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Lista capitoli: Capitolo 1: *** Walter Sullivan: Una lettera rossa *** Capitolo 2: *** Walter Sullivan: Un inizio non proprio buono. *** Capitolo 3: *** Walter Sullivan: Un incontro anormale *** Capitolo 4: *** Walter Sullivan: Non più solo... *** Capitolo 5: *** Walter Sullivan: A casa. *** Capitolo 6: *** Walter Sullivan: Due anime, un solo destino. *** Capitolo 7: *** Walter Sullivan: Il lavoro nobilita l'uomo. *** Capitolo 8: *** Walter Sullivan: Dolor et Patientia *** Capitolo 9: *** Walter Sullivan: Triplice guaio! *** Capitolo 10: *** Walter Sullivan: 10 capitolo. *** Capitolo 11: *** Walter Sullivan: Un piccolo amico fantasma *** Capitolo 12: *** Walter Sullivan: Consapevolezza *** Capitolo 13: *** Walter Sullivan: Studiare la storia è l'inizio del caos. *** Capitolo 14: *** Walter Sullivan: Riorganizzare i piani. *** Capitolo 15: *** Leon: Un recupero con molte calorie *** Capitolo 16: *** Walter Sullivan: I 10 omicidi più fantasiosi (e brutali) che poteva concepire. *** Capitolo 17: *** Walter Sullivan: Separazione. Lacrime. *** Capitolo 18: *** Walter Sullivan: Ritorno a Silent Hill. *** Capitolo 19: *** Walter Sullivan: i sotterranei di Silent Hill. *** Capitolo 20: *** 20. L'Ordine Colpisce! *** Capitolo 21: *** Finale. ***
Capitolo 1 *** Walter Sullivan: Una lettera rossa ***
Okay, non so che mi sia
preso, scusate. In seguito a un sogno che ho fatto ieri notte ho deciso
di scrivere questa storia Originale/Silent hill 4. Voglio aggiungere
che il periodo temporale in cui si svolge la vicenda è dopo
la fine di Silent hill 4 Finale: I 21 sacramenti. Detto
ciò vi invito alla lettura della storia.
Walter
ce l'aveva fatta! Era riuscito a completare i sacramenti necessari per
ricongiungersi alla "Sacra Madre", ora viveva all'interno
dell'appartamento 302. Passava intere giornate a guardare la
televisione e leggere la bibbia dell'Ordine. Nessuno poteva disturbarlo
perché lui ormai era parte integrante dell'appartamento. La
porta della sua casa era libera dalle catene e quindi poteva uscire e
rientrare a piacimento.
Un mattino come
tanti, Walter si svegliò alle 9.00, aveva indosso gli stessi
vestiti che portava da quando aveva assassinato i due precedenti
inquilini.
-Eileen e
Herny... vi ringrazio per il vostro sacrificio.- L'assassino fissava le
pale della ventola fissata al soffitto che giravano senza fermarsi...
Sentiva dentro di
sé un profondo vuoto, nonostante avesse compiuto la
missione. Si chiese se quello che aveva fatto avesse un fine
più nobile, più reale..., si alzò dal
letto con una lentezza tale come se non avesse voluto farlo...
*Il libro...*
Pensò tra sé e sé *Forse lì
trovo delle risposte.* Con questo turbamento si sedette sulla scrivania
della sua camera da letto. Dal cassetto prese, con piatta emozione, il
libro rosso, quel libro che lo aveva accompagnato da piccolo fino a
quell'attimo. Era sicuro che in quel momento di bisogno non lo avrebbe
abbandonato.
Ne
sfogliò, con molta attenzione le pagine, ormai ingiallite...
Il libro, ora
giaceva a terra di fronte al comodino, Walter si racchiuse in una
tenace morsa la testa con ambo le mani ruvide e sudaticce.
*Niente, mi sento
solo e abbandonato in questo mondo infame... madre... che devo fare?
Che cosa posso fare?* Walter si rifiutava di fare la cosa
più ovvia: Uscire dal quel buco di fogna e farsi una vita
sociale. Era un assassino seriale, se qualcuno lo avesse visto si
sarebbe scatenato a dir poco il caos, ed era meglio evitarlo.
Driinn
Drrriiiiin....
Il trillo del
telefono lo scosse dai suoi pensieri di un possibile suicidio e gli
permise di focalizzare al momento ciò che stava accadendo.
Ora era di fronte
a un dilemma: rispondere o no al telefono? Il suono si faceva sempre
più insistente tanto che il biondo si alzò dalla
sedia, si avvicinò al comodino e si inchinò per
prendere il suo libro per poi posarlo a fianco al telefono (che non
smetteva di suonare).
*Aspettiamo un
pò, forse rinuncerà.* Walter si sedette sul
letto.
Trenta minuti
erano passati e il telefono suonava ancora.
*E va bene, hai
vinto.* Walter alzò la cornetta e iniziò a
ascoltare la voce dall'altra parte... non riconoscendola affatto.
-Tuuu
ttuttuutuuttuuu... mi sente? Vorrei che lei controllasse la porta del
suo appartamento, vorrei aiutarla a toglierle l'istinto di suicidio che
poco prima l'ha colpita. Tttututtututtuuuuttuu. Clack- Era caduta la linea.
Walter non ebbe
nemmeno il tempo di replicare e chiedersi chi ci fosse dall'altra parte
della cornetta.
*Ma
com'è possibile? Come sa il numero di questo telefono? E
come ha fatto a farlo funzionare se il filo è staccato?*
Questi e molti altri interrogativi gli affollarono la mente.
Non rimaneva
altro da fare se non controllare che quello che avesse detto la voce
fosse vero, Walter si alzò dal letto e uscì dalla
camera.
Appena
oltrepassato lo stretto corridoio e già poco dopo sentiva
che una brutta sorpresa lo aspettava.
*La porta... di
nuovo incatenata.* Walter sentì l'emozione,
provata già da Herny Townsteld. La porta era bloccata da
spesse corde di saio e catene di rame.
Abbassò
lo sguardo sotto la porta e vide una lettera rossa.
*Qualcuno sta
facendo i miei stessi errori?* Walter raccolse la busta con sopra
scritto: Per
Walter Sullivan.
Si
accomodò sulla poltrona dell'appartamento, mise i piedi sul
tavolino e iniziò ad aprire la busta, quello che usci fuori
era una lettera strappata ai bordi e con un buco centrale. Di certo il
misterioso delatore non aveva i soldi per una lettera
decente.
Gli
occhi si mossero da sinistra verso destra per quattro volte e poi
battè due volte le palpebre. Nella busta vi era anche una
fotografia a colori di una signora sui trenta anni e gli occhi erano di
un marrone chiaro, i capelli di un celeste opaco, agli zingomi aveva
due striscette rosse a triangolo rovesciato, le labbra erano sottili e
neutrali. Il fisico era magro e il petto forse era di una terza taglia.
Walter osservò la fotografia con pochissimo interesse data
la scarsa importanza che attribuì a questa, ma
memorizzò comunque i lineamenti di quel viso.
Il giovane
lasciò la lettera sul comodino a fianco della lampada e si
alzò.
*Ho voglia di
latte e biscotti.* Walter non era per nulla terrorizzato o
preoccupato di quello che poteva accadere... quel fenomeno gli appariva
del tutto naturale.
Aprì
il frigo e prese la scatola di latte scremato, poi prese un pentolino
nello scaffale in basso e iniziò a scaldare il latte.
Dall'anta della cucina tirò fuori un pacchetto di biscotti e
li versò nel pentolino, due minuti dopo venne il momento di
spegnere la fiamma del fornello e consumare la colazione.
*Quella lettera
era ben strana...* pensò *E visto che non ho nulla da fare
non mi costerà niente...* Walter lasciò il
pentolino e il cucchiaio nel lavello e riprese a studiarsi la
fotografia.
Pensò:
*Se è questo che vuoi allora lo farò.* Walter
intascò la foto nel giubbotto blu e sentì un
rumore di una parete che crollava.
*Non mi resta che
prendere la bibbia e entrare nel buco del bagno.* Walter era sicuro di
quello che faceva, era un maestro dell'occulto.
Un sigillo si
manifestò sulla parete del salotto.
Walter
lo fissò senza dire nulla, entrò nel bagno e
infine nel buco (portandosi il libro rosso dietro).
Quale nuova
avventura attende il nostro serial killer? Lo scopriremo.
Adesso vi chiedo
di lasciarmi una recensione, per sapere se vale la pena di continuare
questo mio scritto e sapere che ne pensate. Non vi costa nulla, vanno
bene anche le recensioni critiche, aiutano a migliorare. Alla
prossima!
Capitolo 2 *** Walter Sullivan: Un inizio non proprio buono. ***
Ecco
il nuovo capitolo, sì avete capito bene: un nuovo episodio.
Ho deciso di
proseguire la storia di Walter Sullivan. Vi chiedo di recensirla e al
tempo stesso ringrazio anche quei
lettori che sono passati di qua e si sono soffermati a leggere. Alla
prossima!
Walter
Sullivan, un'inizio non proprio buono.
-Che mal di testa...
non mi era mai capitato di sbattere contro un'albero.-
Walter si massaggiava la testa, il viaggio era stato più
brusco del solito. O
almeno per lui.
Si alzò dal
terreno polveroso e infangato, non era molto sorpreso di
trovarsi in una foresta, o forse più precisamente in un
giardino fin
troppo grande per i suoi gusti. Si spolverò per bene il
vestito e si tirò una
ciocca di capelli dietro l'orecchio, gli occhi brillarono di una luce
misteriosa o forse sadica e rotearono in
direzione di un tronco d'albero soffermandosi per la precisione su un
buco... All'interno di esso
luccicava qualcosa di metallico, Walter non esitò a
controllare, allungòil braccio all'interno dell'albero e la
sua mano uscì armata.
"Una pistola.." Walter
giustamente si chiese chi mai poteva avere
l'interesse a nascondere un'arma in un luogo così
insolito... ma poi scoppiò a
ridere un pò istericamente.
"Che sciocco che
sono... Niente è insolito a Silent Hill, tutto è
possibile." Con questa convinzione decise di tenersi l'arma e di
esplorare
il luogo.
Mente
avanzava, decise di studiare l'arma: Una beretta
semiautomatica con un caricatore all'interno da diciassette colpi.
Lesse le parole
sulla canna erano state incise con un oggetto appuntito.
"Usala poco. " Walter intuì facilmente che l'arma
doveva avergliela procurata lo stesso che aveva
mandato la lettera.
Dopo qualche metro, il biondo arrivò a una costruzione di
legno scuro...
probabilmente un capanno per gli attrezzi abbandonato, la porta era
semiaperta. Vi entrò
silenziosamente pronto a uccidere senza pietà
l'eventuale sfortunato abitante.
Vuoto... l'interno era vuoto... lui rizzò le orecchie come
un segugio, intenzionato a percepire il minimo suono umano.
"Non c'è nessuno..." L'uomo 11/21 si
guardò in giro, il luogo non aveva niente all'infuori
dell'ordinario,nell'unica grossa stanza non vi era che un tavolo
quadrato, delle sedie pieghevoli, un banco da lavoro con sopra un
recipiente d'acciaio pieno di uncini che probabilmente
servivano a mettere in ordine gli attrezzi artigianali abbandonati un
pò alla rinfusa,senza un ordine precostituito. Walter
posò la pistola sul tavolo e si sedette su una delle sedie.
"Uhmm... qui c'è qualcuno che vuole che io elimini degli
obiettivi prefissati, altrimenti non si spiegherebbe la lettera e la
foto." Walter cacciò dalla tasca la foto che ritraeva la
donna vestita con un golf di lana e con i piccoli triangoli rovesciati
sugli zigomi.
"Questa donna non ha niente di anormale... i suoi occhi sono semplici e
timidi, la sua bocca è piegata in un sorriso cristallino...
non sembra essersi macchiata di qualche peccato." Walter scosse la
testa... "No, è impossibile. Lei deve avere qualche
scheletro nell'armadio, sta a me scoprire quale."
La foto gli scappò di mano e cadde con l'immagine riversa al
suolo. Il retro riportava una scritta con una penna stilografica...
Lesse: "Cercala e seguila." Walter non nascose la sorpresa, come
si era fatto sfuggire questo particolare?
Si alzò dalla sedia e, lasciata la foto accanto
alla pistola, si avvicinò al bancone degli attrezzi.
Un vestito spiegazzato era posto sul legno tarlato del banco
e sembrava a prima vista ( nella penombra)come un uomo inerte,
abbandonato dalle proprie forze, disteso a riposare:nella
realtà vi era una camicia azzurra con una giacca a maniche
lunghe rossa e finiva il completo un pantalone dal colore
indescrivibile,ma sempre tendente al rossiccio.
"Quest'uomo dev'essere molto intelligente... mi ha fatto
trovare un vestito che non permette di notare macchie di sangue,
ciò è segno eloquente... vuole che io uccida
qualcuno."
Si tolse la giacca blu e si levò la maglia che indossava. Si
abbottonò la camica e chiuse la giacca.
Il biondo trovò un elastico all'interno della tasca della
giacca, lo usò per legare i capelli a coda di cavallo. Fece
per prendere la bibbia...
"Cazzo, no! La bibbia!" Walter si accorse che cosa gli
mancava... la sua bibbia! Stava per mettersi a urlare ma
qualcosa lo trattenne.
Un rumore lo attirò... qualcosa stava accadendo fuori dal
capanno...
"Che cosa sarà? Vado a vedere..." Walter lasciò
l'arma sul tavolo ma si prese la foto. Fuori l'aria si era fatta
più pungente, una nebbia stava scendendo. Il biondo non se
ne preoccupò, ci era abituato.
Quello che vide era una ragazza poco più bassa di lui che
scappava in direzione opposta rispetto a dove lui si trovava. Stringeva
tra le braccia un libro.
"Quella... ha la mia bibbia!!" Walter iniziò a inseguirla,
correndo alla cieca e cercando di non inciampare su ogni
radice sporgente.
-Fermati!- Gridò con quanto fiato aveva in gola... voleva
riprendersi quello che era suo.
Dopo qualche metro si perse nella nebbia...
-Merda! Merda! Non la trovo più...- Si guardò
furiosamente intorno... se fosse capitata tra le sue mani l'avrebbe
squartata selvaggiamente...
Fece un passo e scivolò cadendo in uno strapiombo...
rotolando sulla schiena non riuscì a fermarsi, procurandosi
anche qualche contusione e graffi alla faccia. Finchè non si
bloccò con la schiena su un pezzo di ferro.
"Maledizione... Non mi sento le gambe." Walter si alzò con
un grande sforzo, reggendosi su un pezzo di ferro.
"Questo è... Oh no!" Walter si appiattì su di
esso (guardarail) evitando una macchina che suonava il clascon con
impeto.
-Razza di sbronzo, guarda dove vai!- Imprecò l'automobilista
allontanandosi da lui.
Walter camminò sul bordo della strada,si era smarrito... in
tutti i sensi.
"Non ho la bibbia, non ho un'arma... non so dove sono... avessi almeno
una fottutissima mappa!" Walter avanzava con il capo chino, meditando
di tornare a casa, ma come poteva farlo?
Un rombo cupo di motore attirò la sua attenzione,
un autobus bianco fece capolino dalla nebbia e curiosamente si
fermò proprio dove era Walter.
-Sali vagabondo...- Una voce lo
apostrofò dall'interno.
"E adesso? Cosa mi aspetterà?" Walter salì
all'interno, era spazioso e c'erano oltre a lui solo due anzi tre
passeggeri o almeno per quanto poteva scorgere al buio così
gli sembrava.
La prima persona era un ragazzo più giovane di lui
vestito con una maglia semplice con un disegno astratto sopra, un
pantalone nero con una cinta in finta pelle di serpente e delle scarpe
grigie. La seconda era un vecchietto con un basco verde che gli copriva
la fronte e gli occhi, aveva una giacca scucita e malandata con diverse
toppe sui gomiti e infine un pantalone largo. L'ultima
persona,infine, quella al fianco della quale lui si
siederà era una ragazza con i capelli bruni corti
ed era proprio quella che gli aveva sottratto il libro
rosso.
-Restituiscimi il libro...- Walter la fissava torvamente.
-Ma chi siete? Non vi ho mai visto finora.- La ragazza strinse il libro
al seno.
-Non essere bugiarda... il libro rosso mi appartiene.- Walter
alzò il braccio.
La bruna non si scompose nè per i modi bruschi
e nè per il tono maleducato usati
dall'uomo ma si limitò a mostrare il libro.
-Questo non è il mio libro...- Walter strabuzzò
gli occhi.
-Che scoperta.- Disse lei usando un tono ironico nei confronti del
biondo.
Walter si lasciò cadere sul sedile al fianco della ragazza e
si perse nei suoi pensieri.
"Accidenti, che figuraccia. Ma il mio libro dov'è? Non posso
mica scendere dall'autobus..."
-Ehi! Mi sente?- La ragazza cercò di attirare l'attenzione
di Walter.
-Sì?- Walter si voltò verso la sua
direzione . Potè anche meglio osservarla: aveva una
maglia di lana rossa e blu, una giacca a vento marrone e una collanina
d'oro al collo. Aveva anche delle cuffie alle orecchie collegate a una
radiolina che portava in una borsetta a trancolla, aveva un pantalone
blu che arrivava fino al ginocchio, delle scarpe con il tacco
completavano il suo abbigliamento.
-Mi chiamo Samantha, sono al quarto anno di liceo artistico. Tu sei?-
Lei porse la mano con le unghie laccate di viola.
-Walter Sullivan...- Lui preferì non dare la mano.
-Sei simpatico, eh?- La ragazza ritirò la mano.
Walter non l'ascoltò ma mise la mano in tasca per cacciare
fuori la foto della donna misteriosa.
-Ehi, come fai ad averla!- La voce di Samantha lo soprese non poco. La
voce era così forte che anche il ragazzo e il vecchio
presenti si voltarono nella loro direzione. Il ragazzo
ridacchiò mentre il vecchio borbottò qualcosa di
incomprensibile.
-Quella è mia zia! La conosci?- Lei riprese nella sua foga a
tempestare di domande il biondo.
-No... ma vorrei conoscerla.- Walter si mantenne sul vago cercando una
possibile scusa.
-Oh capisco! Stai cercando un lavoro? Fai bene, ultimamente lei sta
cercando un bravo cuoco.- La bruna aveva già riposto le
cuffie e ora si era dedicata al giovane.
-Perchè non mi parli di lei?- Walter assunse un tono
confidenziale anche perchè era tantissimo tempo che non
parlava con un essere vivente.
-Oh beh... posso dirti ben poco. Di solito noi ci vediamo solo in rare
occasioni e quasi sempre di festa. Lei mi ha chiamata dalla scuola
perchè venissi presto da lei...- La sua voce si
fece più bassa.
-Che è successo?- Walter la spronò a continuare
sfogiando quel sorriso misterioso che quasi sempre lo aveva
accompagnato nei suoi delitti.
-Uhmm... non so se lo posso dire. Ma voi avete un'aria
seria.- Inarcò un sopracciglio. -Lei soffre di
continui incubi di uomini che la vogliono violentare.-
Walter iniziò a ragionare utilizzando le poche informazioni
a sua disposizione.
"Uhmm... Qualcuno mi manda una lettera rovinata dicendo di conoscermi
bene e mi chiede di arrivare in un paesino del Giappone, con lo scopo
di trovare una donna che soffre di incubi ricorrenti. I soggetti dei suoi sogni
sono uomini che abusano del suo corpo. Questa donna chiama sua nipote
che per una strana combinazione incontro... Forse... ho capito: Io devo
uccidere gli uomini che abusano o hanno abusato nel passato della zia
di Samantha!" Walter batte il pugno sul palmo dell'altra mano. "Ma
questo non ha senso... perchè questa donna non denuncia
questi stupratori? Ha qualcosa di più pericoloso da
nascondere? Interessante..." Sul viso di Walter si delineò
un sorriso largo.
-Walter? Siamo
arrivati.- Samantha prese per mano il giovane e lo trascinò
fuori dall'autobus, fuori la nebbia era scomparsa.
"Che faccio adesso?
Non saprei orientarmi..." La ragazza gli battè la mano sulla
spalla. -Deduco che lei non sa dove andare, eh? Ti accompagno io.-
Il giovane
seguì la ragazza fino a un officina.
Eccoci alla
fine, che vi è sembrato?
Ho anche una buona notizia: gli aggiornamenti avverrano ogni fine
settimana
(o almeno cercherò di fare il possibile per farli).
Ora la storia si dipanerà in due periodi: -La ricerca delle
vittime.- -La feroce esecuzione
dei ventuno sacramenti-
Spero che vi divertirete! Alla prossima!
Capitolo 3 *** Walter Sullivan: Un incontro anormale ***
Salute
a tutti, finalmente il terzo capitolo è pronto. Dovevo
postarlo la volta scorsa ma ho avuto molti impegni, quindi scusatemi
molto. Ora vi lascio alla storia.
Alla prossima! Il locale dove Walter avrebbe lavorato
non era
proprio il meglio ma non ci si poteva lamentare:
un’autofficina con annessa una
cucina e un’altra stanzetta, dove erano sistemate alla meglio
alcune brandine.
In quel momento sul ponte da lavoro abbassato, dove la ruggine la
faceva da
padrona, vi era un furgoncino verde con il cofano alzato e un ragazzo
più
giovane di Walter di dieci anni vi stava armeggiando con i vari
ingranaggi sistemati
all’interno del veicolo.
-Buongiorno!-
Samantha con voce
allegra attirò l’attenzione del meccanico che
sbatté la testa, alzandola,
contro il ferro del cofano.
-Ahi!
Accidenti!- Il giovane spostò
la testa di lato per vedere chi fosse entrato.
-Oh, mi
scusi…- Samantha cercò di
nascondere un risolino mettendosi una mano sulle labbra.
-Buongiorno a
voi, come posso essere
utile?- Il meccanico si pulì le mani unte di olio con un
panno giallo.
-Sono Samantha e
dalla descrizione
fatta da Doriana, lei deve essere il suo compagno, vero?- La ragazza si
sporse
un po’ per avere la conferma visiva di quanto aveva
affermato.
Alla voce
“compagno” Walter emise un
“ah” basso e sorpreso.
-Samantha? Ah,
ma certo! Sì, sono Alvin.
Tua zia mi ha parlato di te, sei venuta per trovarla, no?- E
sfoggiò un sorriso
amichevole.
-Oh giusto!- E
così dicendo afferrò
per il braccio Walter facendolo avanzare. -Ti presento anche Walter
Sullivan.
Abbiamo viaggiato insieme.-
Alvin lo
osservò attentamente: -Buongiorno…
uhmm… siete un po’ trascurato.-
Walter
stringendo i pugni come per
difendersi replicò: -No, è il mio
look…-
-Cosa state
facendo?- Samantha
osservava l’automezzo.
-Niente di che,
due camionisti di
passaggio mi hanno lasciato questo mezzo da riparare.- Alvin si
avvicinò al
camioncino con una pinza e accese la lampada portatile per vedere
meglio e
cercare un tubo da sostituire.
-Dove
è zia?- Samantha reggeva la
lampada e per cercare di aiutare il suo futuro zio.
-Al piano
superiore, con i due
camionisti. Accidenti, questo tubo è maledettamente
complicato da togliere...- Imprecò
un po’.
Walter, senza
pensarci due volte, salì
al piano superiore per cercare la donna della foto.
Attraversò
un corridoio e si
avvicinò a una porta.
“Deve
essere qui dentro… che sono questi
rumori?” Walter cercò di abbassare la maniglia ma
girava a vuoto.
Non sia mai
detto che si scoraggi
per così poco! Il biondo si guardò in giro e vide
una finestra semi aperta e un
piccolo cornicione…
-Non guardare
giù. Non guardare giù…-
Ripeteva continuamente mentre strisciava sul piccolo cordone del
cornicione con
le spalle al muro.
Arrivò
alla finestra della stanza a
fianco e guardò all’interno. Due minuti dopo
Walter tornò indietro, chiuse la
finestra e ripercorse il corridoio all’inverso.
-Urgh…
la mia testa.- Walter si
passò entrambe le mani sulla fronte.
Un ronzio molto
forte gli provocò un
capogiro… lui vide tutto rosso.
-Chi sei?-
Walter osservò davanti…
un ragazzino simile alla ragazza della foto, camminava nella sua
direzione…
Non rispondeva
ma lo superò. Walter
si girò più velocemente che poteva ma non vide
nessuno.
-Non posso
essermelo immaginato…-
Cercò di prendere aria e scese giù.
Samantha e Alvin
avevano appena
finito di riparare il camioncino.
-Walter, dove
sei stato?- Alvin e
Samantha lo chiesero quasi in coro.
-Doriana scende
subito.- Il biondo
cercò di nascondere il turbamento provocato
dall’incontro con quel ragazzo ma
anche da quello che aveva visto prima, nella stanza.
Walter si
accomodò su una sedia di
plastica e poco dopo sentì dei passi.
-Allora? Il
camioncino è pronto?-
Uno dei due camionisti si rivolse al meccanico.
-Sì,
ecco le chiavi.- Alvin prese
dal cassetto della scrivania un mazzo di chiavi e la fattura con il
conto.
-Ecco a lei.- Il
secondo pagò senza
obiettare nulla.
-Aspetti, mi ha
dato troppo.- Il
meccanico, che era una persona onesta, volle restituire
l’importo in più.
-Tienilo come
mancia.- Borbottò il
primo.
I due camionisti
erano l’uno opposto
dell’altro. Uno era magro e sbarbato, l’altro era
molto grosso e con una barba
crespa.
Walter li
guardò senza mutare
espressione. Il magro se ne accorse.
-Ehi, barbone!
Che hai da fissarci?-
Lo aggredì verbalmente.
Walter non
rispose ma lanciò uno
sguardo cupo accompagnato da un sorriso inquietante.
-Lascialo stare.
Andiamocene, che
siamo oberati di lavoro.- Il grassone, anche se fece finta di nulla,
aveva visto
un lampo di crudeltà e tristezza negli occhi del giovane.
Il camioncino
fece retromarcia e
sparì dall’officina.
-Sei arrivata,
Samantha!- Una donna
scese dalle scale con il passo incerto e barcollante.
-Zia!!- La
ragazzina corse per
abbracciare la zia ma lei la respinse.
-Aspetta, non
venirmi addosso, sono
molto stanca.- Lei, a malapena, si reggeva in piedi.
Nessuno lo
notò ma Walter sì: In
mezzo alle gambe della donna colava uno strano liquido
bianco… Inoltre la sua
pelle era arrossata.
Lei, sorretta
dalla nipote, andò in
cucina.
Alvin
notò che Walter era pensieroso.
-Ehi! Qualcosa
non va?- Cercò di
riportarlo alla realtà.
-Oh,
tutt’altro.- Walter sorrise
ancora, ma con una velatura di soddisfazione.
Bene, bene, le cose sono
più interessanti di quando pensassimo, chi è il
misterioso ragazzino? Walter ha già trovato le due vittime
per i suoi sacramenti: non ci sarà pietà. Il
nuovo capitolo sarà la settimana prossima! Inoltre voglio
ringraziare chi ha letto e seguito la storia. Ma vi chiedo anche di
spendere una parte del vostro tempo per una recensione. Ci conto! Alla
prossima!
Capitolo 4 *** Walter Sullivan: Non più solo... ***
(
Una simpatica immagine per iniziare il capitolo,
spero che apprezziate.)
Fatte
le dovute presentazioni di fronte a un piatto
di ramen, Doriana invitò il nuovo ospite cioè
Walter a parlare di sé.
-Non ho molto da dire... sono nato nel 1970, i miei genitori
scomparirono
dopo la mia nascita, fui adottato nell'orfanatrofio "Wish
House", crebbi e all'età di 18 anni mi iscrissi
all'università di Pleasant
River, finii in prigione per alcoolismo. Ora uscito di prigione voglio
un
lavoro.- Walter dovette faticare un po’ per risultare
credibile, ma ottenne il
suo scopo.
-Uhmm... capisco, sarò felice di accoglierti nella mia
officina.- Iniziò Alvin,
il quale fu molto sicuro di avere al suo fianco un bravo lavoratore.
Doriana rivolse un sorriso al biondo, era felice che il suo ragazzo
avesse
qualcuno con cui parlare e stringere amicizia.
"La sua storia non mi convince... " Solo Samantha aveva qualche
dubbio ma lasciò correre.
Finito il pranzo, Samantha si offrì di buttare la spazzatura
nel contenitore
fuori dall'officina, quando fu fuori, un vecchio signore con la tunica
nera la
salutò.
- Buon pomeriggio, giovane pecorella di Dio. - Il vecchio non
accennò a un
sorriso ma abbozzò solo un cenno con la testa.
-Eh? Chi è lei?- Samantha lasciò cadere il
saccone, quella figura la inquietava.
Il vecchio (che si supponeva fosse un prete) non emanava un'aura di
sicurezza
tipica dei sacerdoti ma era molto sinistro...
-La signorina Doriana? Sono Kaufman... pastore protestante.- Disse la
figura
presentandosi, pronunciando il proprio nome con un accento tedesco
perfetto.
"Non mi fido molto di questo... chiamerò Walter." Samantha
sorrise
forzatamente per non sembrare maleducata.
-Perchè state cercando mia zia?- Samantha non era una
stupida, anzi voleva
saperne di più.
-Oh, niente di preoccupante... lei dovrebbe fare una generosa offerta
per la
nostra chiesa.- Il prete era sempre tranquillo, nelle sue labbra
sottili non vi
era incertezza.
I due continuarono a fissarsi, ma nessuno voleva proferire parola.
-Buongiorno, padre.- Doriana fece la sua presenza all'uscita
dell'officina, si
avvicinò alla nipote.
-Samantha, vai dentro. - La voce era perentoria e dura.
-Ma zia...- Samantha cercò di obiettare, ma uno sguardo
eloquente da parte
della zia, le fece morire le parole in gola.
La giovane ragazzina guardò prima il prete e poi la zia;
sospirò e tornò
dentro.
Walter vide tutta la scena dalla finestra. Come poteva essere quella
situazione? Molto assurda...
"Niente male, Samantha." Si complimentò mentalmente con lei,
si era
dimostrata molto prudente.
Walter entrò in cucina, dove in quel momento era entrata la
mora, molto
pensierosa. Walter si sedette su una delle sedie della cucina e
mangiucchiò un
pezzo di torta che si trovava sul tavolo.
-Uhmm... Ehi!- La ragazza emise un grido furioso, quella torta era la
sua.
Walter sobbalzò dallo spavento e lasciò cadere il
dolce sul pavimento. La
conseguenza fu a dir poco comica: Samantha che sbraitava come una pazza
isterica e il biondo che cercava di scusarsi, facendo gli occhi da
cucciolo
innocente.
Alvin fu fondamentale per risolvere la situazione:-Su, su, non
è accaduto
niente. Walter, pulisci il pavimento. Samantha, cosa è
accaduto?-
-Questo imbecille si è mangiato la torta!- Samantha
puntò un dito accusatore e
con un carattere da bimba viziata reclamava quello che era suo.
Walter, pacificamente, prese lo scopone per le pulizie e, con molta
pazienza e
olio di gomito, lavò il pavimento.
-Non lamentarti inutilmente, la prossima volta vai nella pasticceria
del paese
e ti prendi un altro dolce, no?- Alvin usò un tono di
rimprovero per calmare la
ragazza.
Risolta
la discussione, si sedettero in circolo,
davanti alla tavola ovale della cucina.
-Mi
dispiace, non sapevo che fosse vostro…- Walter
voleva assolutamente farsi perdonare.
-Umpf…
non ci pensare.- Sbottò Samantha e ricordandosi
del prete chieste a Walter: -Piuttosto, quel sacerdote… non
mi piace per
niente. Tu che ne dici?-
-Non
lo so… non mi faccio molti pregiudizi, io
giudico in base all’atto compiuto.- Walter rispose con tono
vuoto e
monosillabico.
-Ragazzi,
siete tutti qua?- Doriana sorrideva, come
se quel diverbio con la nipote non fosse mai accaduto.
-Zia…-
Samantha fu la prima ad alzarsi e andarle
incontro.
-Signor
Sullivan, incomincerà domani a lavorare, va
bene?- Doriana rivolse la sua attenzione al biondo.
-Come
vuole. A che ora?- Walter si alzò seguito a
ruota da Alvin.
-Alle
9.30, non fare tardi il tuo primo giorno.- Spiegò
il meccanico.
Walter
uscì dal locale e s’incamminò per la
strada
che portava al centro del paese. Da quando non aveva avuto occasione di
visitare
qualcosa? Da troppo…
Gli
occhi verdognoli cercavano di catturare ogni
minimo particolare che gli suscitava il maggior interesse. Il vento
sulla pelle
gli dava una sensazione di libertà. Egli, muto, avanzava
calpestando il terreno
sassoso che caratterizzava quel paesello.
“L’ultima
volta che sono stato in mezzo alla gente…
era quando studiavo all’università… Non
provo rancore per questa gente che, al
mio passaggio, si fermano incuriositi e mi guardano.” Un
guaito attirò
l’attenzione di Walter, che si fermò e
aguzzò l’udito per capire da dove
provenisse.
Una
scatola abbandonata sul ciglio del marciapiede si
muoveva in modo impercettibile, Walter si guardò intorno per
capire se ci fosse
qualcun altro che l’avesse vista, ma non notò
nessuno.
S’inginocchiò
per aprire lo scatolone e all’interno
vi trovò un cucciolo di cane. Walter non aveva mai avuto a
che fare con gli
animali… tranne che un gatto.
Il
cane guaiva continuamente… aveva degli occhi
meravigliosi di un grigio scuro.
-Avrai
fame…- Walter si alzò e strinse il cucciolo al
petto, sentì una vampata di calore all’altezza di
quest’ultimo.
“Non
ho mai provato quest’emozione… questo cucciolo
ha qualcosa di speciale. Non so come definirlo.” Il biondo
camminò con il
cucciolo in braccio e giunse a una latteria. Il proprietario non
c’era quindi, decise
di compiere un furto… a fin di bene.
Prese
una bottiglia di latte fresco e, senza perdere
tempo, allungò il passo e si nascose in un vicolo stretto e
buio.
“Qui
non mi vedranno…” Walter si abbassò e
lasciò il
cucciolo a scodinzolare liberamente e staccò, con pochi
sforzi, il tappo della
bottiglia. Inesperto di gesti umani lasciò la bottiglia
aperta di fronte al
cucciolo. Quest’ultimo lo fissava e sembrava che sulla sua
testolina ci fosse
un punto interrogativo…
-Beh?
Non bevi?- Walter attese un po’ e poi formulò
la domanda.
-Walter,
usa una scodella…- Una voce nel buio del
vicolo lo spaventò.
Walter
si alzò di scatto e cercava di capire chi
avesse parlato.
Una
figura di un ragazzo fece la sua apparizione…
solo che stavolta il biondo non sentiva dolore nel cervello.
-Tu
sei… ti ho già visto.- Walter si calmò
e riprese
il suo solito ciglio triste e cupo.
Il
ragazzo era a pochi metri dal killer ma come se
lui non ci fosse, prese una pignatta nel cassonetto del vicolo, ci
versò il
latte e l’offrì al cucciolo.
-Così
devi fare. Semplice, no?- Il ragazzo non
sembrava pericoloso anzi pareva a suo agio.
Walter
lasciò fare al giovane e ascoltò la sua frase.
-Me
lo ricorderò…- La voce era atona e lo sguardo
fisso sul cucciolo che leccava il latte.
Quando
il cucciolo ebbe finito, fece un chiaro segno
di volerne ancora.
-Tocca
a te, prova.- Lo invitò il giovinetto.
Walter
fece come mostrato prima e il cucciolo riprese
a leccare. Il biondo lo guardò ancora e poi alzò
la testa per parlare ancora
con il ragazzo misterioso.
-Dove
è finito?- Si guardò in giro… era
scomparso.
Prese
a sé il cucciolo e decise che lo avrebbe
portato a casa sua.
-Ti
va di stare con me?- Walter si portò il cucciolo
a qualche centimetro dagli occhi per osservarlo meglio.
Burp…
emise un ruttino.
-Bleah…
beh, lo prenderò per un sì. – Walter
rise… era
da tantissimo che non allargava le labbra.
Com’è
giusto che sia, Walter tornò al capannone, dove
aveva lasciato le sue cose. Per trovarlo fu necessario rubare una carta
topografica del paese e dintorni.
“Se
si continua così, finirò in galera ancor prima di
compiere i sacramenti.” Lui pensò. Il pulmino fece
capolino nella nebbia e lui
vi salì, l’interno era vuoto…
“Meglio
così…” mise una mano nelle ampie tasche
dell’impermeabile
rosso e verificato, che il cucciolo fosse ancora lì dentro
al caldo, Walter si
rilassò al suo posto. Dopo un po’ di minuti lui
vide dal finestrino il
capannone.
Scese
senza pagare (nessuno gli aveva chiesto le
spese per il viaggio) e attraversò il sentiero e tra
l’altro vi era una nebbia
molto fitta.
-Accidenti,
non vedo nient… Aaaaaah!!!- Non aveva nemmeno
finto la frase che sbatté la testa contro un albero.
Eccoci
alla fine di questo capitolo. L'ho voluto renderlo più
dolce, in modo tale da permettere ai lettori di non inquietarsi troppo.
Ringrazio molto chi ha letto e seguito la mia storia. Una recensione mi
farebbe comodo, infatti vorrei sapere se il personaggio di Walter sia
un pò troppo OCC. Vi ringrazio ancora.
Ah,
dimenticavo: il nuovo capitolo sarà per la settimana
prossima.
Quinto
capitolo! Non ci credo! Pensavo che la mia voglia
di scrivere fosse andata a quel paese ma, a quanto pare, non
è così! Ecco il
nuovo capitolo. Buon divertimento.
Immagine
di Walter Sullivan, spero che vi piaccia
Walter
Sullivan: A casa.
Walter
si svegliò con una forte emicrania, la prima cosa che vide
erano gli intonachi
anneriti del suo appartamento.
"Come... come? Come sono finito qui?" Si osservò in giro:
Tutto
normale... Anzi no. Una piccola palla arrotolata su sé
stessa, a spirale,
dormiva beatamente.
-Il cucciolo?- Walter si alzò facendo leva sulla schiena e
con delicatezza
prese in braccio il cucciolo, che ancora dormiva.
"La cosa non mi è chiara... come ho fatto a tornare a casa?
Non ho
attraversato alcun buco... e in più, la bestiola mi ha
seguito? Come ha
fatto?" Walter si alzò dal letto e si diresse in cucina, con
l'intenzione
di preparare qualcosa. Lasciato il cucciolo sul divano davanti alla TV,
si
apprestò a cercare qualcosa di commestibile negli scaffali e
nello sgabuzzino
del suo appartamento.
Il
rumore prodotto dallo spostamento di numerose scatole
e pacchi che Walter muoveva fece svegliare il cane che, preso dalla
curiosità,
zampettò nella zona da pranzo per vedere se il padrone gli
desse qualcosa di
commestibile ma visto che quest’ultimo non lo prendeva in
considerazione decise
di esplorare la sua nuova casa. Il baule accanto alla TV gli
suscitò il maggior
interesse, tanto cheiniziò
ad annusare
intorno al contenitore. Alzandosi sulle zampe posteriori e con alcuni
colpi di
zampa riuscì ad aprire il baule e vi gettò
dentro. Walter, nel frattempo aveva
trovato una scatola di biscotti un po’ rovinata per il cane.
Walter
tornò dove si trovava il cane, ma non lo trovò.
Si grattò con vigore i suoi lunghi capelli e, lasciata la
scatola sul divano
vuoto, iniziò a cercare il cucciolo e non ci volle molto a
tirarlo fuori dal
baule.
-Ti
eri nascosto? È ora di mangiare.- Walter ricevette
una leccata in piena faccia dal cane, lui non si arrabbiò
anzi aggiunse:-Mi
sono già lavato il viso, non fare il monello…-
Sorridendo
lasciò che il cucciolo iniziasse a mangiare i
biscotti sul divano. Ma qualcosa lo spinse a frugare
all’interno del baule.
-“Una
pala, una motosega, un frustino e… ma questo? Non
può essere.”- Walter provò un brivido
percorrergli la schiena, era molto
turbato da quello che stringeva tra le mani.
-Eileen…-
Walter scorrendo la superficie del viso del
pupazzo di stoffa con il dito, iniziò a vagare con la
memoria ghiacciata dalla
troppa violenza provata da bambino. Lo ricordava chiaramente, non
dovette fare
molti sforzi.
Aveva 16 anni quando tornò nell’appartamento 302
come
sua abitudine, vide quella piccola bambina di 3 anni, fu colpito dal
suo
sorriso, dai suoi occhi gentili e dalla sua voce. Il più
bell’evento fu quando
ella gli donò una piccola, semplice e fragile bambola di
pezza ma dal
significato profondo. Ormai quella ragazza era morta dopo atroci
sofferenze
all’ospedale St. Jerome per mano sua, per mano dello stesso
che aveva accettato
il suo regalo.
“Questa
bambola… la terrò con me, visto che Henry non
l’ha voluta.” Così pensando si mise la
bambola in tasca e colto da un
improvviso colpo di sonno, fece in tempo a tornare nella camera da
letto per addormentarsi
sprofondando la
testa bionda sul
cuscino.
Una
notte e 5 ore più tardi Walter fu svegliato dal
sonno profondo da un trillo molto familiare. Senza perdere tempo,
sollevò la
cornetta del telefono, pronto a imprecare come ogni comune essere
mortale.
-Allora
chi scoccia alle 5 mattino?- La cornetta era
semi bagnata di saliva che era uscita dalla sua bocca quando aveva
pronunciato
la parola “Scoccia”.
Tututututu…
Il
biondo sbuffò e posata la cornetta stava per
ritornare nel mondo dei sogni.
-Ciao
Walter… come sta il mio compagno di merende
preferito?- Una voce femminea, da dietro, raggelò ogni
singola vena nel corpo
del biondo.
-A..
a… a… Alessa!- La gola si seccò subito
dopo
pronunciato quell’infausto nome.
Eh eh… che sorpresa! Come mai la signora
di Silent Hill è qui? Che mai vorrà da Walter?
Nota interessante: Lei è ormai
adulta… (niente bunga bunga, sia chiaro.) Cosa
succederà? A fine settimana lo
scopriremo! E
un’altra cosa: R-e-c-e-n-s-i-t-e!! Ci vuole così
tanto
per capirlo? Voi otto che leggete prima di tutti, fate sentire la
vostra voce!
Fate come Waltersullivan24, come golden_skans (si scrive
così?), che ringrazio
molto. Alla prossima!
Capitolo 6 *** Walter Sullivan: Due anime, un solo destino. ***
Ah,
ecco il nuovo capitolo, pensavo di non farcela... Bene, ringrazio come
sempre chi ha letto e recensito i precedenti capitoli. Leggete e
recensite anche questo, mi farebbe molto piacere sapere il vostro
parere. Alla prossima!
Walter
Sullivan: Due anime, un solo destino.
Walter
non riusciva a capire quello che stava accadendo né
tantomeno avrebbe potuto sapere quello che sarebbe successo dopo.
L’unica cosa certa è che lei era alle sue
spalle... e avrebbe potuto ucciderlo in solo istante.
-Walter…-
La voce suonava, alle orecchie, melodica e innocente.
Il
biondo chiuse gli occhi pronto a subire chissà quali
violenze ma sentì solo un paio di braccia sottili e magre
stringergli il busto senza troppa forza.
-Alessa…-
Il ragazzo sentì la testa della “strega”
poggiata sulle sue spalle larghe.
Non
sembrava aggressiva ma trasmetteva una sensazione di calma e
serenità… di questo Walter ne aveva paura.
“Che
cosa vorrà mai fare?” Si chiese senza muoversi.
-Walter,
mi sei mancato moltissimo.- Disse senza tanti giri di parole.
Le
parole uscite dalla bocca di Alessa lo lasciarono spiazzato, il ragazzo
si pietrificò per un po’. Alessa, accorgendosi di
questo, lasciò la presa e si sedette a fianco del biondo.
-Non
avere paura non voglio farti del male…- Lei sorrise e
piegò la testa in modo tale da vedere il viso di Walter ma
non riuscendoci perché quest’ultimo era voltato da
tutt’altra parte.
-Cosa
fai qui?- Il biondo non aveva il coraggio di guardarla negli occhi e si
allontanò di un po’ da lei.
-Voglio
restituirti qualcosa.- Rispose lei prendendo da una borsa un libro con
la rilegatura rosso sangue.
Le
parole accompagnate dal gesto attirarono la curiosità della
vittima 11/21, che si voltò nella direzione della
“strega”.
-Mi
sono impegnata molto per restaurarlo… era tutto sporco e
ingiallito.- Spiegò, mettendo nella mani di Walter, la
bibbia dell’ordine.
-Allora
eri tu… la ragazza che mi ha fatto penare. Che mi ha fatto
cadere dalla montagna!- Walter perse il timore che aveva nei suoi
confronti e lo sostituì con una furia incontrollata.
-Già,
non vorrai dilaniarmi?- Alessa sorrise, sapeva che lui non vorrebbe mai
farle del male.
Walter
iniziò a sfogliare la bibbia e dovette costatare che lei
aveva fatto un buon lavoro.
-Mmm…
sei perdonata, ma come mai sei qui? Non solo per portarmi questo, ho
indovinato?- Il biondo la studiava attentamente.
-Raccontami
un po’, hai trovato tua madre?- Lei iniziò a
fargli delle domande.
-Sì,
ora sono con lei. E tu? Ti sei vendicata dei tuoi compagni?- Walter
controbatté con un’altra domanda.
-Sì,
ora sono la “strega” e mi occupo di giustiziare chi
ha a che fare con me in un modo o nell’altro.- Una luce di
malignità s’illuminò nei suoi occhi
neri e aggiunse: -Per gli altri, lo lascio fare a Pyramid Head. -.
-Temo
di non capire, chi è questo Pyramid Head? Chi sono queste
persone?- Walter non distolse lo sguardo dalla lettura della bibbia e
tenendo le orecchie ben aperte.
-Li
conosci anche tu, Walter.- Lei si strinse nelle spalle e aggiunse:
-Conosci Claudia Wolf? Lei è stata punita da mia figlia
Cheryl Mason alias Heather.-
-Mmm…
Claudia Wolf, mi ricordo che studiavate insieme a scuola. Eravate
grandi amiche...- Walter s’interruppe per lasciar continuare
Alessa che spiegò.
-Purtroppo
ho scoperto che lei non era altro che una delle tante fanatiche del
culto di Silent Hill. Quindi ho permesso a mia figlia (che aveva
scoperto le sue origini) di eliminarla sotto forma di mostro.- Le sue
parole non mostravano rimpianto ma sola certezza.
-Capisco…
ma questo Pyramid Head… mi sembra di conoscerlo, anche se il
suo nome non mi dice nulla.- Il biondo si fermò nella
lettura per passarsi una mano sulla pancia.
-E
hai ragione…- Alessa strinse la mano di Walter per poi
continuare: -Pyramid Head non è altro che Leon…-
-Che?!!-
Walter alzò la testa per fissare Alessa con gli occhi
sgranati dalla sorpresa:- Stai scherzando?-
-Non
sto scherzando.- Rispose decisa.
-Leon…-
Walter chiuse gli occhi per aprire i portali dei ricordi celati nella
sua anima.
*Flashback*
Un
bambino di 8 anni con un libro rosso in mano era seduto nella panchina
della Wish House, era intento a leggere un capitolo della bibbia
riguardante La Sacra Madre.
Un
paio di mani con le dita sottili gli ciondolò il collo e un
sorriso allegro fu rivolto a quel ragazzino.
-Chi
sei?- Walter alzò lo sguardo e vide una ragazza
più grande di lui.
-Mi
chiamo Alessa, sono qui in gita con i miei compagni.- Il sorriso si
smorzò un po’.
-Piacere,
mi chiamo Walter Sullivan.- Il bimbo era felice di aver conosciuto
qualcuna che non lo trattasse male.
Parlarono
e scherzarono insieme per parecchi minuti, finché non venne
a cercarli Claudia.
-Walter,
ti presento Claudia.- Alessa introdusse la sua amica e poi si rivolse a
lei: -Claudia, lui è Walter Sullivan, vive qui.-
Anche
Claudia fece due chiacchiere con il bambino e gli spiegò
alcuni passaggi della bibbia e soprattutto sulla risurrezione della
madre.
I
professori, che erano gli adepti dell’ordine, richiamarono le
due ragazze. Si lasciarono a malincuore e Walter lo tenne caro quel
ricordo.
Un
paio di settimane più tardi, Walter (rinchiuso in una cella
della prigione acquatica) ricevette una lettera e una busta contenente
una fotografia. Facendo appello alla sua istruzione, lesse quel pezzo
di carta.
“Caro
Walter, come stai? Lo so che ti ricordi di me, sono Alessa.
Qui è terribile, i ragazzi mi trattano male e mi urlano quel
nome infausto: Strega. Ma io non c’entro nulla, soffro
moltissimo per questo! Solo tu mi puoi capire, siamo simili. Non voglio
più parlare delle cose brutte, voglio parlarti di questo
ragazzo. Si chiama Leon, ha i capelli color cenere, ha un carattere
molto gentile e sincero. Pensa che si sia addirittura rifiutato di
credere a quello che dicevano i nostri compagni, questo mi solleva
molto, ma ho paura per lui. Capisci, vero? Ho paura che quei ragazzi,
come trattano me, possano trattar male anche Leon. Non lo sopporterei
questo. Nella busta troverai una fotografia; è lui, il
soggetto nella foto. Tu come te la passi? Vorrei tanto rivederti e
parlarti ancora. La tua Alessa.”
Walter
alzò la testa con i capelli a caschetto e frugò
nella busta, effettivamente c’era una foto. Un
ragazzo (come descritto da Alessa) era sorridente.
“Hai
ragione, siamo simili... anch’io subisco continue botte da
quella palla di sterco che è il vigilante. Vorrei tanto
punirlo magari annegandolo nel suo stesso sudiciume.” Walter
piegò in fretta e furia la lettera e la nascose nella tasca
a fianco del pantaloncino.
La
porta della cella si aprì con un tonfo forte e fece la sua
presenza Andrew Disalvo, che aveva in mano un manganello.
Qualche
ora più tardi, Walter giaceva sul pavimento bagnato di acqua
e assumeva la posizione fetale.
“Quel
pazzo... mi ha picchiato ancora più forte... ancora
più violento. Per una cosa che non ho mai fatto.”
Walter si passò la mano sul naso e lo sentì
bruciare... il sangue usciva un po’ ovunque... sul petto, le
gambe e la schiena e i suoi pensieri furono rivolti alla sua amica:
“Alessa, spero che nessun adulto ti metterà le
mani addosso... lo spero vivamente.”.
“Leon,
proteggila...sempre!”
Walter si alzò, con fatica, in piedi. Un lamento
uscì dalle sue labbra quando si accorse di qualcosa... la
sua schiena si era un po’ curvata; molto probabilmente da
adulto sarebbe stato curvo e così fu.
*Fine
Flashback*
-Ecco
quindi chi era... Leon era il tuo fidanzato.- Walter fissava la ragazza
in attesa di altre novità, che non sarebbero state poche.
-Già...-
Lei sorrise un po’ e aggiunse: -Basta rivangare il passato,
cosa stai facendo ora?-
Il
biondo, con questa domanda, si ricordò di qualcosa.
-Ah
sì, da un po’ sono in contratto con uno strano
fantasma, è un bambino di undici anni ed è
terribilmente somigliante a una donna...-
In poche parole Walter spiegò la situazione alla
“strega”.
-Capisco,
vedrò di scoprire qualcosa. Teniamoci in contratto: Usa il
telefono, il numero è 854628741. È complicato da
ricordare ma così è più sicuro.-
Alessa si alzò dal letto.
-Alessa,
aspetta! Non ti ho ancora ringraziato.- Walter alzò il
braccio per cercare di trattenerla ma lei era già scomparsa.
-Accidenti...-
Lui, rimasto solo, abbassò la testa sconsolato.
Ecco
conclusa un'altra pagina della mia storia, come vi è
sembrato? Confesso che questo è uno dei capitoli meglio
concepiti dalla mia mente. Per chi volesse sapere chi è
Leon, vada qui: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=572245.Questa
immagine (DeviantArt)
ritrae Alessa e Claudia quando erano bambine.
Capitolo 7 *** Walter Sullivan: Il lavoro nobilita l'uomo. ***
Capitolo
sette, signori miei. Leggete e commentate, il
nostro protagonista avrà la possibilità di
conoscere il lavoro. Ringrazio come sempre
chi legge, segue e recensisce. Alla prossima!
Walter Sullivan: Il lavoro nobilita l’uomo.
Nuova
immagine di Walter Sullivan
Doriana
era intenta a impacchettare un vaso di ceramica
quando il telefono squillò.
-Pronto?-
Lei, con molta pazienza, cercava di fare un fiocco
abbastanza carino e teneva la cornetta tra la spalla sinistra e
l’orecchio.
-Come
stai? Sono Paul...- Una voce maschile e amichevole
uscì dalla cornetta.
-Paul?
Sei quel Paul? Non c’è male e tu?- Lei
rinunciò a
fare il fiocco e tenne la cornetta nella mano sinistra.
-Sto
bene, fra una settimana verrò da te per motivi
d’affari
e inoltre, porterò con me, mia moglie.-, -Ah sì?-
Doriana si morse il labbro
inferiore, segno che la cosa la aveva turbata.
-Sì,
non posso disdire. Ti avviso in anticipo che sbarcherò dalla
nave al porto di Vincent Port.- Ci fu una pausa e poi la voce aggiunse:
-Ti
disturba, forse?-.
-No,
anzi.- Lei cercò di apparire quando più naturale
possibile ma non poté non fare una smorfia nervosa.
-Benissimo,
alla prossima settimana allora.- L’interlocutore
telefonico non si accorse di nulla e finì la chiamata
(diciamo che le riattaccò
la cornetta in faccia).
Lei
fissò la cornetta per un po’ e infine la
posò con
violenza sull’apparecchio.
-Maledetto
figlio di pu****a!!- Lei imprecò con un tono
esageratamente alto e girò per tutta la cucina con
l’aria pensierosa.
-Zia,
tutto ok? Che è accaduto?- Samantha, la nipote della
signora Doriana, entrò in cucina con l’aria un
po’ spaventata dal trambusto di
poco prima.
-Per
niente, Paul arriverà qua con quella t***a di sua
moglie!- Lei si fermò e puntò gli occhi
fiammeggianti sulla nipote.
-Ehmm...
se mi spiegassi tutto, sarei in grado anche di
aiutarti.- Samantha osservò il comportamento di sua zia con
gli occhi sgranati.
-Uff...
allora la situazione è la seguente: Paul, il mio
primo fidanzato, è un funzionario dello stato che si
occuperà di registrare la
nostra futura impresa. Fin qui tutto bene, la cosa che mi fa andare il
sangue
al cervello è che porterà anche la moglie.- Si
fermò, per calmarsi un po’.
-E?-
La voce di Samantha pareva un sussurro ma le orecchie
le aveva ben aperte.
-
Quella donna che si è sposato Paul è la mia
acerrima
nemica.- Doriana strinse i pugni.
Samantha
prima la guardò come se fosse pazza, poi sorrise e
infine rise come non mai.
-Che
ridi?- Doriana fece la faccia offesa e incompresa.
-Ma
solo per una cosa avvenuta chissà quanti anni prima! Sei
troppo paranoica, zia!- Samantha a stento si teneva la pancia e
aggiunse
calmandosi: -Non credo che sarà un problema, i posti letto
ci sono. Stringi i
denti e passa.-
-Uhmm...
hai ragione.- Anche Doriana parve calmarsi e
sorridere alla nipote.
Poco
dopo entrò in cucina Alvin.
-Ragazze,
Walter è in ritardo! Lo avete visto voi?- Alvin
sembrava un capo di un’azienda importante.
-No,
ma a momenti dovrebbe arrivare.- Samantha uscì dalla
cucina, con l’intenzione di andare alla fermata
dell’autobus.
Una
volta arrivata alla cabina delle fermate, attese un bel
po’ prima che arrivasse il bus.
“Eccolo,
puntuale come sempre.” Commentò ironicamente.
Vi
entrò salutando il conducente e chiedendogli informazioni.
-Buongiorno,
avete visto un...- Lei s’interruppe sentendo un
russare piano.
-Lasci
stare, l’ho trovato.-Lei terminò la conversazione con il conducente
per poi dirigersi verso
alcuni seggiolini dietro.
-Walter?
Che fai qui addormentato?- La mora si soffermò a
osservare la posizione assunta dal biondo che era poco decente: La
testa
all’indietro, le gambe divaricate e un po’ di bava
all’angolo della bocca.
-Uhm..
Siamo già arrivati?- Walter aprì leggermente gli
occhi, guardandosi in giro e aggiunse: -Samantha? Che è
successo?-
-Che
è successo a te, piuttosto!- Esclamò la ragazza,
notando due borse sotto gli occhi del biondo.
Walter
si alzò dalla sedia e si stiracchiò per bene; poi
chieste all’autista l’elenco delle fermate del bus.
Una volta ricevuto commentò
di fronte alla ragazza:-Così non farò tardi.-
Insieme
andarono nell’auto officina di Alvin.
-Walter,
ti sembra questa l’ora di arrivare?- Alvin era alla
porta.
-Ehmm...-
Walter alzò le braccia come per difendersi ma
Samantha lo precedette.
-Lui
viene con l’autobus e sai che quel mezzo è
terribilmente lento quindi... non serve rimproverarlo!-
Terminò la frase
lanciando un’occhiata che fece chiudere ogni discussione.
-Va
beh, fa niente. Tieni questi, inizia a lucidare gli
attrezzi e controlla i vari macchinari per la revisione delle
macchine.- Alvin
porse una vaschetta piena di bottigliette d’alcool e stracci
vari.
Walter
guardò prima l’uomo e poi il recipiente.
-Su,
è il primo lavoro che ti affido. Il lavoro nobilita
l’uomo.
– Il ragazzo lasciò il recipiente alle mani ruvide
di Walter.
Walter
posò il recipiente sul tavolo, prese dei guanti di
plastica e infine iniziò a lavorare. Fece per prendere uno
straccio quando si
ricordò di una cosa.
-Non
credi che ti sia più facile lavorare senza cappotto?-
Fece notare Alvin.
Walter
si levò il cappotto mostrando una camicia azzurra. Il
biondo mise una mano della tasca tirando fuori il cucciolo.
-Prendetevi
cura di questo cucciolo.- Walter lo posò nelle
mani gentili di Samantha che non perse l’occasione per
coccolarlo.
Walter
iniziò subito a lavorare duramente.
Nell’ora
di pranzo, Doriana chiamò Walter (che stava
verificando il corretto funzionamento dei macchinari con
l’aiuto di Alvin poiché
il biondo non sapeva nemmeno dell’esistenza di quelle
macchine) per invitarlo a
mangiare.
Ovviamente
non si rifiutava a un pranzo. I due meccanici e
la ragazza erano accomodati a tavola pronti a mangiare. Dopo il pranzo,
Doriana
ne chiese il parere.
-Ottimo!-
Dissero in coro Alvin e Samantha.
-E
tu, Walter?- Doriana si rivolse al giovane.
-Buono...-
Walter terminò l’ultimo boccone.
-Bene.
Allora che ne dite, lo assumiamo?- La domanda lasciò
spiazzati i tre.
Un
signore dai baffetti sottili si presentò, era vestito
all’orientale
con una fascia di spago sulla fronte.
-Buongiorno
sono Choin, quello che avete mangiato era opera
mia.- Il suo sorriso appariva molto solare e bambinesco.
-Assunto
all’unanimità.- Dissero lo zio e la nipote alzando
il pugno in aria.
Walter
si limitò ad alzare il braccio. Doriana fu felice di
questo.
-Walter,
potresti fare del lavoro in più?- Doriana mostrò
al
biondo un pacco tutto infiocchettato.
-Cosa?-
Walter prese il pacco e iniziò a scuoterlo.
-Ehi!
Con più delicatezza! Lì dentro
c’è un vaso di ceramica,
lo devi portare alla fioraia del paese.- Spiegò la donna.
Walter
non obbiettò e iniziò ad avviarsi dopo aver
ricevuto
istruzioni su come arrivarci.
Arrivare
alla fioraia non era molto difficile, era necessario seguire le
istruzioni per bene e Walter, poco pratico, si perse tre volte prima di
vedere l'insegna fastosa del luogo a cui il biondo doveva arrivare.
-Buongiorno,
ho un pacco da consegnare...- Entrò timidamente; un forte
odore di linfa e di aromi molto pungenti lo colsero impreparato.
-Ciao,
sono il garzone. Vuole dei fiori per la vostra ragazza?- Un tipo
bassino con i capelli a spazzola sbucò dal retrobottega.
-No,
ho questo pacco da consegnare.- Walter lo posò sul bancone.
-Ah...
voi siete il nuovo lavoratore di Doriana? Walter Sullivan, giusto?- Il
tappo porse subito la sua mano paffutella.
-Sì,
le notizie corrono veloci al paese, eh?- Walter non si
meravigliò di questo e strinse la mano del commesso.
-Già,
è sicuro di non volere qualcosa per la vostra dama?-
Rincarò la dose mostrandogli i fiori in
esposizione.
-No
graz... aspetta! Quel fiore! Come si chiama?- Walter indicò
con il dito un fiore nero.
-Quello?
Si chiama fiore del diavolo o anche fiore pipistrello, appartenenente
alle Dioscoreaceae.- Spiegò il commesso.
-Lo
voglio.- Walter sapeva che non aveva soldi quidi avanzò
l'inchiesta di fare qualche lavoro per sdebitarsi.
-Non
ce ne bisogno, è un regalo.- Il commesso lo
incartò per bene e lo donò.
-Il
vaso a chi lo dovevo consegnare?- Il biondo si chiese se avesse
consegnato il pacco alla persona giusta...
-Alla
signora Steil, è la mia padrona e ora è fuori, ma
state tranquillo. Il vaso è in mani sicure.- Il garzone
portò il vaso nel retrobottega e al ritorno non
trovò Walter che se ne era andato.
Eccoci
alla fine, il nuovo capitolo sarà per la prossima settimana,
vi lascio indovinare a chi, Walter donerà il fiore.
Capitolo 8 *** Walter Sullivan: Dolor et Patientia ***
Ecco
il nuovo capitolo, ringrazio come sempre coloro che leggono e
recensiscono la mia storia. In particolare Waltersullivan24 e Meg Giry,
grazie per aver espresso la vostra opinione.
Walter Sullivan: Doloret patientia.
Walter
tornò dal fioraio e parlò con Samantha per sapere
qualcos’altro su Doriana.
-Mi
dispiace Walter, ma come ti ho già detto prima, ne so
poco.- Rispose la mora mentre giocava con la palla insieme al cucciolo
di
Walter.
-Sei
sicura?- Walter era seduto su uno dei tavoli della
cucina.
Samantha
stanca delle continue domande di Walter distolse
la sua attenzione dal cane per puntare i suoi occhi neri sul biondo.
-Sei
peggiore di una suocera, perché t’interessa tanto
mia
zia? Mi nascondi qualcosa?- Lei incrociò le braccia
mostrando così la sua
indisponibilità.
Walter
sorrise debolmente e cacciò fuori la bambola di
pezza che si era sempre portata appresso.
-Tieni,
è un regalo...- Walter, incredibilmente era
disposto a separarsi ancora una volta della sua preziosa bambola.
-Eh?
Ma che?- Samantha era lievemente stupita del
comportamento volubile del biondo, prima così curioso e poi
così tranquillo.
Lei
accettò il regalo, in fondo che poteva fare di male una
piccola bambola di stoffa?
-Sai,
dove posso trovare informazioni sulle persone che
vivono qui?- Walter espresse quest’ultima domanda e poi si
alzò dalla sedia.
-Puoi
andare all’ufficio comunale, troverai tutto quello
che ti serve.- Samantha stava studiando il fantoccio.
In
breve tempo Walter era davanti al portone del comune. Si
guardò in giro, entrò nell’edificio e poi
scrutò attraverso i vetri di una porta dove
un’impiegata era al computer e
sembrava concentrata a fare qualcosa.
Il
biondo assassino entrò: -Buongiorno, sono qui per
consultare gli archivi centrali.-
L’impiegata
si sistemò gli occhiali e gli chiese chi fosse
e il perché una simile richiesta.
Walter
puntò i suoi occhi su quelli della donna.
-Fammi
questo piacere.- Walter aveva un nuovo imprevisto
potere: Ipnosi.
In
meno di pochi minuti l’impiegata si era alzata, aveva
preso dall’armadietto delle chiavi e condotto il biondo negli
archivi centrali.
-Aspetta
fuori e non far entrare nessuno.- Walter attese
che la donna eseguisse il suo ordine e infine iniziò la sua
ricerca sulle
possibili vittime.
Ecco
un elenco:
1)
Patrick Holrd: quaranta anni, camionista. Vedovo con un
figlio a carico.
2)
Robert Holrd: ventuno anni, camionista. Figlio di
Patrick Holrd.
3)
Emanuel Kren: ventitré anni, studente universitario.
Bocciato di continuo, ha conosciuto Doriana il mese scorso.
4)
Padre Kaufman, sessanta anni. Prete protestante, le sue
opere di carità sono note in tutto il mondo.
5)
Peter Satorri, vecchio compagno di scuola di Doriana (le
sue informazioni sono molto scarse, si sa solo che frequentò
la scuola di
questo paese).
6)
Wilson Arasto, un altro compagno di classe di Doriana
(anche qui le informazioni sono molto scarse, dovrò
consultare i registri della
scuola.)
7)
Emian Gotor, ancora un altro compagno di scuola di
Doriana (come il solito, poche informazioni).
8)
Umber Orosco, trentaquattro anni. Doriana ha avuto
rapporti di lavoro con questo tizio (nota interessante: Possibili
collegamenti
alla famiglia di Angela Orosco?).
9)
Paul Harrison, trentadue anni. Secondo quando detto da
Samantha è un funzionario dello Stato ed era il primo
fidanzato di Doriana.
10)
Amelie Nathal. Moglie del funzionario. (non si sa la
sua età, lo scoprirò la settimana prossima.)
11)----------------------------------
(Walter, per qualche
motivo, non scrisse nulla sull’undicesima vittima.)
12)Ghotoa
Kimson. Carcerato nella prigione del paese.
Psicopatico. (poche informazioni, una visita al carcere non
farà male).
13)Bern
Janos, complice di Kimson. Sono compagni di cella.
Ecco
le tredici vittime che Walter dovrà divertirsi a
uccidere. Le altre otto vittime, vedremo poi.
Walter
posò l’ultimo librone polveroso e uscì
dall’ufficio.
L’impiegata
era sempre lì davanti al PC come se nulla fosse
accaduto e a lei il biondo si rivolse.
-Appena
varcherò l’uscita, tu non ricorderai nulla e
riprenderai le tue abitudini.- Detto ciò, Walter
uscì dal comune.
I
passi risuonarono lenti... Walter percorreva un tratto di
strada stretto e buio. Non c’era anima viva e il tramonto era
già inoltrato.
“La
notte scende fugacemente... il mio cuore è nero, come
la notte che scenderà... Il mio pensiero è fermo
e paralizzato su un’unica
persona... Alessa.” Il suo orecchio percepì
qualcosa... Walter si scostò alcuni
capelli dalla fronte e roteò gli occhi per capire da dove
provenisse... Una
macchina molto vecchia: una berlina marrone. Essa era parcheggiata al
bordo del
marciapiede, in uno stato pietoso... I vetri erano coperti da un
notevole
strato di polvere, una portiera era spalancata in maniera
penzolante,due erano
completamente corrose dalla ruggine e bloccate e ne mancava addirittura
una.
Non
ci voleva molto a capire che era in uno stato di
abbandono.
Walter,
da quella macchina, sentiva un ronzio fastidioso...
“Mmm...
questo m’incuriosisce...” Walter sentiva che doveva
allontanarsi da quella macchina ma qualcosa lo impediva... i suoi piedi
erano
diventati di piombo, non riusciva a fare alcun movimento.
L’autoradio
all’interno della macchina iniziò a rilasciare
una luce e poi si sentì per tutto l’ambiente
circostante, una musica triste.
Mi
manchi...
quando il sole da' la mano all'orizzonte,
quando il buio spegne il chiasso della gente
la stanchezza addosso che non va più via
come l'ombra di qualcosa ancora mia...
Mi manchi...
nei tuoi sguardi e in quel sorriso un po' incosciente,
sei quel nodo in gola che non scende giù
e tu, e tu...
Mi manchi... mi manchi...
mentre
cammino a piedi nudi dentro l'anima...
Mi manchi
e potrei cercarmi un'altra donna ma m'ingannerei
sei il mio rimorso senza fine, il freddo delle mie mattine
quando mi guardo intorno e sento che mi manchi
e tu, e tu...
Mi manchi
e potrei avere un'altra donna ma m'ingannerei,
sei il mio rimorso senza fine,
il freddo delle mie mattine
quando mi guardo intorno e sento che mi manchi
“Questa
musica... è meravigliosa.” Walter
era caduto a terra... cadde come corpo morto cade.
Si
passò le mani sul viso... provava una
gioia incontenibile... tanto da non smettere di piangere.
L’auto
radio si spense per sempre.
Walter
provava un vortice di emozioni e
sensazioni mai provate... e non riusciva a capacitarsene, questa
insicurezza lo
mise in ansia e lo gettò in un profondo sgomento.
“Che
cosa significa questo... perché sono
qui?” Il frusciare del vento gli smosse i capelli e si rese
conto di una cosa
fondamentale... “Non voglio perderla... Devo
affrontarlo...” Queste frasi
sconnesse lo portarono a perdere la lucidità...
Walter
(che prima era seduto) si alzò con rabbia
e iniziò a menare pugni per l’aria ed emesse delle
grida disumane...
-Fatti
sotto! Mi riprendo quello che è
mio!!!- Il grido arrivò fino a dove doveva arrivare... e
questo non fu un bene.
Un
rumore fin troppo famoso spezzò il
silenzio del luogo... un raschiare di una lama pesante.
Walter,
si rese presto conto che era
meglio se fosse rimasto zitto...
“Dannazione...
Lui è qui.” Il biondo girò
con tutto il corpo per fronteggiarsi con il peggior dei suoi nemici...
Il
suono si affievolì... per poi sentire
dei passi pesanti.
Nell’oscurità
della notte; dopo qualche
minuto, che per Walter pareva un’eternità, fece
immagine in maniera reale e
lenta: la figura del boia di Silent Hill.
-Pyramid
Head...- Walter non cercò di
scappare... né di implorare la pietà, era
immobile.
Si
fissavano negli occhi, come due
pistoleri del West, attendendo la mossa dell’altro. A fare da
testimone era la
luna fredda e pallida circondata dalle sue figlie: le stelle. Esse,
mute,
osservavano.
La
divinità-demone alzò il braccio libero,
si levò l’enorme copricapo di ferro piramidale.
Walter poté specchiarsi nei
suoi occhi grigi, non aveva mai conosciuto Leon... e ora erano a faccia
a
faccia. Come Ettore e Achille in campo neutrale, così erano
anche i due figli
di Silent Hill. Entrambi nati dalle viscere dell’inferno.
-Leon...
tu lo sai.- Walter non mutò
espressione.
Leon
alias Pyramid Head lasciò cadere
l’enorme coltello.
Senza
alcun motivo, senza alcuna ragione,
senza possibilità di parlare e di chiarirsi; I due uomini si
buttarono uno
addosso all’altro. Come cani e sciacalli, essi lottarono...
Walter era in netto
svantaggio dalla stazza possente del boia. Walter non aveva mai provato
il
sapore aspro del sangue e ora ne era a conoscenza, parte del suo corpo
era danneggiata,
un occhio gonfio e bruciante gli faceva perdere la concentrazione per
la
lotta...
Grugniti
e versi di sforzo si sentivano
per il vicolo. Leon strinse con le sue stesse mani il cranio del
biondo... il
quale stava perdendo coscienza. Walter ne era consapevole: Non era un
supereroe
ma solo un fragile essere umano. Se doveva morire, avrebbe prima donato
quel
fiore.
Dal
cappotto cadde il fiore del diavolo...
Walter non se ne accorse ma Leon sì.
Credendo
che ormai Walter fosse morto,
Leon dedicò l’attenzione al fiore.
Le
mani sporche di sangue e ruvide
strinsero il gambo della pianta. Pyramid Head aveva un’idea
precisa:
Distruggerlo.
Walter
aprì lentamente l’occhio sano,
quello che vide gli vibrò il cuore... Quella bestia stava
staccando i petali...
-NOOOOOOO!!!!!-
Walter si rialzò
velocissimo e si gettò come un ghepardo su una gazzella, su
Pyramid Head.
Una
furia incontenibile... Walter, che era
sempre calmo e silenzioso, era irriconoscibile... Feroci pugni e calci
violenti
sbilanciarono la torre rappresentata da Pyramid Head. Una sirena
bloccò i
due...
Pyramid
Head con una bracciata si liberò
del biondo e si ritirò nell’oscurità.
Walter
rimasto solo, contemplò in silenzio
quel che rimaneva della pianta.
-Perché...
perché questo?- Walter non era
crudele e freddo come Leon... era ancora un bambino dentro.
Eccoci alla fine di
questo capitolo, come vi è sembrato? Recensite, mi
raccomando!
Il nuovo capitolo sarà la domenica prossima. A presto!
Capitolo 9 *** Walter Sullivan: Triplice guaio! ***
Ciao
raga! Accidenti, sono ben tre settimane che non aggiorno questa storia,
ma come potete vedere... sono tornato per smentire chiunque avesse
pensato che avrei abbandonato la storia. Non esiste proprio! La
concluderò! Prima di tutto mi scuso per coloro che
attendevano il capitolo, ma l'ispirazione mi ha abbandonato per un bel
pò.
Walter
Sullivan: Triplice guaio!
Padre Vincent
*****
Tutto
quel sangue... quanto altro ne avrebbe dovuto versare?
Per essere accettato da quel culto? Non vi era risposta, solo
incertezze su
incertezze.
Walter
non era una bestia, no. Aveva ancora, ben saldo,
all’altezza del petto; quell’organo che gli
permetteva di vivere.
-Mi
dispiace Alessa... mi dispiace sul serio...- I capelli
lisci del giovane gli coprivano il viso deformato dal sangue
essiccato... per
coprigli la vergogna, la vergogna di essere umano.
Lacrime
ribelli cercavano di rigare le gote arrossate del
viso impallidito. Walter non era un mostro ma solo un povero scarto di
un’umanità ingiusta...
“Non
ho neanche la forza di morire, neanche la volontà di
urlare...” Walter non ne avrebbe motivo... è
comodo per molti lasciare in modo
così abietto questa terra infame per scaricare le proprie
colpe sulle spalle
degli altri...
Walter
non era così... lui era speciale.
Con
lentezza raccolse ogni
singolo petalo del fiore demoniaco e cercò di rimetterlo in
ordine pezzo dopo
pezzo come un puzzle. Nonostante tutto l’impegno non riusciva
a ricomporre il
fiore, allora si alzò e mettendo i resti della pianta in
tasca, decise di
tornare all’appartamento 302.
Da
qualche parte di Silent Hill. (attenzione: possibile
sconvolgimento di ciò che sapete del capitolo precedente)
Pyramid
Head era intento a stup... a viol... insomma quella
roba lì a un’infermiera, quando arrivò
Alessa con un vestito piuttosto dark,
che alla vista di quello che faceva il suo fidanzato
inorridì e al tempo stesso
in un attimo l’infermiera andò a pezzi.
-Nooo!
Ero riuscito a non romperle le gambe mentre...- Il
macellaio non ebbe il tempo di finire la frase che fu aggredita
verbalmente
dalla “strega”.
(Nota
autore: Vi siete mai chiesti come mai le infermiere e
i “senza-braccia” avessero le gambe storte? Ora lo
sapete XD.)
-Leon!
Passi che lo fai con le mannequin e ora pure con le
infermiere? Sei un depravato.- Alessa alzò i pugni
all’altezza del petto.
Purtroppo
questo battibecco sarà l’ultimo dei problemi.
Alessa sentì una presenza poco gradita.
-Ciao
sorella.- Una presenza spettrale fece la sua macabra
apparizione. Tutta nera e più cattiva delle precedenti
volte: Claudia Wolf.
Alessa
provava in quel momento una profonda paura...
nonostante Mister Muscolo (Pyramid Head per chi non lo avesse compreso)
era con
lei.
-Non
è possibile... eri morta, mia figlia ti aveva
eliminata!- Alessa cercò di nascondersi dietro al gigante.
-Sì,
ero morta... ma qualcuno, anche se incoscientemente, mi
ha riportato in vita.- Non moveva le labbra ma si sentiva la voce.
-Chi
è il pazzo?- Alessa la fissava con odio.
-Vincent...-
La figura svanì in una nuvola di fumo.
Leon
capì ben poco e si rivolse ad Alessa per comprendere la
situazione.
-Quella
maledetta... Mi vuole eliminare, anche se non so
come...- Lei aveva capito tutto e di più.
Leon,
sorpreso dalle parole di Alessa prese la mannaia.
-Leon,
tu non fare niente ma vai
nella stanza della manopola, presto... io dovrò portare
Walter nell’otherword.-
Con queste parole congedò il gigante.
La stanza
302, la casa di Walter Sullivan... Il biondo era
seduto sul divano con la schiena curva, i gomiti sulle ginocchia e il
pollice
sul labbro inferiore, egli era pensieroso. Il cucciolo lo osservava, a
fianco a
lui.
-Woff...-
Il cucciolo si posizionò sulle cosce magre del
ragazzo, evidentemente voglioso di coccole.
Colui che
aveva il cuore di ghiaccio e ferocia silenziosa
per uccidere ben 21 persone, si sciolse al contatto con il cucciolo di
cane
lupo. Lasciò che l’animale gli leccasse la mano e
poi come se volesse
confidarsi con qualcuno, parlò al cucciolo.
-Beh,
almeno ho te... nonostante sei un animale... ma forse
riesci a capirmi molto meglio di chiunque essere umano.- Lui
grattò le orecchie
del cucciolo, che sembrava apprezzare.
-È
ben strano... io sono pieno di lividi e quasi morente
eppure mi sento sano come un pesce.- Giocherellò a
grattargli la pancia.
Una
sensazione di malessere lo colse, sentiva come se
qualcuna fosse in pericolo...
-Non
è possibile... Samantha!- Walter si alzò di
scatto dal
divano facendo cadere il cucciolo...
Gli occhi
verdi di Walter rotearono verso la cassapanca e
senza perdere tempo afferrò un’ascia. Il sigillo
sulla parete s’illuminò.
Bene,
mi scuso per il cap. corto, ma è pieno di nuovi grattacapi
per il povero Walter... Nuove domande si affollano nella mente vostra:
Riuscirà Walter a conquistare Alessa? Claudia Wolf la
finirà mai di scassare le balle? Che sarà
successo a Samantha?
Tutto (si spera) verrà spiegato la prossima settimana.
Ringrazio come sempre coloro che leggono/resensiscono/seguono la mia
storia. A proposito... tu lettore! Perchè non devolvi il tuo
prezioso tempo a scrivere una recensione anche corta per questo povero
autore???
Salve
gente, finalmente il decimo capitolo! Avviso che sarà un
pò splatter, quindi un pò di pazienza.
Per
quelli amanti della "Viuuleeenza" godetevelo.
Walter Sullivan:
Quel vagabondo, un omicidio.
All’interno
di un appartamento dell’hotel nella cittadina
dove Walter avrebbe compiuto gli omicidi, Samantha era a terra, proprio
letteralmente
con il sedere su un tappeto consumato.
“Urgh...
mi sento vomitare... che mi ha dato quel
vecchio?... ” Samantha aveva le spalle poggiate al muro con
l’intonaco rovinato
e nella mano sinistra stringeva la bambola di Walter e con
l’altra stringeva la
bocca cercando di bloccare il reflusso di saliva e cibo.
Un
vecchietto di una
settantina
di anni stringeva tra le mani una videocamera e con un sorriso folle
sulle
labbra faceva dedurre che fosse un pazzo...
-Stammi
lontano...- La ragazza aveva la voce smorzata dal
pianto e aveva gli occhi stralunati...
-Sorridi
alla telecamera... presto non avrai altra
possibilità.- Il vecchio indossava una vestaglia lacera.
“Alvin...
zia... a... aiuto...” Non riusciva a muoversi né a
parlare.
Il
vecchio era a pochi passi da lei e continuava a
registrare...
-Walter...-
La ragazza stringendo con le poche forze e in un
momento di lucidità invocò il nome del
proprietario di quella bambola di
pezza...
-Tsk...
tale zia tale nipote.- Borbottò il vecchio, che
sembrava intenzionato a fare del male alla mora...
Un
rumore violento fece scuotere gli animi dei due... un
colpo, due colpi, seguiti da un ghigno rabbioso...
La
porta dell’appartamento si stava deformando sotto i colpi
provenienti dall’altra parte...
Walter
era intenzionato a sfondare la porta con l’ascia di
ferro e una volta spaccatane una parte, si affacciò.
-Ma
che...- Il vecchio lasciò cadere la telecamera e
intuendo il pericolo, si diresse al cassetto della cucina e prese un
revolver
per difendersi.
Samantha
non si muoveva ancora. Walter con colpi violenti
ruppe la serratura e entrò. La posizione assunta dalla
ragazza dava l’illusione
che fosse morta. Ciò non piacque al biondo.
-Grr...-
Un ghigno basso e crudo si increspò sulle labbra
carnose del giovane.
D’istinto
si gettò addosso al vecchio e con un taglio netto
gli mozzò la gola. Tutto questo era inevitabile
perché Walter aveva bloccato il
grilletto della pistola e quindi il vecchio non poté
difendersi...
Walter senza
scomporsi e non infastidito dal lago di sangue che si allargava sul
tappeto,
afferrò il cranio grondante di sangue e lo gettò
come se fosse spazzatura, nel
cestino dei rifiuti. Impugnò il revolver, e considerando la
possibilità che
potesse essergli utile, lo mise nella tasca del vestito e infine si
voltò verso
Samantha.
-Non
farmi del male...- Lei aveva visto tutto e seppur sotto
l’effetto dell’afrodisiaco cercava di non vedere in
faccia quello che sembrava un
semplice vagabondo.
-Non
ti faccio male.- La voce del biondo era ferma e
terrificante, resa più macabra dal vestito rosso reso ancor
più scuro dal
sangue e il viso chiazzato dalla medesima sostanza.
Samantha
chiuse gli occhi, pareva addormentarsi... Il biondo
assassino con una delicatezza mai vista se la caricò sulle
spalle e con calma
uscì dall’hotel. Una volta varcato il portone
sentì le sirene della polizia,
qualcuno li aveva chiamati... Senza scomporsi, decise di passare per i
vicoli e
arrivare all’ospedale. Non fu molto complesso.
-Buongiorno,
infermiere...- Walter si rivolse all’infermiere
dietro il bancone della sala d’attesa.
Le
persone sedute in attesa del proprio turno, lo fissarono
per un po’ e poi bastò un’occhiata
eloquente del biondo per non sollevare inquietudini.
Samantha
fu ricoverata in sala rianimazione ed era fuori
pericolo. Walter poté restare con lei a vigilare
spacciandosi per il fratello. Mentre
attendeva che si svegliasse, consultò la rubrica telefonica
del cellulare di
Samantha e fu facile trovare il numero di Doriana.
-Pronto?-
Walter attese qualche minuto per poi sentire la
voce affaticata della zia.
-Pronto?
Samantha, sei tu?- Doriana vedendo sul display il
numero della nipote pensò di sentire quest’ultima.
-Sono
Walter, Samantha è stata ricoverata all’ospedale
“BoondockSaints”.
Vieni subito.- Walter poteva sentire alcuni suoni affannati in
sottofondo, ma
preferì soprasedere: Ogni cosa a suo tempo.
-Arrivo
subito, tu non muoverti.- Il tono era preoccupatissimo.
-Sì,
stai tranquilla.- Walter chiuse la chiamata e lasciò il
cell sul tavolino a fianco al letto.
Il
cagnolino (che era rimasto nella tasca per tutto il
tempo) abbaiò e balzò sulla pancia della ragazza
con un salto agile.
Walter
lo lasciò fare, si fidava molto...
Il
cucciolo leccò il viso della ragazza e, non vedendo
alcuna reazione, spostò la testolina verso il suo padrone
come per chiedere che
cosa fosse successo.
-Sta
dormendo non la disturbare.- Walter sorrise.
Il
cucciolo abbassò la testa e si limitò a fissare
il viso
dormiente di Samantha.
Walter
mentre attendeva decise di prendere il fiore del
diavolo dalla sua tasca o meglio, i suoi resti.
Un
rumore forte lo costrinse ad alzarsi facendo cadere la
sedia, una sirena lo colse impreparato tanto che rimase risucchiato da
una
pozza formatasi sotto le sue gambe.
L’otherworld
lo stava chiamando, di questo era consapevole...
Dopo
un po’ accadde che nella stanza fossero rimasti solo il
cane e la ragazza, nessuno si accorse di nulla. Che volete farci:
è la magia di
Silent hill.
Comunque,
Doriana arrivò accompagnata da Alvin, il
meccanico. Avevano chiesto informazioni al medico curante di Samantha
e, quasi
senza fiato, entrarono nella camera ove riposava la mora.
Il
cane non fece nulla ma si voltò nella direzione dei due
nuovi arrivati.
Doriana,
premurosa, si sedette a fianco della nipote e
chiese al dottore tutto ciò che era accaduto.
-Le
condizioni della ragazza sono stabili, non c’è
pericolo
di vita. Siamo attendendo i risultati del sangue. Il fratello della
ragazza se
ne andato da poco.- Il dottore tranquillizzò la donna.
-Walter,
che fine ha fatto?- Alvin si guardò in giro e
l’unica
cosa fuori luogo era la bambola poggiata sul comodino.
-Chi
è Walter?- Il medico era leggermente confuso.
-Walter,
quello con i capelli biondi...- Lo descrisse il
ragazzo.
-Ah,
l’ho già detto: se ne andato da poco.- Il dottore
tornò
a sorridere.
Un
collega del dottore entrò bussando alla porta aperta.
-Si
può? Ho portato i risultati...- Il medico era più
giovane quello di che era già presente.
-Allora?-
Alvin si rivolse al nuovo medico per sapere sulle
condizioni di Samantha.
-È
stata drogata. All’interno dell’organismo vi erano
tracce
di sonnifero e di afrodisiaci. È una frequentatrice della
discoteca del paese?-
Chiese il secondo medico non staccando gli occhi dal pezzo di carta.
-No,
no, non sa nemmeno che ci sia una discoteca qui. Sapete,
è arrivata da poco due giorni se non di più.- Si
affrettò a spiegare la zia.
-Va
bè, è fuori pericolo... possiamo dimetterla.- Il
primo
dottore osservò il viso della ragazza e notando che il
pallore era sparito dichiarò
la completa guarigione.
Ma
i problemi non erano finiti, infatti, la polizia
attendeva da un bel po’ nell’officina di Alvin.
Ecco la fine, mi scuso per
il
ritardo ma ho ancora molto da fare e voglio sperare che, con l'inizio
delle vacanze estive, io possa dedicarmi meglio alla storia, inoltre se
qualcuno lo stesse pensando, la risposta è no: Non ho
dimenticato la missione iniziale di Walter cioè i
21 sacramenti e il mistero del ragazzo-fantasma. Tutto verrà
spiegato lentamente e con molta attenzone. Ringrazio come sempre chi ha
letto/recensito la mia storia. Alla prossima!
Capitolo 11 *** Walter Sullivan: Un piccolo amico fantasma ***
Ecco
l'undicesimo capitolo, buona lettura.
Walter
Sullivan: Un piccolo amico fantasma…
Un
forte rumore di ventole si sentiva per tutta la stanza,
vuota come l’anima dell’unico uomo lì
presente.
“Ma
che diavolo…” Con profonda fatica si
alzò dal pavimento
lastricato di mattonelle sporche di sangue, gli occhi esplorarono con
dovuta
attenzione gli attrezzi di tortura e gli strumenti di chirurgia. Come
diavolo
era finito lì?
Nella
luce delle finestre chiuse con assi di legno Walter
tastò il suolo, non si era mai troppo prudenti: Silent Hill
era un paese delle
meraviglie dell’orrore. Stranamente non notò
niente e nessuna cosa fuori luogo;
probabilmente qui si giocava al gatto con il topo e lui era
quest’ultimo.
Attese un possibile segnale, un messaggio affinché riuscisse
a capire qual era
la prossima mossa. I minuti trascorsero lenti tanto che in preda alla
noia, si
addormentò.
-Che
tenerezza… mi ricorda ancora il piccolo bambino che
conobbi all’orfanotrofio.- Una voce calma e innocente
riecheggiò nel silenzio
della stanzetta.
Alessa
vestita con il suo abbigliamento dark si avvicinò
all’unica
porta presente e l’aprì causando un suono
fastidioso.
-Alessa…-
Walter si svegliò di soprassalto.
Si
alzò come una molla e scattò in direzione della
porta che
stava chiudendosi. Con una spallata la spalancò con violenza.
Ora era in un altro
luogo, il teatro di Silent Hill. Come il resto era tutto abbandonato e
decadente.
“Questo
luogo… dove sono? Sicuramente a Silent Hill. Ma dove
di preciso?” Walter non si accorse che era tutto troppo buio
e i suoi occhi
verdi distinguevano a malapena le sagome delle poltrone presenti.
Un
suono forte simile a un accendino che si accendeva si
sentì ovunque salvo poi illuminarsi la stanza con le luci di
palcoscenico.
-Un
teatro? Che cosa significherà?- Walter scrutò le
varie
poltrone di stoffa rossiccia, una donna dai capelli biondi
attirò la sua
attenzione.
Walter
si avvicinò alla poltrona al fianco della misteriosa
donna che indossava una divisa da infermiera.
-Siediti,
l’opera sta per cominciare…- La voce dolce della
donna lo incupì come non mai… chi diavolo era lei
e perché non sentiva alcuna
aggressività da parte sua?
Ciononostante
si sedette sulla poltrona rischiando di pungersi
la chiappa destra con una molla spuntata.
-Quale
opera?- Mormorò il biondo, soffocando il dolore che
gli causava la molla.
-“La
tempesta” di William Shakespeare, è qui che i
poteri
demoniaci di Alessa si manifestarono per la prima volta…-
L’infermiera bionda
spiegò con tono appassionato (all’opera non ad
Alessa).
Il
sipario si alzò seguito dalla colonna sonora originale
dell’opera, a Walter non restò che seguire la
storia in compagnia della donna.
A un certo momento, il naso di uno dei commedianti perse una
quantità
impressionante di sangue tanto che svenne. Le prove vennero sospese.
-Ma
che diavolo…- Walter vide su una delle poltrone di
dietro una bambina di 7 o 8 anni, molto somigliante ad Alessa.
Si
stava alzando di scatto ma la mano dell’infermiera lo
bloccò.
-Aspetta,
non andartene così. La perdi in questo modo,
invece devi andare alla chiesa di Silent Hill e recuperare un
corpo…- Spiegò
con voce naturale l’infermiera.
Walter
era confuso… a chi doveva dare retta? A quella donna
che lo tratteneva o inseguire una figura somigliante alla donna,
inconsapevolmente, amata?
Decise
di rimanere…
-Chi
sei?- Walter indagò su quella bionda.
-Vai
nella chiesa.- Replicò e, ancor prima che Walter
potesse fermarla, era sparita.
Rimasto
solo iniziò a pensare…
“Accidenti…
sono più confuso di prima. Prima ricevo una
lettera che mi invita a compiere nuovi 21 sacramenti, poi quel fantasma
di un
ragazzino e infine sono finito a Silent Hill.” Walter
incrociò le braccia,
abbassò la testa e aggiunse: ”Quel ragazzino non
l’ho visto più e Alessa sembra
staccarsi sempre di più da me. Forse dev’essere
per via di Leon… no, non voglio
pensarci.” D’istinto si passò la mano
sulla tasca destra ove aveva il revolver
carico del vecchio.
“Semmai
si farà vivo, non mi farò trovare
impreparato.” Si
alzò e uscì dal teatro.
Mentre
Walter uscì fuori, l’infermiera tornò
sui propri
passi.
-Gli
hai detto ciò che dovevi dire?- Una voce dal timbro
metallico si sentì nell’aria.
-Sì
Leon, ma come farà ad affrontare ciò che lo
aspetta?- La
bionda si passò un dito sul mento, dubbiosa.
-Non
preoccuparti Lisa, Walter sembra debole ma è più
pericoloso di chiunque altro.- Replicò con certezza
l’esecutore.
Walter
mentre camminava per le nebbiose strade del luogo
degli spiriti silenziosi, non ci fece molto caso ma qualcuno lo
seguiva… lui
voltando d’improvviso all’angolo della strada, che
lo avrebbe portato al
piazzale della chiesa, si fermò e attese con
l’arma in pugno.
-Fermo
lì, ragazzino!- Il biondo puntò l’arma
sulla fronte
del ragazzino che ormai scoperto rimase immobile.
-Sono
io…- Balbettò il ragazzo.
-Mmmh…
lo immaginavo, mi dici il tuo nome?- Walter senza
abbassare l’arma, lo scrutava con i suoi occhi divenuti
freddi e spietati.
-Mi chiamo Thomas…
e come avrai notato la prima volta… sono il fratello di
Doriana.- Continuò
balbettando.
-Mi
sembri troppo teso, accomodati là.- Indicò con la
punta
della canna del revolver una tomba (che si trovava nel piazzale),
invitandolo a
sedersi.
-Spiegami
perché mi hai mandato quella lettera rovinata con
la foto.- Walter notando che l’arma non aiutava il ragazzo a
sciogliere la
lingua la ripose nella tasca del cappottone.
-È ovvio, no?- Thomas,
cercando di stare quando più comodo
possibile sul freddo marmo della bara, iniziò a spiegare:
-Volevo che mi
aiutassi a proteggere mia sorella e a scoprire il mio
assassinio…-
-Da
quando sei morto?- Walter era in piedi di fronte al
ragazzo e con le braccia incrociate.
-Da
tre anni.- Rispose Thomas.
-Continua,
perché devo proteggere una persona che nemmeno
conosco?- Lo spronò a proseguire.
-Non
proprio dovresti difenderla fino a che non avrai
scoperto il mio assassino.- Il ragazzo notò negli occhi
verdi di Walter un
leggero smarrimento.
-Scusami
sto correndo troppo, vuoi che ti spieghi
dall’inizio?- Appena ricevuto il cenno d’assenso
dal biondo riprese il
racconto: -Dunque, mia sorella e io eravamo cresciuti separati
l’uno
dall’altro. Io stavo con mamma e lei con nostro padre. Quando
io ebbi 14 anni
nostra madre mi portò a vivere con mia sorella
poiché, nel frattempo, era morto
papà. Mi affezionai subito a Doriana, passai momenti molto
felici…- A questo
punto si fermò e fece un ampio respiro poi riprese: -Ogni
tanto sentivo dei
rumori strani in casa, ma nonostante cercavo spiegazioni Doriana sviava
il
discorso e una volta ricevetti pure uno schiaffone in piena
guancia… un giorno
mi appostai, senza farmi vedere, di fronte alla porta della sua stanza
e quando
ci furono quei rumori spalancai la porta… NON LO AVESSI MAI
FATTO!!!- A questo
punto urlò con tanta forza che Walter si prese un coccolone
mai sentito in vita
sua.
-Vai
avanti, senza urlare però…- Walter
s’indietreggiò di un
po’.
Ansimando,
il ragazzo cercò di calmarsi e proseguì:-Quello
che vidi mi traumatizzò così tanto che in quel
momento provai un odio profondo
per quelle bestie.-
-Lasciami
indovinare, ti sei buttato addosso al compagno di
Doriana di quel tempo e lo hai ucciso?- Walter capiva cosa si provava.
-No,
scappai e non la volli vedere più. Dopo un po’ di
tempo, mentre facevo la spesa per conto di mia sorella lo vidi di
nuovo.-
Spiegò Thomas, mentre alcune lacrime già gli
rigavano il viso.
-Lo
svergognai in pubblico, gli urlai in faccia tutto ciò
che pensavo di lui.- Sembrò trovare un po’ di
godimento mentre raccontava quel
punto: -Il maiale provò una tale rabbia che mi uccise sul
posto. Con un
coltello da caccia.-
-E
sai chi ti ha ucciso? Lo hai visto in faccia, no?- Walter
voleva sperare che avrebbe concluso presto questa vicenda.
-È
questo il problema! Non mi ricordo affatto!- Alzò i pugni
in aria, come per rimproverarsi di questa amnesia.
-Hmmm…
capisco.- Walter aveva ancora una domanda: -Perché
hai scelto proprio me come esecutore delle colpe, che potresti eseguire
tu?-
-Sei
più bravo di me e ho una forte ammirazione nei tuoi
confronti.- Gli rispose papale papale.
Il biondo si
grattò la testa, proprio non se lo aspettava…
Orbene,
molte cose sono più chiare, ma ci sono ancora grossi
interrogativi: Chi è l'assassino di Thomas? Che
avrà in mente quella strega di Silent Hill?
Riuscirà il nostro prode Walter a uscire da questa
situazione o diventerà pazzo (se non lo è
già)? Ci sentiamo la settimana prossima e non dimenticate di
recensire. A presto!
Capitolo 12 *** Walter Sullivan: Consapevolezza ***
Walter Sullivan: Consapevolezza.
Walter,
ormai si trovava a fare da badante a un piccolo
ragazzo fantasma. La situazione non lo seccava ma nemmeno era piacevole
visto
che c’erano diversi vantaggi e svantaggi: Pro= Non sarebbe
rimasto solo,
avrebbe potuto usarlo come scudo umano, poteva avere delle braccia in
più in
combattimento, spostare cose più pesanti insieme. Contro= Il
biondo era
abituato alla solitudine, non era molto utile come scudo
perché era più piccolo
di lui, non sapeva usare le armi e non aveva abbastanza fegato da
nuocere le
terribili deformità che popolavano quel mondo, il ragazzo
era più gracile del
biondo. Risultato: Utile quando una caccola di naso.
Walter
sospirò e si limitò a fissare il ragazzino.
-Walter,
per piacere. Voglio essere come te!- Il ragazzo
alzò le mani in preghiera.
-Perché,
come fai a conoscermi?- Walter si sedette sul marmo
di una bara a fianco del ragazzo.
Il
ragazzino a quella domanda iniziò a frugare tra le tasche
del suo vestito fino a che da una di esse, semi rotta,
cacciò un ritaglio di
giornale.
-Ecco.-
Porse al biondo quel pezzo di carta tutto
spiegazzato.
-Che
è?- Il biondo prese, con leggera curiosità, il
pezzo di
carta e iniziò a studiarlo leggendo: -“Dieci
spietati omicidi, alle vittime è
stato asportato il cuore. È stato catturato il killer,
è un giovane di venti
anni, al momento della cattura mormorava parole
incomprensibili.”-.
-La
sacra assunzione, dovevo prendere i 10 cuori di dieci
peccatori…- Walter ricordava in maniera chiara e lucida i
volti contorti e
terrorizzati delle sue vittime… sacrificali.
-Guarda
dietro. - Fece notare Thomas indicando con l’indice
il retro del foglio.
-“Nuove
vittime, lo stile è di Walter Sullivan. Si sospetta
di un imitatore, perché l’assassino vero era stato
trovato morto nella sua
cella con un cucchiaio ficcato in gola.”- Il biondo si
passò una mano sulla
gola, rammentando il forte dolore provato nel cercare di morire e
separarsi
dalla carne.
-Sei
incredibile, sai?- Il ragazzino fissava con gli occhi
carichi d’ammirazione il biondo.
Ignorandolo
riprese a leggere:-“La polizia è andata a visitare
la tomba dell’assassino, il corpo non è stato
trovato. Il caso Walter Sullivan
è stato riaperto.”- Concluse la lettura e
alzò lo sguardo verso il ragazzo.
-C’è
qualcos’altro che mi devi dire?- Walter non era molto
lusingato di avere un estimatore, anzi.
-Sì…
beh, quando sono morto, ho fatto un patto con
l’entità
di Silent Hill e lei mi ha assegnato te.- Spiegò il
ragazzino.
-Umpf…
hai la minima idea di ciò che hai fatto? Sarai
peccatore anche tu… io sono solo l’esecutore.-
Walter non nascose il suo
sguardo di rimprovero.
-Appunto,
non m’importa che mi succederà, mi basta sapere
che la mia morte prematura non sia stata vana.- Il ragazzo si
alzò con aria
seria e decisa.
-Io,
proprio non li capisco… - Mormorò il biondo,
restituì
il foglio a Thomas e si alzò dalla tomba.
-Allora
Walter? Mi aiuterai?- Il ragazzo strinse le mani
ossute del biondo, nelle sue.
-Umm…
ho già un’idea.- Walter fece un piccolo sorriso
sinistro.
Senza
null’altro da dire, insieme s’incamminarono per la
scalinata
che li avrebbe condotti alla chiesa. Davanti al portone marrone, si
fermarono,
Thomas lesse una scritta: Preparati.
-Temo
che quello che vedrai non ti piacerà, vuoi che vada in
avanscoperta?- Walter lesse il turbamento del turchino attraverso i
suoi occhi.
-No…-
Thomas spinse con dovuta cautela il battente di legno
duro e sbirciò nel suo interno, considerato che non
c’era pericolo l’aprì
completamente.
Quello
che vide lo fece inquietare, vedeva sua sorella nuda,
legata a una tavola di ferro e cinque o sei uomini con dei piatti a
guisa di
maschere su cui vi erano disegnate facce sorridenti che nascondevano il
loro
viso. Ognuno di loro, a turno, violentavano la donna.
-Buona
fortuna con i tuoi incubi personali, io devo fare
un’altra cosa.- Walter, con freddezza, lo lasciò a
quell’abominevole
spettacolo.
Walter
s’incamminò verso l’altare dove su un
piano di pietra
rossa era lasciato a marcire un corpo ancora in via di putrefazione.
Allungò le
sue braccia su quel corpo e lo trascinò giù
dall’altare.
-E
ora?- Walter una volta adagiato il cadavere pallido sul
suolo attese il prossimo segnale, che non tardò.
Il
sangue presente sull’altare si ritirò e
mostrò una
lettera rossa. Walter non perse tempo e la lesse con la dovuta
attenzione.
-“Dove
si curano i pallidi di morte? I malati d’epidemia?”
Accidenti, Alessa ci vai sul pesante con i tuoi
indovinelli…- Commentò il
biondo, comunque capì che cosa doveva fare…
portare il cadavere all’ospedale,
ma quale?
“Per
prima cosa mi serve qualcosa per trasportare il
cadavere” Walter si guardò in giro…
“Maledizione… non c’è nulla
che mi può
essere utile per trasportare questo peso.”
Walter,
con grande sforzo, si caricò il cadavere sulla
schiena e, dopo alcuni tentativi d’equilibrio,
riuscì a portalo fuori dalla
chiesa dove ad attenderlo c’era il ragazzino.
-Ma
che fai? Cosa trasporti?- Per qualche motivo il
ragazzino sembrava essersi dimenticato dell’incubo di poco fa.
-Aiutami
a metterlo su una delle bare.- Walter aveva le
gambe che gli tremavano per lo sforzo.
-Buttalo
proprio sul marmo, i morti non sentono dolore o sì?-
Fece notare Thomas.
-Giusto.-
Walter si complimentò mentalmente con il ragazzino,
quindi con malagrazia gettò il corpo su una delle bare.
-Secondo
Alessa, dovrei portarlo in ospedale ma non so
quale… - Walter si grattò il mento irto di barba.
-Ho
un’idea, andiamo al centro storico di Silent Hill,
lì
possiamo vedere qual è l’ospedale di cui parlava
quella Alessa.- Thomas prese
la mano di Walter e lo trascinò con sé.
-Va
bene, ma il corpo? Lo lasciamo lì?- Walter era
preoccupato, qualcuno poteva smembrarlo o roba simile.
-Walter,
ma che domande fai? Per essere uno spietato
assassino, sei piuttosto tonto.- Thomas, comunque, per far contento il
suo
idolo decise di spostare la lastra di pietra e gettarvi sotto il corpo
morto.
Insieme,
Walter e Thomas sposarono una lastra e vi adagiarono
il corpo, poi lo segnarono con alcune pietre.
-Ecco
fatto, ora il morto non scappa.- Thomas si pulì le
mani di polvere con l’aria soddisfatta.
-Ehm…
Thomas, posso farti una domanda?- Walter si aspettava
che quel ragazzino dopo quella visione nella chiesa si sarebbe fatto
addosso
come ogni essere umano.
-Lo
so che mi vuoi chiedere: la risposta sono quei cadaveri
gettati sulle panchine.- -Aspetta, mi stai dicendo che quei corpi
sfigurati
sono gli stupratori di tua sorella?- -Già.-.
“Questo
ragazzino è più sanguinario di Pyramid
Head…”
Dichiarò mentalmente il biondo.
Iniziarono
a incamminarsi per il centro di Silent hill…
-Thomas,
ma visto che ti sei dimostrato più violento di me,
perché vuoi il mio aiuto?- Walter fece quella domanda senza
pensare e questo
gli costo molto.
-BASTA!!!-
Thomas sentendosi rivolgere la stessa domanda si
spazientì.
Walter,
in seguito a quella reazione inattesa alzò le braccia
come per difendersi.
-Dillo
chiaramente che la mia presenza ti disturba!- Il
ragazzo si fermò e puntò un dito accusatore al
biondo.
-No,
ma…- Walter cercò di contro battere ma non
trovò le
parole.
-Lo
vedi? Non sai stare al passo con chi ti parla! Mi deludi…-
Incrociò le braccia e sbottò.
-Uff…-
Walter non disse nulla ma sospirò piano.
-Non
mi stupisce se la donna che ami non ti consideri!- Con
queste parole si allontanò e sparì nel folto
della nebbia.
Walter
restò muto e abbassò la testa… ma i
suoi occhi verdi
erano più sbarrati che mai.
“Non
stai stare al passo con chi ti ama, perciò non sarai
mai amato.” Queste parole concepite dalla sua stessa mente lo
ferirono
moltissimo… provava una tale vergogna che
s'inginocchiò sul terreno e
meccanicamente prese il revolver e se lo puntò sulla
tempia…
Poco
prima di compiere il gesto estremo una voce interiore
gli rimbombò nella testa: “Non sarai mai amato, a
meno che…”.
Walter
abbassò l’arma e si alzò in piedi. I
suoi occhi erano
più vivi del solito, qualcosa lo spinse a tentare
un’ultima carta.
Quale
sarà l'ultima carta di un uomo che non ha nulla
(eccezion fatta per i vestiti e l'arma)? Lo scopriremo. Per ora
ringraziamo tutti coloro che hanno letto e seguito la mia storia,
inoltre un ringraziamento speciale va a Fiammah Grace, che con infinita
pazienza e gentilezza ha scritto una vera e propria super recensione.
Invito gli altri a recensire perchè solo così
posso conoscere gli altri e perchè no, passare a leggere le
loro storie. Insomma non siate timidi e fate sentire la vostra voce!
Alla prossima!
Capitolo 13 *** Walter Sullivan: Studiare la storia è l'inizio del caos. ***
Walter
Sullivan: Studiare la storia è l'inizio del caos.
Finalmente era arrivato,
il centro storico di Silent hill si
mostrava in tutta la sua decadenza e abbandono. Walter
s’affrettò ad entrare nel
museo, un odore forte di bruciato e di consumato gli penetrò
le narici tanto
che si sentì male… e quindi per mantenersi in
piedi si appoggiò sul bancone d’entrata
lì presente.
“Respira,
concentrati…” Walter con la fronte sudata per il
caldo, iniziò a rovistare nella piccola biblioteca.
Dopo qualche ora
trovò quello che gli serviva, l’ospedale da
raggiungere era: Brookhaven Hospital.
Walter
lesse la storia contenuta nel libro intitolato “La
grande Epidemia”. Le stesse parole contenute nella lettera:
Dove si curano i
pallidi di morte? I malati di epidemia?
Con
un po’ di pazienza riuscì stilare un elenco
cronologico
degli eventi che valsero la nascita di Silent Hill:
Il sito di Silent Hill
venne occupato da alcuni coloni, che lo abbandonarono in seguito al
propagarsi
di un'epidemia. Il sito era stato, da tempo imprecisato, abitato da una
tribù
nativa americana sconosciuta, che praticava un culto religioso le cui
fondamenta vennero poi adottate due secoli dopo dagli adepti
dell'Ordine.
Durante la Santa
Inquisizione, le
persecuzioni raggiunsero anche Silent Hill, e molte donne innocenti
finirono giustiziate in quanto accusate di stregoneria. Tra queste
vittime sarà
ricordata una ragazza, Jennifer Carroll, alla quale dedicano, tre
secoli più
tardi, una strada e un monumento commemorativo al Rosewater Park.
Il sito viene
riutilizzato come colonia penale, che prenderà il nome di
Prigione di Toluca, e
viene edificata una missione per gli ammalati, in occasione di una
successiva
epidemia.
Una compagnia di
commercio dei minerali, la Gillespie Coal & Iron
Company, acquisisce
il territorio montuoso del Devil's Pit, diventando una dei maggiori
esponenti
dell'economia della città.
Con l'inizio delle Guerra
Civile
Americana, il campo
di reclusione provvisorio dismesso viene riaperto per i
prigionieri di guerra, e trasformato in una struttura penitenziaria
statale. Su
di essa viene eretto l'attuale Silent Hill Historical Society,
un museo
che custodisce cimeli appartenenti alla storia di Silent Hill. Sorge
nello
stesso periodo il movimento religioso dell'Ordine.
Helen Grady cerca di
uccidere il figlio asfissiandolo con del gas, in quanto la donna
sostiene che
egli sia un demonio che una dimensione parallela le incarica di
eliminare.
Viene ricoverata nel manicomio di Cedar Groove (Cedar Groove
Sanitarium), e non
si hanno più sue notizie.
Dahlia sacrifica sua
figlia Alessa affinché quest'ultima mettesse al mondo
ciò che il suo culto
chiama "Samael", che sopravvive grazie al
salvataggio di
Travis Grady, consentendole di preservare la sua parte incontaminata,
che si
reincarna in una bambina. Alessa viene dichiarata ufficialmente morta,
ma è in
realtà segregata di nascosto nelle fondamenta di un
ospedale, dove, ridotta in
un stato semi-comatoso, viene assistita dal dottore Michael Kaufmann e
l'infermiera Lisa Garland, che viene assassinata poco tempo dopo in
quanto è un
testimone oculare dei piani di Dahlia e del dottore. Nel frattempo i
coniugi
Harry e Jodie Mason trovano una neonata, reincarnazione della parte
incontaminata di Alessa, che adottano e chiamano Cheryl.
Harry e la figlia
Cheryl fanno un viaggio di vacanza a Silent Hill, e hanno un incidente
stradale
ai margini della città. Al suo risveglio, Harry non trova
più sua figlia, e
inizia a svolgere delle indagini, che lo portano a scoprire chi, o
meglio, cosa
è in realtà sua figlia, e ferma il rituale al
quale Dahlia Gillespie e il
dottor Kaufmann stavano lavorando da anni. Alessa genera una nuova
reincarnazione, che affida a Harry. L'uomo da alla bambina lo stesso
nome ed
età anagrafici di Cheryl, tuttavia, rischiando di essere
entrambi ancora
oggetto di persecuzione da parte degli adepti dell'Ordine, cambiano
nome e la
bambina è conosciuta come Heather Morris.
Il reduce Alex Sheperd
ritorna dalla Guerra del
Golfo alla sua
città natale, Sheperd's Glen. Al suo arrivo scopre che sia
Josh,
il fratello minore che il padre sono scomparsi, quindi Alex, insieme a
un'amica, Elle Holloway e lo sceriffo Wheeler inizia la loro ricerca.
Con lo
svolgersi delle indagini, Alex apprende che la sua città e
gli antenati che la
fondarono, erano adepti dell'Ordine, e che per tale culto, i villici
erano
chiamati a sacrificare periodicamente i propri figli. In principio,
Alex crede
che il fratellino sia in pericolo, ma scopre poco dopo che Josh era
già morto
molti anni prima, accidentalmente annegato da Alex, e che Alex stesso
avrebbe
dovuto essere sacrificato. A quel punto, ad Alex non resta altro che
fermare i
suoi concittadini, prosecutori del culto, e ultimato il suo compito, di
Alex
non si conosce la sorte.
James Sunderland si
reca a Silent Hill, quando questi riceve una strana lettera il cui
mittente
risulta essere Mary, la sua defunta moglie, ormai assente da
più di tre anni,
che lo invita a raggiungerla presso la suddetta città. Tra
mille peripezie e
vicissitudini, James comprende infine che il viaggio che ha intrapreso
serviva
in realtà a metterlo faccia a faccia con le sue colpe che
egli aveva rimosso,
ovvero l'omicidio di sua moglie. Le sorti dell'uomo restano tuttavia
incerte.
Heather Morris viene
avvicinata da Douglas Cartland, un investigatore privato, e
successivamente,
incontra Claudia Wolf, un'adepta dell'Ordine. La ragazza non capisce
cosa le
sta accadendo fino a quando, ritornando a casa, trova suo padre Harry,
brutalmente assassinato per mano di una creatura al servizio di
Claudia.
Sconvolta, Heather, aiutata da Douglas, si reca a Silent Hill, e ivi,
ricorda
tutto il suo passato. Heather è la reincarnazione di Alessa
Gillespie, e come
ella, è in grado di far nascere il "Samael",
motivo per il
quale Claudia conduce la ragazza sul luogo. Heather riesce ad espellere
tale
creatura, ma Claudia la sottrae ad Heather prima che questa possa
eliminarla, e
il "Samael" viene alla luce. Heather lo affronta e
lo elimina,
dopodiché, decide di lasciare definitivamente Silent Hill, e
si costruisce una
nuova vita.
Walter si
segnò tutto su un quaderno trovato in un cassetto della
mobilia del museo e con
l’ausilio di una penna.
“Non si sa
mai…” Walter chiuse il quaderno e decise che
sarebbe andato di nuovo al
cimitero a recuperare il cadavere.
Un suono forte
e assordante simile a una sirena lo colse di sorpresa, tanto che
uscì fuori a
perdifiato. Walter visibilmente spaventato si guardò in
giro: Stava scendendo
la notte, si sentiva odore di marcio, rumori inquietanti si sentivano
ovunque.
Walter iniziava ad avere paura…
-Madre,
aiutami!- Walter camminò come un cieco con le braccia in
avanti.
-Walter, vieni
qui.- Una voce sconosciuta s’impose sui strepiti assordanti
della città
infestata.
-Chi è?-
Walter camminò a passo svelto verso quella voce e,
incredibilmente, si trovò al
cimitero.
Mentre cercava
di capire come fosse riuscito ad arrivarci, la voce ritornò.
-Walter, il
corpo è qui dentro.- La voce proveniva da una delle bare.
-Che sia un
morto che parla?- L’ingenuità di Walter non aveva
limiti.
Una luce scese
dal cielo e da essa uscì una donna dai capelli biondi che si
presentò.
-Ciao.- Quella
donna era Claudia…
Walter arretrò
di un passo, che diavolo ci faceva lì?
-Non avere
paura… non ti faccio del male, mio piccolo Walter.- Il suono
era stranamente
gentile e innocente per una donna come lei.
Walter faceva
bene a essere cauto, aveva letto l’impresa di quella donna, e
non sentiva in sé
il dovere di fidarsi.
-Vieni qui,
voglio farti un regalo.- Claudia alzò le braccia invitanti.
Walter mise
una mano in tasca e strinse il calcio dell’arma
dopodiché si avvicinò.
-Cosa vuoi da
me?- Il biondo si sedette a fianco della donna.
Lei si
avvicinò lentamente al ragazzo e sembrò volerlo
baciare ma… ricevette una
pallottola in pancia.
Lei si
allontanò subito e si toccò la parte ferita, il
sangue scese copiosamente sulla
bara.
-Perdonami, ma
ho paura…- Walter pareva sinceramente dispiaciuto del gesto.
Il corpo della
donna si riversò sul suolo e il sangue non si
fermava…
-Hnnn… sporco
animale…- Lei alzò il viso da terra e con la mano
fece il gesto delle corna
come a lanciargli un malocchio dopodiché morì
senza una goccia di sangue nelle vene.
-Cos’è?-
Walter sentiva un pericolo arrivare.
Thump… thu-thump…
Il suono dei
passi pesanti aumentavano… seguiti da una lama stridere sul
pavimento.
-No, non di
nuovo…- Walter vide sbucare nella profondità
della notte una piramide di ferro.
Il gigante si
tolse l’elmo con una manata mostrando un viso sfigurato e
pallidissimo.
-Tu non sei
Leon…- Walter si rincuorò di non dover affrontare
il suo rivale.
Imprevedibilmente
la creatura da una tasca del grembiale cacciò una maschera
di cuoio. Quella
maschera rappresentava Leon.
-Cosa? Tu…
tu…
hai distrutto il mio dono.- Walter impugnò il revolver e si
gettò al falso
Pyramid head.
Ora era
chiaro… Walter era stato INGANNATO!
Sparò alcune
raffiche di colpi che centrarono il corpo del gigante ma lui sembrava
non
risentirne… anzi si avvicinava con la lama
tagliente… Inutile dire che i colpi
finirono subito.
“Merda, e
ora?” Walter cercò di evitare i colpi goffi e
lenti della creatura e alcuni
riuscì a schivarli.
Questo gioco
continuò per un bel po’ finché la
stanchezza non si fece sentire.
“Ok, devo
applicare la tattica più usata da coloro che lo affrontarono
ergo la fuga.”
Fece
dietrofront e scattò con le sue gambe, se era riuscito a
sfuggire a Henry, sarebbe
sfuggito anche da quel gigante che si muoveva goffamente.
Ma una
disgrazia si accanì sul biondo e che era? Un esercito di
Pyramid Head? Un lago
pieno d’acido? Un burrone con sotto un mostro tentacolare con
recenti
esperienze sessuali con Heather? Manco per idea! Una semplicissima,
comunissima, banalissima, fottutissima porta bloccata (o rotta)!
“What is the
hell?” Walter era intrappolato e il gigante gli stava venendo
addosso.
Un forte suono
metallico attirò l’attenzione dei due. Da una
recinzione di ferro si vedeva un
altro Pyramid Head.
“Oh diavolo.
Quest’avventura non me la scorderò tanto
facilmente.” Walter sospirò
pesatamente.
-Che
fai lì
fuori? Vieni dentro!- La porta si aprì di scatto e fece
cadere il biondo che si
era poggiato.
Due mani
giovanili lo trascinarono dentro. Walter si sentì confuso e
stordito.
-Thomas?- il
ragazzo riconobbe il suo piccolo fan.
-Umpf…
ringrazia Alessa.-Sbottò
il ragazzino.
-Mi dispiace
molto per averti fatto arrabbiare… ero totalmente
confuso… ma grazie.- Walter
si scusò per il comportamento di poco prima e
ringraziò per l’intervento.
“Dovrò
fare
due chiacchere con quella donna.” Giurò il biondo
dopo che sentì che c’era lo
zampino della strega.
-Aspettiamo
qui, Leon sta lottando contro l’impostore.- Spiegò
brevemente il ragazzino.
-Dì un
po’,
come li hai conosciuti?- Walter chieste al ragazzino come conoscesse
quei suoi
amici.
-Oh no, li
conoscevo già!- La risposta fu molto semplice.
Questo fu una
botta in testa per Walter, perché diavolo nessuno gli aveva
detto nulla?
Comunque non
disse nulla, doveva solo aspettare il momento di cui avrebbe incontrato
Alessa.
Qualche ora
più tardi Thomas aprì la porta, lo scontro era
finito e Leon era già andato
via.
-Ok, Alessa
vuole vederti. Andiamo su.- Thomas andò avanti ma Walter non
si mosse.
-Vai avanti,
ti raggiungerò a breve.- Walter con un gesto
allontanò il ragazzino.
L’oscurità
era
sparita e c’era solamente il corpo macellato
dell’impostore giacente a terra.
Il biondo prese dalla sua tasca i petali del fiore del diavolo e li
gettò sul
sangue ancora fresco della creatura.
-Tu lo hai
distrutto e ora lo farai
rivivere.- Con
queste parole, i petali divennero semi e dai semi fiorirono altri fiori
del
diavolo.
Delicatamente
ne colse uno e se lo mise in tasca con cura doviziosa.
“Uhmm…
mi sa
che questo fiore diventerà la pianta di Silent
hill.” A rafforzare la tesi del
biondo era la continua crescita di quei fiori un po’ ovunque
sul suolo.
Con il sorriso
sulle labbra s’incamminò nella direzione di
Thomas. Una volta raggiunto
passarono per l’ospedale Alchemilla, dove riposava il corpo
bruciato di Alessa.
L’atmosfera
dell’ospedale Alchemilla era completamente diversa da quella
di qualsiasi
ospedale del mondo normale… L’Alchemilla era
freddo, buio, crudo e sanguigno.
-Alessa…-
Walter non era convinto che incontrare quella donna gli avrebbe portato
giovamento ma forse l’avrebbe… odiata.
-Forza,
raggiungiamo i sotterranei.- Thomas guidò il biondo verso
l’angolo più buio e
feroce dell’ospedale: la stanza B151.
I passi
risuonarono lenti e cadenzati nei corridoi freddi del centro medico.
Walter
seguiva il ragazzino che con la torcia portatile faceva luce,
letteralmente, al
cammino.
Dopo attimi di
silenzio…
-Eccoci, lei
ci sta aspettando.- Il ragazzo fece per abbassare la maniglia ma la
mano ossuta
del biondo gli strinse la spalla.
-Ascoltami
bene, tu vuoi veramente vendicare tua sorella Doriana?- Il timbro era
neutro.
-È ovvio.- Il
ragazzo rispose con un sorriso che si spense quando incrociò
lo sguardo
assassino di Walter.
-Vuoi che io
trovi e uccida il tuo assassino?- Un’altra domanda dal timbro
neutro.
-Sì…
ma mi
stai facendo paura.- Il ragazzo finora non lo aveva mai visto
così… innaturale.
Gli occhi di
Walter, da ingenui e timorosi, si fecero freddi e crudeli. Lo sguardo
di Walter
divenne lo stesso che rivolgeva alle sue vittime.
-Qualunque
cosa io faccia, tu non intervenire. Chiaro?- Walter lasciò
la presa prima di
sentire la risposta d’assenso di Thomas.
La porta venne
aperta dal biondo che entrò con lo sguardo nascosto tra i
fili dei suoi
capelli.
Lisa stava
medicando Leon, uscito ferito dalla battaglia contro
l’impostore.
-Walter, ben
arrivato.- Leon lo accolse in modo gentile, visto non vi era motivo di
essere
sgarbati con un amico.
Walter cercò
con lo sguardo la strega di Silent Hill. La vide seduta a fianco al
lettino.
-Alessa, è
arrivato Walter.-L’infermiera
stava
bendando il braccio di Leon.
Alessa si alzò
di scatto e volse lo sguardo al biondo. Esso era meravigliato e felice.
-Walter, sei
tornato!- Lei, con uno slancio gioioso abbracciò il biondo.
Il gesto
lasciò di stucco i presenti… meno Walter.
-Alessa,
dobbiamo parlare.- Walter era estremamente serio.
-Walter, hai
portato il corpo all’ospedale Brookhaven?- Gli chiese con il
tono naturale non
sospettando minimamente che Walter era maledettamente incavolato con
lei.
-Ascoltami,
perché non mi hai subito detto che c’era Claudia
dietro tutto questo? Perché mi
hai portato qui senza motivo?- Walter formulò domande senza
freni.
-Te lo
spiegherò quando avremo tempo.- Alessa sorrise al biondo per
rassicurarlo dagli
avvenimenti.
Peccato che
questo ebbe l’effetto opposto, il biondo la
sollevò da terra stringendole le
spalle.
-Mi hai preso
per il culo! Alessa, o parli o ti distruggo il corpo!- Walter aveva uno
sguardo
e la bocca contorta in un ghigno rabbioso.
-Come pensi di
uccidermi?- Alessa era tranquilla.
-Hai ragione,
a te non posso fare niente ma al tuo vecchio corpo sì.-
Walter la posò a terra
bruscamente.
Prese la sedia
e la gettò sul lettino dove riposava (o meglio, era in coma)
il corpo bruciato
della strega. Fortuitamente la mancò.
-Sei un uomo
spietato, Walter.- Alessa era seriamente preoccupata della pazzia del
biondo.
Alessa si alzò
in piedi e iniziò a raccontare: -Un giorno come tanti, venne
a Silent Hill
un’anima in pena. Quest’anima si chiamava Thomas
Grady ed è questo ragazzo- Lei
indicò il ragazzino, poi riprese: -Chiedeva vendetta per la
sua morte e
protezione per la sorella più grande: Doriana Grady.-
-Come mai
accettasti di aiutarlo?- Walter ascoltava con molta attenzione.
-All’inizio
non ne volevo sentire parlarne ma appena seppi il suo
cognome… Grady, non ti
dice nulla?- Alessa sorrise.
-Grady, il
camionista che ti salvò dal sacrificio?- Walter iniziava a
comprendere molte
cose.
-Già,
all’inizio
volevo usare Pyramid Head cioè Leon per attirare le vittime
e ucciderle
singolarmente ma Thomas si oppose: voleva te, Walter Sullivan. La calma
crudele, il sorriso vuoto, l’innocenza mascherata…
Lui nutriva una profonda
ammirazione nei tuoi confronti.-
-E poi?- -Ma
qualcosa non andò per il verso giusto, i varchi dimensionali
si imbrogliavano,
alcuni mostri creati per aiutarti sfuggirono al mio controllo
costringendo Leon
a distruggerli, insomma qualcosa interferiva con l’ordine
delle cose…-
-Era Claudia
Wolf?- Walter azzardò la risposta.
-Esatto, ma
dopo studi approfonditi scoprimmo che non era lei, ma il demone che
cresceva
nel suo grembo.- A questo punto intervenne Leon: -Noi dovevamo, a tua
insaputa,
fermare il demone… non uccidendo Claudia ma purificandola.-
Il biondo
iniziò a sudare freddo…
-Uhm… se
malauguratamente morisse che succederebbe?- Walter sperava con tutto il
cuore
di non aver combinato una cazzata.
-Allora si
liberebbe il demone del sigillo di Metatron portando il caos su Silent
hill.-
Alessa concluse con una nota drammatica.
Walter,
allora, comprese che, dopotutto, una cazzata l’aveva fatta.
Dalla tasca prese
il fiore del diavolo elo
consegnò ad
Alessa.
-Oh, è
bellissimo!- Gli occhi di Alessa s’illuminarono, non aveva
mai ricevuto un
regalo e questo le riempì il cuore di felicità.
Mentre Alessa
si mise il fiore tra i capelli, Walter mise la propria testa sul tavolo
della
camera.
-Leon… prendi
la mannaia più grossa e pesante che hai e tagliami il
cranio, me lo merito.- Walter
sospirò.
Tutti quasi
risero della buffonata che faceva Walter.
-Ma perché?- Leon
aveva appena terminato la domanda che il mondo di Silent hill
iniziò a
deformarsi.
-Ma non è
possibile, solo io ne ho il controllo.- Alessa vedeva che tutto
diventava come
la sua versione alternativa.
-La sirena…
non suona, perché?- Lisa capiva che qualcosa non andava.
-Ho paura…-
Mormorò Thomas, era pur sempre un bambino.
-Perché
diavolo devo ucciderti Walter? Non è che…- Leon
iniziò a sospettare.
-Io ho ucciso
Claudia.- Walter non si mosse dalla posizione di prima.
-Che cosa?!-
Replicarono tutti in coro.
Capitolo
concluso, che vi sembra? Lo so, vi ho scioccati. Ora come
farà il nostro biondo a tirarsi d'impaccio? Lo scopriremo la
prossima settimana, ringrazio come sempre tutti i lettori e coloro che
hanno recensito la mia storia, voglio aggiungere che, se qualcuno
vuole, può creare anche un fumetto su questa storia, ha il
mio pieno sostegno! Un'altra cosa: La storia di Silent hill l'ho presa
da Wikipedia, se ci sono errori tenetemelo presente. Alla prossima!
Capitolo 14 *** Walter Sullivan: Riorganizzare i piani. ***
Ecco
il nuovo capitolo, per aiutare la comprensione diciamo che Walter aveva
invitato i suoi amici nel suo appartamento visto che la
città era inagibile. In questo cap ho voluto mettere un
pò di romanticismo. Buona lettura!
Walter
Sullivan: Riorganizzare i piani.
I
rintocchi dell’orologio dell’appartamento 302
risuonavano,
scandendo il lento scorrere del tempo che non si aveva…
Walter
era seduto sul divano e sulle poltrone a fianco erano
seduti rispettivamente Alessa e Leon. Thomas era intento a frugare nel
frigorifero della cucina.
-Ho
trovato delle pepsi, vi va bene?- Il fantasma tornò dai
suoi amici e tra le dita stringeva, per il collo, le quattro bibite
frizzanti.
I
tre annuirono, così Thomas con l’ausilio di un
coltellino
multiuso aprì le bottiglie.
-Come
facevi ad avere quello strumento?- Gli chiese Alessa.
-L’ho
sempre avuto con me, anche dopo la morte.- Spiegò il
ragazzo dando per primo una bottiglia a Sullivan.
Consegnò
le ultime bottiglie alla donna e a Leon.
-Come
ti senti con questi nuovi vestiti?- Domando Thomas a
Leon che, per il passaggio al mondo normale, indossava una maglia
leggera a
maniche lunghe e un jeans abbinato a delle scarpe di cuoio.
-Devo
ancora abituarmi a questo vestito, stavo meglio con il
petto nudo.- Commentò il grigio, iniziando già a
sorseggiare il liquido.
-Ma
stai meglio, no? Questa maglia bianca mette in evidenza
il tuo fisico palestrato.- Fece notare la strega.
Il
complimento non fece molto piacere al biondo che smise di
bere.
-Mm…
Alessa, ti piace il fiore che ti ho regalato?- Cercando
di cambiare il discorso Walter s’intromise nella
conversazione di Alessa e
Leon.
-Umpf…
Walter. Dovresti stare zitto e riflettere sul danno
che hai combinato! Se non fosse stato per te ora avremmo già
risolto la
questione dei 21 sacramenti.- Lo rimproverò apertamente la
strega.
Walter
si sentì addosso lo sguardo arcigno di Alessa, lo
sguardo di sufficienza di Leon e lo sguardo di pietà di
Thomas.
-Mi
dispiace…- Walter non disse più nulla anzi
abbassò la
testa con lo sguardo ancor più abbattuto di prima.
-È
tutto quello che mi sai dire?
Walter non hai proprio carattere!- Obiettò la donna, voleva
bene a Walter ma il
suo modo di fare era troppo passivo, insomma… non aveva le
palle.
Questi
non la prese tanto bene e
si alzò di scatto.
-È così che
la pensi? Bene, vattene da qui!- Walter non
alzò la voce ma v’impresse
un tono molto duro.
Gli
altri presenti si
meravigliarono e puntarono gli sguardi su di lui.
-Accidentaccio!
Io non so come
devo fare con voi e il vostro stramaledetto culto! Non ho scelto io di
entrare a
far parte di quella setta, non ho scelto io di compiere i 21 sacramenti
ma sono
stato manovrato da un’idea folle alla quale solo tua madre
poteva aderire! Tua
madre e tutto il Culto! Se io non fossi finito alla Wish House, ma solo
in un
normale orfanotrofio, a quest’ora avevo due persone che
potevo chiamare mamma e
papà, avevo una ragazza che mi amava e degli amici semplici
e sinceri! Non ci
sarebbe stata questa violenza, io non sarei stato maledetto da Dio! Ma
che te
lo dico a fare? Non lo vuoi ammettere ma sei tale e quale agli altri.
Anzi sei
diventata quello che tu volevi evitare: Una strega!- L’ultima
parola ebbe una
forte ripercussione su Alessa.
-Vogliamo
fare questo piacere a
questo tuo amico che io manco conosco, e vendicare una sorella puttana
aggiungendo altre morti alla mia coscienza? A voi non ve ne frega dei
sentimenti di questo ragazzo…- Indicò
sé stesso e aggiunse:-Non sarò come voi
che vi divertite a plasmare qualcosa che non sapete nemmeno controllare
ma
continuate a usarlo senza avere idea delle conseguenze.- Walter era
furioso,
non riusciva a tenere a freno la lingua.
-Forse
sarò il più debole e
inutile, quello che ha sempre bisogno di qualcuno che lo aiuti, quello
che non
muoverebbe un dito per paura di farsi male ma se non altro guardo in
faccia
alla realtà! E non mi piace! Questa realtà
è la più grande bugia del mondo!-
Walter si diresse in cucina e si versò un bicchiere
d’acqua e lo beve in un
fiato.
-Alessa,
non lo hai capito né lo
capirai mai ma sei vittima della tua stessa maledizione! Per tutto il
tempo hai
usato la magia di Silent Hill come un giocattolo per vendicarti dei
tuoi
perseguitori e adesso la città reclama la sua ricompensa per
quello che hai
fatto! Come credi di salvarti?- Walter sospirò.
-E
tu?- Alessa lo fissava
attentamente e lo sguardo era sempre arcigno ma si era aggiunta una
nota di
preoccupazione.
-Io
sono già stato punito, ma in
misura minore! Io non ero altro che un piccolo bambino che non voleva
altro che
una madre ma poi gli adepti del culto hanno trasformato il mio
desiderio
infantile un motivo per uccidere e dare in pasto le anime al demone!
Io, come
Pyramid Head, non ero altro che uno che offriva sacrifici agli dei,
come i
greci e i romani.- Walter allargò le braccia come per
spingere gli altri ad
accogliere le sue parole.
Alessa
non disse nulla ma sotto si
vergognava, buona parte delle sue parole corrispondevano a
verità. Lei senza
dire nulla si alzò e si diresse verso la porta
d’uscita.
-Leon,
andiamo. Walter non ci
vuole più.- Alessa si affacciò alla porta e stava
per allontanarsi.
Leon
la raggiunse e chiuse la
porta alle sue spalle. Walter urlò qualcosa ma non fecero in
tempo a sentire,
pareva un avvertimento.
Alessa
fece per scendere le scale
ma scivolò e fece un capitombolo da film comico.
-Alessa!-
Leon la raggiunse in
fondo alle scale.
Poco
dopo arrivarono anche Walter
e Thomas.
-Accidenti
ti avevo avvisato. La
signora delle pulizie ha appena dato la cera. Ma hai chiuso la porta
prima che
te lo potessi dire.- Fece notare il biondo.
-Che
gentilezza! Aiutami, non
riesco ad alzarmi.- Mugugnò la donna mente si massaggiavala spalla.
Walter
e Leon con le dovute
attenzioni la riportarono nella stanza.
-Una
frattura multipla al piede e
alla spalla, mi sa che dovrai stare ferma per molto.-
Diagnosticò l’infermiera
Lisa.
-Oh
no…- Alessa si scoraggiò
molto.
Walter
sospirò e chiese se ci
fosse una pomata per farla guarire presto.
Lei
annuì e nominò una crema.
-Lo
vado a prendere.- Si offrì il
fantasma e andò nello sgabuzzino.
Ormai
la ferita era stata lenita
dalla medicina ma Alessa non poteva più muoversi.
-Non
preoccuparti, saremo con te.- La incoraggiò Leon.
Quest’atmosfera
tranquilla suonava strana per i personaggi.
-Qui
sei al sicuro, il demone di Silent Hill non penserebbe
di venirti a cercare.- Disse Walter.
-Walter…-
Alessa non poté nascondere di essere molto grata
al biondo e per un attimo le guance si fecero rosse.
-Ok
mentre Alessa starà in compagnia di Leon e Lisa, io e
Thomas eseguiremo i 21 sacramenti.- Annunciò Walter.
-Ma
non avevi detto di…- Obiettò Thomas ma Walter gli
sorrise.
-Questa
è la musica e così balliamo!- Walter si diresse
alla
cassapanca e cacciò da essa un fucile.
-Ma
è la borsa di Mary Poppins?- Si domandò il
fantasma.
-Mai
conosciuta, andiamo!- Walter fece per andare al buco ma
Leon lo fermò.
-Aspetta,
vediamo il telegiornale…- Detto ciò accese la tv.
Buongiorno gentili
telespettatori, apriamo il telegiornale con uno scoop fuori dal comune:
La riapertura
del caso Walter Sullivan, secondo la testimonianza della cuoca di
Fukiyama City
(la città dove abitava Doriana ndA.) la presenza del
misterioso assassino che
ha fatto tremare mezzo mondo è ancora presente e
più che mai pronto a compiere
spietati omicidi.
-Hmm…-
Sospirò Walter.
Ci colleghiamo con la
nostra inviata Camilla Haren che è stata al ristorante di
Doriana Grady.
-Buongiorno, sono
all’interno del rinomato ristorante della donna
più brava ai fornelli.-
Cinguettò la donna.
Poco dopo arrivò Samantha,
vestita con abiti usuali e con in braccio il cucciolo.
-Salve, lei dev’essere
Samantha la nipote prediletta della signorina Doriana, vero? Ci fa
qualche
dichiarazione al telegiornale?- La donna puntò subito il
microfono in faccia
alla ragazza.
-Insomma! Volete o no
lasciarci in pace? Walter mi ha salvata e non è un
assassino! Quante volte devo
ripetervelo?- Sbottò Sam e poi si rivolse alla
telecamera:-Walter se mi senti
dimmi che stai bene! Il cucciolo l’ho chiamato Yami. Spero
che ti piaccia!-
Dopo detto ciò si allontanò accarezzando il
cucciolo.
-Bene iniziamo a
sentire la cuoca che ora sebbene sia intenta a cucinare credo che ci
rilascerà
un’intervista.- Annunciò la donna entrando nella
cucina con il cameraman.
-Che è successo?- La
donna aveva il viso incorniciato dal sudore e quasi non riusciva a
respirare
per i vapori che fuoriuscivano dalle pentole.
-Buongiorno signorina,
vorrebbe fare un po’ di pubblicità per il
ristorante? Perché non ci parli del
biondo assassino che furbescamente era entrato nelle sue grazie?-
Walter
quando sentì quella frase desiderò molto uccidere
con
le sue mani quella intervistatrice, come si permetteva di dire cose che
non sapeva
nemmeno che cosa volessero dire?
-Beh non è esatto,
Walter era un bravo ragazzo aveva solo bisogno di un lavoro e un
po’ di vivere.
Anzi ora che mi ci fate pensare, venite con me.- Doriana si tolse il
grembiule
e condusse gli altri in una stanza.
-Qui ci viveva il mio
piccolo fratellino, Thomas Grady.- Spiegò la donna aprendo
la porta.
-Interessante,
quindi?- La giornalista pareva un po’ clinica.
-Ebbene, prima non ci
feci caso, ma Walter Sullivan era il centro dei suoi pensieri.- Disse
Doriana
mentre sfogliava un album di foto tra cui spiccavano anche ritagli di
giornale.
-Quindi vostro nipote
stravedeva per un killer? Che cosa sono quelle fotografie?-
Indicò con il
mignolo della mano in cui stringeva il microfono.
-Non lo so, da quando
mi ha scoperto con un uomo più grande di me non è
rimasto lo stesso.- Raccontò
la donna aggiungendo anche:-Ho con me la foto dell’uomo che
lo ha ucciso.-
-Ah!-
Walter batté il pugno sull’altra mano come se
avesse
avuto un’intuizione.
-Ecco
la prossima vittima dei sacramenti!- Il biondo ignorò
il telegiornale e spiegò agli amici quello che aveva
intenzione di fare.
Dopo
spiegato il piano ecco le reazioni degli altri.
Alessa
era un po’ dubbiosa, Leon invece era soddisfatto
mentre Thomas sorrideva compiaciuto.
-Walter,
ma non è un po’ rischioso? Come pensi di fare
tutto
questo?- Alessa si guardò le unghie pensando che ci sarebbe
un’altra soluzione
ma non capiva quale.
-Non
è un problema, tu resta qui con Lisa e Thomas mentre io
e Leon faremo quello che vi ho spiegato.- Walter prese le mani di
Alessa come
per infonderle la convinzione che tutto sarebbe andato bene.
-Sii
prudente…- Alessa non nascose di essere molto
preoccupata.
-Che
carini che siete…- Fece notare Thomas.
I
due interessati divennero paonazzi e si staccarono.
-Ok…
io vado per il buco tu vai per la porta.- Walter con il
fucile in mano iniziò a dirigersi in bagno.
Leon
varcò la porta e si
trasportò nella città di Fukiyama City.
Eccoci
alla fine, mi scuso per il ritardo ma ci ho messo più tempo
per la stresura del capitolo, spero che mi perdonate. Ringrazio
Waltersullivan24 e Fiammah Grace che mi seguono e recensiscono,
ringrazio anche te, lettore che sei arrivato fin qui. Ci
vediamo la prossima settimana. A presto.
Capitolo 15 *** Leon: Un recupero con molte calorie ***
Ecco il nuovo
capitolo, è incertato su Leon, spero che vi farete quattro
risate.
Leon:
Al recupero del corpo di Thomas
Leon
aveva un compito preciso: Recuperare il corpo di Thomas.
Ma dove cercarlo?
-Mi
converrebbe andare a chiederlo alla sorella di Thomas.-
Leon s’incamminò in direzione del ristorante di
Fukiyama City.
Com’è
ovvio, non poteva presentarsi così, doveva sembrare un
poliziotto o un agente governativo. Per Leon non fu un problema, usando
i
poteri di esecutore di Silent hill, sul palmo della mano apparve un
distintivo
e sopra vi era scritto: Leon Scott Kennedy. Con questo sarà
abbastanza
credibile. Appena fu davanti alla porta del ristorante bussò
e gli aprì un
ragazzo identificabile come Alvin.
-Buongiorno
sono del NYPD e vorrei delle informazioni su
Walter Sullivan.- Si presentò il grigio mostrando il
distintivo.
-Ah,
me lo aspettavo. Beh, venite dentro.- Alvin con molta
gentilezza lo condusse nel retro del locale.
-Ehm…
spero di non essere inopportuno.- Leon provava una
sensazione di disagio nei confronti delle persone.
-Ma
che dice?- Il meccanico lo invitò a sedersi e
chiamò
Doriana.
Leon
si guardò in giro: un’atmosfera tranquilla. Si
aspettava
di incontrare altri poliziotti o curiosi, ma sembrava che
l’evento di Walter
Sullivan fosse passato e dimenticato.
-Buongiorno
agente, siete qui per interrogarmi?- Doriana arrivò
un po’ trafelata e con in mano una borsetta per la spesa.
-Chi,
io?- Leon si guardò in giro, poi capì che era un
poliziotto ed era ovvio che la doveva interrogare quindi si ricompose:
-Eh…
ehmm… sì. Sono Leon Scott Kennedy, del NYPD.-
-Bene,
veloce però… devo andare a fare la spesa.-
Doriana si
sedette su una sedia di fronte a quella di Leon e attese le domande.
-Allora,
voi siete la signorina Doriana Grady? Ufficialmente
fidanzata con quel giovane di poco fa?- Iniziò il falso
poliziotto.
-Sì.-
Rispose la donna.
-Secondo
il telegiornale avete parlato con un inviata di
qualcosa riguardante vostro fratello Thomas Grady.- Leon
cercò di risultare più
naturale possibile.
-Sì,
volete vedere la tomba?- La domanda era un trabocchetto.
-No,
non mi interessa. Vorrei sapere come mai suo fratello
era ossessionato di Walter Sullivan.- Leon faceva le domande calibrando
il tono
delle parole in modo tale da inspirare fiducia e non destare sospetti.
-Non
lo so, Walter aveva questo sempre con sé.- La cuoca
cacciò
da una tasca del grembiule un quaderno rosso.
“La
bibbia dell’ordine.” Leon doveva farselo dare senza
insospettirla e allora chiese:-Che cos’è?-
-Non
l’ho letto proprio.- Disse lei porgendolo.
-Lo
farò esaminare dai medium e la scientifica, per fare luce
sulla morte di vostro fratello e Walter Sullivan.- Leon lo prese e lo
strinse
in mano.
-Va
bene, allora io vado a fare la spesa. Un’altra cosa: Dite
a Walter che mi deve lasciare in pace.- Doriana fece un mezzo sorriso.
-Lo
farò sicuram…- Leon si era tradito:
“Oh, merda!”
-Ascoltami
bene caro poliziotto, se pensavi che fossi così
ingenua ti sbagli di grosso!- Lei si alzò in piedi e dalla
borsa tirò fuori un
coltello da cucina.
-Si
fermi! O la faccio arrestare per aggressione a pubblico
ufficiale!- Leon alzò le braccia per difendersi.
-Tutte
stronzate, tu e Walter siete complici, cosa volete da
me?! Che vi ho fatto?- Lei presa dall’ira e dalla paura
menò fendenti alla
cieca.
A
Leon non rimase altro che bloccarla con un calcio in
pancia.
-Prendi
questo!- Leon si allontanò dopo il colpo inflitto e
scappò dalla finestra.
Corse
in modo veloce e affannato finché non incrociò
lungo la
strada una vecchia signora.
-Hanf…
signora dov’è il corpo di Thomas Grady?- Leon fece
la
domanda senza pensare e si aspettò che la vecchia gli desse
una borsettata in
faccia.
-Al
cimitero, ma perché corre? Così le
verrà fame… Vuole
venire a casa?Ho
preparato tanti
dolci.- La voce della signora aveva un che di preoccupante.
-La
ringrazio ma devo…- Si voltò per andarsene ma la
figura
demoniaca di Doriana era quasi vicina (lo stava inseguendo) quindi per
evitarla
dovette accettare l’invito.
Leon
si coprì la faccia con il braccio e seguì la
vecchia.
In
poco tempo aveva raggiunto la casa della signora che,
prima dei dolci, gli chiese di fare alcuni lavoretti manuali (lavoretti
per
modo di dire…). Dovette tinteggiare i balconi, montare due o
tre mobili,
riparare i rubinetti e stirare una pila di vestiti.
-Che
bravo ragazzone!- Si complimentò la vecchia rivolgendosi
a un Leon più morto che vivo, stravaccato su una poltrona di
stoffa.
-Di
nulla, ora andrei…- Leon tentò una debole
protesta per
scappare via.
-Di
già? Non hai mangiato i dolci.- Fece notare la vecchia
(schiavista ndLeon) e in pochi attimi portò dei dolci
composti da altissimi
tassi di zucchero e cacao, mai assaggiati senza ingrassare di 90 chili.
Con
un mestolone imboccò il ragazzo che, in pochi attimi, era
diventato paonazzo e in procinto di vomitare e con un attacco di
diarrea
fulminante.
-Bravo
questo giovane, mangia che cresci!- Senza alcuna pietà
e con un sorriso gentile (ma sadico ndLeon) imboccava la bocca
strabordante di
tutti i tipi di cioccolato.
Tre
ore più tardi, Leon era tutto sporco di cioccolato e
delle papule erano comparse per tutto il viso per l’alta
quantità di zuccheri
ingeriti.
“Questa
mi vuole uccidere…” Leon vide che la signora
entrava
in cucina, forse per prendere qualcosa.
“Ora
o mai più!” Come rianimato da nuova energia Leon
si
buttò da una finestra a caso, finendo nel retro del giardino.
Si
guardò in giro per cercare il cancello che lo avrebbe
fatto fuggire dalla casa, ma sentì qualcosa, come rumori di
passi veloci e
ruggiti. Leon lo poteva sentire e vedere… era un mastino
famelico che aveva
scambiato il ragazzo per un ladro.
-Santi
cazzi!- Imprecò Leon, che dovette correre in cerchio
per evitare le zanne della belva.
Qualche
minuto dopo, dalla finestra sbucò la testa della
vecchia che ridacchiò vedendo quello spettacolo.
-Oh,
che bravo giovane. Sta giocando con Fufi…- Sorrise
mostrando i pochi denti che aveva e poi richiamò il cagnone.
-Su,
su, basta giocare. Leon, lascia stare il cucciolotto che
si stanca.- La vecchia uscì e camminò nel
giardino e battendo le mani riprese
il cane.
Leon
saltò sulla staccionata e salutando con il braccio la
vecchia urlò: -A mai più rivederci!-.
Leon
arrivò al cimitero, scavò con le mani nude il
terriccio
e senza perdere tempo afferrò la bara di morgano ove
riposava il corpo del
ragazzo e senza farsi vedere dai curiosi scappò per un varco
per tornare a
casa.
-Che
ti è successo?- Chiese Lisa a Leon vedendolo sudato,
paonazzo, con le vene viola pulsanti sulle braccia e gli occhi da
indemoniato.
-Non
c’è nulla da dire, solo una cosa…-
Gettò di malagrazia
la bara sul pavimento della stanza di Walter e senza dire nulla si
fiondò nel
cesso.
Ecco la
fine del capitolo, il nuovo arriverà fra due settimane o
forse più, non vi preoccupate non la sospenderò
solo che avrò bisogno di più tempo per
inventarli. Ah prima di lasciarvi voglio chiedervi se per caso avete
letto (in questo cap.) il nome di un'altro personaggio non appartenente
a Silent Hill. Se sì, mi dite chi è e a quale
gioco appartiene? ...........Eh? Cosa si ottiene in cambio? Beh, un fan
service di Pyramid Head per ambo i sessi, va bene? Ringrazio chi ha
letto e recensito i precedenti capitoli e anche chi resta nel ombra.
Alla prossima!
Capitolo 16 *** Walter Sullivan: I 10 omicidi più fantasiosi (e brutali) che poteva concepire. ***
Salve
a tutti, ringrazio per la pazienza. Ecco il nuovo, attesissimo,
capitolo che sarà il più lungo che sia stato
concepito. Avviso che ci sarà un bel pò di
Splatter e macellamenti, quindi procedete con cautela. Buona lettura!
Walter
Sullivan: Le dieci vittime della sacra assunzione.
Walter era
chino su un enorme pezzo di carta che era la mappa del paese e dintorni
di
Fukiyama City.
-Walter,
vuoi un po’ di torta?- La voce di Thomas lo distrasse da
quello che stava
facendo…
-No,
graz…
Un momento, dove hai trovato questa torta?- Il biondo voleva
spiegazioni sulla
provenienza del dolce.
-L’ho
trovato all’interno del frigo del capannone.-
Spiegò il ragazzino iniziando a
tagliarlo.
-Ma che?
Posalo via e concentriamoci sulle vittime dei sacramenti!- Walter prese
il
piatto e lo gettò fuori dalla finestra (tenendosi per
sé un pezzo di torta).
Dopo il
gesto, Walter iniziò a spiegare al giovane il suo piano per
avere la certezza
che lui avesse la piena coscienza di ciò che stavano per
fare.
-Allora, io
mi occuperò delle prime dieci vittime dei sacramenti tu
guarda, impara e poi
completerai tu il lavoro, chiaro?- Walter mentre spiegava indicava con
l’indice
e con alcuni gesti i nomi delle vittime e poi li abbinava ai luoghi
dove
sarebbe avvenuto il delitto.
-Ci sono
domande?- Chiese infine.
-Come mai
non c’è scritto nulla sull’undicesimo?-
-Lo scoprirai a tempo debito.- Rispose
laconico il biondo.
Le prime due
vittime= Patrick e Robert Holrd: Il peso dell’indifferenza.
I due
camionisti stavano viaggiando in piena notte su una strada di montagna
sul loro
camioncino.
-Beh…
alla
fine abbiamo finito la nostra consueta giornata di lavoro.-
Commentò l’uomo con
la barba da montanaro mentre era alla guida e rivolgendosi al figlio
aggiunse:
-Non credi?-.
-Sì,
l’ultima consegna la potevo pure evitare… arrivare
alla fabbrica giù alla valle
è stato un massacro!- Puntualizzò il figlio.
-Eh, mica
è
tutto rose e fiori…- Ridacchiò alludendo al
rapporto che avevano avuto con
Doriana.
-Capisco a
che ti riferisci…- Il ragazzo non poté non
pensare ai seni morbidi della cuoca.
-Erano
morbide ed eleganti…- Aggiunse Patrick mentre si carezzava
la barba.
-Beh,
speriamo che Doriana si rivolga di nuovo a noi…- Il
più giovane si mise le mani
dietro la testa e socchiuse gli occhi.
Una volta
svoltata una curva, la macchina rischiò di perdere il
controllo.
-Ehi!
Papà…
ma che ha il camioncino?- Robert scattò subito per
verificare l’anomalia.
-Non
preoccuparti, ho ripreso il…- Non finì di
rassicurare il figlio che il mezzo di
trasporto prese vita propria, accelerando in modo incredibile.
-Ma che
diavolo?!- Urlarono in coro i due.
Nonostante
gli sforzi, il pedale del freno non si abbassava. E come piccola
aggiunta un
rombo di qualcosa che rotolava giù dalla montagna
sovrastò il tutto.
-Papà!
Un
masso sta rotolando verso di noi! Frena, presto!- Il ragazzo dalla
testa rasata
vide un enorme masso perfettamente sferico come quello visto in un film
di
Indiana Jones.
-Non…
ci
riesco…- Il barbuto cercò di sterzare e di
frenare ma il camioncino li portava
incontro alla morte.
-Accidenti!
Saltiamo giù!- L’idea di Robert pareva buona ma
quando disse questo, le sicure scattarono
verso il basso bloccando le portiere.
-Merda, i
vetri! Rompiamoli!- Con l’uso di un martello che teneva in
una cassetta degli attrezzi
cercò di infrangerli e, incredibilmente, si ruppe il manico
di plastica.
-È
inutile… ci vogliono morti.- Con voce
funerea, Patrick annunciò
la verità.
-NNOOO!- Il
ragazzo, che aveva un grande istinto di sopravvivenza, diede forti
spallate
alla portiera.
Il masso era
prossimo… e infine schiacciò prima il cofano, poi
l’abitacolo e infine tutto il
resto.
Qualche
minuto dopo scese una nebbia profonda, come a cancellare e nascondere
l’incidente.
-Come ti
è
sembrato?- Walter avanzava in mezzo alla bruma seguito a ruota da
Thomas.
-Incredibile…
sei un mago.- Thomas aveva gli occhi luccicanti d’ammirazione.
Il biondo
sorrise e si chinò a rovistare in mezzo ai rottami per
tirare fuori i cadaveri.
Non ci volle molto; senza aver alcun rispetto per i defunti,
strappò con le
unghie il giubbotto di lana del barbuto, graffiò fino ad
aprire la parte
esterna del corpo cioè la pelle… poi
spezzò con le dita due costole della
gabbia toracica e scavò fino a trovare il cuore,
strappò con violenza i
tubicini che collegavano la pompa e asportò
l’organo. Il secondo subì una sorte
un po’ meno cruenta: Walter chiese a Thomas dimantenere aperta la bocca e di non muoversi, poi
infilò due dita, poi il
dorso della mano e ancora il polso e, sempre con profonda indifferenza,
tutto
il braccio all’interno del corpo del ragazzo.
Passò per il tubo del cibo, poi
arrivato a un certo punto, con l’unghia del dito medio
tagliò il tubo e passò
con la mano per arrivare al cuore, lo strinse e con uno strattone
vigoroso
estrasse la mano con l’organo stretto tra le sue dita fuori
dalla bocca.
-Ecco fatto,
ora puoi lasciare la bocca.- Walter osservò i due cuori come
se fossero due
trofei appena conquistati.
Con
il sangue che aveva sui polpastrelli
scrisse su un pezzo di metallo (l’ex-portiera della macchina)
i numeri delle
vittime: 1/21 e 2/21.
Terza
vittima: Emanuel Kren: L’indolo traditore.
Un ragazzo
con un pizzetto di barba e i capelli alla punk era nella biblioteca
centrale di
Fukiyama City, era intento a prendere alcuni libri per
l’esame che avrebbe
dovuto affrontare fra due settimane. Dopo preso l’ennesimo
libro di filosofia
di Aristotele, cercò con lo sguardo, un tavolo per poter
leggere e trovare gli
argomenti da approfondire. Lo trovò e si accomodò.
“Uff…
non
sono passate nemmeno due ore che già mi sono
seccato.” Pensò il giovane che
evidentemente, aveva intenzione di prendere l’ennesima
bocciatura.
Dopo
aver gettato malamente la matita in mezzo
al libro della psicoanalisi di Freud, si alzò e
iniziò a vagare per gli ampi
corridoi della biblioteca, passò per uno di questi che
portava al reparto libri
horror.
-Wow…
meraviglioso.- Emanuel era un appassionato di libri gotici e
inquietanti.
Con le dita
della mano, piena d’anelli, la passava tra le copertine per
leggere i titoli.
“Shining, I.T.,
Cappuccetto rosso sangue, The
house of Dead, Il silenzio degli innocenti, The ring,
Calling…” Con gli occhi
lucidi di emozione, il ragazzo iniziò a sfogliarne uno:
Seven.
-Ti
piacciono i libri?- Una voce fece spaventare Emanuel.
-Chi
è?!-
Emanuel si voltò di scatto per vedere chi mai fosse quel
signore dalla voce
tranquilla ma crudele.
-Scusami non
volevo spaventarti…- A parlare era un signore di una
cinquantina d’anni con gli
occhiali piccoli e con le lenti sottili, gli occhi perennemente
socchiusi e le
labbra fini, aveva un fisico abbastanza imponente.
-Mi chiamo
King, Stephen King.- Si presentò l’anziano signore
che di umano non trasmetteva
niente, ma di gotico e irrequieto ne era maestro.
-Il
leggendario maestro del horror?- Emanuel era meravigliato, come se il
suo più
intimo sogno si fosse realizzato.
-Ti va un
gioco?- Propose il signore e, una volta ricevuta la partecipazione del
suo fan,
proseguì: -Uno spietato assassino ti sta cercando ed
è all’interno di questa
biblioteca. Tu dovrai cercare di sfuggirgli; come pensi di fare se
tutte le
porte d’uscita sono bloccate?-
Detto
ciò si
allontanò e una volta svoltato un angolo… un
rumore di passi si sentì provenire
da un’altra parte.
-In che
guaio mi sono cacciato?!- Emanuel aveva perso l’entusiasmo e
iniziava ad avere
paura…
“Aspetta…
Lui mi ha detto che le porte sono bloccate ma se non fosse
così?” Il ragazzo si
guardò in giro e imboccò il corridoio
più vicino per portarsi quanto prima
all’uscita.
“Ecco
la
porta…” Abbassò la maniglia della porta
ma una nuova apprensione s’impossessò di
lui: La maniglia girava a vuoto.
-Ok…
è stato
uno bello scherzo, ora fatemi uscire di qui!- Urlò il
ragazzo sperando che
fosse solo una burla organizzata dai suoi amici: Povero fesso, siamo
solo agli
inizi.
La tensione
iniziò a crescere quando sentì dei passi
aumentare di intensità. Emanuel si
sentì braccato come uno dei personaggi di King e quindi
iniziò a correre come
un forsennato sperando di non incrociare il perseguitore. Buona
strategia se
non fosse che è più facile che ti trovi in un
vicolo cieco e con l’omicida alle
tue spalle.
È
questo
accadde al punk. I passi erano molto vicini.
“Mio
dio,
mio dio… tiratemi fuori di qui!” Pregava come una
donnicciola, il teppistello.
-Ehi! Che ti
prende?- Una voce tranquilla e beffarda allo stesso tempo lo fece
trasalire.
-Stephen?!
Sei tu?- -Sì , sono io… sei pallido come un
cencio. Hai incontrato un
fantasma?- Il maestro dell’horror scoppiò a ridere
nel vedere il giovane
stralunato.
-C’è
poco da
scherzare!- Il giovane fece ampi respiri e riprese la
lucidità. Se non fosse
per il rispetto che provava per lui, lo avrebbe già
aggredito.
-Su,
è
passato. Vieni che ce ne andiamo, ho le chiavi.- King prese per un
braccio il
ragazzo e lo accompagnò verso un tavolo su cui vi era un
libro dalla copertina
in pelle... umana.
-Prima che
te ne vai, portati con te questo libro: è una copia della
mia nuova opera.-
King glielo indicò con lo sguardo.
-È per
me?-
Lo prese in mano con lo sguardo
curioso.
La copertina
aveva una forma strana e sopra con caratteri d’ossa vi era
scritto: la terza
vittima dei 21 sacramenti. Il ragazzo lo aprì e una lancia
sbucò tra le pagine
del libro perforandogli il petto e il polmone destro. Il giovane si
sentì le
forze scivolargli via, le gambe si afflosciarono al suolo e una macchia
di
sangue si allargò al pavimento.
-Tsk…
senza
cervello e senza muscoli… mi chiedo come Doriana ti abbia
concesso di dividere
il suo giaciglio.- Quello che era il maestro dell’orrore
cambiò lentamente i
connotati e si rivelò niente meno che Walter Sullivan.
-Ben fatto,
ce ne restano altre 18 di vittime!- Thomas sbucò da un
angolo dello scaffale
della biblioteca.
Walter si
abbassò e notò che il giovane punk era ancora
cosciente e aveva un occhio
rivoltato verso l’alto.
-Dev’essere
stato uno bello shock scoprire di essere stato ingannato da
un’illusione.-
Commentò il biondo.
Con un
coltello tagliò il petto sinistro e lo privò del
cuore. Come un preciso rito
Walter scrisse sulla fronte del giovane il numero: 3/21.
4°
vittima=
Padre Kaufman: il lato nero della chiesa.
La chiesa di
Fukiyama City era una chiesa protestante, l’unica del paese.
Il sacerdote
incaricato alla funzione spirituale era padre Kaufman. Egli si occupava
di
condurre le pecorelle dell’ovile del signore verso la via
della luce senza
farli cadere nell’oscurità.
Peccato che
molto spesso “sono belli fuori ma marci dentro” e
il sacerdote era intriso di
oscurità tanto che anche il diavolo ne aveva ribrezzo.
Kaufman non lo sapeva,
ma un angelo della morte sarebbe venuto a prenderlo…
Dopo che
aveva concluso la messa e congedato i fedeli, il sacerdote si diresse
al
confessionale per perdonare grazie all’intervento divino, i
peccatori. Oggi di questi
ve ne era solo uno ma ne valeva per ventuno messi insieme.
-Buongiorno
padre…- Walter era lì per confessarsi dei suoi
innumerevoli peccati.
-Buongiorno
figliolo, accomodati e apriti al signore.- Iniziò il
sacerdote.
-Padre, ho
abusato di una minorenne…- Walter, nascosto dietro la grata,
sorrise.
Il padre si
spaventò un poco e questo non sfuggì al biondo.
-L’ho
condotta all’interno di una chiesa e l’ho denudata
di fronte all’immagine di
nostro signore.- Walter sapeva che diceva una bugia ma il suo gioco era
un
altro… risvegliare il male che si annidava nel cuore
blasfemo del sacerdote.
Padre
Kaufman si sentì male… ma non poteva interrompere
la sua missione.
-Ho
iniziato, spargendole l’acqua santa ed entrando in lei con
cruda violenza.-
Walter, in fondo si schifò di quello che diceva ma era
necessario.
-Basta
così, non sei degno di essere perdonato!- Il sacerdote
uscì dal confessionale e
trascinò fuori Walter per un braccio.
-Aspetti
padre!- Il biondo con uno strattone si liberò della presa a
tenaglia del
sacerdote.
-Vattene! Ti
concedo di andartene con le tue gambe!- Il nervosismo del sacerdote era
molto
eccessivo.
“Come
immaginavo, il suo nervosismo non è
naturale…” Walter non si schiodò dalla
sua
posizione ma fissò negli occhi del prete.
-Ascoltatemi
bene, anche voi avete da confessare i vostri peccati!- Walter
urlò in modo tale
che anche i santi raffigurati potessero sentire e aggiunse:-Di fronte
alla
santità della chiesa e all’opera di Dio che si
è fatto uomo per liberare
l’umanità dal peccato, rispondete alla mia
domanda: Doriana è stata condotta
verso la lussuria da voi?-
-No,
è una
menzogna!- Il padre mentì di fronte a Dio. E per questo
venne punito in modo
alquanto strano… Il pesante crocifisso che era appeso al
muro gli cadde sulle
spalle senza fare alcun rumore.
-Accidenti…-
Walter non poté negare di essere meravigliato da
ciò che era accaduto.
Il
biondo si grattò la testa, quello che non
riusciva a capire è che lui non era riuscito a fare alcun
che per uccidere il
sacerdote. Era stato anticipato da una giustizia superiore…
che lui non
riusciva a comprenderla: La giustizia divina.
“Beh,
vediamo di prendere il cuore.” Walter senza muovere il
cadavere iniziò a
tagliare la schiena e, incredibilmente, si accorse che il cuore era
all’interno
del polmone.
“I
casi sono
due: Era così dalla nascita o quel dio degli umani mi ha
dato una mano.” Walter
ritenne attendibile la seconda possibilità.
Fece
un’alzata di spalle e uscì dalla chiesa.
-Ma che
diavolo?- Walter si girò, di scatto, dietro e vide la chiesa
crollare come un
castello di carte.
Poco dopo
arrivò Thomas che rimase stupito di vedere Walter seduto su
un blocco di marmo,
con una mano sul mento e un’altra
che
stringeva il cuore.
-Che
è
successo?- Thomas si avvicinò timidamente al biondo e con
gli occhi vedeva le
rovine.
-Non
chiederlo a me… Andiamo.- Walter sbuffò e si
alzò. Iniziava a tuonare…
Triplice
Omicidio, 5° 6° 7° vittime= Peter Satorri,
Wilson Arasto, Emian Gotor: Le docce
di Auschwitz.
Walter non
aveva molte informazioni su questi tre peccatori, quindi in compagnia
di Thomas
decise di andare alla scuola di Fukiyama City.
-Ascoltami
bene Thomas… noi due siamo padre e figlio. Ti
iscriverò a questa scuola è
chiaro?- Spiegò Walter al ragazzino.
-Va bene,
papà.- Il ragazzo subito si calò nei panni di
figlio.
Varcarono il
cancello che dava al giardino e proseguirono per un viale lastricato di
pietre.
Walter si guardò in giro e i suoi occhi verdi si posarono su
una figura
disgraziatamente familiare…
-Oh no!
Thomas, diventa invisibile! “Invisibilizzati”!-
Walter si allontanò dal viale e
si tuffò in su un cespuglio.
Che cosa
avrà visto il biondo per agitarsi così?
Nientemeno che Samantha.
Lei era
intenta a parlare con alcune compagne che aveva legato durante il
periodo
scolastico. Lei rideva e scherzava, ma poi d’improvviso
divenne cupa.
“Devo
origliare se voglio sapere di più…”
Walter, in punta di piedi, si spostò verso
una piccola cabina di generatore di corrente. Si abbassò e
inclinò la testa per
poter sentire Samantha.
La ragazza
si guardò in giro sospettosamente e si tolse lo zaino che
aveva alle spalle e
da esso, lasciò uscire Yami, il cucciolo era cresciuto
parecchio, se prima lo
tenevi sul palmo della mano, ora dovevi usare tutto il braccio.
“Oh
no, se
sente l’odore della mia pelle, scatterà verso di
me e mi farò scoprire…” Walter
cercò di allontanarsi ma non aveva finito di pensare che il
cucciolo Yami già
gli leccava le mani che Walter teneva sull’asfalto ancora
bagnato a causa della
pioggia della sera precedente.
-Walter!!-
Samantha lo aveva scoperto e già con uno sguardo nervoso e
il muso imbronciato
si avvicinava al suo nascondiglio.
Il biondo
assassino si sentiva spacciato… non sarebbe stato facile
spiegarle che lui era
stato incaricato da un fantasma di uccidere determinate persone, che
fosse
innamorato di una strega e che avesse come rivale un gigante dalla
maschera di
ferro a struttura piramidale e tante altre cose.
-Walter…
finalmente sei qui!- Sbottò infuriata la giovane donna.
-Posso
spiegare tutto…- Walter si alzò in piedi e
tenendo in braccio il cucciolo.
-Non mi devi
spiegare proprio niente…- Samantha piegò gli
angoli delle labbra in un sorriso.
Senza alcun
preavviso abbracciò il biondo.
“Ma
cosa?”
Walter non sapeva spiegarsi il gesto.
-Mi sei
mancato moltissimo… grazie anche per avermi salvata da quel
vecchio maniaco…-
Lei singhiozzò piano, affondando la propria testa sul petto
del killer.
-Uh…
di
nulla.- Era piuttosto imbarazzato per il comportamento di Samantha e
come un
automa ricambiò l’abbraccio della ragazza.
Il cuore del
biondo aumentò di qualche battito, era emozionato per il
gesto… non lo aveva
fatto nemmeno da bambino.
Passò
qualche minuto per poi separarsi, Walter non sapeva che cosa dire.
-Sono sicura
che questo ti sarà utile, è il minimo che posso
fare per ringraziarti.- Lei,
dalla borsa scolastica prese dei fogli con tre fotografie.
Walter
iniziò a sfogliarli e si accorse che era proprio quello che
cercava.
-Ma ti rendi
conto che stai aiutando un criminale?- Walter sentiva qualcosa che non
andava.
-Non
preoccuparti… non sei il solo a voler aiutare Doriana.- Lei,
senza aggiungere
niente, diede un bacio alla guancia di Sullivan che era irta di piccoli
aghi.
Walter
assaporò
quel bacio e poi iniziò a leggere i fogli… e gli
venne un’idea.
-Ascolta
Samantha, ho bisogno di una bombola di gas tossico. Sai dove
procurartelo?- La
richiesta arrivò curiosa alle orecchie della ragazza.
-Uhmmm…
penso che Alvin ne abbia qualcuna nel ripostiglio, ma che ne vuoi
fare?-
Samantha lesse negli occhi del biondo un barlume di crudeltà.
-Niente
domande, ci vediamo alle 12 e mezza negli spogliatoi della palestra.-
Walter si
allontanò con i fogli stretti nella sua mano sinistra.
Alle 12 e
mezza era nel luogo prefissato.
Samantha
trascinava sul pavimento una grossa bombola di gas e aveva le braccia
che le
tremavano per lo sforzo.
“Urgh,
maledizione… è incredibilmente pesante. Spero che
Walter sappia quello che fa.
Ecco, lo vedo… la porta degli spogliatoi.” Lei con
una mano aprì la porta ma si
accorse che era a molla cioè si chiudeva da sé,
quindi dovette tenere la
maniglia della porta e con l’altra mano trascinare il carico.
-Non hai
bisogno di sforzarti… ecco.- Walter sbucò dalla
porta e la bloccò con il suo
braccio.
Una volta
all’interno, Walter iniziò a fare alcuni
lavori… a Samantha non restava che
guardare.
Il biondo
prese un martello dalla cassetta degli attrezzi che si era portato
dietro per
quest’occasione, iniziò a picchiettare sul muro e
sembrava seguire una scia…
Samantha lo fissava mentre si muoveva con l’orecchio
appoggiato sul muro e
infine si spostò in un'altra stanza. La ragazza vide che il
biondo prendeva dalla
cassetta un cacciavite e con esso svitò le viti che tenevano
fermo un pannello
di ferro. Con l’abilità di un idraulico, Walter
girò la valvola dell’acqua e ne
chiuse l’erogazione.
-Abbiamo
quasi finito, che ore sono?- Walter si alzò in piedi e
impugnò un martello
piuttosto consistente.
-L’una
meno
10, perché?- La ragazza guardò
sull’orologio del suo cell.
-Ok, siamo
puntuali per l’appuntamento.- Walter sogghignò
soddisfatto e con il martello
iniziò a rompere il muro.
-Che fai? Ci
farai scoprire!- Samantha si passò le mani sulle labbra
preoccupata per ciò che
sarebbe potuto succedere.
-Tranquilla,
a quest’ora non c’è nessuno, fra non
molto verranno quei tre…- Walter aveva
appena finito di rompere il muro e ora stava svitando il tubicino che
regolava
la pressione all’interno della bombola.
-Ma che
intenzioni hai?- Samantha per quanti sforzi facesse non riusciva a
capire lo
scopo di tutto questo.
-Semplice…
la doccia che faranno sarà l’ultima!- Walter
collegò il tubo della bombola con
quello dell’acqua.
Il biondo
posò tutto il materiale e senza perdere tempo
uscì dallo stanzino delle
tubature seguito dalla ragazza.
-Ecco, vedi
che succederà.- Walter con un ghigno soddisfatto
indicò tre giovanotti
palestrati che erano molto sudati e che varcavano la porta a molla
delle docce.
-Ora
apriranno i rubinetti e invece dell’acqua si laveranno con il
gas.- Concluse
con un sorriso beffardo Walter, mentre bloccava con un asse la porta.
I momenti
successivi furono molto spiacevoli per i tre giovanotti che avevano
deciso di
lavarsi… non potevano respirare, non potevano uscire, non
potevano urlare, non
avevano le forze per sfondare la porta di ferro.
-Muoiono in
silenzio.- Walter dopo qualche ora tornò indietro, tolse la
bombola e tornò da
Samantha. Con un panno bagnato, Walter aprì la porta e vi
entrò. Samantha
rimase fuori.
Walter con
il coltello fece il suo dovere e scrisse con il sangue i numeri 5-6-7
singolarmente aggiungendo la sbarretta con il numero 21 sulla parete
delle
docce.
Anche questo
era fatto, Samantha tornò a casa con il cucciolo e non
poté raccontare nulla a
nessuno perché Walter le aveva cancellato la memoria,
l’unica cosa che
ricordava è che era tornata dalla scuola e si era trattenuta
dalle sue amiche.
Vittima
8°=
Umber Orosco. Già fatto.
Walter aveva
un braccio poggiato sulla cupola del telefono pubblico e la mano destra
stringeva la cornetta del telefono…
-Ok, grazie.
Arrivederci.- Walter aveva appena terminato la telefonata e si rivolse
al
ragazzo fantasma aggiungendo:-Umber è morto da tre
settimane. Andiamo a
prendere il cuore nella sua tomba.-
Detto
ciò
l’esecutore e il suo “cliente” si
diressero verso il cimitero di Fukiyama city.
-Walter,
posso dirti una cosa?- Il ragazzino non aveva parlato durante gli altri
omicidi
e ora aveva voglia di spezzare il ghiaccio con il biondo.
-Tutto
quello che vuoi.- Persino Walter sentiva una malinconia nei suoi
spietati
omicidi, sentiva il bisogno di parlare con qualcuno dei suoi omicidi.
-C’è
mai
stato qualcuno che tu hai risparmiato per qualche motivo?- La domanda
lasciò
spiazzato il biondo…
-Uhmm…-
Walter si passò la mano sul mento, pensieroso. La domanda
era strana ma pur
sempre una domanda.
-No.-
Rispose dopo due ore.
-Ah, sei
sicuro?- -No.- Walter rimembrò l’unica persona che
lo aveva salvato da morte
sicura: Frank Sunderland…
-E chi
è?-
Thomas si sporse per ascoltare meglio.
-Mica…-
-Mica?- -Mica sono affari tuoi!- Walter si chiuse in un silenzio
impenetrabile.
Thomas
capì
che doveva cambiare tattica…
-Ti piace
Alessa?- La domanda era retorica ma almeno voleva la conferma.
-Sì…-
Walter
arrossì debolmente.
-Walter…-Thomas guardò
in avanti e vide che si poteva
vedere la tomba su cui riposava l’8° vittima.
-Diamoci da
fare.- Walter s’inginocchiò e con il coltello
ruppe il terreno duro e scavò con
le unghie per poi intravedere la bara del morto. Le unghie gli facevano
un male
tremendo e in più erano molto sporche. Di sangue e terra.
Scoperchiò
la bara e fece la solita operazione e sulla lapide scrisse: 8/21.
Però con un
pennello nero.
-Perché?-
-Il sangue è essiccato da troppo e quindi non lo posso
usare.- Spiegò il biondo
al ragazzo.
All’improvviso
a Thomas gli venne una domanda molto interessante:-Walter
perché agisci con più
razionalità?-
-Eh?- Walter
non comprese la domanda.
-Ma
sì, la
prima volta che compivi i sacramenti… agivi come una
macchina assassina. Ora
invece ti sbizzarrisci a inventare diversi tipi di omicidi, come se
fosse un
gioco.- Spiegò il ragazzino.
-Ah…-
Walter
comprese la domanda e si rese conto di non sapere che risposta
dare…
-Uh…
non lo
so, chiedilo ad Alessa… forse lei sa come…-
Neanche Walter era sicuro di quello
che affermava.
-No, ho
capito perché!- Thomas sorrise come se fosse un
investigatore che aveva
scoperto l’assassino: -Ti piace uccidere, se come Leon, meno
impulsivo forse…
ma uguale!- Detto ciò gli puntò un dito.
-Mmm…
e
questo cosa cambia? Comunque avrei dovuto uccidere, per te.- Walter
intascò il
cuore mettendolo insieme gli altri, nell’enorme tasca
dell’impermeabile rosso.
-Forse hai
ragione. Ma prima provavi indifferenza ma ora anche soddisfazione!-
-No, non mi
riguarda.- Walter concluse la questione con un gesto della mano e si
allontanò.
Thomas lo
raggiunse a breve.
Le ultime
vittime 9° e 10° : Paul Harrison e Amelie Nathal, una
notte esplosiva.
Walter
dovette usare una specie di teletrasporto per mezzo di un buco sul muro
e per
essere precisi... il buco del capannone. Prima di partire il biondo
lasciò gli
altri cuori nel frigo e prelevò da una scatola che si
trovava in una angolo
dimenticato della stanza alcuni oggetti.
-Adesso ci
facciamo due risate.- Walter si complimentò mentalmente per
l’idea che aveva
avuto.
Una villa si
stagliava sul bordo di un dirupo, era la villa Harrison,
l’abitazione più
imponente e magnifica che la creatività ed eleganza umana
potevano concepire.
Walter e Thomas erano di fronte al cancello della villa.
-Bene, per
prima cosa…- Con un pennello rosso scrisse il numero 9/21 e
10/21. Walter
scassinò poi il cancello con l’ausilio di un
bastone e per finire vi entrò.
Attraversarono
velocemente il giardino e anziché passare per le stanze
decisero di andare
direttamente su per la finestra del terzo piano dove vi trovava la
coppia da
eliminare.
Walter
salì
per il rampicante che si trovava sul muro e senza aver paura
dell’altezza
(basta non guardare giù) era dentro. Thomas
adoperò la via più facile: attraversò
i muri fino a giungere dal suo maestro.
-Sono uno
spettro, non dimenticartelo.- Disse al biondo con un’aria di
superiorità.
Walter non
disse nulla ma si limitò a sogghignare. Il ragazzino non
comprese perché ma
lasciò correre.
Walter, con
molta delicatezza, si avvicinò al letto dei due coniugi e si
accorse che il
marito non c’era.
“Si
sarà
addormentato nel suo studio…” Walter senza fare
rumore uscì dalla stanza ma la
porta gli sfuggi di mano e fece un piccolo botto; il biondo non se ne
preoccupò.
Paul dormiva
nel suo studio e il killer gli passò sulla bocca un
fazzoletto di cloroformio
poi, senza tanti complimenti, gli abbassò i pantaloni e le
mutande. Dalla tasca
del giaccone rosso cacciò fuori quello che sembrava una
capsula di quelle che
usavano gli spacciatori di droga per infilarsele oralmente o analmente
per
superare i controlli della polizia.
-Mio dio,
Walter sei maledettamente sadico!- Commentò Thomas quasi
ridendo e comprese le
sue intenzioni.
Qualche
minuto dopo Walter svegliò il padrone di casa.
-Cosa?! Che
succede?- Il signore era mezzo stordito e inebetito per quello che
stava
accadendo.
-Ascoltami,
dove tieni i documenti per la concessione dell’impresa di
Doriana Grady?-
Walter lo fissò con gli occhi glaciali.
Non ci volle
molto per sciogliergli la lingua visto che il biondo era molto
convincente.
Volete sapere come aveva fatto? È presto detto: Il signore
era legato a una
sedia con il nastro adesivo grigio e nel retto aveva una capsula piena
di C4.
-Ora
cortesemente, entro due ore mi devi dare la combinazione della
cassaforte, dove
vi sono i tuoi documenti. Hai 1 ora e 45 minuti…- Walter
guardò l’orologio da
polso.
-No,
aspetti… vuoi i soldi? La combinazione è
questa… 45896, lasciami andare!- Il
signore non poteva nemmeno cacarsi sotto dalla paura considerato che
aveva un
corpo estraneo all’interno del retto.
-Risposta
sbagliata, voglio la combinazione della cassaforte che tieni dietro il
quadro
di Leonardo da Vinci, hai 1 ora e 25 minuti.- Walter era molto calmo,
una calma
crudele.
-Va bene, va
bene, 23641895. Ora lasciami andare!- Il signore si sentiva bruciare
dentro.
-Mollaccione!
Mancano solo 60 minuti! Comunque grazie.- Walter si alzò
dalla scrivania e si
diresse verso il quadro, lo tolse dal muro e aprì la
cassaforte con la
combinazione appena ricevuta. Prese i documenti che gli servivano e poi
legò
con il nastro la bocca di Paul per non sentirlo urlare mentre gli
cavava il
cuore. Dopo l’operazione rimaneva solo la moglie.
-Fermo
assassino!- Una voce ferma e molto spietata si sentì per la
stanza. La donna si
era svegliata a causa del botto che Sullivan aveva prodotto.
-Ah, la
signora Amelie… bellissima e spietata avventuriera.- Walter
alzò le mani ancora
sporche di sangue e non gli fu concesso voltarsi.
-Non
muoverti!- Disse lei mentre con il cellulare cercava di chiamare la
polizia.
Ma…
-Che
peccato, mi sembra proprio che ti sei dimenticata di caricare la
batteria…
Quando la fortuna aiuta gli audaci e… gli assassini.- Walter
ridacchiò ironico.
-Non provare
a muoverti altrimenti faccio fuoco!- -Tsk…- Walter si
voltò dietro e poi girò
tutto il corpo per poter vedere la donna.
Impugnava
una pistola Walther
P38 e indossava una camicia da notte rosa. Ma i suoi
capelli rosso scuro e gli occhi verdi come smeraldi non passavano
inosservati.
-Quei capelli
corti e gli occhi taglienti ben si addicono a voi.- Walter
ridacchiò e
aggiunse:-Perdonatemi se vi sfregerò il visetto…-
Con uno
scatto degno di un serpente, il biondo era già addosso alla
donna e la spinse a
terra con una manata e iniziò a soffocarla.
-La
situazione si è invertita. Consideratevi
fortunata…- Il killer, senza perdere
la forza e la brutalità, strozzava la gola della donna.
Nonostante ella
cercasse di respirare e menare pugni dapprima furiosi poi sempre
più lenti,
Sullivan non accennò ad mollare la presa. Come un animale
primitivo il killer
tolse la vita alla donna e poté vedere il viso pallido, la
lingua leggermente
fuori… sintomi che indicavano la sua dipartita.
Prese anche
il cuore e guardò l’orologio: mancava solo una
mezz’ora. Walter scattò verso la
finestra e si buttò, frantumando il vetro, e per finire
rotolò sul suolo per
limitare i danni della caduta e scappò via…
Un boato
terribile si sentì alle sue spalle… la villa
crollò giù dal dirupo. L’unica
cosa rimasta era il giardino.
-Thomas…
Abbiamo concluso la prima parte.- Disse il biondo osservando gli ultimi
cuori.
-Sì!-
Thomas
fece un saltello di gioia.
Walter
Sullivan si sentì compiaciuto di aver per una volta
strangolato una donna… non
lo aveva mai fatto prima… un turbine di forti emozioni lo
colsero impreparato e
si accasciò al suolo.
-Walter, mio
dio… che succede?- Thomas si avvicinò al biondo
con il cuore in gola.
-Urgh…-
Walter si senti preso dal delirio…
“Chi
sono
io? Perché ho fatto questo? Aveva ragione Thomas…
cambia la forma ma la
sostanza è sempre quella… un assassino. Alessa,
Leon, Claudia, io, Thomas…
siamo uguali, siamo figli di Silent Hill. La città del
purgatorio, dove lo
spirito umano si purga… a quando sembra io…
io… io… sono dannato.” Walter aveva
gli occhi rovesciati all’indietro.
Thomas
vedendolo in quello stato decise di mollargli un ceffone.
-Ahia! Ma
che?- Walter si riprese quasi subito…
-Accidenti…
non farmi spaventare!- Thomas tirò dei pugnetti sul petto
del biondo come a
rimproverarlo per quello che aveva fatto poco prima.
"Qui
è tutto
sbagliato… perché ho ucciso 10 persone che
nemmeno conosco? Perché mi sono
bagnato le mani di sangue inutile? Per chi? Per Alessa? Ma se non mi
considera
più del necessario… per chi, allora?”
Walter aveva lo sguardo spento e assente.
Attraverso il
buco tornarono all’appartamento 302. Ignorando quello che era
accaduto…
Eccoci alla fine del
capitolo, ringrazio, come sempre, chi ha letto/commentato/segue la mia
storia e, come sempre chiedo, che qualcuno prema "Lascia una
recensione" che non è un tasto che scatta l'autodistruzione
del vostro PC, ci siamo capiti? Il nuovo cap. alla prossima settimana.
A presto!
Capitolo 17 *** Walter Sullivan: Separazione. Lacrime. ***
Salve a tutti ! Oggi ho deciso
di postare un mini capitolo,
visto che domenica forse non ne avrò il tempo. Prima di
iniziare la lettura
voglio dire qualcosa in breve:
1) Diamo tutti il benvenuto a una nostra nuova lettrice che si
è aggiunta a
seguire e recensire la storia: Valerie
Townshend.
*Applauso dal pubblico con scoppio di fuochi artificiali con scritta
"Benvenuta"*.
2)Per tutti coloro che hanno trovato godimento nel veder morire Padre
Kaufman,
ci tengo a precisare che il Kaufman qui non
è il Kaufman di SH0 e
SH1, è chiaro? Mi serviva un nome per un sacerdote
protestante tedesco e quello è
stato l'unico nome che mi era venuto in mente.
Detto ciò vi lascio alla lettura.
(Una delle magnifiche immagini
di Fiammahgrace
che è anche una delle lettrici che seguono la storia)
Walter
Sullivan: Separazione. Lacrime.
Walter
si era accorto di un fatto imprevisto… dove si
trovava?
-Questo
non è l’appartamento 302… siamo tornati
al
capannone.- Walter si guardò in giro, ogni cosa che aveva
lasciato lì era al
suo posto ma…
-Guarda!
Che cos’è questo cerchio sul pavimento?- Thomas
s’inginocchiò e con un dito cercò di
sfiorare la sua circonferenza di colore
rosso ma la punta dell’indice iniziò a fumare
talché il ragazzo dovette alzarlo
per evitare di scottarsi.
-Il
sigillo di Metatron… ha il potere di estirpare le
maledizioni e impedire che forze maligne possano infestare i luoghi.-
Walter
conosceva il simbolo ma non perché in quel momento si
trovasse lì.
Lo
sguardo di Walter si fece molto preoccupato… Alessa stava
bene? Il biondo attraversando il buco aveva sperato di poterla
rivedere, però a
quando sembra era ancora troppo presto.
Walter
iniziò ad ispezionare il luogo per poter capire che
cosa c’era che non andava.
-Santa
miseria… questa è la bara di Thomas e quello
è il
tomo rosso.- Walter era molto stupito: “Che cosa ci facevano
nel capannone?
Leon era venuto lì per aiutarmi? O qualcosa altro era
successo mentre noi due
eravamo stati via per un giorno?”
Walter
mentre si poneva queste domande, iniziò a sfogliare
il libro rosso e si accorse che all’interno delle pagine vi
era una lettera
rossa.
-Accidenti…-
Walter prese la lettera e posato il libro sul
tavolo, iniziò a leggerla.
Walter, completa la
tua missione. I mezzi li hai, quindi non perdere tempo.
L’influenza di Silent
Hill si fa sempre più forte e per Alessa è uno
sforzo incredibile riuscire a
correre visto che ha la gamba rotta. Leon sta cercando di aiutarla ma
non si sa
per quando sia possibile…
La
lettera s’interrompeva e questo non rappresentava un bene
ma qualcosa d’oscuro stava risvegliandosi…
-Thomas,
prendi il tuo corpo, posizionalo sul sigillo e
prendi i cuori.- Walter attese che il ragazzino facesse ciò
che gli era stato
detto.
Il
tomo rosso era aperto e con aria solenne, Walter s’apprestava
a compiere il rito della sacra assunzione…
Prese
i cuori e pronunciò alcune parole di latino antico e
qualche frase in lingua indiana. Li dispose in cerchio, intorno al
corpo
tumefatto del ragazzo e con il coltello fece un taglio verticale al
corpo.
Disse
altre frasi in una lingua sconosciuta e aumentò il
suono della voce, il corpo del ragazzo iniziò a sanguinare
vistosamente mentre
i cuori palpitavano all’unisono. Walter urlò
alcune frasi d’invocazione… stava
invocando la divinità protettrice di Silent Hill: Valtier.
Qualche minuto dopo
il fantasma di Thomas (quello che ci ha accompagnato finora) si
unì alla carne…
l’ammasso di carne iniziò ad agitarsi, Walter
aveva lo sguardo sempre chino sul
libro e con l’unghia lunga teneva il segno e con
straordinaria precisione
pronunciava parole derivanti dal greco e tedesco medievale, senza
sbagliare
l’accento. I cuori pulsanti, i cuori di dieci peccatori si
purificarono e con
grande prodigio un’energia intrisa di impurità si
riversò sul corpo del
ragazzo. Una forte luce accecante si manifestò e Walter
annunciò con il tono
basso: -La sacra assunzione è riuscita con successo.-
Thomas
sentiva la testa pesante… non riusciva ad alzarsi.
-Thomas,
ora completa tu. Io ti ho dato l’immortalità e
ora…- Walter si avvicinò al corpo del ragazzo e
aggiunse:-Dobbiamo lasciarci.-
“Finalmente
me lo tolgo dai piedi… Speriamo che Alessa stia
bene.” Walter aiutò il ragazzo a sedersi e lo
lasciò lì.
Poi
prese dal tavolo due armi: Il revolver del vecchio e la
pistola sul tronco.
“Addio
Thomas, ci vedremo
nell’altra vita.” Walter varcò il buco
nella speranza di tornare
all’appartamento 302.
Appartamento
302… o no?
Walter
cominciava ad averne abbastanza di svegliarsi sul suo
letto con il mal di testa. Si alzò con il busto e
iniziò a osservare possibili
mutazioni derivanti dall’aura maligna di Silent Hill: nulla
che potesse
aiutarlo a capire ciò che era avvenuto in sua assenza.
-Ma
che diavolo?- Walter scese dal letto, frugò
nell’armadietto
e vi trovò un completo composto da maglia nera, pantalone
nero con cinta marrone e una giacca azzurra fashion. Li
indossò perché i vecchi abiti erano
sporchi di sangue, una volta cambiatosi, uscì dalla camera
da letto.
“Cos’è
questo ronzio? Che sta succedendo?” Walter
attraversò
il corridoio e vide quello che avrebbe preferito evitare di
vedere…
-Leon?
Che cosa è accaduto?- Walter osservò la
stanza… era
tutto in disordine, se non fosse perché si era svegliato nel
suo letto, non
avrebbe mai riconosciuto la stanza.
I
mobili erano rotti, sui muri vi erano crepe notevoli e in
più si sentiva odore di sangue.
Walter
si accorse che Leon non rispondeva… anzi era immobile
con gli occhi spalancati.
-Leon…
rispondimi!- Walter si abbassò di fronte al suo
amico/rivale.
La sua testa era poggiata sul muro e stracci coprivano il busto, come
una
coperta, e in più si vedeva una protuberanza notevole
all’altezza della pancia.
Con
il cuore che batteva a mille, Sullivan tolse la stoffa e
un “ah” sorpreso usci dalle sue labbra.
Era
stato impalato…
-Leon…
dannazione!- Il biondo urlò con tutto il fiato che
aveva in corpo e lacrime scesero rapide dai suoi occhi verdi. Non
voleva
accettare la sua morte… avrebbe preferito soffrire
anziché perdere l’unica
persona simile a lui… ma nonostante urlava il suo nome, non
poteva riaverlo.
-Perché…
perché questo!- Walter con gli occhi piangenti e la
testa rivolta verso il soffitto dava sfogo alla sua
disperazione…
Dopo
un po’ si accorse che qualcuno bussava ripetutamente
alla porta del ripostiglio… si alzò con il passo
lento e, nolente, aprì la
porta bloccata.
-Walter!
Sei tornato! Leon… dov’è?- Lisa
uscì dallo stanzino
con gli occhi spaventati e i movimenti un po’ convulsi.
Il
biondo, con gli occhi abbassati, indicò con il palmo della
mano. Lisa scattò subito a vedere il suo amico.
-Leon…
che ti hanno fatto?!- Lei non riusciva a crederci…
Leon… il suo amore inconfessato era morto.
Lei
si chiuse in se stessa. Non prima aver detto al biondo
quello che era accaduto.
-Dopo
che tu e Thomas siete andati via, Leon era partito per
recuperare la bara ed era tornato da poco… Aveva un forte
mal di stomaco quindi
si ritirò nel bagno… io e Alessa stavamo vedendo
la TVquando…
il sigillo di Metatron sul muro si
“spense” e io andai nel ripostiglio per prendere
delle cose. Poi il resto non
lo so… la porta si bloccò
d’improvviso.- Lisa cercò di ricordarsi di tutti i
particolari e aggiunse:-Quando il sigillo si spense, Alessa si era
alzata e
zoppicante stava cercando di fare qualcosa ad esso.-
Walter
ascoltò con molta attenzione e allora comprese che,
forse, a causa dello spegnimento del Metatron, Silent Hill aveva
inglobato
anche l’appartamento.
-Vado
a cercarla.- Dichiarò
infine.
Si
alzò dalla poltrona e diede il revolver a Lisa
aggiungendo questo:-Semmai si fanno vivi, usala.-
Senza
aggiungere più niente andò nel ripostiglio per
affrontare l’orrore di Samuel. Poco dopo essersi infilato,
sentì uno sparo e un
corpo che cadeva.
"Ti auguro che tu possa
trovare Leon.” Walter sospirò e
iniziò a strisciare al interno del buco.
Ecco la fine di questo
capitoletto, vi confesso che l'ho scritto per ringraziare tutti coloro
che mi hanno sostenuto e commentato la mia storia, un ringraziamento va
anche a WalterSullivan24 che è stato il primo a credere in
questa storia e che si è addirittura iscritto per
commentarla (un amico così dove lo trovate, dico io?) . Ma
ringrazio anche gli altri che leggono la mia storia e restano
nell'ombra per un motivo o per un altro. Ci sentiamo la prossima volta:
la settimana prossima. Vi aspetto!
Capitolo 18 *** Walter Sullivan: Ritorno a Silent Hill. ***
Ecco il nuovo
capitolo della storia di Walter Sullivan. Buon divertimento!
Walter
Sullivan: Ritorno a Silent Hill.
Il
suo amico morto, la sua conoscente morta, la sua donna
scomparsa… un cuore calmo si trasforma in tempesta, se
vengono aggiunti questi
elementi Walter Sullivan avrebbe buone possibilità di
diventare un
massacratore.
Silent
Hill era molto differente da come lo ricordava…
nebbiosa sì, rumorosa quanto basta, allora che era che non
andava?
-Dove
sono i mostri?- Ecco.
Walter
avanzava alla cieca con la pistola in pugno e si
affidava solamente ai suoi occhi e le orecchie all’erta.
Le
prime cose fondamentali quando ci si avventura a Silent
Hill erano: Una mappa, una torcia e una radio.
Di
queste cose non ne aveva nessuna. Il biondo (elegante,
aggiungiamo. Nd Autore) decise che la prima cosa da fare era trovare la
mappa. Per
non perdersi, si assegnava alle indicazioni stradali e passava per la
scia
delle fermate del pullman (come fece la protagonista del primo SH:
film. Nd
Autore). Dopo essersi perso per sei volte arrivò al centro
storico di Silent
Hill e decise di entrarvi.
“Può
darsi che trovi qualcosa di utile…” Walter
aprì la
porta e stava per varcarla quando…
-Salve…-
Una voce fece sobbalzare il ragazzo. Walter lasciò
la mano dalla maniglia e fissò l’uomo.
Un
signore di carnagione scura e di un’età avanzata,
con il
vestito da postino fece la sua comparsa. Walter gli puntò la
pistola valutando
il fatto che non lo conosceva.
-Calma
giovane… ti sei perso vero?- Il misterioso postino
era molto arguto e tranquillo nonostante si trovasse a Silent Hill.
-Sì,
ma voi chi…?- Walter era molto sospettoso…
l’esperienza
lo aveva reso più diffidente.
-Sono
il postino di Silent Hill… ti ci vuole una mappa!- Il
signore gli rivolse un gran sorriso e prese dal borsone una mappa.
-Ehmmm…
grazie.- Walter aveva gli occhi un po’ meravigliati
dalla gentilezza del postino.
-Di
nulla, ora devo andare… vado a consegnare la posta.- Il
postino fece dietrofront e con la mano salutò il biondo.
Walter
non sapeva che dire… l’incontro lo aveva lasciato
un
po’ confuso… non sapeva che cosa pensare.
“Mah…
spero di non rivederlo più.” Questo
pensò… in effetti,
il postino gli aveva lasciato una sensazione di disagio.
Walter
si scosse dai pensieri e iniziò a studiare il pezzo
di carta appena ricevuto. Si segnò con la biro rossa tutte
le parti accessibili,
le strade rotte, le porte bloccate ecc.
-Ok,
ora dovrebbe essere più chiaro ora…- Walter diede
un’altra occhiata alla carta e decise che per prima cosa
avrebbe esplorato il
museo.
Il
ragazzo aprì la porta e notò che
l’elettricità
funzionava, le luci illuminavano l’entrata e i vari
scompartimenti di reperti
storici. Il biondo frugò un po’ ovunque nella
speranza di trovare un arma
bianca, per non sprecare le munizioni. La ricerca diede i suoi
frutti… trovò un
tubo di ferro.
Ora
non rimaneva che uscire e andare alla ricerca di Alessa.
Poco prima di varcare l’uscita sentì dei sospiri e
lamenti soffocati.
“Che
cosa sarà mai?” Walter impugnò
l’arma e attese il suo
avversario…
Una
creatura silenthilliana lo aveva preso di mira e lo
“fissava”. Sullivan studiò il suo
aspetto… era un bambino e una madre uniti in una
sola carne. Era una donna obesa o, forse, incinta che aveva sulla
pancia semi
aperta un neonato deforme… Walter a quella visione si
spaventò molto…
La
creatura avanzò con il passo zoppicante e si mise in
posizione per attaccare con una carica frontale. Walter si
scansò velocemente
facendolo finire contro la porta, rompendone la serratura. Walter
approfittò
dello stato per attaccarlo con dei colpi rapidi e pesanti. Il bambino
sulla
pancia emise un grido lamentoso stordendo Walter che non si aspettava
che il
bimbo fosse il figlio di Pavarotti. La creatura si rialzò e
attaccò il biondo
con dei pugni.
-Dannazione!-
Walter Indietreggiò per non farsi colpire e
allora decise di attaccarlo a distanza usando alcuni libroni pesanti
presenti
nel museo.
Uno
dei libroni colpì il bambino e la madre emise un grido
di dolore e crollò a terra. Walter ne approfittò
per eseguire il
colpo di grazia.
-Che
creatura era…?- Walter non riusciva a capire che cosa
fosse accaduto.
Superata
la sorpresa iniziale, il biondo assassino volle
indagare più a fondo. Con il ferro in mano iniziò
a muovere il cadavere e notò
un fatto ben strano… sulla fronte del bambino erano apparse
delle scritte
giallognole.
-Alessa ti aspetta…
trova il professore.- Walter sbatté più
volte le palpebre sempre più
confuso.
“Alessa
mi aspetta? Chi mai lo avrà scritto?
È da
escludere che lo abbia scritto lei… Potrebbe averlo scritto
Samauel per
portarmi fuori strada o in trappola.” Walter sotto la luce
fioca delle lampade
elettriche, rifletteva.
Dopo
qualche minuto decise di esplorare un po’ meglio il
museo… c’era qualcosa che gli era sfuggito e lui
voleva scoprire che cosa. Non
poteva più uscire dalla porta principale e quindi doveva
trovare una via
secondaria… Iniziò a scrutare attentamente i
quadri che raffiguravano i
paesaggi e i personaggi caratterizzanti la prosperità di
Silent hill. Un quadro
lo colpì particolarmente… non lo aveva notato la
prima volta che ci era stato.
Il
titolo in basso diceva: I signori di Silent Hill.
Walter
li conosceva tutti… Da destra verso sinistra: Valtiel,
la divinità protettrice di Silent Hill. The Butcher, il
macellaio dell’origine.
I due pyramid head… il primo era il carnefice di
Sherphen’s Glen, il secondo
era la personificazione del desiderio di autopunizione e il
violentatore delle
infermiere.
-E
questo… chi diavolo è?- Walter osservò
l’ultimo… era
molto diverso dagli altri. Era vestito con un lungo impermeabile nero
con il
cappuccio alzato, una maschera antigas gli copriva il viso e le mani
guantate
di nero stringevano un martello di ferro e cemento.
Walter
non ne aveva mai sentito parlare di una creatura
simile… aveva un che di misterioso e nascosto. La sua figura
imponente non era
spaventosa o sanguinaria come gli altri ma incuteva comunque
soggezione.
-Dovrò
stare molto attento… può essere molto
pericoloso.-
Walter disse questo e poi si diede una pacca alla testa e aggiunse:
-Che
stupido! Tutto è pericoloso a Silent Hill!-
Il
biondo si voltò sulla destra e vide un candelabro acceso
su un cassettone. Lo prese e con esso decise di esplorare il museo.
Girando e
rigirando capitò in una biblioteca. Era piena di libri di
tutte le forme ed avevano
in comune il genere: l’ horror. Sullivan decise di far
lavorare il suo
cervello.
“Sicuramente
quel messaggio letto sul pavimento, è collegato
qui. Alessa Gillespie ti aspetta, trova
il professore. Quale professore?” Il ragazzo
iniziò ad osservare le varie
rilegature dei libri.
Dracula
di Bram Stoker, Frankenstein di Mary
Shelley. Walter notò questi due libri, inoltre a scuola
ricordava che aveva
studiato qualcosa di simile.
“Frankenstein…
era un professore!” Walter fece per prendere
il libro per scoprire il prossimo indizio ma un dubbio lo
bloccò.
-Aspetta…
Van Helsing… non era un professore?-
Waltr
ruotò i suoi occhi un po’ ovunque per vedere se ci
fosse il libro della storia
del cacciatore di vampiri. Non lo trovò.
“Bizzarro,
un classico simile non può mancare, forse non è
sui ripiani.” Walter spostò la sua attenzione su
un tavolino consumato su cui
vi era uno specchio, il biondo vi si specchiò vedendo il suo
viso. Strano… non
si ricordava così trascurato e lercio.
Sullo
specchio notò il riflesso di un mobile e sotto una
delle gambe vi era un librone.
Walter
si voltò e osservò il mobile ma soprattutto il
librone.
“Ok,
non devo fare altro che toglierlo.” Walter,
incoscientemente, levò con grandi sforzi il tomo che si
presupponeva fosse
quello che cercava. Un Crreekk fece
intuire al biondo che era meglio lasciarlo lì.
Il
mobile senza il suo sostegno crollò a terra e per un pelo
non lo schiacciò. Tuttavia questo imprevisto permise al
ragazzo di trovare una
nuova via di fuga. Infatti, vi era un muro crollato precedentemente e
poi
coperto con l’ormai ex-mobile.
-Fantastico!
Andiamo avanti!- Sullivan strinse i pugni dalla
soddisfazione. Vi erano numerosi scalini e il fondo era molto buio.
-Devo
trovare una torcia elettrica.- Walter tornò indietro e
verificò all’interno di alcuni armadietti del
personale del museo, con molta pazienza
forzò una cabina e all’interno vi trovò
una torcia molto pesante.
“Non
sarà il massimo ma va bene.” Walter
iniziò la discesa
per quelle scale.
Gli
scalini sembravano non finire mai e gli facevano male
alle gambe ma qualcosa lo distoglieva dal tornare indietro. Dopo
qualche ora si
trovò di fronte a una porta di ferro ed era bloccata.
Walter
usò il tubo di ferro per aprirla e vi entrò con
il
passo cauto. Non sapeva che cosa lo avrebbe aspettato.
Con
la torcia si guardò bene in giro… era un comune
studio.
Vi era tutto ciò che poteva sembrare uno studio: ci stavano
una sedia con le
rotelline, un pc portatile, alcuni libri dismessi e una scrivania
reggeva il
tutto detto prima.
-Uhmm…-
Walter divenne pensieroso… si aspettava di trovare
chissà quali amenità.
-Ciao,
a quando vedo non sono il solo.- Una voce molto
maliziosa e inquietante fece trasalire il biondo.
Quello
era Padre Vincent, come aveva fatto a tornare in
vita?
Infatti
era lì seduto sulla poltroncina e con il pc acceso.
Walter si avvicinò a lui con lo sguardo interrogativo.
-Buffo
vero? Ero morto. E poi… paf!- Fece un gesto con la
mano come per simulare un palloncino che scoppia e aggiunse: -Sono qui.-
-Chi
diavolo sei?- Walter lo fissava con gli occhi molto
nervosi.
-Vincent… Padre
Vincent. Tu sei Sullivan?- Lui con un sorriso all’apparenza
naturale fece
preoccupare il biondo.
-Uh…
come mi conosci?- Walter si guardava in giro.
-Beh,
pende una bella taglia sulla tua testa… dentro e fuori
Silent Hill.- Rispose il prete con un sorriso accompagnato da una
risatina.
-Eh?!
Cosa vorrebbe dire?- Walter non riusciva a capire.
-È
semplice, la polizia ti sta cercando e gli adepti
dell’ordine, anche.- Il prete fece un gesto con la mano come
a invitare
l’assassino dei ventuno sacramenti a vedere sul monitor del
computer.
Sullo
schermo vi era un sito della polizia di stato e alla
sezione ricercati vi era il suo viso e le sue informazioni.
-Accidenti…
sono nei guai!- Walter si turbò di parecchio.
Aveva perso i suoi poteri dopo che Alessa era scomparsa.
-Tsk…
tsk… mai darsi per vinto!- Lo incoraggiò il
prete. Si
alzò sulla poltroncina e scostò alcune tende nere
consumate.
-Preparati
a cambiare il vestito.- Il tipo dall’aria furba e
maliziosa mostrò al biondo alcuni vestiti.
-Ma
è pesante da indossare!- Protestò il biondo.
Nonostante
la debole protesta Sullivan indossò il vestito.
Lì dentro rischiava di sudare e anche molto.
“Speriamo
che ne valga la pena…” Walter
oltrepassò una
doppia porta di rame e iniziò ad avanzare, dopo fatto
qualche chilometro sentì
qualcosa che vibrava alla spalla. Walter toccò la zona e si
accorse di una
tasca e al suo interno vi era una radio vecchia.
-Bene,
ora ho tutto: mappa, torcia e radio.- La torcia la
teneva legata con un gancio sulla cintura.
-BBbzzz…
mi ricevi Sullivan?- -Sì, la ricevo… sei
Vincent?-
-Sì sono io. Fai molta attenzione al crepitio della radio,
essa ti rivela se ci
sono delle creature nelle vicinanze.- Spiegò Vincent e il
biondo ascoltò.
-Aspetta,
spiegami una cosa… hai detto che eri morto, ora
come mai sei vivo?- Walter non riusciva a frenare la sua
curiosità,
caratterizzante della sua perduta fanciullezza.
-Qualche
coglione ha ucciso Claudia o meglio la sua parte
del Otherword.
E quindi
ha fatto rinascere me e il diavolo Samuel.- Vincent scoppiò
a una risata molto
sguaiata.
Il
coglion… ehm Walter Sullivan emise uno sbuffo arrabbiato
e chiuse la chiamata. Ora che più mai si pentiva di aver
sparato a Claudia
Wolf.
Qualche
minuto di camminamento e incontrò altri adepti
dell’ordine vestiti come lui.
-Salve
ragazzi.- Il biondo tentò un approccio amichevole
visto che era molto ingenuo.
I
due adepti lo guardarono sottocchio, si scambiarono uno sguardo
e poi si rivolsero al ragazzo.
-Qual
è la parola d’ordine?- Chiese uno.
Walter
da sotto la maschera sudava come se fosse alle terme.
Qual era la parola d’ordine?
-Bbzzz…
Akira Yamaoka.- Il padre gli suggerì la parola dalla
radio.
-Akira
Yamaoka!- Walter disse la parola quasi urlando.
-Chi
sei?- Gli chiese il secondo.
-Chi
sono? Già, chi sono?- Walter assunse l’aria
confusa.
-Me
lo devi dire tu!- Fece notare l’adepto. .
-E
tu chi sei?- Walter ripeté la domanda.
-Ma
se ho fatto prima io la domanda?!- Il minatore si stava
spazientendosi.
-Quale
domanda?- Walter era nel delirio
-Finitela!-
Il primo adepto sbottò per calmare i due e poi
si rivolse a Walter:-Non è importante il tuo nome, il
necessario è che conosci la
parola d’ordine.-
Una
volta calmate le acque i due invitarono Walter ad andare
con loro.
-Accetto.-
Walter iniziò a seguirli. Arrivarono a una stanza
circolare.
Ccrrrrr bzzatt… La
radiolina del biondo iniziò a fare rumore. Lui la spense.
“Spero
che il mio piano funzioni…” Walter si
guardò in giro cercando
di capire da dove potevano arrivare quelle bestie.
Un
rumore di tenaglie che si chiudevano e si aprivano attirò
l’attenzione di tutt’è tre.
Una
creatura silenthilliana iniziò ad avanzare al centro della
stanza… era grande quando Alessa e aveva i capelli lunghi
(pareva la ragazzina
di The Ring con la differenza che aveva delle cesoie al posto delle
dita).
“Tutto
lì? Non funzionerà il mio piano se il mostro da
uccidere è così piccolo.”
Ghignò a bassa voce, il biondo.
-Strano
non è lei a fare il rumore delle tenaglie.- Fece
notare uno dei due adepti.
“Cosa?
Ce ne sono di più?!” Walter iniziò a
guardare intorno
senza però perdere di vista la ragazza.
Un
rumore molto forte come una parete che crollava si sentì
alla sinistra dei tre.
-Ma
che diavolo?- Gridarono in coro i tre.
Una
bestia deforme con un pancione e le gambe tozze avanzava
pericolosamente. Al posto delle mani aveva delle tenaglie.
“È
lui il bestione che cercavo!” Walter sorrise beffardo
alle spalle dei suoi “compagni”.
Quelle
due bestie erano sufficienti a uccidere i due adepti.
Il biondo con il tubo di ferro in pugno avanzò un
suggerimento.
-Io
e lui uccidiamo il gigante, tu vai a eliminare la
ragazzina!- Walter assunse il tono da leader.
Walter
e l’adepto scelto si avvicinarono al gigante per
iniziare la lotta. Walter, a sorpresa, colpì in fronte
l’adepto e gli rubò il
piede di porco. L’altro vedendo il tradimento di Walter si
deconcentrò e venne
ferito dalle unghiate della ragazzina-mostro.
-Non
mi dispiace, vi lascio!- Walter con l’arma in mano
scappò attraverso il buco sul muro che dava
dall’altra parte mettendosi in
salvo.
Non
si fermò nemmeno a sentire le grida dei due disgraziati.
Dopo un po’ la radio squillò.
-Allora
Sullivan?- -Eh, sono riuscito a liberarmi di due
imbecilli.- Walter sghignazzò soddisfatto.
-Ben
fatto, ora vai avanti e… ricordati che se senti una
sirena devi metterti subito in salvo!- Aveva appena finito di parlare
che un
suono fin troppo familiare si sentì ovunque.
Walter
accelerò il passo mentre tutto mutava. Tutto
assunse una colorazione rossa, grate e inferrate
si sostituirono agli intonachi del sotterraneo del museo. Il biondo
arrivò a
una doppia porta che però era bloccata.
-Dannazione…-
Il pavimento sotto ai piedi di Walter crollò e,
con essa, lui.
Walter
si guardò in giro un po’ spaesato…
-Dove
sono finito?- Il biondo si alzò velocemente dal
terreno per poi mettersi in guardia con il piede di porco in pugno.
La
radio iniziò anche a fare rumori molto disturbanti. Sullivan
si levò presto il camuffamento da minatore per poter
respirare e avere maggiore
agilità.
Aveva
fatto bene perché una figura molto pericolosa si fece
avanti nella nuova stanza nella quale Walter era finito.
Delle
luci rosse si accesero e rivelarono quello che la
stanza conteneva: Un parco giochi… c’era persino
la giostra del Parco
Divertimenti Lakeside.
L’avversario che
Walter avrebbe dovuto affrontare era
sospesa a mezz’aria. Era Heather Mason posseduta.
Capitolo 19 *** Walter Sullivan: i sotterranei di Silent Hill. ***
Bene, ecco il diciannovesimo
capitolo. È un pò cortino ma ho poco tempo e
volevo essere puntuale con i termini. Spero che vi piaccia e apprezzate
l'immagine qui. Non c'entra nulla con il capitolo ma serve a
sottolineare il rapporto che lega Alessia con Walter. Nel prossimo
capitolo parleremo di Alessa.
Walter Sullivan: I
sotterranei di Silent Hill.
Secondo
voi, Silent Hill potrebbe essere solamente una
cittadina infestata da creature psicologicamente instabili, da
sanguinari e
folli? No, questo è solo una piccola parte di tutto
ciò che abita la città, ma
essa ha da mostrare altre cose. E una di queste sono i sotterranei
della chiesa
e dell’HistoricalMuseum
di Silent
Hill. Oscuri
segreti si nascondono negli angusti corridoi del sotterraneo, molto ben
celati.
Ci sono tre settori, tutti uguali… composti da molte stanze
e da esse si
possono sentire urla e gemiti di strazio e crudeltà. In
quelle mura sono
imprigionati suoni e rumori inquietanti e angoscianti… e
ogni tanto si possono
sentire. Tendi l’orecchio e puoi sentire il lamento
straziante di un bambino o
di una donna accompagnati da rumori sinistri di attrezzi in funzione.
Anche se
entri in quelle stanze non troverai nessuno… ma potrai
vedere ciò che era
stato. Puoi vedere il sangue marrone e gli strumenti di morte. Tutti
mezzi creati
dalla mente umana persuasa allo sterminio. Puoi vedere coltelli,
mannaie
usurate, motoseghe circolari e trapani senza benzina ed
elettricità abbandonati
alla rinfusa e corrosi dal tempo. Ma quelli non possono corrodere,
usurare o
scomparire nel tempo… i segnali del dolore… anche
se chiuderai le orecchie li
puoi sentire… il silenzio degli innocenti.
L’origine di tutto ha un nome ben
preciso: L’Ordine. L’Ordine è una setta
che si contrappone al caos e crede
all’ordine. Ogni loro azione non ha significato: non
è né buona, né cattiva.
Non esiste né il male e né il bene. I loro gesti,
le loro imprese sono rimaste
occultate agli occhi del resto dell’umanità. Ma
troppo dolore, troppo silenzio,
troppa paura hanno causato quello che si chiama il punto di rottura.
Alessa
Gillespie, una bambina nata senza il padre, venne accusata dalla
nascita di
essere la figlia del demonio. L’Ordine, che non era altro che
un gruppo di
fanatici, vollero bruciarla per purificarla. Ma la bambina aveva
troppa, troppa
innocenza nel cuore e nello spirito. Al momento del rito, il demonio a
cui gli
adepti credevano, vide il dolore e le lacrime di una bambina di soli
undici
anni e decise di fare un patto con la vittima. Alessa avrebbe ottenuto
la sua
vendetta e lui avrebbe ottenuto la sua anima innocente. Alessa
riuscì a
vendicarsi, anche grazie all’aiuto insperato di Travis Grady
che fermò il rito
prima che potesse concludersi, ma rimase intrappolata nel mondo
infernale di
Silent Hill. L’unica cosa che la ragazza poté fare
prima che la sua anima fosse
dannata per sempre era la separazione della sua anima. La parte
corrotta
sarebbe appartenuta al demonio mentre la parte innocente sarebbe stata
lasciata
in un orfanotrofio di un paese confinante con Silent Hill. Harry Mason
era la
persona giusta per prendersi cura di Cheryl. Ma le due anime non
potevano
restare separate per sempre e allora, all’età di
otto o nove anni, Cheryl venne
richiamata a Silent Hill. Il signor Mason riesce a fermare il diavolo e
a
impedire che sua figlia rimanesse prigioniera come Alessa. Il gesto
eroico del
padre non passò inosservato ai membri sopravvissuti del
culto che iniziarono a
perseguitare la ragazza. La polizia decise che la famiglia Mason
sarebbe stata
trasferita a Portland sotto falso nome, Cheryl assunse
l’identità di Heather
Mason e si tinse i capelli di biondo (che non le stanno neanche male,
che ne
dite? NdAutore). La pace non poté durare molto che Harry
Mason venne
assassinato da una creatura. Heather Mason si ritrova di nuovo ad
affrontare sé
stessa a Silent Hill, con l’aiuto del detective Douglas e del
padre Vincent
riesce a uccidere il diavolo che, lentamente, stava crescendole in
grembo.
L’impresa però era ordita da Alessa che aveva
intenzione di distruggere quella
setta che per secoli era rimasta impunita. Il diavolo pretese il suo
tributo:
la ragazza, Heather Mason. Alessa e Heather due corpi,
un’anima. Entrambe
convivevano nella città maledetta. Alessa aveva una sorta di
guardiano che si
occupava delle anime da purificare e da condannare. Pyramid Head era
questo il
nome: Un ragazzo che aveva protetto e amato Alessa ancor prima degli
altri. E
ora, per aver preso le sue difese era diventato il macellaio di Silent
Hill.
Per Alessa non restava altro che rimanere intrappolata nel mondo
infernale di
Silent Hill. Ma c’era un imprevisto non calcolato…
Alessa aveva un angelo
custode, un angelo nato in un appartamento ad Ashfield Street. Nella
stanza
degli angeli era nato Walter Sullivan. Un uomo dal cuore di bambino che
voleva
solo una madre. Ma la madre era morta… era morta…
Il bambino era stato
ingannato! L’unica persona che era stata gentile con
l’angelo era scomparsa e
ora era giunto il momento di ricambiare il favore…
-Alessa
ti troverò!- Walter stringendo il piè di porco si
scagliò contro la creatura che rappresentava ciò
che rimaneva di Heather Mason.
La
sua pelle putrefatta e l’odore nauseante la rendevano
inavvicinabile e quindi Walter doveva agire in distanza. Mise
l’oggetto di
ferro dietro la schiena e iniziò a sparare con la pistola, i
colpi le facevano
ben poco effetto, la creatura avanzò velocemente e
abbracciò il biondo come se
volesse farlo soffocare. Una spinta con le gambe la fece allontanare e,
per
tentare di stordirla, la colpì con il calcio della pistola.
Walter si
allontanò, aveva capito che così facendo non
avrebbe potuto fare granché.
“Mi
sa che devo… scappare!” Walter si voltò
indietro e
decise di entrare in una delle attrazioni del parco.
Provò,
dapprima, nel teatrino dove all’interno di uno dei
pupazzi abbandonati sul palco riuscì a trovare una mappa e
consultandola mentre
correva (impresa difficile nda) Walter imboccò la via per
arrivare al “Mountain
Coaster”. Heather lo inseguiva come uno delle vittime che
inseguivano Henry
Townshend. Il biondo per rallentarle l’inseguimento
iniziò a gettare al suolo
possibili oggetti come tavoli, armadietti ecc.
Mappa del Parco divertimenti.
"Ok, sono quasi arrivato!” Walter aprì
l’ultima porta e si
trovò di fronte a un vagoncino dell’ottovolante,
non avendo altra scelta ci
salì sopra e come volevasi dimostrare il vagoncino
partì a velocità prima più
lenta e poi sempre più rapida… inutile dire che
Walter urlava ad ogni curva,
non ci era mai stato!
-Che
cos’è questo?- Walter notò tra le
pieghe del sedile una
chiave d’ottone. Ovviamente la prese e la ficcò
nella tasca. Il viaggiò durò un
po’ finché Walter non vide qualcosa che lo
terrorizzò:I
binari erano interrotti! Walter si alzò
leggermente…si
concentrò moltissimo e i
suoi muscoli erano pronti a scattare, se voleva rivedere il viso di
Alessa,
accarezzarle i suoi capelli castagni e specchiarsi nei suoi bellissimi
occhi,
doveva essere molto, ma molto veloce. Non appena il vagoncino
volò verso
l’abisso, il biondo scattò in un balzo
disperato… agitò le braccia e le gambe
in avanti, come per darsi una spinta, e fu questione di secondi e il
ragazzo si
trovò aggrappato al bordo dell’altro
binario…
-Merda…-
Le mani gli facevano molto male. Non riusciva a
rialzarsi, cercò di darsi una spinta o strattone ai muscoli
per tirarsi su… ma
ottenne solo l’effetto contrario, prima si reggeva con due
braccia e dopo lo
sforzo una sola mano lo tratteneva dal precipitare nel baratro.
-Alessa,
lo so che mi puoi sentire… dammi una mano!- Walter
teneva la testa rivolta verso l’abisso e ovviamente non
pretendeva un aiuto
divino.
-Ehi!
Ti piace stare sospeso a mezz’aria?- Una voce
spiritosa e a tratti sfottente attirò l’attenzione
del biondo che vide Heather
solo che stavolta non era posseduta. Lei si abbassò e gli
tese la mano.
Walter
l’afferrò subito con essa si tirò in
alto. Per poi
cadere sulle travi di legno stabili, aveva la pelle salva.
-Uh…
grazie.- Walter si voltò verso la ragazza e poté
guardarla in viso… somigliava in maniera impressionante ad
Alessa, se non fosse
per i capelli.
-Ma
prego! Perché cercavi di scappare da me? Volevo
aiutarti!- Fece notare la ragazza, il cui comportamento appariva
strano.
“Mh…
una ragazza simile dovrebbe essere di carattere schivo
mentre invece è più solare.” Walter si
alzò è si pulì la giacca. Il piede di
porco era andato perduto con la caduta e l’arma da fuoco era
senza munizioni.
-Dovresti
fare attenzione quando fai queste cose.-
Puntualizzò la bionda.
-Tsk…
e secondo te, io che dovevo fare?- Walter sbuffò e
accese la radio per parlare con Smith.
-Sullivan!
Dove ti sei cacciato? Ho cercato di contrattarti
continuamente ma non mi rispondevi!- La voce agitata del prete
risultò un po’ sgradevole
al biondo.
-Stai
tranquillo sono ancora vivo… o almeno credo.- Walter
si guardò in giro e notò che i binari erano
diversi da quelli del Luna Park.
Dove diavolo si era cacciato?
-Che
cosa vedi?- Chiese il prete.
-Uhmm…
è un ambiente indubbiamente minerario. Non riesco quasi
a respirare!- Commentò il biondo mentre vedeva dei carrelli
e delle piccozze
abbandonate qua e là.
-Uhmm…
HO CAPITO! Sei prossimo al covo dell’ordine!-
L’urlo
di Vincent aveva fatto spaventare il biondo e per non diventare sordo
allontanò
la radio dall’orecchio.
-Va
bene. Sai dove posso trovare Alessa?- Walter mentre
ascoltava iniziò a camminare e venne prontamente seguito da
Heather.
-No.
Ma credo che la troverai lì.- Rispose il prete.
-Ok,
ci sentiamo.- Walter chiuse la chiamata e solo ora si
accorse che la ragazzina lo stava inseguendo.
-Embè?
Perché mi segui?- Walter si fermò.
-Beh,
non ho nessuno con cui stare e credo che tu mi puoi
aiutare ad uscire di qui. A proposito chi è il signore alla
radio?- Heather
continuava a stare appresso all’assassino dei 21 sacramenti
+10 omicidi=31.
-Umpf…
Vincent. È un pastore.- Spiegò a monosillabi.
La
ragazza impallidì accompagnata da un gemito di stupore,
quel Vincent era vivo? Voleva assolutamente rivederlo.
-Prima
cosa, non mi hai detto il tuo nome e due: Non come
posso portarti da lui, visto che non so nemmeno dove siamo di preciso.-
Replicò
il biondo prendendo una piccozza da usare eventualmente come arma.
-Mi
chiamo Heather Mason, sono la figlia di Harry Mason. A
detta dell’ordine sono la parte buona di Alessa.-
Spiegò la ragazza.
-Piacere,
Walter Sullivan. Hai un’arma?- Il biondo
sbrigativamente concluse la sua presentazione.
-No.-
-Allora stai accorta, stai vicino a me. Non provare ad
allontanarti, ok?- Walter si dimostrò molto protettivo nei
suoi confronti.
Una
scalinata molto profonda attendeva i due. Walter accese
la torcia e iniziò a scendere seguito a ruota da Heather.
-Merda,
è maledettamente buio.- Walter aveva appena finito
la frase che mancò uno scalino e fece un ruzzolone per tutta
discesa senza
potersi fermare.
Quando
era arrivato alla fine, non riusciva ad alzarsi. Alzò
la testa dal suolo e quello che vide era un adepto
dell’ordine che gli piazzò
un tubo di ferro in testa facendolo svenire.
Eccoci alla
fine, purtroppo non so quando verrà postato il nuovo ma vi
prego di portare pazienza e perdonare questo povero scrittore che
ultimamente ha perso un pò l'ispirazione. A presto! (spero).
Salve a tutti i fans di Walter Sullivan e c. vi
ringrazio per la pazienza e scusate il ritardo ecco il nuovo episodio!
Spero che vi piaccia e recensite numerosi! Il nuovo cap. si
avrà il lunedì prossimo. A presto!
L'Ordine colpisce!
Appartamento
302, dopo che Walter era partito con Thomas nel mondo umano per
compiere i
sacramenti, Alessa era rimasta con Lisa e Leon ad aspettarli. Il primo
giorno
era passato nell’ordinario, Alessa non si poteva muovere,
quindi Leon l’aveva
accomodata sul divano e le aveva acceso la televisione… ma
lei si scocciò
subito e decise di leggersi un buon libro. Gli unici libri che
trovò erano
vecchissimi e quasi sbiaditi.
-Accidenti!
Leon, non puoi andare nel mondo umano e vedere se trovi qualche cosa da
leggere?- La richiesta suonava un po’ stupida e infantile.
-Ma
Alessa? Non è un po’ pericoloso? Walter sta
facendo il suo dovere e non abbiamo
diritto di disturbarlo.- Rispose l’infermiera.
Mugolò
un po’ seccata, la “strega”
all’affermazione della bionda. Leon decise di
perquisire l’appartamento dell’assassino di
Ashfield Street. Incominciò dalla
stanza da letto: Nell’armadio vi erano pochi vestiti e
qualche vecchio paia di
scarpe, poi nei comodini vi erano solo il telefono e sopra due lampade
a
incandescenza, il cassetto dell’altro comodino era rotto e
quindi vuoto. Quello
con il telefono conteneva solo vecchi pezzi di carta rossi: erano i
fogli del
rapporto di Joseph, l’inquilino prima di Henry Townshend.
Dopo aver messo i
pezzi di carta sulla scrivania controllò i cassetti della
suddetta. Vuoti. Leon
prese i foglietti e li diede ad Alessa per farli leggere poi si
dedicò allo
sgabuzzino, oltre al buco chiuso non c’era
null’altro che potesse attirare
l’attenzione. Ma decise comunque di provare,
controllò nella scatola semichiusa
e iniziò a svuotarla. Ci stavano poche cose di scarso
valore, ma quello che
vide era un portafoto incredibilmente vecchio e tarlato.
-Ma che
diavolo?- Iniziò a pulire con il pollice della mano lo
strato esterno di
sporcizia che si era accumulata. Era molto difficile da rimuovere
allora decise
di darla a Lisa, lei avrebbe capito come andavano trattate queste cose.
Mise il
portafoto sulla asciugatrice e verificò la mensola, vi erano
delle munizioni e…
sgranò gli occhi il buon Pyramid Head… sulla
mensola vi era un piccone vecchio
e arrugginito, a guardarlo dava il mal di testa.
Batté
le
ciglia più volte e cercò di toglierlo dalla
mensola ma per quando facesse
appello alle sue forze, non si scollava dal legno del mobile.
-Che
strano, è come se facesse parte del suo appartamento.-
Asserì il giovane.
Uscì
dallo sgabuzzino e diede il portafoto alla donna. Lisa lo lavò nel lavello della cucina e dopo
qualche minuto con
il martello e lo scalpello
tolse tutto l’accumulo
di sporcizia. Era una vecchia immagine in bianco e nero e in
più si vedevano
bene i visi delle persone raffigurate… erano due persone, un
uomo e una donna.
-Possono
essere loro?- Si chiese Alessa.
-Loro
chi?- Leon non capì subito ma poi sbiancò.
-I
genitori di Sullivan.- Concluse con un sospiro la ragazza.
Iniziò a studiare il
loro viso… la madre aveva i capelli biondi e il viso era
molto pallido, aveva
gli occhi nocciola, un sorriso sottile e un po’ triste. Il
padre era un uomo
sulla trentina, i lineamenti molto marcati e le labbra carnose. Aveva i
capelli
neri e gli occhi verde scuro. Entrambi erano molto
inquietanti… ogni loro parte
aveva contribuito ad assemblare quel mostro assassino che era Walter
Sullivan.
Non vi era scritto da nessuna parte, il giorno dello scatto e i nomi di
quei
due.Alessa
provò ad rimuovere la
fotografia dal portafoto e riuscendoci trovò un
audiocassetta rossa.
-Che
cos’è questo?- Leon la prese in mano e
notò che non aveva l’etichetta. Si alzò
dalla sedia dove si era seduto prima e inserì la cassetta
nella radiolina sul
mobile vicino alla finestra.
Crrrr…
Il soggetto è stato
sottoposto alla psicoterapia… soggetto Walter
Sullivan… Il processo di
condizionamento sta dando i frutti sperati, usando lo stesso
procedimento sugli
altri bambini creeremo dei perfetti fedeli al culto. Abbiamo fatto come
sempre…
mostrato la fotografia dei suoi genitori e come da programma
… nega di
conoscere la madre… l’appartamento è la
sua vera madre… crrrrggg
Leon
fermò il nastro e si voltò verso Alessa.
-Impressionante
vero?- Commentòil
ragazzo dai
capelli grigi.
Alessa
non disse nulla ma si limitò a mettere la fotografia in
tasca e chiuse gli
occhi per poi addormentarsi.
-Ma tu
guarda! Si addormenta senza preavviso!- Ridacchiò la bionda
e dolcemente le
mise una coperta.
Walter
ancora non era tornato, così Leon decise di lasciare Alessa
a dormire e portare
Lisa con sé per passare qualche ora insieme.Inutile dire che Lisa accettò senza pensarci su
due volte, era da
parecchio che quei due non uscivano insieme.
-Ma
Walter non aveva detto di prenderci cura di Alessa?- Fece notare
l’infermiera.
-Occhio
non vede, cuore non duole.- Rispose a monosillabi il ragazzo
già avviandosi
verso la porta bianca dell’appartamento.
-Aspettami!-
Lisa raggiunse in fretta il giovane e per precauzione lasciò
una lettera ad
Alessa nel caso di cui lei si fosse svegliata.
Un paio
di ore più tardi, Alessa si svegliò non riusciva
ad alzarsi, stava per chiamare
Lisa quando vide sulla coperta la lettera.
-Uhmm…-
Lei aprì, e lesse: -“Cara Alessa siamo a fare la
spesa, torneremo appena
possiamo.”- Lei non disse nulla per assimilare
quell’informazione balzana, poi
urlò:-Ma chi volete prendere in giro?-
-“Idioti!
Non ci sperate che non lo dica a Walter! A
proposito…”-
Alessa
iniziò a pensare a tutti gli avvenimenti trascorsi da quando
lei e Walter si
erano parlati per la prima volta alla Wish House, le lettere che si
erano
scambiati, l’incubo di Silent Hill, l’incontro con
Thomas che cercava vendetta
e la sua ammirazione per quel biondo assassino, il rincontro di lei e
Walter
nell’appartamento 302, la scoperta della rinascita di Claudia
e infine
l’incidente alla gamba. Lei non lo avrebbe mai ammesso
volontariamente ma era
infatuata se non innamorata proprio di quel essere così
freddo e spietato ma
con il cuore di bambino. Walter, per Alessa, rappresentava quella
infanzia che
lei in un certo senso invidiava. Walter era nato senza genitori, di
sicuro
molto meglio che avere una madre che ti picchia ogni giorno e che
dedica il suo
amore per un dio che non esiste e ignorando completamente il suo vero
bene.
Alessa
sorrise un po’ acidamente pensando a sua madre morta da
qualche parte e
dimenticata da tutti.
Walter
era tutto ciò che Alessa indentificava come una creatura
ancora pura e ingenua.
Walter era cresciuto così: non ne aveva colpa, se il mondo
lo considerava un
mostro, sono stati quelli del culto a crescerlo così. Se
Walter fosse cresciuto
come un bambino normale sicuramente sarebbe più felice. Di
questo Alessa ne era
sicura. Buffo, vero? Alessa per la prima volta pensava a qualcun altro,
non a
se stessa e alla sua personale guerra contro l’ordine.
-Walter…
ti amo.- Pronunciò questa parola dal grande significato e
sperò che il biondo
assassino potesse sentirla…
Ma
un’inquietante dubbio le attraversò la
mente… Lei amava Walter ma Walter amava
lei?
Il
dubbio la assalì in modo molto forte e ossessivo che decise
di alzarsi e
cercare di arrivare in camera da letto per impugnare la cornetta del
telefono e
chiamarlo.
Un forte
rumore di passi pesanti si sentì per il corridoio degli
appartamenti di South Ashfield,
erano più di uno… erano uomini vestiti con delle
divise da minatore. L’ordine
l’aveva trovata, non vi era scampo. Alessa, che stava
cercando di alzarsi, si
bloccò sul posto… non poteva muoversi per la
caviglia, non aveva armi per
difendersi e non aveva nessuno che poteva aiutarla. Inerme venne
prelevata e
trascinata come un sacco di patate fuori dall’appartamento
che per lei rappresentava
un rifugio sicuro.
-Walter…
salvami!- Urlò debolmente e uno dell’ordine la
colpì in pancia con un calcio
per farla zittire.
Qualche
ora più tardi tornarono Lisa e Leon, ognuno con la propria
mano nella tasca
dell’altro. Ignari di quello che era accaduto.
-E
allora io…- Lisa non finì di parlare che vide la
porta quasi sfondata, delle
impronte di carbone e fango sul pavimento.
-Ma che
diavolo?!- Leon entrò di fretta e furia sperando che non
fosse troppo tardi, ma
purtroppo di Alessa non c’era traccia.
Leon si
guardò in giro, tutto era in ordine segno che Alessa non
aveva fatto resistenza
e fosse stata catturata dai fanatici. Ma c’era qualcun altro
oltre loro,
qualcuno che apparteneva al Dio Samuel…
-Leon
che è accaduto? Perché sei pallido?- Lisa
notò che il viso del ragazzo si era
fatto molto bianco e sudato.
-Lisa…
vai dentro e non fiatare!- Leon aprì la porta dello
sgabuzzino e spinse la
donna dentro.
Non
ascoltando le urla e le proteste della donna, Leon si
apprestò a ricevere la
sua punizione per l’imprudenza. Un rumore secco e la parete
della cucina crollò
a terra. Leon lo vide… il nuovo esecutore di Silent
Hill… L’uomo nero. Leon non
disse nulla ma cercò almeno di difendersi pur sapendo che
era tutto inutile.
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Thomas
si alzò lentamente dalla sedia dove era stato lasciato dal
suo maestro Walter e
si diresse verso il banco da lavoro del capannone.
“Ora
devo completare io i sacramenti.” Il ragazzo si sentiva
sicuro di quello che
era capace. Prese dalla tavola una motosega circolare. Era pesante e
rumorosa
ma per lui era lo strumento giusto per tagliare, letteralmente, i ponti
con il
suo passato.
Il
ragazzo si lasciò la porta del capannone alle spalle e
proseguì verso quella
stradina che Walter prima attraversò per la prima volta
all’inizio della
storia.
-Sorellona,
sto arrivando.- Il ragazzo fece partire la sua arma e il rombo forte
fece
volare tutti gli uccelli del bosco.
Lui man
mano che avanzava il terreno ai suoi piedi cambiava la conformazione,
dapprima
era terriccio poi divenne sempre più un pavimento bianco ma
scurito dalla
polvere e dalla sporcizia. Aveva camminato nello spazio e ora si
trovava al
penitenziario statale del paese. Ai suoi occhi vi era un lunghissimo
corridoio
e vedeva numerose braccia sporgersi fuori dalle sbarre di ferro.
Sentiva urla,
lamenti, imprecazioni e tanto dolore. Thomas riattivò la
motosega e tutto venne
coperto dal rombo… avanzò verso una delle celle e
al suo interno vide quello
psicopatico e il suo complice che stavano picchiando e, a tratti,
abusando di
un altro detenuto. La porta si aprì e il ragazzo, veloce e
preciso, fece a
pezzi i due detenuti. Le pareti si tinsero di rosso e per terra non
restavano che
brandelli di carne macellata. Thomas fissò
freddamente il detenuto-vittima … era un ragazzino poco
più grande di lui,
aveva il petto rosso e livido, il viso era leggermente sfigurato e
irriconoscibile, insomma non valeva che vivesse. Thomas sapeva bene che
non
poteva assassinare gente che non facesse parte del suo piano.
-Mah…-
Il ragazzo uscì fuori dalla cella e sul pavimento si
formò un buco… largo e
profondo. Lui vi si gettò.
Qualche
tempo dopo, il ragazzo si alzò con molta lentezza, sentiva
di trovarsi nel
corpo di qualcun altro. Con un po’ di volontà e
pazienza cercò di capire dove
si trovasse… un bagno pubblico.
“Ma
che
diavolo?” Il ragazzo si specchiò di fronte a uno
degli specchi, non c’era più
il viso di un ragazzino di undici anni ma di un giovane di 19.
Completamente
disorientato decise di uscire dal bagno e decise di vedere fuori e
fare, così,
mente locale. Si guardò le mani… la motosega
l’aveva persa. Mentre cercava di
capire dove fosse finito, un pezzo di carta gli finì in
faccia, lui se lo tolse
dal viso e stava per buttarlo quando notò che non si
scollava dalla mano, controllò
e vide che vi era scritto qualcosa: ”Diventa
l’ombra di Doriana.”
Che
significa? Il ragazzo gettò via la carta dopo un bel
po’ di sforzi e avanzò
verso una delle panchine che si trovavano di fronte a lui, si sedette su una di esse e
facendo un movimento
con la schiena casuale ciò gli permise di trovare la
prossima mossa da fare… vide
un foglio ripiegato più volte su se
stesso e dalla grandezza di 60x60 cm, sopra vi era scritto una lettera,
la
calligrafia era di Walter Sullivan.
“Caro Thomas, ti
scrivo per augurarti buona
fortuna per il compimento dei vent’uno sacramenti, hai altre dieci,sette,
otto vittime da uccidere. Scegli con attenzione e non commettere
errori,
altrimenti devi pagare una penale e dopo è più
difficile. Vai dalla nipote di
Doriana, che è anche la tua e dici che ti mando io. Lei
è al corrente di tutto,
prenditi anche cura del cane e non destare sospetti al meccanico,
sembra fesso
ma non lo è. Non dimenticarti che dopo ogni omicidio che
compirai, appariranno
delle mani insanguinate sulla parete della camera da letto di Doriana.
In
totale devono essere 10. Questa è la mappa di Fukiyama City,
usala con
saggezza. Fammi vedere che sei il degno erede di Sullivan!”
La lettera
finiva così, Walter di sicuro andava male in matematica.
Comunque, Thomas aprì
la carta e lesse la mappa, c’era un cerchio rosso su una
casa, una freccia e
una scritta: “Qui è la casa di Doriana.”
Thomas
si alzò e dopo aver viaggiato in pullman era arrivato nelle
vicinanze della
casa… o meglio nell’officina di Alvin. Si
guardò in giro, bussò sulla
saracinesca di ferro e aspettò. Dopo un po’
aprì Alvin e si rivolse al
ragazzo:-Come posso aiutarvi?-
-Salve,
sono un disoccupato che cerca lavoro come aiutante
d’officina. Mi basta una
paga ragionevole e l’alloggio. Mi chiamo Roland Douglas.- Si
presentò il
giovane.
–Mi
dispiace, ma abbiamo certi problemi nostri e non ne vogliamo altri.
Tuttavia se
proprio cerca lavoro può andare dal fioraio in fondo alla
strada.- Rispose
sbrigativamente il ragazzo.
-Va
bene, la ringrazio.- Thomas s’insospettì molto,
qualcosa stava succedendo lì.
Thomas
decise di andare dal fioraio per cercare di trovare un punto da dove
potersi dedicarsi
alla sorveglianza di sua sorella.
Aprì la porta a vetri controllata da uno scampanellio. In
quel momento arrivò
il garzone, quello basso e con i capelli militari.
-Buongiorno
e benvenuto, gradisce dei fiori per qualcuno? Prego, scelga.- Il
ragazzo iniziò
subito la sua formula commerciale sorridendo e mostrando le
varietà di fiori.
-No,
veramente… sono qui per cercare lavoro, mi chiamo Roland
Douglas.- Cercando di
sembrare molto cordiale e “sempliciotto” Thomas
entrò subito in confidenza con
il garzone.
-Il
lavoro? Ma certo, lei deve occuparsi della consegna dei pacchi e dei
fiori per
tutto il paese. Ha un mezzo?- Spiegò.
-No.-
Thomas iniziò a pensare che non era una buona idea essere
lì.
-Beh,
puoi usare la nostra bicicletta. Più avanti però
comprati un mezzo tuo. Va
bene?- Propose il bassetto.
-Sì.-
Thomas notò che da una tendina del retrobottega
c’era qualcuno lo spiava, ma
fece finta di nulla e aggiunse:-Quando inizio?-.
-Ora,
vai a Tonned Street e porta questo pacco di fiori alla vedova che abita
nella
palazzina, capirai subito chi è.- Spiegò il
garzone porgendogli un pacco un po’
troppo pesante per esserci solamente dei fiori.
Thomas
legò il pacco sul portapacchi dietro alla bici e
iniziò a pedalare. Nel
frattempo mentre Thomas adempiva al compito, la figura dietro alla
tendina
chiamò il garzone: –Benner… chi era
quel giovane?-
-Signora
Steil, non si preoccupi. È solo un morto di fame che ha
deciso di farci da
corriere.- Rassicurò Benner mentre riordinava alcuni vasi
vuoti.
-Hmmm…
fai attenzione. Non vogliamo avere problemi, se quel ragazzo fa troppe
domande
sai che devi fare.- L’anziana signora si allontanò
dalla tendina.
-Non si
preoccupi.- Benner sorrise.
Ignaro
di quello che stava accadendo Thomas era arrivato alla palazzina di
Tonned
Street, che era come tante solo che all’entrata, sul portone
vi era un fiocco
nero.
-Sarà
morto qualcuno.- Thomas smontò dalla bici e varcò
il portone. Mentre saliva la
scala, inciampò e rotolò giù. Il pacco
con la caduta si aprì rivelando il
contenuto: Una pianta dai petali bianchi e alcuni strani strumenti,
sembravano
quelli della lavorazione della droga.
Thomas
cominciò a capire molte cose… aveva individuato
le prossime vittime.
-Cani
rognosi!- Thomas si alzò con gli occhi fiammeggianti e senza
nemmeno bussare
lasciò il pacco semi aperto davanti alla porta e
tornò subito indietro.
“Sarà
meglio che faccia finta di nulla, poi…” Thomas
durante il viaggio poté calmarsi
per non apparire avventato o nervoso.
Thomas
lasciò la bicicletta al parcheggio sul retro del negozio e
stava per fare il
giro per entrare dall’ingresso ma qualcosa attirò
la sua attenzione… si abbassò
e spiò dalla finestra, qualcosa di molto interessante stava
avvenendo
dall’altra parte. Doriana e la signora Steil stavano parlando
di qualcosa di
molto importante e segreto, visto che Doriana parlava a bassa voce e
con il
fare concitato.
Thomas
si accorse di non essere il solo a spiare… una ragazzina dai
capelli marroni
era di poco affianco a lui ed era così concentrata ad
ascoltare che non si era
accorta di lui.
-Samantha?-
L’ex fantasma la chiamò a bassa voce ma lei si
girò di scatto e gli fece segno
di non fiatare.
Nel
frattanto la signora Steil era seduta vicino a un tavolo che aveva
tutte le
qualifiche per essere un tavolo di chiromanzia con tanto di
carte-tarocchi sparpagliate
sopra.
-Dunque
che cos’è che non va?-La donna che dimostrava di
avere una sessantina di anni
attendeva il motivo dell’improvvisa e inaspettata visita di
Doriana.
-Buon
giorno signora, mi scusi se arrivo in modo così inaspettato
ma ho bisogno di un
vostro consulto.- Doriana era truccata in modo leggero e indossava
vestiti che
non le lasciavano nulla di scoperto.
-Siediti.-
La zingara iniziò a mischiare le carte e dopo un
po’ ne fece tre file di otto
ciascuno in verticale.
Doriana
si accomodò e continuò la sua spiegazione:-Negli
ultimi tempi mi stanno
succedendo cose sempre più strane, per esempio ho incontrato
un ragazzo dai
capelli grigi che sosteneva di essere un poliziotto, ma che era un vero
imbroglione. Le domande che mi ha fatto mi hanno turbata parecchio.-.
-Sai
come si chiamava?- Domandò Steil e mise l’unghia
del mignolo sotto a una carta
rovesciata.
-Leon
Scott Kennedy, però non sono sicura che sia il suo vero
nome.- Replicò Doriana.
-Vediamo
che dice la carta.- Lei con una mossa alzò la carta e
rappresentava un Demone
cristiano.
-Oh…
mio
dio.- Doriana capì che quello non doveva essere un buon
auspicio.
-Scegli
una carta.- La zingara si alzò e prese da un mobile vicino
una candela dal cero
azzurro.
-Ecco la
carta che ho scelto.- Doriana puntò il dito su una carta
qualsiasi.
-Aspetta.-
Steil accese la candela e ella iniziò a emettere un profumo
inebriante.
-Vediamo
la carta.- Steil alzò la carta scelta dalla donna, la figura
era
inequivocabile: Un angelo guardiano.
-Dimmi
un numero. Quanto tempo è passato dall’evento che
ti ha maggiormente colpita? -
La zingara posizionò le due carte scoperte in un punto
separato dalle altre
carte.
-Tre
anni fa.- Doriana, forse per il fumo o per altro impallidì
leggermente.
-Prendi
la terza carta dalla tua sinistra.- La zingara non faceva altro che
impartire
comandi che Doriana eseguiva.
-Fatto.-
Doriana prese la carta ma la mano leggermente rugosa della vecchia le
bloccò il
polso: -Alzala però non guardarla e fammi vedere.-.
Doriana
alzò lentamente e girò la carta con la figura
rivolta verso Steil.
-Lo
immaginavo.- La zingara prese la carta e la rigirò con la
figura in basso:-Ora
non resta che tu scelga l’ultima carta… quella
definitiva.-.
La
sorella di Thomas sudò leggermente per l’ansia.
Scelse l’ultima carta che
rappresentava una donna con il denaro in una mano.
La
zingara mise via le altre carte e posizionò le quattro
più importanti. Erano in
quest’ordine: La negoziatrice, l’angelo guardiano, ildemonio e la carta coperta.
-Allora
vediamo che mostra la carta coperta.- La zingara alzò la
carta e vide… un’anima
in pena.
Nota
dell’autore: per chi lo volesse
sapere= Negoziatrice: Alessa, Angelo Guardiano: Walter Sullivan, Boia
con il
patibolo: Samauel e infine l’anima in pena: Thomas Grady.
-Molto
interessante… tutti i nodi stanno venendo al pettine.-
Annunciò la zingara e
aggiunse:-Puoi solamente attendere l’evolversi degli eventi e
comportarti come
tuo solito.-
Doriana
restò un po’ male, ci sperava che avesse potuto
scoprire qualcosa ma ringraziò
comunque e tornò a casa.
Thomas
era dubbioso e faceva bene… la zingara non lo convinceva.
Una
volta rimasta sola, la vecchia chiamò Benner con
l’aria turbata.
-Comandi,
signora.- L’inserviente arrivò con le mani sporche
di terriccio.
-Dobbiamo
immediatamente comunicare alla centrale dell’Ordineche
c’è qualcuno che sta interferendo con i
nostri scopi e metterli in allerta.- Disse la donna mentre riponeva le
carte.
-Che
è
successo?- Benner divenne serioso.
-Doriana,
quella donna comincia a sospettare qualcosa e in più,
attraverso le carte ho
scoperto che ci sono numerosi omicidi di persone legate alla sua vita.
E noi
saremo i prossimi!- La zingara si guardò in giro
preoccupata, Thomas fece
appena in tempo ad abbassarsi completamente per non farsi vedere.
-Ma non
è possibile! Noi dell’Ordine controlliamo
tutto… anche le entità
soprannaturali!- Benner non sembrava nemmeno sicuro di quello che
affermava.
-Mmmh…
Ad ogni modo, vai a chiamare i superiori.- La zingara si
torturò nervosamente
le mani.
“Accidenti,
devo agire ora!” Non si sa perché ma Thomas
sentiva che Sullivan era in
pericolo. Se avrebbe impedito a quei due di avvisare quelli
dell’Ordine,
chiunque essi siano , avrebbe facilitato qualunque impresa che stava
svolgendo
il biondo.
-Samantha…
non ti muovere da qui!- Thomas si alzò dal nascondiglio e
aprì la porta nel
retro, la fortuna volle che, poggiate sul muro vi fossero delle cesoie
per le
siepi. Erano grandi e leggere.
Thomas
senza alcuna esitazione li prese ed era pronto ad uccidere chiunque si
fosse
messo in mezzo.
Benner
arrivò in quell’istante per chiudere la porta sul
retro e quando vide il
ragazzo si maledisse di non averlo fatto prima.
-Tu…-
Gli mollò un pugno ma il ragazzo fu lesto e con una buona
precisione gli mozzò
il braccio che aveva allungato per sferrare il pugno.
-Nggg…-
Thomas doveva essere veloce, se lui urlava avrebbe avvisato la donna e
i
passanti. Con le lame insanguinate e aperte puntò il collo e
con un colpo secco
gli staccò la testa.
Il
sangue che fuoriusciva dalle ferite gli sporcò il vestito e
buona parte del suo
viso. Stava imparando presto il mestiere. Con gli occhi feroci
iniziò la
ricerca della zingara. La donna stava cercando di fuggire passando per
la
finestra nonostante l’età ma trovò
qualcuno ad attenderla.
-Ferma
megera!- Samantha l’afferrò per lo scialle e
seppur rischiasse di farsi
scoprire iniziò a soffocarla con il pezzo di stoffa.
-Tienila
ferma!- Thomas aveva sentito il trambusto e con le lame delle cesoie
chiuse e
con il cuore traboccante di indifferenza e brutalità la
ferì alla pancia e,
senza fermarsi, continuò ad affondare la lama fino alle ossa.
-E
ora… Fatality!-
Con un ghigno soddisfatto Thomas aprì le cesoie
all’interno del corpo della
vecchia.
I minuti
successivi furono molto veloci per i due. Samantha decise di ospitare
il
ragazzo, il quale non sapeva dove andare né tantomeno le
prossime vittime.
-Dobbiamo
parlare.- Samantha divenne seria e irrequieta.
Thomas
si accomodò sul divano del salotto, cercando di non
sprofondare.
-Ascolta,
Walter mi ha detto tutto e di me puoi fidarti. Sei Thomas Grady, il
fratello
defunto di mia zia, quindi sei anche mio zio.- Iniziò la
ragazza e stringeva
tra le mani un libro molto grosso e pesante.
-Sì,
non
lo nego ma…- -Shhh…- Lei si passò un
dito sulle labbra.
Lei mise
il libro sul tavolo e lo aprì.
-“In
origine, gli uomini non avevano nulla. I loro corpi dolevano e i loro
cuori
contenevano solamente odio. Combattevano senza sosta, ma la morte non
giungeva
mai. Si disperavano, bloccati in questa eterna sofferenza. Un uomo
offrì al
sole un serpente e pregò per la salvezza. Una donna
offrì al sole una saetta e
chiese in cambio la gioia. Provando pietà per la tristezza
che avvolgeva il
mondo, Dio nacque da quelle due persone. Dio creò il tempo e
lo divise in
giorno e notte. Dio tracciò la via per la salvezza e diede
agli uomini la
gioia. E Dio tolse agli uomini il dono dell'eternità. Dio
creò gli esseri
viventi per tenere gli uomini in obbedienza a lei. Il Dio rosso,
Xuchilbara; il
Dio giallo, Lobsel Vith; molti dei e angeli. Infine, Dio
iniziò a creare il
Paradiso, dove bastava entrare per dare agli uomini la
felicità. Ma Dio esaurì
le forze, e crollò a terra. Tutti gli uomini del mondo
piansero per questo
sfortunato evento, finché Dio esalò il suo ultimo
respiro. Essa ritornò
polvere, promettendo il suo ritorno. E così Dio non
è perduto. Dobbiamo pregare
e ricordare la nostra fede. Attendiamo con speranza il giorno in cui la
via del
Paradiso verrà aperta.”- Samantha lesse con molta
fatica e con il timbro sempre
uguale.
-Mmh…
e
allora?- Thomas non riusciva a capire.
-Ahnf…
non capisci? Questo è il culto di Silent Hill.- Samantha
riprese fiato e iniziò
a spiegare:-Thomas, quello che noi faremo… lo facciamo per
Doriana e per noi
stessi.-
-Che
vorresti dire?- Thomas, sinceramente non aveva capito proprio
nulla…
-Doriana
è un membro del culto. Dobbiamo farle aprire gli occhi prima
che sia troppo
tardi!- Samantha chiuse il tomo e sbuffò.
-Cioè
fammi capire, Doriana è un membro di un culto che adorano un
dio pagano e io…
che c’entro?- Thomas si grattò la fronte.
-Idiota!
La persona che ti ha ucciso, è stata Doriana stessa!- La
rivelazione fece
spaventare Thomas.
-Che
diavolo dici?- -È così! Tu dopo che hai scoperto
Doriana con un altro uomo lei
stessa ti ha ucciso annegandoti in una vasca d’acqua
bollente!- Samantha cercò
di non perdere la calma.
-Doriana…
ma come fai a dirlo?- Thomas nonostante la faccia seriosa era
evidentemente
sconvolto.
-Me lo
ha detto Doriana stessa!- Samantha si alzò e decise di
prendere dell’acqua, il
fumo che usciva dalle orecchie del turchino non presagiva nulla di
buono.
-Sono
ancora più confuso di prima…- Thomas si
alzò e uscì dalla casa e
s’incamminò
incurante dei richiami di Samantha con il bicchiere d’acqua
in mano.
-Thomas,
per la miseria! Fermati!- Samantha gli corse dietro cercando di non
rovesciare
il bicchiere.
Thomas
aveva deciso di fere la cosa più rapida e azzardata:
Confrontarsi con la
sorella. Con il passo deciso e lo sguardo truce arrivò
all’officina di Alvin.
-Aspetta…-
Samantha non fece in tempo a bloccare il ragazzo che aveva sfondato la
porta a
mani nude.
-Ma che
succede?- Arrivò Alvin con indosso la sua tuta da meccanico
e non ebbe il tempo
di controllare che venne afferrato con incredibile violenza, forza e
velocità.
Alvin
finì nel bagagliaio di una Ford che doveva riparare, Thomas
bloccò la serratura
con un colpo di martello dopo averlo chiuso.
Il
ragazzo voleva solamente porre fine alla sua pena, non importava come.
Arrivò
dove si trovava Doriana e la incontrò seduta sul suo letto e
in mano aveva la
fotografia di Thomas di quando era bambino.
-C-chi
sei?- Doriana si stava per alzarsi ma il braccio di Thomas la
bloccò dove
stava.
-Tu mi
hai ucciso?- Chiese senza mezzi termini.
-Di che
stai parlando?- Ovviamente lei non poteva sapere di trovarsi di fronte
alla
versione adulta del suo fratello ucciso.
-Io sono
Thomas! Dimmi la verità!- Il ragazzo si dimostrò
impaziente… e arrabbiato.
-Che
diavolo sta dicendo? Mio fratello è morto tre anni fa! Non
puoi essere tu!-
Doriana si avvicinò indispettita allo sconosciuto e con le
mani indicava che
doveva andarsene via.
Thomas
comunque non demorse ma agitò il martello che prima aveva
usato per bloccare il
cofano posteriore dell’auto.
-Thomas,
accidenti!- Samantha fece appena in tempo a bloccare lo zio prima che
combinasse qualche guaio.
D’improvviso
avvenne un fatto inaspettato… dalla finestra
dell’officina sbucarono alcune
ombre, ombre somiglianti a dei minatori.
-Prendete
Doriana e quel ragazzo, presto!- Disse uno di quegli uomini.
Con dei
fucili spararono dei veloci e precisi colpi narcotizzanti che colpirono
la
donna, il ragazzo e la ragazza. Gli uomini senza volto e senza
coscienza
entrarono e a due presero i corpi e li trasportarono via, lasciando
solamente
Samantha a terra.
Luce,
nient’altro che luce… forte, accecante e calda.
Walter
non vedeva altro che questa materia, non vi era punto di rifermento,
una
sensazione d’infinito e di non ritorno, i suoi occhi verdi e
opachi non
riuscivano a dare un’informazione di profondità da
comunicare al cervello.
Poteva essere un’illusione o cosa? Walter non sapeva nemmeno
in che posizione
fosse o che stava assumendo.
-Sono
morto?- Il biondo non trovava altra spiegazione
possibile…
Si
guardò le mani e notò che erano
incorporei… uno spettro.
-Non
c’è dubbio, sono morto e questo è il
mio inferno
personale.- L’animo di Walter calò nella
disperazione più nera, era morto
invano e senza avere la possibilità anche sfuggente di
rivedere Alessa.
-Mi
sa che la sua esperienza di premorte dev’essere
più
disturbante e paranoica del previsto.- Una voce squarciò il
silenzio.
-Hai
ragione, in più la sua morte è ancora
lontana…-
Un’altra voce diversa dal primo.
-Chi
è?- Walter alzò la testa cercando di capire da
dove
provenissero quelle voci. Ma non vide nessuno.
“Me
li sarò immaginate, sono solo qui.” Walter si
sedette in
mezzo al vuoto o almeno ci provava e decise di ignorare quelle voci.
-Ehi,
avete visto? Il biondo pensa che non esistiamo e che
siamo solo voci.- Un’altra voce ancora ruppe il silenzio.
-Beh,
che ne dite se ci facciamo vedere? Altrimenti Walter
uscirà di senno.- Era la seconda voce che parlava.
-Spegniamo
la luce.- La prima voce disse questo.
Un
rumore molto forte, come un oggetto elettronico che
veniva attivato, attirò l’attenzione del biondo
assassino.
Si
accorse di trovarsi in mezzo a degli strumenti
elettronici del futuro con tanto di lucine lampeggianti e che
emettevano sibili
continui.
Walter
si concentrò soprattutto sui tre che gli stavano
davanti: erano bassini con il cranio sproporzionato rispetto al
corpicino che
era tozzo, con le braccia lunghe e tre dita per mano. I tre esserini lo
fissavano con i loro occhi neri e incredibilmente grandi. Erano di
pelle
grigia.
-Benvenuto
terrestre.- Disse uno di loro.
-Dopo
Harry, James, Alex e Elle, tu sei il quinto che
preleviamo.- Disse un altro.
-Mio
dio… questi sono i Grigi!- Walter non riusciva a capire
nulla.
-Non
spaventarti terreste. Non abbiamo intenzioni ostili.-
Disse il terzo.
-Che
volete da me?- Walter ormai era all’orlo di una crisi
di nervi.
-Abbiamo
un regalo per te… visto che sei l’unico che non ci
hai incontrato nella tua prima avventura.- L’alieno porse al
biondo una pistola
giocattolo.
-E
che me ne faccio?- Walter prese la pistola dalle mani
dell’alieno.
-Completa
la tua missione entro sei ore. Poi bombarderemo
tutto.- Rispose uno dei tre.
-Che
cosa?!- Walter non poté ricevere risposta che
l’alieno
che gli aveva dato la pistola attivò un macchinario.
Walter
si sentì il corpo allungarsi, comprimersi e infine un
terribile mal di testa.
-Sveglia!-
Un uomo incappucciato gli gettò in faccia un
secchio d’acqua gelida.
-Che
diamine?- Walter si svegliò di colpo e si guardò
in
giro… era legato a una sedia da barbiere con dei lacci che
gli bloccavano le
braccia e le gambe.
“È
stato tutto un sogno?” Si chiese il biondo riferendosi
all’esperienza
di poco prima.
-Ben
svegliato traditore!- L’uomo incappucciato aggredì
verbalmente il biondo.
-Che
è successo? Dove sono?- Walter fissò
l’uomo misterioso
con odio.
-Tsk…
ottuso eri e ottuso sei rimasto!- La voce suonava
quello di un uomo anziano.
-Alessa?
Dov’è Alessa? E… dove sono gli altri?!-
Walter si
preoccupava per i suoi compari.
-È ben strano che ti preoccupi degli
altri che per te stesso.-
Commentò il signore.
Walter non disse nulla.
-Ti rifiuti di parlare? Bene, parlo io…
innanzitutto mi presento,
sono Ferdinand Wilde. E presumo che il mio nome non ti dice nulla ma
permettimi
di spiegarti anzi considerala una confessione. Molti anni fa ero un
giovane
bello e aitante con un debole per le minorenni. Infatti mi piaceva
stare con
delle ragazzine che avevano più o meno 14 o 16 anni e
abusarle. Poi tre anni fa
decisi di fare uno strappo alla regola e iniziai a frequentare una
donna…-
-Doriana…- Walter sospirò.
-Esatto! Una lusinga qui, un complimento
là e poi una carezza qui,
un bacio sfuggente lì ero prossimo ad avere un rapporto
completo con quella
donna. Peccato che lei avesse lasciato la porta aperta! Quello stupido
moccioso
mi sembrava una vera furia! Venni cacciato in malo modo e con diverse
contusioni alla schiena per le diverse padellate ricevute dal
ragazzino.-
“Ben
ti sta…” Walter sorrise debolmente immaginandosi
la
scena.
-Ridi,
ridi pure! Doriana era una donna molto psicolabile e
non ci volle nulla a convincerla con delle promesse e con delle minacce
velate ad
uccidere il moccioso e puoi immaginare la mia soddisfazione quando seppi che Doriana che
tanto amava il
fratellino lo aveva fatto con le sue stesse mani. Ridi adesso, ridi
liberamente!-
-Sei
un verme...- Walter non poteva proprio immaginare che
la mente di quelli dell’ordine potesse arrivare fino a tanto!
-Ah
sì? E tu che mi dici? In questa stanza non vedo santi.-
Ghignò il tizio.
-Io
non ho le tue stesse colpe… io almeno ammetto di aver
ucciso e soprattutto non spingo gli altri a uccidere.- Walter
alzò la testa e
la lasciò cadere sul poggiatesta.
-Ah
sarai contento allora che fra non molto uccideremo la
tua puttanella e la sua copia!- Ferdinand si riferiva ad Alessa e
Heather.
-Non
toccarle!- Walter si fece serio, avrebbe preferito che
uccidessero lui e non loro due.
-Tsk,
non ci credo. Il grande Walter Sullivan, il bambino
prodigio, l’assassino dei vent’uno sacramenti si
preoccupa di due puttane? Mi
deludi!- Lo schernì l’incappucciato.
Era
troppo! Walter con incredibile forza iniziò asforzare le
sue braccia per spezzare i legacci e ci riuscì. Ferdinand
non restò a guardare
ma prese una grossa e pesante mannaia, la stessa che usava Pyramid Head
e la
sollevò in aria per poi cercare di colpire la testa del
biondo con un fendente
netto. Ma il biondo aveva fatto in tempo a bloccare la lama a mani
unite e ora
si stava sforzando per spingere la lama dall’altra
parte… ma visto che era impossibile
fare una cosa simile, Walter adottò una tattica diversa: la
lama cambiò
direzione e cadde sul pavimento.
-Non
è possibile!- L’incappucciato cadde a terra per la
sorpresa, Walter si alzò dalla sedia e con un ghigno
rabbioso afferrò la lama
pesante e la sollevò con incredibile leggerezza.
-Muori!-
Con un colpo netto gli mozzò la testa e infilzò
la
lama nel torace.
Sudato
per l’emozione e lo sforzo si voltò verso lo
specchio… si vide.
-Leon…
grazie.- Per una frazione di un minuto il riflesso di
Walter si mutò in Leon.
Gli
sorrideva… Walter s’allontanò dallo
specchio e decise di
esplorare i sotterranei di Silent Hill. Prima di lasciare la stanza
dove era
imprigionato, controllò sul tavolo e vi trovò la
pistola giocattolo che Walter
aveva visto in sogno.
-Forse
non era un sogno…- Walter prese la pistola e per
verificare il suo funzionamento la puntò sul cadavere del
membro ucciso poco
prima. Dalla pistola uscì un raggio che aveva un effetto
devastante: un buco
dalla circonferenza di una palla di cannone era presente al posto della
testa.
-Cavoli!-
Walter sorrise soddisfatto. Con molta sicurezza
aprì la porta pronto a uccidere.
----
Nel
frattempo Alessa con molta fatica si
riprese dalla botta ricevuta. Aprì gli occhi e vedeva solo
una luce circolare e
alcuni strumenti chirurgici, messi in ordine da qualcuno, su un tavolo
poco
distante da lei.
-Walter…
dove sei? Che cosa sta succedendo?- Alessa non
riusciva a muoversi ma si accorse di trovarsi su una barella
d’ospedale, la
luce della lampada l’accecava molto.
Poco
dopo arrivarono alcuni uomini in divisa medica e uno di
loro spingeva una sedia a rotelle e sopra di esso vi era il corpo di
Heather
Mason, svenuta e legato con dei lacci.
-Iniziamo
l’operazione…- Disse uno di loro.
-Sissignore.-
Rispose un altro andando a prendere una
barella simile a quella d’Alessa.
Su
quella vi adagiarono e legarono il corpo di Heather
Mason.
“Che
diavolo hanno, in mente, di fare?!” Alessa cercò
di
alzare la testa ma due mani coperte di guanti bianchi la tenne ferma e
le
misero in testa un casco con dei pezzi di ferro ai lati.
-Prova…-
Uno di quei dottori attivò un macchinario per
l’elettroshock che emise un ronzio molto forte. Il dottore
passò all’altro un
paio di barre elettriche.
-Potenza
minima…- Una scarica elettrica colpì la testa
della
ragazzina. Lo stesso avvenne anche per Heather.
-Non
basta… aumentate la potenza.- Un’altra scarica
ancora
più forte paralizzò il corpo delle ragazze.
-AAAAAAAAAAAAAhhhh!-
Urlarono in coro le due ragazze.
-Uhmm…
ci vuole ancora più potenza non riusciamo a
sincronizzare le menti di Heather e Alessa.- Borbottò il
dottore.
Stava
per ordinare di aumentare la potenza ma… sentì
bussare
alla porta.
-E
ora chi è? Vai ad aprire.- Il dottore si rivolse a quello
che teneva la testa ferma ad Alessa.
Il
dottore lasciò la presa e si avvicinò alla porta
e con
due giri di chiave la aprì.
-Che
succed… Ahh!- Il dottore non ebbe terminato di
completare la frase che un proiettile di fucile lo centrò in
fronte.
Gli
altri due presero gli strumenti da taglio per attaccare
l’intruso, ma vennero uccisi da altri colpi di B.A.R
(Browning Automatic Rifle)
sparati con una certa precisione al
torace e all’addome e così i due dottori caddero a
terra morti.
Il
misterioso
tiratore era vestito con una tuta da minatore ma non era uno di loro.
Non era
un nemico. Sparò un altro colpo questa volta diretto al
macchinario e lo
spense. Cacciò dalla cintura un coltello da caccia e con
esso tagliò i lacci
che tenevano imprigionate le due ragazze.
-Grazie…
chiunque tu sia.- Disse Heather massaggiandosi i
polsi e scendendo dalla barella.
-Heather?!
Ma non mi riconosci?- La voce del misterioso
salvatore era sorpresa ma poi comprese che con la maschera era
impossibile che
lo riconoscessero.
-Cosa?!
TU!- Heather si trovò faccia a faccia con Padre
Vincent. Lei gli regalò un caloroso abbraccio senza
risparmiarsi.
-Heather?
Allora aveva ragione Walter, sei viva!- Il
sacerdote ricambiò l’abbraccio. Erano anni che non
si vedevano.
-Ma
com’è possibile? Claudia ti aveva
ucciso…- Heather a
tratti, piangeva dalla gioia.
-Beh,
è un po’ complicato da spiegare. Ma posso dirti
che
non abbiamo tempo da perdere, dobbiamo ritrovare Walter e gli altri. Io
mi sono
intrufolato tra le file degli adepti e quando ho scoperto che vi
avevano
catturati sono intervenuto al momento buono. Andiamocene di
qui… il mio
tradimento non passerà inosservato.- Spronò
Smith.
Alessa
non disse nulla ma seguì i due per i corridoi del
covo, che era molto più grande di quello che
sembrava… e in più non
dimentichiamoci che anche questo luogo è stato infettato da
Samuel.
Si
fecero largo tra i nemici che tentarono di fermarli e,
quando arrivarono ad un corridoio, quello che videro fu un fatto
imprevisto…
non si aspettavano che l’influenza negativa di Silent Hill
era già penetrata
nel luogo… videro cadaveri dei membri dell’ordine
animarsi e attaccare gli
altri compresi i tre fuggiaschi.
(Non
sapevo che mostri mettere, mi si perdoni l’abuso degli
zombi n. d. Autore)
La
situazione era più difficile… come uccidere
qualcosa che
era già morto? Gli zombi affamati puntarono sui tre e
avanzavano quasi
zoppicando con le mani proteste in avanti e la testa reclinata a una
parte. Un
classico insomma.
Ma
qualche minuto dopo si sentirono degli spari seguiti
anche da passi ritmici, gli zombi che stavano dietro vennero abbattuti
in pochi
secondi… pezzi di interiora volavano ovunque, gambe senza
torso inginocchiarsi
a terra; quegli che avevano solo perso le gambe strisciavano al suolo
con
l’astilo delle braccia ma venivano subito terminati con dei
colpi in piena
fronte. Come un automa avanzava Walter Sullivan con gli occhi puntati
in avanti
e con la pistola laser stretta con entrambe le mani. In poco tempo
aveva fatto
una strage. Puntò d’improvviso la pistola ad
Alessa e sembrava che volesse
spararle.
-Stai
giù!- Urlò il biondo, tale che la
“strega” si tuffò a
terra senza preoccuparsi del sangue che bagnava il pavimento.
Un
colpo venne sparato al braccio di uno zombi armato di
ascia e poi finito con un proiettile dalla potenza di un fucile
anticarro.
-Impressionante!-
Commentò Vincent vedendo il braccio dell’
adepto “zombizzato” disintegrarsi in seguito al
colpo.
Walter
senza dire nulla si caricò Alessa sulle spalle e
avanzò senza curarsi degli altri due.
-Walter,
tutto bene?- Domandò il prete.
-No…-
Rispose il biondo.
-È
per Alessa?- Chiese Heather.
-No…-
Replicò Sullivan.
-E
allora perché sei così musone? Sai…
sono contenta di
rivederti.- Disse Alessa che non si muoveva dalla spalla del biondo.
-Alessa…
se puoi, dimenticami.- Rispose a monosillabi.
-Che
diavolo dici? Che fine hanno fatto Leon e Lisa?- Alessa
stava innervosendosi
per la scarsa
attenzione ricevuta dal ragazzo.
-Sono
morti.- Con una voce tombale Walter rispose alla
domanda.
-Mio
dio…- Alessa si zittì subito, era chiaro
perché Walter
fosse più freddo del solito.
Avanzarono
un altro poco e si trovarono di fronte a una grata
di ferro che ostruiva il passaggio.
-Mmh…
è iniziato.- Disse il biondo con l’aria ancor
più
mesta…
-Cosa?-
Dissero in coro i tre… una sirena si sentì per
tutta
la zona e l’ambiente iniziò a mutare…
L’Otherword iniziava a manifestarsi, al
posto della grata apparve una porta di ferro che si apriva tramite
boccaporto.
-Ascoltami
Vincent, prendi con te le ragazze e tornatene nel
mondo umano.- La voce suonava come un ordine.
-Tu
che farai?- Vincent sentiva che non si sarebbero rivisti
più… ma rispettava la scelta del biondo.
-Lo
sai.- Walter fece scendere dalla spalla la “strega”
e
iniziò a prendere una strada diversa dalle altre.
-Walter…
stupido!- Alessa cercò con tuttii suoi sforzi di non allontanare il biondo e
lo faceva in modo infantile… stringendo con le mani la
giacca azzurra come un
bambino che non voleva che sua madre s’allontanasse dopo
averlo lasciato a
scuola.
-Alessa…
grazie.- Il biondo prese con la mano destra il
mento della ragazza e per la prima volta le loro labbra si unirono in
un bacio
sincero e unico.
Senza
aggiungere null’altro, Walter
l’allontanò con la mano
e fece un cenno al prete di non farle fare pazzie. Alessa non fece
nulla ma
pianse in silenzio. Vincent cercò di consolarla come meglio
poteva mentre il
biondo si allontanò da loro.
Walter
finì a sua insaputa in un intricato labirinto fatto
di corridoi e scale. Per superarlo doveva seguire il rumore delle
ventole.
-Il
rumore è più forte… sono prossimo.-
Walter vide di
fronte a sé un passaggio che era bloccato da strani ammassi
di organico
pulsante che sembravano esplodere da un momento all’altro.
Puntò
la pistola e sparò un colpo… la massa si contorse
e
poi esplose con un forte rilascio di una sostanza viscida e acida. Per
poco il
biondo non si rovinò gli abiti.
-Accidenti…-
Borbottò il biondo allontanandosi leggermente.
Il pezzo di strada davanti a lui franò.
-Dannazione!-
Con uno sforzo incredibile spiccò un balzo in
avanti e riuscì ad attraversare la massa organica che
componeva la porta,
rotolandosi avanti per qualche centimetro.
-Hannf…
haanf…- Ansimò un po’ e si accorse che
la sua giacca
si stava consumando per via dell’acido.
Se
lo strappò di dosso e lo gettò via con stizza. Il
peggio
era che aveva perso la pistola durante il balzo. Il rumore delle
ventole era
nettamente più forte e si poteva sentire molto bene. Il suo
viaggio era quasi
alla fine…
“Dove
porteranno queste doppie ante?” Davanti a sé vide
due
porte di ferro con un piccolo vetro squadrato per ogni anta.
Cercò di vedere
oltre attraverso il vetro ma erano troppo opachi.
Stava
per spingere ma un dubbio lo assalì.
“E
se quello che vedo non dovesse piacermi?” Si fermò
come
impaurito… -Tsk… siamo arrivati fin qui, non
posso fermarmi ora!-
Con
una pedata aprì le doppie porte e davanti a sé
vide una
gabbia d’acciaio sospesa a mezz’aria con un gancio
di ferro attaccato al
soffitto.
-Perché?
Perché Walter… che ti ho fatto?- Walter
osservò
quello che ospitava la gabbia: era una donna…
-Doriana…-
Walter come suo solito non mostrò alcuna
compassione, ma si limitò a fissarla mentre si graffiava e
si scarnava il
corpo.
Era
al limite dell’umano… lei era agonizzante e non
desiderava altro che trovare una pace irraggiungibile e inesistente.
-Chi
è la causa del suo mal pianga sé stesso.- Non
poté dire
che questo.
-Walter!!
Maledetto tu e chi ti ha generato! Tu… dagli occhi
di cane ma dal cuore di cervo[1]!-
Doriana era irriconoscibile… si era strappata gli occhi e si
era rotta la
lingua a morsi… ma continuava a proferire maledizioni a non
finire.
-Brucia
nell’inferno e riposa in pace.- Disse solo questo il
biondo senza muovere ciglio.
Sapeva
che era inutile parlare con lei… era completamente
pazza.
Ignorandola
semplicemente, Walter stava per avanzare… ma
sentì un rumore.
-Thomas…
ti avevo avvisato.- Walter si voltò verso una
figura arcinota e aggiunse:-Mh… sei una nuova forma
d’esecutore? O è ciò che tu
provi verso di me? Odio? Rabbia? Tradimento? Inganno? Non lo so.-
Quello
che gli andava incontro era ciò che rimaneva di
Thomas o meglio, la forma oscura potenziata da Samuel…
-Mi
rivolgo alla forma umana di Thomas… sono fiero di te.-
Disse solo questo mentre la figura accorciava le distanze.
Walter
poté vedere meglio… indossava una specie
d’armature a
scaglie, alla testa portava la maschera di Pyramid Head e impugnava una
falce
da esecuzione.
-Thomas…
non hai voluto ascoltarmi… e ora ne paghi le
conseguenze. Fare un patto con un diavolo vale offrirsi senza ricevere
nulla in
cambio. Guarda me… io ne sono l’esempio
più comune. Ho ucciso 21 persone in
cambio di che? Non ho può riavuto mia madre, non ho
più una vita e fra poco
perderò anche Alessa.-
Ignorandolo
riprese a leggere:-“La polizia è andata a
visitare la tomba dell’assassino, il corpo non è
stato trovato. Il caso Walter
Sullivan è stato riaperto.”- Concluse la lettura e
alzò lo sguardo verso il
ragazzo.
-C’è
qualcos’altro che mi devi dire?- Walter non era molto
lusingato di avere un estimatore, anzi.
-Sì…
beh, quando sono morto, ho fatto un patto con
l’entità
di Silent Hill e lei mi ha assegnato te.- Spiegò il
ragazzino.
-Umpf…
hai la minima idea di ciò che hai fatto? Sarai
peccatore anche tu… io sono solo l’esecutore.-
Walter non nascose il suo
sguardo di rimprovero.
-Appunto,
non m’importa che mi succederà, mi basta sapere
che la mia morte prematura non sia stata vana.- Il ragazzo si
alzò con aria
seria e decisa.
-Io,
proprio non li capisco… - Mormorò il biondo,
restituì
il foglio a Thomas e si alzò dalla tomba.
-Allora
Walter? Mi aiuterai?- Il ragazzo strinse le mani
ossute del biondo, nelle sue.
-Umm…
ho già un’idea.- Walter fece un piccolo sorriso
sinistro.
*Fine
Flashback*
Walter
sospirò e stava per prendere un bastone di ferro per
lottare contro il suo stesso discepolo.
-Non
importa come andrà, sappilo… mi hai reso
orgoglioso di
te.- Walter sorrise e impugnò l’arma.
Thomas
dall’interno della maschera sorrise…
Iniziò
con una schioccata che venne schivata con una
capriola che permise al biondo di trovare subito un angolo libero dove
colpire.
-Mh…
ti ho colpito ma non sembra che ne abbia risentito.-
Commentò il biondo mentre s’allontanò.
Thomas
emise un piccolo ruggito e si preparò a un nuovo
attacco, ma qualcosa li interruppe subito… uno dei muri
crollò sotto i colpi di
un possente maglio di ferro. Quello era il boogeyman.
-Che
diavolo?- Walter s’allontanò e si
preparò ad
affrontarlo, ma Thomas alzò il braccio come a fermare il
biondo e…
-Vuoi
che vada attraverso il buco creato da lui?- Walter
ricevette la risposta affermativa dal gigante.
Walter
aspettò che il Pyramid head attirasse l’attenzione
su
di sé e poi quando i due giganti iniziarono a lottare si
tuffò nel buco.
“Maledetto!
Vendicherò Leon!” “Fatti sotto,
pivello!” I due
giganti si gettarono in un possente testa a testa. Doriana, nel
frattempo,
rischiò di morire per le forte ondate d’urto che i
due colossi causavano mentre
si scambiavano i colpi.
Walter
nel frattempo era finito in una riproduzione in scala
reale di una Silent Hill nebbiosa o era fuori? Questo non lo possiamo
stabilire, ma possiamo dire che i pericoli non erano finiti…
infatti un
misterioso buco nero iniziò a risucchiare ogni cosa compreso
Walter…
-Non
mi faccio aspirare per nessun motivo!- Iniziò a
correre, visto che per vivere a Silent Hill bisognava essere dei
corridoi
professionisti.
La
corsa era molto lunga e non priva d’ostacoli ma che il
biondo seppe usare a proprio vantaggio, infatti gettando a terra gli
oggettiil buco
impiegava più tempo ad
aspirarli. La corsa durò ancora parecchio finché
non vide che la strada s’interrompeva
bruscamente, forse per la fretta o per disattenzione, Walter vi si
gettò.
-Dannaaaaaaziiiiooonneeeee!!!-
Un urlo e poi il silenzio. Il
buco aspiratore era sparito.
Qualche
periodo di tempo dopo… Walter sentiva le ventole che
continuamente ronzavano. Era a pancia in giù sul suolo. Con
grande fatica si
alzò con un gemito di dolore.
-Dove
sono?- Walter non vedeva altro che uno strano
triangolo volteggiare in aria, lui lo sfiorò.
Un
lampo forte e si trovò crocifisso sul pavimento: aveva
alle braccia delle catene che lo fissavano al legno della croce.
-Uh…
è questa la fine?- Walter non
aveva finito di pronunciare quelle parole
che la croce si eresse in alto e potette vedere… un campo
tinto di rosso e
strane creature nere lo circondavano.
-Questo
è l’inferno?- Walter si sforzava a respirare e a
spostare il peso del corpo sulle sue braccia per non cadere. I muscoli
erano
tesi allo spasmo per reggere il corpo… Walter non riusciva a
capire ma aveva
sentito che qualcuno aveva nel passato già affrontato una
realtà simile alla
sua ma ben più dolorosa.
-Sì.-
A rispondergli era stato una creatura… Samuel. Egli
era puro spirito e gli parlava come un’eco.
-Cosa
vuoi per lei?- Walter voleva chiudere i conti con il
demone di Silent Hill.
-Voglio
tutto il tuo sangue e la tua anima.- La richiesta
era atroce… Walter avrebbe dato se stesso per la persona che
amava.
-Così
sia.- Walter chiuse gli occhi e le labbra si
socchiusero in un piccolo sorriso innocente, il sorriso di un bambino.
Nel
frattempo Alessa era giunta insieme agli altri
nell’autostrada dove lo avrebbe portata a via da
quell’inferno.
In
quel momento il suo cuore aumentò i battiti e la sua
mente passò a Walter Sullivan…
-NOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!!-
Lei aveva capito… Walter lo
aveva fatto per lei… per Leon, Thomas. Per Silent Hill.
In
quel preciso momento Vincent vide delle luci che si
avvicinavano e dopo un po’ vide un enorme camion. Si
fermò in prossimità dei
ragazzi, una voce calda e gentile si fece sentire:-Avete bisogno di un
passaggio?-
-Grazie!-
Heather e Vincent salirono.
-Benvenuti
nel mio camion, sono Travis Grady e sono diretto
a Portland, vi porto lì?- Disse un uomo con una barba curata
anche se, in
alcuni punti eraun
po’ grigia, con un
capello da camionista e infine una giacca antivento gialla.
-Travis?!
È il cielo che vi manda!- Disse Heather mettendosi
comoda.
-Ma
non eravate in tre?- Fece notare d’improvviso il
camionista.
-Alessa!-
Vincent gettò uno sguardo in strada ma non vide
nessuno.
-Non
preoccuparti, sta bene.- Disse Heather (che, non
dimentichiamo, ha un legame con Alessa.)
-Okay,
mi fido.- Vincent sospirò e si addormentò.
Qualche
minuto dopo.
-Mmh…
si sono addormentati.- Travis li osservò mentre
Heather teneva la testa sulla spalla di Vincent e lui con la testa
reclinata da
una parte. Il cullare della strada e del camion allietava il loro sonno.
Alessa
invece non riusciva a capire che cosa era successo…
si trovava in mezzo alla strada di Silent Hill e ciò che
vedeva non era
normale.
Vedeva
scena di vita quotidiana, vedeva uomini andare al
lavoro, donne che portavano i loro bambini a scuola e come sfondo a
tutto
questo vi era un sole luminoso e splendente.
-Alessa…-
Una voce la stava chiamando.
-Walter…
dove sei?- Alessa seguì la voce e si trovò al
lago
di Toluca.. vide un battello approdare al pontile. Si poteva vedere il
nome
sulla fiancata: Little Baroness.
-Ma
che è successo?- Alessa era molto sconcertata, non poteva
essere possibile.
-Perché
non è possibile?- Alessa vide in mezzo ad alcune
piante il viso sorridente di Walter anche se, intorno a lui, tutto
appariva cupo.
-Walter,
sei vivo!- Le lacrime le solcarono le guance.
-No,
non sono vivo. È Silent Hill ad essere viva.- Walter la
fissava senza mai spegnere quel sorriso.
-Cos’hai
fatto?- Alessa fremeva dalla voglia di
abbracciarlo.
-Sono
riuscito dove nessuno si era mai avvicinato… ho
cancellato la maledizione di Silent hill. Piano piano questa
diventerà una
città come le altre.- Walter sapeva che così
facendo si sarebbe allontanato in
maniera definitiva da lei.
-Alessa…
dimenticami.- Dopo pronunciato quelle parole
scomparve.
Questo
era il sacrificio di un semplice essere umano che,
nei limiti imposti dalla divinità, era arrivato oltre.
Alessa
chiuse gli occhi e pianse… versò lacrime amare.
Sette
anni dopo…
-E
Gesù disse… chi è senza peccato scagli
la prima pietra e
vedendo che nessuno lo faceva…- Vincent in tonaca predicava
nella nuova chiesa
rinnovata su quella pagana dell’ordine.
Si
sentì la campanella suonare.
-Oh,
è già mezzo giorno. Continueremo
un’altra volta.-
Reverendo Vincent chiuse il tomo del Nuovo testamento,
pronunciò la frase di
congedo, aspettò che tutti si allontanassero e poi
uscì anche lui (in abiti
civili) e ad attenderlo fuori dalla chiesa c’era una Heather
molto più matura e
prosperosa di quando era diciassettenne.
-Ciao
tesoro!- Vincent s’avvicinò a lei senza perdere
l’occasione
di fare allusioni un po’ imbarazzanti alla
prosperità di quel seno così
fiorente.
-Smettila
di fare lo sciocco… sei un reverendo!- Heather lo
calmò subito.
-Sì,
scusami ma mi è venuto naturale. Come va a scuola?-
-Al
Midwhich School? Beh, i miei alunni stanno sempre
attenti. È strano perché insegno matematica.-
-Chissà
perché.- Rispose Vincent mentre fissava la quarta di
seno di Heather.
Da
un’altra parte al cimitero di Silent hill una donna dai
capelli neri e gli occhi del medesimo colore pregava sulla tomba che
riportava
sulla lapide un nome: Walter Sullivan.
Dopo
qualche minuto si alzò e sentì tuonare,
aprì l’ombrello
che aveva portato con sé per le eventualità
simili e ritornò in macchina dove
alla guida c’era un uomo di una trentina.
-Come
sempre… hai pregato per lui?- Disse l’uomo.
-Sì,
lo sai perché.- Rispose Alessa.
-Va
bene, torniamo a casa, fra non molto pioverà.-
L’uomo
accese il motore e iniziò a sfrecciare per le vie di Silent
Hill. Passarono per
una piazza ed alla donna sembrò di vedere su una delle
panchine un uomo biondo
e con indosso un cappottone che la guardava tenendo i gomiti sulle
ginocchia e
la schiena curva. Sorrideva.
Alessa
sorrise… anche se non era sicura di se quello che
aveva visto fosse proprio lui.
A
Fukiyama City, un ragazzo stava chiudendo la sua officina
e poco dopo una ragazza lo raggiunse di corsa.
-Alvin!
Hai finito?- Samantha arrivò con indosso una giacca
antivento fucsia e un jeans con delle scarpe da ginnastica.
-Sì,
Sam… dove andiamo oggi?- Il ragazzo si pulì le
mani
sporche di olio con un asciugamano che aveva poggiato alla spalla.
-Beh,
possiamo andare a trovare la zia e lo zio.- Samantha
stringeva a una mano dei crisantemi appena colti.
-Li
hai presi nel tuo negozio?-Chiese
il ragazzo.
-Già!-
Si presero per mano e come si poteva evincere
dallo sguardo non erano più parenti
ma coetanei.
Una
luce brillava lassù nel cielo tinto di nero e non era
una stella ma un oggetto volante non identificato.
Un
tizio incappucciato camminò per una stanza ovale e
andò
incontro a un uomo dai capelli biondi e gli occhi verdi. Con la mano
accarezzava Yumie e lo sguardo era rivolto all’infuori
dell’oblò
dell’astronave.
-Rimpianti?-
Chiese.
-Nessuno.-
Walter si voltò verso l’uomo che si
levò il
cappuccio.
-Mi
fa piacere, ancora non ti abbiamo ringraziato per aver
collaborato a disinfettare la città.- Disse l’uomo.
-Dovevo
farlo… per i miei amici e per lei.- Walter sorrise e
s’alzò dalla sedia. Con il passo leggero
uscì dalla stanza seguito dal cane.
-Ah…
Alex?- Walter si voltò e fissò
quell’uomo.
-Sì?-
-Ellie ha preparato il pranzo?- -Sì, aspettiamo solo
te.- Walter dopo la risposta si mise le mani nei capelli e con lo
stomaco che
borbottava si diresse verso la cucina.
-Che
ne dici Mira?- Alex si rivolse a un cane di razza
giapponese dal pelo giallo.
-Woof,
wooof.- Un cane con le cuffie alle orecchie abbaiò.
-Sono
d’accordo con te.- Alex sorrise e si diresse anche lui
in cucina, se era come pensa, Walter aveva già chiesto il
bis.
Fine.
[1]
È la
stessa frase che disse Achille ad Agamennone durante un passo
dell’Iliade che
riguarda l’Ira d’Achille.
Accidenti... mai e poi mai mi
sarei aspettato di mettere la parola fine! Ma è
così che deve andare. Devo ammetterlo, nonostante questa
storia sia iniziata con un sogno fatto si e no due mesi fa, sia potuta
evolversi in questo modo. Sono meravigliato. Beh, ovviamente il merito
non è solamente mio ma è anche di tutti coloro
che hanno seguito la mia storia. Ringraziamo (in ordine alfabetico):
Poi abbiamo anche Golden_Skans, lucia1997, MagnamonX, Meg Giry,
raizen34, savior. Pur non avendo recensito, hanno seguito la mia storia
e li ringrazio.
Un ringraziamento va anche a te caro lettore che sei giunto fino a qui.
Quindi per concludere in bellezza: Lasciate una bella recensione! Alla
prossima!!!