Crast

di The_Cannie
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'arrivo ***
Capitolo 2: *** In movimento ***



Capitolo 1
*** L'arrivo ***


Le tende erano state spostate e la luce dei neon si era intrufolata fino alle mie palpebre. Socchiusi gli occhi e irrigidii i muscoli: erano tornati. Avrebbero ricominciato il “gioco”.

-Avanti 107, prendi il ragazzo alato! Devi attaccarlo! Mordi, 107, veloce, prima che ti colpisca!
E il corpo sentiva l'impulso di muoversi. L'unica cosa da fare era focalizzare le energie sulla corsa: correvo fino a quasi sfiorare il bambino, il quale rimaneva immobile con gli occhi sbarrati, poi lo colpivo per farlo cadere e indietreggiavo. A questo punto mi gettavo al suolo fingendo uno svenimento e facevo aumentare i miei battiti cardiaci. Nella testa il ricordo trasmessomi dalla mente del bambino: la mia espressione vuota quando gli correvo incontro, i miei capelli color miele che si agitavano in ricci scomposti, la pelle diafana e gli occhi gialli. La mia immagine spaventava perfino me stessa. E l'odio per “loro” tornava a torturarmi.

Mi voltai lentamente e scorsi la testa bruna del bambino avio-umano che ancora dormiva nella gabbia accanto alla mia. Come poteva non odiarmi per tutte le volte che avevo spaventato lui o uno degli altri che mi avevano messo davanti? Come potevano continuare a lanciarmi occhiate piene di riconoscimento dopo quello che tutti i giorni facevo loro?
Se solo 108 fosse stato ancora con me! Mi ricordavo quando l'avevano portato via ma non sapevo se fossero passati mesi o anni. Non c'era notte che non sognassi lui e al mio risveglio la malinconia mi stringeva il cuore, tanto che a volte mi avevano lasciata in pace.
“Hai il cuore debole oggi” dicevano dopo avermi tolto i sensori. Pensavano che io non sapessi parlare, così si rivolgevano a me con frasi semplici. E io nel frattempo riflettevo sul fatto che non avrebbero lasciato in vita ancora per molto un esperimento inutile come me. Ma non avevo ancora deciso cosa fosse meglio: la morte o una vita di schiavitù e orrore?

Spalancai gli occhi quando sentii che le voci provenienti dall'altra parte del vetro erano quelle di ragazzi. Mi sollevai in ginocchio e mi avvicinai alle sbarre: la porta si era appena aperta e un gruppo di ragazzi e bambini di aspetto singolare si stava avvicinando alle gabbie. Ciò che mi rese meno diffidente fu l'assenza di adulti. I più grandi avevano forse la mia età anche se la loro altezza era fuori dal comune.
Una di loro diede l'ordine di aprire le gabbie e incredibilmente un altro obbedì. Nel giro di pochi minuti la maggior parte degli esperimenti strisciava all'esterno delle sbarre ed era il mio turno di essere liberata.
Il ragazzo dai capelli biondi si accosciò davanti alla mia gabbia e tastò fino a trovare la serratura. Ancora non mi fidavo di lui, così lasciai strisciare la mia mente verso la sua e cercai di captare qualche suo ricordo. Mi trovai davanti una sfilza di immagini completamente oscure e dovetti risalire molto indietro nel tempo per trovare la prima che fosse normale: l'ultimo ricordo visivo del ragazzo era stato il soffitto bianco di una stanza dopo che un uomo con la faccia coperta da una maschera chirurgica si era chinato su di lui.

 

Lentamente riemersi e lasciai scorrere lo sguardo sul suo viso, attardandomi sui suoi occhi color ghiaccio.
-Ehi...
Lui sobbalzò e volse lo sguardo verso pochi centimetri dai miei occhi.
-Scusa. Chi siete. Perché ci state liberando?
Lui fece un sorriso confuso:
-Ehm...io sono Iggy...Loro sono il mio stormo e anche noi siamo stati rinchiusi: per questo vi stiamo liberando. Accidenti! La tua non si apre facilmente come le altre...
-Cos'è “stormo”?
Nel frattempo la porta della mia gabbia aveva ceduto ed io ero finalmente in posizione eretta. Iggy continuava ad aprire le gabbie.
-Lo stormo è un gruppo di uccelli.
Io colpii con un pugno una serratura e quella si spezzò. Una bambina ricoperta di scaglie uscì barcollando e si avviò decisa verso l'uscita.
-Perché vi chiamate come un gruppo di uccelli?
Le lettere inciampavano sulla mia lingua; era parecchio tempo che non parlavo e la prima volta che lo facevo su una tonalità udibile da esseri umani.
Iggy si raddrizzò per stiracchiarsi i muscoli della schiena e mi accorsi di arrivargli a malapena al mento.
-Ci chiamiamo come un gruppo di uccelli perché è quello che siamo: ibridi avio-umani...
A quelle parole indietreggiai fulmineamente fino a schiacciare le mie ali contro la parete mentre il cuore sembrava volermi uscire dal petto.
Iggy rimase immobile con sguardo allarmato:
-Tutto bene?
Io deglutii. Poi sentii i rumori due piani sopra di noi.
-Stanno arrivando! Dobbiamo andare fuori!
Poi ripetei alzando la voce fino ad emettere ultrasuoni:
-FUORI!
La maggior parte degli esperimenti nella stanza si tappò le orecchie e si mise a correre verso l'uscita non appena ebbe compreso il messaggio. Gli altri, lo “stormo”, si voltarono a fissarmi. Afferrai per una mano Iggy che si ritrasse leggermente al contatto e iniziai a trascinarlo verso la porta. All'improvviso la ragazza avio-umana più grossa mi si parò davanti e quasi le sbattei contro:
-Lascialo! Subito!
Non seppi come reagire, ma mi venne in aiuto la bambina più piccola:
-Max! Dice la verità! Li ha sentiti camminare ai piani superiori!
La ragazza bionda, Max, si voltò verso la piccola:
-Sei sicura Angel?
-Sì! Possiamo fidarci di lei! Andiamocene!
A quelle parole seguì una fuga precipitosa fino ad una porta che si aprì verso un corridoio lungo e dall'odore terribile dove strane sostanze si mescolavano in un canale. Da quel punto venni trascinata da Iggy fino ad un'uscita su una strada. Poi ci fermammo ad aspettare sotto un albero mentre la pioggia ci inzuppava i vestiti.

Non mi accorsi di come successe ma improvvisamente gli altri esperimenti si stavano allontanando guidati da una avio-umana. Rimasi sola con lo stormo finché non ci raggiunse Max, che era rimasta indietro.
-Dove sono gli altri? I mutanti?
Il ragazzo grande e scuro disse qualcosa a proposito della bambina alata e poi lanciò uno sguardo nella mia direzione. Max mi vide e aggrottò le sopracciglia.
-Perché è ancora qui?
Iggy scrollò le spalle:
-Mi ha sempre tenuto la mano e non se n'è andata con gli altri. Suppongo sia spaventata...
Max si avvicinò minacciosa:
-Come ti chiami?
-107.
La bambina piccola, Angel, si fece avanti di nuovo:
-E' vero, la chiamavano così. Vorrebbe scappare con noi però ha paura di farci male.
Osservai i ricordi della bambina e ci vidi riflessi i miei. Sbarrai gli occhi:
-Tu vedi i ricordi degli altri?
Lei scosse la testa:
-No, sei tu quella che vede i ricordi. Io leggo nel pensiero.
Max ci interruppe bruscamente:
-Aspetta Angel, cosa intendevi dire quando hai detto che ha paura di farci male?

La bambina si avvicinò a me e fece passare una manina attraverso i solchi del mio camice. Poi mi fece aprire le ali lentamente e io trattenni a stento un mugolio di dolore. Non ricordavo l'ultima volte che avevo potuto aprire completamente le mie ali, due metri e mezzo di membrana nera, tesa da ossa sottili e robuste. Ali da pipistrello, da vampiro per l'esattezza.
Le sgranchii lentamente mentre tutti gli altri, eccetto Iggy, si allontanavano di qualche passo; anche la bambina rimase accanto a me:
-Lei è stata creata per ucciderci, come gli Eliminatori. Però non vuole fare male agli altri, quindi volevano...
La voce si spense senza terminare la frase.
Max strinse gli occhi:
-Iggy, per tua informazione, stai tenendo per mano una bambina con le ali da pipistrello. Non mi sembra una buona idea. Potrebbe essere una trappola...
-Max! Per favore! Non possiamo lasciarla da sola in mezzo alla strada! Angel ha detto che non ha cattive intenzioni...
La bambina con la pelle scura stava quasi saltellando davanti a Max.
-E poi non vedi com'è piccola? Avrà la mia età, o forse quella di Gazzy! Non se la caverà da sola!
Io non sapevo come comportarmi e mi stavo agitando. Non volevo essere lasciata da sola in un posto che non conoscevo. Mi lasciai scappare un singulto e sentii la mano di Iggy stringersi lievemente attorno alla mia. Girai la testa per guardarlo e vidi che era teso nella mia direzione, come se volesse voltarsi verso di me. Ma se tanto non poteva vedermi...
Anche il bambino biondo si era unito agli altri nel frattempo:
-Dai Max! Ha le ali da pipistrello! E' il massimo!
-E' proprio perché ha quelle ali che non la voglio!
-Per favore!
Per tutto il tempo invece il ragazzo vestito di nero era rimasto silenzioso e immobile. La sua presenza mi inquietava e senza accorgermene mi accostai di più a Iggy. Avere di nuovo accanto qualcuno, anche se uno sconosciuto era un enorme conforto. Per un attimo rividi me e 108 abbracciati, la volta che lo avevano colpito con una scarica elettrica per punirlo. Quell'esperienza ci aveva segnati entrambi.

Percepii uno scatto sotto la mia mano e mi staccai spaventata da Iggy che quasi gridò.
-Ho visto qualcosa!
Tutti si voltarono a fissarlo in silenzio. Max scambiò un'occhiata con il ragazzo scuro, poi tornò a fissare Iggy con gli occhi socchiusi:
-Iggy? Cos'è che hai visto?
Lui aveva un enorme sorriso stampato in faccia:
-Erano due bambini biondi abbracciati! Dentro una gabbia...e credo avessero delle ali, ma avevano delle specie di camici e non ho visto bene. La bambina aveva gli occhi gialli, l'altro non lo so perché aveva gli occhi chiusi. E piangevano...

Sbattei le palpebre qualche volta prima di riuscire a riprendermi. Aveva visto me e 108? La descrizione corrispondeva al ricordo che mi era tornato in mente pochi secondi prima. Controllai velocemente gli ultimi ricordi di Iggy e vi trovai l'immagine che aveva descritto, dettagliata fino ai minimi particolari, di ciò che ricordavo.
-Tu hai visto il mio ricordo?

Questa volta gli occhi di tutti tornarono a puntarsi su di me. Il ragazzo scuro mi squadrò da capo a piedi prima di parlare:
-La descrizione corrisponde.
Max non si girò nemmeno a guardarlo:
-Tu, cento-e-qualcosa, gli hai mostrato il tuo ricordo di proposito?
Io scossi la testa brevemente:
-No. Non so come sia successo: io vedo ciò che gli altri hanno visto ma non mi era mai successo il contrario.
Iggy quasi mi saltò addosso:
-Rifallo! Ti prego! Fammi vedere una cosa qualunque!
Il mio cuore iniziò a battere forsennatamente e lui non fece un passo indietro:
-Scusa! Per favore, potresti riprovare?
Angel si voltò sorridendo verso Max:

-Ora deve per forza venire con noi.

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Capitolo 2
*** In movimento ***


Eravamo arrivati camminando in un posto pieno di alberi che assomigliava molto a quello che avevo visto nei filmati all'istituto. Me ne facevano vedere in continuazione per incoraggiarmi ad imparare a ricordare più dettagli possibili, quando ancora non si erano rassegnati al fatto che non avrei mai parlato.

Da vicino quelle piante sembravano molto più grandi di quello che avessi immaginato e anche parecchio solide. Mi distrassi ad accarezzarle più volte prima che Max mi ordinasse seccamente di smetterla e di camminare più veloce. Iggy continuava a tenermi per mano:
-Magari funziona di nuovo. Tu prova a rifare le stesse cose che stavi facendo prima, quando è successo.
Guardava dritto davanti a sé con un enorme sorriso stampato in faccia e non mi sentii di ripetergli che non avevo idea di come fosse successo:
-Va bene, ora riprovo con qualcos'altro.
Mi concentrai sull'albero più vicino cercando di creare contemporaneamente un contatto con la mente di Iggy. Lui parve non accorgersi di nulla e dopo qualche minuto mi deconcentrai e ricominciai a vedere i suoi ricordi: quelli neri e quello che gli avevo passato, un ricordo composto dall'insieme di quello che io e 108 avevamo visto quel giorno.
Pensai che potesse dipendere da quel fattore il passaggio di informazioni, così captai la visuale della ragazzina pù grande di cui non avevo capito il nome e aggiunsi una mia personale prospettiva dello stesso ramo. Neanche quello parve funzionare e dopo un po' ricaddi nelle immagini oscure di Iggy. Dato che il suo sorriso si stava lentamente affievolendo provai a consolarlo:
-Probabilmente non ho ancora trovato le cause giuste, nel frattempo continuo a provare, tu avvertimi appena vedi qualcosa.
Lui gettò un'occhiata nella mia direzione:
-Parli come un'adulta, quanti anni hai?
Quanti anni avevo? Feci qualche calcolo rispetto al numero che tutti i giorni leggevo sulla targhetta della mia gabbia.
-Credo 13...o 14, non ne sono sicura.
-Sul serio? Pensavo, data la tua altezza, insomma...scusa, è che tutti noi dello stormo siamo particolarmente alti e avevo pensato che valesse lo stesso anche per te.
Avevo notato anch'io che praticamente tutti gli avio-umani erano più alti di me e avevo sentito qualcosa in merito all'istituto:
-Se fossi più alta non riuscirei ad alzarmi in volo. Non ho ossa cave, solo leggermente più sottili di quelle umane. E per me volare è già abbastanza fatico così, se fossi più grande le mie ali dovrebbero essere ancora più larghe per compensare e sarebbe scomodo per me spostarmi in volo nelle città...
Lasciai la frase a metà: nelle città per dare la caccia agli avio-umani.
Iggy non sembrò cogliere il senso della mia affermazione:
-Capisco. Senti, non hai un altro nome a parte 107?
-No. Non me l'hanno mai dato.
Max si fece sentire:
-Vedo un palco riparato, possiamo fermarci lì per decidere cosa fare.
Tutti diedero il proprio assenso e poi Iggy proseguì:
-Noi ci siamo scelti da soli i nostri nomi, puoi farlo anche tu! C'è qualche nome che ti piace?
Ci pensai su. Dissi la prima parola che mi veniva in mente:
-Crast.
Iggy sollevò un sopracciglio:
-D'accordo. Crast: suona...bene.
Se lo diceva lui. Per me era uguale, ero contenta di non essere più sola.

 

Ci sedemmo sul palco indicatoci da Max e io ne approfittai per riprendere fiato. Non ero abituata a sforzi prolungati e stavo già iniziando a preoccuparmi per quando fosse arrivato il momento di volare. Iniziai ad aprire e chiudere le ali per sgranchire i muscoli mentre l'attenzione degli altri era attirata dall'altro esperimento che era rimasto con noi: un cane mutante di nome Total che avevo intravisto all'istituto e che Angel era riuscita a tenere con sé. Lei e Max stavano discutendo a proposito del cane: il ragazzo più grande, Fang, disse che poteva essere pericoloso. Ripensai a quando avevano detto lo stesso di me e mi feci avanti:
-Lui non è pericoloso. E'...simpatico.
Non mi era venuto in mente un altro aggettivo e ora tutti mi stavano fissando, chi con sguardo truce, chi con un sorriso. Total scodinzolò più
forte e Angel riuscì a convincere gli altri a tenere l'esperimento. Io tornai in disparte a battere le ali con le guance ancora calde per l'emozione. L'altro ragazzino si avvicinò e si presentò:
-Hei! Io sono Gazzy. Iggy mi ha detto che hai scelto Crast come nome. E' forte! Posso vedere le tue ali da vicino? E' vero che bevi il sangue?
Lasciai che si avvicinasse e studiasse le mie ali:
-Sì, mi davano sangue ogni tanto.
L'attenzione di tutti era di nuovo rivolta su di me e mi sentii salire il sangue alla faccia. Max mi fissava dritto negli occhi:
-Tu ti nutri di sangue?
Indietreggiai sotto il suo sguardo:
-A-a volte. Quando me lo davano...di solito mangiavo le stesse cose che venivano date alla maggior parte degli esperimenti, ma il sangue mi fa riprendere completamente le forze.
Iggy si unì nella conversazione:
-Sangue di cosa?
-Di quello che riuscivano a farsi tenere dai mattatoi, hanno detto. Me ne basta poco, un litro mi sfama per un giorno...
Iniziai a giustificarmi, ma quasi tutti si erano rilassati quando avevo parlato di mattatoio. Gazzy sembrava divertito:
-Adesso sei affamata? Hai i canini come i vampiri?
-Non ho fame, oggi mi hanno già dato da mangiare. E poi ho tutti i denti come voi, no?
Gazzy volle controllare, ma a quel punto Nudge gli disse di smetterla.

Max richiamò la nostra attenzione:
-Siamo rimasti qui anche troppo, non è un luogo abbastanza sicuro. Si parte!
Tutti spiegarono le ali e lo spostamento d'aria mi fece rabbrividire all'interno del camice.
Max guardò verso di me:
-Fang, tu chiudi il gruppo.
Elegantemente tutti gli avio-umani spiccarono il volo mentre io sbattevo scompostamente le ali nel tentativo di alzarmi dal suolo dopo tutto quel tempo. Fortunatamente ci riuscii, ma rimasi un po' indietro prima di accelerare e inserirmi per ultima nella formazione. Fang si posizionò dietro di me:
-Ce la fai?
Io cercai di rendere più composto il mio volo e rimasi a distanza di sicurezza dagli altri, per evitare di colpire qualcuno: non avevo mai volato
con altri e non sapevo bene come gestire il mio spazio.

 

Il mio atterraggio non fu dei migliori, ma ero talmente esausta che non riuscii a far di meglio. Finii stesa a terra nel tentativo di riprendere fiato. Sentii che lo stormo mi si riuniva attorno, poi venni sollevata e messa a sedere. Nudge sembrava molto preoccupata e teneva il viso vicino al mio:
-Ti senti male? E' per il sangue?
Faticai a capire di cosa parlasse. Poi scossi la testa e mi si annebbiò la vista:
-Lo sforzo...
Max parlò per me:
-A quanto pare non è abituata a volare. Questo potrebbe essere un problema.
La sua voce per la prima volta non mi sembrò ostile e mi azzardai a sollevare lo sguardo fino ad incontrare il suo. La sua espressione,
stranamente, non era dura, semplicemente attenta. Si rivolse direttamente a me:
-Resta seduta per un po', noi dobbiamo controllare dei documenti rubati alla scuola, poi decideremo cosa fare. Se succede qualcosa
chiamaci.
Detto questo si spostò con gli altri a pochi metri da me e tutti iniziarono a leggere da dei fogli. Parlavano di genitori, di codice e di indirizzi,
ma niente di interessante per me. Rimasi ad osservarli e ad ascoltarli. A quanto pareva avevano trovato delle informazioni utili, perché dopo un po' Max annunciò che saremmo andati a Washington. Non sapevo dove si trovasse questa città, ma sperai con tutte le mie forze che non fosse troppo lontano.

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