un segreto tra donne” poi si allontanò, lui stava per replicare poco convinto della sua risposta quando anche gli altri giunsero sul luogo, Bulma e Chichi si scambiarono uno sguardo d’intesa, e la prima trascinò via Yamcha “Devo parlarti un secondo”, Vegeta ne sembrò infastidito ma Chichi lo trattenne per una spalla facendogli segno di lasciargli soli, Goku e Crilin si guardarono a vicenda “Ma cosa sono tutti sti segreti!!!” chiese infine quest’ultimo.

Yamcha sembrò reagire piuttosto bene alla notizia che la sua ex e quel borioso antipatico si fossero messi insieme, certo ne avrebbe sofferto, senza contare che lui non gli piaceva affatto. Ma almeno ebbe la decenza di capire come stavano le cose, e poi chi era lui per impedirle di mettersi con quello scimmione? Visto come l’aveva trattata il minimo che potesse fare era augurarle di essere felice, e mise anche le cose in chiaro con lo stesso Vegeta: non farla soffrire. Fu questo l’argomento trattato tra i due, ovviamente si sfiorò la rissa, ma una volta sedata il resto della serata passò tranquillamente, rimasero svegli fino alle 5, alzandosi tutti distrutti in tarda mattinata. Mal di testa e torcicolli si sprecavano quella mattina, causa mancanza di posti letto, quindi non tutti potevano dire di aver dormito benissimo, ma viste le circostanze nessuno osò lamenterai, fecero una colazione che era più simile ad un pranzo che ad una colazione stessa vista l’ora in cui si erano svegliati, nel primo pomeriggio fecero un altro giro tra i campi andando però dalla parte opposta del giorno precedente, giusto per cambiare.

Bulma per tutto il tempo cercò invano di avere anche solo un contatto con il suo nuovo ragazzo, ma lui freddo come il ghiaccio le aveva risposto che non poteva neanche sperarci, nulla da fare, era fatto così, e così doveva tenerselo. Infondo questa era la sua scelta, quel ragazzo scorbutico, ma questo la incuriosì un po’, come sarebbe stato stare con un ragazzo così? Era una cosa che avrebbe scoperto lentamente passo dopo passo, sperando di riuscire perché no a sciogliere un po’ quel suo cuore di pietra, ed infondo qualcosa aveva già fatto ed era consapevole di ciò.

Al loro rientro si era fatto tardi ed era ora di tornare a casa, Crilin prese il autobus che andava in una direzione, tutti gli altri rientrarono in città con l’autobus che andava nella direzione opposta. Una volta scesi si salutarono, Bulma e Vegeta rimasero insieme ancora un po’, passeggiavano uno accanto all’altra in silenzio, fino a quando Bulma non si fermò di colpo, Vegeta si voltò a guardarla “Che ti prende?” le chiese seccato “Tu non darai sempre le cose per scontate, vero?” disse improvvisamente lei spiazzandolo un po’ “No perché, mettiamo le cose in chiaro fin dall’inizio, sono appena uscita da una storia in cui lui mi ha trascurato parecchio, non voglio ripetere lo stesso errore con te” lo guardava negli occhi sicura di se, cercando di nascondere la su preoccupazione, lui la guardava a sua volta, alzò gli occhi al cielo come per pensarci su, sorrise leggermente, si avvicinò a lei, alzandole di poco il mento, anche perché tra loro non c’era molta differenza d’altezza, la guardò per un altro secondo negli occhi, la baciò.

Dopo essersi staccato da lei, sorrise con una punta di sarcasmo “Non confondermi con quel perdente! Io posso riservare delle sorprese…” si girò e si allontanò senza darle il tempo di rispondere.

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Capitolo 9
*** Come una vera coppia ***


GIORNI DI SCUOLA

GIORNI DI SCUOLA

Come una vera coppia

Camminava per conto suo immerso nei suoi pensieri come sempre, quella mattinata era cominciata male, un litigio con suo padre, e uno con la strega di turno, di cui sinceramente aveva dimenticato il nome, e manco gli interessava saperlo. Era uscito di casa in tutta fretta, riuscendo a recuperare uno dei toast che si stava preparando prima di cominciare la sfuriata mattutina, e ora se lo stava mangiucchiando con non troppa voglia, non aveva una gran fame.

Sentì una mano colpirgli gentilmente la spalla, si voltò “Ciao” Bulma gli sorrise con gentilezza salutandolo con la mano che lo aveva colpito, stavano insieme da quasi due settimane ormai, tanto era passato dalla festa a casa di Chichi, e nonostante lui fosse sempre un po’ freddo le cose sembravano andare per il verso giusto. L’ossessione che provava nei suoi confronti era un po’ diminuita, certo la desiderava ancora, ma almeno adesso che poteva dire di averla sempre accanto come la sua ragazza aveva placato sentimenti come la gelosia. Ora poteva tornare a concentrarsi sui suoi problemi in casa, quelli sembravano non finire mai, però quando era con lei si sentiva meglio, come se la sua sola presenza li attenuasse, almeno quando era fuori da quel carcere, cosa che riusciva a fare più spesso e con più tranquillità. “Ciao” rispose lui con la sua colazione in bocca e con aria un po’ svogliata. La ragazza lo squadrò da capo a piedi tornando a guardalo in volto “Svegliato col piede sbagliato stamattina?” disse un po’ scherzando “Più o meno” rispose lapidario, lei aveva capito, problemi in casa, face una smorfia che lui non vide, rimasero in silenzio mentre continuavano a camminare “Ehi Vegeta, che ne dici di darmi la mano almeno?” sapeva che avrebbe risposto di no, non si aspettava una riposta positiva, lo stava facendo solo per stuzzicarlo un po’. “Che?!? Perché dovrei farlo?” come volevasi dimostrare “Bè, perché è una cosa normale per due che stanno insieme, non ti pare?” lo incalzò lei continuando a stuzzicarlo “No, non mi pare. E sicuramente con me non camminerai mano nella mano!” lei mise il broncio come una bambina “Antipatico” gli fece la linguaccia “Tsk” disse lui aumentando il passo, lei fece una risatina “Ehi! Aspettami almeno!” gli corse dietro.

Arrivarono in classe assieme sedendosi al loro posto, non c’era nessuno, tutti quelli che erano già arrivati erano alle macchinette o a bighellonare in giro come ogni mattina, o almeno a quell’ora, visto che entrambi erano arrivati più presto del solito. Lei si sedette sopra il banco di lui dopo aver appoggiato la cartella sul suo tavolo. “Perché ti sei seduta lì?!?” chiese lui aggrottando una sopracciglia “Perché tanto qui non c’è nessuno” Vegeta si guardò attorno, effettivamente aveva ragione, ne approfittò per darle un bacio, anche per farla stare un po’ zitta. Vennero però interrotti da un sonoro colpo di tosse, entrambi si girarono di scatto, Bulma per vedere chi era si girò verso la porta, Vegeta per fare l’indifferente si voltò verso la finestra. La bidella rimase lì un po’ a guardarli, sorrise, sembrava che stessero facendo qualcosa di male quando era ovvio non fosse così. “Ci siete solo voi? E il resto della classe?” chiese la donna guardandosi attorno “Ehm, non so, noi siamo appena arrivati, gli altri saranno fuori”, rispose cordialmente la ragazza, la donna sorrise maliziosa “Capisco e voi eravate impegnati in qualcos’altro vedo” entrambi sussultarono, Bulma avvampò violentemente, mentre Vegeta nascose il suo imbarazzo con la mano che usava per sorreggersi il viso, senza distogliere lo sguardo dalla finestra. La bidella fece un occhiolino complice a Bulma non visto dal compagno, poi tornò seria “Bè, allora avvertite voi il resto della classe, oggi non avete lezione il pomeriggio, il vostro prof di ginnastica si è assentato, uscite alle 13.30, e dite anche al prof della prima ora che il registro lo porto via io perché devo scriverlo, glielo riporto prima della fine dell’ora, tutto chiaro?” disse afferrando il registro, Bulma annuì “E non fate nulla di sconveniente, vuoi due mi raccomando!” scherzò ancora prima uscire dall’aula, ci fu un attimo di silenzio, poi Bulma scoppiò a ridere guardano Vegeta “Che hai da ridere?!?” chiese lui secco voltandosi a sua volta a guardarla “La tua faccia, è così buffa!” lui fece una smorfia “Perché? Tu credi di esser messa meglio?” le fece notare lui, la ragazza smise di ridere, si avvicinò a lui dandogli un bacio tra la guancia e la bocca “Sei così carino quando sei imbarazzato, lo sai?” lui cambiò leggermente colore tornado a guardar fuori “Tsk, non dire sciocchezze!”, lei sorrise e scese finalmente dal banco, lo stava facendo ancora, ma pensò di non faglielo notare più di tanto “Ciao” Goku apparve sulla porta e si sedette al suo banco.

Ore 13 e 29 minuti, uno solo prima della campana che oggi gli avrebbe permesso di uscire. Tutti avevano avvertito a casa, tutti stavano fremendo, tutti stavano contando i secondi che gli separava dalla libertà, tutti eccetto uno. Vegeta non aveva voglia di tornare a casa neanche quando faceva buoi pesto, figurarsi tornare a casa per pranzo non se ne parlava, non ne voleva proprio sapere, e questo lei lo sapeva, lo aveva intuito. Era strano come bastasse poco per quei due perché si capissero, era così anche prima o era solo una cosa recente? Non che avesse grande importanza però era bello sapere di avere un certo legame con una persona.

Eccolo! Il suono tanto agognato della campanella, tutti corsero fuori felici di poter passare più tempo a casa, Goku si alzò in piedi quasi subito voltandosi verso gli altri “Ciao, io vedo da Chichi, anche lei dovrebbe avere le ultime ore libere, magari ci sentiamo nel pomeriggio” così dicendo uscì dalla classe, era chiaro che quei due volessero passare del tempo insieme, Crilin fece quasi altrettanto correndo dietro all’amico, aveva l’aspetto di uno che volesse chiedergli un favore, Yamcha si voltò verso gli altri due rendendosi conto di essere un terzo incomodo, e anche lui si volatilizzò. Vegeta decise finalmente di alzarsi dal banco cominciando a raccogliere le sue cose, da un paio di mesi aveva addirittura cominciato a prendere qualche sporadico appunto, era un altro passo in avanti, Bulma lo guardò con l’aria un po’ triste, non era sicura di capire a pieno cosa provava, ma poteva immaginare, come se nulla fosse mentre aspettava che lui finisse di prepararsi estrasse il cellulare dalla tasca, compose il numero.

“Pronto” rispose la voce squillante di sua madre dall’altro capo della cornetta “Ciao mamma sono Bulma” “Oh ciao tesoro, hai bisogno di qualcosa?” Bulma annuì anche se sapeva che sua madre non poteva vederla “Senti, ti dispiace aggiungere un piatto in più oggi? Sai, vorrei portare una persona” guardò Vegeta che le dava le spalle, ma che era sicura che stesse ascoltando “Ma si, certo non c’è problema, lo sai che puoi portare chi vuoi. Chi è quel bel fusto del tuo nuovo ragazzo? Ehm… come si chiamava…” la donna cominciò a pensarci un po’ su “Vegeta, mamma. Si chiama Vegeta” sentendosi chiamato in causa il ragazzo si girò a guardarla “Oh si si giusto, Vegeta, bè portalo allora. Così magari potrai…” “Mamma!” la interruppe subito la ragazza, sapeva che la donna sarebbe partita con discorsi lunghi e privi di ogni significato “Senti io ora devo andare, ci vediamo dopo, ok?” “Sì certo, a dopo”. Bulma chiuse la comunicazione e guardò Vegeta che la stava guardando già da un po’ ormai, “Allora? Vieni a mangiare a casa mia?” chiese sorridendo chinando leggermente la testa di lato, ormai era cosa fatta, non poteva rifiutarsi.

Lo aveva incastrato per bene, ma tutto sommato non gli dispiaceva passera del tempo con lei, piuttosto che tornare a casa, o non tornarci vagando semplicemente in cerca di guai. Camminavano uno accanto all’altra, lei parlava del più e del meno, e lui la ascoltava, Bulma prese a dare dei piccoli calci a dei sassi a terra, senza alcun motivo. Vegeta la osservò per qualche istante, poi si guardò attorno come se fosse un ladro, lei continuava a guardare per terra, e le sue scarpe, poi una mano si materializzò davanti ai suoi occhi, la percorse, come se non sapesse a che apparteneva. Lui le porgeva una mano, e lei con i suoi enormi occhi blu andò a cercare lo sguardo di lui che era già rivolto altrove “Dai, prendila” disse un po’ brusco, lei lo guadò senza capire “Cos’è non vuoi più prendermi per mano?” continuò senza guardala, Bulma sorrise, e la afferrò saldamente, “Ma non farci l’abitudine” concluse prima di riprendere a camminare. Lei si guardò attorno, non c’era nessuno, ecco perché le aveva dato la mano, ormai aveva capito una cosa di lui, quando erano soli riusciva ad essere molto affettuoso, come in classe quella stessa mattina, quel suo modo di fare da duro si scioglieva un po’, ma solo e soltanto con lei, ne era felice, e un po’ questo suo affetto la affascinava, anche perché come lui stesso le aveva detto quella prima sera sapeva riservarle delle sorprese.

Arrivarono a casa della ragazza, camminando così, mano nella mano per tutto il tragitto, ma come c’era da immaginarsi appena davanti all’ingresso lui mollò bruscamente le presa, poi rimise la mano in tasca. Durante tutto il tragitto lui non l’aveva mai guardata negli occhi, era visibilmente imbarazzato, e lei continuava a pensare che così era veramente carino, non solo per il piccolo gesto che aveva fatto, vederlo così le piaceva da matti, doveva proprio ammetterlo.

Entrò in casa, lui qualche passo più in dietro “Mamma, siamo arrivati!” urlò per farsi sentire, la donna apparve dal salotto “Oh benvenuti!” il suo sguardo si posò subito su Vegeta “Ciao, ti ricordi di me? Sono la mamma di Bulma” “Mamma! Non è scemo, si ricorda. Ti prego non cominciare a mettermi in imbarazzo” se la ricordava eccome quella donna, che lo aveva assalito la prima volta che era entrato in quella casa. “Ma dai tesoro, io non ti metto in imbarazzo, e poi Vegeta è talmente carino!” la ragazza arrossì, mentre lui cercò di tenersi a debita distanza da quella forza della natura “Appunto! Mamma smettila! Noi ce ne andiamo di la, chiamaci quando è pronto” così dicendo afferrò Vegeta per un braccio trascinandolo in salotto “D’accoro, ma ricordati che sarà pronto tra poco” le urlò ancora la donna prima che i due sparissero definitivamente. Una volta al “sicuro” Bulma lo guardò negli occhi “Ti chiedo scusa, ma fa sempre così” era visibilmente in imbarazzo, quella donna riusciva sempre a metterla a disagio con i suoi amici, lui alzò le spalle “Non importa” disse senza guardarla, lei sorrise dolcemente tranquillizzandosi un po’ “Senti, vado a cambiarmi, ci vuole un attimo tu siediti qui e aspetta, ok?” Vegeta la guardò, prima che lei si allontanasse, e si sedette sul divano. “Ciao, tu sei il nuova ragazzo di mia figlia, giusto?” una voce lo colse alle spalle, lui si voltò a guardare chi fosse, l’uomo dall’aspetto da scienziato gli si avvicinò, era il padre di lei, lo ricordava dall’ultima volta che era venuto. “Si” fu la risposta come sempre molto esaustiva di Vegeta. L’uomo sorrise andando a sedersi accanto, in braccio un piccolo gatto nero che accarezzava, con grande sorpresa l’animaletto saltò addosso al ragazzo che si pietrificò anche se l’esserino nero sembrò non notarlo accomodandosi tranquillamente sulle sue ginocchia. “Ahahah, ti ha preso in simpatia” rise l’uomo guardando la scena “Ti chiami Vegeta, giusto? Mia figlia mi ha parlato di te, dice che sei un tipo dall’aspetto rozzo, ma fondamentalmente di buon cuore” Bulma entrò in quel momento, osservò la scena raggelando. Aveva commesso un errore, un grosso, terribile errore, lasciare Vegeta da solo senza “protezioni” contro i suoi genitori, brave persone certo, ma dalla lingua lunga che non sanno mai quando stare zitti, senza contare che non sapevano mia quello che potevano e quello che non potevano dire, si precipitò verso il divano oltrepassando lo schienale col busto frapponendosi tra i due rivolgendosi al padre “Papà! Smettila di importunare Vegeta! Lascialo stare!!!” chissà cosa gli aveva detto, chissà se era riuscita a fermarlo in tempo “Ok, d’accordo. Come sei suscettibile figliola…” raccolse il gatto che si era tranquillamente accomodato sulle ginocchia del ragazzo e si allontanò. Bulma trasse un sospiroso di sollievo andando a sedersi al posto del padre. “Rozzo?!?” ma soprattutto “Buon cuore?!? Ehi dico, ma per chi mi hai preso?” la riprese il ragazzo guardandola, lei trasalì voltandosi verso di lui agitando le mani avanti a se “Ehm… non dare ascolto a quello che dice mio padre, dice sempre un mucchio di sciocchezze” cercò di giustificarsi lei salvando il salvabile “Mmm…” ripose Vegeta poco convinto. “Ragazzi è pronto in tavola, venite” la madre apparve dalla porta del salotto, e i due si prepararono per andare a mangiare.

Pranzarono tutti e quattro in tutta tranquillità, ovviamente l’attenzione era tutta per Vegeta, che fu tempestato da mille domande, le tipiche domande che si fanno ai ragazze/i dei figli/e, lui non fu ovviamente molto loquace, rispondendo solo con i suoi soliti monosillabi. Finito di mangiare Bulma e sua madre sparecchiarono, mentre suo padre tornò a lavoro, Vegeta invece rimase in cucina ad osservare le due donne che pulivano e chiacchieravano, o meglio lui guardava solo Bulma. Una volta finito la ragazza si voltò verso di lui sorridendo “Fatto!” si asciugò le mani, successivamente appoggiò lo straccio sul bordo del lavandino, si avvicinò a lui facendolo alzare da dove era seduto “Dai, andiamo, ti faccio fare un giro della casa” “Eh?” non ebbe molto il tempo di replicare che la ragazza cominciò già a fargli vedere un paio di stanze. Il tour comprese ovviamente anche la camera di lei. Totalmente diversa dalla sua, colorata, e che trasmetteva un senso di calore, proprio come lo faceva lei. Sui muri delle pareti poster e fotografie, una di loro attirò l’attenzione di Vegeta. Era un foto di gruppo. Si avvicinò per guardarla meglio, Bulma sorrise, forse aveva già capito cosa stava guardando, e gli si avvicinò. “Questo qui è Kakaroth?!?” chiese indicando un ragazzino piccoletto e con l’aspetto goffo, “Sì” disse annuendo la ragazza “E’ la foto del centro estivo dove ci siamo conosciuti. Da piccolo era completamente diverso vero? Certo di carattere non è cambiato un granché, ma di aspetto fisico, quello, si. Non ricordo quando, ma si è alzato tutto d’un botto, e si è fatto un bel ragazzo” lui la guardò un po’ seccato da quella affermazione “Non preoccuparti, sei decisamente più carino tu!” lo tranquillizzò dandogli un bacio fugace sulle labbra, poi si rivolse nuovamente alla foto indicando una ragazza un po’ distante da lei e Goku. “Questa qui invece è Chichi. Abbiamo scoperto solo dopo che era lei, infatti è cambiata parecchio da allora” Vegeta guardò la ragazza nella foto, effettivamente non aveva nulla a che fare con la Chichi di che conosceva. Il telefonino di Bulma squillò improvvisamente, guardò il display, CHICHI, sorrise, parli del diavolo e spuntano le corna “Ciao” rispose appoggiandosi il telefono all’orecchio “Ciao Bulma, senti ti va di vederci questo pomeriggio?” chiese subito la ragazza dall’altra parte della cornetta “Vederci? Si, perché no, avevi qualcosa in mente?” “Sì, dobbiamo fare un piccolo favore a Crilin. Devi sapere che sul nostro autobus c’è una ragazza che gli piace, e finalmente è riuscito a chiederle di uscire, il problema è che si sente un po’ in imbarazzo, così abbiamo pensato di uscire in gruppo per farlo sentire a suo agio. Sai è un po’ timido” disse la ragazza con un tono divertito “EHI!” si sentì dietro a Chichi, evidentemente Crilin era lì e stava ascoltando, ma fu zittito da qualcuno, probabilmente Goku, Bulma sorrise “Si certo, nessun problema, dove ci troviamo?” “Riesci ad essere al parco per le 15?” “Sì perfetto, ci vediamo la” “Ah, e sei riesci porta anche Vegeta” “Bulma rise “Non c’è problema, verrà senz’altro” Chichi, capì, rise a sua volta “E’ lì con te vero?” “Già” “Lo sapevo, bè allora ci vediamo alle 15, ciao…” dopo avere salutato a su volta Bulma mise giù il telefono guardando Vegeta ancora intento a guardare le foto. “Ti va di andare fuori con gli altri oggi pomeriggio?” gli chiese, anche se in realtà non aveva molte alternative, l’aveva fatto ancora, lo aveva incastrato.

Arrivarono al parco pochi minuti prima delle 15, ma Goku, Chichi e Crilin erano già arrivati, inoltre quest’ultimo era parecchio agitato. “Ciao a tutti! Allora Crilin come si chiama la tua nuova fiamma?” gli chiese subito Bulma stuzzicandolo “Si chiama C18” disse evidentemente nervoso “Lascialo stare, è un po’ teso” le specificò Goku “Non sono teso!” mentì spudoratamente il ragazzo “Lei ha detto che sarebbe venuta col fratello, visto che era una uscita di gruppo, e poi più siamo e meglio è no? Dovrebbe venire anche Yamcha” spiegò con calma Chichi, Vegeta fece una smorfia, insomma non riusciva proprio a liberarsi di quel rompipalle, dovunque andassero era sempre tra i piedi. Bulma non se lo lasciò sfuggire capendo dove andassero a parare i suoi pensieri, glielo aveva spiegato più e più volte, erano solo amici, ormai non c’era più nulla tra loro. Gli tirò una leggera gomitata nello stomaco.

Yamcha arrivò stranamente puntuale, ora dovevano solo aspettare la ragazza di Crilin e suo fratello. Bastò guardare l’espressione di questi per capire anche da lontano chi la ragazza fosse. “Eccola! È lei!! Quanto è carina!” disse illuminandosi tutto, le ragazze sorrisero, mentre i ragazzi fecero una smorfia uno più schifato dell’altro.

“Ciao” disse la ragazza appena fu abbastanza vicino “C…ciao” rispose timidamente Crilin. Cominciarono le dovute presentazioni, lei, C18 era una ragazza alta e bionda con gli occhi azzurro ghiaccio, buffa da pensare insieme ad un nanetto come Crilin, suo fratello, che si rivelò essere il gemello si chiamava C17, stessi occhi ma con i capelli neri che gli arrivavano fino alle spalle. Dopo un po’ di indecisione tutti i presenti decisero di andare al cinema, il film fu deciso alla morra cinese, anche perché dopo l’ultima volta che erano finiti a guardare uno stupidissimo film romantico i ragazzi non volevano sentirsi ancora male. Andarono a vedere una commedia, anche perché le scelte in quel cinema erano solo tre. A Bulma sembrò così strano rientrare lì, era dove aveva scoperto il tradimento di Yamcha, e ora ci entrava con un altro ragazzo, chissà se si ricordavano di lei dopo la figura fatta quel giorno, probabilmente anche al suo ex passavano per la testa pensieri simili.

Si misero in fila attendendo di fare il biglietto, ci volevano sicuramente un paio di minuti. “Bulma, hai mica qualcosa da bere?” le chiese Chichi avvicinandosi, sapendo che l’amica era sempre attrezzata quando usciva, la ragazza annui, “Sì, dovrei avere una bottiglietta d’acqua nello zaino, ora controllo” si tolse un piccolo zainetto che portava sulla spalla appoggiandolo per terra, si chinò e cominciò a cercarvi dentro ciò che l’amica le aveva chiesto. Lei non se ne accorse, ma la sua minigonna si sollevò un po’, dando modo al ragazzo dietro di lei di poter guardare bene il suo fondoschiena.

“Accidenti eppure sono sicura di averla messa dentro” il ragazzo continuava a guardarla, diede una gomitata complice al suo amico facendogli segno di guardare “Lascia stare Bulma, se non la travi prenderò qualcosa al bar una volta dentro” ora i ragazzi comiciarono a ridere divertiti da quella bella visone “No, sono sicura di averla, e poi al bar del cinema ti fanno pagare sempre un sacco” ora basta! Vegeta era l’unico ad essersi accorto di quella scenetta, con uno schizzo si avvicinò al primo dei due ragazzi con aria minacciosa, doveva essere il doppio di lui. Lo afferrò per il colletto sbattendolo violentemente contro il muro lì accanto, poi portò il braccio della mano che lo aveva appena preso premendoglielo sul collo “Che cazzo guardi stronzo!” gli disse fulminandolo con lo sguardo “Ma che vuoi? Non è mica colpa mia se la tua ragazza mostra il culo a tutti!”. A quelle parole lo sguardo di Vegeta divenne ancora più furente, “Bastardo! Io ti ammazzo!” lo afferrò con entrambe le mano per il colletto sbattendolo violentemente contro il muro facendo cadere il ragazzo. “Ehi!” la guardia di sicurezza si avvicinò ai due “Cosa state facendo?”. Vegeta lanciò un ultimo sguardo assassino al ragazzo per terra che raggelò, questi si alzò guardando l’uomo che gli stava davanti “Nulla, va tutto bene, noi stavamo giusto andando via” fece cenno all’amico che lo seguì fuori dal cinema, l’uomo guardò per qualche secondo Vegeta mentre tornava col resto del gruppo, poi si allontanò. Appena fu abbastanza vicino incrociò gli splendidi occhi di un blu profondo di Bulma che nel frattempo si era alzata. “Che c’è?!?” la chiese irritato, lei sorrise “Grazie” disse grata di averla aiutata “Tsk” rispose un po’ imbarazzato, non si aspettava neanche lui una sua reazione così esagerata. Andò ad appoggiarsi sul muro un po’ più in là.

Il resto del pomeriggio andò abbastanza bene. Il film era abbastanza carino, almeno per chi l’aveva visto. Quando uscirono andarono un po’ in centro, in giro per negozi, per gioia della ragazze, un po’ meno per quella dei ragazzi. C18 sembrò legarsi abbastanza bene con le altre due, era un tipo un po’ freddo a volte, ma sembrava che quel gruppo fosse una calamita per persone così. Infatti ormai erano abituati a trattare con questa “categoria”. C17, era un po’ meno disponibile, anche perché a parte Goku i ragazzi non erano molto collaborativi, Crilin cercava più volentieri la compagnia della sorella, e C17 lo teneva sempre sotto osservazione. Yamcha scappò via per un impegno improvviso, quindi non era stato molto di aiuto, a parte forse perché lo aveva tenuto buono durante la proiezione, distraendolo dalla sorella, che non stava esattamente guardando il film. La collaborazione di Vegeta, era ovviamente pari a zero, non gli aveva mai rivolto la parola, ma c’era da aspettarselo infondo.

Alla fine Crilin era riuscito a conquistare chissà come il cuore dalla ragazza, in realtà a detta di Chichi, che era l’unica che la conosceva già, facendo lo stesso tragitto in autobus assieme ai due, era da mesi che il ragazzo ci stava provando, e finalmente la glaciale C18 sembrò sciogliersi un po’ decidendo così di cedere alle pressanti, quanto timide richieste del piccoletto, e alla fine poteva anche dirsi soddisfatta. Infatti non sembrava pentita della scelta.

Almeno anche quella giornata era stata piacevole, e a discapito del pessimo risveglio che aveva avuto era abbastanza contento di come era andata a finire, e ancora una volta era lei che doveva ringraziare.

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Capitolo 10
*** Il posto per me ***


GIORNI DI SCUOLA

GIORNI DI SCUOLA

Il posto per me

Ormai erano mesi che si trovava in quella scuola, che strano. All’inizio era convinto che sarebbe durato poco lì dentro, invece aveva superato il record di permanenza senza essere espulso. Aveva iniziato a frequentare le lezioni più spesso, certo non tutte, alcune le saltava ancora, ma decisamente meno di prima, ora prendeva appunti e i suoi voti stavano anche migliorando. Si sentiva meno oppresso dalla sua vita, dal difficile rapporto con suo padre e dall’assenza di una madre. Certo a casa non erano tutte rose e fiori, ma almeno quando non era lì sapeva di poter contare su qualcuno, su di lei. E non solo, ma anche di Goku, e degli altri. Aveva imparato miracolosamente tutti i nomi delle persone che gli stavano accanto, tranne quello del predente del suo ex, lui si rifiutava di ricordarselo, anche se capiva quando si parlava di lui. Era riuscito sorprendentemente a farsi degli amici, non gli era mai successo prima d’ora. Eppure, nonostante lui ne fosse pienamente cosciente loro non dovevano saperlo, lui non gli avrebbe mai ringraziati per quello che avevano fatto, anche se in realtà lo avevano capito. Incredibile pensare a come le persone ti cambiano, loro, tutti loro avevano buttato giù un po’ del suo muro, erano riusciti ad avvicinarlo, e quasi a toccarlo, nel senso figurato del termine. E lei, che per prima gli si era avvicinato lo aveva quasi trasformato completamente, era quasi riuscita ad alleviare le sue sofferenze.

“Sapevo di trovarti qui” una voce squillante che ben conosceva lo distolse dai sui pensieri, lui alzò la testa per vedere chi era, come se già non lo sapesse “Che sei venuta a fare?” le chiese un po’ scorbutico “Non hai sentito la campanella? E’ ora di pranzo, non vuoi venire a mangiare con noi?” disse avvicinandosi a lui e inginocchiansi gli accanto. La scrutò per un po’ “Mmm… si adesso vengo” lei sorrise, come faceva sempre, quel sorriso dolce che lui tanto amava “Ok, ci vediamo in mensa allora” lo baciò prima di alzarsi. Lui la guardò andare via, bella, nulla da dire con ciò, lei gli piaceva, gli piaceva un sacco. Appoggiò una mano a terra alzandosi per andare a mangiare insieme agli altri, si spolverò i pantaloni della divisa, poi mise le mani in tasca, scese le scale che davano in cortile, il suo sguardo fu catturato da un ragazzo che lo aspettava proprio in fondo alle scale, si accigliò.

Il ragazzo, appoggiato al muro con le braccia incrociate si spostò andandogli incontro “Ciao, Novellino!” gli disse appena gli fu abbastanza vicino, Vegeta alzò lo sguardo con aria di sfida “Non rompermi la palle” gli disse senza battere ciglio, l’altro sorrise “Che paura!” lo prese in giro “Voglio che tu venga con me!” concluse sorridendo, un sorriso che non prometteva nulla di buono. Vegeta lo guardò scettico, ma senza scomporsi “Perché dovrei!?!” rispose irremovibile, il ragazzo lo guardò ancora sorridendo, “Perché Freezer vuole vederti”, Vegeta fece un passo di lato cercando di scostarsi “Di al tuo capo che non ho nessuna intenzione di vederlo”. Il ragazzo si scostò bloccando l’accesso a Vegeta “No, no, no novellino, così non va affatto bene. Devi portargli più rispetto. Inoltre Freezer è in compagnia di qualcuno che tu conosci molto bene”, Vegeta lo guardò senza capire “Coraggio, vieni con me” Dodoria lo afferrò per una spalla accompagnandolo sul retro del cortile.

“Ciao novellino” gli disse Freezer una volta arrivati, “Cosa volete?” domandò seccato Vegeta. “Oh, nulla di che, vogliamo solo divertirci un po’ con te” si sposto, quello era il segnale per Zarbon di uscire da dietro un albero, strattonò pesantemente una persona che teneva con un braccio, mentre con l’altro le tappava la bocca impedendole di urlare: Bulma. Lo sguardo di Vegeta si fece scioccato, si voltò con odio verso Freezer “Bastardi! Lasciatela andare”ordinò. Bulma diede un morso alla mano di Zarbon liberando così la bocca “VEGETA!” non stava piangendo, ma dalla sua voce si capiva che mancava poco al farlo. “Non mi sembra che tu nella posizione di darmi ordini” disse Freezer sogghignando, Vegeta non ci vedeva più dalla rabbia, e si scagliò contro di lui sferrandogli un pugno in pieno volto, che lo fece arretrare di un passo, Dodoria gli fu subito addosso afferrandolo per le braccia. Freezer si riprese dal colpo ed approfittando della presa dell’amico restituendogli il pugno, Vegeta spostò il volto preso in pieno, poi tornò a guardare gli occhi rosso sangue del suo avversario, gli sputò in faccia, ed approfittando di un suo attimo di distrazione gli diede un calcio in pieno stomaco, facendolo adirare non poco. Freezer cominciò per tutta risposta a sferrargli una serie di pugni colpendolo incessantemente. Bulma non riusciva ad assistere oltre a quella scena, cercò inutilmente di divincolarsi dal suo aggressore, ma la presa era troppo salda e non riuscì a liberarsi “VEGETAAAAAA!!! BASTARDI LASCIATELO STARE!” urlò la ragazza nella disperazione, la voce giunse all’orecchi di Freezer che si fermò arretrando di un passo, sorrise malignamente. Era inutile picchiare quel tipo, aveva la scorza dura, lo avevano picchiato innumerevoli volte, ma lui non aveva mai indietreggiato, non si era mai arreso. Si avvicinò alla ragazza afferrandola per il viso “Dunque, lei sarebbe la tua ragazza. Vediamo cosa succede se io facessi, questo!” dicendo così le sferrò un violento schiaffo, sotto gli occhi attoniti di Vegeta “BASTARDO!” Freezer sembrò divertirsi vedendo la sua reazione, e i suoi occhi carichi di rabbia, quindi sferrò un secondo schiaffo alla ragazza. Vegeta, smise di agitarsi, si voltò verso Dodoria, dandoli una testata, il ragazzo preso alla sprovvista indietreggiò mollando la presa lasciano Vegeta libero di agire. Questi si scagliò violentemente contro Freezer buttandolo a terra, gli si lanciò contro e cominciò a picchiarlo duramente, Zarbon fu costretto a mollare Bulma che scappo via lasciandogli alla loro rissa. Zarbon e Dodoria afferrarono Vegeta cercando di liberare il loro capo, il ragazzo era ora trattenuto dai due bestioni, ma almeno Bulma era libera. Freezer si alzò ricominciando a dargli una scarica di pugni. Vegeta reagì nuovamente con un calcio questa volta sferrato a Dodoria che ricadde addosso a Zarbon, mentre lui si scagliò nuovamente su Freezer.

“COSA STATE FACENDO!?!” la voce autoritaria di un professore gli colse tutti di sorpresa. Bulma liberatasi dalla presa era andata a chiamare aiuto. Vegeta ancora in preda alla rabbia continuava a colpire il suo avversario. L’insegnate lo strattonò liberando Freezer, furono solo pochi secondi, un altro paio di prof appena giunti sul luogo andarono a sincerarsi della condizione del ragazzo a terra, altri fermarono Zarbon e Dodoria che cercavano di scappare. Mentre il prof che aveva separato i due avversari teneva ancora saldamente Vegeta finché questi non si fosse calmato, poi lo liberò mentre lui si accasciò a terra. Bulma gli si avvicinò appena libero dalla presa per controllare come stava. Vegeta alzò lo sguardo, i suoi occhi neri incrociarono quelli blu di lei che erano in preda al pianto ‘Che stupido che sono, questo non è il mio posto. Qui non posso più stare. Ti ho messa in pericolo…perdonami’ pensò, abbassò lo sguardo alzandosi e spostandola un po’ bruscamente mentre si allontanava, senti la voce di lei chiamarlo, ma non si voltò, uno dei prof lo afferrò intimandolo di andare dal preside, sì conosceva la prassi, sapeva cosa sarebbe successo ora, lo sapeva fin troppo bene.

“VERRETE ESPULSI SEDUTASTANTE SONO STATO ABBASTANZA CHIARO!?!” i quattro si trovavano in presidenza, mentre questi gli sbraitava contro. ‘Sai che novità’ pensò Vegeta, riconoscendo fin troppo bene quella scena, aveva perso il conto di tutte le volte che l’aveva vista, “Aspetterete i vostri genitori in segreteria, non voglio che vi muoviate di là per nessun motivo siamo intesi!?!”. Uscirono dalla presidenza, lì ad aspettarlo c’erano i suoi amici, c’erano tutti, e c’era anche lei, no, non voleva guardarla in faccia, si sentiva uno schifo, era tutta colpa sua, ma ormai aveva preso la sua decisione! Si sarebbe fatto buttare fuori come sempre senza reagire, gli avrebbe dimenticati, e avrebbe ricominciato daccapo. Sembrava un circolo vizioso della quale non riusciva proprio a venirne fuori, anche se in questa scuola ci aveva provato, ci aveva provato sul serio. La sua schifo di vita era questa, inutile illudersi che per lui ci fosse spazio nel mondo, nell’intero universo.

Gli andarono incontro, lei per prima. “Allora? Cosa ti ha detto?” gli chiese apprensiva, stava ancora piangendo, lui non la guardava in faccia, ma lo aveva capito dalla sua voce. “Sono stato espulso” rispose con molta calma come se fosse la cosa più normale del mondo. Le crollò il mondo addosso, no non poteva essere, non poteva andarsene lasciandola sola. “E…e tu? Non hai detto nulla?” “No” rispose lapidario, certo, e come avrebbe potuto, con i suoi precedenti, eppure questa volta non era, fino ad un certo punto, stato lui a cominciare, ma cosa importava ormai. Doveva andarsene via da lì, o lei sarebbe stata di nuovo in pericolo, per causa sua. “Come sarebbe NO?!? Vegeta, ci sarà pur qualcosa che possiamo fare?” la sua voce si stava riempiendo di lacrime, e lui continuava a non guardala, rimase così in silenzio senza rispondere alla sua domanda, gli appoggio le mano sulle spalle “Vegeta, dimmi che non te ne vuoi andare!” lo aveva capito, come sempre lei aveva capito cosa gli passava per la testa, rimase ancora zitto “Vegeta rispondimi ti prego!!” “NON MI ROMPERMI I COGLIONI! QUELLO CHE DECIDO DI FARE E’ SOLO AFFERE MIO!” urlò, ma non la guardò, lei rimase in silenzio a fissarlo “Vegeta” sussurrò tra le lacrime che ormai scendevano copiose. “Vegeta! Non fare l’idiota, ci sarà un modo per risolvere questa situazione” Vegeta alzò la testa incrociando lo sguardo di Goku, gli parlò con voce tranquilla, ma il suo sguardo era il più serio che gli aveva mai visto in volto “No, e comunque vi ripeto che non sono cazzi vostri” si scostò dalla presa di Bulma facendo per allontanarsi, ma fu fermato da Goku che gli sbarrò la strada “Levati di mezzo!” gli rispose l’altro guardandolo minaccioso, ma Goku non aveva paura di quel suo sguardo “No, io non mi sposto, almeno fino a quando non avremo trovato una soluzione!” “Ti ho detto che non sono cazzi tuoi!” sorprendentemente Goku afferrò Vegeta per il colletto sbattendolo contro il muro sotto gli occhi stupefatti di tutti “Vegeta! Si può sapere da cosa stai scappando? Di cosa hai paura?” continuavano a fissarsi, un incontro infuocato di profonde iridi nere “Io non ho paura! Non scappo di fronte a nulla!” “E allora perché non reagisci si può sapere? Se è vero che non hai paura allora impuntati per restare in questa scuola” Vegeta sorrise gradasso “E chi ti ha detto che voglio restare?” il volto di Goku si fece preoccupato, mentre per Bulma fu come ricevere un altro schiaffo. “Stai mentendo! Tu vuoi restare, ma hai paura di mettere in pericolo Bulma, è così?!?” accidenti! Da quando era diventato un libro aperto per così tante persone? Vegeta non rispose, il che era una inconsapevole risposta affermativa alla domanda, la ragazza si asciugò le lacrime, e Goku lo lasciò andare, la sua voce tornò tranquilla “Calmati ora, vedrai che troveremo il modo per farti restare”. Ancora una volta restò in silenzio, un passo pesante attirò l’attenzione di tutti i presenti che erano piombati nel silenzio, un uomo, che Vegeta consociava fin troppo bene gli si avvicinò con aria severa, si guardarono, fino a quando suo padre non gli sferrò un sonoro schiaffo “Tu sei un disonore! Non fai altro che darmi delle delusioni! Si può sapere cosa ti passa sempre per la testa?!?” il ragazzo non ripose “Quante volte ancora hai intenzione di farti sbattere fuori in questo modo? Quante volte vuoi ancora umiliarmi?” da parte di Vegeta ancora silenzio. No, ora basta, quante volte lo aveva visto soffrire per cose del genere? Quante volte lui aveva sofferto prima che si conoscessero? E quante volte doveva soffrire ancora? Possibile che quell’uomo non capisse? Possibile che non capisse che le risse che faceva era solo per attrarre la sua attenzione? Che il suo temperamento così aggressivo derivava proprio dal dover sempre lottare con suo padre e con se stesso? Possibile che non gli chiedesse neanche una spiegazione? Perché lo riteneva subito colpevole? Non era stato lui a rapirla, lui l’aveva solo difesa, possibile che a nessuno importasse sapere come si erano svolti i fatti? Per tutti era automaticamente colpevole, certo, non si tratta del ragazzo più buono e tranquillo della terra, ma lui aveva le sue ragioni. Ma a nessuno sembrava interessare, né hai professori che lo avevano fermato, né al preside che aveva subito decretato la sua espulsione, né tanto meno a suo padre, la persona che più di ogni altra dovrebbe essergli vicino.

“Signore! Non è stata colpa sua!” Bulma lo disse riprendendo la sua solita grinta, si asciugò le lagrime con un mano prima di incrociare lo sguardo del genitore del ragazzo “Come ti permetti ragazzina? Cosa puoi saperne tu di lui?”, la ragazza non si fece intimorire dal suo modo di fare, era abituata a quell’atteggiamento, in questo era uguale al figlio “Ne so molto più di lei! Almeno io ho fatto uno sforzo per capirlo al contrario di quanto ha fatto lei per sedici anni! Tutti voi vi siete subito presi la libertà di giudicarlo, non vi siete chiesti come sono andate le cose, lo avete subito accusato di qualcosa che ha fatto solo per proteggermi” digrignava i denti, tutta la sua tristezza si era trasformata in rabbia, non era giusto come lo stavano trattando, riprese fiato “Questi tre…” continuò indicando il terzetto seduto dall’altra parte della stanza “…mi hanno aggredita col solo scopo di divertirsi alle sue spalle, e lui si è ribellato. Volete punirlo? Bene, fatelo, ma non con l’espulsione, sospendetelo, dateli una nota disciplinare, è così che si fa in genere, no?” ora si era sfogata, cercò di calmare il respiro affannoso che le era venuto, tutti nella stanza, dal primo all’ultimo la guardava esterrefatto. “Ragazzina, quello che dici è vero, in genere non si espelle una persona solo per una rissa, ma il tuo amico è avvezzo a certi comportamenti. Capisci quindi che non posso passarci sopra” la voce del preside Muten le arrivò da dietro le spalle, tutti si girarono verso di lui “Ma…” borbottò la ragazza sentendo che le lacrime le stavano tornando “Però, visto che questa volta era per un motivo per così dire cavalleresco penso che mi limerò a sospenderlo…” si rivolse a Vegeta “…ma la prossima volta che sarai coinvolto in una rissa sarai buttato fuori immediatamente, sono stato abbastanza chiaro? E ringrazia i tuoi amici, perché ho sentito quello che vi siete detti prima, quindi voglio darti un’altra possibilità” si girò verso i tre seduti in un angolo “Quanto a voi non andrà così bene, verrete comunque espulsi, avevate coinvolto nelle vostre bravate una persona che non c’entrava niente, dovreste solo vergognarvi” rimasero in silenzio a testa china, infine lo sguardo del preside si posò sul padre del ragazzo “Grazie per essersi degnato di venire! Non so quante volte l’ho convocata per qualche bravata del suo ragazzo, sono sorpreso di trovarla qui, quindi è con la minaccia di un espulsione che lei si disturba a farsi vivo, abbiamo un mucchio di cose di cui parlare, e non si tratta solo di suo figlio” gli fece cenno di accomodarsi nel suo ufficio, tornò a guardare Vegeta “Ragazzo, ti chiedo scusa per non aver sentito la tua opinione prima di giudicarti, sono stato accecato dai pregiudizi” sorrise dietro le spesse lenti degli occhiali da sole “Ti farò sapere per quanto tempo sarai sospeso. Ora potete andare”.

Appena scomparve nel suo ufficio i suoi amici fecero un’ovazione contenti che il loro compagno l’avesse scampata, Bulma gli si buttò al collo, mentre Goku gli stropicciò amichevolmente la testa, gli altri lo circondarono dandogli qualche pacca sulla schiena festosi, lui rimase immobile ancora per qualche secondo, non poteva credere a quanto era appena successo, era scampato ad un espulsione, l’ennesima della sua carriera scolastica, grazie ai sui amici ed alla sua ragazza che era quasi convinto di lasciare. Quando si riprese cercò di liberarsi dalla presa di tutti tornado scontroso come al soluto, eccezion fatta per quella di Bulma, le si meritava quantomeno un bacio, anche se in pubblico.

Uscirono dalla segreteria ancora tutti contenti ed euforici mentre nella direzione opposta videro arrivare un uomo molto alto dalla corporatura robusta, dall’aspetto il padre di Freezer.

Il trillare della sveglia lo destò dal suo sonno, tirò lentamente le coperte verso di se per lasciare libertà alla mano e provare e spegnere quell’aggeggio infernale, la trovò facendola violentemente stare zitta, si girò dall’altra parte, non aveva voglia di alzarsi, cercò inutilmente di prendere nuovamente sonno, nulla da fare, ormai era completamente sveglio, si tolse tutte le coperte di dosso guardando il soffitto della sua stanza “Che palle!” chi aveva voglia di andare a scuola, era stato sospeso per una settimana, e ora doveva cominciare a riprendere il ritmo, si alzò lentamente dal letto grattandosi la testa, entrò in bagno infilandola sotto l’acqua del rubinetto, la alzò completamente bagnata passandosi una mano tra i capelli, sentì il suo cellulare che aveva preso il vizio di tenere acceso annunciargli l’arrivo di un messaggio, guardò dalla porta del bagno dove l’avesse lasciato nella confusione della sua camera il giorno prima. Lo vide sulla scrivania, che aveva cominciato ad usare quando studiava. Rientrò con la testa nel bagno uscendone qualche minuto dopo, appena aveva finito di lavarsi, andò a recuperalo, e lesse il messaggio “TI ASPETTO AL SOLITO POSTO, BACI BULMA” sorrise buttando il telefono sul letto e cominciando a vestirsi.

Scese in cucina, suo padre stava come ogni mattina leggendo il giornale mentre sorseggiava la sua tazza di caffè. Nessuno dei due disse nulla, il ragazzo si sedette di fronte a lui cominciando a mangiare una delle brioche che si era sistemato nel piatto. Finì di mangiare, tornando in camera sua a recuperare la cartella ed il cellulare che mise in tasca. Usci di casa solo dopo aver fatto un cenno con la mano al padre, questi ricambiò. Non aveva la benché minima idea di cosa il preside gli disse quel giorno, o se furono le parole di Bulma ad averlo scosso. Ma la loro guerra era diventata meno serrata, non avevano smesso di litigare, però riuscivano a comunicarsi qualche parola, non più di tante era ovvio, ma quello era per carattere. Eppure ora un “buon giorno” o un “buona notte” normali se li scambiavano. In qualche modo si convinse che senza la sfuriata del turbine azzurro sarebbe finita molto diversamente, quella ragazza era straordinaria, era riuscita a scuotere anche suo padre, ed ora tutto andava meglio. Non era più così faticoso rientrare in casa.

Camminava in mezzo agli alberi che stavano cominciando a fiorire, si guardò attorno, eccola, appoggiata al tronco di un albero mentre lo aspettava, in mezzo a tutti quei bei colori lei sembrava essere parte della bellezza di quella natura così gioiosa, si girò verso di lui, lo notò, gli sorrise e gli corse incontro “Ciao Vegeta” gli disse una volta vicino “Pronto al rientro?”, lui alzò le spalle come faceva sempre ‘Se ci sarai tu si’ pensò, ma a lei non lo avrebbe mai detto.

FINE

Ciao a tutti, scusate se ho tardato a “presentarmi”, ma volevo che la mia fan fic lo facesse per me.

Questa è la prima che scrivo, spero l’abbiate gradita.

Ringrazio tutti per i commenti, e se vi è piaciuto il mio modo di scrivere potrei mi farò risentire con altre storie (e di idee non mi mancano su questa coppia)

Soprattutto volevo ringraziare la persona che ha dedicato un po’ del suo tempo a leggerla e a commentarla Sà: ARIGATOU GOZAIMASU!

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