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Po fu scaraventato via
dall’esplosione ed al momento dell’impatto con l’acqua credette di essere
finito su una distesa di schegge.
Riemerse sputacchiando e subito
sopra di lui vide la zampa tesa di Tigress pronta ad aiutarlo.
La afferrò e si lasciò tirare fuori
da tutto quell’umido che cominciava anche ad appesantirgli la pelliccia.
:-Questo è stato da tosto tosto!-:
Gli disse Tigress quando furono di
fronte, e Po non seppe fare altro che abbracciarla forte.
Avrebbe anche lasciato andare
qualche lacrima di sollievo sulla sua spalla se non ci fossero stati tutti i
maestri di kung fu a guardarli… per non parlare dell’intera popolazione di Gong
Men!
No, al momento non poteva proprio
fare una cosa del genere.
Si voltò a guardare la distesa di
relitti di legno, tutto quello che restava dell’imponente flotta da guerra di
Lord Shen.
Già, Shen… nonostante tutto a Po
dispiaceva che il pavone fosse finito in quel modo, certo, il fatto che la sua
stessa arma lo avesse travolto e probabilmente trascinato verso il fondale
aveva un che di punizione divina, ma pensando a Shen tutto quello che Po
provava era una gran pena.
Si sentì punzecchiare il fianco
destro, ed abbassando lo sguardo incontrò il muso placido della Divinatrice.
:-Non hai l’aria di un guerriero
vittorioso. Vuoi dirmi cosa ti turba?-:
:-Lui, Shen. Insomma, lo so che era
un essere malvagio, però mi dispiace per lui. Finire così… hei! Un momento!
Divinatrice, Shen è morto davvero?-:
La capra lo guardò da sopra gli
occhiali.
:-Se è morto davvero? Farebbe
qualche differenza?-:
:-Certo che sì! Insomma, se Shen è
ancora vivo dobbiamo andare a salvarlo!-:
Master Croc e Master Storming Ox si
avvicinarono attirati dal nome del pavone.
:-Cos’è che vorresti fare tu,
panda?-:
Ma Po li ignorò e guardò la
Divinatrice dritto negli occhi.
:-Divinatrice, tu sei l’unica che
può saperlo! Shen è ancora vivo o no?-:
Lei chiuse gli occhi e si
inginocchiò sul molo di pietra fino ad immergere una zampa nell’acqua.
Quando si rialzò guardò Po con
un’intensità tale da intimidirlo.
:-Lord Shen è ancora vivo, ma non
per molto. Ora tu tieni la sua vita nelle tue mani e devi decidere cosa farne.
Fai la tua scelta, panda-:
:-È ovvio: vado a ripescarlo!-:
Rispose lui deciso, e si tuffò in
acqua sollevando un’ondata enorme che bagnò tutti i presenti.
Riemerse esattamente nello stesso
punto.
“Andiamo, non è così difficile!
Prima ho nuotato!”
Fece un paio di vigorose bracciate
e si spostò di… qualche centimetro.
:-Hem… ragazzi… nonche mi dareste una mano?-:
Chiese infine imbarazzato.
Sul molo parecchi spettatori si
diedero manate sulla fronte o spostarono lo sguardo altrove.
:-Croc, tu sei quello che in acqua
si muove meglio. Vai a trovare Shen-:
Ordinò la Divinatrice.
:-Non intendo muovere una scaglia
per quel maledetto… au!-:
La vecchia capra gli aveva fatto lo
sgambetto con il suo bastone e lo aveva gettato in acqua.
:-Muoviti, non c’è più molto tempo!
E non approfittarne per affogarlo, intesi?-:
Master Croc soffiò irritato ma si
immerse subito senza sollevare il minimo spruzzo.
:-E voi altri, aiutate il panda!-:
Infatti Po cercava penosamente di
issarsi sul molo e stava facendo una fatica immensa nonostante il dislivello
fosse solo di pochi centimetri.
:-Sai, Shifu, il tuo allievo è
proprio strano!-:
Commentò Master Ox nell’osservare
la scena.
Shifu rispose con un borbottio
imbarazzato.
Con l’aiuto di Viper e Crane, Po
riuscì a risalire sul molo e subito trovò Mantis appollaiato sul suo muso.
:-Ma che ti è saltato in testa?!
Perché dovremmo salvarlo dopo che ha cercato di ucciderci?-:
Gli chiese l’insetto.
:-Senti, nessuno merita di morire
in questo modo-:
:-Shen sì! Forse noi meritavamo di
essere fatti a pezzettini dai suoi cannoni? No! Però lui ci ha sparato addosso!
Ed ha fatto fuori metà delle sue truppe pur di eliminarci, quindi hai presente
che tipo è!-:
Po sospirò.
In effetti Mantis aveva ragione e
sapeva benissimo che convincere lui o chiunque altro che aiutare Shen era la
cosa giusta da fare era un’impresa impossibile.
Uno sciabordio attirò la loro
attenzione e si voltarono appena in tempo per vedere emergere Master Croc che
trascinava fuori dall’acqua qualcosa di bianco e malconcio.
La Divinatrice si avvicinò a Shen e
lo tastò leggermente in vari punti.
:-Va bene, da qua in poi me ne
occupo io-:
Dichiarò alla fine dell’esame.
Sollevò Shen con una facilità che
la sua costituzione non avrebbe mai fatto sospettare e si incamminò verso la
città.
La folla si aprì al suo passaggio e
nessuno ebbe il coraggio di seguirli.
Salve a tutti, alzi la mano chi ci
è rimasto male per la morte di Shen alla fine di Kung Fu panda 2 *me alza la manina*
Io sono una di quelli, e dopo aver
rivisto il film ho deciso che Shen meritava una seconda occasione.
Poi c’è la questione dei nomi: io preferisco
quelli originali inglesi perché rendono meglio il carattere dei personaggi, soprattutto
nel caso di Tigress, ed anche “Master” al posto di “Maestro” è più kungfuico.
Quindi Crane è Gru, Mantis
è Mantide, Viper è Vipera, Monkey è Scimmia, e Master Storming Ox è Maestro Bue Infuriato.
Bene, per ora non ho altro da dire,
a parte un grazie ad eventuali lettori e recensori ^^
Luci rosse ed arancioni danzavano davanti ai
suoi occhi, ed in sottofondo c’era il leggero crepitio delle detonazioni.
“Dicono che quando muori tutta la tua vita ti
passa davanti. Qui deve essere la prima volta che i miei genitori mi hanno
portato a vedere i fuochi dal Ponte Grande”
Pensò.
C’erano anche delle voci.
:-Divinatrice Yang? Siete sicura che Shen
sia…?-:
:-Ancora vivo? Certo che lo è-:
La Divinatrice? Allora non stava morendo?
No, se lei diceva che era ancora vivo doveva
essere per forza così perché quella non sbagliava mai. Maledetta.
Non riusciva ad identificare la seconda voce,
ma scoprì che tutto sommato neanche gli interessava farlo.
Aveva l’assurda sensazione di galleggiare,
come se il suo corpo fosse dolcemente sostenuto da qualcosa e presto si lasciò
sprofondare di nuovo nell’oblio.
*
Anche il tempo era sospeso e non sapeva dire
dopo quanto tempo aveva ripreso conoscenza, ma c’erano ancora i fuochi
d’artificio.
Forse non erano fuochi d’artificio.
Nell’aria c’era odore di resina, come quando
nella Sala del Trono venivano accesi i bracieri con legna di pino delle
Montagne Nebbiose.
Shen si sforzò di aprire gli occhi e poco a
poco cominciò a mettere a fuoco l’ambiente: era in una stanza arredata
semplicemente, con le pareti ed il pavimento in terra battuta.
Lui era sdraiato su un futon addossato al
muro e di fronte aveva il fuoco acceso in una buca nel pavimento.
Il riverbero della brace e lo scoppiettio dei
tizzoni erano quello che lui aveva scambiato per fuochi d’artificio, e si sentì
terribilmente stupido ad essersi sbagliato in quel modo.
:-Ah! Finalmente ti sei svegliato! Cominciavo
a credere che saresti diventato parte dell’arredamento-:
Shen si guardò intorno per capire chi sarebbe
stato il bersaglio della sua ira.
:-Ancora tu, dannata capra?! Quand’è che ti
deciderai a schiattare?!-:
La sua voce avrebbe voluto essere tagliente,
invece era uscita solo una pallida imitazione del suo miglior tono autoritario.
:-Bene, se queste sono le tue reazioni vuol
dire che non hai riportato danni seri. Comunque, per rispondere alla tua
domanda, per ora non ho nessuna intenzione di “schiattare” perché ho parecchie
cose da fare nel mondo dei vivi. Tra cui finire questo lavoro a maglia ed
evitare a te il patibolo o una cella a vita… e no, è inutile che fai quella
faccia disgustata-:
:-Oh, certo, scusami… in fondo è successo
solo che il sogno di una vita è andato in pezzi sotto i miei occhi e per di più
mi trovo immobilizzato qui a sorbirmi le tue prediche. Tutto questo dovrebbe
riempirmi di gioia suppongo-:
:-Sì, dovresti essere felice di essere
sfuggito al destino che ti eri scelto-:
Gli rispose lei senza alzare gli occhi dal
suo lavoro a maglia.
Se Shen avesse avuto più forza le avrebbe
risposto malissimo, ma improvvisamente una vertigine lo costrinse a serrare gli
occhi.
:-Non posso muovermi-:
Disse più che altro a se stesso.
:-No, non puoi. Devi stare ingessato e immobile
almeno altre tre settimane perché hai parecchie ossa rotte-:
Shen boccheggiò.
Tre settimane? Tre settimane?! In compagnia di quella capra iettatrice e
completamente immobilizzato?!
:-No… per favore, ammazzami!-:
:-Se ti dibatti sotto il giogo lo sentirai
solo più pesante. Prova a trovare dentro di te la forza per sopportare e magari
ricaverai qualcosa di buono da quello che ti sta succedendo-:
Gli disse la Divinatrice. Continuava a
sferruzzare sulla sua sedia a dondolo.
Ecco un’altra lezione di filosofia caprina
non richiesta e soprattutto mal tollerata.
:-Ricavare qualcosa di buono?! Ma dico, ti
senti quando parli? Come posso ricavare qualcosa di buono quando il mio
esercito è stato annientato da una palla di lardo e ora sono vostro
prigioniero?!-:
Questo scoppio d’ira gli era riuscito bene, ma
il prezzo da pagare fu un violento capogiro che lo appiccicò al materasso.
:-Non fare sforzi inutili, sei ancora debole.
E comunque sappi che qui nessuno ti tiene in prigione tranne te stesso-:
:-Che novità è questa?-:
Chiese a voce bassa. Se solo provava ad
aprire gli occhi le vertigini gli davano il mal di mare.
:-Mi dispiace tanto vederti così, Shen, ma è
la verità. Tu ti sei costruito da solo la tua prigione di solitudine, e fino a
che tu stesso non deciderai di cambiare le cose non potrai uscirne. Per favore,
ti prego, fai un tentativo. Non è troppo tardi per uscire dal tuo incubo-:
Sembrava esserci vera preoccupazione nella
voce della Divinatrice, ma davvero era preoccupata per lui?
:-Mi sento così debole-:
Confessò in un sospiro.
:-È comprensibile, ma non temere, ti
rimetterai. Ora cerca di dormire un po’-:
Sì, forse dormire era la cosa migliore da
fare, ed anche l’unica che gli sarebbe potuta riuscire.
Shen sospirò e chiuse di nuovo gli occhi
concentrandosi solo sui giochi di luce creati dal fuoco attraverso le palpebre.
Era stranamente rilassante, e lo era anche il
ticchettio ritmato dei ferri da maglia, così Shen si riaddormentò quasi subito.
Una cosa importante da dire è che ogni
battuta di Shen che ho scritto è stata pensata per la fantastica voce di Massimo Lodolo, il doppiatore italiano del folle gallinaceo.
E ringrazio anche chi ha messo la storia tra
le preferite/ricordate e a chi fa girare il contatore delle visite XD
Doveva essere mattina perché i raggi del sole
filtravano obliqui dalla finestra di fronte e la luce andava sempre più
aumentando.
Era da almeno mezz’ora che Shen osservava i
disegni geometrici proiettati dalla luce che passava attraverso l’intelaiatura
della finestra.
:-Puoi parlare, sai? O forse non hai niente
da dire?-:
:-No, non ho proprio niente da dire-:
Rispose lui laconico.
:-Forse invece c’è qualcosa che vuoi
chiedermi-:
:-Perché dovrebbe esserci qualcosa che voglio
chiederti?-:
:-Ecco, vedi? Mi hai appena chiesto una
cosa-:
Certo, figurarsi se quella sbagliava mai!
:-Perché sono ancora vivo?-:
Chiese alla fine.
:-Domanda interessante. Forse faresti meglio
a chiederlo a lui-:
:-Lui chi?-:
Nello stesso momento fuori dalla casa si
sentì una voce che chiamava la Divinatrice, e Shen credette di riconoscerla.
:-No… “lui”… lui?-:
:-Sì, “lui” lui-:
Il limite di sopportazione di Lord Shen
cedette di schianto.
:-NOOO!!!-:
L’ultima cosa che voleva al mondo era che
quello stupido panda lo vedesse in quelle patetiche condizioni, solo non si
fermò a considerare che divincolarsi starnazzando tra bende ed ingessature era
solo un modo per peggiorare ancora la sua situazione.
:-Divinatrice Yang, sono io, Po. Ecco, vi ho
portato i manju* che vi piacciono tanto-:
:-Benvenuto, Po, aspettavo giusto il tuo
arrivo. Oh, e grazie per i dolci… tu vizi questa
vecchia capra!-:
La mastodontica silhouette del panda fece un
po’ di fatica a strizzarsi abbastanza da entrare dalla porta, ma alla fine
riuscì a passare.
Shen rimase a scrutarlo con gli occhi ridotti
a due fessure scarlatte.
“Appena mi arriva a tiro devo fargli più male
possibile!”
Pensò.
Cosa non facile visto che l’ala e la zampa
destra erano immobilizzate perché rotte e le sinistre erano impicciate da
strati di bende.
Avrebbe dovuto metterci tutta la sua astuzia
per dare una lezione a quel buffone nero e bianco.
:-Divinatrice, ma Shen non si era svegliato?
Da come lo vedo ora sembra più che altro…
addormentato, ecco-:
:-Il fatto che tu lo veda addormentato non
vuol dire che lui dorma davvero-:
Intanto Shen aspettava immobile ed
apparentemente inerte con gli occhi chiusi.
:- Che cosa strana! E va bene: c’è solo un
modo per controllare se dorme o no!-:
Il panda fece qualche passo verso di lui.
“Ecco, così… un po’
più vicino…ORA!”
Shen scattò all’improvviso ed infilzò una
paffuta zampa del panda con il suo becco affilato.
:-AHIO!-:
Bè, visto che quello stupido non aveva pensato ad
allontanarsi Shen si sentì quasi in dovere di rifilargli una seconda beccata
ancora più cattiva sul gomito, anche se era difficile capire se era veramente
il gomito sotto tutto quel lardo.
Stavolta il panda fu lesto ad indietreggiare
e Shen dovette accontentarsi di sputare con rabbia qualche pelo che gli era
rimasto nel becco.
:-Hei, che modi
sono?!-:
:-Questo è un avvertimento, panda: prova ad
avvicinarti a me ed io ti giuro che farò in modo di fartene pentire
amaramente-:
Gli sibilò contro.
A quel punto Shen si sarebbe aspettato che il
panda ricambiasse i colpi (lui lo avrebbe fatto, altroché se lo avrebbe fatto!)
o che almeno si offendesse, invece quello fece un’alzata di spalle e
indietreggiò di un paio di passi.
:-Ecco, vedi? Mi sono allontanato, va bene? Fuori
portata. Off limits. Ora possiamo parlare?-:
Istintivamente il suo becco si piegò in una
strana smorfia di sconcerto.
:-Allora sei veramente scemo! Quando dico di
non avvicinarti intendo che devi stare fuori dalla portata di tutti i miei
sensi, è chiaro?!-:
Esplose stizzito.
La Divinatrice raggiunse Po e gli mise una
zampa sulla spalla.
:-Te l’ho detto, non è ancora il momento per
questo. Forse non lo sarà mai, lo sai, vero?-:
Il panda si prese la testa tra le zampe con
un sospiro sconsolato.
:-Sì, sì, lo so… ma
tra due settimane ci sarà il Consiglio dei Maestri!-:
Il Consiglio dei Maestri?
Shen avrebbe voluto chiedere di più, ma si
rifiutava categoricamente di rivolgere la parola a quel panda.
E poi non ci voleva una particolare
intelligenza per capire che probabilmente il Consiglio dei Maestri si sarebbe
riunito apposta per lui.
Un brivido di pura indignazione gli salì
dalle viscere arruffandogli le piume.
:-A quanto pare, Shen, hai capito da solo
cosa succederà-:
Gli disse la Divinatrice.
Si avvicinò a lui e lo guardò negli occhi.
:-Il Consiglio dei Maestri si riunirà per
giudicare te, per questo, se io fossi nelle tue penne cercherei di non farmi
nemica l’unica persona che ha intenzione di difendermi. Inoltre Po è quello che
ha insistito per salvarti, quindi adesso che lo sai trattalo con più rispetto-:
Il panda aveva insistito per salvarlo?!
Quindi lui doveva la sua vita a quella cosa flaccida?! Bene, questo sì che lo
entusiasmava!
:-Sparite tutti e due-:
Sibilò tra i denti.
Loro si scambiarono un’occhiata rassegnata
come a dire “In fondo era quello che ci aspettavamo”, poi finalmente si panda
si decise a togliere l’incomodo e l’atmosfera per Shen si fece meno tesa.
“Perché quell’imbecille ha deciso di salvarmi
la vita?”
:-Non avresti dovuto fare una domanda a Po
prima che se ne andasse?-:
Gli chiese la Divinatrice.
:-Io non ho proprio niente da chiedere a quel…quel… coso!-:
:-Oh, sì invece. Non è ancora il momento, ma
un giorno tu cercherai Po e vorrai da lui delle risposte come lui le voleva da
te-:
Shen rispose con la sua migliore espressione
disgustata.
:-Sì, sì, lo so che non ti piace, ma non puoi
farci niente. E lo sai che io non sbaglio! Ora però occupiamoci di cose più
importanti: ecco qui-:
Gli mise sotto il becco qualcosa di rotondo
dal lieve colore ambrato.
:-Che roba è?-:
:-Cibo. Devi riabituarti a mangiare normalmente,
sai? Questi sono i manju che ha portato Po-:
:-Assolutamente no!-:
La capra ignorò le sue proteste e staccò un
pezzetto di dolce.
Shen avrebbe voluto rifiutare, magari con
qualche frase tagliente che facesse capire chiaramente quanto disprezzasse il
loro aiuto non richiesto, però… c’era un però:
l’odore del cibo così vicino e così invitante lo aveva immobilizzato.
“E se fosse avvelenato? No, non avrebbero
sprecato energie a prendersi cura di me se mi avessero voluto morto”
Alla fine chiuse gli occhi per risparmiarsi
di assistere alla sua stessa umiliazione ed aprì il becco.
:-Mi raccomando, ora mastica bene-:
Non che ce ne fosse bisogno, perché il manju si era sfaldato all’istante contro il suo palato
riempiendogli la bocca di un sapore dolce e farinoso che ricordava vagamente le
castagne.
Era buono, anche se detestava ammetterlo, e
dopo averne assaporato ogni singolo granello Shen si sorprese a desiderarne
ancora.
Aprì un occhio e la Divinatrice era ancora là
davanti a lui che gli porgeva un altro pezzo di manju.
:-Questo è l’ultimo, non vorrei che ti
facesse male-:
Shen prese anche quello stavolta meno a malincuore.
All’improvviso gli venne in mente che la sua
tata lo stava imboccando come quando era piccolo e quasi si strozzò.
Si rivide pulcino in giro per la città di
Gong Men, attaccato alle gonne della Divinatrice, ed
una volta lei gli aveva comprato quella stessa cosa ad una bancarella, i manju.
Strano, quel ricordo gli procurava una
violenta emozione, ma non riusciva a capire se positiva o negativa.
“Non importa, adesso non ho tempo per
occuparmi delle emozioni. Devo trovare cosa dire a tutti quei cosiddetti
maestri, ed anche al panda”
Essendo immobilizzato in quel modo non aveva
molti modi di passare il tempo, così, dopo vari ripensamenti, correzioni e
ritocchi, Shen aveva chiaro in mente cosa avrebbe detto.
Le due settimane passarono tra alti e bassi e
l’umore di Shen oscillava tra una cupa rassegnazione e scatti di ferocia.
Master Croc e
Master StormingOx erano
andati a casa della Divinatrice per proporgli un patteggiamento, ma quando Shen
aveva quasi accecato Master Croc a beccate aveva
perso ogni speranza di ottenere clemenza dal Consiglio, inoltre con
quell’alzata di testa aveva ottenuto che gli venissero imposti la catena e la
palla al piede, altro duro colpo per il suo orgoglio.
Le fratture si erano saldate e lui aveva
riacquistato la possibilità di muoversi, e parecchie volte aveva anche provato
a fuggire ma era sempre stato intercettato dalla Divinatrice, così alla fine si
era rassegnato.
La mattina del processo attraversò la sala
dell’udienza a testa alta ricambiando con il più assoluto disprezzo gli sguardi
che lo seguivano.
Aveva preferito indossare il suo kimono di
seta bianca per quanto fosse strappato e bruciacchiato piuttosto che abbassarsi
a prenderne uno di modesta tela marrone come tutte le persone comuni: lui non
era comune, e lo avrebbe fatto capire presto a quei quattro zotici.
Gli lessero le accuse e lui si mantenne
immobile come una statua.
Tradimento, cospirazione, assassinio, ed
anche qualcos’altro; Shen mantenne un gelido distacco nell’ascoltarle, anche
quando Master StormingOx,
succeduto a Master ThunderingRhino,
si rivolse direttamente a lui.
:-Adesso, Shen, ascolta: questo Consiglio
deciderà la tua sorte tra meno di un’ora. Hai qualcosa da dire che potrebbe
indurci ad essere clementi con te?-:
Clemenza? Lui non aveva nessun bisogno della
loro clemenza.
Guardò Master Ox dall’alto
in basso, poi fece scorrere lo sguardo sul resto dell’assemblea: c’era la
Divinatrice, c’era il panda, c’erano anche i suoi amici, quei Cinque Cosi come
si facevano chiamare loro, e poi ovviamente c’erano gli altri maestri del Consiglio,
tutti che aspettavano da lui anche una sola parola.
Probabilmente era l’ultima volta in vita sua
che avrebbe avuto l’occasione di essere al centro di tanta attenzione e Shen
volle godersela fino in fondo, poi, quando decise che era il momento, diede la
sua risposta.
:-Andate all’inferno tutti quanti-:
*
Forse non era stata una grande idea dopo
tutto.
Ok, aveva avuto un ultimo, esaltante momento
di gloria, ma ora tutto quello che gli
restava erano le mura di una cella che gli si stringevano intorno.
Sospirò ad occhi chiusi.
Probabilmente non li avrebbe riaperti mai più
per non dover fronteggiare lo squallore in cui si trovava ed in cui sarebbe
rimasto a vita.
Sentì dei rumori fuori, sempre se “fuori” era
dove lui credeva che fosse; non era facile orientarsi nel buio.
:-Ti avverto: dopo solo due giorni è
diventato assolutamente intrattabile ed è pericoloso anche se disarmato.
Francamente non credo che riuscirai a gestirlo-:
:-Non preoccupatevi, Master Ox! Io sono perfettamente in grado di…bè… di evitare che mi becchi a morte…
o almeno lo spero-:
Di nuovo il panda?! No, basta!
Sentì la porta della cella stridere ma la
prospettiva di trovarsi faccia a faccia con quella montagna di flaccidume lo dissuase dall’aprire gli occhi.
Ma forse… magari
solo un attimo, tempo di beccare furiosamente il panda per farlo pentire di
tutti i disastri di cui era stato causa.
Socchiuse appena le palpebre e percepì la
sagoma massiccia di fronte a lui.
“Bene… ora!”
Scattò in avanti e…thumpf!
Affondò in qualcosa di morbido.
E no, non poteva essere il panda perché non
aveva pelliccia.
Aprì un occhio e mise a fuoco una trama di
tessuto di tela. Sostenuto da zampe paffute.
Alzò appena lo sguardo e vide anche un
faccione nero e bianco.
:-Tu! Tu hai osato placcarmi con un
cuscino!-:
Sbraitò furioso.
Attaccò ancora e venne intercettato di nuovo.
E di nuovo. Finché la catena che lo tratteneva al muro si tese con un colpo
secco facendogli quasi perdere l’equilibrio.
Il panda si affacciò cauto da dietro il
cuscino e… sorrise!
:-Non osare prenderti gioco di me, hai
capito?!-:
:-Non sono venuto per prenderti in giro.
Voglio solo parlare-:
:-Sparisci!-:
Il panda sospirò.
:-E se parlo io e tu mi stai solo a
sentire?-:
:-NO! Non voglio avere niente a che fare con
te!-:
:-E se io ti facessi togliere la catena? Mi ascolteresti?-:
Shen rimase spiazzato.
Togliergli la catena? E che aveva di tanto
importante da dirgli perrischiare di
farlo fuggire? I casi erano due: o quel plantigrade era completamente fuori di
testa o era più scaltro di quanto lui avesse mai sospettato.
Forse valeva la pena di assecondarlo per un
po’.
:-Va bene. Ma non abusare della mia
pazienza-:
:-Certo, certo…
Master Ox, per favore, aprite la serratura, e poi
lasciateci-:
Il bue si avvicinò a Shen fissandolo odio e
lui non abbassò lo sguardo.
Rimasero a fissarsi in una muta battaglia in
cui nessuno dei due voleva cedere, Shen per pura sfida ed Ox
per il suo profondo senso dell’onore che non gli permetteva di abbandonare
nessun tipo di duello.
:-Hem… Master Ox…?-:
Senza distogliere gli occhi da quelli di
Shen, Master Ox aprì la serratura intorno alla sua
caviglia.
Shen sorrise beffardo.
:-Sai, potrei quasi pensare che tu ti stia
prostrando ai miei piedi-:
Gli disse.
Master Ox si alzò
di scatto e per un attimo sembrò voler colpire Shen, invece si voltò verso il
panda e disse
:-Lo vedi? È una causa persa. Spero solo che
tu sappia quello che fai-:
Dedicò a Shen un’ultima occhiata feroce ed
uscì dalla cella chiudendo la porta a chiave.
:-Allora, che cosa vuoi da me, panda?-:
:-Ecco, so che ti sembrerà strano, ma voglio
tirarti fuori da qui-:
Shen gli rise in faccia.
:-Tu?! Ma davvero? E perché mai? Forse una
palla di cannone ti ha fatto saltare qualche rotella?-:
:-Non sto scherzando, Shen. Andiamo, vuoi
davvero passare il resto della tua vita qui dentro?-:
No, questo non andava bene.
Il panda era entrato in un terreno
pericolosissimo per se stesso ma soprattutto per Shen.
:-Non ho più niente da fare fuori-:
Gli rispose gelido.
:-Vuoi dire non c’è altro che sai fare se non
costruire armi devastanti per distruggere il mondo intero? No, qualcosa ci deve
essere!-:
Shen provò a gettare un’esca.
:-Oh, sì, certo che c’è!-:
:-Ecco, lo sapevo! E cos’è?-:
Ed il panda aveva abboccato.
Fece un sogghigno perfido mentre gli
rispondeva.
:-Potrei organizzare nei minimi dettagli la mia
vendetta contro tutti quegli insulsi invertebrati che hanno contribuito a
sbattermi qua dentro. In particolare mi occuperei personalmente di te, e di
trasformarti in una pelliccia di panda!-:
:-Ah ah ah… sì, è
molto divertente… aspetta, dicevi sul serio?-:
:-Certo che sì, stupido!-:
Il panda lo guardò in un modo strano, come se
lo compatisse profondamente.
Scosse la testa come per scrollarsi di dosso
quello sguardo fastidioso.
:-Perché mai proprio tu dovresti aiutarmi?-:
Gli chiese tanto per cambiare argomento.
:-Perché hai chiuso gli occhi-:
Che cosa?
:-Ma di che diamine stai parlando?
:-Come, non ti ricordi? Sulla nave, mentre il
cannone ti stava cadendo addosso hai chiuso gli occhi-:
Forse quel panda stava seguendo un corso
accelerato di divinazione dalla capra.
Cosa ne poteva sapere di cosa aveva provato
nel vedersi sconfitto dalla sua stessa arma e di perché aveva chiuso gli occhi?
:-Cosa te ne importa?-:
:-Bè, diciamo che
ho una mia teoria da verificare, e per farlo mi serve che tu sia libero. Che ne
dici?-:
:-Quindi si tratterebbe di farti da cavia? No
grazie-:
Gli rispose acido.
:-Prima di rispondere così sappi che ho
parlato con la divinatrice Yang, e lei mi ha detto che…hem…che… che se accetterai
di seguirmi riavrai la tua vita e… e raggiungerai la
pace interiore, ecco-:
Shen gli rivolse un lungo sguardo
calcolatore.
Della pace interiore, anzi, della pace in
generale non gliene importava niente, ma “riavere la sua vita”, qualunque cosa
significasse, era una prospettiva interessante.
:-Cosa intende esattamente con “seguirti”?-:
Chiese.
:-Ah, ecco, questo non lo so…
suppongo che intenda non cercare di scappare mentre sei sotto la mia
responsabilità, né organizzare vendette… o trasformarmi
in una pelliccia di panda-:
:-Peccato, a quello ci tenevo
particolarmente-:
Commentò.
:-Shen, seriamente
adesso. Io voglio convincere il Consiglio dei Maestri a farti venire con me
nella Valle della Pace. Sarai sotto la mia responsabilità, il che vuol dire che
per qualunque tuo sgarro sarò io ad essere punito. Se decido di correre questo
rischio è perché voglio darti un po’ di fiducia, quindi tu…
cerca di non sgarrare, d’accordo?-:
Shen si prese un paio di secondi per
pensarci.
Ovviamente detestava il panda, ma se fosse
servito a farlo uscire di prigione era pronto a sopportarlo. Quanto alla
profezia della divinatrice avrebbe trovato il modo di aggirarla, doveva solo
stare attento a fare le cose complete, non come l’ultima volta.
“Bene, tanto non ho nulla da perdere”
Si dipinse in faccia il suo miglior sorriso
falso.
Shen
non era più tanto sicuro di aver fatto la scelta giusta.
Nei
suoi piani c’era liberarsi del panda, raggiungere la fabbrica di cannoni sulle
montagne e marciare di nuovo su Gong Men, stavolta curandosi di eliminare tutti
quelli che anche solo pensavano la parola Kung Fu.
Invece
la Divinatrice gli aveva detto chiaramente che lei poteva vedere non solo il
futuro ma anche il presente, ed alla prima mossa sbagliata sarebbe stato
prontamente riacciuffato e rimesso in cella, questa volta senza possibilità di
contrattazione.
In
pratica la sua unica possibilità era seguire il plantigrade bianco e nero, così
all’alba si trovò sul molo ad aspettare il sanpan per risalire il fiume.
Insieme
a lui c’erano le sue nemesi, cioè i cinque ed il panda, e si chiese se avrebbe
potuto scappare e giustificarsi dicendo che li stava seguendo da lontano. No,
la capra lo avrebbe capito subito.
Salì
a bordo con un’aria a metà tra il disgusto e la rassegnazione.
Attese
di vedere dove gli altri sistemavano le loro cose all’interno della barca e
lasciò cadere il suo fagotto poco lontano dai loro.
:-Ehilà!
Tutto bene?-:
Il
panda lo aveva fatto saltare in aria con quella sua maledetta abitudine di
parlare più che forte.
“Dannato
idiota! Va tutto malissimo!”
Pensò,
ma siccome doveva tenerselo amico cercò di fare il diplomatico.
:-Sì,
bene-:
Il
grazie gli rimase incastrato in gola.
:-Bene,
allora… allora a più tardi-:
Il
panda fece per andarsene, ma improvvisamente Shen si ricordò una cosa.
:-Aspetta!-:
Lo
richiamò.
:-Come
come? Mi hai chiesto di aspettare o sbaglio?-:
Oh,
cielo, quell’idiota era convinto che volesse fare amicizia!
Fece
un sospiro per recuperare la pazienza.
:-Sì,
ecco, ti volevo chiedere una cosa-:
:-Certo,
dimmi pure! Sai, sono felice che adesso ci parliamo normalmente, anche perché
sarebbe stato imbarazzante per tutti e due visto che dovrai vivere con noi! Ok,
adesso che l’ho detto rischia di essere ancora più imbarazzante, perciò non
farci troppo caso, anzi dimentica proprio quello che ti ho detto… bè, in ogni
caso dimmi, cos’è che volevi?-:
Shen
si era trovato stordito da quel fiume in piena di parole inutili e fissava il
panda a becco aperto con le sopracciglia inarcate.
:-Allora?-:
Lo
incoraggiò l’orso.
:-Ah,
sì! I miei speroni. Li rivoglio-:
:-I
tuoi… cosa? Ah, certo, quelle cose che portavi alle zampe! Bè, mi dispiace ma
non so dove sono-:
:-Non
sai dove sono, eh? Sono sicuro che c’entri la divinatrice! E va bene, pazienza-:
Aveva
detto “pazienza” con il tono da “ti ucciderò dolorosamente”.
:-E
dai, non è così grave! In fondo a che ti servono?-:
Fece
il panda con un’alzata di spalle.
:-Come
a che servono? Servono in combattimento! E… anche per altro-:
Immediatamente
si morse la lingua perché il panda aveva preso uno sguardo che Shen aveva
imparato a temere.
:-Ti
servono per nascondere le cicatrici. Proprio come hai fatto con la tua anima,
non è vero?-:
Shen
accusò il colpo assumendo un’aria di gelida indifferenza.
:-E
tu che ne sai della mia anima?-:
Era
convinto di averlo zittito, e invece…
:-Come
quelle ferite sulle zampe: l’hai coperta con qualcosa di freddo e feroce per
nascondere quanto fosse ferita-:
Shen
boccheggiò.
:-Hei,
Shen? Tutto bene?-:
No,
per niente! Doveva uscire.
Scansò
il panda con una spallata e si precipitò fuori sul ponte.
L’aria
fresca del fiume lo investì in pieno e Shen, aggrappato al bordo di legno,
riprese pian piano il controllo del respiro.
Con
la coda dell’occhio vide dietro di se la tigre che bloccava il panda
impedendogli di andarlo a raggiungere e per un momento provò qualcosa di molto
simile alla gratitudine perché gli risparmiava un altro faccia a faccia con
quel plantigrade deleterio, poi però la vide avvicinarsi.
“Oh,
no! Ci mancava anche lei!”
Ma
Tigre era molto più discreta del panda, e si fermò accanto a lui senza
guardarlo direttamente.
:-Sicuramente
Po ti ha messo a disagio. Devi scusarlo, sai, lui non è delicato ma a modo suo
è un ottimo amico, quindi non preoccuparti perché se anche ha scoperto una tua
debolezza non la userà mai contro di te-:
Shen
si girò appena sospettoso, ma lei era già andata via.
In
fondo era meglio così e di sicuro lui apprezzava molto di più il modo di fare
secco della tigre che quello invadente del panda.
Per
tutto il resto del tragitto sul sanpan Shen rimase in
disparte ad osservare i suoi compagni di viaggio per imparare cosa aspettarsi
da ognuno di loro.
Aveva
già deciso che il panda era pericoloso, ed in quanto tale andava tenuto a
debita distanza per evitare che gli procurasse altri danni, invece gli altri
non li conosceva per niente e dovette metterci un po’ d’impegno per
classificarli.
C’era
Tigress, apparentemente fredda e distaccata ma capace
di una profonda comprensione, c’era Monkey,
assolutamente irrequieto, chiassoso e sempre pronto allo scherzo, e non sempre
rispettoso della tranquillità altrui. Tutte cose che a Shen davano
terribilmente sui nervi, quindi stava attentissimo ad evitare Monkey il più possibile.
Poi
Viper era sempre gentile ed accomodante, ma anche
questo a Shen dava fastidio perché aveva molto il sapore stucchevole della
compassione, così cercava di evitare anche lei.
Mantis
e Crane erano i più seri del gruppo e per questo Shen
li tollerava meglio, anche se da parte di Mantis
percepiva una buona carica di ostilità nei suoi confronti.
Non
riusciva ancora a capire cosa pensava Crane perché la
gru era non solo riservata e di poche parole, ma anche assolutamente
impassibile. Era sempre immerso nei suoi pensieri e non lasciava minimamente
trasparire quali fossero.
In
effetti, pensò Shen, quello era un tratto che li accomunava.
In
ogni caso la parte del viaggio sul fiume fu l’unica riposante, perché poi
cominciò la marcia: prima il deserto Tai Quin, arido,
caldissimo e spazzato dal vento, poi la pianura rocciosa di Tian
Long in cui a ogni passo c’era pericolo di cadere in un crepaccio, ed infine le
Montagne Nebbiose, attraversate in una giornata di neve e gelo che Shen
maledisse più di tutti.
Per
sua fortuna il panda era il meno resistente della compagnia e tutti gli altri spesso
rallentavano il passo o si fermavano ad aspettarlo, così in quei momenti anche Shen
poteva riprendere fiato senza dare loro la soddisfazione di vederlo sfinito.
Arrivarono
nella Valle della Pace a metà pomeriggio, dopo tre giorni di cammino.
:-Ah,
che bello! Finalmente a casa!-:
Esclamò
Po appena entrarono in città.
:-Finalmente
un po’ di sana, tranquilla pace domestica, non è vero, Po?-:
Tigre
non aveva neanche finito di parlare che un’orda di cuccioli urlanti si lanciò
sul panda.
:-È
il Guerriero Dragone! È tornato!-:
:-Hem, sì, certo… ciao piccoli…-:
:-Po, ci racconti la tua ultima avventura? Daiii… per favore!-:
:-E
va bene, sapete che facciamo? Andiamo al ristorante di mio papà-:
Non
appena Po ebbe detto “papà” ci fu una frazione di secondo in cui Shen si sentì
guardato male dai cinque.
:-Ragazzi,
voi volete venire al ristorante? No, perché se volete andare avanti per me non
c’è nessun problema, anzi forse è meglio così, perché non vorrei che Maestro Shifu si preoccupasse, e poi…-:
:-Non
è che non vuoi fare la scalinata con noi perché poi ti fermi a riposare ogni
tre gradini?-:
Gli
chiese Monkey con un mezzo sogghigno.
Po
fece una faccia imbarazzatissima.
:-Nooo… ma che vai a pensare? Io dicevo così per dire… e va bene, lo ammetto: ho una fame che non ci vedo e
se non prima mangio qualcosa non riuscirò a fare quelle scale-:
I
cinque ridacchiarono, ma nessuno sembrava seriamente infastidito, Shen invece
lo trovava più irritante del solito.
:-Allora
ci vediamo più tardi, Po. Vorrà dire che sarai tu a portare le provviste per la
cena di stasera-:
Disse
Tigress con una gran manata sulla spalla.
Il
panda rimase con il suo branco di cuccioli e gli altri puntarono decisi verso
il Palazzo di Giada. Shen rimase un attimo indeciso perché avrebbe voluto
accertarsi personalmente che il panda non dicesse cavolate sul suo conto, ma la
prospettiva di affrontare poi un tratto di strada da solo con quel disastro
bianco e nero lo atterriva troppo, così decise di seguire gli altri.
Mancava
ancora l’ultimo tratto del loro cammino: la scalinata per arrivare al Palazzo
di Giada.
Quando
Shen si trovò di fronte tutti quei gradini desiderò ardentemente che fosse il
palazzo a staccarsi dalla cima della montagna e a scendere fino a lui.
Cominciò
la salita sforzandosi al massimo di tenere il passo dei cinque perché mai, mai
avrebbe permesso loro di pensare che era debole, e quando arrivò in cima era
solo distrutto dalla fatica ma non un passo indietro rispetto agli ultimi del
gruppo che erano Crane e Viper.
Alle
porte del palazzo li aspettava quello che Shen considerava unaspecie di grosso ratto, e che era solo Maestro
Shifu con la sua veste marrone e verde ed il bastone
di Maestro Oogway.
“Un
altro dei malefici che mi hanno rovinato!”
Shen
se lo ricordava bene quel piccoletto, quando da solo aveva messo KO metà dei
suoi lupi e come se non bastasse si era trascinato dietro il bue ed il
coccodrillo, mandando a monte tutta la grandiosa opera di devastazione
psicologica che Shen aveva fatto su di loro.
:-Bentornati,
allievi-:
Disse
semplicemente.
I
cinque lo salutarono con un rispettoso “Maestro” ed un mezzo inchino, Shen
invece rimase orgogliosamente immobile e con il becco cucito a doppia mandata,
e non abbassò lo sguardo neanche quando Shifu si
rivolse direttamente a lui.
Tuttavia
il maestro non sembrava ostile.
:-Ah,
ecco il nostro ospite! Bene, ragazzi, considerando che il viaggio è stato lungo
e che ormai è troppo tardi per allenarsi potete prendervi il resto del
pomeriggio libero-:
Così
dopo un altro saluto i cicloni si ritirarono.
Shen
rimase a guardarli valutando la situazione.
:-Quanto
a te, Shen, se vuoi seguirmi…-:
Il
ratto gigante si voltò ed entrò nella palestra.
Quando
lo vide voltargli le spalle Shen ebbe l’impulso di attaccarlo.
“No,
non posso ridurlo in brandelli… non ancora”
Lo
seguì all’interno del cortile del Palazzo, dove intorno all’arena centrale di
sabbia c’erano vari attrezzi per gli allenamenti.
:-Tu
sai perché sei al Palazzo di Giada Shen?-:
Gli
chiese Shifu.
Lui
fece un’alzata di spalle come se non gliene importasse nulla.
:-Hum… come pensavo tu non sai niente. Probabilmente non hai
neanche chiesto a Po come mai voleva portarti qui, ho ragione?-:
Shen
rimase in silenzio.
:-Molto
bene, vorrà dire che te lo spiegherò io. Tu sei qui per imparare il Kung Fu-:
:-Io…? Io che cosa?-:
Fece
Shen completamente spiazzato.
Poi,
dopo un doveroso attimo di smarrimento, la situazione ebbe la meglio sul rigido
autocontrollo che si era imposto e Shen scoppiò in una delle sue migliori
risate sarcastiche.
:-Scusa
tanto, ma mi sfugge cosa esattamente ci sia di divertente in quello che ti ho
appena detto-:
Ovviamente
il topo non era contento della sua reazione, ma Shen non poteva proprio farci
niente.
:-Oh,
andiamo, mi prendi in giro? Insomma, mi avete battuto, potrei essere vostro
prigioniero e voi… voi mi volete insegnare a
combattere? Ma siete fuori di testa? E poi io so già combattere!-:
:-Io
ho detto che tu imparerai il kung fu, non ho parlato
di combattere. C’è una bella differenza tra le due cose e tu dovrai imparare a
capire questa differenza-:
:-Per
me sono la stessa cosa. E non ho bisogno delle vostre lezioni ne per uno ne per
l’altro-:
Shifu
lo guardò severo e per un attimo Shen ebbe il sospetto di aver fatto la cosa
sbagliata.
:-Molto
bene, vorrà dire che ti darò la dimostrazione pratica che ti sbagli-:
Shen
lo guardò senza capire mentre Shifu posava il bastone
in un angolo e si piazzava all’interno dell’arena.
:-Ti
sto aspettando Shen. Vediamo che sai fare-:
Non
aveva altra scelta che scendere in campo anche se si sentiva a disagio senza le
sue armi.
Si
lanciò all’attacco più che altro per non lasciare il tempo al suo avversario di
capire che non era per niente sicuro di se, ma Shifu
schivò tutte le sue mosse.
Non
solo era veloce, era anche perfettamente calmo e padrone della situazione.
Questo
poteva voler dire solo una cosa: il ratto era sicuro di vincere ed a Shen non
piaceva per niente l’idea di essere battuto di nuovo.
Attaccò
ancora, questa volta decisamente alla disperata ed ancora Shifu
si limitò a schivare, solo alla fine gli fece uno sgambetto e Shen rotolò
vergognosamente fino al bordo dell’arena.
“Ahi!”
Pensò.
La
sua soglia del dolore era sempre stata decisamente bassa.
Fece
per alzarsi ma stavolta Shifu bloccò i suoi movimenti
con la pressione dei nervi centrali.
Ora
che era costretto a terra il maestro gli sembrava decisamente più imponente e
la paura cominciò a serpeggiargli sotto le piume.
:-Vuoi
sapere cosa vedo adesso? Io vedo in te tanta paura, e la tua paura è la prova
che non conosci per niente il Kung Fu.
Se
tu lo conoscessi sapresti perfettamente che lo scopo del kung
fu non è annientare l’avversario, e che fare più male del necessario al nemico
sconfitto è un disonore.
Tu
sei convinto che vincere voglia dire distruggere l’avversario e adesso hai
paura che io faccia la stessa cosa con te, non è vero, Shen? … Shen?!-:
Shen
non poteva proprio rispondere perché Shifu gli aveva
bloccato anche le corde vocali e lui era letteralmente terrorizzato.
:-Ah,
perdonami… sai, ho l’abitudine di usare questa
tecnica per bloccare tutto il corpo… capacità di
parola compresa-:
Shifu
si chinò su di lui e Shen sentì la paura soffocarlo.
:-Non
temere. Ti sto liberando-:
Finalmente
riuscì ad alzarsi.
:-Perché
lo hai fatto?-:
Gli
chiese confuso.
:-Considerala
come la tua prima lezione: per quanto tu possa essere debole, qua dentro nessuno
userà la tua debolezza per farti del male-:
Shifu
si voltò e lo lasciò solo nell’arena a pensare.
“Curioso.
È quasi la stessa cosa che mi ha detto la tigre”
Gli
avevano messo a disposizione una stanza e Shen si era appollaiato sulla sua
stuoia.
La
luna aveva fatto il suo corso nel cielo, però il pavone non era riuscito a
prendere sonno per le troppe domande che gli rimbalzavano da un lato all’altro
del cranio.
Dunque
quel branco di svitati voleva che lui imparasse il Kung
Fu.
Shen
proprio non capiva.
Lui
era un loro nemico ed era stato sconfitto, e adesso gli volevano mettere nelle
mani una potenziale arma per vendicarsi?
E
se lui avesse usato il kung fu per combatterli?
Per
un attimo accarezzò l’idea di batterli tutti, uno per uno, con le loro stesse
tecniche ed un brivido di piacere gli solleticò le piume sul petto, poi però
gli tornò in mente lo sguardo del panda sulla barca quando avevano parlato
degli speroni. E della sua anima.
C’era
qualcosa che Shen aveva già visto da un’altra parte e lo aveva parimenti messo
a disagio.
La
Divinatrice! Alla fabbrica di fuochi d’artificio, poco prima che lui la
lasciasse libera, lo aveva guardato in quello stesso modo.
Quei
due sembravano… dispiaciuti per lui?
Questo
pensiero gli guastò la soddisfazione dell’ordire propositi di vendetta.
Respirò
a fondo ed alzò gli occhi alla finestra, dove un quarto di luna crescente
splendeva di luce perlacea, e rimase guardarla finché non sentì gli occhi
chiudersi da soli.
Poco
alla volta la stanchezza del viaggio ebbe la meglio e Shen sirannicchiò ancora di più mettendo la testa
sotto l’ala.
*
“No!
No nono… NO!”
Il
tempo si era bloccato a quell’attimo: l’arma era sospesa sopra di lui e stava
per schiacciarlo.
Non
era questo che voleva!
Dovevano
essere i suoi nemici a sentirsi terrorizzati, piccoli e senza scampo davanti al
cannone, non lui! Non era giusto!
Si
sentiva… tradito, ecco!
Se
la sua creazione si ritorceva contro di lui non aveva più alcun senso
combattere.
Sentiva
amaro il sapore del fallimento e chiuse gli occhi aspettando l’impatto.
SBAM!
:-Svegliati!-:
Strano,
se era appena stato spiaccicato avrebbe dovuto avvertire qualcosa di più di un
formicolio.
:-Shen!-:
Aveva
le palpebre sigillate e spiccicarle gli costò una fatica enorme.
:-Cosa…? Che…?-:
Farfugliò.
:-Sono
Tigress. Scusa se sono entrata, ma hai gridato-:
Gli
occhi ambrati della tigre brillavano nella penombra ed erano anche vagamente
inquietanti.
:-Sicuro
di stare bene?-:
Insistette
lei.
:-Sì,
sì, sto bene-:
Mentì.
:-Va
bene-:
Tigress
uscì dalla stanza e Shen rimase di nuovo solo.
L’incubo
gli aveva lasciato una brutta impressione ma non si sentiva certo di
raccontarlo a nessuno di loro.
Non
provò neanche a rimettersi a dormire perché la paura di rifare quel sogno era
troppa, così decise di affacciarsi alla finestra.
Chissà
perché aveva fatto quell’incubo?
Forse
era la vicinanza del panda.
Shen
fece scorrere lo sguardo in giro e trovò un’altra risposta: una trave portante.
Era
sospesa proprio sopra la sua stuoia e nella penombra gli ricordava in modo
inquietante l’arma pronta a cadere su di lui.
Considerò
l’ipotesi di trascinare la stuoia dall’altro lato della stanza, ma chinarsi a prendela avrebbe significato rimettersi volontariamente
sotto quella cosa e questo Shen non poteva sopportarlo neanche per pochi
secondi, così alla fine decise di stringersi nell’angolo più lontano ed
aspettare il giorno.
*
Il
suono di un gong lo scosse all’alba, e dal trambusto che seguì nel corridoio
Shen intuì che quello doveva essere il segnale della sveglia.
Si
alzò di pessimo umore ed appena mise fuori la testa gli si presentò uno
spettacolo agghiacciante: i cinque cosi più il panda sull’attenti davanti al
topo.
Sbuffò
contrariato all’idea che quegli idioti, forti com’erano si facessero comandare
da un tappetto.
Però
a pensarci bene quel tappetto era più forte di loro,
quindi la cosa poteva anche avere un suo senso, e poi lui stesso pur essendo
fisicamente inferiore ai lupi ne aveva comandato un esercito.
:-Buon
giorno allievi-:
:-Buon
giorno maestro-:
Master
Shifu passò tra di loro e quando si trovò davanti a Shen gli rivolse un cenno
soddisfatto.
:-Bene,
allievi, l’allenamento di oggi è combattimento in coppia. Tigress,
tu vai con Crane. Monkey,
con Viper. Po, con Mantis.
Shen, con me-:
Bene,
allora era ufficiale: quelli erano completamente fuori di testa!
Le
coppie decretate da Shifu uscirono una ad una lanciando a Shen occhiate
perplesse, che lui si premurò di ricambiare con gli avanzi della sua migliore
espressione altezzosa.
:-Allora?
Andiamo?-:
Shen
abbassò lo sguardo sul “maestro” che gli arrivava a malapena alla spalla.
Shen
seguì in silenzio la creaturina chiedendosi che
specie di animale fosse, perché anche se nella sua mente continuava a chiamarlo
“il topo gigante” o “il ratto” sapeva bene che Shifu non era nessuno dei due.
Si
concentrò per riportare alla mente se aveva già visto qualcosa del genere nella
sua vita.
Una
lontra? No, non aveva il corpo affusolato di quegli animali.
Un
topo davvero? No, era decisamente troppo grosso, e poi nessun topo ha la cosa
folta, cespugliosa e ad anelli.
Gli
veniva in mente solo una cosa: un altro panda!
Sì,
decisamente Shifu, con quelle grandi orecchie e quel colore di pelliccia
rossiccio doveva essere un panda minore!
“Dannati
panda! Sono la mia rovina!”
Eppure
quel coso piccolo poteva essere molto pericoloso, il che spingeva Shen ad una
certa soggezione.
:-Eccoci
arrivati. L’ombra del sacro pesco della celestiale saggezza è il posto migliore per cominciare ad imparare il Kung Fu-:
Shen
si guardò intorno: erano su una piccola piattaforma di terreno circondata su
tre lati da uno strapiombo, e proprio sul ciglio cresceva rigoglioso un albero
di pesco come a sfidare il vuoto.
C’erano
ancora dei fiori sull’albero, sebbene la maggior parte avesse lasciato cadere i
petali per far posto a piccoli frutti di un verde acerbo, e Shen si chiese se
mangiando quelle pesche avrebbe acquisito la “celestiale saggezza” e gli
sarebbe venuto in mente un modo per eludere la Divinatrice e le sue profezie di
sciagura.
Decise
che avrebbe provato a rubarne qualcuna non appena fossero state mature.
:-Cos’è che devo fare esattamente?-:
:-Tanto
per cominciare osserva quest’albero e cerca di imparare qualcosa-:
Shen
alzò lo sguardo ed ispezionò prima il tronco, poi i rami più alti, senza però
trovare nulla di particolarmente interessante.
Il
legno spesso del tronco al limite gli sarebbe potuto servire per costruire una
delle sue barche, mentre i rami più sottili potevano essere usati come
combustibile, quanto ai frutti sarebbero stati utili solo per la “saggezza” perché
a Shen non piacevano le pesche.
I
fiori poi neanche li considerava.
Guardò
Shifu che si era seduto ai piedi dell’albero ad occhi chiusi e sembrava immerso
in qualche arcano mistero, però la sua espressione era assolutamente pacifica.
Shen
provò una punta di invidia perché lui non ci sarebbe mai riuscito a starsene
così immobile a fare niente, non con quella calma almeno.
Per
lui immobilità voleva dire perdita di tempo ed era una cosa che lo faceva
imbestialire.
Sbuffò
sonoramente tanto per manifestare in qualche modo il suo disappunto.
Se
i tempi di apprendimento erano quelli adesso capiva perché i maestri di Kung Fu erano tanti vecchietti!
:-Allora,
hai imparato tutto quello che potevi?-:
Chiese
Shifu.
Shen
ripassò mentalmente.
“Tronco
uguale scafo. Rami uguale combustibile. Pesche uguale idea per la sconfitta del
panda”
Stop,
fine, non c’era altro.
:-Sì,
sì, ho imparato tutto-:
Disse
con impazienza.
Shifu
lo guardò con uno strano sorriso.
:-Ma
davvero? I miei complimenti allora: tu devi avere raggiunto l’illuminazione!
Pensa che io medito sotto questo albero da più di trent’anni eppure ancora oggi
ha qualcosa da insegnarmi-:
Shen
arrossì come un pulcino sorpreso a rubare la marmellata.
:-Allora
adesso possiamo cominciare. In guardia!-:
Non
fece neanche in tempo a mettersi in posizione di difesa che si trovò a terra
con il panda rosso che lo sovrastava.
:-Andiamo,
pensavo che fossi in grado di fare di meglio! Sai con il tuo grado di illuminazione… hop-:
Il
piccoletto aveva saltato giusto in tempo per non essere colpito da un calcio.
:-Eh
eh… meglio! Ma non abbastanza rapido!-:
Gli
passò tra le zampe e Shen finì di nuovo a terra, stavolta inchiodato da Shifu
con l’impugnatura del bastone premuta sulla gola.
Immediatamente
Shen si immobilizzò terrorizzato.
:-Sai
qual’ è il tuo problema? Credo che tu sia fondamentalmente un vigliacco-:
:-Non… non è vero-:
Gracchiò
Shen.
:-Dici
di no? Però ti comporti come tale! Perché non reagisci?-:
Shen
diede due scalciate poco convinte.
:-Hai
visto? La prima cosa che devi imparare è non avere paura. È vero che potrei
ucciderti qui e adesso, ma a parte che ti ho già detto che non ho intenzione di
farlo, devi imparare che accettare interamente le conseguenze delle tue azioni
è l’unico modo per vivere con dignità. Ora alzati -:
Shifu
lo liberò e lui si rimise in piedi un po’ dolorante.
Proprio
come il giorno prima era bastato poco per ammaccarlo come una mela caduta dal
ramo più alto.
:-Che
vergogna-:
Mormorò
impercettibilmente.
:-Ti
ho sentito, sai? Ed hai ragione a vergognarti di essere così scarso, ma c’è una
cosa che non hai considerato-:
Shifu
gli si avvicinò fino a guardarlo negli occhi.
:-Il
fatto che tu sia scarso non vuol dire che devi trovare mezzi sleali per
eliminare chi è più bravo di te, perché questo è molto più vergognoso-:
Shen
sostenne lo sguardo del piccolo panda senza farsi intimidire e rimasero a
fissarsi così per un paio di minuti.
Di
solito gli bastava poco per piegare chiunque alla sua volontà: un’occhiata
feroce e poi il colore spettrale delle sue iridi rosso sangue costringevano
anche il capo dei lupi ad obbedirgli.
Invece
con Shifu era diverso.
Lui
ricambiava il suo sguardo senza ostilità ma con fermezza, e soprattutto senza
paura, cosa che non piaceva per niente a Shen.
Si
rendeva conto solo in quel momento che incutere timore con il suo aspetto da
fantasma gli era stato possibile solo perché aveva sempre avuto a che fare con
gente mediocre, e questo era un altro duro colpo per il suo orgoglio.
:-Tu
hai sempre cercato il potere, non è vero? Peccato che tu non abbia la minima
idea di cosa sia. Vorrà dire che te lo insegnerò io-:
Gli
disse Shifu.
Shen
si mise di nuovo in guardia aspettandosi come minimo una scarica di colpi
micidiali, invece Shifu si voltò per avvicinarsi all’albero.
Lo
osservò piantare il bastona a terra e salirci su con un salto.
:-Vedi
questi fiori? Ognuno di loro ha la sua vita-:
Il
panda chiuse due dita su un bocciolo.
:-Lo
vedi? Questo fiore può sbocciare, può spandere il suo profumo, ed infine può
trasformarsi in frutto. Ma se io lo stacco adesso non potrà fare niente di
tutto questo-:
“Che
me ne importa? Avanti, staccalo!”
Pensò
Shen seccato.
Era
sicuro che il panda lo avrebbe staccato, invece Shifu, dopo un altro attimo di
silenzio, ritrasse la mano lasciando il bocciolo intatto.
:-Adesso
comprendi? Pensaci un po’ su e vedrai che ci arriverai-:
Shifu
scese con un altro salto e staccato il bastone da terra diede una scossa al
ramo.
Una
pioggia di petali cadde su Shen.
“Sono
bianchi… proprio come me”
Pensò
guardando i petali posati sulle piume delle ali.
E
all’’improvviso capì.
Anche
lui era stato un fragile fiore di pesco!
La
prima volta, quando la sua flotta era stata distrutta, il panda avrebbe potuto
finirlo e non lo aveva fatto, e lo stesso dopo.
La
Divinatrice aveva detto che era stato il panda a salvarlo.
Confuso,
alzò lo sguardo per cercare Shifu, ma il maestro era sparito.
“Pazienza.
Vorrà dire che me lo farò spiegare dall’altro panda. Accidenti a loro e ad i
loro fiori di pesco!”
Il
sacro pesco della celestiale saggezza è una delle tante cose che ho ammirato in
Kung Fu Panda.
Nel
primo film c’è una leggera incongruenza perché la prima sera che Po arriva al
Palazzo di Giada il pesco ha i frutti, invece poco dopo, quando Oogway lascia il mondo mortale, è in piena fioritura.
Un
po’ strano, ma visto che tutto il film è uno spettacolo perdoneremo volentieri
questa svista a quelli della Dreamworks XD
Non
aveva idea di dove fosse andato a finire Shifu, e neanche aveva idea di dove
trovare l’altro panda, così Shen decise di tornare al palazzo.
Era
solo metà mattina e tutti dovevano essere ancora impegnati con il loro
allenamento perché l’arena era deserta, e così anche la palestra.
Shen
entrò circospetto.
Ebbe
un attimo di panico quando scorse una sagoma tozza con minuscole orecchie
arrotondare, ma poi si accorse che era solo un punching ball.
Ovviamente
a forma di panda.
“Dannati
panda!”
In
un angolo c’era una rastrelliera con bastoni ed altre imitazioni di armi in
legno.
C’erano
spade, shuriken e lance.
Shen
le osservò tutte attentamente prima di scegliere quella che più somigliava al
suo guandao.
Le
lame da lancio non gli interessavano perché riteneva che qualunque idiota
avrebbe potuto colpire un bersaglio con una shuriken
affilata su tutti i lati, e lui che aveva sempre lanciato lame a forma di
coltello per cui serviva molta più abilità si rifiutava di usare quelle armi da
incapaci.
Staccò
la lancia dalla rastrelliera e provò qualche mossa.
“Salute, panda! Ci incontriamo
alla fine”
Pensò
con amarezza.
Era
passata una vita intera da quando aveva fatto le prove per “accogliere” il
panda al palazzo imperiale della città di Gong Men.
Il
palazzo che poi lui stesso aveva distrutto.
“Hai appena distrutto la tua casa
avita, Shen!”
“Un sacrificio futile, quando
l’intera Cina è la mia ricompensa”
Si
sentiva così sicuro di se quando aveva pronunciato quelle parole, invece quello
che gli era rimasto era assolutamente nulla.
Sferzò
il vuoto con rabbia e se avesse avuto
davanti il panda e se la lancia
avesse avuto una punta di vero metallo il plantigrade non avrebbe avuto scampo.
:-Il
cai li fo è un’arte complessa-:
Lo
sorprese una voce femminile alle sue spalle.
Shen
scattò in guardia e si trovò davanti Tigress.
:-Che
cosa vuoi?-:
Le
chiese sgarbato.
In
quanto uccello aveva una istintivo timore dei felidi e non gli piaceva che la
tigre comparisse all’improvviso, specie alle sue spalle!
:-Sei
molto abile, ma se vuoi migliorare ancora ti serve un compagno per allenarti. Se
vuoi ho cinque minuti liberi-:
Gli
rispose lei.
“Tsk! Questa non sa che ho messo K.O. Master Croc e Master Ox quando loro erano
due contro uno!”
Shen
la guardò con sufficienza.
:-Per
me va bene-:
Tigress
annuì e staccò a sua volta una lancia dalla rastrelliera.
:-Io
sono pronta-:
Scattarono
all’attacco nello stesso momento, scambiandosi una serie di colpi velocissimi.
Presto
Shen si accorse che la tigre non era molto a suo agio con un’arma, forse perché
più era abituata al combattimento corpo a corpo, invece lui maneggiava il guandao come se fosse un parte di
se, e questo gli diede una certa sicurezza.
Furono
interrotti dalla voce di Crane fuori dalla palestra.
:-Tigress! Hei, Tigress, mi stai
facendo fare tutto il lavoro da solo!-:
Shen
abbassò la lancia.
:-Sembra
che il tuo tempo si scaduto-:
Le
disse apparentemente indifferente.
:-Sì,
il dovere chiama-:
Gli
voltò le spalle e rimise la lancia al suo posto.
Shen
strinse la sua appena un po’ di più.
Se
non ci fosse stata la costante minaccia di essere sbattuto di nuovo in cella e
se fosse stato armato come si deve non avrebbe esitato ad attaccare la tigre
alle spalle.
Sospirò
amareggiato pensando a quanti “se”
c’erano in troppo poco tempo.
:-Comunque
è stato un bell’incontro-:
Gli
disse Tigress, poi lo salutò come i maestri kung fu,
con il pugno destro contro il palmo sinistro e Shen rimase un attimo interdetto
perché proprio non se lo aspettava, però rispose.
Rispose
con un riflesso che gli era rimasto scolpito nella memoria, quello di piegare
la testa in un mezzo inchino.
:-A
dopo, Shen!-:
Appena
Tigress sparì oltre la porta Shen si diede cento e mille volte dell’idiota.
Che
gli era saltato in testa di inchinarsi per
rispondere alla tigre?!
Lui
era un principe, dannazione, e qualunque gesto di rispetto o ancora meglio di
sottomissione gli era semplicemente dovuto!
La
verità era che combattere con qualcuno in una palestra lo aveva riportato a
quando Master GreyBadger insegnava
le basi del Kung Fu.
“Perché non vuoi fare il saluto,
Shen?”
“Io sono il principe e non mi
inchino davanti a nessuno!”
“Salutare l’avversario è un gesto
di rispetto, non di sottomissione. Se vuoi essere trattato con rispetto devi essere
pronto a rispettare a tua volta”
Riprese
ad esercitarsi con la lancia per farsi passare un po’ di stizza.
Gli
esercizi lo calmavano perché gli facevano distogliere l’attenzione da quello
che lo turbava, e siccome con il suo carattere Shen dava spesso in
escandescenze anche esercitarsi con il guandao era una cosa che faceva spesso.
Lanciò
in aria l’arma ed al momento di riprenderla al volo, un’ombra alle sue spalle
lo fece saltare terrorizzato.
Un’ombra
grande, ingombrante e con piccole orecchie rotonde.
:-Ma
dannazione, panda, in questo posto non usate bussare?!-:
Stridette
furioso.
:-Veramente
l’ho fatto, ma tu eri troppo concentrato-:
:-Sì,
sì, certo, come dici tu. Adesso ascoltami!-:
Ci
pensò dopo che se voleva ottenere delle risposte forse il modo migliore non era
sputare ordini, ma d’altra parte il panda non pareva essersi offeso e stava
aspettando.
Shen
lasciò un minuscolo sospiro, ripensando ai petali bianchi che gli erano caduti
addosso.
:-Voglio
sapere perché-:
Gli
chiese.
:-Perché… cosa?-:
Per
Shen era assolutamente ovvio, per il panda evidentemente no.
:-Perché
tutto questo!-:
Chiarì
Shen.
:-Bè, allora, quelli sono gli anelli che usa Monkey, la foresta dei Draghi è usata un po’ da tutti… ma sta attento che è pericolosa! Per i teneriniintendo… e poi la
Tartaruga serve a…-:
Decisamente
il panda era lento di comprendonio!
:-Non
quello! Intendevo dire me! Che te ne importa se vivo o se muoio?! Perché
continui ad aiutarmi?!-:
:-Perché
credo che tu abbia bisogno di aiuto. Ti ricordi quella cosa sui genitori?
Quando mi hai detto che non mi amavano? Io credo di sapere perché lo hai
fatto-:
No!
Di nuovo no!
Bastava
già la capra che cercava di strapazzargli la coscienza!
:-Perché
approfittavo della tua debolezza, ovvio! Ci hai messo così tanto a capire che
sono un bastardo sadico e senza cuore?-:
Glielo
disse con una sorta di feroce compiacimento, tanto per ricordargli con chi
aveva a che fare.
:-No,
non è questo. Ok, sì, magari anche, ma secondo me lo hai fatto perché ti
sentivi solo. Tu eri convinto che i tuoi genitori ti odiassero, non è così?
Volevi che qualcuno provasse il tuo stesso dolore per poterti capire-:
Un
altro spigolo del suo orgoglio andò irrimediabilmente in pezzi come un ciottolo
di ossidiana scagliato contro il muro.
:-Io
non provo dolore! Io provo solo… odio!-:
Gli
sibilò contro.
:-E
pensi che continuare ad odiare ti guarirà? Riempirà quel cratere che hai
nell’anima?-:
:-Non
rubarmi le battute, panda!-:
:-Però
questa ci stava bene, ammettilo!-:
Gli
replicò quello con un sorriso.
Shen
scosse la testa rassegnato: la vicinanza del panda si stava rivelando più
deleteria del solito, così decise di andarsene.
:-E
dai, Shen, non ti offendere per così poco!-:
Gli
gridò dietro il panda.
Lui
rimise a posto la lancia di legno prima di girarsi a rispondergli.
:-Non
mi sono offeso. Solo che non capisco-:
Era
la verità: più che offeso si sentiva terribilmente confuso.
Tanto
per cominciare vorrei ringraziare NatyMcQueen per aver messo la storia nei
preferiti, Julia Snape per averla
messa tra le ricordate, WareWolf91 e ancora NatyMcQueen per averla messa tra le seguite.
Ora
passiamo alle chiacchiere.
Nel
testo ci sono citazioni di parole ma anche di situazioni di Kung
Fu Panda uno e due e mi piace inserirle perché creano continuità con la storia
originale.
Poi
lo sapevate che il titolo originale di Kung Fu Panda
2 è “Kaboomofdoom”?
Tradotto
verrebbe più o meno “il Boom (nel senso di esplosione) del destino” che è un
titolo fighissimo che rende perfettamente tutto il
senso del film.
Mi
chiedo perché in Italia, che lasciano tutto in inglese, giusto questo lo hanno
tagliato!
Shen
aveva fatto in modo di cambiare stanza e per sua fortuna Shifu non aveva
chiesto spiegazioni, quanto all’altro panda aveva ripreso ad evitarlo, almeno
finché non fosse riuscito a capire esattamente cosa passava per quella pelosa testa
bianca e nera.
Cioè,
rabbia e sete di vendetta li avrebbe capiti, gentilezza e comprensione invece
non riusciva a spiegarseli.
Pochi
giorni prima avrebbe liquidato la cosa dicendogli che era uno stupido, ora
però, dopo che avevano parlato in palestra non era più così semplice.
Continuava
ad allenarsi e combattendo contro Shifu aveva imparato a non lasciarsi
immobilizzare dal terrore.
Il
maestro riusciva sempre a batterlo e spesso in quei momenti si sorprendeva a
pensare ai fiori di pesco, allora si chiedeva se Shifu intendeva quello per
“imparare qualcosa dall’albero”.
Non
che Shen avesse abbandonato i suoi propositi di conquista e meno che mai aveva
rinunciato a presentare un conto salatissimo al panda per l’inferno che gli
stava facendo passare, ma al momento quello che poteva fare era assolutamente
nulla, se non lasciare passare tempo ed aspettare che tutti loro, compresa la
vecchia capra malefica, abbassassero la guardia.
La
sua condizione gli era sempre rivoltante, per questo quando si sentiva
particolarmente nauseato cercava la solitudine sotto il solito albero di pesco,
specie al tramonto, quando la luce rosa ed indaco creava un’atmosfera rarefatta
in cui Shen aveva come l’impressione di annullarsi, ed in quei momenti quasi quasi gli procurava un certo disagio ricordare che pochi
giorni prima avrebbe voluto trasformare il pesco in tavolame e legna da fuoco.
Una
sera, mentre stava ancora pensando ai fiori, gli cadde lo sguardo su un rametto
a terra.
Lo
prese distrattamente e cominciò a tracciare scarabocchi sulla terra.
Quel
che ne uscì dopo un paio di minuti era ovviamente la forma stilizzata di un
fiore di pesco.
Shen
fece una smorfia ricordando cosa aveva detto di lui e dei suoi disegni il suo
maestro di calligrafia tanti anni prima.
“Sono desolato, vostre Maestà, ma
il giovane principe non possiede il benché minimo senso artistico”
Osservando
il fiore di pesco Shen si trovò pienamente d’accordo.
Il
suo disegno era fatto di linee decise come tagli di coltello, ed invece di
accentuare la grazia delle linee morbide dei petali ne aveva esasperato al
massimo gli spigoli.
Rimase
a fissarlo finché non fece buio, poi si alzò seccato e prima di andarsene
spazzò il terreno con la coda per cancellarlo.
Stava
salendo le scale per tornare alla sua stanza quando dopo una curva vide davanti
a lui Crane e Viper.
I
due non si erano neanche accorti della sua presenza e continuavano a camminare scherzando.
Stavano
combattendo per gioco, altra cosa che Shen non capiva.
Ad
un certo punto a Crane sfuggì un piccolo involto da
sotto l’ala e né lui né Viper riuscirono ad
acchiapparlo in tempo.
Rotolò
giù dai gradini e quando arrivò abbastanza vicino per Shen fu una questione di
istinto allungare una zampa a fermarlo.
:-Hei, grazie! Se non li avessi presi tu i miei inchiostri
si sarebbero sbriciolati in fondo alla valle-:
Gli
disse Crane un paio di gradini più sopra.
“Oh,
cielo! Sta pensando che a me ne importa qualcosa dei suoi stupidi inchiostri o
di qualsiasi cosa ci sia qua dentro!”
Un
brivido di puro disgusto lo scosse leggermente.
Assolutamente
no!
Lui
era Lord Shen, il principe che aveva quasi conquistato la Cina, non certo uno
stupido sentimentale come loro!
E
di sicuro quel minuscolo sobbalzo dietro lo sterno quando Crane
gli aveva detto “grazie” non gli apparteneva.
Guardò
la gru indeciso su cosa fare.
Poteva
lasciare andare il pacchetto e ferire quell’ingenuo di Crane
che per un solo attimo aveva avuto fiducia in lui, oppure poteva fare una cosa
civile e restituirgli gli inchiostri.
Era
una sua scelta, come scegliere se staccare o no un bocciolo di pesco.
Decise
che valeva la pena di provare a fare qualcosa di diverso dal solito e raccolse
il piccolo involto per porgerlo a Crane.
Lui
scese i pochi gradini che li separavano e prese gli inchiostri.
:-Grazie
ancora-:
Gli
disse.
Shen
rimase interdetto.
Forse
Crane si aspettava qualche risposta, magari persino
di iniziare una conversazione, in questo caso fu deluso perché Shen rimase muto
come una lastra di pietra.
Il
silenzio era più che imbarazzante, e quando fu chiaro che Shen non aveva
intenzione di aprire bocca Crane si voltò e riprese a
salire, lasciandolo sulle scale più confuso di prima.
L’ultima
volta che si era sentito così era stato quando aveva bevuto troppo sakè: gli
dava le vertigini.
Scosse
la testa per scacciare quella strana sensazione e lasciò che i due si
allontanassero abbastanza prima di ricominciare a salire.
*
La
sera dopo si trovò di nuovo sotto il pesco e la prima cosa che notò fu che il
suo disegno non era stato affatto cancellato.
Era
sbiadito, certo, ma forse a causa della terra dura aveva resistito al tentativo
di Shen di spazzarlo via, o magari era lui che non ci aveva messo troppo
impegno.
Poi
come seconda cosa notò che vicino al suo c’erano altri due fiori disegnati.
Uno
era fatto con tratti morbidi ed arrotondati, decisamente femminili, invece
l’altro era una un lavoro di calligrafia davvero invidiabile che univa grazia e
precisione.
Shen
li osservò leggermente infastidito, poi passò a chiedersi chi era l’impiccione
che aveva avuto quell’alzata d’ingegno di trasformare un francobollo di terra
in una galleria d’arte.
Immediatamente
la mente gli andò al panda, ma per quanto lo conoscesse poco non gli pareva che
uno di quei due stili potesse essere suo, invece la gru era quella che si
dedicava alla calligrafia, quindi il disegno venuto bene poteva essere suo, e
siccome la sera prima aveva visto Crane insieme a Viper pensò che l’altro potesse essere della vipera.
Certamente
rispetto al disegno a destra il suo era riuscito malissimo, ma se lo comparava
con quello lezioso e femminile a sinistra gli sembrava che non fosse poi così
male.
Si
chiese se anche loro due si fossero chiesti chi aveva fatto il primo disegno
prima di aggiungere i loro, e se per caso lo avessero fatto per far vedere che
loro erano più bravi.
No,
i maestri di kung fu non fanno queste cose infantili.
Eppure
il suo disegno era li, affiancato dai loro, e per di più la sera prima aveva
fatto un favore a Crane.
Shen
ebbe la netta percezione che dopo questo il muro di volontario isolamento che
lui aveva mantenuto stesse cominciando a sgretolarsi.
Pochi
giorni fa ho rivisto “Hero” ed in quel film si
parlava di quanto la calligrafia e le arti marziali siano simili, allora mi è
venuto in mente Crane che nel primo film faceva
esercizi di calligrafia e veniva disturbato dagli strilli di Po sottoposto all’agopuntura,
così ho pensato “Bene, visto che è una cosa cinese ci starebbe bene qualcosa
che ha a che fare con la calligrafia! Vediamo che posso fare”.
Bene,
il risultato è questo capitolo.
Poi
vorrei ringraziare Tecla_Laben
per aver messo la storia tra i preferiti.
Una
mattina, entrando in cucina per la colazione, trovò gli altri guerrieri intenti
a parlottare fitto, e appena si accorsero di lui si zittirono con qualche
gomitata di ammiccamento.
Quello
era un atteggiamento che lo infastidiva oltre ogni limite.
:-C’è
qualcosa che dovrei sapere?-:
Indagò
sospettoso.
:-Andiamo,
diglielo!-:
Disse
il panda a Monkey.
:-Io?!
E perché io? Diglielo tu!-:
:-Ho
il sospetto che stiate parlando di me. Ditemi immediatamente che succede-:
Alla
fine si decise a parlare Shifu.
:-Ecco,
volevamo chiederti un favore-:
“Sì,
chiedere un favore a me!”
Pensò
sarcastico.
:-Tra
poco sarà la festa di mezza estate e noi avremmo bisogno del tuo aiuto per i
fuochi d’artificio-:
Shen
strabuzzò gli occhi.
Fuochi
d’artificio?! Lui?!
Ma
quelli dovevano avere il cranio pieno di spaghetti, e neanche di buona qualità!
:-Ah.
Perché, voi non avete mai fatto i fuochi d’artificio?-:
Chiese
cauto.
Cosa
volevano veramente da lui?
:-Sì,
certo che li abbiamo fatti, ma vorremmo realizzare qualcosa di speciale. Puoi
aiutarci?-:
No,
non gli andava proprio di maneggiare polvere da sparo se non era per i suoi
cannoni, e tanto meno avrebbe organizzato il divertimento per loro!
Stava
per rispondere che no, assolutamente no, che si arrangiassero da soli quando
intercettò lo sguardo di Shifu.
E
non gli piacque per niente.
Era
la stessa espressione della divinatrice subito prima di dirgli “Ecco, vedi, te
lo avevo detto. Tanto per cambiare io avevo ragione e tu torto”.
Immediatamente
Shen percepì la sfida.
Shifu
gli aveva chiesto quella cosa dei fuochi d’artificio per umiliarlo, infatti
accettare di fare i fuochi voleva dire mettersi al servizio di quella banda di
sbarellati, mentre rifiutare voleva dire che usare la polvere da sparo lo
metteva a disagio e quindi che provava vergogna per quello che aveva fatto.
A
quel punto poteva solo scegliere il male minore, cioè secondo lui accettare per
dimostrare che lui la polvere da sparo la sapeva usare sempre e comunque.
E
molto meglio di loro, quindi che non scherzassero troppo.
:-Per
me va bene, però non posso fare tutto da solo e voi dovrete lavorare con me-:
Così,
avendoli praticamente ai suoi ordini, magari si sarebbe potuto prendere qualche
piccola rivincita.
“O
magari il panda farà qualcosa di particolarmente maldestro e sifarà saltare in aria insieme ai suoi amici”
Pensò
Shen, e solo un intenso sforzo di volontà gli impedì di fare un ghigno di
malvagia soddisfazione.
*
Si
misero al lavoro il giorno stesso.
Shen
decise che avrebbe fatto tutto al meglio non solo per dimostrare che la polvere
da sparo non gli creava alcun disagio, ma anche per umiliarli perché
sicuramente quei provinciali non avevano mai visto i grandi fuochi della città
dei Gong.
Però
subito si trovò di fronte un paio di problemi di ordine pratico, tanto per
cominciare proprio la polvere nera.
Quella
che si trovava nella Valle della Pace era decisamente scadente perché la
percentuale di carbone era troppo elevata, e già questo fece andare Shen su
tutte le furie appena se ne accorse, ma quando la vide bruciare a stento e capì
che era anche tenuta male ed era lasciata ad assorbire umidità provò l’impulso
di mollare tutto.
Non
lo fece perché vedeva già il sorrisetto di trionfo di Shifu, e con questo
pungolo si mise sul serio al lavoro.
Fece
asciugare la polvere e si occupò personalmente di comprare del salnitro puro
per bilanciarne la composizione, poi si occupò delle varie prove per vedere se
scoppiava bene.
Era
anche una questione di sicurezza perché se la polvere non bruciava bene non
avrebbe portato il fuoco d’artificio abbastanza in alto, con il rischio che
esplodesse dove ancora poteva fare parecchi danni, e questo Shen non poteva
permetterselo.
Quanto
ai cinque e al panda li aveva messi al lavoro a costruire i contenitori dove
sistemare la polvere da sparo, quelli che costituivano il corpo dei fuochi
d’artificio.
Erano
sezioni di canne di bamboo di almeno dieci centimetri di diametro ulteriormente
scavate per renderne le pareti ancora più sottili, adatte a bruciare
completamente durante l’esplosione senza creare pericolosi detriti incendiari.
Il
panda e Monkey erano i più maldestri e Shen si prese la soddisfazione di
strapazzarli a dovere appena sbagliavano la minima cosa, solo che loro stranamente
non solo non si offendevano, anzi gli dicevano che aveva ragione e cercavano di
non rifare gli stessi errori, con grande disappunto di Shen che avrebbe voluto
l’occasione di maltrattarli più a lungo.
In
definitiva il lavoro stava riuscendo davvero perfetto e Shen avrebbe anche
potuto essere fiero di se, non fosse stato per il fatto che ancora ce l’aveva a
morte con tutti loro.
Ogni
tanto ripensava a Crane, a quando gli aveva salvato gli inchiostri e ad i
disegni, ma non ne parlò mai a nessuno limitandosi a dirigere i lavori con
gelida efficienza.
*
Arrivò
la sera della festa e Shen era di umore più nero che una nuvola del monsone.
Aveva
voluto rimanere sulla collina dove erano allineati i fuochi con la scusa di
controllarli, in realtà era perché quello era rimasto l’unico posto tranquillo
e lui non aveva nessuna voglia di mescolarsi alla folla chiassosa.
E
poi lì, nascosto dalla notte e con solo la luce della luna quasi piena gli
sembrava di trovare un po’ di pace.
:-Allora,
è tutto pronto?-:
Oh,
il panda minore.
Forse
il destino non aveva dato a Shen l’intera Cina in ginocchio di fronte a lui,
però gli aveva dato un sacco di panda da odiare ferocemente.
:-Sì,
è tutto pronto-:
Replicò
freddo.
:-Anche
tu?-:
Gli
chiese ancora Shifu, stavolta con una nota indagatrice nella voce.
:-Sì,
anche io-:
Non
voleva assolutamente dare al maestro la soddisfazione di vederlo turbato da
tutto quel maneggiare polvere da sparo.
Il
silenzio li avvolse denso come gelatina.
:-Sai,
credo che tu abbia fatto un ottimo lavoro-:
Gli
disse Shifu, e nella sua voce non c’era dispetto o scherno, semmai una punta di
sincera ammirazione.
Shen
si trovò un po’ in imbarazzo e cercò di deviare diplomaticamente.
:-Forse
dovresti aspettare di vedere come sono venuti prima di dire una cosa del
genere, non credi?-:
:-No,
non serve. Vedi, qualunque sia il risultato finale non cambierà il fatto che ci
hai messo tantissimo impegno, ed è questo che apprezzo-:
Questa
uscita lo mise ancora più in imbarazzo.
Si
guardò intorno alla ricerca disperata di qualcosa che distogliesse l’attenzione
di Shifu da lui.
:-Hei,
che stanno facendo quelli?!-:
Shen
aveva appena visto quattro piccoli, amorfi, pestiferi cuccioli aggirarsi
intorno ai fuochi.
Shifu
li osservò leggermente preoccupato.
:-Non
mi sento sicuro. Andiamo a vedere che vogliono-:
Shen
lo seguì solo perché dopo che lui aveva fatto un sacco di lavoro voleva
assicurarsi personalmente che quegli sgorbietti non glielo rovinassero.
A
Wi_steria che ha messo la storia tra le Preferite,
a Chihiro e BON
che l’hanno messa tra le Ricordate e ad Angel
of hope
per le Seguite e a Nightrun per
la recensione.
Ora
passiamo al blateramento!
Scusate
se il capitolo è un po’ piatto, ma mi serviva per preparare il terreno per il
prossimo, inoltre questo capitolo, interamente dedicato ai fuochi d’artificio
ed alla polvere da sparo, ha due padrini d’eccezione: Neri Marcorè e Marco
Marzocca!
Sono
loro che, con le loro pubblicità di Marco Polo in Cina, mi hanno fatto pensare
che ci voleva un capitolo come questo.
Per
scriverlo mi sono documentata sulla polvere da sparo sul sito “Ulisse” e questo
è il pezzo che mi è servito di più.
carbone
(15 per cento), nitrato di potassio o salnitro (75 per cento) e zolfo (10 per
cento). Così per ottener le colorazioni rosse si utilizzano composti
dello stronzio che produce radiazioni di lunghezza d’onda compresa tra 605 e
682 nanometri. Il giallo si ottiene utilizzando composti del sodio che emette
la caratteristica radiazione a 589 nanometri. Le colorazioni verdi si ottengono
utilizzando composti del bario che emette radiazioni con lunghezza d’onda
compresa tra 507 e 532 nanometri. Un problema difficile da risolvere per i
pirotecnici fu l’ottenimento della colorazione blu. Infatti nessun elemento
emette una radiazione di questa lunghezza d’onda. Il problema fu risolto
utilizzando la molecola CuCl (cloruro rameoso).
I
cuccioli erano un porcellino, una volpe, un anatroccolo ed un coniglietto.
“Come
sono piccoli… e disgustosi!”
Pensò
Shen con un brivido.
I
piccoli salutarono Shifu con un sacco di inchini e rispettosi “Master”.
:-Cosa
ci fate qui, piccoli?-:
Chiese
Shifu.
:-Volevamo
solo vedere i fuochi quando vengono accesi-:
Rispose
la volpe.
:-Ah,
certo. E magari ne vorreste accendere uno voi di persona, dico bene?-:
No,
un momento… che voleva dire quello?
:-Woa… davvero Master Shifu?-:
:-Bè, credo che si possa fare, non è vero, Shen?-:
Shen
inghiottì un paio di volte a vuoto.
No,
non poteva essere vero! Shifu non poteva chiedergli quello!
A
meno che il piccolo malefico panda non si stesse vendicando perché lui non
aveva ancora fatto niente di male.
:-Bè, io non lo so…-:
Improvvisamente
Shen si trovò oggetto di quattro sguardi sgranati di cuccioli.
Il
primo a farlo arrabbiare fu il porcellino.
:-E
tu che cosa saresti? Un qualche tipo di piccione molto grande?-:
Un qualche tipo di piccione molto
grande?!
Shen
scoppiò come un petardo.
:-Io
non sono un piccione! Io sono un
pavone! Mai sentito parlare di pavoni?-:
:-Sembri
una gallina, sai?-:
Questo
lo fece uscire definitivamente di testa.
Colpì
il piccolo insolente con la coda e poi lo appiccicò a terra con la zampa come
faceva spesso con il capo lupo quando non eseguiva alla lettera ai suoi ordini,
e per l’ennesima volta si trovò a rimpiangere i suoi speroni perché premergli quattro
lame d’acciaio sul collo gli avrebbe dato molta più soddisfazione.
:-Adesso
ascoltami bene, inutile sacchetto di lardo! Io sono un pavone. Pavone, capisci? Non un piccione e nemmeno una gallina.
E
adesso cerca di ficcartelo in mente, oppure sarò io ad aprire personalmente
quella tua piccola insulsa scatola cranica per ficcarci dentro il concetto-:
Finalmente
lo lasciò andare e quello si alzò tutto tremante e terrorizzato.
Shen
si girò a guardare gli altri che sembravano parimenti spaventati.
“Bene,
magari adesso mi lasceranno in pace”
Pensò
ancora furente.
In
quel momento si accorse che il coniglietto guardava ancora i fuochi d’artificio
invece che lui, e che li guardava con desiderio.
“Fantastico,
c’è ancora un insetto che non ha imparato la lezione. Rimedierò subito”
Ignorò
lo sguardo di disapprovazione di Shifu e si rivolse al cucciolo.
:-Hei tu, roditore. Vuoi essere tu il primo ad accendere un
fuoco d’artificio?-:
Lui
trasalì ed abbassò immediatamente gli occhi a terra.
:-No,
signore. Ho paura-:
:-Ma
davvero? E di che hai paura? Di me forse?-:
Shen
era praticamente certo che fosse così e che il cucciolo sarebbe rimasto in
silenzio imbarazzato, invece quello rispose
:-Oh,
no, signore. Ho paura dei fuochi… fanno il botto!-:
:-Certo
che fanno il botto! Sono fatti per questo, no? Adesso vieni con me-:
Shen
si incamminò verso i fuochi allineati voltandosi ogni tanto per controllare che
il coniglietto lo seguisse.
Intanto
accese una miccia imbevuta di olio con le pietre focaie.
:-Come
ti chiami?-:
Gli
chiese.
:-Xao, signore-:
:-Bene,
Xao, adesso prendi questo-:
Gli
mise in mano la miccia.
:-E
ora tocca le miccia del fuoco d’artificio con questa-:
:-M… ma signore… scoppierà, non è
vero?-:
:-Sì,
scoppierà. È fatto apposta-:
Il
coniglietto era terrorizzato.
:-No… non posso!-:
Stava
per voltarsi e scappare ma Shen lo afferrò.
:-Oh,
no, tesoro, tu non andrai da nessuna parte!-:
Lo
tratteneva per le spalle e sentiva il piccolo corpo scosso da brividi di paura.
:-Hai
ragione ad avere paura. La polvere da sparo è pericolosa e può ridurti a
brandelli. Sai, una parte qui, una parte lì… una
parte ancora tanto lontano… una macchia sul muro!
Ma
il suo potere adesso è bloccato ed è nelle tue mani, quindi ora che lo sai
accendilo-:
Xao
rifiutò ancora.
:-Accendilo
ho detto!-:
Esclamò
Shen con lo stesso tono che usava quando comandava la sua armata di lupi.
Il
coniglietto chiuse gli occhi e avvicinò la miccia a tentoni.
:-Non
così! Devi guardarlo!-:
:-Ho
troppa paura!-:
Piagnucolò
il cucciolo ancora bloccato dalla sua stretta.
:-Non
essere patetico! Questa è la cosa più terribile e potente che c’è al mondo, ed
è completamente sotto il tuo controllo. Non è pauroso, è eccitante!-:
Sentì
che qualcosa gli tirava una manica e si accorse che era Xaoaggrappato alla stoffa del suo vestito.
In
altre circostanze si sarebbe arrabbiato perché i suoi abiti erano della miglior
seta della provincia e non avrebbe tollerato che un monello glieli sgualcisse,
ma in quel momento la sua veste era di un banalissimo cotone e Shen non ci fece
neanche troppo caso.
Xao
aprì prima un occhio, poi l’altro.
:-Bravo,
così. Guardalo. Affrontalo-:
Xao
accese la micia e Shen lo tirò via prima che la scia di scintille lo
arrostisse.
Il
fuoco balzò verso il cielo ed esplose in una magnifica corolla fatta di petali
di luce di un bianco accecante.
Shen
si sorprese ad osservarlo con autentica meraviglia per la prima volta dopo tanti
anni.
:-Bravo.
Adesso torniamo-:
Riportò
il coniglietto dai suoi amici e da Shifu.
Come
prevedibile il maialino si rifiutò categoricamente di seguire Shen, e lui smise
di insistere solo quando il porchetto scappò a
rifugiarsi dietro Shifu, la volpe invece avanzò baldanzosa ed accese la miccia,
salvo poi scappare via terrorizzata al momento dello scoppio, cosa che fece
sogghignare Shen con maligna soddisfazione.
L’anatroccolo
aveva paura dei botti e Shen desistette immediatamente quando vide gli occhioni
neri pieni di lacrime.
“Per
carità, no! I cuccioli che piangono sono così snervanti!”
Intanto
erano arrivati i cinque, che presero in consegna i cuccioli per riportarli al
villaggio, così Shen rimase di nuovo solo con Shifu.
:-Hai
fatto una cosa veramente grande-:
:-Sì,
i fuochi sono venuti bene-:
Annuì
Shen.
:-Sì,
anche quello… ma io parlavo di Xao.
Forse tu non te ne sei neanche reso conto ma gli hai regalato cose di grande
valore-:
:-Io
gli ho fatto solo accendere un fuoco. Non era una cosa così eccezionale-:
Sperò
ardentemente che Shifu lasciasse perdere perché la conversazione minacciava di
farsi imbarazzante, invece il panda rosso continuò.
:-Oh,
no, no, no. Tu gli hai dato molto di più! Gli hai insegnato ad affrontare la
paura e gli hai dato il tuo sostegno quando ne aveva bisogno. Ti sembra niente?
O poco? Non lo è. Questo è tantissimo, e se lo vuoi sapere secondo me solo una
persona di valore ne sarebbe stata capace. Il che vuol dire che in te c’è più
di quanto creda tu stesso-:
Shifu
gli rivolse un sorriso sincero, che a Shen era mancato per molto tempo.
Era
il sorriso di un padre orgoglioso di suo figlio.
Shen
rimase interdetto.
“Mi
sta dicendo che ho fatto qualcosa di buono. Io! Io ho…”
:-Io
ho fatto del mio meglio-:
Rispose
anche lui sincero.
Shifu
annuì.
All’improvviso
a Shen venne in mente una cosa.
:-Ci
sono altri fuochi da accendere. Forse, dopo che ci hanno lavorato, anche i tuoi
allievi ne vogliono accendere uno, non credi?-:
*
Incredibile!
Lo aveva fatto davvero!
Aveva
accompagnato ognuno dei cinque ad accendere un fuoco ed aveva provato meno
fastidio del solito anche vicino al panda.
Decisamente
dopo che Shifu gli aveva detto che era contento di lui il suo modo di vedere le
cose aveva cominciato a cambiare, e di conseguenza anche il suo comportamento.
Tanto
da accettare di sedersi con loro a cena quando Po aveva portato un cestino
enorme pieno di cibo e tè.
Gli
era successo altre volte ma fino ad allora Shen si era sempre mantenuto distaccato
ed anche se fisicamente era accanto a loro si manteneva assolutamente distante,
invece quella sera, dopo aver lavorato con loro a costruire i fuochi
d’artificio e dopo che Shifu aveva apprezzato il suo impegno non era più sicuro
di essere indifferente o infastidito dalla loro compagnia.
Doveva
ammettere con se stesso che seduto al loro fianco per la prima volta si sentiva
accettato.
Se
ne accorgeva solo in quel momento perché prima era stato troppo occupato ad
auto commiserarsi per quello che aveva perso per rendersi conto di quello che
poteva trovare.
Il
rumore della tazza posata davanti a lui lo scosse dai suoi pensieri, e sollevando
lo sguardo vide che a portargliela era stato il panda.
:-Grazie-:
Disse
Shen.
Ci
fu un brivido tra tutti gli altri ed era perfettamente comprensibile: quella
era la prima volta che Lord Shen ringraziava.
Po
cercò di essere delicato e si schermì con un “Prego” imbarazzato.
:-Per
tutto-:
Precisò
Shen.
Ora
sentiva chiaramente che i cinque, il panda e Shifu trattenevano il fiato per la
sorpresa.
Shen
alzò gli occhi deciso e li guardò.
:-A
tutti voi-:
Aggiunse
infine.
Dopo
di che si chiuse nel solito mutismo per cercare di elaborare tutti quei
cambiamenti.
Questo
capitolo è quello dove tutte le certezze di Shen cominciano seriamente a
scricchiolare, e ancora il povero fasianide non sa
cosa ho in mente per lui già dalla prossima volta XD
Inoltre
mi pare il caso di ringraziare ancora una volta tutti quelli che seguono la
storia, anche i lettori silenziosi che fanno girare i numerini
sul contatore.
Erano
passate dieci ore, quarantatre minuti ed un numero imprecisato di secondi, ed a
proposito di come si era comportato la sera prima Shen pensava solo una cosa:
CRETINO!
No,
cioè, prestarsi a quella stupida cosa dei fuochi d’artificio?
E
poi, soprattutto, ringraziare il panda e tutta la combriccola?
Gli
sembrava semplicemente umiliante e non riusciva proprio a capire perché gli
fosse nato il bisogno di farlo la sera prima.
Quel
grazie lo aveva fatto sentire in pace con se stesso, e dover ammettere questo
lo rendeva particolarmente furioso.
Si
sentiva strappato in due: da un lato invidiava quei guerrieri kung fu ed il loro essere un gruppo, ma appena lo
invitavano a farne parte lui si tirava indietro.
Era
un po’ come essere abbagliato da una luce troppo forte: magari poteva essere
bella, sì, ma era talmente intensa da risultare fastidiosa perché non ci era
abituato.
Il
risultato fu che Shen ricadde in un periodo di mutismo e scontrosità proprio
quando il ghiaccio intorno a lui sembrava essersi incrinato.
L’unico
che sembrava capire e rispettare il suo bisogno di solitudineera Master Shifu e Shen aveva il sospetto che
fosse stato lui a dire agli altri di lasciarlo un po’ un pace perché dopo pochi
giorni era tornato alla stessa situazione di quando era appena arrivato.
Non
chiedeva e non dava nulla perché ancora non aveva capito cosa voleva e cosa era
disposto a dare lui stesso, e nell’attesa che gli si schiarissero le idee
accettava come unica compagnia quella dell’albero di pesco.
Bè,
almeno fino a quando uno dei suoi allenamenti con Master Shifu non venne
interrotto dall’oca Cheng che cercava proprio lui per
“una visita importante”
Shifu
lo lasciò andare e Shen seguì il messaggero dentro il palazzo, dove però
sembrava non esserci nessuno.
“Ma
chi può cercarmi?”
Dietro
di se sentì un fruscio vagamente familiare.
:-Accidenti
a te, quando la pianterai di mangiarmi i vestiti!-:
:-E
tu quando tornerai ad indossare la seta? Questa stoffa non mi piace-:
La
Divinatrice e Shen si squadrarono un momento, solo che mentre alla fine lo
sguardo della Divinatrice si risolse in un sorriso bonario quello di Shen
divenne una smorfia infastidita.
:-Perché
sei venuta a cercarmi? Spero non solo per farmi notare quanto sia caduto in
basso il mio abbigliamento-:
Lei
non smise di sorridere.
:-Credimi,
Shen, sei migliore adesso. Comunque sono qui per vedere come stai, e poi perché
è da tanto che non ti predico il futuro. Non vuoi più sapere quale gloria ti
attende?-:
Gli
chiese rigirandosi tra le zampe il pezzo di stoffa strappata.
Shen
la fulminò con lo sguardo.
:-Non
prenderti gioco di me, chiaro? Mai!-:
:-Scusa,
non volevo turbarti. Ma fidati se ti dico che è in arrivo qualcosa e che forse
ti converrebbe sapere prima cos’è-:
“Forse
mi conviene davvero, tanto che mi costa? Il lavoro lo fa lei!”
:-Stai
cercando di mettermi in guardia? E va bene, allora credo che ti servirà anche una
di queste-:
Le
porse l’ala per lasciarle strappare una piuma e la capra sembrò sorpresa dal
suo gesto.
Strappò
la piuma e Shen seppe dominarsi invece di strillare come al solito.
:-Ah,
Shen! Non hai idea di quanto significhi questo!-:
Prese
una ciotola dal fagotto che aveva in spalla e si inginocchiò per terra.
Il
brandello di stoffa e la piuma si sovrapposero un attimo prima che una manciata
di polvere sprigionasse una nuvola di fumo.
A
sua volta il fumo si contrasse e divenne prima un cuore pulsante e poi una
copia esatta del suo guandao.
:-Una
ferita deve ancora guarire ed un debito deve ancora essere pagato. Presto ti
sarà offerta la possibilità di pagare il tuo debito e solo quando lo avrai
pagato potrai guarire-:
Il
fumo si dissolse e Shen rimase a fissare la Divinatrice con un sopracciglio
inarcato.
:-Non
ho capito niente. Ti spiace spiegarti meglio?-:
La
capra scosse la testa.
:-Mi
dispiace ma non riesco a vedere più chiaramente di così. A proposito, cos’è che
ho detto esattamente?-:
“Ma
dai… ed io pure che mi faccio consigliare da una
capra che perde colpi!”
:-Hai
detto che una ferita deve ancora guarire e che un debito deve ancora essere
pagato, e che solo quando avrò pagato il mio debito potrò guarire. Ma che vuol
dire?-:
:-Hum… allora, la ferita che ancora deve guarire è qualcosa
che ti fa soffrire. Cos’è, Shen? Il tormento di non esserti sentito amato? La
delusione per essere stato sconfitto? L’umiliazione di essere costretto a
dipendere dai tuoi nemici?-:
Shen
si sentì montare dentro una rabbia furiosa.
:-BASTA!-:
Esplose,
e la sua voce rimbombò tra le pareti.
La
capra non sembrò spaventata dal suo sfogo.
:-Visto?
Sono ferite che bruciano ancora. Mi dispiace-:
Shen
si sentì esattamente come quando gli aveva detto che i suoi genitori lo avevano
amato.
Male.
:-Non.
Osare.-:
La
ammonì.
:-Shen…-:
:-No!
Non una parola di più sulle ferite! Piuttosto dimmi qualcosa sul mio presunto
debito. Sempre se è qualcosa di sensato, se no taci-:
Lei
sospirò e scosse la testa rassegnata.
:-Neanche
questo ti piacerà. Tu ne hai parecchi di debiti: che mi dici di Po che hai
privato della sua famiglia? E di Master Rhino? Se i
suoi allievi ce l’avessero con te non avrebbero ragione? Ed il lupo, il tuo
fedele luogotenente, non avrebbe ragione di odiarti?-:
L’allusione al capo lupo gli provocò una fitta
di disagio.
:-Non
ho modo di sapere cosa pensano i morti-:
Replicò
secco.
:-Oh,
no, in questo sei stato fortunato. Vedi, il lupo è vivo, solo con una cicatrice
in più, e come è ovvio non vuole avere più niente a che fare con te-:
:-Ah-:
Non
si sentì di aggiungere altro e tenne per se la punta di sollievo che provava.
:-Lo
so che ti senti meglio ora, perché vuoi nasconderlo?-:
:-Mai
una volta che tu ti faccia i dannati affari tuoi, giusto?-:
Replicò
Shen stizzito.
:-Shen, per favore, perché sei così ostinato? Non vuoi
provare ad essere qualcosa di diverso da un megalomane con zero empatia? Non
devi vergognarti a mostrare qualche sentimento positivo ogni tanto, sai?-:
:-Perché
tutti vi siete convinti che io voglia cambiare il mio modo di fare? Non è così,
dannazione, io sono e resterò sempre un cinico bastardo individualista e non me
ne vergogno minimamente!-:
Il
suo intento era spaventarla o almeno fare sì che lo disprezzasse e lo lasciasse
perdere, ma non aveva fatto i conti con la tenacia della capra.
:-Lo
so che non te ne vergogni, ma a volte la solitudine ti pesa e prima o poi anche
tu ti stancherai di regnare su un deserto di cenere. Spero solo che quando
accadrà non sia troppo tardi-:
La
divinatrice raccolse il fagotto ed uscì dalla stanza lasciandolo solo e
arrabbiato con il mondo intero.
“All’inferno
lei e tutti i suoi giochi di prestigio con il fumo! Io non ho nessun debito da
pagare e nemmeno ferite da guarire! Saranno loro che le avranno se non mi
lasceranno in pace!”
Uscì
anche lui all’aria aperta e subito se ne pentì perché vide di nuovo la capra
che parlava con maestro Shifu.
:-Allora,
Divinatrice Yang, già ripartite?-:
:-Sì,
Maestro, il mio compito qui è finito e…-:
La
frase rimase in sospeso perché la Divinatrice si era bloccata ad ascoltare
qualcosa che sentiva solo lei.
:-No!
Maestro, devo restare qui ancora un po’, forse qualche giorno, potete
ospitarmi?-:
Master
Shifu sembrò sorpreso dall’improvviso cambio di progetto ma rispose ugualmente con
cortesia.
:-Certo
che potete restare, prego, da questa parte-:
Il
panda rosso si diresse verso gli alloggi per mostrarle il suo, invece la
Divinatrice si girò a guardare Shen ancora fermo sulla soglia.
Shen
fu sorpreso di notare che nel suo sguardo c’era un’ombra di preoccupazione.
*
Non
gli piaceva.
Passasse
il panda, passassero i suoi amici chiassosi, passasse il Maestro ratto ma la
Divinatrice proprio no!
In
realtà la capra non gli aveva quasi più rivolto la parola, ma bastava la sua
presenza per mettere Shen profondamente a disagio.
Durante
la cena si sedette più lontano possibile da lei, cosa che però non lo mise al
sicuro dall’essere oggetto ad un certo punto, di uno sguardo penetrante.
:-Sta
arrivando-:
Disse
la Divinatrice, e poco dopo dei passi affrettati nel corridoio segnalarono
l’arrivo di un messaggero trafelato.
Era
un colombo ed ebbe appena il tempo di lasciare cadere un rotolo di carta con un
messaggio prima di accasciarsi sulla panca.
:-Master
Shifu, vi porto un messaggio dagli abitanti di QuianLi…loro…-:
Shifu
lo fermò con un gesto.
:-Ci
racconterai tutto più tardi, adesso hai bisogno di mangiare qualcosa e riposare.
E poi posso sempre leggere questo-:
Disse
indicando la carta arrotolata.
Il
colombo annuì visibilmente sollevato e si dedicò alla ciotola di spaghetti che
il panda gli aveva messo davanti, gli altri intanto avevano smesso di mangiare
ed aspettavano che il maestro dicesse loro di che si trattava.
:-È
una richiesta di aiuto. Gli abitanti di Quian Li sono
spesso attaccati dai banditi delle montagne e non possono difendersiperché… perché i
banditi hanno delle armi da fuoco-:
A
quelle parole Shen si alzò con uno scatto ed uscì perché non voleva sentire
altro.
Scusate
per il ritardo mostruoso, ma sapete com’è, prima la partenza per le vacanze,
poi il caldo, poi il mare, poi la pigrizia, insomma, non riuscivo a produrre
qualcosa di sensato, poi all’improvviso l’ispirazione ha bussato di nuovo alla
mia scatola cranica ed io non ho dovuto fare altro che farla accomodare.
Poi
faccio i soliti ringraziamenti a chi ha inserito la storia nelle
preferite/seguite/ricordate… Ragazzi, ora che siete
tanti ho quasi perso il conto!
Mando
un grande abbraccio a tutti voi e ancora una volta chiedo perdono per quanto vi
faccio aspettare ^^
Si
era rifugiato sotto l’albero i pesco e si aggrappava al tronco come se fosse
stata un’ancora di salvataggio.
Armi da fuoco.
Qualcuno
aveva rubato la sua idea e se ne stava servendo mentre lui era bloccato là!
Per
la rabbia spazzò la terra con un calcio e nel farlo colpì dolorosamente una
radice che spuntava dal terreno.
:-Sai
che non è la cosa giusta da fare, non è vero?-:
Ancora,
di nuovo e come sempre quando era meno opportuno, ecco che spuntava la capra.
:-Lasciami
in pace, va bene?! Non voglio vedere nessuno!-:
:-No!
Adesso basta, Shen, mi devi ascoltare!-:
La
Divinatrice batté il bastone a terra tanto per sottolineare il concetto come se
avesse qualcosa di irrimediabilmente urgente da comunicargli.
:-Stai
sbagliando tutto, Shen. Tu non sei scappato dalla stanza per vergogna ma perché
il fatto che non sei tu ad usare quelle armi ti fa andare in bestia, non è
vero?-:
“Tanto
questa sa già tutto, perché dovrei perdere tempo a fare finta?”
:-E
va bene, dannata capra, hai vinto tu! Io vorrei solo tornare al comando del mio
esercito! Il panda e i suoi amici mi hanno ospitato e probabilmente si sono
trattenuti almeno cinquecento volte dallo strangolarmi per tutto quello che
hanno passato a causa mia, so che dovrei essere loro grato, ma in realtà
l’unica cosa che vorrei è avere almeno una delle mie lame così da ricambiare la
loro gentilezza con altrettanta cortesia, e sai che farei? Io per dimostrargli
tutta la mia gratitudine li ucciderei in fretta, senza farli soffrire-:
Dopo
aver sputato fuori tutto quanto si sentì decisamente meglio.
Shen
sospirò.
:-È
per quel messaggero che sei rimasta, non è vero? Tu sapevi che sarebbe
arrivato. E quella storia dei banditi con le armi da fuoco ha a che fare con me
e tu lo sai-:
:-Avrà
a che fare con te solo se tu deciderai che deve essere così-:
:-Ah,
quindi io posso anche decidere di far finta di niente e vivere in pace?-:
:-Non
ho detto neanche questo-:
:-E
allora quand’è che ti deciderai una buona volta a parlare chiaro? Se devi solo
farmi arrabbiare e farmi venire mal di testa puoi tornartene da dove sei
venuta!-:
:-Sembra
quasi che tu mi stia chiedendo di dirti cosa fare. Non posso farlo, Shen,
questo è il tuo destino ed io non posso decidere al posto tuo, posso solo
metterti in guardia quando sento avvicinarsi un pericolo-:
Shen
fece un sogghigno ironico.
:-Cos’è,
adesso vuoi farmi credere che vuoi proteggermi?-:
Se
ne pentì immediatamente perché la Divinatrice lo guardò di nuovo in quel modo
che lui odiava, come se lo compatisse profondamente.
:-Sì,
Shen, io sto cercando di proteggerti come ho sempre fatto da quando eri un
pulcino. Ero la tua tata, ricordi? E che a te piaccia o no continuerò ad
occuparmi di te-:
Lui
fece una smorfia infastidita.
:-Basta
così. Ora occupati di predire qualcosa e dimmi come potrebbe avere a che fare
con me il messaggero-:
:-Non
è così semplice, Shen. Ci sono delle armi da fuoco, quindi visto che tu che le
hai costruite per primo ne conosci anche i punti deboli credo che Master Shifu
ti chiederà di aiutare i suoi allievi che a loro volta aiutano quel villaggio.
Ed anche il villaggio sento che è legato al tuo destino, ma non chiedermi in
che modo perché questo proprio non lo so-:
“Pazienza,
del villaggio non mi interessa niente, delle armi da fuoco invece sì… chissà
che non mi riesca di assoldare questi banditi e fare di loro il primo nucleo
del mio nuovo esercito”
:-No,
Shen, no! Hai appena pensato una cosa che ti metterà in un mare di guai! Ma
perché non capisci? Da quando sei qui hai visto che c’è un modo diverso di
vivere, e lo hai anche apprezzato a momenti, anche se non lo ammetteresti
neanche sotto tortura. Perché vuoi percorrere un cammino che ti porterà alla
distruzione?-:
C’era
sincera preoccupazione nel tono della capra, cosa che turbò Shen più di quanto
avrebbe voluto ammettere.
:-Non
darti tutta questa pena per me: io non sono più sotto la tua custodia da molto
tempo, tata-:
Le
rispose.
:-Questo
lo so, ma io ti voglio ancora bene, per questo ti devo avvertire. Se non
cambierai andrai incontro ad una brutta fine, e ne hai già avuto la prova una
prima volta quando ci hai quasi lasciato le penne a causa della tua stessa
arma, e adesso che il destino ti ha voluto regalare una seconda possibilità ti
prego, non ci sputare sopra! In te c’è qualcosa di buono, io lo so, ma dovrai
essere tu a dimostrarlo-:
:-Piantala!
In me non c’è niente di buono! Quello che voi chiamate bontà è solo debolezza
ed io non sarò mai debole!-:
Urlò
Shen quasi spaventato.
Di
fronte a lui la Divinatrice scosse la testa rassegnata.
:-Mi
dispiace, Shen, io non posso fare di più per te. Posso dirti solo che entro
l’alba di domani tu avrai fatto una scelta importante e se vorrai conoscere le
sue possibili conseguenze… bè, sai dove trovarmi-:
La
Divinatrice si girò e se ne andò, non prima di avergli lanciato un ultimo
sguardo addolorato.
*
Era
l’alba, bella e di un rosa pallido, che lo avvolgeva nell’aria fresca di
rugiada.
Shen
non era rientrato nella sua stanza per la notte e quando la stanchezza aveva
avuto la meglio si era appisolato contro il tronco del pesco, con il risultato
che al risveglio aveva tutto un fianco indolenzito.
:-Hai
scelto una sistemazione un po’ scomoda, sei sicuro di stare bene?-:
“E
adesso chi altro…? Ah, certo, il ratto”
:-Avevo
bisogno di riflettere-:
Gli
rispose semplicemente, e non era neanche una bugia.
:-Capisco.
Bene, allora credo di doverti dare un altro argomento di riflessione-:
“Stai
a vedere che la capra ha di nuovo ragione e questo vuole davvero chiedermi di
lavorare con loro”
Diviso
tra curiosità e stizza gli fece cenno di continuare.
:-Shen,
tu sai che ieri sera abbiamo ricevuto una richiesta di aiuto da un villaggio
che sta dall’altra parte delle montagne. Sono stati attaccati da banditi che
usano armi da fuoco. Io volevo chiederti se tu saresti disposto ad aiutarci-:
Shen
lo ascoltò e non rimase per niente sorpreso.
:-Magari
hai pensato che siccome anche io ho costruito quel tipo di armi ne conosco i
punti deboli-:
Shifu
lo guardò palesemente sconcertato.
:-Sì,
è esattamente così. So che è un impegno grave ma credimi, te lo sto chiedendo
come favore, ci servirebbe davvero tanto il tuo aiuto-:
:-Non
avete già il panda miracoloso? Ha affrontato e sconfitto un’intera flotta da solo,
non credo che dopo questo saranno un problema un paio di banditi-:
Shifu
lo guardò con un’espressione indecifrabile e si prese qualche secondo prima di
rispondere.
:-Quello
che ha fatto Po è stato straordinario, ma è stata ugualmente una cosa molto,
molto pericolosa, ed io non voglio vedere mai più uno dei miei allievi esposto
ad un rischio così grande, è per questo che vorrei trovare un modo di
neutralizzare quelle armi prima che possano essere di nuovo usate su qualcuno-:
Shen
distolse lo sguardo imbarazzato.
:-Sì,
lo capisco. Allora io… io andrò con loro-:
Non
lasciò al maestro il tempo di replicare e scappò subito a cercare la
Divinatrice.
*
La
trovò che già lo aspettava all’entrata del Palazzo.
:-E
così hai fatto la tua scelta. Vieni, vediamo insieme cosa ti aspetta-:
Shen
la seguì nella sua stanza e scoprì che aveva già preparato la ciotola.
Si
sottopose al solito rito della stoffa e della piuma ed aspettò che il fumo gli
mostrasse di nuovo il suo futuro.
Stavolta
non si materializzò nessuna figura, invece dalle ceneri saliva un suono sommesso
simile ad un pianto.
:-Hai
scelto un cammino difficile, che ti porterà dolore ma che ti darà la
possibilità di pagare un debito che ti pesa addosso da troppo tempo. Mi
dispiace, ma se sceglierai di seguire questa strada dovrai essere pronto a
rischiare la tua vita-:
In
quel momento Shen si accorse che il lamento somigliava in modo impressionante
alla sua voce.
:-Basta
così!-:
Esclamò
turbato.
In
risposta il fumo rifluì tutto sul fondo della ciotola, poi in un secondo creò
in aria la figura di un pavone dalle ali spiegate che si dissolse in una
cascata di scintille.
Abbassò
lo sguardo sulla Divinatrice e la sua espressione non lo rassicurò per niente.
:-È
un rischio enorme, Shen, puoi sempre ripensarci-:
:-I
rischi non mi spaventano, e poi ne ho già corsi tanti. Ormai ho deciso che
andrò, e scommetto quello che vuoi che tu lo sapevi già che avrei deciso così-:
La
Divinatrice fece un sorriso enigmatico.
:-E
va bene, lo ammetto, sapevo che non saresti stato capace di stare ad aspettare,
e adesso che siamo a questo punto credo che sia il momento di darti questi-:
Dal
fagotto che si era portata la Divinatrice prese un involto più piccolo e lo
consegnò a Shen.
:-È
pesante, che ci hai messo dentro?-:
Chiese
lui.
Gli
era sembrato di sentire un familiare suono metallico.
:-Sono
cose che ho conservato per un po’ di tempo in attesa che venissero di nuovo
utilizzate. Aprilo solo dopo che sarò partita io, fidati, ho un buon motivo per
chiederti di fare così-:
Shen
fece un mezzo sogghigno, poi improvvisamente ridivenne serio.
:-Divinatrice,
dimmi la verità, ci rivedremo?-:
Lei
lo guardò con un misto di tenerezza e preoccupazione.
:-Non
lo so, Shen, non lo so… ma probabilmente sì, se tu farai la cosa giusta-:
:-La
cosa giusta? E qual è la cosa giusta?-:
:-Non
è a me che devi chiederlo, chiedilo a te stesso. Il tuo cuore conosce già la
risposta-:
Shen
decise di rinunciare prima che con quegli enigmi gli venisse un serio mal di
testa.
*
Più
tardi, di sera, nella sua stanza Shen stava meditando se aprire l’involto o no.
La
Divinatrice era partita, o meglio era sparita senza neanche salutarlo, quindi
tecnicamente aveva il permesso di aprire quella cosa, ma d’altra parte aveva
imparato a sue spese che la capra e tutto quello che aveva a che fare con lei
era portatore di sciagure, almeno per lui, quindi quel fagotto lo preoccupava
alquanto.
Alla
fine si decise a sciogliere i nodi e quello che aveva davanti lo lasciò senza fiato.
I suoi speroni.
Tutte le sue lame da lancio.
Una veste di seta bianca.
Si
cambiò in fretta e la indossò.
Quella
veste gli ricordò tutto quello che era: un principe, un guerriero, uno che
aveva sfidato il destino e che era pronto a sfidarlo ancora.
“Io
sono Lord Shen della città dei Gong, e combatterò per riprendermi ciò che è
mio!”
Poi
lo sguardo gli cadde su un biglietto che doveva essere sfuggito dalle sue cose.
Era
della Divinatrice.
“Ho pensato che ti servissero
queste cose perché qualunque cosa accada è importante che tu sia te stesso.
Ps: Non volermene per lo strappo…
stavo solo controllando la qualità della stoffa”
Shen
si sentì gelare dal terrore.
“Oh,
no! Vuoi vedere che…?”
Controllò
rapidamente i bordi della sua preziosa veste di seta.
Sì,
in un angolo c’era uno strappo a forma di morso.
Ragazzi,
questo è il capitolo più lungo che ho mai prodotto! Nove pagine e un rigo! Più
che altro è lungo perché è pieno di dialoghi da fare invidia a Platone XD
Poi
volevo ringraziare ovviamente e come sempre chi ha aggiunto la storia alle
preferite, seguite o ricordate… ragazzi, ma quanti siete?!
Shen
si prese tutto il tempo necessario per prepararsi e quando comparve alle spalle
del gruppo preceduto dal ticchettio degli speroni di metallo quelli lo
guardarono sbalorditi.
Avevano
dimenticato chi era il principe vestito di seta bianca, e per un breve periodo
lui stesso lo aveva dimenticato, ma ora era prontissimo a ricordare loro con
chi avevano a che fare.
Attraversò
il gruppo in silenzio e a testa alta, aspettando che qualcuno desse il segnale
di partire.
“Ma
che stanno aspettan… ah, certo!”
Master
Shifu li raggiunse e li guardò a lungo prima di parlare.
:-Ascoltatemi,
allievi. Io so che ognuno di voi ha capacità straordinarie, ma non posso
nascondervi che sono preoccupato per voi e per quello che dovrete affrontare.
Non mi piace essere sentimentale, ma visto che è quando rischiamo di perdere
una cosa che questa ci appare più cara, credo che sia giusto ricordarvi ora che
io considero ognuno di voi come un figlio. Spero di vedervi tornare tutti sani
e salvi, per questo… buona fortuna. A tutti voi-:
Nel
dire le ultime parole lo sguardo del maestro si posò con particolare intensità
su Shen, che si sentì incredibilmente imbarazzato e distolse il suo.
Tutti
i suoi propositi, tutta la sua ritrovata fierezza ora vacillavano per poche
parole leggere come fiori di pesco.
“Adesso
basta! Io non sono come loro! E presto, molto presto se ne accorgeranno”
*
Il
suo piano era semplice: restare con i cinque, il panda ed il colombo che faceva
loro da guida finché non avesse raggiunto le armi a fuoco, impossessarsene in
qualche modo e dare loro una dimostrazione pratica di quanto poteva essere
vendicativo un pavone con profonde ferite nell’orgoglio.
Certo,
questo era il piano, poi però c’erano gli incidenti di percorso: c’era Tigress
che gli aveva ceduto la sua coperta in una notte particolarmente fredda, c’era Mantis che gli aveva alleviato il dolore con l’agopuntura
quando le ossa dell’ala che aveva rotta la prima volta avevano cominciato a
fargli male per l’umidità, c’era Viper che insieme a Monkey lo aveva sorretto quando in un passaggio
particolarmente ripido aveva rischiato di scivolare, e c’era Crane, che quando tutti gli altri lo assillavano troppo per
sapere come mai fosse così taciturno gli aveva fatto capire che se voleva stare
in pace era pure un suo diritto.
E
poi c’era il panda, che ogni volta che gli chiedeva “Stai bene?” sembrava
profondamente e sinceramente preoccupato per lui.
Ma
nonostante questi incidenti quei tre giorni di cammino passarono in qualche
modo, e la sera del terzo giorno arrivarono al villaggio di Quian
Li.
Si
trovarono davanti alla porta del villaggio sprangata perché era tardi e tutti
gli abitanti dovevano essere già tornati dal lavoro nei campi, così Tigress si
prese il compito di bussare.
:-Chi
va là?-:
Rispose
subito una voce profonda dall’interno.
:-Siamo
i Cinque Cicloni ed il Guerriero Dragone. Siamo venuti per aiutarvi contro i
banditi-:
:-Ah!
Siete voi! Siate i benvenuti!-:
Seguì
un po’ di sferragliare all’interno, poi la porta si aprì e lasciò intravedere
il proprietario della voce.
A
quel punto Shen maledì il suo destino come non aveva ancora fatto, perché
dietro la porta di legno c’era un panda.
Non
un panda minore come Shifu, proprio un panda bianco e nero, molle e morbido.
Come
quelli che aveva affrontato tanti anni prima.
“Strano… doveva essersene salvato solo uno di quei panda. Da
dove salta fuori questo?”
Il
guardiano ricambiò lo sguardo di Shen con un’espressione perplessa.
:-E
lui…?-:
Chiese
indicandolo.
:-È
con noi-:
Si
affrettò a spiegare Tigress, e gli altri annuirono convinti.
Il
panda guardiano non sembrava per niente contento, ma non poteva mettersi contro
sei maestri di kung fu e alla fine li fece entrare,
poi richiuse le porte e li guidò subito alla casa del capo villaggio.
Passando
tra le altre case Shen intravide attraverso le finestre di carta di riso delle
sagome tozze e con orecchie tondeggianti.
“E
questi? Potrebbero essere…? Ma no, saranno un’altra
specie di orsi, non posso credere che siano panda!”
Tuttavia
qualcosa gli diceva che, se la sua irrefrenabile arma era stata frenata contro
ogni previsione, poteva anche essere che il suo sterminio dei panda non fosse
riuscito poi così bene.
Non
sapeva se il pensiero gli provocava rabbia per non aver fatto le cose come si
deve proprio lui che era così perfezionista oppure sollievo perché così persone
come la divinatrice avrebbero avuto meno motivo di rimproverarlo.
Il
guardiano li giudò attraverso il villaggio fino ad una casa uguale alle altre
tranne per la statua in bronzo di un drago che decorava l’architrave.
Entrarono
senza bisogno di bussare ed il panda che aveva aperto loro le porte del
villaggio li fece aspettare in una piccola anticamera mentre andava a chiamare
il capo.
“Per
favore… fai che non sia un altro panda!”
Poco
dopo tornò e li invitò ad entrare.
La
stanza era in penombra ed era rischiarata da lanterne di carta ocra e rosse.
Davanti ad un braciere c’era la sagoma che dava loro le spalle di qualcuno che sembrava immerso nella
meditazione.
La
figura non si mosse ma cominciò a parlare con voce profonda.
:-E
così alla fine si è verificato esattamente quello che mi aveva predetto l’i’ching. Rivedere due persone. Entrambe le avevo viste
l’ultima volta venti anni fa ed entrambe credevo che non le avrei riviste mai
più, ma mentre una porterà grande gioia, l’altra porterà il ricordo di
un’antica rabbia-:
Shen
lanciò un’occhiata al panda chiedendosi se aveva capito.
Perché
lui aveva capito benissimo il senso di quelle parole: le uniche due persone che
corrispondevano a questa descrizione erano proprio lui e il panda, quindi,
quello che stava parlando doveva essere quel panda che tanti anni prima aveva
difeso il suo cucciolo dai lupi.
E
che gli aveva procurato le cicatrici sulle zampe.
Infatti
subito dopo la massiccia figura si alzò e si voltò verso di loro.
:-Ho
atteso tanto tempo. Lasciati guardare figlio mio-:
Po
sgranò gli occhi, poi finalmente sembrò arrivare a comprendere.
:-P…papà…?-:
Il
panda più anziano sorrise ed annuì.
:-Papà!-:
Shen
non riuscì a guardare mentre i due si abbracciavano, era una cosa che lo
metteva troppo a disagio.
Abbassò
lo sguardo desiderando ardentemente di diventare invisibile.
:-Quanto
a te…-:
Shen
capì immediatamente che stava parlando con lui.
:-Ti
voglio fuori da qui immediatamente!-:
Esclamò
il capo.
Sì,
in fondo se lo aspettava, ma non aveva intenzione di tirarsi indietro.
E
soprattutto nessuno poteva permettersi di cacciarlo in quel modo!
:-Non
posso andarmene. C’è una cosa che devo fare-:
Gli
rispose deciso.
:-E
cos’è che devi fare? Distruggere di nuovo il mio villaggio? Rimettere a fuoco
quello che abbiamo ricostruito con fatica in tanti anni? No, non te lo
permetterò!-:
Shen
maledisse di nuovo i panda, la Divinatrice, Master Shifu che gli aveva chiesto
di partire e soprattutto maledisse il suo destino.
:-Non
voglio distruggere niente, io sono qui per aiutarvi-:
Tentò
di nuovo.
Il
panda lo guardò con uno sguardo talmente intenso che Shen si sentì
improvvisamente intimidito.
:-Non
mentire. Io non so per quale ragione sei qui, ma certamente non è aiutare noi,
e adesso vattene dal mio villaggio-:
Shen
avrebbe voluto rispondere qualcosa, una cosa qualunque, ma non sapeva cosa.
Quello
che aveva detto il panda era vero, che non gliene importava niente di aiutare
quel villaggio, e se anche avesse provato a negare avrebbe finito per mentire
di nuovo ed il panda lo avrebbe capito.
No,
non poteva rischiare di compromettersi.
:-Avrete
bisogno di me. Vedrete-:
Gli
disse cercando di mantenere la voce neutra, poi si girò e uscì dalla casa del
capo.
Per
un po’ camminò sotto la luce della luna ed osservò le sagome attraverso le
finestre esagonali di carta.
La
maggior parte erano famiglie sedute a tavola, alcune più numerose, altre di
sole tre persone. In una c’era una mamma che stava imboccando il suo cucciolo.
Di
nuovo si sentì maledettamente a disagio e distolse in fretta lo sguardo.
“Che
mi sta succedendo? Non dovrebbe essere così. Io non dovrei provare niente per
loro. Io non ho mai provato… rimorso”
Si
fermò al limitare del villaggio, proprio al confine con le risaie.
Accanto
a lui scorreva un canale che irrigava i capi e poco lontano c’era il pozzo,
probabilmente quello da cui prendevano l’acqua potabile.
Osservò
lo scintillio dell’acqua sotto la luna e per un po’ cercò di calmarsi
ascoltando il mormorare sommesso del canale.
“Che
devo fare? Quel panda, il capo villaggio, ha visto giusto. Non mi accetteranno mai… e hanno ragione”
Dovette
ammettere con se stesso.
All’improvviso
sentì che ne aveva abbastanza di tutta quella situazione.
Era
stanco di mentire, di arrovellarsi, forse era stanco persino di essere se
stesso.
In
quel momento desiderò non essere mai partito, così magari in quel momento
sarebbe stato seduto sotto l’albero di pesco a guardare il paesaggio della
Valle della Pace piuttosto che in quel villaggio dove tutto lo faceva sentire a
disagio e fuori posto.
Clonk!
Un
rumore lo fece voltare rapidamente verso il pozzo.
Sotto
la luce della luna c’era una cucciola di panda che lo osservava a bocca aperta
e ai suoi piedi rotolava un secchio di bambù.
Doveva
essere stato quello che aveva fatto rumore cadendole dalle mani.
Shen
non sopportava quello sguardo fisso su di se.
:-Che
hai da guardare?-:
Le
chiese sgarbato.
:-Scusa,
signore, anche la mamma mi dice sempre che non sta bene fissare le persone, ma
non ho potuto farci niente-:
:-Non
avevi mai visto un fantasma, eh?-:
Sogghignò
Shen.
:-Tu
non sei un fantasma, i fantasmi fanno paura-:
:-Oh… e allora perché mi fissavi?-:
:-Perché
non avevo mai visto nessuno bello come te-:
Shen
tacque imbarazzato.
Si
era sentito definire in molti modi per il suo colore, da inquietante a singolare,
ma mai nella sua vita aveva sentito dire qualcuno che era bello.
In
realtà si era sempre sentito affascinante come era ovvio per la sua natura di
pavone ed aveva sempre cercato di convincersi che erano gli altri a non saper
vedere la sua bellezza, e quindi era giusto che lui li odiasse, ora però quella
cucciola di panda veniva a sgretolare un’altra delle sue certezze
:-Sono
belle queste penne sulla coda! Tu sei un pavone, vero?-:
Shen
ignorò la domanda perché era completamente immerso in un vortice di pensieri.
“Chissà
quale dei suoi parenti ho ucciso? Forse suo nonno? O sua nonna? O magari i
fratelli e le sorelle di suo padre… o di sua madre?
Forse i suoi genitori portano le mie cicatrici…”
Sì
sentì mancare il fiato.
:-Signore,
stai bene?-:
Gli
chiese la piccola.
Shen
boccheggiò. Stava bene? No, stava malissimo, non era mai stato peggio in vita
sua.
:-Sì…no…io…
come ti chiami?-:
Improvvisamente
aveva sentito il bisogno di sapere qualcosa di lei.
:-Io
mi chiamo Peonia, signore, e tu?-:
:-Io
sono…Shen-:
Aveva
pronunciato il suo nome come se fosse quello di un estraneo.
:-Peonia!
Cosa ci fai fuori di casa a quest’ora?-:
La
voce era quella del padre di Po.
:-Oh,
buona sera, zio! Ero uscita a prendere l’acqua dal pozzo ed ho incontrato il
nostro ospite-:
Il
vecchio panda trasalì a quelle parole.
:-Il
nostro ospite…sì… va bene,
Peonia, adesso torna dentro. Tua madre starà ancora aspettando l’acqua per
cucinare-:
La
cucciola riempì di nuovo il secchio, poi li salutò con un inchino e trotterellò
verso casa.
Shen
rimase in silenzio e ad occhi bassi preparandosi ad un’altra invettiva contro
di lui, invece quando il panda gli parlò la sua voce era stranamente pacata.
:-E
così mia nipote Peonia ha detto che sei nostro ospite. Sarà come dice lei. I
bambini hanno un cuore puro e sanno giudicare con occhi non velati dall’odio Bene,
puoi restare, ma ricorda… ti tengo d’occhio-:
Salve!
Intanto chiedo perdono per l’immenso, indegno ed abominevole ritardo *inchino* e
ringrazio tutti quelli che hanno ancora la pazienza di seguire la storia.
Scusate, cercherò di non farlo mai più.
Ora
però passiamo alle cose serie! So che il titolo ha fatto smuovere qualche
rotellina nel vostro cervello, riuscite a ricordare dove avete già sentito
quella frase?
Esatto!
È quello che Tigress dice a Po nel primo film! Bravi, avete vinto la pergamena
del drago XD
A
parte gli scherzi ho una segnalazione da fare: c’è su fan fiction.net una
bellissima fiction su Lord Shen che vi consiglio vivamente di leggere.
E
poi è in inglese, così fate anche un po’ di esercizio in lingua straniera (che
serve sempre) ed i vostri genitori non si possono lamentare che state al
computer solo per fare boiate!
Si
intitola “Redeeming light” e l’ autore è CryssyMiu
Shen
seguì il padre di Po in silenzio lungo la strada del ritorno fino alla casa,
dal cui interno provenivano le voci dei guerrieri kung fu che facevano i
complimenti alla cucina del panda.
Sembrava
tutto così semplice, così normale. Una casa, una famiglia.
:-Non
voglio farvi del male-:
Disse
all’improvviso.
Il
panda lo guardò come se lo stesse attentamente valutando e Shen rimase fermo
sotto quello sguardo.
Non
stava mentendo e sperava che il panda lo capisse.
:-Forse
no-: Disse quello lentamente :- Vedremo. Per il momento raggiungi i tuoi
compagni e ringraziali perché se ho deciso di farti restare è anche merito loro
che mi hanno assicurato che non sei una minaccia-:
Shen
trasalì a sentire dire “I tuoi compagni”.
:-Io…
io rientrerò più tardi-:
Brontolò
piano.
Il
panda gli restituì un’alzata di spalle.
:-Fai
un po’ come credi. Resta pure fuori sulla veranda tutta la notte se ti pare. E,
a proposito, io mi chiamo Lao-:
Shen
non stette neanche a guardarlo che rientrava.
Si
appollaiò sui gradini che portavano in casa e rimase a riflettere sulla sua
nuova situazione.
Si
sentiva spaccato in due più che mai: da un lato non voleva rinunciare a
dimostrare di essere il più forte e l’idea di riappropriarsi delle sue armi e
di ricostruire un esercito era un richiamo irresistibile per il suo orgoglio,
dall’altro però non poteva fare a meno di ripensare alle parole della
Divinatrice.
“Da quando sei qui hai visto che
c’è un modo diverso di vivere, e lo hai anche apprezzato a momenti, anche se non
lo ammetteresti neanche sotto tortura”
Era
vero, era dannatamente vero!
Shen
se ne accorgeva solo in quel momento: da quando era arrivato al Palazzo di Giada
e Shifu lo aveva rassicurato sul fatto che nessuno avrebbe mai usato una sua
debolezza contro di lui, qualcosa aveva cominciato a cambiare.
Sapere
che non volevano fargli del male gli aveva tolto di dosso il peso enorme di
doversi sempre guardare le spalle.
Era
paradossale che non si fosse mai sentito tanto al sicuro come in quei giorni in
cui era stato più a stretto contatto con i suoi “nemici” ed ancora più
paradossale era il fatto che lui non si fosse accorto di quel cambiamento
perché era troppo impegnato a detestarli.
Cercò
di immaginare come sarebbe stato se avesse davvero accettato di far parte del
loro gruppo.
Certo,
avrebbe dovuto rinunciare per sempre ai suoi progetti di conquista e non
avrebbe mai avuto la gloria che aveva rincorso per tanti anni, ma in cambio
forse avrebbe avuto degli… amici?
Anche
quella era una cosa nuova: quando mai gli era importato di avere amici?
Sbuffò
contrariato.
Per
di più in quella vallata dannatamente umida le sue ossa cominciavano a
protestare e l’ala gli faceva di nuovo male.
:-Ah,
eccoti qui. Cominciavamo a credere che ti fossi perso-:
Shen
rischiò di cadere.
Decisamente
non si sarebbe mai abituato al fatto che la tigre gli scivolasse
silenziosamente alle spalle.
Decise
di rigirarle la domanda con tono acido.
:-Che
mi fossi perso o che fossi scappato?-:
La
tigre scosse la testa con un mezzo sorriso, poi invece di andarsene e di
lasciarlo solo con il suo veleno scese due gradini e si sedette accanto a lui.
:-No,
non credevamo che fossi scappato-:
Gli
rispose stranamente calma.
Shen
pensò che in fondo non aveva senso essersela presa con lei.
:-Lascia
perdere, è che sono nervoso, va bene?-:
Lei
annuì comprensiva.
:-Sì,
capisco. Non è quello che ti aspettavi.-:
:-No,
decisamente non lo è-:
Ammise
Shen.
Non
aveva intenzione di parlare del suo “debito da pagare”.
Non
ancora almeno.
Però
era il momento giusto per chiarire un’altra cosa.
:-Perché
mi avete difeso con il capo villaggio? Insomma, sembrava decisissimo a
cacciarmi, perché non glielo avete permesso?-:
:-Non
volevamo che ti cacciasse. Ormai fai parte della nostra squadra-:
Anche
lei ci si metteva adesso!
Lo
avevano praticamente adottato senza che lui lo avesse richiesto!
E
la cosa gli dava un senso di… sicurezza?!
:-Ma
qui! Io! L’ultima volta che ho visto questi panda ho provato a sterminarli!-:
:-E
adesso invece sei qui per aiutarli. Stai facendo la cosa giusta, perché il tuo
cuore è così pieno di dubbi?-:
Shen
non sapeva che rispondere.
Sicuramente
la tigre non immaginava neanche che fino a poche ore prima di entrare nel
villaggio lui stava pensando proprio a come liberarsi di loro.
Nel
senso più fisico e letterale del termine.
:-Come
fai a sapere che… perché vi fidate di me?-:
Tigress
non rispose subito, come se stesse cercando le parole adatte.
:-Non
lo so neanche io. All’inizio ti abbiamo accettato solo perché ce lo aveva detto
Po. Sinceramente dopo quello che avevi combinato con quelle armi io non avrei
sprecato neanche una parola per difenderti, ma lui credeva che dovessimo
provare a vedere se c’era almeno una briciola di bontà in te prima di
condannarti, e adesso credo che ne sia valsa la pena. Abbiamo fatto bene a
fidarci di Po. E di te-:
Rimasero
per un po’ in silenzio, ognuno immerso nei suoi pensieri.
Fiducia.
Era tutto lì: Lao si era fidato dei maestri kung fu, i maestri kung fu si erano
fidati del panda ed il panda per qualche strana ragione aveva deciso di fidarsi
di lui.
Anzi,
Shen sapeva perfettamente perché il panda aveva voluto dargli quell’opportunità:
aveva visto un dolore che Shen nascondeva anche a se stesso mascherandolo con
rabbia ed odio.
Adesso
che vedeva chiaramente da cosa stava scappando vedeva chiaramente anche
qual’era l’unico possibile rifugio.
Fece
un respiro profondo prima di cominciare a parlare.
:-Ti
ricordi sulla nave, quando mi hai detto che ero un vigliacco?-:
:-Ah,
quello? Bè, io intendevo…-:
Shen
la fermò con un gesto.
:-So
perfettamente cosa intendevi. E… avevi ragione-:
Ignorò
lo sguardo sorpreso di Tigress e continuò.
:-Di
cose da vigliacco ne ho fatte tante. Ma ora basta. Sono qui per difendere
questo villaggio proprio come voi. E… Tigress… grazie per avermi dato fiducia-:
Alla
fine lo aveva fatto.
Per
la prima volta da tantissimo tempo aveva trovato il coraggio di parlare
sinceramente.
Ed
era anche la prima volta che chiamava uno dei suoi “compagni” per nome.
Tigress
nascose un sorriso un po’ imbarazzato.
:-Bè,
che ne dici, rientriamo adesso?-:
Chiese
Shen prima che la situazione diventasse troppo
imbarazzante.
Si
alzò ed aspettò che Tigress facesse altrettanto.
:-Perché
ti stringi l’ala in quella maniera? C’è qualche problema?-:
Gli
chiese lei.
Shen
si rese conto che con l’ala sinistra stava stringendo forte la destra all’altezza
della frattura.
:-Ah,
questo… no, non è niente, è solo la ferita di tre mesi fa che ogni tanto mi fa
un po’ male-:
Poi
aggiunse come parlando tra se.
:-Credo
che quest’ala non guarirà mai come si deve-:
:-Mi
dispiace, Shen-:
Lui
si limitò a scrollare le spalle.
:-In
fondo me la sono cercata, lo sai anche tu. Mi sento già molto fortunato ad
essermela cavata così-:
Però
Tigress aveva detto “mi dispiace” in modo sincero, e l’idea che lei potesse in
qualche modo tenere a lui gli provocava una sensazione nuova, strana ma non
sgradevole.
Intanto
erano arrivati davanti alla porta di carta di riso da dove provenivano le voci
degli altri.
La
carta di riso che ricopriva l’intelaiatura funzionava come un sipario delle
ombre cinesi e la sagoma di ognuno di loro era perfettamente stagliata contro
la luce.
Crane,
Monkey, Viper, da qualche parte Mantis anche se era difficile distinguerlo
dalle suppellettili del tavolo e… Po.
Per
la prima volta Shen associava le sagome ai loro nomi con naturalezza.
Tigress
fece scorrere il pannello ed entrò.
All’interno
li accolse un silenzio carico di aspettativa.
:-Hei!
Non avrete già mangiato tutto, vero?-:
Chiese
Tigress per scherzo, per sciogliere un po’ la tensione.
Po
raccolse subito la sfida.
:-Ovvio
che non vi abbiamo lasciato niente! Sai com’è, chi tardi arriva…-:
:-…
mangia tutte le tue provviste!-:
Gli
rispose lei ridendo.
:-No,
eh? Gli azuki dolci no!-:
:-Oh,
sì! Gli azuki dolci sì! Non è vero, Shen?-:
Non
se lo aspettava, non si aspettava di essere coinvolto in un gioco.
Ci
pensò un attimo.
:-Io
dico… di andare a cercarli! Sai, ho piuttosto fame-:
Era
una cosa stupida, dannatamente stupida, ma… Tigress continuava a reggergli il
gioco.
:-Bene,
allora con permesso, noi andiamo a dare fondo alle provviste di Po-:
Tigress
si voltò come per andare veramente alla ricerca degli azuki dolci, lentamente,
con calma studiata.
All’improvviso
il panda esclamò.
:-E
ve bene, va bene, mi arrendo, c’è qualcosa anche per voi! Ravioli al vapore,
siete contenti? E adesso alla larga dalle mie scorte personali!-:
Tutto
si stava risolvendo in una simpatica schermaglia, e Shen non si sentiva più
fuori posto.
Si
sedette e mangiò con loro senza stare a disagio.
In
effetti cominciava a sentirsi quasi a casa, e allora perché non dirlo? Perché
non chiarire una volta per tutte la sua posizione ed essere sincero con loro
come loro lo erano stati con lui?
Sentiva
di doverglielo in qualche modo, se voleva davvero entrare in quel gruppo.
:-Hem…
posso dire una cosa?-:
Immediatamente
calò il silenzio e Shen si pentì un po’ di aver richiamato tutta
quell’attenzione su di se, ma doveva assolutamente.
Era
un punto di non ritorno.
:-Io
vi volevo dire che… insomma… siete stati gentili con me. È inutile fare finta
di niente, io ho tentato di farvi a pezzi a colpi di arma da fuoco e per questo
avrei meritato… bè, non so cosa, ma non è questo i punto. Il punto è che voi mi
avete aiutato ed io ve ne sono grato, e quindi, adesso che tocca a me, intendo
fare la mia parte fino in fondo per aiutare voi e questo villaggio. Ve lo
prometto-:
Si
guardò intorno. Tutti lo fissavano allibiti.
No,
non andava assolutamente bene!
:-Bè,
dite qualcosa almeno! Io ho fatto uno sforzo enorme per dire queste cose,
sapete?-:
Ancora
nessuna risposta.
Shen
chiuse gli occhi e desiderò ardentemente scomparire sotto terra.
“Lo
sapevo, dannazione! Mi sono reso maledettamente ridicolo!”
Sentì
un movimento dietro di se ma si rifiutò di guardare.
Forse
sarebbe stato meglio farlo perché almeno sarebbe stato preparato.
Si
trovò avviluppato in una massa pelosa e soffice, che a giudicare dalla stazza
poteva essere solo…
:-Panda!
Che stai facendo?!-:
Non
poteva essere vero! Da qualche parte la voce di Monkey pronunciò un paio di
parole terrificanti.
:-Sì!
Abbraccio di gruppo!-:
:-No!
No, vi prego, non lo fate!-:
Implorò
Shen, ma da sotto tutta quella pelliccia gli altri non poterono sentirlo, o
meglio fecero finta di non sentirlo, e lui si trovò al centro della più disorientante,
assoluta, imbarazzante manifestazione d’affetto che avesse mai ricevuto.
L’unica
dotata di un po’ di contegno sembrava Tigress, anche se Shen era certo che
anche lei avesse partecipato.
Quando
lo lasciarono andare era tutto rosso ed imbarazzato oltre quello che avrebbe
mai potuto dire, ma non si sentiva umiliato.
Si
sentiva… a posto.
:-Outch!-:
Esclamò
all’improvviso. Un’altra fitta all’ala.
:-Ma
perché c’è tanta umidità da queste parti?-:
Si
lamentò esasperato.
Mantis
intanto si era posato sull’ala e aveva cominciato ad esaminarla perché ormai
sapeva, come Shen del resto, che quel fastidio se lo sarebbe portato a vita come
un marchio.
:-Non
è tanto grave, vedrai che un po’ di agopuntura ti rimetterà in sesto. Vai a sederti,
io intanto prendo gli aghi-:
Shen
si limitò ad annuire, e quando si ritirarono nelle stanze che Lao aveva fatto
sistemare per loro, una per i ragazzi e l’altra per le ragazze, aspettò
paziente che Mantis preparasse tutti i suoi strumenti.
Come
previsto l’agopuntura ebbe i suoi effetti, ma non solo sul piano fisico.
:-Se
sei stanco mettiti pure a dormire, io posso lavorare lo stesso-:
Gli
disse Mantis.
:-Davvero?
Bè, sì, in effetti… fai tutto tu, io sono esausto!-:
Più
che abbassare la testa sotto l’ala sinistra la lasciò cadere a peso morto e
quasi subito si trovò sospeso nel limbo tra sogno e veglia in cui era libero di
lasciar vagare la mente.
Mentre
Mantis lavorava e Shen sentiva il dolore scemare, ripensava a tutto quello che
gli era successo, ed a proposito di “ferite” aveva l’impressione che non solo
la mantide, ma tutti loro stessero curando qualcosa di più profondo e doloroso.
Uno strappo annidato tra le pieghe più intime del suo essere si stava
lentamente rimarginando.
Era
strano, si sentiva meglio e più al sicuro in quella situazione in cui erano
pochi e potenzialmente in pericolo che quando comandava un’armata di centinaia
di lupi.
Si
sentiva finalmente accettato, forse persino amato, e promise a se stesso che
avrebbe fatto di tutto per non tradire la promessa che aveva fatto, di
combattere al loro fianco.
Il
vecchio progetto di riappropriarsi delle armi? Ormai gli sembrava estraneo e
lontano, come avvolto dalla nebbia, ed averci rinunciato lo faceva sentire come
se si fosse liberato di un peso inutile.
Ora
che aveva deciso da che parte stare si sentiva libero.
Scusate,
merito davvero di finire rinchiusa nel barattolo dei sottaceti (Tigre Rossa sa
di cosa parlo)
Per
farmi perdonare ecco due regalini per voi (sì, lo so, si chiama corruzione XD) :
un video che io ho trovato molto carino Kung Fu Panda “Bells of Notre Dame”http://www.youtube.com/watch?v=YEQPonc3aIM
Altra
cosa: se c’è qualcosa che non vi piace, qualche errore di battitura, qualche
altra cosa che vi suona strano, ditemelo, ok? Capita di fare qualche patacca
quando si lavora da tempo su una cosa e anzi se mi aiutate a correggere mi fate
un favore.
Bene,
adesso posso salutare, grazie ancora per aver letto
Capitolo 17 *** L'arte della guerra e della strategia ***
L’arte della guerra e della strategia
Era
meglio mettersi al lavoro.
Shen
tornò rapidamente e con naturalezza al ruolo di principe che dominava il campo
di battaglia così come era tornato con naturalezza alla veste di seta e agli
speroni.
Esaminare
la situazione nei minimi dettagli per trovare il modo di arrivare alla vittoria
con il minore sforzo possibile era semplicemente parte di lui come il fatto di
essere albino, solo che adesso stava cercando di usare questa sua
caratteristica per fare qualcosa senza tornaconto, e quello decisamente non era
parte della sua natura.
La
sera del loro arrivo avevano potuto riposare, ma già dal mattino dopo
cominciarono dei veri e propri consigli di guerra, in cui Shen
fece un sacco di domande a Lao e agli anziani del villaggio.
Erano
in cinque, oltre al padre di Po, e quando Shen stava
seduto al tavolo con loro poteva sentire chiaramente su di sé uno strano misto
di paura, rabbia, rifiuto ed una punta di curiosità.
Gli
sembrava di sentire nell’aria i loro pensieri “Sarà vero che è qui per
aiutarci? O sta architettando qualcosa per distruggerci definitivamente”
L’unica
cosa che garantiva per lui era la parola del guerriero dragone e dei cinque
maestri di kung fu, e lui non aveva nessuna intenzione di tradire quella parola.
Stava
sotto i loro sguardi a disagio, sì, ma non spaventato, perché ormai non aveva
più niente da nascondere.
Si
fece dare più informazioni possibile sui nemici che
avrebbe dovuto affrontare, e alla fine di ogni incontro c’erano sempre più
dettagli che formavano nella sua mente uno schema ben preciso.
La
banda da briganti era formata da cinghiali, erano una ventina ed attaccavano il
villaggio una volta ogni mese o due, ed il loro metodo era sempre lo stesso:
sfondavano le porte a colpi di armi da fuoco, sbaragliavano senza problemi la
debole resistenza di quel gruppo di contadini ed entravano nelle case, ma senza
lasciarsi andare a saccheggiare tutto, il loro obbiettivo era un altro: i loro
piccoli.
Bastava
che riuscissero a prendere in ostaggio un paio di cuccioli di panda e gli
adulti smettevano immediatamente di opporre resistenza, ed il capobanda poteva
ordinare loro tutto quello che voleva, che in genere era consegnare le
provviste di cibo e gli oggetti preziosi.
Non
che oggetti preziosi ce ne fossero molti, perché quello era un villaggio di
gente semplice, ma quel poco che avevano lo sacrificavano senza esitazione per
i loro figli.
Shen
evitò accuratamente di esprimere il suo parere su quella strategia, perché era
certo che non avrebbero apprezzato il sentirsi dire che i banditi avevano
escogitato un ottimo metodo.
Scopri
i punti deboli del tuo avversario ed usali contro di lui.
Chiaramente
i legami affettivi verso i cuccioli erano il punto debole dei panda che già una
volta si erano visti quasi sterminati, e fare leva su quelli era un metodo
rapido ed efficace per piegare gli altri.
Gli
venne in mente Peonia, la piccola che involontariamente aveva convinto Lao a
lasciarlo rimanere al villaggio, e si chiese se lui avrebbe provato qualcosa
nel vederla minacciata.
La
risposta gli arrivò sottoforma di un dolore acuto tra
le costole.
Lui
voleva proteggerli.
Dopo
quattro giorni era pronto per esporre la sua strategia.
-Voi
lascerete questo villaggio-
Come
era prevedibile un coro di disapprovazione lo accolse già dalla prima frase.
-Noi
non abbandoneremo mai il nostro villaggio!-
-Ci
abbiamo messo tanto impegno per ricostruirlo e tu non riuscirai a portarcelo via!-
Quell’accusa
lo offendeva profondamente e gli fece perdere la pazienza che già di norma non
aveva.
-Voi
farete quello che dico io se non volete…-
-Aspettate!- si intromise Tigre -Nobili anziani, per favore,
finite di ascoltate la proposta di Shen-
L’atmosfera
rimase comunque tesa, ma nessuno lo interruppe più.
-Voi
dovete lasciare questo villaggio perché chiusi qui dentro siete troppo
vulnerabili, in particolare i cuccioli. Andate via, sulle montagne, e restateci
tutto il tempo necessario. Noi resteremo qui ad aspettare la banda di briganti.
Quando arriveranno troveranno qualcuno in grado di combatterli-
Ancora
percepiva mormorii di disapprovazione, ma in fondo la sua strategia aveva un
senso logico: i panda non sapevano combattere, era un dato di fatto, quindi la
cosa migliore era che si mettessero al sicuro e lasciassero fare a loro.
-E
come farete a sconfiggerli? Loro sono in venti ed hanno le armi che sputano
fuoco, mentre voi siete in sei e siete a mani nude-
-Non
siamo a mani nude! Siamo armati di giustizia, onore, volontà… cos’altro diceva Shifu?-
Shen non
sapeva se ridere o essere infastidito dall’ennesima inettitudine del panda.
Un
silenzio pesante era calato attorno al tavolo, con tutti che guardavano Po con
espressioni scettiche, a parte Tigre che avrebbe potuto farlo a pezzetti.
Shen
decise di aiutarlo.
-Il
nostro vantaggio è che conosciamo… che io conosco quelle armi. So quali sono i
loro punti deboli e posso sabotarle. Da voi ho bisogno solo che stiate lontano-
-Così
esponiamo ugualmente il villaggio al rischio di essere distrutto-
All’ennesima,
inutile opposizione di Lao, Shen esplose senza
controllo.
-Se
sarà distrutto lo ricostruirete! Se invece morirete tutti come bestie al
macello non ci sarà miracolo salverà la vostra specie questa volta!-
Tacque
ansimante e arruffato, tutti gli sguardi sgomenti puntati su di lui.
Fu
certo che anche i Cinque cicloni adesso lo vedevano come quando era stato loro
nemico.
-Adesso
ascoltatemi. Io voglio aiutarvi ma voi dovete permettermelo. Se non vi fidate
di me posso capirlo, ma mettetevi bene in testa che io sono l’alternativa
migliore che avete. L’unica. Se non vi va bene abbandonare il villaggio allora
restate e moriteci dentro, ma rimpiangerete di non avermi dato ascolto-
-Per
te è facile parlare. Da quello che ho sentito tu preferisci demolire edifici
piuttosto che costruirli, quindi non posso pretendere che tu comprenda il
valore di quello che siamo riusciti a ricostruire-
Lao
era di nuovo arrabbiato con lui, e se non fosse riuscito a calmarsi… Shen non riusciva ad immaginare cosa sarebbe successo.
-Hai
ragione, io preferisco demolire le cose. Non me ne importa nulla degli edifici
perché una costruzione non è altro che mattoni, legno e malta, le persone sono
quello che sono. Po è il guerriero dragone anche quando si trova lontano dal
palazzo di Giada, io sono Lord Shen, principe della
città dei Gong anche se ho distrutto il trono di mio padre e demolito a
cannonate il palazzo della mia famiglia. Voi non avete ancora capito di essere
in guerra e che dovrete sacrificare comunque qualcosa. Sacrificate il villaggio
o sacrificate i vostri figli. Pensateci bene e comunicatemi la vostra
decisione-
Lasciò
il tavolo ed uscì dalla stanza ignorando i guerrieri che lo richiamavano indietro.
Aveva
detto esattamente tutto quello che doveva dire, adesso non poteva fare più
niente.
Nell’aria
chiara del mezzogiorno i colori di quell’angolo di mondo risaltavano puri ed
ancora più belli nella loro semplicità.
Verde
dei campi, azzurro del ruscello, rosso della lacca con cui erano dipinti gli
architravi di legno.
Il
punto non era che lui non desse valore a quelle cose, solo riusciva a rendere
il loro valore relativo alla situazione.
I
panda che gli passavano davanti lo scrutavano con curiosità, ma bastava un suo
sguardo a farli scappare via.
Sapeva
come dovevano vederlo: un fantasma.
Il
cattivo uscito dalla favola, un demone che diceva di volerli aiutare ma di cui
non si fidavano.
Tutta
la situazione lo stizziva oltremodo.
E se
lui non avesse potuto fare niente per quel villaggio? E se non avesse compiuto
la profezia?
Doveva
pagare un debito. Era chiaro che doveva proteggere quei panda come una volta
aveva cercato di distruggerli, gli sembrava quasi giusto che fosse così. E
allora perché diavolo non glielo permettevano! Che accidenti pretendevano di
più?
Più
che sentirne il fruscìo avvertì la sua presenza con
il suo sesto senso affinato in anni di combattimenti.
Vipera
lo aveva raggiunto e si era arrampicata su uno steccato per essere alla sua
altezza.
-Pensavi
davvero le cose che hai detto?-
-Ha importanza?-
-Molta-
-Sì,
lo penso. Sono convinto che mandarli via sia la soluzione migliore, perché
comunque anche se restassero non potrebbero fare nulla per il loro villaggio-
-Anche
noi la pensiamo così. Ma tu glielo hai detto in un modo!-
-La
diplomazia non è mai stata il mio forte-
-Tigre
sta cercando di convincerli. Shen-
Lui
trasalì quando si sentì chiamare per nome.
-Sei
un ottimo stratega, ma cerca di lavorare anche sulla delicatezza, va bene?-
Shen
scrollò le spalle. Quando mai una battaglia era stata vinta dalla delicatezza o
dalla gentilezza o da qualcosa che non fossero forza ed astuzia?
Vipera
scivolò via silenziosa come era arrivata e o lasciò solo ad osservare il
paesaggio.
In
lontananza vide una figura di panda piccola, un cucciolo, che gli sembrava fare
cenni di saluto nella sua direzione. Sicuramente uno scherzo della sua
immaginazione.
**
Alla
fine fu Lao ad andarlo a cercare.
-Pare
che tu sappia quello che fai. Guardami-
Shen
sostenne il suo sguardo ancora una volta.
Negli
occhi dell’anziano panda c’era determinazione, una certa amarezza ma anche
preoccupazione.
-Se
noi accettiamo il tuo piano e lasciamo il villaggio, ho la tua parola che farai
tutto quello che è in tuo potere perché non venga distrutto?-
-Hai
la mia parola. Farò tutto il possibile, te lo giuro-
-Va
bene. Mi rendo conto che non possiamo fare altrimenti. Noi andremo via e voi…
voi farete tutto quello che ritenete necessario-
Lao
gli tese la mano e Shen la strinse per sigillare il
patto.
I
lavori per lo sgombero cominciarono quello stesso pomeriggio dopo pranzo.
Lao
radunò tutto il villaggio e spigò ai panda la loro situazione.
Molti
erano riluttanti o addirittura contrari a lasciare il villaggio, ma visto che
Lao e gli altri anziani avevano ormai deciso si convinsero a fare altrettanto.
Ogni
famiglia radunava i suoi averi su un carretto assieme alle provviste e ai
cuccioli più piccoli che non potevano ancora camminare per lunghe distanze.
Tutti
lanciavano occhiate alle loro case, convinti che non le avrebbero più riviste
intere.
I
cinque cicloni e Po aiutavano in quelle operazioni e confortavano i panda più
malinconici, promettendo loro che sarebbe andato tutto bene e che sarebbero
potuti tornare presto, stavolta per vivere in pace.
Shen si
tenne ben lontano da tutte quelle scene lacrimevoli.
Voleva
che se ne andassero più in fretta possibile per cominciare con la parte
veramente importante del piano, ovvero il contrattacco.
-Peonia!
Santo cielo, Peonia, smettila di fare i capricci! Dobbiamo andare via! Non vedi
che tutti se ne stanno andando?-
-No!
Non voglio!-
Peonia?
Non era il nome della nipote del capo? Quella cucciola di panda che lo aveva
incrociato la sua prima sera al villaggio?
Si
diresse incuriosito verso la casa da cui proveniva il baccano, e non appena
girò l’angolo vide una scena che avrebbe potuto essere comica: una mamma panda
tirava dalle zampe posteriori la sua cucciola, che invece era saldamente
abbracciata alla colonna del portico della sua casa e sembrava intenzionata a
staccarla e portarla con sé piuttosto che lasciarla andare.
-Posso
intromettermi?-
Chiese
Shen.
La
signora non si aspettava un’intrusione, e men che meno si aspettava di vedere
lui, così per la sorpresa lasciò andare le gambe della figlia che finì a terra
con un tonfo.
-Che
sta succedendo?-
“E
piantala di guardarmi come se fossi un mostro!”
Aggiunse
mentalmente rivolto alla donna.
-Shen! Io non voglio andare via! Perché hai detto che
dobbiamo andare via tutti quanti?-
Oh,
no! Pure la piccola che piangeva e dava la colpa a lui no!
-Vuoi
restare qui quando arriveranno i banditi?-
-E
perché no? Lo zio Po è un panda e combatte per il nostro villaggio, perché noi
dobbiamo andarcene?-
-Oh,
tu vuoi combattere? Benissimo-
Shen si
avvicinò a lei con un salto, planando proprio sopra l’architrave e sopra
Peonia.
Fu
facile staccarla dalla colonna e buttarla a terra prima che sua madre potesse
reagire.
La
lama luccicava vicino al musetto sorpreso della piccola.
-Vuoi
combattere? Allora avrai bisogno di questa-
Gliela
porse con più decisione, ignorando le proteste della madre.
-Se
ci sarà da combattere preferisci farlo per difendere tua madre ed i tuoi
fratelli o per difendere un pezzo di legno? Vai con loro. Combatti per loro e
difendili-
Nessuno
avrebbe approvato la sua decisione di affidare una lama affilata da entrambi i
lati ad un cucciolo, tuttavia a Shen non importava.
Era quello
di cui Peonia aveva bisogno per decidersi a lasciare la sua casa senza avercela
con lui e senza vivere l’esperienza come se fosse stata cacciata o strappata a
qualcosa che amava.
La
cucciola si alzò, tirò su col naso un paio di volte, si spazzolò la polvere dai
vestiti e poi prese il coltello con uno strano misto di timore ed orgoglio
negli occhi.
-Usala
se sarà necessario. Non farti nessuno scrupolo-
He-hem… salve a tutti? C’è rimasto ancora qualcuno? Spero di
sì.
Ho
abbandonato questa storia per troppo tempo non so bene neanche io perché,
comunque adesso sono intenzionata a potarla a termine.
Ringrazio
tutte le persone che hanno lasciato qualche recensione anche se la storia era
sospesa, ringrazio i vecchi lettori che ancora la seguono ed in generale
chiunque abbia la pazienza di non farsi scoraggiare dai miei ritardi.
Dopo
che i panda se ne furono andati tutti, il villaggio silenzioso era
spettrale.
Shen
non era un tipo che si faceva impressionare facilmente, eppure
camminando tra le case vuote, i campi coltivati e le impronte ancora
fresche, provava un vago senso di disagio.
Non
era per la distruzione della guerra portata dal ferro e dal fuoco,
perché quelle lui le conosceva bene e non gli facevano nessun
effetto.
Era
proprio il fatto che tutto fosse perfettamente integro e pronto alla
vita quotidiana ad impressionarlo.
Avrebbe
preferito affrontare subito la battaglia piuttosto che essere
confinato quel limbo di inattività, costretto tra case dove
gli sembrava che ci fossero fantasmi ad osservarlo ad ogni finestra.
I
suoi compagni di viaggio invece sembravano a loro agio, persino il
panda, e Shan dovette domandarsi contrariato se non fosse la sua
emotività repressa a fargli strani scherzi.
Non
era quello il momento giusto per lasciarsi andare al sentimentalismo,
per cui cercava di distrarsi studiando strategie di difesa e di
attacco per ogni possibile evenienza.
Alla
fine decise che se avesse potuto lasciare il villaggio integro
sarebbe stata una buona cosa.
Ma
come fare a spostare il terreno dello scontro?
Aveva
sempre preferito decidere da solo, ma ormai che le regole erano
cambiate doveva adattarsi, per questo decise di chiedere consiglio ai
cinque cicloni quando erano riuniti la sera nella casa del capo del
villaggio.
Tigre
ebbe l’idea giusta quando propose di cogliere i banditi di
sorpresa prima che arrivassero.
-Dovranno
pure accamparsi da qualche parte per la notte, prima di arrivare a
questo villaggio. Ci sono due strade per arrivare qui: una da ovest
che è quella che abbiamo percorso noi ed una da sud. Noi siamo
in sei, e facendo dei turni di guardia possiamo sorvegliarle
entrambe-
Non
era così male chiedere consiglio in fondo.
Confrontare
le proprie idee con quelle di qualcun altro lo esponeva anche
all’eventualità che gli altri fossero d’accordo
con lui.
Gli
piaceva quella sensazione appena scoperta, per questo ebbe meno
problemi a mostrarsi d’accordo.
-Hai
ragione, Tigress. Se si accampano per la notte, uno di noi che stia
di vedetta e che sia veloce avrà il tempo di tornare qui e
chiamare gli altri-
Anche
Vipera aveva da dire la sua, per perfezionare l'idea di Tigress.
-Potremmo
mettere due di vedetta. Sarebbe più sicuro, e se anche uno
torna indietro l’altro resterà a sorvegliare la
situazione-
Shen
approvò quella soluzione.
Quel
prendere le decisioni insieme era molto meglio che dover lottare in
continuazione per imporre le sue scelte agli altri.
La
cosa più difficile era imparare a prendere atto che una sua
idea poteva essere discussa e modificata.
Quando
succedeva le piume sul collo gli si arruffavano di indignazione ed il
suo primo istitnto era quello di afferrare una lama e premerla sulla
gola dell'incauto, ma questo istinto non veniva mai messo in pratica.
A
dirla tutta, quando si ricordava chi erano e cosa avevano fatto per
lui, Shen provava vergogna per i suoi scatti, e allora distoglieva lo
sguardo perché loro non si accorgessero del lampo nei suoi
occhi rossi.
Il
giorno dopo, appena spuntata l'alba, partirono in due gruppi per
pattugliare le strade e stabilire dove piazzare i punti di
osservazione.
Shen
era a capo del gruppo che percorreva la strada a sud, insieme a Po,
Monkey e Crane.
Aveva
voluto lui Crane, perché poteva volare e perlustrare il
territorio dall'alto.
Po
e Monkey alle sue spalle continuavano a scherzare e parlare, ed anche
se non si rivolgevano direttamente a lui, Shen cominciava a provare
un certo fastidio.
Fastidio
che presto si trasformò nella sua proverbiale irascibilità.
Si
girò di scatto e rimase a fronteggiare i due con il guan dao
puntato contro di loro, per la precisione a pochi centimetri dalla
pancia del panda.
-Insomma,
volete piantarla?! Vi sembra divertente? Siamo qui per fare una cosa
seria e voi sembrate bambini in gita scolastica!-
-Andiamo,
che problema c'è?-
-Si
chiama atteggiamento, scimmia. Siamo qui per un giro di ricognizione.
Banditi, villaggio da difendere, spero che tu te lo ricordi. Ed anche
il tuo degno compare- disse accennando a Po con la testa.
-Certo
che me lo ricordo. Ma non è che i banditi stanno arrivando in
questo preciso momento-
Rispose
Monkey, e subito il panda intervenne a dare man forte al primate.
-Monkey
ha ragione. E se anche dovessero arrivare, lassù c'è
Crane che ci avvertirebbe-
-Sì,
lui ha il suo verso speciale per le situazioni di pericolo, quel
suo...-
-Kakà!-
fecero in coro entrambi.
Shen
li avrebbe inceneriti all'istante.
-Vi
avverto. Fate ancora confusione, continuate con questo vostro
atteggiamento da idioti, ed i banditi saranno l'ultima cosa di cui
dovrete preoccuparvi-
Sibilò.
-Ma
non hai appena finito di dire che doveva essere la nostra prima
preoccupazione?-
-Appunto.
Volevo dire che avrete qualcosa di più importante di cui
preoccuparvi-
-Il
villaggio?-
-No!
Dovrete preoccuparvi di me che vi strapperò le budella e ve le
farò inghiottire, se continuate a seccarmi!-
Non
ne poteva fare a meno: quei due mettevano a dura prova i suoi nervi
già quando erano presi singolarmente, ma insieme erano letali.
-E
adesso in marcia. Non abbiamo una giornata da perdere-
Si
voltò e riprese il cammino, e stavolta alle sue spalle regnava
il silenzio.
Troppo
silenzio.
E
sentiva lo sguardo dei due che gli faceva fremere le piume sulla
nuca.
Si
bloccò di colpo e si girò di nuovo verso di loro.
-Mi
dispiace-
Ringhiò.
Sembrava
che li stesse ancora minacciando piuttosto che fare delle scuse.
-Sono
stato troppo brusco-
-Shen...-
iniziò Po incerto -è vero che noi facciamo casino.
Anche Master Shifu ci rimprovera per questo. Cercheremo di essere più
seri-
Si
guardarono negli occhi per un lungo momento.
Era
sempre il panda quello che gli tendeva una zampa, e lui senza sapere
nemmeno da quando, era arrivato a desiderare quei momenti in cui,
dopo gli insulti e le sue sfuriate, finalmente trovavano un'intesa.
-Va
bene-
Per
un'altra ora non ci furono inconvenienti, poi il richiamo di Crane
risuonò nell'aria e la gru scese verso di loro.
-L'ho
trovata. È proprio dietro quella grande curva della strada.
C'è una radura in cui si potrebbero accampare-
Shen
annuì.
-Andiamo
a vedere. Il posto è ad appena due ore di marcia dal
villaggio, e se è vero che i banditi attaccano sempre quando
cala il buio, forse è proprio lì che si accampano per
prepararsi-
Quando
ci arrivarono Shen cominciò subito ad osservare il terreno.
C'erano
segni di fuochi ma erano vecchi. Erano rimasti solo i cerchi di
pietra con dentro tizzoni neri, ma l'erba che era spuntata tra un
sasso e l'altro era giovane, quindi quel cerchio poteva avere giusto
un mese.
La
cenere all'interno era dura e secca, uno strato compatto del fango
che si era formato dopo qualche pioggia e poi risolidificato.
-Sono
sicuro che si accampino qui. Ed il fuoco è vecchio, quindi
potrebbero tornare tra poco. Cominceremo i turni di sorveglianza oggi
stesso. Due di noi resteranno qui-
Stabilì
Shen.
-Restiamo
io e te?-
Chiese
Po.
Shen
fece una risata sarcastica.
-Io
e te, panda? A fare un appostamento in incognito? Ma certo! Guardaci
bene: un pennuto bianco nella notte che è scura ed un
plantigrade che solo con un passo abbatte mezza foresta di bambù.
Siamo il massimo della discrezione, chi mai ci noterebbe?-
Po
lo guardò confuso.
-Era
una battuta quella?-
-No.
Voglio dire che non siamo adatti a questa cosa. Resteranno Crane e
Monkey-
Si
rese conto che li stava comandando con un atteggiamento arrogante e
si ricordò di tutti i buoni propositi che aveva fatto.
Si
rivolse direttamente a loro.
-Credo
che sia la cosa migliore da fare. Per voi va bene?-
Per
fortuna Crane rispose subito che certo, era vero che era la scelta
migliore, e Shen si sentì molto sollevato.
-Allora
noi torneremo indietro. Voi restate qui, manderemo qualcuno per il
cambio quando saranno tornate Viper e Tigress. Dobbiamo trovare un
sentiero che ci permetta di aggirare la strada principale e coglierli
di sorpresa quando sarà il momento-
Fece
un cenno al panda perché lo seguisse e, invece che tornare
sulla strada che avevano percorso, si inoltrò nella macchia di
bambù.
Quello
che cercava era un sentiero, ma oltre la radura il bosco era fitto.
-Allora...
hem... perché non torniamo dalla strada come abbiamo fatto
all'andata?-
-Perché
dovremmo comunque cercare un sentiero alternativo prima o poi.
Facendolo adesso risparmiamo tempo-
-Ho
capito, ma perché cerchiamo il sentiero?-
Shen
ebbe un moto di stizza, perché per lui il motivo era ovvio,
tuttavia aveva imparato ad avere un po' di pazienza, per cui cominciò
a spiegare le sue ragioni a Po.
-Ho
un piano. Quando arriveranno, qualcuno verrà a dare l'allarme
al villaggio, ma noi, per quanto siamo maestri di kung fu, siamo
numericamente inferiori a loro. Non possiamo attaccarli di fronte se
sono armati. No, noi aspetteremo l'allarme, poi raggiungeremo la
radura di nascosto attraverso questo sentiero (se mai lo troveremo) e
allora qualcuno penserà ai banditi, mentre io e qualcun altro
ci occuperemo di neutralizzare le armi-
-Sì,
mi piace. È un buon piano. E come facciamo a neutralizzare le
armi?-
-Non
sono le armi, Po. È la polvere-
-La
polvere? Certo, i banditi non sono mai molto puliti, ma perché
dobbiamo preoccuparci della loro... ok, scusa!-
Shen
lo aveva guardato così male da azzittirlo all'istante.
-La
polvere da sparo. Quella che abbiamo messo nei fuochi d'artificio.
Quella che fa sputare fuoco e metallo ai cannoni-
-Scusa.
Avrei dovuto capirlo-
Shen
scosse la testa. Il panda gli sembrava davvero dispiaciuto.
-No.
No, io non l'ho specificato perché mi sembrava ovvio. A volte
parliamo due lingue diverse-
Disse
con una punta di amarezza.
Si
era fermato tra il bambù. Improvvisamente si sentiva stanco.
-Shen?
È difficile per te?-
Non
c'era bisogno di chiedere al panda a cosa si riferisse.
-Sì-
-Ma
lo fai lo stesso-
-Devo
farlo-
-Perché?-
Shen
lo guardò. Gli occhi del panda erano gentili e pieni di
comprensione come sempre, e per un attimo lui ci si perdette dentro.
Era
bello avere qualcuno che lo comprendesse.
Per
un attimo pensò di parlargli della profezia della divinatrice,
del suo debito da pagare e della cosa giusta da fare e della sua
paura di non capire quale fosse.
Fu
solo un momento.
Shen
non si sentiva ancora pronto per dare voce a certi pensieri.
-Perché
devo farlo. Adesso sbrighiamoci-
Cercò
di occupare la mente per uscire da quella situazione, ma più
si inoltrava nel bambù più rischiavano di perdersi.
Oltre
a dover sopportare i continui rumori del panda.
Non
ce l'avrebbero mai fatta a passare inosservati.
Avanzavano
tra i bambù dalle canne così antiche da essere più
spesse dell'impugnatura del suo guandao.
Erano
piante forse centenarie, e spuntavano dal terreno in gruppi troppo
densi per essere attraversati e troppo vicini tra loro per
individuare un vero sentiero.
Al
loro passaggio, quando spostavano le canne flessibili, quelle si
chiudevano alle loro spalle con schiocchi come di frusta.
Shen
riusciva a sgusciare abbastanza agevolmente, ma per Po il discorso
era molto diverso.
A
parte la stazza del panda, nessuno sarebbe riuscito a muoversi
agevolmente e velocemente in quel bosco, tranne Viper e Monkey.
Dopo
quasi un'ora di cammino Shen dovette rassegnarsi: non c'era nessun
sentiero.
Avrebbe
potuto chiedere a Monkey di perlustrare la zona dalle cime dei bamboo
più alti, ma dubitava che avrebbe trovato nulla.
Shen
si era già preparato al peggio, ed il peggio era che il
sentiero avrebbero dovuto aprirlo loro abbattendo i bambù dal
villaggio all'accampamento.
Era
una fatica che Shen avrebbe voluto evitare, considerando che avrebbe
potuto essere inutile, ma se doveva prepararsi al peggio non poteva
permettersi di escludere niente.
-Basta
così, torniamo sulla strada e torniamo al villaggio. Chiederò
al colombo di seguire l'altra strada e di dire a Viper e Tigress di
tornare indietro-
Senza
aspettare la risposta del panda, Shen virò sulla destra e poco
dopo si trovò di nuovo sul terreno libero a camminare senza
dover scostare bambù ad ogni passo.
Tornarono
al villaggio in silenzio, ognuno immerso nei suoi pensieri, e non
appena ritrovarono il colombo Shen lo mandò in missione.
Il
villaggio gli sembrava ancora più inquietante adesso che
c'erano solo lui ed il panda.
Ogni
fruscio del vento, ogni cigolio di trave, ogni minimo rumore,
facevano sentire a Shen gli echi dei suoni di vita che avevano
popolato strade e case.
Era
essere circondato da fantasmi.
Se
chiudeva gli occhi il tempo tornava ad un'altro villaggo di panda che
lui aveva ridotto ad un deserto.
Ad
occhi chiusi sentiva il clangore del metallo, l'odore acre del fumo
della polvere da sparo, lo schianto del legno che crollava... lo
schianto della sua arma che cadeva su di lui.
Piantò
a terra la lancia con tutta la decisione di cui era capace.
-Stavolta
non andrà così- Promise ai fantasmi.
***
Quando
Viper e Tigress furono tornate, Shen le mise a parte di cosa avevano
scoperto e di come intendeva agire lui.
Le
due approvarono l'idea di lasciare sempre qualcuno di sentinella.
Loro
avevano perlustrato la strada e grazie alla loro velocità
erano arrivate bel oltre le poche ore di cammino dal villaggio, e se
non avevano trovato segni di accampamento mentre quello che aveva
trovato il gruppo di Shen era molto usato, allora doveva essere
quella la strada da cui aspettarsi un'attacco e quindi quella da
sorvegliare.
Discussero
l'ipotesi di aprire il sentiero attraverso il bambù, ma Viper
si incaricò di cercare approfittando della sua velocità,
e disse che avrebbe chiesto a Monkey di fare altrettanto.
Shen
tirò un sospiro di sollievo. Era più facile se
lavoravano in quel modo.
Non
appena se ne furono andate con il cesto pieno delle provviste per i
due compagni rimasti di guardia, Shen si sorprese a sentire la loro
mancanza.
Si
chiese quanti altro momenti come quello si era perso nella sua vita a
causa dell'ostinazione a restare chiuso in sé stesso.
Ma
non poteva permettersi altra malinconia.
Aveva
un compito, e certamente non era piangere sul riso versato o
sprofondare nell'autocommiserazione.
Anche
per questo preferiva mantenersi attivo ed avrebbe preferito
affrontare le cose subito piuttosto che restare ad aspettare.
Scopriva
in quel momento che il suo buttarsi a testa bassa nelle cose non era
segno di decisione e coraggio, anzi al contrario era qualcosa che
faceva proprio per chiudersi ogni via d’uscita e per non
affrontare i suoi dubbi e tutte le paure che lo rodevano.
Una
di queste paure gli venne incontro proprio il giorno dopo, in un
momento in cui lui era relativamente tranquillo.
Aveva
piovuto per gran parte del pomeriggio, e senza nessuno che
provvedesse a cambiare la carta di riso alle finestre, questa si era
inzuppata di umidità e si era staccata in parecchie case.
Anche
in quella di lao, dove vivevano al momento Shen ed i cinque cicloni.
C'era
corrente tra le stanze senza carta, e quel vento, oltre ad insinuare
umido nelle ossa di Shen entrava anche in casa.
Lui
stava rientrando quando vide delle carte volare dritte fuori dalla
finestra di una delle stanze.
Atterrarono
in una pozzanghera vicino a lui e Shen si affrettò a
raccoglierle perché non si inzuppassero.
Mentre
saliva i gradini li sfogliò per curiosità; c'erano
poesie calligrafate e disegni ad inchiostro dei paeseggi intorno al
villaggio.
Belle
opere, ma che sicuramente avrebbero interessato più Crane che
Shen.
La
sua idea era di riportarle in casa ed abbandonarle sulla prima
superficie disponibile, ma qualcosa attirò la sua attenzione:
uno dei fogli non era coperto di calligrafia ed il disegno che recava
non era nemmeno un paesaggio.
Sembrava
più vecchio degli altri ed un angolo era stato toccato dal
fuoco.
Shen
percepì una brutta sensazione allo stomaco ancora prima di
capire esattamente cosa fosse il disegno, poi , quando riuscì
ad interpretarlo, il malessere fu tanto forte da farlo barcollare.
Era
un ritratto di famiglia.
In
inchiostro nero c'erano tratteggiati le figure di tre panda, di cui
un cucciolo in braccio alla madre; erano indubbiamente una famiglia.
Il
padre era vestito di blu, la madre di rosa e con un fiore rosso tra i
capelli, mentre il piccolo sfoggiava pantaloncini verdi.
I
lineamenti erano stilizzati, ma Shen semplicemente sapeva che uella
era la famiglia di Po.
O
forse era la coscienza che gli faceva provare rimorso per la prima
volta in vita sua.
Ma
troppi dettagli coincidevano: l'antichità della carta, i
soggetti, la bruciatura nell'angolo... e se anche quella nel
disegnonon fosse stata davvero la famiglia di Po, ciò non
cambiava nulla.
Lui
lo aveva reso orfano, e come Po chissà quanti.
La
consapevolezza improvvisa lo fece stare male.
Non
se ne era mai reso conto. Non ci aveva mai pensato. Che razza di
essere era stato per tutta la sua vita?
Avrebbe
voluto urlare ma non riusciva ed emettere un suono. Meglio ancora
avrebbe voluto scomparire.
E
se lui se ne era reso conto, Po aveva fatto altrettanto? Forse no.
Non ancora.
O
forse sì. E allora come poteva sopportare di averlo intorno?
Ma
forse Po era troppo ingenuo o troppo buono per pensare a lui come
all'assassino di chissà quanti suoi parenti.
La
vergogna lo mordeva da dentro senza un attimo di tregua.
Se
Po non aveva ancora realizzato appieno, forse vedere il disegno gli
avrebbe fatto aprire gli occhi.
E
allora che ne sarebbe stato di lui?
Shen
non sopportava l'idea di essere guardato di nuovo come un mostro, di
essere scacciato, non adesso che aveva iniziato a fidarsi di loro.
Non
poteva.
Non
voleva rimanere di nuovo solo.
Per
questo pensò di distruggere il disegno, ma poi qualcosa (forse
la sua coscienza) glielo impedì.
Aveva
preso abbastanza della vita di quella famiglia, non poteva
distruggere anche l'ultima testimonianza di quando erano stati tutti
insieme.
Ma
Po non doveva vederlo.
Shen
posò tutte le calligrafie e le poesie sul tavolino basso della
sala da pranzo, ma tenne il disegno che poteva distruggerlo
nell'unico posto dove era certo che Po non avrebbe potuto trovarlo.
Si
sentì meschino e vigliacco, ma lo ripose nella tasca interna
della sua veste di seta.
La
luna aveva superato la fase di terzo quarto ed era calante.
Shen
era contrariato perché in quel modo loro sarebbero rimasti
senza una fonte di luce di notte ed avrebbero dovuto muoversi nel
buio a tentoni.
Il
piano che aveva progettato aveva bisogno di continui aggiustamenti, e
lui trovò che migliorarlo, curare ossessivamente ogni minimo
particolare, lo faceva sentire lucido e lo aiutava a non pensare
all'angoscia che gli procurava il disegno nascosto nella sua tasca.
Viper
aveva trovato un sentiero sull'altro fianco della strada, che una
volta doveva essere stato il letto di un torrente.
Correva
abbastanza vicino alla strada da essere seguito agevolmente e da
poter sentire eventuali rumori; una banda di quattordici o quindici
cinghiali ne avrebbe fatto parecchio di rumore.
Shen
stabilì turni di guardia continui in un loro piccolo
accampamento sul sentiero nascosto, e spesso anche lui restava lì
per lunghe ore; la scusa era voler essere pronto, la realtà
era che, da quando aveva trovato il disegno, vivere nella casa di Lao
lo metteva molto a disagio.
Tornava
al villaggio solo quando l'umidità gli entrava troppo nelle
ossa ed aveva assoluto bisogno del calore di un fuoco, che al loro
accampamento non potevano accndere per non rivelare la loro presenza.
La
vicinanza dei Cinque Cicloni lo metteva di nuovo in difficoltà
perché aveva creduto che avrebbero potuto essere suoi amici,
ma sapeva bene che era solo questione di tempo prima che Po capisse
tutto, gli voltasse le spalle, e loro con lui.
Tigress
era stata chiara, no? "Ci fidiamo di Po, e Po si fida di te".
Shen
non nutriva il minimo dubbio che quando le cose fossero cambiate
anche loro lo avrebbero abbandonato.
Il
pensiero lo attanagliava tanto da dargli la nausea a volte. Avrebbe
fatto di tutto per evitarlo. Davvero di tutto. Ma non c'era nulla che
potesse fare.
Poteva
però proteggerli.
In
particolare dalle armi da fuoco.
Si
era fatto un'idea di come dovessero essere quelle dei banditi, ed
aveva individuato il punto debole nelle dimensioni ridotte dei
meccanismi e nella lentezza della carica.
Per
questo aveva studiato un nuovo piano, di cui Mantis era l'elemento
fondamentale.
Shen
aveva istruito la mantide su come sabotare i meccanismi, e suo
sarebbe stato il compito di sgusciare non visto da uno all'altro e di
rompere le parti che avrebbero consentito di sparare.
In
quel modo i Cinque sarebbero stati al sicuro dalle armi da fuoco.
Per
quanto riguardava le bombe, le armi di riserva e la polvere di
riserva, ci avrebbe pensato lui.
Per
quella parte del piano gli sarebbe servito l'aiuto di tutti gli
altri, infatti aveva deciso di aspettare che i banditi muovessero
verso il villaggio e lasciassero il loro accampamento indisturbati.
Durante
il tragitto, Manthys si sarebbe occupato delle armi che avevano
addosso, e solo al suo segnale, quando fossero arrivati al villaggio,
gli altri li avrebbero attaccati per consegnarli alla giustizia o
fare quello che sembrava loro più opportuno.
Quanto
a lui, aveva deciso di restare all'accampamento nascosto, con
qualcun'altro che potesse aiutarlo a distruggere le scorte dei
banditi e mettere la parola fine a quella storia.
Se
il piano avesse funzionato, tutto sarebbe andato bene, e solo allora
Shen avrebbe restituito a Po il ritratto della sua famiglia.
Per
il momento lo teneva nascosto, un po' perché non gli sembrava
saggio minare la coesione del gruppo poco prima della battaglia ed un
po' perché, egoista com'era, voleva rimandare più a
lungo possibile il momento in cui sarebbe stato inevitabilmente
abbandonato.
Stavolta
non provava rabbia al pensiero. Provava un dolore così
profondo da annientarlo, certo, ma non poteva essere arrabbiato se in
fondo se lo era meritato.
Quando
qualcuno gli chiedeva il perché del suo atteggiamento chiuso,
Shen dava la colpa all'attesa, al dolore delle vecchie fratture, alla
noia, tutto pur di non dover dire la verità.
Ma
la verità venne a galla. Forse fu una fortuna, forse no, ma fu
proprio con Manthys che si trovò a parlare e a doversi
spiegare.
Manthys,
che quando lui era arrivato al Palazzo di Giada lo aveva trattato con
più distacco quando non con palese ostilità.
Era
una sera in cui erano al villaggio, accanto al fuoco in casa di Lao,
e la mantide gli stava alleviando il dolore all'ala con l'agopuntura,
solo che Shen per ogni ondata di sollievo che provava rispondeva con
una altrettanto intensa di dolore.
Non
fisico, ma emotivo, perché la vera tortura era avere scoperto
cosa significava avere l'affetto di qualcuno e sapere che di lì
a breve gli sarebbe stato strappato via.
E
che la colpa era unicamente sua e non meritava nememno di provare ad
impedirlo.
-Sei
teso, Shen. Troppo-
-Lo
so. Non posso farne a meno-
-Shen,
ho già visto questo tipo di reazione. Non è solo il
dolore dell'ala, non è vero? Sento tutti i tuoi muscoli
contratti. C'è qualcos'altro che non va?-
Se
quella cosa gli fosse capitata solo un mese prima probabilmente
avrebbe tentato di spiaccicare l'insetto o lo avrebbe allontanato, ma
adesso era tutto diverso.
Non
voleva parlare del ritratto, ma poteva dire una mezza verità.
-Non
sto bene. Quello che ho fatto a Po... io...- non sapeva come dirlo
-Sto malissimo- concluse.
Guardò
Manthys in cerca della sua reazione, e non sapeva cosa aspettarsi.
L'insetto
non si mosse da dov'era. Rimase appollaiato sulla sua spalla ed il
suo peso era appena percettibile.
-Si
chiama rimorso, Shen. Si dice che ogni uomo ne abbia uno nella
propria vita, e che chi non ne ha non è un uomo-
-Cosa?-
-Vuol
dire che pentirsi per qualcosa che si è fatto è saggio.
Chi non si pente di nulla, o non ha mai commesso errori nella sua
vita oppure si rifiuta di vederli, ed in questo caso è peggio
che cieco. Se ti fa male è un buon segno-
Concluse
manthys con molta filosofia.
Shen
ripensò all'ultima profezia della Divinatrice, al cuore ed al
pianto in mezzo al fumo.
Adesso
sapeva che un cuore poteva piangere. Stava succedendo proprio a lui,
di sentire costantemente i singhiozzi del suo cuore in frantumi
nonostante i suoi occhi fossero aridi come sempre.
Ma
il pianto c'era e lui non poteva più ignorarlo.
-Mi
sta uccidendo- mormorò Shen più piano che poteva.
Manthys
conficcò l'ennesimo ago lungo l'ala, vicino alla giunzione con
la spalla.
-Lo
capisco. Non è piacevole ma è come una medicina. Quando
avrà finito di fare male, bé... ti accorgerai che ti ha
fatto bene-
Una
volta Shen avrebbe riso di quelle parole, adesso invece non se la
sentiva di gettarle via.
-Lo
spero- si limitò a rispondere.
Manthys
continuò a medicarlo e Shen lo lasciò fare.
Sicuramente
la mantide sapeva chi era lui e cosa aveva fatto, eppure continuava a
curarlo.
Shen
una volta gli avrebbe dato dello stupido, ora invece rimase zitto a
covare la prima scintilla di gratitudine che fosse mai scoccata
dentro di lui.
***
Quando
la luna fu solo uno spicchio sottile nel cielo, sospesa nelle prime
luci dell'alba, arrivò l'allarme al villaggio.
Viper
saettava sul terreno e la sua velocità e determinazione fecero
correre un brivido di consapevolezza lungo la schiena di Shen.
-Sono
arrivati- le disse subito, e lei dovette solo annuire.
Fortunatamente
Shen aveva passato quella notte al chiuso ed al caldo, e quel giorno
l'umidità non avrebbe dovuto dargli troppo fastidio alle ossa.
Si
radunarono lui, Crane e Po che erano rimasti al villaggio e si
avviarono lungo la strada.
Viper
rimase a riposare dopo la notte di guardia e la corsa per riferire la
notizia.
Crane
li precedette dall'alto per segnalare eventuali pericoli, invece lui
ed il Panda si addentrarono nella foresta fino al sentiero.
-Shen?
Cosa faremo quando incontreremo i banditi?-
-Per
prima cosa dovremo osservarli. Voglio capire bene che tipo di armi
hanno e quanto possono essere pericolose. Per il momento staremo
lontani da loro. Andranno Viper e Manthys a spiarli-
C'era
un'altra cosa che doveva dire al panda prima che arrivassero troppo
vicino e non potessero più comunicare.
-Tu
tornerai al villaggio prima che si muovano loro. Tornerai con Tigress
e Monkey ed aspetterete i banditi sulla strada appena fuori dal
villaggio-
-E
tu?-
-Io
mi occuperò delle armi da fuoco insieme a Crane-
-Crane?
Perché proprio lui?-
-Perché
è veloce, silenzioso, ed ha una straordinaria precisione nei
movimenti. In questo modo rischia meno di voi di ferirsi per sbaglio
o di fare esplodere qualcosa-
-Ah,
capisco... vuoi dire che noi altri siamo maldestri?-
Shen
valutò la risposta da dare.
In
realtà era solo Po che gli sembrava molto maldestro, ma non
gli sembrava una buona idea dirglielo.
-Nessuno
di voi ha dimestichezza con la polvere da sparo. Ci vuole precisione
nel maneggiarla, e Crane con l'esercizio della calligrafia ha
sviluppato una precisione straordinaria. Voi non siete maldestri, ma
lui è più adatto a questo tipo di lavori-
Non
dissero altro mentre avanzavano con i bambù ai due lati del
sentiero ed il cielo del mattino che diventava di un bell'azzurro
sopra di loro.
Prima
di arrivare al loro accampamento nascosto, sentirono i rumori
dell'altro accampamento.
Shen
e Po si scambiarono un'occhiata ma non ebbero bisogno di dirsi nulla,
perché a giudicare dai grugniti i nuovi arrivati non avrebbero
potuto essere altro che cinghiali, e dal rumore metallico dovevano
essere carichi di armi.
Raggiunsero
in fretta gli altri e poco dopo Crane planò alle loro spalle.
Si
acquattarono tutti in mezzo al bambù, troppo lontani per
vedere i cinghiali ma abbastanza vicino da sentire i rumori che
facevano.
I
discorsi che coglievano da parte della banda riguardavano il fatto di
aver marciato di notte, l'intenzione di farsi una bella dormita e di
mangiare, e poi partire verso il villaggio dei panda per la solita
razzia.
Per
loro era una sorta di lavoro o una specie di routine, i guerrieri
kung fu invece erano indignati.
Più
volte Shen dovette ammonire Tigress che ringhiava con le orecchie
appiattite all'indietro, e dovette trattenere il panda "affamato
di giustizia".
Shen
si rese conto che erano in troppi e che prima o poi sarebbero stati
scoperti, allora deicise di rimandare subito Po, Tigress e Monkey al
villaggio, mentre lui sarebbe rimasto con Crane e Manthys.
Quando
i più rumorosi della compagnia se ne furono andati, Shen tirò
un sospiro di sollievo.
Quando
il sole fu alto nel cielo i banditi dormivano tutti con i larghi
cappelli calati sulla faccia.
A
Shen fu sufficiente un cenno a Manthys perché quello
sfrecciasse in mezzo al bambù.
Shen
non poteva vederlo, ma si fidava della velocità e del poter
diventare praticamente invisibile dell'insetto; sapeva che Manthys
avrebbe portato a termine il suo compito, anche perché
qualcuno che si intende di agopuntura ed è abituato a regolare
i fini meccanismi di nervi, muscoli ed ossa, avrebbe avuto gioco
facile contro gli ingranaggi.
Lui
e Crane rimasero in silenzio per non rischiare di farsi scoprire;
Shen era grato di questo, perché parlare e rischiare ancora
una volta di rivelare i propri sentimenti era l'ultima cosa che
voleva in quel momento.
A
mezzogiorno Manthys tornò a riferire loro quanto aveva
scoperto.
-Sono
ventitré. Hanno spento il fuoco con una secchiata d'acqua per
non rischiare di avere scintille nel vento che incendino la polvere
da sparo. La polvere è stipata in barilotti impilati tutti
insieme. Io ho compromesso tutte le loro armi. Adesso cosa facciamo?-
Shen
ci pensò. In realtà avrebbero potuto avere facilmente
ragione dei banditi se Manthys avesse srotolato un miccia fino ai
barili di polvere e se l'avesse accesa: si sarebbero liberati della
polvere ed avrebbero probabilmente fatto una strage tra quanti erano
più vicino al deposito delle munizioni.
Se
fosse stato da solo Shen avrebbe scelto quel piano, ma si trovava in
compagnia di due che avrebbero avuto ragione di volerlo morto e che
invece lo avevano aiutato, quindi non avrebbe mai potuto proporre
loro una cosa del genere.
Scrutò
il suo riflesso sulla lama del guan dao e sospirò.
-Aspettiamo
che si mettano in marcia. Tu, Manthys, nasconditi in una delle loro
bisacce. È sempre bene tenere d'occhio il nemico-
-Ricevuto-
L'insetto
partì di nuovo, e così rimasero lui e Crane.
Era
meglio così in un certo senso, perché Crane era sempre
stato il più taciturno del gruppo e lui lo era altrettanto,
specie dopo che aveva trovato il ritratto della famiglia di Po.
Rimasero
semplicemente uno accanto all'altro in silenzio, ad ascoltare lo
stormire del vento tra i bambù ed il mormorio del fiume non
lontano da loro.
Shen
preferiva i momenti in cui c'era anche solo un minimo di rumore,
perché altrimenti gli sembrava che lo scricchiolio della carta
di riso nascosta sotto la sua veste fosse assordante e che avrebbe
sicuramente tradito il suo gesto vigliacco.
Quasi
non vedeva l'ora che quella storia finisse per liberarsi anche di
quel peso.
Per
un attimo pensò di affidare il ritratto a Crane, perché
se la Divinatrice ci aveva azzeccato come sempre e lui rischiava di
morire in quella specie di avventura non richiesta, Po non avrebbe
mai avuto l'unica prova al mondo che anche lui una volta aveva avuto
una famiglia.
Il
pensiero lo fece piegare in due per il dolore.
Si
girò verso Crane disperato, che voleva solo urlare "Prendilo
tu, io non ne posso più di tutto questo!" ma poi gli
sembrò che ci sarebbe stato qualcosa di stonato e allora
inghiottì di nuovo tutto.
-Cosa
c'è? Volevi dirmi qualcosa?- chiese Crane che aveva colto il
movimento accanto a sé.
Shen
scosse la testa.
-No...
no, non è niente. Vorrei solo che iniziassero a muoversi-
Ed
era la verità.
***
Il
sole aveva iniziato a declinare in cielo e presto sarebbe calata la
notte.
Shen
non poteva vedere niente di cosa succedeva al campo dei banditi, ma
poteva sentire i rumori, e cominciavano ad essere grugniti,
chiacchiere, oggetti spostati, insomma, rumori di chi sta per
mettersi in marcia.
Il
suo sguardo si assottigliò.
Presto
sarebbe stato il momento di entrare in azione.
Non
riusciva a sentire perfettamente cosa dicessero, ma ad un certo punto
comprese che almeno in tre sarebbero rimasti a guardia delle
munizioni e del resto dei bagagli.
Questo
era un intoppo a cui non aveva pensato, ma non era nulla di
insormontabile.
Tre
cinghiali contro due maestri di kung fu non erano classificabili come
un problema.
Shen
e Crane si scambiarono un'occhiata ed erano perfettamente d'accordo
su che cosa fare: aspettare che il grosso di loro si allontanasse e
poi occuparsi delle sentinelle e della polvere nera.
Semplice.
Rimasero
ancora nell'ombra tra i bambù ad aspettare, ma Shen non vedeva
l'ora di mettersi in movimeno.
Sentiva
già l'adrenalina dello scontro che gli serpeggiava sottopelle;
uno scontro vero, dove lui avrebbe finalmente potuto trasformarsi
nella furia distruttrice che per troppo tempo aveva tenuto repressa.
Uno
scontro in cui sfogare tutta la violenza che c'era in lui senza
doversi preoccupare di fare o no del male al nemico.
Le
penne sul collo e sulla nuca si arruffavano senza che lui potesse
farci nulla.
Aveva
bisogno di combattere senza mettersi freni.
Attendere
ancora mezz'ora fu una vera tortura, ma appena fu passato il minimo
indispensabile Shen schizzò in piedi con il guan dao stretto
nella destra e la sinistra piena di lame.
Crane
stava per seguirlo ma a lui bastò un'occhiata per fargli
capire che non doveva.
Shen
si sentiva più se stesso che mai.
-Lasciali
a me- disse pianissimo.
Crane
annuì ma lo seguì con lo sguardo dall'espressione
preoccupata.
Shen
sapeva di essere inquietante in quel momento, e non riusciva a
trovare motivi per voler cambiare.
Era
tornato ad essere il principe feroce e glaciale che era sempre stato.
Si
addentrò nel sentiero per sbucare fuori dai bambù in un
punto dove non fosse immediatamente visibile, ed appena fu sulla
strada si sentì invadere dal brivido del combattimento.
I
banditi erano seduti a cerchio attorno al fuoco spento e solo uno di
loro lo vide arrivare.
Fece
un cenno agli altri due e subito loro si girarono, e l'espressione
attonita era la stessa su tutte e tre le facce.
Shen
avanzò verso di loro senza fretta nonostante il cuore che gli
rimbombava sotto lo sterno, un passo dopo l'altro, facendo strofinare
a terra le piume della coda e l'asta del guan dao.
-Buon
pomeriggio, signori-
Non
staccò loro gli occhi di dosso nemmeno per un momento.
Nella
sinistra il fruscio delle lame di metallo era un canto familiare.
Non
appena li vide scattare in piedi e caricare le armi, qualcosa dentro
di lui esultò di gioia.
Le
sue lame sibilarono nell'aria e si conficcarono fino all'elsa nelle
armi da fuoco, nelle parti più delicate dei meccanismi.
I
cinghiali ebbero appena il tempo di stupirsi che Shen piombò
su di loro, elegante e letale.
Non
poteva ucciderli, ma poteva fare molto male; lui era una lama
vivente, ogni movimento del suo corpo era un colpo di spada.
Shen
non era molto forte né robusto fisicamente, ma era veloce.
Molto veloce.
E
leggero. E la sua velocità dava ai suoi colpi più forza
di quanta lui ne avrebbe potuta sviluppare solo con i muscoli.
Pochi
secondi dopo i tre erano a terra privi di sensi e Shen ansimava non
per la fatica ma per il bisogno di combattere ancora.
Percepì
vagamente la presenza di Crane che atterrava alle sue spalle ma non
si voltò nemmeno a guardarlo.
-Legali-
Ordinò secco -Io penso alle polveri-
Si
diresse verso il mucchio di barilotti.
Certo
che quei banditi si portavano dietro un bel po' di polvere!
Era
una quantità eccessiva secondo Shen. Ma fose doveva bastare
loro per mesi, ed inoltre non sapeva quanta polvere consumassero
effettivamente le armi più piccole.
Aprì
uno dei contenitori ed esaminò i granuli neri all'interno
facendoli scorrere tra le penne.
Sembrava
una polvere abbastanza buona, pensò contrariato. Era un
peccato distruggerla.
Ma
avevano a che fare con dei banditi, pe cui se quella polvere era la
loro arma, loro dovevano eliminarla. Punto.
Shen
iniziò ad aprire tutti i contenitori, ed una volta fatto (ne
aveva contati dieci) da uno iniziò a buttare polvere da sparo
su tutti gli altri.
Con
l'ultima che restava sul fondo tentò di realizzare un sentiero
che facesse da miccia.
-Shen?
Vuoi davvero far saltare in aria tutto quello?-
-Certo.
E non solo questo. Prendi le loro armi e se ne vedi di riserva.
Dobbiamo distruggere anche quelle-
-E
loro? Restando qui vicino rischiano di essere coinvolti
nell'esplosione. Dobbiamo spostarli-
Shen
non lo degnò di un'occhiata.
Stava
cercando delle pietre focaie, e comunque non gliene importava niente
se quei tre fossero sopravvissuti oppure no.
-Fa
come ti pare-
Non
poteva farci niente.
Credeva
di essere cambiato, ma una volta che si era trovato nel mezzo di una
vera battaglia era come se fosse cambiato di nuovo.
Non
riusciva a ricordare cosa fossero l'empatia e la pietà,
nonostante avesse pagato un prezzo caro per comprenderle.
Forse
semplicemente non erano roba adatta a lui, e la sua vera natura
sarebbe sempre stata quella.
Non
riusciva a sentirsi in colpa. Non riusciva a sentire niente, come una
volta.
L'unica
cosa che avvertiva distintamente era lo scricchiolio della carta di
riso, troppo vicino al suo cuore.
Crane
spostò i tre cinghiali senza che lui accennasse ad aiutarlo,
invece si dedicò a cercare le pietre focaie, indispensabili
per far scoccare le scintille che servivano loro per far esplodere la
polvere.
Se
i banditi non avessero spento il fuoco con secchiate d'acqua in grado
di smorzare qualunque scintilla, Shen avrebbe già concluso
quel lavoro, e invece nulla: non avevano fuoco, non avevano legna da
ardere per mantenere le braci accese, e soprattutto lui non trovava
quelle maledette pietre!
I
suoi nervi stavano per saltare.
-Crane!
Vedi se addosso a quei tre c'è un sacchetto che contiene delle
pietre!-
Aveva
appena urlato un'altro ordine, ma non gli importava più.
C'era
qualcosa che lo metteva in allarme e gli urlava di spicciarsi prima
possibile. Dannazione! La vicinanza con la Divinatrice lo aveva reso
paranoico!
Crane
fece come lui gli aveva detto, mentre Shen si affannava a cercare
nelle sacche che dovevano essere il loro bagaglio.
Niente.
Fece
a pezzi la stoffa con le sue lame, lacerò tutto quanto potesse
nascondare frammenti di selce o di pirite, ma nulla.
-Shen!
Ho trovato queste-
Crane
reggeva in mano un sacchetto di pelle da cui aveva estratto una
pietra che luccicava come oro negli ultimi raggi di sole.
Sì!
Quella era decisamente pirite!
-Dammela,
mi serve subito!-
Crane
non fece domande e gli portò subito la pietra.
Shen
si chinò sulla striscia di polvere per terra e con una lama a
fare da acciarino tentò una prima volta di produrre le
scintille.
Niente.
Si
esaurivano prima di toccare la polvere e non erano in grado di
accenderla.
Provando
con due colpi in rapida successione Shen riuscì solo a
produrre un fastidioso raschiare.
Forse
l'acciaio fine di cui erano fatte le sue lame non produceva
abbastanza attrito e quindi le scintille non erano abbastanza forti.
-Vedi
se ne hanno un'altra di un'altro colore. Questa non va bene-
Crane
rivoltò il sacchetto sul palmo e finalmente Shen vide un
frammento largo e piatto di selce.
Forse
con quella sarebbe andata meglio.
Non
ebbe nemmeno il tempo di pensarlo che qualcosa, il sesto senso che
gli aveva messo fretta e che gli aveva fatto increspare la pelle con
i brividi di una minaccia percepita, lo spinse a reagire d'istinto.
Fece
perno sulle zampe e spazzò l'aria con la coda giusto in tempo
per togliere Crane dalla traiettoria di un proiettile.
Tre
lunghe penne bianche caddero a terra, due strappate dalla violenza
dell'urto e la terza troncata di netto dalla palla di fucile, mentre
Crane fu colpito solo di striscio alla fine dell'ala piuttosto che
ritrovarsi con un buco nel torace.
Il
proiettile era passato in mezzo a loro e si era conficcato nella pila
di barili ed armi che Shen aveva creato, ma purtroppo non aveva
acceso la polvere.
Si
voltò a vedere chi li aveva attaccati e si trovò
davanti cinque dei banditi.
Tre
stavano ricaricando le armi ma lui non glielo permise: non dovevano
accorgersi che erano state sabotate, ed in caso il sabotaggio di
Manthys non fosse riuscito come nel fucile di prima, Shen doveva
impedire ad ogni costo che sparassero ancora.
Le
lame fischiarono nell'aria tanto veloci da essere invisibili, e si
conficcarono con una precisione letale a recidere l'ingranaggio che
permetteva di accendere la polvere.
Quelle
armi erano diverse dai suoi cannoni, ma Shen sapeva come
neutralizzarle.
Si
voltò a guardare Crane, ma non riuscì a capire quanto
fosse serio il danno che aveva riportato.
In
ogni caso non sarebbe stato saggio far capire ai loro nemici che loro
si trovavano in svantaggio, per cui Shen fu rapido ad aprire il
ventaglio di puime della coda per nascondere Crane e la sua ferita
dietro di sé, e per ottenere un momento solo in cui i banditi
fossero presi alla sprovvista e lui potesse agire.
Inoltre
non voleva che Crane vedesse cosa intendeva fare.
Se
davvero erano in cinque contro uno lui non aveva il tempo di andarci
per il sottile, e le prossime lame sarebbero state per la gola invece
che per le armi.
Ma
forse avrebbe potuto indurli ad arrendersi. Sapeva che i maestri di
kung fu non avrebbero approvato se li avesse uccisi.
E
poi aveva la sgradevole sensazione di risentire le parole di Shifu a
proposito dei fiori di pesco e dello spezzare o meno una vita,
nonostante l'aspetto dei cinghiali non avesse nulla a che spartire
con la delicatezza di un fiore di pesco.
Le
lame per la prima volta in vita sua tremavano nella sua presa.
Uno
dei cinque provò a staccare la lama conficcata nella sua arma,
ma non aveva la minima idea di come maneggiarla e finì per
ferirsi da solo.
Gli
altri guardarono Shen con astio come se fosse stata responsabilità
sua.
-Torniamo
da Yin Gun. Dobbiamo dirglielo che ci hanno preparato un'imboscata-
Disse
uno di loro.
Probabilmente
Yin Gun era il loro capo, e Shen non poteva permettere che lo
avvertissero di niente.
Velocissimo,
scagliò una lama che si conficcò a fondo nella coscia
di uno dei cinghiali appena sotto le placche rinforzate della
casacca.
Quello
strillò di dolore, ed in un'attimo gli altri dimenticarono
ogni proposito di allontanarsi per attaccare Shen.
Erano
in quattro e lui non era abituato a sostenere una carica da parte di
suini che pesavano ognuno il triplo di lui, per cui si pentì
immediatamente della sua decisione di non ucciderli tutti subito.
Dovette
dare fondo a tutta la sua abilità per non farsi massacrare.
Alle
sue spalle Crane si era rimesso in piedi, ma la sua ala era troppo
compromessa e non sarebbe riuscito a combattere con tutte le sue
capacità. Due di loro lo avevano stretto in una morsa e Crane
faceva molta fatica a tenerli a bada.
Shen
dovette decidere ancora una volta.
Gli
ci sarebbe voluto solo un istante.
Solo
un istante per distrarsi dal proprio combattimento e salvare Crane.
Poteva
farlo. In fondo avrebbe anche potuto lanciare alla cieca.
Ruotò
l'ala e scaglio la lama, che si conficcò nella scapola del
cinghiale che aveva messo a terra Crane, ma questo gli costò
più caro del previsto: non riuscì a ruotare l'ala in
tempo per scagliare altre lame nella direzione giusta e venne colpito
in pieno dalla carica di uno dei cinghiali.
L'impatto
lo sbalzò via, dritto nella striscia di polvere nera che aveva
steso a terra poco prima.
Il
primo pensiero di Shen fu "Dannazione! Ora la miccia è
inutilizzabile!" ed il secondo fu di stizza per la sua veste di
seta argentea, adesso striata dal nero del carbone.
Il
suo scheletro aveva assorbito male l'urto e lui era ancora stordito,
ma un pensiero era finalmente chiaro nella sua mente: li avrebbe
uccisi.
Si
rimise in piedi e due lame saettarono nell'aria. Una si conficcò
pochi millimetri sotto la gola del cinghiale ma fu fermata dalla
giubba di cuoio, e la seconda fu deviata dal una protezione sulla
zampa anteriore.
Shen
non poteva crederci.
Non
voleva crederci. Le sue lame non avevano mai fallito. Lui non aveva
mai fallito.
E
adesso...
Guardò
Crane, che annuì deciso e si mise in posizione da
combattimento nonostante l'ala che gli pendeva lungo il fianco e
tremava.
Shen
decise di seguire il suo esempio.
Raddrizzò
il guan dao, prese altre lame dalle tasche interne e si preparò
a combattere per la sua vita.
Stavolta,
quando la carica lo investì, lui fu pronto: puntò la
lancia a terra e schizzò in alto, per piombare su di loro e
fare più danni possibile con i suoi speroni da combattimento.
La
sua coda era un'arma che poteva utilizzare come ventaglio per
disorientarli o chiusa come una frusta; magari avrebbe perso qualche
altra penna ma meglio quelle che la vita.
Il
problema era Crane.
Shen
si trovò a dover combattere anche per lui, nascondendolo
dietro di sé oppure per togliergli di dosso qualche
avversario.
In
quel modo non riusciva a porre fine a nessuno degli scontri che
iniziava, e dato che la resistenza fisica non era uno dei suoi punti
forti presto sarebbe stato messo alle strette.
Di
cinque cinghiali che erano all'inizio, lui ne aveva atterrati solo
tre, mentre altri due continuavano a tornare alla carica.
Il
pensiero di morire in quel modo stupido, per un banale imprevisto nel
suo piano architettato nei minimi dettagli, gli diede la forza per
un'ultimo scatto di energia.
Ruotò
su sé stesso tanto in fretta da farsi venire le vertigini, ma
riuscì a buttar a terra uno dei due rimasti ed a compirlo in
testa con l'asta del guan dao prima che quello potesse rialzarsi.
Ne
restava solo uno. Uno di troppo.
Vedendo
lui in difficoltà, Crane tentò di attaccare ma fu
deviato e spedito a rotolare in quel che restava della miccia.
Un
ghigno si disegnò sul brutto muso del cinghiale, e Shen fu
certo che quella sarebbe stata l'ultima cosa che avrebbe visto.
Il
cinghiale gli strappò di mano il guan dao e lo scagliò
a terra lontano da lui, e quando Shen tentò di estrarre le
lame dalla manica, lui era già troppo vicino e gliele fece
volare via con un colpo assestato con la protezione sull'avambraccio.
Shen
si preparò ad usare l'ultima arma che gli restava: il suo
becco affilato.
Forse,
se fosse riuscito a colpire nei punti giusti, avrebbe recuperato un
po' di vantaggio, ed in ogni caso avrebbe venduto cara la pelle.
Fortunatamente
non ebbe bisogno ddi fare nulla di tutto quello, perché dal
bosco di bambù provenne un tramestio talmente forte da
distrarre tutti loro, e quando le canne si aprirono per rivelare chi
era l'intruso, Shen non avrebbe mai creduto che sarebbe stato tanto
felice di vedere arrivare il panda.
-Tu!
Bandito cinghiale! Hai fatto del male ai miei amici, e adesso la
giustizia.. ehi!-
Po
non aveva potuto finire il suo discorso perché il suino gli si
era avventato addosso, costringendolo ad indietreggiare.
Fortunatamente
Po era molto più massiccio di Shen, e l'impatto non lo aveva
sbalzato via.
Rimasero
avvinghiati a fronteggiarsi, finché Po non riuscì a
fare leva su un ginocchio ed a rompere la presa.
Shen
si avvicinò a Crane per capire come stava.
Era
malconcio, senza dubbio, ma se la sarebbe cavata.
-Ehi...
grazie. Se non fosse stato per te sarei morto-
-Mi
ringrazierai quando sarà finito tutto questo, se saremo ancora
vivi tutti e due. Ce la fai ad alzarti?-
Shen
gli tese lo stesso un'ala e da come Crane la afferrò fu chiaro
che no, da solo non ce l'avrebbe fatta ad alzarsi. Una delle gambe
tremava ed il ginocchio si stava gonfiando.
Rimasero
uno vicino all'altro a guardare il resto del combattimento.
Dopo
l'iniziale svantaggio dovuto alla pura forza bruta del cinghiale, Po
aveva recuperato e tutti i suoi colpi andavano a segno.
Shen
provò un moto di invidia, ma poi si ricordò che aveva
tenuto testa a quattro di loro quasi da solo, ed allora il suo
orgoglio smise di pungolarlo.
Con
un'ultimo colpo alla mascella, il cinghiale crollò a terra a
fare compagnia ai suoi compari.
-Ragazzi,
voi come state?- chiese subito Po.
-Ti
dobbiamo le penne, amico mio- gli rispose subito Crane.
A
Shen fece un'impressione strana essere incluso nel "ragazzi",
impressione resa ancora peggiore dalla carta che lui sapeva nascosta
nella sua veste.
Se
Po l'avesse vista, lui sarebbe stato ancora uno dei "ragazzi"?
Preferì
non pensarci.
-Shen?
Tutto bene?-
-Non
sono ferito, ma quasi tutto il lavoro che avevamo fatto è da
rifare. Devo ricostruire la miccia e poi dare fuoco prima possibile-
Shen
si allontanò da loro con la scusa della fretta, ma aveva
appena preso altra polvere per riformare il sentiero quando venne
interrotto dalla voce di Manthys.
-Pessime
notizie! Stanno tornando indietro. Tutta la banda!-
Per
un attimo Shen sentì acuto il bisogno di urlare e di
distruggere alla cieca tutto quanto gli capitava sotto mano.
Perché?!!
perché i suoi piani non andavano bene nemmeno quando cercava
di fare la cosa giusta?!
Per
quale assurda ragione, karma, destino, legge del contrappasso o
qualsiasi altra idiozia, il suo piano era fallito?
Perché
se fosse stato un piano che mirava a massacrare gente, Shen avrebbe
potuto capire che l'universo si fosse opposto, come era successo con
i cannoni contro il kung fu.
Shen
era ancora fermamente convinto che l'universo avrebbe dovuto farsi i
dannatissimi affari suoi anche nel caso dello sterminio di un
villaggio di panda, ma anche ammesso che in quell'occasione lui
avesse sbagliato, che motivo aveva l'universo di intromettersi
proprio quando lui usava le sue capacità per fare ciò
che era giusto?
Perché?
Dunque aveva sempre avuto ragione lui: chi si piega ad i cosiddetti
ideali è un debole ed uno stupido, buono solo a portare il
giogo forgiato per lui da altri.
Per
la rabbia e la frustrazione scagliò un paio di lame contro il
mucchio di polveri ed armi, e lo fece tanto forte da conficcarle
quasi fino all'elsa.
Una
delle lame stridette contro l'acciaio di un fucile, e Shen per un
attimo, un solo, volle credere che il destino (o l'universo) lo
stesse aiutando e stesse accendendo la polvere per lui, e invece
niente.
-Adesso
basta!- gridò esasperato.
Quella
situazione era stupida, e più stupido ancora lui che ci si era
cacciato!
Se
ne rendeva conto solo in quel momento, quando ormai ci era dentro
fino al collo.
Lo
scatto d'ira lo aveva aiutato a schiarirsi le idee, e adesso, come
una doccia fredda, era tornato ad essere il freddo, glaciale principe
della guerra che era sempre stato.
La
paura, orribile come non mai, era di nuovo seppellita a fondo dentro
di lui, sigillata fino al prossimo scatto di rabbia; per il momento
lui era perfettamente lucido e senza sentimenti come avrebbe dovuto
restare.
-Manthys,
quanti sono?-
-Tutta
la banda. Il capo non ha voluto avanzare verso il villaggio. Quello è
un vecchio soldato, e sicuramente ha sentito qualcosa che lo ha
insospettito. Prima ha mandato qui altri cinque, ed io sono corso ad
avvertire qualcuno per venire ad aiutarvi, ma quando sono tornato
indietro verso il loro gruppo, poco dopo hanno invertito la marcia.
Saranno qui tra poco-
Shen
stette ad ascoltarlo. Adesso si spiegava come mai il panda fosse
arrivato al momento giusto. Per loro fortuna.
Aveva
salvato lui e Crane.
Maledetto
Panda, perché gli rendeva le cose così difficili? Se
non fosse stata la seconda volta che gli salvava la vita, Shen
avrebbe potuto pensare di mollare tutto e tutti, lasciandoli a
sbrigarsela da soli mentre lui metteva in salvo le sue penne.
E
invece no! No, il Guerriero Dragone gli aveva teso una zampa quando
lui era stato sconfitto, poi aveva chiesto che qualcuno lo ripescasse
dal fiume per non lasciarlo annegare miseramente, gli aveva dato
fiducia per ragioni che Shen non comprendeva e adesso... adesso di
nuovo: lo aveva salvato.
E
quindi lui non poteva abbandonarli.
Sapeva
bene che senza di lui sarebbero stati allo sbaraglio perché
non sapevano nulla di polvere da sparo.
Nella
migliore delle ipotesi, se si fossero attenuti al piano avrebbero
finito per ridursi a pezzettini.
Shen
doveva restare.
Tentò
di respirare a fondo per recuperare la lucidità e lasciar
dissipare la rabbia che gli aveva annebbiato la mente.
Aveva
bisogno di essere lucido: ne andava della sua vita e soprattutto
della loro.
In
quel modo ci riusciva: la rabbia cieca fu sostituita dalla sua gelida
calma apparente.
Doveva
analizzare la situazione senza lasciare che le emozioni
interferissero.
Doveva
studiare un piano alternativo e sapeva di poterci riuscire.
-Manthys,
tu torna al villaggio dagli altri. Se sarai abbastanza veloce, loro
scenderanno ad aiutarci in tempo. Vai, corri!-
Manthys
partì veloce come una scheggia.
Certo,
quella era una possibilità, ma Shen non si sentiva per niente
tranquillo: la sensazione di essere in pericolo era la stessa e più
forte che mai.
-Quanto
a te, Po, aiutami-
-Bene.
Che devo fare?-
Era
strano che il panda si mettesse ai suoi ordini. Shen sapeva che lo
faceva perché si fidava di lui, ed una volta la cosa lo
avrebbe esaltato per la sensazione di potere, invece adesso gli
faceva solo sentire la sua responsabilità più pesante.
-Prendi
la polvere. Aiutami a ricostruire un sentiero da accendere senza
stare troppo vicino al resto-
Shen
fece la prima mossa per spiegargli come doveva fare: raccolse una
manciata di polvere tra le punte delle ali e la depositò a
formare una striscia sottile per terra. Dovevano essere veloci perché
era quasi calato il buio, e presto non avrebbero visto cosa facevano.
In
quel posto non c'era nemmeno nulla con cui accendere un fuoco.
Shen
provò a fabbricare una torcia con una striscia strappata dal
fondo della sua veste, ma la seta bruciava poco e male, e senza olio
in cui inzuppare il tessuto il fuoco non bruciava nonostante le
scintille che lui aveva prodotto sfregando gli speroni contro il guan
dao.
Le
comuni pietre focaie non erano adatte ad essere usate con l'acciao
fine che aveva creato lui: l'unica cosa che poteva produrre scintille
a contatto con quel tipo di acciaio era lo stesso materiale.
Frustrato,
Shen lasciò perdere l'idea della torcia e si dedicò ad
aiutare il panda.
La
nuova miccia che stavano creando si allungava con una lentezza
esasperante perché potevano maneggiare solo piccole quantità
di polvere per volta, e Shen si sentiva sempre più inquieto.
Crane
tentava di dare un'ala, ma con l'altra fuori uso poteva fare bel
poco.
Shen
non voleva concedersi nemmeno il lusso di sperare, perché
troppe volte aveva sperato e poi era stato deluso, ed in quel momento
sapeva che non avrebbe retto l'ennesima speranza infranta.
Lavorava
serio e concentrato, con uno sguardo che non tradiva nessuna delle
emozioni che infuriavano dentro di lui.
Sarebbe
finita male, lo sentiva, e quello che stavano facendo loro era solo
un patetico tentativo di sfidare il destino.
Un'ultimo,
disperato scatto di volontà da parte sua per tentare di
sfuggire tra le maglie intessute dal fato.
"Il
fato non esiste" si ripetè. Ma questo fu ancora peggio
perché, se lui era davvero stato sempe artefice del suo
destino, allora aveva fatto davvero schifo.
La
miccia non aveva una lunghezza nemmeno lontanamente sufficiente
quando Crane diede l'allarme.
Il
"kakà" della gru diede i brividi a Shen perché
gli sembrò un grido che proveniva da un posto lontano e
pericoloso, lo stesso da cui provenivano le visioni della
divinatrice.
Crane
indicò il sentiero che costeggiava la montagna, lungo cui si
muoveva la luce rossa delle torce.
Perché
ovviamente i banditi avevano delle torce con sé, sebbene non
ne avessero lasciate all'accampmento vicino alla polvere!
Se
Shen lo avesse immaginato prima avrebbe mandato Manthys a rubarne una
invece che a chiamare gli altri.
Un'altro
sbaglio nel suo piano. Quella era la giornata più orrenda
della sua vita, forse peggiore della sconfitta nel porto di Gong Men.
Ma
insomma, perché stava andando tutto storto? Aveva messo al
sicuro il villaggio, aveva aiutato Crane, aveva deciso di restare con
loro nonostante il rischio, quindi che diavolo voleva ancora da lui
l'universo?!
Ma
era inutile stare a recriminare perché nessuno dei suoi scatti
d'ira avrebbe cambiato i fatti, ed i fatti erano che erano isolati
lui ed il panda, con Crane ferito ed una banda di cinghiali che stava
per piombare loro addosso per riappropiarsi di armi e polvere da
sparo in quantità.
I
fucili erano ormai stati sabotati, ma le granate no.
Shen
avrebbe voluto trovare le micce per poterne accendere una e fare
saltare tutto il mucchio, ma ovviamente non ce n'era nemmeno una: le
avevano portate tutte via, e quelle dei fucili erano troppo corte per
innescare una granata: gli sarebbe espolosa in faccia.
Stava
tentando di valutare tutte le alternative, ma qualunque cosa pensasse
trovava ostacoli.
L'unica
cosa che avrebbe potuto aiutarli a quel punto era l'acqua.
Shen
si diede dell'idiota per la sua mania di fare esplodere le cose.
Se
si fosse fermato a pensare, gli sarebbe venuto in mente di portare
acqua dal fiume fin dall'inizio per bagnare la polvere, oppure di
gettare i barli nel fiume... e invece no!
Lui
e la sua fissazione per le esplosioni! E quella volta non poteva dare
la colpa al destino perché era stato lui a progettare tutto ed
a fare in modo che le cose prendessero quella piega.
Avrebbe
anche potuto spargere la polvere al vento, ma ormai con i banditi e
le torce che si avvicinavano, non poteva fare nemmeno quello, perché
se una torcia avesse toccato un granello di polvere, la foresta di
bambù si sarebbe trasformata in un rogo senza scampo per
tutti.
Dannazione!
Lui era capace solo di distruggere, perché si era messo in
testa di fare l'eroe!
Per
la rabbia abbattè il guan dao contro le canne di bambù
e ne tranciò due di netto.
Il
colpo si ripercosse su tutta l'ala facendogli tremare la spalla di
dolore.
In
qualche modo servì a schiarirgli le idee, anche se l'unica
soluzione che gli veniva in mente non gli piaceva per niente.
Era
l'unico modo che trovava, ed ovviamente era un crudele scherzo del
destino.
"E
va bene. Allora finiamola"
-Shen,
cosa facciamo?-
Si
rese conto che era rimasto immobile solo quando sentì Po che
lo chiamava.
Cosa
facciamo? Bella domanda. Ma ormai Shen sapeva cosa fare.
-Tu
prendi Crane e andate lontano da qui-
-Cosa?-
-Hai
sentito bene: dovete andarvene-
-Ma
Shen, e tu? La polvere?-
-La
accenderò, non preoccuparti-
-Come...?-
La
pazienza di Shen era molto vicina al limite, ed ovviamente il
plantigrade non se ne rendeva conto.
-Questi
sono affari miei, panda, non immischiarti!- Stridette Shen.
-Ma...-
-BASTA!!!-
esplose alla fine.
Solo
allora il panda si azzittì.
Shen
si rese conto che stava ansimando e tentò di ricomporsi.
-Aiuta
Crane. Allontanatevi da qui. Non posso più perdere tempo con
voi-
Credeva
che la discussione fosse chiusa, ed invece a farlo imbestialire
ancora una volta fu Crane.
-Non
devi farlo, Shen!-
Lui
lo ignorò e tornò ad avanzare verso il mucchio di armi
e polvere.
-Cosa?
Non deve fare cosa, Crane?-
-Non
hai ancora capito, Po? Vuole accendere la polvere con gli speroni,
come faceva con i cann...-
Una
lama che gli fece volare via il cappello costrinse Crane al silenzio,
ma ormai il danno era fatto: Po lo guardava con i suoi grandi occhi
verdi sgranati per la comprensione di qalcosa che non voleva
accettare.
-Che
cosa? Con gli speroni? Ma quella è tutta polvere da sparo, e
se lo fa lassù... no, Shen!-
A
quel punto tutti i buoni propositi di mantenere la calma finirono
gettati alle ortiche, perché Shen Scagliò loro contro
due lame che li mancarono di pochissimo.
-Adesso
ascoltatemi bene, tutti e due. Fate quello che vi dico. Andatevene da
qui prima che sia troppo tardi. Al resto penso io, ve lo prometto, ma
adesso sparite. Non voglio nessuno qui a seccarmi-
-Ma
Shen, ragiona! Così finirai per ammazzarti!-
-E
con questo? Sarei già dovuto morire tempo fa, e tu lo sai-
-Appunto.
Lo so ed ho fatto in modo di impedirlo, e lo farò ancora-
Quanto
poteva essere stupido il panda! Quanto poteva essere tutto ciò
che Shen non sarebbe mai stato e che scopriva all'improvviso di
invidiare.
Gli
scagliò contro un'altra lama per tenerlo a distanza, mentre
nella destra stringeva più forte il guan dao per prepararsi
allo scontro.
-Piantala,
panda! Non sono io che ti ho schiesto di farmi da custode-
-No,
l'ho deciso io. Andiamo, perché deve finire così? Non è
giusto!-
-Non
è giusto? E tu che ne sai di cosa è giusto? Tu sei solo
uno stupido che ha salvato me. Hai salvato chi... oh, ma che te lo
dico a fare?!-
-Lo
so, Shen, lo so. Non sono stupido come credi tu, sai? So chi sei, so
cosa hai fatto... e lo stesso non voglio vederti morto. E se questo
vuol dire essere uno stupido allora sì, sono uno stupido. E
non ti farò avvicinare a quella polvere-
Per
un attimo Shen se ne stette zitto, incapace di rispondere perché
un'emozione troppo forte gli stringeva la gola.
Forse
Po capiva più di quanto lui credesse.
E
forse... forse, allora... in quel momento la carta sotto la sua veste
scricchiolò di nuovo.
-Po...
tu non capisci... se non mi lascerai accendere quella polvere
arriveranno qui, si riprendernno le loro armi e ci massacreranno
tutti-
Era
davvero l'unico modo. Forse davvero il suo destino lo aveva tenuto in
vita, gli aveva concesso una sorta di proroga affinché potesse
pagare il suo debito verso i panda per poi farlo sparire di nuovo nel
regno dei morti come avrebbe già dovuto essere.
-Posso
fermarli io anche se riprendono le armi da fuoco. L'ho già
fatto, ricordi?-
Certo
che Shen se lo ricordava. Era stato in un'altra vita però.
Ma
forse quella era la sua occasione per liberarsi di loro due e
metterli al sicuro.
Finse
di pensarci su e poi di essersi convinto.
-Va
bene. Però prima portiamo Crane al sicuro-
-Oh,
bene! Visto che sono riuscito a farti ragionare?-
-Sì,
sì, come dici tu... ora sbrigati-
Shen
guardò Crane, nella speranza che almeno lui che era un vero
guerriero kung fu capisse la necessità del suo sacrificio e lo
aiutasse a distrarre il panda.
E
invece no.
Non
appena Po si girò per tornare da lui, Crane gli gridò
-Non essere stupido, Po! Sta cercando di allontanarci per fare di
testa sua-
Il
panda si girò con una velocità insospettabile per la
sua stazza e lo sguardo che gli lanciò avrebbe fatto
impallidire Shen se non fosse stato già albino per natura.
Era
puro dolore. Il panda si sentiva tradito ed offeso dal suo tentativo,
e lui... dannazione, lui si sentiva in colpa!
-BASTAAA!!!!-
Gridò esasperato -Basta, non mi interessa se a voi non va
bene, io lo faccio!-
Fece
per saltare verso la pila di polvere ma venne bloccato da qualcosa di
pesante e sbattè becco a terra con uno "squeack" per
niente dignitoso.
Si
voltò ed il panda gli aveva afferrato la coda.
No.
No, quello no!
-Lasciami
andare. Ora- sibilò furioso.
-No-
E
allora Shen scagliò l'ennesima lama. Stavolta per colpirlo di
striscio, in modo che il dolore gli facesse mollare la presa, cosa
che avvenne.
Shen
approfittò dell'attimo per scattare in piedi, mettere la sua
coda (santo cielo, il panda aveva osato afferrarlo in quel modo!)
fuori dalla portata delle zampe nere e tenere il guan dao dritto
davanti a sé in posizione di difesa.
-Ti
avverto, panda: un'altra mossa del genere e sei morto-
Anche
Po si mise in posa da combattimento, serio come Shen lo aveva visto
solo pochissime volte.
-Non
è vero- gli disse Po -Se lo avessi voluto mi avresti già
ucciso-
-Non
illuderti di avermi cambiato, hai capito? Non pensarlo nemmeno per un
momento! Io non sono cambiato!-
E
per dimostrarglielo sferrò una stoccata dritto al petto che il
panda dovette tuffarsi di lato per evitare.
-Scusate
se vi interrompo, ma saranno qui a momenti, e non dobbiamo andarcene.
Torneremo dagli altri, ci faremo aiutare... Shen, Po, per favore!-
Crane
tentava di farli ragionare, ma ormai Shen era aldilà di
qualsiasi razionalità.
Voleva
solo chiudere quella storia prima possibile nell'unico modo che gli
sembrava possibile, e se il panda avesse tentato di impedirglielo,
bé, peggio per lui.
-Vattene-
Gli
disse solo, più minaccioso che poteva.
-No-
-E
allora resta qui e salta in aria anche tu, per quel che mi riguarda!-
Non
era vero, lo aveva detto solo perché non sapeva come spiegagli
che voleva tenerlo al sicuro a tutti i costi.
Piantò
la punta del guan dao a terra e con un balzo fu in cima al mucchio di
polvere ed armi, da dove iniziò a scagliare lame verso le
zampe del panda per impedirgli di raggiungerlo.
-Io
non sono come voi! Non sarò mai come voi, mettitelo bene in
testa! Per me non ha alcun senso la giustizia di cui tu parli. Per me
conta solo quello che voglio io, e adesso... adesso io voglio che voi
ne usciate vivi più di quanto ho paura di morire-
Per
un attimo Po si fermò, gli occhi sgranati fissi in quelli di
Shen.
Faceva
male. Quello sguardo faceva male perché Shen adesso sapeva che
c'era qualcuno disposto a tutto pur di salvarlo. Anche affrontare le
sue lame e la sua rabbia.
"Grazie
per avermi regalato questo momento... Po. Ma non posso permetterti di
fermarmi".
-Per
il tuo bene, panda, non fare un'altro passo-
Ovviamente
Po lo fece, ed ovviamente Shen dovette fermarlo nell'unico modo che
aveva a disposizione.
Scagliò
una lama dritto verso di lui, e la conficcò a fondo nella
coscia.
Era
la prima volta che faceva così male ad un'altro essere vivente
da quando avevano combattuto fuori dalla città dei Gong.
Po
crollò a terra a stringersi la zampa con entrambe le mani e a
lamentarsi per la ferita. Non aveva nemmeno il coraggio di estrarre
la lama, e si era fermato ad un paio di metri da lui, dove sarebbe
stato al sicuro dall'esplosione.
Shen
lo guardò mentre era a terra e sofferente, e provò per
la prima volta il senso di colpa.
Si
guardarono per un lungo momento in cui Shen comprese che avrebbe
fatto ugualmente la scelta di sacrificarsi. Non per la profezia, non
per pagare un debito e per togliersi un pensiero fastidioso, ma
perché voleva davvero che loro, tutti loro, si salvassero.
Perché
lo avevano accolto quando non aveva nessun altro e per un breve
periodo della sua vita gli avevano fatto provare cosa significasse
avere una casa ed una famiglia.
Davvero
non gli importava più niente della profezia, del fare la cosa
giusta, di tutto quello che gli aveva detto la Divinatrice, lui
voleva solo togliere le armi ai banditi in modo che i guerrieri kung
fu potessero battersi ad armi pari.
Perché
lui voleva che sopravvivessero.
Avrebbe
rischiato per loro, ma soprattutto per quelo strano panda, che con la
sua ostinazione nel volerlo salvare gli aveva fatto provare uno
straziante barlume di affetto.
Shen
prese un respiro profondo.
Sapeva
cosa doveva fare, ma lo stesso tremava di paura.
Una
volta fatte scoccare le scintille avrebbe avuto solo pochi secondi
per saltare giù e tentare di allontanarsi. Forse gli sarebbe
riuscito o forse no, ma doveva farlo.
Crick.
No,
prima doveva fare un'altra cosa: estrasse il disegno dalla tasca, lo
conficcò su una lama e lo lanciò verso il panda che
tentava di rialzarsi.
Il
coltello si piantò a terra a pochi centimetri da lui.
-Questo
appartiene a te, ora puoi riprendertelo-
Non
si fermò a guardare se lui lo avesse raccolto o meno.
Mise
la lama del guan dao quasi parallela alle polveri quando già
si sentivano gli schiamazzi della banda che si avvicinava.
-Io
sono lord Shen, sono il principe della città dei Gong, e sono
l'unico padrone del mio destino- mormorò nella notte.
Le
scintille sprizzarono all'attrito tra acciaio e acciaio, una, due,
tre volte, riflettendosi in un modo spettrale nei suoi occhi rossi.
Alla
quarta, i primi granelli di polvere si accesero e qualche sporadico
scoppiettio feca capire a Shen che doveva scappare.
Spiegò
il grande ventaglio della coda e saltò, abbandonando persino
la sua arma per avere del peso in meno ad ostacolarlo.
Poteva
solo sperare che bastasse ad allontanarlo dal cuore dell'esplosione.
Sentiva
Po e Crane chiamare il suo nome, ma anche volendo non avrebbe potuto
rispondere.
Alle
sue spalle il crepitio delle esplosioni era sempre più
ravvicinato, ogni scintilla che ne generava tante e tante di più,
finché una luce più intensa lo avvertì che tutto
sarebbe saltato in aria in una frazione di secondo.
Shen
diede un altro colpo di coda, vide sotto di sé il terreno
scorrere veloce e venirgli incontro, e poi l'impatto sulla strada si
confuse con quello dell'onda d'urto dell'esplosione.
Per
qualche assurda ragione, prima di perdere i sensi Shen ripensò
a Master Shifu che gli faceva i complimenti per i fuochi d'artificio.
Eccomi
qui, che barcollo ma non mollo. DEVO finire questa storia.
Devo
essere sincera: quando avevo preso gli appunti per questo capitolo
(sei anni fa... zob...) mi smbrava he filasse perfettamente, e invece
adesso, al momento di scriverlo, ho dovuto aggiustare una miriade di
cose.
Spero
di non aver fatto un pasticcio.
Nel
caso fosse una cosa confusa o senza senso fatemelo notare, che non mi
offendo.
Aveva
l'assurda sensazione di galleggiare. Non aveva precise sensazioni
fisiche, ma era già qualcosa.
Shen
ripiombò nell'incoscenza.
Nei
giorni che seguirono fu più volte ad un passo dallo svegliarsi
del tutto, ma il suo fisico era stato provato troppo per
consentirglielo.
Tuttavia
sentiva.
Voci
attorno a lui. Il dolore che lo attraversava con scariche acute e poi
qualcosa che lo attutiva.
Avrebbe
voluto ringraziare ma dalla gola non gli usciva più che un
rantolo.
Quando
riuscì a svegliarsi la prima cosa di cui si accorse fu un
leggero peso sul fianco.
Era
Viper che gli risistemava addosso la coperta.
Riuscì
a chiamarla facendo uno sforzo enorme.
-Shen!
Oh, finalmente! Riesci a sentirmi?-
Lui
annuì. Dopo la prima volta in cui era riuscito a chiamarla non
riusciva ad articolare altro.
Eppure
voleva sapere. Che ne era stato dei banditi? E di Po e Crane?
-Cosa...
cosa..?-
-Vuoi
sapere cosa è successo? Oh, non temere, è andato tutto
bene. Una volta che le armi sono state distrutte, tutta la banda ha
perso quasi del tutto la voglia di combattere e li abbiamo sconfitti.
Adesso sono in prigione in attesa del processo-
Quindi
il suo piano non era stato un fallimento totale. Buono a sapersi.
-Po?
Crane?-
-Oh,
loro! Manthys li ha medicati prima possibile e staranno bene in poco
tempo, non preoccuparti-
Sapere
di Po e Crane lo sollevò ancora di più perché
non aveva sentito tracce di disapprovazione nella voce di Viper,
nemmeno quando aveva nominato Po.
-Va
bene- le rispose solo.
Non
avrebbe saputo come altro esprimersi.
***
Nei
giorni seguenti riuscì a rimanere sveglio per periodi sempre
più lunghi, e così ebbe modo di vedere come tutti si
prendevano cura di lui ancora una volta.
Manthys
era quello che passava più spesso, aiutato nella sua terapia
di agopuntura da Viper che faceva da assistente.
A
detta della mantide, era una sfida stimolante lavorare su un'anatomia
diversa da quella di un mammifero, e per fortna Shen era ancora
abbastanza stordito e confuso da non rendersi ben conto che lui era
un esperimento scientifico.
Poi
Lao, che non faceva che portargli cose da bere.
Quando
gli andava bene era un brodo dal sapore ottimo, quando gli andava
male erano intrugli di erbe amarissime che lui faticava a mandare giù
e che riusciva ad inghiottire solo quando Lao gli spiegava con troppi
dettagli che servivano a tenere a bada la setticemia.
Ed
ovviamente, adesso che Shen era coscente, doveva fare i conti con il
dolore delle ferite e delle medicazioni.
Non
aveva ossa rotte ma parecchie contusioni, ed in particolare una
brutta abrasione proprio sul petto che seguiva il corso dello sterno.
Quella
bruciava più di tutte, ed a momenti Shen aveva l'impressione
che fosse arrivata a scorticargli il cuore da quanto faceva male.
Ma
poi Lao con le sue pozioni creava impacchi che coprivano la carne
martoriata ed anestetizzavano il dolore, e Shen era incredibilmente
grato per questo.
Non
parlava con Lao. Non avrebbe saputo cosa dirgli. Ma lo sguardo che
l'anziano panda gli rivolgeva non era duro, anzi sembrava che, quando
lo vedeva soffrire, si velasse di una sorta di malinconia.
Solo
una volta, appena finita la medicazione, Lao rimase seduto accanto a
lui.
-Allora.
Sembra che tu abbia salvato mio figlio ed il mio villaggio. Suppongo
che dovrei ringraziarti-
Si
fermò a guardarlo.
Shen
non sapeva che rispondergli. Non era esattamente arrabbiato ed era
troppo debole per essere stizzito.
Riuscì
solo a sospirare.
Non
pretendeva che lo considerassero un eroe, e nemmeno credeva di
meritare chissà quale riconoscimento, dato che il suo piano
era stato un mezzo disastro e che avrebbe potuto ammazzarli tutti.
-Fai
come credi- disse alla fine. In fondo non era così importante.
-Grazie,
Shen-
Anche
se, a pensarci bene, essere ringraziati non era male.
***
Con
la ripresa di coscienza iniziarono i problemi.
Shen
si accorse che non sopportava di trovarsi da solo di notte.
Si
sentiva così debole e fragile che, oh, santocielo, che ne
sarebbe stato di lui?
Quando
si svegliava solo, al buio, e non sentiva nessun rumore vicino a sé
il panico prendeva il sopravvento.
Dov'era?
Le ferite erano peggiorate? L'infezione lo stava indebolendo tanto da
far credere loro che fosse morto? Ma soprattutto, lui era davvero
vivo?
Il
panico lo faceva gridare ed agitarsi, pronto anche a riaprire le
ferite e a sanguinare di nuovo pur di avere la certezza di essere
vivo.
Shen
odiava il dolore, ma almeno il dolore gli dava la certezza di non
essere ancora nel mondo dei morti.
Non
tenne il conto di quante volte successe, ma dopo un po' di tempo notò
che quando si svegliava, anche nel cuore della notte, c'era sempre
una lanterna nella stanza e qualcuno vicino a lui.
Si
davano il cambio in modo da non lasciarlo mai solo, e Shen ormai
sapeva che quel sentimento nuovo che gli torceva le viscere era
gratitudine.
Non
poteva ancora alzarsi.
Da
quello che gli aveva detto Lao, ricordava qualcosa a proposito di due
o tre settimane di immobilità, ma nelle sue condizioni non era
in grado di quantificare il tempo.
Non
era nemmeno in grado di dire più di poche parole senza
piombare sfinito.
Ricordava
che Lao gli aveva parlao di contusioni, di costole incrinate e di
abrasioni, e per fortuna il panda lo aveva anche rassicurato che con
il tempo sarebbe guarito.
Shen
si sentiva ancora estremamente confuso.
Non
riusciva a capire come si sentisse a proposito di cosa aveva fatto,
anzi nemmeno lo ricordava con chiarezza.
Ricordava
l'esplosione e l'urto, ed era come se quel botto gli avesse strappato
via molto di più che le penne e la pelle sul torace; gli aveva
strappato via qualcosa da dentro, anche se lui non riusciva a capire
cosa.
***
Dopo
i prmi giorni di semincoscienza, quando era stato Lao a nutrirlo con
cura perché non soffocasse, era quasi sempre Po che si
occupava di lui quando doveva mangiare.
Shen
non era in grado di masticare, e per questo Po preparava sempre
zuppe.
E
lo imboccava.
E
Shen si sentiva colpevole nei suoi confronti e si vergognava di sé
stesso.
La
vergogna era qualcosa che non aveva mai provato prima.
Qualsiasi
cosa gli fosse stata strappata via, aveva messo a nudo la sua
fragilità.
Non
appena fu più cosciente, abbastanza da rendersi conto che il
panda si stava ancora una volta prendendo cura di lui, Shen provò
un dolore più acuto che mai.
Era
una spina conficcata a fondo dentro di lui e c'era un solo modo per
provare a toglierla.
-Mi...
dispiace...- esalò.
Non
era sicuro di sapere a cosa si riferisse; forse all'ultima ferita che
gli aveva provocato, forse a tutto.
-Non
preoccuparti, Shen. È tutto a posto-
No
che non lo era! Come sempre il panda era troppo ingenuo.
Ma
sapere che quel panda ingenuo non lo odiava lo faceva sentire un po'
meglio.
***
Grazie
alle cure di Manthys e Lao, alle zuppe di Po ed in generale alle
attenzioni verso di lui, Shen si stava riprendendo.
La
pelle scorticata sullo sterno si stava rigenerando, mentre le ossa,
se non sforzate, non gli facevano nemmeno troppo male.
Attraverso
la carta di riso della stanza in cui lo avevano sistemato poteva
vedere il viavai delle sagome fuori, come in un teatro delle ombre.
Una
volta vide il panda.
Dal
rumore che si sentiva fuori doveva essere una giornata di pioggia,
eppure il panda stava lì, a fare movimenti che per una volta
Shen trovò incredibilmente eleganti; erano una combinazione di
potenza e grazia, ed erano simili a quelli che Po aveva fatto prima
di fermare a mani nude le palle di cannone.
Shen
si sorprese a non provare nessuna emozione particolare al ricordo.
Rimase
semplicemente fermo e zitto ad ammirarlo, ed a pensare che, ingenuo
oppure no, quel panda a modo suo aveva una saggezza invidiabile.
Altrimenti
perché curarlo invece di usare quella forza per schiacciare il
suo fragile cranio con una zampa?
Shen
ancora non capiva, però forse stava iniziando ad accettare.
Forse
un giorno gli avrebbe chiesto come faceva, ed allora si sarebbe
compiuta un'altra profezia della Divinatrice: "Un giorno tu
cercherai Po, e vorrai da lui delle risposte come lui le voleva da
te".
Il
pensiero che la capra avesse ragione non lo infastidì, anzi,
prima di addormentarsi di nuovo, Shen ebbe l'impressione di stare
sorridendo.
***
Era
più forte di lui: temeva il buio e la solitudine.
Li
aveva sempre temuti in realtà, ma adesso non poteva più
nasconderlo a sé stesso né agli altri.
Non
che loro gli avessero fatto delle domande. Semplicemente si
comportavano di conseguenza.
Era
passato tempo dall'ultima volta che era stato il panda a tenergli
compagnia nella stessa stanza, forse era stato quando lui non
riusciva a rimanere coscente a lungo.
Shen
non sapeva se fosse un caso oppure un modo per evitarlo.
Quando
Po entrò nella stanza con la sua stuoia sotto il braccio, Shen
non potè impedirsi di essere sorpreso e di chiedergli -Vuoi
davvero restare qui?-
-Sì.
Non mi piace lasciarti solo-
Shen
non sapeva cosa rispondere. Il riferimento ai suoi terrori notturni
era nell'aria ma a lui non andava per niente di palesarlo.
Preferì
cambiare argomento e colse la scusa della fasciatura che spuntava da
sotto il pantalone del panda, anche perché quello era
un'argomento che dovevano affrontare.
-Come
va la ferita alla zampa?-
-Bene.
Ormai è quasi guarita-
Shen
non riuscì trovare nulla da dire sul momento, ma per fortuna
almeno Po non lo stava guardando perché era impegnato a
stendere la sua stuoia a terra e poi ad accomodarsi per la notte.
Shen
non avrebbe mai creduto che avrebbero dormito uno accanto all'altro
senza paura.
Il
panda spensa la lanterna più grande e rimase solo quella
piccola in carta di riso chiara, ad illuminare la stanza di un fioco
bagliore ambrato.
Shen
guardò di lato muovendo appena la testa sul cuscino.
-Mi
dispiace di averlo dovuto fare. Avrei voluto convincerti ma tu non mi
davi retta e... sono stato costretto-
Detestava
annaspare in quel modo come se si stesse giustificando, eppure non
poteva farne a meno.
Po
si girò sul fianco per guardarlo.
Se
Shen ripensava a quanto aveva avuto paura di lui si sentiva
terribilmente stupido.
-Lo
so, Shen. So perché lo hai fatto. È meglio una ferita
superficiale che saltare in aria, giusto? Oppure essere... non lo
so... linciato da banditi infrociti. Va tutto bene, so che lo hai
fatto perché volevi proteggermi-
Ah.
Quindi il panda aveva capito? Shen lo guardò negli occhi, il
suo rosso che trovava finalmente requie nel verde.
Forse
era quella la pace di cui aveva sentito parlare?
-Hai
ragione. Volevo proteggerti. Tu hai fatto davvero tanto per me-
Po
liquidò tutto con una scrollata di spalle, ma Shen non era
disposto a lasciar correre.
-E
dai, Shen.... ho fatto solo quello che mi sembrava giusto-
-Anche
io-
Stavolta
il panda rimase zitto ad annuire.
-Shen,
mi dispiace per la cicatrice. Mio padre ha detto che ti resterà
per sempre una cicatrice sul petto-
-Non
posso dire di esserne contento, ma suppongo che sarebbe potuta andare
peggio, quindi non mi lamento-
-Eh,
già, sarebbe potuta andare peggio. Almeno le cicatrici
guariscono, prima o poi-
Shen
sospirò.
-Abbiamo
già fatto questo discorso, panda. Sono le ferite che
guariscono-
-Ah,
già, giusto. E le cicatrici che fanno?-
-Sbiadiscono,
Po. Sbiadiscono-
Shen
sentiva le palpebre sempre più pesanti, il calore del fuoco e
sotto le coperte che lo invitava al sonno.
Quella
piccola discussione aveva rimesso a posto un'altro tassello di sé.
Erano
cose che Shen aveva imparato ad apprezzare.
Chiuse
gli occhi e si addormentò.
***
Finalmente,
dopo tre settimane esatte, come aveva adetto Lao, Shen potè
alzarsi.
I
muscoli che erano stati immobili tanto tempo all'inizio lo
sostenevano solo per breve tempo, ma era bello potersi muovere di
nuovo.
Il
bendaggio chee gli fasciava tutto il petto spuntava da sotto la piega
dei vestiti, e Shen si chiese se la cicatrice sarebbe stata visibile.
Scoprì
che non gli importava poi tanto.
Affacciato
sul porticato della casa di Lao, scorse in lontananza una sagoma che
lo salutava.
Shen
non aveva dubbi che fosse Peonia, perché nessun altro cucciolo
di panda mostrava lo stesso entusiasmo nei suoi confronti.
A
vederlo lì, i panda si bloccavano sorpresi e non sempre
sapevano come reagire.
A
volte seplicemente distoglievano lo sguardo ed affrettavano il passo,
altre volte si fermavano a scrutarlo fin quando lui non li fulminava
con un lampo di rosso dei suoi occhi, ancora capaci di diventare
freddi e taglienti come acciaio all'occorrenza.
Pochi
si fermavano davanti a lui ed abbozzavano un inchino ed un "master"
mormorato a mezza voce.
In
realtà erano loro che lo facevano vergognare, perché
quel "master" gli ricordava solo che il suo piano aveva
fatto pena.
E
che tutto era andato come era andato perché lui aveva fatto in
modo che fosse così, sia pur in modo inconsapevole.
Ne
erano usciti vivi e lui era sembrato una specie di eroe dedito al
sacrificio, ma lui sapeva bene che non era così: lui aveva
solo aggiustare all'ultimo momento un mucchio di errori di cui non si
era reso conto, e lo aveva fatto ancora una volta in maniera
maldestra e facendosi male.
Facendo
male a Crane e Po.
Le
loro ferite erano guarite prima delle sue e loro non si erano
lamentati, ma Shen se ne sentiva responsabile.
***
Durante
l'ennesima giornata di pioggia Shen era sotto il portico ad ascoltare
lo scrosciare dell'acqua.
Fuori
non c'era nessuno e lui voleva godersi quel momento di pace in cui
non sentiva nulla.
Niente
rimorsi, sensi di colpa, inadeguatezza, nulla... forse era quella la
pace interiore di cui aveva sentito parlare.
Sentì
un ruore accanto a sé, ed era Po che aveva appena scostato la
porta di carta di riso.
-Vuoi
rientrare?-
-No.
Per ora sto bene-
-Ok-
Shen
sentì il rumore della porta che veniva richiusa, ed allora si
ricordò di quando aveva visto il panda sotto la pioggia
attraverso il materiale sottile.
Si
voltò di scatto nonostante le fitte al collo e al torace.
-Aspetta!-
Gli
sembrava di vitale importanza parlare con Po, e per fortuna lui
riapparve subito.
-Po,
devo chiederti una cosa. La pace interiore. Che cos'è?-
Po
lo guardò confuso, senza sapere bene cosa rispondere, ma Shen
non lo forzò.
Forse
aveva imparato un po' di pazienza dopotutto.
Po
si sedette accanto a lui e rimase con lo sguardo fisso sulle proprie
zampe.
-Vedi,
Shen... io non lo so cos'è-
-Ma
ci sei ruscito! Quando abbiamo combattuo. Hai deviato a mani nude
palle di cannone. E poi potevi uccidermi. Non lo hai fatto. Avresti
dovuto essere divorato dall'odio, dalla rabbia e dal desiderio di
vendetta come lo ero io e... e... e invece niente-
-Già,
niente-
Come
faceva Po a liquidare tutto con un'alzata di spalle?
-Perché?-
-Perché
a che sarebbe servito? Cosa sarebbe cambiato nel passato? Niente-
-Già.
Niente- dovette concordare Shen. Forse iniziava a comprendere il
punto di vista del panda.
-E
nemmeno nel futuro sarebbe cambiato niente. Non lo so, non conosco il
furturo. Una volta Maestro Ooogway mi ha spiegato perché il
presente è importante, e adesso credo di averlo capito. Vedi,
Shen, sul passato non abbiamo alcun potere perché bè,
ormai è passato. Sul futuro non abbiamo un controllo completo.
Per questo l'unico momento veramente importante è il presente-
Shen
ripensò a quello che gli aveva detto la Divinatrice "Il
momento più importante è ora" e per un attimo gli
sembrò che fosse tutto chiarissimo.
Per
un momento credette di aver compreso, poi tutto gli sfuggì tra
le dita come fumo.
Avrebbe
potuto ringraziare il panda, ma invece di trovare parole per quello
si trovò a dire -Ti ho mentito-
Po
si girò verso di lui con gli occhi verdi sgranati.
Ancora
non aveva imparato a non fidarsi di lui. Ancora trovava incredibile
che lui potesse mentirgli.
-Mi
hai mentito? Quando?-
-Quando
ti ho detto che i tuoi genitori ti avevano abbandonato perché
non ti amavano. In realtà era di me che stavo parlando. Dei
miei, di genitori. Ma questo tu lo avevi già capito, non è
vero?-
-Ah,
quello... sì, lo sapevo perché la Divinatrice Yang mi
aveva raccontato qualcosa della tua famiglia-
Shen
avrebbe voluto arrabbiarsi con la capra per aver spifferato gli
affari suoi, ma ormai anche quella gli sembrava una cosa lontana, che
non lo toccava poi molto.
In
un certo senso gli rendeva le cose più semplici.
-Mi
dispiace. Non avrei dovuto scaricare su di te la mia rabbia-
Osservandolo
di sottecchi, vide che Po aveva aperto la bocca come per dire
qualcosa, ma poi ci aveva ripensato.
Per
fortuna.
Shen
non era ancora pronto per gestire... altro...
-Era
vero che ti odiavano?-
Ecco!
Dannato Panda, com'era che riusciva sempre a colpire fondo senza
nemmeno accorgersene?
Shen
gonfiò i polmoni per la voglia di urlare, ma poi si rese conto
che qualcosa di troppo pesante gli schiacciava il petto.
Doveva
essere colpa del clima di quella regione, sempre piovoso.
Gli
uscì un sospiro pesante che sapeva vagamente di pianto.
-Io
non lo so. Credevo di sì. Ma adesso... non lo so-
Non
aveva nessuna intenzione di spiegare al panda che era difficile
perché, una volta tolta la rabbia per il "tradimento"
da parte dei suoi genitori, a lui non restava nulla, perché la
sua vita era stata sempre tesa alla rabbia, all'odio ed alla
vendetta.
Forse
non erano cose belle ma erano meglio del senso di smarrimento che
provava da quando era stato costretto a mettere in dubbio sé
stesso.
-Fa
male?- chiese ancora il panda.
A
Shen scappò una risata amara.
-Oh,
te l'ho fatto provare, ricordi? Dillo tu a me, se fa male- lo sfidò.
Po
sembrò pensarci su, e Shen si guardò bene
dall'incrociare il suo sguardo in quei momenti; preferì
concentrarsi sui cerchi concentrici formati dalle gocce di pioggia
nelle pozzanghere.
Forse
se lo avesse guardato si sarebbe reso conto del braccio del panda che
si posava attorno alle sue spalle in un gesto di solidarietà.
Non
era maldestro, non lo comprimeva, non gli dava fastidio alle ferite,
ma non era nemmeno qualcosa a cui Shen fosse abituato, per questo lo
metteva a disagio.
E
tuttavia non si mosse per liberarsi, perché quello lo teneva
al sicuro da un pensiero che aveva sempre respinto ed evitato di
affrontare perché faceva davvero troppo male.
Che
forse aveva deluso talmente tanto i suoi genitori che loro facevano
bene ad odiarlo.
***
Shen
non aveva ancora avuto occasione di parlare con Crane. La gru fu
sobria, timida come al solito, e forse Shen lo apprezzò roprio
per questo.
Crane
lo ringraziò per aver combattuto anche per lui. Per averlo
difeso.
Shen
sapeva che Crane era un vero maestro, e per una volta fu contento che
qualcuno fosse riuscito a leggere il suo modo di fare.
Ed
ancora più contento di sapere che era qualcuno riservato e che
non lo avrebbe raccontato in giro più del necessario.
Shen
si stava ristabilendo e presto anche l'ala di Crane sarebbe guarita
ed avrebbe potuto sostenerlo in volo.
Voleva
dire che presto sarebbero tornati al Palazzo di Giada.
Eddai
che non l'ho ammazzato, siete contenti? Non l'avrei mai fatto!
Ho
iniziato a tirare le fila della storia per chiudere questo arco di
cambiamento di Shen, ma ancora ci sono cose da mettere a posto. Per
adesso mi sono limitata alla questione in sospeso con i panda.
Grazie
a chi segue la storia e a chi spende tempo a recensire.
Sarebbero
rimasti più di un mese al villaggio Quian Li.
Po
si era fermato perché voleva recuperare il rapporto con suo
padre, Shen non era in grado di affrontare il viaggio, e Manthys era
rimasto perché era il medico del gruppo e doveva essere lui a
continuare a seguire Shen.
Il
pavone a volte voleva illudersi che la mantide fosse preoccupata per
lui perché lo considerasse ormai un amico.
Viper,
Tigress e Crane avevano invece ripreso la via della Valle della Pace.
Shen
sapeva che era sciocco, ma aveva avuto un attimo strano quando Viper
gli aveva detto "Riprenditi in fretta, mi raccomando. Ci vediamo
a casa".
Perché...
casa! Cos'era "casa" per lui ormai?
Poteva
davvero essere insieme a loro?
Il
Palazzo di Giada era la sua casa? Non era più un ospite strano
o un pessimo soggetto da tentare di rieducare?
Aveva
ancora tempo per pensarci.
Per
il momento tentava di trovare la pace nella tranquilla realtà
del villaggio dei panda.
La
verità era che lui era irrequieto, lo era sempre stato e
probabilmente lo sarebbe stato fino alla fine dei suoi giorni, ed in
fondo lui in quel villaggio si annoiava.
Era
ben lontano dal considerare le loro vite senza valore come aveva
fatto in passato, ma certamente una vita tanto tranquilla, dedita
all'agricoltura ed a pochi lavori di sopravvivenza non era il suo
ideale.
Lo
trovava insulso.
Lui
avrebbe potuto e voluto fare altro, peccato che non riuscisse bene a
focalizzare cosa.
Il
lato positivo era che dopo che si erano diffuse altre voci su cosa
aveva fatto, anche i panda che gli erano stati più ostili si
sforzavano di essere cortesi con lui, o quantomeno di non guardarlo
con la stessa diffidenza di prima.
Ovviamente,
non appena Shen fu abbastanza in forze, Lao gli chiese spiegazioni a
proposito del disegno che lui aveva lasciato in casa ben custodito e
che poi aveva trovato sporco di fango ed inflizato su un coltello che
era finito nelle mani di suo figlio.
Shen
sapeva di non avere nulla di cui vergognarsi.
Gli
spiegò che il disegno era volato fuori dalla finestra insieme
ad altri e che lui non aveva voluto che Po lo vedesse subito per non
compromettere la squadra; era la verità.
Fece
notare a Lao che quel disegno aveva probabilmente salvato la vita a
Po quando il panda si era fermato a raccoglierlo e così si era
tenuto lontano dall'esplosione.
L'anziano
panda lo squadrava ancora con le sopracciglia aggrottate, e stavolta
Shen non aveva motivo di tirarsi indietro.
Era
convinto che il fatto che lui avesse tenuto il disegno tutto quel
tempo prima di ridarlo a Po non fosse stato altro che l'ennesimo
scherzo del destino ai suoi danni. Era stato necessario in qualche
modo.
-La
cosa veramente brutta è che so che sei sincero, e per questo
non posso strapazzarti come vorrei-
Shen
si concesse di sorridere, perché il fatto che il panda avesse
riconosciuto le sue buone intenzioni nonostante il fatto che lo
detestasse era un bel passo avanti.
Durante
uno dei pomeriggi in cui era sulla veranda ad occupare il tempo con
un esercizio di calligrafia, Shen sentì delle voci che si
avvicinavano.
Una
la riconobbe subito perché era la voce di una bambina, però
parlava troppo piano per permettergli di distinguere cosa dicesse,
mentre l'altra era una voce femminile ma adulta.
Shen
alzò gli occhi e dall'angolo della veranda fece appena in
tempo a vedere Peonia e sua madre che entravano in casa di Lao.
Avrebbe
liquidato la cosa con niente perché dopotutto Lao era il
prozio della piccola ed una visita familiare sarebbe stata normale,
ma poco dopo lo stesso panda venne a cercarlo sul patio ed introdusse
la cucciola e sua madre per lasciarle sole con lui.
La
panda era tra quelli che si sforzavano di essere cortesi senza
riuscirci del tutto, tuttavia Shen tentò di essere accomodante
nonostante l'ostilità che percepiva da lei.
-Buon
pomeriggio. Prego, sedetevi-
-Non
ce ne sarà bisogno. Peonia deve dirvi una cosa importante,
signore, poi toglieremo il disturbo. Peonia?-
La
cucciola si fece avanti trascinando le zampe di malavoglia.
Estrasse
un piccolo involto dall'ampia manica della veste e glielo porse con
un inchino.
-Lord
Shen, vi ringrazio per avermi dato la possibilità di difendere
la mia famiglia, adesso che non c'è più pericolo posso
restituirvi ciò che è vostro-
Shen
non aveva bisogno di aprire la stoffa per sapere che conteneva la
lama che lui le aveva affidato prima che lasciassero il villaggio.
Non
fece nessun gesto per riprendersela.
-Chi
ti ha detto che non c'è più pericolo?-
Peonia
alzò su di lui uno sguardo spaventato, mentre la madre si
portò le zampe giunte al petto, più spaventata della
figlia.
-No,
no, aspetta. Intendo che il pericolo della banda di cinghiali è
stato allontanato, ma chi dice che in futuro non accadranno episodi
simili? Quando ti ho lasciato quella non era solo per questa
occasione. Era per sempre. Per essere sempre pronta. Non devi
restituirmi niente perché quella è tua-
Gli
occhi di Peonia si illuminarono, invece la madre fece un passo avanti
quasi minacciosa.
-Non
voglio che mia figlia tenga un'arma!- esclamò.
Shen
la guardò gelido. Non gli piaceva la piega che quella
discussione stava prendendo, e lui non poteva fare finta di niente,
anche a costo di giocarsi quel minimo di reputazione positiva che
aveva conquistato tra i panda.
-Voi
non volete- scandì lentamente -E Peonia cosa vuole? Glielo
avete chiesto? Se vuole un'arma e vuole essere in grado di difendersi
è un suo diritto-
-Potrebbe
farsi male-
-Imparerà
ad usarla-
-Potrebbe
farsi male mentre impara-
-Meglio
che si faccia male mentre impara a difendersi che nel corso di un
vero scontro a cui arriverà impreparata-
Non
riusciva a credere a quello che stava facendo, e cioè
impicciarsi della causa di una cucciola di panda che in uno scontro
vero sarebbe durata meno di tre secondi, ma sentiva di doverlo fare.
La
madre di Peonia serrò le labbra. Non trovava nulla da
ribattere, e così decise di tagliare corto.
-Peonia.
Restituisci quella cosa ed andiamo a casa-
-No-
La
vocina della piccola suonò così determinata da
sorprendere persino Shen, che di toni autoritari era un maestro.
-Peoinia,
non farmi arrabbiare! Devi restituirla-
-Non
è vero! Shen ha detto che è mia!- e si strinse il
fagotto al petto.
La
determinazione e la grinta con cui Peonia difendeva le sue
convinzioni le conquistarono la simpatia di Shen.
-Ha
ragione lei. Non voglio che mi sia restituito nulla. Se potrà
tenerla in casa o no non sono affari miei, ma per quanto mi riguarda
quell'arma le appartiene-
La
panda incrociò le braccia in un chiaro segno di sfida.
-Bene.
Ed allora per quanto riguarda me, quell'arma finirà dritta in
fondo al fiume alla prima occasione-
-No!-
strillò Peonia.
La
cucciola corse via con tutta l'agilità che le permettevano le
sue zampe grassocce, sotto lo sguardo basito della madre ed anche di
Shen.
La
panda gli rivolse uno sguardo indecifrabile ma sicuramente fuori
luogo su una creatura pacifica come un panda.
-Spero
che tu sia soddisfatto adesso- sibilò velenosa, prima di
uscire di casa anche lei.
Shen
sospirò. Era certo che quell'alzata d'ingegno gli sarebbe
costata tutta la sua popolarità, che già non era molta,
ed ancora non sapeva se avesse fatto bene o male.
Lao
non sembrava averla presa bene, quando venne a cercarlo di nuovo.
-Hai
sconvolto mia nipote ed hai messo in testa alla mia pronipote che può
tenersi una lama affilata. Hai qualcosa da dire al riguardo?-
Per
un attimo Shen pensò bene di mordersi la lingua, però
cose al riguardo da dire ne aveva, e pure troppe.
-Dovete
imparare a difendervi. Dovete imparare a combattere. Questa volta vi
è andata bene che noi abbiamo raccattato la vostra patetica
richiesta di aiuto, e posso anche concedervelo perché eravate
in condisioni di inferiorità su tutti i fronti. Ma a parte il
caso delle armi da fuoco, avete mai pensato di imparare a difendervi
da soli?-
Lao
si irrigidì, ma poiché non rispose Shen seppe di aver
punto sul vivo.
-Siamo
panda. Ti sembra che abbiamo l'attitudine al combattimento?-
-Chiedilo
a tuo figlio- lo rimbeccò subito Shen -O chiedilo a te stesso.
Non sei tu che mi hai lasciato le cicatrici sulle zampe vent'anni
fa?-
Lao
si alzò in piedi e per un attimo Shen credette che lo avrebbe
colpito.
-Proprio
per questo non vogli che la mia gente combatta! Abbiamo subito troppe
perdite tentando di difenderci. Non siamo adatti-
Shen
lo scrutò attentamente. Forse riusciva a comprendere quella
motivazione, ma non poteva accettarla.
-Subirete
perdite ugualmente. Sarete decimati di nuovo, e senza aver nemmeno
provato ad opporre resistenza. Dovete almeno provare ad
imparare a difendervi. Chi volta le spalle alla battaglia merita la
sconfitta-
Lao
lo guardò furente, con le labbra serrate che tremavano di
rabbia.
Non
aggiunse nulla. Si voltò e lo lasciò solo.
Shen
credeva di aver perso anche il suo appoggio, ed invece quella sera
stessa a cena Lao si rivolse a Po.
-Figlio
mio, ci ho pensato. Credo che noi dobbiamo imparare a difenderci.
Quando sarai tornato al palazzo di Giada, puoi chiedere al tuo
Maestro se accetterebbe di addestrare qualche nostro giovane che
abbia talento nel kung fu?-
Shen
non disse nulla. Mantenne gli occhi fissi sui suoi spaghetti come se
al mondo non esistesse altro.
-Uao!
Certo, questo sarebbe davvero fico. Ehi, potrei venire io qui ad
insegnarvi, che ne dici?-
-Sì.
Questo sarebbe davvero... fico-
Shen
si ritirò in silenzio e li lasciò a progettare come e
quando iniziare gli allenamenti.
In
fondo non gli dispiaceva che Lao gli avesse dato retta.
***
Venne
il momento di partire.
Shen
odiava gli addii, ed oltretutto non sapeva come comportarsi perché
non sapeva come si sarebbero comportati loro nei suoi confronti.
Lo
aspettava una sorpresa perché quando finirono di fare i
bagagli ed uscirono da casa di Lao c'era tutto il villaggio ad
aspettarli per accompagnarli alle porte, e tra i saluti che venivano
rivolti a loro tre lui potè cogliere distintamente più
di una volta "Master Shen".
La
cosa lo riempì di uno strano senso di orgoglio e
soddisfazione, diversa dalla soddisfazione feroce che aveva sempre
provato quando un suo piano andava a buon fine.
Era
qualcosa di più tranquillo, diverso. Ma non spiacevole.
La
strada verso il palazzo di Giada fu abbastanza tranquilla, non
essendoci Monkey a fare da spalla a Po e Tigress a rimbrottarli, ed
in mezzo al silenzio ed alla natura Shen ebbe modo e tempo di
pensare.
Era
soddisfatto di quello che aveva fatto, di aver ripagato il suo
debito, ma adesso stava riportando indietro tanti interrogativi.
Aveva
chiuso un capitolo della sua vita, solo che adesso quello che stava
per iniziare si preannunciava piuttosto confusionario.
Decise
che aveva bisogno di confrontarsi con qualcuno in grado di dagli un
consiglio.
Non
voleva parlare con Po, non subito almeno, ed in realtà la
persona che gli sembrava più indicata era il maestro dei
cinque guerrieri, Shifu.
Il
primo che gli avesse impartito degli insegnamenti.
Decise
che avrebbe parlato con lui, anche se non sapeva bene cosa gli
avrebbe detto.
***
Fortunatamente
Po era quello che aveva il passo più lento quando si trattava
di salire le scale, e così Shen non dovette sforzarsi.
Shifu
era venuto ad accoglierli in cima alla scalinata del Palazzo di
Giada, e quando li vide il suo volto si aprì in un sorriso.
-Bentornati
allievi. Sono fiero di quello che avete fatto. Ora entrate e
riposate-
Shen
lo guardò a lungo, vergognandosi di dire davanti agli altri
che voleva parlare con lui.
Alla
fine non disse nulla. All'improvviso non era più nemmeno
sicuro di volerlo fare, in realtà.
Po
e Manthys presero subito la via dei loro dormitori, e lo stesso fece
Shen.
-Ancora
una cosa- aggiunse Master Shifu -Se qualcuno dovesse dirmi qualcosa
di particolare, mi troverebbe sotto il Sacro Pesco della Celestiale
Saggezza tra un'ora. Potete andare-
Shen
era sicuro che si stesse riferendo a lui.
Aveva
esattamente un'ora quindi per decidere cosa doveva fare.
Nella
sua stanza per prima cosa si cambiò per prendere altro tempo,
ma quando il sole fu vicino al tramonto seppe che doveva prendere una
decisione.
Scelse
di chiedere aiuto.
Scelse
di parlare con il suo maestro.
Lo
trovò esattamente dove aveva detto: sotto il pesco.
Shen
si avvicinò in silenzio per non disturbare e rimase accanto a
lui in attesa, certo che Shifu sapesse esattamente che lui era lì
e che gli avrebbe rivolto la parola al momento opportuno.
Il
panda minore non aprì nemmeno gli occhi né sembrò
distratto dalla sua meditazione quando gli chiese -Shen. Come stai?-
Nella
sua voce Shen potè sentire qualcosa che gli sembrava vero
interessamento nei suoi confronti.
Era
un buon inizio.
-Non
ho motivo di lamentarmi-
Shifu
aprì gli occhi e si voltò verso di lui per osservarlo.
-O
forse ne hai, ma ormai sei abbastanza saggio da preferire di
considerare i motivi per non farlo-
Shen
sorrise tra sé. Era vero. Il piccolo panda lo aveva compreso
ed a lui non dispiaceva, per questo riuscì a sostenere il suo
sguardo.
-Credo
che sia così-
Rimasero
sotto le fronde verdi del pesco che li tenevano al riparo dal sole
estivo, poi fu Shifu a rompere il silenzio.
-Forse
c'è qualcosa che vuoi chiedermi, Shen?-
Ecco,
ci erano arrivati.
Per
Shen non era per niente semplice iniziare il discorso del genere,
però sapeva di doverlo fare.
Disse
la prima cosa che pensava, diretto, semplice e brutale.
-Temo
di non essere capace da solo di distinguere i concetti di bene e
male. Ho bisogno di sapere da voi se in me c'è davvero
qualcosa di buono-
Shifu
lo guardò sorpreso. Molto sorpreso. Shen sapeva che per
impressionare un maestro di kung fu che ne aveva viste tante nella
vita ci voleva qualcosa di veramente fuori dagli schemi, e lui
sembrava aver appena fatto questo "qualcosa".
Ma
dopo l'iniziale attimo di smarrimento Shifu si ricompose.
-Shen,
la domanda che mi fai è molto complicata. Il bene ed il male
non sono concetti assoluti né esiste al mondo un essere che
sia solo buono o solo malvagio. Per questo esiste il Tao. Il mondo è
fatto di opposti. Non deve prevalere uno o l'altro, quello che
bisogna trovare è l'equilibrio tra i due-
Risposta
che per Shen non era una risposta. Serviva solo ad instillargli più
incertezze.
-Non
capisco- dovette ammettere.
-Avrai
tutto il tempo che ti servirà per capire. Non ho mai preteso
che uno dei mei allievi comprendesse in poco tempo i misteri del
mondo che ci circonda-
Shen
provò l'ennesimo sobbalzo dietro lo sterno.
Shifu
lo considerava uno dei suoi allievi.
Allora
per lui c'era una speranza, se non veniva rifiutato.
-Ma
tu ti stai ancora ponendo la stessa domanda, non è vero? Se in
te c'è qualcosa di buono-
-Sì.
E considerando cosa ho fatto in passato ancora non mi spiego come Po
abbia potuto volermi salvare. Qualcuno avesse fatto a me ciò
che io ho fatto a lui...- Shen tacque per evitare di dire cose di cui
si sarebbe pentito.
-Capisco.
È una lotta dura, Shen. Potrei spiegarti i motivi che hanno
spinto Po a salvarti, ma non potrei costringerti a comprenderli. Li
conosci già. Quando sarai pronto li capirai da solo. Quanto a
me, posso dirti cosa vedo che merita di essere salvato-
Shen
si fece attento.
Si
vergognava di essere così, di desiderare ardentemente che
qualcun altro trovasse motivi per dargli fiducia, eppure non poteva
farne a meno.
Per
avere fiducia doveva darne a sua volta.
-Shen,
tu hai una volontà straordinariamente forte ed una
determinazione fuori dal comune nel voler superare i tuoi limiti.
Guardati: sei albino eppure hai trovato il modo di fare della tua
diversità qualcosa di unico. Sei stato di salute fragile da
giovane, non è vero? Ancora si sente nel tuo respiro una
traccia di affanno quando ti affatichi, anche se sei diventato bravo
a nasconderla. Eppure dalla tua fragilità hai saputo
sviluppare la velocità per compensare la resistenza che ti
manca. Non hai armi naturali e sei riuscito a compensare inventando
per te stesso gli speroni di metallo e le lame. Tra parentesi, ottimo
lavoro. Ed infine la tua intelligenza. Non ti arrendi davanti ai
problemi e riesci a trovare sempre la soluzione. Tu hai tante
qualità, ma non è questo a renderti buono o malvagio.
Questo dipende dall'uso che ne fai. Quindi la vera domanda è,
vuoi imparare ad usarle bene?-
Shen
era rimasto ad ascoltare attento. Era vero. Quello che diceva il
panda bruciava come il sale su una ferita fresca, eppure era come gli
aveva detto Manthys tempo addietro: quando avrebbe smesso di fare
male si sarebbe reso conto che gli aveva fatto bene.
Shifu
mantenne la sua parte della promessa e Shen fece del suo meglio per
essere all'altezza.
La
cosa più difficile per lui fu rinunciare alle armi.
Shifu
gli aveva detto chiaro che un guerriero kung fu non è un vero
guerriero kung fu se la sua vittoria dipende dall'uso di armi di
qualsiasi tipo.
Per
il guerriero kung fu non esistono scorciatoie ed il proprio corpo è
l'unica arma indispensabile.
Per
Shen era difficile.
Quando
protestò per far capire a Shifu che almeno le lame gli erano
necessarie il maestro fu irremovible, ed allora Shen perse la
pazienza e sbottò con tutta l'irascibilità che tentava
di contollare.
-Voi
non capite! Come posso difendermi? Io non ho zanne, artigli o veleno!
Non posso nemmeno volare davvero come fa Crane! Senza le lame io non
sono niente!-
Lo
disse con rabbia ma anche con tanta amarezza.
Shifu
lo guardò in quel modo bonario che Shen non sapeva ancora se
apprezzare oppure detestare.
-Non
è vero, Shen. Tu sei tantissimo anche senza le lame-
Lui
sbuffò forte. Quel ragionamento non lo convinceva.
-Prendine
una, Shen-
Lui
obbedì di malavoglia ed estrasse una lama dalla tasca interna,
facendola rigirare tra le le penne con la solita grazia.
In
realtà forse sperava che Shifu vedesse che era bravo in quel
modo, e che si ricredesse sulla sua decisione.
-Guardati
adesso. Cosa vedi?-
Shen
dovette fare uno sforzo enorme per non sbottare di nuovo.
-Ho
preso una lama come mi avete detto voi-
-Ah,
ma io vedo una cosa diversa. Vedo tante lame. O una penna in più.
Riflettici, e poi ne riparleremo-
Shifu
lo lasciò sotto il pesco, in compagnia della confusione più
totale.
Che
aveva voluto dire il panda minore?
Si
rigirò tra le piume la lama e tentò di venre a capo di
quell'enigma.
A
parte l'ovvia soluzione che Shifu avesse problemi di vista per vedere
tante lame dove ce n'era una sola, oppure una piuma in più
dove c'era acciaio, che avrebbe potuto significare?
Come
ogni volta che era arrabbiato e che si trovava con una lama in mano,
ebbe l'istinto di lanciarla verso il primo bersaglio che gli capitava
a tiro, ma in quel caso dovette bloccare il gesto a metà
perché non se la sentiva di prendersela con l'albero che gli
aveva insegnato per la prima volta a non aver paura della sua
fragilità.
Sospirò
e nascose di nuovo la lama tra le penne.
E
dire che ci aveva messo tanto impegno a progettarle, in modo che
l'acciaio fosse resistente ma anche elastico, che fossero sottili ma
affilatissime, che il colore fosse più chiaro rispetto al
normale acciaio, che avessero persino la forma delle sue penne perché
quelle lame sarebbero diventate parte di lui, per essere armi che lo
avrebbe sempre difeso, compensando le sue carenze fisiche.
Si
rese conto che provava una sorta di affetto per il lavoro che aveva
fatto, e che gli dispiaceva separarsene.
Ma
ancora non aveva trovato la soluzione all'enigma di Shifu.
***
Dovette
passare ancora del tempo prima che ci arrivasse, ed intanto
continuava ad essere battuto dal maestro quando combattevano
nell'arena oppure vicino al pesco.
-Non
ti concentri perché hai paura, Shen. Hai paura di non poterti
difendere e di non poter fare niente senza le tue armi. Non è
vero. Fidati quando ti dico che tu sei abile esattamente quanto noi.
Ma devi essere tu a trovare il modo, o sarebbe inutile-
E
Shen si rialzava ancora ed ancora, senza mai arrendersi come aveva
già imparato senza nemmeno saperlo.
Ma
in segreto ogni tanto si rigirava una lama tra le penne, alla ricerca
di un contatto che gli era familiare.
Riuscì
a capire quando era solo nella sua stanza ed era sera; la luce della
lampada proiettava la sua ombra sulla parete di carta di riso, ma
Shen non ci fece caso finché, guardando la lama tra le sue
piume, lo sguardo non passò oltre e nell'ombra vide che
effettivamente sembrava che ci fossero solo penne.
Shen
rimase a guardare l'ombra mentre muoveva l'ala.
Non
c'era alcuna differenza.
Era
una penna in più, come aveva detto Shifu.
Almeno
aveva capito quella parte, ma cosa aveva voluto dire con "vedo
tante lame"?
Shen
sapeva di esserci vicino, ma non riusciva a vedere ciò che
vedeva Shifu.
Provò
qualche mossa.
Avrebbe
dovuto lasciare andare la lama, era questa la differenza tra quella e
le piume: non avrebbe certo potuto attaccare i suoi nemici
strappandosi le penne di dosso e scagliando quelle.
Forse
in un combattimento avrebbe vinto perché gli avversari
sarebbero morti dal ridere a vedere una cosa del genere.
Stava
per rimettere a posto il coltello quando si accorse dell'attenzione
che impiegava nel non tagliare la stoffa nascondendo la piuma
d'acciaio tra le proprie.
Per
un attimo li sembrò di aver capito.
Ma
no, era impossibile! Le sue piume non tagliavano. Non era
possibile che fossero esse stesse delle lame in grado di ferire.
Eppure
quella era l'unica cosa che gli veniva in mente ripensando alle
parole di Shifu sulle "tante lame".
Tornò
a scrutare il suo riflesso sul metallo e nella sua mente iniziò
a prendere forma l'idea che, forse, tutte le sue tecniche che
prevedevano le lame (a parte il lancio), avrebbero dovuto essere
provate solo con le sue ali.
Era
un'idea strana. Assurda. Ma non era nemmeno la più assurda che
avesse seguito in vita sua, e fose valeva la pena di provare.
Per
avere subito il riscontro pratico provò a spegnere la fiamma
dentro la lanterna.
Tolse
il paralume di carta ed espose la fiammella.
Con
una lama gli ci sarebbe voluto solo un tentativo, invece solo con le
penne la fiamma vacillava ma non si spegneva.
Tentò
di calmarsi. Di respirare e di concentrarsi solo sul respiro.
Quando
il bisogno di scagliare la lampada attraverso la parete si fu
placato, Shen tornò a provare.
Stavolta
provò a concentrarsi. Gli serviva essere veloce. Creare
nell'aria una zona di pressione abbastaza forte da spegnere il fuoco.
Lentamente
spostò indietro tutto il peso del corpo, tirò indietro
l'ala, si concentrò su come muoversi.
Aveva
inventato le lame per supplire ad una sua mancanza, adesso doveva
cercare di superarla.
E
poteva farlo, se riusciva a far diventare la sua ala una lama.
Respirava
concentrato sul suo obbiettivo, con l'ala tesa più possibile,
poi, quando non ebbe più motivo di esitare, calò un
fendente.
Fu
così rapido che lui stesso se ne sorprese, ed ancora di più
fu sorpreso quando la fiammella tremò e poi sparì in un
minuscolo sbuffo di fumo.
La
stanza piombò nel buio, eppure Shen non ricordava di essere
mai stato così soddisfatto di sé.
Allora
era possibile! Lui poteva farcela!
Finalmente
soddisfatto, si rannicchiò sulla sua stuoia e chinò il
capo sotto l'ala.
Si
addormentò con il pensero fisso di parlarne il giorno dopo con
Shifu.
***
Ora
che Po era partito con Monkey per passare del tempo al villaggio di
suo padre, Shifu passava molto tempo con Shen.
Il
maestro aveva ascoltato tutta la storia di come Shen fosse arrivato a
capire cosa lui intendesse e di come avesse deciso di provare ad
usare le ali come lama.
All'inizio
Shen si era sentito a disagio, ma poi, man mano che parlava, si
accorse che era come togliersi un peso.
Alla
fine Shifu gli aveva sorriso soddisfatto.
-Bene
Shen, molto bene. Hai colto esattamente quello che speravo che tu
capissi. E adesso cosa vorresti fare?-
La
domanda lo lasciò spiazzato.
-Veramente
non saprei. Non ci avevo pensato perché non sapevo nemmeno se
fossi sulla strada giusta. Adesso suppongo che dovrei continuare su
questa strada e vedere se riesco a fare qualcosa di più che
spegnere candele-
-Sì,
credo che sarebbe una decisione saggia. Vuoi iniziare subito?-
-Cert...-
Il
panda non gli aveva dato il tempo di finire che già lo aveva
attaccato.
Shen
si fece trovare pronto a schivare, ed in un secondo iniziò lo
scontro vero e proprio.
Shen,
oltra a schivare, tentò di usare la nuova abilità di
cui aveva preso coscienza, e menò un fendente rapido ma poco
convinto.
Shifu
non fece nemmeno lo sforzo di spostarsi e lo deviò, mandando
lui a rotolare per terra.
-Scusa,
colpa mia, Shen. Credo di averti chiesto troppo in poco tempo.
Facciamo così: concentrati solo sull'attaccarmi. Esercitati a
sviluppare i tuoi colpi prima di usarli in un vero scontro. Ora
riprova con calma-
Shen
era sospettoso.
-Volete
dire che attaccherò solo io?-
-Esatto
– Shifu si mise in posizione di guardia -Quando sei pronto tu-
Shen
non capiva: perché mai qualcuno avrebbe dovuto rinunciare al
combattimento per dare a lui l'occasione di migliorare? Non aveva
alcun senso dal suo punto di vista.
Ma
Shifu sapeva quello che faceva.
Shen
si preparò ad un attacco, e dopo un attimo di concentrazione
tentò di colpire.
Shifu
schivò senza difficoltà, ma Shen aveva già
iniziato a prendere confidenza con quella che poteva diventare la sua
nuova tecnica, e preparò subito un nuovo colpo.
Lui
non era fatto per il volo, ma doveva essere rimasto qualcosa nella
sua specie, un retaggio istintivo da volatile, che gli faceva
percepire con chiarezza gli spostamenti ed i flussi d'aria e che lo
portava a sfruttarli a suo vantaggio.
Inoltre
lui aveva trovato già da tempo il modo di utilizzare come arma
la coda, che per la maggior parte dei pavoni era solo un'ornamento.
Shen
continuò a provare attacchi che Shifu schivava.
Era
concentratissimo come ogni volta che combatteva, ed il fatto che il
suo scopo non fosse uccidere il panda minore non gli sembrava un buon
motivo per metterci meno impegno.
Smise
solo quando il tendine dell'ala che si era fratturato durante la
battaglia al porto di Gong Men cominciò a dolergli.
-Basta
così, Shen. Non devi affaticarti inutilmente. Riprenderemo
domani-
***
Nel
corso delle settimane Shen si dedicò anima e corpo ad affinare
la sua tecnica.
Ci
metteva una cura ed una precisione ossessive come in ogni cosa a cui
tenesse. E lui ci teneva veramente tanto a sviluppare uno stile di
combattimento che lo rendesse indipendente da tutto ma non per questo
meno letale.
Da
quando aveva scoperto di poter essere lui una vera lama vivente era
ossessionato dall'idea, e quando combatteva era così che
vedeva sé stesso.
Si
allenava sempre finché l'ala danneggiata glielo permetteva, e
poi riposava solo il minimo indispensabile.
In
poco tempo era in grado di far sibilare l'aria tra le penne, poi di
spegnere due, tre, quattro candele in fila, ed infine di fendere la
carta di riso con un taglio netto, proprio come se avesse usato un
coltello.
Quando
successe Shen rimase per un po' di tempo a guardare le punte delle
ali con un sorriso compiaciuto.
Non
se lo sarebbe mai aspettato.
Passò
così l'estate e l'autunno.
Con
qualsiasi tempo Shen si esercitava con Shifu, o all'occorrenza con
Tigress e Viper.
La
tigre in particolare era molto colpita da quello che lui riusciva a
fare.
Anche
con lei veleva la stessa regola di Shifu, e cioè che si
limitava a schivare gli attacchi, e Shen era grato per questo perché
non se la sentiva di affrontare un felino perfettamente addestrato
nel kung fu a mani nude, nemmeno se si trattava di qualcuno di cui si
fidava.
Shen
ammirava Tigress perché gli sembrava l'unione perfetta di
forza e agilità, ma proprio per questo avrebbe fatto
volentieri a meno di affrontarla.
Con
Viper invece era molto diverso.
Lei
non gli incuteva lo stesso timore di Tigress, e gli allenamenti tra
loro finivano sempre a diventare elaborate coreografie in cui loro si
intrecciavano ma senza mai sfiorarsi nemmeno per un secondo.
Tuttavia
a Shen non piaceva troppo allenarsi con loro.
Non
avrebbe voluto fare loro del male, e per impedirlo si doveva imporre
dei limiti.
A
lui i limiti non erano mai piaciuti, e non aveva intenzione di
modificare il tratto del suo carattere che gli diceva "tutto o
niente".
Lui
voleva uno stile di combattimento che sostituisse le lame e che fosse
letale, e non poteva certo svilupparlo se si tratteneva.
Per
questo, quando ebbe affinato un po' la tecnica perferì
allenarsi da solo quando decideva di fare sul serio.
Dopo
la festa d'inverno, quando le giornate erano appena più
lunghe, Shen si accorse che la sua abilità stava aumentando.
Era
nella sua stanza, con davanti a sé un foglio di carta di riso
piegato al bordo inferiore e tenuto fermo in verticale con un sasso
di fiume.
Accanto
a lui la lampada era fuori dalla sua portata in modo da non produrre
danni accidentali.
Shen
si concentrò sul foglio.
Ormai
il movimento dell'ala gli riusciva fluido e naturale, ed anche la
respirazione che lo accompagnava.
Sapeva
di dover inspirare come preparazione ed espirare mentre portava
avanti il colpo.
Prima
che Shifu glielo spiegasse lui non aveva dato importanza alla
respirazione, adesso invece sapeva che era la base di qualsiasi
tecnica.
Si
mise in posizione, tutto il peso del corpo spostato sull'altro lato
in modo da lasciare la massima velocità all'ala, e poi,
semplicemente... swish!
Un
sibilo nell'aria e metà del foglio era volata il aria per
volteggiare con grazia sul pavimento.
Sarebbe
stato un ottimo risultato di per sé, peccato che Shen non si
fosse posto alcun limite nel colpire ed aveva lacerato anche la
parete di carta di riso che divideva la sua stanza dal corridoio, e
che proprio in quel momento stesse passando qualcuno.
Shen
rimase ad osservare la riga sottile del taglio e la sagoma che si
avvicinava in controluce.
Chiunque
fosse bussò allo stipite della porta e lui dovette rispondere
"avanti" perché non poteva fare finta di niente.
La
porta scivolò di lato ed apparve Tigress, che scrutava lui e
poi il taglio sulla parete con gli occhi ridotti a due fessure.
La
luce fioca della lampada li faceva brillare nella penombra, e Shen
sentì all'improvviso l'atmosfera farsi molto pesante.
-Che
è successo?- gli chiese Tigress.
-Mi
stavo allenando-
Il
suo sguardo si fece ancora più sottile ed indagatore.
-Con
che cosa?-
Shen
sollevò l'ala con cui aveva appena fatto il danno, e per un
attimo un lampo velocissimo passò negli occhi dorati.
-Solo
tu? Nessun'arma?-
-Solo
io- confermò Shen.
Tigress
rimase ancora a scrutarlo immobile. Certamente lei non si capacitava
di come avesse potuto fare, ed il fatto di averla sorpresa avrebbe
potuto inorgoglirlo se non si fosse sentito allo stesso tempo tanto
sotto esame.
-Fammi
vedere-
-Cosa?-
-La
tua tecnica mi interessa. Se non hai niente in contrario vorrei
vederla di persona-
Shen
non aveva possibilità di sottrarsi perché rifutarsi
avrebbe potuto significare che lui stav nascondendo qualcosa o che
aveva mentito millantando un'abilità che non possedeva.
Nessuna
delle due ipotesi gli piaceva, per cui, seppure piccato nell'orgoglio
per sentirsi ancora una volta "sospettato", riprese la
posizione e tentò di concentrarsi.
Sapeva
che Tigress lo stava guardando, e dovette respirare a fondo molte
volte per calmarsi.
Si
focalizzò solo sul foglio di carta, ad occhi socchiusi, quasi
senza vederlo davvero.
Sapeva
solo che voleva tagliare lì.
Portò
in alto l'ala lentamente, e continuando lo stesso movimento tirò
giù un fendente.
Stavolta
fu più preciso, ed un'altro pezzo di carta si staccò
per fluttuare fino a terra.
Non
aveva colpito la parete.
Quando
aprì gli occhi Tigress lo stava guardando stupita.
Nei
suoi occhi d'oro non c'era più traccia di sospetto, c'era solo
la meraviglia di chi ha assistito a qualcosa di incredibile.
-Ci
sei riuscito davvero. Shen, da quanto tempo puoi farlo?-
-Non
lo so. Questa è stata la prima volta che mi è capitato.
A proposito, mi dispiace per la parete. Domani la riparerò-
Lei
scosse la testa.
In
quel momento non gliene importava niente della parete.
-Quando
ti alleni con noi non fai così. Eri più concentrato
stavolta. Perché, Shen?-
-Perché
cosa?-
-Perché
non fai sul serio?-
Non
era stata esattamente aggressiva, ma era il tono di chi non accetta
una mezza verità come risposta.
-Questa
tecnica taglia. Ferisce. Non ho motivo di usarla contro di voi-
-Ma
allenarsi serve a questo: a migliorare le proprie tecniche-
Shen
scosse la testa.
-Non
in questo caso. Sapere che potrei farvi del male mi metterebbe un
limite, ed a me non serve un limite. Lasciami allenare da solo in
questo, almeno finché non saprò controllarlo a dovere-
Tigress
rimase per un po' in silenzio.
Lo
stava valutando e Shen, per quanto a disagio, non si sottrasse.
-La
tua tecnica è di alto livello. I miei complimenti, Shen. Ti
auguro di essere saggio nell'utilizzarla-
Lo
salutò chinando per un attimo la testa e poi gli voltò
le spalle.
In
effetti Shen preferì quel modo di congedarsi perché non
era sicuro di voler dare altre spiegazioni.
***
Continuò
ad esercitarsi senza sosta fino a quando l'inverno iniziò a
cedere il passo alla primavera.
Ci
stava mettendo la stessa ricerca di perfezione che tanti anni prima
aveva messo nel perfezionare la polvere da sparo come arma, e questo
un po' lo turbava.
Quando
si sentiva spaventato da sé stesso si ripeteva quello che gli
aveva detto Shifu, e cioè che era come scegleva di usare le
sue doti che lo rendeva buono o malvagio, ed allora prometteva a sé
stesso che non avrebbe mai usato le sue abilità per uccidere o
ferire troppo gravemente.
Shifu
si accorgeva dei suoi progressi, e Shen stesso si sentiva pù
padrone di sé e dello spazio che lo circondava man mano che
faceva progressi.
Si
muoveva sfruttando le masse d'aria che si incanalavano tra i suoi
gesti, e qualche volta si accorgeva che gli altri avevano interrotto
il loro allenamento per osservarlo ammirati.
Non
che loro non fossero bravi, ma quello che stava creando lui era
diverso da qualsiasi altra cosa mai vista al Palazzo di Giada e forse
nell'intera Cina, per cui era normale che ne fossero incuriositi.
Lui
non aveva niente da nascondere e presto scoprì che lasciare
che conoscessero quel lato di lui era liberarsi di un peso.
Scoprì
che, perché i suoi colpi fossero davvero efficaci, lui doveva
concentrarsi esattamente su dove colpire, altrimenti non avrebbe
ottenuto lo stesso effetto.
Solo
con la massima concentrazione poteva valutare esattamente la forza e
la velocità di cui aveva bisogno.
Chissà
cosa sarebbe arrivato a tagliare?
L'idea
di scoprirlo, di diventare sempre più abile era la sua nuova
ragione di vita.
***
All'inizio
della primavera Po e Monkey fecero ritorno al Palazzo di Giada.
Shen
sapeva che sarebbero arrivati quel giorno, ma ignorava giorno ed ora
precisi.
Supponeva
che prima o poi si sarebbero trovati di nuovo faccia a faccia, ecco
tutto.
Quindi
quel giorno aveva accettato la missione di trasportare qualche
cassetta di verdura in cucina perché Shifu lo aveva finalmente
convinto che niente irrobustisce il fisico come il lavoro concreto, e
lui, che ci teneva a non restare nemmeno un passo indietro rispetto
agli altri, si era abbassato a fare il fattorino.
Distrattamente
prese dalla cesta un ravanello, e stava giusto pensando di testare su
di lui i suoi colpi quando...
-Ehi,
Shen! Non sapevo che cucinassi!-
Niente
potè impedirgli di emettere un verso stridulo e di balzare in
posizione di difesa prima di realizzare che era solo lui: quella
peste di un panda.
-Maledizione,
non è che in tutto questo tempo hai imparato a bussare, no?-
-Hem...
no, mi sa di no. Tu piuttosto, davvero sei alla cucina?-
-No,
assolutamente no. Ho solo... fatto un favore, ecco tutto-
-Ah,
capisco-
Tra
loro calò un silenzio imbarazzante.
Shen
non era più abituato ad avere a che fare con Po, e stare
lontano da lui tanto tempo gli aveva quasi fatto scordare certe cose.
-Come
è andato il viaggio?-
-Tutto
bene. Sai, solo pochi banditi. In effetti è stato noioso-
Solo
allora Shen sorrise. Si stava riabituando.
-E
tu invece? Crane mi ha detto che stai sviluppando una tecnica
incredibile. Poi ti va di mostrarmela?-
Quello
non se lo sarebbe aspettato.
Non
credeva che Crane potesse essere incline al pettegolezzo.
-Sto
lavorando a qualcosa. Ancora deve essere migliorata-
-Evvai!
Da quello che mi dicono è una cosa mitica-
Dall'esterno
risuonò la voce di Shifu che reclamava il panda.
-Ops,
mi chiamano. Allora a dopo!-
Solo
quando Po fu uscito e la cucina fu tornata silenziosa Shen si accorse
che in realtà, forse, aveva un po' sentito la mancanza del
panda in quei mesi.
Passare
l'autunno e l'inverno al villaggio dei panda aveva cambiato Po; a
volte agli occhi di Shen sembrava che fosse più maturo, altre
volte invece sembrava essere più irritante ed imbarazzante che
mai.
Comunque
fosse, Shen trovava strano che Po lo trattasse come sempre.
Quando
si erano salutati al suo ritorno il panda gli era sembrato
addirittura felice di rivederlo.
Dopo
l'iniziale disagio Shen gli chiese molte cose.
Di
Lao, del villaggio, se avessero davvero addestrato i panda che
mostravano una minima attitudine al combattimento e di Peonia.
Scoprì
che la cucciola possedeva ancora la sua arma, la custodiva
gelosamente e che era stata una dei primi a proporsi per imparare il
kung fu.
Quanto
al mostrare la nuova tecnica di kung fu, Shen si era scoperto molto
reticente.
Sapeva
che stava sviluppando qualcosa di pericoloso, ed eseguirlo di fronte
a Po lo metteva a disagio più che con chiunque altro.
Per
questo cercava tutte le scuse possibili per dileguarsi non appena
capiva che Po stava per chiederglielo di nuovo.
Solo
Master Shifu conosceva il suo reale potere, e lo osservava
svilupparsi giorno dopo giorno senza mai porgli nessun limite.
Shen
era arrivato ormai al livello di riuscire a fendere stoffa e legno,
se questo era sottile, per questo preferiva allenarsi da solo.
Diventare
bravo in quella cosa che aveva scoperto gli piaceva, ma più
diventava bravo e più correva il rischio di ferire.
Shifu
tentò di convincerlo ad usare le sue tecniche contro di lui
durante l'allenamento ma il pavone era irremovibile.
Ed
alla domanda "perché" la risposta era sempre la
stessa: "Non riesco a controllarlo bene e non voglio rischiare".
La
verità era che Shen aveva paura che, vedendo cosa era
diventato in grado di fare, loro lo guardassero di nuovo come una
minaccia. Come un mostro.
Avrebbero
creduto alla sua promessa che non avrebbe mai fatto loro del male?
La
risposta era "sì", ma Shen sentiva riaffiorare
dentro di sé antichi timori ed insicurezze, e preferiva non
rischiare.
Dopotutto
anche con i suoi genitori era andata così: lui si era
impegnato, aveva creato qualcosa di nuovo... e loro ne avevano avuto
paura.
E
la sua vita era stata rovinata.
Non
voleva che accadesse di nuovo, non ora che aveva trovato un posto da
chiamare casa e qualcuno da chiamare, forse, famiglia.
Per
questo quando combatteva contro Master Shifu Shen si limitava alle
mosse di kung fu che il suo corpo gli consentiva senza riportare
danni.
Shifu
rispettava la sua decisione e dopo la domanda iniziale non lo forzava
per utilizzare le tecniche nuove, anzi ogni volta Shen aveva
l'impressione che il maestro approvasse la sua decisione.
Quello
che non comprendeva le sue ragioni e che non smetteva di dargli il
tormento era Po.
Serviva
tutta l'abilità di Shen per svicolare senza lasciarsi prendere
dai nervi.
Solo
che prima o poi sarebbe dovuto accadere.
***
Sotto
l'albero di pesco c'era sempre una gran pace.
I
rami erano ancora spogli dopo l'inverno, ma già le nuove gemme
facevano capolino dalla corteccia liscia.
Shen
li vedeva con occhi completamente diversi adesso. Gli sembrava quasi
di capirli.
Lentamente,
Shen depose a terra il suo fagotto e poi si spinse fino al bordo del
precipizio per ammirare il panorama.
L'alba
era meravigliosa, con la nebbia raccolta in fondo alla valle che
tingeva la luce di rosa e che faceva sembrare che il sole sorgesse da
un oceano etereo.
In
quei momenti gli sembrava che la pace interiore di cui parlavano i
maestri di kung fu potesse esistere anche per lui.
Inspirò
a fondo, tentando di interiorizzare la luce tenue e la calma che lo
circondava.
Ormai
aveva appreso che il modo per dare il meglio in una lotta non era la
rabbia, ma al contrario la calma.
Lui
aveva vissuto una vita di rabbia, ed ancora faceva fatica a mettere
in pratica il concetto di lasciarla da parte, per questo preferiva
allenarsi da solo.
Prese
dal suo fagotto uno dei pezzi di canne di bambù, il più
spesso.
Non
si era mai confrontato con uno spessore simile, e quello poteva
essere considerato legno a tutti gli effetti.
Shen
era da solo, senza nessuno ad osservarlo. Non aveva difficoltà
a concentrarsi, e si sentiva calmo a dispetto di tutto.
Ogni
volta che lui aveva voluto provare qualcosa di nuovo si era sentito
in bilico: il cuore che scoppiava di euforia ed un momento dopo
veniva schiacciato dal terrore di fallire.
Ora
non aveva più paura del fallimento, non dopo che Shifu gli
aveva spiegato che ogni fallimento è solo un nuovo inizio.
Soppesò
il cilindro di bambù, lo lanciò in aria un paio di
volte per capire bene come fosse fatto, e solo quando fu sicuro di
aver capito con cosa aveva a che fare cominciò a pensare di
tagliare.
Sapeva
che non era una cosa da fare con leggerezza, perché finché
si esercitava su un oggetto non c'erano conseguenze, ma lui non
dimenticava mai nemmeno per un momento che il suo obbiettivo era
usare quelle tecniche in un combattimento, e che un giorno avrebbe
dovuto scegliere se tagliare su una persona oppure no.
Shen
sapeva di avere una responsabilità.
Si
preparò con l'ala in alto, il peso del corpo bilanciato in
modo da non ostacolarlo, poi lanciò in aria il bambù.
Ne
seguì la traiettoria contro il cielo indaco, gli occhi
socchiusi.
Gli
sembrava di vederlo al rallentatore.
Sapeva
esattamente dove e quando sarebbe caduto, e fu del tutto naturale
incrociare la traiettoria con quella del suo colpo.
Fu
rapido, senza la minima esitazione.
Il
bambù deviò appena dalla sua traiettoria come se Shen
lo avesse solo sfiorato, poi però due pezzi si separarono e
caddero a terra a pochi centimetri di distanza uno dall'altro.
Shen
era più che soddisfatto del risultato.
Aveva
raggiunto il suo scopo: guadagnarsi con l'impegno, la tenacia ed il
suo ingegno una tecnica degna di un maestro di kung fu.
Avrebbe
potuto essere tutto perfetto se solo...
-Ehi,
è stato mitico!-
Shen
si trovò con il cuore in gola a fronteggiare non un avversario
ma tutto l'ingombrante entusiasmo del panda.
-Tu?!
Che ci fai tu qui? Non hai proprio idea di cosa sia la discrezione,
giusto?-
-Scusa
ma anche io vengo qui ogni tanto, non mi aspettavo di trovarci te, e
poi ti ho visto concentrato e non volevo interromperti... e comunque
è una cosa fichissima!-
Shen
sospirò rassegnato.
Tanto
prima o poi sarebbe dovuto accadere, giusto? Non avrebbe potuto
nascondere i suoi allenamenti per sempre.
-Ci
sto ancora lavorando. Si può perfezionare- rispose evasivo.
-Ma
anche così è una delle tecniche più sbalorditive
che ho mai visto. Ehi, mi insegni?-
A
quella domanda non potè trattenere una smorfia stranita.
-Non
credo che sarebbe una buona idea-
-Perché
no? Fammi provare!-
Po,
ancora entusiasta come un enorme cucciolo, raccolse uno dei pezzi di
bambù e provò a fare la stessa cosa che aveva fatto lui
poco prima, e cioè lanciarlo in aria e tagliarlo.
-Waaa-tah!-
Non
accadde nulla. La canna di bambù rotolò a terra a pochi
metri da loro sotto lo sguardo perplesso di Shen e quello imbarazzato
del panda.
Il
pavone raccolse l'altro pezzo e provò a spiegargli come
stavano le cose.
-Non
puoi eseguire questa tecnica, Po-
-Perché
no? Posso allenarmi-
-Non
è solo questione di allenamento. Io l'ho sviluppata per un
unico scopo, che è fare il maggior danno possibile con il
minimo sforzo. Po. Questa tecnica non è fatta solo per
infliggere un dolore momentaneo come le vostre prese o la conoscenza
dei nervi. È fatta apposta per ferire. Non è adatta a
te-
Non
era arrabbiato, semplicemente quello era un dato di fatto.
-Quindi
secondo te non posso imparare?-
-No-
-Anche
Master Shifu diceva così di tutto il kung fu per me, eppure
adesso sono il Guerriero Dragone-
Un
leggero fremito percorse le piume di Shen perché il discorso
cominciava a non piacergli più.
-Questo
è diverso-
-Come?-
Shen
sentiva di essere molto vicino al limite.
Decise
di dargli la dimostrazione pratica di quello che stava dicendo.
Ormai
i suoi movimenti erano fluidi e gli ci volle una frazione di secondo
per girare su se stesso e tagliare i legacci di stoffa che fasciavano
la zampa destra del panda.
-Hai
capito adesso? Questa tecnica è adatta a me, non a te. Io
voglio ferire e mi trattengo a stento dal non farlo. Tu non potresti
mai. Dovresti essere come me per comprenderla bene, ed io non ti
permetterò di diventare come me-
Lui
rimase a fissarlo ad occhi sgranati, indeciso forse se essere
affascinato o avere paura.
-La
discussione finisce qui. Non chiedermelo mai più-
Tagliò
Shen.
Gli
voltò le spalle e prese il sentiero per andarsene.
***
Per
qualche giorno si evitarono. Shen non sapeva cosa dire e Po era
stranamente silenzioso.
Shifu
li osservava ma non interveniva in nessun modo.
In
fondo Shen sapeva di aver fatto la cosa giusta ad allontanare il
panda.
Per
eseguire quella tecnica ci voleva un cuore ferito ed in grado di
ferire, e Po di certo non era quel tipo.
Né
Shen avrebbe voluto che lo diventasse.
Credeva
che il discorso fosse definitivamente chiuso, invece una sera sentì
bussare alla porta della sua stanza.
Lui
stava leggendo un testo sulla filosofia del tao e dovete metterlo da
parte per aprire.
Gli
sembrò stranissimo che ad attenderlo ci fosse il panda.
-Ciao.
Scusa... devo parlarti cinque minuti. Posso?-
Sembrava
più serio del solito, per questo Shen annuì e si fece
da parte per farlo passare.
La
stanza era improvvisamente minuscola adesso che era occupata dalla
mole di Po, e se Shen non fosse stato sulla difensiva probabilmente
si sarebbe messo a ridere.
Il
panda si sedette sul tappeto a gambe incrociate, e non era stata un'
impressione di Shen: aveva davvero un'espressione seria e forse anche
un po' malinconica.
-Volevo
chiederti scusa per qualche giorno fa. Sì, lo so, a volte sono
irritante ed ho insistito troppo. Non dovevo, giusto? Voglio dire, se
tu dici che quella tecnica non va bene per me probabilmente hai i
tuoi motivi-
Non
si sarebbe aspettato un atteggiamento tanto maturo da parte del
panda.
-Sì,
ho i miei motivi. Non è che io sia geloso della tecnica o
abbia paura di insegnarla a voi, ma so che per utilizzarla bisogna
essere... bè... come me. E tu non devi diventare come me. Lo
capisci?-
-Stai
cercando di proteggermi?-
-Come
tu hai fatto con me-
Si
guardarono come se si vedessero davvero per la prima volta.
Shen
non provava più rabbia, rivalità o altro nei confronti
del panda . Erano sentimenti che ormai aveva superato.
All'improvviso
Po scrollò le spalle e si alzò.
-Ok,
va bene, messaggio ricevuto. Ci vediamo domani-
Quando
Po si voltò per uscire dalla stanza urtò la lampada,
che oscillò pericolosamente. Shen dovete tuffarsi a prenderla.
Fu
un attimo: aveva usato la stessa velocità e precisione che di
solito utilizzava per tagliare, ma stavolta lo aveva fatto per
evitare che qualcosa fosse danneggiato.
All'improvviso
gli fu chiaro cosa volesse dire Shifu con "Ciò che ci
rende buoni o malvagi è l'uso che facciamo delle nostre
abilità".
E
lui in quel momento aveva scelto.
Po
rimase a fissarlo.
-Hem...
tutto bene?-
-Cosa?
Sì... io... non è il caso di dare fuoco alla stanza-
-No,
certo che no. Ciao-
Lui
riuscì appena a replicare al saluto del panda perché
già la sua mente era di nuovo assorbita da quello che era
appena successo.
Si
accovavcciò sul letto con la testa tra le ali che gli sembrava
stesse scoppiando ed il respiro corto.
Lui
aveva scelto di salvare qualcosa, fosse anche solo una lampada, e lo
aveva fatto con quella che credeva essere un'abilità che
derivava dal suo essere corrotto.
Il
che forse era vero.
Le
sue abilità derivavano dalle sue ferite.
Ma
le aveva appena usate in un modo completamente diverso.
Era
come aveva detto Po tanto tempo prima: l'unica cosa importante era
cosa lui avrebbe scelto di essere.
Quando
se ne accorse dovette trattenere un verso strozzato di sorpresa.
E
quindi era tutto vero? Lui aveva superato i suoi demoni, forse senza
nemmeno rendersene conto?
Lo
sperava. Lo voleva in realtà, perché aveva passato già
troppo tempo a lasciarsi ferire da vecchie sofferenze che lui non era
stato capace di lasciare andare.
In
quel momento decise che non voleva più permettere al passato
di fargli del male.
Che
lui avesse avuto torto, ragione o cos'altro, non era realmente
importante.
Shen
si rese conto che lui per la prima volta voleva davvero andare
avanti, e vedere come altro avrebbe potuto vivere.
Avrebbe
potuto lasciar cicatrizzare le sue ferite piuttosto che continuare a
riaprirle.
Si
rese conto di tutto il male che aveva fatto a sé stesso, di
quanta rabbia, quanta paura, quanto rancore si fosse addossato.
Gli
occhi iniziarono a bruciargli come non accadeva da tempo immemore ed
il suo respiro si spezzò in qualcosa che lui riconobbe troppo
tardi come singhiozzi.
Piegò
la testa sotto l'ala e pianse per tutto ciò che era stato.
Per
sé, per i suoi genitori, per il dolore che aveva sofferto ed
inflitto, per il peso che aveva scelto di portare credendo che gli
fosse stato imposto e di non potersi sottrarre.
Pianse
per tutte le scelte sbagliate della sua vita.
Si
addormentò solo quando fu esausto e l'ultimo singhiozzo si
spense nella stanza insieme alla fiamma della lanterna ormai
esaurita.
***
Il
giorno dopo, quando si svegliò si sentiva strano.
La
manica sotto cui si era nascosto era ancora umida, e quello gli
ricordo che aveva pianto.
Non
ricordava con esattezza ogni dettaglio però.
Era
come se le lacrime avessero messo una barriera tra lui ed il passato.
Shen
considerava ogni cosa in modo diverso.
Si
alzò lentamente e la luce dell'alba lo accolse.
Forse
aveva ancora tempo prima che iniziasse l'allenamento della mattina e
lui poteva fare un po' di esercizio da solo; non si sentiva realmente
concentrato, ma era meglio aggrapparsi all'abitudine piuttosto che
restare intrappolati nell'immobilità.
Prese
il fagotto con tutto ciò che poteva servirgli e si incamminò
verso l'albero di pesco.
Ai
primi raggi di sole altri fiori erano sbocciati, mentre la brezza
faceva volteggiare quelli per cui era arrivato il momento di cadere.
Shen
si fermò ad ammirare lo spettacolo.
Posò
a terra gli oggetti perché gli sembravano un peso e si
avvicinò all'albero.
Ricordava
che una volta Shifu aveva fatto cadere quai petali su di lui per
spiegargli quanto fosse fragile.
Ora
Shen lo capiva.
Rimase
a lasciarsi sfiorare ogni tanto da un petalo rosato che volteggiava
vicino a lui (come aveva potuto credere che fossero bianchi? Forse
era la luce dell'alba a renderli di un colore diverso).
Quei
petali seguivano una corrente d'aria. Lui per la sua tecnica creava
correnti d'aria.
Quasi
senza pensarci Shen prese posizione e rimase immobile ad aspettare.
Doveva
calmare il respiro.
Scoprì
che era già calmo.
Uno
dei petali gli passò molto vicino mentre cadeva, ed allora lui
fece scorrere l'ala in modo da creare una corrente che lo riportasse
verso l'alto.
Il
petalo cambiò direzione e poi venne afferrato da un alito di
vento che lo portò lontano.
Shen
adesso speva di potercela fare.
Attese
ancora, e quando ne vide un'altro iniziò a fare il modo che si
avvicinasse a lui.
Senza
mai toccarlo lo fece volteggiare sulla punta delle piume, non troppo
vicino da colpirlo e non troppo lontano da perderlo.
Era
una danza.
Erano
tutta la sua forza, velocità ed abilità usate per
assecondare un petalo di pesco.
Poteva
essere la cosa più importante che Shen avesse mai fatto nella
propria vita, imparare a dosare la propria forza, e per farlo doveva
prima imparare a calmare il suo cuore.
Si
concentrò solo su cosa stava facendo, sull'armonia dei
movimenti, su ogni respiro, su ogni battito del cuore, sul legame che
aveva stabilito con una cosa eterea, tanto bella quanto fragile.
Non
era lui che imponeva la sua volontà al fiore, era un'armonia
di cui lui faceva parte.
Capì
che se si fosse comportato in quel modo, non facendosi sopraffare dal
peso del passato né dalla preoccupazione per il futuro,
sarebbe riuscito a dare il meglio nel kung fu ed in qualsiasi cosa
avesse fatto.
Lasciò
che il petalo volteggiasse attorno a lui, da un'ala all'altra e poi
su fino all'ultima piuma.
Infine
lo lasciò staccare da sé e lo liberò nel vento.
Riprenderla
dopo tanto tempo mi ha fatto trovare incongruenze ed ho dovuto
confrontarmi con il mio stile di scrittura che nel frattempo è
cambiato, comunque ho fatto del mio meglio per integrare le due cose
senza far sentire troppo lo stacco.
Per
quanto riguarda ciò che ha imparato Shen non mi sono inventata
nulla di originale, semplicemente ho ripreso gli insegnamenti di
Maestro Oogway su passato, presente e futuro.