Nella luce dei tuoi occhi

di Neruda
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** capitolo 10 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


capitolo 1 nella luce dei tuoi occhi
NELLA LUCE DEI TUOI OCCHI



Posai una volta
lo sguardo
sulla Bellezza;
da allora
la mia anima
non può più
rinunciarvi.


CAPITOLO 1

Il mattino preannuncia un'altra giornata tiepida e limpida. La brezza rapisce alcuni petali di fiore dai rami dei ciliegi facendoli volteggiare leggiadri prima di posarli al suolo. Una nuova primavera giunge a scaldare la terra, potesse, come lei, riscaldarsi anche il mio cuore...
I giorni paiono susseguirsi immutati, i gesti si svolgono usuali.
Cavalchi innanzi a me Oscar, vedo i tuoi lunghi capelli muoversi lievemente, quasi con grazia, lungo la schiena. Sei una persona dalla bellezza rara e dal carattere indomito; potrei fare pazzie per te, lo so, e ti amerei alla follia, rischierei consapevolmente di finire sulla forca, anche di farmici condurre di peso da te, pur di rubare un bacio alle tue labbra...se  tu fossi veramente un uomo.
Un uomo, il sogno irrealizzato di tuo padre, che mi mise al tuo fianco da bambino perché ti mostrassi come si comporta un maschio e che non esiterebbe un attimo a cacciarmi dal suo palazzo se sapesse che nemmeno io posso essere l'uomo desiderato, lui che un giorno, dopo aver assistito a uno dei nostri più cruenti duelli con la spada, nelle scuderie mi rivelò di vedere in me quel figlio negatogli dal destino.
Ma questo non te lo dirò mai, Oscar. Non potrei mai ferire il tuo orgoglio di figlia del Generale, figlia che tiene molto, troppo in considerazione l'approvazione paterna, tanto da non aver osato una sola volta lamentarsi di quelle odiose punizioni subite per aver ceduto a momenti di femminile debolezza, credendo fossero meritate.
Noi taciamo reciprocamente i nostri sentimenti e credo sia un bene per te, non farei altro che confonderti ancor più la vita se ti rivelassi i miei, tuttavia io sento di riuscire comunque a comprendere dopo ogni evento, quando ti rifugi nei tuoi silenzi, quello che passa per il tuo cuore, amica mia.
"A cosa pensi, André? Non hai pronunciato una parola lungo la strada".
"A niente in particolare, Oscar... Notavo solamente che ormai la natura sta rifiorendo rigogliosa".
"E' vero, a breve sbocceranno anche le rose".
Giungiamo ai cancelli di Versailles, due guardie aprono un varco per consentirci il passaggio. Scendiamo da cavallo, io mi appresto ad accudire gli animali, tu a dirigerti verso gli schieramenti; nel frattempo Girodelle ti raggiunge recandoti quelli che ritengo siano dispacci urgenti da farti visionare e vi allontanate discorrendo affiancati fino al piazzale.
Prima di voltarsi, il conte si è soffermato un istante a guardarmi. Resto stupito nel notare che speravo lo facesse. Di nuovo.






















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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


Capitolo 2 Sempre uguali
sono i granelli della clessidra,
mai lo stesso
il punto in cui cadono
se capovolta.


CAPITOLO 2

Mi dirigo assieme a madamigella Oscar verso l'uscita della reggia.
La fine di un'altra giornata, passata portando a termine le consegne del Colonnello e vigilando sulla buona condotta delle truppe, mansione questa che non necessita di particolare impegno dato che le reclute tendono a eseguire gli ordini prontamente.
Così sarà anche domani e il giorno dopo ancora. Non capitano mai imprevisti significativi durante gli addestramenti, le esercitazioni o le missioni, madamigella è in grado di farsi obbedire dalle altere guardie meglio di un uomo; ciò mi porta ormai a credere che pressoché tutti i soldati non la ascoltino solo per dovere, ma soprattutto perchè sono innamorati di lei, forse ognuno sperando di essere notato grazie all'impegno dimostrato in azione.
Da parte mia non posso che nutrire il rispetto più ammirevole per la persona profondamente onesta e leale quale lei è, ma se amassi le donne penso che nemmeno io resterei immune al fascino di questa fanciulla unica nel suo genere. Sembra nata per porsi fieramente in testa a un esercito, nonostante le sia toccato per imposizione dimostra avere sincera passione per il ruolo di capitano delle Guardie Reali, compito al quale io non ho mai tenuto particolarmente, che lei da anni inconsapevolmente mi evita poiché se non fosse suo andrebbe a gravare di diritto su di me. Non ho mai aspirato a questo genere di onori benchè il casato Girodelle non paia destinato ad altro che al vanto militare, immutabilmente da secoli...
Quanto darei per non dover vivere vessato dalle costrizioni dell'etichetta, cederei il mio titolo in cambio di quella libertà che a volte mi manca più dell'aria, rinuncerei al mio nome pur di condurre la vita che realmente desidero, per poter viaggiare senza vincoli di sorta ad ammirare le bellezze della natura e delle arti. La mia famiglia mi disconoscerebbe se il suo ultimo erede rinunciasse alla prestigiosa carriera militare per realizzare tali frivoli intenti; in verità non mi importerebbe affatto della pessima reazione e dell'impietoso giudizio dei parenti o perfino dei sovrani, se a seguirmi per il mondo avessi al mio fianco il vero amore.
Raggiungiamo il cancello dove, pronto ad attendere madamigella con i cavalli, si trova André che saluta il nostro arrivo con un lieve e composto inchino.
Quando lui è presente non posso fare a meno di notare la finezza non comune nei tratti del suo aspetto, che ultimamente si è accentuata, unita all'innata eleganza dei suoi modi; sarei quasi portato a inchinarmi a mia volta per rispondere al suo saluto.
"Il vostro valletto è sempre assai puntuale madamigella Oscar, il mio Jacques ahimé non lo è altrettanto".
André volge il viso verso di me. Per un momento pare esitare quando incontra il mio sguardo.
"Vogliate perdonarmi, conte Girodelle, ma poco fa ho visto  il vostro attendente avere alcune difficoltà con il cavallo, che sembrava restio a farsi sellare e a lasciarsi applicare i finimenti. Alle volte può capitare, non sempre gli animali sono propensi a comportarsi come vorremmo".
La tonalità della sua voce è calda e rassicurante.
"Capisco, del resto anche le persone fanno altrettanto, non trovi?".
Il ragazzo sorride, saluta di nuovo con un cenno del capo e sale agilmente a cavallo seguendo madamigella che sta avviandosi.
"Bene tenente Girodelle, vi auguro una buona serata, a domani".
"Arrivederci madamigella Oscar, una piacevole serata anche a voi".
Jacques arriva con i nostri cavalli scusandosi per il ritardo, monto in sella al mio e ci muoviamo alla volta di casa.
Durante il percorso un'immagine prende forma nella mia mente e il  pensiero non se ne distoglie. Il sorriso di André.









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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3 Le foglie
dalle nebbie
private di colore
sono dimenticate
dall'albero
verde in estate.


CAPITOLO  3

Voglio rimanere ancora un poco ad occhi chiusi. Voglio sentire vivo il calore del sole su tutto il viso, sdraiato sul prato come facevo da bambino con Oscar, quando le difficoltà della vita non erano che una vaga ombra sulla luminosità della nostra spensieratezza.
A occhi chiusi, precluso l'esterno, non resta che guardare dentro se stessi. E fra la moltitudine di elementi già noti esistenti in me ne scorgo uno nuovo. Come è accaduto, da quando vi hai preso posto? In quale modo hai trovato la via per il mio animo? Cosa mi porta a credere che tu sia una perla rara? Forse la tua figura, che ho preso a notare essere bella e distinta senza l'ausilio di alcun artificio, o forse la semplicità che emana la tua persona a dispetto dell'austerità del nome che porti... Ma che diritto ho io di perdermi in queste considerazioni su di te? Tu non dovresti nemmeno esistere per me, eppure so che anche stasera, come ormai da quasi una settimana, non sarò capace di resistere e mi recherò dove confido di trovarti, senza che tu ti accorga di me. Fingendo io stesso di non vederti. Ripetendomi come ogni volta, quando te ne sarai andato, che è stata l'ultima e che non tornerò più.
Il sole inizia a percorrere i sentieri del tramonto, lo percepisco dall'intensità del calore che sento affievolirsi sulla pelle.
Apro gli occhi, riverberi di luce rossa sfumano nell'azzurro.
Devo rientrare, mi attendono i miei doveri serali prima di poter concludere una giornata di lavoro.


La luna è alta in cielo. Sono ancora fermo fuori dalle stalle, accarezzo il mio cavallo sul collo indeciso se farlo rientrare o se salirvi per recarmi dove ti ho visto in quasi tutte le ultime sere. Non dovrei dare ascolto a quella voce che mi dice di andare, non esiste un senso nell'assecondare una scelta inutile. Il cavallo scuote la testa e agita gli zoccoli impaziente. Solo un'altra volta. Sarà davvero l'ultima. Poi dimenticherò, non presterò più attenzione alla tua presenza nemmeno in quei brevi momenti in cui mi è dato vederti di giorno, quando ho l'impressione che il tuo sguardo voglia indugiare su di me.
Prendo a cavalcare sulla via per Parigi, la taverna "Le Fleur d'Or", che sovente frequento, come meta. I miei tentennamenti mi hanno fatto ritardare rispetto alle volte precedenti e tu, se hai scelto di andarvi, ti troverai già là, seduto al solito tavolo dell'ampio e affollato locale.
Notti fa ti intravidi entrare, da lontano non compresi subito chi fossi ma continuai a osservarti perché dal tuo abbigliamento non ricercato e dai capelli che portavi legati traspariva un'immagine familiare. Eri assieme a due gioviali signori e avevate l'aria di divertirvi; fu quando ti levasti il cappello prendendo posto che ti riconobbi. Sorpreso del fatto che ti intrattenessi in un luogo non certo aristocratico ho continuato a osservarti di sottecchi. Sembravi essere a tuo agio, hai chiaccherato e riso con i tuoi amici fino a quando non vi siete alzati per uscire dalla taverna.
Il tuo spontaneo modo di fare, il tuo atteggiamento informale mi hanno incuriosito e da allora mi reco al locale soprattutto per vedere se tu continui a tornarvi; infatti poco tempo dopo di me giungi quasi ogni sera, da solo per ascoltare i musicisti o in compagnia per discutere allegramente, senza apparire vistoso, accomodandoti allo stesso tavolo nella zona del salone opposta a dove abitualmente passo la serata io. Rimani all'incirca un paio d'ore, bevendo qualche bicchiere di un vino assai più scadente di quello che immagino si trovi imbottigliato nelle tue pregiate cantine, poi te ne vai.
Qualcosa nel tuo comportamento mi attrae... No, non posso continuare a farmi abbagliare dai riflessi di una chimera.
Distinguo il tuo cavallo posizionato fra quelli presenti davanti alla locanda mentre vi lascio il mio. Sarà bene iniziare a ignorarti, Girodelle.
 



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Capitolo 4
*** capitolo 4 ***


Capitolo 4 Ride il sole
offuscato
dalla tempesta
poiché sa che,
dissolte le nubi,
ancor più
sfavillante
tornerà a brillare.


CAPITOLO 4

Le voci, lo struscìo delle sedie spostate, la musica, il tonfo dei pugni battuti sui tavoli, le persone, il tintinnio dei bicchieri, tutto diviene sfondo di un'unica scena che sto seguendo: fra gli altri avventori, per dirigersi verso uno dei pochi tavoli rimasti liberi dall'altra parte del locale, si fa strada un uomo che conosco, posso distinguerne i lineamenti per averli molte volte osservati. La luce delle candele non rischiara a pieno la sala, mi trovo a una certa distanza, tuttavia ne sono certo, il ragazzo dai lunghi capelli sciolti ora seduto di spalle rispetto a me è André.
Dal saperlo qui riaffiora la stessa inquietudine che percepisco vedendolo a corte; da qualche tempo lui mi provoca un certo turbamento... Perché?... Conosco una risposta che non riuscirò a ignorare ancora a lungo.
Continuo a guardarlo. E' arrivato da solo, ma può darsi stia aspettando qualcuno... Alza il braccio per far cenno a una cameriera, lei si avvicina sorridente, è contenta di vederlo... Si rivolge a lui in maniera confidenziale, appoggia una mano sulla sua spalla, sicuramente si conoscono... E' una ragazza di notevole bellezza, potrebbe anche...essere la sua fidanzata...
"Allora, vostra signoria, saresti così gentile da muoverti?".
Le risate dei miei compagni seguono la domanda di uno di loro e noto che tutti si stanno alzando da tavola. Mi riscuoto dai miei pensieri.
"Scusami Gérard, non vi stavo ascoltando".
"Bell'amico... Stavamo dicendo di fare un salto da Pierre, la serata sta diventando piuttosto fiacca qui, andiamo?".
Senza rendermene conto, la scelta è presa.
"Preferisco non venire".
Leggo sui loro volti la sorpresa per la mia replica inaspettata.
"Scusatemi ragazzi... Sono stanco... Finirò il mio bicchiere e andrò a casa".
"Stanco? Oggi hai dovuto sottostare a qualche particolare richiesta della regina, per caso?".
La domanda posta ironicamente scatena altre risate. Rido anch'io.
"Lo sai che il mio è un lavoro serio".
"Certo, anche quello che intendevo io. Ricordati che se mai la gentile sovrana necessitasse di nuovi..."
"...valletti che le tengano compagnia nelle sue lunghe e noiose giornate, tu sei referenziato e disponibile... Lo so a memoria Gérard, non mancherei di riferirtelo, non dubitare".
"Ci conto... Senti noi andiamo, altrimenti troveremo chiuso il locale. Sei proprio sicuro di non volerci seguire?".
"Sì... Verrò la prossima volta. Portate i miei saluti a Pierre".


I rumori mi giungono ovattati, i miei respiri sono lenti, gli occhi fissi sul bicchiere ormai vuoto. Farei meglio ad andare a casa veramente. Non avrei dovuto cercare una scusa per restare. Forse sarebbe stato più saggio unirmi agli amici.
Ma non riesco a prestare ascolto ai bisbigli della saggezza, mentre sento gridare la voce del cuore!
Rifletto ancora qualche istante su un'idea. Voglio vagliare anche la più remota delle possibilità adesso che se ne presenta l'occasione. Decido. Mi alzo, vado verso il bancone e per raggiungerlo devo passare accanto al tavolo dove è seduto André senza badare a lui, quindi ordino da bere. Riconsidero che nel guardare avanti per poi tornare al mio posto lo vedrò e potrò comportarmi come se il nostro fosse un incontro casuale. Non ho nulla da perdere in fondo, anzi, quantomeno saprò se dover mettere a tacere il tarlo del sentimento. L'oste mi porge il boccale, mi volto e mi fermo al primo passo.
Lo sguardo di André è già su di me. Lo distoglie immediatamente e io riprendo a camminare. Pochi passi e gli sono di fronte.





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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5 Il cielo
scorge
se stesso
riflesso
nel cobalto
liquido
del mare.


CAPITOLO 5

Mi maledico. Per averti guardato. Per non essere uscito quando mi sei passato vicino. Per essere entrato da quella porta sapendoti qui. Perché ora sei in piedi davanti a me e mi sorridi, e io non vorrei essere da nessun'altra parte.
"André... Bentrovato".
Il mio cuore, una corsa inarrestabile.
"Girodelle...conte Girodelle, buonasera".
"Sembri sorpreso di vedermi, André. Ti disturbo, forse?".
"No, conte, no... Però sono stupito che vi troviate in un posto come questo, in effetti".
"E perché mai? Tutto sommato, direi che sia piuttosto accogliente".
"Sì, ma... Non si tratta propriamente di un fastoso luogo di divertimento per la nobiltà...".
La tua risata cristallina riesce a placare, come una carezza, i tumulti del mio animo. 
"A mio avviso i luoghi frequentati dai nobili sono alquanto tediosi, in verità".
Devi spostarti più volte per lasciare spazio ai clienti diretti al bancone, ma sembri non avere fretta di togliere l'incomodo; senza poterla arrestare, la mia voce si articola tra le labbra.
"Se lo ritenete opportuno potete accomodarvi, conte Girodelle".
Un battito di ciglia, il tuo sguardo si fa più intenso.
"Io... Ti ringrazio André. Accetto volentieri".
Ti siedi posando il boccale, i nostri occhi tendono a sfuggirsi. Sfilano lunghi momenti di silenzio. Forse è solo per rispetto nei confronti del tuo Comandante se non hai rifiutato di sedere allo stesso tavolo del suo attendente.
"Allora, André... Io cerco di evitare la noia farcita di pettegolezzi dei salotti, mentre tu? Credo tu abbia un altro tipo di interesse che ti conduce in questa locanda".
Trattengo un respiro. Ti eri accorto di me quando ti osservavo?
"Non comprendo la vostra allusione, conte".
Afferri il tuo boccale e lo rigiri fra le mani.
"Perdonami, non volevo apparire scortese... Molti uomini passano la serata dove lavorano le loro fidanzate come cameriere aspettandole fino al termine del servizio, ho pensato che la stessa situazione potrebbe..."
La mia risata sommessa interrompe la tua spiegazione.
"No, conte. E' ormai da diverso tempo che quasi ogni sera mi reco in questo locale, ma solamente per trovare un pò di distrazione... Non ho alcuna fidanzata".
Allontani il boccale ossevandolo distrattamente. Stai riflettendo all'ombra delle mie parole. Sei inquieto, Girodelle.
"Alcuni amici mi hanno condotto qui per la prima volta qualche sera fa e ho poi continuato a tornarvi, eri quindi presente anche tu ultimamente?".
"Sì, come al solito".
"Curioso che non ci fossimo ancora incontrati".
No, se una persona non vuole essere notata. E' curioso invece che tu abbia voluto farti vedere da me. Il tuo atteggiamento è di una naturalezza ricercata e lascia trapelare che questo non sia  un incontro fortuito. 
"Non è così improbabile, conte. Questa taverna è fra le più grandi di Parigi ed è sempre molto affollata. Mi piace soprattutto per questo, inoltre non manca la musica, l'atmosfera diventa piacevole e per arrivare non devo percorrere troppa strada da palazzo Jarjayes".
"Tieni molto in considerazione il casato al quale sei addetto, non è vero?"
"Certamente".
"Sai, non sono a conoscenza di nessun altro valletto che sia fedele da così lungo tempo allo stesso stemma nobiliare come lo sei tu André, da che io ricordi  madamigella Oscar ti ha sempre avuto al suo fianco".
Abbasso leggermente lo sguardo sul tavolo. Richiamate, prendono a rincorrersi nella memoria le immagini più belle del mio passato.
"Vedete conte Girodelle, per volere del Generale suo padre vivo accanto a lei fin da quando ero bambino, ma questo compito non mi è mai costato e non mi costa tuttora particolare fatica, perché più che un dovere, per me si è rivelato il modo di condurre una vita pienamente dignitosa, alla quale diversamente non avrei mai potuto aspirare. Grazie a Oscar tra le varie opportunità concessemi, come ricevere la stessa istruzione di un nobile o apprendere l'uso delle armi, ho avuto anche la fortuna di conoscere il calore di una famiglia... Sapete, io sono orfano. Non so dove sarei finito, cosa sarei diventato, magari perfino un delinquente, se nella mia vita non fosse comparsa Oscar. Nella fanciullezza abbiamo condiviso ogni momento di gioia e di tristezza, crescendo abbiamo continuato sia a sostenerci che a scontrarci a vicenda, fino ad ora... La verità è che io non mi sono mai separato da lei perché da sempre le voglio tutto il bene che riserverei a una sorella".
Avverto un vago imbarazzo, credo di essere stato troppo confidenziale nel definire in questi termini chi, esteriormente per chiunque, non è altri che la mia padrona. 
"Non devi sentirti a disagio André, mi hai detto cose molto importanti. Ritengo che madamigella sia molto fortunata ad avere vicino un amico, pressoché un fratello, tanto sincero e affezionato. Sono sicuro che lei ti apprezzi pienamente e ti consideri un'ottima e degna persona; è ciò che al suo posto farei anch'io".
Le tue parole sono frecce. Alzo gli occhi su di te. I tuoi, chiarissimi, mi osservano sereni ora, fin nel profondo, un lume al quale sento di non poter nascondere nulla. 
"Siete molto gentile, conte".
"E' solo la verità, André. Sono rari gli uomini come te".
Restiamo immersi l'uno nel volto dell'altro, sospesi in una sensazione di indefinito.
"Penso lo stesso di voi, Girodelle".
"...Davvero?".
Tenue, un sospiro tinge la tua voce di una flebile speranza.
"...E cosa te lo fa pensare, André?".
La mia anima, dilaniata da una dolce e dolorosa consapevolezza.



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Capitolo 6
*** capitolo 6 ***


capitolo 6 nella luce dei tuoi occhi Nei luoghi
più impervi
spinsi la mia corsa,
dalle profondità
dimentiche di luce
dei flutti
fino alle asperità
intarsiate di vento
delle vette.
E ogni volta,
muta,
era la mia ombra
l'unica a seguirmi.


CAPITOLO 6

Perché non rispondi, André?
Stai indugiando sulle parole... Ti sei forse pentito di quello che già mi hai rivelato?
"Ascoltami André... Non ci troviamo a corte, né in nessun altro luogo che necessiti di formalità... Perciò non siamo tenuti a rispettare strettamente le convenzioni, qui siamo solo due persone che...vogliono conoscersi".
Per un istante vedo affiorare il sorriso che mi è caro, adombrato di mestizia.
"Io... Io credo si sia fatto troppo tardi per me... E' meglio che vada...".
Un abisso mi si spalanca nel petto.
"Buonanotte conte Girodelle... E' stato un piacere conversare con voi....".
Ti alzi evitando il mio sguardo. Non sei tu l'uomo che avevo dinnanzi e che ora si sta dirigendo verso la porta. Incredulo, così come ti avevo visto entrare, rimango a osservarti mentre te ne vai.
Eppure, la vicinanza che avevamo raggiunto era reale, tanto da poterla quasi toccare... Cosa ti ha spinto a volertene distaccare? Io non voglio... Credi che importi qualcosa se non sei nobile?... E' quello il tuo unico timore?...
Mi guardo attorno smarrito. L'agitazione ostacola il respiro. Un senso di oppressione mi sovrasta. Lascio il mio posto, seguo il tuo percorso fino all'uscita.
Ti ritrovo fuori, non molto distante, dietro la locanda. Ti stai reggendo alla staccionata, le mani tremanti sotto il peso di una vita. Troppe le volte in cui anch'io mi sono sentito così per non saperle riconoscere. Quanto vorrei poterti abbracciare...
"...André".
Piano, mi avvicino a te. Ma tu ti allontani, lasciandomi solo, perso nel vuoto, ancora una volta. Il mio animo trabocca di tormento. Non provo più a seguirti. Mi muovo lentamente, raggiungo il muro, al quale appoggio la fronte per sostenermi.
"André, ti prego...".
La mia voce è un vetro infranto. Ti fermi.
"André dimmi che è vero... Che la luce nei tuoi occhi non mente... Dimmi che il mio cuore non si sbaglia...non  questa volta...".
Tutte le sofferenze passate mi salgono alla gola, riesco a soffocarne a stento il gemito, ma non il pianto.
Calmi, sento i tuoi passi tornare verso di me. Non so se sperare. Sei vicino. Mi volto.
Le tue mani arrivano delicate a circondare il mio viso, docili le tue dita asciugano ogni lacrima.
"Victor...".
Un sussurro caldo, come il tuo respiro.
Chiudo gli occhi.
La morbida carnosità delle tue labbra mi tocca... La tua bocca... La tua bocca di sole è nella mia...
Le parole non servono più.


 


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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7 Dammi mille baci, e quindi cento,
poi dammene altri mille, e quindi cento,
quindi mille ininterrotti, e quindi cento.
E quando poi saranno mille e mille
nasconderemo il loro vero numero,
che non getti il malocchio l'invidioso
per un numero così alto di baci.
(CATULLO)


CAPITOLO 7

I miei occhi si aprono. L'alba dorme sotto l'orizzonte. Dormi anche tu insieme a lei, con il capo posato sul mio petto, così come ti ho visto addormentarti prima che il sonno, seppur per poco, cogliesse anche me.
Victor... Sfioro la tua tempia con un bacio mentre adagio accarezzo i tuoi capelli. Come vorrei che l'aurora dimenticasse di destarsi... Resteremmo qui, nel tuo letto, al riparo dal mondo, per sempre.
Ti muovi lievemente, il tuo respiro è mutato. Stai per svegliarti.
"...André... Non eri solo un bel sogno, allora...".
Mormori felice. Sorrido.
"Neanche tu, a quanto pare...".
Mi stringi più forte. Non vorrei doverti dire quello che già immagini.
"Devo andare, Victor... O non farò in tempo a rientrare a palazzo prima che sia mattina".
"E' ancora presto...".
"Sì, per te. Ma io non posso.." Un fremito percorre la mia schiena. Mi stai baciando delicatamente sul collo. "....andarmene, adesso...".


Cosa faremo?
Da quella notte non esiste altro pensiero per me... A corte devo mostrare la maggiore deferenza al tuo cospetto, mascherando qualsiasi sentimento, nascondendomi, come se avessi trafugato un bene; spero non venga mai meno la mia capacità di celare le emozioni. Mi costa sempre più fatica dover attendere fino a sera per rivederti e poter stare assieme a te, ogni altra attività non mi pare altro che uno spreco di tempo rubato ai nostri incontri. Anche ora, mentre porgo una tazza di cioccolata a Oscar, comoda nella sua poltrona, vorrei avere già terminato tutti i miei doveri per essere libero di correre da te.
"Sai André, oggi il conte Girodelle mi ha parlato di te".
Un tonfo, la porcellana in frantumi sul pavimento. La tazza mi è scivolata di mano. Cosa ti è mai passato per la mente, Victor? Sei forse impazzito?
"Scusami Oscar".
Sento addosso il tuo sguardo indagatore, rimango chino a pulire e a raccogliere i cocci per evitarlo. Non so quello che starai pensando di me, ma il tuo silenzio è schiacciante; avverto l'urgenza di frenare l'ansia che mi sta invadendo.
"Cosa ti ha detto?".
La mia voce trema debolmente.
"Voleva sapere se sarei disposta a congedarti perché tu possa prendere servizio al suo palazzo. E' stato piuttosto vago sulla motivazione, mi ha solamente detto di necessitare di una presenza fidata fra il suo personale e riterrebbe te la persona adatta... Ma mi sembri scosso André, qualcosa non va?".
Conosco quel tono... Il tono impassibile con cui formuli le tue domande quando sei già a conoscenza della risposta.
"No... E' che io... Non mi aspettavo una cosa simile...". 
"Sul serio? Girodelle sembrava avere molto a cuore questa possibilità, invece...".
Alzo il volto per guardarti. Mi stai fissando intensamente.
"Oscar, ti garantisco che non sapevo nulla della sua intenzione. Io non ho mai pensato di cercare occupazione presso altre famiglie, lo sai".
Il tuo sguardo sembra velarsi di muta comprensione. Ti alzi per raggiungere la grande vetrata della sala e rimani a fissarne l'ombra al di fuori. Mi alzo in piedi anch'io.
"Lo so bene, André. Per decidere di lasciare i Jarjayes dopo il lungo periodo trascorso qui dovresti avere un motivo più che valido, come deve averlo avuto Girodelle per farmi la sua proposta. Confidava con ampie speranze in un mio assenso. Mi è parsa subito una richiesta particolare, a me non sovverrebbe nemmeno di tenere tanto in considerazione un valletto altrui...".
Perché non ne hai parlato prima con me, Victor? Avrei respinto quest'idea, da quando un nobile si interessa alla servitù dei suoi pari?
"...A meno che...io non avessi, nei confronti di tale valletto, un qualsiasi tipo di legame. Vado errato?".
Crolla ogni mia residua sicurezza. Vorrei solo uscire da questa stanza. Un tuo profondo sospiro è l'unico suono a fendere il silenzio.
"André, c'è una cosa della quale non ti ho mai fatto parola... Un pomeriggio della scorsa estate, tornando da una passeggiata, rientrai attraverso il giardino situato sul retro del palazzo, giungendo nei pressi dell'ingresso alle cucine; non ti accorgesti di me, e sono certa tu confidassi di essere al di fuori da ogni visuale, ma dal punto in cui mi trovai a passare per caso in quel momento io ti vidi...baciare il garzone del mugnaio".
Mi manca il fiato.
"E vedo anche, André", dici volgendo lo sguardo al mio e avvicinandoti, "il modo...affettuoso...in cui Girodelle ti guarda quando ci incontriamo a Versailles".
Cerco di ritrovare la voce.
"Oscar io... Io non credevo che tu... Pensavo fosse meglio non rivelarti...di me...".
Mi sei di fronte. Noto i tuoi occhi, ora che sei vicina, riflettere celesti un'antica dolcezza; percepisco in un momento la forza del legame che ci ha tenuto uniti in tutti questi anni. Si sciolgono i lacci attorno alle mie parole.
"Io e Victor ci amiamo, Oscar. Profondamente".
Quello che sento dopo è il tuo abbraccio. Deciso e confortante, come quelli che ci scambiavamo da bambini per lenire lo sconforto quando, a seguito di qualche nostra disobbedienza, tuo padre ci puniva severamente.
E' il tenero abbraccio di una sorella, e io mi abbandono ad esso come al più prezioso dei doni.

















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Capitolo 8
*** capitolo 8 ***


Capitolo 8 La farfalla,
destinata
a un solo giorno
per volare,
non esita
un istante
se lontano,
ma fragrante,
il suo fiore
inizia a sbocciare.


CAPITOLO 8
 
Stai tardando, André... Un  imprevisto deve averti trattenuto a palazzo. Posso supporre di cosa si tratti, madamigella Oscar ti avrà informato della richiesta che le ho rivolto stamane... Mi trovo con diversi argomenti da doverti spiegare. Questa notte decideremo delle nostre vite, amore mio.
Sento finalmente aprirsi la porta segreta della mia stanza, lasciata socchiusa come ogni sera. Mi volto e ti osservo raggiungermi, un'espressione contrariata incupisce il tuo viso.
"André, immagino tu sappia della... "
"Sì, lo so. Perché hai preso questa decisione senza avvisarmi?".
"Non ho potuto fare altrimenti... Preferivo che la mia proposta ti giungesse inaspettata, evitando così che tu dovessi fingertene sorpreso, cosa che se non ti fosse riuscita a dovere avrebbe insospettito madamigella. Dubitavo inoltre del tuo consenso in merito all'idea di farti destituire dalla tua più cara amica, dovendo lasciare di conseguenza quella che consideri la tua casa, e se tu fossi stato in disaccordo io non avrei saputo trovare una diversa e valida alternativa per tentare di averti vicino... Ho un preciso intento che ci riguarda, André".
I tuoi lineamenti ritrovano la loro aggraziata delicatezza.
"Victor..."
"Cosa ti ha riferito madamigella Oscar? A me ha risposto di dover prima riflettere sulla questione".
"Ascolta... Lei sa di noi, stasera le ho confidato della nostra relazione".
"Ma André... Avevamo deciso di agire in modo che nessuno lo venisse a sapere, mi pare...".
"Ho scoperto che Oscar mi conosce molto meglio di quanto credessi, Victor... Aveva già compreso e accettato questo aspetto della mia vita tempo fa senza che io nemmeno me ne accorgessi... Lei non ci ostacolerà, ha lasciato a me la facoltà di decidere in merito alla tua intenzione".
Un piacevole stupore si riversa nel mio animo. Che donna straordinaria...
"André, dille che di questo le sarò eternamente grato... Non lavorerai a lungo qui, il mio intento è che tu prenda congedo degnamente da palazzo Jarjayes prima che noi due partiamo...per stare insieme altrove, per sempre".
Spiazzato dalle mie parole, mi osservi in un interdetto silenzio. Un dubbio sottile, finora mai considerato, si insinua nella mia mente.
"Sempre che tu lo voglia, André Grandier...".
Prendi le mie mani fra le tue, accompagnandole all'altezza del tuo cuore e posandovele sopra.
"Passare il resto dei miei giorni con te... E' il mio solo desiderio, Victor".
La tensione che mi ha pervaso in questa giornata si dilegua come il buio all'apparire della luce. Poso la testa sulla tua spalla, ritrovandomi fra le tue braccia.
"André... Sei diventato la mia vita... Ormai non penso ad altro che a poter vivere assieme a te, lontano da tutti gli scogli che si trovano qui, destinati a infrangere il nostro amore...".
Avverto una goccia tiepida, una tua lacrima, bagnare la mia fronte. I nostri sogni sono gli stessi.
"Come la mia famiglia... Questa mattina mio padre, in accordo con il duca De Labourelle, ha espresso la volontà che io sposi la più giovane delle sue figlie".
Mi guardi senza tradire alcuna meraviglia.
"Immaginavo che presto o tardi sarebbe accaduto, un matrimonio d'interesse doveva essere previsto anche per te così come lo è per tutti gli eredi della nobiltà".
"Una consuetudine assai detestabile... Sarebbe una vera agonia e un immenso ostacolo per noi... Perciò ho dovuto prendere la decisione di rivolgermi a madamigella in fretta, un ulteriore motivo per cui non ti ho avvisato... I preparativi per il fidanzamento saranno predisposti a breve, è necessario partire al più presto; dispongo di un lascito molto cospicuo assegnatomi in dono al momento della mia nascita del quale non posso venire privato, come invece lo sarò delle restanti ricchezze appartenenti al mio casato, e ci basterà per condurre un'esistenza decorosa. Partiremo alla volta dell'Austria, addurrò il pretesto di un ultimo viaggio prima delle nozze e tu mi accompagnerai in qualità di attendente; una volta lontani, invierò una missiva a mio padre con la quale gli dichiarerò di non ritenermi obbligato a rientrare in Francia, preferendo continuare a muovermi per il mondo... Sarò privato dei miei titoli e diseredato, ma non mi importa, perché liberi dai doveri che qui ci incatenano noi inizieremo la nostra nuova vita, scegliendo di volta in volta dove dirigerci, quale paese visitare, in che città stabilirci un giorno... Vedrai, saranno talmente tante le cose belle che potremo ammirare, André...".
I tuoi occhi, verdi come la vivida estate, mi osservano intensamente, amabili e splendidi.
"Victor, io sto già ammirando quello che esiste di più bello... Ed è mio".
Ora so cos'è la pura felicità.




VICTOR   http://www.flickr.com/photos/zillion/279735021/in/set-196076/

ANDRE'  
http://www.flickr.com/photos/zillion/299864932/in/set-196076/




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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9 L'eco
stridente
dei gabbiani
risuona
lungo le spiagge
della mia anima
quando sale
la marea
e riporta
il ricordo
di te.
 

CAPITOLO 9

Oggi il vento caldo ha recato con sé rare fragranze e soavi profumi; ho gustato a pieno ogni particolare della giornata appena trascorsa, l'ultima a servizio della famiglia Jarjayes, per serbarne, al pari della prima, una cara memoria. I miei gesti parevano di una lentezza irreale, quasi volessero prolungare le ore di questo giorno, e ogni viso mi appariva gioviale, come intuisse l'esistenza di una segreta fortuna alla quale andrò incontro.
Ma la sera, sulle sue rosse ali, è infine giunta; ammiro anch'essa un'ultima volta da qui, attraverso la finestra di quella che per anni è stata la mia stanza. Ormai non ho che da radunare le mie cose. Domani, dopo aver preso formalmente congedo dal Generale, raggiungerò il tuo palazzo, Victor... Se non fosse stato per te, amore mio, non avrei mai creduto di vedere la mattina in cui avrei lasciato questa casa. Fra un paio di giorni, appena avrai terminato di organizzare il viaggio, partiremo verso il nostro futuro... 
Leggeri colpi alla porta mi distolgono dai miei pensieri.
"Posso entrare?".
"Certo, vieni pure".
Di quest'oggi, Oscar, so già che sarai il momento più bello e il più triste. Sembri varcare la soglia timidamente, guardandoti attorno curiosa.
"E' rimasto tutto come lo ricordavo da bambina...".
"Sì... L'unico ad avere cambiato un pò d'aspetto sono io".
Accenni una risata, avvicinandoti a me. In una mano tieni un sacchetto.
"Volevo salutarti... Domattina non ci vedremo...".
Non può sfuggirmi la tua malinconia.
"Ma stasera abbiamo tempo per stare ancora insieme, Oscar... Accomodiamoci sul letto, come da piccoli...".
Ci sediamo vicini e non paiono essere trascorsi anni da allora.
"André, io ti auguro sinceramente il bene più grande...ma sappi che, se un giorno tu volessi far ritorno, questa resterà sempre la tua stanza... Troveresti ogni cosa nello stesso modo in cui l'hai lasciata".
"Oscar... Io non saprò mai come ringraziarti...".
"Non devi... Per favore, accetta questo da parte mia".
Mi porgi il sacchetto che hai con te. Slego la cordicella che lo chiude, dentro vi sono altri sacchettini e la vista del loro contenuto mi lascia stupefatto.
"No, Oscar... Non posso".
"Perché? Mi farebbe piacere... Considera quel denaro una ricompensa aggiuntiva per il lavoro che hai svolto qui".
Sento le lacrime salirmi agli occhi. Non è quello il vero motivo del tuo gesto; sapendo che vivrò alla giornata, e che Victor non disporrà più dei suoi beni, tu temi che io possa venire a trovarmi nell'indigenza.
"Non lo voglio Oscar, non ce n'è bisogno, davvero... Non partiremo a mani vuote... E quello che hai già fatto per me, dandomi la possibilità di vivere seguendo il mio cuore, io lo considero la ricchezza più inestimabile".
Abbassi lo sguardo, neanche tu vuoi cedere al pianto.
"C'è qualcos'altro nel sacchetto, André...".
Cerco al suo interno e trovo un piccolo involucro. Lo apro, riconosco l'oggetto. Mi sorridi.
"Oscar...era il tuo soldatino preferito, il capitano a cavallo... Quello che usavi per sbaragliare e vincere da sola l'intero esercito nemico che assegnavi a me, perché perdessi... L'hai conservato per tutto questo tempo...".
"Ma ora che il mio compagno di giochi se ne va, desidero lasciarglielo come mio ricordo".
Ti sorrido. Non sei cambiata, piccola Oscar.
"Non posso rifiutare un simile regalo, lo terrò sempre con me".
Osservo la statuetta mentre la rigiro nel palmo della mano. 
"Non ti dimenticherò mai, Oscar".
Un singhiozzo che non riesci a trattenere mi fa volgere verso di te. Questa volta sono io a stringerti fra le braccia.
"André... Ti voglio bene, André...".
"Anch'io... Tanto... Non piangere, Oscar...".
Rimaniamo stretti per lunghi momenti, finché il tumulto delle nostre emozioni non si acquieta; poi, piano, allentiamo l'abbraccio. Ci guardiamo con occhi lucidi, consci di un reciproco affetto che non svanirà con la lontananza.
"Voglio che realizzi il tuo sogno, André... Prometti che mi scriverai per farmi sapere di te...di voi... La mia nostalgia sarà mitigata dal saperti contento...".
"Lo farò, Oscar...se mi prometti che anche tu cercherai di essere veramente felice".
Il tuo sguardo azzurro mi fissa con incertezza.
"Oscar... So che non vorresti sentire queste parole, ma...devi dimenticarti di Fersen. Lui ha consacrato i propri sentimenti unicamente alla regina, non potrebbe mai arrivare ad amare te...non come meriteresti".
Sul tuo volto il dubbio si trasforma in stupore. 
"André...dunque entrambi avevamo compreso l'uno dell'altra più di quanto ritenessimo...".
"Similmente a due fratelli... In fondo, è come se lo fossimo... Quello che ti ho detto è l'amara verità: Fersen, inconsapevolmente, ti condurrà a ulteriori e inutili sofferenze, perché lui non è in grado di comprendere il tuo amore e la tua femminilità... Oscar, solo con un uomo leale, in grado di scorgere la bellissima donna celata dall'austera divisa, potrai conoscere la felicità di essere realmente amata". 
Osservi le tue mani, tormentandoti lievemente le dita.
"E quando vi troverete, il senso delle tue azioni acquisterà un nuovo significato... Capirai chi sarà quell'uomo quando ti accorgerai di non avere atteso altro nella vita che il momento di incontrarlo... Vorrei tanto tu raggiungessi la dolce gioia che attendi, Oscar".
I tuoi occhi tornano a guardarmi, limpidi. E' l'essenza di te che voglio custodire. 
"Mi mancherai immensamente, André... Nessuno potrebbe mai capirmi allo stesso modo, ti ringrazio di cuore...".
Mi accarezzi il viso con un gesto delicato; per impedire alle lacrime di scorrere nuovamente ti alzi e raggiungi la porta. "Davvero non c'è niente che io possa fare per te prima che tu parta?".
"A dire il vero, sì... Vorrei che questa sera tu suonassi il pianoforte per me, Oscar... Ricordando l'armonia delle tue melodie rivivrò gli attimi più belli del tempo trascorso qui".
Uscendo mi concedi un ulteriore dono, il più radioso dei tuoi sorrisi.
"Ho sempre suonato per te, André".
Anche se arrivassi a percorrere il mondo intero, in nessun luogo troverei una persona uguale a te, mia Oscar.



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Capitolo 10
*** capitolo 10 ***


Capitolo 10 Vivi!
I giorni
affastellati
nel cuore
avvizziscono
come un fiore;
come una rosa
odorosa di vita
che recisa
petalo a petalo
perde
il suo profumo,
appassita.


CAPITOLO 10

Le chiome degli alberi scoloriscono lievemente, l'aria si rinfresca col passare dei giorni; sta iniziando la stagione che preferisci, André. Quando eravamo bambini, in autunno raccoglievi le foglie più gialle e quelle più rosse per ammirarne le intense tonalità... "Che bello sarebbe", mi ripetevi ogni volta, "se fossero sempre così colorate".
Sono passate diverse settimane da quando sei partito, e basta un minimo particolare per riportarmi alla mente memorie di noi delle quali oramai credevo di avere smarrito il ricordo. Come immaginavo, avverto fortemente la tua mancanza. Quando nei miei appartamenti il silenzio diventa insostenibile cerco di soffocarlo al pianoforte, suonando musiche improvvisate; far scaturire dai tasti note nuove si rivela un piacevole sollievo dai miei pensieri.
Attendo una tua nuova lettera. Nella prima mi hai riferito di trovarti nell'incantevole Vienna, dove tu e Victor state vivendo in serenità il vostro sogno... Sono davvero contenta per te André, per te che hai trovato il vero amore e stai provando una felicità a me sconosciuta... Avevi ragione riguardo a Fersen e, anche se ho faticato ad accettare la tua verità, mi sono imposta di dimenticarlo. Vorrei tanto poterti parlare André, ma passeranno anni prima di riuscire un giorno a rivederci, sempre che voi decidiate di ritornare in Francia.
Qui, il grande scandalo suscitato a Palazzo dal mancato rientro del giovane conte Girodelle alla vigilia del suo fidanzamento si sta attenuando, sostituito dal clamore che i cortigiani riservano ad altri avvenimenti accaduti di recente. Non so se vi sia fra di loro chi possa avere dedotto il motivo della sua azione, di certo tutti ne sono rimasti notevolmente sbalorditi; naturalmente anch'io ho dovuto fingere di esserlo e talvolta ciò mi è parso perfino divertente, in particolare quando il re mi ha chiesto se avessi mai scorto nel mio secondo atteggiamenti sospetti volti al tradimento della Corona e, prima ancora, quando mio padre mi aveva informato di avere accettato l'invito pervenutoci dalla famiglia Girodelle per il ricevimento in onore del fidanzamento... "Potrei avvalermi dell'occasione per indossare un elegante abito da donna?" era stata la mia replica, alla quale il Generale era rimasto alquanto sconcertato, come lo è stato in seguito alla tua decisione di lasciare la nostra casa, André, più di quanto avrei creduto.
Mio padre è apparso sinceramente deluso dalla tua scelta di prestare servizio altrove; evidentemente col tempo si era affezionato molto a te, benché non lo dimostrasse. In più penso che la mattina della tua partenza, durante il vostro ultimo incontro, tu gli abbia parlato di non so quale argomento per cui lui, da allora, tende a manifestare nei miei confronti un atteggiamento decisamente...paterno. Prima di attuare le sue disposizioni si interessa del mio parere a riguardo, spesso si informa sulla mia situazione al comando della Guardia Reale e inoltre mi ha comunicato di volermi affiancare un nuovo attendente, proposta che io ho categoricamente rifiutato. Sono ormai in grado di saper badare da sola me stessa e soprattutto...nessuno può sostituirti, André... Non sei mai stato solo un semplice valletto, quanto il vero amico, il caro fratello che mi conosceva e sosteneva da una vita. Chiunque altro al seguito non mi sarebbe che d'intralcio e al momento ho questioni più importanti da dover considerare.
In questi ultimi tempi la città sta attraversando un periodo denso di insurrezioni e rivolte popolari, causate dall'estrema povertà dilangante fra le classi meno abbienti. Gli scontri si fanno più frequenti, l'esercito è tenuto a uno sforzo sempre maggiore per sedare le numerose sommosse e per giunta, a complicare la situazione, sono insorti dei dissidenti fra le stesse divisioni militari, come nel caso della Guardia Metropolitana, presso la quale sede mi sto dirigendo. Il Generale Bouillé, vista l'esperienza che ho maturato nell'addestramento delle truppe, ha richiesto la mia supervisione alla preparazione di questi soldati stabilendo che io affianchi una volta a settimana nel suo operato il Colonnello d'Aguille, responsabile del reparto; lo vedo già pronto ad attendermi nel cortile della caserma, che ho appena raggiunto. Scendo da cavallo, affidandolo poi allo stalliere.
"Buongiorno, Comandante Jarjayes".
"Buongiorno a voi, Colonnello d'Aguille. Saprete che intendo incontrare subito gli uomini, nonostante l'inizio delle esercitazioni sia programmato per domani, per avvantaggiarmi con i tempi dato che, stando ai rapporti, queste guardie necessitano urgentemente di disciplina".
"Certo, Comandante".
Il Colonnello mi porge un foglio mentre ci avviamo verso l'ingresso dell'edificio.
"Comandante, ecco la lista con i nomi dei soldati da voi richiesta. Vi stanno attendendo negli alloggi, ma...considerate che loro...".
"Non occorre che vi preoccupiate, non mi aspetto certo di trovare lo stesso impeccabile ordine al quale sono avvezza con i soldati della Guardia Reale".
"Non è esattamente ciò che intendevo dirvi... Vedete, dovreste valutare il fatto che loro sanno...che voi siete una donna...ragion per cui, molto probabilmente, non saranno propensi a seguire il vostro comando... Magari vi converrebbe...".
Lancio un'occhiata tagliente a d'Aguille, che si astiene dal proseguire oltre l'argomento.
"Come vi ho già detto, Colonnello, non vi dovete preoccupare".
Giungiamo alla camerata, la porta si trova aperta ed entriamo nella stanza dove gli uomini sono allineati in due file opposte. 
"Soldati, sono il Comandante della Guardia Reale Oscar François de Jarjayes; ho ricevuto l'incarico di sovrintendere la vostra pratica d'addestramento, iniziando da domattina stessa, perché svolgiate doverosamente i compiti a voi assegnati senza più dissentire le direttive impartitevi. Non si indulgerà ulteriormente sulla vostra condotta. Procedo con l'appello".
Comincio a scorrere la lista, guardando chi risponde a ogni nome che pronuncio. Ad un tratto, la mia attenzione si posa su un particolare del militare appena chiamato; mi dirigo alla sua postazione, piazzandomi di fronte a lui. Mi osserva diffidente.
"Soldato de Soisson, levati immediatamente quel fazzoletto rosso che porti al collo: non fa parte della divisa d'ordinanza".
L'uomo prorompe in un'ilare risata, volgendosi verso i propri compagni.
"Ragazzi, ci hanno mandato una damina direttamente da Versailles per darci consigli sul vestiario!... Grazie ai suoi preziosi suggerimenti presto saremo capaci di ricamare il nostro nome sulle divise!".
Risate sguaiate seguono la battuta di questo insolente. Quando si gira di nuovo incontra il mio sguardo furente.
"Forse non mi sono spiegata...".
Afferro un lembo del fazzoletto mollemente annodato e lo tiro, sciogliendolo. Con gesto brusco getto la stoffa a terra. Attorno piomba il silenzio. Il soldato mi guarda esterrefatto.
"De Soisson, tieni a mente che io sono un tuo superiore e che i miei non sono consigli, ma ordini, e in quanto tali vanno eseguiti senza discutere! E sappiate tutti ", dico muovendomi fra gli allineamenti e passando ogni volto in rapida rassegna, "che non tollererò la minima insubordinazione da parte di alcuno; in caso contrario, tengo a precisare che non esiterò un istante a deferire eventuali ribelli presso il Tribunale Militare!".
In realtà confido di non dover arrivare a tanto, non è certo in tal modo che otterrei il rispetto di queste guardie. Porto a termine l'appello senza ulteriori interruzioni e congedo gli uomini, che rompono le righe. Il Colonnello d'Aguille mi precede nell'uscita e io lo seguo.
Prima di lasciare la camerata mi volto. Vedo che de Soisson sta chinandosi a raccogliere il suo fazzoletto e, notato, si solleva per osservarmi a sua volta, con sguardo malizioso e sorriso beffardo, mentre prende a riannodare lentamente il tessuto attorno al collo.
"Au revoir, demoiselle...".
Esco, stringendo le mani a pugno, stizzita; quell'irriverente di un soldato intende darmi parecchio filo da torcere, ne sono certa.
Molto bene, Alain de Soisson, vedremo chi la spunterà... Le sfide sono sempre state la mia passione.



OSCAR  e ALAIN     http://digilander.libero.it/LittleCorner/Gallery/Panny/oscar_al.htm

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